Lettere a Giovanni Papini 1915-1948 8804315725


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Lettere a Giovanni Papini 1915-1948
 8804315725

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Giuseppe Ungaretti

LETTERE A GIOVANNI PAPINI

ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Nei primi decenni del Novecento Giovanni Papini fu una figura di immenso spicco letterario e culturale. Poeta, narratore, critico, e a suo

modo «filosofo», fu anche e soprattutto un prodigioso promotore di cultura, uno scopritore di talenti, un autentico maieuta. Nel 1915, un giovane poeta sconosciuto si rivolge al letterato famoso con queste parole: « Caro Papini, si ricorda di me? Quel tale con un po’ di barba bionda, incontrato in un caffè, una sera, a Pari-

gi». E da allora prende inizio un rapporto epistolare che durerà fino al 1948. Questo volume, curato con passione e competenza da Maria Antonietta Terzoli, raccoglie tutta la corrispondenza intercorsa tra Ungaretti e Papini, dal 1915 al 1948. Sono trecento lettere circa, e tutte di Ungaretti, perché quelle di Papini sono andate smarrite. La maggior parte

sono scritte dalla zona di guerra e da Parigi, nell’immediato primo dopoguerra. Come afferma Leone Piccioni, nell’introduzione al libro,

«una lettura fondamentale di questo carteggio va fatta nei confronti della poesia ungarettiana che sta nascendo e che copre tutto lo spazio del Porto Sepolto e dell’Allegria». E infatti queste lettere gettano una nuova luce su quell’evento miracoloso che è la nascita della poesia ungarettiana; e insieme ricostruiscono i tempi e i

modi della formazione culturale del poeta, nei suoi rapporti con le più avanzate esperienze letterarie del momento, in Italia e in Francia. Il livello letterario di questo epistolario è natural-

mente altissimo: in alcune lettere troviamo i primi abbozzi e le redazioni in prosa di futuri testi poetici; ma non basta, altre lettere si confi-

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Foto-cartolina spedita da Ungaretti a Papini il 10 settembre 1916, il cui testo è incluso nel presente volume col n. 72 (Archivio Giovanni Papini presso la Fondazione Primo Conti, Fiesole).

Giuseppe Ungaretti

PRIEbERE A GIOVANNI PAPINI 1915-1948 a cura di Maria Antonietta Terzoli Introduzione di Leone Piccioni

Arnoldo Mondadori Editore

ISBN 88-04-31572-5

© 1988 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano I edizione novembre 1988

INTRODUZIONE di Leone Piccioni

Digitized by the Internet Archive in 2023 with funding from Kahle/Austin Foundation

https://archive.org/details/letteregiovannip0000unga

Qualche anno fa ebbi in mano, forse per primo, il carteggio di Ungaretti rivolto a Papini. Era stato depositato dagli eredi presso la Regione Toscana e doveva, di lè a poco, andare ad arricchire la Fondazione Primo Conti. Feci una fotocopia di tutto il carteggio: gli detti un'occhiata e scrissi un breve saggio inserito in Ungarettiana (Va/lecchi 1980) premettendo due righe di avvertimento: « Questo, che è il più importante carteggio ungarettiano per i primi anni, si legge in queste

pagine soltanto per la parte relativa alla poesia di Ungaretti». Consegnai tutto a Luciano De Maria della Mondadori, e fu deciso che il lavoro sarebbe stato curato da Maria Antonietta Terzoli, una giovane e valente studiosa, e da me. La Terzoli ci ha lavorato molto e l’editore ha pensato di riservare la pubblicazione di questa importante opera al centenario della nascita di Ungaretti. Quando ho visto il lavoro della Terzoli così completo, intelligente e preciso, ho pensato che era giusto che la curatela del volume fosse tutta sua: non c’era, infatti, niente da rivedere, niente da ritoccare.

In questa bella edizione si presentano dunque le 292 lettere e cartoline che formano il carteggio: la prima scritta da Ungaretti da Milano tra la fine del ’14 e l’inizio del ’15, mentre inviava a «Lacerba» la poesia Il paesaggio d’Alessandria d’Egitto; l’ultima, del ‘48, con il grosso del carteggio negli anni ’15-’16°17-°18 e ’19 per poi andare via via diradandosi, sfumare, tacere del tutto, con

qualche brevissima ripresa. «Caro Papini, si ricorda di me? Quel tale con un po’ di barba bionda, incon‘trato in un caffè, una sera, a Parigi [“Si tratta” scrive la Terzoli “dell'incontro

nella primavera del 1914 con i lacerbiani giunti a Parigi per l'esposizione futurista’]./ Se valgono, le pubblichi. La strofa del ritornello è la traduzione, autentica, d’un brano d'un solito invito dei miei arabi d'Egitto. (Taali li, ia batta. Uanani ali, hì. ecc.) / Il resto mi pare d’averlo ugualmente sentito. In tutti i casi, gradirà il saluto di uno che le vuole bene da dieci anni.» (Tradurrà: «E chi se ne frega», «Lacerba», 7 febbraio 1915.) Questa lettera apre bene il capitolo da premettere a questa breve introduzione, quello dei rapporti tra Ungaretti e Papini, anzi quello del legame prima di tutto di stima e di ammirazione di Ungaretti per Papini.

X

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Gli voleva bene «da dieci anni»? Nel 1904-1905 Ungaretti, come st sa, viveva ancora in Egitto, non pensava di essere poeta, aveva forti interessi letterari, amava Leopardi e Mallarmé, stava con i suoi amici Pea e Sceab, non sapeva molto della cultura italiana contemporanea, era piuttosto al corrente della cultura contemporanea francese. Ma conosceva Papini. Nel 1903 Papini aveva inizia-

to «Leonardo»; nel 1906 aveva scritto un libro fondamentale come Crepuscolo dei filosofi. Tra il 1908 e il 1914 collaborò assiduamente alla « Voce » di Prezzolini, e Ungaretti già era al corrente dell’esistenza della «Voce »; si abbonò anche per un periodo; sapeva dell’esistenza di Papini. Certamente lesse con grande passione Un uomo finito del ‘13, le Cento pagine di poesia del ‘15, via via, divertendocisi e ammirandole (anche quando erano ingiuste), le Stroncature, poi raccolte in volume nel ’16. Nel ’13 Papini aveva stretto provvisoria alleanza con i futuristi e aveva dato vita a «Lacerba», dove Ungaretti incominciò, pro-

prio per merito di Papini, a pubblicare alcune sue poesie. Anticipando un po’ i tempi, bisognerà anche dire che appena uscito il Porto Sepolto del ‘16, Ungaretti ricevette al fronte una lettera molto positiva di Papini e poté leggere poco dopo, nel febbraio del 17, la recensione dello stesso Papini a quel mirabile volumetto di poesie sul «Resto del Carlino». Non credo, dunque, che nessuno si possa stupire di questo vincolo di ammira-

zione e di stima (e anche di gratitudine) che legò subito Ungaretti a Papini e i cui segni, perfino esagerati, saranno continuamente presenti nel carteggio che si esamina.

Veniva dall'estero: aveva avuto idee anarchiche e ribelli, cercava in questa Italia la sua patria. Pensava ad un totale impegno di carattere letterario e morale: chi, in quegli anni, se non Papini? Non poteva certo legarsi per motivi anche caratteriali alla lezione 0 all'esempio di d'Annunzio, o degli accademici o dei crepuscolari. Eccoci, dunque, a questo binomio Ungaretti-Papini. Com'è chiaro, il carteggio riproduce solo lettere di Ungaretti a Papini. Non sono state ritrovate le risposte, pur sobrie, dello stesso Papini. Ma Ungaretti non riuscì a conservare niente dei suoi carteggi fino al dopoguerra e fino alla sua

presa di dimora stabile in Roma. Prima la sua vita fu tutta un’odissea. Non certo poteva conservare con cura le lettere che riceveva al fronte; si trasferì poi a Parigi per poco tempo. Nel periodo romano, fino al '36, cambiò almeno una decina di indirizzi, fece una decina di traslochi (povera signora Jeanne!) e visse lungamente sui colli a Marino. Si sposterà poi in Brasile, come si sa, per rientrare in Italia nel ’42 in piena guerra. Dopo, tra le sue carte è possibile trovare tracce di corrispondenza. Le ha trovate, del resto, mi pare completamente, Domenico De Robertis curando il carteggio tra Ungaretti e il padre, Giuseppe De Robertis.

INTRODUZIONE

XI

Vediamo, per ora, l'andamento del carteggio. Un carteggio, bisogna dire, certamente incompleto, anche se così vasto. Lo si deduce da certe cadute di argomenti e soprattutto dalla sicura assenza di poesie, certamente spedite, destinate ad essere edite o inedite, e varianti delle poesie stesse, tanto più che in diverse cartoline si annuncia a Papini l'invio di molte composizioni, tutte riferibili alla futura Allegria, e, intanto, al Porto Sepolto e în particolare alla sezione Naufragi, che non sono rimaste nel carteggio. Può parere strano che Papini abbia conservato così poco proprio di quei documenti, tanto più che una decina e più di cartoline poetiche ci sono. Può darsi che quei testi Papini li abbia portati in redazione alla «Voce» e a «Lacerba» e che si siano perduti. Una delle costanti del carteggio, si è appena detta — e sfiora la ripetitività: è l’ossequio di Ungaretti verso Papini, anche se fin dalla lettera n. 16 (il 16 marzo del 1916) comincia a dargli del tu. «Le voglio tanto bene» è il minimo comun denominatore. Arriverà a chiamarlo «principe». Nella lettera n. 84 dice: «Come ti amo, oggi più di ieri, come cresce la mia venerazione per te». Nella lettera 174 ecco: «Ti voglio bene. Molto. Come ad un fratello maggiore. Non lo dico per riconoscenza, non lo dico per adulazione. Lo dico perché lo sento; lo dico perché m'hai dato molto alla vita del sogno, ma molto molto ancora spero da te».

E si potrebbe seguitare. Naturalmente si può valutare che alla valanga di lettere e cartoline scritte da Ungaretti corrispondesse una partecipazione molto più sobria da parte di Papini. Forse avrà risposto ogni dieci-venti lettere, e Ungaretti se ne lamenta e molto lo invoca: «Perché non mi dici nulla? »; «Non lasciarmi tanto tempo solo»; «A

Papini che mi abbandona»; «Mi lasci così solo perché? »; «Mio caro Papini, non so perché mi tratti con tanta crudeltà». Nella lettera 127 Ungaretti attacca così: «Mio caro Papini, ti ho scritto ieri una dozzina di cartoline»; nella lettera 130:

«Ti ho scritto quasi tutti i giorni»; nella lettera 132 riconosce: «Mio Papini, dev'essere stata per te una persecuzione quella valanga di cartoline e lettere che ti sono arrivate da me in quel tuo momento di grande trepidazione». Naturalmente quando le risposte da Papini arrivano, e sono di tono affettuoso, Ungaretti supera tutti i dispiaceri e si consola. Nella lettera 75, un esempio: «Mi dai una bella giornata». Più bella ancora, quando Papini gli dà notizia di aver visto il Porto Sepolto e di averlo apprezzato: «Mi hai inteso profondamente; io sono orgoglioso di questa tua fraternità e generosità». Spasmodica anche per tutto il 16 l'attesa dell’arrivo dei numeri della « Voce» di De Robertis: ci sono diversi riferimenti e grande nervosismo di fronte ai ritardi. Un altro tema del carteggio, che finirà per seccare molto Papini, è quello delle continue proposte di tradurre in francese libri, racconti, poesie, «stroncature »,

XII

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

pagine varie di Papini. Fin dalla seconda lettera di questo carteggio, Ungaretti progetta traduzioni in francese di Papini, e così si va avanti per parecchio tempo. Verso la fine del carteggio, Papini, sollecitato più volte da Ungaretti a mandare un pezzo alla NRF che, secondo Ungaretti, era molto atteso, decide di andare

alla fonte, scrive direttamente a Gide e si sente rispondere che nessun pezzo è atteso alla NRF. Siamo nel ‘19. Così nella lettera 249 si apprende che Papini si è seccato veramente. Scrive Ungaretti: «Allora tu mi dici che sono un chiacchierone, che prometto prometto e non faccio niente». Di lì a poco, nella lettera 256: «Mio caro Papini, / non ho l'onore né il conforto di ricevere una tua risposta. / Non importa. / Pochi ti avranno amato e ti ameranno come t'amo». E, nella lettera 259, addirittura questo funebre attacco: «Caro Papini, / forse la nostra amicizia si chiude. / Non cesserà di amarti e di rispettarti; ma vedo che ti conviene che qualche cosa sia

tagliato. / Va bene. / Resto forte; più forte di quanto non si possa supporre». Il carteggio si è molto rallentato. A Ungaretti giunge voce della conversione di Papini e la cosa non gli garba: «Mi dicono» gli scrive «che diventi cristiano. Deve essere stato un imbecille a dirlo». La Storia di Cristo è del ‘21: la conversione di Ungaretti non tarderà molto. Si verificherà nel ’28, in occasione della liturgia pasquale a Subiaco: ne usciranno i versi della Pietà. (Quando i rapporti epistolari sono ormai interrotti, curiosamente, proprio da Subiaco,

Ungaretti

invia nel ’24 un saluto a Papini.) Ma nell’andamento del carteggio c'è anche un altro periodo di sofferenza non da poco: nel 17, quando Papini, accettando l’invito di Filippo Naldi che fonda a Roma il «Tempo», comincia a collaborare come redattore letterario. Nella lettera 197 Ungaretti scrive: «[...] merito da un uomo come te di essere messo in confronto di un N. e compari? E quali ragioni? Quali ragioni ci possono essere state per aver buttato

a mare un amico sicuro e uomo d’ingegno?». I termini

della lite non sono ben chiari attraverso il carteggio. Ungaretti nella lettera 192 chiede scusa a Papini: «Ti chiedo scusa ancora, se in qualche modo ho mancato»; e a proposito di N.(aldi) pensa che «avrà anche inteso il mio atto d’impazienza, che ho avuto il torto di commettere a tua insaputa». Come se Ungaretti avesse sentito il dovere di intervenire presso Naldi per cosa che riguardava Papini; ma su Naldi insiste nella 193: «per quegli uomini non esiste che la propria sete d’arrivare [e sottolinea]; e tu sai che in quel genere di cose è ritenuto inutile metterci ideali, se non quando possano far da esca agli occhi di chi deve bere». Certo che la linea politica data da Naldi al «Tempo» non poteva piacere ai combattenti di prima linea che speravano sì nella conclusione della guerra, ma nella vittoria. Nella visione di Naldi c’era la speranza che la guerra si concludesse rapidamente con una pace sia pure affrettata.

INTRODUZIONE

XII

Del resto nel febbraio 19 Ungaretti aveva espresso a Papini il suo risentimento per essere stato escluso dagli scrittori di guerra citati da Papini nella recensione al libro di Prezzolini Tutta la guerra. Non avrà difficoltà Ungaretti ad affermare di essere lui l’unico poeta di quella guerra. Bisogna, infine, ricordare che nella rottura conclusiva con Papini (e con Soffici, con il quale anche Ungaretti stringe durante la guerra rapporti molto affettuosi, e forse molto più semplici di quelli che intercorrono con Papini) peserà la famosa questione del «ritorno all'ordine» che li troverà implacabilmente su opposte sponde. Naturalmente una lettura fondamentale di questo carteggio va fatta nei confronti della poesia ungarettiana che sta nascendo e che copre tutto lo spazio del Porto Sepolto e dell’Allegria. Ci sono descrizioni di stati d'animo, spesso contrastanti, talora di disperazione, talora di esaltazione e di canto; ci sono paesaggi; ci sono citazioni in prosa che riportano a quelle che saranno poi certe poesie

maggiori. Nella lettera 96, viene riportato un commento al Porto Sepolto, dell’amico Cotti, di cinque fitte pagine a stampa: ebbene, Ungaretti accetta con notevole umiltà certe cose riduttive della sua poesia. Certamente questo fa contrasto con tante altre affermazioni di Ungaretti nelle quali egli dichiara la sua forza, la sua presenza di poeta di grande attualità e di grande avvenire: « Eppoi rinneghi questo giovine poeta che qualche commozione ti ha dato? Chi, in oggi, in Italia, anche se molti sono i presuntuosi e i pettegoli, mi può stare di fronte? Dimmi uno solo che sia veramente originale, che sia per istinto e per arte, per

sentimento e per educazione un vero poeta? Toglimi dalla lista, e chi resta? Mi sono riletto; e sono buon giudice» (lettera 202); e a proposito di quanto accennato prima, nella lettera 234: «Ma perché mi hai dimenticato tra quelli che hanno scritto di guerra: sono il solo il solo in Francia e in Italia ad ‘averne dato la poesia; questo merito nessuno me lo leverà; so quel che valgo; bisogna risalire a Villon per ritrovare tanta essenzialità, tanta precisione nelle parole e nel ritmo [...]»; e nella lettera 248: «Sono un giornalista. Non importa; sono il solo uomo non provinciale d’Italia; quel poco di mio che ho dato al mio paese, è roba che nessun altro avrebbe saputo dare, né saprà imitare senza cascare nel ridicolo; ci vuole troppa esperienza di mondo e troppa sapienza della propria lingua, e dell’espressione in generale; ci vuol genio, Papini, e tu sai che roba sia, tu solo». Nella lettera 51, mentre invia «quattro versi della terza strofa dell’Inno» (evidentemente intendeva lavorarci), scrive: « Pensavo: c'è qualche cosa di gratuito al mondo, Papini, la vita; c'è una pena che si sconta, vivendo, la morte».

Per arrivare a un luminoso esempio di variante partirei dalla cartolina n. 66: «Dal San Michele conquistato un abbraccio », e in un post scriptum: «Ho visto cose meravigliose: il miracolo: iferiti non avevano dolori: gli altri, non potevano

XIV

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

esser frenati: era un grido di una passione infinita: “Si vede il mare, si vede il mare’: lo spazio finalmente, Papini [...]». Ed eccoci alla cartolina 93: Cielo e mare

M'illumino d’immenso con un breve moto

di sguardo [È una cartolina che mi è stata regalata, con un gesto indimenticabile e affettuoso, da Ilaria Occhini, nipote di Papini, forse per il mio affetto al suo grande nonno e per la cura che mi presi di mandare in porto editorialmente questo carteggio.] «Con un breve / moto / di sguardo. » Il poeta, dunque, in zona di guerra, solo raramente apre gli occhi e guarda: il più, il costante del suo discorso, lo conduce dentro di sé, interiormente quasi con cecità verso l'esterno, quell’esterno «docilmente» accettato. Ma in quel giorno di gennaio del ‘17, inverno

pieno, inverno rigido, ma certo una giornata splendente e di luce cristallina, il suo sguardo si porta rapidamente verso un cielo tersissimo, si volge rapidamente ancora, al di là della cerchia dei monti verso il mare vicino, e tanta luce esterna

lo coglie, l’avvince, l’illumina. Quello che sarà un risultato immediato di fissazione astratta nasce, invece, con una precisa descrizione fisica e psicologica:

nasce da questa immediata comunicazione, e gratificazione, del paesaggio. Tanta luce tersa, tanta luce del cielo e del mare e dell’aria alitante, rimane addensata in

quel titolo che sarà Mattina, e l’« illuminazione» che resterà proverbiale diventa tutta interiore, è uno squillo, quasi dell'anima, nel buio riflessivo della mente in

quella cecità infinita: sarà Ungaretti, poi, a rivelarci che l’Infinito leopardiano è frutto di un «non vedere», di un «non guardare»: esito di « cecità» nello sprofondo della riflessione interiore. Si sa nella storia della poesia ungarettiana quanto contino le varianti e quanto

Ungaretti abbia lavorato intorno alle correzioni inedite ed edite delle sue composizioni. Il lavoro comincia subito: e questo risulta non solo dagli invii a Papini di diverse edizioni delle sue poesie ma esplicitamente da una affermazione che si trova nella lettera 45: «Ho cambiato in qualche punto l’ultima poesia. Ho man-

dato le varianti a De Robertis». Questo binomio Ungaretti-De Robertis, proprio per il lavoro sulle varianti che avrà il suo culmine nello stupendo saggio derobertisiano del ‘45, comincia per tempo.

INTRODUZIONE

XV

Ricordi, stati d'animo. Bellissimi esempi: nella lettera 41 parla di suo fratello: «Ha sofferto — come ho sofferto io, anch'io da bimbo, anch'io quasi un anno — di un’oftalmia di laggiù, e ora m'annunzia — me lo nascondeva per timore di farmi male, povero fratello mio, che la macchia a un occhio gli copre tutta la pupilla, e l’altro è torbido. Povero fratello mio. Anch'io ho tutti e due gli occhi macchiati, una macchia impercettibile, che poco a poco acceca, ciechi che sembrano vedere. Il sole mangia gli occhi; il sole che amo, come quel che s'ama, si prende tutto il bene. L’Egitto è popolato di ciechi. Accompagnano i morti, cantano il corano nelle case dei fedeli, girano la città, soli, saggiando il terreno con il bastone, e

non sbagliano mai d’uscio. Hanno sempre il viso offeso levato verso il sole». Dalla lettera 64: «Ma le serate come questa; questo nulla; questo chiaro al cuore di questo nulla; questo chiaro che mi sgomenta; e mi lascia così isolato;

così solo; povero me; staccato proprio da ogni bene e da ogni male; staccato proprio dalla vita; solo». E infine (qualche piccolo esempio per i moltissimi che si potrebbero dire) dalla lettera 49: «Caro Papini, l’altra notte mi son fatto una marcia di una diecina di chilometri, sotto una pioggia torrenziale; mi sono sfogato a cantare cogli altri soldati; non mi ricordavo più di me; era una felicità».

Sarebbe interessante anche (ma lungo) seguire le alternanze dei giudizi che

Ungaretti dà in questo carteggio sia su autori contemporanei che su autori classi-

ci. Per certi classici italiani è evidente che prende contatto con essi per la prima volta e il divario nei giudizi è certo motivato da quel che ricava da Papini, dai suoi scritti, probabilmente dalle sue lettere. Per i contemporanei ci sono molte disparità, anche queste forse in funzione del parere papiniano: di Cardarelli, per

248 fare un esempio, definitolo nella lettera 52 «merda color di rosa», nella

scrive: «In tutta la Ronda è il solo che mi dica qualche cosa». Mai contraddetti e va certi illuminati giudizi su Savinio («In fondo questo scrittore è dotato, Pea. salutato con molta speranza») e sull’amicissimo e amatissimo C'è poi, verso la fine del carteggio, il tema della politica che si fa avanti: cui è amicizia ed ammirazione per Mussolini, l'odio per il lavoro giornalistico «la che 239 lettera costretto a Parigi nel dopoguerra. Dopo aver lamentato nella ostacoun è d'onore, divisa, dopo la guerra, che avrebbe dovuto essere un titolo «Seguo con lo, una condizione spregevole», nella lettera 229 confida a Papini: via. Bisogna volattenzione il movimento di Mussolini, ed è, credimi, la buona

non vedo tarsi di lè. Ordine ordine ordine, armonia armonia armonia; e per ora

degli incarichi che confusione confusione confusione». Darà via via conto anche . Ma il d'Italia» «Popolo il per ni di carattere giornalistico che riceve da Mussoli la cubitali caratteri a e Conclud re. lavoro giornalistico non lo può più sopporta

XVI

lettera 252 così: PIETÀ PIETÀ! ».

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

« AIUTATEMI CON TUTTI I MEZZI A USCIRE DAL GIORNALISMO

Dalla lettera 224 ecco una lunga citazione che può servire per un complesso e completo ritratto di Ungaretti, nei primi giorni del novembre 1918. «E amo questa terra vezzosa e epilettica, questa furiosa e mite Italia, e amo il suo popolo giacché m’amo oltre ogni misura. Sono tanto un italiano, e tanto un italiano di popolo, mio Papini. Sono nato dal popolo, da contadini che migliaia d’anni in un fiato di terra in San Concordio di Lucchesia si rifacevano quietamente, razza

di una purezza come poche altre ramificate al chiaro. E mi avvenne di nascere lontano, in una cosmopoli, in un’antica fucina di contrastanti civiltà. Ho incro-

ciato come un guerrin Meschino i quattro punti cardinali alla ricerca tremendamente deliziosamente ostacolata della mia consanguinettà. Sono un italiano di nostalgia. Ma bo imparato che l’ebbrezza, la vita, l'illusione la poesia era l’ostacolo. Quello è il mio destino. Ma sono un italiano di nostalgia. Quando sono in mezzo a poveri tipi duri e violenti, quando sento la natura ciclopica dei vulcani battere nei polsi irosi e iniettare d’ombre infernali gli sguardi buoni, sento bene la mia origine, e sento che il seme che ha sprigionato anche questo randagio rampollo è quello stesso che arrivato nella terra convulsa ne incatenava il centro colle radici e spiccava il volo con fusti di foreste gigantesche di sfida al cielo. / E ti abbraccio con la più mansueta, disarmata, fraternità / Il tuo Ungaretti». Leone Piccioni

NOTA AL TESTO

j

Le presenti 292 lettere di Ungaretti a Papini (più 4 riscritte) si conservano presso la Fondazione Primo Conti di Firenze, con la sola eccezione della lett. 93, pro-

prietà di Leone Piccioni. L'edizione critica che qui si propone rende di pubblico dominio un materiale epistolare in massima parte inedito, e per la parte edita (duole dire) trascritto in modo non sempre fedele, specialmente per quel che riguarda i nomi propri di personaggi poco noti. Non si è data notizia di lettere o frammenti di esse sparsamente citate in saggi critici, contributi, note filologiche, commenti e così via. A fortiori non si sono contestate letture divergenti da quelle qui proposte. Ma gli addetti ai lavori e gli esperti di cose ungarettiane potranno apprezzare, per quel che valgono, le numerose rettifiche di dati e di date conseguenti a una lettura — che si augura più precisa — dei documenti, o a una valutazione più meditata degli stessi (non è indiscreto rivelare che certe letture critiche, alla riprova documentaria, si sono dimostrate mal riposte o fuorvianti). Solo di necessità qui si registrano le divergenze — congetturali o fondate su un riesame del documento — con gli editori di altri carteggi o singole lettere, che abbiano incidenza sulla seriazione o sull’interpretazione dei testi. In un’edizione fornita di commento, e intesa programmaticamente a riconoscere e identificare personaggi e testi poetici anche solo implicitamente citati, la parte dell’esegesi si è voluta preponderante. Problema cruciale e prioritario è stato quello della seriazione dei testi, raramente datati, sempre privi di busta, e, nel caso delle cartoline, provvisti di timbri postali non sempre perspicui e leggibili. Si è voluta dunque ricostruire una successione coerente e assicurare una reale leggibilità. D’altra parte la natura di questi documenti ha posto al loro editore un certo numero di problemi filologici. Va ricordato, in effetti, che si tratta di lettere scritte

currenti calamo, in gran parte in zona di guerra, talora decisamente sulla prima linea del fronte. È immaginabile che, in queste condizioni, la natura di per sé polimorfa del documento epistolare trovi la concreta occasione di una disformità programmatica. Frettolosità di scrittura, riscrittura di stessi testi in più esemplari (per assicurarsene il pronto recapito a uno almeno dei possibili indirizzi del destinatario: cfr. le lett. 104 e 212), il disagio stesso di una situazione esistenziale

precaria e in continuo pericolo lasciano tracce impreteribili nella stessa scrittura. Per questa ragione si è proposta una trascrizione conservativa e rispettosa anche

delle oscillazioni grafiche (secondo i criteri esposti qui di seguito), ma non si è

XVII

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

voluto dare un’edizione semidiplomatica: tanti accidenti di penna, incoerenze di segni grafici e para-grafici (sottolineature, tratti di penna, cassature non perspicue, riscrittura di lettere e così via) sono presi in conto solo quando la resa tipografica rischi di rivelarsi un’indebita semplificazione. Si sono sempre rispettate le peculiarità grafiche (42726, lett. 55), la forma separata di parole composte (grar casse, lett. 88; i2bratta tele, lett. 257), e il caso contrario di grafie unitarie per sintagmi solitamente separati (sottoterra, lett. 60; centanni, lett. 84; fraî, lett. 38). Le non infrequenti scorrettezze ortografiche, specie nella resa dei nomi stranieri, sono state conservate senza ulteriore avvertimento, data la

natura pur sempre documentaria di un epistolario (per esempio Nietzsche, lett. 97; Nietzche, lett. 175; Dostoieschi, lett. 136). È stato invece corretto l’errore TEN-

DRARS (lett. 236), presente in un telegramma e imputabile al telegrafista; e sono state senz'altro espunte le parole riscritte per errore (in in una volta, lett. 58; la snodatura elegante d’un fregio, la snodatura elegante d’un fregio, la polita, lett. 96, e così via). Le sviste e gli errori meccanici sono stati corretti, ma per scrupolo documentario si è registrata in apparato la lezione erronea dell’autografo (corsa, lett. 114; arzoniosa, lett. 119; eran ben fatto, lett. 130; FACciamo, lett. 193; eccetera). Dove era possibile senza troppi oneri, e dove comunque è parso opportuno

per la leggibilità del testo, si è integrata tra quadre qualche lettera (starza[rJi, lett. 23; intrap[r]endere, lett. 247) o persino parola mancante ([d7], lett. 23; [4], lett.

275). Si sono introdotti gli accenti e gli apostrofi mancanti per evidente svista (eventualita, lett. 96; e in luogo di è e viceversa, lett. 7, 25, 144, 195; scrivero, lett. 217; quell altezza, lett. 256, eccetera), mentre sono state conservate grafie anomale come sà (lett. 28), dò (lett. 248), e così via, rispettando la forma erronea del manoscritto quando sembra corrispondere a una reale insicurezza (ur enfasi, lett. 96; un Italia, lett. 174; un'altro, lett. 170; giovedi, lett. 286; un apprensione, lett. 96, è stato corretto perché citazione di un verso che ha appunto la forma corretta). L'unico caso di inversione di accento (grave per acuto) determinante per il senso (ròsa in luogo di résa, lett. 248) è stato peraltro conservato. Sono state

rispettate le peculiarità interpuntive (ma occorre precisare che la grafia di Ungaretti non sempre consente di distinguere tra punto e virgola e due punti), limitando l'intervento alle sicure sviste (aiutarlo, Bisogna, lett. 217; N.R.F, lett. 275).

Nella scelta tra maiuscola e minuscola, ove la grafia di Ungaretti dia luogo a incertezza, ci si è attenuti al criterio dell’uso. Talora frasi o singole parole nel manoscritto sono messe in evidenza con uno o più tratti (per esempio nella lett.

151 la parola superbia è sottolineata tre volte; così nella lett. 256 la porzione calomniez, calomniez): la resa grafica di tali usi è stata uniformata al carattere corsivo. Una resa diplomatica di tali segni porterebbe infatti pregiudizio alla leggibilità di un’edizione che si vuole il più possibile compatta. Viceversa si è rispettato, come tratto stilistico di ascendenza futurista e consacrato dalle avanguardie novecentesche, l’uso di caratteri tipografici diversi (cfr. per esempio la lett. 153 e

NOTA

AL TESTO

XIX

la lett. 252), nonché la wise en: relief spaziale di parole pregnanti, isolate da uno spazio bianco nel manoscritto (cfr. per esempio le lett. 51 e 64), anche se non si può tacere che in decisioni di tal genere assai larga risulta la discrezionalità e, al limite, l’arbitrarietà di scelta dell'editore. Le aggiunte inserite negli spazi interni al testo sono state trascritte nel loro ordine materiale (rispettando l'ordine di lettura proposto al destinatario), senza altra indicazione, salvo nei casi in cui sconvolgano l'ordine logico: in tal caso l’aggiunta è segnalata in nota. Le aggiunte in margine sono trascritte di seguito al testo, in forma di poscritti, distinti nel caso siano più d’uno, e nell’ordine di successione più probabile (quello di sinistra è di solito il primo). Ove non sia possibile stabilirne l’esatta successione una nota segnala la situazione ambigua del manoscritto. La particolare competenza linguistica ungarettiana, di italiano dialettofono nato all’estero e alfabetizzato in francese, ha imposto una particolare cautela nella trascrizione del francese e della zona limitrofa del francesismo. Il francese usato da Ungaretti o trascritto da altri testi è stato riprodotto nella forma attestata dal manoscritto, quand’anche sia erroneo e discordi dalle norme di accentazione e di concordanza (pietinement, lett. 224; je me suis dis, lett. 87, e così via). È stato però

corretto un errore sicuramente meccanico nella lett. 87 (sensibibilité per sensibilité). D'altra parte sono state riprodotte fedelmente parole non attestate in italiano, di origine dialettale (sciarzbrottamento, lett. 192) o calchi di parole francesi (rorzanesco invece di romanzesco, lett. 246 e 253). Per rispettare al massimo questa

complessa identità linguistica sono state conservate anche le parole francesi inserite forse per errore nel testo italiano (quelle invece di quale, lett. 264; et al posto di e, lett. 273, e così via). Il toponimo dell’indirizzo, e più raramente il nome del destinatario o la via, si trovano a volte sottolineati con uno o più tratti: di questo segno di evidenziazione non si è tenuto conto. La designazione del reggimento, della compagnia e così via, nell’indirizzo e nel testo della lettera, oscilla tra 19 e 19°, 8 e 8?, eccetera: si è

rispettata questa alternanza, senza però render conto delle sottolineature (che sono state eliminate anche nei casi di abbreviazione come C°, aff.”°, e così via). Un punto di domanda tra parentesi tonde (?) segnala un’incertezza di lettura. La barra verticale / indica la fine della pagina nell’autografo. Per le ragioni sopra esposte, in presenza di un testo epistolare redatto in condizioni precarie e destinato a un uso meramente privato, non è possibile, né opportuno, rendere conto di tutti gli accidenti di scrittura e ricostruire l’intero e accidentato processo redazionale (inserzioni poco riconoscibili come tali, riscritture di lettere, correzioni e cassature illeggibili). L'apparato si vuole dunque selettivo e registra lezioni di reale interesse testuale, espunte o cassate o inserite, nonché i

pochi errori d’autore che si è ritenuto di correggere. Nel caso di testi poetici tale riguardo è stato esercitato con maggiore e più vigile diligenza. M.A.T.

Chi ha pratica di carteggi sa quanti debiti contragga il curatore, nel lungo lavoro di trascrizione e di commento. Se ora tocco il porto, o la terra promessa, della stampa, lo devo anche allo stimolo generoso e sapiente di più persone, che è caro qui ringraziare: Guglielmo Gorni, per i preziosi consigli filologici e redazionali; Dante Isella, Leone Piccioni e Domenico De Robertis, che non mi hanno negato il loro benevolo aiuto di specialisti. Non ho sollecitato invano l’amicizia di Giuseppe Stellardi e di Marta Baiardi; né mi è mancata l’affettuosa assistenza di mio padre nella confezione del volume.

TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Aldo Palazzeschi Aldo Palazzeschi. Mostra bio-bibliografica, a cura di Siro Ferrone, Firenze, Palazzo Strozzi, Novembre 1976.

Allegria di Naufragi Giuseppe Ungaretti, Allegria di Naufragi, Firenze, Vallecchi, 1919. Almanacco Almanacco della Voce 1915, Firenze, Libreria della Voce, 1915. Atti Atti del Convegno Internazionale su Giuseppe Ungaretti, Urbino 3-6 Ottobre 1979, Edizioni 4 venti, 1981.

CALVESI, La formazione fiorentina di De Chirico Maurizio Calvesi, Papini e la formazione fiorentina di Giorgio de Chirico, in L’uomo impossibile, pp. 122-92. CARRÀ-SOFFICI, Lettere Carlo Carrà-Ardengo Soffici, Lettere 1913/1929, a cura di Massimo Carrà e Vittorio Fagone, Milano, Feltrinelli, 1983.

Carteggio Giuseppe Ungaretti-Giuseppe De Robertis, Carteggio 1931-1962, con un’Appendice di redazioni inedite di poesie di Ungaretti. Introduzione, testi e note a cura di Domenico De Robertis, Milano, Il Saggiatore, 1984. DE ROBERTIS,

Ungaretti e le varianti

Domenico De Robertis, Ungaretti e le varianti, in Atti, pp. 99-110. DE ROBERTIS, Forzzazione

Giuseppe De Robertis, Sulla formazione della poesia di Ungaretti, in U 70, pp. 405-21. DE ROBERTIS, Scritti vociani Giuseppe De Robertis, Scritti vociani, a cura di Enrico Falqui, Firenze, Le Monnier, 1967. DE ROBERTIS, Scrittori del Novecento Giuseppe De Robertis, Scrittori del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1940.

Edizione critica Giuseppe Ungaretti, L’A//egria, Edizione critica a cura di Cristiana Maggi Romano, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1982.

XXII

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

dh Edizioni della Voce Le edizioni della «Voce», Catalogo a cura di Carlo Maria Simonetti, Firenze, Giunta Regionale Toscana, La Nuova Italia, 1981. | Giovanni Papini Giovanni Papini 1881-1981, Catalogo della mostra, a cura di Marco Marchi e Jole Soldateschi, con uno scritto di Primo Conti, Firenze, Palazzo MediciRiccardi, 19 dicembre 1981-14 febbraio 1982, Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1981.

Il deserto e dopo Giuseppe Ungaretti, Prose di viaggio e saggi, I: Il deserto e dopo, Milano, Mondadori, 1961. Lettera a Prezzolini Giuseppe Ungaretti, A proposito della guerra: lettera a Prezzolini (1914), Introduzione e note di Domenico De Robertis, in Alrzanacco dello Specchio, n. 9 - 1980, a cura di Marco Forti, Milano, Mondadori, 1980, pp. 17-27. Lettere a Carrà Giuseppe Ungaretti, Cinguantatré lettere a Carlo Carrà, a cura di Piero Bigongiari e Massimo Carrà, in «Paradigma», 3, giugno 1980, pp. 415-47. Lettere a Marone Giuseppe Ungaretti, Lettere dal fronte a Gherardo Marone (1916-1918), a cura di Armando Marone, Introduzione di Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 1978. Lettere a Pea

Giuseppe Ungaretti, Lettere a Enrico Pea, a cura di Jole Soldateschi, con una nota introduttiva di Giorgio Luti, Quaderni della Fondazione Primo Conti, Milano, Scheiwiller, 1983. Lettere a Soffici

Giuseppe Ungaretti, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di Paola Montefoschi e Leone Piccioni, Firenze, Sansoni, 1981.

L'uomo impossibile Giovanni Papini. L'uomo impossibile, a cura di Paolo Bagnoli, Firenze, Sansoni, 1982.

LUTI, L’avanguardia fiorentina Giorgio Luti, Ungaretti e «les compagnons de route» dell'avanguardia fiorengain Atti, pp.277-303: MAGGI, Ungaretti tra Francia e Italia Cristiana Maggi, Ungaretti tra Francia e Italia in «La Guerre», in «Studi di filologia italiana», XXXII, 1974, pp. 339-57.

MALAGODI, Conversazioni della guerra Olindo Malagodi, Conversazioni della guerra 1914:1919, a cura di Brunello Vigezzi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960.

SARI

TAVOLA

DELLE ABBREVIAZIONI

BIBLIOGRAFICHE

XXIII

MONTEFOSCHI, Lettura del carteggio Paola Montefoschi, Lettura del carteggio tra Giuseppe Ungaretti e Ettore Serra (1916-1966), in «Tempo Presente», n. 19, Luglio 1982, pp. 1-9. Note Note a cura dell'Autore e di Ariodante Marianni, in U 70, pp. 495-584. OSSOLA, Porto

Giuseppe Ungaretti, I! Porto Sepolto, Saggiatore, 1981.

a cura di Carlo Ossola, Milano, Il

OSSOLA, Ungaretti Carlo Ossola, Giuseppe Ungaretti, Milano, Mursia, 1975. PANZINI, Opere Alfredo Panzini, Opere scelte, a cura di Goffredo Bellonci, Milano, Mondadori, 1970. PAPINI, Diario

Giovanni Papini, Diario, in Opere, X, 11, pp. 1-701. PAPINI, Opere, I-X

Tutte le opere di Giovanni Papini, I-X, Milano, Mondadori, 1958-1966. PICCIONI, Ungarettiana Leone Piccioni, Ungarettiana, Firenze, Vallecchi, 1980. PICCIONI, Vita Leone Piccioni, Vita di Ungaretti, Milano, Rizzoli, 1979. Porto Sepolto

Il Porto Sepolto. Poesie di Giuseppe Ungaretti, Udine, Stabilimento Tipografico Friulano, 1916. Porto Sepolto del 1923 Il Porto Sepolto. Poesie di Giuseppe Ungaretti presentate da Benito Mussoli-

ni con fregi di Francesco Gamba, La Spezia, Nella Stamperia Apuana di Ettore Serra, MCMXXIII. PREZZOLINI, Diario Giuseppe Prezzolini, Diario 1900-1941, Milano, Rusconi, 1978.

PREZZOLINI, I/ tempo della Voce Giuseppe Prezzolini, I/ tempo della Voce, Milano-Firenze, Longanesi-Vallecchi, 1960.

Propos Giuseppe Ungaretti-Jean Amrouche, Propos improvisés, Texte mis au point par Philippe Jaccottet, Paris, Gallimard, 1972. REBAY, Le Trio des Damnés Luciano Rebay, Ungaretti fra Le Trio des Damnés e L'Eudémoniste di JeanLéon Thuile, in «Forum Italicum», vol. 20, n. 1, Spring 1986, pp. 44-82.

XXIV

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

REBAY, Origini

Luciano Rebay, Le origini della poesia di Giuseppe Ungaretti, Prefazione di

Giuseppe Prezzolini, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1962. REBAY, Scritti egiziani Luciano Rebay, Ungaretti: gli scritti egiziani 1909-1912, in Atti, pp. 33-60.

Sentimento del Tempo Giuseppe Ungaretti, Senzizzento del Tempo. Con un saggio di Alfredo Gargiulo, Firenze, Vallecchi, 1933.

SERRA, Epistolario Epistolario di Renato Serra, a cura di Luigi Ambrosini, Giuseppe De Robertis, Alfredo Grilli, Firenze, Le Monnier, 1934. SERRA, Le lettere Renato Serra, Le lettere, in Scritti letterari, pp. 361-482. SERRA, Scritti letterari

Renato Serra, Scritti letterari, morali e politici. Saggi e articoli dal 1900 al 1915, a cura di Mario Isnenghi, Torino, Einaudi, 1974. SOFFICI, Opere, I-VII Ardengo Soffici, Opere, I-VII, Firenze, Vallecchi, 1959-1968.

TERZOLI, I/ pozzo sepolto Maria Antonietta Terzoli, I/ pozzo sepolto di Ungaretti, in « Autografo », I, 3, Ottobre 1984, pp. 3-18. TERZOLI, Reticenza e memoria

Maria Antonietta Terzoli, Reticenza e memoria allusiva nella « Guerre» di Ungaretti, in Studi di letteratura italiana offerti a Dante Isella, Napoli, Biblio-

polis, 1983, pp. 453-72.

Tipografi, Editori e Riviste Il tempo de «La Voce». Editori, tipografi e riviste a Firenze nel primo Novecento, Catalogo della mostra, a cura di Anna Nozzoli e Carlo Maria Simonetti, con una presentazione di Giorgio Luti, Firenze, Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1982. U 70

Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 1970.

U 74 Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo. Saggi e interventi, Diacono e Luciano Rebay, Milano, Mondadori, 1974.

a cura di Mario

zopPI, Papini e la Francia Sergio Zoppi, Papini e la Francia, in L'uomo impossibile, pp. 78-107.

LETTERE A GIOVANNI PAPINI

Le lettere di Ungaretti a Papini pubblicate nel presente volume fanno parte (con la sola eccezione della lettera 93, proprietà di Leone Piccioni) dell’Archivio Giovanni Papini, conservato presso la Fondazione Primo Conti (Fiesole).

TOL5

1

Caro Papini, si ricorda di me? Quel tale con un po’ di barba bionda, incontrato in un caffè, una sera, a Parigi.! Se valgono, le pubblichi.? La strofa del ritornello è la traduzione, autentica, d’un brano d’un solito invito dei miei arabi d'Egitto. (Taali li, ia batta. Uanani ali, hì. ecc.) Il resto mi pare d’averlo ugualmente sentito. In tutti i casi, gradirà il saluto di uno che le vuol bene da dieci anni. Suo Giuseppe Ungaretti 121 corso Garibaldi Milano

Su ritaglio di foglio, senza indirizzo né data. Il tono della prima frase induce a collocarla all’inizio della corrispondenza con Papini, nel periodo che Ungaretti trascorre a Milano, tra la fine del 1914 e l’inizio del 1915. Il Rebay (Origini, p. 41, nota) ipotizzando una prossimità cronologica oltre che tematica tra uno dei testi inviati con questa lettera, I/ paesaggio d'Alessandria d'Egitto (cfr. qui nota 2), e le poesie che costituiscono la sezione «Il panorama d’Alessandria d’Egitto » dell’ A/legria di Naufragi, datate « Milano gennato 1915», ritiene che anche la lettera possa essere del gennaio 1915. Questa ipotesi è confermata da criteri interni al carteggio, cioè dal rapporto con la lettera 2, compresa tra il 3 e il 31 gennaio 1915 (cfr. nota al testo).

! Si tratta dell’incontro nella primavera del 1914 con i lacerbiani giunti a Parigi per l'esposizione futurista. Secondo quanto ricorda lo stesso Ungaretti nell’Intervista con A. Mezio del 18 luglio 1932 al «Tevere» di Roma, il caffè è quella « Closerie des Lilas», del

Boulevard Saint-Germain, dove ogni martedì Paul Fort riuniva fino a tarda notte artisti francesi e stranieri (cfr. Rebay, Orzgiri, p. 39 e Piccioni, Vita, pp. 66-7 e 69-71).

2 I manoscritti cui la lettera servì d’accompagnamento andarono forse dispersi in tipografia. Sicura identificazione si dà solo per I/ paesaggio d'Alessandria d'Egitto (ora in Poesie disperse, U 70, p. 369) grazie al riferimento esplicito: «La strofa del ritornello è la traduzione ecc.» (cfr. Rebay, Origini, p. 40). Si può ipotizzare che insieme sia stata inviata anche

Epifania (ora Mughetto, in Poesie disperse, p. 385) che, come la precedente, appare su «Lacerba» il 7 febbraio di quell’anno. 3? Letteralmente: « Vieni da me, anatra. E vieni a letto qui».

4

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

2

Caro Papini, le ho scritto avant’ieri. Su quella mia lettera deciderà come vorrà. C'è un’altra cosa che mi preme dirle. Un mio amico vorrebbe dare la traduzione francese della sua opera. È Jean-Léon Thuile.! Un giovine scrittore quasi ignoto. Ha scritto tre romanzi. «Le trio des damnés»? pubblicato quattro o cinque anni fa, «L’Eudémoniste »? pubblicato l’anno scorso, e «Plénitudes dans la vie»* che apparirà dopo la guerra. Dopo la guerra apparirà anche un suo libro di «Contes». Ha ventisett’anni. Fa l'ingegnere del porto d’Alessandria d’Egitto e s'occupa di ricerche archeologiche su’ porti dell’epoche faraoniche, e vive laggiù appartato, in una casetta davanti al mare, lontana ‘ dall’abitato, quasi nel deserto. Le è vicino. Il vecchio Elemir Bourges lo considera veramente originale. Ora è a Parigi. Io credo sarà presto uno dei primi scrittori di Francia. In seguito alle insistenze di alcuni francesi, avevo pensato di essere io il traduttore. Ma Thuile farà meglio di me. Avevo pensato di tradurre alcuni racconti,” dei saggi del «Crepuscolo »8 e dell’« Altra metà »,° una stroncatura,!° / capitoli dell’«Uomo finito »,!! un articolo di critica, alcune delle sue recenti poesie, e dare anche qualche pagina della sua produzione politica (nazionalismo, recente guerra), in modo di avere un’idea della forza della sua opera, e, al possibile, dello sviluppo della struttura del suo stile. Mi risponda e mi creda Suo Giuseppe Ungaretti 121 corso Garibaldi

3

Milano

Su carta intestata

«CAFFÈ CAMPARI / GALLERIA VITTORIO EMANUELE / MILANO»

(recto e verso), senza indirizzo né data. Sembra la prima di una serie di lettere (lett. 3-10), in cui Ungaretti avanza un progetto, più volte riproposto anche nel seguito del carteggio, ma mai attuato, di una traduzione francese di scritti papiniani. Si veda, a conferma di

questa priorità, l'ampia presentazione di Thuile, a cui nel seguito si allude come a persona nota. A partire da alcune lettere a quest’ultimo, rese note e pubblicate dal Rebay in appendice a Le Trio des Damnés, pp. 77-82, si può ipotizzare che la nostra lettera sia compresa tra il 3 gennaio 1915, data del timbro postale della lettera 1 a Thuile in cui è la prima proposta della traduzione precedente al consenso dell’interessato («Non so quello che Papini direbbe, non ho il suo consenso, neanche per me [...] Volete che gliene parli? », p. 78), e il 31 dello stesso mese, data del timbro postale della lettera 3 che conferma la risposta

positiva di Papini («vi autorizza a tradurre le cose sue», p. 79). A questa stregua la lettera

1, di soli due giorni precedente — se ad essa rinvia, come credo, la frase iniziale («le ho scritto avant’ieri») — sarà anch’essa del gennaio 1915.

1915

D

! È questa la prima delle molteplici presentazioni di Jean-Léon Thuile (1887-1970) che si leggono negli scritti pubblici e privati di Ungaretti. Ingegnere, fratello del più noto Henri Thuile poeta, autore di cupi romanzi (cfr. note 2 e 3; altri titoli, inediti, sono menzionati nelle lettere 108 e 231), abbandonò ben presto ogni velleità letteraria, dedicandosi intera-

mente alla propria attività professionale e a ricerche erudite sull’architettura, l’oreficeria e l'artigianato del Languedoc, regione d’origine della famiglia. Ricavo queste notizie dall’articolo sopra citato del Rebay, pp. 52-7, che ha il grande merito di far luce su un personaggio quasi mitico nella storia della poesia ungarettiana — a lui è legato il titolo della prima raccolta I/ Porto Sepolto (cfr. almeno Chiaro di luna, in Il deserto e dopo, pp. 72-3, e Note, pp. 519-20) — ma ancora sfuggente nelle sue coordinate biografiche. Con Sceab e Pea, fu per Ungaretti uno degli interlocutori più stimolanti degli anni egiziani, titolare di una riconosciuta affinità elettiva (cfr. nella lettera 4: «Segno che tra di noi c’è riscontro»), generoso nel mettere a disposizione dell'amico la sua ricca biblioteca (una rievocazione nostalgica di quella complicità intellettuale, nella « casa tra il mare e il deserto», si legge nella lettera 128). Il giudizio sullo scrittore, ribadito più volte nelle lettere di quegli anni a Papini (cfr. per esempio la lettera 221), e ad altri interlocutori (come Gherardo Marone: per cui si veda ad esempio la lettera 25, in Lettere a Marone, pp. 73-4), è chiaramente influenzato dall’amicizia. Ne è prova il diverso giudizio espresso in una recensione del 1911 al primo romanzo di Thuile (cfr. nota 2). Su di lui si veda anche Piccioni, Vita, pp. 49-52. 2 Le Trio des Damnés, Paris, L’Edition Moderne — Librairie Ambert, 1911. Ungaretti lo recensì con varie riserve nel « Messaggero egiziano» del 23 giugno 1911, come segnala il Rebay, Scritti egiziani, pp. 39-40. Il testo della recensione è ristampato integralmente in

appendice a Rebay, Le Trio des Damnés, pp. 76-7. 3 L’Eudémoniste, Paris, E. Basset et C', 1913. Su questo romanzo e sul precedente,

nonché sulla loro importanza per alcune poesie di Ungaretti, si veda Rebay, Le Trio des Damnés, pp. 48-51, 54 e 57-66. 4 Né questo né il successivo libro di Cortes furono mai pubblicati. © Elémir Bourges (1852-1925), membro dell'Académie Goncourt e autore di uno dei libri più rappresentativi della temperie culturale di fine secolo, Le Crépuscule des Dieux (Parigi, 1884), di marcato carattere antinaturalista, aperto a suggestioni simboliste. Di questo elogio lusinghiero per il giovane scrittore, resta traccia nella commemorazione di Bourges pubblicata da Ungaretti nel «Mattino» di Napoli del 12-13 febbraio 1926 e in una lettera dello stesso Bourges a Thuile del 1911, trascritta in un’opera autobiografica di Thuile, Prélude suivi de Adieu à ma Fille (Paris, Blaizot, 1947), e ora ristampata dal Rebay (cfr. Le Trio des Damnés, pp. 46, 55-6, e note 4 e 34).

6 Nella già citata lettera 1 a Thuile, del 3 gennaio 1915, si precisava: «A proposito di Papini, avevo progettato di tradurre in francese una scelta delle sue cose, auspice la signora Ricou [cfr. qui lettera 205, nota 3], editore Figuière. [...] mi pare che sareste l’unico a

tradurne l’opera bere. [...] s'intende sono a vostra disposizione per aiutarvi se tradurrete. Se credete dite alla signora Ricou di questa traduzione fatta da voi, in vece mia» (Le Trio des Damnés, p. 78). ? Cadendo qui il riferimento all’opera del corrispondente, si è ritenuta opportuna una annotazione più estesa. I racconti sono, a questa data, circa una sessantina, distribuiti in

quattro raccolte: I/ tragico quotidiano, Firenze, Lumachi, 1906; Il pilota cieco, Napoli, Ric-

ciardi, 1907; Parole e sangue, Napoli, Perrella, 1912; Buffonate, Firenze, Libreria della Voce, 1914 (ora in Opere I, pp. 477-1017). 8 Il crepuscolo dei filosofi, Milano, Libreria Editrice Lombarda, 1906. Ora in Opere, II, pp. 3-182. Composto di medaglioni monografici (su Kant, Hegel, Schopenhauer, Comte,

6

LETTERE A GIOVANNI PAPINI

Spencer e Nietzsche), il volume si pone come conclusione e compendio dell'interesse filosofico dell’autore, dopo l’esperienza pragmatista del «Leonardo» seconda serie (19031905).

9 L'altra metà, Ancona, Puccini, 1911. Ora in Opere, II, pp. 183-327. Titolo e sottotito-

lo (Saggio di filosofia mefistofelica) definiscono il carattere particolare di questa operazione filosofica: «per conoscere e comprendere veramente l’essere studiare il z0n essere» (p. 202).

!0 Titolo programmatico di un volume uscito nel 1916 (Stroncazure, Firenze, Libreria della Voce; ora confluito in Opere, IV), la stroncatura è la forma più caratteristica della

critica papiniana, tutta affidata al taglio icastico e al vigore polemico di un ritratto soggettivo e parziale. Ungaretti ricorda probabilmente il termine usato da Papini nella prefazione a Ventiquattro cervelli del 1913 (Ancona, Puccini): « consacrazioni e stroncature; rivelazioni affettuose di uomini trascurati e demolizioni di glorie fittizie» (in appendice a Opere, IX, pp. 983-4; la citazione è a p. 983). ll Un uomo finito, Firenze, Libreria della Voce, 1913 (nei «Quaderni della Voce» XVIII-XIX; ora in Opere, IX, pp. 3-269). Testo fra i più significativi della produzione papiniana, incontrò subito un notevole successo di critica e di pubblico (la seconda edizione è del 1914), presentandosi come l’autobiografia spirituale, dai toni accesi e violenti, di un personaggio fra i più ambigui e discussi della scena culturale di quegli anni. !? Ungaretti allude probabilmente a Cento pagine di poesia, Firenze, Libreria della Voce, 1915 (ora confluito in Opere, I), freschissimo vient de paraître, recensito nei Consigli del libraio, su «La Voce» del 15 dicembre 1914 (a. VII, n. 1, p. 69), ed elencato tra le novità editoriali nel numero successivo (a. VII, n. 2, 30 dicembre 1914, p. 144), nonché su

«Lacerba» del 17 gennaio 1915 (a. III, n. 3, I mostri libri, p. 24). Il libro, che raccoglieva testi già usciti in rivista, è citato esplicitamente, sempre a proposito della traduzione, in una lettera dei primi di marzo (lettera 5). 3 Significativa, al riguardo, la partecipazione al « Regno » di Corradini, con articoli poi raccolti nel volume, in collaborazione con Prezzolini, Vecchio e nuovo nazionalismo, Milano, Studio Editoriale Lombardo, 1914, ora confluito in Opere, VIII. Scritti di ispirazione nazionalista e presto interventista compaiono anche su altre riviste, come «La Voce» (si veda ad esempio Nazzonalismo, del 22 aprile 1909) e soprattutto «Lacerba ». Quest'ultima infatti, nata sotto il segno di un programmatico disimpegno (cfr. Freghiamoci della politica del 1° ottobre 1913, I, 19, pp. 212-6), era presto approdata a posizioni di acceso interventismo: di Papini basterà citare Contro la neutralità (15 settembre 1914, II, 18, pp. 257-61), Amiamo la guerra (1° ottobre 1914, II, 20, pp. 274-5), Abbiamo vinto! (22 maggio 1915, III, 22, pp. 161-2). Gli scritti sulla guerra furono in parte raccolti in volume nel 1915 (La paga del sabato, Milano, Studio Editoriale Lombardo; ora in Opere, VIII, pp. 241-455).

3

Caro Papini, ho scritto a Thuile. Grazie. La traduzione non sarà indegna. Non vedo l’ora di ritornare a Parigi.! E neanche lassù starò bene. Non mi posso posare. Chissà dove dovrei scappare.

1915

v;

M’azzardo, dopo l'accoglienza delle mie precedenti? a mandarle tre altre poesie. Concepite per la mia consolazione, o caricatura scarabocchiata al tavolo d’una trattoria italiana della Rue des Ecoles, di faccia a «un uomo d’osteria» e a «un uomo di burocrazia», fondamentali, o trattenuta fisionomia di una notte di smarrimento nella campagna di Tanta? (sei o sette anni fa), o, saltato all’alba dal letto, frenata una mia piena di amarezza, verso di me hanno pagato il principale tributo.* E mi darebbero coraggio, lei, al quale primo presento mie poesie, e il suo gruppo,$ se per queste creature mi voles-

sero un po’ bene. 121 corso Garibaldi Milano

Suo affmo Giuseppe Ungaretti g DE

Su un foglietto, senza indirizzo né data. La lettera fa seguito alla risposta di Papini al progetto di traduzione avanzato nella lettera 2. Termine ante quem è ancora il 31 gennaio 1915, data del timbro postale della lettera 3 a Thuile, dove si fa cenno a una precedente missiva contenente la risposta affermativa di Papini (op. cit., p. 79). ! Dall’autunno del 1912 (dopo un breve passaggio in Italia) fino alla primavera del ’14, Ungaretti vive a Parigi (nella pensione di rue des Carmes 5), frequentando i corsi della facoltà di lettere, abbandonato il primitivo progetto di studi giuridici. In questo periodo entra in contatto con i protagonisti della vita culturale e artistica (tra gli altri Péguy, Sorel, Paul Fort, Braque, Juan Gris, Apollinaire, Léger), con taluni dei quali intratterrà in seguito anche rapporti epistolari. Proprio a Parigi nel 1918 Ungaretti trascorrerà la maggior parte delle sue licenze e qui sceglierà di vivere nei primi anni del dopoguerra. Sul primo periodo parigino si veda Piccioni, Vita, pp. 63-80. 2 I testi inviati con la lettera 1 (cfr. nota 2).

} Località del Basso Egitto. 4 Tra le poesie inviate con questa lettera e materialmente non conservate, saranno comprese quelle uscite di lì a poco su «Lacerba», anche se resta difficile un’identificazione più precisa e sicura. Per il primo testo si può forse pensare a Cresirza, pubblicato il 28 febbraio 1915, per la polemica contrapposizione tra il «buonaniente » poeta e la « gente di giudizio » (ora in Poesie disperse, U 70, p. 370); il terzo potrebbe essere Chiaroscuro, pubblicato il 17 aprile, se l’indicazione «saltato all’alba dal letto, frenata una mia piena di amarezza» si riferisce alla stessa situazione descritta nei versi 12 e 23 poi soppressi: «e ne porto l’ombra [...] e all’alba non voglio sapere di più» (ora nell’A//egria, U 70, p. 15 e, per le varianti, pp. 601-3, nonché Edizione critica, pp. 213-5). ° Converrà prestar fede, a differenza di quanto s’è fatto finora, a questa affermazione di Ungaretti, l’unica contemporanea ai testi poetici. Non v'è ragione di credere che Papini

non fosse il suo primo destinatario poetico: notizie vaghe di poesie mostrate a Palazzeschi o inviate da Parigi a Prezzolini (cfr. Piccioni, Vita, pp. 70-1, e Rebay, Origini, p. 37) non

hanno il conforto di reperti precisi. L'unica poesia, Primavera (ora in Altre poesie ritrovate, U 70, p. 400), che si supponeva inviata a Prezzolini tra il 1912 e il 1914, in effetti risale al

8

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

1920 (cfr. la lettera a Soffici dell’11 aprile 1920, p. 83). È congruente alla tesi che qui si sostiene una dichiarazione di Ungaretti ricordata da Piccioni: «Una volta Ungaretti ha | detto che i primi suoi versi li scrisse a Milano, nel ’14, in attesa del richiamo alle armi» (Vita, p. 70, cfr. anche Note, U 70, p. 511: «E a Milano che ho scritto le mie prime poesie »).

6 Si allude naturalmente all'avanguardia fiorentina che faceva capo alla «Voce» e a «Lacerba». I legami di Ungaretti con il «gruppo», risalivano agli anni egiziani (come attestano alcune lettere a Prezzolini: cfr. Rebay, Origini, pp. 37-8), e si erano approfonditi a Parigi, in particolare dopo l’incontro alla Closerie des Lilas, di cui alla lettera 1, nota 1. Un'analisi di questi rapporti è in G. Luti, L’avanguardia fiorentina.

4 Caro Papini, ho ricevuto oggi dall'amico Thuile questa cartolina.! Credo le abbia già scritto. In tutti i casi, vede, m’annunzia una sua lettera? dove parlerà di quella traduzione. Anche Thuile se la prende col caldo, coll’uragano, colla servitù, col riposo, eccetera. Segno che tra di noi c’è riscontro. Voglia bene al suo Ungaretti

Biglietto postale, con timbro datato Milano 25.2.1915, indirizzato a «Giovanni Papini / Via Colletta 10 / Firenze» ! Non compresa nel carteggio. ? Probabilmente quella parzialmente citata nella lettera successiva.

5 Caro Papini,

Thuile mi scrive: «Mettons d’abord au point l’affaire Papini. Je voudrais que ce soit vous qui lui écriviez. Il pourrait m’envoyer de son oeuvre littéraire ce qu'il aurait le plus de plaisir à voir traduire. Vous savez que je l’ignore en partie. Vous devriez m'écrire sur un bout de papier, le titre de tous les ouvrages et ce qu'ils

1915

9

sont: roman, contes, philosophie ou poésie. Au reste, sur la couverture d’un de ses livres je retrouverai cela. Je tiens aux contes. Dites-lui qu'il m’envoie cu me fasse envoyer tous ses contes recuetllis. Je ne sais, avec la multitude d’occupations qui m’assaille, quand je pourrais m’ateler è ce travail. Ce sera, je pense, vers la fin de l’été. Mais il faut que je lise, que je choisisse. Cela fait, Jécrirai à Papini pour lui dire la sélection que j'aurais faite. ecc.» Thuile non conosce, difatti, che i primi racconti, che gli ho dato in Egitto. Amerà moltissimo le cose recenti, quando le avrà conosciute. Dalle «Cento pagine»! dalla «Voce» e da «Lacerba».2 La «Sor Emilia»,} per esempio — se la meriti o no Cecchi, non è affar mio — è una stupenda pagina d’arte che Thuile sentirà e renderà. Grazie per l’affetto che mi dimostra accogliendomi in Lacerba.* Suo aff. Giuseppe

121 corso Garibaldi Milano

Ungaretti

Jean-Léon Thuile 3 rue de Cluny Paris

Su un foglietto senza indirizzo né data. Appartiene ai primi di marzo del 1915, essendo compresa tra la lettera 4 (25 febbraio), che annuncia la lettera di Thuile qui citata, e la lettera 6 (14 marzo), che ne conferma l’invio.

1! Cfr. lettera 2, nota 12. 2 I contributi di Papini alla «Voce» di Prezzolini sono circa una sessantina, in parte raccolti in Maschilità, Firenze, Libreria della Voce (Quaderno XXVI), 1915. Anche più numerosi quelli usciti su «Lacerba», fondata con Soffici nel 1913 per offrire più largo spazio all’arte e alla poesia. Sulla «Voce» bianca, diretta da Giuseppe De Robertis, a questa data erano uscite alcune poesie e due articoli, Discorsi col sordomuto (a. VII, n. 5, 15 febbraio 1915, pp. 300-4) e La Sor' Erzzlia (cfr. qui nota 3). Per notizie più generali sulle riviste, si veda lettera 12, nota 6. 3 La Sor Emilia,

«La Voce», a. VII, n. 6, 28 febbraio 1915, pp. 339-61; poi compresa

in Stroncature cit. (si legge ora in Stroncature, con un «Invito alla lettura» di Luciano De Maria, Firenze, Vallecchi, 1978, pp. 83-107). È un aspro e impietoso attacco alla produzione poetica e critica di Emilio Cecchi (1884-1966). Per la sua violenta carica espressiva fu apprezzato anche da Serra, in una lettera a De Robertis del 4 marzo 1915: «che bellezza quella Sor” Emilia di Papini. Che sapore e che nerbo di scrittura, e suono e schiocco e pizzicore di frustate; e precisione di figura e libertà di spirito» (Epsstolario, pp. 540-6; la citazione è a p. 546). 4 La collaborazione di Ungaretti alla rivista è ormai regolare: dopo quelli del 7 e del 28 febbraio, altri versi compaiono sui numeri del 13 marzo, del 17 aprile e dell’8 maggio (a. Ill,

(11, 16, 19) pp. 86, 127, 149-50).

LETTERE

10

A GIOVANNI

PAPINI

6 Caro Papini,

soltanto per confermarle la mia lettera dell’altro giorno dove ho riportato la risposta di Thuile per la traduzione! . dle Saluti affettuosi Giuseppe Ungaretti 121 corso Garibaldi Milano

Biglietto postale, con timbro datato Milano 14.3.1915, indirizzato a « Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze». 1 Cfr. la lettera 5.

N

Caro Papini, vuol farmi una lista delle cose che preferirebbe veder tradotte? Non bisogna mandarla a monte questa traduzione. È difficile trovare un altro che riuscirebbe, come Thuile, ad amare le sue cose. I libri, li comprerà.

L’affetto che mi porta, e che mi manifesta anche a nome di Soffici! e di Palazzeschi? mi dà coraggio. Sto mettendo insieme una cosa, che credo superiore alle altre, più mia, e

gliela manderò appena sarà a posto.? Suo

Giuseppe Ungaretti 121 corso Garibaldi Milano

Su ritaglio di foglio grigio-azzurro, senza indirizzo né data. La richiesta della lista dei testi da tradurre è, con ogni probabilità, successiva alla risposta di Thuile, trascritta nella lettera

5 e confermata nella lettera 6. La nostra lettera sarà dunque successiva al 14 marzo 1915, data del timbro postale della lettera 6, e anteriore al giugno, mese previsto per un viaggio a Firenze annunciato nelle lettere 8 e 9, che ragioni interne di ordine logico (cfr. nella lettera 8: «aspetto quella lista») inducono a ritenere successive.

1915

11

! Ardengo Soffici (1879-1964) pittore, scrittore e critico d’arte. Trasferitosi a Parigi, dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze, partecipò attivamente ai movimenti di avanguardia letteraria e artistica della capitale francese, aderendo al cubismo e legandosi in particolare ad Apollinaire e a Picasso. Amico di Prezzolini e di Papini, al rientro in Italia collaborò al «Leonardo» e alla « Voce», contribuendo alla diffusione dell’impressionismo e del post-impressionismo francese. Dopo un'iniziale polemica, aderì al futurismo e ne ospitò i manifesti su «Lacerba», da lui n con Papini nel 1913. Durante la guerra e Miliinediaro dopoguerra, Ungaretti ebbe con lui un’intesa umana ed artistica senza riserve, come attestano da un lato i frequenti elogi contenuti nelle lettere a Papini e dall’altro il tono di quelle dirette a Soffici stesso (cfr. Lettere a Soffici e, per un’analisi di questa amicizia, l'introduzione di L. Piccioni). Ammirazione e stima rivelano anche le dichiarazio-

ni di quegli anni: si vedano, a titolo d'esempio, le pagine dedicate a Soffici in un articolo del 1920, Brève histoire de notre jeunesse («Don Quichotte », 6 giugno 1920, poi ripubblicato su «L’Esprit Nouveau» nel novembre dello stesso anno con il titolo La doctrine de «Lacerba», e ora in U 74, pp. 39-45). ? Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giurlani (1885-1974). Legato per un certo

periodo al futurismo, di cui aveva firmato nel 1909 il manifesto, collaborò alle riviste più importanti delle avanguardie di primo Novecento, «Poesia» di Marinetti, «Lacerba» e «La Voce». L’incontro parigino dell’anno precedente (cfr. lettera 1, nota 1) aveva segnato l’inizio di un’intensa amicizia tra i due (cfr. L. Piccioni, Ungarettiana, pp. 167-9), che traspare dai riferimenti, sempre improntati ad affetto e stima, delle lettere a Papini (cfr. le lettere 21, 92, 267 e soprattutto 275). Tali giudizi sono ribaditi nella corrispondenza con altri destinatari (si veda ad esempio la lettera a Soffici del 23 febbraio 1920, p. 79) e negli articoli di quegli anni (cfr. La doctrine de «Lacerba » cit., p. 45). E d’altro canto nota, e più volte denunciata, la suggestione palazzeschiana nei primi testi di Ungaretti (cfr. G. De Robertis, Forzzazione, pp. 405-9 e Rebay, Origini, pp. 39-46).

? Impossibile l’identificazione di questo testo, in assenza di più espliciti riferimenti.

8 Caro Papini, aspetto quella lista, e scriverò a Thuile di mandarle la piccola somma occorrente per l’acquisto dei libri. Verrò forse a Firenze in Giugno.! In questi giorni mi annoio terribilmente. suo Giuseppe Ungaretti 121, corso Garibaldi Milano

Su un foglietto, senza indirizzo né data. Di poco successiva alla lettera 7 (cfr. nota al testo relativa), sarà da collocare tra la fine di marzo e i primi di giugno del 1915.

! Di questo viaggio, promesso anche nella lettera 9, non si ha altra notizia (ma cfr. lettera 10, nota introduttiva).

LETTERE A GIOVANNI

12

PAPINI

9 Caro Papini,

Farò quella lista. Verrò a Firenze, probabilmente, in Giugno.! Le mando alcune cose mie. Le sono tanto riconoscente del bene che mi fà. Suo Ungaretti

121, corso Garibaldi Milano

Su ritaglio di foglio, senza indirizzo né data. L’affinità tematica e quasi letterale con la lettera 8 la colloca nella stessa area cronologica, tra la fine di marzo e l’inizio di giugno del 1915, dopo una risposta di Papini (evidentemente non ancora nota all'altezza della lettera 8), che delega a Ungaretti il compito di redigere la lista dei testi da tradurre. ! Cfr. lettera 8, nota 1. 2 Come in altri casi (cfr. le lettere 1 e 3) i manoscritti inviati non sono compresi nel

carteggio attualmente disponibile: non è dunque possibile identificare questi testi, a meno che un’indagine sistematica dell'archivio papiniano non riporti alla luce queste carte. Si può comunque ipotizzare che si tratti delle poesie uscite su « Lacerba» in quei mesi. Ciò spiegherebbe forse la sorte di questi manoscritti che, a differenza delle lettere d’accompagnamento scrupolosamente conservate dal destinatario, furono probabilmente perduti in tipografia. L'ipotesi sembra indirettamente confermata dal fatto che l’unico testo di questo periodo del quale è conservato l’autografo (lettera 11) non fu mai pubblicato in rivista.

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Caro Papini, grazie, e mi perdoni di non averle scritto prima, come avrei dovuto. Thuile mi scrive di essere in questi tempi più povero di Giobbe, e ambirebbe tuttora, più che mai, di essere il suo traduttore. Come fare a conci-

liare la povertà generale, e questo nostro dovere verso le lettere franco-italiane? La traduzione dovrebb’essere a posto per il principio della pace — di che pazzie oso parlarle — e nel frattempo si troverà. Qualcuno avrà qualche cosa, io o Thuile, e quei libri si acquisteranno.! Povertà generale, nel mondo. Non a Biella, per esempio, dove non incontro che spilorci, o arricchiti, è lo stesso. «La Closerie est un désert? — mi scrive Thuile — Paul Fort m’a écrit quelques lettres qui eussent fait honneur à l’ordre le plus mendiant de la terre.»

1915

13

Sono qui, aggregato a quest’ospedale, dichiarato inabile ai servizi di guerra. Sono spossato. Ma spero rimettermi. E spero esser in grado di raggiungere

il mio reggimento in gennaio. Mi voglia bene SUO

soldato

Giuseppe Ungaretti

aggregato ospedale militare Biella

Su un foglietto, senza indirizzo né data. La lettera appartiene con ogni probabilità all'estate del 1915, quando Ungaretti, assegnato al 53° reggimento di fanteria, si trova per qualche tempo all'ospedale militare di Biella. É comunque precedente al 23 ottobre 1915, data del timbro postale della lettera 11, che annuncia il rientro al reggimento di stanza a Vercelli. Il fatto che Ungaretti alluda alla mobilitazione e al reggimento, di cui non è traccia in nessuna lettera precedente, come a cosa nota fa suppotre o una lacuna nel carteggio o un incontro personale con Papini a Firenze (promesso nelle lettere 8 e 9, ma di cui non si ha altra notizia).

! Il problema dell’acquisto dei libri è già posto nelle lettere 7 e 8, nonché in una lettera allo stesso Thuile, che sembra l’antecedente necessario di questa a Papini: «Non abbandonate questo progetto. Scrivetemi presto, in proposito. Ditemi, che intendete fare per i libri? Se non fossi povero come Giobbe, ve li manderei io. Ma in questi tempi la povertà è la condizione generale degli italiani» (Le Trio des Damnés, p. 79, lettera 2, del 25.1.1915 secondo il curatore, ma a mio parere della fine di aprile). La lettera di Thuile a cui si allude

nella nostra sarà assai probabilmente la risposta a questa da me citata. 2 Si tratta del caffè parigino della Closerie des Lilas, luogo d’incontro di artisti e intellettuali (cfr. lettera 1, nota 1), ora dispersi dalla guerra. Su Paul Fort, organizzatore dei martedì alla Closerie, si veda la lettera 234, nota 22.

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

11 Carissimo Papini, oggi rientro al 53° fant. Vercelli! — Eccomi: Lusinga Piano risale alla consueta attesa

di godere Salda vertigine a vertigini si vela di una nuvola e s’incanta

Raggira il mondo in un polviscolo di sole si proietta sull’ombra ebro di libertà?

Suo con il solito grande affetto Giuseppe Ungaretti

Saluti a Jahier? a cui scriverò da Vercelli —

Cartolina postale, con timbro datato Biella 23.10.1915, indirizzata a Via Colletta, 10 / Firenze».

«Giovanni Papini /

! Assegnato in un primo tempo a questo reggimento, Ungaretti era stato poi inviato

all'ospedale militare di Biella per ragioni di salute (cfr. lettera 10). ? Inedito vivente l’autore; ora in Piccioni, Ungarettiana, pp. 193-4. Fra i testi inviati a

Papini nel 1915 è l’unico di cui si conserva il manoscritto. ? Piero Jahier (1884-1966), esponente tra i più significativi della cultura vociana e assi-

duo collaboratore della rivista dal 1909 al 1915 (cfr. lettera 12, nota 2), rappresentò per Ungaretti «il tramite con gli spiritualisti del gruppo vociano » (Luti, L'avanguardia fiorentina, p. 279; a ulteriore conferma, si veda qui la lettera 39, dove Ungaretti dice di essersi rivolto a lui per un libro su Towianski). Dopo l’incontro a Firenze, nell'autunno del 1912 (cfr. Piccioni, Vita, p. 63), Ungaretti, incaricato da Pea di definire le modalità di pubblicazione dello Spaventacchio nei «Quaderni» vociani, ebbe frequenti contatti epistolari e personali con Jahier, allora gerente e amministratore della «Libreria della Voce». Si veda a questo proposito una lettera a Jahier del 24 dicembre 1912, conservata nell’archivio Vallecchi e pubblicata dal Luti (i5/4e77), nonché una sua risposta, trascritta da Ungaretti in una lettera a Pea del gennaio-febbraio 1915 (lettera 30, in Lettere a Pea, p. 45; cfr. anche le lettere 31, 36, 37 e 39).

_ dat

1915

15

12

Caro Papini, è vicina, da un’ora all’altra, la partenza per il fronte! — Mi ricordo di lei, — uno dei ricordi più cari —, che m'ha incoraggiato a vivere; e spero di tornar vivo per dimostrarle la riconoscenza che le devo, e ai suoi amici. I vivi saranno con noi, dopo la guerra; noi, chi rimarrà di noi, che con lei, con Soffici, con Palazzeschi, con Jahier e con De Robertis? — non avvicino questi due nomi senza intenzione? — con Serra* e, in particolare, con Prezzolini?

hanno preparato questa miglior aria nostra, in Italia. Per ora, all’armi. E abbracci. Ungaretti 53° fanteria, 2° comp. Vercelli

Cartolina postale con timbro datato Vercelli 5.11.1915, indirizzata a «Giovanni Papini /10, Via Colletta / Firenze». 1 È questa infatti l’ultima cartolina da Vercelli: la successiva, del 5 dicembre, porta

l'indicazione «Zona di guerra». ? Giuseppe De Robertis (1888-1963), direttore della « Voce» dal 15 dicembre 1914 al 31 dicembre 1916, collaborò alla rivista con un’intensa attività di critica militante, note e saggi di grande finezza, poi raccolti in volume da E. Falqui ( Scritti vociani), fino alla brusca interruzione del 1916 (cfr. lettera 39, nota 12). Sul De Robertis vociano si veda l’informata

introduzione del Falqui al volume citato, e M. Bruscia, Alle origini del saper leggere, Bologna, Boni, 1978, pp. 3-41. Tra lui e Ungaretti, che si conoscono personalmente all’inizio del 1916 (cfr. lettera 30, nota 6), si stabilisce subito una profonda intesa, se già nel giugno

del 1916 Ungaretti scrive a Papini di aver «mandato le varianti a De Robertis » (lettera 45), aprendo «una “collaborazione” che ventisei anni dopo avrebbe riguardato tutta l’opera d’U. e si sarebbe concretata nell'edizione » delle Poesie disperse e dell'apparato critico delle varianti dell’A/legria e del Sentimento (cfr. D. De Robertis, Ungaretti e le varianti, p. 100). Per un’analisi più approfondita di questo rapporto è di importanza primaria il carteggio tra il critico e il poeta (Carteggio), nonché il saggio introduttivo di Domenico De Robertis (pp. IX-XV). 3 La collaborazione di Piero Jahier alla « Voce», molto assidua fino a pochi mesi prima (per vario tempo gerente responsabile e amministratore della « Libreria della Voce», nonché autore di articoli per la rivista e per l’A/manacco), si interrompe bruscamente dopo il 15 giugno 1915 (a. VII, n. 12). La frase di Ungaretti allude a una rottura con De Robertis e alla rinuncia a collaborare alla rivista, nonostante i tentativi di riconciliazione da parte del gruppo vociano (si veda al riguardo la lettera 30). A questo episodio si riferisce evidentemente Jahier, in uno scritto di molti anni dopo, Contromemorie vociane: «Io non avevo mescolato soltanto letteratura al movimento vociano. Ci avevo mescolato i fatti della mia vita. Dal ’15, quella partita si era dolorosamente chiusa» (in «Paragone», n. 56, agosto 1954, pp. 25-48; la citazione è a p. 31). 4 Renato Serra (1884-20 luglio 1915), scrittore e critico di mitica fama in vita e in

morte. Legato in particolare al «gruppo fiorentino» (la definizione è in una lettera a De

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Robertis del 20 marzo 1915, pubblicata sulla « Voce» del 15 aprile, pp. 538-43, nella quale Serra dichiara la sua posizione verso la rivista e i suoi collaboratori), pubblicò alcuni articoli sulla «Voce» di Prezzolini e fu l’ispiratore di quella di De Robertis, che riconosceva in lui una sorta di maestro e di guida spirituale e ne sollecitava l’aiuto e il consiglio (cfr. nell’Eps-

stolario le lettere a De Robertis dell’11 ottobre e del 29 dicembre 1914, del 4 marzo, del 20 marzo e del 9 giugno 1915, in particolare alle pp. 525-6, 540-5, 548-9, 585). In un bilancio molto più tardo, della «Voce» letteraria De Robertis scriverà: «Il modo, il tono suo fu sopra tutto un modo e un tono serriano, con tutte le possibili varietà e diversificazioni, s'intende. [...] ma con un’attenzione al fatto letterario dell’arte, alla tecnica, alla ‘lettura’, che risaliva a Serra » (Scrittori del Novecento, p. 365). L’allusione di Ungaretti a Serra, che egli conosceva solo indirettamente (e infatti non vi accenna in nessuna delle lettere conti-

gue al 20 luglio), è probabilmente da collegare con la recente pubblicazione (15 ottobre) di un numero doppio della « Voce » in suo onore (VII, nn. 15-16, con articoli e testimonianze degli amici vociani e con un’ampia bibliografia delle opere a cura di G. De Robertis). Per il giudizio di Ungaretti su Serra si vedano le lettere 47 e 50. ? Giuseppe Prezzolini (1882-1982), personaggio chiave nella cultura italiana del primo Novecento, nel 1908 fondò «La Voce», che diresse fino al novembre del 1914, raccoglien-

do intorno a sé le forze intellettuali più vive di quegli anni (lettere di vari collaboratori sono state da lui in parte raccolte in volume, e pubblicate nel 1960: I/ tempo della Voce). Ungaretti, che già nel 1911 gli inviava dall'Egitto lettere di ammirazione e di apprezzamento per «l’opera bella della “Voce” » (cfr. Rebay, Origini, p. 37), lo incontrò personalmente l’anno successivo a Firenze (Piccioni, Vita, pp. 63-5). La corrispondenza, con invio anche di testi poetici (cfr. Il terzpo della Voce, pp. 699-700, 705, 501; ora in Altre poesie ritrovate, U 70,

pp. 396-8 e 400), copre un arco di circa dieci anni, con lettere da Parigi (cfr. Luti, L’avanguardia fiorentina, p. 279), da Milano (cfr. Lettera a Prezzolini), dal fronte (cfr. Rebay, Origini, tav. 3 e 4, e pp. 36 nota 1, 39 nota, e 94) e ancora da Parigi (:5:4., p. 23; ora in Altre poesie ritrovate, U 70, p. 399), fino al deteriorarsi del rapporto (cfr. la lettera a Cecchi del 23 settembre 1922, in Ungarettiana, p. 172). Ma si veda l’elogio dell’animatore della «Voce» in uno scritto del 1923, Considérations sur la littérature italienne moderne (U 74, pp. 55-9, in particolare p. 58). ° Grazie all’intensa azione culturale d'avanguardia svolta dalle riviste fiorentine di primo Novecento: il «Leonardo» (1903-1907, fondato e diretto da Papini e Prezzolini), di

impostazione prevalentemente filosofica; «La Voce» di Prezzolini (1908-1914), animata da un ambizioso programma di educazione morale e politica; le riviste più propriamente letterarie e artistiche come « Lacerba» (1913-1915, fondata da Soffici e Papini), espressio-

ne per qualche tempo del futurismo del quale ospitò i manifesti,

e

«La Voce» bianca

(1914-1916, diretta da De Robertis), punto d’incontro della critica e della letteratura mili-

tante. Per un’ampia panoramica di questo periodo si rimanda alle introduzioni e alle bibliografie dei volumi editi da Einaudi con il titolo complessivo La cultura italiana del 900 attraverso le riviste (Torino, 1960-1963). L’affermazione di Ungaretti (e cfr. anche l’ultima

frase della lettera 47) ricorda un articolo di De Robertis, uscito sulla « Voce» qualche mese prima: « Abbiamo lavorato, lavoriamo e lavoreremo per il bene d’Italia, [...] per l’affermazione di un maggior diritto e coscienza di noi. [...] Domani o domani l’altro ci ritroveremo; e ai ritornanti forse sarà caro leggere, nella Voce di questi sei mesi, l’unica testimonianza di

poesia » (La Voce in tempo di guerra, a. VII, n. 12, 15 giugno 1915, pp. 770-1, la citazione è a p. 771; ora in Scritti vociani, pp. 189-91).

1915

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13

Carissimo Papini, ci siamo.! Le scriverò. Ma intanto mi dica di voler sempre bene al suo Giuseppe Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 5.12.1915, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / 8 [Compagnia] / Zona di guerra».

! Al fronte. È questa infatti la prima cartolina dalla zona di guerra.

14

Caro Papini, aspetto le sue parole. Solo, con serenità, ma solo. Mi venga incontro — Nebbia. Ma oggi s'è alzato uno splendore. Si vedono alleggerirsi quei monti. Una tenuità di cielo, ma così uguale quest’azzurro slavato, così uguali questi nostri attimi che ci si svanisce la nozione del tempo. Proviamo l’avversione della terra, oggi mi alletta quella confetteria di monti. Così uguale

anche la speranza. Le voglio tanto bene, amico mio

SG Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 16.12.1915, indirizzata a « Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / 8 [Compagnia] / Zona di Guerra».

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Caro Papini, ho aspettato con desiderio un suo biglietto. Sapesse in che deserto mi trovo. Ho ricevuto da Parigi «Le Journal des Ecrivains».! È la sola carta

stampata che mi sia pervenuta, da settimane. A darmi notizie di morti! Ho

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

fatto le mie giornate di trincea, sulla cresta d’un monte, affogato nel fango. Ma questo sarebbe nulla. La guerra attuale io l'ho augurata.? È altro che mi deprime. Tornato in Italia ne scriverò. Per ora, tranne quando trascino il mio corpo riottoso a combattere, sono un decaduto, suo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 31.12.1915, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra ». ! L’esito negativo di ogni ricerca, in biblioteche, cataloghi a stampa e repertori specializzati, mi induce a sospettare dell’esistenza effettiva di questa rivista e a ipotizzare un errore di memoria o un /apsus di Ungaretti: «Journal des Ecrivains» invece di «Bulletin des Ecrivains» (per cui cfr. lettera 91, nota 1).

? Di ritorno dalla Francia, nel ’14, Ungaretti aveva partecipato attivamente alla campagna interventista in Versilia (cfr. Piccioni, Vita, pp. 82-4).

1916

16

Caro Papini, già così lontani i giorni della vostra compagnia.! Domattina rivado su. Quando sarò più calmo, ti scriverò di più e scriverò a Thuile. Salutami tutti. Scrivimi. tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 16.3.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, Via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra ». ! Tra questa lettera e la precedente intercorre un lungo intervallo, in cui cade l’incontro, a Firenze, con Papini e altri del gruppo vociano, di cui è menzione esplicita in una lettera a Carrà del 19 marzo 1916 (Lettere a Carrà, p. 417). L'abbandono della forma di cortesia «lei» è indizio di una nuova familiarità. Cfr. anche lettera 89 (nota 9).

17 Caro Papini, ti scrivo per rendermi conto di me stesso. Quanto sacrifizio ci vorrà ancora per vincere? Si misura colla mia vita? Posta così la mia vita è

insignificante. Ma sono implicato; sono aggiogato alla guerra. La guerra, dopo due anni! — per me Francia e Italia è tutt'uno — ci costa troppo, per fermarci senza frutto. E mi attacco alla mia vita con disperazione; non posso stare in quest’azzardo di cedere tutto per nulla, senza sgomento. Eccomi, Papini. Perché la morte significa annullarmi, per me, ho paura di morire, e forse dovrò presto morire. Ha ricevuto la «Voce» il mio vaglia di 20 lire? Spedirò altro quando andremo a riposo, se ci sarò. Tuo Ungaretti Scrivetemi, scrivetemi.

20

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 23.3.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra».

! A partire dalla dichiarazione di guerra della Germania alla Francia (2 agosto 1914).

18

Caro Papini, allo svolto di una solita giornata, in un canto di rupi, c'è composto un tumulo di fango, e c’è sul fulvo, discreto nell'ombra della sera, una crocina pallida, e s'intrecciano a rami di pino, a mosaico queste parole gentili: «A tre fratelli del 19». tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.3.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra».

19

Caro Papini, i miei compagni scrivono, accoccolati nelle tane, in mezzo a un fracasso ch’è ormai, per noi, una monotonia.

Per ammazzare il tempo fermo quest’altro foglietto. In sé le lettere dei soldati sono la cosa meno spontanea di questa terra. In generale, perché c’è chi indovina delle espressioni efficaci come questa: «i 305 passano sulle nostre teste come treni». — Ma le pappolate di un Barzini o di un Civinini,! ridotte così a smorfie, acquistano un interesse, riescono corrosive. L’arte, mi confesso, è in quella scaltrezza e persuasione di grandi che occorre per discernere e provare la piena grazia d’un atto di bimbo. tuo Ungaretti

1916

21

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.3.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8°? [Compagnia] / Zona di Guerra». ! Giudizio fortemente limitativo di due dei più celebri giornalisti del tempo, Luigi Barzini (1874-1947) e Guelfo Civinini (1873-1954), entrambi redattori del «Corriere della Sera» e inviati speciali durante la prima guerra mondiale. Gli articoli del Barzini (per cui

cfr. nel Dizionario Biografico degli Italiani la voce corrispondente, a cura di P. Melograni) venivano riuniti in volume di anno in anno: basti citare A/ fronte (maggio-ottobre 1915),

Milano 1915, e La guerra d’Italia. Gennaio-giugno 1916. Sui monti, nel cielo e nel mare, ibid. 1916. Le corrispondenze del Civinini furono invece raccolte nel 1917 in Viaggio intorno alla guerra: dall’Egeo al Baltico (luglio 1915-marzo 1916), Milano, Treves, 1917. Lo stesso termine è usato nei Consigli del libraio del 15 dicembre 1915 («La Voce», a. VII, n. 18), nella parte dedicata ai libri sulla guerra (dove tra l’altro si cita il volume del Barzini, A/ fronte), a proposito di un «libro serio» di C. Battisti al quale si contrappongono «tante pappolate retoriche ».

20 Caro Papini, stacco, per te, un altro foglietto di diario:

Rifluire di ricordi nell’aria d’un sogno

Leggermi trasecolato la vita in questo vuoto!

tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.3.1916, indiriz-

zata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8? [Compagnia] / Zona di Guerra ». 1 Inedito vivente l’autore; ora in Piccioni, Ungarettiana, p. 194.

22

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

21

Carissimo Papini, ho ricevuto la tua lettera e mi ha fatto bene. Anche Carrà! mi ha scritto con amicizia che mi ha commosso. Ho bisogno di sentirmi molto vicini i pochi che amo profondamente. Lo dirai a De Robertis, a Soffici, a Palazzeschi, a Prezzolini — gli ho scritto, ma non so il suo indirizzo preciso. Ho indirizzato, forse male, al 54° fant. a Novara.

Ti mando una poesia che mi pare bella? È sincera in tutti i casi ed è mia quindi come tutte le cose che vengono dal cuore. Mi pare, anche in arte, questo della sincerità, il merito principale. Ti abbraccio. - Vuoi mandarmi dei libri? Mi farai piacere. Manderò alla Voce un vaglia appena sarà possibile. Mandatemi la Voce, raccomandata, diverse copie questa volta.

tuo

Ungaretti

Su ritaglio di foglio, senza indirizzo né data, ma certamente compresa tra gli ultimi di marzo e i primi di aprile del 1916. In ogni caso anteriore al 6 aprile, data delle lettere 22 e 23, nelle quali è richiesto, con formula analoga ripetuta ossessivamente, l’invio dell’ultimo numero della « Voce» (cfr. qui nota 3), e per giunta ne è lamentato il mancato arrivo. ! Carlo Carrà (1881-1966). Esponente tra i più significativi della pittura italiana del Novecento, ebbe una posizione di rilievo nel movimento futurista, firmandone tra l’altro il manifesto del 1909, con Boccioni e Marinetti. Preziosa testimonianza della sua amicizia con Ungaretti sono ora le Lettere a Carrà.

? Testo non compreso nel carteggio attualmente disponibile e non facilmente identificabile. ? La richiesta di più copie si spiega con la presenza, in questo numero della rivista (a. VII, n. 3,31 marzo 1916, pp. 133-4), di una poesia di Ungaretti, Lindoro di deserto (poi in Porto Sepolto, p. 10; ora in Allegria, U 70, p. 24).

22

Carissimo Papini, non ho ricevuto la Voce. Fammela mandare — diverse copie — raccomandata. Ritornami questa lettera? Ti abbraccio Ungaretti 8° Comp. 19 fant.

Zona Guerra

1916

23

Dalla Francia mi scrivono: «presto tutti gli alleati manderanno uomini quassù per la Vittoria. E poi, sapete? la Rumania interviene il 1° Maggio ».3 E altro, col cuore gonfio di speranza! Caro Papini, fosse vero che presto si finirà! Questa guerra non è eroismo è pazienza.

Ho in orrore la pazienza!*

tuo Unga

Su foglio senza righe, in appendice alla lettera di Thuile del 26 marzo 1916, senza indirizzo né data, ma scritta lo stesso giorno della lettera 23 (timbro postale del 6 aprile 1916), come indica l'esordio di quest’ultima. ! Cfr. lettera 21, nota 3.

? La lettera di Thuile, evidentemente mai restituita, di cui si dà qui di seguito la trascrizione integrale. 26 Mars 1916 Mon Cher Ungaretti, jJ'etais bien inquiet, savez-vous, avant votre lettre. Il me semblait que vous n’existiez plus ou que vous souffriez quelque part. Nos douleurs, nos craintes, sont gouvernées sans doute comme nos amours, par quelque Dieu capricieux qui nous devra d’étre éternel. Y pensez-vous? J'ai une imagination qui se soumet à la terreur et qui n’a jamais su, la malheu-

reuse, se rassasier de mets agréables. Vos lettres me font un gran bien, Ungaretti, et j'estimerai assez mes pauvres livres s’ils m’ont donné un ami dont la pensée m’accompagne comme la votre. Mais ne vous étes-vous

pas laissé dire que l’un de nos aieux fut contraint par le méme Dieu inquiet dont sans doute je vous parlais, de bràler et d’adorer è la fois l’objet des ses idéalités passées et présentes? La transfusion à laissé des traces dans les cerveaux des descendants du roi barbare et nous ne serions pas ce que nous sommes si nous n’obéissions pas à des ordres répétées par une bouche aussi lointaine? Qu’en pensez-vous? n’appelerez-vous point cela histoire ou méme d’un nom plus exécré? (Littérature). Parlez-moi des vos amitiés et de votre vie. Jaime tout ce que vous aimez, et Papini, et

Jahier, et meme Péa. Jahier me parlait autrefois à Florence de troubles dont la métaphysique m’était alors indifférente et dont le spectre semblerait me menacer aujourd’hui. Helas! Je ne vis plus sous les étoiles ni sous le soleil qui illuminait alors des espaces blancs et tranquilles. Ungaretti, frappons-nous la poitrine pendant que nous vivons, et que s’agite encore le doux remords qui rend la vie tolérable. Aujourd’hui, penché sur mon coeur, je crie: «ma peine, ma peine!» comme autrefois criait dans le désert nu le prophète se désolant des maigreurs. Je vous embrasse bien affectueusement Jean L. Thuile 3 Di fatto la Romania intervenne qualche mese più tardi, il 27 agosto 1916.

LETTERE

24

A GIOVANNI

PAPINI

4 La frase riaffiora in un articolo del 30 dicembre 1917, Zona di guerra (Vivendo con il popolo), pubblicato sul «Tempo» il 4 gennaio 1918: « Abbiamo in orrore la pazienza » (ora in U 74, pp. 5-9; la citazione è a p. 9). Cfr. anche lettera 132, nota 5.

23

Carissimo Papini, ti ho mandato stama[n]i, una lettera [di] Thuile.! Ritorna-

mela, ché devo rispondergli. Appena terminata la guerra, se sarò vivo, andrò a Parigi, e ci metteremo al lavoro della traduzione? Papini è un accordo. Ti abbraccio, con nostalgia della mia più intima Italia. Vostro Ungaretti

Mandatemi la Voce. Non l’ho ancora ricevuta. Raccomandata più copie?

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 6.4.1916, indirizzata al «Signor Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra». "Gi (cada 22, nota 2. 2 Per questa traduzione francese di scritti papiniani, mai realizzata, si veda la nota introduttiva della lettera 2. 3 Cfr. lettera 21, nota 3.

24 Carissimo Papini,

perché non mi dici nulla? Sai il bene che mi fai, avvicinandoti a questo soldato, tanto solo, fra tanta gente. Finalmente ho ricevuto una copia di quel numero della Voce. In frincea me l'avevano trattenuta, colle altre che sono andate perdute, gli ufficiali della mia compagnia. Ti mando una cosa che amo tanto.! L’amerai? Che ne dirà De Robertis? E Soffici? Son cose che hanno il pregio di rimettermi alla vita. Per questo bene mi son care; domani non ci penserò più

tuo

Giuseppe Ungaretti

1916

25

Mi manderete raccomandate alcune copie di quel numero della Voce?? E mi manderete, in seguito, raccomandata la Voce? — / Avete mandato la Voce a mio fratello.3 Anche la «Politica ».4 Mi scrive che

spedirà l’abb. appena le riceverà —

Su foglio non rigato, piegato in due e scritto sulle due facciate esterne. Senza indirizzo né data. Compresa tra il 6 aprile 1916 — data del timbro postale della lettera 23, che ancora sollecita l’invio del sospirato numero della «Voce» di cui qui si annuncia l’arrivo — e 1°8 dello stesso mese, data del timbro postale della lettera 25, che non ne fa più cenno. ! Testo non compreso nel carteggio attualmente disponibile, e di impossibile identificazione. ? Cfr. lettera 21, nota 3.

? Costantino, di otto anni maggiore del poeta, rimasto in Egitto. 4 «La Voce» edizione politica era uscita con regolarità solo dal maggio al dicembre 1915 (diretta in un primo tempo da Prezzolini e in seguito da Antonio De Viti De Marco).

25

Carissimo Papini, è il nostro turno di riposo.! Riprendo forze: tranquillità. Dormo come si può in primavera, quando si sta bene, con completo abbandono. Riprenderò il mio posto con tutto il coraggio necessario. Bisogna vincere.

Viva la Francia. ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.4.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze». Mittente «Ungaretti Giuseppe / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra». ! Una ventina di giorni trascorsi a Versa, come attestano A riposo e Fase d'Oriente, datati « Versa il 27 Aprile 1916» (cfr. Porto Sepolto, pp. 12 e 13; ora in Allegria, U 70, pp. 26 e 27). La fine di questo turno di riposo è registrata nella lettera 30 (timbro postale del 28.4.1916).

LETTERE

26

A GIOVANNI PAPINI

26 Carissimo Papini,

Apollinaire ferito gravemente al capo,! a Verdun? — mi scrivono da Parigi. E poi null’altro, null’altro. Oggi tristezza. Tiiabbracao tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 15.4.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze ».

! Guillaume Apollinaire (1880-1918), capofila dei più avanzati movimenti artistici francesi, amico di Jarry, Salmon, Max Jacob, Picasso, e legato strettamente alle avanguardie

italiane e ai suoi esponenti, in particolare a Soffici, aveva tra l’altro collaborato a « Lacerba»

e alla « Voce»

(cfr. lettera 227). Arruolatosi, benché apolide, nell’esercito francese, fu

colpito da una scheggia di granata il pomeriggio del 17 marzo 1916 e due mesi dopo dovette subire la trapanazione del cranio (cfr. lettera 37). La sua attività, ripresa dopo la convalescenza, sarà bruscamente interrotta di lì a due anni dalla morte (per la descrizione dell'amico morto e dei funerali, che ricorre ossessivamente nelle pagine di Ungaretti, si veda la lettera 227 e la nota 1). L’amicizia tra i due, che risaliva al primo soggiorno parigino di Ungaretti, diverrà via via più intensa durante l’ultimo anno di guerra, quando il trasferimento di Ungaretti sul fronte francese gli consentirà frequenti visite a Parigi (cfr. le lettere di quel periodo, soprattutto le lettere 201-208): le tappe di quell’amicizia, sono rievocate, tra l’altro, in un discorso del 1967, Guillaume Apollinaire (ora in U 74, pp. 615-9) e nelle Note (p. 511-2). Per la questione dei debiti letterari verso Apollinaire — del quale Ungaretti scriveva a Pea già nel 1913, sottolineando l’originalità di A/coo/s (Lettere a Pea, lettera 37, p. 52), e che in una delle nostre lettere chiama «Maestro»

(lettera 230) — si vedano le

diverse posizioni di Rebay (Origini, pp. 70-103) e di Ossola (Ungaretti, pp. 203-5). ? Teatro in quei mesi di una violentissima offensiva tedesca.

27 Caro Papini, oggi è Pasqua, una domenica banale, e piove. Ma tu avessi visto,

stamani, i nostri soldati, imiei compagni, come fissavano il loro mondo custodito, con che smarrimento si ritrovavano per le strade di questo villaggio «redento ».! Cari miei compagni. Sfilavano ieri snelli alla cadenza dei loro passi risoluti, amabili. E hanno guardato in viso la morte, senza sapere perché, e hanno ripreso il monte «aspro», i più ingegnosi i più mansueti i più impe-

1916

27

tuosi i più generosi — non sanno perché — ricostruttori di questa terra, italiani. Come era bello il capitano di 23 anni, alto due metri, che, cavalcando, iniziava

la marcia. Come era bello il capitano Cremona. Compatire compatire e conpatire, a questa principale bontà iniziamoci, ritroviamoci uomini intensamente.

Mio fratello è di 3* categoria dell’80. Immaginati come dovrà lasciare sbalestrate le nostre cose,* coll’immensità che la guerra ha dato a quel benedetto Mediterraneo. tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.4.1916, ma scritta il 23 aprile, giorno di Pasqua. Indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze»; mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra ». ! Versa (cfr. lettera 25, nota 1).

? Probabilmente il San Michele. 3 Cfr. lettera 167, nota 8. La sua morte è annunciata nella lettera 147 (nota 3).

4 Fino al 1920 il contingente annuo di leva era diviso in tre sezioni, con obblighi diversi, in base alle condizioni della famiglia. La 3° categoria, alla quale apparteneva il fratello di Ungaretti, di solito non prestava servizio militare. La chiamata alle armi, che qui si paventa, lo avrebbe costretto ad abbandonare Alessandria, dove la madre gestiva un forno. In realtà ne sarà esonerato per una grave malattia agli occhi: cfr. lettera 41 (nota 4).

28

Caro Papini, ti farà piacere saperlo? Ho incontrato quassù della gente che ti vuol bene. Il cappellano del Reggimento, un giovine calabrese — devo averti detto che questo è un reggimento calabrese — mi ha ridetto tue poesie, con gli occhi lucidi, e mi ha raccontato di un sergente del 20° — ch’è stato ucciso — che leggeva, commovendo i soldati, le tue 100 pagine,! sdraiato sul suo giaciglio in uno di questi fienili. Ho incontrato un soldato, un facchino, una bella nobile

anima,? che in un taccuino s’è ricopiato cose tue e di Panzini.? Ho incontrato un Serra, un ufficiale delicato,* che ti sà a memoria. Ho incontrato un tenente calabrese della 5? compagnia, tutto tormentato, che ti cercava nei suoi dubbi

senza soluzione. Vedi Papini, vedi che l’Italia nostra è nostra. Vedi Papini. Tuo Ungaretti

28

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 25.4.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra».

! Cento pagine di poesia, Firenze, Libreria della Voce, 1915. 2 Cfr. lettera 42. 3 Alfredo Panzini (1863-1939), autore di numerosi romanzi e novelle, e antologista di

classici italiani e latini, collaborò anche a riviste e giornali (soprattutto all’«Illustrazione italiana» di Treves, alla « Nuova Antologia », dal 1924, al «Corriere della Sera»). Scrittore di estrema misura formale, non poteva trovare credito in anni di imperante dannunzianesimo. E proprio in funzione antidannunziana è scoperto e sostenuto dalla generazione vociana. Cecchi ne scrive sulla «Voce» il 17 febbraio 1910 (a. II, n. 10; poi in Scritti critici,

Ancona, Puccini, 1912) e sulla «Tribuna» il 25 febbraio e il 27 maggio 1914. Serra gli dedica nel 1910 un saggio illuminante, A/fredo Panzini («La Romagna», maggio-giugno 1910, n. 5-6; ora in Scritti letterari, pp. 117-54). Papini gli dedica un capitolo assai benevolo nelle Stroncature (ora in Opere, IV, pp. 837-43). La

favorevolmente nei Consigli

«Voce» di De Robertis recensisce

del libraio le sue opere di questi anni, I/ romanzo della guerra

nell’anno 1914 (Forlì, 1914), Donne, madonne e bimbi (Milano, 1914), rispettivamente nei

numeri del 15 dicembre 1914 (a. VII, n. 1, p. 73) e del 30 gennaio 1915 (a. VII, n. 4, pp. 268-9), e la Madonna di Mamà (per cui cfr. lettera 53, nota 1). E dunque comprensibile l'entusiasmo di Ungaretti (cfr. le lettere 53, 54, 57 e 73 di questi mesi, e la 267 del 1920) per

un autore la cui conoscenza è mediata appunto dal gruppo vociano (cfr. nella lettera 53: «ho letto “la Madonna di Mamà”, il primo libro di Panzini che leggo »), e in particolare da Papini (cfr. nella lettera 65: «l'amaro Panzini che ami»).

4 Il «gentile» Ettore Serra, editore del Porto Sepolto. L'incontro fu più volte rievocato da entrambi. Si veda la testimonianza di Serra, Come divenni editore di Ungaretti, uscita il 4

ottobre 1933 sul «Corriere padano» di Ferrara e ora parzialmente ristampata in U 74, pp. 923-5. Di Ungaretti basti citare Ricordo del primo incontro con Ettore Serra e della stampa del 1916 del « Porto Sepolto», in Ettore Serra, Stambul ed altri paesi, Genova 1936, ora in U

74, pp. 281-2. Un affettuoso ritratto di Serra si legge nella lettera 94.

29

Caro Papini, anche questo turno di riposo sta per finire. Sono in perfetta

tranquillità. Non dimentico voi altri che mi avete detto parole buone; non dimenticatemi. Vostro Giuseppe Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 25.4.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra».

1916

29

30 Papini, stasera si parte.! Ti ho scritto ieri, amaro? non per nessuno, per me

che non mi posso sciogliere in qualche modo; mi contraggo in un pianto ch'è una pietra,} e dei giorni lunghi così è terribile. Lavori? E De Robertis, e Soffici, e Sbarbaro* e Carrà? La mia Voce, che se ci si mettesse anche Palazzeschi, e ci tornasse Jahier,* e Prezzolini vi comparisse più spesso, sarebbe la cosa più essenziale d’umanità moderna suscitata in Europa. De Robertis, come lo ricordo,$ tutto raggrumato in un suo martirio di

perfettibilità.? Gli voglio bene, diglielo. E non pensate a me scrittore o poeta, che farò anche delle porcherie — e in questo sfacelo d’animo come rintracciarsi (?) a modo — ch'è poi affar mio, e il risarcimento me lo esigerò da me, e mi purificherò se ci passerà su il tempo; ma mi mancherà? Ti abbraccio Giuseppe Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 28.4.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Ungaretti Giuseppe / soldato / 19° fanteria / 8? [Compagnia] / Zona di Guerra ».

! Da Versa, dove avevano trascorso il turno di riposo. ? Ragioni di carattere tematico impediscono di riferire tale epiteto alla cartolina precedente e lasciano supporre una lacuna nel carteggio. La lettera mancante doveva contenere dei testi poetici, se, come è probabile, si tratta della stessa menzionata nella lettera 31, anch’essa perduta e di identica collocazione temporale: «il giorno prima», ricordato là a proposito dell’invio di Parabola (per cui cfr. lettera 31, nota 1), coincide infatti con il penultimo giorno di permanenza a Versa, l’«ieri» appunto dell’esordio. 3 Anticipo dei vv. 9-11 di Sono una creatura, del 5 agosto 1916 : « come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede» (Porto Sepolto, p. 31; ora in Allegria, U 70, p. 41). Da avvicinare anche alla lettera a Marone del 23 aprile 1916: « quel terribile pianto che non si scioglie — che sempre più ti pietrifica dentro» (Lettere a Marone, p. 42). 4 Camillo Sbarbaro (1888-1967) collaborò con testi poetici e prose liriche a varie riviste del primo Novecento, tra le quali « La Riviera Ligure », «Lacerba », «La Voce » di Prezzolini e «La Voce» di De Robertis. Nelle edizioni della Libreria della Voce uscì nel 1914 la raccolta di liriche Piarissizzo. Si veda anche l'apprezzamento espresso nella lettera 92. ? Cfr. lettera 12, nota 3. 6 Allusione a un incontro da collocare con ogni probabilità durante la licenza trascorsa a Firenze all’inizio del 1916 (cfr. lettera 16, nota 1).

? E pochi giorni dopo «aggrottato» (lettera 31). L'immagine di Ungaretti è ben congrua con quella che di sé dà lo stesso De Robertis nella « Voce» del 15 novembre 1915: «non ci siamo ancora consolati con illusioni di felicità. [...] E il cercare; anche se non

arriveremo; è più bello che l’accomodarsi; contenti della sorte; [...] La strada alla perfezio-

30

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

ne è impervia» (La Voce nel 1916 [con una parentesi quadra] a. VII, n. 17, pp. 1090-9; la citazione è alle pp. 1092-3; ora in Scritti vociani, pp. 417-29; la cit. alle pp. 420-1).

31

Caro Papini, sei buono. Poco prima che si risalisse quassù — il giorno prima ti avevo mandato «Parabola»! — Marone — non so nulla di lui; mi è parso garbato — mi ha invitato alla «Diana».? Gli ho subito risposto di no, spiegandogli questo mio animo che sai. Non rinnego né «Fase d’Oriente» né « Parabola»; c’è stata una gioia, ma una gioia di sfinimento. Mi sento proprio deserto, oggi. E intanto da Parigi — a Parigi si riceve, vedo, la Voce, e si giudica, meglio che da noi, un grande onore esservi accolto - qualcuno che mi vuol bene, mi scriveva: «Je suis content qu’on vous reconnaisse un talent qui existe et qui n’était pas assez reconnu».}

Quanta fatica ha fatto il povero Thuile a mettere insieme quell’articolo. Lì, Thuile non si può giudicare. Ma avrai visto come traduce.4 Che meravigliosa fusione di parole francesi ricaverà dalle tue cose più genuine e che ti sembrano meno transponibili5 vedrai. - Mi metti in mente, annunziandomi la tua cosa sul Don Chisciotte, che Thuile ha scritto su Sancio, una narrazione,

tuttora inedita, d’un umorismo atroce.” — Ma un’opera di una serenità immensa, che vorrei paragonare — se i paragoni non fossero sempre profanazioni — al

nostro Serra8 e a Cézanne,? è «Plénitudes dans la vie ».!° Uscirà dopo la guerra. Saluti affettuosi all’aggrottato De Robertis.!! Ti abbraccio Tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 3.5.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di Guerra».

! Questo testo, composto e inviato a Papini intorno al 27-28 aprile (cfr. lettera 30, nota

2) e citato qui insieme con Fase d’Oriente (U 70, p. 27), è da identificare con A riposo (U

70, p. 26), l’altra poesia del Porto Sepolto datata « Versa il 27 Aprile» e mai ricordata con

1916

31

questo titolo nelle lettere di questi giorni. Il titolo originario, Parabola, già caduto nella stampa di pochi mesi dopo, andò perduto insieme con la prima stesura affidata a una cartolina postale non conservata. L'esistenza di una redazione di A riposo precedente a quella della stampa sembra trovar conferma nell’articolo già citato di E. Serra (lettera 28, nota 4), dove il primo verso di questa poesia suona «Chi mi condurrà pei campi» e non «Chi mi accompagnerà pei campi» (diversamente Rebay-Diacono, U 74, p. 925, e Ossola, Porto, p. 51). La congruenza metaforica tra il presunto titolo originario e il testo attuale è assicurata da numerosi elementi del lessico («flessuosa» v. 4, «inclinazione» v. 6, «si dilatano» v. 8, «volta» v. 11, «piombo in me» v. 13). ? Gherardo Marone (1891-1962) fondò e diresse, a Napoli, la rivista «La Diana»

(1915-1917), alla quale collaborarono oltre ai giovani letterati napoletani e agli intellettuali della «Voce», personaggi di grande rilievo sulla scena culturale italiana (per Croce e Di Giacomo cfr. lettera 46) ed europea, come Unamuno e Tzara. Ungaretti, dopo un iniziale rifiuto (cfr. la lettera del 23 aprile 1916, in Lettere a Marone, p. 42), si lasciò convincere dall’affettuosa insistenza di Marone e accettò di pubblicare sulla sua rivista alcune poesie (a. II, nn. 5, 7, 8, 9-10, 11-12). Partecipò anche con quindici testi all’Antologia della Diana, pur esprimendo qualche riserva e mostrando talvolta una certa riluttanza a collaborare alla rivista (cfr. le lettere 49 e 95). Benché non sempre ne approvasse le scelte (cfr. anche le lettere 94 e 126), Ungaretti ebbe per Marone in questi anni un atteggiamento di sollecita attenzione (cfr. le lettere 85, 102, 108, 127), in nome di una stima e di una amicizia recipro-

che, rinsaldate dal periodo trascorso a Napoli durante la licenza del Natale 1916 (cfr. lettere 84-6). Per i particolari di questa amicizia e ulteriori notizie sulla « Diana» e sul suo direttore, si vedano nelle Lettere a Marone il saggio introduttivo di L. Piccioni e le varie appendici al volume. } Riferimento implicito alla recente pubblicazione sulla «Voce» di Lindoro di deserto (cfr. lettera 21, nota 4). 4 Non si ha altra notizia di questo scritto, evidentemente inviato a Papini e già noto a Ungaretti. 5 Francesismo morfologico per il prefisso, più volte riscontrabile nelle lettere a Papini (cfr. «transfusione», lettera 84; «transfonderla », lettera 97, e così via) e in genere nella prosa epistolare di quegli anni (cfr. Lettere a Carrà, p. 417: «transposizione »), ma presente anche in alcuni testi in versi e in prosa dati alle stampe in quel periodo. È il caso, per esempio, del «transmuto » di Annientamento (Porto Sepolto, pp. 14-5, v. 28), poi corretto nella forma usuale (U 70, p. 30), e del «transfigurava » di un saggio pubblicato nel 1919 (U

74, p. 20).

6 Cfr. lettera 39, nota 1. ? A quanto mi risulta mai data alle stampe. 8 Certamente Renato Serra, e non Ettore Serra incontrato per la prima volta pochi

giorni prima (cfr. lettera 28). ? Paul Cézanne (1839-1906), «l’impressionista veramente glorioso» (U 74, p. 355),

rappresentante dell’estrema evoluzione della scuola e insieme punto di partenza delle esperienze pittoriche successive, fu avvertito come precursore e maestro dalla prima generazione novecentesca. L’apprezzamento di Ungaretti, verosimilmente mutuato dall'ambiente artistico parigino e dall'amico Soffici, che ne aveva scritto prima della guerra (cfr. Pittura,

poesia, e un po’ di strada, U 74, p. 24), non verrà mai meno, acquistando anzi un carattere

di sicura consapevolezza teorica nei saggi degli anni successivi, dove Cézanne è colui che ha

«riassunto e non chiuso ma rinnovato, dando loro un valore del tutto diverso, le ricerche

LETTERE

32

A GIOVANNI

PAPINI

dell’800 e aperto le vie a nuove ricerche» (Difficoltà della poesia, U 74, pp. 794-5; cfr. anche A proposito di crisi del linguaggio, U 74, p. 832). 10 Cfr. lettera 2, nota 4. 11 Cfr. lettera 30, nota 7.

32 Ti ho scritto ieri,

Sono in pena in pena per Palazzeschi. Come farebbe a resistere.! Se potete impedire, fate di tutto. Lui così gracile. Tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 6.5.1916. La mia lettura della cifra dell’anno, incerta tra 1916 e 1918, è autorizzata dall’indirizzo di Papini, Firenze e non Roma come nelle lettere del maggio 1918, e dall'indicazione della Compagnia di Ungaretti, 8°, presente in molte lettere del maggio 1916, ma sempre assente in quelle del corrispondente periodo 1918. Indirizzata a « Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze», mittente «Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fant. / 8*? [Compagnia] / Zona di guerra ».

! Preoccupazione relativa forse all'imminente chiamata alle armi di Palazzeschi, che gli sarà notificata ufficialmente nel luglio 1916, come soldato semplice nel III Reggimento del Genio, Telegrafisti (cfr. A/do Palazzeschi, pp. 21-2, n. 78).

33

Caro Papini, non siamo più al posto di due volte fa: capirai subito: l’altro nome di Santo, lì vicino.! All’alba c’è stato un putiferio del diavolo. C'è molto fervore in tutti. I soldati arrabbiano dall’appetito: vitto abbondante del resto: divorerebbero anche i sassi. Io mangio meno d’un uccello. Di salute non va troppo bene, ma il morale mi si rimette un po”. Ti abbraccio tuo Ungaretti

1916

33

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 9.5 .1916, indiriz-

zata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / 8* [Compagnia] / Zona di guerra».

! Uno dei paesi sul fronte dell’Isonzo (San Martino del Carso o San Pietro dell’Isonz0?) diverso da quello dove Ungaretti era rientrato subito dopo il turno di riposo: il « posto di due volte fa » sarà invece quello genericamente alluso («si risalisse quassù») nella penultima lettera (lettera 31).

34

Caro Papini, stamani mi sono aggirato per questi budelli;! c'è una fila ininterrotta di uomini stesi in lungo addosso a una parete; rasento l’altra per passare; la sola luce delle feritoie; un uomo erra di feritoia in feritoia, il fucile imbracciato, cercando la preda; in certi punti i nemici sono a tre metri; ora riposano; c'è una gran quiete. Non ho ancora ricevuto la Voce;? forse domani.

Salutami De Robertis e Palazzecchi Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 10.5.1916. La cifra del mese è di lettura incerta, 5 o 6, né soccorrono i due timbri dell’ufficio postale di Firenze, diversi e contraddittori, datati l’uno 12.5.1916 e l’altro 12.6.1916. Tuttavia l’accenno al mancato arrivo della « Voce», costante nelle lettere che precedono il 24 maggio (lettera 39), consente di optare con sicurezza per questo mese. Indirizzata a « Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze», mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di Guerra». ! Lo stesso termine ritorna in un componimento di pochi mesi dopo, Pellegrinaggio: «In agguato / in questi budelli / di macerie » (Porto Sepolto, p. 37, vv. 1-3; ora in U 70, p. 46, dove si legge però « queste budella »). Il testo della lettera, tematicamente prossimo alla prima strofa di questa poesia, contiene inoltre, come non ha mancato di segnalare Ossola (Porto, p. 181), la parola concorrente con «budelli», «parete», utilizzata in una stesura precedente a quella della stampa, inviata a Papini il 27 agosto 1916: «Tra due pareti di macerie» (cfr. lettera 67). 2 Quienelle lettere successive (lettere 35-39) Ungaretti si riferisce al numero del 30 aprile 1916 (a. VIII, n. 4), sul quale era uscito un articolo di Papini (cfr. lettera 39, nota 1).

34

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

35 Caro Papini, l’altro giorno mi ha scritto Thuile; si lamenta di non avere ancora ricevuto

la Voce. Anch'io non l’ho ricevuta.! Mi avete fatto piacere mandandola a mio fratello; riceverete subito l'abbonamento. Quel bravo Thuile mi ha messo di così buon umore, quel giorno. Solo la salute mi deperisce, in questi giorni d’incredibile ripresa d’animo.

Ti abbraccio tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 12.5.1916 (di difficile lettura, ma ricostruibile a partire dal timbro d’arrivo, datato Firenze 14.5.1916),

indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Ungaretti / 19° fanteria / Zona di Guerra». ! Cfr. lettera 34, nota 2.

36 Carissimo Papini, niente Voce, finora...?? E immaginati quanto sono impaziente.! Va persa anche raccomandata? Ti abbraccio tuo

14/5/1916

Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 14.5.1916, indirizzata a «Giovanni / Papini / 10, via Colletta / Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8°? [Compagnia] / Zona di Guerra». ! Cfr. lettera 34, nota 2.

1916

35

37 Notte 14 sul 15, irferzo! — Ce la siamo cavata bene.! Di Apollinaire ricevo oggi da Parigi: «Je puis vous donner d’assez bonnes nouvelles d’Apollinaire. Il a été trépané le 8 de ce mois. Il va le mieux possible, quoique je sache bien que les plaies de la téte sont parfois funestes longtemps après — ecc —° tuo

Ungaretti Niente Voce Niente Voce Niente Voce?

Mandatemela!

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 15.5.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti /

soldato / 19° fant[eria] / 8? [Compagnia] / Zona di guerra».

1 Nonostante l’estrema violenza, l’attacco austriaco tra il 14 e il 15 maggio 1916 nella zona carsica aveva una funzione prevalentemente diversiva nei riguardi dell’offensiva in Trentino. I giorni successivi (fino agli ultimi del mese) furono relativamente tranquilli. 2 Cfr. lettera 26, nota 1. 3 Cfr. lettera 34, nota 2.

38 Caro Papini, ho aspettato tanto la Voce!; ma ora dispero di riceverla. Perché

non me l’avete mandata? Sono qui solo. = Sai? ci son grilli che cantano e cantano frai rombi. Tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 17.5.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / 8° Compagnia / Zona di guerra ». 1 Cfr. lettera 34, nota 2.

36

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

2 In una poesia di pochi giorni dopo, Annientamento: «plasmo il suolo / diffuso di grilli» (Porto Sepolto, pp. 14-5, vv. 5-6; ora in U 70, pp. 29-30).

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Caro Papini, ho ricevuto la «Voce». Grazie. Ho letto il tuo Don Chisciotte.! Hai illuminato una tua vita incredibile di mistificatore lirico. Ho pensato molte volte, da qualche anno — ne ho scritto da Parigi a Prezzolini all’epoca della tua alleanza coi futuristi - a un te, come oggi ci racconti d’essere, irrisore della propria passione — per non affogarcisi — con una volubilità di maschere, ché la passione è sempre il solito oceano,? e l’arte è un po’ apparire e sparire, delirante, per paura d’esser colti da sé o da qualcuno e dover ripiombare nella propria monotonia. (Ricordi le mie Suppliche di Lacerba?)* Ti guardo, in questo tuo nuovo nascondiglio d’oggi, sputare l’amaro e prepararti a chi sa qual altro imprevedibile marameo, a te, ai beati catecumeni, razza inesauribile di Sancio, fedeltà di ciechi beati di non sapere che ogni momento il mondo, ch’è sempre uguale, può esser vestito di nuovo, beati di fossilizzarsi al sole; e anche a gabbare chi non crede più a nulla, — lusinga lusinga credere di non credere — che, a suo modo, si sentirà pungere, — ti prepari, sempre inafferrabile. L’arte — da un certo lato — è una fuga alla nostra dannazione di creature. Il tuo Don Chisciotte è la più vissuta esplorazione psicologica dell’arte moderna. Ma, se vivrò, ne discorreremo, e ti racconterò la vera vita di Frangois Vil-

lon.6/ Carrà mi lascia pieno di meraviglia. Limpido e profondo; spontaneo; delizioso. Che artista persuasivo!” I cavilli di Pancrazi (cioè discorrere di un capello per scoprire un nucleo) (e scoprirlo), e la porcellana di Vigolo? — un nome che riterrò —: bel numero questo qui, il più bello di quest'anno — Trovo nei «libri d'occasione» — un libro che ho tanto cercato, e che ho anche fatto cercare a Jahier, inutilmente, — non per me, per il mio amico prof. Strowski!° della Sorbonne, un uomo originale, nient’affatto professore, con delle idee sulla poesia che s’avvicinano alle nostre, con un libro su Pascal, ch’è, come forse saprai, un'illuminazione: — Tancredi Canonico: Note intime (su Towianski) Città di Castello, 1911 —!! Vorresti farmelo avere? E si potreb-

1916

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bero avere, in qualche modo, altri documenti sui Tovianisti italiani — ci dev'essere qualche superstite a Torino —?!? E De Robertis? E caduto in letargo? O quale cosa preziosa si gode? Non si vede più sulla Voce.! Digli che lo ricordo, e dirai anche a Palazzeschi che m'è vicino — Ti abbraccio tuo Ungaretti

Su due cartoline postali in franchigia (la seconda contrassegnata da un 2), con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.5.1916, indirizzate a

«Giovanni Papini / 10, via Colletta /

Firenze». Mittente «Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fanteria / Zona di guerra».

1 Don Chisciotte dell'Inganno, «La Voce», a. VIII, n. 4, 30 aprile 1916, pp. 193-205. Il saggio è in larga misura debitore alla lettura pragmatistico-idealistica del Don Chisciotte di Cervantes, proposta in quegli anni da Miguel de Unamuno nella sua Vida de don Quijote y Sancho (si vedano in particolare le pp. 201-3, che rivelano puntuali riscontri con i capitoli XXIV e XXV), ben nota a Papini. La traduzione italiana della Vida, a cura di Gilberto Beccari, era infatti uscita nella collana «Cultura dell’anima » diretta da Papini (Commento al Don Chisciotte, Lanciano, Carabba, 1913), ed è menzionata in nota al saggio su Unamuno del 1913 (poi compreso nelle Stroncature cit.; ora in Opere, IV, pp. 1159-65). L’articolo di Papini, che nell’ultima parte propone una teoria dell’arte come «deformazione»

(p. 204) e straniamento, diviene per Ungaretti stimolo a una propria

privata esegesi (cfr. nota testi poetici (cfr. note 3 2 Il rapporto di Papini poi di alleanza e infine di ba»

4) e pretesto a dichiarazioni teoriche che anticipano prossimi e 5). col futurismo, nella sua complessa vicenda di iniziale diffidenza, rottura insanabile, è documentato dagli scritti usciti su « Lacer-

e poi raccolti nel volume L'esperienza futurista, Firenze, Vallecchi, 1919, ora ristampa-

to dallo stesso editore con un’utile introduzione di Luigi Baldacci (dello stesso si veda anche I/ futurismo a Firenze, in Libretti d'opera e altri saggi, Firenze, Vallecchi, 1974, pp. 45-71). 3 Cfr. «l'oceano libidinoso » di Attrito del 23 settembre 1916 (Porto Sepolto, p. 41, v. 6; ora U 70, p. 52; il riscontro è segnalato anche in Ossola, Porto, p. 204). 4 Le suppliche, «Lacerba», 13 marzo 1915, a. III, n. 11, p. 86 (ora Nebbia, in Poesie

disperse, U 70, pp. 389-90). Il rinvio è al v. 24 (ora v. 21) «al mio esclusivo e perenne apparire e svanire». ? Quasi un anticipo dei vv. 1-3 di Darnazione del 29 giugno 1916: «Chiuso fra cose mortali / [...] / perché bramo Dio? » (Porto Sepolto, p. 97; ora in U 70, p. 35). E il termine

«creature» genera la « creatura / terrificata» di un altro testo dello stesso giorno, Risvegli (Porto Sepolto, pp. 104-5, vv. 19-20; ora in U 70, p. 36).

6 Frangois Villon (1431 circa — dopo il 1463), poeta «maledetto» (U 74, p. 26) che Ungaretti comprese più volte nell’inventario dei propri «antenati» (cfr. lettera 136, nota 3, e la conclusione della lettera 97), dichiarandosene «figliolo » (lettera 225) e riconoscendolo

come unico precedente alla propria «essenzialità» e «precisione nelle parole e nel ritmo» (lettera 234). L’idea di narrarne «la vera vita», suscitata dall’analisi del saggio papiniano, è

38

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

comprensibile alla luce di uno scritto di due anni dopo, Il ritorno di Baudelaire, che dell’«atroce Villon» ricorda l’« atteggiamento lirico-ironico di fronte a se stesso » (U 74, p. 11). Il progetto di una biografia di Villon è registrato ancora in una lettera dell’ottobrenovembre 1920 (cfr. lettera 273, nota 4). ? Legato alle riviste dell'avanguardia di primo Novecento, Carrà collaborò attivamente a«Lacerba», con scritti teorici e con opere figurative. La collaborazione alla « Voce » di De Robertis è invece circoscritta quasi esclusivamente ai primi mesi del 1916. Ungaretti si riferisce qui all’articolo Le parentesi dell’io, uscito sulla « Voce » del 30 aprile 1916 (a. VIII, n. 4, pp. 215-7), dedicato a considerazioni sull'arte e sul proprio rapporto con essa. 8 Acuta definizione dell’articolo di Pietro Pancrazi, Questo Senatore Morandi («La

Voce», a. VIII, n. 4, pp. 219-24), che prende spunto dall'accusa di plagio mossa alle antologie pascoliane da Luigi Morandi per fornire una sottile dimostrazione dell’originalità di quei testi. Il Pancrazi (1893-1952) — collaboratore di vari giornali, dal 1928 al 1933

condirettore della rivista « Pegaso », con Mattioli e Schiaffini direttore della collana ricciardiana «La letteratura italiana. Storia e testi» — era molto vicino ai vociani, amico in particolare di Soffici e di Papini. Con quest’ultimo curò nel 1920 la fortunata antologia Poeti d’oggi (Firenze, Vallecchi), motivo di qualche screzio fra Ungaretti e Papini, come attestano alcune lettere del presente carteggio (cfr. lettera 257, nota 1).

? Giorgio Vigolo (1894-1983), poeta e critico letterario, dopo l’esordio su «Lirica» collaborò alla « Voce» con alcune prose liriche. Ad una di queste, Arioso («La Voce», a. VIII, n. 4, p. 218), si riferisce appunto Ungaretti. L'immagine qui usata allude al suo spiccato gusto per la trasfigurazione analogica di sensazioni acustiche e visive. !° Fortunat Strowski de Robkowa, nato nel 1866, professore di letteratura contemporanea alla Sorbona negli anni in cui Ungaretti studiava a Parigi (cfr. il suo ricordo di Ungaretti studente in un libro di molti anni dopo, France Endormie, Editions Bel-Air, Rio de Janeiro, 1941, citato da Rebay, Origini, p. 38, nota 3), era autore di un fortunato libro su Pascal, più volte ristampato in quegli anni, Pascal et son temps, Paris, Plon-Nourrit, 19071908 (cfr. anche lettera 221, nota 9).

!! Così è citato nei Libri d'occasione del « Bollettino della Libreria della Voce», n. 5 (p. 24), allegato alla «Voce» del 30 aprile 1916. Ma più esattamente: Note intimze (abbozzo postumo), Città di Castello, 1909. Tancredi Canonico (1828-1908), professore di diritto

penale all’Università di Torino, e in seguito alto magistrato e senatore, ispirò tutta la sua vita agli insegnamenti dell’esule polacco Andrea Towiafiski (1799-1878), conosciuto a Zurigo nel 1851, operando assiduamente per la diffusione della sua dottrina (annuncio di una imminente rigenerazione cristiana e invito al recupero della libertà interiore). Agli scritti che applicavano in campo giuridico i principi filosofico-religiosi del maestro, accompagnò infatti numerose opere di divulgazione. Su di lui si veda la voce relativa, a cura di M. Themelly, nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 18, pp. 171-5. Il rapporto tra il Canonico e il Towiafiski è stato studiato da un seguace di quest’ultimo, A. Begey, Delle relazioni tra S.E. T. Canonico ed A. Towiariski, Torino 1912.

12 A Torino infatti era stato particolarmente attivo, tra fine Ottocento e inizio Novecento, un gruppo di tovianisti, responsabile, tra l’altro, della pubblicazione della maggior parte dell’opera di A. Towiafiski, costituita dalle note raccolte dei discepoli. ” Da qualche mese infatti De Robertis non compare più sulla rivista: dopo l’articolo del 15 dicembre 1915, Variazioni in maggiore (a. VII, n. 18, pp. 1160-9; ora in Scritti vociani, pp. 403-15), la sua collaborazione, iniziata nel 1912 con Prezzolini e intensificatasi

dopo che egli stesso ne aveva assunto la direzione, si interrompe bruscamente. È poco credibile l’ipotesi del Russo, che spiega il silenzio di De Robertis con il venir meno dell’aiu-

1916

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to di Serra (cfr. La critica letteraria contemporanea, Firenze, Sansoni, 1967, p. 608). E

neppure convince pienamente lo Scalia che, rifiutando «spiegazioni biografiche o istituzionali», giustifica questa brusca interruzione richiamandosi ai «limiti del lavoro derobertisiano» (Introduzione a La cultura italiana del ’900 attraverso le riviste cit., IV, pp. 100-3 e 1178). L’astensione di De Robertis dalla rivista mi pare invece una decisione netta e improvvisa, determinata da fatti contingenti e concreti. E infatti non riguarda solo i Consigli del libraio — luogo per eccellenza dell’attività critica derobertisiana, ora ridotti a un semplice suggerimento di titoli e relegati in « Bollettino della Libreria della Voce» con numerazione a parte — ma anche si estende alle comunicazioni più banali, come le sollecitazioni di pagamento agli abbonati, che d’ora in poi escono anonime (cfr. VIII, nn. 1, 3 e 6), pur ricalcando quelle firmate da De Robertis l’anno precedente (VII, nn. 12, 13 e 17). D'altra

parte la volontà di una rinuncia definitiva è dichiarata a chiare lettere nell’articolo del 15 dicembre, che all’atto di fede di un mese prima (cfr. La Voce rel 1916 cit., e anche una lettera a Prezzolini del settembre 1915, I/ tempo della Voce, pp. 691-2), oppone un ripiegamento doloroso e un irrimediabile distacco. Alle origini di questo brusco ritiro è probabilmente un grave dissenso con Prezzolini, che aveva riunito il Consiglio d’Amministrazione della

«Voce» senza avvertire De Robertis e aveva proposto la sospensione della rivista,

suscitando l’opposizione di Papini e di Soffici. Grazie all'intervento di questi ultimi, De Robertis, venuto a conoscenza del fatto, rinunciò a dimettersi dalla direzione della rivista, ma con la ferma intenzione di non pubblicarvi più niente (è l’ipotesi di Falqui, Introduzione a Scritti vociani, pp. XXII-XXIV, e Novecento letterario, Firenze, Vallecchi, 1957, V, pp. 192-222). È di quei giorni, del resto, una «violenta discussione » tra Prezzolini e De Rober-

tis «a proposito del numero unico della “Voce” su Serra», registrata nel Diario di Prezzolini il 29 novembre 1915 (p. 186).

40

Caro Papini, sono in ansia, e lo sarete voialtri, in questi giorni.! Non dovrei pensare ad altro che al mio paese che si batte per la «gentilezza ». E penso ad altro, forse per stordirmi. In quella nota in fondo alla mia poesia, ho scritto «porcheria»; perché non ti sembri stupida quella nota, e irriverente, avrai pensato, che la poesia è stata mandata, sì soltanto per l’affetto che ti porto e per stare con te, ma colla mia persuasione — che potrebbe essere una presunzione — che, quella poesia, qualche cosa valga realmente. Se è una porcheria, buttala via, e conservami l’affetLO)

A un certo punto di quella poesia, c'è un verso che dice «Sono cresciuto sullo stelo esile e torto»

correggere:

LETTERE

40

A GIOVANNI

PAPINI

Sono cresciuto

sullo stelo fievole e torto come un crespo sanguigno — ecc.?

Salutami De Robertis —

Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 26.5.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fanteria / Zona di guerra».

! Periodo assai delicato per le truppe italiane, sottoposte a una forte pressione austriaca e in molte zone costrette a ripiegare. 2 Annientamento, Porto Sepolto, pp. 14-5; ora in U 70, pp. 29-30. Della prima stesura manoscritta, inviata a Papini fra il20 (data della poesia nel Porto Sepolto) e il 26 maggio, e non

conservata, sopravvivono soltanto le varianti citate qui e nella cartolina del 28 maggio (lettera 42), corrispondenti ai vv. 16-21 del testo finale. La nostra lettera conserva la prima ela seconda redazione dei vv. 16-8; mentre la lettera 42 ne attesta una terza, che si diversifica ancora dalla

stampa per l'ordine dei vv. 17 e 18. Non attestata invece, ma ricostruibile sulla scorta delle indicazioni contenute nel testo e nel poscritto della lettera 42, la lezione originaria dei versi 19-21 («mi sono punto / [nel tuffo di] albaspine»), dove la correzione persegue la massima essenzialità espressiva: a/baspine, sostituito con alba perché troppo « prolisso », sarà recuperato in forma inversa (spirzalba), dalla stampa, che sostituirà «mi sono punto» con «mi sono colto ». Si veda anche Edizione critica, pp. 109-10, nonché Piccioni, Urgarettiana, pp.189-91.

41

Papini, tutta stanotte ti sono stato accanto. Sto lavorando una poesia: «Il porto sepolto» che mi nascerà tra un secolo;! e forse poi bisognerà buttarla via. Ma forse domani la smarrirò nel mio labirinto, e, siccome son pigro, la lascerò perdere. — Ho letto a un mucchio di soldati la mia «Campagna ».? Erano incantati. Non avranno capito nulla. Ma il ritmo l’hanno sentito. È un segno. Devo soggiungere, a quella nota al tuo Don Chisciotte, «esplorazione psicologica dell’arte moderna, e di tutti i tempi, perché, insomma, chi mette al

tondo dell’arte ha coincidenze in tutto il globo dell'umanità». Des soggiungere, a conchiusione: «Dimmi, ho inteso la tua sincerità senza pieta?».

1916

4l

Mio fratello mi ha scritto una cartolina che mi ha affranto. Per ora i nati all’estero non sono disturbati. Ma sarebbe esentato. Ha sofferto — come ho

sofferto io, anch'io da bimbo, anch'io quasi un anno — di un’oftalmia di laggiù, e

oram’annunzia—melo nascondeva per timore di farmi male, povero fratello mio, che la macchia a un occhio gli copre tutta la pupilla, e l’altro è torbido. Povero fratello mio. Anch'io ho tuttie due gliocchi macchiati, una macchia impercettibile, che poco a poco acceca, ciechi che sembrano vedere. Il sole mangia gli occhi; il sole che amo, come quel che s’ama, si prende tutto ilbene. L'Egitto è popolato di ciechi. Accompagnano i morti cantano il corano nelle case dei fedeli, girano la città, soli, saggiando ilterreno con il bastone, e non sbagliano mai d’uscio. Hanno sempre il viso offeso levato verso il sole. Abbracciami De Robertis. Ti abbraccio tuo Ungaretti V... 27 Maggio 1916

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 27.5.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra ». ! La poesia eponima del Porto Sepolto (p. 9; ora in U 70, p. 23), datata «Mariano il 29 Giugno 1916». ? Questo titolo, caduto già prima della stampa e citato solo qui, è con ogni probabilità il titolo originario di Annientamento, di cui non possediamo la prima stesura, in parte diversa dalla redazione finale e inviata a Papini proprio in quei giorni (cfr. lettera 40, nota 2). Le lettere 39 e 42, rispettivamente precedente e successiva di un giorno alla nostra, riportano infatti alcuni versi di quel testo senza altra indicazione che il generico « poesia», trattandosi evidentemente di cosa appena ricordata, per la quale è superfluo ogni più preciso riferimento. A conferma dell’identificazione qui proposta si veda la pertinenza tematica del titolo Campagna con i vv. 1-29 di Annientamento. 3 Cfr. lettera 39, nota 1. La frase che segue è un’ideale postilla all'affermazione che conclude l’analisi dell'articolo papiniano nella lettera 39 («Il tuo Don Chisciotte è la più vissuta esplorazione psicologica dell’arte moderna»). 4 Dal servizio militare. Cfr. anche lettera 27, nota 4. 3 Un'immagine analoga nell’articolo I/ povero nella città (uscito sulla «Gazzetta del Popolo » del 24 settembre 1931, e poi raccolto in I/ deserto e dopo, pp. 90-9): « Nella strada piena, non so come riesce a passare un morto. Gli vanno dietro, tenendosi per mano, o a

braccetto, in fila per quattro o per cinque, un gruppo di ciechi. I ciechi sono i fachir dei morti» (pp. 97-8).

42

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

42

Papini, ti secco? Un soldato, il facchino tanto nobile di cui ti ho parlato,! mi diceva: «In compagnia mi chiamano il mutolo; e avrei così bisogno di parlare. Con chi?» T'è discaro che qualchevolta m’accompagni a te? Forse un po’ troppo spesso. Per parlare. A proposito di quella poesia? — in tema di scocciature (?) — ancora un cambiamento; quel gruppo di versi va rifatto a questo modo: Sono cresciuto sullo stelo torto come un crespo ecc;

togliendo «fievole » e «sanguigno » mi pare di dar più aria. C’è un altro punto scabroso: «mi sono punto » insieme a « albaspine » è prolisso; ma come risolvere? Sono mezzo malato. Ti abbraccio, e anche De Robertis abbraccio.

tuo Ungaretti forse sarà bene fare così, quei versi; avranno meno precisione (descrittiva), ma più unità ritmica: mi sono punto nel tuffo d’alba

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 28.5.1916 (non 26.5.1916, come legge C. Maggi, in Edizione critica, p. 109), indirizzata a « Giovanni Papini / 10, via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona / di guerra». ! Cfr. lettera 28. ? Cfr. lettera 40, nota 2.

43

Caro Papini, Bruno! — svelo un segreto epistolare? — mi ha chiesto di collaborare a una rivista, che insieme a qualche altro, vuol fare.2? Ho aderito. Non ho

1916

43

mandato nulla, perché nulla avevo di fatto, ma ho aderito di cuore. Si tratta di giovani, e io son giovane. Benché faccia poesia da quattordici anni (e molto precoce mi sono rivolto verso Mallarmé e Leopardi)? (non ho mai scritto un verso «a ritmo di piedi», mai, neanche da ragazzo) (quando in Italia erano tutti dannunziani, ero in un’altr’aria, di già) son giovane, e non m'è discaro di stare coi giovani che provano, tanto più che Bruno mi cita dei nomi simpatici.

La Voce è un’altra cosa, una rivista di selezione — (non voglio dire che non pubblichi cose anche mediocri; ma nell’insieme è una rivista come di rado si può sperare di vedere). Spero che quegli amici non faranno polemica; — col cattivo sangue non si fa arte; — ma che proveranno sul serio a costruirsi qualche cosa dentro, e, a queste condizioni, quel che uscirà, anche se sarà da buttar via, avrà dato il suo bene.

Ti abbraccio tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 2.6.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze», corretto da altra mano in «Pieve S. Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / Zona di guerra». ! Da identificare, a mio parere, con Antonio Bruno, giovane collaboratore della « Diana» e autore di brevi prose liriche pubblicate su « Lacerba » (a. III, n. 17, p. 132, e n. 20, p. 158). La mia ipotesi è suffragata da una frase della lettera 44, dove Ungaretti afferma di aver letto «una sua terribile poesia in un francese di zulù». Una sua raccolta di liriche del 1913, More di Macchia, contiene infatti una poesia in francese, poi ripubblicata sulla « Diana», dove Ungaretti l'aveva più probabilmente letta (cfr. lettera 44, nota 3). Non può trattarsi di Bruno Barilli, come altri ha sospettato, anche perché non rientra nell’uso ungarettiano designare per nome corrispondenti o conoscenti. 2 Assai ardua, in assenza di altre indicazioni, l’identificazione di questa rivista, alla quale anche Ungaretti inviò un testo, I ritrovi, ritirandolo però subito dopo (cfr. lettera 46, nota 2). Ma cfr. lettera 49, nota 3. } Poeti tra i più cari a Ungaretti, che più volte ne ha rivendicato, in scritti pubblici e in lettere private, un’ideale discendenza (cfr. nel carteggio con Papini, la lettera 225, per Mallarmé, e la 265, per Leopardi), annoverandoli tra i più illustri dei suoi « antenati» (cfr. lettera 136, nota 3 e lettera 175). Il binomio Leopardi-Mallarmé (cfr. anche le lettere 97 e 101), di capitale importanza per l’Ungaretti critico, oltre che per il poeta (cfr. Rebay, Origini, pp. 113-58), si istituisce subito, ed è consapevolmente dichiarato già all'altezza del 1916. 4 Secondo la maniera carducciana dei metri barbari, ancora in auge nei primi anni del Novecento. Per dichiarazione d’autore la prima poesia, composta verso i quindici anni, fu un sonetto in francese per il compleanno di un amico d’infanzia, Alcide Barrière (cfr. Rebay, Origini, pp. 35-6, e Propos, pp. 14-6).

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

5 Formatosi in ambiente di cultura francese (cfr. Rebay, Orzgirzi, pp. 35-6), Ungaretti era stato in gran parte estraneo, per naturale selezione linguistica, alle mode imperanti nella letteratura italiana di primo Novecento. Tuttavia tra il 1909 e il 1912 firmava articoli e recensioni su poeti e scrittori italiani con una scelta di campo ben diversa da quella professata pochi anni più tardi. In particolare «tesseva fervidi, e sarebbe più esatto dire infuocati elogi» di D'Annunzio, pubblicando sul «Messaggero Egiziano » del 7 giugno 1911 un’entusiastica recensione del Martyre de Saint Sébastien (Rebay, Scritti egiziani, pp. 36 e 39-40). L'affermazione contenuta nella lettera tende dunque a retrodatare un giudizio ben più recente, mutuato soprattutto dall'ambiente vociano. Ma anche si iscrive in un atteggiamento di rifiuto e di rimozione dei propri debiti verso autori contemporanei o di poco anteriori (per D'Annunzio si veda anche la conclusione della lettera 59), che ha caratterizzato anche

in altre occasioni il rapporto di Ungaretti con la cultura italiana: si veda per esempio, in un discorso tenuto da Ungaretti alla Columbia University di New York nel 1964 (citato da Piccioni, Vita, p. 36), il rifiuto delle innegabili ascendenze crepuscolari indicate da G. De Robertis (Formazione, U 70, pp. 405-9). 6 Si vedano, al riguardo, i giudizi fortemente limitativi su alcuni collaboratori della «Voce» espressi nelle lettere 52, 54, 56.

4

9/6/1916

Carissimo Papini, grazie grazie. Ho ricevuto la tua lettera quassù, un po’ in

ritardo; hanno preso l’o del 19° per uno zero, e ha fatto un po’ di giro; ma meglio così; mi è arrivata quando più avevo bisogno di conforto. Devo averti detto d’aver scritto di sì a Bruno;! perché precisamente la loro è una rivista di giovani, e i giovani bene intenzionati sono simpatici; ho promesso anche di mandar presto qualche cosa;? ma per ora sono svogliato. Mio

Dio, si può dir di nò a dei giovani? M’illudo sempre che un Messia domani ci arrivi; tanto più che di me ho così poca fiducia; o almeno, così poco interesse ho a farmi valere; se valgo — se riesco un momento a persuadermene — ne ho tanta gioia che tutto il resto può parermi inutile; e, in particolare, che la gente se ne occupi; di una parola buona d’amico faccio conto, sì; e qualcuno non mi manca per il mondo, che mi viene incontro, come hai fatto oggi te, generoso a darmi quel momento di fiducia di cui parlavo, e che m'è necessario per rimettermi in viaggio — e lungamente disperare; così mi si distilla quella mia tanto vaga poesia. Povero Bruno, potevo dirgli di no? Ho letto una sola sua cosa; una sua terribile poesia in un francese di zulù;*? ma ha vent'anni e forse farà; o forse

qualcuno, di quelli che aduna, farà; in tutti i casi, questi giovani sono simpatici; vogliono provare; e chi tocca l’arte ne esce martire o buffo; si può non avere un po’ di trepidazione per loro? E perciò ho detto loro che mi sarebbe

1916

45

un piacere lavorare con loro; in realtà, ho detto una bugia; l’arte è una cosa

intima. Intanto quando morrò, e avrò vissuto il tempo prestabilito, avrò un’ora di più; perché gli uomini hanno voluto dare un dolore al sole; e far questo torto alle donne, di avanzare il tempo di un’ora;' ma la felicità e l’infelicità non

ritardano né avanzano; quella, rara, e questa, solita come il pane quotidiano, nostra condizione di mortali. Ti abbraccio, e aspetto meraviglie dal tuo lavoro. — Sono in montagna anch'io! tuo Ungaretti

Su foglio a righe, senza indirizzo. 1 Cfr. lettera 43, nota 1. 2 Cfr. lettera 43, nota 2.

? Si tratta della breve lirica Per 4/bum, in versi alessandrini di malcerta prosodia, pubblicata nella raccolta More di Macchia, Roma, G. Romagna e C., 1913, p. 27, e poi uscita

sulla « Diana» del 15 settembre 1915, n. 12, p. 212. 4 L’ora legale, adottata per la prima volta dalla Germania il 1° maggio 1916 e nello stesso anno da quasi tutti gli stati europei, era suggerita da ragioni di economia energetica nel periodo bellico. In Italia un decreto del luogotenente del re l’aveva fissata a partire dalla mezzanotte del 3 giugno.

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Caro Papini, sto così così. Ti ho scritto l’altro giorno una lettera.! Hai ricevuto? Ho cambiato in qualche punto l’ultima poesia. Ho mandato le varianti a De Robertis.? Farà secondo il suo gusto. Delle cose fatte, io finisco col disinteressar-

mi; spesso, se ci ripenso, ne ho orrore. A vedermele venir in luce ho gioia; poi mi sono come le cose d’un altro; di qualcuno che non tratto con misericordia. Ti abbraccio. Lavora; costruiscimi dei sogni; fai quello che nessuno di noi giovani — ma devo mettermi fra i giovani; ho quasi 30 anni? — saprà forse mai realizzare; — giacché hai il dono — tuo Ungaretti

Un grande sconforto ci prende per quel che succede in Italia. Il regime

parlamentare è una sozzura.

LETTERE

46

PAPINI

A GIOVANNI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 15.6.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve S. Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti % soldato / 19° fant[eria] / Zona di guerra».

! Probabilmente la lettera 44, del 9 giugno 1916. 2 Cfr. lettera 12, nota 2.

46

Caro Papini, ho ricevuto il numero della Voce. Tranne le note di Soffici,! come sempre, lucide, quasi superfluo. La mia vita: aspetto corrispondenza; arriva la posta e non c’è nulla per me; aspetto corrispondenza. Mando a Bruno «I ritrovi».? Vedrai, se la pubblicano, che non è volgare; ho forse rinvenuto i miei migliori motivi di Lacerba. In avvenire, e per molto tempo, non manderò più nulla a nessuno; è neces-

sario che mi chiarifichi prima. Hai letto quella mia porcheriola sulla Diana?? Insieme a Benedetto Croce, a Salvatore Di Giacomo, alla Signora Chiricchicchì? eccetera! Mi hanno pregato tanto; hanno trattato con molto garbo un soldato; mi sono commosso. Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 19.6.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / 8° [Compagnia] / Zona di guerra». ì A. Soffici, Principii di una estetica futurista, pp. 229-32.

«La Voce», VIII, n. 5, 31 maggio 1916,

? Il titolo non può essere riferito a nessuna poesia nota. Pochi giorni dopo Ungaretti decise di non pubblicare più questo testo e ne chiese la restituzione (cfr. lettera 48). } Fase, «La Diana», II, n. 5, 25 maggio 1916, p. 101; poi compresa nel Porto Sepolto, p. J'sNeforatin(UR70}p.132: ' Per differenti ragioni entrambi personaggi di rilievo: idolo polemico delle avanguardie il Croce (1866-1952; cfr. anche lettera 130, nota 5); poeta assai caro all'ambiente vociano il Di Giacomo (1860-1934), apprezzato da Serra nelle Lettere (ora in Scritti letterari, pp.

402-5) e propagandato in quegli anni dai saggi derobertisiani della prima e della seconda «Voce»

(ora in Scritti vociani, pp. 3-23, 302-7, 323-4, 445-64). Sulla

«Diana » del 25 mag-

È bai dedi

1916

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gio 1916 del primo era uscito l’articolo Gl'idoli (pp. 91-3), del secondo il testo intito-

lato Ll’ato juorno (p. 93). ° Probabilmente Fiorina Centi, amica di Gherardo Marone e collaboratrice (e per qual-

che tempo direttrice) della «Diana», che nel numero del 25 maggio 1916 aveva appunto pubblicato alcune sue pagine (Giaggioli, pp. 102-4), firmandosi con uno pseudonimo (Paolo Argira).

47 Caro Papini, oggi stesso ho scritto a Divoire.! Ho pensato anch'io, come te, a

Serra; ma non mi credevo autorizzato a farne parola. Ho detto quello che contano, nella nostra vita d’italiani d’oggigiorno, le sue interpretazioni di poesia francese, di poesia, di civiltà comune, di civiltà? Ho detto che quando si dovrà cercare il senso intimo di questa generosa simpatia italiana verso i francesi non si consulterà «Notre D'Annunzio National»;} la «Voce» sarà allora

un documento; come oggi è una forza.‘

Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.6.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Fernand Divoire (1883-1951), poeta, saggista e critico francese, fondatore con HenriMartin Barzun del simultaneismo (cfr. lettera 234, dove sono citati insieme). Giornalista dell’«Intransigeant» (cfr. lettera 227, nota 1), vi creò la rubrica «Courrier des Treize»,

nella quale affermò il suo talento di cronista letterario, e ne divenne redattore capo. Ungaretti gli scrive su incarico di Papini, proponendogli di stampare sul «Bulletin des Ecrivains», che pubblicava i nomi di scrittori e letterati morti in guerra (cfr. lettera 91, nota 1), una commemorazione di Serra. Cfr. anche lettera 50, nota 1, dove è riprodotta la risposta di Divoire. 2 Ungaretti ricorda probabilmente la Bibliografia essenziale di Serra, uscita sulla «Voce»

del 15 ottobre 1915 (VII, nn. 15-6, pp. 996-1030), a cura di G. De Robertis, che

dava conto degli scritti serriani, accompagnando l’indicazione del titolo con accurate recensioni. Cfr. anche lettera 12, nota 4.

3 Scopertamente vociana, come suggerisce anche la frase successiva, la dichiarazione di Ungaretti è l’esatto ribaltamento di un giudizio espresso nella già ricordata recensione, del 7 giugno 1911, del Maréyre de Saint Sébastien, che lodava la capacità del D'Annunzio di scrivere anche in francese, concludendo: «ad uno ad uno, granelli d’incenso prezioso tolto

48

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

nel mucchio rubesto dell’italianità, egli porse al braciere di Francia» (Rebay, Scritti egiziani, p. 40). Cfr. anche lettera 43, nota 5.

4 Cfr. lettera 12 e nota 6.

48 Caro Papini, ho scritto oggi a Bruno,! per riprendermi «I ritrovi».? Mi fanno

oggi ribrezzo, quelle mie storie; questa è la principale ragione. Poi, — come con tanto affetto mi consigli — è meglio che viva, almeno per ora, molto con me — Poi si vedrà, se avrò una strada veramente. i

tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 24.6.1916, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fant. / Zona di guera / Italia». ! Cfr. lettera 43, nota 1. 2 Cfr. lettera 46, nota 2.

49

Caro Papini, l’altra notte mi son fatto una marcia di una diecina di chilometri, sotto una pioggia torrenziale; mi sono sfogato a cantare cogli altri soldati; non mi ricordavo più di me; era una felicità. Marone ha molto cuore. Non voglio dirti che aderisco alla Diana,! neanche per sogno; ci son troppi personaggi. Ma Marone non mi pare volgare. Ti ho detto d’aver ritirato quella mia cosa? e «Circo [»](?).3 Per ora è

meglio star silenziosi. tuo Ungaretti

1916

49

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 29.6.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 31, nota 2. 2 I ritrovi. Cfr. lettera 48, nota 2. ? Altro titolo, menzionato solo qui, difficilmente riconducibile a un testo noto. A meno

che non si debba leggere «a “Circo” ». In questo secondo caso « Circo» potrebbe essere il titolo della progettata rivista di Antonio Bruno di cui è menzione nella lettera 43 (ma non ne ho trovato alcuna traccia nelle biblioteche consultate).

50

Carissimo Papini, ti mando il biglietto di Divoire —! Scrivere io su Serra? Non ne avrei il coraggio; chi sono io e che cosa saprei dire? Sono tutto in quel poco di poesia che sai. Ma te, ma De Robertis avreste il dovere di fare quella nota.? Caso mai io la tradurrei — tuo

Ungaretti

E necessario che sotto al nome di Serra ci sia un nome degno: pensateci — Hai ricevuto la mia ultima canzoncina 0, per me, canzonatura?? Poco fa mi

pareva una meraviglia.

Sul verso di un foglio intestato « L’INTRANSIGEANT / Le Journal de Paris / 12, Rue du Croissant», dove figura la risposta di Divoire alla lettera di Ungaretti inviata lo stesso giorno della lettera 47. Senza indirizzo né data, ma certamente posteriore al 24 giugno 1916, data del timbro postale della lettera 47, e con ogni probabilità successiva anche alla lettera 49, del 29 giugno, posta la difficoltà di comprendere nel breve periodo di cinque giorni (24-29 giugno) la lettera di Ungaretti a Divoire, la risposta di quest’ultimo e la presente lettera. Termine ante quer è l'8 luglio 1916, data del timbro postale della lettera 51, dove è una rapida allusione a Serra, «E per Serra ci pensi?», con evidente ripresa dell’esortazione finale della presente lettera. ! Cfr. lettera 47, nota 1. Se ne trascrive qui di seguito il testo. Cher Monsieur,

Soyez certain que le nom de Renato Serra ne sera pas oublié par le Bulletin des Ecrivains. Je l’inscris pour toujours. Voulez-vous méme écrire quelques courtes lignes sur lui?

2A

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Ici la victoire italienne a causé une belle émotion. Bien à vous,

Fernand Divoire 2 Entrambi legati a Serra da rapporti personali di amicizia, avevano, tra l’altro, collaborato al numero della « Voce » in suo onore (a. VII, nn. 15-6, 15 ottobre 1915). La conoscenza che ne aveva Ungaretti era invece assai recente, e mediata appunto da quelle pagine. Inoltre tra i vociani De Robertis era certo il più intimo di Serra (cfr. lettera 12, nota 4),

quasi il custode per eccellenza della sua memoria e della sua eredità spirituale. 3 La mancanza di riferimenti più precisi rende impossibile l’identificazione di questo testo, inviato a Papini con una lettera precedente, e non compreso nel carteggio attualmente disponibile.



Carissimo Papini, ti ho mandato ieri delle cose che mi sono scoppiate dal cuore, in quest’atmosfera;! sono cose per l’amicizia, a te; un momento, e poi,

silenzio.

Intanto, abolisci gli ultimi quattro versi della terza strofa dell’Inno? e cambiala così, al principio: I nostri

balzati come leoni fra le iene levando un scintillìo tremendo avevano la gentilezza ecc. Poi butta nel cestino, e ricordami con un po’ d’amicizia. — Mi venivano in mente oggi gli arabi; da tempo immemorabile hanno un’espressione precisa per esprimere il furore e lo schifo, come per dire «bestiaccia immonda »: «ia tor».? Persona fine, l'arabo, che ne dici? Noi ci siamo svegliati ieri, e che cosa c’è voluto! — Pensavo: c'è qualchecosa di gratuito al mondo, Papini, la vita; c'è una pena che si sconta, vivendo, la morte.4

— Pensavo: gl’imbecilli è una merce che si piazza bene — Proverbio!5 — Pensavo: non ci sono più foglie sul monte, né cicale, né grilli; e c’è rimasta la mia morte

viva.6 tuo

Ungaretti

1916

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Che hai pensato del «Mio silenzio »” e delle due ultime poesiette di ieri: «Finestra a mare»8 e «Tramonto »? E per Serra ci pensi?!0

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Anche in questo caso il manoscritto non è conservato. È probabile che contenesse le poesie menzionate nel seguito della lettera. ? Testo non compreso nel carteggio attualmente disponibile, sconfessato già nella lettera 55 e definitivamente ripudiato nella lettera del 29 luglio (lettera 65). Ai versi qui citati (pubblicati per la prima volta in Piccioni, Ungarettiana, p. 194) si devono forse aggiungere le tre strofe inviate con la lettera 59 (cfr. nota 1). ? Letteralmente «o toro», con valore di insulto, del tipo «rozzo», « grossolano », « zoticone» e così via. 4 Doveroso il rinvio ai vv. 12-4 di Soro una creatura, del 5 agosto 1916 (Porto Sepolto,

p. 31; ora in A//egria, U 70, p. 41), «La morte / si sconta / vivendo», già proposto da Piccioni, Ungarettiana, p. 193. Questo particolare uso del verbo «scontare», destinato a grande fortuna nel linguaggio poetico ungarettiano (cfr. Ossola, Porto, p. 147, nota 13), rinvia a un uso metaforico ricorrente nel De Robertis vociano: «pagare di persona ogni parola; anzi averla scortata», «uno di quegl’inganni che si scontano a prezzo di dolore », «Anche la bontà è una colpa che bisogna scortare » (« La Voce», 15 aprile 1915, p. 573; 15 ottobre 1915, pp. 991 e 995; ora in Scritti vociani, pp. 159, 231 e 235).

? La lettera ricalca qui la struttura argomentativa di una lettera di Prezzolini, uscita sulla « Voce» del 15 luglio 1915 («Punto primo: [...]! Punto secondo: [...]. Punto terzo:

[...]» ecc.), che anche sembra ispirare il «proverbio» ungarettiano: «Punto primo: gli imbecilli restano imbecilli, anche se han voluto la guerra! » (a. VII, n. 13, p. 806). Analoga struttura nella lettera 56. 6 Quasi preludio di un testo del 25 agosto 1916, Sonrolenza: « Questi dossi di monti / si sono coricati / nel buio delle valli // Non c’è più niente / che un gorgoglio / di grilli / che mi raggiunge // E s'accompagna / alla mia inquietudine» (Porto Sepolto, p. 39; ora in Allegria, U 70, p. 50). ? Silenzio, Porto Sepolto, p. 19; ora in Allegria, U 70, p. 33. Cfr. anche lettera 60. 8 Finestra a mare, Porto Sepolto, p. 17; ora in Allegria, U 70, p. 31, con titolo Stasera. ? Tramonto, Porto Sepolto, p. 16; ora in Allegria, U 70, p. 28.

10 A preparare una commemorazione di Serra per il «Bulletin des Ecrivains». Cfr. lettera 50.

52

Hai ricevuto la cartolina ultima, dove correggo l’Inno; parlo dell’arabo, della vita e della morte, degli imbecilli, dei grilli, dell’erba e delle cicale,! per parlar-

LETTERE A GIOVANNI

Sp)

PAPINI

ti d’un povero me? Ho ricevuto ora la Voce: un abbraccio a te, a Carrà,? a

Agnoletti: il resto è una moda che incomincia a irritarmi: Cardarelli,4 toh anche lui! ossia Linati5 ossia Onofri,6 ossia merda color di rosa. Saluti di cuore a te che sei veramente grande. Quante cose sai dire che mi

allagano il cuore’ senza riuscire a liberarmene; mi liberi; ti abbraccio ti abbraccio di vero amore. tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Un-

garetti / Soldato / 19° fant[eria] / Zona di guerra». La data del timbro postale, di difficile lettura, è confermata, oltre che dal timbro postale d’arrivo (per il mese e l’anno), dalla sicura collocazione della presente tra due lettere, entrambe con timbro datato 8.7.1916: la lettera 51, menzionata in apertura (cfr. qui nota 1), e la lettera 53, che riprende e approfondisce la polemica contro Linati, Cardarelli e Onofri, qui appena

accennata. 1 La lettera 51. 2 Peri testi pubblicati sulla « Voce» del 30 giugno 1916 (a. VIII, n. 6): la 13° Poesia di Papini (pp. 267-8; poi compresa in Opera prima, per cui cfr. lettera 108, nota 3; ora in Opere, I, pp. 30-1) e Orzentalismo di Carrà (pp. 269-71). } Fernando Agnoletti (1875-1933), narratore e saggista, lettore di italiano a Glasgow (dove fondò la rivista bilingue « La Riscossa latina»), tornato in Italia dopo il 1910, collaborò attivamente alla «Voce» di Prezzolini, a «Lacerba» e alla «Voce» di De Robertis.

Interventista e volontario nella guerra del 1915-18 (in seguito fu tra i primi ad aderire ai fasci fiorentini e diresse fogli di tendenza fascista), è autore di pagine ispirate all'esperienza bellica, raccolte in volume nel 1917, Da/ giardino all’Isonzo, Firenze, Libreria della Voce. L’apprezzamento di Ungaretti riguarda qui l’articolo uscito sulla « Voce» del 30 giugno sede La Sveglia di Santa Barbara (a. VIII, n. 6, pp. 262-6), dedicato a un risveglio in

aracca. 4 Vincenzo Cardarelli, pseudonimo di Nazareno Caldarelli (1887-1959). Dopo il 1911, a Firenze, collaborò a varie riviste: al «Marzocco», a «Lirica», alla « Voce» di Prezzolini, a cui lo legavano forti istanze di carattere etico, e nel 1916 alla «Voce» di De Robertis, con poesie e prose liriche di grande tensione formale (a. VIII, nn. 6, 7 e 8). Staccatosi dai

vociani, fu tra i fondatori della «Ronda » nel 1919, proclamando il ritorno all’ordine e alla tradizione, e favorendo lo sviluppo e l'affermazione della prosa d’arte. La critica di Ungaretti, ribadita con violenza nelle lettere di questi giorni (cfr. lettere 53, 56 e 61), si riferisce in particolare ai testi usciti sulla « Voce» del 30 giugno 1916, Natura — Ritratto — Paragoni elementari— Esotica — Figura — Abbandono — Omaggio al mattino — Rapsodia (a. VIII, n. 6, pp. 257-61). Il giudizio su Cardarelli, incontrato a Roma all’inizio del 1918 (cfr. Verso un'arte nuova classica, U 74, p. 16), appare profondamente mutato nella lettera 227, del novembre 1918, dove Cardarelli figura tra gli autori da presentare in una conferenza sulla poesia italiama moderna. L’elogio più esplicito è in una lettera dell'agosto 1919 (lettera 251), a proposito dell’invito a collaborare alla «Ronda», e nella lettera 255 il suo nome è incluso nel numero dei pochissimi «uomini che [...] rappresentano qualche cosa in Italia»

1916

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(la cerchia è più ampia nella lettera 267, del gennaio 1920). Ma a conferma dell’ambivalenza di Ungaretti nei confronti di Cardarelli, si vedano le violenti invettive della lettera 271, del 19 aprile 1920. ? Carlo Linati (1878-1949), giornalista, scrittore e traduttore. Esponente tra i più brillanti della vita culturale e artistica milanese di questi anni, collaboratore assiduo della «Voce»

di De Robertis (una sua prosa, Dria/o, è già nel primo numero), è spesso a Firenze

ospite degli amici vociani, durante le frequenti licenze che gli consente la sua posizione nelle retrovie. Apprezzamento e stima rivelano le pagine che gli dedicano Cecchi, Boine, Pancrazi e altri, nonché le lettere di Serra a lui dirette (cfr. in particolare quelle del 27 giugno, del 7 e del 21 agosto 1914, in Epistolario, pp. 512, 516-8, 520-23). Papini, che gli aveva dedicato un medaglione in Ventiquattro cervelli (Ancona, Puccini, 1912; ora in Opere, IV, pp. 874-81), lo includerà nell’antologia Poeti d'oggi, curata con Pancrazi (cfr. lettera 257, nota 1). La polemica di Ungaretti riguarda, anche in questo caso, i testi usciti sulla «Voce» del 30 giugno 1916, Ritorno — Almè — Streatly-on-Thames — Una fabbrica d’Angeli — Notte sul lago (a. VIII, n. 6, pp. 277-9). Il giudizio, sostanzialmente negativo (cfr. lettera 61) pur con qualche riserva (cfr. lettera 53, nota 7), appare decisamente mutato nella lettera 227, del novembre 1918, dove anche Linati è menzionato per la conferenza sulla poesia italiana moderna. 6 Arturo Onofri (1886-1928), collaborò a varie riviste di primo Novecento, in particolare a «Lirica», da lui fondata nel 1912, alla «Diana», e alla

«Voce» di De Robertis,

dove pubblicò brevi prose d’arte (poi raccolte in Orchestrine, Napoli, Libreria della Diana, 1917, e in Arioso, Roma, Bragaglia, 1921), e, dal gennaio all’agosto del 1916, un Saggio di lettura poetica. Myricae e Canti di Castelvecchio (poi in Letture poetiche del Pascoli, Roma, Edizioni dell'Albero, 1953). La stroncatura di Ungaretti, ribadita nella lettera 53, si riferisce precisamente alla quarta puntata di questo saggio, uscita sulla «Voce» del 30 giugno 1916, Le Myricae. IV (a. VIII, n. 6, pp. 280-6; e pp. 102-15 del volume citato). Il giudizio su Onofri appare radicalmente diverso nella lettera 125, del 24 luglio 1917, dove l'apprezzamento di Orchestrine si accompagna a un deciso ripudio della precedente «ostilità». A tale mutamento non sarà estranea la suggestione dell’ambiente vociano, da tempo favorevole all’Onofri (sulla «Voce» del 15 aprile 1915 De Robertis ne lodava l’«acutezza di vedute» e la «raffinatezza sottile di giudizii», recensendo nei Consigli del libraio, pp. 582-3, i suoi scritti critici usciti sul «Popolo Romano»). Ma anche vi ha una parte determinante l’amicizia con Marone (editore di Orche-

strine e responsabile dell’invio del libro a Ungaretti) con il quale in quei mesi i rapporti si erano intensificati in vista della prossima pubblicazione di testi ungarettiani nell’Antologia della Diana (per cui cfr. lettera 95, nota 1). Questo ruolo di mediatore sembra confermato da una lettera a Marone del 24 luglio 1917 (Lettere a Marone, p. 93), dove

è trascritto l'elogio di Onofri inviato lo stesso giorno a Papini, quasi ammenda di affrettati giudizi precedenti e conferma di una nuova totale adesione, già comunicata al più illustre corrispondente fiorentino. ? Eco dantesca da Inferno I, 20, « che nel lago del cor m’era durata », mediata dalla 13° Poesia di Papini (di cui alla nota 2), dove è già introdotta la forma verbale: « cuore allagato di luce» (v. 31).

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

SI

Ieri notte ho letto «la Madonna di Mamà», il primo libro di Panzini che leggo.! Com'è inglese! Non sapevo ancora che ci sarebbe stata Miss Edith; ero dove il Conte Cosimo insegna la malizia a Aquilino, e riero bambino con il

Royal Readers davanti e la voce di mister Pickles? che commentava. Poi son venuti Bobby e miss Edith. Ma la scelta degli aggettivi, il modo di combinarli, lo stile, le idee, il sentimento, il gusto, l'educazione, in una parola, di quest’uomo, sono proprio inglesi. Come mi piace! C’è poesia, da per tutto!

Hai visto le «Veneri di Milo» ai bagni d’Ostenda, «Giove folgorante » al Gambrinus, e altra roba simile sul «Semplicissimus»?? Ti ha raschiato i timpani l’on Treves con la foglia di fico strappata alla repubblica spudorata dell'on. Comandini?4 Hai letto sul «Der Sturm» come Rimbaud e Laforgue diventino miserabili coll’elmo a chiodo?’ Sono tutte cose che hanno «il simbolo sulla persona». Cardarelli Vincenzo!% Lasciamo andare Linati che almeno è onesto e ha scritto «Il Duccio da Bontà»? e non può fare a meno d’avvizzire invecchiando; ma dimmi s’è roba masturbabile Pascoli, l’innocente malato nostro Pascoli?8 Maledetto Onofri,?

cervello masturbato. tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant[eria] / Zona di guerra ». Per la collocazione dopo le lettere 51 e 52, che hanno lo stesso timbro postale, si veda lettera 52, nota introduttiva. ! La Madonna di mamà. Romanzo del tempo della guerra, Milano, Treves, 1916 (ora in Sei romanzi fra due secoli, Milano 1939). Scritto nell'estate del 1915 e dedicato a Renato Serra, il romanzo è citato e brevemente recensito nel « Bollettino della Voce » del 30 aprile 1916 (n. 5, p. 23). E una sorta di educazione sentimentale del giovane e inesperto Aquilino, precettore di Bobby in casa della marchesa di cui in seguito diverrà l'amante. Il titolo allude a un'immagine sacra che il protagonista eredita dalla madre e, partendo per guerra, lascia in pegno a Miss Edith, la fanciulla inglese da lui amata. Ungaretti trascrive quasi alla lettera le parole del Conte Cosimo, che all’inizio del romanzo si prende a cuore l’educazione di Aquilino e gli offre il proprio aiuto: « Vuoi che te la insegni un po’ di malizia? » (cito dall'edizione del 1919, p. 30).

? Mister Pickles, ricordato in seguito da Ungaretti come grande ammiratore di Nietzsche, insegnava inglese all’Ecole Suisse Jacot di Alessandria, frequentata da Ungaretti (cfr. Piccioni, Vita, p. 34). Una precoce rievocazione è nella Lettera a Prezzolini, p. 24: «C'era un professore d’inglese, invincibile giocatore di foot-ball, Mister Pickles, stretto in

1916

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un giacchettino a vita, calzini chiari appiccicati alle cosce, scarponi madornali, due tartaru-

goni sotto un paio di nodose pertiche ». ? «Simplicissimus», titolo di un settimanale tedesco satirico e illustrato, fondato a Monaco nel 1896. Ungaretti alluderà forse a vignette satiriche, con travestimenti mitologici di personaggi contemporanei. 4 Claudio Treves (1869-1933), deputato socialista, favorevole a una rapida conclusione della guerra, soprattutto nei discorsi del giugno e del dicembre 1916. Ubaldo Comandini (1869-1925), deputato repubblicano, responsabile della propaganda interna. ? «Der Sturm», periodico artistico e letterario, pubblicato a Berlino. Lo sdegno di Ungaretti è suscitato probabilmente da un tentativo di appropriazione germanica di Arthur Rimbaud (1854-1891) e Jules Laforgue (1860-1887), poeti maledetti, maestri riconosciuti dei simbolisti. Sull’importanza di Rimbaud e di Laforgue per la poesia ungarettiana, si vedano rispettivamente Rebay, La lezione dei poeti francesi, in Origini, soprattutto pp. 65-9 e Montefoschi, Ungaretti, Laforgue, l’«bumour nero», in Atti, pp. 263-76. i Ripresa di una frase di Cardarelli, che si legge nella « Voce » del 30 giugno 1916: «E una di quelle attraenti creature del nord che hanno il simbolo sulla persona » (Esotica cit., p. 258). ? Duccio da Bontà, Ancona, Puccini, 1912; poi rimaneggiato e ristampato con altri testi nel 1919, in Natura ed altre prose selvatiche, Milano, Facchi. Racconto in parte autobiografico, narra l’idillio infantile di Duccio e Orsetta, nel loro vagabondare per la campagna. Il libro, di gran lunga superiore ai precedenti tentativi lirici e narrativi, ebbe un’accoglienza favorevole da parte della critica: in particolare fu recensito da Cecchi sulla «Tribuna» del 28 agosto 1913 e da Bontempelli sulla «Nuova Antologia» del 16 marzo 1914. Lo stesso Serra non aveva mancato di apprezzarlo, in una lettera a Linati del 7 agosto 1914: «le dirò parecchie impressioni che ho raccolto dalla lettura di “Duccio”, con una curiosità vinta spesso dal piacere» (cfr. Epistolario, pp. 517-8). Era dunque difficile per Ungaretti non escludere almeno questo testo dal giudizio negativo espresso più volte sull’autore (cfr. lettera 52, nota 5). 8 Analoga definizione del Pascoli nella lettera 149 (cfr. nota 5): «nostro malato, mesto,

buono fanciulletto ». ? Cfr. lettera 52, nota 6.

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Carissimo Papini, ti parlavo poco fa di Panzini,! questa buona semenza inglese nella prodigiosa terra italiana che ogni buon seme si assimila, per farne fiori suoi agli uomini. E poi ho dovuto pestare anche degli escrementi. Ora c’è Savinio,' e devo dire anche a suo riguardo una parolina. Fra tutte le sue ciacole, cataplasmi ragionati, apollinerianate avariate, cabale, claunismi di seconda mano, arriva a sprofondarsi così che mette paura. In fondo questo scrittore è dotato, e va salutato con molta speranza. tuo Ungaretti

LETTERE

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A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra ». Successiva alla lettera 53, menzionata in apertura (cfr. qui nota 1).

! Nella lettera 53, anch’essa con timbro datato 8.7.1916. 2 Analoga metafora botanica nella lettera 57 (nota 4), sempre a proposito di Panzini. 3 Cardarelli, Linati e Onofri, dei quali si parla appunto nella lettera 53, già gratificati di una analoga definizione nella lettera 52 («Cardarelli, toh anche lui! ossia Linati, ossia Onofri, ossia merda color di rosa»). 4 Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea De Chirico (1891-1952). Scrittore, pittore e

musicista; più tardi regista e scenografo. Dopo gli studi ad Atene e a Monaco di Baviera, nel 1910 si trasferì a Parigi, dove con il fratello Giorgio frequentò gli ambienti dell’avanguardia, legandosi d’amicizia con i suoi principali rappresentanti e contribuendo alla nascita del Surrealismo. Tornato in Italia alla vigilia della prima guerra mondiale, collaborò alla «Voce» e più tardi alla «Ronda », restando però assai legato a Parigi, dove tornò a risiedere dal 1926 al 1934. L’apprezzamento di Ungaretti sarà più deciso negli anni del dopoguerra, quando entrambi si troveranno nella capitale francese: si veda ad esempio la lettera 267, dove Savinio è annoverato tra gli scrittori italiani contemporanei più significativi, quasi gli stessi con i quali è citato in un articolo del 1920, Breve bistotre de notre jeunesse (ora La doctrine de « Lacerba », U 74, p. 45). Il giudizio espresso nella nostra lettera si riferisce a un capitolo di Hermaphrodito, Il Papa in guerra, uscito sulla « Voce» del 30 giugno 1916 (a. VIII, n. 6, pp. 272-6). L’elogio sarà esteso ad altre pagine dopo l’edizione in volume del 1918 (cfr. lettera 238, nota 10).

Sh) Ho bene deciso; all’inglese, una decisione; no, niente esibizioni più; a che

prò?; non ho nessuno da convertire; ho da vivere; niente più affari genere «Inno! e Coro? » che sono reazioni; ma amore amore; ma pudore; ma infinita

gioia; e stare con qualche amico (e amica); con le cose che un po’ per volta hanno preso, — o d’un tratto, — qualche cosa della mia vita; fare dell’arte; vivere cioè; fare delle confidenze; e avere pochi amici che le ascoltino, che le serbino nel cuore; dieci copie manoscritte delle mie cose a dieci amici miei; con l’obbligo per loro e per me del segreto; a che prò mettere in mostra?, a che prò sconsacrare? Ci pensavo da tanto; e poi non si può fare a meno di essere storditi, fra tanto frastuono, e ho fatto male; ma tornerò io; un uomo

oscuro; ma veramente luminoso; un uomo vivo; e veramente puro; un uomo

che la sua soddisfazione la cerca in sé; e in presenza cioè del mondo; a contat-

to intimo del mondo; senza stuzzicare nessuno per aver gli applausi, che gli fanno schifo; possedere questa attrazione divina; trascurare il macchinario, oh

1916

DI

sì, porcheria! In presenza del mondo e fuori dei contratti; non essere una merce; essere una spiritualità; essere; la prostituzione mi ributta; non le pro-

stitute; fra le quali ho trovato donne carine; una delle quali era un miracolo d’innocenza; e la ricordo come una limpida mattinata; gli uomini hanno anche trovato il modo d’insozzare le belle mattinate; aimè!

Sono il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8 [o 91.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 51, nota 2. 2 Nessun testo superstite di tal titolo. Un giudizio ancor più negativo su questa poesia e sull’Inzo è espresso nella lettera 65 del 29 luglio 1916.

56 Papini, ho dormito bene stanotte, bene, profondamente: ah sì, il sonno è la

cosa più profonda degli uomini! Ero tutto con me, e così liberato, e così felice, proprio come il sereno; proprio così fuori dagli uomini, dalle piccole combinazioni umane, ottenute

con tanto affanno e astio; meglio dormire sempre, meglio; così in tanta lontananza, oltre tutto, oltre il mistero, capìta la vita, raggiunta la sua profondità; serenità!

E mi ritornava in gola, giacché m’ero destato, Cardarelli! Accidenti alle indigestioni! Pensavo: han voglia d’intrugliare;? saran sempre le loro goffe sporche immagini; pensavo: fare il puro è un conto, anzi un tornaconto; esser puro, è una qualità; pensavo: ieri notte me n’andavo per i campi, senza cappello, e i miei compagni soldati m’han gridato: «oh bello bello, si fermi, si

fermi!» «Che c'è?» «Ha una lucciola fra i capelli; la lasci stare; com'è bella!»; se una lucciola m’è venuta a baciare, è segno che son proprio poeta; strafottiamoci del resto. Abbiamo trovato in un camminamento una gazza mezz’asfissiata; le abbiamo salvato la vita; ora ci salta sulle spalle, (scaccazzandoci la divisa), ci fa le feste con il suo beccuccio, diventa mesta quando ce ne

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

andiamo senza curarci di lei; ci benedice cogli occhi incantati quando torniamo.' C'è più umanità in questa gazza che in moltissimi uomini! Tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 9.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Per la polemica contro Cardarelli, e in particolare contro alcuni suoi testi usciti sulla «Voce» del 30 giugno 1916, si veda la lettera 52, nota 4. 2 Cfr. lettera 179, nota 2. è Una struttura compositiva analoga è nella lettera 51 (cfr. nota 5).

4 Cfr. anche la lettera 62, del 17 luglio 1916.

Si

Caro Papini, mi sono rasserenato; ma t’assicuro che fa sempre una canicola infernale; il cielo però è sereno; m’intono al cielo; da buon fellà,! sotto un

gelso; giacché qui sicomori non ne trovo. E sono sempre con Panzini; caro caro gentiluomo; veramente è un romano dei tempi di King George; un cittadino romano del secolo di Augusto vivo nei tempi di King George;? e sono meravigliato; da noi crescono veramente i fiori

della civiltà; ci son da noi tutti i tipi della civilità; prodigiosa terra la nostra,* Papini; qui da noi ci sono, in pura essenza, tutte le forme più varie della vita; sono meravigliato: Je suis bienheureux;? caro Panzini, verbo inglese fattosi carne italiana; o meglio: non è verbo italiano quel che forma la forte deliziosa anima inglese? o meglio: ogni popolo vivo non è una propagazione di uno dei nostri infiniti colori? Italia Italia Italia. tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, contimbro datato Ufficio Posta Militare9.7.1916, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra ». Con ogni probabilità posteriore alla lettera 56, che ha lo stesso timbro postale, per la stretta affinità tematica con la lettera 58, che ha timbro postale datato 11.7.1916 (si veda in particolare la parte conclusiva).

1916

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! Nome del contadino arabo in Egitto. ? Ironica allusione ai vv. 1-10 del Paesaggio d'Alessandria d'Egitto: «La verdura estenuata dal sole. / [...] brillano sulla verdura rasserenata. / Il fellà è accoccolato nell’antro / del sicomoro» (ora in Poesie disperse, U 70, p. 369). ? Cioè dell'Inghilterra contemporanea (Giorgio V, nato a Londra nel 1865, fu re d’Inghilterra dal 1910 al 1936). Il carattere «inglese » di Panzini è più puntualmente dichiarato nella lettera 53. Il richiamo al mondo antico è suggerito dai frequenti echi latini e greci che si possono cogliere nella sua prosa, che spesso rivela movenze e figure classiche e denuncia un legame profondo e vitale con quella cultura. Il termine «gentiluomo» è una parolachiave, di particolare pregnanza semantica, nel romanzo panziniano La Madonna di mamà (cfr. lettera 53, nota 1), dove tra l’altro si afferma: «nei nostri tempi si è perduto la cono-

scenza della parola gentiluomo vero» (ed. cit., p. 141; cfr. le pp. 139, 140 e 151). 4 Cfr. lettera 54, nota 2.

? Calco di espressioni panziniane ricorrenti nella Madonna di mamà: «Que je suis bienheureuse! », «Je suis bienheureuse » (ed. ci?., pp. 301 e 302). è Calco dell’evangelico « Verbum caro factum est» (Giovanni 1, 14).

58 Sono tutto acceso; siamo tutti accesi;! quest'estate birbona; e senza rinfreschi

di nessuna specie; cré nom de Dieu! T’assicuro che il povero corpo urla; questa povera belva incatenata di grigioverde! Mio Dio! purché veramente n’esca più grande l’Italia; più intensamente viva; risvegliata in tutto il suo vigore; nella sua piena civiltà; ché se in una volta turbinassero al cielo i suoi colori infiniti, serebbe un sole questa nostra patria!3 tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 11.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / Zona di guerra». ! Col significato di «arsi, bruciati» dal caldo, ma forse anche di «infiammati» da una passione o da un sentimento, come sembra suggerire la seconda parte della lettera. A conferma si veda un impiego analogo ai vv. 22-3 della redazione originaria di Popolo: «accenderci / di un po’ di gioia» (ora in U 70, p. 603).

2 Abbreviazione di «sacré nom de Dieu! ». 3 Cfr. il finale della lettera 57.

60

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

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Dopo «generosità garibaldina » che colle correzioni che t'ho detto, termina la terza strofe, intercalare questa quarta strofa: A Parigi queste immagini le ho provate impietrate nelle chiese

girovaghe sulle strade le ho godute nel mio paese trasfigurate

e questa quinta strofa: Sono stato il giovine uomo del deserto del salotto del comizio

oggi sono

i

l’uomo più vergine della caverna e questa

sesta:

Domani

il nostro passo si rallenterà dovremo vivere troppo di un ricordo e il ricordo pesa eccetera!

tuo Ungaretti

Tanto per togliere quel certo che di dannunziano che c’era — oh soltanto in apparenza!

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 12.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra ».

1916

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! Versi appartenenti a una poesia immediatamente rifiutata e perduta, l’In0, secondo la testimonianza di Piccioni che li stampa di seguito a quelli inviati con la lettera 51 (cfr. Ungarettiana, pp. 194-5).

2 Cfr. lettera 43, nota 5.

60 La Seconda Strofa del «Silenzio » così:

Come prima di nascere come dopo la morte ho vissuto il mio tempo africano come sottoterra un seme!

ho aggiunto, come vedi, per la chiarezza un verso — tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 12.7.1916, indirizzata al «Signor Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fant. / Zona di guerra».

! Versi caduti prima della stampa, ma sicuramente da riferire, per la congruenza tematica, a una prima stesura (inviata a Papini e non conservata) della poesia poi edita con questo titolo (cfr. lettera 51, nota 7), come già propone Piccioni (cfr. Ungarettiana, p. 195).

61

Tempi di King George (e della sterlina); ma rimarrò sempre senza pratica (?); =APENSAVOIS 1

b

tuo

Ungaretti Hai visto «L’Idillio»? di Linati sulla Diana? Non ha la barba di Noé? E

quando fa il moderno, per forza, tutte quelle cose lustrate, non puzzano di

LETTERE

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A GIOVANNI

PAPINI

rancido, e non sono sguaiate? L’arte d’oggi è una trasfusione della realtà:? ma non mai un’allegoria placcata «à cété». Questa è roba vecchia anche se stramba; e roba senza senso, anche se abile. Mercereau$ m'ha scritto l’altro giorno; sempre in combattimento; molto bravo. Ti saluta — Porto via tempo al tuo lavoro; mi rimorde questo dubbio; ma mi sei così profondamente caro, la miglior cosa italiana, Papini —

Perdonami la sfuriata dell’altro giorno; anche gli uomini hanno i loro temporali; ma ci sono cose (paragoni) che offendono; io inferiore a quella cosa piatta, falsa, di Linati (la fabbrica degli angeli) o a tutto Cardarelli? come fare a ammetterlo? Del resto era un fatto personale, che verso di te, che

amo, volevo risolvere: poi che tutti gli altri abbiano tanto tanto successo, e io rimanga noto a quattro cuori bravi; spero così, assolutamente.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 12.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fant. / Zona di guerra ». La cartolina, priva del capoluogo di provincia, fu recapitata per errore a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell'Aquila (come attesta uno dei timbri postali) e quindi rispedita a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. ! Probabilmente acefala, data la mancanza di ogni formula d’esordio e la scarsa perspicuità di questa frase, che sembra concludere un discorso precedente. Per King George cfr. lettera 57, nota 3. 2 Idillio, uscito sulla «Diana» del 25 giugno 1916 (a. II, n. 6, p. 113). ? Cfr. anche lettera 84: «transfusione lirica della realtà». 4 Calco sul francese « plaquée», con il significato di «aggiunta in maniera posticcia ». ? Queste righe su Linati, aggiunte in un momento successivo, come indica l’impiego di

una grafia assai minuta, sono da collegare, per ragioni di ordine tematico, all’ultimo paragrafo della lettera. Tuttavia, trattandosi di un testo epistolare, si è conservata la disposizione materiale del manoscritto, per rispettare l'ordine di lettura proposto al destinatario. 6 Alexandre Mercereau, nato nel 1884, poeta, scrittore e critico francese, amico di Paul Fort con il quale fondò e diresse la rivista « Vers et prose». Legato alle avanguardie francesi e italiane (amico in particolare di Soffici: cfr. I/ salto vitale, Opere, VII, tomo II, pp. 252-3),

e aperto alle suggestioni delle culture più diverse, vagheggiava un’unione sovranazionale degli intellettuali (cfr. lettera 243). Ungaretti, in una schematica rassegna della letteratura francese contemporanea (lettera 234), lo comprenderà tra i «teosofi», in accordo con la sua immagine di mistico dell’estetica e della filosofia. ? Contro Linati, Cardarelli e Onofri: si vedano le lettere 52, 53 e 56. 8 Una fabbrica d'Angeli, uscito sulla «Voce» del 30 giugno 1916 (cfr. lettera 52, no14.5).

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Mio caro Papini, siamo risaliti. Un soldato portava in braccio la Checca (la gazza), un altro un gattino vispo trovato in una delle case dove si accantonava; questi italiani sono proprio belli; vanno così ad affrontare la morte, spensierati e dolci; com’è confortante: come non si dovrebbe vincere? Una serata dolce, ieri. Io m’ero poi così raddolcito; m’era arrivata una lettera

dalla Francia, per aiutarmi avivere. «La situation militaire est splendide et je suis bien heureuse. Les blessés qui nous arrivent de la Somme? sont radieux de la marche rapide des événements, ga aide à vivre, vous savez. ... quand, aprèsla guerre vous reviendrez voir vos frères et goîìter avec nous la victoire...» Ti abbraccio di tutto cuore tuo

Ungaretti 17 luglio 1916

Su mezzo foglio a righe. Senza indirizzo. ! Cfr. lettera 56. 2 Si tratta con ogni probabilità della lettera di una certa signora Ricou (cfr. lettera 205, nota 3). Le frasi citate richiamano infatti il tono e il lessico («vous reviendrez», « goùter»)

di una sua lettera trascritta nella lettera 215. } Luogo di una grande offensiva anglo-francese che si protrasse, con alterne vicende, dal giugno al novembre 1916 e si concluse con il successo delle truppe alleate.

63 Carissimo Papini. Hai ricevuto «il pozzo sepolto »! e le «quattro poesie religiose »?? Te le ho

spedite raccomandate.’ Sto bene. Ti ricordo con profondo affetto. Sono contento. Bien heureux e Bienheureux.4 Ti guardo al tuo lavoro. Io sono al mio umile. Fai fai fai. Darai a questo nostro paese la tua grandezza. Hai un'anima grande. Sono dieci anni

che faccio il tuo profeta; veramente credo in te!5 Al nostro paese manca un po’ d’anima individualizzata. Che abbia una grand’anima, questa guerra lo dimostra. Ma un’anima simbolo! Caro Papini, io ti guardo come puro italiano. Tuo Ungaretti

LETTERE

64

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 22.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / Zona di guerra». ! Lapsus calami, o piuttosto variante di brevissima durata, coesistente al titolo definitivo della poesia eponima, I/ porto sepolto, menzionato nella lettera a Papini del 27 maggio 1916 (cfr. lettera 41, nota 1) e nella lettera a Marone del 14 luglio 1916, dove è trascritto anche il testo (Lettere a Marone, p. 48). È in ogni caso una dichiarazione di poetica assai diversa da quella proposta dal titolo definitivo, di cui è possibile indicare più di un residuo nei testi di quel periodo. Mi permetto al riguardo di rinviare al mio studio I/ pozzo sepolto. 2 Peso, Dannazione, Risvegli, tutte del 29 giugno, e probabilmente Destizo (come propone anche Ossola nel suo commento, p. 89). Quest'ultima infatti, benché composta in un momento successivo (14 luglio) è strettamente legata a Dannazione di cui ripete la struttura conservando, nella stessa posizione, gli elementi sintattici portanti (« Chiuso » / « Volti», v. 1; «perché [...]?», vv. 3 e 4).

3 La lettera con questi testi non è compresa nel carteggio attualmente disponibile. 4 «Bien heureux» rinvia a una frase della lettera parzialmente citata nella lettera 62, e «Bienheureux» è di ascendenza panziniana: cfr. lettera 57, nota 5. 5 Molteplici le dichiarazioni di stima e di affetto documentate dal carteggio. Si veda in particolare la lettera 89, riepilogo appassionato delle tappe di questa amicizia.

64

Carissimo Papini, una nottata lenta; cielo slavato che si guarda perché non si sa che fare; perché non so che dirmi (?); senza neppur voglia di piangere — non piango ché non si sa più —; senza dolore; senza gusto. Amo le mie ore d’allucinazione; quando sento di dovermi inginocchiare davanti a un idolo, perché in lui sento come la salvezza di tutto e la mia; e mi si gonfia davvero il cuore di una speranza insensata. Anche le mie ore di randagio, d’immaginario perseguitato in esodo verso una terra promessa! fuori d’umanità? colla nausea alla gola, mi fanno bene; in fin dei conti son di ripulitura, e ne esco fresco. Ma le serate come questa; questo nulla; questo chiaro al cuore di questo nulla; questo chiaro che mi sgomenta; e mi lascia così isolato; così solo; povero me; re proprio da ogni bene e da ogni male; staccato proprio dalla

vita;

solo.

Tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 25.7.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fant. / Zona di guerra ».

1916

65

_! Precocissima attestazione di una tematica della terra promessa, destinata a notevoli sviluppi in anni più tardi. ? Costruzione ricorrente nelle pagine derobertisiane di quel periodo: «fuori di relatività», «fuori di guadagno » (cfr. Scritti vociani, pp. 419 e 421). Cfr. anche la lettera 66: «fuori di pazienza».

65

Caro Papini, il tempo il tempo, questa seccatura ch’è il tempo. Sono un «neurastenico» come dice l’amaro Panzini che ami.! Ma per lui c’è il «home», c’è il «cottage», un amore a queste buone cose venute su piano piano coll’età, e fatte attraenti di mistero sotto a quel velo del tempo; e se le porta attorno, fra la civitteria: — questo secolo è il secolo della civetteria: civetteria intellettuale, civetteria politica, civetteria che so io: forse

qui solo siamo duri e pesi: abbiamo il colore locale —. Caro Papini, ma hai immaginato un guerriero «neurastenico »? Questo patir il tempo, goccia a goccia, senza una distrazione — con ai piedi le scarpe

ferrate, con a compagni gli uomini coi quali non ho da far altra parte che la mia di matricola, di sentire, unito a loro, quell’istinto di solidarietà del materiale umano; un determinismo assoluto. (— I socialisti sono i guerrieri del

tempo di pace: la differenza — mi perdoni Iddio il paragone — è che lì la posta riguarda il ventre; e qui si tratta di vita, in tutti i sensi, e nel più nobile —.) Dicevo: ritrovarmi primitivo è stata anche una sorpresa, sulle prime, e anche ora, a volte: ma poi il neurastenico prevale, e allora è una crisi. S’era arrivati a capire che al mondo, in mano agli uomini, non c’è che una forza: distrarsi. Riverrà quel tempo, anche per me? L’avrei pagato, in tanto

tempo attanagliato alla morte; — e sai che allora non s'è distratti —. No, nessun brrrrt; ché poi, se madama morte arriva, è uno stiracchiamento di membra (- diciamo, per esser sinceri: colle povere membra violentate e straziate — Dio, chiudiamo gli occhi! —; la buona morte classica anche quella è una nostalgia —; ma morire, con coraggio, in un assalto, dev’essere un supremo abbandono alla vita, un’estasi totale -) uno stiracchiamento di membra, e

un riposo definitivo, e amen; ma il permanente accorgersi che tutto è così perfettamente inutile... Era una gran / nobiltà aver provato che lasciarci vivere, senz'altro, è la verità; era una gran raffinatezza!

LETTERE A GIOVANNI

66

PAPINI

Perdonami «l'Inno»? e «il Coro »4 due vere infamie, perpetrate in chi sa quale stato di bestialità. Ci sono dei punti da non dimenticare; ma il resto è ridicolo, ed è il più — A Serra hai pensato?’ Forse direttamente?

Ti abbraccio tuo Ungaretti Sabato, 29 luglio 1916

Su foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo.

! «Uomo neurastenico » suggella nella Madonna di mamà (ed. cit., p. 155) la descrizione di un personaggio «stravagante», del quale si afferma: «L’uomo essendo entro la verità, era fuori del liquido, entro cui sta immersa la vita: e per questo fatto i nervi rimanevano scoperti». La sintassi e il lessico della prima frase rinviano a un altro luogo del romanzo: «poi vide il tempo; poi gli parve di capire quella cosa che è mistero: il tempo » (p. 275), che anche dà origine al successivo «fatte attraenti di mistero sotto a quel velo del tempo». Il seguito della lettera sembra alludere alla stessa pagina del romanzo, in particolare alla frase che precede quella da me citata, dove è evocato un breve ritorno al paese natale (« Ma ora ricordava. Poi la cena semplice sul focolare odoroso. Poi gli parve sentir delle lagrime»). 2 Errore d’autore, corretto subito dopo nella forma usuale. 3 Cfr. lettera 51, nota 2. 4 Cfr. lettera 55, nota 2. 2? Cfr. lettera 51, nota 10.

66

Caro Papini, Dal San Michele conquistato! un abbraccio.

tuo Ungaretti

Ho visto cose meravigliose: il miracolo: i feriti non avevano dolori: gli altri, non potevano esser frenati: era un grido di una passione infinita: «Si vede il mare, si vede il mare»:? lo spazio finalmente, Papini: fuori di pazienza} ci siamo arrivati! —

1916

67

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 10.8.1916, indiriz-

zata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra ».

! Durante l’offensiva condotta dal 6 al 17 agosto 1916, con esito favorevole per le forze italiane (6° battaglia dell’Isonzo). ? Eco ritmica e fonica da una pagina di Panzini ben presente in quel momento alla memoria di Ungaretti (cfr. lettera 65, nota 1): «Ad un tratto Bobby gridò: — Il mare, il mare! » (La Madonna di mamà cit., p. 275).

3 Cfr. lettera 64, nota 2.

67 Caro Papini, eccomiti, per queste giornate: Soldato!

Tra due pareti di macerie? ore e ore ho strascicato la mia carcassa affardellata.

Ungaretti uomo di pena

basta un'illusione a farti coraggio Non mancano le illusioni

ai poeti.

Sonnolenza?

Questi dossi di monti si sono coricati

nel buio delle valli

ad

LETTERE A GIOVANNI

68

PAPINI

Non c’è più niente

che un gorgoglio di grilli che mi raggiunge lieve E s’accompagna

alla mia inquietudine Rischiaro*

Quel riflettore mette un mare sul cielo torbido

tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 27.8.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Le prime due strofe corrispondono, salvo alcune varianti, alle prime due strofe di Pellegrinaggio (Porto Sepolto, p. 37; ora in Allegria, U 70, p. 46). Il titolo originario, caduto prima della stampa, è utilizzato nel Porto Sepolto (p. 29) per un altro testo, l’attuale Fratelli (ora in Allegria, U 70, p. 39), e sarà recuperato, in anni più tardi, per una poesia del 1918, originariamente intitolata Militari e in seguito Soldati (Allegria di Naufragi, p. 16; ora in Allegria, U 70, p. 87). A conferma della drammatica attualità di questa parola e della sua ossessiva iterazione, si può ricordare un quarto testo con titolo So/dato, del 14 agosto 1916, non compreso nel Porto Sepolto (inviato più tardi a Prezzolini, si legge ora in Altre poesie ritrovate, U 70, p. 397). 2 Cfr. lettera 34, nota 1.

° Sonnolenza, Porto Sepolto, p. 39; ora in Allegria, U 70, p. 50. 4 Questa poesia confluirà di lì a poco in Pellegrinaggio, di cui costituisce la terza strofa.

1916

69

68

Carissimo Papini, provo anche un gran godimento a leggere le tue cose del «Resto del Carlino ».! Come vedi con coraggio, precisione, schiettezza e originalità anche la storia (come un tuo momento vivo). Com'è vero che nulla è estraneo a un uomo veramente dotato — Grazie anche per questo che m'ha

tenuto compagnìa, che m'ha distratto in queste giornate; — per me distrazione è uscire — fuggire — dai pericoli della mia (?) misantropia; rituffarmi nella vita del mondo — «come una qualsiasi fibra terrena » —.? Ti abbraccio tuo

Ungaretti 29/8/1916

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 31.8.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19°

fanteria / Zona di guerra». ! Come suggerisce il seguito della lettera, l'apprezzamento di Ungaretti si riferisce in particolare a un articolo del 27 agosto 1916, Punti Cardinali (XXXII, 240, p. 2), dove si parla della «storia del mondo». Anche l’«originalità» attribuita a Papini riecheggia forse

l'aggettivo corrispondente che compare nella pagina papiniana. 2 Errore di memoria, o forse lezione primitiva, attestata solo qui, dai vv. 2-3 di Destino,

che nella stampa suonano « come una qualsiasi / fibra creata» (Porto Sepolto, p. 26; ora in Allegria, U 70, p. 38).

69

Caro Papini, non lasciarmi tanto tempo solo; sono qui come al solito; dimmi

qualche parola;! ho bisogno di andare con qualcuno vicino; ho bisogno di tuffarmi in un po’ di poesia e ripulirmi;? se mi dici qualche cosa, te che sei il poeta schietto e gentile e amaro? che amo, — il poeta dei giorni nostri, — mi ritrovo sulla via maestra della poesia, e credo di dover dare qualche amore a questa mia poesia anemica, che mi gocciola da queste mie vene tagliate,* per

quella sete avvelenata che mi rode come se fossi colpito, come una femmina

sterile, da una maledizione biblica — quelle voluminose tremende maledizioni! Caro Papini, lo spettacolo non cambia, neppure la vita mi cambia, grigia, pietrosa, attanagliata; sono stato murato a una costruzione, per isbaglio; — ah quel cane di grande architetto dell'Universo!

LETTERE

70

A GIOVANNI

PAPINI

Dimmi una parola nuova; — c’è forse da levare una felicità di dio dalla propria malattia; aspetto che una mano mi si tenda, per illudermi. — Ma non questo sconforto! Papini, amico mio.

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

2 Settembre 1916

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 3.9.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / solda-

to / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Eco da Matteo 8, 8: «sed tantum dic verbo, et sanabitur puer meus». Cfr. anche, più avanti: «Dimmi una parola nuova ». 2 Su questa associazione poesia-acqua, mi permetto di rinviare al mio studio I/ pozzo sepolto, in particolare alle pp. 8-11. ? Tricolon, come più avanti «grigia, pietrosa, attanagliata». 4 Cfr. anche lettera 79: «mi pare che la mia vena abbia dato anche l’ultima goccia del suo sangue anemico, e si sia dolcemente stagnata».

70

Caro Papini, leggo ora il tuo articolo sul «Furioso ».! Come mi sei fratello, Papini. Oh, io sono un fratello buon’a nulla; ma un fratello, forse il solo in Italia. I poeti manicure, vedo che in Italia, — ch'è il paese dell’arcadia, —

tornano in onore; per la poesia è indifferente; e poeti — quelli senz’aggettivi per tollerarli —, non ne nascano tutti i giorni; anche a me è indifferente; vedo anche in giro degli spurghi di malva; sul Carlino c’è un tal Spa che ne fa gran caso;? mio dio, la gente che soffre di dissenteria mi fa molta molta pena! ma non posso piangere; e mi tocca pensare ad altro; a quest’ibrida vipera che mi zufola in seno; e me la coltivo; ch’è il mio unico bene. Hai ricevuto la mia cartolina dolorante di ieri?? scrivimi. tuo

Ungaretti 3/9/12 [ma 1916]

Cartolina postale in franchigia, con data autografa «3.9.12» (ma evidentemente 1916, come attesta il timbro postale del 5.9.1916), indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo

1916

71

Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato ma poeta / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Il centenario del «Furioso», «Il Resto del Carlino», 3 settembre 1916, XXXII, 247, p. 2; ora in Opere, IV, pp. 379-86. ? Probabile allusione all’articolo di A. Spa, Le novelle di Rosso di San Secondo, uscito sul «Resto del Carlino», il 1° settembre 1916 (XXXII, 245, p. 2), dove è recensita con grandi elogi la novella Porentinzo (Milano, Treves, 1916) di Rosso di San Secondo, anteposto ad autori come Gozzano, Moretti, Palazzeschi, Baldini, Bacchelli, Cardarelli e Slataper. 3 La lettera 69.

71

Carissimo Papini, c’è da registrare una novità; ora la bestia del giorno è il ragno; ogni tanto ci sentiamo addosso la delicatezza delle sue gambine; e per farne preda, per un attimo, non vediamo più il panorama orrendo tuo

Ungaretti Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.9.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Ungaretti Giuseppe / 19° fant. / Zona di guerra».

194

A Papini che mi abbandona! Albero Isolato (Monte San Michele), 10 Settembre 1916

Ungaretti

Cartoncino bianco con fotografia di Ungaretti dal fronte. Senza indirizzo. 1 Cfr. la lettera 69 e la conclusione della 70.

72

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

73

Caro Papini, ho ricevuto la « Voce »; ho letto la tua 14 poesia;! ti sono vicino. Sono calmo; come queste giornate uniformi; leggo la «Lanterna di Diogene»; sono preso dalla saggezza di quell’amaro e soave Panzini; mi preparo a leggere «Santippe[»];? sarei anche pronto ad addormentarmi per sempre. M’arriva qualche raro bene; non m’emoziona più; e quando ha durato, non m’accorgo del passaggio; tutto quel po’ che mi nasce, mi nasce ormai così piano e così insensibilmente mi si spegne!4

Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 13.9.1916, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra». 1! 14° Poesia, «La Voce», 31 agosto 1916, a. VIII, n. 8, pp. 321-2, poi compresa in Opera prima cit.; ora in Opere, I, pp. 32-3. 2 A. Panzini, 'La lanterna di Diogene, Milano, Treves, 1907, ora in Opere, pp. 5-164. È il diario, tra l’ironico e il lirico, di un viaggio in bicicletta da Milano a Bellaria, il «viaggio sentimentale del professore che fugge la scuola, dell’uomo che corre verso la poesia », come ebbe a definirlo Serra nel suo saggio su Panzini (cfr. Scritti letterari, p. 130). ? A. Panzini, Santippe. Piccolo romanzo tra l'antico e il moderno, Milano, Treves, 1914, ora in Opere, pp. 165-256. La vicenda di Socrate è narrata con libere contaminazioni di testimonianze storiche e letterarie. Il libro, molto apprezzato da Boine, era stato recensito da Cecchi sulla «Tribuna» del 27 maggio 1914. 4 Primo nucleo, in prosa, di un testo di pochi giorni dopo, Distacco, del 24 settembre 1916: «Il raro bene che mi nasce / così piano mi nasce / e quando ha durato / così insensibilmente / s’è spento » (vv. 10-4, in Porto Sepolto, p. 42; ora in Allegria, U 70, p. 53). Anche l’aggettivo del v. 2, «uniforme», figura già in questa lettera, benché riferito ad altro

sostantivo («giornate uniformi»).

1916

73

74 Per non rammaricarsi d’esser nati

Questa carne molestata ha pure

quando meno aspetta i fremiti dell’alba E mi brilla dolce la vita come un prato al rinvenuto bacio

della ruggiada! Dolina dei pidocchi 28 settembre 1916.

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, senza timbri postali (probabilmente spedita in busta), indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Inedita vivente l’autore, questa poesia è stata pubblicata per la prima volta in Piccioni, Ungarettiana, pp. 195-6. 2 Se non è perifrasi ironica d’invenzione ungarettiana, la Dolina dei pidocchi sarà probabilmente nei pressi di Locvizza, luogo che figura nella data dell’altro testo del 28 settembre 1916, Nostalgia (cfr. Porto Sepolto, pp. 43-4; ora in Allegria, U 70, p. 54).

7h)

Caro Papini, mi dai una bella giornata.! Ti abbraccio tuo

Ungaretti

LETTERE

74

A GIOVANNI

PAPINI

Credevo tu fossi ritornato a Firenze, dove ti ho scritto due o tre volte. Ti

hanno rispedito?

Cartolina postale in franchigia. Nel timbro postale la cifra del giorno è illeggibile, ma la lettera (sicuramente anteriore al 10.10.1916, data del timbro d’arrivo) è con ogni probabili-

tà del 7 ottobre 1916, data del timbro postale di una lettera a Marone, scritta lo stesso giorno (cfr. qui nota 1). Indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) »; mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fant. / Zona di guerra». ! La ragione di questa esultanza sarà l’arrivo, lungamente atteso (cfr. lettere 69, 70 e 72) di una lettera di Papini (che anche gli comunica la sua assenza da Firenze), di cui è notizia in una lettera a Marone datata 7.10.1916 (cfr. Lettere a Marone, p. 52: una lettera ora di Papini, caro, infinitamente consolante»).

«ho ricevuto

2 Probabile lacuna nel carteggio attualmente disponibile: delle lettere di questo periodo solo la 74, del 28 settembre 1916, risulta inviata all'indirizzo fiorentino di Papini.

76

Carissimo Papini, ho ricevuto la Voce. Magnifica. 3 nomi soli; ma tre nomi di uomini vivi —!

tuo di cuore Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 17.10.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fant. / Zona di Guerra». ! I'tre articoli del 30 settembre 1916 (a. VIII, n. 9) sono infatti firmati da Papini (Paradosso dello scrittore, pp. 353-61; ora in Opere, II, pp. 1029-41), Soffici, con pseudonimo Turchini (Diario Napoletano. II, pp. 362-74), e Carrà (Paolo Uccello costruttore, pp.

375-84), ai quali Ungaretti era legato in quegli anni da una complicità artistica e intellettuale senza riserve.

1916

75

77

Caro Papini, grazie di tutto cuore delle prove d’amicizia che mi dai.! Sono qui, com’è possibile. Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 27.10.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra».

! Il carteggio non fornisce indicazioni sufficienti a chiarire il motivo di questo ringraziamento.

78

Carissimo Papini sempre col solito grande affetto tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 15.11.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra».

79

Carissimo Papini, non faccio più nulla; ultimamente ho ripreso tutte le mie cose del periodo di guerra, ne ho distrutte mezze, ho rifatto il resto,! e ho richiuso, e mi pare che la mia vena abbia dato anche l’ultima goccia del suo sangue anemico, e si sia dolcemente stagnata.? Sono quassù con dei vaghi ricordi di bei tempi; sono come una scia d’una navigazione remota.’

76

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Così, Papini, amico mio.

Ma non sto male; ho qui un buon compagno* con il quale parlare. In dicembre forse ci vedremo. Ti abbraccio tuo Ungaretti

Su ritaglio di foglio rigato, senza indirizzo né data, ma da collocare con ogni probabilità prima del dicembre 1916 (mese di un incontro personale promesso alla fine della lettera); più precisamente verso la fine di novembre, per l'evidente prossimità con la lettera 80 (timbro postale del 5 dicembre 1916), che descrive in maniera analoga l'allestimento della raccolta del Porto Sepolto («tutte le mie cose del periodo di guerra, ne ho distrutte mezze, ho rifatto il resto» / «le mie cose di quest'anno di guerra. Ho rifatto quasi tutto»). ! In vista della pubblicazione del Porto Sepolto. Cfr. lettera 80, nota 2. 2 Cfr. lettera 69: «questa mia poesia anemica, che mi gocciola da queste mie vene tagliate ». 3 Cfr. i vv. 22-3 di Perché? del 23 novembre 1916: «come una scia / una scomparsa navigazione » (Porto Sepolto, pp. 27-8; ora in Allegria, U 70, pp. 55-6). 4 Forse Ettore Serra, al quale si allude anche nella lettera seguente con il generico appellativo di «amico». ? In occasione della licenza natalizia, che Ungaretti trascorse a Napoli, ospite di Marone (cfr. lettera 84). L'incontro con Papini non ci fu, perché quest’ultimo non si trovava a

Firenze quando Ungaretti vi giunse ai primi di gennaio del 1917 (cfr. lettera 85).

80

Carissimo Papini, ho letto il tuo necrologio di Carolina Invernizio.! Mi sono divertito. Forse presto esce il mio «Porto sepolto». Si sta stampando, pare, a

Udine, in edizione di 80 esemplari numerati. Un mio amico ha voluto raccogliere le mie cose di quest'anno di guerra.? Ho rifatto quasi tutto. Vedrai: è una cosa signorile: è certo il miglior libro: il più sincero: il più puro, di quest'anno: ne dicano pur male i grammatici: il primo esemplare sarà per te: in Francia l’ameranno. Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Ti ho mandato una poesia a Pieve St° Stefano, ultimamente.4

1916

eli

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 5.12.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze», corretto da altra mano in « Pieve S. Stefano / (Arezzo)». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra».

! La popolare scrittrice, nata nel 1851, era morta il 27 novembre 1916. Papini le aveva dedicato un articolo Carolina Invernizio, sul «Resto del Carlino» del 4 dicembre 1916 (XXXII, 339, p. 2; ora in Opere, IV, pp. 1325-30). Altre osservazioni su questo scritto papiniano si leggono nelle lettere 81 e 82.

? Il Porto Sepolto uscì infatti a Udine nel dicembre del 1916, presso lo Stabilimento Tipografico Friulano, in ottanta esemplari numerati. È ora ristampato dal Saggiatore (Milano, 1981), a cura di C. Ossola. ? Ettore Serra, conosciuto a Versa nell’aprile del 1916 (cfr. lettera 28, nota 4). Per il progetto dell'edizione, attribuito a Serra anche in rievocazioni più tarde, si veda la lettera 107, nota 6.

4 Testo non compreso nel carteggio attualmente disponibile. L’improvvisa e ingiustificata riduzione della cadenza epistolare nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 1916 lascia supporre altre lacune e altre eventuali mancanze di testi poetici inviati a Papini.

81 Carissimo Papini, ti ho scritto poco fa; ora ricevo la tua cartolina; e sono

contento. Aspetto tanto da te, per questa nostra Italia che ha bisogno che le si riconosca l’anima, sempre giovine. Hai scoperto intanto qual’è il gusto solito, — e il nostro er passant, — e che cosa ridicola, falsa, sia la «opinione pubblica». La «società[»]

è una tua

vittima: come sei amaro, Papini. Sono ancora dietro al tuo necrologio di «Carolina »:! un colonnello francese, conducendo all’assalto, — mi raccontava un miò compagno, morto da bravo, — intonava a voce spiritata «Caroline Caroline», nello stesso modo che

Jammes? — lo scriveva al nostro Thuile — non poté frenare il suo Te Deum alla vista del 100° miracolo in una sua mattinata di Lourdes:? chissà perché mi tornano in mente queste cose; ma la poesia di Jammes sa di muffa; e il Colonnello invece buttava sul grugno della morte, la nostr’anima ironica, come una bandiera agitata. Hai letto Paul Féval?4 Di quei romanzieri è il più «amusant». Ti abbraccio tuo

Ungaretti

78

LETTERE

A GIOVANNI

faccio il vocabolarista:

PAPINI

mettere a nudo — vederci chiaro —

( Scoperto: 3 mostrare le cose come son fatte — vederla sana la cosa, estirpata la carie — ecc. ecc.

Cartolina postale in franchigia, senza indirizzo né timbri postali (probabilmente spedita in busta). Scritta lo stesso giorno della lettera 80 (timbro postale del 5 dicembre 1916), dove si fa cenno all’articolo su Carolina Invernizio, di cui ancora si tratta nella nostra lettera («ti

ho scritto poco fa [...] Sono ancora dietro al tuo necrologio di “Carolina” »). 1! Cfr. lettera 80, nota 1.

2 Francis Jammes (1868-1938), poeta francese assai apprezzato all’inizio del secolo e caro ai crepuscolari, per il suo tono dimesso, non intellettualistico. L'amicizia con Claudel

lo portò ad esasperate forme di religiosità e di misticismo. Il giudizio di Ungaretti, qui riduttivo (cfr. anche la lettera 82), era invece senza riserve solo pochi anni prima (cfr. per esempio la lettera a Pea del 12 gennaio 1913: «a proposito di Jammes di Claudel ecc. pei quali ho un’ammirazione sconfinata », Lettere a Pea, p. 42), auspice probabilmente il fratello di Jean Thuile, Henri, che gli era amico (cfr. Rebay, Le Trio des Damnés, p. 56). } L’episodio era forse narrato in una lettera a Jean-Léon Thuile ora perduta. Vale la pena di ricordare che Jammes è autore di un libro su Lourdes, Le pélerin de Lourdes (Paris, Gallimard, 1936).

4 Paul Féval (1817-1887), scrittore innumerevoli romanzi d’appendice, di accostamento alla Invernizio, suggerito ghi della scrittrice proposta da Papini

tra i più prolifici dell'Ottocento francese, autore di gusto popolare e di scarso pregio letterario. Il suo qui da Ungaretti, integra la serie dei possibili colle(Ann Radcliffe, Pierre-Alexis Ponson du Terrail e

Francesco Mastriani).

82

Carissimo Papini, ti parlavo ieri di Jammes; di quella sua anima colpita dal mistero,! che scoppiava nel consunto suo canto dinastico,? con tutta l’ingenuità dell’uomo di abitudini, e ti parlavo della nostra anima spregiudicata, della nostra disperazione, perché tutto ci pare saputo,} che scoppia in una tremenda ironìa portando — anche sul campo dell’onore! — un arrabbiato singhiozzo nostalgico. Forse Jammes ci mentiva; certo era un travestito #/ letterato Jammes; avrei

fatto meglio a non nominarlo, che è una rileccatura lui, non un’ingenuità; volevo dire «il popolo», volevo guardare l’aspetto più profondo di « Carolina»? «la più vera»; vorrei come lei, aver fede; ma sono con Papini, il mio

grande fratello.

Un abbraccio da Ungaretti

1916

19

Cartolina postale in franchigia, senza timbri postali (probabilmente spedita in busta), indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Successiva di un giorno alla lettera 81 (cfr. qui note 1 e 3), dunque scritta verso il 5-6 dicembre 1916. ! Cfr. nella lettera 81 l'episodio del Te Deum. ? L'aggettivo si spiega ricordando che nella poesia di Jammes la nostalgia del passato si esprime in descrizioni, talora venate d’ironia, di estenuate dimore gentilizie. 3 Cfr. lettera 83, nota 2. 4 Cfr. nella lettera 81 il colonnello che « conducendo all’assalto [...] buttava sul grugno della morte, la nostr’anima ironica, come una bandiera agitata ». ? Carolina Invernizio (cfr. lettera 80, nota 1).

83

Papini, amico, che fai stamani? Ho qui una lettera dolce: «Aujourd’hui, lundi 3, je viens de refaire avec un petit gargon de 4 ans, le méme chemin que le nétre, celui du parc solitaire, prude de Montsouris. Jai été triste infiniment, j'ai songé à vous beaucoup, et, peut-étre, mon souvenir est-il venu vous effleurer?...» Guardo — lo sguardo distratto dei disincantati — il tenue e opaco velo, che pure, come un portone d’acciaio, mi toglie ogni sorriso di sole, e amo la mia morbida nebbia; amo lo squisito martirio delle mie notti d’insonnia.! Sono ingenuo, come quel qualcuno che ha già saputo tutto, e sa di non saper più nulla; sono come un bimbo cullato, di meno di quattr’anni;? mi pare che anche il paradiso del buon Gesù sia qualche cosa di così. Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 10.12.1916, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze», corretto da altra mano in « Pieve S. Stefano / Arezzo», e successivamente « Presso / Vallecchi / N. 8 Firenze». Mittente « Ungaretti / 19° fant. / Zona di guerra».

1 Quasi anticipo del capoverso finale di un futuro notturno, Ironia di Dio: «Mi è stato concesso questo martirio di intendere l’ironia di Dio» (Allegria di Naufragi, pp. 176-7, ora inAllegria, U 70, p. 93). Si noti che nel cpv. 4 compaiono anche il velo («un velo di verde») e la rotte («la notte li ha nascosti»).

80

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

2 Variazioni sui versi 14, «questo bimbo ha voluto sapere», e 38-9, «sbigottito / di non sapere » di Perché? (Porto Sepolto, pp. 27-8); ma anche preludio ai cpv. 10, «So di passato e d’avvenire, quanto a un uomo è dato di saperne», e 13 «Di tutto ho goduto e sofferto», di Lucca (Allegria di Naufragi, pp. 179-81, ora in Allegria, U 70, p. 95). Cfr. anche la lettera 82, «ti parlavo della nostra anima spregiudicata, della nostra disperazione, perché tutto ci pare saputo », dove anche figura il termine «ingenuità», riferito a Jammes, qui recuperato, con altro valore e in forma aggettivale, per il soggetto scrivente («Sono ingenuo»).

84

Mio Papini, ti vengo a trovare;! sono venuto qui sperando nel frastuono delle grosse città; ma mi sento assente, come lassù: sono triste, infinitamente triste,

Papini mio. Come ti amo, oggi più di ieri, come cresce la mia venerazione per Le.

In Italia ressuzo capisce nulla; ho mandato il mio libro in giro; avrei fatto meglio a bruciarlo.? Nessuno? qualcuno; ma è tanta la massa pretenziosa e orecchiante; è tanta la

falsità; sono disgustato; mi fanno e mi faranno delle lodi; chi sentirà come ho sofferto, mio Papini? Chi sentirà quanta mia vita s’è fermata tremante in una parola, a dirmi, con lo spasimo oscuro dell’uomo, che mai si saprà dire com'è, (e vorrebbe,) perché non è altro che un uomo?’

È forse il destino della poesia vera; tra centanni s’accorgeranno che in fatto di sensibilità, di transfusione® lirica della realtà) sono più avanzato di tanti incensati, — di un secolo almeno.

Non parliamone più. Chi saprà quel che c’è d’immortale colto in quel tuo fiume e in quel sereno di una tua poesia? Ma oggi è grande poeta chi fa dei lunghi menu, non perché ci si crede, ma perché ormai questa «è l'opinione corrente » e avere un’opinione propria, un gusto proprio, eh! ci vuol tempo e fatica e vocazione.

Ti abbraccio — abbracciami Prezzolini e Palazzeschi — Tuo Ungaretti /

Ho avuto notizie, indirettamente, di Apollinaire. Aspetto con ansia di poter avere il suo «Le poète assassiné».8 Pare che la sua ferita gli procuri ancora violenti dolori al capo.? Mio Dio, che pena ci mette in animo la guerra, ogni giorno di più.

Su foglio non rigato, piegato in due e scritto su due colonne, senza indirizzo né data, ma

con ogni probabilità degli ultimi giorni del dicembre 1916, per la forte prossimità con la

1916

81

lettera 85, del 3 gennaio 1917 (cfr. qui note 3 e 5). La priorità, di qualche giorno rispetto a quest’ultima è suggerita dall’esordio, dove Ungaretti, ancora a Napoli (cfr. qui nota 2), annuncia la prossima sosta a Firenze, prevista nel viaggio di ritorno (cfr. qui nota 1) e attestata appunto nella lettera 85.

! A Firenze durante il viaggio di ritorno al fronte. L’incontro non ebbe luogo per l'assenza di Papini, che si trovava a Pieve Santo Stefano. ? Napoli, dove Ungaretti si trovava dal 18 dicembre, ospite di Marone, per la licenza invernale (cfr. Lettere a Marone, p. 59). Cfr. nella lettera 86: « Napoli è la sola grande città d’Italia».

3 Cfr. anche lettera 85: rà; ma per me è un libro “Porto” date certo a gente 4 Eco e contaminazione

«Hai ricevuto il mio “Porto Sepolto”? Nessuno se ne accorgedi poesia»; e la lettera 87: «Quante copie sprecate del mio fatua». di due testi del Porto Sepolto: «tremante parola » (Soldato, v. 4;

poi « Parola tremante», Fratelli, v. 3), e «una parola / scavata è nella mia vita» (Poesia, ora Commiato, vv. 11-2).

? Cfr. nella lettera 85: «e svanisce, per lasciar posto all’uomo che si ritrova un semplice uomo». 6 Cfr. lettera 31, nota 5.

Cfr. anche lettera 61: «L’arte oggi è una trasfusione della realtà». vw Y 0

Le poète assassiné, Paris, L’Edition, 1916. Cfr. lettera 26, nota 1.

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85

Carissimo Papini, sono venuto a Firenze con la sola intenzione e speranza di stare un poco con te; non ho avuto fortuna.! Hai ricevuto il mio «Porto sepolto»? Nessuno se ne accorgerà; ma per me è un libro di poesia. Ho incontrato a Napoli Marone, ed abbiamo parlato insieme; ho sentito con piacere, fra quei napoletani, che tu sei sempre, per i giovani, la forza attrattiva; ho sentito con piacere, — perché io credo fermamente che tu solo sei riuscito a risolvere con nuovo lirismo, certe attitudini e contrasti dell’uomo d’oggigiorno, quel tormento che si sloga in un immenso gesto di sereno, e il poeta che si arresta perplesso di quell’eterno che è stato suscitato dai suoi occhi mortali, quel momento in cui tutto sembra una pausa infinita come una liberazione e la poesia modula il suo enigma di felicità, e svanisce, per lasciar posto all’uomo che si ritrova un semplice uomo) — ho sentito con piacere questa viva adesione verso di te.

La Diana è ancora una cosa un po’ fatua,* un po’ disordinata; ma Marone è un giovine — e alcuni altri con lui — che s’appassiona, un giovine di vocazione; ed ho piacere di doverti fare per loro la preghiera di non disdegnare di avvicinarli; forse nessuno di loro saprà mettersi / in luce; ma questo proseguire a creare in Italia un ambiente sempre più intelligente, se non una poesia nuova che è quistione di dono e nasce quando deve nascere, e le riviste servono fino ad un certo punto, merita la tua attenzione. Ti ringrazio per loro e ti abbraccio Che Ungaretti Giuseppe [Ungaretti] soldato 19° fanteria Zona di guerra SI/ASI7

Su foglio grigio-azzurro non rigato, piegato in due. Senza indirizzo. 1! Cfr. lettera 84, nota 1. 2 Cfr. lettera 84, nota 3.

LETTERE A GIOVANNI

84

PAPINI

3 Cfr. nella lettera 84: «che mai si saprà dire com'è, (e vorrebbe,) perché non è altro

che un uomo». 4 Sempre a proposito di Marone, in un giudizio analogo, misto di simpatia e di riserve, nella lettera 94 si precisa: «ha dei progetti fatui; fa una rivista fatua ». E in una lettera dello stesso periodo al diretto interessato: «t’infliggo il timore della fatuità » (Lettere a Marone, p. 64).

86

Caro Papini, oggi lascio Firenze per lassù. Me ne vado contento di questo giro. Ho veduto Napoli; e quando conoscerai i miei «Semente ’e ’o spasso »! che mi si stanno maturando, vedrai che ho fatto bene. Napoli è la sola grande città d’Italia; con un aspetto — o meglio con infiniti aspetti propri — originati schiettamente dalla sua natura — dagli scugnizzi alle canzonette, dalle fiere ai suoi meandri di rioni, dalla passeggiata in via Toledo in carrozzella per ostentazione alla coltellata «bbona »; il festaiolismo, la boria e il lazzaronismo, e l’«ammore» sentito come un frutto che il

sole porta a compimento, una meravigliosa cosa della natura, che si coglie per bearsene, e se qualcun altro volesse toccarlo, guai; del resto, ci son tante

frutta in quel giardino. Penso di fare dopo la guerra una rivista d’arte in Italia: avrei i mezzi — finanza —, non io, un mio amico che ha dei milioni; una cosa molto seria — nel

senso buono —; quando sarà l’ora ne parleremo, / se le cose di qui a lì rimarranno al posto in cui le ho lasciate qualche settimana fa; tu la dirigeresti — no? — se non di nome, almeno con il tuo spirito? (non parlo della Diana; voglio bene a Marone che aiuterò di cuore, perché ha ingegno e perché m'ha usato

infinite cortesie; parlo d’una cosa più mia, se avrò questa fortuna) — Ti abbraccio tuo

l

19° fanteria Zona di guerra

Ungaretti

Cartolina postale (recto e verso), con timbro datato Firenze 5.1.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». ! Unica, e poco perspicua menzione di testi (poetici?), di cui non resta altra traccia —

almeno in questa forma e con questo titolo — nel corpus ungarettiano attualmente noto.

1917

85

? Anticipo dei vv. 6-8 di Godimento: «come un frutto / che si addolcisce / nel sole» (Allegria di Naufragi, pp. 53-4). Per la connotazione erotica e sensuale di questa immagine (cfr. qui «che si coglie per bearsene »), si veda la lettera 250, nota 1. ? Progetto mai realizzato, ma ben vivo ancora alla fine di luglio, quando Ungaretti lo caldeggia di nuovo con Papini, insistendo sulla concreta disponibilità dei mezzi finanziari promessi da più parti (cfr. lettera 127, del 25 luglio 1917) e con Marone (lettera del 24

luglio 1917, in Lettere a Marone, pp. 94-5). L’«amico che ha dei milioni» (nella lettera a Marone «un uomo di gran gusto e di molti soldi») sarà probabilmente Ettore Serra, l’«amico» della lettera 80, assai vicino a Ungaretti in questo periodo (cfr. le lettere 88, 90, 92, 94) e nei giorni prima della licenza (« qualche settimana fa»). Del resto Serra appare nelle lettere a Papini come il garante di generosi aiuti economici (cfr. le lettere 183 e 232), ed è ricordato con grande affetto nella lettera 128, coeva alla 127 dove è rilanciato il progetto della rivista.

87

Oggi mi arriva una lettera dolce, una lettera calda, del mio amico Thuile; è la prima che abbia incontrato il mio libro come l’aspettavo: « Vous étes un véritable ami et un grand coeur. ... Je désire encore entendre de votre propre voix que vous me récitiez votre “Silenzio”! ou vos “Fiumi”? traversés, chacun d’eux, par une eau pleine de lumières. Nous avons connu cette cité que chaque jour emplit de soleil? e[t] je ne suis point jaloux de vos pierres de San Michele en me rappelant que nous avons tous deux marché au bord de la méme mer e[t] que ce souvenir a continué à vivre en vous sur la Cime quatre

ou sur la cote 141, parmi ces rafales de haines qui n’ont point troublé votre paix intérieure. ... Comme un enfant, je me suis repu, vous savez, pendant trois ou quatre anneés, de solitude, de philosphie, de “littérature” croyant sans doute atteindre une vérité plus claire, avec un but devant moi que je ne me retourne plus maintenant pour voir disparaître sur le sentier dépassé. Ce que j'ai bien aimé aussi, c'est que votre “Porto Sepolto” ne soit publié qu’à 80 exemplaires, — pour vos amis. Que j°ai regret / de n’avoir pas recherché cette intimité pour moi. Se je me décide encore à publier mes “Plénitudes”4 ce sera ainsi, peut-étre è moins, car je ne me connais que deux amis,

vous et mon frère d’Egypte. (Quante copie sprecate del mio «Porto» date certo a gente fatua, senza cuore né intelligenza!)

Pensez donc que je suis devenu muet. Couvert de mon manteau d’homme, mélé davantage à l’humanité, à sa misérable bétise, à son épaisse animalité, je

me suis dis qu’une pensée harmonieuse n’avait de valeur qu’en nous et qu'il ne fallait point que nos réves fussent dits pour en conserver le parfum. Nous

86

i

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

ne sommes jamais ni assez égoistes ni assez cruels, vis à vis de nos “ semblables”.

Nos semblables?... quelle épaisse matière! ... Je suis attaché à votre sensibilité.» Papini: sono attaccato alla tua sensibilità. tuo

Ungaretti

Su due cartoline postali in franchigia, con timbro datato Posta Militare 10.1.1917, indirizzate a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». La seconda è contrassegnata da

un 2 nell’angolo superiore sinistro. ! Cfr. lettera 51, nota 7. A lui sarà dedicata questa poesia nel Porto Sepolto del 1923 (pp. 99-100). 2 I fiumi, Porto Sepolto, pp. 33-5; ora in Allegria, U 70, pp. 43-5.

3 Allusione ai vv. 1-2 di Silenzio:

«Conosco una città / che ogni giorno s’empie di sole».

4 Cfr. lettera 2, nota 4. 5 Cfr. lettera 84, nota 3.

88

Carissimo Papini, ho ricevuto ora la tua lettera; ne sono commosso. Con Thuile, con il mio caro compagno Ettore Serra — che quando conoscerai amerai — con qualche altro che ancora non so, mi hai inteso profondamente; io sono orgoglioso di questa tua fraternità e gezerosità; oggi che si giudicano gli uomini come una merce, secondo il proprio tornaconto, guardare da poeta alla poesia — ch'è un nulla, ma una grazia e una passione, un miracolo, — non

pare neppure di questo mondo. Papini, mi apri le tue braccia, non badando se ho etichette o gran casse, perché ho un po’ di poesia; — quanti sapranno in Italia questa tua pura delicatezza? Ti ho scritto stamani 2 cartoline riportando una lettera di Thuile.? Spero di compiere un mio voto, — non d’oggi —, per te; ti tradurrò in francese con Thuile, appena finita la guerra;? farò un’opera viva; farò meglio che la mia poesia; farò vivere colla lingua colla quale ho sillabato,4 e che m'è rimasta la più cara, il fiore della mia poesia, la tua poesia, Papini. / Marone ha insistito perché mandassi il mio libro a Fiumi; io sono un debole in certe cose; non conoscevo Fiumi; ora sì; guarda come m'ha risposto

llimbecille!

quell’imbecille

;

Ti abbraccio tuo Ungaretti

1917

87

Su ritaglio di foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo né data, ma dello stesso giorno della lettera 87 (timbro postale del 10.1.1917), qui ricordata (cfr. qui nota 2) ! Di apprezzamento per il Porto Sepolto, come lasciano intendere le frasi seguenti e la menzione di questa lettera nella lettera 90, del 15 gennaio 1917, a proposito delle reazioni suscitate dal libro di Ungaretti. 2 Cfr. lettera 87. ? Su questo antico progetto, mai attuato, si vedano le lettere 2-10. 4 Moltissimi infatti, e almeno in parte segnalati nelle mie note, i francesismi lessicali, morfologici e sintattici presenti nelle lettere di questi anni. Sulla formazione prevalentemente francese di Ungaretti si veda Rebay, Origini, pp. 35-6. °? Lionello Fiumi (1894-1973), poeta e critico letterario, collaboratore della «Diana», in questo periodo assai poco apprezzato da Ungaretti, che ne scrive anche a Marone in termi-

ni alquanto limitativi (cfr. Lettere a Marone, pp. 62-4).

89

Caro Papini, non ho mai avuto, mai, giornate di benessere spirituale come queste; lo sono contento, lo sono sereno; lo sono tanto con te; oggi ripenso

alle volte che ti ho incontrato nella vita, penso alle mie tappe di nomade; ogni volta che mi sono fermato per riprendere respiro m’eri vicino; quando ho incontrato Thuile in Egitto, otto o nove anni fa, nella sua casa, fra il deserto e il mare,! nella sua stanza grande di luce e secca pei libri, le prime parole dell’incontro sono state a tuo riguardo: « Vado in Italia, mi diceva Thuile, e

passerò da Firenze; vorrei conoscere il vostro Papini; nessun altro m'interessa in Italia»; quando sono arrivato a Parigi e vi ho incontrato uomini, che poi mi si sono legati come fratelli, io mi volgevo dalla parte d’Italia: «Sapete, non siamo poi così poveri, noi; abbiamo un uomo laggiù, Papini». E volevano sapere di più di te, e prendevo i tuoi libri, e li traducevo; e so che ho avuto dei momenti, anch'io, nei quali riuscivo a transmettere? in altri il mio vivo entusiasmo, e so che Polti,? una di quelle sere, s'era levato e m’era venuto incontro e abbracciandomi: «Voi non potete non dare alla Francia quest'opera così bella; voi dovete darcela ».4 E quando ci siamo visti a Parigi?? E quando m'hai accolto in Lacerba?6 E

quando hai pubblicato le 100 pagine di poesia?” E la Voce di De Robertis? E le tue quattordici poesie?8 E il nostro incontro di Firenze?? Io sono rinato tutte queste volte per essermi sentito al collo le tue braccia fraterne. E ora questa tua lettera,!° tutta commossa, che mi apre una via più larga nel mondo, una mia via dove posso andare confortato perché qualcuno, il migliore, mi ha sentito, e purificarmi ancora di più.

88

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Papini, devo dirti grazie? No, la gratitudine è servilità; ti dico che ti guar-

derò con amore più attento; che cercherò meglio nella rete della tua passione i fili della mia; perché nessuno più di te, con più intensità e precisione, ha espresso liricamente la nostra epoca; perché sei la nostra misura più vera se

vogliamo cantare con libertà.

Ti abbraccio tuo Ungaretti

Su foglio a righe, senza indirizzo né data. Tematicamente prossima alla lettera 88 (ringraziamento e commozione per una lettera particolarmente lusinghiera di Papini, e riproposta dell’antico progetto di traduzione), ne condivide in parte anche il lessico (« mondo», «purificarmi» / «pura», «amore» / «amerai»). «Essermi sentito al collo le tue braccia fraterne» richiama «questa tua fraternità» e «mi apri le tue braccia»; «ora questa tua lettera, tutta commossa » riprende e varia l’esordio della lettera 88, «ho ricevuto ora la tua

lettera; ne sono commosso »; « cercherò meglio nella rete della tua passione i fili della mia» ricorda «farò vivere [...] il fiore della mia poesia, la tua poesia». La lettera è dunque compresa tra il 10 gennaio 1917, data della lettera 88 (annuncio dell’arrivo della preziosa lettera papiniana), e il 15 dello stesso mese, data del timbro postale della lettera 90 (sintetico apprezzamento della lettera di Papini, che conclude precedenti e più ampie espressioni

di gratitudine). ! Cfr. Ineffabile, vv. 1-3: «Casa a tentoni / da una parte troppo mare / troppo deserto dall’altra» (Poesie disperse, U 70, p. 371). Un’altra rievocazione di questa casa nella lettera 128, dove è ancora ricordata la comune ammirazione per Papini. 2 Cfr. lettera 31, nota 5.

? Georges Polti, nato nel 1868, scrittore francese di origine statunitense, autore anche di studi sul teatro. 4 Cfr. lettera 88, nota 3. Cfr. lettera 1, nota 1. Cfr. lettera 5, nota 4. Cfr. lettera 2, nota 12. UU Ya 0 Uscite tutte sulla «Voce» di De Robertis, saranno di lì a poco riunite nel volume Opera prima (cfr. lettera 108, nota 3).

? Probabilmente quello del febbraio-marzo 1916 (cfr. lettera 16, nota 1). 10 Cfr. lettera 88, nota 1.

90

Mio caro Papini, mentre dall’Italia, — tranne la tua lettera,! ch’è la più giusta, e

l’amicizia di Ettore Serra, e qualche parola buona, udita a Firenze, da Prezzo-

1917

89

lini e da Bastianelli, — non m'è arrivata che indifferenza d’imbecilli pretenziosi, uno per uno gli amici di Francia, mi portano l’entusiasmo del loro abbraccio. «Jamais une joie si grande ne fut donnée pour un 1° janvier».? Viva la Francia! Ti abbraccio tuo

Ungaretti Scrivimi, scrivimi: io veramente, a fondo, come un fratello maggiore, in Italia non amo che te; non amo nessun altro, tra i vivi, come amo te.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 15.1.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 88, nota 1. ? Giannotto Bastianelli (1883-1927), musicista e critico musicale, collaborò alle riviste

più significative di quegli anni, «La Voce» di Prezzolini, «Lacerba», «La Voce» di De Robertis, «La Diana». La sua conoscenza, secondo quanto ricorda Ungaretti in uno scritto del 1963 (dove lo definisce «musicologo principe»), risaliva almeno al 1914, in occasione della prima della Fedra di Pizzetti alla Scala (cfr. Ricordo di Barilli, U 74, p. 678). } Reazione di un amico francese al ricevimento del Porto Sepolto, diversa da quella degli «imbecilli pretenziosi» menzionati sopra.

91

Caro Papini, oggi ho ricevuto una lettera da Mercereau. Mi chiede di salutarti. Come sono dolorose queste lettere dalla Francia: «Par le “bulletin des écrivains”! vous aurez pu voir, très faiblement, quel tribut considérable la France intellectuelle a payé. Beaucoup ne sont pas marqués, car on ne publie

que les noms fournis par les familles, la censure le désirant ainsi. Il y a là des pertes inestimables, car à peu près tous avaient encore tout à dire. Je souhaite qu'il n’en soit pas de méme chez vous. ecc». Ricevi il «Bulletin»? Devo fartelo mandare direttamente? Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Scrivimi; pensa che sono solo.

90

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 17.1.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». ! Il

«Bulletin des Ecrivains»

(1914-1919) era un foglio mensile, fuori commercio,

inviato gratuitamente agli scrittori in guerra, pubblicato da René Bizet, Fernand Divoire e Gaston Picard (tutti e tre redattori dell’«Intransigeant »). Pubblicava i nomi degli scrittori

feriti o morti in guerra, con brevi biografie e bibliografie degli scritti, oltre ad altre notizie di cronaca letteraria. Cfr. anche la conclusione della lettera 116.

92 Caro Papini, oggi è venuto a vedermi Serra; siamo stati un po’ insieme; sono

stato un po’ con qualcuno. Ho letto il tuo articolo per Pareto;! non so di Pareto che il nome; ma il tuo

articolo è di una prosa magnifica; non posso apprezzarlo che da questo punto di vista; ma mi ha deliziato come una mela dolce fragrante e colorita; credo anche sia una buon’azione; uno di quei tuoi atti, ormai infiniti, per svegliare quest’italiani; per mostrar loro un'Italia pura e superiore; uno di quei tuoi atti tutta generosità, tutt'amore; questa tua è la miglior guerra. Ti abbraccio Ungaretti Dove è ora De Robertis? Voglio mandargli il mio libro. C’è stato ultimamente in lui qualche cosa di settario: ha voluto eccessivamente bene ad uomini che non valgono un soldo falso; ma non ha fatto poco per avviare la poesia in un senso puro; e mi ha fatto non poco bene seguirlo con attenzione. Tranne te — che sei indiscutibilmente il migliore, e tenterò di dimostrarlo insieme a Thuile} — Soffici, Sbarbaro, Carrà, Palazzeschi, e in qualche modo Jahier, Folgore, Pea Govonis — meno di tutti Govoni — e tranne forse anche il

sottoscritto, non vedo altri poeti in Italia, che sappiano esprimersi oggi. Ti abbraccio

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro illeggibile, ma sicuramente compresa tra il 21 gennaio (pubblicazione dell'articolo di Papini su Pareto: cfr. qui nota 1) e il 25 gennaio

1917, data del timbro postale di Pieve Santo Stefano. Indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo)»; mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19° fant. / Zona di guerra ».

1917

91

! Vilfredo Pareto, «Il Resto del Carlino», 21 gennaio 1917, XXXIII, 21, p. 2; ora in Opere, VIII, pp. 933-41. L’articolo prende spunto dalla recente pubblicazione del Trattato di Sociologia Generale (Firenze, G. Barbèra, 1916) per tracciare un sintetico ritratto dello studioso, esule volontario nella Svizzera francese e professore all’Università di Losanna, incontrato personalmente da Papini, «nella sua solitudine di Céligny», nel settembre del 1904, insieme con Giovanni Vailati e Mario Calderoni. ? Probabile riferimento alla pubblicazione sulla « Voce» di pagine di Cardarelli, Linati e Onofri, verso i quali Ungaretti è in questo periodo assai critico (cfr. lettera 52 e note relative). Cfr. anche lettera 94. ? Con la progettata traduzione in francese. Cfr. lettera 88, nota 3. 4 Luciano Folgore, pseudonimo di Omero Vecchi (1888-1966), poeta e narratore, per

un certo periodo strettamente legato al futurismo e all’avanguardia francese, collaborò a «Lacerba», alla « Voce» di De Robertis e alla «Diana». È ricordato con elogio anche nel saggio più volte citato La doctrine de «Lacerba» del 1920 (cfr. U 74, p. 45). ? Enrico Pea (1881-1958). Stabilitosi giovanissimo ad Alessandria d’Egitto, dove svolse i mestieri più disparati, conobbe Ungaretti alla « Baracca rossa»,punto d’incontro in quegli anni di anarchici e di rivoluzionari di ogni paese. Nacque così tra i due un intenso sodalizio intellettuale destinato a lunghissima durata, solo in parte testimoniato dalle Lettere a Pea. Ungaretti ebbe un ruolo di primo piano nella pubblicazione dei primi libri dell’amico, le Fole (cfr. lettera 126, nota 1) e Montignoso (Ancona, Puccini, 1912), trascrivendo il manoscritto, rivedendone l’ortografia, e facendosene quasi agente editoriale. Più tardi si adoperò per la pubblicazione dello Spaventacchio nei «Quaderni della Voce» (cfr. lettera 11, nota 3) e per la ristampa delle Fo/e nelle edizioni della «Diana». Una rievocazione di questa amicizia si legge nel saggio commemorativo del 1959, Ricordo di Pea (U 74, pp. 6814). Per una più ampia ricostruzione di questo rapporto si veda Piccioni, Ungarettiana, pp. 67-91; nonché Luti, Nota introduttiva, e J. Soldateschi, Una lunga consuetudine, in Lettere a Pea, pp. 5-8 e 9-19. 6 Corrado Govoni (1884-1965), poeta nel quale l’esperienza futurista si innesta su toni crepuscolari e reminiscenze pascoliane e dannunziane. Collaborò a «Poesia» di Marinetti, alla

«Voce», a «Lacerba», alla

«Riviera Ligure» e alla « Diana». Elencato tra i migliori

artisti del momento nella lettera 267, è anch’egli menzionato con elogio nel saggio La doctrine de «Lacerba» del 1920 (U 74, p. 45).

93 Cielo e mare! M'illumino d’immenso con un breve moto

di sguardo

LETTERE A GIOVANNI

92

PAPINI

Burrasca?

Non posseggo più che la crudeltà

di parlarmi Ma le mie urla fendono come i fulmini la fioca

campana del cielo e sprofondano impaurite della mia solitudine Desiderio?

Vorrei somigliare a questo paese steso nel suo camice di neve come in una

grande tranquillità di sonno S.M. 1.1.4 26/1/1917

Cartolina postale in franchigia, senza indirizzo né timbri postali, dunque spedita in busta. La mancanza di firma induce a supporre che fosse accompagnata da un’altra lettera, forse la lettera 94, anch’essa spedita in busta e cronologicamente prossima (cfr. nota introduttiva). 1 Cielo e mare, Allegria di Naufragi, p. 52; ora Mattina, in Allegria, U 70, p. 65. Esclusi

già dalla prima stampa nell’Antologia della Diana i tre versi finali. Cfr. anche Piccioni, Ungarettiana, pp. 186-9. 2 Corrisponde a Solitudine, Allegria di Naufragi, p. 67; ora in Allegria, U 70, p. 64. Il titolo attestato qui è sostituito, già nell’Artologia della Diana, da Solitudine, che recupera l'informazione dell’ultimo verso, caduto prima della stampa insieme con la prima strofa. Cfr. anche Piccioni, Ungarettiana, pp. 186-8.

? Corrisponde a Dormire, Allegria di Naufragi, p. 63; ora in Allegria, U 70, p. 66. Anche qui il recupero semantico degli ultimi versi, subito caduti, è affidato al nuovo titolo, che già nell’Antologia della Diana sostituisce l'originario Desiderio. Cfr. Piccioni, Ungarettiana, pp. 187-8.

4 Santa Maria la Longa.

1917

93

94

Carissimo Papini, ho ricevuto avant’ieri la tua lettera ed ho subito spedito il libro a De Robertis: non l’ho fatto prima perché temevo avesse dei pregiudizi a mio riguardo; t’assicuro che soffrivo di non poterglielo mandare;! ora che so che mi guarderà con serenità, sono contento; la sua è tra le cinque o sei copie

che ho mandate con il desiderio d’essere inteso; per le altre ha prevalso la mia vanità e sono disgustato d’essere stato debole; e offeso; sarò più attento in

avvenire. Non conosco Cecon (?);? l’amico di cui ti parlavo è un uomo profondamente fine; un uomo che somiglia tanto a Thuile;3 uno scontroso che non s’è mai visto sulle riviste, che ha scritto un libro tanti anni fa, di cui ha vergogna

oggi e non mi ha fatto leggere, — neppure a me che gli sono fraternamente legato, — che mi scrive delle lettere deliziose di sensibilità intensa e ha una conversazione più deliziosa ancora, che sa cogliermi un momento di cielo, o un tratto di strada, o un brano di campagna, o l'aspetto d’un uomo con una sobrietà vibrante e piena di colore; un uomo che ha discernimento come di rado da noi, e entusiasmo; Ettore Serra.

Non ho né stima né disistima di Marone; mi ha sequestrato a Napoli; mi ha talmente adulato; mi ha dimostrato anche di avere una certa passione che potrebbe dar seme e frutta; ha dei progetti fatui; fa una rivista fatua;' queste cose gliele ho dette; ma è giovine; ma consigliato bene e aiutato potrebbe

mettersi a cercare, e trovare la sua forza; io gli voglio bene. Sono stato ammalato; oggi sto meglio; nevica anche qui; un paesetto piatto

dove siamo a riposo.

Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, probabilmente degli ultimi giorni del gennaio 1917. Certo successiva al 25 gennaio 1917, data del timbro postale d’arrivo della lettera 92, nella quale è richiesto l’indirizzo di De Robertis per l’invio del Porto Sepolto (cfr. qui nota 1). Poiché la frase finale rivela varie tangenze con uno dei testi inviati con la lettera 93 (cfr. qui nota 5), è lecito supporre che le due lettere siano cronologicamente prossime, forse addirittura spedite insieme nella stessa busta (cfr. la nota iniziale della lettera 93).

! Cfr. il poscritto della lettera 92. Il libro spedito a De Robertis è naturalmente il Porto Sepolto. i sa ? Personaggio di difficile identificazione, probabilmente amico personale di Papini. 3} Questa somiglianza è ribadita nella lettera 128. 4 Cfr. lettera 85, nota 4.

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LETTERE

A GIOVANNI

sc

PAPINI

5 Cfr. i vv. 1-6 di Desiderio (inviato con la lettera 93): « Vorrei somigliare / a questo paese / steso nel suo camice / di neve / come in una / grande tranquillità ». Forse anche il «camice» del v. 3 ha qualche rapporto con l’affermazione iniziale «Sono stato ammalato ».

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Carissimo Papini, mi ritiro dalla «Diana»;! ho chiesto di riavere gli scritti lasciati loro a Napoli per l’Antologia? che ora faranno. Faccio questo taglio con dolore perché voglio bene a Marone; e spero sinceramente che in avvenire faccia meglio; che non badi più tanto «al pubblico » e di più a sé; che senta che il proprio nome dipende dalla propria opera e non dallo sfruttamento del nome, «più o meno celebre», degli altri. Gli ho chiesto — invece di tutti i lanciamenti che mi prometteva — di dimostrarmi la sua fraternità con qualche cosa di veramente suo. Ho tentato inutilmente di fargli mutar rotta subito per rimanere con lui; mi ha risposto con una tempesta di lodi sulla mia poesia insuperabile; e io me ne vado: solo, fino alla mia ora di parlare a qualcuno, con qualcuno che meglio m’intenda; perché io credo che il poeta sia uomo di profondo pudore; e non può darsi a chiunque; ma a chi può contraccambiargli entusiasmo; e ha in orrore le lusinghe — Ti abbraccio tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, senza indirizzo né timbri postali: dunque spedita in busta. Probabilmente della fine del gennaio 1917, se, come credo, è di poco precedente alla lettera a Marone del 4 febbraio 1917. Quest'ultima contiene infatti la rettifica di un precedente giudizio troppo severo («forse ho avuto torto a tuo riguardo », Lettere a Marone, p. 65) e menziona una lettera «tutto tormento»

dello stesso Marone, che sarà, con ogni

verisimiglianza, la risposta di Marone alla decisione di Ungaretti di non partecipare all’ Antologia della Diana, riferita e commentata a Papini nella nostra lettera. ! La rivista napoletana diretta da Marone (cfr. lettera 31, nota 2). ? Antologia della Diana, Napoli, «Libreria della Diana », 1918 (ma già uscita nel dicem-

bre del 1917). Curata da Marone, ospitava testi in prosa e in versi di una cinquantina di autori, già collaboratori della «Diana» o delle riviste fiorentine. Ungaretti; nonostante le riserve iniziali (cfr. anche una lettera a Marone da Firenze, dunque dei primi di gennaio, dove si esprime il dubbio sull’opportunità di realizzare immediatamente tale progetto, in Lettere a Marone, pp. 62-4), vi pubblicò quindici poesie (cfr. lettera 152, nota 4). Difficile dire peraltro quali siano gli «scritti lasciati loro a Napoli», di cui si chiede la restituzione:

197

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forse Temporale, Natale e Dolina notturna, tutti datati « Napoli il 26 dicembre 1916» e poi compresi nell’Antologia (ora rispettivamente in Poesie disperse, U 70, p. 382; e in Allegria, U 70, pp. 62 e 63), e forse la poesia Notte, rimasta inedita e ora pubblicata nelle Lettere 4 Marone, p. 60.

96 Caro Papini, stasera ti presento un altro dei miei amici: Cotti.! [«]“Finestra a mare”? mi pare la più felice giornata di questo tuo diario poetico. Io me la sono analizzata con amore, a lungo, trovandovi sempre

nuovi motivi di ammirazione. Se io ti dicessi come mi si è rivelata la bellezza di questo canto ispirato, con quanta immediatezza e sicurezza, e ti ripetessi le ragioni del suo pregio, quali la mia ulteriore analisi mi è andata palesando, ti direi anche ad un tempo perché gli altri mi piacciano assai meno, perché alcune parti di questo tuo diario mi sembrino mancate. Voglio piuttosto sfogliare un’altra volta il tuo volume, per notare di nuovo con te, nella loro spontaneità irriflessa, le mie più superficiali impressioni.

Mi è piaciuta per l'originalità della concezione, e il suo bell’andamento piano, sobrio, aderente al soggetto, la dedica.? C’è qualche scorrettezza di forma, qualche asperità di suono, qualche interruzione nell’ispirazione, segnata con zeppe lambiccate e stonate, che non riescono a rompere l’incanto dell'insieme. Il porto sepolto,* nonostante l’atteggiamento scultorio e il potere suggestivo del secondo e terzo verso, resta, per me, un indovinello di cattivo gusto. E

non capisco proprio perché dia il nome a tutta la raccolta. Lindoro? è irto di bruttezze la sua parte. Che tu ti ci intenda, è possibile. Se un germe di ispirazione ha presieduto alla sua composizione, troppo debole forse per crearsi il proprio corpo espressivo, è stato soffocato da quello che gli hai ammassato intorno tu. Veglia6 à un acre sentore di realtà, uno squallore e crudità di vero, che

s’ingoierebbe la sua stessa forma verbale, il diario poetico e il poeta, per mettere a diretto contatto con la scenetta macabra, se non fosse il fallito ardi-

mento retorico di quella “congestione delle sue mani penetrate nel mio silenzio” che rompe ad un tratto il fascino, e apre lo spiraglio sull’intermediario poeta, concepente con sforzo, la penna alla mano e il foglietto di carta sotto il naso. E lo strano è che la congestione ecc. ecc. è qualcosa, nella sua quasi brutale rudezza, di efficacemente espressivo, è non solo una trovata ingegno-

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

sa, ma a parer mio una bellezza poetica. Il suo / solo torto è di incastrarsi in un organismo poetico di più alta tempra; di più caldo e rapido e vivo palpito. Qui più nettamente che altrove si rivela la duplice radice della tua attività poetica, o più propriamente, il bivio che ti si para innanzi nella tua attività, e tra cui ti dividi anziché scegliere, dove la scelta è, per sé stessa, facile e segnata: una è la notazione disadorna, immediata della realtà che ti commuove;

l’altra è la ricerca di preziosità verbali (specie di studio della prospettiva) che la intensifichino, le diano l’accentuazione massima, la forma estrema, tipica, la

concentrazione e la potenza diffusiva più alta; che ne svisceri e avvalori tutte le possibilità interiori. La prima a me sembra la tua via, quella di cui dovresti prender coscienza e che dovresti correre, o meglio, per cui dovresti lasciarti andare, esclusivamente. Essa sente più del dono naturale, in confronto all’altra; è dei poeti nati, dei poeti di razza. E come dono naturale, vale a dire adoperata non come metodo — ché allora presenta infiniti pericoli — ma secon-

do le esigenze intrinseche della propria vita spirituale, è lo strumento più perfetto e sicuro della poesia. L’altra è, per decreto di natura anch’essa (come puro metodo, senza un fondo originario di poetica virtù, non serve a nessuno) via aspra e difficile, in cui il pericolo maggiore è di non arrivare al porto, di restare alla metà strada della retorica, dell’aggroviglio verbale, dei vani accorgimenti di parole e d’immagini senza sprizzo di scintilla viva. Essa non è dono dato, come l’altra,

strumento finito, nella stessa semplicissima struttura interna di una natura. Quale a più alto segno possa condurre di queste due vie, io non so; forse non c'è neppure commisurazione possibile[;] che la tua sia la prima, giudico dall'effetto su di me. Quando tu vai per la seconda mi dà l'impressione che tu tema che la traduzione immediata del tuo fantasma perda sugli altri / dell’efficacia che ha in te. Se il fantasma ha preso corpo e vita in te, io ti dico: non temere. Ma forse la tua sfiducia ha origine più profonda nell’insufficienza del fantasma stesso; e allora è la riflessione che viene a rattoppare i buchi dell’ispirazione,

e non c'è che dire: se vuoi fare “la poesia” non hai altro scampo;

l’unico consiglio che ti si potrebbe dare per tale eventualità è di non voler fare “la poesia”. “A riposo” ha lo scintillìo di qualche pagliuzza d’oro, ma, oltre l'oscurità — forse scorrettezza morfologica — del terz’ultimo verso, mi sembra nell’insieme povera cosa. “Fase d’oriente”8 è tutta nel genere falso del tuo poetare, e anche in esso va poco lontano. “Annientamento”? io l'ho crivellata di punti interrogativi; e il più forte io l'ho messo, a lettura finita, davanti al titolo.

1917

“Tramonto”! ha il solo torto di un parte il genere, è fiore, senza macchia, Vedi come l’ispirazione è in ragione la si fà aperta finestra sull’ineffabile, e

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colorito troppo particolaristico; ma a di poesia[.] inversa della verbosità; come la paroscompare. E come lo fa naturalmen-

te e rapidamente; che, se non fosse così, attirerebbe, per l’artificio o il tem-

po, su di sé l’attenzione, proiettando nell’ombra l’intenzione poetica ad essa affidata. E dunque non farti macchina faticosa di poesia; sii vaso che trabocca quando è pieno; quelle poche gocce, quei piccoli rivoli, diranno tutta l’abbondanza, tutta la ricchezza dell’interiore sorgente, e sveleranno il cuore della vita ond’essa sgorga, più e meglio della vivisezione in cui si tormentano i maestri

di retoriche. / Mi parrebbe di sciupare con qualsiasi analisi “Finestra a mare”[.] Essa si è così travasata in me, è così rigermogliata in me, è divenuta la forma perfetta, la voce piena della mia malinconia — nella sera che è sempre, a qualsivoglia stagione del sole, ogni momento di malinconia — a tal punto, che io mi chiedo quasi, con struggimento, se altri, se tu stesso ti sappia risolvere e disfare così

irresidualmente in essa. “Fase”!! è piena di grazia e di profumo; tutta per accenti suggestivi molto felici. Ha l’inferiorità di tutto ciò che è esotico, coloristico; che ha un genere,

che s’attacca per qualche filo alla letteratura. “Silenzio”! dopo l’entrata della prima terzina, magnifica come quella d’una sinfonia, sfolgorante come una cascata di luce, si sfascia miseramente. “Peso”! è senza lievito, non fiorisce e resta greve. In “Dannazione”!4 c'è un po’ di posa, un po’ di banalità, e d’altro — non c’è che tre versi infine — poco. Né “Risvegli” in molte più parole offre di più. I versi e le immagini si susseguono senza fondersi in qualcosa di unico e di vivo. “Malinconia”! è tutta nei primi versi, bellissimi, anche musicalmente, con spunti originali e bene indovinati - come per es. “abbandono di corpi a pien’anima presi ecc” “corpi pesanti d’amaro”[.] / Ma “un[’]apprensione di

quest’orologio ch’è il cuore” qualunque cosa voglia dire è bruttissimo per tutti i versi e dalle labbra rapprese in giù, ci sono dei luoghi comuni, dei contorcimenti, ma né significato, né armonia, né altro che valga, fino all’ultima strofa chiara e piana.

Dal 10 luglio al 23 novembre “Destino”! sta solo a significare che la vena stagnava; e che per farla rigorgogliare e scorrere non bastava la buona volontà di scrivere. E serve anche a dimostrare dopo “Tramonto” e “Finestra a mare” che se in tre versi ci può stare una poesia, non sono i tre versi che la fanno.

“Perché?”!8 oltre i particolari belli in gran parte, e la prima strofa bellissi-

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

ma, tende ad essere — pur senza arrivarci — vero canto commosso. Non ci arriva, perché? Mi sono dispensato dalla critica e lascio la questione sub judice; “Soldato”! non ha avuto su di me altro effetto che di farmi ricordare quel predicatore che dovendo fare il panegirico di S. Giuseppe, e non sapendo come, approfittò del particolare che il sullodato santo era di professione falegname, per parlare della confessione la quale si riceve nei confessionali fatti dai falegnami. “C'era una volta”2° è grazioso e tutto tuo. “Sono una creatura”?! è anche tua, e è cima altissima. Fa il paio con “Finestra a mare” o se, forse, le cede in bellezza formale, la supera nell’intensità del sentimento. È uno di quei canti intorno ai quali sarei tentato di scrivere a

lungo. E lo farei se non sentissi che resterei molto al di sotto del soggetto e farei opera vana. / Meglio è che io me la rilegga e mi abbandoni al suo fascino triste.

“Immagini di guerra”? bella e vera. “I fiumi”? si sbanda un po’ in troppe — questo troppe è troppo forte — parole, con qualche incertezza, e con un lieve lontano sentore di letteratura; ma sono ombre; no, riflessi di ombra, che non offuscano questa tersa melodia simile ad un a-solo ben modulato di flauto; ricordante, pensosa, veggente. Se in “Finestra a mare” e “Sono una creatura”, ti sollevi sopra

ogni genere, ad un livello dove l’universalità del contenuto inghiotte anche ogni particolarità di forma, qui tocchi quasi la perfezione del tuo genere; la tua autobiografia profondamente sentita, ti ha incanalato, da sé, con sicurezza istintiva, per il tuo letto, per la tua via, e s’è vestita così del suo naturale vestito, ed è riuscita viva, e vera, e tutto canto. Non una strofetta

potrebbe esser tradotta in prosa senza perdere il palpito della sua anima; e di qui si vede, come in esempio chiaro, che prosa e poesia non sono due modi di esprimere gli stessi pensieri; ma due mezzi per muoversi in regioni diverse, come sono i piedi e le ali. Ci sono delle strofette che sarei tentato di trascrivere. Ma per chi? “Paesaggio”?4 è rimasto materia sorda all’intenzion dell’arte. Non c’è che qualche guizzo isolato. Lo stesso dicasi di “pellegrinaggio” dove però i guizzi diventano sprazzi. ho strascicato — la mia carcassa — usata dal fango [-] come una suola...

Ungaretti — uomo di pena — ti basta un'illusione [-] per farti coraggio — / Sottile brivido di un’ànima in armonia a un vasto sbigottimento è “S. Mar-

tino del Carso”.26 Si sente forse un po’ troppo la simmetria, la composizione

ingegnosa, ma non al punto che l’intima fluente sostanza poetica si irrigidisca.

1917

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“Attrito”?7 ci sono corso tante volte per abboccare, ma non mi è mai riuscito. E mi chiedo ancora: è ombra o corpo? “Distacco”?8 quasi, ma meno favorevolmente, come Attrito. Troppo sibillino per me. E “Nostalgia”? mi fà l'impressione di una numerosa ruina in cui tra calcinacci e frantumi di pietre, si vede ancora qualche tronco di colonna, o s'indovina la curva di un arco, la snodatura elegante d’un fregio, la polita solidità d’uno spigolo; dove però frammenti di linee rotte, si combinano casualmente tra loro in strana e repugnante continuità.

“Italia”3° stona fortemente nel “grumo di sogni” e si altera in un enfasi poco sincera; ma ha non so che di acconcio e di ingegnoso che la fa annoverare tra le meglio riuscite. Ma ti senti proprio così soldato? “Poesia”3! non saprei dirne né bene né male; mi pare che prometta più che non dìa. “La notte bella”? ha il bello solo nel titolo[..] In “Sonnolenza”3 invece si sente l'intimo implacabile tarlo della poesia. / Non è un giudizio che ti esprimo qui, ma solo le mie impressioni: staccate, disgregate, soggettive, senza pretesa di valore critico. Impressioni di un pedante? E sia, non è cosa nuova per te; d’altra parte è risaputo che la botte dà il vino che ha. Nella sincerità non ho peccato. Comporrai e pubblicherai ancora; ti voglio dare — per quel che vale — il mio consiglio: lasciati scivolare per la tua china; e poi sii avaro, avaro, avaro. Scrivimi se hai ricevuto questa mia e se frattanto mi puoi dare qualche cenno, qualche indicazione che mi aiuti a capire quel che non ho capito e ad apprezzare quel che non ho apprezzato (forse per non averlo capito) dimmelo, se credi che valga la pena, te ne sarò grato.»

Perché si parla di me, ti mando questa lettera? Perché è di un uomo fine, tra i più fini d’Italia, benché il pubblico non ne sappia niente. Ha 30 anni, insegna filosofia in un liceo, l’ho incontrato a Parigi, ha visto molto mondo,

contemplata lungamente molta bellezza; pochi conoscono l’arte in tutte le sue manifestazioni, in tutta la sua storia, come lui; non da erudito, da gaudente. Continuo ad amare Lindoro, Annientamento, Il porto, tra le cose che ho di più sofferto e messo in luce; non mi vedo in due persone come fa, in un modo così persuasivo, per chi non si conosca come mi conosco; ma c’è qui una

sensibilità superiore, e mi riempie di gioia avvicinare il pensiero di te al pen-

siero di quest’amico.

E ti abbraccio tuo Ungaretti

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Su quattro fogli senza righe numerati da 2 a 8 (recto e verso) senza indirizzo né data, ma da collocare intorno al 4 febbraio 1917, data di una lettera a Marone, nella quale Ungaretti dice di aver ricevuto una lettera di Cotti, « 14 pagine fitte, di critica sul Porto, veramente illuminativa» (Lettere a Marone, p. 65).

! Confucio Cotti. Alla descrizione che ne dà Ungaretti stesso alla fine di questa lettera e al breve cenno che ne fa nella lettera a Marone sopra citata («uno degli uomini più sensibili e acuti d’Italia»), si possono aggiungere le notizie contenute in una lettera a Pea del 21 febbraio 1913: «Ha ventisett’anni. È da un anno professore di filosofia in un liceo. È il secondo concorso di perfezionamento che vince. È stato a Ber[lino] scolaro prediletto del filosofo ebreo Simmel del quale traduce per Laterza la vita intellettuale di Shopenhauer e Nietzche. Anima bella d’artista. Fa il filosofo da artista. È musicista finito. E sognatore. È un fratello in queste giornate parigine, e di notte diventiam matti» (Lettere a Pea, p. 49). 2 Cfr. lettera 51, nota 8. L’ordine dei testi rispetta quello del libro, con le sole eccezioni di Finestra a mare, La notte bella e Sonnolenza. Il modello di questa critica soggettiva, interlocutoria e umorale — che si struttura secondo la progressione stessa della raccolta poetica a cui si applica — sarà da indicare nel saggio pascoliano dell’Onofri, uscito a puntate sulla « Voce» l’anno precedente (cfr. lettera 52, nota 6).

3 Senza titolo nel Porto Sepolto, pp. 7-8; ora In memoria, in Allegria, U 70, pp. 21-2. Nelle note che seguono la prima cifra indica la pagina nella raccolta originaria, la seconda rinvia all'edizione mondadoriana di Tutte le poesie. 4 Cfr. lettera 41, nota 1. ? Lindoro di deserto, p. 10; p. 24. 6 Veglia, p. 11; p. 25. Nel seguito sono citati i vv. 8-11. ‘A'riposo, p. 12; p. 26. 8 Fase d'oriente, p. 13; p. 27. ? Cfr. lettera 40, nota 2. 10 Cfr. lettera 51, nota 9. A ase Spal 8: P932! 12 Cfr. lettera 51, nota 7. 1} Peso, p. 20; p. 34. Dannazione, p. 21; p. 35. b Risvegli, pp. 22-3; p. 36. 16 Malinconia, pp. 24-5; p. 37. I versi citati nel seguito sono i vv. 2-4, 11-2, 7-9. Le «labbra rapprese» sono al v. 13. ! Destino, p. 26; p. 38. La poesia è datata «14 Luglio»; «10 Luglio» e «23 Novembre» sono le date delle due poesie contigue nell’edizione del 1916, Malinconia e Perché?, ma tra queste date sono compresi testi che Cotti mostra di apprezzare nel seguito della lettera. L'osservazione sullo stagnare della vena poetica è dunque riferita solo a Destino. 18 Perché?, pp. 27-8; pp. 55-6. 19 20 21 22 23 24 © 26

Soldato, p. 29; ora Fratelli, p. 39. Cera una volta, p. 30; p. 40. Sono una creatura, p. 31; p. 41.

Immagini di guerra, p. 32; ora In dormiveglia, p. 42. Cfr. lettera 87, nota 2.

Paesaggio, p. 36; ora Monotonia, p. 47. Cfr. lettera 67, nota 1. Sono citati subito dopo i vv. 5-8 e 11-4. S. Martino del Carso, p. 40; p. 51.

1917

27 28 2° 90

101

Attrito, p. 41; p. 52. Distacco, p. 42; p. 53. Nostalgia, pp. 43-4; p. 54. Italia, p. 45; p. 57.

! Poesia, p. 46; ora Commiato, p. 58. ? La notte bella, p. 38; ora scissa in due testi, La rotte bella, p. 48 e Universo, p. 49.

vw

% Cfr. lettera 67, nota 3. Dedicata a Cotti nel Porto Sepolto del 1923.

DI Carissimo Papini, in questi giorni ti sono stato vicino, così profondamente unito al tuo spirito, così vivo a me stesso che mi son nate le cose che amo di

più, e le offro alla tua giornata.! Devo dirti quanto mi è piaciuto il tuo «Carducci[»];? così l'ho sentito il

Nostro, con la stessa tua ripulsa e lo stesso tuo amore, di cui oggi m’indichi le ragioni; così ne parlavo tanti anni fa, e così ne scrivevo ancora ieri a un caro

compagno, pittore che ha una fresca indole da incoraggiare perché proprio in questi giorni rileggo le «Barbare» e una Storia romana. E non ardivo precisarmi le cause del disgusto mentre m’illuminavo della bontà nostrale* che lui, come rari, ha posseduto abbondante e germinativa nelle vene. Noi possiamo guardarlo, altamente toscano, nel segreto del suo cuore, l’antisemita delle «Fonti del Clitumno »5 adescato dalle ninfe, che si acuminava le zanne nella bocca appestata di Heine; almeno lui, quando si metteva il suo Pantheon sulla testa se non capiva più nulla della realtà, era almeno un Sacerdote in buona fede, almeno il tempio dei suoi antenati era nella sua patria che abitava, e vi entrava con un fasto cattolico, con una sensualità aggressiva ben nostra che in fondo è generosità, dono della propria gioia; era un amore che gli veniva da formicheggiamenti,* dai cattivi esempi; ma c’era in lui, nei suoi desideri e nostalgie, un’impetuosità, un’ebrezza, un sentimento che a guardarlo in sé non disgusta più, tutt’altro, come un oro mal coniato.

Ma non da oggi, dalla lontana infanzia, questo tuo fratello cadetto, questo giovine poeta che ami perché è nato da una terra ch’è tua, quest'Ungaretti che pare misantropo e tutto si tormenta per una sua umanità liberata, non da oggi ha dato nome agli istinti pecorili? e briganteschi degli uomini; gli uni aspettano il messia e fan le vittime, gli altri dicano di riincarnarlo e vogliono convertire, il falso ha mani di velluto o croci di ferro,!° è ebreo 0 tedesco,!! — la catena forgiata con una ferocia di bacteri o coll’altra di pachidermi, le società umane

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

l'hanno sempre portata e non c’è scampo, anche per noi, che nelle nostre ore

di canto. Ma accompagnamo oggi insieme, in qualche suo viaggio, quando la vita gli balenava a pieno riscattata, perché bisognava coglierla e transfonderla nel suo aspetto genuino e nell’eterna brevità goduta la purezza del suo sentimento non poteva essere che totalmente esclusiva, commemoriamolo insieme, amico, il poeta che da dieci anni è dentro la terra,!° ma nel cuore non ci è morto; affannati e sorridenti andiamo con lui «p’el Chiarone da Civitavecchia »,! passiamo con lui «Davanti a San Guido». /

E mi si stacca dal cuore l’ultima saliva d’attaccamento a Federico Nietsche,!4 e mi rattristo perché il superuomo l’ha posseduto e scagliato un fu[l]mine di verità entrando a morire nelle tenebre malinconiche della pazzia,

perché un principio di passione e di serenità l'ho avuto da lui, perché l'ho sentito nel suo attimo di profonda desolazione e chiarezza, ma c’era anche allora qualche cosa di ambiguo e colossale che gli piombava sulle spalle di sermonista, qualche cosa come le asfissianti architetture indo-elleno-luterane della sua patria famelica. Lontano Nietsche, l’ho scoperto a diciesett’anni, ancora sui banchi della scuola, insieme al mio sfortunato Sceab! che mi rovistava coll’acciaio dei suoi

occhi, e scoprivamo allora anche Beaudelaire!6 e Poe,!” ma quell’anno stesso mi turbavo nell’armonia sconfinata di Mallarmé, e già da due anni m’ero insanguinato di Leopardi, e l'arabo Sceab mi faceva orrore quando appendeva al capezzale di sua madre il Crocefisso per farle onore. E non molto più tardi mi sono venuti a trovare Maurice de Guérin!8 e Frangois Villon, e non molto più tardi il toscano Giovanni Papini che oggi abbraccio con tutta la mia vita. Ungaretti 18.2.917

Su foglio senza righe (recto e verso), contenente anche la prima parte della lettera 98. ! Allusione all’invio di testi poetici, non compresi nel carteggio attualmente disponibile, del cui invio è menzione nella lettera 102 (cfr. nota 2). Si tratterà con ogni probabilità delle poesie datate 14, 15, 16 e 18 febbraio 1917 (La filosofia del poeta [ora Allegria di

Naufragi], Alba, Inizio di sera, Nostalgia [ora Lontano], Transfigurazioni in campagna Jora Trasfigurazione], Godimento, ora in Allegria, U 70, pp. 61, 381, 67-70). ? G. Papini, Carducci lontano, «Il Resto del Carlino », 18 febbraio 1917, XXXIII, 49, p.

2. A questa pagina papiniana si ispira la lettera di Ungaretti, con recuperi tematici e lessica-

li più o meno scoperti (cfr. note 4, 7 e 11). Anche le «Barbare» e la «Storia romana »,

cà —

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ricordate poco più avanti, rinviano all’articolo di Papini, dove si citano le Odi Barbare e si fanno vari riferimenti alla storia culturale di Roma. ? La scarsità di riferimenti non consente alcuna identificazione. 4 Toscanismo di largo uso, che compare già nell’articolo di Papini: «In Carducci c'è tanto di nostrale autentico ». Altre forme toscane anche nel seguito della lettera: cfr. per esempio «dicano» (forma dell’indicativo presente invece di « dicono»). ° Alle fonti del Clitumno, Odi Barbare, I. Qualche suggestione del testo carducciano nella lettera di Ungaretti: « Visser le ninfe, vissero: e un divino / talamo è questo» (vv. 91-2) e più avanti «a i templi aviti: Roma / più non trionfa. // Più non trionfa, poi che un galileo / di rosse chiome il Campidoglio ascese, / gittolle in braccio una sua croce, e disse / = Portala, e servi —» (vv. 111-6). ° E nota l'ammirazione del Carducci per Heinrich Heine (1797-1856), del quale tra-

dusse anche alcuni testi: tra gli altri Passa la nave mia e Carlo I nelle Rirze Nuove. La metafora animalesca di « acuminarsi le zanne» indicherà dunque l’affinarsi degli strumenti espressivi carducciani nella lettura e nell’imitazione dell’inquieto poeta tedesco. ? La curiosa espressione «si metteva il suo Pantheon sulla testa» dipende forse da «archeologia in testa e poesia in coda» dell’articolo papiniano. 8 Calco sul francese «fourmillement », qui nel senso di «irritazioni epidermiche, pruriti». Molti francesismi anche nel seguito: «tutto si tormenta», «bacteri» da «bactérie», «transfonderla» (cfr. lettera 31, nota 5), «sermonista» da «sermonneur», e così via.

? Aggettivo tornato di moda in quegli anni presso Soffici e i futuristi. 10 Sull’espressione idiomatica «une main de fer sous un gant de velours» si innesta forse il ricordo della nota decorazione militare tedesca. !! Opposizione topica, riferita solitamente a Karl Marx. Cfr. anche lettera 150: «ebrei e tedeschi? ». 1? Ripresa dell’esordio dell'articolo papiniano: «Son dieci anni soli ch'è dentro la terra». L'attacco del penultimo paragrafo della lettera, «Lontano Nietsche», riprende a sua volta, in forma speculare, il titolo di Papini, Carducci lontano. 13 Il titolo integrale della poesia, compresa nel secondo libro delle Odi Barbare, è Pe?! Chiarone da Civitavecchia leggendo il Marlowe. Il testo successivo, il cui titolo esatto è Davanti San Guido, appartiene, come è noto, alle Rirze Nuove. 14 Sentenza finale di un lungo, e mai interamente risolto, processo di adesione e di rifiuto nei confronti del filosofo tedesco. Scoperto negli anni egiziani e celebrato senza riserve ancora in una lettera a Pea del gennaio-febbraio 1913 («Son Papiniano, son Nietschiano», Lettere a Pea, p. 44), Nietzsche è poco dopo rifiutato e associato con crescente insistenza al ricordo dell’amico Sceab (cfr. qui nota 14): « Ammirava Pickles Sceab: “Read

Nietsche, smoke a cigarette, and after prepare you to suicide” » (Lettera a Prezzolini, p. 24) e, nella nostra lettera, « Nietsche, l’ho scoperto a diciesett’anni, [...] insieme al mio sfortunato Sceab ». Le successive dichiarazioni confermano questa associazione, denunciando la

pericolosa e incondizionata adesione di Sceab verso il filosofo tedesco («L’altro suo autore era Nietzsche, che lo aveva addirittura soggiogato. I suoi autori erano Baudelaire e Nietzsche; io rimanevo fedele a Mallarmé e a Leopardi [...] Con Nietzsche sentivo un certo legame, tra certe tendenze della mia natura e ciò che quel nome sommo può evocare», Note, U 70, p. 507; cfr. anche Propos, p. 30). Una tenace volontà di distacco, è ribadita nella lettera 175 del 20 gennaio 1918, dove, a proposito della sua inclusione nell’elenco degli « antenati » (significativamente subito dopo Sceab), si precisa: «vorrei dire una parola esatta su Nietzche, per togliermelo definitivamente dal cuore».

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15 Mohammed Sceab, l’amico degli anni egiziani e il compagno di studi nei primi tempi di Parigi, suicidatosi nell’alloggio di rue des Carmes, dove abitava con Ungaretti, nell’agosto del 1913 (cfr. Piccioni, Vita, pp. 67-9). È questa una delle rare allusioni all'amico suicida che si possono reperire nelle lettere di quegli anni. La prima, se si esclude la Lettera a Prezzolini, inviata nel 1914 a Prezzolini perché la pubblicasse sulla « Voce», da assimilare piuttosto a una sorta di poèe en prose che non a una lettera privata. Ed è certo singolare l’occultamento, in prosa, di una vicenda che ricorre con insistenza nei testi poetici coevi, fino ad essere emblematicamente collocata in apertura del Porto Sepolto (cfr. In memoria di Moammed Sceab). D'altra parte l'associazione di Sceab alle tappe della propria formazione (e la sua iscrizione nell’elenco degli «antenati»: cfr. lettera 175) sembra privilegiare la parentela intellettuale e culturale, celando una più dolorosa e irrisolta affinità esistenziale. È significativo che ancora nelle Note Sceab sia ricordato a proposito delle « discussioni interminabili» su Baudelaire e del proprio rapporto con Nietzsche, Leopardi e Mallarmé (cfr. Note, pp. 506-7). 16 Presenza determinante nell'educazione poetica e letteraria di Ungaretti, Baudelaire è sentito come punto di partenza, storico e personale (cfr. lettera 225), di un moderno fare

poesia: «È il primo a dare importanza classica all'esperienza romantica, a scoprire il nesso logico tra immagine e immagine, l’unità, lo stile nella composizione » (Il ritorno di Baudelaire, U 74, p. 11). È significativa l'insistenza con la quale è associato al Leopardi (« Leopardi, da noi, Baudelaire, in Francia, ci arrivano, cercando altro», U 74, p. 289; «Si manifesta, per allarmatissimi accenti, in Dostoievski, in Baudelaire, come s'era manifestato in Leopardi», U 74, p. 852; «da quando fu, a specchio dell’angoscia di noi moderni, illustrato da Blake, da Leopardi o da Baudelaire», U 74, p. 857), fino a condividerne il primato poetico nel giudizio ungarettiano: «quel senso che Leopardi e Baudelaire, i due maggiori poeti dell’800, ci sveleranno interamente» (U 74, p. 312). Le molteplici suggestioni tematiche,

ritmiche e lessicali, nonché gli insistiti recuperi di luoghi baudelairiani nell'opera di Ungaretti, sono stati illustrati in particolare da Rebay (Orzgini, pp. 158-68) e da Ossola (Ungaretti, pp. 60-8). 7 Edgar Allan Poe (1809-1849), autore caro ai simbolisti, che videro in lui un maestro,

sulla scia dell'entusiasmo di Baudelaire, traduttore di gran parte della sua opera, e di Mallarmé, che ne aveva tradotto in prosa la produzione poetica. È probabile che Ungaretti lo conoscesse appunto attraverso la mediazione dei due poeti francesi, come lascia intendere l'accostamento dei tre nomi e come implicitamente conferma una dichiarazione di alcuni anni dopo: «Se Leopardi avesse avuto la fortuna [...] d’esser tradotto, come Poe, da Baudelaire e da Mallarmé» (U 74, pp. 293-4) e quella di un articolo del 1961: «È straordinaria l'influenza esercitata dal Poe sulla poesia francese e ogni volta diversissima dalla precedente [...] Esercitò influenza su Baudelaire, l’esercitò su Mallarmé, e, per tramite della tradu-

zione in prosa delle sue poesie fatta da Mallarmé, persuase Rimbaud» (U 74, p. 629). !8 Georges-Pierre-Maurice de Guérin (1810-1839). Avvertito come precursore dai simbolisti, ebbe grande fortuna editoriale e critica all’inizio del Novecento. Ungaretti — che già in una lettera dall'Egitto pregava Prezzolini di procurargli un’edizione di Guérin uscita nella «Bibliotheca Romanica » (cfr. Rebay, Origini, pp. 38-9, nota 4) — se ne era occupato

in particolare a Parigi, scegliendolo come argomento della tesi di licenza. È annoverato tra gli «antenati» nella lettera 136 (cfr. nota 3). Per i debiti di Ungaretti con il poeta francese, si veda Ossola, Ungaretti, pp. 68-80.

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E morto Octave Mirbeau;! qui vicino? è morta una fanciulla di diciottanni e l’han portata via le contadine sue compagne, a spalla, vestite di bianco; e non posso fare a meno di avvicinare queste due morti, io che ho visto tanto spesso la morte in questi due anni; perché qui mi sono sentito avvilito alla morte, e lassù mai; perché questa è morte solita con tutti gli arnesi per fare pietà, e quell'altra è, malgrado tutto, un dono supremo di vita; perché Mirbeau tanto atroce, aveva in fondo un gusto di educanda, e c’era sempre uno stimolo di cantaride? nella sua maschilità; e si deliziava ai confetti e agli sciroppi di Marguerite Audoux*4 e di Maurice Maeterlinck' quando spasimava alla cancrena della sua rabbia. Mirbeau era un uomo vivo, ma era rimasto a un grado basso della vita, ma non s’era abbandonato in pieno amore alla vita, ma la dolcezza della vita non si sapeva riconoscere, e si sentiva naturalmente attratto da dolcezze fittizie; non è riuscito a varcare il male e l’inganno; io l’amo per quella libertà che mi pare di aver raggiunto che gli restava oscura nella sofferenza e nella soddisfazione, sofferenza di sequestrato, soddisfazione di miraggio; l’amo perché amo anche un mio debole io, che ogni giorno io devo strozzare e compiangere. 20/2/1917 — /

In questo momento mi torna in mente che Mirbeau era molto legato anche al pittore Monet, a tutto il movimento impressionista, a Charles-Louis Philippe,” a Jules Renard;8 dovrò riguardarlo meglio a suo tempo, questo scomparso. 20/2/1917 —

Su due fogli senza righe, il primo dei quali contiene anche la lettera 97. ! Octave Mirbeau (1850-15 febbraio 1917), figura rilevante nel mondo letterario e giornalistico della Parigi di primo Novecento. Nelle sue opere narrative e teatrali rappresentò con toni di crudo realismo la degradazione della società borghese. Una sintesi del giudizio qui espresso (con analogo esordio) si legge in un articolo del 1919: « Morto Octave Mirbeau, che all’Accademia sapeva imporre le sue preferenze; — e s’immagina facilmente quali potessero essere quelle di un uomo rabbiosamente disgustato del suo simile, ma pieno di una tremola soavità agli aspetti effimeri della natura» (I/ prerzio Goncourt risuscita i morti?, U 74, p. 28).

2 Il reggimento trascorreva un turno di riposo a Versa, come attestano le date dei testi sett DL) poetici coevi (cfr. U 70, pp. 61, 67-70 e 381). 3 Insetto dal quale si estrae una droga con proprietà eccitanti e afrodisiache. L'impiego

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metaforico, benché reperibile in vari testi dell’epoca, è da ricondurre probabilmente a uno scritto di Papini, La Sor Errilia, uscito sulla « Voce » del 28 febbraio 1915 e assai apprezzato da Ungaretti (cfr. lettera 5, nota 3): «fiacca e buffa come tutte le rettoriche — inefficaci cantaridi degli impotenti a vita» (a. VII, n. 6, p. 346). Forse anche il «gusto di educanda »

serba memoria della metamorfosi denigratoria inflitta a Emilio Cecchi nella stroncatura papiniana. 4 Marguerite Audoux (1863-1937), scrittrice di umilissime origini, salita alla ribalta letteraria nel 1910 con il romanzo autobiografico Marie-Claîre, assai apprezzato da Charles-Louis Philippe e accompagnato dalla prefazione di Octave Mirbeau. Lo stesso Ungaret-

ti ne aveva dato giudizi entusiastici in una recensione sul «Messaggero Egiziano» del 2 febbraio 1911 (cfr. Rebay, Scritti egiziani, p. 40 e p. 56, nota 40). 5 Maurice Maeterlinck (1862-1949), trasferitosi dal Belgio in Francia, partecipò ai movimenti d’avanguardia di fine secolo, legando il suo nome a un’abbondante produzione teatrale di marca simbolista. Il dramma La Princesse Maleine del 1889 era stato salutato con entusiasmo da Mirbeau, che lo aveva accostato alle tragedie di Shakespeare. 6 Mirbeau era stato infatti tra i primi sostenitori dell’impressionismo, di cui Monet (1840-1926) costituiva uno degli esponenti più significativi. ? Charles-Louis Philippe (1874-1909), scoperto e incoraggiato dai simbolisti, portò agli estremi sviluppi la lezione della scuola naturalista. Il giudizio di Ungaretti è implicitamente positivo anche nel saggio del 1919 ricordato qui alla nota 1 (cfr. U 74, p. 32). 8 Jules Renard (1864-1910), fortunato autore di opere narrative e teatrali, fu tra i fondatori, nel 1889, del

«Mercure de France», rivista ufficiale del simbolismo.

99 Mio caro Papini, sono ancora con te stasera; una calma sera; non un’ombra

sul cielo, e sulla terra il solito vagare; quando gli uomini non sono più imbrancati e trasportati dal freno della guerra con quella loro pesante monotona cadenza collettiva nelle membra, non più loro — della società! —, in questo paesello,! a quest'ora si vede bene che sono poveri cristi vaganti quaggiù chissà perché.

Non mi sento né bene né male; vedo quel che mi passa davanti, ma senza attenzione; non ho gusto né passione stasera; ma sono calmo; veramente come quell’acqua ferma e trasparente. L’altro giorno mi disperavo; mi sentivo in uno stato di sfinimento, un

pietrificarsi; e avevo sì un desiderio di sfinimento, ma un ardore; non mi riconoscevo più; questo mio io che ama abbandonarsi e possedere era scom-

parso in una lontananza; e non mi cavavo che un atroce mistero; ero bene una nebbia; non più novità inebrianti di creature germoglianti nella mia serra; era un ghiacciaio il porto sepolto.

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Stasera tutto s'è messo a una gran piana muta. E stasera ti ho, te che tutt'oggi ho cercato in me come la mia polla? più genuina d'’italianità, ti ho come la forza slanciata di un grand’albero del deserto, specchiato con il cielo nel mio fiume morto. il 28 febbraio 1917

Scrivimi, e un abbraccio dal tuo Ungaretti

Sai che son nato di febbraio? Soldato 19° fanteria Zona di guerra

Su foglio a righe. 1! Cfr. lettera 98, nota 2. 2 Il termine, con questo valore, è usato da Papini nella recensione al Porto Sepolto,

uscita sul « Resto del Carlino » il 4 febbraio 1917: « di famiglia contadina lucchese, è nato e cresciuto in Egitto e s'è formato a Parigi. La Toscana, l'Africa, la Francia [...] In una lirica

delle prime questa confluenza delle tre polle mi sembra più naturale» (a. XXXIII, n. 35, p. 2; ora in Opere, IV, pp. 944-9; la citazione è a p. 948). ? L’8 febbraio 1888, il 10 secondo l’erronea registrazione all’anagrafe (cfr. Piccioni, Vita, p. 19).

100 Mio caro Papini, aspetto una tua parola.

Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 4.3.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano (Arezzo) », corretto da altra mano in « Via / Sestina Pensione / Internazionale / Roma».

Mi

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Ora arriva la posta, e mi porta una lettera dalla Francia, una lettera che ha il profumo della gentilezza; ma nient'altro mi porta. Sono senz’astio; (da due mesi quassù, in pieno servizio, dimenticato, —

tranne qualche amico di Francia e la mia famiglia, così presente al suo —) ma qualche mortificazione, in fondo a questa mia vita che io devo portar avanti per la mia strada illuminata, malgrado chicchessia. Mi sento avviluppare come da una congiura del silenzio! — ragnateli — basta una scrollata di spalle per riessere limpidi, lavati di quel po’ di mortificazione —; è vero che non scrivo quasi a nessuno in Italia; è vero che nel silenzio io trovo quella mia vibrante e cristallina poesia? diffusa come a un’estrema purificazione; come se fosse l’arpa viva della terra, tesa; e io fossi la delusione di Apollo, che non perde la destrezza, ma sulle spalle ha la novità di molte migliaia d’anni da portare in giro: questa essenza del cuor dell’uomo che non è cambiato, — che non s’è ancor fatto focolare di gioia — ancor oggi non s'ha gioia che per ubriacatura — che non è cambiato e che si mostra, come ai tempi di Omero e di Isaia, agli uomini intontiti, nel terz'anno del massacro europeo; — è vero c’è la mia unanime parlata con me stesso, c’è la mia forza che mi condurrà dove vorrò; è vero; ma sono un uomo. Caro Papini, queste cose, lo sai, non le dico per mancarti di venerazione; io ho, per te, venerazione; io t'immagino come un grande spirito sdegnoso e docile, brusco e raffinato, mordace e carezzevole, schietto e / morbido; (io

vedo Dante, io vedo Leopardi, io vedo l’unità della poesia italiana; — Manzoni e Poliziano6 hanno fabbricato l’uno pillole l’altro confetti — sono utili — roba da scuola — dove abusando dei secondi non si può far a meno delle prime — ma il volo, la libertà della poesia, sa cieli diversi, ma il martirio dei poeti li

purifica in inferni dove le coliche non c'entrano — come vedi Manzoni e Poliziano’ — lo sai — si possano mettere tra gli affari quasi totalmente materiali — un vestito preso come un vestito, un salmo borbottato come un salmo; — ma la

magia che di una parola crea il segno impregnato di vita, il canto dell’usignolo o il pianto del bambino che viene alla luce, la fremente margheritina del Carso alla ruggiada mattutina o lo snodarsi di una larva in ali leggere, — questo dono è un’altra cosa; - Dante, Leopardi, Papini, e non dico una bugia) roso da

un’inquietudine perenne; come l’anima offesa di questo nostro mondo avvelenato; e pietosa anima a provarsi bene; un’anima rivoltosa; che vorrebbe pace;

che vorrebbe coprirsi di sereno come un santo; che ha cattiveria per non parer troppo debole per la troppa bontà; per la vocazione di bontà; magnifica bontà; e fallisce; e a ogni fallimento compie un miracolo; un nonnulla, una gocciola rovente e brillante spremuta dalla tua anima consumata di poeta nostro,

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nuovo; di poeta dei giorni nostri; di uomo che si sente soltanto uomo, disperatamente uomo; come la Francia ha avuto Maurice de Guérin — di cui

Lamartine diceva ch’era senza talento — e Mallarmé; di poeta dei giorni nostri, grigi, e, a momenti, splendidi; un turbine di raggio solare per ricamare la nostr’anima vanitosa; di poeta dei giorni nostri — e non dell’Accademia di casa nostra, adornata ormai di autorevoli nomi di grammatici e moralisti. Papini, Ungaretti ti somiglia; non è indegno del tuo affetto; a te, come un figliolo è; un figliolo devoto; e merita affetto; anche come poeta, se lo misuri con l’anima tua, come un tempo, ancora merita l’affetto di cui l’onoravi — tuo

Giuseppe [Ungaretti] 19° fanteria Zona di Guerra

Ungaretti

Su foglio senza righe, piegato in due così da ottenere quattro facciate: la lettera è scritta sulle due esterne. Senza data e probabilmente acefala: forse dei primi di marzo del 1917, se l’indicazione « da due mesi quassà, in pieno servizio » si riferisce al rientro in zona di guerra dopo una licenza. L’unica licenza compresa nei termini cronologici indicati dal «terz’anno del massacro europeo» (cfr. qui nota 3) è infatti quella natalizia del 1916, della quale si annuncia la fine nella lettera 86, del 5 gennaio 1917, con la stessa reticenza topografica imposta dalla censura militare: «oggi lascio Firenze per /assà ». La nostra lettera si collocherebbe dunque ai primi di marzo del 1917, in un periodo di silenzio epistolare da parte di Papini, lamentato nelle lettere 100 e 102. A conferma di questa ipotesi di datazione, si veda l’orgogliosa consapevolezza del proprio valore, certo motivata dalla recente pubblicazione del Porto Sepolto (da cui deriva, tra l’altro, qualche suggestione alla prosa della lettera: cfr. qui nota 2). ! Probabile allusione alle scarse reazioni suscitate dall’invio del Porto Sepolto, di cui è detto già nella lettera 90. 2 Recupero di materiali utilizzati nei versi programmatici di Poesia (ora Commiato): «in fondo a questa mia vita» / «scavata è nella mia vita» (v. 12), «riessere limpidi » / «limpida

meraviglia » (v. 7), «nel silenzio io trovo quella mia» / «Quando io trovo / in questo mio silenzio » (vv. 9-10). Inoltre «vibrante e cristallina poesia », oltre a citare il titolo, recupera

il tratto fonico più rilevato di « delirante » (v. 8). Si veda anche, più avanti, «la magia che di una parola crea il segno impregnato di vita». 3 Il computo degli anni è a partire dallo scoppio della guerra, nell'estate del 1914, e non dall’intervento dell’Italia. Cfr. anche lettera 17, nota 1 e lettera 120 (nota 2). 4 È questa, per Ungaretti, una delle prime menzioni del poeta della Comedia (nella lettera 221 si parlerà di «forza dantesca di caricatura»), percepito poi sempre come maestro («ricorriamo a un maestro che non induce mai in errore! », Poesia e civiltà, U 74, p.

305) e capostipite di una tradizione letteraria in cui di necessità si inscrive ogni successivo far poesia, proprio o altrui (si veda al riguardo una dichiarazione di Ungaretti, riportata nella nota 6 della lettera 278). Per la particolare, ma intensa, ricezione ungarettiana della

poesia dantesca si vedano il Corento al canto primo dell’« Inferno» e le pagine edite con

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LETTERE A GIOVANNI

il titolo

PAPINI

«Tra feltro e feltro»: povertà, sapere e poesia (in U 74, rispettivamente alle pp.

367-88 e 389-97).

5 Per un giudizio ben diverso, espresso forse con maggior cognizione di causa, cfr. lettera 149, nota 2 e lettera 152, nota 7.

6 Non così riduttivo il giudizio sul Poliziano in un saggio del 1950, dove è ricordato con il Sannazaro per il tentativo « di fondere le due tendenze dell'espressione poetica, la naturalistica e la metafisica» (Secondo discorso su Leopardi, U 74, p. 454). 7 Non mi è stato possibile trovare la fonte di questa affermazione. 8 Alphonse de Lamartine (1790-1869), poeta francese, la cui produzione dopo un iniziale successo subì un graduale ridimensionamento, soprattutto ad opera delle poetiche di fine Ottocento. Qui e nella lettera 258 il giudizio di Ungaretti si applica non tanto al poeta quanto al critico, autore anche di un fortunato Cours famzilier de littérature in più volumi.

102 Mio caro Papini,

è tanto che non so più nulla di te. M’hai abbandonato? Sono infinitamente triste. Marone ha continuato a scrivermi; l’ho maltrattato — e mi aveva usato

infinite cortesie — perché dubitavo della sua indole;! oggi posso dirti che non è volgare; l’ho guardato bene nell’anima; è inesperto; ha una grande impazienza di arrivare; ma ha una qualità rara: è un buon ragazzo, veramente buono. Se

puoi aiutarlo, aiutalo; sarà una delle rare volte in cui non avrai da pentirti di esser stato generoso. Non ho fatto più altro dalle ultime poesie che ti ho mandato, insieme a una lunghissima lettera, a Pieve Santo Stefano: hai ricevuto?

Oggi scrivo anche a Thuile e a Serra. Forse tra un mese lascerò il reggimento per seguire quel famoso corso obbligatorio allievi ufficiali. Te lo immagini Ungaretti comandante?? Ma, sarà un bel purgatorio anche quello; e ormai non c’è altro da fare che lasciarsi fare. Ti abbraccio tuo

Ungaretti

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, probabilmente dei primi di marzo del 1917: certo

anteriore al 16, forse anche al 7 (data della lettera 103, che annuncia l’arrivo di una cartoli-

na di Papini, a rompere il silenzio epistolare qui lamentato). Questa ipotesi di datazione si avvale di indicazioni fornite dagli epistolari con Marone e con Carrà: la nostra lettera precede infatti di un giorno la venticinquesima lettera a Marone («ieri ho scritto di te a Papini, con tutto affetto; anche a Thuile ho detto il bene che sento di te», Lettere 4

1917

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Marone, pp. 73-4; la citazione è a p. 73), che si colloca a mio parere prima del 17 marzo 1917. Questa lettera a Marone contiene infatti una serie di richieste (per cui Ungaretti ringrazia in una lettera, pp. 69-70, dei primi di aprile, più esattamente del 9: cfr. qui lettera 108, nota), tra le quali l’invio della «brigata degli onanisti» (p. 74), non identificata dal curatore, ma certamente coincidente con la bolognese «Brigata », richiesta anche a Carrà, con analogo giudizio denigratorio («Sarà stato uno dei soliti impotenti»), nella lettera del 13.3.1917 (Lettere a Carrà, p. 419), e ricevuta il 17 marzo 1917 (cfr. lettera 105, nota 1).

! Cfr. in particolare la lettera 95, della fine di gennaio. Per il rapporto di Ungaretti con Marone, cfr. lettera 31, nota 2. ? Probabilmente la lettera 97, del 18 febbraio 1917, dove si legge: « mi son nate le cose che amo di più, e le offro alla tua giornata». ? In realtà il corso ebbe inizio solo nella seconda metà di maggio (cfr. lettera 111). Cfr. anche «dovrò seguire il corso forzato allievi ufficiali» (lettera 109), e «seguirò il corso

allievi ufficiali forzoso » (Lettere a Marone, p. 75). La decisione di partecipare alla guerra in qualità di soldato semplice rispondeva a un’esigenza profonda di « anonimato » e di identificazione con il «popolo ». Si vedano in proposito le dichiarazioni da me citate nella nota 7 della lettera 108.

103

Carissimo Papini, ho ricevuto ieri sera la tua cartolina; ha messo tanto tempo ad arrivarmi per quel solito o! che pare uno zero e che l’ha fatta girare prima al 190. Ti ho scritto, e spesso, dopo l’articolo? — che mi riempie di felicità, ogni volta che mi ci rifermo — a Pieve Santo Stefano; erano lettere raccomandate;} le avrai ricevute nel frattempo. Sto bene; ma i sottomarini mi affondano anche i vaglia; piccola miseria, per me, — in confronto alle grandi pene di tanti in questi terribili tempi —, da aggiungere all’altre; ma in fondo guardo il cielo e sto bene. Ti abbraccio tuo Ungaretti 7/3/[1917]

Su foglio rigato, senza indirizzo, con data autografa ma incompleta. L'integrazione 1917 è suggerita dal riferimento alla recensione papiniana (cfr. qui nota 2) e dalla menzione delle lettere raccomandate inviate negli ultimi tempi, ripresa nella lettera 104 (cfr. qui nota 3), con timbro postale del 13.3.1917. ! Apposto al numero del reggimento (19° fanteria).

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

soit n

2 Per l’entusiasmo con cui se ne parla, non può trattarsi che della recensione di Papini al Porto vedano 3 A periodo

Sepolto, uscita sul «Resto del Carlino » il 4 febbraio 1917 (cfr. lettera 99, nota 2). Si anche le lettere 107 e 108. partire dalla lettera 93, con la sola eccezione della lettera 100, le lettere di questo sono tutte spedite in busta, dunque probabilmente raccomandate. Cfr. anche let-

tera 104 (nota 2).

104

Mio carissimo Papini, ti scrivo questa cartolina, in triplice esemplare;! forse riuscirò a ritrovarti. Ma come, non hai ricevuto le 4, o cinque, raccomandate?

a Pieve Santo Stefano, e 1 a Roma? Mi vuoi sempre bene? Mi ha scritto Carrà di aver sorriso alla lettura di stupidi attacchi, a riguardo del mio «Porto», su una rivistina bolognese, «La Brigata»? Non ne avevo mai sentito parlare prima di questa gente; e non ho ancora letto la loro storia. Ma mi figuro sia la solita, di uno dei soliti impotenti, respinti da tutte le parti, e che non hanno più da far altro che schizzar bile su chi, per la sua perfetta salute spirituale, fa loro naturalmente invidia. Io, naturalmente, da buon africano, amo le snelle e agili e calde gazzelle; ma so, per esperienza... di soldato, che nell’ordine delle cose ci sono anche i pidocchi; e so ch’è impossibile che i pidocchi diventino gazzelle, e viceversa; perciò scrollo le spalle, e accolgo questa giornata che si addolcisce come un frutto nel sole.* Ti abbraccio tuo Ungaretti

Su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 13.3.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / (Pensione Internazionale) / Roma / (Via Sistina)». Mittente « Giusep-

pe Ungaretti / poeta / 19° fanteria / Zona di guerra». Cfr. qui nota 1.

' Si trascrivono qui di seguito gli indirizzi degli altri due esemplari: « Giovanni Papini /

Pieve Santo Stefano / Arezzo », corretto da altra mano in « Via Sistina / Pensione Interna- /

zionale / Roma»; «Giovanni Papini / 10, Via Colletta / Firenze», corretto da altra mano in «Pieve S. Stefano / Arezzo». Per il testo si è utilizzata la cartolina inviata all’indirizzo

1917

113

dove si trovava Papini. L’unica variante, non semplicemente grafica, è la mancanza del «che» alla riga 7 del terzo esemplare. 2 Cfr. lettera 103, nota 3.

? Nella rubrica «Spezzatino» della rivista bolognese «La Brigata» era uscita in quei giorni una stroncatura della poesia di Ungaretti e della recensione papiniana al Porto Sepolto («La Brigata», febbraio-marzo 1917, n. 7, pp. 165-6). Vi si legge tra l’altro: «questa svalutazione della tecnica, della cultura e, infine, della forma, ha portato facilismo ed ignoranza; tutti possono essere poeti a questa maniera ». Per il responsabile dell’articolo si veda lettera 105, nota 3, alla quale si rimanda anche per ulteriori particolari sulla vicenda. * Cfr. Godimento, vv. 4-8 (ma il 6 e il 7 in ordine inverso), in Allegria di Naufragi, pp. 53-4; ora in Allegria, U 70, p. 70, vv. 4-6. Cfr. anche lettera 86, nota 2.

105

Mio caro Papini, ho avuto oggi «la Brigata ».! Che piccola miseria. Non sapevo ancora che per «fare» della polemica in Italia ci fosse tanta vigliaccheria — da insultare a quel modo una donna. Sono pienamente soddisfatto di aver detto alla signorina Centi? una parola fraterna. Sono un poeta egiziano; ma ho fatto il mio dovere quassù; e i contadini li conosco dalla nascita; e so che cantano in trincea; perché sono italiani; e quella povera sozzura, che sbava comodamente a tavolino dalla «debole invidia che gl’inasprì la voce» (è un verso d’un suo sonetto!),} non dimostra davvero d’essere

uscito da questa nostra immortale gente di sereno entusiasmo. Gli italiani innanzi tutto sono gentiluomini. Ma usciamo definitivamente da queste porcherie. Ho avuto anche, oggi, una lettera di Thuile: «En vérité non, mon cher

Ungaretti, je ne vous oublie pas. Un accident saugrenu, l’éclat d’une pierre travaillée par la masse d’un Boche, m’a plongé près d’une quinzaine dans des demi-ténèbres: un bandeau sur les yeux, tel était votre ami, et dites vous peut-

étre que la chose n’est pas nouvelle. Allons; le temps m’a paru long de ne pouvoir vous repondre, sinon, vous savez que J'ai une àme, et que ceci est une

amitié également opaque et silencieuse avec laquelle on peut converser sans bruit et sans soleil. Ce soleil est beau pourtant je l’aurais regretté. Maintenant je suis en convalescence et c'est mon oeil gauche qui guide ma

main droite pour vous écrire; je fais travailler ce malheureux comme un bon cheval attelé avec une rosse rétive. Mais déjà, la chère Infirmière me dit que c’est trop de fatigue. Arrétonsnous. Vous de là-bas moi d’ici nous continuerons à nous parler après avoir

114

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

apposé au bas de cette page qui ne scelle point l’oubli le paraphe de votre ami. Anche oggi è dunque una buona giornata; e ti abbraccia con vera fraternità il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 17.3.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / FIRENZE», corretto da altra mano in «Pieve S. Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fant. / Zona di guerra». ! Inviatagli probabilmente da Carrà, o da Marone, ai quali l'aveva esplicitamente richiesta (cfr. lettera 102, nota introduttiva). La rivista conteneva una stroncatura del Porto Sepolto (cfr. lettera 104, nota 3). 2 Fiorina Centi (cfr. lettera 46, nota 5) era stata grossolanamente attaccata nello stesso

numero della rivista nel quale era uscita la stroncatura contro Ungaretti. L'autore, Francesco Meriano, celato dietro la firma burlesca di « Prof. dott. Posapiano cav. Casimiro delle R.R. Scuole Tecniche», affermava tra l’altro: «sin dal primo giorno in cui la signorina Centi si diede al dilettoso ma faticoso uffizio di far le sàgome, noi le consigliammo di aprire le finche ai giovanissimi, affinché questi potessero gettarvi i loro succhi buoni e freschi. Non tanto freschi saranno i succhi di Francesco Gaeta e Biagio Chiara, che l’articolista include nel novero dei giovani, mentre essi vantano ormai più d’una quarantina d’anni ciascuno.

Ma ciò non toglie nulla, anzi aggiunge al merito della direttrice di così nobile rivista, che apre le finche a tutti, senza distinzione di età, ritraendone sollazzo, utilità, e quella nobile

soddisfazione che deriva dall’adempimento del proprio dovere» (Note esegetiche alla poesia contemporanea compilate da una società di professori, «La Brigata», febbraio-marzo 1917, n. 7, pp. 162-4). Ungaretti aveva più di un debito di gratitudine verso la «Diana», e in particolare verso Fiorina Centi, che proprio nel numero di marzo aveva pubblicato una recensione molto favorevole al Porto Sepolto (P. Argira, «I Porto Sepolto», «La Diana», III, 1-2, marzo 1917, pp. 16-9). Cfr. anche Lettere a Marone, pp. 77-8: «Non occupatevi più di Meriano; vi avvilite. [...] Ricordami fraternamente a Paolo Argira». } Francesco Meriano, codirettore con Bino Binazzi della rivista bolognese « La Brigata», e autore degli attacchi contro Ungaretti e contro Fiorina Centi. Nello stesso numero della rivista aveva pubblicato un mediocre sonetto, da cui è tratto il verso citato nella lettera: «Debole invidia m’inasprì la voce: / velenoso non fui, ma avvelenato » (« La Brigata», febbraio-marzo 1917, n. 7, p. 159, vv. 7-8).

4 Questa parte della lettera riprende polemicamente, contestandole, alcune frasi dell’articolo di Meriano contro il Porto Sepolto: «L'articolo che Papini ha dedicato, sul «Resto del Carlino», al poeta egiziano Giuseppe Ungaretti, ci ha recato un vero dispiacere [...] A parte che noi non crediamo alla distinzione in poesia pura ed impura, affermiamo che se per poesia pura s'intende oziosa collezione di parole, estetismo di superuomini, e simili sciocchezze, chi fa il poeta puro in trincea, accanto ai nostri meravigliosi contadini, umani, profondi, antichi come la razza, è un cretino».

1917

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106

Mio Papini, avrai veduto l’ultima Diana: nei giudizi a riguardo d[e]i francesi io non c'entro; sono un po? troppo stonati.!

Ho quasi il desiderio di morire per non sentire più la bestialità degli uomini — non alludo a nessuno, dico in generale; e non potrei lanciare la prima pietra;? sono anche un povero debole uomo anch’io,} un uomo fra uomini —,

che invischia le più pure intenzioni e azioni. Se potessi lasciarmi morire nel cuore la felicità che qualche rara volta vi splende, sarebbe meglio, certo; ma se scende nel cuore di qualcuno, s'è

compensati; lo sai, che mi vuoi bene per l’amore che ti porto e che m’illumina. Scrivimi. Un abbraccio dal tuo Ungaretti soldato Giuseppe [Ungaretti] 19 fanteria Zona di guerra

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma da collocare tra la fine di marzo e l’inizio di aprile del 1917, per l’allusione all’ultima «Diana», del marzo 1917 (cfr. qui nota 1). Ne è conferma la somiglianza materiale con la lettera 107, databile 7 aprile 1917 (stesso tipo di foglio; stessa collocazione dell’indirizzo del mittente).

! La medesima riserva è espressa in una lettera a Marone: «a riguardo dei francesi le note sono un po’ stonate » (Lettere a Marone, p. 77). Si riferisce a un trafiletto sul Trio des Damnés di Thuile, pubblicato da Marone nella rubrica Barcarella, con il titolo Un grande scrittore («La Diana», a. III, nn. 1-2, marzo 1917, p. 21). Nonostante la dichiarazione a

Papini, «io non c'entro», l'elogio di Thuile (associato ad altri francesi come Mercereau, Jacob, Apollinaire, Vildrac, Cendrars), ripropone una topica ben ungarettiana: il paragone di Thuile con Pea e Papini, la menzione di Rabelais (per cui cfr. lettera 221, nota 6), e così via.

2 Ripresa dell’evangelico «Qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mit-

tat» (Giovanni 8, 7).

3 Cfr. anche lettera 101: «c’è la mia forza che mi condurrà dove vorrò; è vero; ma sono

un uomo».

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

107

Mio Papini, anche l’anno scorso ti ho scritto dalla zona di guerra, in un sabato santo;! ero meno calmo; non avevamo ancora l'abitudine della guerra; oggi i soldati vanno in linea quasi come andavano un tempo al lavoro. In quei giorni avevo incontrato Ettore Serra? e l’altro giorno ho avuto sue notizie, dopo qualche silenzio, da un fronte diverso: «... eccomi qui sotto queste montagne, rocche di cristallo nei mattini sfavillanti di sole. Sono sempre con te con lo stesso amore...». In quei giorni, mi ricordo bene, avevo scritto con intenso amore di te a

Parigi, e l’altro giorno ho ricevuto da Parigi: «... Je vous remercie de la critique de votre livre par Papini, elle compte, et vous devez ressentir une bien grande joie d’étre compris si parfaitement de lui...». Une bien grande joie; c’è stata questa gioia; c'è ancora; e mi posso perdonare di non aver bruciato, come tutte le altre, anche quelle mie cose; ho avuto

da loro qualche altra piccola consolazione; ma la tua generosità che mi ha illuminato, che ha mostrato la mia sofferenza con dolce delicatezza perché non mi sentissi avvilito di vederla scoperta, perché non mi sembrasse un’esposizione di vanità,* ma veramente poesia, fiorita dalla passione, grido umano slogato, per prodigio della razza, in libertà di dio; une bien grande joie. In quei giorni — anno — con Serra, per le insistenze di Serra, progettavo la nascita del « Porto ».6 Ecco come sono cullato da ricordi, oggi, e come mi sento vicino a te. Ti abbraccia il tuo

19° fanteria

Ungaretti

Zona di guerra

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma scritta, come suggerisce l’esordio, il sabato santo del 1917, dunque il 7 aprile 1917.

! Cfr. lettera 27, del 23 aprile 1916 (era più esattamente il giorno di Pasqua). ? L'incontro, avvenuto nell'aprile del 1916, è registrato nella lettera 28 (cfr. nota 4), del

25 aprile 1916. ? La recensione al Porto Sepolto: cfr. lettera 103, nota 2.

4 Cfr. lettera 108, nota 9. ° Cfr. «fioriti dalla parola» (Poesia [ora Commiato], v. 6).

° A onor del vero questo progetto, mai menzionato nelle lettere dell’aprile 1916, è annunciato per la prima volta in una lettera a Marone del 14 luglio 1916 (cfr. Lettere 4

1917

117

Marone, pp. 48-9). Nel carteggio con Papini compare per la prima volta nella lettera 79 della fine di novembre ed è precisato nella lettera 80 del 5 dicembre 1916.

108 9 aprile [1917]

Mio Papini, non so scegliere tra le mie poesie;! le amo tutte ugualmente, sono tutte ugualmente fiori della mia vita; e so che amo quello che hai fatto per me, perché sento che mi ami, e sento d’essere come mi guardi; veramente ho avuto il cuore illuminato;? altri hanno parlato di me; non l’ho detto a nessuno;

ai pochi che amo ho mandato il tuo articolo;? mio fratello mi ha scritto: «sei proprio te»; qui m'hanno detto: «come fa Papini a conoscerti così a fondo? avete vissuto molto insieme?». Aspetto con ansia il volume delle tue poesie;4 mi vedrò meglio. Thuile non ha voluto mandarti i suoi libri per uno scrupolo; vorrebbe offrirti prima il suo «Livret d’amour»? e le sue «Plénitudes dans la vie», inediti ancora; vorrebbe essere giudicato da te in libri « non privi di fierezza », mentre negli altri «c’è ancora troppa sensualità » — cito a memoria da una sua vecchia lettera —; è soltanto per stima a tuo riguardo; m’è successo lo stesso

con Ettore Serra dal quale non ho potuto avere un suo libro di qualche anno fa;” anch’io avrei vergogna, se non le avessi distrutte, — di fronte a qualcuno / veramente superiore, — di mostrare le mie cose di dieci anni fa, dove ci sarò di

già, ma senza finezza e affogato in panni altrui.$ Ho pensato oggi a Marone, per avere una posizione netta a suo riguardo; —

vivo qui, e non può non prendermi il rimorso d’aver pubblicato, e spesso vorrei potermi spezzare il cuore e coprire, come un cadavere, la poesia; non

credo che pubblicherò altro prima del termine della guerra;? — e mi pare d’esser giusto considerando che fa capo a lui un movimento pieno di giovinezza, — e quindi anche pieno di difetti, — il quale non dovrà dispiacere a te che sei stato il precursore e oggi sei #/ gerio d’una gioventù appassionata, curiosa e innovatrice. Sento che si ripuliranno; e saranno degni della migliore Italia che

ti sta nel cuore e nello spirito. Ho detto queste parole di giustizia, per uno scrupolo di coscienza; ma faccio punto definitivo al caso Marone nelle mie

LETTERE

118

A GIOVANNI

PAPINI

lettere a te, perché è meglio, mi fa meglio stare soltanto con te, quando ti scrivo.

Sono stato dichiarato inabile alle fatiche di guerra alla visita collegiale; ora aspetto gli eventi —

Ti abbraccio il tuo Ungaretti

Su foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo, con data autografa ma incompleta. L’integrazione [1917] è possibile a partire da una lettera di Marone dell’aprile 1917, sicuramente scritta lo stesso giorno («Ho scritto oggi a Papini»), dove è trascritta quasi tutta la parte che lo riguarda (Lettere a Marone, pp. 69-70).

! Probabilmente per una pubblicazione (difficile precisare quale, ma cfr. lettera 115, nota 1) propostagli da Papini. È quanto sembra di poter ricavare dalla già citata lettera a Marone, dove si legge: « Quell’allusione al mio stato d’animo qui, è perché si spieghi la mia non collaborazione alla sua rivista» (Lettere a Marone, p. 69).

2 Cfr. anche lettera 110: «resti nel mio cuore come sempre, il poeta che m’illumina; la sola luce in queste ore». 3 La recensione al Porto Sepolto (cfr. lettera 103, nota 2). La reazione di uno dei pochi privilegiati è riportata nella lettera 107 (nota 3). 4 Opera prima. Venti poesie in rima e venti ragioni in prosa, Firenze, Libreria della Voce, 1917; ora in Opere, I, pp. 3-41, e II, pp. 1042-52. Il libro comprendeva testi inediti e testi già usciti sulla « Voce » o sulla «Riviera Ligure». Un giudizio di totale adesione si legge nella lettera 143, del 12 settembre 1917. A questo libro e ai Chimzisnzi Lirici di Soffici, Ungaretti si dichiara debitore di « più di un chiarimento » in un articolo del 1919 (Verso un’arte nuova classica, U 70, pp. 15-6).

? Il libro in realtà non fu mai pubblicato. ° Cfr. lettera 2, nota 4. A onor del vero la preoccupazione era anzitutto di Ungaretti, che già in una lettera del 1915 aveva sconsigliato l’amico dall’inviare a Papini i suoi vecchi libri prima dell’uscita di P/énitudes: « Per ora non mandate i vostri libri a Papini. Aspettate l'uscita delle “Plénitudes” » (Rebay, Le Trio des Damnés, p. 80; cfr. anche p. 67, nota 8). ? Di questo libro di Serra è menzione anche nella lettera 94, dove è già suggerito l'accostamento a Thuile. 8 Un altro spiraglio sulla avara preistoria poetica ungarettiana è nella lettera 43. ? Cfr. anche lettera 107: «mi posso perdonare di non aver bruciato, come tutte le altre, anche quelle mie cose [...] perché non mi sembrasse un’esposizione di vanità ». Giovano alla comprensione di questo stato d’animo le dichiarazioni di vent'anni dopo a proposito della prima edizione in volume delle proprie poesie: «non erano destinati a nessun pubblico. [...] avevo, ed ho oggi ancora, un rispetto tale d’un così grande sacrifizio com'è la guerra per un popolo, che ogni atto di vanità in simili circostanze mi sarebbe sembrato una profanazione — anche quello di chi, come noi, si fosse trovato in pieno nella mischia. Di

più, m’ero fatto un’idea così rigorosa, e forse assurda, dell’anonimato in una guerra destinata a concludersi, nelle mie speranze, colla vittoria del popolo, che qualsiasi cosa m’avesse minimamente distinto da un altro fante, mi sarebbe sembrata un odioso privilegio e un

1917

119

gesto offensivo verso il popolo al quale, accettando la guerra nello stato più umile, avevo inteso dare un segno di completa dedizione. [...] Non dico che quella pubblicazione non mi facesse piacere; ma pure m’è rimasto il rimorso d’avere ceduto, in quelle circostanze, anchio alla vanità» (Ricordo del primo incontro con Ettore Serra e della stampa del 1916 del «Porto Sepolto», U 74, pp. 281-2; cfr. anche Note, U 70, pp. 521-2).

109

Mio caro Papini, sono stato trasferito alla 43 C Compagnia presidiaria, dove starò, credo una quindicina di giorni, e poi dovrò seguire il corso forzato

allievi ufficiali.! Ma scrivimi sempre al 19 dove il sottufficiale di posta, ch'è mio amico, si occuperà di farmi recapitare la corrispondenza. Sto alla meglio. Aspetto con una certa impazienza la Vittoria e la Pace. Ci saranno dell’altre guerre da vincere; quelle più nostre; e spero bene. Aspetto anche la raccolta delle tue poesie; le segnalerò subito a Thuile; sarà possibile tradurle?? Ho mille progetti; ho un mondo di speranze; ma intanto vegetalizzo Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 29.4.1917; indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo», corretto da altra mano in « Via Sistina 79 / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19° fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 102, nota 3.

2 Cfr. lettera 108, nota 4. 3 Il progetto, riproposto anche nelle lettere 110 e 116, non fu mai realizzato.

110

Mio Papini, sono macerato dalla malinconia.! Appena potrò ti scriverò a lungo. Intanto resti nel mio cuore come sempre, il poeta che m'illumina; la sola luce in queste ore: Mandami la raccolta delle tue poesie.? Le segnalerò subito

a Thuile. Vedremo di tradurle.4 Tradurremo prima un’antologia delle tue cose; poi vedremo come fare. Ti abbraccia il tuo

Ungaretti

120

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 30.4.1917; indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo», corretto da altra mano in « Via Sistina 79 / Roma». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19 fant. / Zona di guerra». ! Cfr. Sono malato, del 20 aprile 1917 (ora in Poesie disperse, U 70, p. 383): «La malinconia / mi macera» (vv. 1-2).

2 Cfr. anche lettera 108: « Veramente ho avuto il cuore illuminato ». 3 Cfr. lettera 108, nota 4. 4 Cfr. lettera 109, nota 3.

111

Carissimo Papini, sono al corso all. uff. del 13 corpo d’armata, 4 compagnia.! Sono in fondo solo e nostalgico; la mia vita è fatta così, rimpiangere sempre un momento appena perduto; una catena di spasimi; e l’ultimo è germinato da tutti, ed è il più tragico; ogni volta così.? Se potessi lavorare sentirei meno questa pena di vivere; ch’è forse un dono; almeno così s’usa dire; ma beati beati i poveri di spirito che loro è, anche in terra, il regno dei cieli:? non sapere. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 19.5.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». ! Cfr. lettera 102, nota 3.

2 Cfr. anche lettera 120 (nota 1). } Cfr. Matteo 5, 3: «Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum».

112

Mio Papini, un bacio, con tutto lo spasimo della mia vita,! per il tuo articolo su Boine,? il quale Boine, prima di morire, ha avuto una delle prime copie del mio Porto — non so come accolto — certo tanto vicina all'anima sua.

In questa mia malattia d’anima, da ieri sera, che ho riveduto le lucciole e riudito i grilli, s'è fatta una distesa di sereno.

1917

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Ti bacio, mio grande fratello. L'Italia (- e tu non sai — e non te ne importa

forse, perché ancora non è come il tuo cuore la pregusta —) ti adora — il tuo Giuseppe Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 23.5.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo)». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / corso all. uff. XIII Corpo / armata / 4 [Compagnia] / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 111: «la mia vita è fatta così [...] una catena di spasimi». ? Giovanni Boine (1887-1917), scrittore e critico militante, collaborò alla « Voce», all’« Anima» e alla «Riviera Ligure». Animato da istanze mistiche e religiose, e legato in particolare ai « moralisti» Slataper e Jahier, non si astenne da critiche e da polemiche con

Prezzolini e con lo stesso Papini. L'articolo di quest’ultimo, Giovanni Boine («Il Resto del Carlino», 20 maggio 1917, XXXIII, 140, p. 2; ora in Opere, IV, pp. 936-43), scritto in occasione della morte (16 maggio 1917), costituisce per Ungaretti, come spesso in questi

anni, il punto di partenza per il proprio giudizio sullo scrittore (del quale poteva aver letto le pagine vociane). Ne è prova l’assunzione di materiali tematici e lessicali, trasferiti di peso dall’articolo di Papini alla propria scrittura epistolare: «un bacio [...] Ti bacio», « certo tanto vicina all'anima sua», «In questa mia malattia d’anima» / «merita almeno un bacio. Questo bacio non lo negheremo a questo morto consumato e torturato da tanti rali corporali e spirituali. [...] sembra che st riaccosti di più al nostro cuore» (mio il corsivo).

113 Mio Papini, ti scriverò presto lungamente. Ti sono vicino.

il tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 24.5.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / solda-

to / corso all. uff. XIII Corpo / armata / 4 [Compagnia] / Zona di guerra».

122

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

114

Mio Papini, non ti scrivo, non ne ho tempo; qualche volta questa vita mi permette di pensare, e penso a te, e a qualche altro che amo nel mondo. Ho letto della ferita di Soffici;! digli tutta la mia simpatia; se mi dai l’indirizzo

vedrò di andarlo a trovare. Scrivimi, se puoi: mi sembrerà di ritornare a me. Ora sono un uomo arrostito dal sole; colle mani lubrificate come il fucile

che portano, colle braccia, le gambe, il cervello regolati come un orologio. Scrivimi, e mi ricorderò meglio d’aver avuto fantasia. Ti abbraccia il tuo Ungaretti all. uff. fanteria corso XIII° Corpo Armata Zona guerra

Non mi lamento; chi ama l’Italia e la Francia come noi, è pronto a morire,

e non può lamentarsi se soffre soltanto —

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 8.6.1917; indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze», corretto da altra mano in « Pieve S. Stefano / Arezzo ».

! Ferito alla nuca da una scheggia di granata il mattino del 4 giugno 1917 (cfr. Soffici, Opere, III, pp. 14-23).

? Cfr. lettera 223: «mi sono lasciato regolare come un orologio ».

115 Papini mio, ricevo ora la tua cartolina; sono rasserenato.

Ti manderò per la tua «Antologia »,! quando avrò il modo di pensare. Ma spero presto. Ti scriverò a lungo. Ho delle cose belline da raccontare, e delle cose commosse e lucenti. Quando potrò mettere mano alla mia «Guerra portata sulle spalle e sull’anima»? non so; ma so che l’amerai. Ho letto con entusiasmo «Dichiarazione d’amore »3 e «Libertà vo’ cercando».4 Non puoi immaginare come ti si vuol bene in Italia. Ho incontrato un soldato che conservava il tuo «Fumo e arrosto»? religiosamente, e un altro —

1917

123

non un soldato qualunque, quest'altro, un intellettuale — che non poteva staccarsi dal tuo «Aria pesante ».$ Raccoglierai i tuoi articoli? Il Carlino deve a te una gran parte del suo successo —’ Ti abbraccia

il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Ufficio Posta Militare 19.6.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / all. uff. fanteria / corso XII° Corpo Armata / 4° [Compagnia] / Zona di guerra». ! L’antologia curata da Papini e Pancrazi che uscirà nel 1920 (cfr. lettera 257, nota 1).

Altre risposte di scrittori interpellati sono riferite da Pancrazi in una lettera a Papini del 12 maggio 1917 (cfr. Giovanni Papini, pp. 98-9, n. 256). ? Titolo che non trova nessun riscontro nell’opera attualmente nota di Ungaretti: neppure nella Guerre del 1919, scritta in francese e del tutto esente dagli intenti epico-narrativi che sembrano connotare questo progetto nelle lettere a Papini. Si trattava forse di una sorta di diario di guerra in prosa lirica, di cui sembra di trovare qualche traccia nel poscritto della lettera 167 («Ho l’intenzione di raccontare la storia del vecchio 19 impersonata in una gentilezza»), poi confluito in un programma di « corrispondenze vive dal fronte» (cfr. lettera 170, nota 1). 3} Dichiarazione d'amore, «Il Resto del Carlino», 14 giugno 1917, XXXIII, 165, p. 2; ora in Opere, VIII, pp. 210-6.

4 Libertà vo cercando..., «Il Resto del Carlino», 17 giugno 1917, XXXIII, 168, p. 2. 5 Il fumo e l’arrosto, «Il Resto del Carlino», 7 gennaio 1917, XXXIII, 7, p. 2. L’articolo

denunciava l'inutile enfasi della retorica bellica e della «letteratura di guerra», affermando la necessità di un appoggio più concreto ai soldati e alle loro famiglie. 6 Aria pesante, «Il Resto del Carlino», 10 maggio 1917, XXXIII, 130, pp. 1-2; ora in Opere, VIII, pp. 1121-4. È la pagina stilisticamente più elaborata tra quelle citate qui. ? Affermazione ribadita nella lettera 130 (nota 3) e nella lettera 192 (nota 5). Gli articoli

papiniani usciti sul

«Resto del Carlino» furono parzialmente raccolti nel volume Testizo- .

nianze (Milano, Studio Editoriale Lombardo, 1918).

116

Papini fratello mio grande, sto scrivendo un «Giugno»! che amerai. Vedrai come m'’arricchisco e mi raffino e mi rischiaro. Apollinaire mi scrive che traduce in Nord-Sud alcune delle mie liriche del «Porto ».?

:

Quando ti potrò tradurre per la nostra Francia?? E una spina che ho nel cuore non potere godere subito in un lavoro così bello vicino a Thuile. Ma la guerra passerà.

124

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Perché non mi fai mandare le tue «20 poesie in rima»? In Francia la lista dei nostri morti cresce: mi ci vuol molto coraggio per fermarmi sul «Bulletin des Ecrivains» e sulle lettere di là; è una disperazione.” Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 27.6.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / corso all. uff. fanteria / XIII° Corpo Armata / 4? [Compagnia] / Zona di guerra». ! Giugno (datata « Campolongo il 5 luglio 1917»), Allegria di Naufragi, pp. 31-5; ora in Allegria, U 70, pp. 73-5. 2 «Nord-Sud», la rivista d'avanguardia fondata da Pierre Reverdy nel 1917. Sulla rivista, che terminò le pubblicazioni alla fine del 1918, non compare nessun testo di Ungaretti tradotto da Apollinaire (l’ultima collaborazione di quest’ultimo alla rivista è del febbraio 1918). 3 Cfr. lettera 109, nota 3.

4 Venti poesie in rima e venti ragioni in prosa è il sottotitolo del volume papiniano Opera prima (cfr. lettera 108, nota 4). ? Cfr. lettera 91, nota 1.

117 Mio caro Papini,

ti manderò presto «Giugno » —! Ritorno al mio reggimento? dove ti prego di scrivermi —

il tuo 19 fanteria

Ungaretti

(22 Divis)

Zona di guerra

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 29.6.1917) indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Gius[eppe] Ungaretti». ! Cfr. lettera 116, nota 1. ? Da più di un mese Ungaretti si trovava, suo malgrado, al corso allievi ufficiali (cfr. lettera 111, nota 1). Ora «un ordine dell’Armata rendeva facoltativo il corso allievi ufficiali per i possessori di titoli esteri» (Lettere a Marone, p. 86).

1917

125

118 Mio caro Papini, Contrariamente

zo —

a quanto ti ho scritto ieri! ecco il mio nuovo indiriz43 C C' presidiaria ti abbraccia il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 30.6.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giu[seppe] Ungaretti». ! Cfr. lettera 117.

119 Eccomi qui, mio caro Papini, in questa stanza vasta — perché ora ho questo lusso — battuta dalla luce calda, ai piedi del Carso, sadico sotto il solleone;

eccomi qui, con me, e mi raggiunge lo spasimo delle cicale ubbriache, e il rotolîìo incessante dei veicoli; e il passo degli uomini che scendono e salgono, incessante; e questo peso della strada, e questo peso del sole, che sono cose da godersi a proprio talento; mentre così imbrancati, ci mettono soltanto nel sangue un pimento! di desideri che bisognerà veder corrompersi strangolati in noi. Eccomi qui, e in lontananza; penso al mio sole, ai tempi quando mi sfogavo come il grano e le farfalle e le cicale; e come una pantera tendevo l’arco del mio corpo a saettare di felicità; la mia natura s’uniformava alla natura; e come era armonioso vivere in tutt’ordine e in tutta libertà: vivere pienamente.

Oggi tutto è lontano o soverchiante; fuori senso e necessario; oggi tutto è troppo umano; troppo intelligente e troppo ragionevole; troppo fuori natura; troppo contro natura.

126

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Come è malinconico trarre delle conclusioni sulla parte nel mondo della povera e superba e schiava umanità. Il tuo Ungaretti ti abbraccia / soldato Giuseppe Ungaretti 43 C Comp. Presidiaria 58* Divisione Zona di guerra

Su mezzo foglio a righe (recto e verso). Senza data, ma per l’indirizzo di Ungaretti, succes-

siva al 30 giugno 1917 (cfr. lettera 118). Più precisamente da collocare intorno al 13 luglio 1917, data di una lettera a Marone che rivela con la nostra una stretta parentela tematica e lessicale: «ho qui una camera vasta, una branda comoda, il sole che batte a gran fuoco, le cicale che spasimano; ho qui del lusso incredibile in guerra, ma rimpiango il mio 19» (Lettere

a Marone, p. 86).

! Termine attestato in italiano, ma qui fruito in un senso figurato, più consueto al francese («Pour assaisonner l’aventure d’un piment d’indépendance et d’exotisme», R. Martin du Gard).

120

Mio Papini, forse presto ci vedremo. Dovrei avere una licenza — Se l’avrò, verrò anche in capo al mondo per stare un’ora con te. Ho tante cose da dirti. Ho da sfogarmi. Ho da sentire la vita più pura. Sono soverchiato dalla guerra, da questa tremenda sofferenza. Posso anche cantare; è un modo infernale di piangere che la natura ha dato in dono alla gente battezzata dal sole; che è la

gente più malinconica; di cui ogni momento è la nostalgia del momento passato; la nostalgia ch'è il fiele della malinconia; si passa il tempo a sospirare sdegnati qualcosa d’irrimediabilmente perduto, e che poc'anzi c’era; e poc’anzi era la stessa cosa, con lo stesso desiderio inappagabile; un’irrisione.! La vita è una cosa così meravigliosa per noi, che non ci si può rassegnare alla

morte; non si può sentire il passato senza una desolazione straziante; e da tre anni? s'è abbattuti sotto il calcagno della morte che ti mostra i denti « necessari» della « disciplina ». Da tre anni gli uomini più cari ci spariscono; in Francia ci mancano già tanti; chi c’è rimasto?? e da noi, s’è allontanato Renato Serra; e noi che non abbiamo fatto nulla, che non siamo morti, abbiamo perduto la

1917

127

fede;? la vita non si vede più che nella morte; e siamo puniti di non essere morti. Ti abbraccia il tuo Ungaretti al quale devi scrivere perché è solo.

Cartolina postale in franchigia, senza timbri né indirizzi: dunque spedita in busta. Senza data, ma cronologicamente prossima alla lettera 121 con timbro postale del 18 luglio 1917, per la forte affinità tematica e lessicale (cfr. qui note 3, 4, 5). L’anteriorità rispetto alla

lettera 121 è suggerita dalla più probabile successione di due frasi (cfr. nota 5). Questa ipotesi di datazione è confermata dall’annuncio di una prossima licenza, registrato anche nella lettera a Marone del 13 luglio 1917 (Lettere a Marone, p. 86). ! Cfr. anche lettera 111: «Sono in fondo solo e nostalgico; la mia vita è fatta così, rimpiangere sempre un momento appena perduto; una catena di spasimi; e l’ultimo è

germinato da tutti, ed è il più tragico; ogni volta così». 2 Cfr. lettera 101, nota 3.

3 Cfr. lettera 121: «mezza Francia, che m’era cara, è passata». 4 Cfr. lettera 121: «in Italia s’è allontanato Ettore [lapsus] Serra». ? Cfr. lettera 121: «Non è perduta, no, la fede. In noi, non è perduta».

121

«AI recluso di Bulciano».! Non ti dispiaccia: anche a Voltaire — che non ti somiglia per nulla e che valeva molto molto meno di te — si dava un nome di questo Papini «Mi narrato

genere.? mio, a un amico mio e tuo, al nostro caro Puccini,} scrivevo oggi: sono chinato al sacrifizio, con il cuore tremante d’Isacco — com'è l'avvenimento, nel mio lucchese di casa, dal Diodati —.4

Non voglio che poter compiere fino all’ultimo il mio dovere; mezza Francia, che m’era cara, è passata; e ancora ogni giorno che viene; in Italia s'è allontanato Ettore Serra; e ogni giorno è abbattuta quest’insuperabile organizzazione umana ch’è un nostro contadino, a migliaia; per avere il diritto di vivere «a proprio talento». Si paga un tributo; eccomi qui; uniforme agli altri». Non è perduta, no, la fede. In noi, non è perduta.” Ma di molto scetticismo e rancore s'è acquistato. Bisognerà, Papini, prendere in mano una buona

volta le redini di questo paese ch’è «rostro». Scrivimi. Il tuo Ungaretti ti abbraccia.

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.7.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti /Soldato / 43 C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! Nella casa di Bulciano, presso Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, Papini soggiornò a lungo in questi mesi. Così descrive il suo ritiro in una lettera a Thuile del 4 settembre 1917: «Seul, ici, dansma maison cachée dans les vallées du Tibre naissant, loin de la guerre, je ramasse non ame pour avoir le droit de ne pas mourir » (Rebay, Le Trio des Damnés, p. 48).

2 Una proverbiale denominazione di Voltaire era «le patriarche de Ferney». 3 Mario Puccini (1887-1957), narratore e saggista, collaborò alle riviste letterarie di

primo Novecento, in particolare alla « Voce» e alla «Diana». Proprietario di una piccola casa editrice ad Ancona, aveva pubblicato opere di Papini e di autori legati all'ambiente vociano. Qualche anno prima i suoi rapporti con Ungaretti erano stati tutt’altro che idillici, a proposito dell’edizione di Montignoso e della progettata ristampa delle Fole (cfr. le lettere a Pea del 28 febbraio 1913, dell’8 marzo 1913 e del novembre 1913, in Lettere a Pea, pp. 50-1 e 57). 4 Giovanni Diodati (1576-1649), riformatore italiano esule a Ginevra, autore di una

traduzione italiana della Bibbia (1607), assai apprezzata per l'eleganza della lingua e dello stile. L'amore di Ungaretti per questo testo è, in qualche modo, legato all'amicizia con Pea, come indirettamente rivelano le indicazioni sull’arte dell'amico affidate a una lettera a Marone del 19 gennaio 1918: «riferimenti per l’arte di Pea: [...] consulta la Bibbia nella traduzione del lucchese Diodati (traduzione secentista, magnifica prosa alla quale Pea ha attinto, ma è nostra prosa di casa) » (Lettere a Marone, p. 117). L’episodio di Isacco a cui si fa riferimento è quello di Genesi 22, 1-13. ? Cfr. anche lettera 120: «Da tre anni gli uomini più cari ci spariscono; in Francia ci mancano già tanti».

6 Lapsus per «Renato» (cfr. lettera 120: «da noi s'è allontanato Renato Serra»). ? Cfr. lettera 120: «abbiamo perduto la fede».

122

Mio Papini, stamani ti ho scritto intitolando la mia cartolina al «recluso di Bulciano»; e mi veniva in mente Voltaire.!

Stasera ho visto l’articolo panziniano di Albertazzi? sul «Carlino». Dunque, nessuna relazione tra le due cose. Tranne questa, tirando le somme; che tu stai lungi dagli uomini, eppure te ne preoccupi; ma un po’ come dei pidocchi, il soldato che sta in trincea; inevitabilmente; ma con l’anima altrove;

eppure si finisce col volere un po’ di bene anche a quei pidocchiellini.

Scrivimi. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

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Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 19.7.1917, ma scritta lo stesso giorno della lettera 121 (cfr. qui nota 1), indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C Cî presidiaria / 58? Divis[ione] / Zona di guerra».

Cfr. lettera 12]! ? Adolfo Albertazzi (1865-1924), critico letterario e narratore. L'articolo qui menzionato, Il tacchino e il filosofo («Il Resto del Carlino», 17 luglio 1917, XXXIII, 198, p. 2) > istituisce un amaro e dissacrante parallelismo fra il tacchino e il filosofo Voltaire.

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Mio caro Papini, che lettera cara ho oggi avuto da te. Respiro con più libertà. Sono di solito così stanco. La mia vita è un groviglio d’intralci; e a volte l'amarezza mi abbatte come un povero impigliato nei tralci di un reticolato; e qualche brandello d’anima mi resta sempre strappato, a quel ferro spinato. Come mi fa bene sentire che continui a volermi bene. In Italia tu hai un posto così insolito; una grandezza così schietta; fino all’entusiasmo, fino allo scherno, fino alla rivolta, fino all’isolamento. E una coerenza così tenace; e questo

chi sa vedere? Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 21.7.1917, indirizzata a

« Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C Cî presidiaria / Zona di guerra».

124 Mio caro Papini, 1 CES interminabile questa di — tramontare, a tanto mettono che — afose giornate, guerra Un abbraccio dal tuo Ungaretti

130

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Ieri ho assistito qui — in questo paese pieno di mosche — a uno spettacolo grazioso: dei soldati a coppie — uno a cavallo dell’altro — giocavano al pallone

fra matte risate; — non erano bimbi, ma uomini maturi —; con il loro elmo sul

capo; — a così breve distanza dalla guerra, già tanto lontani —; l'italiano mi riempirà sempre di meraviglia; quando un uomo è così carico di vita, sarà sempre il re della creazione.!

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 22.7.1917, indirizzata a

« Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C C' presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! Considerazioni analoghe in un articolo di pochi mesi dopo: «nell’aria s‘avventava un duello d’aeroplani, e lui attento commosso, e quando il nemico ruzzolava abbattuto, avanti applausi, come fosse stato al circo equestre in una fiera del suo villaggio. Non ha l’anima religiosa; non sente la missione; sente il gioco, anche se la vita è la posta» (Zona di guerra, U 74, pp. 6-7).

125

Mio Papini, non ho ricevuto «opera prima».! Ho bisogno di stare con te. Fammela avere subito. Verrò, spero, nella prima quindicina di agosto.? Bisognerà, sì, parlare di tante cose, appena toccate, e andare fino all'anima; e vorrei, dopo quella giornata, tornarmene con la mia anima ben diretta nel suo destino; tanto avrò dalla tua grande fraternità. Marone mi ha mandato i giapponesi; tranne Maeta,* di un dolore così stridente, che lascia in bocca un sapore di rame e nei nervi un formicolìo di corda musicale spezzata a un tratto sullo strumento, — il resto è roba frivola da servizio da tè e mobilio laccato — Sto raccogliendo in «Orchestrine »? — che Marone mi a mand[a]te (?) —

delle annotazioni di una delicatezza tutta fremente. Ho avuto il torto di leggere finora Onofri, non solo con distrazione, ma con una certa ostilità. Mi ricredo. Dovrei scrivere delle pagine. Trattenermi; restare lì beato, come il nostro, in mezzo alla vita, vita io stesso in volo sulla terra che ha il cielo, e il sole che

colorisce le cose e rigenera i nostri occhi, — anche i miei di solito bagnati di pianto in questi due anni tristi. C'è qui tanta agilità d’anima iridescente. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

1917

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Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 24.7.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo)». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C Cî* presidiaria / 58° Divis[ione] / Zona di guerra». 1! Cfr. lettera 108, nota 4. ? La licenza sarà invece posticipata alla seconda metà del mese (cfr. lettera 132), sicuraDo dopo il 17 agosto 1917, in data di una cartolina a Papini dalla zona di guerra (lettera

? Le Poesie Giapponesi (Napoli, Ricciardi, 1917), tradotte da Gherardo Marone e da Harukichi Shimoi, gli erano state inviate un mese prima (cfr. la lettera del 27 giugno 1917, in Lettere a Marone, p. 81). L'influenza di questi testi sulla poesia ungarettiana, più volte denunciata, ma recisamente smentita da Ungaretti (si veda la polemica con Enzo Palmieri

nell’«Italia Letteraria» del 7 e 21 maggio 1933), è rigorosamente dimostrata dal Rebay, sulla base di un’inoppugnabile priorità cronologica delle poesie giapponesi, pubblicate sulla «Diana» a partire dal 25 maggio 1916 (cfr. Origini, pp. 57-63). Di diverso parere è Piccioni nell’introduzione alle Lettere a Marone, pp. 37-8 (cfr. anche p. 104, nota). 4 Suikei Maeta, poeta giapponese di primo Novecento. Il giudizio che segue è trascritto parzialmente in una lettera a Marone dello stesso giorno (cfr. Lettere a Marone, p. 92, dove «Mario » per « Maeta » sarà evidentemente un errore di trascrizione).

? A. Onofri, Orchestrine, Napoli, Libreria della Diana, 1917. Il libro comprendeva brevi prose liriche già uscite sulla « Voce». Questo elogio, riportato anche in una lettera a Marone dello stesso giorno (Lettere a Marone, p. 93), fa seguito a un ben diverso giudizio precedente (cfr. lettera 52, nota 6).

126

E di Pea? Papini mio, conosci le sue «Fole»?! E specialmente sai quello che sarà il suo «Moscardino»?? Pea, se si mette in testa di essere prelibato, fa il mistico da strapazzo, ed è un affare buffo; ma quando è quello che è, senza pretese, senza intellettualismi, e solo si racconta, ha dei momenti che ti sorprendono per densità, proprietà, violenza, vastità d’azzurro, per un’umanità

intagliata in una parola tutt'ancora umida di terra, — e brillante di ruggiada, — com’un’erba spuntata a ridere nel sole, una mattina bella; come soltanto Giotto e chi sa chi altro nel mondo hanno saputo fare — Marone mi ha chiesto il «Porto» per le sue edizioni, con insistenza. Non mi pare opportuno pubblicare ora per il pubblico.? Eppoi non so esattamente dove vuol arrivare Marone colle sue edizioni. Marone è inesperto troppo. Anche di questo parleremo. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

LETTERE A GIOVANNI

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PAPINI

Forse Marone può essere veramente utile all’arte 1 Italia.4 Ne parleremo.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 24.7.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / (Arezzo)». Mittente «Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C Cî presidiaria / 58 Divis[ione] / Zona di guerra ». Forse acefala. La colloca-

zione dopo la 125, che ha lo stesso timbro postale, è suggerita dalla più probabile successione di due frasi: «Bisognerà, sì, parlare di tante cose» (lettera 125) e «Anche di questo parleremo» (lettera 126). ! Fole, Pescara, Industrie Grafiche, 1910. Ristampate da Marone nel 1918, nelle edizioni della Libreria della Diana. 2 Il romanzo in un primo tempo doveva essere pubblicato dalla Libreria della Diana (cfr. la lettera a Marone del 24 luglio 1917, pp. 90-1, dove è parzialmente trascritto lo stesso elogio di Pea). In realtà uscì solo nel 1922, a Milano, presso l'editore Treves. 3 Cfr. la lettera a Marone del 24 luglio 1917: «In quanto al mio Porto ne riparleremo in seguito; ora non ho l’animo a queste cose; sono infinitamente stanco » (Lettere a Marone, p.

90). Per questa riluttanza alla pubblicazione cfr. anche lettera 108, nota 9. 4 Cfr. anche lettera 127.

127

Mio caro Papini, ti ho scritto ieri una dozzina di cartoline,! e ho scritto anche a Marone. Veramente Marone è il solo che ogni tanto si ricordi di venirmi incontro, tra la gente d’Italia — a parte te — perdonami di portarti così vicino a Marone, — sulla carta, nel cuore hai un altro posto — e mi alletta con progetti, con fanfaronate, e io, che sono così distaccato; mi metto in grandi impazienze,

perché lo stimo sincero, di rimettermi a gridare fra gli uorzini. Ma ci s'è talmente abituati alla guerra. Per il dopo guerra, veramente, si dovrebbe lavorare a qualche cosa. Far nascere una rivista, dar corpo a idee, un qualche cosa al quale culminasse il movimento d’avanguardia (non dell’altro w2arinettiszzo? puah!), in relazione a ciò che di meglio si attua in Europa. In quanto [a] Marone è uomo nel quale può essere svegliato il gusto, e incanalata a modo la passione? E dispone di denari da buttar via, ed ha tanta voglia di gloria e tanta generosità? o si vuol fare un piedestallo per sé?4 Denari me ne hanno promessi d’altra parte; e ne troverei anche in Egitto

1917

133

dove c’è un mio compagno di scuola, che s’è fatto ricco ammogliandosi, e che vorrebbe fare un ponticello d’oro anche all’arte. Sarei contento di avere Marone con noi se avesse propositi e mezzi seri; in primo luogo accettare d’esser diretto; in primo luogo io non vedo che te e Soffici in Italia come ispiratori di un movimento d’arte che possa farci onore anche fuori. Ma di questo riparleremo a Bulciano. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Ma in fondo non so perché Marone non si raccolga a lavorare per conto suo; e in fondo non so neanch'io perché ti parlo di queste cose; forse, certo, la miglior cosa è di starsene a sé in'una Bulciano di questa terra; se non si fosse anche piagati d’umanità. Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 25.7.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C C?° presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! L’affermazione non trova conferma nel carteggio attualmente disponibile. 2 Su questo progetto di rivista, sottoposto anche a Marone in una lettera del 24 luglio (cfr. Lettere a Marone, pp. 94-5), si veda la lettera 86, nota 3. 3 Termine denigratorio, utilizzato dai lacerbiani Papini, Soffici e Carrà per affermare la

propria distanza da Marinetti e compagni, rivendicando al gruppo fiorentino il monopolio del vero futurismo: « Per Futurismo intendiamo un movimento di pensiero il cui fine preciso è di creare e diffondere valori sostanzialmente ed effettivamente nuovi [...] Altra è l'essenza, altri i caratteri di ciò che noi definiamo Marinettismo. Il Marinettismo ha mostrato di tendere bensì a una creazione e propagazione di forme nuove, senonché [...] le sue

realizzazioni si sono rivelate anzitutto esteriori, non solo, ma soltanto in apparenza originali e attuali» (Futurismo e Marinettismo, « Lacerba », 14 febbraio 1915, a. III, n. 7, pp. 49-51;

la definizione è a p. 49). 4 Cfr. anche la conclusione della lettera 126. © Cioè in un ritiro analogo a quello di Papini (cfr. lettera 121, nota 1).

128 Pensavo oggi, mio caro Papini, al tuo eremo,! e pensavo alla vita che per tanti anni conduceva il mio Thuile, in una casa tra il mare e il deserto, lontana tanti chilometri dagli uomini, sola; e io solo andavo lassù; e si prendeva insieme un

LETTERE

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A GIOVANNI

PAPINI

libro; o le carte manoscritte dei suoi sogni e della sua asprezza e qualche volta si pronunciava anche il tuo nome; eravamo i soli in Alessandria d’Egitto, sull’entrata del deserto, a sapere di te, dieci anni fa; sull’entrata del deserto e le vie del mare. Ti abbraccia il tuo Ungaretti Amo Fttore Serra con tutta la mia anima perché tanto ti somiglia, a te e a Thuile.?

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato 25.7.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». seppe Ungaretti / soldato / 43 C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona probabilmente successiva alla lettera 127 (che ha lo stesso timbro postale), riprenderne e ampliarne la conclusione («forse, certo, la miglior cosa è di una Bulciano di questa terra»).

Posta Militare Mittente « Giudi guerra». È giacché sembra starsene a sé in

! La casa di Bulciano. Cfr. lettera 121, nota 1. 2 Cfr. lettera 89, nota 1.

3 L’accostamento di Serra a Thuile è già nella lettera 94 e, implicitamente, nella lettera 108.

129

Votrei partire, mio Papini, verso il 10 del mese di Agosto.! Aspetto le tue indicazioni. Una giornata la passeremo insieme con pien’anima. Oggi ho notizie care da Parigi. Rasputin? ha messo a nudo brutalmente questo spirito satanico del vangelo; s'è un’esaltazione del pentimento, dell’espiazione, necessariamente è un’apologia del peccato; come dire, a chiare parole, che il vangelo è il codice ° dell’ipocrisia. E saremmo arrivati a peccare per gusto e a pentirci per moda o abitudine o comodo o zelo, in realtà, per equilibrio, dando retta a Rasputin.

Veramente, benché fin qui nessuno lo dichiarasse così sfacciatamente, questa è la vera base d’ogni società da quando è nata, con Adamo ed Eva dopo il peccato, e cioè da quando è nato l’attrito tra la ragione e l’istinto; non son mai mancati santi né dannati, e qualche grande, mio Papini, in serenità fuori dal bene e dal male; ma in massima s'è trovata e si continua a trovare la scappa-

1917

155

toia; il bene resta una convenienza e una convenzione a disposizione del male, una giustificazione del male.

Forse anche il pentimento è una depravazione, una forma sadica del male,

una «contrizione» come si dice, una nostalgia, un chiarificarsi, rimescolarsi e

intorbidirsi il ricordo perché qualche cosa non si può possedere come si vor-

rebbe; penso a Maria Maddalena} in San Giovanni tradotto dal mio Diodati,

e penso a Verlaine, a Huysmans' e chi sa a chi altro. Ti abbraccia il tuo Ungaretti Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 27.7.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43C C? pres[idiaria] / 58° Divis[ione] / Zona di guerra».

! Cfr. lettera 125, nota 2. ? Grigorij Efimoviè Rasputin (1871-1916), monaco russo, assai influente presso l’alta società e la corte di Pietroburgo, dove non mancò di esercitare, tra intrighi e corruzioni, il proprio ambiguo potere. Ucciso nel 1916 in una congiura, fu sepolto con grandi onori, ma dopo la rivoluzione il suo cadavere venne disseppellito e bruciato. } La figura della peccatrice evangelica, che per amore del divino Maestro ripudia una vita di piacere e di depravazione, era stata recentemente riproposta da Maurice Maeterlinck, nel dramma Marie Magdaleine. L’oltranza morbosa da liernione ungarettiana ne serba forse l’eco. 4 Paul Verlaine

(1844-1896),

poeta francese di raffinata sensibilità decadente, tra i

maestri del simbolismo. Il dissidio tra lusinghe del peccato e sete di purezza e di riscatto è una tematica ricorrente nell’opera di Verlaine, che dopo la rottura con Rimbaud visse una crisi di pentimento e di riavvicinamento al cattolicesimo. 3 Joris-Karl Huysmans (1848-1907), scrittore francese, esponente tra i più significativi dell’estetismo decadente di fine secolo. Probabilmente Ungaretti allude qui alla crisi mistica dello scrittore (che trascorse anche alcuni anni in un monastero benedettino), che sfociò

nell’accettazione dell’ortodossia cattolica, e di cui resta traccia in più di un’opera.

130

Mio Papini, ti ho scritto quasi tutti i giorni; ho ora del buon tempo; ma un

prossimo futuro molto intricato. Ti mando un articolo! — in parte son cose che in fretta ti ho detto in mie cartoline; qui c’è stata una rifrittura; ora mi pare che tutto sia chiaro, preciso, coordinato. Avrei caro uscisse sul Carlino, non per vanità, non per il pubblico: per

ridere un po’ pensando all’effetto che farà sulla pancia dei miei diciotto eventuali lettori? Non chiedo compensi.

LETTERE A GIOVANNI

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PAPINI

Proprio una cosa che il mio buon umore mi pagherebbe abbastanza. È possibile? Insomma, farai quel che vorrai e potrai. Il Carlino è il giornale più diffuso in zona di guerra; senza confronto cogli altri; — molto più, ma molto più del Corriere. Si aspetta con impazienza il numero dove ci sei. Una buona parte del successo ti è dovuta. Tutti ti conoscono, indistintamente. Molti ti amano, 0

per un verso o per un altro. Qualcuno, — i mezzi intellettuali, quelli che sanno e non sanno, — ti detesta. Rari ti capiscono. Forse il sottoscritto può ambire a tanto, quando gli arrivi tutt’'ancora caldo di tipografia e d’Italia. Don Ferrante" è una cosa tua, veramente tua; quindi infinitamente vicina al mio spirito.

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Ho detto a Croce un’insolenza; non per tirargli i calci; che quando era fatto da te, era ben fatto; ma quando ci si sono messi tutti i ragazzacci, era

un’indecenza; ma perché non è lecito, neanche per ischerzo, prendersi delle pose, come ha fatto, di fronte ai poeti pei quali non ha trovato altro paragone che quello dei criminali e dei pazzi; magari una verità; ma non detta con quella stupida intenzione da Padreterno. A proposito di Croce sempre: non è tollerabile che il parassita si creda più grande dello sfruttato: più vile indubbiamente, o almeno più trascutile,6 se non nocivo e quindi anche da combattersi e screditare. / soldato Giuseppe Ungaretti 43C C? Presidiaria 58° Divisione Zona di guerra

Su foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo né data, ma successiva al 26 luglio 1917 per il riferimento all'articolo di Papini (cfr. qui nota 4); più precisamente dello stesso giorno della lettera 131 (timbro postale del 29.7.1917), dove si fa riferimento all’invio per raccomandata di un testo, da identificare con quello inviato con la presente lettera (cfr. qui nota

l).

! Il testo, come già in altri casi, non è conservato nel nostro carteggio, né compare sul «Resto del Carlino» di quei mesi. Cfr. anche lettera 131. ? Ripresa parodica dell’espressione manzoniana «i miei venticinque lettori», come conferma la successiva menzione dell’articolo manzoniano di Papini.

1917

137

? Cfr. anche lettera 115, nota 7.

* G. Papini, Apologia per Don Ferrante, «Il Resto del Carlino», 26 luglio 1917, XXXIII, 207, p. 2; ora in Opere, IV, pp. 477-82. Vi si professa una polemica simpatia per il bizzarro personaggio manzoniano. ° Probabilmente nell’articolo inviato a Papini. Le righe che seguono alludono alla violenta polemica anticrociana di Papini e dei giovani vociani in genere. ° Se non è errore d’autore, ircocervo ungarettiano nato forse dall’incrocio di frascurabile e inutile.

131

Mio Papini, ti ho mandato oggi per raccomandata la cosa più fine — per ironia per lirismo; per stile — uscita da uomo che abbia provato direttamente la guerra.! Ti vedo goderne; è la gioia più grande, = questa gioia che ti può dare, =

per il tuo fratello cadetto che ti abbraccia Giuseppe Ungaretti

Cartolina postale in franchigia con timbro datato Posta Militare 29.7.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43C C? presidiaria / (58° Divisione) / Zona di guerra».

! Un articolo per il «Resto del Carlino»: cfr. lettera 130, nota 1. La rivendicazione dell’esperienza diretta della guerra, che era alla base di questa pagina, è implicita già nella lettera 130, dove si precisa: «in parte son cose che in fretta ti ho detto in mie cartoline».

132 Giuseppe Ungaretti 43C C* presidiaria (58? Divisione)

Zona di guerra

Mio Papini, dev'essere stata per te una persecuzione quella valanga di cartoli-

138

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

ne e lettere che ti sono arrivate da me in quel tuo momento di grande trepidazione.! Sono stato, involontariamente, molto scorretto. Ma ora il mattino riac-

corda il suo sereno nella casa tua, e quest’altro tuo figliolo — nell'anima è tale — può anche disturbarti. Temo di non poter lasciare la zona di guerra prima della fine di agosto;? al più tardi ci vedremo ai primi di settembre. Come agiatezza non potrei chiedere né desiderare condizioni migliori di quelle mie attuali, facendo il militare; purché la duri. Come morale; dura da un po’ troppo; ed è necessario, malgrado tutto, restar tenaci; dopo tanto sacrifizio; chi avrebbe il coraggio, — chi reggerebbe al suo volto d’uomo, — di tornare indietro per nulla; mille volte meglio morire tutti. Forse i tedeschi fanno anche loro questo ragionamento. Ma perché hanno mosso questa strage? Ma perché sono così grossolani e perfidi? Gesti da orso e cervello da volpe; e per cuore hanno una vescica di birra; ma sanno star imbrancati come una macchina; hanno i nervi d’acciaio. Li odio, li ho in

orrore, sopratutto perché mi hanno costretto alla pazienza; un italiano paziente; per colpa loro si deve sopportare, è necessario sopportare, anche quest’altro — il principale di questa guerra — contro-natura; fare come loro.4 Faccio punto per oggi. Scrivimi. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma di qualche giorno precedente alla lettera 133 (timbro postale del 7.8.1917), che fa riferimento, per il ritardo della licenza, all'annuncio

dato qualche giorno prima con la nostra lettera. ! Allusione alla grave malattia di una delle figlie di Papini, da poco fuori pericolo. Il fatto è registrato nel Dizrio del 1917: «20 luglio: Si ammala Giocondina. 22 luglio: In pericolo. Corro alla Pieve. Si salva» (cfr. Opere, X, II, p. 15). 2 Cfr. lettera 125, nota 2.

è Cfr. lettera 119. 4 Tema ricorrente nelle pagine ungarettiane di quel periodo. Si veda, per esempio, Zona di guerra cit. «L'italiano non è paziente; l'italiano ha bisogno d’avventura [...] Abbiamo in orrore la pazienza; ma saremo pazienti come loro, più di loro» (U 74, pp. 6 e 9). Cfr. anche lettera 22, nota 4.

133 Ti ho scritto l’altro giorno, mio Papini, del ritardo che subisce la mia licenza.!

Mi godo, come è possibile in questi tempi inquinati dalla tristezza, un sole

1917

139

che si attenua in una vasta desolazione; ma pure riscalda l’anima, come il corpo nostalgico di calore. Ci sono momenti in cui non sono altro che questo trasporto della mia vita in questa estensione accesa; tutto dimenticato; mi

pare allora che la vita sia veramente un sogno incandescente che tutta si manifesta e si consuma in quel momento, che luce;? e non posso che godere quest’'infinita mia libertà. Sert

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 7.8.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43C Cî* presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra ». ! Cfr. lettera 132, nota 2. 2 Risplende.

134 Mio caro Papini, no stanco. Sp

; vat Ti abbraccia il tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 8.8.1917, indirizzata a Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43C C® presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra ».

135

Mio caro Papini, ho letto l’articolo di Pancrazi.! Quanta impazienza mi ha messo in anima di aver il libro e viverne a modo mio; quanta impazienza di parlarne lentamente con te; e di precisare tante cose in me. Ti abbraccia il tuo

Ungaretti

140

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 17.8.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! P. Pancrazi, La poesia di Papini, «Il Resto del Carlino», 15 agosto 1917, XXXIII, 227, p. 2. L'articolo tesse l'elogio di Papini e della sua ultima raccolta di poesie Opera prima (cfr. lettera 108, nota 4).

136 Quando potrò, a costo di disturbarti, verrò a stare un’altr’ora con te.

L’altra sera sono arrivato qui! senza stanchezza; la gente mi salutava come una vecchia conoscenza. È la salita che mi ammazza; debolezza di cuore; ma la farò a piccole tappe. Prima di ritornarmene a languire, verrò certo a godere un altro po’ la tua cordialità, a star bene nella tua famiglia. Forse il 3. Così potrò riposarmi qui un giorno prima di rilasciarmi sballottare nelle tradotte. Ti leggerò degli appunti per la tua vita immaginaria; non sono che appunti; per ora noterelle, per sé stesse insignificanti, in margine; ma hanno un altro senso, che vedrai; se sarò capace farò una cosa amata in pieno; se no, mi

cestinerò. Ecco la scelta, - che qualcuno conosce di già, da più di due anni, — dei miei antenati:? « Villon, Papini, Dostoieschi,4 Fulla bent ami, Leopardi, Maria Lunardini mia madre, Mallarmé, Maurice de Guérin, Cellini[ »]. Ti abbraccio, e ricordami ai tuoi.

Il tuo Ungaretti / —- Mandami Dostoieschi se no muoio di noia —

Su foglietto senza righe (stesso formato delle lettere 137 e 138), recto e verso. Senza indirizzo né data. La prima parte della lettera e il saluto finale ai familiari di Papini, permettono di collocarla durante la licenza trascorsa a Pieve S. Stefano (dove però non era ospite di Papini: cfr. nota 1): dunque tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1917, sicuramente prima del 3, data limite per un’altra visita a Papini promessa nella nostra lettera. ! Come attesta l’indirizzo posto in calce a una lettera a Marone di quei giorni, Ungaretti si trovava « presso Piccioli / Pieve Santo Stefano / Via Michelangiolo n. 27 » (cfr. Lettere a Marone, p. 99).

1917

141

? Cioè il capitolo su Papini dell’opera vagheggiata e descritta nelle righe successive, che assumerà più tardi il titolo I rz5ei antenati (cfr. qui note 3 e 6), ma che in questo stadio sembrerebbe definita come una serie di vite immaginarie. Questo titolo ha del resto un precedente in Marcel Schwob (per cui cfr. lettera 265, nota 10), autore di Vies imaginatres (1896), serie di biografie in parte storiche e in parte immaginarie. Anche altre successive indicazioni sugli Antenati sembrano conservare questo carattere di ricostruzione insieme storica e fantastica. Cfr. nella lettera 175: «Sarà una serie di saggi per una concezione epica della vita» e «sarà come una novella, una fiaba, ma una cosa rude sebbene fantastica ».

? Parola chiave, sintomatica del particolare rapporto di Ungaretti con la tradizione, della sua costante ricerca di «riconoscimenti» e di «identificazioni» (cfr. Rebay, Origini,

pp. 17-33), in nome di una discendenza spirituale, complementare a quella biologica: «l’uomo è misteriosamente chiamato a sopravviversi nell’ordine spirituale mediante la parola, nell’ordine materiale mediante la progenie » (Note, U 70, p. 526). Nella lettera 175, del 20 gennaio 1918 (che offre la più articolata esposizione di questo progetto mai attuato), il termine è emblematicamente assunto a titolo, I rieti antenati. Un elenco analogo è fornito anche a Prezzolini: «scriverò [...] “I miei antenati”, biografie liriche di Villon, Elskamp, Keats, Leopardi, Mallarmé, Maurice de Guérin, Papini, Benvenuto Cellini, Dostoieschi, Maria Lunardini mia madre » (citata in Rebay, Origini, p. 39, nota; datata 10 gennaio 1917,

ma forse del 10 gennaio 1918, per errore d’autore non improbabile all’inizio di un nuovo anno). 4 L’inclusione tra gli «antenati» di Fédor Dostoevskij (1821-1881) — menzionato qui per la prima volta e nel seguito del carteggio ricordato solo per un’eventuale traduzione (cfr. lettera 248, nota 2) — è forse da collegare al recente colloquio con Papini. Ne è implicita conferma la richiesta finale (« Mandami Dostoieschi»), che sembra rivelare in Papini il tramite, almeno materiale, della lettura dello scrittore russo, che in anni successivi sarà per Ungaretti oggetto di appassionata meditazione.

© Fulla, nome arabo di donna, significa letteralmente «Gelsomino ». L’intera espressione è da intendersi: « Gelsomino, figlia di mio zio». Potrebbe trattarsi della «donna amata in Alessandria», cantata di recente in Giugno (cfr. Note, U 70, p. 525), se nei versi della poesia il nome del fiore è serba/ della donna: «E ora il sereno / è chiuso / come a quest'ora / i gelsumini / nel mio paese / d'Africa / lontano » (vv. 45-51, in Allegria di Naufragi, p. 33),

come probabilmente lo era in un’altra poesia, Fase, che allude a un’«esperienza di forsennata lussuria» consumata con la stessa donna di Alessandria (cfr. Note, p. 524): «Fra l’aria

/ del meriggio / ch'era uno svenimento / le ho colto / aranci e gelsumini» (vv. 10-4, in Porto Sepolto, p. 18). 6 Anche nel caso di Benvenuto Cellini (1500-1571), è legittimo il sospetto che alla sua inclusione tra gli «antenati» non siano estranee le recenti conversazioni con Papini. La «vita immaginaria», a cui si accenna nella lettera, è forse anche eco della Vita celliniana.

137

Mio Papini, non per fare della rettorica, ma sono veramente infelice. L’hai visto: di rado si ha tanta innocenza negli occhi e tanta compassione nel cuore,

142

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

per accorgersi di queste cose. Ho per te un affetto di figliolo. Ricordami ai tuoi. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Su foglietto senza righe, senza indirizzo né data, ma certo scritta dopo un incontro personale con Papini (« L’hai visto»). L’indubitabile parentela con le lettere 136 e 138 (stesso formato

del I e analoga formula di saluto con riferimento ai familiari di Papini), induce a collocarla durante la licenza a Pieve Santo Stefano, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1917. Mancano elementi certi per determinare la sua posizione rispetto alla lettera 136, tuttavia l’allusione a una ritrovata serenità nella lettera 138, sembra postulare, come precedente immediato, l’opposta dichiarazione della nostra lettera («sono veramente infelice »).

138 Mio caro Papini, domani, 7, parto. Porto con me una buona memoria; ho

ritrovato il sereno nella tua casa. Parto con l’anima — la mia vecchia anima avvelenata e velenosa — meravigliata di riscoprirsi pura e fresca, e confidente. Non ti dico «grazie» che è parola di fine; mi hai rimesso nell’anima la possibilità di sperare: «quaderno bianco, principio di giorno».!

Per quella poesia

«Rosa fiammante»? ho trovato: Su un oceano

di scampanellii ecc

lo sfarfallìo sfavillio di «madreperla» è dato così con un’immagine che mi sembra più corrispondente alla sensazione musicale per la mattina che nasce; e abbiamo trovato una rarità al posto di quella «camelote »3 di madreperla. —/ Carrà Pea hanno risposto?4 Dammi notizie lassù. Ricordami ai tuoi e ti abbraccia il tuo Ungaretti

Consegno nello stesso tempo anche quei tuoi libri a Zecco — 43 C C° presidiaria 58? Divisione Zona di guerra

PARTA 1917

143

Su foglietto senza righe (stesso formato delle lettere 136 e 138), recto e verso. Senza indirizzo né data, ma certamente del 6 settembre 1917, essendo scritta, come rivela l’esordio, alla fine della licenza trascorsa a Pieve Santo Stefano (la cifra esatta del giorno, 6, è fornita dalla

prima frase).

! Primo verso della 8° poesia di Papini, pubblicata sulla «Voce» del 30 aprile 1915 (a. VII, n. 10, pp. 593-4), e recentemente riproposta nel volume Opera prizza (per cui cfr. lettera 108, nota 4). Cfr. anche lettera 210, nota 1. ? Con questo titolo pubblicata sulla «Riviera Ligure» dell’ottobre-novembre 1917, e poi compresa nell’A//egria di Naufragi, p. 39; ora Rose in fiamme, in Allegria, U 70, p. 77. Cfr. anche Piccioni, Ungarettiana, pp. 191-2. ? Termine francese; letteralmente: «oggetto mal fatto, paccottiglia». Attestato l’uso figurato:

«Une revue de camelote artistique» (Gide).

4 A cartoline o lettere scritte in quei giorni da Papini e Ungaretti. Si vedano le cartoline del 1° settembre 1917, a Carrà e a Pea, firmate da Ungaretti e da Papini, in Lettere a Carrà, p. 420, e in Lettere a Pea, pp. 57-8 (dove è anche, nota 3, la risposta di Pea, datata 7 settembre 1917). ? In zona di guerra. $ Probabilmente i libri prestatigli da Papini, durante il soggiorno a Pieve Santo Stefano (cfr. la richiesta finale della lettera 136: «Mandami Dostoieschi, se no muoio di noia»). Zecco sarà un abitante del posto, che funge qui da intermediario con Papini.

139

Sono arrivato ieri a mezzanotte, mio Papini. Oggi ne abbiamo 9. Non ti parlo in che stato di stanchezza m’abbia prostrato questo viaggio. A Mestre sono stato molto in forse se andare a Cormons! o proseguire; poi la stanchezza ha avuto il sopravvento, e non ho saputo decidermi a 15 chilometri da doversi fare con tutta probabilità a piedi, e Soffici mi perdonerà; è stata una gran consolazione che questo mio povero corpo mi ha impedito di prendermi. Mi parlano delle giornate passate; sono stati momenti che hanno avuto la loro grandezza lirica, immancabile sempre con la nostra anima fantastica.? I soldati mi parlano tuttora allucinati degli aeroplani che ronzavano a centinaia bassi e pesi di dinamite sul campo stravolto. Ma una commozione più mia mi ha preso mentre piano m’incamminavo dalla stazione al mio reparto; sugli argini della strada c'erano accoccolate le due file di un reggimento che faceva il suo quarto d’ora di tappa prima di riproseguire verso lassù; uno cercava degli accordi su un mandolino, e delle voci poco a poco s’erano levate in sordina, sotto a un gran cielo stellato; era una cosa che portava via il cuore di compassione e di fierezza. Capisco Soffici; ma mio Dio...

144

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Poco prima che il treno si fermasse sono stato preso da una grande desolazione; ho fatto tutto il viaggio quasi stordito; ma vicino a quassù ho tanto sentito la gentilezza trovata nella tua casa, tanto quella quiete, che m°ha afferrato una disperazione che potrai mitigare scrivendomi spesso. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 10.9.1917, ma sicuramente del giorno prima («Oggi ne abbiamo 9»), indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C C° presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! Dove, nell’ospedale da campo 026, era ricoverato Soffici, ferito all'occhio da una granata il 23 agosto 1917 (cfr. Kobilek, Opere, III, p. 123). 2 Cfr. lettera 141: «Il popolo nostro è un popolo di fantastici». E cfr. Zona di guerra cit.: «ha l’anima epica» (U 74, p. 6).

140 Le poète assassiné

à Guillaume Apollinaire Sous les nuages blanes du printemps le mystère de l’azur est tout grand Sous ce charme l’histoire éternellement amère des àmes est

toute claire!

le 10 septembre 1917

Ungaretti i

1917

145

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.9.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 43 C C" presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra».

! Dedicata a Guillaume Apollinaire e scritta in francese, la poesia deriva il suo titolo da un’opera di Apollinaire uscita l’anno prima a Parigi, Le poòte assassiné (L’Édition, 1916), e costituisce una sorta di omaggio al maggior collega francese. Il testo, non compreso tra le o della Guerre e mai pubblicato dall’autore, è stato edito da Piccioni, in Ungarettiana, DEMI96I

141

Mio Papini, un azzurrello cielo, il solito malaticcio sulla truce sassaia. Ricordami alla tua famiglia tanto amabile. E scrivimi.

4 vir Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Il popolo nostro è un popolo di fantastici;! ha più d’ogni altro, anzi questo è il suo carattere, il potere di transmutare? la realtà in ebrezza; neppure qui gli mancano momenti di slancio e di spasimo vitale, che lo liberano e lo risarciscono di mille secoli di patimento; ma i mille secoli sono lunghi a doversi patire. Non siamo tedeschi, tutti fatti a immagine d’un solo «all man» «tutto un uomo»; siamo gente di cui ognuno anche fisicamente sembra esprimere una civiltà diversa; da noi il coraggio ha un senso di «fascino », non un senso di «sforzo di volontà»: sono lunghi mille secoli.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.9.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / solda-

to / 43 C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra ». ! Cfr. lettera 139: «immancabile sempre con la nostra anima fantastica». 2 Cfr. lettera 31, nota 5.

146

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

142

Mio Papini, sì sono anche un uomo di volontà; ma da vero italiano, perché m’indemonio di sentimento. Eccomi, Papini, non sono altrimenti, e ti voglio veramente un gran bene. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.9.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». Successiva alla 141, di cui precisa e conclude la dichiarazione finale (« da noi il coraggio ha un senso di “fascino”, non un senso di “sforzo di volontà” »).

143 Mio Papini,

ma una voce di umanità tutta inebriata di ascoltarsi unica nell’aria a dondolarsi colla varietà del tempo, e tutta grave dell’immutabile giro della vita, via via, da un capo all’altro, eternamente ugualmente. Da Leopardi nessuno si era svincolato a questo modo meraviglioso 77 canto. Ma la gioia di una propria parola, fluita da una propria umanità! ben condannata a una sua sorte, che tutta s’illumini di noi nell’aria; quest’abbandono esclusivo; quest’amore liberato; questa cordialità senza calcoli né codici: Opera prima, mio canto di queste solite giornate.

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 12.9.1917, indirizzata a

«Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 43 C Cî presidiaria / 58* Divisione / Zona di guerra». ! La lettera costituisce una sorta di privata ed entusiastica recensione di Opera prima (per cui cfr. lettera 108, nota 4), con un implicito rinvio alla dichiarazione di poetica del

Porto Sepolto: « poesia / è il mondo l’umanità / la propria vita / fioriti dalla parola » (Poesia, vv. 3-6).

1917

147

144

Mio Papini, N.! è compromesso nell’affare Bulad Pascià, detto Bolo? o è una manovra, del Secolo? o altri? Forse è veramente il «Calomniez, calomniez; il en restera toujours quelque chose. » Intanto qui — mentre la politica prosegue

nella sua missione di sporcare tutto quello che tocca — il popolo italiano continua a dar prove di pura e grande bellezza, nel sacrifizio senza confronto; e questa è veramente luce della sua natura; non è nei preventivi dei trafficanti e nei calcoli dei rammolliti; è nella sua forza di godere, nella sua esuberanza di vita.4

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 13.9.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 43 C C? presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra ».. ! Filippo Naldi, giornalista, legato al «Resto del Carlino» da interessi di natura finanziaria, nel 1917 fondò a Roma «Il Tempo» (il primo numero è del 12 dicembre), al quale collaborò anche Papini, in qualità di redattore letterario. Questa collaborazione, e l’amicizia con Naldi, sarà motivo di qualche screzio con Ungaretti (cfr. lettera 197). Il giudizio di quest’ultimo su Naldi, per lo più negativo (cfr. in particolare la lettera 193), appare mitigato solo nella lettera 192, immediatamente successiva a una conversazione con Papini e, forse, a un incontro personale con il direttore del «Tempo». 2 Paul-Marie Bolo (1867-1918), detto Bolo Pascià, avventuriero e finanziere francese,

accusato di spionaggio a favore dei tedeschi, condannato a morte e fucilato a Parigi. Nello scandalo erano coinvolte anche personalità politiche italiane. 3 Il Secolo d’Italia. 4 Cfr. lettera 124, nota 1.

145

Mio Papini, ti voglio molto bene. Ti scriverò a lungo, presto. Intanto ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 15.9.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 43 C Ci presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra».

148

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

146

Mio Papini, ecco la lettera di Thuile: Sitòt votre lettre, j'ai écrit àè mon libraire pour qu'il abandonne son échoppe et se mette à la recherche de l’objet nouveau de vos désirs.! Mais le Roi Ubu était déjà rare quand je cessais de m’occuper de littérature: qu’est-il devenu depuis?? il y a si longtemps.... Jai recu la lettre de Papini et }espère qu'il recevra bientòt mes livres:? je lui reponds également. Sa lettre est d’allure distinguée et forte. Elle me prend par un sentiment d’amitié saine qui s°y exprime sans affectation. Pieve San Stefano n’est sans doute pas la salle de spectacle de la rue du Vieux Colombier où vous alliez entendre parler de Claudel ou écouter le clergyman qui avait nom Gide. Je n’aime plus que les àmes qui se cachent, que celles qui pour respirer fortement se retirent non point nécessairement dans la solitude mais loin des Hommes. Je n’appartiens / guère à mon espèce. À travers cela — mon passage ici-bas — je garde, Ungaretti, comme un fruit sans tare, en mon coeur profond, votre amitié qui est pour moi une des trois ou quatre choses qui pourront faire

sourire mon sommeil de demain. Je vous embrasse etc. — Sto bene. Ti voglio bene. Ti ho spedito una fotografia.* Ti chiedo lettere.

Il tuo Ungaretti ti abbraccia 43 C C?° presidiaria 58° Divisione Zona di guerra

Su foglie a righe (recto e verso), senza indirizzo né data, come la lettera 147, successiva di un giorno alla nostra (cfr. lettera 147, note 1 e 7). L'indirizzo di Ungaretti registrato in calce è compreso fra il 30 giugno 1917 (cfr. lettera 118) e il 9 ottobre 1917 (cfr. Lettere 4 Marone, p. 107); ma le due lettere sono certamente successive a una conversazione con

Papini durante la licenza a Pieve Santo Stefano, dal momento che alludono come a cosa nota alla ristampa dell’Ub4 mai menzionata nel carteggio (cfr. qui nota 1). Dunque si collocano dopo l’8-9 settembre (data dell'arrivo al fronte: cfr. lettera 139), più precisamente l’una (la 146) il giorno prima, l’altra (la 147) lo stesso giorno della lettera 148 (timbro postale del 25.9.1917), che fa esplicita menzione di entrambe (cfr. lettera 148, nota 1)

1917

149

! L’interesse di Ungaretti per Ubu Roi (per cui cfr. lettera 147, nota 2), era stato suscitato da Papini, come quest’ultimo dichiara a Thuile in una lettera del 27 settembre 1917: «Si votre libraire déniche un Roi Ubu faites-le envoyer ici avec tous les soins possibles: c’est moi qui ai donné à Ungaretti cette curiosité et moi méme je ne connais pas ce livre là, qu'on dit extraordinaire» (Rebay, Le Trio des Damnés, p. 70, nota 19). ? La lettera del 4 settembre 1917 (cfr. Rebay, Le Trio des Damnés, p. 48), in cui Papini gli chiedeva di inviargli i suoi libri. } Allusione al ritiro di Papini nella casa di Bulciano (cfr. lettera 121, nota 1). * Non compresa nel carteggio attualmente disponibile, a meno che non sia da identificare con quella così registrata in Giovanni Papini, p. 94, n. 244: «Fotografia, 1916. Dedica sul retro: “all'amico Papini... il guerriero Ungaretti”; più in basso, ancora di mano di Ungaretti: “questa fotografia è di aprile — in periodo di riposo” ». In questo caso potrebbe essere del 1917 piuttosto che del 1916 (in entrambi gli anni c'è un periodo di riposo in aprile).

147 Giuseppe Ungaretti 43 C C'° presidiaria 58? Divisione Zona di guerra

Mio Papini, ti ho mandato ieri una lettera di Thuile! che ti ha scritto anche direttamente. Spero trovi presto «Le roi Ubu» e si possa fare la ristampa progettata.?

Ho l’anima sciupata; il capitano? di cui ti parlavo, è rimasto ucciso, come temevo a quella notizia, ricordi? Un uomo gentile in meno sulla terra, e sono così rari.

Hai ricevuto nulla da Apollinaire? L’altro ieri al mio reggimento, dove sono stato di passaggio e dove tornerò presto, ho trovato una sua cartolina del mese scorso; mi chiedeva notizie di Soffici. E Soffici come sta?4 Aspetto sempre Nord-Sud. Scrivimi; quando puoi scrivimi; magari una parola; che non mi senta

abbandonato. Mi si matura nell'anima «Le avventure di Turlurù».° Quando avrò quiete lo butterò giù in poche settimane. Mi vedrai. Vedrai che merito il tuo amore. Sono, — come diceva Thuile, — anch’io un uomo che non appartiene alla sua specie;” e quest’è una disperazione. Mandami l’indirizzo di Novaro.8 E proseguiamo; non ho entusiasmo o, se l’ho, ha un altro senso; ma amore e compassione; e il nostro popolo ha tali movimenti, slanci, di vita sana e

LETTERE

150

A GIOVANNI

PAPINI

fantastica? che non posso non esserne commosso; a parte questo resto come sai il tuo E ti abbraccia Ungaretti

Su foglio a righe (stesso formato della lettera 146), senza indirizzo né data, ma scritta lo

stesso giorno della lettera 148 (timbro postale del 25.9.1917). Cfr. lettera 146, nota introduttiva.

! Cfr. lettera 146, dove è trascritta. 2 Ubu roi, commedia satirica di Alfred Jarry (1873-1907), che affida al grottesco la denuncia e la satira delle convenzioni sociali. La commedia, pubblicata nel 1896 (continua-

ta nell’Ubu Cocu, nell’Ubu enchaîné e nell’Ubu sur la Butte), suscitò grande scandalo tra il pubblico, e divenne subito un testo di riferimento per la generazione dei simbolisti e, più tardi, dei surrealisti, che ne apprezzarono il gusto della deformazione verbale e lo sconcertante accostamento di lirico e di grottesco. Lo stesso Apollinaire ne preparava un’edizione nel 1918 (cfr. lettera 218, dove è anche una breve storia editoriale della commedia). Il

progetto di edizione italiana non fu realizzato. Cfr. anche lettera 146, nota 1. 3 Il capitano Cremona: cfr. lettera 27, nota 3 e lettera 167, nota 8. 4 Soffici era stato recentemente ferito da una granata (cfr. lettera 139, nota 1).

3 Su questa rivista dovevano uscire alcune poesie di Ungaretti tradotte da Apollinaire (cfr. lettera 116, nota 2).

6 Titolo di un romanzo di Ungaretti, perduto forse durante la ritirata di Caporetto, se dobbiamo credere ad Apollinaire, che sull’« Europe Nouvelle » del 25 maggio 1918 scriveva: « Ungaretti qui venait d’achever un roman, Le Aventure di Turluru, l'a perdu pendant la retraite de Caporetto ». Le notizie fornite più tardi da Ungaretti a Rebay, in una lettera del 14 novembre 1957, sono assai elusive: «Non ricordo più nulla di quel lavoro. So che ci pensavo prima di ’14, e forse allora con titolo diverso. E poi, durante la vita in trincea. Era una rappresentazione umoristica di me stesso, che avrei voluto fare. E mi sarei rappresentato in mezzo agli altri in senso molto antiborghese. [...] Forse in gran parte il lavoro fu scritto » (cfr. Rebay, Origini, pp. 45-6, da cui derivano tutte le notizie che precedono). Nel carteggio con Papini non mancano altri, più estesi riferimenti a questo romanzo: ma niente sembra confermare la dichiarazione di Apollinaire. Nelle lettere 151 e 154, del 3 e del 5 ottobre 1917, le ultime prima di Caporetto, la storia di Turlurà sembra piuttosto allo stadio di abbozzo o di progetto; di «primi capitoli», ma forse ancora da scrivere, si fa menzione nella lettera 192, del 4 aprile 1918, e solo la lettera 233, del gennaio 1919, attesta l’esistenza di «alcuni capitoli » letti agli amici parigini. Che il romanzo fosse terminato prima di Caporetto appare anche più improbabile se si considera che nella lettera 154, del 5 ottobre 1917, Ungaretti dichiara di essere alle prese con un altro romanzo, «tutt’esterno; “L’Arsellaia” ». ? Cfr. lettera 146: «Je n’appartiens guère à mon espèce». 8 Mario Novaro (1868-1944), direttore della « Riviera Ligure», eclettico punto d’incontro delle voci più significative del Novecento. La richiesta di Ungaretti è probabilmente legata alla prossima pubblicazione su questa rivista di alcune sue poesie (cfr. lettera 152, nota 3).

? Cfr. anche lettera 141: «Il popolo nostro è un popolo di fantastici».

1917

151

148 Mio Papini, ti ho scritto oggi e ieri;! ma sono ancora senza tue notizie. Sai che quando ho qualche cosa di tuo mi sento riconciliato con me stesso? Perché la più tremenda guerra è quella che sto combattendo con me; mi cerco, mi cerco, mi cerco; sai che vedersi chiaro è una cosa difficile e dilaniante; è una purificazione al fuoco; sai che noi viviamo il nostro inferno quaggiù. A parte questo, a giorni, quando mi si dà l’occasione, guardo con gusto questa o quell’altra manifestazione di vita; il cielo che si rischiara in un modo nuovo e fresco, gli uomini che mi appaiano transfigurati? in una poesia, più genuina delle miserie che li travolgono e che mi fanno misantropo.

Scrivimi.

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 25.9.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43C C? presidiaria / 58° divisione / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 147 e lettera 146. 2 Cfr. lettera 31, nota 5.

149 Mio caro Papini,

ti sei fatto silenzioso come la Sfinge? Perché? Ho letto la tua lettera aperta, quasi, al Censore, e m’è piaciuta: anche come stile è una bella pagina, con quella sua bonarietà appena canzonatoria,

con quella sua affabile compostezza che tanto mi piacciono in certe pagine del «Lombardo », (Perché oggi non si rileggono i Promessi Sposi; è un libro d’attualità, utilissimo?) Ma come ti sia uscita? Hai dunque tutte le risorse? O la prerogativa della «tua anima fanciulla» « che non ci vuole, non ci sa morire», è di non apparire, mella veste, mai lo stesso? — Nell’anima sei sempre te «con quell’acuto fuoco che ci ruma dentro ».* (T’accorgi che mi sto amando la voce più delicata che si sia sciolta nel mistero del mondo, la voce di Giovanni Pascoli, del «nostro malato, mesto, buono fanciulletto [»]?)?.

152

LETTERE

A GIOVANNI

SE

PAPINI

Come verità, hai detto giusto: più di tutto si soffre del mistero — non parlo del mistero essenziale contro il quale s’avventa la nostra ostinata impotenza di creature temerarie,” ed è miracolo se dalla disperazione sfavilli qualche gocciola di poesia — 4 questo mistero che c'impedisce di vedere quel che c’è sotto gli occhi del nostro compagno più fedele, che ci fa scontrosi, refrattari, trascibili, mordenti, / sospettosi, accaniti, e infine rassegnati e spersonati,8 perché in fin

dei conti si finisce sempre col rimettere tutto quanto; quel poco gusto che c’è stato ad aver vissuto, quando arriva, liberatrice, la morte.

Che ti ha scritto Thuile?? Che dici dei suoi libri? Sono stati scritti a vent’anni. Quel che ha fatto in seguito è molto molto, infinitamente superiore.!° Ma anche lì vedrai ch’è uno scrittore; un uomo dotato cioè; questa «dote» ch'è poi, irrimediabilmente, anche una grossa «infelicità ».!! E altre notizie? — Un abbraccio dal tuo Ungaretti Soldato 43C CÈ presidiaria 58° Divisione Zona di guerra

Hai letto il Cancelliere?! Maledetti i tedeschi; maledetti; occorre resistere? si resisterà, si resisterà: ci sono ancora degli uomini capaci di morire senza ferocia, per salvare la loro gentilezza: tutti: se nel mondo devono rimanere le bestie, ci rimangano sole; ma Dio mio, aiutaci con un granello di genio!! E maledetto Lazzari; ma maledetta ogni specie d’imbecillità. Ogni specie di delinquenza. Chi ci libererà dai rammolliti?

Su foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo né data, ma scritta lo stesso giorno della lettera 150 (timbro postale del 2.10.1917), che ne fa esplicita menzione (cfr. lettera 150, nota 1). Difficile stabilire la successione delle due lettere, data l'ambiguità della frase di Ungaretti («te ne scrivo oggi in lettera», lettera 150): l’attacco della 149 («ti sei fatto silenzioso come la Sfinge? ») sembra suggerirne la priorità, mentre l'esordio della 150 (« per riprova della ragionevolezza del tuo recente articolo ») pare riferirsi a un precedente assen-

so.

| G. Papini, Lettera quasi aperta, «Il Resto del Carlino», 30 settembre 1917, XXXIII, 272, p. 2. L’articolo costituisce una paradossale e scanzonata contestazione della censura, direttamente rivolta a un ipotetico censore (« Caro signor Censore»).

? L’allusione al Manzoni e ai Promessi Sposi è probabilmente indotta da recenti colloqui con Papini a Pieve Santo Stefano (cfr. anche nella lettera 130, nota 4, il giudizio su un suo articolo manzoniano). Cfr. anche lettera 152, nota 7.

1917

153

? Cfr. lettera 150: «quel che ci vuole è /4 veste nel presentare la verità, nel lanciare la verità; la scelta, l’intuizione della veste necessaria ». 4 In filigrana, qui e nelle righe che seguono, la tematica del Pascoli cosmico, con echi dal Crocco dei Canti di Castelvecchio, letto in quei giorni (cfr. lettera 151, nota 4) e parzialmente riutilizzato nella lettera: «la “tua anima fanciulla” “che non ci vuole, non ci sa morire” » riprende « questa anima fanciulla / che non ci vuole, non ci sa morire! » (II, vv. 237-8), «con quell’acuto fuoco che ci ruma dentro » recupera «acuto fuoco che le ruma in cuore» (II, 14). Cfr. anche nota 5. ? Cfr. I/ ciocco, II, vv. 164-5: « fanciulletto mesto! / nostro buono malato fanciulletto ». Analoghe definizioni del Pascoli si leggono nella lettera 53: «l’innocente malato nostro Pascoli», e nella lettera 180: «poeta piagnucoloso se vuoi, ma il più dolce e delicato fiorito su questa nostra terra canora». Un giudizio diverso, assai restrittivo sul Pascoli si legge nel poscritto della lettera 265. ° Cfr. nell'articolo di Papini: «Da tre anni e due mesi quasi tutta l'Europa vive in un fitto nebbione di mistero che neppure le cannonate riescono a illuminare». ? Cfr. «creatura / terrificata», Risvegli, vv. 19-20 (Porto Sepolto, p. 22). 8 Forse contaminazione tra il toscano «spersonito » e la forma «spersonalizzato ». ? La lettera di Thuile a Papini è annunciata nella lettera 146 e nella lettera 147. 10 Analoga preoccupazione nella lettera 108, nota 6 e nella lettera 221. ll! Sempre a proposito di Thuile, cfr. anche lettera 221: «la disperazione, irrimediabile, per alcuni veramente grandi, al senso della loro solitudine ». !? Probabile allusione a un discorso di Georg Michaelis (1857-1936), Cancelliere dell'Impero dal 14 luglio al 1° novembre 1917. 3 Costantino Lazzari (1857-1927), uomo politico, tra i fondatori del Partito Socialista, di cui fu segretario dal 1912 al 1919. Contrario alla guerra, appoggiò e promosse la propa-

ganda in tal senso. In particolare nel settembre del 1917 aveva diramato una circolare pacifista, che il nemico si era affrettato a diffondere per mezzo di aeroplani sulle truppe italiane.

150

Mio Papini, per riprova della ragionevolezza del tuo recente articolo! — (te ne scrivo oggi in lettera)? — sappi che la notizia dei moti di Torino} — (che poi dipendevano da una momentanea scarsità di pane e sono stati provocati da un branco d’imboscati) — qui s'è avuta da foglietti — (insidiosi quanto immaginerai) — lanciati sulle truppe dagli aeroplani austriaci. Quel tuo articolo m'è piaciuto perché mette veramente un dito sulla piaga, e chiarifica agli occhi anche dei ciechi la tua profondamente onesta posizione; è stato abile e saldo; sei il solo uomo che pubblichi sui giornali senza viltà; ah nella vita il coraggio! Ci fossero meno furbi, e più uomini abili nel coraggio; quel che ci vuole è /a veste nel presentare la verità, nel lanciare la verità; la scelta, l'intuizione della

154

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

veste necessaria; ma ci vuole genialità; e allora si preferisce dire le bugiole, si vive di raggiri, di bassezze e di brutalità (ebrei e tedeschi?)° Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 2.10.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C Cî presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 149, nota 1. 2 Cfr. lettera 149, nota introduttiva.

3 Moti popolari dell’agosto 1917 contro il caroviveri e la guerra, senza una vera direzione politica ma favoriti dai socialisti. Segno clamoroso del malcontento e della stanchezza del paese, furono seguiti da accese polemiche che occuparono a lungo le colonne dei giornali. 4 A scopo disfattista. Si veda O. Malagodi, Conversazioni della guerra I, p. 185: «Il nemico negli ultimi tempi ha lavorato febbrilmente a spargere sulle nostre linee, sia a mezzo degli aeroplani, sia con bombole innocue inviti alla pace» (nota del 6 novembre 1917)? 3 Cfr. lettera 149: «è di non apparire, re/la veste, mai lo stesso?» 6 Cfr. lettera 97, nota 11.

151

Papini mio, perché l’uomo è dannato a scoprire nell’umanità il senso dell’Universo, scrivo a un UOMO.

Lo so che «Turlurù »! è un uomo inconsueto in Italia; vedrai che smorfie

feroci e che anima gioviale, e sopratutto che fiuto psicologico svincolato in schiocchi di scudiscio: uppalà! Sono uno dei rari SIGNORI? in un mondo di miserabili; vuoi che non me ne accorga anche troppo? Di fronte poi a quel che si produce in arte — tranne la tua poesia — lo dico senza adulazione; non so adulare, ma amare — tranne la tua poesia che mi dà sogno e mi fa invidioso — mi sento pieno di superbia. Ieri correggevo bozze mie} e ne ho corretto avant’ieri; e usciva da una lettura del «Ciocco»;4 e pensavo, così senza volere, ai «meglio quotati»; no, davvero, non ho da sgo-

mentarmi. Eppure finisco col sentire la vanità del mio lavoro. Dico come te: chi mi amerà solo per me? Te, lo so. E il mio buon Thuile che da dieci anni mi si dimostra un uomo leale; ah che rarità! Vale la pena di lavorare per due soli?

Mae

1917

155

Vale, forse, anche per sé solo, per quel poco di libertà, integrale, che si riesce a sgravare, in una parola in un'immagine «a propria immagine »; — il compiuto

peso in sé, sfiorito in una leggiadra frivolità; questa è una consolazione. In dicembre, ci sia o no la guerra, sarò a Parigi. Scrivimi. Ti abbraccia il tuo

Ungaretti

43C

C° presidiaria

58° Divisione

Zona di guerra

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma sicuramente del 3 ottobre 1917, data autografa della lettera 152, nella quale si fa riferimento a una lettera scritta lo stesso giorno,

facilmente identificabile con la nostra («la lettera dove parlo del cattivo, e profondamente buono, Turlurù»).

! Protagonista delle progettate Avventure di Turlurù (per cui cfr. lettera 147, nota 6). ? Per questo appellativo e per la tematica connessa, cfr. la lettera 169. ? Dei testi in corso di stampa per la «Riviera Ligure» e per l’Antologia della Diana (cfr. lettera 152, note 3 e 4).

4 Il ciocco dei Canti di Castelvecchio. Vari echi da questo poemetto pascoliano nella lettera 149 (cfr. note 4 e 5). Ancora un apprezzamento del Crocco in un giudizio riduttivo sul Pascoli, nella lettera 265, del dicembre 1919.

152

Papini mio, ti ho scritto stamani per lettera (oggi 3 Ottobre), la lettera dove

parlo del cattivo, e profondamente buono, Turlurù.! Sono diversi giorni che non scrivo che a te; neanche a Thuile ho risposto: sono giorni di piena nevrastenia.? Dalla «Riviera » ho ricevuto le bozze,? e anche quelle dell’ Antologia di Marone. Amerai molto quel «ciclo delle 24 ore»;4 è la mia cosa migliore Quando mi morirà questa notte?6 Scrivo a te, perché ho bisogno di vedere la mia anima. Scrivo convulso e velato perché non posso altrimenti; ma mi capi-

rai lo stesso. Ti abbraccia il tuo Ungaretti Sono proprio stanco, stanco; quando avrai voglia, mi scriverai: sarà una

giornata meno triste per me.

Ho riletto i «Promessi»; era un uomo dall'occhio acuto quel Manzoni; ora l’amo intensamente.”

LETTERE A GIOVANNI

156

PAPINI

Hai letto il libro dell’adorato Philippe Tommasino (Marinetti)? C'è da ridere.8

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 4.10.1917, ma con data autografa del 3 ottobre [1917], indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano /

Arezzo». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C Cf presid. / 58° Div. / Zona di guerra ». 1 La lettera 151 (cfr. nota 1).

2 Termine di ascendenza panziniana, già assunto nella forma aggettivale con esplicito rinvio alla fonte (cfr. lettera 65, nota 1). Per il sostantivo cfr. «soffriva un po’ di neurastenia» e «si sarebbe ammalata di neurastenia » (La Madonna di Mamà cit., pp. 247 e 272-3).

3 Sulla «Riviera Ligure» dell’ottobre-novembre 1917 uscirono otto testi di Ungaretti, poi compresi nell’ A/legria di Naufragi (ora si leggono parte nell’A//egria, parte nelle Poesie disperse). Se ne dà qui di seguito l’elenco rinviando alle pagine di U 70 e segnalando eventualmente tra quadre il titolo definitivo: Giugno 73-5, Nostalgia [Sogno] 76, Rosa fiammante [Rose in fiamme) T7, Vanità 78, Convalescenza in gita in legno 378, La melodia delle gole dell’orco [Melodia delle gole dell’orco] 379, Tepida vaga mattina 380, Dal viale di

valle 79. 4 Nell’Antologia della Diana, Napoli, « Libreria della Diana», 1918 (ma già uscita alla

fine del 1917) figurano quindici poesie di Ungaretti, con dedica a Giovanni Papini e titolo unitario I/ ciclo delle 24 ore (entrambi mantenuti nell’A/legria di Naufragi per la sezione che ospita questi testi, compresi ora nell’A//egria o nelle Poesie disperse). Se ne dà qui di seguito l'elenco, secondo i criteri indicati nella nota precedente: La filosofia del poeta [Allegria di naufragi] 61, Alba 381, Cielo e mare [Mattina] 65, Godimento 70, Transfigurazioni in campagna [Trasfigurazione] 69, Temporale [senza titolo] 382, Inizio di sera 67, Nostalgia [Lontano] 68, Natale 62, Dormire 66, Sono malato 383, Dolina notturna 63, Solitudine 64, Notte [Sempre notte] 71, Le ore della quiete [Un'altra notte] 72.

? Cfr. anche lettera 164: «E la mia cosa che amo di più». 6 Autocitazione da Giugno: «Quando / mi morirà / questa notte » (vv. 1-3; e cfr. anche il finale della prima redazione). ? Un’adesione così totale, e così lontana dalle riserve espresse pochi mesi prima nella lettera 101, sembra scaturire, piuttosto che da una rilettura, da una prima lettura integrale del romanzo manzoniano, assai improbabile in una carriera scolastica tutta francese come quella di Ungaretti (cfr. Rebay, Orzgir:, pp. 35-6). L'interesse per il Manzoni, confermato anche da due lettere a Marone di questi mesi (cfr. Lettere a Marone, pp. 84-5) e dalla lettera 149 (cfr. nota 2), rientra del resto in un più ampio programma di letture, volto ad allargare una conoscenza necessariamente inadeguata e sommaria della letteratura italiana non contemporanea (si veda, a conferma, la richiesta di una storia della letteratura nelle Lettere 4 Marone, p. 84). 8 A questa insofferenza, altre volte affermata (cfr. lettera 127, nota 3), verso il perso-

naggio più provocante del futurismo italiano, Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), non saranno estranee le polemiche prese di posizione dei lacerbiani Soffici e Papini e la critica corrosiva dei Consigli derobertisiani nella « Voce». Una lucida messa a punto della posizione di Ungaretti nei confronti del futurismo si legge in un breve scritto del 1927, Commemorazione del futurismo (ora in U 74, pp. 170-3). Il libro di Marinetti cui si allude

0

1917

157

sarà Come si seducono le donne, prefazione di Bruno Corra e Emilio Settimelli, Firenze, Vallecchi, 1917.

153 Mio Papini, eccomi: sono un uomo che ha cercato con furore, con disperazio-

ne, con ossessione un uomo che fosse generoso senza scopo, generoso per il gusto di essere generoso, entusiasta senz’avere la sua trama premeditata dietro

agli occhi, un uomo che non facesse il furbo, un uomo che non avesse politica, un uomo che non fosse ebreo. Ho cercato un altro me stesso, per quella smania delle cose viventi di non sentirsi sole nel mondo.! Quante speranze; quante idee; quante volte mi sono attaccato e distaccato; quanti uomini e quante delusioni; quanti naufragi? e quanta lena rinvenuta con ostinazione nel vulcano del cuore; e quanta caricatura da collocare nella mia inattesa galleria. Ora sono stanco; forse perché ho trovato Thuile, da diversi anni; e ora te, ora, con certezza, anche te verso il quale mi rivolgevo da

tanto, con trepidazione. Ma poi ci s’accorge anche, che sotto la carne s'ha la grinta fredda della morte che ride, e si ride; ah! si ride a crepapelle. Pover’uomo dietro a che cosa t’affanni? E ora che hai avuto in cartoline e lettere, la mia giustificazione, involuta

secondo le esigenze dei tempi, ma sincera, gli vorrai più bene, tutto il tuo bene prezioso a questo

Ungaretti

SCRIVIMI

SCRIVIMI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 5.10.1917, come la lettera 154 (il testo non offre elementi per stabilire l'ordine di successione). Indirizzata a « Giovan-

ni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo »; mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C C? presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra».

1 Su questa costante ricerca di «affinità e riconoscimenti», si veda il già citato Rebay, Origini, pp. 17-33. ? Parola particolarmente indiziata nella poesia di Ungaretti: nel 1919 assunta a titolo di un'intera raccolta, A/legria di Naufragi; e in questi mesi utilizzata nei versi programmatici della poesia La filosofia del poeta: «E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare» (ora Allegria di naufragi, in Allegria, U 70, p. 61).

158

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

154

Mio Papini, una delusione è sempre un errore, cioè una posa ridicola; dunque la storia di Turlurù,! sarà una serie di avventure, una serie di pose ridicole; un uomo che ride di sé, che si sfoga a ridere di sé; presenta via via la sua anima, e

s’accorge immancabilmente d’essere diverso e solo; e perché? e allora via via trova delle ragioni che diventano fisionomie; la fisionomia propria che si nasconde in una fisionomia (smorfia) d’altri scoperta; perché questa è la conseguenza inevitabile d’ogni errore costatato; e così si forma anche un esatto giudizio degli uomini; e poi; e poi vedrai quel che succederà; ci sarà fantasia e fantasia e fantasia; e un occhio penetrante, per quanto sembri, così semichiuso, come lo porto, sonnacchioso.

Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Ora sto scrivendo un romanzo tutt’esterno; «L’Arsellaia ».2 Spero di averlo pronto prima di tornare al reggimento.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 5.10.1917, come la lettera 153 (cfr. nota introduttiva); indirizzata a « Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente

«Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C C® presidiaria / 58* Divisione / Zona di guerr[a]». ! Cioè il progettato romanzo Le avventure di Turlurù (cfr. lettera 147, nota 6).

? Titolo attestato solo qui. Il romanzo, rimasto probabilmente allo stadio di progetto, è forse da identificare, come suggerisce Leone Piccioni (Urgarettiana, p. 98), con un altro romanzo

di cui pure sopravvive il solo titolo, La Tellinaia, menzionato in una lettera a

Carrà del 27 maggio 1918 (Lettere a Carrà, p. 423) e in una ad Apollinaire del 18 luglio 1918 (cfr. Rebay, Origini, p. 45). Tanto più che il referente indicato da Ungaretti per La Tellinaia, in una lettera a Rebay del 14 novembre 1957, «Le tellize sono dei molluschi», è riferibile anche a L’Arsellaia, che rinvia a un termine di significato analogo, arselle (a

carattere più regionale, e reperibile nelle pagine di Pea di quegli anni).

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Mio Papini, travolto dagli avvenimenti! - Non ti ho potuto scrivere prima perché comunicazioni postali interrotte. Sono sei giorni che si marcia — Ti scriverò a lungo — Ti scrivo passando davanti a una buca postale. Sono rovinato d’anima e di corpo — Ti abbraccia il tuo Ungaretti

1917

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Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 2.11.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10, via Colletta / Firenze». ! La disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) e la conseguente tragica ritirata. Resasi vana ogni resistenza, nella notte tra il 26 e il 27 fu impartito l’ordine di ritirata: il fronte dovette retrocedere fino alla linea Piave-Grappa.

156

Mio Papini, avrai forse ricevuto la cartolina che in tutta fretta ho potuto mandarti appena incontrata una buca postale, la prima dal giorno triste.! Non ti posso dire nulla. Si soffre, e malgrado tutto si spera ancora. Grida agli italiani di aver forza d’animo, di resistere: coraggio, Papini; grida con tutta la tua forza al nostro popolo di aver coraggio; se la gentilezza deve scomparire dalla terra, la cederemo a caro prezzo: fino all'ultimo uomo siamo pronti. Quando ci rivedremo, saprai il resto. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro illeggibile, ma certamente compresa tra il 2.11.1917, timbro postale della lettera 155 qui menzionata (cfr. qui nota 1), e il 5.11.1917: 6.11.1917 è infatti la data del timbro postale della lettera 157, che registra l’invio di due cartoline nei giorni precedenti (cfr. lettera 157, nota 1). Indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze»; mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 43 C Ci presidiaria / 58° Divisione / Zona di guerra». ! La lettera 155: il giorno triste è naturalmente quello della disfatta di Caporetto. ? Cfr. anche lettera 158: «spero spero spero».

157

Mio Papini, ti ho scritto ieri ed avant’ieri! e forse avrai ricevuto. Non mi scrivere per ora perché non siamo ancora a posto e la posta non ci arriva, né sappiamo come saremo destinati. Dato il tempo incalcolabile che ci vuole a mettermi in rapporto con l’Egitto, comunico ai miei il tuo indirizzo; mi rispedirai, appena possibile, quel che m’arriverà da loro. Salutami i tuoi ed abbiti un abbraccio dal tuo Ungaretti

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 6.11.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 43 C C* presid. / Zona di guerra». 1 Le lettere 156 e 155.

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Mio caro Papini, dove sono? non certo fra le rose. Ma questo è indifferente. Si potrà ancora salvare la civiltà che ci è cara? Del nostro soldato si può ancora fare quel che si vuole; una grandezza insuperabile o un’estrema abbiezione: un po’ di psicologia, un po’ di psicologia. Spero spero spero.! Ho scritto ai miei di spedirti la corrispondenza per me che mi trasmetterai? E uscita la Riviera colle cose mie?3 Perdonami questa vanità, un po’ troppo tenace. = Sono 20 giorni che non riceviamo posta — Scrivimi all’indirizzo che t’indico — Vedrai che la Divisione è mutata; ora è

la 312. Un abbraccio dal tuo Ungaretti Presto ti manderò «Due anni di vita di popolo italiano vissuta ».4

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 15.11.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / Via Colletta, 10 / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 43 C C? presidiaria / 31° Divisione / Zona di guerra ».

! Cfr. anche lettera 156: «malgrado tutto si spera ancora». 2 Cfr. lettera 157. 3 Cfr. lettera 152, nota 3. * Progetto menzionato solo qui, e probabilmente mai attuato. Forse analogo a quello che figura nella lettera 173 (cfr. nota 2).

1917

161

159 Mio caro Papini, Eccoti un altro cambiamento al mio indirizzo: sempre alla 43 C C? presidiaria

ma

XI° corpo d’armata invece della Divisione. Non è ancora un indirizzo un po’ stabile; ma mi puoi scrivere colla sicurezza che riceverò. La corrispondenza da casa mia, come ti ho scritto altra volta,

verrà spedita a te.! / Appena potrò ti scriverò lungamente. Ora ti abbraccio con viva fraternità e ti prego di scrivermi, anche una parola sola, perché ho bisogno di aiuto — il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale (recto e verso), con timbro datato Posta Militare

16.11.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». 1! Cfr. lettere 157 e 158.

160

Mio caro Papini, mi scrive Thuile, una lettera breve, più per non lasciarmi senza una parola fraterna in questo momento che per uscire dal suo silenzio e dalla sua stanchezza, povero fratello gentile. E sono anche con tutta l’anima nella ragione del tuo silenzio, con tutto l’amore, per quanto bene faccia in questo momento, pur sapendolo, sentirsi dire «sono presente». Non ti dico questo per smania di tenerumi. Dopo quel che ho passato e passo, ho l’anima, m’accorgo, ben robusta.

Thuile mi dice per te delle parole tremanti! di gioia nel sentirti suo amico, e mi prega di scusarlo, se non gli è ancora stato possibile di risponderti. Dell’« Ubu», il suo libraio ha un sudicio esemplare di 3? edizione. Non si trova altro. Gli scrivo di mandartelo subito. T’avrò offerto una cosa di ben

162

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

poco valore materiale; ma forse Jarry ti darà qualche consolazione spirituale e sarò soddisfatto d’aver concorso a procurartela —? Scrivimi ed abbiti un fraterno abbraccio dal tuo Ungaretti 43 C C?? presidiaria XI° Corpo d’Armata Zona di guerra

Scritta con inchiostro viola su cartolina postale, con timbro datato Ufficio Posta Militare 22.11.1917 (illeggibile la cifra dell’anno, ma ricostruibile grazie ad elementi di coerenza interna e all'indirizzo del mittente, circoscritto a questa e alla lettera 159), indirizzata a

«Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». ! Cfr. «parola tremante» (Fratelli, v. 3).

2 Thuile era stato incaricato da Ungaretti di procurare l’Ubu Roi di Jarry per Papini: cfr. lettera 146, nota 1 e lettera 147, nota 2.

161 Mio caro Papini, sono incapace di scrivere, ma appena potrò avrai una mia

lettera lunga. Intanto eccoti il mio nuovo indirizzo 85 D Compagnia Presidiaria XI Corpo d’Armata Zona di guerra Scrivimi.

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 24.11.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Via Colletta 10 / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 85 D Presidiaria / XI Corpo d’Armata / Zona di guerra».

1917

163

162 Mio Papini, Come ti ho scritto! il mio attuale indirizzo è il seguente 85 D C? presidiaria. Ti voglio bene sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa fede; se ne dubiti commetti ingiustizia —

Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 28 [o 27]. 11.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze».

1 Cfr. lettera 161.

163

Mio caro Papini, mi lasci così solo; perché? Mi hai dato prove di grande affetto. Io ti voglio bene, come a nessun altro, con tanto entusiasmo, come forse nessun altro.

E mi abbandoni? Ho avuto

qualche torto? Scrivimi. Ti abbraccia il tuo Ungaretti 85 D C* preslidiaria]

XI° Corpo d’armata Zona di guerra

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 4.12.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / Firenze». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 85 D

Comp. Pres. / XI Corpo d’Armata / Zona di guerra».

ness

164

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

164

Mio Papini, scrivimi: soldato 19° fanteria - Zona di guerra. Ti raccomando la posta dei miei che presto arriverà, avrai dato istruzioni a Firenze.! Hai veduto il mio «ciclo delle 24 ore» nell’antologia della Diana? Porta il tuo nome? È la mia cosa che amo di più quando mi succede ancora di pensare a tali futilità — Presto avrai una lettera lunga. Forse sarò nella stessa armata di Soffici.4 Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.12.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / piazza Montecitorio / (Direz. del Tempo) / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 85 D Cî pres. / XT° cp. d’arm. / Zona di guerra». ! Perché durante la sua assenza da Firenze la posta di Ungaretti, che arrivava al suo indirizzo (cfr. lettera 159, nota 1), fosse spedita al fronte. 2 Cfr. lettera 152, nota 4.

3 Cfr. anche lettera 152: «è la mia cosa migliore». 4 Cfr. lettera 167, nota 1.

165

Mio caro Papini, sono qui al 19. Presto ti scriverò a lungo. Intanto un abbraccio dal tuo Ungaretti Pensa alla mia posta, se arrivasse, come spero, in questi giorni a Firenze.!

Qui sono impazienti di vedere il Tempo;? e non si trova ancora dai rivenditori. Fammene

mandare una copia (compresi i numeri arretrati)

e manderò

all’Amministrazione il prezzo d'abbonamento — Ti dirò schiettamente l’impressione della gente in guerra, ch’è anche una misura, forse ora la principale, per il successo. Per la guerra, hai visto, si hanno ragioni di conforto: la resi-

stenza è tale che dà ormai quasi la sicurezza non soltanto d’essere incrollabile, ma di permettere presto la riscossa - Quello che ci vuole l'hai saputo in una serie di lettere mie, e meglio lo sapevi da te che in tanti articoli sei stato il solo, tra i giornalisti, a veder chiaro e dir giusto.

1917

165

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18 (?).12.1917, indirizzata

a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra».

! Cfr. lettera 164, nota 1. ? Quotidiano pubblicato a Roma e diretto da Filippo Naldi, a cui collaborò per un certo periodo anche Papini, occupandosi della terza pagina. Il primo numero era uscito il 12 dicembre 1917 (cfr. anche lettera 144, nota 1).

166

Mio caro Papini, ti ho scritto a Roma:! ma nel caso tu fossi già di ritorno a Firenze, ti mando anche quest'altra. Nevica. Vorrei, così, come quell’erba, accucciarmi? e non sapere più altro,

finché non torni il sole a imbrillantarmi lo sguardo, come quell’erba quando si risolleverà domani. Da casa mia? Nulla ancora? O hai spedito già al precedente indirizzo. Dimmi; nel caso reclamerei.?

Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.12.1917, indirizzata a « Giovanni Papini / 10, via Colletta /FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19 fanteria / Zona di guerra». La prima frase (cfr. nota 1) ne suggerisce la collocazione dopo la lettera 165.

1 Le lettere 164 e 165, spedite alla direzione del «Tempo» a Roma. 2 Cfr. «Vorrei imitare / questo paese / adagiato / nel suo camice / di neve» (Dormire, in Allegria, U 70, p. 66). 3 Cfr. lettera 164, nota 1. Il precedente indirizzo è quello comunicato nella lettera 161.

167

Mio caro Papini, ti ho scritto l’altro ieri;! sono all’armata dove c’è Soffici,? a 30 chilometri, nel paese di De Ambris,} al 19 fanteria.

166

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Trascorro giornate piene di tristezza; sono in uno stato di solitudine che mi perde; se potessi veder Soffici, sarebbe una fortuna; qui non ho più un compagno; della cortesia ne ho avuta; ma non un compagno. Più tardi ti scriverò a lungo. Questo vecchio gentile Ungaretti ti abbraccia Ungaretti

Aspetto cose da casa mia; se fossero pervenute, e fossero state respinte all’85 D pres., avvertimi perché reclami.“ Dimmi qualche cosa del mio «Ciclo delle 24 ore». Un abbraccio Ungaretti Che pensi di una raccolta di tutte le mie poesie che porterebbero per titolo «Zona di guerra» e nella quale comprenderei il Porto, il Ciclo, quelle della Riviera, e qualche prosa lirica?* Ho l’intenzione di raccontare la storia del vecchio 197 impersonata in una gentilezza, svanita nel silenzio, laggiù; la figura splendente di umanità del Capitano Cremona,$ laggiù nel silenzio di questo mio cuore peso come una pietra.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 19.12.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fant. / Zona di guerra». ! Le lettere 165 e 166, con timbro datato 18.12.1917. ? La Quinta Armata, «l’armata della riscossa», costituita «con i resti sbandati, della seconda, della terza e della quarta, raccolti indietro, nei campi di concentramento, e con “elementi” nuovi» (cfr. Soffici, Opere, III, p. 386). ? Licciana Nardi, in provincia di Massa Carrara, dove il reggimento si trovava durante la ristrutturazione dell’esercito dopo Caporetto. La conoscenza di Alceste De Ambris (1874-1934), sindacalista di estrazione socialista e volontario nella prima guerra mondiale, risaliva al periodo dell’interventismo ungarettiano a Viareggio (cfr. Piccioni, Vita, p. 84) 4 Cfr. lettera 166, nota 3. Cfr. lettera 152, nota 4. ° Progetto mai attuato in questa forma, ma in parte riproposto nel 1919 con l’A/legria di Naufragi, che tra le altre sezioni ospita anche quelle qui indicate. Il titolo previsto, Zona di guerra, sarà invece utilizzato, di lì a pochi giorni, per una «prosa lirica», uscita sul «Tempo» il 4 gennaio 1918 (cfr. lettera 170, nota 1).

? Un anticipo di questo progetto lirico-narrativo, confluito di lì a poco nella «prosa lirica» Zona di guerra (cfr. lettera 170, nota 1), è forse registrato nella lettera 115, nota 2. Cfr. anche lettera 173, nota 2.

1917

167

* Mito poetico, che troverà compiuta espressione in una poesia di vari anni dopo, I/ capitano (Sentimento del Tempo, U 70, pp. 155-6). Cfr. anche lettera 27, nota 3 e, per l’annunzio della morte, lettera 147 (nota 3).

168 Mio caro Papini, ieri sono stato con Soffici e Casati;! una cara giornata. Ero

nella mia vita. Non temo il pericolo; qui ora ho la Censura;? ma c'è la solitudine che mi uccide; Soffici e Casati mi hanno promesso, se vanno a un reggimento, di chiamarmi con loro. Spero sempre di più in questa nostra Italia; il morale delle truppe è ottimo; ma al parlamento non fanno il proprio dovere: dall'Italia bisogna sostenerci, non avvilirci con dei pettegolezzi e degli astii; siamo già troppo affranti per quello ch’è successo, e non si tollera che i miserabili preparino i loro successi elettorali sulla nostra sventura. Bollali a sangue, da Giolitti in giù, a Turati, a Morgari; a ogni altra porcheria — Per ora non c’è che una cosa da fare, resistere e andar oltre. Bisogna vivere col soldato per sapere come oggi sia unanimemente convinto di questa necessità. E da casa mia? Interroga la posta

se a mio nome presso di te sia venuto qualche cosa. Questi mesi di mancanza

di posta da parte dei miei mi fanno anch'essi soffrire la loro parte; non poco. Forse la posta ha trattenuto! Guarda, ti prego.* Tutti ti vogliono bene; quanto Soffici e Casati! quanto il tuo vivo ammiratore, vivo e geniale Ungaretti! Un abbraccio dal tuo Ungaretti Da tanto non ho tue notizie; dalla lettera che m’avvertiva che andavi a Roma.

Cartolina postale, con timbro datato Posta Militare 27.12.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe / Ungaretti / 19 fanteria / Zona di Guerra». 1 Alessandro Casati (1881-1955), letterato e uomo politico. Nel 1907 fu tra i fondatori

della rivista modernista «Il Rinnovamento». Interventista nel 1915-1918, raggiunse il grado di tenente colonnello per meriti di guerra. Da anni era amico di Soffici, che gli dedicò Kobilek. Cfr. anche l’implicito elogio della lettera 169. 2 La censura militare della posta, di cui Ungaretti è incaricato in questo periodo. Cfr. la lettera a Soffici del 30 dicembre 1917: «ho messo il verificato agli ultimi “bacci” » (Lettere

a Soffici, p. 6).

168

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

3 Giovanni Giolitti (1841-1928), noto statista piemontese, più volte ministro, di tendenze liberali e moderate. Filippo Turati (1857-1932), uno dei fondatori del Partito Socialista italiano. Oddino Morgari (1865-1943), deputato socialista. Pur con diverse motivazioni, tutti e tre propugnavano una rapida conclusione della guerra. 4 Quello della posta, inviata dall'Egitto all’indirizzo fiorentino di Papini (cfr. lettera 159, nota 1), è un assillo costante di Ungaretti nei mesi dopo Caporetto.

169

Mio Papini, ci sono degli uomini ch’io chiamo i signori; per me sono grandi in tutto, nell’arte e nella vita; quelli io li amo totalmente, non li discuto: una diecina mi restano così nel cuore; in Italia primi Soffici e te, e sento che mi

legherò profondamente a Casati; in Francia Thuile, Apollinaire, e che so io. Ci sono degli altri uomini in cui vedo delle grossolanità, o nell’arte o nella vita, — poi è tutt'una cosa —; per qualcuno sono certo che non s’affinerà; per altri che son giovani, ho la grande speranza: con i primi non ho il coraggio di rompere e faccio dell’umorismo; anche cogli altri; ma con quelli è più amaro, c'è di mezzo una delusione: con questi m’anticipo la presa in giro se dovessi sbagliarmi. Pensavo a questo stasera che sono triste e voglio tu mi veda ben chiaro. Sono triste e solo; ma ugualmente un forte, uno dei pochi signori? che possieda questa nostra patria. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale, con timbro datato Posta Militare 27.12.1917, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 10, via Colletta / Firenze» corretto in «19 fanteria / Zona di guerra». Con ogni probabilità successiva alla lettera 168, che ha lo stesso timbro postale.

! L’amicizia con Casati, mediata da Soffici, è infatti di questi giorni (cfr. lettera 168). 2 Cfr. lettera 151: «Sono uno dei rari SIGNORI».

‘a

1917

169

170

Mio caro Papini, ti mando una lettera: mi par viva. Mi par degna d’aprire una serie di corrispondenze vive dal fronte.! In seguito, quando avrò preso la mano, sarà anche meglio. Con il Kobilek? di Soffici, con questo mio Porto,

con Baldini} non c’è altro dal fronte, di degno. Ti prego di riguardare. Correggi dove credi; hai piena facoltà. Se ci vogliono degli «a capo», o altro; guarda te. Ho scritto in fretta, e non ho voglia di ricopiare. Dev'essere arrivato a Firenze un vaglia di mio fratello; tra una quindicina ne arriverà un’altro; avverti la posta per la sollecita rispedizione;4 i miei fondi son quasi esauriti.

Notizie dalla Francia: Léon Bloy? è morto — morto Adrien Bertrand$ che dopo tre anni d’ospedale — ogni settimana sott’un’operazione — in seguito a ferita, lascia 3 libri scritti in questi tempi, sul letto di dolore, di cui l’ultimo, «Appel du sol» è forse la descrizione più efficace della guerra, tra quelle comparse; e atroce. Cendrars” pubblica un nuovo libro « Aujourd’hui profond » — Un abbraccio dal tuo Giuseppe Ungaretti 19 fanteria Zona di guerra

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma certo del 30 o 31 dicembre 1917, essendo precedente di un giorno alla lettera 172 (timbro postale dell’1.1.1918) che ne fa esplicita menzione (« Ti ho mandato ieri»: cfr. lettera 172, note 1, 2 e 3).

! Il manoscritto non è compreso nel carteggio disponibile, ma certamente si tratta della «prosa lirica» Zona di guerra (Vivendo con il popolo, del 30 dicembre 1917, pubblicata sul «Tempo» del 4 gennaio 1918 (ora in U 74, pp. 5-9). Destinata a non aver seguito l’intenzione, espressa qui e ribadita nella lettera 172, di inaugurare con questo scritto una sorta di «corrispondenze » liriche dal fronte. 2 A. Soffici, Kobilek. Giornale di battaglia, Firenze, Libreria della Voce, 1918 (ora in Opere, III, pp. 81-219). Vi si narra un’azione dell’agosto 1917, conclusasi «vittoriosamente il 23 al mattino con l'occupazione della quota 652 del monte Kobilek» (p. 123). 3 Antonio Baldini (1889-1962), narratore e saggista, collaboratore della «Voce» e più tardi della «Ronda», dove fu tra i più convinti assertori del ritorno alla tradizione. L’amicizia e la stima di Ungaretti per lo scrittore si approfondirono nel primo dopoguerra, dopo il rientro in Italia e l'avvicinamento al gruppo della «Ronda». Il riferimento sarà qui alle pagine sulla guerra, raccolte in volume nel 1918 (Nostro purgatorio, Milano, Treves). 4 Cfr. lettera 168, nota 4. Il ricevimento del vaglia è registrato nella lettera 172.

170

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

3 Léon Bloy (1846-1917), scrittore francese di ispirazione cattolica, polemista acre e

intransigente verso ogni forma di progresso e di democrazia, apertamente schierato contro

la corruzione della Chiesa romana. I suoi violenti attacchi alle personalità contemporanee più in vista lo avevano progressivamente emarginato ed escluso dalla collaborazione a giornali e riviste. ° 6 Adrien Bertrand (1888-1917), prosatore e poeta francese, collaboratore di varie riviste letterarie. Il romanzo sulla guerra L’Appe! du sol (Parigi, 1916) ottenne il premio Goncourt nel 1916. ? Blaise Cendrars (1887-1961), pseudonimo di F. Sauser Halle, poeta e scrittore francese di origine svizzera. Entrato giovanissimo nel mondo letterario, vi portò varie suggestioni raccolte poi dai surrealisti e dallo stesso Apollinaire. La sua opera ispirata alla sua vita errabonda e a una profonda passione per il primordiale e l’esotico (si veda, per esempio, nella lettera 247 il progetto, condiviso con Ungaretti, di un’antologia della poesia e della letteratura negra). Divenutone amico durante le licenze parigine dell’ultimo anno di guerra, Ungaretti lo indicherà a Papini come una delle voci più significative della letteratura francese contemporanea (cfr. lettere 234 e 247), e gli dedicherà la seconda poesia di PLM, Roman Cinéma (ora in Derniers Jours, U 70, pp. 360-2). Profond aujourd’hui uscì a Parigi (La Belle Edition) nel 1917.

171

Mio Papini, ti ho spedito oggi una prosa — (lettera raccomandata).! Riguardala, perché è stata buttata giù, e solo riletta, e tutto in tutta fretta. Pea mi fa chiedere un articolo? per un numero delle Crociere? che gli dedicano. Prima di tutto non so perché riesumare un libro vecchio* e non scrivere invece Moscardino.5 E poi non mi sento di scrivere quel genere di cose. Ora c’è la guerra da aggiustare. Sono contento gli si riconosca il valore, e ho fatto tanto per questo: ma le Fole non mi sembrano il libro più adatto. Buon anno. E un abbraccio dal tuo Ungaretti Soffici sarebbe d’opinione ch’io ristampassi subito.

Com'è amabile il nostro Soffici, con quella sua bella italiana generosità.6 Ti ho scritto anche della mia intenzione di ristampare il «Porto » con qualche altra cosa e un nuovo titolo. Il «porto » sarebbe il titolo di una parte.? Che

ne pensi? Forse presto sarò di passaggio a Roma; e ti racconterò molte molte cose interessanti. Scrivimi perché sono solo. La gente a cui ero legato qui o ha

1917

171

lasciato il reggi° o è morta. C'è il popolo. Ma non mi tiene compagnia. Mi piace come la campagna; ma sono un cittadino. / Sarei tanto contento se tornando a un regg'° Casati e Soffici mi prendessero

con loro. Del pericolo, me ne frego; ho bisogno d’affetto.8

Cartolina postale (recto e verso), con timbro datato Posta Militare 1.1.1918, ma del 30 o 31 dicembre 1917, come la lettera 170, qui ricordata (cfr. nota 1). Indirizzata a « Giovanni

Papini / Direz[ione] del Tempo / Piazza Montecitorio Ungaretti / Soldato / 19 fanteria / Zona di guerra».

/ Roma». Mittente « Giuseppe

! Cfr. lettera 170, nota 1.

? Dopo una iniziale riluttanza, attestata da questa lettera e da altre a Marone (cfr. in Lettere a Marone, pp. 116-8, le lettere del 7 e del 19 gennaio 1918; pp. 43-4 e 114 altre due dello stesso mese, benché diversamente datate dal curatore: la prima scritta dopo «trenta mesi» di « questa vita», cioè di guerra, l’altra dopo il 17 gennaio 1918, data di un articolo di Papini ivi menzionato), l'articolo fu effettivamente scritto, e inviato a Marone per le « Crociere Barbare» (cfr. lettera 176, nota 3) e a Papini perché fosse pubblicato anche sul «Tempo» (cfr. lettera 176, nota 2 e lettera 182, nota 1). 3 «Crociere Barbare», rivista letteraria mensile, pubblicata a Capodrise

(Caserta), diretta da Sossio Gigliofiorito, legata a Marone e al gruppo della « Diana». Il primo numero è del 15 febbraio 1917. 4 Le Fole, come si deduce dalle frasi seguenti. Già edite nel 1910, ora riproposte nelle edizioni della Libreria della Diana (cfr. lettera 126, nota 1). > Cfr. lettera 126, nota 2. 6 Queste righe su Soffici sono aggiunte in un secondo momento, nello spazio rimasto tra i saluti e ciò che segue, a cui vanno riferite come una sorta di poscritto. Tuttavia, trattandosi di un testo epistolare si è conservata la disposizione materiale del manoscritto, per rispettare l’ordine di lettura proposto al destinatario. ? Cfr. lettera 167, nota 6.

8 Cfr. anche la lettera a Soffici datata 1.1.1918: «Quando verrò con te? Del pericolo me ne frego; ho bisogno d’affetto. Qui, quelli che m’erano cari, o sono morti o se ne sono andati. E sono solo» (Lettere a Soffici, p. 8).

1918

172

Buon anno nuovo, Papini mio, alla tua famiglia, ai tuoi bimbi graziosi, a te; fortuna nell’arte, fortuna nella vita, chiarore sereno di cieli estesi a questi nostri occhi di tuoi amici che ti amiamo come un fratello maggiore. Ti ho mandato ieri la mia prima prosa della «Zona di guerra» per lettera raccomandata.! È una cosa bella; ma in seguito avrai cose ancora più vive; vedrai. Mandami diverse copie Hel giornale dove uscirà. Ti ho dato anche notizie dalla Francia; Léon Bloy è morto. Mio fratello mi ha spedito un vaglia. L’ho ricevuto ora. Ne verrà un altro a

metà gennaio.} Grazie di tutto.

l Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale con timbro datato Posta Militare 1.1.1918, indirizzata a « Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / sold. 19 fanteria / Zona di guerra». In matita la parte finale («mi [...] Ungaretti»). ! Cfr. lettera 170, nota 1. 2 Cfr. lettera 170, nota 5. 3 Cfr. lettera 170, nota 4.

173

Mio caro Papini, oggi è venuto qui Soffici e sono stato un po’ bene. Il mio articolo! pare gli sia piaciuto molto; anche qui ha fatto ottima impressione. Non era esclusivamente poesia; ma lo diverrà per il mio libro il «Popolo d’Italia soldato» che ho l’intenzione e il dovere di scrivere.? Quelle cose d’indole pratica, programmatica, mi sembravano opportune, dato il momento, che richiede uno sforzo concorde di tutta la nazione. In quanto alla cosa che sai, ho detto a Soffici che ero convinto non ci fosse nulla dietro, e che avevo piena fiducia in te. La voce è corsa insistente anche qui; è un po’ opinione generale; ma Soffici deve averti scritto anche direttamente; e tu che sei vicino

LETTERE A GIOVANNI

174

PAPINI

alle cose le vedrai meglio, e quando avrai deciso secondo la tua coscienza, credo che avrai ben deciso. Quell’uomo politico* è ormai odioso; ci fa a noi l'impressione della sciagura; il suo ritorno alla camera, dopo aver complottato per tre anni nelle quinte, con non insignificante influenza sull'andamento delle cose, ci ha nauseato. E un uomo senza coraggio, con armi da ebreo; non è italiano. Ti abbraccio, e scrivi al tuo

Ungaretti

:

Verrò forse presto a Roma; e forse avrai anche presto occasione di vedere Soffici - Sarebbe bene un incontro tra voi fosse presto possibile; gliel’ho anche detto. Ti manderò dell’altro; m’è molto difficile lavorare; ma ti voglio sempre infinitamente bene! / Ho scritto, appena ho avuto un indirizzo un po’ stabile, a casa mia; ma tu sai il tempo che ci vuole di là per un mutamento d’indirizzo. Sarà un mese. Bisognerà che tu avverta la posta subito perché la mia corrispondenza sia respinta qui; con una cartolina la cosa è fatta; la posta di Firenze —9

Cartolina postale in franchigia (recto e verso), con timbro datato Posta Militare 9.1.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direzione del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Zona di guerra cit. (cfr. lettera 170, nota 1).

2 Progetto mai realizzato, probabilmente analogo a quelli menzionati nella lettera 115 (cfr. nota 2), nella lettera 158 (cfr. nota 4) e nella lettera 167 (cfr. nota 7) che pure non

ebbero seguito. ? L’allusione, volutamente oscura, non consente ipotesi troppo precise. Si tratterà pro-

babilmente delle polemiche contro «Il Tempo», accusato di disfattismo e di pericolose alleanze ideologiche e politiche, che coinvolgono lo stesso Papini, in qualità di responsabile della pagina culturale del giornale. La questione è ripresa e sviluppata nella lettera 174, e si trascina con vari strascichi nelle lettere di quei mesi (cfr. le lettere 176, 182, 184). Soffici era preoccupato di un eventuale ripiegamento di Papini su posizioni antibelliche e pacifiste (cfr. lettera 176, nota 1).

4 Giolitti, contrario alla guerra, ritornato sulla ribalta politica dopo tre anni di volontario isolamento. Il «Tempo» sembrava appoggiarne le scelte (cfr. lettera 174, nota 4). © Più volte reiterato, in questi mesi, l’invito a un incontro personale con Soffici: cfr. per esempio lettera 174, nota 10 e lettera 187, nota 3. ° Cfr. lettera 168, nota 4. Preoccupazione costante nelle lettere di questi mesi (cfr. le lettere 174, 176, 177, 178, 179, 181, 182). L’arrivo di una parte di questa corrispondenza è

registrato nella lettera 177 e nella lettera 183.

1918

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174

Mio caro Papini, ieri, come ti ho scritto per cartolina, è stato qui con me Soffici.! Parlando del mio articolo,” dell’ottima impressione che aveva fatto a lui e a Casati, e a tutti in generale, e incitandomi a farne degli altri, mi ha accennato, — ma di sfuggita e in un momento in cui doveva andar via e non era possibile parlarne con precisione, — ad una sua ripulsa circa l’indole del T.3 Veramente c’è un po’ in generale; ma forse dipenderà da ragioni di concorrenza commerciale da parte di giornali, che gli hanno creato per difendersi, commercialmente, quest'atmosfera di sospetto. Non so. Una volta ho visto l’uomo di Dronero4 esaltato in un trafiletto parlamentare; in un altro numero si paragona ad Asquith e a Grey? e c’è una differenza Papini, c’è. Prima di tutto Asquith e Grey sono stati gli uomini della guerra, e nell’opposizione sono stati dei coraggiosi combattenti; non sono stati degli insidiatori prima e poi. Non complottavano contro la politica del loro governo mettendosi d’accordo con l’ambasciatore di Germania. Qui è più opportuno il ricordo di Caillaux.$ Insomma in Italia non si vuol più politica camorristica e subacquea; se l’uomo di Dronero si convertisse a questo saprebbe l’unico suo dovere, sarà magari quello di dar anche dei consigli, cor riserbo, al suo governo, non quello di ritentare la scalata / al potere; no; questo no; la guerra l'abbiamo anche un po’ fatta per liberarci da lui. D'altra parte c'è una cosa molto importante per te e per noi; ed è che il T[empo] apre le sue colonne a te e a quei pochi che intellettualmente rappresentano la forza viva in Italia; intellettualmente come intendiamo noi. Vedo nomi cari come Prezzolini, Pancrazi, forse verranno De Robertis,

forse verranno altri in vari campi; tu potresti essere lì dentro il purificatore dell’atmosfera, insomma, l’uomo che poco a poco svolterebbe il giornale verso quegli ideali di un Italia nuova che da tanto ci fanno tremare di speranza, e sputar veleno di delusioni. Puoi avere quest’influenza? Non dimentico che tu hai anche dei doveri famigliari, ma so che per un uomo irriducibile come te, all'occorrenza sarebbero secondari; perché i primi doveri, verso se stesso, sono in tutto i primi.”

Ecco tutto. Ti voglio bene. Molto. Come ad un fratello maggiore. Non lo dico per riconoscenza, non lo dico per adulazione. Lo dico perché lo sento; lo dico

LETTERE

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A GIOVANNI

PAPINI

perché m'hai dato molto alla vita del sogno, ma molto molto ancora spero da LE:

Puoi aver fiducia in me; completa; puoi non diffidare; verso di te non ho bisogno di mettermi la maschera di quell’altr'uomo beffardo ch’è in me,® per non sentirmi avvilito. M’avviene quando ho vergogna d’aver voluto bene e di non sapermi ancora liberare di un affetto; perché è stato grande. Sei ancora per me l’avvenire, il sogno, l’Italia più vera e bella; / non sei il passato morto; ch’è nostro, anche quello, ma pur ci fa ribrezzo, com'è nell’or-

dine delle cose per i cadaveri. Ancora in Italia non si rendono conto del significato preciso della ritirata sul morale del soldato; è stato questo: come di qualcuno che avesse un suo figlioletto malato, e non si rendesse conto della gravità del male; e d’un tratto se n’accorga e perda la testa per l’urgenza e la difficoltà di procurare il soccorso necessario; questo; hai capito? Siamo dunque diversi oggi, siamo veramente disposti a durare anche cent'anni la guerra, a morir tutti, pur di non esser vinti. Ti prego di avvertire, con una cartolina, la posta di Firenze di rimandarmi qui / la mia corrispondenza.’ Ti abbraccia il tuo

Ungaretti 19 fanteria Zona di guerra

Appena sarò quieto ti manderò una prosa sull’arte e la guerra. Ma ho bisogno mi si maturino diverse idee. Scrivi a Soffici di venirti a trovare.?0

Su due frammenti di foglio non rigato (recto e verso). Senza data, ma certamente successiva di un giorno alla lettera 173 (timbro postale del 9.1.1918), qui menzionata (cfr. nota 1).

! Cfr. l’esordio della lettera 173. 2 Cfr. lettera 173, nota 1. ? «Il Tempo» (cfr. lettera 173, nota 3). Si veda anche una lettera dello stesso Soffici a Papini, del 7 febbraio 1918: «Il Tempo è stato sporco a un dato momento, adesso è come

tutti gli altri giornali. Non è un giornale né nobile né grande né intelligente. [...] Il Tempo nella migliore delle ipotesi è un giornale qualunque» (Giovanni Papini, pp. 101-2, n. 265) 4 Giovanni Giolitti, così detto dal nome del suo collegio elettorale.

1918

177

? Herbert Henry Asquith (1852-1928), statista inglese) primo ministro tra il 1908 e il 1916, favorevole all’intervento inglese nel primo conflitto mondiale. Sir Edward Grey

(1862-1933), ministro degli Esteri nei vari gabinetti liberali dal 1906 al 1916, si era invece adoperato per mantenere la pace. ° Joseph Caillaux (1863-1944), ministro francese. Accusato di contatti con elementi sospetti durante i suoi frequenti viaggi all’estero, fu incarcerato nel gennaio 1918, per volere soprattutto del presidente del Consiglio Georges Clemenceau, deciso a stroncare ogni tendenza pacifista. ” Ben altrimenti conciliante e disposto a comprendere e giustificare le ragioni dell’amico, in una lettera del 5 aprile 1918 a Soffici, successiva a un incontro personale con Papini: «Papini con i suoi impegni di famiglia, e il suo diritto, dopo tanti anni di lavoro, dopo tutto a una vita agiata, è in una posizione naturalmente che l’indispettisce. Spero che una soluzione sarà possibile» (Lettere a Soffici, p. 16). 8 Cfr. lettera 175: «noi che dobbiamo metterci sul viso una maschera d’ironie ». ? Cfr. lettera 173, nota 6. 10 Cfr. lettera 173, nota 5.

175 Mio caro Papini, ho letto ieri il tuo articolo su Paul Fort;! con quel che ne ha scritto una volta Renato Serra sulla Voce, mi pare sia la cosa più esatta uscita

a riguardo del poeta francese. È una soddisfazione. Bisognerà segnalare in Francia con quanto amore si sa giudicare le cose loro da noi. Oggi poi leggo il capitolo del tuo Carducci, che pubblica il Carlino. Anche oggi ti devo d’aver avuto una miglior aria da respirare. Una cosa che osservavo per il tuo stile, è la sua sorprendente plasticità. Non c’è scrittore forse nella nostra storia letteraria che aderisca — e senza detrimento della sua originalità; il contrario anzi — al suo argomento con altrettanta illuminante esattezza; diventi si può dire la carne di ciò di cui ragioni o che t’ispira, ma non una carne diversa, la sua stessa carne, la sua stessa fisionomia e importan-

za. Sarebbe curioso di mettere in raffronto il saggio su Paul Fort con quello sul Carducci; è un tutt'altro tono, una tutt'altra struttura e coordinamento di frasario, un tutt’altr’altro vocabolario, un tutt'altro immaginare e ragionare;

eppure tanto nell’uno quanto nell’altro c’è ben infissa la tua sigla, e come essa sia un giorno o l’altro si dirà, perché non vedo bene chi abbia detto finora esatto di te. Forse ad un momento nel tuo Carducci c’è un piccolo errore d’interpretazione: quel ringraziamento ai cari bovi, è proprio, come vuoi, un’insolenza? O

non piuttosto quei bovi gli parlano d’una Toscana mite, laboriosa, sana, rigogliosa; della gente di terra com'è nella sua robusta bonaria, ricca e pittoresca

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

parlata, e non come s’infronzola e s’infrolla in quei caramellumi tabacconi «dei contadini del padre Giuliani» e dell’altre pesti «filologiche» toscaneggianti. Se c’è insolenza, non ti pare d’un altro sapore di quello che rilevi?? Ma posso errare io, non avendo il contesto a portata di mano. «I miei antenati»6 è la cosa che in questi giorni più mi rimugina nell'anima. Sarà una serie di saggi per una concezione epica della vita, che se potrò avere un po’ di libertà e di mezzi di documentazione (non per fare un’opera d’erudizione, ohibò!) in avvenire, condurrò / a termine con un certo profitto dell’arte patria. Parlerò in un primo capitolo di mia madre lucchese, e dell’Africa araba; un altro lo dedicherò a Sceab, e questo sarà come una novella, una fiaba, ma una cosa rude sebbene fantastica; poi vorrei dire una parola esatta su Nietzche, per togliermelo definitivamente dal cuore; parlerei poi, in due

capitoli di Leopardi e di Mallarmé, e infine di Soffici e di te e anche forse della guerra; ogni capitolo farebbe a sé; ma tutto il libro sarebbe concatenato da una stessa ispirazione; aneddoti, paesaggi, città, campagne, fiumi, mari, il mondo come l’ho sentito; come man mano ho imparato a sentirlo; come si deve sentire, noi che dobbiamo metterci sul viso una maschera d’ironie” per salvarci la sua fresca infantilità. Questa forza di liberazione che è per gli uomini tutti, indistintamente, ma più o meno secondo il grado della loro singola civiltà, la poesza. Scrivimi. Un abbraccio dal tuo fedele Ungaretti 19 fanteria Zona di guerra, il 20 gennaio 1918

Su foglio senza righe (recto e verso) con data autografa. Inchiostro verde-azzurro. ! G. Papini, Paul Fort, poeta francese, «Il Tempo», 17 gennaio 1918, II, 17, p. 3. Compreso poi in Testimonianze (Milano, 1918), si legge ora in Opere, IV, pp. 1188-95. ?_R. Serra, Ringraziamento a una ballata di Paul Fort, «La Voce», 28 giugno 1914, a.VI, n.12, pp. 13-39 (ora in Scritti letterari, pp. 483-510). } G. Papini, Le quattro patrie, «Il Resto del Carlino », 20 gennaio 1918, XXXIV, 20, p. 3; ora in Opere, IV, pp. 699-709. Come dichiara la didascalia premessa all'articolo, si tratta di un capitolo dell’imminente libro di Papini, L’uorzo Carducci (Bologna, Zanichelli, 1918;

ora in Opere, IV, pp. 589-721). Il «tuo Carducci» usato da Ungaretti riprende l’aggettivazione papiniana, «ritratto morale e mentale del “mio” Carducci». 4 Eco dall’articolo carducciano di Papini: «È già molto se alla fine un paragrafo di questa opera infinita e infinibile resta marcato colla nostra sigla».

1918

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? A chiarimento di queste osservazioni ungarettiane, si trascrive qui di seguito la porzione di testo a cui si riferiscono: «Se il posto gli piace non gli piacciono, però, gli abitatori. Anche nell’abbandono di quella colorita e amorosa memoria ha bisogno di fare una boccaccia ai toscani. All’invito de’ bovi mugghianti risponde così: “Grazie, cari bovi: voi parlate toscano molto meglio dei contadini del padre Giuliani [l’autore delle Delizie del parlar toscano], e avete gusti molto più semplici e sani de’ paolotti del Circolo Filologico di Firenze; e se in Toscana non ci fossero che delle bestie grandi e grosse e oneste come voi, oh come ci tornerei volentieri!” E qualcuno avrebbe potuto rispondergli: Caro il mio Carducci, tu non sei il primo che abbia udito i bovi toscani parlare [...] Non ti sdegnar dunque contro questa terra beata che anche a te, in fine, per bocca di tua madre e de’ suoi antichi, insegnò la pulita e ricca favella che adopri contro di lei». Si veda anche la conclusione della lettera 182. 6 Cfr. lettera 136, nota 3. ? Cfr. lettera 174: «verso di te non ho bisogno di mettermi la maschera di quell’altr’uo-

mo beffardo ch’è in me».

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Mio caro Papini, ieri ho visto Soffici e Casati. Sono stato con loro tutt’una giornata. Ho visto la tua lunga lettera del 4 a Soffici e diceva su per giù quello che ti ho scritto il 9.! Forse qui c’è tutto un malinteso. Quello ch’è importante è che tanto Casati quanto Soffici continuano a volerti molto molto bene. Pea mi ha scritto due cartoline desolate. Le sue cose in Egitto sono in rovina; per vivere gli tocca andar in giro a vender legna, come un mercante girovago. Gli avevo scritto di proporti la pubblicazione di «Moscardino» sul Tempo, ma non ha il coraggio di lavorare; è abbattuto.

Ho sentito di dover scrivere l’articolo che ti mando;? prima di tutto perché si tratta di uno di quei dodici artisti di valore indiscutibile che abbiamo oggi in Italia; in secondo luogo per rianimarlo un po’. Pubblicarlo, è una buona azione, sotto tutti i punti di vista. Soffici l’ha trovato ottimo e m'ha invogliato a spedirlo anche a te.? La nota di fondo puoi ometterla, se credi. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

E la posta arrivata dai miei? Hai pensato d’avvertire l'ufficio postale di

Firenze? Ho scritto del mio attuale indirizzo a casa; ma quando ci sono partenze per l'Egitto, chi sa?* Un abbraccio dal tuo Unga

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LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Su foglio non rigato, senza indirizzo né data, ma certamente compresa tra il 9 (cfr. qui nota 1) e il 28 gennaio 1918, data del timbro postale della lettera 181, che chiede conferma del ricevimento dell’articolo su Pea. ! Cfr. la lettera 173 (timbro postale del 9.1.1918) e la lettera 174, del giorno successivo. Per Soffici, preoccupato del mutamento di rotta di Papini, si veda lettera 173, nota 3 e lettera 174, nota 3, nonché la già citata lettera del 7 febbraio 1918: «non capisco quale sia quell’idea nuova, quella nuova Italia di cui mi parli e che sembra formare il programma del Tempo. Qual'è quest'Italia nuova, quali sono le idee che difendete, gli uomini che mettete avanti. Quello che voglio io, che vuole Casati, che vuole Mussolini tu lo sai, tutti lo sanno

perché l’abbiamo detto e ripetuto. È quello che volevi tu a Bulciano e a Firenze al tempo di Lacerba. Ciò che vuoi ora e che vuole il Terzpo non l’avete ancora detto. [...] è importantis-

simo sapere se tu che sei una forza lavori con noi o contro di noi. Per l’Italia o contro» (Giovanni Papini, pp. 101-2, n. 265). 2 L'articolo, richiestogli per un numero delle «Crociere Barbare» in onore di Pea, era

stato scritto dopo un'iniziale riluttanza (cfr. lettera 171, nota 2). Anche in questo caso il manoscritto non è compreso nel carteggio attualmente disponibile. Cfr. anche lettera 182, nota l.

} L’articolo era infatti destinato a Marone, al quale fu effettivamente inviato, come attesta indirettamente la lettera del 27 gennaio 1918: «ti prego di avvertire i nostri Jenco e Uccella della necessità per me di avere in bozze l’articolo che ho mandato» (Lettere 4 Marone, p. 120). 4 Cfr. lettera 173, nota 6.

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Mio caro Papini, ho scritto anch’io 3 volte alla Direzione delle Regie Poste e Telegrafi di Firenze; ma fanno orecchi di mercante.! Pensa che con quella corrispondenza che m'hai trasmesso — l’ultima — arrivata 18 corr. — c’era un vaglia, e un altro dev’essermi arrivato proprio in questi giorni, in tutto 76 franchi oro che più l’aggio? mi facevano i 110 franchi necessari a stare alla meglio per un mese. Sarebbe una gran seccatura non li ricevessi; non andrebbero perduti; li farei reclamare; ma ora mi occorrono e non tra sei mesi. Scrivi te, ti prego, con risentimento a quella gente. E schifoso che s’intralci a questo modo la vita, già così piena di disagi, d’un soldato. Ti abbraccia Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro postale illeggibile, da collocare con ogni probabilità nella seconda metà del gennaio 1918, per l’allusione al vaglia giunto a Firenze 1’8

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(insieme con la corrispondenza già trasmessagli), di cui si accusa ricevuta nella lettera 183 (timbro postale dell’1.2.1918). Sicuramente anteriore al 25.1.1918, data del timbro postale della lettera 178, dove il numero delle proteste inviate alla posta di Firenze risulta incrementato di un'unità. Indirizzata a « Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma»; mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 regg. fanteria / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro a partire da «ma fanno orecchi». ! Cfr. lettera 173, nota 6. ? Maggior valore assunto, nel cambio, da una moneta nei confronti di un’altra rispetto alla sua parità nominale.

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Mio caro Papini, dalla posta di Firenze nulla !!! Chi c’è a dirigere quell’ufficio? Andrebbe un po’ strigliato. Gli ho scritto quattro volte e il grand’uomo non mi ha fatto nemmen l’onore di rispondermi « merda ».! Faccio malinconiche riflessioni. Penso che una non piccola causa della nostra sventura sia stata questa «strafottenza » in paese verso chi era al sacrifizio, sacrifizio indescrivibile e inimmaginabile, qui, specialmente verso i poveri semplici soldati. Come si vuole che poi non abbiano odio di classe, questi poveri, se si fa di tutto, se non si trascura occasione per far sentir loro che sono d’una classe «inferiore ». Griderò queste cose alla prima occasione. Avrei piacere di piantare un calcio nel culo del signor Direttore delle Regie Poste e Telegrafi di Firenze, ignobile disfattista. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 25.1.1918 (illeggibile la cifra dell’anno, ma facilmente ricostruibile sulla scorta di elementi interni). Indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». 1 Cfr. lettera 177, nota 1.

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LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

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Mio caro Papini, mi riprende la tristezza; ci sono delle giornate terribili in cui sento tutta la stupidità di questa mia vita di rinunzia; è vero che le circostanze concorrono a inasprirmi questa sofferenza; i geloni ai piedi scoppiati m’hanno fatto una piaga noiosa; i denari che, per incuria delittuosa della posta di Firenze, non atrivano,! e m’impediscono di avere il minimo di agiatezza; una malinconia ch'è della mia natura e mi rifluisce come un veleno nell'anima stanca. Una stanchezza, una stanchezza. Amico mio, quando un filo di primavera mi ribrillerà nel sangue? Questo povero sangue impoverito, quest'anemia dell’anima; quest’incapacità di aver fede e speranza, e guardare le giornate con adesione.

Sono senza forza. E tu, mio caro, lavori? A Roma

ti sarà forse

impossibile; il giornalismo dev'essere un grande assorbente intrugliaio;? certo lì non ti sarà possibile d’avere il tuo spirito libero per un lavoro come quelli che mi dicevi, e che un giorno, nella quiete di Bulciano, ti fioriranno. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 27.1.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro.

WCG: lettere"177*e "178: ? Non attestato. Attestati invece intrugliare, intruglio, intruglione, anche nel senso figurato di i2brogliare, imbroglio, imbroglione. Cfr. anche lettera 182: « Per me tutti i giornali sono intrugliai». Per intrugliare, nel senso di «fare un miscuglio disgustoso », cfr. lettera 56: «han voglia d’intrugliare ».

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Mio caro Papini, finito di piovere, riprende a gelare: pianura tutta candita, a vederla da questa finestra: senza voglia; perché gli occhi vanno chi sa perché da quella parte; alberi in una larva di grigio nello sfondo d’un cielo vago; neanche oggi adesione alla giornata, neanche oggi, Papini mio;! povere giornate, brevi ma «come tramonti infiniti»? direbbe il Pascoli, poeta piagnucoloso se vuoi, ma il più dolce e delicato fiorito su questa nostra terra canora;3 rimango il nomade sulle strade, alla ricerca di quella che mi conduca alla mia

1918

183

meta; ma D’Annunzio non è un nomade; è un «esibizionista» un « épateur»,

se gira il mondo, lo gira «pour épater le bourgeois», la sua azione in questa guerra ha bene questo senso, come ogni altra sua azione; se dobbiamo giudi-

carlo come poeta, è un conto, e lì dentro non c’è anima, c’è sensualità, a volte prodigiosamente resa, a volte morbosamente, c’è un dilettantismo delle parole, come può essere quello del Tizio che fa collezione di francobolli; un gusto di mosaicista; ma mettere un’anima in tutto questo, no e poi no e poi no. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro illeggibile salvo che per la cifra del giorno, 28. L’integrazione del mese e dell’anno, gennaio 1918, è autorizzata dalla tematica invernale, dall'indirizzo di Papini e dall’evidente rapporto di consecuzione con la lettera 179 (cfr. qui nota 1). Indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma»; mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». Inchiostro verdeazzurro.

1 Ripresa e conclusione di una frase della lettera 179: « quest’incapacità di aver fede e speranza, e guardare le giornate con adesione». 2 Cfr. I gattici, vv. 12-3: «e i brevi dì che paiono tramonti / infiniti» (G. Pascoli, Myricae, a cura di Giuseppe Nava, Roma, Salerno Editrice, 1978, p. 221). ? Analoga definizione nella lettera 7 a Soffici (senza data, ma con ogni probabilità contemporanea alla nostra, per la stretta prossimità dell'esordio): « Pascoli ch’è forse larmoyant, ma il più delicato poeta comparso su questa nostra terra canora » (Lettere a Soffici, pp. 11-2). Cfr. anche lettera 149, nota 5. 4 Per le riserve di Ungaretti nei confronti di D'Annunzio, maturate soprattutto in ambiente vociano, cfr. lettera 43, nota 5.

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Mio caro Papini, non ricevo più il Tempo! Cosa è successo? Hai avuto il mio articolo a riguardo di Pea?! Mi mancano tue notizie. Scrivimi. Dalla posta di Firenze nulla. Mio fratello ora mi scrive qui. Ma sono arrivati denari a Firenze, ed è seccante non averli ricevuti per trascuranza di quell’ufficio.?

Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 28.1.1918, indirizzata a

« Giovanni Papini / Piazza Montecitorio / (Direz. del Tempo) / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fant. / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro.

LETTERE

184

A GIOVANNI

PAPINI

! Cfr. lettera 176, nota 2. ? Cfr. lettera 177 e lettera 173, nota 6.

182

Mio caro Papini, ricevo oggi due numeri del Tempo. Quello del 23 non m'è giunto; forse conteneva il mio articolo lirico;! ma si pubblichi o no per re è indifferente; mi sembra anche inopportuno per un giornale, e lo dicevo a Soffici, ma ha insistito perché te lo mandassi, ed è stato anzi lui a mettermi quest'idea. Più che altro credo che Soffici fosse inquieto della tua entrata in un giornale che ti assorbisse guastandoti, com’è avvenuto di Scarfoglio.? Ma tra Scarfoglio e te credo ci sia una differenza radicale. Eppoi non farai la tua sede del giornale, è certo. Per me tutti i giornali sono intrugliai;} vivono d’interessi; e non è consentita loro una diversa vita; un uomo come te può arrivare

a un giornale come un artista espone dal mercante di quadri; non ci può essere nulla di comune tra l’artista e il mercante; c’è anzi in realtà un’opposizione, come tra chi regola purifica e dona e chi sfrutta; la vita è fatta a questo modo. Non ti espongo idee di Soffici; a tuo riguardo non so il suo esatto pensiero; avrei voluto parlargli a lungo in proposito; ma ho solo potuto sapere che ti vuol molto molto bene; due uomini come voi avrete ancora da lavorare insieme, me l’auguro, ne sono sicuro. Hai ricevuto la lettera dove ti parlavo

delle 4 patrie?4 Nel bove, un po’ come Fattori? nelle acqueforti, Carducci vede la Toscana placida e gagliarda (guarda una poesia famosa di Card.)6 in contrasto al marmellato toscaneggiamento di letterati dell’epoca, e d’oggi. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Dalla posta di Firenze: zero.”

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 29.1.1918, indirizzata a « Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fant. / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro. ! L’articolo su Pea (cfr. lettera 176, nota 2): ma nessuno scritto di Ungaretti compare

sul

«Tempo» di questi giorni. ? Edoardo Scarfoglio (1860-1917), scrittore e narratore, entrò giovanissimo nel mondo del giornalismo, dove presto si impose per intelligenza e vivacità, collaborando ai fogli più prestigiosi dell’epoca. Sulle colonne dei giornali che dirigeva, il «Corriere di Napoli» e il

a

1918

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«Mattino», guidò spericolate campagne politiche. Per fedeltà alla Triplice alleanza, si mostrò ferocemente avverso all’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria e la Germania. } Cfr. lettera 179, nota 2. 4 La lettera del 20 gennaio 1918, dove è un ampio commento dell’articolo di Papini Le quattro patrie (ctr. lettera 175, nota 3). Il periodo che segue si ricollega ad alcune affermazioni espresse in quella lettera, in rapporto all’articolo di Papini (cfr. nota 5). ° Giovanni Fattori (1825-1908), massimo rappresentante dei macchiaioli, propone una pittura felicemente naturalistica, di grande evidenza cromatica, i cui temi ricorrenti sono appunto uomini e cose di Toscana. Notevoli per sobrietà stilistica e rigore formale le sue acqueforti. ° Probabilmente I/ bove delle Rirze Nuove, dal celeberrimo attacco «T’amo, o pio

bove». ? Cfr. lettera 177, nota 1.

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Mio caro Papini, oggi finalmente ricevo il primo vaglia, quello di L 25, 25 arrivato a Firenze il 7 o l'8 gennaio.! Nel frattempo il mio caro Serra mi aveva fornito i mezzi per tirare avanti.

Sono molto di malumore; ho i piedi piagati che contribuiscono a darmi noie. Quando finirà questa vita anormale? Ho bisogno di ritirarmi in quiete per molto per molto. Ti voglio bene, mio Papini; quando un giorno ti verrà di fare i conti dell’affetto che ti hanno portato sulla terra, vedrai che con questo giovine Ungaretti non avrai da lamentarti; ti voglio molto ma molto bene — Ti abbraccia il tuo Ungaretti Ho viaggiato; solo la posta italiana non risponde quando si reclama.’

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 1.2.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fant. / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro. ! Cfr. lettera 173, nota 6.

dra

|

2 Ettore Serra, assai generoso con Ungaretti nei momenti di ristrettezza economica: cfr. anche lettera 86, nota 3. 3 Cfr. lettera 178, nota 1.

186

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

184

Mio caro Papini, pensi forse ch'io non pensi, o non abbia mai pensato, alla mano che tante volte m'hai steso, alla bontà che hai avuto per me: che m'hai onorato? Sono così fuori del mondo, vivo una vita così diversa dall’usuale, benché duri da 3 anni, che posso sembrare come non sono; e condannato

incolpevole. Eppure Papini ho sentito e sento la tua gentilezza con un amore che non in tanti sapranno avere per te. Sono venuto a te per tante ragioni; quella dell’arte

prima di tutte; così diverso da Soffici e con Soffici il solo che abbia saputo lavorare efficacemente per un rinnuovo del nostro gusto. Devo tanto a tanti francesi; ma quello che devo a te e a Soffici, così contemporanei, così impastati della stessa sostanza fantastica che ogni momento ci balena nella città cosmopolita e nella strada della provincia indolente, lungo i campi, è una cosa che non ha confronto con altre; m'hai insegnato a leggere più addentro, più intensamente; questo non è un bene dimenticabile.! Mi ricordo l’Italia come era quando avevo 15 anni, in confronto alla Francia alla quale m’iniziavo nello splendente Mercure de France dell’epoca; per guardarla senza mortificazione si doveva pensare alla «Belle au bois dormant». Non poco avete fatto voi della Voce; nell’arte particolarmente te e Soffici.3 Non posso continuare. Ma credimi, credimi, ti giuro di averti sempre,

continuamente,

voluto

bene, da quando ti conosco, con fede con passione; con un’amicizia continuamente presente; non vuoi credermi? Ap Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Non sono né una vittima né un eroe; un uomo con le sue ore maledette, e qualche attimo di piena serenità con tutt’adesione di sguardo e il corpo rinfrescato dalla limpidità dell'anima ricreata; questo sono.

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma cronologicamente prossima a una lettera a Soffici, con cui condivide un'intera frase (cfr. qui nota 4), per la quale la Montefoschi propone la data del 2 febbraio 1918 (cfr. Lettere a Soffici, pp. 10-1). Inchiostro verde. ! Qui e in altre lettere di questo periodo appare evidente in Ungaretti la volontà di ridimensionare le tensioni e le polemiche suscitate dall’adesione di Papini alla linea mode-

rata del

«Tempo»

(cfr. lettera 173, nota 3). Ne è conferma l’allusione a Soffici, assai critico

verso la defezione papiniana, e l’accorato appello all’intesa di un tempo, nel tentativo, costantemente perseguito nelle lettere all’uno e all’altro, di riavvicinare i due antichi compagni di strada (cfr. le lettere 174, 176, 182, 187).

1918

187

? Sull’originaria formazione francese di Ungaretti cfr. Rebay, Origini, pp. 35-6 (dove è citata anche la nostra lettera, ma con diversa e meno convincente datazione). La lettura

della rivista del simbolismo francese era propiziata, per dichiarazione di Ungaretti, da un certo Kohler, professore all’Ecole Suisse Jacot di Alessandria: «Et M. Kohler nous lisait le

Mercure de France. [...] Vous voyez quelle importance avait à ce moment-là le Mercure, comme revue qui révélait tous les jours des valeurs nouvelles, et quelle audace il représentait méme pour des hommes très avertis. Et cette lecture, par Kohler, du Mercure, a eu une très grande influence sur moi, et je crois aussi sur mes camarades» (Propos, p. 26). ? Ormai topico in Ungaretti questo riconoscimento dei meriti vociani nel rinnovamento della cultura italiana novecentesca (cfr. lettera 12, nota 6).

4 Cfr. lettera 6 a Soffici: «Non ho l’abitudine di considerarmi né una vittima né un eroe; un uomo con le sue ore maledette, e qualche attimo di piena serenità con gli occhi tutt’adesione e il corpo rinfrescato nella limpidità dell'anima; questo sono » (Lettere a SofftGOSDARLO)!

185

Mio Papini, ho il piede rovinato; due dita marciscono; la carne vi ha perduto la sensibilità; il Capitano medico mi cura con molto amore; siamo in un periodo in cui avrei dovuto non avere anche questa seccatura. E tu? Continui ad essere crudele con uno che ti vuole indubbiamente bene.! Aspetto la fine; si finirà, certo si finirà questa vita; e mi resterà indubbiamente tanta fantasia e tanta volontà da riprendere un posto di prim’ordine nella vita; questo lo so; malgrado chiunque; e ora faccio anche cor onestà la guerra da tre anni: e questo non è un merito, ma non dovrebbe essere neppure una colpa. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 5.2.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». 1 Cfr. lettera 184.

188

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

186

Sono tutto felice, Papini; ora non so dirti altro; dimentico il mio povero corpo malato, tutto dolori - sono così mal ridotto che non hanno voluto andassi

anche questa volta lassù —; dimentico ogni amarezza; sono vicino a te, con tutta la mia vita appassionata e illuminata, come un mattino di primavera, con tutte le mie speranze; sono circonfuso di felicità, Papini; m’hai dato l'ora più bella del mio tempo. Ti abbraccio tuo

Ungaretti Soldato 19° fanteria grosso Carreggio Zona di guerra

Su frammento di foglio non rigato. Senza data, ma certo dell’inverno 1918, per l’allusione al «povero corpo malato, tutto dolori» (cfr. lettera 179, 183 e 185). Più precisamente andrà collocata fra il 3 e il 9 febbraio 1918, se, come sembra, costituisce la risposta a una

lettera di Papini del 3 febbraio 1918 (cfr. lettera 187), più affettuosa e rassicurante dopo la «crudeltà» lamentata nelle lettere 184 e 185, nonché il ringraziamento per l’offerta di collaborazione a una rivista, a cui si allude come a cosa nota nella lettera del 9 febbraio 1918 (cfr. lettera 187, nota 1).

187

Mio caro Papini, veramente buone notizie mi dà la tua lettera del 3. Prima di tutto per la rivista, intorno alla quale aspetto la tua lunga lettera. Soffici mi scrive che presto verrà a Roma; due uomini e due amici e due artisti come voi troveranno la buona via del comune lavoro; siamo in così pochi in Italia a saper far bene che sarebbe un errore, in qualsiasi caso, non unire le proprie forze per fare più grande, in ciò che è essenziale, questo nostro paese, la libertà e l'invenzione cioè.? Forse verrò anch'io per uno o due giorni a Roma; il tempo d’abbracciarti e di parlare di qualche sogno e di riprendere coraggio

e speranza — Da casa mia ho ricevuto il vaglia arrivato l’8, quello che ti giunse a Roma;? l’altro di ]50 arrivato dopo, no: ma non ho più voglia di reclamare." Non ho ricevuto il vaglia del T. ma verrà.

Un abbraccio fraterno dal tuo Ungaretti

1918

189

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 9.2:1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra».

! La rivista che Papini progettava in quei mesi (ne è notizia anche in una lettera di De Chirico a Papini, del 19.3.1918: cfr. Calvesi, La formazione fiorentina di De Chirico, pp. 185-6), ma che non fu realizzata. ? Cfr. lettera 184, nota 1. 3 Cfr. lettera 183, nota 1. 4 Cfr. lettera 177 e lettera 188 (nota 3).

? Come compenso del « Tempo» nota

per l’articolo Zona di guerra (per cui cfr. lettera 170,

l).

188

Mio caro Papini, dopo una marcia di diversi giorni sono in un punto diverso; più vicino alla guerra; nella zona della «leonessa d’Italia».! Sto bene perché questo paese è d’una bellezza dolce, e perché ora ho anche qualche comodità, sopratutto in ragione del mio povero piede che ha tuttora quella piagaccia aperta senza nessun segno di miglioramento; immaginati che ho un letto; ma al lavoro non riesco a mettermi. Serra mi ha scritto con cara bontà, e anche da

Parigi ho notizie. Non ho ricevuto nulla dal Tempo; forse quel vaglia non è stato spedito; a Firenze s'è perduto uno dei miei di Jen 50 pari col cambio a lire 80, una cosa seria per me; lo riceverò tra sei mesi dopo che il reclamo dei

miei avrà avuto il suo corso.? Mandami notizie della tua rivista:4 al Tempo incominciano ad affezionarsi qui; in generale ora lo considerano come il nostro giornale più leggibile; e in fatto d’onestà varrà su per giù quanto il Corriere della Sera o il Secolo. Ti abbraccia il tuo

Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 15.2.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». Inchiostro verde-azzurro. 1 Brescia. 2 Cfr. lettera 187, nota 5. 3 Cfr. lettera 187, nota 4.

LETTERE

190

A GIOVANNI

PAPINI

4 Cfr. lettera 187, nota 1. 5 Su posizioni assai meno concilianti le lettere 173. (cfr. nota 3) e 174.

189

Mio caro Papini, presto spero di vederti —! Intanto ti abbraccio di cuore. Non ti scrivo di più perché sono molto stanco —

il tuo Ungaretti

Scritta a matita su cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 24.2.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / Soldato / 19 fanteria / Zona di guerra». 1 In occasione di una licenza a Roma (cfr. lettere 190 e 191).

190

Mio caro Papini, vivo in ciabatte; immaginati com’è quest'uomo che ha vissuto con le scarpe in piedi, anche dormendo.! Non ti vedo; e ieri, come una

povera belva ingabbiata, ho atteso invano che tu venissi a dirmi qualche parola di libertà. In su e in giù cogli occhi verso il quadrato di luce del portone dove non s'è mossa la tua grande ombra. Il povero Baudelaire e Ungaretti, due uomini che contano qualche cosa, mi pare, hanno subito lo scaracchio di «quegli immondi»? per parlare alla Villiers.? Villiers ha un acido ritratto loro; il povero Villiers che non era di quelli che potevano considerare il pubblico come un affare buono per prostituirglisi, e in un circo equestre, si adattava, il nobil uomo, a far ridere la canaglia e l’infanzia ricevendo pugni nella pancia; un mestiere indubbiamente puro; se ne esce con qualche ammaccatura, ma collo spirito salvo. / Credo bene che si possa mistificare il pubblico; non credo occorra diventare imbecille per fargli piacere; ma non credo neppure gli si faccia piacere.4 Il tuo Ungaretti

1918

191

Cartolina postale (recto e verso), senza timbri, indirizzata a «Giovanni Papini / S.P.M.». Senza data, ma da collocare durante il periodo trascorso all'ospedale di Roma nel marzo 1918 (cfr. nota 1), più probabilmente nella seconda metà del mese, essendo del 18 marzo la lettera che informa Soffici di questo ricovero (Lettere a Soffici, p. 15) e del 4 aprile quella che comunica a Papini la fine del viaggio di ritorno (lettera 192).

! Allusione al ricovero in ospedale, di cui è menzione oltre che nella lettera a Soffici citata sopra, in una a Marone: «Sono all'ospedale per restaurarmi un poco» (Lettere 4 Marone, p. 54; collocata dal curatore nell'autunno del 1916, ma del marzo 1918, come

indica l’indirizzo di Ungaretti, «Giovanni Papini / Direz. Tempo / Piazza Montecitorio / Roma / Con preghiera di consegnare / a Ungaretti», identico a quello della lettera a Soffici del 18.3.1918, «Giovanni Papini / Piazza Montecitorio / (per consegnare a Ungaretti)»,

Lettere a Soffici, p. 15). ? Allusione a un torto relativo all’articolo I/ ritorno di Baudelaire, uscito sul «Tempo» il 24 marzo 1918 (ora in U 74, pp. 10-2). Difficile dire di cosa si trattasse: forse una censura o una modifica imposta dal giornale. Cfr. anche nota 4. ? Villiers de l’Isle-Adam (1838-1889), scrittore francese di origine aristocratica, amico di Baudelaire e di Mallarmé, assai caro ai simbolisti per l'intensità lirica della sua scrittura,

nella quale convivono slanci fantastici e stravaganze, ironia e tensione morale. 4 Questa lettera e le successive costituiscono una privata apologia della propria condotta, contrapposta al compromesso e all’ipocrisia di vari personaggi dell'ambiente romano. Mancano dati sicuri per ricostruire l'occasione immediata di queste polemiche, ma elementi interni al carteggio consentono almeno di configurarle nelle linee generali. Il riferimento al «pubblico» rinvia evidentemente all'ambiente giornalistico, nel quale si muoveva allora Papini (cfr. infatti nota 2). E l’«atto d’impazienza» contro Naldi, direttore del «Tempo», commesso a insaputa di Papini, ricordato nella lettera 192, in un ripensamento di tutta la vicenda romana, sarà con ogni probabilità una lettera di protesta contro l’operato del giornale, inviata al direttore (cfr. lettera 193) e recisamente disapprovata da Papini. Per gli strascichi della vicenda si vedano anche le lettere 191, 194, 197, 200, 202. Un’eco di questi

fatti ancora nella lettera a Soffici del 16 aprile 1918, «Ho fatto a Roma disgustose esperienze», e in quella dell’11 maggio: «Sei stato a Roma? Non ne serbo un buon ricordo. Ho avuto modo di conoscere uomini al di sotto di tutto; fatui e presuntuosi, e peggio, nullità dalla voce pericolosa, che il nostro buon pubblico ingoierà, come tanti altri rospi, purché s’abbiano un po’ di grancassa» (Lettere a Soffici, pp. 17 e 19).

191

Mio caro Papini, la tradotta parte soltanto domani alle 6; e non ho voglia di girare, né di incontrare gente. Mi rinchiudo in una cameretta d’albergo. Non mi è successo molte volte di avere, come in questo stupido pomeriggio, un maledetto pianto, impossibile a sfogarsi. Perché anche te dovevi giudicarmi con tanta ingiustizia? Nessuno ti è stato vicino come me, in questi ultimi tre mesi, con tanta solidarietà. Soffici,

192

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

ch'è onesto, potrà dirti le nostre conversazioni a tuo riguardo, e ti potrà mostrare una quantità di lettere, tutte quelle che gli ho scritto prima della mia venuta in licenza, piene di fraternità entusiastica per te. Amici francesi potrebbero fare altrettanto. Dimmi in quale occasione io abbia dimenticato di essere un gentiluomo. Eppure mi hai sospettato d’ipocrisia.! Voglio bene di rado, Papini, ma voglio bene a tutt’anima. / Non voglio parlare, Papini, della mia poesia, della mia arte, di quello che sarò buono di fare in seguito, se camperò. Sono molto lontano da queste cose; sono, con disperazione, molto lontano; e sono già molti mesi. Ma non ti ho

certo cercato per avere una tua lode; se è stata una delle più belle gioie della mia vita il tuo buon abbraccio per quel mio libro lontano} non ti ho cercato per aver un biglietto d’entrata nel pettegolo mondo letterario italiano, ma per quella tua grandezza di scrittore, per quella tua grandezza d’anima, che con tutta la bassa nebbia che ti si leva addosso, mi resta chiara e pura, tra le rare che ci possono servire di specchio alla coscienza. Questo eri e questo resti per me. Ho ormai troppa sicurezza d’orientamento per non sbagliarmi in certe cose.* Ti abbraccia il tuo Ungaretti soldato Giuseppe [Ungaretti] 19 fanteria

Zona di guerra

Su due foglietti a righe, senza indirizzo né data, ma sicuramente scritta al termine del

soggiorno romano, nell’attesa del rientro: con ogni probabilità 11 o il 2 aprile 1918, giacché l’arrivo al reggimento è comunicato nella lettera del 4 (lettera 192). ! Cfr. lettera 190, nota 4.

? L'ispirazione poetica ungarettiana tace dalla fine di agosto del 1917 alla fine di marzo del 1918. Cfr. lettera 206, nota 3.

? La recensione papiniana al Porto Sepolto (cfr. lettera 103, nota 2). 4 non inserito nell’interlinea, durante la rilettura, con involontaria inversione di signifi-

cato.

192

Mio caro Papini, è terminato stamani, 4 aprile, quest’altro sciambrottamento! in tradotta. Non ne riporto ricordi. Ho viaggiato con l'emicrania e una pro-

1918

193

fonda amarezza. So che ho dovuto rimanere quasi sempre in piedi e pigiato come una salacca, in un carro bestiame « cavalli otto uomini quaranta» come

lo chiamano i militari, i miei compagni, che mangiavano e bevevano; avevano tutti dei fagottoni di provviste malgrado la carestia, e non si lamentavano. Un tale, un sergente parlava continuamente di un «porcilento » che in una camerata di quattro metri, dove doveva dormire con 25 compagni, sulla paglia piena di pidocchi «anche il naso mi mangiavano i pedocci», di un « porcilento» che non aveva riguardo di pisciarci in un cantone: «ma una volta l'ho preso nel buio, e gli ho pestato il muso a quel “porcilento”[.] Non so fare uno sgarbo a un uomo, ma un porcilento è un porcilento». Insomma non ho capito altro attraverso al fumo dei sigari, delle pipe, all'odore del vino e del mangiame e dell’uomo, a tutto quel tanfo forte, compresa la mia amarezza, che il «porcilento » che ritornava come un battito d’orologio, in mezzo a un grande silenzio. E rieccomi qui, e la prima parola è per te, amico mio. Ti chiedo scusa ancora, se in qualche modo ho mancato. E spero di cuore che una soluzione che ti convenga sia stata possibile. Ho ripensato bene a tutto. Sarebbe forse meglio non uscire dal giornale, cioè non uscirci del tutto. Con N. che ti è amico, che sa intendere tante cose giacché è un uomo fine; e avrà anche inteso

il mio atto d’impazienza, che ho avuto il torto di commettere a tua insaputa — questa è la cosa che di più mi rimorde — (l’ho commesso prima di ricevere la tua lettera all'ospedale, e in un momento in cui mi sentivo come perduto, e disgustato; sono cose che possono succedere a un uomo che da tre anni fa la vita che faccio)? con N. potresti accordarti a questo modo: continuare a collaborare, magari da lontano, e sarebbe il meglio, con articoli settimanali, e

fornendo collaborazione di amici tuoi (non lo dico per me, non malignare; fino al termine di questa guerra non darò più una riga a nessuno, anche mi riuscesse di scrivere) e allora non avresti più nessuna responsabilità anche se

nel giornale c’introducessero il porco; oppure restarci come direttore letterario, e in quel caso, tutto ciò che è «belle lettere» (filosofia, storia dell’arte, critica, fantasia) dovrebbe avere il tuo benestare, e questo perché hai un nome

che devi far rispettare.4 / Se continui la tua collaborazione per articoli spero ti farai pagare convenientemente. Pensa che il Carlino deve la sua ultima fortuna in gran parte a te. Lo si chieda a soldati e ufficiali del vecchio fronte. Certo che molto ha contribuito la buona organizzazione della vendita (anche per il Tempo è fatta ottimamente; ho visto durante il percorso della tradotta lungo la linea adriatica — Abruzzi - Marche — Romagna) — e molto ha contribuito il fatto che il Carlino era il giornale che essendo stampato a Bologna, arrivava

per primo in zona, allora; ma nessun altro giornale di Bologna era venduto in zona, e si sarebbe aspettato il «Corriere» se non ci fossero stati i tuoi articoli

194

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

che attraevano impazientemente e alimentavano le conversazioni delle mense e si discutevano nei gruppi dei soldati.

Forse potrò rimettermi al lavoro. Se i primi capitoli delle « Avventure di Turlurù»6 mi riusciranno come spero, te li manderò perché tu me ne dica il tuo giudizio; ti daranno piacere. Non ho ancora visto Soffici; sono arrivato talmente stordito che non ho

avuto il coraggio di stancarmi di più. È venuto per me un libro di Lebrecht” al Tempo? Dev'essere venuta una lettera, spedita il 31 e contenente un vaglia. Appena arriverà me la rispedirai.3 Ti restituirò quei denari, che con tanta bontà m'hai prestato, in due volte: venti franchi appena riscuoterò il vaglia, e cioè a giorni, e venti al principio del mese venturo. Va bene? Se ti scomoda, farei un piccolo sacrifizio, e restituirei subito. Salutami tanto tanto la tua Signora, e le tue bambine, e Signorelli? e famiglia, e Spadini!° e famiglia, e la Signora Amendola,!!e chi chiedesse di me, se qualch’altro avesse la stranezza di ricordarsi affettuosamente del tuo vecchio Ungaretti che ti abbraccia con intensa amicizia

Su foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo, con data autografa, ma incompleta (indi-

cazione del giorno e del mese, 4 aprile). L'integrazione dell’anno, 1918, è autorizzata da una lettera a Soffici (timbro postale del 5.4.1918), che informa l’amico delle vicende roma-

ne e del rientro al reggimento (Lettere a Soffici, pp. 15-6).

! Termine di origine lucchese (sciamzbrottare è usato da Pea nello Spaventacchio e in Moscardino), per indicare il rumore dell’acqua, forse contaminato qui con il francese charzbouler, e chambarder (scuotere, mettere sottosopra). ? Cfr. lettera 193, nota 1. Cfr. anche la lettera a Soffici del 5.4.1918: «Papini ha buttato sulla bilancia le sue dimissioni o l'uscita dal giornale del sullodato [il redattore-capo]» (Lettere a Soffici, p. 16). 3 Cfr. lettera 190, nota 4. N. è abbreviazione di Naldi.

î 4 Cfr. anche la già citata lettera a Soffici: «Spero che una soluzione sarà possibile; che a Papini lasceranno il diritto di controllo su tutto quanto ciò che in qualche modo impegna la sua responsabilità, come redattore letterario, e cioè su tutta la collaborazione di filosofia, storia, arte, fantasia ecc.» (Lettere a Soffici, p. 16).

? Cfr. lettera 115, nota 7. 6 Cfr. lettera 147, nota 6. ” Danilo Lebrecht, poi Lorenzo Montano (1893-1958), saggista, narratore e poeta, collaborò a «Lacerba», «La Diana» e «La Raccolta», e fu tra gli animatori della «Ronda». Il

libro al quale si fa riferimento nella lettera, potrebbe essere Arsette per piffero, uscito a La Spezia nel 1917.

1918

195

$ Richiesta costante e ossessiva nelle lettere di questo periodo: cfr. anche lettere 193200 e 202.

fa Il Professor Signorelli, maggiore all'ospedale militare del Celio, che in questo periodo assicura il recapito di alcune lettere di Ungaretti a Papini (cfr. per esempio gli indirizzi delle lettere 196, 197, 203). !° Il pittore Armando Spadini (1883-1925), da tempo legato a Papini, per il quale aveva disegnato la copertina del Tragico quotidiano, nonché quella del «Leonardo». !! Eva Kuhn, moglie di Giovanni Amendola.

193

Mio caro Papini, vedo con sollievo che hai ripreso la tua collaborazione al T.!, e con un articolo colmo di buon senso e diritto di frecciate scoccate a modo. La cosa che mi faceva soffrire, la sola, era che in qualche modo, ma involonta-

riamente cioè stupidamente, io avessi contribuito a farti una situazione di danno economico per te. Non è così, vedo; e sono contento. Della lettera a N,

per altro, non mi davo pensiero; l’intelligenza di N., intelligenza d'uomo d’affari, non è di quelle che mi fanno picchiare la fronte a terra; per quegli uomini non esiste che la propria sete d’arrivare; e tu sai che in quel genere di cose è ritenuto inutile metterci ideali, se non quando possano far da esca agli occhi di chi deve bere. Giacché la terra è imbastardita tanto da non poter far senza di simili eroi, che vuoi fare? Fregarcene, e restare onesti. Da Napoli scovano Bracco,} Serrao, Ruta' (non lo confondo con i due primi imbecilli) Conti,

perché fanno il solletico alla pancia di quei «cafoni», e te la prendi? Fiato sprecato a voler salvare il «cafone»; ci si perde l’anima anche noi. Ti lamenti se un imbecille ti si siede vicino in tramvai? Il giornale è fatto così, non può esser fatto diversamente. Se la tua collaborazione, e quella che procuri te, è onesta in tutti i sensi; tu sei in ordine. Siamo nel tempo che Mammone domina, caro amico; cerchiamo di fare, se ci riesce, un po’ di bene malgrado questa schiavitù; sfruttiamo, se ci riesce, Mammone!

bacilli di Mammone;

siamo, se ci riesce, un po’ i

con quest’ironia, essenziale, si può vivere nel nostro

tempo. Ti abbraccia Unga

MANDAMI POSTA ARRIVATA AL T.6 / Facciamo questo ragionamento: «Il “cafone[”] compra per leggere Matilde, e intanto legge anche noi; se non ci fosse Matilde non si arriverebbe a quei lettori; è un vantaggio» —

196

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia (recto e verso), con timbro datato Posta Militare 10.4.1918,

indirizzata a «Giovanni Papini / Pensione “Villa Margherita” / 14 via Lazio / Roma». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / Zona di guerra ».

! Cfr. lettera 192, nota 2. L’articolo con cui si riapre la collaborazione di Papini è Vogliamo vincere!, «Il Tempo», 7 aprile 1918, II, 96, p. 3; ora in Opere, VIII, pp. 1136-40. 2 Naldi. Cfr. lettera 192, nota 3. } Roberto Bracco (1862-1943), narratore e drammaturgo, collaboratore di vari giornali,

tra i quali «Il Tempo» di Roma. 4 Illuminante al riguardo la lettera a Soffici del 5 aprile 1918: «Papini sta attraversando un bruttissimo quarto d’ora. Al giornale pare siano successe delle cose che l’hanno molto disgustato; la pubblicazione, a sua insaputa, d’una novella della Serao, e di un articolo sul Treiske pieno di inopportunità proprio nel momento in cui si sferrava l’offensiva in Francia» (Lettere a Soffici, pp. 15-6). Di Matilde Serao (1857-1927), la “Matilde” della postilla, scrittrice e giornalista affermata, assai cara al pubblico piccolo borghese per il patetico sentimentalismo della sua prosa, era uscita una novella, La madre del soldato, sul «Tempo » del 29 marzo 1918 (II, 88, p. 3). Enrico Ruta (1869-1939), versatile narratore e filosofo, traduttore di Treitschke e di Nietzsche, era menzionato nell’articolo Lo stato forte. La filosofia politica di Treitschke, firmato Pacificus, uscito sul «Tempo» del 28 marzo 1918 (II, 87, p. 3), e dedicato al libro del Treitschke, La politica, da lui tradotto. ? Altro, non meglio identificato, collaboratore del «Tempo». 6 Cfr. lettera 192, nota 8.

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Mio caro Papini, le giornate si sono fatte di tutta quiete. Posso andare con i miei passi che non han paura di toccare e sentir terra, in quest’aria buona di distrazione. Ma come si fa a vivere nella bolgia fetida di una grande città italiana? Bada che dico italiana; perché in Francia c’è un altro saper vivere; in Francia non sono pettegoli, in Francia non sono invidiosi, in Francia non sono

brighella, almeno in generale, ma gente ch'è contenta del compagno che si afferma come di una fortuna propria e ne fa festa; ma è anche vero che in Francia si principia su un’altra base. C'è un’aria di piccola bassezza umana da noi che raggrinzisce la pelle anche a un uomo d’insuperabile giovinezza come me.! Male contagioso; e sono contento di essere qui; ti giuro che sono contento.

Mi dicono di aver spedito il 31 marzo raccomandata all’indirizzo del Tempo una busta che conteneva un vaglia: mi faresti un regalo, essendo asciutto, rimandandomela subito.

Ho letto con meraviglia una novella di Tozzi? sul Tempo; bella bella bella; in tutto; stile, transfigurazione* psicologica; malgrado tutto da noi oggi ci

1918

197

sono delle forze; ma, sai che cosa bisognerebbe fare, incominciare col poter dire per quasi tutte le cose vili «E chi se ne frega »’ e badare al proprio lavoro, come se il resto non esistesse. Si può?

Un abbraccio dal tuo Ungaretti È che da noi non si cerca che il successo pratico; e non la propria intima soddisfazione d’artista; si vive per il pubblico e non per sé.

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 10.4.1918 (come la lettera 193: mancano elementi per stabilire con certezza l'ordine di successione), indirizzata a «Giovanni Papini / Pensione Villa Margherita / 14 via Lazio / Roma». Mittente « Giusep-

pe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Allusione alle sgradevoli vicende romane (cfr. lettera 190, nota 4). Cfr. anche la lettera a Soffici del 16.4.1918: «Quanto nel cuore mi si innalza la nostra vita di Parigi, dove la fraternità era così schietta e semplice; dove tutto aveva un carattere di disinvoltura e d’onestà» (Lettere a Soffici, p. 17). ? Cfr. lettera 192, nota 8. 3} Federigo Tozzi (1883-1920), narratore di intensa e dolorosa spiritualità, teso a una originale ricerca espressiva. La novella che qui suscita l’entusiasmo di Ungaretti è Ur giovane, uscita sul « Tempo» il 6 aprile 1918 (II, 95, p. 3); ora compresa in Opere, II, Le novelle, II, a cura di Glauco Tozzi, Firenze, Vallecchi, 1963, pp. 636-41. 4 Cfr. lettera 31, nota 5. © Autocitazione da I/ paesaggio d'Alessandria d'Egitto, v. 18.

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Mio caro Papini, aspettavo ieri, oggi, ed avantieri tue notizie; ma nulla; e credo ‘che preoccupazioni di diverso ordine, come i tempi e le condizioni sciagurate del viver sociale comportano, ti siano stati impedimento, e non che tu sia imbronciato con me. Vedi che son fresco fresco da una lettura manzoniana, che incomincia a piacermi più di prima, forse perché ora la saggezza cristiana è di moda, e proprio quella che quell’accorto uomo non metteva in bocca o non sottintendeva in bocca della sua brava, brava al postutto, brava gente. Manzoni era uno psicologo; e questa non è qualità solita. Oh l’uomo è bravo; tutto sta nel saperne trar profitto; l’uno è fatto in un modo e l’altro in un altro, e tutto sta nel saper fare dei difetti virtù; lo che è facoltà e opera degli uomini di genio, di cui questi tempi non solo sono scarsi, ma del tutto privi;

198

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

per cui l’uomo compie di grandi bestialità. MANDAMI LA POSTA CHE DAL REGGIMENTO MI È STATA RESPINTA RACCOMANDATA IL 31 MARZO all’indirizzo del Tempo. Contiene un vaglia, e scuserai la mia Un abbraccio dal tuo impazienza.! Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.4.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Pensione “Villa Margherita” / 14 via Lazio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 192, nota 8.

196

Mio caro Papini, ti ho scritto in via Lazio 14 più volte;! ma forse quello non era il tuo indirizzo. Siamo ancora in zona tranquilla,

e non mi manca nessuna comodità possi-

bile; ma pare che presto risaremo al pericolo. Non me ne preoccupo. Mi preoccupo di questa mia vita che intristisce ogni momento di più. A volte un tuffo di calore alla fantasia mi fa delineare con una freschezza meravigliata negli occhi, tipi e avvenimenti nella nebbia, e mi pare di ripotermi mettere a un matto lavoro, come se tutto questo gran pianto covato dovesse scoppiarmi in una magnifica risata; ma mi ritrovo subito acciaccato nel pieno

torbido. Soffro immensamente; soffro d’impotenza; e non so dove fuggire — se fosse possibile — per guarire; non so se esiste posto al mondo dove ritornare ancora un giovine uomo inventore di sogni. Mi sento tanta stanchezza sulle

spalle; tanta senilità; tutto mi pare compiuto; il poco bene, il raro effimero bene, un ricordo di bene mi pare, una nostalgia che l’allucinazione breve mi fa

credere crudelmente realtà. Mandami la corrispondenza raccomandata, spedita dal reggimento il 31.3. e che dev'essere giunta al Tempo il 3, 0 il 4 0 il 5 del mese corrente. Sono lettere

di casa mia e un vaglia, e mi premono.* Salutami Signorelli e la sua famiglia, Spadini, la tua signora e i tuoi bimbi e credimi in un abbraccio veramente fraterno il tuo Ungaretti

ecs \

1918

199

Mi diceva un ufficiale del regg. — un avvocato d’una famiglia molto considerata a Napoli — tornato da quella città, che lì il T. va con straordinaria fortuna perché ci ser te; senza di te il giornale non avrebbe seguito? Per tutti nel giornale il tuo nome è una promessa di rinnovamento, e per questa ha avuto successo. Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 12.4.1918, indirizzata a «Sig. Prof. Dott. Signorelli / per Giovanni Papini / 68 via 20 Settembre / Roma ». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 regg. fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettere 193, 194 e 195. ? Aridità poetica lamentata anche nella lettera 191 (cfr. nota 2).

? Autocitazione da Natale, vv. 5-7: «Ho tanta / stanchezza / sulle spalle» (A//egria, U 70, p. 2). 4 Cfr. lettera 192, nota 8. ? Cfr. affermazioni analoghe, ma relative al «Resto del Carlino », nelle lettere 115 e 192.

197 Mio caro Papini, non so perché mi tratti con tanta crudeltà.

È una ruminazio-

ne di rancore? Non ci siamo lasciati quel dopo pranzo con fraternità?! E merito da un uomo come te di essere messo in confronto di un N. e compari? E quali ragioni? Quali ragioni ci possono essere state per aver buttato a mare un amico sicuro e uomo d’ingegno? Non posso fermarmi su queste cose. Sono

3 anni che faccio una vita infernale, d’umiltà d’umiliazioni, di privazioni e di patimento; sono rovinato d’anima, e fors’anche di corpo ché il sonno più non mi assiste e mi ripara; sono da 3 anni lontano dalla mia vita, mani e piedi legati, in servizio di qualche cosa che deve premerti, penso, più di N[aldi] e compari; e tu che sai tutto questo non compatiresti un atto d’impazienza, —

che in fin dei conti non era neanche un atto stupido, ma solo un’affermazione legittima di superiorità, - ma mi vorresti aggravare questa mia, già così interminabile e immeritata, penitenza? Quali ragioni?? Il 31.3. dal regg'° sono stati spediti in busta raccomandata al T. un vaglia e corrispondenza da casa mia; sarà un vero grande favore che mi farai rispedendomi questi oggetti. Un abbraccio dal tuo Ungaretti

200

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 13(?).4.1918, indirizzata a

«Prof. Dott. Signorelli / per Giovanni Papini / 68 via 20 settembre / Roma». Mittente «Giuseppe Ungaretti / soldato / 19 fanteria / Zona di guerra».

! L'incontro, avvenuto durante la licenza a Roma, è registrato nella lettera a Soffici del 5 aprile 1918: «Ho veduto Papini il giorno di Pasqua e il giorno seguente, che abbiamo passato insieme»

(Lettere a Soffici, p. 15).

2 Cfr. lettera 190, nota 4. 3 Cfr. lettera 192, nota 8.

198

Mio caro Papini, ho scritto per te all’indirizzo di Signorelli! dubitando che l'indirizzo che porta questa sia esatto, non avendo avuto risposta alle numerose cartoline che a tale indirizzo ho spedito. AI T. dev'essere arrivata una busta raccomandata spedita dal regg'°, a te per me, il 31.3. u. s. Trattandosi di corrispondenza da casa mia, e di denari; —

sono qui senza un centesimo, — mi faresti il più grande dei favori rispedendomela subito — Salutami la tua signora e i tuoi bimbi ed abbiti un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 13.4.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Pensione “Villa Margherita” / 14 via Lazio / Roma». Mittente « Ungaretti / soldato / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettere 196 e 197. 2 Cfr. lettera 196, nota 1. 3 Cfr. lettera 192, nota 8.

199 Mio caro Papini, tento quest'altra 3° via per avere tue nuove.!

Dal reggio il 31 u. s. è stata spedita una busta raccomandata al T. al tuo indirizzo per me. Contiene corrispondenza e un vaglia da casa mia. Pensa se

]

1918

201

mi preme riceverla data la lontananza, incalcolabile in questi tempi, de’ miei, e

l'essere totalmente privo di denari. Conto che tu mi faccia, appena ti perverrà questa, il favore di rispedirmela.? Sarà un’altra ragione di amore per te che aggiungerò a quelle tante per le quali tu sai che non poco ti voglio bene — Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 15 [o forse 13].4.1918,

indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma», corretto da altra mano in « presso / Buscarini / S. Marinella ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra ». ! Cfr. l’inizio delle lettere 196 e 198. 2 Cfr. lettera 192, nota 8.

200

Mio caro Papini, che tu non abbia l'animo di scrivere io non contesto; ma non capisco perché non mi rimandi la lettera raccomandata arrivata per me al tuo indirizzo al T. da più di dieci giorni.! Non sei più a Roma? Ma anche in questo

caso potresti favorirmi dando istruzioni al T. che, con tutto il rancore che possono portarmi, non credo che rifiuteranno di farti pervenire anche la mia corrispondenza arrivata raccomandata. Aspetto una tua qualsiasi risposta. Capirai che mi secca far reclamare dall’ufficio di posta del reggimento, e vorrai evitarmi quest'altro contatto con il T[empo]. Scusami le seccature che non smetto di darti e credimi il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 16.4.1918, indirizzata a «Sig. Prof. Signorelli / per Giovanni Papini / Via 20 Settembre n° 68 / Roma», corretto da altra mano in « Villino Buscarini / S. Marinella ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 192, nota 8. 2 Dopo le tensioni e le polemiche del soggiorno romano (cfr. lettera 190, nota 4).

LETTERE

202

A GIOVANNI

PAPINI

201

Mio caro Papini, presto, pare, potrò abbracciare Apollinaire e gli altri amici —!

Immaginati in che condizioni me ne vado; senza un centesimo;? sei stato un po’ troppo cattivo e verso un uomo che tu sai intensamente buono, verso un

fesso come s'usa dire da noi, verso un uomo come si dev'essere come s’usa dimostrare nel meraviglioso mio paese la Francia. Viva la Francia? Un abbraccio fedele dal tuo

Ungaretti*

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 17.4.1918, indirizzata a « Giovanni Papini / presso Sig. Prof. Signorelli / 68 via 20 settembre 68 / Roma», corretto da altra mano in «Villino Buscarini / S. Marinella». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! In occasione di una licenza a Parigi (cfr. lettera 203). 2 Per il mancato invio del vaglia arrivato al «Tempo» (cfr. lettera 192, nota 8). 3 Cfr. lettera 194, nota 1.

4 Segue, aggiunto da altra mano (la stessa che ha corretto l’indirizzo, probabilmente Signorelli): «Gli occhiali non sono arrivati. Saluti cari — State tranquilli — tutti [i] letterati

stanno al proprio posto ».

202

Mio caro Papini, ho ancora un momento disponibile. Tutt’oggi ho pensato a

te. In uno stato tra la sofferenza e la fede. Ho pensato a te con una piena d’affetto più forte di me e travolgente. Quando mi conoscerai di più, se il tempo mi sarà longanime, saprai che ho dato sempre, nelle piccole e nelle principali cose, senza calcoli, il mio bene fino al sacrifizio, quando mi persuadevo che quella era la strada onesta; e non cambierò orientamento.

Eppoi rinneghi questo giovine poeta che qualche commozione ti ha dato? Chi, in oggi, in Italia, anche se molti sono i presuntuosi e i pettegoli, mi può stare di fronte? Dimmi uno solo che sia veramente originale, che sia per istinto e per arte, per sentimento e per educazione, un vero poeta? Toglimi dalla lista, e chi resta? Mi sono riletto; e sono buon giudice —

1918

203

Per quella raccomandata non darti più pensiero; dalla posta ho avuto più d’una contrarietà; una più una meno!... Ma è stata spedita e al regg'° conservano la ricevuta. Sarà stata un’altra porcheria del T. forse, lo smarrimento. Ti abbraccia il tuo Ungaretti Presto spero d’incontrare Apollinaire, Thuile e gli altri amici

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.4.1918, indirizzata a «Sig. Dott. Prof. Signorelli / per Giovanni Papini / Via 20 Settembre N° 68 / Roma», corretto da altra mano in «S. Marinella / Villino Buscarini». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra».

! Cfr. ad esempio lettere 177 e 178. 2 Cfr. lettera 192, nota 8. 3 Cfr. lettera 200, nota 2. 4 Cfr. lettera 201, nota 1.

203

Mio caro Papini, oggi stesso ti scrivo anche ad altri indirizzi. Qui ti si ricorda con immenso amore. Apollinaire ti manderà i suoi libri. Ho avuto occasione di leggere in bozze «Calligrammes».! Vedrai che purezza di poesia. Ho cose gravi da dirti che ti riguardano;? ma avrei bisogno d’un indirizzo preciso, o meglio di qualcuno di fidato che ti potesse consegnare una mia lettera. Il mio indirizzo è quello solito. Un bacio dal tuo Ungaretti

Carte postale, con timbro datato « Paris 7.5.1918 », indirizzata a «Maggiore Prof. Signorelli / per Giovanni Papini / Ospedale Militare del Celio / I reparto di medicina / Roma, Italie», corretto da altra mano in «casa Buscarini S. Marinella». Mittente « 19 fant. / Zona di guerra». ! G. Apollinaire, Calligrammes. Poèmes de la paix et de la guerre, Paris, Mercure de France, 1918. Per il rinsaldarsi dell'amicizia di Ungaretti con il poeta francese, cfr. lettera

26, nota 1 e il mio studio Reticenza e memoria, pp. 456-7. 2«Cfr lettera 205.

LETTERE A GIOVANNI

204

PAPINI

204

Mio caro Papini, sono a Parigi dove sei ricordato con amore. Apollinaire mi ha chiesto il tuo indirizzo e ti manderà i suoi libri. Ho avuto occasione di leggere in bozze il suo nuovo lavoro «Calligrammes».! Nessuno ha reso così intensamente le ore di guerra. Vedrai. Ti scriverò a lungo. Ho cose gravi da dirti; ma dammi un indirizzo preciso — Ti abbraccio il tuo Ungaretti

Indirizzo Sempre 19 fanteria — Zona di guerra —

Carte postale, con timbro datato Paris 7.5.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Santa Marinella / (Civitavecchia-Roma) Italie». Mittente «19 fant. / Zona di guerra ». Probabilmente successiva alla lettera 203 (che ha lo stesso timbro postale), nella quale si comunica a Papini l’intenzione di scrivergli, nello stesso giorno, «anche ad altri indirizzi». ! Cfr. lettera 203, nota 1. 2 Cfr. lettera 205.

205

Mio Papini, sono stato a Parigi, e probabilmente ci ritornerò. Abbiamo parlato di te; tutti ti amano molto, e sanno quello che hai fatto per il nostro intervento, e per la causa franco-italiana. Apollinaire ti manderà i suoi libri; vedrai che «Calligrammes»! è la cosa di poesia più deliziosa nata da questa guerra. Dimentichi tutti, e fai male; dovresti scrivere di tanto in tanto qui. Ho avuto occasione di riparlare della traduzione che da tanto progetto delle tue cose, insieme a Thuile, ed ho trovato tutti ben disposti. Una persona che ti ama e ti ammira, sopra tutte,} mi ha comunicato un fatto di cui avrebbe voluto informarti direttamente, se non avesse temuto la censura. Non credo che la censu-

ra possa trovare nulla di grave alla cosa; anzi ritengo sia un buon servizio nazionale — ed era opinione di quella persona — avvertirti di quel che succede. Ecco: i tuoi articoli, deformati senza dubbio, sono tradotti dalla stampa tedescofila nei paesi neutri, e specialmente in Ispagna, a scopo di propaganda contro di noi. Il T. è qui considerato come un organo disfattista; si sa che gli azionisti sono industriali piemontesi devoti a Giolitti, ed altre simili porche-

Ce

1918

205

rie.' Si teme che quel giornale faccia la fine di un Bonnet Rouge; ma li ho rassicurati; N[aldi] non varrà meglio di Duval, Humbert

eccetera, ma è

immensamente più abile; e poi ci manca Clémenceau. Ho trovato qui nel popolo delle campagne come nei cittadini un odio feroce per Sua Santità,” l’uomo che manda denari per i cattolici prussiani, e non trova una parola per il nuovo martirio della Pologna che è il paese per essenza cattolico. È un uomo senza giustizia; non è un papa. Altrettanto odio si nutre per i Turati e gli altri acrobati che con i loro delittuosi giochi prolungano la guerra. Senza dubbio una gran parte di colpa spetta a loro se ancora dura la guerra; hanno seminato più d’una volta la peste nell’animo dei soldati; è stato troppo detto, ma è indubbio che Caporetto spetta in gran parte a loro e al papa. Non ho altro da dirti; ho compiuto un dovere; ti giuro, e te lo proverò

quando vorrai, che ti ripeto cose che mi sono state dette con l’invito di riferirtele, che non ho portato io il discorso su di esse. Ti bacio e sono sempre il tuo fratello minore Ungaretti 19 fanteria Zona di guerra

La persona di cui parlo sopra e che mi ha pregato di avvertirti è la Signora Ricou; potrai scriverle per accertartene. Anzi ti prego di scriverle; credo ti possa dare maggiori dettagli e metterti magari in rapporti diretti con chi le ha

fornito le notizie.

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma certamente compresa tra il 7.5.1918, data del timbro postale della lettera 204, da Parigi, e 1’11.5.1918, data del timbro postale della lettera 206, dove è menzionata una lettera con le stesse caratteristiche della nostra (cfr. lettera 206, nota 2).

1! Cfr. lettera 203, nota 1. 2 Per tale progetto, espresso fin dalle prime lettere e più volte riproposto in questi anni, senza mai essere attuato, cfr. la nota introduttiva alla lettera 2. Era caldeggiato, già prima della guerra, dalla «Signora Ricou» (cfr. lettera 2, nota 6), menzionata nel seguito della lettera. ì La «Signora Ricou», come precisa la parte conclusiva della lettera, già amica di Ungaretti negli anni parigini e sua corrispondente durante la guerra (cfr. lettera 62, nota 2); sorella, come si ricava dalle lettere a Thuile, di una certa «Signorina Roux», alla quale Ungaretti fu per un certo tempo legato sentimentalmente (cfr. lettere a Thuile del 31.1.1915 e del 24.4.1915, Le Trio des Damnés, p. 80). Dalla lettera 217 risulta che conosceva personalmente Papini («Esperons que Papini a toujours pour moi de l’amitié»). Nell’immediato dopoguerra il suo indirizzo costituirà per qualche tempo il recapito postale di Ungaretti a Parigi (cfr. lettera 238). Alle nostre lettere è affidata anche la notizia di

206

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

un’avventura di Ungaretti con un’ebrea russa, che frequentava la casa della Ricou (cfr. lettera 256, nota 6).

4 Le riserve e il sospetto verso l'operato del «Tempo», di cui si fa interprete Ungaretti,

non avevano carattere meramente personale e privato, ma esprimevano una critica più

ufficiale, dal momento che la Ricou era legata a Herriot, sindaco di Lione e per un certo periodo ministro degli approvvigionamenti (cfr. lettere 214 e 217). 5 Contro il giornale «Bonnet Rouge » si era concluso nell’aprile del 1918 un drammatico processo per delitti contro la patria. Il direttore, Miguel Almereyda, si era ucciso in carcere, e molti degli imputati, tra i quali Duval e Humbert, erano stati condannati. 6 Georges Clemenceau (1841-1929), ministro della Guerra e dal novembre 1917 presi-

dente del Consiglio, si era rivelato un intransigente oppositore di ogni forma di pacifismo, facendosi promotore di vari processi politici (cfr. anche lettera 174, nota 6). ? Il papa Benedetto XV.

206

Mio caro Papini, ti ho scritto da Parigi, ed anche di qui ti ho mandato all’indirizzo di Signorelli e raccomandata una lettera che forse ti servirà. L’ho scritta per quella devozione che continuo a portarti. Ti voglio molto molto bene sempre, mio caro Papini. Ti spedirò presto libri e riviste che t’interesseranno. Ho scritto cose nuove; finalmente;? le ho tradotte anche in francese;4 in francese sono risultate altrettanto belle. Sono contento di me. In Italia non sono in molti ad avere ispirazione così fresca e limpida come me. Scrivimi. E Soffici? Apollinaire ti manderà Calligrammes.5 Thuile è a Monsireigne.$ Un bacio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 11.5.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Santa Marinella / (Civitavecchia-Roma) ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / soldato 19 fanteria / Zona di guerra». ® Cfr. lettere 203 e 204. 2 La lettera 205. } La mancanza di ispirazione (nessuna poesia è infatti compresa tra il 31 agosto 1917 e la fine di marzo dell’anno successivo) è più volte lamentata nelle lettere precedenti: cfr. per

esempio le lettere 191 e 196. Le «cose nuove » saranno da cercare tra i testi pubblicati sulla «Raccolta » di Bologna il 15 giugno 1918, con la seguente postilla: 1918.

Roma Marzo Villa di Garda, Aprile C.D.M,, Maggio Parigi, Maggio.

1918

207

Compresi nell’A//egria di Naufragi (pp. 13-27), si leggono ora parte nell’A//egria (Militari [Soldati] 87, Fine marzo [Si porta] 84, Prato 83, Girovago 85, Sera serena [Sereno] 86), e

parte nelle Poesie disperse (L'illuminata rugiada 376, Mattutino e notturno 377). 4 In vista di un’edizione bilingue di tutte le poesie, annunciata a Papini nella lettera 207, del 18 maggio 1918. La notizia trova conferma nelle lettere ad altri corrispondenti: a Soffici, lettere dell’11 e del 12 maggio 1918 (Lettere a Soffici, pp. 19 e 21); a Carrà, lettera del 12 maggio (Lettere a Carrà, p. 421); a Prezzolini, lettera del 19 maggio (Rebay, Origini, p. 94, nota 1); a Serra, lettera dello stesso giorno (Montefoschi, Lettura del carteggio, p. 5). Il progetto, mai realizzato, troverà parziale attuazione nell’A/legria di Naufragi, che ospita qualche testo nelle due lingue (cfr. C. Maggi, Ungaretti tra Francia e Italia in «La Guerre», in «Studi di Filologia Italiana», XXXII, 1974, pp. 339-57, in particolare pp. 340-2). ? Cfr. lettera 203, nota 1. £ Monsireigne, nella Vandea, dove Thuile dirigeva «delle cave di pietra» (cfr. lettera 2240)

207

Mio caro Papini, sono stato di nuovo a Parigi. Ho rivisto Apollinaire. Riceverai i suoi libri. Appena sarò meno stanco ti scriverò a lungo. Mi dicono che i tuoi articoli al Mercure ottengono un gran successo; ma dovresti scriverne più spesso.! Qu: tutti hanno per te molto affetto e molta ammirazione. Sto lavorando alla traduzione delle mie cose. L’edizione del Porto uscirà nelle due lingue.? Ti ho scritto di una cosa di una certa gravità, ed avrai ricevuto.? Su quanto ti dico regolerai la tua azione. Vedo un tuo articolo su i Traditori;* è opportuno. Bisognerà sempre tener conto più che si può dell'opportunità, e cioè dell’uso che può fare il nemico delle opinioni avversarie, — ed è inutile dire come il grossolano sia subdolo, — dell'animo del soldato e della gente in paese che devono battere all'unisono; se polemica si fa, si faccia come Clemenceau all’Homme enchaîné come Daudet all’Action frangaise;$ la tua opera è stata sempre in questo senso; sarà bene, se è possibile, accentuarne la forza in avvenire.

Un bacio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.5.1918, indirizzata a «Signor Prof. Signorelli / per Giovanni Papini / Ospedale Militare del Celio / 1° reparto medicina / Roma». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra ».

208

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

! Fin dal novembre 1907 Papini pubblicava sul «Mercure de France», e dall'ottobre 1913 era responsabile della rubrica Lettres Italiennes. Sulla collaborazione papiniana alla prestigiosa rivista francese si veda S. Zoppi, Papini e la Francia, pp. 95-107. 2 Cfr. lettera 206, nota 4.

Sa Gfrnlertera; 205; 4 G. Papini, La selva dei traditori, «Il Tempo», 12 maggio 1918, II, 130, p. 3; ora in Opere, VII, pp. 1141-5. 5 Giornale di denuncia politica, fondato da Georges Clemenceau, in sostituzione del precedente « Homme Libre», soppresso nel settembre del 1914. Uscì per tutto il periodo della guerra. 6 Léon Daudet (1867-1942), scrittore e uomo politico, figlio di Alphonse Daudet. Vigoroso polemista, fondò nel 1907 «L’Action Frangaise », giornale di ispirazione nazionalista, sede di aspre polemiche contro la Terza Repubblica.

208

Mio caro Papini, ho ricevuto stamani la tua lettera. Con molto ritardo recentemente ho ricevuto quella busta con tutta la corrispondenza,! ma null’altro; non sono ancora riuscito a capire come funzioni la nostra posta. Ti ho scritto

una raccomandata a Signorelli? perché non sapevo il tuo indirizzo esatto — A Apollinaire ho dato il tuo indirizzo di Pieve Santo Stefano dove riceverai Calligrammes? e «les Mammelles de Tirésias ».4 Appena di ritorno a Parigi, — presto spero, — ti spedirò Sic5 Nord-Sud, diversi libri, quelli di Thuile compresi, et le Roi Ubu; è un’edizione brutta e senza pregio, ma costa un occhio e non s'è trovato altro.” Ti manderò le traduzioni.8 Scrivimi. Ed abbiti un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 22.5.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Santa Marinella / Civitavecchia - Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Probabilmente quella arrivata al «Tempo» e sollecitata invano fino al 16 aprile (cfr. lettera 200). ? Probabilmente la lettera 205. 3 Cfr. lettera 203, nota 1. ' G. Apollinaire, Les Mamelles de Tyrésias. Drame

surréaliste, Paris, Éditions Sic,

1918.

? «Sic» (1916-1919), rivista letteraria d'avanguardia, diretta da Pierre Albert-Birot. Per «Nord-Sud» cfr. lettera 116, nota 2.

° Le opere di Thuile più volte promesse a Papini (cfr. per esempio lettera 146, nota 2).

SI A

1918

209

? Cfr. lettera 146, nota 1. La vicenda editoriale della commedia è brevemente esposta nella lettera 218. * Cfr. lettera 206, nota 4. Di queste traduzioni non rimane traccia nel carteggio con Papini attualmente disponibile.

209 Mio caro Papini, sto bene, come si può, con quasi niente tempo di sonno; e

inchiodato agli avvenimenti con una speranza così violenta ch’è quasi disperazione:

«non prevarranno ».!

Scrivimi.

i

So Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 8.6.1918, indirizzata a

«Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo», corretto da altra mano in « Direzione del Tempo / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra ». ! E il motto (seconda parte) dell’« Osservatore Romano», « Unicuique suum —- Non

praevalebunt », qui adibito a motto politico dell’intransigenza nazionalista. Cfr. anche Matteo 16, 18: «et portae inferi non praevalebunt adversus eam».

210

Quaderno di guerra pour mon grand frère Papini —! le giornate si affondano nelle notti; i giorni si levano dalle nottate in un coro di mitragliatrici e d’usignoli; pare la delicata la voce intima della brutale; fratelli miei topi che guaite in ruzzo amoroso e mi passate sulla tempia stanca per forzarmi a un ricordo di ribrezzo.

tutto si ferma in un silenzio d’abisso. ciò che grida nell’aria, anche la voce dell’uomo, si metallizza. da questo sotterra si percepisce la melodia delle nostre anime smarrite in un riposo al di là. ci guizza uno spasimo felino d’ironie nel sangue che s’agghiaccia, e si modula allontanandosi in un gesto vasto di notte calma. V...., P11 giugno 1918 —

min 0

210

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Cartolina postale in franchigia, con timbro postale illeggibile, indirizzata a «Giovanni Papini / Santa Marinella / (Civitavecchia - Roma)», corretto da altra mano in «Direzione del Tempo / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Probabile memoria dell’incipit dell’8° poesia di Papini, «Quaderno bianco, principio di giorno», trascritto da Ungaretti nella lettera del 6 settembre 1917 (cfr. lettera 138, nota 1). Ne è implicita conferma la caduta di questo attacco nell’invio a Soffici: «Per il mio grande fratello Soffici» (Lettere a Soffici, p. 28, timbro postale del 12.6.1918). 2 Cfr. anche lettera 211: «Ci sono levarsi d’alba incantevoli; le mitragliatrici e gli usignoli cantano in coro». E cfr. lettera 215, nota 1.

211 Mio caro Papini, ma dove sei, a Santa Marinella,

a Roma, a Bulciano? Ti ho

scritto lassù, e da per tutto;! ma hai ricevuto? A Apollinaire ho dato il tuo indirizzo della Pieve perché voleva mandarti i suoi libri: le mammelle e i calligrammi? — Li hai ricevuti? Immaginerai dove mi trovo: al ballo! non è ancora proprio quello di gran gala, tutt'altro; ma presto pare ci toccherà quest’onore. Intanto s'è perduta l'abitudine di dormire e s’è presa quella di odiare; a contatto della meravigliosa gente di qui come non odiare, e senza possibilità di «apaisement » i bruti che ci costringono a questi orrori —

Ti abbraccio

il tuo fedele Ungaretti

Ci sono levarsi d’alba incantevoli; le mitragliatrici e gli usignoli cantano in coro.’

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 12.6.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / “Il tempo” / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. gli indirizzi delle lettere 206-210. ? Les Mamelles de Tyrésias (cfr. lettera 208, nota 4), e i Calligrammes (cfr. lettera 203, nota

1).

? Cfr. lettera 210: «i giorni si levano dalle nottate in un coro di mitragliatrici e d’usignoli ».

1918

211

212

Tiratura 3 esemplari! Mio caro Papini, dove ripescarti; leggo che t'occupi di marchesi e di baronesse, homme heureux;? io sono in guerra; non l’amo, no; ma i grossolani non

devono prevalere, o s'è questo un giro normale della storia, non si può lasciar morire da vzli la nostra civiltà. M’avvicino alla nostra città; dove non so; ma certo « dans la fournaise[»]; sono contento. Scrivimi. Ti voglio bene; non un atto della mia vita è stato in contrasto con

questa fede profonda; e te? puoi voler male al tuo Ungaretti?

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.6.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / giornale “Il Tempo” / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giu-

seppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». Cfr. nota 1. ! Si trascrivono qui di seguito gli indirizzi degli altri due: «Giovanni Papini / Santa Marinella / (Roma-Civitavecchia)»,

corretto da altra mano

in «Direzione del tempo /

Roma»; «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Per il testo si è utilizzata la cartolina inviata all’indirizzo dove si trovava Papini. L’unica variante di qualche rilievo riguarda la conclusione della lettera nel terzo esemplare: «contrario a questo profondo ADS e te? so che non puoi voler male al tuo / Ungaretti». 2 Allusione poco perspicua, forse relativa all’attività giornalistica romana di Papini. 3 Cfr. lettera 209, nota 1. 4 Per antonomasia Parigi.

213

Mio Papini, il tuo magnifico articolo: «I superstati»! merita qui una grande diffusione. Mandamene molte copie che farò giungere a diversi che possano e vogliano fare per quell’intesa che si spera e per la quale noi siamo qui a una delle porte della «città», perché non venga oltraggiata dai «grossolani» che non prevarranno? — Servirà anche a diradare una quantità di perfidie* Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 23.6.1918 (come la lettera 214: mancano

elementi per stabilire con certezza l’ordine di successione); indirizzata a

212

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

«Giovanni Papini / Direzione del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra».

! G. Papini, I superstati: Mitteleuropa ed Europa Occidentale, «Il Tempo», 16 giugno 1918, II, 165, p. 3; ora in Opere, VIII, pp. 457-78. Vi si auspica la formazione di un «superstato » latino, costituito da Italia, Francia, Spagna, Belgio e Portogallo, per contrapporre un'Europa Occidentale al blocco mitteleuropeo. Cfr. anche lettera 219, nota 3. 2 Cfr. lettera 212, nota 4. 3 Cfr. lettera 209, nota 1.

4 Relative alla compromissione ideologica di Papini con la posizione « disfattista» del «Tempo»

(cfr. lettera 205).

214 Mio caro Papini,

Sarebbe bene tradurre per un quotidiano parigino il tuo magnifico articolo.! Ho scritto in proposito alla Signora Ricou che conosce il Senatore Herriot, amico dell’Italia, ex ministro degli approvvigionamenti, sindaco di Lione;? ecc. ecc. il quale s’interessava a te (la tua fama di «prammatista » lo aveva colpito in illo tempore). Spero che queste che sono le prime parole chiare su un’opera di preparazione vitale quanto quella che si compie sui campi di battaglia, abbiano, per la civiltà che ci è cara, e per il tuo ingegno, il successo che meritano. Sono contento. Grazie e un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 23.6.1918 (cifra dell’anno illeggibile, ma ricostruibile sulla base di elementi interni al testo); indirizzata a «Giovanni Papini / Direz. del Tempo / Piazza Montecitorio / Roma». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fant. / Zona di guerra». ! I superstati (cfr. lettera 213, nota 1). Sulla traduzione in francese cfr. lettera 219, nota 4.

? Edouard Herriot (1872-1957). Eletto sindaco di Lione nel 1905, fu senatore dal 1912

al 1919, deputato dal 1919 al 1940. Più volte ministro, fu anche a lungo presidente del partito radicale. ? Al tempo del «Leonardo», nei primi anni del secolo (cfr. lettera 2, nota 8).

1918

213

215

Mio caro Papini, potevi non avere ancora un po’ d’amore per il tuo Ungaret-

ti? Ho ricevuto la tua lettera, e sono illuminato di piacere, come un bimbo sorpreso. Non ti posso scrivere a lungo. Sono ancora in zona infernale, accumulo poesia; quando sarà l’ora spero di «enrubanner» di nuove sillabe il canto essenziale, che in confronto di queste giornate violente, percepisco sempre più delicato e immortale.! In Ispagna? Non ho visto nulla. Ho riferito, 4 chi ne era interessato e soltanto a lui — per preghiera di una persona affezionata a te quanto a me, e per debito di arzicizia. Chiami questa un’azione inquisitiva o minatoria? Vorrei avere degli amici che a mio riguardo agissero così. Nessuno, e tanto meno il sottoscritto, può un momento dubitare delle tue intenzioni; nessuno più di te ha dato prova di generosità: tutti possiamo però commettere degli errori di opportunità, e per questo chi è al corrente, o perché vive tra le truppe, o per altre ragioni, deve avvertire?

In tutta fretta a te e ai tuoi un abbraccio fraterno da Ungaretti Avrai Ubi e altro? appena mi sarà possibile rifare un salto in Città.4 Spero presto.

Cartolina postale in franchigia, con timbro quasi illeggibile datato 8 [o forse 91.7.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Implicito, in questa dichiarazione, il rinvio all’esperienza lirica della guerra, condivisa con Apollinaire: «Intanto scriviamo nell’azione e nel sogno, il canto più delicato, scoppiato come i razzi di stelle a soave cadenza, dalla violenza » (lettera del 9 luglio 1918, riportata da Rebay, in Origini, tav. 6), e con Soffici: « Avremmo scritto, nell'azione e nel sogno, il canto più delicato, scoppiato, come i razzi di stelle a soave cadenza, dalla violenza» (senza data, ma certo coeva alla precedente, come propone la Montefoschi, in Lettere a Soffici, pp. 301). Per questa associazione di violenza e di poesia, debitrice ai Ca/ligrammes, come suggerisce il Rebay, cfr. anche lettera 210, nota 2.

2 Non del tutto perspicuo il riferimento alla Spagna: se non si tratta di un nome fittizio per eludere la censura, sarà probabilmente da mettere in rapporto con quanto si dice nella lettera 205 a proposito delle pericolose traduzioni di articoli papiniani «nei paesi neutri, e specialmente in Ispagna». Anche il tentativo di ridurre le proprie responsabilità e di riaf fermare la propria immutata amicizia sarà da ricollegare alla poco gradevole funzione di portavoce, che Ungaretti si era assunto nella medesima lettera.

214

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

3 Cfr. la conclusione della lettera 208. 4 Cfr. lettera 212, nota 4.

216

Mio caro Papini, vivo per miracolo. Una scheggia mi ha rotto il fucile e mi ha graffiato la tempia. Ma la morte non mi vuole. Tornando dal combattimento dove gli italiani sono stati degni «si resiste o si muore», ero in uno stato tale di esaurimento, per le lunghe fatiche e privazioni e emozioni, che avevo perdite! continue e ogni tanto cadevo in deliquio. Senza il soccorso del mio colonnello che fece fermare un camion perché mi caricasse, sarei finito sulla strada. Scriverò il canto di queste atroci e miracolose giornate.? I francesi sono entusiasti di noi. Mercereau è stato nominato conservatore del museo della guerra? Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 18.7.1918 (la cifra del giorno, di lettura incerta, è confermata dalla data di una cartolina identica, inviata a Prezzolini il 18.7.1918, trascritta in Rebay, Orzgini, tav. 4); indirizzata a «Giovanni Papini /

Pieve Santo Stefano / Arezzo». Mittente «Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra ». ! Come sinonimo, in italiano improprio, del francese évanowsssement. 2 Cfr. lettera 215, nota 1.

3 A chiarimento dei sottintesi impliciti in dalla lettera a Soffici del 12 agosto 1918: «non pianto; roba da matti. [...] Ho bisogno di una in tutte le forme; ho bisogno di fraternità. [...]

questa notizia, si cita con qualche larghezza posso più dormire, ho allucinazioni, crisi di città, ho bisogno d’amici, ho bisogno di aiuti In Francia per uomini che hanno fatto il loro

dovere c’è un’altra carità; Apollinaire è al Bureau de la Presse; Mercerau [leggi Mercereau] è fatto conservatore al Museo della Guerra (Mercerau non era ufficiale), e centomila casi.

In Italia nient'altro che burocrazia» (Lettere a Soffici, pp. 32-3).

217

Mio caro Papini, in tutta fretta, perché tu mi giudichi: appena uscito il tuo articolo ne ho scritto alla signora Ricou (i superstati);! mise au point di tutto il

1918

215

tuo lavoro, il più avveduto compiuto a pro della nostra causa: ed ecco la risposta: Cher Ungaretti, merci des bonnes nouvelles que vous me donnez de votre santé morale et physique. Vous reviendrez, je suis sùre, nous aurons tous besoin de vous. Je voudrais bien pouvoir lire l'article de Papini... mais je n’en aurai pas la possibilité... si je l’avais je pourrais l’envoyer à Herriot (uno degli organizzatori più intelligenti di Francia, sindaco di Lione, già ministro degli approvvigionamenti).

Esperons que Papini a toujours pour moi de

l’amitié. Il ne sait méme plus si je respire quelque part... Et vous? Je ne puis rien goùter profondément. Il y a la guerre. On meurt. Notre idéal vaut le prix de ce carnage; mass le rebut de l’humanité en profitera... et il y en a, il y en a trop... songez à ce peintre que nous avons tout de

méme fait rougir!... ecc. — Un'altra cosa. Pea rappresenta all’aperto nel bosco apuano, al Forte dei Marmi, il suo Giuda.? Pea è un nobile uomo e un nobile artista. Si tratta di

aiutarlo. Bisogna che non soltanto le carogne abbian fortuna sulla terra. Ci sarà alla festa il ministro Berenini,} e non so quali altri aderenti ufficiali. Non dico questo perché il grosso mondo m’impressioni, ma perché è bene che anche noi si arrivi dove altri usurpavano; perché non manchi a Pea il concorso nostro a dare il giusto significato alla cosa. Mi chiede un articolo. Sono in condizioni di non poter scrivere. Ma Jenco* che ha studiato con amore l’opera di Pea potrebbe mandarti una cosa degna per il Tempo. L’accoglieresti? Grazie grazie infinite in anticipo. La rappresentazione avrà luogo nella 18 quindicina; quindi necessità di pronta risposta. Ricordami ai tuoi Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Su foglio non rigato, senza indirizzo né data, ma certamente posteriore di qualche tempo alla lettera 214 (timbro postale del 23.6.1918), che comunica a Papini l’invio di una lettera

alla signora Ricou, di cui si trascrive qui la risposta. Più precisamente della fine di luglio o dell’inizio di agosto del 1918 (prima del 15, per il riferimento alla « 1° quindicina » a proposito della imminente rappresentazione del Giuda di Pea: cfr. nota 2). 1! Cfr. lettera 213, nota 1.

2 Edito quello stesso anno dalla Libreria della Diana: E. Pea, Giuda, Napoli 1918. La rappresentazione avvenne il 18 agosto 1918.

} Agostino Berenini (1858-1939), ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Orlando, dall’ottobre 1917 al giugno 1919.

216

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

4 Elpidio Jenco (1893-1959), poeta e vivace organizzatore culturale, legato al gruppo napoletano della «Diana», dove Ungaretti lo aveva probabilmente conosciuto, come rivelano i numerosi attestati di amicizia e di affetto a lui rivolti nelle lettere a Marone. Il rapporto tra i due si era intensificato proprio in occasione dell’omaggio a Pea organizzato dalle «Crociere Barbare» (cfr. lettera 171), per i consigli e i suggerimenti prodigati da Ungaretti a Jenco e a Marone (cfr., per esempio, la lettera datata giugno-luglio 1916, ma certamente dell’inizio del 1918, in Lettere a Marone, pp. 43-4). D'altra parte Jenco si era occupato, in quel periodo, delle bozze dell'articolo di Ungaretti stesso sullo scrittore versiliese (cfr. lettera del 27.1.1918, in Lettere a Marone, p. 120). Sempre nel 1918 Jenco pubblicò uno studio su Pea, La poesia di Enrico Pea (Napoli, Edizioni delle Crociere Barbare).

218 Mio caro Papini, la salute sempre di male in peggio; nervi rovinati, minaccia d’anemia cerebrale; vivo senza sonno, con allucinazioni, cose da pazzi — Ti mando l’Ubu —! È stato trascrit[t]o sull’edizione del Mercure, litografata sul manoscritto e colla musica del Terrasse: è la 1 ed, ne esiste una 2?,

ugualmente del Mercure, e una 3? della Revue Blanche con aggiunto «L’Ubu enchaîné».* Apollinaire ne prepara un’altra. I diritti d'autore hanno vigore in Francia fino a 50 anni dopo la morte — Scrivimi — Un abbraccio dal tuo Ungaretti 19 fanteria Zona di guerra

Su foglietto non rigato, senza indirizzo né data, del 1918. Sembrerebbe infatti scritta da Parigi, 1918 (come attestano le lettere a Soffici del 12 e gnare l’invio dell’Ubu, promesso nella lettera questa datazione si veda anche la prossimità del

ma da collocare intorno alla metà di agosto dove Ungaretti si trova dal 12 al 18 agosto del 19 agosto, pp. 32-4 e 37), per accompa215, dell’8-9 luglio 1918. A conferma di primo capoverso con una frase della lettera

a Soffici del 12 agosto 1918 (citata nella lettera 216, nota 3).

! Cfr. lettera 146, nota 1. 2 A. Jarry, Ubu Roi, Paris, Mercure de France, 1896. } Claude Terrasse (1867-1923), compositore francese, fortunato autore di operette e di musiche di scena. Collaborò con Jarry anche per altre opere. 4 Ubu enchaîné précédé d'Ubu roi, Paris, La Revue Blanche, 1900.

° Non si ha notizia che Apollinaire abbia mai condotto a termine l’impresa. ° Informazione relativa a un'eventuale edizione italiana (cfr. lettera 147, nota 2).

VA

1918

217

219

Mio caro Papini, a giorni riceverai l’Ubu che ho copiato per te. Di edizioni non si trovava in commercio che la terza che i «nouveaux riches» hanno fatto salire a prezzi vertiginosi, che cadranno naturalmente appena quella preparata da Apollinaire uscirà. Per tua norma i diritti d’autore in Francia vigono per 50 anni dopo la morte dell’autore stesso —! Altre novità? Apollinaire ha preso moglie;? ha scritto per il tuo «Contro la Mittel» un trafiletto in Excelsior} Ho fatto del buon lavoro per te.4 Quando uscirà la tua traduzione francese’ bisognerà mandarmene moltissime copie, e vedrai il chiasso. Pensavo a un’antologia delle cose dei nostri migliori dopo D'Annunzio, te e Soffici in testa.6 E necessario che in Francia, dove ora sono eccessivamente

ben disposti verso l’Italia — l’Ancora di salvezza in tutti i sensi — i migliori siano più correntemente apprezzati. Ne riparleremo alla prima occasione. Ma potrò occuparmene? Mi hanno molto festeggiato a Parigi. Ma sono solo.

Un abbraccio dal tuo Ungaretti 19 fanteria Zona di guer[ra]

Su foglietto non rigato, senza indirizzo né data, ma di poco successiva alla lettera 218, che

accompagna la trascrizione dell’Ubu, di cui si annuncia qui il prossimo arrivo: dunque scritta al rientro da Parigi, intorno al 20 agosto 1918. A partire da questa datazione andrà rettificata quella proposta dalla Montefoschi per la lettera 16 a Soffici, sicuramente contemporanea alla nostra (identico annuncio del matrimonio di Apollinaire e analoga opposizione tra i “festeggiamenti” parigini e la propria solitudine: cfr. Lettere a Soffici, p. 22). 1 Cfr. lettera 218, note 1, 4, 5 e 6. 2 Il 2 maggio 1918 aveva sposato Jacqueline Kolb, la «jolie rousse» dell'ultimo calligramme, sua infermiera durante il ricovero in ospedale. 3 G. Papini, L'Europa Occidentale contro la Mittel-Europa, Firenze, Libreria della Voce, 1918; già apparso sul «Tempo» il 16 giugno 1918 (cfr. lettera 213, nota 1). 4 Cfr. lettera 220, nota 2. 5 Una traduzione francese e una spagnola sono annunciate nell’edizione italiana. 6 Cfr. lettera 227, nota 10.

218

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

220

Mio caro Papini, puoi pensare che non ti voglia sempre bene? molto. Ma sono malato. Sono uno straccio ormai. Chiedo al cielo e alla terra tre mesi di riposo; di essere impiegato in modo da poter curare la mia salute e dare nello stesso tempo, secondo le mie attitudini, qualche cosa al mio paese. Ma si saprà fare per Ungaretti?! Speravo di andare a passare 10 giorni a Parigi per la mia licenza estiva; avrei lavorato con entusiasmo per il tuo magnifico programma.? Ma mi hanno opposto una circolare per la quale ci vuole il certificato di residenza della famiglia? Ti bacia il tuo Ungaretti

Cartolina postale in franchigia, con timbro datato Posta Militare 26 [o 28].8.1918, indirizzata a «Giovanni Papini / Pieve Santo Stefano / Arezzo ». Mittente « Giuseppe Ungaretti / 19 fanteria / Zona di guerra». ! Cfr. lettera 216, nota 3. Pressanti, in questi mesi, le richieste a Soffici e ad altri amici

per ottenere un periodo di riposo con funzioni di propaganda culturale (cfr. Lettere a Soffici, pp. 32-50). ? Quello propugnato da Papini nel suo recente libro, L'Europa Occidentale contro la Mittel-Europa (cfr. lettera 219, nota 3), come esplicitamente dichiara la lettera a Soffici del 26.8.1918 («avrei anche lavorato per la diffusione del bel libro di Papini: “L'Europa Occidentale ecc.” », Lettere a Soffici, p. 39).

? Richiesto solo per i soldati. Cfr. lettera a Soffici cit.: « Ma non avevo pensato che c’era una circolare che prescriveva, per la truppa, io sono truppa, il certificato consolare di residenza della famiglia per licenze all’estero» (Lettere a Soffici, pp. 39-40).

221

Mio caro Papini, mi allontano dal reggimento; Soffici ha ottenuto per me un po’ di riposo. Per l'edizione del Porto scrivo a Vallecchi accettando. Non ho concesso nulla a nessuno; non ho notizie da Marone, che verso di me è stato

sempre molto cortese e a cui voglio bene, da un anno; non ho mai pensato a impegnarmi colla sua libreria, né mai ho avuto quest'idea con chicchessia. Pensavo a una mia edizione privata, e di questo avevo scritto a Serra, e solo a

lui che s'era occupato della prima;! ma perché la cosa richiedeva un lavoro che nelle mie condizioni di vita mi era impossibile fare, avevo finito col rinun-

1918

219

ciare. Serra m'è vicino ora; ma sono così stanco, che preferisco, piuttosto che

bussare a un'infinità di porte, ciò che è sempre noioso, accogliere l'offerta della Voce, tanto più che ti fa piacere e che essere stampati dalla Voce è un onore.? Ho incontrato Thuile a Parigi; ma molto malandato di salute. Dirige a Monsireigne delle cave di pietra; era a Parigi per un contratto cogli americani. Gli hanno offerto il posto d’ingegnere capo al Canal di Suez, e forse vi andrà. Mi ha dato i suoi libri per te; te li manderò presto; mi ha detto: «Vorrei rifare il viaggio d’Italia per vedere Papini e l’Isonzo; sono due cose che avete saputo farmi amare; mi restano così poche cose amabili sulla terra». Non bisogna giudicare Thuile sui libri che ti manderò; per quanto scritti da un giovinotto che aveva 18 e 22 anni,* sono le cose migliori apparse in Francia negli ultimi 15 anni; Swift Rabelais, Cervantes, Villon; una forza dantesca di caricatura, una filosofia atroce da uomo nato da Beaudelaire8 e che non

ancora abbia incontrato la suprema serenità di Leopardi; ma oggi c’è stato di mezzo Eschilo, Shakespeare? e Pascal,!° e l’esperienza ch'è una vita allucinata visitata senza riposo dalle occhiaie infinite della morte; torbo attonimento per l’uomo a tutto iniziato e di tutto deluso, fuorché da questa voglia noiosa di mescersi all’al di là. / Scrive oggi per influenze; beve molt’alcool; non credo ci voglia nulla tranne il dono, per essere artisti grandi; ma il suo è un periodo che le visioni hanno bisogno di contorcersi avvelenate, per svincolarsi in un gran grido, il grido che rompe di tra la folla, come il fulmine nell’ampiezza dell’azzurro; la disperazione, irrimediabile, per alcuni veramente grandi, al senso della loro

solitudine.!! Ti bacia il tuo vecchio Ungaretti Puoi scrivermi ancora qui — 19 fanteria Zona di guerra

Vallecchi mi prepari il contratto. Che opera utile si potrebbe svolgere in Francia e in Italia. Ci sono 10 uomini che in Italia sono il fior fiore, e di cui qui ignorano perfino l’esistenza. Che cosa s’è mai fatto per portarci in alto? Della Grecia che cosa rimane oggi, forse i mercanti? Perché ostinarsi a ignorare che la grandezza di un popolo è la sua civiltà, e la civiltà di un popolo è rappresentata nel grado più essenziale dai suoi artisti; e oggi in Italia fioriscono gli artisti più grandi di questo momento, e tali da star di petto coi grandissimi d’ogni

220

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

momento. Perché dobbiamo continuare a far la figura di essere una «terra di morti»? 1

Su foglio di computisteria (recto probabilità, all’inizio dell’ottobre zioni del 2° Corpo d’Armata (cfr. ressamento di Soffici, al quale è

e verso). Senza indirizzo né data, ma scritta, con ogni 1918, in occasione del trasferimento all'Ufficio Informala conclusione della lettera 222), ottenuto grazie all’inteinviata una lettera di ringraziamento il 5 ottobre 1918

(Lettere a Soffici, p. 50).

! Cfr. lettera 80, nota 3. Si veda la lettera a Serra del 19 maggio 1918, in Montefoschi, Lettura del carteggio, p. 5. 2 La decisione di ristampare il Porto Sepolto, con l'aggiunta dei testi successivi alla prima edizione, è registrata per la prima volta nelle lettere 167 e 171 del dicembre 1917, dopo il rifiuto — al quale indirettamente si allude qui — più volte opposto a Marone (cfr. Lettere a Marone, pp. 74, 90 e 93). L'attuazione del progetto, ribadito nella lettera 222, sarà messa in forse, e comunque differita di molti mesi, dalla grave crisi personale dell’immediato dopoguerra, alla quale non è estranea, a mio parere, l'improvvisa scomparsa dell'amico Apollinaire (cfr. lettera 228). Il libro, con nuovi testi e diverso titolo, Allegria di Naufragi, uscirà infatti solo alla fine del 1919 (Firenze, Vallecchi), accogliendo, tra le nuove sezioni, un’intera raccolta in francese, La Guerre, uscita nel gennaio di quell’anno come estremo omaggio all’amico e collega francese da poco scomparso (su tale mutamento di titolo e di prospettiva, cfr. il mio studio Rezicenza e memoria, pp. 469 e sgg.). 3 Cfr. lettera 206, nota 6. 4 Cfr. lettera 149, nota 10. ? Jonathan Swift (1667-1745), scrittore inglese, nel quale la satira dei costumi, tradotta in geniali costruzioni fantastiche, si esprime in uno stile di estremo rigore formale. Era sicuramente noto a Ungaretti l’elogio di Swift, espresso da Papini in un saggio compreso nelle Strorcature. © In Frangois Rabelais (1494-1553) il racconto comico-fantastico diviene pretesto per una feroce critica della società contemporanea, espressa in forme di straordinaria esuberanza lessicale e stilistica. Per l’associazione a Thuile, cfr. anche lettera 106, nota 1.

? L’attenzione di Ungaretti per Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616), che trova conferma nei saggi della maturità (cfr. Il povero nella città, U 74, pp. 504-27, e le note relative, pp. 970-1), affonda le sue radici nel diffuso interesse per Don Chisciotte e il suo autore, caratteristico della cultura artistica e letteraria di primo Novecento; ed è alimentato

da due scritti di Papini: il saggio su Cervantes compreso nelle Stroncature e l'articolo Don Chisciotte dell'Inganno, ampiamente commentato da Ungaretti nella lettera 39 del 24 maggio 1916 (dove è anche un implicito accostamento a Villon).

8 L’accostamento di Baudelaire « all’atroce Villon» era esplicitamente suggerito in uno scritto di qualche mese prima, I/ ritorno di Baudelaire cit. (U 74, p. 11). ? Prima menzione, nel nostro carteggio, del poeta inglese, di poco successiva al rapido accenno dell’articolo su Baudelaire (U 74, pp. 10-1). Più volte citato nei saggi successivi e talora associato ad alcuni degli autori ricordati nella nostra lettera (a Cervantes e a Dante in uno scritto del 1927, U 74, p. 145; a Leopardi in uno del 1943, U 74, p. 413; e così via), Shakespeare è fatto segno di partecipe attenzione, come anche attesta la traduzione dei 40 Sonetti di Shakespeare (Milano, Mondadori, 1946).

1918

221

!° Agli anni universitari parigini e alle suggestioni di Fortunat Strowski, professore alla Sorbonne e autore di «un libro su Pascal, ch'è [...] un'illuminazione » (cfr. lettera 39, nota

10), risaliva con ogni probabilità la consuetudine di Ungaretti con il filosofo di Port-Royal, ben presente alla sua meditazione artistica e poetica (cfr. Ossola, Ungaretti, pp. 301-4), e chiamato in causa anche per l’esegesi di altri autori. Basti ricordare la menzione di Pascal a proposito di Cervantes (U 74, pp. 517-9), e la proposta di una fonte pascaliana per l’Infinito del Leopardi (U 74, pp. 796-800). 1! Cfr. lettera 149, nota 11. 12 Il celebre detto lamartiniano, contestato dal Giusti.

222 Mio caro Papini, a te e a Vallecchi ho scritto, per lettere raccomandate, che accettavo la ristampa, da parte della Voce, del mio Porto.! Fra poco manderò il manoscritto. Aspetto il contratto. Soffici mi scrive della probabile venuta tua e sua qui per un’opera di propaganda. Non perdete tempo; è indispensabile venir subito. Ti renderai conto, appena messi i piedi a Parigi, in che mani è quest'arma così delicata. Sia7z0 misconosciuti e la colpa è del nostro governo. Sonnino? tratta i nostri affari

come da un banco di cambiavalute; e non si tratta di spilorceria oggi, oggi che ci sono uomini, negli altri stati, che sanno parlare al mondo, dall’altezza di una tribuna. Siamo stati i più generosi, abbiamo compiuto sacrifizi superiori a quelli di chiunque, non siamo stati animati che da amore, e facciamo l’effetto di tripoteurs? e d’usurai. Insomma non si tratta di cantare quello che si è fatto col megafono; Iddio ci scampi dai ciarlatani; ma si tratta di fare della Propaganda; vale a dire un’opera di attrazione amorosa verso di noi; a questo gli uomini inviati fin qui a Parigi, e fors’anche altrove, sono degli inetti — Sono all'Ufficio Informazioni — 2 corpo d’armata.* Sai chi c'è da queste parti? Canudo! Ti abbraccia il tuo Ungaretti Comunica anche a Vallecchi il mio nuovo indirizzo —

Su foglietto non rigato, senza indirizzo né data, ma da collocare nell’ottobre 1918, nel

periodo trascorso all'Ufficio Informazioni; dopo la lettera 221, qui menzionata (cfr. nota

222

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

1), e prima della lettera 223, dove è dato come noto l’indirizzo qui incluso nel testo e messo in evidenza.

1 Cfr. lettera 221 e nota 2. 2 Sidney Sonnino (1847-1924), deputato dal 1880 al 1919, ministro degli Esteri dopo la morte del di San Giuliano (16 ottobre 1914), rappresentava l’Italia al Consiglio interalleato di Versailles. 3 Imbroglioni, trafficanti. 4 Cfr. lettera 221, nota introduttiva. 5 Ricciotto Canudo (1877-1923), eclettico letterato, attivo negli ambienti intellettuali parigini di primo Novecento, dove anche svolse opera di diffusione e propaganda della

letteratura italiana contemporanea, soprattutto dannunziana, curando tra l’altro la rubrica Lettres Italiennes al «Mercure de France» (dal 1904 al 1913, quando fu sostituito proprio da Papini: cfr. lettera 207, nota 1). Su di lui si veda il volume miscellaneo Carudo, «Qua-

derni del Novecento Francese», Roma, Bulzoni — Parigi, Nizet, 1976. Ungaretti lo conosceva personalmente fin dal primo soggiorno parigino, come attesta un lapidario giudizio di una lettera del 21 febbraio 1913, «Canudo somaro»

(Lettere a Pea, p. 49), in perfetto

accordo con quello di un anonimo epigramma pubblicato su «Lacerba» il 1° aprile 1914: «Canudo est cette chose / Un peu dréle un peu sinistre, / Il a l’air d’un vrai cuistre / Mais peùt-ét’ n’est-il que cu» (II, 7, p. 111).

223 Mio caro Papini, sono qui in mezzo a quiete rovine, e poco a poco mi riprendo e mi riconosco.! Sono lontano dalla guerra; gli echi che me ne vengono di

disfatta definitiva di un intrigo di idee che mi ripugnava, mi rimettono dolcemente al mio posto, al limite della società. Questa mattina avevo gli occhi freschi, e guardavo il mondo tornato mio, per il mio comodo, e se vuoi, anche per la mia irrimediabile passione. Sono bene un voluttuoso; godere in questa vita che scorre così lieve e tentare di svelarne (svincolare) quest’intimo mistero; e esprimermi sì, e questa è ormai la sola tremenda passione di cui a sera mi avverrà forse ancora di patire, per poi alzarmi con un insoddisfatto sorriso, e

mi rigenererò a ritrovare le stelle nell’imperturbabile azzurro. Eccomi, Papini. Il mio compito di soldato è compiuto; bene o male non s0; è una cosa fuori giudizio; fuori dalla mia intima storia; sono stato una fogliolina bene insignificante presa nell’immenso turbine, e non potevo fare a meno di lasciarmi trasportare;} ma io non c’entravo; ero una minuscola cosa presa nell’immensità dell’accadimento;4 ho sentito che c’era un motivo misterioso, che l’uomo non

ne poteva nulla; che c’era una fatalità più forte di lui che moveva i suoi atti; mi sono lasciato regolare come un orologio; forse non ho sempre sbagliato il

1918

223

passo; forse qualche volta sono stato preciso nell’ordine della mostruosa avventura; ma tutto ciò ora è lontano; oggi sono già un poco io; e questa è una bella vittoria. Come ero contento stamani di corrispondere alla freschezza

dell’aria come le foglie degli alberi di queste selve, con un canto sommesso, ma chiaro.

Con me c’è Canudo; lui è un nome di guerra; c’è in Macedonia un cucuzzolo che si chiama Canudo; lui è il pitor Canudo; il suo petto è un bazar di

medaglie;” ma è un buon uomo, un veramente buon uomo che fa il commesso viaggiatore di sé stesso anche con i dattilografi esterefatti; oh! in verità è un innocua astuta camelote;* ma a che prò occuparsene, ora che è così dolce

sentirmi fuori da questo pasticcio che sono gli uomini organizzati, sentirmi così dolcemente il mio signore. Ma Dio mio, perché me l’hai mandato fra i piedi. Nessuna rosa senza spine... Un abbraccio forte dal tuo Ungaretti 2° Corpo d’armata Ufficio Informazioni Zona di guerra

Su foglio a righe, senza indirizzo né data, ma evidentemente scritta alla notizia dell’armistizio, dunque intorno al 4 novembre 1918. ! Verbo tra i più indiziati del lessico poetico ungarettiano. Cfr. I fiuzzi, vv. 29-31: «mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo » (U 70, p. 44); Serezo, vv. 11-3: riconosco / immagine / passeggera» (U 70, p. 86).

«Mi

2 Cfr. Sereno, vv. 1-6: «Dopo tanta / nebbia / a una / a una / si svelano / le stelle». 3 Metafora vegetale, emblema di precarietà in Soldati (U 70, p. 87); riecheggia fonicamente i vv. 4-6 della stesura originaria di Fratelli: «tremante parola / nella notte / come una fogliolina» (Porto Sepolto, p. 29). 4 Cfr. Sereno, vv. 11-5: «Mi riconosco / immagine / passeggera // Presa in un giro / immortale ». E cfr. anche sopra: «sono stato una fogliolina bene insignificante presa nell'immenso turbine». 5 Cfr. lettera 114: «colle braccia, le gambe, il cervello regolati come un orologio ». 6 Cfr. Sereno, vv. 7-10: «Respiro / il fresco / che mi lascia / il colore del cielo». ? Giova alla comprensione di questo passo la notizia fornita a Carrà in una lettera del 12 maggio 1918: «Canudò Risottò s'è coperto di gloria. Il piton (cucuzzolo) Canudò, giacché Canudò ha immortalato in Macedonia una posizione di guerra, cancella ogni memoria di Bari-sien e di dentiste» (Lettere 4 Carrà, p. 422). Canudo era volontario di

guerra nell’esercito francese. Per l’insofferenza di Ungaretti nei suoi confronti, si veda anche lettera 222, nota 5. 8 Cfr. lettera 138, nota 3.

224

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

224

Mio Papini, stanno per finire i giorni della mia reclusione; anche questi altri giorni lagunari! per questo giovine uomo che ha l’anima così sperduta nel fondo della sua vita, la sua «belle au bois dormant». Ho passato anche il tempo in ciabatte, fra il ripolire delle corsie, il lustro cauto candore nella corsia percorsa, con un pietinement sur place in conchiusione, per ritrovarsi

in un lettuccio dove è dolce al mattino attardarsi mentre ancora gli alberi tutti trillanti simmaginano nel ritorno invariabilmente meravigliante del chiaro. Un ritorno caldo, e amabile infinitamente a gustarsi un po’ in assenza e in

disorientamento. Come un riscontro di un sintomo di amori intimi e lontani da ripossedere in violenza acerba con pienezza di desiderio rinato e fecondante domani. Resto un uomo di fede. Oggi posso essere la cosa passiva che qui o là si colloca, e non si lamenta. Mi si può buttare sulla pietraia fangosa, e mi si può confinare tra i malati. Domani sarò forte; je serai le conquérant. Ho provato in tutti i sensi la terra e i suoi abitanti. Ho imparato l’indefinibile sorriso dell’uomo che non ha più pregiudizi; a sue spese s’è fatto un giudizio. / Posso nascondermi, e posso mostrarmi intatto, posso irridere e posso confessarmi; posso parere, come mi pare, a mio piacimento. Posso donare tesori

di bontà, posso amare perdutamente, posso odiare con finezza fascinante o con disprezzo urtante (non odio che gli imbecilli — tranne dieci} e tranne il popolo — non conosco altra specie di gente in Italia), posso serbarmi in una lontana galleria i più spropositati goffi ritratti, per esercitarmi al sorriso, quan-

do non posso dormire di notte; — è un matto insuperabile divertimento. Ma dieci amo; e per te occorre ancora una dichiarazione? E amo questa terra vezzosa e epilettica, questa furiosa e mite Italia, e amo il suo popolo giacché m’amo oltre ogni misura. Sono tanto un italiano, e tanto un italiano di popolo, mio Papini. Sono nato dal popolo, da contadini che migliaia d’anni in un fiato di terra in San Concordio di Lucchesia si rifacevano

quietamente, razza di una purezza come poche altre ramificate al chiaro. E mi avvenne di nascere lontano, in una cosmopoli, in un’antica fucina di contra-

stanti civiltà. Ho incrociato come un guerrin Meschino* i quattro punti cardinali alla ricerca tremendamente deliziosamente ostacolata dalla mia consanguineità.” Sono un italiano di nostalgia. Ma ho imparato che l’ebbrezza, la vita, l'illusione la poesia era l’ostacolo. Quello è il mio destino. Ma sono un italiano di nostalgia. Quando sono in mezzo a poveri tipi duri e violenti,

quando sento la natura ciclopica dei vulcani battere nei polsi irosi e iniettare d’ombre infernali gli sguardi buoni, sento bene la mia origine, e sento che il seme che ha sprigionato anche questo randagio rampollo è quello stesso che

1918

225

arrivato nella terra convulsa ne incatenava il centro colle radici e spiccava il volo con fusti di foreste gigantesche di sfida al cielo. E ti abbraccio con la più mansueta, disarzzata, fraternità

il tuo Ungaretti

Su frammento di foglio a righe (recto e verso), senza indirizzo né data, da collocare probabilmente nei primi giorni del novembre 1918. La «reclusione» di cui si parla non sarà il ricovero all'ospedale di Roma, città cui mal si addice l’aggettivo « lagunari » (se pure va inteso nel poco convincente significato geografico: cfr. nota 1), ma più facilmente la guerra, esperienza capitale al termine della quale si impone una ricapitolazione generale e un pacato ripensamento. A conferma di tale datazione, si veda la prossimità tematica e lessicale della nostra lettera con due lettere dell’inizio del novembre 1918, la 223 e la 225, tra le quali, a mio parere, va collocata. Si fornisce qui di seguito un elenco di queste tangenze. Con la 223: «amori intimi » / «intimo mistero »; «è dolce al mattino » / « è così dolce»; « gli alberi tutti trillanti s'immaginano nel ritorno invariabilmente meravigliante del chiaro» / «ritrovare le stelle nell’imperturbabile azzurro», «stamani [...] come le foglie degli alberi di queste selve [...] ma chiaro »; « Oggi posso essere la cosa passiva che qui o là si colloca » / «ero una minuscola cosa presa nell’immensità dell’accadimento »; «indefinibile sorriso » / «insoddisfatto sorriso ». E con la 225: «che ha l’anima così sperduta» / «che ho l’anima tanto rasserenata »; « pienezza di desiderio » / « pienezza di vita»; «Resto un uomo di fede » / «infondi la fede»; «tesori di bontà» / «un tesoro di bene»; «furiosa e mite Italia» / «immagine pura d’un’Italia sognata »; «Sono un italiano di nostalgia » / «lasciami intatta la mia nostalgia»; «sento bene la mia origine» / « della mia patria d'origine». ! Voce di dubbia esegesi. Difficilmente accettabile il senso più consueto del termine, né del tutto pertinente il suo significato tecnico nel linguaggio militare (soldato di reparti speciali, addestrati alla guerra anfibia e alle operazioni di sbarco). 2 Allusione al ricovero in ospedale del marzo 1918 (cfr. «vivo in ciabatte» nella lettera 190).

3 Cfr. lettera 221: «Ci sono 10 uomini che in Italia sono il fior fiore». 4 Protagonista dell'omonimo romanzo cavalleresco di Andrea da Barberino, rinnovato dal titolo di un giornale satirico fondato nel 1882. 5 La tenace ricerca di una «patria d’origine» è motivo ricorrente nella poesia di Ungaretti, del tutto congruo alle sue complicate coordinate geografiche. Cfr. anche la lettera ZO),

225 Mio dolce amico, in questo momento io ti penso così, in questo momento che ho l’anima tanto rasserenata, che in me è tanta pienezza di vita. Sei ancora,

226

LETTERE A GIOVANNI PAPINI

resterai sempre per me, l’immagine pura d’un’Italia sognata; ora che manca poco per andare verso la patria della mia educazione,! devo fermare qualcuno della mia patria d’origine e di speranza, devo fermare una speranza. Che m’importa se hai avuto per me qualche crudeltà;? so che hai avuto per me un tesoro di bene, so che ancora ti resta perché un poeta non può essere rinnegato dal nostro poeta più forte e intenso. Lasciati abbracciare con tutta la mia commozione, lasciami abbracciare quel che qua lascio di buono, lasciami intatta la mia nostalgia; non voglio andarmene con rancori, voglio andarmene con amore, come s’addice a un

figliolo di Villon, di Baudelaire, di Mallarmé e anche tuo. Avanti, innalza la tua voce, infondi la fede: un ultimo colpo; o la morte o la vita; ma non la decadenza dei vili, ma non la decadenza dei vili.

Scrivimi al solito indirizzo —

Un abbraccio dal tuo Ungaretti Sul foglio doppio non rigato, senza indirizzo néi data, ma assai probabilmente scritta al termine della guerra, per comunicare a Papini la propria decisione di trasferirsi a Parigi (cfr. nota 1). Compresa dunque tra il 4 e 1'11 novembre 1918, data certa dell’arrivo nella capitale francese (cfr. l’inizio della lettera 227). Per la prossimità tematica e stilistica con la

lettera 224, rispetto alla quale mi sembra successiva, cfr. lettera 224, nota introduttiva. ! La Francia, e più precisamente Parigi (cfr. lettera 226). ? Allusione ai malintesi e alle tensioni dei primi mesi del 1918, di cui è traccia nelle lettere di quel periodo: si vedano in particolare le accorate proteste di innocenza e di affetto delle lettere 184, 191 e 197.

226

Caro Papini, spero presto stabilirmi a Parigi. Scrivimi. Operiamo insieme.

L'Italia è rinata. Sono esultante. È merito nostro. Ora c’incombe, a noi, farla crescere più bella e nobile che mai. Scrivimi Ti abbraccia il tuo Ungaretti Ufficio informazioni

2 corpo d’armata Zona di guerra

Da domani sarò a Parigi, e per qualche tempo. Scrivimi

5 rue des Carmes.

1918

227

Su frammento di foglio a righe, senza indirizzo né data, ma quasi certamente contemporanea a una lettera a Soffici (timbro postale del 10.11.1918), che dà, con parole quasi identiche, le stesse notizie (cfr. Lettere a Soffici, p. 51).

227 Mio caro Papini, sono arrivato qui 111. La notizia della vittoria aveva scosso la città; sugli stabili pesi fluttuavano i colori leggeri, per la strada si snodavano dalla morte grande smorfie di folla. Ma Apollinaire era morto; una morte per noi, e null'altro. E appena arrivato; la prima cosa vista sull’Intransigeant,! l’unica; la morte era rimasta nei nostri cuori. Quel giorno e i seguenti, di sbornie, sono rimasto, al solito, con il pensiero di quelli che non dovevano tornare; e la gioia degli altri, non fa sempre bene a chi non ne ha più. Mi aveva mandato alcuni giorni fa, una cartolina dov'era fotografato al mare, tenendo nelle mani Lacerba. Mi diceva di te e di Soffici. Siamo stati uno

dei suoi ultimi pensieri. Ci tocca santificarne la memoria; era il migliore dei nostri compagni, l’unico di Francia. L’ho visto sul suo letto; lho visto nella cassa, calato nella terra. La giovinetta che m’accompagnava, gli gettò dei garofani rossi che fecero come una macchia di sangue, sulla cassa, prima che coprisse la terra. Ti chiedo di fare un gran numero unico in suo onore, «La Voce»,} con collaborazione di Carrà, Savinio, De Chirico, Palazzeschi, Soffici, te; i suoi fedeli. Vi manderò sue cose inedite per questo.

E la miseria in cui questo mondo languisce? Che cosa sperare dagli uomini? Non so nulla del mio avvenire; sono a Parigi, e m’occupo di cose che mi

scocciano per il giornale dei soldati.’ So the Luchaîre6 è ancora qui, e forse andrò a trovarlo. Se all’Istituto Italiano capissero, delle grandi cose sarebbero da farsi; in

primo luogo una grande rivista italo-francese,” dove, da competenti tutti i nostri comuni interessi dovrebbero essere messi in valore, facendo conoscere le reciproche attività, le reciproche iniziative, in arte, in industria, in commercio, in organizzazione operaia; le esposizioni dovrebbero avere una frequente voce sussidiaria. Non credo che si possa aspettar nulla dalla massa condotta come fin prima della guerra. L'ideale del popolo, era «unicamente alimentare». Invacchirsi come un cattivo borghese.8 Bisogna invece che il nostro popolo impari che la prosperità gli verrà, acquistando una superiorità «di

228

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

umanità», amando e perfezionando la propria abilità di lavoro; a questo deve tendere l’organizzazione operaia, con scuole d’arti e mestieri, ecc. Bisogna tutelare il nostro lavoro all’estero; certe cose le sanno fare solo gl’italiani;

bisogna che in avvenire si cessi di prodigare la ricchezza e di aver l’aria di chieder l'elemosina; per questo occorre che grandi organizzazioni operaie assumano le imprese direttamente, dirette da competenti, ingegneri ecc. La latinità non può far concorrenza, per ragioni di risorse naturali, che nell’industrie di lusso — come industrie nazionali — non quistioni, impossibili a risolversi / e che ci trascinerebbero al fallimento, di quantità, ma di qualità. Guarda come nel 500 era regolata l'industria dalla legge: c'erano multe fortissime (l'ho visto in atti del tempo a Reims) per chi non seguiva date regole « per la perfetta bontà» dell’articolo?. — Si dovrebbe far qualche cosa per dare questa stima della nostra produzione al mondo. Infine e di nuovo far conoscere la nostra cultura in Italia, la cultura italiana in Francia. Ho avuto incarico di fare una conferenza all’Odéon,!° e di preparare un’Antologia «sulla poesia moderna italiana ».!! Per l’Antologia ti vorrei compagno, almeno nella prefazione, e nell’indirizzo del lavoro; posso sperare in tale prova di stima? Ho bisogno per la conferenza di libri; posso averli? Li restituirei subito. Vorrei parlare specialmente di Soffici e di te, più di tutto di te, e poi degli altri da Serra a Boine, da Cardarelli a Linati, da Agnoletti a Vannicola,! e anche dei più giovani. Sii maestro anche in questo — Ma sopratutto alutami mandandomi libri; sarà una buona opera di propaganda italiana. Manderò al più presto il manoscritto a Vallecchi.! Figuière!4 mi ha chiesto di avere le sue edizioni in deposito, e di mandargli le proprie. Figuière è un uomo di attività straordinaria, un uomo d’affari di primo ordine.

Vuoi che ti dica francamente il mio sentimento: se tu e Soffici veniste a Parigi, sarei contento di lavorare con voi; ho offerte anche di articoli per giornali, e con voi potrei sopportare la vita rumorosa, perché ci sarebbe l’oasi della vostra fraternità — Se no, non potrei trovare occupazione in una casa d’edizione qualsiasi in

Italia, in modo di non occuparmi d’altro che della mia opera, «per il mio gusto», lontano da questo chiasso «commercialmente necessario»? Non m'importa del pubblico; m'importa perché bisogna mangiare; ma se in qualche modo posso farne a meno, sarei lieto lieto lieto.

Ritornando a quanto ti dicevo su: non potresti riunire intellettuali, industriali, capipopolo ecc, allo scopo di quell’intesa franco-italiana che sarebbe necessaria se si ha proprio intenzione di vivere una vita nuova nel mondo, come civiltà. Ma a vedere le cose, che non hanno che un valore ventresco, e

1918

229

che a tal valore ti forzano, dispero quasi. E bisogna che mi ritrovi nella solitudine. Guarda, e scrivimi.

il tuo Ungaretti Ungaretti

Hòtel d'Orléans

31, rue des Ecoles

Paris

Paul Fort!6 mi dice di averti mandato gli ultimi suoi libri che gli sono ritornati indietro «indirizzo sconosciuto». Dove sei perché te li rimandi. Vorrebbe anche « Testimonianze » e l'articolo di Serra.!” Indirizzo: 34 rue Gay-Lussac!8

Su foglio non rigato (recto e verso), senza indirizzo né data, ma per la notizia della morte di Apollinaire, sicuramente posteriore al 9 novembre 1918. Più esattamente compresa tra l’11, data dell’arrivo a Parigi, e il 19, data di una lettera a Soffici, nella quale la nostra è citata (cfr. Lettere a Soffici, pp. 52-3).

! Grande quotidiano parigino d’informazione. 2 La lettera costituisce il primo resoconto della morte di Apollinaire ossessivamente riproposto, negli scritti pubblici e privati di quegli anni e ancora nelle pagine dell’estrema vecchiaia, e subito trascritto nei versi Pour Guillaume Apollinaire collocati in apertura della Guerre. Per una possibile decifrazione dei significati di cui si carica questa vicenda e per la complessa rete di rapporti celata dietro il rapido accenno alla « giovinetta che m’accompagnava» (la pittrice Marie Laurencin, amata da entrambi), mi permetto di rinviare al mio contributo Reticenza e memoria, pp. 4595-60 e 463-5.

3 Il progetto, annunciato anche a Soffici (cfr. lettera del 19.11.1918) e riproposto di lì a poco nella lettera 228, non ebbe seguito nella forma qui auspicata, e si tradusse per Ungaretti nell’omaggio individuale e privato di una raccolta di poesie in francese, La Guerre, «en souvenir» dell'amico scomparso (cfr. il mio articolo, in particolare le pp. 459-61). 4 Il pittore Giorgio De Chirico (1888-1978), amico di Apollinaire, che ne aveva grande stima, come ricorderà ancora Ungaretti in un saggio del 1935, Caratteri dell’arte moderna (cfr. U 74, pp. 279-80). Proprio in questo periodo si teneva a Parigi, nella galleria di Paul Guillaume, una sua mostra, ricordata da Ungaretti nella lettera 230, del 23 dicembre 1918. Sui rapporti tra De Chirico e Papini cfr. Calvesi, La formazione fiorentina di De Chirico.

5 Il «Sempre Avanti», « destinato ai soldati del Corpo d’Armata italiano », di cui Ungaretti era da qualche tempo redattore (cfr. Piccioni, Vita, p. 102). Nel numero del 23 febbraio 1919 usciranno, con lievi varianti, alcuni testi del Porto Sepolto. Cfr. anche lettera 229 (nota 7).

6 Julien Luchaire, direttore dell'Istituto Francese di Firenze. ? Questa esigenza troverà parziale attuazione nella «Vraie Italie», rivista di cultura italiana, redatta in francese, che uscirà di lì a qualche mese (cfr. lettera 232, nota 1).

8 Cfr. anche lettera 228: « continuerà a non poter aver altro desiderio che quello d’invacchirsi come un borghese? ».

230

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

? La notizia riaffiora molti anni dopo, con le inevitabili deformazioni della memoria, nella nota a Perfections du noir: «Durante la guerra, sostando in un castello sventrato nei pressi di Épernay, raccolsi un manuale seicentesco, nel quale la Corporazione dei tintori dava ai suoi membri istruzioni rigorose affinché la tintura delle stoffe risultasse sempre pienamente soddisfacente. Uno dei capitoli si intitolava Perfections du noir (Note, U 70, p. VOS)

10 Noto teatro parigino. Nella conclusione della lettera 229 l'argomento della conferenza appare mutato, e circoscritto all'opera di Papini. 1! Progetto solo in parte realizzato da Ungaretti: l’Anshologie des poètes italiens contemporains (1880-1920) uscì infatti nel 1921 (Editions de la Bibliothèque Universelle, Paris),

ma per le cure di Jean Chuzeville (come già avvertiva la lettera 275) e con la prefazione di Maurice Mignon. L'intervento di Ungaretti fu comunque notevole, come dimostra la scelta degli autori, in buona parte coincidenti con quelli da lui proposti (cfr. lettera 228, nota 6 e lettera 275, nota 2).

Giuseppe Vannicola (1877-1915), concertista brillante e collaboratore di varie riviste letterarie di primo Novecento, soprattutto fiorentine. Il suo apprezzamento, che non trova altro riscontro nelle pagine di Ungaretti, andrà debitore al suggestivo ritratto tracciatone da Papini in occasione della morte, e riproposto l’anno successivo nelle Stroncature (ora in Opere, VIII, pp. 956-61). Ne è implicita conferma la ripresa semantica e sintattica del finale dell’articolo papiniano nella conclusione della lettera 228. 13 Cfr. lettera 222, nota 1. 14 L’editore parigino Eugène Figuière. > Il desiderio di trovare un lavoro di questo genere in Italia è espresso più volte, e con grande insistenza, nelle lettere del dopoguerra. Cfr. per esempio le lettere 232, 238 e la conclusione della 243. 16 Paul Fort (1872-1960), poeta francese, eletto «Prince des Poètes» nel 1912, figura

centrale negli ambienti artistici e letterari parigini (cfr. lettera 1, nota 1). Una sua epigrafica definizione nella lettera 234 (nota 22). 7 Evidentemente Ringraziamento a una ballata di Paul Fort (cfr. lettera 175, nota 2).

Anche l’interesse per il recente libro di Papini, Testimonianze (Milano, Studio Editoriale Lombardo, 1918), sarà legato alla presenza nel volume di un saggio dedicato alla sua opera (cfr. lettera 175, nota 1).

18 Queste righe su Paul Fort sono scritte perpendicolarmente al testo, nel margine sinistro della prima pagina. Credo siano aggiunte in un secondo momento, dopo l’indirizzo di Ungaretti, che occupa il margine sinistro della seconda pagina.

228

Mio caro Papini, scusami presso Vallecchi; avrà al più presto le mie cose.! Le

ho promesse, e manterrò come sempre. Attraverso un momento di grande

dolore morale. Non ho il coraggio per nessuna cosa. Non so spiegarti; la noia di vivere, l’inutilità della vita. Quello che ho fatto, quello che potrò fare, tutto ciò mi sembra un’assurda inquietudine. Ho un’oppressione sulle spalle, e a

1918

231

volte m°’esaurisce in uno scatto di rivolto e di disgusto, tanto che non posso più reggermi poi. E allora resto assente per quello sforzo amaro d’impotente. Non vedo che cose mal fatte; non vedo che piccoli arruffoni, che rettorica;

non ho ancora visto la minima iniziativa da parte del mio paese che non fosse denari sprecati e uomini male impiegati. Si è fatto la guerra; il popolo, malgrado tutti, ha avuto la fortuna che i suoi sacrifizi meritavano; ma che cosa si farà per svegliare la grande nobiltà, la più spontanea di tutte, ch’egli possiede? continuerà a non poter aver altro desiderio che quello d’invacchirsi come un borghese?? a doversi persuadere che «vivere con comodità» è la sola verità umana? non ha che esempi di bestialità:? come volete che non sia scettico? Ti potrei riempire questa pagina d’esempi. Oggi non posso. Forse non c’è più

rimedio per gl’Italiani. Gli uomini che valgono non comanderanno mai. Sento una nuova primavera che soffocano, e dispero. Lavorerò con disperazione alla tua rivista. Ci metterò quest’entusiasmo d’uomo disperato, che mi farà male,

più che a lasciarlo soltanto gravare; avrò il limìo della ferita che necessariamente ci si fà, pur sapendo che a nulla serve; e so che poi m’aspetteranno gli accasciamenti più insolubili.

Mandami tutti i documenti che credi opportuni per l’Antologia;’ non lo faccio con altra convinzione che quella che almeno i pochi uorzini dei due paesi si vogliano bene. Anche questo osservato lontano da me; come una sopravvivenza di dovere; ti giuro che vorrei allontanarmi da tutto; vivere con qualche libro, vedere qualche amico e fare qualche cosa di non molto volgare

per non morire di fame: per esempio curare edizioni, diffondere libri. Ho un piano per l’Antologia che mi pare originale. Ma mandami subito i libri — Dossi e i milanesi, Gozzano, il movimento del Leonardo — Lirica - Lacerba — La Voce letteraria — qualche altro regionalista — Boine = ecc. le varie tendenze; a dire così pare che ci sia confusione, ma ho in mente la cosa organizzata bene.6

Ho ritrovato dalla Signora Ricou delle Voci dove c’erano le tue poesie di Opera Prima.” Le ho tradotte a prima vista. Ne è nata una cosa musicale e fascinante, e ne ho sentito più che mai l’intimità poetica. Il ritmo, il colore e calore delle parole, tutto mi risplendeva nella traduzione di cui ero sorpreso. Hai il dono di essere amato dal tuo vecchio Ungaretti

LETTERE A GIOVANNI

232

PAPINI

E per Apollinaire, che dici della mia idea?8 L’ultima volta che l'ho veduto mi parlava di Medardo Rosso? che doveva trovarsi in disagio finanziario. Ma Medardo, come sai, è molto discreto — Mi diceva della necessità di far qualche cosa da noi per questo italiano che è il più grande scultore / moderno. Avrai visto una nota in proposito nel Mercure.!° Bisogna vedere se Firenze non vuol

proprio decidersi a fare quel che il Luxembourg e altri musei esteri han fatto! Non ho visto Medardo. Non ho visto nessuno. Apollinaire morto, ho visto. E quando sarò anch'io un morto? Sono tanto rassegnato alla morte; non aspetto altro. Non lo dico per rendermi attraente. Non faccio questi scherzi con nessuno; come li farei con te? ma soffro soffro soffro — Credimi soffro!! —

Su foglio non rigato (recto e verso), senza indirizzo né data. Il riferimento alla morte di Apollinaire come a cosa nota la colloca senz’altro dopo la lettera 227, dunque verso la fine del novembre 1918, o anche all’inizio del mese successivo, prima comunque del 23 dicembre 1918, data della lettera 230, che segna una sorta di rinascita spirituale, dopo il periodo di sconforto e di desolazione seguìto alla morte dell'amico.

! Il manoscritto per la ristampa del Porto Sepolto, promesso più volte a partire dall’inizio di ottobre (cfr. lettera 221, nota 2).

2 Cfr. anche lettera 227: «Invacchirsi come un cattivo borghese ». ? Cfr. anche lettera 229: «AI popolo non gli hanno dato altro esempio che quello di ordinargli delle bestialità ». 4 Quasi certamente la « Vraie Italie», che uscirà di lì a poco, diretta appunto da Papini (cfr. lettera 232, nota 1). 3 Cfr. lettera 227, nota 11. 9 Né Carlo Dossi né gli scapigliati milanesi furono accolti nell’Anthologie. Le riviste, alle quali non è riservata un’attenzione specifica, vi sono indirettamente rappresentate da alcuni degli antichi collaboratori, i «fiorentini» per il «Leonardo»,

«Lacerba»

e «La

Voce», i «romani» — Baldini e Cardarelli — per «Lirica». Per l'elenco completo degli autori compresi nell’antologia, cfr. lettera 275, nota 2. ? Cfr. lettera 108, nota 4.

8 La proposta, avanzata nella lettera 227 (cfr. nota 3), di preparare un numero unico della « Voce» in suo onore. ? Medardo Rosso (1858-1928), scultore inizialmente legato all'ambiente della scapiglia-

tura milanese e in seguito all’impressionismo francese. Trasferitosi a Parigi nel 1889, fu presto oggetto di attenzione da parte della critica più avanzata. Il primo apprezzamento italiano gli venne del resto, nel 1909, dal saggio I/ caso Rosso e l’impressionismo, di Soffici, fedele interprete in quegli anni del mondo artistico e culturale parigino. !° Il «Mercure de France» (per cui cfr. lettera 184, nota 2). Ma non nel «Mercure»,

bensì nell’«Europe Nouvelle» del 13 luglio 1918 si legge la «nota» di Apollinaire su Rosso, da cui è ricavato il giudizio riferito nella lettera: « Medardo Rosso qui est maintenant sans aucun doute le plus grand sculpteur vivant » (rubrica Écbos et on-dit des lettres et des arts, ora in G. Apollinaire, Croniques d'art (1902-1918), a cura di L.C. Breunig, Paris, Gallimard, 1960, pp. 437-8; la citazione è a p. 437).

1918

233

1! Questa conclusione, dedicata ad Apollinaire morto, serba forse memoria delle battute finali di un articolo di Papini per la morte di Vannicola (cfr. lettera 227, nota 12): «Così, pezzo a pezzo, prima dell'ultima morte, si muore. Ormai, per quanto sia giovane sempre, ne ho visti morire parecchi di quelli che mi furono amici. [...] A poco a poco si resta soli. E quando saremo soli davvero che gusto ci sarà a vivere? E per chi vivremo? [...] Resta nella memoria, a baleni di momenti. Poi finiranno anche questi. E ci sarà una vita di più vissuta invano, un dolore di più sofferto senza ragione» (Opere, VIII, pp. 960-1).

229 Mio caro Papini, sono perplesso; incomincio a risvegliarmi, e questa Europa,

mio Dio, è un bel brutto pasticcio, così come c’è rimasta sulle braccia. Degli stati vittoriosi, tranne forse l’Inghilterra che è una specie di fossile animato da una elefantiasi, naturalmente progressiva, gli altri, l’Italia, per esempio, sono carcasse di cadaveri sulle quali c'è rimasto qualche brandello di carne per più o meno fosforescente vermine. Parlo di roba ufficiale, dell'armatura e di quel che ha ancora «d’intonaco fronzolato » «leggi ideologia », ché sotto sotto da noi ferve la linfa, che potrebbe ridare quello splendore di fiori che solo da noi fioriscono. Intendo il popolo rimasto, in fondo, il meglio dotato della terra, il più puro, il più vario, il più sentimentale, il più intelligente, il più abile e ingegnoso, il più lavoratore. Ci vuole la costituente. Seguo con attenzione il movimento di Mussolini, ed è, credimi, la buona via. Bisogna voltarsi di là.! Ordine ordine ordine, armonia armonia armonia; e per ora non vedo che

confusione confusione confusione. AI popolo non gli hanno dato altro esempio che quello di ordinargli delle bestialità, e di considerarlo come una bestia, da adulare o da stangare, secon-

do i casi. Gli hanno messo in corpo una voglia acre di soppiantare il «padrone» che disprezza, e che finora ubbidisce, dicendo malinconicamente « Povera Italia», giacché, pur soffocato, c'è un amore d’ingentilimento nella sua anima — Impediamo che il popolo, presto o tardi, travolga tutto in uno scoppio di rabbia, facciamone lo strumento migliore della rinnovata Italia. / Forse avevi ragione quando sostenevi la necessità dei superstati.? La politica delle nazionalità, a cui non si poté fare a meno di ricorrere in seguito a tutti gli errori, e diplomatici e psicologici, che ci procurarono le peggiori avversità — la nostra guerra impostata così male fin dal primo momento per pregiudizi politici, Caporetto determinata da ragioni che un giorno bisognerà bene chiarire, un abisso tra truppe e comandanti, un odio di classe tra due educazioni,

quella del secolo 20° e quella ch'era rimasta a incancrenirsi nei vecchi regola-

234

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

menti militari, «mentalità da pezze da piedi», — la politica delle nazionalità dicevo è stata una forca caudina, sotto la quale non si poteva fare a meno di

passare se si voleva vincere. Ma intanto il sogno trialistico dell’arciduca di Serajevo si realizza. La Serbia si annette la Iugo-Slavia, si alleerà alla ScecoSlovacchia e alla Polonia, e poi anche, non dubitare all’Ungheria. E la Baviera e l’Austria-tedesca e tutta la Germania, a cui questi stati e per la loro posizione geografica e per la produzione del loro suolo, non potranno impedirsi di avvicinarsi, giacché i loro beni sarebbero di un ben ridotto valore, a cui non sarà loro possibile rassegnarsi, se non tornassero a concatenarsi alla febbrile iniziativa e al perfetto attrezzamento industriale di quegli altri. Caporetto si sarebbe evitato se, verso il Popolo, si fosse avuto quel tatto prima, che s’è avuto poi, e la guerra sarebbe finita altrimenti, se per rivalità, ostinazioni, assurdità non avessimo ostacolato, finché la necessità non ci ha

preso alla gola, il fronte unico. Si sarebbe evitata la compromettente, ma divenuta indispensabile, politica delle nazionalità.4 Ma una volta adottata la politica delle nazionalità, bisognava sapersi mettere in carreggiata. Se non ci fosse stata sempre la solita ottusità della Consulta, invece di averli inaspriti, chissà se non saremmo considerati dagli Iugoslavi come liberatori, pur prendendoceli sotto tutela. Bisognava aver tatto; ma non abbiamo imparato niente a contatto dei francesi?? / Eppoi, ti confesso che l’irrequietudine, la smania bellicosa di quei branchi semi-barbari che sono quei bassi(?) slavi, mi fa’ paura. È una fornace che s'è autorizzata in Europa, che provocherà perenni incendi, se non si sta attenti.

Come in tutti i mezzi-primitivi, mezzi briganti, mezzi-intriganti, c'è in loro un fondo mistico ch'è una mina colla quale non si possono far calcoli; scoppia senza scopo, o con uno scopo così inaspettato, come tutti gli atti della gente

ancora soggetta ad allucinazioni; e i danni, ah! i danni li paga chi li subisce; ma per gl’irresponsabili, si aspetta come per i bimbi che coll’età venga loro la ragione; ma intanto bisognerebbe fare come per i bimbi, metterli nell’impossibilità di nuocere. E troppo tardi? L'Austria aveva questo di buono che colla

sua burocrazia gelida, smorzava loro la febbre. Vedremo che cosa sapranno i nostri omenoni escogitare in sostituzione; tanto più che c’è di mezzo tutto il nostro avvenire, e quello della Francia, se in Francia capiranno che non basta tenere a freno la Germania per sentirsi sicuri, ma tenere a freno occorre anche quell’inevitabile, domani, propagine di germanie che sono i nostri nuovi vicini, e dove per noi, e per i francesi, potrebbe mettersi a covare la rivincita della Mittel Europa; quello è stato il covo della guerra di ieri, non vorrei che fosse il covo della guerra di domani. / Parliamo d’altro: il piede mi rimarcisce.6 Faccio un giornale per i soldati, che non posso fare neanche secondo i miei criteri, e sai che cosa è scribacchia-

1918

235

re, impaginare, correggere quasi da solo un settimanale che concorre ad avvilirti” ma almeno non ho pidocchi, e ho una camera mia, e qualche volta

incontro qualcuno che amo; ieri Thuile e s'è parlato a lungo di te. Se non posso fare per l’Odeon una conferenza sulla nostra letteratura, ne farei una su di te, ma mi occorrono tutti i tuoi libri; ti dirò quelli che ha la signora Ricou. E il libro su di te di Prezzolini.® Farò le traduzioni con Thuile. Poi serviranno per la progettata pubblicazione!° — Le traduzioni sarebbero declamate da artisti della Comedie Frangaise, e dell'Odéon come M®*© Lara,!! tra i migliori di Francia. Alla testa del comitato delle conferenze, ci sono i migliori nomi della letteratura francese; dai superstiti del simbolismo. Ma fai subito subito. Un abbraccio da Ungaretti Che Vallecchi mi perdoni; non ho ancora avuto l’animo;!? a presto 31 rue des Ecoles Paris

Sul recto di due fogli senza righe, piegati a metà: le pagine così ottenute sono segnate da un numero progressivo, da 1 a 4. Senza indirizzo né data, ma quasi certamente compresa tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1918, se, come pare, è successiva alla lettera 228

(di cui riprende e sviluppa le considerazioni politico-sociali) e precede la lettera 230 (timbro postale del 23.12.1918), dove appare confermata la rinascita interiore appena suggerita all’inizio della nostra lettera.

! È nota l’adesione di Ungaretti al programma di Mussolini, che gli affidò, di lì a poco, la corrispondenza da Parigi del «Popolo d’Italia » (cfr. lettera 234, nota 8). Sulla posizione di Ungaretti verso il fascismo, esaltato anche pubblicamente in uno scritto del 1927, Originalità del fascismo (ora in U 74, pp. 149-53), si rinvia a Piccioni, Vita, pp. 139-46; nonché

alle notizie fornite da Rebay e Diacono nelle note all'articolo citato, dove si leggono anche quattro brevi lettere di Mussolini al poeta (U 74, pp. 908-12). 2 Cfr. anche lettera 228: «non ha che esempi di bestialità». 3 Cfr. lettera 213, nota 1.

4 «Caporetto si sarebbe [...] delle nazionalità»: aggiunto nel margine sinistro, perpendicolarmente al testo. 5 «Ma una volta [...] dei francesi?»: aggiunto nel margine destro, perpendicolarmente al testo. 6 Cfr. lettera 185. ? Cfr. lettera 227, nota 5. 8 Cfr. lettera 227, nota 10. ? G. Prezzolini, Discorso su Giovanni Papini, Quaderno XXIV, Firenze, Libreria della

Voce, 1915. Il libro conteneva anche una bibliografia degli scritti di Papini, dal 1902 al 1914.

236

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

10 Cfr. lettera 205, nota 2.

l! Louise Lara, della compagnia Art et Liberté, che proprio in quei giorni (24 novembre 1918) aveva rappresentato l’ultima opera teatrale di Apollinaire, Couleur du temps. 2 Cfr. lettera 228, nota 1.

230 Mio caro Papini, poco a poco riprendo forza: me ne accorgo; e sono solleva-

to. L’altro giorno era ad una riunione di artisti; furono declamate tante cose; sabato andai da Guillaume,! che fa una rivista

«Les arts à Paris»? dove è

parola entusiastica per te e per Soffici, e vidi cose di quell’inquietante De Chirico. Poi ritornai a casa con un giovine poeta, e gli lessi un po’ d’Apollinaire- uno dei miei doveri farlo vivere, questo Maestro — e poi ritrovai il Porto, e dopo tanto, mi rilessi; ebbene, non sono secondo a nessuno; il giovine mi

lasciò come si lascia uno che sa e che può dare delle direzioni; tra i giovani di qui, nelle piccole riviste, dove c’è forse confusione, ma una grande speranza d’ordine ritrovato, rappresento qualche cosa di vivo. Sono un soldato, non posso ancora scrivere, ma in me i germogli aspettano una prossima, molto

prossima primavera; per scoppiare alla luce; sono un gran soldato dell’arte; avanti alla guerra; avanti avanti; sono una forza.?

Ti abbraccia Ungaretti

Carte postale, con timbro datato Paris 23.12.1918, indirizzata a Colletta

/ FIRENZE

«Giovanni Papini / 10 via

/ ITALIE ». Mittente « Ungaretti / Paris / [Rue] Des Ecoles 31».

! Paul Guillaume, proprietario della galleria d’arte dove si teneva in quei giorni una mostra di De Chirico. ? «Les Arts à Paris». Actualités Critiques et Littéraires des Arts et de la Curiosité. Fondata nel 1918 da Paul Guillaume. L’elogio di Papini e di Soffici si legge nella rassegna dei giornali e delle riviste del numero 3 (15 décembre 1918, p. 12): «Une grande activité dans le monde des Arts en Italie témoigne que, malgré la guerre, ce pays n’a rien perdu de ses traditions. Des écrivains d’art tels que Soffici ou encore Papini, des musiciens comme Casella travaillent fiévreusement et publient des manifestes qui nous permettent les plus belles espérances». } Sull’importanza di questo rinnovato atto di fede in sé e nella propria poesia, nonché sulla pregnanza metaforica del termine «guerra», mi permetto di rinviare al mio studio

Reticenza e memoria, pp. 468-9.

1918

237

231 Mio caro Papini, M®° Ricou mi fà sperare la tua prossima venuta a Parigi — Ho bisogno di rivederti: si parlerà a lungo; qualche cosa nascerà in ordine e chiarezza, per un’opera d’amore verso i due paesi — Ho il disgusto di tante cose, e ancora mi soverchia. Ma guarirò. Se vieni, sarà la migliore medicina parlarti. Ho progetti per tutto; da noi, in letteratura per esempio, c'è da prendere posizione; non parlo per me: posso anche mettermi in disparte; posso anche allontanarmi nel mio Egitto, dove il sole m’attrae (?), e un indispensabile riposo; perché sono malato. Ma chi ha 15 e 20 anni di ricerche, di esperienze, di sofferenza, e un'anima e un espressione sue, merita di valere, anche agli occhi dei più, meglio dei mocciosi che sui loro seggioloni, nati d’ieri, hanno l’arie già di bavosi rammolliti, e ci vogliono castrare colle cose ch’erano « di moda » 50 anni fà. C’è sopra

tutto da uscire dalle «mode». / E andremo a Monsireigne! a scoprire Thuile. Vi passeremo 2 o 3 giorni. Ci leggerà le sue cose inedite, specialmente la sua «Education à la mort »? ch'è la cosa più bella ch’io sappia della letteratura francese, dopo Baudelaire e Mallarmé. Stasera sono da M"° Aurel;} parlerò naturalmente di te. Ti abbraccia 31 rue des Ecoles

Ungaretti

Paris

Scrivimi la data d’arrivo; è molto difficile trovar camere; sarà bene fissarne una prima, se non hai altri impegni, me ne occuperò.

Su frammento di foglio non rigato (recto e verso). Senza indirizzo né data: l'indirizzo di Ungaretti registrato qui è attestato dalla metà di novembre del 1918 (lettera 227) alla metà di febbraio del 1919 (lettera 235). L’allusione alla propria rinascita spirituale e l'identità delle formule di inizio e di saluto con la lettera 230, inducono a collocarla tra fine dicembre 1918 e inizio gennaio 1919. 1! Cfr. lettera 206, nota 6.

2 L’opera, se pure fu conclusa, non fu mai pubblicata. 3 M”* Aurel, moglie di Alfred Mortier (studioso di teatro e drammaturgo), teneva in quegli anni, a Parigi, un salotto letterario, dove si svolgevano conferenze e recitazioni poetiche. Nei suoi “giovedì”, poeti e scrittori contemporanei erano presentati e celebrati a ‘turno dai colleghi presenti. Nel nostro carteggio resta traccia anche di una progettata celebrazione di Ungaretti (cfr. il poscritto della lettera 244), ma è difficile dire se e quando ebbe luogo. Su M®© Aurel si veda anche il giudizio espresso nella lettera 256.

"yezi got, ti sii n

Lan sum SIEST pv

ni Arai SEI

FORI 4;

I9I9

232 Mio caro Papini, per gl’indirizzi la Signora Ricou sta preparandoti una lista: ho chiesto ad un amico di prepar[ar]mene un’altra, alla quale ne aggiungerò, e così avrai al completo gli uomini che possano interessarsi alla nostra rivista,! e che sono interessanti — anche nomi d'’italiani. Presto. Sono in uno stato di grande inquietudine.

A momenti sarò smobilitato. E che farò? Andrò in Egitto; ma a che farci? A riposarmi, e poi? Bisognerà pur pensare a vivere. Penso di fare del commer-

cio. Non sai di case di industriali (tessili, di macchine) che abbiano bisogno d’un viaggiatore per l'Oriente pratico degli uomini di là, dell'ambiente ecc.? O dovrò morire di fame. La letteratura, sì, e chi ne vuole? C’è un giornale in Italia che accetterebbe mie corrispondenze da Parigi, di qualsiasi ordine,

mondane, facete, politiche, letterarie: conosco un po’ gente di ogni ceto, e potrei fare delle cose curiose, piene di fantasia e di curiosità: ma c’è il giornale disposto a fissarmi un assegno mensile? Magari aiuterei nel servizio d’informazione generale anche il corrispondente abituale!? O c’è una casa d’edizione, disposta a prendermi per curar le sue edizioni, e occuparmi anche commercialmente dell’azienda?? C'è posto per un uomo che vuole risolvere, /avorando, il suo problema pancia? Non so, non so, e sono inquieto. C’era Serra su cui contavo, per un aiuto pratico;* ma, preso da una delle sue solite malinconie, m’è sparito, com’altre volte; un giorno riceverò una sua lettera ardente; ma intanto il tempo stringe, e questi non sono scherzi! Ci sarebbero altri; ma posso girare il mondo men-

dicando aiuto? In quanto all’arte: in questi giorni uscirà la traduzione francese di alcune delle mie poesie; ho dato all’Italia la sola poesia uscita dalla guerra; in Francia non c’è stato nulla; fossi francese non avrei bisogno di scrivere lettere come questa. Ti manderò la mia traduzione francese. Tibacio come un fratello; ho riletto le cento

pagine;6 ero con un poeta francese; ho baciato il tuo libro; ora forse per me viene lavera notte; l'alba; distingueròle case e gli uomini; cose disgustose; ma il mistero

del mondo, dalle stelle l’avrò più (?) suggerito? Ungaretti 31 rue des Ecoles Paris

240

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

Su foglio non rigato, senza indirizzo né data, ma da collocare nel primissimo dopoguerra (per i limiti cronologici dell’indirizzo di Ungaretti registrato in questa lettera cfr. lettera 231, nota introduttiva), probabilmente nel gennaio 1919, per l'annuncio dell’imminente uscita della Guerre (cfr. nota 4).

! «La Vraie Italie». La rivista, diretta da Papini con la collaborazione di Soffici, e redatta in francese, si proponeva come « Organe de Liaison Intellectuelle entre l’Italie et les autres Pays». Ma fallì lo scopo e fu interrotta dopo dodici numeri (dal febbraio 1919 al maggio 1920).

2 Analoghe richieste nella lettera 233. 3 Cfr. lettera 227, nota 15. 4 Per la generosità di Ettore Serra verso Ungaretti, cfr. lettera 183, nota 2. 5 La Guerre, Paris, Etablissements Lux, janvier 1919; ristampata pochi mesi dopo nell'Allegria di Naufragi (con l'aggiunta di un nuovo testo, Nocturze); ora in U 70, pp. 329-49.

Oltre le traduzioni di cui si parla nella lettera, il volumetto proponeva testi redatti direttamente in francese (cfr. Maggi, Ungaretti tra Francia e Italia, pp. 339-42). 6 Cfr. lettera 2, nota 12.

233

Mio caro Papini, ti ho scritto ieri.! Per gli indirizzi, in più di quelli che t'ha mandato la Signora Ricou, ne chiederò a Divoire, a Strowski, a Cendrars, a Max Jacob? a Paul Guillaume, e

all'Istituto Italiano; così avrai una lista completa. Sono sempre molto inquieto; il mio avvenire è assai oscuro; vorrei buttar-

mi negli affari, e rinunciare alla letteratura; almeno a tutto ciò che è chiasso letterario; il quale è inguaribile; il mio Turlurù (Turulure et Tourlourou)

nascerà, ch’io voglia o no. Alcuni capitoli letti qui hanno fatto colpo. Ma non voglio fare della letteratura militante. Se però non c’è altra via, mi rassegnerei. Qualcuno mi aveva generosamente chiesto quattro articoli mensili a cinquanta franchi (e con 200 franchi oggi non si vive!). Mi ci vorrebbe un assegno fisso. Ora che la guerra è finita, m'è indifferente mandar copia agli uni o agli altri; fare delle cose sudice, no; ma scrivere, con una certa mia libertà, e non

m'importa del commissionante, tanto tutti si somigliano. Preferirei vendere stoffe o macchine, o carta stampata, o pubblicità commerciale; ma le preferenze contano poco di fronte alle strettezze della pancia. / Sai di un giornale disposto? Sai di una casa commerciale, di un industriale, di qualcuno che abbia bisogno d’un segretario, disposti? Da Parigi potrei fare cose interessanti il pubblico: cronache mondane, d’arte, di politica, ecc; sarebbero cose veramente al corrente; conosco qui tanta gente, in tutti gli ambienti, e che mi

e 1919

241

accoglie con profonda simpatia; non sarei per loro un giornalista, ma un amico. Non voglio andare in Egitto senza prima essermi messo a posto. Laggiù quando mi sarò riposato, dovrò pur pensare ad altro; e che cosa fare laggiù? Non pretendo in un giornale un posto di prim'ordine; non intendo soppiantare nessuno; ma forse ci può essere qui il modo d’aiutare qualcuno dei corrispondenti che vi sono già.* Pensa che d’altra parte potrei fare tanto bene alla nostra, alla vera Italia, restando qui; contribuirei a far conoscere uomini e cose

nostre come nessun altro. / Ti manderò a giorni la plaquette che ho fatto di alcune mie traduzioni. Vedrai come so il francese. Nessuno, nessuno in Italia saprebbe far meglio. E

poi è la sola poesia che in Francia e in Italia sia nata dalla guerra, la sola. Sarà un suicidio entrare in un giornale? tutti, indistintamente mi sono indifferenti. Vedo bene quel che c’è sotto ad ogni[u]no; ma l’umanità essendo

incorreggibile: non resta che di adattarsi con arisz0! Ma preferirei esser libero anche da questa parte. Guarda e scrivimi subito. Ti abbraccia il tuo Ungaretti 31 rue des Ecoles Paris

Su foglio doppio di computisteria, scritta su tre colonne (le prime due sul recto del primo foglio, la terza sul verso del secondo). Senza indirizzo né data, ma probabilmente del gennaio 1919, certo successiva di un giorno alla lettera 232 (cfr. qui nota 1).

! La lettera 232, che esprime con parole analoghe l'inquietudine per il futuro, e comunica l'allestimento, da parte della signora Ricou, della lista di indirizzi qui ricordata. 2 Max Jacob (1876-1944), poeta e narratore francese, amico di Picasso e di Apollinaire; anticipatore, per certi aspetti, del surrealismo. La sua complessa spiritualità, legata alla tradizione ebraica e al cristianesimo, il suo straordinario virtuosismo verbale, l'ironia e il misticismo della sua scrittura esercitarono un grande fascino sui giovani scrittori del primo dopoguerra. Su di lui si veda anche il giudizio espresso da Ungaretti nella lettera 234. 3 Cfr. lettera 147, nota 6.

4 Richieste analoghe nella lettera 232. 5 Cfr. lettera 232, nota 5.

242

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

234 Mio caro Papini, ho ricevuto la Vraie Italie;! mi piace. L'ho subito data a

Divoire perché l’annunzi. Ma perché mi hai dimenticato tra quelli che hanno scritto di guerra: sono il solo il solo in Francia e in Italia ad averne dato la poesia; questo merito nessuno me lo leverà; so quel che valgo; bisogna risalire a Villon per ritrovare tanta essenzialità, tanta precisione nelle parole e nel ritmo, in questi tempi di oh! e di ah!, di poesia che crede essere teologica, e ch'è sempli[ce]mente «bonzzzents de tireuse de cartes», in questi tempi degli aggettivi? Ti manderò la mia traduzione francese.’ Ora escirà una grande rivista «Le Monde nouveau», avrà un’edizione francese, una inglese, una spagnola, e si pensa anche ad una italiana. Ne è direttore Paul Fort, redattore capo Tautain.4 Per l’Italia avevano pensato a Guglielmo Ferrero; ho tanto strepitato dimostrando che tu solo eri l’uomo indicato, e mi hanno detto di chiederti se ne accetteresti la direzione; naturalmente la

cosa sarebbe sottoposta poi al comitato per la decisione. Ma credo che per la parte italiana sarebbe un'ottima idea la fusione della Vraie Italie col Monde Nouveau; tanto più che sostenete gli stessi scopi. Darò, appena sarò più libero, al Monde Nouveau, traduzioni di cose tue e un saggio su di te.6 Ti voglio bene: per me sei sempre il più grande scrittore d’Italia; non è adulazione; sono invece molto scontroso; tu vedi che non collaboro per quanto ripetutamente invitato, a nessuna rivista italiana. Per la Vraie

Italie non so che cosa darti. Forse farò un articolo sul libro di Geiger a proposito di D'Annunzio.” Strowzki mi doveva presentare a Geiger, ma non ho più avuto tempo di andarci. Mussolini mi ha affidata la corrispondenza del Popolo al Congresso della Pace.8 Amo il giornale di Mussolini che corrisponde, da diverso tempo, come sai, alle mie idee politiche. Ma non sarà, spero, quella politica, che una collaborazione provvisoria. Ho bisogno di ritornare a fare solo dell’arte; ma la «géne»? in cui mi trovo è così «accablante»!° che preferisco tutto al restarci ancora. Un abbraccio dal tuo Ungaretti Mercereau ti scriverà di Carlos Larronde;!! per tua norma è un teosofo estetizzante

alla Péladan;!?

scrive orribili poesie;

ma

è un

uomo

molto

«remuant».? In critica guarda l'Europe Nouvelle! ch’è molto ben fatta; c’è Thibaudet,! Salmon!6 ecc.!7 /

TONI 1919

243

Ti manderò, se non puoi averlo, «les écrits nouveaux »!8 dove c'è uno

studio su Jarry. Conosci quello apparso nei Marges di Apollinaire?! Vuoi che te lo procuri? In arte, ecco come stanno le cose qui:

1 i libertari

Max Jacob — Cendrars —

(molto interessanti, come

sal; i

soli che abbiano dell’arte l’idea che ci vuole: per quanto ancora impauriti dalla letteratura, corrompano l’ispirazione in ironia;

sostengo che della letteratura ci siamo ormai abbastanza liberati,

per lasciare al canto la sua fioritura serena) —

i futuristi

Reverdy?® — Birot?! —

i simultaneisti Barzun?? — Divoire —

i decadenti calvinisti: Gide?3 i dannunziani: Suarès?4

preoccupati di risoluzioni tecniche; fanno un utile lavoro per l'artista; gli preparano il nuovo materiale di espressione. un movimento che somiglia a quello italiano di Cardarelli; tra l'accademia, la vanità e il fulmine metafisico.

CN

| Be

una specie di Panzini, almeno nell’opera migliore, «les voyages de Psychodore» Han Ryner® (cinismo filantropico, o socratismo) — Polti: lo spirito delle leggi nell’arte universale; un positivista mistico; un guelfo e un umanista; uno degli uomini più istruiti del nostro tempo.

8 i teosofi: Mercereau, Carlos Larronde ecc. 9 il cantastorie: Paul Fort?6 Ma insomma ci manca Apollinaire, che stava trovando il valore classico della libertà. Di fronte a lui quanto primari?” sono tutti gli altri — Ti abbraccia il tuo

Ungaretti 31 rue des Ecoles Paris

Su foglio non rigato (recto e verso). Senza indirizzo né data, ma quasi certamente della prima metà di febbraio del 1919, per il riferimento al primo numero della « Vraie Italie »,

244

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

uscito appunto in quel mese, e per l’annuncio dell'incarico di collaborazione al « Popolo d’Italia» (cfr. nota 8).

! Cfr. lettera 232, nota 1. 2 All'origine del risentimento di Ungaretti è la sua mancata menzione tra gli scrittori di guerra citati nella recensione al libro di Prezzolini, Tutta la Guerra (Firenze, Bemporad, 1918), uscita sul primo numero della « Vraie Italie» (Toute la Guerre, pp. 26-7). «Boniments de tireuse de cartes» sono le storie, le menzogne della cartomante. I «tempi degli aggettivi» sono antitetici all’essenzialità lirica ungarettiana. ? Cfr. lettera 232, nota 5. 4 «Le Monde Nouveau». Revue mensuelle interalliée et internationale. Scopo della rivista, redatta in francese e in inglese (10.000 copie ciascuna), che usciva contemporaneamente a Parigi, Londra e New York, era «le rapprochement social, économique, littéraire et artistique entre la France et les pays alliés et neutres». La prevista edizione italiana non ci fu mai, né fu raggiunta l’intesa, qui auspicata, con « La Vraie Italie ». La direzione letteraria era affidata a Paul Fort (anche redattore capo fino all’aprile 1919). Gustave-Louis Tautain ne era segretario generale (come si precisa anche nella lettera 243), e solo dal giugno 1920 redattore capo. 3 Guglielmo Ferrero (1871-1943), sociologo e storico, assai noto, anche fuori d’Italia, come scrittore politico. Antifascista, fu dal 1930 esule a Ginevra, dove ricoprì la cattedra di Storia della Rivoluzione francese e Storia contemporanea. 6 Fino a tutto il 1920, sulla rivista non compaiono né pagine di Papini, né articoli di Ungaretti su di lui. ? André Geiger, nato nel 1875, romanziere, letterato e studioso di cultura italiana, aveva recentemente pubblicato una biografia dannunziana, Gabriele D'Annunzio, Paris, La Renaissance du Livre, 1918. Sulla « Vraie Italie » non uscì nessuna recensione ungarettiana alvolume. 8 Durante la Conferenza della Pace, Ungaretti fu corrispondente da Parigi del giornale di Mussolini, «Il Popolo d’Italia», al quale collaborò con articoli di carattere per lo più politico dall’11 febbraio 1919 al 23 gennaio 1920. Per il suo rapporto con Mussolini e il fascismo cfr. lettera 229, nota 1. ? Qui «difficoltà finanziarie, ristrettezze». 10 Pesante, opprimente. !! Carlos Larronde, autore di romanzi esoterici e filosofici. ? Mérodack Sar Péladan, pseudonimo di Joseph Péladan (1858-1918), scrittore francese molto noto alla fine del secolo, sostenitore della magia e delle scienze occulte, che hanno larga parte nelle sue opere. 3 Che si dà molto da fare. 14 «L’Europe Nouvelle». Revue Hebdomadaire des Questions Extérieures, Economiques et Littéraires. Fondata a Parigi nel 1918, la rivista, che contava su qualificate collaborazioni, si occupava di problemi politici e di questioni economiche e finanziarie, nonché di vari aspetti della vita culturale, artistica e letteraria contemporanea. Albert Thibaudet (1874-1936), saggista e critico letterario francese, aperto a una straordinaria pluralità di interessi estetici, politici, morali e filosofici. Fin dal 1909 legato alla «Nouvelle Revue Frangaise», dove pubblicò nel dopoguerra le illuminanti ré/lexions su autori classici e contemporanei, collaborava in quegli anni alla sezione letteraria e artistica dell’«Europe Nouvelle». Su di lui si veda anche l’elogio di Ungaretti in apertura del saggio su Bergson del 1924, L'estetica di Bergson (U 74, p. 79).

1919

245

16 André Salmon (1881-1969), scrittore e critico francese, legato alle avanguardie arti-

stiche e letterarie, dal 1919 amico di Ungaretti (si veda la descrizione del primo incontro nella lettera 240), che gli dedicherà l’ultima poesia di P-L-M, Calumet (U 70, p. 363). In quegli anni era, tra l’altro, responsabile della rubrica «La Semaine Artistique» dell’«Europe Nouvelle». !” «Mercereau [...] ecc.»: scritto nel margine sinistro, perpendicolarmente al testo. !8 «Les Ecrits Nouveaux », rivista letteraria mensile, fondata a Parigi nel 1917. L’articolo su Jarry, intitolato A/fred Jarry e firmato da Breton, era uscito nel numero di gennaio (Tome III, janvier 1919, n. 13, pp. 17-27). ! G. Apollinaire, Alfred Jarry, «Les Marges», novembre 1909. La rivista, fondata nel 1903 da Eugène Montfort e interrotta durante la guerra, aveva ripreso da qualche mese le pubblicazioni. 2° Pierre Reverdy (1889-1960), poeta francese, cubista e anticipatore del surrealismo, fondò nel 1917 la rivista letteraria «Nord-Sud» e fu stretto collaboratore di Breton in «Littérature». Le riserve di Ungaretti sulla sua poesia sono più ampiamente espresse nel saggio del 1924 Sottigliezza poetica di Reverdy, dove tuttavia si conclude che Reverdy «è, in realtà, uno dei quattro o cinque, in Francia e fuori di Francia, oggi, meritevoli d’onori» (U 74, pp. 75-8, la citazione è a p. 78). 21 Pierre Albert-Birot (1876-1967), poeta e scrittore, arrivò alla letteratura dopo una carriera di pittore e scultore. Efficace animatore culturale, fondò nel 1916 la rivista « Sic»,

aperta alle avanguardie. 2 Henri-Martin Barzun, tra i primi rappresentanti del simultaneismo in poesia. 2 André Gide (1869-1951), scrittore francese di grande lucidità, tra i più rappresentativi del primo Novecento europeo, ebbe grande influenza sulla cultura e sul costume contemporanei. L'etichetta di Ungaretti alluderà al raffinato estetismo e al gusto dell’autoanalisi propri dello scrittore, educato in una famiglia di rigide tradizioni ugonotte. Per un giudizio più articolato cfr. le lettere 246, nota 9, e265, nota 5, nonché iritratti affidati alle pagine critiche di pochi anni più tardi, in particolare l’André Gide del 1925 (U 74, pp. 95-9). 24 André Suarès, pseudonimo di Félix-André-Yves Scantrel (1868-1948), scrittore e saggista francese, di gusto aristocratico e sontuosamente estetizzante. Decisamente negativo il

giudizio su di lui nella lettera 271 del 19 aprile 1920. 2 Han Ryner, pseudonimo di Jacques Elie Henri Ambroise Ner (1861-1938), polemista e narratore assai noto in Francia all’inizio del secolo (nel 1912 fu eletto «Prince des

Conteurs»), autore molto prolifico di particolari romanzi storici di evocazione dei popoli antichi. È certo questo aspetto della sua opera a suggerire l’accostamento a Panzini, autore in proprio di romanzi ambientati in lontane epoche storiche, come La lanterna di Diogene e Santippe. Il romanzo qui citato, Les Voyages de Psychodore, philosophe cynique (Paris, Bibliothèque des Cahiers humains, 1903) è una narrazione simbolico-filosofica, con tratti

esoterici, ambientata nel mondo antico. In anni più tardi Han Ryner ebbe qualche notorietà anche in Italia: si può segnalare infatti la traduzione di due suoi romanzi, I/ figlio del silenzio e La torre dei popoli, pubblicati dall’editore Monanni di Milano nel 1928 e nel 1929, nella traduzione, rispettivamente, di Decio Cinti e di Angelo Treves. 26 La definizione ungarettiana sembra alludere sia alla tematica della sua poesia (descrizione della Francia antica e popolare), sia al registro stilistico adottato, cantabile e talora poco sorvegliato, con prevalenza dell’assonanza sulla rima. 27 Con valore peggiorativo, nel senso del francese primzaire: elementare, scolastico, semplicistico.

246

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

235

Mio caro Papini, Ti ho spedito il mio libro.! Non l'ho mandato ancora qui in giro, tranne alcune copie a giovani per i quali è stato una rivelazione; ne scriveranno e ti terrò al corrente. Mussolini mi ha chiesto telegraficamente di occuparmi del Popolo. Non mi ha ancora messo in condizioni di poterlo fare convenientemente. Gli ho mandato 3 articoli e non ne so l’esito; articoli di poeta naturalmente; non conosco né potrò mai adattarmi a fare del giornalismo corrente. Anzi vorrei, te lo confesso, un’altra soluzione, qualsiasi, per il mio dopoguerra.4 L’impressione circa la Vraie Italie) è stata entusiastica. Aiutami per il dopo-guerra, aiutami aiutami. / Politicamente conveniva forse essere un po’ meno wilsoniani, a mio giudicio.” Quella gente disinteressata, dovrebbe se lo è veramente, incominciare col

restituire tutto l'enorme guadagno che ha fatto, in proporzione al proprio contributo alla vittoria. Ma su questo, orecchi... da mercante. Alla battaglia del Piave, sola, abbiamo avuto perdite quanto loro in tutta la

guerra (più di 50000 uomini morti) — Un’osservazione circa la Vraie Italie; la lingua; ci sono errori di grammatica elementare che almeno bisognerebbe evitare; i francesi, ammettono tutto; ma

non tollerano questo che riconoscendo l’utilità e la succosità dell’iniziativa; meglio sarebbe che nulla avessero da tollerare. / In ultimo, sempre a proposito della Vraie Italie, si amerebbe avere degli articoli centrali, di una certa importanza anche come lunghezza, con molte

citazioni, e che rendessero evidente l’indirizzo intellettuale del paese. Sono lontano da 4 anni dall'Italia, e non so come aiutarti; scrivere sui libri

francesi che parlano di cose nostre; ma non so quali; eppoi le cose nostre, tranne quelle che riguardano la guerra, non le so che per sentito dire, e qui non ho possibilità di documentarmi. Piuttosto potrei fare una pagina d’antologia, per ogni numero: mi mande-

resti la traduzione da fare. Ogni traduzione potrebbe avere una presentazione

critica e una nota

bibliografica.8 / Autori antichi e moderni, racconti popolari ecc. ecc. Sarebbe un'efficace dimostrazione.?

Ti abbraccia il tuo Ungaretti 31 rue des Ecoles Paris

adi sl

1919

247

Eppoi gli americani, sordi agli interessi europei, ci faranno se non stiamo attenti perdere quel po’ di prestigio che agli italiani resta nel mondo, e gli italiani, che hanno bisogno per vivere di emigrare, hanno bisogno invece che questo prestigio si estenda almeno per gli scali del Mediterraneo. / Manda a Blaise Cendrars 12 rue de la Boétie la Vraie Italie

Su quattro foglietti senza righe, i primi tre scritti solo sul recto, il quarto anche sul verso. Senza indirizzo né data, ma da collocare probabilmente intorno alla metà di febbraio del 1919, perché di poco successiva alla lettera 234, che prometteva il libro, di cui si annuncia ora l’invio (cfr. qui nota 1), e registrava l’arrivo della « Vraie Italie » sulla quale si dà qui un giudizio più puntuale. ! 2 3 4

Cfr. Cfr. Cfr. Più

lettera 232, nota 5. lettera 254 (nota 2). lettera 234, nota 8. volte ribadita, nelle lettere di questi mesi, l’insofferenza verso il giornalismo: cfr. per esempio la conclusione della lettera 252. ? Cfr. lettera 232, nota 1. 6 «Aiutami [...] aiutami. »: aggiunto nel margine sinistro, perpendicolarmente al testo. ? Il primo numero della rivista proponeva infatti due articoli assai favorevoli alle posizioni del presidente statunitense, concludendo che «la jeunesse intellectuelle italienne est, en attendant, avec Wilson» (L’Italte et Wilson, pp. 8-10; e cfr. Livres sur Wilson, p. 10). 8 «Ogni [...] bibliografica. »: aggiunto nel margine sinistro, perpendicolarmente al

testo. ? La proposta non ebbe seguito.

236

= CON GIDE CLAUDEL! JACOB CENDRARS PUB[B]LICASI NUOVA RIVISTA ARTE PURA? MIO ARTICOLO ENTUSIASMO SU TE = GIUSEPPE UNGARETTI Telegramma da Parigi, datato 21.2.1919, indirizzato a « PAPINI 10 VIA COLLETTA FLORENCE ITALIA».

248

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

! Paul Claudel (1868-1955), poeta e drammaturgo, tra i principali esponenti del rinnovamento catrolico nella Francia di primo Novecento. Il giudizio che trapela dalle lettere a Papini è riduttivo (cfr. lettera 271) e talora di aperta avversione (cfr. lettere 246 e 267), ben

diverso da quello dei primi anni parigini, attestato dalle lettere a Pea (cfr. per esempio la

lettera del 12 gennaio 1913, in Lettere a Pea, p. 42).

2 Certo da identificare con l'imminente « Littérature», la «petite revue » uscita nel marzo 1919 e diretta dai giovani Breton, Soupault e Aragon, per la quale non era ancora deciso, tra i molti proposti e scartati, il titolo felicemente suggerito da Valéry. Destinata di lì a poco a farsi portavoce delle tendenze più eversive, la futura rivista dadaista e surrealista è, al suo apparire, ancora legata, in maniera ambivalente e contraddittoria, agli ambienti e ai maestri riconosciuti del mondo letterario parigino. Nel primo numero compaiono infatti tutti i nomi qui citati, escluso il solo Claudel (menzionato però in copertina tra gli autori che la rivista si ripromette di pubblicare). La collaborazione di Ungaretti è circoscritta alla prima serie della rivista (marzo 1919-agosto 1921), con l'articolo su Papini qui annunciato e uscito nel giugno del 1919 (cfr. lettera 246, nota 1), la risposta alla provocatoria inchiesta del novembre 1919, « Pourquoi écrivez-vous? », uscita nel gennaio del 1920 (n. 11, p. 26; ora in U 74, p. 35) e il «témoignage » al «processo » Barrès uscito nell’agosto 1921 (n. 20, pp. 16-8; ora in U 74, pp. 36-7).

237

Caro Papini, presto spero ritrovarti per un giorno, prima di riandarmene a

Parigi. Ho avuto la fortuna di trovar qui Savinio e Carrà. Sono state e saranno per qualche altro giorno ore proficue di chiarimento. A quando la nostra rivista?! Non t'accorgi che abbiamo per lo meno 1.000.000 di volte più ingegno, fantasia, sensibilità, serietà, classicità e yzodernità (lettere in una parola)

di tutti gli altri italiani messi insieme? L’altro giorno è passato di qui Prezzolini. Ci ha detto che si porta via la sua Vocetta.? Un abbraccio dal tuo Ungaretti

Cartolina postale, con timbro datato M[ilano] 2.3. 1919, indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE ». ! Difficilmente identificabile sulla scorta di questa allusione (cfr. anche lettere 238 e

247). Un riferimento, non meno generico, anche in una lettera a Carrà di questi stessi

giorni (ma erroneamente datata 1918: cfr. lettera 238, nota introduttiva): «In quanto alla rivista, prima dell'autunno non credono opportuno; ma allora escirà» (Lettere a Carrà, pi

424).

1919

249

2 È infatti di questi mesi la separazione di Prezzolini dal vecchio gruppo fiorentino della «Libreria della Voce», il suo trasferimento a Roma e la costituzione in questa città della Società Anonima Editrice «La Voce», con atto notarile del 31 maggio 1919 (ora in Edizioni della Voce, pp. 181-3). Un’eco dei dissidi sorti tra Prezzolini da una parte, e Papini, Soffici e Vallecchi dall’altra, si coglie nelle note del Diario di Prezzolini, il 18 gennaio 1919: «Lettera Vallecchi: sfrondata dalle belle parole, vuol esser lui l’editore e mi offre una posizione in sott’ordine. Un’altra illusione che se ne va. Papini e Soffici appoggiano Vallecchi. Temono, evidentemente, che io metta ostacoli alle loro scorribande tipo «Lacerba» e sperano fare più quattrini con uomo d’affari. Deciso di lasciarli», e il 31 gennaio: «Ci siamo separati: da Vallecchi con signorilità ed amicizia, da Papini e Soffici con silenzio delle cose più intime. Vado verso l’ignoto» (p. 311); e nella lettera del 22 marzo 1919 di Attilio Vallecchi a Palazzeschi: «Fra me e Prezzolini si sono accomodate le cose stabilendosi a Roma lui con la denominazione Libreria della Voce e continuando io con il vecchio gruppo di scrittori fiorentini» (Tipografi, Editori e Riviste, p. 83, n. 174).

238

Carissimo Papini, domani spero di essere a Parigi e mi occuperò di tutto quello che desideri. Per il mio libro,! di cui le bozze dovranno essermi mandate all’indirizzo

che indicherò, ti prego di dire a Vallecchi che stampi la prefazione in corsivo e in caratteri di corpo più piccolo di quello scelto per le poesie; anche le date in corsivo; per le poesie uscite in Lacerba, che correggerò appena avrò le bozze, una data anteriore di un mese al numero di Lacerba nel quale ognuna appare. In quell’articolo di Soffici che m'hai mostrato verso la fine c’è «quelques fussent le succès ecc.» è quels que fussent ecc — che bisogna scrivere. Sul momento la mia amnesia non mi faceva trovare. / In quanto all’avvenire ecco quello ch’io penso: starò al Popolo} quanto sarà necessario per convertirmi alla borghesia. Poi vorrei venire a Firenze,

come Carrà e Savinio. Si potrebbe fare di Vallecchi il centro librario e artistico non solo d’Italia, ma del mondo. Con la pubblicità, - tanto più che noi saremmo disposti ad occuparci della redazione e della pubblicità stessa, e di tutto l’altro lavoro, compresa la correzione di bozze anche dei libri — si potrebbe fare oltre alla Vraie Italie una rivista letteraria redditizia” Da quel che ho visto credo che a Firenze potrei vivere con 300 lire mensili. Si potrebbero fare pubblicazioni di saggi critici intorno a pittori, uomini di pensiero ecc, con riproduzioni di opere, e non solo contemporanei; e sarebbe un lavoro che completerebbe quello della Vraie Italie e delle esposizioni, tanto più che di tali pubblicazioni si darebbero traduzioni francesi. C'è da prendere un

250

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

posto di direzione spirituale nel mondo. E con Soffici e te alla testa, l'uno per l’arte l’altro per le lettere, è facile. Tali cose si discuteranno meglio in seguito, se entri in quest'ordine d’idee. Intanto scusami se la stanchezza non mi permette che di abbracciarti in fretta — Il tuo Ungaretti

Se vuoi scrivermi subito manda alla Signora Ricou. Ricordami alla tua Signora e alle bimbe, e a tutti. Vedrai la cosa di Savinio su Soffici;” è ottima. Savinio si sta formando; pochi hanno come lui il senso della costruzione; non m’intendo di musica; ma è un buon letterato; e uomini come Max Jacob, Gide, Breton,8 e specialmente

Apollinaire, che ne hanno grande stima,” su queste cose non sbagliano. In Hermaph[r]odito!® il canto sul tetto della casa è una cosa bella. Ora s'è anche

liberato da certe civetterie stravaganti.

Su carta intestata (recto e verso) del «Grand Hòtel Ligure / et d’Angleterre / RESTAURANT. CAFFE / BAR. BILIARDI / di fronte alla Stazione Centrale / Lato partenze. / Piazza Carlo Felice - 9 / Via Lagrange - 42 / Torino». Senza data, ma sicuramente scritta durante il viaggio di ritorno a Parigi, dopo l’incontro con Papini (cfr. «In quell’articolo di Soffici che m2°hbai mostrato») auspicato nella lettera 237 del 2 marzo 1919, e non ancora avvenuto il 24 marzo 1919, data di una lettera di Papini a Carrà, in cui si sollecita la visita

promessa (« Cosa fa Ungaretti? Perché non scrive? Per aspettarlo ho fatto a meno di andare a Roma. S'è ancora costà digli che mi scriva e si decida a scendere in giù», Carrà-Soffici, Lettere, p. 203). Probabilmente successiva anche al 1° aprile 1919, data di una lettera di Carrà a Soffici che sembra attestare ancora la presenza di Ungaretti a Milano, dopo il rientro da Firenze (« Sento da Ungaretti che è stato a Firenze, che tu [...]», ibid., p. 123). A

conferma di questa datazione, non smentita dal verbo al presente riferito ad Apollinaire (cfr. nota 9), si veda il riferimento all’impegno preso con «Il Popolo d’Italia » (cfr. nota 3),

e soprattutto la correzione proposta per l’articolo di Soffici che sarebbe uscito nel mese di aprile. Dunque la lettera XV a Carrà, scritta su carta intestata dello stesso albergo e con ogni evidenza coeva alla nostra (cfr. nota 4), sarà da collocare in questi giorni e non nel 1918 come propongono i curatori (Lettere a Carrà, p. 424).

! La futura Allegria di Naufragi, che uscirà verso la fine dell’anno presso Vallecchi (cfr. lettera 261, nota 1). La prefazione, pubblicata il 10 marzo 1919 sul «Popolo d’Italia» con il titolo Verso un'arte nuova classica. Prefazione alla 2° edizione del «Porto Sepolto», non fu poi utilizzata per il volume (si legge ora in U 74, pp. 13-6). ? Non firmato: La gaffe de la France, «La Vraie Italie», I, 3, avril 1919, pp. 75-7. La frase in questione è: «Le seul qui nous reste c’est que l’Italie devait à sa noblesse et à sa

1919

251

grandeur de faire comme elle a fait, quels que pussent étre le succès et les résultats de son action héroique». ? Come corrispondente da Parigi: cfr. lettera 234, nota 8. * Cfr. anche la citata lettera a Carrà: «Penso che si possa far di Firenze il centro spirituale del mondo » (Lettere a Carrà, p. 424). Una politica culturale di dimensioni sovranazionali è più volte vagheggiata nelle lettere di questo periodo: cfr. per esempio le lettere DAB NDIZZII, ? Cfr. lettera 237, nota 1. 6 Cfr. lettera 205, nota 3. ? Pubblicata di lì a qualche mese sulla « Vraie Italie» (I, 7, aodt 1919, pp. 213-5), con il

titolo Soffici peintre. 8 André Breton (1896-1966), poeta e critico francese, fondatore e massimo teorico del surrealismo, direttore con Soupault e Aragon di «Littérature» (cfr. lettera 236, nota 2). L’amicizia tra Ungaretti e Breton, nata in questi mesi, non fu mai rinnegata, nonostante le

diverse posizioni ideologiche degli anni successivi:

«Un’amicizia salda ci strinse subito,

Breton ed io, rimasta, anche se la turbarono continui dissensi, ferma sino alla morte di Breton » (Note, U 70, p. 580). A conferma si può ricordare la dedica a Breton di Perfections

du noir nell’Allegria di Naufragi (ora in U 70, pp. 353-9), ricambiata dalla dedica a Ungaretti di un testo di Clazr de terre, Cartes sur les dunes (lo si veda in U 70, p. 580). Una commossa rievocazione dello scrittore è affidata al discorso in morte, del 1967, André

Breton (U 74, pp. 6595-60). Cfr. anche l’elogio espresso alla fine della lettera 273. ? L’uso del presente verbale anche per Apollinaire, a questa data già morto, si spiega con la sua inclusione in un elenco di personaggi vivi e ben presenti all'attenzione di Ungaretti in questo periodo. 0 A. Savinio, Hermaphrodito, Firenze, Libreria della Voce, 1918. Il libro, bilingue

francese-italiano e misto di parti narrative e parti liriche, in versi e in prosa, era in parte già uscito sulla

«Voce» del 1916 (cfr. lettera 54, nota 4) e su altre riviste italiane e francesi.

239

Mio caro Papini, ti ho scritto da Torino;! sono ancora in viaggio; a Chambery; un viaggio che non finisce più; la divisa, dopo la guerra, che avrebbe dovuto essere un titolo d’onore, è un ostacolo, una condizione spregevole; questo è il più pericoloso errore del nostro governo; per indurci a entrare in guerra ha

promesso mari e monti; per mancanza di tatto ha provocato Caporetto; e ora ripete la stessa bestialità; con le delusioni — risveglio e inacerbimento di rancori — preparerà la dinamite che gli scoppierà fra le mani, proprio come l’altra volta, quando, assente da tutto, faceva fra scrosci d’applausi, rassicuranti dichiarazioni e spavaldi gesti.

Quello che temo è che l’Italia s’inabissi. La Francia resterà tranquilla; la sua prosperità avvenire è assicurata; c’è l'industria del lusso che nessuno può toglierle; c'è l'immensa ricchezza dei paesi riconquistati e del bacino della

252

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Sarre (più di 150 miliardi); c’è il costo della vita ch’è quasi normale; ci devono essere accordi finanziari con grossi gruppi americani; c'è un programma in via

di attuazione insomma; qui l’avvenire è chiaro. Aggiungi il tonnellaggio tedesco; aggiungi l’indennità di guerra; aggiungi la / scarsità della popolazione; aggiungi la piccola borghesia (chi potrebbe dare una base teorica, di fede alla rivolta) (professionisti, funzionari, impiegati) che non è nelle nostre condizioni di disperante disagio; aggiungi che si pensa di raddoppiare il reddito dell’agricoltura utilizzando precisamente quel potassio di cui le miniere di Lorena sono valutate a 40 miliardi, ecc. ecc.

E noi? Noi se ci muoviamo, avremo forse addosso Iugoslavi Cechi e Greci, che mi sembra abbiano, segretazzente, una tale funzione di polizia. Altrimenti come spiegare la protezione iniqgua delle loro pretese, da parte di paesi che non avrebbero dovuto tollerare, dopo quello che abbiamo fatto, neanche che la quistione della Dalmazia fosse discussa? La nostra è veramente la vittoria di Pirro: siamo i fessi della guerra! Insomma tutto ciò mi addolora e vorrei potermi soltanto occupare d’arte. Ti abbraccia il tuo Ungaretti

Sulla prima e sulla seconda facciata di un foglio senza righe piegato in due. Senza indirizzo né data, ma immediatamente successiva alla lettera 238 (cfr. qui nota 1), dunque dell’inizio di aprile 1919. ! Sicuramente la lettera 238, scritta sulla carta intestata di un albergo di Torino, durante il viaggio di ritorno a Parigi. ? L’attenzione ai problemi politici, che la lettera dimostra, è infatti legata alla posizione di corrispondente estero del «Popolo d’Italia». L’insofferenza per il « giornalismo corrente», espressa fin dall’inizio, si coglie più volte nelle lettere di questo periodo: cfr. lettera 235, nota 4.

240

Mio caro Papini, nella mia vita di poeta, oggi posso contare una delle più grandi consolazioni che potessi sperare. Ero al vernissage di Juan Gris,! da Rosenberg: mi tenevo in disparte, quando un uomo magro mi avvicina chiedendomi s’ero Ungaretti. Sono difatti

Ungaretti. L'uomo magro era André Salmon e voleva farmi questa dichiara-

1919

253

zione: aveva ricevuto il mio libro, non sapeva dove rispondermi per ringraziarmi, era felice d’incontrarmi per dirmi la profonda commozione che aveva provato alla lettura della mia poesia; in vent'anni di lavoro egli poteva rendersi conto della reale bellezza delle mie cose, bellezza intensamente classica, e

spontanea e fresca, e moderna, e non so quali altri elogi. M’invitò ad andarlo a vedere. Mi disse che avrebbe scritto una nota nella Nouvelle Revue Frangaise? che riapparirà in giugno diretta da Rivière.4 Mi chiese se non avessi nulla d’inedito per la Nouvelle Revue. Era commosso; era d’una sincerità commovente. Ho letto, mi disse anche, ad altri i vostri canti; sono d’un effetto immediato; è sorprendente, è sorprendente. Conosco chi lavora da anni e anni per arrivare dove siete arrivato e ci siete arrivato con tanta semplicità.

Poi abbiamo parlato di te e di Soffici. E sono contento, contento per non essermi sbagliato; contento che tu sia stato il primo a baciarmi in fronte poeta. Ti abbraccia il tuo Ungaretti 5 rue des Carmes

Salmon

6 rue Joseph Bara

Su foglio di quaderno a righe, senza indirizzo né data, ma scritta lo stesso giorno del vernissage di Juan Gris, dunque il 5 aprile 1919 (cfr. nota 1).

! Juan Gris, pseudonimo di José Victoriano Gonzalez (1887-1927), pittore cubista di origine spagnola, amico e seguace di Picasso. Fondamentale l’incontro, nel 1916, con il mercante e critico d’arte Léonce Rosenberg (1879-1947) — collezionista tra l’altro di Bra-

que, Metzinger, Laurens, Picasso e Matisse — nella cui galleria allestì una grande personale nella primavera del 1919, dal 5 al 30 aprile. 2? La Guerre (cfr. lettera 232, nota 5).

3 La «Nouvelle Revue Francaise», fondata a Parigi nel 1909, aveva interrotto le pubblicazioni durante la guerra, per riprenderle nel giugno del 1919, sotto la direzione di Jacques Rivière. Alla prestigiosa rivista collaborarono, come è noto, tutti i maggiori scrittori francesi. Ungaretti vi pubblicò vari testi, in prosa e in poesia, ma solo a partire dal 1925. Non mi risulta che sia uscita una nota di Salmon sulla Guerre di Ungaretti. 4 Jacques Rivière (1886-1925), scrittore e critico francese di raffinata sensibilità, dal 1919 fino alla morte direttore della «N.R.F.». Ungaretti, che lo conosceva fin dal primo soggiorno parigino, nutriva nei suoi confronti qualche riserva, confessata nelle pagine commemorative del 1925: «Il me semblait que nos deux esprits ne pouvaient en aucun point se concilier» (Gratitude à Jacques Rivière, U 74, pp. 72-4, la citazione a p. 72). A rivelargli lo scrittore sarà infatti, nel 1923, la lettura di Azzée: si veda l'apprezzamento del romanzo nel saggio del 1924, Jacques Rivière riabilita il «sentimento» (U 74, pp. 66-71). 3 Firmando la prima recensione al Porto Sepolto (cfr. lettera 103, nota 2).

254

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

241

Mio caro Papini, d'Yvermont! mi ha detto giorni fa della traduzione; meglio fare un’antologia: un capitolo dell’uomo finito; un saggio critico; una prosa politica; una prosa filosofica; ecc. ecc.? in modo che si abbia un’idea della tua opera complessa; poi tradurrò il tuo romanzo che stai scrivendo, e Thuile

rivedrà la traduzione; bisognerebbe pubblicarlo alla Nouvelle Revue. Aiuterò d’Yvermont nella scelta; d’Yvermont non ha molto criterio estetico; e poi da quando è paralizzato, è lontano dal movimento; in tuttii casi egli

non è ora colle correnti più vive; ma la cosa riuscirà ottima con un po’ di guida. Un abbraccio da Ungaretti

Carte postale, con timbro datato Paris 25.4.1919, come la lettera 242 (non ci sono elementi decisivi per stabilire l'ordine di successione, ma cfr. nota introduttiva). Indirizzata a « Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE / Italia»; mittente « Ungaretti / Paris / [rue] des

Carmes 5 ». ! Ary-René d’Yvermont, letterato e poeta, nel primo decennio del secolo direttore di riviste artistiche e letterarie (« Isis» e

«La Revue du nouveau siècle»), più tardi traduttore

di Walt Whitman, del quale pubblicò un’antologia nel 1928, presso Figuière. 2 Questo progetto di traduzione con d’Yvermont fu presto abbandonato, come risulta anche da una lettera di pochi giorni dopo (cfr. lettera 243, nota 1). ? Probabilmente la futura Storia di Cristo, che uscì nel 1921 presso Vallecchi, ma fu progettata nei primi mesi del 1919 e di fatto iniziata il 19 agosto di quell’anno, come risulta dal Diario di Papini stesso (p. 23). Il libro non fu mai tradotto da Ungaretti, né comparve presso le edizioni della « Nouvelle Revue Frangaise»: la sua traduzione francese, Histozre du Christ, fu curata invece da Paul-Henri Michel e uscì nel 1922 presso l’editore Payot di Parigi. Cfr. anche lettera 275, nota 1.

242

Mio caro Papini, tu sai che Parigi non è un guscio d’uovo, e che i nostri amici sono ai quattro punti cardinali. Ho visto oggi Breton; mi dice di averti spedito «Littérature ».1 Rivedrò gli altri, e farò di tutto per accontentarti.?

1919

255

Mi è piaciuto l’ultimo numero della Vraie Italie più degli altri; ottime le cose sulla musica,} e specialmente quelle su Carrà e Savinio,4 opera di giusti-

zia. E anche scritta in generale ottimamente, tranne l'articolo dove si parla di Strowski un cumulo di clichè da far vomitare; un francese, al quale avevo

dato la rivista, non voleva continuarne la lettura, e me la gettò indispettito, di fronte a quel cattivo gusto. Sono in uno stato tragico. Abbracciami Soffici, e credimi con un fraterno abbraccio il tuo Ungaretti

Carte postale, con timbro datato Paris 25.4.1919, come la lettera 241 (ma forse successiva, se, come pare, è scritta in risposta a una lettera di Papini ricevuta dopo l’invio della 241: cfr. qui nota 2). Indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE / Italia»; mittente « Ungaretti / Paris / [rue] des Carmes 5 ».

1! Cfr. lettera 236, nota 2. 2 Si tratta evidentemente della risposta a una lettera di Papini che sollecitava i contatti con l’ambiente parigino promessi a voce da Ungaretti durante l’ultimo viaggio in Italia e ribaditi all’inizio della lettera 238. Cfr. anche lettera 244 (nota 3). è Musique, «La Vraie Italie», I, 3, avril 1919, pp. 82-3. Si tratta di un’esaltazione del-

l’antica musica italiana, a proposito di un’imminente edizione di musiche antiche e moderne patrocinata da Umberto Notari. 4 Carlo Carrà, ibid., pp. 77-9 e Alberto Savinio, pp. 79-80: elogio di entrambi ed apprezzamento della loro opera artistica e letteraria. > L’aventr, ibid., pp. 71-5. Enfatica esaltazione del progresso e della modernità dell’Italia, di cui i Francesi non si sarebbero ancora accorti. Strowski è citato come esempio di francese colto, vittima in un primo tempo degli stereotipi sull’Italia e poi affascinato dalla vera realtà del paese.

243

Mio caro Papini, novità? si tradurrà l'antologia con Lefèvre, per Crès.! Lefèvre farà un saggio su di te; e per questo rileggeremo insieme i tuoi libri. Lefèvre è quel tale critico che ha pubblicato durante la guerra lo studio più discusso e perfetto sulla letteratura attuale. Tautain, secretario? del Monde Nouveau, che è uscito, deve averti scritto a lungo.*

256

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Carlos Larronde ti scriverà a lungo. Polti ti scriverà a lungo. Mercereau, che s’è smobilitato con un vestito da groom,° una parrucca con la scriminatura in mezzo, barba e baffi rasi, ti manderà un articolo sull’asso-

ciazione internazionale degli intellettuali che si sta fondando. Di Littérature sono usciti due numeri. Gide ha voluto che uscisse prima della rubrica italiana, una rubrica inglese; e in tutti i casi non ha voluto che ci fossero rubriche straniere al 1° numero; ragioni di sciovinismo? In tutti imodi

non servirti di questa confidenza, che ho avuto in modo segreto. La cosa su di te verrà fuori al 4° numero? che sarà di 32 pagine. / In Littérature vedrai cose inedite di Lautréamont,8 di Apollinaire, di Mal-

larmé.? Breton, che ne è direttore, ti scriverà. Ho chiesto che la libreria di Vallecchi ne diventasse depositaria per l’Italia; sarà bene che lo diventi per tutte le cose francesi e di altrove di qualche importanza. Si occuperebbe della diffusione poi agli altri librai; ma in tanto avremmo in mano l’estero; ed è importante, anzi necessario.!°

Che Vallecchi scriva accettando a Breton, 9 place allo stesso indirizzo anche per gli Ecrits Nouveaux,! Frangaise! che riuscirà, ecc. ed anche a Cendrars per 12 rue de La Boétie — Dimmi se finalmente siete disposti a prendermi vostra «azienda ».!4 Sono stufo di Parigi e di politica.

du Panthéon.!! Scriva per la Nouvelle Revue le edizioni della Sirène come

sguattero, nella

Un abbraccio dal tuo Ungaretti 5 rue des Carmes Paris

Su foglio di computisteria, piegato in due (recto e compresa tra la fine dell’aprile e l’inizio del maggio numeri di «Littérature» già usciti (marzo e aprile) e all’antologia di cui si parla nella lettera 241, del 25 anteriore al 18 maggio 1919, data della lettera 245, in ciata, della pubblicazione dell’articolo su Papini nel

verso). Senza indirizzo né data, ma 1919, per la notizia relativa ai due per il riferimento, come a cosa nota, aprile 1919. La nostra è comunque cui si conferma la notizia, qui annunmese di giugno.

! L’antologia di cui alla lettera 241 (ma con diverso traduttore e senza indicazione di editore). Il progetto non ebbe seguito: tra le opere di Lefèvre non si segnala infatti alcuna traduzione da Papini, né per Crès né per altri editori. ? Frédéric Lefèvre, La jeune poésie francaise, hommes et tendances, Paris et Fribourg ICE

1919

257

? Modulato probabilmente sul francese secrétazre. 4 Cfr. lettera 234, nota 4.

? La lettera è forse quella pubblicata sul numero di maggio della « Vraie Italie», con il titolo L’Unzion Latine (I, 4, pp. 113-4), nella quale Polti dichiara il suo consenso al programma di unificazione sovranazionale vagheggiato da Papini. ° Termine di origine inglese che designa il ragazzo d’albergo in livrea, incaricato delle commissioni. ? Cfr. lettera 246, nota 1. ® L’enigmatico conte Lautréamont (pseudonimo di Isidore Ducasse, 1846-1870), il poeta maledetto riscoperto in questi anni dai surrealisti e in particolare da Breton. Su di lui si vedano i tre saggi di Ungaretti raccolti in U 74: Le secret de Lautréamont, Il passato di Lautréamont e Lautréamont ovverosia Odore di bruciato (pp. 90-4, 241-5 e 246-51). « Littérature» ne pubblicò le Poésies nei numeri di aprile e di maggio del 1919 (I, 2, pp. 2-13 e I, 3, pp. 8-24), con una nota introduttiva di Breton che rivendicava l’importanza di questi testi: «dans les Poésies bien autre que le romantisme est en jeu. A mon sens, il y va de toute la question du langage» (I, 2, p. 1) ° Rispettivamente nel numero di aprile Apollinaire, Le rzendiant (I, 2, p. 14) e in quello di maggio Mallarmé, Le chàteau dé l’espérance (I, 3, pp. 2-3). 10 Cfr. lettera 238, nota 4. 1! La «cameretta» da studente dell’Hòtel des Grands Hommes di Place du Panthéon (rievocata da Ungaretti nel discorso per Breton del 1967, U 74, p. 657) era, in mancanza di altre soluzioni, la sede della giovane «Littérature ».. 2 Cfr. lettera 234, nota 18. 3 Cfr. lettera 240, nota 3. 14 Cfr. lettera 227, nota 15. L’« azienda » sarà ormai la casa editrice di Vallecchi, con cui erano rimasti Papini e Soffici dopo la partenza di Prezzolini (cfr. lettera 237, nota 2).

244 Mio caro Papini,

non ho ricevuto ancora le bozze da Vallecchi. Sono passati 20 giorni dal tuo annunzio. Me ne dispiace; anzi non potrei tollerare che il mio libro! uscisse senza ch’io stesso vi metta le mani, in ultimo, perché abbia, come voglio,

aspetto e anima di libro. Ma non credo che mi si voglia assassinare alle spalle; sarebbe realmente un’offesa all'arte pubblicare il libro nel disordine in cui ho lasciato quelle carte raccolte in tutta fretta qui e là, e quando m’era impossibile di riguardarle tranquillo. Un lavoro d’ordine solo io posso farlo, solo io! Hai ricevuto «Littérature»?? È uscita un’altra rivista assai simpatica, sebbene alquanto disordinata come gusto «La Rose Rouge».

LETTERE

258

A GIOVANNI

PAPINI

Dedicherò la settimana ventura totalmente a procurarti libri, e riviste; insisterò presso editori e scrittori, di nuovo. Perdonami se fin oggi non l’ho fatto

con quell’attività necessaria;* ma incontro la gente a caso; e non ho risposto a

nessuno dei numerosi inviti che mi sono stati fatti, in casa di questo o di quello scrittore od artista; vivo la / mia tragedia economica. Abbracciami Soffici. Un abbraccio dal tuo Ungaretti 5 rue des Carmes Paris

AI posto della poesia datata 1914’ intendo sia stampata la nuova edizione che ti mando — in testa al libro — Pare organizzino in mio onore uno dei giovedì di M®° Aurel!!!6 Ho visto Brunelleschi; naturalmente non m'interessa!

Su foglio azzurrino senza righe, piegato in due e scritto sulle due facciate esterne. Senza indirizzo né data, ma quasi certamente da collocare intorno alla metà di maggio del 1919, per l’annuncio dell’uscita della «Rose Rouge» (cfr. nota 3) e per l’ossessiva richiesta delle bozze, frequente nelle lettere di questo periodo (cfr. lettera 245, nota 2). I venti giorni trascorsi dall’annuncio di Papini andranno calcolati a partire dalla lettera 242 (timbro postale del 25.4.1919), che costituisce, a mio parere, la risposta a una lettera di Papini (si veda anche, nella lettera 242, l’annuncio dell’invio di « Littérature », del cui arrivo si chiede ora conferma).

! Cfr. lettera 238, nota 1. Cfr. lettera 236, nota 2.

«La Rose Rouge», edita a Parigi, cominciò le pubblicazioni nel maggio del 1919. Cfr. lettera 242, nota 2. èw N a U

Questa lettura, «1914», mi sembra più rispettosa della grafia ungarettiana di quella

proposta dalla Maggi, « 1919», nell’Edizione critica, p. XVIII, nota 1. Il manoscritto non è

compreso nel carteggio disponibile, ma si tratterà probabilmente di Roman Cinéma, datata «Paris le 11 mars 1914», piuttosto che di Chiaroscuro, datata «Milano settembre dicembre 1914». Quest'ultima infatti non presenta varianti di rilievo rispetto alla redazione di «Lacerba ». L'ordinamento qui previsto è destinato a breve durata: l’A/legria di Naufragi si aprirà infatti con un testo del 1919, Preghiera (quello stesso che la Maggi a partire dalla sua lettura, «1919», ritiene inviato con la presente lettera). 6 Cfr. lettera 231, nota 3.

? Umberto Brunelleschi (1879-1946), pittore e scenografo, assai noto negli ambienti artistici della capitale francese, dove si era trasferito con Soffici fin dai primi anni del

1919

259

Novecento e dove si stabilì definitivamente dopo la guerra, occupandosi di allestimenti teatrali e presentando varie mostre personali.

245

Caro Papini, ho riguardato la nota su di te per Littérature: sarai contento: nel numero di giugno passa.! Aspetto sempre le bozze; pare incredibile non averle ancora. Jean de Bonnefons, uno dei più grossi giornalisti di qui, una specie di ambasciatore vaticano presso il Governo francese, ti manderà una lettera e un suo libro. Ti abbraccio Ungaretti Carte postale, con timbro datato Paris 18.5.1919 (illeggibile la cifra dell’anno, ma ricostruibile sulla scorta del contenuto della lettera), indirizzata a «Giovanni Papini / 10 via Colletta / FIRENZE / Italie ». Mittente « Paris / [rue] des Carmes 5».

! Cfr. lettera 246, nota 1.

à

2 Della futura A//egria di Nea È una preoccupazione costante nelle lettere di questo periodo (cfr. lettere 238 e 244),

di cui resta traccia anche nelle Lettere a Soffici: cfr. per

esempio la lettera del 25.5.1919 (pp. 54-5). } Jean de Bonnefon, collaboratore di importanti giornali come il «Journal» e l'«Intransigeant», ed esperto di storia e di diritto canonico (tra i suoi libri figurano titoli come La ménagerie du Vatican ou le livre de la noblesse pontificale, Parigi, 1906, Election du pape, Parigi, 1903, e così via). Difficile precisare quale libro intendesse inviare a Papini.

246

Mio caro Papini, avrai visto la mia nota a tuo riguardo in «Littérature».! È stata ridotta a quel modo per uniformarmi all’indole della Rivista, di cui per ora non si sono ancora decisi ad aumentare il volume. L’articolo che avevo dato prima, assai completo, era un articolo critico nel vero senso della parola, e lo darò in qualche altra rivista di maggior mole. Intanto eccomi qui sempre in uno stato di grande malessere economico;

paralizzato nel lavoro spirituale. Ma non dispero; Dio fottuto, sono un uomo forte!

260

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

Ho mandato a Vallecchi un elenco di traduzioni per «Distinta»; è ciò che c'è di meglio nella prosa francese d’arte degli ultimi 100 anni; opere introvabili quasi tutte qui; già rarissime alla loro pubblicazione; e non solo dal lato estetico, ma per il loro carattere romanesco? tali da interessare qualsiasi pubblico. Credo che a Vallecchi non sarà difficile farvi una scelta, e aiutarmi.

M’impegno a fornire una traduzione al mese, dattilografata, e assolutamente conforme, dal punto di vista stile e vocabolario, all'originale — ciò che in fatto di traduzioni sarebbe una novità in Italia.? All’elenco fatto si potrebbe aggiungere qualche cosa rara di de Quincey.* / Ho altri progetti di traduzioni: ne riparleremo a tempo opportuno. Intanto mi si scriva presto, ch'io sappia come fare. Ho ricevuto il 4° numero della Vraie Italie; ottimo, meno che nel francese, orribile al solito. Ma perché trascurate la réclame? Potrebbe essere un reddito non indifferente, e sostenere altri progetti. Qui i negri sono gli uomini del giorno; esposizioni negre, feste negre, anto-

logia negra, sono indubbiamente i popoli più civili dell'ora attuale ch’è il colmo del negro; ma! In letteratura? Da una parte i cubisti continuano nel loro lavoro di distruzione dell’arte; l’arte come ogni cosa tende alla morte; questa è forse la sua ultima ora; e l'umanità fattasi, all'estremo, volgare non avrà più la malinconia di crearsi illusioni d’immortalità! I cubisti sono i più logici contemporanei; quelli che partecipano «cor coscienza» alla risata tragica; vè nella loro opera veramente qualche cosa di terribilmente disperato. Si cambia colore, signore, in zero! D'altra parte i simbolisti superstiti non hanno più che una parte astiosa di ratés” da svolgere. Sono in età di sedersi nelle poltrone ufficiali; neanche in questa comune politica delle scuole ebbero fortuna; in tutto furono dei falliti! Perché credettero che la decadenza fosse rinascita; e non ebbero, come i loro

maestri, la fortuna di morire a tempo. Infine qualche isolato: Gide, l’eterno Don Giovanni di tutte le estetiche, di tutte le sensibilità; di tutte le esperienze del corpo e dell’anima; per usci[r]ne subito, con un sorriso «troublant »,8 tentando una nuova corruzione.? E chi

ancora? Claudel? Ma solo Jahier può crederci;!° il più bolso cretino comparso nelle lettere è Claudel; lo spirito più grossolano, di lubrico grossolano che potesse comparire in questo paese delle fini idee, e delle immagini fresche. E chi? Giraudoux? Ha scritto di degno di nota «L’école des indifférents».!! Benda?! Superficiale chiacchierone ebreo. Ti abbraccia Giuseppe Ungaretti

5 rue des Carmes

1919

261

Gide diceva di te: DA

C'est un orgueilleux: mais quand on s’appelle Papini, on a le droit de

étre!

Su foglio non rigato (recto e verso), senza indirizzo né data, ma da collocare nel giugno del 1919 per il riferimento al numero di «Littérature » con l’articolo su Papini, del 1° giugno, e la notizia dell’arrivo del quarto numero della «Vraie Italie», uscito alla fine di maggio. ! G. Ungaretti, Giovanni Papini: «Giorni di Festa», «Littérature», Paris, I, 4, Juin

1919, p. 16 (ora in U 74, p. 34). L’articolo era stato adeguato al tipo di recensione proposto dalla rivista, una sorta di digressione in chiave surrealista (cfr. anche lettera 249, nota 3).

L’articolo nella forma originaria apparve l’anno successivo nel «Don Quichotte» (cfr. lettera 267, nota 2).

? Calco sul francese rorzanesque, per romanzesco. ? Il progetto (che a quanto mi risulta non ebbe seguito) si inseriva nel programma TORA di Vallecchi, che stava allestendo una collana di natratori stranieri. 4 Thomas de Quincey (1785-1859), scrittore inglese, vicino ai gusti del decadentismo,

per taluni aspetti della sua opera, che predilige l’aspetto inquietante e bizzarro della realtà. ? Cfr. lettera 232, nota 1. © L’antologia negra cui si allude è, con tutta probabilità, quella che Cendrars stava preparando per La Sirène (cfr. lettera 252, nota 1). Tra le esposizioni di quel periodo si può ricordare la Premzière exposition d'art nègre e d’art océanien, organizzata da Paul Guillaume nel maggio 1919. ? Falliti. 8 Sconcertante, inquietante. ? Sull’impossibilità di una definizione univoca dello scrittore e sulla pluralità delle sue esperienze artistiche ed esistenziali, si vedano le lucide parole di qualche anno dopo: « Non ho dimenticato André Gide. Ma per parlarne, da che punto incominciare? S'è assimilato tutte le influenze, senza mai divenir servo di alcuna, inquieto e inquietante. Troppo intelligente. Chi saprà mai cogliere il suo aspetto vero? Ha battuto tutte le strade. Chi non s'è ritrovato a seguir la sua traccia? Tutti gli son debitori. In che modo preciso, definibile? I pareri sarebbero senza numero e tutti discordi. E così Gide vuole sia il suo passaggio quaggiù. Non usa dire che gli ripugna d’impegnarsi, di compromettersi? Tentatore, il suo spasso non è forse di veder le sue parole mutarsi in fatti altrui? (Esordio, del 1924, orainU 74, pp. 60-5, la citazione a p. 65, nota). Cfr. anche lettera 265, nota 5. 10 Jahier era autore della traduzione italiana di Partage de midi, uscita nel 1912 presso la Libreria della Voce, e riproposta in questi anni con il titolo Crisi meridiana (Roma, La Voce, 1920). Per il giudizio di Ungaretti su Claudel si veda lettera 236, nota 1. 11 Jean Giraudoux (1882-1944), scrittore e drammaturgo francese, di raffinata cultura. Un giudizio positivo su L’école des indifférents (1911), e indirettamente sullo scrittore, si

può cogliere in un saggio del 1927, Stato della prosa francese: «sin dal 1912, coll’Ecole des indifférents, Giraudoux aveva trovato la sua maestria» (U 74, p. 146).

1? Julien Benda (1867-1956), filosofo e scrittore francese, difensore di un ideale classico di letteratura contro le nuove tendenze dell’arte contemporanea, che accusava di oscurità e di irrazionalismo. Il rifiuto delle posizioni estetiche e teoriche di Benda affiora, per inciso, anche in un saggio del 1930: «Si tratta di quella posizione che Benda ha chiamato il tradimento dei dotti, dimenticando che in certe ore anche il dotto può sentirsi uomo, semplice uomo fratello dell’uomo, e sentire la vanità di quel metro d’oro dei valori assoluti di cui lo dicono detentore» (L'uomo buio, U 74, pp. 237-40; la citazione alle pp. 238-9).

262

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

247 Mio caro Papini,

Sono qui a Firenze, un momento, e poi andrò a Lucca per smobilitarmi, e di là ancora verso Parigi, a proseguire la corrispondenza per il Popolo d’Italia —! Da Parigi infine tornerò in Italia ad intrap[rJendere dalla rivista che con

Carrà e Savinio si progetta," la mia battaglia letteraria. Fisicamente sto bene; moralmente sono fresco e ardente come una rosa; l'avvenire mi sorride come una creatura da tirar su, robusta e ilare. Ti avevo scritto per il mio progetto di traduzioni; non ricordo bene quel che t’avevo promesso; rimandami a Parigi la lista dei libri con nota di quelli che ti premerebbe aver subito.? / Finora sono stato un po’ fuori terra (?);4 moralmente

e fisicamente ero

abbattuto; quasi un idiota. Perdonami. Scrivimi a Parigi: sulla busta metterai Jeanne Dupoix 9 rue Campagne Première. Paris. Mi sposo. Sono qui con Soffici. Salutami le tue bimbe e la tua Signora. Mi dice Soffici che non hai ricevuto il mio articolo su di te uscito in Littérature;6 te lo manderò. Saluti; un abbraccio dal tuo Ungaretti

Su due foglietti non rigati. Senza indirizzo né data, ma da collocare nell’estate del 1919, durante il soggiorno in Italia: forse nel mese di luglio, certo prima dell’11.8.1919, data del timbro postale di una lettera a Soffici da Lucca (cfr. Lettere a Soffici, pp. 55-6). ! Cfr. lettera 234, nota 8. 2 Cfr. lettera 237, nota 1. 3 Cfr. lettera 246, nota 3.

4 Espressione oscura. Se è questa l’esatta lettura, indicherà forse uno stato di apatia e di distacco dalla vita e dalla realtà. ? Il matrimonio con Jeanne Dupoix fu celebrato il 3 giugno 1920. 6 Cfr. lettera 246, nota 1.

1919

263

248 Mio caro Papini, tu credi ch’io rida? Ho il volto difatti ilare; il sorriso mi aggrinza le labbra oggi, come ieri, quando c’erano i pidocchi e le granate; il corpo ormai è pulito; ma l’anima, pover’anima di Ungaretti, è ròsa da le bestie immonde, e se ne distrae miagolando come un gatto in foia, o una granata in arrivo. Sem-

pre coraggioso l’amico, e se non altro, verso sé stesso sempre aggressivo; non come un generale in vista della promozione, ma come un soldato in desiderio d’un altro orizzonte. Sono un giornalista; sputami addosso; un giornalista con mille lire il mese; gridalo; ho dato il culo per mille lire il mese; sono un uomo su misura; su di me si

possono sedere tutti; cullo gli uomini sulle ginocchia: «Cosa mi dai stasera?». / Sono un giornalista.! Non importa; sono il solo uomo non provinciale d’Italia; quel poco di mio che ho dato al mio paese, è roba che nessun altro avrebbe saputo dare, né saprà imitare senza cascare nel ridicolo; ci vuole troppa esperienza di mondo e troppa sapienza della propria lingua, e dell’espressione in generale; ci vuol genio, Papini, e tu sai che roba sia, tu solo. E Soffici anche ch’è un estremo raffinato. Ma gli altri? Non ho i tuoi pregiudizi su Cardarelli! Ha senza dubbio una certa ostinata persuasività; perché non cambia. E nel fondo è buono. In tutta la Ronda? è il solo che mi dica qualche cosa. / C’è un carattere, una forza di visione, sia pure voluta e ostentata, ma una forza che finalmente t’induce a rispetto.? Non dò lui per te. Ho la cattiva abitudine di restare fedele. Non dico questo per lusingarti. Per we, persona, tutto quello che potevi fare l’hai fatto; MA SO LE TUE VIRTÙ; so che sei quello che sei; non voglio dire altro che questo; voglio dire che continuo ad amarti ed a essere sicuro. nel tuo genio. Sono sempre stato disinteressato; oggi posso esserlo in un modo assoluto;

sono un giornalista... ed economicamente sto bene. / Ma sono con voluttà amaro. Gli uomini che ti lodano, e poi appena di un passo lontano t’imbrattano, gli uomini che non valgono i tuoi escrementi e che osano misurare e letigare sui tuoi sogni, — quando non ci sei — oppure in un giornale clandestino ti

eruttano contro le loro cattive digestioni di Rimbaud e di Apollinaire dicendosi « classici»; ma che dico Rimbaud e Apollinaire? Oscar Wilde4 e Maeterlinck, con una masturbazione di Ibsen) ti fanno la «prelibata» polpetta!° Basta! / Ho visto sulla Vraie Italie le lodi di Morselli.”

LETTERE

264

A GIOVANNI

PAPINI

Bene! Due giorni fà contro Savinio, Carrà e quel povero Bontempelli* sostenevo idem. Bene!

Un abbraccio da quel matto forte come un macigno e gentile come un giglio Giuseppe Ungaretti

il quale per la corrispondenza ha preso nome: Jeanne Dupoix 9 rue Campagne Première Paris

FRANCIA

Su cinque foglietti senza righe (recto), il secondo, il terzo e il quarto con numerazione in numeri arabi. Senza indirizzo né data, ma da collocare nel luglio-agosto 1919, per il riferimento all’articolo su Morselli uscito sulla « Vraie Italie» (cfr. nota 7). La stretta prossimità cronologica con la lettera 247 è confermata dall'uso di carta identica. 1 A commento di questa amara dichiarazione di identità, si veda l’insofferenza nei confronti del proprio lavoro di giornalista attestata dalle lettere di questi mesi (in particolare le lettere 235, 239 e 252). 2 «La Ronda», rivista letteraria fondata a Roma nel 1919 e uscita fino al dicembre del 1923, portavoce del ritorno all'ordine e alla tradizione tipico del primo dopoguerra. Cfr. anche lettera 249, nota 5. 3 Il giudizio, ben diverso da quello di tre anni prima (cfr. lettera 52, nota 4), è ribadito

nella lettera 249. Ma si veda la stroncatura della lettera 271, del 19 aprile 1920. 4 Oscar Wilde (1854-1900), scrittore inglese, emblematico rappresentante di un esteti-

smo raffinato e decadente. ? Henrik Ibsen (1828-1906), drammaturgo norvegese, tra i fondatori del dramma bor-

ghese. ° Difficile ricostruire l'occasione specifica di questo risentimento legato al soggiorno in Italia, a cui non sembrano estranei dissapori con lo stesso Papini. Il disagio verso il pettegolo mondo letterario italiano e la polemica contro il suo provincialismo ricorrono più volte nelle lettere scritte durante questo soggiorno in Italia e nei primi giorni del rientro parigino. Cfr. soprattutto le lettere 249 e 254 a Papini, e quelle a Soffici dell’11 e del 31 agosto 1919 (Leztere a Soffici, pp. 55-6 e 60-2). ? Ercole Luigi Morselli (1882-1921), narratore e drammaturgo, legato all'ambiente delle prime riviste fiorentine, amico in particolare di Prezzolini e di Papini. L’articolo, cui allude Ungaretti, firmato da Papini e intitolato Luigi Ercole Morselli, era uscito nel numero di luglio della « Vraie Italie» (I, 6, juillet 1919, pp. 179-81).

8 Massimo Bontempelli (1878-1960), narratore e saggista, collaborò a vari giornali e nel 1926 fondò e diresse la rivista «900». Sono noti i violenti scontri verbali tra Bontempelli e Ungaretti, che occuparono le colonne dei giornali, e culminarono nel celebre duello dell’agosto 1926 (gli estremi della vicenda si possono vedere alle pp. 907-8 di U 74).

1919

265

249

Mio caro Papini, oggi mi hanno pagato i 4 anni di guerra: lire 250. Dalla guerra non ho avuto altro; ho patito la trincea, tutte le volte che c’era da andare a soffrire; ho cantato come gli umili miei compagni che improvvisavano i mandolini, per dimenticarmi; sono ritornato con un bisogno legittimo di riposo, e per vivere ho dovuto mettermi a fare il giornalista; non c’era altro; la vita è quadruplicata di prezzo, le rendite dei miei sono ribassate al decimo; e così da 3 mesi butto giù quasi ogni giorno una colonna, una colonna e mezza di roba, e non so neanch'io cosa sia.

Allora tu mi dici che sono un chiacchierone, che prometto prometto e non faccio niente. A Parigi ero ammalato, e disgustato; ho finito coll’allontanarmi da tutti, col non vedere più che la mia compagna la quale 725 ba salvato dal suicidio con la sua devozione.! Con tutto ciò ho scritto in Littérature una nota a tuo riguardo; ed è stata pubblicata due mesi fà; / Breton mi aveva detto di avertela spedita, e di spedirti regolarmente la rivista; appena lassù te la rimanderò io. Avevo fatto un lunghissimo studio su te e Soffici, e piaceva moltissimo; ma era troppo lungo per Littérature; vedrò di farlo passare alla Nouvelle Revue Frangaise.?

Dicevo quello che di te e Soffici ho sempre pensato: avete rinnovato l’aria da noi; se oggi ci sono da noi degli uomini, non provinciali, è merito vostro; e intorno alla tua opera davo dei giudizi critici che forse non ti sarebbero dispiaciuti; consideravo le cose con giustizia ed entusiasmo. Ho fatto quel che ho potuto; non è passato giorno ch’io non avessi detto a qualcuno che tu e Soffici eravate due scrittori che in Francia ci avrebbero invidiato, se i Francesi si fossero decisi a guardare anche da noi. Ora c'è il caso Cardarelli; sono stato più d’una volta invitato a collaborare alla Ronda; in Italia oggi non c’è altro; eppoi Cardarelli non mi dispiace; l'ho conosciuto di più; ho passato con lui una settimana a Milano; sono sicuro che

ha ingegno, una complicazione spirituale, uno stile; e queste non sono piccole cose.*

Collaborerò alla Ronda? Non ne so nulla. Per ora mi accingo a ritornare a Parigi.

In quanto a Bacchelli, tu gli butti contro Morselli. Non c’è possibilità di raffronti. L’Amleto” ha avuto il torto di venire dopo quello di Shakespeare; ma ci sono cose finemente vedute; i dialoghi d’amore, le battute del pazzo,

non so quale sapienza nell’interpretare le parole; tutto questo ti dà un uomo

ea i

266

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

capace di vedere oggettivamente le psicologie, e di crearti su degli scherzi più che piacevoli. E c'è un’esperienza della società che dopo Manzoni non avevo più visto riportare dagli scrittori come struttura delle loro fantasie. Bisogna andar cauti anche nelle antipatie. Non difendo nessuno; non conosco Bacchelli; a Cardarelli non ho mai

scritto, e probabilmente non scriverò mai; ma non mi perdonerei mai di aver detto la minima cosa / senza persuasione, a riguardo di qualcuno. La maschera non l’uso che verso gl’imbecilli, e per coprire il mio mondo; sono un uomo pudico! | In quanto a me, credimi Papini, credimi, non ho la pretesa di essere che un umile lavoratore; un onesto lavoratore: non mi misuro a nessuno; non mi

metto in concorrenza con nessuno; mi fà schifo la lode quanto il dileggio se sono frutto d’ignoranza o d’arrivismo, come più d’una volta m’è successo. Lavoro per quei 20 uomini che stimo nel mondo; primo fra i quali pongo te.

Te ne dispiace? Salutami tua moglie e le tue bambine.

Un abbraccio dal tuo Ungaretti M! Jeanne Dupoix 9 rue Campagne Première Paris —

Sul recto di cinque delle sei pagine costituite da tre fogli doppi di quaderno, a righe (il secondo e il terzo numerati con numeri arabi). Senza indirizzo né data, ma dell’inizio di agosto del 1919, se sono trascorsi due mesi dall’uscita dell’articolo su Papini (cfr. nota 2).

Strettamente legata alla lettera 248, di cui riprende alcuni temi, la nostra sarà una delle ultime lettere del soggiorno toscano (cfr. «Per ora mi accingo a ritornare a Parigi»), accostabile alla lettera a Soffici dell'11 agosto 1919 (Lettere a Soffici, pp. 55-6). 1 2 3

4

Cfr. lettera 247, nota 5. Cfr. lettera 246, nota 1. L’articolo uscirà invece sul «Don Quichotte» (cfr. lettera 267, nota 2). Cfr. lettera 248, nota 3.

Di La collaborazione di Ungaretti alla «Ronda» è tarda e limitata a poche cose. Sul rapporto con la rivista e i suoi collaboratori, si veda G. Petrocchi «La Ronda» e Ragioni di una poesia, in Ungaretti e la cultura romana, Roma, Bulzoni, 1983.

° Riccardo Bacchelli (1891-1986). Fu, con Cardarelli, tra i fondatori e gli animatori

della «Ronda». ? R. Bacchelli, Arz/eto, «La Ronda», I, 1-5, aprile-settembre 1919; ora nel primo volue del tempo presente, dell'edizione definitiva delle opere (Milano, Mondadori, 1958-1968).

1919

267

250 Mio caro Papini, Ecco Lucca; calda, crudele, serrata, e verde. Mi sento qui nella carne di ogni persona che incontro. Esamino i connotati come se chi passa portasse via, nei suoi panni, il mio corpo. È la mia terra, è il mio sangue. Ne ho un tormento e un desiderio come chi si scostasse da un incesto; — ma non può dominare la fatalità dei suoi sensi! Queste giornate, in questi luoghi, mi fanno soffrire, e mi coprono di voluttà, e mi tengono limitato come in una bara. / Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero. Dove non è peccato, sacrilegio, esser curiosi di sé nelle cose che godi. Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli delle lettere, col lodare al sole, l’alto grano d’oro, mentre si falcia, e le coscie delle donne sorprese a fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di morsi bestiali; e non sai più se è una pesca

o labbra quella forma che hai divorato,! se non fosse l’odor forte della donna; / e poi il sole che ti dà un abbandono, un abbandono così esteso, che accogli il

sonno come una pace vera di morte. Ti voglio bene, come a un grande fratello, Papini — Giuseppe Ungaretti

Sul recto di tre piccole buste, due azzurre e una, più grande, marrone, contrassegnata dal

numero 3. Senza indirizzo né data, ma da collocare intorno al 13 agosto 1919, data di una lettera a Soffici da Lucca identica alla nostra (cfr. Lettere a Soffici, pp. 56-7), già pubblicata dal Rebay come nucleo originario della poesia Lucca (cfr. Origini, pp. 99-102), e in seguito inclusa in Altre poesie ritrovate (U 70, p. 395). ! Memoria forse di una pagina di Barbey d’Aurevilly: «Ce fut la plus profonde des sensualités. Figurez-vous une de ces belles péches, à la chair rouge, dans lesquelles on mord à belles dents, ou plutòt ne vous figurez rien... Il n’y a pas de figures pour exprimer le plaisir qui jaillissait de cette péche humaine, rougissant sous le regard le moins appuyé comme si vous l’aviez mordue. Imaginez ce que c’était quand, au lieu du regard, on mettait la lèvre ou la dent de la passion dans cette chair émue et sanguine » (Les diaboliqgues, A un diner d'athées, Oeuvres romanesques complètes, Paris, Gallimard, 1966, II, pp. 215-6). Anche la «voluttà» della prima parte della lettera trova riscontro nel testo francese, poche righe dopo il passo citato. Presente anche nel corrispondente testo, Lucca, dell’A/legria di Naufragi, ma esclusa dalla redazione finale della poesia, la metafora vegetale compare anche nella prima redazione di Silenzio in Liguria, nel Porto Sepolto del 1923 (pp. 29-30): «Addento / la pèsca sbocciata / dalle anche / ilari» (vv. 16-9).

268

LETTERE A GIOVANNI

PAPINI

251 Mio caro PAPINI,

sono arrivato a Parigi; vi ho trovato un caldo soffocante, e una tua lettera di 2 mesi fà. Ti voglio bene con una fedeltà che nessun altro avrà mai avuto per te; e io,

so con tutto il mio cuore e tutta la mia intelligenza la tua grandezza; qualsiasi letteratura sarebbe ricca solo con quello che hai già fatto; e possiedi il dono di sorprendere continuamente di nuova giovinezza.! Ti resto fedele, amico, fratello più piccolo, ma forse non privo di sensibilità

e di filosofia di una certa qualità personale. Del resto mi hai tenuto a battesimo —? Un abbraccio

forte dal tuo Ungaretti 5 rue des Carmes

Paris

Su foglietto di computisteria. Senza indirizzo né data, ma certamente scritta al rientro nella capitale francese, nella seconda metà di agosto del 1919 (è del 20 agosto la prima lettera a Soffici da Parigi: cfr. Lettere a Soffici, p. 58). Le proteste di affetto e di stima riprendono infatti il tentativo, già delle lettere 248 e 249, di comporre l’incipiente dissidio con Papini. ! Cfr. anche lettera 256: «che da te c’era sempre da aspettarsi una sorpresa; che la tua opera, è precisamente “étonnante” perché è continuamente una novità». ? Cfr. lettera 240, nota 5.

252

Caro Papini, oggi insieme a Cendrars abbiamo avuto un’idea. Cendrars prepara per la Sirène un’antologia della poesia, e letteratura in

generale, negra.!

Il lavoro è diviso in:

1919

269

cosmogonia

teologia feticismo: l’uomo

cose meravigliose tratte da 8000

gli oggetti

libri

gli animali ecc. amore ecc.

di

viaggiatori

consulta-

nce

Di Cendrars la Nouvelle Revue pubblica l’Eubage;? è ragazzo di primo ordine; il solo veramente gerzale, morto Apollinaire.3 Con materiale che nell’antologia della Sirène non uscirebbe, potrei fare con Cendrars un’antologia in italiano per Vallecchi. Sarebbe un libro di gran successo; a cui Soffici poi potrebbe far seguire, aiutato dalle collezioni che qui non mancano, e forse anche in Italia, un albo della scultura negra. / Se Vallecchi è disposto, mi scriva a quali condizioni io e Cendrars possiamo metterci al lavoro?* Inoltre vuol Vallecchi rappresentare in Italia la Sirène, le edizioni di Littérature, quelle della Nouvelle Revue Frangaise? Kundig? in Isvezzera guadagna delle somme in questo genere di lavoro. Spedirebbe i libri francesi insieme ai

propri ai diversi librai e s'’occuperebbe, a mezzo dei suoi agenti, della riscossione, come fosse produzione sua.

Noi intanto, giacché si tratta di ciò che di meglio si pubblica in Francia, avvieremmo su giornali e riviste il pubblico nostro ad interessarsene. Domani sarò alla Sirène e riceverai una spedizione di libri; mi occuperò energicamente anche presso gli altri. Un abbraccio a Soffici e a te dal tuo Ungaretti

Rispondi subito /

270

ni[pa]I

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Ù

APPARATO CRITICO

L’empiria del presente apparato è richiesta dalla natura del documento, che è materiale epistolare, non testo letterario. Non separo varianti da errori d’autore da me emendati; distinguo questi ultimi con la sigla 775. Una barretta verticale |delimita, quando necessario, la porzione di testo a cui si fa riferimento dalla variante vera e propria. Tra quadre, di seguito a certe lezioni incomplete, una proposta di lettura in extenso. Un punto interrogativo tra tonde (?) segnala un’incertezza di lettura o un dubbio.

Ho adottato le seguenti abbreviazioni: cass. = cassato

par. = parola

cassat. = cassatura

riscr. = riscritto

da = ricavato da ill. = illeggibile inf. = inferiore

Spscr. = soprascritto Stscr. = sottoscritto su = scritto su

ins. = inserzione successiva ms. = sul manoscritto

sup. = superiore virg. = virgola

î Ò

27 un ins.

gesu,

10-1 Il [...] originale. ins.

Crepuscolo su c

10 Elemir 775.

17 la C di

3 2 vedo da vedrò 4 4 colla servità, 15.

5 Segno [...] riscontro. forse ins.

5 16 d’arte ins. 72È]E

rs.

7 posto] posta 775.

9 4 bene su su[0?]

10 1 scritto] scritte 775. ms. 6 troverà da troverò 2

1-5,

1 prima da primo

4 questo nostro]

questa nostra

4 la, dopo con noi su —

14 4 nostri ripetuto, poi cass.

15 3 A [...] morti! is.

5-6 Così [...] speranza. zrs.

7 tanto su be[ne?]

6-8 quando [...] Ungaretti sul margine sin.

18 3 /a d di discreto su n (?)

19 9 in ins.

22 7-13 Dalla [...] Ungaretti sul margine sin. 23 6 la U di Ungaretti su Gliuseppe] 24 4-5 che [...] perdute rs. 11-2 Mi [...] Voce? — sul margine sin. date] raccomandati 775. 11 alcune da alcuni 14 le da la 25

11 raccoman-

1è]errs.

26 2 a Verdun rs.

27 3 smarrimento rpetuto, poî cass. ne sin.

5 la da alla

12-5 Mio [...] Ungaretti su/ margi-

328

LETTERE

28 1 saperlo da sapere

A GIOVANNI

PAPINI

5 leggeva su rec[itava]

7 un 1ns.

29 6 Giuseppe 115.

12 ma mi

Pisa

8 martirio da martiro

30 8 raggrumato su raggellato?] mancherà? zrs. 34 1-2 ininterrotta 275.

35 21 su altro [i, a?]

4 la terza e di riceverete su t (?)

38 1 /a r di Perché dns.

2 il ? dopo Sai ins.

39 5 la prima s di passione su altro 5 con da in 61 ins. 10 imprevedibile da imprevedibil 11 la a finale di razza su altro 13 la a dopo anche ins. 13-4 lusinga lusinga spscr. a inganno inganno cass. 15 prima di inafferrabile par. ill. cass. 19 ne su t[1i?]

ins. su

40 7,

23-4 (cioè [...] scoprirlo) 1rs.

25 di da uscito

28 con da che

35 dirai da dillo (?)

quella poesia, rs.

24 la c di che su altro

25 questo qui

29 dopo poesia virg. cass.

29 la c di con

35 la c di che su—

8 valga da vale (?)

11 sullo zrs.

41 8 tutto da tutta 9 dopo sincerità virg. cass. 11 ho zrs. CASS. 17 quel su I[e] 18-20 Accompagnano [...] sole. 7rs. al posto di la faccia (?)

20 levato da levata

42 1 di [...] parlato rs. Ins.

5 va ins.

16 avranno da avrà

43 4 giovane da giovine

da mi proveran

9 ecc Su ...

5 la o finale di sono su n (?)

13 m’ tas.

quando da quanto

10-1 C'è [...] risolvere?

16 (descrittiva) 775.

10 pubblichi da pubblicò (?)

44 7 nò da no

13 dopo mio, par. ill. 20 il viso offeso zr5.

20 Ps

7lasdisonsuS(?)

11 Za c di col su altro ;

20 mi ins.

7m°

12 proveranno da

21 detto su do (?)

23

28 meraviglie su meraviglio[se?]

45 2 la p di poesia su virgolette

46 5 dopo a virgolette cass. cano, 1715.

6 migliori rs.



|Voone

5 la V di Vedrai suv

11 ; hanno [...] commosso. forse ins.

47 4 comune da comune e 48 5 la a di avrò su altro 49 2 dopo sotto |a (?) cass. 50 9 canzoncina da canzone,

5 dopo strada virg. cass. 2 la c di cogli su altro 9 Poco da Poca

5 se la pubbli-

APPARATO

51 1 ieri ins. 1 la e di che su altro bia 13 da tempo immemorabile ins. pensi? sul margine sin. 52 1 ultima da ultimo

CRITICO

329

4 dell’Inno 7rs. 4-5 cambiala da cam15-6 Noi [...] voluto! 7rs. 24-6 Che [...]

3 te su F (?)

53 1 Mamà da Mamma

2 ci su altro

3 Cosimo da conte

7 Cè [...] tutto! forse ins.

bagno no

8 d’Ostenda ins. 9 la e di simile su altro [a?] 12 diventino da diventa13 dopo Vincenzo! par. ill. cass. [ma?] 14 laa e la ifinale di Linati su altro (?)

54 2 laf di fiori su a[gli?]

7 dopo è par. ill. cass. [pura?]

4 la P di Pickles su

M

8 ai bagni da al

6 la prima e di apollinerianate su a (?)

55 2 la e di nessuno su altro 6 la o finale di ascoltino su altro 9 sconsacrare su sconsecl[rare] 10 ho forse ins. 13 nessuno da nessuna (?) IO -Mla da La 17 carine su altro 18 dopo mattinata |; su . 18-9 gli [...] aimè! zrs.

56 3 Ero da Sono tornaconto |;su altro

6 capìta da capito 10 prizza di è |può esser cass. 10 dopo 18-20 occhi [...] Ungaretti sul margine sin. 18 incantati stscr.

a luccicanti (?) cass.

57 1 la seconda e di rasserenato su altro (?) infernale |; su altro 6 crescono da cresce INS.

1 dopo canicola virg. cass. 2 dopo 6 i fiori da il fiore 10 deliziosa

ela

58 5 in] ripetuto ms.

59 13 prima di l’uomo |l’uomo cass. e riscr. a capo più vergine cass. 14 prima di più vergine | della calverna] cass. 21-2 di [...] pesa su/ lato sin., con segno di rinvio 25-6 Tanto [...] apparenza! su/ reargine sin. 61 5-9 Hai [...] abile. is.

7 sguaiate su altro

9 se su altro

11/ab di bravo su

altro 15 io ins. 16 fabbrica da casa 19 [riman]ga noto [...] assolutamente. su/ margine sin. 19 cuori 175. 19 dopo bravi; |non me ne importa proprio niente, ma (?) cass.

19 dopo assolutamente. cassat. ill.

63 2 le da lo un

5 dopo tuo cassat. ill.

6 la d di dieci su altro [0?]

8 una da

4 quando da quanto (?)

5 tutto da

11 mia da mie (?) 6 la prima e di civetteria: su i 28 tr di perpetrate su pe 18 in 215.

15 laD di

10 Caro [...] italiano. forse ins.

64 2 neppur da pur 3 piango da piangere tutta 10 #/ secondo questo da questa 65 Caro da Cara (2?) Dicevo su altro (?)

66 2 la D di Dal su altro

67 ll as per

6 era forse ins.

26-30 Rischiaro [...] torbido" sul lato destro

330

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

68 6 mia da nostra [o noia?]

12 la d di dio su altro (?)

11/4 c di cane su q [0 g?] 69 1 tanto su closì?] Ma [...] sconforto! forse ins.

70 4-5 quelli [...] tollerarli — is. [...] bene. is. 8 ibrida da ibrido altro [i?]

14

5 la p di per su— 8 dopo altro |; su . 8-9 a 8 vipera spscr. a serpente cass. 9 la e di me su

71 2 bestia da bestie (2) 75 5 ritornato] ritornata 75. 76 1 la C di Carissimo su altro [P?] 79 10 la T di Ti su altro [S?]

80 6 ne su cl[he?] 81 12 una vrs.

6 il primo da la prima 16 Di su altro

16 è] e 775.

20-2 © Scoperto [...] ecc. sul margi-

ne sin.

82 5 sul da nel

7 che da ch’

83 3 dopo solitaire virg. su e 84 2 assente su s[olo?] ins. 11 altro su altro dopo Dio virg. su !

85 6 per su f[ra] CASS.

7 lui ins.

7 ingenuità su orig[inalità]

10 mi da mio 2 sono forse ins. 12 s’ su altro

12 lasciar da lasciare

16 vocazione su tale[nto?]

3 oggi su orla] 18 crede da creda

14 questa viva adesione ripetuto, poî

17 ed ho da e mi (?)

86 3 si ins. 3 dopo vedrai virg. cass. gliosa |stupefacente cass. 10 ci su altro

5 propri da proprio (?) 16 ; voglio da . Voglio

87 8 sur su altro 13 la e finale di retourne su altro ez di Pensez su altro (?) 24 la r di cruels su altro sensibilité] sensibibilité 7725.

88 2 Ettore su S[erra] 89 6 nella sua da nel suo incontro su altro [are ?]

90 2 /a p di parola su altro 91 7-8 la a di fartelo sue

11 le due parentesi 23 Le ins. 24

6 non su altro

18 la d di date su altro 25 épaisse da cette (?)

20 26

11 Za p di per su altro

8 da da la 8 vorrei forse ins. 20 ess di essermi su altro

5 ne da me

9 dopo meravi18 d’ su altro

14 la © finale di

11 come amo te. da più di te.

|

Ra

APPARATO

CRITICO

331

92 6 anche su c[he?] 8 tutta da tutto 8 dopo amore |; su . 8 questa [...] guerra. ins. 13 valgono su vale[vano] 16 prima di Soffici |a cass. 16 prima di Sbarbaro | a cass. 16 Palazzeschi, ins. 17 tranne rs. 18 , che [...] oggi. ns. 93 11 prima di urla |parole cass. 16 la a di sprofondano sw altro spaurite 19 Des di Desiderio su altro

17 impaurite da

94 lle su altro

95 4 faccia su far[à] 4 la e di meglio su altro 12 sia su è 13 ma su altro contraccambiargli da contraccambiare 15-6 Ti [...] Ungaretti sul margine sin. 96 11 della concezione da delle concezioni

finale di malinconia su altro

62 eventualità] eventualita 775.

86 dopo chiedo virg. cass.

13

85 la a

89 /a p di piena su

altro 110 /a o di oltre su altro 116-7 la seconda a di falegname su ia (?) 117 al di la su , NOE 134 la seconda n di incanalato su l 139 la e finale di esprimere su altro [si?] 145 la o di strascicato su altro (?) 156 la snodatura elegan-

te d’un fregio,] ripetuto ms. 165 In “Sonnolenza”] “In Sonnolenza” 75. 165 1 da il 173 quel su ca[pire?] 176 un ins. 178 la m di mondo su altro 181/ardi porto su altro 182 dopo luce; cassat. ill., che continua sul margine sin. 182-5 non [...] pensiero di sul margine sin. 185-7 quest’amico [...] Ungaretti sul margine sup., inversamente al testo, con segno di rinvio

97 13 ninfe su z[anne?] 16 tempio da tempo 19 /a h di formicheggiamenti su c 21 dopo un cassat. ill. [legittimo?] 26 vogliono da voglion 29 hanno da han 32 dopo balenava virg. cass. 32 la p di pieno su altro (?) 32 la o di coglierla sua 36 prima di p'el |pe’l cass. 51 sua] suo 775. 98 1 prima di fanciulla | fantesca vass. 99 5 dopo quest'ora virg. cass.

14 novità 75.

23 nato su di

101 5 lav di vita su altro 6 la i di illuminata su altro (?) 13 s' su altro (?) 20 ho su pelr] 20 la s iniziale di sdegnoso su altro 21 ( su altro 23 l’uno pillole

ins. dopo l’uno cass. l’uno ?rs., poi cass. pillole cass. 24 delle prime da dei primi 25 dopo libertà virg. cass. 34 rivoltosa da rivoltoso 36 per la vocazione di bontà; ins. 39-40 di uomo [...] uomo; 175. 47-52 l’affetto [...] Guerra sul margine sin. 102 6 /a o finale di buono su altro

13-4 Ma [...] fare. zns.

104 1 triplice da tre

10 /a 0 di so su altro (?)

8 fa da fo

14 e forse ins.

19 dopo pourtant |e cass. 7 comodamente 775. 105 7 che da dalla (?) 27-9 Anche [...] Ungaretti sul wzargine sin. écrire; | e cass. 106 5 anch'io zrs.

9 porto da porta (?)

21 dopo

332

LETTERE

A GIOVANNI

PAPINI

107 3 la o di vanno su altro 3 in linea dns. 6 la S di Sono su s su , 19 giorni — anno — ins. 20 dopo nascita virgolette cass.

18 /a s di slogato

108 11 /a seconda r di offrirti ins.

1102

;su.

2-3 la sola [...] ore. rs.

111 2/40 di solo su altro (?)

2 è su altro

6 la c di che su.

6-7 che [...] sapere.

ins.

112 2 ildaal to da veduto

2 Boine, 175. 2 la B di Boine su , 7 la a di adora su altro

114 2 la seconda e su altro

4 rivedu-

12 corso] corsa 775.

115 5 . Quando da , quando SIN.

4 sera su c[he?]

61 sua (2)

11-4 dal [...] Ungaretti sul margine

12 successo sx altro (?)

116 2 laprimae su ,

3 la m di mi su altro

10-1 una [...] Ungaretti su/ margine sin.

117 2 Giugno sw altro (?) 119 6 soltanto da solo 120 6 momento spscr.

12 armonioso] armoniosa 7725. a mondo

8 sdegnati /rs.

10 alla da allo

16 la [...] mor-

i dn

121 1-3 “AI [...] genere. ins. 6 la D di Diodati su altro INiiiSzzostro? Ns. 16 ti abbraccia. forse ins.

123 2 di solito così zrs. 4 strappato da strappata S 9-10 Ti [...] Ungaretti sul margine sin.

124 2 il dopo tramontare, su altro

10 avere da aver

12-4

6 la u di entusiasmo su

2 la a di questa su altro (?)

11 la prima e di

creazione sw altro (?) 125 8a un tratto 775.

10 a mand[a]te su 4/tr0 (?)

126 2 ”?]?” ms. (e cfr. 221, 47) SIN. 127

4 solo #5.

12-3 questo [...] Ungaretti sul margine

14 Forse [...] parleremo. su/ margine destro 15 tanta ns.

128 1 caro] Caro 775. mare. forse ins.

27-30 Ma [...] umanità. sul margine sin.

6 sull’ da sullo

6-7 ; sull’entrata del deserto e le vie del

APPARATO

CRITICO

333

129 4 a pentirci su altro (?) 9 lo ins. 9 sfacciatamente su ap[ertamente?] di disposizione 75. 21 Ti [...] Ungaretti su/ margine sin.

14zi

130 3 detto ins. 11 e su altro [02] 24-9 Ho [...] Padreterno. sul margine sin. 25 era] eran 775. 28 una su v[erità?] 29 da da di 29 Pa di Padreterno su altro 30-2 A [...] screditare. su/ margine sup., inversamente al testo

131 4 i due = ins.

4 questa da questo

132 4 /a v di dev’ su altro orsi 21-2 altro da altro,

10 /a b di settembre su e 22 guerra da guerra,

14 chi da il

18 orso da

136 9 prima di per ora |proprio 9 stesse 175. 9 un altro forse ins. senso par. ill. cass. 10 , che vedrai ins. 11: due — su altro

10 prima di

137 3 Ho [...] figliolo. forse ins.

138 11 così rs.

11 dopo immagine | così cass.

139 5 do di perdonerà su altro tanta 20 la c di che su altro 141 7 dopo realtà virg. cass.

16 Ricordami da Ricordati

9 tuttora da tutti

11 siamo da siam (?)

17 preso ns.

19 tanto da

13 “sforzo [...] secoli. sul margi-

ne sin.

144 1 Bulad da Bulo Dio questa 7725. 6 la e di luce su altro

4 lat di tutto su altro [ciò?] 5-6 e questa] è 6 nei da nel 7-10 nella sua esuderanza [...]

Ungaretti sul margine sin. x

146 2 votre da recu (?)

di Stefano su ph

6 qu’ da que (?)

8 la prima a di affectation su e

9 spectacle da spectacles

13 /a H di Hommes su h

8-9 la f

14 dopo

tare vIrg. SU —

147 1-4 Giuseppe [...] guerra forse ins. [...] senso 275.

19 i due — forse ins.

19 non rs.

220

23 il ns.

148 9 /a p di misantropo sw f (?) 149 6 la, dopo “Lombardo” su .

6-7 (Perché [...] utilissimo?) is.

6 la P di Pro-

13 non sw palrlo?] 12 malato da malata 12 del da nel (?) messi s% p sospettosi, 175. 32-7 Hai [...] rammolliti? sul meargine sin. 150 11 ci su è [è necessaria?]

151 1-2 la U di Universo su u sin.

18

13 Ti [...] Ungaretti su/ meargine sin.

7 poi ins.

19 la S di Scrivimi su altro (?)

19-21 In [...] guerra sul margine

LETTERE A GIOVANNI

334

152 1/4 O di Ottobre su ) margine sin.

PAPINI

11 quando da quanto

13-4 Ho [...] intensamente. su/

15-6 Hai [...] ridere. sul margine destro

153 19-20 SCRIVIMI scrIvIMI sul margine sin. 11-2 Un 7 costatato 275. 6 (smorfia) spscr. a fisionomia ron cass. 154 42su! [...] Ungaretti sul margine sin. 13-4 Ora [...] reggimento. sul margine destro

155 2 dopo marcia |— su e

5-6 Ti [...] Ungaretti su/ meargine sin.

— 156 7 Quando [...] resto. ins.

7 quando da quanto

158 4 Spero [...] spero. forse ins. 8-9 Scrivimi [...] Ungaretti sul margine sin. Presto [...] vissuta”. sul margine destro

159 6 invece della Divisione. zrs. ms.

8 dopo riceverò. |Nell’entrante (?) cass.

160 7 ho da so 8 Thuile 175. 8 la m di misuM la 11-3 T’avrò [...] procurartela — ins. 165 5 dopo Tempo | ; su .

10

11di]ti

11 Mandartelo da mandarte-

5-6 e [...] rivenditori. ins.

9 ora ins.

168 8 e spscr. a perché cass. 8 non [...] che ir. 8 dopo miserabili due parole ill. CASS. 8 preparino da preparare (?) 11 la prima o di soldato su a 11 per da che 14 di posta 175. 16-7 Tutti [...] Ungaretti! sul margine destro 18-9 Un [...] Ungaretti sul margine sin. 20 Da [...] Roma. sul margine sin., capovolto rispetto al precedente 169 4 la i di io sull’accento, cass., di so

9 dopo delusione | : su ;

170 18 /a U di Ungaretti su altro 1712,

edopo riletta su = non (?)

ins.

11-2 Soffici [...] generosità. ins.

Sin.

19-20 Sarei [...] affetto. su/ margine sin. del verso

173 7 la c di convinto su altro

margine sin.

2-7 Pea [...] adatto. ins.

6 la s di riconosca

17-8 regg'° [...] cittadino. sul margine

13 lat di tre su altro

18-20 Verrò [...] detto. sul

21-2 Ti [...] bene! sul margine destro

174 1landiconsum 5 andar su altro [tornare?] 13-4 opposizione da opposione 16 Germania] germania 75. 28 prima di svolterebbe par. ill. cass. 29 lai di ci su altro 33 dopo secondari | ; su . 33-4 perché [...] primi. ins. 42 di su n[on?] 54 una forse ins. 175 18 un da una 19 ringraziamento] ringraziamente 775. la seconda c di ricca su a (?) 28 lat di documentazione su z

21 bonaria, rs. 30 lucchese ins.

21 33

|

APPARATO

la r di togliermelo su 1 indistantemente 1763950 6

CRITICO

335

39 la e finale di liberazione su ,

4 quanto su che

40 indistintamente da

17-21 E [...] Unga sul margine sin.

177 8-11 questo [...] Ungaretti sul margine sin.

178 1 dopo dirigere |a cass. di sentir su altro

2 li di Gli su altro

179 4 della posta da delle poste

8 dopo per |non (?) cass.

8lan

12-5 per [...] Ungaretti su/ margine sin.

180 1 candita da candida 6 fiorito da fiorita (?) 8 Za u dî un “esibizionista” su altro 12-3 delle parole da della parola 13 quello da quelle 15-6 Un [...] Ungaretti sul margine sin.

182011

la c di c'è su s (?)

Sin.

22 Dalla [...] zero. sul margine sup., inversamente al testo

183 270s5su

18

19-21 toscaneggiamento

[...] Ungaretti sul margine

12 Ho [...] reclama. su/ margine sin.

184 11 nella da nelle 12 e sull’accento, cass., di cosmopolita 12 lungo i campi, ins. 17 la u di au su altro 17 poco su pot[ete?] 21 la 0 di continuamente su altro 26 la d di di su altro 185 1vi rs.

anni 175. 186

6 resterà da resta

8 ora ins.

8 faccio da ho fatto (?)

9 da tre

10 /a 1 di colpa sur

2- su,

187 6 prima di questo | in cass.

6 dopo paese virg. su ;

188 5 /a t di aperta su altro

5 la n iniziale di nessun su altro

t[anta?]

10 vi di rivista su altro

190 9 pr di prostituirglisi su altro 191 7 la r di conversazioni su s 192 2 ricordi da ricordo

6 cara su

11-5 come [...] Ungaretti su/ mzargine sin.

11-2 un [...] salvo. sul margine sin. 12 Voglio [...] anima. forse ins.

4 cavalli su qu[aranta?]

la d di di un su altro [p?] 10 un di una su altro 18 lac di che su , del mangiame da dei mangiami

23 non ins.

9 ia di mangiavano su altro

9

13 lal di del vino sa Il (?) 21 avrà [...] inteso zrs.

14 31

39 la M di Marche su altro 38 tradotta 175. introducessero da introducano 54 piccolo ins. 44 la d di discutevano su altro [p?] dopo giornale virg. cass. la e di e Signorelli su altro 59 abbraccia] abbraccio 775.

40 56

336

LETTERE A GIOVANNI

11 /a v di vuoi su altro [p?]

193 4 io ins.

23 MANDAMI

margine sin.

PAPINI

19-22 un [...] Unga sul

15 ti ins.

24 Facciamo] FACciamo

[...] T. sul margine destro

ms.

194 16 in su altro

18 vili forse ins.

18-9 e [...] può? forse ins.

21-22 È [...] sé.

sul margine sin. 195 3 stati da stato

solita. 1725.

5 più su altro

6 non 715.

8 la o finale di psicologo su altro

7 non ins.

8 e] è 7725.

8 Manzoni [...]

10 facoltà e ins.

10

el è 775.

196 3 la i di in su altro 3 manca da mancano 3 nessuna spscr. 4 tutte le CASS. 3-4 possibile da possibili 4 risaremo da saremo 6 dopo fantasia virg. CASS. 13 pare su s[embra?] 14 dopo il secondo bene virg. cass. 17 dopo 3, |o ins. 19 Ja l di la su altro [S?] 19 la t di tua su altro margine Sin. 25-6 Per [...] successo. sul margine destro 197 2/ac

dici su altro [1?]

9 la i di legati su altro

ma su altro 11 dopo ma | il cass. spediti da è stata spedita

22-4 Mi [...] seguito. su/

10 i/— forse ins.

12 dopo superiorità virg. su altro

11/amdi

14 sono stati

198 8-9 e [...] bimbi forse ins. 199 1 dopo nuove. ampia cassat. ill.

i

6 dopo sarà parole ill. cass.

2 stata su arriv[ata]

2 la d di raccomandata su

7 a ins.

201 4 dopo buono, |verso ins. 202

1 ho da so

15 stata zus.

204 3 nuovo da novo

4 la e di guerra ins.

205 2 /a q di quello su altro altro

18 Presto [...] amici sul margine sin.

8 Indirizzo #5.

7 la a iniziale di ama su altro

21°Sans.

23 i su

35 il primo ti] di res.

207 10 delle da della 11 il grossolano 775. Ungaretti sul margine sin.

208 6 e su,

12 devono da deve

16-7 Un [...]

7 dopo Nord-Sud virg. su —

210 3 prima di le giornate |le notti seguono cass. 3 si [...] notti #75. 3 nottate da 5 la prima 1 di sulla su altro [i?] 12 l’ultima a di allontanandosi su n (?) notti

211 3 lapdi perché sus ne sin.

8 dopo possibilità virg. cass.

212 3 /a x di heureux su altro

4 dopo prevalere virg. su —

12-3 Ci [...] coro. sul margi8 voler su altro

la af IAA

APPARATO

213 3 vogliano da vogliono (?)

CRITICO

4 dopo porte virgolette cass.

214 4 la seconda v di approvvigionamenti is. altro 8 abbiano, da abbia 215 13 di ins. 216

6 ) su virgolette

7 la © di quanto su

19-20 Avrai [...] presto. su/ margine sin.

1 miracolo.] miracolo: 775.

6-7 Scriverò] Scrivero 775.

retti sul margine sin. 217 3 dopo avveduto virg. cass. in (?) 15 la F di Forte su f (2)

337

9 la seconda v di approvvigionamenti ins. 15 al su 17 aiutarlo.] aiutarlo, 775. 17 la a di sulla su la

21 la n di nostro su altro 2lasu. 24 anticipo.] anticipo, 775.

su altro (?)

218 1 di spscor. a di cass. 219 3 a su altro

8-10 della [...] Unga-

23 laT di Tempo sut

5 e da è

11 dopo Soffici virg. cass.

14 Ma sono solo. 175.

220 6 dopo giorni a |giorn cass.

10 Ti [...] Ungaretti sul margine sin.

221

6-7 e [...] lui rs.

altro ins.

4 la a dopo pensato su d’

9 la c di che preferisco su

14 a Parigi zrs. 21 dopo Villon | ; su, 25-7’;.totbo [...] là. forse 25 la o finale di torbo su altro 26 dopo noiosa cassat. ill. 27 dopo mescersi

parole ill. cass. ai CT RR

28 Scrive] Scrivi 7725. alia 2)

222

scritte rs.

1 scritto]

31-3 , come [...] solitudine. rs.

7 la r di nostro

su altro (?)

ins.

16 a Parigi spscr. a qui cass.

pe]

21 Comunica [...] indirizzo — sul margine sin.

223

23-4 Grazie

25-6 La [...] risposta. forse ins.

1 mezzo da mezza

18204:

3 rimettono dg rimette

45 coi da

12 /a s di tripoteurs

20 /a U di Ungaretti su G[iusep-

Slaodivuoisui

7 (svincolare)

ins. 8 sì, ins. 8 e da è 8 questa è 175. 10 rigenererò da rigenerò 18 prima di nell’ordine |nella regola e cass. 19 ora su altro 19 dopo io; | e tutti noi; CASS. 27 innocua da innocuo 27 dopo innocua | abile articolo (?) cass., riser. e di NUOVO Cass. 27 astuta camelote ins. 224 5laidiinsu, 7 dopo ritorno |concreto e (?) cass. 12 la seconda o di colloca su altro 12 lamdimisue 15 ada ora 19 fascinante 7rs. 28 la o di rifacevano su no (?) 31 incrociato séscr. 4 percorso (?) 35 la t di poveri su t (?) 36-8 nei [...] è sul margine sin. 38-43 quello [...] Ungaretti su/ margine sup., inversamente al testo 41 la, dopo mansueta su e 225

11 amore, zrs. al posto di letizia cass.

226 3 Scrivimi forse ins.

72 su altro

13 innalza su le[va]

9 la d di domani su altro

LETTERE A GIOVANNI

338

15 cassa su l[astra?]

227 6 la s di sono su altro [e?] [e?]

19 la c di cui su q

16 la o di chiedo su altro 32 la [...] di spsor. a il

25 essere 175.

21 per su,

33 sc di scuole su altro proprio 51 subito su altro di nuovo rs. 62-3 in Italia 25. altro Paris sul margine sin., sul verso Vorrebbe su Vuol[le]

PAPINI

45 e 42 seguiva da seguivano 38 che ins. 62 la o di no su 55 dopo Vallecchi punto su ?

75-6 Ungaretti [...] 65 m’ su pler] 63 d’ su altro 78 77-9 Paul [...] Lussac sul margine sin., sul recto

228 7 resto da sento (?) 7 la a di assente su altro [c?] 7 dopo assente |e amaro CASS. 7lapdipersu, 8 cose] cosa 775. 12 dopo più |profonda e cass. iz di tutte ins. 12 dopo possiede | ? su ; 14 dopo borghese | ? su , 14 a su altro 14 dopo verità | della besti[a] cass. 18 soffocano spscr. 4 affogano CASS. 19 dopo disperato virg. su . 19-22 che [...] insolubili. 75. 21 la seconda n di aspetteranno su o 21 gli ins. 22 prima di insolubili | insormontabili (?) CASS. 24 la c di che su, 25 questo] questa 775. 25 osservato spscr. a è una CASS. altro ba?]

25 osservato da osservata 25 lontano da lontana 26 con su 29-32 — Dossi [...] bene. 1x5. 30 es, 30 la prima i di Lirica su a [Lacer30 Lacerba 25. 31-2 a dire così spscr. a qui cass. 35 lai iniziale di intimi-

tà su altro (?)

36 tutto] tutte 775.

47 con ins.

42 italiano ins.

42

la A di Avrai su altro

48 ? su ;

229 3 lal di fossile su altro 4 elefantiasi dg elefantiasia 4 la g di gli su— di ed su altro 18 finora ins. 18 ubbidisce da ubbidiva, 19 è da era Spscr. a questo cass. 20 /a I di Impediamo sw altro 23 delle da della

12 lad 19 un 29 lal di

politica su t 31 dopo passare cassat. ill. 32 alleerà da allea 33 lal di Slovacchia su C 33 all’ da alla 34 Germania] germania 775. 34 a su di 34 dopo stati |e ins. 35 im di impedirsi su po (?) 37 sarà su è 37 loro ins. 39-43 Caporetto [...] nazionalità. sul mzargine sin. 39 la t di tatto su altro 40 /a | di la su altro [s?] 41 la © dî ostinazioni su altro 42 la e di evitata su altro 44-8 Ma [...]

francesi? su/ margine destro 44 la u di una su altro 46 averli ins. 46 inaspriti su inasprir[li?] 49 la c di confesso su altro 49 la c di che su , 50 bassi spscr. a mezzi cass. 51 la E di Europa su e (?) 52 intriganti spscr. 4 furbi cass. 53 possono da può 53 dopo calcoli | ; su , 56 la s di si su altro 57-8 dopo impossibilità | di muoversi (?) e cass. 59 sapranno da sapreb[bero?] 63 domani, ins. 63 che 1ns. 64 dopo potrebbe |prendere esca (?) cass. 64 mettersi a cass. e riscr. 73 occorrono da occorre 74 su di te zns. 75-80 Le [...] Ungaretti su/ margine destro, separato dal testo da una linea verticale 76 MP* ins. 81-3 Che [RX] Paris sul margine sin.

81 /a a di avuto su l (?)

230 6 la P di Porto su p sin.

9 forse su altro (?)

2312 ins.

9 attrae da attraee 17 sua da suo

miarimi su , (2) liane

232 10 dell’ da dei (?) 16 O su e so[no] 27 dopo nulla; |in Fr [o It?] cass. u di più su altro

13-5 forza [...] Ungaretti su/ margine

13 arie su altro

13 già forse

17 le sue ius. 20 :l secondo non da 28-31 ; ho [...] suggerito? jus. 31 la

ue

APPARATO

CRITICO

339

233 2 quelli da quei 6 la g di negli su altro (1?) 11 (e [...] vive!) zus. 12 la da _ 14-6 Preferirei [...] pancia. forse ins. 24 pretendo spscr. 4 le 19 cose da cosa vorrei (?) cass. 26 tanto su altro 328060: 34 la c di cinismo su altro

234 7 tireuse da tireuses CASS.

9 Ora su Plresto?]

16 scopi.] scopi, 7725.

10 dopo ad una | spa[gnola]

17 ero di libero su altro (?)

feliz,

22 lak di

Strowzki 1725. 24 ha ins. 26 spero da spera (?) 32-5 Mercereau [...] ecc. sul margine sin. 34 l da la 36 prima di les virgolette ins. 36 dopo les virgolette CASS. 36 uno da una 37 su su di 40-8 (molto [...] serena) — 215. 45 dopo che par. ill. cass. [molto?] 45 letteratura da letterarietà 47 la | di la su altro 49-52 preoccupati [...] espressione. ins. 49 prima di preoccupati cassat. ill. 51 vo di nuovo su altro [no?] 53 prima di calvinisti |protestanti cass. 53-6 un [...] metafisico. ins. 53 la m di movimento su altro 60 dopo tempo. ampia cassat. ill. 61 Carlos su Taul[tain?] 63 trovando da trovata

235 3/asdi scriveranno su altro

12 Aiutami [...] aiutami. sul margine sin.

hi

27 dopo quali |,nostri (?) cass.

25 la v di evidente su altro

e (?)

32-3 Ogni [...] bibliografica. sul mzargine sin.

faranno su altro (?)

40 stiamo sx star[emo? ]

mondo vrrg. su .

43 la p di per su altro

236 1 CENDRARS] ARTE] ARTI 775.

TENDRARS

775.

40 sordi da sorti

40 la o di

41 italiani su inter[essi]

1 PUB[B]LICASI]

14 lo da

28 tr di tranne su

PUBLICACI

41 dopo

7x5.

2

237 5 (lettere [...] parola) ins.

238 5 di da delle 5 la s di scelto su altro (?) Firenze da in fon[do] 19 la i di intorno su,

scrivermi] scriverni 775. Ins.

d390d cs.

6 Lacerba] Lacerbo 775. 18 a 21 lat iniziale di tanto su e 30 32-7 Vedrai [...] stravaganti. su/ margine sin. 36 anche \

9 e spavaldi gesti. forse ins.

normale su altro

16 la] ripetuto ms.

ins. 25 dopo dopo | il nostro cass. ra! ins. 26 la su altro

25 quello su inter[vento]

11 Nouvelle su R[evue]

240 3 dopo disparte virg. su ; rà su altro

12 la i di immensa su a 17-8 (chi [...] rivolta) is.

12 la R di Riviere su altro

13 la e di 22 Cechi

26-7 La [...] guer-

12 la seconda a di riappari-

19 baciarmi] baciarni 775.

23 Salmon [...]

Bara sul margine sin.

[...] 5 bisognerebbe 5 dopo traduzione | ; su . 241 2 Ja i di antologia su altro 10-1 Un [...] Ungaretti sul margine sin. 6 ne di nella su altro [in?] Revue. 175. 242 5 | su altro

12-4 Sono [...] Ungaretti sul margine sin.

243 15 segreto da secreto rà

24 la seconda c di Vallecchi ins.

26-17 per L:.] Boétie — rs:

26 riuscirà da usci-

LETTERE A GIOVANNI

340

244 8 tutta da tutte 25

ne sin.

PAPINI

25 Pare [...] Aurel!!! sul meargi-

8 riguardarle da riguardar (?)

giovedì di cass. e riscr.

26 Ho [...] m'interessa! sul margine sin.

26

dopo interessa ils; 245 5 la v di vaticano su c (?)

5 la g di governo su altro

246 10c daci 16 e su altro 33 prima diD'altra parte |D'altra parte i superstiti del simbolismo che parole ill. non vogliono morire senza vedersi sui piedestalli della riconoscenza nazionale, ormai non hanno più che un compito astioso da svolgere “contro i par. ill” per non par. ill. “ratés”; cass. 38-45 Infine [...] ebreo. sul margine sin. 41 ancora?] ancora. 775.

46-8 Ti [...] Carmes sul margine destro

49-51 Gide [...] étre!

sul margine destro

247 5 laa di progetta su altro 7 una da un la © di ero su altro 16 Mi sposo. ir5.

7 prima di creatura |figlio cass.

11

248 5 la o di arrivo su altro (?)

10 /a prima o di uomo su altro

21

9 il da al

dopo cosa. | Politicamente (?) cass. 24 persona, ins. 24 dopo fatto; cassat. ill. 25 dopo SO cassat. ill. 25-6 che questo ins. 26 essere ins. 26 sicuro Spscr. a sperare cass. 31 letigare da leticare 42 Giuseppe dns. 249 9 neanch’ da neanche 12 /a o di allontanarmi su a 13 la c di con su. giorno da giorni 25 avessi detto spscr. 4 dicessi cass. 35 lat di tu su altro r di scherzi ins. 56 dal tuo #rs. 250 14 sguardi su regar[ds] (?) 14 la s di bestiali su altro (?) altro (?) 15 donna spscr. a femmina cass. 16 così da ch'è (?) 251 5 so su coln]

5 dopo intelligenza la 1 di la su altro [c?]

252 15-6 Di [...] Apollinaire. sul margine sin. di delle su altro (?)

(2)

25 lad

31 di zrs.

33 narrazioni sx raccl[onti]

35 rac-

47 la b di proverbi su i

56 copie su e[semplari?]

69 contrattato spscr. 4

74 tornerò da tornerà

254 6 coraggio su ca[lma?] nella da nell’

13 dal tuo forse ins.

20 dopo Italia virg. su altro

45 dopo racconti par. ill. cass.

55 il— dopo inediti su altro

preso (?)

14 la p di pesca su

29 la i di il su altro

253 8IghdI ghinné su dltro

conti su C[ontes?]

25 39 la

14 crise da crisi

14 prima di de V| dello cass.

14

23 5 [...] Paris sul margine sin.

255 4 prima di delle | degli cass. indiscutibile sul margine sin. 256 5 quell’] quell rs.

9 ora da ore

11 bene vs.

10-1 /a seconda a di entusiasticamente su altro

18-20 Non [...]

20 la e di te

su altro 20 dopo macchia virg. su . 20-1 almeno [...] tempo. irs. 29-30 la prima t di detestava su s 43 voglimi da vogli (?) 46-7 5 [...] Paris sul mzargine sin.

APPARATO

257 2 Antologia] Antologie rs.

CRITICO

341

3 decisione] decisioni 775.

3 la prima a di onorava

su altro (?) 4 la o di prevalso su altro [a?] 10 Fiumi, i rs. 14 qualche da ha 18-20 — Ieri [...] bestialità! — sul margine sin. 19 /a o di ebreo su altro 20

tele da tela

21 A [...] Individualistes”. su/ margine destro

258 5 trionfo

da trionfa

sin.

6 ? su

altro

8-9 Faguet

Qi:

[...] bene.

sul margine

10-1 Ungaretti [...] Carmes sul margine destro

259 7 importa da porta 7 di questo 775. ms. 11 /a r di renderai su altro 12 mi ins.

10-1 A [...] scarti rs. 12 dopo i |miei (?) cass.

11 sii) Sii 13 0 su

e (2)

260 3 dopo rivista virg. cass.

4 generazione ins. al posto di ragione cass.

261 4 la l di dal su altro

262 9 Tanto, ins. CASS.

10 #/ primo 0] O rss.

263 1 /a a di Papini su altro [p?] margine destro 15 aussi su no[us] sul margine sin. 21 e Baldini ins.

12 dopo risarcimento |non risarcisce nulla

10 ha] han 775. 15-6 NON [...] FRANCE sul 15 la o di avions sua 17-21 Sono [...] libro 24 la r di arte su altro [1?] 30-1 Gide [...]

rivista sul margine inf., inversamente al testo di mandarti

testo

su altro (?)

32 Gli da qui

32-4

Nei

30 la q di quando su altro (?)

[...] farò su/ margine

sup.,

30 ma

inversamente

al

34 Lo farò 1ns.

264 9 e ins. 12 sc di schiaffo su altro (?) 22 dopo qui virg. su . 22'a PA “solidarietà!” 775. 31 la a di restare su altro (?) 36 la p di probabilità su altro 39 las di su di su, 265 2 so di silenzioso su altro (?) ‘ 11 della da delle 13 (Genova) rs. 14 delle su s[crivo?] 21 la seconda e di irremediabilmente su i 21 bi di irremediabilmente su lm (?) 23 un altro da un'altro 24-7 degnate [...] fondo. sul margine

sin. 32-3 Sarà [...] altri. ws. 34 si di posizione su altro (?) 45 da su il 46 dopo si cassat. ill. 46 qui mai 175. 46 è da era 47 la prima t di identità su d 48 (gàtisme) ins. 48 la A di Amicis su altro 49 la C di Ciocco su il (2) 49 dopo Ciocco |— su ,

50 (quand’[...] nonna) zrs.

52 anima da anima,

266 2 amico 775.

13 di sw alla

267 10 vorrei da vorrai (?) 18 Za c di con le su e (?) CASS. 30 la a di abbraccia su altro

268

11 quanto] quando 775.

14 prima di Rimbaud

19-20 di [...] spirituale. 7725.

11 Za e di modestia su altro

| Claudell]

19 Ja d di di su.

13 Parlane [...] Vallecchi.

INS.

269 2 parlo da parla

3 laqdi e quella su con

5 dopo letterari |per la par[te?] cass.

342

LETTERE A GIOVANNI PAPINI

270 4 la f di finito su altro (?) 21 la q di quale su altro (2?)

19 /a a di ideali su ea 16 dopo pura | ! su ? 34 la seconda r di fraterna31 amano] amana 775.

mente 775.

271 4 essere spscr. a uomo cass. 4 la r di pur su altro 5 dito su altro 12 molle da molla 12-4 in [...] Ungaretti sul margine sin. 13 volgarità su bas[sezza] 13 dei da di

272

3adaà

9 hanno da ha

11 /a prima p di proposto su altro

ins. ins.

13 dopo affinché |fosse sostenuto cass. avesse #75. e cass. 13 la seconda d di candidatura su t 13 /al di la su altro (?)

ins.

IDRA ETEZAA

ne sin.

16 dopo convinzione cassat. ill.

12 a tempo

13-4 la [...] resto. 15 , Pancrazi?

19-23 Io [...] Paris su/ meargi-

22 9 su altro

\

273 4 nera 1ns. 7 dopo regola |e su , 7 dopo ordine virg. su . 7-8 e ordine e regola, e regola e ordine. ins. 9 aveva da ha 11 la t di terra su altro 15 e un torrente 775. 16 nostro] nostra 775. 16 prima di balsamo |rimorso cass. 17 urla come 775. al posto di ragge come cass. 17 una tigre da un lione 17 pulcino spscr. a agnello cass. 18 dopo un |par. ill. cass., chi ne farà mai una leggiadria cass. 19 dopo ma |nel cuore della nostra terra il fuoco cass. 19 dopo frati. angolo del foglio strappato, con qualche parola superstite: aver (non cass.) detto questo, devi aver cass. 21 sarà Gesù; 275.

na ins. su e

22 — su...

PRIA,

28 prima di raccatta | accoglie e cass. 30 la gioia di irs. 30 prova da sa 43!!! ins. 45 la o di Sergio su altro

23 che è zns.

27 nessuno

274 2disute 3 la P di Peccato sw altro 4 erudizione su cono[scenza] fiche zns. 10-1 Tieni [...] Seine. sul meargine sin. 10 della rivista 775. ins.

da nessu-

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343

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INDICE DEI NOMI

Agnoletti, Fernando 52, 228 Albert-Birot, Pierre 208, 243, 245 Albertazzi, Adolfo 128, 129 Alighieri, Dante 108, 220, 308

Almereyda, Miguel

206

Amendola, Giovanni 195 Apollinaire, Guillaume 7, 11, 26, 35, 80, 115, 123, 124, 144, 145, 149, 150, 158, 168, 170, 202, 203, 204, 206, 207, 208, ZURZI SEZ 272200227229: DS 2M233T253 602419 243, 245. 250,251 Loose 6582272789230 928]5 PRSDRENA2592962997 3007305

Aragon, Louis 300, 304

248, 251, 284, 285, 290,

Argira, Paolo v. Centi, Fiorina Aristodemo, Dina 314 Asquith, Herbert Henry 175, 177 Audoux, Marguerite 105, 106 Aurel, madame 237, 258, 277

Begey, A. 38 Benda, Julien 260, 261 Benedetto XV 205, 206 Berenini, Agostino 215 Bergson, Henri-Louis 244 Bertrand, Adrien 169, 170

Billy, André 284, 285

Binazzi, Bino 114 Bizet, René 90 Bloy, Léon 169, 170, 173 Boccioni, Umberto 22 Boine, Giovanni 53, 72, 120, 121, 228, 231, 304 Bolo, Paul-Marie (Bolo Pascià) 147

Bonnefon, Jean de 259 Bontempelli, Massimo 55, 264 Bourges, Elémir 4, 5 Bourget, Paul 287, 289 Bracco, Roberto 195, 196 Braque, Georges

Breton, André

7, 253 245, 248, 250, 251, 254,

DD OMMI

Bacchelli, Riccardo

Baldacci, Luigi Baldini, Antonio 304

71, 265, 266, 304

37, 107 71, 169, 232, 284, 285,

Barberino, Andrea da 225 Barbey d’Aurevilly, Jules 273 Barilli, Bruno 43 Barrès, Maurice 248 Barrière, Alcide 43 Barzini, Luigi 20, 21 Barzun, Henri-Martin 47, 243, 245 Bastianelli, Giannotto 89 Battisti, Cesare 21 Baudelaire, Charles 102, 103, 104, 190, 191, 219, 220, 226, 237, 278, 280

Beccari, Gilberto

37

39 R29985.00

Breunig Leroy, C. 232 Brunelleschi, Umberto 258 Bruno, Antonio Bruscia, Marta

Buzzi, Paolo

42, 43, 44, 46, 48, 49 15

304

Caillaux, Joseph 175, 177 Calderoni, Mario 91 Calvesi, Maurizio 189, 299 Campolonghi, Luigi 287, 292, 293 Canonico, Tancredi 36, 38 @GanudoWRicciontoMi2212 222238297 Cardarelli, Vincenzo 52, 53, 54, 55, 56, DID TOZIE 719100228925 200245. 2.057 265, 266, 276, 285, 292, 296, 304

348

LETTERE A GIOVANNI

Carducci,

Giosue

179, 184, Carrà, Carlo LION PO 2502 D C2IRZC 306, 313,

101,

103,

177,

178,

304 19, 22, 29, 36, 38, 52, 74, 90, IRA 3901 42503 153; 27248249825) 52551 27]? 5928629292296) 314

Casati, Alessandro

167,

168, 171,

175,

179, 180

Casella, Alfredo 236 Cavalcanti, Guido 308 Cecchi, Emilio 9, 16, 28, 53, 55, 72, 106, 296, 304, 306

Cellini, Benvenuto 140, 141 Cendrars, Blaise (F. Sauser Halle)

115,

169, 170, 240, 243, 247, 256, 268, 269, DiRe 23529

Centi, Fiorina (Paolo Argira)

46, 47, 113,

114

Cervantes Saavedra, Miguel de

219, 220,

221

Cézanne, Paul

30, 31

Chiara, Biagio

114

D'Annunzio, Gabriele

44, 47, 183, 217,

242, 285, 287, 304

Daudet, Alphonse 208 Daudet, Léon 207, 208 De Ambris, Alceste 165, 166 De Amicis, Edmondo 288, 290, 292 De Bosis, Adolfo 304 De Chirico, Giorgio 56, 189, 227, 229, 236, 284, 285 De Maria, Luciano 9 De Meijer, Pieter 314 Dermée, Paul 301, 302 De Robertis, Domenico 15 De Robertis, Giuseppe 9, 11, 15, 16, 22, 24,28,:29; 30,33, 3/1 36, S9F40 41423 44,45, 41,49; 50,51, 32, DI 87; 03009 SOS

75

De Viti De Marco, Antonio 25 Diacono, Mario 31, 235, 289 Di Giacomo, Salvatore 31, 46 Diodati, Giovanni 127, 128, 135 Di Robilant, Mario Nicolis 285, 287 Divoire, Fernand 47, 49, 50, 90, 240, 242, 243

Chuzeville, Jean 230, 303, 304 Cinti, Decio 245 Civinini, Guelfo 20, 21 Claudel, Paul 78, 148, 247, 248, 260, 261,

Dossi, Carlo 231, 232 Dostoevskij, Fédor 104, 140, 141, 143, 273, 274

Dupoix, Jeanne

262, 264, 300

Duval, Joseph-Emile

PIG

Clemenceau, Georges

PAPINI

205, 206

1X:1R2.05#20692.075

208

Cocteau, Jean 291 Comandini, Ubaldo 54, 55 Comte, Auguste 5 Coppée, Frangois 281 Corazzini, Sergio 304 Corra, Bruno 157 Corradini, Enrico 6 Cotti, Confucio 95, 100, 101

Elskamp, Max 141 Emanuele, padre 323 Eschilo 219

Crémieux, Benjamin 304

Fattori, Giovanni 184, 185 Fels, Florent 282, 291

279, 298, 299, 300,

Cremona, capitano 27, 150, 166 Crès, Georges 255, 256 Croce, Benedetto 31, 46, 136

Faguet, Emile Falqui, Enrico

278, 280 15, 321

Fargue, Léon-Paul

314

Férat, Serge (Edouard Jastrebzoff) 300

Ferlov, Knud

310

Ferrero, Guglielmo Féval, Paul

77, 78

242, 244

299,

INDICE DEI NOMI

Figuière, Eugène 228, 230

Jacob, Max

Fiumi, Lionello 86, 87 Folgore, Luciano 90, 91, 304

25

284, 285

Jenco, Elpidio

Gide, André 148, 243, 245, 247, 250, 256, 260, 261, 283, 284, 287, 289, 292, 296, 297

Giolitti, Giovanni

307, 308

Jahier, Piero 14, 15, 23, 29, 36, 90, 121, 260, 261, 298, 303, 304 Jammes, Francis 77, 78, 79

Jarry, Alfred 26, 150, 162, 216, 243, 245

Gaeta, Francesco 114 Gamba, Francesco 307 Geiger, André 242, 244

Gigliofiorito, Sossio

26, 115, 240, 241, 243, 247,

ONZII

Jacopone da Todi

fort Paulè 3,7, 12,13, 62, 117, 178, 229, 230, 242, 243, 244, 296

Frick, Louis de Gonzague

349

171

167, 168, 174, 175,

215, 216

Kant, Immanuel 5 Keats, John 141 Kierkegaard, Soren 310 Kolb, Jacqueline 217 Kuhn, Eva 194, 195 Kundig, editore 269

176, 204

Giorgio V__58, 59, 61, 62 Giraudoux, Jean 260, 261 Giuliani, Giambattista 178, 179 Giuliotti, Domenico 300, 301 Giusti, Giuseppe 221 Govoni, Corrado 90, 91, 292, 304 Gozzano, Guido 71,231, 304 Grey, Edward 175, 177 (Gusgjuan®7 252; 253 Groethuysen, Bernard 302 Guérin, Georges Pierre Maurice de 104, .109, 140, 141, 280

Guillaume, Paul

Guiton, Paul 305 Guittone d'Arezzo

229, 236, 240, 261° 308

Hegel, Georg Wilhelm Friedrich

5

Heine, Heinrich 103 Herriot, Edouard 206, 212, 215 Hugo, Victor 281 Humbert, Charles 205, 206 Huysmans, Joris-Karl 55)

Ibsen, Henrik 263, 264 Invernizio, Carolina 76, 77, 78, 79

102,

Laforgue, Jules 54, 55, 278, 280 Lagut, Irèéne 299, 300 Lamartine, Alphonse de 109, 110, 280 Lanson, Gustave 278, 280 Lara, Louise 235, 236 Larbaud, Valery 299, 300, 314 Larronde, Carlos 242, 243, 244, 256 Laurencin, Marie 229 Laurens, Henri 253 2ICN23 Lautréamont (Isidore Ducasse) Lazzari, Costantino 152, 153 194 Lebrecht, Danilo (Lorenzo Montano) Lefèvre, Frédéric 255, 256 Léger, Fernand 7 Lenoir, Raymond 301 Leopardi, Giacomo 43, 102, 103, 104, 108, 140,141, 146, 178, 219, 220; 221, 288, 307, 308, 315

Levasti, Arrigo 301, 302 TinatiiGarlo 525385485 228, 304

Livi, Frangois 309 Luchaire, Julien 227, 229 Lucini, Gian Pietro 304 Lunardini, Maria 140, 141 Luti, Giorgio

8, 14, 16, 91

66116028018

LETTERE

350

A GIOVANNI

Maeta, Suikei 130, 131 Maeterlinck, Maurice 105, 106, 135, 263 Maggi, Cristiana 240, 258 Malagodi, Olindo 154, 287 Mallarmé, Stéphane 102, 103, 104, 109, TA OA MO 1822 6823725 62570 278, 280 Manzoni, Alessandro 108, 152, 155, 156, 197, 266 110222015 Marinetti, Filippo Tommaso 133, 156, 304 Marino, Giambattista 307, 308 Marone, Gherardo 5, 30, 31, 47, 48, 53, 74, 76, 81, 83, 84, 85, 86, 87, 93, 94, 100, MO BILIE EG UN, 0626 27913065 RA 2653 RIZORIS55RDO; i ORIO 2: 6R2:188220

Marsan, Eugène 289 Martin du Gard, Roger Marx, Karl 103

126

Mastriani, Francesco 78 Matisse, Henri 253 Mattioli, Raffaele 38

Melograni, Piero 21 Mercereau, Alexandre 242, 243, 256 Meriano, Francesco

Muret, Maurice

Mussolini,

305

Benito

N

180, 233, 235,

242,

244, 246, 285, 307

Naldi, Filippo 147, I96M99N2.05)

Nava, Giuseppe

Negri, Ada

vi

165, 191, 193, 194,

183

304

Nietzsche, Friedrich

6, 54, 100, 102, 103,

104, 178, 196

Nisard, Désiré 278, 280 Nitti, Francesco Saverio 286, 287 Notari, Umberto 255. Novaro, Mario 149, 150

Onofri, Arturo 305

52,53, 54, 56, 62, 91, 100,

Orlando, Vittorio Emanuele 215 ©ssola. Carlo 26; 3195568755

100-011

104, 221, 290

62, 89, 115, 214, 114

Metzinger, Jean 253 Michaelis, Georg 153 Michel, Paul-Henri 254 Mignon, Maurice 230 Mirbeau, Octave 105, 106 Modigliani, Amedeo 279 Monet, Claude 105, 106 Montefoschi, Paola 55, 186, 207, 213, PiWee220827,6257029685.0/086.0388314) DIO

Montfort, Eugène 245 Morandi, Luigi 38 Moretti, Marino

PAPINI

71 Morgari, Oddino 167, 168 Morselli, Ercole Luigi 263, 264, 265, 303, 305 Mortier, Alfred 237, 276, 277 Moscardelli, Nicola 288, 290, 304

Palazzeschi, Aldo

7,10, 11, 15, 22, 29, 32,

33, 371,080 305

0909227729248530385. 044

Palmieri, Enzo

131

Pancrazi, Pietto 36; 38753, 11237139340! 1I75279929768300

Panzacchi, Enrico 292, 293 Panzini, Alfredo 27, 28, 54, 55, 56, 58, IND;

675, (259245, 24502928304

Pareto, Vilfredo 90, 91 Pascal, Blaise 36, 38, 219, 221 Pascoli, Giovanni 54, 55, 151, 153, 155, 182, 183, 288, 304 Pea, Entito 5; 14 23,778907 STSALO0I 103,114; V12.8 13M 21205 180, 183, 184, 194, 215, 216, 248, 304, 309

Péguy, Charles

7

Péladan, Mérodack Sàr 242, 244 Petrarca, Francesco 307, 308 Petrocchi, Giorgio 266 Philippe, Charles-Louis 105, 106

INDICE DEI NOMI

Picard, Gaston Picasso, Pablo

90 11, 26, 241, 253, 299, 300 3,5, 75.8, 11; 14, 16, 18,

Piccioni, Leone 21, 31, 40, 44, 51, 54, 61, 73, 91, 92, 104, L07953 (4314578158, (166,229; 279; 296, 306, 310, 314

Pickles, mister 54, 55 Pitollet, Camille 284, 285 Pizzetti, Ildebrando 89 Poe, Edgar Allan 102, 104 Poliziano, Angelo 108, 110 Polti, Georges 87, 88, 243, 256, 257, 276 Ponson du Terrail, Pierre Alexis 78 Prezzolini, Giuseppe 6, 7, 8, 11, 15, 16, PRAPITBITS

BASI 5152+80) 188589)

104, 121, 141, 175, 207, 214, 235, 244,

260, 261

Rabelais, Frangois 115, 219, 220 Radcliffe, Ann 78 Radiguet, Raymond 291 Rasputin, Grigorij Efimovié 134, 135 RebayéLuciano 43, 4,5, 7,.8; 113.16,:26, 31, 38, 43, 44, 48, 55, 78, 87, 104, 118, IRSA] 449 50156, 1971585 liege 2/07/8215 82148255 273, 289) 295, 296, 308

Rebora, Clemente 298, 304 Renard, Jules 105, 106 Reverdy, Pierre 124, 243, 245, 291 Richepin, Jean 281 Ricou, signora 5, 63, 205, 206, 212, 214, DI DM25 2552370239240 241, 250, DAT

Rimbaud, Arthur Rivain, Jean 289

54, 55, 263, 280, 292

Rivière, Jacques 253, 283, 311 Rosenberg, Léonce 252, 253 Rosso, Medardo 232, 304 Rosso di San Secondo, Pier Maria

280, 281 305

Russo, Luigi Libero

304

Ruta, Enrico 195, 196 Ryner, Han 243, 245, 291

Saffi, Aurelio E., Salmon, André 284, 285, 291

288, 290 26, 242, 245, 252, 253,

San Giuliano, Antonino marchese di 222 Sannazaro, Jacopo 110 Sauvage, Marcel 282 Savinio, Alberto (Andrea De Chirico), 55, DO 27248 2490 5 264, 282, 284, 292, 304

71

0255 RZ 625

29, 90

Scarfoglio, Edoardo

287, 289 127, 128

Quincey, Thomas de

Rostand, Edmond Russo, Domenico

Sbarbaro, Camillo

248, 249, 264, 295, 305, 310, 314

Proust, Marcel Puccini, Mario

351

184

Sceab, Mohammed 5, 102, 103, 104, 178 Schiaffini, Alfredo 38 Shimoi, Harukichi 131 Schopenhauer, Arthur 5, 100 Schwob, Marcel 141, 287, 289 Serao, Matilde 195, 196 Serra, Ettore 27, 28, 31, 76, 77, 85, 86, ESTORSIONI 61270501851 207521892 197220#239724080/014

Serra, Renato 9, 15, 16, 30, 31, 39, 46, 47, LES, MOSSE, 73, De, e 770122598220 Settimelli, Emilio 157 Shakespeare, William 1062199220 2653 281 Signorelli, professor 194, 195, 198, 200, 202, 206, 208

Simmel, Georg

100

Slataper, Scipio

71, 121, 304

Soffici, Ardengo 8,9, 10, 11, 15, 16, 22, PAD CRI 195 3859 6162474908105) 118, 122, 133, 143, 144, 149, 150, 156, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 171, IVA RR MST SOI 183, 184, 186, 187, 188, 191, 194, 196, 197 2.00N206207 9210921582492: 218, 227, 228, 229, 232, 236, 240, 249, 250253259256: 62/82/6302 032.00)

352

LETTERE A GIOVANNI

2602.690275 276: 219) 282302840255, DECRETI SINZITAZI2 AZIZ IR 67 297, 298, 300, 303, 304, 306, 307, 309, 314

PAPINI

Treves, Claudio 54, 55 Turati, Filippo 167, 168, 205 Tzara, Tristan 31

Soldateschi, Jole 91 Sonnino, Sidney 221, 222 Sorel, Georges 7 Souday, Paul 278, 280

Unamuno, Miguel de 31, 37 Ungaretti, Costantino 27 Ungaretti, Ninon 314

Soupault, Philippe 300 Spa Assai Spadini, Armando

Vailati, Giovanni

248, 251, 285, 299,

194, 195, 198

Spencer, Herbert 6 Stevenson, Robert Louis

273, 274 362230, Fortunat

Strowski de Robkowa, 221, 240, 242, 255 Suarès, André 243, 245, 291, 296

Swift, Jonathan

219, 220

Tasso, Torquato

308

Tautain, Gustave-Louis Terrasse, Claude 216

242, 244, 255

Themelly, Mario 38 Thibaudet, Albert 242, 244 Thuile, Henri

5, 78, 309, 310

Thuile, Jean-Léon

4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11,

IZ 9 23243305834, /70/8139186; SEO LIUEBEIDIIZOÀHO 2 ISS M154ANI4391491528153, 15404155) 157, 161, 162, 168, 203, 204, 205, 206, 2072088219 82208255828370853.10

Tittoni, Tommaso

91, 313, 314

Valéry, Paul 248, 275, 314 Valgimigli, Manara

313

Vallecchi, Attilio 218, 219, 221, 228, 230, 239 2498256; 25/592.60)82 6102.6982 5% 282, 283, 286, 293, 294

Vannicola, Giuseppe 228, 230, 233 Verga, Giovanni 304 Verlaine, Paul 135, 296 Vigolo, Giorgio 36, 38 Vildrac, Charles 115 Villiers de l’Isle-Adam, Jean-Marie Villon, Frangois

36, 37, 38, 102, 140, 141,

2197220N226724282389 82998500

Voltaire, Frangois Marie Arouet 129

Whitman, Walt. 254 Wilde, Oscar 263, 264 Wilson, T. Woodrow 247

285, 287

Towiatiski, Andrea 14, 36, 38 Tozzi, Federigo 196, 197, 303, 305 Tozzi, Glauco 197 Treitschke, Heinrich von 196

Yvermont, Ary-René d’

Treves, Angelo

Zoppi, Sergio

245

190,

191

Zecco

142, 143

208, 283

254

127, 128,

INDICE DEI TESTI UNGARETTIANI CITATI

Africano a Parigi, L’ Alba

279

Commento

102, 156

iwegria, L

+7, 15, 22, 25, 29,51, 68,69,

WED L67980) 186; 192:195. 100,102, IMSRsi2 46143156 15)7, 165, 199207, D79

Allegria di Naufragi

3, 68, 79, 80, 85, 92,

102885824 TA: TTA43 15 MZ 160, 2078220 N240#249250,725 12579258; 259, 267, 279, 283, 284, 285, 289, 294, 5079321

Altre poesie ritrovate André Breton 251

YA16R684: 260758295

A proposito di crisi del linguaggio A riposo 25, 30, 31, 96, 100 Arsellaia, L’ 158 Attrito 37,99, 101 Avventure di Turlurù, Le IE 158, 194, 240

Brève histoire de notre jeunesse 92

Calumet

245

Commiato 81,101, 109, 116 Considerations sur la littérature moderne 16

Convalescenza in gita in legno

Dal viale di valle Dannazione

Destino

32

italienne 156

Coro 56, 66 Cresima 7

Derniers Jours Desiderio 92

André Gide 245, 289 Annientamento 31,36, 40, 41, 96

Burrasca

al canto primo dell’«Inferno»

109

156

37,64, 97, 100

170, 321

64, 69, 97, 100

Difficoltà della poesia Distacco

32

72, 99, 101

XOMS5T

Docilità e invidia 293 Doctrine de « Lacerba », La Dolina notturna 95, 156 Dolore e poesia 308 Donna scoperta, La 279 Dormire 92, 94, 156, 165

11, 56

Due anni di vita di popolo italiano vissuta 160

Campagna 40, 41 Capitano, Il 167 Caratteri dell’arte moderna 229 C'era una volta 98, 100 Chiaroscuro 7, 258 Cielo e mare 91,92, 156 Circo 48 Commemorazione del futurismo 156

Epifania 3 Esordio 261 Estetica di Bergson, L’

Fase

LIDI

244

46, 97, 100, 283

Fase d'Oriente 25,30, 96, 100 Filosofia del poeta, La 102, 156, 157 Finali di commedia 278 Fine di Crono, La 308,311

LETTERE A GIOVANNI

354

PAPINI

Fine marzo 207 Finestra a mare 51,95, 97, 98, 100 Fiumi, I 85, 86, 98, 223, 279

Malinconia

Fratelli

Melodia delle gole dell’orco

68,81, 223

261

Giugno 123, 124, 141, 156 Godimento 85,102, 113, 156

Guerre, La

253, 311

145, 220, 229, 240, 253, 275,

321 Guillaume Apollinaire

26, 300

Invenzione della poesia moderna Ironia di Dio 79,279 Italia 99, 101

Mughetto Natale Nebbia

95, 156, 199 37

Nocturne

240

Nostalgia

73, 99, 101, 102, 156, 278, 283

Notte bella, La

Rivière

Lautréamont

riabilita

ovverosia

141, 230, 251,

99, 100, 101

104 Paesaggio

308

98, 100

Paesaggio d'Alessandria d'Egitto, Il 3, 59, 197

Parabola 29,30, 31 Passato di Lautréamont, Il

il «sentimento»

Odore

119,

O notte 293 Ore della quiete, Le 156, 283 Originalità del fascismo 235

Pellegrinaggio Jacques 255

156

3

Note 26, 103, 104, 279, 308, 310 Notte 95, 156

Illuminata rugiada, L’ 207 Immagini di guerra 98, 100 In dormiveglia 100 Ineffabile 88 Inizio di sera 102, 156 In memoria 100 In memoria di Moammed Sceab Inno 50, 56, 61 Inno alla Morte 308

207

Miei antenati, I 141, 178 Militari 68, 207 Monotonia 100

Giovanni Papini 294 Giovanni Papini. «Giorni di Festa» Girovago 207

Gratitude à Jacques Rivière

97, 100

Mattina 92, 156 Mattutino e notturno

di brucia-

COME2DI

Lettera a Prezzolini 54, 104 Lettere Parigine — Confederazione sentimentale Franco-Italiana 278 Lindoro di deserto 22,31, 100, 278 Lontano 102, 156 Lucca 80, 267, 279 Lusinga 14

Perché?

257

33, 68

76, 80, 97, 100

Per non rammaricarsi d'esser nati Peso 64, 97, 100, 279 Pietà, La 310

73

Pittura, poesia, e un po’ di strada

31, 289

Poesia

81,99, 101, 109, 116, 146

Poesia e civiltà Poesie disperse

109 3, 7, 15, 37, 59, 88, 95,

120, 156, 207 Poète assassiné, Le

Popolo

144

59

Popolo d’Italia soldato 173 Porto sepolto, Il (poesia) 40, 95 Porto Sepolto, Il (raccolta)

5, 22, 25, 28,

29, 30, 31, 33, 36, 37, 40, 41, 46, 51, 68,

INDICE DEI TESTI UNGARETTIANI

CITATI

355

oe pre

69, 72, 73, 76, 77, 80, 81, 83, 85, 86, 87, 189793, 100, 101, 104, 107; 109, 112. 113, elisa?

00023 IBS TR1S2/8141)

£46,153, 169; 170, 192, 207, 218, 220, PNS22 32792320253 279307308 Porto Sepolto, Il (1923) 267,285, 307, 308 Pour Guillaume Apollinaire 229 Povero nella città, Il 220 Pozzo sepolto, Il 63 Prato 207 Preghiera 258 Premio Goncourt risuscita i morti?, Il

105,

289 Primavera 7 Propos 103

40

Sonetti

di Shakespeare

(traduzione)

Sera serena 207 Sereno 207, 223 Silenzio 51, 61, 85, 86, 97 Silenzio in Liguria 267 Si porta 207 Sirene 308 Soldati 68, 207, 223 Soldato (15.7.1916) 81, 98, 100

Soldato (14.8.1916) 68 Soldato (16.8.1916) 67 Solitudine 92, 156 Sonnolenza 51, 67, 68, 99, 100 Sono malato 120, 156 Sono una creatura 29,51, 98, 100, 279 Sottigliezza poetica di Reverdy 245 Stagioni, Le 308

Stato della prosa francese Suppliche, Le 36, 37

261

220

Tellinaia, La

Ricordo del primo incontro con Ettore Serra e della stampa del 1916 del « Porto Sepolto»

28; 119

Ricordo di Ricordo di Riflessioni Rischiaro Risvegli

Ritorno

Barilli 89 Pea 91 sulla letteratura 68

sia

Il

51, 97

Transfigurazioni

308

in campagna

1 02I5.61

278

38, 104,

Trasfigurazione

102815

68279

191,

2209231 Ritrovi, I 43, 46, 48, 49 Rivista «Commerce », La 300, 314 Roman Cinéma 170, 258

Rosa fiammante Rose in fiamme

110

Tramonto

37, 64, 97, 100, 153

di Baudelaire,

158

Temporale 95, 156 Tepida vaga mattina 156 «Tra feltro e feltro»: povertà, sapere e poe-

Un'altra notte 156, 283 Universo 101 Uomo buio, L’ 261

142, 156 143, 156 Vanità

156

Veglia 95, 100 Verso un'arte nuova classica

52, 250

S. Martino del Carso 98, 100 Secondo discorso su Leopardi 110 Secret de Lautréamont, Le 257

Viaggio

Sempre notte 156 Sentimento del tempo

Zona di guerra (Vivendo con il popolo)

308, 311, 314

15167, 295, JUL

279

130, 138, 166, 169, 174, 189

24,

bd

19 d

INDICE GENERALE

vii

Introduzione di Leone Piccioni

xvi xxI

Nota al Testo Tavola delle abbreviazioni bibliografiche LETTERE A GIOVANNI PAPINI

DAMS 19 1916 BOTA? L73900 1918 239 1919 COIN 01920 303° SO 309° pn

1921 1922 1923-1924 1925-1929

317 1934 5199-1942 SZINM1941 323 1948 325

Apparato critico

347 353

Indice dei nomi Indice dei testi ungarettiani citati

hg Dagati 3 reti

Mie

ei

CGD> lite

Lmrisoetafin;

miti

0a

Lul

tal sabati

so)

le ara

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Questo volume è stato impresso

nel mese di novembre dell’anno 1988 presso la Tecnografica Milanese Fizzonasco di Pieve Emanuele (Milano) Stampato in Italia - Printed in Italy

gurano addirittura come veri e propri poemetti in prosa.

Rilevante come documento letterario, questo epistolario illumina anche quella «vita d’un uomo» nella quale Ungaretti stesso scorgeva un legame inestricabile di esistenza e poesia. E un episodio fondamentale di questa «vita» rimane l’incontro con Papini, il primo in Italia a consacrare con una storica recensione al Por-

to Sepolto, apparsa il 4 febbraio 1917 sul «Resto del Carlino», la grandezza di Ungaretti poeta.

cre