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Italian Pages 158 Year 1973
QUADERNI DE "LA r:rERRA SANTA"
Mario E. Provera S.D.B.
IL VANGELO ARABO DELL' INFANZIA SECONDO IL MS. LAURENZIANO ORIENTALE (n. 387)
FRANCISCAN PRINTING PRESS GERUSALEMME
Nihil obstat Cremisan, die 30 Junii 1973 P. ANTONIUS CHARBEL, SDB
Revisor delegatus
Imprimi potest Betlemme, dic 30 Junii 1973 Sac. L. OTl'ONE Prov. Soc. Sal.
Imprimatur
Jerusalem, die 2a Julii 1973 t J AOOBUS J OSEPH BELTRITl'I Patriarca
2516-VII-1973
Alla Vergine SS. Ausiliatrice
Regina di Palestina in segno di perenne riconoscenza.
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PREFAZIONE Il presente lavoro sul Vangelo arabo dell'Infanzia mi fu suggerito dall'attuale interesse e risveglio di studi sugli Apocrifi in genere e sul Vangelo dell'Infanzia in particolare. Tale risveglio è in modo speciale sentito in Terra Santa, ambiente ove non solo si sono svolti i fatti evangelici, ma che è stato al centro di quella letteratura popolare che ha inteso codificare tradizioni locali, assenti negli scritti canonici, sulle origini e la vita della S. Famiglia. Meritatamente è stato asserito che esse non possono aver dato origine solo ad un romanzo senza fonda mento storico, quando sono stati seguiti da molti autori preniceni e postniceni. I resti archeologici oggi sempre più messi in luce, testimoniano la vigorosa presenza delle primitive popolazioni giudeo-cristiane di Palestina, in seno alle quali sono sorte le varie tradizioni. Da Nazaret a Betlemme è ben documentata la loro presenza, i loro luoghi di culto, .specie le cosiddette "grotte mistiche". Se rimane tuttora difficile sceverare il vero dal fittizio in tali scritti, è tuttavia indubbia la loro molteplic-e importanza dogmatica, liturgica e storica. Il Vangelo arabo dell'Infanzia era già noto attraverso il manoscritto di Sike, pubblicato nel 1697, con una traduzione latina accanto. Esso servì di base alle successive traduzioni e edizioni, ad esempiJo di Fabricius (1719), Jones (1726), Schmid (1804), Thilo (1832). A. J. Giles (1852), Tischendorf (1853), P. Peeters (1914) ed infine di A. de Santos (1963). Tutti perciò si sono serviti di un u:nico testo, che a giudizio degli esperti è tardivo e molto mediocre. Per questo, più volte è stato espresso il voto che ne venisse pubblicafo un altro criticamente migliore. Esistono infatti altri manoscritti tuttora inediti e fra di essi, il più rinomato ed importante è quello della biblioteca laurenziana di Firenze, Orientale nu. 387. La sua presenza era già stata 7
segnalata da vari studiosi, senza però che si giungesse al suo studio e pubblicazione, fatta eC'cezione delle sue miniature. Esso è stato valutato come il più antico e meritevole di tutti i codici. Il P. Peeters ha condotto una studio serio ed approfondito suJle origini del Vangelo arabo dell'Infanzia, ma la sua posizione, per quanto esaustiva ed indispensabile, non è ritenuta come definitiva dagl;i, studiJosi. Il nostro studio vuol esser un contributo alla soluzione dei problemi che tuttora avvolgono la nascita e la composizione di questa singolare espressione letteraria cristiana. La tesi è stata presentata e difesa davanti alla Pontificia Commissione Biblica, il 9 Novembre 1971, per il conseguimento del dottorato in Scienze bibliche. Questo estratto riproduce le sue parti principali, in attesa della pubblicazione intera del lavoro. Manca il commento al testo, la traduzione del ms. sir. 159 della Biblioteca Vaticana, ed alcune note integrative dell'Introduzione. Mentre confido d'aver fatto un lavoro utile per lo studio del tema sempre attuale ed interessante dell'Infanzia del Signore, ringrazio quanti me lo hanno reso possibile. Betlemme, 2 febbraio 1973
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LISTA DELLE ABBREWAZIONI Agg. Ed. 1. L. Ms. e mss. Om. r. Red. Sir.
s. v. V. Vol. e voll. A.J. e B.J.
Bibl.Or. CCL. CSEL. DACL. DBV. DBS. DThC.
EB. ELS. EnCatt. FRL. GCS.
Aggiunge. Edito ed edizione. leggere. Il manoscritto laurenziano. Manoscritto e manoscritti. Omette ed omettono. Recto. La redazione siriaca di W. Budge. Il manoscritto di Sike. Verso. Il manoscritto vaticano, sir. 159. Volume e volumi. Lacune nel testo. Flavius Josephus. Antiquitatum Judaicarum libri XX; De Bello Judaico libri VII; Contra Apionem, in Josephi opera, a cura di B. Niese, 7 voll. Berlino 1887-1895. Bibliotheca Orientalis, ed. da Assemani, 4 voll. Roma 1719-1728. Corpus Christianorum, Series Latina, Turnhout-Parigi 1953 ss. Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum, Vienna 1866 ss. Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, dir. da F. Carbol e H. Leclercq, Parigi 1924-1953. Dictionnaire de la Bible, dir. da F. Vigouroux, 5 voll. Parigi 1895-1912. Dictionnaire de la Bible: Supplément, dir. da L. Pirot, Parigi 1926 ss. Dictionnaire de Théologie catholique, dir. da A. Vacant e E. Mangenot, contin. a cura di E. Amann, Parigi 1909-1950. Enchiridion Biblicum, Roma 1961. Enchiridion Locorum Sanctorum, a cura di D. Baldi, Gerusalenune 1935. Enciclopedia Cattolica, Roma 1949-1954. Forschungen zur Religion und Literatur des Alten und N euen T,estaments, Gottingen 1903 ss. Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, Lipsia 1897 ss.
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INTRODUZIONE
CAPITOLO I
IL VANGELO ARABO DELL'INFANZIA
Questo scritto appartiene al ciclo degli aprocrifi dell'Infanzia, che riportano fatti e miracoli, per lo più leggendari, compiuti da Gesù, nel periodo della sua fanciullezza, fino all'inizio della sua vita pubblica. Essi intendono supplire, da una parte, alla scarsità di notizie dei Vangeli canonici, per soddisfare la pietà e curiosità popolare, e dall'altra esaltare la figura divina di Gesù, velata nel periodo della sua fanciullezza. Gli apocrifi che trattano specificatamente questo tema sono il Vangelo dello Pseudo Tommaso 1 , la seconda parte dello Pseudo
(1) L'autore di questo vangelo apocrifo si presenta come Tommaso, :filosofo iraelita, mentr.e per la redazione B sarebbe l'apostolo Tommaso. Vari autori hanno pensato ad un'origine gentile cristiana e probabilmente indiana, ma oggi si torna ad attribuirlo ad una fonte giudeo cristiana. Senza dubbio il suo autore fu a conoscenza delle tradizioni più eterogenee, ma con quesito non si può concludere nulla di certo sulla sua vera identità. E' fatto risalire al II secolo, almeno quanto al suo nucleo primitivo. Oscuro resta il problema delle sue relazioni con il vangelo gnostico di Tommaso, noto da Ireneo (Cf. Adv. Haer. I, 20: A. Stierer 29) e Ippolito (Philosophumena V, 7, 20: GCS 3, 83); ma può essere un suo rifacimento posteriore, non privo di tendenze gnostiche (Cf. E. Hennecke, NT Apocrypha, vol. I. Gospels and Related Writings, London-Philadelphia 1963 [ (trad. ingl.)] pp. 388-392).
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Matteo 2 e le varie redazioni del Vangelo arabo dell'Infanzia 3 • Alcuni autori vi includono anche la Storia di Giuseppe il Falegname 4, ma va subito notato che essa contiene solo brevissimi tratti sull'Infanzia di Gesù 6 ed accentra tutta la sua attenzione sulla figura di S. Giuseppe. II Vangelo arabo dell'Infanzia poi, non si limita al periodo della fanciullezza, come lo Ps. Tommaso, ma riferisce anche degli episodi che precedono, accompagnano e seguono la nascita, tolti dal Protovan-
(2) Apocrifo del V-VI secolo, ma rimaneggiato in epoca carolingia (Cf. E. Hennecke, op. cit. p. 406-7). L'attuale titolo gli fu dato da Tischend:orf, in seguito all'edizione, di Thilo (Cf. Codex Apocryphus Novi Teestamen!ti I, Leipzig 1832). Secondo invece i due codici parigini nu. 5559 A e 1652, l'autore dell'opera sarebbe Giacomo, figlio di Giusep,pe. Esso si compone di due parti: la prima, comprende!Ilte i capi I-XXIV non è che una rielaborazione del Protovangelo di Giacomo o dli un altro apocrifo affine; la seconda, dal c. XXV al XLII, segue il Vangelo dello Ps. Tommaso, oppure narrazioni di diversa origine. Oltre all'edizione di Thilo, va segnalata quella di Tische!Ildorf, Evangela Apocypha, Lipsiae 1853; 2 ed. 1876; di E. Aman.n, Le Protévangile de Jacques et ses remaniements latin.s, Paris 1910 e del Bonaccorsi, Vangeli Apocrifi I, 1948. (3) Cf. P. Peeters, Evangiles Apocryphes II: l'Evangile de l'enfance. Rédactions siriaques, arabes et arméniennes traduites et anmotées, Paris 1914. (4) Questo scritto apocrifo intende illustrare la vita ed il beato transito di S. Giuseppe; risulta composto cli vari elementi derivati da 'Olpere precedenti. Il nucleo originale, sulla morte del sa.nto, è di origine egiziana e sorse come lettura liturgica per la sua festa, istituita sul modello del mito dii Osiride, di cui si intendeva sostituire il culto così popolare in Egitto. Si è pe!Ilsato però anche all'ambiente giudeo-cristiano, donde potè profluire il nostro apocrifo, dato il suo interesse particolare per i riti funerari. Risale al IV-V secolo e testimonia l'antichità del culto di S. Giuseppe in Oriente (Cf. S. Morenz, Die Geschichte von Joseph dem Zimmermann, Berlin 1951). Era conosciuto precedentamente attraverso una redazione araba pubblicata da G. Wallin (Historia Joseph fabri lignarii; Liber apocryphu,s ex codice manuscript.o Regire Bibliothecre Parisiensis nunc primum arabice editus, nec non versione latina et notis illustratus, Lipsia.e 1772). In seguito fu scoperto il testo copro, derivato forse d:a un originale greco, pubblicato da E. Revillout (Apocryphes Coptes du Nouveau Testament, Paris 1876). Altri frammenti furono editi da F. Robinson: Coptic Apocryphal Gospels, in TS IV 2 (8196).
(5)
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Cf. cc. VII-XI.
gelo di Giacomo
6•
Di più la redazione siriaca ed il monascritto laurenziano contengono un'appendice sulla vita pubblica del Signore, che è un riassunto dei principali avvenimenti, dal battesimo fino alla passione, morte, risurrezione e pentecoste. Il Vangelo arabo dell'Infanzia era sinora conosciuto attraverso il solo manoscritto di Sike 1 d'origine tardiva e molto mediocre 8 •
(6) E' l'apocrifo della Natività più antico, che ha avuto un enorme influsso nella letteratura posteriore. Il titolo .gli fu dato solo nel secolo XVI dall'umanista francese Guillaume Poste! (m. nel 1581). II presunto autore è Giacomo il Minore, fratello del Signore, ma oggi si pensa ad un cristiano non ebreo, forse egiziano, data la sua scarsa conoscenza dei luoghi e tradizioni palestinesi. Risente di idee ebionite e nazarene su Gesù e Maria e seguì tradizioni orali incllipendenti dai Vangeli canonici. Quanto alla sua data di composizione, è fatto risalire in genere alla seconda metà del II secolo e si attribuisce ad un unico autore, come ha confermato il papiro Bodmer V, anche se in segui'to vi furono appontate delle varianti (Cfr. E. De Strycker, La forma la plus ancienne du Protévangile de Jacques, P. Bodmer V, Bruxelles 1961, p. 401-423). Il testo definitivamente fissato di T:i'schendorf (Cf. Evangelia apocrypha, Lipsiae 1853, 2a ed. 1876, pp. 1-48). E' composto di tre parti ben distinte: a) Vita di Maria fino alla nascita di Gesù (cc. I-XVI). b) Nascita di Gesù e miracoli che la seguir0010 (cc. XVII-XXI). c) Martirio degli Innocenti e di Zaccaria (cc. XXII-XXV). Il testo fu definitivamente fissato dia Tischendorf: Evangelia Apocrypha, Lipsire 1853, 2 ed. 1876, p. 1-48. (7) Prdviene dalla Turchia., ove i dotto J. GoJius lo acquistò e portò nella sua biblioteca privata di Leida. Acquistato in seguito da H. Sike, firu nella biblioteca bochleiana di Oxford, ove si trova attualmente, con la catalogazione Or. 350, al numero LII (Cf. Nicoll andi Pusey, Catalogi codicum m.anuscr:iptorum orientalium bibliothecae bochleianae; pars secunda arabicos continens, Oxford 1835, p. 57-58). Porta una lettera di H. Wanly datata del 2 Dicembre 1713 che dice: "The subject matter of it, is a false Gospel ooncernim.g the Infancy af our Saviour, composed by the Antient Heret:ics and condamned by Pope Gelasius (in) his Decree (Although that has been condamned) and translated! from Greek into Arabic. The Greek is said to be lost; andi also that is the only copie af the Arabic known to be in Christendom. The learned Professor Goliu,s brou,ght it
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Il Craveri nella sua traduzione e commento al vangelo arabosiriaco del1'Infanzia, afferma di essersi valso anche ·del ms. laurenziano e di riportano le varianti (Cf. I Vangeli apocrifi, Torino 1969, p. 145-6). Avendole però confrontate con il testo originale, mi sono apparse poco chiaro ed inesatte. Il Di Nola da parte sua asserisce di aver reso per primo in italiano l'Evangelo arabo dell'Infanzia (Cf. Evangelo arabo dell'Infanzia, Parma 1963). In realtà fu preceduto dalla traduzione dello Scarabelli, eseguita nel 1867 ( Cf. I Vangeli apocrifi ora per la prima volta in nostra lingua tradotti, Bofogna, per Alessandro Mareggiani, 1.867). Inoltre, non sempre la sua traduzione rende fedelmente il testo o lo ricostruisce criticamente, come a pag. 31, 32, 38, 45 ecc. I problemi relativi a questo scritto singolare, non hanno avuto ancora una risposta esauriente. Le ultime ipotesi però hanno contribuito a far avanzare gli studi ed a ritenerlo come il risultato di successive amplificazioni e trasformazioni.
:from Turkie; Doctor Sike the late Hebrew Professor at Cambridge bought it in Holland, at 'the sale of Gol!ius (of) his books; and I bought it from the Doctor, who had begun to add some tes.timcmies out of Oriental Authors, at the end thereof". H. Sike utilizzò il codice per la su.a edizione e versione latina (Evangelium Infantiae vcl liber apocryphus de Infantia Salvatoris, ex manuscripto edidit ac latina versiO'n:e et notis illustra;vit, Traiecti ad Rhenum 1697). Fabricius ne preparò una nuova edizione, dividendolo in capitoli, come ora si presenta, non sempre però felicemente (Codex Aprocryphus Novi Testamenti I-II, Hamburg 1703, 2 ed. 1719; III, Hamburg 1719, 2 ed. 1743). Thllo lo rieditò con una nuova traduzione e commento (Codex Apocryphus Novi Testa.man.ti I, Leipzig 1832). Altre edizioni si devono a Giles, Tischendorf ecc. (Cf. Bibliografia). (8) Il P. Peeters afferma: "In conclusione, tutto ciò che è stato scritto sull'origine e composizione del Vangelo arabo dell'Infanzia, p.oggia esclusivamente sul contenuto di un'edizione fatta più di due secoli fa, su di un manoscritto sconosiciuto e certamente molto mediocre "(Op. cit. p. IV). Il citato autore ignorava in un primo tempo l'esistenza del ms. di Sike nella biblioteca di Oxford, conosciuta più tardi (Cf. A propos de l'Evangile arabe de l'Enfance. Le ms. de J. Golius, in Anal. Boll. 41 (192'3) pp. 132--134). Restano però sempre vivi i problemi sulla sua origine e composizione.
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Con il nostro studio sul manoscritto laurenziano, pensiamo di poter apportare nuovi argomenti a favore di alcune di queste ipotesi e correggerne o migliorarne altre.
ORIGINE DEL VANGELO ARABO DELL'INFANZIA Come si è già notato, l'origine e la composizione di questo apocrifo comporta numerosi problemi di difficile soluzione, tanto più che tutti gli studiosi non poterono utilizzare sinora, che il manoscritto di Sike 9 • Ciò che dev'esser ritenuto come certo è che il Vangelo arabo dell'Infanzia, così come si presenta ora, non corrisponde al suo contenuto originale, ma si è andato man mano accrescendo e corrompendo, con l'interpolazione di nuovi episodi, dovuti alla penna dei successivi redattori. Questi, secondo il loro gusto personale, oppure a causa di tradizioni particolari del luogo ove vivevano, che desideravano perpetuare, vi introducevano nuovo materiale 10 • Il manoscritto laurenziano è una conferma, da parte sua, di questa composizione eterogenea e distanziata nel tempo 11• Ma anche nel ms. di Sike, si notano elementi diversi, come la serie dei miracoli della Vergine, che hanno avuto un'altra origine e scopo. Il titolo stesso dell'opera non può applicarsi di rigore se non alla parte che contiene i miracoli compiuti da Gesù nel periodo della sua Infanzia. Il Vangelo arabo dell'Infanzia si presenta poi come la traduzione, spesso maldestra e parafrasata di un originale siriaco molto più antico.
(9)
Cf. P. Peeters, op. cit. p. IV.
(10) Vengono ad esempio, i cc. XXIV-XXV della red. di Sike, sulla dimora della S. Famiglia in Egitto, assenti. in tutti gli altri manoscritti. (11) Oltre infatti all'introduziOllle sua propria, contiene l'appendice sulla vita pubblica, come il ms. siriaco di W. Budge, che nOlll può esser appartenuta all'opera originale, limitata all'Infanzia del Signore.
19
Già Tischendorf lo notava nell'introduzione alla sua edizione dei Vangeli apocrifi; egli adduce come prove il calendario siriaco seguito nel testo; la confusione di Giuseppe Flavio con il sommo sacerdote Caifa, propria dei Siri; il titolo con cui è salutato Gesù e così pure Maria ; infine certi racconti che si ritrovano solo nelle opere di vescovi nestoriani 12 • Il manoscritto laurenziano conferma questa origine siriaca del Vangelo arabo dell'Infanzia. Anzitutto nell'introduzione all'opera è citato il metropolita Gesù Ben Nun, cioè Isho'dad di Merv, vescovo nestoriano di Hadatha 13 • Nei racconti poi si ritrovano termini prettamente siriaci, conservati dal traduttore arabo. L'apostolo Tommaso è chiamato alla maniera siriaca Taama 1 4, mentre nel ms. di Sike è detto Bartolomeo 15 • Simone Cananeo è denominato Qinij a, in relazione al termine siriaco "nido", con cui si vuole spiegare il nome; lo stesso è detto infine col vocabolo siriaco shillih, cioè apostolo 16 • Più significativo è il fatto che tutta la trama dell'opera segua passo passo i manoscritti siriaci di W. Budge e di Londra, molto vicini all'originale 11• Secondo P. Peeters il nucleo primitivo del Vangelo arabo dell'infanzia è anteriore al V secolo, dopo di che cominciarono le ampli-
(12)
Cf. Evangelia Apocrypha, 2 ed., Lipsiae 1876, pp. XL VIII-XLIX.
(13) Cf. M. Dunlop Gibson, The Commentaries of Isho'dad of Merv, in Horae Semiticae 5 (1911) pp. 19-20. Quivi è riportato il pMS'O a cui allude il ms. laurenziano nella sua introduzione. (14) (15) (16)
Cf. c. XXVIII, 2. Cf. c. XXX, 2. Cf. c. XLI, 2.
(17) W. Budge scoperse il testo ,siriaco del Vangelo arabo dell'Infanzia in un ms. fatto copiare adi Alkos presso Mossul nel 1890, risalente al secolo XIIIXIV, e che conteneva una Storia della Beata Vergine Maria. Egli in seguito lo pubblicò assieme ad una copia di proprietà della R. Società Asiatica cli Londra, e con una traduzione inglese accanto: The history of the blessed Virgin Mary and the history of the likeness of Christ, in Luzac Semitic Text and Translation Series, IV 5 (1899).
20
ficazioni, come ora si leggono nelle varie traduzioni. 18 • Non accettabile però è la sua conclusione, che vede nel ms. vaticano il testo migliore di tutti 19• Egli afferma infatti che questo codice: "ha conservato allo stato naturale senza rimaneggiamenti e trasposizioni il documento siriaco di cui il ms. di W. Budge si è servito per completare quello di Londra. Ma non verrebbe alla mente di nessuno suppone che questo informe manoscritto, datato dell'anno 1622 o 1623 permetta di risalire oltre il testo del VI secolo ,contenuto nel ms. del British Museum. E' tuttavia questa inverosimiglianza che è la verità, come lo provano numerosi indizi convergenti" 20 • Il ms. comincia con una parafrasi del Protovangelo di Giacomo e termina con molti estratti della Dormitio Deiparae ed una raccolta dii miracoli della Vergine. In mezzo a queste due parti è riportato il Vangelo dell'Infanzia, con un riassunto della vita pubblica di Gesù, fino alla Pentecoste. Il Vangelo si apre con il censimento dii Augusto ed il viaggio dii Giuseppe e Maria a Betlemme (Cf. op. cit. p. 31-2). I racconti si susseguono poi parallelamente ai mss. di Londra e laurenziano. Contiene però alcune pericopi proprie: la strage degli Innocenti ed il martirio di Zaccaria (Cf. op,. cit. pp,. 41-2); Gesù a scuola (Cf. 'Op. cit. p. 71-2); i miracoli della guarigione di Giacomo, morsicato da una vipera, dell'acqua raccolta nel mantello e della semina del grano che produsse il cento per uno (Cf. op. cit. pp. 73-75-76). Anche la frase conclusiva si legge solo in questo man'OScritto: "E gli apostoli uscirono nelle quattro p;arti della terra e predicarono il suo Vangelo" (Cf. 'Op. cit. p. 97). Il ms. si rivela così più elaborato e posteriore a quello di Londra, fatto risalire al VI secolo. (18) Seguono il testo dii Sike i due mss. della biblioteca nazionale di Parigi, Sir. 238-273 (Cf. Zotemberg, Catalogue des manuscrip,m syriaques et sabéens de la bibliothèque nationale, pp. 191-2'12). Da esso dipendono pure gli estratti che esistono in altri mss. arabi od in karshuni. M"Olto libera ed amplificata è la redazione armena, nota già nel secolo XII, ma pubblicata solo nel 1898 su di una copia dell'originale andato perduto. (19) Il ms. Vaticano si trova al nu. 159 dei manocritti siriaci. Fu copiato da un certo Efrem Figana di Gargar, presso Amida, nell'Armenia inferiore, nel 1622 o 23. Comprende 470 fogli; all'inizio sono riportate le omelie di Mar Siberios Musa Ben Kifa, vescoV'O di Mossul alla fine del secolo X. Il Vangelo dell'Infanzia va dal foglio 231 ad 275. Sembra esser stato trascritto nel corlvento di Mar Ciriaco e di Abu Galeb, presso Gargar. Il Vangelo dell'Infanzia è scritto in Kars.huni fino al c. XLI della red. di Sike e termina in siriaco (Cf. Assemani, Bibliothecae apostoHcae vaticanae codicum manuscriptorum catalogus II, pp. 307-319). (20) Cf. op. cit. p. XVI.
21
Ad un attento esame e confronto fra i vari testi, non sembra che si possa giungere con sicurezza a questa conclusione. II ms. vaticano segue interamente lo schema di quello di Sike, omettendo però i due capi sulla dimora della S. Famiglia in Egitto 21 • Dal lato della lingua dimostra una certa rielaborazione e s'accosta di più al laurenziano, col quale ha in comune varie lezioni e vocaboli, assenti nel ms. di Sike 22 • A voler delimitare il contenuto originale dell'opera è necessario ben chiarire la sua attuale composizione letteraria, risultante di parti provenienti da apocrifi preesistenti ed unite assieme dal redattore finale. II primo ad influire sul Vangelo arabo dell'Infanzia è certamente il Protovangelo di Giacomo 2 3, presente nei racconti che precedono e seguono la nascita 2 4. I vari manoscritti arabi però hanno diversamente rielaborato il testo dell'apocrifo; più servile e diffuso quello di Sike, molto riassuntivo il Vaticano e Laurenziano. Lo Ps. Tommaso è lo scritto che può aver formato, con la serie dei suoi miracoli, il nucleo originale dell'opera. Lo Ps. Matteo è presente invece solo in qualche particolare nel racconto della presentazione al Tempio e della fuga in Egitto 25 •
(21)
Cf. cc. XXIV-XX.
(22) Così ad esempio omette il tern1ine I j5' Kalàm "il Verbo" nel c. I, 1 come il ms. Laurenziano. Nel c. II, 1 afferma che la S. Famiglia si portò nella Città Santa, chiamata Betlemme: lezione evidentemente corrotta, che si legge più chiaramente nel ms. di Sike, c. II, 1 ." ... si portò nella C. S. e veinne a B." Nel c. VI, 1 riporta lo stesso errore del ms. Laurenziano .) \..i.li J.. mul ad dar "pienezza della casa", corretto in quello di Sike con ,J\..ù\ J!.. miti ad daira "come il ·cerchio". Al c. IX, l'incaricato del tempio egiziano è detto 1l.\ imàm come nel laurenziano, mentre nel ms. di Sike si legge dote''; ecc. (23)
22
0Al(
kahen "sacer-
Cf. cc. XVIL-XXII.
(24)
Cf. cc. I-X della red. ed i cc. I-IX di quella di Sike.
(25)
Cf. cc. VIII-XI della red. sir. : W. Budge, op. cit. pp. 40-5.
Vengono infine alcuni tratti desunti dal Vangelo di Nicodemo 26, nell'appendice sulla vita pubblica e precisamente nel racconto della risurrezione e le dispute fra i Giudei ,dal nostro redattore però liberamente rielaborati 21 • PARTE ORIGINALE DELL'OPERA A giudizio degli studiosi competenti, i capi XI-XLI della redazione di Sike o XI-XL del ms. laurenziano, costituirebbero la parte originale del Vangelo arabo dell'Infanzia. I miracoli che vi si leggono infatti non derivano da apocrifi preesistenti ma da tradizioni locali, d'origine diversa. Non tutte sorsero d'un sol blocco, ma furono riunite assieme dopo il V secolo, passando poi nelle varie traduzioni arabe ed armena. Di alcune è possibile rintracciare la loro origine. Così il racconto del giovane trasformato in mulo e poi guarito mediante il contatto con Gesù Bambino dei cc. XX-XXII della redazione di Sike, si legge già nella Storia lausiaca di Palladio 28 • Il racconto, ben presto tradotto
(2'6) Apocrifu della passione e risurrezione del Signore. E' composto di due parti ben distinte ed in origine indipendenti fra di loro. La prima dii 16 capitoli, riporta la testimonianza di Pilato e dei capi dei Giudei sull'innocenza di Gesù e la sua divinità. La seconda, di 11 capitoli, tratta della sua risurrezione e discesa agli inferi. La redazione attuale porta la data dell'anno 17 di Teodosio II, cioè del 424 d. C., ma le due parti non compaiono riunite assieme prima del secolo X. E' possibile però che il nucleo originale risalga al II secolo; se ne ha un cenno nella prima Apologia dd Giustino: PG 6, 384 C, e nell'Apologetico di Tertulliano 21, 24: CSEL 69, 58. Degli Atti di Pilato circolavano sotto l'imperatore Massimino Daia (311 o 312) per combattere dei falsi Atti ddffusi dal governo romano contro i cristiani. L'auto,re si chiama Anania, secondo il prologo, probabilmente un giudeer cristiano, e scrisse la sua opera in greco, benchè affermi d'averla tradotta dell'ebraico, secondo un procedimento comune agli apocrifi. Oltre al testo greco, in due recensioni distinte, esistono delle traduzioni in siriaco, armeno, copto, arabo e latino. Cf. J. Quasten, Patrologia, V'Ol. 1, Torino 1967, vers. ital., pp. 109-111. (27) Cf. cc. XLVII-LI della red. sir. e XLIX-LI del ms. laurenziano. (28) Cf. C. Butler, The Lausiac History of Palladius, c. XVII, in TS VI 2 (1904) pp. 44-46.
28
in siriaco, penetrò poi fra i Nestoriani della Persia e Mesopotamia, verso il secolo VI. Chiaramente egiziani sono i racconti dei cc. XXIV-XXV della redazione di Sike, sulla dimora della S. Famiglia in Egitto, che mancano in tutti gli altri manoscritti. Della stessa origine è la serie di miracoli attribuiti alla Vergine SS., che dovevano esser usati come pia lettura nelle sue feste tradizionali del calendario egiziano 20 • Una considerazione a parte meritano i racconti di miracoli ottenuti mediante il contatto con l'acqua servita a lavare il corpo di Gesù. Essi sono abbastanza frequenti e ripetuti quasi con noiosa insistenza; è il caso dei cc. XVII, XXV, XXVI, XXIX, XXX e XXXI del manoscritto laurenziano. Essi richiamano le guarigioni miracolose attribuite alle varie divinità egiziane, mediante abluzioni con le acque santificate dal contatto col dio so. D'origine infine popolare egiziana è il racconto dei ragazzi cambiati in capretti; significativo a questo riguardo è il termine e,\,).,.... "sudan", con cui sono indicati i Negri dei paesi confinanti con l'Egitto, che spesso si facevano sentire con le loro scorribande e rapine. Vengono poi gli altri racconti sorti in Siria e Mesopotamia, uniti assieme da un primo redattore. D'ispirazione evangelica sono le narrazioni di possessioni diaboliche, le guarigioni degli apostoU Tommaso, Giuda e Simone Cananeo 31. D'origine indiana invece il tratto di Gesù re e dell'uomo dal serpente attorcigliato al collo, come si legge nella redazione siriaca di Budge 32 •
(29') Una conferma si ha .nello scritto: Historia fuga.e Deiparae et St. Joseph in Aegyptrim, Theophilo Alex. falso inscripta.. Cf. Assemani, Bibl. Or. II, p. 517 e III, pp. 286 e 643.
24
· (30)
Cf. Commento p. 171.
(31)
Cf. cc. XIV-XVII; XXV; XXVII-XXIX; XXXVII della red. sir.
(32')
Cf. c. XXXVIII.
(33)
Cf. c. LV.
INDOLE DEL VANGELO ARABO DELL'INFANZIA Il Vangelo arabo dell'Infanzia non si presenta con la pretesa di di esser uno scritto ispirato, alla pari dei Vangeli canonici. Esso si definisce una "Storia", o il "Libro dei miracoli di Nostro Signore Gesù Cristo"; co·sì hanno i manoscritti di Sike e Vaticano; in quello laurenziano si legge: "E' finito il libro dell'Infanzia di Nostro Signore, cioè il racconto della manifestazione di N.S. Gesù Cristo·, per la sua memoria, adorazione e lode 83 • Esso non intende perciò che riferire fatti e racconti dovuti a tradizioni locali, a gloria di Gesù e Maria, senza curarsi della loro storicità e veridicità. 3 4. Si leggono poi disseminate qua e là nel testo citazioni desunte da libri diversi e riferimenti aJ Vangelo autentico, dal quale l'autore sembra distinguere la sua opera. Il ms. laurenziano si apre con la profezia di Zarathustra, derivata dai libri dell'Avesta, noti agli scrittori siri fin dal secolo II 35 • Al termine del c. XXV della redazione di Sike, l'interpolatore egiziano afferma che Gesù Bambino compì molti altri miracoli in Egitto che non sono riferiti nel Vangelo· dell'Infanzia, nè nel Vangelo completo. Nel racconto della guang10ne del futuro apostolo Tommaso, infine si nota che egli è quello detto· nel "Vangelo" Taama \...\\; se. Un altro accenno aJ "Vangelo" si ha nella storia del giovane Simone Cananeo, morsicato da un serpente e guarito· da Gesù 37 •
(34) Cf. K. Aland, The Problem of Anonymity and Pseudonymity in the Christian Literature of the First Two Centuries, in, Journal of Theological Studiies (1961) p. 31. (35)
Cf. G. Messina, I Magi a Betlemme, Roma 1933, p. 74 ss.
(36)
Cf. c. XXVIII, 2 del ms. laurenziano.
( 37)
Cf. c. XLII del ms. cli Sike.
25
CAPITOLO
II
IL MANOSCRITTO LAURENZIANO
Il manoscritto del Vangelo arabo dell'Infanzia conservato nella biblioteca laurenziana di Firenze, si presenta come un codice di 48 fogli di carta, di cm. 15, 5 per 11, 5, senza copertina nè titolo, a causa del foglio iniziale che è andato perduto. Sulla trancia però del libro un copista ha scritto: "Vangelo dell'Infanzia di Nostro Signore". Questo titolo non s'accorda con quanto si legge nell'ultima pagina dell'opera: "E' finito il libro dell'Infanzia di Nostro Signo·re (queste parole sono in siriaco) cioè il Racconto della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo, a sua memoria, adorazione e lode". L'espressione, come già è stato notato, non può riferirsi ai soli racconti dell'Infanzia, ma comprende anche quelli successivi fino alla Pentecoste. Il manoscritto è stato copiato a Mardin città dell'Alta Mesopotamia, ora appartenente al Kurdistan turco, fiorente nel Medioevo come centro letterario e commerciale. Inizialmente sede dei Nestoriani, passò sotto i Giacobiti dal secolo XII in poi e fu eletta a residenza patriarcale. A 4 chilometri a nord della città so·rge il celebre convento di Deir Zafaran che spesso ospitò i patriarchi giacobiti 1 • Il nome del copista è Isl).aq Ben Abi 'l Farag Ben al Qassis al Mutatabbeb. Isacco è un nome personale frequentemente usato dai cristiani orientali. Ahi' l Farag, cioè "padre della gioia", si ritrova anch'esso di frequente nell'onomastica araba. Al Qassis, ossia "prete" può indicare la professi on e del padre, assieme a quella di medico, come dice l'ultimo nome "Al Mutatabbeb". E' noto infatti che lo studio della medicina fu molto in onore presso i Nestoriani, che tradussero le opere dei più rinomati medici greci dell'antichità in siriaco e più tardi in arabo. Per questo godettero d'una grande considerazione
(1) Cf. R. Janin, Eglises Orientales et Rites Orientales, 4 ed. Paris 1955, pp. 379-383.
26
presso le corti dei califfi Abbasidi
2•
Il codice fu scritto nell'anno 1610 del calendario siriaco cioè nel 1299 dell'era cristiana. La scrittura è piena, senza interpunzione e priva di molti segni diacritici. Comincia dal secondo foglio, con la profezia di Zaradusht (Zarathustra). Esso però è molto consunto, rendendo la lettura difficile ed a tratti congetturale. Dalla terza pagina in poi la scrittura si distingue per la sua nitidezza e completezza, pur presentandosi ancora numerose le pagine con macchie e sgualciture, che rendono oscure certe parole o frasi 3 • La pagine 10 v. ed 11 r. appaiono sostituite, con una scrittura più fine e meno ferma, dovuto senza dubbio ad un altro copista posteriore. Le pagine 32 v. e 33 r. sono state lasciate in bianco e sotto alla prima r. è scritto,: manca molto di qui; cioè dall'inizio del racconto sùlla vita di Nicodemo fino a metà di quello della risurrezione del figlio della vedova di N ain. Anche le pagine 37 v. e 38 r. sono state lasciate in bianco, cioè dalla metà del racconto sulla tentazione di Gesù fino all'inizio della passione, col processo davanti a Pilato. Le pagine sono numerate diversamente; in basso con lettere siriache, da 2 fino a 47; nell'angolo sinistro con numeri arabici da 3 a 48; in alto a sinistra della stessa pagina si legge una numerazione araba che s'arresta però al numero 11 ; accanto sono stati aggiunti quelli arabici corrispondenti. Ai margini delle pagine sono riportate lettere o parole dimenticate nel testo; un secondo copista ha pure scritto, a lato, delle frasi ora illeggibili, come a pag. 10 r. Altre espressioni di convenienza o d'ufficio si leggono qua e là ai margini od in calce ai fogli; così si
(2) Cf. J. G. Wenrich, De auctorum graecorum versionibus et commentariis Syriacis, Arabicis, Armenicis Persicisque Oommentatio, Lipsiae 1842, pp. 10-11 e 24-25. (3)
Così ad esempio le pagine 4 r.; 6 r.; 9 v.; 10 r.; 25,v.; 40 v.; 45 r. ecc.
27
legge: " Mi basta Dio e la grazia del vicario" 4 • A pag. 19 r. dopo alcune parole illeggibili si ha: " ... e dopo dieci fogli". Numerose pagine portano segni di riconoscimento o di riferimento; frasi con lettere consunte 5 • L'ultimo foglio contiene un trisagio liturgico monofisita. Il codice è illustrato con 54 vignette a penna, che saranno descritti più avanti. Trattando del manoscritto laurenziano Thilo afferma: "Questo codice sembra esser il più vecchio di tutti quelli che abbiamo conosciuto" 0 • Peeters però nel suo studio sul vangelo arabo dell'Infanzia mette in dubbio questa anzianità del nostro codice: " ... se è ancora dubbioso che sia tuttora, come al tempo di Thilo la più antica copia che si conosca, essa merita tuttavia più attenzione di quanta ne ha incontrato fino a questi ultimi anni" 1 • Nel preambolo infatti si nomina il vescovo di Hadatha, il nestoriano Isho'dad di Merv, morto nell'anno 850; se l'inciso fosse originale, di certo la data di composizione del Vangelo arabo dell'Infanzia sarebbe di molto abbassata. Ma, come ben nota il suddetto autore, si tratta verosimilmente d'una glossa del copista, perchè non si spiegherebbe altrimenti la fortuna di questo vangelo nell'Egitto monofisita; di più il vescovo di Hadatha sembra che abbia conosciuto il Vangelo dell'Infanzia 8 • Un attento confronto del nostro manoscritto con quello siriaco di Londra e di Budge offre un'altra conferma della sua priorità cronologica rispetto agli altri codici arabi. E'sso infatti riporta il
(4)
Cf. p. 23 v.
(5)
Cf. p. '32 r.; 40 v. e ss.
(6)
Cf. Codex Apocryphus Novi Testamenti I, Leipizi.g 1832, p. XXXI.
(7) Cf. Peeters, Evangiles Apocryphes II: L'évangile de l'enfance. Rédactions syriaques, ara~ et arméniennes traduites et annotées, Paris 1914, p. VIII. (8)
28
Cf. op. cit. p. XI.
contenuto e segue fedelmente lo schema del testo siriaco, benchè alle volte ne sunteggi i racconti. Numerosi esempi si possono riportare a questo proposito. Dopo il preambolo il manoscritto laurenziano pone la data del viaggio della S. Famiglia a Betlemme nel 304 di Alessandro, come nel testo siriaco, mentre quello di Sike ed il Vaticano hanno l'anno 309; poco dopo è riportata la visione dei due popoli da parte di Maria, come si legge nel testo originale, omessa invece dagli altri manoscritti arabi. Anche la disposizione dei racconti dimostra la stessa dipendenza fondamentale, che non si riscontra nel ms.di Sike e Vaticano. L'adorazione dei magi è messa infatti prima della circoncisione e presentazione al tempio 0 , mentre nel ms. di Sike viene dopo 10 • E' omessa invece, come del resto negli altri codici arabi, la pericope sulla fuga di Elisabetta e S. Giovanni nel deserto ed il martirio di Zaccaria. Essa non sembra originale neppure nel testo siriaco, in quanto anche il ms.di Londra non la ripo,rta. Il caso poi non è unico, ma si ripete a riguardo· dei racconti tolti dallo Ps.Tommaso, che sono stati accolti dal testo di Budge, mentre non si leggono in quello londinese. Essi sono: il racconto di Giacomo morso da una vipera e guarito da Gesù 11 ; Gesù dal maestro Zaccheo 12 ; Gesù raccoglie l'acqua nel mantello 13 ; Gesù semina una misura di grano e ne raccoglie cento 14 • Si può citare infine l'appendice sulla vita pubblica, che si trova nei mss. siriaci e nel laurenziano, mentre manca in tutti gli altri codici (9) (10)
Cf. op. cit. p. XI. Cf. c. VII.
(11) Cf. Ps. Tommaso siriaco c. XVI e Red. sir. c. XXXI: W. Budge, The History of the Blessecl Virgin Mary and the History of the Likeness of Christ, in LUZAC Semitic and Translation series IV 5(1899), p. 73. (12') Cf. Ps. Tommaso sir. c. VI-VII e Red. sir. c. XXX: W. Budge, op. cit. p. 71-72. (13) p. 75
Cf. Ps. Tommaso sir. c. XI e Red. sir. c. XXXIII: W. Budge, op. cit.
(14) Cf. Ps. Tommaso sir. c. XII e Red. sir. c. XXXIV: W. Budge, op. '!it. p. 76.
29
arabi. Si può quindi concludere che il nostro manoscritto, non solo dipende da uno dei più antichi testi siriaci del Vangelo dell'Infanzia, ma anche dal lato della traduzione araba precede tutti gli altri. Si notano infatti nella lingua del testo, libera dagli influssi del copista del secolo XIII, molte incertezze, cattive traduzioni dell'originale siriaco, vocaboli oscuri ed impropri; termini popolari e reggenze che non seguono le regole della grammatica, che invece si ritrovano corretti e chiariti negli altri codici. Così al c. II, 3 l'espressione difficile ~\ ù' . Jl.bll (,?-~- u-::l è resa più chiaramente negli altri codici di Sike e Vaticano con tj~ 'J ~yil\ J\ ~...1\ = non posso camminare fino al villaggio. Al c. VIII, 1 è detto che gli angeli circondarono (Maria) J\.J\ J.pienezza della casa. La frase incomprensibile nel nostro testo, è chiara in quello di Sike che ha ;;;\.J\ J!... = come il cerchio. Nel c. VII, 2 si legge che i magi vennero dalla Persia nella "prima notte" ~ JJ\ \ "ahl beitih". Nel Corano l'espressione designa i familiari del profeta, dotati di specialissimi privilegi 6 4. Altri termini derivati dall'uso islamico sono ad esempio la parola • .r' "çlurra" del c. XXVII, che nel diritto islamico indica la moglie di second'ordine. Nel Corano sono permesse fino a quattro mogli l~gittime, oltre le concubine 60 • L'addetto al tempio degli idoli in Egitto, di cui si parla nel c. X è indicato col termine 1lAl "imam" che presso i musulmani designa colui che comanda le schiere in guerra e presiede alla preghiera pubblica del venerdì nella moschea 66 • Al c. XLVIII, per indicare la lotta di Gesù contro il demonio è usato il verbo •.a~ "giahada" che presso i musulmani indica la guerra santa 67 • Al c. LI, i farisei sono designati col termine .iJ.fa.l\ "al mu'tazila", che è il nome d'una setta musulmana sorta nell'Iraq nel secolo VII. Il termine ~\ "ayat", prodigio, è di uso coranico 08 • E' pure di origine coranica l'espressione J-:!' -(!} J' .J" "da ogni sentiero più incassato" del c. XLIV, 1 che si legge nella Sura 22, 28 a proposito del pellegrinaggio alla Mecca che tutti gli uomini devono compiero "a piedi e su svelte cavalcature affluenti da ogni sentiero più incassato". Al c. XXXVIII, 1 è riportata la frase p~l.1J Lu\..... "ai tuoi ordini", che nel Corano compare a proposito di coloro che si credevano ingiustamente trattati dal profeta, mentre davanti a lui do,vevano avere cieca fiducia ed obbedienza. (Cf. Su. 24, 51). E' importante notare che tutte queste espressioni e termini coranici, non si leggono nel manoscritto di Sike ed in quello vaticano, ove appaiono sostituiti da altri più comuni. (64) Cf. Sura II, 61 e XXXVIII, 28. (65) Cf. Sura IV, 3. ( 66) Cf. Sura II, 118. (67) Cf. Sura II, 190. (68) Cf. Sura II, 99 e III, 19 ecc.
36
SCHEMA DEI MANOSCRITTI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
·-· -· -· -· -· -· -
Parole di Gesù nella culla (S-V). La profezia di Zaradusht (L). Il viaggio a Betlemme (Red. sir. L-S-V). La vecchia ebrea di Gerusalemme (Red. ~ir. L-S-V). L'adorazione dei pastori (Red. sir. L-S-V). La circoncisione (S-V). La presentazione al Tempio (S-V). L'apparizione della stella ai magi (Red. sir.). I Persiani partono per Betlemme (Red. sir.). Erode fa ricerche sui magi (Red. sir.). L'adorazione dei magi (Red. sir. L-S-V). La circoncisione (Red. sir. L). La presentazione al Tempio (Red. sir. L). La collera di Erode (Red. sir. L-S-V). Uccisione dei bambini da parte di Erode (Red. sir.) Uccisione di Zaccaria (Red. sir.). La fuga in Egitto (Red. sir. L-S-V). La guarigione dell'indemoniato (Red. sir. L-S-V). Timori della S. Famiglia (Red. sir. L-S-V). Il faraone cerca di Gesù (Red. sir.). I ladroni (Red. sir. L-S-V). L'indemoniata (Red. sir. L-S-V). Una giovane muta (Red. sir. L-S-V). 24, - Un'altra indemoniata (Red. sir. L-S-V). 25 - Una lebbrosa (Red. sir. L-S-V). 26 - Il figlio d'un principe, lebbroso (Red. sir. L-S-V). 27 - Un malefizio (Red. sir. L-S-V). 28 - La storia d'un mulo (Red. sir. L-S-V). 29 - Torna ad esser uomo (Red. sir. L-S-V). 30 - Le nozze del giovane (Red. sir. L-S-V). 31 - I due ladroni Tito e Dumahos (Red. sir. L-S-V). 32 -· La S. Famiglia a Matarieh (S). 33 - La S. Famiglia a Menfi (S). 34 - Il ritorno nella terra dei Giudei (Red. sir. L-S-V). 37
35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 -· 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 38
La peste in Betlemme (Red. sir. L-S-V). Un altro ragazzo ammalato (Red. sir. L-S-V). Un ragazzo nel forno e nel pozzo (Red. sir. L-S-V). Un futuro apostolo (Red. sir. L-S-V). Una donna lebbrosa (Red. sir. L-S-V). Una giovane sposa lebbrosa (Red. sir. L-S-V). Una giovane indemoniata (Red. sir. L-S-V). La guarigione dell'indemoniata (Red. sir. L-S-V). Giuda Iscariote (Red. sir. L-S-V). Gesù a scuola : la sua vita là (Red. sir.). Gesù guarisce suo fratello Giacomo (Red. sir.). Gesù conversa con i dottori nel Tempio (Red. sir.). Gesù raccoglie nei suoi vestiti l'acqua rovesciata (Red. sir). Gesù eguaglia le assi di diversa lunghezza (Red. sir.). Le statuette di fango (Red. sir. L-S-V). I ragazzi cambiati in capretti (Red. sir.). La bottega del tintore (L-S-V). Gesù parla dalla culla (L). Gesù nella falegnameria (L-S-V). Il trono del re (L-S-V). I ragazzi cambiati in capretti (L-S-V). Gesù re (L-S-V). Simone Cananeo (Red. sir. L-S-V). Gesù libera un uomo da un serpente (Red. sir.). Gesù guarisce un giovane ferito dai ladri (Red. sir.). Gesù in tribunale (Red. sir. L-S-V). Gesù e Giacomo (S-V). Un ragazzo risuscitato (S-V). L'anfora rotta (S-V)). Giacomo coÌ: fango (S-V). La morte d'un ragazzo (S-V). Il maestro Zaccheo (S-V). Il maestro castigato (S-V). Gesù Maestro (S-V). Gesù e l'astronomo (S-V). Gesù e il fisico (S-V). Il ritrovamento di Gesù nel Tempio (S-V). La vita nascosta (S-V).
73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88
-
Nicodemo (Natanaele) (Red. sir. L). Il figlio della vedova di Nain (Red. sir. L). I discepoli di Giovanni (Red. sir. L). Il battesimo di Gesù (Red. sir. L). Le nozze di Cana (Red. sir. L). Le tentazioni nel deserto (Red. sir. L). La risurrezione della figlia di Giario (Red. sir.). La sepoltura di Gesù (Red. sir. L). Giuseppe è gettato in prigione (Red. sir.). La risurrezione (Red. sir. L). Le dispute fra i Giudei (Red. sir. L). Le apparizioni di Gesù (Red. sir. L). L'ascensione al cielo (Red. sir. L). La Pentecoste (Red. sir. L). Conclusione (L). Dossologia finale (L-S-V).
39
CAPITOLO
III
ELEMENTI DI CRISTOLOGIA NEL NOSTRO MANOSCRITTO Benchè incompleta e frammentaria la Cristologia nel nostro manoscritto è conforme ai dati della S. Scrittura e della Tradizione, anche se presenta le colorazioni proprie di tutti gli scritti apocrifi. La divinità di Gesù è la prerogativa messa piu' spesso in risalto e piu' accentuata nei racconti. Esplicito a questo riguardo è il detto messo in bocca a Gesù stesso fin dalla culla: "Io sono Gesù, Figlio di Dio, che mi hai generato come ti ha annunziato l'angelo Gabriele, e mio Padre mi ha inviato per la salvezza del mondo" 1. I magi, venuti a Betlemme dalla lontana Persia, appena entrati nella grotta "lo adorarono senza accertarsi di lui" 2 • Quando la S. Famiglia si porta in terra egiziana per sfuggire alla persecuzione di Erode cadono gli idoli nei loro templi. Consultato dai suoi adoratori, l'idolo principale dichiara: "In verità qui c'è un Dio nascosto, che ha un Figlio uguale a sè, nascosto presso di lui; con il suo passaggio in questa terra, essa tremò e sussultò; ed a causa della grandezza della sua luce, caddero le divinità" 3 • Il padre del ragazzo indemoniato, guarito da Gesù, esclama: "Forse è il Figlio di Dio, Colui che è passato da noi ed ha rotto l'idolo e fece perire le divinità" 4. Nel grazioso episodio delle statuette di fango, fatte camminare da Gesù, i ragazzi attorno a lui escono in questa affermazione: "Ma allora tu sei il Figlio del Creatore!" 5 •
(1) (2)
(3) (4)
(5)
40
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. XXXVI.
c. V, 1. X, 2. c. XI, 2. c. XXXIV, 1.
Fra le pericopi della vita pubblica riportate dal nostro testo, vi è quella del battesimo di Gesù nel Giordano; in esso sono riferite le parole del Padre: "Questo è il mio Figlio diletto che ho prescelto : ascoltatelo" "· La natura divina di Gesù è pure espressa dal titolo di Signore che gli vien dato a varie riprese e nei racconti. E' noto che esso traduce il termine greco KYRIOS, denominativo proprio delle divinità o uomini divinizzati, specie in Oriente 7 • Il termine, già usato nell'AT. per indicare Dio 8 è pure presente nel NT. 9 • S. Paolo infine lo mette in pieno risalto come espressione della fede cristiana nella divinità di Gesù e nel suo dominio universale su tutte le creature 10 • Per esser cristiani occorre professare che Cristo è il Signore
11 •
Venendo al nostro manoscritto, notiamo che nel racconto ad esempio della venuta dei pastori presso la culla di Gesù Bambino, l'espressione ricorre in bocca agli angeli ed ai pastori : "glorificavano la nascita di Cristo Signore" 12 • Nella pericope relativa alle vicende del piccolo Giuda indemoniato, che colpisce il fianco destro di Gesù, l'autore osserva che "nel posto in cui Nostro Signore fu colpito, fu pure colpito dalla lancia nella passione" 13 • Giovanni Battista, al momento del battesimo, lo chiama "mio Signore" 1 \ A conclusione della sua opera, il copista dichiara che "è finito il libro dell'Infanzia di Nostro Signore, cioè il racconto della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo" 15 •
(6) Cf. c. XXXVI, 1. (7) Cf. K. Scott, The Imperia! Cult under the Flavians, Stuttgart 1926. (8) Cf. Is. 1, 24; 6, 1-8; Mi. 4, 3 ecc. (9) Cf. Mt. 23, 8; Mc. 11, 3; Le. 19, 31; Giov. 13, 13 ecc. (10) Cf. Fil. 2, 9-10. (11) Cf. 1 Cor. 12, 3. (12) Cf. c. IV, 1. ( 13) Cf. c. XXXIII, 2. (14) Cf. c. XLI, 1. (15) Cf. c. LV, 1.
41
Con la divinità, il nostro testo non è meno esplicito nell'affermare la natura umana di Cristo. Più chiaro è ancora il detto posto in bocca a Gesù Bambino : "Io sono Gesù Figlio di Dio, che mi hai generato come ti ha annunziato l'angelo Gabriele, e mio Padre mi ha inviato per la salvezza del mondo" 16 • Prossima alla maternità, Maria SS. soffre le doglie del parto ed è costretta a fermarsi in una grotta presso Betlemme 11 • Per le difficoltà del testo relativamente al parto verginale si vedrà più oltre. Qui ci basti osservare la forza dimostrativa dell'esp,ressione riguardo alla natura umana di Cristo. Poco dopo è detto che il Bambino "succhiava il latte da Maria sua madre, ed era deposto nella mangiatoia" 18 • All'ottavo giorno dalla nascita poi, è circonciso nella stessa grotta "e la vecchia prese quella pelle tagliata ... " 19 • Le testimonianze sulla realtà della natura umana di Cristo sono presenti pressochè in ogni racconto, fino a quello della crocefissione. Già nel riportare la profezia di Zarathustra al c. I è detto: "e lo crocifiggeranno gli Ebrei nella città santa ... "; verso il termine dell'opera, è poi specificato: Nel giorno 30 di Adar, che cadeva di venerdì, alle ore nove, lo appesero al legno con due ladroni, uno a destra e l'altro a sinistra" 20 • Nel racconto della nascita di Gesù, derivato da quello protoevangelico, alcuni autori protestanti hanno scorto delle tracce di docetismo. Secondo questa dottrina, Gesù non avrebbe assunto da Maria SS. un vero e reale corpo umano, che sarebbe stato umiliante per la sua natura divina, ma solo apparente. Di conseguenza Maria SS. non lo ha propriamente generato, ma Gesù Bambino è "passato" attraverso a lei, per apparire al mondo. Questa eresia, che risale ai tempi apostolici con Simon Mago, fu poi espressa dai suoi discepoli Menandro, Saturnino, Basilide e Valentino, come ci riferisce S. Ireneo 21 • Fu pure accettata dai Manichei e da altri eretici come
(16) (17) (18) (19) (ZO)
(21)
42
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
XXXVI, 1. c. Il, 3. c. III, 1. c. VII, 1. XLIX, 1.
Adv. Haer. I, XXVI, 1-3: A. Stieren 1, 253-5.
i bogomili slavi che credettero alla concezione di Gesù. in Maria "per aurem" 22 • Il tedesco L. Conrady ritiene che anche il Protovangelo di Giacomo, e perciò tutti gli scritti che dipendono da lui, come il nostro manoscritto, contengano la stessa dottrina eretica, nel racconto della nascita di Gesù. La prova per lui sarebbe costituita dal fatto che il testo di Matteo, che egli fa derivare da quello, supposto più antico, del Protovangelo, avrebbe corretto le sue espressioni troppo docetiste 23 • Ma, come ben osserva E. Amann, le espressioni del Protovangelo e del nostro apocrifo, non sono univoche, ma possono esser interpretate cattolicamente. Per nulla dimostrata è poi la pretesa derivazione di Matteo dal testo protoevangelico. Infine gli eretici stessi che, per diffondere le loro eresie, si sono serviti di questo testo, hanno sentito il bisogno di modificarlo sensibilmente. Così l'apocrifa Ascensione di Isaia, parla dell'apparizione improvvisa di Gesù Bambino 24 prendendo le mosse dal racconto del Protovangelo 2 ~. Considerando più da v1cmo il nostro testo, notiamo che, non solo i dati del Protovangelo che conterrebbero il docetismo sono attenuati, ma introduce pure altri particolari che sottolineano più esplicitamente la reale generazione e natura umana di Cristo. Abbiamo visto ad esempio come Maria SS. in prossimità del parto soffrisse le doglie 26 • Parlando della nascita del Bambino il testo non dice che egli "apparve" come ha il Protovangelo : "E d'improvviso la nube cominciò a ritirarsi dalla grotta ed apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non potevano supportarla. E
(22) Cf. F. Vernet, Bogomiles, in DThC II, 926-30; e sul docetismo in genere vedasi: G. Bareille, in DThC IV, 1484-1501. (23) Cf. L. Oonrady, Die Quelle der Kanonischen Kindheitsgeschichte J esus, Gottingen 1900, p. 71. (24)
Cf. c. XI, 2.
(25) Cf. c. XIX, 2. Si veda a questo proposito: E. Tisserant, Ascension d'Isai:e, Paris 1909, p. 58-60. Quanto alla critica della teoria di L. Conrady,: E. Amann, Le Protévangile de Jacques et ses rémaniements, latins, Paris 1910, p. 31ss.
(26)
Cf. c. II, 3.
43
poco dopo, la luce prese a diminuire finchè "apparve" il bambino e venne a succhiare il petto di sua madre Maria" 21 • Egli passa invece subito a descriverlo avvolto in fasce, che prendeva il latte da sua madre 28 • II giorno ottavo poi è circonciso nella stessa grotta e la vecchia ebrea prende con sè la pelle tagliata 29 • Di Gesù è pure sottolineato il concepimento e nascita verginale. Riportando la profezia di Zarathustra, il nostro testo dice: "Veramente la Vergine concepirà senza concorso d'uomo ... senza rottura del sigillo della verginità ... " 30 • Le frasi anche se incomplete a causa della corruzione del testo, dimostrano chiaramente una dipendenza dalla profezia di Isaia sulla nascita verginale dell'Emmanuele 31 • Nel racconto della nascita in Betlemme, anche se non è riportato interamente l'episodio della levatrice, come si legge nel Protovangelo 32 soprattutto relativamente al particolare più concreto, tuttavia è significativo, nel nostro testo, l'espressione finale della vecchia: "Ti ringrazio o Dio, Dio d'Israele, di ciò che hanno visto i miei occhi, circa la nascita del Salvatore d'Israele" 33 • Lungo tutti i racconti poi, Gesù è detto figlio di Maria 3 4. La frase, come vedremo più sotto, mette anch'essa in risalto la nascita verginale di ·Cristo, in quanto presso gli Ebrei e gli orientali in genere, il figlio è sempre chiamato con il nome del padre e non con quello della madre. Gesù è poi proclamato il Messia atteso, il Salvatore del mondo. La vecchia ebrea chiamata da Giuseppe ad assistere la Vergine SS., nel vedere i miracoli attorno al divino Bambino esclama : "Ti ringrazio o Dio, Dio d'Israele, di ciò che hanno visto
(2'7) (28) (29)
(30) (31) (32)
(33) (34)
44
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. XIX, 2. c. III, 1. c. VII, 2. c .. 1, 1.
c. 7, 11.
cc. XIX-XX.
c. IV, 2. cc. XIV, 2; XXX, 2; XXXV, 1. XXXIX, 1; XXXIX, 2.
i miei occhi circa la nascita del Salvatore d'Israele" 35 • Degna di nota è la variazione che si legge dello stesso detto, nella redazioni di Sike ed in quella vaticana : " Ti ringrazio o Signore, Dio d'Israele, di ciò che hanno visto i miei occhi, circa la nascita del Salvatore del mondo" 36 • Ad ogni modo anche nel nostro testo non mancano le espressioni ,di portata universale. Già si è visto il detto di Gesù nella culla : "Io sono Gesù, Figlio di Dio, che mi hai generato come ti ha annunziato l'angelo Gabriele e mio Padre mi ha inviato per la salvezza del mondo" 3 7. Anche le guardie poste a custodia della tomba di Gesù, in seguito alla sua risurrezione ed apparizione alle pie donne, si dicono l'un l'altro: "In verità questo Gesù figlio di Maria è il Messia l'atteso dei mondi" 38 • Altre espressioni messianiche sì leggono qua e là a conclusione di vari racconti. In quello ad esempio dei ragazzi cambiati in capretti, le donne presenti al prodigio esclamano: "O Gesù figlio di Maria, tu sei il buon Pastore d'Israele" 39 • Agli inviati di Giovanni, Gesù risponde: "Andate ed informate Giovanni di ciò che avete visto ed udito" ~0 • Dopo la sua risurrezione, i soldati incaricati della custodia della prigione di Giuseppe, quando videro Gesù venire da lui con i miracoli che si produssero, uscirono in questa esclamazione: "Senza dubbio ed esitazione questo Gesù è il Messia atteso" 41 • Di Gesù è affermata la risurrezione ed ascensione al cielo. I racconti del nostro apocrifo ricalcano quelli evangelici, con alcuni particolari propri. La risurrezione avviene nella quarta vigilia della prima notte di Nisan. Gesù appare a Giuseppe che si trova in prigione; poi
(35) ( 36) (37)
(38) (39) (40) (41)
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. IV, 2. c. IV, 2 della red. di Sike. c. XXXVI, 1. c. L, 2. c. XXXIX, 1. c. XLV, 1. c. L, 2'.
45
alle donne che si portavano al sepolcro, ed infine ai discepoli raccolti nella sala superiore del cenacolo 42 • L'ascensione avviene il giorno 15 di Ijjar, sul monte degli Ulivi, alla presenza dei discepoli e delle pie donne 43 • Un singolare rilievo è dato dal testo alla regalità di Cristo fin da Bambino. Nel proemio, la presunta profezia di Zarathustra contiene l'invito ai magi di recarsi a Betlemme per "adorare il nato Re", come si legge anche nel Vangelo 44 • Altri tratti della sua divina e regale grandezza sono messi in risalto nei racconti di miracoli, come quello della caduta delle statue nel tempio egiziano 45 e più particolarmente nell'episodio delle statuette di fango, trasformate in esseri viventi; i ragazzi esclamano ammirati : "Ma allora tu sei il Figlio del Creatore!" 40 • Ma il racconto più significativo è senza dubbio quello dei ragazzi che tributano onori regali a Gesù. Il testo sembra dare l'iniziativa a Lui ~tesso. Sono i suoi piccoli compagni però che stendono per terra i· loro vestiti, vi fanno sedere sopra Gesù, mettendogli in testa una corona regale fatta di fiori e servendolo come paggi reali. Di più invitano tutti i passanti a fermarsi davanti a Lui, per salutarlo come re 47 • Anche nel brano seguente si parla d'un uomo proveniente da Gerusalemme, capitale del regno, che è condotto davanti a Gesù per rendergli omaggi regali 48 • L'episodio si ispira a quello evangelico dell'entrata trionfale in Gerusalemme 49 • Nei brani che riguardano la vita pubblica, si ha un accenno alla dignità regale di Gesù, nelle accuse dei Giudei a Pilato 50 • Infine
(42) (43) (44) (45) (46)
(47) (48) (49) (50)
46
Cf. cc. L-LII. Cf. c. LII, 1. Cf. Mt. 2, 2. Cf. c. X, 2. Cf. c. XXXIV, 1. Cf. c. XL, 1. Cf. c. XLI, 3. Cf. Mt. 21, 1-11. Cf. c. XLIX, 3.
si nota che al momento della risurrezione, gli angeli si pongono presso la tomba del Signore, come paggi davanti al re 51 , Si ha così l'impressione che l'autore abbia voluto esaltare la regalità di Cristo contro le accuse dei suoi avversari. INFLUSSO NESTORIANO NEL MS. LAURENZIANO Il nostro manoscritto, nella sua terminologia dipende, come quello di Sike, ma in modo molto più attenuato, dell'ambiente nestoriano in cui è sorto. Si tratta spesso di cenni fugaci o di semplici espressioni in uso presso i Nestoriani. Viene anzitutto la citazione di Isho'dad, vescovo nestoriano di Hadatha 52 e subito dopo la datazione del censimento di Augusto secondo l'era di Alessandro, propria dei Siri 53 • Giuseppe Flavio è confuso con il sommo pontefice Caifa, come si trova presso alcuni autori nestoriani, come Giorgio Warda e Salomone di Bassora 5 4. Il modo con cui è salutata Maria non è proprio degli Arabi, ma dei Siri 55 • Il titolo però di Signora Maria è rarissimo nel nostro manoscritto, mentre in quello di Sike, precede costantemente il nome di Maria. E così è pure per quello di Gesù, che ora ci interessa. Mentre nel ms. di Sike il nome di Gesù è sempre preceduto dal titolo di "Signore" nel nostro è detto semt~ con la "shin" secondo la pronuncia siriaca. plicemente Gesù Solo in qualche raro caso tale titolo è dato trovarlo o da solo, oppure unito a quello di Gesù. Nell'episodio di Giuda che tenta di mordere il fianco di Gesù, l'autore fa questo rilievo conclusivo: "Nel posto in cui Nostro Signore fu colpito, fu pure percosso dalla lancia nella passione" 5 ''.
(51) (52)
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
(58) (54) (55) XXXV n: 25. (56) Cf.
c. L, 1.
I, 2. c. II, 1. Assemani, Bibl. Or. III, 1, pp. 817 e 522. Thilo, Codex Apocryphus Novi Testamenti I, Leipzig 1882', p.
c. XXXIII, 1.
47
Nel racconto del giovane caduto dal terrazzo e poi risuscitato da Gesù, davanti al governatore dichiara: "Non sia mai o mio Signore Gesù; non sei stato tu che mi hai spinto ecc." :;.. S. Giovanni Battista, umiliandosi davanti a Gesù che era venuto per farsi battezzare, esclama: "O mio Signore, tutte le creature ti chiedono il perdono e la remissione delle colpe ... " 5 ·\ Le donne al sepolcro si rivolgono a Gesù credendolo il giardiniere e gli dicono : "O Signor nostro, che cosa ecc ... " 50 • Si può citare infine il colophon del nostro copista che dice: "E' finito il racconto dell'Infanzia di Nostro Signore, cioè il racconto della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo" co.
LA FIGURA DI GESU' BAMBINO NEL MS. LAURENZIANO Resta da considerare la figura di Gesù Bambino così come risalta dai racconti contenuti nel nostro testo. Senza dubbio anche il ms. laurenziano, come gli altri apocrifi da cui dipende, partecipa della comune ingenuità e gusto discutibile. Per esso non si pone il problema dell'inutilità ed anche della poco convenienza di certi racconti e miracoli. Lo scopo finale è la manifestazione della divina potenza di Gesù, della sua onniscienza e dominio universale. E' vero che la sua bontà e misericordia sono alle volte messe in ombra, ma occorre riportarsi in un'epoca ed in una mentalità, alle quali interessavano di più le altre prerogative. Gli autori dei vari apocrifi, nel riportare i miracoli di Gesù Bambino, si sono serviti spesso di schemi biblici dell'AT. o NT. rimaneggiati o moltiplicati liberamente. Così il miracolo delhi caduta degli idoli egiziani appena la S. Famiglia mette piede in Egitto, ricalca il racconto del passaggio dell'Arca santa nelle città
48
(57)
Cf. c. XLII, 1.
(58)
Cf. c. XLVI, 1.
(59)
Cf. c. L, 1.
(60)
Cf. c. LV, 1.
filistee 01 • Il fatto manifesta il potere sovrano di Gesù sugli idoli, cioè sui demoni. La tematica della cacciata di demoni dal corpo degli ossessi torna di frequenza nelle pagine del nostro manoscritto o prende le mosse dalle narrazioni evangeliche. Così l'indemoniata incontrata e guarita da Maria SS., come si legge nel c. XIV, contiene vari elementi paralleli al racconto evangelico dell'indemoniato di Gerasa 02 • Altre cacciate di demoni o liberazione da influssi magici si leggono nei cc. XV, XVI, XIX, XX-XXII, XXX. Accanto agli elementi evangelici sono presenti altri provenienti dall'ambiente popolare in cui sono sorti i racconti e non sempre rispondono ad un sano criterio apologetico 63 • Anche la serie delle guarigioni da mali fisici trova molti paralleli nelle narrazioni evangeliche 0 4. Nel nostro manoscritto però, come negli altri apocrifi, la guarigione è attribuita con noiosa ripetizione al contatto dell'acqua servita a lavare il corpo di Gesù Bambino. Così ò nel racconto della lebbrosa 05 ; del ragazzo lebbroso 00 ; della donna 'lebbrosa 67 ; della giovane sposa lebbrosa 08 , e dei bambini appestati 09 • Più semplice è il racconto del giovane Cfoofa, salvato dal fuoco e dall'acqua, grazie all'intercessione di Maria SS. 70 e dell'apostolo Tommaso guarito mediante il contatto con i vestitini di Gesù Bambino 71 • Il racconto invece di Giuda Iscariote indemoniato, che tenta di mordere il fianco destro di Gesù, vuole spiegare il suo ·
(61) (62) (63) (64) (65) (66) ( 67) (68) (69) (70) (71)
Cf. 1 Re 5, 1-6. Cf. Le. 8, 25-39. Si vendano ad esempio i racconti dei cc. XVI, XX-XXII. Cf. Mt. 8, 2-10; Mc. 1, 40-44 ecc. Cf. c. XVII. Cf. c. XVIII. Cf. c. XIX. Cf. c. XXX. Cf. cc. XXV e XXVI. Cf. c. XXVII Cf. c. XXVIII.
49
futuro tradimento 72 • In tutti questi racconti però la figura di Gesù Bambino non è direttamente interessata; più a proposito vengono quelli in cui egli agisce di persona. Possiamo anzitutto citare il fresco quadretto di Gesù che plasma piccoli animali ed uccelli col fango e poi li anima, strappando l'ammirazione dei suoi piccoli spettatori. Qui è chiaro l'intento di esaltare la sua divina potenza sulla natura come Figlio di Dio; i ragazzi infatti affermano: "Ma allora tu sei il Figlio del Creatore!" 73 • Altri prodigi invece appaiono piuttosto vani e poco edificanti almeno per la nostra sensibilità, come quello dei vestiti gettati nello stesso recipiente ed estratti tutti con colori diversi 74 • A questa categoria si possono ascrivere pure i racconti del trono del re, rovinato da Giuseppe ed aggiustato da Gesù 75 ; dei ragazzi cambiati in capretti e poi fatti ridivenire come prima 76, ed infine del giovane risuscitato per confondere i suoi accusatori 77 • Confrontato con gli altri manoscritti, il laurenziano dimostra una certa sobrietà e serietà. Non solo omette particolari inutili o tendenziosi, presenti negli altri testi, ma tace addirittura di vari racconti. Così nella dimora della S. Famiglia in Egitto, nulla è detto sul faraone che ricerca a morte Gesù Bambino e vien salvato dal principe Lazaro 78 • Non si parla neppure della dimora della S. Famiglia a Matarieh ed a Menfi, come vuole la redazione di Sike 79 • Il racconto di Simone Cananeo è molto più breve 80 • Infine non sono
50
(72)
Cf. c. XXXIII.
(73)
Cf. c. XXXIV.
(74)
Cf. c. XXXV.
( 75)
Cf. c. XXXVIII
(76)
Cf. c. XXXIX.
(77)
Cf. c. XLII.
(78)
Cf. c. XII della Red. sir. di W. Budge, op. cit. p. 48.
(79)
Cf. cc. XXIV-XXV.
(80)
Cf. cc. XXXVIII-XXXXIX della Red. sir. di W. Budge, op. cit. p,. 80.
riportati i miracoli presenti nelle altre redazioni : Giacomo morsicato da una vipera e guarito da Gesù; l'anfora rotta e l'acqua raccolta nel mantello; il figlio di Hanan colpito a morte; il giovane scontratosi con Gesù e punito con la morte; il maestro Zaccheo confuso ed un altro castigato; Gesù fra i dottori del tempio. In conclusione il ms. laurenziano presenta una figura di Gesù comune agli altri apocrifi, ma con sfumature e caratteristiche proprie, utili al suo intento particolare.
51
CAPITOLO
IV
MARIA SS. NEL LAURENZIANO Il ms. laurenziano, dipendendo letterariamente dal Protovangelo e dagli altri aprocifi dell'Infanzia, è pure in intimo rapporto con essi, nel tratteggiare la figura di Maria SS. Esso però dimostra una maggiore sobrietà, rispetto alle sue fonti, poichè omette particolari inutili o troppo crudi. L'episodio ad esempio delle due levatrici, narrato ampiamente dal Protovangelo 1, è ridotto a soli pochi cenni nel nostro testo e solo è riportata la frase finale della vecchia, che esalta il parto verginale di Maria SS. 2 • Anzitutto il nostro testo, come quello protoevangelico, intende glorificare la figura di Maria SS., la cui devozione era ormai diffusa in tutte le comunità cristiane d'Oriente. Gli episodi relativi alla sua vita, vogliono colmare le lacune dei vangeli, alimentando la pietà dei fedeli con nuovi tratti che dovevano servire pure da lettura nelle sue feste liturgiche 3. Parallelo a questo intento vi è pure quello di metter in risalto il potere d'intercessione della Vergine SS. presso suo Figlio, ed infine difendere la sua perpetua verginità dagli attacchi degli eretici. Considerando anzitutto la verginità ante partum di Maria SS. la troviamo espressa in brevi cenni all'inizio dell'opera, sia direttamente, che indirettamente. Nel prologo è riportata infatti la profezia messa in bocca a Zarathustra che dice: "Veramente la Vergine concepirà, senza concorso d'uomo ... ::;enza rottura del sigillo della verginità" 4 •
(1)
Cf. cc. XIX-XX.
(2)
Cf. c. IV, 2.
(3)
Cf. Thilo, op. cit. p. XXXIX.
(4)
Cf. c. I, 1.
Accanto a questo tratto esplicito, vengono altri dirivati dal Protovangelo o dal testo di Luca, non meno significativi a questo proposito. Nel c. II ad esempio, si legge che Giuseppe accompagnò Maria "sua fidanzata" a Betlemme, per farsi registrare; la dipendenza dal racconto lucano è chiara e da esso riceve il suo pieno significato 5 • Altri particolari sulla vita di Maria, presenti nel Protovangelo, come la prova delle acque amare 6, non sono riportati; tuttavia il nostro testo li suppone, almeno indirettamente, in quanto alcuni tratti non si potrebbero spiegare senza il racconto del Protovangelo 1 • Venendo ora alla verginità "in partu" . notiamo subito . . che essa traspare da tutto il racconto della nascita di Gesù, anche se non è direttamente espressa. Il Protovangelo è esplicito nel presentare le due levatrici come testimoni del parto verginale ·di Maria SS. 8 • Nella redazione di Sike, il racconto segue abbastanza fedelmente quello originale, riportando il colloquio della levatrice con Maria SS., in cui è chiaramente sottolineato il parto verginale 9 • Il nostro testo invece, come· quello vaticano e di W. Budge, omette il colloquio; ma le parole finali messe in bocca alla vecchia ebrea, non sono meno significative: "Ti ringrazio o Dio, Dio d'Israele, di ciò che hanno visto i miei occhi, circa la nascita del Salvatore d'Israele" 10 • Questa espressione non si può comprendere senza il racconto protoevangelico, dal quale essa acquista il suo pieno significato 11 • A questa dottrina però sembra far difficoltà l'affermazione che Maria SS., in prossimità di Betlemme, soffriva le doglie del parto 12 •
(5) ( 6)
Cf. c. 2, 4 ss. Cf. c. XVI. (7) Vedasi ad esempio l'accenno ai due figli di S. Giuseppe, Giacomo e Jusa, nominati nel c. XXXIII, 4. (8) Cf. c. XX, 1. (9) Cf. c. III, 2. (10) Cf. c. IV, 2. (11) Cf. cc. XIX e XX.
53
Anzitutto la frase, anche nel testo originale del Protovangelo, donde è derivata, è abbastanza oscura e può esser interpretata in due modi diversi 13 • La redazione di Sike, come quella vaticana, ha evitato la difficoltà, abbreviando la frase in questo modo: "È giunto il tempo di partorire e non mi è possibile proseguire fino alla città" 14• Anche lo Ps. Matteo ha una lezione diversa, ed introduce un angelo che ordina alla giumenta di fermarsi: "Perchè era giunto il tempo di partorire; e comandò a Maria di scendere dall'animale" 15 , La lezione del nostro manoscritto dev'esser anzitutto ritenuta come autentica. Essa infatti è appoggiata dalla redazione siriaca 16 e da quella armena 11• Evidentemente i redattori non vi hanno visto alcuna difficoltà teologica. La frase è in relazione con la scena dei due popoli descritta poco prima 18 • Questa deriva certamente da Gen. 25,22 in cui Rebecca sente la lotta dei due gemelli che ha in seno e va a consultare il Signore sul suo significato. La visione descritta dal nostro apocrifo, è un suo adattamento alla situazione di Maria, lasciandovi l'accenno al dolore del parto. Essa perciò contiene una sua teologia particolare, non in relazione con la dottrina del parto verginale. In particolare, Maria SS. presentata come vergine al momento della nascita di Gesù, compare anche in seguito come madre solo di Gesù, suo unico figlio. Così nel racconto della fuga e ritorno dal-
(12') Cf. c. II. 3. (13) "Fammi scendere dalla giumenta, 1)€rchè ciò che è in me mi preme 1)€r venire alla luce": ;mtciyayÉ µE àrcò rijç ovou, on tÒ Èv ȵol È:n:ÉLyEL µE :TC(>OEÌ,9ELV oppure supponendo la caduta di un µl] nel tesbo originale, si può tradurre: "Fammi scendere... perchè ciò che è in me mi impedisce di proseguire xatayayÉ µE... tÒ EY ȵol È:n:ÉlYEL µE µl] :TC(>OEÀ.9ELV Cf. G. Bonaccorsi, Vangeli Apocrifi I, Firenze 1948, p. 95 n. 3. (14) Cf. c. II, 2. (15) Cf. Cf c. XIII, 1. (16) Cf. c. 1: W. Budge, op. cit. p. 32. (17) Cf. c. VIII, 5. (18) Cf. c. II, 1.
od
54
l'Egitto (Cf. cc. IX-XXIV); nella serie dei miracoli dell'infanzia, fino al c. XLII. Anche nelle pericopi della vita pubblica, si continua a presentare Gesù, come figlio di Maria, escludendo la presenza di altri suoi figli. Così è nel racconto della risurrezione del figlio della vedova di N ain ( Cf. c. XLIV, 1) ; in quello delle nozze di Cana (Cf. c. XLVII), della sepoltura (Cf. c. XLIX, 1) e della risurrezione (Cf. c. L). La verginità "post partum" è anch'essa presupposta da varie espressioni contenute nei racconti, come quella di "Gesù figlio di Maria" 19 e "Maria madre di Gesù" 20 • In esse non può non vedersi l'intenzione particolare di sottolineare la perpetua verginità di Maria SS., anche dopo la nascita di Gesù. A queste affermazioni sembra contrastare l'accenno ai fratelli di Gesù, Giacomo e Jusa che il nostro testo nomina, senza aggiunger altro, nel racconto di Giuda Iscariote 2 1. I nomi corrispondono a quelli che si leggono ad esempio in Marco 15,40 e perciò il problema è aperto anche per il nostro testo. Già S. Girolamo dovette combattere l'eresia di coloro che ritenevano i fratelli di Gesù, come veri figli di Giuseppe e Maria 22 • Per spiegare l'espressione, Egesippo nel II secolo, opinò che i fratelli di Gesù fossero suoi cugini germani, in quanto figli di Cleofa, fratello di S. Giuseppe, e di Maria di Cleofa 23 , Il Protovangelo di Giacomo, seguito da Origene, dall' Ambrosiaster e da altri PP. greci, spiega i fratelli di Gesù come i figli che S. Giuseppe ebbe da un precedente matrimonio 2 4. Questo teoria non sembra sostenibile, in quanto Maria di Cleofa, appare ancora vivente al tempo della morte di Gesù 25 • S. Girolamo
(19) Cf. cc. XXVIII, 2; XXXII, 2; XXXV, 1; XXXIX, 1-2. (20) Cf. cc. XVI, 1; XXVII, 1; XXX, 3; XXXI, 1. (21) Cf. c. XXXIII, 2. (22) Cf. Adv. Helv., PL. 23, 193-202. (23) Cf. Eusebio, Hist. ecci. III, 11, 1 e IV, 22, 4: GCS 2, 229 e 371. (24) Ved. ad esempio l'Ambrosiaster, Comm. in Ep. ad Galatas I, 19; PL. 17, 344 ss. (25) Cf. Mt. 27, 56 e Gi'OV, 19, 25.
55
invece, con molti autori antichi e moderni, li ritiene come cugini di Gesù 20 • Il nostro testo, dipendendo dalla comune tradizione degli apocrifi, fa sua la loro spiegazione 21 • In conclusione l'espressione dei fratelli di Gesù nulla toglie alla dottrina della perpetua verginità di Maria, ma ne è piuttosto una conferma indiretta. Il manoscritto laurenziano sviluppa altri temi mariani di grande interesse. Maria SS. è presentata come pietosa soccorritrice degli afflitti e potente nell'intercedere grazie presso suo Figlio. A lei vien dato il titolo di Signora e mia Signora, il che rivela una devozione già profondamente radicata nella pietà popolare. In un primo racconto egiziano, la S. Famiglia s'imbatte in una indemoniata, che gettava pietre ai passanti; Maria SS. ne ha pietà e subito "il demonio la lasciò ... e fu guarita dal suo male" 28 • Nella storia del giovane cambiato in mulo con arti magiche, Maria SS. s'informa per prima sul pietoso caso, presso la madre e le sorelle incontrate per via. Pregata poi da loro, ella partecipa alla loro afflizione ed intercede presso il Figlio la guarigione del giovane 29 • Di ritorno nella terra dei Giudei, a Betlemme, Maria SS. è richiesta della guarigione d'un bambino gravemente ammalato. Ella esclama: "Che Gesù abbia compassione di lui'' e poi con l'acqua santificata dal contatto con il corpo del Figlio fa sì che il bambino ammalato riacquisti la sanità 30 • Nella storia del giovane Cleofa gettato nel fuoco e poi nel pozzo dalla rivale di sua madre, è sempre l'intercessione di Maria SS. che gli ottiene la salvezza 31 •
(2'6) (27) (28)
56
Cf. Adv. Helv. PL. 23, 193-216. Cf. Protovangelo di Giacomo IX, 2 e Ps. Matteo XLII, 1. Cf. c. XIV, 2.
(29)
Cf. cc. XX-XXI.
(30)
Cf. c. XXV.
(31)
Cf. c. XXVII, 1-2.
La madre del futuro apostolo Tommaso, si reca da Maria con il suo bambino gravemente ammalato e le dice: "O mia Signora Maria aiutami"; il testo continua dicendo che Maria ebbe pietà di lei e con i vestitini di Gesù Bambino messi sul corpicciolo del moribondo, ottiene il miracolo della sua guarigione. Allora la madre esclama: "Ora riconosco che la forza di Dio è scesa in te, perchè un bambino dia la salute ai suoi simili al solo contatto dei suoi vestiti" 32 , Una giovane sposa lebbrosa è guarita mediante l'intercessione di Maria SS. che le dice: "Che Gesù faccia scendere su di voi la sua misericordia" sa. In altri racconti è il contatto con una fascia di Gesù Bambino, avuta in dono da Maria SS., oppure con l'acqua servita a lavarlo, che procura la guarigione 84 • Fra gli episodi della vita pubblica riportati dal nostro manoscritto quello delle nozze di Cana manifesta con più chiarezza il potere d'intercessione di Maria SS. E' detto infatti che Maria aveva fiducia nella potenza di Gesù o lo richiede del miracolo; nonostante la risposta negativa del Figlio, ella ordina ai servi di fare tutto ciò che Egli avrebbe comandato 35 • Concludendo, la mediazione mariana è messa ben in risalto nel manoscritto laurenziano, che dimostra d'altra parte più semplicità e spontaneità rispetto agli altri testi. Anche la maternità divina di Maria SS. non è direttamente espressa nel nostro apocrifo, ma è facilmente deducibile dalle espressione teologiche già considerate. Prima fra tutte viene quella della culla : "Io sono Gesù, Figlio di Dio, che mi hai generato come ti ha annunziato l'angelo· Gabriele; e mio Padre mi ha inviato per la salvezza del mondo" 36 • Non con minor evidenza essa traspare in tutte quelle espressioni in cui è proclamata la divinità di Gesù, figlio di Maria.
(32) (33) ( 34) (35) (36)
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. XXVIII, 1-2. c. XXX, 3. cc. XI, 1; XVII, 1; XVIII, 1. c. XLVII, 1. c. XXXVI, 1.
57
CAPITOLO
V
ANGELI E DEMONI NEL MS. LAURENZIANO Il nostro manoscritto non contiene che pochi accenni agli angeli, in quei passi in cui le narrazioni parallele evangeliche, li nominano. E' anzitutto riferita la sentenza nota nell'antichità cristiana, che la stella apparsa ai magi fosse un angelo 1 • Parlando dell'adorazione dei pastori presso la culla di Gesù Bambino, ricorda l'apparizione delle milizie celesti, che assieme ai pastori elevano un inno di lode ed adorazione a Dio Altissimo 2 • Secondo quanto riferisce Mt. 2, 13, anche il nostro testo riporta l'apparizione d'un angelo a Giuseppe, per avvertirlo di fuggire in Egitto 3 • Lo stesso angelo gli riappare in sogno, dopo la morte di Erode, ordinandogli di tornare a casa sua nella terra dei Giudei 4 • Secondo il nostro testo il sogno però non avviene in terra d'Egitto, ma ai confini della Palestina, ove la S. Famiglia fa sosta durante il suo viaggio 5 • Nelle parole pronunciate dalla culla è ricordato l'angelo Gabriele 6 • Un ultimo accenno ad apparizioni angeliche si ha nel racconto della risurrezione. Il testo segue Mt. 28, 2ss. ma con elementi nuovi; parla infatti di due file d'angeli che si pongono presso la tomba di Gesù, per assistere alla sua risurrezione. Fra di essi è fatto intervenire pure Gabriele 7. Non vien ricordata invece l'apparizione degli angeli agli apostoli, dopo l'ascensione del Signore 8 •
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
58
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. V, 1. c. N, 1 e Le. 2', 9-13. c. IX, 2. c. XXIV, 1. c. XXIV, 1. c. XXXVI, 1. c. V, 1. Atti 1, 11.
Più frequenti delle apparizioni angeliche sono gli accenni a possessioni diaboliche. Evidenti sono i contatti con le narrazioni evangeliche, ma in molti casi sviluppano una trama loro propria. Si tratta generalmente di racconti popolari egiziani, nella classica terra della magia. I riti magici impiegati per i vari scopi voluti erano molteplici e complessi. Si esigeva la pulizia personale, il recitare formule particolari da parte del malato, dei parenti o di persone presenti. Comune era pure portare degli amuleti, come quelli nodati, o statuette di cera che rappresentavano la persona interessata. Si doveva scoprire e pronunciare il nome di colui che si voleva colpire. L'aspersione dell'acqua era pure un procedimento magico (Cf. F. Lexa, op. cit. p. 33-5; 99-112; 115-125). Fra i vari casi di magia riportati dal nostro testo, quello del giovane trasformato in mulo è il più rappresentativo. Il procedi- · mento usato per ottenerne la guarigione, mediante il contatto con il corpo del Bambino Gesù e la redazione d'una formula invocativa si adegua agli usi comuni dell'arte magica. Appena giunta in Egitto, la S.Famiglia trova in un grande villaggio "un demonio ribelle che abitava in un idolo" 9 • Anche il figlio dell'imàm o incaricato del tempio è posseduto da molti demoni che lo vessavano con frequenza. La presenza di Gesù e Maria fa tremare la terra e cadere tutti gli idoli nei loro templi, mentre il giovane è liberato dai demoni, mediante il contatto con una fascia di Gesù 10 • Il testo ricorda un'espressione di Isaia, a glorificazione della divina potenza di Gesù sui demoni 11 • In un altro villaggio incontrano un'indemoniata che rompeva le catene con cui era legata ed usciva in luoghi deserti, gettando pietre ai passanti. Appena Maria SS. le rivolge uno sguardo di compassione, ella guarisce. Il racconto mostra delle analogie con quello evangelico dell'indemoniato di Gerasa 12 •
(9)
Cf. c. X, 1.
(10)
Cf. c. X-XI.
(11)
Cf. 19, I.
(12)
Cf. Mc. 5, 2-20.
59
Una giovane sposa è resa muta dal demonio, ma riacquista la parola appena può stringere a sè il Bambino Gesù 13 • Anche questo racconto trova il suo parallelo in quello evangelico dell'indemoniato muto, guarito da Gesù 1 4. Interamente propria è invece la narrazione della donna assalita dal demonio sotto forma di serpente, mentre si trovava presso il fiume intenta a lavare i suoi abiti. Tormentata ogni notte in forma ripugnante, alla vista del Bambino Gesù ne invoca l'aiuto e mediante il suo contatto viene liberata dalla possessione diabolica 15 • Simile alla narrazione precedente è quella della giovane vessata dal demonio che le appariva come un dragone enorme che voleva dissanguarla. Ponendo una fascia di Gesù Bambino sulla sua testa, scaccia lontano da sé il demonio, che grida : "Guai a me per causa tua, o Gesù, figlio d,i Maria" 1 "'. La frase è un'eco di quella evangelica: "Che abbiamo da fare con te o Gesù figlio di Dio?" 11 • Questi racconti sono dovuti alle tradizioni popolari sui demoni che abitano nelle acque o nelle rovine antiche, ed assalgono coloro che di notte osano portarsi all'aperto. Una consideraziono a parte merita il racconto del piccolo Giuda posseduto da un demonio che Io spingeva ad addentare tutti coloro che gli si avvicinavano.. Sua madre Io porta da Gesù, e mentre gli è seduto accanto, tenta di colpirlo al fianco destro; ma subito è liberato dalla possessione diabolica 18 • La narrazione vuole spiegare il futuro tradimento di Giuda 19 • Gli accenni a demoni terminano con il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Esso ricalca quello di Mt. 4, 1-11 e Le. 4, 1-13, con qualche particolare nuovo. La prima tentazione infatti avviene al
(13) (14) (15) (16) (17) (18) (19)
60
Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
c. XV, 1. Mt. 9, 32-33. c. XVI, 1-2. c. XXXI e XXXII. Mt. 8, 29. c. XXXIII, 1-2. Giov. 19, 33.
decimo giorno di digiuno, la seconda a metà quaresima, mentre per la terza il testo è andato perduto 20 • Il nostro manoscritto, connessi con le possessioni diaboliche, ha pure numerosi accenni alla magia, causa di mali fisici. Tutti i racconti sono ambientati in Egitto, ove essa è sempre stata in onore. Gli antichi egiziani l'hanno ritenuta di origine divina e praticata dagli dei stessi; la coltivavano perciò come scienza ufficiale, dal faraone fino all'ultimo dei suoi sudditi. Essa era l'arma per propiziarsi le forze occulte della natura, gli spiriti maligni, e per difendersi dai nemici, come pure da tutti i mali in genere. Il faraone vinceva i suoi nemici anzitutto con le formule magiche, scritte su statuette rappresentanti il nemico·, poi vessate e sotterrate. Il popolo si difendeva dal morso dei serpenti e dagli attacchi degli altri animali, mediante formule recitate o scritte su amuleti, pezzi di papiro e statuette medicinali e profilattiche, che si trovavano persino nei templi a disposizione dei devoti. Espertissimi nelle arti magiche erano i maghi, che esercitavano apertamente la loro professione in mezzo al popolo 21 • Dalla Bibbia abbiamo alcune notizie sui maghi egiziani e sulle loro arti, quando Mosè ed Aronne si portarono davanti al faraone per indurlo a lasciar partire il popolo eletto 22 • L'arte magica era ancora in grande onore in epoca romana; nè la sua pratica cessò con la penetrazione cristiana in Egitto. Alcum autori ritengono che essa abbia influito sulla devozione popolare copta, nella celebrazione di certe feste tradizionali 23 • Queste credenze e pratiche mai spente nella fantasia popolare egiziana, sono certamente
(20)
Cf. c. XLVIII, 1.
(21) Cf. E. A. W. Budge, Egyptian Magie, London 1899 e DesrochesNoblecourt, Les Religions égyptiennes; in Histoire générale des Religions (Paris 1948) pp. 2'81-286. (22)
Cf. Es. 7, 12-13.
(23) Cf. J. Yoyotte, Serpents, in Dictionnaire de la Civilisation Egyp. tienne (Paris 1959) pp. 264-5.
61
all'origine dei racconti nel nostro e negli altri manoscritti del Vangelo arabo dell'Infanzia. Entrando in terra egiziana la S.Famiglia trova in un villaggio una giovane sposa resa muta per stregoneria 2 4. E' un primo caso di magia nera, usata per nuocere a determinate persone, con mezzi noti solo al mago. In un altro villaggio, Giuseppe e Maria entrano in casa di un uomo sposato da poco, ma separato da sua moglie a causa di un malefizio 25 • Nulla è detto della causa, nè da chi era stata provocata e con quali mezzi. Il classico esempio però di stregoneria è fornito dalla storia del giovane trasformato in mulo. Figlio di buona famiglia, vicino alle nozze è oggetto di influssi magici da parte di alcune donne ingelositesi di lui. Secondo il ms. di Budge, queste donne erano delle streghe. Il racconto trae origine da quello simile di una donna trasformata in mula e poi guarita da S. Macario 26 • Rivelatesi vane le arti magiche per guarirlo, le sorelle ricorrono all'aiuto di Maria e di Gesù, che lo fa tornare sano come prima 21 • Col ritorno della S. Famiglia dall'Egitto nella terra dei Giudei, terminano nel nostro manoscritto i racconti di magia. Alcuni autori però ne hanno voluto, vedere delle tracce in vari miracoli della fanciullezza; ad esempio nel racconto dell'anfora rotta e dell'acqua raccolta nel mantello. Esso però è omesso dal nostro testo e da quello vaticano, mentre è riportato da tutti gli altri. Ad ogni modo il caso è per nulla probante e come tutti gli altri racconti trova una soddisfacente spiegazione nella semplicità ed ingenuità dell'autore.
(24)
Cf. c. XV, 1-2.
(25)
Cf. c. XIX, 1.
(26) Cf. C. Butler, The La.usiac History of Pa.lladii.us, XVII, in TS VI 2 ( 1904) pp. 44-46. (2'7)
62
Cf. c. XXI, 2.
CAPITOLO
Vl
GLI APOCRIFI DELLA NATIVITA' E DELL'INFANZIA NELLA LITURGIA E NELL'ARTE L'influso degli apocrifi nella liturgia è ben noto. Senza di essi varie feste e testi liturgici non si potrebbero comprendere, nè avrebbero una spiegazione. Si può ricordare anzitutto la festa dei genitori di Maria SS., Gioacchino ed Anna (16 agosto e 26 luglio) noti dal Protovangelo di Giacomo 1 dal De N at. Mariae I, 1 e dallo Ps. Mat. I, 1. La festa della Natività di Maria SS. (8 settembre) sorta in Oriente attorno al secolo V e diffusasi in Occidente a partire dal sec. VII, deve alle narrazioni dell'apocrifo suddetto un grande impulso 2 • E così si può affermare per la festa della Presentazione al Tempio (21 Novembre) celebrata a Gerusalemme fin dal secolo VI e dal sec. X anche in Occidente 3 • Quanto alla festa dell'Assunzione della Vergine (15 agosto) essa era celebrata a Gerusalemme nella chiesa costruita da Eudossia (c. 450) presso il Getsemani, sotto il nome di Dormitio, sul luogo ove la tradizione additava il suo sepolcro. A questo hanno contribuito le narrazioni dcil'apocrifo Transitus Mariae del IV-V secolo 4 • Per il culto di S. Giuseppe, l'apocrifa Storia di Giuseppe il Falegname ha servito a dargli una più larga diffusione, particolarmente in Egitto 5 •
(1)
Cf. c. I, lss.
(2)
Cf. c. V-VI: G. Bonaccorsi, op. cit. p. 67-69.
(3)
Cf. c. VII-VIII: G. Bonaccorsi, op. cit. p. 71-77.
(4) Cf. D. Baldi e A. Mosconi, L'Assunzione di Maria SS. negli apocrifi, in Atti del Congresso Mariano dei Frati Minori d'Italia (Roma 1948) p. 101. (5) p. 135.
Cf. Tillemont, Mémoires pCJlll.r servir à l'histoire ecclésiastique I, 1,
63
L'influsso degli apocrifi nell'arte sacra e religiosa è amplissimo e di grande interesse; senza di essi, sommi capolavori d'arte sarebbero difficilmente comprensibili. Lo dimostrano le pitture nelle catacombe, le sculture dei sarcofagi, le rappresentazioni musive nelle basiliche e le tele sparse in ogni parte del mondo cristiano. Più trattata è la scena del Natale, con Gesù Bambino che giace fra i due animali e le levatrici accanto C.. Infine frequente è pure la scena deìla natività della Vergine, la sua presentazione al Tempio, la dormizione ed assunzione al cielo, come sono descritte negli apocrifi già nominati.
(6)
64
Cf. Prot. di Giacomo XIX-XX: Bonaccorsi, op·. cit. p. 99-100.
.
-,
Il Battesi,mo di Cristo nel Giordano; Giovanni tiene una mano sul suo capo. In alto la colomba dello Spirito Santo; a sinistra due angeli. ( Cf. testo pag. 124) (Ms. laur. nu 387 - Firenze) .
Gesù alle nozze di Cana, fra la Madonna e due convitati con i bicchieri in mano. Sotto, un servo sta attingendo a.e qua al pozzo. (Cf. testo pag. 12'6) (Ms. laur. nu. 387 - Firenze).
TESTO ARABO, APPARATO CRITICO E TRADUZIONE
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2 - E mentre erano in via, Giuseppe alzò gli occhi verso Maria (mentre) le era sopravvenuta un'afflizione ed una gioia nello stesso tempo. E le disse: "Perchè ti vedo afflitta ed allegra? "Ed ella disse: "vedo due situazioni diverse, meravigliose; vedo il popolo d'Israele piangente ed afflitto, simile al cieco che pur davanti al sole, non gode della sua luce; e vedo i popoli stranieri immersi nelle tenebre, sui quali è sorta la luce ed essi sono lieti e contenti, come il cieco al quale si sono aperti gli occhi". 3 v.
10
3 - E quando furono vicini a Betlemme Maria disse a Giuseppe: "E' veramente giunto il tempo della nascita e le doglie non mi permettono di proseguire sino al villaggio, entriamo piuttosto in questa grotta; e questo avvenne al tramonto del sole.
15
E Giuseppe andò in fretta per cercarle una donna che le fosse vicina. E mentre era occupato in questo, vide una vecchia ebrea di Gerusalemme e le disse: "O benedetta, vieni ed entra in questa grotta ove c'è una donna che sta per partorire".
III 20
25
LA LEVATRICE DI GERUSALEMME
E venne la vecchia e con lei Giuseppe nella grotta, mentre il sole era già tramontato, ed entrarono ed ecco essa era inondata di luce, piu' fulgida di lampade e candele, come la luce del sole. Ed il bambino avvolto in fasce succhiava il latte da Maria sua madre, ed era posto nella mangiatoia. 1 -
IV -
30
L'ADORAZIONE DEI PASTORI
1 - E mentre essi si meravigliavano di quelJa luce, vennero i pastori ed accesero il fuoco e si rallegrarono d'una grande gioia; ed apparvero ad essi le milizie celesti, che lodavano e glorificavano Dio Altissimo e ad esse s'unirono pure i pastori. 4 r. 69
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Ed in quel momento la grotta rassomigliava al tempio superno poichè le bocche angeliche e le lingue terrestri glorificavano e magnificavano la nascita di Cristo Signore. 5
2 - E la vecchia ebrea, quando vide i miracoli evidenti lodò 4 v. Dio Altissimo ed esclamò: "Ti ringrazio .o Dio, Dio d'Israele di ciò che hanno visto i miei occhi, circa la nascita del Salvatore d'Israele".
V -
L'ADORAZIONE DEI MAGI
10
1 - E quando nacque Gesù in Betlemme di Giuda al tempo del re Erode vennero i magi dall'Oriente a Gerusalemme, come profetizzò di lui Zaradusht e con loro i loni: oro mina ed incenso. E qualcuno opinò che essi fossero tre, secondo il numero dei doni, altri dissero che
15
erano dodici uomini, figli dei loro re; ed altri asserirono che erano dieci, di stirpe regale e con loro circa milleduecento uomini del seguito. E quando giunsero alla grotta, entrarono e trovarono Giuseppe e Maria ed il bambino avvolto in fasce, adagiato nella
20
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mangiatoia; ed adorarono Dio e gli presentarono i loro doni. Vennero poi a conoscere la storia di Giuseppe e Maria che si meravigliarono di loro. Posero infine le loro corone davanti a lui, e lo adorarono senza accertarsi di lui. 5 r. E chiesero loro: "Chi siete e donde siete venuti?"; ed essi risposero: "Siamo persiani e per questo siamo venuti". Allora Maria prese una di quelle fasce e la regalò a loro ed essi l'accolsero con sommo gradimento. E quando fu la quinta notte dopo la nascita, apparve l'angelo ai persiani simile alla stella che li aveva guidati prima. Partirono quindi, guidati dalla sua luce, finchè giunsero ai loro 5 v. paesi. 71
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VI -
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IL RITORNO
1 - E si radunarono attorno ad essi i loro re e sacerdoti dicendo: "Che cosa avete visto ed avete fatto? Come siete andati e tornati e che cosa avete portato con voi?" E mostrarono loro la fascia avuta da Maria. Per questo fecero una grande festa, accendendo il fuoco com'era loro costume. Poi lo adorarono, gettando quella fascia nel fuoco, che la prese ed avvolse ; quando però si spense, la ritirarono integra come prima, come se il fuoco non l'avesse mai toccata e presero a baciarla, mettendola sulle loro teste ed 6 r. occhi, dicendo che questa è la verità e senza dubbio è un'opera divina perchè il fuoco non aveva potuto, bruciarla o guastarla; la conservarono perciò in casa con grande venerazione.
VII -
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30
DEI MAGI IN PATRIA
LA CIRCONCISIONE
1 - E quando furono i giorni della circoncisione, cioè il giorno ottavo, in cui la legge prescive la circoncisione del bambino, lo circoncisero nella stessa grotta e la vecchia prese quella pelle tagliata. Ed ella aveva un figlio droghiere e la depositò presso di lui, in un'ampolla di unguento di nardo finissimo; s'avvicinò poi a lui dicendogli: "Sta attento a non vendere questa ampolla di unguento di nardo, anche se ti dessero per essa 300 denari". E quest'ampolla è quella che comprò Maria la peccatrice e che versò sulla testa di Gesù. 2 - E quando ebbe dieci giorni, lo condusseto al Tempio in Gerusalemme, davanti al Signore, presentando per lui i doni come fu scritto nella legge di Mosè, cioè: "Ogni ma- 6 v. schio che apre il seno sarà consacrato al Signore". E dimorarono nella grotta soltanto dieci gio·rni, poichè nella prima notte vennero i magi dalla Persia e nella seconda partirono.
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XII -
10
TIMORI DELLA S. FAMIGLIA
l - Ed ecco qui si compì la profezia che dice: "Dall'Egitto ho chiamato mio Figlio". E quando Giuseppe e Maria sentirono quello, ebbero paura e dissero: "Nella terra d'Israele Erode voleva uccidere Gesù, e per causa una uccise i neonati di Betlemme e dei dintorni; non c'è dubbio quindi che gli Egiziani appena sentissero ciò che è capitato all'idolo rotto, certamente ci brucerebbero col fuoco.
XIII -
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20
I LADRONI
1 - Uscirono perdò di là ed arrivarono in un luogo ove ~'erano dei ladroni che avevano fatto prigioniere Un gruppo di persone e le avevano spogliate; ma quei ladroni sentirono un grande rumore come il clamore d'un re che fosse giunto alla sua città e con lui, cavalli e tamburi; temettero ,i S: ~ I ù ~ \ l.Jblpu 76 ~., S agg. ~.)La, 77 ~1.r S: ~.r 78 4:_;II II y;-., S: 4:__;JI ,r.l5"1 79
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senza macchia; allora adorò Maria, assieme a sua madre e 5
le sue sorelle. Sollevarono poi il bambino· e lo baciarono dicendo: "Beata tua madre o Gesù e beati gli occhi che pos.sono godere della tua vista".
XXII -
1 -
17 r.
LE NOZZE DEL GIOVANE
Le due sorelle dissero poi alla loro madre: "Nostro
fratello è davvero tornato alla vita e questo grazie all'in10
tervento benefico di questa giovane che ci ha informate di Maria e di suo figlio. Ora nostro fratello è celibe e la cosa migliore è che lo uniamo in matrimonio con lei". E chiesero il parere di Maria su quello· ed ella acconsentì e le celebra-
rono le nozze; e cambiarono l'afflizione in gioia ed il 15
lamento in allegria. E per le molte loro ricchezze tirarono fuori i loro monili ed abiti migliori; se ne ornarono, gioirono e col canto dicevano: "O Gesù figlio di David tu sei colui che cambi la tristezza in gioia". E si fermarono colà dieci
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XXIII -
5
10
15
1 - Messisi in cammino, giunsero in una regione deserta, che sentirono esser pericolosa. Giuseppe e Maria pensarono di attraversare quella terra di notte. Mentre erano in cammino, videro due ladroni che dormivano e che erano stati posti dai loro compagni a fare la guardia; ed essi erano Tito e Dumahos. E Tito disse a Dumahos: "Ti chiedo di indicare loro la via affinchè possano passare 18 r. ed i nostri compagni non si accorgano di loro. Rifiutandosi Dumahos, Tito gli offerse 40 dracme del suo denaro, e gli diede come pegno per esse due cinture affinchè tacesse e non avvertisse nessuno. 2 - Disse allora Maria a Tito: "Ti guardi con benevolenza la misericordia del Signore nostro Dio e ti conceda la remissione dei tuoi peccati. Ed essi erano coloro che furono crocifissi con Gesù, a destra ed a sinistra.
XXIV -
20
25
L'INCONTRO CON I DUE LADRONI
IL RITORNO NELLA TERRA DEI GIUDEI
1 - E quando arrivarono nella terra dei Giudei, temettero di entrarvi, poichè era giunta loro la notizia che sul paese regnava Archelao, dopo di Erode suo padre. 2 - E' meraviglioso come fosse portato e precorresse i paesi Colui che ne è il padrone, e come non avesse casa in terra. E dopo di quello apparve l'angelo a Giuseppe e gli ordinò di tornare a casa sua nella terra dei Giudei.
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5
2 - Quando sentì questo la donna, si recò ella pure ed attese il momento in cui Gesù era lavato nell'acqua; prese poi quell'acqua con cui gli lavò il corpo e gli occhi e subito trovò riposo per suo figlio, da ciò che aveva (in sè) e fu guarito. E sua madre lo portò da Maria esponendole tutto ciò che gli era capitato e ringraziando· Dio della grazia. Maria le disse: "Sta attenta e non parlare di questo con nessuno".
XXVII -
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25
UN RAGAZZO NEL FORNO
1 - C'erano là poi due donne sposate ad un sol uomo, che Etvevano ognuna un figlio, tutt'e due colpiti dal male. 20 r. Una di esse si chiamava Maria e suo figlio, Cleo.fa. Questa si portò da Maria, madre di Gesù e le diede un bel velo pregandola di darle in compenso una delle sue fasce; Maria accettò. Allora Maria, madre di Cleofa., se ne andò e con essa fece un vestito che pose indosso a suo figlio e guarì dal suo male, mentre il bambino dell'altra morì. Sorse per questa un'inimicizia perchè era morto il figlio di questa e l'altra aveva il figlio vivo. 2 - Ogni settimana servivano a turno fra di loro e quella settimana toccava a servire a Maria. E quando ebbe acceso il forno, mentre suo figlio le camminava atto·rno e s'era avvicinato al forno, andò a prendere la pasta. Ma appena la rivale s'avvide di quello, colse l'occasione dell'esserci nessuno sul posto, gettando Cleofa nel forno ed andandosene di là. Venne poi Maria per cuocere la pasta e vide suo figlio nel forno che sorrideva, ed esso s'era già raffreddato come se non l'avesse mai toccato il fuoco.
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Maria capì subito che era stata la sua rivale a gettarlo 20 v. nel fuoco; lo ritirò e lo portò da Maria, madre di Gesù, esponendole il fatto. Ed ella le disse: "Conserva il segreto e non dire a nessuno questo, poichè è piu' utile per te che non se ne parli".
Poi ìa sua rivale, un'altra volta andò al pozzo per attingervi acqua e vide là Cleofa che giocava e non c'era nessuno fuori di lei. Lo prese quindi, lo gettò nel pozzo e tornò a. casa. Ma quando venne della gente al pozzo per prendervi 10 dell'acqua, videro un bambino seduto sull'acqua che giocava con le sue mani e rideva. Scesero allora per tirarlo 21 r. fuori meravigliandosi così (del fatto) . Sua madre Maria lo prese e si recò da Maria, madre di Gesù piangendo, e le disse: "Vedi Signora mia, come la mia ri15 vale lo ha gettato nel pozzo e dopo arriverà ad ucciderlo". Maria le disse : "Taci, poichè Dio ti vendicherà di lei".
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Venne in seguito la rivale per attingere acqua al pozzo e si aggrovigliò la corda ai suoi piedi, cadendo nel pozzo. Quando la estrassero, aveva la testa fracassata e le ossa 21 v. rotte, per cui morì. Si compì in lei il detto che asserisce: "Hanno scavato un pozzo e se ne sono dimenticati e vi caddero dentro coloro che lo avevano fatto".
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LA GUARIGIONE D'UN FUTURO APOSTOLO
Un'altra donna aveva due figli gemelli, tutt'e due sofferenti, uno di essi morì e l'altro era moribondo. Sua madre piangendo lo prese e venne da Maria, dicendole: "O mia Signora Maria, avevo due figli, di cui uno è morto e l'altro sta per morire". Ed aveva esclamato 1 -
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2 - E le fecero vedere le tracce della lebbra che era apparsa fra gli occhi della ragazza. Ella continuò : "Io che mi vedete stare davanti a voi, fui anch'io lebbrosa e mi sono po·rtata a Betlemme di Giuda e sono entrata da una donna chiamata Maria, che ha un figlio di nome Gesù;
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e quando mi vide in quello stato, le dispiacque molto e mi diede l'acqua con cui aveva lavato suo figlio. Io me la sono versata sul mio corpo e fui mondata". Le dissero allora le donne: "Alzati e vieni con noi per indicare dove 3i trova Maria". Si misero perciò in cammino, portando
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con sè dei magnifici doni.
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3 - E quando vi arrivarono, entrarono da lei, facendole vedere i segni della lebbra. Ella disse loro: "Che Gesù faccia scendere su di voi la sua misericordia". Poi Maria madre di Gesù, lavò suo figlio e diede loro quell'acqua; e la tentata si lavò guarendo all'istante. Prese fra le
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sùe mani lo specchio, constatando di esser guarita e tornò 23 v. a casa sua contenta. E la notizia della sua guarigione giunse a suo marito, !he l'accolse in casa sua celebrando nuovamente le nozze.
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UNA GIOVANE INDEMONIATA
1 - E quando passarono di là, videro una ragazza di buona famiglia tormentata dal demonio, che le appariva spesso sotto forma d'un dragone che voleva assalirla e poi succhiare tutto il suo corpo; rimaneva allora come morta. E quando le si avvicinava congiungeva le sue mani sulla sua testa e gridando diceva : "Povera mc, che non ho chi mi possa salvare da questo dragone". Suo padre e sua madre e tutti coloro che l'udivano e vedevano, si dolevano di lei. E molta gente si raccoglieva at- 24 r. torno a lei, piangendo e lamentandosi, specie quando diceva fra le lacrime: "Fratelli ed amici miei; non c'è nessuno fra di voi che mi possa salvare da questo criminale?". 2 - Ma quando sentì quelle parole la figlia del nobile, guarita dalla lebbra, salì su di un rialzo e la vide che aveva riunite le mani sulla testa, mentre piangeva lei e tutti coloro che le stavano attorno. Ella poi disse a suo marito; "Che ha questa giovane?". Suo marito allora la informò sulla situazione della giovane; ella rispose: 24 v. "Ha suo padre, o sua madre, o i suoi fratelli?". Il marito disse di sì ed ella continuò: "Fatemi venire sua madre". E quando venne le disse: "Questa tentata è sua figlia?". Ed avendole risposto di sì, riprese a dire·: "Conservami questo segreto e tienilo nascoto, se ti sta a cuore la sua guarigione. E portala a Betlemme di Giuda, villaggio del re Davide; cerca di Maria, madre di Gesù ed entra da lei, rivelandole il tuo stato e guarirà tua figlia, e tornerete di là contente". S'alzò allora quella donna ed accompagnò sua figlia, recendosi a Betlemme. Ed entrati da Maria, le
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rivelò il caso. E Maria le diede l'acqua con cui aveva lavato il corpo di Gesù; lavò con essa il corpo della ragazza. Le diede poi una fascia di Gesù dicendole: "Tutte le voJte che vedrai il tuo nemico, rispondigli con questa fascia".
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LA GUARIGIONE
E quando si separarono da lei, per incamminarsi verso 25 r.
il loro villaggio, giunse l'ora in cui soleva tornare il dragone Quando la ragazza lo vide, si spaventò; ma sua madre le disse: "Il consiglio (migliore è che) stia presso quest'acqua e veda ciò che sarà di te". 10
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Ed ecco il dragone arrivare scuotendo tutto il suo
corpo; ma quando le fu vicino, vide uscire da quella fascia che aveva posto sulla testa, delle frecce di fuoco che colpivano quel dragone sulla testa e sugli occhi. Egli allora si mise a gridare, dicendo a gran voce: "Guai 15
a me per causa tua o Gesù, figlio di Maria"; poi fuggì e non tornò più ad apparirle. La ragazza ebbe così riposo e lodò Dio; da quel momento non ebbe più visioni cattive.
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