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Italian Pages 420 Year 1911
IL PENSIERO GRECO -
Voi. 6.
PLATONE
IL SOFISTA E
L'UOMO POLITICO TRADOTTI OA
GIUSEPPE
FRACCAROLI
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BOCCA, Mll.A:0-O
EDJTORJ
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PROPRI El À LF.T rF.RARIA
Torino -
\'ri:;ce!>lzo llosA, l'ipogr:ilo Ili S. M. ~ Rlt
Principi (t q61).
PREFAZIONE
Anche per chi non consenta pienamente nella sentenza di Giorgio Hegel, rappresentare il Sofista il più alto culmine che la filosofia di Platone abbia raggiunto, il giudizio d'un tanto uomo val sempre più e meglio di qualsiasi lungo discorso inteso a dimostrare l'importanza dei dialoghi che presento tradotti. E lo confesserò candidamente non per mio tliletto li bo fatti italiani (sono infatti inameni e difficilissimi tra 1 più difficili), ma con la speranza, anzi con la consapevolezza Ji far cosa utile agli studiosi. Siamo d'accordo . gli studiosi seri leggono Platone nel suo testo; ma io son d'opinione che a quelli anche più seri non abbia a tornare sgradito far la strada in compagnia. E poi, e poi a chi vi dice di saper intendere alla prima il Sofista o l'Uomo Politico nel testo greco senza
VI
Prefa~1ont.
ajnto indar1.: nl l'oruco dd Re per l'accusa che ~li-lcto mi h;1 dotQ: domattÙta per tempo, o Teodoro, 1rovi:11noc1cli nuovo qui .,. Pe1 che fare, non si dkc. Ed clfdtivamcntc li troviamo in• :,ieme l'indomani nel Solista, ma con ~li altri \'ÌC.[IC 1111 nuovo personaggio. il Forc~ticro di Elea, dal qual S.:icrnte dice d,,siderar di sapere, che concetto ab• I:iianoal suò paese di.:I solìHa, clell'uomo pnliticò e del iìln:,ofo; e il forestiero, per cosi tjÌrc, monla in cattedra, ,:, lasc:iando Socrate del lutto da parte, definisce i due pdmi, l'uno di seguito all',altro, nei due dialoghi che dn 1.'!!~1 rispettivamente prendono il nome: quanto poi al filnsofo, di che avrebbe dovuto trattare il terzo tlialt1go, o questo è andato perduto, o non fu composto: pu·chè si deva accettare la seconda conclusione, ve• clremo più oltre. 2 Dal modo di concepire e di scrivere del Teeteto non si pas~a a quello del Sofista e del Politico dall'oggi al domani: è perciò assolutamente necessario ammetten! tr.1 c~so e questi dialoghi un lungo intervallo di tempo. Le ricr.rche stilistiche concordano con questa asserzione. Ma il Sofisra è il primo dialogo dell'ultima maniera di Platone, e come tale non può esser collocato più tardi del suo terzo viaggio in Sicilia o giù di li (1). E il Tee· ttto 7 Vi si parla cli una battnglia presso Corinto, e un fatto d'armi appunto fu ivi combattuto circa il 39-l, un alu o circa il 368: a quale allude? Non al più tardo: prima pcrchè Teeteto è rappresentato come ancora un giovane di belle speranze, e nel 368 non avrebbe dovuto e_«;;crelontano dai cinquanta; e poi perchè, a lasciare tra il fatto e il dialogo il tempo materiale di scriverlo, ci ;;i nccosterebbe troppo alla data del Sofista. Contro alla battaglia più antica, vice\'ersa, si suole opporre che «i risalirebbe troppo indietro (2'; ma io non capi!iCO 1 011
(1) Per maggiori particolari veggasi il cap. V di questi Proltigomeni. (2) O forse anzi troppo \)OCO,se si ammettesse la te:;i di A. GoEDECKEMEYER 1 m " Archiv fllr Gesch. der
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Capilt)!r, I.
affatto questa obbie:donc. Perrhè uon poteva Platnnt.> ricordare un fatto storico anche parecchi anni dopn -:lV\'CII\Jtc,?
(r),
Rilcnul.1 J.1 data più lontana torna meglio spiegabile anche quella doppia rt.>dazioncdel dialogo che fu con seri argomenti affermata già da Alessandro Chinppelli (2) e subito dopo confermata da una preziosa scoperta. l>i certo intanto ora ci consta che vi fu veramente un'altra redazione del suo proemio; e: ce l'attc•sta l'Anonimo autore del Commentario Berlinese. 311 il quale nggiungc ancora che l'altro proemio era più freddo, che a\·eva press'a poco la stessa lunghezza, che cominciava cosl : "Ragazzo, hai portato il discorso intorno a Tetteto? ,., e che il nostro i. quello buono (.1). Se dunque l'altro proemio era lungo come il nostro, questo esclude inllrnto che ne fossi! un sunto: che il nostro pc)i, e non quello, sia statu l'ultimo scritto, lo sì può argomentare df ciò che il nostro contiene. -Vi si dice infatti come ad Euclide eran par.si molto interessanti i discorsi cht. Socrate gli riferiva aYcr avuto con Teeteto, ta11lo che appena andolo a cas.1 ave,·a Philos. ,,. N. F., XV, ·1 (1909),essere il Teeteto il primo dei dialoghi non socratici. e perciò anteriore persino al Menone, di che e sperabile pochi vorranno persuadersi, quando, per giungere A e :rnche l'Anonimo, che al luogo citato continua (1): • E pare che abbia scritto in forma drammatic,1 il dialogo di Socrn11.•che discorre con Teodoro e con Tec•eto, e quindi, poichè: c'crnno molle intricate difficoltà, vi ngghmsc il proemio, cnmc fosse Euclide c-hè riferisse n Tcrpsione ciò cht. aveva ~cntito da Socr:lle •· Ora pet quanto le notizie che dà l'Anonimo, come 1tnc av\·crh1no i suoi editori, ,;ieno di ,;e• conda o di terza mano, che Euclide sia un pcr,;onaggio .aggiunto nel prologo secondo, egli cc lo da come un fotto l'hC conosce: poteva essere dunque nella sua fonte. L'altra a-.serzionc invece, che la forma drarnrnatka fo,,se originale, non c'è dubbio che c.ia una mera congettura (fotxE). Ma e una congcllura che non regge. Dit'c infatti Euclide nel prologo attuale, come nel redigere il dialogo egli per maggiore ~correvq.Jezz; sopprimesse tutta la parte narrath·a e gli • egli disse " o • egli rbposc "' intro• ducendo senz'altro i personaggi ~ pjltfare. Ebbene, a chi crederemo dei due? A Platone g1csso o nll'Anonimo? Ci può cc.!'erc dubbio? Etfeui\'arnente facilità maggiore
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(11 lbid. li. 37-49: 1'11,u 61 ;r1J,-rou1xt,,a, ftl1• ,lqa11a1:1...tJ,, ,iJ,, ,J,cél.orn•• TOV .SwX(!UCOIJf; :n(?fltJIIHt).Ero,1111•011 l-l11nlt/,(!f/l u v.al Hnuci,ttp, ~lu l.tll tT1.e1,,To,Uù dy1,r )(1'1 ,,; ;rc,oo;,""-"', ,;,~ T~i"y,J.1-ldo1. d:rt:1.tH't,/.ffJJ.'l,.Oi•rCJ~ ;relJs 1
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proced11nc1110 che Euclide ci dcs1..-ri\"c. Certo ~ che allora quelle parole della dtiu--a HH o non si curo c-he fossero ben collegati (1). Similmente possiamo notare che, piu chi: inmilc e ~upcrflno, è per il Tet:kto ingombrante l'a1•rcnno a Socrntc il giovane a p. 147 IJ, inutile e ingombrante, poiché in tutto 11resto del dialogo questo pcrsonagl(io non ha che fare, e nel luogo St.:;ssouv'è citato si ns!-ocinc:cmplicernente e suJ)crfluamentc: a Tel!tcto a far ciò rhe egli pur fa. Socrate il giovane ha parte e vera mgionc di es,,cre soltanto nel Politi.-o 121; dunque l'una delle due: o Platone qunndo scri:;,,e il Tcetcto aveva gia in mente la tnlogia intera, il che oramai nessuno può credere (3): o nm·he il cenno di Socrate e un'aggianta po!:-tcriorc per collegare il terzo dialogo col primo. 3. Platnne ncll'intcr\'nllo frn il Tcctcto e il Sofi-to a\'evn modilicato noten,lrnrnte il suo metodo: dalla
(r) Aristofane grammatico (Diog. l.acrzio, lii, 62) congiungeva in una trilogia il Tcetc.:to, l'Eutifronc e I'Apo. logia: ig-nora,•a egli la chiusa attuale del Tcctcto che lu congnmgc al Sofista? (2) Nel Sofista, p. 218 B, egli e pur nominato fra i presenti, e ciò è a proposito, poiche segu,.ndo ad esso il Politico senza alcuna interruzione, era bene :,brigare la prc-,cntaziorw dei per-.,,naggi tutti in una volta. (3l Lo credeva In Zi:LLF.R, Dfr Plii/os. d. Gr. II' 1, p. 541, pcrchc poneva il Sofista nel cosi detto periodo mc~nrico, collocazione dimostrata ora erronea. Cfr. piu oltre cap. V, § 2. CiiJ che dice l'I IIRUL (der Dia/o,::, I, p. 2581 d1e le parole r,;, u,p d,11m•i-1• ~, rouup • .1°,,nufra a i:;uidare allo s,:npo ron maggior sicurezza e con maggior prestezza. Resta l>ensi ancora nel Sofista e nel Politico la forma dialogica, ma le risposte del discepolo, che è ridotto a1/olo I.
testa di legno, come, per esempio, quello delle Tuscu• bnc, non ha piu una sua personahtfl: al dramma non si bada più, si bada solo alla logir,1. Anche quelle che p,i.JO ,lt ,iazioni o digressioni, non sono piu ne riposi, ne libere volate, uè colorazioni di concetti già espres:,i; ma, econdo il paragone del Politico, sono tanti fìli dte devono quindi e=,sere inte~uti nell'unità d, Ila tda. Il Solista e il Politico sono perdò dialoghj scienti• lid, come tutti gli altri che seguirono, e1ot il Filebo, il Timeo, il Critb e le Leggi, dialoghi scientifici con linguaggio scientifico e con metodo scientifico (1), natu· rnlmcntc con anche tutte le imperfez.ioni che nei primi tentntivi sono inevitabili, e che Platone non seppe e in parte non volle evitare (2). Sono dialoghi scientifici la cui sostanza, anche palesemente, non è la rappresentazione della vita ma la definizione dei concetti;. e perciò nel Politico (3l il forestiero cita il Sofi,ta non come un discorso, ma come un libro, la prima volta che in Platone troviamo una citazione di -,è in questa fom1a. Ebbene, ciò che dice Euclide nel nuovo prologo del feeteto sullo scrh·erc, sul correggere, sul rifare, sull'omettere le parole ingombranti, non è che il programma to (Po/il. p. 27.9. .\ sg. 11 dal facile al difficile (Sopi,. p. 218 C, Po/il. 277 E); e cosi via. (2) Conscio della vanità delle discussioni di parole, di Clii si compiacevano i Sofisti, Plitone espressamente professa non dover-.i insister troppo sui vocaboli, oltre che nel Solista. a11che nel Teeteto, pp. t6.~C e 199 A. (31 Pai,.;g.284 ll e 286 B.
1 dinlo.t:h1·dùiltlltci
5 gherc anche questo dialogo nell'unita delta tril,,gfo a rui [,, si volle costringere. La quale unità, del r~o, quanto alla forma esteriore, e forzata del tutto anche per altri rispetti. O che s'ha da intendere che il servo d'Euclide dopo letto il Tee telo abbia infilato di seguito il Sofista e poi anrhc il PoliticQ? C'era da far venir fredda nonchè la col:ir.innc anche la ccl'la. È vero che Platone del tempo, com'era in pieno diritto, non tiene affatto un calcolo razionnlc, e basti pensare per questo al dialogo della Rcpubblu:a ~ 111 :hc molto più lungo: nel prologo del Teeteto per altro Euclide parla di un dialogo solo, e se, a tirarcefa, si potesse farci stare anche il Sofista, in quanto Teetelo vi interloquisce lui solo da capo a fondo, non c'entra in nessun modo il Politico, dove Teeteto solamente ascolta e si riposa. C'è di peggio: se l'ipC1ksi del Teetcto s'ha da estendere anche al Sofista, Euclide avrebbe dunque messo in carta la confutazione di se stesso (poichè è di lui e della sua scuola che si parla a pp. 218 sgg.), raccolta dalla bocca di Socrate prima ch'egli, Euclide, avesse formulata la sua tesi I Gli è che le idee nella mente del filosofo, come anche in quella d1 ogni mortale, non sono mai ferme, ma continumnenlc divengono, e ad una certa distanza di tempo chi crede ripigliarne w1a che prima ebbe, si trova avere in mano altr.1 cosa: l'ipotesi del Tceteto non si ripresenta perciò 4 piu allo stesso modo, qmmdo tanti anni dopo la si vuol rinnovnre per il Sofista; di qui lo screzio. L'abito critico, :i cui oggi siamo informati, uno screzio tale ce lo potrebbe far evitare: è un guadagno? Per noi è un g11:i,la:rnoanzi che Platone non l'abbia evitato, quando ~n.-he in questo screzio abbiamo una delle prove più ,!imostrative della grande distanza che separa la prima .:om·c1.ionedel Teeteto dai nostri due dialoghi ( L). /1) Similmente della distanza che separa il Teeteto dall'Etuifrone sono prova ancora le due rispettive ipo· tesi mal conciliabili fra loro. Socrate si incontra con Eutifronc, me11tresi presenta aJ Portico del Re per l'ac·
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Capitolo J.
Rìtcnnto dunque che trn il Tcclc.:to e il Sofi,,ta corra intervallo di lt rnpo, Jimostr,110 che l'lato11e volle n forza conghmgerli, ,;j domanda di nuovo perchè h volle congiu11gcrc:, Non dubito di accedere alle rn• gioni che ne dà il Jowi:tt (1). • Nel Tceteto ., egli dice, " cercnmmo di scoprire la natura dello conoscenza e della falsa opinione: ma In natura della falsa opinione parve impenetrabile, perchè eravamo incapaci di intendere come \'i potesse essere alcuna realtà nel Non essere. Nel Sofista l11 questione è di nuovo ripresa, la natura del No11 essere è scoperta, e non vi e più alcun impcdi,uento metafisico ad ammettere posc;ibile il folso ,, (2). C'c dunque rapporto di confom1ilà tni i due dialoghi, pcrchc il nodo sostanziale è lo stc«so: e ~·'è anche rapporto di opposizione, l'uno majcutico, nega• llvo e socratico, l'altro dogmatico, positivo e 11011socratico. Non poteva Platone quest'ultima caratteristica porla in maggiore evidenza. Socrate non !SOionon ha più le prime parti, ma neanche le seconde nè le terze: egli non fa altro che ascoltare. Badiamo bene per altro. Socrate si ritira nel fondo del quadro; il suo meloclo largo e analitico egnamcnti datigli dal suo padre e creatore. Ma come pas«a il
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tempo cd c:;so s1 vn sempre pm nllontnnando d Il n moria di quel governo, piu l piu prC\,tlc in lui I' kmcnto coq/on:o, che t quello cld disordine, fino a eh ,crrcbbe a rovina, se Dio avendone pietà non I e riprendesse il timone e voltatolo del tull, cioc un" sia l'Essere tutto intero e assoluto, e dall'altro ogni modo di essere sia csduso. Questa contraddizione, ammessa in dt Rrp. V, p. 177 A, non è nel Solbta punto disdetta: tutto il ra• gionamento anzi, da p. 237 B in poi, è diretto a pro\',1re clic il Non essere assoluto e per noi inconcepibile ap· punto, pcrchè, essendo in contraddizione con l'Essere, non !>ene può predicar nulla. Solo si può aggiu111tcre che: nuche questa contraddizione è illu!\orfa: se il Non e5scre as;.oluto non amnll'tte predicati, non può ammet· tcrc neanche la contraddizione, che ne: sarebbe uno. Lo intese bene dunque Simplicio, il quale, in PJiy1;. I, 3, p. 135, I. 17 (Un:LS), riconosce appunto che If).clu,,v O