I Vangeli alla luce della psicoanalisi 8864630830


131 55 29MB

Italian Pages [295] Year 2012

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Table of contents :
Pagina vuota
Recommend Papers

I Vangeli alla luce della psicoanalisi
 8864630830

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

et al....... EDIZIONI

FRANCOISE DOLTO GERARD SEVERIN I VANGELI ALLA LUCE DELLA PSICOANALISI

LA LIBERAZIONE DEL DESIDERIO

Edizione accresciuto e presentato do Gérard Sévérin annotato do Cloude Boldy-Moulinier Traduzione di Rosella Prezzo

L'rdillJrt rin,gra;:ia A1111aroJa Bui/ardii r JlaJJimo Ruaknli

Tutti i diritti riservati T itolo originale La Éwngilu au ruqut dt la p�)'rhana(pr (in Lu Éì.:angilts ti lafoi au ruqur dt la psyhana(pr ou la iit du déJir) Françoise Doho, Gérard Sévérin © Editions Gallimard, Paris, 1996 Traduzione dal francese di Rosclla Prezzo © 20] 2 rl al. S.r.l. ,ia Aristide De lògni 7 - 20123 �filano Prima edizione ottobre 2012 ISB� 9ì8-88-6463-083-0 Nessuna parte di questo libro può essere riprodoua o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsia,;i mezzo cleuronico, mc-ccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei titolari dei diritti e dell'editore. Progetto grafico della copertina di Salvatore Grcgorietti In copertina: Artemisia Gentileschi. Cristo t la Jamaritann nl po:_;:.o, 163i rirca, olio su tela, 26i,5 x 206 cm, collezione pri\'ata Stampato nel mese di scttcmhrc 2012 per conto di rl al. S.r.l. da Digitai Print Senice Sri, Segrate (Milano)

www.etal-edizioni.it

Sommario

\'Il

3 9 19 24 31 38 +3 91 97 120 125 137 153 167 187 199 223 248

Prefazione di Géra rd Sévérin Introduzione La "Sacra Famiglia" Al Tempio Come bambini Cana Ai piedi della croce Le resurrezioni Il profumo di Bctania La parabola del samarilano La straniera La pecora e la moneta perdute La samaritana La parabola del figliol prodigo Un'adullera Il fariseo e l'esattore delle tasse Il ricco c Lazzaro Il "risn·glio'' di Gesù Ciò che rende gioiosi

250 253 258 263

La Trasfigurazione L'epilettico La parabola dei talenti Il fattore disonesto

269

APPE�DICI

271 282

Note psicoanalitiche Note esegetiche

Prefazione

di Gérard SévéJin

Come una medesima composizione musicale viene diversamen­ te interpretata da ogni direttore d'orchestra, così i Vangeli - che fondano la ci,·iltà occidentale - pur rimanendo gli stessi, pren­ dono sempre nuo\'a \'Ìta per la sensibilità, la storia personale e la scienza di ciascuno: scrittura-parola che rinasce, linguaggio che appartiene a ogni uomo e la cui \'ena mai si esaurisce, linguag­ gio creatore della vita e della dignità umane. Così Françoise Dolto ha letto e meditato i \langeli per molti anni. Cristiana, cattolica di formazione, ha scoperto attraverso il suo matrimonio l'ortodossia. l\la Dolto era anche psicoana­ lista. È dunque da psicoanalista e da credente che si è confron­ tata con il Nuovo 'Testamento. Come pure con l'esperienza di tutta una vita: ''Quarant'anni di lavoro", ama\'a dire. Dappri­ ma infermiera poi medico pediatra e psicoanalista, fu anche madre di famiglia. Non a\'eva nulla del '"topo da biblioteca", anche se era sempre aggiornata sulle novità scientifiche, e i suoi numerosi libri e seminari ne testimoniano l'erudizione e la ri­ cerca teorica. La sua lellura dei Vangeli è parziale come ogni sguardo posto sugli esseri e sulle cose, che è sempre relath·o a uno spazio, un tempo, un modo d'essere: è un punto di ,·ista, un'imcrpretazio-

\'lii

GERARD SÉ\tRl:X

ne. Non è "la" lettura, la lettura ... infallibile. "Sarei dan·cro contrariata se i miei lctto1; mi copiassero ripetendo le mie frasi come se io detenessi la verità." Françoise Dolto non vuole fare scuola. Esprime semplicemen­ te la sua gioia di scoprire "come una barbara" i Vangeli con la loro perenne rigenerazione di forze vive, molto spesso inconsce. "Si crede" faceva notare Dolto "che Gesù dica ciò che bisogne­ rebbe fare. No� Egli dice cosa accade nell'inconscio. Gesù alle­ stisce una rappresentazione per tutti, poveri, ricchi, giovani ... della dinamica del desiderio." Ciascuno porta in sé un figlio di una vedova, una figlia di Giairo che non crescono. "Storie vissute da persone molto tem­ po fa? Nla è ciò che accade in noi oggi!", ripeteva. Allo stesso modo, se non date da mangiare a chi ha fame, dice Gesù, se non rivestite gli ignudi, sarà l'inferno. Con la sua lettura psicoanalitica, Françoise Dol to non ha la pretesa di comprendere tutto di questi scritti, che restano una rivelazione spirituale. E la psicoanalisi, come è noto, si occupa di psicologia, non studia ciò che è spirituale. Dolto propone una lettura che risponde al come e al perché degli atteggiamenti e dei comportamenti, mentre lo spirituale imprime il movimento della richiesta profonda del cuore umano: ricerca della verità, insondabile sogno di giustizia, culto della bellezza, incontro con Dio. La psicoanalisi, però, può scuotere i lettori indifferenti a questi manoscritti e fare uscire dalla loro sonnolenta abitudine quelli che hanno eccessiva familiarità con essi. Françoise Dolto rinnova, quindi, il nostro modo di leggere i Vangeli, al di fuori di ogni religione, di ogni Chiesa. Perché essi sono universali. Gesù non è di proprietà dei cristiani: mostra a tutti ciò che accade in tutti. Negli schiavi del denaro, dei beni o delle proprietà, in coloro che sono attanagliati da una pulsione parziale a detrimento dell'equilibrio dell'intera persona o del gruppo di cui fanno parte, in coloro che si chiudono in se stessi, in coloro che si aprono all'aiuto umano reciproco o a un'altra dimensione ecc. Gesù dipinge un immenso affresco delle nostre

PREF.-\ZIO:\E

IX

alienazioni, della nostra liberazione, delle nostre resurrezioni e della sua amicizia per ognuno. Sr Gesù condanna alcuni gruppi - i farisei, per esempio -, non condanna mai un individuo nel suo cammino di desiderio. Perché se Léon Bloy scrive\·a: "'C'è un'unica tristezza, quella di non essere santi", un mistico musulmano lo completa\·a così: ''Divenire santo è il desiderio supremo, ma bisogna prima sod­ disfare tutti gli altri desideri''. Ne è un esempio il ricco della pa­ rabola. Gesù non lo condanna perché non sa rinunciare ai suoi beni. A ciascuno il suo ritmo, dato che ciascuno è "'un passante impegnato a passare'� (René Char). La rivelazione di Gesù non fu priva di pericoli per lui. Egli ne è morto, perché lo svelamento di questa \1la non si dà secondo le leggi umane: non è virtuoso chi segue la legge, fosse anche quella di,ina, ma chi fa l'esperienza della legge dello Spirito che è vita ultima del desiderio in noi ... Gesù insegna il desiderio e non una morale." Nla che cos'è il desiderio che Gesù ci insegna? Dolto rispon­ derebbe semplicemente: '·È ciò che ci spinge a cercare ciò che ci manca". Come in quel rompicapo cinese, costituito da un piccolo ret­ tangolo in cui le lettere dell'alfabeto o gli elementi di un disegno sono inscritti su piccole tessere mobili. l\tia c'è un vuoto. Questo spazio vuoto permette di far scivolare i quadrati gli uni dopo gli altri al fine di formare una parola o comporre un disegno. E grazie a questa assenza, a questa mancanza che il gioco può funzionare. Lo stesso vale per noi. Abbiamo un vuolo, una mancanza che cerchiamo di colmare senza mai riusci1Yi. Se, per caso, ci riusciamo, è per poco tempo, e il nostro vuoto si ritrO\·a altro\'e, sempre altrove, come nel ··rompicapo cinese", attran�rso l'espe­ rienza tragica o gioiosa della vita. A volte confondiamo bisogno e desiderio. Che cos'è un bi­ sogno? 11 più fondamentale è quello di respirare. Abbiamo bi­ sogno d'aria. A ogni secondo, questo bisogno si fa sentire. Se

X

GÉRARD SÉ\'ÉRI:-.:

non può essere soddisfatto, insorge l'angoscia perché si profila la morte. Un altro bisogno, meno immediato, è quello di mangiare. Ab­ biamo bisogno di un oggetto, il pane, per esempio, per colmare la nostra fame, per riempire questo "buco" nello stomaco. ìVla ben presto, oltre al pane, abbiamo bisogno di buon cibo, di una certa disposizione del pasto, di una presenza degli altri, desidc1;a­ mo una convh�alità, ossia una comunicazione con altri attorno a una tavola. Passiamo dal bisogno di mangiare al desiderio di scambiare il pane dei nostri pensieri, il vino dei nostri sentimenti. Il bisogno ci mette in relazione con un oggetto che promette piacere. Il desiderio è un incontro interpsichico con un altro. È una dinamica, uno slancio, una causa prima che ci spinge nella vita e alla ricerca degli altri che, a loro volta, ci chiamano. l\1arcia incessante. Il desiderio è lo slancio verso l'indescrivibile che sempre manca ... Il desiderio è l'al di là di una musica, della pagina di un libro, di un volto, di un gesto di compassione. Ci fa vivere nel perpetuo incompiuto e nella contraddizione. Il commento della parabola del Fattore disonesto illustra chia­ ramente che cos'è il desiderio. Questo curioso racconto mette in scena un gestore ladro con cui Gesù si congratula. Dolto ci mostra come, per lei, il punto cruciale stia nel comunicare e il fatto che "la comunicazione si realizzi tra squali e tra farabutti non ha alcuna importanza. La morale degli esseri umani non è la morale spirituale". Alcuni esegeti mal sopporteranno un simile commento! Il fattore, diranno, proprio come i pubblica­ ni, gli esattori delle tasse per i romani, tassava i fittavoli del suo padrone come più gli piaceva. L'importante, per il fattore, era fornire al proprietario la somma che questi si aspettava, mentre lui, non ricevendo direttamente un salario, si pagava in questo modo e si arricchiva anche chiedendo ai debitori più del dovuto. Françoise Dolto non considera questo aspetto, per lei ciò che conta è la vita del desiderio che crea un movimento di andata e ritorno, di scambi, tra sé e gli altri. Ecco cosa Gesù le insegna: la vita del desiderio.

PREE·\ZIOXE

Xl

Le uhime parole che le ho sentilo dire, poco prima della sua morte, a mo' di testamento e di conclusione di questa parabola, sono state: ""Più moltiplicate le scintille di Dio che ogni esse­ re umano rappresenta e più a\'etc comunicazione con Dio. Più mettete insieme le scintille più fate la luce cli Dio" . . . . I Vangeli si riscrivono con l'inchiostro del nostro presen­ te. Verità-pol\'ere, nell'attesa del nostro soffio creatore. Verità­ invito, come una preghiera che attende la nostra presenza per poter essere esaudita. Iniziazione a un 'avventura divina di un essere umano ...

Peri passi vetero e neotestamentari citati l'edizione della Bibbia di riferimento quella CEI-CELCI del 2008, salvo nei casi espressamente segnalati in nota.

... l

I Vangeli alla 1 uce della psicoanalisi

Introduzione

GtR.-\RD SE\.ERI:\'. -- JVon capila Jj)esso di incontrare psicoanalisti che si dichiarino pubblicamente credenti e oùliani. È raro poi trovare una psicoana/ùta che acce/li di affermare ed eJporre la suafide nel Vangelo. è ancora pùì raro che una psicoanalisla non si opponga a che iljh,110 di mmi di vita spirituale e di esperienza umana e clinica sia consegnato a un libro e qfferto al pubblico. Perché ha accellato di svelare il suo personale modo di rallegrarsi e gioire del suo incontro con il Vangelo di Gestì Cristo?

�a

I·R\C\çOISE DOLTO - Da bambina ascoltavo in chiesa i testi dei Vangeli, o li leggevo, come fossero brani di una storia, quella di Gesù e del mondo del suo tempo e di quei luoghi solari. Erano cose di "una \'oha", come dicevano i vecchi della mia famiglia quando parlavano della loro infanzia, ma di un tem­ po ancora più remoto. l\'li facevano sognare; le immagini poi, i quadri, erano la prova che quei racconti facevano sognare tutti e ognuno vi rappresentava il proprio modo di sognare. Non ve­ dc\·o però alcun legame tra .essi e il modo di ,frcre delle persone attorno a me, quelli della gerarchia ecclesiastica o i ·�fedeli", come li si chiamava allora.

-�

FR,\:.�ço1sE. oono

Poi, come si suol dire, sono cresciuta, ho sofferto, sono stata psicoanalizzata, sono divenuta medico e psicoanalista. L'impor­ tanza dei testi sacri della nostra civiltà elleno-giudaico-cristiana mi è apparsa via via sempre più evidente. La Bibbia, i Vangeli hanno cominciato a interrogarmi e io ho reagito alla loro lettura. :Mi stupi,·a il fatto che l'interesse si rinnovasse a mano a mano che facevo esperienza della vita e soprattutto della clinica psicoanalitica, grazie alla scoperta della dinamica dell'inconscio di cui, dopo Freud, stiamo sperimentan­ do la portata e decodificando le leggi. Mi pare sempre più e,�dente che ciò che scopriamo dell'esse­ re umano, questi testi lo contengano già e lo lascino intendere. Nelle loro parole qualcosa parla [ça jJarle].

Come è anivata all'idea di esporre ai letto,i le sue 1ijlessioni su questi testi?

Un giorno, a una cena, incontraiJean-Pierre Delargc e la con­ versazione, non so come, venne a cadere sulla parabola del Buon samaritano e la sua esemplificazione del "prossimo", at­ traverso le quali Gesù ci insegna chi amare. Io sostenevo che non si trattava di una morale, di atti assunti volontariamente e coscientemente, ma di una scuola in cui si permette al desiderio inconscio di rivelarsi; e non dove si debba forzare il desiderio a reprimersi, per poi gioire della propria azione caritatevole come di una conquista, e successivamente mirare ancora alla 1ipctizio­ ne di atti falsamente caritatevoli, criticando coloro che ai nostri occhi sembrano mancare di carità. La mia interpretazione giungeva nuova ai presenti e mi face­ va sentire una "barbara" tra tutti quei cristiani colti: ammiravo il testo della parabola per motivi del tutto diversi dai loro. Il testo della parabola non mi pareva per nulla in accordo con la cosiddetta morale cristiana che ne era stata tratta; era piutto­ sto rivelatore di una dinamica inconscia di solidarietà tra esseri umani che si misconoscono, si ignorano e, al tempo stesso, di una dinamica coesiva interna che veniva rivelata a ognuno di noi.

6

FRA7\'çOISt:: OOLTO

sua verità senza maschera, più vera di quanto non lo sia in tan­ ti esseri morali, beneducati, tristi e irrigiditi in comportamenti cosiddetti virtuosi, privi di spontaneità, di gioia e del rispetto di quella natura che è propria dell'uomo. Vedevo l'educazione cosiddetta c1istiana, che è quella di tanti nostri pazienti, come nemica della vita e della carità, in totale contraddizione con ciò che una volta mi era apparso nei Vangeli un messaggio di amore e di gioia. Allora li ho riletti cd è stato uno shock. Nulla di quanto la Chiesa del xx secolo insegnava a coloro che educava mi sembrava fosse contenuto nella Bibbia o nei Vangeli. Nulla, nel messaggio di Cristo, era in contraddizione con le scoperte freudiane. Perciò, eccomi decisa a continuare la lettura. E che cosa le dava questa lettura?

Non solo mi dava allora, ma continua sempre a darmi! Quello che io, in quanto formata dalla psicoanalisi, leggo nei Vangeli mi sembra la convalida, l'illustrazione della viva dinami­ ca operante nello psichismo umano e della sua forza che sgorga dall'inconscio, dove il desiderio sorge e si avvia alla ricerca di quanto gli manca .... La vita, l'effetto di verità sempre nuova, generati nel cuore e nell'intelligenza dalla conoscenza approfondita dei Vangeli, sono un incitamento a superare i nostri processi logici coscienti. Le parole sono le stesse, eppure sembrano rivelare un senso sem­ pre diverso a mano a mano che procediamo nel nostro tempo, parallelamente allo svolgersi delle nostre esperienze. È questo che mi appassiona. I Vangeli non smettono di interrogarci, quali che siano le ri­ sposte già trovate. Com'è che questi testi, queste sequenze di parole colpiscono la nostra coscienza e inviano onde d'urto fin nell'inconscio, facendone scaturire gioia e desiderio di conosce­ re, di conoscere il regno di Dio?

l.\'TRODL'ZIU.\'E

7

Ecco alcune ragioni che mi spingono a pubblicare le mie ri­ flessioni. Ci sono poi molte altre moti,·azioni da cui, come ci ri,-cla la psicoanalisi, l'esistenza di og1mno di noi è influenzata, pur ignorandone una buona parte, e che sono sicuramente nar­ cisistiche, perché no? Leggere i Vangeli \'uol dire ascoltare, da quelli che lo han­ no ,·isto, udito e ne sono stati testimoni, quell'essere in carne e ossa che è Gesù, mentre \Ì\'eva sulla terra nella sua indi,idualità scomparsa ormai ai nostri occhi. Egli parla al mio essere nella sua attuale incli\'idualità. Parla al mio cuore e sprona la mia intelligenza a comprenderlo e a desiderare l'incontro con lui. J\nrhe lei non desidera forse, come me, giungere lì dove lui è, clo,·e noi lo cerchiamo? Poiché ci ha im·itati llllti, bambini, barbari ) smarriti, istruiti, tulli, ci ha coinvolti con le sue parole e i suoi atti, pietre miliari che segnano l'itinerario da seguire fino alla fine dei tempi. Non possiamo pure noi, psicoanalisti per formazione e per professione, parlare anrhc di lui interrogandoci reciprocamente, come altri hanno fatto, fanno e faranno, pur in modo diverso, ma tutti spinti, dal desiderio, alla sua ricerca?

La critica che le si potrebbe muovere è che a partire da una parola, da una frase dei Vimgeli, lei dire molto, per esempio sulla castrazione, sulla vita del desiderio ea� In altri termini, non può essere che, leg_[!,endola, si scopra fì'anroise Dolio piullosto che Gesù Cristo_, la sua teoria o il suo inconscio J1iuttosto rlu· il Vimgelo?

Nei Vangeli, leggo uno psicodramma. Le parole stesse con cui sono raccontati, la scelta delle frasi, di certi temi, possono essere intesi in modo diverso proprio dopo la scoperta fatta da Freud dell'inconscio e delle sue leggi Le conoscenze attuali della psi­ coanalisi, la dialettica e la dinamica dell'inconscio sono illustra­ te, secondo la mia lettura, dallo psicodramma che ci Yiene qui tramandato. All'elaborazione dei Vangeli presiedono, tra l'altro, anche le

e

FRA�çrnsE orn:m

leggi dell'inconscio di Gesù, degli evangelisti e dei primi uditori. Tali leggi sono parte integrante della struttura di queste nar­ razioni. Perché non accostarci alla loro lettura con quel nuovo strumento di cui disponiamo che è la psicoanalisi?

ud, allora, psicoanalizza Geszì, iv/arco, 1\1atteo, Giovanni, Luca?

Nient'affatto. La lettura dei Vangeli, ripeto, provoca inizialmen­ te in me uno shock; poi, a contatto con questi testi, scopro che Gesù insegna il desiderio e trascina a esso. Scopro che questi testi di duemila anni fa non sono in con­ traddizione con l'inconscio degli uomini d'oggi. Scopro che i testi dei Vangeli illustrano e chiariscono le leggi dell'inconscio scoperte il secolo scorso. Tutto qui.

Sono testi, quindi, clze hanno lo stesso potere dellefavole?

Hanno un potere ben più sorprendente. Come ho detto, sono duemila anni che vengono letti e provocano intimamente sempre lo stesso impatto cli verità in chiunque li legga. Ed è prop1;0 alla ricerca delle fonti di tale verità che ho rivolto il mio interesse. I testi dei Vangeli, che siano storici o meno, sono un fantastico torrente di sublimazione delle pulsioni. Non si possono trascu­ rare scritti che ti colpiscono a tal punto. Meritano anzi che noi, formati dalla psicoanalisi, ci mettiamo alla ricerca di quella di­ namica di cui essi hanno sottinteso la chiave.

La "Sacra Famiglia"

Dal J imgelu di Luca ( /, 26-38)

Al sC'sLO mese, l'angelo Gab1iclc fu mandato da Dio in una città del­ la Galilea, chiamata Nàzarct, a una vergine, 1 promessa sposa di un uomo della casa cli Da\'idc. di nome Giust·ppc. La ,·crginC' si chiama\'a Maria. Entrando da lei, disse: ''Rallégrati, piena di grazia: il Signore L' con te". A qul'slt' parole ella fu molto turbata e si domandm·a che senso an·ssr un saluto come questo. Vangelo le disse: .. Non temere, ì\Iaria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce l' lo chiamerai Gesù. Sarà grande e \'Crrà chiamato Fi­ glio clcJl'Ahissimo; il Signore Dio gli danì. il trono di Davide suo padrc t' regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non a\Tà fÌ ll('., Allora .ì\laria disse ali angelo: ''Come avYerrà questo, poiché non conosco uomo?''. Le rispose l'angelo: ''Lo Spi1ito Santo scenderà su di te t' In potenza dell'Altissimo ti coprirù con la sua ombra. 1 Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisab(·t­ ta, tua parente, nella sua \'l'cchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è.: il sesto llll'Sl' per lei, chC' era detta stczilc: nulla L' impossibile a Dio'' . .1 Allora �lana disse: "Ecco la se"·a del Signore: an·enga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lri.

IO

FR.\.'XçOISE DOLTO

Dal Vangelo di Malleo (1, 18-25)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa cli Giuseppe, prima che andassero a ,ivcrc insieme si tro,·ò incin­ ta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. !vfentre però sta\'a considerando queste cose, ceco, gli appa1,·c in sogn o un angelo del Sign ore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te ì\faria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei \-iene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Sign ore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome cli Emmanuele,

che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Sign ore e prese con sé la sua spo­ sa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio cd egli lo chiamò Gesù. GÉRARD SÉVÉRIN - Giuse/J/Je è un uomo senza donna. 1\1mia è una donna senza uomo. Gesù è un bambino senza padre. Si può jJarlare di una vera

famiglia?

Sì, dal punto di vista della responsabilità legale, si può parlare di una vera famiglia. Per la legge, la famiglia animale non esiste. Famiglia è un ter­ mine relativo esclusivamente agli esseri umani: comporta la re­ ciproca responsabilità dei genitori, di fronte alla legge, nell'edu­ cazione di un bambino. Dalla famiglia derivano anche la condivisione dei beni, la compartecipazione della buona e cattiva sorte, e un modo di FRAl'\çOISE DOLTO -

L\ ··S.\C:R.\ E.\:-.IIW.I:\""

11

\'i\·crc e di parlare in sintonia con le usanze comuni. !vfa la sua domanda cleri\·a dal fatto che, in questa parte dei Vangeli, c'è qualcosa di mitico.

J,Ja che cos'è un mito per lei?

È una proiezione degli immaginari prcverbali, dei propri vissuti. Con mitico intendo qualcosa che va al di là del singolo imma­ ginario di ognuno; è il convergere di tutti gli immaginari su una stessa rappresentazione.

Si può anche dire, pili /Hecisamenle, che 1} mito ci dice sempre come qual­ cosa è nato. Q!,i, assistiamo alla nascila di Gestì Cristo e del .,.\iwvo Té­ slaml'lllo. Il mito è /wrtecipe andw del mistero, nel senso che il mito riz•ela una verità. Il mito del!t' origini del cristianesimo è ricco e carico di significati. 1\40/to JjJesso1 si arcettmw la grande;::,;::,a e lo spessore umano delle nn> lologie, per esempio grec/u' o ind1ì, mentre si /rasrurano le risorse dei mili giudaico-cristiani. vero che queste lradi;::,ioni toccano il credente su un altro piano. Forse una certa paura dell'aldilà o del trascendente impedisce invece alla maggior parte dl·i 11011 credenti di esserne sostenitori?

l

1.\on c'è dubbio che i Vangeli, quando raccontano Pinfanzia di Gesù o la ··Sacra Famiglia", come dicono i cattolici, si espri­ mono attraverso immagini mitiche, ma essi \'eicolano anche un mistero e una \·erità che si manifestano nei testi. C'è del mito in questi passi del Vangelo, certo. lVla per me, credente e psicoanalista, non c'è solo questo. i\ oi, con le nostre conoscenze biologiche, scientifiche, cosa sappiamo delramorc e del mistero dell'amore? Cosa sappiamo della gioia? Cosa sappiamo poi della parola? La parola non è fecondatri­ ce? O non è, tah·olta, portatrice di morte? Cosa sappiamo dell'innesto nei \'cgetali, straordinaria alchi­ mia eppure fenomeno naturale? Già Virgilio ne aveva cantalo

12

FR:\.l\.;çOISE DOI:ro

il prodigio, parlando della vite che ha subìto un innesto e che si stupisce di portare sui suoi tralci frutti che non riconosce! E se la parola ricevuta da wlaria fosse stata lo strumento dell'innesto di Dio su questo ramo dell'albero di Da,,idc? ·1 ì\tla se anche così non fosse, in fondo non ci vedrei niente di sconveniente nel fatto che Gesù come uomo sia stato concepito dall'incontro carnale tra lvfaria e Giuseppe! Infatti, non è tale incontro carnale a far sì che il suo destino di uomo sia la piena incarnazione di Dio. Può capire bene, quindi, come tutte le discussioni ginecolo­ giche rigu ardanti la Vergine mi appaiano stupidi cavilli; come pure i sottintesi beffardi sulla condizione ma1itale di Giuseppe.

L'angelo annuncia a Maria: "La potenza dell'Altissimo li co/>rirà con la sua ombra". E Giuseppe dov'è?

�la non lo è forse ogni uomo, l'ombra di Dio, per una donna che lo ami? La potenza e l'ombra di Dio che coprono lVfaria possono es­ sere la carnalità di un uomo che essa riconosce come sposo.

Sembra tuttavia che Giusej1/1e non si riconosca come s/>oso di 1\1aria o, /Jer­ lomeno) come genitore di Gesù. Vuole irifàtti 1i/mdiare 1v!aria quando viene a sapere clze lei, è incinta. 1\1aria, d'altra parte, dice: ".Non conosco uomo".

Bisogna cercare di scoprire cosa vogliano dire questi testi. La rivelazione del concepimento di Gesù è fatta a !viaria in stato di veglia, mentre a Giuseppe durante il sonno, in sogno. Il che significa che le potenze falliche, creatrici femminili del de­ siderio di lVIaria sono deste, vigorose, mentre le potenze passive del desiderio di Giuseppe sono al massimo. In altre parole, :Maria desidera. Sa, attraverso l'intervento dell'angelo (qui si tratta di un modo di parlare mitico), che sarà messa incinta. ì\1a come? Non lo sa, ma, come ogni donna, essa spera, desidera essere incinta di un essere eccezionale.

I.·\ "SACll:\ E-\�IJ(;J.L\"

13

Da parte sua, Giuseppe sa, grazie all'iniziazione rice\'uta du­ rame il sonno, che per mettere al mondo un figlio di Dio è ne­ cessario che l'uomo creda di a\'er avuto ben poco a che fare con questo e,·ento. Siamo decisamente lontani da ogni st01ia di parto e cli coito. Qui è descritto un modo di relazione al fallo simbolico,* 1 ossia alla mancanza fondamentale di ogni essere. I Vangeli ci dicono che, in una coppia, non si appaga mai il coniuge, che c'è sempre una lacerazione, una mancanza, un incontro impossibile e non già una relazione di possesso, di fallocrazia, di dipendenza. In Giuseppe non c'è niente di possessivo nei confronti della moglie. Paiimcnti, in tviaria, non c'è nulla di aprioristicamente possessivo nei confronti del fìglio. Come tutli i fidanzati, hanno fiducia nella vita, ed ceco che ne scaturisce il destino della loro coppia. Lo accettano.

Si direbbe una co/Jj)ia dei noshi giorni� una coppia al dijitori del matri­ monio.'

Al contrario, è una coppia sposata in modo esemplare: il bam­ bino non è il frutto di una passione ma di un amore. Il loro desiderio è descritto come trasceso nell'amore della loro progenie; ancor di più, hanno sottomesso la loro vita, il loro destino alle Scritture. Proprio perché sottomessi alle Scritture, cioè alla parola scrit­ ta di Dio, sono per mc una coppia esemplare, una coppia di parola appunto. Parola ricevuta. Parola data. 5 Parola data che è \'enuta dalla parola ricevuta, creatrice e fr­ condatricc. Parola data di far suo questo bambino. Parola data cli fidarsi, di cssrrc madre senza sapere come ... Parola ascoltala da Giuseppe che vede la moglie incinta men­ tre non sente di essere artefice di questa gnnidanza. Gli ,·iene detto nel sonno: ··È incinta del figlio di Dio, non abbandonarla�·. Parola ascoltata per salvare il bambino alla ,igilia della strage degli Innocenti, 1; ancora una volta durante il sonno, in sogno!

I·\

FR.A."çOJSf. not:ro

Giuseppe si sottomette a questa imposizione, anche se forse il bambino non è figlio della sua carne.

Non ne sarebbe dunque il padre?

È probabile! Bisogna dire che spesso si fa confusione tra padre e genitore. All'uomo bastano tre secondi per essere genitore. Tutt'altra avventura è l'essere padre. Essere padre è dare il proprio nome al bambino, provvedere al suo sostentamento a prezzo del proprio lavoro; è educarlo, istruirlo, chiamarlo a un più di vita, a un più di desiderio ... È tutt'altra cosa che essere genitore. Tanto meglio, forse, se il pa­ dre è anche genitore, ma in fondo ci sono solo padri adottivi: '.! Un padre deve sempre adottare il proprio figlio. Ve ne sono che adottano il figlio già alla nascita, altri qualche giorno o al­ cune settimane piu tardi, altri ancora lo adotteranno quando comincerà a parlare ecc. Non c'è padre che non sia adottivo. E aggiungo che un uomo non è mai sicuro di essere il procre­ atore, deve fidarsi della parola della moglie. Così, nella storia della coppia formata da Giuseppe e �1Iaria, si ritrova la densità umana di ogni coppia. :rvia, in compenso, questa coppia straordinaria ci aiuta a scoprire che cosa sia la profondità di un incontro tra un uomo e una donna comuni.

Che cosa sarebbe oggi, unafamiglia in cui la madrefosse vergine, in cui ww vergjnefosse madre?

Ma questo è qualcosa di quotidiano. Ogni figlio vorrebbe che la madre fosse vergine. È un fantasma che viene dalla notte dei tempi, quando il figlio era ancora nell'utero. Lì non c'è rivale: egli sa dell'esistenza dell'uomo di sua madre solo quando ha acquisito la facoltà di udire, vedere e discriminare le forme di coloro che circondano la madre. Quindi, per un lunghissimo periodo della sua vita, il bambino, attraverso i suoi desideri ete­ rosessuali immaginari, anticipatori della sua vita da adulto, può

credere di appagare il desiderio della madre. Da adolescente, ,·orrcbbc proseguire la sua ,·ita sui dati arcaici del suo desiderio.

La z 1 e1ginità di cui parlano i Hmgeli è però qualcosa di ben diverso da un .fantasma 11011 risolto.'

Sì, certo ... Essere vergine significa essere disponibile. Per la don­ na ,·ergine, per l'uomo vergine, la parola cli\'enta più importante della carne. Qui, la parola di Dio è più importante della carne. Per questo, credo, la Chiesa vuole che Nlaria sia vergine pri­ ma e dopo il parto, come se avesse partorito una parola; come se da lei fosse uscita una parola, la parola di Dio, il Verbo, e non una massa carnale scatUI;la, nello spazio, attraverso il suo corpo carnale di genitrice. In ogni s e sere umano, che sia uomo o donna, ci sono un uomo e una donna, ci sono quindi Giuseppe e 1\1aria, risono l'amante che dà e l'amante che riceve.

Tutti noi abbiamo una disposizione aJla maternità che può es­ sere vergine e restare vergine, così come una disposizione alla paternità. E queslo che cosa vuol dire, se non che possiamo portare i frutti di una parola ricevuta da un altro? La nostra mclllc può essere fecondata da un'idea venuta da un altro luogo, senza sapere da chi l'abbiamo rice,·uta. Ora, ciò che è vero psicologicamente, non potrebbe esserlo anche spiritualmente? Iaria rapprcsenla proprio questo: un'immagine, una metafo­ ra della perfetta disponibilità. Così come Giuseppe rappresenta la sua ,·crginità, la sua castità come sposo e padre. Sono il tra­ mite espressivo della stessa verità: essere disponibile. Ciascuno elci due, lei da sveglia, lui nel sonno, accoglie la parola di Dio. Il loro desiderio acconsente, nella loro carne, al desiderio di Dio di incarnarsi, di divenire uomo. L'importante è che le paro1e che narrano l'incarnazione di Dio nella specie umana non smettano mai di costituire un pro�

1

16

FR..\XçOISE

nono

blema: interrogano senza fine il nostro rapporto al desiderio e all'amore. Il fantasma di una madre-vergine, fantasma maschile, tro,·a qui la sua eco. Identificandosi in Gesù, e poi in Giovanni,; un uomo, in un amore rivolto a 11aria da cuore a cuore, redime e trascende il suo attaccamento fetale, orale, carnale di individuo portato nel ventre, nato e nutrito dalla madre umana. Perché no? Maria funge allora da transfert e da tramite per ogni amore filiale. E le figlie, le spose o le mad1; possono con �ifaria sollevare il loro cuore, spesso ferito o dalla propria madre o dall'incompren­ sione maschile. A1aria e Giuse/Jpe, per lei., so110 esseri di carne e insieme delle figure, stavo per dire dei, modelli.

Maria è per l'appunto la rappresentazione, in una donna, della totale ricettività a Dio, nello stato di veglia. Giuseppe è la rappresentazione della totale ricettività alla pa­ rola di Dio nello stato di sonno. L'attivo dorme - l'uomo è attivo nella sua emissione genitale creatrice. La passiva è sveglia e pronta all'ascolto - la donna è passiva nella sua ricettività genitale. Questo è forse un esempio su cui meditare: la disponibilità conscia e inconscia che non parla, che ascolta Dio. Giuseppe è un esempio straordinario, poiché accetta fin nel suo inconscio di allevare questo bambino. Sa che non si hanno mai i bambini sognati, perciò lo adotta. Accetta di proteggerlo, guidarlo, istruirlo nella legge, insegnargli il mestiere d'uomo, senza essergli rivale. Le parole che raccontano tutto ciò non hanno forse un gran­ de valore di esempio per noi che invece di accettare i bambini li censuriamo,* 3 per noi che "imprigioniamo" i nostri figli per paura o per rivalità?

L\ "S:\CIC\ E·\�ll(;U.Y

li

Per ((mc/udac, si direbbe che per lei tulle le questioni sulla vergùzità di �Ha­ ria, sulla tondi::.ionl' maritale di Giuse/Jpe ecr. siano, in }in dei conll� prive d 'imporlan::.a.

Infatti, per mc sono falsi problemi, perché tutto quello che ri­ guarda la vita spirituale è scandalo per la carne. Tutto quel­ lo che è dell'ordine della logica della carne non ha senso nel momento in cui siamo interrogati dalla vita spirituale, quando siamo desideranti di ,·ita spirituale. Certamente, da psicoanalisti quali siamo, sappiamo che la vila carnale può essere una trappola per il desiderio, ma non per questo dcn� essere sempre così. E sappiamo anche che la ,.;ta spirituale - ma è ancora una ,·ita spirituale? · può essere una sorta di supcrnarcisismo: ci mettiamo ad amare:., per esempio, le parole che ri,·olgiamo a Dio, il nostro proprio eloquio, i fonemi che emettiamo 1ivolgcn­ doci a Dio! Il fatto che la preghiera rischi di essere questo, non nlOl dire che lo sia sempre! La preghiera è al di là di tutti i nostri fonemi, al di là di tutti i suoni. La preghiera è in un mutismo che gli esseri umani non conoscono tra loro. Un mutismo risonante di deside1;0, e in cui ogni uomo, ogni donna, a un certo momento della propria vita, sentono la forza che li chiama a vivere una vita spirituale. Que­ sto desiderio può renderli intrepidi.

�:\un riesco a comprendere la re/adone che pone Ira questa vita spirituale, scandalo dl'lla came, e la "Sacra Famiglia".

La "Sacra Famiglia'', che a prima \'Ìsta sembra essere una fa­ miglia un po· lì.tori dal comune, rispetto al processo di genitura sul piano umano, in realtà mette a fuoco tutte le necessità dei processi di genitura sul piano spirituale. Indica come si nasce e come si risponde alla ,ita spirituale. Vediamo un uomo che crede nella parola mentre è immerso in un sonno profondo. Non è una cosa logica! L'uomo crede

18

FRA);

come fossimo bambini è come dire: "Abbandona tuo padre e tua madre". Il senso è lo stesso. Può sembrare brutale riassumere in questi termini, eppure ... Quando un bambino viene al mondo, non ha ancora né pa­ dre né madre: non li conosce. Per la sua stessa sopravvivenza non può fare a meno di adulti che provvederanno a mantenerlo, proteggerlo, allevarlo. :Ma quando nasce, ha un padre? Ha una madre? l'\on ancora. Il padre e la madre, in quanto genitori, lo hanno costruito fisiologicamente, ma sarà dopo la nascita e talvolta anche molto più tardi che, più o meno consapevolmente, lo educheranno, gli permetteranno di costruirsi psicologicamente, giorno dopo giorno, in riferimento a loro, a ciò che riceve o no, a ciò che percepisce del loro amore o della loro indifferenza. Parla il lin­ guaggio che da loro ha sentito ma, di giorno in giorno sempre più autonomo, il bambino deve abbandonare la formazione ri­ cevuta dai genitori per Essere. Vito! dire che, ùwece di essere l'oggetto dell'educazione imparlilagli dai geni­ /ori, il bambino si collocherà come soggetlo dei propri dt'sideri?

Certo, al cli là del padre e della madre, primi suoi modelli nella fase di crescita, scoprirà di essere un bambino che diviene donna o uomo, proprio come lo sono stati i suoi genitori a loro tempo, anch'essi, come lui, condizionati dai propii genitori. Potrà allora scoprirsi figlio di Dio, allo stesso titolo del padre e della madr� e cli ogni essere umano. Se abbandona padre e madre, allora potrà scoprire la propria vita, la Vita.

Spesso gli eduwlon' o i genitori, dando vita aifigli, tendono a dar loro andu' il proprio stile di vita, i /)rop,i schemi mentali, i propri metodi. Il bambino Jìnisce per conjùndere il progetlo con i mezzi messi in atto /Jer attuarlo, la direziom' con i segnali� lo slancio, l'ardore e la passione con il condiàona­ menlo, run l'involucro/

26

FRAWOJSE om;ro

I genitori, i maestri, per quanto buone siano le loro intenzio­ ni, non possono fare altro che guidare il bambino secondo il proprio modo di vivere, di vedere, di sentire. Questo a Iin·llo cosciente. :Ma, inconsciamente, che abbiano o no intenti edu­ cativi, che lo vogliano o no, essi rappresentano degli esempi. Ciò è parte integrante dell'educazione, dell'apprendimen­ to. È fisicamente e psicologicamente umano. Certo, non è spirituale. Noi dobbiamo trovare la nostra prop1;a sorgente, di\'cntarc padre e madre di noi stessi e, di conseguenza, iJ nostro proprio figlio. Così, dopo essere fatalmente passati attraverso lo stile di questo o quel genitore, di un fratello maggiore o di un maestro, ci tocca inventare noi stessi. Che ciascuno divenga l'artista di ciò che ha ricevuto! Il bambino, appena nato, ha in sé tutto il necessario per esi­ stere ma, per sopravvivere e svilupparsi fino a divenire un essere autonomo, sociale e responsabile, ha bisogno di aiuto, di esempi o di una guida. Ha bisogno degli altri. Per la sua crescita e il suo sviluppo ha bisogno di aiuto materiale, di linguaggio, dell'ap­ poggio di coloro che lo circondano e lo amano, che lo informa­ no, ma anche, per alcuni versi, lo deformano se non si sottrae a questa formazione totalizzante. Cristo impone a chiunque sia giunto all'età della ragione, ac­ quisita grazie al padre e alla madre umani, di abbandonarli e di ritrovare di fronte a Dio la totale disponibilità dell'inizio. La fiducia che il bambino dà ai genitori, il Vangelo ci invita a viverla nei confronti di Gesù. Gesù è via, nutrimento, amore, compassione, conforto nei peggiori momenti di solitudine e di sofferenza, così come i geni­ tori Io erano per iJ loro bambino.

Ci invita dunque a n·trovare tutti igi.omi la nostra origi,ne, il nostrofocolare, la sorgente ingenua e vivace della p1ima infanzia.

Gesù esalta il potere e il sapere naturale dell'infanzia. Quan-

co�a·: 1n�iu1.:x1

'!.7

do dice: ''Lasciate che i bambini vengano a me" non intende forse: ··Lasciate che i ,·ostri figli raggiungano la loro libertà"? Cioè: "'Non tratteneteli nello slancio verso un'esperienza che li chiama. Abbiate fede nella \'Ìta che anima i loro richiami, non contrastate il loro desiderio di autonomia. Che ogni bambino . . . ' ', possa arrivare a e1·ire · I o ' e non 'I o-mm-mamma' , 'I o-m10-papa 'lo-il mio-compagno', ma "ìVIc-Io"'. Per mc, l"'io" grammaticale focalizza una sintesi in divenire, una coesione a\'vertita qui, nel nostro corpo, luogo di tempo e spazio, incrociato con gli altri: i �·tu", gli .. essi", le ··esse", i "noi", i ··voi". Il Cristo è 10, modello di tutti coloro che, da quando pronunciano ''io" e poi ''me-io", si sentono spiritualmente chia­ mati alla Verità, la quale, al di là delle parole, chiama ogni uomo al Verbo del suo essere, partecipe di Dio. Quando Gesù dice: '"Lasciate che i bambini vengano a me", è come se dicesse: ''Lasciate che i bambini vengano a ·�m-10"'. E \'enire a come ··10 SONO" e a come •'10, sol'\o 10" è lo stesso che dire: IO SOl\'O, figlio di IO SOJ\0. 1 Lasciate dunque che ogni bambino venga alla sua filiazione dall'ESSERE;:, a essere umano, giorno dopo giorno. È il presente permanente, individualizzato al maschile o al femminile, a se­ conda di come ciascuno di noi è concepito. Ognuno porta in sé l'intuizione di questa eterna creazione al presente, del verbo reso presente nell'incarnazione di ciascuno, verbo incarnato nelle nostre particolarità genetiche, etniche, dì linguaggi individuali. Al posto dell'identificazione con gli adulti, e con i genitori, e al posto della dipendenza da essi, emotiva, temporale, sessuale, c'è il desiderio puro di Essere. Al di là dell'Avere, del Sapere, del 1

1< > se>� t'-· il nome di Dio nl'll':\ntirn Testamento; Dio nomina. infaui. s1..· stesso CUllll' IO SO:\() COLU CHE SO:\ll (Esodo 3, 1-J.; Gio\'anni 8. 2·ll.

28

FRt\:'\'çOISE DOLTO

Potere, i cui mezzi d'uso e di abuso sono insegnati dalla genera­ zione adulta, esiste il desiderio di Essere. È da una cesura della sfera d'influenza della generazione dei genitori che sorge la libertà, cioè nell'invenzione del Desiderio da parte della generazione dei figli e delle figlie. Corsa o salto che sembra imprudente, soprattutto ai genitori, intrappolati come sono nel loro ruolo di responsabili ausiliari del corpo del figlio, e che si credono anche autorizzati a dirigerne il desiderio. Corsa o salto impmdentc a cui il Cristo attira colui o colei che siano sedotti da lui! Cristo, infatti, non dirige, attrae. Cristo non ordina, chiama.

Lei sta riprendendo un tema che le è caro: i genitori non devono trai/mere i figli in una dipendenza possessiva o moralizzatrice.

Ma è Cristo a dirlo prima di me: dovete lasciare padre e madre! Non è soltanto un tema a me caro, è una tesi fondamentale del Vangelo. "Lasciate che i bambini vengano a me, lasciateli desiderare chi 10 SONO. È nel loro desiderio di venire a me che troveranno la loro verità e la via." Ognuno, chiamato dal Verbo, che ha simbolizzato nel giorno del suo concepimento come attributo del soggetto del verbo Essere, diventerà attributo di "lo Sono". Al di là del suo nome e cognome, ciascuno sarà al nominativo: soggetto e attributo della propria verità ·infie,i.

Questa è però l'esperienza di qualsiasi essere umano. Il padre umano è il genitore carnale che dà alfiglio tutte le /1otenzialità del Desiderio. Il ,geni­ tore e la genitrice danno all'ovulo umano tutte le possibilità del DeJiderio, ma il pedagogo, il padre difatto, e l'educatrice, la madre difatto, danno al bambino, lra tutte le potenzialità� solo quelle che essi, per idenfificazione, n'conosco,zo in se stessi. Che novità introduce, quz� Cristo?

Quando Gesù dice: "Lasciate che i bambini vengano a me ... ",

CO�IE B.-nIBI:\I

'.l!I

non parla da persona qualsiasi, ma in quanto figlio di Dio. Egli dunque dice: "Al di là dell'identificazione con \'Ostro padre e \'ostra madre, dovete essere iniziati al vostro Desiderio, che fa riferimento a Dio. Ì\on restate prigionieri del vostro desi­ derio dipendente dai genitori. Essi non sono che rappresen­ tanti parziali di Dio, durante un determinato periodo, quel­ lo della vostra infanzia, quando eravate ancora fisicamente immaturi''. Infaui, i genitori rappresenta.no Dio per il bambino, e ciò per­ ché lui i.· piccolo mentre loro grandi. Il bambino è una piccola massa, una particella di una grande massa portante, e per lui i grnitori rappresentano il modello adulto carnale che aspira a eguagliare. A causa di tale dipendenza carnale, il bambino può credere che rcsscrc. umano adulto sia il rappresentante stesso del de­ siderio, mentre in realtà i genitori sono solo i rappresentanti della legge del Desiderio nella loro stessa etnia. Crescendo, il bambino può continuare a credere che il padre o la madre siano materialmente figure di Dio. E questa è una perversione. Quando Cristo dice: "Lasciate che i bambini vengano a me... ", dice: "Questi bambini non a voi apparLengono, ma a mc, Figlio di Dio; sono, come mc, figli di Dio che si sono incarnati attra\'erso di \'OÌ. Anche voi come me siete figli di Dio, incarnali con la mediazione dei vostri genitori, a loro vol­ ta lìgli di Dio. DaYanti a Dio, essi sono a voi uguali. Lasciateli venire a quella libertà di desiderare che Dio sostiene". Tuuo qm.

Dal momento in rni un esserefocali.?:.z.a il suo amore su Cristo e su ciò che dire, ha com/1/eta libertà?

Sì. l\Ia che consiglio scandaloso per noi, genitori umani, attac­ cati ai nosLri bambini con Lulle le fibre del cuore, ed essi a noi, permetter loro di correre rischi che ci angosciano; e, per loro, causare dolore e incorrere nella disapprovazione dei genitori!

30

FR:\1\'çOISE DOLTO

Un bambino sa benissimo che è presso il padre e la madre che ha conosciuto amore e sicurezza. Ebbene, questi valori di ,·ita andrà a cercarli non più presso i genitori, ma in Gesù. Chi oserebbe oggi spiegarlo al proprio figlio?

Cana

Dal 1 àn,�du di Giommzi (2. 1- I I) li terzo giorno \·i fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu imitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: ··�on hanno dno''. E Gesù le iispusc: "Donna, cosa c'è..· tra te e mc?" Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai se1Yit01i: ··Qualsiasi cosa \Ì dica, fatela". \'i erano là sci anfore di pietra per la purificazione 1icualc dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a ccnto\'cnri litri. E Gesù disse loro: "Ri­ l'llll>Ìh.' d'acqua k anfore"; t' k 1icmpirono fino all'orlo. Disse loro di nuo­

\'O: "Ora prcncktcnc e panatene a colui che cfoigc il banchetto''. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata \'ino, colui che dirige\·a il banchetto - .il qua.Jr non sapc\'a da dow \'c11Ìsse, ma lo sape,·ano i serYitmi dw awvano preso l'acqua chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tm-ola il \Ìno buono all'inizio(', quando si è già bc\uto molto, quello meno buono. Tù in\'ccc hai tenuto da pane il vino buono finora". Questo, a Cana cli Galilea, fu l'inizio dt'i seb111i compiuti da Gesù; egli maniJè.·stù la sua gloria e i suoi clisccpo)i crecleu