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Italian Pages [503] Year 2003
Duccio Alle origini della pittura senese a cura
di
Alessandro Bagnoli Roberto Bartalini Luciano Bellosi Miche! Laclotte
SilvanaEditoriale
lncopmiltA
Duccio
di Buoninsepa.MaGM, puticoll�. Sienro,MUKOdcU'Opcndel DIICni!O
SilvmaEditorille
Progllrel� Ard Gr.fiche AmikaR Pizzi Sp. Dirailmletlilflriflll DuioCimomli
A.rtdim:IOr Gi��WmoMerli """"""'
Mari&Chiara1Wii lmpdgiruuiotre ClaiiCiiaBrambilla
Ufficioialnogn�Jko SabrinaGalwo
f.J/fttX!JrdrJiptr cip relazioni pubbliche,Milano SrssWI�p.ancdiqunlolilml ruo�nprodo!:uouuma�� inqu.llsiuiform��oconqualsiui mcuoc (' l l lrontco.mt«iimrooal.lro scnz.ol'au!Or�ZUriontscrina dt!.proprwuridtidirilliedtll'tdi!Ore L"Nilort t� disrosWoncdcsJi �nluali dtlm10ri d!dmnl.-:hcnonsi:lsl�loposilibiltrinlruciaR ;: �Q(" Sil\·ana EditorialtSpa C1n1�lo Balsamo. Milano
Duccio ..�11.- ,,,;_�;,,.,(,·//,,,,·m.,, 5mc_,,.
Comitato promotore Pmidcurc Maurizio Cenni, si11dt1ro diSiena Maria Anton iena Grignani,
Siena,SantaMaria della Scala Museo dell'Opera del Duomo 4 ottobre 2003 - Il gennaio 2004 Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Comune di Siena BancaMonte dei Paschi di Siena Spa • Gruppo BancarioMPS FondazioneMonte dei Paschi di Siena Opera dellaMetropolitana di Siena Santa Maria della So;ala • lstituziom: del Comune di Siena Soprintendenza per il Patrimonio Storico. Artistico e Demoetnoantropologico per le Province di Siena e Grosseto Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Siena e Grosseto Università degli Studi di Siena
con la collabomzio11e di APT Siena, Agenzia per il Turismo Unipol Micurazioni Corriere della Sera
IU$ffSOre alla Culwm, Comrme diSiena AlfredoMonaci, già cousiglierc, Co1111111e diSienn Antonio Sclavi ,giii consigliere di Ammiuisrrazione, Ba'nca Mome dei Paschi diSieua Spa Alessandro Ve n::elli , giii consigliere di Ammiuistrazione, Banca Mome dei Pasclri diSienaSpa GiuseppeMussari, pre:;ideme Fondazione Mori/e dei Paschi diSiena Flavio Mocenni, giàdepmaro. Foudazione Mo1rte dei Paschi diSiena Mario Lorenzoni, renon- Opera della Metropolitana diSie1ra Elio Bormida, vice rettore Opt!m della Merropolitmm diSieua Anna Carli, rerrore Sama Maria del/n Scnltr • Isritru:ione del G:mnme diSierra Romano Dallai, consigliere Santa Marùr del/n Scala · lsrihrzione del Comrme diSima Bruno Santi, sopri11 te11deme per il PatrimonioStorico Artistico t Demoetnoantropologico per lt ProvirJCe diSiena e Grosseto Anna Maria Guiducci, direnore Pi"acoteca Nazionale di Siena Giovanni Bulian, soprilrtetrdente per i Belli Architettonici e per il Paesaggio per le Province diSierm e Grosseto Cecilia Sani,Soprimendenzo prr i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Proviuce diSie"a e Grosseto Maurizio Boldrini, direrrore Cen/fo di ComUiricazione e Mnrketi11g, Ur•iversità degliSt11di diSiena Sandra Nannini, Univenità degliSwdi diSierta
Donatella Capresi, segretaria Comitato Promotore, Banca Monte dei Paschi diSiena Spa Alessandro Abbruzzese,
direttoreammi"istmtivo Florio Bianconi, tesoriere Stefano Sanniti, colftrboratore del tesoriere Luciano Benedetti, sindaco revirore Paolo Nountini, sindaco revisore Luca Ricci, sindaco revisore
Coordinamemo grnemle e segreteria della mostra Donatella Capresi
con la rollaborazio"e di Gabriele Fattorini Giovanna Ragionieri Milena Pagni Ilaria Gadenz (stagista) Giulia Taddco (stagista)
Piano di marketing a cura del Centro Comunicazione eMarketing UniveBità degli Studi di Siena Maurizio Boldrini, Raffaella Gagliano, Alessandro Lovari
con la collaborazione di Donate!� Capresi, hbrizio Maria Pini, Maria Vittoria Pittelli, David Rossi
Ufficio�tampa Donatella Capresi David Rossi
con la co/labomziorte di dp relazioni pubbliche,Milano
Comitato scientifico Alessandro Bagnoli,Soprinftndenza
ptr il Prnrimo11ioSrorìco, Art�tico e DemoelniNlrllropologico per le Provit/Ct diSiena e GroS$efo Roberto Bartalini. Urtivrrsità degli Studi diSie11a Luciano Bellosi, Uniwrsittl degliSwdi diSie11a Miche! Ladotte, direttore presidenfe onorario del Mrtsée du Lmvre, Parigi Comifalo di co,.sulenUI FrançoisAvril �rdinando Bologna Mikl6s Boskovits Christopher Brown Enrico Castelnuovo Keith Christiansen Evereu Fahy Dillian Gordon Anna Maria Guiducci Mikl6sMojzer Annamaria Pelrioli Tofani Bruno Santi Erich Schleier MaxSeidel Cari B. Strehlke Dominique Thiébaut
La mostra è dedicata alla memoria di Enzo Carli.
Direttore dr/la mosfm Bruno Santi, wprir1tendente per il Patrimmrio Srorico, Art�tico e Demoemoantropologico per lt Province dì Siena e Gro�t()
Livori ARS Marmi, CEIS, CITIS, Impresa Colombini, COMEA, Giannini Snç, OFFMER, Mario e Marcello Voltolini
Al/mimenti Farmobili, Paolo Destefano, Lineatenda, Giulio Tanini, TECTON
Tte��ici per la con1ervazione dtlle opere d'arte collaboratori tlll'llllestimen/o
Fabio Minuti, delegalo del si11dac" alla St;>vrÌntendenza dei lavori di resta11ro e recupero delSanta Maria dellaScala
Alessandro Bagnoli, Franco Governi, Anna Maria Guiducci, Elena Pinzauli,
Ta tiana Campioni, r�pomt�bile dd larori di restauro e recuptro del Santa Mariti dr/laScala ptr il Comrme diSiena
Simona Pozzi,Sopritlltttdti!Zll per il PatrimonioStorico, Artistico e Demoemoamropologico per le Province di Siena e Grosseto
Enrico Toti, mpo11sabile degli spazi espositivi delSama Maria de/M Smla
Grafica della mostra
Restauro di PalazzoSiluarcilllupi, nell'ambilo dtl recupero delSa ma Maria della Scabl Progetto e direzione dei Mvori
Progeno di allestimemo delle sedi esterne
Guido Canali con Mimma Caldarola, Francesco Canali
RauchDesign
Gabriele Manganelli (Siena, chiesa di San Martino; Monteroni, chie:;a dei Santi Cristoforo a Cuna; Monteriggioni, chiesa di San Lorenzo al Colle Ciupi) Tarcisio Brano (Siena, duomo, dcriptan)
COIIIacollaborazicmedi Angela Cacopardo, Moreno Piveui, Mauro Colla, Silvia Capelli,
Responsabili degli spazi espositivi dell'Opera del D11omo
Alberto Scarampi
Pietro Elia, Claudio Pistolozzi
Resrauri delle suprrfici murali e degli eleme11ti Mpidei
Thtsporti, imballi e operazioni doganali
Anna Spoltore, Marco Bacci, Piero Gori, Stefano Landi, Patrizia Volpi
Allestimento della mostro Progeno e direzio11e dei lavori Canali associati Guido Canali, Mimma Caldarola, Claudio Bernardi, Francesco Canali
con la collaborazione di
Arteria Srl, divisione Universal Express, Firenze
Campag11a fotografica e documentazione dei restauri Andrea e Fabio Lensini, Siena Cesare Barellini e Marcello Formichi,
Soprintendenza per i/ PatrimonioStorico Anistico e Demoetnoantropologico per le Province di Siena e Grosseto
Anna Castelli
Rt�ppresemazioni virtuali Microgeo,Arezzo
A11dioguida Acoustiguide, Milano
Prestatoriitaliatti
AssiCIImzioni
Autori del catalogo
Unipoi
Alessandro Bagnoli
Asciano,Museo d'Arte Sacra
Visite gttidare
Roberto Bartalini Luciano Bellosi Luciano Cateni
Buonconvento,Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia
Civita servizi, Milano
Attivitll didattica Coordiuamemo geuerale Anna Maria Guiducci
Coordittamemo percorsi dida1tid Michela Eremita,
Bambimm, Mttsro d'Arte per Bambit1i del Comune di Sieua in collabomziot1e ron Lalttt AnnaMaria Guiducci,
Servizi Educativi Pinacoteca Naziottale di Siena Enrico Toti,
Sattta Maria della Scala - Istilllziotre del Comune di Siet1a
Giulietta Chelazzi Dini ElisabettaCioni Silvia Colucci Beatrice Franci Aldo Galli Silvia Giorgi Miche! Laclotte SilvioMasignani
Gabinetto Disegni e Stampe Firenze,Museo Nazionale del Bargello MassaMarittima, cattedrale di San Cerbone Milano, collezione privata Milano, Pinacoteca di Brera
Ricercltearchivisriclte
Montaione, parrocchia di San Regolo Montecerboli, parrocchia di San Cerbone
Michele Pellegrini
Ricerche bibliogmfiche Patrizia La Porta
Ricerche ironogmfiche Sistema di prenotazione e bigliettazione Electronic Idea, Roma
Fil�rmti video Prodttziom: Canale Civico, Siena
Anna Maria Emanuele Gabriele Fattorini Fabio Torchio
Redazione del catalogo Aldo Galli, Francesco Mori
Realizzazione tecnim Video Professional Studio Srl, Siena
Prestmori stmnieri
Regia
Altenburg, Lindenau-Museum Angers,Musée des Beaux-Arts Berna, Kunstmuseum Budapest, SzépmUvészetiMUzeum Digione,Musée des Beaux-Arts HerMajesty Queen Elizabeth Il
Riccardo Domenichini
Traduzioni lnternational Servicc, Firenze
Merchandising Agorai Srl,Milano ClaudioMaccari & C. Consorzio Siena Oro Silvana Editoriale
Servizio Wllile Waiting Zelig sociale, Siena
Servizi lntemet FlectaSri,Siena
Sitoimernet www.duccio.siena.it
Firenze, BibliotecaMedicea Laurenziana Firenze, collezioni private Firenze, Galleria degli Uffizi,
MariaMerlini FrancescoMori Giovanna Ragionieri Victor M. Schmidt Sabina Spannocchi
Segreterindelcerimotliale MonicaVanni Monica VanniMarchi FrancaMuzzi
Castelfiorentino,Museo di Santa Verdiana Colle di Val d'Elsa,Museo Civico e d'Arte Sacra Cortona,Museo Diocesano Firenze, Archivio di Stato
Parigi, Bibliothèque Nationale PhiladelphiaMuseum of Art San Pietroburgo,Museo deii'Ermitage South Hadley,Mount Holyoke College
Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria Pienza,Museo Diocesano Pisa,Museo Nazionale di Palazzo Reale Roma,Museo di Palazzo Venezia San Casciano Val di Pesa, confraternita dellaMisericordia Siena, Archivio di Stato Siena, Biblioteca Comunale degli lntronati Siena, chiesa di San Pellegrino allaSapiem.a Siena, collezione Salini Siena, compagnia dellaMadonna della Grolla Siena, convento di SantaMaria dei Servi Siena, monastero Santa Chiara Siena, Opera dellaMetropolitana Siena, Pinacoteca Nazionale Siena, Società di Esecutori di Pie Disposizioni Siena, Università degli Studi Venezia, Fondazione Giorgio Cini
Si ringraziano per il prezioso coutributo
Andrea De Marchi
Chiara Piccinini
Francesco Aceto Giovanni Agosti Alfredo Aldro,•andi
Anneke De Vries Andrea Di Lorenzo la direzione e il personale dell'Archivio
Roberta Pieraccioli Claudio Pistolozzi RosannaCat�rina Proto Pisani
CeciliaAiessi Raffaele Argenziano MicheleBacci LidiaBai Cesare Barellini Umberto Bari Ka!yBarron Giuseppt' Basile
diStato diSiena, dellaBiblioteca Comunall' di Arcidosso, dellaBibliotl'JZil ll Siena. L.t copertine dipime dell'Ospedale di S/111111 M11ri11 dd/a Salla, a cura di G. Piccinni, C. Zarrilli, Pisa 2003, pp. 29-45, contrstualiuabilt in M. Pellegrini, lstiruzioni errksiastidJe, vitrl religiosa e societol cìwuli11a 11ella prima etQ conumole, in Cl1ina e vita re ligiosa li Sien11 dalle origini 111 gmnde gi11bileo, ani del convegno di studi (Siena, 25-27 ottobre 2000 ) , Siena 2002, pp. 1 0 1 - 1 34. " M. Pellegrini, L'ospeM/e e il Com11ne. . . • ci t•• p. 35. " Fornisco un'anteprima in G. Piccinni, L'ospedale e il mo>rdo del denll ro; le copertinedipiute rome specchio dell'impresa, in Arte e assistenza 11 Sieom, dt.,pp. l7-27. " La bibliografia sull'ospedale sencse di Santa Maria della Scala curata da Beatrice Sordini � consultabile on li ne nella pagina web del diparti mmto di Storia dell'Universi!� di Siena (www.storia.unisi.it) nella qua le sono reperibili anche altri materiali documentari relativi all'ospedale. "" l. Moretti, ad vocem Simll, cit. ,. l. Bellosi, Il terzo polo 11rtisticodi Sie�111, in Spedllltdi Sama Maria del laScala, ani del convegno intemazìonale di studi (novembre 1936), Sie· na 1988. pp. 35-36, che ricorda come ancora nel \451, quando si com missionò a Sano di Pietro la tavola per la cappella del palazzo Pubblico, si prescrivcssc che le Storie delltl Vt>Jille della predella fossero Mcome so no quelle della faccia dello Spedalew. '" La bibliografia più aggiornata sull'Opera di Santa Maria: L'Archivio dell'Opera merropolitll/111 di Sitlla. lm'tnrario, a curo di S. Moscadelli, MUnchen 1995; A. Giorgi, S. Moscadtlli, Q11od om>rescerei tul Op1a de vtllinnt. Il fimmziamento dell'opera del Duomo di Sie11a nei secoli Xl/l e XIV, in "Nuova rivi•ta •lorio;a", LXXXV, 200t, pp. -489-584; A. Giorgi, S. Moscadelli, L'Opem di 5. Maria di Siena tra Xlt e Xl/l secolo, in Chiesa e vira religiostJ a Sit"ll/1 • . ., cìt., pp. 77·100. " Agnolo di Tura Del Grasso. Cronaca Stlltse, dt., p. 367.
" F. Cardini, L'argeruo e i JOglli. . . , dt.
" F. Gabbr�lli. Stilenri Knesi. • . , cit., p. 326.
" li Costituto dtl Conrulltdi Sit>llf volpri.z::llto. . .. Il, p. 29. " Agnolo di Tura del Grasso. Cronora� senese, cit., p. 428. .. Per le notizie sul duomo rimando per tutti a E. Carli, Il Duomo di Sie tiii,Siena 1979. " F. Cardini, L'argento e i sogni. . . , cit., p. 300. '" Vi11bilitd e ltgisUuiollt di 11110 �tllhllo dn11dino del d11«ento. lA �fllt11t0 dei Vi11ri di Sie>lll, a cura di D. Ciampoli, T. Slabò,Siena 1992. " M. Ascheri. UJ Siena del 'Buon GCII'tl"llo' (1287-IJSS), in Politica e CIII tura nellcrepnbbliehe italiant dlllmtdioeiiOIIII'etd modema, a cura di S. Adorni Braccasi, M. Ascheri, Roma 2001, pp. 84-85. " Una deliberazione del consiglio genuale de\ 19 ottobre 1 3 1 7 p�t ta la Tnvo/a de/k Possessioni come utabu!a posscssionum civitatis, comi tatus et iurisdiaionis Senarum et mobilium et patrirnonium persona· rum civitatis, comitatus et iurìsdictionis Senarum� (ASS, Consiglio Ge nera/e89, c. \58v.): essa avrebbe dovuto dunque comprendere tutti i be ni mobili e immobili della città c del ti.'ITitorio, ma in reali� i beni mo bili rimasero esclusi dal lavoro di rilcvazionc. l dati raccolti furono re gistrati in oltre cinqueanto registri che costituirono il materiale prepa ratorio pn la T11volll vera c propria. U p.11rticelle furono descritte con precisione una per una, dando per ciascuna il nome dtl proprietario con il luogo di residenza, una descrizione sommaria, i nomi dti pro prietari confinanti, la misura in staiori e tavole c la stima. le informa zioni contenute in queste tavolt"tre preparatorie furono copiate in altri registri secondo criteri toposrafici, raggruppando sono il nome di ogni singolo proprietario tutti i suoi beni immobili in città e nel contado. Il valore della fonte fu per la prima volla messa in luce da l. Banchi, UJ /i ra, /a /11110111 delle Possessie111i t le presre della Repubb/icn di Siena, in uAr· chivio storico italiano'; s. Ili, t. Vl1, 18611, parte 11, pp. 53-58. 11 primo imponante lavoro di elaborazione di dati condotto sulla Tamln è stato quello coordinato da Giovanni Cherubini i cui risultati sono stati resti tuiti in G. Cherubini, Proprietari, "'madi1ti t cnmpagne stnesi all'inizio del Tmeme�, in G. Cherubini, Signori, contadini, borghesi. Rimdre sulla sodetil italia11a del INwo medioevo, Firenze 1974, pp. 230-31 1 . ., G. Cherubini, l nterrami e il pCitere. . . , eh., p. 187. '"Agnolo di Tura Del Grasso, Cronaca Knese, cit., p. 485. " "Et ideo, licct eredant vos sci re, !amen ad mcmoriam vobis reducunt quod inter alias sotictatrs Tuscie, Lombardie, ac etiam lotius mondi, ip sa fui t honorabilior omnibus alìis ti magis nominata, ti cui maior lìdes fuit adhibita a romanis pontificibus, a o;ardinalibus. patriaKhis,aKhic· piscopis, episcopis et aliis ecclo:siarum pre!atis, a regibus, baronibus, co mitibus. mtrcatoribus d aliis hominibus cuiuscumquc conditionis sini; ctiam utilis, immo utilissima. Comuni Scnarum in romana Curia, ultra montese! citra montes, et ambas.siatoribus Comunis Senarum ad expeditionrm nrgotiorum pro quibus mictebantur, et etiam pro solu· tione pecunic tam pro ipsis nrgotiis expcdimdis quam pro eorum ex pensisw: A. Sapori, Studi di storia economici! .. ., cii., pp. 788 e 796.
Precedenti e contemporanei senesi di Duccio Luciano Bellosi
Fra Seicento e Settecento le affermazioni di Giorgio
dai registri delle uscite della Biccherna emerge il nome
Vasari e dei suoi continuatori in merito alla suprema zia della pittura fiorentina subirono ripetuti attacchi. A proposito di Siena, l'antichità della tradizione loca le venne sostenuta soprattutto da lsidoro Ugurgieri Azrolini e da Guglielmo Della Valle, che credettero di trovare un valido argomento a favore nella Madonna col Bambino conservata nella chiesa di San Domenico (ma a lungo nel Palazzo Pubblico di Siena, fig. l) do ve si leggono l'iscrizione ME GUIDO DE SENIS DIEBUS DE
di Dietisalvi di Speme, noto dal 1 256 al 1291 e autore di numerose tavolene'". Ne restano quattro, delle qua li una ornata con stemmi e tre recanti l'immagine del camarlengo intento al proprio ufficio. Le varianti in trodotte dal pittore nella presentazione e nella raffigu razione di questi personaggi e la distanza cronologica fra i tre dipinti, che risalgono al l 264, a l 1 270 e al 1 282,
PINXIT AMENIS - QUEM CHRISTUS LENIS NULUS VELIT AN GERE PENIS e la data 1 2 2 1 , che fu ritenuta corrispon dente all'anno di esecuzione'. Nonostante i ragione voli dubbi espre�i a metà Ottocento da Gaetano Mi lanesi, solo un secolo dopo, grazie alle intuizioni di Roberto Longhi e alle ricerche di Richard Offner, si stabilì che questo dipinto risale al 1 275 circa, e che l'indicazione 1 2 2 1 si riferisce alla morte di San Do menico (o piuttosto al primo insediamento domeni cano nella città di Siena)1• Inoltre non si era in grado di distinguere, nel dipinto, le parti originali da quel le rifatte all'inizio del Trecento da un seguace di Duc cio, il cui tratto dolce e raffinato veniva perciò ascrit to a merito di un artista della prima metà del Due cento'. Guido divenne così il protagonista indiscusso della pittura senese anteriore a Duccio di Buoninse gna e, anche dopo la smentita delle fragili ipotesi su cui si reggeva la sua fama, molti storici hanno conti nuato, per forza d'inerzia, a ritenerlo un vero e pro prio caposcuola'. Mi sembra invece che, come ho argomentato alcuni anni fa, si possa individuare nella pittura senese ante riore a Duccio l'attività di altri maestri, non stretta mente ancorati alla lezione di Guido'. Un primo pas so verso una considerazione non convenzionale di questa produzione viene dallo studio delle tavolette di Biccherna e di Gabella, cioè dei quadretti, oggi con servati in gran parte presso l'Archivio di Stato di Sie na, che, secondo un uso tipico di questa città, funge vano da rilegatura per i registri della magistratura preposta alla pubblica finanza e per quelli dell'ufficio dei dazi e delle tasse. L'esecuzione di queste opere, ovviamente di commit tenza pubblica, è spesso ben documentata, in molti casi con il nome dell'artista che le ha dipinte: proprio
rendono a prima vista difficile l'individuazione di tratti stilistici comuni. Ma, una volta superata questa difficoltà, siamo in grado di farci un'idea dei modi del pittore che ha eseguito le tre tavolette. Ci accorgiamo come tutte presentino un chiaroscuro mobile e pitto resco e una sorta di divertito indugio su certi partico lari, come i ricciolini della pelliccia nel copricapo di 11debrandino Pagliaresi nella biccherna del secondo se mestre del l 264 (fig. 5 ), o il mantello sfrangiato di Ra nieri Pagliaresi in quella del primo semestre del 1 270' (fig. 8), o infine la barbetta e i capelli di don Ghiffoli no di San Donato in quella del secondo semestre del 1 282, ora conservata allo Szépm(fvészeti MUzeum di Budapest. Le particolarità delle biccherne eseguite da Dietisalvi risaltano chiaramente se le confrontiamo con un'altra, raffigurante don Bartolomeo, monaco di San Galgano e datata 1276, in cui il personaggio è pre sentato in modo astratto e assente, come se si trattas se di un santo o di un asceta. I documenti non rivela no l'autore di quest'ultima tavoletta, ma la testa rac chiusa entro il cappuccio, la disposizione della figura, volta di lato e insieme posta quasi frontalmente, e an che l'articolazione fra torso e braccia, richiamano in modo invincibile opere di Guido come il San Dome nico del Fogg Art Museum di Cambridge (Mass.) o lo stesso santo raffigurato in uno sportello dell'armadio reliquiario del beato Andrea Gallerani della Pinacote ca Nazionale di Siena'. Il confronto sembra ribaltare le posizioni assegnate ai due pittori dalla storiografia: Dietisalvi appare più mo bile e vivace (figg. 4-8), Guido più rigido e astratto (figg. 2-3). Differenze simili si notano all'interno del gruppo delle Storie di Cristo attestate nell'Ottocento a Badia Ardenga e ora disperse tra vari musei, alcune del le quali presenti a questa mostra•. Il complesso, di cui non sono state ancora chiarite provenienza e disposi zione originarie, è stato sempre attribuito a Guido da
l. GuinJI (;al!cr)'
l 9 . Cimabu.,, Smr frnntndi S.. n t• .\ 1ariadtgli Angc-li :o. G ..ido di G rui• nu.
SmrPielroin lr"""· p�rtK:ol ut", Sic n•. Pin�'o'"'•Nuion•lc
: t . Cim�buc, .\hlo41 di Sant;�. Trinita, p.anicolar.:
fircnzc, GallcrU d.�rugia.
di un � ngdu, Perugia,
c:�lkri;�.Sa1.ion-.ak
G�lkri� N�1.in�lc
ddH.:mbri1
dcll'UnrbrìJ
��- Guido di Gr�iaoo, .\lrsole \'(']aturcsuperficiali e sono ridnni quasi '-"Ciusi\·�mentealla P"'rara
�ion.-in t.cia ve-rginee manire. Da:orazione: innum�i iniziali ros.w: e blu filitp"anate: 1 80 iniziali medie decorare in mag gioranza con soli motivi geometrici e litomorfi, ma comprendcnti anche lìguredi animali Ice. 16v.;S8r.; 179r.),restineo piccole ligureantro· pomorfe (cc.47r.; lOOr.) e bin.arri rueridal bu sto umano e dalla testa animale (cc. 41v.; S3v.; 68r.; 70r.; 72v.; 9lv.; 94v.; l 07r.; 109v.; ! Hiv.; I ISr.; l l7v.); 3 iniziali di grandi dimmsioni de corate con elemmti litomorli («. Z9v.; l84r.) di cui una p�ta anche figurr umane e animali (c. 2l4r.); IO iniziali istoriate: c. 3v.,A(spicieuso
longe): Cristo oppare ogli dp(JSfllii,Anrumci.uio r�dtll.d ���edueurnri; c.41v.,E(caoppart bit Dorrtinw): Cristo e 1111 religioso: c. 79v.,C(Ia rrlll in fortittuline qui 011111111/ÌIU): Urr rdigiuw chieric.oto chegrido; c. lOOr., Qonite tu/Nl in Srorr): Un nligioso driniallo e/te suona UIUI tromba; c. llSr., H(odir nobis ceWrunr ra): Na tivi/il dd Signore; c. l43v� S( tqfflanw au/n'n fM nw gmlill): Santo Stefllno sono un ciOOriq; c. 156v.,V{olde 1Wf!orondt.s est 8tah4S io/lllnnes): San Giovonnì Ewmgelista ron i'Oijuila; c. l68r., C(errmmqundmginlll qlllllluor):Slmgedegliin nt�mJii; c. 20 l r. D(unr ptmntbt�/ortt Dominw); � metrici e fitomorfi: c. 8 l r. l; c. 81 v, 1: c. 82v. D; c. 83r. D: c. 84v. D; c. 85v. D; c. 86v. D; c. 88r. l; c. 89v. E; c. 9 1 r. D; c. 92\". S;c. 94r. E; c. 95r. E. c. 95v. M; c. 96v. A;c. 97v. F; 16 minia· ture con storie della Genesi entro cornice az zurra erossa (cir< 10,7 cm Firenze, Galleria d�li Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. S E 18. Visitazio11e; Natività di Cristo penna e acquerellature su pergamena, 16,7 x 9,9 cm Firenze, Galleria degli Uffiz.i, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. 7 E 19. Deposizirme; Compiamo di Cristo penna e acquerellature su pergamena, 16,5 >< 1 1 .6 cm Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabineno Disegni e Stampe, inv.2 E Lo stato di 'on�ne dei
disegni� buono.
In calce alla perpmena è la scritta CIMABUE appo5ta da Filippo Baldinucci.
Le cinque perpmene raffigurano il Cristo ilr
tr��rw (inv. 5 Er., 14,6 x
10.7 cm) e l'NmwrcÌII
zione(inv. 5Ev.);laVISitazione (inv. 7 Er., \6,7x 9,9 cm) e la Nlltività di Cristo (inv. 7 Ev.); la Prt
scrtazNmtdi Crislo a/ tempio (in.-. l Er., 17,\ x l \,8on) e Cristtl fra i dant�ri (inv. l Ev.); I'U/ri maa/111 (inv.6 Er., l7,8 x \2,l cm) e la L.mm dll dei piedi (inv. 6 Ev.); la Deposizio11e di Crisro ( i nv. 2 Er., \ 6,5 >< \ \,6.;m) eii G:rmpilmrodiCri SIII (inv.2 Ev.).
Il ciclo di dieci disegni acquerellati su cinque pergamene, corredato di una scritta antica con l'indicazione "Cima bue", evidentemente apposta da Filippo Baldinucci, viene reso noto da Degen hart e Schmitt ( 1968), che lo catalogano come fiorentino e databile attorno al 1300, prossimo alla cultura del "Mae stro di San Manino� e di Deodato Or landi. Luciano Bellosi ( 1 978) ne defini sce più precisamente il contesto di ap partenenza, attribuendolo a un artista "cimabuesco senese", e più tardi ne sot tolinea l'aderenza aUa gamma cromati ca del periodo giovanile di Duccio (Bel losi, Su tdcuni. . . , 1985), in panicolare alla Madonna di Crevole, nonché al po littico perugino di Vigoroso da Siena e
ad altre opere senesi confluite successi vamente nel catalogo di Guido di Gra ziano. � in questa occasione che lo stu dioso collega ai disegni fiorentini l'ini ziale ritagliata "M" con i Dodici apostoli della Fondazione Giorgio Cini di Vene· zia (cat. 20). Sulla base di un esame riflettografico condotto nel l987, che ha rivelato il di segno preparatorio delle figure del dos sale di Perugia firmato da Vigoroso da Siena e datato 1291, eseguito con �trat ti spessi, ma ordinati e puliti", Bellosi ha attribuito all'artista questo piccolo nu· eleo di opere, che si contraddistingue per una spiccata adesione alla cultura cimabuesca più antica, e che appartiene alla fase giovanile del pittore naturaliz zato senese (L. Bellosi, in Dipinti. . . , 1994). L'elaborazione di questa serie di disegni è tale che essi sembrano "piut tosto assimilabili a delle miniature che a dei disegni veri e propri" ( Bellosi 1978 ). E infatti Cennino Cennini, alla fine del Trecento, descrivendo la tecnica dei di segni a stilo "su carta pecorina", ricorda che nella "pecorina tu puoi disegnare", successivamente ripassare con l'inchio stro usando un pennello di scoiattolo, e "per lo simile puoi fare ed aombrare di colori e di pezzuole secondo che i mi niatori adoprano� cioè ombreggiare con colori per mezzo delle "pezzuole" solitamente impiegate dai miniatori, ovvero pezze di tessuto fortemente im bevute di colore sulle quali i miniatori intingevano il pennello per ombreggia re in modo stemperato e leggero (una tecnica già documentata nel Xli secolo da Teofilo con la Diversarum artium schedula e da Heraclius nel De coloribus er artibus romanorum del X-XI secolo: F. Brunello, in Cennini, fine del XIV se colo, ed. 1982). L'elaborazione delle raffinate figurazio ni su costosa pergamena degli Uffizi, che sembrano seguire esattamente il processo artistico riassunto più tardi da Cennini (disegno, ripassatura a penna, colorazione delicatissima per mezzo di pezzuole), permette di ipotizzare che esse non siano rapidi e sommari schiz zi dell'artista, ma che costituiscano
parte del libro di figure della bottega o piuttosto il disegno preliminare di un'opera monumentale, forse un dclo di affreschi (vi si attaglierebbe anche la monumentalità delle figure). Sebbene nei disegni acquerellati la colorazione sia solitamente sommaria e a campitu re-guida (realizzate con lo scopo di va lutare i rapporti cromatici nella futura figurazione), la serie di pergamene di Vigoroso si apprezza per la ricercatezza cromatica, tipica della cultura senese dell'ottavo e nono decennio del Due cento, in particolare del maturo Dieti salvi di Speme e del giovane Guido di Graziano, e per la politezza del tratto del disegno, ripassato lievemente a in chiostro. Se da scartare è la recente pro posta di Freuler di togliere dal catalogo di Vigoroso i disegni degli Uffizi e la miniatura Cini (cat. 20) per riunirli nel corpus del "Maestro della Ge�rttllogia Christi di Ginevra" (G. Freuler, in La briola, De Benedictis, Freuler 2002), un miniatore ben più tardo e di differente cultura, il bellissimo Graduale de rem pore di collezione privata di Zurigo, compreso in quel catalogo, sembra mostrare, soprattutto nella formula zione dei trani, nelle scelte cromatiche e nell'espressività un po' diminuita e malinconica dei personaggi (si osservi il Gi1tdizio universale, a c. l, lettera "A", a confronto col disegno di Cristo in tro no; oppure la Nativitd di Cristo, a c. 32v., lettera "P", a confronto con la Na tività di Cristo degli Uffizi, inv. 7 Ev.), una fase ulteriore di Vigoroso, poste riore ai disegni degli Uffizi, alla minia tura Cini e al polittico perugino, e più palesemente in linea con le novità duc cesche dell'ultimo decennio del Duecento a Siena.
Silvia Giorgi Bibliogmjia: Degenhart, Schmitt 1968, pp: 162 1 ; Bcllosi 1978, p. XIII e nota 7: Bellosi,Sttai CI/1/Ì• . • , t98S,pp. l-l; L Bellosi. in
1994, p. 93; Bell01i, ad vottrll
Dipinti• . • • Vig��row da Sie
na, 2000, pp. 658-659; G. Freuler, in De
!.abriola,
Benedictis, Freuter 2002, pp. 278-279; Vig��row da Siena, 2002, pp.
Giorgi, r!d � 944-945.
lll
Vigoroso da Siena
20. I dodici apostoli
oro e tempera su pergamena; miniatura ritagliata (iniziale"Mn), 22,1 x 17,1 cm Venezia, Fondazione Giorgio Cini, inv. 55 La miniatura 5Ì presenta in buono stato di con servuione, sesi e«ett�W�oalcunecadutedico lo� (in panicolare ndl'abito del primo aposto· lo in basso a dC$tra,e in quasi runele aurrole
dei protagonisti).
l Dodici tlpostoli, suddivisi all'interno della lettera "M" in quanro gruppi di tre, sono raffigurati come se si sporges sero. dialogando. da differenti balconi. � Toesca nel 1930 (La collezione. . . ) a rendere nota questa miniatura ritaglia ta, anticamente appartenente alla colle zione di Ulrico Hoepli, associandola ad altre tre staccate della stessa collezione {la Liberazione di st1n Pietro, la Pentero ste, l'Adorazione dei mngi) e ritenendola prodotto di scuola senese d'inizio Tre cento. Nel l958 lo studioso ritorna sul l'argomento e, al �miniatore, bizanti neggiante ancora, [che] già sembra contemporaneo di Duccio� collega, seppur dubitativamente, anche altre due miniature staccate della stessa col lezione (L'Apparizione al Redentore e la Natività: Toesca 1958). Passata nella Collezione Giorgio Cini di Venezia, la miniatura viene presa in esame da Gi getta Dalli Regoli nel l963, che ne pun tualizza la declinazione cimabuesca (ri scontrabile, a suo avviso, anche nella Pentecoste e nella Liberazione di 54!n Pie tro, anch'esse passate in collezione Ci ni), mentre Ragghianti (comunicazione orale riportata in Dalli Regoli 1963) tenta un accostamento ad alcune opere pittoriche �databili al 1 295-1 305': tra cui il piccolo tabernacolo a sponelli con
la Telmide della collezione Crawford and Balcarres a Edimburgo, un'opera che anche Anna Maria Giusti (in Il Go tico. . . , 1982) associa all'autore della miniatura Cini, ma che Luciano Bellosi ( 1 974) ha giustamente riferito al«Mae stro di San Gaggio", alias Grifo di Tan credi (Tartuferi 1994). De Benedictis ( 1 979), notando un più diretto legame tra i Dodici apostoli e la Liberazione di Slln Pietro, data le due miniature attor no al 1300.Anna Maria Giusti (in l/Go tico. . . , 1982) finalmente chiarisce le differenti identit� di mano nelle varie miniature Cin i, specificando che si trat ta di opere di artisti diversi, sebbene tutti attivi nel nono decennio del secolo e accomunati da una peculiare declina zione cimabuesca. Nei Dodici apostoli la studiosa nota la prossimità alla Maestà di Santa Trinita di Cimabue (che l'arti sta interpreta con tono "gentile, incline ad una grazia un po' facile") e ne speci fica le peculiari cadenze gotiche, che av vicinano la miniatura anche alla cultura duccesca della seconda metà del nono decennio del Duecento. Luciano Bellosi (S11 alami. . . , 1985), concordando sostanzialmente con que sta lettura dell'opera, inserisce i Dodici apostoli Cini nel gruppo di opere giova nili di Vigoroso da Siena, cui apparten gono anche i disegni acquerellati dd Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (cat. 17-19). Anche se è da scartare la re cente proposta di Freuler di espungere dal corpus di Vigoroso la miniatura Cini e i disegni degli Uffizi per riunirli nel ca taJogo del "Maestro della Genealogill Christi di Ginevra" (G. Freuler, in La brioJa, De Benedictis, Freuler 2002), un miniatore ben più tardo e di differente cultura, il bellissimo Gmdualede tempo-
re di collezione privata di Zurigo, riuni to in quel catalogo, sembra mostrare una fase ulteriore di Vigoroso, posterio re alla miniatura Cini, ai disegni degli Uffizi e al polittico perugino, e più pale semente in linea con le novità duccesche dell'ultimo decennio del Duecento a Siena. La miniatura coi Dodici 11posto/i appartiene a una fase piil antica e più ci mabuesca rispetto al Graduale zurighe se, e mostra, come ha giustamente rile vato la critica in passato, una certa affi nità con la Liberazione di Sdn Pietro dal c11rcere (fondatione Giorgio Cini, inv. UV), attribuibile probabilmente all'au tore del San Pietro in trono della Pinaco teca Nazionale di Siena (cat. 12), cioè Guido di Graziano, per la delicata for mulazione dei tratti e per la cromia Ira· sparente. Una prossimità culturaJe, quella di Vigoroso a Guido di Graziano e in generale ai pittori senesi (ma non all'autore della Sat1t11 Cecilia nell'Anti fonario 37 G del duomo di Siena, come sostenuto da Ada Labriola, 2002), che si apprezza anche nelle peculiari e raffina tissime scelte cromatiche del dossale pe rugino del 1291. Silvi11 Giorgi Bibliogmfia: Toesca, IA colleziom:• . . , 59·61, in partirola� p. 60, n.
1930, pp.
LV. tav. XLVII;
TOCSCil 1958, pp. 27-28, in p;�rtiroJ.� p. 27, n.
lXXXVIII, tav. 2 1 ; Dalli Regoli 1963,pp.26-27 nota 22; BeUosi 1974, p. 20 nota 15; De Bene dktis.Milliatllrt. • . , \979, pp.59-60;A.M.Giu· sti, in Il Gorico. • . , \982, pp. 44-46; Bellosi,Su lll nmi. . . , l985, pp. 1·3; Tartuferi 1 994, pp. 5-9; Bellosi, ad I'IIMn Vigpnl$0 dii Sinul, 2000, pp. 658-659; G. Freuler, in Labriola, De Benedictis. Freukr 2002,pp. 278-279; Giorgi,advtirinn. ,;JlkriaSò.NuoJ.i. .:oll�:ioneG��oo� t ino .' . Duc(iodi flllonin•qr;"". \ltii!SCiri ati A1Sisi, Roma 11169, pp. l 5· 59: H. Bdting, Di.- Obl.'rkirdr.- •wr :klll FrMt(I!SCO iu A$si$r. f/rre Dd:omtio11 trls AufgrrNnti
' Chi seri,,. ha approfondito questi argomenti: L Bcllosi, /l pirroreo/rre morrtauo di Msisi, il GoiÌ(O 11 Sretra e la forrntWotr..- di Simotlt Marritri, in Simorre Marrirri, ani del convegno (Siena 11185), a cura di L Bcllosi, Fi
in Giano: Lr crw-rdi Saurlico �rese ri.,.isiltlto: proJWie ecc>nmrertti m wra mostra, in MArte cristiana� LXXI , 1983, pp. 261-263.
indicative di una paternità gionesca per il Bambino della Madomm di Ca
· Pc:rocmpio. /.H. Stubblebine, Dtrccio di Buortirrsq:rrtJ . . . , cit., p. 28, pen
stelfiorentino. Ho afBOmentato ultnionnente qusin 1W . . . . 19)5, p. 125:8tmtson 1936.p.285;G. 5inibaldi, inSini baldi,Brulldl.i 1943,p. l l5,n. 34; Coletti 194 1 · 1947, 11 (1946),p. VII; Longln 1948 (ed. l974, pp.33-l4): Garrison 1!149,p.65,n. IB: Brandi, Duccio, 19SI, pp. IJ-14, 17-19, -I I , 12S nota8, 135: Tocsca 1951. p. 512: Carli 1952, pp. n.n.; Shorr 1954.pp. Vll l , 1 l6:Vol� 1954,pp. l2-15; Vigni 1958, col. 439; Bologna 1960, pp. 17, 22: Carli 1961, pp. 12-13; Bologna 1962, p. 129: Carli, Rimperi. . . l, 1965, p. 97: Oentl 1966. p. 126; Carli, Nuuvi muli. . . . 197l.p. 4; Catu.nro, Baccheschi 1972,p.85: Mosrone 1973, pp.l19, 223: Stoichi\� 1976, pp. 9, 31-33, 37, 1 1 8, 136; 5tubbkbint 19i9. pp. x. 13, 12l·ll6: Whitc: 1979,pp.23-2-1.37.48,62, 150,176notc:2·3,182 oota2J;Cok1980,pp.24,28-31, 3J-34;Belting 1982; Dn!dUer 1984. pp. 30-32, 207; Uoncini, dd >'O 1
ra ha permesso d i conslatare la pre-�nza
dente risparmio di rmnifanura e d i
..., ,., fl.m,•INUo'o>,
di convenzionali KJni di rtconoscimen
tempo - le lessert decorati� dipinte e
2000, pp. l8-20; 5chmidt. •Mf •�m V.•ccW di
rJrti.:,•IJri.kl ro\"1< 28 cm, 48 x 20 cm Siena, Museo della Società di Esecutori di Pie Disposizioni La sistemazione a trittico t moderna e le comi d onocentc:5dle. Pmbabilmmte,cone suggui· sa: Alessandro Bagnoli, k t� 1avoktte appane ntvmO a un complesso a sviluppo orizwntak, dato che � orizzonlale la vmarura del legno. Es se hanno subito ridipintuKa piÌI riprest"e sva riati restauri, tra cui uno nd 1938 e l'ultimo in occasio� della mostra �n Gotico a Sima" (19a2). Si trovano purtroppo in condizioni mollO frammcntarit, andlf se k pani intepe risultano a.ssai bm leggibili.
Nell'Ottocento e per buona parte del No vecento. le tavolette apparivano ridipinte e difficilmente giudicabili; nonostante ciò, il riferimento alla maniera di Duo::io è stato fatto più di una volla (Brogi 1863; Crowe, Cavalcaselle 1885 ). Langton Dou glas ( 1903 l lamentava un ulteriore re stauro con ridipintura che rtndeva diffi cile intravedervi qualsiasi traccia della eventuale mano di Duccio. Questo ridu ceva ulterionnente la possibilità di un giudizio sul trittico, anche se il rapporto col grande pittore senese sembrava ri manere evidente (Venturi 1907; Weigelt 191 1 ), tanto che il trittico figurò tra le opere esposte aUa mostra duccesca del 1912. Anche Berenson (in tutte le edizio ni dei suoi "indici") elencava queste tre tavolette tra le opere di Duccio, seguito da Perkins ( 1913). PerVan Marie ( 1 924) esse spenavano invece a un seguace, mentre Evelyn Sandberg Vavalà ( 1 929) le riteneva eseguite sotto la supervisione diDuccio.Opinioni�furonoespres se da Pèleo Bacci (Dipinti. . . , 1939), che dedicò un intero saggio al trittico, auri buendolo a Ugolino di Nerio, e da James H. Stubblebine ( 1979), che inserl le tavo lette nd catalogo del"Tabernade 35 Ma· ster" da lui creato (per il prezioso trittico
che dette il nome a questo raggruppa mento, si veda, in questo catalogo, la sche da n. SO). Una più ampia �a della fortuna critica è stata fornita da Anna Maria Guiducci (in Il Gorico. . . , 1982), che ha riproposto l'attribuzione a Duc cio dopo il restauro eseguito in occasio ne della mostra �u Gotico a Siena" del 1982: fu allora, infatti, che le tre tavolet te apparvero in tutta la loro qualità. La proposta della studima, accolta tra gli al ni da Mikl6s Boskovits ( 1983), metteva in evidenza delle affinità con la grande Maesrà per il duomo: per questo motivo si proponeva una datazione anorno al 1 3 10. l dati stilistici, come la tecnica quasi compendiaria che rinvia ancora ai tondini della cornice della MadomuJ Ru cellai, sembrano invece indicare un'ope ra assai giovanile. Per una riaffermazio ne della piena paternità di Duccio e per una proposta di datuione intorno al 1295, si veda il testo del mio saggio in questo catalogo. Lm:im1o Bellosi EJibli�.�p�jia: Brogi 1862-1865,11(1863);Cro-, Cavakaselle 1883-1908. 111 (1885), p. 22:
Be-.
rmson 1897, p. 140: R.L Douglas. in Crowt:, Cavalcasdlc 1903-1914, l (1903),p. l7. nota 2; Venturi 1907, p. 561 nola l; Bemuon \908,p. 140: Weiljt'lt 1 9 1 1 , pp. tn-178 nota 1: Lusini, C..UI�. . . , J912, pp. 1 19-120:Perkins J9U,p. 6; Dami 1915, pp. 121, \35: Hunon 1923, p. 123: Heywood, OICOit 1924,p. 313; Van Marle 1923-1938, Il (1924),p. 75:Pignoni 1928,pp. 89-90; Sandbn-g Vavall \929, p. 464; Bemuon 1932, p. t n; Bacci. Dipinti. . . • 1939, pp. 152162;Brandi, Ducrio, l951, pp. l48 nota29, !53 nota 32; Coor-Achmbach, Qmfribufiuns. . . , \955,p. \63 nota 152: Milltt i960,fig.S64;Be renson l966, p. I 17:Snlbblebine l979,pp.I03, 105-106, 187 nota 4; White 1979, p. l37; A. Guiducci, in i/ Gotiro. . . , l982, pp. 90-92; Bo dwvits \983,pp.261-263;lùgionieri 1989,pp. 17, 146-147; Bdlosi 1994,pp.743-744;Gonion 1996, p.l48;Schmidt. ad i-'0Cml Ducdodi Buo ,,;,Kg�lll, 2001,pp. l54, l57.
Duccio di Buoninsegna
29. Crocifissione con Maria e Giovanni dolenti (al centro); Annunciazione, Madonna col Bambino e angeli (nello sportello di sinistra); Stimmate di san Francesco, Madonna e Cristo in trono (nello sportello di destra)
oro e tempera su tavola;
1930) pensava potesse forse essere stato
appare ormai elaborata queUa mirabile
trittico a sportelli;
eseguito da Segna di Bonaventura e Bran
pannello centrale, 44,9 x 3 1 ,4 cm;
di (D1Jccio, l 9 5 1 ) da un eclettico seguace
sportello des1ro e sinistro, 44,8 x 16,9 cm
prossimo al M Maestro di Città di Castello':
per i suc cessivi dipinti del grande anista e per Nttl la pittura senese del Tre e Quattrocento: un
Pietro Toesca ( 1 95 1 ) , invece, ril�ndo
colore coprente e squillante, mentre prima
ciascuno; pennacchio sopra il pannello centrale, 13,9 x 34,9 cm
leni by Her Majesty Queen Eliubeth Il Una invadentecomiagotica fu rimOS5a ncl rt·
stawu dr! 19JO, mentre quella attualt è stata
una qualità ineguale, lo riteneva opera so lo
in
parte autografa. Anche \Vhite
concezione del colore che varrà
era piuttosto trasparente e smorzato.
Brandi
(D11ccio,
1 95 1 ) ha notato che le
( 1979), pur considerandolo un dipinto dì
scene con SaPI Fmncesco che riceve /e stim
grande qualità, lo riteneva di un piuore
mare e Crisro e Maria in troP/o nello spor·
diverso da Duccio e Stubblebine ( 1979) lo
tello destro sì rifanno alla decorazione
trinico da una pesante ridipintun brollU"a del
inseriva nel gruppo del suo �Bern Master':
della basilica superiore di Assisi, e precisa
datandolo verro il 1 3 1 5. Lo ignora invece
mente al
fondo d'oro. che fu rifallo in alcune parti man
del tutto la monografia dì Deuchler ( 1984 ).
t stato Shearman ( 1983) a riproporloop·
Cristo e Maria in 1ro110 affrescati San Fm11cesco stimmatizznto çhe tiene compo·
portunamente come un'importante ope·
stamente le braccia lungo i fianchi come
applicata nrl 1988. ll reostauro drl 1930 libe-rò il
canti. ! bordi drlla pittura •ull'oro sono spesoo slabbrati e frastagliati da cadutedicolore,ren
da Cimabue nel coro e al giottesco
dmdo certe figure (per t$C111pio il corpo del
ra di Duccio stesso, seguito da Ferdinan
Cristo nella
do Bologna ( 1992). Mi sembra che questa
nistra della navata. Si deve dunque pensa
rivalutazione sia frutto dì una vera com
re che la committenza di questo trittico
prensione del trittico, singolare per tanti
fosse francescana.
Crocifosi-a in ori gine un profilo che separal'il lo scomparto cenPer analogia con altri polittici di Duccio e dei suoi seguaci, in particola� il polittico n.
28
forse era già cominciata (Regesta . . . , 1875, p. 2036, n. 25435;
W
basi/i(a . . . . 1990, p.
27, n. 94; dr. anche Dd Giudice, Monac chia 2000, pp. 1 0 - 1 2 ) . Agli inizi dd Tre cento i frati ordinJrono dci nuovi corali
redevoto.Esiste infatti,nellaletteruturare
lo della Vergine: il Dialogus Brarae Marine et A1t�l111i de Ptwio,e Do111i,i (cap.
Xl, le
Meditatio•tN vitae Cltristi (cap. LXXVI II) e la \'iln ]NII Chrisli di Ludolfo di Sassonia (pars l l , cap. 53) raccontano che la Madon
della Pinacoteca Nazionale di Siena ( cat. J l J, t
{Todini 1982, pp. 234-236) e presumibil
na copri con il suo 11elo il pube di Cristo
evidente che la cimaia do\'C\-a =re di forma
mente il polittico di Duccio, senza dubbio
quando questi fu completamente spogliato
destinato per l'altare maggiore, rientrava
prima della nocifissione sul Calvario; e si
btttediame. lccuspidi deglis.compartilatera
nella steS5-a serie di commissioni.
trattava per di più, sec:ondo le MeditatiotlN
li del polittico senese raffigurano degli angeli,
Dal punto di vista stilistico laMadomw pe
(cap. VII), dello stesso velo con il quale la
mentre i pennacchi presentano solo un moti
rugina si situa cronologicamente dopo la
Vergine lo aveva coperto alla nascita (Ptl
vo decorativo; al contrario,nella tavola
peru
Madomw Stoclet, nello stesso periodo del
trologia /ati,a, 1854, coL 282; Johannes de
pennacchi,
polinico n. 28 della Pinacoteca Nazionale
Caulibus ed. 1997, pp. 3 1 , 270-271; ludol
di Siena (cat. 3 1 ) e prima del trittico della
phus de Saxonia ed. 1870, p. 566 } . Cosi il
triangolare con un'immagine del Redtntqre
gina, gli angeli sono collocati
nei
:1«0ndo un� formul� già pre-sente ndla
Mrl·
domw di Crcvole, il che f.l sllpporrc che il po·
National Gallery di Londra, nd quale la
velo può essere interpretato sia come un at
!ittico umbro prc-sentusc un programma ico
Vergirte col Bambitro è molto simile a quel
tributo dell'Incarnazione sia come un ri
nografico più elaborato del polittko n. 28,
la perugina.
La Madomta perugina è inol·
chiamo alla futura Passione, e persino le
ciot con cuspidi raffiguranti santi o figure
tre collegata con le ultime due opere ricor
gambe incrociate del bambino posso no es
tratte dall'Antico Testamento. Una simile
date per via della comune commillenza da
sere lette in questo senso.
struttura è soprawi:;.suta in altri polithci della
parte dei domenicani, come è indicato dal
Victor M. Sdrmidt
il politti
la presenza di san Domenico. La crisogra
co n. JJ del M Maestro di Città di Castello" (Sie
fia, presente nelle Mr1domre di Perugia e del
Bibliogmf��r: Berenson t897, p.
na, Pinacoteca Nazionale), il polittico di Ugo
polittico n. 28, ma a$5Cnte nella Madt:�mw
cìo, 1951,pp.39,4l-43, lU, IH, I 47;S.:.nti l969,
lino di Nerio a Cleveland (Museum of Art)
Stoclet e nel trittico londinese, non è di per
pp.44-43(con bibliogratia}; Boskov:its 1 97J,pp. l 3 , J5 oota 56;Gan:lner vnn Teuffd 1979, pp. 44·
cerchia duccesca e ne sono esempio
e il
triniro di Mro da Siena del Mllseo della Cat· ttdl";lledi Pc:rugia. Un es.empiocon figu� t rat
si: prova di una data più arcaica c non co
stituisce quindi un elemento per la data
t40; Brandi,Drl€·
4S; Stubbkbine t979,pp.30-31;\'Vhite 1979,pp.
te dall'Antico Testamento è fornito invece dal
zione. Più importante sotto questo aspetto
61-63; Gmnon 1982, pp. 80-82: Deuchler 1984,
polittico di Ugolino del Clark Art lnstitute di
è lo sviluppo dell'andamento delle pieghe
pp. 46, 209; Ragionieri 1989, pp. 42-43; Btllosi
Williamstown (Ma:;.s.).
verso strutture più complicate, fluide ed eleganti, che implicano nuovi atteggia
mmidt�. . , 1994, pp. 99-102; l � Nottiani, i n Di
Già nel l897 Berenson collegò il nome di
menti della Vergine e del Bambino.
pinti, $CIIIIull' � «mmidJt. . . , 1994, p.
Duccio al dipinto perugino e dopo il re
Motivo centrale del dipinto è il gioco del
Schmidt,
stauro dd 1 9 1 9 l'attribuzione non è mai
figlio con il velo della madre: non più la
stata meS5-a in dubbio.
La critica degli
ul-
cuffia rossa di tradizione bizantina ancora
1994, p. 743; E. Lunghi, in Dipimi, scullllre t ce
.
102; Il trillico. . . , 1996, pp. 19-23; Garrison 1998, n. l7l (con bibliografi.a); Schmidt,atlvo mu Duaiotli Buoniu�na, 2001, p. 156.
Duccio di Buoninsegna
3 1 . Madonna col Bambino e i santi Agostino, Paolo, Pietro e Domenico; nelle cuspidi: Cristo redentore e Angeli
oro e tempera su tavola, 138.6 x 24 1 ,5 cm Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. 28 Le condizioni di conservazione del dipinto non sono buone. Sono pm:lute le comici ori· ginali e la superficie � in parte abrasa (in par· ticolar modo il busto citi Bambino c le mani della Madonna c dei santi, cosi come gli an!Jt'· li deUe due cuspidi esterne). A causa dell'altc razio� della wrni« SOVT3Siant�. la ....ste &l .san Pietro, di colore azzurro, appare oggi di un'intonazione verde simile a quella del man tello. M�io giudicabili sono il delicato violt:t· to della stoffa che avvolgt" il Bambino e il cor poso rosso vinaccia del mantello del Redento re, ohrc ai colori delle vtSti degli altri santi. Bmchl i pigmenti siano in parte alterati, sono inoltre ançora apprezubili le sofisticate deo quattro ta•·ole del
tica storiografia artistica fuori di Siena. Il
Du"io dali"Opera d«m Duccio di BIIOIIÌIIStJFIII, 2002, p. 276; Maritano 2002, p. 30 1 ; Seiler 2002.
Duccio di Buoninsegna 33.
A11gelo
34. A11gelo
JJ.Augd
\tntpl.'rnllJ(\I...kll'!•il.!dd phia.\tu;cumol:\nnon�"rij:ino�k.r..,.,'fli'>IJ·
w rssJiti..:.ll.l r1d prnHlt> Odl.l('JU� ;"l'''fk>u.
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7..Jauna dcterminatagcruchia angdica.
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g�o�razioni ddl'ardiMprincipale(inp.Jnìcol:lre
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l�i�: rcn l'lRC.o cn�t:rl'll( T)
iKrizionc: il >Yrxllo iso:rino 1ul aniJ!io wn·
IO di pl'l'�tuiont
H(STil"�IJ (Gcmni.ll l.l'il);
co(�I)BL"llMTil'R) (EsodoJ,21:
immedìat�rmntt � sininra, im�. � prM di
mente �brue. Gli inarruri
&.mbino oyi mo�1r2n0� IO)kan\0 lo Jl�· r.:tU
(Gfncsil8.li.�onl':lriuionil:
DALESA, noncht i profeti c i p.�o1Nrdli figur�ti
fig�o�.-.
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nel registro su� �IIRM.\1, ,.-•«:>.t•-
11n wlo c;aw presenta qu;�kht diffi.:olti di lct-
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GiQ\'llnni E•-arwlista c Aptntl !Olio fortt·
t 5talo wttopo510 il poli«ico in O("tuionc di n: Jeggibilità,Sp«Ì.iii!Mnk ptrqwnto rig�o�arda
lii U ÌColaf(. �i�nJ, Mu""'" .ld nu.,mo
ckii'Oprn
La sostanziale fedeltil alla lezione duccesca n o n poteva
San Lorenw al Colle Ciuri (Monteriggioni)(figg. 5-6), e gli permise di dipingere la bella
della pittura, ma la loro p.!rsonale produzione non è
1/"'""'L))'ITikobrt.
Apostoli, rccupcrati in un sottarco della cappella
Agauari in San Martino a Siena, nei quali mi pare si
lusionismo architettonico di marca assisiate, quando dovette affrescare le semplici pareti della chiesetta di
• ".\IJC'Slro dq;liArinj:.hi,·ri".
vi
pedì a quest'allievo di approfondire gli interessi per l'il
ducceschi di seconda generazione, essendo un pittore
le certe robuste teste degli apostoli e i bellissimi volti
giil. autonomo nel 1 198, quando ricevette il pagamento
della Maddalena e della sant'Agnese sono da interpreta
per le copertine di alcuni libri1� . La sua parabola si segue
re come un omaggio ;lll'arte del maestro. dal quale Si
abbast:mza bene per i primi due decenni del Trecento,
mone doveva essersi ormai emancipato da tempo.
cadenzandosi a tappe che rim:mdano alle opere del pro·
Pietro Lorenzetti è il caso più lam�nte del giovane che
babile zio e maestro, finché nelle opere collegabili a do
ebbe l'imprinting dal momento finale del! o stile di Duc
cumenti del 1 3 1 7 e del 1 3 1 9 non si awerte sempre più
cio. Lo ha dimostrato con argomenti e confronti incon
alta la temperatura gocica alla Simone Martini, conside-
trovertibili Max Seidel. sopratlutto accostando i dolci e
ovoidali faccioni degli angeli pr�enti nella Maestà per il
l'ese /1):
Marstil, pardm. Mrc�l.lén)' o'vl ù..,um
12. Francnc:o di Sc-gna,
S
16,66; Brandi 19)1, pp. I64-166; Haulee0ftlr
A. Bagnoli, in Montrrigig oni. . . , 1988, pp. 22-
1931, p. 1 16; �n 1932. p. 349; Edgell
27, 32-34; A. Conti, in Monleriggiolli. . . , l988,
19)2,pp.47,48,65; Procacci 1932.p.464;
pp. 27-30; H.
Be
Janssenn, in The Early. . . . 1989,
n:nson 1936,p.285;Coldti 1937-1938.p.56;G.
pp.99-100; Ragionieri 1989, p. 9; Torriti 1990,
Sinibakli, in Pimlm ilalin�rn. . . , 194), p. I J7;
p. 3 1 ; BeUosi 1994,p.743>Eiaploli 1996.p. 120;
Carti,
vt-rmrn ... , 1946. pp. 36-37, 43: Coldti
1941-1947,11 (1946),p. U; Longhi 1948,p.38;
111kme, B«ker
1950, p. 3 1 ; Bn�ndi,
Dtl«io.
1951, pp. I42·143; Tocsca 195l , p. 515; Carli
1952, pp. 7-9; Coor-Achmbach,A Dispmtd... ,
MliÌJUiis. M
""""' Moster of Badia a lsoll!,
1996.p. 620;Antetonwo 1997.pp.80-81;0e
lal:d Dini 1997, pp. 28-29; Carli. Duaio. 1999, p. I2; Martini 2000, p. 54;A. BagnQiiJn Mmw r-ird'artr flllrim. . . , 2003, pp. l l - l).
Pittore senese della fine del Duecento 40. Fra' Tomasino degli Umiliati
tempera su tavola,35.5 x 23 cm
Budapest, Szépmih'eStttì MUzeum. inv. 3 lo 5tato di roruervazio� dell'opero appa� di·
scrc1o, rm il dipinto non è immune cL! pkrole integrazioni pinoricho:. L'opero fu a.:qui.stata a Siena dii pino� tnlcsro Johann Amon R.am bow;, dur.mte uno dci suoi wggiomi italiani (si trartadrl n. S del Orrnlogo: R.ambow; 1862,sot to il nome di "Guido Giuniore" ). Con l'a:o;ta che �i La mom drl pinore, l'oprra � ndla collezione di Amokl lpol)i.cho: nd 1872 la do· nò �l mUSM di Budapest. L'i�erizione appo�ta sul.Ja mc1à supniore della tamlnta, in pane ri· manegsiata, con anomalie gra6cho: e linguisti· che,m:ita: LI BER FA.ATRIS THO.\!AGISI DE OR• DISf FRATRl'M Hl'�11Lt.nORl'�l CA�IERRA·
l'anonimo artista alla cultura giottesca e
appare nelle biccherne più antiche e per
fanno già immaginare un rapporto col
fino nella tavoletta di gabel\a con Don
giovane Dueeio. L'autore della tavoletta
Mngi,to (del gennaio-giugno 1 307 ) ; cosi
sembra formarsi a diretto contatto con
come spaziosa è la resa dell'arco, con lo
le opere della prima maturità dell'artista
strembo visto di scorcio, a sinistra. In
senese, come la Madomw Rucellai del
questo senso, l'affinità con le novità pro·
1285 (Firenze, Galleria degli Uffizi), la
togionesche del giovane Duccio, in par·
grande vetrata per il duomo senese del
ticolare con la MadoJtna del Kunstmu
1287-1288, e soprattutto la Mndomrn dti
seum dì Berna, indicano che l'anonimo
fmncrscmri (cat. 24).
pittore si allinea alle innovazioni del pe
A confronto col
l'imponente figura del camarlengo don
nultimo decennio del secolo del grande
Ghiffolino nella biccherna del 1282, at
contemporaneo senese (come accade,
tribuita al maturo Dìetisalvi dì Speme,
per esempio, anche nel MMaestro di Ba
quo:sta figurazione appare più gotica, più
dia a boia�). Questa prossimità è del re·
gentile, nei sensibili tocchi che indicano
sto documentata anche dalla contiguità
la tonsura sul capo,nel divertimento pit·
nella decorazione delle biccherne; Duc
torico con cui sono resi gli occhietti vispi
cio è l'autore della tavoletta precedente,
SO CO(.\tl'S)I' SES(ARt'.\1) IX l'LTI.\!IS SEX
e tondi, nella delicata sensibilità con cui
relativa
.\IBISIBL'S REGI.\IISIS D0.\11SI A.AS.�LDI IlE
è ordinato il ricasco dell'abito al suolo e
1195,purtroppo perduta,ma che l'artista
.\10:-o'TORO, CI\'EM SARSE.\tSHt POTESTATIS
soprattutto nell'indagante attenzione ai
dell'opera di Budapest avrio potuto certa·
CO.\tl'SJS SESARL'.\t IS ASSO .\IILL(EStM)�l
particolari, dagli oggetti d'uso alte ca·
Sono l'iscrizione si intravede il profilo di due ICUdi ar.ildici, in p;�ne !iOnnonta Ji dalla oomictinquadrantel'iscrizionc, e sono di essi una serina modmla che indica il nome di "GuidoGiuniore':
pocchie dei chiodi che fermano l'asse
bile che egli abbia a lungo meditato su
orizzontale sotto al piano del tavolo.
quest'opera di Duccio e che l'abbia presa
conformazione della to:sta cupoliforme,
biccherna, come sembrerebbero avallare
nel volto triangolare col mento all'insù,
le precoci citazioni �spaziose" giottesche
fanno presagire una formazione in un
e i precisi richiami alle opere giovanili del
L'opera,commissionata per rilegare i re
periodo più arcaico rispetto alla fase di
grande contemporaneo senese.
gistri di Biccherna del semestre luglio
Duccio rappresentata dalla Maestà di
CCLXXX.X\'1,
Un certo schematismo astrattivo nella
dicembre 1196, raffigura il camarlengo
Berna (cat. 27). La pittura smaltata e il
fra' Tomasino, con la tonsura e l'abito
tocco miniaturistico,in punta dì pennel
degli Umiliati di Siena,seduto sotto a un
lo,richiamano appunto alla mente l'atti
arco, intento a contilre le monete sul ta
vità della giovinezza del grande artista
volo,sul quale sono presenti anche un li
senese,soprattutto la Madonna deifrmr
broaperto,una penna posata in un cala
usmni (la superficie compatta e smalta
maio e alcuni raschìelli.
ta della pittura; il profilo scorciato e i
La forma inconsueta della figurazione,
tocchi di luce che illuminano la punta
che occupa tutta la metà inferiore della
del naso e del mento come nei francesca
tavoletta, e i rìmaneggìamenti dell'iscri
ni ricurvi; la stessa posa del fra' Tomasi
zione hanno alimentato nella critica
no cita quella della piccola Madonna,col
dubbi sulla sua autenticità (C. Zarrilli,in
braccio destro disteso dolcemente in
Le Biccheme. . . , 1984; Baker 1998). Spes
so citata distranamente (Crowe, Cavai
avanti) e la vetrata duccesca del 1287· 1288 (il tessuto lanoso dell'abito che toc
caselle 1903; Usini 1904; von Térey
ca il suolo formando degli occhielli ri
1916; Van Marie 1923; Garrison 1949;
corda quello della Madonna incoronata,
Carlì 1950; Toesca 195 l ) , è stata ben po
cosi come l'allunsamento delle figure e
co valorizzata dalla critica storico-arti·
l'imponente espansione corporea).
stica otto-novecentesca.
La biccherna, d'altra parte, mostra
Il chiaroscuro attondante del volto, l'a·
un'attenzione ormai giottesca al dato
spetto soffice e lanoso del panneggio
reale,come,ad esempio,la resa del gran
dell'abito degli Umiliati, che scende in
de tavolo !igneo,accuratamente indaga
poche pieghe al suolo, e il colore steso in
to dall'artista in senso spazioso, molto
modo compatto e smaltato, avvicinano
più moderno e realistico dì quello che
al
semestre
luglio-dicembre
mente osservare da vicino.
a modello
per
� anzi possi·
la realizzazione della sua
Silvia Giorgi
Bibliogmfia: Ramboux 1862, p. S9; Catalogo. . . , 1867, n. J.4 1 ; ero-, Cavalcasrlle 1869, p. 148: ero-,Cawl........tle 1903-1914, l ( t903), p. 160; Lisini 1904, 1av. Xl; von T� t916, p. 2 1 ; Van Marie 1923-1938, 1 (1913), p. 370; Garrison 1949, p. 36,126 n. 623: Carli 1950,pp. 29-JO, n. 12; Tonca 195 1 , p. 812: PiJier 1967, p. 641; C. Zarrilil , in Le Bùdu�ntt. . . , 1984, pp. 68-69: V. T!trai, in Musnml. . . , 199 1 , p. I IO; Bakrr 1998, p. l42;M. B«.chis.M.Pierini,in l..t /Ji«htntt. . . 2002,pp.64,68.
"Maestro di Città di Castello"
Risale al 1908 1'avvio della ricostruzione dell'auività del cosiddetto "Maestro di Città di Castello'; quando il co noscitore americano Frederick Mason Perkins, con un tipico confronto alla maniera di Giovanni Morelli, sot tolineò le strette somiglianze dei traiti fisionomici fra tre Madonne: la prima al centro del grande polittico n. 33 della Pinacoteca Nazionale di Siena, la seconda nella tavola frammentaria allora nella chiesa di Santa Cecilia a Crevole (cat. 42) e la terza presente nella grande Mae stà della Pinacoteca Comunale di Città di Castello. Suc cessivamente il catalogo di questo pittore si è accresciu to grazie a numerose proposte di alcuni studiosi. Già dal 1 9 1 0 Mario Krohn ( 1 9 10, pp. 4-8) gli riconobbe una Madonna col Bambino del Statens Museum for Kunst di Copenaghen (inv. 916) e successivamente, in occasione della mostra celebrativa su Duccio ( 1 9 1 2 ) , Giacomo De Nicola aggiunse i quattro Santi nn. 29-32 della Pinaco teça Nazionale di Siena (cat. 42); Richard Offner ( 1 926) i Santi Pietro e Giovanni BaNista della Yale University Art Gallery di New Haven; Bernard Berenson ( 1 932) un'altra Madonna col Bambino dell'lnstitute of Arts di Detroit (inv. 233); Edward B. Garrison ( 1946) il trittico della Christ Church di Oxford; Luisa Vertova { 1967) un San Francesco, già nella collezione Lanckoronski a Vien na, ora nel castello di Wavel a Cracovia; Federico Zeri ( 1976) un Sant'Antonio da Padova ora nel Museo Civi co Amedeo Lia a La Spezia; Massimo Ferretti ( 1 97 1 ) una croce a Montecerboli (cat . 4 1 ) ; James H . Stubblebi ne ( 1979, fig. 192) una Santa Lucia di ubicazione igno ta; Mikl6s Boskovits ( 1 982, figg. 9-10) un San Francesco e un Samo vescovo di ubicazione ignota; Gaudenz Freu ler (2001, fig. IO) una Madonna col Bambino benedicen te di collezione privata. Appartiene allo stesso gruppo stilistico anche la bellissi ma Crocifissione, un tempo del conte di Crawford and Balcarres, e ora nella City Art Gallery di Manchester, dove si continua a crederla opera di Duccio, tenendo fe de a un'indicazione di lunga tradizione e all'attribuzio ne con la quale il dipinto fu presentato all'asta di Chri stie's a Londra (Highly. . . , 1976, pp. 99- 1 0 1 ) e poi ac quistato nel l984 (cfr. Gowing 1976; Pouncey 1985; H. Brigstocke, in Barker, Brigstocke, Clifford 2000, p. 38). Accantonato l'insistente ma insostenibile riferimento a Duccio, converrà ridare credito alla linea ìnterpretativa
che ha ritenuto di leggere la Crodfissione in relazione al "Maestro di Città di Castello" {Weigelt, La piNura. . . , 1930, p. 66, nota 30; White 1979, p. 1 59) o che l'ha di reltamente attribuita allo sconosciuto pittore (Meiss 1967, p. 104; L. Bellosi, in Mostra di opere. . . , 1983, p. 3 1 ; Bellosi 1994, p. 749; Freuler 200 1 , p. 36). Questa straordinaria figurazione ha le carte in regola per essere considerata il coronamento della carriera ar tistica di una forte personalità, il cui percorso attende ancora di essere ricostruito con un nuovo registro dei tempi, abbandonando tanto le tardive datazioni fino al terzo deçennio del Trecento, cui si è dato credito per lungo tempo, quanto l'eccessiva anticipazione cronolo gica proposta recentemente da Freuler, secondo il qua le il "Maestro di Città di Castello" avrebbe una partenza agli inizi degli anni ottanta del Duecento, in perfetto parallelo con Duccio, divenendo addirittura un suo aiu to nell'esecuzione della Maestà Rucellai, dimostrando una volontà arcaizzante di stampo cimabuesco all'ini zio del nuovo secolo, per finire la sua attività all'aprirsi del terzo decennio con opere come la Maestà n. 18 del la Pinacoteca Nazionale di Siena (cat. 44), la quale inve ce, oltre a essere ben più antica, appartiene a un gruppo stilistico affine ma di un diverso autore, il "Maestro de gli Aringhieri': Pur nella assoluta mancanza di date certe, si può ragio nevolmente supporre che il "Maestro di Città di Castel lo" abbia avuto uno svolgimento cronologicamente parallelo a quello del "Maestro di Badia a Isola" (cfr. A. Bagnoli, in Monteriggioni. . . , 1988, p. 23; A. Bagnoli, in Museo. . . , 1996, p. 62), iniziando la sua attività almeno all'inizio dell'ultimo deçennio del Dueçento. Infatti, considerando positivamente la proposta attributiva di Garrison, potremo trovare nel trittico di Oxford la più antica testimonianza del pittore, che - pur dimostran dosi ancora legato a soluzioni più tradizionali - registra alcune importanti novità del momento, con la stessa mentalità con cui il "Maestro di Badia a Isola" si com porta nell'eseguire la sua tavola eponima (cat. 39). Nel pannello centrale del trittico oxoniense la solenne Ma donna sembra voler ripetere coscientemente la posa di quella della Maestà di Cimabue, allora in San Francesco a Pisa e oggi nel Musée du Louvre. Il trono su cui siede la protagonista mantiene dimensioni e forma dei seggi
di tipo bizantino, con tanto di spalliera rotonda e sup pedaneo ad archetti, ma è ormai costruito di solidi mar mi, secondo le soluzioni giottesche che anche Duccio aveva adottato dalle figurazioni della vetrata (cat. 26) in avanti, imponendole su tutti i pittori a lui vicini. Sulle due ali invece la Crocifissione e la Stigmatizznzione di san Francesco appaiono già ideate con un senso del dramma e una forte dose di naturaJezza, che presuppongono una conoscenza più approfondita e diretta del primo Giot to: dalla croce di Santa Maria Novella a Firenze alle Sto rie di san Francesco di Assisi. Anche sui tondeggianti vol ti della Madonna e degli angeli, sebbene diminuiti per il non perfetto stato di conservazione, si legge la deriva zione da modelli giotteschi, che si andrà ancor più ac centuando nelle figure della croce di Montecerboli (cat. 41 ), nella Madonnil col Biimbino di Detroit (cfr. Brandi, Duccio, 1 95 1 , p. 1 50) e nella Madonna col Bambi11o be nedicente di collezione privata (cfr. Freuler 200 1 , fig. IO), dove un chiaroscuro intenso e di stesura morbidis sima conferisce alle forme un credibile aspetto volume trico. � questa una caratteristica che contraddistingue tutte le opere del "Maestro di Città di Castello" databili nel primo decennio del Trecento: dalla Maestd eponi ma, al polittico di Montespecchio (cat. 42) e al polittico n. 33 della Pinacoteca Nazionale di Siena. Il gruppo prima citato andrà comunque scalato in tem pi immediatamente precedenti. La Madonna della ta vola di collezione privata (cfr. Freuler 2001, fig. IO) ri pete l'aspetto di quella del trittico della Christ Church di Oxford e, al pari della Madonna dolente nella croce di Montecerboli e di quella di Detroit, indossa la cuffia rossa sotto il manto, secondo la tradizione bizantina. L'innovazione del velo bianco, proposto da Duccio nel trittico della Regina Elisabetta II (cat. 29), nella Madon na di Perugia (cat. 30), nella Madonna Stoclet, non era dunque avvenuta o non era stata ancora recepita dal no stro "Maestro': Lo sarà invece nella Maestd di Città di Castello, che con buoni argomenti si suppone derivare da una perduta Maestd dipinta da Duccio nel 1302 per la cappella dei signori Nove nel Palazzo Pubblico di Sie na (cfr. Brandi, Duccio, 1 95 1 , pp. 1 4 1 - 1 42; Stubblebine, Duccio's. . . , l972, p. 244). Deve essersi trattato di una ri sposta a caldo rispetto a quell'opera di Duccio, visto che la Maestd di Città di Castello ben s'intende quanto più
si prende atto dei suoi arcaismi, che la allontanano dal la maniera matura di Duccio, vale a dire dalla Maestd per il duomo di Siena, conclusa nel 1 3 1 1 . Con la sua im ponente composizione verticale, le rigide impostazioni delle figure, il forte contrasto di chiaroscuro nei pan neggi, le sigle tardo duecentesche nelle fisionomie e nel taglio delle mani, l'opera maggiore dello sconosciuto "Maestro" si dovrà ritenere eseguita nei primi anni del Trecento (cfr. P. Scarpellini, in Pinacoteca. . . , 1987, p. 1 38), cioè a poca distanza dal polittico di Montespec chio (cat. 42) e dal polittico n. 33 della Pinacoteca Na zionale di Siena, che si leggono in stretta connessione con opere duccesche quali il polittico n. 28 (cat. 3 1 ) . Forte d i un'intelligente comprensione delle novità giot tesche, il "Maestro di Città di Castello" dimostra di sa persi distinguere da Duccio anche per altri aspetti. Nel dare una forte carica drammatica alla Crocifissione di Manchester, si permette infatti di risalire all'esempio of ferto da Nicola Pisano nel pulpito di Siena, per lo sveni· mento della Madonna, e di aderire all'espressività di Giovanni Pis;mo, per manifestare il dolore e la preoccu pazione dei suoi personaggi (cfr. White 1979, p. 1 70). Non manca inoltre di dimostrare apprezzamento per la nuova ventata di gotico, introdotta a Siena dall'orafo Guccio di Mannaia e subito diffusa da Simone Martini. Non a caso alcuni ebrei dai volti accigliati e incorniciati da fluenti serpentine di barba e di capelli si leggono in sintonia con i gotici patriarchi e profeti presenti nei cli pei di contorno della Maestd, dipinta da Simone nel Pa lazzo Pubblico di Siena. E: la nuova apertura che il "Maestro" sembra intraprendere anche con un nuovo St.lr1 Giovanni Evangelista (Siena, collezione Salini) e con il polittico diviso fra Copenaghen, La Spezia, New Ha ven e Wavel, che appare come un prodotto affine e cro nologicamente parallelo ai dipinti di Segna databili ver so la fine del secondo decennio del Trecento. Alessandro Bagnoli
"Maestro di Città di Castello" 41. Croce dipinta
siderazione nelle più recenti trattazioni
mo un aspetto che ii"Maestro di Città di
Pomarance, chiesa della Madonna
sul MMaestro di Città di Castello" (cfr. P.
Castello" terrà a mantenere anche per il
delle Grazie a Mont1:ccrboli
Scarpellini, in Pinacoteca . . . , 1987; La
più evoluto Crocifisso della tavola della
briola 1988; Maginnis, ad votem Master
City Art Gallery di Manchcster, nel qua
Riscopena nell'ambito ddl'anività della So
o[Città di Castello, l996). Eppure il ruo
le la carica drammatica dell'esemplare
oro c tempera su tavola, 215 x 166,5 cm
lo di quesl'opera � centrale per com
di Montecerboli � ponata a un più alto
pmmtata dalla studiosa nd 1971 a
prendere la figura dell'ignoto maestro
vertice di espressività, si direbbe grazie a
una mostra del restauro, wme opera di un pit
senese, il suo essere allo stesso tempo un
una meditazione sui Crodfis.si dolorosi
toresmaeduccescoe con una proposta di da
pittore legato a Duccio, ma anche capa
di Giovanni Pisano, dci quali il Cristo di
tazione iR il 1330 e il iJ40.Nd 1967 Pier luigi
ce di guardare con indipendenza e acu
Manchester sembra una superba va
printmdmza crott
fu
da
Licia Btrtolini Campetti, la
Pdlogrini n� a\'n'a anticipato la pubblicazione
ta intellisenza alla lezione di Giouo. A
riante pittorica (cfr. White 1979,p. 170).
sulla rivisu.dtlla Pro Loro di Vohara, indican·
cominciare dalla sagoma del supporto,
Nella croce in questione la capacità di
do le Ksomiglianze con Duccio': proponendo
dal formato e dal rapporto proporzio
manifestare gli affetti è evidente anche
una d;..tazione fra la fin(dd Duecento e gli ini
nale fra le varie parti, si noterà come la
nella composta e dolce afflizione della
zi del Tm:m10 e supponendo la probabile pro
croce di Montecerboli corrisponda per
Madonna e del san Giovanni, posti nel
vmimza dalla piro-e di San Giovanni Battista a
fettamente al tipo che Giotto rappresen
le tabelle orizzontali. Sono le loro roton
Morba,chiesa mauice della zona fino al l460,
ta sopra la trabeazione nella scena del
de fisionomie e il loro colorito olivastro
quando
l'Accertamentodellestimmatedi �n Fmn
a offrire i riscontri piU probanti per as
le sue prerogative - c vmmmilmmte ancM i bmi- pas.wono alla chiesa di San Ctt·
cesco
{Assisi, basilica superiore di
San
sociare quest'opera alle figure del polit
delle rio:rche,si può dare per sicura la presenza
Francesco). Completa di tutte le sue parti
tico di Montespecchio (cat. 42) e del po
decorate e figurate, compreso il clipeo
littico n. 33 (Siena, Pinacoteca Naziona
del..l.a croce nella pi� di San Cerbone, almeno
con
le), ma all'interno del pur omogeneo
dallafinedci Cinque«nto. Si trova infanicita·
mancante solo di un suppedaneo di ap
bone nel castello di Monteo:erlloli. Allo suto
il Redentore benedicente, la croce �
ta nella vbita pastorale di monsignor Luca Ala
poggio, che potremmo immaginare ana
manni, del l7 aprile 1 599 (Kcruxlignea depic·
logo a quello visibile nell'affrescq giotte
corpus dello sconosciuto maestro senese si trovano piuttosto nella Madonna col Bambino benedicente, resa nota da Freu
ta�:Archivio �edi Voltern, Vlriru cit.,c.
sco assisiate, entro il quale doveva infi
ler (2001, fig;. 10), c in quella del Detroit
27r.), e ancora in qudla di moiUignor Bemar·
larsi la parte terminale dell'asse vertica
do lnghirami, dd 20 onobre 1618 (Kcrux ma
le, che non per caso è priva della finitu
tatto. Entrambe indossano ancora la
ra cromatica.
cuffia rossa , cosi come la Madonna do
gna !ignea depkta el antiqua": Archivio vesco
lnstitute of Art i punti di maggior con
vile diVoltern. Vlfim cit, l, p. 713: cfr. anche
Anche nel rendere il senso della pesan
lente della croce, mentre nelle Vergini al
Bianchi,Salvi,Taloo:hini l993).
tezza al corpo morto del Cristo, il mae
centro dei due polinici � già registrata
stro sencse segue il modello imposto dal
l'innovazione duccesca del velo bianco,
L'auribuzione al "Maestro di Città di
grande pittore fiorentino, fin dai tempi
che il"Maestro di Città di Castello" ren
Castello" fu comunicata da Mik16s Bo
della grande croce di Santa Maria No
derà sempre come una trasparente seta.
skovits a Massimo Ferretti, che- nel re
vella. I segni dello stesso intenso rappor
Nelle prime tre Madonnc il chiaroscuro
all'eccesso, per dare
censire il catalogo della mostra del 1971
to si manifestano pure nell'attenta inda
� caricato fin quasi
- evidenziò lo stretto legame con il po
gine dell'anatomia, che si riesce a legse
volume ai volti, mentre si attenua in più
littico n.
33 della Pinacoteca Nazionale
re come credibilmente tridimensionale
gentili modulazioni nelle Vergini della
di Siena e interpretò !'"intonazione
per il denso chiaroscuro col quale sono
MaestÀ di Città di Castello (Pinacoteca
drammatica" e la "determinazione pla
evidenziate la posa dci piedi sopram
Comunale) e del polittico di Montespec
stica� delle figure come l'esilo di un rap
mcssi, le tensioni muscolari delle gam
porto con il giovane Pietro Lorenzetti,
be, l'affossarsi dello stomaco e il rigon
filiforme la Madomlll col Bllmbino di De
ritenendo pertanto necessario alzare
fiarsi del ventre. Rispetto ai precedenti
troit sembra essere il frammento di un
la datazione proposta dalla Bertolini
protog;iotteschi, in questa croce restano
proto polittico, non ancora conforme al
chio. Con l'inconsueta e curiosa centina
Campetti sul l320.
tuttavia alcuni segnali più arcaici e con
le strutture architettoniche che Duccio
Assente nel repertorio su Duccio e i se
venzionali
maniera di Cimabue e
pubblicherà con il polittico n. 28 della
guaci di James H. Stubblebine ( 1979), la
dei maestri senesi attivi nella seconda
Pinacoteca Nazionale di Siena ( cat. 3 1 ) e
croce � stata nuovamente ricordata con
alla
metà del Duecento. L'aureola in rilievo
al quale si adeguerà anche il �Maestro di
la giusta paternità da Boskovits ( 1982),
ha una dimensione enorme; i bandello
Città di Castello" con il polittico n.
recensendo l'opera dello studioso ame
della medesima Pinacoteca.
ricano. In seguito, a
parte una semplice
ni sono trattati con metalli e lacche tra sparenti, a fingere un prezioso drappo;
Se ne dovrà dedurre che la Mlldonna col
citazione nell'intervento di Gaudenz
le mani sono immaginate con i palmi
Freuler (2001), non � stata presa in con-
aperti e rivolti verso l'alto. � quest'ulti-
33
Bambino di ln:troit, la Madonna col Bambino benedicente di collezione pri-
Li! di t:,,�tdlC' risul
anelot"· · · 200 1 , pp.l2,l7 nota 1 4 ; A. Paolu(ci,in
U11 re·
,,,, rivr/11/o• . . , 2001, p. IO; S.:a1ini 2002, pp.
234-235; Acquisiziolli e dolltJZiolli. . , 2003, pp. 14,73.
"Maestro di Monteoliveto"
Pittore attivo nei primi decenni del Trecento, appartie ne al gruppo di anonimi ducceschi che diffusero in area "provinciale" la maniera del maestro. Nelle sue opere più tarde si ravvisa un accostamento a Segna di Buona ventura. Il nome gli è derivalO dalla Maestà conservata nel monastero di Monteoliveto Maggiore. De Nicola ( 1 9 1 2- 1 9 1 3 ) fu il primo a enucleare l'attivi tà di questo pillore, attribuendogli il dittico raffigu rante la Maestà e la Crocifissione della collezione Jar ves, oggi alla Vale University di New Haven. Brandi (Lti Regia. . . , 1 933) ne ampliò in seguito il corpus, asse gnandogli la parte centrale di un tabernacolo con la Madonna col Bambino e santi e Storie della Passione della collezione Lee a Richmond, nonché il trittico con la Maestà e Storie della Passione n. 1 8 . 1 17.1 del Metropolitan Museum of Art di New York. Di rilievo sono inoltre le ricerche di Mendelsohn ( 1 950): ancora valida risulta infatti l'attribuzione della Crocifissione già in collezione Corsi a Firenze, di quella del Museo di Cincinnati, della Madonna col Bambino di Nocera Umbra, delle ante del trittico n. 4 1 . 1 90.3 1 del Metro-
politan Museum of Art di New York, con Storie delta vita di Cristo e Santi, della Crocifissione della collezio ne van Heek a 's Heerenberg, del Crocifisso con Maria e Giovanni do/emi della Pinacoteca Nazionale di Siena (cat. 53), nonché del dossale della chiesa di San Pietro a Olena. ll lavoro di Mendelsohn è stato fondamenta le per gli studiosi che si sono occupati in modo capil lare dell'anonimo artista. Tra questi, soprattutto Ger trud Coor-Achenbach ( 1955) ha ulteriormente accre sciuto il catalogo dell'anonimo pittore. Sostanzial mente valido risulta infine il corpus ricostruito da Stubblebine ( 1979), che, riprendendo quasi tutte le at tribuzioni precedenti, aggiungeva la Madonna col Bambino e d11e angeli in collezione O'Nians a Londra, la Crocifissione in collezione Grassi a New York e la Ma donna col Bambino già in collezione Bellini a Firenze. Da scartare invece le attribuzioni al "Maestro di Mon teoliveto" di due piccole Maestà, una appartenente al Louvre (Boskovits 1 982) e l'altra già nella collezione Thyssen, opera quest'ultima di Niccolò di Segna.
Silvio Masigrmni
.. I\laestro di Monteoliveto"
53. Croc�{ìsso con Maria e Giovanni dolenti
argento e tempera su tavola, l27 x 32 cm Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. 68 Il dipinto è in buono stato di conservazione. Non se ne conosce La provcmenza. P,rvenne al laGalleriadcll"lstituto di&lleArtidi Sienapri· ma dd l 842.
La Crocifissùme, giudicata nell'Ottocen to opera del XV secolo, fu accostata da Brandi (LJ Regia . . . . 1933) agli affreschi della chiesa di Santa Colomba - che lo studioso riteneva opera di Niccolò di Se gna - e in seguito attribuita al "Maestro di Monteoliveto" da Mendelshon { 1950). 11 riferimento è stato rifiutato da Coor Achcnbach {A New. . . , 1955), e successi vamente l'opera è rimasta un po' ai mar gini degli studi {è comunque compresa negli indici di Berenson, addirittura co me opera della bottega di Pietro loren7.etti). Tanto che è sfuggita alla ricogni zione di Stubblebine { 1979), che non la include nel suo, pur vasto, corpus delle opere duccesche. Recentemente Anna MariaGuiducci (in Mor�teriggior�i. . . , 1988) ha proposto di riconoscere nella Crcrifts sione un'opera del cosiddetto "Maestro della croce di Buonconvento� cui la stu diosa ha avvicinato anche gli �ffreschi di Santa Colomba. Non mi sembra, però, che la Crociftssior�e si leghi a quei dipinti, ma che sia piutto sto un "tipico prodotto" del "Ma�tro di
Monteolivcto'; come aveva a suo tempo ribadito Zeri ( 1 978), seguito da Bosko vits { 1 982). Infatti, se guardiamo l'e spressività un po' vernacolare dei perso naggi, dalle silltotterw strette e allungate, coi volti squadrati e un po' accigliati, la tavolozza variata ma cupa, vengono alla mente i lavori piU antichi del nostro pit tore, in particolare la Maestà di Monteo livelo,la piccola CrocifrssiOire,già in colle zione Corsi a Firenlt' (Stubblebine 1979, p. 93, fig. 2 1 0 ) e l'altra della collezione )arves, oggi alla Yale University di New Haven. Per questo si può propendere per una datazione entro il primo decennio del Trecento.
Si/l·io Masig11aui B1bliogmfia: [Pini] t842, p. 7. n. 93; [Milanrsi) l852, p. 2 l . n. 93; Gua/ogo. . . , l 860,p. 2 l . n. 93;
Uua/ogo. . . . l864, p. 24, n. l l 2; Gualogo. . . l871, p. 23, n. I 08; Cmt�logo. . . , l903, p. l9, n. 68;G!tll/ogo. . . . l909,p.30,n.68; Dami 1924,p. 16,n. 68; P,rkins l928.p. l45; Berenson 1932, p.252; Brandi, IA /ùgill . . . , l933,p.225; lleren son 1936, p. 252; Mendelsohn 1950; Coor Achenhach, A Nnv. . . , 1955, p. 204, nota I l ; Carli 1958,p.22; Berenson 1968,p. 220;Torriti 1977. p. 80; Zeri 1978, p. 149; � Bmedictis 1979, p. 94;
S.
P..dovani, in Buoncom""'"
l98 l , p. l8; Boskovits l9lU,p.502;S. P..dovani, in Mrutra . . . . 1983, p. 40; A.M. Guiducci, in
Mvutaiggicmi. . , l 983, p. 38; Torriti l990, pp. 4H4,1ìg.47
Ugolino di Nerio
La desolante penuria di documentazione archivistica su Ugolino di Nerio (tre atti in tutto,del l 3 1 7, 1 325 e 1 327, irrilevanti per la sua attività di pittore: Bacci, Dipi11ti. . . , 1939, pp. 1 2 1 - 162) è idealmente riscattata dalla biogra fia che, unico tra i ducceschi, gli dedicò Giorgio Vasari fin dal 1550. Tanta attenzione per un remoto maestro senese, il quale oltretutto "aveva, come caparbio e duro, la maniera di Cimabue in grandissima venerazione più che quella che usò Giotto� trova giustificazione nella firma di Ugolino che spiccava in calce al grandioso po littko svettante ancora a metà Cinquecento sull'altar maggiore di Santa Croce a Firenze. Come per altri arti sti trecenteschi, se Vasari storiografo rappresenta per Ugolino l'avvio della fortuna letteraria, lo stesso aretino, regista degli adeguamenti controriformistici nelle gran di chiese medievali fiorentine, contribuisce non poco alla rovina materiale dei suoi dipinti: l'ancona di Santa Croce verrà rimossa in conseguenza dei lavori di rialle stimento del presbiterio ( 1 566-1569) e traslocata all'al tare del dormitorio superiore del convento proprio per far largo a un monumentale ciborio realizzato su pro getto vasariano (Medri 1986). Il polittico per i francescani non è l'unica occasione fio rentina nella carriera di Ugolino; anzj, Vasari, pur allu dendo a "moltissime tavole et infinite cappelle per tutta Italia ... e molte ancora fuori de la Italia': limita di fatto le citazioni puntuali a opere conservate nella capitale me dicea. Innanzitutto un secondo polittico che "molti an ni stette a lo altare della cappella maggiore" di Santa Maria Novella, ma che già a metà Cinquecento stava nel cappellone degli Spagnoli (cfr. Orlandi 1955, 1, pp. 325327; Cannon 1982, pp. 87-91 ); quindi, nella edizione del l 568 (dove la biografia di Ugolino è u n po' miste riosamente riunita a quella del fiorentino Stefano), ag giunge la miracolosa Madorma col Bambino su un pila stro di Orsanmichele e una seconda tavola in Santa Croce, una Crocifissione con francescani oranri nella cap pella di Ridolfo de' Bardi, quella stessa affrescata da Giotto. Il raggio d'attività d'Ugolino sembra poi essersi spinto fino a Lucca, dove si conserva una precoce e frammentaria predella, avanzo di un grande complesso con tutta probabilità francescano (Museo Nazionale di Villa Guinigi), e da dove provengono la malconcia Ma-
donna che fu della collezione Schiff-Giorgini (da San Francesco: Schiff 1 9 12 , p. 367), il pinnacolo con Isaia, frammento di un polittico monumentale, della Natio nal Gallerydi Dublino (comprato a Lucca verso il l 870) e la tarda Sant'Antla cotl Maria bambina della National Gallery di Ottawa (Kanter 1 98 1 - 1982). Quasi tutti i dipinti fiorentini di Ugolino sono andati perduti o non sono stati rintracciati (non convince il tentativo di Maginnis 1 983 ): del catalogo steso dal Va sari sopravvive cosl, frammentario e incompleto, il so lo polittico di Santa Croce, i cui relitti sono oggi ap prodati a Berlino, Londra, New York, Philadelphia, Los Angeles. Una ricostruzione puntuale del complesso è stata resa possibile dal rinvenimento alla Biblioteca Va ticana di un disegno realiz:z.ato attorno al 1 785-1 790 per essere tradotto in incisione e illustrare la Histoire de l'Art par le Monwnens di Jean Baptiste Séroux d'Agin court, ma di cui si preferì infine omettere la riprodu zione (Loyrette 1978; segnalo però che tra le tavole di Séroux c'è una piccola incisione dal Seppellimento del la predella, tav. CV/22 della sezione PittiJra). f: appunto a partire dalle figure di questa ancona, sulla quale Della Valle ( 1 782- 1 786, II, 1 785, pp. 200-203) e Waagen ( 1 837-1 839, 1, 1837, pp. 393-395) potevano leg gere ancora la firma di Ugolino, che la moderna storia dell'arte ha ricostruito il catalogo di uno dei pittori più alti e più fedeli tra i seguaci di Duccio, facendo giustizia dei molti equivoci cresciuti col tempo sul tronco della scarna vita vasariana (Mancini, Baldinucci, Lanzi, lo stesso Milanesi . . . ). Un primo corpus fu raccolto con ammirevole acume da Cavalcaselle e Crowe fin dal !864; per vederlo ampliato e perfezionato occorre attendere la fioritura di studi attorno alla mostra senese dedicata a Duccio e ai ducceschi nel 1912, grazie a Federico Mason Perkins e, soprattutto, a Giacomo De Nicola ( 19 1 6). l contributi che si susseguirono nella prima metà del No vecento (da Van Marie a Berenson, da Meiss a Brandi) trovarono compiuta sintesi nel saggio monografico di Gertrude Coor del 1955 ( Contributions. . . ), rispetto al quale non costituisce un avanzamento delle conoscenze la scomposizione del catalogo del pittore tra quattro di verse mani operata da Stubblebine ( 1 979). 1n tempi re centi si fa apprezzare il profilo tracciato da Laurence
Kanter ( 1 98 1 - 1 982) a partire dalla Sant'Anna di Ottawa, attento soprattutto alla definizione dello sviluppo cro nologico dell'ormai non breve catalogo di Ugolino. L'avvio di Ugolino, dunque, si pone naturalmente sol· to l'egida di Duccio, ma con relazioni ancora più stret· te con alcune tavole problematicamente riferite alla fa se tarda del "Maestro di Badia a Isola': dall'importante ma ritoccata Maestà della collezione Cini di Venezia al le teste "aggiornate" della Maestà di Guido da Siena in San Domenico (che Cavalcaselle giudicava di Vgolino stesso: Crowe, Cavalcaselle 1864- 1 866, l, 1864, p. 55),al punto che Gertrude Coor ( Contributions. . . , 1955, p. 1 64) giungeva a sospettare che quell'anonimo altri non fosse che Nerio di Ugolino, il padre, pure pittore, del nostro, documentato nel 1 3 1 1 e già morto nel 1 3 1 8 (Bacci, Dipimi. . . , 1939, pp. 1 3 3 - 1 42). Verso il 1 3 1 0 do vrebbero trovare posto le più antiche prove certe del maestro, Ire bellissime Madonne col Bambino, profon damente debitrici dei modi di Duccio nel primo de cennio del Trecento, dalla Madonna di Perugia a cose come il trittico di Londra o la Madonna Stodet: una è nel castello di Langeais, in Turenna, la seconda fa parte del lascito Contini Bonacossi oggi agli Uffizi (Stubble bine 1979, figg. 383, 373), l'uhima è entrata nel 1 986 a far parte delle collezioni del Louvre (Laclotte 1987, con ottime osservazioni sulla cronologia del pittore). Ad anni di poco successivi dovrebbe rimontare il più antico tra i polittici di Ugolino conservatisi integri, quello di Cleveland, cui si possono accostare le Madon ne Lehman (New York, Metropolitan Museum) e della chiesa dei Servi di Montepulciano, entrambe derivate dal tipo iconografico della Maestà di Duccio. In segui to, quest'inflessibile fedeltà duccesca, apparentemente impermeabile alle novità che fin dal secondo decennio Simone e i Lorenzetti portavano sulla scena pittorica senese, si limita a scendere a patti con alcune innova zioni di carattere tipologico e tecnico: la crescente de corazione delle parti dorate, con splendidi fregi a gira li o a fiori, spesso accompagnati all'uso dei punzoni, e l'evoluzione delle carpenterie, nelle quali si fa frequen te l'arco ogivale. Parallelamente le figure evolvono dal la definizione più affilata e grafica delle cose più anti che verso una più sviluppata dimensione monumenta-
le e plastica. Un'inedita proliferazione decorativa com pare già nel polittico n. 39 della Pinacoteca di Siena, pur di foggia arcaica nella carpenteria, mentre ormai negli anni venti del Trecento Ugolino dipinge la goticissima ancona di Santa Croce, il suo capolavoro, da cui dipen dono molte produzioni della sua bottega, dal polittico che fu a San Polo in Chianti e oggi è nel castello Ricaso li di Brolio, ai santi Giovanni Battista (Poznan, Museo Nazionale) e Andrea (Los Angeles, J. Pau! Getty Mu seum), provenienti da uno stesso complesso smembra to. A1la tarda operosità ugoliniana risalgono anche a]. cune variazioni sul tema della Crocifissione, dalla tavo la Balcarres in Scozia, al dipinto in collezione Thyssen, alla gigantesca croce dei Servi di Siena (cat. 56). 1n quel la che è forse l'ultima opera del maestro tra quelle note - la Stlm'Anna di Ottawa - la decorazione dilagante e l'espressività pungente di Maria bambina alludono già ai modi di chi ne raccoglierà al più alto grado l'eredità, il giovane Bartolomeo Bulgarini. Credo che avesse ra gione Stubblebine ( 1 979, pp. 185- 1 86) nel riferire a Bulgarini esordiente, ancora nella bottega di Ugolino, il trittico già nella pieve di San Pietro in Villori a San Gio vanni d'Asso, poi in collezione Contini Bonacossi e og gi agli Uffizi. Se si confronta la Madonna col Bambino con quella di Ugolino a San Casciano (cat. 55) si vedrà infatti come il linguaggio sia sostanzialmente lo stesso, ma caricato, nella tavola degli Uffizi, di una vena espres siva e quasi grottesca che lo svuota della costumata ele ganza di Ugolino e ne fa quasi una caricatura. Ugolino, infine, ebbe due fratelli pittori, Muccia e Gui do (Bacci, Dipinti. . . , 1939, pp. 1 36- 1 38, 144- 1 49). Que st'ultimo compare nel 1 327 tra gli iscritti alla matricola dei pittori di Firenze, e mi chiedo se non possa essere presa in considerazione come cosa sua il trittico di San ta Maria a Bagnano (oggi a Certaldo, Museo d'Arte Sa cra), dunque in area fiorentina, spesso riferito a Ugoli no (R.C. Prato Pisani, in Il Museo d'arte sacra . . . , 200 1 , pp. 29-30) m a troppo debole per essere dawero suo. Quel che è certo è che si tratta di un pittore di casa a Fi renze, se la Madonna col Bambino deriva puntualmente dal gruppo centrale del polittico di Badia di Giotto (Previta1i 1963, p. 25; Previtali 1967, p. 63).
A/do Ga/li
Ugolino di Nerio 54. Crocifissione con san Francesco
oro e tempera su tavola, 67,5 x 44,4 cm
l'inusuale forma a tridente, immaginato
Ugolino di Nerio e Pietro Lorenzetfi, cui
Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. 34
come un albero dai tanti rami di r«ente pot a t i. Ta le t rasfigu razionc della croce, al lusiva alla meditazione sul Ligmmr Vitm.• del francescano Bonaventura da Bagnore gio, è al!estala a Siena da alcuni altissimi esempi duecenteschi, dalla Cro.:ifi5SiOIIC di Nicola Pisano nel pulpito della cauedrale ( 1 265-1268) al Croàfi5So intagliato una quindicina d'anni dopo da suo figlio Gio
Iscrizioni: IHS NA.(.ARL>,;t'(S){ RExi iUiliORU{M), nella!abella. La tavola si è preservata nclk dimensioni origi
nalieanchela cornice,co.stituitadaquattroli s1el� modanati inchiodali lungo i profili, appa re autentica. Formato e 50g6etlo hanno indot to a ritenere la Crt1€i{usi1me n. 34 della Pinaco teca s.ent'SC' la valva destra di un dinko. con ogni vc:rosimiglìanza congiunta a una Ma
domrn ce>/ &m1bim• (Stubblebinr 1979), ipolc si d.r parn:bbc: uhrriorTTlC'nlc avvalorata dai lre profondi fori chc, a inlcrvalli regolui, pc nctrano nello spnsore del suppor10 sul la !O si nimo (trae« degli allogsiamenti dei cardi ni?). Fino a un mtauro ncguito auomo al 1930 il dipin10 si preseruava deturpato da ri
fuimcnti ntni c gro!.Wlani, giustamente giu dicati ancora dnqueccnteschi da Brandi
(1,..,
Regia . . . , 1933) e visibili in alcune vecchie foto
grafie (Van Marie 1924, fig. 78). Tali ridipintu ll: intm:ssavano la !ò!goma della croce, norma
lizzata mediante la ricostruzione della tradi· zionale traversa pe�ndicolare (çol come· guentc rifacimento delle braccia del Cristo), la figura di �oan Fr.mCCKO, trasformato in una bionda Maddalena, tuni i pannr:ggi e lo sfon do. do.., erano state intr/iugmfra; Memoriale della l'i5ila ptUiorole...
l t575]; P«ci
1752, p. 9 1 ; Pecd 1 7 6 1 , p. 107;
Faluschi 1784. p. l29; Falusehi l 8 1 5, p. l l l ; Romagnoli 1822, p. 100; Romagnoli 1824, c. 4 1 ; Romagnoli
ame
18)5, IV, pp. l0)-)04,
426-427; Romagnoli 18)6, p. 42; ]Michelil 186), p. 79; Cavakaselle, Crowe 1864, 11, p. 54 e nota 4; Brigidi 1879, p. 98; Brigidi 1897, p. 1 3 l; Heywood, Okott l 903, p. 284; Weigelt 1 9 1 l . pp. l 9 1 - 192,263 e tav. S2; Dami 1 9 1 5, p. 40; Van Marie 1923-1938, 11 ( 1 924), p. l57; Jl.crenson 1932.p. 295; JI.crc:nson 19)6,p.254; Meiss l936,pp. t ] ) . l )6, p. t t 4, nota }; P.,r kins l939, p. 54); De JI.cnediCiis, Ul pillrlm . . . , 1979,p.94; L Bellosi, in
Musrmdi uperc:d'ar 11d vocem
rc. . . . 198), pp. 30·) 1 ; Lroncini,
Ugoli11o di Nerio,
1986, pp. 666-667; Torriti
1988, p. 347; Brukovits, Tht 711f�"·Borne misza. . . • l990,p.17,nota l 2 e p. l 9 l , nota 1 5; Sitllll t il senNe, lm, p. 93; Tosutnll, 1997, pp. 55-4-555; Franci, nd VO€em Ugolit�o di Ntrio, 2002. p. 9 1 2 .
Pittori ducceschi di terza generazione
Niccolò di Segna
Con Niccolò di Segna, figlio di Segna di Buonaventu ra, siamo ormai giunti a una terza generazione di pit· tori ducceschi. li linguaggio pittorico del padre viene prima trasformato da Niccolò sulla base di suggestioni derivategli da Ugolino di Nerio e Simone Martini, e successivamente portato a maturazione con una pro gressiva acquisizione del vigore formale dell'arte di Pietro Lorenzetti. La ricostruzione del corpus del pittore è stata spesso controversa, in quanto le sole opere documentate sul le quali fare affidamento sono il Crocifisso firmato e datato 1 345 della Pinacoteca Nazionale di Siena (inv. 46) e la Madonna col Bambino proveniente dalla cap pella di Montesiepi a San Galgano, scoperta e identifi cata da Bacd ( 1 935) come opera firmata da Niccolò e datata 1 336. Se si eccettua il prezioso documento recentemente sco perto da Polcri ( 1995, pp. 35-40) inerente la commis sione e i pagamenti a Niccolò di Segna per l'esecuzio ne, avvenuta tra il 1 346 e il 1 348, di un polittico per la chiesa di Sant'Agostino a Sansepolcro, l'unica testimo nianza documentaria da sempre conosciuta riguar dante il pittore risale al 133 1 , anno in cui Niccolò ri sulta prendere in affitto una bottega, per esercitarvi l'arte della pittura, dalla Casa di Santa Maria della Mi sericordia di Siena (Borghesi, Banchi 1898, pp. 1 6 - 1 7). Ciò non implica affatto, come molta critica è stata por tata a credere (Carli, LA pittura. . . , 1 955, pp. 6 1 -64; Stubblebine 1979, p. 1 54; Rave 1985, p. 9), che l'artista dovesse essere all'epoca molto giovane, agli inizi della
carriera. La sua prima formazione dovette invece avve nire nella bottega del padre Segna già nel secondo de cennio del Trecento, essendo collocabili intorno al 1 320 alcune delle più antiche opere, quali il Crocifisso della chiesa di Sant'lppolito a Bibbiena (già in San Lo· renzo) e i pannelli laterali di polittico della Pinacoteca Nazionale di Siena (cat. 57). A una fase leggermente più avanzata del percorso artistico di Niccolò appar tengono altre opere, scalabili nel corso del terzo decen nio, ossia la valva di dittico raffigurante Santa Cateri
na d'Alessandria, santa Maria Maddalena e sanf(l Mar gherita della Staatsgalerie di Stoccarda (Rave 1 985, pp. 6-9), la serie di tavolette comprendenti la Santa Cate rina d'Alessandria della Pinacoteca Nazionale di Siena, la Sam'Orsofa e il San Vittore del Musée des Beaux-Arts di Digione, il San Francesco del Museo di Palazzo Rea le di Pisa (cat. 58-61 ), un Santo vescovo comparso nel 1995 sul mercato antiquario, e inoltre la Madonna in trono con santi, angeli e un donatore benedettino già nella collezione Thyssen-Bornemisza a Castagnola. Solo con la Madonna col Bambino un tempo in colle zione Drury-Lowe a Locko Park (Stubblebine 1979, p. 1 54, fig. 478) è possibile cogliere l'inizio di un muta mento stilistico del pittore in direzione di una maggio re sobrietà di immagine e ampiezza di forme che ca ratterizza il suo linguaggio maturo, ben visibile nella Madonna del 1 336. Caratteri stilistici molto affini alle suddette opere rivela anche il poi ittico parzialmente ri costruito da Coor ( 1 955) intorno alla Madonna col Bambi11o della collezione Cini di Venezia, proveniente
dal convento di San Francesco a Prato, del quale face vano parte la Santa Lucia di Baltimora (Walters Art Gallery), il San Vitale e la Santa Caterina d'Ale55andria di Atlanta (Art Association Galleries), il San Bartolo meo della Pinacoteca di Siena (inv. 37) e infine, nell'or dine superiore, quattro tavole un tempo a Colonia, ri ferite a Niccolò di Segna già da Cavalcaselle (Crowe, Cavalcaselle 1 864- 1 866, 1 { 1 864), pp. 58-59) e un quin to elemento conservato al museo deli'Ermitage di San Pietroburgo (Kustodieva 1 979, pp. 7 1 -73). Cronologi camente vicini a questo complesso sono gli affreschi riconducibili a Niccolò di Segna nella cappella Spinel li in Santa Maria dei Servi a Siena (ossia la scena del l'Ascensione dell'Evangelista, i quattro santi ai lati della finestra e gran parte delle fasce decorative), che, assie me ad alcuni frammenti di affreschi nella chiesa dei santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello (tra cui una rovinatissima Maestà tra san Leonardo e 1111 santo vescovo, alcune frammentarie figure di santi e due epi sodi della vita di santa Caterina d'Alessandria), recen temente riferiti al pittore da Torriti ( 1 999), contribui scono a illustrare l'attività di frescante di Niccolò di Segna nel corso del quinto decennio. Altre opere della tarda attività del pittore (tra cui le otto tavolette con mezze figure di santi pubblicate e attribuite a Niccolò di Segna da Zeri - 1 967, p. 477 -, la Madonna col Bam bino di Villa l Tatti a Settignano e il trittico diviso tra i musei di Pienza, Cleveland e Raleigh) rivelano, nel chiaroscuro morbido e fumoso e nella complessa arti colazione spaziale delle figure, un rapporto strettissi-
mo con il polittico della Resurrezione di Sansepolcro, già riferito a Niccolò da Cavalcaselle ( 1 903- 1914, III, 1908, p. 29) e considerato da Longhi ( 195 1 , p. 54) il ca polavoro dell'artista. Tuttavia, parte della critica, acco gliendo la proposta di Gertrude Coor ( 1955, p. 90), ha preferito assegnare l'opera di Sansepolcro al fratello di Niccolò, Francesco di Segna, giungendo a trasferire in blocco l'ultima e qualitativamente migliore produzio ne di Niccolò al fratello, altrimenti noto solo dai docu menti (Bologna 196 1 , p. 36; De Benedictis, La pinu ra. . . , 1979, pp. 1 1 , 3 1 ; De Benedictis 1986, p. 337). L'at tività di Niccolò di Segna per la città di Sansepolcro è oggi confermata dal documento scoperto nel l 995 da Polcri, riguardante un pagamento all'artista nel set tembre 1 348 per una pala d'altare eseguita per la chie sa di Sant'Agostino. Che il polittico della Resurrezione non sia tuttavia identificabile con l'opera citata dal do cumento lo rivela sia l'iconografia, di carattere camal dolese anziché agostiniano (Torriti 1999, pp. 49, 62), sia lo stile, davvero troppo moderno e aggiornato su gli S\'iluppi della pittura di Pietro Lorenzetti per una datazione a soli tre anni di distanza dall'ancor ducce sco Crocifisso del 1 345. Eseguito probabilmente per l'ordine camaldolese intorno o forse già oltre la metà del secolo, il polittico della Resurrezione costituisce quindi il punto di arrivo della lunga attività di Niccolò di Segna, il risultato di un lungo percorso evolutivo che ha condotto il pittore assai lontano dalla lezione duecesca da cui era partito.
Beatrice Franci
Niccolò di Segna 57. I santi
Benedetto, Michele arcangelo, Bartolomeo e Nicola;
nell'ordine superiore (da sinistra a destra): 1 santi Lucia,
Lorenzo, Andrea, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Giacomo, Giovanni Climaco (?), Maria Maddalena
oro e tempera su tavola, I l O x 168cm Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. 38 NeUa fasda sottosWiteleligureprincipali,inca l'lltttri gotici, compaiono le seguenti i.s ipotizzò, peraltro con qualche dubbio, che potesse trattarsi di un pro dotto gim·anile di Niccolò di Segna. An che Berenson ( 1932; 1936) annoverava il dipinto nel catalogo di Segna, mentre Brandi (La Regia . . ., 1933), notandonegli influssi martiniani, lo ritenne opera di un anonimo contemporaneo di Simone Martini. Per primo Ladone nel 1955 (Guillaume 1980) ha riconosciuto l'iden tità di mano fra questa tavola c le due di Digione, riconducendole all'atti\•ità di Niccolò di Segna, seguito poi da Zeri ( 1978), da Cri�tin� De Benedicti� (Ul pir lllra . . . , 1979) e infine da Guillaumc ( 1 980; in L'1trt goliliq11e sicmwis. . . , 1983 ). l due dipinti di Digione,entrati a far par te del Musée des Beaux-Arts nel l 9 1 6, so no stati segnalati per la prima volla da Van Marie ( 1 934) come opere di un ano nimo pittore ducces. 87; Torriti 1990,p.60.
Niccolò di Segna 62. Il Redento re
benedicente
oro e tempera su tavola, 54 x 5S cm Siena, collezione Salini L'opm t in bUOM�IO
oornict" lignn l'bui'-!.
di (ON(I'v.UÌOnt. l.:a prima incolw t inchio
.Uta•u.J�upporto,poi i�t� tdon"�
.alresto delL!t�vol4, p«�pp.lrire � � loOiìd.tle.
�•·:�n� di Boon�nnna, .:r.x( Jirinu, :l.,r�rz.•. rK,·e Jdl� ��mc Fior.� c
Lucòlla
Appartenuto alla collezione di Frederick F. Sherman (New York), q unto Rnltllfort �rrtdicttrttt comparso a un'.wa londine se di Sothtby'� ( t ! luglio 197}, n. 104) co me dipinto sene.se del Trecento. Ncl l935 Lipman l'.llveva considtnto o� ra di un seguace di Pietro Lo�nzeui, mtt tendolo in rr:L:u:ione con il Cristo rÌ!iDrto dipinto al centro del gran& �iuico lkl duomo a San Sepokro. senza considerare tunavia la pos.sibilit� che le dut opere po· tesstro esstrr: della sttw. mano. Nel 1976 Cristina De BenNictis ne ha im"«t propo· sta l'anribuzione a lippo di Vanni. Nel
1978 Federico Zeri l'ha riftrito a Niccolò di Segna, rittnendolo J'dnnmto apicale dellagl'l1ndt croceappaflencnte-alla Pina coteca Nuion3le di Sk� (inv. 46), che in origine su.v;�. nella chi� dti carmtlitani. Con qunllt st� indkazionc il dipinto si trova citato ncl rt'pi po�no stabilire con il bel trittico di �n Giovanni d'Asso (oggi esrosto Il('[ MuM'O Dioce$3no di Pienu), c in particolare con Ll .:u spide centrale di questo «nnplcsw {oggi nel North Carolina Mw.eum o( Art a Ra leigh), dove un minuscolo e ddicato Rc demortb(lltdicel/lt' sembracsscrc il pm::e dente diretto di quello qui esposto. Anche la stretta conno$Sione wn il poliniw bor ghigiano, oper;1 matur;t e di gr;�nde effet to p in buonc wnditioni.
La Madonna viene qui rappresentata con in braccio il figlio, dal cui collo pen de una collanina con atla"ati una croco: c un pcuettodi corallo rosso; sant'Ansa no reca in mano il vessillo di Siena, issa to su di un'asta, mentre san Galgano in figge la spada capovolta nella roccia che rappresenta la cima della collina di Montesiepi, dove una simile arma è tut tora conservata. Lo scomparto centrale è men1.ionato in un inventario del 1859 (ASS, Submmomtlto dei Be11ejìci Vacanti, filza 424, lm-c11tario, I l Febbraio 1859, c. 4v.) dal quale si apprende come a quella data il dipinto, incorniciato da un bal dacchino con stucchi, fosse consçrvato nella pieve di San Giovanni Battista a
ipotizza che anche la Madomrfl col Bmrr bilro provenga dal Palazzo Pubblico, po nendo tutto il trittko in relazionc con un documento del 1339, in cui si attesta il rimborso al ca marlengo per le spese da lui sostenute per�una tavola dipinta col la figura di nostra dona c di sanno an$il no e di san galgano" (ASS, Bicclu·ma 2 0 1 , c. 60r.). Milanesi (in Vasari 1568, ed. 1878- 1 885) riteneva che le due figure la terali fossero i resti della tavola, destina ta all'ufficio della Bi"herna, commis sionata a Segna di Buonaventura nel 1306; tale wllegamento stilistico rimase nei cataloghi ufficiali della PinacotC\:a so:nese fino agli ini1.i del Novt'(ento, pe riodo in cui /acobsen ( 1 907) avan1.a un'attribuzione a Niccolò di Segna. De Nicola (Mostm . . . • 1 9 1 2 ) è il primo a rendersi conto Jd fatto che la Madorr11a, allora ancora nella pieve di San Giovan ni Battista a Fogliano, già assegnata indi pendentemente a Segna di Buonaventu ra da Langton Douglas (in Crowe, Ca \'alcaselle 1908), e i due santi della Pina coteca formavano un trittico, da lui ascritto a un seguace di Ugolino di Ne rio. Berenson ( " Ugolitro . . . , 1 9 1 8 ) inseri sce il dipinto nella fase iniziale del pitto re che egli denomina "Ugolino Lorenzet ti" {in quanto ravvisa nel suo stile sia in flussi di Ugolino di Nerio che di Pietro Lorenzctti), c lo data a poco dopo il \325. De Wald ( 1923) scinde il gruppo di Berenson tra due distinte personalità e colloca il trittico nel corpus del maestro più arcaizzante, distinto dal secondo, da lui denominato "Maestro della Madotl rrtl d'Ovile� per una cultura figurativa ancora quasi esclusivamente duccesca. Meiss ( 1 93 1 ; 1936), dopo aver di nuovo assegnato a un'unica personalità i grup pi di Berenson e di De Wald c proposto la sua identificazione col pillon: Barto lomeo Bulgarini, documentato dal 1 337 al 1 378 (trsi oggi accettata dalla maggio ranza della critica), colloca il trittico agli
Fogliano, pres5o Siena; la tavola passò poi nella chiesa di San Francesco ali" Al berino e quindi nel Museo dell'Opera del Duomo. Nel 1 842 Milanesi (in Va$il ri 1568, ed. 1 878- 1 885) curò il trasferi mento dci due santi dal Palazzo Pubbli
esordi della carriera dell'artista. Isolata rimane l'attribuzione di Bacci (Dipinti. . . , !939) a Pio:tro Lorerw:tti. Carli ( 198l ), sulla scia di De Wald, torna a scindere il gru p·
co di Siena alla Galleria dell'Accademia di Belle Arti. Steinhoff-Morrison ( 1989)
po di opere ascrilte generalmente a Bul garini tra due anonime personalità, da-
tando il trittico attorno al \335. Stein hoff-Morrison ( 1 989) colloca il dipinto nel quarto decennio del secolo per via delle affinità con la produzione tarda di Ugolino di Nerio e di Segna di Buona ventura. Quest'opera, denominata con vcnzionalmcntl.' "trittico di Fogliano': vista la provenienza dello scomparto centrale, è da considerarsi, assieme al polittico di Santa Croce a Firenze e alla Cmcifissiou,.deli'Ermitage (cat. 63), una tra le opere più antiche del corpm attual mente noto di Bulgarini, data la prcdo minan7.a degli stilemi duccCKhi (l'abbi gliamento e la posa della Vergine, l'idea del Bambino che gioca con il velo della madre, le anatomie facciali costruite an cora mediante elementi astrattivi di lon· tana origine cimabuesca, come si nota nella canna nasale, sormontata da una sorta di forcclla c con la punta arroton data); si osservi inoltre come le forme dei volti c lo: capigliature siano delimita te in modo marcato c il modellato venga reso mediante una larga trama di sottili pennellate (ben visibili a un esame rav vicinato). Questi elementi formali. che valsero al pittore l'a"ostamcnto con Ugolino di Ne rio (da cui desunsc la par te iniziale del suo primitivo appellativo esegetico) e Segna di Buonaventura, indi cano dunque come Bartolomeo Bulgari ni maturò i suoi esordi a contatto con i pittori della seconda generazione ducce sca; il dipinto non è peraltro esente da una certa durezza di modellato e da lievi incongruenze proporzionali, in partico lare negli incarnati della figura del Bam· bino c nella larga testa della Vergine, de menti comprensibili se si pensa alle pro· ve iniziali di un esordiente percorso arti· stico. Nonostante i dati ducceschi siano qui dominanti, se si confronta attenta mente il trittico con le opere del capo scuola senese e della sua cerchia più stretta, elementi quali il dilatarsi delle masse dei corpi, il turgore delle piccole labbra serrate, l'allungamento c l'assotti gliamento del taglio degli occhi, il moti vo del manto rimboccato solto al brac cio destro della Vergine e le pieghe più semplici e lineari dei panneggi parreb bero indicare un accostamento al reper-
torio formale dri fratelli Lorenzetti, la cui innuenza diverrà dominante nelle opere piU tarde dì Bulgo.rini. Inoltre le belle ornamemazioni calligrafiche che bordano le vesti dci personaggi e campi scono la parte bianca della balzana del sant'Ansano, il grande gioiello che funge da spilla del mantello di san Galgano (che, tra le opere del pittore, ricorda par ticolo.rmente la larga fibula sul petto dd la santa Caterina del polinico un tempo nella chiesa di San Cerbone a Lucca) e la ricca decorazione punzonata delle au reole e del fondo doralo lascerebbero supporre che anche il raffinato e prezio so mondo figurativo di Simone Martin i sia in parte conHuito tra le suggestioni che ispirarono la reali1.zazione di que st'opera. Un elemento non ancora consi derato dalla critica per la datazione del dipinto, che comunque viene fatta oscil lare generalmente tra la metà del terzo e la fine del quarto decennio del Trecento, potrebbeeS!iere il largo scollo (da spalla a spalla) delle vesti dei due santi, particola re che pare comparire identico anche al di sotto del velo della Vergine; tale am-
pie.z.z.a, in base agli studi compiuti sui rapporti tra la moda del primo Trecento e le opered'arte coeve (Bellosi 1977),sa rebbe ben compatibile con una datazio ne attorno al ! JJS-1 340.
Fraucesco Mori Biltliugru/i Ji Huonin�na, 1/,o, i suoi mo· delli di riferimento erano ahri. La presa di coscienza delle novità giovannee, nella carriera di Gana di Fazio, è un fallo assai tardivo (e un po' esteriore), che interes sa sostanzialmente soltanto la sua auività dell'inoltrato stcondo decennio del secolo (cat. 86-88). In questo stato di cose, è la produzione orafa che, sulla via segnata da Guccio di Mannaia, all'inizio del Tre cento rappresenta a Siena la punta di diamante della cultura gotica, svolgendo un ruolo fondamentale di mediazione è: diffusione del linguaggio ohremontano. t stata avvertita l'importanza che il linguaggio di cui essa era veicolo ha avuto per pittori come Pietro Lo renzetti e. soprattuno, Simone MartinL Ma netta è l'in· cidenza anche nel campo dtlla scultura, che apre la strada agli �siti fortemtnte francesizzanti di Goro di Gregorio. La posizione dello scultore, che dovette affer marsi già nel corso del secondo decennio, è assai origi nale e, quanto a intelligenza dei suggerimenti forniti dagli orafi-smaltisti, trova un parallelo significativo proprio nella pittura di Simone Martini'". Entrambi ri fiutano alcuni aspetti, come l'espressività clamante e quasi caricaturale, ma ne rielaborano l'ossessione calli graftca, la tendenza a una figurazione riccamente orna ta, elegantemente mossa e articolata. Con Goro di Gregorio vediamo profilarsi una decisa alternativa rispetto all'altro grande scultore della sua generazione. ossia Agostino di Giovanni''. La volontà appunto è di allinearsi a quanto di più spregiudicata mente gotico era stato prodotto a Siena: un piccolo ca-
Mad()ll/la col Bambino ancor oggi
colazioni delle superfici 1rova i più naturali paralleli nei
in collezione privata .. ( figg. 1 7 - 1 8 ) ha infatti i suoi mi
caratteri forlemente francesizzanti di qud particolari
polavoro come una
gliori precedenti in immagini, pur diverse iconografi
prodoni de-ll'arte orafa che furono i sigilli: indicativi
camente e di oh re un decennio an1criori. come quell:.
quello del monilstero di San Giuslo nel Chianti o il si
del san Pimo che affianca la Madonna nella placchel
bilmenle sono da datarsi ormai in prossimilà dell'ani vita di Goro di Gregorio"'.
non solo nell'articolazione del panneggio - mosso,
1 6 . (ÌJno tli h1.i�>.
nwnum�nto (undlr"fomm:IMl d'Andrco l t
IJO.n,
p�ni176-471; Ganzfli
a.rli. &!Jfmt'.. . ,
1969, pp.
priva dell'altare, e verrt riproposla nella
su/ tempio. Sulla basc di qucsteaffinità, e
tomba di santa Ma!Jherit.a da Cortona,
del fano che nei resoconti re�ivi ai primi
sion l995,p.oi76; Canoon, Vauchez 1999, pp.68·
che Gianna Bardotti ( 1934) auribuisce a
miracoli posr morttm, riuknti al 1 3 10, si
69,73:Ascani t999, p.20l:Cducri 200l.pp. I IS·
Gano di Fazio e dunque .sitw cronologi-
accenni già ag.li ex mto iOSpest presso la
124.JJ2-H5.
l990.pp. :ZS-30; Bardotti Bia
Gano di Fazio 86. San Giovanni Battista 87. San Pietro 88. Giovcme santo con libro
86.SanGiovanni &ttista
marmo,altuza 73,J cm 81.San Pittro
marmo. altaza 78,6 cm 88.Giovanesantoron libro
marmo., altezza 7S. I cm Massa Marittima, cattedrale di San Cerbone Le so:ulturt sono bcn consct"'alt, K � o:«t� tuano alcune schegiatUR Mite 10M in mas• gio� prominrnu. M�nlensono anmn j)ltrutava al sar·
cofago (Giusti, TucciareUi 1990). Esst pn:·
smtano sui lati un grosso incavo rellan· golart, l3.SCiato allo st�io della sboz.:utu· ra. e ta tesrimonianza materialedel fann the in origine mno conntSK a incasrrn
alle due estrfmitl del sarcofago, ;d la testa (la scultura in ,olleziOtW privata) e ai pie· di (quella oggi al rrctoraiO) dell'effigie del
defunto. Con inedila solul.ione struttura· le, la tomba del giurista GuaJielmo di Ci· liano prevedeva dunque quello che appa re uno dei motivi fondamentali dell'icono· grafia funebre tardomedicvale: la presen· za di figure che rifMtono simbolicamente il rito funebre, con l'accento pruto su un gesto di assoluzione (ovvero la benedì· :r.ione). A differenu di illustri prototipi, come il stpokro di Ricu.rdo Annibaldi
(t
1289) di ArnoUO in San Giovanni in
Laterano a Roma, il tmla � ridotto a due sole fis\lre (duefrati:unoche reca il libro delle preghiere, l'altro con il libro t in at· to di benedire). S«ondo una tradizione che apl"'re particolarmente radicata io Toscana (Bartalini
1985.
p. 25; lohruon
2000, pp. I05-106). Guglielmo di Ciliano fu giurista di note· vole fuma, rettore deii'Univcnitl :;c:nt5e e più volte ambasciatore della Repubblica. negli anni immediatamente 5otguenti al trasferimento a Siena dei docenti t dettli studenti dello Studio
bolognese
( 1 32 1 ).
Fino al l 324 sono anes�aticapillarmente i pagamenti per le sue k?.ioni di diritto canonico e per i Krvizi svolti quale �giu· dice e sapiente� per il Comune (Bartalini 1985, pp. 26, 36). Dopo il 2Q aprile 1 324
Goro di Grqorto, L:;;,.,,t�,;,.,.,J;llrritt, f"tlkol4r( d.:l monumtnlo
l'und•�&l ,iuri$ta Gu,liflmodi Citiai'O. �.n'tlon.IOckti'Vn� Sim ct ad in·
quale dovrio essere raffigurata la Vergine con
vkemdarect :;oh·cre propcnJictnominepc
il Bambino cd alt� figu� secondo il loro va
nesili�ct di�ti locator"" cid�m Dnrcio et si fal
le�, impesnando1i a corrispondergli, qualo
lercnt et in fide non starent l ac idem Oucius
ra l'opera risullllS$C di loro piacimcnto, la
cisdCilllocatorih...s si fallcret ctin fidcnonsta
somma di ISO li� di fiorini piccoli.
ret ipsis scrv�ntibusl et in fide stantib1,1s lihr3S
ASF, Diplomatico, SormJii,
quinquaginta llortnorum parvornm et damp·
S.mta JfarÙ! ·"'Q·
vrl/a !it>lntionem fincm scu
omnia coram mc a(ta mgatus publke scripsi.
n. l l .
I I . Ammcmk o;omminatc a D� di Buo ninsegna, della wntnda di Sul Do1111to, per non aver prestato i1 giuramento del Popolo. e per un'assmu. dal Consiglio del Popolo ASS, Biccherna 725 Libm dclle condanne ( l 270 - 1296)
ASS,Bicoh�rna UH c. 61 r. Uscite dd Camerlengo al tempn della pn·
dtsteria dt Pino Vtrnacoi da Cremona, primo ...m..tre l 290/91
1291 gennaio 27
• • .111 • • •
c.64r.(c. 76r. n.a.)
1289luglio- dkembre c.632r.{643v.n.a.) Condempnationts facte tempo� domini Ba ronis de Sancto Miniate Potcstatis et Capita nei Communis Sl:narum. f In anno Domini millcsimocduxviiii c.647r.-v. (658r.-v. n.a.) lnfrascripti suni qui non iuravenml mandata domini Capitanci et scquentium' Populi Krip ti ptr terçnio etpa contratas utl inferÌU5con·
De con t rata sancti Donati l Duccius Boninse gne in folio li. l • . . 111 •.
Ndi.rl colouua drstrrr dello srmo foglio, ncrmno a/l'mupin pan:111ni che rnccog/ic W/lo
/'cicliCO
111 ..
ltem lxxii libras prtdictis offidalibus quos habuerunt die xxvii ianuariif
Ducciuspictorl . . . 111..
. . . /{{ . . .
c.64v.(c. 76v. n.a.) ltcm x sol id�» eodem dic Duccio pinctcri pro signis librorum Camcrarii et iii i-. Nota: a c. 6Jv., nella .nta pllo: Carta di pacti
gatusscripsiet publicavi.
notarii scribc et offitialis Comunis Senarum
fani l col maesuo Duccio �r calgione de la ta
Sulveno, di mmro coem: Maestro Duccio di
ad bancum l as.ses.wris terçcrii Camollic. In
vola s;mcte l Muie; di nwno modenra: 603; "
pegni/ton: l fiorini doro: di mano modema:
primis dc libro qucrimoniarum dicti l ser Mi
I4- 1 856, 1.pp. l69-170; Stub
gio fuit cxb.innitus in :uiiii / libris denario
blebine 1979, 1, pp. 202-203; Whitc 1979, p.
rum Scnen5ium./ Dicto MiniXcio procurato
Quirici Ca.slriwteris l et c"Onlrada de Stallereg
1898, p. 2 1 . Stubblebine 1979, l, pp. lOl-202; Whitc 1979, pp. 192-193; S;atkowski 2000, n. 39.
27. Maestro Duccio ckl fu Buoninsepa. pil lo�,li riconoacc debitOR nei con&-onti del l'Operi di Santa Maria di Sieru� per la som ma di 50 fiorini d'oro riavuta in pretito, impegnandoli a reti.tuirla aUe pros1ime ca lencle di gmnaio.
l94: Satkowski, lOOO, n. 40.
repredicto·. Foliodicto·.
28.Disposirioniconcordatc cin::a lemodali· tlcon cui i'Opera dovrii retribuire il laYOro dte maestro Du«io frullo per la lft!izzazionc della pane posteriore della tavola.
Cfr.: Stubblebine 1979, ], p. 204; Satkowskl
ASS. Diplomatko, Opera de/la metropolitana,
AOMS,25, inscrto l
1308 dicembre 20 (au..
53/)
[ 1 309 ) i308 dicemb�20
In nomine Domini Amen.
Anno Domini mcccviii·, indictione vii',die U'
Questa è la concordia che Buonaventura Bar
mensis dccembris. Ego magister l Duccius
talomci e Puigiono ebero la]s.sieme l del fat
piCtor oli m Boninsegne civis Srnemis pro mc
to de la tavola de· lavorio dc la parte dietro.
2000, n. 43.
31. 11 collegio dei Nove, viste le decisioni dd lr. commisis one incaricata di provvedere al buono stato ddi'Opera di San\11 Maria, sta bilixe dlc vmpno Rpidamente condotti a termine i lavori inirilllti per il mosaico e per la tavola ddJa Vergine, e dtc vmp ridotto a dieci il numero dei maestri incaricati dri lr. vorinel.la cattcdralc.
ASS, Diplomatico,O�ra della Mo:tropolitana,
"'" x" l indictionc viii i' die :uvii" n�mbris
I J l O novembre 28
scripsiet publicavirogatus.
(ms.554)
UIOnovem.bre28 In nomine Domini. Amen. Omnibll'i appare;�!
Sul YCTSO, di m11nu CWY��: Chana delo stançia melnto che
federo e signtori Nove di diede
maestri; di mano moderntJ: 6 1 4.
eviden1er quod cum ad offidum dominorum Novmi l gubema1orum d drlmwrum Comu·
nis d Populi Senarum d ad ipso5 domillO$ No·
vem pro Comuni Senarum pertincal/ d tllpeo:: ·
Cfr.: Milanesi 18S4-18S6,l,pp. l 7 5· 1 76;Stub· blebine 1979, I, pp. 204-205; White 1979, pp. 195· 1 96; Satkowski 2000, n . «.
Id habcrecul"llm solliciludinemdamoremcir a Opm�m beale Marie w:mpn-vir/ginisd cir
circacessandas tllpensas inutiles l que incum
31. Duccio, pinon:, compare tra le persone sogene .U. tat.sazione ndle compapie di StaDoregi di dmtro e di StaDoregi di fuori.
bunt Opm: supradieled adapensas ulibK
ASS, Lira7
a conw:rv.�tionem diete opcris seu Opm: d
34. Maestro Duccio dd fu Buoninscpa, pit· ton:, del popolo di San Quirico in Castelvec· chio, ti ricon01011 debitore nei confronti di serTomuccio dd fu Dino per lasorrunacU40 lire di dmari senesi ricevuh in prestito e d. restituinidi U • sei mai.
ASS,Notarile 2S Pmtocollo di sc:rCokuo di Cl!clc ( 1 3 1 1 · 1 319)
[ 1 3 1 3 giugno9]
ceptandas e! valendas pro ipsa / Operaconser
�tmdellepersa.,.delterzodiCittàc�edo
vanda, COII'Iilio dominorum Nowm gubcmato
vcva no ....,re alli r;otc. l 1 1 l t · l 2l
Dic viiii iunii,Smis coram Mino Nicchollai et Meo Colnlpagni tc5tibus presentibus. Ego
rumet:ddensorum Comuniset:PopuliSenarum
1 1 3 1 1-1)11]
/ choadunato in eorum consislorio novi palatii
dicti Comun� in quo dicti domini Novem 1
Cfr.: Milanni 1854-1856, l, p. 169; Lisini 1898, p. 22; Stubhlebine 1979, ], p. 205; White 1979, pp. l96-l97; Satkowski 2000, n.46.
magister /Duccius condam Buoniln]qne de poppulo 5ilncti /Quirici Castri Veteris facio
c. l l 8r.(c. l l 7r.n.a.)
mol"llntur ad eorum officium ela:r{endum, dic
Livl"ll di Stallereggi dcntro/
me debitorem tibi l � Thomuccio condam Di·
tum consilium dictorum dominorum No>1:m
c. l23r.
ni in Kl �bris denariorum l Senensium causa
nemine l discordante audila el diligenter in·
. • • 11/ • . •
mutui hinc ad vi mcnsn
spccta provisionef.Jctaper disrn:tos etsapitn·
Ducciodipegnitore" Il
Nota: l'intera registrazione t cana:llata con un
tes l virosdt civitateSenarumeleaose!d�u
c. l 57r.
tratto di penna.
tatos speo::ia.liter supn- providmda utililate d l
Livradi Stallcreggi difuore/
commodo diete Opere et supn- nc«$Sariis d
. . . /// . . .
Cfr.: Lisini 1898, p. SO, Stubhlebinc 1979, l, p.
opponun� operibus f.Jcimdis in Opere SUpl"ll ·
maestro Duccio dipcgnitore / . . .
205; White 1979, p. 197; Satkowski, 2000, n. 47.
Cfr.: Satkowski 2000, n . 45.
35.Stimadelle proprKti imponibiliddlepa-· soneuominiddla lira di Stalloreg:ididmtro.
dicta/o:thabitasuper predicrisdeliberalioncple naria, invocato nomine lhesu Chruti cl beate Marie l virginis mauis sue o:t habito 1ractatu so·
expm.sis dictt Opere fa"o diligenti l partito w:·
33. Pagamento • qu.nrn musitl del Comune per il servizio prahto in occasione dd tra· 1portodella hvulanffigurante la MaestÀ
cundum formam statuti quod in opel"llndo et
ASS.Bicchuna 125
lempni de predictis, voluit firmavi! atque l de crevit consideratis redditibll'i cl facullatibus cl
facimdo et fieri faciendo opere .seu opwl mu
c . t r.: Entrata d.-Ilo ione, nella sistema
Fl"llncischus cl/ Petrus 8indi habent unamdo
magistcrVannes Bcntivegnic
zione moderna dd registro, dell'ultimo dei
mum positam in popolo sandti Quirici et
magister Tofanus Manni
selle fasciooli che lo compongono. Quest'uhi
contrala de Stallc�o l cui ex uno magislri
magistCTCieffu•Vcnture
mo fa.scico\odi 13 fogli piegati a comporre un
Duccii pietoris ex alio hercdum Arriguccii et
magisterVannesl'almerii
quaderno di 26 cc. • numerate dalla 261 alla
ex alio murus l Comunis, extimatam in libris
magistCTTura Paghanisdi
286nella numerazioneantica (apenna in nu
centumviginti.scx solidis tredccim et dcnariis
magister Orsinu.s Guidonis
mcri romani) · � stato infa11i inKrito di qui·
quattuor ut / patet in libro domorum Tcrçcrii
magisttrCiolu• Maffciet
to alla c. l62v. della numerazione moderna
civitatis,foliocdxxvii.
magisterTucdus dcla fava
(corrispondente alla c. 260v. della n.a.) in que sto modo: dapprima ti solo foglio centrale (cc.
ISTJ Ego lohanncs Paganelli notarius et nunc
seri b.! dictorum dominorum Nm'tm l supm·
l6S- l76 dclla n.m. e lc cc. 261-272 n.a.corri· spandono alle cc. 177- 1 88 della n.m. La regi·
c. I S3r.
a lapis 163- 164, quindi il quaderno dci
re·
die1c rcformationi et concordie dicti consilii
stanti 12 fogli, piegato in modo errato cosic ·
intcrfui et ut supra continctur l dc mandato
ché le cc. 275-286 n.a. corrispondono alle cc.
discreti et sapientis viri Antonii m�gistri Pa· cis prioris l dictorum dominorum No�m
1/rmargi�re sirrisrrv. libr. cxxvi l s. �ii /den.iiii
3Sb. Donna Taviana, vedova di Duccio, pino re, t proprietaria per la mellli di un• eu. po Sh in Siena, .Uc Due Porte, neJla lin. e oon trad.i di Stallorqmi. di dentro,1timat. dd q. !ore di I l O lire di denui sma.i.
273-274n.a.) ripiegato su se ste:sso e cartulalo
mihii facto Senis in dicto Consistorio, coram
strazione trascritta, correttamente indicata
Domina Taviana u.wrolim Duccii pictoris ha·
ser Pasquale Fedis l nota rio et Ventura Guido·
dagli editori pm:cdenti alla c. 26lr. n.a .. çorr·
bet mcdietatcm uniu� domus po.�ite Senis ad
nis testibus prcsentibus in anno Domini m•
sipondcdunquealla c. l 77r.n.m.
Duas l Portas ct libr.� et contra!J Stallercggti
l mw.. quam ha�t cum �rnardino Cl Pino
m.�. filii olim Ducci Boninqne pio.:toris l de
Arriguccii Dietisalvi f cui ex uno lençi Ventu
populo sancti Quirici in Castro Veto:ri solvc
re el ante strata extimatam in centum decem
rint interomno:s in generali cabella l Comunis
libras ut continelur in l libro rcpt"rtorio do
Scnarum viginti soldos dcnariorum Scnen
La vetnta dd duomo di Sima 38. CapitoU agiunti al Costituto dd Comu· ne di Siena del l287 e del l288, (Oi qua.li si stabilisce che il Comune CGpra le spese soste nute d.U'Opera di Santa Maria pa l'acqui· sto del vetro necessario alla rcaliuuione dcUa finestra rotonda sopra l'altanmagio re deUa Cattedrale.
morum Terçerii civitatis folio viiii, licet dicat
sium pro rcpudiatione �u abstinentia l here
uxor olim Ducdi pictoris.
ditatis dic1i oli m Ducd patriseorum,et ipsam
/n mllfiÌII�sinisrro: Librecx
hen:ditatem repudiavc/rint �u � ab ca absti nuerint in generali Consilio campane Comu
Cfr.: Lisini 1898, pp. 50· 5 1 ; Stubblcbine 1979,
nis Scnarum, pro ut l exinde dkitur esse carta
l, p. 207; Whit� 1979, pp. 197-198; SatkoW!òki
facta manuSer Rarnerii flcrnardi notarii sub
CfT.: Stubblebine 1979, l , p. 201!; White 1979,
- 00; Salkow$ki 2000, n . S4.
pp. l 98 2
2000, nn. 5 1 -52.
anno Domini l mccc�iiii, indictione secun
36.
Stima delle proprietll imponibili degli uomini della lira di Sant'Antonio.
l et placet dicto pmo:ntc Consilioquod aucto ritate, vigore ct baylia huius prrscntisconsilii
Nota sulla datniooe: la redazione ddla prima
ASS, Es1imo BS
dieta n:pudia.ltio SC"U abstinentia diete herrdi
partc,iui
ancoraggio dd singoli pannelli, a una leggera
tamente rccuperato a nuova vita, si può ora
affrcsçu od monumento del vcsçuvo
pulituradelle tesserevitrtt.
corrcnam�-'11 di CremcmJdm> Gnllem11i, inv. 5 oroc tempera su tavola restauroeseguito da Edith
Ugolino di Ncrio
direttore dei lavori: Anna Maria Guiducci finanz•amento: Ministero per i Bem e le Ani•·ità Culturali
indagini diagnostiche: PAN ART di Ttobaldo Pasquali, Firen1.t direuore dei lavori: Anna Maria Guiducd finanmmento: Ministero ]>C't i &n i c le Attwità Culturali
Guidv dJ Siena Mmiom111 ,·o/ Hmubmo c 5erto,
A.M. Giusti, U11a Bicrlrl'fllr. Altcnburg 1976
12, 1978, pp.57-6l
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V. l. Stokhit3, Umricill llli D11wodi Ruouirrlf·
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tedmledi Md1111im. Rapprtdi Rn-tauro dd/a "Mad11•ma
tatlrt Pro[a11e, Paris-Wndon 1998
Galli !Jum1" (manDKritto prcsw la Soprin·
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V.M. Schmidt, A Drrcciffijllt Fragmem 11[ tl1e
tendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e
Lucca prima di Spinti/o Arrtrno, in Srmrp1r1osn
Conmatio11 oftlre Virgin, in "Bullctin du Mu·
Dcmoetnoanlropologico per le Province di
/9S8, Napoli 1 999
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Soée Hongroisdes Beaux-Am�. 90-9 1 , 1 999, pp.
Siena c Grosseto), 1997
meuro. catalogo ddl� mostra
T11Karrwrse of
1i11g St /o/m rlre &ptisr Btttri11g Wrmess i11 t/te
Ospcdalettol002
tl!r Alrarp�tcr: A N.-w Hyporllesis, in ltaliau Plt
Szép11ult>Nuti Mriurmr, in"Bulletindu Muso!.:
Jtalum Patrel Poriming ufrlle l>tt«errto ami li""r·
rrc/PilillfillgoftlreDm·.:emu llmiTrccemo, a cu
CCII/o, a cura di V. M. Schmidt (�Studic-s in the
ra di V. M. Schmidt ("Studies in thr History of
f:. Susi, IA memoria CUllttUT: il dossirr agiu·
History of Art":61 ), Washington 2002
Art':61 ), Washing!on 2002, pp. 2 5 1 -277
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