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Italian Pages 108 [154] Year 1998
INSTRV MENTA
PATRI STICA
XXXIII
INSTRVMENTA
PATRISTICA
XXXIII
VIVARIUM 1 LIBRI, IL DESTINO
Publié avec le concours de l'Encyclopédie Bénédictine
MCMXCVIII STEENBRVGIS,
IN
ABBATIA
SANCTI
PETRI
BREPOLS PUBLISHERS, TURNHOUT
I
/' r Due monaci di Vivarium: Bibl. Vat., Reg. Lat. 2077, c. lüüv .
FABIO TRONC ARELL I
VIVARIUM I LIBRI, IL DESTINO
MCMXCVIII STEEN BRVG IS,
IN
ABBA TIA
SANC TI
PETR I
BREP OLS PUBL ISHER S, TURN HOUT
D/1998/0095/24 ISBN 2-503-50676-3 TYPIS CULTURA · WETTEREN · BELGIUM
PREMESSA
'Nequaquam uobis modernos expositores interdico ... quoniam accessu temporum multis nouiter gratia diuinitatis infunditur, quae forsitan priscis doctoribus celata monstratur ... ' Cassiodoro, Inst., VII, 16. 'There aren1 any limes but new limes!' B. Tarkington, The Magnificent Ambersons, Bloomington -Indianapoli s 1989, p. 98 La scoperta di correzioni autografe di Cassiodoro in codici attribuibili a Vivarium conclude un ciclo di ricerche durato più di venti anni. Le prime ipotesi, formulate non senza incertezza, si sono arricchite e sviluppate grazie al rinveniment o di nuove testimonianz e, guadagnand o il consenso di autorevoli studiosi corne Bernhard Bischoff, Augusto Campana, Arnaldo Momigliano, Julian Brown, Armando Petrucci, Leonard Boyle, Paul Meyvaert. Ho avuto, corne è naturale, dubbi e perplessità, ma il progresso degli studi ha finito con l'imporsi e la validità delle intuizioni iniziali è stata infine definitivame nte confermata dall'identific azione della mano di Cassiodoro. E tuttavia, se è vero che un ciclo si conclude è altrettanto vero che un nuovo ciclo inizia. Numerosi sono infatti i problemi che si aprono a partire dai risultati raggiunti. Cassiodoro è un autore paradossale: nessuno corne lui ha dedicato tanto spazio alla descrizione della sua biblioteca, dei suoi metodi di lavoro, dei suoi progetti culturali: eppure nessuno corne lui ci sfugge. Ed i suoi libri, i suoi testi sono più noti che conosciuti. Si puo dire che li percepiamo corne una catena di monti: un affascinante spettacolo che puo essere visto solo di lontano, e che non si puo accostare senza rischi. Si pensi solo a uno dei problemi più dibattuti: la natura delle Institutiones ed il significato della fondazione di Vivarium. Si potrebbe credere che l'argomento sia stato ampiamente esaurito da tutti gli autorevoli studiosi che Io hanno affrontato. Ed invece non è cosi. Non solo perché numerosi problemi sono ancora irrisolti a cominciare da quello fondamental e della consistenza della biblioteca e dell'aspetto stesso dei libri che la formavano, ma soprattutto perché non risulta ancora chiaro il contesto all'interno del quale inserire l'impresa cassiodoriana. Quali erano le reali intenzioni di una simile avventura spirituale da parte di un maturo uomo politico che aveva abbandonato gli onori e gli oneri della vita pubblica? Quanto somigliava l'istituzione appena fonda ta a simili esperienze dei suoi contemporan ei? Quali erano i rapporti tra il programma culturale cassiodorian o e quello di uomini corne Boezio? E quai' è stato il destino di Vivarium?
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PREMESSA
Moite risposte sono state date a simili interrogativi, ma nessuna sembra essere del tutto persuasiva. Certo, l'attività di Cassiodoro a Vivarium è ben conosciuta, ma ancora oggi è estremamente difficile superare la rassicurante immagine del già noto ed addentrarci nel profondo, per seguire i risvolti più segreti di cià che appare. Una delle novità della ricerca più recente è senza dubbio l'aver identificato manoscritti provenienti da Vivarium e l'aver elaborato criteri di indagine per ricostruire almeno in parte cià che si è perduto. Attraverso l'esame comparato dei pochi esemplari antichi sopravvissuti e delle moite copie medievali di codici che derivano con sicurezza da archetipi vivariensi, possiamo farci un'idea, sia pur approssimativa e frammentaria, di aspetti fin'ora nebulosi del microcosmo di Vivarium. Se proviamo a riconsiderare i problemi a cui abbiamo accennato alla luce dei risultati raggiunti attraverso analisi paleografiche e codicologiche, potremo forse avere nuove aperture che ci permettano di intravedere qualcosa di cià che cercavamo: il riverbero del crepuscolo del mondo antico, una strana luce che ha il bagliore di un mosaico nella penombra. Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato durante le mie ricerche, ricordando con affetto i nomi di Paul Oskar Kristeller, Paul Meyvaert, Leonard Boyle, Virginia Brown, Robert Babcock, Michael Gorman, James Halporn, Robert Lerner, Bernard McGinn, Stephen Wessley, François Dolbeau, Pierre Toubert, Hubert Silvestre, Alain Galonnier, Peter von Moos, Armando Petrucci, Giovanni Pugliese Carratelli, Gaetano Raciti, Gianfranco Fiaccadori, Luciana Cuppo Csaki, Enzo Matera, Giosuè Musca, Lellia Cracco Rugini, Sergio Roda, Arnaldo Marcone, Salvatore Pricoco, Vanni Scheiwiller, Chiara Negri, Edvige Malavolta e mia moglie Maria Paola Saci, cara compagna di avventure umane e intellettuali. Ma vorrei ricordare soprattutto le appassionate conversazioni col compianto Augusto Campana, alla cui memoria il mio libro è dedicato.
INSULAS FORTUNATA S
'Alii dicant insulas, ego habitationes tuas appellem potius Fortunatas' Cassiodoro, Variae, 12, 15, 60-61 Durante il pontificato di Agapito (t 22 Aprile 536) Cassiodoro cerco di fondare un scuola di studio delle Sacre Scritture degna di quelle di Alessandria e Nisibi. L'impresa, corne ricorda Io stesso Cassiodoro (Inst., Praef.,1), aveva !'appoggio del papa e, verosimilmente , anche di altri influenti personaggi. Sappiamo, infatti, che Agapito era esponente di una cerchia di eminenti uomini politici ed intellettuali, che già nel passato aveva sostenuto altri pontefici corne Giovanni e Ormisda. La figura più illustre di tale élite era stata quella di Boezio, che aveva dedicato alcuni dei suoi trattati teologici proprio a Giovanni e che aveva autorevolmente appoggiato le formule cristologiche dei monaci sciti accolti favorevolmente dalla chiesa romana 1 Uno di loro, Dionigi l'Esiguo, fu in rapporto stretto con Cassiodoro che Io considero alla stregua di un maestro, riprendendo le sue conclusioni in materia di computo pasquale 2 • Dionigi intraprese una serie di traduzioni dei Padri Greci, che costituiva una sorta di naturale sviluppo del programma di traduzioni di autori secolari greci iniziato da Boezio. La Roma dell'epoca era un centro di iniziative di questo tipo ed era caratterizzata dall'apertura mentale e dallo scambio culturale: emblematica in questo senso è la figura di Proba, definita da Cassiodoro 'parentem' (Inst., 1,23, 1) che aveva aperto la sua biblioteca a intellettuali e teologi; uomini corne lo stesso Cassiodoro o corne Eugippio e Fulgenzio di Ruspe :i. L'iniziativa di Cassiodoro e di Agapito era l'espressione di un movimento di idee e libri che si era già manifestato nell'ambiente romano e che aveva attratto in un'unica orbita anche personaggi che venivano da esperienze culturali assai diverse, a volte perfino da
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Per un riassunto generale su questi terni si veda I !. CHADWICK, Boezio. La consolazione della musica, della logica, della teologia, della filosofia, Balogna 1986, pp. 227-283. 2 L. CuPPO CsAKI, Contra voluntatem fundatorum: il munasteriwn uivariense di Cassiodoro dopo il 575, in Acta of the XIII 11' International Congress for Christian Archaeology, (in corso di stampa), pp. 1-29. 3 La parentela di Proba con Simmaco è stata messa in discussione cfr. A. GALONNIER, Jntroduclion à H. HusENER, Anecdoton Holderi a cura di A. Galonnier, Louvain-Paris 1998. La tesi tradizionale è accettata dall'autorevole repertorio di J. MARTINDALE, Prosopography of the Later Roman Empire, Cambridge 1980, p. 907, accettata tra gli altri anche da H. CHADWICK, op. cil., p. 28, n. 26 e J.T. BROWN, Gentlemen and Officers. Imperia/ Administration and Aristocratie Power in Byzantine Jtaly ( A.D. 554-800 ), Hertford 1984, pp. 30 e 181-182.
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aree geografiche lontane e periferiche rispetto ai grandi centri della teologia dell'impero. Come Boezio, Simmaco, il papa Giovanni e gli altri membri della stessa élite, Cassiodoro cercava di assimilare e amalgamare diverse componenti che nella teologia contemporanea avevano poco spazio; nello stesso tempo, cercava di allargare l'orizzonte culturale latino, facendo ricorso a testi poco diffusi o alle fonti stesse del sapere filosofico, soprattutto al neoplatonismo, ponte tra la filosofia del presente e le maggiori glorie della patristica latina, corne Ambrogio e Agostino. Solo cosi era possibile sviluppare una posizione autonoma rispetto alle correnti più importanti del momento; e si poteva anche affermare la propria indipendenza religiosa, culturale ed in ultima analisi, politica, rispetto alle pretese degli imperatori e dei circoli religiosi e politici più forti. La buona accoglienza riservata ai monaci sciti, scarsamente autorevoli altrove e perfino mal visti per le intemperanze del loro comportamento; le aperture verso uomini dalla vita santissima, ma dallo scarso peso politico corne Fulgenzio di Ruspe, Costretto all' esilio dai Vandali; l'interesse per posizioni teologiche minoritarie nascevano da un unico atteggiamento spregiudicato e cauto, aperto verso cio che gli altri trascurano e ripiegato su di sé per conservare le proprie energie migliori: in una sola parola da quell'illuminato eclettismo che permette a Boezio di scrivere un capolavoro corne la Consolatio Philosophiae. L'aristocrazia culturale latina del VI secolo afferma in questo modo la propria identità: e tale orgoglioso trionfo non si limita aile speculazioni boeziane, ma si manifesta nei campi più diversi del sapere e dell'arte. Innanzi tutto, nella diffusione di una coscienza del proprio ruolo e delle proprie· aspirazioni; poi nell'alto livello generalizzato della paideia delle classi dirigenti, i cui protagonisti hanno lasciato tracce in numerose sottoscrizioni di codici che ricordano restauri filologici e letture fitte e approfondite ·1 ; nella produzione di opere storiche nelle quali si ricapitolava il destino di una nazione, corne la perdu ta Storia Romana di Simmaco; in poesie di grande significato corne le affascinanti elegie di Massimiano; nel raggiungimento di uno standard elevatissimo di artigianato e di arte, a cominciare da quella di riprodurre ed ornare i codici, imitando con eleganza la capitale rustica dei classici del passato o creando stilizzazioni di scrittura corne l'onciale romana che rinverdiva Io splendore delle iscrizioni di Filocalo 5 • Se collochiamo su questo sfondo l'iniziativa di Cassiodoro e di Agapito, non ci meraviglieremo che essa sia in una certa misura sopravvissuta al suo fallimento e sia stata tentata in altra forma e in altri tempi a Vivarium. In verità, prima di tale
1 ' A. PETRucc1, Scrittura e libro nell'Jtalia Altomedievale, in A Giuseppe Ermini, Il, Spoleto, 1970, pp. 157-207. 5 A. PETRUCCI, L'Onciale romana. Origini, sviluppo e diffusione di una slilizzazione grafica (sec. V !-IX), in Studi Nledievali, 3a serie, XII (1971), pp. 75-134.
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dichiarata resurrezione Cassiodoro aveva operato nello stesso senso facendosi interprete di esigenze comuni che si esprimevano in molti modi. L'avventura di Vivarium venne, dunque, preparata da una serie di tentativi e di scritti che ebbero un'eco immediata tra gli intellettuali latini. Gli anni tragici della guerra gotica, gli anni delle devastazioni, delle distruzioni, dell'esilio furono anche gli anni in cui colora che riuscirono a sopravvivere cercarono di riorganizzarsi e di crescere sul piano culturale e teologico, mantenendo fede aile aspirazioni del passato prossimo e alla vocazione alla leadership civile del passato remoto. Nel periodo che va dal pontificato di Agapito alla Prammatica Sanzione abbiamo diversi esempi di questa tensione: si pensi al tentativo di Agapito di formare una biblioteca ricca di codici, nei pressi della quale il retore Felice e un suo allievo prepararono un'edizione critica del De Nuptiis di Marziano Capella, enciclopedia del sapere adatta ai frequentatori della biblioteca; alla sillage preparata a Ravenna da Flavio Elpidio Domnulo, che riuniva rari testi grammaticali ed opere geografiche corne quella di Pomponio Mela, utilizzata da Cassiodoro e Giordane; alla Storia Romana e Gotica dello stesso Giordane, che riprendono in parte la Storia Romana di Simmaco e la Storia dei Goti di Cassiodoro, nella prospettiva di una riconciliazione tra i due popoli in lotta (;. Simili iniziative erano degne di Boezio e di Simmaco. E degni dei due grandi protagonisti della storia del v1 secolo sono da considerare anche gli interventi di Cassiodoro. Dopo aver abbandonato le cariche pubbliche ed aver consegnato ai posteri un'antologia delle proprie epistole, depurando l'epistolario delle testimonianze più compromettent i corne le ultime lettere scritte sotto Teodato e Vitige 7 , Cassiodoro compone il trattato De Anima che è squisitamente boeziano nel metodo, anche se più scopertamente cristiano corne si conveniva a un conuersus. Il trattato si rivolge a un suave collegium di dotti amici che nel pieno della guerra non cessano di interrogarsi su questioni filosofiche, mescolando senza turbamenti il sapere dei maestri neoplatonici cari a Boezio e l'insegnamento della Chiesa. Allo stesso modo l'Esposi-
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La bibliografia sui problemi posti dalla Storia dei Coti di Cassiodoro e Giordane è vastissima. Si vedano: A. MoMIGLIANO, Cassiodorus and the Ilalian Culture of his Time, in Proceedings of the British Academy 41 (1955), pp. 207-245 ristampato in Seconda contributo alla storia degli studi classici e del monda antico, Roma 1964, pp. 191-229 (vedi anche ID., Gli Anicii e la storiografia latina del VI sec. d.C., op. cil., pp. 231-253); D.R. BRADLEY, The composition of the Getica, in Eranos, 64 (1966), pp. 67-79; N. WAGNER, Getica. Untersuchungen zum Leben des Jordanes und zur frühen Geschichte der Goten, Berlin 1967; B. BALDWIN, The Purpose of the Getica, in Hermes, 107 (1979), pp. 489-492; J.J. O'DoNNELL, Cassiodorus, Berkeley - Los Angeles - London 1979, pp. 43- 54; 271-272; ID., The Aims of Jordanes, in Historia, 31 (1982), pp. 223-240; S. KRAUTSCHICK, Cassiodor und die Politik seiner Zeit, Bonn 1983 (Ha/bels Diss. R. Alte Geschichte, 17); S.J. R\RNISH, The Genesis and the Completion of Cassiodorus' Gothie History, in Lalomus, 43 (1984), pp. 336-361. 7 J.J. O'DoNELL, Cassiodorus, pp. 55-102.
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zione dei Salmi, sagomata intenzionalmente su Agostino, mette in luce gli aspetti retorici, grammaticali, filosofici del testo, ricorrendo con disinvoltura al sapere dei magistri saeculares con una 'combinazione di cultura classica e cristiana ... profonda' 8 • Negli stessi anni in cui Cassiodoro componeva il suo trattato, tra Ravenna e Costantinopoli, un altro personaggio del suo ambiente, tra Ravenna e Costantinopoli leggeva ed annota va un altro commento ai Salmi, quello di Girolamo: si tratta del console Fausto Albino Basilio Junior, l'ultimo console romano discendente dalla famiglia di Boezio, l' Ultimo dei Romani 9 • Il comune interesse per il Salterio da parte di esponenti dell'aristocrazia latina in declino è significativo e trova un parallelismo in una tendenza più generale, riassunta dall'affermazione di Momigliano: 'Questi uomini passano dallo Stato alla Chiesa. Essi segnano la via per Gregorio Magno 10'. Tuttavia, prima di arrivare a Gregorio si consumarono non a caso due generazioni che mantennero l'equilibrio tra la componente profana e quella religiosa. Senza dubbio il commento ai Salmi di Cassiodoro rivela un intento scopertamente cristiano molto più accentuato che nelle opere teologiche di Boezio; ma siamo ancora all'interno di una prospettiva tardoantica, nella quale tra i due poli della religione e della cultura secolare esiste un legame saldo ed armonioso. L'espressione più caratteristica dell'atteggiamento 'boeziano' di Cassiodoro è naturalmente riflesso nel suo commento alla Consolatio Philosophiae. Come ho avuto modo di sottolineare altrove, l'operazione è rivolta ai membri del suave collegium di Ravenna e Costantinopoli, agli eredi spirituali di Boezio e Simmaco, dei quali era emblematico rappresentante Cetego, il capo del Senato, il leader dei fuoriusciti latini a Costantinopoli. Proprio a Cetego del resto Cassiodoro aveva dedicato un'epistola laudatoria conservata in forma di estratto, il cosiddetto Anecdoton Holderi, testo che viene utilizzato da Cassiodoro stesso nel suo commento a Boezio. Il gruppo di aristocratici che si riuniva intorno a Cetego sognava di restaurare la supremazia latina in Italia ed era disposto ad ogni compromesso pur di perseguire il proprio scopo. La mediazione svolta da Cassiodoro e Cetego per smussare l'opposizione dei congiunti di papa Vigilio alla condanna dei Tre Capitoli va vista in questa luce. Di fronte alla possibilità di tornare in Italia in una posizione egemone con l'appoggio di Giustiniano, i più illustri esponenti dell'aristocrazia latina erano pronti ad accettare anche la condanna dei Tre Capitoli voluta dall'Imperatore ed osteggiata da tanta parte del clero italiano. Il compromesso veniva accettato a prezzo della coerenza: Cassiodoro aveva elogiato pubblicamente
8 A. MoMIGLIANO, Cassiodoro, in Dizionario Biografico degli Jtaliani, XXI, Roma 1978, coll. 494504, in particolare col. 498. 9 P. RADICIOTTI, Un codice ravennale testimone di un modello di integrazione fallito, in Scrillura e Civillà, XVI (1992), pp. 305-311. 10 A. MoMIGLIANO, Gli Anicii, p. 253.
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alla fine del commento ai Salmi Io scritto di Facondo di Ermia in difesa degli autori condannati: ma a distanza di qualche anno non esita a schierarsi diversamente, anche se in seguito, con grande abilità, riuscirà a far scivolare nelle Institutiones elogi alla scuola di Nisibi. L'eclettismo illuminato è la chiave di volta per intendere le iniziative culturali e politiche del gruppo di intellettuali e uomini di Chiesa di cui Cassiodoro era esponente: corne ne! passato l'aristocrazia latina ed il papato cercavano di conservare un'identità e di navigare senza troppe difficoltà tra i marosi delle controversie teologiche e delle guerre di quel tempo. La composizione del secondo libro delle Institutiones, nella sua primitiva redazione, va posta ne! quadro che abbiamo delineato. Se c'è un testo che riassume in ogni senso le complesse esigenze, i desideri, i bisogni dell'ambiente che abbiamo descritto, questo è proprio la sintetica enciclopedia delle arti liberali di Cassiodoro. Il manuale cassiodoriano venne composto per venire incontro alle esigenze di un ambiente culturalmente e politicamente connotato, che aveva bisogno di un testobase per la formazione dei propri quadri operativi. L'opera svolgeva le stesse funzioni del De Nuptiis di Marziano, che non a caso era stato scelto, anni prima, corne guida nell'ambito delle iniziative culturali promosse da Agapito. Il testo di Cassiodoro era molto più pratico della summa di Marziano Capella, che del resto aveva incontrato non poche difficoltà a diffondersi dalla Roma assediata alternativamente da Goti e Bizantini, dopo l'edizione curata da Felice corne testimonia Cassiodoro stesso che non riusci a procurarsi una copia di Marziano quando compose le Institutiones (Inst., II, 3, 20). A cio si aggiunga che Cassiodoro aveva il pregio di aver composto un trattato più aggiornato di quello di Marziano, riassumendo i testi boeziani di logica e matematica. Come ha giustamente affermato Halporn, il suo compendio era destinato ad essere il libro-guida per tutti coloro che volessero essere iniziati all'enkuklios paideia. Nello stesso tempo, il libro si prestava ottimamente corne introduzione generale al sapere anche per coloro che volessero approfondire gli studi scritturari 11 nello spirito della scuola vagheggiata all'epoca di Agapito. Nella scuola di Alessandria, a cui Cassiodoro ed Agapito si richiamavano, lezioni preliminari di filosofia, dialettica, matematica, geometria e astronomia costituivano un ciclo che esercitava Io studente in modo continuo e graduale e gli permetteva di acquisire una formazione scientifica, la base per intraprendere in seguito Io studio della teologia. Anche Agostino aveva istituito un percorso di questo tipo per i novizi che volessero accostarsi al sapere, invitandoli a iniziare con le arti del trivio e del quadrivio prima di passare alla meditazione religiosa: e tale processo, raccomandato ne! De ordine, era quanto mai significativo, poiché Agostino l'aveva adottato a Cassiciaco per quella sua '... piccola comunità di latini educata ... ad 11
J. HALPORN, After the Schools, Grammar and Rhetoric in Cassiodorus, in Medieval Latin Croup Panel, APA Congress, 12, 1997 (in corso di stampa).
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osservare in tutto un decoro romano' 12 che discuteva con Io stesso spirito del suave collegium degli amici ravennati di Cassiodoro. L'enciclopedismo di Boezio ripreso da Cassiodoro aveva insomma illustri precedenti proprio nell'ambito di scuole a indirizzo teologico. Da questo punto di vista va considerato che Io stesso commenta ai Salmi aveva un carattere per cosi dire 'manualistico' e rappresentava a sua volta il testo-base per tutti colora che avessero voluto proseguire e necessitavano un'introduzione generale allo studio della Scrittura. Come ha osservato giustamente O'Donnell, Io studio dei Salmi era considerato, sin dall'epoca di Girolamo, la base iniziale della paideia cristiana 13 . Senza dubbio l'apprendimento a memoria del Salterio e la sua continua meditazione erano attività tipicamente monastiche: ma tipico non significa esclusivo. Vogliamo dire, in altri termini, che la composizione di opere sistematiche sui fondamenti del sapere profana e cristiano poteva avere un carattere duplice: su un piano generale tali manuali potevano essere un punto di riferimento per la comunità cristiana del tempo, mentre su un altro piano potevano essere d'aiuto alle comunità monastiche che volessero dedicarsi allo studio delle discipline secolari e della teologia, sull'esempio di monaci corne Dionigi l'Esiguo. Come ha scritto a questo proposito Barnish: 'The Institutiones are, of course, intended primarily for Vivarium ... But we have only to look at the Variae and Expositio to see that Cassiodorus did not necessarily mean his work to serve a single public' M_ Il lettore si chiederà corne è possibile conciliare queste affermazioni con la communis opinio seconda la quale le Institutiones sono state scritte a Vivarium e per i monaci di Vivarium? Il problema è senza dubbio complesso e prima di procedere oltre occorre soffermarci sulle sue implicazioni. Gli studiosi hanno osservato in più di un'occasione che esistono diverse redazioni delle Institutiones, che sono state anche ritoccate dai monaci di Vivarium 15 • La tesi più accreditata formulata da Courcelle e recentemente riconfermata da Holtz, vi sarebbero almeno due redazioni fondamentali, un primo 'brogliaccio' (brouillon) databile, in base alla cronologia proposta da Lehmann, avanti il 551, da cui dipenderebbe in parte l'archetipo delle famiglie delta e phi; e una redazione definitiva terminata poco prima della morte di Cassiodoro, da cui dipenderebbe la recensione standard dell'edizione di Mynors. Seconda Holtz vi sarebbe stata una terza redazione d'autore, riflessa nelle citazioni di Isidoro di Siviglia e Paolo Diacono 16 • In 12 A. PINCHERLE, Vila di S. Agostino, Roma - Bari 1984, p. 75. J.J. O'DoNNELL, Cassiodorus, pp. 173-176. 14 S.J. BARNISH, The Work of Cassiodorus After His Conversion, in Latomus, 48 (1989), pp. 157187, in particolare p. 179. 15 Si veda quanta afferma R.A.B. Mynors nell'introduzione a CASSIODORI SENATORIS Institutiones, a cura di R.A.B. Mynors, Oxford 1937, pp. XXIV-LV. 16 P. CouRCELLE, Histoire d'un brouillon cassiodorien, in Revue des Études Anciennes, 44 (1942), pp. 65-86. L. HoLTZ, Quelques aspects de la tradition et de la diffusion des Instiluliones, in Flavio 13
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seguito, non oltre gli inizi del secolo VII, vi sarebbero stati due interventi di monaci di Vivarium, che avrebbero inserito numerose interpolazioni nel seconda libro, formando cosi le famiglie delta e phi corne si presentano n. La tesi di Courcelle è senza dubbio fondata su un esame attenta delle varianti che non possono essere spiegate in altro modo. E tuttavia, corne ha fatto notare Momigliano, 'presenta delle difficoltà' 18 • lnfatti, non ci si spiega corne mai Cassiodoro abbia composta un primo 'brogliaccio' del suo trattato destinato ai monaci di Vivarium all'epoca in cui Vivarium ancora non esisteva. Nel passato più di un autore aveva supposto che Cassiodoro si fosse ritirato a Vivarium già nel 540, subito dopa il suo abbandono delle cariche pubbliche e tale ipotesi permetterebbe di giustificare la teoria del 'brogliaccio'. E tuttavia, in questo modo ci si urta con difficoltà insostenibili: Cassiodoro è sicuramente a Costantinopoli tra 550 e 551 al fianco di Cetego, in una posizione naturale solo a chi è da tempo attivo tra i fuoriusciti latini: è impossibile pensare che potesse svolgere un simile ruolo senza a ver soggiornato a lungo nella capitale, corne collaboratore del papa e di personaggi corne il caput senatus. Anche se si fosse ritirato a Vivarium, avrebbe dovuto lasciare ben presto il suo ritiro e ritornare sulla scena politica, sia pure con il ruolo del religiosus vir, dell'uomo pio, super partes, che aveva assunto abbandonando le cariche pubbliche 19 . Per risolvere il problema è necessario partire da altri presupposti rispetto a quanta abbiamo detto fin'ora, rappresentandoci in modo diverso sia la fondazione di Vivarium, sia soprattutto la prima redazione delle Inslitutiones, abbandonando l'idea del 'brogliaccio' e considerandole un testa finito che ha un significato per un certo pubblico negli anni tra 536 e 554. Il seconda libro delle Institutiones è un testa finito ed è un manuale autosufficiente, indipendentemente dalla sua destinazione più immediata: è facile intravvedere la sua struttura eliminando qualche pagina introduttiva e qualche intervento di raccorda col primo libro. Il testa era probabilmente destinato agli studenti della scuola di Roma o agli studenti di una futura scuola di studi teologici da fondare
Magno Aurelio Cassiodoro. Alti della settimana di studi, Cosenza-Squil/ace 19-24 settembre 1983, a cura di S. LEANZA, Soveria Mannelli 1986, pp. 281-312. Vedi anche L. V1scrno, Influenza delle Instituliones cassiodoree su Paolo Diacono, in Vichiana, 3 3 serie, 3 (1992), pp. 247-254. lï Ibid., pp. 281-282. La datazione delle lnstitutiones è stata stabilita con argornenti validi da P. LEHMANN, Cassiodorstudien I, in Philologus, LXXI, n. F., XXV (1912), pp. 289-295: Il 551 corne data ante quem dipende dalla utilizzazione dei Libri de partibus divinae /egis ad Primasium di Giunilio. Il 562 corne data post quem dipende dalla Ratio Pascha annessa alla redazione phi, che viene calcolata in rapporto a quest'anno (è una consuetudine che la data di un cornputo sia quella in dell'anno in corso, il che del resto è logico ). 18 A. MoMIGLIANO, Cassiodoro ... , col. 500. 19 S.J. BARNISH, The Work ... , pp. 156-164; M. MAzZA, La Historia Triparti/a di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore: metodi e scopi, in Flavio 1Wagno Aurelio Cassiodoro ... , pp. 210-244.
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alla prima occasione; ma è anche rivolto contemporaneamente a tutti colora che avevano desiderio di essere intradotti allo studio delle arti liberali ne! periodo inquieto e tragico in cui la cultura latina sembrava travolta dalla guerra e lo spirito steso dello studio sembrava annullato dal clangore delle armi. In questo periodo Cassiodora non si è limitato solo a scrivere le Jnsliluliones, ma ha operato in vari modi per dare agli ultimi rappresentanti dell'aristocrazia latina e alla Chiesa degli strumenti di lavoro o dei modelli in cui identificarsi: corne si è già detto egli compone il De anima, il commenta ai Salmi, prepara un'edizione della Consolalio di Boezio e forse, corne ha sostenuto con validi argomenti Mazza, fa tradurre l'Hisloria Triparlila 20 • Nello stesso periodo e nello stesso ambiente di Cassiodora, Giordane scrive una Sloria dei Goli risassumendo la Sioria dei Goli cassiodoriana ed utilizzando la Sioria di Roma di Simmaco; lo stesso Giordane attinge a piene mani da Marcellino che Cassiodoro raccomanda ai suoi monaci di Vivarium. Com'è noto dietra a queste operazioni vi sono intenti politici e teologici: ma in realtà un intento politico in senso lato vi era in tutte le operazioni culturali avviate da Cassiodoro e dai suoi amici, da! momento che la affermazione di un'identità culturale era il primo passo di un'affermazione della prapria identità politica e teologica. Non a caso Cassiodora è in contatto con esponenti del clero africano che combatte la stessa battaglia contra l'autoritarismo imperiale: anche se col tempo la Chiesa di Roma sarà costretta ad aderire alla condanna dei Tre Capitoli, la consonanza con la teologia africana resterà lo stesso corne mostrano i rapporti che Cassiodoro continua a mantenere all'epoca della stesura del secondo libra delle Insliluliones. Il quadro che abbiamo delineato è indipendente da Vivarium. A mio parere per comprendere il senso dell'operazione culturale e politica avviata da Cassiodora negli anni in cui abbançlona le cariche pubbliche e sembra dedito solo agli studi, bisogna prescindere dal prablema della fondazione di Vivarium: il monastera è stato fondato con ogni prababilità nel 554 dopo la Pragmalica Sanclio e il ritorno in Italia degli esuli; ma potrebbe anche essere stato fondato nel 540. Come ha osservato O'Donnell la creazione di un monastera nelle praprie terre era una consuetudine per molti rappresentanti dell'aristocrazia latina dell'epoca, che non comportava necessariamente un impegno specifico oltre alla liberalità della donazione 21 . Cassiodora, corne altri personaggi del suo tempo, puà aver concesso a un gruppo di monaci di insediarsi in un territorio che gli apparteneva senza per questo aver pensato di trasferirvisi, accontendandosi del ruolo di patrano. Di conseguenza, Vivarium poteva benissimo essere stata fondata nel 540, senza che Cassiodoro
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Ibid., pp. 22-223. J.J. O' DoNNELL, Cassiodorus ... , pp. 190-191.
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abba ndon asse Rav enna , città nella qual e sare bbe stato al sicuro rispe tto alle vicissitud ini della guer ra. In quegli stessi anni a Rav enna era possibile proc urar si codici di alto livel lo grafico corne l'Orosio laure nzia no o il Virg ilio rom ano; oppu re proc urar si un' ottim a istru zion e, stud iand o le mate rie com pend iate nelle Instituiiones, corne fece Ven anzio Fort unat o. Tras ferir si nella remo ta Cala bria senz a moti vo sare bbe stato piut tosto insolito. E' solo dopo il Iungo sogg iorno cost antin opol itano , col rient ro dei prop rieta ri terri eri latin i in ltali a graz ie alla Pragmaiica Sanciio, che Cass iodoro, corne Cetego, ha riten uto oppo rtun o torn are ai suoi poss edim enti a Squi llace. L'ide a di trasf orm are il suo mon aste ro nell'uniuersiias crist iana sogn ata con Aga pito puà essere stata conc epita allor a. Ma pote va anch e essere stata prog ettat a in precede nza e reali zzat a conc retam ente solo in quel mom ento . Cià che cont a è com pren dere che l'imp egno cass iodo riano nei conf ront i di Viva rium non è casu ale, ma rifle tte un orie ntam ento della Chiesa del temp o, cosi corne il tent ativ o di fond are una scuola a Rom a insie me con Aga pito rifle tteva qual cosa di più che un puro e semp lice desiderio di migl iorar e l'istr uzio ne dei fedeli da part e di due indiv idui che agiv ano su inizi ativa pers onal e. Bast i cons idera re il fatto che a Cost antin opol i a fianc o di papa Vigilio a cui è dedi cato il com men ta ai Salm i, vi era anch e Zacc heo il vesc ovo di Squi llace e Gior dane , vesc ovo di Crot one. La pres enza di Gior dane a Crot one, di Cassiodoro e Zacc heo a Squi llace e di Cetego in Sicilia dopo la fine della guer ra sem bra essere stata in qual che mod o conc orda ta: il papa avev a allea ti in Cala bria e in Sicilia dove anco ra era viva la soci età del!' ancien régime, che bilan ciav a la viva ce oppo sizio ne alla cond anna dei Tre Capi toli ne! Nord Itali a. In una pros petti va di ques to gene re un man uale sulle arti Iiberali che faccia da pendant ad un man ualis tico com men ta ai Salm i, acqu ista un sign ifica to: esso è in un certo senso la base cultu rale e dida ttica per la form azio ne di un élite intel lettu ale che sia allin eata alle dire ttive della Chiesa e alle aspi razio ni della classe dirig ente latin a che cerc a di ritor nare alla guid a della socie tà itali ana e che desi dera in prim issim a istan za di pote r disc utere da pari a pari coi teolo gi biza ntini , senz a essere succ ube sui pian o cultu rale. A conf erma di cià che abbi amo affe rmat o e del cara ttere di reda zion e finit a e non di brog liacc io del testo non inter pola to della prim a vers ione del seco nda libro delle Insiituiiones, depo ne l'esa me codi cologico delle famiglie delta e phi. Tale analisi deve cons idera re sepa ratam ente le due fami glie: infa tti anch e se da! punt o di vista testu ale vi sono poch e diffe renz e sosta nzia li ne! testo origi nario , pres cind endo dalle inter pola zion i successive, da! punt o di vista codicologico vi sono vari anti che fann o pens are a due tradi zion i disti nte che part ono da due arch etipi diversi. La più antic a sem bra essere la fami glia delta . La rece nsio ne è cons erva ta in un grup po di man oscr itti di età caro lingi a, moit i dei qual i prov engo no da cent ri di influ enza insular e. Mett endo li a conf ront i si puà nota re senz a diffi coltà che tutti ripre ndon o Io
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stesso modello, in alcuni casi imitato con molta cura, in altri riprodotto con minor abilità (tav. 1 a-b). 1 codici che sono più vicini all'originale, estremamen te simili tra loro, sono: Bern 212, Karlsruhe 106, Paris BNL 8679 e 12963, Valencienne s 172. La stretta affinità di alcuni di loro è stata già notata dal Bischoff, che ha sottolineato l'influenza dell'ambient e della corte di Carlo il Grosso per la trascrizione dell' archetipo 22 . E' evidente anche a colpo d'occhio che il modello a cui si ispirano i manoscritti carolingi è un esemplare tardoantico di particolare pregio: esso corrisponde a quanta sappiamo dei codici scritti sotto l'egida di Cassiodoro. Il formata della maggioranza delle testimonianz e si avvicina a quello che abbiamo definito 'moderatam ente oblungo': se prendiamo corne punto di riferimento il Vat. Lat. 5704 scritto a Vivarium che misura 285x220 noteremo che le copie delle Institutiones della redazione delta si avvicinano considerevo lmente a tali proporzioni (Paris BNL 8679: 280/ 81xl94/95; Paris BNL 13048: 278x184; Karlsruhe 106: 305x218; Bern 212: 305x215). L'impaginaz ione delle copie carolinge riprende fedelmente, nei prodotti più accurati, quella tipica dei manoscritti vivariensi: il testo è intercalato da numerosi disegni geometrici con funzioni di ausilio per la memorizzazi one e tali schemi sono disposti in modo da essere reperiti ad apertura di pagina con un procediment o usuale negli esemplari dell'abbazia calabrese: alcuni di questi disegni sono identici a quelli che troviamo in codici di Boezio (copie dirette di originali 23 rivisti dall'autore) e in codici tardoantichi corne quello degli Agrimensore s . Vi è inoltre l'uso di scritture diverse in modo vistoso e continuo per segnalare diverse porzioni di testo, seconda una consuetudin e vivariense : capitale rustica ed onciale si alternano abitualment e per molte righe, nel corso del testo (e non corne avviene nei codici carolingi solo nelle prime pagine o in intitolazioni particolarme nte solenni). L'elemento che permette di identificare il modello tardoantico senza difficoltà è un gruppo di estratti e di disegni che seguono l' explicii del testo in accordo con la prassi delle edizioni preparate a Vivarium, di cui abbiamo esplicita attestazione nel Vat. Reg. Lat. 2077, scritto a Vivarium agli inizi del secolo VII, che presenta estratti del tutto analoghi ed un disegno della ruota dei venti corne nei codici della redazione delta 24 • A cià si aggiunga che uno degli estratti riporta brani dell'epistola di Cassiodoro a Cetego che abbiamo già ricordato, nota corne Anecdoton Holderi, un
B. B1scHOFF, Die Hofbibliolhek Karls der Grossen, in Karl der Grosse. Lebenswerk und Nachleben, II, Düsseldorf 1965, pp. 41-62, in particolare p. 46. 23 Per i rapporti tra la capitale di codici vivariensi e la capitale del codice degli Agrimensores vedi F. TRoNCARELLI, 1 codici di Cassiodoro: le lestimonianze pizi antiche, in Scrittura e Civiltà, 12 (1988), pp. 47-99, in particolare pp. 59-60. 24 F. TRONCARELLI, Il consolalo dell'Anticristo, in Studi Medievali, 3a serie, XXX (1989), pp. 567592. 22
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testo che non ha avuto altra diffusione che in ambiente cassiodoriano
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e che ave-
25 A. GALONNIER, Anecdoton Holderi ou Ordo Generis Cassiodororum. Introduction, édition, traduction el commentaire, in Antiquité Tardive, 4 (1996), pp. 299-312. Sui problemi filologici sollevati da! testo si veda la nostra introduzione a H. HusENER, Anecdoton .... , pp. IX-XIX. In tale contesto ho cercato di spiegare la natura dell'estratto e le difficoltà che esso presenta. Dobbiamo rifarci al metodo di lavoro di Cassiodoro, esplicitamente menzionato in più di un'occasione dall'aulore nelle Variae e nelle Instiluliones: Cassiodoro si servi va di segretari o aiutanti, ai qua li mostrava in moiti casi corne si dovesse lavorare, affidando loro il compito di completare lavori iniziati. Anche ne! caso dell'estratto dall'Ordo generis possiamo supporre che sia avvenuto Io stesso, da! momenlo che esso è parte integrante di una vera e propria edizione delle Inslilutiones, con altri estratti alla fine, allestita dall'équipe di Vivarium. L'anziano Cassiodoro aveva il compito di ispiratore e guida delle scelte in campo culturale e codicologico, che perà poi venivano materialmente messe in alto 2
CAss10DOR1 SENATORIS
XCVI), p. 535.
De anima, I, 25-30
a
cura di J.
HALPORN,
Turnhout 1973
(CCSL,
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padre spirituale poteva osare tanto: ma i suoi contempor anei non erano tutti della stessa opinione. La diatriba sulla Pasqua si trascinà nella seconda metà del VI secolo, con prese di posizione contrastan ti 3 :1 • In ogni caso, nel modello della redazione phi la scelta era netta e anticonfor mista. In consideraz ione di cià appare logico sostenere l'ipotesi di datazione del modello di phi del Lehmann: secondo Io studioso tedesco esso dovrebbe risalire proprio all'anno indicato nella Ratio Paschae. Courcelle ha obiettato che la ratio, pur essendo stata composta ne! 562, avrebbe potuto essere aggiunta in seguito nell'archet ipo dopo la sua composizio ne :i 4 , ma i'obiezione è infondata: una decisione corne quella cassiodori ana era in contrasto con i metodi in vigore ne! mondo latino e non poteva essere aggiunta ad un codice corne se niente fosse. Inoltre la tradizione codicologica non offre alcun indizio esterno che permetta di separare la ratio, dagli altri estratti (un incipit particolare o un altro elemento che ci faccia dubitare). Dunque, tutto depone a favore di una conferma della tesi di Lehmann e di una datazione della redazione phi intorno al 562.
* * * Arrestiamo ci al 562. Sono passati più di venticinqu e anni da! tempo in cui Agapito e Cassiodoro sognavano di creare a Roma una scuola teologica. In questi anni non è solo tramontat o un progetto ambizioso : è tramontat o un mondo e dopo il tramonto i'Italia sembra avvolta dal buio della notte. Il paese è un insieme di rovine. Le città che ancora sopravvivo no sono l'ombra di cià che erano: Roma, con gli acquedotti distrutti, con le mura diroccate in più punti, spopolata, desolata è l'emblema di una società in sfacelo. Eppure non tutto è perduto. Proprio a Roma Cassiodoro spera ancora di ritrovare i suoi libri. Ignora che cosa sia accaduto della sua biblioteca, ma si aspetta di avere una risposta da qualcuno, corne ricorda nella prima redazione delle Institutiones (Inst. 2, 5, 10). E che a Roma, nonostant e tutto, un certo numero di libri ancora circolassero è dimostrato da Gregorio Magno, che proprio in quegli anni avrà una formazion e culturale a ridosso degli edifici stessi dove Agapito aveva collocato la sua biblioteca. Ma non c'era soltanto Roma. Ravenna offriva ancora un patrimonio intatto di libri e di maestranz e capaci di riprodurli a chi, corne Venanzio Fortunato avesse la necessità di a pprendere le basi del sapere. A Costantino poli gli emigrati latini che vi risiedevan o (corne quella Rusticiana discendent e di Boezio a cui si rivolgerà Gregorio Magno) avevano a disposizione testi important i corne la raccolta di scritti di 'J'l
· · L. :i
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P.
Contra volunlalem .. ., pp. 1-29. Histoire d'un brouillon .. ., p. 73.
CuPPO CsAKI,
CouRCELLE,
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Boezio stesso copiata dal calligrafo Teodoro vivente ancora il filosofo o subito dopo la sua morte; o corne le opere di Prisciano che permettevano di tenere vivo il ricordo della lingua latina. Ed a Napoli, dove l'ultimo imperatore romano aveva terminato i suoi giorni, vi era la biblioteca di Eugippio, i suoi codici preparati da un atelier di alto livello corne possiamo vedere nel Sessoriano 13 della Biblioteca Nazionale di Roma :is. E vi erano già o vi saranno entro breve tempo anche i codici nell'elegantissima semionciale del presbiter Donatus, che mostrano corne ha osservato il Bischoff la presenza di una vera scuola calligrafica 36 . Sull'ambiente napoletano dobbiamo soffermarci. Cassiodoro ricorda con ammirazione Eugippio, che ha conosciuto personalmente ed i suoi codici, corne vedremo meglio più avanti, hanno influenzato i miniatori di Vivarium. Non è un caso. Fondazioni corne quella di Eugippio erano un punto di riferimento obbligato per chi avesse in mente progetti corne quelli di Cassiodoro. Per comprendere una simile filiazione e più in generale per comprendere meglio la creazione stessa di Vivarium dobbiamo riflettere sul ruolo che avevano esperienze corne quella di Eugippio. E' un luogo comune della storiografia più recente sostenere che Cassiodoro abbia agito nel più completo isolamento, con una mentalità in fondo anacronistica, che non ha immediato riscontro in istituzioni monastiche e religiose del tempo. Tale pregiudizio (nato per contrastare un pregiudizio più antico, che Cassiodoro sia stato il salvatore della cultura antica e una sorta di alter ego di S. Benedetto) è arriva to al punto da portare gli studiosi a dubitare perfino di quanta è esplicitamente attestato e cioè dell'esistenza di una biblioteca ne! monastero di Eugippio e di biblioteche monastiche e di scriptoria attivi in Occidente, paragonabili a Vivarium 37 . Ora è senza dubbio vero che i primitivi cenobi
35 L'attribuzione del codice allo scriplorium è stata proposta con argomenti convincenti da M. GoRMAN, Chapler Heaé;ngs for St. Augusline's De Genesi ad litleram, in Revue des Éludes Augustiniennes, 26 (1980), pp. 88-104; ID., Marginalia in the Oldest Manuscripts of St. Augustines De Genesi ad Litleram, in Scriptorium, 38 (1984), pp. 71-77 ed è stata recentemente confermata da E. CoNDELLO, Una scritiura e un territorio: L'onciale dei secoli V- VI II nell'Italia meridionale, Spoleto 1994 (= Biblioleca di Medioevo lalino, 12), pp. 60-63; M. ZELZER, La tarda antichità, in Lo spazio letlerario del Medioevo, Ill, Roma 1995, p. 331. :iü B. B1scHoFF, Scriploria e manoscrilli mediatori di civiltà dal sesto secolo alla riforma di Carlo Magno, in Seitimane di Studio del Centra ilaliano di Studi sull'Allo Medioevo, XI, Spoleto 1963, pp. 479-504. Vedi anche: A. DI MAJO - C. FEDERICI - M. PALMA, La pergamena dei codici allomedievali ilaliani, in Scriplorium, XXXIX (1985), pp. 3-12. 37 G. CAVALLO, Dalla scriptorium senza biblioleca alla biblioteca senza scriptorium, in Dall'eremo al cenobio. La civil/à monastica in Italia dalle origini all'età di Dante, a cura di G. PuGLIESE CARRATELLI, Milano 1987, pp. 331- 422, in particolare pp. 350-351. Tali dubbi non hanno ragione d'essere: la biblioteca d'Eugippio si ispirava ai criteri generali delle bihlioteche agostiniane e dunque non doveva essere costituita di pochi e occasionali volumi, corne poteva avvenire nel primitivo monachesimo benedettino. Più di uno studioso del resto ha portato argomenti in favore della rie-
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benedettini non avevano il carattere dei monasteri dello stesso ordine dei secoli successivi e che non si possono accettare equazioni semplicistiche tra l'abbazia di Cassiodoro e quello di S. Benedetto. E' pero altrettanto vero che esistevano all'epoca modelli ben più prestigiosi rispetto al monachesimo benedettino. Cassiodoro menziona esplicitamente tali modelli: uno era quello rappresentato da! monachesimo colto, irrequieto, intelligente e anticonformista di personaggi corne Dionigi l'Esiguo, traduttore di opere greche in contatto con illustri personaggi della Chiesa latina. L'altro è quello di uomini corne Eugippio, che pur non essendo personalmente di vasta cultura profana, si ispirava a una tradizione coltissima: quella di S. Agostino (lnst., 1, 23, 1-4). Il monachesimo agostiniano, modellato personalmente da! santo, prevedeva l'esistenza sia di una ricca biblioteca all'interno del monastero, sia Io studio costante da parte dei monaci, che non si limitavano solo a ruminare la Scrittura o a leggere la Bibbia, ma che dovevano essere aggiornati su tutte le questioni teologiche più importanti. Sappiamo che tale modello si impose, ancora vivente Agostino, non solo nell'ambito dei monasteri appartenenti all'ordine fondato da! santo, ma anche in moiti altri monasteri africani che non potevano restare indifferenti di fronte aile proposte culturali ed aile provocazioni intellettuali del vescovo di lppona. Un'interessante testimonianza in ta! senso è costituita dalle vicende che accompagnano la composizione del De gratia et Zibera arbitrio e del De correptione et gratia. Un monaco di Adrumeto, F!oro, si reco un giorno ne! monastero agostiniano di Uzalis, retto da un amico di Agostino, Evodio. Tra i libri della biblioteca trovo una copia della lettera 197 del santo, che discuteva a lungo della grazia e della predestinazione contro Pelagio. Floro trascrisse la lettera e la porto al suo convento, facendo partecipi i confratelli della sua scoperta: corne essi stessi ebbero a dire ad Agostino, nella loro biblioteca mancavano gli atti di concili e sinodi recenti che si riferivano a problemi simili e l'effetto della trascrizione di Floro fu di provocare accese discussioni. Dapprima l'abate del monastero invito Evodio a intervenire, per
chezza del patrimonio librario di Eugippio (M. GoRMAN, Chapler H eadings ... , pp. 88-104; In., Marginalia .. ., pp. 71-77; G. FIACCADORI, Il cristianesimo. Dalle origini aile invasioni barbariche, in Storia e Civiltà della Campania, a cura di G. PuGLIESE CARRATELLI, II, Napoli 1992, pp. 145170). Del resto le attestazioni della richiesta di codici presso la biblioteca di Eugippio che abbiamo ricordato non avrebbero senso se non fosse stata una biblioteca fornita. Si pensi al caso che abbiamo menzionato di Fulgenzio di Ruspe che si rivolge ad Eugippio per avere codici (Ep., V, 12). Fulgenzio non era un uomo qualsiasi: era il leader del cristianesimo africano che disponeva di biblioteche ricchissime; inoltre si dedicava alla scrittura con perizia c aveva fondato più di una biblioteca, in Africa e verosimilmente a Cagliari; dunque se chiedeva manoscritti a Eugippio sapeva bene di rivolgersi a qualcuno che ha un maggior numcro di libri o comunque libri particolarmente pregiati.
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pacificare gli animi. Poi, visto che la lettera d'Evodio non fu ritenuta soddisfacente, ci si rivolse direttamente ad Agostino, che scrisse il De graiia proprio per venire incontro alle inquietudini dei monaci. Pieno di gratitudine verso il santo, l'abate invio presso di lui proprio Floro, con una lunga lettera di ringraziamenti, nella quale tuttavia venivano sollevate ancora delle questioni che nascevano dai monaci stessi. Agostino rispose con un altro trattato, il De correpiione 38 • Vi era una fitta rete di rapporti tra le comunità monastiche africane,a qualunque regola appartenessero, che si basava sullo scambio di libri, sulla trascrizione di opere da una biblioteca all'altra, sulle dispute tra monasteri che riflettevano le dispute all'interno del singolo monastero. E' precisamente a questa rete di rapporti che Cassiodoro farà riferimento, più di un secolo dopo inviando copie delle sue opere a rappresentanti del clero africano e richiedendo ai monasteri dell'Africa romana codici che non possiede :l9. Si comprende in tale prospettiva il significato della sua relazione con personaggi corne Eugippio, al quale esponenti della chiesa africana corne Fulgenzio avevano chiesto manoscritti. Cassiodoro si rivolgeva a sua volta ad un personaggio di questo tipo perchè era un interlocutore del suo stesso genere, in rapporto con altri interlocutori di cultura e atteggiamento affini. Lo sfondo teologico di questi autori è costituito dal rispetto profondo per Agostino, un tratto in comune con l'esperienza di Cassiodoro stesso, che inizia il suo commento ai salmi richiamandosi esplicitamente al vescovo di Ippona e compendiandone le Enarrationes in Psalmos. Sotto lo stesso segno egli porrà anche l'esperienza di Vivarium Come ha fatto notare Momigliano nella struttura intellettuale delle Instituiiones è: ' ... evidente l'agostinianesimo temperato da una preferenza per la lettura devota piuttosto che per la discussione teologica' 10 . Agostino viene elogiato esplicitamente in molte occasioni e costituisce un modello fondamentale prima ancora che per la dottrina, per l'atteggiamento stesso nei confronti del sapere profano e per il rapporto che va istituito tra questo sapere e la fede. Il neoplatonismo che ispirava Agostino, ispira egualmente Boezio e Cassiodoro ed è il ponte tra cristianesimo e paganesimo. La cultura vivariense è dunque sotto l'egida di Agostino. Come ha scritto Louis Holtz: 'Cassiodore a eu les yeux fixés sur la personnalité d'Augustin et sur la conversion d'un homme engagé comme lui dans une carrière séculière. Deux ouvrages ont eu à cette occasion une influence considerable: le De doctrina christiana, dix
:JR Sull'argomento si veda per una prima informazione P. BROWN, Augustine of Hippo, London 1967, pp. 399-407. 39 F. TRoNCARELLI, L'odissea di un'odissea: note sull'llario basilicano (Arch S. Pietro D 182), in Scriplorium, XLV (1991), pp. 3-21. 40 A. MoMIGLIANO, Cassiodoro ... , col. 501.
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fois cité, qui encourageait Cassiodore à récuperer les Lettres profanes au service des Lettres sacrées, et les Retractationes, qui se present déjà comme l'inventaire analytique et critique d'une bibliothèque.' 11 La biblioteca di Vivarium ha lo stesso ruolo che poteva avere la biblioteca di Ippona per i monaci agostiniani. Sappiamo che a Ippona erano conservate le opere del santo, corrette e trascritte accuratamente, archetipi per tutte le trascrizioni future, cosi corne avvenne a Vivarium per le opere di Cassiodoro, corne le Institutiones, conservate in un codex archetypus di cui è rimasta notizia nel Bamberg Patr. 61 (tav. 3). Sappiamo anche che nella biblioteca di Ippona c'erano testi latini e greci (sia pure in numero ridotto) che potevano essere tradotti se necessario, con un'attitudine mena sistematica di quella dei monaci di Vivarium, ma certo molto simile nell'ispirazione di fonda. Sappiamo anche che vi erano i classici del cristianesimo africano, corne Cipriano e Tertulliano, i classici del cristianesimo latino, corne Ilario, Ambrogio e del cristianesimo greco corne Giovanni Crisostomo, Basilio, Gregorio, esattamente corne a Vivarium. Quanta alla Bibbia vi era non solo il testa latino nella versione prediletta in ambiente africano, ma anche il testa greco dei Settanta, insieme con numerosi apocrifi, in particolare gli atti e le apocalissi, a testimonianza di quello spiccato interesse per l'esegesi e in particolare per l'escatologia di cui abbiamo riprova in malte occasioni anche a Vivarium, nella quale si conservano non a casa opere di autori africani a carattere esegetico e millenaristico. Tra loro spicca il nome di Ticonio, che pur essendo donatista è apprezzato, con lo stesso atteggiamento di Agostino 12 . Il parallelismo che abbiamo notato tra Vivarium e Ippona è utile per comprendere meglio quanta avveniva nel monastero calabrese. Sappiamo bene, infatti, che la procedura ordinariamente seguita da Agostino nel comporre le sue opere era più o mena la seguente: il santo dettava ai suai segretari un certo tipo di testi, ma nello stesso tempo componeva presumibilmente in corsiva a volte su tavolette cerate, a volte su pergamena, scritti che richiedevano maggior cura. Tutti i testi, venivano comunque volti in 'bella scrittura' da amanuensi specializzati che provvedevano a fare due generi di codici: un archetipo che veniva depositato nella biblioteca di Ippona e che poteva essere consultato o trascritto su richiesta, corne Agostino ri corda in più occasioni; copie ufficiali da inviare ad amici corne Evodia 11
L. HoLTZ, Quelques aspects ... , p. 283. Su questo terna vedi anche L. V1scmo, Auguslinian Works Available in the Vivarium Library (V!Ct), in Vetera Chrislianorum, 23 (1986), pp. 329-335. 12 Sul terna e sulla continuità tra Cassiodoro e i grandi autori latini del IV secolo corne Agostino si veda: M. ZELZER, Cassiodoro continuatore del rinascimento del quarto secolo, in Cassiodoro. Dalla carie di Ravenna al Vivarium di Squillace, a cura di S. LEANZA, Soveria Mannelli 199;~ (= Bibliotheca Vivariense, 2), pp. 221-231. Sul problerna dell'escatologia in Cassiodoro e nella tarda antichità si veda corne introduzione generale: AA.VV., La fine dei tempi: Storia e escatologia, a cura di M. NALDINI, Firenze 1994 (= Letture patristiche, 1).
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o importanti personaggi corne S. Girolamo. 13 E' probabile che nel processo di trascrizione e revisione delle sue opere, Agostino fosse aiutato da collaboratori stretti che godevano di una certa libertà di azione: ne fanno fede diversi indizi, tra cui, ad esempio, l'episodio della divulgazione precoce, contra le intenzioni dell'autore, dei primi libri del De Trinitate. Una simile iniziativa non sarebbe stata possibile ad un estraneo: del resto la riprova di cio è ne! fatto che Agostino deplora l'accaduto ma non sconfessa la pubblicazione anticipata, finendo poi per avallarla a condizione che venga premessa una Jettera prefatoria alle copie già fatte e che queste vengano completate con gli ultimi libri H. In questo modo si puo forse spiegare la ricca messe di apocrifi agostiniani che sembrano provenire dallo scrittoio di Agostino: è possibile che cio rifletta una condizione di lavoro 'a quattro marri' o almeno una latente tendenza alla sovrapposizione tra autore e collaboratori. Del resto alla confusione si prestava Agostino stesso, che, com'era usuale all'epoca sua, non esitava a comporre sermoni che altri dovevano recitare, convinto che fosse meglio che un predicatore imparasse a memoria un sermone scritto da altri, piuttosto che mostrasse la sua insipienza (De doctr. chr., IV, 29, 62-30, 63). E' verosimile che questi procedimenti fossero adottati anche a Vivarium: Cassiodoro si è servito di collaboratori per la correzione dei codici della sua biblioteca ed ha lavorato a stretto contatto con i suoi traduttori, rivedendo personalmente riga per riga il loro lavoro 15 . Avrà sicuramente fatto ricorso agli stessi collaboratori o a segretari di fiducia nella stesura dei suoi scritti, che venivano poi volti in quella che lui definisce 'littera clara' per essere depositati nella biblioteca del monastero corne 'archetipi' (corne è testimoniato per I'Expositio Psalmorum da Cassiodoro stesso e per le Institutiones dalla già ricordata sottoscrizione antica). Aitre copie degli stessi codici venivano comunque inviate a corrispondenti illustri o ad amici, corne è avvenuto con !'Historia tripartita, pervenuta a Liberato di Cartagine entro il 566 o per la traduzione del Codex Encyclius che Pelagio II cita in lettere del 585-86 16 • Ne! cenobio calabrese ritroviamo anche il lavoro 'a quattro marri' a cui abbiamo accennato a proposito di Agostino: Cassiodoro stesso ce Io ricorda più volte, esortando i suoi monaci a continuare lavori da lui iniziati (corne ad esempio l'espunzione di passi non ortodossi nel commenta di Pelagio all'Epistola ai Romani). E' a questo metodo di lavoro che dobbiamo richiamarci per comprendere le cosiddette
43 Possmw, Sancti Augustini Vila, a cura di H.T. Weiskotlen, Princeton-London-Oxford 1919, c. 18, p. 84. Cfr. M. ZELZER, La tarda antichità ... , pp. :~21-322. 44 A. PINcHERLE, Vila di S. Agostino, Bari-Roma 1984, pp. 251-252. 1 F. TRONCARELLI, L'odissea ... , pp. 20-21. 46 P. CouRCELLE, Les lettres ... , pp. 364-367.
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'interpolazioni' delle redazioni delta e phi: corne ha già osservato Courcelle, chi interveniva sui testo non faceva che mettere in pratica esortazioni di Cassiodoro 17 • L'aspetto più significativo dei metodi di lavoro di Cassiodoro e di Agostino non è ovviamente la procedura in sé: sarebbe facile infatti trovare altri casi di scrittori antichi che si comportano allo stesso modo. Il punto è che mentre tali autori operavano nel contesta della società romana basata sulla manodopera servile, Agostino e Cassiodoro adottano gli stessi metodi utilizzando una manodopera monastica, in grado di svolgere le stesse funzioni, per motivazioni ben diverse. E poi, che la 'pubblicazione' delle proprie opere consiste nel deposito di un archetipo in una biblioteca semiprivata, che somiglia a quelle dei grandi patrizi corne Boezio e Simmaco, dal punto di vista della struttura, anche se è tutt'altra cosa da! punto di vista dello spirito che la anima. Di cio abbiamo numerosi indizi: si pensi ad esempio alla presenza di armaria a Vivarium, corne quelli del mosaico di Galla Placidia, cosi diversi dagli ordinati ripiani delle biblioteche pubbliche romane o dalle misere nicchie delle celle altomedievali. L'armarium, in una certa misura, equipara il libro all'effetto personale: permette di conservare il 'corredo' delle cognizioni nello stesso mobile che conserva il 'corredo' dell'abbigliamento più prezioso, un luogo squisitamente personale, intimo, che si dischiude solo a chi ha accesso alle stanze dove sono gli scrigni ed i ricordi.
* *
* La funzione degli armaria nel monastero cassiodoriano aveva anche un altro significato: essi costituivano un punto di riferimento mnemotecnico. La biblioteca era un locus pieno di imagines agentes che servivano per ricordare i libri conservati in ogni contenitore. Nella redazione finale delle Institutiones compaiono infatti una serie di illustrazioni che hanno valore mnemotecnico e permettono di riportare alla memoria il contenuto di ogni capitolo. Non è stato mai osservato che tali immagini sono con ogni probabilità quelle che ornavano gli armaria dov'erano i volumi. Sappiamo che la mnemotecnica antica prendeva corne punto riferimento un ambiente che si visualizza facilmente: Quintiliano cita tra i tanti esempi, i mobili delle stanze di un'abitazione 18 • Sappiamo anche che gli armaria delle biblioteche romane erano ornati con immagini che avevano un preciso rapporta con i libri in essi ripos-
47 P. CouRCELLE, Histoire ... , pp. 65-86. Sull'arte della memoria in Cassiodoro si tenga presente F. TRONCARELLI, Con la mana del cuore. L'arte della memoria nei codici di Cassiodoro, in Quaderni Medievali, 22 (1986), pp. 22-58. A proposito di Quintiliano si veda quanto osserva F. Y ATES, L'arte della memoria, Torino 1972, pp. 810; 22-23. 48
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ti: Seneca si riferisce proprio a questo uso accennando alle: ' ... imaginibus ... sacrorum ... ingeniorum' (Dial., 9, 9, 7). Questi medaglioni dipinti entra i quali si vedeva il busto dell'autore erano del resto simili ai busti in marmo che costituivano il nume tutelare della biblioteca stessa, corne quello di Aristotele nella biblioteca di Attico (Cicerone, Ad Ait., 4, 10). Non c'è niente di strano, dunque, nel ritenere che anche sugli armaria di Cassiodoro potessero esserci simili medaglioni: il ritratto di Donato corne si è conservato nella copia medievale delle Jnstiiutiones del Bamberg Patr. 61 è cosi simile a un prototipo di antico dotto corne vediamo ad esempio nella statua del grammatico Epafrodito del palazzo Altieri a Roma, da non lasciare adito a dubbi (tav. 4). Ma oltre ai ritratti degli autori sugli armaria cassiodoriani dovevano essere istoriate immagini di animali, secondo il tipico gusto tardoantico e paleocristiano. Nella celebre immagine di Esdra dell'Amiatina che riverbera il ritratto di Cassiodoro '19 , si vede un armadio con i libri delle S. Scritture suddivisi corne li aveva suddivisi Cassiodoro in nove volumi: il mobile è ornato di figure che si ritrovano nell'arte paleocristiana corne ad esempio la pernice che si trova nell'ambone dell'arcivescovo Agnello della cattedrale di Ravenna, identica a quella che c'è nel margine inferiore dell'armadio alle spalle di Esdra-Cassiodo ro. Nei fregi che ornano il mobile si ritrovano le figure impiegate nelle illustrazioni mnemotecniche delle 1nstitutiones: la colomba, il vitello, il vaso, la croce 50 • E' logico supporre che le stesse figure ed altre simili si trovassero nei fregi degli altri armaria e che potessero essere facilmente utilizzate corne simboli mnemotecnici. Del resto la biblioteca era fisicamente organizzata in modo da favorire una consultazione per argomento, all'uso romano, e questo favoriva l'adozione della tecnica della memorizzazion e: chi avesse voluto ricordare le suddivisioni del sapere doveva solo pensare all' armarium dove erano conservati i manoscritti degli autori che si erano occupati di un determinato soggetto, raggruppati in modo da costituire un gruppo omogeneo, corne ad esempio i codici scritti in greco che erano tutti nell'armadio ottavo (lnst., I, 7, 15). La biblioteca che Cassiodoro propone ai suoi monaci è un Teatro della Memoria, un luogo misterioso in apparenza ma assai ben organizzato al suo interno: una sorta di palazzo incantato dove chi entra accede corne un iniziato neoplatonico ai vertici della Saggezza attraverso un itinerario scandito dall'apprendim ento lento e sicuro dei fondamenti di ogni dottrina e della teologia. In questo modo l'adepto
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Si vedano T. J. BROWN, The Latin Text, in Evangeliorum qualluor codex Lindisfarnensis, Outun-Lausanne, 1960, pp. 31-58; K. CoRSANO, The First Quire of the Codex Amialinus and the Institutiones, in Scriplorium, 41 (1987) pp. 3-34; R. MARDSEN, Job in His Place: the Ezra Miniature in the Codex Amiatinus, in Scriplorium, 49 (1995), pp. 3-15 e il recente e autorevole contributo di P. MEYVAERT, Bede, Cassiodorus and the Codex Amiatinus, in Speculum, 71 (1996), pp. 827-883. 5 F. TRONCARELLI, L'arte ... , pp. 25; 27; 37; 39.
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raggiunge una totale indipendenza nei confronti del mondo caotico che Io circonda: protetto dalla sua biblioteca e dal suo sapere sempre accessibile, affronta impavido i marosi dei tempi nuovi, sicuro corne un pesce nell'acqua, quegli stessi pesci che erano presi a modello di vita e di vitalità dalla fondazione di Vivarium il cui nome alludeva proprio ai vivai dove pullulano i figli del mare. Gli stessi pesci abbondano nelle iniziali dei manoscritti prodotti nell'abbazia, elegantissimi 51 • Il loro valore simbolico è affine al valore simbolico di aitre immagini che vengono inserite con sottile artificio all'interno dei manoscritti corne vedremo meglio in un capitolo successivo: gli incipit e gli explicit in forma di vaso e di calice, per evocare Cristo; le glosse marginali scritte in modo da somigliare ad evangelici grappoli d'uva; e si badi bene non in una generica forma triangolare corne è stato male interpretato da alcuni studiosi, ma in forma di vero e proprio calligramma 52 . Questi ed altri simboli che incontriamo negli stessi manoscritti ci testimoniano che sta avvenendo un'importante trasformazione storica: il mondo tardoantico trascolora nel mondo medievale, corne la luce della notte che impallidisce e si trasforma nell'albore del mattino. Ormai si moltiplicherann o i codici ornati da immagini fantastiche, codici che a volte hanno pagine intere costituite da una sola parola o da poche parole cosi riccamente decorate da costituire un microcosmo a sé stante, corne nei meravigliosi prodotti dell'arte insulare. Le immagini parlano ormai da sole e troveremo sempre più spesso manoscritti costituiti quasi solo da illustrazioni che a volte sono solo piacevoli aitre volte sono inquietanti e terribili corne le folgoranti allegorie delle apocalissi mozarabe
* * * L'edizione finale delle lnstitutiones testimonia, dunque, la trasformazione in atto nella cultura e nella società italiana. In questa luce va compresa la novità fondamentale del manuale: la presenza di un primo libro, dedicato alle divinae litterae, più lungo, complesso e articolato del secondo dedicato alle humanae litterae. Anche se non ce ne restano tracce, è evidente che il primo libro sarà stato preceduto da una serie di appunti, di stesure parziali, di rielaborazioni: insomma da un presumibile 'brogliaccio', paragonabile a quello che è alle spalle del secondo. E tuttavia, il tono del discorso sembra cosi legato all'urgenza del momento, alla struttura fisica di un'abbazia da poco terminata, col ricordo dei primi abati e delle difficoltà più minute della vita quotidiana, che l'effetto complessivo che il testo fa sui lettore è di 51
F. TRONCARELLI, Alpha e acciuga. Jmmagini simboliche nei codici di Cassiodoro, in Quaderni Medievali, 41 (1996), pp. 6-26. 52 Ibid., pp. 24-26.
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essere stato scritto di getto, di essere insomma una sorta di epistola, inviata ai frati per rispondere a domande precise, problemi concreti, larvate inquietudini. Sembrerebbe, cioè, che Io sviluppo stesso delle attività di Vivarium abbia in qualche misura condizionato Cassiodoro, che riprendendo in mana note di lettura, osservazioni sparse e una prima stesura di un manuale di studi nella scuola teologica a lungo desiderata, abbia poi rifuso tutto nell'urgenza di un momento finale di ripensamento. Ormai, giunto alla soglia dei novant'anni longa peregrinatione fatigatus, aveva realizzato in gran parte il suo sogno organizzando una biblioteca all'antica, sede di conservazione, ma anche di studio e di formazione spirituale, frequentata da un gruppo omogeneo di lettori che lavorano in comune e che sono in grado di servirsi delle risorse a disposizione. Di tale luogo privilegiato, di tale scuola senza altri maestri che i libri e il genio di chi li ha ordinati mancava praticamente solo il catalogo ragionato completo. Con la composizione del primo libro delle Institutiones, questa lacuna venne colmata. Un primo codice-modello del testa venne preparato con grande cura. Di esso ci resta il riflesso nella splendida copia fatta a Nonantola tra IX e X secolo, il Paris Mazarine 660 53 . Ma il lavoro di revisione non era ancora finito. Cassiodoro continuo a scrivere e riscrivere i propri testi fino alla fine, limandoli o correggendoli "1 . Non è strano dunque che sia stato prodotto un seconda codice-modello, riflesso nell'affascinante manoscritto di Bamberg, Patr. 61, dell'VIII secolo, forse trascritto a Montecassino. La presenza della famosa sottoscrizione che abbiamo più volte ricordata, suggerisce che il codex archetypus sia stato trascritto per canto dell'ormai vecchissimo Cassiodoro: e tuttavia qualche incongruenza sui piano iconografico, a cominciare dalla presenza di una figura che deriva chiaramente da Marziano Capella, che Cassiodoro dichiara di non possedere 55 , ci fa pensare che i monaci di Vivarium abbiano agita senza che il loro patrono abbia esercitato un totale controllo. In altri termini, o il codice è stato completato subito dopa la morte dell'anziano Cassiodoro o comunque è stato prodotto in una fase in cui egli non riusciva a seguire del tutto il lavoro dei suai monaci e non è riuscito a sanare la contraddizione tra il testa e le immagini in qualche punto. La presenza di un'ulteriore redazione delle lnstitutiones, scoperta da Holtz 51 conferma che il labor limae intorno al testa è stato continuo. E' difficile dire, di fronte a pochi frammenti quanta l'insieme fosse interamente dovuto all'autore e quanta ai
suoi collaboratori. Lo stesso vale per un' interessante epitome delle lnstitutiones, conservata in un codice vaticano, studiata da Lehmann
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.
Il testa, trascritto pro-
Su questo codice si veda la bibliografia in F. TRONCARELLI, Con la mano ... , p. 23, note 6-7. P. CouRCELLE, Histoire ... , pp. 78-85. 55 Ibid., pp. 67-72. 5 (; Si tratta del Vat. Lat. 4955. Si veda P. LEHMANN, in Erforschung des Mittelalter, II, Stuttgart 1953, pp. 66-81.
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babilmente a Benevento nell' XI secolo, dà informazioni insolite, colmando lacune di tutta la tradizione (ad esempio afferma che la traduzione di Flavio Giuseppe è stata fatta da Muziano e Bellator, mentre tutti i manoscritti di tutte le redazioni l'attribuiscono a generici 'amici'). E' difficile stabilire se si deve prestare fede o no a queste notizie: certo è che le Institutiones hanno subito un processo di rielaborazione continuo durante la vita di Cassiodoro e subito dopo la sua morte, che puo spiegare moite incongruenze del testo tramandato. E tuttavia altrettanto certo è che l'autore ha avuto in mente una struttura ben determinata di testo, provvedendo a far trascrivere codici-modello che la riflettessero: tale struttura ha avuto due fasi, quella iniziale di cui si è parlato, nella quale si prevedeva solo il secondo libro; e quella della vecchiaia, nella quale si sono previsti due libri e sono state fatte aggiunte e ritocchi per accordare il secondo libro al primo 57 • Gli ulteriori ritocchi apportati dai monaci di Vivarium vanno considerate delle aggiunte 'di scuola' che riflettono il volere del maestro, anche se non sono dovute alla sua mano. Per esprimere questa complessa situazione ho già avuto occasione di richiamarmi alla storia dell'arte e ai concetti di 'maniera' o 'bottega' con i quali si suole descrivere l'attività di collaboratori stretti di un artista che lavorano alle sue dipendenze e ne riflettono gli ideali estetici 58 • La filologia tradizionale non ha fatto tesoro di simili acquisizioni della storia dell'arte e continua a parlare di 'interpolazioni' di un testo in un senso che si puo solo intendere corne 'deformazione' della stesura voluta dall'autore. In realtà occorre considerare il problema in modo più elastico ed ammettere la possibilità (cui abbiamo già accennato) di 'lavori a quattro mani' tra un autore e suoi stretti collaboratori. Un simile processo di composizione, cui Cassiodoro fa esplicito accenno (Inst., I, 8), puo continuare, entro certi limiti, perfino dopo la morte dell'autore, se i suoi collaboratori continuano ad operare nello spirito precedente. E' naturale che ben presto cio divenga impossibile: tuttavia, il fenomeno esiste e dobbiamo prenderlo in considerazione anche se cio è difficilmente registrabile con gli strumenti rigidi della filologia tradizionale. Tornando al tema iniziale, dobbiamo ammettere che esistono due se non tre modelli codicologici dell'ultima redazione delle Institutiones per una tradizione che pure si presenta sostanzialment e unitaria da! punto di vista testuale. E' comunque interessante osservare che sui piano codicologico e paleografico si puo avanzare l'ipotesi che non ci fossero grandi differenze nella struttura di tali
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Cassiodoro ha continuamente rivisto le sue opere che sono state in qualche caso compendiate e rimaneggiate da altri durante la sua vita: per una prima introduzione a questo problema si veda quanta osserva A. MoMIGLIANO, Cassiodoro ... , coll. 498-501. 58 F. TRONCARELLI, Boezio ne/ circolo di Alcuino: le più antiche glosse carolinge alla Consolatio Philosophiae, in Recherches Augustiniennes, XXII (1987), pp. 223-241. Il concetto di "scuola di Cassiodoro" è stato accettato da J. HALPORN, Afler the Schools ...
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modelli. Se infatti mettiamo a confronta le copie altomedievali sopravvissute ci rendiamo canto che copisti di epoche ed ambienti differenti hanno riprodotto un prototipo molto simile, sia pure con comprensibili varianti, fraintendimenti e irregolarità. Infatti ritroviamo in codici corne il Mazarine 660 e il Bamberg Patr. 61 alcuni aspetti che avevamo già visto in precedenza e che corne vedremo meglio nel capitolo seguente, sono tipici dei codici di Vivarium sopravvissuti. lnnanzi tutto va segnalato l'uso della facciata e della doppia facciata corne un'unità visiva e di conseguenza l'usa del cambiamento di facciata corne elemento ausiliario per il cambiamento di parti del testa 59 . In altri termini vi è la tendenza (frequente in Mazarine 660, mena frequente, ma pur sempre evidente in Bamberg Patr. 61) a disporre le illustrazioni in modo che siano reperite ad apertura di volume e di evitare il più possibile che una parola vada a capo tra il recto ed il verso quando vi è la doppia facciata illustrata. Inoltre c'è la tendenza a disporre I'explicit sui recto di un foglio e l'incipit sui verso o ambedue sui recto in modo che girando la pagina inizi un nuovo libro. In alternativa a questo metodo, c'è la possibilità di disporre l'explicit-incipit alla fine della pagina, anche a costo di lasciare in bianco qualche riga, in modo che l'inizio di pagina nuovo coincida con l'inizio di un nuovo testa. Interessante è il metodo di segnalazione delle intitolazioni dei capitoli. Oltre ai sistemi tradizionali, che valgono anche per i libri moderni, vi è l'abitudine di disporli in fine di rigo, in modo da evidenziarli: in pratica si sottolinea in modo subliminare che inizia una nuova sezione, al momento in cui l'occhio si sposta da! margine destro della sua area di percezione al margine sinistro, per seguire l'andamento delle righe 60 • Anche le tecniche di ausilio dell'impaginazione mostrano l'influenza di modelli concepiti allo stesso modo nello stesso atelier, dal momento che sono simili a quelle che troviamo nei codici sopravvissuti a Vivarium. 1 titoli sono accompagnati da punteggiatura speciale e perfino da motivi decorativi stilizzati (corne i due pesci affrontati nell' explicit di Bamberg Patr. 61, c. 34v, eguale ai due pesci stilizzati dell'explicit Leningrad, oggi S. Pietroburgo, Q v 1, 6-10, c. 6lr.; si veda Io stesso motiva decorativo nell'explicit del salmo 98 di Autun 20 A, una delle copie altomedievali del'Expositio di Cassiodoro più vicina al modello). A volte, corne ha fatto osservare Courcelle 61 , i titoli sono anche accompagnati da motivi ornamentali di
sn F. TRONCARELLI, Boelhiana Aelas. Modelli grafici e lradizione manoscrilla della 'Consolalio Philosophiae' Ira IXe XII seco/o, Alessandria 1986 (= Biblioleca di Scrillura e Civillà, 2), pp. 48-57. 60 Ibid., pp.56-57. 61 Il problema è stato affrontato in più di un'occasione nell'ambito degli studi per la identificazione del luogo dove si trovava Vivarium: cfr. P. CmrncELLE, Le site du monasle're de Cassiodore, in Mélanges de /'École française de Rome, 55 (1938), pp. 259-307; ID., Nouvelles recherches sur le monasle're de Cassiodore, in Acles du V' Congres Jnlernalional d'Archéo/ogie Chrétienne, Roma 1957, pp. 511-528.
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ongme paleocristiana (corne le colombe affrontate) e da decorazioni a intreccio di chiara matrice tardoantica(si confronti il rettangolo di Bamberg Patr. 61, c. 4r. ancora una volta con il rettangolo del tutto analogo di Leningrad Q v I, 6-10, c. 113r). A riprova della derivazione delle copie delle Institutiones da un unico modello di base, sta anche l'evidente somiglianza dell'ornamentazione di alcune iniziali, corne la 'R' zoomorfa di Mazarine 660, c. 1 lüv e Bamberg Patr. 61, c. 38r (tav. 5 a-b).
* *
* Gli studiosi hanno analizzato in moiti autorevoli contributi il programma culturale sotteso alla scelta di determinati autori e non occorre soffermarci a lungo su questo argomento 62 • Vale la pena, comunque, porsi qualche interrogativo su problemi ancora aperti. Il primo libro delle Institutiones ci dà l'impressione che Io scopo fondamentale di Cassiodoro fosse l'esigenza di completezza : ci sono i principali classici della Patristica latina e moiti importanti autori greci, tradotti o in originale; Io studio è facilitato da una suddivisione per argomenti; per ciascun filone di ricerca ci sono miscellanee di autori, a volte perfino in contrasto tra loro, che permettono di conoscere le più importanti discussioni teologiche, punto per punto, problema per problema. Oltre ai Padri latini vi è una qualificata presenza di Padri greci, insieme con autori di fondamentale importanza per la conoscenza del mondo ebraico corne Flavio Giuseppe. Non mancano neppure autori rari e discutibili corne Cosma Indicopleuste, attraverso cui giunge in Occidente qualcosa dell'insegnamento della scuola di Nisibi, che arrivava anche, sia pur molto blandamente, attraverso il manuale di Giunilio che Cassiodoro conosce 63 • La biblioteca è concepita corne un con62
Ci limitiamo a rimandare ai lavori già menzionati di J.J. O'DoNNELL, Cassiodorus, pp. 177255 e A. MoMIGLIANO, Cassiodoro, coll. 502-504 con ampia bibliografia. 63 Sul problema della presenza di Cosma Indicopleuste a Vivarium si veda F. TRoNCARELLI, Una pietà più profonda. Scienza e medicina nella cultura monastica medievale italiana, in Dall'eremo al cenobio ... , pp. 703-727, in particolare pp. 705-706. ln questa sede ho affermato: 'Il debito cassiodoriano nei confronti del misterioso mercante-esploratore ... è maggiore di quanto non si sospetti. Un'eco indiretta in ta! senso puà essere consideralo il rifiuto di concepire la terra 'ad ovi similitudinem' corne sostiene Varrone (Inst., II, 7, 4) che contrasta con quanto 'in sacris scripturis legitur': nella Cosmographia di Cosma (VI, 7) vengono infatti condannate proprio concezioni di questo tipo. Influssi diretti, invece, sono certamente alcune illustrazioni di certo eseguite a Vivarium ... : cosi, ad esempio, il rettangolo sormontato da un semicerchio entro il quale è scritta la dedica dell'Amiatina ... è la rappresentazione del mondo e del cielo, su cui Cosma insiste in moiti passi con più di un disegno esplicativo. E l'immagine del sole con i raggi che cadono su un piano orizzontale, che troviamo nelle copie medievali della redazione phi delle Institutiones, corne il Würzburg M.p. Mise.
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tenitore il più possibile completo del sapere teologico, m cui non deve mancare nulla. In essa, corne ha scritto Halporn a proposito dell'Expositio, ogni libro è: "written for the eye, not the ear; for the individual reader, not for oral presentation in the class-room" cH. La biblioteca è una sorta di scuola senza maestro, in cui i maestri sono i libri. Tuttavia questo è solo il primo strato della complessa costruzione rappresentata dalla biblioteca vivariense e dal suo catalogo ragionato: con un'accorta politica fatta di scelte e di esclusioni, Cassiodoro predispone i libri da consultare ed orienta i suoi monaci in determinate direzioni. Vi sono moite correzioni e rielaborazioni rispetto al modello proposto nel 'brouillon' ovvero nella prima edizione delle Jnstitutiones, limitata al seconda libro, della quale abbiamo parlato. In moiti casi vi sono aggiunte o modifiche sostanziali che, corne ha scritto Courcelle, hanno 'l'aria di una vera e propria ritrattazione' 65 . I brani omessi hanno un sapore neoplatonico accentuato e vengono sostituiti da richiami espliciti ad autori cristiani: perfino la parola 'divinitas' viene ritenuta sospetta ed al suo posto si preferisce 'Trinitas'. In altri casi si tratta solo di aggiornamenti ed approfondimenti, quando non si deve addirittura correggere qualche errore materiale. Nell'insieme aggiunte e manipolazioni del testo fanno pensare soprattutto a quelli che Courcelle ha definito 'scrupoli religiosi'. Se dunque l'ultima fase della vita di Cassiodoro è stata caratterizzata da tali scrupoli e se l'edizione finale delle Jnstitutiones reca traccia dell'esigenza di cristianizzare con meticolosità tutto il sapere, si deve ammettere che non era solo l'esigenza di completezza a guidare le scelte dell'anziano intellettuale. L'aggiornamento culturale e la necessità di non trascurare le più importanti questioni vanno di pari passo con l'ossessione per l'ortodossia ed il timore di aver concesso troppo spazio al sapere profana. Tuttavia, tali atteggiamenti non corrispondono ancora alle chiusure senza appello di Gregorio Magno: si tratta di una tendenza, che probabilmente riflette uno stato d'animo più generale che determinerà cambiamenti radicali negli uomini della
F. 5a, c. 11 v con funzioni mnemotecniche, è la raffigurazione 'ortodossa' della posizione del sole rispetto alla terra piatta, che Cosma presenta al suo pubblico in alternativa a quella sacrilega, seconda la quale il sole manda i suai raggi su una sfera.' (p. 705). Le mie affermazioni hanno avuto un'autorevole conforma da parte di P. MEYVAERT, Bede, Cassiodorus .. ., p. 883 che scrive: 'Troncarelli ... juxtaposes fol. 93r. From Vat. Gr. 699 with fol. llv from Würzburg Universitatsbibliothek Ms. M Mise. F 5a ... ; this makes il difficult ta believe that Cassiodorus did not have in hand a manuscript of Cosmas .. .'. Gt J. HALPORN, Methods of Reference in Cassiodorus, in Journal of Library Hislory, 16, 1 (1981), p. 72. Su questo stesso tema intcrcssanti osservazioni in M. STANBURY, Text as Teacher in the Later Works of Cassiodorus (in corso di stampa). c;s P. CouRCELLE, Histoire .. ., p. 76.
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nuova generazione; ma appunto di tendenza si tratta: qualcosa che non è ancora irrigidito o considerato normativo. Fa parte di questa tendenza la scomparsa della patina greca che avvolgeva le Jnstitutiones: i termini tecnici, i numerali dei ca pitoli, ale une citazioni in greco del seconda libro vengono sostituite pedantemente con espressio·1i latine: il passo successivo lo compirà Gregorio Magno che proclamerà apertamente il suo distacco dal greco. Si tratta tuttavia solo di una operazione di facciata: la divulgazione di testi greci è una delle glorie di Cassiodoro, che rivela al mondo latino testi corne le Antiquitates di Flavio Giuseppe: anche se la prudenza puo consigliare di ridimensionare o attenuare qualche manifestazione più esterna del debito con la cultura greca, soprattutto del debito col neoplatonismo, Vivarium resta un centra di mediazione tra mondo latino e mondo greco, nel quale hanno diritto di cittadinanza anche autori sospetti corne Origene o Teodoreto. Sotto ai due strati che abbiamo descritto ce n'è un terzo, fondamentale: la cultura di Vivarium è funzionale alla politica religiosa della Chiesa. A distanza di tanti anni dal progetto iniziale, Cassiodoro continua a mantenersi fedele al significato più originale delle sue scelte di un tempo. Egli lavora per creare gli strumenti per la nuova classe dirigente della Chiesa latina e cerca di fornire al papato tutti gli strumenti di cui ha bisogno per sopravvivere e resistere alle pressioni degli imperatori e alla sfida della teologia orientale, con le sue aspre divisioni interne. Non è un caso se papa Pelagio II si serve nel 585-586 della traduzione del Codex Encyclius appena fatta a Vivarium per contestare i partigiani dello scisma dei Tre Capitoli 66 • E non è neppure un caso se nella redazione finale delle Institutiones, l'autore menziona solo quattro concili ecumenici ed omette il quinto, quello contestato che aveva dato avvio allo scisma dei Tre Capitoli (Inst., I, 11). Alla presenza di Narsete, papa Pelagio aveva fatto lo stesso di fronte ai romani irrequieti, che contestavano tra i molti aspetti del dominio bizantino anche l'arroganza con cui era stato indetto e gestito il quinto concilia 67 . A modo suo, Cassiodoro continua a far politica. Certo, la sua voce è sempre più flebile e la sua costruzione è fragile, anche o forse proprio
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P. CouRCELLE, Les lettres ... , pp. 362-363. A scritto a questo riguardo il BARNISH (The work ... , p. 163): 'Pelagius was able to cite his version of the Codex Encyclius against the Istrian bishops .. . It may be significant that in the same letter, he stressed that only Theodoret's attack on Cyril was condemned. There, perhaps, and in the Historia lriparlita we find some reflection of a will to compromise, comparable to the first constitutum of Vigilium, signed by Zaccheus of Squillace, which anatematized Theodore of Mopsuestia only'. 67 S.J. BARNISH, The Work ... , pp. 158-166. Si veda in particolare quanta viene affermato a p. 164: 'In the /nslitutiones, [Cassiodorus] carefully lists the ecumenical councils which have disciplined the Church and number. .. Fifth Constantinople is ignored as totally as the eretical council of Seleucia, Rimini and Second Ephesus'.
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perchè è raffinata e complessa intellettualmente. Eppure fino all'ultimo Cassiodoro va avanti: appoggia il papato nella lotta contro lo scisma, ma continua a usare e indirettamente apprezzare gli autori condannati dal quinto concilio, al punto che Gregorio Magno non mancherà a poca distanza di tempo di avvertire la contraddizione condannando l' Historia Tri partita nella quale ci si serve con troppa disinvoltura di uno dei teologi su cui c'è l'anatema 58 • Generosamente, Cassiodoro spende le sue energie e la sua autorità per tessere trame che il tempo dissolve con la facilità con cui un uomo rompe la tela di un ragno. Ma queste trame sottili, impalpabili, hanno lo stesso fascino dei fili che il ragno dispone in forma geometrica attraverso cui brilla la luce. Esiste un quarto strato, profondissimo, il nucleo più intimo delle Institutiones ed il senso segreto della biblioteca di Vivarium. Dietro lo zelo con cui Cassiodoro si maschera, c'è invece un grande amore, tutto boeziano, per la cultura e per l'intelligenza in quanto tali: per il gioco della mente che è curiosa, domanda, si pone problemi, viene assalita da pensieri improvvisi e improvvise ispirazioni. Cassiodoro ci ha lasciato una pagina indimenticabile in cui ha evocato con parole bellissime cià che è adombrato nella concezione di Cicerone e di Agostino dell'estro e della fantasia, il sentimento tutto latino della creatività che anima la vita dell'homo {aber fortunae suae. Ha scritto infatti nel De Anima: 'Posta nel corpo quante cose non vede l'anima! Senza uscire da sé stessa, quale varietà di cose osserva ... Si muove, s'innalza, si agita e sempre si aggira in sé stessa, corne vagasse in un grande spazio ... L'anima, dunque, dotata della ricchezza della ragione, ha raggiunto molti beni per la generosità di Dio: ha inventato gli ornamenti delle lettere, ha scoperto diverse arti utili e molte discipline, ha recintato le città di mura per la difesa, ha confezionato vesti di varie fogge, con la sua industria ha ricavato dalla terra frutti sempre migliori, ha valicato gli abissi del mare con il volo delle navi, per comodità dei viandanti ha perforato monti giganteschi, a vantaggio dei naviganti ha costruito ponti arcuati corne falce di luna, ha ornato la terra di ben disposti edifici ... Una naturale mobilità sempre spinge un essere di questa specie a sviluppare lietamente i propri pensieri. Percià, quando siamo rilassati nel riposo, lontani dalla materia dei nostri soliti pensieri e non siamo applicati nel modo consueto alle quotidiane occupazioni, vediamo in sogno svariate cose; si tratta di rappresentazioni ora false, ora vere ... Spesso ... anche da svegli, veniamo ingannati e distratti nel momento della contemplazione. Spesso, infatti, quando siamo intenti e concentrati nella preghiera, non so per quale gioco curioso veniamo distratti all'improvviso da pensieri ispira68 GREGORII MAGNI Registrum Epistularum, a cura di P. EWALD - L.M. HARTMANN, in MGH, Epistulae, I, Berolini 1891, VII, 1, 31, p. 479. Sul problema cfr. H. DE LUBAC, Esegesi medievale. I quattro sensi della Scrittura, Roma 1962, pp. 482-486; F. TRONCARELLI, Il consolato ... , pp. 589592; S. J. BARNISH, The Work ... , pp. 162-163. Sul significato della Historia Tripartita si è già accennato in precendenza: si veda M. MAZZA, La Historia Tripartita ... , pp. 210-244.
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ti .. .' 69 • Par quasi di vederlo, quest'uomo sempre affaccendato, che cerca di concedersi un po' di pace, ritirandosi nella penombra di una chiesa dove sfolgorano i mosaici, e che dopo un minuto viene assalito dai pensieri, torna con la mente alle occupazioni del giorno, si arrovella, si inquieta ed ecco, all'improvviso, ha un'ispirazione. Ilare corne un uccello o meglio corne un pesce, corne quei pesci che guizzavano felici nelle vasche di Vivarium, Cassiodoro sfugge ai deliri fanatici del suo tempo: evita il furore dei barbari e le persecuzioni degli intransigenti ed edifica meravigliosi edifici, costruisce ponti che hanno il profilo della luna che serba il senno degli uomini, i loro sogni segreti. Potrebbe sembrare strano che negli stessi armaria a Vivarium vi fossero autori rigorosamente ortodossi ed autori considerati eretici o scismatici, corne ad esempio Origene o Ticonio. Cassiodoro è molto esplicito a riguardo: da personaggi corne Origene bisogna trarre il meglio possibile, comportandosi corne medici, medici dell'anima che sanno ricorre ad ogni sostanza presente nella natura pur di giovare agli esseri umani. Origene - dice Cassiodoro è corne l'aneto: preso in grandi dosi è velenoso, ma assunto in dosi giuste è un farmaco 70 • Allo stesso modo ci si doveva comportare verso gli eretici corne Pelagio: bisogna purgare i loro scritti dai venena, conservando cià che puà esservi di buono 71 • 69
CAssIODORI SENATORIS De anima ... , IV, 94-114, p. 541 (traduzione italiana di I. ToLOMIO tratta da AA. VV., L'anima dell'uomo. Traltati sull'anima dal V al IX secolo, Milano 1979, pp. 152-153). 70 Sul rapporta tra Origene e Cassiodoro si veda P. CouRCELLE, Les letleres ... , pp. 337-339; A. MoMIGLIANO, Cassiodoro ... , col. 501; J .J. O'DoNNELL, Cassiodorus ... , pp. 208-209; F. TRONCARELLI, Boethiana Aetas ... , pp. 65-80 ('Cassiodoro e la sua cerchia manifestavano un'aperta simpatia per un ... autore sospetto, Origene, che ... era stato solennemente condannato da parte di Giustiniano ... ', p. 65). Interessanti le osservazioni di S.J. BARNISH, The Work ... , pp. 161-162 che sottolinea l'ambivalenza dell'atteggiamento nei confronti di Origene da parte di autori che pur opponendosi all'atteggiamento autoritario di Giustiniano in campo religioso e difendendo quindi la libertà di professare la fede in modi non identici a quelli imposti dall'imperatore, non avevano automaticamente un rispetto assoluto per autori corne Origene. Nello stesso tempo, Barnish ha mostrato che in Cassiodoro coesistono atteggiamenti opposti, da! momento che egli riprende ecletticamcnte i metodi della scuola allegorica di Origene e quelli dell'escgesi antiochena. 71 Inst., I, 8, 1. Sulla divisione dei compiti e sui metodi di lavoro a Vivarium è significativo quanta afferma Mazza a proposito dell'Historia Tripartita: 'Sulla base di una prima, diretta lettura ... (tribus Graecis auctoribus ... ) Cassiodoro ... avrebbe preparalo il piano della compilazione ed operato la selezione dei brani. Epifanio avrebbe quindi compiuto la Lraduzione degli escerti (per Epiphanium scholasticum latino condenles eloquio) che sarebbe stata attentamente seguita da Cassiodoro, rivista stilisticamente uniformata e 'montata', nonché fornita della Praefatio. Non è attribuire troppo a Cassiodoro: mi sembra obiettivamente immotivato intendere in modo diverso la formulazione della Praefalio: ' ... necessarium duximus eorum dicta deflorata (e qui si riferisce all'operazione del compilare) in unius stili tracturn perducere (mentre qui si riferisce invece all'operazione di revisione e di uniformazione stilistica) et de tribus auctores unam facere diclionern (formula questa che si riferisce, a mia opinione, al montaggio finale).' (La Historia ... , p. 21 i). L'interpretazione di Mazza riceve conferma se confrontiamo il caso dell'Historia Triparti/a con la traduzione dello PseudoEpifanio del Vat. Lat. 5704, ad opera dello stesso Epifanio che ha preparato al versione latina
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INSOLAS FORTUNATAS
Cassiodoro si muove con accortezza e persegue un disegno preciso. E questo disegno era già stato concepito all'epoca della stesura del seconda libro delle Institutiones e dell' Expositio. ha scritto Barnish parlando di quest'ultimo testo: 'The Christology of the work .. . studied by O' Donnell .. . steers very mu ch a middle course, condemning both the Nestorians and the Eutychian Monophysites. But it also emphasizes the two natures of Christ and the authority of Chalcedon in a way which would not have pleased an emperor who was seeking a compromise with the Monophysites ... Cassiodorus avoids outright controversy in his own exegesis ... His attitude ... seems to distance him from both sides ... However, the spirit of the work, as regards the western, if not the eastern Churches, may appear in these words: propheta populis beatam predicat unitatem ... Quod licet ad monachos quidam aptandum est ... ad generalitatis concordiam pertinere, quoniam ... universe pronuntiatur Ecclesiae (Exp. Ps., CXXXII, ad init.). The comment which follows and develops this theme is noticeably free from the usual condemnation of heretics and schisamtics: and it is clear that Cassiodorus did not have his handful of devotes at Vivarium in mind as the sole public' 72 • In sintonia con l'atteggiamento assunto all'epoca del progetto con Agapito, Cassiodoro vuole che l'intellettuale che si forma nella biblioteca che ha predisposto, non sia vincolato da alcun pregiudizio e sappia servirsi di tutto il sapere di cui puà disporre. Come Boezio, che tentava di armonizzare Platane e Aristotele, nei trattati filosofici, ed Aristotele e Agostino, nei trattati teologici, l'intellettuale al servizio della Chiesa previsto da Cassiodoro sarà in grado non solo di armonizzare le saeculares litterae e le divinae litterae, ma anche gli autori di diversa opinione che si contrappongono ne! campo della teologia. Questo non significa, naturalmente, abbandonare il criterio dell'ortodossia; ma significa saper ascoltare chi non pensa corne pensiamo noi e apprezzarlo. Da buon erudito formatosi alla latina, da buon seguace di Plinio, anche Cassiodoro in fondo ritiene che 'non c'è un libro da cui non si possa ricavare qualche insegnamento'. E questo suo saggio eclettismo, contrapposto al fanatismo religioso orientale , è la nota distintiva, il timbro inconfondibile dell'affascinante canto del cigno della civiltà antica cantato a Vivarium, ne! paese che Cassiodoro aveva paragonato alle Isole Felici 73 .
dell'Historia. Com'è noto il codice contiene correzioni autografe di Cassiodoro (si veda a questo riguardo il capitolo successivo): attraverso J'esame degli interventi cassiodoriani si puo notare che il metodo di lavoro è esattamente quello descritto da Mazza. Il fondatore di Vivarium ha preparato una miscellanea di autori con lo stesso spirito con cui ha preparato la 'miscellanea' di estratti dell' H isloria Tri partita; Epifanio traduce in una prima versione letterale dei testi scelti; Cassiodoro interviene migliorando il testo e uniformandolo a criteri generali di ortografia e di stile (F. TRONCARELLI, Decora correctio. Un codice emendato da Cassiodoro?, in Scriltura e Civillà, 9 (1985), pp. 147-168). 72 S. J. BARNISH, The work .. ., pp. 161-162. 73 CASSIODORI SENATORIS Variae, a cura di A. FRIDH, Turnhout 1973 (CCSL, XCVI), XII, 15, 60, p. 482.
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Tot enim uulnera Satanas accipit, quoi antiquarius Domini uerba describit.' Cassiodoro, Inst., I, 30, 1 Gli studiosi si sono dedicati con impegno alla ricerca dei codici di Vivarium, ma i risultati raggiunti non sono stati quasi mai soddisfacenti: si puo dire, paradossalmente, che la bibliografia sull'argomento è costituita per metà da smentite dell' altra metà 1 • Facendo tesoro delle poche attribuzioni ragionevoli, sostenute da un 1
Per un bilancio su questo tema cfr. L. V1scrno, Sludi Cassiodorei, Catanzaro 198:'! (Continente Calabria, 3), pp; 37-60. Puo essere opportuno ricordare sommariamente viccnde ben note, per rendersi conto dcll'incertezza a cui sono approdali gli studi dedicati a tale questione: le tesi di R. BEER, Bemerkungen über den dites/en Handschriflenbesland des Kloslers Bobbio, in Anzeiger der K. Akademie der Wissenschaflen zu Wien, Phil.- Hisl. Klasse, XLVIII, 1911, pp. 78-104 riprese da H. GoMOLL, Zu Cassiodors Bibliolhek und ihrem Verhdllnis zu Bobbio, in Zenlralblall für Bibliolhekswesen, LIII, (1936), pp. 185-89 sono state smentite da G. MERCATI, Prolegomena de falis bibliolhecae monasleri S. Columbani Bobiensis el de codù:e ipso Vat. Lai. 5757, in M. T. Ciceronis De Republica Libri e codice rescriplo Valicano lalino 5757, phololypice expressi, Città del Vaticano, 1934, pp. 15-19 e P. CouRCELLE, Les lellres grecques en Occident: de M acrobe à Cassiodore, Paris, 1948 (= Bibliothèque des Écoles Françaises d'Alhenes el de Rome, 159), pp. 342-88. Le critiche dei due studiosi citati e di altri autori non hanno risparmiato neppure i tentativi di identificazione di codici vivariensi fatti da W. WEINBERGER, Handschriflen von Vivarium, in Miscellanea F. Ehrle. Scrilli di sloria e Paleografia, IV, Città del Vaticano, 1924 (= Studi e Tesli, 40), pp. 75-88. Le proposte di L. TRAUBE, Vorlesungen und Abhandlungen, II, München, 1909, p. 130 sono state ridimensionatc (cfr. ad esempio A. VAN DE VvvER, Cassiodore el son oeuvre, in Speculum, VI, (1931), p. 276, n. 3). Moite tesi di P. CouRCELLE, Les lellres .. ., pp. 342-88, accettate da altri studiosi, sono state messe in discussione nei corso del tempo a partire soprattutto dalle datazioni ed attribuzioni di E. A. LowE nei Codices Latini Antiquiores (si vedano ad esempio le descrizioni dei nn. 342, 398, 404 del vol. III, Oxford, 1938; 477, 496, 506 del volume IV, Oxford, 1947 c cfr. ibid. quanto viene affermato a p. XVe a p. XXVII). L'attribuzionc a Vivarium della Regula Magislri, rivendicata da F. MASAI, in H. VANDERHOVEN - F. MASAI - P. CoRBETT, La règle du Maître. Édition diplomatique des mss. lai. 12205 el 12634 de Paris, Bruxelles - Paris, 1953 (= Les publications de Srriptorium, III), pp. 60-7 è definitivamente caduta con l'identificazione del tipo grafico dell'onciale romana da parte di A. PETRucc1, L'Onciale romana. Origini, sviluppo e diffusione di una slilizzazione grafica (sec. V 1 - IX), in Sludi M edievali, 3a serie, XII (1971 ), pp. 75-134, in particolare cfr. pp. 127-28, n. 160/bis ( dello stcsso autore, sullo stesso problema si veda anche Dai libro unilario al libro miscellaneo, nota 35, in Tradizione dei classici, lrasformazione della cultura, a cura di A. GIARDINA, Roma - Bari 1986, pp. 173189). L'autografia cassiodoriana della nota iniziale del codice di Leningrado Q v 1, 6-10 sostenuta da O. DomAs-RosDESTVENKAJA, Le codex Q v 1,6- 10 de la bibliothe'que publique de Leningrad, in Speculum, V, (1930), pp. 21- 48 (accolta favorevolmente da E.A. LowE, Codices ... , XI, Oxford, 1966, n. 1621, p. 10) è stata giustamente smentita da A. PErnucc1, Scrillura e /ibro nell'Jlalia Alto-
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certo consenso ho isolato un piccolo gruppo di manoscritti del VI secolo che hanno buone probabilità di origine vivariense 2 (Appendici A-B). Ad essi ho aggiunto medievale, in A Giuseppe Ermini, II, Spoleto, 1970, p. 183, Il. 92. Un capitolo a sè stante, fitto di affermazioni, contestazioni e dubbi è coslituito dalle proposte relative alla Bibbia Amiatina, nella quale pure è accertato un rapporto di filiazione da! codex grandior di Cassiodoro (cfr. su lutta la questione T. J. BROWN, The Latin Text, in Evangelorium quattuor codex Lindisfarnensis, OutunLausanne, 1960, pp. 31-58 e il recente e autorevole contributo di P. MEYVAERT, Bede, Cassiodorus and the Codex Amiatinus, in Spec11l11m, 71 (1996), pp. 827-883). Perfino la tesi dell'impossibilità di determinare una sopraYviYenza qualsiasi della bibliotera di ViYarium, sostenuta fra gli altri da G. Mercati (De fatis, cit.,pp. 16-17), da I. ScHUSTER, Come fini la biblioteca di Cassiodoro, in La Scuola Cattolica, LXX, (1942), pp. 409-14 è stata (a ragione) contestata (cfr. ad esempio A. MoMIGLIANO, Cassiodoro, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXI, Roma 1978, pp. 501-2 con bibliografia sull'argomento ). Escludendo alcuni codici la cui attribuzione a Vivarium è del tutto incredibile (corne ad esempio il Virgilio Mediceo o la Bibbia di Ulfila), questo è l'elenco dei principali manoscritti di cui si è supposta da parte di vari studiosi un'origine vivariense o quanto meno l'appartenenza alla biblioteca del monastero, e che invece non hanno rapporto con la fondazione di Squillace (!'asterisco indica gli esemplari visti direttamente): *- Ambros. Cime!. I (CLA, 304): Flavio Giuseppe, Antiquitates; VI-VII secolo, Italia settentrionale. *- Ambros. E 147 Sup. +Vat. Lat. 5750 (CLA, 28): Scoli a Cicerone; V secolo, Italia. *- Amhros. H 57 Sup. (CLA, 362): Sedulio, Carmen Paschale; VII secolo, scritto a Bobbio (palinsesto su Cicerone in capitale rustica del V secolo ). *- Bamberg B IV 21 (CLA, 1031): Girolamo, De viris illustribus; VI secolo, scritto ne! Castrum Lucullanum (Napoli). - Bamberg Class. 35a (CLA, 1028): Livio; V secolo, Italia. *- Napoli B.N. lat. 2, ex Vindob. 1G (CLA, 392-3): Lucano; secolo IV, Italia. Pelagonio; sec. VI, Italia. *- Napoli B.N. IV A 8 (CLA, 404): Gargilio Marziale, De hortibus; VI secolo, Italia settentrionale (palinsesto; Gargilio è parte della scriptio inferior). *-Paris B.N. lat. 5730 (CLA, 562): Livio; V secolo; Italia meridionale (?). - Torino B.N. A II 2 (CLA, 442-43): Cicerone, Orazioni (palinsesto); secc. Ve VI, Italia. - Torino B.N. E IV 42 (CLA, 447): Sedulio, Carmen Paschale; secolo VII, scritto probabilmente a Bobbio. *-Vat. Lat 1322 (CLA, 18): Alti del Concilia di Calcedonia; ·VI secolo ex., Verona. *- Vat. Lat. 5766 + Torino A II 2 (CLA, 46): Codex Theodosianus, secolo V (palinsesto; il Codex è nella scriptio inferior). *-Verona II (2) (CLA, 477): Giulio Onorio, Cosmographia; VII secolo in. *- Verona XL (38) (CLA, 499): Livio (palinsesto); VI secolo, Italia. *-Verona LIII (51) (CLA, 506): Facondo di Ermia, In defensione trium capilu/ornm; VI secolo; probabilmente scritto a Verona. - Wien Ô.N.B. 15 (CLA, 1472): Livio; V secolo, Italia. E' anche da escludere il Paris B.N. lat. 2630, del V secolo, che contiene il De Trinitate di Ilario (cfr. CouRCELLE cit. p. 371, n. 1): la nota delle 1nstiluliones è del sec. VIII (cfr. CLA, 545). 2 F. TRONCARELLI, 1 codici di Cassiodoro. Le testimonianze più antiche, in Scrittura e Civiltà, 12, 1988, pp. 47-99. Nuovi argomenti a favore delle attribuzioni vivariensi sono in altri miei contributi successivi: Il consolato dell'Anticristo, in Studi Medievali, 3" serie, XXX (1989) pp. 567-592; Alpha
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qualche altro esemplare che poteva essere stato posseduto dalla biblioteca di Vivarium o trascritto a Vivarium in epoca successiva 3 • 1 codici presentano evidenti affinità nella scrittura e nell'ornamentazione , anche se va detto chiaramente che siamo di fronte a prodotti di un 'centra scrittorio' senza ambizioni di uniformità grafica e non a una 'scuola calligrafica', secondo una distinzione classica della paleografia 1 . 1 copisti che si alternano usano penne assai diverse e raggiungono risultati apparentemente difformi: tuttavia, un' analisi più approfondita rivela convergenze nella forma e ne! tratteggio delle lettere, nella forma delle iniziali e dell'ornamentazione . Si consideri ad esempio nella tavola 6 la forma della 'e' schiacciata del tutto analoga negli scribi di Vat. Lat. 5704 e Leningrad Q v 1, 6-10 (riga 2-3); la 'n' e la 'p' con trattino di coronamento all'apice dell'asta verticale (riga 2-3); la 'q' con occhiello quasi triangolare (riga 4-5); la 'd' con occhiello romboidale (riga 4-5); la 'h' con le curve spezzate (riga 7-8); la 'g' schiacciata (riga 7-8). Dai punto di vista dell'ornamentazione si osservi il motivo ricorrente della spirale e le volute di linee che sbocciano in un fiore trilobato, con un procedimento che ritroveremo anche nelle copie altomedievali delle Jnstitutiones che ricalcano la decorazione originaria. Caratteristico è poi l'occhio dei pesci stilizzati in alcune iniziali, perchè mancano iride e pupilla (tav. 7). Anche il confronto delle iniziali, tra i pochi codici del VI secolo e degli inizi del VII secolo, mostra un'evidente continuità, con alcune singolarità (corne la 'A' con asta orizzontale trasformata in semicerchio) che ci riportano a lapidi del IV secolo di area calabrese (tavv. 8-9). La scrittura dei codici vivariensi è un'onciale piuttosto irregolare, che non mostra caratteristiche particolari, se non un certo influsso dell'onciale 'romana', negli esiti più calligrafici del manoscritto di Leningrado (oggi S. Pietroburgo). Analizzeremo tali caratteristiche più avanti. Per ora ci limitiamo ad osservare che le iniziali sono l'aspetto più significativo della scrittura: infatti esse riprendono corne si è detto lettere dalle epigrafi calabresi ed imitano la decorazione di esemplari coevi, corne l'Orosio laurenziano o il codice parigino della Regula Magistri. Anche le intied acciuga. Immagini simboliche nei codici di Cassiodoro, in Quaderni Medievali, 40 (1995) pp. 6-26. Recentemente P. Radiciotti ha proposto di attribuire alla biblioteca di Vivarium il codiee smembrato Paris BNL 2769 (cc. lr-23r) e 4808 (cc. 53r-65r) del VI secolo. L'interessante ipotesi non è accompagnata da un'analisi paleografica delle correzioni del manoscritto che mostrino legami con le mani dei correttori di Vivarium. Il problema dell'appartenenza del codice a Vivarium è dunque ancora aperto (cfr. P. RADICIOTTI, Il codice Parigino lalino 2769 (carte 1-23) + 4808 (carte 53-65): un manoscritto atlribuito a Cassiodoro?, in Cassiodorus, 3 (1997), pp. 301-308. :i F. TRONCARELLI, L'odissea di un'odissea: note sull'Ilario basilicano (Arch. S. Pietro D 182), in Scriptorium, XLV, (1989) pp. 3-21. Ne! corso dell'articolo ho sempre menzionato, all'uso antico e medievale, il De Trinitale di Ilario corne comprendente anche in appendice il primo opuscolo Ad Constanlium. A scanso di equivoci è meglio distinguere i due testi all'uso moderno. 4 G. CENCETTI, Scriptoria e scritture nel monachesimo benedettino, in Seltimane di Studio del Centra italiano di Studi sull'Alto Medioevo, IV, Spoleto 1957, pp. 187-219.
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tolazioni si rifanno a modelli prestigiosi, corne la capitale rustica di grande effetto del codice degli Agrimensores, alternata a una scrittura che risente della capitale quadrata. In sostanza anche se gli scribi operavano senza seguire una norma estetica precisa ed impiegavano una scrittura che non era tipizzata, si cercava di dare una qualche dignità estetica ed uniformità grafica attraverso l'uso di iniziali che si conformassero ad eleganti esempi dell'epoca ed intitolazioni in capitale che avessero un'aria antica. Rimandiamo per un'analisi più particolareggiata alle nostre pubblicazioni sull'argomento. Oltre ai codici che abbiamo ricordati, va menzionato il Reg. Lat. 2077 della Biblioteca Vaticana che è anch'esso vivariense ". Il codice è stato trascritto da due mani dell'inizio del secolo VII. La prima usa un'onciale dalle forme esageratamente arrotondate con alcuni occhielli, corne quello della 'p', che sono piuttosto oblunghi. Questo modo manierato di scrivere è simile a quello della prima mano del codice di Verona XXXIX, che ha trascritto solo le prime due carte. Si tratta senza dubbio di una grafia artificiosa, con un modulo ingrandito a bella posta. Il copista presenta nelle stesse lettere tratteggio incostante e varianti ne! tipo grafico. Si puo inoltre osservare una certa irregolarità nell'allineamento, con lettere che tendono a scendere sotto il rigo, corne ad esempio la 'p' o che fuoriescono visibilmente dallo schema bilineare corne la '!' (nell'asta verticale, verso l'alto, ma anche a volte nell'asta orizzontale verso il basso). Spesso i tratti verticali si presentano spezzati e rinforzati o 'oscillanti' e irregolari,come avviene nell' onciale new style del VI secolo. Ne! sistema alfabetico degli incipit ed explicit sono caratteristiche la 'U' a forma di 'V', a volte con il secondo tratto più corto del primo; la 'A', che ha una curiosa forma, a metà strada tra la capitale e l'onciale; la 'M' che a volte presenta il terzo tratto staccato in alto rispetto al quarto. Questo tipo di scrittura ricorda in modo irresistibile la capitale usata nei codici che possiamo ragionevolmente attribuire a Vivarium. Come si è detto vi sono due stilizzazioni, una più antica che arieggia forme della capitale quadrata; un'altra più recente, vicina alle forme della capitale rustica. In ambedue le stilizzazioni, tuttavia, ricorrono lettere simili e sopratutto vi sono le stesse singolarità sui piano grafico corne ad esempio J'imperfetto allineamento delle parole o i tratti 'oscillanti' e irregolari, a volte ritoccati. Mettendo a confronto la capitale vivariense, nella sua duplice varietà, con la
capitale delle due mani del reginense (soprattutto quella usa ta dalla prima mano) la somiglianza nella forma delle lettere risulta evidente. Ritroviamo la stessa 'A' ne! suo inconsueto aspetto; la 'B' con !'occhiello inferiore ingrossato e spezzato; le 'I' sinuose, dal tratto non uniforme; le 'M' con il terzo tratto staccato rispetto al quarto; le 'S' coi tratti spezzati, in tutte le varianti grafiche possibili; la 'U' a forma
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TRONCARELLI,
Il consolalo dell'Anlicrislo ... , pp. 567-580.
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di 'V' nelle due varianti possibili (con i tratti eguali o col secondo tratto più corto del primo). Anche il fregio, piuttosto semplice, che borda l' explicit-incipit è identico a quello di molte intitolazioni vivariensi (tavv. 11-12). Sul piano codicologico dobbiamo ricordare che il reginense presenta metodi affini a quelli dei codici vivariensi: il formato 'moderatamente oblungo' (a volte 275 x 245; a volte 275 x 235: si cfr. col Vat. Lat. 5704 che ha 280 x 225); la tecnica ormai del tutto arcaica nel VII secolo di rigare i fogli tracciando i forellini guida all'interno del testo, corne nei codici attribuibili a Vivarium; il 'rispetto' per la singola pagina corne unità a sè stante, che impedisce di andare a capo tra il recto e il verso di una carta; l'uso di elementi decorativi in funzione ausiliaria dell'impaginazione, corne le arcate che suddividono l'estratto dal De haeresibus di Agostino (c. lülr) analoghe a quelle che suddividono il 'prologo' della Bibbia Amiatina o a quelle che troviamo nell'edizione cassiodoriana della Consolatio di Boezio. Va anche segnalata la presenza nel reginense di una Ratio Paschae: essa costituisce un pendant di un'altra Ratio Paschae, per l'anno 562, che si trova nella cosidetta recensione phi delle Institutiones, in una sorta di 'appendice' al testo di cui abbiamo parlato. Un altro elemento tipico delle edizioni vivariensi è il disegno della ruota dei venti, analogo a quello che si trova alla fine dell'edizione delle Jnstitutiones e dell'edizione cassiodoriana della Consolatio. La ruota dei venti è costruita secondo le prescrizioni cassiodoriane dell' Expositio Psalmorum (Ps. XCV, 13, 320-331) iscrivendo un quadrato dentro un cerchio, i cui vertici sono i punti cardinali: i nomi dei venti (in greco e latino) sono infatti disposti in modo da formare le linee di un quadrato con i vertici nei punti cardinali. Alle forme grafiche della seconda mano del reginense si puo accostare l'onciale rozza e irregolare di uno dei correttori del Paris BNL 8907, che presenta analoghe caratteristiche, corne la 'a' che si allunga esageratamente verso il basso e che puo avere l'occhiello triangolare alla greca; la 's' che fuoriesce da! modulo bilineare; la 'd' con occhiello a volte triangolare; numerosi legamenti che derivano dalla corsiva; l'impicciolimento di alcune lettere, corne accade nella corsiva e soprattutto l'uso di una penna a punta fine, più vicina a quella che serve per scrivere in corsiva che a quella che serve per l'onciale (tavv. 13 a-b). Un analogo tipo di scrittura e di penna si trova nelle mani piuttosto rozze che hanno trascritto in pieno secolo VII l'orazione di Cassiodoro per il matrimonio di Vitige, uno degli ultimi atti ufficiali della sua carriera. Il testo si è conservato solo in pochi frammenti, per Io più in palinsesto 6 ed è dunque difficile analizzarlo paleograficamente: tuttavia, quel poco che si puo vedere (insieme a un frammento 6
M. GEYMONAT, Antichi (rammenti ambrosiani delle orazioni di Cassiodoro e delle Epistole di S. Paolo, in Scripta Philologa, III, Milano 1982, pp. 119-130.
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che era conservato in un codice di Torino distrutto, ma in parte fotografato) ci permette di attribuire il codice a Vivarium: sia la scritttura, sia le iniziali sono molto simili a quelle della seconda mano del reginense, di cui sono ripresi anche vezzi corne quello di forcellare lettere corne la 't' o aggiungere trattini di complemento alle due estremità della 's' (tav. 14). Un piccolo enigma è poi rappresentato da! codice smembrato tra Torino e Milano Ambr. H 78 sup.+ Torino G.V.15 in semionciale. Il volume è sicuramente appartenuto a Vivarium ed è stato postillato da correttori attivi nell'abbazia calabrese, ma è difficile dire dove sia stato scritto. Il Lowe proponeva, in modo assai sfumato, l'Italia settentrionale 7 , ma l'ipotesi contrasta con una serie di abitudini grafiche che invece ritroviamo nei codici vivariensi: innanzi tutto vi sono iniziali simili a quelle dei codici vivariensi; poi vi sono brani scritti per una sorta di lapsus in un'onciale assai simile a quella di Verona 39 (tav. 44); poi vi sono alcune singolarità, corne quella di segnalare la pausa forte allungando l'asta orizzontale di lettere corne la 't' o la 'e', aggiungendo un punto sopra ed un punto sotto (tav. 45 a-d). D'altra parte non tutto è riconducibile a Vivarium: ad esempio, la capitale impiegata per le intitolazioni non somiglia a quella sia pur eclettica che troviamo nei codici vivariensi. Il manoscritto sembrerebbe prodotto nella regione da cui provengono gli scribi di Vivarium, non molto distante dall'abbazia stessa.
* * * Le attribuzioni a Vivarium dei codici che abbiamo descritto sono state accolte con favore da studiosi autorevoli, corne Bischoff e Boyle, suscitando l'interesse degli specialisti 8 . Le ricerche hanno poi avuto una svolta con l'identificazione della mano di Cassiodoro proprio nei codici indiziati di origine vivariense: ne! Vat. Lat. 5704, ne! CLA, IV, 680. F. TRONCARELLI, Decara carreclio. Un cadice emendata da Cassiadaro?, in Scrillura e Civillà, 9 (1985) pp. 147-168. Hanno considerato plausibile l'attribuzione: G. CAVALLO, Dalla scriptorium senza bibliateca alla biblioteca alla biblioleca senza scriptorium, in Dal/'eremo al cenobio. La civiltà monastica in ilalia dalle arigini all'età di Dante, Milano, 1987, p. 337; S. BERNARDINELLO, Bulletin Cadicologique n. 716, in Scriptorium, XLIII, 1, 1989, pp.188*-189*; B. BiscHoFF, Paleagra{ia Latina. Antichità e Medioeva, Padova, 1922 (= Medioeva e Umanesimo, 81), pp. 57, n. 22; 264, n. 43; L. SPECIALE, Cassiodoro, in Encic/apedia dell'Arte Medievale, IV, Roma 1993, pp. 337-357; E. CoNDELLo, Una scritlura e un terrilario. L'onciale dei secali V-VIII nell'llalia meridionale, in Bibliateca di mediaevo Latina, 12, Spoleto 1994, pp. 65-69. Si veda anche sui rapporti tra i codici di Vivarium e !'Ilario Basilicano: L. BoYLE, The 'Basilicanus' of Hilary Revisited, in Scribi e Colofoni. Le soltoscrizioni di copisti dalle origini ail' avvento della stampa, a cura di G. De Gregorio - E. Condello, Spoleto 1995, p. 98.
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Bodl. Auct. T II 26 di Oxford, nel Verona XXXIX, a cui si aggiungano il Vat. Arch. S. Pietro D 182 (Ilario basilicano) e il Paris BNL 8907. Tale mano è senza dubbio quella dell'autore delle Institutiones: ben due sottoscrizioni in note tironiane testimoniano la paternità delle correzioni dei manoscritti. Le due sottoscrizioni si trovano in posizione obliqua a fianco di due intitolazioni del Vat. Lat. 5704 e del Paris BNL 8907; la prima dice: 'Cas(siodor)us 1( eg)i' (o 'l( eg)it) e la seconda: 'Perl( eg)i Cas(siodor)us'. E' facile rendersi conto, attraverso un confronto paleografico che si tratta sempre della stessa mano che ricorregge anche altri codici attribuibili a Vivarium che riflettono com'è ovvio le preoccupazioni estetiche e grammaticali espresse nelle opere cassiodoriane. In questi manoscritti ritroviamo anche le mani di altri correttori coevi o poco più tardi, che sono intervenuti sui testo secondo una logica di divisione del lavoro molto coerente. La mano di Cassiodoro presenta caratteristiche grafiche eterogenee. La scrittura è un'onciale old style aperta alle influenze del new style e ancora di più alla corsiva, con numerose varianti per la stessa Jettera, pur nell'ambito di una sostanziale uniformità di tratteggio (tav. 15) 9 . Nell'epoca di Cassiodoro esisteva una pratica di scrittura che prevedeva quasi per partito preso la possibilità di mescolare grafie diverse: la cosiddetta 'onciale di glossa', termine generico per definire una serie di ibridi grafici di vario tipo, nei quali è difficile identificare un unico modello di scrittura. Le annotazioni dell'Ilario e dell'Ambrosiano sono di questo genere. Ma quelle della mano di Cassiodoro, invece, sono in una vera e propria onciale, nonostante gli elementi corsivi o corsiveggianti e nonostante l'occasionale infrazione della struttura bilineare. L'aspetto della scrittura risulta evidente nel Vat. Lat. 5704 in quelle integrazioni su rasura o in quelle aggiunte al testo che non si dovrebbero distinguere da! lavoro del copista, ben diverse dalle correzioni interlineari in seguito a depennamento. In tali casi, tracciando con cura lettere dello stesso modulo di quelle dello scriba dell' opera, il correttore usa una fluida ed armoniosa onciale old style, non priva di qualche velleità calligrafica 10 . Confrontando l'espressione più posata con gli interventi di modulo più piccolo dell'interlinea, di aspetto a volte più corsiveggiante, si vede, senza ombra di dubbio, che si tratta sempre della stessa grafia. Vi sono evidenti rapporti tra la scrittura di Cassiodoro e quella del suo copista. Gli stessi rapporti si possono notare anche con gli altri copisti dei codici vivariensi.
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F. GASPARRI, Authenticité des autographes, in Gli autografi medievali. Problemi Paleografici e Filologici, a cura di P. CHIESA - L. PINELLI, Spoleto, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, 1994 (= Quaderni di cultura mediolalina, 5), pp. 3-22; F. TRONCARELLI, Litteras pulcherrimas. Correzioni di Cassiodoro nei codici di Vivarium, in Scrittura e Civiltà, XX (1996), pp. 89-109. 10 Ricordiamo a titolo d'esempio il 'dinoscor' inserito a c. 31v, riga quinta (da notare nella 'n' riprodotta nella tav. 25, col. 1, 5, il piccolo trattino di coronamento su\la prima asta verticale).
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Come ho già avuto occasione di osservare, lo scriptorium dell'abbazia calabrese non ha creato una 'scuola calligrafica' ed è stato piuttosto un 'centro scrittorio aperto alle più diverse influenze' 11 . 1 diversi copisti che si alternano nei manoscritti rivelano diseguaglianze e difformità stilistiche, accentuate dall'uso di penne molto differenti 12 . Pur tuttavia vi sono degli elementi in comune, gli stessi che ritroviamo nella mano di Cassiodoro. L'aspetto che colpisce subito è la 'configurazione della scrittura' 13 • L'onciale dei copisti vivariensi, corne quella cassiodoriana, mostra l'influsso di diversi tipi di grafia, di carattere opposto tra loro. Come in Cassiodoro troviamo compresenti tratti dell'onciale più antica, la old style e tratti dell'onciale new style, addirittura nelle stesse lettere 14 , pur essendo, complessivamente più forte l'influenza del new style a differenza di quanto avviene in Cassiodoro, che evidentemente appartiene ad un'altra generazione. Oltre a cio vi è la presenza, saltuaria, della capitale rustica (Vat. Lat. 5704, c. 17r., riga 12: Cassiodoro; c. 33v., riga 11: il copista; Leningrad Q v 1, 6-10: la maggior parte delle 'A', 'B', 'R', 'S', 'T' iniziali). Ancor più significativa è l'interazione tra l'onciale e scritture minuscole, corne la semionciale e la corsiva. Vi sono continui lapsus grafici: la 'a' si presenta talvolta in forma semionciale nel Vat. Lat. 5704 e nel Bodl. Auct. T II 26 (tav. 16, o-q); la 'l' si presenta spesso in forma semionciale nel Leningrado Q v 1, 6-10; la 's' si presenta spesso in forma corsiva nei già citati codici di Oxford e Leningrado e in Verona XXXIX; sono frequenti legamenti corsivi in tutti i codici, soprattutto tra 'e' ed 'a' tracciate in modo corsivo, spesso di formato più piccolo per favorire il legamento 15 . Come si è già detto anche in Cassiodoro troviamo analoghe oscillazioni nella forma delle lettere, che si presentano proprio corne nei copisti corne ad esempio la 'a' semionciale o il legamento 'at' di origine corsiva. Vi sono anche coincidenze in alcune lettere molto inconsuete, corne la 'a' triangolare di origine greca o la 'a' forcellata (tav. 16, a-d). Ma al di là delle singole lettere, è importante osservare che è l'aspetto stesso della scrittura nel suo insieme cio che accomuna vistosamente marri pur diverse tra loro. Sia il fondatore di Vivarium, sia i suoi scribi mostrano fenomeni tipici: l'allineamento sul rigo è imperfetto, a volte con esiti di estremo disordine; alcune lettere si presentano stranamente piu grosse delle altre (corne la 'b', 's', 't'); la scrit11
F. TRONCARELLI, 1 codici ... , p. 70. Ibid., pp. 60-61; 76-77. 13 F. TRONCARELLI, La comunicazione scritta, Napoli, 1995, p. 26 14 Ibid., p. 33. 15 Si veda, a puro titolo d'esempio, la tav. 3, riga 3 (colombae); riga 6 (intellegis); 7 (praedicari); 8 (languorem); 11 (homines); tav. 2, riga 3 (hominem; speciem); riga 8 (eius); riga 12 (Clementia; quando); tav. 5: riga 4 (caritatis; muta); 12 (honorandus est); 18 (aliud); 25 (angelorum); 12
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tura è fortemente schiacciata e a volte corne rimpicciolita, con la conseguenza di deformare le lettere corne la 'd', la 'e', la 'o', la 'c', la 'g', che hanno le curve quasi spezzate e spesso la una forma ovale anzichè tondeggiante. (Cfr. tav. 16, h-m; tav. 17-20). Di nuovo, dobbiamo notare che nei copisti di Cassiodoro certe tendenze sono più vistose e accentuate rispetto al maestro, a riprova di una marcata differenza di generazione: e tuttavia sempre degli stessi fenomeni si tratta, a riprova di una continuità di configurazione della scrittura attraverso le pur disparate manifestazioni delle singole marri. E' alla nozione di configurazione che dobbiamo fare ricorso per comprendere quanta accade: l'interazione tra una scrittura di tipo maiuscolo corne l'onciale e scritture minuscole corne la semionciale o la corsiva produce uno strano effetto: l'ingrossamento di alcune lettere e il rimpicciolimento di altre. Sembra quasi che siano compresenti due forze eguali ed op poste: una che tende a mantenere il modulo bilineare e l'altra che tende ad infrangerlo. La risultante di queste due forze è una scrittura che non riesce a trovare un assetto e che varia il suo modulo, ora ingrandendo e ora rimpicciolendo le lettere, cercando vanamente di comprimerle e di schiacciarle, per mantenerle entra una bilinearità coatta. E' proprio questo modo di scrivere che ritroviamo nelle correzioni della ma no '1' del basilicano e del Paris BNL 8907: un' onciale old style, con elementi di natura corsiva, che varia di modulo. In genere, rispetto aile correzioni del Vat. Lat. 5704, le lettere aggiunte sono delle stesse proporzioni di quelle del testa, ma non mancano aggiunte più piccole. A volte si puà notare che il tratto è più tremante e incerta in rapporta a quello della mana del Vat. Lat. 5704. E tuttavia le somiglianze sono molto evidenti, a partire dall'inchiostro fino al tratteggio delle lettere. L'inchiostro usato è della stessa base, di colore marrane chiaro; in alcuni casi si illanguidisce e diviene pallido al punto che si distingue appena la lettera tracciata. Chi scrive non sembra molto preoccupato dell'effetto estetico di tale fenomeno: nè sembra preoccupato della disarmonia delle lettere, che presentano, perfino all'interno della stessa parola, gli stessi tratti ora spessi ora sottili. E' possibile che chi scriveva abbia temperato la penna nel bel mezzo di una frase, senza curarsi della difformità grafica che si sarebbe creata in questo modo, cosi corne non si curava, nell'urgenza della scrivere, che la punta della penna avesse sempre la stessa quantità di inchiostro. Molti autografi medievali mostrano la stessa trascuratezza: evidentemente il cambiamento di tratteggio o l'impallidirsi dell'inchiostro non erano sentiti corne difetti particolarmente gravi nell'ambito di annotazioni personali, anche quando si trattava di note destinate ad essere conosciute da altri m. E' comunrn Analoghe, variazioni d'inchiostro e di tratteggio ritroviamo ad esempio nella scrittura di Richer di Reims, Geoffroy d'Auxerre, Guibert di Nogent, Bernard Itier, Ademaro di Chabannes, Gof-
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que significativo riscontrare questo genere di disarmonie estetiche nelle testimonianze che analizziamo: infatti tra tutte le annotazioni del basilicano e del parigino, solo la mano che esaminiamo coincide con quella del Vat. Lat. 5704 in questi piccoli dettagli 17 . Altri aspetti in comune sono le pratiche di correzione: da rilevare nel parigino e nel basilicano il depennamento congiunto all'espunzione (fenomeno piuttosto raro, ma comunque usuale nei codici di Vivarium) e ne! basilicano il modo di integrare l'omissione di 'a' inserendo una letterina molto piccola, simile alla 'a' carolina, obliqua o orizzontale rispetto al rigo. (tav. 21, col. 2, 3-4). Approfondendo il confronta tra il Vat. Lat. 5704 e il basilicano, ricordiamo tra le lettere che si somigliano la 'e' influenzata dalla corsiva, in tre tratti, con prolungamento del tratto mediano e schiacciamento della curva superiore (tav. 21, col. 1, 12). Un'altra 'e' significativa è invece tipica dell'old style: il tratto mediano è staccato e la curva superiore è in due tratti, che a volte vengono ritoccati e sfalsati, corne avviene nell'occhiello di aitre lettere e nella curva superiore della 'c' e della 's' (tav. 21, col. 1, 5-6). Aitre singolarità degne di rilievo sono la 't' con ripiegamento verso l'alto del tratto orizzontale (tav. 21, col. 1, 6-7) e la 'n' con l'asta obliqua che non coïncide con l'attacco inferiore della seconda asta verticale (tav. 21, col. 1, 3-4). Una delle analogie più interessanti è la presenza della 'a' di origine greca, con l'occhiello a forma di triangolo (tav. 21, col. 1, 17-18). A tale proposito vale la pena ricordare che la 'a' compare in due casi ricorrenti nella sillaba 'ba' e nella preposizione 'ad' (si veda ad esempio: Vat. Lat. 5704, c. 85r, riga 10: 'Baptismatae'; c. 13r, margine destro: 'ad communionem'; Vat. Arch. S. Pietro D 182, c. 293r, terza riga: 'Bap'; c. 295v, riga 17: 'ad'). Aitre lettere simili sono la 'a' onciale con occhiello aperto in alternativa alla 'a' greca; la 'd' con occhiello schiacciato; la 's' in tre tratti; la 'r' con ripiegamento verso l'alto del!' asta obliqua (tav. 21, col. 2, 1-2; 7-8; 5-6; 9-10).
fredo di Viterbo: si veda a riguardo M.C.
GARAND,
Auteurs latins et autographes des
xr et
XI Ile
siëcles, in Scrittura e Civillà, 5 (1981), pp. 77-104, in particolare pp. 88; 98-101. 17 Come testimonianza dell' impallidimento dell'inchiostro nella stessa pagina ricordiamo: Vat. Lat. 5704, c. 31v margine superiore: 'carnis eius'; Arch S. Pietro D 182 c. 293r; riga, nona: 'quod'; Paris BNL 8907, c. 72r., nota marginale. Come esempio di cambiamento di spessore nei tratti si veda la differenza tra le prime parole e le ultime dell' integrazione a c. 36r, riga 8 del Vat. lat. 5704 e la differenza tra il 'quod' già menzionato e il 'Bap' alla seconda riga di c. 293r dell'Arch. S. Pietro D 182. Ricordiamo che Cassiodoro e qualche suo aiutante usano nell'ultima sezione del codice di Parigi 8907 un inchiostro nero che diviene grigio quando è più pallido, alternandolo all'inchiostro marrone. Talc differenza di inchiostro non è strana: si ritrova infatti, identica, nella 'mano 3' del Basilicano.
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Il confronto tra il Vat. Lat. 5704 e il Paris BNL 8907, e di quest'ultimo col basilicano, mostra affinità molto evidenti. Ritroviamo le stesse lettere significative che abbiamo già menzionato, eseguite con lo stesso tratteggio: la 'a' triangolare (tav. 22, 1-3), la 'b' coi tratti staccati e l'occhiello inferiore più grande del superiore (Paris BNL 8907, c. 68v, prima colonna), la 'e' di origine corsiva col tratto mediano allungato (Paris BNL 8907, c. 36r, prima colonna), la 't' con l'asta orizzontale ripiegata verso l'alto (tav. 22, 12 e 14), la 's' coi tratti staccati (tav. 22, 11, 13, 14). Assai significativa è la presenza di una 's' in capitale rustica che ricorre occasionalmente nel Vat. Lat. 5704 (c. 17r, riga 12) e nell'Ilario basilicano (tav. 22, 4-5). Altrettanto significativo è il modo di tracciare la sillaba 'li': la 'l' è inclina ta con l'asta orizzontale obliqua verso il rigo e la 'i' è obliqua in senso inverso (tav. 22, 67). Molte altre lettere sono del tutto simili, corne le 'u' e le 'n' in varie forme o la 'a' minuscola, in alternativa alla 'a' triangolare (tav. 15, 1-2), la 'o' schiacciata (tav. 22, 9-10), la 'm' coi tratti staccati (tav. 22, 17-19). Altre mani hanno ricorretto il codice di Parigi oltre a quella di Cassiodoro: alcune sono estremamente simili a quelle presenti nei margini e nell'interlinea del basilicano (tav. 8): in particolare va sottolineata la presenza del monogramma 't+rho' (= tropos) che indica l'inizio di un nuovo brano, quasi certamente apposto dalla stessa mano, la cosiddetta 'mano 5' del basilicano (tav. 23, 1-2). Un altro scriba che interviene nel basilicano e nel codice di Parigi è quello che ha apposto qualche saltuaria correzione in una rozza onciale, con inchiostro molto pallido, che usa una 'e' del tutto caratteristica nella quale l'asta orizzontale fuoriesce vistosamente prima del semicerchio della lettera (tav. 23, 3-4). Tornando alla mano di Cassiodoro, di estrema importanza appare la sottoscrizione in note tironiane a c. 263v. Essa si presenta nella stessa posizione di quella del Vat. Lat. 5704 ac. 4v 18 . In ambedue i casi si trova a fianco di un titolo: nel codice vaticano accanto all'incipit del testo; nel codice parigino dopo un explicit seguito a breve distanza da un incipit. Le note sono state scritte oblique rispetto alla pagina e presentano gli stessi elementi costitutivi, un signum principale e un signum auxiliarium: una 'L' accompagna ta da una 'i' che vale anche per 'it'; una 'C' rovesciata accompagnata da una 'a' che vale anche per 'as' e da un punto che indica l'abbreviazione per troncamento 19 . Nel codice Vaticano la "L" vale per "Legi" (o "Lectus"). Nel codice di Parigi, la "L" è in nesso con una "P", scritta all'uso tironiano ed indica "Perlegi".
18
Per i riferimenti bibliografici alle note tironiane che esaminiamo si veda F. TRONCARELLI, Decora ... , p. 156, nn. 33-36. 19 G. CosTAMAGNA - F. BARONI - L. ZAGNI, Notae lironianae ... Roma 1983, (= Fonli e Studi del C.M.I. Fonli Medievali, X), p. 8, colonna 1 (lectus); p. 121, colonna 2 (varie parole con "p" tironiana, che vale corne "per").
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. 2~
L2
. 2 = Cas.
2 = Cas
~=
L = Perlegi-it
Legi-Legit
In due codici provenienti con verosimiglianza da Vivarium ricorre per due volte una sottoscrizione in note tironiane che indica l'autore della revisione, un intervento cosi significativo da dover essere ricordato esplicitamente. Questo autore si firma 'Cas.' Cassiodoro (tav. 24).
* * * Se paragoniamo gli interventi cassiodoriani che abbiamo descritto con le correzioni del codice di Marcellino di Oxford e con il manoscritto di Verona delle Complexiones dello stesso Cassiodoro, noteremo che sono opera della stessa mano. Avevo già osservato che nell'esemplare della Bodleiana era possibile 'sospettare quasi una stessa mano' 20 rispetto al revisore del Vat. Lat. 5704. E tuttavia, la presenza di qualche lettera anomala, corne ad esempio delle 's' di formato piu grande delle altre, mi aveva impedito di fugare ogni dubbio sulla paternità delle annotazioni. Ma le perplessità vengono meno se stabiliamo un confronto tra il Bodleiano e l'Ilario basilicano: quelle lettere che non ricorrono nel Vat. Lat. 5704, sono presenti invece nell'interlinea del basilicano, tracciate dalla 'mano 1' che abbiamo visto essere quella di Cassiodoro 21 . E' evidente che più si amplia il patrimonio di testimonianze grafiche di una stessa mano, più si possono rinvenire somiglianze tra le varianti alfabetiche. Se, dunque, ci serviamo congiuntamente di esempi tratti dal Vat. Lat. 5704 e dall' Ilario, possiamo attribuire anche le correzioni a Marcellino alla mano di Cassiodoro. Innanzi tutto vi sono le stesse abitudini grafiche: si veda a questo proposito l'oscillazione delle lettere sul rigo, in particolare l'inclinazione a sinistra della 'i' che contrasta con l'inclinazione a destra delle altre lettere nella stessa parola (tav. 25, 3-4; 6-7). Anche i metodi di correzione sono quelli che abbiamo già incontrato: ad essi si aggiunge l'uso di segnalare, talvolta, con una virgola l'integrazione di una lettera (tav. 25, 8-9: cfr. Vat. Lat. 5704, c. 44r, riga 19). Mettendo a confronto le singole lettere si notano la 'b', molto caratteristica, con l'occhiello inferiore rettangolare; la 'e' con la curva superiore schiacciata che abbia2
° F. TRONCAHELLI,
21
I codici ... , p. 7:~. Vat. Arch. S. Pietro D 182, c. 291r, riga 12.
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mo già visto ne! basilicano; varie forme di 'q', con l'occhiello schiacciato o appuntito, eseguito con un eguale tratteggio; vari tipi di 's' tra cui una singolare, con i tratti molto spezzati che non combaciano (tav. 25, 10-11; 15-16; tav. 26, 10-11, ma si vedano tutti i parallelismi della tavola). La presenza della mana di Cassiodoro ne! manoscritto di Oxford non è affatto strana. Più di uno studioso ha infatti attribuito questo codice all'abbazia di Vivarium 22 sottolineand o l'affinità tra la scrittura del copista e quella della scriba del Vat. Lat. 5704 23 • Com'è nota, il Bodleiano riporta un corpus di cronache raccomanda to da Cassiodoro, che contiene un au tore piuttosto raro, il cames Marcellinus 21 . Il fonda tore di Vivarium esorta i suoi monaci a continuare la cronaca di Marcellino che si interrompe all'anno 535. Ne! Bodleiano, dopa questo anno, segue un additamentu m che continua fino al 548, ma che doveva proseguire fino all'epoca di composizion e del codice, da! momento che mancano le carte finali 25 • Studiosi corne Courcelle e Masai hanno affermato che !' additamentu m è frutto delle raccomanda zioni di Cassiodoro: un aggiornamen to della cronaca marcellinian a scritto proprio a Vivarium, corne voleva l'ideatore dell'impresa vivariense 26 • Mi pare opportuno, a questo proposito, sottolineare un dettaglio che non è stato mai notato e che conferma in modo stringente l'origine non solo vivariense, ma addirittura cassiodorian a dell'aggiorna mento 27 • E' infatti significativo che Vitige venga definito 'rex' fino al momento della decisione, inaudita, di attaccare Roma: e invece 'tyrannus' dopa la marcia su Roma 28 . L'oscillazion e semantica riflette una valutazione storico-polit ica: l'obbedienza dovuta al legittimo sovrano viene mena quando costui intacca le basi stesse della sua legittimità e diviene un 'tyrannus'. Simile ragionament o ben diverso da quello dei bizantini che non avevano mai riconosciuto ufficialment e le legittimità del governo goto per evidenti ragioni politiche 29 riflette da vicino le convinzioni di Cassiodoro e di quel ristretto manipolo di aristocratici latini e di esponenti della classe dirigente gota, che cercarono fino
22
F. TRoNCARELLI, I codici ... , p. 57. Ibid., p. 71 24 Ibid., p. 71; 74 25 Ibid., p. 75, n. 50 26 Ibid., p. 57, n. 17; p. 75, n. 50 27 Su questo tema vedi anche A. MüMIGLJANO, La cadula senza rumore di un Impero, in Sesto Conlributo alla Storia degli Studi Classici, Roma, 1980 (: Sloria e Letleratura, 149), pp. 159-179. 28 Chronica minora saec. IV-V II, a cura di Th. MOMMSEN, in MGH, Aucl. Antiq., XI, Berolini, 1894, pp. 60-108, in particolare pp. 104-105. 29 ' F. TRONCARELLI, Il consolato ... , p. 583. 23
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all'ultimo di salvare il salvabile dell'ambiguo esperimento di convivenza avviato col regno di Teodorico 30 • Cassiodoro abbandono le cariche pubbliche e il ruolo di cancelliere, proprio di Vitige, verso il 538 l'anno successivo alla nefasta marcia su Roma. In sostanza, nell'additamentum viene adombrato cio che Cassiodoro penso e forse pubblicamente disse al momento del rifiuto della politica attiva: non c'è più spazio per la mediazione quando il 'rex' diviene 'tyrannus'. Attaccare Roma, il simbolo stesso dell'Impero e della legittimità del potere, equivaleva a comportarsi da predone e da barbaro, perdendo il titolo di sovrano. Appare ragionevale, dunque, che il testo dell'additamentum sia stato scritto a Vivarium e che il codice bodleiano, tanto simile al Vat. Lat. 5704, sia stato trascritto nell'abbazia calabrese e ricorretto da Cassiodoro stesso. Più difficile, invece, è sostenere che vi siano annotazioni cassiodoriane nel codice di Verona: vi sono infatti oscillazioni nella sua datazione e nella sua attribuzione 31 • Ho gia avuto occasione di mettere in evidenza i legami tra l'esemplare veronese e Vivarium, in base a una serie di elementi che non lasciano dubbi. Il manoscritto è codex unicus di un testo che non ha circolato al di fuori di Vivarium: il riassunto degli Atti degli Apostoli, delle Epistole apostoliche e dell'Apocalisse. Tale parafrasi aveva senso solo all'interno della comunità vivariense, nella quale esistevano altri compendi analoghi, preparati da Cassiodoro per i suoi monaci (Inst., 1, 6, 5; 2, 2, 10). Non è un caso se nessun autore medievale ha utilizzato un lavoro cosi elementare: erano solo gli animi semplici di Vivarium, ai quali perfino i florilegi sembravano troppo difficili, coloro che s'accontentavano di simili espedienti ('Si quorundam simplicitas fratrum non potuerit quae sunt ... deflorata cognoscere ... sufficiat eis summatim earum rerum divisiones, utilitates virtutesque perpendere .. .' Inst., 1, 18, 1). Le mani che hanno scritto il testo hanno una certa affinità con quelle dei copisti vivariensi: soprattutto la prima mano ha un aspetto grafico simile a quello della scrittura del Bodleiano 32 (tavv. 19-20). Un ulteriore elemento accomuna il codice di Verona ai prodotti vivariensi: il tipo di capitale usata negli incipit 33 •
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Ibid., pp. 581-584. F. TRONCARELLI, I codici .. ., pp. 93-96. Ibid., pp. 93-94. Devo rettificare quanto ho affermato a p. 94: la prima mano ha talvolta un aspetto assai vicino a quello della mano che ha scritto il Bodl. Auct. T II 26. E' facile tuttavia ingannarsi nella valutazione della scrittura perchè ci sono Yariazioni nella configurazione e solo in alcuni passi i' chiaramente percepibile il rapporto con le aitre manifestazioni grafiche viYariensi. 33 F. TRoNCARELLI, Il consolato .. ., p. 570-572; tavv. VII-IX. :n 32
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Da ultimo, va segnalata la presenza di due calligrammi ottenuti disponendo la scrittura in modo da formare la figura di un grappolo e quella di un calice: ambedue i calligrammi del veronese si ritrovano ne! Leningrado Q v I, 6-10 e riflettono una concezione simbolica della scrittura tipica di Cassiodoro (cfr. capitolo successivo) 34 • E' evidente che il Verona XXXIX è stato trascritto a Vivarium. Ma in quale data? Gli studiosi oscillano tra l'ultimo quarto del VI secolo (Masai) e addirittura gli inizi del VII (Lowe) 35 • La presenza della mano di Cassiodoro puo ovviamente dirimere la questione. Gli interventi attribuiti a Cassiodoro non sono numerosi: ricorrono soprattutto nelle carte finali, nella parafrasi degli Aiti degli Apostoli e dell'Apocalisse (ad es. a.c. 69r., 71r., 80r., 96r.) 36 • Il più cospicuo è a c. 71r (Compl., 11). Viene sanata una lacuna estesa, un intervento possibile solo a chi ha in mano la minuta dell'autore. Si passa cioè da: 'constanti ra(tione) acciderant intimabunt', che non ha senso, a: '(Petrus et Johannes) ... ratione populorum, quos tali facto placaverant, de Concilio dimissi, venientes ad suos, quae illis acciderant intimabant' 37 . Il confronto tra la scrittura del correttore del Vat. Lat. 5704 e di quello del manoscritto di Verona rivela analogie fortissime (tav. 27). E tuttavia la delicatezza dell'argomento impone il massimo della cautela e ci obbliga a valutare attentamente anche le sfumature. Il correttore delle Complexiones ha una grafia dall'aspetto più caotico rispetto alle testimonianze grafiche sicuramente cassiodoriane: possiamo attribuire la differenza di aspetto all'età dello scrivente corne spesso accade negli autografi? 0 siamo di fronte a una mano estremamente simile, ma non uguale a quella di Cassiodoro, corne puo avvenire a uno stretto collaboratore dell'autore? Innanzi tutto va rilevato che, al di là della maggiore o minore trascuratezza nell'esecuzione delle lettere, il tratteggio è sostanzialmente Io stesso, perfino nelle forme più singolari. Tipico, in questo senso, è il modo di tracciare la 'm' con il primo occhiello, a volte spezzato e a volte cosi schiacciato da far assomigliare la curva a un rettangolo (tav. 29, 1-3). Altrettanto tipica è la forma della 't' con l'asta orizzontale obliqua, inclinata verso il basso (tav. 29, 1-2). Un'altra caratteristica è la 'a' triangolare (in una forma diversa da quella che abbiamo segnalato più volte)
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F. TRONCARELLI, Alpha ed acciuga ... , pp. 24-26. CLA, 496: F. MASAI, in La re'gle du Maître ... , pp. 54-60; E. CoNDELLO, Una scritlura ... , pp. 76-79. 36 Verona XXXIX, cc. 96v-l 10v. 37 CASSIODORI Complexiones, in PL, 70, coll. 1309-1422, in particolare col. 1385. 35
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che si ritrova nelle correzioni del Vat. Lat. 5704 (tav. 28, 1-2). Moite aitre lettere sono tracciate allo stesso modo: la 'e' corsiva col tratto mediano allungato, la 'r' aperta e bassa sui rigo, la '!' inclinata verso il rigo (tav. 28). Da ultimo va ricordato il compendio 'qu' con la 'u' sopra-scritta, identico a quello delle correzioni al bodleiano (tav. 26, 6-7). L'identità di tratteggio, oltre che la somiglianza generica nella forma delle lettere, depone a favore dell'ipotesi che si tratti della stessa mano. Ma vi è di più. L'elemento decisivo per l'attribuzione a Cassiodoro è rappresentato da una singolarità che accomuna le correzioni del codice di Verona e quelle del codice di Oxford: la presenza di una nota tironiana per segnalare un passo. lnfatti ne! margine destro della c. 97r del manoscritto veronese figura una nota di mano del revisore, corne rivela sia l'inchiostro, sia il tracciato leggermente tremante. Si tratta di una 'n' con il terzo tratto svasato rispetto ail' asse perpendicolare: un modo di scrivere identico a quello che troviamo nella 'n' di 'placaverant' nella correzione a c. 71r (analogo a quello di moite 'n' cassiodoriane: cfr. tav. 25, 3 e 6). La stessa 'n' c'è ne! margine di Oxford Auct. T II 26, c. 168r 38 (tav. 29). A ben guardare si scorgono incorporate alla 'n' due piccole 'i', che partono da! vertice inferiore del primo tratto e da quello superiore del terzo. Il significato di tale compendio è 'Notabilis' :> 9 _ L'uso di 'Notabilis' al posto del nesso 'Nt' (= nota) (attestato ne! basilicano e nell'Ambrosiano) è una peculiarità della mano che ha revisionato il testo del codice di Verona e del Bodleiano. L'impiego di una nota tironiàna da parte del fondatore di Vivarium non s L'edizione delle Complexiones nel Migne riprende quella del Maffei. Cna trascrizione moderna, parziale, del codice di Verona è in Epistulas S. Pauli: A Critical Text, a cura di P.F. DoNELIN (Dissertation Abstract International 32a, 1971-72, n. 916). :i\l Una 'N' con una 'i' incorporata nell'asta verticale cd un'altra 'i' staecata dalla prima asta, di significato identico a quelle citate, c'è nel Paris BNL 8907 a c. 352v nel margine destro, in basso. È verosimile che sia stata scritta da Cassiodoro, anche se è difficile giudicare a causa del cattivo stato di conservazione. Ne! ms. B.N. lat. 2 di Napoli che contiene scritti grammaticali in due sezioni distinte del V secolo (CLA, 397-98) c'è un errore nella numcrazione dei capitoli di Sacerdote che ricorre solo in Cassiodoro: per questo il codice è stato aUribuito alla biblioteca di Vivarium (P. CouRCELLE, Les lettres ... , p. 378, n. 6). Nei margini del manoscritto una mano del VI secolo ha scritto una 'N' orizzontale analoga a quella cassiodoriana e un altro segno, rarissimo, che c'è solo in Cassiodoro, la nota tironiana per lanx (= bilancia) che indica un passo da soppesare bene, che c'è solo in Vat. Lat. 5704, c. 3v, riga 10. Ricordiamo che abbiamo trovato una 'N' orizzontale senza le 'i', e scritta in modo diverso da quella cassiodoriana, solo nei codici Reg. Lat. 267, c. 49r, 56v e Pal. Lat. 210, c. 84v, su un gruppo di sessanta codici con note del VI secolo (cfr. Appendice C).
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in quell'occasione di una segnalazione: la nota indicava che il codice era stato emendato da chi aveva titolo per compiere una simile operazione.
* * * Confrontando la mano di Cassiodoro e quella dei suoi collaboratori si possono approfondire molti aspetti dell'attività grafica e culturale del monastero calabrese. Le note autografe del maestro erano, com'è logico, un punto di riferimento essenziale per i suoi discepoli che revisionavano e commentavano i manoscritti. Come mostra l'Ilario basilicano, prima che un codice potesse essere considerato fruibile per i monaci di Vivarium doveva essere sottoposto a una meticolosa revisione, frutto di una divisione del lavoro oculata ed efficiente. Il vecchio intellettuale riservava a sè il compito di stabilire la lezione autentica, non esitando a sottoporre a verifica anche cimeli venerandi corne il basilicano. All'impresa di eliminare gli errori si aggiunge quella di ripulire le mende ortografiche: essa viene continua ta da al tri amanuensi che applicano (corne negli al tri codici vivariensi) le regole del De Ortographia cassiodoriano. Altri scribi svolgeranno altri compiti; la divisione del testo in paragrafi e in sezioni; l'indicazione di passi utili perle polemiche contro gli eretici oppure, corne avviene nell'Ambrosiano, l'indicazione delle fonti bibliche seguendo l'esempio delle Institutiones (Inst., l, 26). Quest'ultima operazione meno solenne rispetto alle notas minio designatas che Cassiodoro aveva apposto personalmente per indicare le stesse fonti. Del resto, tutte le annotazioni sono in grafie meno solenni dell'onciale old style del maestro: e solo se si deve scrivere una nota d'apparato o se si interviene sul testo in modo ufficiale che si debbono adoperare le 'litteras pulcherrimas' che Cassiodoro raccomanda (Inst., l, 15, 15). Agli occhi dei suoi collaboratori la scrittura 'all'antica' del fondatore di Vivarium era un vivido esempio del decus degli antiquarii. I diversi ibridi grafici delle mani che hanno ricorretto il basilicano e altri esemplari vivariensi, sono dunque testimonianza viva di quell'indefesso travaglio di revisione e rielaborazione dei testi, cui fa riferimento di continuo l'autore delle Institutiones. Attraverso le sue parole ci rendiamo conto con chiarezza che al pari di S. Girolamo, la prima preoccupazione di Cassiodoro era che i monaci avessero un testo 'bene correptus' (In.si., l, 30). A questo scopo si doveva impiegare la scrittura autorevole degli antiquarii. Ma i testi dovevano essere frubili, attraverso un complesso gioco di appropriazione, che comincia con la divisione in capitoli e termina col riassunto, passando attraverso le più diverse pratiche di manipolazione (preparazione di estratti; omissione di brani sospetti). Strumento privilegiato di tali operazioni è la grafia 'minutiore manu' che
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permette di scrivere testi estesi 'apte ... congruenterque' in spazi ridotti (Insi., 1, 12, 3; II, 2 10). 7 Le grafie minutiore manu servono, dunque, per preparare testi di lavoro e studio, testi adatti all'uso interna di un monastero in cui continua è la cura ed il tirocinio dei novizi e l'istruzione di colora che intendono approfondire la conoscenza dei testi sacri, dei Padri e delle discipline liberali. E' opportuno descrivere almeno le mani principali dei correttori che si incontrano nei codici vivariensi. Le più frequenti sono quelle che intervengono nell'Ilario basilicano e nell'Amb. H 78 sup. + Torino G.V.15: corne si è già detto qualcuno di questi correttori si ritrova anche in Paris BNL 8907. Oltre alla ma no di Cassiodoro c'è un'altra mana nell'Ilario che mostra caratteristiche grafiche armai fuori moda nell'ultimo scorcio del VI secolo: la chiameremo 'mana 2'. Chi scrive usa un'onciale di modulo piccolo nella quale vanna notati la 's' con i tratti staccati; la 'p' con occhiello aperto; la 'm' con curve molto appuntite, a volte con tratti staccati (cc. 285v; 302v; 303r-v). Ci sono moiti punti di contatto, nonostante il modulo diverso, tra questa mana e quella che ha scritto la maggior parte delle note del basilicano, che chiameremo 'mana 3': la 'm' con le curve appuntite; la 't' che si innalza sui rigo, con esagerato allungamento dell'asta orizzontale; la 'a' con l'occhiello ridotto a una linea obliqua; la 'n' col tratto obliqua accostato all'asta verticale di destra; la 'r' in un solo tratto aperta (cc. 303r-v). La 'mana 2' usa a volte il depennamento e l'espunzione insieme. La 'mana 3' usa due tipi di inchiostro, uno chiaro simile a quello usato dalle aitre mani ed uno nero: un'eguale alternanza di inchiostro c'è nella mana di Cassiodoro nelle correzioni del BNL 8907. La 'mana 3' usa un'onciale di glossa dall'aspetto e da! f?rmato irregolare e variabile, di base sostanzialmente maiuscola, con spaziatura delle lettere molto disordinata. Caratteristiche sono la 't' con asta orizzontale pronunciata e ripiegata verso destra, una forma corsiva che ritroviamo in diverse mani vivariensi; la 'm' presenta curve angolose, la 'd' onciale ha l'asta molto allungata; la 'p' ha l'occhiello aperto e schiacciato; la 'r' è in genere aperta in un sol tratto con !'asta obliqua poco sviluppata; la 'n' che ha sovente l'as ta obliqua accosta ta a quella verticale di destra; la 'x' a volte in tre tratti, a volte in due, con rigonfiamento dell'asta obliqua discendente verso sinistra, che si piega alla fine verso l'alto; la 'b' con occhiello inferiore ampio; la 'e' con asta mediana al centra della curva; la 'a' con l'occhiello ridotto a una linea obliqua ed a volte di tipo corsivo aperto (tavv. 29 a-c). La 'mana 3' muta aspetto a partire dalla c. 245r, trasformandosi sempre più in senso corsivo, pur conservando ancora qualche Jettera in onciale. Cosi la 's' assume la forma aperta della corsiva; la 'e' si innalza sui rigo e lega con le lettere che la seguono; la 'c' è in due tratti; la 'm' acquista un trattino sulla prima curva che tende a trasformarsi in una vera e propria zampa; la 'b' perde l'occhiello superiore, lasciando ancora in-
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travvedere un accenno di curva; la 't' si presenta disarticolata (corne del resto anche aitre lettere) con stacco tra asta verticale e quella orizzontale; compaiono numerosi legamenti fissi, corne 'li', 'vi', 'ti', 'ni'. Nella nuova veste corsiva la scrittura si regolarizza: la spaziatura e l'allineamento delle lettere divengono più armoniosi e le variazioni di formata meno evidenti, perchè le lettere tendono tutte a fuoriuscire in modo costante dal modulo bilineare, con vistosi svolazzi. Va osservato che questa ma no oscilla tra la corsiva nuova (c. 289r) e una sorta di vaga imitazione della corsiva antica, nella quale le lettere possono essere di forma antica, soprattutto la 'n' capitale con il tratto obliqua che si prolunga oltre l'attacco con l'asta verticale di sinistra (cc. 297r; 303v; 304v). Una caratteristica importante di questa mano è l'uso di moite abbreviazioni che derivano dalle Notae iuris 10 . Significativi, inoltre, i simboli tecnici marginali: il 'K' (Kaput o Kephalaios) spesso seguito da segno di paragrafo a forma di gamma rovesciata; il 'chi' greco; l'obelos; il 't' sormontato da! 'rho' greco = tropos, inizio di un nuovo brano; il motivo del 'triangolo fiorito' (tav. 29 c,d). Una quarta mano apporta aggiunte al testo in una grafia che oscilla tra due poli: una corsiva con moite lettere accostate, ma non legate (c. 294v, margine inferiore) e un' elegante e scorrevole semionciale (c. 294r, riga 8). In ambedue i casi questa mano, la 'mano 4' scrive lettere di modulo molto piccolo, che mostrano a volte un curioso 'ondeggiamento' (cosi ad esempio la base della '!' a c. 290v, riga 25; la 'r' nell'integrazione a c. 294v; l'asta orizzontale della 't' nella 'ut' aggiunta nella stessa carta a riga 15). Le !ettere caratteristiche di questa mano sono la 'e' con l'attacco dell'asta orizzontale in basso; la 'd', 'q', 'a' a perte; la 'n' e la 'h' con curva spigolosa; la 'm' col terzo tratto più alto e addirittura staccato; la 'u' schiacciata con curva evidente (cc. 293r, riga 9; 294r, riga 8; 290v, riga 25). La 'mano 4' usa l'espunzione e i simboli 'hd', 'hs' per l'inserimento di frasi saltate. Aitre due mani ricorrono saltuariamente: la prima fa un interessante pro posta filologica per una parola greca a c. 292r 41 : usa un' onciale (con elementi corsivi) 40
W.M. LINDSAY, Notae Latinae, Cambridge 1915, pp. 1-6; 482 (cfr. anche dello stesso autore The abbreviation-symbols of 'ergo, igitur', in Zentralbliitter für Bibliolhekswesen, 29 (1912) pp. 56-64). 41 Il testo corrisponde al brano del II Liber in Conslantium, in S. Hilarii, p. 207 r. 17. Il Feder ha accettato il testo tradito comunemente, che risulta pero poco chiaro, mentre la proposta della mano 5 è logica e sensata. Parlando dell'eresia ariana Ilario dice infatti: 'Iam vero proximi anni fides quid iam de immutatione in se habet ? Prima quae 'omousion' decernit taceri; sequens rursum quae 'omousion' discernit et praedicat; tertia deinceps, quae 'usiam' ... excusat .. .' (pp. 200 201 ). A noi pare che il senso della frase sia: la 'fi des' incerta degli ariani impone (secondo Ilario) che si taccia dell'omousion, (= consustanziale) cioè della definizione data a Nicea per Cristo, ed invece 'discerniti et praedicat' un'altra definizione, in alternativa. Ma se quest'ultima è diversa dalla prima definizione, allora non puo logicamente essere la stessa formula omousion, corne vuole il testo dell'edizione Feder: è piuttosto omoeusion, (= simile) che gli ariani usavano a proposito di Cristo (la 'i' diviene 'e' con ipercultismo per reazione all'itacismo, la 'ou' è scritta 'u'). La mano 5
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di modulo piccolo scritta con una penna a punta sottile, di aspetto new style, con la 'm' corsiva, colla terza curva più in alto; la 'n' con l'asta obliqua accosta ta a quella verticale; la 's' più grande delle aitre lettere; la 'e' con il tratto orizzontale centrale; la 't' con l'asta orizzontale piegata a sinistra; la 'A' corsiva aperta con l'asta raddoppiata. Ci sembra che questa mano, la 'mano 5', ricorra solo occasionalmente a c. 292r-v. Da segnalare in questa mano l'uso di simboli tecnici greci, corne l'ancora, per l'inserzione di una parola, e una 'aversa obelismene' (Isid., Etym., 1, 21, 17) (c. 292r). Un'altra mano, la 'mano 6', piuttosto vicina alla '5', interviene in alcune occasioni, limitandosi a piccole aggiunte (es. c. 292r, riga 25: ecclesiarum; r. 26: et cfr. tav. 30 a,b). Anche questa mano usa un onciale new style con elementi corsivi, dal modulo molto piccolo, scritta con una penna dalla punta sottile. Le mani '4', '5', '6' impiegano un' inchiostro più o meno simile a quello delle mani precedenti, di colore marrone chiaro. Oltre alle mani che abbiamo descritto, vi sono interventi occasionali leggermente più tardi (tav. 8). Il lettore avrà notato che le varie mani, pur nella loro diversità, ne! loro aspetto cangiante, ne! loro eclettismo grafico presentano alcuni aspetti in comune. Innanzitutto vi sono caratteristiche generali simili: l'uso di un inchiostro di 'base' analoga (a parte gli interventi in inchiostro più scuro della ma no 3); l'uso di simboli tecnici greci; la 'Greek rule' nella divisione delle sillabe (congiunta paradossalmente a una certa scorrettezza ortografica in diverse mani). Poi vi sono elementi più precisi che ci permettono di accostare i diversi scriventi tra loro. La mano '1' e la '2' hanno una stessa 'S' onciale old style e un modo affine di tracciare le aitre lettere, soprattutto la 'n', 'p', 'u'. Ambedue correggono il testo con l'espunzione-depennamento. La 'mano 2' ha anche analogie con la 'mano 3': tipica è la 't' che si innalza sui rigo o la 'm' con curve appuntite o la 'r' onciale' con asta obliqua che tende all'orizzontale. Hanno anche in comune Io stesso modo di scrivere la 'n' con i tratti staccati, a volte col tratto obliquo accostato alla seconda asta verticale: ma tale peculiarità grafica si ritrova anche nella 'mano 4', che mostra occasionalmente anche la 'r' onciale con asta quasi orizzontale (c. 291 v, r. 25; 2 2r, riga 13, dove la 'r' della 'mano 4' è riscritta dalla mano 2). Inoltre la 'mano 4' ha a volte una 't' con piega vistosa dell' asta orizzontale che tocca il rigo e tende a chiudersi ad occhiello, che compare più di una volta nella mano 2 e 3 (c. 290v, riga 26). Un'altra Jettera simile propone questa correzione commentando l'omousion del testo con queste parole: 'ab omoeusion utique in antea omoeusion' (dopo 'antea' c'è una 'N' in più per lapsus). Alla stessa correzione avevano pensato i maurini pubblicando il testo di Ilario: cfr. PL 10, col. 567, nota 6: 'Nulla est arianorum fidei confessio, quae homousion decernat ac praedicet ... Quocirca hic, forte etiam antea, pro homousion, substituendum videtur homoeusion .. .'.
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aile tre mani è la 'u' un po' schiacciata, con la curva accentuata (c. 293r, riga 9). Le ultime due mani,la '5' e la '6', hanno evidenti affinità con la 2: scrivono tutte un'onciale, pura o ibrida, di modulo molto piccolo, con una penna a punta sottile che non consente chiaroscuro. Le tre mani mostrano moite lettere simili, corne ad esempio la 'h' con curva un po' spezzata (cfr. la 'h' di c. 292r, riga 4 e quella di c. 303v, margine sinistro o la 'd' corsiveggiante (cfr. c. 292r, riga 11 e la 'd' delle note a c. 302v, 303r), la 'a' con occhiello accentuato (cfr. c. 292r, riga 4 e c. 291v, riga 12). 1 punti di contatto tra le diverse mani sono la spia evidente della provenienza dei correttori da un unico centro: a riprova di cià sta l'osservazione che abbiamo già fatto che essi sembrano aver lavorato dividendosi i compiti consapevolmente. L'opera di revisione della parte in onciale, al contrario di quanto è avvenuto per quella in semionciale, è stata condotta su tre direttive: una filologica, una ortografica, un'altra attenta all'interpunzione e alla divisione in capitoli e paragrafi. La 'mano 1' si è interessata aile varianti, collazionando il codice con un altro esemplare ed adottando lezioni alternative, che cambiano notevolmente la frase (es.: c. 292r, riga 8: da 'scelerum is et creato' a 'scelerum et secreto'; ibid., r. 12: da 'contra ire tue' a 'contra is se tue'). La 'mano 2' ha curato l'ortografia e la divisione in sillabe, intervenendo occasionalmente con qualche correzione intuitiva (corne anche le marri '5' e '6'). La 'mano 3' ha suddiviso il testo nelle ultime carte con vari segni critici, segnalando la fine di un periodo e l'inizio di un altro passo. Ha anche apposto la maggior parte delle note marginali,che sono in realtà dei riassunti del testo, quasi delle 'intitolazioni' dei diversi brani. La mano che ricorre più frequentemente nell' Ambrosiano (la chiameremo A), riassume brevemente il testo ed è molto vicina alla mano 3 del Basilicano, nelle sue manifestazioni meno influenza te dalla corsiva: ambedue mostrano la stessa inclinazione marcata a destra, Io stesso aspetto disordinato, con scarso rispetto dell'allineamento sui rigo e della distinzione tra un rigo e l'altro; presentano inoltre analoghe caratteristiche nella costruzione di certe lettere (si veda la 't' con occhiello esageratamente rigonfio a sinistra,a volte con l'asta orizzontale ritoccata, tav. 29 a-b). La 'mano 6' del Basilicano è prossima ad una mano che compare saltuariamente nell'Ambrosiano; (mano B), alla quale somiglia per l'allineamento imperfetto, influenzato dalla corsiva (si noti la 'a' più piccola e più alta sui rigo) e la forma di lettere corne la '!', la 'c', la 'm' col primo tratto staccato rispetto agli altri, la 'e' (tav. 30 a-b). Le due mani hanno anche in comune il modulo molto piccolo ed il tipo di penna dalla punta sottile. Un'ulteriore analogia, di carattere più generale dei casi precedenti, è quella offerta da uno scriba dell' Ambrosia no (mano C) che interviene a volte con aggiunte interlineari o marginali: la sua piccola semionciale influenzata dalla corsiva è confrontabile con quella della 'mano 4' del Basilicano. Noteremo la 'a' aperta, la 'm' in tre tratti, la 'd' minuscola (a volte con occhiello
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aperto corne la 'q') la 't' con inclinazione dell'asta orizzontale ed asta verticale npiegata in basso verso destra (tav. 31 a). I due codici che consideriamo sono stati dunque glossati da mani che usano scritture o ibridi grafici molto simili (fatto questo assai significativo, visto che la natura dell'ibrido è quanto mai fluttuante ed instabile). Gli amanuensi sono intervenuti in ambedue i casi in modo articolato, uno (o più) rivedendo il testo filologicamente; un altro (o altri) riassumendolo; un altro (o al tri) commentandolo, con una divisione dei compiti intenzionale, anche se non sempre sistematica. Tutto cià conferma l'appartenenza delle glosse ad un unico ambiente: ed a riprova di tale ipotesi stanno altri elementi in comune tra le annotazioni dei due manoscritti, nelle mani esaminate ed in altre mani dell'Ambrosiano 12 corne ad esempio un eguale monogramma per indicare la nota; la presenza di notae iuris in alcune pastille; il metodo poco consueto di espunzione congiunta al depennamento praticato in tutti e due i casi da più di un correttore; la presenza del 'triangolo fiorito' per segnalare passi importanti. Ambedue i manoscritti considerati presentano ulteriori aspetti di vario genere (alcuni comuni, altri indipendentemente) che si spiegano pensando aile pratiche e alla cultura dell'abbazia di Vivarium, che possedeva sia il De Trinitate di S. Ilario, sia l' In Lucam di S. Ambrogio (Inst., I, 16, 3 e I, 7, 1). Innanzi tutto vi è l'uso nella 'mano 3' del basilicano di un simbolo con un significato esclusivo dell'ambiente vivariense: una sorta di obelo (più esattamente il cosiddetto limniscus: cfr. Isid., Etym., 1, 21, 5), formata da una linea e due punti, che serve a contrassegnare le opinioni degli eretici.
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Accanto alle mani che abbiamo descritto vi sono nell'Ambrosiano aitre testimonianze grafiche estese di almeno tre scriventi coevi che usano uno stesso inchiostro. La più frequente (mano D) ha punti di contatto con gli esempi di modulo piccolo simili al copista basilicano: è una grafia inclina ta a destra, con una 'd' con l'asta ripiegata verso l'alto corne in alcune note del basilicano che scrive usando abbreviazioni delle nolae iuris, sintetiche annotazioni da! tenore simile a quelle dell'Ilario vaticano (es. c. 55r: 'Contra haereticos'; c. 17r: 'Contra Arrianos'). Un'altra mano (mano E) appone postille marginali di brevissima estensione, in una grafia semionciale, con forte influenza della corsiva. Si tratta di una mescolanza affine a quella della mano '4' del basi!icano e della mano che integra talvolta il testo dell'ambrosiano, ma con risultati estetici più eleganti: le lettere sono più arrotondate e meglio spaziate; alcuni legamenti della corsiva vengono ripresi e trasposti in un contesto semionciale con effetti analoghi a quelli di moite scritture altomedievali a base corsiva; mentre in altri casi si conserva del legamento corsivo solo qualche elemento, corne ad esempio la tendenza ad allungare il tratto mediano della 'e', senza alterare del tutto la forma semi-onciale delle lettcre (tav. 33). L'ultima mano da considerare (mano F) è un ibrido tra onciale e corsiva, piuttosto disordinato, dall'aspetto non lontano da quello di certe note della terza mano del basilicano: tale grafia ricorre in annotazioni che riportano soprattutto varianti testuali e più raramente riassumono o commentano il testo.
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Cassiodoro allude nelle Institutiones ad un simile segno, chiamandolo achresimon repudiationis (Inst., I, 1, 8, p. 15). Come dice la parola stessa l'achresimon è il contrario di chresimon o chrismon, il segno che nei manoscritti antichi serve per indicare brani interessanti. Nessuno ha mai prestato malta attenzione a questo passa di Cassiodoro chiedendosi corne fosse fatto l'achresimon. La risposta ci viene fornita da uno dei pochi codici attribuibili a Vivarium, il Leningrad Q v I, 6-10, che ha il limniscus per i passi che riportano le idee degli eretici 13 • Lo stesso simbolo c'è nel Basilicano: nessun altro manoscritto del VI secolo o con note del VI secolo che sia sopravvissuto mostra simile metodo. Un'indagine che abbiamo condotto in base ad uno spoglio dei Codices Latini Antiquiores (cfr. Appendice C) mostra con chiarezza l'estrema rarità di tale segnalazione, che ricorre solo nei due codici citati 14 • Non desta meraviglia allo studioso di case cassiodoriane che l'obelo (il cui valore dall'età alessandrina è quello di segnalare brani o parole filologicamente scorrette, da espungere) sia utilizzato per motivi ideologici. La stessa trasformazione si puà in effetti notare per il segno di oraion e per quello di chrismon nell'ambito delle annotazioni all'Expositio Psalmorum cassiodoriane 15 • Va anche osservato che il valore filologico del segno resta in una qualche misura, poichè i passi degli eretici colpiti dalla achresimon sono, per cosi dire, 'da espungere' spiritualmente dalla coscienza: ed in certi casi anche dai codici, corne dimostra la tradizione del commenta di Pelagio a S. Paolo,che negli esemplari derivati da un archetipo vivariense omettono brani fortemente impregnati della spirito eretico dell'autore 16 • Il seconda aspetto di sapore cassiodoriano è la segnalazione con abbreviazioni fisse nell'ambrosiano delle citazioni bibliche, seconda il procedimento raccomandato da Cassiodoro per citazioni e commenti a brani biblici nelle Institutiones, usando gli stessi compendi 47 • Il metodo era inusuale e a riguardo Cassiodoro sottolinea vistosamente la novità della sua proposta 48 .
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CLA, 1614; F. TRONCARELLI, 1 codici di Cassiodoro, in Scrittura e Civiltà, 12 (1988), pp. 75-90. Anche nell'Ambr. H 78 sup. vi è un limniscus obliquo a c. 17v., cfr tav. 3. Il limniscus per indicare le opinioni degli eretici ricorre in un codice del IX secolo che riporta un testo preparato a Vivarium, il Paris BNL 12098, cc. 90r-112r. Vi è trascritto cosiddetto Codex Encyclius, in una copia molto vicina testualmente e graficamente al modello originale vivariense (cfr. F. TRoNCARELLI, Boethiana Aetas ... , pp. 50 e 55-56). 45 J. HALPORN, Methods of Reference in Cassiodorus manuscripts, in Journal of Library History, 17 (1981), pp. 71-91. Su questo tema vedi anche: L. V1scrno, Segni critici nel/e opere Cassiodoree, in Vetera Christianorum, 21 (1984), pp. 157-162. 46 A. SouTER, The Characler and History of Pelagius' Commenlary on the Epistles of SI. Paul, in Proceedings of the British Academy, 12 (1916) pp. 261-296. 47 Troviamo ad esempio 'EV' per 'Evangelium'; 'PS' per 'Psalterium' (corne la maggioranza dei codici delle Inslitutiones, mentre Bamberg P. 61 ha 'PSL'); 'PROF' per 'Prophetae', 'APOST' (Cassiodoro ha 'AP' per 'Apostolus'). In altri casi vi sono i nomi delle suddivisioni bibliche per intero e non per compendio (es. 'Regum' e non 'REG'.). Vi è anche qualche differenza rispetto aile indica-
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Nei codici antichi è d'uso segnalare la citazione con qualche artificio codicologico o grafico, senza specificare corne in una nota in un libro moderno la fonte di un passa non occasionalmente 19 . Ed invece l'esibizione sistematica delle fonti è tipica di Cassiodoro 50 • Possiamo paragonare questo metodo a quello di un solo manoscritto del v1 secolo (l'unico che abbiamo potuto reperire), il celebre codice 504 di Troyes (CLA, 838), preparato sotto la supervisione di Gregorio Magno. In esso troviamo l'indicazione sistematica delle fonti bibliche nei margini, con un procedimento simile a quello descritto da Cassiodoro e forse, in parte, influenzato dalle Institutiones. Ma pure se il manoscritto di Troyes presenta un'analogia con l'Ambrosiano, esiste una netta differenza tra i due. Le annotazioni gregoriane scritte per esteso, senza abbreviazioni in un'elegante onciale di glossa, posata ed ordinata, sono parte integrante del codice ab origine: sono note 'd'apparato', ufficiali, che orientano il lettore sin da! primo momento. Viceversa i compendi dell'ambrosiano, scritti da più di un lettore sono l'espressione di un lavoro di ricerca e di inquadramento del testa da parte di chi legge, in sintonia con il progetto culturale delle Instilutiones. I lettori dell' Ambrosia no mettono in pratica i precetti di Cassiodoro, che voleva formare una generazione di monaci-studiosi capaci di intendere da soli un testa, grazie ad una serie di regole esegetiche pratiche e puntigliose. Il programma cassiodoriano era quello di creare una cultura del 'self-help' seconda la felice espressione di Halporn, adatta agli uomini che erano sopravvissuti alla catastrofe della guerra gotica 51 • E tale cultura era rigorosamente ortodossa, anche se si nutriva di letture sospette. I monaci di Vivarium lavoravano ad maiorem dei gloriam depurando i testi da errori materiali, ma anche da errori spirituali, rifondendo in un nuovo amalgama il lascito del passato. In questa chiave gli attenti interventi che segnalano i passi pericolosi e le indicazioni di brani utili 'contra haereticos' sono un'espressione fondamentale della cultura vivariense: li ritroviamo infatti in codici corne quello di Leningrado, con le stesse parole delle annotazioni dell' Ambrosiano e del Basilicano 52 • zioni cassiodoriane: ad esempio si distinguono le Epistole dagli Alti degli Aposioli e si indicano i brani dei singoli evangelisti oltre all'indicazione generale di 'Evangelium'. 48 lnsl., I, 26, 2, p. 67: ' ... Ita fiet ut aliud inde genus expositionis acutissimum pulcherrimumque nascatur et quod forsitan prioris nostri in commentis suis minime dilucidaverunt...'. 49 Si veda a questo proposito la nostra tabella in Appendice C; Cfr. anche E.A. LowE, Some Facts About Our O/dest Latin Manuscripts e More Facts About Our O/desl Latin Manuscripts, in Palaeographica/ Papers, a cura di L. BrnLER, Oxford 1972, pp. 187-202 e 251-274. 5 F. TRoNCARELLI, II consolalo dell'Anticrislo .. ., pp. 567-592. 51 J. HALPORN, Melhods .. ., p. 91. 52 Leningrad Q v I, 6-10, c. 64v: 'Contra Arium'; c. 64r: 'Contra Nestorium'; c. 71r: 'Contra Euticianos'; c. 78r: 'Contra Marcionitas et alias pestes huiusmodi similes'. Si tratta di annotazioni in corsiva databili nell'ultimo quarto del VI secolo, di ambiente vivariense. Degno di nota è che siamo nei margini proprio di un testo di Fulgenzio di Ruspe, il De Fide.
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Altri aspetti vivariensi sono da ricercare ne! lessico delle note dei due codici che consideriamo: ritroviamo formule tipiche, se non addirittura formule tecniche, di opere composte a Vivarium che compaiono anche in note marginali verosimilmente antiche di copie medievali di codici vivariensi s:>. Da questo punto di vista è assai significativo l'uso della terza mano del basilicano della formula 'replicatio' per indicare un brano riassuntivo, che si sovrappone ad un titolo preesistente, di mano del copista, che inizia con la parola 'Repetit .. .' (c. 310v). Perchè ripetere due volte la stessa nota? La ragione va cercata ne! valore tecnico del termine replicatio rispetto a repetit che traduce nell'Expositio Psalmorum la figura retorica dell' anacaphalaiosis e viene impiegata spesso da Cassiodoro nei titoli e nelle note marginali 5 •1• Un altro elemento vivariense è costituito dall'identità tra le tecniche di correzione del testo o segnalazione di brani indicativi nei due codici in questione e negli esemplari attribuibili a Vivarium: le affinità sono nell'uso dell' espunzione col depennamento per la stessa parola (uso quanto mai incongruo e comunque raro); ne! tipo di correzioni ortografiche, in ossequio ai dettami del De Ortographia cassiodoriano; ne! segno particolare per il chrismon, a forma di 'x' con asta molto allungata; nell'impiego, a cui si è già accennato, del motivo del 'triangolo fiorito' comune nell'area centro-meridionale 55 . Abbiamo detto che alcune delle mani che abbiamo descritto ritornano anche in Paris BNL 8907: oltre a queste mani, vanno considerati almeno altri quattro scribi, che rivedono accuratamente un testo pieno di errori. La prima mano, che chiameremo 'mano I' usa un'onciale old style, con un tratteggio molto simile a quello della
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:1 A. c. 281 v. del basilicano vi è una nota: 'Synodus Arrianorum in Seleucia Orientis celebrat11r'. Allo stesso cvento si allude in Hist. Triparti/a, V, p. 213, ed. R. HANSLIK, Vindobonae 1952 (CSEL, 71) in un capitolo che è intitolato 'De Concilia in Seleucia celebralo' A. c. 31lv. del basilicano una nota ricorda il concilia di Antiochia, con la formula: ' ... Antiochena Synodus ... {acta'. In Hist. Tripartita, p. 165 si parla della stesso avvenimento con le parole: 'Fit ergo Synodus Antiochia .. .'. La formula 'testimonium Apostoli' che ricorre nei margini del Basilicano e dell'Ambrosiano per indicare un passa citato dalle lettere apostoliche è tipica di note marginali di codici che vengono da archetipi vivariensi che hanno conservato una forte impronta del modello (es. Codex Encyc/i11s, Paris BNL 12098, c. 95v). 04 F. TRONCARELLI, La più antica interpretazione della 'Consolalio Phi/osophiae', in N11ova Rivista Storica, 72 (1988), pp. 501-550. Le annotazioni del Basilicano e dell'Ambrosiano sono simili a quelle dei codici cassiodoriani anche perché sono costruite corne una sorta di regesto del testa: cfr. ibid., pp. 531-540 e !'Appendice C di questo volume. 55 Su tutte queste caratteristiche F. TRONCARELLI, l codici .. ., pp. 47-99. Ne! codice Ambrosiano vi è anche il metodo delle 'parole-chiave' in comune coi codici cassiodoriani; ne! basilicano vi è l'uso del paragrafo a forma di gamma rovesciato: Cfr. F. TRoNCARELLI, Boelhiana aelas .. ., pp. 5057.
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scrittura di Cassiodoro (tav. 32, c): anzi, viene quasi da pensare che vi sia una certa influenza della mano cassiodoriana su quella del correttore. ln ogni caso dobbiamo supporre che fosse una persona anziana, che scriveva ancora 'all'antica' corne faceva lo stesso Cassiodoro, dal momento che dopo la metà del VI secolo l'onciale old style diviene sempre piu anacronistica. La 'mano I' ricorre in quasi tutta la prima parte del codice (ad es. cc. 7r; 12r; 14r; 26r; 30v; 34v; 36r; 37v; 38r; 41 v; 4 7v, etc.): la seconda ma no che chiameremo 'ma no II' usa una penna a punta fine ed ha un aspetto più disordinato della prima mano; vi sono molti tratti corsivi, con un tratteggio a volte ancora legato all'old style, che si vede in lettere corne la 'e' o la 'b' coi tratti staccati; caratteristica è la 'a' triangolare: Anche questa mano ha corretto il testo con cura intervenendo un po' dovunque (ad esempio ricorre quasi sempre tra le cc. 21 v e 38r): il correttore ha scritto 'emendavi' dopo alcuni explicit (tavola 32 d). La terza mano, che chiamiamo 'mano III' interviene a volte nei confronti della seconda e ricorre spesso nella parte centrale del codice (per esempio tra le cc. 30v-57v): usa una penna dalla punta grossa ed ha un tratteggio pesante e poco fluido: caratteristiche sono: la 'e' schiacciata con la curva spessa e il tratto mediano sottile; la 's' che si innalza sopra il rigo, secondo una consuetudine vivariense che abbiamo già visto in altre mani nel basilicano e nel codice di Verona. E' proprio a quest'ultimo manoscritto che dobbiamo rifarci per trovare una mano molto simile alla 'III': si tratta del correttore che abbiamo già messo in rapporto con la 'mano 4' del Basilicano, che ha un identico modo di tracciare la 'e', la 's' e la 'm' ed un eguale tratteggio pesante (tav. 32, a-b). Poichè tale modo di scrivere è simile a quello degli scribi del manoscritto di Verona, possiamo datare la 'mano III' all' ultimo scorcio del VI secolo: di conseguenza le due mani precedenti vanno datate prima, più o meno negli ultimi anni di vita di Cassiodoro o subito dopo la sua morte. La quarta mano, la 'mano IV', interviene frequentemente soprattutto nella prima parte del codice (per esempio la incontriamo spesso tra le cc. 49v-69v) ed è caratterizzata da una penna a punta fine e dai tratti sottili di tutte le lettere, in cui scompare ogni contrasto nel tratteggio. Piena di soluzioni ispirate alla corsiva, questa mano è leggermente più tarda e somiglia molto corne abbiamo già detto in precedenza alla seconda mano del Reg. Lat. 2077 (tavv. 13-14). Siamo agli inizi del secolo VII: a quest'epoca la complessa miscellanea del Paris BNL 8907 è ancora letta e ricorretta in ambiente vivariense. Ad una data di pochi anni precedente vanno attribuite le postille dovute a più di una mano che ci sono nel Leningrad Q v 1, 6-10: in almeno due casi troviamo soluzioni grafiche molto simili a quelle di mani che correggono l'Ambr. H 78 sup. + Torino G. V. 15 (tav. 30). La corsiva continua ad essere usa ta a Vivarium anche nel secolo VII: la seconda mano del Reg. 2077 scrive numerose note in una corsiva molto professionale che a volte viene scritta in modo più calligrafico, eliminando molti legamenti. Altre mani usano lo stesso tipo di scrittura, aggiungendo qualche nota che si puà datare non oltre
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il 613. Va segnalato che queste mani usano un segno di richiamo quasi identico a quello della mano A dell' ambrosiano (tav. 31).
* * * Va sottolineato che le diverse mani che postillano i codici vivariensi mostrano, pur nell'ambito di epressioni esteticamente assai disomogenee ed eclettiche, una grande perizia ed una grande disinvoltura, che lascia trasparire una condizione di multigrafismo assoluto sia nell'educazione di base, sia nella prassi quotidiana. Coloro che scrivono sono per lo più personaggi con la stessa formazione grafico-culturale di Cassiodoro: esperti nella pratica di cancelleria corne nelle scritture librarie. I monaci di Vivarium somigliavano al loro fondatore. Tra le diverse manifestazioni dell'intensa attività degli amanuensi, degni di nota sono due ibridi grafici: il primo è quello a base sostanzialment e maiuscola della 'mano 3' del Basilicano e della mano 'A' dell'Ambrosian o che viene ancora impiegato agli inizi del VII secolo nel Reg. Lat. 2077 (tav. 29, a-c). Il secondo si presenta in due forme, una posa ta e una più trascurata ('mano C' dell'Ambrosian o; 'mano 4' del Basilicano ). Si tratta di una minuscola, di base sostanzialment e corsiva, depurata delle sue forme più spontanee e di difficile lettura, soprattutto attraverso l'espediente di interrompere i legamenti ed accostare le lettere senza legarle davvero. In pratica le lettere presentano spesso i tratti allungati corne se cio servisse ad un legamento, ma alla fine i tratti risultano solo accostati alle altre lettere. Questo modo di scrivere ricorre in documenti ravennati del VI secolo (cfr. Ch. L. A., XXI, 717). La versione più vicina alla corsiva, vergata con la penna a punta fine della corsiva, è quella impiegata nella celebre nota del Leningrado Q v I, 6-10, che un tempo era stata attribuita proprio a Cassiodoro. La corsiva di questa nota è identica a quella della 'mano 4' del basilicano, caratterizzata dalla 'e' alta, talvolta con occhiello chiuso; dalla 't' con tratto orizzontale tracciato obliquo e molto lungo; dagli occhielli aperti di lettere corne la 'd' e la 'p' e dalla 'a' aperta; dalla 'i' più alta delle lettere accostata con falso legamento a 't', 'r', alterna ta a una 'i' di altezza eguale alle aitre lettere; dal falso legamento 'el' nel quale la '1' ha aspetto maiuscolo; dalla forma della 'r' e della 's' decisamente corsiva (tav. 33).
* * * La presenza di varie annotaziani in corsiva, di codici in scritture diverse, addirittura di più di una copia delle stesse opere, corne avviene per Ilario, ci pongono
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un quesito di fondo su Vivarium. Leggendo le parole di Cassiodoro nelle Institutiones, viene fatto di credere che egli possedesse solo codici magnifici, ornati di splendide miniature o quanto meno di alto livello grafico. Eppure la realtà concreta delle testimonianze sopravvissute attribuibili a Vivarium ci mostra che nella biblioteca si accavallavano copie di differente qualità e fattura, accompagnate da una fitta rete di note di varie mani, in scritture molto poco ornogenee. Nello stesso tempo, pero, Io scriptorium di Vivarium era in grado di produrre esernplari scritti con accuratezza e qualche arnbizione calligrafica, ornati da iniziali di grande eleganza corne il Leningrad Q v I, 6-10. Siarno di fronte a una serie di fenomeni contraddittori, che si possono spiegare solo facendo riferirnento al crogiolo di iniziative e di esperienze grafiche vivariensi. Corne abbiarno già osservato, Cassiodoro accenna esplicitarnente alla trascrizione di codici in scritture diverse che avevano una diversa funzione. Altrettanto esplicitamente egli afferma che il formata dei manoscritti variava cosi corne variava la loro fascicolazione (Inst., I, 12, 3; 13, 2). Per venire incontro aile esigenze dei suoi rnonaci e soddisfare richieste di vario tipo, il fondatore di Vivarium faceva confezionare esernplari strutturalmente differenti tra loro. Inoltre, per le stesse ragioni, non esitava a cercare codici dovunque, corne ad esernpio !'Ilario basilicano dall' Africa di Fulgenzio di Ruspe, che si aggiungeva ad al tri codici di Ilario già posseduti dalla biblioteca e che avrebbe perrnesso di ricorreggere altri codici dello stesso autore. La brarnosia di rnanoscritti da parte di Cassiodoro non deve rneravigliare: possedere più di una copia della stessa opera perrnetteva ai tanti lettori presenti nell'abbazia, che hanno lasciato traccia nei rnargini, di approfondire le loro conoscenze. Moite biblioteche altornedievali, corne San Gallo, ci rnostrano una situazione analoga: dove si legge molto e si studia molto, c'è bisogno di moiti codici e anche di più di una copia dello stesso autore (a San Gallo, ad esernpio, si possiedono varie copie delle stesse opere di Boezio ). Nella biblioteca di Vivarium si accavallavano copie diverse, in scrittura e forrnato diverso (senza contare che Cassiodoro aveva una sua biblioteca personale, distinta rispetto a quella dei rnonaci: Jnst., I, 4, 4: 8, 14; 31, 2; II, 2, 10). Dobbiarno modificare le nostre attese nei confronti di Vivarium e figurarci la sua biblioteca e il suo scriptorium in modo realistico. Dobbiarno pensare, in altri terrnini, all'eventualità dell'esistenza di più di una copia per le stesse opere e alla compresenza di scritture di diverso livello. Cio che accornuna i differenti volti di Vivarium è la convergenza di una serie di elernenti, grafici, codicologici, iconografici e testuali, che vanno rnessi insieme corne le tessere di un rnosaico. Senza dubbio una sirnile prospettiva puo deludere chi si irnrnagina Vivarium corne una sorta di Atlantide perduta, dai contorni definiti e chiararnente identificabili. Ma non rneraviglia chi si limita all'analisi dei rnanoscritti sopravvissuti, vergati e postillati da rnani eclettiche, ma riconoscibili, corne quella di Cassiodoro. Una testirnonianza prosaica, forse, ma non priva di fascino.
BOTRIONU M FORMULA E
'... botrionum formulae ex ipsis annotaiionibus forsilan compelenter appositae ...' Cassiodoro, Inst., 1, 3, 1 I lettori delle opere di Cassiodoro hanno familiarità con le numerose digressioni dell'autore sul significato simbolico dei suoi scritti o dei suoi codici. Si consideri ad esempio il valore spirituale della suddivisione in capitoli: il numero dei tiluli non è mai casuale ed ha un senso allegorico profondo. Il De anima è in 12 libri corne i 12 mesi dell'anno o le 12 ore del giorno; il primo libro delle Instituliones è diviso in 33 sezioni corne gli anni di Cristo e il secondo in 7, in accordo con l'im portanza di tale numero nelle Sacre scritture e nell'Apocalis se 1 • L'interpretaz ione simbolica non si limita solo ai numeri, ma si estende anche alle illustrazioni, alla disposizione del testo sulla pagina, alla trascrizione stessa dei codici. Basti pensare all'inserimen to nel codex grandior della Bibbia di Vivarium (di cui è rimasta eco nella Bibbia Amiatina) della raffigurazion e del tempio di Salomone, allegoria del cielo. Oppure si pensi all'assimilaz ione delle note dei manoscritti antichi, disposte in forma di triangolo, a dei grappoli d'uva di carattere cristiano. Op pure alla trascrizione dell' Expositio Psalmorum in tre codici, di cinquanta salmi ciascuno, per ricordare la 'iubelei anni quantitas triplicata' 2 • Gli studiosi hanno messo in luce recentement e che nei manoscritti che riportano opere cassiodorian e, di derivazione diretta da originali tardoantichi , vi sono numerose immagini simboliche, con valore mnemotecni co, secondo le più classiche concezioni dell'arte della memoria greca e latina :i. Cassiodoro mostra una speciale predilezione per le valenze allegoriche delle illustrazioni e della scrittura dei suoi codici. Tale atteggiamen to non è stato ancora valutato adeguatame nte. In Cassiodoro vi è una sintesi di idee pagane ed idee cristiane, armonizzate con grande sapienza, ma dissimulate con naturalezza. Le im-
1
CAsSIODORJ SENATORJS De anima, a cura di J.W. HALPORN, Turnhout 1973 (CCSL, 96); p.572 (nell'edizione attuale i capitoli del De anima sono 17); Io., Institutiones, di R. A. B. MYNORS, Oxford 1937, pp. 89-90. 2 C\SSIODORI SENATORIS Expositio Psalmorum, a cura di M. AoRIAEN, Turnhout 1968 (CCSL 9798); Io., lnstitutiones, pp. 21-223. :i F. TRONCARELLI, Con la mano del cuore. L'arte della memoria nei codici di Cassiodoro, in Quaderni M edievali, 21 (1986), pp. 22-58.
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magini simboliche dei suoi manoscritti riflettono quest'affascinante tensione tra opposti. Naturalmente il posto d'onore va assegnato al cristianesimo ed i valori laici sono subordinati alla religione. Non è affatto fortuito che nelle copie altomedievali di una delle tre redazioni delle Insiiiuliones vi siano evidenti imitazioni delle immagini che accompagnano l'opera di Cosma Indicopleuste 4 , quello stesso Cosma e quelle stesse immagini che, secondo alcuni studiosi, hanno ispirato anche le illustrazioni della Bibbia Amiatina derivata, corne si è detto, dalla Bibbia Cassiodoriana 5 . Il ricorso a questa fonte è illuminante. Cosma aveva insistito con pedante rigore sul valore simbolico di rappresentazioni geografiche e astronomiche, giungendo a rifiutare le acquisizioni della scienza in nome della fede. Le illustrazioni dei suoi codici avevano dunque un valore cogente per il cristiano. Riprenderle significava sottolincare con enfasi che le illustrazioni di un libro cristiano hanno una profonda ragion d'essere e vanno attentamente studiate, per discernere cià che si cela sotto il velame dell'apparenza. AJcune di queste immagini meritano di essere studiate ancora oggi: sono state infatti trascurate dai lettori moderni, a differenza di quanto avveniva nell'epoca di Cassiodoro e durante il medioevo, al punto che il loro segreto si è perduto.
* * * 1 testimoni di cui ci serviremo nella nostra indagine sono di due tipi: codici che possiamo ragionevolmente attribuire a Vivarium tra vr e vrr secolo; codici altomedievali che riportano opere di Cassiodoro o traduzioni fatte fare da Cassiodoro, che possiamo ritenere, ragionevolmente, copie dirette dagli originali antichi. Per quanto concerne i codici di origine vivariense ne prenderemo in considerazione due: il codice Q v 1, 6-10 di Leningrado (oggi S. Pietroburgo); il codice 39 di Verona 7 . Per quanto concerne le copie altomedievali, ci serviremo in prima istanza delle copie della redazione completa delle Insiiiutiones, derivate, corne ricorda la sottoscrizione del Bamberg Patr. 61, dal 'codex archetypus' di Cassiodoro 8 • Useremo (i
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F. TRONCARELLI, Una pietà pili profonda. Scienza e medicina nella cultura monastica medievale ilaliana, in Dall'eremo al cenobio. La ciuiltà monastica ilaliana dalle origini all'età di Dante, Milano 1987, pp. 703-727, in particolare pp. 707-708. " E.R. NEHER, La double page du codex Amiatinus el ses rapports avec le plan du Tabernacle dans l'art juive el dans l'art byzantine, in Journal of Jewish Art, IX (1983), pp. 6-17. G F. TRoNCARELLI, I codici di Cassiodoro. Le lestimonianze più antiche, in Scrittura e Civillà, 12 (1988), pp. 47-99. 7 ID., JI consolato dell'Anticrislo, in Studi 1\dedieuali, 3a serie, XXX (1989), pp. 567-592. 8 F. TRONCARELLI, I codici .. ., pp. 75-97.
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inoltre alcuni codici che ci sono sembrati copie dirette di antigrafi tardoantichi, in virtù del loro aspetto, della decorazione delle iniziali e degli incipit, di elcmenti esterni affidabili: si tratta di manoscritti dell' Exposilio Psalmorum, della traduzione delle Anliquitates di Flavio Giuseppe fatta a Vivarium, del Codex Encyclius (una raccolta di testi greci tradotti a Vivarium), della Consolatio Philosophiae di Boezio, commentato da Cassiodoro, oltre che della celeberrima Bibbia Amiatina. Come quest'ultimo cimelio, che ha una storia a sé stante, anche gli altri codici riflettono certamente prototipi antichi. Cio risulta chiaramente dalla comparazione delle copie altomedievali rimaste: in esse ritroviamo caratteristiche costanti di tipo codicologico, nelle intitolazioni, nell'impaginazione, nelle funzioni e nell'uso di diverse scritture, corne solo puo avvenire quando viene imitato un modello 9 • Il confronta tra codici antichi, di probabile origine vivariense e copie medievali di testi di origine vivariense permette di comprendere il valore di certe immagini simboliche; allo stesso tempo, indirettamente, dà un'ulteriore conforma della validità delle nostre attribuzioni a Vivarium e della continuità dei metodi grafici e illustrativi in vigore nel monastero. Tali metodi - sia detto una volta per tutte, a scanso di equivoci - non sono necessariamente esclusivi all'ambiente cassiodoriano, presi uno per uno. E' evidente che i copisti vivariensi (e Cassiodoro stesso) si rifacevano aile consuetudini usuali in campo grafico-estetico. Sappiamo che il fondatore di Vivarium ha utilizzato diverse fonti, riprendendo da esse tutto cio che poteva essere interessante, corne la già ricordata immagine del Tempio di Salomone: perché dunque ci si dovrebbe aspettare un'originalità assoluta in tali immagini e trascrizioni? Cio che invece contraddistingue i codici trascritti sotto l'egida di questo grande intellettuale tardoantico è la costanza delle sue scelte, delle sue predilezioni, delle sue abitudini, perfino delle sue ossessioni. Un mosaico formata da mille tessere eterogenee, ma che raffigura un'immagine riconoscibile. In sostanza dobbiamo tenere presente che l'insieme è più che la somma delle parti. Singolarmente presi moiti elementi dei codici di Cassiodoro possono sembrare poco originali: la scrittura non è molto diversa da analoghi esempi coevi; la tipologia libraria non è particolarmente significativa; le immagini stesse che troviamo nelle iniziali hanno precedenti illustri. E pp ure l'insieme forma una costellazione: una costellazione che forma una figura magica e misteriosa. Il simbolismo del grappolo di cui parla Cassiodoro è paleocristiano? Senza dubbio. Le immagini dei vasi che ritroviamo nelle copie antiche e medievali dei codici cassiodoriani sono anch'esse paleocristiane? Certamente. E il simbolismo dei fiori e dei pesci, nelle iniziali dei codici antichi e medievali: non ha an ch' esso origini classiche prima e cristiane poi? Sicuramente. Ma possiamo davvero affermare che vi
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F.
TRONCARELLI,
Con la mana ... , pp. 22-23.
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siano moiti codici antichi nei quali troviamo contemporaneamente gli stessi simboli, nello stesso gioco di relazioni reciproche? Possiamo dire che vi siano moite copie medievali che riflettano solo questi simboli, e non la pluralità dei simboli paleocristiani? Possiamo dire che tutti i codici medievali hanno gli stessi stilemi, nello stesso gioco ad incastro, che possiamo notare nei codici antichi di origine vivariense comparati con le copie altomedievali di testi vivariensi? Non è sufficiente un vocabolario per spiegare un poeta. Le fonti non basta conoscerle. Bisogna saperle usare. Saperle amalgamare, per ottenere un effetto. Come un pittore che conosce il repertorio iconografico tradizionale, ma quando dipinge Io reinventa in modo personale. E' quest'orma individuale quello che cercheremo e troveremo nei codici antichi e medievali delle opere legate a Cassiodoro.
* * * È sorprendente che coloro che hanno attribuito codici a Vivarium e coloro che hanno messo in dubbio tali attribuzioni 10 non abbiano notato che in due manoscritti indiziati di origini vivariense vi sia una sorta di 'calligramma': un calice. N el codice di Leningrado il testo viene disposto cosi prima di un explicit; ne! codice di Verona è il testo stesso dell'explicit a formare la figura (tav. 34 a-b). Un simile effetto iconico è del tutto inconsueto nei codici latini del v e del vr secolo. Anche l'uso di accompagnare un explicit con una decorazione ·che raffiguri un calice è piuttosto anomalo in ambito latino: si puo trovare, talvolta, non un calligramma ma un disegno di calice accanto ad un explicit, ma è raro (cfr. CLA, 484). Anche in ambito greco si ritrova talvolta tale ornamentazione: in codici di particolare solennità corne il Codex Alexandrinus, ricorrono anfore e vasi nella decorazione degli explicit, ma si tratta pur sempre di disegni e non di calligrammi. È solo in epoca successiva che troviamo 'calligrammi' simili a quelli dei manoscritti vivariensi in esemplari greci del x-xo secolo e, in seguito, nei repertori di composizioni figurate tra xv e xvII secolo 11 • La presenza di uno stesso 'calligramma' in due codici che per altra via abbiamo supposto provenire dallo stesso atelier, sancisce in modo definitivo il problema della 10 Rimandiamo per comodità allo slalus quaestionis in F. TRONCARELLI, I codici ... , pp. 47-52, a cui si aggiunga E. CoNDELLO, Una scriltura, un lerritorio. L'onciale dei secoli V-\' III nell'Italia meridionale, Spoleto 1994 (= Biblioleca di Medioevo Latina, 12), pp. 65-79. La Condello non conosce il nostro contributo It consolalo dell'Anticrislo e i nuovi elementi emersi, in relazione al codice Reg. Lat. 2077. Su questi aspetti del problema e su questo articolo cfr. B. McGINN, L'Anlicrislo, Milano 1996, pp. 111 e 148. 11 C. NoRDENFALK, Die spiitanliken Zierbuchstaben, Stockholm 1970, figg. 26-29; G. Pozzi, La parola dipinla, Milano 1981, pp. 112; 124; 128; 143; 219; 224.
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loro attribuzione. Come controprova di tale attribuzione stanno le copie altomedievali delle lnstituiiones nelle quali troviamo immagini di calici con simile significato simbolico e le copie dell'Expositio Psalmorum nelle quali il testa è a volte disposto, in corrispondenza degli explicii, in modo analogo a quello dei due cimeli di Leningrado e di Verona, corne per esempio la Bibbia Amiatina (c. 221r) 12 . V ale la pena soffermarsi sulle illustrazioni delle Jnstitutiones: a quelle che hanno carattere mnemotecnico vanna affiancate numerose aitre, a forma di calice o bicchiere che si trovano negli stessi apografi altomedievali: infatti da moite delle immagini mnemotecniche zampilla (per cosi dire) una cascata di linee che terminano entro dei calici, nei quali viene scritto il testo del trattato cassiodoriano. Analogamente vengono rappresentate anfore e vasi, nei quali si raccoglie egualmente il 'succo' del sapere, anfore e vasi che sono utilizzati anche in senso mnemotecnico. L'insistenza dei codici cassiodoriani antichi e delle copie degli originali sulla figura del calice ha un preciso significato e si riallaccia alla concezione allegorica della 'cappa della sapienza' di origine antica (si veda ad es. Apuleio, Florida, 20) che ha avuto una certa fortuna negli autori cristiani i:>. L'immagine dell'anfora ha significato analogo. Bisogna considerare, inoltre, il grande successo in ambito cristiano della metafora paolina dell'uomo corne vas dei e del significato allegorico del vaso sinonimo figurativo del tempio di Dio, largamente rappresentato nell'iconografia paleocristiana. In quest'accezione nelle illustrazioni delle lnslitutiones troviamo il vaso, nella stessa forma dei celebri vasi del Tempio di Salomone raffigurati nell'Amiatina 11 • 12
H.D. WRIGHT, Some Noies on English Uncial, in Tradilio, 17 (1961), pp. 441-456, tav. II c. La CoNDELLO, Una scrillura ... , p. 73, ha esprcsso dubhi sull'unitarietà del codice di Leningrado: a nostro giudizio tali dubhi non hanno mcsso in discussionc le valutazioni di LowE (CLA, 1614), di Masai e Nordenfalk sui carattero unitario del codice, il quale é stato decorato dalle stesse mani e mostra un identico tipo di iniziali forcellate nei diversi pezzi che Io compongono, nitre allo stesso tipo di capitale per le intitolazioni. n Cosi definisce Cassiodoro la sublime ispirazione dei Salmi: 'Quorum virtutes ut breviter divinus sermo concluderet, in septuagesirno psalmo dicturus est: Ego aulem confitebor tibi in vasis psalmorum verilatem tuam. Revera vasa veritatis, quae tot virtutis capiunt, tot divinis odorihus farciuntur, tot thesauris caelestibus cumulantur. Hydriac quae vinum caelestem recipientes, puritatem eius semper in novitate custodiunt.' (Exp. Ps., Praef., p. 5). Si veda per una prima introduzione al tema P. CouRCELLE, Recherches sur les Confessions de S. Augustin, Paris 1950, p. 252; H. LEWIN, Sobria ebrielas, Giessen 1929. 14 Sul tema dei vasi in ambito cristiano rimandiamo per brevità a H. LECLERQ, in DALC, sub voce: Vase e M. MESLIN, Vases sacrés el boissons d'éternité dans les visions des martyrs africains, in Epeklasis. 1);1élanges patristiques offertes a J. Daniélou, Paris 1972, pp. 139-153 (con hihliografia). Per il vaso nell'illustrazione dell'Amiatina e delle Jnstituliones si vedano i nostri contrihuti, Una pietà ... , fig. 532; Con la mana ... , fig. 27. Oltre al passo già citato della prefazione all'Expositio si vedano anche il commento al v. 7, salmo 22 (ed. ADRIAEN, p. 287); ai vv. 9-10 del salmo 35 (pp. 321-322) sull'ebrietas divina; ai vv. 1-2 del salmo 41 (pp. 380-381) e su Dio che disseta l'anima; il v.
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Cassiodoro conosce tutte queste metafore e vi fa ricorso a pm riprese. I lettori dei suoi codici sono invitati, attraverso l'allusione del 'calligramma' o la raffigurazione esplicita, ad abbeverarsi alla coppa della sapienza e a riempirsi del liquido divino che dà la sobria ebrietas. Il simbolo del calice e quello del vaso erano considerati cosi significativi nell'ambiente di Vivarium da venire utilizzati anche per raffigurare la struttura dei sillogismi nelle interpolazioni della redazione delta e phi delle Institutiones (tav. 35 a-b). Allo stesso modo li ritroviamo oltre che tra le figure mnemotecniche anche nei margini delle copie della redazione finale delle Institutiones per alcune note d'apparato (tav. 36 f-g). E' interessante osservare che la forma dei vasi e dei calici arieggia quella di simili recipienti che ricorrono in ornamentazioni paleocristiane: tali motivi decorativi sono diffusi, ma non sempre si trovano riuniti insieme nello stesso ambiente, corne avviene invece nei diversi tipi di vasi, cantaroi, corni potori e calici che troviamo concentrati nella decorazione della chiesa di S. Clemente a Roma, costruita per conto di Ormisda (tavv. 36-37). L'ornamentazione della chiesa di Ormisda e di aitre chiese romane, che imitavano il fasto delle chiese di Costantinopoli fondendo insieme in modo eclettico motivi ornamentali diversi, ricorre anche nell'Amiatina (tav. 38). L'uso della figura del calice e del vaso per contenere note marginali è cosi inconsueto che puo metterci sull'avviso su eventuali copie di codici vivariensi. Tale mi sembra il caso di un manoscritto del x11 secolo, proveniente dall'Italia centro-settentrionale, il Vat. Lat. 567. Si tratta di un autorevole testimonianza del commento ai Topica di Cicerone di Boezio, che deriva dalla famosa edizione di Renato Marzio Novato corne attesta una celebre sottoscrizione. Le note marginali sono tutte iscritte in coppe o vasi stilizzati, alcuni dei quali hanno la stessa forma dei vasi e delle coppe che troviamo nei codici altomedievali delle Institutiones e nella decorazione della chiesa di S. Clemente (tav. 36-37). Non è improbabile che il manoscritto rifletta un antigrafo tardoantico appartenuto a Vivarium, dove non solo c'erano codici di Boezio, ma con ogni verosimiglianza copie di codici che venivano da biblioteche legate alla famiglia di Boezio, corne poteva essere quella di Proba.
* * *
9, salmo 74 (p. 689) sull'etimologia di calice; il commenlo al salmo 79 (pp. 740 e sgg.) sulla vigna devastata del Signorc. Sul!'argomento si veda L. ÜBERTELLO, Severino Boezio, Genova 1974, pp. 34:~-382.
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La presenza di pesci nelle iniziali di manoscritti attribuibili a Vivarium, corne i già menzionati cimeli di Leningrado e di Verona, ha suscitato discussioni tra gli studiosi. Il Masai sottolineà con enfasi che la predilezione per i pesci nei codici era un pendant della predilezione per i pesci nelle vasche fatte costruire appositamente da Cassiodoro 15 . Courcelle, seguito da molti altri, ha obiettato che le iniziali a forma di pesce erano diffuse nei codici tardoantichi 16 • Ed infatti, corne risulta dalle accurate ricerche di Nordenfalk, possediamo un certo numero di testimonianze della voga di tali motivi ittiomorfi tra v e vn secolo, che divengono malte di più se si considera l'vnr 17 • Allo stato attuale delle ricerche continuare ad associare i pesci nei codici e quelli nelle vasche di Vivarium sembra quasi un'ingenuità. Cià che desta stupore è che parlando di pesci gli studiosi si comportano di fronte ai codici in modo diametralmente opposto a corne si comporterebbero al mercato: non sanno che pesci prendere perché non sanno di che pesci si tratta. Ed invece le immagini parlano chiaro. 1 pesci di Leningrado sono piccoli, affusolati (il Nordenfalk parla di Lanzettform), con la testa triangolare molto nettamente delineata, con una bocca molto larga e con il labbro superiore sporgente rispetto al labbro inferiore. Acciughe. (tav. 39 ab). Le stesse acciughe che ricorrono corne immagine mnemotecnica nelle copie altomedievali delle Institutiones (tav. 39 c-d). Dalla bocca delle acciughe di Leningrado esce un fiore trilobato dalle forme eleganti; dalla bocca dell'acciuga delle Institutitiones esce un filamento che termina in un grappolo di parole. Il motiva del fiore-ramo in bocca mostra in modo stringente che il pesce delle iniziali e quello delle copie altomedievali sana costruiti seconda la stessa logica, seconda le abitudini del medesimo atelier. Ma altrettanto mostra la predilezione per la stessa specie ittica. Che si tratti proprio di acciuga e non di altri pesci simili corne la sardina, è evidente dalla bocca. Come scrivono gli specialisti: 'La bocca, apparentemente piccola, è in effetti molto grande. La mascella inferiore è corta .. .' 18 • Viceversa in tutte le altre specie citate e in altre ancora ad esse simili la mascella inferiore è più lunga di quella superiore e la bocca è in genere di dimensioni mena grandi, in rapporta alla testa. Si potrebbe sollevare l'obiezione che l'acciuga nelle copie altomedievali delle Institutitiones non è sempre riconoscibile, corne nel codice di Bamberg ad esempio. E' senza dubbio vero che una copia puà mostrare minore fedeltà al modello realistico da cui di pende, corne sempre avviene in una copia rispetto al modello: ma noi 15
Rinviamo per semplicità a F. TRONCARELLI, 1 codici .. ., p. 54 (con bibliografia). P. CouRCELLE, De la 'Regula Magislri' au Corpus vivarien des Chroniques, in Revues des Études Anciennes, LVI (1954), pp. 424-428. 17 C. NoRDENFALK, Die spiitanlike ... , tavv. 60-63; 66-71; 73; 75-80. 18 F. CosTA, Atlante dei pesci nei mari ita/iani, Milano 1991 (=Monda sottomarino, 16), p. 375. 16
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siamo rassicurati nell'interpretazione del pesce da aitre copie, corne il Mazarine 660, e dal carattere mnemotecnico della figura, che si basa su un gioco di parole a partire da! nome 'acciuga' in latino. Cassiodoro dissemina nei suoi manoscritti immagini che hanno un rapporta col testo perché anagrammando il nome dell'oggetto o dell'animale rappresentato troviamo la parola-chiave del brano considerato. In questo caso il gioco è tra la lettera 'alpha' e 'aphua', il nome greco-latino dell'acciuga 19 • Qual è il significato simbolico dell'acciuga? Esso non è diverso da quello del pesce, che ha avuto una grandissima fortuna in ambito paleocristiano 20 • Ma rispetto ad aitre specie ittiche rappresentate nei mosaici, nei sarcofagi o nelle miniature, l'acciuga ha una sfumatura di significato particolare. Il pesce raffigura com'è noto in prima istanza Cristo e in seconda istanza il seguace di Cristo: l'acciuga indica i pisciculi, di cui parla esplicitamente Tertulliano nel De baptismo (I, 3), i cristiani intesi corne massa, l'insieme degli umili figli di Dio che sono salvati dal battesimo. Nei manoscritti tardoantichi l'immagine dell'acciuga non si ritrova e solo in qualche caso si vedono dei pisciculi non meglio identificati 21 : forme più ricorrenti sono quelle del ton no o pesci simili a carpe 22 • Più rari sono i delfini (che erano anch'essi simbolicamente le anime dei battezzati 23 ). Segnaliamo anche che nel codice di Leningrado e in un celebre manoscritto del VI secolo, il Paris BNL 12205, vi è uno storione 21 • Restano ancora da spiegare due cose: l'associazione dei pesci ai fiori, di cui abbiamo parlato e quella dei pesci a colonne che è comunemente diffusa e ricorre anche nel manoscritto di Leningrado. Gli studiosi non hanno tentato nessuna ragio19
Colgo l'occasione per rettificare l'interpretazione fornita nell'articolo Con la mano del cuore, a proposito della fig. 26. A vevo cercato di spiegare la presenza del pesce in base a un'idea-chiave, che ricorre già in Evagrio e viene ripresa da Nicola Cusano, secondo la quale ne! nome di Gesù ci sono le qualtro lettere del nome di Dio (cfr. G. Pozzi, La parola, pp. 300-306). Dai momento che ne! testo cassiodoriano si parla della 'quarta' divisione del numero avevo pensato che vi fosse un rapporto tra pesce = Cristo = Quatlro leltere del nome di Dio. Ma la tesi è macchinosa ed inoltre funziona solo per l'alfabeto ebraico. È invece evidente che il pisciculus di forma allungata che viene raffigurato è legato alla presenza costante della parola alpha che ricorre più volte ne! testo, secondo la tecnica della parola-chiave che ritroviamo in moite aitre figure delle Insliluliones (alpha = aphua). 2 F.J. DoLGER, Die Fisch-Denkmiiler in der früchrisllichen Plaslik Malerei und Kleinkunsl, Münster 1927. 21 C. NoRDENFALK, Die spdlanliken .. ., tavv. 48 c, 66 d, 68 c-f. 22 Ibid., tavv. 61-63-65 d; 60 c-d. L'identificazione col tonno è del Masai; quella con la carpa del Nordenfalk. Ricordiamo che anche ne! Verona XXXIX c'è un'iniziale a forma di pesce (C. NoRDENFALK, Die spiitantiken ... , tav. 66 c) che tuttavia non siamo riusciti ad identificare con precisione. 21 : C. NoRDENFALK, Die spiitanliken .. ., tav. 68 b.; F.J. DôLGER, Die Fisch-Denkmd/er .. ., tavv. 170; 172. 24 C. NoRDENFALK, Die spiilanliken .. ., tavv. 71 b; 76 c.
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nevole interpretazione di questo genere di associazioni, che appaiono poco perspicue a prima vista. Si tratta di due tradizioni iconografiche distinte, che confluiscono nelle iniziali di Leningrado. Il rapporta tra il pesce e il fiore, in particolare un fiore trilobato che si identifica col loto, ha un' origine antichissima: è già attestato nella civiltà egiziana in un modello decorativo di ceramica che si ripete nell'antichità e ne! medioevo. Il fiore ha avuto in ambiente cristiano un valore allegorico: indica i beati, i cristiani risanati da! battesimo. E' dunque giusto associare il pesce e il fiore, simboli paralleli del cristiano rinato a nuova vita dopo il battesimo, l'acqua viva che genera piante e frutti dal significato mistico. Questo tipo di decorazione ricorre nel celebre Sessoriano 13, manoscritto della prima metà del VI secolo prodotto a Napoli, probabilmente nel monastero di un uomo che Cassiodoro ha conosciuto ed elogia nelle lnstitutiones, Eugippio 25 . Non è strano che le miniature di Vivarium si rifacciano allo schema pesce-fiore in voga in prestigiosi monasteri dell'Italia meridionale. Il rapporto tra pesce e colonna, gode di particolare fortuna in ambito cristiano. A mio parere la colonna è l'equivalente della Chiesa e della Fede, secondo un simbolismo di cui abbiamo traccia proprio in Cassiodoro 26 . Nelle lapidi paleocristiane era frequente l'associazione tra pesce ed ancora, ne! significato di cristiano e Chiesa e tale rapporto si ritrova anche in certi codici 27 • La sostituzione della colonna all'ancora nasce dalla similitudine tra il valore simbolico della prima e della seconda, attestato da autori corne Paolino di Nola (Carm., 30, 109: 'Columna piis ... et ancora'). Il rapporto tra pesci e colonne è attestato oltre che nei codici dell'Italia centrosettentrionale, soprattutto ravennati, anche, talvolta, nelle decorazione delle chiese 28. Tornando aile iniziali di Leningrado e aile copie altomedievali delle Jnstitutiones, dobbiamo notare che la fusione del motivo del fiore - pesce e del fiore - colonna è particolarmente originale: ma, corne ricordavamo all'inizio, l'originalità non consiste nell'avere inventato dei modelli di ornamentazione (con una fantasia creativa di tipo romantico inconcepibile ne! mondo antico e ne! medioevo) quanto piuttosto nell'aver combinato insieme varie fonti creando un insieme nuovo, caratterizzato 25
Una riproduzione della miniatura è in C. NoRDENFALK, Die spdlanliken ... , tav. 60 d. Per un'interpretazione cristiana del loto e del suo rapporto con l'acqua cfr. DrnIMO, De Trinitate, MG 39, II, 12. Sul tema in generale vedi J. DANIÉLOU, I simboli cristiani primilivi, Roma 1990, pp. 5368. 26 CASSIODORI SENATORIS Expositio, p. 885. 27 F.J. DoLGER, Die Fisch-Denkmdler ... , tavv. 171 a; 172; 174 a; C. NoRDENFALK, Die spdlantiken .. ., tav. 67. 28 F.J. DoLGER, Die Fisch-Denkmd/er, tav.204; F. TnoNcARELLI, Con la mano .. ., pp. 51-52.
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da uno stile di esecuzione molto particolare. Di tale stile 'superdekorativ' (corne l'ha definito Nordenfalk) abbiamo ampia riprova nel confronta tra il codice di Leningrado e le copie altomedievali delle Jnstitutiones: vi sono infatti gli stessi motivi a spirale, gli stessi fiori trilobati dalle forma allungate ed eleganti, gli stessi rami sottili, da cui partono ulteriori, sottili ramificazioni. Una decorazione che ritroviamo anche nel Paris BNL 12098 (cc. 4r, 16v) rarissima ed autorevolissima copia del Codex Encyclius tradotto a Vivarium (tav. 40). I lettori dei manoscritti cassiodoriani erano invitati a cercare sotto il raffinato intrigo di decorazioni affascinanti, degne della migliore tradizione antica, anche un valore simbolico: i fiori equiparati alle stelle nell'iconografia cristiana, sottolineano la dimensione paradisiaca, l'atmosfera incantata dell'Eden ritrovato che i cristiani vivono nella Chiesa. E i cristiani, i piccoli pesci che i marosi del mondo ingoierebbero, sbocciano a nuova vita appoggiati alle colonne della Chiesa: la vita delle luci dei beati che ridono nell'Empireo.
* * * Parlare di note o di incipit a forma di grappolo a proposito dei codici di Cassiodoro è probabilmente ancor più stonato che parlare di pesci. Il pregiudizio più comune è che: 'La disposizione a grappolo di incipit ed explicit ... non puà essere considerata discriminante, in assenza di altri elementi di sostegno, perché è attestata da più manoscritti italiani coevi di origine varia e incerta' 29 . Ora è senza dubbio vero (e noi stessi l'abbiamo detto altrove 30 ) che la forma a grappolo non è esclusiva dei manoscritti di Vivarium: del resto questo lo ORf ... 11 &~').. €.>pr-1 tn1( 6ttn1(1!•llra1J,.~~"(L;J.;' omo~ u~~t?U f'-~•('t1n ~~cu$-1"'Ct'mr ~a{'~;rs~:.i~~7.~ ~m~ 4(' 1 U..,m-APfl'·~ ~. a...ceà11ot1r f.,~~ of!ul • .,. • 1uo:11~ 1~n~ ,,, 1 (t•ne--m ut1 ·f:'
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