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Italian Pages 216 Year 2006
Nuovi media e lessicografia storica Atti del colloquio in occasione del settantesimo compleanno di Max Pfister
Nuovi media e lessicografia storica Atti del colloquio in occasione del settantesimo compleanno di Max Pfister A cura di Wolfgang Schweickard
Max Niemeyer Verlag Tübingen 2006
Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http:llwww.d-nb.de abrufbar. ISBN 13: 978-3-184-50258-1
ISBN 10: 3-484-50258-4
© Max Niemeyer Verlag, Tübingen 2006 Ein Unternehmen der Walter de Gruyter GmbH & Co. KG http://www.niemeyer.de Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany. Gedruckt auf alterungsbeständigem Papier. Druck: AZ Druck und Datentechnik GmbH, Kempten Einband: Norbert Klotz, Jettingen-Scheppach
Indice Premessa
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I. Banche dati e dizionari on-line Beltrami, Pietro G. / Boccellari, Andrea (Firenze) Banche dati e dizionari on-line. II Tesoro della Lingua Italiana delle Origini e la banca dati dell'italiano antico dell Opera del Vocabolario Italiano
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Gleßgen, Martin-Dietrich (Zürich) Esigenze della tecnologia informatica nella filologia e lessicografia storica
15
Morlicchio, Elda (Napoli) L 'elemento germanico, fonti antiche e nuovi media
25
Chauveau, Jean-Paul (Nancy) D 'un site informatique en chantier pour le FEW
33
II. Corpora e dizionari su CD-ROM Serianni, Luca (Roma) Gli archivi elettronici e la lessicografia storica
41
Coluccia, Rosario (Lecce) Strumenti informatici e riflessi sul lavoro del lessicografo Lupis, Antonio (Bari) La banca dati ItaCa ed il LEI
59 71
Kramer, Johannes (Trier) Nuova informatica e vecchia lessicografia
117
Cornagliotti, Anna (Torino) II completaggio nel LEI e I 'apporto delle banche dati cartacee
125
III. Nuovi media e filologia editoriale Holtus, Günter (Göttingen) Nuovi media e filologia editoriale
141
Marri, Fabio (Bologna) Edizioni 'virtuali': tante offerte con molti limiti
145
Schweickard, Wolfgang (Saarbrücken) Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
165
VI
Ernst, Gerhard (Regensburg) Aspetti tecnici e metodici per una edizione CD-ROMdi testi di semicolti francesi sei- e settecenteschi
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Gärtner, Kurt (Trier) I nuovi media e la germanistica medievale
185
IV. Nuovi media e vocabolario
dialettale
Pfister, Max (Saarbrücken) Nuovi media e lessico dialettale
193
Lurati, Ottavio (Basilea / Montagnola) II gergo come invenzione di codice. Una pista per certe metaforizzazioni su (non) aver cucchi / (non) aver uccelli per "(non) aver denaro " e una nuova lettura per gergo
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Premessa
Ε fuori discussione che i nuovi media negli ultimi anni abbiano avuto ripercussioni marcate in ogni campo della filologia. Gli effetti della comunicazione elettronica e dell'elaborazione di corpora digitalizzati si sono fatti sentire intensamente. L'aumento enorme della memoria dei supporti informatici e l'ottimizzazione della trasmissione dei dati segno, anche per la linguistica storica, una cesura epocale. Oggi abbiamo a disposizione moltissimi testi in forma digitalizzata, ed i nuovi media, CD-ROM, DVD e internet, ci offrono possibility di ricerca prima d'ora impensabili. Le varie conseguenze, le prospettive ed anche i rischi che l'impetuoso sviluppo dei mezzi elettronici implica per la lessicografia storica e le discipline affini si sono discussi nel convegno sul tema Nuovi media e lessicografia storica tenutosi in occasione del settantesimo compleanno di Max Pfister a Saarbrücken (21-22 aprile 2002). Hanno partecipato una ventina di esperti di filologia romanza e in particolare di filologia italiana. II presente volume comprende la maggior parte delle relazioni tenute in occasione di tale convegno. Si sono distinti quattro ambiti tematici. II primo (Banche dati e dizionari on-line) e dedicate ai problemi connessi con l'elaborazione di banche dati on-line e agli effetti che ne risultano per il lavoro lessicografico. S'inseriscono in quest'ambito i contributi di Pietro Beltrami e Andrea Boccellari {Banche dati e dizionario on-line. II Tesoro della Lingua Italiana delle Origini e la banca dati dell'italiano antico dell'Opera del Vocabolario Italiano), Martin-Dietrich Gleßgen (Esigenze della tecnologia informatica nella filologia e lessicografia storica), Elda Morlicchio (L'elemento germanico,fonti antiche e nuovi media) e Jean-Paul Chauveau (D'un site informatique en chantierpour le FEW). La seconda sezione riguarda i Corpora e dizionari su CD-ROM. La dinamica delle attivitä editoriali in questo campo e impressionante. Vocabolari, enciclopedie, edizioni di testi, atlanti linguistici, corpora di varia natura su CDROM appaiono a ritmi velocissimi. Per le scienze empiriche come la lessicografia storica soprattutto gli archivi elettronici (per esempio La Letteratura Italiana Zanichelli ο ItaCa) sono di stragrande importanza. I problemi relativi vengono discussi da Luca Serianni (Gli archivi elettronici e la lessicografia storica), Rosario Coluccia (Strumenti informatici e rifiessi sul lavoro del lessicografo), Antonio Lupis (La banca dati ItaCa ed il LEI), Johannes Kramer (Nuova informatica e vecchia lessicografia) e Anna Cornagliotti (II completaggio nel LEI e Vapporto delle banche dati cartacee). II terzo ambito tematico (Nuovi media e filologia editoriale) riguarda le component! filologiche e l'affidabilita dei corpora elettronici. Tutti i problemi
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Premessa
che si pongono per la filologia editoriale in generale, si riflettono necessariamente anche nei testi elettronici. Come testi base dei corpora elettronici vengono utilizzate per lo piü le edizioni piü autorevoli. In alcuni casi perö, i curatori si sono serviti di edizioni difettose e filologicamente insoddisfacenti. Di questi aspetti trattano i contributi di Günter Holtus (Nuovi media e filologia editoriale), Fabio Marri (Edizioni 'virtuali': tante Offerte e molti limiti), Wolfgang Schweickard (Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica), Gerhard Ernst (Aspetti tecnici e metodici per una edizione CD-ROM di testi di semicolti francesi sei- e settecenteschi) e Kurt Gärtner {I nuovi media e la germanistica medievale). La quarta parte {Nuovi media e vocabolario dialettale) riguarda il ruolo che giocano i dialetti italiani nell'elaborazione delle banche dati e dei corpora elettronici. Se ne occupano i contributi di Max Pfister {Nuovi media e lessico dialettale) e di Ottavio Lurati {II gergo come invenzione di codice. Una pista per certe metaforizzazioni su (non) aver cucchi / (non) aver uccelli per "(non) aver denaro " e una nuova lettura per gergo). I contributi raccolti in questo volume certo non danno risposte definitive al ruolo dei nuovi media nella filologia moderna e non trattano in modo esaustivo le varie conseguenze che ne risultano per la lessicografia. Speriamo perö che le riflessioni possano servire da base per ulteriori discussioni sulle prospettive della lessicografia storica e sulla situazione delle discipline filologiche nel mondo moderno. I miei ringraziamenti vanno alia dottoressa Christine Henschel (Berlin) e al dottor Giorgio Marrapodi (Saarbrücken) per il loro prezioso aiuto nella preparazione dei contributi per la stampa e alia mia segretaria Simone Traber (Saarbrücken) che ha elaborato con cura e sollecitudine la versione definitiva del testo. Wolfgang Schweickard
I. Banche dati e dizionari on-line
Pietro G. Beltrami / Andrea Boccellari (Firenze)
Banche dati e dizionari on-line. II Tesoro della Lingua Italiana delle Origini e la banca dati dell'italiano antico dell'Opera del Vocabolario Italiano1
L'applicazione dell'informatica alia lessicografia (e parleremo qui principalmente della lessicografia italiana), e stata negli ultimi decenni sempre piü travolgente. Risalgono ai primi anni '70 alcuni dei primi risultati importanti dell'uso di mainframe per concordanze e lessici italiani: si ricorderanno la concordanza della Divina Commedia prodotta dall'IBM, ο gli Spogli Elettronici dell'italiano delle Origini e del Duecento (SEIOD) di Mario Alinei, rapidamente invecchiati, non appena gli indices locorum di forme grafiche sono stati superati dalla facilitä di produrre concordanze. Piü ο meno nello stesso periodo, nel 1971, VOpera del Vocabolario, che era allora una struttura dell'Accademia della Crusca diretta da Aldo Duro, produsse le concordanze del Canzoniere di Petrarca, mentre andava codificando su nastro, con una scelta d'avanguardia, se si pensa che fu fatta nel 1965, i citati del futuro vocabolario. Per quanto riguarda gli strumenti, un vero salto in avanti e stata neU'esperienza di molti studiosi la versione DOS Ae\Y Oxford Concordance Program (OCP), che permetteva di elaborarsi personalmente, sul proprio PC, spogli di testi anche complessi; ma un progresso piü rilevante, negli anni '80, e venuto dal DBT di Eugenio Picchi (dell'Istituto di Linguistica Computazionale del CNR), che offriva sempre sotto DOS (piü tardi sotto Windows), uno strumento interattivo, cioe un generatore non piü di concordanze ο di spogli, ma di banche dati testuali interrogabili: la piü nota oggi, anche nel circuito commerciale, e la Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ) di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi. In DBT e stata creata anche la prima versione della banca dati dell'italiano antico dell 'Opera del Vocabolario Italiano (che oggi e un Istituto del CNR), prima che giungesse a maturitä GATTO, un nuovo software lessicografico di grande potenza e versatilitä, ideato e sviluppa-
Andrea Boccellari, autore del sistema di consultazione del TLIO in rete, ha curato in particolare l'aspetto informatico di questa presentazione. Sul TLIO e sulla banca dati dell'Opera del Vocabolario Italiano eft. Paolo Squillacioti / Rossella Mosti / Par Larson, II Tesoro della Lingua Italiana delle Origini, in La lessicografia storica e i grandi dizionari delle lingue europee, Atti della Gioraata di Studi, Firenze 10 luglio 2000, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2001, 43-75; Valentina Pollidori / Domenico Iorio-Fili / Roberta Cella, II corpus testuale dell'Opera del Vocabolario Italiano, ivi, 99-124. Tutte le risorse dell 'Opera del Vocabolario Italiano (in particolare il TLIO e la banca dati in ItalNei) sono raggiungibili attraverso il sito www.ovi.cnr.it (oppure www.vocabolario.org, che punta alio stesso sito).
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Pietro G. Beltrami/Andrea Boccellari
to all'OVI da Domenico Iorio-Fili in funzione, prima di tutto, dei lavori del vocabolario2. Che la lessicografia storica debba essere informatizzata e diventato rapidamente owio. In primo luogo, numerosi lavori a stampa sono il risultato di un'elaborazione informatica: citeremo solo, per la sua importanza, VOmofonario delle Concordanze della Lingua Poetica Italiana delle Origini (CLPIO) di d'Arco Silvio Avalle, del 1992. In secondo luogo va ricordata come una caratteristica degli studi recenti l'utilizzazione sempre piü notevole di banche dati come fonti per la ricerca; molto citata, in particolare, la gia ricordata LIZ. Come esempio di spoglio sistematico di un corpus informatizzato, nella fattispecie quello dellOVI, va citato il lavoro di Roberta Cella sui gallicismi dei volgari italiani (in particolare centromeridionali), che sta per essere pubblicato dall'Accademia della Crusca3. Ε inoltre sempre piü importante la pubblicazione di prodotti informatizzati: per fare un esempio, le concordanze lemmatizzate che coroneranno l'opera delle CLPIO per cura di Lino Leonardi, che ha raccolto il testimone di Avalle, non saranno a stampa, ma usciranno presto sotto la forma di una preziosissima banca dati in CD (a stampa sarä forse pubblicato il solo lemmario). Negli ultimi tempi l'utente della rete internet e stato gratificato da una serie di importanti strumenti lessicografici relativi alle lingue europee; per esempio, la versione on-line deWOxford English Dictionary, di cui giä esisteva una versione in CD; quella del Tresor de la Langue Frangaise, consultando il quale si accede anche alle ultime due edizioni del Dictionnaire de l'Academie e alia grande banca dati Frantext (affiancata in rete, per i soli utenti extraeuropei, dal database del gruppo ARTFL di Chicago); la pubblicazione on-line per immagini di tutte le edizioni del Diccionario della Real Academia Espanola, dal sito della quale sono consultabili il Corpus Diacrönico del Espahol (CORDE) e il Corpus de Referenda del Espanol Actual (CREA). Per la lessicografia storica italiana, si deve segnalare la Biblioteca Italiana Telematica del CIBIT, un consorzio di numerose Universitä che gestisce in rete una banca dati di testi della tradizione culturale italiana dalle origini ai giorni nostri, anche non in italiano (per es. testi umanistici in latino). Un importante evento recente e la pubblicazione on-line della prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612), realizzata per la parte informatica dal Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali della Scuola Normale Superiore di Pisa, mentre l'Accademia della Crusca e l'OVI stanno preparando una versione on-line
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Cfr. Domenico Iorio-Fili, GATTO - Elementi di progettazione e sviluppo di un gestore di corpus testuali, Bollettino del Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali (Scuola Normale Superiore di Pisa) X, 2 (2000), 29-46; Id., La funzione 'testi associati' net software GATTO, Bollettino dell'Opera del Vocabolario Italiano V (2000), 385-97; Id., Considerazioni sul software lessicografico GATTO, in Pollidori / Iorio-Fili / Cella, cit. supra, 105-17. GATTO έ scaricabile gratuitamente dalla rete, dal sito dellOVI, nell'ultima versione disponibile, insieme con gli aggiomamenti di programma e con un manuale dettagliato. Poi edito: Roberta Cella, I gallicismi nei testi dell'italiano antico (dalle origini alia fine del sec. XIV), Firenze, Accademia della Crusca, 2003.
Banche dati e dizionari on-line
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delle cinque edizioni dello stesso dizionario interrogabili congiuntamente. Intanto prosegue da parte dellOVI la pubblicazione on-line in corso d'opera del Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (TLIO). II TLIO e la prima sezione cronologica del vocabolario storico italiano, fino al XIV secolo; documenta tutte le varietä linguistiche dell'italiano medievale, prima dell'affermazione della lingua nazionale, e si basa sull'esame diretto, di prima mano, di una documentazione testuale tendenzialmente esaustiva. Cominciata nell'autunno 1997, questa pubblicazione on-line e giunta oggi a 7.500 voci4, un sesto delle circa 45.000 prevedibili, e procede con un ritmo di circa 2.000 voci Γ anno. La banca dati dell'italiano antico su cui si basa il TLIO (curata da Valentina Pollidori) e giunta oggi a quasi 1.600 testi per circa 19 milioni di occorrenze5, ed e implementata in GATTO (che non ha ancora una versione web); una copia e interrogabile on-line con il software PhiloLogic, grazie al consorzio ItalNet. Questa banca dati trae la sua fisionomia, che e il suo pregio maggiore, dal fatto di essere progettata per la redazione del TLIO: tutti gli accorgimenti e i criteri (la verifica filologica dei testi, dalla valutazione delle edizioni fino, in certi casi, a collazioni con i manoscritti, un cauto sistema di normalizzazione dei diacritici, la cura di dare capillarmente informazioni su data, lingua e fonte di ogni esempio)6 hanno prima di tutto lo scopo di fornire contesti ben valutabili ai redattori, che Ii devono esaminare esaustivamente e ne devono dedurre le accezioni di ogni lemma. La versione ItalNet della banca dati consente ricerche per forme grafiche; per es. cercando ACCOMANDARE (figura 1) si troveranno le sole occorrenze dell'infinito in questa precisa forma; per ricuperare tutte le occorrenze del verbo si dovrä formulare una ricerca piü complessa, tenendo conto della variability grafico-fonetica della lingua antica: ACOMAN.*|ACCOMAN.*|ADCOMAN.* (figura 2). La barra verticale vale come operatore OR, 'punto+asterisco' significa "qualunque stringa di caratteri, inclusa la stringa nulla". Scorrendo i risultati in formato kwic, si nota che questa ricerca trova anche il sostantivo ACCOMANDA (es. η. 169); si puö osservare, con l'occasione, che oltre a visualizzare contesti di circa 250 caratteri ο di una sola riga si puö accedere alia lettura di una pagina intera (figura 3). La ricerca puö essere limitata ad una determinata parte del corpus, per es. ai testi datati nella seconda metä del Duecento (introducendo 13b nella casella 'periodo'). Senza insistere su tutte le opzioni di ricerca, va aggiunto che sono possibili anche ricerche di cooccorrenze e di stringhe: per es. «nel mezzo del cammin.*» (figura 4; .* permette di trovare sia cammin, sia cammino). II passaggio dai CD alia rete ha un'importanza non solo pratica, e comporta qualcosa di piü di un evidente guadagno di facilitä e rapidita di diffusione. Mentre il CD, come il libro, offre un prodotto finito, modificabile solo con ristampe ο supplementi, il prodotto in rete e sempre nelle mani del produttore, che puö modificarlo, mettendo subito la modifica a disposizione dell'utente. Questa 4 5 6
Cosi alia data del Convegno; alia fine del 2004 le voci in rete erano circa 13.000. Alia fine del 2004 la banca dati conteneva 1.849 testi per circa 20,75 milioni di occorrenze. Cfr. Valentina Pollidori, Analisi, trattamento e codifica dei dati testuali per la base di dati del 'Tesoro della Lingua Italiana delle Origini', Bollettino dell'Opera del Vocabolario Italiano IV (1999), 375-406.
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Pietro G. Beltrami /Andrea Boccellari
mobilitä, che non vale per i dizionari on-line che siano versioni elettroniche di dizionari a stampa giä pubblicati, puö dare un poco di mal di mare agli studiosi non ancora assuefatti, ma e a mio parere una delle ragioni per cui il fiituro appartiene a strumenti on-line piuttosto che a CD (che hanno dalla loro il vantaggio di essere piü facilmente commerciabili). Un secondo aspetto, legato al primo, e nel fatto che la rete consente un dialogo fra utente e produttore che puö incidere sull'evoluzione del prodotto, come si e verificato concretamente nella storia del TLIO, per il quale si e potuto tenere conto delle osservazioni di lettori on-line. Infine, la disponibilitä sempre crescente di risorse in rete fa convergere su ogni terminale una quantitä di dati enormemente superiore a quanto sarebbe possibile con gli strumenti tradizionali, inclusi i giä tradizionali CD. Si va cosi creando di fatto, sulla rete, una collaborazione fra le diverse imprese di ricerca, che sarä bene coltivare e trasformare su larga scala da involontaria a volontaria, per esempio diversificando e coordinando i diversi progetti, che nella fase tumultuosa dei primi entusiasmi rischiano a volte di sovrapporsi. II concetto di evoluzione del prodotto in rete si applica in particolar modo al TLIO, perche esso e pubblicato in corso d'opera e perciö cresce periodicamente con l'aggiunta di nuove voci, e per la stessa ragione va ancora soggetto a qualche aggiustamento di criteri (a parte l'owia correzione di errori), e si va evolvendo anche dal punto di vista informatico. Attualmente le voci sono scritte in Word, come testo non marcato, entro una struttura pensata fin dall'inizio per favorire la ricerca informatizzata, e il nuovo sistema di consultazione on-line di Andrea Boccellari, installato dalla fine di marzo, e un bell'esempio di trattamento di testi non marcati7. Precedentemente, la presentazione delle voci era molto piu semplice. In futuro, ogni elemento del vocabolario sarä marcato utilizzando un sottoinsieme personalizzato della TEI, e sarä interrogabile isolatamente ο in combinazione con altri (si giungerä insomma ad un 'vero' vocabolario informatizzato). Nella forma attuale, il TLIO consente una ricerca per voci, una ricerca per forme grafiche, e la ricerca di stringhe di testo nelle definizioni; e possibile inoltre scorrere un indice generale per lettera, e ottenere l'elenco delle voci firmate da un determinato redattore. La finestra del TLIO e divisa in cinque aree (figura 5): in alto a sinistra si seleziona il tipo di ricerca; in alto al centro si trovano gli strumenti per effettuarla; nella fascia di sinistra compare l'elenco delle voci corrispondenti alia ricerca impostata; cliccandone una, questa viene mostrata nel riquadro piü grande, in basso al centro e a destra; in alto a destra si trova il comando di stampa della voce visualizzata (e altri comandi saranno aggiunti). Per es. cliccando indice generale si visualizza l'elenco delle lettere iniziali; cliccando per es. Β si visualizza l'elenco delle voci che iniziano con Β attualmente pubblicate; cliccando per es. BACCA (1) s.f. si visualizza la voce (figura
Cfr. ora Andrea Boccellari, TLIOWeb. II sistema di pubblicazione e interrogazione su World Wide Web del 'Tesoro della Lingua Italiana delle Origini', Bollettino dell'Opera del Vocabolario Italiano VII (2002), 397-413.
Banche dati e dizionari on-line
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6). Le abbreviazioni bibliografiche dei citati, per es. quella del primo es. citato sotto 1, contengono sempre l'indicazione della data e della varietä linguistica. Quelle premesse agli esempi citati sotto le definizioni sono linkate direttamente alia scheda bibliografica; altrimenti, negli altri punti della voce (per es. al punto 0.3, dove e indicata l'attestazione piü antica della voce con la semplice abbreviazione del testo che la porta), si sciolgono selezionandole sullo schermo col mouse, accettando l'opzione Bibliografia dei citati proposta dalla finestra di dialogo che si apre, e cliccando cerca in questa stessa finestra. Alio stesso modo si sciolgono i rinvii alia bibliografia secondaria, per es. LEI in 0.2; in questo caso nella finestra di dialogo bisogna selezionare l'opzione Bibliografia citata nelle voci. La ricerca per voci puo essere eseguita in tre modi. Per 'inizio voce' si ottiene l'elenco delle voci che iniziano con la stringa digitata, per es. ANC; dall'elenco si poträ selezionare per es. ANCONA (2) s.f. Con la ricerca 'esatta' si cerca una voce esattamente corrispondente alia stringa digitata. Con la ricerca 'espansa' si possono effettuare ricerche piü complesse, descritte nelle istruzioni. Una fra quelle possibili e la ricerca di tutte le voci che terminano con una determinata stringa, per es. -ARE: si ottiene una lunga lista di verbi in -are, il primo dei quali e ABAFARE V. La ricerca (espansa Ο meno) puo essere ristretta ad una sola categoria grammaticale; per es. selezionando 's.m.', la ricerca di -ARE finale restituisce 25 sostantivi maschili, fra cui per es. CALZARE / CALZAIO s.m. (figura 7). In questa stessa voce (figura 8), si noterä che alcuni esempi sono marcati col simbolo Gl in neretto dopo il numero d'ordine: si tratta di 'esempi con valore di glossa', che contengono vari tipi di spiegazioni contestuali del lemma (vi rientrano le citazioni dai glossari antichi). II TLIO permette di selezionare le voci che contengono questi esempi, e di visualizzarli da soli, ottenendo una specie di 'vocabolario antico'. Cercando con questa opzione le voci che terminano in -ARE (senza restrizioni di categoria grammaticale), troviamo 86 voci, fra cui di nuovo CALZARE / CALZAIO s.m. (ma con questa diversa visualizzazione: figura 9), e, per vedere un altro esempio, PISPIGLIARE V. Un'altra opzione consente di selezionare le sole voci attestate da un unico esempio in tutto il corpus; per es., sempre per -ARE finale (qualunque categoria grammaticale), 284 voci, la prima delle quali e ABANDARE v.; selezionando la categoria grammaticale 'v.' la lista scende a 277; selezionando anche Gloss, si trovano i due soli verbi in -ARE con attestazione unica in un 'esempio con valore di glossa', AFFINESTRARE V. e ANTIGUSTARE V.
La struttura della voce comprende una 'intestazione' di otto punti numerati da 0.1 a 0.8, che contengono informazioni di vario tipo (non sono tutti obbligatori; li vediamo tutti, per es., nella voce CALCIO s.m. (1)): 0.1 Elenco delle forme grafiche appartenenti al lemma nel corpus. 0.2 Etimologia (come base un semplice rinvio a LEI, DEI ecc.). 0.3 Prima attestazione in assoluto (abbreviazione bibliografica del testo che la contiene). 0.4 Prime attestazioni nelle diverse aree linguistiche. 0.5 Eventuali annotazioni linguistiche. 0.6 A Eventuali citazioni di antroponimi (se danno attestazioni piü antiche ο rilevanti).
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Pietro G. Beltrami /Andrea Boccellari 0.6 Τ Eventuali citazioni di toponimi (come per gli antroponimi). 0.6 Ο Eventuale Scheda onomasiologica (sinonimi, antonimi) 0.6 D Eventuale Scheda sui derivati. 0.6 V Eventuali rinvii ad altre voci. 0.6 C f r . Eventuali rinvii bibliografici. 0.6 Ν Eventuali note varie. 0.7 Riepilogo delle definizioni. 0.8 Nome del redattore e data (della consegna, oppure dell'ultima revisione con verifica nel corpus). 1, 1.1, 1.1.1..., 2... Definizioni con esempi in ordine cronologico (almeno il piü antico per ognuna). - Sottodefinizioni non numerate che introducono distinzioni utili interne a una definizione.
L'intestazione e seguita da una 'struttura semantica' di una ο piü definizioni, numerate su uno ο piü livelli, con ulteriori eventuali sottodefinizioni non numerate. Sotto ogni definizione ο sottodefinizione e citato almeno l'esempio piü antico, seguito da un'eventuale selezione di esempi in ordine cronologico. Gli esempi sono ordinati solo per definizioni e, sotto queste, per cronologia, senza alcuna distinzione per varietä linguistica: per es. in APPRESSO prep., i 6 esempi citati sotto la prima definizione sono nell'ordine veneziano, fiorentino, messinese, perugino, fiorentino, modenese. Un ordinamento per varietä linguistiche e recuperato nel punto 0.4 dell'intestazione, che elenca le prime attestazioni del lemma nelle diverse varietä, distinte in quattro grandi aree (con l'ultima revisione delle norme si e perö cessato di citare qui una forma in neretto per ogni attestazione; tutte le voci verranno gradualmente uniformate). II TLIO non solo si fonda su una banca dati (in altre parole e principalmente il vocabolario di un corpus, sebbene vengano presi in considerazione, in casi particolari, anche esempi tratti dai lessici), ma a quest'a banca dati e collegato nella consultazione. A questo riguardo e fondamentale il punto 0.1 della voce, che contiene l'elenco completo delle forme grafiche presenti nel corpus che appartengono al lemma in almeno una occorrenza (in altre occorrenze potrebbero essere omografi, che il redattore ha scartato quando ha esaminato tutto il materiale). Cliccando Ticona a destra dell'entrata, nella colonna di sinistra, si ottiene una ricerca nella banca dati di tutte le forme grafiche elencate. Nel caso di APPRESSO prep., si viene prima informati che una delle forme e in grafia staccata; queste forme devono essere cercate singolarmente. Le forme in grafia unita vengono invece cercate in blocco. Viene inoltre data la possibility di selezionare una parte del corpus, utile per le voci di attestazione molto elevata, per le quali il motore di ricerca di ItalNet potrebbe richiedere di spezzare la ricerca in piü parti (si puö per es. limitare la ricerca alle opere di Boccaccio). Si ottiene cosi, con uno ο piü passaggi, la documentazione completa che il redattore ha esaminato, compresi gli omografi. In questo modo, nei casi in cui una particolare ricerca richieda un esame piü approfondito di quello offerto dalla voce, lo studioso puö riesaminare tutto il materiale da capo, verificare se il redattore abbia
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commesso errori nello scarto degli omografi, ottenere un'esemplificazione piü ampia, riscrivere la voce a modo suo. Lo stesso elenco di forme grafiche in 0.1 e usato per la ricerca per forme; per es. cercando (con 'ricerca esatta') la forma ATESO, si trovano quattro lemmi di cui e s s a e f o r m a , ATTENDERE ( 2 ) v., ATTESO ( 1 ) a g g . , ATTESO ( 2 ) a g g . , ATTESO
s.m. Come si vede visualizzando ATTENDERE (2) v., non e necessario che la forma compaia fra gli esempi, che sono selettivi; se compare in 0.1, cio significa che il redattore l'ha identificata nel corpus come forma documentata di quel lemma. Se si vuole ricuperare l'informazione completa, si deve ripartire per voci da ATTENDERE (2) v., far partire la ricerca nella banca dati e scorrere gli esempi (che per ragioni di omografia sono in buona parte pertinenti ad altre voci): quello cercato e il n. 24, dalle cosiddette Chiose del falso Boccaccio alia Divina Commedia (figura 10). La ricerca per forme puo essere eseguita, come quella per voci, per forma esatta, per inizio forma ο in modo piü complesso (ricerca espansa). L'opzione da segnalare e quella che permette di individuare le voci per le quali sono stati utilizzati esempi non presenti nel corpus, ο perche tratti da un residuo archivio di Schede cartacee xerografiche (opzione 'xerografico'), o, piu rilevante, perche presi dai lessici (opzione 'f[uori] corpus'). Per es. ARGUTAMENTE a w . mancherebbe dal TLIO se non fosse citato dalla quarta edizione della Crusca. In questa categoria rientrano attestazioni piü che dubbie, sempre segnalate come tali, come i cosiddetti 'falsi del Redi', per es. ARIDAMENTE a w . , entrato dalla quarta Crusca in poi con una attestazione fantasma nelle Prediche di Giordano da Pisa. Infine, la 'ricerca nelle definizioni' permette di cercare parole chiave ο marche d'uso contenute nelle definizioni. Per es. cercando ALBERO si ottiene la lista delle voci che contengono la parola albero in almeno una definizione, come ABETE s.m. / s.f., ACERO s . m . , ARANCio s . m . e c c . , e p e r e s . ANTENNA s.f., " A s t a
in posizione trasversale rispetto all'albero di una nave, pennone". Cercando [ret.] si ottiene la lista delle voci che hanno definizioni marcate rispetto al linguaggio della retorica, per es. ALZARE v., dove sotto 1.3.2 sono raccolti esempi dell'accezione 1.3 'Fig.' "Elevare (di cuore ο animo); porre in una condizione positiva; migliorare; celebrare, onorare" riferiti all'elevazione dello stile ο della materia in poesia. L'efficacia di questo tipo di ricerca dipende, come e evidente, dalla capacitä dei redattori di scrivere definizioni appropriate, bene espresse e adeguatamente marcate. Ma e solo un aspetto dal quale si vede piu chiaramente cio che e vero piü in generale, che la qualitä della lessicografia informatizzata dipende non solo dalle capacitä degli informatici, ma dalla competenza linguistica e filologica dei lessicografi e dalla capacitä dei due gruppi di lavorare di conserva. La forza del TLIO, per quello che di buono e stato fatto finora, e per il tanto di piü che si deve ancora fare, e insomma nell'insieme dei suoi collaborator!.
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Pietro G. Beltrami /Andrea Boccellari
Appendice: Immagini dalle risorse di rete dell'Opera del Vocabolario Italiano
Figura 1. Ricerca della forma accomandare (risultati in formato kwic) Bibliographic criteria: none (10 documents) Search criteria: accomandare Your search found 10 occurrences Click here for a Concordance Report
Occurrences 1-10: 1. Doc. pis./ 1264.. (p.391)ato lassare (et) accomandare le suoie cose ad alchuno su 2. Stat, sen., 130.. (p.a!52)a sua famellia, accomandare, ο vero prestare ad alcuno 3. Stat. pist., 1313 (ρ.188)ηο prestare overo accomandare li canapi della ditta Opeca 4. $Stat. pist., 1.. (p.8}no prestare, overo accomandare li canapi della dicta Opera 5. Fr. da Barber in.. (p.cll8)nari. Guarda in accomandare et anco in tranutare, e fa 6. Stat. pis. (sar.. (p. 110) possa ne debbia accomandare ad alcuna persona, alia sup 7. Stat. pis. (sar.. (p. 147) lo nesso debbia accomandare le cose stazite a volonte d 8. Stat. pis. Scheda lessicografica > dizionario (va tenuto presente che tutte le prime schedature di Β furono effettuate manualmente, per l'inesistenza all'epoca di macchine fotocopiatrici). Questo in aggiunta alia richiesta principale di scioglimento della codifica. Dall'immissione in un data base del codice Stigliani 1-17 dovremo attenderci dunque una risposta che intanto fornisca la miglior datazione, localizzazione ed identificazione possibili, come e infatti: con i soli strumenti bibliografici di Β avremmo dovuto datare 'ante 1651, Stigliani, B ' e ricevuto l'informazione aggiuntiva di rinvio all'antologia di lirici marinisti curata da Croce nel 1910 e pubblicata a Bari. La Scheda in formato ItaCa ci permette di datare la stessa sigla del 1625 e ci consente di ottenere tutta una serie di altre informazioni, cosi come di seguito:
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Antonio Lupis da: II canzoniere, Venezia 1625 [del canzoniere esiste una copia manoscritta nella Bibl. Naz. di Napoli (XIII.D.60) preparata per una ristampa che non ebbe luogo e 'aumentato dall'autore di molte poesie non piü pubblicate': di qui sono tratti i componimenti col η. VI, IX, Χ, XV, XX, XXI, XXII]; in: Lirici marinisti, a c. di B. Croce, Bari (Laterza) 1910.
Ma volendo, a questi dati giä migliorativi, aggiungere la visualizzazione della pagina di riferimento, sarebbe stata ottimale l'addizione di un archivio testi all'archivio principale delle sigle, rispetto al quale sarebbe andato ad interagire. Implementando un simile archivio, si sarebbe ottenuta cosi anche la pagina 17 dell'antologia curata da Croce, e cioe: Contese amorose di fiori II giglio ama la rosa, ed ella lui non sdegna; ma piü inchina al giacinto, sol perche quello un «ahi» mostra dipinto. Ecco lite amorosa fra Ί giacinto ed il giglio. L'un dice: - Ιο son vermiglio, com'e la bella sposa. L'altro dice: - Io son pallido in sembiante, com'esser dee l'amante. Ella si sta tra l'uno e l'altro fiore ad udir con rossore; poi lor concede a ciascheduno un bacio, quasi volendo dir: - Nessuno escludo; siami il giacinto sposo, e Ί giglio drudo. II montone vezzoso Lidia, il bianco monton ch'io ti donai, oh quanta per suoi vezzi merita che tu Ί prezzi! Ecco, per roder ora la ghirlanda di fronde, che la fronte gli onora si ch'un occhio gli asconde, egli ha in tutto obliato di pascolar sul prato; e, perch'ella e tropp'alta, erge il grifo, e s'affanna, e par che tenti la stessa fronte sua giunger co' denti.
Questa pagina, che e l'esatta riproduzione della pag. 17 dell'antologia, ed e quella che dovrebbe contenere l'attestazione al cui contesto Β rinvia, una volta entrata a far parte di uno specifico archivio, avrebbe potuto essere ulteriormente e successivamente elaborata, sottoposta ad analisi, ricerche, connessioni, e ancora tutte quante le operazioni che un data base relazionale e in grado di compiere. L'importanza della costruzione di un data base destinato a gestire dati e testi della lessicografia storica italiana era da circa quindici anni ben avvertito da Max Pfister e dai redattori del LEI: occorreva uno strumento, in vista della pubblicazione del Supplemente bibliografico del LEI, capace di accrescersi progres-
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sivamente e tale da autoformattarsi al momento della stampa; doveva dunque riordinare le singole Schede, tenere in evidenza le entrate dubbie, creare un elenco trasparente e ordinato di riviste, autori, contributori di volumi miscellanei, ed altro ancora. Occorreva inoltre che questo strumento fosse utilizzabile dai redattori sia come strumento di supporto bibliografico vero e proprio, sia anche, distinto in altri 'ambienti', come risposta informatizzata alle necessitä di individuazione delle 'fonti antiche' spogliate (i testi dei volgari italiani fino al 1525), e delle fonti relative a ciascun dialetto compreso nella geografia del LEI. L'elenco delle 'fonti antiche' doveva considerare pure i rinvii alle migliori e piü aggiornate edizioni, per evitare quella stratificazione dell'assetto filologico cui prima si accennava; l'elenco dei dialetti doveva essere alfabetico e geografico - cioe bipartito secondo l'ordine numerico che il LEI assegna ai dialetti italiani da nord a sud, da ovest a est. II relativo data base fu allestito dall'informatico dell'Universitä di Lecce, dott. Michele Linciano, con l'ausilio di Rosario Coluccia e di Gunnar Tancke, ed e tuttora utilizzato e accresciuto per le due funzioni sopra ricordate. Gestisce in modo relazionale una mole cospicua di materiali e, oltre ad allestire il testo digitalizzato per la stampa dei supplementi bibliografici, con cadenza per lo piü annuale, predispone e stampa, per la circolazione interna alia redazione i tre diversi volumi contenenti, rispettivamente, il siglario della bibliografia aggiornata del LEI, l'elenco delle 'fonti antiche', l'elenco dei punti dialettali e della bibliografia a ciascun punto attribuibile 16 . Nella realtä nessun collaboratore del LEI utilizza il data base nella sua veste informatizzata: per quanto potente, veloce, relazionale, il data base risente del peso degli anni (fu progettato con Clipper per DOS), e della non circolaritä degli archivi (non e per esempio possibile traslare da un archivio ad un altro, ne fare ricerche incrociate), ma soprattutto del limite concettuale che si poneva in origine. Era cioe una banca dati pensata per la stampa dei dati, e non per la quotidiana consultazione, come collaboratrice dei singoli redattori. Anche per questa ragione non erano stati sin dal principio previsti almeno cinque ulteriori moduli (volendo qui citare solo quelli di piü immediata necessitä redazionale): a) Ricerca nelle sigle bibliografiche per parole chiave e soggetti (per esempio: 'pesca', 'lago', 'caccia', 'mil.a.', 'metafonesi', 'Quattrocento', 'prosa d'arte', ecc.). b) Rinvii delle sigle LEI alle sigle degli stessi spogli da altri lessici (per esempio: sigla LEI 'Danza, PoetiDuecentoContini 1,787' = sigla Β 'Danza mantovana, XXXV-I-1', ecc.).
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Linciano, M. R.: II supporto dell'elaboratore per la bibliografia e per la redazione degli articoli, ossia il LEI e gli Utensili Informatici (= LUI), in: LEI, Etymologie und Wortgeschichte des Italienischen = Genesi e dimensioni di un vocabolario etimologico, Max Pfisterzur Vollendung des 60. Lebensjahres, Wiesbaden (Reichert), 1992, pp. 123-130.
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Antonio Lupis c) Scioglimento automatico delle sigle che i singoli dizionari dialettali utilizzano per rinviare le forme citate ai vari punti delle inchieste dialettologiche (per esempio: la sigla nel DAM Ά - asc' = '5720 cicolano (Ascrea)', ove il numero 5720 indica l'ordine di successione geografica del dialetto, ed e seguito dall'indicazione della varietä areale, che e il cicolano, seguito dal nome del luogo oggetto di inchiesta, che t Ascrea, comune della provincia di Rieti). d) Automazione delle procedure per il cosiddetto 'completaggio' delle forme italiane. II neologismo gergale indica l'operazione, fondamentale nella costruzione di un articolo del LEI, che il redattore compie consultando tutti i dizionari storici e tecnici a disposizione (quelli che Max Pfister definisce 'bibliografia secondaria', dalla Crusca 1612 a TB, B, ecc.) per le voci direttamente collegate alia famiglia etimologica e delle quali viene redigendo gli articoli. Ε un'operazione delicatissima ai fini della qualita scientifica di un articolo del LEI, che prevede due momenti principali: 1) scioglimento per data ed autore delle sigle bibliografiche adoperate dalla lessicografia storica; 2) ordinamento semantico e morfologico in successione cronologica dei dati raccolti.
e) Connessione del data base a un apposito modulo di scrittura degli articoli del LEI, o, viceversa, collegamento di un modulo di scrittura studiato per le necessitä di redazione del LEI al data base. Infine, la banca dati creata da Michele Linciano non prevedeva alcuna possibility di interlacciarsi a strumenti 'complessi' di lavoro redazionale (importazione ed esportazione dati da altri archivi, automazione di parte delle procedure di scrittura di articoli per il LEI, pubblicazione in rete aziendale ο su WEB degli archivi raccolti). Obiettivo preliminare di ItaCa, al momento della sua ideazione (autunno / inverno 1992-1993), fu il progetto di un sistema di archiviazione e di un motore di ricerca di dati quanto piü potenti e flessibili possibile; e che, inoltre, fossero estremamente semplici da usare e soprattutto parti di un sistema 'aperto'. Se infatti e evidente che quasi ogni data base e tendenzialmente concepito per operare con la massima potenza (velocitä di elaborazione e soliditä strutturale), la massima duttilitä nel trattamento dei dati, e un approccio lineare e intuitivo alle diverse funzioni, e anche facilmente riscontrabile come gli strumenti di lavoro attualmente a disposizione dei lessicografi e dei filologi siano, senza eccezioni, strumenti chiusi e, in ultima analisi, scarsamente utili e informaticamente illiberali. Le banche dati di natura letteraria, e/o concepite a fini lessicologici, oggi individuabili sul mercato costituiscono di fatto una struttura chiusa: per quanto posseggano un'architettura piü ο meno complessa e articolata, non sono concepite per rispondere ai bisogni di un ipotetico utente, ma a quelli del loro ideatore. Quando contengono strumenti vocabolaristici (dizionari, 'tesori' di una lingua, ecc.) le poche funzioni implementate sono quasi sempre quelle di ricerca delle forme, limitandosi a sostituire dunque il supporto cartaceo, con indubbio vantaggio economico per l'editore, ma sgravando l'utente soltanto dell'ingom-
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bro e del peso dell'originale a stampa. Quando contengono testi interrogabili, se hanno valore antologico sono espressione di una scelta a monte della banca dati (e dunque hanno carattere arbitrario e soggettivo): al piü saranno utili per ricavarne informazioni sommarie e comunque da integrare e confrontare ulteriormente. Se invece sono rappresentative, per esempio, del Γ opera omnia di un autore, per quanto filologicamente accurata sia l'edizione, sono destinate anch'esse solo a sostituire la carta stampata, visto che le specificitä informatiche che le caratterizzano normalmente consistono in un ambiente di query, piü ο meno evoluto, non essendo tra l'altro in grado di generare concordanze automatiche dell'intera opera ο di sue parti. Ma ciö che piü limita le banche dati attualmente disponibili e il fatto che nessuna di esse e incrociabile con altri archivi esterni al data base, oppure interni, generati cioe dall'utente finale. E, dunque, un problema di rigiditä dei sistemi, o, se vogliamo, persino di negazione di libertä quello che limita l'evoluzione e le funzioni dei data base letterari e lessicografici. Liberalitä in uno strumento informatico e naturalmente, fatto non secondario, la sua portabilita in peso e struttura: sta a dire che qualunque applicativo, specie un data base, e piü ancora un data base dedicato alle scienze umanistiche, non deve occupare molto spazio in memoria, deve essere accessibile da qualunque piattaforma nota, deve poter essere mosso col minimo sforzo (deve cioe poter operare, senza vistosi rallentamenti, anche su configurazioni minime e macchine apparentemente obsolete). Ma in modo particolare liberalitä informatica e, nel caso specifico, la risposta ad un principio generale della teoria dei data base, riassumibile nell'enunciate secondo il quale un data base non e importante per i dati che contiene e che tratta, ma per quelli che potrebbe contenere e per come Ii tratterä. Per certi aspetti il problema della libertä nell'utilizzazione di una banca dati e in proporzione diretta e speculare coi bisogni di libertä del suo utente: quanto piü ampio sarä il territorio da esplorare e maggiori saranno gli strumenti di investigazione (anche futuri) che il ricercatore puö immaginare di dover utilizzare per definire, strutturare e destrutturare questo territorio, tanto piü esili dovranno essere i vincoli con la tecnologia adoperata e di minor impaccio le strumentazioni necessarie. II principio e la definizione di un contenitore privo di pareti, in modo tale da renderne trasparente il meccanismo, ma anche dilatabile il confine, ben sapendo che un contenitore non e importante per il suo aspetto ο per il materiale in cui e realizzato ο per la sua forma, ma e importante solo per ciö che dovrä contenere e di cui dovrä esaltare le caratteristiche. II presupposto fllosofico che deve essere postulato all'atto della progettazione di un qualunque data base e, in definitiva, il riconoscimento dell'onnipotenza del vuoto, in quanto capace di contenere il tutto. I presupposti tecnici sono la configurazione del vuoto e la definizione e l'articolazione del tutto. A questi principi ha inteso ispirarsi ItaCa, partendo dalla valutazione dei bisogni di un filologo lessicografo, oltre che dalla considerazione dell'esistente e del migliorabile nell'esperienza quotidiana del LEI. Innanzi tutto, dunque, indi-
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viduando lo strumento migliore disponibile per la progettazione e la realizzazione di un simile contenitore illimitato, che, per sua stessa definizione, fosse concepibile quale ambiente di lavoro soddisfacente, integrato e complesso, e non come semplice bisaccia di materiali linguistici. ItaCa e basato sul piü potente e versatile software oggi esistente, in grado di costruire e gestire complesse banche dati relazionali e multipiattaforma. Ε cioe la versione 6.8.3 (anno 2003-2004) per monoutenza di 4D (4th Dimension) della 4D SA17. La versione base, per la costruzione di ItaCa, e stata implementata con il plug in di produttivitä Write (versione 6.7.1), un modulo di produzione e gestione di testi in grado di dialogare e interagire con la banca dati, e/o produrre, gestire, archiviare testi in modo autonomo, formattandoli per le diverse piattaforme (o salvandoli in formato .4W7, apribile solo dall'interno dell'applicazione). Ogni applicativo realizzato con 4D e compilabile (adattato, cioe, secondo sintassi particolari e subito automaticamente convertito in linguaggio macchina, ciö che lo rende estremamente solido e piü veloce fino a 3000 volte l'originale), ed e utilizzabile: 1) in presenza del software 4D originale (il progettista puö dunque apportare tutte le modifiche che si rendano volta a volta necessarie); 2) mediante run time (Γapplicativo puö essere consultato, e i suoi dati possono essere modificati, cancellati, implementati, ma la struttura non puö essere modificata); 3) come applicazione standing alone (compilata, personalizzata e tradotta attraverso un engine in applicazione a se stante, che non necessita dunque di altro strumento per il suo funzionamento). Inoltre, grazie a specifici tools di manutenzione, e possibile ottimizzare, riparare, testare, compattare le banche dati realizzate con 4D sia nella parte strutturale (elementi di struttura e indici) sia nei segmenti di dati. 4D consente anche il back up automatico e continuo dei dati su altro disco ο sua partizione. Le dimensioni di un data base realizzato con 4D e quelle dei segmenti gestibili sono praticamente illimitate, dal momento che le dimensioni massime di ciascun segmento sono di 2 Gb, e di ciascun data base addirittura di 164 Gb; ma che e anche possibile in modo immediato e coperto aprire e chiudere differenti segmenti del medesimo data base e trascorrere da un data base ad un altro, conservando in memoria tutte le variabili e le queries attivate al momento dello switching e mantenendo intatta la possibilitä di importazione ed esportazione di dati. La possibilitä di import ed export di dati da e verso tutti i formati conosciuti e un'altra delle caratteristiche di 4D, che e anche in grado di interagire attraverso plug in di connettivitä. Le banche dati costruite con 4D sono immediatamente autoconvertibili da/verso differenti piattaforme (per esempio MacOS X > Windows ο viceversa) ο da ambiente monoutenza ad ambiente client-server.
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In realtä chi scrive utilizza giä la versione 4D 2004, non distribuibile peraltro, se non in prospettiva futura, senza una unificazione dei livelli prestazionali delle macchine sulle quali dovrä essere installato.
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Infine qualunque applicazione realizzata con 4D e istantaneamente pubblicabile in Internet, e puö pertanto essere l'elemento centrale di una extranet 'aziendale', ο lavorare in connessione a un portale piü ampio (per esempio come sottorete di una rete universitaria ο di un centro di ricerca). La scelta del motore e awenuta solo al termine di una lunga valutazione comparata delle scelte Offerte dal mercato rispetto alle opzioni esprimibili dal particolare tipo di utenza prescelto. L'ultima e definitiva versione di ItaCa risponde complessivamente ai bisogni di un utente filologo lessicografo cosi come prima esposti. In modo dettagliato: Scioglimento delle sigle bibliografiche. ItaCa decodifica tutte le siglature contenute negli indici bibliografici dei dizionari storici italiani, e inoltre quelle del DEI, DI, DELI e LEI (di quest'ultimo, in questa prima funzione, solo quelle che abbiano attinenza con l'italiano e i suoi volgari, e che siano edizioni di testi; le altre sigle del LEI, comunque incrociate a tutte le altre, sono deducibili dall'ambiente specifico ο dall'ambiente dialettologico). Sono comprese tutte quelle sigle in TB non raccolte nella tavola degli autori e delle opere, decifrate da Poggi Salani ο Zolli18. L'immissione dei dati da decodificare (che devono essere inseriti esattamente nell'ordine e modo secondo i quali appaiono nel dizionario che Ii cita) e ulteriormente semplificata mediante l'individuazione preliminare della fonte da una lista scelte, implementabile con nuove sigle di altri dizionari le cui bibliografie non siano considerate in ItaCa (appunto per garantire l'esigenza di un 'sistema aperto' ai bisogni anche futuri e individuali dell'utenza). Sara infatti sufficiente utilizzare il pulsante 'Modifica' nella finestra della lista scelte, perche si apra una finestra di dialogo che consentirä di modificare le sigle dei dizionari ο aggiungerne di nuove. Immessi i dati, secondo la formula 'fonte + sigla + eventuali codifiche numeriche', il pulsante 'Cerca' awia la ricerca, il cui risultato apparirä, in prima istanza, nel medesimo ambiente di ricerca, come una stringa di testo secondo la formattazione LEI, costituita cioe da 'anno + autore + fonte': per esempio, avviando la ricerca per 'LEI + DocBoccafiirni,StLatIt 1986', ItaCa restituirä il risultato Ortona 1382, DocBoccafurni,StLatIt 1986' (e subito sotto l'ulteriore specificazione areale 'abr.a.'); oppure, interrogando ItaCa per 'B + Lamentatio abruzzese + LXXXV + 37', ricaveremo 'sec. XIII, Lamentatio, B' (e subito sotto l'ulteriore specificazione areale 'abr.a.'). ItaCa e dotato di un correttore automatico di errore che e in grado di rimediare sia ad errori meccanici nell'inserimento delle codifiche, sia ad errori nello stesso rinvio della fonte (questo tipo di false ο parziali codifiche, different! da
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Cfr. Poggi Salani, T.: Per il Tommaseo-Bellini, SMLV 27 (1980), pp. 183-230; Zolli, P.: Contribute alia 'Tavola delle abbreviature' del Tommaseo-Bellini, SMLV 25 (1977), pp. 201-241; id.: Trecento aggiunte alia 'Tavola delle abbreviature' del Tommaseo-Bellini, SLel 3 (1981), pp. 97-166.
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quelle raccolte ο addirittura assenti nel repertorio bibliografico, e tipico del TB)19. II correttore restringe la forbice dei possibili rinvii sino a rintracciare l'opera realmente spogliata. Quando il motore non e in grado di identificare l'esatta corrispondenza, comunque offre all'intelligenza del ricercatore un ventaglio di possibili soluzioni. Ε sempre possibile, sulla base della risposta all'interrogazione, ricorrere ad altre opzioni: per esempio, cliccando il pulsante 'Mostra', e possibile accedere ad un nuovo ambiente di approfondimento ove viene presentata per intero la Scheda bibliografica, e la decodifica e arricchita da una serie di elementi (e ancora di altre opzioni da pulsante): lo scioglimento della sigla e infatti accompagnato dalla giustificazione bibliografica, costituita dal rinvio all'opera schedata e, se questa e cavata da una scelta antologica ο da uno ο piü volumi di opere del medesimo ο di altri autori, anche dalla descrizione di tali volumi. Tutti gli altri pulsanti, per la migliore comprensione dei quali si rinvia al Manuale d'uso di ItaCa, conducono a nuovi ambienti ο rappresentano facilitazioni d'uso. Ε per esempio possibile, una volta ottenuto l'elenco di opere dell'autore, attivare uno slide show temporizzabile da parte dell'utente, che le presenterä progressivamente in successione cronologica. Oppure, utilizzando il pulsante 'Soggetto' controllare se negli altri archivi di ItaCa sono conservati studi sull'autore; ο ancora leggere la biografia dell'autore ο visionäre una 'galleria' di immagini a lui collegata. Tutti gli archivi sopra menzionati sono modificabili e implementabili da parte dell'utente. Sempre dal primo ambiente di ricerca, e possibile, cliccando il pulsante 'Soggettario', accedere a una finestra mediante la quale e possibile compiere ricerche per soggetti (principale + secondario) ο per parole chiave nell'intero archivio bibliografico. Saranno selezionate tutte quelle Schede che contengano gli elementi (anche una semplice stringa di caratteri) richiesti, che appariranno in 'formato lista': ItaCa consente, conservando in memoria le variabili impostate, e quindi senza produrre alcun loop (che andrebbe a saturare la memoria di stack), il ritorno progressivo alle schermate di partenza. Da un formato lista (ne e ovviamente presente uno per ogni ambiente di ricerca in ItaCa) e possibile compiere operazioni di apertura e stampa delle Schede selezionate, secondo parametri personalizzabili, primo fra tutti l'ordinamento delle Schede. Sempre nel formato di ricerca delle codifiche bibliografiche e inserito un modulo di scrittura (collegato al data base grazie al plug in di produttivita Write di 4D): questo e attivabile per mezzo del pulsante 'Testi'. Ε cosi possibile aprire una nuova finestra esterna dimensionabile a pieno schermo che contiene un vero e proprio ambiente di scrittura di grande flessibilitä e potenza. La barra di menu
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Cfr. De Blasi, N., Lessicografia infida e prospettive storico-linguistiche nel primo Ottocento, SLel 2 (1980), pp. 243-267.
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raccoglie infatti coi comandi tradizionali anche quelli maggiormente innovativi dei piü avanzati sistemi di videoscrittura. Ε possibile da esso scrivere, aprire, modificare, salvare, stampare documenti; cosi come produrre inserimenti ipertestuali, HTML, ed 'espressioni' generate dal data base. Apre ogni tipo di documento, comunque prodotto e in qualunque formato e puö salvare documenti in qualunque formato esterno (RTF, HTML, Word, Macintosh text, Windows text, Unicode), oltre che in formato 4D Write e 4D Write template, che garantiscono la portabilitä totale di ogni documento generato da 4D verso altri data base 4D. Tutti i documenti prodotti sono archiviabili in ItaCa e quindi gestibili come file di testo di un nuovo archivio. II modulo di scrittura di ItaCa legge e scrive ogni tipo di font e quindi supporta su tutte le piattaforme d'uso del data base anche kit di caratteri speciali. I case dei singoli font sono allegati al CD multipiattaforma e sono semplicemente da installare sotto i diversi sistemi (da Windows 98 a Windows XP, da MacOS a MacOs X, ecc.), giä convertiti. Tra gli altri set di caratteri sono disponibili per ItaCa il font LEI, sistema misto di caratteri piani / fonetici realizzato da Antonio Lupis, e (su licenza di Pfister e Schweickard per il LEI e di Michele Linciano, che Ii ottimizzö ai fini della redazione del LEI), i fonts true type LuiGrO, LuiGrl, LuiTNRO, LuiTNRl, LuiTNR2, alia base del sistema di scrittura in trascrizione fonetica LEI e in caratteri greci. La presenza di un modulo di scrittura anche nell'ambiente di decodifica delle sigle bibliograflche e opportuna per piü ragioni, le piü importanti delle quali sono la possibilitä del modulo di accogliere (e con differenti modalitä), modificare, salvare automaticamente, sia i risultati delle ricerche bibliograflche effettuate nell'ambiente di ricerca, sia di altre ricerche nel data base, sia soprattutto, come diremo piü avanti, i risultati dei 'completaggi' lessicografici. II modulo di scrittura dell'ambiente di ricerca bibliografica e infatti soprattutto destinato ad accogliere i risultati di 'completaggi' e ricerche testuali per parole e stringhe di caratteri. Come si dirä piü avanti, ItaCa ha implementato un potente archivio testuale che si avvale della tecnologia BLOB (Binary Large OBjects). Esso raccoglie (ed e destinato ad accogliere ulteriormente anche in modo personalizzato dall'utente) un numero praticamente illimitato di Schede di testo di natura letteraria (in linea di principio e in questa prima sede le opere che costituiscono la 'Biblioteca virtuale' della lessicografia storica italiana, quelle cioe utilizzate, selettivamente e quindi in modo incompleto, per gli spogli lessicali). Per ricercare l'elenco delle attestazioni di una voce eventualmente compresa nell'archivio Testi, utilizzando il pulsante Occorrenze' si aprirä una finestra di dialogo che consentirä l'inserimento della voce cercata (per esempio a integrazione delle altre giä deducibili dalla lessicografia storica). Si avvierä quindi una ricerca, i cui risultati saranno ordinati cronologicamente in un documento che si aprirä automaticamente nel modulo di scrittura. Supponiamo, per esempio, che ci interessino integrazioni della forma patria: effettuata la richiesta, il risultato della ricerca sarä un documento, strutturato secondo una intestazione costituita dalla forma richiesta e di seguito la successio-
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ne di tutte le siglature degli autori nelle cui opere schedate compare la voce: nel nostro esempio, dunque, per patria ricaveremo (attualmente) 15 occorrenze, definite mediante la sigla con la quale appaiono nei dizionari (o nelle raccolte personalizzate di testi), la datazione dell'opera e l'indicazione della varietä linguistica: Dormo, 331 Sempronio, I - 100 P. Michiele, I - 320 P.G. Orsino, 1 - 1 6 9 Morando, I - 291 Pers, I - 385 Pers, I - 388 Zito, I - 342 Battista, I - 428 Dotti, I - 516 Lubrano, I - 465 G. Leopardi, 1 - 1 G. Leopardi, 2 - 1 G. Leopardi, 3 - 1 G. Leopardi, 5 - 1
(anno 1627) (anno 1633) (1642 - 1648) (anno 1648) (ante 1656) (ante 1663) (ante 1663) (prima del 1669) (1659- 1670) (anno 1689) (anno 1690) (anno 1818) (anno 1818) (anno 1820) (anno 1824)
[it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.] [it.]
Si tratta, in definitiva, pur in assenza dei fondamentali elementi semantici, di una integrazione al tradizionale 'completaggio' compiuto dai redattori del LEI, oltre che di un sistema di elementare interrogazione di un archivio testuale. Vedremo in seguito come avviare, e da quali ambienti, una ricognizione semanticamente rappresentativa attraverso ricerche di stringhe e voci contestualizzate. S'e detto come, fra i desiderata di ogni lessicografo, in particolare di un redattore del LEI, fosse una delle principali prioritä (e forse la principale) l'automazione delle procedure del cosiddetto 'completaggio' delle schede lessicali italiane. Ripetiamo che si tratta di una operazione delicatissima compiuta sulla 'bibliografia secondaria' (dalla Crusca 1612 a TB, B, ecc.); e che, specie per articoli lunghi e semanticamente complessi, richiede molta fatica... A monte prevede la distinzione semantica di tutte le voci attestate dai dizionari per un dato lemma (per esempio cavallo m. "animale quadrupede degli Equidi" vs. cavallo m. "inforcatura inguinale di un indumento"), e la loro distinzione formale (per es. soddisfatione vs. soddisfazione; caricare vs. carricare), e, a valle, 1) lo scioglimento per data ed autore delle sigle bibliografiche adoperate dalla lessicografia storica; 2) l'ordinamento semantico e morfologico in successione cronologica dei dati raccolti. Tra le motivazioni alia base del progetto ItaCa era la constatazione della inadeguatezza degli strumenti bibliografici di corredo ai dizionari storici. A questa si aggiungeva spesso la contraddittorietä dei dati deducibili, una volta messi a confronto tra loro (per esempio Crusca contro TB, ο Β, ecc.), e soprattutto la 'pericolositä' di numerosi rinvii bibliografici parzialmente ο totalmente errati20.
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Cfr. Lupis, Α.: Rinunzia avanti a nodaro alV'Indice degli autori citati' del Grande Dizionario della Lingua Italiana, ZrP 116 (2000), 510-545, ove si dä conto della tipologia degli
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Ma, a prescindere dai limiti oggettivi delle bibliografie dei dizionari, resta comunque il problema dei tempi di decodifica, vocabolario per vocabolario, fiisione e ordinamento dei dati; tempi che, soprattutto quando tendono a dilatarsi, sono estremamente produttivi di errori, come la lunga esperienza del LEI ci ha insegnato. ItaCa pone rimedio sia ai tempi di esecuzione manuale sia agli errori di decodificazione sia a quelli di trascrizione e ordinamento, grazie alle funzioni dei due pulsanti 'Salva K' e 'Chiudi K'. Basterä, infatti, che, ogni volta che sia decodificata una nuova sigla da una qualunque fonte per ciascun significato, venga attivato il pulsante 'Salva K' per salvare la singola Scheda bibliografica. Quindi, una volta sciolta e salvata l'ultima sigla, cliccando il pulsante 'Chiudi K', apparirä una finestra di dialogo: riempita e confermata quest'ultima, sarä prodotto un documento di 4D in formato template di Write all'interno della cartella 'Documenti\Completaggi' col nome del 'completaggio'. Se nel corso del 'completaggio' fossero comprese forme riferibili a volgari antichi, queste verrebbero automaticamente separate in un distinto documento, che assumerebbe il medesimo nome assegnato al 'Completaggio', seguito dall'appendice 'Volg'. Tutti i testi cosi ottenuti sono copiabili, convertibili, archiviabili. Si e giä sottolineato come il risultato ottimale della decodifica di una sigla bibliografica sarebbe ricavare non solo le fondamentali indicazioni relative alla datazione ed all'opera citata, ma anche l'abbinamento alla pagina ο al testo cui rinvia la sigla. In ItaCa e possibile, dall'ambiente di ricerca, utilizzando il pulsante 'Contesti', raggiungere la pagina del testo spogliato, grazie all'addizione di un archivio testi all'archivio principale delle sigle. L'archivio, anche in questo caso, e 'aperto', nel senso che l'utente, dal formato di inserimento, puö aggiungere i suoi propri testi e le proprie schedature, raggruppandole sotto una sigla personalizzabile nella lista 'Fonti' modificabile, sapendo, come vedremo, che tutti i testi raccolti nell'archivio 'Testi' sono ulteriormente trattabili (copiabili, indicizzabili, sottoponibili a ricerche...). Cosi, se per esempio avremo sciolto la sigla in Β 'Leopardi, 5-2Γ e ricavato il dato Ί824, Leopardi, B', il pulsante 'Contesti' ci consentirä di leggere l'opera di rinvio (che e Ά un vincitore nel pallone'). Dal nuovo layout, che contiene il testo, e possibile accedere ad altre utilitä, per esempio apporre in coda al testo tutti gli elementi di identificazione bibliografica, grazie al pulsante 'Bibliografia', ο stampare, copiare, ecc. Ove la pagina restituita da ItaCa non esaurisca l'intero testo (che si tratti di poesia, libro, canto, capitolo, ecc.), cliccando il pulsante 'Opera' e possibile ottenere l'intero brano al quale appartiene la pagina visionata in principio. II errori e dei refiisi nella bibliografia di B. Del quale Β e appena apparso il definitivo Indice degli autori citati nei volumi I-XXI e nel Supplemente 2004, ed. G. Ronco, Torino (UTET), 2004. In realtä non si intende bene cosa abbia curato il curatore, giacche alle centinaia di gravi errori, lacune, refusi nessun rimedio έ posto in essere. Rinvio per l'intero elenco ad una mia lista-recensione di Errata in luogo del curatore e in nome degli Autori di prossima pubblicazione. Naturalmente tutti gli errori sono giä corretti in ItaCa.
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Antonio Lupis
brano verrä prodotto, salvato e conservato automaticamente in un documento 'Opera' nella cartella principale di ItaCa, e sarä apribile e gestibile da uno qualunque dei moduli di scrittura del programma. ItaCa, come s'e visto, implementa un modulo di scrittura: dalla finestra iniziale e possibile, cliccando il pulsante 'Testi', accedere ad un vero e proprio ambiente di scrittura ed elaborazione avanzata di testi. La finestra di lavoro e dimensionabile a volontä fino al pieno schermo. Le cinque barre di menu sono personalizzabili. Pulsanti e menu a tendina consentono, a prescindere dai comandi dalle barre menu, il ricorso a funzioni speciali: il pop-up menu 'Stili' e programmato per avviare uno stile 'normale' (sotto Macintosh: font New York, carattere 12, piano, giustificato; sotto Windows il font e il TimesNRMT, sul quale sono basati i caratteri fonetici LEI), oppure tutti gli 'stili LEI', selezionabili poi dalla barra di menu. II pop-up menu 'Caratteri' seleziona i caratteri di default, Greco, Greco 1, Fonetico, Fonetico 1, Fonetico 2, LEI - NRMT, New York. Associato all'ambiente di produzione di testi e il pulsante '... speciali', che attiva una funzione esclusiva di ItaCa: l'apertura, cioe, di una grande finestra che presenta come su di una tastiera virtuale l'intero elenco dei caratteri speciali utilizzati dal LEI. La finestra raccoglie, ordinati 'alfabeticamente', tutti i caratteri fonetici (ed altri di 'utilitä') necessari ai redattori del LEI, ο per trascrivere foneticamente col sistema LEI. Ε possibile selezionare in qualunque momento lo stile di scrittura piano, corsivo ο grassetto, avendo deciso preliminarmente se il testo che si vuole inserire debba avere una spaziatura regolare o, secondo lo 'stile LEI', piü espansa. Utilizzando il mouse, ItaCa consente di 'scrivere' sulla tastiera virtuale testi anche di grande lunghezza (fino a 2555 caratteri), che appariranno (per le eventuali correzioni di errori) nel display apposito. Al termine, cliccando il pulsante 'Inserisci' il testo redatto viene immediatamente inserito nel documento in produzione, che, malgrado l'inserimento di caratteri speciali, torna a gestire esattamente stile e font utilizzati prima dell'inserimento del testo foneticamente trascritto. La medesima finestra esterna, grazie a un pop-up menu, permette anche l'accesso a due successivi formati per l'inserimento di testi in caratteri greci. Ulteriore funzione attivabile dalla finestra esterna dei simboli fonetici di ItaCa e la possibilitä di traslitterazione automatica da testo redatto in caratteri greci a testo in caratteri latini. La tastiera virtuale di ItaCa, tra l'altro ben chiaramente leggibile, rende di fatto superfluo il ricorso alia mappa delle combinazioni di tasti, non per tutti i computer possibile, elimina il problema della leggibilitä dei simboli nella tabella di inserimento dei caratteri speciali da menu, evita l'inserimento di un carattere per volta nel testo, ed il conseguente preliminare e successivo cambiamento di font, predetermina il tipo e le modalitä di formattazione del testo da inserire. II pulsante 'Ricerche' permette di effettuare ricerche di carattere testuale all'interno dell'archivio 'Testi' di ItaCa. Sono possibili due modalitä. La prima di esse interroga il data base per autori, sigle ο opere; la seconda per parole ο
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stringhe di testo: dopo aver premuto il pulsante, si apre infatti una finestra di dialogo nei cui campi vanno immessi i dati dell'interrogazione. La finestra presenta in basso due menu a tendina, il primo dei quali consente il passaggio dalla ricerca per 'contesti' alia ricerca per 'occorrenze', mentre il secondo (personalizzabile dall'ambiente di immissione dei testi) e dedicato alle ricerche nell'esclusivo ambito dei repertori antologici ο delle edizioni di opere complete di un autore, ecc. Se ipotizzassimo la ricerca dei testi di Fontanella tratti dall'antologia LiriciMarinistiCroce eventualmente raccolti da ItaCa, una volta immessi i dati ed effettuata la ricerca, il risultato sara costituito da tutte le 'pagine' dell'antologia crociana dedicate a Fontanella. I testi, sui quali e possibile ogni tipo di trattamento, saranno leggibili cliccando il pulsante 'Mostra', che consente di aprire in successione tutte le 'pagine' di testo, ulteriormente interrogabili e percorribili grazie ai pulsanti di navigazione. Se tentassimo invece una ricerca in archivio per esempio della 'parola intera' parnaso, la funzione 'cerca' restituirä un testo, costituito da tutte le forme presenti, contestualizzate sulla base di un numero di caratteri personalizzabile (per default sono previsti 200 caratteri, 100 a sinistra e a destra della parola cercata), e che si presenterä come documento di testo (salvabile e completamente trattabile): parnaso
Massini, 1 - 1 8 9
(anno 1609)
ge, e traggi il buon liquore ch'ha di topazio e d'ambra aureo colore, senza cui mai non oso ire in parnaso. Apra altrui fonte ο rio col pie Pegaso, perche scriva di Marte ο canti Amore, che sol nasce da Br [it.] Massini, 1 - 1 9 0
(anno 1609)
anti e spiritose stille onde gli occhi mi punga e ingemmi il naso, e Ί mio Elicona; e sono il mio parnaso. ove Tore men'io liete e tranquille, di Bacco i colli e queste amene ville, orto degli ozi e de 1 [it.]
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Antonio
A. Bruni, I - 120
(1626 - 1632)
fia concesso, di cui lodi le rime, il cor martiri? Lasso, e se tanto io non impetro in loro e nel parnaso mio ch'almen ti baci, maledetto quel di che fui canoro! Stimo assai piü de' labri tuoi vivaci cort [it.]
S. Errico, I - 140
(anno 1646)
nante, e de l'invidia il guardo atroce e fello prendi a calcar con l'onorate piante. Tra' cigni di parnaso altero e bello apparirä tuo giovenil sembiante, come fiorito e nobile arboscello talor verdeggia e [it.]
Battista, I - 426
(1659- 1670)
ch'e Flacco, ebbero da Lieo lo stil sublime. Ε chi stese in Beozia il pie non fiacco m'insegnö che parnaso abbia due cime, l'una a Febo sacrata e l'altra a Bacco. L'immortalitä letteraria Sembra la vita, [it.]
Battista, I - 434
(1659 - 1670)
da Cesena, cappuccino Fonte, che d'un Pegaso vanti scultrice industre unghia pennuta, e del sacro parnaso tagli l'aonie vie con onda arguta, versa da' fianchi infranti a bagnarmi le labra umido rio; i tuo [it.]
Lupis
La banca dati ItaCa ed il LEI IncertoAutore, I - 216
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e cavalier, tromba e trombetta, bersagliasti il mio muso e la mia musa. Gittar la penna e rinegar parnaso. percoter l'aria e schiaffeggiar me stesso, quante fiate m'hai fatto? e come spesso mi fe' una mos [it.] ItaCa permette, utilizzando il pulsante 'Indici', come semplice elenco ο come testo di concordanze, l'indicizzazione sia dei testi (comunque combinati ο trattati) dei suoi archivi, sia di qualunque testo, in qualunque formato, prodotto ο importato nel suo ambiente di scrittura. E, inoltre, e possibile determinare gli elementi minimali della statistica linguistica applicata ai testi: ottenere, cioe, l'elenco alfabetico di tutte le parole diverse impiegate in un testo; o, infine, l'elenco in ordine decrescente per numero di occorrenze delle parole diverse impiegate in un testo (seguite dal relativo indice di frequenza); in entrambi i casi accompagnate dalle indicazioni sulla frequenza media e gli indicatori di ricchezza / dispersione e sullo scarto rispetto alla dispersione media. Cosi, per esempio, una volta aperto il documento contenente l'opera poetica di Giacomo Leopardi, sara possibile realizzare l'indice delle forme ο la concordanza di tutta l'opera. Cliccando il pulsante 'Indici' la finestra di dialogo condurrä a scegliere tra indice e concordanza ('indice non contestualizzato' ο 'indice contestualizzato'). Partira cosi l'operazione di indicizzazione, al cui termine una paletta esterna consentirä l'eventuale filtraggio di materiali indesiderati. Ε infatti possibile selezionare una ο piü d'una ο tutte le categorie sinsemantiche, da eliminare, ove desiderato, dall'elenco, e inoltre e possibile indicare al motore 8 ulteriori stringhe da eliminare dall'indice. Ε possibile utilizzare il carattere jolly '@' ('barc@'; '@barc@'; ecc.). Infine e possibile indicizzare una lettera per volta. Avviata l'indicizzazione e assegnato un nome all'indice che si intende realizzare, l'indicizzazione verrä conclusa secondo le modalitä di filtraggio assegnate. La potenza dello strumento e tale da non rendere necessaria la predeterminazione di alcun limite al testo da indicizzare, anche se e evidente che i tempi di esecuzione dell'operazione saranno progressivamente piü lunghi, e che la dimensione del file indicizzato sarä sempre piü grande. Per esempio, un file di ItaCa di 250 pagine di testo poetico, a partire da 339 pagine a stampa dell'antologia Lirici marinisti, a c. di B. Croce, Bari (Laterza), 1910, produrrä un documento di indici delle dimension! riassunte nella tabella seguente:
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Antonio Lupis
Partendo da un documento di: pagine 250
linee 9.993
caratteri 326.366
parole
dimensioni documento
58.576
652,8 Kb
Si ottiene: Indice non contestualizzato delle forme (forma + pagina + rigo): pagine
linee
caratteri
2.145
forme 42.882
tempo impiegato 8', 12"
oppure: Indice contestualizzato delle forme = concordanze di 42882 forme (forma contestualizzata tra 200 caratteri + pagina + rigo): pagine 7.141
linee
caratteri
285.616
5.978.647
parole 1.097.776
tempo impiegato 11', 28"
dimensioni documento 12.986 Kb
I tempi di esecuzione sono solo apparentemente lunghi, dal momento che e decisiva la dimensione del documento di partenza, ma anche la configurazione del computer (i dati temporali della tabella qui sopra sono quelli testati consapevolmente su di un obsoleto computer IMac, serie II, con processore G3, 333 MHz di clock; 64 Mega di RAM): un medio PC ο Mac di ultima generazione abbatte drasticamente i tempi almeno di un fattore 8. In realtä, anche a non voler considerare l'unicitä di uno strumento applicable a qualunque testo indicizzabile in un unico ambiente integrate, quale e ItaCa, va detto che questo e comunque lo strumento piü potente e 'creativo' tra i pochi in circolazione, i limiti dei quali sono soprattutto proprio nella difficoltä di analisi di testi molto lunghi e nella elaborazione di file di grandi dimensioni (le 7.141 pagine della concordanza richiamata in tabella corrispondono 'fisicamente' alle dimensioni, per numero di caratteri, di 18,97 volte la Divina Commedia di Dante Alighieri). ItaCa non solo e in grado di analizzare e realizzare file di dimensioni anche molto piü grandi, ma di stamparli ed elaborarli ulteriormente. La formattazione del testo sarä costituita da un titulus, che fornisce un primo dato riassuntivo del nome del file e del numero delle forme indicizzate, e quindi, alfabeticamente, la successione delle forme, lemma per lemma, ciascuna delle quali e accompagnata dalla indicazione di pagina e rigo ove compare. Ecco un parzialissimo esempio dalla concordanza di uno dei Canti di Leopardi:
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II testo Canti di Leopardi indicizzato consiste di #273 forme. abbandonava 13, 34. «de' tiranni. Amore, Amor, di nostra vita ultimo inganno, T'abbandonava. Ombra reale e salda Ti parve il nulla, e il mon»
abbian 5, 36. «che nel core, Si che nell'alma accesa Nova favilla indurre abbian valore? Voi spirerä l'altissimo subbietto, Ed acri pu»
Se invece decidessimo di valutare il semplice 'vocabolario' del testo analizzato da ItaCa dovremmo selezionare l'opzione 'lessico': eseguita l'operazione, anche in questo caso filtrabile con le procedure evidenziate prima, e attribuito un nome al documento da produrre, otterremo l'elenco alfabetico di tutte le parole diverse che nel testo sono utilizzate, seguite dalla indicazione per pagina, colonna e rigo di localizzazione della prima attestazione di ogni singola forma. Se, invece, avessimo optato per la realizzazione di un 'lessico con frequenze', chiedendo cioe ad ItaCa di stabilire un indice del lessico di B. Stampa sulla base dell'antologia Lirici del Cinquecento, a c. di L. Baldacci, Firenze (Salani), 1957, spogliata da B, in ordine decrescente per numero di occorrenze (con individuazione del numero di occorrenze e relativa frequenza, oltre alia indicazione del numero di pagina, colonna e rigo della prima attestazione di ciascuna forma), avremmo ottenuto un documento come quello che segue (e del quale si danno qui le prime due pagine): Nel testo B. Stampa il vocabolario non lemmatizzato έ costituito da 241 forme (su 407 parole nel testo). La frequenza media e di 1,6887. L'indice di dispersione e pari a 11,9459 (con uno scarto sulla dispersione media di -8,5541).
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Antonio e 1, 7 (28 occorrenze, pari a: 6,8796%). 11,4 (19 occorrenze, pari a: 4,6683%). il 1, 5 (9 occorrenze, pari a: 2,2113%). che 1, 4 (8 occorrenze, pari a: 1,9656%). di 1, 13 (8 occorrenze, pari a: 1,9656%). mi 1, 6 (8 occorrenze, pari a: 1,9656%). in 1,4 (6 occorrenze, pari a: 1,4742%). io 1, 8 (6 occorrenze, pari a: 1,4742%). la 1, 15 (6 occorrenze, pari a: 1,4742%). non 1, 5 (6 occorrenze, pari a: 1,4742%). i 1, 3 (5 occorrenze, pari a: 1,2285%). m 1,14 (5 occorrenze, pari a: 1,2285%). si 1, 16 (5 occorrenze, pari a: 1,2285%). ma 1, 5 (4 occorrenze, pari a: 0,9828%). me 1, 10 (4 occorrenze, pari a: 0,9828%). se 1, 9 (4 occorrenze, pari a: 0,9828%). al 1,25 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). alma 2, 10 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). bella 1, 15 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). ch 1, 8 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). da 1, 32 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). occhi 1, 6 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). omai 1, 28 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). son 1, 32 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). vita 1, 10 (3 occorrenze, pari a: 0,7371%). a 1, 39 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). ahi 1, 33 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). altero 1,31 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). bene 1, 3 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). con 1,21 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). de 1, 20 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). deh 1, 7 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). dono 2, 6 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). lagrime 1, 11 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). lasso 1, 9 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). le 1, 12 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). mia 2, 23 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). miei 2, 3 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). mio 1, 3 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). morir 1, 6 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). Ne 1, 11 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). Ο 1, 33 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). ogni 1, 14 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). ora 2, 7 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). per 1, 10 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). piü 2, 25 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). quanto 1, 32 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). sento 2, 4 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). Tempra 1, 7 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). ti 1, 5 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). tuo 1,4 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). tuoi 1, 3 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). ν 1, 20 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). viso 1, 5 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%). viver 2, 7 (2 occorrenze, pari a: 0,4914%).
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abbasso 1,8(1 occorrenza, pari a: 0,2457%). acciö 1,12(1 occorrenza, pari a: 0,2457%). accora 1, 14 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). accorgeste 1, 20 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). adora 2, 12 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). agli 1, 25 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). alfine 1, 30 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). allora 1, 12 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). alta 2, 16(1 occorrenza, pari a: 0,2457%). altro 1, 26 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). amante 1, 33 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%) Amor 2, 16 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). appressa 2, 19(1 occorrenza, pari a: 0,2457%). appresso 2, 11 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%) ardenti 1, 7 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). ardita 2, 3 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). ardore 2, 22 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%). artiglio 1,21 (1 occorrenza, pari a: 0,2457%).
ItaCa incrocia tutti gli archivi che lo costituiscono in modo relazionale, pur possedendo una topografia multiambiente. Uno degli ambienti che interagisce con gli altri archivi del data base e il gestore del repertorio bibliografico del LEI, al quale si accede, come sempre, dalla finestra principale di ItaCa: qui e possibile, per differenti modalitä, interrogare la bibliografia del LEI, in relazione anche alle altre banche dati di ItaCa. Per autore, ad esempio: inserendo il cognome di un autore, il motore restituirä tutte le opere di quell'autore; ove l'autore avesse degli omonimi, verrebbe richiesto di scegliere tra i diversi nomi di battesimo. Nel caso l'interrogazione fornisse una sola risposta, questa apparirebbe non in formato lista, ma nella zona immediatamente sopra il pulsante 'Mostra'. Come giä visto per lo scioglimento delle sigle dei dizionari storici, anche l'ambiente di ricerca nella bibliografia del LEI ha un formato di approfondimento, cui si accede mediante il pulsante 'Mostra'. I diversi pulsanti consentono nuove ricerche, permettendo la visualizzazione per singole Schede anche di selezioni di piü schede. Nella bibliografia del LEI confluiscono non soltanto le opere antiche e moderne della letteratura italiana oggetto di spoglio diretto (la cosiddetta 'bibliografia primaria' del LEI), ma anche tutti gli studi sulla lingua di tali opere e, soprattutto, la vastissima scelta della bibliografia dialettale, che oggi rappresenta il piü vasto repertorio bibliografico mai raccolto, e progressivamente aggiornato. L'archiviazione in un data base dell'intero schedario rappresenta pertanto un ausilio fondamentale sia per i redattori del LEI nella quotidiana opera di redazione, sia per tutti i filologi e dialettologi che possono ottenere una prima aggiornata bibliografia di base per studi su volgari ο dialetti specifici, ο sulla lingua di singoli autori ed opere. Premessa la interdipendenza dell'archivio LEI con gli altri archivi di ItaCa, e evidente che le relazioni ed i confronti istituibili di quelli con la bibliografia del LEI possono offrire straordinari stimoli ed opportunitä di verifiche importanti. Per esempio, utilizzando il pulsante 'Cerca Volgare', e possibile indagare
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in tutto il data base sui dati bibliografici di una particolare varietä interlacciando gli archivi. Selezionando una delle scelte nelle diverse liste, sarä poi possibile navigare gli archivi a partire dalle Schede (e dai testi) dedicati a quella specifica varietä linguistica. Naturalmente anche l'area della bibliografia del LEI puo, dal formato lista, creare reports, documenti, stampare, ed e collegata ad un modulo testo, che si a w i a al momento della creazione di un documento. Come tutti gli altri, pure il formato lista dell'archivio bibliografico del LEI e suscettibile di ordinamento per mezzo di una finestra di dialogo. Le altre funzioni attivate da pulsante consentono, oltre alla ricerca per autore e per varietä linguistica, di cui s'e detto, anche ricerche per anno di edizione, per varietä dialettale e per area dialettale, e per sigla bibliografica (sempre con la possibilitä di ricorso al carattere jolly e con la connessione, per esempio, all'archivio dei luoghi - i punti LEI - e dei dialetti). Come giä il modulo di ricerca delle sigle della lessicografia storica, il corrispondente modulo della Bibliografia del LEI, grazie al pulsante 'cerca Soggetto', e dotato di uno strumento di ricerca per parole chiave e per soggetto. Ma in questo caso, mentre la ricerca per parole chiave avviene alPinterno della descrizione fisica della bibliografia (titolo dell'opera), la ricerca per soggetto avviene - con la possibilitä di restringere la ricerca a due campi, principale e secondario - all'interno di un vero e proprio 'catalogo per soggetti', visto che ogni Scheda della Bibliografia del LEI e associata ad una descrizione dei soggetti di rinvio. Per esempio, cercando tra le Schede immesse il soggetto principale 'pesca' ed il correlato 'lago', il motore di ItaCa restituirä tutte le Schede che a qualunque titolo abbiano un riferimento che incroci i due soggetti, e che saranno mostrate in formato lista, ove la selezione sia superiore ad una Scheda. Ε questa l'occasione per dichiarare una caratteristica evidente, date le premesse di 'sistema aperto' di ItaCa, ma non implementata praticamente in alcun data base 'letterario' in commercio. Cioe il fatto che ogni singolo archivio e dotato di un suo proprio ambiente di modifica ed immissione di nuove Schede (o addirittura di creazione di nuovi archivi personalizzabili). Per questo si rinvia al Manuale d'uso di ItaCa ed all'aiuto in linea dell'applicazione per descrizioni ed istruzioni particolareggiate. II soggettario e, owiamente, importante, ma non soltanto perche aiuta a definire per area di interesse semantico la Bibliografia del LEI, quanto soprattutto perche interagisce con gli altri archivi. Per esempio, una volta ottenuto lo scioglimento di una sigla da B, sarä possibile dal formato di approfondimento, cliccando sul pulsante 'Soggetto', associare all'autore al quale rinvia la sigla anche tutte le Schede bibliografiche relative non ad altre opere dell'autore, ma ad altre opere sull'autore stesso ο su quell'opera di quell'autore. ItaCa conserva in schedario anche l'intero elenco e la relativa descrizione di tutti i luoghi che, almeno una volta, sono stati presi in considerazione in un articolo del LEI (piü di 4.000), oltre alla bibliografia associata ai singoli punti geografici. Oltre a queste localitä sono giä presenti in archivio i nomi di tutti gli altri comuni italiani, e inoltre di tutte le localitä non sede di Municipio (frazioni,
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borgate, quartieri urbani) oggetto di indagine dialettologica in opere spogliate dal LEI, ma non ancora prese in considerazione per un articolo del LEI. Vantaggioso per lo scioglimento delle sigle utilizzate da studi e dizionari dialettali, sia come 'utilitä', sia per la velocizzazione dei tempi di decifrazione necessari in caso di controlli numerosi, e uno strumento aggiuntivo, mediante il quale e grazie a tre diverse liste scelte modificabili e integrabili e possibile decifrare automaticamente le diverse codifiche. Per esempio: scegliendo la sigla DAM e poi la sigla provinciale Cb (= Campobasso) e infine l'abbreviazione bt, ItaCa restituirä la descrizione completa deH'interrogazione e quindi della fonte, della localitä, dell'area linguistica del punto in questione. II sistema di ricerca (e quindi le conseguenti liste scelte) raccoglie gli elenchi delle abbreviazioni di tutti gli studi dialettologici e dei dizionari dialettali schedati dal LEI che presentino almeno due codifiche identificative di punti indagati. L'archivio e interrogabile in van modi: per localitä, per sigla del LEI, per punti (numerici) del LEI, per area ο subarea linguistica, e per bibliografia. Ad esempio: cliccando il pulsante 'Cerca bibliografia' ed inserendo nell'apposito campo della finestra di dialogo la sigla DAM, ItaCa chiederä all'utente se desidera l'elenco di tutte le localitä investigate dal Dizionario Abruzzese Molisano, ο solo di quelle fino ad ora citate dal LEI: dopo di ciö mostrerä in formato lista (anche questa volta ordinabile, stampabile, ecc., come per la Bibliografia del LEI) l'elenco prescelto. Le singole Schede appaiono complete di tutti gli elementi utilizzabili e con ulteriori pulsanti di navigazione, che consentono di approfondire, per esempio, la posizione del singolo punto nell'area linguistica di pertinenza, ο di visualizzare la bibliografia relativa a quel punto ο all'intera area linguistica, ecc. Utilizzando, infine, il pulsante 'Mappe' e possibile visionäre la cartografia, spesso in piü immagini, di ciascuna area linguistica. Le immagini sono ingrandibili ed associate all'elenco dei punti dell'area considerati dal LEI. L'intero 'atlante' e consultabile dall'ambiente principale di ricerca dialettologica. ItaCa offre infine diverse altre funzioni, eseguibili dalla finestra principale del programma: Ricerca per date. Ε possibile impostare ricerche bibliografiche impostando i due limiti cronologici inferiore e superiore. La ricerca e anche possibile partendo da due diverse date relative a un solo autore. Le interrogazioni possono essere rivolte anche facendo ricorso a locuzioni cronologiche 'imperfette' (per esempio: 'fine sec. XVII'; 'terzo quarto sec. XIV'; 'inizio sec. XIX'). Schedario. Un archivio specifico e destinato a raccogliere schedature personali, anche complesse. L'ordinamento e la ricerca possono avvenire sia alfabeticamente (a prescindere dal carattere adoperato per trascrivere il lemma: greco, fonetico, ecc.), sia per funzioni: lingua / dialetto; significato; definizione; soggetto; funzione grammaticale. Documenti. Ad ItaCa e associato un gestore di documenti di testo, con un sistema di archiviazione e ricerca.
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Connessioni Internet. Un ambiente speciale, con archivio implementabile e indicizzato per soggetti, consente la connessione automatica (attraverso il browser di default) a specifici siti di Internet direttamente da ItaCa: un gran numero di 'indirizzi' e giä archiviato in ItaCa. Ε per esempio possibile compiere ricerche lessicografiche nella banca dati dellOVI (TLIO - Accademia della Crusca) senza lasciare il data base. Strumenti di utilitä. ItaCa e dotato di password modificabile dall'utente, oltre che di un pulsante che permette di ridefinire l'elenco ed i privilegi d'accesso dei singoli utenti. Completano gli strumenti un help on line, informazioni ed aiuti ambientali da pulsante e menu, e informazioni sugli archivi e sulle memorie impiegata e disponibili. In conclusione, l'acquisizione al 'patrimonio' tecnologico del LEI del programma ItaCa risolve una prima e in parte differente corona dei problemi cui si e prima accennato: 1) Accertamento definitivo, condiviso e veloce delle datazioni di tutte le fonti LEI, primarie e soprattutto secondarie. 2) Accesso veloce alia bibliografia del LEI. 3) Accesso veloce ad un decoder automatico di tutte le sigle utilizzate dalle fonti dialettali del LEI. 4) Accesso immediato al sistema di corrispondenza fonetica tra tabella dei simboli delle fonti dialettali vs. simboli LEI, con automatica esportabilitä del testo traslitterato verso un qualunque programma di scrittura. 5) Integrazione al data base (che e costruito secondo un sistema relazionale uno a molti e molti a uno) di un potente ambiente di scrittura assistito da funzioni specifiche (attivate sulla base dei bisogni redazionali del LEI), tale da consentire la scrittura e la stampa di un articolo del LEI in modo piu facilitato (esportazione e importazione di dati, anche all'esterno e dall'esterno del modulo di scrittura; gestione e salvataggio dei file in qualunque formato e da ο verso qualunque piattaforma, ecc.). 6) Grazie al modulo di scrittura, tutti i reports generati (i 'completaggi', sia relativi alio scioglimento delle sigle delle fonti secondarie, sia alle sigle relative ai luoghi e varietä dialettali dei dizionari dialettali), sono realizzati e ulteriormente gestiti, oltre che stampabili, salvabili come documenti in qualunque formato e persino salvabili in forma di file provvisorio elettronico e quindi riapribili e modificabili in qualunque momento successivo alla prima chiusura del file. I 'completaggi' a video ο a stampa appaiono giä secondo il sistema LEI di separazione delle attestazioni comprese nell'arco dei cento anni fra i due estremi (prima ed ultima attestazione). 6.1) II medesimo sistema di 'completaggio intelligente' e giä applicato all'ambiente di ricerca e valutazione delle sigle dialettali, e consente la realizzazione di un report ove sono giä separate tutte le sigle relative a punti 'tipizzabili', secondo le attuali norme LEI (si tipizza, cioe, sotto la varietä ogni forma che sia attestata identica almeno due volte per area ο subarea).
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7) Tutti i dati ricavabili dalle interrogazioni sono immediatamente trasferibili nel testo dell'articolo in redazione. 8) Integrazione con un programma di gestione avanzata e assolutamente automatica di indicizzazione (anche sotto forma di concordanza, costruzione di lessico, valutazione statistica, ecc.) di qualunque testo, comunque formattato, e di ricerca nel testo. ItaCa, infine, e giä predisposto per la realizzazione ο la gestione di alcuni dei progetti che, in prospettiva futura, il LEI vorrä realizzare (integrazione a un sistema OCR dedicato, con automatica scansione come testo e testo XML marcato, al fine, ad esempio, della digitalizzazione e indicizzazione automatica degli articoli LEI a stampa e in formato elettronico, ecc.; costruzione 'data file' personalizzabili di testo; archivi personalizzati e schedari LEI, ecc., fino ad un ambiente giä in grado evoluto di redigere automaticamente gli articoli del LEI, secondo le regole di formattazione LEI).
II presente prossimo venturo: Γ esempio LEI Per necessitä e condizionamenti oggettivi e 'storici' l'approccio alle nuove tecnologie del LEI ha potuto realizzarsi solo dopo una raccolta trentennale e manuale dei materiali e un decennio di stampa dei fascicoli. Di conseguenza l'ottica redazionale si e fin qui rivolta piuttosto che alia soluzione di problemi interni alla redazione alla soluzione di quelli esterni, solo recentemente in qualche modo adattatando le Strategie informatiche ai bisogni di estensione degli articoli. I set di caratteri (sia fonetici sia greci) oggi utilizzati dai redattori fiirono infatti progettati, in realtä, esclusivamente ai fini della predisposizione per la stampa dei fascicoli del LEI: e in questa prospettiva sono di fatto insostituibili e assolvono, dopo la loro riprogettazione per volontä di Wolfgang Schweickard, ancora pienamente la loro funzione. Problemi d'altra natura esistono, invece, e di due distinti livelli, nella gestione dei caratteri speciali: il primo riguarda i collaboratori, il secondo le prospettive future. L'installazione dei case dei caratteri e tuttora 'mal digerita' da numerosi modelli di PC, specie portatili. In particolare i nuovi sistemi sotto cui opera Windows (specie 1'ultimo XP Pro) hanno difficoltä a riconoscere e gestire i caratteri e soprattutto i portatili (privi di tastiera estesa) non sempre riescono ad assegnare la prevista combinazione di tasti ai diversi caratteri. Gli eventuali possessori di computer Apple Macintosh inoltre non sono attualmente in grado di operare coi caratteri fonetici LEI. Ne e per esempio prevedibile con gli strumenti a disposizione alcuna possibility di digitalizzazione 'moderna' e messa in rete degli articoli del LEI, ne il loro trasferimento in un qualunque data base testuale (ai fini della conservazio-
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ne cosi come di tutte le indicizzazioni possibili e necessarie dei materiali gia a stampa ο venturi). II punto critico riguarda la gestione dei fonts adoperati per il LEI. Tutti i caratteri sono dispersi tra uno 'stile normale', basato sul Times New Roman (TNRM), tre cases di caratteri fonetici (LuiTNRO, -1, -2), e due di caratteri greci (LuiGrO, -1). Chi Ii adopera, deve trascorrere da un font ad un altro per inserire caratteri fonetici ο greci ο per scrivere in caratteri 'normali', ogni volta utilizzando combinazioni complesse di tasti e ricordando, nel passaggio da un font all'altro, di regredire manualmente al precedente al termine di ogni inserimento di caratteri dell'alfabeto greco. Oppure, deve cercare ogni diverso font ed ogni singolo 'simbolo' dalla barra di menu del programma di scrittura (che deve essere necessariamente Word per Windows). Si ripete che questa soluzione, e la disposizione oggettivamente ergonomica di simboli e combinazioni da tastiera, fu pensata e realizzata esclusivamente ai fini della predisposizione dei fascicoli del LEI per la stampa (in corrispondenza le medesime soluzioni sono attive presso la stamperia del LEI). Al momento, perö, di traslare da un sistema quale quello descritto verso altri computer, in particolare dotati di altre tastiere, privi di tastiera estesa ο portatili, il sistema si rivela quasi sempre di difficile gestione. Fino a quando non sarä realizzato un unico case monotabellare, basato e indicizzabile dunque non sulle 255 codifiche ASCII, ma sulle enormi e moderne possibility Offerte dallo standard Unicode, non saremo in grado di modificare resistente. Ε ciö che adesso va fatto, e senza ulteriori indugi: il LEI a mio avviso deve presupporre degli standard non solo metodologici ma anche tecnologici, quali prerequisiti redazionali, e devono essere tali da assolvere senza problemi e resistenze strutturali ai compiti odierni e di prospettiva, garantendo le libertä individuali (per esempio l'uso di Mac ο di PC). Ma l'ossatura di un simile traghetto deve essere ancora messa insieme, e sulla base delle 'visioni' future degli 'anziani'; in modo realistico ma deciso, soprattutto pensando a bisogni e metodi della redazione futura e della fiitura utenza di un monumento etimologico come il LEI. Guardando anche a cosa avviene, per esempio, in casa d'altri, specie i vicini (e penso al VSI, al FEW, e soprattutto i dirimpettai del DI di Schweickard, le cui soluzioni e i cui punti di vantaggio in termini di innovazione non si deve dimenticare che saranno ovviamente i primi ad essere riversati progressivamente nel LEI). Ε per prima cosa razionalizzando dal punto di vista tecnologico un metodo di lavoro redazionale e scientifico ormai ottimizzato e sufficientemente rigido, tale da poter consentire interventi e manipolazioni tecnologicamente avanzati. L'affermazione progressiva del LEI come strumento di riferimento etimologico e lessicografico, ma anche metaletterario e 'archivistico', ha determinato negli anni uno Standard, che e punto, per sua stessa natura, di riferimento obbligato. Esattamente come la messa in rete dei materiali del TLIO, obbligando qualunque studioso a confrontarsi con la sua esistenza, determina uno Standard.
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Non sempre chi guarda al LEI ha una chiara percezione di questo, ne ha la percezione della particolare criticitä di questi ultimissimi anni in funzione della ricollocazione dei materiali e delle tecniche metodologiche del LEI rispetto al cambiamento operato nelle scienze umane dalla tecnologia avanzata. I prossimi due anni saranno fondamentali in questo senso, ed e mia opinione che si debba lavorare da subito perche una prima fase consenta la 'messa a norma' del LEI sulla base degli standard piü evoluti in termini di piattaforma e prestazioni, ed una seconda ridetermini ulteriori e anche differenti punti di vantaggio del LEI. II problema, vorrei che fosse chiaro, non e scientifico, perche non e qui posto assolutamente in discussione questo dato, ma di scenario e di funzioni di collat e r a l s scientifica, e seguendo una strada di innovazione che sia oggettivamente innovativa e personalizzata. Due esempi su cui riflettere per spiegare il mio punto di vista. II primo e il GAVI: la sua apparizione e la regolaritä nella pubblicazione (miracolosa per uno studioso solitario e isolato, quale e Giorgio Colussi) furono salutate con entusiasmo; soprattutto al LEI. Perche il GAVI progressivamente colmava il vuoto documentario nelle fonti antiche con rigore e massicciamente, in assenza di altri riferimenti italiani. La messa in rete del TLIO ha totalmente mutato lo scenario. II problema non sta nella incompiutezza del GAVI (anche il LEI e solo all'inizio della C-); ne e scientifico, owiamente: il TLIO fornisce dati, il GAVI (nel bene e nel male) lessicografia meditata. Ma e al TLIO che si rivolge oggi la comunitä scientifica, non al GAVI. II GAVI, per molti aspetti, e oggi obsoleto. II secondo e la banca dati che ho allestito e qui presentato sotto il nome di ItaCa, patrocinata da Max Pfister e Wolfgang Schweickard. A prescindere dalle sue prestazioni come macchina e funzioni ergologiche a vantaggio della redazione del LEI (perche non e questo in discussione in questa sede), ItaCa consente al LEI il privilegio di essere l'unica impresa lessicografica al mondo a poter fornire sempre riferimenti bibliografici e cronologici assolutamente certificati e rigorosi, tanto da poter determinare un nuovo standard. Una campionatura randomizzata dei primi 5 volumi del LEI, sulla base del 16% degli articoli pubblicati (e quindi su base statisticamente scientifica) puö permetterci di scoprire che oltre Γ 80% delle valutazioni cronologiche (con le ovvie implicazioni filologiche) muta radicalmente. Ε probabilmente non riflettiamo ancora abbastanza su questo progresso rispetto agli articoli corretti ο redatti negli Ultimi 3 anni. Anche in questo caso il problema non e scientifico ma prestazionale: eppure sono evidenti le ricadute scientifiche di tutto questo. Mi sembrano, il primo in negativo e l'altro in positivo, due esempi chiari: senza incidere apparentemente sul valore scientifico, ma incidendo profondamente sul metodo, le nuove tecnologie mandano in qualche modo in soffitta un fondamentale strumento come il GAVI (affermando, persino oltre i meriti, il motore del TLIO); e le medesime nuove tecnologie conferiscono nuovi punti di forza al LEI. La strada e tracciata... Se questo e chiaro e condivisibile, come mi sembra, e dunque evidente come non solo sia ineluttabile il cambiamento, ma indispensabile e vantaggioso.
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Si tratta adesso di definirne tempi, luoghi, spazi, risorse e procedure. A partire dall'esistente e dalle novitä. Progettare soluzioni tecnologicamente piü avanzate, non significa evidentemente cambiare nulla dell'esistente e del metodo scientifico, se non intervenendo sulle condizioni del lavoro (e cioe sulla qualitä di questo) e sugli strumenti presenti. Ε non per puro desiderio d'avventura ο di sperimentazione, ma, come detto, per mettere in pari il LEI, in una prima fase, alio stato della ricerca, e, subito dopo, per sviluppare intorno al LEI la necessaria innovazione. Ma, in questo senso, comunque si voglia procedere, e quindi giä prima di definire nuovi obiettivi, progetti e metodi, sono preliminari ed indispensabili una serie di interventi. Con le cautele sopra elencate dovrebbe essere infatti possibile, in tempi che possono anche essere brevissimi, guardare ad alcuni traguardi di grande utilitä e di 'immagine', che sono definibili nel breve e medio periodo. La ragione per cui si ritiene indispensabile un primo passo rivolto immediatamente alia unificazione dei fonts, ove non fossero giä sufficienti quelle fin qui esposte, e di natura scientifica e riguarda la possibilitä di 'mettere in rete', almeno redazionale, il LEI, attraverso la sua digitalizzazione. Partire dall'accesso al testo digitalizzato significa la possibilitä, ad esempio, di traformare il testo esportandolo verso banche dati dedicate, e altro ancora, come si leggerä avanti. In ogni caso, alio stato attuale il LEI non puo essere pubblicato in rete, se non in formato immagine. Le nuovissime tecnologie internet offrono inoltre la possibilitä di utilizzare una tecnica non pensata certo per i linguisti, ma che ne favorisce in modo straordinario il lavoro: si tratta del nuovo linguaggio XML e derivati, che puö lavorare sull'intero eventuale testo da inserire in modo complesso, grazie alla possibilitä di utilizzare dei marcatori, i tag, che possono segnare ogni singola forma, in modo praticamente automatico, in modo da rendere poi il testo disponibile per qualunque tipo di riformattazione ο ricerca successiva. II testo del LEI potrebbe, ma solo una volta unificati i fonts, essere cosi immesso in rete nel modo piü avanzato possibile. Ciö vale per gli articoli del LEI, a partire dalla fase di utilizzo dei nuovi fonts, perche i precedenti giä acquisiti in archivio per essere leggibili nella nuova fase dovranno ovviamente essere convertiti ο copiati. Se volessimo acquisire in forma digitalizzata il LEI, poiche non possediamo tutto il testo degli articoli fin qui pubblicati in versione digitale, non avremmo altra scelta che acquisire il testo tramite scanner, cosa oggi impossibile, perche non esiste nessun programma OCR (Optical Character Recognizer), per quanto evoluto, che riconosca gli attuali fonts. La costruzione di un programma simile (ο di un ICR, per I = "Intelligent") richiede tempo, ma non molto; e, poiche parte dalla pagina scritta, non fa ovviamente distinzione rispetto ai fonts con i quali e stata realizzata quella pagina. In pratica legge il carattere che lo scanner gli fornisce come immagine interpretandolo come lettera. II problema nasce nel momento in cui deve individuare il font verso il quale deve trascrivere la lettera, perche, come tutti gli OCR, anche un
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ICR deve avere uno ο piü font di riferimento. L'ideale, anche per questo, sarebbe dunque avere il font nuovo e unico per tutti i caratteri. L'acquisizione del LEI tramite scanner e ICR dedicato puö consentire l'immissione in un unico data base di testo in formato XML dell'intero LEI pubblicato (mentre gli articoli in allestimento per la stampa possono essere copiati nel data base direttamente, perche giä in formato digitale). Non soltanto cosi sarä possibile interrogare i testi raccolti, ma anche ordinäre le forme, che ritengo dovrebbero essere formattate con la tecnica dei marcatori, e quindi awiate automaticamente a un data base delle forme del LEI21. Significa, trasformando in testo XML gli articoli del LEI, andare a costituire una grande e finora unica banca dati esistente della dialettologia italiana. Naturalmente questi archivi non vanno a sostituire gli archivi cartacei, che, come sappiamo, spesso contengono informazioni ulteriori e di altra natura (penso per esempio alle Schede di commento e a tutte le altre Schede che, oltre alle forme, contengono notizie che non confluiscono poi negli articoli). Ma lo scopo di un simile data base e differente, essendo destinato a raccogliere le sole informazioni vitali degli articoli del LEI: etimo, forma, significato, morfologia, evoluzione (forma popolare, culta, prestito), fonte, eventuale data, localizzazione nel volume (volume, colonna, rigo). Una sottoscheda unica sottostante al campo etimo conterra il commento dell'articolo, in modo da essere sempre richiamabile forma per forma. L'archivio poträ essere interrogato come ogni altro data base, indicizzato, stampato, integrato, ecc. In pratica sarä possibile non solo avere a portata di mano la raccolta completa di tutti i materiali confluiti negli articoli, ma, istantaneamente, ricercare qualunque forma, etimo, significato occorra. Un archivio del genere si presta, naturalmente, ad altre manipolazioni: per esempio, grazie ai tag ο ad altra procedura apposita ed automatica, sarä possibile compiere ogni ricerca sulla morfologia e creare automaticamente gli indici morfologici e delle forme che oggi richiedono grossi sforzi e molto tempo (sforzi e tempi destinati a crescere esponenzialmente, mano a mano che aumenterä il materiale pubblicato). Io immagino che una simile operazione, se giä utile a Saarbrücken (perche ne risulterebbe un archivio generale e progressivo centralizzato), ancor piü utile poträ essere se i testi degli articoli e gli archivi delle forme saranno immessi in rete. Ε penso non ad una 'Intranet aziendale', limitata cioe alia sola redazione
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In pratica i marcatori consentono oggi non solo di collegare in modo dinamico, e in una sola informazione virtuale, ogni parola del testo alia sua collocazione (per noi volume, colonna, rigo), ma anche di stabilire ulteriori collegamenti della forma al testo (per noi localizzazione - volgare antico ο it., ο dialetto; datazione, se c'e; significato; etimo; fonte). Questa informazione unitaria puö essere scomposta e indirizzata automaticamente ai vari campi del data base (etimo; forma; significato; localizzazione; data; fonte). In concreto: il testo di un articolo del LEI puö (giä ora) essere acquisito automaticamente da un apposito data base, nei cui campi vanno a confluire le diverse tipologie dei marcatori, campo per campo. Si tratta solo di definire quali sono i campi importanti per il LEI e, naturalmente e ancora una volta, avere un unico font per la grafia fonetica.
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saarbrucchese, ma ad una vera e propria Extranet, cioe ad una sorta di redazione virtuale che dovrebbe avere il suo nucleo centrale (macchine e archivi inclusi) a Saarbrücken, e una rete di macchine satellite, quelle cioe dei redattori, ovunque essi lavorino, con assegnazione di differenti privilegi di accesso agli archivi, a seconda dei compiti svolti dai singoli redattori. La centralizzazione dei servizi e dei controlli, in realtä, in un sistema 'aperto' non nega la libertä e la democrazia, ma, col riconoscimento delle necessarie gerarchie e funzioni, razionalizza ed ottimizza tempi e funzioni. E, questo, uno degli aspetti piü ignorati dell'innovazione tecnologica di questo tipo, ma che e ben noto a tutti coloro che operano vantaggiosamente col 'telelavoro': del resto, se si crea una flow chart dell'organigramma del LEI, si puö subito notare come il LEI sia di fatto un'azienda 'anomala' e una 'redazione virtuale' giä adesso. Solo che verso il centro non viaggiano i dati, ma i redattori. Andrebbe solo invertita la filosofia. II secondo dei passaggi non appare oggi indispensabile, ma e in prospettiva necessario, ed e solo in apparenza futuristico. L'ipotesi di lavoro principale e: se esiste una rete di computer si puö trasmettere un articolo redatto per il LEI in formato elettronico? La risposta e si, ed e giä ora si, utilizzando la posta elettronica e 'spillando' alia e-mail il file dell'articolo redatto tradizionalmente. Resta perö il problema dell'invio delle Schede (ordinate!) per il controllo (quelle che il redattore attacca pagina per pagina all'articolo da controllare): alio stato attuale le Schede devono essere spedite per posta normale. L'ipotesi subordinata e: se un data base relazionale e in grado di gestire come documento di testo (in formati del tipo Word) i dati della bibliografia del LEI, dei dialetti del LEI, delle fonti secondarie, ecc., puö costruire (grazie all'integrazione di questi dati con uno schedario apposito) un articolo del LEI? Anche in questo caso la risposta e si: si tratta di vedere come, che non e comunque problema banale, per via delle numerosissime variabili in gioco. In realtä, l'ipotesi di redigere automaticamente gli articoli del LEI e postulabile solo grazie a due elementi di fondo, che sono, anche nella redazione 'manuale' degli articoli vere e proprie costanti. La prima costante e la rigiditä della struttura degli articoli e della procedura di valutazione delle forme che compongono un articolo. Ogni singola Scheda immessa in un articolo deve rispondere, infatti, a una serie di domande: 1) e forma popolare, dotta, prestito?; 2) qual e la sua collocazione all'interno della struttura morfologica deH'articolo?; 3) qual e la sua collocazione all'interno della struttura semantica dell'articolo?; 4) come si presenta morfologicamente? e forma principale ο derivata? (qui si intenda per principale i tradizionali m., m.pl., f., f.pl., agg., v.tr., ecc., ma anche tutte le relazioni polirematiche - locuzioni e sintagmi - ; per derivata si intenda invece ogni tipo di modificazione formale della voce: per suffisso, infisso, prefisso, ecc., e, a cascata, il valore della nuova formazione: per es., it. andazzo m. e forma derivata < -aceus, ma su retroformazione < it. andare, e, formalmente, e forma principale, pur all'interno dei derivati); 5) in quale dialetto e attestata la voce?; 6) qual e la varietä di quel
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dialetto?; 6a) la varietä corrisponde al dialetto? (per es. ver. e area e dialetto); 7) qual e il numero LEI della varietä e del dialetto?; 8) qual e la definizione?; 8a) pur all'interno del medesimo campo e sottocampo semantico la definizione e la medesima petf le varie Schede ο assume cambiamenti sia pur minimi?; 8b) se la variazione semantica e tale da suscitare interesse particolare, la Scheda presuppone un 'a capo' nel testo?; 9) la fonte e la medesima per piü Schede in successione (= 'ib.' per le norme LEI) ο e volta a volta diversa? La seconda costante e un'osservazione logica, legata alla procedura di inserimento delle schede in un articolo. Essa e la ovvia considerazione che il redattore, al momento di iniziare la redazione di un articolo, ha giä 'letto' e valutato tutte le schede ricevute (distinzione fra forme popolari / dotte / prestiti; morfologia; semantica), ha poi, di norma, effettuato i 'completaggi'; ha quindi fotocopiato ο comunque duplicate le schede dialettali 'multiple' (per numero dei punti ο delle varianti fonetiche coinvolte ο per significato: penso alle schede DAM, VS, VSI, ecc.); ha infine piü ο meno definitivamente diviso e ordinato la successione delle schede per morfologia, semantica, ordine geografico dei volgari e dei dialetti. Bene: l'ipotesi di redazione automatizzata degli articoli si fonda su queste due ineludibili costanti, e tende a conseguire una serie di obiettivi: I) Risparmio di tempo nella redazione (i test eseguiti parlano di un fattore 10, che e enorme, sta a dire che 1000 forme sono inseribili nel tempo che attualmente occorre per inserirne 100, e cioe che nello stesso tempo che occorre per la redazione di un articolo se ne possono scrivere 10 di uguale lunghezza - meno, naturalmente, il tempo per meditare e redigere i commenti, che non e valutabile ne modificabile in quanto operazione 'intelligente'!). II) Tutela deH'intelligenza e dell'autonomia del redattore nella valutazione della struttura dell'articolo (che e poi di fatto lo scheletro del commento). Le operazioni, infatti, di inserimento delle schede nell 'articolo sono procedura manuale e delegabile, dal momento che rappresentano una fase finale e necessaria, ma puramente fisica. Nessun redattore puö scrivere un articolo senza sapere sia pur a grandi linee come andrä a dividere i materiali che lo costituiranno... La redazione e atto puramente meccanico, regolato da norme redazionali e logiche, ma non atto scientifico. Se il redattore risparmia tempo, il tempo risparmiato poträ dedicarlo al commento, per esempio, ο a un altro articolo, ο per andare a pesca, se ne ha voglia, ecc. III) Eliminazione della massima parte degli errori fisici nella redazione e nel rispetto delle norme redazionali. La maggior parte degli errori di redazione, in un articolo medio, anche dei redattori migliori, e di natura tecnica, non scientifica: disordine nella successione delle forme dialettali; errori nella citazione delle fonti; mancato ritorno alla fase morfologica precedente (cioe, per es., 'm. - pl. m.'; con le ovvie conseguenze sulla stessa qualitä scientifica dell'articolo); omessa distinzione delle differenziazioni semantiche all'interno del medesimo semema (per es.: oggetto di metallo vs. di ferro vs. di stagno vs. di latta, ecc.); indistinzione fra carattere piano, corsivo, grassetto; errori nella scelta dei font per la scrittura, ecc.
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IV) Formattazione automatica nello 'stile LEI'. L'intero testo ottenuto al momento della 'redazione automatica' apparirä giä in 'formato LEI': dal titolo alle divisioni interne, al testo, alle note. Questo significa che sarä giä automaticamente predisposto per la composizione finale e la stampa. Fatte salve, naturalmente, la correzione e la revisione. Ma, supponendo che le correzioni siano tutte apportate, in fondo al percorso di correzione e revisione, al file originale, esso sarebbe di fatto giä pronto per la stampa. V) Possibilitä di modifica automatica deH'articolo dopo la prima correzione. Di norma un articolo del LEI, una volta presentato per la correzione viene rivisto alia luce della miglior struttura possibile e delle modifiche apportate al commento. Dall'articolo inoltre 'scompaiono' numerose forme, da rinviare ad altro etimo, ο giudicate ridondanti ο inutili, e cosi via. In entrambi i casi si lavora di forbici e di colla. Successivamente le modifiche, a volte prima a volte dopo l'invio della redazione finale ai revisori, viene riscritto, almeno nelle parti modificate ο spostate. A volte e il redattore a farlo, piü spesso i collaboratori del LEI che a Saarbrücken si occupano dell'allestimento dei manoscritti e della loro messa in forma. Ciö comporta una fino ad oggi insormontabile ripetitivitä di atti a carico sempre del medesimo articolo che non genera solo aumento dei costi (perche comporta come tutte le azioni ripetute su un prodotto via via perfezionato una notevole perdita di tempo), ma anche, ed e piü pericoloso scientificamente, di 'smarrimento' di forme, pezzi di articolo, errori che subentrano inevitabilmente nelle successive fasi di copiatura multipla (cosi come e, purtroppo, di ogni traditio testuale). In un articolo automatizzato si deve prevedere un campo 'nascosto' e richiamabile automaticamente per tutte le Schede da sopprimere (ma da non distruggere, sia per serbarne memoria, sia perche magari utili ad altro fine). Basterä richiamare tutte le Schede da sopprimere perche esse, segnate tutte insieme e automaticamente da un apposito mark up, scompaiano dall'articolo, che poträ essere ristampato in automatico e senza pericolosi interventi di riscrittura 'manuale'. Quanto invece alio spostamento di parte ο di intere sezioni (penso alla semantica, ma anche alla morfologia) dell'articolo bisogna prevedere almeno due diverse aree di 'ridefinizione morfologica e semantica', quali quelle che ho giä approntato sperimentalmente. Basterä modificare l'ordine di successione morfologico ο semantico delle sezioni spostate perche la modifica abbia immediato effetto su tutto Γ articolo. VI) Possibilitä di integrazione automatica delle nuove Schede. Un articolo, per sicurezza e per il rispetto dei necessari tempi di produzione, normalmente viene assegnato molto tempo prima della sua effettiva pubblicazione. Nella fase di redazione dell'articolo a Saarbrücken si accumulano intanto le nuove Schede di quell'etimo, visto che il lavoro di acquisizione dei nuovi materiali e incessante. Per grossi articoli la fase di inserimento dei nuovi materiali, delicatissima (perche a volte sfugge a controlli approfonditi), e faticosa e rischiosa, dal momento che ogni nuova Scheda deve essere inserita al posto esatto e che, di conseguenza, le Schede precedente e successiva possono necessitare di modifiche formali, e puö verificarsi uno slittamento nella numerazione delle eventual! note.
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VII) La scrittura informatizzata degli articoli, nel caso dell'inserimento di nuovi materiali, specie quando lo schedario e ormai assestato (sistemazione definitiva della struttura awenuta, Schede doppie ο inutili espunte, note superflue soppresse, ecc.), oltre all'enorme risparmio di tempo nell'inserimento, consentirebbe la collocazione automatica delle nuove Schede esattamente dove necessario (per morfologia, semantica, ordine di successione, ecc.) e Γ automatica riformattazione dell'intero articolo in formato LEI (cosa che eviterebbe la riscrittura manuale di intere parti dell'articolo quando le aggiunte sono molte). VIII) Possibilitä di 'vedere' fisicamente l'articolo mano a mano che viene redatto, sapendo che tutti i nuovi inserimenti e le eventuali modifiche strutturali saranno apportati automaticamente senza dover riscrivere ο cancellare ο inserire nulla, ma che sarä sufficiente premere un tasto per leggere la nuova versione. Coordinata, garanzia di conservazione delle varie fasi di redazione, attraverso un meccanismo automatico di salvataggio delle successive versioni di un articolo. IX) Costituzione di un enorme schedario progressivo di tutte le Schede utilizzate per gli articoli. II programma dovrebbe cioe generare (e ItaCa infatti giä genera) un metafile esportabile delle Schede di ogni articolo, che puö essere archiviato in un unico data base e servire come archivio complessivo, ma anche per tutti i bisogni, locali ο di rete, eventuali (ricerche, ordinamenti, importazioni, modifiche, ecc.). X) Possibilitä di generazione di un file di testo contenente l'elenco dei dati fondamentali di tutte le Schede utilizzate per l'articolo nell'ordine medesimo in cui si troveranno disposte nell'articolo. Questo ai fini del controllo Scheda per scheda della correttezza dei dati (le Schede cartacee attualmente spillate dai redattori alle diverse pagine degli articoli). Naturalmente, la Scheda elettronica non sostituisce del tutto quella cartacea, ne vuole farlo. Nella prima andranno a confluire solo le informazioni determinanti per la redazione dell'articolo e, in un apposito campo di testo, le eventuali annotazioni alla scheda (legate al commento, per esempio, o, ancora, i testi delle note all'articolo, che resteranno cosi legati indissolubilmente alle singole forme cui si riferiscono, eliminando il rischio, in caso di rifacimento della struttura, di smarrimento ο errata dislocazione). La seconda resta documento originale, importante per i controlli come per lo schedario del LEI, in quanto documento di partenza per la schedatura elettronica. Perche sia completamente soddisfacente alle condizioni imposte dai punti di vantaggio su esposti da I a X, una scheda elettronica deve contenere tutti i campi necessari, ed una serie di automatismi. In particolare: a) prevedere un numero limitatissimo e sempre 'computer aided' di operazioni manuali di inserimento, e comunque minore di quelle che sarebbero necessarie nella redazione 'manuale' dell'articolo. Nella mia ipotesi sperimentale (ma giä perfettamente funzionante) il redattore dovrä nell'ordine eseguire le seguenti operazioni: 1) Per una volta sola nella prima delle Schede elettroniche: inserire nel campo 'Struttura articolo' lo schema previsto per una prima struttura (questa prima
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struttura sarä sempre modificabile e ogni modifica apportata alla struttura sarä immediatamente applicata a tutte le Schede. Questo primitivo albero servirä da guida per le successive immissioni. 2) Sempre per una volta sola nella prima Scheda: inserire nel campo 'Etimo' l'etimo di riferimento (gallus, cartis, lupus, ecc.), e, nel campo subito accanto 'Significato' (deH'etimo), il significato dell'etimo. 3) Inserire nel campo 'Dialetto / volgare' la sigla del dialetto della Scheda e, subito dopo, cliccare il pulsante 'Numero?'. Automaticamente il programma completerä i campi relativi al dialetto, alla varietä, al numero del dialetto / varietä, alia bibliografia del LEI, e, nel campo fonte, apparirä una proposta di fonte LEI: se soddisfacente andrä lasciata intatta, altrimenti col 'copia e incolla' verrä selezionata quella corretta dal campo 'Bibliografia LEI' e incollata nel campo 'Fonte'. 3a) Piü semplice ancora il caso, frequentissimo, che la sigla dialettale sia ricavata da un atlante linguistico ο da un vocabolario / saggio dialettale con piü di una sigla da sciogliere (AIS, DAM, VS, VSI, Falcucci, Rohlfs,MelCamproux, ecc.): in questo caso, basterä premere il pulsante ' A w i a ' e seguire il percorso delle due ο tre liste che appariranno; effettuata la scelta, tutti i campi relativi alla varietä dialettale saranno automaticamente riempiti, cosi come il campo 'Fonte'. Ε evidente la precisione delle due diverse operazioni, cosi come la quantitä di tempo risparmiato nella decodifica delle abbreviazioni e nella definizione dei dati che accompagnano ogni Scheda del LEI (varietä, numero del dialetto, dialetto, fonte). 4) Inserire nel campo 'Forma' la forma riportata dalla Scheda cartacea, che si tratti di una sola parola, cosi come di una locuzione ο sintagma. 5) Inserire nel campo 'Significato' l'elemento semantico cui, nella 'Struttura dell'articolo' appartiene la forma: uccelli, pesci, altri animali, uomo, ecc. 6) Inserire nel campo 'Definizione' la definizione che accompagna la forma nella fonte. Va tenuto presente che, al termine del processo, l'articolo elettronico conterrä dopo la forma e la sua dichiarazione morfologica (come in ogni articolo LEI) anche la definizione: se la definizione sarä la medesima, automaticamente non verrä ripetuta nel corso dell'articolo a fronte del medesimo significato nella successione dei dialetti, ma se sarä anche di poco diversa, essa apparirä nel testo (come nel LEI). Nei fatti, considerato che per immettere nel data base la Scheda successiva conviene duplicare quella appena confermata per modificare solo i campi che diversificano la nuova Scheda da quella precedente, il tempo di immissione di questo come di tutti gli altri dati e estremamente ridotto. 7) Cliccando nel campo Ί , II ο III?' apparirä una lista scelta che permetterä, come per gli articoli del LEI, di definire la forma come popolare (I), dotta (II) ο prestito (III). 8) Α questo punto va premuto il pulsante 'L', che awierä l'automatica definizione degli aspetti morfologici della Scheda e quindi della disposizione della stessa nel corpo dell'articolo futuro. 9) II pulsante 'Struttura' consente di individuare ο modificare la struttura morfologica e semantica dell'articolo e Scheda.
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b) Prevedere un numero molto elevato di automatismi 'nascosti', che consentano non solo la massima precisione nella definizione della Scheda elettronica (e di conseguenza del fiituro articolo che ne scaturirä), ma anche il massimo risparmio di tempo, eliminando inoltre di fatto ogni controllo delle fonti, della Bibliografia del LEI, della definizione morfologica, dell'attribuzione alia struttura semantica, morfologica, ecc. Una parte degli automatismi e sopra descritta; gli altri sono 'scorciatoie' che consentono modifiche ο codifiche automatiche della Scheda in inserimento ο di una intera selezione di Schede (per esempio raccolte sotto un etimo, ο un etimo e un significato, ecc.). Terminate le operazioni di immissione delle Schede sarä sufficiente premere il pulsante 'Articolo' perche l'articolo (basato sulle Schede inserite) appaia, formattato e ordinato esattamente come le 'norme LEI' prevedono. Preliminarmente sarä chiesto all'autore se desidera che all'articolo sia dato un ordinamento prevalente per aspetti semantici ο morfologici. L'articolo prodotto sarä owiamente modificabile, recherä a pie' di pagina le indicazioni relative alPetimo, all'autore ed alia versione (data e ora di redazione), e sarä automaticamente salvato, versione per versione, in formato Unicode (poi stampabile; ο apribile e nuovamente copiabile, salvabile, esportabile, ecc., in qualunque altro formato, per esempio Word per Macintosh ο per Windows, ecc.). Al termine, chiusa l'operazione di redazione dell'articolo, il programma genererä automaticamente, a richiesta, il file delle Schede utilizzate per la redazione. Restano due questioni delicatissime: la prima e la solita, e cioe il fatto che il campo 'Forma dialettale' deve prevedere la possibilitä di un unico font per la trascrizione fonetica. La seconda questione aperta e altrettanto delicata, ma priva di incognite. Nella mia sperimentazione ho rispettato l'ordine di successione delle forme secondo il 'sistema LEI', non solo per quanto attiene la macrostruttura morfologica e semantica e l'ordine dei dialetti, ma anche per cio che concerne la successione morfologica delle forme. Ma la complessitä dell'intero spettro morfologico e della sua scansione per prioritä e amplissimo: resta dunque da decidere quale debba essere 'l'ordine di successione base' delle forme in un articolo. Sia chiaro: l'ordine e poi, al momento della scrittura dell'articolo, sempre modificabile da parte del redattore; ma, senza una base fissa di partenza non si puö procedere. Un altro ambito di forte interesse non solo sperimentale puö essere quello del riconoscimento vocale dei dati in archivio. L'immissione dei dati in un archivio, secondo parametri prefissati, attraverso dettatura, e oggi possibile con bassissimi margini d'errore. La testatura dei prodotti commerciali oggi reperibili offre giä ottimi risultati, ma e piü razionale immaginare la scrittura di un apposito software, a partire da moduli giä disponibili sul mercato, ο circolanti gratuitamente tra i ricercatori. Esistono vantaggi notevoli, sia dal punto di vista dei collaboratori del LEI, sia da quello dell'utente finale del LEI. I primi trarrebbero enorme risparmio di
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tempo nell'immissione dei dati (per esempio di un 'completaggio'), in entrata; e, in uscita, dalla 'dettatura' dei dati ricavati. Gli utenti finali potrebbero compiere ricerche nel testo dettando l'elemento desiderato, e ottenendo in uscita il dato via voice·, penso all'articolazione delle forme fonetiche dei dialetti, ma anche e soprattutto all'associabilitä alia forma oggetto di specifica ricerca di 'file sonori'. II Colloquio scientifico che ha incorniciato i festeggiamenti per il 70° anniversario di Max Pfister ha evidenziato, a mio modo di vedere, l'utilita, ma anche tutti i limiti degli strumenti intermediali oggi a disposizione dei collaboratori del LEI. Unica fondamentale eccezione e, naturalmente, la banca dati della Crusca, il TLIO, che consente, col limite cronologico di circa l'anno 1375, ricerche multiple e articolate on-line. Diverso e, invece, il panorama delle Offerte degli altri media, che palesano difetti e limiti derivati ο dalla concezione informatica del data base ο dalle esigenze del mercato per il quale sono destinati, ο da entrambe. Le conclusioni del Convegno hanno avuto carattere, per cosi dire, prammatico: in mancanza di meglio, si e detto, tutto e utile ed e comunque integrazione e precisazione dell'esistente su supporto cartaceo. Ε vero, ma questa conclusione e, comunque, scientificamente poco accettabile (perche Resistente non e, come e chiaro, l'esistibile), e comporta anche un prezzo notevole per i collaboratori del LEI. E, in ogni caso, resta il problema della qualitä dei materiali e della loro inadeguatezza, soprattutto quantitativa, ma anche sul piano sia della campionatura dei materiali letterari adoperati per allestire il medium, sia della loro formattazione al fine del miglior utilizzo da parte di un collaboratore del LEI. II 12 settembre del 2001, nel corso di una riunione dei collaboratori del LEI (tra i presenti anche Pino Coluccia e Michele Linciano), lanciai l'idea di un importante progetto di ricerca, su finanziamenti nazionali e internazionali. La proposta nasceva dalle considerazioni sopra esposte: insoddisfacente qualita e quantitä dei materiali disponibili, cioe, e insufficienza degli standard informatici adoperati. Α ciö si doveva aggiungere l'impossibilitä di integrazione dei media oggi disponibili con tutti gli standard del LEI. Α mio parere, ferma restando l'utilita di qualunque altro strumento prodotto, e sempre meglio che sia il LEI a decidere gli Standard e non il mercato esterno, non solo per l'owia compatibilitä ed integrabilitä tra i prodotti, ma anche per non dover 'viaggiare a rimorchio' di scelte esterne alia logica del LEI. A mio awiso - ed e ciö che continuo a pensare - il LEI, e/o sue unita periferiche (comunque in una redazione virtuale non esiste la periferia, ma solo il centro), dovevano badare anche ad allestire le nuove banche dati testuali, che, per cominciare, fossero alternative ai media circolanti, e insieme colmatura dei 'buchi neri lessicografici', in fondo solo apparenti, visto che i miei sondaggi di tutti questi anni documentano in modo ineccepibile come persino i pochi testi spogliati da Β siano stati spogliati poco e male, giacche offrono centinaia e centinaia di attestazioni che, quando non sono addirittura prime attestazioni ο ha-
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pax, valgono a riempire per esempio la frattura secolare tra Trecento e Settecento delle fonti secondarie. Non so quanto veramente ci rendiamo oggi conto del fatto che la banca dati del TLIO ha modificato profondamente le nostre visioni dei primi secoli della lingua; e qui non stiamo parlando di assetti filologici, ma di particolari in ogni caso di non secondaria importanza, quali localizzazione e datazione dei document e necessitä di integrazione di tutte le forme nel LEI. Cosi come non so se veramente ci rendiamo conto che il completamento quasi totale della banca dati in ItaCa ha profondamente non solo migliorato la prospettiva cronologica e filologica degli articoli del LEI, ma ha di fatto determinato un nuovo imprescindibile standard: senza ItaCa non sarä piü possibile sciogliere al meglio un numero alto di sigle bibliografiche; cioe, senza ItaCa non si puö lavorare correttamente per la lessicografia italiana. Ecco, io vedo in prospettiva il LEI sempre piü in grado di determinare gli standard, in fondo perche il LEI e esso stesso, come tutte le grandi imprese, uno Standard. Ε questa non mi pare una missione morale, ma una funzione scientifica. Sollevando la questione deH'allestimento delle banche dati 'del LEI' (meglio: 'per il LEI'), avevo ben chiara la visione dei bisogni, del percorso e dello strumento, ma non erano ancora disponibili i mezzi tecnici. L'idea di partenza era la realizzazione di quella che chiamavo la 'Biblioteca virtuale della lessicografia storica italiana'. In concreto si trattava di associare ad ogni sigla di Β non la sola decifrazione per data, opera e localizzazione, ma anche fisicamente la pagina di testo cui la sigla si riferisse. Come e noto Β cita per volumi, parti / tomi e pagine, ciö che costituisce un vantaggio per l'associabilitä del testo alla sigla. L'idea nasceva in parte dalla considerazione che la brevitä delle citazioni di Β non sempre corrisponda alle necessitä di precisione semantica del LEI, e in parte dal fatto, non sporadico, che numerosi errori di stampa (come e inevitabile) costellino le pagine di B. Ma si alimentava su una visione di prospettiva che non era soltanto quella dell'associazione del testo alla decrittazione, quanto soprattutto la possibility di alimentäre progressivamente una enorme banca dati virtuale, enormemente piü grande, qualificata e selettiva dei media commerciati, e inoltre 'dedicata', legata cioe alle scelte testuali della lessicografia storica. Data l'enormitä dell'impresa (pur se non insormontabile), pensavo di definire settori particolari di primo intervento, che mi pareva di intravvedere appunto nella carenza documentale tra Cinque- e Seicento in B. Nel senso che, dopo una grossa campionatura dei testi spogliati (e tra l'altro in momenti diversi da B, momenti che significano in realtä mezzo secolo di spogli), avevo potuto verificare come le scelte degli schedatori di Β omettessero una grande mole di materiali di importanza a volte vitale per lo stesso assetto di B, e sicuramente indispensabili per chi, come, il LEI, da Β dipende per tutte le attestazioni successive alla data di morte di Boccaccio. Resto convinto, con qualche correttivo, che la linea di produzione di un simile grande data base testuale debba basarsi su alcune specifiche fondamentali:
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a) acquisizione del testo via OCR dedicato; b) acquisizione del testo in quanto scaricabile da siti pubblici ο scientifici, purche confrontabile e rettificabile con le edizioni realmente utilizzate dai lessici storici (da segmentare e acquisire quindi per pagina); c) acquisizione del testo direttamente da tastiera; d) centralizzazione del controllo di qualitä dei materiali inseriti; e) inserimento dei testi in un data base, capace di altre fiinzioni e interlacciamento con altri archivi. Ε infatti oggi superato scientificamente il principio del semplice archivio di testo nel quale svolgere attivitä di ricerche, ed e chiaro, come e emerso anche dal Colloquio di Saarbrücken in onore di Max Pfister, che l'attuale frontiera e nell'interazione tra testi marcati in XML e data base. g) II motore di ricerca, che deve essere interno al data base (cioe il medesimo per data base e banca dati testuale, come sopra detto), deve adempiere una serie di fiinzioni: g1) compiere ricerche singole ο multiple (ciö che fa il TLIO, e in parte la LIZ); g2) restituire a comando tutto ο parte del testo interrogato (renderlo copiabile, stampabile, associabile ad altri testi, risegmentabile, ulteriormente archiviabile sotto qualunque specifica e formato); g3) essere in grado di funzionare come OCP di alto profilo, potendo svolgere compiti di ricerca testuale, intertestuale e metatestuale (ricerche per tag, per es. morfologico ο per tipologia testuale), indicizzazione, realizzazione di indici di concordanze, estrapolazione di tutti i parametri di base della linguistica computazionale (frequenze, scarti, deviazioni, ecc., ma soprattutto la costruzione di vocabolari macchina complessivi ο per archi di tempo definiti ad libitum)·, g4) lo OCP deve essere automaticamente in grado di importare, formattare, elaborare qualunque tipo di testo, comunque acquisito, e senza limiti di lunghezza. h) La formattazione del testo ai fini dell'allestimento del data base testuale, considerata la grande quantitä di testi da acquisire, deve essere automatizzata e contemporaneamente salvata in distinti archivi in formato immagine, formato testo, e formato XML. Ciö considerato, e visti i piü che incoraggianti risultati anche in termini di tempi di archiviazione (nelle mie sperimentazioni ho scannerizzato, corretto e archiviato, lavorando da solo, l'intera antologia crociana dedicata ai Lirici del Seicento in circa sedici ore), pare legittimo ipotizzare che almeno un gruppo di ricerca, autonomamente finanziato, ma saldamente collegato al LEI, awii Γ opera di acquisizione e archiviazione di nuovi materiali di base. II risultato sarebbe di straordinario interesse e, col tempo, renderebbe obsolete le antologie su CD alle quali ricorriamo oggi. E, naturalmente, tutti gli archivi allestiti potrebbero essere resi di pubblico dominio (come e del TLIO), oltre che immessi nella rete 'aziendale'. So, in conclusione, di aver presentato, nei miei due interventi, non solo le immagini, ben visibili, dell'innovazione all'opera, ma anche quelle di una landa che qualcuno puö ritenere sia coincidente col paese di Bengodi, ο di Cuccagna,
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terre entrambe notoriamente di fantasia. Vorrei rassicurare tutti, perö: queste terre esistono e sono ben salde. Pretendo il solo piccolo merito di averle avvistate per primo. Sono convinto che ci rivedremo tutti a Saarbrücken nel 2007 per tornare a festeggiare un nuovo lustro dell'incomparabile operosa vita di Max Pfister: il mio personale impegno e oggi quello di recare con me, per quell 'occasione, concrete prove dell'esistenza di quelle terre.
Johannes Kramer (Trier)
Nuova informatica e vecchia lessicografia
Comincio da un'esperienza personale. Non sono sempre stato romanista ed italianista. Ho studiato filologia classica all'Universitä di Colonia, e verso la fine degli anni '60, piü di trent'anni fa, ho scritto la mia tesi di laurea, la Dissertation, come si dice in Germania: si tratta di una edizione critica di un testo patristico, il commento di Didimo il Cieco d'Alessandria (313-398) all'Ecclesiastico (Didymos, ed. Kramer 1970; Didymos, edd. Kramer / Krebber 1972). Questo testo e giunto a noi per puro caso, perche il papiro che lo contiene fa parte del gran tesoro papirologico che e stato trovato nell'anno 1941 nel corso di lavori di difesa antiaerea eseguiti a Tura nei dintorni del Cairo in attesa di un attacco tedesco che per fortuna non avvenne mai (Gueraud 1946; Puech 1951). I papiri di Tura sono stati scritti nel sesto secolo e poco dopo nascosti perche la dottrina d'Origine e dei suoi discepoli era stata condannata come eretica al concilio di Costantinopoli (553) dalla Chiesa officiale. Tale rimprovero di eresia e la ragione per la quale solo una piccola parte dei numerosi scritti d'Origine e di Didimo e giunta a noi attraverso la via normale, cioe attraverso manoscritti medievali (Kramer 1995, 212). Ora vengo al punto che ci interessa nel nostro contesto: il papiro sul quale ho lavorato data, come ho detto, dal sesto secolo; si tratta dunque di un supporto che si conserva da quasi millecinquecento anni, il materiale e sempre integro, la scrittura che contiene e per lo piü ben conservata e leggibile senza grandi difficoltä, almeno per persone con certe conoscenze di paleografia greca. I papiri di Tura appartengono alla tarda antichitä, ma ci sono anche papiri greci che risalgono al periodo immediatamente dopo la conquista d'Egitto da parte di Alessandro Magno; si tratta dunque di un supporto che si conserva da 2300 anni. I piü antichi testi egizi sono stati scritti su papiro verso il 2700 a.C. (Papyrus Gebelein), e sono sempre leggibili; abbiamo dunque a che fare con un materiale di 4700 anni d'etä. II piü vecchio papiro noto, purtroppo senza scrittura, e stato prodotto intorno al 3000 a.C., dunque cinque mila anni fa (Rupprecht 1999, 5). Nel corso dell'elaborazione della mia Dissertation mi sono messo in testa l'idea di elaborare un index verborum con l'aiuto della tecnica informatica piü avanzata in quel momento, cioe con il calcolatore elettronico dell'Universitä di Colonia, grande come una caserma, che per scopi filologici lavorava con il programma FORTRAN IV a condizione che i dati necessari venissero inseriti attraverso carte perforate che noi studenti dovevamo preparare durante la notte perche di giorno il centro di calcolo dell'universitä aveva bisogno degli strumenti per scopi molto piü utili e non poteva sprecare le sue energie calcolatrici per stravaganze filologiche. Macchine del genere oggi possono ammirarsi in musei tecnici ben forniti, e penso che in Germania solo il museo tecnico centra-
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le, il Deutsches Museum di Monaco di Baviera, possieda un'attrezzatura fiinzionante. Qualche anno fa ho buttato via le schede perforate, che contenevano la mia edizione di Didimo, cioe un po' meno di cinquanta pagine di testo greco; le schede perforate invece occupavano letteralmente un armadio, perche per ogni riga del testo si aveva bisogno di tre schede. Insomma, dopo meno di quarant'anni il supporto materiale al quale avevo affidato una versione elettronica della mia Dissertation non vale piü nulla e non e piü leggibile, mentre la versione tradizionale, in forma di libro stampato su carta, si trova nelle biblioteche universitarie ed e leggibile in ogni momento anche in circostanze poco favorevoli, per esempio quando manca la corrente elettrica. Quest'esperienza personale mi ha spinto a fare alcune riflessioni sulla durata dei vari supporti che abbiamo per conservare i nostri prodotti intellettuali, con la premessa che i lavori filologici invecchiano si, ma non diventano mai superflui e trascurabili. A differenza delle scienze naturali, infatti, una nuova edizione non sostituisce completamente quella vecchia - la grammatica storica delle lingue romanze di Friedrich Diez e sorpassata da quella di Wilhelm MeyerLübke, cui si affianca quella molto piü moderna di Heinrich Lausberg, ma spesse volte si deve ricorrere al lavoro del Diez ο addirittura confrontare una grammatica con le altre. Nel nostra campo di lavoro abbiamo bisogno della disponibilitä immediata anche delle opere dei secoli precedenti, e una biblioteca che tenga presenti e accessibili solo i lavori degli ultimi due decenni - cosa normale nelle scienze naturali - per noi non ha senso. Fino ad alcuni anni fa non abbiamo riflettuto molto sulla disponibilitä a lunga scadenza dei nostri lavori, sempre avendo in mente il bei detto scripta manent e confidando nella convinzione che papiro, pergamena e carta resistono secoli e milenni. A un piü profondo esame giä qui sorgono piccoli dubbi: papiro e pergamena hanno provato la loro longevitä, considerando anche il fatto che piccole inconvenienze come la corrosione dell'inchiostro possono recare danno al materiale. Con la carta perö cominciano i problemi. La carta straccia tradizionale, in uso fino all'Ottocento, si e dimostrata molto duratura, ma quella industriale, introdotta nel Novecento, ha una acidita troppo elevata, pertanto dopo pochi decenni comincia a disintegrarsi. Le fibre della carta straccia non si disgregrano facilmente, mentre la carta fabbricata con pasta di legno perde rapidamente la sua consistenza1. Tutti i bibliotecari ne sanno qualcosa per espe-
Uno specialista descrive il processo cosi: «Im Holzschliff liegt ein Gemisch aus wegen ihres hohen Ligningehaltes starren Fasern, kleinen Faserbruchstücken (Mehlstoff) und aus der Faserwand herausgerissenen fibrillären Bestandteilen (Schleimstoff) vor. Ausschlaggebenden Einfluß auf die Festigkeitseigenschaften holzschliffhaltiger Papiere hat einmal der sehr hydrophile und wegen seiner großen spezifischen Oberfläche äußerst bindungsfahige Schleimstoff und zum anderen der jedem holzschliffhaltigen Papier in mehr oder weniger großen Anteilen beigemischte Zellstoff. Der Schleimstoff wird nun infolge seiner großen spezifischen Oberfläche sehr bald und sehr hart von den Vernetzungs- und Abbaureaktionen betroffen. Die Alterung des Zellstoffanteils wird durch die Anwesenheit des Holzschliffs nicht beeinflußt. Es sind halt nur über das Gesamtvolumen des Papiers verteilt sehr viel weniger festigkeitsgebende Fasern vorhanden als in einem reinen Zellstoffpapier, und
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rienza personale. Infatti, in tutte le biblioteche del mondo si combatte una lotta disperata con forti mezzi chimici contro la disintegrazione dei libri dell'Ottocento e del primo Novecento, e spesso non c'e altro rimedio che la riproduzione fotografica di opere intere. La problematica e nota da alcuni decenni, percio oggi la carta adoperata per la stampa di libri e priva di acido - sulla seconda pagina di ogni volume del LEI si legge l'informazione rassicurante: «auf säurefreiem Papier gedruckt». Non posso fare a meno di accennare ad una strada sbagliata imboccata negli anni '60 e '70 del secolo scorso, grazie al cielo con poca risonanza nel mondo delle discipline umanistiche. I libri sono costosi e occupano molto spazio - poter acquistare i libri a miglior prezzo e alio stesso tempo risparmiare spazio prezioso e dunque una tentazione per ogni biblioteca e anche per molti privati che guardano meno alia bellezza e piü al contenuto dei loro libri. La microscheda sembrava essere la soluzione ideale: si potevano mettere cento pagine stampate e piü su una sola microscheda che veniva letto con l'aiuto di un dispositivo di lettura, a dir la veritä, non troppo comodo. In un primo momento i bibliotecari sono stati entusiasti della nuova tecnica, e per due decenni - gli anni '70 e '80 gran parte dei cataloghi delle biblioteche tedesche era in forma di microscheda (la vista degli utenti delle biblioteche fu considerata un fattore irrilevante). Per fortuna il successo delle microschede nel campo della produzione di libri e stato Iimitatissimo: alcune ristampe si sono servite della nuova tecnica (per es. i volumi dei Romanische Beiträge del Boehmer sono stati riprodotti su microscheda - con il risultato che giacciono oggi piü ο meno inaccessibili nei depositi delle biblioteche), e talvolta atti di congressi si 'pubblicavano' in forma di microscheda, normalmente perche mancavano i soldi per una vera edizione in forma di libro: il caso piü clamoroso e stato la pubblicazione degli atti del XV Congresso Internazionale d'Onomastica di Leipzig (Eichler / Saß / Walther 1985), con il risultato che i contributi sepolti nelle microschede non si citano quasi mai. Negli anni Ottanta del Novecento comincia la corsa trionfale del personal computer, i cui vantaggi non bisogna elencare qui perche ognuno ne e consapevole (Dahmen 2003). Ma guai a chi vuole ricorrere oggi a materiali affidati al computer in quegli anni pionieristici: ATARI, la ditta che ha costruito i primi personal computer accessibili, almeno in Germania, non esiste piü, i floppy disks che conservavano i dati sono pezzi da museo, anche il software di allora e un ricordo lontano. Owiamente gli specialisti dell'informatica sono in grado di recuperare questi vecchi dati, ma e una cosa assai difficile e non priva di pericoli in quanto all'attendibilitä dei dati. Mi vengono le vertigini se penso a come le cose sarebbero andate se Max Pfister avesse avuto l'idea di riempire alcuni computer tipo ATARI con il materiale conservato in forma di Schede cartacee non soggette a rivoluzioni tecniche e immediatamente leggibili. Ma non voglio in nessuna maniera sconsigliare l'uso del computer nella lessicografia storica, cosa che oggi come oggi sarebbe un combattimento contro i
sobald diese Fasern geschädigt werden, sinken Dauerbiegezahl und Gebrauchseigenschaften rapide ab» (Krause 1980, 29).
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mulini a vento. Non possiamo - e non vogliamo - piü prescindere dall'uso di dati elettronici, e ognuno sa che per esempio la LIZ con tutte le sue debolezze rappresenta un balzo in avanti ancora impensabile una decina di anni fa. Quello che occorre e la combinazione sensata dei vantaggi del libro tradizionale e del computer evitando i rispettivi punti deboli. II libro tradizionale ha due grandi vantaggi: e resistente a lungo termine, e puo essere consultato immediatamente senza bisogno di strumenti tecnici. Una volta stampato, il libro non deve piü essere curato: cosi come si presenta oggi, si presenters fra mille anni, e gli uomini di quel lontano futuro vi avranno accesso senza problemi, cosi come noi abbiamo accesso immediato ai codici carolingi. I grandi vantaggi del computer sono la sua capacitä di conservare una immensa mole di informazioni su uno spazio limitatissimo, la possibilitä di trovare qualsiasi dato senza indicazione del contesto e naturalmente la velocitä. Sono vantaggi che non si devono trascurare, e chi ha mai cercato nei volumi del LEI una forma precisa con tale e tale significato in tale e tale dialetto, parlerä certamente in favore di una preparazione quanto piü rapida di una versione digitalizzata del LEI. In proporzione alia sua elaborazione, i lemmi del LEI si gonfiano (perche il materiale di base e l'esperienza dei redattori aumentano), e non sono rari gli etimi che comprendono un centinaio di colonne ο magari di piu; tale mole talvolta non e piü maneggevole nemmeno per il redattore stesso, per non parlare dell'utente occasionale. In questo dilemma - la presentazione del materiale vuol essere esaustiva, ma l'utilitä immediata del LEI soffre proprio a causa dell'esaustivitä che rende sempre meno ovvia la collocazione dei piccoli dettagli - le possibilitä della digitalizzazione porterebbero vantaggi enormi e renderebbero accessibili i tesori immensi del LEI anche a gente che ha poca familiaritä con i grossi dizionari. Ma non si deve mai dimenticare che necessariamente la forma stampata resta il punto di riferimento per la forma digitalizzata, non viceversa. II buon senso suggerisce che la forma digitalizzata sia preparata da uno specialista di informatica con alcune conoscenze in lessicografia; so che ci sono molti linguisti che si considerano esperti in informatica e che hanno una voglia immensa di tuffarsi nel lavoro col computer, ma bisogna diffidare di se stessi - sono e restano sempre dilettanti nel campo dell'informatica, nonostante le conoscenze pratiche che hanno. Ε dunque auspicabile che si faccia una retrodigitalizzazione dei volumi del LEI gia pubblicati, ma sono molto scettico in quanto all'uso del computer per la redazione di nuovi articoli - il computer come macchina da scrivere molto sofisticata si, ma non come attrezzo per ordinäre e gestire il materiale. Gli sviluppi elettronici sono semplicemente troppo veloci per un dizionario di base, un Grundlagenwörterbuch (Pfister / Lupis 2001, 196), che necessita di decenni per essere terminato e che e concepito per superare piü di un secolo. Non sono solo i balzi degli sviluppi tecnici che consigliano prudenza, ma anche gli awenimenti imprevedibili nascosti nel seno della storia. Non bisogna dimenticare che ogni banca dati ha bisogno di cura (per es. tenere a disposizione i dati con l'aiuto del piü recente software e hardware) perche un corpus che per piü di un anno non viene curato decade inevitabilmente, e dopo cinque anni
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senza cura diventa praticamente inutile 2 . Ora, istituzioni a cui affidare la cura continua di opere scientifiche su base elettronica non ci sono, ο almeno non ci sono ancora. Noi tutti conosciamo i problemi del FEW dopo la morte del suo Creatore Walther von Wartburg, conosciamo la sorte degli atlanti linguistici regionali in Francia, e sappiamo che i lavori al gran dizionario del medio francese stagnano da qualche tempo: anche nella linguistica le mode cambiano, e come le gönne delle donne ora sono maxi, ora sono mini, cosi ci sono anni favorevoli alia lessicografia storica ed altri anni perniciosi. II FEW su carta poteva sopravvivere, anche se per qualche tempo non tutti i volumi erano disponibili in commercio (infatti, la nostra biblioteca universitaria di Treviri ricorre ancora oggi a esemplari fotocopiati dei primi cinque volumi). C'e una persona assennata al mondo che creda che la cura permanente di una versione elettronica del FEW (se una cosa del genere fosse giä esistita a quel tempo), sarebbe stata mantenuta attraverso tutte le sciagure del secolo scorso (prima guerra mondiale, crisi economica mondiale, nazionalsocialismo, miseria del periodo del dopoguerra, riorientamento della romanistica)? Un libro stampato puo essere accantonato, in attesa di tempi migliori, una versione elettronica no. Vengo alia conclusione. La versione primaria di un dizionario di base deve restare il libro, stampato naturalmente su carta senza acido; le versioni elettroniche accompagneranno la versione stampata agevolando soprattutto la ricerca di dati concreti e rendendo forse superfluo un indice alfabetico di forme isolate. Lo scopo del lavoro di redazione resta dunque il libro stampato, e i redattori non devono badare che a tale scopo: ogni ulteriore elaborazione elettronica sarä compito degli specialist! in informatica, ed i lessicografi non devono sprecare il
«Although the life expectancy of most computer data media, especially those based on magnetic systems, may be relatively short, the limiting factor for accessibility of digital information is almost always obsolescence of one or more components of the system necessary to retrieve information: hardware, operating system, application software, or storage media. This places an ongoing burden on those responsible for the perpetuation of the information, and it presents a particular challenge to archives that may not receive information for decades after it was created. [...] Long-term preservation of data from individual desktop computers appears to present nearly overwhelming challenges. Operating systems, application software, and even physical storage media evolve with stunning rapidity, and with only limited backward compatibility. The increasing size of computer files and the persistence in desktop computers of the 3 1/2-inch floppy disk with its limited capacity has led to a wide range of almost wholly proprietary and noninterchangeable high-capacity and exchange media, including various tapes, floppy disks, optical, and magneto-optical systems. [...] The principal preservation activities for computer data are refreshment and migration. Refreshment refers to simply copying data from a medium that is deteriorating or obsolescent to newer media. Much more complex is migration, which involves moving data into current operating system environments or software applications. Although refreshment can generally be carried out without loss of data as it is done on a bit-by-bit basis, there is always risk of losing data or functionality in migration. Although the actual migration of information will probably be carried out by technical personnel, it is important for librarians or archivists, whose responsibility is the long view, to be involved in the process» (Stewart / Banks 2000, 338-339).
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loro tempo e le lore forze muovendosi a fatica in un campo altamente specializzato nel quale saranno sempre dilettanti3. Sono convinto che fra qualche decennio in tutte le biblioteche del mondo ci sara uno scaffale enorme con almeno una cinquantina di volumi massicci contenenti il LEI dalla A alia Ζ, con elementi germanici, greci, arabi ecc., insomma il tesoro storico completo della lingua italiana e dei suoi dialetti. Accanto a questa gran collana di libri impressionanti certamente ci saranno anche versioni elettroniche, ma non oso prevedere come si presenteranno - nessuno puo farsi oggi un'idea dell'hardware e del software che sarä a disposizione degli utenti nel 2030!
BIBLIOGRAFIA
Dahmen, W. / Holtus, G. / Kramer, J. / Metzeltin, Μ. / Schweickard, W. / Winkelmann, Ο. (edd.), Romanistik und neue Medien, Tübingen, Gunther Narr Verlag, 2003. Didymos der Blinde, Kommentar zum Ecclesiastes (Tura-Papyrus), Teil III: Kommentar zu Eccl. Kap. 5 und 6, unter Mitwirkung von L. Koenen herausgegeben, übersetzt und erläutert von J. Kramer, Bonn, Rudolf Habelt Verlag, 1970. Didymos der Blinde, Kommentar zum Ecclesiastes (Τura-Papyrus), Teil IV: Kommentar zu Eccl. Kap. 7-8, 8, herausgegeben von J. Kramer und B. Krebber, Bonn, Rudolf Habelt Verlag, 1972. Eichler, E. / Saß, E. / Walther, H. (edd.), Der Eigenname in Sprache und Gesellschaft (XV. Internationaler Kongreß für Namenforschung), Leipzig, KarlMarx-Universität, 1985. Gueraud, O., Note preliminaire sur les papyrus d'Origene decouverts ä Toura, Revue de l'Histoire des Religions 131 (1946), 85-101. Kramer, Β., Didymos der Blinde, Lexikon für Theologie und Kirche, vol. 3, Freiburg / Rom / Basel / Wien, Herder, 1995, 212-213. Krause, T., Warum altert Papier?, in: H. Bansa / G. Brannahl / C. Köttelwesch / O. Wächter (edd.), Dauerhaftigkeit von Papier, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann, 1980, 12-33. Pfister, M. / Lupis, Α., Introduzione all'etimologia romanza, Catanzaro, Rubbettino, 2001. Puech, H.-C., Les nouveaux ecrits d'Origene et de Didyme decouverts ä Toura, Revue d'Histoire et de Philosophie Religieuses 31 (1951), 293-329.
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Un esempio: i lessicografi puntano sempre sui CD-ROM assecondati dalle case editrici che possono vendere un CD-ROM nella stessa maniera in cui vendono un libro. Tutti gli specialist! invece dicono che il CD-ROM e la tecnica di ieri, oggi chi non si serve di internet e giä antiquato; con tutto ciö i problemi della commercializzazione della proprietä intellettuale sono tutt'altro che risolti.
Nuova informatica e vecchia lessicografla
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Rupprecht, H.-A., Introduzione alia Papirologia, a cura di L. M. Zingale, Torino, G. Giappichelli Editore, 1999. Steward, E. / Banks, P. N., Preservation of Information in Nonpaper Formats, in: P. N. Banks / R. Pilette (edd.), Preservation. Issues and Planning, Chicago / London, American Library Association, 2000, 323-341.
Anna Comagliotti
(Torino)
II completaggio nel LEI e l'apporto delle banche dati cartacee
1. Questa mia breve comunicazione e rivolta piü che agli specialisti ai collaborator! piü giovani che devono affrontare il 'completaggio'. Si tratta anche di una trattazione che fotografa la situazione vocabolaristica attuale e che potrebbe, nel giro di pochi mesi, del tutto mutare qualora apparissero dei prodotti che offrissero garanzie migliori rispetto a quelli odierni. Vogliano dunque considerarlo un'analisi di una situazione esistente ora.
1.1. Vorrei dimostrare tre fatti: 1) non ci si puö esimere per un aggiornamento che risulti attuale al momento dell'uscita dell'articolo dal compulsare alcuni dizionari moderni - non parlo di etimologici in specifico - che poi indichero; 2) l'utilizzo dei CD e piü che auspicabile anche se quelli che sono ora a nostra disposizione potrebbero indubbiamente avere piü requisiti; 3) bisogna utilizzare le banche dati esistenti, sia esse in cartaceo, direi soprattutto, sia on line. Premetto che uso il termine dizionario in senso lato, mentre per una buona distinzione tra i vocaboli vocabolario, lessico e dizionario, rinvio, soprattutto per chi si accinge a lavorare al LEI all'introduzione del Grande Dizionario Italiano dell'Uso (usato ora nel LEI con la sigla GDIU), pp. VII-VIII; questo anche perche chi opera al LEI e abituato a usare con disinvoltura i tre termini, dovendo avere a che fare con il 'lessico' della lingua italiana, spogliare il grande 'dizionario' del Battaglia ο i 'vocabolari' della Crusca. Nell'introduzione al GDIU i curatori, valutando i cambiamenti intervenuti nell'uso dell'italiano dagli anni '50 ca. in poi, stimano che si sia passati da un 30% di alfabetizzati a un 94%, da abbassare a 90% se si considerano le persone prowiste almeno di titolo elementare di istruzione. Una seconda affermazione mi lascia invece perplessa, cioe che l'italiano sia «di facile accesso per quasi tutta la popolazione», che mi sembra molto ottimistica; l'ottimismo prosegue a mio parere nella successiva asserzione che «negli anni '90 si afferma una comune e diffusa convergenza di tutte le popolazioni del paese verso un medesimo repertorio grammatical e linguistico, verso la stessa lingua». Poiche questa valutazione esula dal nostra argomento, rinviamo ad altra sede la discussione in merito.
1.2. Veniamo al primo punto: i dizionari che al momento attuale non si possono eludere sono: il Grande Dizionario della Lingua Italiana di Battaglia ο (Β), il Vocabolario della lingua italiana di autori vari, ma per noi vale molto quello
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del collega Manlio Cortelazzo (Zing aggiornato + data, anche se la data e un escamotage che permette di rendere attuale l'attestazione al momento della pubblicazione dell'articolo), il Dizionario italiano di Francesco Sabatini e Vittorio Coletti (DISC), il Grande Dizionario Italiano dell'Uso (GDIU) di Tullio De Mauro in collaborazione con Giulio C. Lepschy e Edoardo Sanguineti nonche 1'Enciclopedia Treccani e il relativo Lessico Universale Italiano. Tuttavia l'utilitä del penultimo e visibile soprattutto nel caso di antidatazioni. Meno importanti ma tuttavia anche di un certo aiuto sono il DIR e il DO. Su B, fondamentale e primo strumento su cui innestare le ulteriori attestazioni, non c'e molto da aggiungere a quanto giä si sa e a quanto con ben maggiore competenza potrebbe osservare Luca Terzolo. Aldilä dei suoi indiscussi meriti, sappiamo tuttavia quali sono le sue pecche, che riguardano proprio i volumi che ora piü ci interessano: relativa povertä dei lemmi da A a D, ma da tenere sotto osservazione sino alia F, povertä via via attenuatasi; scarsita di attestazioni non letterarie; etimologie spesso inesatte ο non espresse (ma in fondo questo e l'aspetto secondario); ecc. Fortunatamente per chi opera nel dominio lessicale italiano altre opere possono in via transitoria - e ci terrei a sottolinearlo - aiutarci non poco.
1.3. Alcuni esempi possono facilmente provare quanto affermo: Lemma bachelite / bakelite Β Bachelite {bakelite), sf. Resina industriale, ottenuta dalla condensazione dei fenoli con formaldeide (adoperata per la facilitä del suo stampaggio; ottimo isolante elettrico). Alvaro, 9-43 Mentre prendo il ricevitore, ecco la chiamata dilegua, e nel tubo di bachelite sento quel crac, come se formasse un nodo che non si puö piü sciogliere. = dal nome dell'inventore, il chimico americano L. H. Baekeland (1863-1944).
Sono da rilevare due errori: il testo citato di Alvaro e Settantacinque racconti edito nel 1955, ma la voce e in un testo del 1933. L'inventore non e americano: l'informazione e probabilmente desunta dall'Enciclopedia Treccani che lo indica come tale, sia perche l'inventore ha molto operato negli Stati Uniti sia perche vi e morto. Per la Variante grafica bakelite, piü vicina al nome di L. H. Baekeland, in Β non risultano esempi. Procedendo a ritroso la data puö essere anticipata al 1949, consultando l'Enciclopedia Treccani, 1949, s.v., che riporta unicamente la grafia con t, si retrodata nel Dizionario Tecnico Industriale di Giuseppe Albenga e Eligio Perucca del 1944, che offre anch'esso la sola grafia con k. A questo punto tre altri dizionari offrono quasi compatti la medesima tipologia d'attestazione d'ulteriore antidatazione, vale a dire
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bakelite (meno freq. bachelite) 1940 bachelite s.d., quindi 1939 bachelite 1931 bachelite ο bakelite 1931 bachelite inizio XX sec., forse perche l'invenzione risale al 1907
La data del 1931 e ben spiegata nel DELI: Bachelite, s.f. "tipo di resina sintetica insolubile" (bakelite: 1931 Panz. Diz.; bachelite: 1939-1940 Palazzi; 1943 Migl. L. c. ma nella prima redazione del 1937 ha ancora bakelite). Dal n. del suo inventore, il belga L. H. Baekel(and) (morto nel 1944 negli Stati Uniti) col suff. -it(e). In questo caso dunque soltanto il ricorso al DELI ci assicura l'esatta datazione, che andrebbe inserita nel LEI con la giusta attribuzione a Panzini 1931 per bachelite e a Migliorini, Lingua e cultura, 1937 per bakelite. L'esame delle fonti lessicali non 'classiche' ha messo perö in luce che l'italianizzazione voluta dal regime fascista non ha intaccato i lessici settoriali. Se perö vogliamo completare il lemma con i derivati ecco che Β attesta unicamente bachelizzazione, s.d., quindi 1961, DISC, DELI, DM e ZING 2003 omettono. La ricchezza maggiore in proposito e data da GDIU: bachelizzazione ^akeliddzat'tsjone/ (ba.che.liz.za.zio.ne) s.f. TS chim. [1987; der. di bachelizzare con -zione] il bachelizzare e il suo risultato. bachelizzare ^akelid'dzare/ (ba.che.liz.za.re) v.tr. TS chim. [sec. XX; der. di bachelite con -izzare] sottoporre all'azione del calore resine termoplastiche, per renderle insolubili e termoindurenti. bachelizzato /bakelid'dzato/ (ba.chel.liz.za.to) p.pass., agg. —> bachelizzare. ~ carta bachelizzata loc.s.f. TS cart., elettr., tipo di carta isolante impregnata di una soluzione di bachelite. ~ legno bachelizzato loc.s.m. TS fal., merceol., 1. impregnate con resine sintetiche e successivamente compresso, utilizzato come materiale isolante e da rivestimento.
Alla maggior ricchezza non corrisponde perö una precisa datazione che necessiterebbe a questo punto di ulteriori ricerche da effettuare su lessici tecnici, per esempio un trattato di chimica ο di scienza dei materiali ο delle costruzioni. Inoltre come si e visto bachelizzazione e gia in Β 1961, s.d.
1.4. Veniamo ad un altro esempio: Lemma dendrometro Presente in Tramater 1830, e in seguito in D'Alberti 1835, dal fr. dendrometre (sec. XVIII), va anticipate al 1800 poiche Tramater ha desunto dendrometro dal
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Dizionario enciclopedico delle matematiche di Bossut La Lande, versione dal francese arricchita dal traduttore, Padova, Biblioteca del Seminario, 1800, voll. 6 in 4°. II derivato dendrometrico, omesso da Β (che registra invece dendrometria, s.d. quindi 1966), e registrato in DISC 1967 (< B), DO e ZING 2003 s.d., DM, GDIU al XX sec. έ assente in DELI. In apparenza non avremmo dunque elementi per attribuire una data precisa, tranne quella del 1967 di B, ma se leggessimo Particolo dendrometria della Enciclopedia Treccani, 1950, p. 614b, troveremmo il sintagma tavole ...dendrometriche, ripetuto due volte, e infine se andassimo a controllare Γ opera indicata nella bibliografia dell'articolo di G. Di Telia, Lezioni di dendrometria, Firenze, 1929, probabilmente potremmo anticiparne ulteriormente la data.
1.5. Altro esempio, questa volta non scientifico ma sempre appartenente ai lessici specialistici: Lemma contoterzista omesso da B, DO, DISC, DELI, citato in ZING 2003 s.d., quindi dal 1994 (ο forse prima), in DM XX sec. e infine in GDIU: contoterzista /kontoter'tsista/ (con.to.ter.zi.sta) s.m. e f. TS burocr. [sec. XX; der. della loc. in, per conto terzi con -ista] chi svolge un compito ο un incarico per conto di altre persone. Attestazione che non aggiunge nessuna novitä alle precedenti. Forse e possibile, compulsando un dizionario di terminologia bancaria ο amministrativa, antidatare la voce; per esempio il Dizionario di banca, borsa e finanza, pubblicato dall'Istituto per l'Enciclopedia della Banca e della Borsa, Milano, 1993 (IPSOA) ο altri.
1.6. Ultimo esempio: Lemma divorzio attestato in Β (con datazione al 1587 in F. Baldelli, ma dal GDIU datato al secolo XIV, probabilmente perche accetta come prima attestazione il volgarizzamento di Seneca, da Β considerato nella locuzione verbale fare divorzio) e in tutti i restanti lessici presi in esame. Ma per i derivati la situazione e oscillante. Β annovera divorziale (errando la sigla e rinviando alle tragedie, mentre si tratta di un passo dell'autobiografia) ante 1803 Alfieri, nel sintagma processo divorziale divorziante 1889 Oriani, attestato unicamente come part. pres. sostantivato divorziare in senso giuridico attestato dal 1836 (indicazione errata nel B) in Monaldo Leopardi divorziato 1954 Cicognani divorzismo 1955 Soffici (rinvio e datazione errati, con successiva correzione negli altri dizionari al 1933)
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divorzista s.m. Panzini 1935, agg. 1956 Bacchelli Fronte a questa situazione esaminiamo i lessici successivi: DIR omette divorziale e divorziante e aggiunge divorzistico; l'unica data fornita e Γ ante 1974 per divorzista DO id. c.s., s.dd. DISC id. c.s., ma con le date: divorziare 1813 (e la Variante divorzare1 nel 1802, data della raccolta delle Leggi della Repubblica Italiana, 18021804), divorziato 1869, divorzismo 1933, divorzista agg. 1901, s.d per il sost., divorzistico 1965 (da Garzanti 1965); inoltre registra alcune unitä polirematiche non precedentemente attestate come legislazione, battaglia, impegno divorzista DM come DISC omette divorziale e divorziante e aggiunge oltre a divorzistico anche divorziata s.d.. Risulta anticipata la data 1796 per divorziare; i participi passati sono s.d.; non presenta sintagmi. ZING 2003 omette come i precedenti divorziale e divorziante e presenta per divorziare e divorziato la data 1802, 1933 per divorzismo e 1901 per divorzista, in conformitä con tutti gli altri, tranne B; sono presenti alcune locuzioni verbali. GDIU presenta: divorziale /divor'tsjale/ (di.vor.zia.le) agg. BU [av. 1786; der. di divorzio con l -ale] divorzistico. divorzianda —• divorziando. divorziando /divor'tsjando/ (di.vor.zian.do) agg., s.m. BU [1957 in Oggi, der. di divorziare con -ando] che, chi e prossimo al divorzio. divorziare /divor'tsjare/ (di.vor.zia.re) v.intr. (io divorzio /di'vortsjo/; avere) AD [1796 (tratta da A. Dardi, La forza delle parole, 1995, che a sua volta trae da E. M. L'Aurora, Giacobini italiani, 1796); der. di divorzio con 1 -are, cfr. fr. divorcer, sec. XIV] 1 ottenere lo scioglimento del proprio matrimonio mediante divorzio: d. dal marito, dalla moglie, hanno divorziato due anni fa 2 estens., dividersi da qcn. ο qcs. a cui si era legati, spec, scherz.: dopo anni di collaborazione, ha divorziato dal giornale. divorziata s.f.—* divorziato. divorziato /divor'tsjato/ (di.vor.zia.to) p.pass., agg., s.m. 1 p.pass. divorziare 2 agg., s.m. CO [1802 nella var. ant. divorzato] che, chi ha ottenuto lo scioglimento del proprio matrimonio mediante divorzio. divorzismo /divor'tsizmo/ (di.vor.zi.smo) s.m. CO [1933; der. di divorzio con -ismo\ movimento d'opinione per l'introduzione del divorzio nella legislazione di uno stato; atteggiamento di chi e favorevole al divorzio. divorzista /divor'tsista/ (di.vor.zi.sta) agg., s.m. e f. CO/TS [1901; der. di divorzio con -ista] 1 agg., s.m. e f. CO che, chi e favorevole al divorzio 2 s.m. TS dir., awocato ο giudice specializzato in cause di divorzio; anche agg. divorzistico /divor'tsistiko/ (di.vor.zi.sti.co) agg. CO [1965; der. di divorzista con -ico] relativo al divorzio, al divorzismo e ai divorzisti.
In dipendenza dal francese divorcer.
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DELI ha il pregio di antidatare divorzista al 1893, V. Cian, Divorzisti e antidivorzisti nel Rinascimento italiano.
2.1 lessici settoriali permettono di antidatare talune forme, recuperabili dall'/wdice della lingua legislativa italiana, elaborato suWInventario lessicale dei 100 maggiori testi di legge dal 1723 al 1973, pubblicato a cura del CNR, Firenze, voll. 4, 19992. Lo spoglio integrale per forma e stato eseguito sull'Archivio dei maggiori testi legislativi (1539-2002): divorzio: 1806, Codice di Napoleone il Grande pel Regno d 'Italia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1806, pp. 635, 73 esempi (art. 227 e tutto il libro I titolo 6 Del divorzio)·, 1806, Codice di procedura civile pel Regno d'ltalia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1806, pp. 312, 5 esempi (art. 174); 1807, Codice di procedura penale pel Regno d'ltalia, s.n. t., pp. 71, 1 es. (art. 180); 1808, Codice di commercio di terra e di mare pel Regno d'ltalia, Milano, dalla Stamperia Reale, 1808, pp. 236, 1 es. (art. 66); 1815, Codice civile universale austriaco pel Regno Lombardo-Veneto, Milano, dalla Cesarea Regia Stamperia, 1815, pp. 378, 1 es. (art. 134); 1815, Regolamento generale del processo civile per gli Stati austriaci in Italia, Venezia, per Gio. Pietro Pinelli Stampatore Imp. Regio, 1815, pp. 220, 1 es. (art. 468); 1882, Codice civile della Repubblica e Cantone del Ticino del 15 Novembre 1882, Bellinzona, Tipografia e Litografia Cantonale, 1901, pp. 199, 6 esempi (art. 53).
divorziata: 1806, Codice di procedura civile pel Regno d'ltalia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1806, pp.312, 1 es. (art. 378); 1882, Codice civile della Repubblica e Cantone del Ticino del 15 Novembre 1882, Bellinzona, Tipografia e Litografia Cantonale, 1901, pp. 199, 1 es. (art. 20).
divorziati: 1806, Codice dei delitti e delle pene pel Regno d'ltalia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1810, pp. 164, 1 es. (art. 248); 1882, Codice civile della Repubblica e Cantone del Ticino del 15 Novembre 1882, Bellinzona, Tipografia e Litografia Cantonale, 1901, pp. 199, 1 es. (art. 89).
Desidero ringraziare vivamente la Dott.ssa Paola Mariani Biagini dell'Istituto per la Documentazione Giuridica di Firenze per le informazioni che la Sua squisita disponibilita ha voluto fornirmi.
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divorziato: 1806, Codice di procedura civile pel Regno d'Italia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1806, pp. 312,1 es. (art. 268); 1810, Codice dei delitti e delle pene pel Regno d'Italia, Milano, dalla Reale Stamperia, 1810, pp. 164, 1 es. (art. 137); 1990, Testo unico delle disposizioni concernenti Vimposta sulle successioni e donazioni (approvato con decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346), in Gazzetta ufflciale delta Repubblica Italiana, 27 novembre 1990, supplemento ordinario al n. 277, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1990, pp. 7-26, 1 es. (art. 21).
2.1.
Archivi selettivi (960-1979) per lemma
2.1.1. Spogli da testi di dottrina giuridica: totale esempi 53 divorzio: 1593, ANGELO da Chivasso (al secolo Antonio Carletti), Deila somma Angelica ... Nuovamente di latino in lingua italiana tradotta dal reverendo frate Girolamo Menghi da Viadana, Venetia, Libraria della Speranza a San Giuliano, 1593 [in fine:] Domenico Nicolini, 1591, pt. I, cc. [10], 258; pt. II, cc. [4], 328, 2 esempi (c. 142r e 200v); 1673, Giambattista DE LUCA, II dottor volgare, overo il compendio di tutta la legge civile, canonica, feudale, e municipale, nelle cose piu ricevute in pratica\ moralizato in lingua italiana per istruzione, e comoditä maggiore di questa provincia, Roma, Giuseppe Corvo, 1673, es. 9 (1. XIV Del matrimonio: pp. 84, 84, 86; 1. XIII pt. I, p. 51; 1. VI Della dote, pp. 110, 118, 223; 1. XV De' giudizi criminali, p. 115; 1. XX De' regali, p. 245); 1739, Antonio BARBARO, Pratica criminale, Venezia, Giuseppe Bortoli, 1739, pp. [4], 282, es. 1, p. 182; 1752, Antonio GANINI, II legista versificante ο vero l'Istituzioni civili tradotti nel verso volgare, Napoli, Benedetto Gessari, 1752, pp. [14],330, [6], es. 1, p. 27; 1772-1773, Antonio ZUANELLI, Concordanza del diritto comune col veneto esposta in IV Libri secondo l 'ordine delle Instituzioni di Giustiniano imperatore, con in fine un 'appendice sopra le regole della ragion civile e canonica, Venezia, Domenico Battifoco, to. I, 1772, pp. XII, 351; to. II, 1773, pp. 310; to. III, 1773, pp. 327, es. 2, to. I, pp. 208 e 227; 1777, Charles Louis de Secondat de MONTESQUIEU, Spirit ο delle leggi con le Note dell 'abate Antonio Genovesi, Napoli, Domenico Terres, s.a., to. I, pp. XVI, 360; to. II, pp. XVI, 319; to. Ill, pp. XIV, 310; to. IV, pp. 366, es. 2, vol. II, p. 112, vol. Ill, p. 100; 1780, Filippo NICOLI, Elementi della giurisprudenza canonica, Bologna, Lelio Dalla Volpe, to. I, 1780, pp. XII, 267, [1]; to. II, s.a., pp. V, 275, [1], es. 1, to. II, p. 46; 1786, Andrea BIANCHINI, II diritto ecclesiastico tratto dalle opere canoniche del Vanespen con aggiunta di materie, e delle pratiche particolari per gli Stati della Serenissima Repubblica di Venezia, Venezia, Baglioni, 1786, to. I, pp. XVI, 286; to. II, pp. XXIV, 414; to. Ill, pt. I, pp. XVI, 296; to. Ill, pt. II, pp. XX, 290. es. 1, to. Ill, p. 241;
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Cornagliotti
1812, C. FABRINI [Carlo FABBRINI?], Dizionario ragionato dei Codici dei delitti, e delle pene e d'istruzione criminate, Lucca, Francesco Bertini, 1812, to. I, pp. 352, [2]; to. II, pp.568, [3], es.l, to. II, p. 417; 1825-1826, Raffaele ALA, Ilforo criminate, Roma, Nicola Lazzari, to. I, pp. 1825, XXX, [2], 196; to. II, 1825, pp. 239; to. Ill, 1825, pp. 183; Roma, Crispino Puccinelli, to. IV, 1826, pp. 258; to. V, 1826, pp. 301; to. VI, 1826, pp. 380; to. VII, 1826, pp. 328; to. VII, 1826, pp. 199, 137. es. 2, to. VII, pp. 55 e 174; 1834, Pasquale LIBERATORE, Dizionario legale contenente la difinizione e la spiegazione dei vocaboli e dei modi di dire usati nell 'antica e nuova legislazione canonica civile penale amministrativa secondo I 'ultimo suo stato nel Regno delle Due Sicilie, Napoli, fratelli Rusconi, 1834, pp. VI, 536, es. 2, p. 155; av. 1838, Francesco FORTI, Libri due delle istituzioni di diritto civile accomodate all'uso del foro. Opera postuma, Firenze, Eugenio e F. Cammelli, 1863 (Prato, tipo FF. Giachetti), vol. I, pp. XXXII, 610, [1]; vol. II, pp. 616. [prima di morire nel 1838, l'autore era riuscito a portare a compimento la stesura di due dei quattro volumi progettati; l'opera fu quindi composta intorno al 1837], es. 8, vol. II, pp. 330, 390 (2 es.), 392, 393, 396 (2 es.) (divorzio coattivo), 398; 1838-1839, Francesco FORAMITI, Enciclopedia legale ovvero lessico ragionato di gius naturale, civile, canonico, mercantile-cambiario-marittimo, feudale, penale, pubblico-interno, e delle genti, Venetia, tipi del Gondoliere, vol. I, 1838, pp. VIII, 647; vol. II, 1838, pp. 658; vol. Ill, 1839, pp. 712; vol. IV, 1839, pp. 894, es. 5: vol. II, pp. 234, 235, 238; vol. Ill, p. 285 (libello di divorzio), vol. IV, p. 369.
Altri esempi posteriori: 1840, 1853, 1855, 1857, 1868, 1869, 1874, 1894, 1897, 1967, ecc. divorziabile: av. 1838, Francesco FORTI, Libri due delle istituzioni di diritto civile accomodate all'uso del foro. Opera postuma, Firenze, Eugenio e F. Cammelli, 1863 (Prato, tipo FF. Giachetti), vol. I, pp. XXXII, 610, [1]; vol. II, pp. 616. [prima di morire nel 1838, l'autore era riuscito a portare a compimento la stesura di due dei quattro volumi progettati; l'opera fu quindi composta intorno al 1837], es. 1, vol. II, p. 399.
divorziare: 1914-1924, Carlo LESSONA, Trattato delle prove in materia civile ... Terza edizione interamente riveduta, Firenze, Eugenio e F. Cammelli di Raffaello Conti (Prato, tipo FF. Giachetti, figlio e C.), vol. I, 1914, pp. X, [2], 883; vol. II, 1915, pp. 719; vol. I l l , 1922, pp. 580; vol. IV, 1916, pp. 793; vol. V, 1924, pp. 410. [La Prefazione alia prima edizione e datata «settembre 1894»; nell'Awertertza alia terza edizione ΓΑ. dice che ha continuato a ritoccare l'opera nella forma e nella sostanza con ritocchi spesso radicali avendo tenuto conto dei progressi della legislazione, della dottrina e della giurisprudenza. Concludendo che «questa terza edizione pertanto, veramente nuova, e la sola che esprime ciö che io attualmente penso»], es. 1, vol. IV, p. 630.
divorziato: 1855-1863, Pasquale Stanislao MANCINI / Giuseppe PISANELLI / Antonio SCIALOJA, Commentario del Codice di Procedura Civile per gli Stati Sardi, Torino, Amministrazione della Societä Editrice, vol. I, Unione tipografico-editrice, pt. I, 1855, pp. 787; pt. II, 1857, pp. 784; vol. II, 1855, pp. 548; vol. Ill, 1861, pp. 372; vol. IV, 1857, pp. 640; vol. V, pt. I,
11 completaggio nel LEI e I 'apportoj delle banche dati cartacee
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1858, pp. 660; pt. II, 1856, pp. 247; Appendici e Indice generale, Unione tipografico-editrice, 1863, pp. 196, es. 1, vol. II: Pasquale Stanislao MANCINI, Del modo di procedere dinanzi a' tribunal! provincial! e dinanzi a quelli di commercio, p. 184; 1868-1874, Carlo Francesco GABBA, Teoria del la retroattivitä delle leggi, Pisa, Nistri, vol. I, 1868, pp. 376, [3]; vol. II, 1869, pp. 464; vol. Ill, 1871, pp. 476; vol. IV, 1874, pp. 573, es. 1, vol. II, p. 189.
2.1.2. Spogli da testi di legislazione ordinaria: totale esempi 22 divorzio: 1809-1810, Bollettino delle leggi e decreti imperiali pubblicati dalla Consulta straordinaria negli Stati Romani, [1809-1810]. Roma, Luigi Perego Salvioni, vol. I-IV, 1809, vol. VVII, 1810. es. 2, vol. I, pp. 101 e 143, es. 1, vol. VII, p. 79; 1814-1841, Collezione di leggi e regolamenti pubblicati dall 'imperiale regio Governo delle provincie venete dall'8 novembre 1813 [al 31 dicembre 1839], Venezia, Francesco Andreola, [1814]-1841, voll. 64, es. 1, vol. I, pt. I, p. 126; 1814-1839, Leggi del gran-ducato della Toscana, [Firenze], Stamperia Granducale, 18141839, tomi 27 in 19 voll., es. 1, to. I, pt. I, p. 13; Altri esempi: 1841 (6 es.), 1861, 1894 (4 es.), 1928. divorziare: 1911, Raccolta delle leggi usuali del Canton Ticino, vol. II, p. 334; 1929, Raccolta ufficiale del Regno d Italia, p. 7242; 1939, Raccolta ufficiale del Regno d'ltalia, p. 7641. divorziato: 1928, Collezione sistematica delle leggi e ordinanze federali, [1890-1947, Svizzera]. Berna, 1950, vol. II, p. 471; 1935, Raccolta ufficiale del Regno d'ltalia, p. 3573.
2.1.3. Spogli da testi di prassi giuridica: totale esempi 10
1665, Marcantonio SAVELLI, Pratica universale, Firenze, Giuseppe Cocchini, Stamperia della Stella, 1665, pp. [1.2], 432, [86], es. 1, p. 414; 1776, Antonio PACINI, II notaio principiante istruito, ο sia breve trattato istruttivo sopra it civile officio del notaio divisoper maggior comodo in otto tomi... Edizione terza romana, Roma, a spese di Domenico Raggi, 1796, to. I, pp. 255; to. II, pp. 304; to. Ill, pp. 240; to. IV, pp. 304; to. V, pp. 264; to. VI, pp. 227; to. VII, pp. 315; to. VIII, pp. 256; [Prima edizione: Perugia, Stamperia Augusta, Pier Gio. [Giovanni] Costantini, 1774-1776, voll. 5.
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Cornagliotti
II tomo VI, diviso in due parti, fu pubblicato postumo nel 1781-1788 e il tomo VII nel 1789. Nell'edizione descritta e spogliata l'opera e stata distribuita in otto tomi e come si dice nella Prefazione: «in ciascuno dei primi sei altro non si contiene, se non che quanto in ognuno di essi fu impresso nella prima edizione», nel settimo e nell'ottavo si trovano alcune giunte coll'Indice generale delle materie], es. 1, to. IV, p. 121; 1808, Angelo TRECCANI CHINELLI, Pratica degti atti notariali contemplati dal Codice Napoleone, Brescia, Bettoni, 1808, pp. XII, 164, [16], es. 3, p. 7; 1810, Formulario notariale per i dipartimenti dell'Impero francese in Italia con awertenze ed osservazioni legali estratte dal Codice Napoleone di procedura civile, e di commercio, dalle disposizioni concernenti il notariato, dalle leggi... dalle decisioni... e dai migliori autori francesi, che hanno trattata la scienza, e I 'arte notariale, Firenze, Stamperia del Giglio, 1810, pt. I, pp. [4], 185; pt. II, pp. 310, es. 2, pt. I, pp. 70 e 71; 1810, Francesco Maria CARCANO, II notajo istruito cogli schiarimenti del regolamento sul notariato e delle leggi analoghe, e colle module degl 'istromenti, testamenti e processi verbali, Milano, Societä Tipografica de' Classici Italiani, [1810], pp. VIII, 405; [Prima edizione: si presume che l'opera sia stata stampata nel 1810 da una nota a p. 390 in cui l'autore dice di aver terminato l'opera nel «corrente 1809»], es. 1, p. 297; 1826-1827, Giovanni CALZA, Dizionario teorico-pratico del notariato ossia elementi della scienza notarile, Torino, Bianco, vol. I, 1826, pp. [14], 570, [1]; vol. II, 1826, pp. [4], 440; vol. Ill, 1827, pp. [4], 332, es. 2, vol. Ill, p. 169.
2.1.4.
Altri dati sarebbero ricavabili dai titoli della bibliografia delle edizioni giuridiche antiche:
1790, CALVI Carlo Antonio, Ricerche sul divorzio fra'
Cristiani.
1792, CALVI Carlo Antonio, Lettera I dell 'abbate NN [Sul divorzio}. 1792, MARTORELLI Luigi junior, Errori correnti sul divorzio confutati da Luigi Martorelli beneficiato della Basilica Vaticana. 1794, Risposta alle osservazioni sull 'interpretazione de' passi di san Matteo sul divorzio spiegata nella dissertazione dell 'indissolubilita del matrimonio provata dai passi vangelici. 1795, COLOMBI Edoardo, II decreto dell 'assemblea Nazionale di Francia sul divorzio confrontato colle leggi naturali, divine, e civili... 1797, Discorso sopra i divorzj veneti.
2.1.5.
C o m e si puo constatare anche da un e s a m e superficiale dell'abbondantis-
sima bibliografia indicata i risultati sono piü c h e soddisfacenti. II termine zio ( c o n la grafia latineggiante divortio),
divor-
che c o n valore forense ha in Β le atte-
stazioni in date 1587, 1721, 1834, 1922, s'arricchisce d'una seconda attestazione per il sec. X V I , nel 1593, e c o l m a lo iato del X V I I secolo. Per quanto riguarda divorziata, della Repubblica
il termine compare nel 1806 nel Codice Italiana
di procedura
dal 1803 al 1806 (periodo napoleonico), divorziati
civile nel
II completaggio nel LEI e l 'apporto delle bartche dati cartacee
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1810 nel Codice penale del Regno d'Italia, completando cosi la ricerca effettuata dal GDIU nella Raccolta dei bollettini delle leggi della Repubblica Italiana (1802-1804) di Bernardoni. Inoltre compare un derivato nuovo, divorziabile3, in data 1838 e di uso comune nell'attuale linguaggio dei legulei. In ciö che concerne gli antinomi ο i composti DISC presenta antidivorzismo 1970 e antidivorzista 1903; giä in DM la stessa data per il secondo e il XX sec. per il primo. Inoltre GDIU aggiunge antidivorzistico del XX sec. e DELI, come gli altri, correggono la data 1955 di divorzismo in 1933 nello stesso autore (Soffici). Ε ormai apparso chiaro che DM, GDIU, talora DISC, optino spesso per l'indicazione del secolo piuttosto che per la data di immissione in un lessico posteriore agli anni '60.
3. Per quanto concerne il secondo assunto, e cioe l'utilita dei CD, e owio che sul principio dell'uso non si puö che essere favorevoli: a parte il risparmio di spazio, la loro consultazione risulta veloce non meno di quella effettuata su materiale cartaceo, per alcuni anche maggiore, soprattutto se c'e la possibility di trasferire il dato testuale. Per una valutazione ai soli fini del LEI, quindi principalmente lessicali, mi sembra di poter affermare che il piü ricco tra i dizionari in CD al momento risulti il GDIU, che permette con i comandi composti e polirematiche di accedere a voci che soltanto il DIR, organizzato per famiglie ma con molte lacune e il DELI, con la precisione delle date che giä e stata sottolineata ma con alcune carenze, specie di voci desuete, potevano fornire.
3.1. Se esaminiamo, per es., due voci dal Β e dal GDIU si poträ evidenziare il rispettivo contributo. Vediamo l'entrata carta. L'apporto di GDIU e indispensabile qualora si cerchino i composti che risultano: cartafeltro, cartagloria, cartalana, cartamodello, carta-pietra, cartasuga, cartevalori, cartavolta, fermacarte, ferrocarta, gettacarte, graffiacarte, grattacarte, imbrattacarte, imbrogliacarte, impiastracarte, lira-carta, mangiacarte, ortofotocarta, passacarte, poggiacarte, poggiacarta, portacarte, portacarta, posacarte, posacarta, pressacarte, schiccheracarte, sciupacarta, sciupacarte, scombiccheracarta, segnacarte, senzacarte, serracarte, sfogliacarte, smistacarte, spostacarte, tagliacarte, telecarta. Naturalmente ciö non significa che gli altri composti manchino nel B, ma e owio che il recupero nel GDIU e estremamente piü veloce.
Che non viene impiegato in riferimento a persone come e stato obiettato durante il colloquio ma, come appare o w i o , usato come attributo dei beni mobili e immobili dei coniugi che stanno divorziando e che sono anch'essi materia di separazione.
136
Anna Cornagliotti
Β registra a seguito del lemma principale i seguenti composti: cartagloria, cartamoneta, cartapecora, cartapesta, cartastraccia, cartasuga, cartavelina, cartavolta. Passando ai derivati GDIU riporta in piü rispetto a Β cartaia2, cartaria, cartaro, cartavetrare, cartavetrata, -o, carteggiatura, cartellare2, cartellinare, cartellinato, cartellinatura, cartellonistico, cartificio, cartodiagramma, cartoffia, cartograficamente, cärtola, cartolinaio, -a, cartolinesco, cartonaia, cartonara, cartonare, cartonaro, cartonatura, cartonfeltro, cartongesso, cartoniera, cartonificio, cartonista, cartoon, cartoonist, cartoonistico, cartulatura mentre Β offre in piü, rispetto a GDIU carteggiante, cartellame, cartellante, cartolaccio, cartoncello, che son stati considerati obsoleti. Un risparmio ulteriore di tempo si ha con i controlli incrociati, vale a dire ogni voce proposta nel GDIU permette per ciascuna voce di completare la ricerca, cercando sotto composti, derivati e polirematiche.
3.2. Credo che ormai risulti evidente che i dizionari menzionati devono essere esaminati tutti: il DELI (seconda edizione) e quello a mio parere che fornisce le datazioni piü attendibili, come risulta proprio dal penultimo lemma; tuttavia esso non offre le voci dell'intera famiglia che devono essere ricuperate principalmente da Β e da GDIU, passando per i dizionari intermedi da una parte e risalendo a dizionari settoriali dall'altra parte.
4. Risulta altresi lampante che, essendo linguisti-filologi-glottologi-letterati, siamo indotti per deformitä professionale a favorire i lemmi dei nostri settori, trascurando altri domini semantici, per es. forense, medico, chimico, farmaceutico, architettonico, e via dicendo. Perche immettere con precisione maniacale, piü ο meno relativa, per esempio la terminologia della falconeria, quando si tratta di uno sport non piü praticato, e non introdurre invece le voci relative agli sport odierni? Ε qui segnalo una terminologia a me cara per tradizione familiare, per non citare che un campo, ossia quello relativo alia montagna, sia di esercizio estivo che invernale, che ha oramai raggiunto un livello di diffusione assolutamente internazionale. Oppure quante discipline che da anni fanno parte dei giochi olimpici si trovano rappresentate nel LEI? Mi sono spesso domandata se persone di livello culturale pari al nostro (il mondo degli studenti costituisce ancora un altro grosso problema per la difficolta di consultazione del Lessico), l'oculista, il notaio, il vicino di casa che e ingegnere aeronautico, il vecchio amico che non esercita piü la professione dell'architetto ma per passione e guida artistica, si possano ritrovare nel LEI 0 non si sentano invece totalmente separati appunto da quel muro formato dalle nostre, in fondo miopi, competenze. Le domande che pongo allora, in modo un po' provocatorio, sono le seguenti: che cosa vuole essere il LEI oggi e per il futuro? Che cosa deve privilegiare?
II completaggio nel LEI e l'apporto delle banche dati cartacee
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Un completaggio approssimativo ma celere, suscettibile perö di mille appunti nelle recensioni con la conseguenza di gettare sul LEI un'ombra di faciloneria, oppure un completaggio portato per quanto possibile - tutto e relativo - al massimo rigore nella definizione temporale delle attestazioni, con l'intuibile inconveniente di allungare i tempi d'elaborazione degli articoli? Una misura intermedia a me non pare accettabile. Ο si continua come si e fatto sinora, rinunciando percio a priori ai lessici settoriali e agli scavi in profondita, ο si decide di affidare a collaboratori esperti in uno ο piü campi semantici la corretta indicazione delle date e l'inserimento di tutte le voci che sono agevolmente reperibili in un determinato tempo. Questa seconda ipotesi comporterebbe, a mio parere, la creazione di una equipe di specialisti (per la cronaca per lo Zingarelli 2003 sono circa una quarantina). La prima obiezione di Max Pfister sarä certamente: sono troppi, prima che ognuno abbia compiuto la sua parte l'articolo invecchia, si aggiungono nuove voci, bisogna sottomettere nuovamente il dattiloscritto agli specialisti, i tempi di pubblicazioni si dilatano, ecc. Obiezioni perfettamente vere, ma se non c'e un'equipe di specialisti nel LEI in quale altro dizionario di portata media, di tipo scolastico per esempio, avrebbe senso? Una soluzione potrebbe essere quella di avere a Saarbrücken stessa gli esperti, dotando pero l'officina del LEI degli strumenti necessari, altro problema al momento insormontabile per motivi finanziari. Ε indubbio che il creatore del LEI si e trovato di fronte a problemi imprevedibili e impensabili negli anni in cui formulö il suo progetto: essi forse richiedono oggi una riflessione e una messa a punto, le quali, senza intaccare la struttura che deve rimanere la stessa per motivi che sono troppo o w i per esporli, porti a indirizzare in modo ottimale il lavoro di stesura. Per concludere, su questo punto io non ho ricette, ho presentato delle problematiche su cui rifletto da anni, la cui soluzione ideale mi sfugge e che non saprei come risolvere. Una non troppo lontana riflessione collegiale sarebbe opportuna.
III. Nuovi media e filologia editoriale
Günter Holtus (Göttingen)
Nuovi media e filologia editoriale
Gli organizzatori del colloquio Nuovi media e lessicografia storica in occasione del settantesimo compleanno dell'amico Max Pfister mi hanno pregato di offrirvi alcune considerazioni sul tema Nuovi media e filologia editoriale. Colgo l'occasione per parlarvi di due aspetti della tematica, da una parte il tentativo recente di un inventario sistematico dei primi documenti in lingua romanza, dall'altra il dibattito attuale su certi problemi editoriali di questi primi testi romanzi. In occasione della tavola rotonda di linguistica storica all'Universitä Ca' Foscari di Venezia nel 1998, ho presentato alcuni risultati dell'Unitä di Ricerche Interdisciplinari dell'Universitä di Friburgo (in Brisgovia) e del loro progetto «II passaggio alia scrittura delle lingue romanze» che ha per oggetto un'analisi dei fenomeni di transizione e delle tensioni fra l'orale e lo scritto (Holtus 2000). «L'inventario sistematico dei primi documenti di lingue romanze» mira a permettere un'analisi della nascita delle culture scritte in lingua volgare. Si tratta «di cercare di rispondere alle domande seguenti: Quali sono i gruppi sociali che hanno partecipato alia produzione e alia diffusione di questi documenti? In quali tradizioni di testi (latini ο altri) si inseriscono i primi documenti romanzi? In che misura la ripartizione di tradizioni testuali vernacolari lascia intravedere una successione caratteristica di ambiti nei quali la lingua volgare fa la sua apparizione?»1. La costruzione di una classificazione per tradizioni di testi ο per generi ha come scopo quello di «ricostruire le situazioni comunicative nelle quali i testi sono stati utilizzati, raggruppando allora sotto una stessa etichetta tutti i testi che erano destinati alio stesso tipo di situazione comunicativa»2. Si tratta di ricollocare i documenti nelle loro situazioni comunicative concrete (cfr. anche Frank / Hartmann 1997, 66). La presentazione di tradizioni di testi che si trova ηeWInventario comprende nove gruppi (di cui alcuni suddivisi ulteriormente):
«Queis sont les groupes sociaux qui ont participe ä la production et ä la diffusion de ces documents? Dans quelles traditions de textes (latines ou autres) s'inserent les premiers documents romans? La repartition des traditions de textes vernaculaires laisse-t-elle entrevoir une succession caracteristique des domaines dans lesquels la langue vulgaire fait son entree?» (Frank / Hartmann 1997, 9). «[...] reconstituer les situations communicatives dans lesquelles les textes ont ete utilises, regroupant alors sous une meme etiquette tous les textes qui etaient destines au meme type de situation communicative» (ib., 61).
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Günter Holtus
1. Espressioni metalinguistiche, esplicative e commemorative 2. Letteratura di carattere religioso 3. Letteratura istruttiva e scientifica 4. Poesia profana 5. Storiografia 6. Legislazione 7. Documenti 8. Lettere 9. Documenti amministrativi.
I dati delV Inventario forniscono una prima base per studiare come si suddividono i primi documenti fra le diverse lingue romanze e le loro regioni di insediamento, per spiegare la loro apparizione nelle tradizioni di testi diversi. Ulnventario comprende 2.548 documenti redatti in lingua vernacolare fino al 1250, dei quali esiste un manoscritto fino a quell'anno 1250 (ad eccezione di quelli redatti in lingua occitanica dei quali e stato ritenuto solamente un centinaio). Questi documenti si suddividono in nove lingue romanze e regioni linguistiche. Di questa epoca, non esiste nessun documento trasmesso dal rumeno ο dal dalmatico. Piü della metä dei documenti de\V Inventario, dunque dei documenti redatti prima del 1250, provengono dalla Galloromania (quasi il 47 % dal nord, il 9 % dal sud della Francia). Anche lo spagnolo e ben rappresentato mentre sotto l'aspetto quantitativo, sorprendentemente, l'italiano non gioca che un ruolo marginale (superato perfino dal catalano). Per quanto riguarda i documenti trasmessi fino a questa data, il sardo, il portoghese e il retoromanzo non giocano quasi alcun ruolo. L'apparizione del primo documento in ognuna delle diverse lingue della Romania si estende per un periodo di piü di 400 anni (il rumeno e il dalmatico non vengono presi in considerazione). Questo vuol dire che, per ogni regione linguistica della Romania, differenti circostanze storico-culturali hanno motivato il passaggio dal latino alle lingue romanze. All'inizio dell'evoluzione, esistono solamente le tre 'grandi' lingue, l'italiano, il francese e lo spagnolo, seguite dalla lingua occitanica, dal catalano e dal sardo. Fra i documenti de\Y Inventario redatti fino al 1250 troviamo soltanto alia fine il retoromanzo e il portoghese (incluso il gallego). II merito dell'Inventario e indubbiamente quello di offrire una prima base per analizzare l'apparizione e la ripartizione dei documenti piü antichi redatti in una delle lingue vernacolari della Romania; per quanto riguarda le cause responsabili del regresso del latino nelle differenti regioni linguistiche, e auspicabile che, partendo da questa base, siano effettuate delle ricerche piü dettagliate. I fondatori del progetto di ricerca hanno l'intenzione di creare una banca dati virtuale per l'attualizzazione e la digitalizzazione dei dati dell 'Inventario. Lo scopo di questa impresa e quello di organizzare un centro internazionale per le ricerche riguardanti i processi di testualizzazione, normalizzazione e standardizzazione nella Romania medievale. Arrivo al secondo aspetto della mia piccola conferenza introduttiva, cioe i problemi di edizione di testi medievali. Mi permetto di sottoporre alla vostra critica la sintesi di alcune riflessioni che ho presentato in occasione del XXIII
Nuovi media e filologia editoriale
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Congresso internazionale di linguistica e filologia romanze che si e tenuto a Salamanca, in Spagna, nel settembre del 2001 (cfr. Holtus / Overbeck / Völker 2003). Partendo da un'edizione e da un'analisi di un corpus di documenti medieval! del Duecento provenienti dalla Francia Orientale, ci siamo posti la domanda generale: che cosa puö farci sapere un testo medievale? Allora, abbiamo constatato che la risposta dipendeva soprattutto da due circostanze: 1) dalla qualitä e dalla quantitä delle informazioni che l'editore del testo ci trasmette attraverso il processo editoriale, e 2) dagli aspetti dei quali tengono conto i ricercatori che lavorano con i testi editi. La nostra conferenza mirava a dare al pubblico un bilancio di questo progetto su tre livelli: 1) Sviluppare le domande che ci siamo posti a proposito dei nostri testi e anche le risposte che - dopo aver sintetizzato gli aspetti abitualmente presi in considerazione dalla scriptologia, dalla dialettologia, dalla sociolinguistica e dalla linguistica tradizionale - vi abbiamo apportato. 2) Esporre a partire da tali riflessioni e alia luce della discussione sulla New Philology quali sono stati i nostri criteri di edizione. 3) Presentare i risultati concreti che i nostri lavori hanno fornito e che non si limitano al francese antico dell'est della Francia, ma riguardano la storia del francese antico in generale. Nelle nostre ricerche svolte abbiamo tenuto conto dei seguenti principi: 1) Un testo edito deve fornire tutte le informazioni necessarie alle ricerche previste; al testo pubblicato si devono aggiungere i risultati delle ricerche riguardanti lo sfondo storico, i moduli, le formulazioni e i contenuti dei documenti, gli scriventi, gli scrittori, le tradizioni di scrittura, la paleografia ecc. 2) Per arrivare a risultati di questo genere, diventa obbligatorio pubblicare i documenti in una forma autentica, senza alcuna influenza della normalizzazione moderna. 3) L'editore di un documento medievale deve rispettare le esigenze del filologo che si propone di fare un'analisi minuziosa dei tratti linguistici del testo, dalla grafia ai livelli piü generali della linguistica testuale, della pragmatica e della linguistica variazionale. Per l'analisi di un documento, e necessario sottolineare l'importanza del processo di produzione del testo. Ε fondamentale conoscere piü approfonditamente la situazione storica e sociale nella quale e venuto alia luce il documento, che non e solamente un testo scritto da citarsi in un'antologia, ma in primo luogo un atto comunicativo nel senso pragmalinguistico della parola, cioe un testo che, nel nostro caso, e stato realizzato in una situazione particolare di lingue a contatto (il latino, il francese e il tedesco). Per arrivare a questo genere di ricerche conviene pubblicare il testo con la massima prudenza possibile, rispettando non solamente tutti i dettagli che vi si trovano, ma anche i fattori
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Günter Holtus
esterni che, eventualmente, possono essere ricostruiti alio scopo di conoscere meglio il contesto nel quale il testo e nato. Ε possibile sintetizzare queste riflessioni nei tre fondamenti che hanno costituito la base dei nostri lavori: 1) una trascrizione dei documenti riproducente le varianti in maniera piü autentica possibile, e disponibile in versione elettronica, il che ci ha permesso di verificare non solamente l'esistenza, ma anche l'importanza delle varianti linguistiche; 2) l'investigazione del contesto storico e pragmatico nel quale e per il quale i documenti sono stati prodotti; 3) l'applicazione del 'ventaglio' variazionale e diasistematico, fino ad allora riservato ai lavori sulle lingue contemporanee, all'analisi dei documenti storici della lingua francese. Questo aspetto e stato favorito dall'utilizzo di un programma efficiente con il cui aiuto abbiamo potuto eseguire delle statistiche plurivariazionali. Siamo ben coscienti che un tale approccio esige molto tempo, precisione e cooperazione interdisciplinare.
BIBLIOGRAFIA
Frank, B. / Hartmann, J. (edd.) (con la collaborazione di H. Kürschner), Inventaire systematique des premiers documents des langues romanes, Tübingen, Narr, 1997. Holtus, G., Remarques statistiques ä propos des documents Italiens dans l"Inventaire systematique des premiers documents des langues romanes', in: J. Herman / A. Marinetti (edd.) (con la collaborazione di L. Mondin), La preistoria dell'italiano. Atti della Tavola Rotonda di Linguistica Storica. Universita Ca' Foscari di Venezia, 11-13 giugno 1998, Tübingen, Niemeyer, 2000, 137-150. Holtus, G. / Overbeck, A. / Völker, H., Ce qu 'un texte medieval peut nous faire savoir. Edition et analyse d'un corpus de chartes luxembourgeoises, in: F. Sanchez Miret (ed.), Actos del XXIII Congreso Internacional de Linguistica y Filologia Romänica, Salamanca 24-30 septiembre 2001, Tübingen, Niemeyer, 2003, vol. 4, 111-122.
Fabio Marri (Bologna)
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1. Nuovi media apparvero decisamente sulla ribalta degli studi letterari italiani col convegno Lessicografia, Filologia e Critica (Catania e Siracusa, 26-28 aprile 1985; per gli atti si veda Sävoca 1986): incontro legato in prima persona al ricordo di Paolo Zolli, la cui relazione sul problema della postdatazione rimane forse l'ultimo grande intervento filologico-linguistico dell'era pre-informatica (Zolli 1986, 151-175, e Cortelazzo / Zolli 1989, 29-54). L'ideazione e organizzazione del convegno fu del docente di Letteratura italiana Giuseppe Sävoca, che allora, dopo l'edizione delle concordanze di Guido Gozzano, 1984, stava per lanciare la sua serie di Strumenti di Lessicografia Letteraria Italiana dedicata alia concordanza dei massimi poeti dell'Otto e soprattutto del Novecento (da Montale, Corazzini e Cardarelli nel 1987, fino a Dino Campana nel 1999, a Rebora nel 2001); e nella relazione introduttiva (poi ristampata nella raccolta di saggi Lessicografia letteraria e metodo concordartziale\ Sävoca 2000, 11-21) pianificava una feconda «interazione uomo-macchina», ovvero «dialogo uomo-computer» tale da evitare la produzione, da parte del computer, di «una immensa mole di materiale che poträ restare per cento anni inutilizzato, fino a quando non finirä direttamente nella spazzatura» (p. 15 della ried. 2000, in sintonia coi saggi avvertimenti di metodo che oggi ci vengono da Max Pfister). Altre voci, le piü avanzate nell'Italia letteraria ma informaticamente primitiva di allora, furono Roberto Busa (che parlö sullo stesso tema di cui si parla in questa sede: Informatica e nuova filologia: Sävoca 1986, 17-25), e il suo allievo Antonio Zampolli di Pisa, che introdusse il Dizionario di Macchina dell 'Italiano: questa comunicazione non apparve negli Atti, ma in chi ascoltava resto il punto fatto su quanto si stava realizzando e ci si preparava a fare, quando da noi non esistevano Windows, internet, i CD-ROM ecc. Erano presenti ancora Tito Orlandi, che si occupo di Problemi di codifica e di trattamento informatico in campo filologico (partendo da un colloquio di Parigi 1978 su La pratique des ordinateurs dans la critique des textes: Sävoca 1986, 69-81), e un altro dei mostri sacri del tempo, Charles Muller di Strasburgo (Lexicologie, statistique lexicale et critique litteraire: ivi, 27-34); si mostrarono le concordanze di Gozzano e quelle di un capitolo dei Promessi sposi (per quella stagione, una novitä). Insomma, il meglio dell'epoca, e stimolo a coltivare questo nuovo campo: anche per chi scrive, che Ii si convinse ad acquistare il suo primo personal computer. Di li a qualche anno, la messa a punto di contenitori capienti come i CDROM e l'elaborazione di raffinati programmi di ricerca testuale permise la nascita della LIZ (1993, ora 42001) che segno una svolta, un punto di non ritorno: come ha detto Pino Coluccia concludendo il suo intervento in questo convegno,
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emerge ormai «l'opportunitä scientifica di dichiarare ufficialmente superate dai nuovi media le concordanze di tipo cartaceo [...]. Sotto il profilo squisitamente informatico, LIZ ha creato uno standard. Non par casuale, a questo proposito, che del medesimo supporto DBT si awalgano due imprese piü recenti» (I'Archivio della Tradizione Lirica di A. Quondam e la Biblioteca Italiana Telematica del CIBIT, di cui si parlerä anche qui sotto). Una nuova occasione congressuale si presentö (parlando sempre da un'angolatura personale) nell'ottobre 1995, quando il trattamento informatico dei dati era ormai prassi normale per ogni settore scientifico, in una terra che spero sia rimasta cara all'organizzatore di questo convegno, Wolfgang Schweickard: Jena, dove due agguerriti giovani, M.-D. Gleßgen e F. Lebsanft, promossero un Kolloquium sul tema Alte und neue Philologie (atti usciti due anni dopo: Gleßgen / Lebsanft 1997). Non l'informatica ma i metodi filologici erano in discussione, eppure tra gli interventi al colloquio ricorderei almeno La 'New Philology' nellaprospettiva italiana di Alberto Värvaro (pp. 35-42 degli Atti), che mise in guardia dall'adozione acritica di sistemi improntati alia sola novitä tecnologica, utili insomma a noi filologi «come il lifting alle signore di una certa etä, per rimetterci sul mercato culturale in concorrenza con discipline piü giovani ed attraenti» (p. 38); e manifesto il timore «che questa specie di Selbstbedienung del testo dallo schermo del computer [...] finisca per dar luogo al trionfo deH'incompetenza ed alia creazione, sia pur effimera, di innumerevoli falsi. La creazione di banche dati testuali [...] creerä nuove vulgate informatiche e farä dimenticare i manoscritti, le stampe e le varianti [...]. Ogni eventuale selezione ο errore si perpetuerä a lungo» (ivi, 41-2). Sotto dirö di alcuni siti che esibiscono, spesso senza controllo, testi di letteratura italiana; ora, per colorire con un aneddoto, cito la riedizione cartacea, ma fatta con lo scanner, di un romanzo novecentesco italiano sulle cui correzioni d'autore avevo invano affaticato gli occhi: Zebio Cotal di Guido Cavani (1961), nell'edizione di Firenze, Giunti, 1996 reca «le montagne che parevano fatte di ciclo» (anziehe di cielo). Tornando a Gleßgen / Lebsanft 1997, segnalo il saggio di Richard Straub Gedruckt oder elektronisch? Zu neuen Formen von Textausgaben (227-235), che auspieava una sinergia, una «Kombination von Buch und elektronischem Speichermedium», che potrebbe ad esempio permettere edizioni cartacee piü snelle (senza apparato), accompagnate da un CD-ROM ο dischetto in funzione di ipertesto (231).
2. Arriviamo esattamente a cinque anni fa, al precedente Colloquio di Saarbrücken, nel quale un intervento di Coluccia su come migliorare il LEI scandiva, al termine di ogni paragrafo, la parola «LIZ»; indieazione condivisa da Pfister, che nella sua sintesi inviata come circolare ai collaboratori il 13-5-1997 prescriveva (riprendo dal § 5): «L'apparizione del compact LIZ (Letteratura Italiana Zanichelli) impone che i redattori del LEI tengano conto di questo strumento [...] fin dalle fasi di completaggio (unitamente a Β, TB, Crusca ecc.). Si invitano pertan-
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to i redattori a procurarsi e ad usare LIZ». Ed eccoci ora qui a tentare di mantenere il controllo dei dati che sempre piü tumultuosamente l'informatica, e soprattutto internet, ci propongono (le notizie, i testi, ecc. in rete amplificano il fenomeno negativo cui abbiamo assistito presso i nostri studenti con l'avvento delle fotocopie: la possibilitä di fotocopiare in breve pagine e libri interi ha tolto alio studente la voglia e la capacitä di leggere, copiare a mano, riassumere, schedare. Che ce ne facciamo per esempio, a fini lessicografici, delle collezioni intere di giornali?).
2.1. Cercando di non cadere nemmeno io nel dubbio gusto dell'accumulo di materiale, sono tuttavia tentato di dar notizia di iniziative recenti che al mio soggettivo parere sembrano avere piü carte da giocare: altri, cominciando dal nostra festeggiato, hanno detto delle grandi realizzazioni concernenti l'italianistica (appunto la LIZ, il TLIO ecc., cui da oggi Antonio Lupis ufficialmente aggiunge ItaCa)\ qui vorrei accennare ad alcuni strumenti di lavoro che appaiono ο aspirano ad essere 'piü' necessari per chi negli Ultimi anni e stato quasi recluso, come me, nel mondo della filologia settecentesca, e in subordine della bibliografia, solo un po' anche della lessicografia. Per il Settecento c'e piuttosto poco nelle grandi banche dati ο nei siti 'generalisti' piü ricchi, tra cui e doveroso dare la precedenza all'Opera del Vocabolario Italiano, che sta curando l'informatizzazione (piü esattamente: la conversione dai vecchi nastri magnetici) anche di testi posteriori a quel 1375 che segna il limite per il TLIO. Se per informazioni 'dal di dentro' rimando semplicemente alia relazione di Pietro Beltrami, come utente 'esterno' ho saggiato in due periodi distinti (febbraio-aprile 2002, gennaio-febbraio 2003) la disponibilitä in linea dei materiali desiderati (inizialmente consultabili solo presso l'Opera del Vocabolario stessa): la bibliografia di questa 'seconda serie' pubblicata nel 2002 contava poco meno di 200 opere di cui era «in corso la riconversione» (molto Alberti, molto Alfieri, molto Bruno, cinque commedie di Goldoni, moltissimo Vico - che pare essere il settecentista meglio curato - , ma nemmeno un rigo di Lodovico Antonio Muratori). Era detta «in fase di allestimento» la base di dati, analoga a quella giä operante per i testi antichi, e trattabile col software dal curioso acronimo di GATTO (ottenibile anche via web e in CD-ROM, gratis per chi non abbia fini di lucro). Nel 2003, all'indirizzo www.ovi.cnr.it (oppure www.csovi.fi.cnr.it), la sottopagina /modbiblista.htm offre 73 «Testi post 1375 presenti nella banca dati» (cioe, suppongo, giä consultabili telematicamente): I'area settecentesca, scomparso Vico, pare occupata dal solo Alfieri. Formulando i migliori auspici (piü che mai d'attualitä, dato il commissariamento del CNR deciso a fine gennaio 2003), segnalo che i progetti delFOVI (TLIO, ItalNet, Italant e il corpus post 1375) sono stati compresi in BIBLOS, Biblioteca Umanistica Virtuale degli Organi di Ricerca del CNR, risultando dunque raggiungibili anche da http://www.biblos.cnr.it. Ci si propone (stando alia descrizione ufficiale) «la costituzione di un sito telematico interno al sito internet del CNR», che raggruppi, fra l'altro, «i testi in lingua naturale e i dati lin-
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guistici disponibili in formato elettronico», incentivando «la familiaritä [...] con il concetto di 'digital library'» e implementando «collegamenti telematici dal sito alle basi di dati di interesse del settore». (Si veda ora l'Appendice 2004.)
3. Cio posto, ho proseguito l'indagine con l'aiuto del mio collaboratore bolognese dott. Marco Serra; e, tanto per continuare a 'giocare in casa', ho trovato molto utile il ricorso a un nuovissimo «portale di letteratura», nato nel marzo 2002 dal Dipartimento di Italianistica dell'Universitä di Bologna: www.griseldaonline.it. Una imponente sezione e dedicata aWInformatica umanistica, con rimandi (che mi sembrano piü ricchi che in altre locazioni) a siti web e ad archivi testuali (/risorse_on_line/index_informatica.htm), ma non solo: dei principali siti contenenti testi si danno le «Schede di valutazione», che ad esempio informano su presenza e utilizzabilitä di un motore di ricerca testuale. Una prima sezione e quella delle monografie ipertestuali, dedicate cioe a un solo autore: tranne pochi interessi rinascimentali (ma, ad esempio, il lavoro su Tasso pare fermo da tempo a uno stadio embrionale), risulta abbastanza evidente uno schiacciamento verso i due poli del Trecento (con le tre corone) e della contemporaneity (Montale, Ungaretti, Sciascia). In quest'ultimo settore, puo incuriosire anche il linguista il sito www.pasolini.net, non solo per la messa in linea delle Pagine corsare (come gli articoli pubblicati sul Corriere della sera nel 1972-75), ma soprattutto per l'ampia sezione dedicata all'assassinio dell'autore ed alle sue risultanze processuali. In particolare, gli interrogatori del reo confesso Giuseppe Pelosi offrono una curiosa commistione tra italiano parlato e la sua trascrizione nella 'antilingua' burocratica satireggiata da Calvino: si veda ad esempio un brano dall'interrogatorio del 5-11-1975 (nella sottopagina /processi_pelosi_altriinterrogatori.htm), dove le virgolette racchiudono - si presume le testuali parole del «ragazzo di vita». A questo punto l'uomo mi slacciava i pantaloni tirandomi fuori i genitali e mettendosi in bocca il mio pene facendomi un 'pompino' per poco tempo. Io perö 'non me ne sono venut o \ Quindi [...] mi sono diretto verso la rete seguito dall'uomo che improvvisamente mi poneva le mani sul didietro. Preciso perö che prima di mettermi le mani sul didietro l'uomo e venuto addosso a me accostandomisi tutto col bacino e ponendo la sua verga sul mio didietro. Io lo ho scansato, e fu a questo punto che lui mi ha messo le mani sul didietro. Ancora una volta gli ho tolto le sue mani dal mio culo. Allora l'uomo, chinandosi per terra, ha raccolto un paletto ponendolo contro il mio sedere.
3.1. Passiamo piuttosto agli archivi testuali, che radunano insiemi eterogenei di scritti. Occorre dire che abbastanza spesso la condizione di accessibility e aggiornamento dei singoli siti e variata nell'ultimo anno, e continua a variare (spesso, purtroppo, in peggio) da un mese all'altro: per la qual causa, il ritratto fornito in queste pagine risulterä verosimilmente superato dagli eventi quando sara stampato (effetto delle 'poche certezze' di cui a titolo).
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Attraversa per esempio una fase di transizione l'eccellente Progetto Duecento di Francesco Bonomi (www.silab.it/frox/200), raggiungibile anche attraverso Culturitalia, «il server dedicato alia cultura italiana»1 dall'universita di Innsbruck (http://culturitalia.uibk.ac.at/duecento). Bonomi dichiara «quasi 200 autori e 2400 opere» dalle origini a Dante («probabilmente il piü grande archivio del genere, e comunque l'unico disponibile in rete»), debitamente muniti di motore di ricerca lessicale che indirizza verso i testi ο un «dizionario dei termini (l'elenco di tutte le parole del Duecento)». Ma ciö che funzionava egregiamente nel 2002, nei primi mesi del 2003 risulta «temporaneamente disattivato» per «lavori in corso» (cambio di server): dovrebbe esistere una versione offline dell'archivio su dischetti2. Contengono opere e relative concordanze i materiali messi in linea da\VArchivio Italiano IntraText (www.intratext.com/aii) che «nasce dalla sinergia tra la tecnologia Eulogos e il patrimonio editoriale Lexis» (su cui sotto): dalla schermata specifica italiana ne appaiono 13, alcune piuttosto brevi (Belfagor di Machiavelli, i Colloqui di Gozzano), altre piü massicce (Furioso e Liberata, un romanzo a testa per De Amicis, Fogazzaro e Tozzi). Di settecentesco vedo per ora solo Dei delitti e delle pene di Beccaria (giä nella LIZ, e un po' ovunque). Ma IntraText e una libreria digitale plurilingue che riserva sorprese positive a chi entra nel catalogo dalla homepage e poi seleziona la lingua italiana. Se nel 2002 erano dichiarati «piü di 950 testi di letteratura, religione, filosofia e linguistica» (comprese perö traduzioni moderne di libri religiosi), ora i testi sono saliti a 1661 (ancora con prevalenza dell'area religiosa), raggiungibili per titolo ο per autore. Continua a mancare Muratori, ma nell'altra sezione Opera omnia scopro tutto S. Alfonso de' Liguori, un settecentista (1696-1787) che ha scritto di svariatissimi argomenti, compresa la didattica dell'italiano: ecco appunto Alcuni brevi awertimenti per la lingua toscana, del 1746, e convenientemente 'ipertestualizzati', cioe dotati (come tutte le altre opere disponibili in questo sito) di strumenti di ricerca, concordanze, glossario ecc. Piü ampia e sistematica, nel campo di ciö che tradizionalmente si intende come letteratura italiana, e l'opera del CRILet, Centro Ricerche Informatica e Letteratura, fondato aH'interno del Dipartimento di Studi Filologici Linguistici e Letterari della Sapienza di Roma da Giuseppe Gigliozzi (scomparso nel novembre 2001). Col 2003, il precedente indirizzo (http://rmcisadu.let.uniromal.it/ crilet) risulta cambiato nel piü semplice http://crilet.scu.uniromal.it. Ci interessa in particolare la sezione TIL, Testi Italiani in Linea, suddivisa in quattro collezioni: «Canone della letteratura italiana», dove i testi sono accom-
A cura di Lois Harrasser e Giuliano Merz. Da qui si accede, per esempio, ai siti dell'Accademia della Crusca, della Societä di Linguistica Italiana, della rivista Italienisch, ed a Morfemix. Dizionario di morfemi (e oltre) elaborate dallo stesso Merz. L'indicazione dei dischetti, che mancava nella pagina d'ingresso del sito in una visita compiuta il 21 gennaio 2003, era invece presente in un successivo contatto del 29 gennaio, quando si poteva accedere almeno agli indici dell'antologia. II sito non risultava consultabile ancora il 27 febbraio, ma una comunicazione del curatore Bonomi mi ha assicurato un imminente ripristino (in effetti awenuto).
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pagnati da note biografiche e critiche (nel febbraio 2003 sono 19 gli autori presenti - in genere con un'opera sola - , tra i quali Dante, Boccaccio, Poliziano, Machiavelli, Ariosto, Tasso, Leopardi, Belli, Verga, Tozzi, Svevo; un pezzo unico direi che sia il Quaresimale del predicatore leccese quattrocentesco Roberto Caracciolo, mentre tra i settecentisti annoveriamo La clemenza di Tito di Metastasio e il Saul di Alfieri). Le tre altre collezioni sono denominate Scaffali, e provengono direttamente dallo stesso CRILet (che ha messo a punto edizioni particolari, come la prima stampa in volume di Pinocchio ο «II manoscritto del Fu Mattia Pascal»), dall'editore Einaudi (di cui segnalo Ylfigenia in Tauris del settecentista bolognese, amico di Muratori, Pier Iacopo Martello) e da Liber Liber, ovvero dall'archivio del Progetto Manuzio, di cui dirö oltre. Ε possibile la ricerca per singole parole sui testi di ognuna delle collezioni (codificati secondo la procedura SGML, Standard Generalized Markup Language, della Text Encoding Initiative). Timori giustificati da dimensioni e pregi dell'impresa suscitano le sorti del giä accennato (in questa sede, anche da Coluccia) Centra Universitario Biblioteca Italiana Telematica (CIBIT: http://humnet.unipi.it owero http://cibit.cisiau. unipi.it), fondato all'universitä di Pisa da Mirko Tavoni ed Eugenio Picchi (con altri: attuale direttore e Amedeo Quondam dell'Universitä di Roma 1), e forte del contribute di una quindicina di atenei, tra cui i piü attivi quanto a immissione di dati sono stati Ferrara, Pavia e Vercelli. Ai testi presenti nella LIZ ne sono stati aggiunti altri, in molti casi rari ο inediti (parecchie sacre rappresentazioni e molti documenti d'archivio del tardo Trecento e del Quattrocento ferrarese, scritti del Quattro-Cinquecento lombardo, dell'umanesimo e rinascimento alia corte estense, relazioni sei-settecentesche di ambasciatori veneti dalla Germania, tomi di rime degli Arcadi, ecc.: l'aggiornamento del catalogo e datato novembre 2001); quanto al Settecento, i soliti mostri sacri (Magalotti, Maffei, Vico, Verri, con la cronica assenza di Muratori) sono affiancati da qualche curiosita, come il trattatello di Algarotti Sopra la ricchezza della lingua italiana ne' termini militari. II vantaggio di questo sito sugli altri e costituito non solo dal numero di opere immesse (quasi 1400) e dall'accuratezza filologica delle edizioni, ma dal fatto che sono tutte interrogabili secondo il giä collaudato programma DBT di Picchi, e suoi ulteriori raffinamenti. La schermata iniziale offre quattro opzioni: Lettura «per leggere ο interrogare un singolo testo, selezionandolo dall'elenco generale per autore e titolo», Collezioni «per selezionare e interrogare un'intera collezione di testi: I testi di Pisa, I testi di Ferrara oppure Gli autori del ben parlare»3, Catalogo «per selezionare e interrogare un insieme di testi con caratteristiche comuni», Ricerca avanzata «per interrogare speciali insiemi di testi [per esempio, le opere di Dante] arricchiti di marcatori linguistici, metrici, concettuali, ecc.»4. Credo insomma che il CIBIT meriterebbe di
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Sono i trattatisti della 'questione della lingua', da Alberti e Fortunio fino a Manzoni e Ascoli, raccolti per cura di Claudio Marazzini dell'universitä di Vercelli. Nel 2002, secondo informazioni avute da Tavoni, si stava progettando l'implementazione di un motore di ricerca XML, con codifica TEI, sviluppato daH'informatico pisano Paolo Ferragina (con Andrea Mastroianni), e dotato di nuove ed eccellenti funzioni di ricerca.
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essere assunto, al pari della LIZ, come strumento primario di riscontro per il LEI. Purtroppo, carenze di finanziamento e altri inconvenienti (come la pirateria in rete) purtroppo usuali nell'ambiente telematico, hanno via via ridotto la manutenzione, rendendo il sito, gia nel 2002, consultabile solo a sprazzi e in modo parziale, e in questo principio del 2003 addirittura precludendolo alia consultazione. Ma V impasse sembra in corso di superamento grazie alia crescita di un nuovo sito gestito dall'unitä operativa CIBIT dell'Universitä di Roma 1 (la Sapienza) sotto la direzione di Gianfranco Crupi: la Biblioteca Italiana (www.bibliotecaitaliana.it). Questa raduna i materiali del CIBIT stesso e altri insiemi testuali (come, in via sperimentale, i gia citati TIL, Testi Italiani in Linea), tutti scaricabili in formato DBT e in SGML, oltre che nei piü comuni formati standard, da parte degli utenti registrati. Se, attualmente (fine febbraio 2003), i testi prodotti dal CIBIT non possono ancora essere consultati, sono viceversa accessibili le altre sezioni indipendenti, come l'edizione del Cortegiano di Castiglione curata da Quondam sulla base della princeps, ed essa pure interrogabile per forme. Dallo stesso direttore Crupi siamo informati che si sta operando per: 1. disegnare l'architettura logica della biblioteca digitale (metadati descrittivi, gestionali e strutturali); 2. ricodificare l'intero corpus secondo la sintassi XML-TEI (LITE).
Nello spazio di tre mesi sono stati ricodificati 130 testi oltre a quelli giä trattati dall'unitä di Pisa, che si occupa peraltro del nuovo motore di ricerca. Se i finanziamenti necessari all'iniziativa saranno sufficienti, entro l'anno 2003 si potrebbero avere tutti i 1500 testi codificati, consultabili e scaricabili in diversi formati, e interrogabili via web con il nuovo motore di ricerca. Tutto cio potrebbe riassumersi con un motto dello stesso Crupi: «dare certezza istituzionale al digitale (se ne fa un gran parlare, ma con poca attenzione agli aspetti fondamentali di architettura del sistema: come digitalizzare? come descrivere? come conservare? ecc.)». Per il marzo 2003 e annunciato il varo di una nuova versione, che perö sostituirä l'attuale solo quando le pagine da mettere in linea saranno fruibili in tutte le loro potenzialitä. Attendiamo che il tutto si normalizzi, con la fiducia che in quel momento il linguista e il lessicografo avranno a disposizione uno strumento sine quo non.
Una versione embrionale ma giä eloquente, su un campione di una trentina di testi convertiti in XML-TEI, era visibile all'indirizzo http://sbrinz.di.unipi.it/~xcde/. Da profano, noto la possibilitä (in parte giä esistente nel CIBIT 'classico') di interrogare la banca dati per generi (novelle, tragedie), per epoche (dal decennio in su), addirittura per tipi di edizioni (escludendo ad esempio quelle che modificano la veste grafica originale), di indicare sintagmi ο locuzioni piü comodamente che nella LIZ, e di inserire nella ricerca anche lettere accentate.
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3.2. Esaurita la rassegna di archivi testuali dotati di sistemi di interrogazione, e opportune» dar cenno anche della disponibilitä in rete di testi puri e semplici, tutt'al piü corredati da note introduttive, Schede bibliografico-critiche e simili. Ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di vari ministeri il sito-progetto Icon / Italian Culture on the net (www.italicon.it), rivolto soprattutto a corsi di lingua, e che contiene, oltre a «un'ampia scelta di novelle», una Biblioteca digitale, «253 opere di 93 tra i piü importanti autori della letteratura italiana», in collaborazione con il CIBIT (di cui si e detto). Non mi risultano variazioni (cioe nuove accessioni) dal 2002 al 2003. In assenza di una suddivisione cronologica, la ricerca deve partire (scomodamente dal nostra punto di vista, ma e prassi comune a molti di questi archivi) dall'iniziale alfabetica dell'autore: sotto Μ e del tutto ignoto il Muratori, mentre e'e la Relazione della China di Magalotti, la Merope di Maffei, cinque libretti operistici e poesie varie di Metastasio; alia G troviamo 14 commedie di Goldoni e le Memorie autobiografiche di Antonio Genovesi. Si tratta di testi scaricabili in formato Rtf ο Txt, dunque 'da leggere', non predisposti a ricerche per database come quelle che consente la LIZ (la quale, diciamolo ancora, al pari del CIBIT possiede tutte le opere qui sopra citate). Si e giä citato Liber Liber (cioe "libro libera"), emanazione del progetto Manuzio per la «fondazione di una biblioteca telematica ad accesso gratuito» (www.liberliber.it), e strutturato come Onlus, il che in Italia consente di dedurre dalle tasse le cifre versate, come quella (modesta) per ricevere a casa il CDROM coi testi finora in rete. Questi sono circa 400, mentre un paio di centinaia risultavano in via di elaborazione al marzo 2002, ed altri ancora sono dichiarati dalla nuova versione del sito, licenziata nel gennaio 2003 (da elogiare il fatto che all'immissione collaborino perfino classi di scuole medie superiori, il che mi fa pensare un po' al lavoro collettivo con cui si realizzo l'OED). Anche qui, Muratori e il grande assente: in compenso, cercando nel catalogo alia lettera Μ troviamo il solito Metastasio, ma qualcosa anche di Giovanni Marchetti (un quasi-settecentista, essendo nato nel 1790) e di Pier Iacopo Martello. Prospettive migliori vengono dai lavori in corso (alcuni, perö, senza mutamenti di stato dal 2002 al 2003): vedo un Socrate immaginario di Ferdinando Galiani, nove commedie goldoniane e una ventina di melodrammi di Metastasio; del resto, arrivando alia letteratura dell'Italia unita, curiosa la presenza di cinque romanzi di Salgari (autore recentemente immesso anche nella Biblioteca di Babele, come si dirä) e delle Novelle e paesi valdostani di Giacosa (interessanti per un lessicografo anche perche ricche di regionalismi). Si vale di sinergie con Liber Liber la Biblioteca di Classici, messa insieme e annotata da Giuseppe Bonghi a partire dal 1996 (www.fausernet.novara.it/fauser/ biblio/index.htm), e ancora aggiornata con una certa frequenza 5 .1 periodi storici sono divisi in Progetti: ad esempio, il Progetto Settecento contiene al suo interno un Progetto Goldoni (sono in linea 18 commedie), i soliti Parini, Beccaria, Alfieri, le Osservazioni sulla tortura di Pietro Verri e, tra gli inediti, la versione 5
L'ultimo aggiornamento dichiarato, a fine gennaio 2003, era del 20 ottobre 2002.
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dal francese di Carlo Antonio Pilati (un trentino che studio in Germania e fu docente a Helmstedt), Piano d'una legislazione criminale. Quanto agli apparati, segnalo lo schematico Glossario Duecento, la cui terza versione (25 pagine in formato Pdf) annovera «oltre 2000 parole», spesso senza rimando all'autore, e col semplice equivalente in italiano moderno. Ancora da Liber Liber (almeno, in «buona parte») e stata estratta a cura di Riccardo Scateni una Antologia {frammentaria) della letteratura italiana (raggiungibile all'indirizzo www.crs4.it/HTML/Literature.html: si intenda Center for advanced Studies, Research and Development in Sardinia, con sede a Uta in provincia di Cagliari): qui ai testi piü noti (Commedia, Decameron, Furioso, Promessi Sposi ecc.) si aggiungono due commedie di Carlo Goldoni ([Innamorati e Locandiera), giä nella LIZ, narrativa varia tra Otto e Novecento (Verga, Deledda, Tozzi, Svevo, Pirandello, D'Annuzio), e poeti contemporanei, anche dilettanti, «fino alia casalinga di Forlimpopoli». Ultimo aggiornamento della pagina, ancora nel febbraio 2003, risulta perö il 16-10-2000, ed e, purtroppo, una caratteristica di molti siti (il cui pregio tecnico principale consisterebbe nella continua possibilitä di aggiornamento) quello di arrestare il proprio sviluppo dopo una fase iniziale di intensa attivitä. Ε nata nel 1998 la Biblioteca di Babele, ovvero Classici della letteratura italiana - Testi senza diritti d'autore (http://digilander.libero.it ο http://www.debibliotheca.com), che dopo una massiccia immissione nel 2001 di opere alfieriane ha intrapreso la pubblicazione di tutte le opere di Emilio Salgari, affiancando, alle piü tradizionali codifiche Zip ο HTML, il nuovo formato eBook, lit (visualizzabile con Microsoft Reader): del fecondo narratore Veronese sono attualmente disponibili dieci romanzi, e annunciati altri cinque. Quanto al nostra Settecento, dando ormai per scontata l'assenza di Muratori e la presenza di Vico, Beccaria e Pietro Verri (di cui, oltre alle piü comuni Osservazioni sulla tortura, sono dati il Diario militare e il Discorso sull 'indole del piacere e del dolore), segnalo come unicum la Autoapologia dell'erudito palermitano Francesco M. Emanuele, marchese di Villabianca (1720-1802). La sezione Links, riferimenti e siti consigliati permette di allargare lo sguardo alle altre Biblioteche telematiche (in genere, quelle di cui si sta parlando in questa sede), a siti dedicati a singoli autori ο alia lingua italiana (come quello della Crusca ο il Centra di documentazione sulla lingua dei giovani curato da Michele Cortelazzo). Nasce dall'universitä di Salerno un'altra Biblioteca Telematica (http://web. tiscalinet.it/millenaria), circa 400 opere, per lo piü classici di ampia diffusione e, in quanto esenti da diritti d'autore, reperibili un po' ovunque (compresa la corrispondente sezione del sito www.cyberia.it), con l'aggiunta di traduzioni (senza note bibliografiche-filologiche: uno sproweduto potrebbe anche credere che il Candido di Voltaire sia opera originale!). Per dare un'idea, l'elenco degli autori comincianti con la solita lettera Μ comprende Machiavelli, Mameli, Manzoni, Marx, Metastasio, Monti (s'intende, per singole opere). Pittoresca e poi la presenza di numerose opere prime (forse inedite) di giovani autori, che cosi sperano di raggiungere la fama: ma ancora nel 2003 l'ultimo aggiornamento risulta del maggio 2000.
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Finalmente, tutto settecentesco e il sito www.vallisneri.it dedicate, con sede a Scandiano, all'edizione nazionale delle opere di Antonio Vallisn(i)eri (16611730, e protagonista di un vastissimo carteggio con Muratori). Esso si inserisce in un fervore di attivitä collegabile a grandi iniziative europee e nordamericane, di filologia sorretta dall'informatica, come quelle di cui si trattö nel convegno di Napoli 1997, Corrispondenze della 'Repubblica delle lettere', patrocinato dalla Societä di studi sul secolo XVIII, e i cui atti sono usciti negli Studi filosofici dell'anno dopo (penso in particolare al progetto cl8, owero Correspondences electroniques du XVllf siecle, lanciato dalla Voltaire Foundation, www.voltaire.ox.ac.uk). Nel sito di Vallisnieri, dopo la messa in linea di pochi documenti concernenti la sua biografia, l'edizione di opere vere e proprie e cominciata con due trattati sul «male contagioso de' buoi», stampati nel 1714 e 1715, e soprattutto con la trascrizione, ad opera di Maurizio Rippa Bonati, del Saggio alfabetico d'istoria medica e naturale (incompiuto, e pubblicato postumo nel 1733), lessicograficamente molto interessante. I testi (per ora collocati in una sezione cui si accede tramite password) sono scaricabili nei formati Word, Pdf e Zip.
4. Ricerche piü raffinate del semplice reperimento di una 'stringa' tramite wordprocessor (il che, abbiamo visto, sembrerebbe l'unico modo di interrogare, una per una, le opere inserite negli archivi di testi citati per Ultimi)6 sono Offerte, sulla scia della LIZ, dai CD-ROM: il Catalogo basi dati e pubblicazioni elettroniche dell'editore Burioni (www.burioni.it)7 annovera per esempio, quanto all'Italia, le Schede della L.I.R.A. (Letteratura Italiana - Repertorio Informatizzato, che si estende anche alia lingua «con copertura dal 1985 al 1999»), delle Edizioni Alcione; ο il repertorio in 10 CD-ROM della Letteratura Italiana Einaudi «che include un corpus di 342 testi integrali della letteratura italiana dalle origini fino a gran parte del Novecento» (anche del secondo dopoguerra, cioe non compresi dalla LIZ ma inclusi da Einaudi presumibilmente per ragioni di copyright; si veda l'Appendice per un estratto da questa collezione in http://www. letteraturaitaliana.net). La maggior parte delle schede di Burioni si riferisce a CD prodotti da Lexis Progetti Editoriali (www.lexis.it), molto attiva nel settore, e che correda solitamente le opere col DBT elaborato a Pisa da Picchi. Abbiamo cosi l'opera omnia di Petrarca, Tasso, Bruno, Leopardi8, VArchivio della Tradizione Lirica: da Pe-
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Ma per chi amasse far da s6 puö venir utile il curioso «sito per lo scienziato dilettante», non legato ad ambienti universitär!, Fun Science Gallery, che in campo linguistico offre traduzioni automatiche e una sezione dedicata aWAnalisi lessicale di testi (di Carlo Poli e Giorgio Carboni: www.ftmsci.com/texts/index it), da cui si puö scaricare un software alternative a quelli piü noti (e gratuito, che gira con Microsoft Access per Office 97 ο successivi; oppure su CD-ROM), tale da consentire svariati tipi di interrogazione sui testi, esemplificati in un ampio manuale illustrativo (aggiomamento: aprile '98). Aggiomato pero, ancora nel febbraio 2003, al gennaio 2002. Inutile dire che Muratori manca.
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trarca a Marino (81 autori, che Coluccia ha definito in questa sede «forse insostituibile per la folia di rimatori minori e minimi acquisiti attraverso edizioni disparatissime e in alcuni casi addirittura editi per la prima volta»), i Commenti danteschi dei secoli XIV-XVI (comprensivi dell'opera omnia di Dante): tutti «materiali bruti», come giustamente Ii ha etichettati Pfister dal punto di vista del lessicografo, ma pur sempre a un livello di elaborazione superiore rispetto alle semplici edizioni on-line. (La difficoltä, la perdita di tempo cui normalmente si va incontro nel controllare un'occorrenza lessicale sulla LIZ, specie per una parola d'alta frequenza, dipende dal dover scegliere non solo tra parole omonime, ma tra le varie accezioni della stessa parola; lavoro che pero tocca di fare spesso anche nello spogliare il Battaglia, la cui distinzione nei vari paragrafi - diceva Pfister qui nel 1997 - e spesso da ridiscutere.)
5. Torno al primo Settecento, e in particolare a Muratori per un'esemplificazione finale. Abbiamo visto che i nuovi media sembrano averlo dimenticato: neppure nella LIZ e'e una sola riga del piü prolifico autore settecentesco, e del saggista italiano piü letto in Europa nel suo secolo (ma anche oltre: Manzoni, Carducci, Mommsen...). Eppure, in LIZ4 il Settecento e rappresentato nel suo complesso da ben 238 testi sui mille dell'intera raccolta: trovo la giä citata Relazione della China di Magalotti, la Ragion poetica di Gravina, i Viaggi di Russia di Algarotti, la famigerata Merope di Maffei, ben 26 melodrammi e 8 'azioni sacre' di Metastasio, la Scienza nuova e la Vita (ma anche le poesie!) di Vico, le autobiografie di Giannone e Genovesi, qualche lirica di Tommaso Crudeli e P.I. Martello; poi si passa ai classici dell'etä illuministica (Beccaria, i Verri, Bettinelli, Cesarotti ma solo per YOssiari), alle riviste, a Da Ponte librettista e Casti, per chiudere con la classica triade Goldoni-Parini-Alfieri. Non so con quali criteri sia stata costruita la LIZ: suppongo, anche la disponibilitä di buone edizioni (non necessariamente integrali). In questo caso, si poteva partire dall'ampia ed egregia antologia delle Opere muratoriane apparsa tra i Classici Ricciardi (Muratori 1964), che oltre tutto presenta il testo integrale della Pubblica felicitä, considerato tra i capolavori del riformismo illuministico europeo, e come tale tradotto nelle principali lingue europee. In attesa di sapere quanto Muratori ci sia in ItaCa di Antonio Lupis, rilevo come meno avaro sia stato il dizionario Battaglia, che fin dai primi volumi schedava (doppioni esclusi) 14 opere muratoriane, e a partire dal vol. 13 del 1986 ha aggiunto l'edizione protonovecentesca dell'Epistolario in 14 volumi (una miniera linguistica, come noto per primo Folena in una memorabile relazione congressuale del 1962, poi rielaborata per L'italiano in Europa: Folena 1983, 5-66), e la nuova edizione del Carteggio avviata nel 1975 dal Centro di Studi Muratoriani: occasione per schedare anche le voci di corrispondenti d'alto livello, come (citando tra gli autori giä editi, che sono meno di un terzo del preventivato) Nicola Amenta, Marmi, Orsi, Vallisnieri padre e figlio, Vico, i fratelli Zeno ecc.
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ecc., in una parola tutto il meglio del mondo letterato italiano tra il 1692 e il 1750. Cosa si puö e deve fare nel versante dei nuovi media (alzando il tiro su tutta la 'repubblica delle lettere')? Ho giä citato i lavori in corso su Vallisnieri e gli scienziati-enciclopedisti tra Sei e Settecento, cui si comincia ad aggiungere, proprio da questi mesi, il grandioso progetto di riproduzione fotografica e consegna al supporto informatieo dell'intero Archivio Muratoriano conservato alia Biblioteca Estense. Su un piano piü strettamente connesso a filologia e linguistica sta il programma di ricerca scientifica cofinanziata coordinato dall'amico di molti di noi, Paolo Trovato dell'universitä di Ferrara, ed a cui collaborano, fra gli altri, filologi-linguisti come Claudio Ciociola e il sottoscritto, e un esperto di 'filologia elettronica' come Simone Albonico di Pavia. A medio-lungo termine (ma con una prima tappa ultimata alia fine del 2002) il progetto intende: - mettere a punto un prototipo di scheda elettronica che consenta di riversare in CD-ROM VInventario dei manoscritti delle biblioteche d 'Italia ideato da Giuseppe Mazzatinti, approfondendo poi le descrizioni dei manoscritti posseduti dalle biblioteche dell'Emilia Romagna. Nello stesso campo, segnalo che la sezione Ricerca avanzata del CIBIT nel 2002 dava in preparazione, a cura di Claudio Ciociola, un Indice unificato degli indici dei manoscritti. - approntare censimenti ed edizioni elettroniche di testi inediti ο rari nel campo della tradizione lirica settentrionale (come le Stanze di Bembo ο le Rime di Sannazzaro, ma anche i manoscritti riconducibili all'ambiente fiorentino degli Orti Oricellari), dei testi della tradizione culturale ferrarese (volgarizzamenti di Boiardo, Pier Andrea de' Bassi, opere di Giraldi Cinzio), dei trattati di poetica, retorica e metrica dell'area veneta, ecc. Sotto questo versante, il progetto procede unitamente ai lavori per il CIBIT, di cui l'universitä di Ferrara e una delle colonne portanti, e sta dunque confiuendo nella grande impresa della Biblioteca Italiana sopra citata. - per venire a un compito piü attinente a chi scrive, cominciare il trasferimento in area informatica dei materiali muratoriani, impresa ancora tutta da fare e che va articolata quanta meno in tre parti: 1. Censimento dei manoscritti (il principale catalogo a stampa dei manoscritti muratoriani alia Biblioteca Estense risale al 1872). 2. Bibliografia primaria e secondaria (opere di Muratori e bibliografia critica): quella esistente fu compilata tra il 1943 e il 1950. 3. Edizione del Carteggio, divisa in due fasi: a) trasporto su CD-ROM, col supporto di un sistema di interrogazione di tipo DBT ο successive evoluzioni, della quindicina di volumi e di altre corrispondenze sparse edite di recente. Per questo abbiamo giä realizzato un CD-ROM sperimentale che contiene gli ultimi due volumi dell'Edizione Nazionale del carteggio editi prima del 2002 (il n. 10* e il n. 28) e ne stiamo portando a termine la codifica; b) regesto del carteggio inedito, e pubblicazione elettronica di corrispondenze singole, ritenute piü important!, senza attendere il completamento con gli al-
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tri meno significativi corrispondenti che la tirannia dell'ordine alfabetico impone di inserire nello stesso volume: per fare un esempio dal volume 10**, da me curato e finito di stampare nel dicembre 2002 (pubblicato nel febbraio 2003), accanto a corrispondenti muratoriani di notevole spessore culturale (come il filosofo-teologo di Augsburg Johan Jacob Brucker, il pensatore svizzero Louis Bourguet, l'erudito olandese Pieter Burmann) e talvolta linguisticamente interessanti, come l'economista napoletano Carlo Antonio Broggia, mi e toccato non solo di editare ma di cercare notizie su privati cittadini che si rivolgevano a Muratori per sistemare un'ereditä, fare una donazione, sollecitare un'esenzione fiscale, ecc. (il che in vari casi porta al recupero di regionalismi lessicali, ma impone all'editore un enciclopedismo esasperante e frustrante). Un'edizione elettronica, lasciando salvo il principio degli imponenti volumi cartacei (46, mediamente da 500 pagine l'uno), che conterranno tutto, permetterebbe agli studiosi una conoscenza molto piü rapida di questo grande ignoto al Duemila che e Muratori.
6. Ε dicevo dell'interesse lessicale del carteggio muratoriano, che nel vol. 10** e riscontrabile almeno nelle lettere di Carlo Antonio Broggia, scritte tra il 1745 e il 1750 (ora in Muratori 2003, 177-235). Ovviamente, non si puo pretendere di trovare, su carta ο nella rete virtuale, un termine che Broggia stesso dice di aver inventato: paracorpo, ο sia trinciera mobbile [sic], arma difensiva progettata con scarso successo e descritta nella lett. 13 del giugno 1746 (il nome fu esemplato su composti come parafango, paravento, parasole, secondo un modello che avrä larga fortuna nellOtto-Novecento): siamo quasi, avrebbe detto Migliorini, all'«atto di nascita» di una parola. Ma latitano riscontri anche per altre voci (di cui offro qui una scelta); e forse, coi programmi di ricerca attualmente a disposizione e data la scarsitä di testi pertinenti sulla rete, sarebbe difficile trovarne anche per chi fosse dotato di maggior acume informatico del sottoscritto: averabbi (lett. 7c, die. 1745), sost. masch. pi. "preghiere, suppliche, adulazioni": il Dizionario Etimologico Italiano registra averabbo come voce napoletana per "incensamento", senza datarla (il LEI III 2623 awerte che proviene dal dizionario dialettale di Andreoli); dal CD-ROM della LIZ4 emergono, in sonetti romaneschi di G.G. Belli del 1832 e 1834, due occorrenze di averabbile "umiliazione, piaggeria" (che il LEI ricava dal dizionario di Vaccaro), dallo stesso Belli ricondotto all'evangelico Ave, Rabbi "salute, Maestro". La piü antica attestazione italiana fornita dal LEI (il cui lemma e sfuggito all'indice finale della lettera A) sarebbe Ave Rabbi del Tommaseo 1863, ma giä nel 1722 e documentato un pi. averabbe napoletano per "percosse" (accezione isolata, rispetto a quella usuale di "adulazione" ο simile). Di quest'ultima, la nostra documentazione (anche per l'assenza di riscontri nel CIBIT), si propone di gran lunga come la piü antica. carneadismo (lett. 3b, apr. 1745), "atteggiamento filosofico di Carneade, scetticismo": sconosciuto a tutti i principali repertori. famigero (lett. 5 e 17), famiggero (lett. 1 e 13: dunque lungo tutto l'arco della corrispondenza dal marzo 1745 al gennaio 1750), agg., "famoso" (riferito tre volte a nazione, in lett.
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17 a un medico): parola sconosciuta all'intera collezione del CIBIT e ai dizionari italiani, che owiamente registrano, dal Cinquecento, famigerato (in senso positivo fino a metä Ottocento). Broggia forse ricalca il lat. famiger, che perö significava piü propriamente "apportatore di fama, messaggero". robe vecchie (lett. 9, febbr. 1746, «l'arte de' stracciaroli, qui chiamata di 'robe vecchie'», sottolineato nell'originale): dal contesto il sintagma sembra awiato verso il modemo significato di "rivendugliolo", ehe Broggia connette all'uso locale napoletano. II moderno robivecchi e dal Grande Dizionario di De Mauro (GDIU) indicato in un 'Misogallo romano' del 1793 circa, e ricondotto al giudeo-romanesco, come di area romanesca e la maggior parte delle attestazioni successive, con l'eccezione di due luoghi di Carducci (una lettera del 1883, dove robivecchi e sost. pi., e uno scritto giornalistico del 1887, dove robivecchie e agg. femm. pi.). situare tributi (lett. 7a, die. 1745, e Muratori nel citato scritto sulla Pubblica felicitä del 1749); situare dazzi (lett. 7a); tribute malamente situate (lett. 5, giugno 1745), dazzi mal situati (lett. 7a), "imporre, imposto"; buona situazione delle tasse (lett. 7a), "imposizione". Mancano riscontri per il sostantivo in questo senso, mentre del verbo situare "imporre (una tassa)" Β porta un solo esempio di G.M. Galanti, 1795.
7. Ε stato rilevato, in questo colloquio, che la LIZ ha quasi del tutto escluso i carteggi dal proprio repertorio, cominciando ad accoglierne alcuni solo nella quarta edizione. Vista la scarsa fortuna tra i nuovi media anche delle opere piü grandi di Muratori, temo che molto tempo passera prima che il suo ingente carteggio sia reso disponibile per la consultazione rapida e l'interrogazione testuale. Eppure i carteggi, specialmente quelli a minor tasso di letterarietä (come un buon numero di quelli di Muratori), rimangono per il passato testimonianze tra le piü immediate dell'italiano dell'uso vivo, ο 'medio', ο 'normale', che la lingua letteraria (e con lei la lessicografia) ha invece per secoli ignorato, riveduto ο corretto.
Appendice 2004 Un nuovo controllo dei siti internet all'atto della correzione delle bozze (dicembre 2004) mi permette sintetici aggiornamenti. 2.1. II sito dell'OVI e ora perfettamente consultabile, sia pure senza nessun incremento alia base dati post 1375 (mentre prosegue a grande ritmo l'immissione in rete di lemmi del TLIO). Va poi segnalato che la sezione ItalNet ha reso disponibile (nelFottobre 2002) anche FIOLA, Franco-Italian On-Line Archive, contenente i poemi Guerra d'Attila, Entree d'Espagne e sue continuazioni. Dal luglio 2004 il CNR ha un Consiglio d'Amministrazione nella pienezza dei suoi poteri di legge, presieduto da Fabio Pistella e con la delega alia ricerca in campo umanistico affidata (giä dal giugno 2003) alio storico Roberto De
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Mattel. Di BIBLOS, Biblioteca Umanistica Virtuale degli Organi di Ricerca del CNR, oltre all'OVI fanno parte l'lstituto di Linguistica Computazionale di Pisa e l'lstituto per il Lessico Intellettuale Europeo di Roma, con le loro banche dati direttamente interrogabili.
3. II portale Griseldaonline ha inaugurate una propria sezione di Testi elettronici, classici della letteratura italiana codificati secondo le specifiche Text Encoding Initiative (TEI): si va da opere dell'eta rinascimentale come Stanze di Poliziano, Principe e Mandragola di Machiavelli, Cittä del sole di Campanella, a romanzi tra Otto e Novecento come Fosca di Tarchetti e Tre croci di Tozzi. Ancora dal Dipartimento di Italianistica dell'Universitä di Bologna e nato il portale Bollettino 900 (www.comune.bologna.it/iperbole/boll_900), fornito di rimandi ad altri archivi di cui dico nelle sezioni seguenti (Culturitalia, CRILet, Liber Liber); e la prassi di link incrociati e, fortunatamente, molto diffusa anche in questo settore. Si veda, per esempio, il ricco portale del Consorzio Interuniversitario Lombardo per l'Elaborazione Automatica (www.cilea.it), che ospita la sezione http://www.virtual-library.it provvista di rinvii a molti siti di cui si tratta in queste pagine.
3.1. Ha egregiamente ripreso a fiinzionare il sito del Progetto Duecento di F. Bonomi, tuttora raggiungibile anche da Culturitalia·. sito cui, a sua volta, si puo arrivare (quando non funziona l'indirizzo completo dato sopra) dalla home-page dell'Universitä di Innsbruck (www.uibk.ac.at) e successive sottopagine. La libreria digitale Intratext dichiara, a fine 2004, 2166 testi in italiano (cinquecento in piü rispetto al mio precedente rilevamento). Tra i materiali settecenteschi oggi reperibili, se Muratori continua a mancare, troviamo la Raccolta di opere di Metastasio e Lo starnuto di Ercole di Martello; ma rimangono solo 13 le opere indicate nella pagina italiana di apertura. Ε converso, va segnalata la sezione italiana dell Oxford Text Archive (http://ota.ahds.ac.uk, raggiungibile anche da www.librialice.it/virtual/net_vir), orientata soprattutto al Rinascimento (Pulci, Boiardo, Machiavelli e - piü preziosi -Amori e Discorso di G. B. Pigna). La sottopagina Testi Italiani in Linea (TIL) del CRILet non risulta piü attiva: il sito (ora diretto da Marina Zancan), nell'area Strumenti, offre Software di analisi testuale e una Bibliografia ragionata di informatica umanistica, con esclusione di qualsiasi testo letterario; nell'area Progetti viene poi segnalato il legame col CISADU (Centro Interdipartimentale di Servizi per l'Automazione nelle Discipline Umanistiche), diretto da Tito Orlandi. Come previsto a suo tempo, il CIBIT e stato totalmente (e felicemente) rifuso nella Biblioteca Italiana, ente presieduto da Amedeo Quondam e diretto da Gianfranco Crupi, e che si presenta oggi come il non plus ultra del settore. Da qui si accede, oltre che ai corpora del CIBIT gia elencati, al CEOD (Corpus
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Epistolare Ottocentesco Digitale), elaborato all'interno delle Universita di Cassino e Siena-Stranieri, e contenente per esempio lettere dell'uomo politico Agostino Depretis e del letterato Ferdinando Martini (largamente schedato dal dizionario Battaglia); e ancora, all'epistolario deH'operista Giacomo Puccini, come pure all'AMI (Archivio Metrico Italiano), per ora consistente in 24 testi codificati all'Universitä di Padova da Sergio Bozzola.
3.2. La Biblioteca Digitale Icon al termine del 2004 e giunta a offrire, agli utenti registrati, 318 opere di 104 autori della letteratura italiana, rese ora disponibili anche in formato Pdf. Piü che raddoppiati risultano i materiali di Liber Liber, che ha festeggiato i dieci anni di vita ufficiale raggiungendo le 900 opere in linea (ultime accessioni, del dicembre 2004, sono due raccolte poetiche del secondo Ottocento, i Postuma di Guerrini / Stecchetti e i Canti di Aleardi). I romanzi di Salgari da 5 sono passati a 25, le commedie di Goldoni da 9 a 90, i melodrammi di Metastasio si sono accresciuti di una decina di unitä; non appaiono piü in catalogo le Novelle di Giacosa, sostituite da altra opera dello stesso autore. La ricerca dei testi si puo condurre, oltre che secondo l'iniziale del cognome, anche per correnti ο generi letterari (come Risorgimento, Scapigliatura, Teatro, Verismo: mancano pero, ad esempio, Arcadia ο Illuminismo). Dal settembre 2004 la Biblioteca di classici, inserita nel multiforme sito dell'Istituto tecnico Giacomo Fauser di Novara, ha rinnovato la sua veste (www.fausernet.novara.it/fauser/biblio/biblioteca_dei_classici_italiani.htm); gli autori inclusi ora sono 188 per un complesso di 419 opere, oltre a numerosi saggi critici e biografici per uso scolastico. II Settecento (per restare al secolo e all'autore che avevo scelto a scopo esemplificativo) ha visto l'ulteriore immissione di tre commedie goldoniane (piü altre opere diverse), di saggistica rara come YOrazione panegirica sulla giurisprudenza milanese di Pietro Verri ο gli Scritti al padre Onofrio Branda di Parini (1759-1760, interessanti anche per le questioni linguistiche discusse). Da apprezzare, finalmente, l'ingresso di due opere di Muratori: i Difetti della giurisprudenza (1742) e le monumentali Dissertazioni sopra le antichitä italiane (1751, 3 volumi). II Glossario Duecento (redatto con scopi meramente pratici, di esegesi testuale) ha quasi raddoppiato la sua mole (46 pagine) ed e stato ribattezzato Arcaismi del Due-Trecento\ gli si affianca un Glossario '600, tratto coi medesimi criteri divulgativi dal processo agli 'untori' inscenato a Milano nel 1630. Non risultano aggiornamenti degli altri repertori citati nel paragrafo: Antologia frammentaria, Biblioteca di Babele e Biblioteca telematica (alias Biblio 451° F, meglio raggiungibile da www.cyberia.it). Procede invece a passi spediti il sito di Vallisneri, la cui sezione riservata agli utenti registrati si e arricchita di nuove opere, edite da pochi mesi a cura dello stesso comitato scientifico (come il primo dei 9 Quaderni di osservazioni) ο riprodotte fotograficamente dalle stampe originali (come la Istoria del camaleonte affricano, del 1715): in totale i testi in linea sono giä 20.
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Altri materiali di pregio (inediti ο rari), conservati nella Biblioteca Braidense di Milano, sono stati immessi nel sito Culturetin (http://web.tiscali.it/culturetin), che si propone di illustrare la letteratura minore, anche vernacolare, specialmente d'area lombarda: sono presenti autori come la poetessa bresciana rinascimentale Veronica Gambara, il settecentista dialettale Domenico Balestrieri, gli ottocenteschi Emilio Praga e Carlo Dossi (da autograft), oltre a una curiosa cronaca (o racconto allegorico a sfondo politico) estratta da un Giornale a stampa del 1792. Materiali rari sono pure adunati nella Banca Dati Telematica curata da Danilo Romei a partire dal 1996 (www.nuovorinascimento.org), anche con l'intento di offrire Risorse telematiche per gli studenti di italianistica (una sottopagina con questo titolo contiene rimandi a siti generali - come www.italianisticaonline.it di Luigi M. Reale - , di biblioteche, e di/su singoli autori, compreso Stefano Benni). Utile anche la Bibliografia 'aperta' dei classici italiani in rete, suddivisa in Testi e Studi; ma tutt'altro che completa, forse a causa del mancato aggiornamento recente (alia lettera Μ vediamo solo Machiavelli, Monti e Manzoni, quest'ultimo dotato di cinque soli link, fra i tantissimi esistenti). Ridimensionati, ο rinviati sine die, progetti come II grande ipertesto della letteratura mondiale (lanciato nel 1996-97, e tuttora coi preventivi malinconicamente espressi in lire), rimangono: l'abbozzo (2001) dell'edizione ipertestuale dei Ricordi di Guicciardini, che affianca le cinque diverse redazioni di ogni 'ricordo' (per ora, solo dei primi 10 su un totale di 221); un 'esplicitario' (rimario) deWInnamorato di Boiardo; le concordanze di due raccolte poetiche di d e m e n te Rebora (circa la metä della sua produzione complessiva, come la si trova in Sävoca / Paino 2001). Scientificamente piü notevole la disponibilitä di molti testi cinque-seicenteschi (Berni, Firenzuola, Francesco Vettori, i due Buonarroti, Giulio Rospigliosi alias papa demente IX), in parte tratti direttamente dai manoscritti (un Marciano per Pietro Aretino, un Vaticano per il diario di Pietro Delia Valle). Utilitä soprattutto scolastica riveste la Biblioteca della Letteratura Italiana che l'editore Einaudi ha allestito in collaborazione col sito Pianeta Scuola (www.letteraturaitaliana.net, e cfr. www.pianetascuola.it): dai 10 CD-ROM sopra citati al § 4 (ora in vendita al prezzo - decisamente alto se rapportato alia LIZ - di 1032 euro) sono stati estratti una novantina di autori, ciascuno rappresentato da una ο piü opere in formato Pdf (mai dall'edizione integrale, nemmeno per Dante) e, nel caso dei principali, da una scheda introduttiva. Mancano tutti gli scrittori del Novecento, perfino D'Annunzio e Pirandello (il testo piü recente e la sveviana Coscienza di Zeno, del 1923); per il Settecento, all'assenza integrale di Alfieri fanno riscontro 10 commedie di Goldoni, tre melodrammi (piü le poesie) di Metastasio, il Giorno e le Odi di Parini, e da Cesarotti soltanto la traduzione dell'Ossian. Compare un'opera di Muratori, la Perfettapoesia italiana, riprodotta fotograficamente da un'edizione del 1971 non immune da sviste (come la confusione tra la h corsiva della stampa originale e la moderna b in parole derivate da (h)uomo, che vengono stampate come buometto — cioe huometto - ecc. a p. 778, owero libro III cap. IX). Quanto alia fruibilitä linguistica,
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il formato Pdf consente solo ricerche interne alia singola pagina aperta (ed anche il passaggio alle pagine contigue e piuttosto lento).
4. Π catalogo dell'editore Burioni, rinnovato nel marzo 2003, risulta aggiornato anche nell'ultimo anno; le Collezioni a testo completo (sottosezione dell'area Scienze umane > Letteratura) sono 1.300. Ai prezzi in genere piuttosto elevati di quei CD-ROM fanno eccezione i 'saldi' praticati per le edizioni ridotte, abbinate per pochi euro ai quotidiani: si tratta pero, in genere, di compilazioni poco originali e dalla scarsa utilitä scientifica, come La letteratura italiana in [6] CdRom offerta nel 1999 da La Repubblica (copyright ACTA / D'Anna / Thesis), su materiali in parte attinti dalla LIZ e in parte d'altra provenienza (a costo zero, come si dice oggi). Accade cosi che, dopo l'assenza di un Pulci, un Alberti, un Vico, un Monti nei primi 5 dischetti, il sesto CD (ufficialmente dedicato al Novecento) presenti l'integrale delle poesie di Pascoli e dei romanzi e racconti di Svevo, perche i diritti sono in possesso di Thesis, ma per gli autori piü moderni si riduca a un pot-pourri di poche pagine ciascuno, in genere desunte da un'antologia scolastica pubblicata da D'Anna.
5. Non molto e stato fatto per l'informatizzazione del carteggio di Muratori: il settore che ha segnato i progressi maggiori (sebbene non ancora fruibili dal pubblico) e l'inventario dei corrispondenti muratoriani, corredato della collocazione archivistica delle lettere scritte ο ricevute. II suo completamento sara il primo traguardo da tagliare nel 2005.
BIBLIOGRAFIA
Centro di Studi Muratoriani (Modena), Edizione Nazionale del Carteggio di L. A. Muratori, Firenze, Olschki, 1975-2003 (15 voll, usciti finora dei 46 previsti). Corrispondenze della 'Repubblica delle Lettere': ugonotti e «philosophes» [Atti del convegno omonimo, Napoli, 10-12 aprile 1997], Studi Filosofici XXI (1998), 379-456. Cortelazzo, M., / Zolli, P., Tre lezioni di lessicografia. Per Paolo Zolli, Bologna, Zanichelli, 1989. Folena, G., II rinnovamento linguistico del Settecento italiano [1962-1965], in: id.,L'italiano in Europa, Torino, Einaudi, 1983, 5-66.
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Gleßgen, M.-D., / Lebsanft, F. (edd.), Alte und neue Philologie, Tübingen, Niemeyer, 1997 (Beihefte zu editio, 8). Muratori, L. Α., Carteggi con Botti ... Bustanzo, a cura di F. Marri, Firenze, Olschki, 2003 (Edizione Nazionale del Carteggio di L. A. Muratori, vol. 10, tomo 2). Muratori, L. Α., Epistolario, a cura di M. Cämpori, 14 voll., Modena, Societä Tipografica Modenese, 1901-1922. Muratori, L. Α., Opere, a cura di G. Falco e F. Forti, 2 voll., Milano / Napoli, Ricciardi, 1964, [Ivi: Deila pubblica felicitä, oggetto de' buoni principi [1749], vol. 2, 1502-1718], Sävoca, G. (ed.), Lessicografia, ßlologia e critica. Atti del Convegno internazionale di studi (Catania / Siracusa, 26-28 aprile 1985), Firenze, Olschki, 1986. Sävoca, G., Problemi e proposte di lessicografia letteraria, in: id. 1986, 55-68, poi in: Lessicografia letteraria e metodo concordanziale, Firenze, Olschki, 2000, 11-21 (Strumenti di Lessicografia Letteraria Italiana, 20). Sävoca, G., Strumenti di Lessicografia Letteraria Italiana, 20 voll., Firenze, Olschki, 1987-2001. Sävoca, G. / Paino, M. C., Concordanza delle poesie di demente Rebora, Firenze, Olschki, 2001 {Strumenti di Lessicografia Letteraria Italiana, 18) Zolli, P., Filologia e lessicografia: il problema della postdatazione, in: Sävoca 1986, 151-75.
Wolfgang Schweickard
(Saarbrücken)
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
0. Introduzione Individuare nuove fonti testuali per la documentazione lessicale e un compito centrale della lessicografia storica. Considerando le bibliografie attuali del GDLI, del TLIO, del LEI ο del DI si vede subito che in quest'ambito negli Ultimi decenni si sono fatti enormi progressi quantitativi e qualitative Di seguito vengono tematizzati alcuni aspetti che in questo contesto sembrano particolarmente interessanti e che in larga misura risultano dalle esperienze maturate nella stesura del Lessico Etimologico Italiano (LEI)1 e del Deonomasticon Italicum (Di y.
1. La situazione delle fonti e le attivitä editoriali La filologia editoriale italiana gode di un grande prestigio in tutta la Romania. Gli italianisti hanno a disposizione innumerevoli edizioni eccellenti di tutte le epoche, anche di autori minori e di testi periferici, con glossari di alto livello linguistico e apparati e commenti affidabilissimi. Sono poche le lacune che ancora rimangono. Riguardano innanzitutto testi ed autori non canonici e la riedizione di stampe antiche (mentre i manoscritti hanno attirato molto piü intensamente l'attenzione dei ricercatori).
1.1. Stampe antiche non edite
nuovamente
Per quanto riguarda i desiderata, il caso piü importante e quello in cui nuove edizioni di stampe antiche sono del tutto inesistenti. Ε impressionante vedere che una quantitä enorme di stampe antiche giacciono ancora negli archivi. Per le fonti geografiche, etnografiche e storiografiche menziono, a titolo d'esempio, la raccolta dei Vilaggi fatti da Vinetia, alia Tana, in Persia, in India, et in Costantinopoli del Manuzio (ViaggiManuzio), la Descrizione di tutti i Paesi Bassi del Guicciardini (GuicciardiniPaesiBassi) e i Paesi novamente retrovati del Mon-
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Cfr. Pfister,LexikographieStädtler; AprileStrutture. Cfr. Schweickard,LexikographieStädtler.
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Wolfgang Schweickard
talboddo (PaesiMontalboddo3). Anche numerose traduzioni stanno aspettando una riedizione: tra i volgarizzamenti di testi greci e latini si annovera la ricchissima Storia naturale di Plinio e la Geografia di Tolomeo, tutt'e due stampate e ristampate varie volte4, e - di data piü recente - 1 'Historia delle genti et della natura delle cose settentrionali di OlaoMagno (OlaoMagnoVolg); tra le traduzioni cosiddette «orizzontali» dallo spagnolo si ha VHistoria naturale, e morale delle Indie di Gioseffo di Acosta (AcostaGalucci), dal portoghese ΓAsia di Giovanni di Barros (BarrosUlloa), dal francese i Viaggi nella Turchia, nella Persia, e nell'Indie di Giovanni Battista Tavernier (TavernierViaggi) e dal tedesco i Sei libri della cosmografia universale di Sebastiano Münster. I desiderata riguardano soprattutto i testi non letterari, ma neanche in ambito letterario la situazione non e ottimale, dato che mancano a tutt'oggi edizioni di opere importanti come le Facetie, motti e burle di Lodovico Domenichi (DomenichiFacetie) ο della Zucca di Anton Francesco Doni (DoniZucca).
1.2. Edizioni
parziali
In altri casi disponiamo di edizioni facilmente accessibili e ben utilizzabili, ma soltanto parziali. Questo vale per le Osservazioni di Francesco Belli del 1632 (BelliOsservazioni) e per la Breve relatione d'alcune missioni de' PP. della Compagnia di Giesu nella Nuova Francia di Francesco Giuseppe Bressani del 1653. Brevi estratti di tutt'e due sono stati inseriti nella raccolta dei Viaggiatori del Seicento del Guglielminetti (ViaggiatoriGuglielminetti 433-453 e 487-495). Anche il Viaggio negli Stati Uniti dell'America settentrionale del Castiglioni del 1790 (CastiglioniViaggio) e stato riedito soltanto parzialmente dal Cerruti (CastiglioniCerruti 3-102). Particolarmente important! sono le due edizioni parziali della Storia naturale di Plinio nella versione napoletana di Giovanni Brancati: disponiamo dei libri I-XI nell'edizione Gentile (PlinioVolgBrancatiGentile), anch'essa pero estremamente rara, e del libro VIII neH'ottima edizione di Marcello Barbato (PlinioVolgBrancatiBarbato), con apparato filologico, note e glossario. Ε senz'altro un peccato che in casi simili non abbiamo a disposizione i testi integrali; anche un'edizione parziale e tuttavia sempre meglio di niente, dato che contribuisce a darci almeno un'idea del testo e ci permette, tramite annotazioni, commenti e indicazioni bibliografiche, di situarlo nel contesto storico-letterario.
3 4
Cfr. HenschelReiseberichte 77ss. PlinioVolgLandino Ί476, 2 1481, 3 1489, PlinioVolgDomenichi, TolomeoVolgRuscelli e TolomeoVolgCeraoti.
TolomeoVolgMattioli,
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica 1.3. Edizioni
167
antiquate
Una terza categoria e costituita dalle edizioni antiquate che frequentemente non soddisfano piü le esigenze dell'ecdotica moderna. In questi testi talora si osservano casi estremi di modificazioni, come la sostituzione di singoli lessemi, per es. nel caso di miglio germanico dell'ed. ramusiana dello Herberstein 1574 (NavigationiRamusio 2,183 v) in luogo di miglio thodescho della stampa originale del 1550 (HerbersteinVolgMoscovia 74 ν) ο di Isprug nell'ed. 1574 (NavigationiRamusio 2,191 r) in luogo di Eniponte nell'ed. 1550 (HerbersteinVolgMoscovia 87 v). In Oviedo compare fand ( < gr. φανός) con il significato di 'punto di riferimento' (NavigationiRamusio 3,140 r: «si poneva in testa un Cocuio, & serviva per fano a tutte le altre genti, che lo seguivano»). Nell'edizione della Milanesi il lessema viene sostituito arbitrariamente con faro (RamusioMilanesi 5,735)5. Quasi sempre mancano commenti, glossari e indici che per la lessicografia storica giocano un ruolo importante. Un esempio tipico sono le Istorie dell'Indie orientali di Gian Pietro Maffei, tradotte nel Cinquecento da Francesco Serdonati, che ancor'oggi si utilizzano nei tre volumi dell'edizione di Milano del 1806. Anche testi letterari come le Rime del Cammelli ο le Lettere del Calmo, presenti in edizioni ottocentesche, dovrebbero essere riediti. Le attivitä della ricerca in questo campo sono perö piuttosto limitate, fatto che e ben comprensibile, dato che la rielaborazione di un'edizione giä esistente e molto meno attraente che l'edizione di un testo interamente nuovo.
1.4. Edizioni
recenti
Le edizioni recenti di opere antiche di norma si situano ad un alto livello scientifico. Nel caso ideale il testo viene riprodotto in forma integrale ed autentico. Ottima la concezione abbozzata dal Cerruti nella premessa della sua edizione di Luigi Castiglioni: «Adottando un criterio conservative, il testo e fondamentalmente ripubblicato nella sua forma originaria. Si sono dunque conservate tutte le forme linguistiche oggi in disuso, cosi come si e lasciata l'interpunzione, salvo nel caso di evidente errore tipografico, e si sono mantenuti gli usi grafici del tempo e la loro frequente oscillazione. [...]» [xxvili], Oltre alia riproduzione autentica del testo, le edizioni scientifiche di solito prevedono commenti supplementary glossari ed indici. Un problema centrale pone perö la cosiddetta «toilette du texte»6, che consiste in interventi modernizzanti sul testo. Spesso le modificazioni riguardano le
5
6
A volte si tratta piuttosto di sviste che di alterazioni conscie come nel caso della sostituzione di poi dell'ed. originale dei Viaggi del Della Valle (DellaValleViaggi 1,328) con piü nell'ed. Gancia (DellaValleGancia 1,169). Tale lezione successivamente e entrata anche nella documentazione del GDLI. Gleßgen/Lebsanft 11.
168
Wolfgang Schweickard
grafie latinizzanti: la h latina viene cancellata (dunque Ebrei invece di Hebrei, abitatori invece di habitatori ο istorie invece di Historie), i nessi consonantici th,ph e ch vengono semplificati in / , / e c (catalani invece di cathalani, Bosforo invece di Bosphoro, cristiani invece di christiani), et e pt vengono adattate in tt (stupe/atto invece di stupefacto, Egitto invece di Egipto), e il nesso palatale ti diventa zi (nazione invece di natione). Mentre le caratteristiche linguistiche dei manoscritti vengono rispettate e conservate scrupolosamente, lo stesso non vale per le caratteristiche delle stampe per cui le tendenze di ammodernamento si estendono fino nell'ambito delle edizioni scientifiche. II «desiderio di facilitare la lettura del testo» 7 si riflette in numerosissime edizioni 8 . II Vescovo nella sua edizione della Rodiana del Calmo parla francamente di «grafia interpretativa»9, il Ciccuto10 opta per una «trascrizione ortofonica»11. Leonardo Terrusi, nel suo studio sul Novellino di Masuccio Salernitano, descrive chiaramente la problematical «[...] ma e l'aspetto linguistico delle edizioni del Novellino ad aver destato, e a destare ancora, molte perplessitä. Da una parte, infatti, gli editori sembrano aver spesso emendato costrutti e forme, attestati negli incunabuli, che trovavano in realtä riscontro e garanzia di autenticitä nei testi arcaici della nostra letteratura, e soprattutto negli scrittori di meridionale coeva [...]. Dall'altra, ed e inconveniente dagli effetti ancora piü gravi e fuorvianti, tutte le edizioni, in misura piü ο meno profonda [...], hanno in gran parte livellato, e ricondotto a un'artificiale unitarietä, le oscillazioni fonetiche e morfologiche, le serie allotropiche che s'alternano indiscriminatamente, nel testo di Μ [stampa di Milano, 1483] e di V [stampa di Venezia, 1484], quasi per ogni singola forma, e che anzi ne costituiscono la cifra caratteristica [...]. Alternanze che corrispondono con tutta probabilita alia vera natura della lingua masucciana: una lingua, per usare le parole del Gentile, ; si sono eliminate le h superflue (fatta eccezione generalmente per i toponimi, di cui si e preferito conservare la forma cinquecentesca, con tutte le varianti); si e distinta la u vocale da v; si e introdotta nei casi necessari la ζ in luogo della /, davanti a i + vocale; si e semplificata la doppia s dove ha valore di scempia sorda» (RamusioMilanesi 1,XL).
9 10 π 12
CalmoVescovo 27. Nell'edizione del Cavalca. In RaccontiVaranini/Baldassarri 3,25-233. Gießgen/Lebsanft 13s.
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia
storica
169
A parte le numerose decisioni dubbie in casi singoli, i seguenti aspetti piü generici parlano a sfavore degli ammodernamenti: - La riproduzione autentica del testo originale e indispensabile per ogni analisi della relazione tra latino e volgare. Lo status di un'opera latinizzante in un dato contesto cronologico puo essere giudicato in modo appropriate solo se le sue particolaritä latinizzanti vengono conservate. Non e irrilevante se un autore come il Bembo scrive phenici (BemboVelav 54) ο fenici (BemboMarti 307), a parte il fatto che testi fortemente latinizzanti come 1 'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna ο il Peregrine di Jacopo Caviceo nel caso di ammodernamento perderebbero per intero il loro carattere specifico. - Lo sviluppo dell'ortografia si puö valutare solo se l'analisi puö basarsi su testimoni autentici. Anche le discussioni antiche su varie convenzioni grafiche, come quella ideata dal Varchi nel suo Ercolano sul senso e sul nonsenso di grafie latinizzanti richiedono una base testuale autentica: «Perche scrivono dunque i Toscani havere, habitare, honore, honesto, e tante altre parole coll'ft?»13. Se nelle edizioni la h latinizzante viene tolta, il passaggio diventa incomprensibile. - Anche la localizzazione dei testi di provenienza dialettale viene complicata dalle tendenze semplificatrici. Se, per esempio, in un testo di area veneziana il grafema viene sostituita dalla , come awiene nell'edizione della Rodiana del Calmo curata dal Vescovo, un indizio geolinguistico significativo si perde. Sono innumerevoli i singoli casi di adattamenti rischiosi ο addirittura controproducenti (gli esempi seguenti sono stati ricavati dall'edizione di Marica Milanesi): - Cam invece di Chan (1,391) malgrado la differenza fonica. - Nel caso di adattamenti come s'accostarono invece di s'acostarono (1,392), le ricerche storiche sullo sviluppo delle doppie diventano impossibili. - Non pare giustificato adoperare l'eliminazione della - giä per se difficilmente accettabile - quando essa compare in parole di origine non latina, e cioe germanica, araba ο amerindiana, in cui possiede uno status fonico completamente diverso, come nel caso di Mahumetto / Mahumettani (1,392) e di mahiz (5,345) che talora vengono mutate in Maumetto / maumettani e maiz. -Non si capisce perche la Milanesi cambi Geviza 'Ibiza' in leviza (1,292) e Circassia in Cercassia (1,417). Non e certamente necessario adoperare sempre una trascrizione quasi diplomatica. Ci vuole senz'altro una gerarchizzazione nella valutazione dei singoli fenomeni: l'interpunzione, l'uso delle maiuscole e delle minuscole, degli accenti e delle sigle sono meno importanti di quei casi di ammodernamento che modificano profondamente il carattere linguistico di un dato testo. Forse un compromesso accettabile consisterebbe nella riproduzione parallela del testo dell'edizione e della versione originale in facsimile, opzione realizzata per esempio nell'edizione del Vartema del Musacchio, che riproduce in facsimile il testo del 1510, e nell'edizione di Odorico da Pordenone curata da Monaco e Testa, che riproducono l'originale del 1513.
13 VarchiErcolano 2,225.
170 1.5. Le fonti antiche e gli spogli
Wolfgang Schweickard lessicografici
Sia aggiunto che, tramite le edizioni modernizzanti, le varianti lessicali dubbie entrano anche nella documentazione dei dizionari storici. Non sono perö soltanto le grafie arbitrarie delle edizioni a creare problemi per l'autenticita della documentazione lessicografica, ma anche l'impostazione metodologica dei dizionari stessi. Nel GDLI per esempio anche le parole ricavate direttamente dalle fonti originali vengono adattate come nelle edizioni appena discusse. Nella documentazione del GDLI quest'opzione metodologica si riflette in grafie virtuali come falerno per il volgarizzamento del Dioscuride del Mattioli, mentre la forma reale del testo originale e phalerno (DioscurideVolgMattioli 2,38); stessa situazione nel caso della grafia hipodorio del Citolini che nel GDLI diventa ipodorio e di armonia frigia in luogo di harmonia frygia (GalileiMusica 63)14. Anche in questo strano caso di ammodernamento vocabolaristico, gli adattamenti oltrepassano spesso il livello puramente grafico: nel caso della forma pesi corinthij del Garzoni (cosi anche nell'ed. Bronzini utilizzata dal GDLI), l'adattamento in pesi corinti da parte del GDLI (s.v. euboico) risulta ambiguo, dato che coesistono i tipi aggettivali rcorinto1 e W/nft'o 1 . Nella forma gupti (DellaValle in GDLI s.v. copto) invece di Gubti (DellaValleViaggi 1,328) non e piu riconoscibile la desinenza nisba dell'arabo.
2. L'accessibilitä delle fonti Partendo dalla premessa che di molti testi mancano edizioni recenti, l'aspetto dell'accessibilita delle opere originali e di primaria importanza. La situazione oggi e abbastanza favorevole.
2.1. Corpora elettronici Di grande aiuto sono le varie forme di elaborazione elettronica dei testi. Per lunghi anni in Italia si sono svolti in questo settore lavori preparatori importantissimi. L'aumento enorme della memoria dei supporti informatici e l'ottimizzazione della trasmissione-dati segno, anche per la linguistica storica, una cesura epocale. Oggi abbiamo a disposizione tantissimi testi in forma digitalizzata, ed i nuovi media, CD-ROM, DVD e internet, ci offrono possibilitä di ricerca prima d'ora impensabili15. Vengono ridigitalizzati e pubblicati su CD-ROM anche dizionari storici fondamentali come il Tommaseo/Bellini16.
14 Per il GDLI cfr. anche Lupis,ZrP 116. is Cfr. Romanistikinternet; NuoviMediaStrumenti; RK XVI. 16 Per i dizionari elettronici cfr. anche Landi,RILD 3.
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
171
Quanto al problema dell'accesso alle fonti antiche, lo strumento piü importante e il corpus testuale dell'Opera del Vocabolario Italiano (OVI), che costituisce la base del Tesoro della lingua italiana delle origini (TLIO)17. Nel quadro di questo progetto, che si svolge sotto l'egida di Pietro Beltrami, tutte le fonti testuali di area italoromanza dalle origini fino all'incirca alia morte del Boccaccio nel 1375 vengono digitalizzate e rese facilmente e gratuitamente accessibili in internet. Tra i corpora elettronici e da mettere in rilievo anche il CD-ROM della Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ). Nella versione 4.0 comprende 1000 testi che rappresentano buona parte del canone della letteratura italiana e molti altri testi di ambiti diversi. Utile anche YArchivio Italiano della Lexis (Roma) che opera con lo stesso software della LIZ. Fonti testuali preziose offrono anche le numerose banche dati on-line come per esempio la Biblioteca Italiana (Biblt) della Sapienza di Roma18. Progetti simili esistono anche per le altre lingue romanze. Per il francese e particolarmente interessante la banca dati Frantext, per lo spagnolo i corpora ADMYTE e CORDE. Dato la scarsa dinamicitä della lessicografia tradizionale del latino medioevale, sono importantissimi anche i corpora di testi latinomedievali CLCLT e E-MGH. Un modo particolarmente efficiente per rendere accessibili fonti rare e antiche di ogni tipo e stata ideata dai bibliotecari della Bibliotheque Nationale de France che via internet, tramite il server «Gallica», offre i suoi libri in formato PDF gratuitamente agli utenti. Dato che fra i libri della BN si trovano anche parecchie opere italiane, si aprono possibilitä affascinanti per la ricerca linguistica. Si capisce che sarebbe un avvenimento di grande importanza per l'intera italianistica se un giorno anche la Biblioteca Nazionale di Firenze si risolvesse ad offrire un simile servizio. Altri progetti di impostazione analoga sono in fase di sviluppo, come per es. le collezioni digitali del Göttinger Digitalisierungs-Zentrum (GDZ).
2.2. Sistema
bibliotecario
Innovazioni fondamentali e miglioramenti decisivi si notano anche nel campo dei servizi bibliotecari. Da mettere in rilievo soprattutto il catalogo elettronico della biblioteca universitaria di Karlsruhe, il cosiddetto Karlsruher Virtuelle Katalog (KVK), messo a disposizione degli utenti on-line. Per completare indicazioni bibliografiche lacunose e per localizzare le opere desiderate e uno strumento ormai indispensabile. La documentazione offerta non si limita ai cataloghi delle biblioteche tedesche, ma da accesso alle piü important! biblioteche a 17 Cfr. BeltramiltalNet. 18 Per una panoramica dei progetti in corso cfr. il «Censimento delle attivitä di digitalizzazione» (http://www.iccu.sbn.it/censbidigit.html).
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livello internazionale, per es. la Library of Congress negli Usa, la Biblioteca nazionale di Firenze e, fra le altre, recentemente anche la Biblioteca nazionale di Russia. Per quanto riguarda i libri stessi e molto efficiente inoltre in Germania il prestito interuniversitario. Quando una biblioteca decide di non dare in prestito un dato titolo, perche si trova in uno stato precario ο sembra troppo prezioso, di regola offre agli utenti possibility alternative, come per es. la riproduzione su microfilm ο microscheda. Altri problemi difficili, per es. quando il corpo di un libro e legato in modo troppo compresso, sono oggi risolvibili grazie a sussidi tecnici nuovi.
2.3. Ristampe Una Variante banale ma efficiente per rendere accessibili opere antiche sone le ristampe. Singole case editrici si sono specializzate in questo settore, come per es. l'editore Forni a Bologna, il cui catalogo comprende piü di 3000 titoli. Anche se le ristampe normalmente offrono poche informazioni supplementari, sono perlomeno facilmente raggiungibili.
3. Riepilogo Tutto sommato la situazione delle fonti testuali e particolarmente favorevole agli scopi della lessicografia storica dell'italiano. Sarebbe desiderabile un'ulteriore intensificazione delle attivitä editoriali, soprattutto nell'ambito delle stampe antiche e delle fonti non canoniche. Per aumentare la qualitä filologica delle edizioni sarä indispensabile ridurre ancora piü il fenomeno deH'ammodernamento dei testi a favore di riproduzioni autentiche. L'accesso alle fonti antiche oggi e relativamente facile, visto le possibilita Offerte dall'elaborazione elettronica dei testi e dai servizi bibliotecari.
4. Bibliografia 4.1. Articoli e monografie ACILPR XXI = Ruffino, G. (ed.), Atti del XXI Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia Romanza. Centre di studi filologici e linguistici siciliani. Universitä di Palermo 18-24 settembre 1995, 6 voll., Tübingen, 1998.
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
173
AprileStrutture = Aprile, M., Le strutture del Lessico Etimologico Italiano, Galatina, 2004. AttiFirenze 1998 = Maraschio, N. / Poggi Salani, T. (edd.), Storia della lingua italiana e storia letteraria. Atti del I Convegno ASLI. Associazione per la Storia della Lingua Italiana (Firenze, 29-30 maggio 1997), Firenze, 1998. BeltramiltalNet = Beltrami, P. G., ItalNet, il corpus testuale dell'OVI e il Tesoro della Lingua Italiana delle Origini, Firenze, 1998 (http://www.ovi.cnr.it /beltrami.htm). FSErnst = Heinemann, S. / Bernhard, G. / Kattenbusch, D. (edd.), Roma et Romania. Festschrift fiir Gerhard Ernst zum 65. Geburtstag, Tübingen, 2002. FSPfister = Holtus, G. / Kramer, J. / Schweickard, W. (edd.), Italica et Romanica. Festschrift fiir Max Ρ fister zum 65. Geburtstag, 3 voll., Tübingen, 1997. Gießgen/Lebsanft = Gleßgen, M.-D. / Lebsanft, F. (edd.), Alte und neue Philologie, Tübingen, 1997. HenschelReiseberichte = Henschel, Ch., Italienische und französische Reiseberichte des 16. Jahrhunderts und ihre Übersetzungen. Über ein vernachlässigtes Kapitel der europäischen Übersetzungsgeschichte, Darmstadt, 2005. HSK XXIII = Ernst, G. / Gleßgen, M.-D. / Schmitt, Ch. / Schweickard, W. (edd.), Romanische Sprachgeschichte. Ein internationales Handbuch zur Geschichte der romanischen Sprachen, vol. 1 (2003), vol. 2 (2006), Berlin / New York, 2003/2006. Landi,RILD 3 = Landi, Α., Dizionari elettronici, RILD 3 (2001), 81-94. Leonardi,ACILPR XXI = Leonardi, Lino, Filologia e lessicografia ipertestuali. La poesia italiana delle origini in CD-ROM (CLPIO), ACILPR XXI/6, 265278. LexikographieStädtler = Städtler, Th. (ed.), Wissenschaftliche Lexikographie im deutschsprachigen Raum, Heidelberg, 2003. Lupis,ZrP 116 = Lupis, Α., Rinunzia avanti a nodaro all'«Indice degli autori citati» del Grande Dizionario della Lingua Italiana, ZrP 116 (2000), 510545. NuoviMediaStrumenti = Rainer, F. / Stein, A. (edd.), I nuovi media come strumenti per la ricerca linguistica, Frankfurt am Main et al., 2003. Pfister,LexikographieStädtler = Pfister, M., Lessico Etimologico Italiano, LexikographieStädtler 117-125. Quondam/Tavoni,AttiFirenze = Quondam, A. / Tavoni, Μ., Storia della lingua e informatica, AttiFirenze 1998, 141-148. RILD = Rivista italiana di linguistica e di dialettologia. RK XVI = Dahmen, W. / Kramer, J. / Holtus, G. / Metzeltin, M. / Schweickard, W. / Winkelmann, O. (edd.), Romanistik und Neue Medien. Romanistisches Kolloquium XVI, Tübingen, 2004. Romanistikinternet = Gabriel, K. / Ide, K. / Osthus, D. / Polzin-Haumann, C., Rom@nistik im Internet, Bonn, 2000.
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Wolfgang Schweickard
Schweickard,FSErnst = Schweickard, W., Die Textgrundlagen der historischen Lexikographie, FSErnst 323-335. Schweickard,FSPfister = Schweickard, W., Neue Medien und historische Lexikographie: die «Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ)» auf CD-ROM, FSPfister 1,441-449. Schweickard,LexikographieStädtler = Schweickard, W., Deonomasticon Italicum (DI), LexikographieStädtler 127-135. TerrusiMasuccio = Terrusi, L. (ed.), «El rozo idyoma de mia materna lingua». Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, Bari, 2005.
4.2. Dizionari, atlanti,
corpora
ADMYTE = Marcos Marin, F. A. (ed.), Archivio digital de manuscritosy textos espanoles, Madrid, 21999 (CD-ROM). ALIM = Archivio della latinitä italiana del Medioevo (http://www.uan.it/alim). ATL = Quondam, Amedeo (ed.), Archivio della tradizione Urica da Petrarca a Marino, Roma, 1997 (CD-ROM). Biblt = Biblioteca italiana (http://www.bibliotecaitaliana.it). CLCLT = Cetedoc Library of Christian Latin Texts, Turnhout, s2002 (CDROM). CORDE = Real Academia Espanola (ed.), Corpus diacronico del espahol (http://www.rae.es). DCVB = Aleover, Α. M. / Moll, F. de B., Diccionari catalä-valenciä-balear, 10 voll., Palma de Mallorca, 1930-1962 (ristampa 1993) (indirizzo internet: http://dcvb.iecat.net). DELI = Cortelazzo, M. / Zolli, P., DELI. Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna, 21999 (con CD-ROM) ('1979-1988). DeMauro = De Mauro, T., Grande dizionario italiano dell'uso, 7 voll., Torino, 1999-2003 (con CD-ROM). DEST = Toso, F., Dizionario etimologico tabarchino, vol. 1: a-cüzo, Recco, 2004. DI = Schweickard, W., Deonomasticon Italicum. Dizionario storico dei derivati da nomi geografici e da nomi di persona, vol. 1: Derivati da nomi geografici: A-E (2002), vol. 2: Derivati da nomi geografici: F-L (2006), Tübingen, 2002ss. E-MGH = Die elektronischen Monumenta Germaniae Historica auf CD-ROM, Turnhout, 32002 (CD-ROM). Frantext = Centre national de la recherche scientifique (CNRS) / Analyse et traitement informatique de la langue fran^aise (ATILF) (edd.), Base textuelle Frantext (http://zeus.inalf.fr/frantext.htm). Gallica = Gallica. Bibliotheque numerique de la Bibliotheque Nationale de France (http://gallica.bnf.fr). GDLI = Battaglia, S., Grande dizionario della lingua italiana, 21 voll., Torino, 1961-2002.
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
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GDZ = Göttinger Digitalisierungs-Zentrum. Digital Collections (http://gdz.sub. uni-goettingen.de). LEI = Pfister, M. / Schweickard, W. [a partire dal vol. 8] (edd.), LEI. Lessico Etimologico Italiano, Wiesbaden, 1984ss. LIZ = LIZ. Letteratura Italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della letteratura italiana, Bologna, 42001 (CD-ROM). TB = Tommaseo, N. / Bellini, B., Dizionario della lingua italiana, 9 voll., Torino, 1865-1879 (con CD-ROM). TLIO = Beltrami, P. G. (ed.), Tesoro della lingua italiana delle origini, Firenze, 1998ss. (Internet-Adresse: http://www.csovi.fi.cnr.it).
4.3. Stampe antiche AcostaGalucci = Acosta, G. de, Historia naturale, e morale delle Indie, scritta dal R. P. Gioseffo di Acosta [...], nuovamente tradotta della lingua Spagnuola nella Italiana da Gio. Paolo Galucci Salodiano, Venezia, 1596. BarrosUlloa = L'Asia del S. Giovanni di Barros, nuovamente di lingua portoghese tradotta dal S. Alfonso Ulloa, 2 voll., Venezia, 1561. BelliOsservazioni = Belli, F., Osservazioni nel viaggio de Francesco Belli, Venezia, 1632. BressaniMissioni = Bressani, F. G., Breve relatione d'alcune missioni de' PP. della Compagnia di Giesü nella Nuova Francia, Macerata, 1653. CalmoRossi = Rossi, V. (ed.), Le lettere di messer Andrea Calmo, Torino, 1888. CammelliCappelli/Ferrari = Cappelli, A. / Ferrari, S. (edd.), Rime edite ed inedite di Antonio Cammelli detto il Pistoia, Livorno, 1884. CastiglioniViaggio = Castiglioni, L., Viaggio negli Stati Uniti dell'America settentrionale fatto negli anni 1785, 1786, e 1787, 2 voll., Milano, 1790. DeliaValleViaggi = Viaggi di Pietro Della Valle il Pellegrino, con minuto ragguaglio di tutte le cose osservate in essi, descritti da lui in 54 lettere familiari, mandate in Napoli all'erudito, e fra'piü cari, di molti anni suo amico Mario Schipano, divisi in tre parti, cioe la Turchia, la Persia, e I'India, le quali havran per Aggiunta, se Dio gli darä vita, la quarta Parte, che conterrä le figure di molte cose memorabili, sparse per tutta l'Opera, e la loro esplicatione, vol. 1: La Turchia (1650), vol. 2/1: La Persia, parte prima (1658), vol. 2/2: La Persia, parte seconda (1658), Roma, 1650/1658. DioscurideVolgMattioli = II Dioscoride dell'eccellente dottor medico M. P. Andrea Matthioli da Siena, 2 voll., Venezia, 1550. DomenichiFacetie = Domenichi, L., Facetie, motti et burle di diversi signori e personeprivate, Venezia, 1584. DoniZucca = Doni, A. F., La zucca, Venezia, 1565. GuicciardiniPaesiBassi = Descrittione di M. Lodovico Guicciardini, patritio fiorentino, di tutti i Paesi Bassi, altrimenti detti Germania inferiore, Anversa, 1567.
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HerbersteinVolgMoscovia = Herberstein, S., Comentari della Moscovia etparimente della Russia [...], Venezia, 1550. MünsterCosmografia = Münster, S., Sei libri della cosmografia universale, Basilea, 1558. NavigationiRamusio = Ramusio, G. B., Delle navigationi et viaggi, 3 voll., Venezia, 1550-1559 (ristampa Amsterdam 1967). OlaoMagnoHistVolg = Olao Magno, Historia delle genti et della natura delle cose settentrionali, Venezia, 1565. PaesiMontalboddo = Montalboddo, F. di, Paesi novamente retrovati et Novo Mondo, Vicenza, 1507. PlinioVolgDomenichi = Historia naturale di G. Plinio Secondo tradotta per M. Lodovico Domertichi, Venezia, 1562. PlinioVolgLandino 1476 = Historia naturale di C. Plinio Secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino, Venezia, 1476. PlinioVolgLandino/Brucioli = Historia naturale di C. Plinio Secondo di Latino in volgare tradotta per Christophoro Landino, et nuovamente in molti luoghi, dove quella mancava, supplico, et da infiniti errori emendata, et con somma diligenza correttaper Antonio Brucioli, Venezia, 1543. StraboneVolgBuonacciuoli = Geografia di Strabone, di greco tradotta in volgare italiano da M. Alfonso Buonacciuoli gentilhuomo ferrarese, Venezia, 1565. TavernierViaggi = Viaggi nella Turchia, nella Persia, e nell'Indie, fatti sei volte nello spatio di quaranta anni per tutte le strode, che si possono tenere per Mare, e per Terra, da Gio. Battista Tavernier; nelle quali si contengono esatte, e nuove osservazioni circa la religione, leggi, costumi, riti, abiti, governo, commercio, e uso delle corti di queipopoli, con la relatione de' regni, delle provincie, e cittä princ.ipali dell'Africa, e Asia [...], 2 voll., Roma, 1682.
TolomeoVolgCernoti = Geografia cioe descrittione universale della terra [...], dal latino all'italiano tradotta dal R. D. Leonardo Cernoti Vinitiano, vol. 1 (1598), vol. 2 (1597), Venezia, 1597/1598. TolomeoVolgMattioli = La Geografia di Claudio Ptolemeo alessandrino, con alcuni comenti & aggiunte fattevi da [Sebastian Münster] [...], ridotta in volgare Italiano da M. Pietro Andrea Mattiolo senese medico eccelletissimo, Venezia, 1548. TolomeoVolgRuscelli = La Geografia di Claudio Tolomeo alessandrino, nuovamente tradotta di Greco in Italiano da Girolamo Ruscelli [...], Venezia, 1561. VarchiErcolano = L'Ercolano. Dialogo di messer Benedetto Varchi nel quale si ragiona delle lingue, ed in particolare della toscana e della fiorentina, 2 voll., Milano, 1804 (ristampa 1979). ViaggiManuzio = Manuzio, A. (ed.), Viaggi fatti da Vinetia, alia Tana, in Persia, in India, et in Costantinopoli, Venezia, 1543.
Fonti testuali, nuovi media e lessicografia storica
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4.4. Edizioni BemboVela = Vela, Claudio (ed.), Pietro Bembo: Prose della volgar lingua. L'«editio princeps» del 1525 riscontrata con I'autografo Vaticano latino 3210, Padova, 2001. CalmoRossi = Rossi, Vittorio (ed.), Le lettere di messer Andrea Calmo, Torino, 1888.
CalmoVescovo = Vescovo, Piermario (ed.), Andrea Calmo: Rodiana. Comedia stupenda e ridicolosissima piena d'argutissimi moti e in varie lingue recitata, Padova, 1985. CastiglioniCerruti = Cerruti, Marco (ed.), Luigi Castiglioni: Viaggio negli Stati Uniti dell'America settentrionale, Modena, 1996. CaviceoVignali = Vignali, Luigi (ed.), Jacopo Caviceo: II peregrine, Roma, 1993. ColonnaPozzi/Ciapponi = Pozzi, Giovanni / Ciapponi, Lucia A. (edd.), Francesco Colonna: Hypnerotomachia Poliphili, 2 voll., Milano, 1980. GarzoniBronzini = Bronzini, G. B. (ed.), Tomaso Garzoni: La piazza universale di tutte le professioni del mondo, 2 voll., Firenze, 1996. GarzoniCherchi/Collina = Cherchi, P. / Collina, B. (edd.), Tomaso Garzoni: La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Torino, 1996. MorelliBranca = Branca, V. (ed.), Giovanni di Pagolo Morelli: Ricordi, Firenze, 1956. OdoricoPordenoneMonaco/Testa = Monaco, L. / Testa, G. C. (edd.), Odorichus de rebus incognitis. Odorico da Pordenone nella prima edizione a stampa del 1513, Pordenone, 1986. PlinioVolgBrancatiBarbato = Barbato, Μ., II libro VIII del Plinio napoletano di Giovanni Brancati, Napoli, 2001. PlinioVolgBrancatiGentile = Gentile, S. (ed.), Caio Plinio secondo: La «Storia naturale» (libri I-XI) tradotta in «napolitano misto» da Giovanni Brancati. Inedito del sec. XV, 3 voll., Napoli, 1974. RaccontiVaranini/Baldassarri = Varanini, Giorgio / Baldassarri, Guido (edd.), Racconti esemplari di predicatori del Due e Trecento, 3 voll., Roma, Salerno, 1993. RamusioMilanesi = Milanesi, Marica (ed.), Giovanni Battista Ramusio: Navigazioni e viaggi, 6 voll., Torino, 1978-1988. SerdonatiMaffei = Le istorie dell'Indie orientali del P. Gio. Maffei, tradotte di Latino in lingua Toscana da M. Francesco Serdonati, 3 voll., Milano, 1806. VartemaMusacchio = Musacchio, E. (ed.), Ludovico Varthema: Itinerario dallo Egypto alia India, Bologna, 1991. ViaggiatoriGuglielminetti = Guglielminetti, M. (ed.), Viaggiatori del Seicento, Torino, 1967. VignaliStoppelli = Stoppeiii, Pasquale (ed.), Antonio Vignali (Arsiccio Intronato): La Cazzaria, Roma, 1984.
Gerhard Ernst (Regensburg)
Aspetti tecnici e metodici per una edizione CD-ROM di testi di semicolti francesi sei- e settecenteschi
In questo breve contribute mi occuperö di alcuni problemi incontrati nel preparare un gruppo di testi scritti da semicolti francesi nel Sei- e nel Settecento per una edizione CD-ROM1. Si tratta di testi di carattere privato, autobiografie, libri di conto, cronache cittadine, testi scritti da persone di una posizione sociale bassa e con una formazione scolare modesta; in questo contributo presenterö la cronaca della cittä di Lilla, scritta nella seconda metä del secolo diciasettesimo da un operaio tessile, Pierre Ignace Chavatte. Mi rendo conto che la maggior parte dei contributi a questo volume si occupano di testi italiani, di lessicografia italiana. Ma i problemi - quelli di metodo come quelli di carattere pratico - legati all'edizione su CD-ROM rimangono gli stessi, sono indipendenti dalla lingua dei testi. Innanzitutto, vorrei testimoniare in questa sede la mia riconoscenza ai colleghi Pfister e Holtus che mi hanno convinto a pubblicare i miei testi non in forma di libro stampato - e allora sarebbero diventati piü volumi - ma su CD-ROM. Certo, chi ha pronto un testo interessante, avrebbe piacere nel vedere il 'suo' testo bell'e stampato e rilegato per poterlo prendere in mano, sfogliarlo ecc. Una edizione su CD-ROM non ci darä questi piaceri sensuali. Essa presenta si i suoi vantaggi, ma anche problemi sconosciuti nel passato. Tra i problemi incontrati nel corso del lavoro per l'edizione alcuni sono legati a quel determinato tipo di testi, altri alle nostre particolari intenzioni editoriali, e altri ancora al nuovo e finora poco conosciuto mezzo di edizione. In teoria, questa classificazione di problemi e difficoltä sembra ragionevole e convincente. In pratica, perö, e difficile separare un tipo dall'altro. Ε non e nemmeno
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Al momento del colloquio di Saarbrücken (aprile 2002) era uscita solo la prima versione di questo CD-ROM (Ernst / Wolf 2001) contenente il solo testo di Pierre-Ignace Chavatte, Chronique memoria! (1657-1693). Recensioni a questa prima versione: G. Roques in RLiR 66 (2002), 310s., A. Lodge in RF 115 (2003), 72-74. Nel 2002 e uscita la seconda versione contenente, oltre alia Cronica del Chavatte, i testi seguenti: Anne-Marguerite Le Mercier, Livre de raison (1650-1661), Jacques-Louis Menetra, Journal de ma vie (1764-1802/3), Montjean, Detail de tout ce qui s'est passei Depuis le 30 mars 1774 (1774/75). Nel 2005 dovrä uscire la terza versione, che comprenderä inoltre: Jacques Valuche, Journal (16071662), Guillaume Durand, Journal (1610-1624), Yves Le Trividic, Journal (1610-1644), Familie Goyard, Journal (1611-1780), Familie Dusson, Journal (1658-1685), Jean Desnoyers, Memoire de ce qui s'est passe (1689-1725), Michel Reveillaud, Journal (16961745), Isaac Girard, Journal (1722-1725). Per alcune considerazioni generali riguardo a problemi editoriali specifici di questo tipo di testi cfr. anche il nostro studio preparativo (Ernst 1995).
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mia intenzione dare un panorama sistematico di tutti questi problemi. Vorrei solo presentare una scelta degli aspetti che possono essere di interesse piü generale. 1)
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La nostra edizione (dico 'nostra', perche vi ha giocato un ruolo importante la mia assistente e collaboratrice Barbara Wolf che si e assunta il lavoro penoso della trascrizione della maggior parte dei testi manoscritti) e agevolata dal fatto che, partendo in tutti i casi da un manoscritto autograft), non ci dobbiamo occupare di una tradizione manoscritta, del ruolo delle copie, di famiglie di manoscritti ecc. Cosi e stato possibile presentare ai lettori d'oggi l'edizione di un testo quanto mai vicina all'aspetto originale, un'edizione che siamo convinti poträ servire da base sicura a future analisi linguistiche. Eppure, nel cammino dal manoscritto autograft) all'edizione, si dimostravano inevitabili alcune scelte. Come dovevamo trattare le correzioni d'autore, le frasi ο parole cancellate, le sviste owie, gli errori (di forma) rimasti nel manoscritto? Abbiamo deciso di mantenere nell'edizione queste correzioni e gli errori rimasti, preziosi indizi dello sforzo intellettuale di autori semicolti nell'elaborazione del testo. Ε cosi il testo che si legge sullo schermo del computer rispecchia fedelmente il manoscritto autograft). C'e perö l'inconveniente che il normale programma di ricerca non distingue gli elementi cancellati; la ricerca produce insieme, indistinte, le forme cancellate e quelle non cancellate. Esempio: Alia pagina 197v del testo di Chavatte abbiamo: lesfrancois ont commencez a batir et mettre la premiere pierre de la citadellc de lillc etfaire le fouhisement de la citadelle. Chi cercherä in questo programma le occorrenze di citadelle, troverä nella lista dei 40 Treffer (per questo termine v. sotto; nella versione francese corrisponde il termine 'liste des resultats'): la premiere pierre de la citadelle de lille et faire le fouhisement de la citadelle/ et ce mesme jour arriva ... La lista dei Treffer, cioe, non fa vedere la cancellatura, e bisogna tornare indietro, al testo, per poter distinguere tra forme cancellate e no. Ho detto che la nostra edizione rispecchia fedelmente il manoscritto autograft). Perö, siccome non si tratta di una fotografia, questo puö essere vero solo fino a un certo punto. Ε cosi anche noi ci siamo visti costretti a modificare l'autografo in alcuni punti. Lascio da parte i problemi per cui una edizione su CD-ROM non differisce da una edizione su carta; cosi la decisione di rinunciare alle maiuscole (non funzionali e perciö puramente ornamentali2) ο la distinzione da noi introdotta tra u e ν (non distinguibili nella maggioranza dei manoscritti). II problema seguente, invece, non esisterebbe per una edizione su carta. Abbiamo indicato, s'intende, i cambiamenti di pagina, non abbiamo
Gleßgen (2005, 92 nota 1) considers come «einen starken Eingriff in die Realität der mittelalterlichen Formen» l'introduzione dell'opposizione binaria 'maiuscola / minuscola' nell'edizione di testi medievali. Da questo punto di vista, la situazione rimane la stessa nei nostri testi manoscritti di carattere privato del Sei- e Settecento.
Una edizione CD-ROM di testi semicolti francesi sei- e settecenteschi
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perö indicato i cambiamenti di riga; cosi, per certi problemi banali, di ordine tecnico, alia fine della pagina, 1'ultima riga rimane a volte in parte bianca, anche nel caso di una notizia che passa da una pagina del manoscritto all'altra. La quasi-assenza dell'interpunzione e 1'incoerenza della grafia rendono molto penosa la lettura dei nostri testi. Per non dover mettere una nota dopo ogni parola, abbiamo premesso a ogni testo una introduzione alia grafia. Anche cosi rimangono molti dubbi per un lettore poco esperto. Per facilitargli la lettura abbiamo aggiunto un certo numero di note esplicative. L'esistenza di una nota e indicata da un asterisco (non da una cifra) dopo la parola; per rendere visibile la nota basta cliccare sull'asterisco. Questi pop-ups ricevono un numero d'identificazione solo nel momento in cui il testo viene stampato. Vista l'assenza (o la quasi-mancanza) di interpunzione abbiamo introdotto delle barre verticali per strutturare le frasi. Ma e possibile far sparire tutte le nostre aggiunte cliccando semplicemente su versteckt ('cache' nella versione francese).
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A proposito degli elementi cancellati ho parlato di Treffer, cioe parole ritrovate. Treffer vuol dire press'a poco "colpo andato a segno". La prima volta che ho avuto in mano il CD-ROM ero convinto che Treffer fosse sinonimo di occorrenze. Tanto per provare, feci la ricerca della congiunzione et; questa ricerca mi diede 469 Treffer. Ma come mai, 469 Treffer della congiunzione et su 430 pagine in folio? Alia fine mi resi conto che Treffer in questo caso non e sinonimo di occorrenze, ma vuol dire "unitä del testo in cui si trovano una ο piü occorrenze della parola cercata". Per fare un esempio, prendiamo la citazione precedente: le tre occorrenze di citadelle nella pag. 197v vengono riportate come un solo Treffer, perche tutti e tre stanno nella stessa unitä del testo, nella stessa 'casella testuale'. Ε cosi i 40 Treffer di citadelle corrispondono a 73 occorrenze. Questo sistema, owiamente, serve soprattutto a chi s'interessa dei contenuti: per uno storico sarä importante trovare i passi in cui si parla della citadelle·, ma gli sarä indifferente se in quell'occasione la parola citadelle ricorre una ο dieci volte. Si capisce che un linguista non puo accontentarsi di questa situazione. Ε cosi ho discusso con la casa editrice per trovare una soluzione migliore. Ci siamo messi in contatto con il collega neerlandista di Berlino, il prof. Matthias Hüning, che - per la seconda versione (v. n. 1) - ci ha messo a disposizione il programma TextSTAT, un programma che produce automaticamente una lista di frequenze: elenca le forme grafiche in ordine alfabetico, aggiungendo ogni volta il rispettivo numero di occorrenze; oppure ci da queste forme grafiche nell'ordine decrescente delle frequenze. Cliccando su una delle forme della lista appaiono tutte le sue occorrenze, con un contesto a destra e a sinistra che si puo scegliere liberamente. Allora risulta che nelle oltre 180.000 parole (tokens) del primo dei nostri testi (Chavatte) la congiunzione et conta ben 8.149 occorrenze, la parola citadelle 73, la parola force 17 ecc.
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Una particolaritä interessante di questo testo e il fatto che alcune delle notizie riportate dal nostra Chavatte sono owiamente state copiate da testi stampati:
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Gerhard Ernst awisi, fogli volanti, giomali. A volte questi testi stampati sono addirittura incollati nel manoscritto. Per un'analisi linguistica del testo e indispensabile tener distinte queste parti dal testo originale dell'autore. Ε cosi abbiamo riprodotto in caratteri piü piccoli le parti che - secondo noi3 - sono state copiate. II programma di ricerca puo allora distinguerle dal testo originale dell'autore. Lo stesso vale anche per il programma di ricerca relativo alla frequenza. In questo modo si possono osservare differenze ben visibili tra i due sottotesti: II testo proprio di Chavatte, che parla nella maggior parte dei casi di fatti awenuti a Lille, conta ben 68 occorrenze di citadelle\ le parti copiate ne contengono 5. I rapporti si invertono per la parola armee: 16 occorrenze nei brani copiati, solo 4 occorrenze nel testo originale. La suddivisione in piü sottotesti sarä consigliabile anche per quei journaux de famille della terza versione del CD-ROM che hanno come autori piü membri della stessa famiglia.
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La lista delle parole con 17 occorrenze fa vedere un altro problema tipico dei testi non regolari, senza grafia standardizzata: troviamo in questa lista la parola fantasma quun, l'amalgama di que et un, scritti insieme senza l'apostrofo; altrove - sempre nel testo di Chavatte - abbiamo {le roy arriva) a miens "ä Amiens". Questo problema delle parole amalgamate ο separate in modo non prevedibile e la conseguenza della nostra decisione editoriale di riprodurre il manoscritto autograft) nel modo piü fedele possibile, anche nella sua veste grafica. II programma che produce automaticamente la lista delle frequenze - cosi come il semplice programma di ricerca - non riconosce ne gli amalgami ne le parole separate in modo arbitrario. Mi sono convinto nel frattempo che questo problema non sarä risolvibile fino a quando il motore di ricerca non troverä nessun indizio su come separare e riunire correttamente le parole del testo4. II problema riguarda soprattutto le parole grammaticali molto spesso amalgamate tra di loro oppure con la parola che reggono. Ε cosi abbiamo nel testo di Chavatte (solo le pagine scritte da lui stesso, non quelle copiate) 169 occorrenze di dun "d'un", 92 di lun "Fun". Ne deriva che ci sono molte forme omonime non facilmente risolvibili in una lemmatizzazione automatica: le 969 occorrenze della forma grafica qui si ripartiscono (non ho fatto il calcolo, in quale misura) sui significati "qui" e "qu'il" / "qu'ils"; la forma grafica este ricorre in combinazioni come c este estoille "cette etoile", c 'este apres disne "cet apres-diner", ma anche c este a dire "c'est-ä-dire" e eile avoit este "eile avait ete". ceste rappresenta di solito il pronome dimostrativo cet / cette, ma significa (in casi isolati) anche c 'est. II problema delle parole amalgamate e separate non e perö l'unico problema che resiste ai tentativi di lemmatizzazione automatica. Vi si oppongono altri aspetti della grafia arbi-
L'attribuzione non e sempre sicura al cento per cento, soprattutto per le notizie brevi. Le notizie copiate da una fonte stampata si distinguono generalmente da quelle da attribuire al nostra autore per il contenuto (come guerre in paesi lontani, un terremoto in Sicilia ecc.) e per la maggiore regolaritä della veste linguistica, specialmente della grafia. Altre edizioni elettroniche introducono l'apostrofo e la separazione delle parole secondo le regole della lingua modema, mantenendo perö la possibility di far sparire queste modernizzazioni grafiche.
Una edizione CD-ROM di testi semicolti francesi sei- e settecenteschi
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traria dei nostri testi: l'intercambialita completa tra certe lettere dell'alfabeto (soprattutto vs. , e di conseguenza se(s) = ce(s)) e l'instabilitä delle lettere finali (soprattutto consonanti ma anche [a] tolte oppure arbitrariamente aggiunte: que pain "quel pain", prie "prit", par "pas", ostil "hostil", peut "peur", port "porte"). In certi casi si sovrappongono i problemi di amalgami / separazione delle parole e delle corrispondenze fonografiche: si ceux estee "si c'eüt ete", ordulieu "hors du lieu", il I'estes "il est". Per quel che riguarda la lemmatizzazione automatica si trovano in una posizione migliore gli editori di testi francesi del Medio Evo scritti da scriventi / copisti professionali ο almeno esperti che seguono una norma relativamente stabile: anche se in quel periodo siamo ancora lontani da una norma obbligatoria per la Francia intera, ciascun copista di un'opera letteraria segue almeno in modo coerente la propria norma grafica, gli autori di testi amministrativi ο giuridici osservano le regole di una scripta regionale ο di una scuola scrittoriale5. Questa coerenza grafica manca nei nostri testi di carattere privato, scritti da persone semicolte (personnes peu lettrees, ungeübte Schreiber). All'estrema variazione grafica di questi testi e dovuta - secondo me - Ρ impossibility (o quasi?) di formulare le regole che dovrebbero stare alia base di una lemmatizzazione automatica. Ε cosi il CD-ROM dei Textes frangais prives des XVlf et XVIIΓ siecles contiene, si, una lista delle forme grafiche e della loro frequenza; manca pero, per le ragioni discusse sopra, un indice delle parole lemmatizzate. Siccome sia la lista delle frequenze sia quella delle occorrenze sono esportabili (rispettivamente in Excel e in Word), la possibilitä di una filtura lemmatizzazione secondo criteri e regole ancora da formulare per questo particolare tipo di testo - rimane ancora aperta. Un ultimo particolare di questa edizione elettronica (secondario dal punto di vista metodico, ma forse gradito ai futuri lettori): a cominciare dalla seconda versione gli utenti avranno la possibilitä di scegliere tra il tedesco e il francese come lingua di superficie e delle istruzioni.
Tutto sommato, spero che i problemi causati da questo - relativamente - nuovo modo di edizione e dal carattere particolare dei nostri testi saranno almeno controbilanciati da una serie di aspetti positivi che aiuteranno l'analisi linguistica e che potranno contribuire al progresso della tecnica editoriale.
BIBLIOGRAFIA
Ernst, G., Zur Herausgabe autobiographischer Non-Standardtexte des 17. (und 18.) Jahrhunderts: fiir wen? wozu? wie?, in: G. Mensching / K.-H. Röntgen
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Cfr. il progetto di Gleßgen che riguarda atti notarili e giuridici scritti in Lorena tra il '200 ed il '400 (Gleßgen 2003 e 2005).
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Gerhard Ernst
(edd.), Studien zu romanischen Fachtexten aus Mittelalter und früher Neuzeit, Hildesheim, Olms, 1995, 45-62. Ernst, G. / Wolf, B., Textes frangais prives des XVIf et XVIIf siecles, Tübingen, Niemeyer, 22002 ('2001). Gleßgen, M.-D., L Elaboration philologique et I'etude lexicologique des 'Plus anciens documents linguistiques de la France' ä l'aide de l'informatique, in: F. Duval (ed.), Frederic Godefroy. Actes du X colloque international sur le moyen franqais (Metz, 12-14 juin 2002), Paris, 2003, 371-386. Gleßgen, M.-D., Editorische, lexikologische und graphematische Erschließung altfranzösischer Urkundentexte mit Hilfe von TUSTEP. Stand der Arbeiten, in: K. Gärtner / G. Holtus (edd.), Überlieferungs- und Aneignungsprozesse im 13. und 14. Jahrhundert auf dem Gebiet der westmitteldeutschen und ostfranzösischen Urkunden- und Literatursprachen. Beiträge zum Kolloquium vom 20. bis 22. Juni 2001 in Trier, Trier, Kliomedia, 2005, 91-107. Kunstmann, P., Base lemmatisee d'ancien frangais: presentation, protocole et perspectives, in: Actas del XXIII Congreso Internacional de Lingiiistica y Filologia Romänica, Salamanca, 24-30 septiembre 2001, Tübingen, Niemeyer, 2003, vol. 3, 267-270.
Kurt Gärtner (Trier)
I nuovi media e la germanistica medievale
Prima ancora dell'apparire dei nuovi media il computer aveva una sua importanza nel campo della filologia editoriale. Dapprima venne accolto quale strumento opportuno perche rese possibili sia la lettura elettronica delle trascrizioni di testi che una piü facile correzione di esse. Queste trascrizioni si poterono collazionare automaticamente e, in piü, fu possibile stabilire diversi tipi di indici e di concordanze. Quelli che si mostrarono particolarmente entusiasti del nuovo strumento erano i teologi che giä nel Settecento avevano sviluppato e promosso in modo decisivo la critica testuale moderna (cfr. Timpanaro 1971, 12-25; Aland 1969; Fischer 1970; Busa 1992). In tal modo divenne possibile sostituire copie di manoscritti, raccolte di testi collazionati cosi come glossari e commentari cartacei con equivalenti elettronici, con memorizzazioni in files elettronici. Con cio, il computer assunse alio stesso tempo la fiinzione di un 'medium' (cfr. Gärtner 2000, 280-282). Fu soltanto un piccolo passo quello che condusse dagli archivi elettronici, che prima della fine degli anni '80 si producevano per mezzo di enormi elaboratori, verso i nuovi media che avviarono il loro trionfo col personal computer, il PC. Chi al giorno d'oggi si appresta ad elaborare l'edizione di un testo medievale non vorrä rinunciare alle prestazioni del computer anche se affiderä ad altri l'utilizzazione diretta della tecnica. Non occorre piü fare propaganda per la nuova tecnologia. Vorrei tuttavia, nel mio intervento, accennare ad alcune prospettive che, a mio parere, risultano interessanti, particolarmente nell'ambito del nostro colloquio. Non solo come strumento di lavoro ma ultimamente anche come 'medium' il computer e, al giorno d'oggi, estremamente utile all'editore per la preparazione euristica di una edizione. Cio avviene giä durante la fase della collazione e dell'individualizzazione dei testimoni. A disposizione del medievista sono giä on-line quasi tutti i cataloghi moderni delle raccolte di manoscritti tedeschi (e per la latinistica, buona parte dei regesta vaticani) cosicche, tramite internet, egli ha la possibilitä di fare ricerche sui patrimoni esistenti e di verificare in quale modo un testo fu tramandato (cfr. Stäcker 1999; Bove 2001; Heinzle / Klein 2001). Fra poco tempo non sarä neanche piü necessario ordinäre microfilm dato che le grandi biblioteche (come la Heidelberger Universitätsbibliothek) hanno giä iniziato a dare accesso ai manoscritti in internet, quali facsimili elettronici. I presupposti tecnici sono giä esistenti ma cio che manca sono i mezzi necessari ed una strategia nazionale che miri a sostituire le raccolte dei microfilm con equivalenti digitali. Dopo aver concluso la preparazione euristica di una edizione, l'editore esamina in qual modo venne tramandato il testo, stabilisce il rapporto tra i mano-
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Kurt Gärtner
scritti e inizia la trascrizione del piü importante testimone in base a una riproduzione del manoscritto (sui metodi di lavoro descritti in seguito cfr. Ott 1990; 1992; Gärtner 1994; 2000; e la sintesi in Hockey 2001, 124-145). Tali trascrizioni si possono elaborare sul proprio PC se la biblioteca mette a disposizione facsimili digitali. In passato si trascriveva accuratamente solo quel manoscritto che doveva costituire la base di una edizione mentre gli altri testimoni erano collazionati solo per sommi capi - perciö una parte notevole delle sue varianti era, per cosi dire, trascurata (soprattutto le cosi dette iterierende Varianten che rappresentano differenze minime irrelevanti per la critica testuale ma importanti per la ricostruzione della storia di un testo; cfr. Stackmann 1964, 257s.; Bumke 1996, 52). Oggi, al contrario, si raccomanda di trascrivere tutti i manoscritti importanti e di rilevare completamente le varianti di un testo fino nell'ambito delle parole sinsemantiche di alta frequenza (pronomi, congiunzioni, awerbi). Questa e anche una richiesta della New Philology la quale esige un controllo minuzioso delle varianti nella trasmissione di testi medievali. Un editore interessato alla filologia condivide senza esitazione questa esigenza, mirando ad avvicinare il suo testo all'autore ο almeno ai testi tramandati e seguendo una Leithandschrift (un manoscritto di base) fino nei dettagli grafici (cfr. Varvaro 1999, 39; 41). Le minuziöse trascrizioni di tutti i manoscritti importanti di un testo si possono collazionare automaticamente. II risultato della collazione puö essere reso accessibile agli interessati - e in modo particolare ai discepoli della New Philology - tramite i nuovi media. Per l'editore di vecchio stampo esso presenters la base per l'elaborazione di un apparato critico (cfr. Gärtner 2000, 285s.). Con la sua oggettivitä la collazione elettronica e superiore ad ogni altra collazione tradizionale (parziale?), in quanto quest'ultima bada soprattutto alla sostituzione di vocaboli nell'ambito dell'autosemantica. Ma le trascrizioni dei singoli manoscritti offrono un eccellente materiale anche agli storici della lingua che esaminano l'evoluzione linguistica nel campo della grafematica, della morfologia, della formazione delle parole e della sintassi. Le trascrizioni, se rese accessibili nei nuovi media, su CD-ROM ο in internet, forniscono un materiale particolare di ricerca anche agli studiosi interessati alla storia di un testo (per es. il progetto Charrette a Princeton, cfr. Pignatelli / Robinson 2002). La critica testuale classica era fissata sull'archetipo ο sull'originale e la sua ricostruzione: per mezzo del metodo Lachmann la forma di lettura originale doveva essere ricostruita dal caos delle varianti tramandate. Le varianti secondarie non originali invece erano solo scarto che si 'bandiva' in un apparato critico. Percio metodi di critica testuale si rivolgono necessariamente al passato, interessandosi solamente all'inizio e alle origini di una tradizione testuale. Ε ben comprensibile che la critica testuale che si orienta sull'autore si leghi alla maledizione degli scrittori medievali, al loro presunto arbitrio e alla loro ignoranza (cfr. Bein 1995, 16-20). Lachmann dispregiativamente denominava i tardi manoscritti su carta Lumpenpapierhandschriften ("manoscritti di stracci") e il mio
I nuovi media e la germanistica medievale
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professore Werner Schröder non perde alcuna occasione di criticare gli scrittori medievali poiche essi avrebbero alterato i testi dei classici (cfr. Schröder 1997). Chi pero e interessato ai modi e alle forme delle trasmissioni medievali, chi non si interessa solamente della mera critica testuale ma anche della storia del testo (come i filologi italiani da Giorgio Pasquali ad Alberto Varvaro), accoglierä con entusiasmo i nuovi media che rendono possibile l'esame accurate della trasmissione e della storia di un testo in un modo non immaginabile nel passato. Lo stemma codicum, usato, nella critica testuale classica, per la ricostruzione meccanica di un originale perso, assume ormai un'altra funzione: «per Pasquali esso [lo stemma codicum] diventa invece un mero riassunto della tradizione di un testo» (Varvaro 1997, 36). Se le trascrizioni dei manoscritti principali di un testo sono rese generalmente accessibili, per es. se archivi elettronici di manoscritti forniscono facsimili e trascrizioni come risorse digitali nei nuovi media (come si fa per es. nel progetto Charrette), lo studio della storia dei testi riceverä molti nuovi impulsi anche perche con il computer l'intero sistema di varianti di testi medievali e diventato sistematicamente esplorabile. Con l'aiuto dei nuovi media la filologia editoriale puö diventare piu popolare e proficua perche, attraverso un'abile presentazione delle varianti di un'opera medievale, puö offrire dati interessanti a tutti gli studiosi di testi: puö aiutare lo storico della lingua al quale non servono edizioni critiche di testi, spesso normalizzati, e puö aiutare anche lo storico della letteratura che viene 'invitato' alio studio della storia di un testo da una sua versione originaria - generalmente solo ricostruibile - fino alle sue manifestazioni, ricche di varianti e storicamente testimoniate - conservate nei manoscritti.
BIBLIOGRAFIA
Aland, K., Novi Testamenti Graeci Editio Maior Critica. Der gegenwärtige Stand der Arbeit an einer neuen großen kritischen Ausgabe des Neuen Testaments, in: New Testament Studies 16 (1970), 163-177. Bein, T., Einführung, in: Altgermanistische Editionswissenschaft, a cura di T. Bein (Grundlagen Germanistischer Forschung, Band 1), Frankfurt et al., 1995, 11-34. Bove, J., Handschriftenkataloge online, in: Zeitschrift für deutsches Altertum 130 (2001), 495s.; cfr. anche http://www.uni-marburg.de/hosting/zfda/ maphil008_bove.html (consultato il 20.02.2003). Bumke, J., Die vier Fassungen der 'Nibelungenklage'. Untersuchungen zur Überlieferungsgeschichte und Textkritik der höfischen Epik im 13. Jahrhundert (Quellen und Forschungen zur Literatur- und Kulturgeschichte 8 [242]), Berlin/New York, 1996. Busa, R.S J., Half α Century of Literary Computing: Towards α «New» Philology, in: Literary and Linguistic Computing 7 (1992), 69-73.
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Kurt Gärtner
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I nuovi media e la germanistica medievale
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IV. Nuovi media e vocabolario dialettale
Max Pfister (Saarbrücken)
Nuovi media e lessico dialettale
Alcuni di voi si chiederanno con ragione come mai io diriga questa tavola rotonda come persona inesperta in questo settore. Forse gli organizzatori hanno voluto procurarmi in questa occasione un po' particolare l'unica possibilitä della mia vita di parlare di nuovi media, pensando che per coordinare la discussione basti anche una persona non molto qualificata. La domanda iniziale e la rilevanza di testi e di attestazioni dialettali nel contesto di nuovi media (CD-ROM, banche dati). Franco Lurä presenterä il VDSI e l'edizione minore come esempio di dizionario moderno; per il campo tedesco ho assistito un mese fa alia presentazione del vocabolario viticolo in corso di elaborazione, un vocabolario che si basa su inchieste che vengono rese accessibili mediante una banca dati. Personalmente ho solo lavorato con tre corpora molto diversi tra loro che mi dimostrano i vantaggi ma anche le difficoltä per chi vuole utilizzare i nuovi media. Ringrazio anche il mio successore e amico Wolfgang Schweickard per avermi messo a disposizione il suo contributo Die Textgrundlagen der historischen Lexikographie. I tre esempi di cui parlo sono: l'OVI (banca dati di testi che costituisce la base del TLIO), la LIZ e YAtlante linguistico della Toscana. L'OVI presenta tutti i testi fino alla morte di Boccaccio, 1375ca. La maggioranza delle opere - ad esclusione di Dante e di Boccaccio - sono dialettali (senza entrare qui nella discussione spinosa di definire l'italiano antico del Duecento). Penso tuttavia che ci troveremo d'accordo nel considerare milanese antico la lingua di Bonvesin e fiorentino antico quella di Giovanni e di Matteo Villani. In diverse occasioni ho espresso la mia gratitudine nei riguardi del TLIO rappresentato qui oggi dall'amico Beltrami - per aver messo generosamente a disposizione del LEI il prezioso materiale sull'italiano delle origini. Penso soprattutto alla banca dati del TLIO non ancora elaborato dai redattori del TLIO a Firenze che da noi viene siglato TLIOMat. II materiale elaborato e pubblicato nei bollettini viene invece citato come TLIO. Ε una cortesia e un servizio preziosissimo per i lessicografi dell'italiano non senza un certo rischio per quelli che hanno raccolto questo materiale. Per questa ragione non ho l'intenzione di mettere on-line le 5 milioni di Schede raccolte per il LEI. Questo materiale, la sua scelta e la sua interpretazione, datazione, localizzazione e selezione costituisce il lavoro di trenta anni della mia vita. A prescindere dal fatto che ogni Scheda equivale alia spesa di mezzo euro non voglio che il meglio del materiale sia preso e pubblicato da altri prematuramente e interpretato forse in modo superficiale, ο presentato con norme che non corri-
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Max Pfister
spondono a quelle del LEI. Spero almeno che Pietro Beltrami non rimanga mai deluso dal modo in cui la squadra del LEI fara uso del prezioso materiale del TLIO. Ogni forma viene citata esattamente con l'indicazione della fonte TLIO e con una interpretazione semantica adeguata alle intenzioni dei colleghi di Firenze - lo spero almeno e mi impegno personalmente per l'applicazione rigida di questo principio. Esprimendo tutta la mia gratitudine e lodando tutti i vantaggi di poter disporre di materiali sicuri, di prima mano e controllati sulla miglior edizione disponibile, non posso tuttavia tacere le difficoltä che questo materiale costituisce per il LEI. In primo luogo esiste il pericolo di naufragare nella quantitä del materiale. Anche se chiediamo solo le 50 ο 100 prime attestazioni, un materiale non ancora interpretato semanticamente deve essere distribuito manualmente sui diversi significati che corrispondono alia concezione del redattore LEI ο seguendo criteri morfologici che costituiscono la base di ogni articolo. Per es., se sto elaborando il dantesco calla, calle "sentiero" con i derivati corrispondenti, devo chiedere al TLIO la base call- e per i dialetti settentrionali cal-, il che mi procura una quantita di lemmi in parte anche dell'etimo callis "sentiero". L'aiuto concreto del TLIO per un redattore LEI e la presentazione del materiale controllato di prima mano che spesso supera le edizioni utilizzate sia dal TB che dal Battaglia. Normalmente disponiamo di attestazioni sia del TB, del Β, ο magari del GAVI che vengono convalidate ο superate dai testi del TLIO. Come lezione per i redattori LEI: non vorrei piü correggere articoli che non si basino sul materiale TLIO per l'epoca delle origini! Sono inoltre molto riconoscente al TLIO per la bibliografia, la datazione e la localizzazione fornita per ogni attestazione. II mio scopo e anche quello di eliminare via via le differenze di datazione e di localizzazione che esistono ancora tra TLIO e LEI. Credo che la nuova bibliografia LEI - distribuita ieri ed oggi ai collaboratori - e per la quale ringrazio soprattutto Michele Linciano, Gunnar Tancke, Rosario Coluccia, Anna Cornagliotti e Thomas Hohnerlein - si sia giä molto avvicinata alle indicazioni del TLIO. Passo al secondo esempio, la LIZ (CD-ROM Letteratura Italiana Zanichelli). All'interno della 4a edizione dell'opera, un numero sempre maggiore di testi dialettali viene incluso, come accade ad es. per Γ opera del Masuccio Salernitano (che noi citiamo nap.a., ante 1475, data di morte di Masuccio). Queste attestazioni costituiscono un grande aiuto per il redattore LEI perche sono esaustive e superano il glossario, per es., di Petrocchi finora a disposizione. Pero se vogliamo ad es. anche includere le osservazioni critiche di Salvatore Gentile pubblicate negli Atti del Convegno di Studi su Masuccio Salernitano del 1979 non bastano i materiali grezzi messi a disposizione dalla LIZ. Ecco uno degli svantaggi dei corpora nei nuovi media: sono presentati unicamente testi pubblicati di solito sulla base di buone edizioni ma senza apparati critici, senza annotazioni ο glossari, cioe informazioni importanti per il lessicografo sullo stato del testo e su interpretazioni che possono mancare per ragioni di copyright. Se ricordo bene, cinque anni fa, sempre in questa sala decidemmo che i redattori e i correttori avrebbero dovuto utilizzare per ogni articolo LEI anche la
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LIZ. Credo che l'amico Coluccia si fosse gentilmente offerto per effettuare questi controlli precisi. In parte questo controllo LIZ e stato fatto negli ultimi articoli, in parte no. Ma e colpa mia, perche non tutti i manoscritti sono stati mandati a Lecce in tempo debito. Sarä necessario un accordo speciale tra Rosario Coluccia e Thomas Hohnerlein per i controlli futuri che perö dovranno essere fatti senza eccezione. Passiamo all'ultimo esempio: gli atlanti linguistici. Dovremmo avere ad es. i materiali dell'AIS su CD-ROM. Se sono bene informato una tale banca dati non esiste ancora. I primi materiali dialettali su CD-ROM sono quelli dett'Atlante linguistico ladino di Goebl e quelli deW Atlante lessicale toscano. Per il materiale ladino possediamo altri ottimi materiali grazie all'EWD di Johannes Kramer e ai materiali dialettali eccezionali di Videsott, Pizzinini, Elwert, Tagliavini e di altri. Devo confessare che, per quanto riguarda la Toscana, i materiali delVAtlante toscano finora non sono entrati nel LEI. Se confronto AIS 1458 e ALT 132, la carta AIS mi risulterä molto piü comprensiva ed illustrative di quella dell'ALT che per la trasposizione in testo LEI e difficoltosa. II materiale ALT, anche per le precisazioni semantiche, e pero prezioso e abbondante. Nell'allegato presento il materiale del longob. *biga prima senza ALT 132: long. *biga/*bika 'mucchio di covoni' 1.1. rbiga l.a. 'cümulo di covoni' Lad.anaun. (Val di Non) b ί g a f. 'cümulo di covoni di frumento' (Battisti.SbAWien 160.3,42). 1.b. 'ciimulo di altre cose' Pis. biga f. 'cümulo, mucchio di qc.' Malagoli. Venez.a. biga 'mucchio (di cerchi da botte)' (1338, CapitolariArtiMonticolo 2.1,446; sec. XIV, ZibaldonoCanalStussi) 1 . 2. r W 2.a. 'cümulo di covoni' Fior.a. bica f. 'cümulo di covoni di frumento (o di altri cereali) disposti gli uni sugli altri all'aperto dopo la mietitura' (ante 1444, Morelli, B), it. ~ (dal 1484, Pulci, Β; TB; TanagliaRoncaglia; StampaMilConcord; DISC; Zing 2000), bicca Florio 1598, fior. bica (1614, Politi, Bianchi,AFLPerugia 7,227 e 335), Incisa b Τ h a (p.534), sen. bica Cagliaritano, casent. (Stia) ν Γ k a (p.526), abr.occ. (Pescocostanzo) bbica DAM, Bussi sul Tirino bbuica ib., molis. (Rotello) b b aw k 3 ib.; AIS 1458. It. bica f. 'mucchio di fieno, paglia, falasco, ecc.' (Luna 1536; Florio 1598; prima del 1906, Verga, Β - 1953, Bacchelli, B), bicca Florio 1598. Loc.verb.: it. montfare] in su la bica 'stizzirsi, adirarsi' (ante 1492, Lorenzo Medici, TB; ante 1543, Firenzuola, B), montare su la bica ("volg." Porcacchi 1598, Florio 1598), montafrej in bica (ante 1799, Parini, B), tosc. montfarej in sulle biche Bresciani 118; sali[re] in bica 'id.' (1740, Pauli 110).
1
Cfr. lat.mediev.ven. bigas de circlis (1200, ADTVeneto 111.1,11, HubschmidMat), lat.mediev.march. biga circhiorium (Fano 1471, Stat.lib. 5,c.22, ib.).
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Abr.or.adriat. (Colledimäcine) s t ά α IIa b b i k k a 'star alia vedetta' DAM. Derivati: it. abbicare v.tr. 'disporre in biche (grano, paglia, ecc.)' (dal 1612, Crusca; B; DISC; Zing 2000), fior.a. ~ (1614, Politi, Bianchi,AFLPerugia 7,220). 2.b. 'cümulo di altre cose' It. bica f. 'mucchio, cümulo di qc.' (prima del 1313, Dante, EncDant - ante 1388, Pucci, RimatoriCorsi 828; B; TLIOMat; 1532, Ariosto, Β - ante 1609, GC. Croce, B; dal 1925, Montale, B; DISC; Zing 2000), bicca (Alunno 1551; Florio 1598). Aret. in queste biche 'in questi luoghi alpestri, scoscesi' (1684, NomiMattesini 230). It. bica f. 'meta, cümulo di escrementi' TB 1865, ~ (di manzo) Giorgini-Broglio 1877, ~ (di hue, di vacca) Β 1962. Loc.verb.: it.a. fare bica a qc. 'ammucchiare' (1341ca., BoccaccioBianchiE-SalinariSapegno 960). Derivati: it.a. abbicarsi v.rifl. 'formare una sporgenza nel terreno; ammucchiarsi' (prima del 1313, Dante, EncDant). It.a. abica[rsi] a qc. v.rifl. 'attaccarsi, abbarbicarsi' (1353, Sacchetti, TLIO), abbica[rsi] (ante 1367, Fazio, B; ante 1406, Buti, B)2. It.a. (al mondo) abicafre] v.intr. 'accumulare ricchezze' (ante 1388, Pucci, RimatoriCorsi 895). It.a. abichare v.tr. 'accumulare, ammucchiare' (prima metä sec. XV, CantariLancellottoGriffiths), it. abbicare (dal 1481, Landino, B; TB; DottoriAsinoDaniele; DISC; Zing 2000), abbiccare Alunno 1551. Ven.centro-sett. (Cäneva di Sacile) sbicär v.tr. 'far traboccare un liquido da un recipiente' Rupolo-Borin.
Als Etymon wird allgemein langob. *biga angenommen (Bruckner, Gamillscheg, MeyerLübke), das seine Entsprechung hat in ahd. bjga f. 'Holzbeige, Garbenhaufen', dt. Beige. Unterschiedlich wird der Wechsel von -g- > -c- erklärt. Bertoni nimmt an, dass oberitalienisch -g- als -k- in der Toskana umgesetzt wurde und als oberitalienische sonorisierte Form aufgefasst wurde, entsprechend amiga und tosk. amica oder oberit.fadiga und tosk.fatica 3 . Auch Merlo geht von einer toskanischen Umsetzung eines etymologischen ursprünglichen -g- aus. Salvioni vermutet bei bika den Einfluss von synonymem barca4. Rohlfs betrachtet die phonetische Schwierigkeit als unüberwindbar und nimmt Einfluss von vorrom. bikk'Ziege' an, weil Garbenhaufen in der Romania gelegentlich mit Tiernamen bezeichnet werden5. Gamillscheg dagegen sieht wohl zu recht in bika die zweite germanische Lautverschiebung, die bei langobardischen Superstratwörtern nicht ungewöhnlich ist. Im LEI wird diese Erklärung übernommen und gestützt durch chronologische und geolinguistische Überlegungen: die ursprüngliche Form ist langob. *biga, eine oberitalienische Form, die auch in die Westtoskana (Lucca, Pisa), nach Korsika und ins nördliche Umbrien gelangte. Die Formen, die auf *bika zurückgehen, sind typisch für die Toskana, für Mittel- und Süditalien, d.h. für die Herzogtümer Toskana, Spoleto und Benevent: bika ist das Resultat der zweiten Lautverschiebung [g] > [£], wie z.B. in der Onomastik, die Namen *Widi-gawwo > Uuidicau (Lucca 713/714 or.), *gauz > Filicausi (Pisa 720 or.), -*gonda > Austre-conda (Chiusi 729 or.). Die Form bica ist auch belegt im Mittellatein Kampaniens bica (Gaeta 906, DeBartholoaeis,AGI 16,20) und in florentinischen Personennamen Alzabike (1174, Larson 90). Die Doppelformen biga/bica in der Toskana sind nicht überraschend, vgl. z.B. bei Dante laco/lago u n d ß c o / f i g o mit dem Unterschied freilich, dass bei biga die Form mit -g- ursprünglich ist, d.h. der älteren langobardischen Stufe entspricht, bei laco und flco ist
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Questo significato nasce da un'interpretazione dell'occorrenza dantesca. Spiegazione accolta anche dal DEI e dal DELI. II VEI pensa invece a una dissimilazione. Ipotesi respinta da BertoniElemGermAnticritica 34 e PratiStorie 74. Per il tipo *bik/k)- come designazione di animali cfr. LEI 5,887-918.
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also -c- die ursprüngliche lateinische Stufe, die sonorisierten -g- Formen lago und figo stammen aus Oberitalien. REW 1094; GamRomGerm 2,132 e 222; Kluge-Seebold 93; AhdWb 1,1012; LloydSpringer 2,29seg; DEI 5 e 510; VEI 131; DELIN 37 e 211; VSI 2,452seg. (Sganzini); BertoniElemGermAnticritica 34; Bruckner 13; Castellani,SLI 11,172 (*blga/blka), Merlo,RAItalia VII.3,69; Rohlfs.ZrP 45,672seg.; ib.,Arch 168,257; SalvioniREW,RDR 4; Salvioni,RIL 49; ZaecariaElemGerm.- Morlicchio; Pfister.
e poi con il materiale incluso: longob. *biga/*bika 'mucchio di covoni' 1.1. rbiga1 l.a. 'ciimulo di covoni' Lad.anaun. (Val di Non) b ί g a f. 'ciimulo di covoni di frumento' (Battisti,SbAWien 160.3.421. AAnaun. ~ Ouaresima. lunig. (Vinca) b ί g a 'mucchio di grano' (ALT p. 91. romagn. ~ ALT, fior. ~ ib.. pist. ~ ib.. Valdinievole biea Petrocchi. garf.-apuano ~ ALT, pis. ~ (ib.: Malagoli)6: ALT 132a. Sen. (Sovicille) biga f. 'mucchio di grano composto di due manne' Cagliaritano: casent. (Stia) b i e a 'ammasso di grano a forma di pirämide' (ALT 132a. p.641. Derivati: piem. bii f. 'mietitura' DiSant'Albino. Pis, abbigä v.tr. 'disporre in biche (grano. paglia. ecc.V ("cont." Malagoli). Lucch.-vers. (vers.) abbigä v.tr. 'ammucchiare fieno. paglia ο falasco' Cocci. l.b. 'ciimulo di altre cose' Garf.-apuano b i g a f. 'mucchio di fieno' ALT, lucch. (Vorno) ~ (ib. p.38): lucch.-vers. (vers.) biga 'id.; falasco. ecc.' Cocci: ALT 132a. Lucch.-vers. (Pescaglia) b ί g a f. 'pressa di fieno' (ALT 132a. p. 37). Pis. biga f. 'cümulo, mucchio di qc.' Malagoli. Venez.a. biga 'mucchio (di cerchi da botte)' (1338, CapitolariArtiMonticolo 2.1,446; sec. XIV, ZibaldonoCanalStussi)7. Lomb.or. (valvest.) b i g o f. 'fascio di frasche legate ad un'estremita dello spauracchio' (Battisti.SbAWien 174.1). Lad.cador. (amp.) bia f. 'catasta (di legna)' Ouartu-Kramer-Finke. Lucch.-vers. (lucch.) biga f. 'traccia (spec, di polvere da sparo)' Nieri. Garf.-apuano (Ami) b i g a f. 'mucchio di legna (ALT p. 11). lucch.-vers. (Pescaglia) ~ 'catasta di legno' (ALT 132a. p.37). Pist. (Rivoreta) b i g a f. 'grande quantitä di legna. di patate. ecc.' (ALT p.20); lucch.vers. (Pietrasanta) ~ 'mucchio' (ib. p.33): ALT 132. Sintagma prep: pist. (Valdinievole) a bighe 'in gran quantitä' Petrocchi. sen. ~ Lombardi. Con cambio di genere: lig.occ. (ventim.) bigu m. 'mucchio'Azaretti 76. Pigna ~ (Merlo.ID 18). Dolceacqua ~ (Tornatore.RInglnt NS 18)8. Derivati: lig.occ. (Buggio) bighetu m. 'mucchietto (di trucioli)' Pastor 7. Tic.alp.centr. (Leontica) bigarela f. 'costruzione (muro. catasta. ecc.) malfatta' (VSI 2.453).
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Cfr. lat.mediev.lig. (palarios VI), bigas II. (1286, Aprosio), biguis (1357, ib.). Cfr. lat.mediev.ven. bigas de circlis (1200, ADTVeneto 111.1,11, HubschmidMat), lat.mediev.march. biga circhiorium (Fano 1471, Stat.lib. 5,c.22, ib.). Cfr. lat.mediev.lig. bigfus] 'muccio di covoni' (1357,Rossi,MSI 35,26) [dat. pi. biguis: potrebbe essere anche femminile].
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Corso vibule9 'catasta di legne' (Salvioni.RIL 49.849). Loc.verb.: umbro occ. (Magione) f e i b i g a r u m e 'trastullarsi' Moretti. Ven.merid. (poles.) beoza f. 'balco (per riporvi fieno): capannuccia' Mazzucchi. Fior. bighiero m. 'che ne fa incetta' (Bianchi.AFLPerugia 7.227). Lig.occ. (ventim.) abiga v.tr. 'accumulare. ammucchiare' Azaretti 76. Dolceacqua a b i g ά (Tornatore.RInglnt NS 18). pis, abbigä ("contr." Malagoli). Lucch.-vers. (lucch.) abbieare v.tr. 'mettere molte cose una accanto all'altra'; 'creare una traccia di polvere da sparo che, accesa a un capo, da il tempo di mettersi in salvo' Nieri. Corso abieuli 'mettere insieme una quantitä delle cose che occorono' (Salvioni.RIL 49.849). abrieuli ib. Lomb.or. (valvest.) m b i g ä r v.tr. 'legare un fascio di frasche all'estremita dello spauracchio' (Battisti.SbAWien 174.1). 2. rbika 2.a. 'cümulo di covoni' Fior.a. bica f. 'cümulo di covoni di frumento (o di altri cereali) disposti gli uni sugli altri all'aperto dopo la mietitura' (ante 1444, Morelli, B), it. ~ (dal 1484, Pulci, B; TB; TanagliaRoncaglia; StampaMilConcord; DISC; Zing 2000), bicca Florio 1598, romagn. (Palazzuolo sul Senio) bika (ALT p.31: ALT 132a) fior. bica (1614, Politi, Bianchi.AFLPerugia 7,227 e 335), Incisa b ί h a (p.534), sen. bica Cagliaritano, casent. (Stia) ν Τ k α (p.526), abr.occ. (Pescocostanzo) bbica DAM, Bussi sul Tirino bbüica ib., molis. (Rotello) b b äw k 3 ib.; AIS 1458. It. bica f. 'mucchio di fieno, paglia, falasco, ecc.' (Luna 1536; Florio 1598; prima del 1906, Verga, Β - 1953, Bacchelli, B), bicca Florio 1598. Amiat. (Buonconvento) bica f. 'mucchio di grano composto di due manne' Cagliaritano. sen. ~ ib. Loc.verb.: it. montfare] in su la bica 'stizzirsi, adirarsi' (ante 1492, Lorenzo Medici, TB; ante 1543, Firenzuola, B), montare su la bica ("volg." Porcacchi 1598, Florio 1598), montafrej in bica (ante 1799, Parini, B), tose, montfare] in sulle biche Bresciani 118; sali[re] in bica 'id.' (1740, Pauli 110). saltafrelin sulla bica 'id.' (sec. XV. Pataffio. TB). Abr.or.adriat. (Colledimäcine) s t ά α IIa b b ί k k 3 'star alia vedetta' DAM. Derivati: it. abbieare v.tr. 'disporre in biche (grano, paglia, ecc.)' (dal 1612, Crusca; B; DISC; Zing 2000), fior.a. ~ (1614, Politi, Bianchi,AFLPerugia 7,220). It. abbicatura f. 'atto dell'abbicare' DizEncIt 1955. 2.b. 'cümulo di altre cose' It. bica f. 'mucchio, cümulo di qc.' (prima del 1313, Dante, EncDant - ante 1388, Pucci, RimatoriCorsi 828; B; TLIOMat; 1532, Ariosto, Β - ante 1609, GC. Croce, B; dal 1925, Montale, B; DISC; Zing 2000), bicca (Alunno 1551; Florio 1598). Garf.-apuano (Villa Basilica) b i k a f. 'mucchio di fieno' (ALT 132a. p. 42). Aret. in queste biche 'in questi luoghi alpestri, scoscesi' (1684, NomiMattesini 230). It. bica f. 'meta, cümulo di escrementi' TB 1865, ~ (di manzo) Giorgini-Broglio 1877, ~ (di bue, di vacca) Β 1962. Loc.verb.: it.a. fare bica α qc. 'ammucchiare' (1341ca., BoccaccioBianchiE-SalinariSapegno 960). Derivati: it.a. abbicarsi v.rifl. 'formare una sporgenza nel terreno; ammucchiarsi' (prima del 1313, Dante, EncDant). It.a. abicafrsi] α qc. v.rifl. 'attaccarsi, abbarbicarsi' (1353, Sacchetti, TLIO), abbicafrsi] (ante 1367, Fazio, Β; ante 1406, Buti, B) 10 . It.a. (al mondo) abica[re] v.intr. 'accumulare ricchezze' (ante 1388, Pucci, RimatoriCorsi 895).
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< *viula con b- estirpatrice di iato. Questo significato nasce da un'interpretazione dell'occorrenza dantesca.
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It.a. abichare v.tr. 'accumulare, ammucchiare' (prima metä sec. XV, CantariLancellottoGriffiths), it. abbicare (dal 1481, Landino, Β; TB; DottoriAsinoDaniele; DISC; Zing 2000), abbiccare Alunno 1551. Ven.centro-sett. (Cäneva di Sacile) sbicär v.tr. 'far traboccare un liquido da un recipiente' Rupolo-Borin.
Als Etymon wird allgemein langob. *biga angenommen (Bruckner, Gamillscheg, MeyerLiibke), das seine Entsprechung hat im ahd. biga f. 'Holzbeige, Garbenhaufen', dt. Beige. Unterschiedlich wird der Wechsel von -g- > -c- erklärt. Bertoni nimmt an, dass oberitalienisch -g- als -k- in der Toskana umgesetzt wurde und als oberitalienische sonorisierte Form aufgefasst wurde, entsprechend amiga und tosk. amica oder oberit. fadiga und tosk. fatican. Auch Merlo geht von einer toskanischen Umsetzung eines etymologischen ursprünglichen -g- aus. Salvioni vermutet bei bika den Einfluss von synonymem barca12. Rohlfs betrachtet die phonetische Schwierigkeit als unüberwindbar und nimmt Einfluss von vorrom. bikk- 'Ziege' an, weil Garbenhaufen in der Romania gelegentlich mit Tiernamen bezeichnet werden13. Gamillscheg dagegen sieht wohl zu recht in bika die zweite germanische Lautverschiebung, die bei langobardischen Superstratwörtern nicht ungewöhnlich ist. Im LEI wird diese Erklärung übernommen und gestützt durch chronologische und geolinguistische Überlegungen: die ursprüngliche Form ist langob. *biga, eine oberitalienische Form, die auch in die Westtoskana (Lucca, Pisa), nach Korsika und ins nördliche Umbrien gelangte. Die Formen, die auf *bika zurückgehen, sind typisch fiir die Toskana, für Mittel- und Süditalien, d.h. fiir die Herzogtümer Toskana, Spoleto und Benevent: bika ist das Resultat der zweiten Lautverschiebung [g] > [fc], wie z.B. in der Onomastik, die Namen *Widi-gawwo > Uuidicau (Lucca 713/714 or.), *gauz > Filicausi (Pisa 720 or.), -*gonda > Austre-conda (Chiusi 729 or.). Die Form bica ist auch belegt im Mittellatein Kampaniens bica (Gaeta 906, DeBartholoaeis,AGI 16,20) und in florentinischen Personennamen Alzabike (1174, Larson 90). Die Doppelformen biga/bica in der Toskana sind nicht überraschend, vgl. z.B. bei Dante laco/lago und flco/figo mit dem Unterschied freilich, dass bei biga die Form mit -g- ursprünglich ist, d.h. der älteren langobardischen Stufe entspricht, bei laco und fico ist also -c- die ursprüngliche lateinische Stufe, die sonorisierten -g- Formen lago und figo stammen aus Oberitalien. REW 1094; GamRomGerm 2,132 e 222; Kluge-Seebold 93; AhdWb 1,1012; LloydSpringer 2,29seg; DEI 5 e 510; VEI 131; DELIN 37 e 211; VSI 2,452seg. (Sganzini); BertoniElemGermAnticritica 34; Bruckner 13; Castellani,SLI 11,172 (*biga/blka), Merlo,RAItalia VII.3,69; Rohlfs,ASNS 168,257; Rohlfs,ZrP 45,672seg.; ib., SalvioniREW,RDR 4; Salvioni,RIL 49; ZaccariaElemGerm.- Morlicchio; Pfister.
Conclusioni La documentazione dialettale in forma elettronica per l'epoca delle origini e eccellente grazie alia banca dati OVI. Per il LEI, lemmi giä elaborati dal TLIO sono naturalmente piü preziosi perche contengono la parte semantica e l'interpretazione del redattore TLIO. In questi lemmi l'apparato critico e le annotazioni alle edizioni sono integrati non come nei materiali grezzi citati TLIOMat. Per le 11 12 13
Spiegazione accolta anche dal DEI e dal DELI. II VEI pensa invece a una dissimilazione. Ipotesi respinta da BertoniElemGermAnticritica 34 e PratiStorie 74. Per il tipo *bik/k)- come designazione di animali cfr. LEI 5,887-918.
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Max Ρ fister
epoche dal Quattrocento in poi le banche dati dialettali sono sporadiche, come awiene, ad es., nella LIZ. Per gli atlanti linguistici, il fiituro sarä nella produzione e nella presentazione elettronica forse in combinazione con la testimonianza sonora. I dizionari dialettali - in opposizione a quelli dell'italiano Standard - non dispongono ancora di elaborazione in forma elettronica. II primo dizionario a mia conoscenza e quello della Deutsche Winzersprache che si elabora a Kaiserslautern sotto la direzione del mio amico Wolfgang Haubrichs. Finora per l'Italoromania dati fondamentali per l'ambito dialettale non sono ancora disponibili in forma elettronica. Forse anche le grafie dei dizionari dialettali tradizionali costituiscono ostacoli supplemental!. Attualmente il TLIO, con i suoi materiali lessicografici giä elaborati in parte e accessibili in internet, costituisce un lavoro pionieristico. I nuovi media contribuiscono sensibilmente ad accrescere i materiali disponibili. Per la parte dialettale perö esistono finora restrizioni notevoli. Per la continuazione del LEI - in cui la parte dialettale ha un posto notevole - tutto questo colloquio sui nuovi media avrä importanza capitale e anche conseguenze sensibili. Permettete che per finire la mia parte introduttiva riassuma alcune prospettive future su cui sarä necessario riflettere: 1.
Come Rosario Coluccia mi ha giä accennato cinque anni fa, grazie ai nuovi media la nostra base di materiali sarä in pochi anni doppiata ο moltiplicata, sia per il materiale delle fonti letterarie, sia per quelle tecniche ο dialettali. Dato che i volumi del LEI non possono crescere aH'infinito ma devono limitarsi ad una trentina, il compito principale sarä la selezione e la limitazione del materiale.
2.
Per il cosiddetto completaggio dei lemmi, cioe per l'integrazione del materiale di TLIO, Battaglia, TB e Crusca con la datazione e la localizzazione dei testi citati, la progettata banca dati di Antonio Lupis col supporto informatico di Michele Linciano ci aiuterä a ridurre i tempi necessari per la preparazione di un articolo LEI. La raccolta e la presentazione del materiale sempre piü voluminoso potranno cioe essere dominate e maneggiate solo coll'aiuto tecnico dei nuovi media.
3.
La parte principale e per me decisiva rimane perö la struttura di un articolo, la presentazione e l'interpretazione di un lemma, la storia della parola. Qui si mostra la vera qualitä di un redattore, che dipende dalla sua intelligenza e genialitä. Naturalmente, un articolo ben preparato grazie alla tecnica informatica modema facilita l'interpretazione dell'autore presentando una migliore base per il redattore, che, per me, deve disporre di una intelligenza filologica e dialettale eccezionale ma pur sempre umana e non invece artificiale e computeristica.
Ottavio Lurati (Basilea / Montagnola)
II gergo come invenzione di codice. Una pista per certe metaforizzazioni su (non) aver cucchi / (non) aver uccelli per "(non) aver denaro" e una nuova lettura per gergo·
1. Se pensiamo al gergo nel suo momenta sorgivo e cioe nella chiave del gergante che, a Iivello pragmatico, Ianciava una metafora nuova anche per spaesare i consoci, non poche volte chiamati a interpretare sui due piedi una coniazione inedita escogitata da un gergante ancor piü fantasioso degli altri, vediamo che rasentiamo le riflessioni di Eco (Trattato di semiotica generale, Milano 1975, p. 328ss. = § 3.7) sull'invenzione dialettica che si fa del testo estetico, che in larga misura riesce autoriflessivo. Un gergo, lo si inventa e crea articolandolo via via in testi, frasi, nomi, battute. Ε lo si 'battezza' dandogli una qualifica specifica, che diverrä sua, chiamandolo ora gergo, ora taron, ora calmone, ora argot, ora Rotwelsch. A momenti, e almeno in certi casi, gli intenti che guidavano i gerganti nel loro 'inventare' vennero in parte a trapelare anche nel nome che decisero di assegnare al loro specifico codice. Sono nomi che possono aiutare a aprire un varco su certi tratti di mentalitä e di atteggiamenti. II nome conferito al loro gergo annunciava, ovviamente solo in certi casi, il 'programma' dell'operazione gergaleggiante. Sondare perche si sia deciso di mettere in circolo un determinato gergo sotto una certa denominazione, verificare perche lo abbiamo chiamato cosi e non altrimenti, puö rivelarsi una pista utile. Se non che essa e assai difficile da percorrere. Abbiamo giä tentato qualche sondaggio in un testo del 1995 (in Sondrio e il suo territorio, Milano, Regione Lombardia 1995, p. 321-353) in cui abbiamo sondato traslati del tipo: il gergo come "cosa quieta", come "cosa cattiva, difficile", come "fiirbo, scaltro" e anche come "capacitä di saggiare la lega che compone un certo metallo, verificarne il titolo". Proseguiamo qui con due ulteriori analisi. Una (num. 2) su certe diffuse metaforizzazioni per cui, da uccello, vari gruppi di gerganti passavano al signifkato allusivo di "denaro". L'altra (num. 3) volta a chiedersi quale potrebbe essere la chiave di lettura del termine gergo. Inutile, in una sede come questa, stare a ricordare come all'antico parlare in calmone (anche parlare in calmo) sia poi, ma solo in un secondo tempo, succeduto parlare in zergo, in gergo. In effetti, e al Trecento e, poi, al dispiegarsi dell'espressivitä comica in testi nati all'altezza cronologica del Rinascimento, che si rifanno le radici di calmone. Termine che non puo essere ricondotto alia
Data la sede di questo contributo, sarebbe superfluo stare a indicare libri e testi ben noti. Per i dubbiosi si rimanda alia bibliografia del LEI.
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nozione di "innesto" come si continuö a lungo a fare anche da parte di aggiornati vocabolari e saggi. A questa lettura (cfr. i mat. in Lurati 1995) si oppone tra l'altro il fatto che il semantismo "innesto" non ha mai concorso a originäre nessun'altra designazione per "esprimersi in gergo". Perche avrebbe dovuto farlo per questo motto? Ε altre considerazioni ancora suscitano perplessitä quanto alia spiegazione 'vegetale' che veniva avanzata per parlare in calma. L'isolatezza semantica del richiamo a "innesto" depone contro un'ipotesi meramente formalistica che pur si continuö ad esibire a lungo, cosi come e del tutto isolata la presunta metafora del gergo come "canto di uccello" ο come "pietra falsa" che capita ancora di sentir avanzare. Sono 'immagini' del tutto aliene alia sfera delle metaforizzazioni gergali di cui ci si serviva per indicare questa lingua seconda.
2. Ma vediamo di percorrere dapprima un'altra (secondo noi assai diffusa) metafora dei gerganti, quella del denaro come uccello (ossia: "uccello" > "denaro"). Inclini all'allusivita, parecchi gerganti italiani del Cinquecento e del Seicento ricorrono non poche volte al motto di andare alia chicchera per dire: "andare accattando". II primo riscontro proviene dal Giambullari (sec. XVI). L'incongruenza attributiva e pero tale che si riconduce tuttora questo motto gergale al termine chicchera "tazza". Sfociando con ciö in una sorta di anacronismo, chicchera "tazza" essendo presente in usi di lingua solo dal 1606 circa, quando il gergalismo e databile al 1545. La genesi e tutt'altra: siamo, a nostro parere, di fronte alia modifica di una voce ben viva tra gerganti del Cinquecento (e dei secoli successivi), quella di cucchi e cucchieri con cui essi indicavano in modo furbesco il denaro. Anche il Modo Nuovo registra nel 1545: cucchieri, cucchii, cucchielli "quattrini". L'attestazione, senza commento, e pure in Studi di Filologia Italiana 15, 357 e in Camporesi 1973, 214, 233. A questa voce, in processo di tempo lievemente raodificata, proponiamo di ricondurre il motto del Giambullari, da leggere, nella sostanza delle cose (che e quel che conta) come "andare ai soldi, andare a chiedere alia gente del denaro". Centrale, nella 'cultura della piazza', la preoccupazione di procurarsi denaro con l'accattonaggio. Sintomatico il pullulare di voci che per "chiedere l'elemosina" rampollano nei gerghi europei (sono centinaia e un giorno sarä forse dato a qualcuno di esaminarle insieme). Una densitä non casuale. Del resto, verso il 1485, gran parte del suo Speculum cerretanorum, il curiale urbinate Teseo Pini lo destina proprio a descrivere le infinite astuzie escogitate dai vagabondi in vista del mendicare. II Pini passa in rassegna la tipologia di questa corte degli specchi, elencandone la variegata terminologia e gli immaginosi espedienti escogitati per indurre a pietä il pubblico: «una furbesca guerriglia fra poveri per cercare di riempirsi il ventre» (Camporesi). Da dove mai i gerganti hanno ricavato quei cucchi, denari, poi anche cuccheri (come piaseri "soldi" sempre nel Modo Nuovo e come pilla "denaro", e poi aver pilleri "aver denaro")? II Prati (1940, num. 124) si limitava a registrare
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la voce (usata nel 1585 anche dal Garzoni). Scriveva il Caro: «gli ho stampati per amor vostro, e per amor ch'io porto loro, e a dirvi il vero, perche mi guadagnino qualche cucchio». Ε il Garzoni: «Ragionano... di torre i denari chiamandogli cucchi e asti». Suggeriamo di riconoscere in cucchi "monete" una metafora che i gerganti estrassero da cucco, cucchio, plurale cucchi, nel significato di "uccello, cuculo". Nel senso di "cuculo", cucco, la cosa e nota, e in uso quanto meno dal sec. XVI. Ebbene, anche in questo caso specifico, per designare una moneta, i furbi prendevano spunto dal semantismo "uccello". Erano infatti molti, i coni su cui figurava l'aquila imperiale quale segno del potere. In quel formulare gergale che tanto indulgeva alio scherzo e alia negativizzazione della realtä, l'aquila rappresentata sulla moneta venne indicata con i piü diversi e banali nomi di uccelli. La chiamarono, ad esempio, Rabe "corvo": di qui il radicato tedesco Rappen, che venne volto ad indicare il centesimo e la moneta in genere. Vedi pure, nel furbesco antico, penne "monete" (Modo Nuovo), una metafora che durerä fino ai gerghi attuali: tra giovani di Roma abbiamo colto al volo un commento del tipo: non ho una penna "non ho una lira, sono al verde" (Roma 2001; inoltre: studenti Bologna 1982, Parma 2000). La gazza, i lombardi, la chiamavano la gagia. Ebbene, nelle invenzioni dei gerganti lombardi, la gagia era pure la moneta, il denaro, i gagg, al plurale, i soldi. Anche qui uno scherzoso traslato da "uccello" a "moneta". Vedi ancora: milanese aquileta, moneta da cinque lire con impressa l'aquila (1890), gergo verzaschese oncelom, olcelom, letteralmente "uccellone", moneta con l'aquila (1981). In altri casi l'aquila impressa sulla moneta veniva scherzosamente interpretata come se fosse un insetto volante: di qui cornabo, come viene chiamata nel sec. XV e XVI la moneta piemontese che sul diritto recava lo scudo araldico, sormontato dall'elmo con il cimiero in figura di un'aquila con le ali spiegate, ali che in una prospettiva ironica erano viste come corna. Altrettante 'tessere' di un mosaico assai ampio, che riesce spia della lettura (spesso parodica) che dell'iconografia ufficiale (e delle monete) faceva non poche volte l'oralitä informale. Del resto, per certi gerganti, il richiamo all'uccello si rinvigoriva attraverso l'idea che i denari volavano e volano via in fretta e ti lasciano a mani vuote: cosi a Firenze, ancora nel 1997 (studentesse di lettere). La labilitä del denaro fa capolino in parecchi altri casi, come quello per cui certi giovani piemontesi nel 1970 chiamano pellegrini i soldi: di pellegrini, non ne ho, "sono al verde, non ho una lira" (Torino 1970, studenti liceali). Una riprova alia metafora della moneta come "uccello" giunge anche da quel singolare libro che e La Piazza universale di tutte le professioni del mondo (Venezia 1585). II Garzoni vi evoca, tra l'altro, i danni e fraintendimenti cui si espone l'ingenuo che, ignaro del gergo, intende in senso proprio le parole che si scambiano tra di loro vagabondi e furbi. Istruttivo, il particolare che il Garzoni adduca a mo' d'esempio proprio cucco e figadello cui i gerganti attribuivano una valenza metaforica: cucchi non "uccelli", bensi "soldi" e figadello non "fegatino", bensi "borsa", pratiche che disorientavano l'ingenuitä della vittima presa a gabbo.
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Insomma, l'atto gergale anche come un appoggiarsi al sistema della lingua usuale, svolgendovi sopra un'operazione retorica, che Ii esponeva ed espone in un'accezione diversa, a volte fortemente divergente. La gergalitä fatta scaturire non poche volte dallo scarto che veniva e viene introdotto tra accezione usuale e applicazione in chiave allusiva: un'ottica che conferma l'idea del gergo come lingua seconda. Cucchi come uccelli e come denari. Se ne costrui pure la Variante cuccheri munendo cucchi di quella medesima uscita -eri che troviamo in piaseri, altro sinonimo di "soldi" (Modo Nuovo). Delia propensione gergaleggiante per lo pseudosuffisso -eri rende testimonianza anche aver la pila per "aver denaro". Anche questa perifrasi venne a lungo provvista di -eri; donde giudizi del tipo: quelle e pieno di pilleri, "quello nuota nel denaro", battuta che si ode tuttora in diverse regioni italiane (Napoli 1983, Firenze 1999, Siena 2003, Campobasso 2003).
3. M a vediamo di percorrere - seppur succintamente - la storia della qualifica che, in tema, e oggi piü diffusa, quella di gergo. 3.1. Una nuova proposta
di lettura
«NeH'ambiente padovano, dominato da quel prestigioso centra di irradiazione della cultura umanistica che fu lo Studio ( come scrive Ruzzante), matura una lettura vivacemente centrifuga e parodica, che si caratterizza per due elementi: l'accentuazione di tratti scenico-drammaturgici e lo sperimentalismo linguistico» osserva Brevini (1999, 1, 351). Aggiungi che e nell'ambiente dello Studio padovano che nasce anche quell'esercitazione linguistica che e il Nuovo modo de entender la lengua zerga (prima ed. conservata 1545). Ε da qui che, secondo noi, si irradia in gran parte dell'Italia la (per altro precedente) qualifica di lengua zerga e di zergo. Le osservazioni di base sono due. Basta con il partire da gergo (con g-) e poi indicare la forma lengua zerga come Variante secondaria: essa e la prima, il nucleo focale da cui occorre partire. L'altro suggerimento e: smettiamola di analizzare e di rimirare - con i piü differenti accostamenti - il termine gergo / zergo come se stesse solo. Esso va analizzato all'interno del nesso parlare in zergo, -a. Vanno superate le letture impressionistiche del tipo: «gergo: Questa voce indica il linguaggio convenzionale usato dagli appartenenti a determinate categorie sociali al fine di non farsi intendere dagli altri. II termine ripete il provenzale gergon "linguaggio", "gorgheggio degli uccelli", passato al francese come jargon», un'interpretazione udita ancora nel 2004. Sono veramente esigui (e non incisivi) i riscontri in cui il ricorso al codice gergale (che e tipicamente umano) sia stato ricondotto e designato dal canto di un uccello. Quelle del gergo come "canto di uccelli" sono letture facili, troppo comode e astoriche.
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II recupero della storicitä comporta invece - per il linguista - la necessitä di collocare zergo e zerga in un contesto specifico, concreto, in un pulsare di inventivitä e di invenzioni (anche dotte) quali erano quelle dello Studio. Ε qui che venne - secondo noi - assunta e rilanciata la qualifica di parlare in cifra nel senso di "parlare in modo enigmatico". La base era parlare in cifra, parlare in zifra che poi si riduceva, foneticamente, a parlare in zero "parlare in numero, in un modo difficile, cifrato". Da cifra si aveva zifr, zero, e anche zergo. In una fräse successiva si creava il tipo con g-\ gergo (cfr. esiti del tipo z-, g- quali zelo, zeloso e geloso). Da qui anche l'esito zerbo su cui torneremo. Ultimamente il nesso -rf- essendo infine poco noto veniva sostituito da -rg-; cfr. inoltre casi come il lomb. zitfego "zolfo". L'arabo sifr venne usato dai matematici anche per indicare lo zero. Leonardo Fibonacci latinizzö la voce in zephirum che poi, in vari testi stesi in Italia, venne scritta zefiro, zefro e, pure sia zebro, zerbo sia zero (documentato dal 1491; da cui provengono anche il fr. zero e lo sp. cero). Questo termine matematico venne accolto nelle lingue colte occidentali con due modalitä, per un verso cifra (e fr. chiffre m. e ted. Ziffer) e per un altro verso zero. Ora, in questa rassegna a due membri occorre immettere una integrazione. Del resto, l'inglese cipher, cypher conserva fino ad oggi tutti e due i sensi: "cifra" e "zero". Con il profilo schizzato vanno anche le varianti zefro, zebro, zerbo e zergo (poi gergo). Siamo, insomma, per zergo dinnanzi a un'ulteriore, comprensibile variegazione fonetica dell'arabo sifr, lat. it. cifra e zero. Comprensibile che, data l'importanza della cifra e dello zero, circolassero piü varianti, piü esiti e non solo le due che si e soliti citare. Aggiungi elementi come il fr. antico jergon (sec. 12°) passato anche a certi usi italiani come gergone, attestato avanti il 1400 in F. Sacchetti. A sostenere la nuova proposta che suggeriamo giungono usi come Γ antico francese chifre "scrittura segreta" e verbi italiani come cifrare un testo, "scriverlo in modo criptico", e decifrare. L'immagine del parlar in zifra come testo particolare, enigmatico e anche in molti dialetti delle aree italiane. Aggiungi il tipo zerbo dell'antico veneziano (a. 1477) citato da Renier e ripreso da Prati (1941, 99), forma che soprawive nel genovese zerba. Una forma importante, come del resto lo e il sie. parrai girbuniscu, "parlare in gergo" (Del Bono, anno 1752). Gli esempi potrebbero accumularsi. Ma limitiamoci a un riscontro, come: io non intendo questa eifera, come sbotta a dire un personaggio della Cortigiana dell'Aretino, atto 1°, scena 22° (anno 1534). Una conferma alia idea che avanziamo e pure contenuta nel lemma sifr in FEW 19, 156-157. Inoltre: Orsü, io ve la voglio dizziferare or ora, "ve la voglio spiegare subito", in Bertoldo, ed. 1608 (ed. Emery, p. 237). Ancora: La quinta Pistola d'Orazio in cifra di Campo di Fiore ossia in gergo dei ladri: in Giovanfrancesco Ferrari, burlesco del 500 (seconda metä), poesie uscite a Venezia nel 1570 (=la quinta epistola di Orazio nel gergo dei ladri). Attestazione in F. Ageno, Un saggio difurbesco del Cinquecento, SFI 17 (1959), 223, 228. Si vuol poi accludere un ulteriore riscontro che va nella direzione della cifra / zerga. Vedi il caso delle stravaganti eifre che abbiamo colto in Bertoldo: «or eccolo, prendetelo e leggetelo voi, che questa lettera notaresca non capisco
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troppo, per le stravaganti zifere che voi solete fare per dentro». Cosi in Bertolde», anno 1608 (ed. Emery, p. 148-149). Le attestazioni piü salde, poi, sono quelle che fanno riferimento alia lengua zerga (ossia "lingua segreta") che compare ad esempio nel Nuovo Modo de intendere le lingua zerga del Brocardo, che si pubblica quanto meno dal 1531 al 1619. Quasi superfluo poi, tanto e noto, stare a richiamare un passo del Manzoni: «cose per se non troppo famigliari a' loro intelletti, e nella lettera dette anche un po' in eifra» (Promessi Sposi, cap. XXVII) ossia in un linguaggio oscuro come se fosse cifrato e quindi intelligibile solo a chi conosce la chiave. Un ulteriore elemento dotto, insomma, questo di zerga, zergo, gergo che si accerta qui e che non sta per nulla in contrasto con le componenti dotte che confluirono e confluiscono in molti elementi gergali; cfr. anche Lurati 2001 e 2002. Un'ultima giunta e relativa al gergo delle Tre Calabrie parrari cifratu, "parlare in gergo" (udito il giorno 4.2.2003).
3.2. Paralleli Esistono dei paralleli a questa visione del gergo come "lingua inventata con una cifra, una chiave"? Sono parecchi i paralleli che, via via, nel corso degli anni, abbiamo raccolto e che confortano la nuova lettura (di ambiente dotto, se vogliamo esprimerci cosi). In una prima stesura di queste pagine si era prescelta una successione cronologica e tematica. In una seconda riscrittura abbiamo optato, anche a vantaggio di un eventuale consultatore, per un ordine alfabetico: - amaro, morescar I'amaro, parlare in amaro, "parlare in gergo"; cioe in modo incomprensibile; di qui amaro "gergo": cfr. anche Marcato 1 9 8 8 , 2 6 0 (LRL 4); - cabala nel gergo dei seggiolai di Gosaldo, kabelament dei conza "gergo dei seggiolai di Gosaldo" < käbola "bugia" dunque "parlata da finzione"; cfr. i materiali in U. Pellis, AGI 22-23 (1929), 566; - contrappunto, gergo, che compare nel Nuovo Modo e si riferisce a una "parlata alterata", che ne 'controfigura' un'altra; cosi anche in Luigi Pulci; cfr. in un'ulteriore direzione, it. sett, capire la suonata "capire il latino", "mangiar la foglia"; - doppione, Variante valtellinese dubiun "gergo", "lingua seconda, riservata a trattare affari segreti" (Bracchi 1983); cfr. comasco dobiön "cosa duplicata ο ripetuta [per isbaglio]" (Monti 1845); - gramuffa, parlare in gramuffa "parlare in gergo, in modo incomprensibile" (testi italiani antichi); lett. "parlare in latino, in grammatica, in modo complicata"; - bolognese parlare, chiacchierare inferraiolato, infraiulä "inferraiolato, rawolto nel mantello ο nel ferraiolo" per metaf. "occulta", "coperto". C'carer infrajulä "discorrere copertamente, in modo ingegnoso da non far comprendere chiaramente ciö che uno pensa" (Coronedi-Berti 1,611); -jolga
v. logica;
- logica, romagnolo jölga "gergo", letteralmente "logica, scienza, dottrina" (con invertimento reciproco tra / e j): cfr. C. Salvioni, ZRPh 23 (1899), 521;
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II gergo come invenzione di codice
- placito: Valtellina e Poschiavo plait, plat, pleit "gergo", da platä, placitare "parlare si, ma in modo complicato, come fanno gli awocati quando (a livello scritto e orale) si esprimono nei placiti, nelle arringhe"; - tubise in parlä in tubise "parlare in gergo" (Crealla 1965, in Val Cannobina, sul Lago Maggiore): letteralmente "parlare nelle tenebre". Altri nomi per "gergo" in Lurati 1995, Sondrio e il suo territorio, Milano 1995, e in Lurati 2002.
3.3. Sviluppi particolari che sono stati percorsi da cifra / zergo / gergo Si annoteranno, tra altre, applicazioni semantiche del tipo delle seguenti: ingergo s.m. "mistero, rigiro di cosa oscura ο misteriosa"; Forteg. Ricciard. 10,33: «Onde fan l'arcolajo i miei pensieri ne capisco l'ingergo ο poco ο molto» (Tommaseo-Bellini, 10,413, GDLI 7,1032); cfr. anche ingergo m. antico (Forteguerri) "mistero, raggiro": da parlare in gergo (DEI 3,2028). Per il semantismo vedi piü sotto, quanto e detto per bestrica e per gai. Si vedano ancora, ad esempio, usi quali milanese zergon "astuto e accorto" (Varon); Maggi, Mm. Pr. 2,22 zergoni (Maggi, ed. Isella 2,443); milanese andä in del zergo "andare a genio" (Cherubini 4,548); cfr. event, abruzzese parlä η germe, "in gergo" (Finamore, Abruzzese 196); soprattutto, e sicuro, Amiata gergo s.m. "strulleria", "stupidaggine": far gergi "far sciocchezze" citato da Longo, ID 19 (1943-54), 56. Ancora: piem. gergh "gergo", gergoie "farfugliare", "balbettare" (Zalli 1,392). Al gruppo che si sta schizzando appartengono pure esiti quali genov. zerbo s.m. "gergo", "parlare osceno" che s'intende soltanto fra quelli che sono convenuti fra loro dai significati (Casaccia 845); gerbo, Variante molto rara della parola gergo nel taron degli arrotini di Val Rendena (sola attestazione in Baccetti Poli 1953,57) e fa linzergu "fa silenzio", "taci", nel parlare dei magnani di Val Furva (Bormio: raccolta personale 20 e 23.3.1968). II passaggio semantico da "chi parla il gergo" > "astuto, furbastro" cui si e appena accennato poco sopra, ha delle affinita con quanto e avvenuto con gai "gergo", "gergante" e "furbastro", "ingannatore" (Lurati 1998,186 ss.), con linguaggio furbesco e essere un furbo, con furbesco bestricare "ingannare", "truffare" (Pulci, Morgante 18,122 n. 7), in bestrica "in inganno", parlare in bestrica "parlare da scaltro, in gergo", bestrica "insieme dei vagabondi".
3.4. Affinita con altre voci, francesi e iberiche. Piste
abbandonate
Owie le affinita con forme come spagnolo jerga (Corominas), come jargon-ois, su cui Malkiel, Y./Uitti, K. D., LRR 32 (1968), 126-174. Anche girigonga: Colon, ZRPh 78 (1962), 78, avverte che Nebrija nella sua Grammatica Castellana (1492) impiega pure girigonga. Per jargon, oltre ai materiali di FEW 4,59 a.v. garg-, cfr. anche Vox Romanica 40 (1941), 147s. Nel 1455 un addetto di giustizia di Digione, promettendo la vita salva a un malfattore, lo induce a rivelare molte delle parole del codice di cui si servivano i Coquillards, codice allora
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Ottavio Lurati
chiamato jargon, poi, in seguito, argot. Ancora: Le jargon et jobelin dudit Villon; tale era il titolo unico della prima edizione a stampa (1489) delle sei ballate di Villon. In periodi piü tardi: devider le jars "parier argot", jars "argot" (La Rue, Delvau). Puo, forse, riuscire di qualche utilitä indicare le piste che vennero saggiate e via via abbandonate. Cosi il padovano inzeregä "incapricciato", inzeregarse (vicentino, padovano, veneziano) "bazzicare in una casa", (vie.) "ingerirsi", che Prati, Etimologie venete, connette a un ipotetico lat. *ingericare e che va piuttosto visto come un derivato dal verbo assillare (cfr. anche i materiali in Lurati 2001, a.v. lazzo). Ci si distanzia pure da REW 9616, cosi come va tenuta distante la voce omofona corsa zerga "stizza, collera", che va appunto con assillare "tormentare, irritare", come fa l'assillo con le mucche in estate; a questo tipo appartiene anche il tosc. inzigolare "eccitare", "irritare" su cui non ci fermiamo ulteriormente avendone trattato con ampiezza a proposito di lazzo, gesto scomposto, irritato, dal lat. asylus "assillo", "mosca bovina". Ci si distanzia pure da Salvioni-Fare 9620 che riduce il comasco zingd "uccidere", a zinka "punta". Ne pare possibile accettare la lezione di "diamante falso": nel veneziano zargon (zergon nel Boerio; ζ dolce) e un "diamante falso", in italiano giargone "sorta di diamante giallo" e "gergo". Cosi A. Prati in Archivum Romanicum 20 (1936), 130 n. 2. Si abbandona il suggerimento di Salvioni in Rendiconti Istituto Lombardo serie 2, 44,769: «nap. cervone "gergo", che non si poträ connettere con l'italiano gergone (fr. jargon) se non attraverso *gerevone = *geregone (per il c- cfr. nap. ciardino, ciaranatola "girandola", ciarnera "giornea", ciarnalogia "genealogia" ecc.)». Vi e pure la proposta, in A A . W . Bergamo e il suo territorio, Milano, Ceschina, 1977, p. 137-257, che pensa a gergo come connesso a gargarozzo.
3.5. Prima di
chiudere...
Appare, insomma, una volta di piü, l'utilitä di storicizzare e contestualizzare i dati lessicali, che, come noto, non possono essere risolti in un quadro meramente meccanico. Nel caso specifico, essi vanno ricondotti all'irradiazione che, in larga misura, fecero gli ambienti giocosi e goliardici dello Studio padovano. Owia, poi, l'utilitä di attenersi non solo al termine, bensi di considerare il nesso intero: parlare in lingua zerga. Colpisce la maggior antichitä di calmo rispetto a gergo (che e Variante toscaneggiante di zergo). Esso risulta (in testi stesi in lingua) solo a partire dal 1534 (Berni e Aretino). Gergo, insomma, si sovrapporrä al piü antico calmo. Una costatazione, infine, di carattere semantico. In molti casi conviene diffidare dai voli pindarici (del tipo "falso diamante" > gergo). Nella metaforicita di certi parlanti vigevano spesso cose ben piü concrete e reali, come, nel caso specifico, il gran mistero che, per molti, costituivano le cifre ed il parlar eifrato. Un'immagine che ben poteva essere rilanciata da un mondo (legato alio scritto e alia scritturalitä) quale era l'ambiente colto dell'Italia settentrionale.