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Italian Pages 151 [154] Year 1998
PAUL VIRIL O
LO SPAZIO CRITICO
D1210 l D
A O
La scienza mm a I
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La velocità i tra porti, gli effetti ociali del cinemati mo, la e ntfn alla rovina di un habital che pure tutti erano concordi nel definire soddisfacente.
*** In effetti, dopo il recinto delle origini, la nozione di confine ha sublm mutazioni rigu111Janti sia la facciata che il faccia
a-faccia. Dalla palizzata allo schenno televisivo, passando attraverso le recinzioni di pietra del bastione, la superficie-1:"mite non ha smesso di registrare trasformazioni, percettibili o impercettibili, l'ultima delle quali è costituita probabilmente dall'interfaccia. Conviene accostarsi al problema dell'accessc alla
Città in modo nuovo: l'agglomeraoo metropolitano possiede ancora una facciata? ... Quando la ci/là ci sta di fronte? ... L'espressione popolare «andare in città», traduce per lo meno un'insicurezza in rapporto al facci:a-a-faccis, Al vis-À-vis (come se non fossimo più dinnanzi alla città, ma sempre dentro di esss). Se la metropoli possiede ancora una ubicaziom-, una posizione geografica, questa non si confo'.lde più con la vecchia opposizione città/campagna, né con l'opposizione centro/ periferia. La locali22az:one e l'assialità del dispositivo urbane, hamo perso già da tempo la loro evidenza. Non solo la periferia ha operaco quella dissoluzione che tt:tti conosciamo, m1:. l'opposizione «incra-muros» «extra-muros», si è dissolta anch'essa auraverso la rh·oluzione dei crasporti e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e telecomunicazione, donde la creazione di una nebulosa conurbazione di frange urbane. Di fatto, si assiste ad un fenomeno paradossale: l'opacità dei materiali da cMJNJ~irmr ti riduce a nulla. Ci si trova di fronte alJ'emergenza delle strutture portanti, al «muro-tenda», grazie a cui la traspa· rema e la leggerezza di certi materiali (cc-me il vetro o i vari tipi di plastica) si sonituiscono alle facciate in pietra, cosi come il calco, il rodoid, il plexiglas, nel corso della realizzazione de) progetto in studio, all'opacità del supporto di carta. D'altro canto, con l'interfaccia dello schermo (computer, ldcvisione, tclcçonfcrcnu ... ) ciò che fino a quel momento era
privo di spessore - la superficie d'iscrizione - accede all'esistenza in quanto «distanza», profondità d; campo di una nu~ va forma di rappresentazione, di una visibilità senza faccia-afaccia, dove scompare e si cancella il vecchio vis-à-vis di strade e viali. È in questo la differenza di posiz;one che sfuma, con ciò che essa stessa presuppone, alla fine, in fusione e confusione. Privalo dei limiti oggellivi, /'elemento 1rchitellomco va al/,
deriva, galleggia in un etere elettronico sprovvisto di dimensiom spava/1~ inserii/o nella sola lemporalità di u,ia diffusione ista11l1r nea. Ormai, più nessuno può ritenersi isolato da un ostacolo fisko o da «distan7.e di tempo» troppo lunghe; grazie all'inte,10
faccia dei moniton e degli schermi d, controllo, l'altrove comincia qui e viceversa. Questa improvvisa reversione dei limiti e delle opposizioni introduce, ques1a volta nello spazio CO· mune, ciò che fino aJ ora era da riferirsi all'ordine della microscopia: il pier10 ,wn esiste più, al suo posto una dinesa senza limiti si svela in una falsa prospettiva rischiarata dall'emissione lumincsa degli apparecchi. A partire da questo momento, lo spazio costruito partecipa di una !!!P.._..-&pa~tcmpo--tecoologico». Il prolGCollo d'accesso della telemati-ca succede ancora a quelJo del portale. Al tamhuro delle porte succede quello delle «banche-dati», quel1o dei riti di passaggio di una cultura tecnica che avanza masc-herara dalla imma1eriali1à delle sue componenti, del1e sue reti, viarie e altre, le cui trame non s'iscrivono più nello S?azio di un tessuto costrJito, ma entro le sequenze di una impercettibile pianificazione del tempo, dove l'interfaccia uomo/macchina succede alle facciate degli edifici, alle superfici dei terreni lottizzati. ..
*** Se l'apertura delle porte dellél,città chiusa era un tempo legata all'alternanza del giorno e della notte, da quando ad aprirsi non sono più solo i battenti ma anche un'emissione 11
televisiva, il giorno si è modificato: al giorno solare dell'astrynomia, alla luce incetta delle candele:, alla luce elettrica, si aggiunge ora un falw giorno e/e/Ironico, il cui calendario è solo quello delle «commutazioni,. d'informazione, senza alcun rapporto con il tempo reale. Al tempo che palSa della cronologia e della storia, succede era un tempo che si espone istantaneamente. Sullo schermo del terminale, la durara diviene «supporlo-superficie» d'iscrizione, letteralmente, o neglio, cinematkamence: il tempo prod,,a superficie. Grazie alla materia impercettibile dd tubo catodico, le dimensioni dello spazio divengono ir1separabili dalla loro vdocità di trasrruss1one. Unitit di luogo senza unità di terr.po, la Città scompare allora nell'eterogeneità del regime di temporalità delle tecnologie avanzate, La forma urbana non è pii: resa manifesta da una qualsiasi linea di demarcazione, da una divisione fra qui e altrove, ma è diver1uta programmazio:ie di un «uso del tempo». L'ingresso vi designa. pili C"hf" un l110eo di passaggio obbligato. un protocollc- audiovisivo, in cui l'ascolto e l'indice di ascolto rinnovano l'accoglienza del pubblico, la ricezione aondana. In questa prospettiva ingannevole, in cui il popolamento dd tempo di trasporto e di trasmissione soppianta il popolamento dello spazio, l'abitazione, /'inerzia tende a sostituirsi all'antica sedenla· rietà, alla persistenza de. siti urbani. Con il mezzo di comunicazione istantaneo (saudliL~, TV, ~avo a fibre ottiche, tdcmati-
ca... l l'arrivo soppianta la partenza: tutto «a:-riva» senza che sia necessario partire. Di fatto, se l'agglomerato urbano fino a ieri opponeva una popolazione «intra-muros» ad una popolazione fuori dalle mura, oggi la concentrazione metropolitana non oppone i suoi residenti che sul piano del tempo: quello delle lunghe durate storiche, che s'identifica sc:mpre meno con il «cer.tro-città», tranne che in relazione a qualche monumento storico, e quello di una durata tecnica, setti.a misura comune con nessun calendario di attività, con nessuna memoria collettiva, eccetto quella dei computers, durata che contribuisce ad instaurare un presente permanente la cui in:ensità senza domani distrugge i ritmi di una società sempre più immiserita. 12
«Monumento»? non più il portico decorato, il viale monumentale costellato di edifici sontuosi, ma l'inoperosità, la monu-
mentale attesa di p~stavoni di rervizio dinnanzi agli apparerchi, macchine di romunicazione e telecomunicazione davanti alle quali ciascuno si d:ì da fare aspettando ... file d'attesa ai caselli autostradali, check-list dei comandanti di bordo, tavolini da notte dei banchi d: controllo della tele-informatica. Insomma la porta è ciò che importa, veicoli, vettori diversi le cui sofozioni di continuità compongono, pit1 che uno spazio, una sorta di conto alla rovescia, in cui l'urgenza del cempo lavorativo assume l'aspetto di celllro del rempo ed il lt'.mpo libero delle vacanze, della disoccupazione, quello di una periferia del lewpo, sgombero delle attività, in cui ciascuno è esiliato in una vita privata in tutti i significati del termine. Se, malgrado fo speranze degli art"hitetti post-moderni, la città è ormai priva di porte, ciò accade perché la cinta urbana ha da tempo generato un'infinità di aperture, cli rotture delle recinzioni cerro meno apparenti che nell'Antichità, ma altret· tanto pratiche, altrettanto costruttive e segreganti. L'illusione della rivoluzione industriale dei trasporti ci ha ingannati sul progresso illuminato. L'occupazione industriale del tempo ha insensibilmente compensato la smobilitazione dei territori rurali. Se, nel XIX secolo, /'al/razione cit:à/campagna ha svuotato di sostanza (ooci(l(e e culturale) lo s.pazio llfNll'Ìo, alla fine del XX è lo spazio urtlano a perdere a sua volta la propria realtà geopolitica, ad esclusivo vantaggio dei sistemi di deportazione istantanea, la cui intensità tecnologica coinvolge inces~antemente le strutture sociali: deportazione degli individui nel nuovo spiegamento della produzione, deportazione dell'attenzione. del faccia-a-faccia umano, del v:s-à-vis urbano, sumntertaccia uomo/macòina. In effetti, tuno questo paru:dva di un altro tipo di concentrazione, una concentrazione «post-urbana» e trans-nazionale di cui molti recenti avvenimenti segnalano l'avvento. • Malgrado il costante aumento di costo dell'energia, le classi medie american~ evacuano gli agglomerati orientali del pac-
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se. [)()po il degrado del cenlm-dllti lros/onnalosi i11 ghello, si assis:e ora al deterioramemrfitll'n't.11 Jpi fiti costruiti nell'era dell'occupazione (automobile) Jel tempo, nell'epoca dcllo sviluppo delle tecniche (audiovisive) della persislen'ZIJ "Clinica.
*** ~Og11i St1pe1/ici,: i Ufl'i11tc1facci11 fra Jue ""1bienli ÌII cui
regnil un'allività costan!e sollo forma di sc:ambio fra le due sostanze poste a co,11a110». Questa nuova definraione scientifica della nozione di superficie ci mostra la '' e riguarda, oggi, l'insieme delle rapprcsenraziuni
del mondo. Dal momento che si conosce l'importanza Jellr: fl~ure, del
movimento e dell'estensione ncll'organi1.1.aziune e nella pianificazione dello spazio, si r,uò agevolmeme intuire l'effetto della loro relativizzazione (smistica), e cioè della loro im1,rovvisa dcrealizzazionc a causa delle tecnologie della rapprescnrazione a~sistita J11 compuwr. In .effetti,
I.e
l::1 rapprcsentA7inm· lf'Orica
su :staia microscopica Oc: particelle atomiche) è ormai acquisita dalla meccanica quantica, o, in ahri tennini, dal QUANTUM d'azbne, di energia, da questo granulo di materia o di luce (neutrone, elettrone, fotone ... ) e dall'incertezza della sua velocità •.l della sua posizione, in un ambiente fondamentalmcmc inccrco, su scala macroscopica (umana), la rappresentazione pratica è ora effetto di una sona di meccsn1ca PUNTlt.:A ( 1&1f11 numerica), che, se sembra sacrificare le capacità della memoria di trama delle classiche coordinate cartesiane, poggia nondimeno, cd in modo essem:ialc, sulle video-prestazioni di un PUN· CTUM d'azione, il PtXE:. (o punro luminoso dcll'onica elct· tronica), dando come risuhato la /or11111-ù111t1agi11e sinletìt:11 do50
vuta non solo alle proprietà del programma del softu,arc, ma anche, e soprattutto, al vettore-velocità d'effenuazione, \'elio· re-velocità delle part:cellc elementari (demoni), che ci ricorda. se ve ne fosse bisogno. che la «telematica» non è data sdtanto dall'accoppiamento tra infonr:atica e trasmissio,e is:antanea a distanza, ma innanzi tutto, dall'effetto dell'istamancità dell'emissione j/" plt1ce di una figura, di un movimento o di una cstensiunt: a1,paremc, nell'inte,:/Jcàa di uno schermo; figura analogica o numerica che risulta essa stessa dall'assew.a