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Italian Pages 207 [216] Year 1940
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LETTERE INEDITE DI
GAETANO MARINI III APPENDICI
DUE LETTERE A G. A. ZANETTI LETTERE DI GIOVANNI FANTUZZI A GAETANO MARINI ;
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CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXL
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STU D I E TESTI PUBBLICATI PER CURA DEGLI SCRITTORI DELLA BIBLIOTECA VATICANA E DEGLI ARCHIVISTI DELL’ARCHIVIO SEGRETO Il formato normale dei volumi è di cm. 25 X 18 1. Vattasso, Mareo. Antonio Flaminio e ie principali poesie dell’autografo Vaticano : 2870. 1900. pp. 66. Lire 12. 2. Vattasso, Marco. Le dire Bibbiejìi Bovino ora codici Vaticani latini 10510-10511 e le loro note storiche. 1900. pp. 44: Lire 10. 3. Franchi de’ Cavalieri, Pio. La Passio ss. Mariani et Iacobi. 1900. pp. 7l. 1 tav. (faes.). Lire 15. 4. Vattasso, Marco. Aneddoti in dialetto ro manesco del sec. xiv, tratti dal cod. Vat. 7654.1901. pp. 114. 1 tav. (facs.). Lire 25, 5. Mercati, Giovanni. Note di letteratura bi blica e cristiana antica. 1901. pp. vili, 254. 3 tav. pieg. (facs.). Lira 6Ò. 6. Franchi de’ Cavalieri, Pio. I martini di s. Teodoto e di s. Ariadne, con un’appen dice sul testo originale del martirio di s. Eleuterio. 1901. pp. 184 [3]. 1 tav: (facs.). Lire 50. j 7. Mercati, Giòvanni. Antiche reliquie litur giche ambrosiane e romane ; con un « ex cursus » sui frammenti dogmatici ariani del Mai. 1902. pp. 75 [2]. Lire 15. 8. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiograflche. 1902. pp. 36 [3] Lire 10. 9. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Nuove note agiografiche. 1902. pp. 75 [3]. Lire 15. 10. Vattasso, Marco. Per la storia del dramma sacro in Italia. 1903. pp. 127. Lire 30. 11. Mercati, Giovanni. Varia sacra. 1903. pp. 112. 32 X 20 cm. Lire 25. 12. Mercati, Giovanni. I. Un frammento delle Ipotiposi di Clemente Alessandrino — , lì. Paralipomena Ambrosiana. 1904. pp. [2], 46. Lire 15. 13. Catalogo sommario della Esposizione Gre goriana. 2“ ed. riveduta e aumentata. 1904. pp. 74. Lire 12. 14. Vattasso, Marco. Del Petrarca e di alcuni suoi amici. 1904. pp. 105 [3]. Lire 30. 15. Mercati, Giovanni. Opuscoli inediti del beato card. Giuseppe Tommasi tratti in luce. 1905. pp. 55. 1 tav. pieg. (facs.). Lire 15. 16. Vattasso, Marco. Initia patrum aliorumque scriptorum ecclesiasticorum latino rum ex Mignei Patrologia, et’ ex eompluribus aliis libris. Volumen I : A-M. 1906. pp. x, 695. Lire 150. 1 7 . ------Volumen II: N-Z. 1908. pp. [2], 650. Lire 150. / 18. Vattasso, Marco. Frammenti d’ un Livio del v secolo recentemente scoperti. Codice Vaticano latino 10695 (con tre tavole in fototipia). 1906. pp· 18. 3 tav. (facs.) 40 X 35 cm. Lire 35.
19. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Hagiogfaphica. 1908, pp. 185 [2], Lire 35. 20. Vattassò, Marco. I codici Petrarcheschi della Biblioteca Vaticana. 1908. pp: x, 250 [2], 2 tav. pieg. (facs,). Lire 50. , 21. Carusi, Enrico. Dispacci e lettere di Gia como Gherardi, Nunzio pontificio a Fi renze e Milano (11 settembre 1487-10 ot tobre 1490) ora per la prima volta pubbli cati e illustrati. 1909. pp. clxxii, 723. Lire 200. 22. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiògragrafiche. Fascicolo 3°·. 1909. pp. [3], 122. Lire 35. 23. Tissérant, Eugène. Codex Zuqninehsis re scriptus Veteris Testamenti. Texte grec des manuscrits Vatican syriaque 162 et Mus. Brit. additionèl 14.665, édité avec in troduction et notes. 1911., pp. [2], lxxxv , 275 [2], ¡6 tav. (facs.). Lirè 35. 24. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografi- che. Fascicolò 4«. 1912. pp. [4], 194. Lire 35. 25. Patzes, M. M. Kpirov t o v UarÇ] TiirovKenrps, sive librorum LXBasilicorum sum marium. Libros 1-XII graece et latine edi derunt Contardus Ferrini f Iohannes Mercati. 1914. pp. xlvii, 203. 1 tav. (facs.). L. 60. 26. Cerrati, Michele. Documenti e ricerche per la storia dell’àntica Basilica Vaticana. Ti berii Alpharani De Basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura, pubbli cato per la prima volta con introdu zione e note. 1914. pp. lxi , 222. 7 tav. (2 pieg.). Lire 90. 27. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografi che. Fascicolo 5°. 1915. pp. [3], 135. Lire 35. 28. Vattasso, Màrco. Rime inedite di Tor quato Tasso raccolte e pubblicate. 1915. pp. 92. 2 tav. (facs.). Lire 25. 29. Carusi, Enrico. Lettere inedite di Gaetano Marini. I. Lettere a Guid’Antonio Zanetti. 1916. pp. 59., Lire 15. 30. Mercati, Giovanni. Se la Versione dal l’ebraico del codice Veneto greco VII sia di Simone Atumano arcivescovo di Tebe.. Ricerca storica con notizie e documenti sulla vita dell’Atumano. 1916. pp. 64, 3. 2 tav. (facs.). Lire 25. ( 31. Mercati, Giovanni. Notizie varie di antica letteratura medica e di bibliografia. 1917. pp. 74. Lire 20. 32. Vattasso, Marco. Hortus caelestium deli ciarum ex omnigena defloratione sancto rum patrum, moralium philosophorum et scriptorum spiritualium summa cura compositus; et in plures centurias apophthegmatum, exemplorum et sententia-
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STUDI E TESTI 83
LETTERE INEDITE DI
GA E T A NO M A R I N I III APPENDICI
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DUE LETTERE A G. A. ZANETTI LETTERE DI GIOVANNI FANTUZZI A GAETANO MARINI PREFAZIONE E INDICI DI
ENRICO CARUSI
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCOOCXL
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EDI POTEST: Datum in Giv. Vat., in Nativitate Domini, 1940. f Fr.
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lfo n su s
G. De
R
o m a n is ,
Ep. Porphyreonen.,
Vio. Gen. Civitatis Vaticanae
TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VATICANA
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PREFAZIONE La molteplicità dei lavori e soprattutto degli amici eruditi costringeva il Marini a tenere una corrispondenza molto rapida e a scatti: «Vi scrivo in fretta, perchè debbo oggi scri vere almeno venti lettere, occupazion pessima, come vedete, ma necessaria » . 1 Qualche anno prima aveva descritta la stessa diffìcile sua condizione all’amico padre Ireneo Affò, esortandolo ad imitarlo: «... scrivete pure alla buona e alla carlona e lasciate che faccia io questo e peggio, altrimenti mi dareste noia... È incredibile con quanta fretta io scriva sempre le lettere..., guai a me se questo si conoscesse da qui a due secoli, e capitassero alle mani di qualche indiscreto che le pubblicasse, per aver lode di studio dell’antichità » . 2 I due secoli previsti dal Marini non sono passati, e l’indi screto sarei io, che non desidero veramente alcuna lode, anche perché, come avvertii a suo tempo, non è merito mio avere scovate le lettere del dotto archivista della Santa Sede. Questi due volumi fanno seguito al fascicolo contenente le lettere allo Zanetti, 3 che si rivolse all’amico per avere aiuti nelle sue ricerche numismatiche. La corrispondenza col Fantuzzi è più ampia e per il tempo in cui si mantenne viva 4 (dal dicembre 1772 all’aprile 1796), e per gli argomenti trattati, anche estranei alle ricerche
1 Lettera al Fantuzzi del 18 nov. 1789, voi. II, p. 318; in altra lettera aveva dichiarato di studiare più per gli altri che per sè, ibid., p. 313. 2 L . Modona, Bibliografia elei padre Ireneo Affò in Archivio storico per le pro vinole Parmensi, serie IV , voi. V I (1903), p. 19, n. 1, lettera del 18 maggio 1781. Certo l’Affò in questo campo non aveva bisogno di consigli e faceva anche peggio del Marini. 3 Ed. nel voi. 29 della collezione degli Studi e testi della Bibl. Vaticana. 4 Lacune varie vi sono, come si può argomentare anche dalla mancanza dei riscontri a richiami ed allusioni.
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PREFAZIONE
strettamente erudite che ne determinarono l’origine.1 Giac ché durante questi anni doveva ripercuotersi in essa l’eco di parecchi avvenimenti che si maturarono principalmente nel mondo ecclesiastico e nel campo delle idee sociali e poli tiche, per cui i due nostri protagonisti assistettero, spetta tori ignari e sempre impotenti oppositori, cullandosi in vane speranze: tant’è che l’abitudine allo studio e alla visione del lontano passato, non di rado rende i nostri occhi incapaci a discernere e a comprendere tutto ciò che ci sta più vicino. Sono noti i primi studi di Gaetano Marini in Sant’Arcan gelo sua patria, poi a Rimini, a Ravenna e a Bologna, dove conseguì la laurea in giurisprudenza; la dotta città gli rimase molto cara, ma non gli suscitò grande ammirazione. È carat teristica una delle prime lettere che il ventenne Marini scrisse, il 26 novembre 1762, al compagno di seminario Cristoforo Amaduzzi. 2 « V i dico dunque che alli 6 del corrente giunsi 1 Più difettosa e meno importante è la collezione delle lettere del Fantuzzi al Marini, ohe ho pur pubblicate; v. p. 1-7 II materiale di studi e ricerche lasciato da Gaetano Marini è descritto dal nipote Marino Marini , Degli aneddoti di G. Marini. Commentario di suo nipote, Roma, 1822; gli scritti conservati nella B i blioteca Vaticana furono ordinati da G-. B. de Rossi in 131 volumi che ora rap presentano i numeri 9020-9151 dei codici Vaticani. Le lettere dei vari corrispon denti sono distribuite in 20 volumi, nei codici, 9042-9062, ne darò l’elenco alfa betico per autori, alla fine di questo lavoro. I due volumi, codd. Vatt. 10963 e 10967, che qui pubblico, entrarono nella Vaticana al tempo di Mons. Isidoro Carini; questi, prima di aver data loro una collocazione, li mostrò agli editori del carteggio del Marini con Isidoro Bianchi, i quali ne trassero vantaggio in Mélanges d'archéologie et ’ histoire de d’École française de Borne, vol. X I I (1892), pp. 433-471; vol. X I I I (1893), pp. 62-151; 225-245. Se ne servì anche il Carini che ritiene « importantissime » le nostre lettere, da cui pubblica i « pochi, ma savissimi cenni relativi alla Corilla, la vanitosa pastorella di cinquant ’anni, come la chiama il Milizia », v. Giornale storico della letteratura italiana, vol. X X (1892), pp. 311-314 e 342, Le lettere del cod. Vat. 10963 sono pubbli cate nelle pp. 1-225, quelle del cod. Vat. 10967 si trovano nelle p. 225 e sgg. del vol. II (lettera 183 sgg.). Oltre le lettere allo Zanetti, nel cod. 10967 vi sono !(f.224) una lettera di Francesco Giacomelli al Fantuzzi, del 15 luglio 1774, cui segue (f. 225) un’indicazione bibliografica sugli statuti del concilio fiorentino, editi nel 1564; 2(f. 228) lettera di G. C. Amaduzzi al Fantuzzi, del 19 agosto 1786; 3(f. 367) lettera di Giacinto Marini, fratello di Gaetano, al medesimo, del 14 nov. 1792. 2 Nel cod. Vat. lat. 9042, fi. 172-172 verso, alcuni passi di queste lettere sono stati pubblicati dagli editori delle lettere che il Marini scriveva in questo tempo a Isidoro Bianchi, Mélanges cit. X I I , p. 450 n. 13.
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PREFAZIONE
VII
in Bologna, dopo un viaggio felicissimo. L ’albergo ove sono alloggiato è molto proprio, ed uno svizzero di Altorf mi tiene compagnia, oltre il mio caro sig. Garatoni, che è gio vane tanto dabbene. La città non mi ha sorpreso molto, poiché, a dirvela schietta, ne avea formato un’idea assai maggiore a questa, attesi i grandi encomi che udiva farsi della medesima. Tuttavia l’Istituto mi ha fatto cangiar idee; sebbene quelle che già ne aveva non fossero delle comuni. Per mezzo del nostro Dr. Bianchi ho avuto la sorte di farmi conoscere alli Sig.ri Zanotti, al Dr. Yerati, alla dottoressa sua moglie, al Sig. Monti, al Sig. Azzoguidi, al sig. Belli, al sig. Ferdinando Bassi, il quale mi ha usate tante cortesie, che non posso non sentirli un obbligo infinito, e l’altro dì mi volle condurre all’Orto botanico di cui si è egli il custode ». Accenna qui ai suoi studi di diritto, ma con velata malin conia: « mi sono poi applicato alle leggi, e quest’anno ho cominciato la canonica, giacché questo mio maestro insegnò la civile l’anno scorso. Egli è il conte Vernizzi preposto di S. Petronio, il quale, se fosse meno barbaro, mi piacerebbe assai più. Ma Dio buono! è la stessa barbarie. Detta il Sac elli, ma ha poi fatte a lui tante aggiunte, che le cose scritte superano in mole le stampate. Allo studio di coteste leggi mi ci applico quanto posso, ma non lascio già di mira la matematica e la lingua greca. Qui vi sono de’ belli libri ven dibili niente meno di quello sieno in Boma; ed io quando mi trovo un p o’ di tempo, vado attorno fiutando coteste officine librarie, che posso dire mei funài calamitas, poiché non esco mai senza carico di libri ». E tratto dall’argomento, descrive con compiacenza parecchi libri da lui acquistati. Ho voluto trascrivere questo passo, perchè alcuni dei personaggi ivi ricordati ed altri bolognesi ancora, ritor nano nelle lettere che pubblichiamo; vi torna, ad esempio, quasi trent’anni dopo, quel maestro preposto Yernizzi rima sto fortemente impresso nella mente del Marini, il quale quando lesse l’elogio fattone dal Fantuzzi, non potè tratte nersi dal comunicargli le ricordanze delle aule universitarie:
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PREFAZIONE
« ho letto gli articoli che riguardano le persone che ho cono sciute, e mi ha fatto tenerezza grande la memoria del nostro Biancani, non così quella del proposto Vernizzi, che era l’odio mio per la sua barbarie e per i modi incivili e scortesi; per mia mala ventura studiai due anni le istituzioni sue o piutosto quelle del Sacchi di lui maestro » . 1 Nelle lettere all’Amaduzzi, raccolte nel codice Yaticano, il giovanissimo Marini descrive con certo brio la vita stu dentesca di Bologna, le sue occupazioni preferite, e dimostra verso l’amico del primo periodo di ricerche erudite confi denza e stima, che ben presto cambiò in ostilità più o meno palese. 2 Con l’animo il Marini mutò pure la sua scrittura, diritta, chiara e ben rifinita negli anni giovanili, rimpiccio lita, eccessivamente contorta e spesso illeggibile, quando la necessità di scrivere molto e in fretta lo costrinse a non preoccuparsi della fatica di chi avrebbe dovuto leggerla. *** Nel 1764 Gaetano Marini laureato in utroque a Ravenna, era venuto a Roma, perchè, come scrive al Bianchi, « ho bisogno di guadagnarmi il pane e... nel paese mio non mi ci posso vedere » ; 3 nel 1772, quando cominciò la corrispon denza col Fantuzzi, era alla « presidenza » 4 degli archivi vaticani. Non si erano conosciuti affatto a Bologna; le prime 1 Voi. I l, p. 336. 2 Già in questo periodo bolognese il Bianchi faceva riserve sulla correttezza dell’Amaduzzi: « Se scrivete ad Amaduzzi, non gli fate motto alcuno delle mie riflessioni sopra la lapide dell’Altieri, perchè costui, come voi dite, è capacissimo, a un bisogno, di farsele sue » (in Mélanges cit., voi. X I I I , p. 66); e rincarendo la dose, nel maggio del 1764, aggiungeva fra l’altro: «Io non stimo molto Amaduzzi, e l’ ho per un semplice parolaio e pedante e plagiario. E a voi che ne pare? », ibid., p. 126 e 129, n. 14, dove si ricorda anche l’accusa di plagio fatta al Marini per gli studi del Zirardini sui papiri; la polemica si protrasse Ano al 1777; nè il Bianchi si salvò dalla stessa pecca, ibid., p. 226, n. 2. Confesso che tutto ciò non è fatto per trarre argomento di edificazione da quell’ambiente di dotti, troppo gelosi della loro sapienza, maledici l’uno dell’altro e poco amanti dell’integrità del loro ca rattere: il Bianchi è quello stesso che scrisse poi l’elogio dell’Amaduzzi, v. p. x v i. 3 Mélanges, voi. cit., p. 115 e 226, n. 1. 4 Voi. II, p. 1.
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PREFAZIONE
IX
lettere infatti sono piene di frasi riguardose, e il Marini dà il titolo di « Eccellenza » al nobile corrispondente. Questi nel 1781 pubblicò il primo volume delle Notizie degli scrit tori bolognesi « per sodisfare al genio che ho sempre avuto di non essere ozioso e di testificare il mio sincero amore alla patria »; e dando ragione dell’opera sua e di quella dei nu merosi suoi corrispondenti, così parla del M arini:1 « l’eru dito e mio amicissimo sig. ab. Gaetano Marini, uno dei Prefetti dell’Archivio Vaticano, ha moltissimo diritto alla più perfetta mia riconoscenza, per le molte ed importanti notizie che egli per la singolare amicizia verso di me si è preso la fatica di raccogliere dal suddetto Archivio e mi ha comunicate con somma cortesia ». I due valentuomini furono messi in rapporto fra loro dal comune amico Giacomo Tazzi-Biancani, che con il dimi nutivo di « Giacomino » diventa il ritornello per i saluti, in quasi tutte le lettere: lo dichiara lo stesso Marini nella prima lettera a noi giunta;2 ma già la prima lettera del Pantuzzi3 e il tenore delle successive ci fa comprendere che i due studiosi si conoscevano solo per corrispondenza, non essendosi mai incontrati. Gli .epiteti di rispetto e cor tesia si mantengono fino alla lettera 58, del 16 agosto 1775; la lettera successiva,45 cambia l’intestazione nell’altra più famigliare, Mio carissimo e stimatissimo signor conte, per chè in quel frattempo il Marini era stato a Bologna ospite del Pantuzzi; cresce l’intimità, quando il Marini si rivolge al carissimo e gentilissimo amico, che poi abbrevia nelle sem plici iniziali G. A. delle lettere successive. 5 Una seconda volta il Marini si recò a Bologna e, nella gara insorta tra il Pantuzzi e lo Zanetti per accogliere in casa il desiderato
1 Notizie degli Scrittori bolognesi, voi. I, p. V. 2 Del 9 die. 1772 (voi. II, p. 1): essa è la risposta alla seconda del Fantuzzi scritta il 28 nov. 1772 (voi. I l i , p. 4 sg.). 3 Voi. I l i , p. 3, del 2 agosto 1772. 1 Voi. II, p. 93, Ita la data del 23 settembre 1775. 5 Voi. II, p. 96 e sg.
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amico, vinse naturalmente il F antuzzi.1 II progresso della cordialità dei rapporti fra i due personaggi è accompagnato dalla maggiore confidenza delle espressioni che si avvivano e si coloriscono sempre più interrompendo simpaticamente la trattazione di soggetti eruditi, che hanno la prevalenza in questo epistolario. *** Argomento e motivo principale ne è infatti l’aiuto che il Fantuzzi richiese al Marini per la sua opera sugli scrittori bolognesi, e l’ebbe con la massima larghezza e con cordiale sincerità: « farò sempre quanto potrò (e farò sempre pochis simo) per soddisfarla di ciò che vorrà chiedermi. Gli archivi alla presidenza de’ quali io trovomi, sono vasti mari da beversi, onde infinite volte si rende impossibile il ritrovare le cose che si ricercano: si lavorano continuamente indici e repertori, ma tal lavoro è immenso, e sarà la principale occupazione di più archivisti successori. La prevengo di ciò, acciò non le faccia specie se più volte le dirò che tal cosa non trovasi » . 2 S’intende che il Marini mantenne la promessa servendosi non solo degli indici, ma di quel fiuto speciale 3 che il dotto ricercatore deve avere, anche disponendo di ampi sussidi che ogni giorno più si affinano e si moltiplicano per alleviare il duro lavoro di navigare per quei vasti mari che il Marini proponeva addirittura di « beversi ». In compenso il pre muroso archivista riceveva larghe offerte dei prodotti spe ciali della grassa B ologn a,4 e, soprattutto, la gratitudine
1 Cf. voi. I l i , pp. 55 e 56. 2 Questo scriveva con molta verità nella prima lettera conservataci, voi. II, p. 1-2. 3 Lo scrisse egli stesso: «vado fiutando libri e carte vecchie a questo sol fine» per accontentare cioè l’amico; cfr. voi. II, p. 22. 4 Nelle feste principali dell’anno non mancavano spedizioni di salami e liquori, « grazie » come li chiama il Marini che li accettava volentieri e col più festoso com piacimento (cf. ad es. voi. II, p. 77, lettera 46); e quando le mortadelle gli arri vavano in cattivo stato, consultava persona capace per richiamarle «ad bonam frugem«, ibid., p. 151, lettera 105. e le pp. 296, 329; 391 e 'passim.
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PREFAZIONE
XI
e la stima di cui il Fantuzzi rendeva sicuro attestato nei suoi volumi, dove non di rado sono trascritti interi passi delle lettere del Marini. Nel proporre i suoi quesiti il Fan tuzzi si servì, come spunto, di quell’ampio spoglio che l’abate Costantino E uggieri1 aveva fatto dei documenti Vaticani in servizio della storia di Bologna; da parte sua il Marini non solo controllava direttamente le attestazioni del Eug gieri, ma ne aggiungeva altre, ricorrendo anche all’aiuto di mons. Tioli 2 che, pur nei disagi della malferma salute, con tribuiva a quel grande movimento di cultura e di erudizione che forma una delle caratteristiche singolari della fine del secolo x v i i i . Non c’è lettera in cui, accanto alla trattazione erudita, alla risposta diligente a tutti i quesiti dell’amico, non compaia una notizia sugli avvenimenti di cui il Marini è testimone e che egli narra con molta disinvoltura, o rias sume, aggiungendo arguzie e apprezzamenti mordaci, che potrebbero sembrare maldicenze, se non fossero scritte in lettere confidenziali che rispecchiano le impressioni del primo momento. 3 Tali impressioni del resto provenivano da una persona onesta, dotata di abituale acuto discerni mento, animata da vero sentimento religioso che gli faceva desiderare negli ecclesiastici, preposti o soggetti che fossero, preparazione di cultura e rettitudine di vita, senza eccessi di rigore: più volte infatti egli dichiarava di essere come un
1 Cf. voi. I l, p. 7, n. 1. 2 Gli spogli fatti dal Tioli sono ora conservati nella bibl. Universitaria di Bologna: per il eod. Vat. lat. 3908 gli estratti del Tioli sono stati adoperati dal card. G. Mercati, Ultimi contributi alla storia degli umanisti eoe. in Studi e testi della Bibl. Vaticana, voi. 90, Città del Vaticano, 1939, p. 87 sg. 3 Nella lettera 190, voi. I l, p. 233, il Marini fa alcune osservazioni sugli ordi namenti della Vaticana, e aggiunge: « permettetemi questo sfogo confidenzialissimo e preparatevi a sentirne di maggiori e più solenni, se verrà il momento desiderato elle possiam stare insieme »: nella lettera 197 teme di scrivere troppo e si riserva di trattare il resto a voce. Rilievi contro gli apprezzamenti del Marini sono stati fatti con giudizio dal p. G. A bate in Miscellanea Francescana, voi. 38 (1938), p. 388 sgg.; ma qui si riconosce anche la serietà del Marini e il suo animo retto e alieno da intrighi e doppiezze.
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XII
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eremita, ma non disdegnava le distrazioni del mondo a cui non aveva rinunziato. Condannava i vizi degli uomini di governo, non la causa della Chiesa che riteneva sempre giustissima ed estranea alle manchevolezze individuali. Mentre la corrispondenza col camaldolese I. Bianchi si mantiene per lo più nel campo scientifico, dando contributi che non si sarebbero attinti dalle altre opere dei due amici, questa col Fantuzzi non aggiunge quasi nulla a ciò che è stato pubblicato nei nove volumi delle Notizie degli scrit tori bolognesi, ma è utile alla storia contemporanea: essa ci conduce in mezzo agli uomini di ogni stato e condizione, ci rivela qualche intrigo di corte e di salotto, mostran doci soprattutto lo spirito dei tempi. I giudizi del Marini, sono sempre interessanti, anche nelle loro inevitabili contrad dizioni e inesattezze, le quali anzi fanno di questo epistolario una cronaca singolare, perchè ci rivelano la mancanza di coordinamenti e raffronti che l’autore poteva esercitare solo di rado e a memoria, non avendo copie delle sue missive; ma spesso queste cronache servono a farci comprendere gli avvenimenti storici nella loro precisa realtà. *** Lasciando da parte le indagini archivistiche e biblio grafiche 1 fatte dal Marini per il Fantuzzi, ci limitiamo solo a raccogliere osservazioni disperse in queste lettere, riferentisi ad argomenti di maggiore importanza, quali sono la soppressione dei gesuiti, il movimento giansenista, i pro blemi di giurisdizionalismo agitati tra la Santa Sede e le monarchie, e in fine l’apparire in Italia e in Roma delle dot trine rivoluzionarie francesi: a questi temi principali s’inne stano episodi politici secondari, fatti personali, che pur ser vono a dare rilievo a questi documenti e a meglio conoscere il Marini come studioso e uomo privato.
1 Per determinare meglio il contributo del Marini, basterà scorrere l’indice per le voci trattate dal Fantuzzi, e fare r scontri opportuni.
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PREFAZIONE
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La soppressione dei gesuiti fu la pietra di paragone con la quale i due amici saggiarono l’uniformità delle loro vedute: « Io non so abbastanza ridire a Y. E. la consolazione che io ho provato in leggendo ciò che si è degnata di scrivermi sul proposito degli avvenimenti dei poveri gesuiti, rallegran domi entro me stesso grandemente eh’Ella fosse del lor partito, e anzi del partito della verità e della innocenza calunniata ed oppressa per modi infernali e da chi meno dovrebb’esserlo », e seguita dicendosi « gesuitissimo », di aver mantenuto tale atteggiamento nei periodi più perico losi, anzi di aver avuta dal papa la sua ambitissima carica « nel tempo che l’inferno faceva i suoi maggiori sforzi contro de’ gesuiti e che la gente fuggiva da questi per aver roba ed onori » , 1 Pochi giorni prima il Fantuzzi gli aveva scritto intorno ai guai dei gesuiti a Bologna: « Che dice mai, signor abate riveritissimo, di queste nòve concernenti i gesuiti? Io non so come Y. S. Illma ed il signor cardinale Fantuzzi intendano su questa materia. Ma comunque la sentano, io non ho rossore di confessare che sono disturbatissimo » . 2 Data la stura, non c ’è ormai lettera che non contenga episodi romani, bolognesi e italiani, riguardanti la lotta con tro i gesuiti. « Io gradirò moltissimo che Y. E. mi scriva tutto ciò che accaderà di nuovo intorno ai gesuiti, chè io in com penso le dirò ciò che si farà in Roma, seppure si farà altro » . 3 Ma si seguitò a fare molto e rapidamente, sicché si arrivò alla soppressione dell’ordine nel luglio successivo e alla per secuzione dei singoli soggetti, parecchi dei quali il Marini conosceva personalmente: si spiega così la difesa del padre Ricci, generale della Compagnia, del p. Zaccaria che con i suoi studi critici e letterari si era acquistato non poche bene merenze, e il rammarico, condiviso dal Fantuzzi, per l’allon tanamento di tanti benemeriti educatori e valenti studiosi, dispersi o incarcerati, quali l’Isla, l’Andres, lo Ximenes. 1 Lettera 9, del 17 aprile 1773, voi. II, p. 15 sg. 2 Lettera del 10 aprile 1773, voi. I l i , p. 9 3 Voi. I l i , p. 17.
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XIV
PREFAZIONE
Durante il pontificato di Pio V I deplora « la distruzione de’ gesuiti, e le maniere barbare usate nell’esecuzione di essa » ; 1 ma non prende atteggiamento decisamente ostile contro il papa suo conterraneo,2 anche perchè ne aveva esperimentata la bontà nei suoi riguardi, nè poteva misconoscere la protezione verso i buoni studi, specie quelli da lui prediletti. Non sa rassegnarsi a riconoscere la santità di papa Ganganelli,3 e non può dar credito alle voci che insistentemente lo dicevano morto di veleno: 4 « tutti i medici che furono presenti alla sezione attestarono lui esser morto natural mente, e sono vere frottole le storielle che si contano anche nelle gazzette stampate »: il Marini che poco dopo si occu perà degli archiatri, proprio ad istigazione del Saliceti, « medico rinomatissimo in Eoma » , 5 e suo amicissimo, do veva pur affermare il vero, quando si riferiva al giudizio di scienziati che avevano potuto esaminare con agio il cada vere del pontefice.6 Aspramente criticata, sebbene con brevi frasi, è la condotta di quelli che avevano istigato il papa contro i gesuiti, o che avevano abusato dei favori go duti nella corte; non si salvano quindi il Buontempi, i coniugi
1 Lettera 166, voi. II, p. 209. 2 « Le cose gesuitiche sono state più opera d’altrui che di Clemente X I V », scriveva il 4 giugno 1775, voi. II, p. 87. 3 Cf. voi. II, pp. 91, 133. 4 Voi. II, p. 70. D i parere contrario è il prefetto della Segnatura, mons. Giorgio D ’Adda, nelle lettere al fratello ed. da Ca l v i I 1., Curiosità storiche e d i plomatiche del seci X V I I I , Milano 1878, p. 372 sg. Particolari sugli ultimi giorni di vita del papa, sulle predizioni di prossima morte messe in giro dall’almanacco detto Casa mia; dall’ « imbecille femmina detta la pitonessa di Valentano » e sulla « ciarla » dell’avvelenamento sono raccolti ed esposti da Alessandro Verri, milanese come il D ’Adda, nella sua lettera del 28 settembre 1774 al fratello Pietro, cf. Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, a cura di E . Greppi e di A . Giulini, Milano 1931, voi. V II, pp. 31-35; si torna sull’argomento nelle lettere successive dell’uno, del 6 e del 12 ottobre, ibid., e pp. 39, 43 sg.
5 V erri , op. e voi. cit., p. 43. 6 Cf. col. II, p. 70; quivi parlando della vita del papa negli ultimi giorni, piena di timori e di angustie, conchiude: « viveva miseramente come i tiranni vivono »; ma il Marini fa qui un semplice paragone; io non credo che volesse dare tale qualifica a Clemente X I V . Le stesse voci di violenze e di vaneggiamenti sono rac colte dal Verri.
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PREFAZIONE
XV
B isch i,1 l’Alfani, i governi borbonici; e la testimonianza del Marini è da tenersi in seria considerazione per accertare fatti contemporanei in un ambiente a lui molto famigliare. Del giansenismo si cerca invano in queste pagine un apprezzamento dottrinale o qualche accenno critico sulle opere dei principali rappresentanti almeno: questi sono ricordati, ma alla sfuggita e sotto luci differenti, a seconda dei loro meriti personali. Il padre Yasquez, generale degli agostiniani, aveva chia mata l’eresia giansenista uno spettro inventato dai gesuiti per mettere in discredito teologi ortodossi: 2 egli è ricordato una volta sola e senza essere nominato per una questione teologica e tomistica. 3 Mons. Giovanni Bottari non compare mai in questi scritti: eppure era ritenuto il capo dei giansenisti romani: prefetto della Yaticana doveva essere ben noto al Marini, anche nel ritiro della sua casa all’Archetto, e nel maraviglioso e quieto palazzo Corsini alla Lungara.4 Piuttosto sono ricordati i suoi discepoli, sia pure fugacemente; così l’improvvisa morte di mons. Pier Francesco Poggini è segna lata con troppo dure pa role,5 nè temperamenti di frasi od eufemismi sono adoperati nella secca narrazione del grave e increscioso incidente 6 toccato a Giovanni Andrea Serrao, 1 Cf. voi. I l, p. 69 e la correzione in fine alla n. 2. Con Nicola Bischi soprin tendente dell’ annona aveva rapporti 1’affare del Grilletto ricordato, ibid., p. 87; ne parla più ampiamente Alessandro Verri in nna lettera al fratello, cf. ed. cit. voi. V II, p. 172. 2 Cf. S. Savio , Devozione di M r. Adeodato Turchi alla Santa Sede in Collana di cultura « L'Italia Francescana », voi. V I, Roma 1938, p. 735: il grosso volume ha per fortuna un indice molto prezioso, per orientarsi nella massa ingarbugliata di notizie. 3 V . lettera 132, voi. II, p. 178. 4 Per lui cf. G. Cigno, Giovanni Andrea Serrao e il Giansenismo nell’Italia meridionale in Feeueil de travaux publiés par les membres des Conférences d’ histoire et de philologie dell’università di Lovanio, ser. 2a, fase. 48, Palermo, Louvain 1938, pp. 70-74. 5 Voi. II, p. 233-234. 6 Voi. II, p. 227, 236.
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XVI
PREFAZIONE
vescovo di Potenza, autore famoso del « de Claris catechistis », amico del Genovesi, del Tanncci e di tutto quel gruppo di valenti pensatori napoletani, accaniti giurisdizionalisti, op positori temibili e instancabili della politica ecclesiastica.1 Ogni volta che al Marini capita di ricordare l’altro vescovo corifeo del giansenismo italiano Scipione E ic c i,2 parente del generale dei gesuiti, Lorenzo Eicci, adopera termini e giudizi per lo più corretti, ma decisamente contrari agl’indirizzi e alle convinzioni difese da lui e dai suoi amici. A proposito della famosa pastorale per il concilio di Pistoia si ricordano le adesioni epistolari dell’Amaduzzi, del Giorgi, dello Zola, del Tamburini, dell’Alpruni, « uomini tutti insigni per dot trina e per pietà » ,3 scrive, sottolineando le parole su cui in tendeva richiamare l’attenzione dell’amico. Per il primo dei sottoscrittori il Marini mostra ripulsione e avversità spe ciali, determinate probabilmente dallo spirito anticuriale, antiloiolista dell’Amaduzzi che aveva avuto « delle amicizie illustri e potenti, massime nel partito antiromano » . 4 A formare questo sentimento dovette anche contribuire il carattere dell’Amaduzzi non troppo incline a riconoscere o rispettare i meriti degli altri, come parrebbe fosse stata opinione anche del p. Isidoro Bianchi. 5 Più benevolo verso l’erudito di Savignano si dimostra il Fantuzzi che ricerca con premura i volumi degù Anecdota, 6 e solo una volta è 1 Gr. Cigno, op. cit., 'passim. 2 Per questo personaggio e le sue dottrine si può consultare con profitto B. Matteucci, Formazione morale e teologica di Mons. Scipione Micci in Bullettino storico Pistoiese, voi. 41, nn. 2-3 (aprile-sett. 1939), pp. 66-99. 3 Voi. II, p. 295 sg. 4 Così scrive annunziandone la morte con qualche parola di rimpianto e de plorando energicamente un libello scritto contro di lui; voi. II, p. 344 sg. 6 Cf. pag. 4, nota 1. Alla morte dell’Amaduzzi il Bianchi scrisse VElogio recitato nella B . Accademia delle scienze e belle lettere di Mantova il giorno 29 di nov. del 1793; quivi si parla vagamente delle contraddizioni avute dall’Amaduzzi verso la fine della vita; un giudizio poco benevolo su questo scritto è dato dagli editori del carteggio fra il Marini e il Bianchi in Mélanges cit., voi. X I I , p. 449, n . 12. Del Bianchi e delle sue convinzioni religiose dà un cenno il N atali G., I l Settecento nella Storia letteraria d’Italia, ed. Fr. Vallardi, voi. I, p. 273, 348. 6 Voi. II, p. 75, 236; voi. I l i , pp. 16, 29, 30. A p. 2, n. 1 ho ricordato la let-
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PREFAZIONE
XVII
costretto a chiamar « cattivo » l’abate che aveva parlato con poco riguardo dell’amico B ianconi.1 Le nostre lettere non danno molti ragguagli sulla lotta delle monarchie contro la S. Sede: ma apprezzamenti rapidi intorno ai fatti giornalieri si sorprendono in qualche frase che rivela le tendenze dell’autore. Allo scoppiare della que stione napoletana per la chinea il Marini scrive: « che avete detto della chinea? a poco a poco perdiam tutto, nè mara viglia, avendo da gran tempo perduto il credito » . 2 Con tinua lo scherzo nel maggio del 1787, quando, accennando a Napoli e alle difficoltà di un accomodamento, circa il formale tributo del censo, comunica che l’intesa con Napoli non era avvenuta, aspettandosi forse la presentazione della chinea « chè così hanno sempre fatto coloro, approfittando della smania che ha Roma di quella bestiaccia ». Ma il buon umore si perde nel giugno dell’anno seguente, perchè da Napoli non si era avuto « nè censo nè chinea nè per censo o tributo, nè per elemosina, come si diceva » , 3 e se il Marini non risparmia parole amare contro la corte bor bonica, non è neppure molto tenero per i personaggi che dirigevano la politica della S. Sede. Evidentemente le que stioni giurisdizionali si sovrapponevano al dissidio secon dario del censo e della chinea, che offriva solo il mezzo per tera delPAmaduzzi in data del 19 agosto 1786 è confusa fra le lettere del Ma. rini. Con essa l’autore invia un suo opuscolo ed ha frasi di grande cortesia per il Fantuzzi. 1 Voi. I l i , p. 44. Sull’Amaduzzi e il suo tempo sono molto interessanti i con tributi dati da G. Gasperoni, Aspetti culturali, religiosi e politici del Settecento italiano in Arch. storico italiano 1934, parte II, p. 225-280; 1935, fase. II, p. 53-98.
La società colta nel Settecento nella tesi degli scrittori stranieri e nei contributi degli studiosi nazionali in A tti del Congresso di Bologna del E . Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1939; Napoli, Miccoli; Primato, onore e amore d'Italia negli storici ed eruditi del Settecento in Convivium, n. 3, 1939. Per l’attività politica dell’Amaduzzi cf. anche Cigno, op. cit., passim. 2 Lettera 77 del 24 luglio 1776. Sulla storia di questi avvenimenti si veda ij diligente lavoro di G. L ió y , L ’abolizione dell’omaggio della Ghinea in Archivio sto rico per le provincie napoletane, voi. 7 (1882) pp. 263 sgg.; 497 sgg.; 713 sgg. 3 Voi. II, pp. 305-307.
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XVIII
PREFAZIONE
rappresaglie tanto al ministro Caracciolo, seguace del Tanucci e della schiera dei pensatori contrari a Roma, quanto ai suoi successori, come l’Acton, più tenero verso la S. Sede. Le contese tra Roma e Napoli non si quietarono neppure dopo l’incontro personale del re col papa, nè valsero l’allon tanamento del cardinale Boncompagni, l’intervento del cardi nale Spinelli,1 la minaccia e poi il turbine della rivoluzione; nulla si conchiuse, neppure con l’alternarsi de’ vari diploma tici che considerarono in tutti i modi la possibilità di un concordato con animo più o meno conciliativo: ci fu anzi un momento in cui si sparse la notizia raccolta, si vede, dal Fantuzzi, che proprio il Marini dovesse andare a Napoli. Forse lo pensò soltanto il Fantuzzi, conoscendo l’amicizia del Marini con mons. Caleppi ed altri personaggi della corte di Roma: il Marini si affrettò a smentire la strana supposi zione, scrivendo: « manco male che mi conoscete veramente per quello che sono: bella figura per trattar gli affari con gente che non ha nè religione nè fede! Vorrei piuttosto per dere l’impiego che imbarazzarmi con costoro, e vi giuro che non andrei a Napoli nè in altro paese per tutto l’oro del mondo » . 2 Non prendevano miglior piega gii avvenimenti nella Toscana: «le cose di Napoli ricevono il tuono da quelle di Toscana e tutte da Vienna, però si sta male con tutti, e Dio non voglia che si finisca con uno scisma »; alludeva al m o vimento giansenista e all’opera di Scipione Ricci, tanto lontana dalle tendenze del Marini. 3 Gli armeggìi portoghesi e spagnoli per la soppressione dei gesuiti, per la questione P ala fox;4 le relazioni difficili 1 Cf. lett. 275, voi. II, p. 316, dove si vede il pessimismo del Marini. Sulla questione di Napoli rimasta insoluta cf. il lavoro del L io y , L ’abolizione dell’ omag gio della chinea, 1. cit., pp. 500 sg., 724 sg. Per uno sguardo alle condizioni di Napoli nella sua vita civile e religiosa, cf. Cigno, Giovanni Andrea Serrao cit., p. 162 sgg. 2 Lettera 343, del 12 giugno 1788, voi. II, p. 388. 3 Lettera 254, del 22 die. 1787, voi. II, p. 295. 4 Cf. voi II, pp. 52, 132, 135.
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PREFAZIONE
X IX
con la Russia, affidate al nunzio A rch etti1 che il Marini cono sceva bene, trovano fugaci accenni in queste lettere, ma i brevi giudizi colgono sovente nel segno; nè per spiegarsi fra loro c’ era bisogno di un lungo discorso, perchè molti personaggi erano famigliari anche al suo corrispondente che apprezzava gli avvenimenti con il medesimo criterio; bastava quindi darne le caratteristiche con qualche frase concettosa che il Marini usava magistralmente. Del principe di Kaunitz non ricorre mai il nome in queste lettere; dell’opera dell’Eybel è accennato soltanto il titolo nella versione italiana,2 nè vengono esposte o discusse le teorie del Von Espen e del Yon Hontheim (Febronius)3* per i rapporti fra lo Stato e la Chiesa, fra il clero locale tedesco e la Curia romana; ma il Marini era intimo dello Zaccaria, sapeva che il p. Baldariotti era stato stipendiato da Cle mente X I I I per scrivere contro il Eebronio, 1 e mostra una strana curiosità nella domanda, senza risposta, per il giu dizio di Bologna sulla ritrattazione del Eebronio. 5 A Vienna, durante il soggiorno di Pio V I, ospite di Giu seppe II, si trovava come nunzio mons. Giuseppe Garampi reduce dalla Polonia; i due amici del dotto archivista, lo compiangono diplomatico in mezzo al ginepraio della poli tica ecclesiastica del giovane imperatore. Peccato che la corrispondenza del Garampi in questo periodo non è ricca, nè ci offre indiscrezioni politiche; 6*1 0 anche il Marini ci parla 1 Cf. voi. Il, p. 299. Per il card. Archetti cf. G. R osa, N otìzie del cardinale A rchetti nunzio in Polonia in A rd i. sior. iteti., ser. I li , voi. I (1865), p. 63 sgg. 2 Voi. II, p. 209. 3 Cf. Cigno, op. cit., p. 78, 213; Ct. Soranzo, Peregrinus A postolicus. L o s p i rito pubblico e il viaggio di P io V I a V ienna in Pubblicazioni della Università cat tolica del Sacro Cuore, Serie V, Scienze storiche, voi. X I V , Milaiio 1937, p. 66. 1 Voi. II, 53. 3 Voi. II, 166. c A corto di soddisfazioni diplomatiche il Garampi ebbe a Vienna l’idea di tessere una storia della, sua nunziatura « infruttifera », come la chiama in uno dei pochi sfoghi pessimisti (cod. Vat. lat. 9051, f. 63): le sue lettere riguardano per 10 più ricerche erudite, apprezzamenti su libri ricevuti in dono; ricorda, lodando 11 Marini, la controversia con il Foggini (cod. cit., f. 47v e 49v), e si duole di alcune notizie sulla Vaticana (ibid., f. 77), lettera deH’ l l aprile 1788.
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XX
PREFAZIONE
poco di Vienna nelle sue lettere al Fantuzzi, ma raccoglie da Roma notizie e apprezzamenti sul viaggio di Pio VI. Vera mente egli desiderava che non fosse avvenuto, perchè intuiva anche quello che non conosceva dell’animo di Giuseppe II, formalmente rispettoso del papa, ostile nella sostanza. 1 Chiama magnanima la risoluzione del pontefice, ma deplora che il tesoriere Antonio Gnudi, a lui poco accetto, avesse divulgata una lettera confidenziale sul viaggio destinato a fallire nei suoi scopi, specie dopo la risposta imperiale non incoraggiante davvero.2 La partenza del papa è descritta brevemente e vivacemente, con il caratteristico quadretto dei principi moscoviti allora presenti a Roma e « tenerissimi di lui ». 3 Ben presto il Marini sa che Pio V I otterrà un bel nulla, 45 dichiara di tremare per lui e non vede che miserie, accresciute da spese eccessive. 6 Man mano che i particolari del viaggio e delle trattative di Vienna diventano più noti, si rafforzano le convinzioni del Marini che ricorda e giudica aspramente il libro di mon signor Dini, maestro delle cerimonie. 6 Pio V I non ebbe le attitudini necessarie a vincere con la sua autorità, o almeno a piegare alla difesa dei veri inte ressi della religione un imperatore come Giuseppe II; questi aveva preventivamente dichiarato di non voler cedere nes suno dei supposti diritti creatisi con la persuasione di idee nuove, per le quali si attribuivano allo stato poteri supremi, sì da dover promuovere anche la necessaria riforma della 1 S o r a n z o , op. e 1. cit., p. 313, dove sono riportati passi del diario e delle lettere di Giuseppe II al fratello Leopoldo di Toscana. 3 Voi. II, p. 206, 207. Cf. S o r a n zo , op. cit., p. 182-184. 3 Voi. II, p. 208, lettera 165; cf. S o r a n zo , op. cit., p. 208, 212, 216, 218, 225 4 Voi. II, p. 209-210: anche in questi insuccessi politici il Marini trova la causa nella soppressione dei gesuiti! 5 Cf. Soranzo, op. cit., p. 420. 6 Cf. specialmente le lettere 168-172, 175. I documenti editi dal S oranzo confermano le notizie raccolte in queste lettere. Per il Dini v. voi. II, p. 218, let tera 176, e S o r a n z o , op. cit., p. 491 sg. Il Marini regalò al Fantuzzi una delle due copie del viaggio, che aveva avute da mons. Stay, Raguseo, insigne latinista, o dal Saliceti archiatra, suo intimo amico. Cf. voi. II, p. 219.
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PREFAZIONE
XXI
chiesa: Giuseppe II impedì al nunzio pontificio e alle auto rità religiose di intervenire in un modo qualunque nella sua politica ecclesiastica. Ma finita la sua missione, il papa fu contentissimo per aver parlato chiaro: i grandi onori a lui dovunque tributati e soprattutto lo spettacolo commovente delle folle che accorrevano al suo passaggio lo compensarono delle fatiche sostenute, sollevando il sentimento di fede ancora largamente diffuso; senza parlare della viva simpatia verso il pellegrino apostolico, promotore di pace nel campo politico e religioso.
Le gazzette e gli amici fornirono al Marini informazioni per cui si creò una mentalità ostile ai francesi e alla loro rivoluzione, d ’accordo anche in questo con l’amico Fantuzzi. Un accenno ai ricchissimi doni offerti dai reali di Francia alla contessa Braschi nel 1783, non dà motivo di deplorare il fasto 1 e lo sperpero di quella corte, uno dei principali capi di accusa dei rivoluzionari contro l’infelice Maria Anto nietta. Dal 1783 al 1789 nulla dice il Marini degli avvenimenti della monarchia francese, per lo meno non ci sono rimaste lettere con accenni ai tumulti del 1788 e 1789; le convoca zioni degli Stati generali, dell’Assemblea nazionale, della Costituente passano inosservate; i torbidi del luglio 1789, la presa della Bastiglia, l’anarchia di agosto, l’abolizione dei privilegi delle classi e le insurrezioni dell’ottobre hanno soltanto una triste eco in queste lettere,2 dove prendono il sopravvento le controversie interne e degli stati vicini ostili alla S. Sede. 1 II Marini anzi appunta i suoi strali contro la famiglia Braschi (lettera 184), Per le condizioni e gli avvenimenti di Roma in questo tempo 'cf. L . V ic c h i , Les français à Home 'pendant la Convention (1792-1795). R om e... Fusignano, 1892. 2 Cf. lettera 345, vol. I l, p. 3 9 0 .,Su queste «vicende formidabili e maravigliose » scrisse un bel volume il contemporaneo A . V e r r i , Vicende memorabili dal 1789 al 1801, ed. Milano 1858: egli èra spettatore dei fatti e li descrive a vivi colori, indagando appassionatamente le ragioni di tante rovine.
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X X II
PREFAZIONE
Un sentimento di allarme e di forte preoccupazione si rivela solo nel dicembre del 1789: « di Francia sempre peg giori nuove, ed i tanti francesi che corrono a Roma finiranno di distruggere quel poco che rimane di costume e di reli gione. So ben io quello che dico » . 1 Gli emigrati francesi cacciati dalla « grande peur » per la rivolta dei contadini, avevano infatti invasa l’Italia, e come a N apoli,2 anche a Roma cominciava la propaganda e la diffusione delle idee rivoluzionarie e la costituzione dei circoli giacobini che in queste lettere non vengono descritti, ma accennati con ra pide fra si.3 La conoscenza dell’autogfafo di Luigi X Y I comunicato dal papa ai cardinali mentre erano radunati per i fatti di Pistoia, eccita un sentimento di compassione per il sovrano schiavo ormai della folla; il Marini si dichiara « contento di non aver parte in niente » e di poter attendere a se stesso, agli amici e agli stu d i.4 Ma nel travagliato anno 1791 tutte le lettere hanno una nota di tristezza: erano intervenute le leggi contro il re e il clero; il cardinale Loménie de Brienne aveva rinunziato alla porpora ed aveva fatta l’àpologìà del giuramento del clero; 5 il collega card. Bernis aveva salvato a modo suo l’atto di adesione alle nuove leggi ecclesiastiche, facendo includere la clausola di riserva « senza mancare a Dio e alla religione » ,6 e comunque rinunziò alla rappresen tanza della Francia. 7 Unico rimedio erano per il Marini la 1 Cf. lettera 278, voi. II, p. 319. 2 V. N ic o la N ic o l in i , Le origini del Giacobinismo Napoletano in Rivista sto rica italiana, serie V, voi. IV , fase. I (an. 1939) pp. 1-41. 3 Una congregazione di 20 cardinali si occupava delle cose di Francia; cf. lettera 284 del 18 sett. 1790, voi. II, p. 326; due anni dopo, nel 1792, il Marini de plora che « tardi si è pensato a chiuder le porte a francesi, nè forse basterebbe escluder ora quelli che abbiamo, chè già hanno fatto un gran guasto », ibid., p. 347. 4 Voi. II, p. 330. Forse il successo effìmero del ministero La Fayette eccitò la gioia di Koma nel luglio 1790 (voi. II, p. 338), ma nella lettera successiva (voi. II, p. 331) tornano le notizie pessime della Francia. 5 Voi. II, p. 333; malgrado la sua lettera impertinente di rinunzia, si era an cora incerti se accettarla, v. ibid., p. 337. 6 Voi. II, p. 331. 7 Voi. II, 333, 392.
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: PREFAZIONE
X X III
fiducia in Dio e la preghiera, non avendo alcuna speranza per il buon esito degli armeggìi dell’abate Maury, il futuro cardinale, allora nelle grazie del papa e dello Zelada, segre tario di Stato. 1 II rapido diffondersi delle dottrine rivolu zionarie per mezzo dei fuggiaschi e più ancora per opera di emissari eccitava ed esasperava il Marini contro tutto ciò che veniva d ’oltre Alpi, sì da coinvolgere nel suo odio tutta la nazione, e di questo sfogo fatto all’amico chiede perdono a Dio, 2 ma pronto a mostrarsi lieto per qualunque successo contro le armate dei rivoluzionari. 3 Durante i giorni del terrore e l’arresto dei reali,4 nell’estate e nell’autunno del 1792, il Marini era in giro per la sua Bomagna, costretto a temperare la gioia di rivedersi fra i parenti e gli amici, con tristi riflessioni sulle stragi di settembre e su tutti i luttuosi avvenimenti per cui l’Europa era « in una terribil crisi e quasi rigenerazione »; 5 nè vuol sentir parlare di diverti menti quando sarà a Bologna. Bel novembre successivo scrive ancora dei francesi e dei loro movimenti minacciosi; dà notizie sulla flotta coman data dal La Touche, dispersa da una tempesta a Cagliari e rifugiatasi a Napoli: «la cosa è riguardata comunemente prodigiosa, egli scrive, e par bene che Iddio non abbia voluto altro con questa flotta che la mortificazione de’ napoletani che, come sapete, accordarono tutto vilmente ». 6 Gl’incerti e deboli preparativi militari dello stato pontifìcio sono ben dipinti con il periodo della lettera del dicembre 1792, dove si fa cenno al dissenso fra il generale Caprara e i presidenti *
1 Cf. voi. II, pp. 343-347. II Marini non ebbe alcuna simpatia per lui, e si sente tutto il suo rammarico, quando scrive: « La croce che fu del buon Garampi gli è stata regalata dal papa, però la pagheremo noi tutti col resto » (voi. II, 349). 2 Voi. II, p. 347. 3 Li chiama « maledetti da Dio » (voi. l i , p. 348). 4 Non aveva voluto credere alla voce della fuga del re. Cf. lettera del dicem bre 1791, voi. II, p. 343. 5 Lettera 310, voi. II, p. 353-354. 6 Cf. N . N ic o l in i , op. e 1. cit., p. 15 sg.: questi annunzia un lavoro sulla spe dizione punitiva del Latouche-Tréville, e sulla vita napoletana alla fine del se colo X V I I I .
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X X IV
PREFAZIONE
delle armi, all’opera deleteria dell’onnipotente Basville, e si conchiude: « per certo saremmo perduti se non ci volesse salvi Iddio e san Pietro. Il pericolo è sempre grande per la parte del Piemonte, che se da quella parte sbucano i francesi, dell’Italia actum est » . 1 Non ci è giunta la relazione del Marini sui moti popolari di Eoma del gennaio 1793, che causarono la morte di Ugo Basville; essa era inclusa in una lettera che il Pantuzzi rice vette, dove si mostra grande preoccupazione per la piega che minacciavano di prendere gli avvenimenti. 2 Ci mancano pure accenni alla strage dei reali di Fran cia; vi è qualche ricordo compiacente d’insuccessi per le armi della repubblica, e una frase violenta per il « partaggio » della P olonia;3 ma ha giusti allarmi per i fatti mili tari p olitici,4 e la perdita dell’amico Tiraboschi gli offre motivo per lamentare le misere condizioni morali dell’Eu ropa e dell’Italia; 5 il Marini era allora immerso nella stampa degli Arvali, e la buona salute lo spronava al lavoro di ri cerche erudite e instancabili che solo a intervalli gli per mettevano di rivolgere il pensiero alle notizie di guerra or favorevoli ora contrarie. 6 Si mostrava preoccupato del disa gio interno di Eoma, dove non voleva restare più, 7 e aveva maggiori timori « dal governo che da’ francesi anche ora che sono accostati più a noi e che hanno disfatti gli austriaci » . 8 itegli anni 1795 e 1796 le lettere - della nostra raccolta 1 Lettera 315, voi. II, p. 359: egli desidera che il Caprara non si accontenti della benevolenza del papa, « perchè i preti vogliono commandar essi e non voglion secolari attorno », e il pensiero gli corre al generale Marsigli di cni il Fantuzzi aveva raccolta la vita; v. anche lettera 321, ibid., p. 364. Il Caprara poco dopo morì, e si comprende il rammarico del Marini (v. voi. II, p. 366). 2 Cf.'vol. II, p. 360, lettera 316, e le risposte del Fantuzzi nel voi. I l i , p. 95, 96. Una narrazione efficace degli avvenimenti è fatta da A . V e r r i , Vicende memo rabili cit., p. 133-157, cf. L . V ic c h i , Les jrangais a Home, etc., pp. 25 sg. 3 Lettera 321, voi. II, p. 364; e lettera 320, ibid., p. 363 sg. 4 Lettera 326, voi. II, p. 369. 5 Lettera 329, voi. II, p. 373: v. anche le pp. precedenti 370, 372. 3 Cf. voi. II, p. 376, 378, nel maggio del 1795. 7 Lettera 335, voi. II, p. 380. 8 Lettera 336, voi. II, p. 381.
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PREFAZIONE
XXV
si fanno rare; due sole appartengono al 1796, la seconda del 16 aprile non è di « buon umore », perchè era stato at taccato dalla sciatica dopo sei anni di tranquillità; poco prima aveva infatti esclamato: « o la felice cosa che è la situazion mia, sempre contento della mia sorte e sempre senza desideri, quello solo volendo di compire i miei lavori letterari che mi fanno passare le ore lietissime » .1 Alla serena rassegnazione per la sua sorte, malgrado i malanni fisici, fa contrasto l’incoscienza politica del Marini in questo momento: egli credeva che l’Italia avesse acqui stata maggiore sicurezza 2 con l’occupazione della Bocchetta. Ma il punto maggiore di resistenza veniva meno: Vittorio Amedeo III trattava con gli austriaci e col direttorio che con grande energia seppe mettere rimedio a molti mali, specie dell’esercito, questo dal 1795 era diventato il più agguer rito di Europa e sotto il comando di generali ormai celebri e famosi. 3 Si aggiungano le dissensioni dei numerosi stati della penisola italiana, sicché di esse potè trarre profitto il giovanissimo generale Bonaparte, già protetto da R o bespierre, ora braccio destro di Barras; napoleone intuì che l’ esercito austro-sardo comandato da Beaidieu e Colli era mal disposto a difesa delle Alpi marittime e dell’Appennino Ligure, specie a Montenotte, e proprio nei giorni che il Marini scriveva l’ultima lettera di questa collezione l’ar mata francese riportava le vittorie di Montenotte, Millesimo. Dego. Sicché gli austriaci che difendevano l’estremità della linea di schieramento dalla Stura di Demonte alla Bormida, fino alla Bocchetta, dovettero ripiegare in disordine verso la Lombardia. 1 Lettera 338, voi. II, pp. 382-383. 2 Voi. I l, p. 384. 3 Cf. 0 . A . D e G-e r b a i x d i S onn A z , Oli ultimi anni di regno di Vittorio A m e deo I I I Me di Sardegna (1780-1796) in Miscellanea di storia italiana. Serie III, voi. 18 (49 della raccolta) Torino, Bocca, 1918, p. 390 sgg., e del medesimo, Moma e Carlo Emanuele I V di Savoia nei negoziati austro-francesi del 1798 in Nuova Antologia, voi. C L X V , maggio-giugno 1913, p. 83 sg.; v. anche A , V e r r i . Vicende memorabili cit., p. 198 sg.
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xxvi
PREFAZIONE
Tre anni dopo, il Fantuzzi, vecchio e carico di malanni, era m orto.1 II Marini invece potè assistere a tutto lo svol gersi della parabola napoleonica. Dovette sentire lo strazio delle prime rapine francesi sui tesori bibliografici vaticani per il trattato di Tolentino;2 dati i suoi sentimenti, visse angustiato a Eoma nei terribili anni della Repubblica ro mana e dell’invasione napoletana. Ma restò, finche potè, vi gile custode dell’archivio e della biblioteca, lavorando an che intensamente nel frastuono delle guerre fra gli stati europei.3 Dovette purtroppo lasciare le sue camerette di abitazione, rifugio desiderato e preferito per tanti anni, e fu costretto a seguire suo malgrado in terra straniera le sorti dell’archivio, perché Pio V II non volle che abbandonasse la sua « sposa » . 4 Se non fu presente all’altero e iroso collo quio che nel novembre 1811 l’imperatore ebbe con i due archivisti vaticani, nel palazzo Soubise, ne seppe certo il contenuto o dal nipote o dall’amico don Carlo Altieri che osò anche interrompere la foga del discorso di Napoleone. 5
1 Ne annunziava la morte al Marini l’amico comune Palcani, con lettera del 2 nov. 1799, in cod. Vat. lat. 9057, f. 9. 2 Cf. doc. cit. più sotto, n. 5. 3 L ’attività del Marini in questo periodo è riassunta dal nipote M a r in o M a r i n i , Degli aneddoti cit., p. 94 sgg., gl’incarichi avuti dai governi che si avvicen darono a Eoma dal 1799 in poi, sono ricordati ivi, p. 101 sgg., e vi è riportata una lettera del card. Valenti molto tenera per il Marini. Dall’aver accettate incom benze anche dal governo repubblicano è difficile conchiudere che il Marini parteg giasse per gl’invasori e ne condividesse le idee. Gaetano Ferraioli ribadisce questa accusa, contro cui aveva reagito già Marino Marini, Degli aneddoti, op. cit., p. 95; e nell’esemplare di quest’opera, che il Ferraioli stesso possedeva e che ora si conserva nella Bibl. Vat. (segnato Bibl. Ferraioli III, 1390), con molti altri suoi libri stampati e manoscritti, quel benemerito ed erudito bibliofilo ha ag giunto a margine interessanti postille autografe: a p. 207, trattando della pole mica col Paoli egli rimprovera troppo aspramente la condotta del Marini contro Pio V I. 4 M a r in o M a r i n i , Degli aneddoti, p . 135-136, e le sue Memorie cit. nella n ota seg., p . c c x x i x sgg. 5 Cf. M a r in o M a r i n i , Memorie storiche dell’occupazione e restituzione degli
Archivi della 8. Sede e del riacquisto de’ codici e Museo numismatico del Vaticano, e de’ manoscritti e parte del Museo di storia naturale di Bologna, ecc., in Begestum Olementis papae V etc. Eomae, ex typographia Vaticana, 1885, p. c c x x x m sg. Questo lavoro va integrato con la recensione d iL . D e l is l e , estr. del Journal des
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PREFAZIONE
XXVII
Gli avvenimenti si accavalcarono con una rapidità incre dibile negli anni che seguirono, quasi ogni giorno accadevano sorprese; le sorti del Bonaparte declinavano a Lipsia nel l’ottobre del 1813, sicché gli eserciti degli alleati entrarono a Parigi il 31 marzo 1814; Gaetano Marini ebbe allora la gioia di vedere il decreto di restituzione dei suoi archivi alla S. S ede.1 Ma mentre i commissari pontifici discutevano sui particolari del trasporto e sugli oggetti da recuperare, 2 mentre a Vienna sovrani e diplomatici erano intenti a deter minare il nuovo assetto dell’Europa, Napoleone, eludendo ancora una volta la vigilanza inglese, dall’Elba sbarcava a Cannes nel 26 febbraio 1815, e marciava risolutamente su Parigi; gli archivisti pontifici dovettero allontanarsene, avendo ricevuto l’ordine di rimpatrio. Gaetano Marini sempre cagionevole di salute, durante il soggiorno in Francia, assalito da nuova acuta malattia, non sopravvisse ai cento giorni dell’ultima gloria Napoleo nica, e morì a Parigi il 17 maggio 1815; un mese dopo, il 18 giugno, il Bonaparte combatteva l’ultima eroica ma infelice battaglia a W aterloo.3 ijc ;jc iji
Oltre alle notizie sopra accennate, queste lettere ci rive lano tutto il carattere del Marini che confida all’amico le particolarità del lavoro quotidiano, le ansie della vita e anche le sue debolezze di studioso e di uomo privato. Sap piamo da esse la genesi e lo sviluppo dei due bei volumi Savants, luglio-agosto 1 892; ivi a p.i 3 sg., 17 sg., è una lista di codici e oggetti d’arte da consegnarsi per il trattato di Tolentino; sono confermate con documenti francesi tutte le fasi per il trasporto e l’arrivo delPArch. Vat. a Parigi, dall’im ballaggio allo scarico delle casse, ibid., pp. 7-10. 1 M. M a r i n i , Memorie cit., p. ccxxxv. 2 Si osservi la rapidità dell’esecuzione dell’ordine di trasporto dato da Napo leone con lettera del 2 febbraio 1810; il 18 febbraio successivo le 4500 casse desti nate a raccogliere l’ammasso enorme di documenti dovevano essere pronte, perché il primo dei venti convogli usciva da Roma. Cf. D e l is l e , op. cit., p. 8-9. 3 M, M a r i n i , Memorie cit., p. c c x x x v m sg.
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XXVIII
PREFAZIONE
sugli Archiatri e quanta pena ebbe per condurre a fine la sua pregevole opera sui fratelli A rva li.1 I primi accenni ai papiri risalgono al 1774, l’anno successivo egli aiutava il Zirardini che aveva pronta la sua opera, rimasta invece incom piuta.2 Le epigrafi, che tornano con tanta insistenza in queste lettere, formano argomenti di amichevoli discussioni e con trasti, perché il Fantuzzi, non eccessivamente tenero per le antichità classiche e per l’ epigrafia in specie,3 aveva una strana ostilità contro tali studi, prediletti invece dal Ma rini. Questi, che aveva finito da poco la collezione delle iscrizioni Albane, punzecchiato ancora una volta dall’amico deciso a non voler comprendere, lo rimbecca piacevolmente: « le lapidi non hanno altro di male cjie non si possono far divenir pagnotte giammai, cosa che non volle fare neppure Cristo; nel resto sono meravigliose e seducono tutti coloro che hanno il bel gusto di rompersi il capo con esse. Inten detemi bene e zittatevi, e se voi non avete il capo così duro da poterlo battere in quelle, tanto peggio per voi ». 4 Solo lo studio sui fratelli Arvali fece trascurare papiri e lapidi cri stiane. 5 A gl’inizi di quest’opera s’innesta la polemica con il padre Paoli; se ne fa cenno 6 la prima volta nella lettera 263, del
1 V. l’indice alle voci. 2 Cf. voi. II, p. 83; M a r in o M a r i n i , Degli aneddoti cit., p. 119. Certo è lo Zirardini quell’ « amico dottissimo che sta lavorando una grand’ opera intorno ai papiri,» per cui v. lettera 33, voi. II, p. 58. 3 Cf. voi. I l i , p. 63; curioso è l’attacco contro gli studi di storia naturale, che a Bologna specialmente fervevano da lungo tempo. 4 Voi. II, p. 265: lettera 227; ritorna sull’argomento nella lettera 234 a p, 712, insistendo sull’opportunità di occuparsi di argomenti vari. 5 Cf. lettera 272, voi. II, p. 313. 6 Cf. voi. II, p. 305, ivi nella n. 1 avevo identificata la « letterina buffona contro un pessimo tomo in quarto del padre Paoli » con la lettera al sig. Giuseppe Guattani del 1786, ma per errore, perchè qui non si parla affatto del Paoli. Temo che la «letterina buffona» non fosse pubblicata nel 1788, e rimanesse quindi ancora privata; non ne parla il Boni, il quale nella lettera al Gatteschi del Nuovo Giornale elei letterati di Pisa quella (che serve di prefazione al rarissimo opuscolo anonimo, ma del Marini, intitolato. Cenema dell’opera del P , Paoli sopra S, Feti·
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PREFAZIONE
XX IX
23 giugno del 1788. Perchè e come fosse avvenuto questo scontro archeologico non ci è raccontato chiaramente nep pure da Marino M arini1 che lo fa risalire alla scoperta di una iscrizione nel cimitero di Trasoñé malamente interpre tata dal Paoli contro cui scrisse il Marini. 2 II Paoli rispose « arrogantemente », e per volontà del papa, 3 donde il dispia cere del Marini, che, non osando replicare, e rassegnato mal volentieri ad aspettare tempi migliori,4 sollecitò le adesioni del Boni, dell’Oderico, del Vernazza, del Tiraboschi5 specialmente, che gli concesse la più ampia attestazione di stima, schie randosi tutto dalla sua parte. Il volume del Paoli era dediciano recitata in Roma in wn’adunanza letteraria Vanno 1798) esamina e critica tutta l’opera del Paoli « elle, scrive il Boni, mentre visse godeva in Eoma, sotto il Pontificato di Pio V I, di molta considerazione ». Una delle opere del Paoli che più si prestava alla satira e allo scherzo, per gli strani equivoci d’interpretazione, è quella intitolata Della religione de' gentili per riguardo ad alcuni animali e spe cialmente a topi. Dissertazione indirizzata ad illustrare u/n’antica statua ed a servire per la migliore intelligenza di alcuni passi della storia profana e della corrispon denza loro con la storia sacra, Napoli, Simoni, 1771; il tomo in quarto corri sponde alle indicazioni bibliografiche date dal Marini che può avere scritto per esso la « letterina bullona ». 1 La storia delle vicende polemiche è riassunta da M a r in o M a r in i Degli aneddoti cit., pp. 94-101; più esatto è il Tiraboschi nella lettera per cui v. n. 5 di questa pagina. 2 Spiegazione di un antico epitaffio, in Poma nella Stamperia Salomoni, 1790. 3 Cf. lettera 283, voi. I l, p. 323 sg. 4 Cf. voi. II, p. 326; credette di trovare i tempi migliori nel 1798, v. la p. an tecedente, n. 6. 5 Cf. lettera 288, voi. II, p. 330. In un foglio volante, intitolato Notificazione letteraria, il Tiraboschi riconosce per sua la lettera stampata nel Giornale di M o dena, sulla pretesa iscrizione di S. Felice II, e, replicando alla seconda lettera pub blicata dal Paoli nel 1791 «in risposta al foglio d’un Giornalista », aggiunge con fermezza e chiaramente: « io dunque ricevo come dette a me le ingiurie che si leg gono nella lettera stampata contro il Giornalista, e glie ne rendo distinte grazie, perchè con esse V. P. Urna ha fatto sempre meglio conoscere la debolezza della sua causa, e la giustizia di quella dell’A b. Marini che sarà sempre riputato, da chi può esser buon giudice, uomo onestissimo e dottissimo scrittore. Mi professo ecc. ». (V. anche M a r in o M a r i n i , Degli aneddoti, ecc., p. 98). La lettera di mi giornalista ad un amico, in Modena, 1790, ed altri rarissimi documenti utili a conoscere meglio questo episodio di polemica archeologica, sono stati raccolti con la usata dili genza dal marchese Gaetano Ferrajoli nella preziosa miscellanea della sua biblio teca ora nella Vaticana, sotto la segnatura Mise. Varie 5 1 ,1 ,1 0 2 0 ; cf. ivi specialmente i numeri 10, 11, 12, che sono corredati di fogli manoscritti e note marginali; v. anche p. x x v i, n. 3.
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XXX
PREFAZIONE
cato a Pio V I e si capisce come questi ne volesse prendere le difese, cercando di restringere nei termini cortesi la con troversia; anche l’amicissimo padre Zaccaria1 consigliò la moderazione al Marini, che si crucciava nel forzato silenzio, se ne dolse anzi col segretario di Stato, 2 non bastandogli il fatto che il papa aveva cominciato a ricredersi; 3 ciò spiega come nel 1798 uscì una nuova Censura delVopera del Paoli. 4 Peccato che il Marini non diede alcun serio contributo all’opera delVOrbis cliristianus ideata dal Garampi e a lui affidata; 5 avrebbe fatta la delizià dell’amico, il quale si mostrò entusiasta del progetto; 6 ma il lavoro restò in quel catalogo di promesse non mantenute, di cui parla scherzo samente il Pantuzzi. 7 Non credo che si possa fare di Gaetano Marini un elogio più sentito di quello che sobriamente gli fece il Tiraboschi suo amico da lunghi anni e molto vicino a lui nei momenti di tristezza per la polemica col Paoli: « il celebre abate Gae tano Marini, uomo che per la sua rara onestà, per le sue amabili maniere e per la sua graziosissima propensione a comunicare a tutti i suoi lumi si è meritata la stima, l’am mirazione e l’amore di tutti i dotti ». 8 1 M a r in o M a r i n i , Begli aneddoti eco., cit., p. 99 e anche il cod. V at. lat. 9114, f. 63v. 2 Voi. II, 334. 3 Voi. II, 326, lettera 285, e p. 328, lettera 287. 4 Cf. p. x x v i, n. 3. 5 Voi. II, 265. 6 Voi. I l i , 64. 7 Voi. I l i , 85. Il Marini prese in buona parte la celia e replicò dicendo: «farò in fine quello che mi piacerà e che potrò» (voi. II, 313). Ma diede in seguito notevoli contributi agli studi epigrafici e dei papiri. 8 Nella Lettera di un giornalista ad un amico cit., p. 14; v. anche p. x x ix , n. 5. Prima del 'Tiraboschi il giovane abate E . Q. Visconti, bibliotecario della Chigiana, aveva lodato con certa parsimonia il Marini, ricordando i suoi Archiatri; ma non ne faceva ricordo nella sezione Antiquaria e lapidaria, dove si trova invece l’elogio del Paoli. Cf. il sunto del discorso di E . Q. Visconti sullo stato della romana letteratura, riportato da L . V ic c h i , N uovo saggio del libro intito lato Vincenzo Monti, le lettere e la politica in Italia dal 1750 al 1830, Faenza, 1883, p. 238 sg.
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PREFAZIONE
XXXI
Il raccoglimento del suo alloggio in Vaticano lo alletta sempre anche quando deve cambiarlo in peggio,1 e si affe ziona al suo romitorio di cui sente la nostalgia, se è costretto ad allontanarsene: comprende quale valore abbiano i libri che lo attorniano e come il piacere di vivere fra essi sia il migliore del m on do.2 Eicercatore appassionato, non si accon tenta delle ricchissime collezioni di stampati e manoscritti che sono a sua disposizione: « poveri noi che in mezzo a una voglia grandissima di studiare siamo tenuti lontani da’ libri e da quelli che vorremmo soprattutto Io sono sempre sossopra per queste biblioteche, ma sempre inquieto per non po terle usare a quell’ora e modo che mi sarebbe necessario, il che mi fa assai volte maledir l’arte e reputar beati gl’igno ranti ». 3 Nessuna ambizione lo distoglie da quella fatica nobilis sima dell’indagine scientifica, e nessun sentimento d’invidia gli turba la serenità dei rapporti con i colleghi, da cui pur dissente.4 La carica modestamente retribuita di residente della repubblica di S. Marino lo solletica, 5 e più ancora l’altra di rappresentante del duca di Wittemberg; u ma quando perde quest’ultima esclama: «che s’ha a fare? Dominus dedit, Dominus abstulit, ed io tanto resto bene »; 7 senso di cri stiana rassegnazione che è predominante nel carattere del Marini. Non disdegna i mondani divertimenti dei teatri, 8 e le 1 Voi. I l, 80, 81, 84. 2 Voi. LI, 189. 2 Voi. II, 234. 4 Voi. l i , 252. 5 Voi. II, 216-217. 6 Voi. I l, 214, 332. 7 Voi. II, 367. 8 Nel 1784 è a Firenze e frequenta volentieri i teatri e le feste da ballo, voi. II, 257. Nella lettera del 29 marzo 1780, voi. II, p. 181, il Marini ricorda il festino presso l’ambasciatore di Spagna; due anni dopo, nel palazzo di Spagna, PAlfieri faceva rappresentare l’Antigone, e il poeta vi sosteneva la parte di Creonte. Il Marini non fa mai cenno di opere classiche rappresentate nei teatri, nò critica le opere drammatiche e musicali a mo’ delle platee di Roma « terribili »,
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XX XII
PREFAZIONE
allegrie di carnevale, in compagnia di pochi amici, come l’ami cissimo Garatoni,1 ma non vive per esse, e sta sempre con tento, « non facendo differenze dal carnevale alla quaresima, vivendo cioè tutto l’anno ad un modo e tale che mi fa parer buona e piacevole la vita sempre ». 2 Un amaro umorismo gli fa parlare poco dopo ancora del teatro: « abbiamo assi curato per il venturo carnevale il teatro di Aliberti, stato chiuso nel passato, e ci canterà Marchesino con mille e-due cento zecchini. Oh andate a credere a miserie, a carestie, a mancanze dì tutto! ». 3 Si compiace di una certa agiatezza, pur nella modestia della vita, sente quindi la necessità di una carrozza da adope rarsi per studio, s’intende, e nella ricerca delle iscrizioni. 4 come dice per esperienza il Goldoni die conchiudeva con rammarico: « ma d’altro canto, felice chi piace ai collarini», cioè agli abati. Per le prime rappresentazioni delle tragedie deU’Alfìeri, si veda fra l’altro la testimonianza del contemporaneo A . V e r r i , Epistolario ed. cit. e G. A . M a g g i nella prefazione alle Vicende memora bili di A . Verri cit. p. 35: v. anche L . V ic c h i , op. cit., p. 151 sgg. per la produzione drammatica di V. Monti; anche di questo il Marini fa menzione una volta sola e per un componimento giovanile (ci. Faenza per Vincenzo Monti nel centenario della sua morte (1828-1928), in Valdilamone. Rivista illustrata di lettere e d’arti. Editrice - Faenza, seconda edizione. Nessuno dei maravigliosi spettacoli e concerti eseguiti in pubblico, nei teatri, nelle case signorili o nei numerosi collegi di educa zione, che facevano a gara fra loro, è descritto minutamente o con compiacenza dal Marini. È chiaro dalle sue lettere che voleva sollevare il suo spirito dalle cure giornaliere, ma non impazziva col carnevale, nè si serviva di questo per lanciare satire sanguinose e alle volte sconce. Vive descrizioni dei teatri romani alla fine del sec. x v i i i si ritrovano in F. Cl e m e n t i , I l Carnevale Romano nelle cronache
contemporanee del sec. X V I I I - X I X , con illustrazioni riprodotte da stampe del tempo, parte II, Unione arti grafiche, Città di Castello, 1938, pp. 114-221; vi sono anche raccolte notizie degli avvenimenti più importanti della vita economica e politica di Eoma, che nei teatri avevano numerosi riflessi. 1 Lettera 108, del 1778, voi. II, 155; ma ne'la lettera 106, del febbraio dello stesso anno, aveva scritto che da due anni non sentiva nè oliere nè commedie. 2 Voi. II, 228. 3 Voi. II, 229. L ’amico Fantuzzi a sua volta gli dà notizie dei teatri di Bolo gna, che non arrivavano ai brillanti festini del teatro Aliberti, voi. I l i , 58. Il car nevale del 1788 olire un modesto divertimento al Marini, condotto quasi per forza a due teatri dagli amici e fa soltanto atto di presenza nella cena di chiu sura (voi. II, p. 299); questo è il carnevale descritto dal Goethe, con tanta viva cità e con singolare fantasia Cf. A . A d e m o l l o , Una bugia romana di Volfango Goethe in estr. dalla Rivista Europea - Rivista internazionale, 16 aprile 1878. 4 II 16 ottobre 1782 (voi. II, 219) va a copiare iscrizioni in una chiesa fuori di città, approfittando di una fugace apparizione di sole. Il doversi spostare dal
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PREFAZIONE
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X X X III
Illustrano questi sentimenti le molteplici dichiarazioni e sincere espressioni sparse in queste lettere, dalle quali si vede chiaro che egli sfuggiva veramente gli onori, deside roso com ’era di tuffarsi tutto negli studi; 1 nè dei risparmi che aveva potuto accumulare faceva abuso, lietissimo sem pre dei beni mandatigli dalla Provvidenza, anche nelle con trarietà della vita, sulle quali non si fermava eccessiva mente. Non so se i molti anni di « stazione romana » l’avevano reso « alcun poco malizioso », come egli scrive il 22 giugno 1782, ma questo sentimento doveva essere spontaneo e innato nell’animo del Marini, e aveva trovato incremento favorevole nell’educazione diffusa dal suo secolo. 3 Certo è che « a grande erudizione unì una grande mordacità », e a Eoma e in Vaticano sorprese alle volte e con una certa com piacenza il lato manchevole dei personaggi ecclesiastici, con cui ebbe più dimestichezza, e ne parlò anche crudamente, ma sempre con spirito di religione, che ritiene unico rifugio Vaticano in città gli fa vedere nella carrozza « un mobile necessario », (voi. II, 304). Ma fa prudenti e opportuni preparativi (cf. voi. II, 302, 339, 341), e ciò accadde negli anni migliori, 1788-1791; vennero gli anni di ristrettezze finanziarie, avendo perduti i sussidi del duca di AVittemberg, e allora scrive: « non potrò largheggiar come prima, ma angustie non ne avrò » (voi. II, 367), e nel 1794 restò « senza car rozza e senza quattrini, ma i bisogni sono pur pochi, se pochi sono i desideri » (ibid., p. 372 sg.). Modeste soddisfazioni della mensa sono ricordate più sopra, p. x. Nella lettera 262, a p. 304, accennai a svaghi onesti e abbondanza di denari, per i suoi risparmi. 1 Cf. voi. II, p. 151, 214, 252, 302, dove riporta un giudizio del Saliceti che aveva detto conoscer egli l’arte di vivere e darsi bel tempo: più sopra aveva rico nosciuto giusti i rimproveri dell’amico, aggiungendo scherzosamente: « l’amore per la poltroneria e per la libertà mi fa non curare gli onori e forse le ricchezze: il peggio si è che io non voglio correggermi di così brutto vizio e parmi anzi di afi'ezionarmici sempre più ». 2 Durante la incresciosa polemica contro il Paoli, il Marini, adirato per la 2>rotezione di cui godeva l’avversario, si mostra riconoscente dei benefici rice vuti, pur affermando di non essere stato ambizioso e di non aver chiesto nè avuto un soldo (voi. II, p. 325). 3 Che fu poi del Voltaire. Cesare Lucchesini, difendendo il Buonamici pun zecchiato dal Marini, disse di quest’ultimo: « che a grande erudizione unì grande mordacità », giudizio riportato dallo .Sf o r za , Episodi della storia di Roma nel se e. X V I I I , cit. in Ardi. stor. ital., Serie III, voi. 19 (1887), p. 226.
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X X X IV
PREFAZIONE
« e nella presente e nella futura vita » .1 I suoi strali si appun tano contro le supposte debolezze di Clemente X IV e di Pio VI. Di quest’ultimo riconosce i meriti e la popolarità solo quando la politica della S. Sede coincide con le sue con vinzioni contro l’invadente ed odiata rivoluzione che minac ciava l’integrità morale e materiale dello stato pontificio.2 Xon si salva dai suoi morsi il cardinale Boncompagni, uno dei segretari di Stato, presso cui il Marini si recava pure e in conversazione e a pranzo:3 ne compiange poi la fine, che aveva arrecati troppi danni all’amico Zanetti. X è molto tenero si mostra verso il successore cardinale Zelada, che egli riconosceva più come bibliotecario che come uomo poli tico, Di altri prelati e personaggi del suo tempo dà giudizi troppo arditi, per quanto non destinati al pubblico, nè sem pre fonda gli apprezzamenti su un esame accurato e preciso dei fatti, sicché è costretto a mutare opinione, come per l’ultimo legato pontificio a Bologna, Ippolito Valenti, di cui nella lettera 335 fa grandi elogi che si mutano in biasimo nella lettera 337: eppure questo cardinale gli fu « amico sin cero e glie lo fu di tutta la sua vita » . 45 *Xon mutò mai il suo acre giudizio contro il futuro cardinale Maury, anche quando questi ebbe grandi favori da Pio V I che riponeva in lui la massima fiducia per le questioni insorte contro i rivoluzio nari di Francia. Le promozioni nella corte formavano per il Marini argo menti di trastullo e di buon umore, perché vedeva l’agitarsi di tante passioni, mentre si tesseva il groviglio di intrighi che lo lasciavano pacifico spettatore; 8 ma la sua allegria
1 Voi. II, p. 200, lettera 156. È difficile supporre vero e credere senz’altro quello che scrive, scherzando, di Roma capitale, nella lettera 337, voi. II, p. 382. 2 Voi. II, p. 361, 363. 3 Voi. II, p. 274 e 275, dove si ricorda la « conversazione Plautina » con una punta di malignità. 4 Lo riconosce M a r in o M a k i n i , Degli aneddoti cit., p. 101. 5 Voi. II, p. 310; parlando di cardinali e di personaggi della corte, raccomanda prudenza all’amico per l’uso di tali notizie e aggiunge; « o mondo o corte! manco male che io ci sto in mezzo, come se fossi lontan mille miglia », p. 314.
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PREFAZIONE
XXXV
si vela di dispetto quando amici come il Borgia vengonotroppo trascurati,1 gode invece se può lodare sempre e incondizionatamente conoscenti comuni, come il p. Pani, i cardinali Pantuzzi e Garampi, con i quali aveva maggiore affinità di cultura e di carattere. Spirito critico, come si rivela nelle molteplici opere eru dite, il Marini dimostra, non di rado, in queste lettere acu tezza d’interpretazione e fine umore, anche quando espone semplici avvenimenti giornalieri: il guaio è che non sempre ha il tempo per accertare la verità; senza dire che egli non aveva la preparazione e la mentalità adatta per compren dere la trama dei fatti politici e prevedere le conseguenze. Eppure desta curiosità e interesse vedere come egli ha raccolto e narrato qualcuno dei molteplici episodi di cro naca giornaliera, di cui fu testimone o potè sentire le ver sioni. I personaggi della corte di Clemente X IV prima, i nipoti di papa Braschi 2 poi formano le spese di moltis simi incisi delle nostre lettere. Della grandiosa impresa per il prosciugamento delle paludi Pontine il Marini non rico nosce, a torto, l’importanza e per tale riguardo i nomi del Buoncompagni e del Pappini vengono spesso accompagnati da frasi che mostrano diffidenza e rammarico per le ingenti inutili spese. 3 1 Voi. I l, p. 260. 2 Per la condotta di Pio VI verso i nepoti cf. ad es. le lettere del voi. II, pp. 158 196, 237, 283; v. anche A de m o llo nell’ opuscoletto raro e prezioso Saggio di rive-
ditura di bucce al libro del sig. David Silvagni intitolato « La corte e la società Romana nei sec. X V I I I e X I X », Poma, 1884, p. 29 sg., in cui, rettificando con criterio alcuni giudizi del Silvagni, riporta dal Chracas i regali offerti agli sposi Luigi Braschi e Costanza Falconieri. 3 Oltre il lavoro di B. B e m i d d i , Memorie storiche e tecniche sulla bonifica delle paludi Pontine, Boma, Loescher 1911, giova a conoscere lo sforzo, le risultanze e anche gli errori di queU’impresa l’ampio studio di M. D e P r o n y , Description hydrographique et historique des marais Pontins, Paris, Didot, 1822; i rilievi accu rati furono fatti negli anni 1811, 1812, poco dopo quindi l’opera di Pio V I, e ag giungono notizie anche all’opera di N ic o l a y , D ei bonificamenti delle terre Pontine, ed. 1800. A conciliare il Marini con l’ardita impresa di Pio VI non deve aver giovato l’opera poetica del Monti, se pur la lesse, giacché dell’abate Monti fa ricordo una
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XXXVI
PREFAZIONE
La questione che si agitò intorno alla poetessa Corilla Olimpica, lo fece diventare «■arrabbiatissimo », ma si con solò appena seppe come si era svolta la coronazione, e allora « scacciò dall’animo un certo malumore che l’indegnità di tal fatto vi aveva posto » . 1 Alessandro Verri, che da prin cipio fu tra gli « entusiasti dell’ingegno sovrano di questa Sibilla, del suo estro veramente etereo », riassumendo le lotte combattute per la sua coronazione, dovette mesta mente conchiudere la lettera al fratello con la frase «vedi se vi è decenza » . 2 Il principe Sigismondo Chigi non era ignoto al Marini che nell’agosto del 1783, a Siena, si mostrava contento per la compagnia del nobile romano e del padre Della V a lle;3 ne conosceva forse il temperamento bizzarro,4 e ciò po trebbe spiegare perché raccolse la voce intorno al supposto tentativo di avvelenamento del cardinale Carandini: egli ne era più che persuaso, come era altrettanto sicuro che l’accusato sarebbe riuscito dal processo immune da qualun que p en a .5 volta sola e per riportare il giudizio sfavorevole del Fabroni contro uno dei primi componimenti del Monti, cf. voi. II, p. 161: il Monti accompagnava spesso il papa nelle frequenti visite alle paludi (cf. L . V icchi , op. cit., p. 248 sg.). 1 Cf. p. v i, n. 1, e voi. II, p. 115, 118. 2 Carteggio cit., voi. V i l i , p. 119 e 141; nella lettera del 4 settembre 1776, ibid., p. 165, confessa che universale fu la disapprovazione, e conchiude « in Roma si ottiene tutto e si fa tutto colla impertinenza e niente colla discrezione e ragio nevolezza ». Il Verri seguita a dare informazioni a p. 167. Sul grosso volume di A . A d e m o llo , Corilla Olimpica, Firenze 1887, si veda la ree. di A . Neri in Gior nale storico della letteratwra italiana, voi. X , fase. 30, 1887, p. 402-406, e qualche aggiunta del R e n i e r , Quisquilie Corilliane, ibid. p. 449 sg. 3 Voi. II, p. 237. 4 Ibid., p. 96. 5 Ibid., p. 325-326. A . a d e m o l l o , Un processo celebre di veneficio a Soma nel 1790 in Nuova Antologia, giugno-luglio 1881. Ivi a p.5, 9 sg., l’Ademollo ritiene il Chigi autore della satira del Conclave (cf. voi. II, p. 73). Segnalo, a proposito di questo componimento, la miscellanea contenuta nel cod. Vat. lat. 13141; vi sono raccolti documenti, manoscritti e stampati riferentisi al tempo di Clemente X I V e di Pio V I, in gran parte di carattere satirico: neiff. 16-50 è trascritto il nostro dramma il Conclave; nei ff. 59-63 c’è una Relazione sulla morte di Clemente X I V , favorevole alla tesi del veleno. Le vecchie segnature sul dorso del volume dimo strano che esso apparteneva ad una ricca collezione. Per il suo acuto saggio
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PREFAZIONE
X X X V II
Copiose sono le notizie brevi, gli accenni fugaci e i rapidi apprezzamenti su personaggi laici ed ecclesiastici che vive vano o si trovavano di passaggio nella Roma della fine del secolo xviii, dove « tutto è piccolo sempre ». 1 E questo con cetto della grandezza di Roma per il Marini va riferito alla Chiesa specialmente; in ogni lettera, malgrado la causticità di espressioni, la vivacità di certi giudizi, egli dimostra sempre profondo attaccamento alla S. Sede, un vero spirito cristiano cfye lo resse sempre nella ricerca delle verità scientifiche e nelle relazioni personali della vita pratica. 2 Queste lettere scritte, come ho detto, tutte di un fiato per dare rapide informazioni di documenti archivistici o per rispondere a modesti quesiti di erudizione, non hanno alcuna pretesa artistica; 3 sono spesso dilettevoli per la sem plicità dello stile e la schiettezza delle frasi. E però alcune di esse possono reggere al paragone dei migliori epistolografi contemporanei, come i due Verri e il Baretti, specie quando si pensa che questi ultimi adoperarono più spesso la lettera come vero componimento letterario, destinato quindi alla stampa. l’Ademollo si serve della preziosa testimonianza di contemporanei, quali l’abate Gianni, residente toscano a Roma, e mons. Bottini, poi cardinale, agente allora della repubblica di Lucca. .Su quest’ultimo e sugli altri corrispondenti lucchesi raccolse, dopo l’Ademollo, notizie interessanti G. S f o r za , Episodi della storia di Roma nel sec. X V I I I cit., in Arch. stor. ital., Serie IV, voi. 19 (1887), p. 238 sg. In appendice al suo lavoro l’Ademollo pubblica la Descrizione della macchina incen
diata in piazza Colonna la sera del di 17 luglio 1775 in occasione di essere stato decorato il palazzo dell’eccellentissima casa Chigi alla presenza di S. A . R. l'arciduca Massimiliano d'Austria. Si vedano per questa festa le lettere di A . Verri al fratello Pietro, ed. cit. voi. V II, p. 206 sgg., dove è descritto vivacemente tutto lo spet tacolo per cui mostra contrarietà e grande compassione. 1 Voi. II, p. 342, lettera 299. 2 Veramente commovente è la descrizione degli ultimi giorni di vita del Marini nel suo esilio di Parigi, il nipote ricorda opere di caritq e di bontà non comuni. Cf. M a r in o M a r i n i , Degli aneddoti, p. 134-137. 3 Ciò spiega errori di ortografia che non sempre ho corretti, e solo di rado ho indicati in nota. Frequenti si trovano ad es. forme come le seguenti: scatto letta, detagliata, cavallieri, ruvina, pavura, eco., pransato, ecc., e qualche periodo contorto come quello a p. 57, dove dà notizie sulla vita di Benedetto X I V , che dicevasi scritta dal cardinale Boschi.
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X X X V III
PREFAZIONE
Contrasto sensibile, anzi stridente alle lettere del Marini fanno quelle del Fantuzzi: sono in minor numero e sono state qui pubblicate spesso a frammenti per illustrare epi sodi e particolari di fatti che sarebbero rimasti poco com prensibili. Ma il loro stile è pesante e involuto, la forma è spesso infelice e scorretta: con esse il Fantuzzi dimostra quanta prudenza e onestà scientifica ebbe nella redazione delle biografìe degli scrittori bolognesi, sicché queste lettere servono a confermare la bontà del suo metodo e la fonte della ricchezza delle sue informazioni.
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APPENDICI
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LETTERE DI G. MARINI A G. A. ZAN ETTI1
1 Carissimo amico,
f· 155 Eoma, 11 febraio 1784.
Lasciami stare il parlar in terza persona e le formalità, che assolutamente non ponno aver luogo tra noi ora che ci siam conosciuti e trattati per modo da dover esser contenti l’un dell’altro, così almeno mi lusingo io per parte vostra, sicurissimo della mia. Trattiamoci adunque così alla buona e all’ami chevole, come col nostro Affò, al qual sempre vi nomino. Ma la chiusa della vostra lettera mi ha commosso, pensando aH’afflizion vostra, proporzionata al buon cuore e alla bontà della moglie. 2 Se n’è domenica parlato con Bor ghesi, e vi abbiam molto compassionato; il Signore faccia che l’afflizione si converta in gaudio una volta, o possiate almeno aver tanta virtù da soste nerla cristianamente, siccome non dubito. Manderò dunque alla dogana fra pochi dì, e ricupererò il terzo tomo delle vostre monete, e passerò a chi si deve le copie che mi nominate; intanto vi ringrazio di quella che 3 avete destinata per me. Con tale occa sione vi manderò il libretto di G... 4 sulle monete, la stessa copia che ho io avuta per me, non potendone per ora 5 aver altra intiera, e pregovi di quel secreto e custodia, di cui voi siete capace, e per cui vi parlai personal mente; unirò ad esso altro libro sulle controversie di Parma sotto Cle mente X III, che è rarissimo, perchè non fu mai pubblicato, e vel terrete in vece di quello del cardinale Antonelli, 6 che non ha voluto darlo, perchè ebbe tempo fa in regalo dal Eiposati stesso l’opera delle monete di Gubbio, però mi richiese altro compenso, che potesse valutarsi trenta pavoli, che tanto è apprezzata l’opera di suo zio. Mi direte adunque che debba farmi 1 Ilo accennato (voi. II, p. 342, n. 5), come le lettere del Marini allo Zanetti fossero nelle mani del Fantuzzi dopo la morte dello Zanetti: ciò spiega pure perchè questa e la successiva rimanessero confuse, nello stesso codice 10967, ff. 155-157, fra le lettere del Marini al Fantuzzi, e si staccassero quindi dal gruppetto delle lettere che pubblicai in questa collezione degli Studi e testi, n. 29. L ’indirizzo delle lettere è rimasto nei fogli 156v e 158r. 2 Lo Zanetti passò presto a nuove nozze. Studi e testi voi. cit., pag. 26 3 II ms. omette « che ». 4 I puntolini sono nell’originale. L a lettera G. deve essere l’iniziale del Garampi, Studi e testi voi cit., p. 17, n. 1. 5 II ms. aggiunge «per ora» sopra il rigo. 6 Cf. Studi e testi, voi. cit., p. 25 sg. 1
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2
LÈTTERE DI G. MARINI A G. A. ZANETTI
dell’esemplare del Riposati. Ma che piccolissima cosa è mai quest’uomo! vorrei non averlo conosciuto, tanto ha scapitato nella mia oppinione.1 Della zecca di Fabriano non ho trovato nulla, e ne fui richiesto già dal signor Mostarda mio amico: cercherò per quella di Fano, ma non so cosa mi debba 155v ripromettere. Scrissi per avere il disegno della insigne I moneta di Ariulfo duca, di Spoleto, e il marchese Trivulzi mi rispose che a primavera me lo avrebbe mandato, chè ora non poteva avere il suo disegnatore, e aggiunse che forse l’avrebbe fatta incidere; non mi scordo del sigillo, ma una cosa per volta, chè quel cavaliere è il più difficile uomo che sia sopra la terra. Ohe è quel quattrino bolognese, che so avervi mandato l’ambasciator vostro, trovato in Roma non ha molto? De’ soldi di argento in carte longobarde non ho memoria, ma non ne ho poi vedute tante da dover esser richiesto. Vogliatemi bene, e scrivetemi e comandatemi con quella libertà, colla· quale fareste al vostro maggior amico, protestandomi io di esser tale.
2 •157
c . A. Roma, 18 febraio 1784. La buona sorte mi ha fatto capitare alle mani il privilegio’ della zecca Fanese dopo la dominazione de’ Malvezzi, e ve lo acchiudo in questa, desi derando che possa occuparvi per modo da fare un pochin di tregua all’affli zione, nella quale vi vedo. Vi compatisco grandemente, e sono a parte della vostra disgrazia; ma essendo così buon cristiano come siete, facilmente vi rassegnerete al voler del Signore, nel qual solo è ogni nostro rifugio e con forto; ed è ben infelice chi nè sa nè può ricorrere ad esso. Io ho sempre detto che dovremmo tutti esser buoni per interesse, non volendolo per altro; chè è ben difficile a non aver guai vivendo, e senza religione bisogna dispe rarsi. Ho fatto anch’io qualche poco di bene per la povera defunta, verso la quale parmi di essere stato così attaccato come a voi; Iddio mi abbia· esaudito. Sono di cuore tutto vostro. G. M.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. M AR IN I1 1 Ill.mo Signore, signor padrone colendissimo.
f.
Da noi costantemente si dice che il conte Alfonso Malvezzi Bonfiglioli abbia fatto gl’esercizi, entri in sacris, vesta la mantelletta e venghi qui coadiutore del zio. Io che conosco intimamente questo cavaliere, che so la sua maniera di pensare, le sue massime, il suo temperamento, mi sembra una stravaganza così grande che con de’ semplici esercizi abbia potuto tutto cambiarsi e divenire adatto ad un peso sì grave e sì sacrosanto, che non so indurmi a crederlo, e tremo per lui se fosse vero, nè punto mi ralegro con noi. Misericordia di Dio, a quali tempi siamo mai venuti! Mi dirà lei: perchè non far questa ricerca più tosto daH’ambasciatore tanto- suo amico ? A dirla·, nel suo grado di ministro e di parente strettissimo del Bohfìglioli, non ho creduto dovergli fare questa ricerca dubitando di qualche mistero. Altra volta però glie ne feci qualche ricerca e mostrò di ridersi di queste ciarle. Chi sa che esso pure non ne sia restato sorpreso? Sarei pure curioso di sapere se il presidente d’Avignone è in esercizio della sua carica, o se le cose sono ancora nel primiero stato dopo l ’esiglio del vescovo. Zaccaria si va pure affaticando, con dell’opere, di captivarsi la bene- f. volenza del papa, ma se i suoi nemici e di tutto l’ordine non lo vorranno lasciar quieto, non so se gli gioveranno le sue fatiche. Desiderarò intendere se ancora il nostro Biancani gl’abbia mandato nulla. Può credere quale premura glie ne feci, e gli dissi che quanto gli fosse occorso di spesa per far copie o altro, vi averei pensato io, e so che prima partissi per la villa, dove ora mi ritrovo, avea cominciato a far con un prete suo amico delle collezioni; so che di presente esso pure è in villa, ed io ancora manco di risposta a due che gli ho scritto e che riguardavano un suo premuroso interesse, circa il quale l’avevo servito. 1 Le lettere del Fantuzzi sono conservate nel cod. Yat. lat. 9049, e ad esso si riferiscono le indicazioni dei fogli messe nei margini di questa e delle let tere seguenti. Non le pubblico tutte, nè sempre per intero, giacché esse deb bono servire, a mio avviso, soltanto alla illustrazione delle lettere del Marini. ¡Segnalo con i puntolini di sospensione i passi omessi e correggo con maggiore libertà di quella· adoperata precedentemente, l’ortografia di queste lettere, le quali per la forma sono molto sciatte e trascurate; sicché le note di varianti sarebbero diventate inutilmente ingombranti.
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4
LETTERE DI G. EANTUZZI A G. MARINI
Certo è che, essendo divenuto capo di famiglia ed essendosi imbaraz zato di comprare una casa, nella quale si è impegnato in una riguardevole fabrica, credo cbe lo studio e l’erudizione lo occuperà aissai poco. La prego di vivo core a tenere tutto ciò in sè e di non farne alcun motto airamieo. di Villa, 2 agosto 1772.
2 Dal signor Giacomo Biancani mi è stata presentata a nome di V. S. IH.ma la difesa per la serie dei Prefetti di Roma, che mi è riuscita gratis sima per se stessa, e per l’erudizione della quale è piena questa disserta zione, ma molto più per la significazione dell’animo di V. S. Ill.ma verso di me, del che me gli professo obbligatissimo, non che per l’adito che mi apre di testificargli con questa la molta mia stima, con la quale sempre l’ho riguardata,, come me ne puole essere testimonio il nostro comune amico signor Biancani. E ad animarla^ad impiegarmi ove vaglia (che vaglio però pochissimo) io sarò il primo a dargli incitamento, con secondare il coraggio fattomi dal detto signor Biancani, pregandola con suo comodo di osservare in codesto archivio Vaticano le seguenti bolle o lettere, già estratte dall’abate Ruggieri, al tempo di Benedetto X IV , e che stanno nella nostra biblioteca, ma circa le quali desiderare! avere più distinto dettaglio, mentre moltissime abbiamo tutte per esteso, ma quelle che fanno ora il mio bisogno sono sol tanto brevemente accennate. Queste riguardano Francesco Piciolpassi arcivescovo di Milano e nostro Bolognese, uomo insigne per lettere e per impieghi. Io non desidero sia tutta la bolla o breve, ma quella parte solo, ove è nominato e la qualità del suo impiego, e, come la di lei erudizione sa benissimo, che conviene per farne uso, trattando di un soggetto e rappor tando il testimonio delle cariche sostenute. La prima è del pontificato di Giovanni X X III — «16 Kal. martii. fol. 299 dii. fìl. magistro Francisco de Pizolpassis de Bononia». Altra di Martino V, anno primo « III nonas maii. Epistolarum in Registro Officiorum li. I eiusdem Pontificis», fol. 74. Altra dello stesso pontefice ed anno, data « 13 kal. iulii. », fol. 125, «Francisco de Pizolpassis»... E se altro vi fosse di detto soggetto. Come parimenti, se bolla si trovi o breve del detto pontefice Martino V, che lo dichiari nunzio all’esercito della chiesa e dellasregina Giovanna di Xapoli contro Braccio dal Montone.
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5
ANNO 1 7 72
E così pure se bolla si trovi o breve di Gregorio X I a Giovanni Legnani, che lo dichiari vicario di Bologna, il che dovrebbe essere negl’anni 1377 o 1378. Veramente gli sembrerà strano che io intenda acquistarmi la di lei buona grazia a questo prezzo, e nel tempo che me gli protesto obbligato, la gravi, per segno di gradimento, di stucchevoli cure, in mezzo alle sue serie occupazioni. 1 Bologna, 28 novembre 1772. a
3 Io non posso però, comunque sia, descrivergli la consolazione nel avere scoperta una sorgente e così abbondante e tutta al mio caso, ed in mano di persona così gentile, e quale il sentimento di gratitudine nel vedermi favo rito con tanta compitezza. Circa l’opera del p. Sarti, non se ne prenda pensiero, perchè gli giungerà tosto che arrivi qui condotta per fargliela tenere, e la gradirà come un atte stato di quel molto di più che già dai quest’ora gli vado debitore. Xon so se Giacomino nostro gl’abbia scritto che sul principio della corrente setti mana ha perduto il signor Gregorio suo padre, onde è divenuto totalmente capo di famiglia. Voglia Iddio che questo non lo distolga da’ suoi studii. Bologna, 16 dicembre 1772.
4 Senza più dunque gli dico che mi sarà gratissimo l’avere l’estratto della bolla di erezione del Collegio Ancarano. Ma mi basta il sostanziale, poten dosi omettere le solite clausole, e mi accenni ciò che spenderà nelle copie sì di questo che d’ogni altro documento del quale fosse per favorirmi, mentre non intendo godere delle di lei grazie in altri termini. Questo Pietro Ancarano il 1409 fu al concilio di Pisa con Floriano da Castel S. Pietro, ed a quello di Costanza, circa il che, oltre le altre pro ve, ne ho anche i passi nel suo B reviario, ma se vi fosse qualche documento di cotesto archivio sopra ciò, mi sarà grato per maggior conferma. Perchè spero di fare un articolo anche circa questo autore, più dettagliato e veri tiero di quello del Mazuchelli. Dopo questi passerò a ricercare alcuna notizia circa un certo Barto lomeo Saliceti che era del 1483 protonotario apostolico, e fu (mi si dice in 1 Annesse a questa lettera sono schede di appunti, scritte dal Marini che rispose ai quesiti con la prima sua lettera.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
una· Cronaca) secretano del concilio Lateranense. Xella biblioteca Vati cana al Cod. 3250 vi sono le lettere di Cicerone ad Attico e fratello, ed a Bruto, alle quali precede una lettera dedicatoria con questo titolo Salicetus B on on ien sis et L udovicus R egiu s C orneliensis A n gu stino M a ffeo 8 . T).·,
in detta lettera si nomina il Cardinal Papiense, che era il Cardinal Amanati, et Ioa n n i ep iscopo A lerien si, che era Gio. Antonio de Buxis. Dalle quali circostanze parmi potere rilevare che l ’autore di questo codice possa es sere il suddetto Bartolomeo. Se qualche momento d’ozio potesse permet tergli di visitare questo codice, ed esaminare il mio sospetto e dirmene con comodp il suo parere, mi sarà gratissimo, poiché questo sarebbe uno scrittore uòvo del quale veruno ne ha parlato. E il Montfaucon nella Biblioteca B ibliotecarum annuncia questo codice col titolo di Lettere di Saliceto Bolognese, per s b a g l i o ................................. f. 9T Avverta che del 1389 vi era un altro famoso Bartolomeo Saliceti G. C., del quale ho una bolla di Gregorio X I anno V I , A v in io n i ed altra pure A v in io n i anno detto. Vi fu pure del 1.370 altro famoso Riccardo Saliceti, circa il quale ho pure una bolla di Gregorio suddetto data A v in io n i anno p rim o, ed altra pure di detto anno primo. Come pure di Urbano V data V iterbi anno V. Ho accennato tutto ciò perchè, se nelle ricerche di questo cognome Saliceti s’incontrasse un altro documento appartenente agli altri due ac cennati da Saliceto, sappia che mi sarà grato il riceverne riscontro. Come così lo sarà d’ogni altra notizia appartenente a’ nostri letterati o alla no stra scuola.... È andata alla stampa la vita del nostro celebre Ulisse Aldrovandi con le lettere scelte degl’omini illustri del suo tempo, che gli scrissero. Bologna, 2 gennaro 1773.
Dopo i rendimenti di grazie per le notizie compartitemi nell’ultimo di lei foglio, che mi sono state carissime, massime per la bolla dell’erezione del colleggio Ancarano, ma molto più per la gentile bontà nella quale si conserva di favorirmi. Lo scopo mio e per il quale sono tre anni che vado raccogliendo mate riali, si è di produrre tutti gli nostri scrittori bolognesi, e dare un’idea e ristretto della lor vita, e scritti, in una forma un poco più critica ed estesa del nostro p. Orlandi, che in verità fa poco onore al nostro paese, avendo per altro il merito di essere stato il primo. I nostri archivi, e pub blici e privati, mi hanno fin qui, e mi vanno somministrando materia e la raccolta non è indifferente; ma per quegli o che sono stati a Roma, o hanno ivi avuti impieghi, non posso ricorrere che a cotesto archivio; e di questi procurerò di mandargliene una nota, con quello che circa questi tali avrò
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ANNO 1 7 7 3
tratto dalla raccolta del Ruggieri, dalla quale non si può far estratto che lunghissimo perchè sono da venti tomi, che tutti per altro ho esaminati a fatti grestratti opportuni. Fra tanto che mi vado preparando a dargli novi incomodi, le rendo le più distinte grazie de’ già presi, pregandola instantemente, a non darsi fretta nel favorirmi, perchè come ho detto, ora non fo che raccogliere, e le lei grazie mi sono sempre opportunissime quando che mi giungano. E pieno di vera stima passo a rassegnarmi di V. S. Bologna, 31 gennaro 1773 Dev.mo e aff.mo Gio. Fantuzzi
Y. 8 . Ill.ma poi mi dice avere ricevute le stampe spedite per mezzo del signor senatore Lambertini; ma lei dovea avere ricevuto altro involto spedito aH’ambasciador nostro prima di questi, ed ultimamente due altri consegnati da un nostro padre scalzo al corriere ’-Nicola Foschi, da conse gnare al padre Ferdinando carmelitano scalzo di Monteserato che dovea poi a lei passarli; desidero ne facci ricerca, perchè sono venuti a Roma, come io pure ne ho fatta a quel religioso scalzo a cui gli consegnai, e che mi dice ciò che di sopra; ed esso pure scriverà. Dopo ciò vengo ad altro mio particolare interessantissimo, e per il quale prego la gentilezza di V. S. Ill.ma di tutto il possibile favore presso l’eminentissimo Fantuzzi. Giovedì scorso, trovandomi al solito alla libreria nostra, dove sempre ora passo la mattina a studiare in compagnia dell’avvocato Montefani, venne ancora il p. abate Fattorini, che ora trovandosi in Bologna viene esso pure a fare delle ricerche, e dopo che io fui partito, esso buon padre s’indirizò all’avvocato Montefani ricercandolo che studio ora facessi, sa liendo che la vita d’Ulisse Aldrovandi era già alla stampa. L ’avvocato gli rispose che studiavo per la mia opera de’ Scrittori Bolognesi. « E come, disse il padre abate, può questo cavaliere mescolarsi in un affare che di commissione pontificia è stato a me commesso? » Il buon Montefani gli rispose non sapere veramente come non sia in libertà ciascuno d’intrapren dere a scrivere una cosa, benché altri pur faccia lo stesso, chè al più puole essere imprudenza o perditempo, ma che ciò era pensiero particolare. Inoltre, che che si fosse della sua commissione, io avevo a mio vantaggio f. 12V l’anteriorità del tempo dell’intrapresa, da che sono cinque anni che vi tra vaglio intorno continuamente. In fine, che esso vedeva l’intrapresa mia, differente dal suo incarico. Esso dovea parlare soltanto de’ lettori del nostro Studio, bolognesi e forestieri indistintamente: Io avevo intrapreso a trattare di tutti gli scrittori, qualunque, bolognesi soltanto; che l’opera mia era volgare, ed altre ragioni che gli piacque addurre per sua umanità ed
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LETTERE D I G. FANTDZZI A G. MARINI
amicizia verso di me. Ma il buon abate non parve restasse quieto, sicché il detto Montefani me ne avvisò subito; ed io in tale stato ricorro a V. S. Ill.ma, acciò voglia avere la bontà d'implorare a mio nome il favore deH’eminentissimo Fantuzzi, onde questo religioso non carpisse mai da Roma qualche ordine che m’impedisse il proseguimento di questa mia occupazione che ora è il mio unico piacere, da che ho abbandonato il palazzo e vivo riti rato a questo studio; e quando mi consigliasse che io gli scrivessi a dirittura, lo farò ben volentieri, non facendolo di presente per dubbio di non ardir troppo con questo eminentissimo, dal quale per altro ho ricevuto altri favori. Mi sarebbe ben grave o il dovere sospendere o il dover cedere a lui le mie fatiche, che mai non crederò; ma a dirla, i frati mi fanno paura, e temo troppo i loro intrighi. f. 13 Di questo incontro scrivo ancora questa sera al signor ambasciadore nostro, perchè esso pure stia vigilante, che non mi sia fatta superchieria. Bologna, 20 marzo 1773.
Primieramente dal sig. avvocato Montefani e da me si sono fatte dili genze per rinvenire se nel nostro Corpo diplomatico vi sia il codice che ebbe la bontà d’indicarmi nella sua delli 6 marzo, contenente un’distruzione fatta dal card. Anglico pel successore nella legazione della provincia di Bologna, e non si è ritrovato; ed essendo, per quanto mi accenna, una cosa interessante, sono a pregarla a volermene con suo comodo far estrarre una copia; ben inteso che su questo articolo non facciamo cerimonie, perchè, quante volte la pregherò di ciò, voglio assolutamente sodisfare l’importo della copia, chè altrimenti il favor suo mi tornerebbe in sommo dispiacere. Circa poi quanto mi accenna nell’ultima sua del codice col Tractatus de bello di Giovanni Legnani, ho riscontrato quanto si dice dal Fabricio, ma incontro in uno scoglio. Se il codice daV. S. Ill.ma veduto è del 1400, puoi essere 1’aggiunta di Felino Sandeo, di quello che fu auditore della curia romana sotto Innocenzo V ili, e che morì nel 1503. E tanto più parmi ciò poter essere, mentre nella biblioteca regia Turinese de’ manoscritti latini, cart. 83, trovo a questo trattato de bello di Gioanni: « Ubi ex codice qui « servari dicitur in bibliotheca Colbertina n. DCCCCLXXVIII manifestum «fìt Iohannem de lagnano suum de bello tractatum complevisse anno .1360. « Haec enim in citato codice Colbertino verba ieguntur: Explicit tractatus « de bello editus et compilatus per me Iohannem de Ugnano minimum « utriusque iuris doctorem in studio Bononiae anno 1360 ». f. 14 Se la faccenda sta così, lei ben vede che tutto il di più è stato aggiunto; ma il fatto sta che, per quanto m ’abbia volta e rivolta la biblioteca regia di Parigi, de’ manuscritti, trovo rapportati tre trattati di Gioanni da Ugnano
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ANNO 17 73
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de bello, ma niuno con l’accennata indicazione. E trovo in detta biblioteca
passata quella di Colberto, quando non fosse stato stampato prima un catalogo di questa biblioteca, e che noi non abbiamo. L ’Argelati ne’ suoi scrittori Milanesi rapporta pur anch ’esso il codice di Turino, onde parmi che bisogni star a questo. Ma su ciò la prego de’ suoi maggiori lumi. Il signor ambasciadore mi ha trasmesso un dettaglio circostanziato del codice di Bartolomeo Saliceto, del quale gli parlai altra volta, onde circa questo non occorre altro; desiderarò bensì che m’indichi da dove ha tratto che questo fosse sècretario del concilio, mentre V. S. Ill.ma ben sa che di presente si vói tutto che si asserisce con il testimonio. Bologna, 24 marzo 1773.
Intendo come solo di presente abbia rilevato stare tuttora appresso il corriero le note stampe, e pure parmi di averle fatto cenno, che queste erano state consegnate a certo corriero di Roma, perchè le consegnasse a tale religioso pur scalzo, e gli scrissi e il nome del corriero e del religioso, che ora ho perduto, e perciò non lo ripeto. Parmi pure nell’ultima mia avergli scritto, che mi sarebbe stata gratis sima la copia di quella relazione del 1371 del nostro stato e governo, che non si ha nel codice Vaticano nostro, benché il don Monti mi dica averla veduta; ma mi è entrato in sospetto che siasi perduta al tempo del padre Sarti, che forse l’avrà presa per osservarla con comodo a casa, e se la sarà dimenticata fra le sue carte; dacché appunto quel tomo ove questa dovea essere, stava per mala sorte slegato. Il Montefani però ne fa diligenza col padre abate Fattorini (che è tornato al suo monistero), e lo ha impegnato ad usar diligenza fra le carte del padre Sarti, per osservare se vi sia. Tutto ciò però sia in lei, e fratanto mi sarà gratissimo averne una copia in ogni caso, che non trovandosi poi l’altra, e dopo che me ne sarò servito, la riporrò nel corpo diplomatico, a suo loco. Ohe dice mai, signor abate riveritissimo, di queste nostre nòve concer nenti i gesuiti? Io non so come V. 8 . Ill.ma ed il signor cardinale Fantuzzi intendano l su questa materia. Ma comunque la sentano, io non ho rossore f. 15Y di confessare che sono disturbatissimo. F, questo perturbamento mi deriva non solo dal merito particolare de’ religiosi, fra’ quali alcuni sono miei amici, ma ancora dall’interesse per il paese. Sono alcuni anni che avevano instituita una scuola per i giovani di grammatica e rettorica (da che altro non possono insegnare), che non gli posso dire quanto profittevole, per formare giovani non solo per le lettere, ma ancora per il civile e morale contegno. A ’ miei giorni e quando ero a quelle scuole, erano i buoni reli giosi contenti d’insegnare i precetti che occorrevano a quello studio nelle
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
rispettive classi e nulla più, e v’erano pure le congregazioni per lo spirituale. Ma ora dopo i precetti e lo studio corrente della grammatica, gl’addestravano all’istoria sacra e profana, alla geografia, al ben parlare, con esercizio continuo pratico della lingua toscana, non volendo che i cavalieri, massime, facessero in scuola anche i familiari discorsi che in questa lingua; circa il morale poi non posso dirgli quanto fossero solleciti, e qual fosse la passione de’ ragazzi e l’attaccamento verso i loro rispettivi maestri. Ed ecco tutto in un punto ci vediamo recise tante belle speranze di avere degl’ottimi alievi, mentre avevano avuta la fortuna questi padri, che ci fossero caduti fra mano non pochi buoni talenti e di buona indole e disposizione. Abbiamo tre altre scuole, due mantenute dalli canonici di san Pietro, e san Petronio per i loro chierici, ove concorrono pur altri ma deboli assai; altra di un prete mantenuto dal pubblico, ma così affollato di ragazzi, che più non ne può capire; ed il seminario in mano de’ padri bernabiti, ma che f. 16 è un scuola debolissima, e della quale niuno è contento. E fratanto I questi ragazzi sono abbandonati, nè si sa come impiegarli; e quel che è peggio, privi della cultura morale, perchè privi dell’uso delle congregazioni. Io non dirò poi qual danno spirituale rechi la privazione di tante altre congrega zioni di cavalieri, artisti, scolari pubblici e povertà, che erano e frequenta tissime ed operantissime. A che mai siamo venuti! Ma sono queste com missioni”? sono arbitrii? sono prove? perchè apparisce ben strano a noi, che solo in Bologna accada questo rumore, e non altrove dello stato del papa; come del pari è strana la maniera dell’esecuzione. Da prima sono cacciati i novizi, che poi sono bene accolti a Modena, si passa indi alla sopressione delle scuole e delle congregazioni, indi alla proibizione de’ pub blici catechismi, ed ogni ordinario ci aspettiamo qualche novità. In fede mia che questo è un volere far passare questa povera gente per ogni maniera di martirio, prima che moiano del tutto. Qui corre una voce, che l’imperatore abbia fatta ricerca di questo usare del papa verso i ge suiti con sua sorpresa. Se ha qualche nova di costì (se pure nell’alto buio che regna si può veder nulla), la prego parteciparmela, come pure a pre sentarmi a Sua Eminenza con gl’ossequiosi mei rispetti ed i più distinti ringraziamenti per tanta bontà. Bologna, 10 aprile 1773. Ho rinvenuto il nome del eorriero e del frate. Il primo è Nicola Foschi, l’altro p. Ferdinando carmelitano scalzo di Monteserato.
Sono stato consolatissimo nell’avere ravvisato la combinazione del nostro pensare su la materia de’ gesuiti. Mi faccio un pregio d’intenderla con una persona tanto illuminata e savia; e alli moltissimi gradi di stima che ho di V. S. Ill.ma vi si agiunge pur questo, e desidero che ciò pure m’acquisti un titolo di merito per conservarmi la sua amicizia e cordialità.'
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ANNO
1773
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Noi qui abbiamo ogni ordinario delle novità. Nello scorso furono sospesi i gesuiti dal portarsi alle parrocchie a far la dottrina, come erano in uso di fare in quelle parrocchie, ove o i partochi non volevano la fatica, o erano •vecchi, o pur non valevano a farla. Così ad una congregazione, dove per disposizione testamentaria dovevano essere chiamati a fare la dottrina a’ poveri della jjiazza, che noi chiamiamo birichini, e che conseguiscono un baiocco ogni festa che vi concorrono, così pure alle carceri del criminale. Veramente questa è una maniera barbara di procedere, il tormentarli con questa lentezza che mette a pericolo la loro costanza e rassegnazione, e toglie la lena a chi voi consolarli. Qui si è sparsa la voce, anche fra’ gesuiti, che alli 2 ? di maggio tutti i gesuiti spagnoli dovranno essere trasportati a Maiorica. Giovedì scorso la passai con il padre Zaccaria ritornato dalla sua pre dica di Ferrara, e che ho incaricato di portargli nel suo ritorno a Eoma mille saluti da mia parte. Ho scritto al signor ambasciadore perchè sodisfacci subito al mio de bito dei paoli 23, e le rendo da questo punto le più vive grazie per la finezza che mi comparte del noto scritto, che mi sarà carissimo. Se mai capitasse ne’ libri d’entrata e spesa, o della famiglia del ponte fice Nicola V, desidererei sapere se fosse suo medico un certo mastro B aviera.
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f. 17
Fra tanto1 mi conservi la sua grazia e mi comandi, e riserbandomi a presentar dimani i suoi saluti a Giacomino nostro, che ogni festa mi favo risce di sua visita, prego V. S. Tll.ma a tenermi nella buona grazia dell’emi nentissimo Fantuzzi, a presentargli i miei ossequi... Bologna, 24 aprile 1773.
Graditissime mi sono state le notizie favoritemi da V. S. Illustrissima circa il ricercato mastro Baviera, e per se stesso e molto più perchè mi portano un altro lume di un suo compagno che è mastro Bernardo Garzoni, padre di uno scrittore nostro non oscuro, e che non sapeva fosse stato in questo impiego. Bologna, 8 maggio 1773.
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Questa pagina come altre successive è piena di appunti bibliografici die
il Marini mise a profitto nelle sue risposte al Fantuzzi.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
Per non tenere oziose le di lei grazie, ecco ohe gli presento motivo di nova ricerca circa certo Gio. Anania archidiácono bolognese, che visse nel pontificato di Ai colò V e di Eugenio IV, del quale tengo solo la bolla della collazione dell’archidiaconato fatta da Nicola V. Bologna, 15 maggio 1773.
12 f. 23
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Io non apro mai una lettera di V. S. Ill.ma, che non mi vegga presen tato un sempre novo argomento della somma di lei gentilezza, e non posso a meno ogni volta di non benedire il Signore che nella mia o pazza o teme raria intrapresa di dar conto de’ nostri scrittori bolognesi, mi si sia presen tato tal mezzo, onde ricevere tanti lumi e tanti aiuti. Dico pazza o teme raria rispettivamente alla mia capacità e alla grandezza dell’opera, che non so se mi sarà dato tanto di vita e di salute da poter compiere. Ma in ogni evento avrò ammassati di grandi materiali onde altri lo compisca, e sarò contentissimo di ciò. Parmi certo in una mia d’aver scritto quanto mi sia stata carissima la relazione della città nostra, che ricevei però non ha molto con il ritorno del cameriere del marchese Marsigli, e lo conservo come notizia interessantis sima, e che mancava nel corpo nostro diplomatico. Come pure non havvi in detto corpo le due lettere che mi accenna, 118 e 119, del cardinale Papiense al Baviera, che mi sarà carissimo di avere nel suo esteso, pregandola a farne trar copia; sempre, ben inteso, d’accludere con la trasmissione della copia, la spesa àncora. Del pari mi sarà gratissima la notizia de’ consigli legali, che mi favorisce accennarmi; circa i quali però mi basta avere l ’indicazione del codice, il consiglio in genere, e la sottoscrizione per intero; a meno che detto consi glio non riguardasse alcun principe o città, chè allora sarà necessario indi care in genere la materia di detto consiglio. Ma la prego far osservazione attenta al consiglio di Giovanni Pagliarensi, perchè questo sarebbe un legale bolognese che mi giungerebbe affatto novo. Come pure a fare osser vazione se vi siano date di loco ed anno in detto consiglio. Bologna, 26 maggio 1773.
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ANNO 1 7 73
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L ’interesse che ora mi è noto che lei prende per i buoni padri gesuiti, mi è di motivo a scrivergli quanto gl’accade stranamente da noi. Giovedì scorso sua Eminenza il nostro signor cardinale arcivescovo1 gli mandò con un biglietto ad intimare al padre rettore della casa professa di Santa Lucia di far dimettere l’abito a tutti gli stridenti dimoranti in essa casa, di mandarli alla loro famiglia, con intimargli le censure ecclesiastiche se in qualunque parte del mondo si portassero, più mai rivestissero l ’abito. Il padre rettore non volle aprire il biglietto, che con la surreferita ambasciata li presentò il eanceliere, sempre restringendosi per tutta ri sposta a dirgli, che esso con i suoi religiosi avrebbero fatta orazione al Si gnore, perchè gli diriggesse in ciò che dovevano fare in tal caso. Dopo questa ambasciata al rettore di S. Lucia, si portò lo stesso canceliere dal rettore del collegio di S. Saverio, de’ nobili, e gl’intimò a non dovere fare certe conclusioni filosofiche, che da alcuni nobili convittori si dovevano sostenere, e per le quali erano già precorsi gl’inviti, e general mente astenersi da ogni funzione. Dovea ancora, secondo il costume, cominciare la domenica di Pasqua rosa il solito annuale la mattina nella chiesa di S. Lucia, e proseguire il dopo pranzo la consueta lezione scritturale, e sono stati inibiti di tutto ciò adempiere con sommo dispiacere della città che era usata di udire sempre de’ più scelti soggetti compiere queste funzioni. All’intimazione poi dello spogliamento dell’abito a’ padri studenti, ha risposto il padre rettore, che la sua coscienza non è quieta di poter eseguire gl’ordini di sua Eminenza, senza che vegga un positivo comando di nostro Signore. Il qual ordine o commissione di nostro Signore mai si è voluta, anche negli atti precedenti, fa,r conoscere ai detti padri; onde ora siam giunti al punto di conoscere se vi sono o no queste commissioni, che sono già scorsi due giorni e le cose restan- così2 e non si sono prodotte le commissioni nè, partiti i studenti, 3 si dice bensì che detta sua Eminenza I abbia spedito f. 21 a Roma, per avere facoltà, il che se è vero, sarà segno che tutto ciò che ha operato fino ad ora, è stato di arbitrio, quale però non si saben comprendere; mentre il memoriale mandato a Roma da’ detti padri, nel quale gli rappre sentavano l’accaduto e circa le scuole e l’espulsione de’ novizi, è stato ri mandato al signor cardinale, sicché il procedere dell’arcivescovo gli è noto, e non lo impedisce, onde tutto è mistero, ma doloroso per questi buoni padri. Bologna, 29 maggio 1773.
1 II card. V. Malvezzi 2 II passo «e le cose — così» è aggiunto sopra il r. 3 II passo «le commissioni — studenti» è aggiunto c. s.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
Accusando la carissima di Y. S. Ill.ma delli 29 scorso, le rendo distinte grazie delle notizie compartitemi, benché tutte le abbia, cioè quelle di Francesco Ramponi nel pontificato di Bonifacio. Come quella di Antonio da Budrio nel pontificato di Gregorio X II, e di Giovanni Calderini d’Urbano Y. Già del avere ricevuto la relazione di Bologna l’ho assicurata in altra mia, come del sommo mio gradimento; onde passo a dirle ciò che mi sia accaduto circa quel Bartolomeo Saliceto, del quale si ha un manoscritto nella Vaticana, e cioè le lettere di Cicerone, e circa il quale pregai Y. S. Ill.ma a procurarmi qualche notizia. Giorni sono, scorrendo le imprese di messer Paolo Giovio, mi venne fatto di trovarvi che questo Bartolomeo era nipote del famoso iurisconsulto nostro Saliceto, familiare ed ambasciadore del .cardinale Ascanio Sforza al duca Lodovico suo fratello. Chi mai avrebbe creduto in tal libro e di tal materia ritrovare tale notizia? Oltre la stranezza del caso che mi è piaciuto che sappia, lo scrivo ancora perchè se mai costì si trovassero le lettere del Cardinal Ascanio o altro, dal quale si potesse ri trarre ulteriore notizia circa questo Bartolomeo, ne sia avvertita. Ecco cominciato a scoppiare il gran fulmine contro i poveri gesuiti. Già, come parmi gli scrivessi nell’altro ordinario, sua Eminenza scrisse un biglietto al padre rettore della casa di S. Lucia, con il quale d’ordine san tissimo gl’intimava di far svestire l’abito alli 14 studenti di filosofia, che si trovavano in quella casa, assolvendogli da’ voti. Rispose rispettosamente il rettore di non potere obbedire, allorché non vedesse gl’ordini santissimi. Giovedì poi scorso mandò sua Eminenza a chiamare il padre rettore, e con placida maniera tentò tutte le vie per insinuargli la pronta ubbidienza, ma il padre sempre rispettosamente rispose non permetterglielo la sua con scienza. Allora sua Eminenza cambiò tuono, e cominciò a rimproverargli la pervicacia del loro ordine, la tracotanza e la mala qualità di sempre resi stere a’ superiori e di credersi indipendenti, e così rimproverandolo l’ac compagnò fino all’anticamera, dove si trovava per concerto appostato il vicario generale, il cancelliere del vescovo ed un notaro del foro, e gl’intimò legalmente che in termine di 24 ore dovesse aver fatto svestir l’abito a que’ f. 25T studenti. Xovamente rispose che I volesse degnarsi per quiete della sua con scienza fargli vedere gl’ordini di nostro Signore, prontissimo allora ad ubbidire ciecamente. Irritato sempre più l ’arcivescovo si trasse di saccoccia un breve, « e bene, » gli disse, « voglio convincere la vostra ostinazione e farvi conoscere la temerità di resistermi e di non credermi », e in questo dire porse il breve al notaro, che cominciò a spiegarlo per leggerlo, ma nel atto di ciò fare il cardinale glielo strapò dalle mani, dicendo che non sarebbe mai vero che l’avessero vinta, e che dovevano obbedire ciecamente, e che se era stato cacciato da Parma, lo sarebbe anche da Bologna; al che rispose che gli era stata una gloria l’essere stato cacciato da Parma, che si reputerebbe lo stesso l’essere cacciato da sua Eminenza, e così terminò la
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ANNO 1773
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scena comica. Il giorno seguente mandò a chiamare il padre Agosti1 stato ne’ suoi primi anni direttore e confessore, omo assai vecchio, e per il quale sembra che conservi della stima, e lo volle impegnare a persuadere il suo superiore ad ubbidire; ma questo, come può ben credere, si scusò dell’inca rico, adducendo che in tant’anni che era in religione non avea mai fatto altro che venerare ed ubbidire i comandi de’ suoi superiori. Finalmente questa mattina giorno di sabato una truppa de’ nostri soldati, richiesta alla legazione, si è portata a S. Lucia, indi il vicario generale ed il canceliere ed un auditore criminale del vescovile, e il rettore è stato arrestato e posto in una carrozza di sua Eminenza e accompagnato alle 12 ore con 8 soldati, è stato condotto alle pubbliche carceri del vescovato, e gli 14 studenti di filosofia in altre tante carrozze di sua Eminenza guardate da’ detti soldati sono stati trasportati in un casino di villa, poco distante dalla città, di ragione del seminario, dove restano guardati a vista, e dove oggi dopo pranzo si dice si porterà sua Eminenza a persuadergli a deporre l’abito. Ma sono questi giovani fermissimi ed hanno preparata una protesta, I in f. ^ ogni caso che fossero forzati a ciò fare, di eseguirlo in virtù di non potere resistere alla forza, ma non mai spontaneamente. Xon posso dirgli il fer mento che è nella città, massime per il trattamento barbaro verso il padre rettore, che è il famoso padre Belgrado. 2 Tutti i nostri legali e gli esteri, consultati sul punto di dovere o no obbe. dire senza vedere l’espressa mente di nostro Signore, gli han resi così forti. Ma ora alcuni vacillano de’ nostri legali consulenti in questo parere, da che ieri sua Eminenza il signor cardinale legato 3 gli mandò a consigliare che ubbidissero, indi seppero che era ordinata questa truppa, che certamente il legato non avrebbe permessa all’arcivescovo senza avere ricevuti ordini da Roma; il che finalmente indica che nostro Signore è sciente dell’affare. Ora staremo a vedere cosa seguita de’ studenti teologi e degli altri reli giosi. Che dirà mai a questo procedere nello stato del papa,, ed eseguito da un arcivescovo? Desidererei sapere se è vero che è stato arrestato costì in Roma il padre Perelli gesuita, creduto autore dello scritto che si è veduto, che tratta d’illegitima l’elezione del pontefice. Bologna, 3 giugno 1773. P. S. - Desidererei sapere se sia vendibile costì in Roma una disserta zione di monsignor Garampi sopra la vita canonica, che è la IX delle memorie della B. Chiara, e se sia fattibile l’averne una copia.
1 Giuseppe Agosti, cfr. S o m m e r v o g e l , op. cit., voi. I, 68. 2 Giacomo Belgrado, cfr. S o m m e rv o g el , op. e voi. cit., col. 1143 sgg. 3 Antonio Colonna - Branciforte palermitano legato pontificio a Bologna dal 1769 al 1777 ricordato da G u id ic in i g ., Miscellanea storico-patria bolognese tratta da manoscritti... data alle stampe dal figliò Ferdinando, Bologna, 1872, p. 78.
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LETTERE DI G. FANTTTZZI A G. MARINI
15 Circa quanto mi accenna di Galvano e di Ugolino Preti, ne tengo la notizia dal nostro codice nell’Institutò. Gratissimi mi sono però i titoli de’ consigli e le sottoscrizioni. Per ciò che rapporta alle lettere del Papiense, le abbiamo nella bi blioteca. Mi è giunto l’avviso di una stampa di A n ecd ota litteraria che si fa costì in Poma, alla quale subito ho dato il nome per l’associazione, da che il primo volume comprende delle cose di nostri bolognesi che m ’interessano. Ho veduto pure il secondo tomo del giornale che si stampa in Modena, ma l’originale del quale viene di costì, e forse ne so l’autore. Oh! come bene è mai fatto l ’articolo dell’opera del padre Sarti circa il nostro studio. Il padre Fattorini che disse di venire a Bologna fino le scorse feste di Pen tecoste, non si è per anco veduto, bensì si vocifera che possa venire abate di questo monistero di S. Damiano; degna abazia, dove non sono che in due, l’abate ed il parroco. Le chiese de’ nostri padri gesuiti sono chiuse, ed interdetti dalla con fessione, e si va a prendere il possesso de’ loro beni a nome del pontefice, ed a’ colleggi sono stati destinati soprastanti ed economi. Al colleggio di S. Saverio de’ nobili il signor senatore Aldrovandi ed il signor conte Camillo Malvezzi, nipote di sua Eminenza. A quello di S. Luigi il signor abate teso riere Odorici ed il signor avvocato Montefani, e due respettivi preti per eco nomi; ed intimato al padre Scotti rettore del colleggio di S. Saverio di partire subito. Ma si crede che poco avranno da operare questi deputati, mentre partiranno da sè tutti i collegiali. La città nostra, oltre la perdita di persone che facevano tanto bene all’universale del paese i , va a soffrire una perdita gravissima ed irreparabile nell’economico di circa scudi 14000, che forse sono le rendite delle due case di qui, de’ gesuiti, e che verranno a Poma, ed il vantaggio di 70 colleggiali che qui spacciavano le loro dozene e che attiravano denaro anche per altri capi, e credo pure che questi due colleggi si chiudono. In fine creda Y. S. Illma che finalmente, e dal contesto dell’affare e dalle lettere lasciate vedere dal arci vescovo ad alcuni per sua giustificazione, si è compreso che il metodo tenuto in questo affare, si è voluto tale per confondergli la mente a maniera, che non potessero mai ravvisare il vero della situazione loro, nè perciò prendere il buon consiglio, e con ciò indurgli a far la trista comparsa di ostinati e recalcitranti. Ora non ne restano più qui che 25 o trenta; de’ quali vedremo cosa sia per accadere. Queste triste vicende del nostro paese, sempre più mi concentrano nella mia solitudine e nel distacco dall’applicazione da ogni cura pubblica, riserbandomi solo il piacere de’ miei studii, che non mi potrà esser tolto dagli omini. Bologna, 19 giugno 1773.
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ANNO 1773
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Dal signor don Nicola Ferrari mi fu recato fino da martedì scorso il noto libro che alla di lei cortesia è piaciuto avanzarmi secondo le mie ri chieste, del che, glie ne rendo le più vive grazie e me gli professo obbligatis simo, come altretanto per la notizia del Baisio ricevuta con l’ultima sua carissima. Non feci cenno subito della ricevuta del libro, perchè volevo contempoporaneamente ragguagliarla circaD. Nicolino, che non vidi poi che il mer coledì sera, benché fosse stato due volte da me senza trovarmi in casa. Ma perchè volevo pure seco trattenermi (come quello che conoscevo moltis simo prima della sua partenza da Bologna), posi rappuntamento di trovarsi da un comune amico, e di fatti potei trattenermi con lui tutta la sera, e molto e famigliarmente discorrere di V. S. Illma e delle cose nostre, con mio estremo piacere. In verità che esso dice di essere patito, ma io nè gl’altri lo trovono tale, come si crede. Passerà in questo suo soggiorno in Bologna la maggior parte alla villa da’ suoi amici, e questo gli tornerà molto bene. Vedrò anche il padre reverendissimo Pozzi che già conosco da molto tempo, ma altro uomo dal detto Ferrari. Eccomi con altre novità rapporto a’ gesuiti. Giovedì scorso, alle 3 ore di notte, da numerosa sbirraglia dell’uno e l’altro foro furono arrestati nelle diverse case dove abitano con gli loro rispettivi religiosi nazionali due gesuiti spagnoli, uno, il padre Isola 1, rettore di una casa costì di spagnoli, ed altro pure si dice rettore di un’altra casa di spagnoli, ed in una car rozza nella stessa ora furono condotti alla carceri del vescovato. Indi fu spedita una cavalcata di sbirri a Cento a levare pure di colà e condurre carcerato un altro spagnolo che stanziava in detto Cento. Da che ciò de riva non si sa. A tutti hanno portato via le loro carte, e per ora si crede un ordine di Spagna. L ’accennato padre Isola è uomo di 55 in 60 anni, ma omo di molto foco, ed un poco libero nel parlare delle cose correnti, e di molta letteratura e studio. Vedremo cosa sarà. Si è sparsa qui voce di qualche novità ancora a Genova, ma sospendo per ora il dirne, perchè possono essere voci false, che corrono a migliara di presente. Quello che mi è comparso strano e novo fu ciò che mi arrivò di leggere e. 29v appunto ieri sera in un libro che credo sia l’unico esemplare che esiste in Bologna, ma che prevedo che con questa scoperta si farà comunissimo. Ecco il libro: « Pontificiarum 2 constitutionum in bullariis magnis, et 1 Cf. voi. II, p. 62, n. 2. 2 E il voi. 2 della raccolta che ha il titolo preciso-.Pontificiarum constitutionum
in Bullariis magno et romano contentarum, et aliunde desumptarum epitome, et secundum materias dispositio eum indicibus completissimis, opera et studio A l o y s ii G u e r r a , tomi I-IV ; ivi, nel t. II, p. 128, ò appunto il testo copiato in parte, e con qualche errore, dal Fantuzzi.
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LETTERE DI G. FANATIZZI A G. MARINI
romano... epitome. Tomus secundus, Venetiis 1772 ». A carte 128 si legge: «Clemens X IV : Ludovico X V Christianis,sirno « Incipit: E xp erto iam etc. « Haec pontificis epistola ad gallorum regem scripta circumfertur ». « Scribit pontifex se iam praevidere fore ut legati Borboniae domus eum urgeant, ut illius postulationibus adhereat». « Ad regem infantem Parmensem ducem matrimonialem dispensa tionem misit». « Quoad iesuitas nec potest vituperare nec abolere institutum lau datum confirmatumque a decem et novem praedecessoribus suis, tan toque minus illud abolere potest, quod authentice confirmatum fuit a Tridentino concilio, et quia Generale Concilium secundum gallorum opi nionem est supra pontificem. Si hoc requiritur, concilium convocabit, in quo omnia rite recteque hinc inde discutientur, in quo iesuitae au dientur, ut se purgent, quoniam tenetur et iesuitas et omnes ordines protegere, et omnibus ordinibus se aequum prebere. Ex altera parte im perator, rex Sardiniae, et rex Prussie pro illis ad pontificem scripserunt. Quare societatem abolendo non potest displicere quibusdam principibus ut aliis placeat». « Agitur de Avinione, qui ut administrator non potest nec cedere nec vendere ». «Datum Eomae, die... mensis iulii, pont. anno I, A. D. 1769. . » 1 Mi dica un poco V. S. Ulma, può esser questa un’ impostura dell’editore di questa raccolta, o può esser vero? Ieri sera per la sorpresa della scoperta non ebbi tempo di osservare se in quello o negli altri tomi vi siano lettere o brevi circa tale materia al re di Spagna, imperadore etc.; ma subito questa mattina alzato ho scritto biglietto al possessore di questi tomi, perchè faccia tal diligenza, e lo saprò; frattanto attendo il di lei sentimento, perchè f. 30 questa mi pare grande I scoperta, se la cosa non fosse apocrifa. E per non lasciare un ordinario senza recargli qualche fastidio, vengo ad esercitare la di lei pazienza col ricercare una notizia circa monsignor Federico Fantuzzi. Tengo presso di me tratto dal nostro Corpo diplomatico cavato di costì: «1553, 28 martii. Instructio data etc. D. Fantuccio nuncio Franciae; est Iulii III; reperitur in lib. L X X V III Politicorum inscriptis in Archivio
1 II P a sto » , o j i . cit., vol. X V L , p. 112 sg., ricorda quanto scalpore suscitò da parte di Spagna- e Francia- il primo innocuo breve di Clemente X I V per i mis sionari gesuiti. Già il T h e in e r , Histoire du pontificat de Clément X I V , trad. di P. G e s l i n , Paris, 1852. I, 394 sgg., aveva- senz’altro giudicato falso questo do cumento. Del resto il Fantuzzi, che sospetta apocrifo il breve, non ne parla nelle lettere successive, nè il Marini fa alcun accenno alla- « scoperta » annunziata dall’amico. Il segretario di Stato protestò contro la pubblicazione del falso documento, fatta, da una gazzetta fiorentina Notizie del mondo, n. 93. Cf. T h e i n e e , op. e voi. cit., p. 396.
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Vaticano et in iib. XCII 1554: Instructio E. P. D. Fantuccio super rebus Senarum ». Io avevo notizia che questo nostro monsignor Federico Fantuzzi, che fu uditore di Bota e lasciò molte decisioni, e del quale ne parla Achille Grassi, fosse stato nunzio in Spagna, ma mi giunge nòvo che lo fosse in Francia, e gli fossero commessi affari di Siena; forsi la mia notizia delia nunziatura di Spagna sarà uno sbaglio. Onde la prego con la solita sua cor tesia a darmi tutti i lumi possibili, tanto più che si tratta d’uno della nostra famiglia. Bologna, 10 luglio 1773.
Viene la presente a V. S. Tilma non ad altro oggetto che di pregarla a voler ben conoscere il carattere della mia amicizia e il mio sistema con gl’amici. Io non desidero altro che la sicurezza della prima, e tutta la libertà e la disinvoltura nel secondo. Ciò le vaglia per regola ne’ casi sem pre, ove le di lei occupazioni, la volontà, o altro le tolga di potermi com partire le di lei grazie puntualmente, e favorirmi di sue lettere. Oltre ciò lei sa benissimo che le notizie che vo ricercando non sono che adunamenti di materiali, e che troppo ci vòle prima che sia in stato di farne uso, onde il ritardo non mi pregiudica per nulla. Ora poi sono in villa, dove non mi occuj)0 che di leggere, nè ripiglio ordinariamente lo scrivere che nell’ottobre, al rinfrescarsi dell’aria (benché fin ora il caldo non si sia qui fatto sentire). Le rendo però vive grazie per l’officio cortese meco usato, ma lo ripeto, si occupi pure con quiete a cose più interessanti, che mi sarà un maggiore piacere, massime se queste le possono acquistare merito ed avanzamento. I tre gesuiti catturati con tanto strepito, e detenuti fin qui in stretta carcere, ieri furono rilasciati, con la sola condizione, che uno andasse a stanziare nella terra di S. Giovanni, ove vi sono altri gesuiti spagnoli, il secondo nella terra di Budrio ed il terzo a Medicina dove in ambo i luoghi sono de’ colleghi. Veda lei che serie giustizie. A distinzione del legato di Ferrara che ha permesso a’ gesuiti di riaprire la chiesa già chiusa, per il solo giorno di S. Ignazio, il nostro arcivescovo, ricercato, non ha voluto permettere che celebrino detta festa, e nota che S. Ignazio è un protettore della città. Bologna, 28 luglio 1773.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
Le rendo distinte grazie delle notizie circa monsignor Fantuzzi, e alla richiesta di dove abbia tratto che questo prelato fosse nunzio in Spagna, io non posso dirgli altro, che così ho trovato scritto nelle memorie del mio archivio, che così lo dicono due cronache bolognesi non dispregevoli, ed era in casa nostra il suo ritratto, con un’inscrizione che lo diceva auditore, vescovo di Cariati e nunzio in Spagna. Il qual ritratto nella divisione seguita con due altri fratelli toccò in parte ad uno che era canonico e che è morto e che avrà venduto questo ritratto, perchè non si è più trovato, con mio sommo dispiacere. Vi è mai dubbio che per questa nunziatura s’in tenda ciò che lei mi accenna rilevarsi dall’instruzione al Fantuzzi, che sta nel tomo X P oliticoru m , p. 298, dalla quale rilevasi che questo prelato fu in compagnia dell’arcivescovo di Pisa in una sua.,spedizione, che lei crede fosse il cardinale Rebiba, stato nunzio in Spagna e che forse il Fantuzzi fosse spedito esso pure in Spagna al tempo di questo cardinale? Anche l’Orlalidi ne’ suoi scrittori bolognesi lo dice nunzio apostolico al re della Spagna. Si fa di questo soggetto menzione da Achille Grassi nella decisione 184. Xon l’ho però per anche cercata questa decisione, per vedere cosa dice. Xoi non abbiamo più gesuiti che i soli laici. Anche gl’ultimi 10 o 12, che erano restati, fece sua Eminenza il signor cardinale arcivescovo far degl’uffici per mezzo del suo cancelliere perchè deponessero l’abito, assicurandogli di tutti i maggiori vantaggi e circa le pensioni e gl’impieghi, e che teneva tutte le facoltà a ciò opportune; a tali insinuazioni si erano condotti questi f. 33' gesuiti a contentarsi che sua Eminenza gl’avesse I scritto biglietto che gl’assicurasse essere ciò mente ed ordine di nostro Signore, chè a vista avrebbero ubbidito; ma nè pur questo si è voluto fare dal porporato, onde la maggior parte ha chiesto licenza dal detto Eminentissimo di portarsi alle vacanze, al che ha risposto di non negarla nè di accordarla, che facessero ciò che più gli piaceva, altri però sono partiti improvvisaménte senza dir nulla. Ora la chiesa di S. Lucia è officiata a porte chiuse dagl’osservanti, e quella di S. Ignazio da’ cappuccini. E di queste segrete congregazioni che tiene nostro Signore qual sarà mai l ’oggetto? Quanti misteri mai di più, e in un tempo che i principali trovan sì poca fede! Il padre Pozzi passa a Milano per affare della sua religione. Bologna, 14 agosto 1773.
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Passo a ciò che è più per entrambi interessante. Lei non può credere come io gli sia compagno ne’ sentimenti e nelle funeste predizioni: parrai impossibile che questa tragedia abbia da finire con tanta tranquillità. So che il benessere di questi buoni religiosi gli è il maggior nemico, e questo soffocava tutti i sentimenti più giusti. Nulladimeno la qualità degli indi vidui e tutta la loro capacità nel produrre del bene, farà il suo effetto. Qui già si ebbe la bolla, subito, della quale non parlo, perchè da lei stesso rileverà se vi si faranno delle glosse. Ma quello che da noi ha più scandalizzato è stata la nostra Gazzetta, che nella data di Roma, dall’ar civescovato si è voluto estendere il fatto con un paragrafo ignominiosis simo a’ gesuiti e scandalizzante. Io non lo strascrivo, perchè mi figuro che tali gazzette saranno costì, e certo le ha il nostro ambasciadore. Ma già comincia ad apparire che Roma non sia contenta del procedere di questo nostro arcivescovo, da che con l ’ordinario scorso gli è stata levata tutta la sopraintendenza a’ gesuiti spagnoli, portoghesi e commessa al signor cardi nale legato. E questo si crede un effetto dell’ingiusto strapazzo di carcere fatto a que’ tre poveri gesuiti, che gli convenne poi dimettere innocenti, e per decoro della curia mandargli in diverse terre del nostro stato. La prego instantemente a tenermi ragguagliato di quanto accade costì, e sia per divenire del padre Zaccaria; chè io non mancherò del contracambio in ciò che qui avverrà, giacché questa nostra città, a distinzione d’ogni altra dello stato, produce delle I particolarità stravaganti. Il nostro Bian- f. 35' cani, è un mese e mezzo che non l’ho veduto, essendo in villa. Bologna 28 agosto 1773.
Come la passa di presente il nostro abate Zaccaria1? e che sarà di lui ? Noi siamo tutt’ora senza alcuna veduta di provvedimento circa le scuole ed altri instituti di pietà. Si tratta del venire de’ signori della Missione, ed hanno presentato memoriale al senato per essere admessi. Questo fu letto l’altro giorno, e si vorrebbero certe condizioni per admettergli, giustissime, ma chi sa come il papa l’intenderà. Si voleva dare le scuole e la chiesa di S. Lucia a’ padri bernabiti, e levargli dalla direzione del seminario, ma intendo che il loro generale non ne conviene, non avendo soggetti bastanti a compiere a tal impiego, dovendo i pochi che vi sono restare in Milano, al servizio del colleggio che ivi hanno già stabilito. È del pari incerta o pendente ancora la sorte di alcuni poveri religiosi che erano qui, piacentini e parmigiani, circa raccordargli qualche sovven-
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LETTERE DI fi. FANTTTZZI A fi. MARINI
zione per il loro vestiario, bencliè partiti; ed aveva assicurato il trattato per due per la parte dell’arcivescovo, ma ora die è levata all’arcivescovo ramministrazione de’ beni, non so cosa accaderà; ed il peggio è che questi poveri disgraziati non possono nè pure andare alle loro case, chè non si vogliono per ora ricevere; circa il che però la corte di Parma ha scritto in Spagna. Sento che avremo de’ novi ospiti, e cioè il cardinale di Bernis e Orsini, con una dama; qual bordello vi sarà con il nostro cardinale, tanto esso pure amante del buon tempo e della tavola? Come pure che debbono venire nelle tre legazioni tutti gli ex gesuiti di Napoli e di Sicilia, che ora sono ne’ contorni di Roma. Per mantenere ancora in attività la gentilezza sua in materia delle ricerche in cotesto archivio, la prego vedere se mai vi fosse alcun breve, lettera od altro ad Alessandro Tartagni G. C., che morì del 1477 e che si dice da alcuni autori fatto vicario di Bologna. Come pure se lettera vi sia o altro ad Agostino Berò che morì del 1574. Bologna, 11 settembre 1773.
Accusando la di lei gentilissima delli 18 settembre, le rendo distinte grazie delle notizie, fra le quali quella di Ricardo Saliceti mi è stata caris sima, perchè da essa imparo dove questi si rifugiò nel tempo che fu ban dito da Bologna. Quanto poi mi accenna rapporto alla storia del Borsetti, creda V. S. Ilhha che sempre più imparo quanto poco possa fidarsi de’ libri stampati, occorrendomi tutto giorno, cercando in origine e negl’archivi le cose, di trovarle tutte diverse. Il Borsetti appunto annovera fra i lettori dello studio di Ferrara, al tempo del duca Borso, Andrea Barbazza, che ne’ rotoli del nostro studio sempre trovo descritto appunto in vita di detto duca, e il Borsetti segue il Panciroli che ciò dice; e scontrato nell’opere del Barbazza la citazione del Panciroli, non dice altro se non che, al tempo che scriveva certo consiglio, era in Ferrara; ma oltre questa molte altre prove tengo di questo fatto, come di altri; da che un autore copia l’altro e così gl’errori si confermano. Rapporto alla concordia de’ riminesi sarà particolarmente servita, ma ora sono in villa, onde mi vaierò della bontà che ha di darmi comodo. È ciò ben poco in paragone di quel modo che gli dovrei per corrispondenza. Noi siamo anco all’oscuro del destino de’ beni de’ nostri ex-gesuiti. Il tesoriero Odorici erasi portato a. Ferrara con commissione del tesoriero di prendere il possesso e la cura de’ beni colà de’ gesuiti. Ma il legato se gli è opposto per una lettera che esso tiene del papa, nella quale si dà a lui tal commissione di possesso e amministrazione, e perciò non gli ha per-
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messo alcun atto, ed è ritornato adietro a vóto della sua commissione. Anche qni si dice che dopo la commissione data all’Odorici dal tesoriero l’arcivescovo abbia avuta lettera dal papa che proseguisca lui nell’ammi nistrazione e che lasci come da prima l’uso di questi beni a vantaggio della città. Ma dalla corte di questo arcivescovo si spacciano sempre tante cose, circa le quali bisogna aspettare l’esito per assicurarsene. Quello che posso dirgli si è che credo siamo per vedere un gran cambia mento in molti di questi gesuiti spagnoli secolarizzati. Ora si vanno da sè separando dalle comunità dove stavano, e si sono veduti molti al teatro e ne’ pubblici caffè e ridotti. Ma io da ciò argomento qual dovea essere la forza del sistema di quel ordine, dachè sciolti sono I tutto altro. Bologna, 25 settembre 1773.
22 Per non altro motivo incomodo V. S. Illma che per trasmettergli il piano degl’ex gesuiti di Modena, perchè rilevi e combini. È giunto il fu padre Scotti, ora abate, che fu rettore di questo col leggio de’ nobili e parente strettissimo della casa Pogliani e del vice re di Napoli, quale fu sfratato da codesto nostro signor cardinale arcivescovo. Ora è stato accolto, per commissione di Buina, con tutte le maggiori distinzioni, e sarà così riguardato fino che si tratterrà in Bologna. Bologna, 28 settembre 1773.
23 Accludo a questa la notizia che mi ricercò della pace fra riminesi e bolognesi, che fedelmente ho fatta estraere dall’archivio nostro, e spero sia fedelissima, perchè ho voluto ohe ancora si riscontri. Per questa apertura di carteggio non incomodo al mio solito V. 8 Illma, ma non mancherò in avvenire del mio costume, forse indiscreto, e per dispormi meglio, la prego dirmi se ha mezzo, senza che lei abbia a distraersi dalle sue occupazioni, di avere notizie di alcuni codici della libreria Vaticana, de’ quali so il numero e la carta; che forse nel venturo ordinario questa sarà la grazia di cui la pregherò, o per dir meglio, quando avrò avuto riscontro se abbia mezzo di favorirmi. Fratanto la prego a conservarmi la sua buona grazia ed a valersi di una persona che gli è obbligatissima, ma al pari riconoscente, e se vi sono nòve circa il presente stato delle cose mi saranno gratissime, chè noi non abbiamo altro se non che dopo essersi nella chiesa del noviziato de’ fu ge-
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
suiti cancellati con apparato di strepito in una notte i nomi di Gesù, elle in marmo stavano sopra la chiesa di detto noviziato nelle colonne, ed in altri luoghi fu aperta la chiesa suddetta ora officiata dai signori della Missione. Il giorno de’ Santi venne pure aperta la chiesa di S. Lucia da’ padri bernabiti, che la mattina fecero la predica, ed il dopo pranzo la lezione scritturale, cose ambidue miserabili. Alli 35 apriranno le scuole: hanno aperto il colleggio de’ cittadini, quale però si è sempre potuto conservare aperto, e vi avranno da 20 colleggiali, e fra poco sicuramente saranno 30. Ma per quello de’ nobili, che si chiuse affatto, non hanno che due nostri cavalieri, quali non è ben sicuro se vi passeranno. Ella è una temerità di alcuni religiosi bernabiti impegnati contro il parere de’ loro più vecchi ed anche del loro generale, che ò trascinato alla condiscendenza dagl’impegni dell’arcivescovo, a voler sostenere in Bologna la penitenzieria, il seminario, il convento di S. Paolo, due collegii, le scuole e la chiesa di S. Lucia, e non sono più di 500 in tutta la loro religione. 43v Lo stato di queste cose da noi è in una somma confusione, e l ’arcive scovo sagrifìcato vede iniquissime comparse, e quel che è peggio che non vedremo mai un fine lodevole e vantaggioso. Bologna, 3.3 novembre 1773.
li ella biblioteca Vaticana al numero 3793 vi è un’antichissimo codice di rime, delle quali molte sono state riferite, cioè i loro autori, da Leone Allacci, nella sua raccolta de’ poeti antichi, ma o non ha osservato o si è dimenticato messer Nascimbene da Bologna e Gulielmo Beroaldi, che stanno a fogli 32, 57 e 148, come rilevo da uno scritto dell’abate Buggieri. Desiderare! essere assicurato del fatto, come pure se vi sia alcuna nota d’anno o altro ed avere un picciol saggio delle rime dell’uno o dell’altro, ma basta di un quadernario o altri pochi versi, dovendo questi essere scritti a maniera di prosa. Dal detto scritto del Buggieri rilevo pure che nel codice di detta Vati cana al numero 3986 vi sono alcune constituzioni « super observantiis litte rarum contradictarum » dell’anno MCCCXII, sottoscritte da Guido Baisio, del che pure desidero la sicurezza, e come precisamente stia la sottoscri zione, e se altro di sè parli in principio e in fine il detto Baisio. Desiderare! sapere cosa siano queste lettere contraditoria.li, ed a che al presente equivagh'a l’off] ciò antico di scrittore delle lettere contraditoriali. Nella biblioteca Vaticana suddetta vi sono pure gli originali di molte opere di Tomaso Campeggi, vescovo di Eeltre ed uomo insigne per governi e nunziature, ma non so il numero de’ codici. Bramerei notizia di coteste opere, come pure dell’archivio, tutte quell’altre notizie che degl’uffici e
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dignità o altro che possano ivi aversi; morì questo illustre prelato del 1564, come gli sarà noto. Ecco che non poca materia somministro e alla di lei pazienza e bontà. Domenica, giorno nel quale sempre il nostro Biancani mi favorisce, eseguirò la commessa ambasciata, ed io da questo punto gl’avanzo i miei ringraziamenti per la gentile disposizione di favorirmi dell’accennata let tera che mi sarà carissima... Bologna, 20 novembre 1773.
25 Il motivo del presente incomodo che le arreco con questa mia, si è per pregarla instantemente ad usare ogni diligenza per vedere di potere destra mente scoprire se sia vero che il cardinale Boschi abbia scritta la vita del nostro Benedetto X IY , non già per stamparsi ora, ma da tenersi forse alla sua morte, nella biblioteca Vaticana,, per essere poi prodotta, se si voglia, a tempo opportuno. Il motivo di ciò si è, che questo nostro pubblico si è invogliato di far scrivere questa vita da un mio amico, su un ammasso di memorie raccolte da’ libri stampati dal nostro buon don Scarselli, stato per tanto tempo secretario in Boma dell’ambasciadore. Ma ci vuol altro che queste notizie a scrivere delle cose di Benedetto e degnamente e profondamente. E lei sa benissimo che in tali imprese non basta dire le cose, ma conviene dire le ragioni, i principi, e ciò chi di noi a Bologna lo puole sapere? Questo che è stato destinato all’impresa è un bravo filosofo,1 ed ottimo scrittore latino, ma ci vuol altro; ed esso stesso meco ne conviene, ma è giovine ed un poco di prurito di farsi merito con il pubblico nostro e nel mondo non gli lascia vedere in tutta la sua estensione la qualità dell’impegno. Era le molte cose che gli dico per intimorirlo, gli ho pure comunicata la voce che mi è arrivata, che cotesto Eminentissimo Boschi abbia scritta la detta vita. Se ciò fosse vero, lei vede benissimo qual razza di temerità sarebbe il porsi in competenza di uno scrittore che scrive di cose che molte gli saranno pas sate per le sue mani o che certamente è a portata di poterne sapere tutta la traccia ed i fondamenti. Mi sarà dunque carissimo se V. S. Illma potrà tener via onde penetrare che ciò sia vero, c ciò con agio e per que’ mezzi che la di lei prudenza gli verrà suggerendo, mentre ciò poi mi varrà mol tissimo per far dileguare un proggetto che non potrebbe essere che di poco onore alla città e ad un amico che stimo ed amo moltissimo. Bologna, 11 maggio 1774.
1 Cioè L. Palcani, v. vol. II, p. 57 e la n. 1.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
26 f. 48
Quantunque dal nostro comune amico signor Giacomo Biancani, abbia inteso le di lei gravi occupazioni, pure non le voglio interpretare tali, che abbia a sdegnarsi, se vengo per un momento a recargli distrazione, per sapere qualche cosa di sua persona. Questo mio sincero desiderio io prego bene Y. S. Illustrissima a riguardarlo tal quale egli è, e derivato dal senti mento delle mie obbligazioni, non da alcun motivo delle cose mie, per le quali non ho alcuna premura, dacché ho materia moltissima da occuparmi, e le di lei grazie mi giungeranno sempre in tempo. Forse lei avrà veduto a quest’ora il nostro signor cardinale arcive scovo, 1 e desiderarò intendere quello che ne crede del suo impiego. Qui molto si dice rapporto a’ sentimenti del santo Padre verso di lui, ma da molti poco si erede. Il nostro signor cardinale Fantuzzi, se avrà occasione di trattenersi con lui, molto potrà goderne il suo genio per l’agricultura, e forse riceverne de’ lumi non volgari. Prima di partire di qui e nelle solennità di Pasqua rosa, in una sua villa al monte, lontana dalla città 8 o .10 miglia, nello spazio di 10 giorni fece comparire un lunghissimo viale con atterramento di una casa rustica, con grandissimo trasporto di terra, per eguagliare il piano, e poi piantò lungo a questo de’ cipressi grossissimi, de’ pini altis simi e delle pioppe cipressine, esse pure altissime, tratte di qua e di là di que’ contorni, essendo alcuni pini stati trasportarti per un miglio e di più di distanza. Dalle mie relazioni intendo che tutto comincia già a seccarsi, come credono tutti che abbia ad accadere. Non può credere quanto ciò le sia costato di spesa e di fatica, avendovi esso atteso personalmente, e le feste di Pasqua si levava la mattina dal lavoro, e si portava in città a far la cresima in Domo, indi tornava colà nel dopo pranzo e così ripetè tutti e tre i giorni. Compita questa grand’opera, invitò a pranzo in detto loco il f. 48’ signor cardinale legato e tutta la sua famiglia Malvezzi, 1 e il dopo pranzo per trattenere la brigata fece correre un palio a degrasini per questo novo viale. Esso dice che in Francia si usano questi trapiantamenti di arbori, benché grossissimi; ne vedremo l’esito. So che Y. S. Ilhha è discreta, e reminentissimo Fantuzzi, onde sapranno usare di questa novità senza mio scapito. Martedì scorso nel colleggio di S. Lucia furono abbruciati tutti gli ritratti de’ generali gesuiti e degl’omini illustri, che ivi esistevano, e te mendo di far lo stesso a S. Francesco Saverio e a S. Ignazio, gl’hanno fatta in petto una croce rossa, come portano i crociferi, sicché dopo tanto tempo d’essere stati gesuiti, sono divenuti questi santi della religione de’ crociferi.
1 II card. V. Malvezzi, cf. voi. II, p. 66, n. 2.
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ANNO 1 7 7 4
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P. S. Perdoni se manco alla protesta fatta di sopra di non avere alcuna premura circa le cose delle quali la ricercai nell’ultima mia. La notizia se il signor Cardinal Boschi abbia scritta la vita di Benedetto X IY veramente non è del genere dell’altre, e mi sarebbe carissimo il sapere se abbia potuto penetrare cosa alcuna circa ciò. Bologna, 18 giugno 1774.
Circa la copia del papiro me la sono intesa con il nostro amico Biancani, e lei sarà puntualmente e con premura servita come desidera. Sto in attenzione delle nòve del nostro signor Cardinal datario, circa il quale non posso dirle quanto sia curioso, come di vederne il fine, costì, come del piano lasciato in Bologna, che non so persuadermi possa essere durevole. Bologna, 22 giugno 1774.
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f. 52
Ho piacere che il nostro Biancani habbia promesso il seguito solleci tamente dell’estratto. Essendo pochi giorni sono in città, m’incontrai in lui che vi era pure, e gli feci qualche amichevole querela del suo tardare a servirla, ma mi disse d’avergli già scritto, e d’essere convenuti, terminate le villeggiature-, circa il mandargli tratto tratto de’ squarci del papiro. Eòi siamo qui in estrema curiosità dell’esito di questo nostro signor conte Alfonso Bonflglioli, che sento già addottoralo nella Sapienza in cano nica, e che sia per la teologia alla scuola del padre Mamachi, ma non vorrei che prendesse l’aria e il tuono di quel fiero greco. Ora si dice che il signor cardinale non si porti più a Bologna, nè la marchesa scappi a Soma, ma che null’ostante sua Eminenza disponghi un delizioso palazzo di villa. Bologna, 17 settembre 1774.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
29 f. 54
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Io credo bene che lei non si meraviglierà punto, se nelle presenti circo stanze vengo con questa a fargli una visita. Confesso la mia curiosità e la sento maggiore di quella discretezza che dovrei avere di lasciarlo in pace, nella quiete della sua villeggiatura, dove per anche me la figuro. Ma dopo la curiosità di sapere delle circostanze della morte del papa, della sorte di Buontempi, Bischi; non già della circostanza del veleno, del quale si voi morto, e della deduzione che si fa dagl’effetti seguiti nel cadavere, di questa verità, perchè so abastanza che un infiammazione di basso ventre gli causa naturalmente. Sono ansioso di sapere se la di lei carica ed impiego in tali circostanze è suscettibile di variazione, e creda, stimatissimo signor abate, . che non il mio particolare vantaggio, ma il sincero e verace attaccamento, che la di lei cortesia e bontà mi ha fatto prendere per tutto ciò che la possa riguardare, m ’induce a questa ricerca: e sarei ben contento di perdere tutto quel comodo che ricevono i miei studii dall’impiego che ora sostiene, quando ciò fosse per il di lei avanzamento. Del nostro ora abate Bonfiglioli che ne sarà? Che del datario? Oh quante riflessioni, ho mai fatte in questa congiuntura. Come sono imprescrutabili i giudizi di Dio e vano e fallace il giudizio e le cure degromini! Il nostro signor cardinale Fani,uzzi forse passerà presto in conclave, e gl’auguro non già il pontificato, ma tal pontefice che conosca e premi il di lui merito, giacché l’essere pontefice a tali tempi non lo riguardo un bene d’augurarsi. Bologna, primo ottobre 1774.
30 f. 56
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E primieramente desiderarei facesse ricerca nell’archivio se vi fosse alcuna notizia di Pompilio Amaseo figliolo di Bomolo. Esso di sè dice, che dal pontefice Giulio III fu mandato nunzio apostolico per certe ver tenze a Ferdinando re de’ Romani, come dice apparire da breve, ed essere ancora stato adoperato da Gregorio X III etc. Mi premerebbe di verificare questi fatti. Questo è ciò che di presente in materia di letterario ho da incomodarla. Circa poi alle curiosità correnti, bramerei sapere se sia vero ciò che viene enunciato in una gazzetta di Venezia e cioè: che li cardinali della congre gazione gesuitica risposero alli voti de’ cardinali Eantuzzi e Simoni, da’ quali si pretese che con la morte del papa sia cessata la facoltà di detta
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congregazione. Forse questa congregazione nell’essere formata dovette avere a suo prò qualche clausola, onde sussistere, anche cessando chi gli gli aveva dato le facoltà. Sento pure ohe sia per aver fine l’operetta à eW A necdota Letteraria che si produceva costì, per non ritrovare più materiali. Veramente mi dispiace, perchè in detti tometti vi era sempre qualche cosetta di bolo gnesi, che faceva al mio caso. Gran che non si pensi prima di un’intrapresa al come sostenerla·. Il nostro Biancani è stato incomodato in villa di podagra, ma mi fece dire che sperava oggi, giorno di sabato, di venire alla città; non ho per anche mandato a casa sua a intendere se sia venuto, perchè è di buon mattino. Bologna, 5 novembre 1774.
31 Accusando due sue, le rendo distinte grazie per la premura della ricerca fatta circa Pompilio Amaseo. La notizia della spedizione accennata è tratta da un manoscritto dell’Ambrosiana scritto dallo stesso Pompilio, nel quale fa la vita di suo padre e dice di se stesso quanto gl’accennava. Ma chi sa cosa intendesse per quella commissione. Le notizie di Paolo Liazari, di Macagnano1 Azzoguidi e di Pietro Bonpietro le tengo. Mi saranno bensì gradite quelle di Lianoro Pianori, che non ho. Come pure la prego osservare nel pontificale di Giovanni X X I I se nulla si trovi circa la dedica fatta a detto pontefice da fra Andrea Doto, di un’opera di certo fra Bonacorso domenicano. Come pure nella Vaticana al codice 3224, dove sta un manoscritto di Vespasiano fiorentino delle vite degl’omini illustri del suo tempo, osservare se, oltre quella del B. Nicolo Albergati, ve ne sia altra di bolognese. Vegga come mi prevalgo delle cortesi sue esibizioni. Lei non può credere quanta pena provi nel vedere che per anche non sia servita della ricercata copia dal nostro Biancani, che tutt’ora se ne sta in villa, benché abbiamo la neve alta. Giorni sono avendo però fatta ricerca di lui, mi mandò a dire che veniva con tutta la famiglia dimani 24, in città. Il motivo di questo soggiorno in villa si è l’imbarazzo della gran fabbrica nella casa acquistata, che la riduce a palazzo. Divisione di camere dalle cantine al soffitto, volte, scale magnifiche interne ed esterne. Facciata ri dotta all’uso moderno ed ornata magnificamente. Il disturbo de’ muratori ed il loco ristretto che gli resta d’abitare nel vecchio, e che dovrà proseguire 1 Cf. voi. II, p. 73, dove si corregga Matagnano in Macagnano, v.
F
an tu zzt,
Notizie eco., voi. IV p. 94 dove si parla di Domenico Macagnani.
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LETTERE DI G. EANTUZZI A G. MARINI
anche nel venturo anno, sono la causa che tanto si è fermato in villa. Può credere come instarò perchè sia servita e quante saranno le mie premure per ciò. Volesse pure il Cielo che il Visconti fosse il papa; almeno per parte del nostro Instituto si avrebbe a sperare qualche bene. Si fece ricerca tempo f. 58’ fa da l ’abate Taruffi nostro, auditore della nunziatura in Vienna, I per avere il gabinetto delle medaglie deU’imperadore che si era inteso pubblicato. Ma fu risposto che non si vendeva. Intesa però dal signor cardinale questa nostra ricerca, disse che ci avrebbe mandata quella che gli era stata rega lata. Venuta l’occasione del conclave fece sapere che, dovendo esso pas sare per Bologna, si voleva fare il merito di presentare all’Instituto questo libro, come difatti ha eseguito gentilissimamente, portandosi all’Instituto; ed inoltre ha pure regalato un altro bellissimo libro, che parimenti non è in commercio ed è il Godex epistólaris R od u lfi Im p er. In foglio e legato magnificamente, come lo è pure il gabinetto; ma l’in taglio delle medaglie è assai cattivo. Ha detto tenere ancora altra cosa da regalare, che forsi si avrà al suo ritorno. Veda se le nostre speranze sarebbero ben fondate divenendo papa, quando non accadesse ciò che si dice che tionores mutarti mores. nell’ultima mia la ricercava se era vero ciò che avevo inteso, cioè che non fosse per proseguire la stampa dell ’A n ecd ota Letteraria, perchè non trovavano materia, o cioè chi gliela volesse somministrare, chè certo ma teria non può mai mancare. Mi spiace se non proseguisse, perchè vi trovavo sempre alcuna cosa de’ nostri bolognesi. Sono ancora a pregarla di un’altra finezza, e cioè sapermi dire, chi dopo la morte del marchese ultimo Sinibaldi vi sia restato della fami• glia, come pure a perdonarmi le grandi cassature di questa lettera scritta in mezzo ad un mondo di ciarle... Bologna, 23 novembre 1774.
Gratissime mi sono state, ed opportunissime le notizie favoritemi del Lianoro, come moltissimo mi saranno quelle del Boncompagno, e per le quali gli avanzo le mie premure, da che con esse, e con il suo testamento che si conserva nella biblioteca regia di Parigi, ove spero aver mezzo per averne copia, si potrà fare un buon articolo. Nè pure ho potuto compiere alla commissione rapporto al nostro Biancani, da che domenica scorsa, come è suo costume, non fu a favorirmi, per avere in detto giorno appunto perduto il suocero dottor Giuseppe Pozzi, onde, come può credere, è stato occupatissimo. La moglie del nostro Giacomino va ad essere erede di un discreto bene, per un diritto suo proprio
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particolare derivatogli dalla madre. Dell’eredità del padre credo che poco gli possa pervenire, per la tenuità dello stato. Questo incidente non do vrebbe però così disturbarlo che non gli restasse qualche tempo per i papiri, poiché il dottor Pozzi ha lasciato de’ commissari che avranno tutti i pensieri. Si avicina il tempo in cui si avveri la predizione del famoso lunario Casa m ia, che predisse la morte del re di Prancia, e deH’ultimo pontefice, e che promette l’elezione del novo alli 17 del corrente. Tutto il mondo è in aspettazione ma le apparenze non sono favorevoli.
Bologna, 14 dicembre 1774.
Partì ieri per Roma diretto al nostro signor ambasciadore, ma segnato con lettere G. P. un balotto con alcuni pochi prodotti del nostro paese, che prego il mio carissimo signor abate a voler gradire e goderli con gli amici in queste feste, nel mentre che gli Eminentissimi stanno a tribolare in conclave per fare il papa. Il famoso drama si vende stampato a Firenze, ma con la data Rom a alla Stam peria del S ilen d o , per quanto mi si dice, ma l’avrò fra poco. Circa il mio debito rapporto al più distinto ragguaglio de’ libri donati alla libreria dell’Eminentissimo Visconti, eccola servita. M on n oies en or qui com posent une des différentes parties du Cabinet de S. M . l ’E m p ereu r depuis les plus grandes pièces jusque a u x plus petites. V ien n e chez J ea n Thom as Trattner, in foglio reale. Comincia: Souverains P on tifes J ea n X X , seguita 'Eugène I V e fluisce a Clément X I I I . Seguitano: A rchêveques - É vêques - A bbés et Chapitres. E m pereurs d ’A l lem agne, e comincia da Carlomagno. R ois selon l’ordre alphabétique des royaum es e comincia da quello d’In
ghilterra, Aragona, Boemia, Danimarca, Spagna, Francia, Ungaria, Napoli, Pologna, Portugalo, Prussia, Svezia. Elettori e Principi sovrani dell’impero, e sovrani d’Italia. Con in fine un supplemento. Catalogue des M on n oies en argent qui com posent etc. N ovelle édition corrigé, et considérablement augmenté. A Vienne, lo stesso stampatore. E procede con lo stesso ordine che nelle monete d’oro. Ma, come le dissi altra > f. 6r volta, l’intaglio è assai cattivo. L ’altra opera è la seguente: Codex epistolaris R udolphi I R om anorum regis.
Dopo la dedica all’imperadore presente e l’indice de’ capi, comincia; P a sti R udolphini cap. 1 D e turbatis im jjerii rebus ineunte saeculo X I I I P rooem ium . E dopo molti capi che formano la storia del detto Rodolfo,
cominciano le lettere. E la prima è segnata:
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LETTERE DI
e.
FANTlÌZZI A 6 . MARINI
L ìb r. 1° R udolphus rom anorum rex, electionem suam Gregorio X P . M . significat petitque ab eo coronari. E pistola, e così proseguisce con altre let tere. In fine: A u ctarium diplom atum ad codicem epistolarum R udolphi reg. rom pertinentium . Esso libro legato pure nobilmente ed in foglio reale.
Bologna, 17 dicembre 1774. 34 Bologna, 27 febbraio 1779. Con questa congiuntura, quando siate in salute come spero ed auguro, desiderare! mi faceste un piacere; di ricercare nella Vaticana fra’ codici della Regina Cristina, al codice 2033. una lettera di Paolo Manuzio a Camillo Paleotti, dell’enno 1573, e sta alla pag. 221; e caso non fosse delle pubblicate1 n ell’A n ecd ota Letteraria di costì, farmene far copia, come pure se altre vi dassero fra le mani di Manuzio, qualunque, non pubblicate, per servire ad un amico che mi preme. Il nostro Biancani se la passa benissimo, e vi saluta, ed impaziente d’intendere vostre nove di cére vi abbraccio.
35 C. A. Bologna, G marzo 1779. Perdonatemi, carissimo amico, se nuovamente torno alla carica, su il particolare di quel Girolamo da Casio.2 Ho voluto vedere di novo una copia della lettera, o breve, di Leone X diretta al medesimo, che sta in una nostra cronaca, che contiene molti buoni inserti. La qual lettera o breve dice: L eo P a p a D ecim us U niversis et singulis ad quos presentes nostrae pervenerint salutem etc. D ilecti filii H iero n im i quondam M elchioris de P andulpM s de Casio bononiensis utili atque fideli opera in m inoribus constituti et cardinalatus honore B ononensique legatum m unere fungentes fam iliariter u si etc.
Con questo breve il pontefice volle essente Girolamo, che era per por tarsi in Gerusalemme alla visita de’ luoghi santi, da ogni pedaggio, gabella ecc. in ogni parte del mondo, ed in ogni provincia e stato, che sia per passa re, sì esso che il suo equipaggio consistente in 10 persone (grande autorità, a 1 La lettera era pubblicata fin dal 1582 nel volume P a u l i M a n u t ii Episto larum libri X I I etc., libro X I I , lettera 5, con datazione incompiuta; nella copia del codice Reginense la data è: “ Romae, pridie id. Apr. M D L X X III; cf. anche P a sto re llo E., Inventario cronologico dell’epistolario Manugiano in La bibliofilia, dispensa 7-8, 1928, p. 303, n. 954. 2 Cf. voi. II, p. 168, lettera 121.
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ANNI
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que’ tempi, de’ pontefici, di disporre de’ diritti de’ principi! Di presente, chi sa se il papa viaggiasse in persona se questi principi volessero nè pur far esente da pedaggi e gabelle la sua stessa persona). In appresso lo fa esente da ogni imposizione, gabella, tributo non solo nella sua città di Bologna, ma in ogni loco dello stato ecclesiastico dove si volesse fermare sì esso, che suo figlio. E il breve è « Datum Eomae, apud Sanctum Petrnm, sub annulo Piscatoris, die xi maii 1513, pontificatus anno primo ». È sottoscritto « Baldasar Stuerdus » se pure leggo bene, perchè è scritto assai male. Fu questo segretario forse antecedente al Bembo? Sono curiosissimo di sapere tutto quello che posso di costui, per far vedere cosa possa la fortuna ed il favore strambo di un principe. Da che costui era un montanaro, ma che fece di gran denari nel mestiero di gioiel liere e che fu un strambissimo poeta, ma che pure così incontrò il favore di Leone X , che gli spedì per fino il breve di senatore, ma che per le rimo stranze del senato dovette ritirare, e dargli in cambio una pensione. So che Leone X si dilettava di dar pascolo a certi matti, per prendersi gioco, e forsi si doveva compiacere della pazzia di costui che voleva essere poeta. P. S. Mi dimenticavo ringraziarvi della lettere inviatami di M. Garampi, e comprendo benissimo la dificoltà di avere di colà notizie circa il Caprara. L ’indicazione però degli autori che ne trattano mi puole essere giovevole, se mi vien fatto di ritrovargli qui.
36 f. 67
Carissimo amico Bologna, 19 gennaio 1780. Accusando di avere ricevuta la bellissima ed ingeniosa scrittura del Costantini,1 ne'rendo distinte grazie per tutte quelle premure che vi sarete preso per favorirmi, che nella rarità nella quale sono venute le copie di questa scrittura, mi figuro saranno state moltissime, e perciò mi sono quasi pentito di averne fatta la richiesta; e tanto maggiormente, perchè mi è caduto il dubbio che, per averla l’abbiate rubata da qualche gazofilacio di un avvocato o di un procuratore, il che se fosse, intendo che il peccato sia tutto vostro. Il nostro Giacomino Biancani è tutt’ora in villa per lo spavento del terremoto, e non si rimetterà in città che alli 21 corrente e qualche giorno dopo, perchè se sfugge gli 21 giorno nel quale cade il plenilunio, si crede poi sicuro dal terremoto, dacché i terremotisti sono persuasi che il terre moto dipenda dalle fasi della luna. Oh! vedete se stiamo freschi. Finalmente è andato sotto il torchio il primo tomo della mia opera, arivederci però per averlo compito, abbenchè mi sii precauzionato di avere in casa tutta la carta occorrente, e togliere così la scusa della mancanza 1 Cf. voi. II, p. 178, lettere 132 e 133, dove si fa ricordo di una «benedetta scrittura » lì per lì non ritrovata e poi spedita, ma senza commettere furto ! 3
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LETTERE DI G. EANTUZZI A G. MARINI
di essa. Non crediate però che mi abbia ad accadere come al buon nostro p. Maestro Martini e Trombella, che hanno avuto ad ammalarsi per bile mossagli dalla mancanza di parola e lentezza de’ loro stampatori. Noi siamo senza carnovale, con molto dispiacere deH’Eminentissimo legato, che avea già sottoscritte le licenze de’ teatri, ma un ordine di Eoma glie le ha fatte ritirare, abenchè ciò nasconda e porti l’affare con disinvol tura, il che sempre più accresce l’animosità contro l’arcivescovo.
37 Carissimo amico Bologna, 9 febraro 1780. f. 69
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Dopo una scossa non leggiera di terremoto, che avessimo la sera alle ore 24 delli 30 gennaro, il sabato 5 febraro alle ore 11, venendo la domenica, fossimo sopresi da una più terribile e delle maggiori che in questi mesi si sia inteso. Incominciò con una romba, così forte, cupa, che scosse gli edifici per ogni verso, e si videro in quel punto de’ lampi; questa fu seguita da due fierissime scosse da levante a ponente, e tali che mi credetti perduto con tutta la città, tanto più che rimpetto alle mie finestre intesi cadere molte pietre, che furono poi due camini, o fumaioli. Pure in una minaccia così grande alcuno non è pericolato; le fabriche bensì hanno sofferto mol tissimo, e la mia è fra quelle. La cupola della mia scala, che si era non . poco risentita per le scosse dell’estate scorsa, si era con nuove chiavi di ferro, e con nuovi legnami nel coperto riattata, e si credeva assicurata, ma in questa scossa si è null’ostante così risentita, che minaccia, onde ho dovuto farla legare tutta di legnami, e di ferro, per asicurarla fin a tanto che ces sato questo flagello si possa assicurare stabilmente. Ma quel che è peggio, carissimo amico, che non siamo ancora sicuri, da che di tanto in tanto si sente la terra traballare, benché leggermente. Io era in adietro fra quelli i quali non rilevavano questi piccoli urti, e traballamenti, che si sono sempre intesi da moltissimi, ma dopo quest’ultima scossa io pure gli rilevo benis simo: agiungete che per l’effetto di queste tanto reiterate scosse, le case che erano saldissime, e massime nelle più robuste, si poteva ben caminar forte e far rumore, che non si rilevano mai far tremito, ora ad ogni picciolo passo un poco forte, al chiudersi di una porta o altro si risentono, e questi risentimenti non potete credere quanto sorprendino e spaventino, massime che moltissimi hanno sofferto nell’individuo, e particolarmente le donne. Il nostro Giacomino è sempre in villa, dove per altro non va esente f· 69’ dal I l ’essere visitato anche colà, dacché ora particolarmente tiene il terre moto la direzione verso dove ha la sua casa. Non ne ho mai più inteso nuova da che si partì da Bologna, abenchè due volte si portasse da me, venendo in città, ma non mi ritrovò in casa. Vi è chi crede che non sia solo l’oggetto del terremoto che lo trattenga in villa, ma più interesse d’economia.
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In queste funestissime circostanze il buon arcivescovo è instancabile nelle devozioni di processioni, di tridui, e posso dirvi che fa una fatica che commove tutta la città: il legato se la è passata questo carnevale, in colazioni, pranzi e cene e in liete conversazioni. Voi che siete nel Sancta Sanctorum, orate pro nobis Per terminare poi di darvi conto di me, vi partecipo che la mia opera si è finalmente cominciata a stampare, ma vi è mai pericolo resti sotto le ruine, l’opera e l’autore? Dopo tutto ciò vi rendo inteso che ho incaricato certo signor Tonarmi. 1 bolognese, uomo di molta capacità nelle materie di cambio e di traffico e che sta sul momento di pubblicare varii tomi di un’opera su questa materia, lo ho incaricato, dissi, portarsi a salutarvi a mio nome e a darvi conto di me, e se mai gli occorresse alcuna cosa costì, vi prego caldamente a favorirlo, perchè è persona onesta e che lo merita.
38 f. 73
C. A. Bologna, 23 febraro 1780. Rispondo, carissimo amico, a due vostre, una delli 5 corrente, l’altra dell’ordinario scorso 16 detto.2 E per la prima vi ringrazio delle notizie che con essa mi favorite, tratte dalla Barberina, alcune delle quali avevo già da voi ricevute; altre nuove, e quando avete ozio e volontà, vi prego del proseguimento. Vi sono del pari obbligatissimo per le cordiali espressioni della seconda, dell’interesse che prendete della trista nostra positura. Dopo avere sofferto le scosse, certo sensibilissime e pericolose, dell’estate scorsa, senza averne sofferta alcuna impressione nell’animo, quest’ultima, senza avvedermene, me ne ha fatta moltissima, sicché ho dovuto passare tre o quattro tristis sime notti, con sogni funesti e con svegliarmi all’ora che sentii la scossa con grandi tremori ed affanno di spirito; vi si era poi anche aggiunto del raffreddore fatto ormai universale nel paese, il che tutto mi era molestis simo. Ma, lode al Signore, tutto è guadagnato, ed ora la passo bene augu randomi che altro non accada, ma si vive in un continuo sospetto, il che fa uno stato un poco dispiacevole. Vi ringrazio del favorevole accoglimento fatto al mio raccomandato, persona di buon volere ed onestà e di capacità nel suo rango. Circa poi alla cortese esibizione di trovare associati alla mia opera, mi vi protesto obbligatissimo, e tengo a calcolo questo vostro gentile pensiero per prevalermene forse quando sarà pubblicato il primo tomo, credendo che a questa maniera mi sarà più facile ritrovare associati. Circa di che 1 La lettera successiva, nel f. 71 del cod. 9049, è di semplice commendatizia, in favore del Tonarini, per cui v. anche voi. II, p. 182, lettefa 137. 2 Vedi il voi. II, p. 179 o 180, dove la. 2» lettera, la 134, ha là data del 19 febbraio.
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LETTERE DI 6 . EANTÜZZI A G. MARINI
udirò volentieri il vostro parere. Quello che posso dirvi si è che l’edizione viene bellissima, di un ottimo carattere, e di una carta bellissima, voglia Iddio che corrisponda il corpo. Quando credevamo di andare incontro alla miglior stagione, dopo alcuni giorni di un vento fierissimo di tramontana, abbiamo una neve grossa, onde siam tornati nel bel mezzo d’inverno. Oh quante stravaganze e sotto e sopra! Per quello poi mi dite rapporto a l ’Hamilton, questo è già più di un anno che non so per qual mezzo fece giungere alla libreria la sua opera. E siccome io più non tengo dietro a quel loco, che di presente vi dico è abban donato da’ senatori giovani che vi presiedono, ed in una somma confusione, f. 73’ come tutte le altre cose del paese, così non sapevo vi fosse I arrivato, ed io avevo perduta la memoria di avervene fatta parola. Riguardo poi se sia stato ringraziato o no, ne ho interrogato il bibliotecario Montefani, e mi ha risposto che subito giunto il libro ne fece consapevoli que’ signori, appunto perchè compissero a detto ufficio, ma se lo abbiano fatto non lo sa. Eccovi le.mie sincere discolpe, per le quali spero che restarete placato, e mi vorrete null’ostante bene, come ve ne voglio a voi moltissimo. Addio.
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Carissimo amico, Bologna, 26 aprile 1780.12 Supponendovi di presente, carissimo amico, dopo la partenza da Roma delle altezze loro in un ozio ed in un riposo tranquillo, riandando entro la vostra mente tutte le grazie ricevute, gl’onori, i premi, e consolandovi del destino che vi è toccato, non ho voluto mancare di presentarmivi, per farvi le mie congratulazioni, e per augurarvi che questo piacere vi occupi per lungo tempo, e che tutta la dissipazione alla quale siete stato soggetto fin qui abbia sradicato dal vostro spirito tutti gl’effetti ipocondriaci a’ quali siete stato soggetto. Io, lode al Signore, la passo benissimo, e la stampa della mia opera va avanzando con qualche sollecitudine. Desidererei sapere con quali sentimenti sia ritornato Rostro Signore dal viaggio delle Pontine circa i lavori, mentre dalla parte del legato si dicono cose gloriosissime del Rapini, sua creatura, che non corrispondono con quello si ode dalla parte dell’arcivescovato; come pure se sia riuscito al mio raccomandato di presentare una copia de la sua opera all’arciduca.2 Io spero nel venturo mese che sia per rimettersi in città il nostro Biancani, credendosi abbastanza assicurato del terremoto.
1 Questa data non è chiara nel ms., sembra 1781, ma le lettere 135 e 136 del Marini fanno giustamente pensare die la data di questa lettera è del 26 aprile 1780, cf. voi. II, p. 181 sg. 2 Cf. Yol. II, p. 182, lettera 137.
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40 f. 81
C. A. Bologna, 30 aprile 1780. Perchè, carissimo amico, comprendiate che per tacere alcun tempo non ho perduto nè il diritto d’incomodarvi, nè di volervi in ozio per mia parte, vi prego di osservare ne’ registri delle bolle di Martino V, all’anno ix se si trova una bolla diretta R om eo de F oscarariis M iliti B on on ien si ac potestati civitatis Perusinae.
Ed a Nicolò V, anno n, al detto Foseärari A rch iepiscopo Beneventano gubernatori B on on ien si: Quod ex im a t R om eum de F oscarariis a solito pedagio super quodam eius m olendino.
E favorirmene dell’estratto, omesse le clausole e formalità. Perdonate l’incomodo ed amatemi.
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f. 75
C. A. Bologna, 7 giugno 1780. Dopo avervi, carissimo amico, ringraziato moltissimo per la notizia tra smessami del Foscarari,1 sono costretto a prevalermi della cortese vostra amicizia per altro affare ben diverso, del che prima ve ne chiedo scusa ben di core, e vi prego a credere che sono contro il mio genio ed il mio costume condotto a questo passo da pura necessità, essendo alienissimo dell’incomodare gl’amici per affari d’interesse, massime chi è occupato nelli studi e nelle lettere. Io tengo una causa in Roma avanti monsignor Gavota, contro un ricco birbante, che moltissimi anni sono condusse il da bene fu senatore mio fratello a dargli in affitto certa tenuta, spirata la presente locazione che va a terminare in quest’anno, per il solo aumento d’affitto di zecchini cin quanta. Morto mio fratello e scoperto questo contratto, il quale però era stato ratificato tre anni sono, ed essendomisi presentati quattro oblatori a questa affittanza con l’aumento di fino a ducento zecchini, per i bonifici che dal presente affittuario sono stati fatti, reclamai il contratto fatto col fratello, come indebito, e per scanzare le questioni, esibii a chi aveva fatto tale contratto, che malgrado le offerte fattemi, avrei lasciato correre il contratto per la metà di meno d’aumento di quello mi era esibito dagl’altri. Ma costui non ha voluto cedere per nulla, onde consigliato da’ miei legali, l’affare si è porto in giudizio qui in Roma, e mi si scrive che il giudice monsignor Gavota volle pronunziare la sentenza e non ha voluto accordare 1 Ved. voi. II, p. 183.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
al Calzechi mio procuratore che dieci giorni di tempo per rispondere, tempo sì breve, che non lascia luogo al procuratore, d’informare a dovere il giu dice del mio diritto. L ’avversario è potentissimo in denari e vedo benissimo i suoi sforzi per sostenersi. In tale stato di cose io non desiderarci altro dalla vostra cortesia, se non che v ’adopraste per trovar mezzo valevole presso detto monsignore, che si dice disposto a darmi sentenza contraria, perchè accordasse un poco più di tempo al mio procuratore Calzechi, per stendere la sua scrittura, ed illuminarlo più chiaramente del fatto. f. 75T Io conosco bene che se questo monsignore si è persuaso che io non abbia ragione, forsi il tempo poco servirà a smoverlo, null’ostante, come il Calzechi mi fa credere che potrebbe rimoversi, sono in dovere di tentare ogni mezzo valevole, perchè sia fatta giustizia. Ecco, carissimo amico, uno di quegl’imbarazzi in cui sono posto dal miò stato presente, i quali non potete credere quanto mi costino, per esserne alienissimo e per trovarmi per questi in necessità d’incomodare degl’amici. E credetemi che per il presente affare l’interesse di cento zecchini di più o di meno nello stato in cui mi ritrovo non mi fa alcuna pena, bensì più mi move il dover porre questo interesse in mano di una persona di mio sommo contraggenio, perchè divenuto richissimo a’ miei giorni, con simile razza di contratto e con la quale mi converrà sempre di stare vigilantis simo e in difesa.
42 f. 79
C. A .
Bologna, 12 agosto 1780. È così lungo tempo che non ho inteso vostre nuove, carissimo amico, e che non ve ne ho date delle mie, che non potendomi più rattenere nel desiderio dell’uno e dell’altro mi sono determinato di venire a farvi una visita con questa, ed a ricercare come ve la passiate nel vostro sistema di piacere nel quale mi scriveste esservi stabilito in casa Albani, e se acqui state delle belle notizie nel svolgere le biblioteche che mi accennaste. Mi raccomando, se mai alcuna cosa di particolare ritrovaste de’ bolognesi, a farmene noto, e fra l’altre di un certo Giovanni Lamola del quale si parla dal nostro Biancani nelle sue lettere sopra Celso, che mi sono piaciute moltissimo, come la nota in esse nella quale si parla di voi. Quando sarete alle vostre camere dell’archivio, e perciò più comodo alla biblioteca vati cana, me ne avisarete, vi pregarò farmi far copia d’alcune lettere risguardanti questo Lamola che v ’indicarò, se pur non sbagliano le mie notizie. Io sono un miserabile solitario in in una gran casa, che sembro un sorcio in S. Pietro di Boma, essendo giorni sono partita di casa, compiuto l’anno vedovile, la signora cognata, che ho stabilita fuori di casa, con congruo assegno, abbenchè non fossi tenuto che alla restituzione della sua dote, con i frutti della quale però non poteva sussistere: e ciò ho fatto per
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non volere in casa imbrogli di donne, e massime di una che non mi poteva giovare a nulla. Questo imbarazzo di collocare la cognata, di assettare alcune cose domestiche, l’avere in villa un palazzotto cominciato dal fratello, ma non compito e che è toccato a me di compiere senza per anche averlo potuto ridurre a termine, da starvi con comodo con la famiglia, ha fatto sì che fin ora non ho potuto godere del piacere della villa, ed ora che le cose sono ridotte a termine da potervi pure alloggiare in qualche maniera; si è posto in piedi una stagione scirocale con continui temporali e pioggie, sicché non occorre pensare a villeggiare che a tempo migliore. Del nostro Biancani non vi darò alcuna nuova, perchè sempre in villa. Ed ecco dato sfogo al mio desiderio, che vi prego di gradire in attestato del desiderio che sempre ho grandissimo che mi amiate e che siate persuaso che vi amo. Addio, addio.
43 Bologna, 20 settembre 1780. f· 87 Sento che i nostri signori senatori1 siano assai ben accolti nell’univer sale da Boma, e che alquanto si sia temperata la collera di Nostro Signore, e che presto siano per avere udienza. Non è perciò che vi sia loco a sperare di cambiamento di massima, e di ciò ne sono persuasissimo. Si è fatto apporre nella Gazetta di Firenze che il signor senatore Angelelli si è portato a Boma ad assistere ad una fonzione che deve fare il suo fratello che sta appresso al signor cardinale Duca, e il senatore Ercolani per asistere ad una sua causa, e il nostro Eminentissimo ha voluto che tutto ciò sia detto ancora nella nostra Gazzetta di Bologna. Fra tanto alla sfilata vanno giungendo a Bologna soldati da Castel Franco, quali per non essere prima stati preparati gli alloggi, nè disposto l’occorrente, alloggiano alla peggio, e la paga si ricava dal banco Gnudi, a conto di sua Eminenza, perchè non si è previamente stabilito come pagarli, e su quali fondi creare il debito per pagarli. Io me ne vivo nel mio ritiro, ora in città ora in villa, a conto della pes sima stagione che corre, e mi guardo bene dal parlare delle cose correnti. Novamente vi raccomando il coraggio ed una diligente cura, ed avisandovi di avere fatto intendere al Zannetti, essendo da me, il vostro stato, di vero core vi abbraccio. 1 Cf. voi. II, p. 186, lettera 142.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
44 f. 89
Carissimo amico, Bologna, 7 ottobre 1780.
Quanto vi sono mai riconoscente, carissimo amico, per Fumanissimo pensiero che vi siete dato, benché appena sortito dal letto, di darmi vostre nuove, nel tempo che già mi ero indirizzato ad un amico, che tiene carteggio costì con persona che vi conosce, per avere notizie del vostro stato, senza incomodarvi nella situazione in cui vi trovate. Siano mille benedizioni alla misericordia dell’altissimo che vi ha tratto dalla malatia che avete sofferta, e formo i più fervidi voti alla stessa bontà del Signore, perchè vi ristabilisca perfettamente, perchè vi preservi in avvenire; ma molto maggiori perchè vi dia coraggio, se altra volta per suoi giustissimi fini, volesse farvi ammalare, da che ho apreso dalle vostre lettere che l’animo, da che forse questa è stata la prima grave malatia che avete sofferto, era assai smarrito. Amico carissimo, ogni poco che consideriamo la nostra constituzione fìsica, che tutta consiste in un perfettissimo equilibrio, rileveremmo 1 che è ben maggior meragiglia il non ammalarsi, che il viver sano, e vedremmo 2 che le macchine meglio composte sono soggette a’ suoi casi, ed alle sue alterazioni. Ogni materia qua giù si risente e del tempo e dell’urto degl’altri corpi. Vorreste voi essere da più del marmo, e del bronzo formato per vivere de’ secoli, a’ quali però conviene che cedano essi pure una volta? Io non ho avuta in vita mia che una grave infermità in età di 40 anni, e so che mi adiravo, quando mi si diceva dal fratello e dalla sorella, che facevano far delle preghiere per la mia salute; dicevo loro che era una temerità il pretendere che il Signore mi avesse voluto così distinguere da tutti gli altri uomini da non avere a soffrire, e di non essere contento abba stanza che me ne avesse preservato per 40 anni, mentre tanti altri sono oppressi da mali quasi per tutti i giorni della lor vita. Oltre tutto ciò non potete credere, amico carissimo, con qual timore risguardi tutti i grandi benefìci che mi fa in ogni genere il Signore in questa terra, per dubbio di non avermi a sentire intimare nel presentarmi a lui nell’altro mondo « Eccepisti bona in vita tua ». Coraggio e siamo rassegnati a soffrire ciò che è della nostra natura, e indiriziamo i nostri voti più tosto ad implorare rassegnazione e coraggio. Questo è quel mezzo unico che minora la somma de’ mali, e ci fa il gran bene di garantirci 1’animo che non infermi. A mali di questo il medico non ha rimedio. Del suo ben essere se ne risente la natura moltissimo nelle sue vicende, e ne prende vigore, e più forte resiste, e talora le vince. Ho scritto tutto ciò, amico carissimo, nella solitudine della mia villa per il piacere di trattenermi con voi, e per ricrearmi nella vostra convalescenza, f. 89’ e 1 farvi ridere, sperando che non vi avrete a male del mio buon animo. 1 Nel testo è scritto « rilevaressimo» invece di «rileveremmo». 2 Nel testo è scritto «vedresimo» invece di «vedremmo».
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¡irvi perfettamente, ma in qualunque parte del mondo vi andiate, vi prego, per quanto vi è cara la nostra amicizia, a non lasciarmi senza vostre nuove, chè sarei inquietissimo della privazione, e mi turbareste quella quiete che godo in questa villa, lontano dal turbamento di tutta la città, per la con dotta di questo Eminentissimo, il quale si va formando un corpo di truppe non si sa a qual oggetto, ed ora ad altro non si pensa che a preparare alloggi, a reclutar gente, con gravissima spesa, nel tempo che da Roma viene un progetto di nuove gravezze per pagare i debiti della città, e si comincia dal formare un debito per questo capricio. Addio, carissimo amico, replico le mie premure, e con la maggior cor dialità e abbraccio. 45 Carissimo amico,
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Bologna, 13 marzo 1781. Supponendovi già in quiete, e rimesso nella primiera positura di vita dopo la dissipazione del carnevale, vengo a farvi una visita, ed a ricercare dello stato di vostra salute. Mente però più desidero che buone nuove di questa, figurandomi che per la parte del dissipamento saremmo stati del pari. Io al mio solito non ho veduto un teatro, nè un ballo; runico stravizio è stato quello di andare due o tre volte fuori di casa a pranzo contro il mio solito, e d’aver fatto alcuni pranzetti in casa agl’amici, come uso ogn’anno. .Noi siamo in grandi vessazioni per parte di.questo nostro Eminentis simo legato ed accade fra la nobiltà ed esso quello che è una conseguenza degranimi esacerbati, con questo divario che i particolari gridano e fanno delle male grazie, ed esso si rivale con de’ fatti a dritto ed a rovescio. Per altro la commmozione in ogni ordine di persone è grandissimo, e voglia Iddio che col tempo vadi a terminar bene. L ’apologià del nostro pubblico attaccato tanto ingiustamente nella parte economica nel chirografo del nuovo piano, e dal nostro Eminentis simo, ora è in mano di un certo avvocato inglese costì1 in Roma, e del quale non mi sovviene il nome, ma che intendo di molto grido, e che ha intrapresa questa causa, con l’approvazione di Nostro Signore; quale anzi ha mostrato di gradire che vi s’impegni. Con tutto ciò però, qui si va avanti nella costruzione delle fabbriche per il quartiere generale de’ soldati, e per il quartiere alla piazza, e nell’arrolamento di canaglia straniera, che si aggiunge alla moltissima nostra che abbiamo già su la strada. Desidero che mi diate conto di questo avvocato, e se sia vero il tanto suo concetto, quale forse potrebbe operare che le cose nella sua generalità, risguardo al nuovo piano, non fossero eseguite, anche per la loro difficoltà, ma non credo già che opererà rapporto all’affare di questo presidio, che credo 1 La parola «costì» è aggiunta sopra il rigo, nel rigo è scritto e cancellato « di cose che si ».
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
l’oggetto più interessante del nostro Eminentissimo. Tutte queste gran diose spese, e di fabriche e di mantenimento di officiali, e soldati ora sì fa con gli dennari di avanzo che si dovrebbero impiegare in francazione di debiti, ma che per la nuova massima del chirografo, che ogni buona eco nomia si deve cominciare dallo spendere, si credono vantaggiosamente impiegati in questo uso. Tutto ciò fa che noi siamo divenuti un oggetto di compassione a’ nostri vicini, e non posso dirvi cosa mi si scrive da Firenze, da Modena e da Parma in disprezzo di Soma, e di questo Emi nentissimo. Ma questo è poco sollevo per noi. In tale funesto stato di cose io sempre più ringrazio il Signore del mio f·91' presente Istato, e sempre più mi tengo fermo nelle mie camere, ed all’appli cazione delle mie cosucce per star lontano da ogni attacco, da che tutto ora è pericoloso, e delle famiglie obili hanno sofferto delle vessazioni per leggerissime cause, ed anche ingiuste. Il che fa tutto il paese è in commo zione, e voglia Iddio che, proseguendo le cose, non abbiano col tempo un tristo termine.
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Amico carissimo Bologna, 24 marzo 1781 Provo un piacere grandissimo nell’intendere, che voi pure entrate a parte delle nostre disgrazie, come lo sono i vicini tutti, Firenze, Modena e Parma, dove non potete credere come si parli deH’Eminentissimo legato, e delle presenti vicende, e come si burlino fra le altre coso del presente armamento. Questa veramente è poca consolazione per noi, ma per lei lo è in qualche maniera, il ravvisare che dagl’altri pure si conoscano giuste le nostre querele. Oh mi sarebbe pure il gran piacere, dacché dite di essere tanto amico deff’Arschin se vi venisse fatto di sapere come pensi della causa commessa, dacché, per quanto ho inteso da’ signori del Eeggimento, il punto principale di esso consiste nella giustificazione della loro condotta economica, attaccata sì fieramente dal legato. E certo dalle cognizioni che ho delle cose pubbliche, parmi che possa sicuramente sostenersi, e tutto il dissesto derivare dalle disgrazie di carestia scorse, e dal dispendio gravosis simo ne’ lavori di acque. Ma il bello si è che pendente questo ricorso, e questo esame si va avanti nel reclutare le truppe, e nelle grandiose spese per la fabbrica de’ quartieri e nel misurare le terre della campagna per la nuova imposizione. Voi mi dite di annoiarvi nelle vostre conversazioni per non udire altro che discorsi di regali a’ nuovi sposi,1 ma abbiate pur flemma dacché do vrete anche sentir il tributo di Bologna, da che tanto è stato insinuato di costì, ed ora si sta attendendo il consiglio circa ciò che sarebbe più grato; e ciò sarà una nuova partita per l’economia. 1 Cf. voi. II, pp. 191, 193.
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Circa poi la querela fra il legato e l’arcivescovo, consiste questa nel l’avere i soldati arrestato uno, che poi gli fuggì fra le armi in un sagrato, c questi bravamente se lo tirarono fuori, e lo condussero al quartiere, ma fra pochi giorni alle instanze della curia arcivescovile fu rimesso nel luogo immune. Poco appresso accade che la pattuglia una notte, scoperti alcuni sbirri in agguato per fare una cattura in una casa, fattogli il « chi va là », questi non risposero; accostatosegli il caporale co’ suoi omini soldati, e richiesti chi fossero si annunziarono per la famiglia dell’arcivescovo; inter rogati cosa facessero ivi, negarono di dirlo, sicché il buon caporale stimò bene il disarmargli e condurgli al quartiere in arresto, dove vi stettero tutta la notte, finché la mattina, sul tardi, avvisatone con il rapporto il signor Cardinal legato, gli fece rilasciare. Si voleva da sua Eminenza accomodare l’affare con un complimento, ma, negando l’arcivescovo, di prestarvisi, poco appresso Ifurono pubblicati per due volte i monitori di scomunica, e f. 93v la citazione a comparire i detti soldati ed ufficiali, sì per l’uno che per l’altro caso. Fra tanto venne lettera di secretarla di stato al detto arcive scovo, accordandogli la ragione nel fatto, ma insinuando che vedesse di comporre l’affare, salvo il diritto della chiesa, e le convenienze del legato. In tale stato di cose l’Eminentissimo arcivescovo ha pensato bene di rimettere tutto alla congregazione dell’ immunità, pronto ad eseguire quanto gli sarà suggerito. Si sta attendendo di vedere come anderà a finire la faccenda; ma certo vi asicuro, come cosa intesa io dalla sua bocca, che si augurava nel presente stato di essere abate di S. Gregorio più che arcivescovo di Bologna. Dimani giorno di domenica avertirò il Biancani di quanto mi dite circa il giornale venturo di Pisa, il qual giornale vede sempre da me che ne sono associato. Voi pure vedrete l’elogio del consigliere Bianconi in quello di Modena, da che, dovendolo io stendere per la mia opera, ha gradito l’abbate Tiraboschi, che glie lo communichi per pubblicarlo prima nel suo giornale Ma le vostre cose, amico carissimo, sono serie e parti di un profondo sapere, le mie sono puerilità, delle quali ogni anima ragionevole è capace di farne altrettante. Ma che volete? quando si tratta solo di passare il tempo e farsi un piacere, v’à chi si diverte di un generoso o bel cavallo, e sapendolo ben manegiare, altri gli basta per lo stesso intento un somarello, da che non saprebbe cavalcar di meglio.
47 Carissimo amico,
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Bologna, 10 aprile .1781. Dopo rese le più fervide grazie all’Altissimo per esservi rimesso in salute, ve ne rendo anche a voi moltissime per il cortese pensiero di raggualiarmi del vostro stato, assicurandovi che moltissimo m’interessa tutto ciò che v ’appartiene, e massime riguardo la salute, da che essa e la quiete del
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
l ’animo, a senso mio, sono quegli unici beni, che possono fare la felicità in questa misera terra. Mi figuro che da casa vostra sarete ragguagliato del ritorno del flagello del terremoto, ed in qual trista e miserabile maniera siano state trattate le terre di Castel Bolognese, Brisighella e le città di Faenza, Forlì, ed altri luoghi, con perdita di omini e diroccamento di case, avendo questa volta occupato uno spazio grandissimo, ed intesosi anche nelle nostre montagne che fin ora ne erano state illese. 'Noi, lode al Signore, non ne siamo stati avvertiti che con un semplice tremore di terra, che durò per altro più della recita di un « A ve Maria »; e tale che tutti vivamente lo intesero, e si udì suonare più volte la campana del pubblico orologio. Oh Dio da quante parti siamo mai flagel lati, e sa Iddio come abbiano anche per noi a terminare le cose. 10 parto questa sera-, giorno di martedì, per portarmi al mio solito ritiro ne’ rimanenti giorni della settimana santa, e per godere con quiete e tranquillità fra i buoni frati dell’Osservanza delle funzioni correnti della chiesa, che mi piaciono moltissimo. L ’elogio del Bianconi l’avrete senza il giornale di Modena, da che ne facio tirare alcune copie a parte. Il silenzio degl’effemeridisti di Roma circa il Bianconi, mi era già stato predetto dall’abate Tiraboschi, che pure mi averti della mala intelligenza che ora passava fra l’Amaduzzi e il Bianconi, e come questo cattivo signor abate parlasse del detto Bianconi prima che mancasse. Oh omini, Oh omini! 11 nostro Biancani per ora si fa coraggio, nel timore universale di ritor nare a’ passati spaventi, e si ferma in Bologna, applicato alla stampa della prelezione fatta in congiuntura delle lezioni pubbliche che dà nella camera delle antichità.
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Carissimo amico, Bologna, 16 maggio 1781. Supponendovi già ritornato in Roma, ed in buon stato di salute, vengo a felicitarvene con questa ed a ricercare la conferma del vostro ben essere secondo il vivo mio desiderio, e che vi siate ben divertito in Albano.1 Questo caldo sciroccale che noi abbiamo, non so se sia egualmente in Roma, che se fosse eguale, in verità che non sentirei volentieri, che vi portaste al san tuario delle paludi Pontine, massime nello stato vostro di terzanario. Intendo che il pontefice sia stato contentissimo de’ lavori, ma odo altresì che questo non sia il sentimento comune circa l’utilità e buon esito di que’ lavori, e che le angustie della camera siano grandi. Pessimo stato per noi sudditi, massime nello stato presente delle cose, nel quale si fa un gettito 1 Nella lettera 151, voi, II. p. 194 sg., il Marini scriveva da Anzio dove era ospite della famiglia Albani.
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immenso di denaro per il capriccio di queste milizie, che sono inoltre in uno stato sommo di confusione, e che sono un vero ridicolo, se l’interesse non lo facesse un oggetto più tosto di pianto. Voi non vedrete più l’elogio del Bianconi nel giornale di Modena, che il conte Ansidei1 ha fatto tale ricorso all’abate Tiraboschi, perchè non ammetta tale elogio ove in esso si parli che il Bianconi sia stato medico, che malgrado tutte le rappresentanze fatte dal detto abate al signor conte per farlo ritornare dalla stortura, e col rapresentargli che il conte Mazzuchelli ne’ Scrittori d’Italia, nell’articolo Bianconi, articolo inviatogli dal detto consigliere Bianconi stesso, come si è saputo, ne parla come medico. Lo stesso Gio. Lodovico nelle sue opere s’intitola medico; nulla di meno non vi è stata maniera di vincerlo, onde l’abate Tiraboschi per non disgustarlo, ed io pure per non voler brighe per queste pazzie son convenuto col detto Tiraboschi che si tralasci di pubblicarlo. Le stesse premure sono state avanzate dall’Ansidei a monsignor Fabroni, perchè non si parli che sia stato medico, nè pure nel suo giornale, e così pure si è fatto dagl’Effemeridisti di Roma. Oh vedete che stramberia, della quale però non mi mera viglia da che ho inteso come sia formata la testa di detto cavaliere, il quale ha tale premura, per non pregiudicare al diritto di sua famiglia alla Croce di Malta. Ma io non so se in congiuntura di prove di nobiltà da parte della moglie, la religione2 esaminerà lo stampato, o più tosto le fedi di battesimo. Voi sarete ben persuaso che tutto ciò non m’importa un fico, e che nella mia I opera le premure del signor conte Ansidei non m’impediranno f. 99' di dire il vero.
49 f. 101
Carissimo amico, Bologna, 25 luglio 1781 ►Sono a prevalermi della vostra pazienza e cortesia, carissimo amico, per tutt’altro che di erudito questa volta, e cioè col pregarvi di ottenermi la licenza, o breve per celebrare la Messa quotidiana in un oratorio privato de’ nostri orfani de’ mendicanti, detti della Pietà, i quali, abbenchè abbiano la chiesa pubblica, le feste si radunano in questo oratorio per recitarvi l’officio e fare altri esercizi di pietà. Questo è interno in detto conservatorio, e, se fosse possibile che nella festa che celebrano di S. Luigi e di una loro immagine della B. Vergine, che non ha giorno determinato, ma in una domenica dell’anno, secondo il comodo, che se ne potesse celebrare due. Siccome questo è un luogo pio assai povero, avevo tentato se fosse stato possibile avere questo breve per rescritto, a risparmio di Spesa, ma sono stato assicurato che di presente, niuna grazia si fa più dal S. Padre, 1 Cf. voi. IX, p. 196, lettera 152. Il F a n t u z z i , parlò di Gio. Ludovico Bian coni in Notizie degli scrittori bolognesi, II, 191 sgg.
2 Cioè l’ordine di Malta.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
che ha bisogno di denari, così sono in necessità di tenere la strada ordinaria, e spendere il consueto, ma null’ostante mi raccomando alla maggiore eco nomia, abbenchè sia persuaso che questo termine non s’intenda in codeste secreterie. Il nostro Biancani è andato in villa, e prima di partire gli feci vedere l’estratto del libro di Foggini,1 che se ne compiacque, e lo riconobbe degno di voi, ed io benché non me ne intenda, me ne rallegro moltissimo; come moltissimo mi sono consolato del presente vostro ben essere, che vi prego di far ogn’opera per conservarlo, prendendo buon aria, ed astenendovi dall’applicazione, come altresì a conservarmi la vostra preciosa amicizia che niente mi è più caro, ed abbranciandovi di cére resto.
50 f· 85
C. A .
Di Villa, 25 agosto 1781. Oh quale amico incomparabile! Di quanto sono io mai debitore a questo vostro delicato, ed onesto sentimento! Nel presente favore 2 che mia vete compartito vi sono annesse due prerogative che lo rendono per me di un valore grandissimo, la sollecitudine cioè, e l’economia, l’una e l’altra delle quali mi faranno fare un’ottima figura presso i miei colleghi della congre gazione de Mendicanti. Ho perduto pochi giorni sono con mio sommo rammarico un ottimo amico nella persona del priore Gio. Battista Bianconi,3 zio del consigliere in età di 80 anni, la conversazione del quale ogni dì di festa mi era imman cabile, e mi era carissimo, per le sue qualità di ottimo ecclesiastico, e di vero e sodo erudito.
51 f. 103
Carissimo amico
Bologna, 8 settembre 1781. f. 103V
Circa poi alle cose dello stato, se il vostro è in disordine, il nostro non lo può essere di più. Tutto è regolato da un vero dispotismo, e manumesso non solo il gius municipale, ma il comune ancora, e quel che è più ci sembra di essere a’ tempi delle proscrizioni di Mario e Siila, dacché i delattori che stanno in ogni angolo delle case e delle botteghe fanno riempire le carceri di poveri infelici operari e persone di qualche condizione, per accuse di avere sparlato del legato, di avere intese o ritenute satire e simili argo menti, e si fanno languire in carcere per lunghissimo tempo e senza che 1 Cf. voi. II, p. 197. 2 Cf. p. 198, lettera 155. 3 Morto il 13 agosto 1781, ef. F a n t u z z i , op. cit., II, 189 sg.
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ANNI 17 81 . 17 83
nulla si possa penetrare di loro. So che siete savio e discreto, e che non farete uso di questa mia, e che non mi vorrete procurare o uno sfratto o una forte pena, dacché un notaro ora è sotto un rigoroso processo, e si è rifugiato in chiesa, appunto per un carteggio che teneva in Eoma delle cose nostre e della condotta del legato. Sono molti anni che vivo una vita ritiratissima, ma ora sempre più concentro e me ne vivo lontano dal mondo, e cerco la più esatta misura del discorso.
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f.
Carissimo amico, Bologna, 29 gennaro 1783. Oh quanto mai mi è stata cara la vostra lettera delli 22 gennaro 1 e quanto mai ve ne sono tenuto! Mancavo di vostre nuove fino dalli 18 decembre ed ero in una grande apprensione che non foste incomodato con l’avervi ripreso le terzane, e quanto questo sì lungo silenzio mi fosse penoso ne sono testimoni e il nostro Biancani e Guido Zannetti da’ quali facevo continuamente ricerca per sapere se avevano vostre nuove. Ora che con mia somma consolazione ho inteso che vi portate bene, me ne ralegro con voi, e consolo me stesso grandemente. Parte sul principio dell’entrante mese da Bologna l’avvocato Aldini2 per sposare la figlia di Gaetano, o sia di S. E. Signor Bapini, ed a lui ho consegnata una copia della mia opera da farvi tenere. Venti anni addietro costui mi serviva di perito aiutante nella visita dell’acqua fatta dal Cardinal Conti, ed a quel tempo un falegname capo di bottega, o un pizzi carolo sarebbe stato partito conveniente alle sue figlie; ora è ben altro e bisogna fargli di cappello. Corre però qui una voce che qualche cosa di sospetto sia entrato in mente del S. Padre, rapporto al febee esito de suoi lavori, e della spesa. Nel venturo marzo o aprile si dice che venga a Boma, anzi esso stesso lo dice, il nostro legato, invitato già da Sua Santità a visitare queste Pon tine, io però lo ho per un pretesto, e che per tutt’altro si mova. Questo nostro monsignor Vicelegato d’Aquino mi ha fatto intendere per il suo secretarlo che il P. Afflitto di Napoli desidererebbe cambiar meco la sua opera de’ Scrittori Napolitani; al che ho risposto che ben volen tieri ciò si farà da me, e siamo restati di concerto che esso mandi la sua opera a voi che mi farete tenere, ed io vi manderò i miei due tomi, perchè gl’indiriziate a Napoli a detto P. Afflitto, ma ciò sarà allor che mi scrive rete di aver ricevuti quegli di detto padre. Non credo che a Boma sia venuto alcuno de’ miei tomi. Ora ne ver ranno, dice lo stampatore alcune copie dirette al padre Becchetti, sicché penso che il detto stampatore pensi per se stesso all’esito, da che vi ha inte1 Cf. voi. II, p. 225. 2 Cf. voi. II. pp. 226-227. Un Inventario delle carte Aldini è nelle Pubblica zioni d. B. Archivio di Stato di Bologna, a cura del Dr. G. Cencetti, Bologna, 1915.
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LETTERE Ì)I G. EANTUZZl A G. MARINI
resse. Per altro gradirò che lo poniate nella nota de’ libri che mandate a Yitemberga: se lo potete insinuare ad alcuna libreria o particolare il farne acquisto. 106' Molte copie sono venute a Bologna dell’iniqua stampa della donazione del Lepri, ma non mi sono curato a vederla, perchè sono cose che mi rivol tano, e mi fanno girare la testa, in vedendo cosa accada ogni giorno nelle persone più luminose, e come mai il papa abbia potuto permettere una tal stampa. Oh come mai tutte queste vicende mi fanno sempre più con centrare nella mia solitudine, e tenermi lontano dalle occupazioni degl’affari di mondo.
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Carissimo amico, Bologna, 8 marzo 1783. Noi in mezzo ad una miseria grandissima, non posso dirvi l’entusiasmo che è stato nel popolo per il divertimento ed i festini, e le crapule a distin zione degli anni scorsi, e la nobiltà e la cittadinanza non contenta del continuo bordello in cui sono stati tutto questo carnevale, quest’oggi giorno di sabato sono partite varie carovane di dame, cavalieri e cittadini per portarsi a Modena, dove dura anche per tutta la domenica un pessima opera in musica, e il ridoto da gioco. E non credeste già che in queste partite vi fossero i più comodi dell’uno e dell’altro ceto, ma sì bene i più spiantati. Dopo ciò vengo a richiedere dalla vostra amicizia e bontà un favore, e cioè che schiettamente mi diciate il vostro parere circa il secondo tomo della mia opera, e se non avete per anche letto gli articoli più interessanti, che abbiate la bontà di perdere un poco di tempo per osservargli, e dirmi il parer vostro. Ma lo ripeto, che lo faciate d’amico, e con un tale del quale spero che conosciate il caratere per poter parlare con tutta libertà. Non mi sono già dimenticate le vostre premure, circa le notizie ricer cate, e veramente arrossisco di avere questa volta così mal corrisposto a tante vostre puntualità, ma una fatale combinazione me lo ha impedito fin qui con mio sommo dispiacere, ma vedrò bene presto di portarmi alla libreria per compiere una volta a questo dovere. Amatemi. Addio.
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Carissimo amico, Bologna, 19 marzo 1783. Pur finalmente soddisfo ad un debito che fin qui mi ha data tantapena il non poter compiere, spero però che la cortesia vostra, carissimo amico, non me ne vorrà fare un delitto di trascuratezza, e di cattiva corri spondenza, ma restarete persuaso che molte combinazioni mi hanno impe-
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dito fin qui. La biblioteca posta sottosopra dall’avvocato Montefani per dargli un nuovo ordine, che non credo il migliore; le vacanze del carnevale che la tengono chiusa; un fiero reuma che mi ha tenuto occupato un ginoc chio per più di 50 giorni, e che m’impediva il camminare, se non a gran stento, ed il salire le scale, dal quale ora mi vo rimettendo, son tutte state cagioni del ritardo. Finalmente ho il piacere di trasmettervi qui accluso quanto ho trovato del Torella, unito all’opera del Congoreggio, che è assai più del trattato de esculentis et poculentis, e sarò curioso di sapere se vi erano note le altre cose che vi ho trascritte. Eell’Hoffman non vi ho trovato che de’ cerimoniali e pontificali, e che si loda solo in un luogo il Grassi. Fra poco avrete in Roma il nostro legato, che ben mi figuro in questa sua dimora sempre più rendersi forte nella sua felice positura di poter tutto ciò che gli pare.
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f. 112 Bologna, 22 marzo 1783.
Lo credo ancor io che non avete veduto il mio secondo tomo. Il buon avvocato Aldini1 frettoloso di correre in braccio alla sposa, se lo dimenticò in Bologna, ed ora mi dice a>vervelo spedito per il corriero, onde ne farete ricerca. Io che desideravo che foste il primo ad averlo, mi trovo con sommo dispiacere che siete l’ultimo, ma non è stata mia colpa. Ho ricevuta lettera cortesissima dal padre D ’Afflitto, che mi dice avere già spedito in vostre mani il suo tomo de’ Scrittori Napolitani, quale, se vi capita fra poco congiuntura particolare, me lo spedirete; caso poi tardasse molto, converrà servirvi della posta, come io pure farò per farvi tenere i miei due tomi per spedirgli a Napoli. Questo P. Afflitto mi dice che è pure vostro amico, onde ne saprete qualche cosa, e vi prego informarmene. Certo ho veduta alcuna cosa di un padre D ’Afflitto, che ora non mi, sovviene. 10 seguito ad essere travagliato dal mio reuma, che prevedo non sarà per dileguarsi che a giornate più calde, perchè ora le abbiamo belle, ma fredde. 11 nostro Eminentissimo è su le mosse, ed oh quanto, belle cose dirà costì in Roma, e quante ne maschererà, massime sul particolare della truppa, per la quale so che vi è molto imbarazzo per proseguire a pagarla, non essendovi alcun fondo, e sostenuta fin qui con degl’imbrogli di casse. Già a quest’ora avrete ricevute le notizie del Torella... 1 V. più sopra, lettera del 29 gennaio 1783.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
56 f. 114
Carissimo amico, Bologna, 2 aprile 1783.. Miserere, carissimo amico, di un miserabile peccatore cbe vi presento· pieno di peccati di omissione e di commissione, e che non ha altro dove confidarsi per averne il perdono, che dalla vostra misericordia. Egli è verissimo che doveva avvedermi che l’opera del Torella era unita a quest’altra per semplice legatura, tanto più che vi restavano al cune carte bianche intermedie. Ma la legatura di questo libro tutta unita e pulita, il piacere di averla trovata, e più la credenza di avere scoperte dell’opere del Torella, che vi fossero ignote, una certa mia fretta naturale in tutte le cose mie, fecero che non rilevassi un vero troppo patente. Ma d’assai maggiore è la mia colpa riguardo all’Hoffman. Dopo avere trascritto le cose del Torella mi feci dare l’Hoffman, e standosi per chiudere la libreria,, con la sopraindicata mia fretta, scorsi i due tomi, e guardai nell’indice del secondo, dove non trovai che nominato una sol volta il Grassi, che cercai nell’opera, nè vi rilevai che una semplice lode a quel prelato; il primo, mi parvero tutti trattati di ceremonie, nè mai nello scorrerlo rinvenni cosa alcuna del Grassi. La coscienza però, partito dalla, biblioteca, mi rimor deva di non aver fatte bastanti diligenze su questo capo, onde poco appres so, e in giorno che pur potevami movere alcun poco, permettendomelo il mio reuma ad un ginocchio ed una coscia, che dopo due mesi e più, seguita a tormentarmi, e non lascia movermi che in carozza o in bussola, e solo per poco a piedi, mi portai nova.mente alla libreria ad esaminare l’Hoffman,. e vi trovai che nel tomo primo vi è tutta la querela del Grassi contro Cristoforo Marcello, come è riportata dal Mabilon e dal Zeno, circa la· quale si estende l’Hoffman, e criticando in alcuni luoghi il Grassi e la corte di Roma, indi segue il ceremoniale del detto Grassi con questo titolo: E xcerp ta ex P a rid is de Grassis, ep iscopi P isa u rien sis et m agistri ceremoniarum sul· L eon e X S. P ., diario curiae R om anae, al· anno M D X V I I I usque ad M D X X I I , quo se hoc m unere abdicanti; opus quod plerum que sul· Mulo· cerem onialis R om a n i citatur, n unc prim um ex m anuscripto editum.
f. 114v
Mi figuro che a quest’ora avrete ricevuto i miei due tomi da spedire a Napoli, circa i quali mi sono ben burlato nel consegnarli al corriero, da che non credevo tanta spesa questa consegna, ma avendo già pagato chi gli portò alla posta, ho lasciato correre; ma quello che avete del padre Afflitto presso di voi, cercate pure qualche privato, da che non mi sento di spendere novamente per questo padre. Se poi gli aveste consegnato voi pure alla posta, non importa. Come pure mi figuro avrete ricevuto quello diretto per voi, e che per sua penitenza deve avervi spedito l’avvocato Aldini. Vedendo Mons. Eantuzzi, vi prego ringraziarlo ben di cuore de’ suoi cortesi saluti ed a fargli mille ossequi per mia parte, e circa la sua nuova,, potete dirgli, che già questa corre liberamente per Bologna, ma con un appendice ben poco consolante, e cioè che gli debba succedere il cardinale-
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Gio. Battista Rezzonico; se ciò fosse per accadere, voi vedete come fosse da megliorare la nostra condizione, e se si mantenesse nel gusto che era una volta questo Eminentissimo, io mi consolerei bene di non aver moglie. Desiderarò mi diciate se, nel caso, potesse essere probabile una tale sosti tuzione.
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Carissimo amico, Bologna, 16 aprile 1783. Dire notizie conteneva la vostra ultima carissima.1 La prima disgu stosa, e che cioè non aveste ancora ricevuto il mio secondo tomo, quando avevo tanta premura che foste il primo a riceverlo. Ma l’avvocato Al dini mi ha di nuovo assicurato che lo consegnò al corriero Zarletti, suo amico, che prese a portarlo, non per conto della posta, ma solo piacere di amico, ed in questo ordinario scrive il detto avvocato, perchè ne sia fatta ricerca. L ’altra nuova poi consolantissima fu l’intendere il favore che godete presso l’arciduca Ferdinando, da che tutto ciò che vi riguarda m ’interessa come cosa mia propria, ma molto più perchè da questo vostro stato, mi davate la più consolante nuova, che cioè mi sarebbe derivato il piacere di abbracciarvi in Bologna, ed io da questo punto comincio a pro vare l’impazienza di questo lietissimo tempo. Sovvengavi dell’impegno nel quale entraste sono forse due anni, e quando pensavate di essere un’altra volta in Bologna, cioè di venire in casa mia, nel quale impegno intendo che siate tutt’ora, e che mancareste moltissimo alla nostra amicizia se faceste altrimenti. Ma sul punto della tanta cordialità di codesto arciduca verso di voi, per mettetemi che facia senza scandalizzarvi una riflessione. Questo principe è pure trasportatissimo per il nostro senatore Monti, giovine bellissimo e spiritoso, e lo vorrebbe sempre in Milano, e sì l’arciduchessa, che l’arciduca, allora che è a Milano, lo trattano con una confidenza da fratello, e pochi giorni sono l’arciduchessa scrisse alla madre di questo cavaliere in termini i più cortesi ed i più espressivi un invito di portarsi essa a Milano nella ventura fiera, ma se mai per i suoi, incomodi non gli fosse permesso, asso lutamente non mancasse di portarvisi il figlio, chè sì essa che l’arciduca l’attendevano con impazienza. Carissimo amico, questa grande tendenza di sua Altezza verso i bei giovani che cosa significa? Circa il ceremoniere Grassi, non vi è nulla di esso manoscritto nella biblioteca nostra, bensì moltissimo in codesto vostro archivio vaticano, e quando avrò fatta maggiore attenzione all’Hoffman, forsi avrò occasione d’incomodarvi. Roi stiamo con sommo timore attendendo il ritorno dell’Eminentissimo nostro, persuasi che debba ritornare accompagnato dalle più effrenate 1 Cf. voi. II, p. 229 sg., lettera 187.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
facoltà, per fare tutto ciò che avrà progettato con Sua Santità, e fra le altre cose molto si teme di aumento di truppe, cosa veramente strana, e in un tempo che il duca di Modena ha licenziato le sue, come superflue, e lo stesso ha fatto il granduca di Toscana. Ora non è più emblema di S. Pietro la Navicella, ma bensì il cortello che da bravo sguainò nell’orto, e l’orecchia tagliata a Malco. Amatemi, ed asicuratevi che io non posso essere di più vostro. Addio.
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Carissimo amico, Bologna, 7 maggio 1783. Io non mi sarei già mai fatto coraggio di dare l’incomodo ad un amico, massime occupato come voi siete, di procurarmi spaccio alla mia opera. Le cortesi vostre esibizioni, e portatemi ancora dal comune amico Biancani, hanno finalmente vinta la mia renitenza, e dallo stampatore Lucchesini vi saranno inviate, per la condotta del Cenni, 4 o 5 copie del primo e secondo tomo, il di cui prezzo è di paoli 15 l’uno, e come esso ve ne scri verà neH’indirizzarvele. Voi nell’ultima vostra mi dite la premura di monsignor Tioli1 di vedere la detta mia opera, anche prima gli giunga il secondo tomo che so gli deve essere spedito per sua commissione; mai io ne ho un’eguale d’intendere da voi sinceramente, cosa ne dica il detto monsignore che in queste cose patrie so che ha molta erudizione e molte raccolte, che sarebbe pur bene che al suo morire non andassero disperse e venissero a Bologna; onde vi prego a ragùagliarmene, essendo impaziente di questo sentimento. Voi altri siete in tremore per il santo2 che costì si è manifestato, circa del quale mi sarà gratissimo l’intendere il vostro sentimento, ma noi lo siamo pure per questo improvviso matrimonio della figlia del tesoriero Gnudi con il senatore Aldrovandi. Il principio di questo matrimonio è stata una cabala del detto Gnudi, impegnatosi nell’assetto degli affari Aldrovandi in grande dissesto, ma col prezzo di questo matrimonio; la condotta ed i bassi uffici e premure di Nostro Signore per l’effettuazione, certo non gli fanno molto onore, come certo non fanno buon negozio nè la casa Aldrovandi, nè il Gnudi. La prima con una discesa così grande, con il timore dell’av venire, coll’imparentarsi col Gnudi che ha un fratello miserabilissimo, e che ha figli tali da far temere di gran disonore alla famiglia. Il Gnudi poi colloca una figlia con un giovinastro di venti anni, di una testa sventatis sima ed incapace di mai riflettere, e che non passerà molto tempo che sarà pentito del passo. Tutto il parentato strepita, come potete credere, ma pure converrà cedere, e guai se alcuno vorrà portare troppo oltre le dimo strazioni del suo dispiacere. Ma a quali giorni siamo mai giunti, amico ca rissimo! Io sempre più mi concentro nel mio ritiro, ma non è però che in 1 Cf. voi. II, p. 231. 2 S. Giuseppe Benedetto Labre, cf. voi. II, p. 232.
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tale stato non senta il dispiacere di vedere quanta ruma faccia il mio paese per ogni parte, ed in qual avvilimento si vada a cadere. Tra tanti mali voi conservatemi il prezioso bene della vostra amicizia, che non mi è di poco conforto ne’ tristi punti di riflessione al nostro stato. Addio.
59 Carissimo amico,
f. 120
Bologna, 24 maggio 1783. Eccomi, carissimo amico, a prevalermi senza più della vostra solita cortesia, abbisognandomi di avere copia di una lettera di F ra n cisci e p i scop i P a p ien sis (che è il nostro Francesco Picciol Passi) diretta al Panormita, nella quale: Ioa n n is Lam olae B on on ien sis genus ac mores noscere cu p it: e sta questa lettera nella biblioteca Yaticana, fra le lettere del Panormita, cod. 3372, fol. 76, se pure non sbaglia questa indicazione del Rug gieri n e ll’F xcerp t. Cod. M ss. B ibliot. V atic., che abbiamo nelFInstituto; e particolarmente mi preme la data. Ye ne dovrebbe essere altra del Panormita al detto Giovanni Lamola, nella quale: Brevitatem litterarum excusat monetque, ut, deserta F lorentia, P a p ia m se conferat ad erudiendum grecis litteris nobilem quendam adolescentem , annuo centum P h ilip p oru m stipendio sibi p rop osito. Ma di questo
bastami solo l’argomento che mi dà il Ruggieri, purché sussista, ma mi preme di sapere la data di questa lettera, che manca n e ll’e x c e r p ta .1 Monsignor Tioli cercherà in vano nel mio secondo tomo il Panormita, da che non ho creduto che mi competa trattarne; da che è bensì vero che la sua famiglia deriva dalla nostra de’ Beccadelli, ed esso stesso lo confessa, come vedrà ove tratto di Lodovico Beccadelli alle note, ma era già da molto tempo espatriata, ed il Panormita non si può dire che napolitano. Ho ravvisato ancor io e il prezzo un poco alto de’ miei tomi e la loro scarsezza. Ma che volete? con questi nostri stampatori spiantati conviene adattarsi, e v ’assicuro, carissimo amico, che se fossi in tutt’altra positura di quella che sono, cioè solo, senza debiti, e con qualche sufficiente comodo, non mi sarei posto all’impegno di questa stampa, che faccio a metà con lo stampatore; nè consigliare! mai altri, che fosse in diverso stato e volesse approfittarsi con una stampa, di commettersi in tal affare. Credereste, in quest’opera qualunque si tratta di dar notizie di alcune nostre famiglie nobili esistenti................ e pure neppure il primo ÌT. M. si è presentato a farne acquisto......................................... ......................................................... Avete ben ragione di compatire Bologna e la sua nobiltà. Io non cesso di ringraziare l’Altissimo del pensiero che si degnò inspirarmi d i1rinunziare f. 120v a tutto, e del piacere che mi deriva dalla mia vita separata da tutti ed affatto ritirata. Ora si sta da tutti in espettazione grandissima, e in un timore eguale 1 Cf. la risposta data dal Marini con la lettera 190, voi. II, p. 233 sg.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
di grandi novità al ritorno del nostro Eminentissimo da E orna, perchè si crede che si sia procacciato le più ampie facoltà per l’esercizio dispotico del suo governo e per l’esecuzione de’ suoi piani. Non so se abbiate veduta cert’opera dell’abate Lancellotti,1 intitolata: Confutam ento di quanto alcuni anon im i C am erinesi, il signor abate F ran cesco A n ton io Z acca ria, il N ovellista di F iren ze e Vautore delle m em orie enciclo pediche che si stam pano in B ologna, ecc, contro di M acerata hanno calunnio sam ente scritto e afferm ato, Cosmopoli, 1782, nella quale, a carte 132, si parla
con giustissimo elogio di voi, e delle vostre spiegazioni di alcune inedite iscrizioni del museo Capitolino inserite nel Giornale de’ letterati, articolo V; a pag. 179. Questo libro mi sembra scritto e con molta erudizione e fon damento per la causa. Ma il povero Zaccaria è trattato alla peggio, e così il nostro giornalista, che è un fiorentino bandito da Firenze, e che non ha potuto proseguire a stampare in Bologna i suoi fogli, perchè non si si sa di qual religione si sia, ed ora lo stampa in Modena. Questo libro mi è stato donato dall’autore, che non so se me ne regalerà più, da che mi scrive di essere stato attaccato da due parafisi, che l’avevano ridotto alla morte. Se avete veduto questo libro, sentirò con piacere il vostro sentimento. Addio, addio. 60 122
Carissimo amico, Bologna, 11 giugno 1783. Se voi siete disgustato con la vostra biblioteca Vaticana, io lo sono con la nostra delFInstituto, e non ci capito che per necessità, da che il bibliotecario Montefani invecchiato, pieno di veramente fatali disgrazie nella famiglia, è divenuto intollerante, e non più quello di una volta, il che si fa più sensibile, da che a volere vedere qualche cosa, conviene ricorrere ad esso, essendo gl’indici ancora volanti, sicché non puole uno cercar da sè quello che vòle, onde io, quando mi occorre, ho ricorso più tosto al suo aiu tante. Aggiungete che io non sono più suo padrone, nè esso totalmente mio dipendente, come era una volta, quando ero senatore e prefetto dell’Instituto e della libreria, onde mi conviene usar le maniere di un privato che ha bisogno. Ma ci vói flemma, ed accomodarsi alle vicende del mondo. In questo ordinario il Lucchesini vi scrive, e vi manda per la posta il foglio ricercato, come pure vi avviserà di avere determinato di porre i tomi della mia opera a 10 paoli l’uno. Di Bartolomeo Maggi2 mi figuro avrete veduto ciò che ne dice il Linden Benovat, D e script, med. lib. I. XlMandosio in V ita medie, pontif.·, Giovanni 1 Lancellotti Francesco di Staflolo, nelle Marche. Cf. G. M e l z i , Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani, etc., Milano, 1848, p. 24. 2 Cf. voi. II, p. 234 sgg.; parecchie di questi autori sono citati dal Marini che si servì delle indicazioni date dal Fantuzzi, il quale pure trattò del Maggi nel torno V, ed. nel 1786, pp. 112 segg., quindi dopo la pubblicazione del Marini. Le fonti bibliografiche citate in questa lettera tornano più compiute nei due la vori a stampa del Marini e del Fantuzzi.
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Astruck de m orbis venereis, lib. 4, saeculi xvi; Io. Langio in E p istola m edi cin a li, epist. 4, libro 2 ;1 Gesnero, B ibliot. U niversal., appendice. L ’Aranzio nel suo libro A n atom icaru m observationum eco. che gli attribuisce «accura tam musculi superiorem palpebram attollentis observationem, ex qua in osse sphenoide ipsum plantari supra eius exortum, qui oculum ad supe riorem trahit, deprehenditur »; 2 così il dottor Giuseppe Guglielmini in Oratione de claris B on on ia e anatom icis ecc., come pure il nostro Alido si, che combina benissimo circa gli anni della sua lettura, con il mio estratto de’ rotoli dello studio. 3 Io non tengo che queste notizie, non avendo per anche esaminati gli autori suddetti che ne parlano, il che faccio quando poi sono nel caso di stenderne gli articoli. E siccome mi dite di non sapere se stamperete o no questa vostra fatica, 4 così vi prego dirmi circa questo soggetto le notizie che avete e del quando venne al servizio di Giulio III, e se pure ne avete, del quando si portò in Francia da Enrico II; e non dubitate già che io vi prevenga in pubblicare queste notizie, da che prima che si stampi la lettera M, sa Iddio chi sarà al mondo! Quando mi giunse la vostra lettera, era da me Guido Zanetti, che bur lando lo sgridai ben bene, perchè avesse proposto di privarmi del tanto desiderato 1piacere d’avervi presso di me, del qual piacere per andarne r. 122'’ gustando con l’espettazione, mi farete un piacere, dicendomi in qual tempo questo sia per accadermi. Il nostro Eminentissimo è venuto a Bologna più grasso di quello se ne partì, e con l’aria più contenta del mondo, e si sta in espettazione di ciò che sia per produrre di nuovo acquisto di facoltà per tribularci. L ’affare però delle milizie pare alcun poco rallentato, da che nè si reclutano con tanta frequenza, nè si vede più quella tanta assiduità e premura per eserci tarli e farne mostra. State sano ed amatemi. Addio.
Carissimo amico,
f. t w Bologna, 16 luglio 1783.
Le copie in questione sono già incamminate, e forse a quest’ora potreb bero essere in Boma, come ho inteso dal Lucchesini che vi ha scritto. Circa il Zecchi5 e la sua· qualità di protomedico di Sisto Y e di Cle mente V ili, avrò piacere che possiate con i documenti di costì stabilire 1 « Libro 2 » è corretto dal Marini su « tomo 2 » scritto dal Fantuzzi. Il Marini aggiunse una piccola nota in margine e altre notizie bibliografiche nel f. 123 verso, di cui si avvalse nella sua opera. 2 J1 F a n t u z z i , op. e voi. cit. p. 112, riporta il passo: egli dice l’Aranzio zio del Maggi, mentre il Marini, 1. cit·., l’aveva dichiarato nipote. 3 Per gli autori v. l’opere a stampa del Fantuzzi e del Marini più volte citate. 4 Cioè degli Archiatri, che il Marini nella lettera 190 dichiara non esser sicuro di stampare, ma avverte poi nella lettera 193 di aver già compiuto e di aver messo tutto «nelle mani dell’archiatro vivente» ossia di Natale Saliceti, medico primario di Pio V I. 5 Di Giovanni Zecca o Zecchio trattano e il M a r in i , nei suoi Archiatri, voi. I,
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
che non lo fosse di fatti. Certo dalle mie schede parevami tutt’altro. La' nostra cronaca Ghiselli scritta del 600, ma che per altro non è cattiva, dice che Giovanni Zecca fu protomedico di Eoma, e dove fu fatto citta dino, e poi medico di papa Sisto Y e di Clemente V ili. Ciò dice pure un’altra cronaca intitolata Galliani, ma non di molto valore. Lo dice il vostro Prospero Mandosio de archiatris pontificiis, e nelle mie memorie rilevo, che fu scelto dal pontefice Clemente ad interporsi col suo voto per l’accomodamento di alcune controversie in materia medica, fra i medici romani e napolitani, e il suo giudizio fu così stimato, che passò per regola in materia di febri appresso i medici romani. Osseivo poi una sua opera ohe pare abbia analogia alla surriferita notizia, e che indichi uno adito al palazzo pontifìcio, cioè: D e ratìone curandi praesertim febres ex p u trì ortas hum ore a m edicis hactenus in Urbe servata, in sacro palatio habita disputatio ad Clementem V I T I P . M 1 Romae, Aloysius Zannetus 1596, extat in Zecchi de U rinis, Bononiae, 1613, in 4.
Che fosse medico di Clemente lo dice, come avete avvertito, anche il Caraffa.2 Avrete pure rilevato che Giovanni fu fratello cugino di Girolamo Bovi» Vescovo di Camerte, che fu legato della S. Sede a Stefano Battori3 re di Polonia, come si raccoglie da una lettera dedicatoria di Scipione de Mercuriis, apposta al tomo primo delle opere dello stesso Zecchi, stampate in Bologna, in 4°, l’anno 1586. Io ho tempo di aspettare ad imparare dalla vostrai opera del come contenermi su questo punto, e che seguirò ben volentieri. Al Zanetti farò la vostra ambasciata, come al Biancani quando lo vedrò. 124V II nostro Eminentissimo ha pubblicata una risposta alla scrittura dell’Erschine,4 ed alle riflessioni del senato, con un voluminoso sommario, da la quale certamente si rileva il molto suo ingegno e la profondità della sua mente, ma nella quale il senato ed i senatori e l’avvocato fanno una pessima comparsa, e dove non mancano di esservi delle fallacie e di sofismi, ma in corpo è un capo d’opera. Voi mi fate consumare il lunario per osservare quanto ogni giorno mi manca al piacere di abbracciarvi, e benché scorra sempre, mi sembra lun ghissimo questo tempo. Spero che quando sarete in Firenze mi avviserete. Mi farete il piacere di provvedermi l’ultimo tomo d ell’A necdota litteraria dell’Amaduzzi, che è il quarto, avendo gli altri, e lo porterete, con voi con il suo costo per soddisfarvi. Addio, carissimo amico. pp. 466 sgg., e il F antuzzi, Oli scrittori, voi. V ili, p. 292 sg.; il Fani uzzi ripetè le notizie qui raccolte, ma accettò poi il giudizio del Marini, Che non riconosceva allo Zecca il titolo di archiatra. 1 II passo è riportato con qualche variante dallo stesso F a n t u z z i , op. e v o i. cit., p. 296. 2 Nell’opera De gymnasìo romano, ben nota al Marini. 3 Particolari biografici, che furono ripetuti dal Fantuzzi nei suoi Scrittori cit. 4 Nel cod. è scritto Eschine; il Marini nelle sue lettere 149, 161, 169 ado pera le grafie Erschine e Arschin.
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62 Amico carissimo,
f. 126
Di Villa, 9 ottobre 1783. Siccome tutto ciò che vi appartiene, amico carissimo, io ne godo o ne son tristo, come di cosa mia, così nella presente congiuntura di sentirvi così onorato e con tanto piacere presso questa altezza reale, ne sono stato consolatissimo, me ne rallegro e ne entro a parte quanto mai possiate cre dere, e vi auguro eguale tutto il vostro soggiorno.
Fate, come vi prego in altra mia, di procurarmi costì qualche associato alla mia opera... 63 f. 128
Carissimo amico, Bologna, 24 dicembre 1783. È incamminata sono già da otto giorni per Roma la condotta di Dome nico Melchiori di Pesaro, che vi porterà il reliquato della mortadella che non consumaste in Bologna, e ciò servirà per continuarvi anche per questo mezzo la memoria di chi vi ama più dei duchi, de’ vescovi, de’cardinali, e dirò ancora di tutti giùntiquarii che avete visitati ne’ vostri viaggi. Noi già, come sapete, abbiamo avuta la visita dell’imperatore, che novamente si portò all’Instituto con somma sua compiacenza; vi si fermò due ore e mezzo, osservando veramente con attenzione le cose, ed in fine disse essere quello un loco da vedersi tutte le volte che si veniva a Bologna. Io per altro, sazio di averlo veduto l’altra volta ed averlo servito io solo all’Instituto, da che non vi erano gli Eminentissimi, in Roma per il con clave, non mi mossi punto, nè pure m’incomodai per andare la sera al Gasino nobile, e me la passai in casa con il mio buon Palcani, il quale ha già consegnato alla· stampa il suo elogio di Zannotti, e vi saluta caramente, come io v ’abbraccio con la maggiore cordialità.
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f. 130
Carissimo amico, Bologna, 8 dicembre 1784. Il giorno dopo alla lettera scritta, ed inviatomi l’ordinario scorso, ricevei la vostra bellissima opera, ma non so per qual mezzo, da che fu lasciata alla sala senza veruna ambasciata. La sto leggendo con somma avidità e grandissimo piacere; è tale che mi ha fatto pienamente venire in odio la mia, e per poco (parlo con sin cerità) verrei in risoluzione di abbandonarla, conoscendo con il vostro esempio, quanto sia distante dal ben adempiere, e come converrebbe, l’as sunto che ho intrapreso. Quanta erudizione di ogni genere! Qual lettura
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
•di autori! Qual giudizio, felici congetture, e nuove scoperte di ogni genere! In somma voi siete un maestro, ed io un miserabile ciabattino, che non so che rattoppare, con de’ punti grossi, e con pezzi posti a caso. Nell’atto che mi rallegro delle vostre fortunate qualità, permettetemi che ancora v ’abbia invidia. Dopo il rendervi, come faccio, infinite grazie per il dono che mi è stato carissimo, vi ringrazio ancora poi moltissimo per il titolo che mi avete dato, a pagina 3 8 ,1 del m igliore d e’ vostri am ici, che ho letto con assai più di compiacenza di quello avrei fatto se mi aveste potuto dire il più illustre, il più potente, il più dotto de’ vostri amici; non so già, se un’eguale compiacenza avrà l’abate Amaduzzi2 per il carico che gli date nella vostra prefazione, e mi aspetto che vi rivegga le buccio, '0 ne’ fogli delle E ffem eridi, o in qualche altra delle sue stampe; del che, per altro, mi figuro non vorrete che ve ne venga la febbre o il mal di fianco. Proseguite, carissimo amico, a riconoscermi quale vi siete protestato col pubblico, sicuro che siete corrisposto. Addio. P. 8. L ’abate Lancellotti, che voi nominate nella vostra prefazione, è più vivo? Dacché una volta mi scrisse essere stato colpito da un accidente apoplettico, e di fatti mi scrisse con un carattere da apoplettico.
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Carissimo amico, Bologna, 15 gennaro 1785. Giacché non posso vendicarmi in altra maniera della collera che avevo concepita contro di voi, lo farò con l’annoiarvi di mie lettere, e con inco modarvi, come faccio con questa, pregandovi a mandarmi a posta corrente il titolo intiero dell’opera del Carpentier, che mi figuro un seguito del Ducange che tengo, come a dirmi quanti sono i tomi e lo stampatore; da che ho provato impossibile il ritrovarlo in queste parti, voglio darne la com missione della ricerca e dell’acquisto, se non è una opera grandissima, ad un amico che anderà fra poco a Parigi. Questi sono di que’libri che mi piacciono, da che, a dirvela, più mi diletta l’erudizione de’ bassi tempi, della quale ne sappiamo sì poco, che dell’antica, che tanto ne è stato detto. Noi qui siamo su un gran disordine. L ’opera in musica, disgraziata per ogni sua parte, è andata in precipizio. La prima donna, certa Macherini, si ammalò la prima sera, che si diceva valere qualche cosa; sostituita una certa Marchetti, essa pure la prima sera perdette la voce. La detta prima donna non vole rinunciare la sua scrittura, dicendo che canterà subito che il possa. Molte dame hanno rinunciato a’ palchi. L ’impresario pretende che noi possono, e gli ha mandato delle citazioni legali; si è fatta unione delle - dame e cavalieri per formare giudizio, e si verrà perciò a Eoma, con l’esempio che cinque o sei anni sono si venne pur costì per simile affare, ed ebbesi 1 Del voi. X degli Archiatri. 2 Cf. Archiatri, I, p. x x i i .
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sentenza favorevole da Cavalieri, contro il giudicato dell’auditore del nostro Eminentissimo. Tutti gli altri divertimenti del paese sono pessimi; lo spet tacolo più bello e più magnifico sarà ne’ frati di S. Salvatore, nel loro bel lissimo teatro fabbricato già l’anno scorso con la spesa di due mila scudi, dove si rappresenteranno da. esteri delle tragedie, con intermezzi in musica; e certo l’apparato e le scene aggiunte quest’anno sarano bellissime, per quanto ho inteso da chi ha veduto. E per il povero Trombetti non si ebbero denari da spendere, che per il consueto funerale, che si fa ad ogni abbatuccio, e il buon Guido Zannet.ti vi ha pensato e vi pensa più di loro, facen dogli ora fondere una medaglia. Il buon Mingarelli freme per questa condotta de’ suoi frati, ma gli conviene tacere. Io fremo con lui, e certo non porrò piede 1 in questo loro f. 132V teatro, come in alcun altro spettacolo. Quando aprirà il suo teatro il Santo Padre, e porrà in scena quegli attori che da tanto tempo stanno attendendo la loro parte? Addio, carissimo amico, divertitevi atta vostra maniera, come io farò con un’eguale. Addio. 66 Carissimo amico.
f· 134 Bologna, 19 febbraio 1785.
Vengo con molta ansietà in traccia di vostre nuove, per il dubbio di qualche alterazione nella salute per i stravizi dello scorso carnevale, da che mi scriveste d’esservi tratto fuori dal vostro sistema-, e di esservi dato alla frequenza de’ teatri, al che avrà seguito anche a quella de’ festini. (Quest’epo ca mi starà presente, e l’ho notata per aspettarne le conseguenze). Dopo ciò avete dovuto passare nello strepito di queste promozioni, che voi pure avrà posto in moto, e dall’uso di damerino sarete divenuto cortigiano. Noi pure qui siamo pieni di feste, di Messe, di « Te Deum », e quel che è peggio per me, di suono di campane, in mezzo atte quali mi trovo, per il cardinale Ranuzzi, Livizani che ha qui parentele, e per il De Gregori, una sorella del quale pochi mesi sono venne sposa in casa del nostro senatore Campieri. Con tutto questo io però non mi moverò punto nè per visite, nè per concorso ad invito di Messe cantate. In questa congiuntura un nostro birichino ne disse una betta. Inten dendo suonare la campana pubblica detta torre Asinella., per la nova detta creazione del nostro cardinale, richiese ad un suo camerata se la campana suonava per qualche incendio, come usa in tale circostanza, questi gli ri spose che no, ma che suonava per la nuova de’ cardinali, al che replicò l’altro: peggio! Gran stomaco che ha il S. Padre a potere contenere tanti cardinali in petto, e gran ventre che avranno i suoi nipoti per riempirsi de’ regali che gli verranno in questa congiuntura. Dalla nota delle risulte ho veduto Crivelli prefetto degli archivii. Per questa mutazione può venirne alcun bene a voi; è prelato a cui siate ben affetto ?
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6P
LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
Del nostro Fan tozzi non se ne parla, benché rimosso dal suo governo, e dove passa? È egli vero che il vicelegato che verrà, monsignor Orezzo, è figlio di un pizzicarolo? Ma tutto questo grande affare per nulla mi preme, e solo mi preme che mi conserviate la vostra preziosa amicizia, e che vi crediate corrisposto grandemente. Addio. 67 f· 136
Carissimo amico, Bologna, 23 marzo 1785.
Yi giungerà questa in tempo in cui saranno sciolte le campane, ed in conseguenza tutto nel suo primiero corso, onde non teme di disturbarvi. O a voi diretto o al Garatoni verrà in questo ordinario l’elogio di Eusta chio Zannotti, che lo spedisce Fautore, il quale, poveretto, anche per questo capo soffre una non indifferente1 tribulazione, perchè leggendosi dal Canterzani questo elogio, con l’Eminentissimo legato, il detto Eminentissimo fece rilevargli che questo era più tosto una satira che un elogio, e ne con venne sua Eminenza, la quale, andando la sera a casa della marchesa Spada, una delle promotrici di questa commissione al Palcani, le fece rilevare che questo scritto era più tosto in sfregio che in esaltazione del soggetto. Notate che prima che il Palcani desse mano al lavoro s’indirizzò al Canterzani, come a quello che dagli eredi del Zannotti erano state consegnate tutte le carte ritrovate alla sua morte, per avere le notizie opportune al lavoro; compito il quale, tutto per intero lo passò al detto Oanterzani, perchè os servasse, se avesse detto tutto, e se altro vi fosse da aggiungere, e gli restò' nelle mani lo scritto per tre giorni, in capo a’ quali lo restituì dicendo che andava benissimo. Lo vide il canonico Monti, lo vide il senatore Isolani che pur sa leggere ed intendere il latino, e che era capo degl’interessati per pubblicare questo elogio, e fare la medaglia; uniforme a quanto stram bamente è stato posto nel contorno della medesima, forse volevano l’elogio. Ma, non lo sapeste, vi dico che Eustachio Zanotti era un uomo piccolissimo, che le cose lasciate sono miserie, e tutta quell’aura favorevole che ha goduto gli è derivata dal cognome, dall’amieizia e famigliarità del legato, e dal l’essere nelle case più cospicue del paese. In fine vi dico che il povero Palcani è perduto miseramente nel paese, ed io senza alcuna mia colpa debbo pure soffrire con esso degli orribili strapazzi, essendomi giunte due lettere cieche piene delle più crudeli in giurie, e della protesta di volere far crepare questo mio protetto, che non lasceranno mai in pace. Quando vi assicuro da cavaliere che mi guardo come 136v dalla bestemmia di mai nominarlo, di farmi vedere 1in pubblico con lui, nè di fare il menomo passo a suo vantaggio, timoroso di pregiudicarli con qualunque mio ufficio. Veggo che mi viene questa tempesta per l’amicizia che tengo con questo degno soggetto, altrimenti non saprei dove per me stesso si possa così maltrattarmi, da che vivo ritiratissimo, non m ’imbarazzo 1 Nel ms. si legge «indifferente» invece di «non indifferente ».
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d’alcun affare, e non conosco nè pure un di questi giovani senatori, e questi letterati. Di queste lettere cieche che io ho disprezzato, e me ne sono riso, non ho però fatta alcuna parola airamico, che purtroppo prevedo che va ad abbreviarsi la v>ta, stante ancora il suo temperamento. , In tale stato di cose sono a pregarvi di una finezza ed è che vi uniste con il Garatoni per stare su l'avvertito che in codeste Effemeridi di Eoma e nell’Antologia non fosse maltrattato per qualche maneggio de’suoi nemici; so che voi v ’interesserete per un galantuomo che avete conosciuto, e che gli avete dati de’ contrassegni d’affetto. Il giorno terzo che fu arrivato il nuovo padre inquisitore1 fui subito a fargli visita, dove si discorse molto di voi, e lo trovai un religioso disinvolto e molto pulito; il giorno dopo fu a restituirmi la visita, ma non mi trovò in casa; ma penso andare una di queste feste a bere il cioccolato da lui. Col ritorno di alcuni di codesti predicatori forse potreste trovar con giuntura di farmi tenere il vostro secondo tomo degli Archiatri, che aspetto con impazienza. L ’abate Morelli bibliotecario di Venezia mi ha pure man dato in regalo una ristampa da esso fatta di due primi tomi delle lettere dell’Apostolo Zeno, e seguiterà gli altri con molte aggiunte. Per carità, state sano e felice, perchè vedo che mi costa troppo l’infe licità degli amici, perchè non potete credere quanto risenta nell’animo lo stato presente dell’amico Palcani senza potervi porre riparo. Addio. Addio.
68 f. 138
Carissimo amico, Bologna, 3 maggio 1785. Abbastanza ho sostenuto il desiderio di sapere vostre nuove e di darvi le mie. Da monsignor Tioli, che fui subito a salutare dopo il suo arrivo in Bologna, ne intesi delle felici, ma voglio saperle da voi, e più recenti. Io, lode al Signore, la passo benissimo, benché afflitto da reuma e da fiati, ma che non m ’impediscono di fare i fatti miei, benché* rapporto al viaggiare, con qualche pena. Ma questi sono mali a’ quali non vi è altro rimedio che la pazienza e la tolleranza, ed io, lode all’Altissimo, ne ho quanto basta, e che siamo fatti a maniera di dover sempre soffrire delle alterazioni, come tutti i composti. Intesi dal detto Tioli che non aveva per anche avuto il 4° tomo de’miei Scrittori, e pure il Lucchesini mi dice di averlo mandato. Mi giunse ben improvvisa la morte subitanea del povero Taruffì, il quale mi figuro avrà lasciato del bene. Noi abbiamo il povero arcivescovo in un cattivo stato, essendo attac cato da un’asma umorale e convulsiva, che non so dove abbia andare a finire, i pronostici de’ medici non sono felici per la qualità di non essere un’asma semplice, a cui si aggiungono i patemi d’animo che lo hanno logo rato. Nulladimeno se questa notte l’avrà passata bene, oggi dopo pranzo, 1 Cioè il p. Pani, cf. voi. II, p. 260 e 261.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
giorno della Croce, farà un solenne battesimo di un figlio del senatore Ranuzzi, levato al sagro fonte dal nostro Eminentissimo legato, a nome del re di Portogallo. Ieri partì da Bologna per Roma il cardinale Stigliane Aspetto a Bologna il padre Becchetti, che mi figuro porterà la vita del Tasso. Il nostro Biancani dopo più mesi di avere sofferta una ostinatissima incatarratura, finalmente lia potuto sortire di casa ed essere da me la domenica scorsa, da che dal Natale a questa parte, non avrà potuto sortire di casa. Addio, carissimo amico, conservatemi il vostro affetto, sicuro che vi corrispondo quanto mai lo posso teneramente.
I. HO
Carissimo amico,
69 Bologna, 7 maggio 1785.
Abbastanza fin qui mi sono contenuto, per non incomodarvi ricercando di voi. Ora assolutamente ne ho voglia e desidero di essere soddisfatto col dirmi come ve la passiate. Io, lode al Signore, sto bene, e vo proseguendo il mio lavoro, nel mentre che gli altri mangiano alla disperata, non trattan dosi che di lautissimi pranzi, in congiuntura di essere a Bologna la sorella del nostro legato, a cui si è aggiunto il cardinale Corsini; e il nostro Gnudi si distingue fra gli altri con de’ pranzi di trenta e quaranta coperte; a rive dersi al fine. Si è pubblicato qui finalmente l’opera di Pietro Crescenzio con la di lui vita, e l’illustrazioni a molte voci di detta opera, l’uno e l ’altro fatte dal nostro dottore Monti. Il signor Guido Zannetti s’incaricò di farvi tenere una copia dellTstoria del conte Salvioli, non so se l’abbia eseguito e ve ne abbia scritto. Il vostro secondo tomo non avrà ancora ritrovato chi lo porti a Bologna, e pure di costì è venuto il P. Seati barnabita, che nel capitolo de’ suoi frati tenutosi qui è divenuto generale; ma voi concentrato sempre nel vostro archivio non sapete nulla di Roma, e in ciò meco conviene il padre inquisitore, col quale facciamo spesso ricordanza di voi. Addio, carissimo amico, amatemi e soddisfatemi.
f. 142
Carissimo amico, Bologna, 25 giugno 1785. Ho ricevuto finalmente il tanto desiderato secondo tomo della· vostra opera, anzi tre copie, le altre due delle quali mi saprete dire a chi le debbo far tenere. Senza aver la pazienza di farlo legare, mi sono subito posto a leggerlo con somma avidità, e già a quest’ora vi ho trovato delle notizie che fanno al mio caso. Ma convien bene, carissimo amico, che siate una testa di ferro ed abbiate degli occhi di lince; pochi sono i libri scritti con tanta esattezza e copia di notizie come questo, e ammiro l’averlo posto assieme in sì breve tempo, e potuto leggere tante pergamene antiche, senza
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lasciarvi gli occhi. Ammiro e invidio e la vostra robustezza ed il vostro ingegno. Io per verun capo ne potrei altrettanto, e la mia opera va avanti perchè nulla clies sin e linea. Ma quanto ammiro in quest’opera il vostro talento e tutte le altre qualità che vi spiccano a meraviglia, altrettanto mi spiace che non l’impieghiate sempre in queste materie di erudizione e vi perdiate con dei sassi. Che importa il sapere che vi sia stato un birbante di un servo, o di un liberto, o altro simile che punto non interessa la storia,o la critica, e che valutate del pari che un pezzo delle tavole di Mosè, o del sepolcro di Sara? Stimo moltissimo quelle inscrizioni che mi danno contezza di re, di principi, di personaggi illustri della storia, degli uffici, de’ collegi, e che so io; dell’altre le stimo così inutili come di chi volesse raccogliere tutte le lapidi sepolcrali, che stanno in tutte le chiese di Bolo gna, da che non vi sarebbe altra differenza che quelle degli antiquari sono romane e dèi tempo de’romani, le nostre mancano del vantaggio di questo nome e di que’ secoli, che si sono acquistati l’adorazione di una classe di eruditi. Se i vostri studi, le vostre grandi fatiche, il talento ed i mezzi che avete fossero impiegati a darci delle serie più giuste e più complete delle dignità ecclesiastiche, di vescovi, o di altri, qual servizio alle chiese d’Italia, e qual merito presso le città che vi fossero interessate! Ma lo studio lapi dario ha incontrata la condizione dello studio botanico; è da prima inte ressantissimo per conoscere il valore delle piante, studiarne gli usi e diriggerle a vantaggio della medicina, poi è passato alla vana curiosità di voler conoscere ed apprendere a memoria tutte le piante che nascono nell’Asia, nell’Affrica e nell’America; farne delle classi, dei generi e dargli per fino il sesso,1 senza verun profitto. Carissimo amico, io so benissimo che voi ripu- f. 142v tarete questo mio scritto fin qui non solo temerario, ma prette bestemmie. Sappiate però che, avendomi voi fatto conoscere questo nostro degno in quisitore, non temo di alcun processo dell’Inquisizione, o se lo tenterete, esso mi saprà difendere. Ma per quanto, a mio credere, voi impieghiate male il tempo, intorno a delle inscrizioni,- che la maggior parte sono indifferenti, peggio sento condannato il nostro monsignor Fantuzzi a perderlo con grave suo carico nella nunziatura, ed ora in quella di Colonia. Pure gli conviene, come voi riflettete, rassegnarsi e riceverne le congratulazioni, le quali io pure desidero di avanzargli con lettera subito che mi avrete avvisato che sia stata pubblicata formalmente questa carica. Frattanto vi prego, veden dolo, a fargli i miei distinti complimenti, e rassegnarli la mia servitù. L ’esito della causa Lepri è stata una vera esultazione per tutti, ma intendo che si riproporrà. Io non so se vi sia esempio che dal tribunale della Rota sia mai stàta agitata causa di un pontefice come privato. Certo questa decisione ha fatto di gran merito a quel tribunale, ed acquistato gran credito di probità; non è già per questo che mi augurassi di avere una causa nelle loro mani. Amatemi anche a costo dell’aver detto male della lapidaria, e crediatemi che nulla di meno vi stimo, ed amo quanto mai potete credere. Addio.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
71 f. 77
Carissimo amico, Bologna, 27 luglio 1785. Ieri mi furono recapitate le tre copie della raccolta delle lapidi, e la copia per me mi è stata gratissima, quantunque non sia troppo amante delle semplici inscrizioni, ma mi piacciono però quelle che contengono erudizione, e dalle quali posso imparare qualche cosa per mezzo delle spie gazioni, che risguardi i costumi e persone luminose, e che si leggono intere; e non avete voi altri antiquarii a farla come il nostro Stracciacape e Saravale, lunarii famosissimi, che predicano la pioggia ed il sereno alla ventura, colendole interpretare. La copia di Biancani sarà subito recapitata, essendo anche in Bologna, e l’altra vedrò che sollecitaménte giunga al padre Affò. Prendete poi uno sbaglio nel commettermi nell’ultima vostra che la copia de’ vostri Archiatri che mi rimane la presi al Luchesini o alla libre ria dell’Instituto, da che io non tengo questa copia. Ultimamente m ’inviaste tre esemplari, uno era il secondo tomo delle notizie per me, l’altra era una copia compita che passai al Zanetti, benché io pure per sbaglio vi dicessi che erano due copie di detti documenti, ma ben osservata era il primo ed il secondo, sicché non ho altro nelle mani. Quanto poi mi sono rallegrato ed insuperbito nel leggere nella detta ultima vostra che l’eruditissimo cardinale Garampi sia meco convenuto nel consigliarvi a lasciar i sassi a scarpellini, ed impiegare il vostro talento ed i grandissimi capitoli che avete in codesto archivio in lavoro più inte ressante e più ameno, quale sarà appunto 1’ Orbis Christianus. Questo è un lavoro che vi renderà immortale per tutto il mondo cattolico, e del vostro studio ve ne dovranno essere grati ben altra massa di gente, che pochi e melanconici antiquari. Coraggio, amico, ed approfittatevi delle esibizioni, del consiglio e della mano di un tanto vostro buon amico ed insigne letterato. Non però così vi voglio occupato che vi dimentichiate di me che non sono vescovo e che non mi diate nuova quando aspettate in Roma il nuovo secretario,1 da che qui si fa un mistero della sua par tenza. Addio di cuore, addio.
72 f. 144
Carissimo amico, Bologna, 10 agosto 1785. Già a quest’ora avrete ricevuta una mia nella quale vi davo conto di avere goduto del favore di una copia de’ marmi Albani, e di avere passata l’altra al Biancani, e la terza spedita al padre Affò. Come pure vi rendevo conto dell’errore che qui fossero rimaste copie degli Archiatri. Il cardinale Boncompagni.
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Circa quanto mi chiedete di Giovanni Andrea Calderini, che fosse secre tano di Clemente VI non ne ho mai avuto alcuna notizia; che fosse bensì dal detto pontefice dichiarato consigliere, ce lo dice il Panciroli, ed io l’ho adottato1 in parlando di lui nella mia opera tomo 3, pag. 17. Se poi fu secre tano, questo titolo lo dovette però avere solo per onore, da che esso stette sempre in Bologna, trattene le volte che fu in Roma come ambasciatore. 31 nostro Eminentissimo Boncompagni è tuttavia in Bologna, e fa solennizzare con molta magnificenza un triduo a S. Gaetano, per impetrare felice riuscita nella sua nuova carica. Vi dico bene, carissimo amico, che in questa congiuntura sempre più ravviso cosa sono gli omini, e che la regola del nostro operare deve essere la buona conscienza, non il parere degli omini. Una parte della città lo ricolma d’imprecazioni e gli augura il viaggio a rom picollo, una diversa parte riempie le muraglie di sonetti e canzoni, esaltando il suo governo, applaudendo alla promozione ed augurandosi 1nella nuova f. 144” carica un secolo d’oro. Quello che posso dirvi per altro si è che, dopo la nuova della sua elezione, è sempre stato burbero e di mal umore, e che parte con gran dispiacere, ed ebbe a dire in una conversazione dove alcuni si rallegravano seco della dignità a cui era promosso; « ella è bella, ma si va a servire ». Per il mio particolare sono indifferente, ma non è però che non temo nel nuovo legato, se non è di molta mente, ed abbia ottimi ministri, perchè viene in uno stato di cose tutte scompigliate, intralciate, promosse e non terminate; e che per mettervi mano, se non vi è gran giudizio, può venirne gravissimo dissesto. Dopo tutto ciò permettetemi, carissimo amico, che con quella confi denza che mi permette la nostra amicizia vi consigli ad avere miglior cura del vostro buon nome. Ohe diavolo siete mai andato a scrivere di me al buon nostro inquisitore? Ma non sapete voi che, uomo destro che l’ho ravvisato, avrà fatta combinazione delle mie vere qualità con ciò che gli avete scritto, ed avrà trovato che voi siete un troppo buon uomo, che travedete e che vi lasciate trasportare? Siccome però in quella lettera par lavate della nostra solita conversazione e della degna persona che la com pone, così mi penso avrà creduto che, pieno di dolcezza per quella memo ria, senza avvedercene, se ne sarà sparsa anche sopra di me, senza che vi faceste riflessione; il che quando sia cosi, mi tengo ben obbligato alla detta conversazione.
1 Nel ms. si legge «adotattato» invece di «adottato».
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
73 f_ 83
Carissimo amico, Bologna, 20 agosto 1785.1
Finalmente evasit eru pit il nostro Eminentissimo fu legato Boncompagni,2 la mattina dellil7 scorso, e chi gli ha fatto applausi con sonetti e canzoni, chi lo ha caricato d’imprecazioni; il che fa vedere quanto si deb bono stimare i giudizi degli omini. Il novo Eminentissimo legato 3 non ha voluto alcuno de’ ministri del Boncompagni, e da molti tratti pare che non vi sia grande intelligenza fra loro, il che potrebbe essere il nostra caso. Noi per altro tuttavia temiamo degli uffici suoi appresso il pontefice, per sostenere ed avanzare le sue macchine a nostro pregiudicio, e che non potrà difendersene il nuovo Eminentissimo dall’esecuzione. Da che il Boncompagni ebbe la nuova della sua promozione gli è certo che è sempre stato fino al partire di un pessimo umore, nè si è potuto penetrare se ciò sia derivato dall’apprensione della carica che va ad investire, o perchè l’essere stato levato dalla legazione e chiamato al secretariato sia stato, effetto della premura di qualche Corona che l’abbia voluto rimosso, come è stato scritto da Roma da alcuni. Il nostro Instituto ha provato ora un tratto di munificenza da un prin cipe del settentrione, che eguale non lo ha avuto nè dal suo principe naturale nè dagl’italiani. Il pontefice Pio V I ,4 nel suo venire a Bologna fece alcun aumento alle rendite dell’Instituto, ma lo fece con il nostro, assegnando a’ professori e ad alcune camere alcuni redditi della nostra dogana; il principe di Curlandia oltre l’avere regalato i senatori presidenti dell’Instituto di una sua medaglia d’oro, ne regalò una d’argento a tutti gli 24 accademici, ed una pur d’oro al fratello del p. Becchetti, per la disser tazione sua che lesse la sera nella quale detto principe intervenne all’acca demia. Inoltre ha consegnato due mila scudi a’ signori senatori prefetti f. 83v del detto instituto, perchè gl’investano l e costituiscano con il reddita annuo tre premii a giovani scolari di disegno sì di figura che di ornato,, architettura ed intaglio in rame. 1 Nel testo questa data è abbastanza chiaramente scritta « 1781 », ma comun que deve correggersi in 1785, perchè il cardinale Buoncompagni lasciò la legazione di Bologna nel 1785 (v. fra l’altro le sue corrispondenze nell’Arch. Vat.,; Bologna, Legazione, nn. 124-125). Altri elementi sono dati dalla lettera di risposta del Marini, voi. II, 269, lettera 231, é dal ricordo che il Fantuzzi, in questa lettera, fa del voi. II degli Archiatri, pubblicato nel 1784. 2 Sul Buoncompagni e sulle controversie da lui eccitate a Bologna v. L it t a , Famiglie celebri italiane, voi. I: il giudizio del Litta è riportato da I. R in ie r i , Della rovina di una monarchia, cit., p. 533-538. 3 11 cardinale Andrea Archetti, cfr. anche il G u ib ic in i G., Miscellanea sto rico-patria bolognese cit., p. 78: ivi nell’elenco dei legati pontifìci a Bologna, l’A rchetti vi figura per l’anno 1785. 4 Pio V I andò a Bologna reduce da Vienna il 24 maggio del 1782, cf. Mezzi S.,
Annali della città di Bologna, Bologna, 1846, p. 511 sg.
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ANNO 1 7 8 5
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Io vi ho dato fin qui tutte queste nuove, per disporvi più facilmente a farmi un favore, e per addolcire gli effetti della mia birbanteria. Ho letto nel tomo II della vostra opera degli Archiatri, a pagina 339, che avete veduto un breve di Calisto III, o sia la bolla al medico Baviera,1 in data 15 luglio 1455, per conferma di certa donazione; desiderare! di averlo per esteso, cioè però senza le clausole ordinarie; ma ciò con tutto il vostro comodo, ed in pieno ozio, da che non me ne avrò a servire che nelle giunte, avendo già parlato di questo Baverio.
74 Carissimo amico,
t. Bologna, 12 novembre 1785.
Quando io mi credeva di avere prevenuto il vostro arrivo in Soma, con la mia che avrete ricevuto l’ordinario scorso, mi giunge una vostra caris sima, che con somma consolazione mi dà ragguaglio de’vostri viaggi, de’ vostri acquisti e dello ristabilimento a casa in perfetta salute, il che tanto più mi è stato grato, da che questa generosa premura di prevenirmi, sem pre più mi conferma nella conoscenza e nel piacere della vostra amicizia e cortesia verso di me, assicurandovi che siete corrisposto quanto mai possiate2 desiderare. Io mi credevo certo che in questo tempo vi foste por tato ancora a ritrovare il cardinale Garampi, e per l’amicizia, ed anche per concertare dell’opera della quale vorrebbe saviamente impegnarvi; e il nostro Eminentissimo legato Archetti, essendo ne’ giorni passati a far visita al reverendissimo inquisitore, e questi entrato in discorso non so come di voi e dell’impiego che si vorrebbe dal Garampi delle vostre notizie letterarie sacre e del vostro talento, questo lo incaricò di farvene da sua parte ancora delle premure, come forse vi farà, dopo che domani lo avrò reso inteso che ora siete in Roma, e che gli avrò presentati i vostri saluti. Questo nostro Eminentissimo nuovo legato riceve gli applausi di tutto il paese, e grandissimo fu il batter di mani della numerosa platea del teatro dell’opera, alla quale dovette andare contro sua 'voglia, per servire una principessa moscovita, che da otto giorni è in Bologna da esso servita, che passerà dimani o dimani l’altro costì a Roma.3 Questi per ora si fa gratis simo con certe giustizie economiche speditissime, e per la premura di far dare disbrigo alle cause criminali; solo ha disgustato le persone del bel mondo con una severa proibizione del gioco, il quale veramente era ridotto ad un eccesso intollerabile, massime nelle case cittadinesche, con guadagno intollerabile de’proprietari e danno gravissimo di molte famiglie. Il che è stato però applauditissimo da tutte le savie persone, e, neU’e'seguire questo 1 Cf. M a r in i , Lettere, voi. II, p. 269; nelle Notìzie degli scrittori bolognesi, voi. I, p. 392 sgg., il Fantuzzi dà la grafia di Baverio. 2 II ms. ha «potiate» invece di «possiate». 3 Cf. M a r in i , Lettere, v oi. II, p. 270, lettera 233.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
suo ordine, è stato ancora discretissimo, da che pubblicato a varie persone prima questa sua deliberazione giustissima, ne volle sospendere l’esecu zione fino al termine della villeggiatura, per non privarla in tal tempo di questo disgraziato piacere. Io, a dirvela in totale confidenza, ho fatto pronostico, che il governo delle cose di buon ordine e di polizia e di giustizia sia per riuscire a mera viglia, non così nelle cose gravi, cioè dell’acqua, del terratico e circa le macchine ideate dal Boncompagni, perchè non potrà far nulla, avendo f. 146r le mani legate; oltre di che avendolo I inteso parlare due o tre volte nella conversazione dell’arcivescovo, non mi è sembrato uomo di molta levatura. Ma in fine io son contento se sarà giusto e da bene, e se i birbanti e discoli avranno terminato di trionfare, benché oggi sono stati condannati per ordine della secreteriadi stato agli esercizii due religiosi che sparlarono del Boncom pagni nel partire che fece da Bologna, per farsi temere anche da lontano. Per non tenere poi oziosa la vostra cortesia verso di me e mantenermi nel possesso d’esservi sempre tra i piedi con qualche preghiera, ve ne avanzo ora una da compiersi con vostro comodo e nella maniera, e per que’ mezzi che crederete più propri e convenienti. Avendo ne’scorsi giorni letta la vita di Torquato Tasso scritta dall’abate Serassi, vi ho trovate varie notizie di bolognesi, opportune al mio lavoro, ed ho conosciuto l’autore per un soggetto versatissimo nella storia lette raria, il quale per altro conosceva per nome, ma mai mi ero incontrato di leggere delle cose sue. Ora desiderarei che procuraste alcun mezzo per invogliarlo della mia opera, o pure di seco convenire di far contratto delle mie, con alcune delle sue, da che varie ne ha pubblicate. Già il quarto tomo de’ Scrittori bolognesi sarà al pubblico in questa settimana, e starò in pratica di farvelo giungere il più presto che mi sarà possibile, le altre copie ve le manderà lo stampatore. Tutto ciò è rimesso alla vostra pru denza e starò totalmente al vostro consiglio. Sono poi stato ben persuaso della meditazione che doveste fare nella visita della nostra Sampieri, che potrebbe godere ora di un convenientis simo trattamento, ed in altro paese che non è Todi, e che ha sagrificato per un capriccio amoroso.......................................................................................... A Zanetti farò la vostra ambasciata domenica, se verrà da me. Addio, addio. 75 f. 148
Carissimo amico, Bologna, 30 novembre 1785. Vi ringrazio primieramente delle premure che vi darete con il Serassi, e ne attenderò l’esito. Circa la commissione con lo stampatore Lucchesini, questo non è lontano dal far negozio, ma con la sola opera degli A rchia tri pontificii, da che in Bologna i sassi non gli apprezzano che i birichini, indiferenti se siano antichi o moderni, basta che servino a dare delle sassate; ma bisogna
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mi sappiate dire il prezzo con il quale sono in commercio. Ora si sta stu diando di farvi giungere le copie del quarto tomo già pubblicato e le altre che ricercate. Circa il Giovanni Andrea Calderini, questo non è mai stato sicuramente secretario, come già vi dissi in altra mia in risposta ad una vostra delli 17 agosto 1785; inoltre avendo ricercato nell’opera del Bonamici D e claris pontificiarum epistolarum scriptoribus, che acquistai l’estate scorsa, non vi ho saputo ritrovare che un Domitio Calderini, che sapete che era un latinista e letterato veronese. DelFUrbano Averroista ne ho tutte le notizie, e ne parlerò alla let tera Y, Urbano da Bologna, purché tanto abbia di vita e di vista. Il Za netti credo già v ’abbia risposto. Amatemi come vi amo; addio. P. S. Il Aglio dell’avvocato Montefani premorì di due anni al padre, e l’ex-gesuita di presente bibliotecario è certo abate Magnani bolognese, ivi stabilito dal senatore Malvezzi, terziario strettissimo, ma non so se vi durerà, anche per riguardo di salute.
76 Carissimo amico, Bologna, 21 decembre 1785. Si è incamminata per Roma la condotta di Domenico Melchiorri di Pesaro, che vi porterà la solita cassetta, che vi compiacerete di ricevere col solito 1 vostro cortese gradimento. Il Lucchesini non so se con questa o con altra vi spedisse pure il mio quarto tomo con gli altri di compimento, e vi scriverà pure. Uon vi mera vigliate poi di qualche difficoltà da esso fatta circa il ricevere in cambio il libro delle vostre inscrizioni; il poveretto è in un paese divenuto per ogni genere il più disgraziato del mondo. Credete che in Bologna non vi è che il nostro buon Biancani che si applichi alli studii di antichità, e dopo di lui, in materia d’inscrizioni, monsignor Mariano Malvezzi; ma questi non compra libri, se non gli sono o donati o a un prezzo vilissimo. Non potete credere, carissimo amico, a qual segno vada ogni giorno crescendo l’ignoranza e il disprezzo dello studio, a tal che, avendo pure taluno volontà di appli carsi, conviene che si nasconda o per non essere burlato o perseguitato. A confirmare poi nel disprezzo dell’antiquaria i nostri giovani, giorni sono nel Giornale enciclopedico, che qui si stampa, riferendo il libro dell ’origine, e progressi della nautica antica del dottor Stanislao Bechi di Firenze, non posso dirvi in qual ridicolo si ponga lo studio dell’antichità e gli antiquarii. Per altro, carissimo amico, siate ben persuaso che io sono amantissimo dell’antichità, e vi sovverrà la raccolta che vi mostrai d’aver fatto di tutta la possibile erudizione greca e latina concernente le arti non liberali e la loro origine e antichità, per un trattato che avevo in animo di stendere, 1 II cod. ha « solito » invece di « col solito ».
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LETTERE DI G. FANTOZZI A G. MARINI
quando poi mi rivolsi a’ scrittori bolognesi; e quando mi capitano libri di simil genere gli leggo volentieri, solo condanno l’abuso che se ne fa, del che voi non siete del caso, e stimo moltissimo le lapidi e le inscrizioni che possono dar lume alla storia, fissare dell’epoche e conoscere de’ soggetti interessanti. 150'' Circa poi del Calderini del quale novamente mi parlate e che non cono sco per niente, nè lo ravviso per cognome bolognese; nella mia edizione. « Philippi Bonamici D e claris pontificiarum epistolarum scriptoribus», edi zione di Eoma 1753, non solo alla pagina 120 che m’indicate, e dove si parla de’ secretarii di Clemente sesto,1 non vi è nominato questo tale, ma vi dirò di più che nell’indice, che sta in fine dell’opera, de’ pontefici de’ quali si parla nella detta·, non vi è punto Clemente YI. Come va questa faccenda? il vostro Bonamici è forse d’altra edizione? Mentre stavo scrivendo è capitato il Lucchesini, al quale ho letto quanto mi scrivete circa il vostro libro delle inscrizioni, e mi ha detto che ne prenderà quattro copie, ma il poveretto è da compatire, perchè, crededeterni che ora in materia di stampe vi è da pertutto incagliamento orri bile. E volesse Iddio che il nostro malanno si restringesse a questo genere, ma siamo rovinati per ogni parte. Dopo la gravezza di due baiocchi per tornatura, imposta sopra i nostri terreni sono già· tre o quattro anni per i lavori d’acqua, improvvisamente ci fu intimata una sopratassa di altri baiocchi cinque per ogni tornatura, da pagarsi entro di un mese, sicché vi sono state alcune delle nostre prime famiglie che hanno dovuto pagare fino da mille scudi; per parte mia ne ho dovuto pagare ottanta, e dopo questo sborso, giorni sono, a motivo delle continue pioggie, si è inondato un paese non piccolo e di quegli appunto a’ quali perla loro situazione era toccata più grande tassa. A tutto ciò si aggiunge l’essere minacciati dell ’ultimai nostra mina, col volere che da noi pure siano poste in corso le polize invece di contanti ne’ pagamenti. A quest’ora si sono provati alcuni de’vostri mercanti di mandarne qui, ma sono state rimandate; ci aspettiamo però ad ogni ordinario un ordine di doverle ricevere, il che sarà l’ultima nostra ruina. E come mai nella ventura settimana santa, negli Oremus della chiesa si avrà a pregare P r o P ontifice nostro P io V I ? Fui alcune sere scorse dal nostro buon inquisitore, che mi disse quanto vi aveva scritto contro l’approvazione che voi avevate data alla lettera dell’abate Tiraboschi, e che io pure avevo lodata. Gran che che si abbia per convenienza a contraddire alla verità ed al buon senso! giacché mi disse che tutto ciò che condannava in essa lettera, era per conservare le convenienze di Doma, in un tempo che Doma stessa le prostituisce, f. 151 Ditemi, se lo sapete, il perchè il nostro Fantoni sia partito di Eoma disgustato mentre era in tanta grazia del pontefice, e si diceva essersi fatto molto onore con l’esecuzione delle commissioni avute di regolamenti di acque. Forse perchè monsignor Trenti è stato fatto delegato apostolico dell’acque dell’Umbria? il che è stata per noi una sorpresa, da che quell’omo 1 II ms. ha «Clemente ottavo» invece di «Clemente sesto».
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aveva studiato tutt’altro nel suo soggiorno in Bologna. Oppure per non trovarsi col Boncompagni, clie mai lo ha veduto di buon occhio? Quali e quante cose strane a’ nostri giorni, e quali di peggio ci dobbiamo aspettare. Io mi consolo con la mia età che non mi lascia più molti anni da vivere, con la mia situazione di libero dal peso di famiglia, e con tanto da vivere con i miei comodi, ma compatisco bene moltissimo quelli che non sono in simile situazione. Come del pari mi vo consolando di avere per amico un soggetto come voi, e con il quale ho tanta relazione di pensa mento; onde fo voti perchè Dio me lo conservi sano e prosperoso, e con lo stesso attaccamento per me, sicuro di essere corrisposto; ed ecco che vi ho anche date senza volere le buone feste. Addio.
77 Carissimo amico,
f. Bologna, 18 gennaro 1786.
Due curiosità mi movono a farvi una visita con la presente. La prima •èpiù interessante, per intendere come ve la passiate di salute nella corrente stagione, che se è eguale a quella che abbiamo noi, è pessima, da che siamo afflitti da un molestissimo scirocco, per il quale io soffro moltissimo, a conto della mia costituzione, oltre il pericolo in cui siamo generalmente per il scioglimento delle nevi al monte, onde le nostre campagne sono minaeiate, abenchè l’Eminentissimo canti la palinodia e che stiamo benissimo e che i suoi lavori ci hanno messi in sicuro, quando in verità siamo di peggiore condizione di prima, mentre abbiamo le campagne, come prima coperte d’acque, ed inoltre gravati di pesantissime ed ingiuste tasse. La seconda curiosità è di sapere se per anche vi sia giunta la mia cassetta e se ben condizionata, mentre io sto in pena che abbia sofferto a conto di avere dovuto stare tanto per viaggio, a motivo delle nevi e fiumi. Dopo tutto ciò vengo a rispondere alle vostre ricerche riguardo a Gio vanni Oalderi.ni. Come già altre volte vi ho detto, sono persuasissimo che ■questi mai sia stato segretario di pontefice. Primieramente nel tempo che scrissi di lui, e pubblicai nel terzo tomo de miei scrittori, e nel quale feci le più minute ricerche ne’ scritti e nello stampato della persona sua, mai mi sono incontrato, che si piccasse di essere bravo scrittore latino, come pure tutti sono stati i segretari de’ pontefici, ma solo bravo legale; ma ciò anche omesso, io sempre l’ho ritrovato impiegato in patria o nella scuola, o negli affari della città, e se fu alla corte del pontefice Clemente VI in Avi gnone, vi fu come ambasciadore di Bologna, e ciò due volte. È bensì vero che Giovanni incontrò molta grazia con questo pontefice, come rileverete dal mio capitolo di Giovanni, ma parmi anche improbabile, che nello stato, nel quale era allora il Oalderini di potere e credito in patria, volesse accet tare d’essere secretario. Il Panciroli, come leggerete in detto loco, dice che il pontefice lo dichiarò suo consigliere, ma che vói dire 1questa carica di f eonsigliere, che mai è stata alla corte di Roma? È mai dubbio che il Bonamici abbia interpretato questo passo del Panciroli per uno sbaglio, e che
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
volesse dire secretano? Circa poi la lapide che mi dite essere in S. Domenico^ e citata dal Bonamici, voi la trovarete qual’è nel detto capitolo, dove nulla si parla di secretano, che forse si sarebbe detto, nè altra vi esiste. Ecco tutto ciò che posso dirvi, per soddisfare alla vostra ricerca, non mi restando di aggiungere se non che continuiate ad amarmi come io amo voi: addio. Il nostro buon inquisitore fu giorni sono a farmi grazia, e trova molta comodo il soggiorno di Bologna, per potere fare delle camminate al co perto de’ portici, malgrado la neve e le pioggie.
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Carissimo amico, Bologna, 4 marzo 1786.
Supponendovi già riposato dalle fatiche del carnevale ed entrato nel serio della quaresima, mi presento a farvi una visita, ed a ricercare del vostro stato, e a darvi conto del mio, che è ottimo, ed eguale il tenore di vita di quello dello scorso carnevale; il quale è stato in Bologna quietis simo, e quantunque sua Eminenza non abbia voluto permettere alcun festino venale, pure la bassa gente non si è punto risentita di questa pri vazione, come gli altri ordini non si sono punto commossi per la proibizione di giochi, e sono passati con tutta quiete dal biribisso e lotto reale, e da una specie di faraone, al semplice tresette. Il che infine poi fa vedere che i bolognesi non sono poi così tumultuosi e torbidi, come in passato si è voluto far credere, e che a tenergli in dovere non vi abbisognano di truppa,, la quale posso dirvi che ora è assai umiliata, da che non trova l’appoggia degli anni scorsi, e si vive con un poco più di quiete dal timore di ricevere da queste superchierie e disturbi, con tutto che abbiamo e nel legato e nell’arcivescovo due pulcini, che non si azzardano di porre la testa fuori del pollaio, per il timore dello sparviere che gli sta sopra, e che tutto giornofa sentire la sua forza anche da lontano. Il nostro Biancani nello scorso carnevale è stato in allegrezze, avendo maritata un’altra sua figlia, in un mercante che di presente fa assai buona comparsa nella piazza, e vi è discorso per maritare ancor l’altra. Vi assi curo che ne sono consolato, perchè in mente mia credevo disperato il casodi vedere collocate quelle brutte figure, e con poca dote, ma è sempre vera il proverbio, che non avanzò mai carne in beccheria. Dal Zannetti intesi che vi era capitata la vita del Tasso, e che stavate 154” in attenzione di occasione per spedirmela, del che vi I ringrazio, e quanda saprò del prezzo e della via di trasmetervelo, sarete rimborsato. Il nostro buon inquisitore che è stato meco a pranzo questo carnevale, vi saluta, e mi disse che cercaste dalla inquisizione di costì che spesso hanno della congiunture per qui.
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anno
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i.156
Carissimo amico, Bologna, 22 marzo 1786.
Avete un bel dire del vostro serio contegno nello scorso carnevale; ma mi permetterete che non lo creda poi tanto serio, da che so che fece ricerca di voi il fratello del padre Becchetti in congiuntura di essere in Roma, e venne a ricercarvi in ora anche avanzata, e gli fu detto che eravate anche in letto, segno dell’antecedente notturna vigilia·; il che per altro vi perdono ben volentieri, da che è necessaria qualche distrazione a chi sempre è applicato come voi. Mi è dispiaciuto solo che abbiate perduta la congiun tura di questo mio amico, che volentieri si sarebbe incaricato del porto del libro, del quale tanto generosamente avete determinato farmi dono, del che ve ne ringrazio, e vi sono gratissimo. Mi rallegro poi nel sentirvi in tanta grazia dell’Eminentissimo segretario di stato e che siate della sua compagnia letteraria, e già attendo di vedere qualche produzione al pubblico di questo congresso erudito, come accadde di quello che, vicelegato, teneva in Bologna il detto porporato; da che l’ora monsignor Trenti pubblicò un libro con il titolo di Limon, nel quale si trattava delle materie esaminate nella conversazione e alla tavola dell’allora monsignor Boncompagni; e fra le materie vi è un esame minutissimo e dettagliato delle puttane romane che dicevansi bustuarie; e il libro fu dedicato dal Trenti al suo padrone Boncompagni divenuto cardinale. Veggo che in questo congresso letterario si tiene la traccia di quello di qui, e che si è cominciata la lettura da Plauto, che era pure uno degli autori più graditi aH’Eminentissimo ed al Trenti, che era, solito dire di stimare più d’ogni autore Plauto, Petronio e S. Tommaso. Vi sono gratissimo, e meco lo è quanto esser possa il Palcani, per la parte che avete sostenuta per lui, e per mezzo mio ve ne ringrazia moltis simo. Si è fatto quanto mai si è potuto perchè monsignor Pabroni scrivesse la vita di Eustachio Zannotti e criticasse quella del Palcani, nella sua raccolta delle V itae Italoru m , ma non si è voluto prestare, ed ha inserita nella raccolta, la vita tal quale scritta da Palcani, con molta rabbia degli emuli. Pur troppo è vera la commissione del cardinale Caraffa: questo da ben omo del nostro arcivescovo voi regolarsi da sè, circondato da pessima canaglia, e massime dal bargello, ed ha fatto delle corse poco misurate contro della gente miserabile, con fargli pagare somme piccole in se stesse, ma gravissime rispetto alle persone, onde sono venuti a Roma gravissimi ricorsi, e fra i ricorrenti vi è pur stato il Gnudi per alcuni suoi operari I multati e carcerati senza poter avere alcuna remissione. E tutta questa f. i56T spedizione del Caraffa, ed i motivi della medesima, si è letta nella Gazzetta di Firenze. Cosa sia per accadere non si sa, ma purtroppo pare sia per non finir bene, da che sembra che sua Eminenza non faccia caso di quanto accade. Io non ci capito pm che rarissime volte, da che a me pure è acca duto di fargli toccare con mano, che un suo ministro rubava ad un luogo
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
pio, al quale presiedo, senza che abbia voluto porvi alcun riparo; e ciò è accaduto ad altri, onde ha perduto tutto quell’amore che tanto godeva in Bologna. Ohe meditazione! un omo tanto da bene, e che fa continua carità, così abbandonato poi di lumi, per compiere il suo ministero! Dimani, giorno di mezza quaresina, vado a bere la cioccolata dal buon inquisitore, e adempierò la vostra commissione. Arrivò ieri, martedì, il cardinale Colonna Stigliarti, e mi dicono molto pregiudicato di salute; e viene a Roma una colonia di bolognesi. Tutta la famiglia Lambertini e la Palavicini, non so come incontreranno le dame, costì, con codeste vostre principesse. Yi ringrazio della notizia del Griffoni che anderà nelle aggiunte.
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Carissimo amico, Bologna, 17 maggio 1786. L ’operazione agli occhi di monsignor Tioli è riuscita benissimo, benché al sommo laboriosa perla grandezza della cataratta, per essere inossata,1 onde si dovette estraere a pezzi, e l’operatore disse di non avere mai fatta la più difficile. Subito dopo l’estrazione ci inde; in appresso non si può per anche dir nulla, perchè sta con le bende. Ma disgraziatamente ora gli è sopraggiunta la gotta che lo tormenta assai. Lascio scorrere alcuni giorni, prima di andarlo a visitare, perchè conviene che stia in quiete; fui per altro, giorni sono e subito dopo l’operazione, in persona per intendere sue nuove, e gli mando quasi ogni giorno, benché mi sia lontanissimo d’alloggio. Sono obbligato ad un caldo grandissimo, che è sopraggiunto, d’essermi liberato dalle mie doglie, ed ora la passo bene, come pure la passa bene e si è rimesso il nostro Biancani. Per mezzo di un religioso domenicano ho ricevuto la Vita del Tasso e vi rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti, non solo per la pena che vi siete data di rinvenirla, ma molto più per la generosità che meco usate, che nulla faccio per voi. Ma, amico carissimo, vi prego bene a permettermi la libertà di potervi pregare, ove mi accada, di qualche provvista, senza aver d’arros sire e sentire la pena di ricevere delle vostre grazie, senza alcun mio merito. Il nostro buon arcivescovo si è totalmente rimesso, e domenica scorsa potè compiere, con tutta la maggior robustezza, la ceremonia della consecrazione di alcune monache camaldolesi, che durò quattro ore e mezzo, che fu cosa solennissima, per quanto mi è stato detto; voglia Iddio che non si abusi di questo presente suo buon essere. Noi siamo sempre in nuovi guai. Ora sta per pubblicarsi un editto già emanato in Roma, circa l’aumento delle monete d’oro, ma con delle distin zioni in materia di zecchini romani di vari pontificati, che per il corso di 1 II iris, ha «inosata» invece di «inossata».
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otto o nove mesi, a quel che dicono, dovranno avere Isecondo le loro epoche un corso differente; poi dopo questo tempo si dovranno portare alla zecca, con tutti i « quartini », e le « corsine ». Questo sarà un imbarazzo per i mer canti ed un dissesto, non meno che per i particolari. Siamo spiantati, e ci vorremmo 1 pur sostenere in alcuna maniera con giochi di testa, ma in fine converrà dichiararsi falliti senza alcun rimedio. Fin qui mi sono astenuto di andare daH’inquisitore, perchè imbarazzato dal capitolo de’ suoi frati, e dalla visita del nunzio, fra poco però vi anderò a burlarlo dello sturione e delle trote che si sono mangiate alla sua tavola. Il p. Ganzaniga viene a Roma teologo della Casanatense. Amatemi, e cre detemi così vostro che niente più. Addio. P. S. La marchesa Spada che con rEminentissimo Boncompagni tanto avevano declamato contro la vita del Zanotti scritta dal Palcani, in con giuntura di udirne tante ristampe, e molto più in vedere il fatto del Fabroni, ha pensato bene di non parlar punto di questa pubblicazione del Fabroni e di simulare di averla veduta.
158v
81 Carissimo amico,
f. 233
Bologna, 10 giugno [1786.]2 O càpari il mio Marini, come l’aria del Vaticano vi è andata alla testa, e siete ripieno della maestà del Campidoglio e de’ sette colli! Avere il corag gio voi, semplice custode di rancide carte e di corrose pergamene, di com mettere ad uno dei principali ministri della santa romana universale inqui sizione di portare delle ambasciate di saluti ad un semplice privato come io sono! Vi confesso che ne sono stato sorpreso, ed ho formata tutta la mag giore idea della modestia ed umiltà del nostro buon padre inquisitore, da che mi portò di commissione vostra i saluti cortesemente fino a casa; del che ve ne ringrazio moltissimo, tanto più per avere ravvisato, che per compartirmi un piacere avete superato ogni riguardo. Eon vogliate però prendervi troppa dimestichezza da questo esempio di bontà, che non so se ne trovarete degli umili altrettanto. Godo poi moltissimo che una cacciata di sangue vi abbia liberato del vostro reumatismo. Il mio fin qui è andato saltellando ora qua or là dal principio dell’inverno fino a questa parte, e ne’ giorni scorsi mi balzò da’ piedi alla testa, del che ne sono stato travagliato cinque o sei giorni, ne’ quali non imi è stato possibile il fermarmi nè pure a leggere per un quarto d’ora, non che a scrivere. Ora però, lode a Dio, ne sono libero, ma con la testa sì debole che non posso per nulla applicare, e questa è la prima volta 1 II ms. ha « si vorressimo » invece Ai « ci vorremmo ». 2 La data del 1786 è desunta dal contenuto della lettera, dove si parla dell’ope razione chirurgica subita dalTioli, di cui il Fantuzzi dà notizia nella lettera prece dente del 17 maggio 1786; mentre all’editto delle monete e alla sua malattia il Marini fa cenni nelle sue lettere 238 e 239, voi. II, p. 276-278.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
che m’impiego alcun poco con la penna, sostenuto dalla gran voglia di sca ricare quella gran bile da cui son preso contro i ministri di codesta corte, per riniquo ultimo editto delle monete, che ci ha posti neH’ultima confu sione ed imbarazzo, a tale che per spendere un zecchino ci vogliono i bi lancini in saccoccia, la tariffa e le tavolette cronologiche per distinguere i pontificati. Voi altri non ne sentite l ’imbarazzo, perchè non spendete che della carta, ma fra noi che non corre che dell’oro, abbiamo ad ogni piccola spenderla ad impazzire, e ad essere in contrasti, e molto più la povera gente che non ricava per prezzo della sua opera, che il zecchino, o mezzo zecchino, e non trova chi glie lo cambi, per comprarsi due soldi di pane. L ’Altissimo dia una volta pace e riposo a quelle anime inventrici di così bei sistemi. Fui ieri da monsignor Tioli, del quale è disperato il caso che ci vegga. L ’operazione benché laboriosissima riuscì a meraviglia; ma la qualità del f. 233’ suo occhio, piccolo nella pupilla, e la cateratta assai più grande I ed incallita, che non si poteva prevedere, nè conoscere che sul fatto, sono state causa, che, quantunque levata la cateratta, l’occhio abbia così sofferto da essere disperato il caso di farlo vedere. Cinque altre operazioni dopo la sua sono state fatte dallo stesso medico Asti, che sono riuscite a meraviglia, ma il povero Tioli non ha potuto essere di questo numero. Ora il medico, avendo rilevato la qualità de suoi occhi e del genere della cateratta, vorrebbe ten tare l’altro occhio, ma monsignore lo ricusa, e gli do ragione, anzi mi meraviglia come nell’età di 74 anni, abbia voluto sottoporsi a questa ope razione, per valersene poi per pochi anni. Dopo tutto ciò passo a darvi un incomodo. Mi piacerebbe fra i miei scrittori comprendervi il cardinale Sebastiano Tanari,1 che per le com missioni avute, è stato bolognese, ed un soggetto illustre, ma non trovo che abbia lasciata cosa alcuna nè di scritto, nè di stampato. Sarebbe mai a vostra notizia che come vescovo avesse fatto qualche sinodo, o in codesto archivio vi fosse scritto alcuno suo particolare del quale si potesse parlare? Nel caso vi venisse fatto di ritrovare qualche cosa, vi prego a farmelo noto, ed allora sarei ancora a pregarvi delle date degl’impieghi sostenuti, da che il Borgia nella sua continuazione del Ciaconio indica bensì le cariche e le commissioni, ma mancano le date; se niente si ritrova, non occorre che vi prendiate questo incomodo. Come progredisce l’altro bel sistema delle dogane a’ confini? e vi è spe ranza di moderazione in quest’altro delle monete prima degli otto mesi? Voi mi direte come mai sta che da principio vi ho detto della difficoltà di applicare, e poi vi annoio con una lettera lunghissima? Prima questa è scritta in due volte, e poi sono stato sostenuto senza patirvi dal piacere di trattenermi con voi, e voi graditelo, e corrispondetemi con la conti nuazione del vostro amore. Addio. 1
Del card. Sebastiano Tanara (non Tanari) il Fantuzzi tratta nelle sue Notizie
degli scrittori bolognesi, voi. V i l i , pp. 71 sgg.
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82 Carissimo amico,
f. 160 Bologna, 19 luglio 1786.
Come nel mal tempo le nubi sparse si radunano, e congregate produ cono la tempesta, così avendo io radunate varie materie per il mio lavoro, cade la tempesta sopra di voi, che avete grande tenuta per ricercare le notizie di que’ soggetti che troverete notati nell’annessa carta. Soffritela in pace, e siate contento, da che è molto tempo che non siete stato visitato da questo flagello. Il conte Marco Fantuzzi mi ha mandato a regalare la sua raccolta D e gente H onesta. A dirvela, mi sono maravigliato come dopo l’accaduto abbia avuto voglia di proseguirla, avendola intrapresa in miglior tempo; ma esso mi scrive essere stato effetto d’impegno e di un filosofico puntiglio. Mi sono maravigliato in oltre, come, soggetto che è di buon senso, si ponesse in tal impegno. Per altro ha avuta la saviezza di non incominciare la genealo gia dal tempo del diluvio, da che fino da quel tempo vi è stata della gente onesta, il che era più facile, mentre avvicinandosi a noi, questa razza è sempre divenuta più scarsa. Ho per altro notata la sua saviezza nella dedicatoria e nella protesta di avere raccolti i documenti che apparten gono o possono appartenere alla famiglia Onesti, e con ciò avrà inteso per la combinazione del nome. In contracambio io gli ho mandata la mia opera. Il nostro Tioli tornerà a Roma con alcun poco più di vista di quella con la quale venne a Bologna. Dopo un timore grandissimo che perdesse affatto rocchio, nel quale si era dovuta fare una operazione straordinaria e raris sima per le combinazioni e della strettura dell’occhio e della qualità della cataratta, la diligenza e la bravura dell’operatore ha fatto sì che ora vede i colori, i mobili della sua camera, e dice di conoscere di guadagnare, ogni giorno sempre maggiormente. Dove, dom ine, hanno mai andare a terminare i clamori, le grida, le ese crazioni delle provincie dello stato pontificio per queste nuove gravezze? Da casa e da tutta la Romagna avrete inteso come si tratta e si parla del papa. Molti sono andati al S. Uffizio a Faenza, e moltissimi hanno ricusato di voler proseguire a confessare, per trovarsi imbarazzati dalle bestemmie, ed imprecazioni universali de’ penitenti, forsi per non potergli accordare che hanno ragione. Il legato di Urbino intendo che sostiene molto bene le ragioni de’ suoi sudditi, e che già è stata levata la gravezza a Sinigallia. Noi pure siamo ricorsi per conto del commercio I de’ prestinai1 con la, Ro- f· lp0T magna, da che abbiamo una bolla di Benedetto X IV , che stabilisce il libero commercio con le provincie dello stato, confermata dal presente pontefice nel suo chirografo del piano economico, che pubblicò anni sono per Bologna. Ma che forse per ciò? 1 II ms. ha «prestlani» invece di «prestinai».
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
• Avrete a Boma una nostra bolognese, ed avrà il vostro secretano di stato un nuovo mezzo di sollevarsi dalle sue cure. È stabilito il contratto di matrimonio con la contessa Pepoli, con certo signor Coramboni ufficiale di codesta milizia; De Rossi1 è già a Bologna a concludere entro questo mese l’affare. Questa è sorella dell’altra che andò sposa a Napoli, tanto cara a sua Eminenza. Tutta Bologna già sa di questo cavaliere, delle sue qualità e del suo stato, ma sua Eminenza saprà procuragli del bene.2
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Carissimo amico, Bologna, 20 dicembre 1786. Veramente arrossisco di presentarmi al ministro plenipotenziario del l’eccelsa repubblica di S. Marino, per renderlo inteso essere in viaggio il solito tributo d’amicizia, che mi prendeva una volta, per questo solo titolo di fargli giungere. 3 Ora sono le distanze delle persone troppo grandi, e l ’offerta del pari disuguale. Una sola cosa mi ha fatto coraggio a non desistere dal solito, e questa è stata il riflettere, che contenendo la cassetta alcuni flaschetti di rosolio, questi potrebbero servire, facendone uso prima de’ congressi per l’affare, a presentarlo con più di vigore e di energia. Dopo ciò vi auguro tutta la maggiore felicità nel maneggio di questo affare, onde il vostro nome vadi glorioso negli annali di questo secolo anche come abile e destro politico. Oltre a ciò ho anche l’interesse di vederlo sortir bene, come che la mia famiglia, con molte altre delle pri marie nostre, gode l’onore della cittadinanza di questa repubblica, ed ho appreso in questa congiuntura quanto sia rispettabile, da che quel birbante del gazzettiere di Firenze, che non risparmia nè il pontefice, nè i cardinali, nè le altre città dello stato pontificio, di questa querela della repubblica con la S. Sede, non ne ha fatta alcuna parola se non una volta e di pas saggio. In fine, per terminare questa lettera secondo il corso del tempo, vi auguro le buone feste e felice capo d’anno, e dimani anderò a scroccare una cioccolata dal buon inquisitore, dove sicuramente si parlerà di voi come meritate. Addio di cuore.
1 II ms. ha « De Rossi e che ora è già » invece di « De Rossi è già ». 2 Nella lettera è inclusa una schedina ora incollata al f. 162, dove è un elenco di nomi di personaggi, sui quali dà qualche spiegazione il Marini nella sua risposta; v. voi. II, lettera 241, p. 279 sg. 3 Così il ms.; qui manca una parola, forse «un augurio, un regalo» e simili.
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ANNO 1 7 87
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84 Carissimo amico,
f. 165·
Bologna, 25 aprile 1787. Dopo le mie più sincere congratulazioni per avere inteso il felice pro seguimento della vostra ristabilita salute, per tenere in attività le cortesie vostre verso di me, non contento degl’incomodi che vi ho dato con altre mie ricerche, vengo ora a darvi un nuovo sopracarico, col pregarvi a ricer care quale impiego avesse, e con chi si portasse al concilio di Trento certo Federico Pendasi,1 famoso filosofo e nostro lettor pubblico.
85 Carissimo amico,
f. 167
Bologna, 19 maggio 1787. Viene a Poma un mio ministro e dipendente, ad accompagnare un figlio del fu senatore Aldrovandi, e collocarlo nel Collegio Bomano; al quale ho ordinato di portarsi da voi, per far quello che io ben più volentieri farei di persona, cioè di salutarvi ed intendere vostre nuove, al che io aggiungerei di più, di abbracciarvi e baciarvi teneramente, se potessi compiere questo ufficio per me stesso. Con questa congiuntura vengo a ricercarvi, carissimo amico, se sia vero che con pochi scudi si possa ottenere dal pontefice, certo breve, che dicesi della Crociata, e che dispensa dal mangiar carne i giorni di vigilia. Per i miei incomodi di fiati e di affari ipocondriaci, che mi travagliano tratto trattò grandemente (non però da guardare il letto o la camera), sono stato dal medico dispensato dal mangiare di olio e di burro, e certo potrei quie tarmi su questo; ma, se ne avessi una dispensa più autentica da chi ha comandato le vigilie, sarei più quieto. Noi qui abbiamo una stagione stravagantissima di pioggia, tempeste e venti freddi, onde sono pochi giorni che nelle case si sono chiusi i camini. L ’ordinario scorso si era sparsa nuova che il papa fosse incomodato gravemente, ma quello che in questa, falsa voce mi è dispiaciuto, si è che il nostro buon arcivescovo ebbe questa nuova per mezzo del corriere di Torino, scrittagli dal suo ministro, il qual corriere giunge a Bologna un giorno prima dell’ordinario di Boma, e francamente la propalò, e mostrò la lettera; la qual nuova, non essendosi poi verificata, si è accusato d’im prudenza per averlo esso, che per le sue circostanze non lo doveva, propa lata sì francamente; e si è conchiuso, che come è servito alla peggio in Bo logna, così avrà ancor de’ cattivi ministri in Boma.
1 Cf. voi. II, p, 290, lettera 249.
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LETTERE UI G. FANTUZZI A G. MARINI
86 169
Carissimo amico, Bologna, 13 giugno 3787. Comincio dal ringraziarvi per la premura d’informarvi circa l’affare del breve, e sono persuaso che non occorre altro dopo un’ampia licenza del medico, ilon voglio però che vi maravigliate della mia delicatezza di conscienza, da che questo è divenuto il carattere di noi bolognesi; una prova è, che per due volte è stato proposto in senato il ricorso a Roma per la diminuzione delle feste, con accordo del legato e dell’arcivescovo, e per due volte non è passato il partito; vedremo cosa accaderà nella terza pro posizione che dovrà farsi. Oh vedete quanto siamo religiosi! In una vostra delli 16 scorso mi accennaste di avere ritrovato nella libreria Albani una orazione funebre di Ferdinando Carli fatta dal Pendasi, e cortesemente vi esibiste di farmela copiare. Mi sarà favore se di ciò mi compiacerete, e la potreste poi consegnare al signor Francesco Corneti, quando ritornerà a Bologna, il che non sarà che dopo S. Pietro, e vi soddisferà dell’importo del copista, come gli ho ordinato. Sono impaziente di sentire l’esito della causa Lepri, ma se va male per il papa, come spero, poveri votanti!
87 171
Carissimo amico, Bologna, 1 marzo 1788. Ho letta la risposta del Marchetti alla pastorale di monsignor di Pistoia, che è pure la bella cosa, e per la quale parmi che colui non abbia più alcun rifugio, e che sia conquiso, benché non sarà emendato. Ma ditemi un poco chi è questo parroco Marchetti, che mi è pur piaciuto moltissimo per la sua critica all’istoria ecclesiastica di Fleurì. Io mi figuro che questo dotto e zelante parroco avrà scritta quest’opera o di proprio impulso, o mosso da zelanti personaggi, non certo per suggerimento del pontefice, il quale gli premerà più che monsignor Borgia scriva per sostenere i diritti di Benevento. Ho letta ancora l’istoria dei frati gaudenti, ma, a dirvela, parmi che quel buon religioso abbia perduto il tempo, oltre di che non saprei conve nire con esso in vari punti. Avrete forse inteso da’ pubblici fogli la gran solennità che da noi si fece la domenica scorsa per il possesso del senatorato al duca di Homi, del quale ne fu rappresentante il senatore Caprara. Tutti i magistrati e gl’ordini della città si portarono a fargli visita· e fu levato di casa con l’accompagna mento di tutta la nobiltà e dottori dell’uno e dell’altro collegio, e condotto a casa dopo il possesso in simil forma, e la sera il detto senatore Oaprara diede una sontuosissima festa, per la quale l’Eminentissimo legato diede libertà di poter giocare alli giochi proibiti di faraone e pentolino; e vera-
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mente riuscì dell’ultima magnificenza. Tutto ciò vi dico però per relazione, da che non mi mossi punto né il giorno né la sera, e mi sono contentato de’ rapporti che me ne hanno fatto gramici. Oh vedete se sono stato un balordo di trarrai fuori di un corpo il quale ora conta nel suo numero e principi e duchi, e cioè il principe Lambertini, il duca Riario, il principe Boncompagni e il duca di Semi. Fra poco viene a Roma il detto senatore Caprara, si dice a levare di costì la madre, e mi figuro che in questa con giuntura sarà molto ben ricevuto dal pontefice, e forse regalato dal duca o dal 8. Padre, da che esibitogli dal Gnudi, per parte del detto duca, di avere ordinare di pagare tutte le spese, che non saranno state poche per questa solennità fatta veramente con la maggior splendidezza, ebbe in risposta che la casa Caprara I non era usa in queste congiunture di ricevere f. 171' reintegri. Da noi si passa una quaresima assai più brillante ed allegra di quello sia stato il carnevale. Terminate le lezioni di questa quaresima il nostro Palcani si applicherà a servirvi di quello avete richiesto.
88 Carissimo amico,
f. 173
Bologna, 9 aprile 1788. Come voi, carissimo amico, ho scorsa la quaresima, e passo ora felice mente i giorni dopo Pasqua. Come vi scrissi in altra mia, vi sono stati nel paese nella scorsa quaresima più belli e brillanti divertimenti che nell’ante cedente carnevale: oratorii, accademie di suoni e canti e alla pubblica conversazione nobile, ed in casa privata, tutto di sceltissima musica, e fin il sabato santo, e vi sono sempre intervenuti l’Eminentissimo legato ed arcivescovo, e quest’ultimo ha dovuto passare il piacere dell’ultimo di questi oratorii, cioè del sabato santo, con un gagliardo reuma di testa, che lo ha obbligato poi per qualche giorno a guardare la camera. Per me tutto il piacere è stato nell’udirne le relazioni. E perchè il paese non restasse in ozio, subito dopo la domenica in Albis si sono aperti due teatri, e fra poco si aprirà il terzo, e così si va alla ma lora allegramente. Sabato venturo aspettiamo a Bologna il senatore Caprara di ritorno da Roma, e che seco porta una marca della birbanteria del signor duca di 2femi. Alle vistose spese fatte dalla casa Caprara in congiuntura del pos sesso del senatorato e al rifiuto fatto al signor Gnudi di darne alcun conto, come richiese, si credeva che fosse per corrispondere il signor duca con il regalo di qualche conveniente « bissù » :1 se ne ritorna con de’ soli complimenti. 1 Così il testo per abijou».
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
Ammiro la prevalenza dell’amore del vostro comodo, al piacere de’' simposi dell’Eminentissimo secretano di stato: l ’interesse di vivere da poltrone e a vostro modo, forse avrà fatto perdervi l’onore di un qualche grado sublime alla corte, e forse anche di un cappel rosso. Per altro io avrei fatto lo stesso, e vai meglio uno stato quieto e regolato, che passarsi in una positura incomoda e di mero fumo. A quest’ora, già mi figuro, avrete ricevuta la risposta del nostro Paicani, e da essa avrete compreso che dopo vari tentativi fatti per rilevare se per mezzo dell’astronomia si poteva rilevare alcuna cosa della varietà delle feste degl’Arvali, ha scoperto da Ovidio ne’Pasti, che tutto dipendeva dalla volontà de’ pontefici, e quantunque parli detto autore, delle ferie Sementine, pare che pur così possa dedursi dell’altre; e avrete potuto cono scere che Ovidio fu nello stesso imbarazzo, che voi, rapporto alli Arvali, e che solo la sua musa lo trasse d’imbroglio. Sarò curioso d’intendere cosavi risponda il Tualdi,1 che ora ha suscitato l’antica credenza de’ mirabili influssi della luna.
89 Carissimo amico,
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Bologna, 7 maggio 1788.. Viene a Poma il p. lettore Garofali,2 canonico romano, che ha desi derato di conoscervi, ed io l’ho accompagnato di una mia lettera. Questo ha pubblicate le memorie del nostro buon amico abate Trombelli e non vi è riuscito male, come vedrete, e ciò mi è stato carissimo per l’affetto che ho sempre avuto per quel buon religioso. In congiuntura di avermi presen tate queste sue memorie, ed essere pur stato altra volta a trovarmi, mi ha fatte mie apologie34ed espressioni, ma siccome è romano, così poco le valuto; parlo così, perchè voi non siete di questa razza. Perchè poi non crediate che con l’avanzare degli anni abbia cambiato costume, e che non mi mantenga quella birba che sempre son stato, vengo a pregarvi a far ricerca in codesto vostro archivio di una bolla di Cle mente VI che nelle mie schede trovo data A v en io n i, non. iu lii, anno prim o e diretta Anione de R a m e n g k is ,1 e si dice stare sub rub. de gratis diversarum form arum ep ., 18, fol. 83, e ne desiderarci il solo ristretto, da che nella mia nota è molto confusa. Mi rallegro poi che abbiate prodotti i vostri Fratelli Arvali, nell’opera delle Sagrestie e de’ Campanili dell’abate Cancellieri, ma che pochi ve dranno, perchè l’arcivescovo nostro mi disse che costava quattro zecchini. A proposito di arcivescovo sarà pur qui giunta la nova dell’arresto dato» 1 2 3 4
Cioè Toaldo, cf., p. 301, e ivi la n. 2. Cf. voi. II, p. 304, e ivi la n. 3. II ms. ha « pulogie » invece di «apologie». Cf. voi. II, p. 302 sg.
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dal gran duca di Toscana al vescovo di Pistoia, e lo smanco trovato nella cassa ecclesiastica. Questo dovrebbe essere un fatto molto mortificante per sua Altezza.
90 f. 177
Carissimo amico, Bologna, 14 giugno 1788. Incomodandovi questa volta, incolpatene voi stesso e la vostra corte sia di ricordarmi del mio scartafaccio quando v ’incontrate in qualche bolognese. Io non so nulla di quel Giovanni Guidetti che voi mi accennate neH’ultima vostra, e non ho le inscrizioni romane del Galletti, e tengo solo le bolognesi, onde vedete che vi siete attirato il malanno di mandarmi copia di quelle inscrizioni, e tutt’altro che sapete di questo Galletti e de’ suoi scritti. E tutto ciò con comodo, da che vedrete che non anderà· che nelle aggiunte, se avrò vita di farle. Eoi abbiamo in Bologna il Cardinal Stigliano venuto dopo l’opera di Faenza, ove pure si trovò il nostro legato, a mangiare le coste a lui, al vice legato ed all’arcivescovo, che ha bisogno ben d’altre visite che queste per la sua economia. Si ride della soggezione che si prende il nostro Archetti, del secretano di stato e de’ proggetti di commercio, che manda alle lega zioni il tesoriere. Il nostro arcivescovo terrà il suo sinodo nel venturo settembre, e sarà una cosa nuova per tutti, da che dopo il cardinale Boncompagni, mai più vi è stato sinodo in Bologna. Questo spero che avrà migliore incontro di quello di Pistoia·, del vescovo della quale più non si parla.
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f. 179
Carissimo amico, Bologna, 14 febraro 1789. Quid retribuam per tanta puntualità, premura ed economia per favorire un vostro amico, che non può che ringraziarvi, ma con un ringraziamento il più sincero e più cordiale che mai possa farsi, e con me vi ringrazia la dama e il cavaliere 1 che avete favorito, e che avete tratti da un’angustia la maggiore del mondo per questo debito che era stato sempre trascurato dal marito e dal padre, e per ora non pensano più ad altro, ben contenti di essere stati sgravati a sì buon prezzo da tal debito. E con questi saranno ben liete le anime de’ defunti di casa Rosselli ancora, da che coll’avere soltanto pagato il prezzo di un mattone per la chiesa di S. Pietro, si saranno vedute tratte dalle pene del Purgatorio. Gli scudi 38 vi saranno ben presto pagati qui in Roma, essendosi inca1 Cf. voi. II, p. 309.
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LETTERE DI G. FANTUZZI A G. MARINI
ricata persona di scrivere ad un amico, perchè subito vi sia fatto lo sborso del denaro. Ho inteso con piacere che il fratei vostro sia per venire governatore a Cento, sicché vi prego bene di avvisarlo che, portandosi a Bologna, avrò un sommo piacere di vederlo e di conoscerlo. E il nostro inquisitore (dal quale fui giorni sono) desidera pure lo stesso, come vi scriverà, anzi gode che questi venga in sua giurisdizione, per far scontare sopra di lui, le baro nate vostre, come mi disse. Quanto mi scrivete del secretario di stato, l’ho pur riscontrato da una sua lettera scritta qui al P. M. Ganzaniga, nella· quale si spiega del desi derio di essere sgravato del peso che soffre, e di ritornare a bere il ciocco lato in sua camera. Scommetto che se mai il papa gli accorda di dimettere la carica, giacché ne mostra tanta premura, che ritorna legato a Bologna. Oh allora sì che si terminano i nostri grandi vantaggi. Mi figuro che avrete già a quest’ora inteso il gravissimo furto di pegni di gioie ed oro e contanti ad uno de nostri Monti, senza rottura che appa rente, e per poca custodia de’ ministri. I ladri per ora non si rinvengono, benché sia stata promulgata una taglia di scudi 500. Il danno de’ poveri f. 179’' impegnanti 1 è gravissimo, ed oltre a ciò, piaccia a Dio, che non si susciti una lite, a chi spetti il risarcimento del danno o a’ ministri o al Monte o a veruno. Oltre a ciò siamo in un bosco di ladri, onde non passa notte che non si senta o attentati a botteghe o a case di particolari, sicché siamo tutti in un allarme grandissimo, e tutti i marangoni sono occupati a fortificare finestre, porte e serrature. I birri sono pochi e forse di con certo con i ladri, i soldati sono occupati oltre alle guardie de’ teatri e de’ festini, a far da comparse a delle battaglie nelle comedie. Voi godetevi della vostra tranquillità, e proseguite ad essermi queU’amico incomparabile che vi conosco. Non potete credere, amico carissimo, come mai mi sia compiaciuto che finalmente sia stata fatta giustizia al merito di monsignor Borgia, per il quale, senza conoscerlo di persona, mi sento una particolare tendenza, e sanno molti miei amici, come sempre, avendo occasione di parlare di lui, mi si moveva la bile contro Roma, in vedendo che si pensava a tanti sog getti da nulla per promoverli, ed un tale sì benemerito della 8. Chiesa per i suoi scritti e per l’amministrazione della sua carica, fosse così trascurato. Ora sono consolatissimo che pur finalmente sia premiato, augurandomi solo che il colore rosso non alteri punto il suo primiero da tutti così ap plaudito. Addio addio. 92 f.
Carissimo amico,
Sabato santo, 1789.
Non accusate, carissimo amico il mio lungo silenzio, perchè derivato solo dal timore di disturbarvi dalle vostre faccende letterarie, e di conve nienza in congiuntura della promozione del vostro amico Borgia, massime non avendo cose particolari da scrivervi. Ora vengo a voi per dirvi del I
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piacere che ho provato ieri giorno di venerdì in vedere vostro fratello, che dopo essere stato il giorno prima a cercare di me, nè avendomi trovato in casa, volle ripetere il suo incomodo, e ci vedessimo1 alla sfuggita, da che doveva partire per Cento. Io lo trovai, se non bello come voi, delle stesse però cortesi maniere ed obbligantissimo, e mi ha promesso che, venendo a Bologna, come potrà fare senza molto scomodo, per la vicinanza nella quale si trova, mi darà· maggior comodo di mostrargli come lo riguardi e per se stesso e per essere vostro fratello. Avrete da’pubblici fogli intese forsi le strepitose nuove del nostro paese, e cioè il ritrovamento del ladro e del furto del Monte di Pietà, e degli altri ragguardevoli fatti nel corso di tanti anni che era in Bologna, ed è una cosa di meraviglia nelPessersi scoperto l’ingegno di costui nelle cose meccaniche, e gli ordigni maestrevoli per introdursi ovunque e per formare monete false, ed altre belle opere. Come pure l’omicidio di quella ballerina, e la morte subito datasi da per sè dall’uccisore, al quale fu trovata in saccoccia una lettera diretta al legato, con la quale l’avvertiva di non far perqrdsizioni sopra il fatto, da che era da lui stato eseguito, animato a privarsi esso pure di vita dopo avere vendicati i torti della sua bella ingrata, perchè la vita non gli sarebbe stata più che un imbarazzo, e priva di piacere; altra pure lettera se gli trovò, con la quale disponeva delle cose che aveva nel suo baule.2 Altro terribile caso avvenne pochi giorni sono, che una vecchia di 79 anni spaccò la testa con un manarino ad un suo figlio di 30 anni, mentre dormiva con la testa appoggiata sopra ima tavola; ma questa era impazzita. Vedete, carissimo amico, quante belle cose accadono da noi. dell’ultimo Giornale di Pisa, riferendosi l’opera dell’abate Andres3 dell’origine, progressi e stato attuale d ’ogni letteratura, ho letto che in esso siete fatto debitore al pubblico di due opere, cioè delle lapidi cristiane e di una raccolta di papiri; guardate di non entrare I nel catalogo degli autori che f. 181T vidi una volta descritti in un libro, che avevano promesse opere e che mai non avevano mantenuta la parola; il che non vorrei per il bene della letteratura; ma più mi preme per altro che stiate bene, e che mi manteniate la vostra preziosa amicizia.
93 Carissimo amico, Bologna, 20 maggio 1789. Se me non abbandona l’indiscretezza nel procurarvi, carissimo amico, degrincomodi, piaccia al Cielo che voi non abbandoni la pazienza e la cortesia nel sofferirli; ed a farne prova eccomi a pregarvi di darmi notizie di monsignor Alessandro Scappi, che fu (secondo le mie schede) impiegato 1 II ms. ha «si vedessimo» invece di «ci vedessimo». 2 II ms. ha «bavule» invece di «baule». 3 Giovanni Andres.
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dalli pontefici Paolo V, Gregorio X V ed Urbanó VITI negli affari della guerra della Valtellina e de’ Grigioni, e dove si dice che fosse nunzio due volte, dopo tant’anni che nella detta parte non era stato nunzio; si dice pure spedito a Costanza per presiedere all’elezione di quel vescovo, del quale non so il nome, ed a Coira parimenti per simile affare. Ma di tutto ciò mi bastano le date, e de’ caratteri de’ quali fu insignito. Circa gli ve scovati che ebbe, gli ho daH’Ughelli. Il dottor Palcani, che vi saluta caramente, desidererebbe sapere cosa sia dell’abate Garatoni, del quale è tanto tempo che non ne ha avute nuove, e che incontrandolo lo salutaste a suo nome. Xoi aspettiamo nel venturo luglio LEmmentissimo Buoncompagni, molto mal condotto di salute, per quanto ne ha detto la marchesa Ghislieri, l ’abate Tombari, già suo secretano, e tutti quegli che sono venuti di Roma. Piaccia al Cielo che l’aria di Bologna lo rimetta in salute, ma che non abbiamo ad ammalar noi con l’eseeuzioni de’ suoi piani di tematico e di gravezze. Xon credo che questa venuta sia per piacere al nostro picciolissimo legato, che hai da tremare di paura ed impiccolirsi sempre più per soggezione.
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Carissimo amico, Bologna, 17 aprile 1790. Avendo inteso dallo stampatore Luchesini che siete incomodato di sciatica, non potendo altrimenti, e come più gradirei, farvi una visita per sonale, ed intendere come ve la passate, vengo con questa a tal effetto, e desidero bene di cuore di averne buone nove, da che vi compatisco moltis simo, essendone io stato afflitto quasi per un anno in un fianco, che mi faceva zoppicare moltissimo; ma senza far medicamento alcuno, a forza di tolleranza e di trascinarmi a suo dispetto fuori di casa, la vinsi, e la co strinsi ad abbandonarmi. Questa è un razza di male che non si piega a medicatura. Dal detto Luchesini, oltre i vostri saluti, che mi furono carissimi, intesi che vi era giunto il mio settimo tomo de’ scrittori, onde attendo di udire che ne abbiate scorso qualche articolo, e di averne sinceramente il vostro parere, e quanti errori vi avete notato. Io ho la consolazione che l’ottavo, a cui si travaglia, sarà l’ultimo, da che vi assicuro non avrei mai creduto di poter compiere questo qualunque lavoro. Datemi un poco nuova di Cagliostro, se sia vero abbia tentato più volte di procurarsi la fuga, e come vanno le cose di Avignone. Oh Dio quanti malanni si preparano mai a stagione avanzata, e voglia il Signore che lo stato del papa sia esente da visita di truppe. Il mio buon Palcani che è stato inchiodato in letto con un reuma uni versale che gli levava perfino l’uso delle mani, dopo sette emissioni di
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«angue finalmente, e dopo 40 giorni di letto e una lunga convalescenza, protratta ancora per la pessima stagione, dimani comincerà a sortire di casa, vi saluta caramente ed io vi abbraccio teneramente. Addio.
95 Carissimo amico,
f. 186
Bologna, 5 giugno 1790. Perdonate, carissimo amico, se vi sono molesto. La perdita che ho fatta di tanti amici mi fa sollecito oltre ogni credere per que’ pochi che mi re stano, e voi certamente siete uno di quelli che più m ’interessano e per la vostra cordialità e per le obbligazioni che vi professo, onde mi permette rete che di tanto in tanto venga a ricercare di voi e della vostra salute, come faccio con la presente. Io, lode al Signore, la passo bene, ed ogni poco di vita che Dio mi doni spero vedere compita la mia opera, che mai certamente avrei creduto. L ’ottavo tomo va a gran passi e in quest’anno sarà compito. Vi prego salutarmi caramente il degnissimo padre commissario, del quale faccio spesso menzione gratissima con il p. Ganzaniga. Oh come sarà mai affacendato il degno religioso! Credete voi che basterà il giubileo a rimettere la testa guasta ormai di tutto il mondo? Le cose di Avignone come anderanno a finire? In Francia si vole da un partito distolta la religione cattolica, in Toscana si fa rumore per la religione. Io sto in un timore grandissimo che questa peste si dilati anche nel tanto pacifico stato del papa, e se mai a Bologna pervenisse, io vado a ritirarmi nelle Alpi. Addio, amatemi come vi amo; addio novamente. 96 Carissimo amico,
f. 188
Bologna, 26 giugno 1790. Comincio col ringraziarvi, carissimo amico, per il cortese pensiero di mandarmi, per mezzo del nostro arcivescovo, la vostra dotta spiegazione dell’antico epitaffio, con la quale avete mutato un pontefice in un balio. Ma che non possono gl’antiquarì? Felice voi che avete talento e, quel che è più, vista e testa da resistere alla fatica; io già per la corrente calda sta gione, e per gli occhi che soffrono moltissimo, e per la testa che mi si stempra non posso applicare che pochissimo. Circa poi a quanto mi commetteste rapporto allo stampatore Luche rini, questo mi ha risposto che facciate una cambiale o che paghiate il denaro a codesto monsignor Bernardino Marescotti, e che esso lo faccia passare a monsignore nostro, suo fratello, in Bologna. Ma quello che più desidera si è che gli diate lo scarico delle copie ricevute, per sua regola. Già sono cominciate ad arrivare a Bologna le casse del museo acquistato in Firenze con lo sborso fatto, come vi scrissi, di tremila scudi da alcuni bravi nostri cittadini, e fra questi il nostro arcivescovo.
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Un’altra generosità pure ha fatta una società di senatori, cavalieri e cittadini in congiuntura che i nostri mercanti da seta si trovano in essere tutta la seta comprata nell’anno scorso, per non avere avute commissioni,, a causa delle presenti guerre, onde non avevano cassa da potere in quest’anno comprare la seta, perciò si correva sul grave disordine, che cen tinaia di operar! da seta, sarebbero restati, per mancanza di lavoro, oziosi f. 188V su la strada, con pericolo della quiete I pubblica; in tale trista circostanza gli hanno fatto un prestito fino aliatale, senza alcun interesse, di diecimila scudi, da valersene a comprare la seta. Oh vedete se regga ciò che alcuno ha tentato di far credere al pontefice, che i bolognesi sono inquieti e tumul tuanti? Questo tal soggetto credete voi che verrà a Bologna, come ha scritto tante volte? Carissimo amico, se viene, non so cosa gli possa accadere per parte della bassa gente. Abbiatevi buona cura, ed amatemi. Addio.
97 f. 190
Carissimo amico, Bologna, 14 luglio 1790»
Sospendete pure le vostre schinelle e se anche foste unto con l’olio· santo, non mancate di rispondermi a quanto vi richiederò, perchè si tratta difendermi dalla taccia di credenzone e di messer Strappa. Nell’ordinario di Soma dopo la festa di S. Pietro, un prelato distinto,, e di palazzo diede la nuova al nostro Eminentissimo legato che il pontefice con una straordinaria allocuzione dichiarò il re di Napoli decaduto dal feudo, per mancanza dell’omaggio dovuto, persona mia amica ed amicis sima del cardinale era presente alla lettura della lettera, e sopra la quale di più scherzarono, e questo soggetto capitato il giorno appresso da me, mi riferì la nova. Lo stesso intesi che aveva scritto nello stesso ordinario al fratello monsignor Bernardino Marescotti, con meraviglia della famiglia,, da che non ha uso di scrivere mai nuove di Boma. Con questi dati che mi sembrarono sicuri, essendo io capitato dal nostro arcivescovo e dal suo vicario, non esitai punto di partecipar quanto avevointeso, e ciò con loro molta sorpresa, da che niuno di essi aveva avuto riscontro di questo fatto da Boma. Feci ricerca da vari altri che hanno lettere di Boma, e niuno trovai che ne sapesse, e questo silenzio ho ritro vato mantenersi anche negli ordinar! appresso. La vostra ultima lettera poi delli 7 luglio scorso terminò d’avvilirmi, da che, anzi che avvisarmi di questo tanto strepitoso passo, e non de’ nostri giorni, mi scrivete anzi checorre voce, che sia. ancor vivo il trattato con Napoli.1 Come sta questo fatto? del quale però ora intendo che da alcune lettere dell’ordinario f, 190V scorso se ne fa parola, con gran sollievo I alla pena che provo di com parire presso agli amici un baccellone. Voi vedete quanto interessa l ’af fare, e nel quale come amico siete in dovere di prenderne parte, e se l’al1 Cf. voi. II, pp 322-323.
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locuzione è stampata, non mancate di mandarmela subito per la posta, anche che mi dovesse costare il patrimonio. L ’affare della gabella a’ confini di Ferrara è terminato a vantaggio del nostro Gnudi, al quale è stata confermata l’affittanza al solito. E Sua Altezza di Modena per timore de Graffagnini, ha fatto un vistoso ribasso al prezzo del sale, ed esso e la reggenza di Toscana aumentano le truppe. Voi mi confermate 1 pure la venuta dell’Eminentissimo Boncompagni a Bologna dopo i bagni, ma, a dirvela, questa visita ci fa stare in timore, per riguardo della nostra canaglia che non lo vedrà volentieri, e si corre pericolo che non accada ciò che avvenne per la solennità del « Corpus Do mini », che in una parrocchia, dove vi era la solita processione con apparato, nel quale, come sapete, si espongono per ornamento de’ quadri, fra questi in una strada fu esposto il ritratto deH’Eminentissimo Boncompagni, che si fu costretto farlo levare, per consiglio di alcune savie persone; tante erano le imprecazioni che se gli dicevano dal popolaccio. Dopo tutto ciò, quello che più mi preme, anche dell’allocuzione e bra vura del papa, si è l ’intendere che vi ristabiliate in salute, per il quale effetto conviene avervi sommo riguardo, massime se corre la stessa sta gione in Boma che qui, avendo avuto due giorni di un freddo d’inverno, 1 e f. 191 sono alcune settimane in appresso che siamo tormentati da un molestis simo vento sciroccale, per il quale io ne risento moltissimo del mio tempe ramento.
98 Carissimo amico,
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Bologna, 12 gennaro 1791. Donate, carissimo amico, un momento di distrazione da’ vostri studi, in grazia della nostra amicizia, per darmi conto della vostra salute, come per ricevere notizie di me che, grazie all’Altissimo, con queste belle giornate la passo benissimo. Giorni sono, essendo dal nostro buon arcivescovo, e facendo discorso di voi, come accade per lo più, le volte che mi porto a bere il cioccolato, lo richiesi se aveva veduta l ’Apologià dell’abate Tiraboschi, e mi disse che no, e che l’avrebbe però veduta volentieri, ed io subito gli mandai quella copia che ebbi dal Tiraboschi, subito che fu pubblicata, ed esso mi donò la lettera di Turino,2 da che voi per sbaglio glie la mandaste due volte. Se avete copia dello scritto del Tiraboschi, so che avrà piacere di rice verlo, da che mi disse che faceva molto conto delle cose vostre, e le teneva a parte. Se non ne avete copia, non vi prendete altro pensiero, chè gli la scierò la mia copia, da che nulladimeno l’avrò nel Giornale di Modena che prendo, e dove sicuramente sarà inserito; e su di ciò avisatemi. 1 Cf. voi. II, pp. 322, 323, lettere 282-283. 2 Cioè dell’ Oderico, cf. voi. II, p. 331.
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Come vanno le cose di Francia, rispetto a Eoma, o per dir meglio le cose di Eoma rapporto alla Francia? e come si è regolato codesto Cardinal di Bernì? che in Bologna sono varie le voci. Abbiamo una bellissima lettera del vescovo di O s1 che si dice fuggito dal suo vescovato, dopo averla pub blicata; abbiamo avuto in Bologna un suo fratello, ed un cugino, stretti parenti del nostro senatore de’ Bianchi. Il buon Guido Zanetti è in una grave malatia, vittima del cardinale 192T Boncompagni, da che primo computista del I senato ed attaccatissimo a lui ed a que’ senatori del suo partito, ora, quello morto, dimessi que’ senatori dalla loro carica di presidenti alla camera, e ritornate le cose all’antico stato, chiamato ministrialmente a render conto del suo operato, da che esso aveva somministrato tutti i lumi a quell’Eminentissimo, per la forma zione de’ suoi piani, si dice che allegasse una lettera di segretaria di stato, ma che mai non produsse, onde ebbe a soffrire grandi invettive e minacele, che, omo mal condotto già di salute, lo gettarono in letto con grave febre. Spiacemi di ciò moltissimo per lui, ma avevo già sempre preveduto male di questo suo grande attaccamento con il Buoncompagni, dal quale non ha nulla approfittato, e solo la presente disgrazia; ma molto più per la sua moglie, figlia del nostro amico Biancani, che resterà con il solo poco che ora ha acquistato per la morte della madre, da che il Zanetti non ha che de’ libri e la raccolta di monete, vivendo del solo provento della sua carica. Qual lezione per tenersi sempre lontano dalla protezione de’ grandi! Quanto siamo noi felici in questa parte, a conto del nostro metodo di vivere e di pensare! Addio mille volte.
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Carissimo amico, Bologna, 19 marzo 1791. Eiposato come vi credo dalle fatiche del carnevale scorso, lasciate che un amico venga per poco a distraervi dalle meditazioni della quaresima, e a ricercare nuove di voi e darvi le mie che, lode al Signore, sono ottime, Fra non molto avremo la visita delle corti di Napoli, di Toscana, dell’imperadore, e le zie del re di Francia; se Iddio ci dà vita, io credo che siamo un giorno per vedere ne’ nostri stati anche il gran Turco, ma questi non verrà a Eoma, come i presenti a spargervi i loro tesori, come voi altri spargerete sopra di loro le vostre indulgenze. Qui fortunatamente non fa ranno che pernottare. 1 Così pare dal ms. Ma il Fantuzzi vuol forse alludere alla lettera dell’A r civescovo d’Aueh, del 7 agosto 1790, riportata dal T h een er , Documents inédits relatifs aux affaires religieuses de la France, 1790 à 1800, Paris, 1857, p. 28 e segg. Veramente il centro della resistenza contro la costituzione civile del clero fu l’arcivescovo di A ix, Mons, Boisgelin, cf. G e n d r is , op. cit., II, 136 segg.; P a s t o r , op. e voi. cit., p. 504 segg.
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ANNO 1 7 9 1
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Ho da raccontarvi una bella istoriella che veramente mi ha mossa la bile, per l’interesse che prendo per il mio dottore Palcani. La società ita liana, alla quale è ascritto il Palcani, gli commise di scrivere l’elogio del padre Ximenes, da inserire nel tomo V delle Memorie di matematica e di tìsica. Non posso dirvi la bellezza, la dottrina e la eleganza con la quale il Palcani ha steso questo elogio in italiano, e già pubblicato in questo Y tomo. In Bologna, tutti ne sono restati sorpresi, ed un senatore suo amico voleva qui farlo ristampare, da che in Bologna non vengono queste memorie che a due o tre soggetti, e il Palcani non n e1 ebbe dall’accade mia che tre copie volanti. Ma con sorpresa si è incontrato che l’inquisitore, ed il vicario nemicissimo de’ gesuiti non l’ha· voluto passare, benché am messo da’ penitenzieri, che ora strepitano per questo rifiuto, che l’inquisitore e il vicario appoggiano al breve di soppressione de’ gesuiti, il quale ordina che non se ne parli nè in bene nè in male. Ecco il paragrafo che tanto ha ferito questi religiosi, e che il Palcani non ha voluto cambiare, e che si leggerà poi da chi ha le citate memorie. Parlando della nascita del Ximenes: « La Sicilia lo produsse, terra gloriosa, perchè ivi pur nacque Archimede. I suoi maggiori furono in Tra pani chiari e pregiati. Ancor fanciullo I diè segni di sottile intelletto, di felice f. 202' memoria, di naturale attitudine alla virtù, gli parvero vanissimi i senti menti e le sollecitudini del secolo; bramò di uscirne; lo annoverò tra i suoi una società religiosa, che da saggi ed avveduti uomini instituita già eran due secoli, protetta dai pontefici, accolta benignamente dai re, vene rata dai popoli, dopo essersi rapidamente propagata per lo antico mondo e pel nuovo, dopo avere conseguiti sommi onori in tutte le corti e in tutte le università, coltivata ogni maniera di liberali discipline, presieduto alla pubblica educazione, ed essersi resa arbitra delle opinioni e dei costumi degli uomini, potè finalmente essere spenta, ma non potrà essere obliata giammai ». Non potete credere, carissimo amico, mi dice il Palcani, quanto stu diasse questo periodo per non incorrere appunto in qualche inciampo, e pure disgraziatamente non vi è riuscito, esso però si mostra indifferente per questa ristampa, ed io credo che si vedrà questo elogio null’ostante in qualche giornale, perchè troppo lo merita. Se mai in Berna vi capitano queste memorie, so che le vedrete con molto piacere. Desidero sentire che ne dica il nostro padre reverendissimo Pani, al quale farete, i miei distinti complimenti. Addio. P. S. Se foste curioso di vedere questo elogio, il Palcani in questo punto mi dice che il Garatoni ne ha avuto una copia. 1 Nel ms. si legge «non è
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L E T T E R E D I G. FA N TIJZZI A
G. M A R IN I
100 f. 194
Carissimo amico, Bologna, 26 marzo 1791. Viene a Eoma il signor conte Lodovico Salvioli1 senatore, e divenuto l’anno scorso, in età di più di 60 anni, dottore di legge, avvocato e lettor pubblico col titolo nuovo nel rotolo dello studio, e cioè: «De rebus histori cis universalibus profanis rationum, et de earum respective iuribus et praerogativis, legat ad beneplacitum ». Spiegate voi questo titolo come vi pare. Questi porta a Eoma un esemplare stampato dell’elogio del Ximenes fatto dal nostro Balcani, per vedere se costì si possa cavare la licenza di ristamparlo. V ’assicuro che la durezza dell’inquisitore e del suo vicario è uno scandalo per Bologna, e se ne parla alla peggio, perchè tutti desidera vano di averlo; da che, trattone le quattro o sei copie mandate dall’Acca demia all’autore, non si legge che negli atti di detta Accademia, che per il suo costo poche copie ne vengono da noi. Se non si ristampa, mi aspetto di sentirne delle belle nei giornali, e che si rinnovi la scena del Mamachi. Dove mai voi poteste coadiuvare all’aiìare con il reverendissimo nostro, che vi prego di salutare caramente, saranno gratissimi a me e al Palcani i vostri offici. Amatemi, e state sano. Addio.
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Carissimo amico, Bologna, 11 maggio 1791. Vi rendo distinte grazie per la vita del Oaliostro ricevuta per mezzo del nostro Eminentissimo, che mi fece ancora vedere il foglio di risposta dell’abate Tiraboschi, al padre Paoli, al quale dovrebbe essere passata la voglia di voler più scrivere. Ma in verità che dalla sua lettera all’abbate Tiraboschi, mi parve un gran sciocco. E’quali grazie, e con me il buon Paicani, vi rendiamo per tutto ciò che avete operato per la stampa dell’elogio del Ximenes! Non avrei mai creduto che per riguardi a questo tribunale, la cosa fosse terminata così. Il boccone per il vicario è stato un poco amaro, ma gli sta bene per tanti altri capi, da che vi assicuro che accadono in detto tribunale irregolarità che lo screditano affatto. Dopo ciò, carissimo amico, debbo manifestarvi sinceramente, che non avendo vedute vostre lettere, mi è'caduto in animo che vi fosse dispiaciuta la mia ultima, per essermi arrogato di farmi troppo missionario, esortandovi alla tranquilità dell’animo, sul particolare del p. Paoli. Carissimo amico, assicuratevi bene che, nello scrivere ciò che vi scrissi, non ebbi altro impulso che il vivo interesse della vostra tranquillità e la parte che prendo in tutto ciò che vi riguarda. E se mai aveste creduto arroganza il farmi a dar con siglio ad omo, del quale ho tanta riprova della sua morale e di tutto il suo 1 Cf. voi II, p. 332.
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ANNO 1791
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carattere, ve ne chiedo scusa, e il donar tutto alla nostra antica amicizia sarà una conferma di quella molta stima che ho di voi. Addio. P. S. Avendo l’importo del libro mandatomi, per soddisfarvi viene a Eoma l’abate Mingarelli, e se potrà dal suo superiore avere i cavalli, forse verrà a trovarvi.
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Carissimo amico, Bologna, 14 maggio 1791. Leggo sempre con sommo piacere, carissimo amico, le vostre lettere, ma l’ultima 1 me lo ha prodotto grandissimo per essermi stata una signifi cazione della maniera affettuosa con la quale riguardate l’amicizia mia verso di voi, e ne ricevete i contrassegni in ogni maniera, del che ve ne ringrazio senza fine. Dall’Eminentissimo, come già vi dissi, ricevetti la vita del Cagliostro, e attendendo che m ’indichiate l’importo. Circa i brevi, se non gli avete pre veduti, non occorre altro, da che si sono ristampati e si vendono ancor qui. Ho pure ricevuto il foglio diretto al famoso padrePaoli, che io avevo creduto del Tiraboschi, ma che ho rilevato da quanto mi dite, esser vostro. Faccia Iddio che termini una volta questo affare, da che in esso voi non potreste mai star di meglio. Al padre abate Mingarelli glie lo potrete voi far giungere per voi stesso, da che è in Poma, e vedendolo vi prego salutarlo in mio nome. L ’elogio del Ximenes si stampa, e in questa settimana sortirà il mio tomo ultimo, che procurerò farvi tenere il più presto che mi sarà possibile. Per l ’altro delle aggiunte, delle quali già a quest’ora ne ho ammassate mol tissime ed interessanti, credete pure che sono in necessità di non prender mi gran fretta, da che mi si è così indebolita la testa e la vista, che poco posso fermarmi al tavolino; cosa che non potete credere quanto mi sia penosa, da che non v ’è rimedio il fermarmi in casa ozioso, nè sortendo di casa, non so dove distrarmi, da che non sono al mio genio le visite delle signore, nè fra noi vi è più persona, come una volta, dove portarsi a pas sare qualche ora, senza parlar di bagatelle. Ma queste sono conseguenze della vecchiaia, e de’ correnti tempi, a’ quali conviene rassegnarsi e ringra ziare Iddio del passato, e rimettere tutto in lui l’avvenire. Addio.
103 Carissimo amico,
f. 196 Bologna, 12 dicembre 1791.
Essendomi accaduto negli anni addietro che quel tenue contrassegno delle memorie che conservo di voi e delle mie obbligazioni, essendovi spe dito per i birozzanti, o mulattieri, sempre vi giungesse tardissimo; questa volta, essendosi introdotta una diligenza che ogni settimana va e viene 1 Cioè quella del 30 aprile 1791, cf. voi. II, p. 334, n. 292.
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L E T T E R E D I G. F A N I U ZZI A
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da Roma, così mi valgo di questa che sabato venturo sarà in Roma. Questa nuova introduzione è comodissima per i mercanti e per chiunque voglia andar a Roma, o venire a Bologna, o trasmettere involti. Questo novo legato non ha da essere contento del governo di Bologna in questo suo principio, e la nostra canaglia gli fa mal digerire tutti que’ sontuosi pranzi che ha ricevuto, con proseguirsi gli omicidi e rubbamenti, e le aggressioni di notte, il gioco che proseguisce come prima, difendendosi anche con Roma, che l’ha ricercato se in Bologna si gioca, col dire che esso non lo sa, per non averne alcun ricorso per le perdite che si fanno. Mi lu singo però che non anderà sempre così, dacché questo Eminentissimo si trattiene sempre in casa la sera, per impadronirsi delle leggi nostre e de’ nostri sistemi; e molto anche si adopera con i senatori per provvedere nella mancanza di frumento alla città, e in questa congiuntura molte famiglie nobili e mercatanti hanno fatto de’ prestiti vistosissimi al pub blico, senza alcun frutto, i nomi de’ quali sono stati, per incoraggire altri, 196’ pubblicati nella Gazzetta di Bologna dello I scorso martedì. Nulladimeno, per le gran perdite che ha fatte nell’anno scorso il pubblico e fa ancor quest’anno, siamo vicino al deficit: a questa disgrazia che si deriva dal cielo, quella vi si aggiunge che ci procura il santo padre, con il ritirare a sè le buone valute d’argento che qui correvano, e rimandarci monetacela 1 che nel corso di pochi anni incontrerà la sorte degli assegnati di Francia, e forse peggio. Riceverò le vostre grazie, cioè delle ricercate notizie, ma con vostro comodo, da che io non posso applicare che lentamente, e del pari di quello che posso camminare, a conto del mio incomodo alla gamba ed a’ piedi, chè per confortarmi i medici dicono, che in questo deve consistere la mia salute, e di fatti nel totale sono sanissimo. Addio, carissimo amico, vi auguro le buone feste, e che stiate sempre sano. Il Palcani vi saluta caramente.
104 . 203
Carissimo amico,
Bologna, 2 gennaro 1793.
Primieramente vi ringrazio della premura datavi per farmi avere la nota, ma spiacemi il dirvi che l ’opera vostra è stata inutile e il memoriale2 e la lettera della congregazione fece un poco inquietare l’arcivescovo quan do glie la presentai, perchè la congregazione l’incomodasse di dover riferire sopra oggetti così piccoli; inoltre ritrovò il memoriale sorrettizio, perchè in esso si diceva che la, figlia era monaca (e forse per avere io sbagliato nello scrivere), mentre non vestirà l’abito che alla Pasqua ventura; inoltre 1 II ms. ha «monetagia» invece di «monetacela». 3 Cf. voi. II pp. 356-357, 360, lettere 313, 314, 316 del Marini, dove è ri cordato più volte «il memoriale per la signora Ginevra».
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mi disse che queste licenze non si danno mai con compagne, se non per entrare nel convento del C orpus D om in i, per buscare più elemosine per quelle povere monache. Ed esso arcivescovo pure mi disse che tali licenze si ottenevano più sbrigativamente per mezzo del secretano de’ memoriali, e che in quel caso non vi ha che a presentare il rescritto all’ordinario per l’approvazione. Ma di tutto ciò, carissimo amico, non ve ne prendete alcuna pena e quando questa ragazza sarà vestita, monaca, tornerò a pre garvi, e terrete quella strada per la quale tutte le signore e cittadine otten gono l’intento. USToi, carissimo amico, abbiamo avuta una disgraziata scena per tanti poveretti, che ha· terminato di far conoscere da chi siamo governati, e quanto si abbia a temere in qualche disgraziato incontro a Bologna.1 Circa la carta, dopo il ringraziamento per la premura, vi dico che so f. 204 spendiate la provvista, avendone ritrovata alcun poco che non è tanto pessima, e a miglior stagione vi pregherò. Per l’amor del Cielo, non abbiate tanto concetto del Palcani, perchè insuperbisce, e mi aspetto gli salti il grillo che le bacia le vesti o i piedi. Addio, e buon capo d’anno.
105 Carissimo amico,
f. 205·
Bologna, 13 gennaro 1793. Mi è stata gratissima la vostra premura di mandarmi la relazione del fatto di Eoma; ve ne ringrazio moltissimo, come moltissimo mi rallegro del coraggio e del buon animo de’ vostri romani. Ma quali meditazioni non somministrano questi fatti, ne’ quali chiaramente apparisce la mano del Signore! Sono impaziente d’intendere qual senso abbia fatto in Napoli l’accaduto, sì per parte del francese colà residente, che dell’Acton e della regina, tanto poco amici del papa. Come pure non son quieto rapporto alle conseguenze della sommossa del popolo, che è una bestia che, se una volta si scatena, non è poi sì facile ricondurlo ad una piena quiete, e ancora risguardo alla convenzion nazionale che, imbestialita come è, non vorrà conoscere il suo torto. Per altro io confido moltissimo nel Signore, che ora manifestamente fa conoscere che -pugnai prò nobis. Circa le notizie di S: Michele in Bosco, quando vedrò il religioso che me ne fece premura, vi saprò dire qualche cosa. Al Luchesini portai le vostre premure di avere il tomo settimo della mia opera, che già pensava di mandarvi per mezzo del canonico Gualandi 1 II Fantuzzi racconta diffusamente un incidente toccato al cardinale legato, che non aveva impedito in tempo certe rappresentazioni teatrali proibite già da un’enciclica papale: il divieto rinnovato troppo tardi aveva creato danno ad una compagnia di comici. Il Marini giudicò nettamente il fatto con un inciso della lettera 316: «Del teatro il legato ha avuto tutto il torto e la religione dee farsi star addietro tutta la politica » cf. voi. II, p. 360.
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che è venuto a Roma, ma era così carico delle sue carte e d’altro, che gli è convenuto mandar a Roma molte delle sue cose per condotta. Il Palcani, ma non venerabile, vi saluta caramente. Costui, se i francesi non avessero portate le cose all’eccesso, sarebbe un mezzo 1 iacobino, e perciò abbiamo a piatire spesso. Dopo ciò sono a pregarvi il saper dirmi chi fosse il Cardinal di Pano morto poco prima del 1558, e che in una lettera dedicatoria di Lodovico Domenichi a Lucia Bertana lo dice suo cognato, mentre era moglie di certo Gorone Bertani,2 ed essa era della famiglia Dall’Oro, come all’articolo di questa, nella mia opera, tomo II, pag. 150. Con questa notizia, altre ne aspetto de' correnti affari, e di cuore vi abbraccio. 106 227
Carissimo amico, Bologna, 16 febraro [1793]. 3 È un pezzo che non ho avute vostre nòve, e sono divenuto voglioso di saperne, e di darvi le mie. Io sono stato un poco disturbato da uno stempramento di linfa, che mi discendeva copiosissimamente dalla testa al polmone, onde sono stato tre giorni sempre a gola aperta giorno e notte, senza però nè mal di petto, nè di gola, nè di testa, e l’ho passata al zato dal letto, ma chiuso in camera anche per la pessima stagione che cor reva. hion posso dirvi, carissimo amico, quanto sia stato penetrato dalla quiete che è regnata in Bologna per tutto il decorso carnevale e per la fre quenza alle chiese aH’acquisto del giubileo, ile pure una cortellata, così frequente da noi, nè un furto, nè stravizi di pranzi e di cene. Voglia. Dio che ciò possa giovarci a tenerci lontani i minacciati flagelli. Sappiatemi dire se si è da voi altri verificato, che i marsigliesi, in ven detta del Basvil ucciso, abbiano massacrati tutti i sudditi papalini che colà si trovavano? E attendo pur altre nuove, se ne avete, rallegrandomi che Roma sia ora cresciuta in splendore, per il soggiorno di due principesse francesi, di una sorella del re di Svezia ed un figlio del re d’Inghilterra, tanto ben veduto dal papa. Ma quando mai questa squadra inglese, che potrebbe essere la nostra salvezza, comparirà nel Mediterraneo? Oltre il gravarvi, carissimo amico, delle nuove, mi fo coraggio a pregarvi di farmi copiare la bolla d’Innocenzo IV, de’ 26 maggio del 1345, della quale già mi favoriste la notizia. Ma ciò con tutto il vostro maggior co modo. Questa come già mi accennaste risguarda i monaci Olivetani. Sono pure a pregarvi a provvedermi una risma della carta che m’indi caste, e questa pure con vostro comodo, da che la dovrete consegnare a 1 II ms. ha « marzo » invece di « mezzo ». 2 Cf. voi. II, p 361, lettera 317. 3 La data è suggerita dal ricordo della missione del Basville e dalla r id i està di notizie sulla squadra inglese, per cui cf. voi. II, p. 361, lettera 318.
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H p iiiF P P
ANNO
1793
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certo nostro architetto Giacopo Dotti, che è in Eoma, e che forse non ne partirà che Terso il fine di marzo; quando non vi si presentasse prima qual che sicura occasione della quale vi prevaierete.
107 Carissimo amico,
f. 207
Bologna, 13 marzo 1793. Il primo e più interessante oggetto di questa mia si è per intendere se vi siete ben ristabilito dopo la flussione d’occhi che avete sofferto, e se avete ancora voi pagato il tributo del raffreddore che pure da noi travaglia moltissimo. Io, lode al Signore, nel sostanziale, per l’età mia, e per la sta gione, me la passo bene, ma con molto riguardo: soffro solo i miei soliti incomodi di affari di basso ventre flatulenti ed ipocondriaci, che poi final mente non sono che incomodi, e che con l’uso della china vo temperando. Sono bene dolente, e questo è l’altro oggetto di questa, per la perdita che facemmo 1 sabato scorso del buon abate Mingarelli, dopo soli otto giorni di decubito in letto, da che 15 giorni prima era stato da me, in carrozza però, ma malissimo condotto per affare di petto, e già in cattivo stato da molto tempo. Egli era in età di 73 anni, e cioè tre anni più giovine di me. Questo è un altro de’ miei buoni amici antichi che ho perduto. Il buon Monti, esso pure è in stato di essere per più poco tempo fra’ vivi, né sorte più di casa e la mente e la memoria l’abbandona spessissimo. Dopo tutto ciò un oggetto di curiosità ancora mi ha mosso a scrivervi, e cioè se sia vera la voce intesa che monsignor Pantuzzi sia stato chiamato a Eoma per purgarsi di un impostura appostagli. State almeno voi sano e prosperoso, e per nostro bene e per mia con solazione e amatemi come io amo e stimo voi, e fate i miei ossequiosi com pii mentì al degnissimo padre Pagni, e salutatemi, ove v ’incontriate con lui’ l ’abate Prandi, e se avete delle nuove, le attendo. Addio.
108 Carissimo amico,
f. £09 6 aprile 1793.
Ho tardato fin qui a scrivervi in aspettazione di ricevere dal Dotti la carta, quando, fattone ricerca, ho rilevato che non la prese altrimenti per non aver luogo dove collocarla. Ma pazienza, quando verrà sarà sempre in tempo. Mi figuro che in Eoma sarete tranquilli per parte de’ francesi, come lo siamo noi. Ma certamente convien confessare che siamo stati liberi per una vera grazia dell’Altissimo, da che, se nel principio che costoro si cac ciarono in mare, fossero arrivati a sbarcare a Civitavecchia, o ad altro luogo 1 II ms. ha « facessimo » invece di « facemmo ».i 7
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L E T T E R E D I G . F A N T U Z Z I A G. M A R IN I
della spiaggia pontificia, guarnita tumultuariamente, non si sfuggiva di averli a devastarci lo stato e Roma. Ma si è conosciuto in troppi incontri che il Signore gli aveva acciecati. Sono curioso di sapere qual senso abbia fatto in Roma il permesso dato, poco tempo è, al ministro francese cbe sta a Venezia, di alzare l’arma della sedicente repubblica francese sopra la porta della sua casa, che fin qui non aveva avuto il permesso. In tutta l ’Italia non vi resta che il solo papa che ciò abbia negato, e con quest’atto di riconoscere che esista questa disgraziata potenza. Ron potete credere come io sia commosso ed elettrizato contro questa canaglia. Relie scorse guerre io me ne sono stato indifferente, da che non si è trattato che di rubarsi fra principi stati e città, ma contro costoro che temerariamente voglian non solo rubare, devastare, ma costringere le menti degli omini a pensare alla loro stramba maniera sì in morale, che in materia di governo, io non intendo carità per desiderargli ed augurargli ogni più gran male. Ma l’affare non è ancora terminato e pare che l’Altis simo allenti alcun poco il flagello. Preghiamo che lo tolga affatto e faccia conoscere che gli empì in fine non sono sempre prosperati. Addio. I miei complimenti al padre reverendissimo, quando v ’incontrate in lui.
109 211
Carissimo amico, .Bologna, 24 aprile 1793. Per mezzo del signor abate Prandi ho ricevuta la carta, che è stata di mia piena soddisfazione. Resta solo che mi facciate saliere il costo, per rimborsarvene puntualmente. t
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...................................................................
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.........................................
Ohe ne dite di questo rovescio de’ francesi? Ron è evidente l’opera del Signore, e che noi l’abbiamo scampata per un vero miracolo, e che ne siamo debitori a quell’acciecamento che è stato indotto dall’Altissimo nella mente di quella canaglia? Voi avrete nell’anno venturo, o sul finir di questo, l’ambasciatore bolo gnese nella persona del signor senatore Angelelli, persona che ha talento e buone maniere, ma spiantatissimo. Ma al mondo ci vole coraggio, e si fa di tutto. Mi sapreste mai dire chi sia l’autore 1 della bibliografia de’ storici dello stato pontificio stampata a Roma? 21P Il venerabile Palcani, appassionato per le sconfitte de’ francesi, vi saluta caramente, e vi saluta pure l’abate Tosi; voi fate i miei più distinti complimenti al reverendissimo Pani, e proseguite ad amarmi e state sano. 1 Cf. voi. II, p. 365, lettera 321.
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A N N O 17 93
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Carísimo amico, Bologna, 18 maggio 1793.
Carissimo amico, voi non servate i termini delle commissioni, e con la vostra liberalità nella provvista della carta mi avete chiusa la strada di più pregarvi liberamente di alcuna provvista. Ho gradito moltissimo il vostro buon animo, ma vi prego a riserbarne 1 gli effetti, in tutte quelle tante congiunture che avrò a prevalermene, come faccio presentemente, pregandovi a far ricerca di tutte le notizie di Tomaso Campeggi che morì nel 1564, come vedrete nella mia opera, all’articolo di Campeggi Tommaso. Ma più di ogni altra notizia desiderarei sapere l’anno che fu fatto archidiá cono di Bologna, carica che si dà da Boma per breve: dell’altre sue commisioni e cariche mi bastano le date, quando ne’ brevi non vi fosse qualche circostanza rimarchevole. E tutto ciò con vostro comodo. Debbo portarvi i saluti di monsignor Floriano Malvezzi, che si protesta obbligatissimo alle vostre lapidi Albane, da che in una delle lezioni che dovea fare neH’instituto, nella camera delle antichità, alla quale presiede, volendo provare l’uso di dorare anticamente le medaglie, appoggiato al l’autorità del padre Zaccaria, che nelle sue instituzioni nummarie cita, a prova di quest’uso, una lapide albana, gli cadde in pensiero di volere ri scontrare nella vostra raccolta di queste lapidi, e trovò che in essa non si parlava nè punto nè poco di quest’uso e dovette perciò correggere la sua lezione. Il gran prorito di scrivere di questo vecchio religioso l’ha fatto sbagliare in altre sue opere. Cosa avete detto dell’enorme fallimento del nostro Odorici, che in 8 anni ha consumato 6 milioni, e chi sa quanta povera gente avrà a soffrire, da che si dice che vi resti un deficit di un milione; ma per altro non si sa ancora I tutto lo stato dell’affare, nè quanto altro possa venire a luce per f. parte di essere lontani. E tutto questo gran scialacquar accaduto per magnificenza di fabbriche, per contratti svantagiosissimi, da che il suo trattamento è sempre stato mediocrissimo, ma una folla di birbanti usurai gli hanno data la gran spinta al precipizio. Intendo che voi siete sempre intento a’ vostri fratelli Arvali. Ma per carità, amico carissimo, guardate che nello spiegare l’esercizio di questi Arvali, non indichiate a’nostri parrochi di campagna qualche nuovo me todo di lustrare le campagne, onde s’introducano nuove rogazioni che accrescano la birbanteria sopra i poveri contadini. State sano ed ama temi, e i miei complimenti al reverendissimo Pani. 1 Nel ms. è scritto « risberbasse ».
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LETTERE D I
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Carissimo amico, Bologna, 6 luglio 1793.
Voi, carissimo amico, occupano i fratelli Arvali, ed io sono occupato dal caldo che abbiamo presentemente, quando 15 o 16 giorni prima con veniva il tabarro, massime la sera, per il freddo. Eon vi, date già molta pena per le notizie richieste, da che verranno sempre in tempo, tanto più che nel corrente caldo ho abbandonato i libri. Mi è ben stato carissimo, e ve ne ringrazio senza fine, che mi abbiate dato nova di voi, che da molto tempo lo desideravo, come pure vi ringrazio della notificazione del S. Officio risguardo il disgraziato Brandano,1 e che aveva già intesa leggere dal padre maestro Ganzaniga, ma ho avuto pia cere di averne copia. Ma non mi sono già poi maravigliato della pazzia di costui, da che io la tengo tale assolutamente, benché con della malizia annessa, da che, per il corso di più di 20 anni, che ho avuta la presi denza dell’ospedale di S. Orsola, e dove stanno chiusi i pazzi, ne ho intesi alcuni che si spacciavano il Padre Eterno, e che tenevano discorsi di ri forma di mondo, come delle donne che si dicevano la Vergine Maria, e mi contavano la fuga in Egitto, e il rammarico provato per la perdita del figlio, e tutto ciò con tal proposito, che si conosceva bene che ne erano persuase. E stimo pazzi del pari del Brandano coloro che hanno potuto credere cose così strampalate, come quelle che spacciava costui, ma mi 219v persuado bensì che gli ! avranno voluto credere, anche a dispetto della ra gione, e le laidezze e gli altri eccessi che diceva leciti. Io non ho nove da darvi, se non che siamo pieni d’illustri famiglie fallite, e che sono in mano di commissari. Ma il fallimento dell ’Odorici, quantun que preveduto da molto tempo, ha fatto stordire tutti, da che si tratta che questo birbante ha avuta l’abilità di consumare nel corso di 8 anni uno stato di 5 milioni, senza far verun sfarzo, ma solo con pessimi negozi e con infinito danno di famiglie, sì in Bologna che nello stato pontificio e altrove. Ma è così: male parta male dilabuntur. Chi sa cosa abbia d’essere in fine di qualche altro compagno al tesoriere Odorici, massime alla morte del presente pontefice. Addio, addio di cuore.
112 . 215
Carissimo amico, Bologna, 24 agosto 1793. Ho ricevuto le abbondanti vostre grazie nelle notizie di Tomaso Cam peggi, che sono appunto giunte in tempo che sto ponendo in ordine tutte le aggiunte e correzioni alla mia opera per passarle alle stampe, a’ Santi venturi. Quanto mai sempre più vi sono tenuto, e qual amico debbo mai ' Carosi Bartolomeo detto il Brandano: nelle lettere rimasteci del Marini non si fa cenno del Brandano.
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ANNO 1 7 9 3
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riconoscere in voi! À questi miei sinceri sentimenti faceva ieri eco il buon padre Ireneo Affò, che essendo venuto a Bologna, venne a ritrovarmi e m’incaricò di salutarvi caramente. Quanto al principio di questa mia, bo fatto il dovuto elogio, e mostrata la mia riconoscenza per rincomodo delle notizie raccolte, non così parlo della vostra liberalità nel dono della carta. Gli amici debbono prestarsi all’amico, in ciò che spetta alla loro personalità, non incomodarsi nel compiere delle commissioni, che hanno un altro oggetto. L ’essere liberali in tali congiunture toglie all’amico la libertà di prevalersi delle congiun ture che somministrano il loco e le I circostanze. Ma giacché anche nel dono 1'· della carta avete voluto mostrarmi la vostra cordialità, mi vi professo obbligatissimo. ISIon intendo però ciò che mi dite, che questa mi serva male e che la guardi di mal occhio,1 mentre avete in questa l’esperienza come mi serva bene e mi è graditissima. Come graditissimo mi è stato l’intendere,, che buona parte de’ fuggiti galeotti siano stati arrestati, altri uccisi, mentre se il papa in questa congiuntura non aveva truppa ben regolata, questacanaglia si spandeva per lo stato, ed a noi pure ne sarebbe toccata una parte, ad infestarsi. Qui è stato dato ordine a tutte le comunità, ove ne capitasse, di dar campana a martello, nè potendo fermarli in altra maniera, · di ucciderli. Oh sì che il Santo Padre sempre più si confermerà nel genio di aver truppa nei suoi stati, e noi dovremo pagarla, il che ci sarà sensibile in quest’anno che la raccolta è scarsa e che non v’è speranza di aver grano da’ vicini che pur essi scarseggiano, onde sono dati ordini rigorosissimi per le estrazioni di grano fuori stato; il che se fosse stato l’anno scorso, non sarebbe accaduta l’immensa estrazione fatta da’ contrabandieri che si sono arricchiti alle nostre spese; e a questo nuovo raccolto non si è ritrovato una misura di grano vecchio presso i possidenti.
113 Carissimo’ amico,
f· Bologna, 24 settembre 1793.
Il testamento di Caprara 2 sarà bellissimo presso alcuni, ma ha scanda lizzato che non abbia nè pure nominato alcun de’ nepoti. In oltre la dama vedova non vedo che possa essere sì facile che fra noi trovi marito, da che tutto il suo benessere sta in lei, o nel figlio primogenito che possa avere. Ma e se muore prima di aver figli, o se dopo il primo ne p. una mezza dozzena fra maschi e femmine, come resterà il povero marito? Qui si è sparsa una voce che il Santo Padre possa dare al re di Napoli 1 Le parole sono nella ietterà 322 del voi. II, p. 365. 2 II Marini ne dava l’annunzio della morte con lettera del 14 sett. 1793, cf. voi. I l, p. 366.
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L E T T E R E D I G. F A N T U Z Z I A
G . M A R IN I
una parte delle sue truppe, per mandarle in Sicilia e Napoli, a rilevare le veterane, che colà sono per spedirle in Savoia; sarei curiosissimo di sapere, senza vostro incomodo, se ciò sia vero. Noi siamo in grandi miserie. C’è convenuto calare il pane, per il non molto abbondante raccolto, a cui si è aggiunto essersi voluto che tutta la parte dominicale di frumento sia introdotta in Bologna, e in campagna f. 217’ non vi è restata che la parte rusticale, I che non basta a mantenere certe numerose famiglie che negli anni scorsi erano sostenute da quella porzione di grano che gli lasciava il padrone, da averne poi ragione ne’ conti, nè sanno dove con denari procurarsene altronde, da che tutti i mercati di confine, dove concorrevano i grani della Bomagna e del Ferrarese, sono chiusi, non volendo i legati finitimi che sortisca sorte alcuna di grano da’ loro stati, dopo che l’anno scorso, l’hanno lasciato trasportar tutto a’ maladetti francesi, per la strada di Livorno. Aggiungete che moltissimi ope rar! di seta e lane pur sono oziosi, per essere chiuse per le guerre le strade di commercio. Se il Santo Padre anche in quest’anno vòle chiusi i teatri, come si teme, centinaia sono i poveri operari che sono su la strada, mancandogli questo impiego. Insomma siam pieni di disgrazie, e Dio ci guardi dal ven turo inverno, che si possa essere quieti. Se avete alcuna notizia di questo capo, riguardante il teatro, da che sono moltissimi anni che non lo veggo, ma m’interessano tanti poveri, che non sono nè musici, nè ballerini. Salutatemi caramente il reverendissimo, che amo e mi rallegro si facia cortigiano, purché non sia francese. Addio. Addio di cuore.
f. 229
Carissimo amico,
114 Bologna, 26 ottobre [1793].1
Il mio nono tomo delle aggiunte e correzioni a’ scrittori bolognesi finalmente è andato alla stampa, chè ne ero così stanco e ristucco, che non ne potevo nè meno più sentir discorso. Ora, per pur far qualche cosa, e per quanto me lo permettono gli occhi e le flussioni di testa, ho dato mano al lavoro, per il quale da tanti anni andavo ammassando materiali, di trattare cioè delle arti meccaniche, della loro antichità ed uso da remotissimi tempi de’ babilonesi, egizi, f. 229’ greci e romani, ma solo de’ tempi antichi. I Lavoro che certamente non ter minerò, ma che da tutti che hanno veduti i materiali ammassati con la lettura di più classici ed antichi autori, mi dicono che avrei impiegato più utilmente il tempo in questo lavoro, che in quello descrittori bolognesi. Ma che si ha a fare? Non si pensa sempre al meglio, ed il capriccio spesso determina le nostre operazioni, più il raziocinio.2 3 Manca l’anno in questa lettera, ma poiché si parla della, consegna allo stam patore del I X e ultimo voi. degli Scrittori uscito nel 1794, la lettera potrebbe essere dell’ottobre del 1793, anche perchè il 13 nov. di quell’anno il Marini si rallegra che l’amico ha posto mano alla nuova opera, cf. voi. II, p. 367. 2 Forse è da correggere «più che il raziocinio».
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ANNO 17 93
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Del nostro Caprara1 come sta l’affare, è venuto a Boma o si ferma a Perugia, e chi l’ha fatto partire di Firenze? Qui vari sono i discorsi. Il nostro buon arcivescovo si è rimesso, ma in avvenire converrà di metta molto del suo coraggio. Il povero omo fa pietà; oltre gl’incomodi di salute, sta peggio nell’animo, per conto de’ nipoti, che sono fino a sei, ma tutti tocchi nella testa, e gli è convenuto farne serrar uno fra’ pazzi, ed è quello che pur anni sono venne a Boma, e che ritornò con la fantasia di dover sposare una di codeste principesse. È stato solo fortunato con due nipoti, una che si è ammogliata con cavaliere di competente entrata, ma vecchio, però sanissimo, e gli fa ottima compagnia, il qual matrimonio fu da me trattato, e ne sono ben contento; un’altra fra pochi giorni veste l’abito di monaca. Alla morte dell’arcivescovo questa è una famiglia su la strada, da che anche il padre e fratello dell’arcivesco’vo ha il suo ramo e non leggiero di pazzia.
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f. 221
Carissimo amico, Bologna, 20 novembre 1793. Perdonate, carissimo amico, se io piti debole di voi, o troppo sensibile alla sincera amicizia che da tanto tempo conservo per voi, non sono così indifferente, come dite di essere, alla disgrazia di aver perduto un così buon protettore, ed alle conseguenze. So che non restate perciò in stato d’angustie, e che il bene che vi derivava dal principe 2 era un di più per i vostri maggiori comodi. Ma so altresì che la natura ci ha formati con un forte appetito al maggior bene* così ogni perdita che se ne faccia è una minorazione di quel sentimento piacevole che si godeva nel possederlo, e non se ne puoi essere indifferente, che con qualche sforzo dell’animo; e tutto ciò che è fuori dello stato ordinario è sensibile più o meno, secondo le circostanze, onde è perciò che vi faccio la mia piccola condoglianza, e nel tempo stesso mi rallegro della savia maniera del vostro pensare. Son ben restato meravigliato di quanto mi scrivete del concetto che si ha del cardinale nostro Caprara, certo che presso noi, e dall’averlo cono sciuto in Bologna e dalla condotta che ha tenuto fin qui, non si credeva tanto, e molto meno che il Santo Padre, in caso di vacanza, avesse pensato a farlo secretano di stato, il che ho creduto che diciate per celia, ma poi pensate che corse voce, quando vacò la carica di secretario, che il Santo Padre stette in bilancia se dovea ad essa promovere il nostro buon Ar chetti o il Boncompagni, non sarebbe da maravigliarsi, se in caso si pen sasse al Caprara. 1 Cioè il cardinale Caprara di cui scrive anche il Marini nella lettera su ri cordata. 2 Cf. voi. II, p. 367.
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L E T T E R E D I G. F A N T U Z Z I A G. M A R IN I
Circa il matrimonio del Cozzadini con la vedova Caprara, io lo crederò sempre una favola, a meno che l’uno e l’altro non fossero impazziti, da che il priore Gozzadini non ha d’entrata più di 600 scudi, e se gli venissero f. 22r oltre 1un maschio, che assorbirebbe come primogenito tutta l’eredità, altri maschi, o femine, come vivere con il solo suo patrimonio? e lo stesso caso accaderebbe se non avesse tìgli. Ma nel tempo corrente tutto può accadere, come accade il venire fra poco a Roma ambasciadore il senatore Angelelli, che è in stato, per le sue finanze, di pensare a tutt’altro che a simile spesa. Per altro è cavaliere di talento, poeta, oratore, e se volete, anche giocatore, ma moltissimo informato delli affari pubblici (ma tutto ciò sia detto in somma confidenza). Dopo tutto ciò sono a pregarvi di un favore. Si stampa costì in Roma per associazione una serie di storici antichi tradotti in italiano, e già da molto tempo cominciata a pubblicarsi, ma non so lo stampatore, e si vide sul principio un catalogo degli autori che si sarebbero prodotti; ma a quel tempo non ci pensai, ora avrei voglia di compiere la serie di quelli che già tengo, sicché primieramente desiderare! di avere questo catalogo, ove fossero segnati i già stampati, in secondo luogo sapere se si possono avere separati.
116 f. 223
Carissimo amico, Bologna, 28 decembre 1793. Vi rendo vive grazie della- notizia inviatami delli autori storici tradotti, e della quale ne farò uso, occorrendo. Dovea partire la prossima domenica da Bologna per Roma il nostro abate Tosi, al quale avevo consegnato un plico di alcune stampe che si sono fatte dell’ indice delle monete d’ Italia, raccolte dal nostro buon Guido Zannetti, perchè le spargeste fra i vostri amici e costì ed esteri let terati, che pur si vorrebbe esitare a sostentamento di questa povera fami glia Zannetti, che non ha altro bene, essendoci riuscito di esitare le me daglie. Ma il povero Tosi è stato sorpreso dall’incomodo di così fiere e minac ciose emorroidi, che per ora non sarà in caso di porsi in viaggio; ve ne accludo però qui una copia, onde poteste fra tanto invogliare costì alcuno a farne acquisto.
f. 2231
' Mi rallegro poi sempre della vostra costante rassegnazione per la per dita del bene, che avete fatta, e sempre più mi confermo nel piacere di go dere dell’amicizia di una persona del vostro carattere, e che certo procurerò ad ogni costo di mantenermi e di corrispondervi. E augurandovi un felice Capo d’Anno e pregandovi de’ miei ossequi al nostro reverendissimo Pani, vi abbraccio di tutto cuore.
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a n n i 1 7 9 4 -1 7 9 5
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117 f. 231
Carissimo amico, [gennaio 1794].1 Einalmente, rimesso da un grave incomodo di emorroidi2 il buon abate Tosi, sul punto die 15 o 20 giorni sono era per inviarsi per costì, ora s’inviarà a questa volta ed a lui ho consegnato 45 copie3 dell’indice che si è fatto stampare delle monete del nostro Guido Zanetti, che pur si vorreb bero esitare, da che questo è l’unico patrimonio che è restato alla povera famiglia, con alcune medaglie che già si sono esitate. Invio a voi queste copie perchè le facciate tenere e costì in Roma e a quegli eruditi vostri amici fuori di Roma, che credeste potere invogliare di farne acquisto, e si ascolteranno tutti i partiti che saranno ragionevoli.
Carissimo amico, siamo a gran tristi tempi, e il Signore si fa conoscere veramente irato con gli uomini. Siamo in penuria grandissima di frumento, onde conviene far debito per provvedere il mancante. Tutti i generi, ed ogni specie di robe cresciute a dismisura, ed i nostri vicini, che pure in addietro ! abbondavano e ci provvedevano, per bricconeria di ministri e f. 23-r indolenza di governatori sono nell’indigenza al pari di noi, e Firenze dove è sempre stata l’opulenza, ora si ritrova in peggior stato di noi, e così pure la Romagna, e ci vorrà altro che spedire truppe per riparare al male già fatto; che anzi con il loro soggiorno ne’ stati ove sono spedite, lo accresce ranno. E pure il credereste? fra tanti guai in Bologna vi è un gioco stermi natissimo e che ruina delle famiglie e fatto più universale e ruinoso subito dopo l’ultimo bando del gioco, pubblicato dal nostro bonissimo cardinale, che malgrado l’universale clamore de’ buoni, lo tolera, e non vi si oppone. Il nostro buon arcivescovo ha ordinato a tutte le chiese dedicate alla Beata Vergine, ed a tutte le parrocchie o confraternite la recita della terza parte del rosario tutti gli sabati di quest’anno; ma se non si cambia il costume, ci voi altro che rosario. Voi procurate di star sano, e datemi nuova del nostro nuovo ambaseiadore, ed aspettatevi altra mia d’avviso, subito che sarà spedita la cassetta, ed amatemi come io amo voi. Addio.
118 Carissimo amico,
f. 225·
Bologna, 25 novembre 1795. Vi ringrazio moltissimo, carissimo amico, per la bontà e sollecitudine con la quale vi siete compiaciuto favorirmi delle ricercate notizie, ma sono per ringraziarvi anche sempre più se mi farete la cortesia di assicurarmi con 1 Cf. voi. II, p. 369, n. 2; inoltre ii Tosi nominato in questa lettera era a Roma prima dell’ 8 febbraio 1794, ibid. p. 371. 2 II ms. ha «moroidi» invece di «emorroidi». 3 La cifra di 45 copie non è ben chiara nel testo, nè il Marini accusa la ricevuta di tale spedizione nelle lettere 327, 328, dove si parla del Tosi.
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L E T T E R E D I G. F A N T U Z Z I A Or. M A R IN I
qualche breve passo delle bolle dirette al cardinale Androino al primo di marzo 1368 (Urb. Y regist. et indulti n. 11 p. 17), nelle quali si dice vicario» e così degli altri, cioè card. Anglico, cioè card. Pietro alli 19 marzo 1371 (R eg. B u i. Gregori X I p. 4). Gulielmo card, di S. Angelo 29 novembre 1373 (ivi A. I li, p. 8 1 )1 E ciò mi move a ricercarne dairintitolarsi tutti costoro legati e non vicarii. Da tutti i nostri storici vedo che entrambi questi titoli vagliono lo stesso, ma desidero parlarne con precisione. Quando il titolo di vicari sia dato a tutti indifferentemente, mi basta un testimonio di un solo. Perdonate l’incomodo, ma ciò vaglia per quel lungo tempo, che non ho tenuto in esercizio la vostra sofferenza. Il nostro nuovo legato è continuamente occupato da sontuosissimi e lauti pranzi, che gli danno queste nostre famiglie nobili, e domenica è il nono al quale ha assistito, datogli dalla casa Lambertini. Ma, carissimo amico, si comincia a dubitare del suo governo. Quello che ora ferisce l’opi nione di tutti, si è l’avere tentato i nostri primi banchieri, perchè riceves sero per contanti delle cedule di S. Spirito trasmessele dal cardinale Ar chetti, per soddisfare alcuni suoi debiti, ma tutti, benché tentati con forti e replicate instanze, francamente hanno ricusato di riceverle, perchè qui non f. 2”25T hanno corso, nè gli conoscono. I Guai a noi, che non abbiamo commercio, che con la Lombardia, Firenze e Venezia, se un giorno o l’altro si è forzati a ricevere queste cedole riconosciute di un banco già da tanto tempo fal lito; siamo all’ultima rovina, dopo ancora l’introduzione della pessima moneta che si manda da Roma e il ritiro che si fa delle pezze di Spagna, e di altre nostre buone valute. Già noi pure siamo sull’orlo del precipizio, per il gravoso. dispendio che sono già due anni che soffre il pubblico per la provvista de’ grani. Nè pos siamo in tale stato avere altra consolazione che il nostro piccolo municipio anderà del pari del regno di Francia, dell’impero e delle altre potenze d’Europa. Amatemi come vi amo, e vi amerò sempre moltissimo, e ricevete i più cordiali saluti del dottor Palcani, che è invio da sua parte, e salutate per lui e per me il buon Garatoni che ha preso l’ottimo partito di non pen sare a nulla; e divertitevi, da che ne’ correnti tempi questo è il migliore. 1 Cf. voi. II, p. 380.
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INDICI
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ELENCO ALFABETICO DE I CORRISPONDENTI DI
Q.
MARINI
NEI CODICI 9042-9060 DELLA b i b l i o t e c a v a t i c a n a (I n u m eri dopo i nom i dei corrisp on d en ti in dicano i fo g li d ei codici)
COD. 9042, ff. 1-304 Affò Ireneo, 1-154. Agincourt (Ϊ7ΖΓ'. r Κ ψ *
DEI NOMI E DELLE COSE NOTABILI
Bagni di Lucca, vi si reca il card. Boncompagni, 313, 322. Bagno, v. Di Bagno. Baisio Guidone, notizie da codici Vaticani, 24, 28, 29, 46, 50, 77, 78, 134, 17*, 24*. Baldariotti p., e il Febronio, 53, xix. Baldo, consigli giuridici, 34, 151. Baldovini Battista di Ugolino, 59. Balsamo Giuseppe, conte di Cagliostro, v. Cagliostro. Baluzio, sua opera rie., 128. Bandi Giancarlo, cardinale, 94, 106, 227, 231. Bandini ETancesco Maria, suoi cataloghi della Laurenziana, 245, 248. Banditi Francesco Maria, cardinale, 106. Banzi, marchese, 201. Barbarazza Andrea, sua disputa sulla Con cezione, 103, 22*. Barberi Giovanni, mons. avvocato fiscale, segretario nella congregazione cardina lizia per la Francia, 355 ; nella segre teria dei memoriali, 372. Barberini, biblioteca, v. Biblioteche : Bar berini. — , casa, il Marini vi tragica facendo le veci del bibliotecario, 44. — , villa a Castelgandolfo, 43. Barberino Francesco (da), Documenti d’a more, 122. barbiere, e il supposto complotto contro Pio VI, 382. Barbieri G. Maria e il suo libro, 332. Barcellona, vi si reca il principe Chigi, 328. Bari, card., v . Maramauro Landolfo. bargello, carcerato, 164. Barnabiti, nelle scuole di Bologna, invece dei gesuiti, 10*, 21*, 24*. Barras, rie., xxv. Bartholomaeus (Saliceti), v. Saliceti Bar tolomeo. Bartolomeo, vescovo di Pesaro, 63 ; v. Zambrixiis Bartolomeo. Barzaniti R. Al., confessore del conclave, el. vescovo di Fossombrone, 80. Basilea, vescovo, atteggiamento del suo suffraganeo nel 1791, 331. basilica di S. Pietro, rie., 129, 131; v. ar chivi : capitolare di S. Pietro ; Roma, chiese.
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Bassano, 297. Bassi Ferdinando, v i i . Bassi Laura Maria Caterina, elogio, 161. Bassville Ugo, residente della repubblica francese a Napoli, venuto a Roma per propaganda, ivi ucciso, 356, 359, 360. 361, 95*, 96*, xxiv. Bastiglia, presa, xxi. battesimo di ragazzi del Madagascar, a Propaganda, 259. Battori Stefano, re di Polonia, 56*. Battyany (Battiani), cardinale arcivescovo di Strigonia, 268. — dama della casa, 105. Baviera (Bavera, Baverio, Baviero) da Imola, medico, maestro, 19-20, 22, 26, 109, 110, 215, 269, 11*, 12*, 07*. — (nunzio di), 3S6. Bayle, licenza per leggerne l’opera, 165, 166. Beaulieu generale, rie., xxv. Beccadelli (Beccatelli) Antonio, Panormita e sua famiglia, 100, 101, 119 ; opere. 134 ; è studiato da mons. Tioli, 232, 233 ; gli scrive il Picciolpassi, 53*. — Ludovico, 53*. Becchetti Filippo Angelico, notizie, 166, 202, 220, 230, 233, 256, 261, 262, 264, 275, 276, 286, 369, 47*, 62°, 06«, 73*. Bechi Stanislao, direttore del Giornale en ciclopedico, 69*. Bechini Galvano, v . Galvano Bethini. Belgrado Giacomo, gesuita, notiz’ e, 14*, 15*. Bellarmino R., sua dottrina ripudiata a Pavia, 135. Bellisomi Carlo, nunzio in Portogallo, 257 ; in Colonia, 286. Bellori, dei Filippini, sfilippinato, 141. Beltramino, vescovo di Bologna, 46. Belvedere, principe, v. Carafa Marino. Bembo e G. Gozzadino, 123; rie., 168, 32*.. Benassai Ventura, 122. benedettini, 340. Benedetto XI, papa, scrive a Guidone Bai sio, 28. — XII, bolle, 73. — XIII, antipapa, documenti studiati, 127. — XIV, ordina all’ab. Ruggieri una rac colta di documenti bolognesi, 7, 127 ;. vita, 57, 58; suo elogio, 97, 101; rie.,
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IN D IC E
13ó ; e l’iscrizione di S. Aproniano, 166 ; sua vita, 4*, 25*, 27*, 77*. benefici ecclesiastici, loro collazione, 220. Benetti Giuseppe, avvocato concistoriale, 91. Benevento, legazione, discussa per il pos sesso della S. Sede, 15, 53, 64, 65, η. 1; 297, 300; non gode del giubileo·, 322; vi si reca il Mingarelli, 336; rie., 37*, 80* . Benincasa Francesco, sacerdote ex-gesuita messo in carcere, 47, 49, 93. Bentivoglio, matrimonio con una Falco nieri, 348. — senatore, notizie, 350. Benucci, musico, 226. Benvegnato F., 360. Benvenuti, 41. Bernardino de Prato de Cherio, vescovo di Gaiazzo, 145. Bernardini, proposta contrastata per la nomina a vescovo di Pontremoli, 296. Bernini Domenico, sua opera sulla Bota, 191. Bernis (de) Fr. card., 79, n. 3, 216, 216, η. 1; e il re di Svezia, 249, 250; giura nel 1791, 331; si ritira dalla rappresen tanza della Francia a Roma, 333 ; va a Bologna, 22* ; rie., 90*, x x i i . Berò Agostino, 41, 22*. Beroaldi Guglielmo. 24*. Beroaldo (Beroardo) Filippo, giuniore e seniore, notizie, 45, 96, 97, 99, 101, 123, 124, 129; lettere ad Aldo Manuzio, 148. Berretta Giovanni Antonio, vescovo el. di Lodi, 258. Bertana Lucia, 96. Bertano Francesco Pietro di Modena, car dinale vescovo di Fano, 361. Bertinoro, patria di Manfredi Bartolomeo, 235. Bertrando Ebredunense, 46. Bertrandus, episc. Ostiensis an. 1332, 73. Bertuccio, maestro bolognese, 159. Bessarione card, legato a Bologna, 151. Bethini (di Bettino), v. Galvano Bethini. Biancani-Tazzl Giacomo, notizie erie., 1, 9, 10, 14, 17, 21, 23, 25, 29, 34, 39, 42, 45, 47, 55, 58, 64, 65, 66, 67, 68, 71, 72, 73, 75, 76, 78, 79, 80, 81, 84, 85, 87, 88, .89, 90, 91, 92, 93, 94, 95; notizie sui suoi
lavori e malattia, 97, 98, 101, 104, 105, 107, 110, 112, 113, 114, 116, 120, 123, 124, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 137, 144, 146, 147, 149, 154, 156, 157, 158, 162, 163, 165, 167, 168, 170, 172, 173, 174, 176, 177, 179, 180, 182, 183, 190, 192, 193, 194, 195, 196, 197, 201, 203, 206, 210, 211, 212, 228, 231, 233, 235, 236, 239, 241 (erroneamente Bianconi), 244, 252, 253, 258, 265, 269, 274, 276, 278, 293, 298, 304 ; notizia della morte nel 1789 e suo elogio, 317, 319, 336, 390, 4*, 5*, 11*, 21*, 26*, 27*, 29*, 30*, 31*, 32*, 33*, 34*, 36*, 38* 39*, 46*, 62*, 64*, 69*, 72*, 74*, 90*. Bianchi Isidoro, lettere al Marini, vi, η. 1 e 2; suo giudizio sull’Amaduzzi, vm , n. 2, i n , xvi. Bianchi, senatore bolognese, suoi maneggi per l’imperatore, 201; è parente del ve scovo di Auch, 90. Bianconi G. B., priore rie. 31, 150; notizia della morte (13 ag. 1781), 200, 46*, 47*. Bianconi G. L., nipote del precedente, con sigliere, notizie, 150 ; sua opera, 154; sua morte nel 1° gen. 1781, 192; elogio fat tone dal Fantuzzi, 194,195 ; rapporti con l’Amaduzzi, 195; rie. 196, 43*, 44*, 45*. biblioteche : Albani, biblioteca, libreria, codici della cronaca bolognese di N. Scadinari o Seccadinari, 133; vi studia il Marini, 185, 190, 202, 290, 292, 80*. — Ambrosiana, codice segnalato dal Fan tuzzi, 29*. — Barberini, codici studiati dal Marini per il Fantuzzi, 77, 83, 108, 133, 142, 143, 145, 148, 149, 152, 158, 169, 176, 179, 184, 274, 289, 329, 387, 35*. — bolognesi, catalogo rie., 77; codici e indici 78-79, 82, 122, 228, 42* ; di S. Sal vatore, 268 ; dell’Istituto, 31*, 54, v. Ma gnani, Montefani bibliotecario. — Boncompagni, libreria, indice stampato, 337. — Casanatense, 166, 75*. — dei conventuali a Cesena, 94. — Firenze, Medicea Laurenziana, cata logo, rie, 77, 245, 248. — Imperiali, rie., 282, 304. — Monti, rie., 143, 148, 152. — Parigi, bibl. Golbertina, 14, 8*, 9* ; re gia, manoscritti, 8*, 30*.
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D E I N O M I E D E L L E C O SE N O T A B IL I
biblioteche; Ravennate, catalogo, rie., 77; di S. Domenico, 78. — Torino, bibl. regia, 8*, 9*. — Vaticana e fondi vari: Ottoboniana, rie., 121, 124, 126; ed. pergamenacea del 1490, 150; rie., 252, n. 1 ; Reginense, rie., 148, 168, 32*; Urbinate, catalogo, rie., 77,114 ; codici irreperibili, 233; Vaticana, vi studia il Marini per il Fantuzzi, 6, 8, 22, 29, 34-36, 43, 45, 47, 49, 56, 57; chiusa per il conclave del 1774, 74; co dici studiati dal Marini, 76; rie., 79, 85, 97, 98, 99, 100, 105; indici criticati, 109, 110; rie., I li , 113, 114, 134; numeri dei codici variati, indici antichi, 155; rie., 158, 159, 168, 184, 232; cambiamenti, 233, 234; suoi bibliotecari, 235, 289, 387; visi tata da Giuseppe II, 245 ; acquista i vo lumi pubblicati del Fantuzzi, 251; rie., 327, entra in possesso del medagliere della regina di Svezia, 371; rie. 387, 6*, 9*, 14*, 23*, 24*, 29*, 53*, 54*, xi, v. Gal letti. Dischi Nicolò, sua condotta alla morte del papa, 69 ; causa giudicata dal Fantuzzi, 151, 153, 156; rapporti con Gnudi, 232, 28*, xv. —, signora, 69. Bisticci (da) Vespasiano, cod. Vat. stu diato, 76, 29*. Blanci Fr., 130. Blosio, v. Palladio Blosio. Boacteriis (de)Pietro, Practica iudieiorum, rie., 78. Boccabatuli (per Boccapaduli), 35. Boccaccio G., cit. 141. Boccadiferro Lodovico, 82. Boccapaduli Teodoro, elemosiniere ponti ficio, 130, 177, v. Boccabaduli. Bocchetta, occupata nel 1786, 384, xxv, Bochio Achille, lettera ad Antonio Flami nio, 148. Bodoni, editore, stampa Prudenzio, 240. Boemia, rie., 89. Bolgeni, abate, 300. Bologna, notizie varie : salvacondotti per cittadini di Bologna, 3; bolla di Eu genio IV per i consiglieri d. comunità, 0; istruzioni del card. Anglico e re lazione storica, 9; 01, 13-14, 17-18, 19, 21, 25; vi sono perseguitati i gesuiti,
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20; notizie di personaggi, 28, 49-51, 59; rie., 88, 91-93, 102; fabbriche di lino, 112; collegio di Gregorio XI, 126; no tizie dall’archivio Vaticano, 127 ; si stemazione idrografica, 132; cronache dello Scadinari, 133; colpita da terre moto, 151, 171, 172, 173, 177 ; mal gover nata, suoi ambasciatori a Roma, 186; contrasti fra l’arcivescovo e il legato, 193, 194; bonifiche e critiche, 196; pre tese dell’imperatore su di essa, 204; vi passa il papa alla volta di Vienna, 209; ancor contrasti fra l’arcivescovo e il lelegato, 213 ; viaggio di Giulio II, 223 ; no biltà, 232 ; pensa di andarci e vi si reca il Marini, 235, 237, 238, 239 ; condizioni di vita, 273; vi si recano il card. Boncompagni e il Tombari, 314 ; propone di tornarci il Marini, 353; tentativo di ri volta, 354-355, 376; questioni finanziarie e bancarie, 381; di carnevale nel 1784, 385; scrittori bolognesi studiati, 6*, 7*, 12* ; relazione dell’Anglico, 14* ; scuole tolte ai gesuiti, 21* ; e la pace con R i mini, 23* ; notizie di cronaca, an. 1781, mini, 23* ; notizie di cronaca an. 1781, 40*-43* ; armamenti, disagi economici e amministrativi, 41*-44*, 46*, 48* ; visi tata da Pio VI, 66*; ristrettezze di vita, 70* ; pericoli di allagamenti dei campi, 71* ; nel carnevale del 1781, 72* ; nella quaresima del 1788, 81* ; sinodo diocesano, 83*; casi di delinquenza, 85* ; museo acquistato a Firenze, 87* ; con dizioni di vita, 94*, 102*, 105* ; vi studia il Marini, vi, v i i , v . Biblioteche.
— ambasciatori presso la S. Sede, notizie, 226, 245, 249, 301, 344, 359, 371, 379, 377, 2*, 11*, 21*, 25*, 31*, 71*. — arcidiacono, 99*, v. Anania Giovanni. — arciprete, Fr. Picciolpasso, è viceret tore di Viterbo, 3. — arcivescovi, vescovi, rie., 86, 97-99, 136, 236, 275, 277 ; e inesatte notizie sul papa, 291, 321, 324, 383; e i gesuiti; 21*-24* ; rie., 34*, 35*, 61*, 73*-74*, 81*, 83* ; concorso all’acquisto d’un mu seo, 87; il Fantuzzi comunica notizie politiche avute da Roma, 88* ; vica rio ostile ai gesuiti, 91*; rie., 94*-95*, 103*, 105*; arcivescovi vescovi, v. Bel-
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tramino ; Giovannetti Andrea ; Malvezzi ■ Vincenzo. Bologna, chiese, conventi; il card. Grassi Achille mantiene la chiesa di Bologna, 90; chiese varie, 83, 84, 136. -------S. Damiano, 16*. -------S. Domenico e la lapide del Calderini, 72*. ------ S. Giacomo, 36. -------S. Ignazio, 19*, 20*, 26°. -------S. Lucia, 13*-15*, 20*-21*, 24«, 26*. -------S. Luigi, 16*. -------S. Maria, 136. ----------- de Oselletis, 60, 64. ----------- della Vite, 319. -------S. Orsola, ospedale, 100*. -------S. Paolo, 24*. -------S. Petronio, 90* ; architetto, 198 ; ca nonici, 10* ; preposto v i i , vili. — — S. Pietro, e canonici, 10*. -------S. Salvatore: biblioteca, 268; cano nici, 247, 262; religiosi, 59; teatro, S85. -------S. Saverio o collegio dei nobili, 13*, 16*, 23*, 24*. — codice diplomatico, v. Ruggieri Costan tino. — collegio dei nobili, v. Bologna, chiese, S. Saverio. — governatore, 136.
— inquisitore,
v.
Pani.
— istituto, 30*, 31*; è visitato dall’impe ratore 57*. — legati pontifici e loro legazione, notizie, 8-9, 87, 101-102, 107, 131-132, 235, 236, 315, 338, 382, 21*, 26*, 34*-35*, 49*, 51*-56*, 60*, 62, 80*, 81*, 88*, 94*, 95*, 106, v. Archetti, Boncompagni-Ludovisi Ignazio, Colonna-Branciforte Antonio, Del Monte Gio vanni Maria, Vincenti Ippolito Antonio. -— monte, furto avvenuto, 298. — museo Savorgnani, 124. — ospedale di S. Orsola, 100*. — senatori, 98-99, 221; ricevuti dal papa, 38*, 39* ; beneficati dal principe di CurIandia, 66*; rie., 88*, v. Aldovrandi, Angelelli, Bentivoglio, Bianchi, Boncompagni, Brasehi-Onesti Luigi, Caprara, Hercolani, Lambertini, Malvezzi Flo riano, Monti, Nemi, Ranuzzi, Riario, Salvioli L. — statuto, 280, 283.
Bologna, studio, v. Bologna università.. · — terremoto, v. Terremoti. — università (studio) sua storia, 8 ; cata logo dei professori, 10 ; rie., 26, 27 ; suoi ambasciatori nel concilio di Pisa, 52; scolari sovvenzionati dal papa, 59; rie., 60, 61; libri e scolari al tempo di Gre gorio XI, 122; vi è professore Filippo Milanesi, 218; Manfredi Bartolomeo vi fu lettore di grammatica, 235; rie., 7*, 16*. — vicari pontifici, rie., 380, 92*, v. Lignano Giovanni, Tartagni Alessandro. — vice-legato, v. Aquino (d’) Mariano; Arezzo Tommaso. — Armanno (da), 122. — Filippo Pelliccione di Bologna medico di Nicolò V, 211. — Giovanni, segretario di Bonifacio IX, v. Foschi Giovanni Giacomo, 255. — Michele (da), 126. — v. Bnnonia, Bononiensis Hieronymus, Monete di — . Bolognini Paolo, nominato segretario apo stolico, 142; rie., 232. Bompetris (de) Pietro, 73. Bonaccorso, opera dedicata a Giovan ni XXII, 74, 29*. Bonamici, v. Buonamici. Bonaparte, v. Napoleone Bonaparte. Boncompagni (Buoncompagni) Ignazio, monsignor eletto card., rie., 21, 95, 100; non vuole il vescovado di Sabina, pro babile legato a Bologna, 101, 102, 106 ; umori del papa verso di lui, probabile legato a Ferrara, 131, 132; rie., 137,141; suoi lavori d’idraulica, 151; legato in Bologna, 177 ; criticato per le bonifiche, 186; lascia la legazione, per l’ispetto rato delle paludi Pontine, 229; rie., 236; segretario di Stato, 261; si recherà a Bologna, giudizio del Marini, 264, 266, 267 ; commissario delle acque a Bolo gna, 269, 270; chiamato scherzosamente « sparviero », 273 ; è in dissidio col mag giordomo per la Gavotti, 274 ; lavori per Bologna, 277 ; e la marchesa Spada, 278 ; satire contro di lui, 279; desidera tor nare a Bologna, eonchiuse le vertenze con Napoli, 2S1, 282, 289, 292, 293; e 11 cardinale Romualdo Brasehi-Onesti, 285 ;
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ritornato in grazia del papa, 29S ; presso di lui si reca a pranzo il Marini, 300; ospita la sorella, 300, 301 ; non è tenuto al corrente dei fatti e desidera rinun ziare alla sua carica, 310; si dimette e va ai Bagni di Lucca, 313-316; notizie e giudizi dopo la sua rinunzia, 316, 317, 318, 319, 320; sue preoccupazioni dopo la rinunzia, 322; sua morte e giudizio sui suoi rivali, 323; sua malattia, 338; ne era amico lo Zanetti, 331, 340; in dice della sua libreria, 337 ; sua me moria vilipesa, 345; sua andata a Na poli, 387; rie., 391; umori di Bologna a suo riguardo, 64*, 65*, 66*, 68* ; suoi rapporti con il Fantoni, 71* ; e col Ma rini, 73* ; si occupa della vita dello Zanotti, 75*; rie., 78*; relazioni col card, legato di Bologna, 83* ; rinunzia alla sua carica, 84* ; aspettato a Bo logna, 86*, 89* ; rapporti con lo Zanetti, 90*; rie., 103*, xvm, xxxiv. Boncompagno, formulario di lettere sco lastiche, 75-77, 83; e 1’elezione di Ono rio III, 91, 92; rie., 30*. Bondeno, v. Fiesso Francesco. Bonfigliuoli-Malvezzi Alfonso, nipote del card. Malvezzi, 70, 3*, 27*, 28*. Bongianni de Riceobardis Bernardino, di Perugia, 138, 140. Boni, amico del Marini, xxvm sg. Bonifacio IX, registro, salvacondotto per Fr. Picciolpasso, 3 ; documenti segnaBonifacio IX papa, registro, salvacondotto per Fr. Picciolpasso, 3 ; documenti se gnalati e studiati dal Marini, 6, 11 ; sua lettera al Ramponi, 23, 27 ; sua bolla, 31; è suo segretario P. Zambeccari, 57 ; rie., 59, 127 ; suo medico, 211; ha come segretario Giovanni Fuschi, 254, 255; rie., 14*. Bonifatiis (de) Pietro, 125. Bononia (de) Giacomo e Giovanni, rie. 57. Bononiensis Hieronymus, de indulgentiis, 126. — canonicus, v. Olori. Bonpietro Pietro, 29*. Bontempi, v. Buontempi. Borbonici, stati, e i gesuiti, 39, 45; nel conclave del 1774, 71; loro ambasciatori, 18* ; rie., x v i i sq.
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Borghesi, famiglia, possiere il fondo dov’era la città di Gabii, 350. — Pietro, 1*. Borgia Rodrigo, v . Lenzuolo Borgia Ro drigo. — Stefano, monsignore, segretario della Congregazione del collegio germanico, 33; rie., 149, 166, 214, 220, 260; è in Albano, 276; notizie sulla promozione, 294 ; elogiato, 297 ; scrive sopra i diritti della S. Sede su Benevento, 297 ; rie., 302, 307 ; promosso cardinale, 310 ; elogio del Marini, 311; rie., 371, 392, SO*, 84*, xxxv. Borromeo (Borromei) cardinale, notizie 116, 161, 177, 196, 259; nella Congrega zione per le questioni di Francia, 355 Borsetti, sua opera criticata, 22*. Borso d’Este, 22*. Boschi Gio. Carlo, card., non ha scritta la vita di Benedetto XIY, 57 ; voci di una «esclusiva» contro di lui nel conclave del 1774, 73; amministra battesimo e cresima a ragazzi di infedeli, 259; ma lato, 299; rie., 25*, 27. Bosco, v. Braschi Luigi. Bosso Matteo, 151. botanica, come studiarla, 63*. Bottari Giovanni, prefetto della Bibl. Vat., xv. Bottini Prospero, 248, x x x v i i . Bournonville, fatto arrestare dal Dumourier, 363. Bovio Girolamo vescovo di Camerino (Camerte), 56*. Brabanzoni, 338. Bracciano, casa e famiglia, vi si reca il card. Boncompagni, 314; possiede le medaglie della regina di Svezia, 371. — duca, suo figlio e rapporti con la badia di Chiaravalle, 116. — carta ivi fabbricata, 356, 357. Braccio Fortebracci da Montone, v. Fortebracci Braccio da Montone. Branciforte Colonna Antonio, v. Colonna Branciforte Antonio. Brandano (Bartolomeo Carosi) e il S. Of ficio, 100*. Braschi, palazzo, cominciato nel 1791, 336 ; lavori eseguiti, 340.
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Brasehi Costanza, contessa, doni avuti, 227, xxi, xxxv. — Giannangelo, cardinale, sta per essere eletto papa, 76; diventa Pio V I, 107. Braschi-Onesti Luigi, a Boma, 157, 175; compra tenute a Nemi e Terracina, 197 ; e il Lepri, 226; suoi rapporti finanziari con Gnudi, 250 ; lia la donazione Lepri, 252, n. 1 ; desidera l’ordine Mauriziano, 259 ; grande di Spagna, 283 ; duca di Nemi (Bosco), 300, 302; senatore di Bo logna, 80*, 81*. --------Romualdo, maggiordomo di Pio VI, fatto cardinale, notizie, 283, 285. Brescia (da) Guglielmo detto de Caneto (Grisia?, figlio di Giacomo de Corvis) e il collegio dei bresciani, notizie, 214, 215, 216, 217, 218; suo testamento, 219, 252, 255. Bresciani, preti famosi, 44. Brevi, segreteria, 80. Brienne Loménie, cardinale, 307, 333, 337, xxn. Brisighella, colpita dal terremoto an. 1781, 44. Broglio, si fida sulla sua spada, 343. Bruni (o Grumi) Lodovico, scrittore bolo gnese, 302. Budrie, v. S. Girolamo delle Budrie. Budrio, vi sono ricoverati gesuiti, 19*. — (de) Antonio, in una lettera di Gre gorio XII, 8, 9, 12; consigli legali, 22, 24, 35, 36, 134, 14*, 19*. Bufalini Giovanni, economo della Fab brica di S. Pietro, 372. Buferli, v. Giovannardi Buferli Giuseppe. Bugnani, nunzio in Francia, 257. Buona'mici (Bonamici) Filippo, rie., 124; malato, 188; rie., 266-267, 271-272, 386, 70*, 71*. Buonandrea Giovanni, 252, 255. Buonaparte, v. Napoleone Bonaparte. Buoncompagni, conte, 175. — Troilus, oratio, 122. Buoncompagno, v. Boncompagno. buongoverno, 288, v. Massimi Carlo. Buontempi, rie., 67 ; sua condotta alla morte di Clemente XIV, 69, 28*, xiv. Burcardt Giovanni, rie., 223, 224. Bürley (de) Gualterio, 125.
Burmann, Analecta Adriani VI, 145. Busca Ignazio, avviaste per essere cardi nale, 310; el. cardinale, 345. Buselli, conte, 372. Businelli, abbate di casa Sforza, carcerato per spaccio di un libro contro la sop pressione dei gesuiti, 192. Bussi, v. de Buxis ; De Pretis-Bussi G. B. Bussi Feliciano, storia di Viterbo, rie., 143. Butrigariis (de) Iacobus, consiglio giuri dico, 35. Butrio, v. Budrio.
Caffarelli Fr., è proposto per la Consulta, 108-109. Cagliari, bombardata dalla flotta francese, 359. Cagliostro (Balsamo Giuseppe), sua causa davanti al papa, 333 ; abiura e sua vita, 334-336; 86*, 92*-93*. Caiazzo, vescovi e chiesa sotto Clemen te VII, 145. calancà, fabbrica visitata dal papa, 85. Calaorra, diocesi, rie., 144. Caleagnini Guido, maestro di camera di Pio VI, cardinale, 108. Oaldarini (Calderini) Caldarino, di Ga spare, accusato di furto, 137. Calderini Domizio, veronese, latinista e letterato, 69*. — Giovanni Andrea, consigli legali, 22 ; ri ceve due bolle da Urbano V, 24; suo consulto, 35; op. cit., 126; consigli, 179; (Caldoini Giovanni), segretario di Cle mente VI, 266, 267; rie., 271, 272; (Caldrini G. A.) 273; rie., 385, n. 1; (Calduinus) 386; notizie, 14*, 65*, 69* 70*-71. Caldoini Giovanni Andrea, v. Calderini Giovanni. Calduinus I. A., v. Calderini G. A. calendario, frammento acquistato dallo Zaccaria, 112. Caleppi Lorenzo monsignor, a Roma, 263264; parte per Napoli, 289; tratta della questione della Ghinea, 299 ; torna a Na poli, 387 ; informa il Marini della que stione da lui trattata, 389; rie., x v i i i . Callisto III, suo medico è Lopez Ferdi nando, 20; sua bolla pel Bavera, 269,67*.
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Calonne, conte di, 370. Caloriis (de) Paolo, rie., 211, 212. Calusiis Ogero, priore di S. Antonio di Ve nezia, 48. Calzeciii, procuratore di G. Fantuzzi in una causa, 38*, Cambioli, maestro (Cambio Zambeccari), 122. 125. camera di Sua Santità, maestro di, ospita la madre, 301. camera apostolica, libro di entrate e spese per la Spagna, redatto da Viannese Al bergati, 145. ------- , chierici, rie., 122, 221; v. Aranda (d’) Pietro. ------- , commissario, v. Campilli Filippo. ------- , uditore, v. Albani Giuseppe. cameriere partecipante di S. S., v. Della Genga. Camerino, vi si reca come governatore mons. Fantuzzi, 164; rie., 174; storia narrata dal Lili, 222. — vescovo, v. Bovio Girolamo. — vicelegato, 220. camerlengo card, nel 1474, lettera, 138; di ritto di battere moneta, 139, v. Rezzonico G. B. Campagna, provincia, vicelegato, 247. Campanelli Filippo, prò uditore, avvisato per essere cardinale, 310; rie., 317, 329; consigliere del papa nel 1791, 331; suo stile riconosciuto, 346; va incontro al papa reduce dalle paludi Pontine, 348 ; nella congregazione per la Francia, 355; è amico deirambasciatore Azara, 359, 368; rie., 372, 377, 392, n. 2. Campania, vescovo di, v. Scappi Alessan dro. Campeggi (Campeggio) Tommaso, vescovo di Feltre, rie., 47, 49, 64, 113, 126; sua lettera a L. Cresci, 148 ; notizie, 365, 24*, 99*, 100*, — Tommaso, iunior, vescovo di Cesena, nunzio di Piemonte, 57. Campidoglio, vi è coronata Corilla, 118. Campilli Filippo, commissario della ca mera, rimosso dalla carica, 32. Campo Marzo, chiesa frequentata dal card. Caprara, 377. Canale, naviglio a Bologna, 275. Canale monsignore, 198.
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Cancellieri Francesco, e la sagrestia vati cana, 3S9; rie., 82*. Caneto, v. Brescia (da) Guglielmo. Canetoli Giovanni, 159. Cannes, vi sbarca Napoleone, xxvn. cannoni, fonderia a Tivoli, 379. Canonici Filippo, 159. Cantalmaio, elenchus sive index decisionum sacrae Rotae, e notizie varie, 129, 130, 132, 134, 136. Cantalupo, vi si rifugia il p. Ambrogi, 41. Canterzani Sebastiano, notizie, 154 ; Cantarzani, 257, 261, 264, 292, 60*. Cantoni Antonio, arcivescovo di Ravenna, sua morte, 202, 203. Capece Zurlo Giuseppe, arcivescovo di Na poli, si parla del suo cardinalato, 222. Cappelli (Capello) Ottavio, e sue vicende giudiziarie, 326, 327, 341, 342. cappuccini, sostituiti a gesuiti, 38. cappuccino francese giudicato in S. Oflìzio, 334. Capranic-a, v. Angelo Capranica. Caprara (Alessandro), vita scritta dal Fan tuzzi, 23S. — G. B. monsignore, poi cardinale, 66 ; dovrebbe andare nunzio in Polonia, 81; futuro arcivescovo di Bologna, 97, 321.. 325, 346; notizie, 347, 349, 351, 355, 367, 368, 377, 103*. — Enea, breve di Innocenzo XI a lui di retto, 164, 165, 167, 33*. ------- generale, suo giudizio sull’esercito pontificio, 358, 359, 364, 365; annunzio della morte e del testamento, 366; la vedova sposa il Gozzadini, 104* ; rie., X X III.
— senatore di Bologna, dal duca di Xemi, 300-301; notizie, 302, 80*, SI*. Caprara-Montefani, v. Montefani-Oaprara. Caraccioli Giovanni Costanzo, card., ma lato, 67. Caracciolo, Oliere, 101. — di San Buono, principe, ha un palazzo sull’area del palazzo Braschi, 336. — Domenico, marchese, ministro di Napoli a Roma, 316; sua morte, 317 ; ric.,xvm. Carafa Marino, principe di Belvedere, el. maestro di camera, 371. — Giuseppe Maria, vescovo di Mileto, a Roma, 259 ; sua morte, 281.
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Carafa Francesco di Traietto, cardinale e i gesuiti, 33; a Bologna, 274 ; rie., 275 ; esa mina il sinodo di Pistoia, 327 ; rie., 73*. Carafa Giuseppe, sua opera sulla Univer sità della Sapienza, 122-123. Carandini Filippo, eletto cardinale, 285; prefetto del Buongoverno, 288 ; rie., 310 ; voci di avvelenamento, 325-326, xxxvi. Carboni Lodovico, 122. cardinali, promozioni, 15, 17, 21, 133, 294. • — in congregazione per i fatti di Francia, 355. — camerlengo, 139. — decano, rie., 327. — palatini, nello sposalizio del nipote del papa, 196. carestia a Bologna e dintorni, 105* ; a Roma, 246; nello Stato pontificio, 210, 212, 213. Cariati, vescovo, v. Fantuzzi Federico. Carletti, conte, ministro toscano a Parigi, notizie, 374. Carlis Ferdinando, notizie, 290, 292, 80*. Carlo III, Borbone, di Napoli, sue riforme eeelesiastiebe, 203. Carlo V I, storia, rie., 6. carmelitani cacciati da Modena, 38. — v. Ferdinando carmelitano di Monserrato, carnevali a Bologna e a Roma, notizie, 155, 179, 226, 227, 228, 260, 200, 355, 361, 34*, 41*, 48*, 59*, 72*, 73*, 90*, 96*, rie., X X X II.
Carosi Bartolomeo, v. Brandano. Carpentier, sua opera posseduta dal Garampi, 259, 260, 58*. Carrara Francesco, el. cardinale, 257 ; esa mina il sinodo di Pistoia, 327. carrozza, necessaria al Marini, che ne gode, 339, 341. carta di Bracciano e di Pioraco ad uso olandese, 356, 357 ; spedita al Fantuzzi, 362, 363, 365, 366, 95*, 98*, 101*. Cartari Carlo, sua opera sugli avvocati concistoriali, 123, 249. Casali Antonio, card., della commissione per i gesuiti, 33; a Costelgandolfo, 43; malato, 87 ; per la cresima di infedeli, 259 ; sue esequie, 286 ; fu suo segretario l’abate Comolli, 304, 326. Casamassa Antonio, 178, n. 1.
« Casamia », almanacco, lunario, 303, 31*. Casanatense, v . biblioteche : Casanatense. Casanova, avvocato, 68. Casio (da) Girolamo, notizie, 165, 16S, 32*. Casoni Filippo, nunzio in Spagna, 357. — Filippo conte di Villeneuve, vice-legato in Avignone, nunzio in Spagna, 357. Castel Bolognese colpito dal terremoto, nell’an. 1781, 44*. Castel Franco, 39*. Castelgandolfo (Castello), vi si reca il papa, 40 ; difesa dai Corsi, 43 ; residenza di villeggiatura, 54; vi si reca il papa, 68; e il Marini, 70, 170, 292. Castellesi Adriano, cardinale, 114; collet tore in Inghilterra, 118. Castelli Giuseppe Maria, ricusa il vesco vado di Sabina, 101; malato, 175. Castello, v . Castelgandolfo. Castel S. Angelo, in Roma, vi sono rin chiusi gesuiti e loro partigiani, 38, 39, 43, 44, 47, 56, 65, 68, 86, 89, 92, 93, 98, 99, 101, 103-104; il Cagliostro vi fa l’abiura, 334 ; e il tesoro pontificio, 357. — v . Archivi di Castel S. Angelo. Castel San Pietro, v. Floriano di Castel San Pietro. Castelvetro Lodovico, notizie, 203. Castiglione di Chiusi, v. Perugia, gabel lieri. Castiglioni Baldassarre, lettere edite dal Serassi, 144 ; altra lettera segnalata dal Marini, 317. Castro, beni allodiali del ducato, 300. — (de) Paolo, consiglio legale, 38. catacombe, rie., 110. catalogo di mss. di biblioteche di varie città, 77, 82, 83. Catena del Po, 128. Caterina II di Russia, rie., 207, η. 1, 227, 351. Catrani (Catrami), 41, 47. Cattaneo Marco, nipote del card. Boneompagni, 314, n. 4. Cauliaco (de) Guidone, 222. Cavalchini, monsignore, designato per Malta, 349, 351; chierico di camera, 371. Cavalieri, 59*. Cavedoni, 5. Cecchini, abate rinchiuso a Castel S. An gelo, 65, 66.
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■cedole bancarie, in uso a Bologna e Fer rara, 381, 382. Celestini Antonio, si reca ad Avignone per la ribellione da sedare, 321. ■Celso Aulo Cornelio e studio del Biancani, 38*. Ceneda, vescovo esaminato, 276. Cenni, vetturale, 236, 52*. ■censo di Napoli offerto al papa, 3S0, v. Chinea. Cento, iscrizione conservata, 166, 167; rie., 298; ne è governatore il fratello del Ma rini, 311, 313, 350, 352, 353-354; colpita da terremoto, 357 ; rie., 17*, 84*, 85*. ■Centomani Gaetano, sua lettera al Tanucci, 69, n. 3, 70. Ceracchi Benedetto, giustiziato, 177-178. ■cereali, 181. Cerere, inno di Omero, 277. Certosa di Pavia, visitata dal Marini, 242. Cervia, 28. Cesare, v. Giuseppe II. •Cesarmi, duca, muore nel 1776, 105; aio del duca e sua polemica con Scipione Ricci, 297. Cesena, il vescovo T. Campeggi iunior è nunzio in Piemonte, 57, biblioteca dei conventuali, 94; episodio del card. Giraud davanti la statua del papa, ibid. ; lettera del papa per la biblioteca, 147148 ; tumulti per la carestia, 213 ; patria del vescovo di Tivoli, 224; rie., per Don Luigi Braschi-Onesti, 283. — vescovo, v. Campeggi. •cesenati, carte, 79. Cesi, principe, lettere a lui dirette, noti zia, 185; rie., 286. •Cetona (o Setona), 142. •Cherib (de), v. Bernardino de Prato de Cherio, vescovo di Caiazzo. •Chiara, beata da Ri'mini, lavoro del Ga rampi, 28, 31, 15*. Chiaramontì Gregorio, card, benedettino, di Cesena, vescovo di Tivoli, 224; desi derato vicario di Roma, 377. Chiaravalle, badia di, 116. chierici di camera, v. Cavalchini, Fantuzzi, Locateli! Chiesa nuova, sacra visita, 141; visitata dal papa in partenza per Vienna, 20S; esercizi spirituali di Carnevale, 260.
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chiese, v. Santi titolari. Chleti, arcivescovo, v. Trotini Felice. Chigi Sigismondo, principe, sposa una Ot ta iano di Napoli, 96; ospita l ’avvocato Erschine, 193 ; è a Siena, 237 ; suo ten tativo criminoso contro il card. Carandini, 325-326 ; parte per Barcellona, 328 ; rie., x x x v i i . china adoperata dal Marini per le febbri, 195, 199, 306. chinea e questioni con Napoli, 113, 115, 132, 133, 136, 137, 171, 277, 290, 305-306, 307, 316, 389, xviisq., v. Censo. Chioccarelli Bartolomeo, 201. Chioggia, v. Doto Andrea. Ciaconio, citato, 57, 325. Ciampini Giovanni, rie., 130, 188, 255. Cibo Innocenzo, cardinale, 145. Cicerone, sua villa a Porto d’Anzio, 182; sue lettere, rie., 6*, 14*. Cinque Chiese, università di, 27 ; vescovo, rie., 125; 127. Cioia Francesco Maria, prelato, non è con tento di lui il generale Caprara, 358. Città di Castello, vescovo, v. Grassi Achille. Civitacastellana, 68. Civitavecchia, 357 ; in timore per la flotta francese, 361; fuga e arresto di galeotti, 365-366, 97*. Clemente V pp., trattato a lui dedicato da G. Baisio, 78; bolla rie., 134. — VI pp., ha per segretario Giovanni Oalderini, 266; rie., 272; suo registro di lettere, 302; bolla, 304; rie., 65*, 70*, 71*; bolla per Azone de Ramenghis, 82*. — VII pp., rie., 82, 118; sua bolla per P. Bombasio, 142; rie., 143; sua let tera ai collaterali e consiglieri di Na poli, 145; brevi e bolle rie., 163, 165, 190, 198. ------- , antipapa, doc., rie., 50, 127. — V ili, non ebbe come archiatra lo Zecca, 235; suo breve per N. Zambeccari, 280, 283; rie., 55*-56*. — XI, nota di possesso in un cod., 188. — XIII, 53; e Parma, 1*, xix. — XIV, si reca a Castelgandolfo, 40; vive in timori, 43; notizie della salute, 61, 66, 68; notizie sulla morte e i fune
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rali, 69, 70, 95, n. 2; lavori al Museo, 85; e i gesuiti, 87; criticato, 132, 197; rie., 15*; sua lettera a Luigi XV di Francia, 18* ; notizie, 20* ; voci di ve leno per la morte, 28*, xiv, v. anche: Ganganelli. Clementini Cesare, storia di Rimini, 42. Cleopatra, statua del Museo Vaticano, 107. Clerfait, generale, 363. Clero, costituzione civile, 90*, η. 1. Coblentz, vi deve ritornare il Maury, 343. Coburg, principe, prende in consegna pri gionieri politici, 363 ; manifesti, 364. codice diplomatico di Bologna, v. Rug gieri Costantino. codici catenati, a Bologna, per ordine di Gregorio XI, 122, v. catalogo di mano scritti. Coira, elezione del vescovo, 86*. Colbertina, v. Biblioteche : Parigi, Colbertina. Collegio germanico, rie., 33, 41. — inglese, vi sta il generale dei gesuiti, 37. — romano, 41, 44. Colli, generale, xxv. Collina, padre, autore della genealogia dei Braschi-Onesti, 279. Colonia, notizie, 286, 288; nunzi, v. Bellisomi, Della Genga, Pacca. Colonna Antonio, cardinale (an. 1586), 247. — Filippo, v. Contestabile. ■ — Pompeo, cardinale (an. 1532), 104-105. Colonna-Branciforte Antonio, cardinale le gato di Bologna, poi vescovo di Girgenti, notizie, 87, 101, 102, 103, 119, 120, 15*. Colonna di Stigliano Nicola, card., 88, 167, η. 1, 62*, 74*, 88*. colonne dei Massimi, 107. Coluccio (Coluzio) Salutati, v. Salutati Coluccio. Comacchio, vescovo, 116. Comense cardinale, v. Gallio Tolomeo. commercio, stazionario nel 1793, 102*. Commissario nel S. Uffizio a Roma, v. Pani. Comolli Angelo, abate, segretario del c-ard. Casali, bibliotecario dell’Imperiali, 304, 326, 374, 375. Compagnoni-Marefoschi, v. MarefoschiCompagnoni Mario.
Compostella, Alfonso Fonseca, arcivesco vo, 74. Computo, v. S. Giovanni in Computo. Concezione, v. Barbarazza Andrea. Conchense (vescovo), 74. concilio, diario, 289. — generale, appello, 18*. — prefettura, 80. — v. le singole denominazioni. concistori, anni 1774, 1792, 52, 53, 62, 80, 103, 108, 110-111, 133, 138, 140, 147, 171, 172, 194, 208, 211, 212, 217, 350, 272, 274, 276, 285, 299, 300, 316, 319, 329, 343, 357. — , segretario, v. Negroni. conclave e conclavisti di Giulio II, 153. — alla morte di Clemente XIV e per reie zione di Pio V i, 70, 75-76, 78-79. — satira scritta per il conclave del 1774, 72, 73, xxxvi. Concordia, vescovi di, rie., 28. Concoregio (Congoregio) Gabriello, Pra tica rie., 224, 228, 49*. Congregazione delPimmunità, 116, 43*. Conoscentis (de), v. Tomasino (Tomaxini) de Conoscentis Alberto. Consalvi Pellegrino (Peregrino), vescovo di Fossombrone, trasferito a Fano, SO. consigli legali, 22, 34, 12*. Consulta, mons. Archetti è nella prosegre teria, 91; vi è proposto il Caffareìli, 108-109. Contelori Felice, prefetto dell’archivio Va ticano, sue carte esaminate dal Ma rini, 8. Contesini Giuseppe Maria, arcivescovo di Atene, elemosiniere pontificio, 130 ; parte col papa per Vienna, 207. Contestabile, Colonna Filippo, malato, 172. Conti Marco Antonio, rinunzia al vesco vado di Pesaro, 80; rie., 47*. — casata estinta nel duca di Poli, 299-300. contraddette, tribunale, 46. Conventuali, penitenzieri di 8. Pietro, 33, 38 ; elezione del nuovo generale nel 1777, 135; biblioteca a Cesena, 94. Convenzione di Francia e suoi atti, 363. Copellini Giulio Cesare, 177. Coramboni, v. Accoramboni. Corilla Olimpica (Morelli) Maria Madda
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lena) poetessa, feste e satire per lei, 113, 115, 116, 118, vi, n. 1, xxxvi. Corneti Francesco, 290, 80*. Corneto, diocesi e città, vi possedeva beni il collegio Ancarano, 6; e il card. Garampi, 300; vi muore il p. Marna-chi, 350. Corno, v. Del Corno. corone, promozione delle, 388. Correggio, sua opera incisa, 376. corsi, presidiano Castelgandolfo per la villeggiatura del papa, 43 ; preti, 326. Corsica, si ribella ai francesi, 337. Corsini Andrea, card., nella commissione per i gesuiti, 33, 37, 44, 88-89; ricusa il vescovato di Sabina, 101; vicario e ar ciprete di S. Maria Maggiore, 368; rie., fV > *
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Corsini Edoardo, d. s. p., difeso dal Ma rini, 1. — palazzo, rie. xv. corso, in Roma, durante il carnevale, 155. Corvis (de) Giacomo, v. Brescia (da) Gu glielmo. Cospi (famiglia), 60. Cossa Baldassarre, arcidiacono di Bolo gna, 59. Costa Pier Francesco, vescovo di Savona, nunzio di Piemonte, 57. Costantini, scrittura, 33*. Costanza, concilio, rie., 6, 86, 159; vi par tecipano giureconsulti bolognesi, 5*. — elezione del vescovo, 86*. Cracovia, rie., 89. Crescenzi Piero, v. Pier Crescenzi. Cresci Leonardo, lettera del Campeggi a lui diretta, 146. cresima di ragazzi del Madagascar a Pro paganda, 259. Cristiani, padre, rie., 53, 55. Cristina arciduchessa, v. Maria Cristina. Cristo, e Lazaro, 17. Cristofaro da Ratisbona, v. Ratisbona (da) Cristofaro. Crivelli Carlo, poi cardinale, el. governa tore di Roma nel 1794, 371; el. prefetto degli Archivi di Roma nel 1785, 59*. crociata, breve della, 291, 79*, 80*. eruciferi, soppressi da Alessandro V II, 37. Cuccagni Luigi e sua polemica con l’Amaduzzi, 344.
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Cuma, v. Gl'itti (de) Anseimo. Cunich R. ab., 44. Cuore di Gesù, devozione, 41; festa, 171. Curlandia, principe di, fa elargizioni al l’Istituto di Bologna, 66*. Czarina, v. Caterina di Russia.
D’Afflitto Eustachio, sua opera sugli scrit tori di Napoli é relazioni con il Marini e il Fantuzzi, 228, 230, 235, 256, 47*, 49*, 50*; sua morte rie., 294, 296. Dalla Luna, v. Luna (dalla) Pietro. Dalla Porta Roberto, opera ricercata, 107, 109, 110, 111. Dall’Oro famiglia, 96*. Daniel, canonico ungaro, rie., 26S-270. D’Andrea, v. Andreas Giovanni. D’Aquino Mariano, v. Aquino (d’) Mariano. dataria, notizie, 45, 55, 80. — archivio, v. Archivi : Dataria. datario, rie., 27*, 28*, v. Gozzadini Gio vanni, Malvezzi, Negroni Andrea. De Bernis, card., v. Bernis. De Bompeti'is Pietro, v. Bompetris (de) Pietro. De Buxis Io. Andrea (nel testo err. An tonio), episc. Aleriensis, 6*. decano card., in commissione per l’esame del sinodo di Pistoia, 327. De Corvis Giacomo, v. Brescia (da) Gu glielmo. decretali, lettore delle, in Bologna, 121. Degli Abbati-Olivieri, v. Olivieri degli Ab bati-Giordani Annibaie. De Gregori Giovanni, cardinale, rie., 257; feste a Bologna (feb. 1785), 59*. Del Corno, casa, 116. --------signora, sarà sposa del conte Marco Fantuzzi, 131. Delfino, nomignolo per il card, legato Vin centi, 383. Della Genga Annibaie, nunzio in Colonia, 371. Della Porta, el. tesoriere nel 1794, 371. — Alberico, ravennate, 60. Della Torre, duchi, v. Filomarino Cle mente. Della Valle, padre, a Siena, 237. De Lenciis, v. Mundinus de Lenciis. Del Monte G. M., legato in Bologna, 110.
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Del Pero, v. Pero (del). De Luna, v. Luna (de) Giovanni. De Marco C., marchese, ministro di Na poli, suoi rapporti con la S. Sede, 392. De Martini, mandato a Milano, 269. De Preti Ugolino, 27, 16*. De Pretis-Bussi G. B., commissario per le armi, 310 ; non ne è contento il generale Oaprara, 358; è da questo vinto, 359; presidente delle armi, el. cardinale, 371; va a Iesi, 372. De Ramenghis Azzone, 303, 82*. De Rossi, 78*. De Rubeis Nicola, gli scrive Grego rio XII, 8. Dertusense card., v. Adriano VI. D ’Estaing, v. Stagno. De Vecchi Bernardino, promosso, 82. Di Bagno marchese, 94. dictaminis, v. summa dictaminis. Dini Giuseppe, 218, xx. •dogane, editto, 264, 278, 279, 295. Dolfi Giovanni, 150. •domenicani, notizie da Bologna, 32; que stioni sedate, 137 ; loro atteggiamento nel 1791, 332; e i gesuiti, 360. -— generale dei, notizie, 88, 135. Domenichi Lodovico, 96*. Doni G. B ., 96, 97. Doria, casa, vi si reca Giuseppe II, 245. — Panfìli Giuseppe, a 21 anno arciv. e nunzio in Francia, nel 1773, 19; cardi nale, riceve il cappello cardinalizio, 261. Doto Andrea, vescovo di Chioggia, 27, 29*. Dotti Giacomo, architetto, 362, 97*. •dramma, composizione per la morte di Cle mente XIV, 73, 31*. Duca [di York], card., rifiuta il vescovado di Velletri, 55. Du Cange, Glossarium, rie., 260, 58*. Dugnani Antonio, arcivescovo di Rodi, nunzio in Francia, 256. Dumouriez, generale, fa arrestare Bournonville, 363. Duns Scoto, v. Scoti Duns. Durini Angelo Maria, mons., presidente di Avignone e Benevento, 52; el. cardi nale, 102, 108. Ebredunense, v. Bertrando Ebredunense. ■ecclesiastici, giudizio acre del Marini, 207.
Eckel Giuseppe, regala un’opera al Ma rini, 137. Egnazio Battista, 148. Elba e Napoleone, xxvn. elemosinieri pontifìci, v. Contesini, Boccapaduli. elettore Palatino, 232; parte per Napoli, 234. emigrati francesi, principi, 343 ; profughi a Viterbo, 348, 355. Ems, congresso, 286. Enciclopedia metodica di Parigi, 277. Enrico II di Francia, ha al suo servizio Bartolomeo Maggi, 55*. Enzo re, poesie, 100. epigrafi, v. iscrizioni. Ercolani, v. Hercolani. eremiti Agostiniani di S. Giacomo, 36, v. Heremitanis (de) Nicolaus. Erschine (Erackin, Erakine, Arschin), av vocato, inglese, 193; sta presso i Chigi,, 194 ; sua opera, 204; sua promozione, 211; uditore di Rota, 371; rie., 41*, 42*, 56*. Espen (van) Zeger Bernard, rie. xix. Estaing (d’) card., v. Stagno (card. di). Este Borso, 22*. — marchese d’ , 59, 122. Erzen, v. Herzan Francesco. Eugenio IV, sua bolla di fondazione del collegio Ancarano, 2 ; bolle varie ricer cate dal Fantuzzi, 3, 6, 12, 215-216, 319, 12«. Europa, in crisi politica, 354; minacciata dalla rivoluzione, 390. Evodio Assemani Stefano, v. Assemani Evodio Stefano. Eybel Joseph Valentin, rie., 209, xix.
fabbrica di S. Pietro, 307 ; e lavori fatti da Pio VI, 308; dispense e indulgenze accordate, 309. — economo, v. Albizzi; Bufalini. Fabri Agostino, medico bolognese, 150, 262, 308. Fabriano, antichità, 243; zecca, 2*. Fabricio G. A., Biblioteca, cit., 109; 129. Fabroni Angelo, mons., rie., 53, 54, 154, 156, 158, 160; va col Marini a Bologna, 238; rie., 277; e l’elogio del Bianconi, 45* ; e la vita dello Zanotti. 73*, 75*.
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Faenza, vicario, 27; investiture, 139; rie., 161; l’inquisitore è trasferito a Roma, 313 ; colpita da terremoto, an. 1781, 44* ; gravezze fiscali, 77* e il card. Colonna, 83*. Falconieri Costanza, sarà sposa a Luigi Onesti, 176 — famiglia, imparentata a un Bentivoglio, 348. — monsignor, canonico di S. Pietro, con dannato come chierico negoziatore, 370. Fano, vi è trasferito il Consalvi, 80; rie., 189. — cardinale vescovo, v. Bertano Fran cesco. — castellano, v. Albergete Pietro. — zecca, 2*. Fantasia, abate, autore di una «comme dia » riguardante la soppressione dei gesuiti, 111. Fantoni Pio, sua scrittura contro la Bota, 273; rie., 385, n. 1, 386, 387 ; parte disgu stato da Roma. 70*. Fantucci Giovanni giurecunsulto, v. Fantuzzi Giovanni. Fantuccio, nunzio in Francia, v. Fantuzzi Federico. Fantuzzi (de Fantutiis, Fantucci), fami glia, fidecommessi, palazzo a Bologna, 108, 354. — Domenico Vincenzo, e sua ordinazione sacerdotale, an. 1576, 280. — Federico (t 1561) uditore di Rota, ve scovo di Cariati, nunzio ili Spagna e forse in Francia, 37, 185, 18*-19*, 20*. — Ferdinando conte, poi prelato, dà no tizie a G. Fantuzzi sull’Amadesi, 61; rie., 88; sua gita a Genova, 93; rie., 126, 131; è a Napoli, 133; rie., 137; di venta prelato (a. 1777), 141; rie., 142, 147, 150, 153, 155, 156, 15S, 160, 163; givernatore a Camerino, 164, 165, 166, 168, 169, 170, 229, 230; nel 1785 designato nunzio in Colonia, 262 ; ponente in Con sulta, 264; castigato perchè rifiuta la nunziatura, 266, 279 ; governatore di Vi terbo, accusato, 362; ottiene trionfo, 364; el. chierico di camera nel 1794, 371; notizie, 50*, 60*, 63*, 97*. — Gaetano, cardinale, rie., 5, 12-16, 21,
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23,26, 31, 42-43, 49 ; ha la promessa della Dateria, 55; rie., 56-57; 61-63 66, 68, 70, 73; dà alcune carte al Marini per il con clave di Pio VI, 79, 30; si occupa di fiori, 81; sta ad Albano, 82; e a Roma, 87, 77, 92-93, 95, 98 ; non desidera vesco vadi, ibid. ; rie., 100; ricusa il vesco vado di Sabina, 101, 108, 110, 113, 114, 115; sta ad Albano, 116, 118, 123, 126, 129, 131, 133, 136, 147, 149, 150; giudice nella causa Bischi, 151, 153, 155, 356, 158, 160, 161 ; notizie sulla malattia e la morte, 162, 163 ; è invocato dal nipote contro il p. Fattorini, 8*, 9* ; lodato agricoltore, 26*, 28*. — (Fantucci) Giovanni giureconsulto del sec. xiv, suoi consigli legali, 22, 26, 34, 73, 179; sua lettura sul decreto di Gra ziano, 188. — Giovanni, corrispondente del Marini, notizie, 1 ; documenti riguardanti la fa miglia Fantuzzi recuperati dal Marini, 104; gli muore il fratello, sue condi zioni famigliari ed esortazioni del Ma rini, 173-175; primo tomo della sua opera giudicato dal Marini, 202, 203, 204; sua opera acquistata dalla Vati cana, 251; ostile all’epigrafia, 271; il Marini gli manda una stampa del suo palazzo, 318; notizie personali e dome stiche per una causa alla Rota, 37*, 3S*, 39*, 40*, 43* ; suo elogio del Bianconi, 44*, 45* ; chiede la Messa per un suo oratorio privato, 45* ; sue condizioni a Bologna, 46*-47*, 48* ; cerca di smer ciare la sua opera, 47*, 48*, richiede il parere del Marini sul secondo volume degli Scrittori, 48*, 49*, 50*, 51* ; loda gli Archiatri, 57*, 62* ; esorta il Marini a non occuparsi delle iscrizioni, 63* ; no tizie sui suoi volumi, 68*-69* ; deplora gli avvenimenti politici e religiosi del 1790 e pensa di lasciar Bologna, 87* ; la vora intorno al suo ultimo volume degli Scrittori e sulle arti meccaniche, 102* ; sua corrispondenza col Marini, v sg. ; primi rapporti col Marini, ix sq. ; sua morte, xxvi. — Marco, conte, rie., 7, 7, 55, 56, 57, 93; sposerà la signora Del Corno, 131; rie., 133, 144, 170, 174, 175, 198, 260, 278, 279,
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313; suo lavoro sulla famiglia Onesti, 77*. Fantuzzi Marco Antonio, cameriere di Gregorio XIII, 280. — Rolando, sec. XIV, 73. Farnese Odoardo card, e famiglia amica di Scappi Alessandro, 314, 315. fascie, al Delfino, 227 ; al figlio dell’impe ratore, 372. Fattorini M., abate, sua opera esaminata, 8, 12, 13, 31, 53, 126, 128, 214, 7*, 9*, 16*, (cf. M¿langes cit., voi. XII, p. 447 sg.). Faure G. B. ex-gesuita, 41, 93. Fea Carlo, 328. Febbre, v. Madonna della Febbre. Febronio (von Hontheim), a lui risponde il p. Zaccaria, 47; e il Baldariotti, rio., 53; sua ritrattazione, 166; rie., xix. Federico di Württemberg principe, 326. Fedra Tommaso, v. Inghirami Tommaso Fedra. Felice II, antipapa, 325, 326. Felici Costanzo, 62. Felino Sandeo, v. Sandeo Felino. Feltre, vescovo, *. Campeggi Tommaso, Zeno Giacomo. Ferdinando conte, v. Fantuzzi Ferdinando. Ferdinando d’Austria, arciduca, governa tore di Milano, e la moglie, sono a Roma, 179; invita il Marini a Milano, 230, 51*. Ferdinando IV, re di Napoli, e la consorte a Roma, 333. — re dei Romani, presso di lui è nunzio Pompilio Amaseo, 28*. — carmelitano scalzo di Monserrato, 14, 7*, 10*. Fermo, e i Filippini, 112; rie., 391. Ferraioli Gaetano, note in un suo volume, xxvi, n. 3, xxix, n. 5. Ferrara, salvacondotto in favore di Fr. Picciolpasso,· 31; rie., 28; storia del l’Università, 42; canoni per il passaggio sul Po, 59; feudi della S. S., 102; vi sarà destinato il card. Pallotta, 110 ; le gazione del card. Boncompagni, 181; vi ottiene un beneficio ecclesiastico il Lianoro, 136; l’imperatore ha mire su di essa, 206; rie., 208; vi si reca il Marini, 238 ; legazione e monete, 382 ; legato e i gesuiti, 19* ; studio al tempo di Borso
d’Este, 22* ; gabella ai confini con Bo logna, 89* ; mercato del grano, 102*, v. Monete. Ferrara, legato, v. Spinelli Ferdinando. — vescovo, nel 1455; tesoriere pont., 19. Ferrari Nicola, abate, rie., 31, 34, 39, 47-49, 64, 72, 85, 265, 17*. Ferreri Guido cardinale, 103. feste, abolite in Roma, 259. Fiandre, vi si reca Pirro Malvezzi, 146; sono desiderate dall’imperatore, 206; notizie di rovesci francesi nel 1792, 348, 363. Fiesso Francesco, arciprete di Bondeno, « liber de visitatione », 179. filippini, padri, favoreggiatori dei gian senisti, 110, 112; loro casa in Roma ri ceve la sacra visita, 119. Filippo II di Spagna contro i turchi, 146. Filomarino Clemente dei duchi della Tor re, 65, η. 1. Finocchietti Raniero, arcivescovo di Pisa, el. cardinale, 294. fiorentini, criticati, 154. fiori coltivati dal card. Fantuzzi, 82, 83. — , abate, rie. an. 1776, 107, 250. Firenze, vi sono datate bolle di Martino V, 2, 3 ; vi si reca Marco Fantuzzi, 174; e il Marini, 235-238, 257, 258; gazzette e stampa ostili a Roma, 262, 2S1, 286-288; vi è il principe Chigi, 326 ; vi si ferma il Marini, 355; è in penuria, 105*; concilio fiorentino del 1564, vi, η. 1. — nunzi, v. Gozzadini Giovanni, RuifoScilla Luigi, Scotti-Gallerati Gio. Fi lippo. Firrao Giuseppe, giuniore, card., rie., 91. Fiumicino, vi si reca il Marini, 302. Flaminio Antonio, lettera a lui diretta da A. Bochio, 148. Fleury C. opera criticata dal Marchetti, 80*. Floriano di Castel S. Pietro, notizie, 22, 36; fu al concilio di Pisa e di Costanza, 52, 5*. fiotta francese, v. Francia. flotte inglesi e spagnole nel 1793, 363. Foggini Pier Francesco, libro sopra i ca lendari, esaminato dal Marlin, 193, 197 ; giubilato dalla Vaticana, 224; muore per apoplessia, giudizio su lui, 233-234;
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estratti da un suo libro, 46* ; notizie, xv, xix, n. 6. Fogliani, casa, 23*. Foligno, monete, 149; rie., 174, 391. Forcellini Egidio, suo dizionario cit., 375. Forestier (le) Mathurin Germain, abate, arrestato, 64; e p. Zaccaria, 92. Forlì, rie., 86, 129, 139; colpita dal terre moto nel 1781, 44*. Fornici Giovanni, maestro di ceremonie pontificie, miscellanea, 79. Fortebracci Braccio, impone a Todi un tri buto in suo favore, 2, 80. Foscarari (o Foscherari, de Fuscariis) Egidio, libellus rie., 78. — Romeo (de Foscarariis), podestà di Pe rugia, bolle di Martino Y e Nicolò V a lui dirette, 183, 37*. — Tiresio, carme latino, 110, 111. Foschi (Fuselli) Giovanni, segretario di Bonifacio IX, 254, 355. — Nicola, corriere, 13-14, 17, 7*, 10*. Fossombrone, vi è el. vescovo il padre Barzanti, 80; il vescovo del 17S8 è uno dei giudici di mons. Ricci di Pistoia, 309. Francesco di Accursio, v. Accursio. Francesco II imperatore, sua morte, 346. francesi in Italia nel 1789, 319; contro di loro si ribella la Corsica, 337 ; timore di un loro sbarco e antipatia contro di loro in Roma, 356; non desiderati nel regno di Sicilia, 357 ; giudizi vari sopra di loro, 364, 369, 370, 372, 373, 378, 3S1, 97*, 98*, xxi sg. Francia, rie., 90; vi si reca Pirro Mal vezzi per incarico di Pio V, 146; e la contessa Braschi, 227; giornali, 288; e le promozioni cardinalizie, 298; vi sono i cardinali Ubaldoni e Scappi, 314-315; notizie allo scoppiare della rivoluzione, dicembre 1789, 319; avvenimenti giu dicati da. una congregazione cardinalizia 1790, 326; il re spedisce un corriere a Roma, 330; notizie nel 1790-1791, 331, 333, 337, 338; avvenimenti su cui di scute - una commissione cardinalizia, 343 ; giuramento degli ecclesiastici, 345 ; giudizi del Marini, 347 ; avvenimenti del 1792, 353, 354; la flotta francese è davanti a Napoli, 358; dissipata da un
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turbine davanti a Cagliari; è causa di umiliazione per Napoli ; opera del Bassville, 359; navi malmenate dai sardi riparano a Tolone, 361; la Francia non desta preoccupazioni a Roma, 363 ; scon fitte della Francia e compiacimenti del Marini (an. 1793), 364; avvenimenti di Tolone, 369; notizie orribili (an. 17891791), 390, 392; avvenimenti politici commentati dal Fantuzzi, S7*, 90*, 106*, xx sgg. Francia, corte, protegge il Bischi e il Buontempi, 69. — principesse a Roma, 233, 96*. — legazione, v. Aldobrandini cardinale. — nunzii, v. Doria, Fantuzzi Federico. — re, v. Luigi XVI. — regina, v. Maria Antonietta. Francoforte, vi si reca nunzio G. B. Caprara, 321; dieta del 1792, 346, 349, 351. Frangipani, loro feudo di Nemi venduto al conte Braschi-Onesti, 197. Frascati, vi dimora il Tioli, 134; rie., 292. frati, giudizi su essi, 32-34, 117, 147, 318, 332. Frattini Antonio, maestro di casa dì S. S., 124. Frosinone, governatore, v. Locatelli Fa brizio. frumento, v. Grano. Fuccioli G. A., collegio rie., 30, 69, n. 3. Fuscarariis (de), v. Foscarari. Fusehi, v. Foschi.
Gabii, città, scavi e scoperte, 349. Gaddi, conte, tenente generale successoredei Oaprara, 366. Gaeta, minacciata dalla flotta francese, 363. galeotti di Civitavecchia, v. Civitavecchia. Galliera (Galiera, Galeria), terra del Bo lognese, vi è vicario Giacomo Saliceti, 6, 138. Gallerati-Scotti Gio. Filippo, v. Scotti-Gallerati G. Filippo. Galletti P. L·., scrittore della Biblioteca Vaticana, 8; sua raccolta di orazioni, funebri per i papi, 152; rie., 224, 83*. Galli Antonio Andrea, abate, 281, 282. — signora rie., 296, 302.
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Gallia, v,. Francia. Gallio Tolo'meo, cardinale Oomense, lettere a lui scritte, 104. Gallo Muzio, cardinale, 257. Galvano Bethini (Bechini di Betino), dot tore bolognese, 26, 27, 121, 123-125, 127, 272. Gamardi, abbate, fa le veci dell’ambascia tore di Malta, 318. Gambaro (Gammaro) Giacomo, nunzio agli svizzeri nel 1515, 117-118, 120, 191. — Pietro Andrea, 190. Ganganelli Lorenzo, (pp. Clemente XIV), supposti suoi miracoli, 91, 133; sue lodi ai gesuiti, 332. Ganzaniga, v. Gazzaniga. Garampi Giuseppe, mons. poi cardinale, lascia al Marini l’uso della sua biblio teca, 14-15 ; trasferisce un cod. nell’ar chivio di Castello, 18, n. 2; lascerà la Polonia, 21 ; suo lavoro sulla b. Chiara, 28; studia un cod. di Rimini, 42; rie., 49, 76 ; sue condizioni in nunziatura, 81 ; ,si occupa de’ nunzi di Polonia, 84; voci sul suo ritorno a Roma, 85; nominato vescovo di Montefiascone, rinunzia al canonicato di S. Pietro, 106; rie., 114, 142; sue schede, ricupera documenti, 143-144; e un manoscritto dell’Alber gati, 148, 152; rie., 165; sua lettera, 167; rie., 169-170, 174; in dissenso con l’imperatore, 200 ; sua promozione, 205 ; ■sua nota diplomatica, 208; attività du rante il soggiorno di Pio VI a Vienna, 210; più beato quando era fra gli studi, 214; e il Carpentier, 358; rie., 261, 263; ■conosce la passione del Marini per l’epi grafia e gli consiglia di comporre l’ Orbig christianus, 265 ; ritorno da Vienna, .267; dovrà essere a Roma, 270; suo in gresso solenne a Roma, 272; in conci storo per l’apertura della bocca, 276; malato, 285; scrive al Marini, 286; rie., 287; si occupa del Gazzaniga, 291; sua sede episcopale a Corneto, 300; rie., 305 ; a Roma e forse a Napoli, 307 ; parla del Marini col Fantuzzi, 308; in disposto, 321; esamina il sinodo di Pi■stoia, 327 ; ospita a pranzo il Marini e il Savioli, 335; malato, 340, 344; sua morte, 348; la sua croce pettorale è da
Pio VI regalata al Maury, 349; rie., -*, 15*, 33*, 64*, 67*, xixsg. Garatoni Giovanni Felice, avvocato, sua morte, 83. — Gasparo, 57; rie., 101, 113, 117; 121, 124, 125, 134, 134, 154, 155, 241, 243, 264, 333 ; manda copia del lavoro del Palcani, 339; rie., 357, 367, 373, 374 376, 377, 381, 383, 61*, 86* ; ha una copia dell’elo gio del Ximenes, 91*; rie., 106«, xxxn, cf. Mèlanges cit., voi. XII, p. 440-441. Garavini Agostino, sua op. rie., 24S, 249. Gareto, v. Garrato Martino. Garofoli (Garofali Garofalo) Vincenzo can. autore della vita del Trombelli, 302, 304, 384, n. 2, 82*. Garrato (Gareto) Martino, di Lodi, opera legale, 11. Garzoni (de Garzonibus) Bernardo, me dico di Nicolò V, pagamenti a lui fatti. 20; rie., 215, 216, 251, 252, 272, 273, 11*. Gaspare Bolognese, 151. Gattino, di Firenze, inoculatore del vaiolo, 156, n. 2. gaudenti, frati, rie., 296, 301, 80*. Gautier, ex-gesuita, rie., 68, 92. Gavotti (Gavota) Giuseppe, monsignore, giudice della Rota, 1S4, 37*. Gavotti, signora e il card. Boneompagni, 274, 285. Gazoldi Giovanni, 124. Gazzaniga (Ganzaniga) Pier Maria, dome nicano, malato e guarito, 291, 330; va alla Casanatense, 75* ; rie., S4*, 87, 100*. gazzette ecclesiastiche spacciate a Roma, 112 . Gebennarum (non Sebennarum) civitas, vi vuol dimorare Martino V, 2. Gebennensis (non Sebennensis) episcopus Ioannes, 2. Genga, v. Della Genga. Genova, rie., 90, 93; suo atteggiamento verso i rivoluzionari francesi, 370 ; vi si reca il Carletti, 374, e l’imperatore, 585 ; novità per i gesuiti, 17*. genovesi, armano contro i francesi, 357 ; durante gli avvenimenti del 1794, 373 ; nella guerra del 1796, 384. Genovesi Antonio, rie., xvi. Gentile, moglie di Leonardo de Lianoris, 137.
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Gerardo, vescovo Sabinense, 78. Germania (Lamagna), vi si reca nunzio il Picciolpassi, 86; rie., 100, v. Collegio germanico. Gesù, chiesa in Roma, officiata dai cappuc cini nel 1793, 33 ; falsa notizia di ammu tinamento, 37. gesuiti, e loro soppressione, atteggiamento del Marini, 15-17, 19; a Bologna, 20; il loro generale s’incontra col Marini in casa Albani, ibid. ; notizie varie, 27-34, 37-41 ; loro persecutori e partigiani, 42-44, 47, 49, 52-53, 56, 65; sono contenti per reiezione di Pio YI, 80, 84; a Castel S. Angelo, 85, 87 ; rie., 88-89, 93, 99, 101, 104; la soppressione, 169; libro contro tale provvedimento, 192 ; rammarico del Marini per la soppressione, 209; e i do menicani, 332, 360; trattamenti fatti ai gesuiti in Bologna, 9*, 10*, 11*, 13*-24*. 26*, 28*, 29*, 91*; rie., x m sgg. — di Modena, proposte da loro fatte, 23*. — generale, v. Ricci Lorenzo. Gherardi Giacomo, detto Volterrano, 22, η. 1; 150. Ghigi, v. Chigi. Ghilini Tommaso Maria, rie., 91; voci per la sua elezione a maggiordomo, 108 ; operato di mal di pietra, 110; cardi nale, 133. Ghirardacci, rie., 216. Ghiselli, cronaca bolognese, rie., 56*. Ghislieri, 'marchesa, di Bologna, 99, 86*. giacobini, rie., 363, 376. Giacomelli Giacinto, lettera al Fantuzzi, vvi ; signore, 131. Giacomino, v. Biancani Tazzi Giacomo. Giamnasi, v. Ginnasi Francesco. Giannasi, v. Ginnasi. Giampedi, copista, 143. Gianni abate, χχχνιι, η. 1. — prete, v. Ianni prete. Giannotti ("Gianotti) abate, 132, 133. Giannone P., sua opera ristampata a Na poli, 342. giansenismo, e il Marini, xv sg. Gimnasi, v. Ginnasi Francesco. Ginevra, signora, 341, 356, 357; suo memo riale, 360, 94*. Ginnasi, rie., 214. — Domenico, cardinale, 347, 34S, 349.
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Ginnasi (Gimnasi o Giannasi) Francesco, ■ detto l’Eritreo, medico archiatra, 213, 248. Gioannetti, v. Giovannetti. Giordani, v. Olivieri-degli Abbati-Giordani Annibaie. Giorgi Antonio Agostino, scrive a Scipione Ricci, 295, rie., xvi. Giorgio, cappuccino, 66. Giornale di Modena, rie., 30. — di Pisa, 78, 109, 154, 156. Giovanardi-Buferli Giuseppe, di Imola, 32, n. 2. Giovanna, regina di Napoli, 4*. Giovannetti (Gioannetti) Andrea, monsi gnore arcivescovo di Bologna, cardi nale, abate, appendice all’opera dell’A'madesi, 61; rie., 103, 105; suo ri tratto esposto a Roma, 107, 108, 125; el. cardinale, 147, 149, 150, 153, 156 ; elo gio fattone dall’ Amaduzzi, 157; rie., 158, 160, 177, 274, 275 ; e Scipione Ricci, 295; rie., 298, 303, 311, 325, 342, 345, 350 ; breve pontificio sul teatro, 358 ; e il carnevale, 361; cf. Mélanges cit., voi. XII, p. 441. — Francesco, 104. Giovanni XXII papa, sue bolle citate, 2, 46 ; opera a lui dedicata, 74. — XXIII papa, nomina Pietro Anc-arauo lettore d. decretali, 6; registri spogliati dal Marini, 86; bolle cit., 134, 135, 4*, 29*. — di Lignano, v. Lignano (di) Giovanni. Giovio Paolo, rie., 152, 14*. Giraud Bernardino, card., è in vista come segretario di Stato, 87 ; suo uditore sarà il conte Roverella, 91; è a Cesena, 94; chiede la pensione, 110 ; sua morte, 211. Girgenti, v. Colonna Branciforte Antonio. Giubileo nel 1790, 322. Giulio II papa, rie., 84, 114; spese per il palazzo apostolico, 117 ; suo conclave, 153; suo datario, 221; suo medico, 222; rie., 223. — I li papa, aveva forse come archiatra Maggi Bartolomeo, 234, 53*. giuoco a Bologna, 67*. giurisdizioni ecclesiastiche, xvu sg. Giuseppe I di Portogallo, 132, n. 3. — II, imperatore d’Austria, è a Parigi,
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132 ; suo editto sui benefici ecclesiastici, 220; a Roma, 245; udienza tempestosa presso il papa, dopo il ritorno da Na poli, 248; vuole anticipare il cardinalato al vescovo di Passavia, 312, xix sq., v. anche: Imperatore. •Giustiniano, imperatore, 110, 111. giustizie, v. Processi e giustizie. Gnudi Antonio, tesoriere pontificio, 85 ; s’incontra col Marini, 97 ; la famiglia è imparentata con Oderici, 110, 111; rie., 119, 151, 175, 184; è a Roma, 196; in corrispondenza col papa, 206; introduce dal papa il legato di Bologna, 232; rie., 249; e la tesoreria di Romagna, 250; rie., 274, 275, e il maggiordomo, 278; rie., 296, 317 ; suo banco, 39* ; una figlia sposa il senatore Aldrovandi, 52*; rie., 62*, 73*, 81* ; e la gabella di Ferrara, 89* ; rie., xix. gobbo, «dirottissimo», forse il legato di Bologna, 383. Gomecio, v. Hugodonicis (de) Gomeeio. Gonzaga principe, e la poetessa Gorilla, 115; rie., 118. Gori, rie., 97. goti (re de’), v. Svezia (re di). governatore di Roma, rie., 80, 86; preso di mira dalle satire, 279 ; rie. 280, v. Cri velli C. ; Roma, governatori. governo di Roma, v. buongoverno. Gozzadini Gabiono di Nanni, domicello di Bologna, sec. xv, 59. — famiglia, 272. — Giovanni datario, lettore alla Sapienza, nunzio a Firenze, governatore a Pia cenza e a Reggio, 122, 221, 222, 223, £24, 245, 248. — priore, e suo matrimonio colla vedova Caprara, 104*. Gradi Stefano, 60, 06. Graffagnini, 89*. Grandi A., 65, 110*, cf. Mélanges cit., voi. XII, p. 446. granduca di Russia, v. Paolo di Russia. granduca di Toscana, a Roma e Napoli, 246; rapporti con la S. Sede, 296; e il vescovo di Pistoia, 303. grano e suo prezzo nello Stato pontificio, 102*, 105*, 106*.
granturco, a Bologna, 90*. Grassi, famiglia, 272. — Achille di Antonio, vescovo di Città di Castello (Tifernate), cardinale, 84. 86, 89, 90, 221, 19*, 20*. — Antonio, senatore di Bologna, 221. — Carlo, vescovo di Montefiascone, 220, 222 . — Paride, diari, 90, 223, 224, 227, 229-231, 49*-51*. Grassis (de) Vineenzo-Pietro, 60, 64. Gravina Pietro, cardinale, governatore di Ancona, nunzio in Svizzera, 371. Graziano, decreto, v. Fantuzzi Giovanili. Gregoriano collegio in Bologna, 126-127. Gregori, v. De Gregori. Gregorio XI, papa, registri rie., 3, 4, 6; bolla al card. Andruino, 24 ; lettere, 27 ; documenti editi, 50-51; lettera al card. Guglielmo, 121; e l’università di Bolo gna, 122; sua bolla per Beroaldo, 124; lettera a Galvano Bethini, 125-126; do cumenti ricercati, 127 ; sue bolle, 134-135, 138, 5*, 6*. — XII, sua sentenza per Fr. Picciolpassi, e sua lettera ad altri, 8; salvacondotto per Antonio Budrio, 12; lettere al Budrio, 24; bolle, 134, 135; rie., 14*. — XIII, notizie richieste dal Fantuzzi, 96, 97, 103, 104, 129; breve per Pirro Malvezzi, 133, 146-147 ; rie., 177 ; for se era suo archiatra il Vaxoli, 234; suo « motu proprio » per M. A. Fantuzzi, 280; trattato di medicina a lui dedi cato, 385. — XV (Ludovisi Alessandro), rie., 57 ; vita vita, 122; brevi per Scappi Alessandro, 314, 315; e la guerra di Valtellina e dei Grigioni, 86*. Griffoni Matteo giuniore, orazione al car dinale Barberini, 274, 74*. Grigioni, guerra dei, 86*. Grilletto, affare, 87, xv. Grimaldi Ansaldo, rinunzia come segreta rio apostolico, 142. — , duca, ambasciatore spagnolo, 121. — Giacomo, notizie, 95, 99, 101; rie. dal Torrigio, 129, 131; sua lettera ad Ales sandro Rainaldi, 148; opere sul sudario e la lancia, 225; rie., 272.
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D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
Grimoaldl Anglicus, v. Anglicus Grimoaldi. Grisia, v. Brescia (da) Guglielmo. Grlttis (de) Anseimo, da Cuma, 125. Grottaferrata, 314. Grumi (o Bruni), 302. Grutero, cit., 375. Gruth, villa in diocesi in Cinque Chiese, 125. Gualandi, canonico, 95*. Gualdo, rie., 93, 174, 175. guardaroba, v. Tioli Pietro Antonio. Guasco Francesco Eugenio, libro, 119, 120, 12S, 130, 132, 134. Guaspare Sighigelli, domenicano, vescovo di Imola, 76. Guastalla, zecca, 180. Guastavillani Filippo, cardinale, 280. Gubbio (da) Matteo, 125. — tavole, 243. — vescovo, 277. — zecca e monete, 141, 1*. Guccis, v. Guiczis Guido Antonio. Guercino, opere ammirate dal Marini, 354. Gueriggi abbate, segretario del Marini, elogi a lui fatti, 238, 239. Guerra Luigi, sua opera rie., 17*. Guerrieri [Cesare?], monsignore, 190. Guezna, arcivescovo di, oratore del re di Polonia al papa, 90. Guglielmo card, diacono di S. Angelo, 121, 138, 180, 100*. Guiczis (Guccis) Guido Antonio, 134. Guidetti Giovanni, musico, 129, 304, 308, 388, 389-390, 83*, v. Guidotti Giovanni. Guidi Romualdo, si parla di lui come mae stro di camera, 109. Guidone Baisio, v. Baisio Guidone. Guidoni Bernardo, priore del monastero di Merinenda, 59. Guidotti Gabriele fu Filippo, 137. — Giovanni, scrittore bolognese, benefi ciato di S. Pietro, 129, 131, 304. Guinizelli Guido, poesie, 57. Gustavo III, v. Svezia (Gustavo III re di). Gutteri Bernardino chierico di Salamanca, 323.
Hamilton, sua opera alla biblioteca di Bologna, 36*. helvetii, v. Svizzera.
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Hercolani Germanico, senatore bolognese, 290, 39*. Heremitanis (de) Nicolaus, Lectura, 188. Hermane Spalorum detto « Catena », nel Po presso Ferrara, 59. Ilerzan (Herzen, Erzen) Francesco, mon signore, poi cardinale, notizie, 168, 169 ; el. cardinale, 172; ha il palazzo Ruffo a’ Ss. Apostoli, 185; rie., 245-246, 248, 259; e il Caprara, 355. Hoffmann C., oliera, 224, 225, 227, 229-230, 49*-51*. Hontheim (von) G. N., ». Febronioi Hugodonicis (de) Gomecio, 135, 137.
Ianduno (de) Giovanni, 125. Ianni prete, 244. Iesi, chiesa in enfiteusi, 300 ; vi si do vrebbe recare il Borgia, 311; vi si re cherà il De Pretis, 372. Illuminati, società, rie., 326. Imilea dioc., rie., 381. immunità, congregazione delle, 116; 43*. Imola, suo vicariato, 11; investiture, 139; corriere pontificio, 295, ». Alidosi, Ba viera da Imola, Guaspare domenicano. imperatore, suo ministro in contrasto col cardinale Orsini, 102; contro il papa e la Chiesa, 200; sue ragioni su Bologna, 204; gli scrive il papa per recarsi a Vienna, 205 ; sue intenzioni su Bologna e altre città d’Italia, 206; risponde al breve papale, 206-207 ; malato d’occhi, 210; risponde a una lettera del papa, 221; sua partenza differita, 225; è a Roma, 246; desidera richiamare i suoi sudditi da Roma, 251 ; nomina Arrigoni alla chiesa di Lodi, ibid. ; rapporti coi re di Francia, 338; è a Pisa nel 1784, 385; visita l’Istituto di Bologna, 57*, 90*, ». anche Giuseppe II. imperatrice d’Austria, 185 ; sua morte, 191. Imperiali, biblioteca, ». Biblioteche : Im periali. Inghilterra, vi è collettore Felice Trotini, 118 ; vi emigra la biblioteca Pinelli, 298 ; navi d’Inghilterra desiderate nel 1793, 361; à favorevole a Roma, 363; rie., 374, ». Collegio inglese.
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Inghilterra, re, il figlio è a Roma, 96*. — squadra attesa nel Mediterraneo, 96*. Inghirami Tommaso Fedra, segretario del concilio Lateranense, 6; rie., 117, 121; conclavista di Giulio II, 143. Innocenzo IV, sua bolla per S. Michele in Bosco, copia inviata al Fantuzzi, 360, 362, 96*. — VI, bolla che ricorda Egano Lamber tini, 254. — VII, atti e bolle, 59, 135. — V ili , bolle eit., 159; al suo tempo era uditore in curia Felino Sandeo, 8*. inoculazione del vaiolo al re di Napoli, 156. inquisitore di Bologna (Pani), rie., 261, 262, 268-269, 276, 279, 282, 283, 285, 287-291, 293, 296-298, 300-305, 307, 313, 315, 332; è nominato commissario del S. Offizio a Roma, 350; rie., 386, 388, 62*, 65*, 70*, 72*, 74*, 75*, 84* ; è ostile ai gesuiti, 91*, v. Pani. inquisizione, 103. Iohannes Sebennensis episc., 2. Ippocrate, aforismi, 159. Irnerio, in Ravenna, 60-61; rie., 65. iscrizioni Albane (sassi, epigrafi, lapidi, marmi) studiate dal Marini, 261, 265, 266, 271, 278, 286 ; non stimate dal Fautuzzi, 63*, 64*, 68*, 70*, 99*, xxvm. Isla (Isola), gesuita, abate, 62, 17*, xm . Isolani Giacomo, 134. Istituto di Bologna, beneficato dal prin cipe di Curlandia, 66*, v. Biblioteche, Bologna : Biblioteca dell’Istituto. Jacquier, 44. Kaunitz principe, rie., xix. Khevenhiiller conte, ministro in Porto gallo, 249. Labre Benedetto Giuseppe, v. San Bene detto Giuseppe Labre. La Fayette, x x i i , n. 4. Lamagna, v. Germania. Lambertini Prospero, cardinale, poi papa Benedetto XIV, fa eseguire lo spoglio dei documenti vaticani per Bologna, 127. — Egano, 254.
Lambertini, famiglia, 9, 74*; ospita il le gato di Bologna, 166*. — 'monsignore, in voce di divenire mag giordomo, 211. — senatore bolognese, 7*, 81*. Lamola Giovanni, notizie, 151, 233, 294, 38*, 53*. lana, suo mercato, 102*. Lancellotti, famiglia, nel loro palazzo è rubata la testa di una Ninfa, 107. — della Marca e le lettere del Manuzi, 168, 170. — Filippo, probabile maestro di camera, divenuto maggiordomo e poi cardinale, 109. — Francesco, suo libro contro p. Zacca ria, 234, 258, 54*, 58*. Landi, si parla di lui come vicelegato in Avignone, 102. Landolfo Maramaldo, v. Maramauro Lan dolfo. Lanze (delle) Vittorio Carlo Amedeo, card., 75; gli spetta il vescovado di Sabina, 101; rie., 211. Laocoonte, statua e Adriano VI, 153. lapidi cristiane, studiate dal Marini, 265, 313, v. anche: Iscrizioni. Lateranense canonico, v. Renghiasci. — concilio, ne è segretario Bartolomeo Sa liceti, 6, 6*. La Touche-Treville Luigi vice-ammiraglio della flotta francese, 359, xxm . Lattanzio, sua opera rie., 346. Laurenziana, v. biblioteche : Firenze. Lavagna (da) Filippo, capitoli con lo stam patore Cristofaro da Ratisbona, 244. Lazaro, rie., 17. Le Forestier, v. Forestier, (le). legati di Bologna, v. Bologna, legati. — cardinali, notizie sul titolo, 381, 383. Legnani, v. Lignano. Lelli, signor, vii . Lenciis (de), v. Mundinus de Lenciis, 159. Lenzuolo-Borgia Rodrigo, card., 74. Leone X, bolle e documenti, 82, 90 ; lettere a G. Gambaro, 117 ; brevi per Beroaldo, 121; bolla per la Sapienza, 123; e il diritto di batter monete nei suoi Stati, 139; breve al card. Dertusense (Adria no VI), 144; brevi rie., 223; brevi a Gi rolamo da Casio, 32*, 33*.
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D E I NOMI E D ELLE
Leone e Castiglia (regni di), vi è mandato nunzio Lianoro Lianori, 74. Leopoldo di Toscana, xx. Leopoldo II imper., sua morte, 346, 351. Lepri Amanzio, monsignore, sua donazione al papa, e causa relativa, 225, 226, 227, 231, 252, 386; sta malissimo, 260; causa e sue vicende, 262, 266, 291, 310, 48*, 63*, 80*. Lepri famiglia, uno della famiglia sposa una Sampieri di Bologna, 157, 165, 201. Lesear, diocesi, rie., 124. Lianori (de Lianoribus) Lianoro, 72, 74, 134, 136, 294, 29*, 30*. Lianoris (de) Leonardo, 137. Liazari (de Liazariis) Paolo, 73, 29*. Libudrio, v. Santi : Girolamo d. Budrie. liegesi, 338. Lignano (di) Giovanni, vicario pontificio a Bologna, bolle per lui, 3, 10, 11, 13-14 ; ha un assegno della Camera apostolico nel 15 ottobre 1460, 15; consigli legali, 22, 34, 35, 49-51, 59, 63-65; 122, 127, 128, 141, 179, 214, 294, 5*, 8*, 9*. Lilii Camillo, v. Camerino. Limone, opera di mons. Trenta, 275. lincei, accademia, rie. 185. Linensis Iacobus, 122. Lipsia, battaglia, xxvii. Lisbona, nunzio, v. Pacca. — patriarca, 121, 129, 300. Litta Lorenzo, voci sulla sua andata a Vienna invece del Garampi (an. 1775), 85; destinato nunzio in Polonia (an. 1792, 1794), 349. — monsignore, sua morte di febbre apo plética, 15 agosto 1781, 199. Liviziani Carlo, card., 257, 286; feste a Bologna nel 1785, 59*. Locateli! Fabrizio, monsignore, forse go vernatore di Frosinone, 225; an. 1794 el. chierico di Camera, 371; segretario delle acque, 386-387. Lodi, v. Garrato Martino di Lodi. — chiesa, v. Arrigoni. Lodovisi Alessandro, nunzio in Piemonte, 57. Logroño (F.) Logrommo, della diocesi di Calaorra, 144. Lombardia, salvacondotto, 3 ; non vi pas seranno i francesi dalla Toscana, 355.
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Lomenie de Brienne, v. Brienne (de) Lomenie. Londra, invio di un messo pontificio con incarichi politici, 366. Lopez Ferdinando, medico sotto Calli sto III, 20. Loreto, rie., 68, 94, 391. Lucca, v. Bagni di Lucca. Lucca, vi è datata una lettera di Grego rio XII, 9 ; e le lettere di Antonio Ago stini, 108, 109, 110, v. Bagni di Lucca. Lucchesini, libraio stampatore, 235, 236, 254, 256, 258, 262, 265, 271, 273, 293, 311, 322, 338, 399, 35.., 358, 377, 385, 52*, 54*, 55*, 68*, 69*, 70*, 86*, 95*. Lucchesini Cesare, xxxvm, n. 3. Lucenti Giulio Ambrogio, vescovo di Caiazzo, 145. Lucerna, gli svizzeri protestano in favore dei gesuiti, 20. Ludovisi A., v. Gregorio XV. Lugi castrum, 381. Luigi XV, lettera a lui diretta da Cle mente XIV, 18*. — XVI, le sue zie sono a Roma, 333; rie., 338; voci della sua fuga, 343; le sue zie sono a Bologna nel 1791, rie., 31*, xxii. Luisa, signora, 302. Luitprando, 242. Luna (de) Giovanni, astrologo, 142. Luna (dalla) Pietro, 154. Luti Carlo, sottodatario, 105, Mabillon Giovanni, opera rie., 58, 65, 75, 50*. Macagnani Domenico, 29*, n. 1. Macagnano Azzoguidi, 73, 29*. Maceda M., 325. Macedonio Vincenzo, prelato, e i gesuiti, 33, 39; si parla della sua promozione a cardinale, 58; caduto in disgrazia, 70. Macerata, suo vescovo rie., 49-51, 62; rie., 175, 391, e l’opera del Lancellotti, 54*. Macherini, cantante in Bologna, 58*. Machirelli, conte di Imola, 110. Mackau Armando Luigi, ministro fran cese a Napoli, 356; insultato dai napo letani, 361. Madagascar, ragazzi battezzati a Propa ganda, 259.
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IN D IC E
Maddalena, suore della, v. Monte Cavallo. Madonna della Febbre, tempio demolito da Paolo V, 304. Madrid, nunzio, v. Colonna di Stigliano Nicolò, internunzio rie., 246. maestro dei palazzi apostolici, v. Marnachi ; Pani. — di camera di S. S., rie., 108, 109, 371, v. Carafa di Belvedere. — di casa, v. Fratini. Maffei Agostino, 150, 6*. Magi Alessandro monsignore, amico dell’Allacci, 60, 65, 66. — Bartolomeo, archiatra pontificio, 234, 235, 249, 384, 54*. maggiordomo, sua nomina, 80; rie., 85; da lui si reca a pranzo il Marini, 97 ; rie., 108 ; per tale posto si parla del Mancia^ forte (corr. Mancinforte), 109; rie., 124; in contrasto col papa, 321; e col card. Boncompagni, 274; proposto cardinale, 278; suo archivio, 289; el. cardinale, 371, v. Braschi-Onesti Komualdo; Vinci Giuseppe. Magliano, v. Picciolpassi Francesco. Magnani, bibliotecario dell’Istituto a Bo logna, 272, 69*. Mainardi Matteo, notizie, 100. Maiorica, si dice che vi saranno traspor tati i gesuiti spagnoli, 20, 11*. Malaspina, padre, 311. Malatesta Leale, vescovo, 41. — Novello, fonda la biblioteca dei con ventuali a Cesena, 94. —· signora, suo sposalizio, 252. Malpighi Marcello, 294. Malta, ambasciatore, 318; in relazione col Marini, 391 ; croce di Malta e diritto del conte Ansidei, 45*. — nunzio, v. Cavalchini. Malvasia Alessandro, uditore di rota, 266, 294. Malvezzi, famiglia a Fano, 2* ; ospite del card. Fantuzzi, 26*. — Camillo, conte, 16*. — Ercole, notizie, 104. — Floriano (non Mariano), monsignore, poi senatore, rie. 290 ; el. senatore, 319-320, 377 ; primicerio, 379, 385 ; stu dioso di antichità, 69* ; grato per le lapidi Albane, 99*.
Malvezzi Pirro, notizie, due personaggi di tal nome (sec. xvi), 101, 104, 105, 133, 134, 146. — Vincenzo, cardinale, è nominato data rio, 55-56, 58, 61, 62, 66-68, 70, 72, 80 ; il card, (non il conte) muore in miseria, 97; iscrizione fatta per lui, 105; suoi rapporti con i gesuiti, 13*-16*, 19*-20*. — Bonfiglioli Alfonso, conte, v. BonfigloliMalvezzi Alfonso. Mamachi Tommaso Μ. O. P., rivede scritti dei gesuiti, 38 ; sua promozione, 167 ; muore a Corneto maestro dei SS. PP., 350; maestro del conte Alfonso Mal vezzi Bonfiglioli, 27* ; giudizio del Fan tuzzi, 92*. Mancinforte (err. Manciaforte) Gio. Otta vio, proposto per maggiordomo, 109 ; cardinale nelle grazie del papa, 192. Mandosio, sua opera ricorretta dal Sali ceti, 211 ; rie., 249, 250. Manfredi Bartolomeo di Bertinoro, biblio tecario Vaticano, 235, 294. — di Rimini, lettore nello studio bolo gnese 235, 294. Manfredonia, 247. Manisardi, servita, 264. manoscritti, v. catalogo di manoscritti. Mantova, vescovo, editto, 205. Manuzio Aldo, lettera del Beroaldi a lui diretta, 148 ; lettere ed. dal Lancellotti, 168, 170. — Paolo, lettera a Camillo Paleotti, 148; lettere ed. dal Lancellotti, 168, 170, 32*. Maramauro (corr. Marramaldo) Landolfo, cardinale di Bari, legato a latere, 35-36. Marca, descritta dall’Anglico, 18; rie., 68; percorsa dal Marini, 269; rie., 237 ; com missario delle strade, 280, v. Lancel lotti della Marca. — Trevisana, salvacondotto per, 3. Marcello Cristoforo, 50*. Marchesino, musico teatrale, 226, 369. Marchetti Giovanni, polemizza contro S. Ricci, 297; e contro il Fleury, 80*. Marchionni architetto, 322. Marco, conte, v. Fantuzzi Marco. Marcolini Marcantonio, cardinale, 133,189 ; malato, 204, 205; sua morte, 213. Marcucci, v. Mercanti Innocenzo.
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P E I N O M I E D E L L E C O SE N O T A B IL I
Marefoschi-Compagnoni Mario, card., e i gesuiti, 20-21, 33, 44, 47 ; malato, 175 ; e il collegio di Montalto, 192. Mareschalchis (de) Iac., 122. Marescotti Agesilao, sua opera, 218, 222. — Bernardino, monsignore, avvocato con cistoriale, 248, 323, 338, 383, 384, 87* ; dà notizie da Roma, SS*. — signor, e l’orazione del Preti, 157 Maria, donazione, in un papiro, 06. — Adelaide di Francia, fuggiasca a Roma, 333. — Antonietta di Francia, xx. — Cristina arciduchessa d’Austria, a Ro ma, 105, 116. — Luisa di Spagna, moglie di Leopoldo II, sua morte, 351. — Teresa di Austria, rie., 191. — Vittoria di Francia, zia di Luigi XVI, fuggiasca a Roma, 333. Marianna, suora, 294. Marini Gaetano, in angustia dovendo la sciare l’appartamento, 80; muta allog gio in palazzo, SI;' dà incarico ad un amanuense di trascrivere cataloghi e trasportare le sue carte, 82 ; si aggiusta nell’appartamento nuovo, 84; sue pere grinazioni, 93-95; fa trascrivere codici per il Fantuzzi, 9S, 99; suoi studi di diplomatica e di papirologia, 100; in udienza da Pio VI in abito corto, 104, 105; sue abitudini di vita, 117 ; qualità di studioso di buona volontà, 151; si propone di partire per la Romagna, 169 ; malato d’ipocondria, 170, 173, 174 ; rammaricato per il ritorno del papa in Vaticano, 176; studia Roma e libri di pitture, 181 ; riceve doni dall’arciduca di Milano, 182; malato, 186-187; rista bilito in salute, contento degli studi e del suo ambiente, 189; sue condizioni di salute, 194, 195, 196, 198, 199, 201; aiuta l’Affò, 202, 203 ; è nominato rap presentante del duca di Württemberg, 214 ; suoi sentimenti verso se stesso e il Fantuzzi, ibid., si presenta al card. Bernis come residente di S. Marino, 216-217 ; si appassiona intorno agli ar chiatri, 217 ; gira per copiare iscrizioni, 219; suoi progetti di lavoro, si lamenta di non poter studiare a suo agio, 234;
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si recherà a Bologna, 235; finisce i suoi Archiatri, ibid. ; suo viaggio per l’Ita lia settentrionale, ibid., 236, 237 ; ha con sè il segretario Gueriggi, 238, 239, 240; a Milano, a S. Arcangelo, fra i pa renti, 243 ; a Roma, ibid. ; è diventato malizioso per il soggiorno romano, 213 ; ha come coadiutore Callisto Marini, 219; stampa gli Archiatri, 249; suoi rapporti con l’arciduca di Milano, ibid. ; seguita il suo lavoro, 251 ; non desidera nessuna carica, 252; è indisposto, 252254; pubblica il primo volume degli Ar chiatri, 256 ; parte per Firenze, 257 ; pubblica il secondo volume degli Ar chiatri, ibid., spiega il suo lavoro e de sidera di tornare alle iscrizioni, 259; frequenta i teatri, pubblica il 2° vo lume degli Archiatri, 260; compie la stampa delle iscrizioni Albane, 261; suoi volumi mandati in dono, 265 ; parla degli Archiatri, ibid. ; sua passione per le lapidi, accetta di compiere VOrbis christianus, ibid. ; malato, suoi propo siti di villeggiatura, sue abitudini, 267 ; in partenza per un viaggio di due mesi, suo ritorno a Roma, 269 ; lavora sulle lapidi, 289; sugli Arvali, 290; visite al Cardinal Boncompagni, suoi studi, 299, 300; giudizio del Saliceti su di lui, 302; desidera la carrozza, ibid. ; si recherà a Fiumicino, ibid. ; teorie di vita pratica. 304 ; indisposto, 305 ; notizie dal Gior nale di Pisa, 313; offre servigi e denari al p. Pani, 316 ; va a Perugia, 317 ; abitu dini di vita, 318; condizioni di salute, 320 ; questioni col Paoli e lamentele per l’atteggiamento del papa, 323-325; perde la madre, 327 ; assiste il duca di Würt temberg, e ci guadagna, 332; ancora in polemica col Paoli, 334-335; abitudini di vita privata e la carrozza, 339 ; dopo la morte dello Zanetti abbandona le ri cerche di numismatica, gode per la car rozza, 341, 344; in viaggio, torna in pa tria, 352; in viaggio, 352-354; suo ri tratto, 355,356 ; suo atteggiamento verso i rivoluzionari francesi, ibid., 358-364; si occupa degli Arvali, 364; è rimasto privo del sussidio del duca ; sua con dotta di vita, 367, 368 ; preoccupato per
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INDICE
gli avvenimenti politici, 309, 370; si oc cupa degli Arvali, ibid., 375; pubblica il volume a sue spese, 376; termina la stampa degli Arvali ed è soddisfatto, 378, 379 ; contento di morire senza aspi razioni, 382; false voci di una sua an data a Napoli, 388; vita privata, 389; in giro col Borgia, 391; consigliato ad occuparsi dell’ Or bis christianus, 64*; sue opere promesse ed esortazioni del Fantuzzi, 85* ; notizie biografiche, vi sgg., x i i sg., xxx sgg. Marini Callisto, segretario delle lettere la tine, coadiutore con Gaetano Marini del prefetto Zampini, 252; sue abitudini, 275; rie., 293; riceve dal papa l’opera del Fantuzzi, 305. — Giacinto, lettera, vi, n. 1. — Marino, rie., 1, n. 2. marmi Albani, v. iscrizioni Albane. Marsigli, marchese, 12*, v. anche: Marsili. Marsiglia, avvenimenti, 361. Marsili, ambasciatore bolognese, relazioni tra il nipote di lui e i gesuiti di Siena, 21 . — Antonio Felice, abate, fratello di Luigi Ferdinando, 130. — Cesare seniore, lettera al principe Cesi, notizia, 108, 185. — (Marsigli) Luigi Ferdinando, conte, ge nerale, vita narrata dal Fantuzzi, 7, 103, 106, 107, 130, 133, 143, n. 2, 294, 359. Martinelli, rie., 129. Martini G. B. padre maestro, sua morte. 254; rie., 258, 294, 34*. Martino V pp., sue bolle rie., 2, 6, 59, 128; dà licenza di batter moneta ad Antonio Montefeltro, 139, 140; bolle richieste, 182, 183, 4*, 37*. Martorelli, 150. Masetto, 287. Massa Lombarda, 243, 312. Massarelli Angelo, segretario del Concilio di Trento, 111. Massimi, casa, 75; colonne de’, 107. — Innocenzo, vescovo di Bertinoro, mon signore nunzio in Piemonte, o in Spa gna, 57. —■ Carlo, el. prelato assessore del buon governo, 371.
Massimiliano, arciduca, a Roma, e a Na poli, 87, 88, 89, 22S, 230; rie., xxxvn. Massimo, v. Massimi. massoneria egiziana condannata, 334. Mastrozzi Valentino, monsignore, 161. Mattei, v. Marchetti Giovanni. Maury G. S., viene a Roma ospite del card. Zelada, 342, 343, 345 ; va alla dieta di Francoforte, el. arcivescovo di Nicea, 346 ; giudizio su di lui, 347 ; avrà la pro tettoria del collegio Germanico, doni avuti dal papa, 348; alla dieta di Fran coforte; ha in dono la croce del Garampi, 349; sua attività nella dieta di Francoforte, 351; malumori contro di lui, 371; andrà a Montefiascone, 372; rie., xxin, xxxiv. Mayronis (de) Francesco, 125. Mazza, p. abate, 353. Mazzucchelli, rie., 144, 214; ricorretto, 217, 294, 329, 5*. meccanica, arte, ne prepara la storia il Fantuzzi, 102*. medici, v. archiatri. Medici Giovanni, cardinale, 222. — Giulio, card, vicecamerlengo, 90. — villa, 246. Medicina, città, vi sono gesuiti, 19*. Melantone, tradotto dal Castelvetro, 203. Melchiorri Domenico di Pesaro, 57*, 69*. memoriali, segretario dei, 237, v. Ruffo. Mengozzi Giovanni, dissertazione sulle mo nete di Foligno, 149. Mendoza, v. Pallafox y Mendoza Giovanni. Mercanti Innocenzo (ma forse Marcucci Francesco Antonio, che nel 1782 partì col papa per Vienna), 207. Mercuriis (de) Scipione, 56*. Merinenda di S. Benedetto, dioc. Agenen., monastero, 59. Mezzamici, 249. Mezzavacca Bartolomeo, card., 65. Migazzi Cristoforo Antonio, card., viene da Vienna al conclave (1774), 71. Migliavacca fra Raimondo, commissario al S. Uffizio, 313. Milanese Filippo, 218. Milano, e i gesuiti, 30 ; accademia di belle arti, 156; rie., 161, 182; vi si reca il Marini, 204; editto per i benefici eccle siastici, 220; rie., 237; vi torna il Ma-
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; ·■»•‘j r ;*s?ns|*. vii*?• J g ^ a w in v r « ? ^
DEI NOMI E DELLE COSE NOTABILI rini, 240; giudizio su la città e la cul tura, 241; stamperia, 244; atteggiamento dell’arcivescovo Pozzobonelli, suoi rap porti con Scipione Ricci, 250, 252 ; nuova forma di governo, 269; scrittori, 9*, v. Arciduchi. Milano, arcivescovo, v. Piociolpassi Fran cesco. — duca di, 117. — governatore, v. De Martini ; Ferdinando d’Austria ; Wilzeck. — senatore, v. Rosales. Mileto (vescovo di), v. Carata G. M.. Milizia Francesco e sua opera, 297. milizie e armamenti, giudizio del Fantuzzi, 45*; a Bologna, 52*, 55*. Millesimo, battaglia, rie., xxv. Minerbio, 280. Minerva, convento, 23; difficoltà per l’ele zione del generale dei predicatori, 135; e la biblioteca Casanatense, 166 ; iscri zioni per il medico Ginnasi, 248; vi si reca Pio VI, 390. Mingarelli G. L., sua opera dedicata al Biancani, notizie, 10 e n. 2, 347 ; a Be nevento, 326; rie., 340, 348, 350; sua morte, 362; rie., 392, 59*, 93*, 97*. missione, frati d., 99. Modena, rie., 93; scrittori modenesi, 201; e l’abate Zaccaria, 203 ; questi vi acqui sta un frammento di Claudiano, 112 ; il vescovo el. viene esaminato, 276 ; vi giunge il Marini, 239, 240, 353 ; e i ge suiti, 10*, 23* ; carnevale del 1783, 48*·, v. Reggi G. A. — duca, caccia i carmelitani, 39 ; perquisi zione fatta al figlio, 40; suoi rapporti con i gesuiti, 42; stabilisce il prezzo del sale in contrasto con la Toscana, S9; licenzia le sue truppe, 52*. Mognino, v. Monino. Mohilew, 227. Molinella, nel Bolognese, 104, 280. Molino Giovanni, card., 44. Molo, signore di Milano, causa matrimo niale, 156. Monaldini, libraio, 129, 136; spiantato per le sue imprese, 138. monete, congregazione per le provineie di Bologna, Ferrara, Romagna, 186 ; editto, 264, 278; in Romagna nel 1795,
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381; nelle legazioni di Bologna e Fer rara, 382, 383; ricercate dal Marini per lo Zanetti, 2* ; pubblicazioni varie, 31* ; monete d’oro, editto, 74*, 75*, 76* ; so stituite, 94* ; ritirate, 106*, v. Zanetti. Mollino José, ambasciatore spagnolo a Ro ma, protesta per i gesuiti, 39; suo ascen dente in Roma, 115 ; sostituisce il Gri maldi, 121; parte per Napoli, 123, 124. Mons, vi giungono prigionieri politici, 363. Monsagrati (Monsacrati) Michelangelo, 302, 350. Monserrato, v. Ferdinando carmelitano scalzo di Monserrato. Montagnana Bartolomeo, 310. Montalto, cardinale di, (Felice Peretti), 247. — collegio, 192. Montano Cola, 244. Monte, v. Del Monte Giov. Maria. Monte Cavallo (Roma), vi si reca il papa, 88, 112 ; iscrizioni presso le suore della Maddalena a Montecavallo, 287, v. an che Roma, rioni. — di pietà, di Bologna, derubato, 298, 84*, 85*. Montefani Lodovico, avvocato, bibliotecario in Bologna, 13, 144, 270, 272, 7*-9*, 16*, 36*, 49*, 54, 69*. Montefeltro Antonio, riceve licenza di bat tere moneta, 139. Montefiascone, vi sta la profetessa Peronica, 66; vi è nominato vescovo il Garampi, 106; che vi andrà, 169, 270; rie.. 279; vi andrà il card. Maury, 372; ve scovi, v. Grassi Carlo, Santafiora card. Montenotte, battaglia, rie., 384, xxv. Montfaucon Bernardo, rie., 125, 6*. Monti, canonico, approva l’elogio dello Zanotti, 9*, 60* ; vecchio malato nel 1793, 97*. — dottore, bibliotecario, 26, 165; illustra l’opera di Pier dei Crescenzi, 262, 62; rie., vii. — Filippo Maria cardinale, biblioteca e manoscritti, 143, 148, 152. — Francesco Maria, marchese, senatore di Bologna, fratello del card. Filippo Ma ria, desiderato ambasciatore bolognese a Roma, 365; gode i favori dell’arci duca Ferdinando, 51*.
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IN D IC E
Monti Vincenzo, abate, orazione criticata dal Fabroni, 161. Montone B raccio, 4*. Monza, vi si reca il Marini, 240. Morbioli Ippolito, 323. Morcelli Stefano Antonio, sua opera, 233, 236. Morelli, e il teatro alle Palude Pontine, 217, 227, 321. — abbate di Venezia, 282, e la ristampa delle lettere dello Zeno, 61*. — Maria Maddalena, v. Corilla Olimpica. Mosca, discussione in concistoro, 250 ; e la nunziatura di mons. Archetti, 351. Moscovia, vi era stato il conte Filippo de Segui-, 333. moscoviti, pericolo per Napoli, 315, v. Paolo di Russia. Mosè, 63. Mostarda, rie. per la zecca di Fabriano, 2*. Mundino (Mundinus de Lenciis magister) medico, cod. nella Biblioteca di Cesena, 94, 159. Muratori L. A., rie., 152. museo, acquistato a Firenze per Bologna, 87*. — Nani, 362. — Sabino, progettato dai Borghese, 350. — Vaticano, 107 ; visitato da Giuseppe II, 245. ------- dementino, 85. Nani, museo, 362. Napoleone Bonaparte vincitore a Montenotte, 384, xxv; e l’Archivio Vaticano, xxv sg. Napoleone (Napulione) Girolamo, el. pro motore della fede nel 1794, 371. Napoli, e i gesuiti, 44; difficoltà con la S. Sede per Benevento, 64; vi si reca il Marini, 67 ; accetta il nunzio Vicen tini, 85; suoi rapporti con Boma, 86; rie., 87, 100, 102, 105; pretesa dell’ar civescovo, 109 ; e i Filippini, 119 ; vi si reca il Mollino, 124; e la Chiesa, 132; l’arcivescovo è promosso cardinale, 133 ; al re viene inoculato il vaiolo, 156 ; rap porti col papa, 196; scrittori napoletani del Chìocearelli, 201, 206 ; il re dichiara regie alcune badie, 203; rie., 230; vi si reca l’elettore palatino, 234; e l’impe
ratore Giuseppe II,24S; i sovrani vanno a Pisa, 261; dissidio con Roma e inca rico affidato a mons. Caleppi, 263; in rottura con la Spagna, 276; trattative col papa e probabile incontro del re col papa, 2S1, 282, 283, 285, 289, 290; vi si recherà il Marini, 291; trattative poli tiche, ibid., 293-294, 295, 296, 297, 29S299, 300, 301, 305-306, 307, 309, 312; vi giunge una flotta spagnola, notizie po litiche, 315, 316, 317 ; questione per la nomina dei vescovi, 322; sovrani a Roma, 333, 355; e l’elogio dello Ximenes, 337 ; allocuzione pontifìcia sul censo mancato, 338; vi si vendono copie del lavoro del Palcani, 339 ; dissensi poli tici con la S. Sede, 342, 343; non vi si reca il papa, 347 ; trattative con la S. Sede sospese, 349 ; vi è il ministro francese Mackau, 356-357 ; nel porto è la flotta francese, 358-359 ; la città è contro Mackau, ne partono tre navi francesi, 361 ; suoi armamenti, 363 ; re gina, suo parto,, 369 ; spaventata dal ter remoto, 374 ; vi si recano il Caleppi e il Buoncompagni, 387 ; condizioni di sa lute pubblica, 388; il ministro offre il censo al papa, 389 ; i sovrani si recano a Roma, 392; controversie con Roma in via di aggiustamento, 392; il vice-re è parente del p. Scotti, 23* ; scrittori na poletani e l'opera del p. D ’Afflitto, 47* ; il re è dichiarato decaduto dal papa, SS*; corte a Bologna, 90* ; la regina è poco favorevole al papa, 95*; a Napoli concede truppe Pio VI, 101*, 102*. Napoli, arcivescovo, v. Capece Zurlo Giu seppe. — ministro presso la S. Sede, v. Carac ciolo Domenico. — nunziatura, v. Nunziature : di Napoli. — re, v. Ferdinando IV. — regina, v. Giovanna. Napulione v. Napoleone (Napulione) Gi rolamo. Nardini Domenico, segretario delle lettere latine, parte col papa per Vienna, 207 ; sua morte rie., 252. Narni (da) Lodovico, 14. — vicerettore ne è il Picciolpassi, 128. Nascimbeni da Bologna, poesie, 45,100,24*.
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D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
N a zari, lettere rice rca te d a l M arini, 108.
O d ofred o, 60.
N egron i A n d rea , card, e d a ta rio di P io V I,
Olivetani, 96*.
61, 309. — P ietro, m on sign ore, segretario del C on
O livieri-d egli
cisto ro , sua ra g a zza ta , 185, 186. N elli A n n iba ie, ca p ita n o, parte co l papa per V ienn a, 207.
A b b a ti-G iord a n i
A n n ib a ie,
suo g iu d izio su docum enti, 139; c o n o sciu to d a l F a n tu zzi osp ita il M a rin i, 171, 174, 243, c f.
Mélanges c it., v o i.
X I I I , 143, n. 19.
N em i, vi com pra u n fe u d o d ei F ran gip an i il conte B rasch i-O n esti, 197.
O lori bon on ien sis ca n on ici epist., 122. O m ero, in no a Cerere, 277.
— d u ca , v. B rasch i-O n esti L u igi.
O nesti, v. B rasch i-O nesti.
N icea, a rcivescov o, v. M au ry. N ico la i B a ld a ssa rre d i V iterb o, 223.
— d i Cesena, fa m ig lia , 102, 313; sua sto ria , 77*.
N ico lò I V pp., b o lla a F ra n cesco fig lio di
O norati B ern a rd in o, m on sign ore, p oi c a r
A ccu rsio , 24, 25.
din ale, 105, 133, 192.
— V , pp., o rd in e d i pagam en to al m a estro
O n orio I I I , sua elezione, g iu d izio d el M a
B a viera , 19-20; b o lle e d ocum enti r ice r ca ti, 108-110, 142, 182-183; suo m ed ico,
O rb is ch ristian u s, op era d e l G aram pi e d e l
211, 215, 218; su oi fa m ig lia r] 11*-12*. N igron o (de) P ietro, abate d i S. G regorio
rin i, 91, 92. M arini, 64*. O retti M a rcello, 146. O rezzo (corr. A rezzo) T om m aso, v ice le g a to
di G enova, 124-125. N ocera U m bra, rie., 67, 68, 161, 174, 243, 352.
d i B ologn a , 60*. O rfini O tta vian o, m on sign ore di F olig n o, rie. per la zecca d ella sua città , 149.
N ona, v. T o rre d i N ona. N on an tola, ba d ia , è data a m ons. di S. A n
O rlan di, rie., 123; opera su ll’ origin e della
d rea, 180; rie., 201; storia d el T ira -
stam pa, 337 ; e su gli s critto ri b ologn esi, 6*; rie., 20*.
b osch i, 289. N ovelle lettera rie d i B ologn a, rie ., 197.
O rsi G iuseppe A g ostin o, ca rd ., 325.
N ov illa ra , 174.
O rsin i D om en ico, ca rd in a le, e il g en erale
nunzi, prom ossi, SI, 91, 106; da in viarsi
dei gesu iti, 37 ; nel con cla v e d el 1774,
a l P o rto g a llo , 205. n u n zia tu re : di F ra n cia ,
F ra n cia :
tore, 102; rie., 259; m a la to, 299; a B o
— d i P iem onte, registri esa m in a ti d a l M a
O rte, rie., 128, v. P iccio lp a s si F ran cesco. o r to b ota n ico di B ologn a , v i i .
76 ; in d is sid io co l m in istro d e ll’ im pera
v.
logna, 22*.
nunzi. — di N a poli, 109. rin i, per il sec.
ijvii ,
57.
Os, v. A uch.
— d i P o rto g a llo , 205.
O sellettis (de), v. S. M aria de O sellettis.
— d i Spagna, v. S p a g n a : nunzi.
O sim o, v escova to, rich ies to d a l Cardinal Sim oni, 80; v i an drà il card. C a lea gnini, 108; rie., 391.
o b itu a rio d i S. P ie tro in V a tica n o, 304. O ddi fa m ig lia , osp ita il M arin i e il B o r gia , 391. O d erici (O d o rici) abbate, tesoriere, 85; la fa m ig lia è im parentata con G nudi, 110, 249, 250; suo fa llim en to, 365, 16*, 22*, 23*, 99*, 100*. O d erico G. L . a b a te d i T o rin o , e la p ole m ica del M arin i co l P a oli, 330, 331, 334,
O sio, 325. O som ense, O xom en.
(O sm a), vescovo, 74.
O sservanza, ritir o in B ologn a , 131. O stiensis episcop us, v. B ertra n d u s ep isc. O stiensis. O tta ia n o di N a poli, fa m ig lia im parentata a i C h igi, 96. ottob on ia n i co d ici,
v. b ib lio te c h e : V a ti
cana.
336, 89*, x x ix , c fr . M élanges c it., voi.
O xom en., v. Osom ense.
X I I I (1893), p. 235, n. 14.
O vid io, cit., 82*.
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144
IN D IC E
P a cca B a rtolom eo, m on sign ore, p oi c a r d i nale, n u n zio in C olon ia , 286, 288; rie., 349; v a a L isb on a , 371. p a ccia u d ia n e is crizion i, 258. P a d o va , v i si a d d ottora G alvan o b o lo gnese, 27 ; storia d e ll’ U n iversità , 127 ; v i rito rn a G. T o a ld o , 301. P a g lia re n s i (de) G iova n n i (P aglia ren sibu s de, P a g lia ren i), con sigli legali, 22, 35, 179, 271, 12*. P a g n i, pa dre, 97*. P a la fo x
G iacom o,
m on sign ore,
p orta
la
berretta a l card. M on talto (an. 1613), 247, v. P a lla fo x . p a la tin o, elettore, 232. p a la zz o a p ostolico, spese sotto G iu lio I I, 117. P a lc a n i L .,
scrive
la
v ita
di
B en ed et
to X IV , 57 ; rie. 93, 95, 97 ; ra p p orti col G araton i, 101; g iu d izio su lui, 117; rie., 119, 240-243, 246, 257, 258, 260-261, 264, 271, 274, 278, 292, 297 ; e g li A rv a li, 299, 301; rie., 320, 323; elo g io d el p. X im enes, 332, 333, 337 ; copie d i questo la v oro vendu te, 339; e l’ e p ig ra fe a llo Z an etti, 341, 342; rie., 351, 357, 358, 359, 360, 365, 367, 369, 371, 373, 374, 376, 377, 379, 380, 381, 383; e la v ita d i B en ed etto X IV , 25* ; osp ita il M arin i, 57* ; elo g io di lui a llo Z a n otti, 60* ( v . Z a n otti E.) ; rie., 73*, 75*, 81*, 82*, 86*, 91*-92*, 94; fa v o revole a i fra n ce s i, 96*, 98*, 106*. P a le o tti
(P a leotto) A lessa n d ro, lettera a
B a ld a ssa rre C a stiglion i, 317. — C a m illo, iu n iore, lettera d i P a olo M a n u zio (a. 1573) a lui d iretta , 148, 168, 32*. — G ab riele, ca rd in a le, lettera a m ons. sag rista n el 1571, 148, 289, 3S7. P alerm o, v i si rech erà il leg a to d i B o logn a , 101 ; n om in a d e ll’a rciv es cov o, 105. P a le strin a , S. P a store, 43; prete d i P alestrin a , 104. P a lla d io B losio, 222. P a lla fo x y M endoza G iovan ni, cau sa, 41, 52, 64, 132, 135; rie. x v in , v. P a la fo x . P a lla n tie ri A lessa n d ro, cogn ato d i G innasi F ra n cesco, 248, 249. — m in ore conventua le, 283. P a lla v icin i, fa m ig lia , 74*. — L a z a ro
O pizio,
s eg reta rio
di
Stato,
card, legato forse a Bologna, 87, 88, 102, 103, 106, 114; satira contro di lui, 116; rie., 124, 156, 190. Pallavicini Tommaso Battista, vescovo di Reggio, 179. pallone, volo in Roma, 389. Paliotta Guglielmo, card., destinato a Fer rara, 110; rie., 133, 192; prefetto delie acque, 177; rie., 310; nella congrega zione per la Francia, 355. Palo, 314. paludi Pontine, visitate dal papa, 123, 180, 181, 182, 196, 203, 206, 227; il card. Buoncompagni è nominato ispettore, 229, 231, 261, 274, 277, 289, 300, 301, 303, 312, 335, 347, 348, 382; influiscono sulla malaria in Roma, 199; e interesse del papa ai lavori di bonifica, 36*, 44*, 47*, xxxv. Panciroli, rie., 22*, 65*, 71*. Pandulphis (de) Melchiorre da Casio, 32*. pane e suo prezzo a Bologna, 102*. Panfili, v. Doria-Panfili. Pani Tommaso Vincenzo M., O. P., com missario al S. Uffizio e maestro del S. Palazzo, nuovo inquisitore a Bo logna, notizie varie, 260, 261, 263, 266, 267, 273, 279, 281, 292; rie., 313; tor nerà a Roma, 315; rie., 316, 318, 324, 326-328, 330, 333 ; riceve l’abiura del Ca gliostro, 334; rie., 335; si occupa dello Ximenes, 336-337; rie., 338, 340-342, 345, 350; nominato maestro del sacro Pa lazzo, 350 ; rie., 351, 352, 356 ; e il teatro, 359-360; rie., 354-366, 369, 374, 376, 377, 379, 381, 388, 390, 392, 61*, 91*, 98*, 104*. Panormita, v. Beccatelli Antonio. Paoli P., e polemica col Marini, 305, 324328, 330; scrive pure contro il Tiraboschi e l’Oderico, 334, 92*, 93*, xxvm sg., cf. Mélanyes eit., voi. X III, p. 241, n. 11. Paolo di Russia a Roma con il suo seguito, rie., 207, 208. Paolo II papa, bolle rie., 72, 74; rinnova per le monete le proibizioni di Pio II, 139, 142; suo camerlengo, 143; triregno rammodernato, 297. — I li , bolla, 60. — IV, 60. — V, fa demolire il tempio della Ma
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145
D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
don na della F eb b re, 304 ; a lu i il re
P ela vicin i, v. P a lla v icin i L a z za ro O pizio.
di F ra n cia
P ellegrin o
ra cco m a n d a
Scap pi A les
sandro, 314; e la g u erra della V a lte l
(P ellegrin i, P eregrin o) M atteo
secon do cu stod e della B ibì. V a tican a, 289. 387.
lin a , 86*. papa, nel co n cla v e d el 1774, 78; di carton e, 94; lib ro d e ll’ E y b el sul papa, 209; ele
P elliccion e F ilip p o da B ologn a , m ed ico di N iccolò V , 211. P en dasi F e d e rico e il c o n cilio d i T ren to,
zion e del 1774, 31*. papesse, a llu sion e sch erzosa del M arini,
290, 79* ; ora zion e
fu n eb re
di
F e rd i
n an do C a rli, 80*.
305. P ap iense ca rd ., v. A m m an a ti G iacom o.
P en ia, v. Pegna.
— vescovo, v. P iccio lp a s si F ran cesco.
pen iten zieri d i S. P ietro sono i fr a ti co n
p a p iri, rie .. 58, 65-68, 71, 73, 75, 76, 78, 81, 83, 85, 87, 88, 96; stu d ia ti d a l M arini,
ven tu a li, 33. pen iten zieria , da ta ai con ven tu a li, 38.
101, 244, 313; e d a l B ia n ca n i, 27*, 31*,
P ep oli (de P epu lis) G erra, 73.
v. Z ira rd in i A n ton io.
— con tessa , sposa il m arch ese Acc-oram-
P a rig i, v i si tro v a l’ im pera tore, 132; vi si reca il M arini, n otizie v a rie, x x v i,
b on i, 279, 281 ; una della ca sa ta sposa il sig. C oram bon i (per Ac-coram boni), 78*.
X X V II.
— bib liotech e, r. b ib liotech e : P arigi.
P erego, 258.
P a risa n i A sca n io, v escovo d i O aiazzo, 145.
P eregrin o, v. P ellegrin o M atteo.
P a rm a ,
P erelli gesu ita , 28; a rresta to per la qu e
scritto ri
pa rm igian i,
202;
vi
si
reca il M arini, 240; l’ in fa n te d i P arm a
stion e della elezion e d el papa, 15*.
è a Ro'ma, 246; preoccu p a zion i per i d o
P eretti F elice, v. M ontalto, ca rd in a le di.
m en ican i, 293; pensa d i a n d a rci il M a
P ergola (da) C osta ntino, v escovo A ptense,
rin i,
347;
rie.,
352-353;
con trov ersie
128.
sotto C lem ente X I I I , 1* ; ne sono sca c
P ero (del), padre m a estro dom enican o, 23.
cia ti i gesu iti, 14*.
P eron ica d i V a len tan o, p rofetessa , 66, x iv.
— du ca, lettera a lui diretta d a l papa, 18 ; e il con te R e zz o n ico, 337. — du ch essa, b rev e a lei d iretto per A.
P e ro tti A n ton io M aria, 310. P erson a A n ton io, 268. P eru g ia , a r c h iv io dei gesu iti, 28; g a b el lie ri e
Scappi, 315.
gli
ab ita n ti
di
C astiglion
di
— (G iova n n i d a ), m ed ico, 213-214.
C h iu si, 35; rie., 92; stu d io, 138, 140;
— e P ia cen za , d u ca to, 206.
rie., 194; zecca, 269; v i si reca il M a rin i, 317, 391.
P a s io B o n ifa cio , 179. P a sq u a li P ie tro , lib ra io ed itore venezian o,
— govern a tore, v. A rrigon i. — podestà, v. F o sca ra ri R om eo.
237. P a ssa via (v e sco v o d i), v. A u ersp erg (von) G iuseppe F ra n ce sco di P aola.
P esa ro, n otizie sulla serie dei v escovi, 63; v escov a to vacan te, 80; rie., 85, 129; vi
P a ssion ei D om en ico, card. 375.
si reca il M arin i con i p rin cip i A lb a n i,
p a trim on io di S. P ie tro, in T u scia , com
174; rie., 219; v i dim ora n o g li A lban i,
m issa rio pon tificio, 2 ; p rovin cia , 128, 220; govern a tore, 143.
306. pesce ven d u to ca ro a R om a , 246.
lettere rie.,
P etron io, au tore p re fe rito d a l ca rd . Bon-
P a v ia , v i si com b a tte la d ottrin a d el B e l
P ia cen za, rie., 123, v. G ozzad ini G iov a n n i;
larm ino, 135; v isita ta d a l M arin i, 241-
P arm a e P ia cen za ; Scap pi A lessa n d ro ;
P a trizi
(P a trizio ) A g ostin o,
149; n otizie, 223.
242; e il T a m b u rin i con tro R om a , 273,
v. Papiense. P a v o n i p ., in qu isitore a F aen za , com m is sa rio a R om a , 313. I ’egna F ra n cesco, sua n ota g iu rid ica , 18S.
com pagn i, 73*.
Z ilfr o d i d i P iacen za. P ia zza E u genio, rie., 279, 283. P iccio lp a s si (P izzolp a ssi) F ra n cesco, bolle a lu i d irette, 2, 3, 8 ; e il c o n cilio di P isa , 52; vicerettore d i N arni,
Orte,
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146
IN D IC E
Amelia, Magliano, 59; rie., 60, 63-64; 86, 119, 122, 128; sua lettera al Panormita, 233; rie., 242, 320; arcivescovo di Milano, 4* ; e di Pavia, 53*. Piceiolpasso Paolo, scrittore apostolico, 3. Piccolomini Aldellino, 223. — Enea, v. Pio II. Piemonte, nunziatura, v. Nunziatura di Piemonte. Pientino, vescovo, 223. Pier Crescenzi, sua opera pubblicata, 262, 62*. Pierleoni, lettera a Giovanni Tortelli, 251, 252. Pietro, abate di San Giorgio Maggiore in Vienna, 59. — card, di S. Maria in Trastevere, 380, 106*. Pietroburgo, questione russa in Concistoro. 250. Pignatelli, monsignore, 326. Pinciana, villa dei Borghese, 350. Pinelli V., sua biblioteca in Inghilterra, 298. Pio II pp. (Piccolo'mini Enea), sua bolla per il collegio Gregoriano di Bologna, 126; documenti rie., 134, 126; editto sulle monete, 139, 140; suo breve, 146; orazione ed. dal Borgia, 149. — IV, rie., 104; non potè avere l’archiatra Ginnasi Francesco, 248; storia del con cilio di Trento, ai suoi tempi, 289. — V, brevi rie., 48, 104; manda Pirro Mal vezzi in Francia, 146; durante il suo pontificato muore Alessandro Pallantieri, 249. — VI, sua elezione; rapporti col Marini, 79; vuol abitare in S. Pietro, 80, SI; sua allocuzione, 94; sua dimora, 96; indisposto, 105; riceve il p. Zaccaria, 107 ; è a Montecavallo, 112 ; atteggia mento verso i gesuiti, 115; è contento del Monino, 125; in contrasto col mag giordomo, 124; il nipote riceve doni da prelati, 158; condizioni di salute, 164, 165, 169, 170, 171; visita le paludi Pon tine, 180, 181, 182; rie., 184, 1S5, 187; suoi rapporti con la famiglia imperiale, matrimonio del nipote, 191; stima l’av vocato Erschine, 193; contento per le paludi, 196; sposalizio solenne del ni-
pote,
ibid. ;
N a poli,
con tra sti
ibid. ;
con
ra p p orti
V ienn a
co n
e
l ’ im pe
ra tore, 200; n otizie su lla sua salute, 201; breve a ll’ im pera tore per reca rs i a V ienn a, 205, 206; scrive a G nudi, ib id. ; sua d ecision e di an dare a V ien n a, 207 ; parte, 208; passa per B ologn a , 209; d i m ora a V ien n a, 210; ritorn o, 211; è sod d is fa t to d el v ia g gio, 212; a tti d el v ia g g io, g iu d iz io
s fa v orev ole
d el M arini,
218, 219; v isita il suo ca m eriere Ste fa n o, 220; è in V a tica n o, su a lettera a l l ’ im pera tore,
221;
e
l’ered ità
L ep ri,
225, 226 ; ra p p orti co n la R u ssia , 227 ; si reca alle pa lu d i P on tin e, 251; suoi ra p p orti con m on sign or L ep ri,
ib id. ;
aspetta l ’elettore P a la tin o, 232; fo r tu n a to per la fa m ig lia , 237 ; ricev e G iu seppe I I e il re d i S vezia , 245; n uova v isita d i G iuseppe I I , n e ll’ udienza il papa
ha
un
m om ento
d ’ im pazienza,
248 ; su o prob a b ile v ia g gio in A vign on e, 249 ; protegge A rrig on i, 251 ; elegge nun z io in C olonia m on sign or F an tu zzi e suo m od o di fa r e prom ozion i, 262; in ca rica
m ons.
C a leppi di com p orre
il
d is sid io con N a poli, 254 ; suo segretario d i Stato, ib id ., 266; per le pa lu d i P on ti ne, 277 ; ra p p orti c o l m a ggiord om o, 278 ; ■o g g etto di
sa tire,
279, 281 ; con d otta
v e rs o i su oi n ip oti, 283 ; suo p roba bile in con tro c o l re d i N a poli, 289; torn a d a lle pa lu d i, 290; cau sa con i L ep ri, 291; su o ca rd in a le segretario d i Stato, 293; n on v isita il ca rd in a le n ip ote m a la to, 296; ord in a a l B orgia d i scrivere su B en evento, 297 ; ra p p orti con N a poli, 299; v a a lle pa lu d i P on tin e, 300, 301 ; in disposto, 303 ; rela zion i con la T osca n a ,
ib id.
e
305;
sue con dizion i
d i salute, 305; qu estion i co n N a p oli e la T osca n a , 306, 307 ; p er la fa b b rica di S. P ietro, 308; suo ca r a tte re ; ag g iu sta m en to con g li eredi della fa m ig lia L e pri, 310 ; con d izion i di salute, 312 ; è in con tra sto co l card. B on com pagn i, 313314; sua lettera sulla Ghinea, 316; torn a in V a tica n o, 318; si reca a T erra cin a , differen ze con N apoli, 322; in terviene n ella qu estion e fr a il M arini e il P a oli, 324-325, 326; in tervien e n e ll’ am m in istra
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D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
zione della fa m ig lia C h igi, 328; cade sui g ra d in i
del tron o,
329 ; legge
ai
ca rd in a li una lettera del re di F ra n cia
(an.
1790), 330; non rispon de
al
14 7
P io p rin cip e, sua m orte, e su oi beni del F erra rese, 102. P iom bin o, prin cip e di, 136, 328. P iora eo, ca rta , uso olandese, 357.
m essa ggio avu to d a l re d i F ra n cia , 331 ;
P ip era ta T om m aso, rie., 320.
suo atteggiam en to per i rappresen tanti
P ip ern o (di) A n gelo, m ed ico, rie., 12, v. A n gelo di.
di
F ra n cia
nel 1791, 333; d ifen d e
il
P. P a o li, 334; è a lle paludi P on tin e,
P irro , gesta Pyrrhi, 56; carm e in lod e, 327.
335 ; con ten to p er la rinu n zia del v e
P isa, n otizia sul con cilio, 6 ; ne è im pedito
s co v o d i P isto ia , 336;
(an. 1790) sua
l ’ a ccesso
a N icola d e B u b eis,
P ietro
a llo cu zio n e su l regno d i N a poli, 338;
A n caran o, A n ton io di B u d rio, 8-9 ; re tti
su o i la v o ri a ll’osp ed a le di S. S p irito e
fica sul co n cilio, 52; d ia rio del con cilio,
per il palazzo B ra sch i, 340; desidera
63-64; i sovran i d i N a poli a P isa, 261;
ved ere M ons. M au ry m a non lo riceve,
vi si trov a l ’ im pera tore, 385; a l con
343 ; u dien za a cco rd a ta a l M au ry e doni o ffe rti, 345; ritorn a da lle pa lud i, 348; su oi atteggiam en ti per la dieta di F ra n c o fo rte , 349; sua salu te florida , 350;
c ilio p a rtecip ò P ietro A n caran o, 5*. — a rciv escov o,
v.
F in occh ietti
R a n ieri ;
R eb iba Scipione, card in ale. P istoia , sinodo d el 1786, 285, 291 ; gli atti
a llo cu zion e d el 1792, e suo an im o v erso
sono esa m in a ti da v escovi, 327 ; e dal
il
papa
C a pra ra ,
351;
a tteg gia m en to nella
con g reg a zion e ca rd in a liz ia p er la F ra n cia , 355; non darà il passo a i fra n cesi,
e
ca rd in a li,
230; v erso
P istoia
m a rcia n o i fra n cesi, 355 ; sinodo co n dann ato, 373; rie., 83*, xvi.
355; con d o tta v erso i fra n cesi, 357-358;
— v escovo, v. R icc i Scipione.
p ro ib isce i te a tri n el suo Stato, 358;
p istoiese prete, v. S e rio ri G aetano.
aiu ta il generale C a pra ra , 359; diven ta
P istru zzi, 353.
p opolare per l’op p osizion e ai fra n cesi,
P izzolp a ssi, v. P icciolp a ssi.
360,
361,
363.
364;
sp iacen te
per
la
m o rte d el generale C a pra ra , 366; ra p p orti c o l C a pra ra , 367, 368; è m a lato nella gam ba, 367 ; è d ’ a ccord o co l te so riere F a b riz io B u ffo , 370; rie., 374; su o in gresso fa sto so in R om a, 378; è bene a cce tto a tu tti, 381, 382 ; m a lu m ori co n tro d i lu i, 385 ; questione d e ll’ ere d ità L e p ri, 386; non an drà a Su biaco, 388; suo atteggiam en to verso N apoli,
P la tea (de) F ra n cesco, 129. P la tin a B a rtolom eo b ib lioteca rio della V a tica n a , 235. P la u tin a,
accad em ia
priva ta
presso
il
card. B on com pagn i, 292, x x x iv . P la u to,
letto
dal
card.
B on com p agn i
e
a m ici, 274, 275, 73*. P lin io, g li è pa ra gon ato U. A ld rov a n d i, 55; rie., 62. P lu ta rco, vite tra d otte, 56.
lod a to, 389; alla M inerva, 390; a S. M a
P o, rip a tico del fium e, 59; caten a, 128.
ria in T ra ste ve re il popolo recla m a con
P o d io (de) G iova n ni M aria f 1494, sop ra n
tr o il pane, 390; scrive a l B on com pagu i, 391; sta per a g g iu sta rsi con N a p oli, 392; v a a lle pa lud i, 36* ; su oi ra p p orti con i sen atori di B ologn a , 39* ; con ten to delle op ere alle pa lud i, 44*-45*, 47* ; elezion i di ca rd in a li nel 1785, 59* ; va a B o logna, re la zion i con l’ Istitu to, 66* ; g ra
n u m era rio fr a i cerim on ieri, 223. P og gi G iovan ni, govern a tore d i R om a, 280, 283. P oli, d u ca
di, u ltim o della
casa
C onti,
299-300. P olon ia ,
la scia ta
dal
G aram pi,
g iu d izio
sfa vorev ole, 21; n unzi, S4 ; non v i an d ò
vezze fisca li, 77*; n otizie d i m a lattia ,
P . A . G am baro, 191; vi è destin ato il
79* ; allocu zion e co n tro N apoli, SS*-89* ;
B itta , 349; sua d ivision e, 364; in solle
è co n tra ria to d a lla regin a d i N a p oli e
vazion e, 373; rie., x xiv .
da lord A eton , 95* ; con ced e tru p p e a
— a m b a scia tore, v. Guezna
N a poli, 101*, 102*, x ix sg.
(a rciv escov o
di).
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148
IN D IC E
P olon ia , re, a R om a, 246; lettera del 24 ap rile 1510, 89, 90, v. B a tte ri S tefan o. P o lv e rie ra , stra da in R om a, v i si reca per g li esercizi m ons. N egron i, 185. B om bai, m arch ese di, m in istro portoghese,
lione. p rom ozion i in cu ria e p reoccu p a zion i di prelati, 32, 61, 156, 157, 190, 200, 212, 221, 259, 298, 299, 310, 311, 312, 322, 371,
132, n. 3. P om esa n ien sis
P rocop io, rie., 111. prom otore della F ede nel 1794, v. N apo-
(P om ezan iensis)
ecclesia,
90. P o n ta n o L o d ov ico, op era legale, 11. P on tin e, pa lu d i, v. paludi P on tin e. P on trem oli, v escovo in contesta zion e, 295, 296. l ’ o rcio C am illo, can on ico di S. P ietro, 124. P orto , v escovo, v. A n ton io v escovo di P orto.
59*. P rop agan d a, segreta rio, 85, 312; b a ttesim o d i ra ga zzi d e l M ada ga scar, 259. P roven za, conte di, 370. p roven zali, lettere, 184. PrudenziO j stam pato d a l B od on i, 240. P ru ssia , n uovo generale dei gesu iti c re duto iv i eletto, 49; re e i gesu iti, 84,18*.
P o rto d ’ A n zio, rie., 182, 183, 194.
P u cci L oren zo, su oi con cla v isti, 153.
P o rto g a llo, v i fon d a n o speranze i gesuiti,
P u glie, d issid i in sorti, 329.
126; rie., 132, 185; m orte del nunzio, 200; n un zio da in v ia rv i, 205; r ic .,x v m . — re, m a lato, 123.
Q uaresim a, rie., 299, SI*.
P osn a nien sis conventus, 90.
Q uirin ale, pa lazzo, v i dim ora il M arini,
P orto re a listi, 184.
170,
P oten za , vescovo, v\. S erra o G. A.
d om o, 289 ; v i a b ita la m a dre d el m a e
P oten zia n i G iova n ni ( f 1775), se ne aspetta
stro di cam era, 301; v i si reca la corte
la prom ozion e a card in ale, 58.
171,
184;
a r c h iv io
d el
M a ggior
I» n tific ia , 305, 306.
P ozn a n ia , rie., 89-90. P o zzi Cesareo G iuseppe, ab ba te oliv eta n o di B ologn a , 5, 32, 37, 47, 110; a B o logna e in Spagna, 113; rie., 114-116; m a lato, 144, 167, 184, 189, 190, 320, rie., 17*, 20*. — G iuseppe, pa d re d i C esareo G iuseppe, 167, n. 1, 30*, 31*. I ’o zzob on elli G iuseppe, a rciv es cov o di M i lano, 250, 252. P ra n d i ab ba te, v isita il M arini, 33S; rie., 345, 346, 348, 350, 357, 362, 363, 379, 3S3, 87*, 98*.
R a gu sa (R a gu seo), 98 ; ab ba te ben edettin o p rocu ra tore dei ben edettin i spagnuoli, 340, o. S org o M ich ele, Stay B en edetto. R a in a ld i, sua opera ricorretta , 51. — A lessa n d ro,
lettera
di
G iacom o
G ri
m aldi a lu i d iretta , 148; rie., 3S7. R a m en gh is, v. D e R a m en gh is A zzone. R a m p on i fa m ig lia , 53, 69, 320. R a m pon i (de) B a rtolom eo, 179. — F ra n cesco, con sigli legali, 11-12, 22-23, 25-26, 34, 48, 64, 14*.
P ra to , n otizie su m oti d el 1787, 291.
— L am berto, con sigli legali, 22, 34.
— (de), v. B ern a rd in o de P ra to d e C herio,
— P ietro, 12.
p re fe ttu ra del C on cilio, 80.
R a n u ccio d a P eru g ia , allega zion e g iu ri
prelati, v. prom ozion i.
d ica , 35. R a n u zzl V in cen zo, proba bile a rcivescov o
preti, co lp ev oli della soppression e d ei g e suiti, 209; in R om a, desideran o com an
d i B ologn a, 97, 9S; in P o rto g a llo , 205;
dare, 359; e fr a ti, 373.
cardin ale, suo solenne ingresso, 387,59*.
T reti G irolam o, n otizia , 280.
— sen atore d i B ologn a, 62*.
— (L od ov ico?), sua ora zion e e dedica al
R a p p in i
card. P a lla v icin i, 156, 157.
(R a p in i)
G aetano,
— U golin o, v. D e P reti U golin o.
— sign ora, 321.
processi e giu stizie, v. A n gu illa , R isch i,
R a sp on i R ., conte, 175.
C a gliostro, C appelli, C era cch i, F a n ta sia, G rilletto, L ep ri, Y alen ta no.
n otizie,
203,
226, 232, 36*, 47, x x x v .
R a tisb on a
(C ris to fa ro
da)
stam patore,
su oi ca p itoli del 1473, 244.
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D E I N O M I E D E L L E C O SE N O T A B IL I
149
papa, 198; e l ’ a rcivescov o di M ilano, Ratta Bernardino, monsignore (cappellano , 250, 252; suo sinodo, 285; lettera p a sto e benedettino Innocentiano nel 1785), rale g iu d ica ta d a l M arini, 295; e com 158. ba ttuta, 296; risp osta a lla pa storale, Ravenna, vi studia il Marini, vili; mensa 297, 300 ; n otizie, 303 ; in d isgra zia del arcivescovile in contrasto con Argenta, g ra n du ca, 305; suo lib ro esam in ato, 21 ; notizie, 28, 57 ; e Irnerio, 60, 65 ; 308; rin u n zia alla dign ità vescovile, rie. 116 ; brevi di visita dell’arcivescovo, 336; trov a difficoltà per la form u la del ibid.; rie., 131; cronologia degli arci giu ram en to, 343; n otizie sulla p a sto vescovi, 158; nobiltà, vi è iscritto il rale, SO*; e v o ci di a rresto, S3*; rie., card. Valenti, 179; vi si reca il Mariui, XVI, XVIII. 174, v. Amadesi ; Archivi ; Biblioteche. R iccia rd e lli, rappresen tante n apoletan o a — chiese : di S. Maria in Cosmedin, 220 ; R om a, 389, n. 1. S. Maria in Porto, 78. R icco b a rd is (de), v. B on gian n i de R icco Reali, avvocato, 368. b a rd ls B ern ard in o, T ecta la sin is (de) Rebbioli Antonio, 223. R iccob a rd o. Rebiba Scipione, cardinale arcivescovo di R id olfi, 312. Pisa, nunzio in Spagna, 20*. R ie ti, rie., 302. Recanati (vescovi di), 49-51, 63. — v escovo, govern a tore di B ologn a , 136; regalismo e il conclave, 84. u no dei g iu d ici di S cipion e R icc i, 309. Reggi G. A., di Modena, prefetto della R i'm inaldi, u d itore d i R ota , 91. Biblioteca Vaticana, 224, 233. R im in i, ricord a ta , 28; cen su a rio m s. n ella Reggio Emilia, 28, 123, v. Gozzadini Gio cu ria vescovile, 41; storia, 42; p a tria vanni. di M a n fred i lettore di B ologn a, 235 ; — (vescovo), v. Pallavicini T. P>. terrem oto del 1787, 286 ; co n cord ia con regina di Svezia, biblioteca, v. bibliote B ologn a , 22*, 23*, v. C h ia ra d a R im in i. che : Vaticana. R in u ecin i G iovan ni, si pensa a lui com e Regius Ludovici! s Corneliensis, ep., 0*. g overn a tore d i R om a, 310. religione, come intesa dal Marini, 200, j R ip o sa ti, op era sulla zecca di G ubbio, 345. 141; sue m onete, 235; rie., 1*, 2*. renane, questioni politiche, 286. R oa n o, ca rd in a le prin cip e, 264; viene a r Renghiasei P. di Gubbio, canonico Late resta to, 269 ; rein tegrato, 283. ranense, bibliografia dello Stato ponti R ob erto, m esser, v. D a lla P orta R ob erto. ficio, 365. R odolfin o cod ice, 77, 30*, 32*. Renghieri G. Battista, medico di Alessan R om a, i g esu iti e l’ U n iversità , 30, 41; dro III, 244. dopo il con cla v e di P io V I, 80; v i p ro Rezzonico Abondio, senatore di Roma, 314, fessa d ir itto G. G ozzadini, 122; piena n. 1. di m ali e m a lati (1778), 161; ca rn ev a le — conte, e il duca di Parma,'337. del 1780, 179 ; an tica e m odern a stu — G. B., cardinale camerlengo, è a Grot d ia ta n elle pittu re d a l M arini, 181 ; taferrata, 314; in contrasto col teso tea tri e festin i, ib id. ; in vasa da lle riere, 370; rie., 51*. feb b ri terzane, 185; m a la ria , 199; in Riario Girolamo, ha licenza di battere mo ca restia , 210, 211; n otizie sulla ca m neta, 141. pagna rom ana, 217 ; è fa v o re v o le agli — duca, vittima in un incidente di cac in glesi, an. 1782, 219 ; o g g etto d i r im cia, 362. pianto iier il M arini, 233; in contrasto· — senatore di Bologna, 81*. con M ilano, 242; v isita ta da regnanti, Ricci Lorenzo, generale dei gesuiti, 33; 245-249; in potere di la d ri e assassini, sta nel collegio inglese e guardato a an. 1785, 267-268; sa tire co n tro il papa, vista, 37, 38; rie., 9S; orazione funebre 2S1 ; suo stato an orm ale, 295; co n d i per la sua morte (1775), 107; rie., xvi. zion i di sicu rezza, 298; v ita dei « pre — Scipione, vescovo di Pistoia, ripreso dal
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IN D IC E
150
la t in i» , 310; con d izion i an ch e m orali, an. 1789, 312; feste per l ’a rriv o d ei re g n a n ti d i N a poli, 333; in a llegria , nel 1792, 354; m a spaventata per g li a v v e n im en ti p o litici, 355; si arm a con tro la riv olu zion e fra n cese, 356; in d is or din e perch è v i son o a m ici dei fra n ce-, 358 ; sono p ro ib iti i tea tri, m a lcostu m e e m iseria , 369 ; in solleva zion e, 360 ; torn a in qu iete e ca restia , 361; m in a cele d el l ’ assem blea d i P a rig i, ibid. ; rivista m i lita re a S. P ietro, m in a ccia ta dai fr a n cesi, an. 1793, 363; con d izion i p olitich e, nel 1794, 1795, 370, 372, 376, 381, 382; m oti in T ra stevere nel 1789, 390; a v v e n im en ti p o litic i d el 1793, 95*, v. A r ch iv i, B ib liotech e. R om a, ch iese (v. an che i n om i d e’ santi tito la ri) : — A ra co e li, v i è rin ch iu so u n cap p u ccin o fra n cese, 334. — San P ie tro , b a silica , v i sono pen iten zie ri i p a d ri con ven tu a li, 33; colp ita d a l fu lm in e, 45; il papa p re fe ris ce d i m o ra rv i, 80 ; su ssidio
im posto
per il
p a trim on io, 8 6 ; il G aram pi v i rinu n zia il ca n on ica to, 106; rie., 129; fon d a zion e d e lla S agrestia, 119; fa b b rica , 146, 372; fa c c ia ta ram m odern a ta, 297, 307, 308,
v. F a b b rica d i San P ietro ; Sa grestia di S. P ie t r o ; P a trim on io d i S. P ietro. -------- ben eficiati, v. G uid otti G iovanni. -------- ca n o n ici, v. rella.
P o r c io C am illo
R ove
— go ve rn a tori rie., 221, 279, 280, 283, 371,
v. C rivelli,
S a lu z z o ;
G overn a tore
di
R om a ; G overno di R om a. — p a lazzi, v. B ra sch i, R u ffo. — p re fe tti, loro serie, 4*. — strade, v. A rch etto, C orso, P olveriera . — u n iv ersità , v. Sapienza. R om a g n a , sa lv a con d otto per F r. P iccio lpassi, 3 ; d escritta d a ll’ A n g lico, 1 8 ; rie., 88; v i si reca il F an tu zzi, 170; e p oi il
Ronconi Filippo, archivista dell’arch. Va ticano, 49, 64. Rosales, senatore di Milano a Roma, 209. Rosaspina, signora, 355, 376. Rosselli, casa, 309, n. 1, 83*. Rossi Ferdinando Maria, cardinale, ma lato, 43. rota sacra romana, 51, 191; si occupa della causa Lepri, 266; giudizio sfa vorevole del Fantoni, 273; lodato, 63*, v. Cantalmaio. — uditore, 91, v. Acciaioli N. ; Erschine ; Fantuzzi Federico ; Riminaldi ; Salm ; Strasoldo. — tribunale di Bologna, 108, 357. Roverella, conte di Ferrara, 91. — nominato canonico di S. Pietro, 326. Rubei (de) Nicola, v. De Rubeis Nicola. Rudolphi I imp. codex epistolaris, v. Rodolfino codice. Ruffo Antonio, cardinale, 313, n. 4. — Fabrizio, nipote del cardinale Antonio, in contrasto col segretario di Stato, 313; tesoriere, malumori contro di lui, 370; el. card, nel 1794, 371; voci sulla sua nomina a segretario del memoriale, 372. — palazzo ai Ss. Apostoli, ceduto al card. Herzan, 185. Ruffo-Scilla Luigi, nunzio in Firenze, sarà successore del Caprara in Vienna, 347, 351. Ruggieri Costantino, raccoglie documenti bolognesi in Roma, suo codice diploma tico, 3, 7, 10, 14 ; scrive al Garampi, 42 ; rie., 45, 63, 90, 155, 4*, 7*, S*, 12*, 24*, xi. Ruiz Michele, notaio apostolico, 144. Rusconi, monsignore, 265-266, 372. Ruspoli, sue nozze con una Spada, 116. — principe, a Milano, 249. Russia e la S. Sede, 227, 250, 356, v. Paolo di Russia. ruteni, rie., 89.
M arini, 174 ; colp ita d a l terrem oto, 195 ; v isita ta d a l M arini, 204; rie., 217, 237; tesoreria , d esiderata da O derici, 249250; suo legato, 283; gra vezze fisca li, 77*; m erca to d el gra no, 102*; in penu ria , 105*, v. M onete. R o n cig lio n e, a llo d ia li in enfiteusi, 300.
Sabina, rie., 60; il vescovado spetterebbe al card. Delle Lanze, 101; e ricusato dal card. Corsini, ibid., e dal card. Fantuzzi, 109. — vescovo, v. Castelli G.; Gerardo vescovo di Sabina.
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•
·-·ì -vi1
D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
Sacchetti, padre reverendissimo, 242, 247. Succhi, maestro di Vernizzi Filippo Maria Antonio, 336. Sadoleto Giacomo, cardinale, lettera a Ro molo Amaseo, 148; rie., 168, 211. sagrestia di S. Pietro, sua fondazione, 119 ; opera scritta dal Cancellieri, 303, 389. sagrista, monsignore, 148. Saba abate, agente di mons. Tioli, 277, 320, 328. Salamanca, v. Gutteri Bernardino. Saldanha da Cama Francesco, card, pa triarca di Lisbona, sua morte, 121. Saleta (de) Raimondo, 124. Saliceti (Saliceto, Saliecto) Bartolomeo giuniore, segretario del Concilio Lateranense, notizie, 6, 11,117,150,153,9*, 14*; consigli legali e notizie biografiche, 6,22, 26, 29, 34, 36, 42, 127, 135, 138, 5*, 6*. — (Saliceto) Giacomo di Bartolomeo, ha un assegno, ed è vicario di Galiera, 6; consigli legali, 22, 25, 34, 36, 138. — Giovanni, arcidiacono di Bologna, 6. — (da Saliceto) Riccardo di Pietro, rie., 6, 10; consigli legali, 22, 35, 126, 125, 138, 151, 179, 6*, 22*. — Natale, monsignore, archiatra, suo pa rere, nella malattia di mons. Bitta, 199 ; sue aggiunte al Mandosio, 211; offre al Marini una copia del viaggio del papa a Vienna, 219; rie., 229; incoraggia il Marini nel suo lavoro sugli archiatri, 259; consulto per il Garampi, 283; rie., 294; sua morte, elogio del Marini, 302, sua libreria, 305; rie., xiv, xx, n. 6. Saliceto Roberto di Riccardo, 41-42, 135. Salm, uditore di Rota, creato vescovo, 248. Salutati Coluccio (Coluzio Pieri), lettere col Zambeccari, 56, 327, 329. Saluzzi (Saluzzo) F. M., proposto gover natore di Roma, 349. Salviati Gregorio Antonio Maria, cardi nale (t 1794), notizie, 133, 351, 355. Salvioli Lodovico, mu v. Savioli Lodovico. Salvioni Giovanni Maria, sua nota di pos sesso in un libro, 188 ; una Salvioni sposa un laico ex-gesuita, 192. Samonna cav., capitano di galera, 370. Sampieri Domenico, monsignore, commen datore di S. Spirito, notizie, 81, 97, 347, 246, 248.
151
Sampieri, signora, sposa uno della fami glia Lepri, 157 ; è a Todi, 269, 68*. Sancassiano, moti del 1787, 291. Sanclemente Arrigo, padre camaldolese, compra per la Vaticana il museo della regina di Svezia, 371, cf. Mélanges cit., voi. XII, p. 447. sanculotto, 379. Sandeo Felino, sue aggiunte all’opera di G. da Ugnano, 11, 14; uditore sotto In nocenzo V ili, 8*. San Giovanni in Computo, chiesa, 41. San Giovanni in Persiceto, 136. San Giovanni, terra di, 19*. San Giuliano, libro, 110. San Leo, castello, vi è trasferito un ex gesuita, 68, 92; vi è rinchiuso il Ca gliostro, 334. San Marino, rappresentata dal Marini, in contrasto con la S. Sede, 283, 288, 352, 78*. San Michele in Bosco, 360, 362, 95*. San Pastore, tenuta dei padri domenicani presso Palestrina, 43. Sanseverino Francesco, vescovo di Alife, nominato arcivescovo di Palermo, 105. Santandrea, conte di, figlio del duca di Modena, 40. Santandrea, monsignore, ha la badia di Nonantola, 180. Santacroce, casa in Roma, vi si reca Giu seppe II, 245; principe rie., 340; prin cipessa di Bologna, 42. Santafiora card., vescovo di Montefiascone, 220. Santarcangelo di Romagna, vi torna il Marini, 173-174, 243, 330, 352, 353; rie., 42, 171. Santobono card, papabile, 72; presidente dell’accademia ecclesiastica, 120. Sant’Officio (Sant’Uffizio), congregazione e tribunale, cariche rinnovate, 260; rie., 262, 274 ; concede l’indulto per le carni, 291; commissario, 313; rie., 326, 390; esamina il sinodo di Pistoia, 327; e il Brandano, 100*. S anti :
Agnese, chiesa in Roma, rie., 226. Angelo, archivio di Castello, v. Archivi. Angelo, cardinale diacono, Guglielmo, 121, 138, 106*.
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IN D IC E
Angelo, castello, v. Castel Sant’Angelo. Antonio, chiesa di Venezia, 48. Apostoli, chiesa di Roma, vi si ritira il Buontempi, G9. Aproni ano, sua iscrizione, 166. Benedetto, monastero Agenen, dioecesis, 59. — chiesa della diocesi di Bologna, 190. Benedetto Giuseppe Babre, culto in Roma nel maggio 1783, 232, 52*. Celso di Roma, chiesa, arciprete, 223. Damiano, v. Bologna : chiese. Domenico, v. Bologna : chiese. Filippo, chiesa di Roma, visitata dal papa in partenza per Vienna, 208. Fortunato, chiesa di Todi, archivio, 142. Francesco di Paola ai Monti, chiesa in Roma, 108. Francesco Saverio, sua immagine nel collegio dei gesuiti a Bologna, 26*. Giacomo, v . Bologna : chiese. Giorgio Maggiore di Venezia, 59. Girolamo, delle Budrie (de Libudrio), 136. Gregorio, chiesa, abate di, 125, 157. Ignazio, v. Bologna : chiese. — di Roma, officiata dai cappuccini, 33. Lorenzo in Damaso (card, di), 74; nel la chiesa vi è un predicatore ascol tato dal Marini, 130; ne fu canonico Paride dei Grassi, 223. Lucia, v. Bologna : chiese. Luigi, v. Bologna : chiese. Marcello, titolo cardinalizio del card. Andruino, 3S0, 381. Maria, v. Bologna : chiese. Maria in Cosmedin, v. Ravenna : chiese. Maria Maggiore in Roma, v. Corsini, cardinale. Maria d. Minerva, vi si reca il papa, 390. Maria de Oselletis, v. Bologna : chiese. Maria in Porto, v . Ravenna : ehies. Maria in Trastevere, card., 3S0, 3S1; vi si reca Pio VI, 390. Maria della Vite, v. Bologna : chiese. Maria de Vignaria, chiesa, 63. Maurizio, ordine cavalleresco, deside rato da D. Luigi Brasclii, 259. Michele in Borgo, chiesa in Roma, 304. Orsola, ospedale di Bologna, 100*.
Paolo, v. Bologna : chiese. Petronio, v. Bologna : chiese. Pietro, v. Bologna: chiese; Floriano di Castel San Pietro; Roma : chiese. Prassede, card., 90. Quattro (card.), v. Ugone, cardinale dei Santi Quattro. Salvatore di Bologna, v. Bologna : chiese. Saverio di Bologna, v. Bologna : chiese. Sisto, card, di, 90, 179. Spirito di Roma, religiosi soppressi da Alessandro VII, 37 ; commendatore, 81; ospedale, lavori di Pio VI, 340; cedole di S. Spirito, 106*. Tommaso, e il generale degli agosti niani, 178; autore stimato dal car dinale Boncompagni, 73*.
Sanuta Nicolosa bolognese, sua orazione, 151. Sapienza (università), si pensa ad eriger ne una nuova, 41 ; cataloghi di profes sori, 122; bolla di Leone X, 123; vi è professore Francesco Ginnasi, 248; rie., 27*, v. Caraffa, Gozzadini, Giovanni. Sara, 63*. Saravale, lunario, 64*. Sardegna, re, corte, rapporti col papa, 101; contro la flotta francese, 361; el’ambasciatore di Francia, 392; e i ge suiti, 1S*. Sarpi P., sua opera ristampata a Napoli, 342. Sarti M., raccoglie a Roma documenti per l’università di Bologna, 4, 5; rie., 8, 60-61, 63, 75, 142; e il medico Giovanni di Parma, 213; rie., 320, 5*, 9*; 16*. sassi, v. Iscrizioni. Sassoferrato, 243. satire per il Conclave del 1774, 72, 73; in Roma nel luglio 1786, 279. Savioli - Fontana Lodovico, conte, sena tore di Bologna (erroneamente Saivioli in Fantuzzi), e i suoi studi per gli An nali, 94; manda la sua opera al Ma rini, 262 ; s’interessa dei Palcani e viene a Roma, 332, 333, 335, 336, 352, 392, 62*,. 92*.
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D E I N O M I E D E L L E C O SE N O T A B IL I
Savoia, duca e ducato, notizie, 2, 122: ii re di Napoli concede truppe di rinforzo, 102*, v. Amedeo ; Vittorio Amedeo III. Savona, vescovo, v. Costa Pier Fran cesco. Scadinari Ercole, architetto, 198. Scadinari (Scadinaro) Nicolò, v. Seccadinari Nicolò. Scala, convento, 23. scalzo, v. Ferdinando carmelitano scalzo di Monserrato, 14. Scappi Alessandro vescovo di Campania, di Piacenza, nunzio in Svizzera, e la guerra dei Grigioni e nella Valtelliua, 314, 315, 85*, 86*. Scarponio, 111. Scarselli Flaminio, abate, rie., 57, 72, 95, 320; e la vita di Benedetto XIV, 25*. Scati P. G. barnabita, el. generale, 202, 62*. Schiara Tommaso, 167. Schinner Matteo, card. Sedunense, 117. Schow, 330. Scilla, v. Ruffo-Scilla. scisma di Occidente, notizie, 50-52, 63. scolopi, rie., 21. Scoti Duns super ooto libris topicorum Arìstotiles notabilia..., cit. da un cod. Ottoboniano, 125. Scotti-Gallerati Gio. Filippo, rie. 204, 267 ; nunzio, forse, a Firenze, 349 ; va da Malta a Firenze, 351. — Davide, gesuita, rettore del collegio di S. Saverio di Bologna, 16*, 23*. scozzese collegio, e noviziato dei gesuiti, 20 . Sebennarum civitas, v. Gebennarum eivitas. sebennensis, episc., v. Gebennensis, episcopus. Seccadenari (Scadinari) Nicolò, cronaca di Bologna, 133, 185. sedunense, card., «.Schinner Matteo,card, segnatura, uditore, v. Alfani Onofrio, mon signore. segretario delle lettere latine, v. Marini Callisto, Nardini Domenico, segretario di Stato, v. Boncompagno car dinale ; Zelada Francesco Saverio, segreteria dei brevi, 80. seguntina (chiesa), 74.
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Segui· (de) Filippo, conte, rappresentante francese a Roma, 333. senatori di Bologna, v. Bologna : senatori. — di Milano, v. Rosales. — di Roma, opera del Vendettini, 159-160, D. A., v. Rezzonico Abondio. Senigallia e le tasse pontificie, 279, 77*. Sens, arcivescovo, v. Brienne (de) Loménie. sentinati antichità, 243. Serassi, 103; e le lettere del Castiglione, 144; rie., 203, 271; vita del Tasso man data al Fantuzzi, 275, 62*, 68*. Serbelloni Fabrizio, cardinale, rifiuta il vescovado di Velletri, 55; muore ric chissimo, 97-98. Sermoneta, duca e duchessa morta, 170, 230. Serpieri abate, 256. Serrao G. A., vescovo di Potenza, cade e si rompe un femore, 227 ; si riconcilia con la S. Sede, 236; rie., xvsg. Sertori Gaetano, prete pistoiese, satira sul Conclave, 73, n. 2; rie., 75. servi, elezione del generale, v. Alabanti Antonio. seta, baco, industria, 102, 104; è favorita in Bologna, 88*, 102*. Sforza, casa, v. Businelli. — Ascanio, cardinale, vicecamerlengo, 29; ha come suo famigliare Bartolomeo Sa liceto, 14*. — Costanzo di Pesaro, ha licenza di bat tere moneta, 139. -— Giovanni Galeazzo, occupa Bologna, 137. — Ludovico,
suoi
rapporti col fratello
card. Ascanio, 14*. Sicilia, vi si reca il card. Branciforte, S7. Siena, e il collegio dei gesuiti, 21; vi si reca il Marini, 237, 355; affari affidati a Federico Fantuzzi, 19*. Siestrzencewicz Stanislao, arcivescovo, 227. Sighicelli Camillo, segretario del card. Guastavillani, 280, 283. — Giovanni Battista, 2S0. Sighinelli Gaspare, v. Guaspare Sigbigelli. Sigonio, vita e lezioni di S. Petronio, 148.
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IN D IC E
Siliceto Bartolomeo, ». Saliceti Bartolo meo. Silvestri Rodolfo, 213. Simeoni, vescovo di Sutri, 224. Simeone Pietro, fisico, suo trattato, 385. Simoni Gennaro Antonio, card., cliiede il vescovado di Osimo 80 ; rie. 73 ; malato, 189; membro della congregazione per i gesuiti, 28*, Sindone Raffaele, 129. Sinibaldi, casa, 75. — marchese, 30*. sinodo di Pistoia, ». Pistoia. sipontina chiesa, 247. Sisto IV, concede a Girolamo Riario li cenza di batter moneta, 141; rie., 143; portici di S. Spirito manomessi da Pio VI, 340. •— V, (card, di Montalto), e i collegi di S. Bonaventura e Montalto, 192; non ebbe come archiatra lo Zecca, 235, 55*, 56*. Soderini monsignore, punito, 199. Somaglia (della) Giulio Maria, card., fu uno dei giudici del Ricci, 308. somaschi, rie., 21. Sorgo Michele, cavaliere Raguseo, 95. Soriano, vi si recano i principi Albani e il Marini, 119, 162, 187, 188; rie., 200, 201, 306. Soubise, palazzo di Parigi, vi è sistemato l’archivio Vaticano, xxvi. sovrani, a Roma, 246. Spada contessa, marchesa, e l’elogio dello Zanotti, 277, 278, 60*, 75*. — Virgilio, discorso, 186. Spagna, e Vienna per i gesuiti, 28; e i domenicani, 32, 39; protegge il Bischi e il Buontempi, 69; e il conclave del 1775, 84; atteggiamento verso i gesuiti, 86 ; rie., 97 ; vi si reca il Pozzi, 110 ; nunzio, rie., 113; contro i gesuiti, 115; e i Filippini, 119; contro il papa, 132; l’agente presenta una relazione sul Palafox, 135; promuove la nomina di un cardinale, 126; domina Roma, 161; Liber... intr. et exitus cam. apost. del sec. XVI, 145; regali della corte di Spagna alla contessa Braschi, 227 ; il governo di Spagna in dissidio con Na poli, 274; concede il titolo di grande
a D. Luigi Braschi-Onesti, 283; e le promozioni cardinalizie, 298, 310 ; la sua flotta è a Napoli, 315, 316; navi spagnole aspettate a Napoli, 361-362; è favorevole a Roma, 363; suo atteggia mento dommatico e politico, 373; e i gesuiti, 18*; monete ritirate, 106; rie., X V III.
Spagna, ambasciatore, festino presso di lui, 181, ». Azara, Monino. — nunziatura, 37, 247. — nunzi, ». Albergati Vianesio, Casoni, Colonna di Stigliano Nicolò, Fantuzzi Federico, Rebiba, Valenti-Gonzaga Luigi. Spalorum Hermane, 39. Spezia, vi sono navi francesi, 318. Spinelli Ferdinando card, t 1793, rie., 227; legato di Ferrara si reca a Napoli, 315 ; condizioni di salute, 385. Spoleto, ». Ariulfo duca. Stracciacape, lunario, 64*. Stagno Pietro (d’Estaing card.), succes sore dell’Anglico nella legazione di Bo logna, 10. stampe, commercio difficile, 70*, ». Or landi. stato pontificio, bibliografia, 98*. statuto di Bologna, 280, 283. Stay Benedetto, mons., Raguseo, segretario dei brevi ad principes, 38, 95, 97-98; re gala al Marini una copia del viaggio del papa, 219 ; è consigliere di S. S. nel 1791, 331. Stefano, vescovo Tornacense, 60. — , cameriere del papa è da lui visitato, 220. Stefanucci, padre gesuita rinchiuso in Ca stel S. Angelo, 38, 39. Stigliano, ». Colonna di Stigliano Nicolò. Stoppani Giovanni Francesco, card., ma lato, 67, 73. storici antichi stampati a Roma, 104*. Storta, vi sarà incontrato il Garampi, 272. Strappa, messer, 88*. Strasoldo Carlo Maria, uditore di Rota, 248. Strigonia (arcivescovo di), ». Bathyani. Stuerdus Ba. per Sadoletus, 168, 32*. Stura di Demonte, rie. xv. Suardo Baldassarre, 168.
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D E I N O M I E D E L L E COSE N O T A B IL I
Suarez Giuseppe Maria, vescovo (li Vesone, doc. nella Barberini, 146. Subiaco, ivi presso è mons. Soderini, 199 ; ha intenzione di andarci il papa che non vi si reca, 312, 3S8. stimma dictaminis, inesistente in un cod. Vat., 132. Summaripa (de) Nicolò, 59. Sùtri, vescovo, v. Simeoni. Svevi, v. Svizzera. Svezia (Gustavo III, re di) detto re dei goti, si aspetta a Roma, 245, 246; va a Napoli, 248; torna a Roma, 249; per andare a Bologna, 250, 251; sua ucci sione, 347 ; sua sorella è a Roma, 96*. — regina, la sua raccolta di medaglie è comprata per la Vaticana, 371, v. Bi blioteche ; Vaticana. svizzera, guardia, produce noie al mag giordomo, 231. Svizzera (Helveti o Svevi) nunzio in, 90, 117-118, 191, v. Scappi Alessandro.
Tacito, suo giudizio rie., 16, 200. Tamberlich, cameriere di Filippo Albani, 312. Tamburini Pietro, scrive al Ricci, 295 ; suo atteggiamento verso Roma, 273; rie., X V I.
Tanara (Tanari) Sebastiano, cardinale ve scovo di Urbino, 263, 76*. Tanetti, 68*. Tanucci, lettera a lui diretta dal Centomani, 69, n. 3; rie. x v i, x v i i i . Tarassi e il card. Pallavieini, 114. Tartagni Alessandro, vicario di Bologna, 41, 22*. tartaro, v. Paolo di Russia. Tarulli Giuseppe, abbate, uditore della nun ziatura di Vienna, 114, 276, 30*. Tasso, vita scritta dal Serassi, 271, 274276; il Marini la regala al Fantuzzi, 278, 62*, 68*, 72*, 74*. Tazzi Biancani Giacomo, v. Biancani Tazzi Giacomo. Teano, principe di, 257 ; principessa, 251. Teatino Nicolò, 268. teatri, a Roma, Bologna, Milano, 154, 155, 172, 181, 228, 229, 241, 242, 260, 358-359, 360, 369, 34*, 58*, 102*, xxxn.
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Tebaide, anacoreti rie., 184. Tectalasinis (de) Riccobardo di Perugia, 138, 140. tela, 115, 116, 123, 125. Termoli, duchessa, sorella del card. Buoncompagni ospite del fratello, 301. Terni, vi è in villeggiatura il cardinale Simone, 189; rie., 391. Terraboschi (de) Lodovico, 60. Terracina, prete di, 161; vi compra una tenuta il conte Braschi-Onesti, 197 ; il vescovo è uno dei giudici del Ricci, 308 ; porto rie., 322; minacciata dai francesi, ibid. terremoti, a Bologna e in Romagna, nella campagna Romana, a Napol5, 171, 173, 177, 178, 180, 181, 182, 195, 217, 228, 286, 292, 357, 374, 33*, 34*, 36*, 43*, 44*. tesoriere, preso di mira dalle satire, 279; e la legazione di Bologna, 338; rie., 345, 83*, v. Della Porta, Gnudi Antonio, Ruffo Fabrizio. tesoro pontificio a Castel S. Angelo, 357. teutonici frati in Prussia, 89. Teverone e sua navigazione, 379. tifernate, vescovo, v. Grassi Achille. Tioli Pietro Antonio, monsignore guarda robiere pontificio, ricordato e lodato per i suoi studi sui codici vaticani, 129, 130, 132, 134, 137, 138, 148, 151, 155, 158, 159, 161, 231-233, 25S, 264; malato di occhi, 275, 277 ; condizioni migliori di salute, 279, 281, 282, 294, 327-329, 52», 53*, 61*, 74*, 75*, il. 2, 76*-77*, xi. Tiraboschi G. e gli scrittori modenesi, 201; identifica il medico di Nicolò V, 211; tratta di Paolo Calori, 212; scrive su Pietro d’Argelata, 216 ; si incontra a Mo dena col Marini, 239; rie., 254, 258; sua storia di Nonantola, 289; prende parte alla polemica del Marini col Paoli, 324, 330, 331; giudizio sul Barbieri, 332; in dissidio col Paoli, 334; si occupa dell’Artenga, 336; rie., 352, 353; sua morte, 373; sua opera compiuta, 374; rie., 386; rapporti col Fantuzzi, 43*-45*, suo elo gio del Bianconi, 45*; rie., 70*, 89*, 92*-93; rie., xxiv, xxix sg. Tivoli, rie., 51; vi si reca il Marini, 378; fonderia dei cannoni ivi esistente, 379. — vescovo, rie., 224, 257.
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Toaldo Giuseppe (Tualdi) e gli Arvali, 301, 82*. Todi, i cittadini devono pagare contributi a Braccio Fortebraccio, 2; imposta finanziaria alla città, 86; archivio di S. Fortunato, 142; vi si reca il Marini, 269; visita alla Sampieri, 68*. Toiano, presso Bologna, 314, 322; vi sta il card. Bonco'mpagni, 338. Tolentino trattato rie., xxvi. Tolone, vi ripara la fiotta francese, 361; la squadra francese è pronta all’azione, 363; espugnata dai repubblicani, 369. Tombari, segretario del card. Boncompagni, rie., 305, 314, 329, 86*. Tomasino (Tomaxini) de Conoscentis Al berto, 73. Tommasini, ’monsignore, lettera, 66. Tonnarini, 180, 181, 182, 203, 213 ; ban chiere esperto, 35*. Torella (Torrella) Gaspare medico di Ales sandro VI e Giulio II, 221, 222, 224, 227, 228, 229, 245, n. 3 ; sua opera, 49*, 50*. Torino, chiesa, governata dal vescovo di Caiazzo, 145; corte rie., 161; vi si re cherà l’imperatore, 385, v. Biblioteche : Torino, Biblioteca regia. Toritulae passagium, 59. Tornacense, vescovo, Stefano, 60. Torre, v. Della Torre. Torre di Nona, teatro, 155. Tortelli Giovanni, rie., 72, n. 2; gli scrive Pierleoni, 251, 252. Toscana, e i gesuiti, 30, 39; sussidio im posto per il patrimonio di San Pietro, 86; rie., 88, 92, 100; dissidio per il ve scovo di Pistoia, 199; e i domenicani, 293; i rapporti con la S. Sede, 295, 296, 307, 309, 312 ; i francesi non vi passeranno per andare in Lombardia, 355; incapace a resìstere, 357 ; il granduca licenzia le truppe, 52* ; ordine contro il Ricci, 82*, 83* ; suoi atteggiamenti re ligiosi, 87* ; in contrasto con Modena. 89* ; la corte è a Bologna, 90* ; e Vienna, X V III.
Tosi, abate, 369, 370, 371, 373, 383, 384, 98*, 104, 105*. Tournai, vi giungono arrestati politici, 363, v. Stefano, vescovo, Tornacense.
Traietto, card., v. Oarafa Francesco di Traietto. Transilvania, vescovo, v. Bathyani. Trasone, cimitero, xxix. trasteverini, falso tumulto del 1782, 217; il popolo cniede pane migliore, 390. Treboniano, 111. Trenta (Trenti) Filippo, 126; e sua opera, 221, 225, 275; rie., 128; delegato per le acque nell’Umbria, 70* ; rie., 73*. Trento, concilio, studiato dal Ronconi, 49 ; ne è segretario il Massarelli, 111; rie., 220, 290, 18* ; vi si reca il Pendasi. 79*. Trevi, rie., 203. Treviso, v. Marca Trevisana. Tripoli, 28. Trivulzi, marchese, possiede una moneta di Ariulfo, 2*. Trotini Felice vescovo di Ohieti, lettere di lui e dirette a lui, 114; si reca collet tore in Inghilterra, 118. Trombelli, rie., 176, 247, 302, 304, 384, u. 2, 385, 34*, 59*, 82*. Troteti Tommaso, suo manuale, 63. truppe pontificie, 101*, 105*. turchi, spedizione contro i, 89, 90; rie., 117 ; alleanza contro di essi nel sec. XVI, 146; combattuti dal Caprara, 164. Tuscia, patrimonio di S. Pietro, 2.
Ubaldini Roberto cardinale, 314, 315. uditore, pro-uditore, 310. — di camera, v. Albani Giuseppe. — di Rota, v. Rota. Ughelli Ferdinando, correzioni alla sua opera, 50, 220, 259, 325. Ugodonicis, v. Hugodonicis (de) Gomecius. Ugone card, dei Santi Quattro, 51. ugonotti, contro di loro va Pirro Malvezzi, 146. Umbria, rie., 68, 146; percorsa dal Marini, 269; sue acque, 70*. ungarico collegio, 204. Ungheria, vi si reca Grassi Achille, 84; rie., 89, 125, 127; ed Enea Caprara, 164; sua storia, 268; vi si recano gli arci duchi di Milano, 269; rie., 270; e il card. Caprara, 347. università di Roma, v. Sapienza. Urbano V pp., registri, 6; e G. Calderini,
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24; documenti rie., 50-51, 59, 128; e il card. Anglico, 380; rie., 14*. Urbano VI, bolla per Giovanni di Lignano, 3, 4; documenti rie., 48, 127. — VI, scismatico, particolari dell’elezione, 50-51. — V ili, brevi per Scappi Alessandro, 314, 315; guerra della Valtellina e dei Grigioni, 86*. Urbino, vi hanno una biblioteca gli Al bani, 170; vi si reca il Marini, 173; mire dell’imperatore su Urbino, 206; il legato difende i sudditi contro le gra vezze, 77*. .— biblioteca, v. Biblioteche: Vaticana. — vescovo, v. Tanara. vaiolo, v. inoculazione. Valentano, donna di, v. Peronica di Va lentano. — arciprete, 104. — processi, 93. Valenti-Gonzaga Luigi nunzio in Spagna, notizie, 88, 95; promosso card., 102; . rie., 108; è nella nobiltà Ravennate, 170; rio., 317; e l’elogio dello Ximenes, 335-337 ; rie., 392, xxxiv ( dove si legga Vincenti invece di Valenti). Valeriani Bonomi Giulio, rie., 245, 247. Vallombrosa, vi si reca il Marini, 237. Valtellina, guerra e Scappi Alessandro, 86*. Varoli Costanzo, forse archiatra di Gre gorio X III, 234, 235. vaso di sangue, dai cimiteri, 210. Vasquez Francesco, generale d. Agostinia ni, permette di citare S. Tommaso, 178, xv. Vassalli Guglielmo, 59. Vaticano, durante il conclave alla morte di Clemente XIV, 71; se ne allontana il papa, 112; e il Marini, 170; al quale è caro, 281, 292, v. Archivi, Biblioteche, Palazzo apostolico. Velletri, vescovado, rifiutato da alcuni cardinali, 56; rie., 220. Venaisino, contado, 104. Vendettini, sua opera sui senatori, critica del Marini, 159-160, 341. Venezia, il nunzio di Venezia dovrebbe an dare a Vienna, 81; suoi rapporti con la S. Sede, 101, 102, 103 ; vi si recherà l’ar-
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ciduehessa d’Austria, 105; in contesa con Roma, 109; contro i turchi, 146, rie., 172; vi si reca il Fantuzzi, 174; elenco di magistrati, 185; vi si reca il Marini, 238, 239; suo atteggiamento verso la rivoluzione francese, 364; e il ministro francese, 98*. Venezia, ambasciatore, morto in Roma, 64; ■ rie., 87; e Pio VI per 1’elezione del pa triarca, 100; l’ambasciatore si reca dal papa, 101; rie., 282. — chiese: S. Antonio, 48; S. Gregorio maggiore, 59. Verati dottore, v ii . Vergani Paolo milanese, nominato depu tato fiscale e assessore delle finanze, 319. Vernazza, sua morte, 189; era amico del Marini, xxix. Vernio (Vernhio) (de) Pietro, card., noti zie, 51. Vernizzi Filippo Maria Antonio, maestro del Marini, 336, v i i . vescovi e vescovati di Bologna, 121; no tizie di vescovi raccolte dal Marini, 265; la segreteria della congregazione è vacante, 281; vescovati vacanti, nel regno di Napoli, loro nomine, 322; ve scovi di Francia negli anni 1790-1791, 330-331; nominati a Napoli, 335. Vesone, v. Suarez Giuseppe Maria. Vespasiano, v. Bisticci (da) Vespasiano. Veterani Benedetto, cardinale, 114; sua morte, 115. vetri cemeteriali, 210. Viannese, v. Albergati Viannese. vicari generali, notizie sul titolo, 381. vicario card, preconizzato papa dal Ma rini nel conclave del 1774, 72,; rie., 73; sta male nel 1785, 261. vice-camerlengo card., v. Medici Giulio; Sforza Ascanio. vice-gerente, 168. Vicentini, nunzio a Napoli, S5. — scrittori, 302. vice-rettore di Narni, Orte, Amelia, 128. Vienna, la corte fa rimostranze al papa per i gesuiti, 17, 20, 28, 30; dovrebbe andarci il nunzio Garampi, 81 ; contro Roma, 195-196, 204; viaggio del papa a Vienna, 205-211; lettere da Vienna per
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IN D IC E
promozioni da fare in curia, 259; sua influenza nelle contese tra la S. Sede e gli Stati italiani, 295; vi sta il prin cipe Chigi, 326; nuove di sconfitte fran cesi, 363; vi si reca mons. Albani per le fascie al figlio dell’imperatore, 372; avvenimenti politici, 376; rapporti con la Toscana, xvm. Vienna, nunziatura, 85; uditore, v. Ta rulli : Nunzi a Vienna, v. Caprara; Garampi; Ruffo. Vincenti Ippolito Antonio, rie., 246, 248; nunzio in Spagna, 257, 357 ; legato in Bologna, 378, 380, 382, xxxiv (dove erro neamente è scritto Valenti). Vinci, famiglia incaricata di recapitare un involto, 264. — Giuseppe, el. maggiordomo, an. 17941795, 371. Visconti Antonio Eugenio, card, papabile nel 1774, 72; rie., 73, 75; regala libri alla biblioteca dell’Istituto a Bologna, 77; sua morte, 299; rie., 30*; libri da lui donati all’Istituto di Bologna, 31*. — E. Q. probabile successore del Foggini nella Vaticana, 234; prefetto della Chigiana, rie. xxx, n. 8. Vitale Francesco Antonio, sua opera sul senato, giudizio del Marini, 341, 342. Vitellesehi Giovanni, cardinale di S. Lo renzo in Lucina, bolla a lui diretta per il collegio Ancarano, 2. — marchesa, 40. Viterbo, vi è creato vicerettore Francesco Picciolpassi, 3 ; rie., 119; storia del Bussi rie., 143; suo governatore, 220; vi si reca il Marini, 237 ; vi ritorna mons. Fantuzzi, 362, 364; vi si trova il padre Pani, 390, v. Nicolai Baldassarre. Vittorio Amedeo III di Savoia, xxv. Volterrano Giacomo, v. Gherardi Giacomo Volterrano. voto religioso a Bologna per il terremoto, 172, 173. Wilzeck, governatore di Milano richiamato a Vienna, 269; rie., 355. Württemberg, duca, nomina il Marini suo rappresentante, 214; rie., 225, 332; sua morte, 367-368; rie., 375, 103*, 104*, x x x , X X X III.
Worms, vi si radunano i francesi, 392. Ximenes, elogio scritto dal Palcani, 332. 333, 335-337, 91*-93*; rie., sm , York Enrico, cardinale duca, rifiuta il ve scovato di Velletri, 55; afferma i suoi diritti regali, 297. Zabrixiis, v. Zambrisiis (de). Zaccaria Francesco Antonio S., notizie, 23, 29, 41, 47, 52, 53, 58, 64, 84, 92; va dal papa, 107; rie., 10S, 110; suoi libri a Modena, 112; si trova a Tivoli, 119;. rie., 158, 176; lavora sugli scrittori mo denesi, 203; sue opere, 3*, 11*, 21*; e il Lancellotti, 54* ; rie., 99*, x m , xix, X X IX .
Zambeccari Cambio, v. Cambloli. Za'mbeecarii Libanius Franciscus, 113. — Nicolò, 215, 216, 280, 283. — Pellegrino, a lui scrive Coluzio Pieri Salutati, notizie, 56-57 ; la lettera è co piata per il Fantuzzi, 327-329. Zambrasiis (de) Beno e Francesco, 134. — (de) Francesco, 60. — (de) Rainaldo, 200. Zambrisius (de) Bartolomeo, vescovo di Macerata e Recanati, notizie, 49-50. zamorense (chiesa), 74. Zampini Marino, parente del Marini, sua morte, lascia il Marini erede fiduciario, 218, 219. Zancari Alberto, 155, 159. Zanelli, cardinale, 231. Zanetti Francesco, sua morte, elogio, 150. — Guid’Antonio, notizie dategli per le mo nete, 139, 140-142, 146-147, 149-150, 153, 160, 186, 203 ; offre ospitalità al Marini, 234-235; rie., 239; accompagna il Ma rini a Parma, 240; rie., 243-244, 248; suo matrimonio e suo cavalierato, 250; rie., 262, 264-265, 269, 271, 276; libri per lui, 278; rie., 281, 284, 298, 319-320, 331; sua morte, 340; iscrizione dettata per lui, 341-342; lettere del Marini allo Zanetti, 346; catalogo delle sue monete, 370-371; si occupa della zecca di Fabriano, 2* ; rie., 39*, 47*, 55*, 56*; rapporti col Trombelli, 59* ; manda al Marini l’opera del Savioli, 62*; rie., 64*, 69*, 72*, 90*;
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D E I N O M I E D E L L E C O SE N O T A B IL I
indice delle monete, 104*-105* ; corri spondenza col Marini, v, ix. Zanotti Eustachio, rie., 154; elogio, 156158, 160; causa di dissapori tra il Fantuzzi e il Fabroni, 239; vita scritta dal Fantuzzi, 244, 250, 256, 261, 277 ; elogiato dal Palcani, 57*, 60*, 73*. — Francesco, 154. — Signori, v i i . Zarletti corriere, 51*. Zazzeri p., 92. Zecca (Zecchi, Zecchio) Giovanni, proto medico, notizie, 213, 235, 236, 55*-56*. zecca, v. Monete. Zeger, v. Espen (van) Zeger Bernard. Zelada Francesco Saverio (cardinale), ri fiuta udienza al generale dei gesuiti,
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20 ; nella commissione per i gesuiti, 33 ; rie., 44, 47, 54, SS-S9 ; 'fatto card, biblio tecario, an. 1779, 177; rie., 307; el. se gretario di Stato, 318, 320; ospita l’aba te Maury, 342-343 ; e lo consacrerà ve scovo, 347 ; legato di amicizia con il conte Azara, e il Bassville, 359; rie., 391, x x i i i . Zeno Apostolo, lettere ristampate, 261, 50*, 61*. — Giacomo, vescovo di Feltre, 142. Zilfrodi di Piacenza, 125. Zirardini Antonio, si occupa dei papiri di Bologna, 83, vm, n. 2, x x v i i i . Zola G*., scrive al Ricci, 295; rie., xvi. Zorlesco (Zurlesco), gli arciduchi vi ac compagnano la duchessa di Modena, 242.
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R o m a , S a lom on i, 1773. — D el senato romano. Opera postuma. R om a , 1782. V ebbi A ., Vicende memorabili dal 1789 al 1801, ed . M ilan o, 1859. V erri P ie tro e A lessa n d ro, Carteggio
a cura d i B . G reppi e A . G i u l i n i , M ilan o,
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— Nuovo saggio del libro intitolato Vincenzo Monti. Le lettere e la politica in
Italia dal 1750 al 1830, F aen za , 1883. V ogel I. A ., D e ecclesiis Recanatensi et Lauretana earumque episcopis commenta
rius historicus, R e cin eti, 1859. Z an ei .l i A ., L e relazioni tra Venezia ed Urbano V i l i durante la nunziatura di
mons. C. Agucchia, in Archivio ven eto, serie V , v o l. X IV (1923), pp. 153 sg. Z a n o lin i A ., Antonio Aldini ed i suoi tempi, vol. I - I I , F iren ze, L e M onnier, 1864-1867. Z avatti A ., Storia di una biblioteca papale, Cesena, B ettin i, 1933, p er n ozze A . C am
p a n a R . F a b i.
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GIUNTE E CORREZIONI Y o l . Il correggi card in ale.
58, rig o
5 : ca rd in d le
67, n o ta
1, r. u ltim o : 1933 corr. 1935
68,
n.
3 : nel rig o d i sop ra corr. sop ra il rigo.
68,
n.
4 : Dell’ex-gesuita, G ottier fa cenno Vagente lucchese F. M. Buonamici
69, 72, 73,
in un dispaccio del 2 settembre 1775 ed. dallo S forza in A rch . stor. ita l., cìt. voi. X X (1887), p. 895. n. 2 : Si sopprima la nota, perchè è esatto il contenuto del testo. n. 1 : P om p eo corr. P om p ilio r. 13 : M atagnano corr. M acagnano
75,
n. 2 :
rig o su periore
79,
n. 2 :
(il 25 n ov. 1782) corr. ( f il 25 n ov. 1782)
83:
Alla lettera 51 si può attribuire la data del 1775, gennaio o febbraio, per il ricordo ivi contenuto della morte del Garatoni. n. 4, r. te r z u ltim o : s ’ in ca rirò corr. s ’ in ca ricò n. 1 : ... l ’ a rcid u ca r ip a r i il 7 agosto. V e d ii corr ...... l’ a rcid u ca rip a rtì il
83, 87,
cord, sopra il rigo
7 a g osto. V edi 90,
n.
1 : cosregg ersi corr. corregg ersi
97,
r.
28 : con te M alvezzi corr. ca rd in a le M alvezzi
109,
r.
1 1 : ... sp recata su b ito che corr. ... sp recata, su bito che
113,
r.
118,
n.
2 : p. 113 corr. p. 114.
130,
r.
2 : B o cca d u li corr. B occa p a d u li
149, 151,
r. 9 : a ccu sa ta corr. accu sate r. pen ultim o : bonum fru g em corr. bon am fru gem
196, 208,
r. 17 : G an di corr. G nudi n. 1 : ... x v i8 oorr. ... x v i8
222,
r.
224,
n.
227, 241,
n. 2 : D ’A m a n zio corr. D . A m an zio r. 37 : B ia n co n i corr. B ian ca ni
terzu ltim o : Gemanis co rr. Germanis
16 : P a r ite I corr. P a rte I 3 : p. corr. p. 709.
266,
n.
1 : voi. X V I corr. v oi. X V I 3
275, 291,
r. n.
28 : c i aspetta corr. si aspetta 3 : G anzaniga (n on G azzaniga, com e scrive il M arini) oorr. G azzanica.
305,
n.
1 : per questa n. ofr. v oi. I l i , P re fa zio n e , p. x x v m , n. 6.
310,
n.
314,
r.
20 : à ’ sv izzeri corr. a ’ svizzeri
314,
r.
21 : ca d in a le corr. ca rd in a le
316,
r.
4 : disp olism o corr. d isp otism o
317,
n.
2 : B ia n ca n i-T a ss i corr. B ia n ca n i-T a zzi
332,
n.
338,
r.
386,
n.
3 : D e P etris-B u ssi corr. D e P retis-B u ssi
2 : S a lv ioli corr. S a v ioli 1 4 : R o m a , 21 lu g lio 1791 corr. R om a , 21 lu g lio 1790 1 : A m an do corr. A m a n zio
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G IU N T E E C O R R E Z IO N I
V
XXXIV:
ol
. Ili
Ip p o lito V a le n ti corr Ip p o lito V in cen ti, va quindi annullato il rinvio
all'opera citata nella n. Jt. 45,
r.
17-18 : m era v ig lia corr. m era v ig lio 16 : m ia v ete corr. m i avete
46,
r.
47,
n .,
6!), 82,
r. n.
113,
r.
133:
2 : B ologn a , 1915 corr. B ologn a , 1935 29 : M arian o M alvezzi corr. F lo ria n o M alvezzi 1 : ef. p. 301 corr. c f. v oi. I I , p. 301 3 : i numeri romani corr. i numeri romani e arabi. G ia com elli G ia cin to... V V I corr. G ia com elli F ra n ces co... V I, n. 1.
LA DATA DI NASCITA DI GAETANO LUIGI MARINI O 'è una cu riosa in certezza per la da ta d i n a scita d i G aetano M arin i, m etten dola a lcu n i giu sta m en te n el g iorn o 18 d icem b re 1742, a ltri n el 18 d icem b re 1740 (e f. ad e s . il W e is nella Bibliographie universelle ancienne et moderne, P a ris , 1820, e il C oppi, op. cit.). P er to g lie re o g n i du bb io, p u bb lico qui F atto d i ba ttesim o ch e si con serv a in San t’ A rca n gelo, n e ll’ a rch iv io della p a rrocch ia d i S. A g a ta « B a ttezza ti 1742-1748 », f. 9 verso , dova a m a rgin e si legge « C aetanu s A loy s iu s M arin i 65 ». D ebb o il d ocu m en to a lla corte sia d el collega d ott. A . C am pana, ch e rin g ra zio sentitam ente!
Atto di battesimo di Gaetano Luigi Marini .Anno D om in i m illesim o septin gen tesim o qu a d ra gesim o secundo, die v ero decim a o c ta v a m en sis decem bris. R ev eren d issim u s d om inu s P etru s A u g u stin u s G osti, p rior in sign is colleg ia ta e S S mi R o s a rii, terra e S .u A rch a n g eli, b a p tiza v it in fa n tem n atu m e x IUmo D .110 P h i lip p o M arin i e t e x I llma D .na F ra n cisca B a ld in i, con iu g ib u s h u iu s pa roch ia e, cu i in d itu m fu it nom en C aetanu s A loy siu s, eiu sq u e com p a ter fu it I llus D “us A loysiu s G ian gi h u iu sm et pareeiae. Ita est. E go, A n ton iu s L a n cio li V ica riu s p erpetu us sup ra d ieta e ecclesiae.
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SOMMARIO DEI VOLUMI II E III
Y o l . Il PAG.
Avvertenza..................................................................................................................... Lettere di G. Marini a G. Fantuzzi, nn. 1182 (dal eod. Vat. lat. 10963) . Lettere di G. Marini a G. Fantuzzi, nn. 183-347 (dal cod. Vat. lat. 10967)
i 1-225 225-392
V o l . Ili Prefazione ........................................................................................................................................... i - x x x v i i i Appendici : Lettere di G. Marini a G. A. Zanetti.............................................
1-2
Lettere di G. Fantuzzi a G. M a rin i.............................................
3-106
Indici : Elenco alfabetico dei corrispondenti di G. M a rin i.........................
109-112
Indice dei nomi e delle cose n o ta b ili..................................................
113-159
Elenco di autori consultati......................................................................
161-166
Giunte e c o r r e z io n i................................................................................
167-168
La data di nascita diGaetano Luigi M arini..........................................
168
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rum, quasi in totidem florum areolas, distinetus a D. Ioanne Bona... Opera sco perta ed ora per la prima, volta pubbli cata con un’ampia introduzione. 1918. pp. cvn [8], 158. 3 tav. (ritr., faes.). Lire 45. 33. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiogra fiche. Fascicolo 6°. 1920. pp. [8], 224. Lire 40. 34. Guidi, Pietro e PeRegrinetti, Ermenegildo Inventari del Vescovato, della Cattedrale e di altre chiese di Lucca. Fascicolo I. 1921. pp. [2], 342. Lire 50. 35. Lanzoni, Francesco. Le origini delle dio cesi antiche d’Italia; studio critico. 1923. pp. 3, 672. 1 c. geogr. pieg. Lire 70. Prima edizione dell’ opera indicata al numero seguènte.
35 [bis] Lanzoni, Francesco. Le diocesi d’Ita lia dalle origini al principio del secolo vii (an. 604); studio critico. Faenza, F. Lega, 1927. pp. xn, 1122. Lire 125'. 36. Schiaparelli, Luigi. Il codice 490 della Bi blioteca capitolare di Lucca e la scuola serittoria lucchese (sec. viii - ix ). Contri buti allo studio della minuscola precaro lina in Italia. 1924. pp. [3], 115. 8 tav. (facs.). Lire 40. 37-42. Miscellanea Francesco Ehrle. Scritti di storia e paleografia pubblicati sotto gli auspici di S. S. Pio XI, in occasione del l’ottantesimo natalizio dell’Emo cardi nale Francesco Ehrle... 1924. 5 voi. e 1 album, ili., tav., facs. Lire 450.— voi. I: Per la storia della teologia e della filo sofia, pp. vi, 462. Lire 80. — voi. Il : Per la storia di Roma. pp. vi, 523 — voi. Ili: Per la storia eeclesiastica e civile dell’età di mezzo, pp. vi, 384. Lire 80. — voi. IV : Paleografia e diplomatica, pp. [6], 286 — voi. V : Biblioteca e Archivio Vaticano. Biblioteche diverse, pp. [6], 528. Lire 100 — Album pp. 80. 1 ritr. L. 10. [I volumi I, III, V e l’album si vendono anche se paratamente]. 43. Lanzoni, Francesco. Genesi, svolgimento e tramonto delle leggende storiche ; stu dio critico. 1925. pp. [2], vm, 304. Lire 40. 44. Marcati, Giovanni. Per la cronologia della vita e degli scritti di Niccolò Perotti ar civescovo di Siponto; ricerche. 1925. pp. x iii , 170, 9. 5 tav. (facs.). Lire 50. 45. Sussidi per la consultazione dell’ archivio Vaticano, a cura della direzione e degli archivisti. Volume I. Schedario Garampi. Registri vaticani. Registri lateranensi. Rationes Gamerae. Inventario del fondo concistoriale. 1926. pp. ix, 222. 8 tav. (facs.). Lire 80. 46. Mercati, Giovanni. Scritti d’Isidoro il Car dinale Ruteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca apo stolica Vaticana. 1926. pp. xn, 176, 6, 9. 6 tav. (facs.). Lire 50. 47. Schiaparelli, Luigi. Influenze straniere nella scrittura italiana dei secoli vm e ix ; note paleografiche. 1927. pp. 72. 4 tav. (facs.). Lire 35. 48. Nogara, Bartolomeo. Scritti inediti e rari
di Biondo Flavio, con introduzione. 1927. pp. cxciii, 282. 4 tav. (facs.). Lire 110. 49. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiogra fiche. Fascicolo 7°. 1928. pp. [3], 253. Lire 50. 50. Borghezio, Gino e Vattasso, Marco. Gio vanni di M.° Pedrino depintore, Cronica del suo tempo edita... con note storiche di Adamo Pasini. Voi. I (1411-1436). 1929. pp. vii, 564. Lire 80. 51. Patzes, M. M. Kpirov t o v lìar^rj TiirovKeiTòs librorum LX Basilicorum summa rium. LibrosXIII-XXlIl edidit Franciscus Doelger. 1929. pp. xvm [2], 226. Lire 40. 52. Vattasso, Marco. Statuto di Rocca de’ Baldi dell’anno mccccxlviii pubblicato... con indice e glossario di Pietro Sella. 1930. pp. 55. Lire 15. 53. Norsa, Medea e Vitelli, Girolamo. Il pa piro Vaticano greco 11. 1.