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Italian Pages [225] Year 1988
«le Rane» Collana di Studi e Testi
STUDI -
I
«le Rane» Collana di Studi e Testi a cura di Francesco De Martino ·
con: Giovanni Cipriani, Marco Fantuzzi, Sotera Fornaro, Pierpaolo Rosati, Onofrio Vox, Bernhard Zimmermann
KONRAT ZIEGLER
L'EPOS ELLENISTICO UN CAPITOLO DIMENTICATO DELLA POESIA GRECA SEèONDA EDIZIONE
con appendice
ENNIO POETA EPICO ELLENISTICO a cura di FRANCESCO DE MARTINO con premesse di MARCO FANTUZZI
LEVANTE EDITORI - BARI
Titolo dcli' edizione originale Das beUenisticbe Epos. Ein •ai' srnes ICapitd griccbidlCI'Dichtung. Zweite Auflage, mit einem Anhang Ennius als ~llenistischer Epiker
©
8S8 8.G. Teubner Verlagsgesellschaft, Leipzig 1966 Sternwartenstra8e 8, DDR - 7010 Leipzig Traduzione di Giovanna Aquaro
Le «Premesse» a cura di Marco Fantuzzi sono state stampate con un contributo del Dipartimento di Storia della Civiltà Europea della Facoltà di Lenere dell'JJniversità di Trento
Levante Editori Bari, dicembre 1988
tutti i diritti riservati
SOMMARIO
Francesco De Martino, Presentazione........ Pag. Marco Fantuzzi, L'epos ellenistico·«tradizionale»prima e do-po Ziegler............................................. . Epici ellenistici..................................... . Profilo de/l'autore ................................. . Konrat Ziegler, L'eposellenistico.Un capitolodimenticatodella poesia greca....................................... . Appendice: Ennio poeta epico ellenistico.. Nota del traduttore ............................. . Wilhelm Kroll, L'epos storico..................... " n ce d e1. nomi. propn............................. '.. " Idi
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In copertina: Alessandro in groppa a Bucefalo. Pompei, Casa del Fauno (mosaico, particolare).
PRESENT AZIONE
«leRane» alludononaturalmentead Aristo/ane e a quel certoinconfondibilemodo di fare critica - non mera;mente letteraria-· di cui dannoprova esemplareEschiloed Euripide nell'omonimacommediadel 405: un savoir faire critico che rinunda al fumo accademico(«ilfumo blù» avrebbe dettoEduard Fraenkel)-perandarediritto al sodoe cheama chiamarele cosecosì come essesi chiamano tutti i giorni e mu(Jf)ers~ all'occorrenza,controcorrente, per sostenerele novità o renderegiustizia a «capitolidimenticati». L~eposellenistico di Konrat Julius FurchtegottZiegler (1884-1974)1 apre perciò anche idealmentequesta collana.
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Su Konrat Ziegler,vedi il necrologio di l..oTHAR WICKERT in «Gnomon• 46, 1974, pp. 636-640, la biografia di HANs GARTNERnel Register derNachtrre ad onorare Callimachi Manes et Coi sacra Philetae,
cioè gli elegiaci romani. A causa loro si ~ creduto fino ad oggi che Callimaco e il suo circolo fossero i principali rappresentanti della poesia ellenistica, e di conseguenza anche Apollonia Rodio, rivale di Callimaco e (come apparve ai contemporanei) ai suoi antipodi dal punto di vista artistico, nonostante il vasto e durevole successo del suo capolavoro, dal tempo dei ca.ntoresEuphorionis fino ad oggi non ha affatto goduto del favore della critica.
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II Il giudizio tradizionale è distorto ed errato. Per i quasi tre secoli di -ellenismo- lo stile di Callimaco è tutt'altro che rappresentativo: lo è piuttosto per una parentesi relativamente breve, o meglio, tale stile stette in primo piano solo per qualche tempo con la pretesa di essere lo stile giusto, l'unico al passo coi tempi, e da questa posizione fu presto sbalzato da altri indirizzi stilistici, senza d'altra parte scomparire per questo. Emerse anzi nuovamente in posizione di rilievo al verificarsi di condizioni sicuramente favorevoli, sperimentò una nuova, vigorosa rinascita e fece valere la sua antica pretesa in modo cosl efficace che da allora prese piede il giudizio, o meglio pregiudizio, tradizionale. Che le cose stiano cosl risulta però già dal dato di fatto che per la poesia latina Callimaco fu, per cosl dire, scoperto soltanto nel primo secolo a.e .. Certo, Ennio deve averlo conosciuto, come mostra l'imitazione del proemio degli Aitia in quello degli Annali'; pure, questo è un panico-
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Tale è l'ipotesi comunemente accettata. Su che deboli basi poggi lo mostrano le caute esposizioni di Erich Reitzestein (-Festschrift fOr RichardReitzestein-, 1931, 57 ss.), quando anch'egli, vittima della solita sopravvalutazione dell'effetto di Callimaco, in contrasto con le proprie esitazioni, dà per scontata la dipendenza di Ennio da Callimaco. Noi conosciamo (in modo frammentario!) il proemio degli Aitia e quello degli Annali, ed essi hanno qualcosa in comune. Biso~ prudentemente lasciare in sospeso se per questo Ennio sia stato influenza-
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lare di scarso rilievo: è persino inutile ricordare come per il resto sugli Annali, in generale e nei dettagli, abbiano influito modelli completamente diversi da Callimaco. Wilamowitz, Hellenistische Dicbtung in der Zeit des Kalltma.chos I, p. 228, dice, precisamente, -che i Romani vennero sempre a contatto innanzitutto con la letteratura greca di volta in volta loro contemporanea- e passa in rassegna in questo senso i modelli degli antichi poeti e prosatori latini. Anche se lo stesso Wilamowitz, a causa del suo diverso punto di vista, non lo formula cosl, il risultato è che dal 200 a.e. circa fino all'età sillana Callimaco e i callimachei non facevano parte dei -contemporanei-, ma assolutamente neanche già dei -classici-: ma di questo parleremo dopo. A favore della tesi che lo stile callimacheo costituisse un episodio limitato nel tempo parla inoltre il dato di fatto che noi siamo al corrente soltanto di una piccola schiera di poeti che hanno adoperato questo stile: Filita, Callimaco, Teocrito, Euforione, tutti appartenenti al m secolo a.e. Del II secolo conosciamo degli epigoni teocritei solo Mosco e Bione e possediamo soltanto l'Europa e la Mega-
to proprio dal proemio degli Aitiao da uno dei molti altri poemi epici e delle composizioni di altro genere che egli conosceva e noi no. Certamente ci sono state variazioni del motivo proemiale della consacrazione poetica -creato, a quanto ci consta, da Esiodo -molto più numerose e disparate delle due che conosciamo per caso. Ulteriori notizie a pp. 63 (53) ss.
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ra. Riguardo all'ardente entusiasmo con il quale dunque i neoteroi hanno proclamato questa come l'unica autentica poesia con la medesima pretesa di esclusività che lo stesso Callimaco con i suoi aveva avanzato, non si deve supporre che ci sia stato ancora molto di rilevante nel genere, del quale a noi non sarebbe giunta nemmeno una notizia qualsiasi. Ci si deve dunque accontentare, a quanto sembra, di una mezza dozzina di callimachei più antichi e di un numero limitato di opere in questo stile -se si prescinde dalla più fitta schiera che, con la rinascita callimachea greco-latina ad opera della cerchia di Partenio e di Catullo, si raccolse intorno a questa insegna.
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III
Naturalmente questa non è /a. produzione epica dell'ellenismo, ma solo una sua piccola parte. O supponiamo dunque che il campo dell'epica rimase incoltivato per tutto un secolo, oppure qualcuno ha composto opere anche di altro genere. Noi sappiamo che le cose stanno secondo quest'ultima ipotesi e conosciamo - malgrado l'immensa perdita che si è verificata per motivi che si discuteranno più oltre -un numero notevolmente maggiore di poeti e composizioni epiche ellenistiche di stile non callimacheo rispetto a quelle di stile callimacheo - nonostante il maggiore favore dell'età posteriore. Quanto noi sappiamo è raccolto in forma sintetica in Christ-Schmid 116pp. 139 ss. e 320 ss.; in modo più dettagliato (ma naturalmente senza quanto si è ricavato dai nuovi ritrovamenti epigrafici e papiracei) in H. Duntzer, Die Fragmente der episcben Poesie der Grlechen, KOln 1840-42, e Fr. Susemihl, Grlecbiscbe Literatur in der Alexandrinerzeit I, Leipzig 1891, 37 5 ss. Da questo materiale risulta che la stragrande maggioranza della poesia epica ellenistica segue grosso modo non la maniera di Callimaco bensl quella di Apollonia Rodio. Non è dunque esatto affermare che -accanto ai precursori del nuovo stile e al suo perfezionatore Callimaco sopravviveva anche l'antico genere di poesia epica•: piuttosto l'epos all'antica, la cui caratteristica principale era la -ciclicità•, la trattazione dettagliata ed esauriente, è fiorito con vigore anche negli anni dell' elle15
nismo e ha rappresentato il tipo di epos di gran lunga predominante; solo accanto ad esso si è sviluppato nel m secolo il nuovo stile, come un costoso vino prégiato, riservato a pochi, e dapprima si impose per un po' grazie all'attrattiva del nuovo, quindi emerse in primo piano ancora una volta nel primo secolo, per alcuni decenni, come il genere di moda per utenti di cultura raffinata. Questo dato di fatto va innanzitutto rilevato una buona volta con-il vigore opportuno. Proviamo ora a richiamare alla mente, malgrado i deboli punti di riferimento, lo stile epico ellenistico all'infuori di Callimaco. I suoi contenuti sono, naturalmente, in parte puramente mitologici, in parte storico-mitologici o esclusivamente di storia contemporanea. Consideriamo per primo l'ultimo gruppd. ~ del tutto naturale che i potentissimi re ellenistici, i quali, eredi dei teocrati orientali, erano venerati sugli altari ed esaltati negli inni come divinità «contemporanee- (la testimonianza più nota e significativa in proposito, dopo il primo precursore Lisandro, è l'inno dei democratici Ateniesi, orgogliosi della propria stirpe, a Demetrio Poliorcete), facessero cantare ed eseguire nel corso di celebrazioni sfarzose il racconto delle loro imprese anche in poemi epici ricchi di dettagli e di ornamenti stilistici. Sempre dopo l'antico precursore Lisandro (che ebbe costantemente al suo seguito Cherilo 3
Cf. specialmente W. Kroll, Das historische Epas, -Sokrates- 4, 1916, pp. 1 [99) ss.
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di Samo e fece sl che l'oscuro Nicerato vincesse nei suoi Auaavijpe1a Antimaco, l'ammirato amico di Platone: cf. Plut. Lys. 18, 7 ss.), noi siamo a conoscenza di poemi di tal genere su Alessandro Magno (Cherilo di Iaso), Antioco Soter (Simonide di Magnesia), su alcuni Attalidi (Leschide e Museo di Efeso) e su Cleopatra (Teodoro). Sarà poco, ma noi non esitiamo un attimo ad affermare che gli innumerevoli altri piccoli e grandi principi e dinastie del mondo ellenistico intorno al mare Mediterraneo, in Asia Minore fin giù nell'interno dell'Asia hanno avuto molti divulgatori in versi delle loro imprese gloriose. Certo anche i seguaci di Callimaco -a cui ciò piaceva poco -non si s~-. no potuti sottrarre all'obbligo di versare il loro tributo al bisogno di gloria dei rispettivi principi-mecenati, come . mostrano gli Encomi di Teocrito per Tolomeo e Ierone e le famose poesie di Callimaco che o sono dedicate a temi del tutto cortigiani o quanto meno intessono occasionalmente elogi per il principe o contengono allusioni alle sue imprese (come anche Teocrito 14 e 15). Indubbiamente queste poesie sono da giudicare allo stesso modo che (mutatis mutandis) le Odi romane di Orazio, le elegie patriottiche di Properzio e la consimile produzione poetica di età augustea: come un acconto o un risarcimento per il rifiuto di composizioni epiche più ampie, alle quali si prestavano senza dubbio in numero sufficiente altri talenti più adatti e più compiacenti. Quando le monarchie ellenistiche furono inglobate nell'impero romano, svanl ogni interesse per le loro vi17
cende particolari; perciò 12nostra conoscenza delb loro storia è cosl sarsa. E chi avrebbedovuto sentirsi obbligato a studiare e riprodurre anche i canti eroici su principi e dinastie da tempo dimenticate, dal momento che l'assetto politico dcli' orbls terrarum eracosl radicalmente mutato e veniV21loalb ribalta dominatori nuovi in numero sufficiente, con nuove pretese cli gloria? t caratteristico che siano giunti fino al lCMicoSuda almeno i nomi dei rispettivi cantori proprio per gli Attalicli,i fedeli alleati dei Romani nelle grandi guerre d'oriente all'inizio del Il secolo, per un Seleucide - l;avversario che anche i Romani chiamavano volentieri .uGrande- perchf con ciò risplendeva ancora più chiara 12gloria clicoloro che l'avCV200 sconfitto -e per l'ultima grande regina d«ll'ellenismo, daV21ltialla quale si inchinarono Cesare e Antonio. Il testo cliqueste voci, qualora lo si consideri con maggiore preciI:uruAou, tnon016c:,ytyovcv tsione - I: 1µ 6>v f 6 n