126 4 4MB
Italian Pages 412 [435] Year 2008
MARYMAIN
I.: ATTACCAMENTO DAL COMPORTAMENTO ALLA RAPPRESENTAZIONE
a cura di Nino Dazzi
�
Rajfàello Cortina Editore
www.raffaellocortina.it
Traduzione Diego Sarracino
ISBN 978-88-6030-187-1 © 2008 Raffaello Cortina Editore Milano, via Rossini 4 Prima edizione: 2008
Indice
Introduzione (Nino Dazzi, Anna Maria Speranza)
XI
Parte prima
Saggi introduttivi
Capitolo 1
Uno sguardo generale sulla teoria dell'attaccamento
(MaryMain)
3
Capitolo 2
Mary D. Salter Ainsworth: un tributo al suo profilo umano e professionale (MaryMain)
17
Parte seconda
L'attaccamento in rapporto al comportamento degli animali e alla teoria dell'evoluzione
Capitolo 3
La causa ultima di alcuni fenomeni relativi all'attaccamento infantile: nuove risposte, nuovi fenomeni e nuove domande (MaryMain)
65
Capitolo4
Gli studi transculturali sull'organizzazione dell'attaccamento in rapporto al concetto di strategia condizionale (MaryMain) VII
77
INDICE
Capitolo5 Evitamento della figura di attaccamento nella prima infanzia: descrizione e interpretazione (Mary Main, Donna R. Weston)
93
Parte terza Rappresentazioni dell'attaccamento, Adult Attachment lnterview e teoria della mente
Capitolo 6 Valutazione della sicurezza nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta: il passaggio al livello rappresentazionale (MaryMain,
Nancy Kaplan, Jude Cassidy)
125
Capitolo 7 Categorie organizzate di attaccamento nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta: attenzione flessibile o rigida in condizioni di stress che attivano l'attaccamento (MaryMain)
171
Capitolo 8 Conoscenza metacognitiva, monitoraggio metacognitivo e modello di attaccamento unitario (coerente) rispetto a un modello di attaccamento multiplo (incoerente): dati e indicazioni per la ricerca futura (MaryMain)
213
Parte quarta L'attaccamento disorganizzato
Capitolo 9 Attaccamento disorganizzato nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta: il crollo delle strategie attentive e comportamentali (Erik Hesse, MaryMain)
25 1
Capitolo 10 Descrizione e interpretazione del comportamento genitoriale spaventato, minaccioso e dissociativo in campioni a basso rischio (Erik Hesse, MaryMain) VIII
273
INDICE
Parte quinta L'evoluzione dell'attaccamento dall'infanzia alla prima età adulta
Capitolo 1 1 Predicibilità del comportamento d i attaccamento e dei processi rappresentazionali alle età di uno, sei e diciannove anni: uno studio longitudinale condotto a Berkeley (Mary Main)
Erik Hesse1 Nancy Kaplan)
329
Bibliografia
3 85
Fonti
411
IX
Introduzione Nino Dazzz; Anna Maria Speranza
Tra gli aspetti salienti da segnalare nella formazione di Mary Main, quello più importante è certamente il suo fortissimo interesse verso la psicolinguistica di Chomsky, il tentativo di inquadrare il complesso fe nomeno della produzione linguistica come processo governato da re gole, regole tra l'altro inconsciamente seguite dal parlante. L'offerta, quindi, da parte di Mary Ainsworth, di occuparsi del tema "nuovo" (per la psicologia evolutiva dei tardi anni Settanta) dell'attaccamento e in particolare del comportamento infantile nella Strange Situation non poteva a prima vista apparirle entusiasmante. Ma è stato proprio que sto, invece, l'ambito di ricerca cui doveva dedicarsi con grande impe gno e brillanti risultati per il resto della carriera accademica (salvo far riemergere in modo straordinariamente creativo l'originario interesse linguistico elaborando lo strumento che l'ha resa celebre, e che si ba sa sulla diversità degli usi linguistici nel riferire la propria storia di vi ta: l'Adult Attachment Interview) . Il lavoro di Main nel campo dell'attaccamento inizia, quindi, nel l'ambito della sua ricerca di dottorato con Mary Ainsworth, con l' obiet tivo di studiare il comportamento di evitamento mostrato da alcuni bambini nei confronti delle madri nel corso della Strange Situation. Sia mo all'inizio degli anni Settanta e ci muoviamo all'interno del cosiddet to modello etologico-evoluzionista dello sviluppo, che fa capo alle os servazioni sistematiche dell'etologo Robert Hinde ( 1966) sul comporta mento degli animali nelle situazioni conflittuali. La revisione sistematica di cinquanta Strange Situation, oggetto della tesi di dottorato di Main, coniuga l'interesse per le differenze individuali nello sviluppo della per sonalità caratteristico dell'approccio di Ainsworth con un approccio XI
INTRODUZIONE
etologico orientato alla ricerca delle cause "ultime" , oltre che di quelle immediate, del comportamento umano e animale, e in particolare delle forme di comportamento conflittuale e non normative. Questa singola re convergenza di interessi porterà successivamente all'individuazione della nuova categoria "disorganizzata/disorientata" dell'attaccamento (capitoli 9 e 10) ; inizialmente, tuttavia, l'interesse di Main è rivolto ad approfondire e a cercare di spiegare in senso evoluzionistico le differen ze nell'organizzazione dell'attaccamento in rapporto alle influenze cul turali e biologiche, e in particolare la natura decisamente insolita del comportamento di evitamento (capitolo 3 ) . Contrapponendosi all'opi nione di altri autori (Rajecki, Lamb, Obmasher, 1978) che intravedeva no nel comportamento evitante un problema di adattamento, ritenendo che potesse persino implicare una riduzione delle possibilità di soprav vivenza del bambino (fortemente legate al mantenimento della vicinan za alla figura di attaccamento) , Main introduce il concetto di "strategia condizionale" , secondo il quale il bambino cerca di adattarsi alle strate gie genitoriali nel modo migliore possibile (capitolo 4) . Le strategie con dizionali, che includono strategie riproduttive, strategie genitoriali e strategie per sollecitare le cure dei genitori, sono parte del patrimonio biologico del bambino e del genitore e consentono loro di affrontare circostanze diverse da quelle ottimali. A proposito del sistema compor tamentale dell'attaccamento, in particolare, ricercare la vicinanza della figura di attaccamento in circostanze minac ciose sarebbe riconducibile a una strategia comportamentale primaria, legata a una risposta normale del sistema comportamentale principale, mentre evitare la figura di attaccamento nelle medesime circostanze indi cherebbe una strategia condizionale secondaria, legata a particolari con dizioni e schemi di comportamento materni. (Questo volume, pp. 90-91)
L'introduzione del concetto di strategia condizionale e lo studio si stematico dei comportamenti di evitamento, a partire anche dalle osser vazioni condotte da Robertson e Bowlby ( 1952) in seguito a separazioni prolungate, portano Main ad approfondire quali siano le condizioni e gli schemi di comportamento materni in grado di attivare questo com portamento infantile. Scopre così che la tendenza a evitare la madre è associata a una serie di atteggiamenti di quest'ultima: avversione verso il contatto fisico con il bambino, rabbia e atteggiamenti intimidatori nei suoi confronti e ridotta espressività emotiva. Da parte sua, il bambino evitante presenta in generale una ridotta risposta affettiva e non esterio rizza la sua rabbia nella Strange Situation (sebbene tenda invece a maniXII
INTRODUZIONE
festarla verso la madre più frequentemente in altre situazioni, aggreden dola fisicamente o disobbedendole attivamente) . Nella procedura di la boratorio, non solo il bambino distoglie lo sguardo dal genitore, allonta na la testa, rifiuta il contatto o un'eccessiva vicinanza, ma spesso cerca nel momento della riunificazione un oggetto da manipolare, mostrando un comportamento che Main definisce "apparentemente" esplorativo: "L'impressione generale è che il bambino non riesca a evitare il genitore senza l'aiuto dell'oggetto tenuto in mano" (questo volume, p. 97) . Que ste osservazioni contribuiscono a chiarire il significato dell'evitamento: Evitare la figura di attaccamento potrebbe servire come strategia condizionale, che paradossalmente consente di tenersi vicini il più pos sibile in condizioni di rifiuto materno. Il bambino, anziché lasciarsi an dare ad alti livelli di rabbia e di angoscia, evita, mantiene il controllo e continua ad esplorare. (Questo volume, p. 75)
Le espressioni di angoscia e rabbia possono diventare disfunzionali in una relazione in cui è presente un alto grado di indisponibilità geni toriale ai segnali affettivi del bambino. Al fine di ridurre un possibile conflitto con il genitore, il bambino può imparare a interrompere, re primere o falsificare l'espressione degli affetti negativi attraverso una strategia di evitamento (Cassidy, Kobak, 1988) . Queste ipotesi verran no in seguito confermate da una ricerca di Spangler e Grossmann ( 1993 ) , secondo la quale, nonostante l'apparente disattivazione del comportamento di attaccamento dei bambini evitanti, questi sperimen tano un aumento del ritmo cardiaco d'intensità simile a quello dei bam bini sicuri che esprimono il disagio provato durante la Strange Situa don. Pertanto, la funzione dell'evitamento, secondo gli etologi, potreb be essere quella di inibire non tanto, o non solo, la risposta minacciosa dell'altro, quanto proprio le tendenze aggressive e di fuga dell'indivi duo di fronte a una situazione potenzialmente minacciosa, permetten do quindi di mantenere la vicinanza con l'altro. Main introduce anche un'interpretazione più strettamente psicologica (capitolo 5 ) , ricca di implicazioni per la successiva ricerca sul comportamento disorganizza to: il vantaggio secondario dell' evitamento sarebbe soprattutto quello di mantenere il controllo e la flessibilità del proprio comportamento, spostando l'attenzione sull'ambiente e riducendo l'espressione della rabbia, ipotesi che spiegherebbe anche perché esso si attivi in situazioni intense come la Strange Situation, ma non in altre occasioni. Questa strategia diventerebbe quindi un meccanismo anticipatorio che, spo stando l'attenzione del bambino dagli stimoli in grado di attivare l'atXIII
INTRODUZIONE
taccamento verso gli oggetti inanimati, consentirebbe di mantenere un'organizzazione flessibile del comportamento e una vicinanza accet tabile con la madre. Inoltre, da un punto di vista intrapsichico - come sostiene Fonagy (Fonagy, Moran, Steele, Steele, 1992) riprendendo le considerazioni di Fraiberg sulle difese precoci - la funzione dell'evita mento sarebbe anche quella di escludere il dolore mentale associato con la percezione della madre e regolare gli stati affettivi dannosi !imi tandone l'influenza disorganizzante sulla mente del bambino. L'attenzione alla flessibilità del comportamento e delle rappresenta zioni dell'attaccamento costituirà da questo momento in poi un punto di forza della teorizzazione di Main (capitolo 7 ) . Nelle coppie madre bambino sicure, l'autrice identifica una particolare facilità sia di movi mento nell'ambiente fisico sia di accesso tra i due partner in termini emotivi, mentre al contrario nelle coppie insicure l'attenzione, l'espres sività emotiva e il comportamento sembrano essere limitati o regolati in modi prevedibili e rituali: il bambino evitante pone rigidamente l' atten zione sull'ambiente distogliendola dal genitore, mentre quello ambiva lente/resistente sembra costantemente concentrato sul genitore igno rando totalmente altri elementi del contesto circostante (e massimizzan do così la possibilità di ricevere risposte attendibili dal genitore) . L' aper tura e l'accesso emotivo flessibile delle coppie sicure, come anche la rigi dità delle strategie comportamentali insicure, aprono la strada allo stu dio delle strategie mentali e dei processi rappresentazionali che verran no in seguito osservati attraverso l' Adult Attachment Interview (AAI). Il contributo di Mary Main allo studio delle rappresentazioni relati ve all'attaccamento, che inaugura a buon diritto la terza fase della teo ria dell'attaccamento, si sviluppa a partire dal fondamentale saggio "Valutazione della sicurezza nella prima infanzia, nella seconda infan zia e nell'età adulta: il passaggio al livello rappresentazionale" (capito lo 6 ) , parte della monografia in cui Bretherton e Waters raccolgono una serie importante di contributi che segneranno il passaggio allo stu dio delle rappresentazioni mentali. L'interesse di Main per la costru zione e la trasformazione delle rappresentazioni nasce in seguito al l' osservazione di alcuni filmati dei Robertson ( 1 967 - 1972) : Sono stata particolarmente colpita dal filmato riguardante Thomas (Robertson, Robertson, 1967-1972), un bambino di due anni che in pre cedenza aveva beneficiato di un rapporto positivo con la madre. Al pic colo veniva mostrata diverse volte la foto della madre durante un lungo periodo di affidamento. All'inizio Thomas baciava e accarezzava la foto grafia. A distanza di qualche giorno, tuttavia, egli indietreggiava, guarXIV
INTRODUZIONE
dava in basso e rigirava nervosamente un giocattolo che teneva in mano. Nell'ultima presentazione della fotografia della madre, Thomas si voltò dall'altra p arie con espressione ansiosa. Poiché una fotografia non si "comporta" come una persona, non si può dire che abbia indotto Tho mas a modificare la sua risposta. Inoltre, poiché Thomas non aveva visto la madre durante questo periodo, il graduale sviluppo della tendenza a evitare la foto doveva in parte riflettere un cambiamento nel modo in cui il bambino si rappresentava la relazione. (Questo volume, p. 173)
In effetti, l'utilizzo della fotografia come stimolo per la produzione di rappresentazioni mentali viene ripreso da Main nello studio longi tudinale di Berkeley, incentrato sulla risposta di bambini di sei anni al Separation Anxiety Test, un test costituito da sei fotografie di bambini che subiscono separazioni dai genitori, e successivamente sulle rispo ste alla foto della propria famiglia scattata poco tempo prima in labo ratorio. Entrambe queste procedure, analizzate sulla base della qualità del discorso e del comportamento del bambino a questi stimoli, sono risultate strettamente correlate alla qualità dell'attaccamento valutata a un anno nella Strange Situation. È interessante rilevare una questione metodologica sollevata da questo studio e che mantiene ancora viva la sua importanza. Nella pri ma infanzia, la qualità del comportamento di attaccamento può essere studiata in modo attendibile attraverso l'osservazione nella Strange Si tuation; analogamente, in età adulta l' AAI consente di valutare lo stato mentale relativo all'attaccamento. Tuttavia, nella seconda infanzia ovvero l'età che dagli anni prescolari va fino alla fine della latenza - le procedure di valutazione richiedono una contemporanea e integrata considerazione sia dell'aspetto comportamentale sia di quello rappre sentazionale per rilevare in maniera attendibile le strategie di attacca mento del bambino (Ammaniti, Speranza, Fedele, 2005 ) . Lo studio longitudinale di Main (capitolo 1 1) anticipa la questione utilizzando sperimentalmente strumenti di diversa natura (comportamenti di riu nione, conversazioni diadiche, risposte a stimoli fotografici o narrativi in grado di attivare l'attaccamento, disegni) che saranno poi ripresi da diversi studi successivi. L'introduzione di strumenti in grado di stimo lare una narrazione sulle esperienze significative per l'attaccamento permette dunque di aprire una finestra sull'aspetto rappresentaziona le. Parte da qui lo studio dei modelli operativi interni (MOI), che Main, in un passo molto citato, definisce come l'insieme di norme consce e/o inconsce che consentono di organizzare le informazioni riguardanti l'attaccamento e di permetterne o !imitarne xv
INTRODUZIONE
l'accesso, in rapporto a esperienze, sentimenti e idee concernenti l'at taccamento stesso [. .. ] [I MOI] non soltanto guidano sentimenti e com portamento, ma anche attenzione, memoria e attività cognitiva, nella misura in cui queste sono direttamente o indirettamente legate all'at taccamento. [. . .] Le differenze individuali in questi modelli operativi interni non saranno quindi soltanto correlate alle differenze individuali nei modelli di comportamento non verbale, ma anche agli stili riguar danti il linguaggio e le strutture mentali. (Questo volume, pp. 125-126)
È su questi presupposti che nasce l'Adult Attachment Interview, un'intervista elaborata con George e Kaplan (George, Kaplan, Main, 1 984) e ormai nota in tutto il mondo scientifico, che ha permesso di esplorare in maniera sistematica lo stato mentale dell'adulto nei con fronti dell'attaccamento attraverso l'analisi della qualità narrativa del discorso sulle proprie esperienze infantili. Del resto, l'attenzione al lin guaggio è sempre stata al centro degli interessi di Main, tanto che ini zialmente il suo corso di studi prevedeva l'obiettivo di specializzarsi in psicolinguistica (da cui l'interesse per Chomsky e poi per Grice). Nel notare la rilevanza della qualità del discorso individuale e diadico nelle interazioni tra genitore e bambino a sei anni, Main si pone fin dall'ini zio la questione della competenza linguistica come fattore cui ipotetica mente attribuire le differenze individuali rilevabili nei discorsi dei bam bini di sei anni, ma anche nelle AAI degli adulti. Nonostante la corret tezza metodologica di questa ipotesi, tuttavia, l'attenzione di Main per la qualità formale del discorso non è riduttiva e porterà alla dimostra zione, attraverso numerose ricerche in questo settore, che bambini e adulti possono avere diverse organizzazioni linguistiche che si esprimo no in strutture discorsive differenziate in relazione alle diversità dei lo ro pattern di attaccamento, e che tuttavia non sono in relazione alla competenza linguistica nell'infanzia (Strage, Main, 1985) né a un più generale stile discorsivo non relativo alle esperienze di attaccamento nell'adulto (Crowell et al., 1 996) . Né d'altra parte riflettono in maniera semplicistica la storia che l'individuo racconta. Lo spostamento di fo cus dall'analisi dal contenuto (''cosa è successo" ) alla coerenza narrati va (''come viene raccontato" ) rappresenta forse il più significativo con tributo dell'AAI alla ricerca sullo studio dei processi mentali, anche per le sue implicazioni cliniche. Sono infatti i processi mentali, più che la vi cenda evolutiva dell'adulto, a interessare Main, e in particolare la flessi bilità e la facilità - o al contrario la rigidità e l'incoerenza - con cui le persone raccontano la propria storia. Più volte sottolinea come le cate gorie dell'AAI, proprio in quanto indicative dei sottostanti modelli opeXVI
INTRODUZiòN!l
rativi dell'attaccamento, non vadano considerate come "tipologie" sta tiche, quasi etichette diagnostiche, ma siano piuttosto indicative di stati mentali che denotano "la presenza di un processo, non di una struttura immutabile" (questo volume, p. 2 10). L'idea di processo si avvicina in fatti molto più accuratamente al concetto di modello operativo propo sto da Bowlby perché contesta la connotazione statica di una mappa o di un'immagine definita una volta per tutte (Bretherton, Munholland, 1 999), ricorrendo invece alla flessibilità e alla capacità predittiva che il modello deve poter assumere in situazioni nuove. È del resto l'interesse per i processi mentali che porta Main a pro porre una serie di riflessioni sui processi metacognitivi e a studiare le circostanze in cui - per esperienze negative vissute troppo precoce mente o per eventi traumatici osservati ma distorti dal racconto dei ge nitori - il bambino presenta una vulnerabilità a sviluppare modelli multipli (capitolo 8). Fin dalla tesi di dottorato (Main, 1 979, 1 983 ) , l'attenzione di Main è rivolta allo studio del linguaggio spontaneo "au todiretto" che guida il gioco esplorativo in bambini di ventuno mesi e che più frequentemente è presente in bambini sicuri. In uno studio successivo, indaga la capacità dei bambini di sei anni di comprendere la natura privata del pensiero, scoprendo nei bambini ambivalenti una specifica difficoltà in questo senso. Nell'analisi dei racconti autobio grafici di bambini di dieci anni, inoltre, rileva la presenza di un moni toraggio metacognitivo spontaneo solo nei bambini sicuri. Infine, stu diando la coerenza narrativa e i processi meta cognitivi emersi nelle AAI delle madri, Main avanza l'ipotesi che, qualunque sia stata l'esperienza infantile, l'individuo sicuro ha potuto costruire un modello mentale unitario del sé e delle proprie esperienze di attaccamento, laddove il monitoraggio metacognitivo rappresenta una caratteristica attiva e spontanea del funzionamento mentale dell'adulto. Al contrario, i pro cessi difensivi dell'adulto insicuro, che tendono a separare in compar timenti stagni le diverse rappresentazioni del sé e dell'altro come esito delle difficoltà a monitorare la disponibilità fisica e psicologica della fi gura di attaccamento, porteranno inevitabilmente a una limitazione del monitoraggio metacognitivo. n superamento del piano strettamente comportamentale nello studio dell'attaccamento, che riteneva le differenze individuali del bambino a un anno correlate solo a differenze nei modelli di interazione genitore bambino, estende il campo di indagine per includere due aspetti deter minanti: da una parte come si costruiscono le rappresentazioni mentali dell'attaccamento e come evolvono nel corso dello sviluppo (studi sulla XVII
INTRODUZIONE
continuità), dall'altra l'influenza esercitata dall'organizzazione delle rappresentazioni mentali che il genitore ha costruito della propria infan zia sulla qualità dell'attaccamento del bambino (studi intergeneraziona li). La possibilità di esplorare il versante rappresentazionale dell'attac camento ha consentito infatti di ampliare le prospettive teoriche e clini che aperte dalla ricerca in questo campo negli ultimi anni e di pervenire contemporaneamente a una chiarificazione dei meccanismi che legano l'esperienza precoce dell'individuo alla qualità delle sue successive rela zioni e alla sua rappresentazione del sé. Questi legami comportano com plessi processi di costruzione e di elaborazione dell'esperienza relazio nale e hanno un'influenza decisiva sulla qualità delle relazioni significa tive che l'individuo sarà in grado a sua volta di stabilire. L'atteggiamento scientifico e metodologico di Mary Main è caratte rizzato da una costante tensione tra l'attenzione ai processi di costru zione del mondo rappresentazionale relativo all'attaccamento in un'ottica di sviluppo che sottolinea le differenze individuali e l' osser vazione sistematica dei potenziali fattori eziologici. Lo stesso approc cio è applicato al tema forse più significativo, dal punto di vista clinico, rintracciabile nella teoria dell'attaccamento: il comportamento disor ganizzato (D) e le sue conseguenze sul piano dei processi mentali (capi tolo 9). Inizialmente, la possibilità di attribuire un significato unitario a una serie di comportamenti apparentemente contraddittori e inspie gabili viene proprio dall'osservazione sistematica delle Strange Situa tion che non potevano essere facilmente ricondotte alle principali ca tegorie dell'attaccamento (Main, Solomon, 1 990). La proposta teorica di Main è sempre improntata alla ricerca di una spiegazione soddisfa cente dal punto di vista etologico ed evolutivo. Ciò che i bambini con comportamenti tanto bizzarri, inesplicabili, anomali e disorganizzati hanno in comune, al di là dell'assenza apparente di uno scopo o di una motivazione, è l'esperienza di uno stato di paura e un crollo delle stra tegie comportamentali. In situazioni di pericolo la tendenza innata dell'essere umano è quella di cercare protezione nel proprio " rifugio sicuro" , il contatto con la figura di attaccamento; ma se questa figura è la fonte della propria paura - perché apertamente minacciosa, come nei casi di maltrattamento, o spaventata essa stessa da traumi e lutti non elaborati - s'innesca un conflitto senza soluzione che porterà alla disorganizzazione del comportamento. Le ricerche di Main in quest'ambito forniscono delle ipotesi di la voro estremamente interessanti, confermate ormai da numerose evi denze empiriche: la sua ipotesi di un comportamento genitoriale spaXVIII
INTRODUZIONE
ventata/spaventante in grado di determinare una disorganizzazione del comportamento infantile la porta ad approfondire sia la qualità e le caratteristiche di questo comportamento sia l'organizzazione dello stato mentale. Dallo studio delle AAI dei genitori di bambini D ricava una serie di significativi indicatori che denunciano cadute e lapsus nel discorso o nel ragionamento quando vengono discussi eventi di perdi ta o traumatici della propria infanzia (Main, Hesse, 1 990) . La conclu sione cui giunge l'autrice è che eventi traumatici non risolti esercitano la loro influenza disorganizzante sulla mente del genitore anche a di stanza di molto tempo, determinando un comportamento che esprime paura in relazione a ricordi parzialmente dissociati, comportamento in grado di spaventare il bambino e disorganizzare le sue normali strate gie di attaccamento. Tra i contributi più recenti di Main (capitolo 10), vanno segnalati lo studio e l'interpretazione dei comportamenti spaventanti, minacciosi e dissociativi che i genitori mostrano nelle interazioni con i propri figli (come esibire toni di voce o espressioni spaventate, rivolgersi al bambi no parlandogli in modo intimidatorio, violare il suo spazio personale in maniera improvvisa, mostrare comportamenti "predatori" ) che posso no essere rintracciati attraverso una serie di indicatori di comporta menti FR (jrightening), confermati anche dal sistema AMBIANCE/FR+ svi luppato da Lyons-Ruth (Lyons-Ruth, Bronfman, Parsons, 1 999) . Que sti indicatori sarebbero strettamente correlati ad alterazioni della co scienza, rappresentate da " cadute" nel controllo del ragionamento o del linguaggio, riconducibili a tentativi di dissociare i ricordi dalla consapevolezza, a interferenze nel presente di ricordi dissociati o alla presenza simultanea di sistemi scissi e incompatibili nella memoria e nella coscienza. A conclusione di questa presentazione va riportata, a nostro avviso, una citazione chiave, con cui inizia il saggio "Valutazione della sicurez za nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta: il pas saggio al livello rappresentazionale"- dove è in particolare significati vo il sottotitolo che introduce il livello rappresentazionale -, che può caratterizzare con grande chiarezza tutto il complesso iter di ricerca di Mary Main: Questo saggio si propone di esaminare le differenze individuali nel le relazioni di attaccamento in rapporto alle differenze nelle rappresen tazioni mentali, ovvero nei "modelli operativi interni" di attaccamento dell'individuo. (Questo volume, p. 125) XIX
INTRODUZIONE
Emerge così l'articolata struttura concettuale che ha permesso alla Main di elaborare l' Adult Attachment Interview (e di precisarne, nel l' attribuzione delle categorie classificatorie che conclude il processo di scoring dell'intervista, le corrispondenze con le classificazioni relative al comportamento infantile della Strange Situation): dal comportamen to alla rappresentazione mentale e dalla rappresentazione mentale alla sua estrinsecazione nei diversi stili linguistici in cui i soggetti intervistati "raccontano" le loro esperienze precoci riguardo all'attaccamento, evi denziando al contempo, da adulti, il loro stato mentale nei riguardi del l'attaccamento stesso. Le differenze individuali nei modelli operativi interni saranno quindi collegate non soltanto a differenze individuali nei pattern del comportamento non verbale, ma anche a pattern del lin guaggio e a strutture delle mente. Non è un ritorno alla linguistica di Chomsky, ma è la dimostrazione che il vivissimo interesse giovanile per il linguaggio non solo non è mai venuto meno, ma ha permesso l' elabo razione di uno strumento prezioso, l' AAI, le cui possibilità di applicazio ne anche in campo clinico stanno ora emergendo (Steele, Steele, 2008).
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XXI
Parte prima Saggi introduttivi
l Uno sguardo generale sulla teoria dell'attaccamento* Mary Main
Il sistema comportamentale di attaccamento La teoria dell'attaccamento si è sviluppata in tre fasi principali. Nel la prima, il londinese John Bowlby, psichiatra e terapeuta della fami glia, ispirandosi alla teoria dell'evoluzione e alle osservazioni condotte sugli altri primati, ha richiamato l'attenzione sul sistema comporta mentale di attaccamento, ritenuto principale responsabile e garante dell'incolumità e della sopravvivenza dei bambini nell'ambiente in cui si è evoluta la specie (Bowlby, 1 969; Bretherton, 1 992 ) . Questo sistema è considerato importante quanto quelli che regolano l'assunzione di cibo e l'attività riproduttiva ed è inteso come la guida che orienta il bambino (a) nel costante controllo della disponibilità di una o più fi gure di protezione, le prime "figure di attaccamento" (di solito, ma non necessariamente, i parenti biologici) e (b) nelle modalità di ricerca di questi individui come rifugio sicuro in caso di pericolo. I primi legami di attaccamento in genere si formano verso i sette me si e si costruiscono con poche persone; potenzialmente tutti i bambini sviluppano tali legami. La selezione delle figure di attaccamento avvie ne attraverso le interazioni sociali (Watson, 1 972) e segna nell'organiz zazione del comportamento una svolta qualitativa in seguito alla quale il bambino tenderà a piangere quando le figure di attaccamento si al lontanano e mostrerà piacere al loro ritorno. Per descrivere le differen ze emerse tra i bambini non vengono utilizzati termini quantitativi co*Una prima versione di questo capitolo è pubblicata in L. Cadi (a cura di), Dalla diade al la famiglia, Raffaello Cortina, M ilano 1999, pp. 1-13 (traduzione di D. Zucchelli).
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SAGGI INTRODUTTIVI
me attaccamento/arte o debole (Ainsworth et al., 1978) . I bambini, in fatti, sviluppano un legame di attaccamento anche verso genitori insen sibili o maltrattanti. Anche se il comportamento di attaccamento si atti va meno facilmente nei soggetti più grandi, la tendenza a controllare la disponibilità delle figure di attaccamento e a cercarle nei momenti diffi cili in quanto " più forti e più sagge" permane tutta la vita (Bowlby, 1980). Tra gli adulti, di solito, la figura di attaccamento primaria è un amico o il partner (Hazan, Shaver, 1 994) . Come per la formazione dei primi legami di attaccamento, si sa poco dei processi che consentono agli individui di cambiare le proprie figure di attaccamento.
Differenze individuali nelle risposte alla Strange Situation nella prima infanzia La psicologa clinica canadese Mary Ainsworth ha iniziato la secon da fase di studio dell'attaccamento (Ainsworth et al., 1978; Brether ton, 1 992) individuando nei bambini di dodici mesi tre modelli orga nizzati di risposta a due brevi separazioni da un genitore e in sua pre senza in una situazione di laboratorio. L'osservazione delle risposte al la procedura della Strange Situation è stata inizialmente condotta da Ainsworth parallelamente a una ricerca osservativa longitudinale nel l'ambiente familiare, della durata di un anno, realizzata a Baltimora su ventisei diadi madre-figlio. I bambini che mostravano segni di disagio durante l'assenza della madre, che la salutavano attivamente e torna vano a giocare al suo rientro, erano considerati capaci di utilizzare la madre come "base sicura" nell'esplorazione dell'ambiente di casa, do ve raramente si mostravano irritati o ansiosi in seguito a brevi separa zioni da lei (vedi tabella 1 . 1 ) . Questo modello di risposta sicura com pariva nella maggioranza dei soggetti ed era associato a un conteni mento attento e amorevole da parte della madre, a una regolazione contingente dell'interazione faccia a faccia e a una sensibilità ai segnali del bambino nel primo anno di vita. Solo pochi bambini, invece, appa rivano preoccupati nei confronti delle madri durante tutta la procedu ra e, poiché erano notevolmente arrabbiati o passivi, non riuscivano a calmarsi e a riprendere a giocare al loro ritorno. Questi bambini, chia mati insicuro-resistenti o insicuro-ambivalenti, apparivano ansiosi nel loro ambiente familiare. Le loro madri non erano rifiutanti; piuttosto, erano incapaci di contenimento, non riuscivano a coordinare la loro ri sposta nelle interazioni faccia a faccia ed erano imprevedibili.
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UNO SGUARDO GENERALE SULLA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
Tabella 1.1 Descrizioni sintetiche delle categorie deii'Adult Attachment lnterview in relazione alle corrispondenti categorie della Strange Situation.
Stato mentale deii'Adult Attachment lnterview
Comportamento del bambino nella Strange Situation
Sicuro/autonomo (F)
Sicuro (B)
Un discorso coerente e collaborativo carat terizza la descrizione e la valutazione delle esperienze legate all'attaccamento, che vengano raffigurate come positive o come negative. L'intervistato sembra considerare importanti le esperienze di attaccamento valutando oggettivamente ogni specifica esperienza o relazione.
Mostra di avvertire la mancanza del genito re alla prima separazione e piange durante la seconda. Accoglie il genitore attivamen te: per esempio, gattonando verso di lui o cercando di essere preso in braccio. Dopo un breve contatto con il genitore, si calma e torna a giocare.
Distanziante (Ds)
Evitante (A)
Le descrizioni dei genitori positive e nor malizzanti ("un'ottima madre, del tutto normale") non sono supportate, o sono contraddette, da ricordi specifici. Le espe rienze negative vengono considerate co me prive di conseguenze. l trascritti sono brevi, frequente è l'assenza di ricordi.
Non piange durante le separazioni, è preso dai giochi e dall'ambiente durante tutta la procedura. Evita e ignora attivamente il ge nitore al suo ritorno, allontanandosi, vol tandosi o dimenandosi quando viene pre so in braccio. Non esprime emozioni; le espressioni di rabbia sono assenti.
Preoccupato (E)
Resistente/ambivalente (C)
Il soggetto è preoccupato rispetto alle pro prie esperienze, sembra arrabbiato, confu so e passivo o spaventato e sopraffatto. Sono presenti errori grammaticali ed espressioni vaghe ("dadadada"). l trascritti sono lunghi, alcune risposte irrilevanti.
Il soggetto è preoccupato dagli sposta menti del genitore durante tutta la proce dura, può mostrarsi attivamente arrabbia to, cercando il genitore e subito dopo resi stendo al contatto, oppure esibire un atteg giamento passivo. Al ritorno del genitore non si calma e non torna a esplorare, re sta stabilmente orientato su di lui e non smette di piangere.
Disorganizzato a seguito di traumi o lutti irrisolti (U/d)
Disorganizzato/disorientato (D) Comportamenti disorganizzati o disorien tati compaiono in presenza del genitore: per esempio, al suo ritorno, può bloccarsi come in trance, agitare le mani in aria, al zarsi e poi cadere prono oppure avvin ghiarsi e nello stesso tempo contorcersi. Può essere classificato contemporanea mente anche come A, B o C.
Durante il racconto di perdite o di abusi, il soggetto perde il controllo del ragionamen to e del discorso: per esempio, parla di persone morte come se fossero ancora in vita, fa lunghe pause o usa un frasario en comiastico (da "elogio funebre"). Può es sere classificato contemporaneamente an che come Ds, F o E.
Infine, i bambini interessati soprattutto ai giocattoli, che non pian gevano durante le separazioni e che evitavano o ignoravano attivamen te le madri al loro ritorno erano definiti insicuro-evitanti. In casa, la maggior parte di questi bambini manifestava una certa rabbia verso la madre e forte ansia per i suoi spostamenti, emozioni che però sembra-
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SAGGI INTRODUTTIVI
vano assenti in una situazione ansiogena come la Strange Situation (ve di, tuttavia, Spangler, Grossmann, 1 993 , che riportano come il battito cardiaco sia accelerato anche negli insicuro-evitanti). Le madri dei bambini evitanti rifiutavano il loro comportamento di attaccamento e manifestavano una particolare avversione per il contatto fisico. Un at teggiamento evitante in seguito al ricongiungimento era stato prece dentemente osservato solo dopo separazioni di lunga durata e inter pretato come una forma precoce di rimozione (Bowlby, 1 969) . Ain sworth ha scoperto che questo tipo di comportamento, che presenta una somiglianza fenotipica con un processo difensivo, può nascere an che dall'interazione quotidiana. Le scoperte di Ainsworth riguardanti il comportamento nella Stran ge Situation sono state in larga parte confermate da altri studi. Dalle ri cerche condotte in tutto il mondo è emerso che la maggior parte dei bambini ha un attaccamento sicuro e che la distribuzione dei gruppi A, B e C (rispettivamente, evitante, sicuro e resistente/ambivalente) varia più all'interno delle nazioni che nel confronto tra esse (van IJzendoorn, 1 995 ) . Quando vengono osservati nell'interazione con i coetanei o a scuola, i bambini sicuri con le madri mostrano, rispetto a quelli insicu ri, maggiore fiducia in se stessi e maggiori competenze sociali ed esplo rative; in un campione ad alto rischio, i bambini evitanti con le madri tendevano a vittimizzare gli altri, mentre quelli resistenti!ambivalenti subivano in genere i loro soprusi. Anche un attaccamento sicuro nei confronti del padre contribuisce a favorire lo sviluppo del bambino, e le qualità distintive dei soggetti sicuri con le madri nella prima infanzia rimangono stabili fino all'età di quindici anni (Carlson, Sroufe, 1 995) . Waters e collaboratori hanno elaborato un metodo Q-sort per valutare il livello di sicurezza del bambino osservando il suo comportamento a casa, mentre Pederson e colleghi hanno sviluppato un metodo Q-sort per valutare il grado di sensibilità materna (questi metodi sono descritti da Waters, Vaughn, Posada et al., 1995 ) . Il fondamentale contributo dei genitori allo stile di attaccamento in fantile è evidenziato da una serie di fattori: (a) il rapporto fra l'attacca mento a uno specifico genitore e le interazioni avute in passato con lui; (b) la possibilità di prevedere prima della nascita le risposte verso un genitore nella Strange Situation in base all'Adult Attachment lnterview (AAI) di quel genitore; (c) il fatto che un cambiamento nelle condizioni in cui vive la madre sembra legato a un cambiamento nell'attaccamento del bambino nei suoi confronti; (d) la prevalenza dell'attaccamento si curo verso la madre sia nei bambini disabili o malati (quindi per defini-
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UNO SGUARDO GENERALE SULLA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
zione "problematici" ) sia in quelli sani; (e) l'indipendenza osservata in molti campioni consistenti fra le classificazioni conseguite alla Strange Situation in rapporto alla madre e al padre (Carlson, Sroufe, 1 995 ; van IJzendoorn, Bakermans-Kranenburg, 1996) . Nonostante ciò, esiste un vivace dibattito sul ruolo ricoperto dal temperamento del bambino, di battito sostenuto in parte dalla correlazione significativa fra le classifi cazioni in rapporto alla madre e al padre emersa in una meta-analisi condotta su 672 famiglie (Fox, Kimmerly, Schafer, 199 1 ) . Nei primi anni Ottanta, si è osservato che molti bambini sottoposti a maltrattamenti (Crittenden, 1 985 ) , così come il 13 per cento dei bambini a basso rischio in un campione della Bay Area, presentavano un comportamento non classificabile nella Strange Situation. Un'ana lisi delle videoregistrazioni di 200 Strange Situation non classificabili realizzata da Main e Solomon ( 1 990) ha rivelato che la netta maggio ranza di questi bambini mostrava, in effetti, una sequenza di compor tamenti anomali o conflittuali in presenza dei genitori - per esempio, si dondolavano sulle mani e sulle ginocchia con il viso rivolto altrove dopo un approccio mancato; si immobilizzavano, restando con le braccia in alto come in trance [freezing] ; si allontanavano dal genitore, se spaventati, per appoggiare la testa contro il muro; si alzavano per sa lutare il genitore ma cadevano proni a terra. È stata così individuata una quarta categoria di attaccamento infantile, definita disorganizza ta/disorientata (Gruppo D); una percentuale compresa tra il 15 e il 25 per cento dei bambini in campioni a basso rischio (compresi anche molti precedentemente assegnati al Gruppo B) è oggi considerata di sorganizzata (Main, Solomon, 1 990) . A differenza dei soggetti sicuri, i bambini che hanno genitori insen sibili, ma non tali da suscitare paura, sembrano aver sviluppato strate gie attentive e comportamentali poco flessibili, anche se organizzate, per gestire situazioni moderatamente ansiogene. Poiché un bambino attaccato al genitore inevitabilmente lo cerca quando è spaventato, quando è il genitore stesso che lo spaventa egli è posto in una situazio ne paradossale dal punto di vista del comportamento, in quanto si atti vano in lui due impulsi contraddittori: ad avvicinarsi al genitore come a un rifugio sicuro e ad allontanarsi da lui in quanto fonte di allarme. Come hanno rilevato Main e Hesse, inoltre, quando è lo stesso com portamento del genitore a suscitare paura, il bambino attaccato inevi tabilmente subisce un crollo delle sue strategie comportamentali poi ché non può né avvicinarsi (strategia dei sicuri e dei resistenti/ambiva lenti) né distogliere l'attenzione (strategia degli evitanti) né fuggire 7
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(Main, 1995 ) . Alla luce di queste considerazioni, la netta maggioranza dei bambini maltrattati dai genitori è risultata disorganizzata; inoltre, nei soggetti disorganizzati di tre campioni indipendenti è stato regi strato un notevole aumento del cortisolo nel corso della Strange Situa tion (Hertsgaard et al., 1995; Spangler, Grossmann, 1 993 ; una corri spondente diminuzione dell'immunoglobulina è riportata da Span gler, Schieche, 1 994 ) . I n uno studio di follow-up condotto nella Bay Area, i n California, Main e Cassidy ( 1 988) hanno riscontrato che ogni categoria di attacca mento infantile è predittiva della corrispondente risposta al ricongiun gimento dopo un'ora di separazione all'età di sei anni; con risultato analogo, tale lavoro è stato replicato ed esteso anche al comportamen to in età prescolare (tra gli altri, da Wartner e collaboratori; per una rassegna vedi Main, 1 995 ) . In particolare, nella maggior parte dei bambini precedentemente disorganizzati è stato osservato uno schema di risposta controllante costituito da un'inversione dei ruoli (''D-con trollante" ) e un atteggiamento punitivo o fin troppo sollecito nei con fronti del genitore. Oggi si ritiene che i bambini disorganizzati presentino un alto ri schio di sviluppare disturbi mentali; una prima conferma di questa re lazione fra attaccamento infantile e disturbi nell'adolescenza proviene da un campione di soggetti diciassettenni di basso livello socioecono mico del Minnesota, studiato da Egeland e Sroufe: i soggetti che ave vano mostrato un attaccamento disorganizzato nella prima infanzia ri portavano gli indici più marcati di psicopatologia al K -SADS ( Carlson, 1 998) . Si è visto inoltre che il comportamento distruttivo e aggressivo a scuola era associato a uno stato di attaccamento infantile disorganiz zato in un campione di basso livello socioeconomico (Lyons-Ruth, 1 996) e al comportamento D-controllante in un campione a basso ri schio di bambini di sei anni (Solomon, George, DeJong, 1995 ) . Il com portamento D-controllante compare anche in un'elevata percentuale di bambini di quattro anni inclini all'esternalizzazione (Greenberg et al., 1 99 1 ) . Liotti ha ipotizzato che, nei bambini disorganizzati, sia pre sente anche una maggiore propensione a sviluppare disturbi dissocia tivi, ipotesi in parte sostenuta sia da uno studio anamnestico che ha confrontato pazienti con disturbi dissociativi e con altre psicopatolo gie (Liotti, 1992) sia da una ricerca che ha indicato come l' attaccamen to disorganizzato sia predittivo di un comportamento dissociativo nel la scuola elementare e media (Carlson, 1 998) . Disturbi della condotta e dissociativi si svilupperanno, naturalmente, solo in una piccola per8
UNO SGUARDO GENERALE SULLA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
centuale di questi bambini e ciò dipenderà dagli avvenimenti di cui fa ranno esperienza nel corso della vita, dalla qualità delle altre relazioni e forse anche da fattori ereditari. Infine, sarebbe opportuna un'analisi più dettagliata del comportamento disorganizzato poiché, per esem pio, gli stati simili a quelli di trance possono presagire conseguenze di verse rispetto ad altri comportamenti, come per esempio un atteggia mento apprensivo.
Dal comportamento alle rappresentazioni: modalità discorsive e stile di attaccamento La fase attuale nello studio dell'attaccamento è caratterizzata da un interesse crescente per i processi rappresentazionali (Bretherton, Wa ters, 1 985 ) . Al riguardo, i ricercatori hanno osservato relazioni siste matiche fra l'organizzazione dei primi legami di attaccamento e il di scorso, i disegni e il racconto in età scolare. Per esempio, in risposta al S�paration Anxiety Test (SAT, versione Kaplan), in cui viene raffigura to un bambino che si separa dai genitori, i bambini di sei anni che nella prima infanzia avevano mostrato un attaccamento sicuro nei confronti delle madri immaginavano risposte costruttive alla separazione, men tre le risposte di molti bambini disorganizzati erano cariche di terrore (per esempio, "l genitori moriranno", " Il bambino si ucciderà" ; Main, Kaplan, Cassidy, 1 985) . Questa tendenza verso fantasie catastrofiche è stata individuata in altri bambini disorganizzati (Main, 1 995) e rispo ste simili (denominate anche " spaventate" ) al SAT sono state osservate in uno studio indipendente condotto su bambini di sei anni D-control lanti (Solomon, George, De]ong, 1 995 ) . Degno di nota è che i bambini islandesi di sette anni che avevano fornito risposte catastrofiche al SAT riportavano difficoltà nel ragionamento formale nell'adolescenza (Ja cobsen, Edelstein, Hofmann, 1 994) . Nella ricerca attuale è sempre più impiegata l 'Adult Attachment In terview, nel corso della quale viene chiesto ai partecipanti di descrive re e di valutare le relazioni di attaccamento vissute nell'infanzia, la per dita di figure di attaccamento, le separazioni da tali figure e gli effetti di queste esperienze sulla loro maturazione e sulla loro personalità (George, Kaplan, Main, 1 984, 1 986, 1 996) . Nell'ora in cui si svolge quest'intervista, è possibile che i soggetti si contraddicano o non rie scano a sostenere con degli esempi concreti la loro visione del passato, in quanto, per esempio, viene loro chiesto di riportare cinque aggettivi 9
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che descrivano le loro esperienze passate con ciascun genitore e poi di fornire ricordi specifici che giustifichino la scelta di ogni aggettivo. L'analisi delle interviste si basa sulla trascrizione letterale della regi strazione. Sono state identificate quattro categorie di attaccamento adulto (o "stati mentali rispetto all'attaccamento" ) , ognuna delle quali è connessa sia teoricamente sia empiricamente alla corrispondente ca tegoria di attaccamento infantile (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008; vedi tabella 1 . 1 ) . L'identificazione di questi stati non si basa sulla storia di vita raccontata, ma sulla modalità linguistica impiegata nel corso del la sua presentazione e soprattutto, anche se in modo informale, sui se gni di coerenza e collaborazione, così come sono stati precisati dal filo sofo linguista Grice ( 1975) . Grice ha definito come coerente e collabo rativo quel discorso che risponde a quattro massime: qualità (di' la ve rità e porta prove a sostegno di ciò che dici), quantità (sii sintetico, ma esauriente) , rilevanza (di' cose pertinenti), modo (sii chiaro e segui un ordine) . L'analisi dell'intervista verte, soprattutto, sulla valutazione del grado di aderenza/violazione rispetto a queste massime; lo stato gene rale della mente è definito da una serie di scale (per esempio, discorso vago, insistenza sulla mancanza di ricordi, aggettivi positivi non soste nuti da esempi concreti) . Va osservato che la capacità del genitore di mantenere un discorso coerente e collaborativo in risposta all'invito di descrivere e di valutare le prime esperienze di attaccamento è altamen te predittiva del livello di sicurezza dei figli, laddove specifiche violazio ni sono predittive di specifiche categorie di attaccamento infantile insi curo (Hesse, 1996; Main, Kaplan, Cassidy, 1 985) . Lo stato mentale dell'intervistato rispetto all'attaccamento è classifi cato come sicuro/ autonomo quando - indipendentemente dal fatto che il suo passato appaia positivo o negativo - la presentazione e la va lutazione delle esperienze è intrinsecamente coerente e le risposte sono chiare, rilevanti e ragionevolmente succinte (vedi tabella 1 . 1 ) . Una ri sposta coerente e collaborativa si osserva nella maggioranza degli adulti appartenenti a campioni a basso rischio, ma è rara nelle popolazioni cli niche, tra i criminali con disturbi psichiatrici, tra gli individui che han no commesso abusi e tra giovani tedeschi militanti nell'estrema destra (Hopf, 1 993 ) e tra le madri della maggior parte dei bambini clinica mente disturbati (van IJzendoorn, Bakermans-Kranenburg, 1 996) . Il discorso coerente e collaborativo dei genitori è invece predittivo di un modello di risposta sicuro nella Strange Situation da parte del figlio. Lo stato mentale del soggetto è classificato come distanziante quan do viene violata la massima della qualità di Grice, nel senso che i ter10
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mini positivi impiegati per descrivere i genitori ( " Un'ottima madre, un rapporto del tutto normale" ) non vengono supportati o vengono atti vamente contraddetti (''Non le dissi che mi ero rotto il braccio, sareb be andata su tutte le furie") . Questi soggetti spesso violano anche la massima della quantità, in parte perché dichiarano insistentemente di non ricordare. Quest'atteggiamento nel corso dell'intervista è collega to a un comportamento evitante nel bambino. Il trascritto viene giudicato preoccupatolinvischiato quando il par lante manifesta una preoccupazione confusa, rabbiosa o passiva nei confronti delle figure di attaccamento ed è notevolmente non collabo rativo. Le violazioni della massima di modo includono l'uso di un ger go psicologico ( ''Ci sarebbe molto materiale su mia madre" ) , di parole senza senso (''Lei era proprio dadadada" ) e di un linguaggio infantile ( ''Così io, io a cena mi nascondevo dai grandi " ) . I soggetti vengono identificati come preoccupati anche a seguito di violazioni della massi ma della rilevanza ( come quando alle domande sulle prime relazioni rispondono con descrizioni riferite al presente) e della quantità (quan do continuano a parlare ben oltre il loro turno di conversazione) . Un raro sottogruppo che appare estremamente angosciato per un trauma predomina fra i soggetti con personalità borderline (Fonagy et al. , 1 996; Patrick e t al. , 1 994 ) . I genitori giudicati preoccupati hanno in genere figli resistenti/ambivalenti. L'intervista è considerata disorganizzata a seguito di traumi o lutti ir risolti quando è caratterizzata da problemi nel controllo del ragiona mento (per esempio, quando la morte di una stessa persona è descritta come avvenuta in diversi momenti) o del discorso (per esempio, l'im piego improvviso di un frasario encomiastico, da " elogio funebre" ) . Questa mancanza d i controllo si osserva specificamente quando vengo no riportati eventi potenzialmente traumatici ed è evidente soprattutto nelle popolazioni clinicamente disturbate; inoltre, può rappresentare un'interferenza tra gruppi di ricordi normalmente distinti (come quan do per brevi momenti si parla di una persona morta come se fosse anco ra viva) o un'insolita fissazione su ricordi traumatici. Problemi di que sto tipo sono risultati connessi a un attaccamento infantile disorganiz zato in cinque campioni indipendenti (van IJzendoorn, 1995 ) . Infine, alcuni individui (definiti non classificabili) sono caratterizza ti dall'assenza di una strategia di discorso unitaria e dalla frequente al ternanza fra due stati mentali - preoccupato e distanziante - intrinse camente incompatibili. Oggi, una percentuale compresa fra il 7 e il 1 0 per cento dei trascritti dei soggetti appartenenti a campioni a basso ri11
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schio risulta non classificabile, mentre questo valore è notevolmente più alto nei campioni con disturbi clinici, tra gli individui che hanno commesso o subìto un abuso sessuale e tra i criminali con disturbi psi chiatrici (Hesse, 1996). Studi psicometrici condotti in diversi paesi hanno dimostrato che le categorie di attaccamento distanziante, sicura/autonoma e preoccupa ta sono stabili per un periodo variabile da uno a quindici mesi, sono indipendenti dall'intervistatore e non sono legate al livello intellettivo, alla desiderabilità sociale, alle capacità mnemoniche o linguistiche più generali. Così, nonostante il ruolo ricoperto dalla coerenza nell'attri buzione della categoria sicura/autonoma, gli individui con uno stato mentale sicuro non risultano più intelligenti degli altri (Bakermans Kranenburg, van IJzendoorn, 1 993 ) come pure, nonostante il ruolo ri coperto dalla mancanza di ricordi riguardanti le relazioni infantili con i genitori nell'attribuzione della categoria distanziante, i soggetti di stanzianti non hanno difficoltà a ricordare eventi impersonali (per una rassegna vedi van IJzendoorn, 1 995) . Il rapporto fra l o stile di attaccamento dei genitori e quello dei figli (tabella 1 . 1 ) è stato indagato da una meta-analisi condotta su diciotto campioni (854 diadi; van IJzendoorn, 1 995 ) , studiati attraverso il me todo di Main, Goldwyn e Hesse ( 1 982-2008). La corrispondenza glo bale tra la dimensione coerenza/incoerenza ( sicurezza/insicurezza) dell'intervista dei genitori e la sicurezza/insicurezza delle risposte alla Strange Situation in relazione a quel genitore è molto consistente, con un effect size di 1 .06. La corrispondenza tra genitore e figlio, rispetto a una classificazione sicura piuttosto che insicura, è in media del 75 per cento (70 per cento considerando tre categorie e 64 per cento conside rando quattro categorie) . Questa corrispondenza si presenta sia nei campioni ad alto rischio sia in quelli di ceto medio ed è altrettanto for te anche quando l' AAI viene condotta prima della nascita del primoge nito. La relazione tra l'AAI del genitore e il comportamento del figlio nella Strange Situation è necessariamente mediata dai modelli di cura; da una meta-analisi condotta su dieci campioni, incentrata sulla di mensione sicurezza/insicurezza della madre nell'AAI e sulla sua sensi bilitàlinsensibilità ai segnali del figlio, è risultato un effect size di . 72 (van IJzendoorn, 1 995) . Tre studi hanno analizzato l a relazione tra l a classificazione all'AAI dell'adolescente e del giovane adulto e il comportamento esibito dallo stesso soggetto verso la madre nella Strange Situation. Nel primo stu dio, che ha impiegato un sistema Q-sort nell'analisi delle interviste di 12
UNO SGUARDO GENERALE SULLA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
giovani tedeschi di sedici anni, non è emersa alcuna relazione diretta (vediJones, 1 996). Il secondo studio ha esaminato le classificazioni al l'AAI di giovani di diciassette anni provenienti da famiglie californiane " non tradizionali" (Hamilton, 1 995) , mentre il terzo ha analizzato gio vani di ventuno anni appartenenti a cinquanta famiglie di classe media del Minnesota (Waters, Vaughn, Posada et al. , 1 995) . Nello studio di Hamilton, il 77 per cento degli adolescenti, osservati da bambini con la madre nella Strange Situation, mostrava un corrispondente stato mentale (sicuro/insicuro) all'AAI. Nello studio condotto nel Minneso ta, il 78 per cento degli stati mentali dei giovani adulti poteva essere previsto in base allo stile di attaccamento mostrato nella prima infan zia, escludendo i soggetti che avevano vissuto eventi negativi (70 per cento di corrispondenza considerando l'intero campione) . Questi ri sultati erano stati in parte anticipati da uno studio condotto su settan tasette madri canadesi e le loro figlie adulte, nel quale era risultata una corrispondenza del 75 per cento per le categorie di attaccamento di stanziante, preoccupato e sicuro (Benoit, Parker, 1 994) . I risultati di questi studi longitudinali - di durata variabile dai sedici ai vent'anni - sono di grande interesse. Tuttavia, questi dati non do vrebbero essere interpretati come prova della stabilità o della conti nuità dei modelli di risposta, poiché il discorso coerente e collaborativo (sicuro) non corrisponde esattamente alla modalità di risposta sicura nella Strange Situation, incentrata sulla manifestazione di disagio a se guito dell'allontanamento della madre e sulla ripresa dell'esplorazione dopo il suo ritorno. In effetti, l'unica conclusione che possiamo trarre è la possibilità di prevedere il tipo di linguaggio usato nel racconto della propria vita a partire dal modello d'interazione impiegato nella prima infanzia. Va osservato, inoltre, che gli eventi di vita negativi preludono alla comparsa di un discorso incoerente e non collaborativo in adole scenti che erano stati bambini sicuri, e che il grado di imprevedibilità è troppo alto per avanzare ogni pretesa di precoce determinismo.
Conclusioni e suggerimenti per la ricerca futura Com'è noto, obiettivo della psicopatologia dello sviluppo è consi derare congiuntamente i soggetti sani e disturbati, prestando partico lare attenzione ai fattori di rischio o di protezione che influenzano il corso dello sviluppo (Carlson, Sroufe, 1 995 ) . Lo studio dell'attacca mento umano quindi si adatta bene a questa disciplina emergente. La 13
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descrizione normativa dello sviluppo dell'attaccamento è emersa dalla teoria di Bowlby, dalle estese osservazioni di Ainsworth sulle relazioni genitore-figlio sicure e da una serie di studi di follow-up tra cui quello di Egeland e Sroufe nel Minnesota, che mostrano una maggiore resi stenza nei bambini sicuri appartenenti a campioni ad alto rischio e di basso livello socioeconomico. Allo stesso tempo, altri lavori in questo campo hanno permesso di superare la dicotomia sicuro/insicuro rela tivamente ai fattori di rischio connessi alle relazioni, individuando tre forme distinte di attaccamento infantile insicuro. Mentre gli studi sulla genetica del comportamento contribuiscono sempre più alla comprensione dei processi psichici, resta da chiarire il ruolo dei fattori ereditari nell'attaccamento. Il grado in cui i fattori esperienziali e quelli ereditari influenzano la classificazione dei bambi ni nella Strange Situation può essere analizzato somministrando l'AAI a genitori in attesa di affidamento. Se anche in questo caso si osserva il 75 per cento di corrispondenza tra genitori e figli, si può escludere che i fattori ereditari abbiano un'influenza decisiva. A differenza dello sta to di attaccamento infantile, quello adulto potrebbe avere una notevo le componente ereditaria e l'indagine di questo tema potrebbe comin ciare con studi di gemelli monozigoti cresciuti separati. Per esempio, potremmo attenderci che, agendo indirettamente attraverso fattori co me l'intelligenza, le differenze di origine genetica concorrano a deter minare certi esiti evolutivi, quale la capacità di produrre risposte coe renti (sicure) all'intervista, anche quando il soggetto ha vissuto un'in fanzia difficile. Identificando lo stile di attaccamento dei genitori, sia biologici sia adottivi, di bambini con difficoltà di origine genetica, si potrebbero prevedere con maggiore precisione lo sviluppo e l'insorgenza di distur bi mentali ereditari come la schizofrenia. Inoltre, registrando gli eventi familiari precoci di cui si conosce l'influenza sull'attaccamento, si po trebbe determinare meglio la quota sostanziale di variabilità psicopato logica causata dagli aspetti "non condivisi" dell'ambiente familiare (Plomin, 1 995) . Per esempio, esistono prove che gli individui nati a me no di due anni dalla morte di un parente della madre hanno più proba bilità di ammalarsi di schizofrenia rispetto agli altri familiari (Walsh, 1978). Ciò fa pensare che i bambini nati proprio mentre il genitore sof fre le conseguenze di un grave lutto siano più predisposti a sviluppare una qualche forma di psicopatologia (per risultati analoghi relativi ai disturbi dissociativi vedi Liotti, 1 992) . Una buona percentuale di questi bambini verrà classificata come disorganizzata nella prima infanzia.
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UNO SGUARDO GENERALE SULLA TEORIA DELl:ATTACCAMENTO
Riguardo alle possibili relazioni fra attaccamento, fisiologia e bio psichiatria, negli adulti con uno stato mentale distanziante all'AAI si è osservato un notevole aumento della risposta psicogalvanica quando rispondono a domande relative alle separazioni dai genitori e al loro ri fiuto (Dozier, Kobak, 1 992; per un sistema Q-sort di analisi dell'AAI vedi Kobak, 1 993 ) . Altre interessanti ricerche potrebbero riguardare i cambiamenti nell'attività EEG o nel tono vagale quando bambini e adulti con un differente stato di attaccamento vengono esposti a sti moli (come una foto di famiglia; vedi Main, Kaplan, Cassidy, 1985 ) , si tuazioni o interviste che consentono di valutare l'attaccamento. Infine, potrebbero essere studiati gli agenti biochimici che influenzano speci ficamente gli stati mentali legati all'attaccamento, per esempio moni torando l'effetto della somministrazione a breve termine (tranquillan ti) e a lungo termine (antidepressivi) di tali sostanze sul cambiamento dello stile di attaccamento adulto. Oltre ai fattori genetici e agli altri fattori che concorrono all'insor genza dei disturbi mentali, possono essere individuati almeno cinque fattori di rischio legati all'attaccamento. Essi comprendono: (a) il falli mento nella strutturazione di un legame di attaccamento fra i sei mesi e i tre anni ( " deprivazione dalle cure materne" ) ; (b) le forme " organiz zate" di attaccamento insicuro; (c) le separazioni prolungate dalle fi gure di attaccamento o la loro perdita definitiva; (d) l'attaccamento di sorganizzato come risposta a maltrattamenti precoci; (e) l' attaccamen to disorganizzato come effetto sulla seconda generazione di un trauma vissuto dal genitore. I metodi che studiano l'attaccamento dopo la prima infanzia con sentono di esaminare con maggiore precisione questi fattori di rischio (come nel caso degli effetti delle perdite importanti sugli individui che, nella prima infanzia, mostravano differenti organizzazioni dell'at taccamento) . È possibile, inoltre, individuare le esperienze che interfe riscono con il corso evolutivo dell'attaccamento (oggi è possibile stabi lire se le forme di organizzazione dell'attaccamento classificabili pos sono svilupparsi nei soggetti deprivati della madre). Infine, si possono affrontare nuove intricate questioni riguardanti il rapporto fra attacca mento e psicopatologia. Gli individui che soffrono di disturbi disso ciativi dell'identità possono, per esempio, essere intervistati per deter minare se (a) uno o (b) più stati mentali classificabili in relazione all'at taccamento siano presenti fra le identità principali, e inoltre (c) se una delle identità esistenti appaia sicura. Inoltre, andrebbero condotti stu di sull'attaccamento in rapporto al contesto biologico, culturale ed 15
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ecologico (Hinde, Stevenson-Hinde, 1 99 1 ) , includendo anche il con testo familiare (Byng-Hall, 1 995 ; Marvin, Stewart, 1 990) e in effetti qualche lavoro empirico sta procedendo in questa direzione (Cowan et al., 1 996). Infine, poiché le risposte all'AAI sono strettamente con nesse con la capacità di infondere sicurezza a un'altra persona, i tera peuti che si differenziano nell'organizzazione dell'attaccamento po trebbero conseguire risultati diversi (Dozier, Cue, Barnett, 1994 ) .
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2 Mary D . Salter Ainsworth Un tributo al suo profilo umano e professionale
Mary Main
Mary Ainsworth era una donna esuberante, instancabile e piena di vita: amava le feste, il ballo, i libri, la musica, il whiskey, il tennis, il bridge, i cruciverba, il basket, i giochi da tavolo, la geografia e la me teorologia. Chi entrava nella sua casa a Charlottesville, dove abitava dal 1973 , notava subito che (come la sua precedente abitazione a Balti mora) era pulita, ordinata e accogliente; l'ospite veniva condotto in un'ampia veranda coperta dove lei trascorreva molte ore. In casa c'e rano molti divani e poltrone confortevoli, in tessuto di seta, tappeti orientali e dipinti da collezione di Herman Maril. I libri e gli articoli professionali in eccesso erano tenuti nel suo studio, dove c'era inoltre un'imponente libreria dedicata ai libri gialli. Come John Bowlby, rite neva importante concedersi un paio di mesi di vacanza l'anno, che tra scorreva al mare. Dagli anni Ottanta in poi, iniziò a lamentarsi del fat to che gli accademici, in generale, erano troppo presi dalle pubblica zioni e dalla ricerca di finanziamenti per le loro ricerche, a scapito del le cene e delle serate di gala. Negli anni in cui l'ho conosciuta, si curava molto, vestiva con gusto e amava i colori vivaci, e questo è in parte at tribuibile alla lunga analisi personale di cui parlerò tra breve. Nata nel l 9 1 3 , Mary Dinsmore Salter conseguì il dottorato presso l'Università di Taranto nel 1 939. Non fu Bowlby a far nascere in lei l'interesse per lo studio delle differenze individuali nel livello di sicu rezza, ma William Blatz, di cui era stata allieva, che aveva già elaborato una teoria incentrata sul concetto di sicurezza (Bretherton, 1992 ) . Nella sua tesi d i dottorato, intitolata "An evaluation o f adjustment ba sed on the concept of security" [Una valutazione dell'adattamento in base al concetto di sicurezza] , affermava: "Dove non c'è sicurezza in 17
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famiglia, l'individuo è limitato dalla mancanza di una base sicura cui fare affidamento" (Salter, 1 940, p. 45 ; corsivo aggiunto da Bretherton, 1 992) . Dopo aver conseguito il dottorato, Mary Salter prestò servizio presso il Canadian Women's Army Corps, conseguendo il grado di Maggiore. Raccontava che, una volta, per prepararsi a una parata mili tare prevista per il giorno successivo, in cui, senza preavviso, avrebbe dovuto marciare in testa, trascorse l'intera notte esercitandosi con il saluto militare e marciando a ridosso delle pareti del dormitorio. Fini ta la guerra, venne assunta come assistente all'Università di Toronto; in quel periodo collaborò con Klopfer a una revisione del test di Ror schach (Klopfer et al., 1 954) . Nel 1 950, Mary Dinsmore Salter sposò Leonard Ainsworth; tra il 1950 e il 195 3 lavorò a Londra con John Bowlby, nel ruolo di research associate. In quel periodo fu particolarmente colpita dalle notevoli doti di osservazione e di trascrizione del collega James Robertson (apprese nel corso del suo training presso l'Hampstead Clinic di Anna Freud), qualità che l'avrebbero influenzata anche negli anni a venire. Nel bien nio 1 954 - 1 955, accompagnò il marito in Uganda, dove condusse osser vazioni sulle interazioni fra madri e bambini nel loro contesto familiare (In/ancy in Uganda, 1 967) . Nel 1955 si trasferì a Baltimora, dove trovò impiego come clinica e psicodiagnosta presso lo Stephard Pratt Rospi tal, e venne poi assunta come lecturer e in seguito professar in Psicologia dello sviluppo alla Johns Hopkins University. Qui intraprese e com pletò il suo celebre studio longitudinale a breve termine, condotto su un campione di Baltimora, inteso a " replicare" le precedenti osserva zioni sull'interazione fra madre e bambino, nell'ambito del quale ela borò la tecnica osservativa della Strange Situation. Gli articoli in cui ve niva presentato lo studio condotto a Baltimora iniziarono a essere pub blicati verso la fine degli anni Sessanta, ma un resoconto complessivo, in forma di monografia, non sarebbe stato pubblicato che a distanza di molti anni (Ainsworth et al., 1978) . Essendosi sposata in età avanzata, non ebbe figli; inoltre, negli anni in cui viveva a Baltimora, divorziò. Nel 1 973 , Mary Ainsworth si trasferì al dipartimento di Psicologia dell'Università della Virginia, a Charlottesville, finché, riluttante, andò in pensione all'età prevista di settant'anni. Subito dopo decise di im parare a codificare e a classificare l' Adult Attachment Interview (George, Kaplan, Main, 1984, 1 986, 1 996; Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008) e il sistema di codifica delle risposte del bambino a sei anni al ricongiungimento con il genitore (Main, Cassidy, 1 988) . Nel suo ul timo studio empirico, portato a termine all'età di settantasei anni, re18
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plicò e ampliò i suoi lavori precedenti, mettendo in relazione attacca mento adulto e infantile (Ainsworth, Eichberg, 1 99 1 ) . Sette anni do po, nell'agosto 1998, con sua grande soddisfazione ricevette il più alto riconoscimento scientifico dell' American Psychological Association. Morì nel marzo 1999, in seguito a una grave emorragia cerebrale. Mary Ainsworth è stata mia docente alla johns Hopkins University, e da allora siamo state unite da amicizia, oltre che dal rapporto profes sionale, fino alla sua morte, sopraggiunta a Charlottesville quando ave va ottantacinque anni. Il profilo umano e professionale e le riflessioni che seguono non sono state controllate in modo accurato e, anzi, a vol te deliberatamente, non ho consultato le fonti biografiche. Si basano, ovviamente, sul mio ricordo personale di Mary Ainsworth, ma riporto anche alcuni suoi ricordi personali. Mary Ainsworth nacque in una famiglia americana di ceto medio, che viveva a Glendale, nell'Ohio. Era la maggiore di tre figlie; il padre, un abile uomo d'affari, nel 1 9 1 8 si trasferì con l'intera famiglia a To ronto. Per quanto ne sappia, la sua infanzia non fu segnata da separa zioni traumatiche, lutti precoci, episodi di violenza familiare né abusi fisici o emotivi. I problemi familiari, pur presenti, ricadevano nella sfe ra della negligenza e dell'insensibilità, ma senza in alcun modo rag giungere livelli traumatici. Sotto questa luce, è di particolare interesse che sia stata proprio Mary Ainsworth ad aver tracciato nei dettagli il si stema relativamente equilibrato e contenuto delle tre "organizzazioni di base dell'attaccamento" che si osservano nei bambini piccoli di fa miglie normali in risposta alle interazioni ripetute con madri che pos sono variare nel loro grado di sensibilità, pur senza arrivare al punto di traumatizzare i figli. Inizierò questo saggio riportando i miei primi ricordi di Mary Ain sworth, che fanno riferimento, naturalmente, a quando ero sua allieva. In seguito descriverò in sequenza le sue tre ricerche più importanti, in frammezzando il discorso con riflessioni riguardanti la sua persona e la sua vita. Per familiarizzare il lettore con la sua personalità e le sue idee, riporterò molte citazioni tratte dai suoi scritti. Indicativamente, credo di aver conosciuto Mary Ainsworth appena dopo la conclusione della sua analisi, e oggi ritengo probabile che questa abbia influenzato lo sviluppo delle nuove direzioni di ricerca su madre e bambino che hanno caratte rizzato lo studio condotto a Baltimora. Pertanto, il presente saggio alter n a ricordi propri di Mary Ainsworth, e aspetti della sua vita che mi ha raccontato, con una panoramica informale sulla sua opera. Inizierò dal periodo in cui ho imparato a conoscerla nel corso del mio dottorato. 19
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Insegnante e mentore È usanza iniziare un tributo come questo descrivendo il primo in contro con la persona che si celebra. Avevo fatto domanda per il corso di Psicologia della Johns Hopkins University di Baltimora, interessata all'opera di Noam Chomsky e per nulla allo studio dei lattanti. Il mio unico obiettivo era quello di specializzarmi in psicolinguistica, princi palmente in rapporto all'enfasi di Chomsky sulla capacità umana di formare frasi mai udite o pronunciate prima, e sulla generazione di fra si grammaticalmente corrette attraverso processi basati su regole che non siamo in grado di descrivere. La formazione che avevo ricevuto al college, il St. John di Annapolis, non includeva la psicologia - se si esclude l'opera di tre filosofi considerati psicologi dal collegio dei do centi che selezionava i nostri testi, Kant, Locke e Kierkegaard, e un paio di saggi di Freud - prevedendo invece lo studio delle scienze "esatte" (astronomia, biologia, meccanica, fisica e chimica), della ma tematica, del greco antico e dei classici. Tuttavia, essendo poco incline a parlare durante le lezioni universitarie, che prevedevano votazioni basate esclusivamente sulla partecipazione verbale, feci domanda por tando in dote una serie di voti molti bassi rispetto a tutti i corsi, salvo i pochi che richiedevano esami scritti. Solo una docente che non avevo mai incontrato prima, che in quel periodo era in aspettativa a Stanford, fu disposta a chiudere un occhio e, considerando positivamente il mio curriculum accademico come segno di ampiezza di interessi, mi ac cettò come studentessa. A ogni modo, la Johns Hopkins si basava su un sistema di tirocinio, e sarei stata ammessa solo dimostrando che ero a mia volta disposta a incentrare la tesi sull'attaccamento, e in partico lare sul comportamento dei bambini sottoposti alla Strange Situation. Trovavo questa offerta per nulla allettante, ma mio m arito, che già era professore di filosofia, mi disse che ci si può accostare a un settore di ricerca in molti modi, e che, lavorando con i bambini, �vrei potuto riavvicinarmi al mio campo di interesse, il linguaggio. Perciò, riluttan te, accettai l'offerta. Qualche mese dopo, incontrai la mia futura docente nei corridoi del l'università, e devo dire che non mi piacque. Aveva cinquantacinque an ni, e mi ricordava la preside di un liceo. Ero la sua seconda dottoranda. Cambiai però opinione nei due anni successivi, nello stesso perio do in cui Mary Ainsworth iniziò ad attirare studenti di grande valore, tra cui - per nominare solo alcuni che ho incrociato nei miei quattro anni di dottorato e con i quali sono rimasta in contatto - Mary Blehar, 20
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Inge Bretherton, Alicia Lieberman ed Everett Waters. Insieme a que sti e ad altri suoi studenti e post doc, l'avevo conosciuta proprio quan do era alle prese con un problema scientifico di grande rilievo, che era determinata a risolvere. Nello specifico, terminando la raccolta dei dati relativi a un anno di interazioni di ventisei diadi madre-bambino di Baltimora, aveva notato differenze impreviste nella risposta dei bambini di un anno a una nuova procedura che poneva madre e bam bino in un contesto di laboratorio non familiare, e prevedeva due se parazioni e due ricongiungimenti con la madre. Se la maggioranza dei bambini - in seguito chiamati sicuri - si comportava come previsto da lei (e da Bowlby) , alcuni rispondevano diversamente, ricordando in molti casi i bambini appena più grandi osservati da Robertson, Bowlby, Heinicke e Westheimer al ricongiungimento con le madri in s eguito a lunghe e traumatiche separazioni (Robertson, Bowlby, 1 95 2 ; Heinicke, Westheimer, 1 966; Bowlby, 1 973 ) . Ainsworth era convinta che u n qualche aspetto dell'interazione quotidiana tra madre e bambino - non separazioni traumatiche o altre esperienze sconvolgenti - avesse generato i prodromi di una risposta difensiva in sei di questi bambini (in seguito chiamati insicuro-evitan ti) , che, di fatto, non tradivano alcuna emozione durante la separazio ne, erano orientati esclusivamente sui giocattoli, e ignoravano le madri al loro ritorno. Andava inoltre trovata una spiegazione per il compor tamento di un numero ancora minore di bambini (in seguito definiti insicuro-resistenti!ambivalenti) caratterizzati da manifestazioni emoti ve confuse e spesso violente, che riportavano notevoli difficoltà a con centrarsi su qualcos' altro che non fosse la madre. Quest'ultima forma di comportamento insicuro, in realtà, l'aveva già incontrata in Dganda, mentre l'elusione anaffettiva della madre era un fenomeno nuovo. Mary Ainsworth riteneva che le registrazioni in forma di narrazioni delle interazioni quotidiane tra madri e bambini rappresentassero la chiave per risolvere il problema. D'altra parte, era opinione di molti (all'inizio anche di John Bowlby) che un bambino di dodici mesi, so prattutto se non aveva subìto alcun trauma, era troppo piccolo per mostrare comportamenti complessi riconducibili a difese. Gli allievi di Ainsworth di quel periodo avevano dunque il privilegio di collaborare con una docente alla ricerca di quella che considerava la risposta a un problema di grande importanza per la psicologia clinica ed evolutiva. Inoltre, era settimanalmente in contatto, attraverso lettere e manoscritti, con l'amico e mentore John Bowlby, e la corrispondenza accademica intercorsa fra loro ha rappresentato una parte importante 21
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della sua e - indirettamente - della nostra vita. Le sue lettere (quando non erano dattiloscritte) erano scritte a mano con inchiostro verde, con una calligrafia elegante, abbastanza ampia, mentre le sue risposte (quan do non erano dattiloscritte) erano scritte con una calligrafia sottile, più piccola ma ugualmente elegante. Ai suoi allievi dava l'impressione, cre do, di essere in corrispondenza con un grande uomo, il cui valore non era stato ancora riconosciuto (non ci disse però che era anche una figu ra molto controversa). Sapevamo, comunque, che considerava Bowlby come il padre di una grande teoria, che veniva presentata nel primo vo lume della sua "trilogia" (I.;attaccamento alla madre, 1 969). In quel pe riodo egli le stava inviando, in successione, i capitoli del secondo volu me (La separazione dalla madre, 1 97 3 ) , perché lei li sottoponesse a meti colosa verifica. Condivideva con noi la lettura di questi capitoli, e gli re stituiva le sue osservazioni. Occasionalmente gli inviava i nostri lavori, e Bowlby li leggeva e commentava con cura. I dottorandi l'assistevano, naturalmente, nella didattica oltre che nella ricerca, e io stessa collaborai alle lezioni per il corso universitario di Psicologia dello sviluppo. Richiedeva agli studenti di leggere i se guenti testi: La nascita dell'intelligenza di Piaget ( 1936) , il Compendio di psicoanalisi di Freud ( 193 8) e il primo volume della trilogia di Bowlby, I.;attaccamento alla madre ( 1 969) . Era esplicitamente dell'opinione che gli studenti dovessero appren dere accuratamente il materiale che veniva loro proposto prima di po ter scrivere dei saggi o sviluppare nuove idee, e quindi agli esami era interessata a verificare quanto ricordassero gli studenti di quanto ap preso, oltre alle loro riflessioni personali. Cosicché, interpellata dal l' amministrazione per chiarire come mai avesse bocciato un terzo dei munifici studenti della Hopkins nel suo corso, rispose che sarebbe sta ta lieta di farlo ancora finché non le avessero dimostrato di aver impa rato nei dettagli le nozioni necessarie a padroneggiare la materia. Al pari di teoria dell'attaccamento, psicoanalisi e p�icologia cogniti va, Ainsworth riteneva importanti l'etologia (lo studio del comporta mento degli animali nel loro contesto naturale) e la teoria dell'evolu zione, e sebbene si rammaricasse di non aver tempo per aggiornarsi su queste materie come avrebbe voluto, incoraggiava i suoi allievi a segui re corsi in queste discipline. Ainsworth ammirava non solo l'opera di Darwin, ma anche i lavori di Lorenz, Tinbergen e Robert Hinde, di cui prese a modello il volume del 1 966 sul comportamento degli animali. Mary Ainsworth era con noi molto socievole dato il suo ruolo: ci in vitava regolarmente a casa sua la sera, ci portava con lei a pranzo o ai 22
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cocktail del club della facoltà e accettava i nostri inviti a cena. Amava far tardi la sera, e non di rado metteva un brano di Nana Mouskouri, schioccando in alto le dita e invitandoci a seguirla in quella danza gre ca. Non aveva però l'età per fare la ragazzina, e non cercava di emular ci. Allo stesso tempo, anche se avrebbe potuto essere nostra madre, come mentore non era particolarmente materna, essendo poco incline a lasciarsi coinvolgere sul piano personale. Occasionalmente ci parla va della sua vita, ma in genere non s'interessava alle nostre vicende personali. Mary Ainsworth ha rappresentato un modello di discreto femmini smo. Per quanto non la ricordi, mai una volta, sfacciata, sgradevole o scortese con qualcuno, aveva una fiducia in sé che le permetteva di su perare ogni pesante ingerenza. Per esempio, un giorno, dopo aver consultato un certo numero di cartelle del personale, scoprì con disap punto che, senza alcuna spiegazione logica, veniva pagata molto meno dei colleghi maschi di pari livello accademico. Armata di un breve pro spetto con calcoli e tabelle, si rivolse all'impiegato addetto e senza creare scompiglio ottenne l'aumento. Al suo arrivo alla Hopkins, le donne non erano ammesse al club della facoltà. Senza clamori, riuscì a ottenere questo privilegio semplicemente sedendosi, un giorno, al ta volo centrale (indossando il suo tailleur migliore e un corsage di rose1) finché, alla fine, venne servita. Dopo quest'episodio, sapeva di aver creato un precedente; iniziò quindi a portarvi a cena le sue molte allie ve. In ciascuno dei due esempi citati, come pure a seguito dei numero si attacchi al suo lavoro scientifico subiti nel decennio successivo, mantenne sempre, in pubblico, il suo contegno signorile, persino un po' "militare" . In privato spesso usciva dai gangheri: si spazientiva e si alterava di fronte a queste critiche malevole, che proprio non digeriva. Mary Ainsworth, come mentore, aveva parecchie qualità che, alme no nel complesso, la rendevano straordinaria. In primo luogo, non si limitava a invitare i suoi allievi a essere più autonomi, ma esigeva ben altro; anziché utilizzare i suoi dati già raccolti per la tesi, lo studente doveva pianificare e condurre un progetto di ricerca completo, sele zionare il proprio campione e cercare di pervenire a nuove conclusio ni. Secondo, era convinta che la carriera accademica non fosse tutto nella vita. La ricordo discutere animatamente con diversi professori ir ritati dal fatto che una dottoranda, ormai giunta alla tesi - con tutto il l. Il corsage di fiori, negli Stati Uniti, è indossato dalle donne al polso, in vita o sulla spalla in occasione delle cerimonie accademiche formali. [NdT]
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tempo che la facoltà aveva investito per formarla - aveva deciso di la sciare l'università per sposarsi e metter su famiglia. Ainsworth sostene va che la facoltà non avesse titolo per obiettare su una scelta di vita tanto importante, e che, in generale, l'amore a volte potesse ragione volmente venire prima di un dottorato. E poi, che diamine, se i docenti avevano dedicato tanto tempo a questa studentessa erano pagati per farlo, e lei non doveva certo sentirsi in debito per questo. Terzo, metteva per iscritto le nostre idee migliori per evitare di di menticarle o di pensare di averle avute lei. Quarto, era molto attenta al nostro lavoro, e nel mio caso trascorse molti pomeriggi e molte sere, nella deliziosa veranda coperta che circondava la sua casa di Baltimo ra, per porre rimedio alle molte pecche della mia tesi di dottorato. Dopo i primi due anni, in cui imparai ad amare e ad ammirare sem pre più Mary Ainsworth, non rimpiangendo affatto il mio passaggio obbligato dalla linguistica all'attaccamento infantile, entrai in una fase di conflitto con la mia docente e con la mia futura professione, e devo dire che il sentimento fu reciproco. Da parte sua, seppi che aveva det to (purtroppo a ragione, ma all'epoca rifiutavo di ammetterlo) che ave va il terrore di inviarmi in visita nelle case di Baltimora, perché ero praticamente incapace di intrattenere una benché minima conversa zione, e il meglio che avrei potuto chiedere a queste donne era la loro opinione su Spinoza. Inoltre, si dichiarava colpita di quanto fossi con vinta, nella mia carriera accademica, di avere un cucchiaio d'argento in bocca/ ed era stanca dell'alta opinione che avevo di me stessa. Quanto a me, ricordo che pensavo che l'attaccamento era noioso, che avrei voluto occuparmi di psicolinguistica, che Mary Ainsworth era noiosa, e che la sua Strange Situation era noiosissima. Dalla natura di queste rimostranze, possiamo purtroppo dedurre che anche la sua se conda opinione non fosse infondata. Durante questo periodo, che durò circa un anno, non mi capitò mai di portare queste lamentele alla sua diretta attenzione, o a quella di qualcuno che lei ritenesse importante, e oggi so che lei avrebbe fatto lo stesso e che, all'occorrenza, mi avrebbe difesa, aiutata e protetta. Una volta mi confidai con Roger Webb, un giovane docente della facoltà con uno spiccato senso dell'onore che, ero certa, non ne avrebbe par lato con nessuno. Dopo essersi sforzato di restare serio, sorrise e mi disse che era straordinario che stessi attraversando un periodo di ri bellione adolescenziale a quell'età, e per quanto opporsi all'immagine 2. L'espressione indica chi si ritiene privilegiato e predestinato a fare grandi cose. [NdT]
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perfetta del proprio docente potesse avere una qualche utilità accade mica, mi consigliò di continuare a tenere la bocca ben chiusa e di non fare sciocchezze. Feci come mi aveva suggerito, e anche se per un anno io e Mary Ainsworth fummo entrambe sul punto di perdere le staffe, rim anemmo comunque entro i limiti di un rapporto civile. Pertanto, visto che non ci furono particolari "sfuriate" , e che non arrivammo mai a uno scontro diretto, oggi non posso indicare un mo mento di riconciliazione o un episodio che abbia segnato la fine di quel periodo. Semplicemente la tensione calò, ed era ormai svanita da più di un anno quando Mary Ainsworth, al ricevimento che diede per festeggiare la mia partenza per Berkeley, mi presentò scherzosamente con l'oggetto che, secondo lei, portavo con me sin dalla nascita: owia mente, un cucchiaio d' argento.3
Vita e opere Nell'agosto 1 998, all'età di ottantaquattro anni, Mary Ainsworth fu insignita dall'American Psychological Association non solo del Men toring Award (per la creatività e la produttività dimostrate, oltre che per l'ammirazione e l'affetto dei suoi molti allievi) , ma anche del più alto riconoscimento che viene dato annualmente, il Golden Award per i meriti scientifici di una vita. Per motivi di salute non poté partecipare alla cerimonia, ma inviò una videocassetta con i suoi ringraziamenti. Era entusiasta del premio: si dichiarò "molto felice " , e aggiunse: "Avrei voluto riceverlo prima, perché adesso non ricordo metà delle cose per le quali dicono che sono stata premiata" . Il lavoro di Mary Ainsworth sull'attaccamento è stato naturalmente influenzato dalle teorie di John Bowlby e, tramite quest'ultimo, dalla tradizione etologica, secondo cui le caratteristiche di una specie pos sono essere comprese solo attraverso osservazioni compiute nel suo contesto naturale (anziché in un contesto sperimentale o di laborato rio) . È per questa ragione che i suoi studi longitudinali (entrambi du rati un anno; il primo condotto in Uganda, il secondo a Baltimora) si basavano su osservazioni non strutturate condotte in un contesto fa miliare. Perciò, quando si critica l'attuale ricerca sull'attaccamento per essere troppo sperimentale (per esempio, nel caso della Strange Situa tion) o, più di recente, per basarsi troppo su interviste (per esempio, 3. Vedi nota precedente. [NdT]
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nel caso dell'Adult Attachment Interview) a scapito di un approccio naturalistico, bisognerebbe ricordare che, nell'impiego di tali proce dure, le ricerche successive nel campo sono rimaste saldamente anco rate alle osservazioni naturalistiche condotte in origine da Ainsworth (nello studio longitudinale condotto a Baltimora, almeno settantadue ore complessive per diade). Sono stati condotti inoltre molti studi, in seguito, che hanno confermato il legame esistente fra la risposta alla Strange Situation nella prima infanzia (oltre alle risposte dei genitori all'AAI) e il comportamento a casa di genitore e bambino.
Lo studio condotto in Uganda: interazionefra madre e bambino e livello di sicurezza del bambino nel contesto familiare Le prime osservazioni di Ainsworth sull'interazione fra madre e bambino ebbero luogo in Africa, in un periodo di nove mesi a caval lo fra il 1 954 e il 1 955 . Vennero studiati ventisei madri e ventotto bambini (due coppie di gemelli) ; l'età dei bambini variava dai zero ai due anni, ma, al fine di studiare lo sviluppo graduale dell'attaccamen to, lei si concentrò sulla fascia d'età dai due ai quattordici mesi. Il li bro risultante da questo lavoro, Infancy in Uganda ( 1 967) , include una descrizione etnografica del luogo della ricerca, un paese vicino a Kampala, e delle usanze praticate dalle madri nell'educazione dei fi gli; contempla inoltre una serie di studi di caso, ciascuno accompa gnato da splendide e istruttive fotografie di madri e bambini scattate da Ainsworth stessa (un'eccellente fotografa). Qui Ainsworth offre per la prima volta una descrizione sistematica dei molteplici segnali che indicano lo sviluppo di un attaccamento incentrato su una perso na specifica (nella quasi totalità dei casi la madre; solo in un caso il padre) : il bambino si mostrava attaccato differenziando il sorriso e il pianto secondo le persone, piangendo in assenza della madre, se guendola, nascondendole il volto in grembo, " aggrappandosi" a lei, alzando le braccia o battendo le mani per salutarla al suo ritorno, e (probabilmente gli aspetti di maggiore importanza teorica) conside rando la madre come base sicura nelle sue esplorazioni e ritornando a colei che considerava il suo "rifugio sicuro ". In Infancy in Uganda, Ainsworth presenta inoltre le sue prime ri flessioni riguardo alle origini delle differenze individuali nella qualità della relazione del bambino piccolo con la madre (sicura, insicura o implicante un attaccamento assente), identificata direttamente attra26
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verso osservazioni condotte a casa. In In/ancy in Uganda, i bambini erano definiti sicuri nel loro attaccamento alla madre se piangevano poco, tranne in caso di separazione o di problemi fisici, e se alla pre s enza della madre apparivano particolarmente contenti e capaci di considerarla una base sicura nelle loro esplorazioni (n = 1 7 , questa de scrizione si accorda bene con il comportamento a casa dei bambini de finiti sicuri nello studio condotto a Baltimora) . I bambini erano definì ti insicuri quando piangevano molto, anche se tenuti in braccio, si agi tavano e restavano attaccati alla madre e sembravano incapaci di usar la come base sicura nelle loro esplorazioni (n = 7 ) . Questa descrizione si accorda bene al comportamento a casa e alla Strange Situation dei bambini che sarebbero stati definiti insicuro-resistenti/ambivalenti nelle Strange Situation condotte a Baltimora - ma si accorda anche in parte al comportamento a casa, ma non nella Strange Situation, dei bambini denominati insicuro-evitanti. In cinque bambini, infine, ven ne ravvisata assenza di attaccamento in quanto mancava l'aspetto diffe renziale del comportamento di attaccamento: è possibile che si trattas se, in realtà, di bambini evitanti (secondo la definizione del termine coniata in seguito) o non classificabili, secondo la terminologia intro dotta da Main e Weston ( 1981 ) (ma è anche possibile che nei più pic coli semplicemente non si fosse ancora formato un legame di attacca mento, proprio come indicato da Ainsworth) . Personalmente, sono stata particolarmente colpita d a quattro aspet ti di questo libro. In primo luogo, per come sono presentati i casi, il lettore può riconoscere immediatamente la natura universale dell'inte razione fra madre e bambino, anche in un contesto come l'Uganda in cui i modi di vestire, di vivere e di costruire le case (in genere con fan go, graticcio e pavimenti di terra battuta) sono profondamente diversi dai nostri. Un secondo aspetto legato al primo è che Ainsworth descri ve i bambini e le loro madri usando una scrittura abbastanza comune, rinunciando a ogni linguaggio accademico o specialistico, un'abitudi ne che aveva appreso daJames Robertson (che, a sua volta, l'aveva mu tuata da Anna Freud) e che trasmise ai suoi assistenti nel corso delle ri cerche successive. Terzo, riferendosi ai bambini giudicati insicuri, Ainsworth cerca di analizzare le condizioni di vita delle madri, spesso afflitte da enormi problemi sociali ed economici. Intende sottolineare che, in tali circostanze, un comportamento materno ottimale o anche solo soddisfacente può essere impossibile. Quarto, lei ha osservato bambini sicuri trasformarsi in insicuri e viceversa, un'eventualità che Bowlby considerava abbastanza scontata (Robertson, Bowlby, 1 952; 27
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Bowlby, 1969, 1973 ) 4 ma che, stranamente, viene spesso ritenuta poco probabile dai non addetti ai lavori. Alcuni brani tratti dai casi studiati ( 1 963 ) possono servire a illustra re ciascuno di questi quattro punti. Comincerei dalla descrizione di William, un bambino classificato sicuro (pp. 1 12 - 1 13 ) : William era stato allevato diversamente, sebbene anche suo padre viaggiasse tanto spesso da essere a casa solo occasionalmente. Era il più piccolo di dieci bambini, cui si aggiungeva un fratello adottivo. La ma dre, da sola, aveva cresciuto tutti questi bambini, coltivato e preparato il loro cibo, confezionato molti dei loro vestiti, e badato alla casa di fan go e paglia, arredata con gusto e abbellita da un giardino fiorito. Era una donna serena e pacata, che riusciva a parlare tranquillamente con noi, a dedicare del tempo a scambi giocosi e intimi con William, e inol tre a badare alle necessità degli altri figli. [. .. ] Usava una carriola come carrozzino per William, adagiandolo su candidi panni di cotone bian co. La carriola poteva essere spostata in vari luoghi - fuori del giardino dove lavorava la madre o all'ombra di un albero quando gli altri bambi ni giocavano, ma mai fuori della vista di una persona responsabile.
Un altro bambino sicuro era Paulo, sebbene, osservando i fratelli mag giori, Ainsworth si chieda se resterà tale anche in futuro (pp. 1 1 1- 1 12): Paulo era u n bambino bello, sano e molto tranquillo, che aveva con la madre un rapporto diadico esclusivo, pur dividendola con due sorel le di due anni e mezzo e cinque. Il padre era un tecnico relativamente istruito, che poteva tornare a casa solo una volta al mese. Avevano ab bastanza denaro da assumere due uomini per aiutare nel lavoro nell'or to, poiché la madre non aveva nessuno a cui lasciare i bambini quando lavorava. Era una madre affettuosa, che dedicava a Paulo molto tempo, forse a discapito del rapporto con la secondogenita, che appariva insi cura, timida, piagnucolosa e mostrava uno scarso appetito. ,
Nella " discussione" con i colleghi riportata in appendice all'artico lo, Ainsworth pone a confronto Paulo e William nei seguenti termini (pp. 138- 139): Due bambini del mio campione, Paulo e William, rientrano entram bi nel gruppo con un attaccamento sicuro. Tuttavia la prognosi sulla lo4. Per esempio, dieci anni dopo Bowlby scriverà che "il periodo durante cui viene più facil mente attivato il comportamento di attaccamento, cioè quello che va dai sei mesi ai cinque an ni circa, è anche il più importante per la formazione delle aspettative circa la disponibilità del le figure di attaccamento. Nonostante ciò, la sensibilità a questo proposito persiste per tutto il decennio successivo ai cinque anni di età, anche se in un grado che va continuamente dimi nuendo con il trascorrere degli anni della fanciullezza" (1973, p. 259).
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ro salute mentale differisce se si prende in considerazione anche il com portamento della madre con gli altri bambini della famiglia e la loro ri sposta. La madre di William ripartisce il suo tempo e il suo affetto fra tutti i figli, mentre quella di Paulo si dedica quasi esclusivamente al bebè, al punto che i fratelli più grandi si sentono trascurati e rifiutati. Questo è solo un esempio di come la relazione fra attaccamento infan tile e salute mentale sia tutto fuorché semplice.
Passiamo ora alla descrizione di un bambino caratterizzato da un attaccamento insicuro (p. 1 15 ) : Muhamidi disponeva della madre quasi esclusivamente per s é e svi luppò un attaccamento molto intenso nei suoi confronti, attaccamento che tuttavia era insicuro [. . . ] . La madre di Muhamidi lo pòrtava con sé ovunque, e persino nell'orto lavorava tenendolo a tracolla. Non lo la sciava con nessun altro se non per assenze temporanee. Ma era una donna infelice, con gravi problemi; [. .. ] aveva da poco perso un bambi no di quattro anni, e un altro figlio di cinque anni [a causa di una grave malattia] . In seguito, emerse che anche la relazione con il marito era as sai problematica; lui pretendeva non solo che coltivasse l'orto, ma che lo aiutasse anche con il raccolto di caffè destinato a:lla vendita, e lei non aveva alcun sostegno per i suoi bambini, che avevano bisogno di cure continue. Sentiva il mondo crollarle addosso. Quando Muhamidi compì sette mesi, la donna lasciò il marito e andò a vivere a casa di suo padre, in una famiglia molto complicata con tante giovani mogli e innumerevoli bambini. La donna non poteva con tare sull'aiuto di sua madre, che viveva altrove, e il padre, pur mostran dole il suo affetto, era sempre indaffarato. Le mogli, poi, erano gelose di lei. In realtà, in quella famiglia si sentiva fuori posto. C'erano altre persone in quel contesto che avrebbero potuto aiutarla, ma nessuna lo fece realmente.
Tnfìne, quella che segue è la descrizione di un bambino "ancora più insicuro " , Sulaimani, da cui risulta chiaramente che Ainsworth ritene va che cambiamenti in positivo delle condizioni di vita della madre po tessero trasformare un bambino insicuro in sicuro ( p p . 1 16-1 1 7 ) :5 5. Vorrei tuttavia precisare che, sebbene la sua capacità di calare nel loro contesto le madri Ganda di bambini insicuri possa aver accentuato una certa propensione generale a mostrare comprensione per i problemi degli stessi genitori, non sempre riusciva a mantenere questo pro posito, e talvolta poteva spazientirsi di fronte all'insensibilità di un genitore. Se, osservando un fil mato, le facevo notare l' atteggiamento apparentemente disinteressato di un padre che disto glieva lo sguardo dal figlio spaventato, che piangeva rannicchiato sotto una sedia, non c'erano per lei interpretazioni che tenessero sui possibili problemi dell'adulto: semplicemente, si sca gliava contro il monitor gridando: "Fa' qualcosa, brutto idiota ' " ·
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Anche più insicuro era Sulaimani [. . . ] . La prima moglie, senza figli, era una donna grossa e opprimente. La madre di Sulaimani era invece una ragazza esile, che non aveva ancora compiuto vent'anni. Questo era il suo primo bambino, e nessuno dei due stava bene. Doveva svolgere la maggior parte del lavoro nell'orto, ma nessuno si occupava in modo adeguato di Sulaimani quando era via. [ . .] Piangeva così tanto che la madre non sapeva che fare. A volte era tenera e indulgente, altre volte si mostrava rude e irritata nel modo in cui lo prendeva in braccio, lo met teva a tracolla o lo scuoteva. Poteva !asciarlo piangere per ore. [. .. ] Quando Sulaimani compì otto mesi, la madre e la prima moglie ven nero alle mani, e la giovane ne uscì fuori malconcia, piena di lividi e con un grosso occhio nero. Alla nostra visita successiva, la prima moglie se ne era andata e la madre di Sulaimani ci disse che il bambino non piangeva più così tanto - anche se lei, per prima, non rawisava un particolare lega me fra questi due elementi. Da allora Sulaimani sembrò più sereno [ . . . ] . .
Nei suoi primi tentativi di categorizzare gli aspetti del comporta mento materno che potessero contribuire a spiegare le differenze nel grado di sicurezza del bambino, Ainsworth si mostrò interessata e di sponibile a riconsiderare le ipotesi sostenute in precedenza che non avevano ricevuto conferma. Perciò, delle otto variabili emerse dalle sue osservazioni (condotte in assenza del controllo di un secondo os servatore) che avrebbero potuto essere legate al livello di sicurezza del bambino, la maggior parte non mostrò tale correlazione, incluso il ca lore materno (probabilmente la variabile che invece dava più per scon tata). Le variabili che mostrarono una relazione minimamente accetta bile rispetto al livello di sicurezza furono il piacere riportato dalla ma dre nell'allattare il bambino al seno (p < .05 ) , la quantità di cure che for niva personalmente al bambino (p < .05 ) e, a un livello di significatività appena maggiore, la capacità della donna difornire informazioni all'in tervistatore (p < .01 ) . Per queste ragioni, nel libro Ainsworth si mantiene s u un piano pre valentemente descrittivo, raccogliendo una serie di casi individuali e tracciando lo sviluppo dell'attaccamento di questi bambini; resta co munque interessata a scoprire quali variabili legate alla madre correlino con il livello di sicurezza del bambino. Nonostante l'assenza del con trollo di un secondo osservatore, la maggior parte delle variabili da lei ipotizzate mostrò di non essere correlata con la sicurezza infantile, e i li velli di associazione, quando presenti, non erano certo impressionanti. A mio parere, tuttavia, questi primi risultati hanno tre importanti implicazioni. In primo luogo, abbiamo potuto riscontrare che la più ovvia delle variabili riguardanti la madre, il " calore materno" - ovvero 30
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la facilità con cui tiene in braccio il bambino, gradisce il suo contatto e gli dimostra affetto6 - non è in relazione con il livello di sicurezza del bambino, un risultato negativo che Ainsworth verificherà ancora a Baltimora (anche in questo caso non emergerà alcuna relazione con il livello di sicurezza del bambino, stavolta valutato all'interno della Strange Situation) . Purtroppo questa è probabilmente la prima qualità materna indagata in quasi ogni studio sull'interazione madre-bambi no. Ne deriva che il ricercatore che indaghi la relazione tra " sensibi lità" materna e sicurezza del bambino senza utilizzare le scale elabora te da Ainsworth a Baltimora trova solo una minima relazione, proprio perché si sta concentrando soprattutto sul "calore" materno.7 In secondo luogo, osserviamo relazioni solo modeste e poco rile vanti fra le variabili riguardanti la madre e quelle riguardanti il bambi no, anche quando sono presenti associazioni significative, persino in osservazioni di orientamento clinico e in assenza del controllo di un secondo osservatore. Oltre a sottolineare la grande onestà di chi ha condotto le osservazioni, questo fatto suggerisce una volta ancora che le variabili associate con il livello di sicurezza del bambino non sono in genere le più ovvie. Tuttavia, forse in parte in funzione del suo cre scente interesse per la psicologia cognitiva e del suo trasporto accade mico e personale per la psicoanalisi, il rapporto fra variabili materne e sicurezza dell'attaccamento del bambino sarà nuovamente indagato nello studio condotto a Baltimora. Qui le differenze individuali nel grado di sicurezza infantile si riveleranno strettamente legate all'assen za di processi difensivi nella madre, alla consapevolezza dei propri sentimenti e impulsi, e al suo interesse per ciò che pensa e prova il bambino. Infine, notiamo come il maggiore aspetto correlato alla sicu rezza dei bambini Ganda - singolarmente, la capacità della madre di fo rnire informazioni all'intervistatore - anticipasse la relazione sco perta in seguito fra la risposta del bambino alla Strange Situation e la 6. Ainsworth ha rilevato spesso nelle sue pubblicazioni che, mentre non aveva naturalmen te riserve a riferirsi alle madri usando il pronome al femminile, le rammaricava parlare del bam bino in generale al maschile, cosa che faceva suo malgrado per migliorare la leggibilità del testo. E interessante notare come nel capitolo finale di In/ancy in Uganda, che non si occupa più di ca si specifici, faccia spesso riferimento al "genitore" del bambino usando il maschile. 7. In una rassegna dei molti studi recenti che confrontano la "sensibilità materna" - defini ta in vario modo dai diversi ricercatori, e in diversi contesti di osservazione - con la sicurezza dell'attaccamento del bambino valutata attraverso la Strange Situation, deWolff e van IJzen doorn ( 1 997 ) riportano solo una modesta, per quanto solida, correlazione totale, che aumenta sostanzialmente quanto più i metodi utilizzati per identificare la sensibilità materna si avvicina no a quelli di Ainsworth. Recentemente, Pederson e collaboratori ( 1 998) , in uno studio ap profondito sulle scale originali di Ainsworth, riportano correlazioni molto simili alle sue.
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risposta del genitore all' Adult Attachment Interview. Infatti, il porsi come eccellente fonte di informazioni (riguardo al bambino) è descrit to come la capacità di attenersi all'argomento, di dare informazioni vo lontariamente e di entrare spontaneamente nei dettagli (tutte forme di coerenza del discorso nella definizione che ne abbiamo dato in seguito Ruth Goldwyn e io; Main, Goldwyn, Hesse, 1982-2008). Nel capitolo conclusivo del libro, scritto a distanza di diversi anni dalla ricerca condotta in Africa, Ainsworth ( 1 967) riflette sul fatto che, da quando ha iniziato lo studio del campione di Baltimora, ha maturato la convinzione che nei primi mesi di vita del bambino il meglio che pos sa fare una madre è dare al bambino tutto ciò che egli sembra chiedere. È questo che gli dà fiducia. D'altra parte, si dichiara perplessa per il fat to che, presto o tardi, anche la madre più sensibile deve frustrare i desi deri del bambino. Al riguardo scrive (Ainsworth, 1 967 , pp. 448-449): Che dire del problema del controllo e dell'onnipotenza? Si tratta di una [questione] particolarmente spinosa, in cui non è facile trovare un chiaro parallelo con i cuccioli di gatto o di scimmia. Parafrasando anco ra dal libro dell'Ecclesiaste: c'è un tempo per l' onnipotenza e un tempo in cui l'onnipotenza va scoraggiata. Ritengo che un bambino acquisti un primo senso di realtà - la percezione di cosa sia il mondo reale - sco prendo che le proprie azioni hanno un effetto su ciò che accade [ . . . ] . Che siano intenzionati a farlo o meno - e certamente sono pochi gli adulti che cercano consapevolmente di stimolare lo sviluppo del bambi no rispondendo a questi bisogni semplici e immediati - i genitori, ri spondendo ai suoi bisogni, forniscono al bambino un senso di controllo e di competenza e un crescente senso di realtà, e questo a sua volta facili ta l'effettivo sviluppo delle sue competenze e della sua capacità di con trollare il mondo reale. Arriva un momento, tuttavia, tra la fine del primo anno e l'inizio del secondo, in cui la fiducia del bambino nella sua capacità di controllare il mondo attraverso le proprie azioni si è ormai stabilizzata al punto che i genitori possono iniziare a mostrargli i limiti delle sue possibilità. La sua sicurezza dipende in gran parte dai genitori. Se [. . ] questi non l'hanno accompagnato fino a questo punto, è improbabile che egli sviluppi un senso di fiducia in se stesso, in loro o nel mondo. Può essere difficile sta bilire quand'è il momento giusto per iniziare a dimostrare al bambino i suoi limiti, ma presto o tardi - certamente non troppo presto - egli do vrà imparare che non è il sovrano assoluto e non può controllare i geni tori a suo piacimento. .
In seguito alla lettura del suo articolo del 1 963 sulle differenze indi viduali nel livello di sicurezza del bambino, Bowlby le espresse alcuni 32
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dubbi. Nel brano che segue, Bowlby si rivolge a Peter Wolff, che aveva sollevato la questione del significato del comportamento di attacca mento nelle diverse culture, ma il riferimento è anche a Ainsworth, che aveva parlato poco prima (Ainsworth, 1963 , p. 138): BOWLBY: Lei parla come s e conoscessimo l a portata per l o sviluppo successivo di questo o quel tipo di attaccamento. Io credo invece che non ne sappiamo ancora nulla. AINSWORTH: A mio avviso, il concetto di attaccamento ha implica zioni per la salute e la malattia.
Come lui stesso puntualizza, Bowlby non fa altro che invitare alla cautela, proposito confermato da Ainsworth stessa riguardo all'intera teoria dell'attaccamento nel paragrafo conclusivo di In/ancy in Ugan da , pubblicato quattro anni dopo. Poiché ritengo che rappresenti be ne la mentalità aperta che l'ha caratterizzata fino alla fine, riporto il passo per intero (Ainsworth, 1 967 , pp. 457 -458): H o sempre pensato che uno scienziato - i n particolare uno studioso del comportamento - dovrebbe imparare a tollerare l'ambiguità e l'in certezza se vuole mantenere un equilibrio nella sua carriera. Ci vuole co sì tanto tempo per trovare risposte chiare e non ambigue che si può star certi che, nel corso della propria vita, molte questioni rimarranno aper te. È difficile mantenere la mente aperta per tanto tempo, e tuttavia è proprio ciò che viene richiesto allo scienziato. Ai giorni nostri, è sempre più necessario che questo spirito venga fatto proprio anche dalla gente comune. La scienza ha conseguito così tanti successi che spesso ci sen tiamo in diritto di aspettarci ogni cosa, anche quando le risposte, nella pratica, sono lente a venire. Riguardo a questioni come allevare un bam bino - una preoccupazione di immediata rilevanza per un genitore - sa rebbe fantastico se avessimo tutte le risposte. Purtroppo non le abbia mo, e quindi anche i genitori (anzi, soprattutto loro) dovrebbero tollera re l'incertezza e accontentarsi di fare del loro meglio con le informazioni di cui dispongono. E malgrado l'allarmante incidenza delle nevrosi nel pianeta, bombardato da informazioni incerte e in contrasto fra loro, i genitori - Ganda o non Ganda - tutto sommato se la cavano.
La psicoanalisi Mary Ainsworth ebbe diverse storie in gioventù e, in due foto di Karsh che la ritraggono sulla trentina, è snella e graziosa: il suo aspetto è allegro, pieno di vita e di fiducia in sé, persino un po' malizioso. Tut tavia, non si sposò che a ridosso dei quaranta, e fu forse per questa ra33
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gione che dal suo matrimonio non ebbe figli, uno dei più grandi rim pianti della sua vita. Nel periodo intercorrente fra la ricerca condotta sui Ganda ( 1 9541955 ) , in cui Mary Ainsworth accompagnò Leonard Ainsworth in Uganda, e la fase iniziale della raccolta dei dati a Baltimora, il matrimo nio entrò in crisi, o forse lei capì che lo era già da tempo. Non avendo mai incontrato personalmente il marito, non ho molto da dire di lui; mi limiterò a riportare un commento succinto di Mary Ainsworth al ri guardo: "Basti dire che sono stata la prima di quattro mogli" . Oltre a questa forma di "poligamia seriale", vi erano già stati segni di "poliga mia simultanea" . Ricordo che una volta John Bowlby - evidentemente imbarazzato, da buon gentiluomo inglese - mi confidò di aver inavver titamente "trascorso un'intera notte da solo con Mary Ainsworth" ( ! ) . Questo accadde perché, dopo essere stato invitato dalla coppia a stare da loro, con grande sconcerto e imbarazzo di entrambi, il marito in spiegabilmente scomparve all'ora di cena e passò fuori l'intera notte. Per come la vedo, è stata la terribile infelicità causata dalla fine del suo matrimonio ad aver condotto Mary Ainsworth in analisi, che pe raltro ha rappresentato uno dei periodi più soddisfacenti della sua vi ta. Non so esattamente quando sono nati il rispetto e l'ammirazione per la psicoanalisi, ma, come osserva Bretherton ( 1 992) , nell'univer sità che aveva frequentato questa non era ben vista. La persona che le consigliò di avvicinarsi alla psicoanalisi fu l'amico Joe Lichtenberg, e di questo dobbiamo essergliene tutti grati. Nel riportare alcune parti della sua analisi, non sto rivelando confidenze personali, giacché gene ralmente era lieta di parlarne, e riportava gli aspetti più istruttivi delle sue esperienze anche nelle lezioni universitarie. Evitando di rimarcare la natura degli eventi che la condussero in analisi, mi limiterò a dire, come confidava lei stessa ben volentieri agli studenti che le riportavano problemi, che era afflitta da una grave de pressione, con una serie di pensieri ed emozioni connessi. Non ho mai saputo il nome del suo analista, ma sono profondamente ammirata (come lo era lei) dal suo primo intervento. Dopo averla ascoltata incol parsi per i suoi problemi coniugali, cosa che presto smise di fare (con il suo aiuto iniziò piuttosto a far uscire la rabbia), le diede un consiglio esplicito davvero sorprendente, qualcosa come: Il suo abito è troppo scuro e troppo lungo. Il suo taglio di capelli è troppo serio, e nel complesso sembra una settantenne. Non lo è. Sarò lieto di pren derla in analisi, ma prima della prossima seduta voglio assicurarmi che farà
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due cose. Primo, si compri degli abiti nuovi, della lunghezza giusta, e, per l'a mor di Dio, che siano colorati. Secondo, faccia qualcosa ai suoi capelli.
Ho avuto modo di vedere fotografie di Mary Ainsworth scattate nel p eriodo intercorrente fra la separazione e l'inizio dell'analisi, e posso dire che la descrizione dell'analista rispondeva al vero: era vestita con abiti scuri e castigati, e portava i capelli tirati su e indietro, in una sorta di chignon alla francese. Con grande entusiasmo, nei giorni seguenti la sua prima seduta analitica fece acquisti, comprò abiti vivacemente co lorati e, naturalmente, ringiovanì il suo taglio di capelli. Il primo com mento dell'analista nel vederla nel suo nuovo aspetto brillante, giova nile e femminile fu altrettanto memorabile: Molto meglio !
Poi, senz'altro restò in silenzio, e l'analisi ebbe inizio. Mary Ainsworth fece molti importanti sogni durante l'analisi, alcuni dei quali si ripeterono, spesso con finali diversi, nel corso degli anni. Uno dei suoi preferiti riguardava lei stessa, una parente e la nonna (tut te di nome Mary), con una voce che diceva: "Quale Mary ? " [Which Mary?] . In analisi fu portato alla sua attenzione che poteva trattarsi an che della "strega Mary" [witch Mary] , con una serie di significati con nessi. Lei riportava spesso questo sogno per illustrare agli studenti i principi della condensazione e della sovradeterminazione. Mary Ainsworth sosteneva di aver conseguito un secondo beneficio "immediato" dall'analisi, che l'aveva sempre affascinata. Sin dalle pri me sedute, si sentì "rinvigorita" , e si dedicò al lavoro con rinnovato en tusiasmo, relegando le preoccupazioni che avrebbero potuto minare la sua produttività alla sua ora quotidiana con l'analista. È certo sorprendente riflettere sul fatto che questa risposta all'ana lisi illustrava perfettamente la sua idea originale di una figura di attac camento sensibile in grado di agire come "base sicura" nell'esplorazio ne e nel gioco. Per molti suoi allievi - soprattutto per Everett Waters, che ha continuato la tradizione di Ainsworth delle osservazioni con dotte a casa - il concetto di base sicura di Ainsworth rappresenta l'a spetto più originale del suo lavoro (vedi Waters, Vaughn, Posada et al. , 1995 ) . Riguardo alla prima infanzia, Ainsworth sosteneva che un bam bino sicuro tipicamente si allontana dai genitori per esplorare e gioca re nelle immediate vicinanze, per poi ritornare alla sua "base sicura" (spesso mostrando o condividendo emotivamente i risultati delle sue esplorazioni) ; questo " andirivieni" rispetto alla base sicura si ripete 35
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più volte - un aspetto che caratterizza anche le relazioni positive adul te, in cui si confida al partner la giornata appena passata, nel bene e nel male, prima di affrontare, il giorno dopo, una nuova separazione tem poranea.8 È abbastanza chiaro che Mary Ainsworth aveva la capacità di trarre piena soddisfazione dalle sue giornate e nottate di lavoro fa cendo affidamento su una fonte quotidiana di sicurezza cui confidarsi. Per quanto riguarda il concetto di base sicura nella prima infanzia, aveva già avuto modo di scrivere ( 1 967, pp. 447 -448): Il modello di comportamento che ho indicato come "ricorrere alla madre come base sicura" evidenzia che lo sviluppo di un attaccamento stabile non preclude il formarsi di una crescente competenza e indipen denza. È il bambino insicuro che si aggrappa alla madre e rifiuta di sepa rarsene. TI bambino sicuro, pur essendo saldamente attaccato, si allonta na e dimostra il suo attaccamento tenendo traccia di dove si trovi la ma dre, tornando da lei di volta in volta, e controllandola occasionalmente con lo sguardo; nel portarle oggetti da mostrarle, rivela inoltre il deside rio di condividere con lei l'entusiasmo che prova nell'esplorare le mera viglie del mondo. Perciò, ai genitori dico che l'attaccamento non inter ferisce normalmente né necessariamente con lo sviluppo della compe tenza e della fiducia in sé ma anzi sostiene tale conseguimento.
Quando lasciò l'analisi di sua iniziativa (l'analista condivise questa scelta, sebbene forse, secondo lei, con qualche riserva) , fu perché sen tì che i suoi problemi non la coinvolgevano più come prima, e per quanto non si sentisse ancora perfettamente felice, era ormai abba stanza soddisfatta della sua vita da iniziare a dedicare ancora più tem po al lavoro, che un giorno, pensava, avrebbe potuto contribuire alla felicità degli altri. In parte per merito della sua personale esperienza analitica, e certa mente anche in seguito alle letture che avevano accompagnato e forse preceduto questo periodo, era diventata un'ammiratrice e una sosteni trice della psicoanalisi, in particolare del concetto di complesso di Edi po (forse perché riteneva che vi fosse un complesso edipico irrisolto al l'origine dei suoi problemi personali) . Mostrando da subito una predi lezione (ricambiata) per il padre, all'età di tre anni aveva imparato a leg gere in modo scorrevole e preciso, rappresentandosi la forma degli "scarabocchi" sul giornale mentre sedeva sulle ginocchia del padre, 8. Nel suo ultimo libro, intitolato Una base sicura, e dedicato a Mary Ainsworth, John Bowlby ha espresso questo concetto in modo particolarmente efficace: " Tutti noi, dalla culla al la bara, siamo felicissimi quando la vita è organizzata come una serie di escursioni, lunghe o brevi, dalla base sicura fornita dalla/e nostra/e figura/e di attaccamento" ( 1988, p. 59).
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s carabocchi che egli occasionalmente leggeva alla madre. L'emergere improvviso di questa prodigiosa capacità di lettura rifletteva una straordinaria abilità nel percepire modelli e configurazioni che strabiliò i genitori e che può aver contribuito alla sua passione per i cruciverba e le prove di intelligenza, nei quali invariabilmente eccelleva.9 All'incirca n ello stesso periodo (quando aveva appena tre anni) il padre la portò da sola con lui a St. Louis per un viaggio di lavoro, e ottant'anni dopo ri cordava ancora quell'esperienza elettrizzante e le impressioni che aveva destato in lei la città di St. Louis. Al ritorno, iniziò a spadroneggiare sul la madre, sentendosi la preferita del padre, e di fronte a una sua foto grafia a circa quattro anni si descriveva come una bambina assai grazio sa, piena di fiducia in sé e di straordinaria intelligenza. I n quegli anni, la madre contrastò la sua "speciale" relazione con il padre, dicendole per esempio che era troppo grande per manifestazio ni di affetto infantili come sedersi sulle ginocchia del padre (una di sposizione materna che venne purtroppo seguita). Negli anni seguenti e ben oltre la maturità, la gelosia e le interferenze della madre nella sua vita continuarono a pervadere il loro rapporto presente e passato, tem perate solo dal ricordo del costante e tranquillizzante affetto paterno. Anche se scoprì in analisi che il padre non era la persona ideale che aveva immaginato, il ricordo di lui rimase molto positivo. Per contro, Ainsworth faceva spesso riferimento alla gelosia, alle ingerenze e ai tentativi di controllo della madre, che non avevano smesso di irritarla (che io ricordi, spesso in modo eccessivo, e lei stessa a volte se ne ram maricava) , almeno a ridosso degli ottant'anni. È comunque importan te notare che era già da qualche tempo riuscita a differenziarsi, nei suoi ruoli materni ed educativi, dalla madre - in altre parole, contrariamen te a quanto spesso accade a chi si fissa sui difetti di un genitore, non as somigliava alla madre. Non era gelosa (o, se lo era, non lo mostrava), e non fu mai invadente o prevaricante. Rispetto al livello di teorizzazione più generale, la persona che Mary Ainsworth più ammirava fu - prima e dopo la sua analisi - John B owlby, che con la sua idea geniale di studiare l'attaccamento nel con testo della teoria dell'evoluzione e della psicologia cognitiva aveva, a suo modo di vedere, mutato radicalmente la nostra comprensione del la psicologia umana. Penso comunque che si rammaricasse del fatto che, avendo condotto entrambi le loro ricerche più importanti in età 9. Mary Ainsworth non mi disse nulla riguardo alle sue precoci abilità di lettura o alle sue pre stazioni straordinarie ai test d'intelligenza finché non andò in pensione, e non mi sorprende che considerasse queste storie inadatte ai suoi allievi.
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avanzata (cinquantacinque-sessant'anni) , avevano ormai poco tempo per investigare altri temi di grande interesse. Riflettendo sulle possibili direzioni di ricerca per le quali il tempo a disposizione era insufficien te, si differenziava da Bowlby per l'importanza che attribuiva al proba bile ruolo (nelle fasi avanzate dell'infanzia) del complesso edipico irri solto, e auspicava che altri ricercatori interessati alla teoria dell' evolu zione, alle ricerche etologiche oltre che alla psicoanalisi (come Bowlby) , e disposti a condurre ricerche naturalistiche a lungo termine (come lei), sarebbero un giorno pervenuti a una visione sistematica delle dif ferenze nello sviluppo della sessualità e dell'aggressività. Devo aggiungere che Ainsworth non considerava lo studio sistema tico della sessualità e della competitività (o lo studio di qualunque al tro sistema comportamentale di rilievo, come il gioco e l'esplorazione) come una branca della teoria dell'attaccamento e, se ricordo bene, non lo fece neanche John Bowlby. Naturalmente entrambi giunsero a rite nere che la natura dei nostri legami di attaccamento precoci influenzi notevolmente lo sviluppo successivo, e che tale influenza riguardi non solo le relazioni seguenti ma anche lo sviluppo di altri sistemi compor tamentali. Tuttavia, nessuno dei due, per quanto ne sappia, considera va la teoria dell'attaccamento come una teoria che avrebbe dovuto o potuto prendere il posto della psicologia o della psicoanalisi. Sessua lità, aggressività e competitività - tutte forme di comportamento che rientrano nella prospettiva psicoanalitica del complesso edipico, ma anche nella prospettiva evoluzionistica del successo riproduttivo - do vrebbero quindi essere studiate a fondo e in modo separato. Aggiun gerei, tuttavia, che probabilmente nella concezione di Ainsworth è so prattutt9 quando i primi legami di attaccamento sono insicuri che i problemi nell'espressione e nel controllo appropriato della sessualità e dell'aggressività emergono in primo piano.
Aggressività e vita sessuale Come ho affermato in precedenza, ho conosciuto Mary Ainsworth solo dopo la sua esperienza analitica, perciò non posso dire se le carat teristiche della sua personalità che almeno in parte attribuisco o asso cio oggi al successo della sua analisi fossero in realtà presenti anche prima. Posso solo notare che nel periodo in cui l'ho conosciuta era, ri guardo al sesso e all'aggressività, una donna a mio avviso straordina riamente sana e matura. Rispetto all'aggressività, Mary Ainsworth si arrabbiava spesso (in privato), ma di solito non esprimeva la sua rab38
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bia in pubblico o lo faceva in modo appropriato, e in genere sapeva controllarsi. Nel corso dei trent'anni della nostra amicizia è inevitabile che qualche volta ci siamo trovate in disaccordo. Non è capitato spes s o, e in genere affrontavamo la cosa semplicemente sforzandoci di mantenere un rapporto civile finché non dimenticavamo l'accaduto. A volte si arrivava a discussioni animate, se non accese, in cui non era mai meschina. Altre volte prendevamo atto di avere opinioni diverse, oppure finivamo per scusarci a vicenda. Poteva capitare che covasse le sue argomentazioni per giorni, per poi chiamarmi dicendomi: "Ho continuato a pensare a questa cosa a lungo, e vorrei che mi ascoltassi attentamente, perché credo ancora di aver ragione" . Oppure mi chia m ava al telefono e si affrettava a dire: "Penso di aver sbagliato ! " . Coerentemente alla sua opinione secondo cui è sano chi sa essere arrabbiato, ma non è bene prendersela con chi è più giovane o si trova in posizione subalterna, non si mostrò mai chiaramente irritata nei miei confronti, almeno fino a quando non conseguii il dottorato e mi trasferii a Berkeley. In un'occasione, portandomi con sé in vacanza alle Isole Cayman per aiutarmi a superare la morte del mio primo marito, mi trovò alquanto riluttante a partecipare ai giochi da tavolo, che inve ce la divertivano molto. Nella mia tesi di dottorato, mi ero occupata anche della capacità del bambino piccolo di mostrare uno "spirito lu dico" nelle sedute di gioco con Inge Bretherton: in seguito al mio rifiu to dopo la quarta partita di Scarabeo, si voltò e uscì rapidamente dalla stanza, lanciandomi un'ultima frecciata: "Mi chiedo dove sia finito il tuo . . . il tuo spirito ludico ! ". Restai sconvolta, anzi sbalordita, d a quella che era l a sua prima espressione diretta di rabbia nei miei confronti, perché non avrei mai immaginato che la docente che mi aveva seguito per la tesi mi avrebbe un giorno parlato in modo tanto brusco. Mi trovai anche a riflettere sul fatto che la mia riluttanza verso i giochi da tavolo potesse dipendere non tanto da una mancanza di interesse da parte mia ma soprattutto dal fatto che quasi sempre mi batteva, e di gran lunga. In seguito mi confessò che una delle pochissime persone più abili di lei, e forse l'uni ca in grado di batterla regolarmente, era Bob Marvin, un altro ex allie vo, e successivamente amico affezionato (il quale, insieme a Cheri Marvin, rappresentò una delle principali figure di attaccamento negli ultimi anni della sua vita) . Nel corso degli anni, entrambe sviluppammo sempre più quelle che s cherzosamente definivamo la tendenza (da parte sua) ad arrabbiarsi troppo facilmente e la tendenza (da parte mia) ad arrabbiarmi troppo 39
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poco, prendendo spesso le parti degli altri e assumendo posizioni che lei considerava ingenue. Se si tiene presente questo, è normale che ini ziasse una telefonata, durante l'estate del 1998, dicendo: " D'accordo, sono furibonda, ma mi sembra che a te non importi niente. Io, davve ro, non posso soffrire Kenneth Starr" . 10 Riguardo al sesso, a Mary Ainsworth piacevano gli uomini, ed era sensibile al loro fascino. Tuttavia, non era per nulla interessata ad ave re brevi relazioni fini a se stesse, e credo che le amicizie romantiche che seguirono al suo divorzio, benché sincere, non fossero per lei ab bastanza. In casa mia e di Erik Hesse a Berkeley, ascoltava e cantava spesso, con la sua profonda voce del sud, una bella canzone di Percy Sledge, Suddenly, out o/Le/t Field: When least expected, Fate strumbles in. Brings light to the darkness, over again. I needed someone to cali my own. Suddenly, out of left fìeld. . . Love carne along. 11
Un giorno la interruppi involontariamente mentre ascoltava più volte questa canzone, sedendo sul divano con le braccia conserte sulle ginocchia, nel suo grazioso abito sgargiante, con lo sguardo sognante e nostalgico. L'avevo colta, mi disse, nel mezzo di un sogno a occhi aper ti, in cui forse un giorno, improvvisamente, oltre ogni previsione, al l'età di sessantotto anni o anche dopo, l'amore sarebbe sbocciato di nuovo anche per lei. Il suo desiderio si avverò, ma molti anni dopo. L'aspetto ironico, e dolce e amaro insieme, è che la sua ultima storia, quella che considera va la più importante di tutte, ebbe inizio quando aveva ormai ottantu no anni e risiedeva nel reparto assistito di una comunità per anziani a Charlottesville, in cui viveva anche un eminente professore di medici na in pensione. Durante i primi incontri nel suo appartamento, mi confessò di aver sparpagliato ad arte i suoi riconoscimenti e articoli so pra i mobili e il tavolo da caffè, perché non le dispiaceva dare qualche indizio della sua altrettanto prestigiosa carriera accademica. Quando giocavano a Scarabeo, il suo forte senso dell'onore le imponeva di fare 10. Il consigliere indipendente che inoltrò un'azione giudiziaria contro Bill Clinton per il celebre caso Lewinsky, portando all'impeachment del presidente americano. [NdT] 11. Improvvisamente, oltre ogni previsione. Quando meno te l'aspetti, il destino bussa alla porta. l La luce scaccia il buio. l Avevo bisogno di qualcuno tutto mio. l Improvvisamente, ol· tre ogni previsione .. . l è arrivato l'amore.
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sul serio - e quindi lo batteva inesorabilmente poiché avrebbe consi derato degradante !asciarlo vincere. Il loro desiderio di vivere insieme fino alla fine era sincero, e fu en siasta quando, a sorpresa, la portò a casa sua per farle conoscere i fi tu gli. Avevano iniziato a fare progetti per il futuro, decidendo di lasciare la comunità per anziani e di andare a vivere insieme in una nuova casa, quando egli morì improvvisamente in seguito a un'ischemia cerebrale. Per fortuna, lei aveva riportato ogni loro incontro nel suo diario, e così lo consultò spesso, per "tenere vivi i suoi ricordi" . Teneva inoltre una sua foto sulla scrivania. Lo studio condotto a Baltimora: interazionifra madre e bambino e livello di sicurezza del bambino nella Strange Situation e a casa
Dopo la ricerca condotta in Uganda, vi furono diversi e notevoli cambiamenti nell'approccio di Mary Ainsworth alla valutazione del l'interazione fra madre e bambino e del livello di sicurezza del bambi no; questo nuovo approccio si evidenzia nello studio condotto a Balti mora, che segue (e in parte accompagna) i suoi anni di analisi. I cam biamenti maggiori riguardavano: ( l ) l'osservazione dei bambini in un ambiente estraneo e moderatamente inquietante, che stimola la com parsa di comportamenti " distaccati" (in senso difensivo), ovvero evi tanti, in alcuni (ma non tutti) i bambini che erano apparsi generica mente ansiosi, agitati e insicuri a casa, e (2) una nuova concezione de gli aspetti delle cure materne riconducibili a un attaccamento sicuro, che ora include la conoscenza di sé della madre, la relativa assenza di processi difensivi e la capacità di tenere in considerazione i pensieri e le intenzioni del bambino oltre ai propri. All'epoca in cui scriveva il libro che descriveva lo studio condot to in Uganda nel 1954, Ainsworth ( 1 967) aveva già iniziato la sua ana lisi personale, e nel capitolo conclusivo avanzava delle considerazioni sulle ·analogie e sulle differenze esistenti fra la teoria psicoanalitica, la sua stessa teoria e le sue osservazioni. Queste differenze erano, a suo modo di vedere, interessanti ma di scarso rilievo (Ainsworth, 1 967 , pp. 429-430, 435 -43 7 ) : L'argomento di questo libro è, in sostanza, l a natura dell'amore e le sue origini nell'attaccamento che il bambino, sin dalla più tenera età, sviluppa nei confronti della madre. L'attaccamento si manifesta attra-
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verso [specifici] modelli di comportamento, ma questi modelli in sé non costituiscono l'attaccamento. L'attaccamento è qualcosa di interio re [ . . . ] . Questo fenomeno interiorizzato che chiamiamo attaccamento è fatto di sensazioni, ricordi, desideri, aspettative e intenzioni [ . . ] e agi sce da filtro nella ricezione e interpretazione delle esperienze interper sonali, come una specie di calco che riproduce le caratteristiche delle risposte osservabili nel mondo esterno. [ . . ] Sono tre le principali influenze che concorrono alla prospettiva illu strata in questo libro. Devo molto alle ricerche di Piaget sullo sviluppo dell'intelligenza nella prima infanzia, e alla prospettiva biologica avan zata degli etologi. Il terzo debito è nei confronti della teoria psicoanali tica. Il mio approccio è stato modellato dalla teoria psicoanalitica in modo tanto pervasivo che auspicherei che le scoperte e le idee qui ri portate fossero assimilate nel corpo principale della psicoanalisi con temporanea. Esistono tuttavia non soltanto differenze terminologiche ma anche differenze concettuali e metodologiche che potrebbero ren dere difficile al lettore percepire le compatibilità presenti. [ . . . ] Il riferimento più owio e generale è all'opera di Freud, il primo a ri chiamare l'attenzione sul significato della prima infanzia come periodo in cui si awiano processi che, benché modificati dalle esperienze successi ve, hanno tuttavia una notevole influenza sul corso successivo dello svi luppo. Egli insistette sempre sul fatto che i processi psichici sono salda mente ancorati nei processi biologici e s'ispirò continuamente alle scien ze biologiche dell'epoca nel formulare le sue teorie. Freud è stato il primo ad affermare l'importanza dell'interazione fra madre e bambino nei suoi primi anni di vita, riconoscendo in essa il prototipo di ogni relazione in terpersonale successiva. Possiamo anzi affermare che l'intera ricerca sul l'interazione fra madre e bambino si è ispirata al pensiero freudiano. [ ... ] Non ho cercato di stabilire alcun parallelo tra le osservazioni che ho condotto sul comportamento del bambino e l'interpretazione psicoa nalitica dell'esperienza infantile, per quanto sia convinta che la ricerca di corrispondenze in tal senso sarebbe di grande interesse. Una ricerca di questo tipo dovrebbe contribuire all'irrinunciabile obiettivo di sot toporre a verifica le profonde speculazioni e ricostruzioni delle teorie psicoanalitiche, arricchendo in tal modo le conoscenze che possono es sere ricavate dal solo studio del comportamento. Tuttavia, specificare i modi in cui questa integrazione potrebbe compiersi mi porterebbe troppo lontano. .
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Ainsworth prosegue elencando le sue " prese di distanza" dalla psi coanalisi, che si riferiscono a teorie pulsionali di secondaria importan za e sono ormai largamente accettate (vedi Ainsworth, 1 969; Brether ton, 1992 ; per una rassegna, Hesse, Main, 1 999) . Lo studio condotto da Ainsworth a Baltimora è fin troppo cono sciuto per richiedere una descrizione estesa (vedi anche Bretherton, 42
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1992 ; Hesse, Main, 1 999; Main, 1995 ) . Venne inizialmente concepito come uno studio di replicazione dei risultati emersi in Uganda, e an che in questo caso Ainsworth selezionò ventisei madri, ricompensan dole in parte pagando le visite pediatriche dei loro bambini. Questa volta osservò le madri e i bambini non da sola ma insieme ai suoi assi stenti (ciascuna diade era assegnata allo stesso osservatore per l'intera durata dello studio), suddividendo le osservazioni in blocchi di quat tro ore, a partire dalle primissime settimane di vita fino alla fine del primo anno, per un numero complessivo di ore di osservazione com preso tra le sessantasei e le ottanta per diade. Osservò in prima perso na alcune famiglie, perché non voleva prendere troppo le distanze dal la ricerca. Chi conduceva le osservazioni prendeva appunti in modo discreto su un taccuino per l'intera durata della visita. Era concessa una pausa per il caffè, il tè o il pranzo quando offerti, e si ricambiava, quand'era il caso, aiutando a lavare i piatti. Appena conclusa la visita, le osservazioni venivano dettate (circa dodici ore di dettato per ogni visita di quattro ore) . In generale, chi conduceva le osservazioni aveva un atteggiamento semipartecipativo, amichevole e nello stesso tempo professionale, e cercava in ogni caso di farsi accettare e comprendere dalle madri. In un'occasione capitò che Mary Ainsworth, in una visita a una madre che aveva condotto personalmente, si mostrasse troppo " disinvolta", con suo grande disappunto. Il resoconto registrato di questa visita iniziava con la confessione che si era comportata in modo per nulla professionale dopo la conclusione ufficiale della visita, dilun gandosi troppo. La donna le aveva raccontato alcune esperienze legate alla sua analisi personale, e l'osservatrice, dimenticando ogni confine professionale, le aveva a sua volta confidato le sue! Devo a questo punto precisare che Mary Ainsworth era estrema mente protettiva riguardo al rispetto della privacy dei partecipanti al le sue ricerche. Gli studenti identificano i suoi casi (anche quando ap parivano solo in forma scritta) solo attraverso un numero, e ancora oggi non ho la minima idea sull'identità dei soggetti della sua ricerca ( anche se ho sviluppato un tenero affetto per i numeri 2, 3 e 1 1 ) . La preoccupazione di Mary Ainsworth per le questioni legate al rispetto della confidenzialità si è trasmessa ai suoi allievi, e posso immaginare che riflettesse non solo la sua formazione clinica, ma anche l'impor tanza che le persone, in quanto persone, avevano per lei. Inoltre, era p rofondamente grata alle madri africane e americane che le avevano aperto le porte di casa. Devo aggiungere che - sebbene negli ultimi anni della sua carriera fosse stata più volte invitata a estendere ulte43
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riormente la sua popolarità scrivendo un libro su uno studio di fol low-up condotto sugli adulti che avevano partecipato da bambini al suo studio di Baltimora - lei rifiutò temendo di invadere la privacy di queste persone. La sua ferma opposizione era motivata dalla convin zione che, se anche uno solo dei partecipanti alla sua ricerca avesse subìto conseguenze, non ne sarebbe valsa la pena. Temeva di tradire la fiducia delle persone, maturata in ore e ore di osservazioni metico lose che, peraltro, erano giunte alla sgradevole conclusione che alcune madri erano "insensibili" e che i loro figli erano "insicuri" . Non penso fosse minimamente preoccupata di una possibile azione legale; le sue erano considerazioni di natura etica. 12 Tra la ricerca condotta in Uganda e quella a Baltimora osserviamo, come ho già detto, un notevole cambiamento in quelli che Ainsworth considerava gli aspetti decisivi delle cure materne e dell'interazione fra madre e bambino. Innanzitutto, riguardo a quest'ultimo aspetto, continuò a rifiutarsi di registrare le sole frequenze o di " contare" i da ti, un approccio frequente all'epoca (Sroufe, Waters, 1977a) e, nell'e same e nella codifica di ogni particolare aspetto del comportamento materno e di quello del bambino, richiedeva ai suoi assistenti di infor marsi sul contesto allargato, che includeva non solo la situazione con tingente ma anche lo stato emotivo di madre e bambino, gli eventi im mediatamente precedenti, una descrizione verbale precisa dell'evento stesso, il modo in cui si concludeva e cosa avveniva immediatamente dopo. Questa enfasi sul contesto, sui modelli e sul significato - in lar ga parte riconosciuta necessaria dagli psicoanalisti, ma considerata ascientifica dalla maggioranza dei ricercatori di psicologia degli anni Sessanta - caratterizza anche il suo lavoro sulla Strange Situation (ve di Bretherton, 1 992) . Per prima cosa, nello studio condotto a Baltimora, Ainsworth sot topose nuovamente a verifica la variabile " calore materno" , già valu tata fra i Ganda; e anche in questo caso non emerse alcuna relazione con il livello di sicurezza infantile. Questa volta impiegò un anno inte ro (aiutata dai suoi dottorandi) per elaborare quattro lunghe e detta1 2 . Cercando, come altri, di convincerla a condurre uno studio di follow-up e a scrivere un libro conclusivo, le suggerii di cambiare semplicemente il sesso dei b ambini per proteggere la loro privacy, ricevendo in cambio un'occhiataccia. Mi disse che era una soluzione assolutamen te impraticabile, perché il sesso di una persona è talmente parte della sua traiettoria evolutiva che un resoconto di questo percorso sarebbe fuorviante e menzognero per l'intera comunità scientifica se questa informazione non venisse riportata in modo veritiero. Riflettendo mortifi cata sull'importanza di assumere una prospettiva più ampia sullo sviluppo, dovetti ammettere che aveva ragione.
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gliate scale che descrivevano: ( l ) la sensibilità complessiva della ma dre ai segnali del bambino e, considerati come aspetti delle cure ma terne che contribuiscono in modo decisivo alla sua sensibilità, (2) l' ac cettazione o il rifiuto del bambino da parte della madre, (3) la sua ten denza a cooperare o interferire e (4) la sua disponibilità o negligenza nei confronti del bambino. Come osservato in precedenza, queste nuove scale riflettevano a un tempo l'interesse di Ainsworth per la psicologia cognitiva e per la psi coanalisi, e anticipavano l'attuale attenzione dei ricercatori per il mo nitoraggio metacognitivo (Main, 199 1 ) , il sé riflessivo (Fonagy et al. , 199 1 ; Fonagy, Target, 1997) e l a teoria della mente (vedi per esempio Forguson, Gopnik, 1 988). Riporto qui di seguito alcuni punti tratti dalla sua scala relativa alla " sensibilità": La capacità della madre di interpretare accuratamente i segnali del bambino ha tre principali componenti: (a) la sua consapevolezza, come discusso in precedenza; (b) la sua libertà da forme di distorsione e (c) la sua empatia. Una madre poco attenta, che " trascura" il bambino, è cer tamente spesso incapace di interpretare correttamente i suoi segnali [. . . ] perché non ha consapevolezza dei prodromi e del contesto tempo rale del comportamento. Ma anche una madre profondamente consa pevole e disponibile può interpretare erroneamente i segnali prove nienti dal bambino nel caso in cui la sua percezione sia distorta dalla proiezione, dal diniego o da altri imponenti meccanismi di difesa. Le madri che percepiscono in modo distorto tendono a piegare la loro vi sione dei figli a desideri, umori e fantasie personali. Per esempio, una madre non disposta a occuparsi del suo bambino potrebbe interpreta re i suoi piagnucolii, intenti a richiamarne l'attenzione, come manife stazioni di stanchezza e, quindi, decidere di metterlo a letto [ . . . ] ; una madre che in qualche modo rifiuta il suo bambino potrebbe percepirlo come rifiutante e aggressivo nei suoi confronti e così via. La madre che ha percezioni meno distorte del suo bebè dispone invece di segnali sui desideri e sullo stato d'animo di quest'ultimo, e quindi può giudicarne più realisticamente il comportamento. Inoltre, è generalmente consa pevole di quanto il proprio comportamento e il proprio umore influen zino il comportamento del bambino [ . . . ]. La madre deve essere in gra do di percepire empaticamente i sentimenti e i desideri del bambino prima di poter rispondere con sensibilità [. .. ] . L a madre [profondamente sensibile] è [ . . .] in grado di vedere l e cose dal punto di vista del bambino; la sua percezione dei suoi segnali non è distorta dai propri bisogni e dalle proprie difese [. .. ] . Quando sente che è meglio non assecondare le sue richieste - per esempio, quando è trop po eccitato, imperioso o vuole qualcosa che non può avere - ha il tatto di riconoscerne i segnali e di offrire una valida alternativa.
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Ecco invece alcuni estratti dalla scala " accettazione-rifiuto " : L a valutazione dell'equilibrio fra risposte positive e negative non è semplice. La norma sociale vorrebbe che le madri amassero i loro bam bini e non li respingessero mai. Le componenti aggressive, rifiutanti e negative della relazione della madre con il bambino tendono quindi a essere soppresse o rimosse [. . . ] . Infine, è riconosciuto sano per chiun que - anche per una madre - dare sfogo ai sentimenti di rabbia anziché provare a nasconderli, perché altrimenti potrebbero covare a lungo al terando il comportamento e interferendo con i sentimenti positivi. Mo mentanei scoppi di rabbia o di irritazione non hanno grosso peso se av vengono all'interno di una relazione chiaramente amorevole, affettuosa e positiva. Invece, l'osservatore va messo in guardia contro i segni di un risentimento represso. [. .. ] Alcune madri nutrono soprattutto sentimenti positivi; li esprimono frequentemente, spontaneamente e senza dare l'impressione di recitare un ruolo amorevole, di fare buona impressione o persino di sforzarsi di essere premurose con i figli. Esse riconoscono l'interesse per l'esplora zione dei figli, e quando essi si allontanano per esplorare non ne sono ferite [. .. ]. Anche se talvolta il bambino può apparire chiaramente ar rabbiato nei suoi confronti, la madre non interpreta né questi episodi né i casi in cui il bambino è contrariato o poco collaborativo come vali de ragioni per sentirsi ferita o per adottare misure di rappresaglia. Può sentirsi a tratti irritata, ma non considera il bambino come un bersaglio su cui riversare la propria rabbia; può invece avvertire l'irritazione del bambino, e può manifestare apertamente la propria esasperazione. Può scoraggiare il comportamento in questione o può affrontare la sua momentanea irritabilità con strategie che le petmettano di "sbollire" la rabbia prima di interagire nuovamente con il bambino. Ma non può certo nutrire risentimento o rancore, e [. .. ] "sfogarsi" sul bambino. [. .. ] La madre [che accetta il bambino senza riserve] [. .. ] dà importanza al fatto che il bambino ha una volontà propria, anche quando si oppone alla sua. È lieta di osservare in lui interesse per le altre persone o per l'e splorazione del mondo, anche se questo può occasionalmente portarlo a ignorare i suoi approcci. Ritiene che il bambino sia in diritto di provare perfino rabbia. Può, in rare occasioni, essere irritata o frustrata dal com portamento del bambino, ma in genere per poco tempo, e non le capita mai di sentire il bambino come un bersaglio su cui riversare la propria rabbia. Non solo ama il bambino, ma lo rispetta come individuo.
È davvero affascinante considerare questa profonda trasformazio ne nel modo in cui Ainsworth concepisce le caratteristiche delle madri dei bambini sicuri alla luce delle impressioni da lei maturate nel corso di visite a domicilio relativamente brevi che molti suoi allievi - ignari delle classificazioni concernenti l'attaccamento dei bambini - hanno 46
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condotto in vari campioni a basso rischio nel corso degli anni. Spesso capita che le madri dei bambini sicuri gradiscano meno le visite a casa rispetto a quelle dei bambini insicuri, cosicché quando, al termine del le osservazioni, gli studenti sono messi al corrente delle categorie del l' attaccamento, non di rado si mostrano sorpresi. Il punto è che spesso considerano le madri dei bambini insicuri come più amichevoli e affet tuose nei loro confronti rispetto alle madri dei bambini sicuri, che all'i nizio mostrano qualche riserva ad aprirsi. Ricorderei ancora una volta che i risultati di Ainsworth hanno evidenziato che le caratteristiche m aterne associate a un attaccamento sicuro nel bambino non sono il calore o la simpatia, ma riguardano qualcosa di meno ovvio, che dun que inizialmente è difficile da identificare. Consideriamo ora il secondo e forse il principale contributo dello studio condotto a Baltimora, riconducibile a una comprensione più profonda dei processi difensivi legati a modelli d'interazione specifica fra madre e bambino, che sono emersi ponendo a confronto l'osserva zione della risposta del bambino della Strange Situation e le osserva zioni condotte nel contesto familiare di casa. Nello studio sui Ganda, Mary Ainsworth aveva identificato i bambini insicuri soprattutto a se guito di un pianto frequente senza alcuna spiegazione apparente, che per di più non si arrestava in presenza della madre. Nello studio condotto in Uganda, tuttavia, non era prevista la pos sibilità di osservare il bambino in circostanze nelle quali fosse molto probabile che attuasse meccanismi di difesa, ovvero in situazioni in cui era sotto pressione. La procedura della Strange Situation, elaborata sul campione di Baltimora, non introduceva quindi una condizione di tensione generica, ma (a) poneva il bambino in un contesto non fami liare, che attivava un " segnale naturale di pericolo" e (b) innescava un secondo segnale di pericolo facendo uscire la madre due volte. Veniva no quindi introdotti due elementi di tensione che Bowlby aveva indivi duato come probabili attivatori del sistema comportamentale di attac camento. Di fronte a questi segnali che, insieme, segnalavano un cre scente pericolo, era possibile prevedere un incremento del comporta mento di attaccamento. Più nello specifico, Ainsworth (come Bowlby) si aspettava che tutti i bambini, messi di fronte a una situazione insolita e a nuovi giocattoli, si sarebbero affidati alle madri come a una base sicura; all'allontanarsi del le madri, avrebbero però mostrato segni di disagio, in genere piangendo o chiamandole. Al loro ritorno, ne avrebbero ricercato immediatamente la vicinanza e il contatto. Una volta ristabilito il contatto, si sarebbero
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tranquillizzati e sarebbero ritornati nuovamente al gioco e all'esplora zione. Tuttavia, questo schema di comportamento non si presentava in tutti i bambini, ma solo in quelli che Ainsworth avrebbe in seguito defi nito sicuri (sulla base del comportamento a casa di madre e bambino). Riflettiamo per un attimo su quella che sarebbe stata la probabile condotta di Ainsworth se fosse stata una tipica ricercatrice di psicolo gia di quegli anni anziché una studiosa determinata a spiegare il com portamento di ogni individuo del suo campione. Poiché la maggioran za dei bambini si comportava nel modo che lei e Bowlby avevano anti cipato, si sarebbe potuta limitare a riportare un grafico delle risposte alla Strange Situation (come si usava fare negli anni Sessanta) . Questo grafico avrebbe pertanto rappresentato un'apparente conferma delle sue teorie precedenti (per esempio, livelli di esplorazione alti negli epi sodi precedenti alla separazione e poi al ricongiungimento, ma bassi durante la separazione; livelli di risposta di attaccamento alti durante la separazione e subito dopo il ricongiungimento, ma nuovamente bassi dopo il ricongiungimento) . Visto che però il comportamento di una parte minoritaria ma sostanziale dei bambini non si conformava alla teoria, anziché rappresentare graficamente (o commentare a mar gine) i risultati inattesi, Ainsworth fu determinata a non pubblicare lo studio finché non avesse elaborato una teoria dei processi di attacca mento in grado di spiegare il comportamento nella Strange Situation di tutti i bambini del suo campione, non solo della maggioranza. Mary Ainsworth ha ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro quan do era ormai avanti negli anni, in larga parte perché era difficile per molti ricercatori americani di psicologia, negli anni Sessanta e Settan ta, condividere la sua predilezione per le osservazioni condotte a casa, o la pari importanza che attribuiva ai modelli di risposta individuali e di gruppo. Come la genetista Barbara McClintock, vincitrice del pre mio Nobel e nota per la sua determinazione a comprendere lo svilup po di ogni singola spiga di grano della coltura su cui stava conducendo esperimenti (vedi Keller, 1 983 ) , anche Ainsworth fu determinata a tracciare lo sviluppo di ogni bambino, di ogni madre e di ogni diade madre-bambino nel modo più accurato possibile, e a elaborare una teoria o una serie di principi che non ignorassero o sminuissero il com portamento discordante del singolo individuo e della singola diade. Ciò avrebbe richiesto diversi anni di studio sui resoconti delle osserva zioni condotte a casa da studenti non informati sul comportamento nella Strange Situation, anni in cui il comportamento materno e infan tile sarebbero emersi in primo piano. 48
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D'altra parte, è stato solo esaminando e riesaminando per anni i reso conti del comportamento nella Strange Situation dei bambini di Balti mora che Ainsworth è riuscita ad assegnare ogni risposta comporta mentale ed emotiva del bambino alla procedura a raggruppamenti e sot toraggruppamenti significativi (o, in alternativa, categorie e sottocate gorie, o "organizzazioni relative all'attaccamento" ) . Nel periodo inter corrente fra la presentazione del suo primo campione di sedici diadi e quella del suo campione completo di ventitré bambini (la risposta alla Strange Situation di tre bambini non poté essere considerata ai fini della ricerca) , aveva evidenziato che le risposte al ritorno del genitore poteva no dare indicazioni migliori sulla natura dell'attaccamento infantile ri spetto alle risposte alla separazione. Inoltre, un bambino che non pian geva alla separazione, ma salutava allegramente la madre e poi prendeva l'iniziativa nell'interazione, era passato dalla categoria insicuro-evitante a una nuova sottocategoria di attaccamento sicuro (BJ Questo bambi no era il solo classificato in questa sottocategoria, ma studi condotti in seguito dal mio gruppo di ricerca e da altri hanno indicato che i bambini che da lattanti rientrano nella sottocategoria sicura B restano distingui 1 bili dagli altri bambini sicuri anche in seguito, almeno fino ai sei anni (come mostra, per esempio, l'analisi della conversazione di genitore e bambino in seguito a una separazione; vedi Strage, Main, 1 985 ) . Ainsworth ora proponeva u n sistema molto complesso in cui l e principali categorie e sottocategorie d i risposta alla procedura della Strange Situation riflettevano il comportamento di madre e bambino a casa. Ovviamente, i bambini potevano ora essere classificati in specifi ci gruppi (categorie) se il loro comportamento si conformava a criteri particolari derivati da una prospettiva sull'attaccamento su base clini ca, sebbene permanesse la possibilità che rispondessero in modo di verso ai due ambienti. Quindi, per esempio, un bambino poteva com portarsi diversamente a casa, rispetto alla procedura della Strange Si tuation, perché sentiva meno la pressione (i figli di madri sensibili non piangevano nelle brevi separazioni a casa, ma solo nell'ambiente estra neo) o, al contrario, perché era sulla difensiva (vedi più avanti) . Con le sue principali categorie o "organizzazioni relative all'attacca mento", Mary Ainsworth era pervenuta a una sintesi fra esperienza in fa m iglia e risposta alla Strange Situation, risultante nei tre modelli seguenti:
l . L'instaurarsi di una relazione positiva con la madre nel contesto domestico. Questo modello è stato identificato in rapporto alla sensi bilità materna al bambino, che si riflette in un evidente piacere del 49
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bambino per il contatto fisico, nell'assenza di ansietà nel corso delle brevi separazioni, e nel pronto ricorso alla madre come "base sicura" nell'esplorazione e nel gioco. In circostanze insolite, invece, i bambini appartenenti a questo gruppo si mostrano subito a disagio quando la madre si allontana. Tuttavia, essi ristabiliscono attivamente il contatto con la madre al suo ritorno e riprendono a esplorare il nuovo ambien te. Questi bambini sono definiti sicuri (Gruppo B) . 2 . L'instaurarsi di una relazione negativa con la madre, la quale è in sensibile e imprevedibile nel rispondere ai segnali e alle comunicazioni del bambino, senza però essere apertamente rifiutante. Nelle osserva zioni condotte a casa, il bambino mostra attivamente la sua ansia, ma spesso colpisce per la sua passività. In circostanze insolite e stressanti emerge una preoccupazione eccessiva per la madre e per i suoi sposta menti, a discapito dell'interesse per il nuovo ambiente. Manifestazioni intense, prolungate e confuse di ansia (a volte anche di rabbia) perva dono l'intera procedura. Questi bambini sono definiti resistenti/ ambivalenti (Gruppo c). 3. L'instaurarsi di una relazione negativa con la madre, la quale ri fiuta il comportamento di attaccamento del bambino. A casa, la mag gior parte dei bambini appartenenti a questo gruppo esprime attiva mente ansietà e rabbia, e si mostra turbato alla benché minima separa zione. Invece, nel contesto estraneo e ansiogeno della Strange Situa don, si manifestano i prodromi di un comportamento di difesa, segna lati da un'attenzione insistita sull'esplorazione nel corso dell'intera procedura, unita alla repressione simultanea di ogni segnale di rabbia, ansietà e affetto nei confronti della madre. Questi bambini sono defi niti evitanti (Gruppo A). Il lavoro di Ainsworth si fondava su un interesse clinico e personale per la psicoanalisi e sul riconoscimento della necessità - condivisa dal la psicoanalisi e dalla teoria dell'evoluzione - di comprendere il com portamento di ogni individuo in termini di processi universali (e delle difese contro tali processi) . Il suo approccio dualistico si applicava sia alle osservazioni condotte a casa sia ai sistemi di classificazione del comportamento dei bambini a casa e nella Strange Situation elaborati sul campione di Baltimora. Se si perde di vista questo punto, è facile incorrere nell'errore di ritenere che Mary Ainsworth si sia limitata a elaborare una " tipologia" di bambini e diadi madre-bambino sicuri, insicuro-evitanti e insicuro-ambivalenti, una concezione che lei re spingeva fermamente. Se invece si coglie quest'aspetto, possiamo attri-
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buirle pienamente il merito di aver identificato i prodromi di una serie di processi difensivi. Per fare un semplice esempio dell'approccio da lei seguito, Ain sworth non credeva affatto che i bambini che non mostravano alcun segno di disagio nell'essere posti da soli in un ambiente estraneo e che ignoravano ed evitavano le madri al loro ritorno (bambini insicuro-evi tanti, o A ) fossero di diverso "tipo" rispetto a quelli che piangevano e ricercavano il contatto, in primo luogo perché le osservazioni condotte a casa avevano dimostrato che, più che " non ancora attaccati" o ecces sivamente indipendenti, questi bambini si erano mostrati alla fine at taccati alle madri quanto quelli che piangevano nel corso delle separa zioni e in seguito ne ricercavano il contatto. La teoria di Bowlby lasciava ipotizzare che la separazione in un am biente estraneo rappresentasse un "segnale naturale di pericolo " , di origine biologica o filogenetica, che, in un bambino di un anno, avreb be inevitabilmente attivato il sistema comportamentale di attaccamen to. In linea con la teoria di Bowlby, Ainsworth riteneva che, contraria mente alle apparenze, il sistema comportamentale di attaccamento si attivasse senza alcun dubbio nei bambini evitanti oltre che in quelli si curi, e infatti le registrazioni psicofisiologiche condotte durante la pro cedura hanno evidenziato segnali di disagio di pari intensità (vedi, per esempio, Sroufe, Waters, 1 977b; Spangler, Grossmann, 1 993 ) . Ain sworth riteneva che questi bambini rifiutati rispondessero alla pressio ne imposta dalla Strange Situation spostando attivamente (sebbene non necessariamente in modo cosciente) la loro attenzione in modo da inibire ogni manifestazione comportamentale ed emotiva di attacca mento - in particolare, ricerca della vicinanza, pianto e rabbia (Ain sworth, Beli, 1 970; vedi anche Main, 1 98 1 , 1995 ) . Studiando nel loro contesto naturale bambini allevati dai loro genitori e non traumatizza ti, Ainsworth ha esteso la portata della teoria dell'attaccamento, ren dendo accessibili allo studio scientifico le interazioni comuni tra ma dre e bambino (per esempio, un rifiuto cronico e strisciante) e le loro con seguenze (come la presenza di ansietà e rabbia a casa, unita alla scomparsa di questi affetti sotto stress) . 13 13. Chi ha familiarità con i sottogruppi e le scale di sensibilità materna di Ainsworth ricono scerà che mi sto riferendo a un'importante distinzione all'interno della categoria degli insicuro evitanti. Di fatto, tra i sei bambini evitanti osservati da Ainsworth, quattro erano estremamente evitanti (A,), mentre solo due erano moderatamente evitanti (A,). Le madri di tutti questi bambi ni erano considerate rifiutanti, ma quelle del gruppo estremo erano in aggiunta interferenti, men tre le madri dei bambini moderatamente evitanti erano, in netto contrasto, negligenti e inacces sib ili. Erano i bambini estremamente evitanti a mostrarsi più ansiosi e irascibili a casa.
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Riguardo a Bowlby, va notato che, se da un lato ammirava enorme mente, in termini generali, il lavoro teorico e di osservazione del com portamento di attaccamento di Ainsworth, era inizialmente dubbioso e certamente meno interessato circa i resoconti sulle differenze individua li che emergevano quando i bambini di un anno erano posti in una situa zione strutturata che li metteva sotto pressione. Uno scambio fra i due (tratto dal confronto che conclude il saggio di Ainsworth, Beli e Stay ton, 1 97 1 , pp. 233 -234 ) è esplicativo in proposito. La discussione è po sta in appendice a una delle prime presentazioni di Ainsworth del suo lavoro, in cui discuteva il rapporto fra i suoi due sistemi di classificazione dell'attaccamento infantile (uno riguardante il comportamento nella Strange Situation, l'altro relativo al comportamento a casa) e il rapporto fra il comportamento nella Strange Situation e il grado di sensibilità, ac cettazione, collaborazione e disponibilità della madre a casa. (Il brano è preceduto dalla descrizione da parte di Ainsworth del legame che ha in dividuato fra il comportamento evitante nei confronti della madre sotto pressione e l'atteggiamento di rifiuto a casa di quest'ultima.) AINSWORTH: [ ... ] Per quanto riguarda la tendenza del bambino a di stogliere lo sguardo, non avevo previsto di registrare questo comporta mento quando abbiamo iniziato a osservare i bambini nella Strange Si tuation. Ho iniziato a notarlo nella sua forma più evidente quando il bambino si indirizzava verso la madre, si arrestava, si voltava e tornava indietro, rifiutando di andare da lei nonostante i suoi inviti. Ho poi os servato che alcuni bambini, negli episodi di riunione della Strange Si tuation, tendevano a ignorare la madre, mentre altri guardavano altrove. È stata necessaria un'attenta analisi delle osservazioni condotte a casa per formulare delle ipotesi su ciò da cui si stava difendendo il bambino. BOWLBY: Non sono certo che il concetto di " difesa" in questo caso sia giustificato. Esso porta con sé tutta una serie di implicazioni teori che di ordine psicoanalitico, e non sono convinto che il comportamen to appena descritto vada interpretato in tal senso. Forse dovremmo uti lizzare l'espressione " evitamento della vicinanza " , che non fa riferi mento a questi presupposti teorici. AINSWORTH: Se ho definito difensivo tale comportamento è perché mi ricordava il tipo di comportamento " distaccato" che si osserva dopo separazioni più prolungate. In esso, il bambino distoglie lo sguardo e mostra un'aria assente, come si può osservare quando la madre ritorna dopo un periodo di lunga assenza. Ora, io non credo che una separa zione di tre minuti possa stimolare questo comportamento se esso non appartiene già al repertorio domestico del bambino. Si tratta, in altre parole, di una risposta che il bambino acquisisce interagendo normal mente con la madre e quindi soggetta a variazioni che dipendono dal ti po di relazione esistente fra madre e bambino.
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Negli ultimi anni di vita, Bowlby - che riteneva non si finisse mai di imparare e dimostrava una notevole capacità di autoriflessione e auto critica - si rammaricò per i dubbi che aveva inizialmente nutrito sul l'importanza delle differenze individuali nell'organizzazione dell' at taccamento nella prima infanzia. Così, qualche anno dopo lo scambio non proprio incoraggiante che ho appena riportato, egli iniziò a rico noscere ciò che Ainsworth aveva inteso sin dal principio, intuendo le enormi potenzialità del suo lavoro per la psicologia clinica ed evoluti va e per la teoria dell'attaccamento. Al riguardo, era dispiaciuto di aver sostenuto meno di quanto avrebbe dovuto i primi risultati della sua cara amica riguardo alla complessità delle interazioni precoci tra madre e bambino e alle loro conseguenze. Probabilmente, ciò era al meno in parte dovuto a un'iniziale awersione personale che Bowlby nutriva verso l'idea kleiniana di processi psichici complessi nei bambi ni molto piccoli. Ricordandosi di questo, e augurandosi di fornire la forma di supporto più visibile, egli dedicò il suo ultimo libro ( Una base sicura) a Mary Ainsworth, " per aver introdotto il concetto" . Ritengo tuttavia, sinceramente, che Bowlby non avesse motivo di rammaricarsi. Ainsworth accettò in larga parte le sue critiche come be nevole osservazioni scientifiche, paragonabili alle perplessità che lei stessa gli aveva espresso nelle loro prime lettere, in merito al pericolo so sconfinamento di Bowlby nel campo dell'etologia (Bretherton, 1992 ) . Inoltre, anche se dubitava dell'esistenza di alcuni processi com plessi che lei vedeva nei bambini di un anno, la generale ammirazione nei confronti di Bowlby per le sue capacità e idee si era già espressa nella loro corrispondenza accademica e personale. Bowlby si era sem pre mostrato oltremodo cordiale, affettuoso e attento al più piccolo se gno di preoccupazione della collega e amica. Come è owio, il lavoro triennale con J ohn Bowlby a Londra aveva avuto un'influenza notevole su Mary Ainsworth, gettando le basi di un'amicizia profonda e sincera che è durata quarant'anni. D'altra par te, Ainsworth e Bowlby seguivano due linee di pensiero indipendenti. Come già notato, Ainsworth era piuttosto dubbiosa circa l'iniziale en tusiasmo di Bowlby per l'idea di porre l'interazione fra madre e bam bino nel contesto delle ricerche etologiche e della teoria dell'evoluzio ne, al punto di scrivergli per metterlo in guardia contro questo propo sito, proprio mentre si accingeva a condurre le osservazioni naturali stiche di madri e bambini in Uganda che l'avrebbero portata a dargli ragione (Bretherton, 1 992 ) . In modo simile, come già sottolineato, Bowlby nutriva all'inizio dei dubbi circa il significato da attribuire alle 53
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differenze individuali nel comportamento di bambini di appena un anno. La loro amicizia era però troppo forte per vacillare di fronte a questioni di poco conto, come la loro iniziale incapacità di riconoscere i fondamentali contributi di ciascuno al campo dell'altro. In appendice al presente capitolo riporto una breve rassegna di alcu ne ricerche che hanno immediatamente seguito lo studio condotto a Baltimora, che hanno confermato i risultati ottenuti da Ainsworth, ac cordandole infine i più alti riconoscimenti del campo. D'altra parte, da studiosa abituata a porsi standard scientifici sempre più elevati, Ain sworth non considerava la ricerca condotta a Baltimora come un punto d'arrivo. Piuttosto preoccupata dalla possibilità di contaminazioni tra variabili che erano state appena identificate in questa prima fase, lo ave va invece inteso come studio pilota. Nello studio di replicazione in pro gramma, non intendeva apportare cambiamenti né introdurre nuove variabili riguardanti madre o bambino, ma si sarebbe limitata a condur re nuovamente la procedura della Strange Situation senza rivedere i sottogruppi, sottoponendo quindi ad accurata verifica i risultati iniziali. Tuttavia, le sue richieste di fondi per questo nuovo studio furono ripe tutamente respinte, con la motivazione che il suo lavoro precedente era stato in qualche modo unico e irripetibile per l'attenzione clinica rivol ta agli individui, e che le sue affermazioni circa l'entità delle differenze nell'organizzazione dell'attaccamento del bambino alla madre si riferi vano a raggruppamenti troppo ristretti per essere replicate. Alla fine, com'è noto, l'assenza di questa ricerca è stata largamente compensata dagli oltre trent'anni di continue verifiche, repliche e am pliamenti della teoria di Ainsworth e dello studio pilota da lei condot to a Baltimora (vedi appendice) .
Una nuova ricerca sul rapporto /ra "stato mentale rispetto all'attaccamento" del genitore e stato dell'attaccamento del bambino Come ho notato in precedenza, Mary Ainsworth amava insegnare, era lieta di frequentare il dipartimento e i colleghi dell'Università della Virginia, e non accettò di buon grado il pensionamento all'età di set tant'anni. Allo stesso tempo, a fronte delle continue richieste di pub blicare molto di più riguardo al suo lavoro, aveva già da qualche tem po assunto una posizione abbastanza insolita. A queste pressanti ri chieste di continuare le analisi dei suoi studi precedenti, o di scrivere un nuovo libro sul suo lavoro, l'ho sentita più volte rispondere che
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preferiva lasciare le nuove pubblicazioni e le nuove direzioni di ricerca ai suoi allievi e colleghi, e ai loro allievi, e dedicare una parte del suo tempo ad assisterli, criticarli e incoraggiarli per quanto poteva. Ciò av veniva sotto forma di lettere di risposta (spesso lunghe) ai manoscritti sull'attaccamento che le venivano inviati, talvolta sostituite o integrate da lunghe telefonate. Vorrei aggiungere che non interferiva in alcun modo nel lavoro altrui, e infatti ha mantenuto fino all'ultimo il notevo le interesse per le ipotesi non confermate (e la relativa capacità di tolle rare l'incertezza e l'ambiguità) che aveva dimostrato così chiaramente in In/ancy in Uganda. In seguito alla scomparsa di Ainsworth, la sua ex allieva Jude Cassidy ha rilevato in lei una qualità che avevo dato così a lungo per scontata da non farci più caso. Quando riceveva una telefo nata da qualcuno che stava conducendo una ricerca, anche se era im pegnata, rispondeva sempre con entusiasmo, dedicando tutto il tempo che aveva a disposizione. Questo non significa che dava sempre una ri sposta positiva a tutti i contributi teorici ed empirici proposti dai suoi allievi. Ricordo che, intorno al 1 990, segnalò all'editor di una rivista che avrei dovuto ritirare o rivedere integralmente un articolo che ave vo inviato, perché era stato "stroncato da entrambe le sponde dell'A tlantico" (ovvero da Mary Ainsworth eJohn Bowlby) . Una delle mie prime iniziative al mio arrivo a Berkeley è stata, insie me a Donna Weston e Judith Solomon, quella di rivedere alla base il si stema di classificazione dell'attaccamento tripartito di Mary Ain sworth. Questo proposito ha comunque una lunga storia, sin da quan do, nel corso del dottorato con lei, ero rimasta affascinata dal compor tamento degli animali nelle situazioni conflittuali descritto in modo si stematico dall'etologo Robert Hinde ( 1966) . Per questa ragione, avevo osservato il comportamento conflittuale dei ventuno bambini di un anno selezionati per la mia tesi di dottorato, e avevo iniziato, dal 1973 , a esaminare i resoconti narrativi di Mary Ainsworth in cerca di com portamenti conflittuali nelle osservazioni condotte a casa. Nel 1 98 1 , Donna Weston e io avevamo esaminato una parte sostanziale delle no stre Strange Situation a basso rischio di Berkeley, rilevando circa il 13 per cento di casi "non classificabili" (l'equivalente della categoria "non classificabile" dell'Adult Attachment Interview; vedi Hesse, 1999b) che mostravano una speciale propensione a esibire comporta menti " conflittuali" o " disorganizzati/disorientati" quando posti sotto p ressione (Main, Weston, 1 98 1 ) . In seguito, Judith Solomon e io ab biamo riesaminato le videoregistrazioni di bambini non classificabili da noi effettuate nella Bay Area, osservando che nella maggior parte
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dei casi erano in realtà " disorganizzati/disorientati" (Main, Solomon, 1 986, 1 990). Avevamo così individuato una quarta categoria da appli care al sistema originario di Ainsworth. Vorrei quindi riportare uno degli episodi più divertenti che ho vis suto nel corso nella mia lunga amicizia con Mary Ainsworth (l' aneddo to, incentrato su una paraprassia, mi sembra una degna conclusione per questo mio contributo ) . L'avevo, naturalmente, tenuta al corrente degli sviluppi di questa nuova categoria, sebbene, come notato, questa mettesse a soqquadro il suo sistema originale (ho avuto modo di sotto lineare che, d'altra parte, la tendenza a rivedere continuamente le sue ipotesi e i suoi sistemi classificatori era stata una delle sue qualità più sorprendenti) . A un certo punto, nel corso di queste revisioni, ricevetti una lettera dattiloscritta indirizzata alla mia casa a Berkeley, di cui non ebbi diffi coltà a riconoscere il mittente. Aprendo la lettera, scoprii che il testo iniziava con "Caro John " : non ci volle molto perché mi accorgessi che la lettera mi era stata inviata per sbaglio, ma per la mia giovane età non potei trattenermi dal leggere il resto. La parte più interessante riguardava alcune osservazioni piuttosto petulanti in merito alla nuova categoria di attaccamento disorganizza ta/disorientata; in particolare, veniva chiesto al destinatario che cosa ne pensasse delle " ultime revisioni e categorie di Main ! " . Subito dopo aver letto la lettera, le telefonai, mi scusai per l'accaduto, e le lessi ac curatamente la parte incriminata. Dopo un breve silenzio, Mary Ain sworth iniziò a ridere. " Evidentemente " , disse, "mi sentivo in colpa per aver parlato male del tuo lavoro a John. Non trovi che l'inconscio
sia una cosa meravigliosa?". Appendice Ricerche successive allo studio condotto da Ainsworth a Baltimora Nel saggio ho soltanto accennato allo studio condotto a Baltimora, ma sono disponibili molte eccellenti presentazioni di Ainsworth stessa (la mia preferita resta la descrizione sintetica, ma completa e dettagliata, riportata in Ainsworth, Bell e Stayton, 1 97 1) . Negli anni successivi all'i nizio di questo studio, i ricercatori che ritenevano che Ainsworth avesse " sezionato la natura" in categorie avevano molto da investigare per cer care di dimostrare la correttezza di questa premessa. A livello teorico, 56
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Inge Bretherton aveva già cercato, insieme ad Ainsworth, di presentare il comportamento del bambino nella Strange Situation come il risultato di diversi sistemi comportamentali in competizione fra loro (attacca mento, esplorazione, paura/cautela e socialità; vedi Bretherton, Ain sworth, 197 4 ) . Bretherton e Ainsworth, inoltre, ampliarono le ipotesi di Bowlby sul sistema comportamentale di attaccamento, considerandolo un sistema sempre attivo anziché attivabile secondo necessità. Tuttavia, se si voleva che le correlazioni emerse dal piccolo campio ne di Baltimora studiato da Ainsworth superassero la prova del tempo, andavano affrontate diverse questioni empiriche di vitale importanza. Probabilmente, chi ha contribuito di più, inizialmente, a portare avan ti questo tipo di ricerca è stato Alan Sroufe, dell'Institute of Child De velopment presso l'Università del Minnesota, che è entrato in contatto con il lavoro di Ainsworth grazie al suo allievo Everett Waters (che in precedenza era stato studente di Mary Ainsworth) . Il lavoro pionieri stico di Sroufe è stato essenziale perché ha contribuito all'accettazione del lavoro di Mary Ainsworth presso gli ambienti della psicologia em pirica degli anni Settanta, grazie alla fama del suo istituto di essere "pragmatico" ed esigente dal punto di vista psicometrico. Appena Sroufe (presto affiancato da Byron Egeland) iniziò a studiare l'intera zione madre-bambino, il comportamento nella Strange Situation e lo sviluppo successivo del bambino (la ricerca condotta insieme a Ege land ha seguito questi bambini fino all'età adulta), Mary Ainsworth si sentì appoggiata su due fronti: in Inghilterra, dal suo mentore, John Bowlby, e negli Stati Uniti, dal più giovane Alan Sroufe e dal suo nuo vo dottorando Everett Waters. Riporto di seguito alcune delle questioni che andavano indagate.
l . Il comportamento del bambino nella Strange Situation viene os servato nel corso di una procedura che dura meno di venti minuti. Di conseguenza, sebbene sia apparsa collegata al comportamento della madre in uno studio specifico, in studi successivi condotti su campioni più ampi ogni data reazione del bambino alla procedura si sarebbe po tuta rivelare un evento spurio. Secondo quest'interpretazione, per esempio, molti bambini insicuro-resistenti/ambivalenti avrebbero po tuto essere semplicemente bambini irritati e stressati dal lungo viaggio in auto, mentre i bambini insicuro-evitanti forse si trovavano solo in uno stato momentaneo d'impassibilità. Per iniziare a esaminare questa possibilità, era necessario valutare un gruppo sostanziale di diadi in due Strange Situation, e far analizza57
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re le procedure da due osservatori indipendenti, in doppio cieco. Wa ters ( 1978) condusse uno studio di questo tipo, trovando che quasi tutti i bambini visti con le madri a dodici e poi a diciotto mesi si com portavano in modo da rientrare nella stessa categoria di attaccamento (fra le tre principali previste da Ainsworth) , mentre, sorprendente mente, due terzi rientravano nella stessa sottocategoria (su otto possi bili). In seguito, Main e Cassidy ( 1 988) avrebbero riportato che, nel lo ro campione a basso rischio della Bay Area, anche le risposte al ricon giungimento dopo una separazione di un'ora dalla madre all'età di sei anni potevano essere predette in base alle risposte nella Strange Situa tion a dodici mesi (questo risultato è stato replicato da Solomon, George, 1 999a). 2 . Una volta constatata la stabilità della risposta alla madre, Sroufe ed Egeland hanno iniziato a studiare in che modo la rappresentazione "interiorizzata" che ha il bambino del suo attaccamento sicuro o insi curo alla madre potesse manifestarsi in contesti riguardanti altre perso ne e in assenza della madre (vedi Weinfield et al. , 1 999) . Studiando il lo ro ampio campione di basso livello socioeconomico, essi hanno osser vato che il livello di sicurezza nell'attaccamento alla madre valutato nel corso della procedura della Strange Situation consentiva di prevedere il comportamento in svariati contesti (nella scuola materna, in campeggio e nella scuola elementare) fino ad adolescenza inoltrata. I bambini sicu ri sono risultati ripetutamente più resistenti, soddisfatti e inseriti. An che le due categorie di attaccamento insicuro previste da Ainsworth hanno potuto essere differenziate: nel contesto della scuola materna, i bambini risultati insicuro-evitanti nella prima infanzia tendevano a mo lestare e vittimizzare gli altri, mentre i bambini insicuro-resistenti/am bivalenti erano in genere le loro vittime. I bambini sicuri non rientrava no né fra i persecutori né fra le vittime (Troy, Sroufe, 1987 ) . 3 . Molti ricercatori inizialmente notarono che il diverso comporta mento dei bambini sicuri rispetto a quelli insicuri per periodi tanto lunghi avrebbe potuto ragionevolmente essere attribuito alla stabilità del temperamento, anziché a risposte precoci alla figura di attacca mento prolungatesi nel tempo, come aveva ipotizzato Ainsworth. Tut tavia, se il comportamento alla Strange Situation fosse dipeso essen zialmente dal temperamento, allora le risposte ai due genitori avrebbe ro dovuto essere pressoché identiche. Main e Weston ( 1 98 1 ) hanno per prime riportato che, nelle Strange Situation condotte sul loro am pio campione della Bay Area, le risposte del bambino alla madre e al padre erano indipendenti, un risultato ormai confermato da molte ri-
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cerche successive. Sroufe ( 1985 ) ha raccolto molte altre prove contro l'ipotesi del " temperamento" , inclusa l'osservazione (riportata per pri ma da Ainsworth in Uganda) che, migliorando le condizioni di vita della madre, aumentava anche il livello di sicurezza del bambino. Oggi vi è un sostanziale accordo sul fatto che, se da un lato i bambini posso no differire in base a numerose caratteristiche ereditarie, come la timi dezza, il maggior contributo all'organizzazione dell'attaccamento in fantile è rappresentato dalla sensibilità del genitore (Vaughn, Bost, 1 999); quindi, la risposta del bambino alla Strange Situation con un dato genitore può essere prevista ancor prima della nascita (Fonagy, Steele, Steele, 1 99 1 ; per una rassegna di altri tre studi con risultati identici vedi van IJzendoorn, 1995 ) . 4 . Potrebbe essere che l a stabilità dell'attaccamento del bambino al la madre, e la sua capacità predittiva rispetto al comportamento a scuo la o con i coetanei, siano in qualche modo un artefatto culturale, limita to agli studi condotti all'interno degli Stati Uniti, che non vale in altre culture, soprattutto in quelle in cui le distribuzioni alla Strange Situa tion differiscono. Klaus e Karin Grossmann sono stati i primi a studiare la questione, impegnandosi a confrontare i risultati dello studio con dotto da Ainsworth a Baltimora con quelli emersi in un altro studio al trettanto accurato dell'interazione madre-bambino a casa, condotto su cinquanta diadi a Bielefeld, nella Germania settentrionale. A Bielefeld, la maggior parte dei bambini è stata giudicata insicuro-evitante con en trambi i genitori (in un altro studio, condotto dai Grossmann a Regen sburg, nella Germania meridionale, la maggior parte dei bambini è ri sultata invece sicura; vedi Grossmann, Grossmann, Zimmermann, 1999). In seguito ai risultati emersi dallo studio di Bielefeld, molti ricer catori si sono chiesti se, nelle diverse culture, l'organizzazione ottimale auspicabile nelle diadi non sia la categoria di attaccamento più frequen te (nel caso di Bielefeld, la insicuro-evitante anziché la sicura) . I Grossmann hanno affrontato l a questione innanzitutto esaminan do l'interazione precoce fra madre e bambino, osservando che le ma dri più sensibili, come avveniva nello studio di Ainsworth, avevano maggiore probabilità di avere figli sicuri (Grossmann et al. , 1985 ) . Gli studi di follow-up su questo campione hanno indicato che, contraria mente all'ipotesi della " relatività culturale" (secondo cui i bambini che evitavano le madri avrebbero dovuto ottenere risultati migliori) , i bambini sicuri con le madri nella prima infanzia continuavano a cavar sela meglio (Grossmann, Grossmann, Zimmermann, 1 999) . Nono stante dagli studi condotti in diversi paesi continuino ad affiorare inte59
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ressanti differenze nelle distribuzioni dell'attaccamento, nella maggior parte dei casi ciò che varia è la forma assunta dall'insicurezza infantile (insicuro-evitante o insicuro-resistente/ambivalente) , mentre la netta maggioranza dei bambini mostra un attaccamento sicuro (van IJzen doorn, Sagi, 1999) . 5 . Il fatto che alcuni bambini sviluppano un attaccamento insicuro nei confronti dei genitori solleva la questione se sia possibile che, in determinati contesti non favorevoli, le madri aumentino al massimo il fìne ultimo del successo riproduttivo rifiutando (in parte o completa mente) uno o più figli, sicché l'atteggiamento evitante del bambino potrebbe essere visto, per esempio, come una "strategia condizionale" (Main, 1 979, 1 98 1 , 1 990) per ottimizzare la probabilità di sopravvi venza in condizioni di questo tipo. La questione è troppo complessa perché sia discussa qui, sebbene abbia destato l'interesse sia di Mary Ainsworth sia di John Bowlby, e abbia generato molte ipotesi affasci nanti (per esempio, Belsky, 1 999; Simpson, 1999) . Un saggio teorico di Robert Hinde e Joan Stevenson-Hinde ha affrontato a fondo la que stione, concludendo che le necessità psicologiche, biologiche e cultu rali possono variare ed essere indipendenti fra loro (Hinde, Steven son-Hinde, 1 990) . Qualunque siano le esigenze culturali e biologiche, tuttavia, il senso di benessere psichico della persona sarà associato al livello di sicurezza dei suoi legami di attaccamento. 6. Tanto Mary Salter ( 1 940) quanto John Bowlby (per una rassegna delle sue concezioni precedenti vedi Bowlby, 1969) hanno già sostenu to che, benché gli studi sull'attaccamento si siano soffermati soprattut to sulla prima e sulla seconda infanzia, le differenze individuali nella sicurezza dell'attaccamento avranno ripercussioni per tutta la vita (sebbene, nella maggior parte dei casi, le figure primarie di attacca mento non siano più i genitori ma amici o partner; vedi Bretherton, Waters, 1985 ; Hazan, Shaver, 1994 ) . Le differenze individuali nel livel lo di sicurezza dell'attaccamento sono oggi studiate attraverso l' Adult Attachment Interview, sia in adolescenza (Kobak, 1999) sia, natural mente, nell'età adulta (vedi van IJzendoorn, Bakermans-Kranenburg, 1 996) . Inoltre, l'AAI viene oggi utilizzata anche con i bambini di età compresa fra i dieci e i quattordici anni. Le distribuzioni, il grado di stabilità, il rapporto con le condizioni cliniche e non, e il rapporto con lo stato di attaccamento materno sono direttamente paragonabili ai ri sultati emersi in precedenza per gli adulti (vedi Hesse, 1999b). Inoltre, sono stati elaborati questionari autosomministrati per adul ti, nei quali i soggetti riportano la natura del loro " stile di attaccamen60
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to romantico" complessivo (sicuro, evitante e ambivalente oppure, se condo l'altra terminologia, sicuro, distanziante e preoccupato; Crowell, Fraley, Shaver, 1 999) . Anche se non sono risultati particolar mente correlati con l'Adult Attachment Interview (e quindi, non ci si aspetta che consentano di prevedere le categorie di attaccamento emerse dalla Strange Situation; vedi Hesse, 1 999) , questi questionari autosomministrati stanno producendo risultati di grande interesse, e riescono a predire il comportamento osservato in contesti naturalistici (per esempio, Simpson, Rholes, Nelligan, 1 992 ; vedi anche Main, 1999) . Mary Ainsworth, negli ultimi anni, era particolarmente affasci nata dai dati che stavano emergendo sulla relazione fra le convinzioni e le condotte religiose dell'individuo e lo stile di attaccamento roman tico con il quale s'identifica (Ainsworth, comunicazione personale, estate 1998; Kirkpatrick, 1 999) . 7 . La formazione clinica di Ainsworth la portò a condividere con John Bowlby la speranza che i suoi studi avrebbero alla fine contribuito alla nostra comprensione delle origini dei disturbi clinici e alla proget tazione di interventi mirati. Come attestano i numerosi contributi sul l' argomento - si consideri, per esempio, l'enorme e immediata popola rità riscossa dal Manuale dell'attaccamento di Cassidy e Shaver ( 1999), che per buona parte è dedicato alle " applicazioni cliniche" - le sue spe ranze iniziano a realizzarsi. I suoi ex allievi hanno avuto un ruolo in pri ma linea nel portare avanti questo lavoro (Greenberg, 1999; Lieber man, Zeanah, 1 999) . Slade ( 1 999) ha rilevato l'importanza per il lavoro clinico di tutti gli studi sull'attaccamento, mentre Dozier (Dozier, Cue, Barnett, 1994) ritiene che i clinici siano paragonabili alle persone che hanno accudito il paziente in passato. Infine, Byng-Hall ( 1 999) , i Cowan e colleghi (per esempio, Cohn et al., 1992) e prima ancora Mar vin e Stewart ( 1 990) e Stevenson-Hinde ( 1990) hanno iniziato a studia re le differenze nel livello di sicurezza dell'attaccamento non su un pia no individuale ma nella prospettiva della coppia e dei sistemi familiari.
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Parte seconda L'attaccamento in rapporto al comportamento degli animali e alla teoria dell'evoluzione
3 La causa ultima di alcuni fenomeni relativi all' attaccamento infantile Nuove risposte, nuovi fenomeni e nuove domande
Mary Main
Quella di Rajecki, Lamb e Obmasher ( 1978)1 è una rassegna ben or ganizzata delle teorie e dei fenomeni relativi all'attaccamento, che po trebbe ispirare la ricerca ma che è anche controversa. Il suo limite principale, a mio avviso, risiede in una carente attenzione o compren sione riguardo alla questione delle cause "ultime" del comportamen to, riconducibili all'evoluzione della specie. Commentando quest'arti colo, cercherò innanzitutto di dimostrare che la teoria dell'evoluzione può contribuire a spiegare alcuni dei fenomeni riguardo ai quali gli au tori si dichiarano "perplessi. Inoltre, richiamerò l'attenzione su un im portante fenomeno legato all'attaccamento che gli autori non hanno preso in considerazione: la tendenza a evitare la figura di attaccamento nelle condizioni difficili, un fenomeno non infrequente. Gli autori di questa rassegna auspicano una migliore comprensione dei "fenomeni legati all'attaccamento" . Inizierei, quindi, osservando che per un etologo (per esempio Tinbergen, 1963 ) , si devono affronta re quattro questioni prima di poter dire di aver "compreso" la natura di un comportamento. Innanzitutto, vi sono le due questioni, tra loro col legate, riguardanti lo sviluppo e le cause (le cosiddette " cause immedia te", ovvero i "meccanismi" implicati). Nel caso del comportamento di attaccamento, ci si riferisce alla differenza fra chiedersi "In che modo questa persona inizia a mostrare una preferenza per questo particolare conspecifico? " e "Da cosa dipende il comportamento di attaccamento mostrato in questo particolare momento nei suoi confronti? " . Le altre l. Il presente contributo era in origine contenuto in un numero monografico della rivista
Behavioral and Brain Sciences incentrato sull'attaccamento infantile e introdotto da un articolo di
rassegna di Rajecki, Lamb e Obmasher ( 1 978).
(,')
l:ATIACCAMENTO IN RAPPORfO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELl:EVOLUZIONE
due questioni strettamente collegate riguardano il valore di sopravvi venza e la filogenesi (problema delle " cause ultime" ) : "Qual è il com
portamento di attaccamento adatto per la sopravvivenza e la riprodu zione? " e "Da quali spinte evolutive dipendono le differenze osservate fra le specie, per esempio nei meccanismi d'identificazione materna? " . È superfluo sottolineare che ogni tentativo di risolvere una o tutte le questioni qui poste dovrebbe essere preceduto da un'attenta descrizio ne dell'evoluzione, della forma e della comparsa del comportamento. Se questi sono i presupposti della piena comprensione di questo modello comportamentale, dobbiamo allora ammettere che la nostra conoscenza, al momento, è purtroppo limitata. Fra i sei principali au tori citati da Rajecki e colleghi, solo Bowlby e Ainsworth ci hanno of ferto una descrizione del comportamento di attaccamento in circo stanze esterne al laboratorio, solo Bowlby si è occupato del valore di sopravvivenza e nessuno di questi ha condotto studi approfonditi ba sati su un confronto filogenetico. Nella loro rassegna delle teorie dell'attaccamento, gli autori attri buiscono una posizione preminente e forse decisiva alla teoria "etolo gica", e tuttavia vengono dedicate solo poche righe alle spiegazioni e alle interpretazioni in chiave evoluzionistica. Questo è sorprendente, poiché ciò che contraddistingue uno studio "etologico" non è tanto un forte fondamento descrittivo, quanto piuttosto il riferimento alla bio logia del comportamento e l'interesse per il problema della causa ulti ma. Nelle pagine che seguono, mi manterrò prevalentemente su que st'ultimo piano esplicativo. La veemenza della risposta alla separazione e il fenomeno della "ba se sicura" sono, in effetti, due aspetti fondamentali dell'attaccamento infantile dell'essere umano. Negli ambienti protetti in cui viviamo og gi, nessuno dei due appare razionale, cosicché, per esempio, un bam bino piccolo lasciato qualche minuto in un ambiente estraneo pieno di giochi non corre alcun pericolo. L'intuizione geniale di Bowlby è stata quella di suggerire che per spiegare completamente questi fenomeni potrebbe essere necessario andare oltre il livello della causa immedia ta. La sua ipotesi è che il comportamento di attaccamento si sia evolu to per svolgere la funzione biologica di proteggere dai predatori. Ritengo, tuttavia, che non si possa comprendere appieno l'impor tanza del sistema comportamentale di attaccamento nella prima infan zia se lo si concepisce esclusivamente come un sistema comportamen tale fra gli altri che svolge una fra tante funzioni possibili. Scegliendo di soffermarsi sulla funzione di protezione dai predatori del comporta(,(,
LA CAUSA ULTIMA DI ALCUNI FENOMENI RELATIVI ALL'ATTACCAMENTO INFANTILE
mento di attaccamento, ( l ) Bowlby può averci per certi versi sviati dal riconoscerne a fondo l'importanza. La protezione è solo uno dei pro blemi fondamentali legati alla sopravvivenza: altri sono, per esempio, la ricerca di cibo (2) e di un riparo (3 ) . I cuccioli di alcuni animali dipen dono dalla vicinanza dei membri della stessa specie per risolvere solo uno di questi problemi; l'uomo e i primati a lui più prossimi, invece, di pendono dagli adulti per tutte queste ragioni e per altre ancora (vedi, Konner, 1 977) . Il mantenimento della vicinanza alle figure di attacca mento svolge allo stesso tempo diverse funzioni biologiche e rappre senta una condizione indispensabile per la sopravvivenza del bambino. Queste considerazioni dovrebbero aiutarci a comprendere il pro blema della forte "insicurezza" che i bambini mostrano in risposta a brevi separazioni; in ultima analisi, il loro senso di insicurezza si riferi sce a un pericolo reale, benché lontano nel tempo. Inoltre, permetto no di spiegare il fenomeno della "base sicura" che Rajecki e collabo ratori hanno affrontato in maniera solo superficiale. Anche se si rife riscono alla teoria "etologica" , gli autori indicano, infatti, soltanto i meccanismi o gli aspetti correlati più prossimi (la possibilità che cam bino gli obiettivi prefissati) per spiegare il fenomeno della base sicura. Questa rappresenta una significativa omissione: se, infatti, riconoscia mo che il mantenimento della vicinanza alla figura di attaccamento ha così tante funzioni relative alla sopravvivenza, questo significa che, nelle gerarchie di comportamento del bambino, deve venire prima. Mentre l'alternativa all'esplorazione in un dato momento potrebbe essere una minore familiarità con alcune classi di oggetti nelle fasi di vita successive - e ciò naturalmente, con il tempo, influenza la soprav vivenza e il successo riproduttivo - l'alternativa a mantenersi vicini al la figura di attaccamento potrebbe essere una morte piuttosto imme diata. Può permettersi di esplorare in presenza della figura di attacca mento, ma quando questa si allontana il bambino deve impegnarsi per cercarla (Rajecki e colleghi sbagliano, peraltro, quando distinguo no una motivazione " effettiva" a esplorare da una motivazione che esprime una forma di " dis-inibizione" (p. 43 1 ) ; questa distinzione ap pare infatti infondata). Passiamo ora a considerare in che modo l'evoluzione e la selezione naturale possano aiutarci a comprendere la formazione dei legami. Gli autori di questa rassegna si mostrano perplessi di fronte al fatto che " i piccoli d i molte specie formano legami con oggetti che non sono tipici di alcun ambiente, o perfino con fonti di maltrattamento" . Mi ha stu pito molto constatare che essi trovino queste osservazioni contraddit-
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r;ATI'ACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI:EVOLUZIONE
torie rispetto alla "nozione (etologica) secondo cui i bambini piccoli
sarebbero predisposti all'influenza di queste caratteristiche prevedibi li dell'ambiente sociale" . Io ritengo invece che questi legami di attac camento inappropriati forniscano proprio la prova decisiva a sostegno di questa nozione etologica. Per i piccoli di ogni specie, la selezione naturale deve solo sviluppa re un sistema per identificare la figura di attaccamento più probabile che, nell'ambiente prevedibile, sia sufficiente a distinguerla dagli altri. Per gli uccelli precoci si tratta della prima cosa che vedono muoversi; per i cuccioli degli altri primati, la prima cosa alla quale possono ag grapparsi. I criteri non si estendono all'infinito (gli oggetti cui non ci si può aggrappare facilmente non sono presi dalle scimmie reso come fi gure di attaccamento) , ma sono efficaci, semplici e servono per discer nere un oggetto biologicamente adatto nell'ambiente prevedibile. Gli stessi criteri sufficienti a identificare la madre nell'ambiente naturale, tuttavia, confondono l'animale in laboratorio, dove ci si può aggrap pare a un pezzo di stoffa o seguire un oggetto di gommapiuma. Non vi è alcuna ragione per cui i meccanismi di identificazione dovrebbero essere identici nelle diverse specie. Nel caso degli esseri umani, qual è il meccanismo di identificazio ne? Quelli proposti sono essenzialmente la salienza (Cairns) , l' assisten za (Gewirtz) e l'interazione sociale (Ainsworth e Bowlby) . Rajecki e colleghi, purtroppo, hanno perso di vista quest'enfasi sull'interazione sociale e sul gioco, a vantaggio delle interazioni legate strettamente alla cura del bambino. Può essere interessante un'ipotesi più specifica su questi meccani smi, avanzata da John Watson ( 1972 ) . In una serie di studi sull'appren dimento precoce di risposte contingenti (in bambini di età compresa fra i due e i quattro mesi circa) , Watson e collaboratori hanno posto una "giostrina" sulla culla del bambino, che girava o restava ferma in risposta a un movimento della sua testa o del suo piede. L'obiettivo ini ziale era semplicemente quello di determinare quanto velocemente i bambini riuscissero a cogliere il nesso. A distanza di qualche giorno, tuttavia, i bambini cui erano state assegnate giostrine che rispondeva no in modo contingente iniziavano a rivolgersi a questi oggetti come se si trattasse di stimoli " sociali" - per esempio, reagivano alla "risposta" della giostrina ridendo e balbettando eccitati. Riportando questa e al tre evidenze, Watson ha ipotizzato che la percezione di una relazione temporale fra l'attività del bambino e la stimolazione immediatamente successiva possa costituire inizialmente la principale influenza che gui68
LA CAUSA ULTIMA DI ALCUNI FENOMENI RELATIVI ALI: ATTACCAMENTO INFANTILE
da il bambino a classificare i conspecifici come "oggetti sociali" . È pre sumibile che tale percezione sia sempre presente nei giochi e nelle in terazioni sociali con i bambini piccoli, e, poiché a questa età in genere non si è in grado di agire in modo significativo sull'ambiente inanima to, si tratta probabilmente della sola circostanza in cui tali contingenze si sono verificate nel passato della specie (prima dell'esperimento della giostrina) . Possiamo proseguire notando che, nell'uomo, è improbabi le che il bambino si sbagli nella scelta delle figure di attaccamento se preferisce quelle che l'hanno coinvolto in giochi sociali: si tratterà con tutta probabilità degli stessi individui che nutrono il massimo interes se per lui e gli garantiscono protezione. Pertanto, è del tutto ragione vole pensare che questo meccanismo, che può essere verificato, sia le gato alla sopravvivenza del bambino. Sarebbe interessante stabilire se i cuccioli di scimmia si mostrano interessati a questo genere di cose (po trebbero anche non esserlo) . Allo stesso tempo, queste considerazioni potrebbero aiutarci a comprendere in qualche misura il fenomeno dell ' "attaccamento alla coperta " . Le coperte offrono un piacere di contatto a noi primati, e questo fatto da solo potrebbe renderle ottime candidate come forma di attaccamento parziale. L'ipotesi di Watson, inoltre, le rende candidate ancora più probabili. Per un neonato confi nato nella culla, le coperte possono rappresentare l'oggetto inanimato che più spesso risponde in modo contingente alla sua attività. Se si ac cetta quest'ipotesi, attaccamenti inappropriati di questo genere non contraddirebbero ma anzi confermerebbero la tesi secondo cui " i bambini piccoli sarebbero predisposti all'influenza d i queste caratteri stiche prevedibili dell'ambiente sociale" . Passiamo ora al problema delle " conseguenze dovute al maltratta mento" . Né le ipotesi di Cairns né quelle di Watson sono incompatibi li con la possibilità che si formino dei legami in condizioni di puro maltrattamento. Si noti, tuttavia, che Rajecki e colleghi non presenta no alcun caso specifico. In ogni studio riportato in cui si forma un le game con un oggetto abusante, quest'ultimo offre anche le condizioni (per esempio, il benessere da contatto) necessarie alla formazione di un attaccamento ( "la mancanza di orientamento sociale" in tre dei sei cani severamente puniti citati nel loro lavoro non indica naturalmente attaccamento) . L'implicazione che i legami si formerebbero con "qua lunque cosa" è infelice: le scimmie mostrano di non legarsi a "madri" formate di freddo filo metallico, e sarebbe davvero insolito che si at taccassero a "madri" formate di freddo filo metallico che per di più le maltrattano. 69
L'ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELL'EVOLUZIONE
La formazione di legami con figure maltrattanti non sorprende se supponiamo che il bambino possieda la consapevolezza biologica - che, forse, è al di sopra di ogni altra conoscenza - che questa figura è l'uni co modo che ha di sopravvivere. Persino una figura di attaccamento malvagia e violenta, dopo tutto, ha dimostrato di non aver ancora ucci so il bambino. Sarebbe invece sorprendente se il bambino, nel caso specifico, mostrasse di preferire un oggetto abusante a uno che non lo è; solo questo potrebbe essere considerato veramente disadattivo (si può prevedere che un bambino preferisca un oggetto che non lo mal tratta, ma occorrono ulteriori studi in merito) . Le particolari conseguenze del maltrattamento - vale a dire, l'abu sato che ritorna irrazionalmente verso l'oggetto abusante - sono state notate per primo da Darwin ( 1 83 9) nel suo viaggio nelle Galapagos, che le descrive insieme a una possibile spiegazione del meccanismo. Mentre stava su un promontorio, Darwin gettò più volte in mare una lucertola acquatica. Sebbene fosse "perfettamente in grado di nuotare via" da lui, l'animale ritornava ogni volta nel punto in cui egli si trova va. "Forse questa singola espressione di apparente stupidità può esse re spiegata dal fatto che questo rettile non ha alcun nemico sulla spiag gia, mentre in mare spesso è preda dei numerosi squali. Quindi, pro babilmente, spinto da un istinto ereditario innato, secondo il quale la spiaggia è un luogo sicuro, in ogni situazione di emergenza è qui che cerca rifugio" (Darwin, 1839, pp. 334-3 3 5 ) . Questa spiegazione " ulti ma" è orientata completamente sui meccanismi, ed è fondamental mente identica a quella proposta da Bowlby. Un comportamento gravemente abusante delle madri è infrequente in ogni specie, ed è probabile che la spiegazione delle " conseguenze dovute al maltrattamento" al livello di causa immediata sia sufficiente. D'altra parte, è quanto meno ipotizzabile che una qualche strategia di origine biologica si sia sviluppata per affrontare le conseguenze di una madre maltrattante. Trivers ( 1 974) ritiene che un qualche conflitto fra genitori e figli sia prevedibile, dato che il loro patrimonio genetico non è identico, e come esempio riporta i conflitti legati allo svezzamento. Durante il periodo di svezzamento, nelle scimmie reso, l'atteggiamen to di rifiuto delle madri si fa sempre più netto, e fino a un certo punto trova corrispondenza con una crescente insistenza da parte del piccolo nel ricercarne la vicinanza (una conseguenza del maltrattamento) , per esempio con dei gesti di stizza. Trivers interpreta queste risposte non come una conseguenza di meccanismi immediati, ma come una strate gia deliberata del piccolo tesa à "raggirare" il genitore su quanto oc70
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corra ancora "investire" per renderlo indipendente nella vita. In teo ria, quest'affermazione sarebbe impossibile da sottoporre a verifica, se non fosse che Trivers ipotizza che a un certo punto il piccolo cesserà di ritornare insistentemente alla madre rifiutante (e sempre più esausta) , perché vede che il poco che ottiene per sé gli preclude la possibilità di avere altri fratelli (ovvero, in termini genetici, quasi copie di se stesso) . Se per certi versi è possibile prevedere, in casi specifici e comprovati, diversi esiti della sequenza " rifiuto => ricerca di una maggiore vicinan za" , dovremmo d'altra parte iniziare a considerare alcune manifesta zioni di questo schema come un'attiva strategia evoluzionistica del piccolo. In alternativa, dovremmo ipotizzare una risposta essenzial mente passiva del piccolo a meccanismi privi di una particolare fun zione legata alla sopravvivenza. Anche in merito ai fenomeni legati alla separazione sono state avan zate alcune ipotesi affascinanti sulle possibili cause legate all'evoluzio ne. Kaufman e Rosenblum ( 1 967) per primi hanno ipotizzato che il pe riodo di disperazione e depressione, in cui il piccolo presenta un livel lo di attività molto basso, ha la funzione biologica di conservare l' ener gia in seguito a una ricerca della madre che si è rivelata non solo inuti le, ma anche estenuante. Charlesworth (comunicazione personale, 1 978) ha aggiunto che questa limitazione dell'attività potrebbe servire da espediente per permettere al piccolo di nascondersi ai predatori. Trivers ( 1 97 4) ha ricercato la " causa ultima" in grado di spiegare i cambiamenti nell'interazione fra madre e figlio osservati durante una separazione, anche in questo caso basandosi sui dati ottenuti in esperi menti condotti sulle scimmie reso (Hinde, Spencer-Boothe, 1 97 1) . In seguito al ricongiungimento con la madre, il cucciolo di scimmia reso passa più tempo con lei di quanto facesse prima della separazione, sebbene, per il fatto che è cresciuto, dovrebbe trascorrerne di meno. Trivers ritiene che questi dati siano " coerenti con l'assunto che, con la selezione, il piccolo abbia imparato a interpretare la scomparsa della madre come evento che può prevenire dedicando più energie all'o biettivo di restare vicino a lei". In realtà, questa spiegazione non si di scosta da quella offerta da Bowlby ( 197 3 ) . U n fenomeno ancora più interessante, che Trivers cerca di spiegare in termini di strategie evoluzionistiche, è l'effetto della relazione ma dre-prole prima della separazione sul comportamento della prole al ti congiungimento. Quanti più rifiuti riceveva il cucciolo di scimmia reso prima della separazione, tanto più appariva angosciato durante il ri congiungimento e ricercava attivamente la vicinanza della madre. Se71
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condo Trivers, " questi dati confermano l'ipotesi secondo cui il piccolo interpreta in modo logico il nesso fra la scomparsa della madre e il comportamento di quest'ultima prima della separazione: è possibile che la temporanea assenza di una madre rifiutante invochi una mag giore sorveglianza da parte del bambino della temporanea assenza di una madre non rifiutante" . Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, lo sviluppo di teorie risolutive è reso problematico dal fatto che, nell'uomo, i bambini rispondono alla separazione e al ricongiungimento con degli schemi di comportamento che non sono stati osservati negli esperi menti condotti sulle altre specie: evitano la figura di attaccamento, di stolgono lo sguardo, si voltano dall'altra parte e ignorano attivamente i tentativi della figura di attaccamento di attirare la loro attenzione. Nelle separazioni prolungate (due settimane o più), questo comporta mento segue gli stadi di "protesta" e " disperazione" già descritti da Rajecki e collaboratori (segue cioè gli stadi in cui la rabbia verso il ge nitore in visita è espressa apertamente). Questo comportamento evi tante al ricongiungimento si associa a un ritorno alla normalità nel l'ambiente dove è avvenuta la separazione (per tale ragione, gli autori sbagliano nel sostenere che la " normalità" segue la " disperazione" ) ; tuttavia, visto che il bambino evita la vicinanza del genitore anziché ri cercarla, in termini di attaccamento non si può parlare di ritorno alla normalità. Si tratta nondimeno di un fenomeno legato all'attaccamen to: sono specificamente le figure di attaccamento a essere trattate in questo modo, laddove il bambino può accogliere attivamente le altre persone. Anche se questo comportamento si osserva solo nei piccoli dell'uomo, ritengo che il fenomeno sia altrettanto importante dei tre descritti da Rajecki e colleghi. I fenomeni legati alla separazione non possono essere spiegati esclusivamente sulla base dell'attaccamento, poiché vengono attivati altri sistemi comportamentali (aggressività) e stati mentali particolari (depressione) che non sono necessariamente in rapporto all'attacca mento (per questa ragione ritengo sia irragionevole auspicare una teo ria dell'attaccamento in grado di spiegare tutti i comportamenti osser vabili in seguito alla separazione) . Nessuna delle teorie descritte nel l' articolo di Rajecki e colleghi è in grado di prevedere questo fenome no, e questo non sorprende, dal momento che esse cercano di "predi re" la comparsa del comportamento di attaccamento in circostanze in cui generalmente si manifesta. Qui ci riferiamo invece a uno schema comportamentale antitetico che appare in queste circostanze.
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LA CAUSA ULTIMA DI ALCUNI FENOMENI RELATIVI ALL'ATTACCAMENTO INFANTILE
Quando il bambino è costretto a una separazione prolungata in cui nessuna figura di attaccamento sostitutiva è disponibile, tenderà, se condo i dati raccolti fino a oggi, a rispondere evitando il genitore al suo ritorno. Se invece questa figura sostitutiva è presente durante la separa zione, l'atteggiamento evitante non si osserva (Robertson, Robertson, 197 1 ) . Ciò dimostra senz'altro che questo comportamento non può es sere ricondotto alla sola separazione, ma deve essere in funzione di pro cessi non necessariamente collegati. Heinicke e Westheimer ( 1 966) ri tengono che la responsabilità vada attribuita alla rabbia verso il genito re. Robertson e Robertson osservano che questa è notevolmente atte nuata dalla presenza di una persona che si prenda costantemente cura del bambino fungendo da figura di attaccamento sostitutiva. Una procedura di laboratorio ha studiato un ampio numero di bam bini di un anno, allevati a casa (bambini che non avevano mai subìto se parazioni prolungate) , nel corso di una breve separazione dalle madri, che per due volte lasciavano la stanza e vi ritornavano (Ainsworth et al., 1978) . La maggior parte dei bambini statunitensi reagisce come tutti gli altri piccoli primati - mostrandosi turbata alla separazione e cercando attivamente di raggiungere e mantenere il contatto con la madre al suo ritorno. Una reazione di rabbia, espressa con urla o gesti di stizza, non è infrequente. Due terzi dei bambini non evitanti mostrano rabbia. Alcuni bambini, pur non avendo mai sperimentato separazioni pro lungate, in questa situazione di laboratorio evitano le madri al loro ri torno. Circa metà dei bambini statunitensi visti finora distoglie almeno una volta lo sguardo dalla madre al suo ritorno in uno dei due episodi di ricongiungimento, e circa un quinto la evita e la ignora nel corso di quest'episodio. Se si mostrano turbati, questi bambini vengono facil mente tranquillizzati da un'estranea. L'elusione della madre in un dato episodio di ricongiungimento è correlata negativamente a una reazio ne di rabbia manifesta (Main, 1 98 1 ) . Fortunatamente è stato possibile confrontare le risposte allo stress indotto dalla situazione di laboratorio con osservazioni condotte a ca sa (Ainsworth et al., 1978) e con osservazioni di gioco genitore-bam bino (Main, 1 98 1 ) . I bambini che evitano le madri sotto stress sem brerebbero non aver sviluppato un attaccamento nei loro confronti ma, in realtà, alcuni si mostrano assai turbati nelle separazioni a casa. L'atteggiamento evitante non riflette un certo " tipo" di bambino. Un bambino oggi evitante poteva stringersi affettuosamente ai genitori in passato, e, in certi casi, un bambino può evitare stabilmente un geni tore nell'osservazione di laboratorio e aggrapparsi all'altro in una se73
!èATTACCAMENTO !N RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DEL!èEVOLUZJONE
d uta separata (Main, Weston, 198 1 ) . I dati riguardanti il rapporto fra padre e bambino non sono stati ancora analizzati completamente, ma abbiamo i risultati su tre campioni di madri e bambini. In primo luo go, quanto più numerosi sono gli episodi in cui il bambino manifesta un'intensa rabbia nei confronti della madre a casa e durante il gioco, tanto più mostra di evitarla sotto pressione. Secondo, il comporta mento evitante nei confronti della madre è strettamente associato al rifiuto espresso a livello fisico da quest'ultima a casa e durante il gioco (Main, 1977a, 1 98 1 ) . Terzo, abbiamo osservato un'analoga sindrome evitante e di rabbia nei confronti degli adulti preposti alla cura del bambino in quello che possiamo considerare il primo studio control lato sui bambini sottoposti a violenze e maltrattamenti (George, Main, 1979). Infine, la tendenza a evitare il genitore al suo ritorno dopo la scuola materna è strettamente correlata a un atteggiamento evitante nei confronti dello stesso genitore in un contesto religioso (un orato rio; Blanchard, Main, 1 979). Questi fenomeni sollevano diversi problemi per gli studiosi dell'at taccamento. A livello di cause sia immediate sia ultime, possiamo chie derci perché mai appare questo comportamento evitante, per di più quando è meno atteso. Si tratta di un fenomeno alquanto sconcertante, soprattutto alla luce della spiegazione "ultima" proposta da Trivers. Al livello di causa immediata, ho già sottolineato la situazione di conflitto teoricamente irrisolvibile in cui si trova un bambino fisica mente rifiutato e abusato (Main, 1977a). In termini di causa ultima, ho avanzato l'ipotesi che l'atteggiamento evitante appaia nei bambini rifiu tati messi sotto pressione in alternativa a una reazione di rabbia (agen do, in termini etologici, come una sorta di interruttore; Chance, 1962; Eibl-Eibesfeldt, 1979) rispetto alle tendenze aggressive quando si fan no troppo intense ed entrano in conflitto con le tendenze affiliative. Il valore di sopravvivenza del comportamento di attaccamento è talmente evidente che è difficile persino iniziare a rispondere alle que stioni riguardanti la causa "ultima" di un modello comportamentale che è, in apparenza, antitetico. È anche plausibile che l'atteggiamento evitante non abbia una funzione di per sé e non sia associato al rifiuto materno, se non secondariamente a meccanismi immediati. Quest'ul tima possibilità sarebbe senz' altro fondata se ipotizzassimo che le ma dri non hanno mai rifiutato, nemmeno in forma moderata, i loro bam bini nell'ambiente in cui gli attuali schemi di comportamento si sono formati. Ciò è implicito nella tesi secondo cui i bambini caratterizzati da attaccamento insicuro si comporteranno in modo disadattivo nel 74
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loro ambiente e, a lungo andare, avranno meno probabilità di soprav vivere. Questo implica, si noti, che un bambino rifiutato ( " insicuro" ) dovrebbe comportarsi in modo da ridurre ulteriormente le sue già ri dotte probabilità di sopravvivenza, ipotesi che mi sembra improbabi le. Inoltre, sarebbe difficile determinare il livello di rifiuto materno in grado di indurre un maggior rischio per la sopravvivenza. Fino a qualche anno fa, è probabile che la maggior parte di noi ab bia ritenuto che i modelli di comportamento principali si siano evoluti per affrontare le avversità dell'ambiente, con la comparsa e il manteni mento di semplici relazioni con i membri della stessa specie, e non cer to per affrontare le vicissitudini proprio in queste relazioni (vedi Wil liams, 1 966) . L'evoluzione del sistema comportamentale di attacca mento è certamente concepita in questa semplice forma. È possibile, tuttavia, che vi siano strategie di comportamento condi zionali che possono ancora funzionare all'interno dei confini imposti dal sistema primario - in questo caso il mantenimento della vicinanza alla madre - e che possono essere attivate solo in presenza di particolari condizioni interpersonali. In questo caso, evitare la figura di attacca mento potrebbe servire come strategia condizionale, che paradossal mente consente di tenersi vicini il più possibile in condizioni di rifiuto materno. Il bambino, anziché lasciarsi andare ad alti livelli di rabbia e di angoscia, evita, mantiene il controllo e continua a esplorare. Questo comportamento (a differenza delle alternative) non sempre favorisce una maggiore distanza fra madre e bambino e può persino stimolare le cure del genitore (Lamprecht, comunicazione personale, 1 978). Come ipotesi, ritengo che entrambe le possibilità siano accettabili fino a prova contraria; come prese di posizione, mi sembra che né la te si "adattiva" né quella " disadattiva" siano però soddisfacenti. Se ac cettiamo la prospettiva " disadattiva" con troppa disinvoltura, a mio avviso cadiamo preda di un'ingiustificata psicologia della salute men tale, che si compiace di scoprire che l'evoluzione e l'esperienza perso nale condannano l'insicurezza, il rifiuto e la devianza. Se invece accet tiamo la prospettiva "adattiva" con troppa disinvoltura, rischiamo di trovare risposte ovunque - un vero e proprio anatema per gli scienzia ti. Quest'ultimo rilievo si applica purtroppo anche alla presente rasse gna: Trivers ( 1 974) e io abbiamo entrambi ritenuto possibile indivi duare la causa "ultima" del comportamento al ricongiungimento dei piccoli rifiutati in due specie affini, quando, in realtà, il loro comporta mento è esattamente antitetico. Infatti, il comportamento di rifiuto prima della separazione delle madri di scimmia reso è diverso da quel75
I:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI:EVOLUZIONE
lo delle madri umane, perché queste si comportano in modo diverso al ricongiungimento, o per qualche altra ragione. Tuttavia, i cuccioli di scimmia che hanno subìto lunghe separazioni dalle madri sembrano avvicinarsi anziché evitarle al loro ritorno, mentre i bambini, anche quando non hanno subìto rifiuti in precedenza, rispondono alle sepa razioni prolungate con un comportamento evitante. Le differenze fra le specie, in questo caso, sono molto interessanti. Il presente commento ha cercato principalmente di richiamare l' at tenzione degli studiosi dell'attaccamento sulla questione delle cause ultime, sulle affascinanti possibilità che si aprono al riguardo, e sulla necessità di spiegare l'ennesimo fenomeno relativo all'attaccamento (il comportamento evitante) , per quanto esclusivo dell'essere umano. Sebbene possa irritare a priori alcuni lettori, io credo che l'attenzione per le cause ultime dovrebbe essere accolta, almeno in linea di princi pio, da chi ritiene che il bambino abbia un ruolo attivo nel proprio svi luppo, a livello sia di causa immediata sia di causa ultima.
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4 Gli studi transculturali sull'organizzazione dell'attaccamento in rapporto al concetto di strategia condizionale Mary Main
Il presente saggio è incentrato sulle differenze nell'organizzazione dell'attaccamento, in rapporto alle influenze culturali e biologiche. Oltre a presentare una rassegna degli studi transculturali sull'attacca mento bambino-genitore che hanno utilizzato la Strange Situation, il saggio ha un duplice obiettivo. In primo luogo, richiamare l'attenzio ne degli psicologi e degli antropologi sui nuovi metodi di valutazione dello stato di attaccamento sul piano dei comportamenti e delle rap presentazioni. Sono stati elaborati alcuni metodi strutturati per valu tare il livello di sicurezza nell'attaccamento a casa (Waters, Deane, 1 985 ) , in seguito estesi a confronti transculturali (Valenzuela, Lara, 1987 ) . Anche l'analisi delle comunicazioni intercorse nelle interazioni videoregistrate fra genitore e bambino (Grossmann et al., 1 986), che ha permesso di distinguere le diadi sicure da quelle insicure, potreb be essere utilizzata in ricerche condotte in diverse culture. Infine, lo studio del rapporto fra processi simbolici, personalità e attaccamento può oggi avvalersi di interviste autobiografiche strutturate (per adul ti) , in grado di pervenire al medesimo sistema di classificazione della Strange Situation. Il secondo obiettivo è suggerire come, distinguen do fra strategie condizionali primarie e secondarie, si possa utilizzare questo concetto biologico per migliorare la comprensione dei proces si psicologici. Le strategie primarie (per esempio, la ricerca della vici nanza di una figura di attaccamento in condizioni difficili) implicano direttamente il funzionamento di un sistema comportamentale fon damentale, non richiedono necessariamente la sovrapposizione di un secondo sistema e, anche quando questo avviene, possono essere inattivate solo in parte. Le strategie secondarie (per esempio, evitare 77
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la figura di attaccamento in condizioni di stress) sono quelle che, es sendo in determinate circostanze preferibili dal punto di vista biolo gico, s'innescano in concomitanza con l'attivazione parziale di una strategia primaria. Possiamo quindi facilmente distinguere i modelli di risposta osservabili (avvicinarsi o evitare la figura di attaccamento in condizioni di stress) dai processi psicologici di cui si fa esperienza, e prevedere che, implicando la soppressione o la manipolazione di si stemi più primari, le strategie comportamentali secondarie comporte ranno esperienze complesse e, presumibilmente, una riduzione del benessere psicologico. Se quest'ipotesi è corretta, dovremmo ravvisa re delle somiglianze fra le culture nelle rappresentazioni prodotte da gli individui che, pur differendo nell' " organizzazione dell'attacca mento" desunta dal loro comportamento, possono condividere pro cessi e " costi" psichici analoghi nel cercare di mantenere queste di verse organizzazioni.
Un a rassegna degli studi transculturali Il primo tentativo di classificare l'organizzazione dell'attaccamento del bambino al genitore in base al livello di sicurezza risale a uno stu dio condotto su ventotto diadi madre-bambino nei villaggi rurali del l'O ganda (Ainsworth, 1967 ) . Il primo studio transculturale sull'attac camento del bambino alla madre è stato quindi condotto a Baltimora, e ha riguardato ventisei diadi madre-bambino, osservate in un numero variabile di visite (da sedici a ventuno) di quattro ore ciascuna. Questo studio era finalizzato a confrontare lo sviluppo del comportamento di attaccamento nel primo anno di vita dei bambini di Baltimora rispetto a quelli ugandesi. È stata introdotta la procedura della Strange Situa don per permettere osservazioni controllate di ciascuna diade in labo ratorio. Ainsworth ha elaborato un sistema di classificazione tripartito (insicuro-evitante, sicuro e insicuro-ambivalente, o A, B e c) ; ha quindi esaminato un ampio numero di interazioni registrate, per verificare se le differenze nel comportamento materno potessero spiegare le diver se risposte dei bambini (Ainsworth et al. , 1 978). A ogni principale classificazione dell'attaccamento corrispondevano distinti modelli di comportamento materno. Gli studi successivi hanno mostrato che la classificazione dell'attaccamento si mantiene stabile dai dodici ai venti mesi, a patto che restino costanti anche le condizioni di vita della ma dre, e che i bambini di età compresa fra i tre e i cinque anni classificati 78
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come sicuri nella prima infanzia risultano ai test più resistenti, empati ci e soddisfatti (Bretherton, 1 985) . Contrariamente alla ricerca d i Ainsworth, i l più noto studio transna zionale, condotto nella Germania settentrionale, ha mostrato una si gnificativa prevalenza di bambini classificati come insiemi nella prima infanzia (Grossmann et al., 1 985 ) . È possibile allora avanzare l'ipotesi secondo cui, in ogni società in cui predomina un modello "insicuro" , gli individui che mostrano tale modello siano in realtà più adattati alla loro cultura e, al suo interno, più felici di quelli giudicati " sicuri" se condo gli standard americani. La medesima questione è stata posta da alcuni studi condotti in Giappone (Miyake, Chen, Campos, 1 985 ) e nei kibbutzim israeliani (Sagi et al., 1 985) . Anche se altri studi condotti in questi paesi si avvicinano di più alle distribuzioni osservate in origi ne a Baltimora, e la variabilità all'interno dello stesso paese è risultata maggiore rispetto a quella fra diversi paesi (van IJzendoorn, Kroonen berg, 1988), gli studi descritti in precedenza fanno sorgere domande cui è difficile dare risposta.
Questioni procedurali riguardanti l'applicabilità della Strange Situation Takahashi ( 1 990) e altri sostengono che, nelle loro culture, la Stran ge Situation è troppo ansiogena per i bambini piccoli, che non hanno esperienza di separazioni ed estranei, e quindi, per loro, la procedura non sarebbe valida. Sono d'accordo che la Strange Situation può dare indicazioni non valide sulle interazioni passate quando i bambini ven gono lasciati in uno stato di turbamento. Ritengo tuttavia, in linea con quanto sostenuto da van IJzendoorn ( 1 990) e con Hinde e Stevenson Hinde ( 1 990) che, in caso di forte angoscia del bambino, la procedura dovrebbe semplicemente essere abbreviata. La procedura è stata ideata per valutare se il genitore è ricercato come fonte di conforto dopo l'e sperienza difficile e se subito dopo ridiventa una base sicura per l' esplo razione del bambino. Una volta che il bambino ha mostrato di essere angosciato e inconsolabile, abbiamo tutte le informazioni che ci occor rono prima che ritorni il genitore. Le ricerche di Sagi ( 1990) conferma no la validità di questa variante della procedura. Già Ainsworth e colla boratori ( 1 978) avevano raccomandato di abbreviare gli episodi di se parazione in caso di forte angoscia del bambino, senza però dare ulte riori indicazioni. Anche a Berkeley non permettiamo che un episodio duri più di trenta secondi se il bambino piange insistentemente, e, se 79
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necessario, l'episodio in cui il bambino rimane da solo è ridotto a dieci secondi. Come nello studio di Sagi, le nostre valutazioni hanno permes so ciò malgrado di prevedere il comportamento del bambino negli anni successivi (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985 ; Main, Cassidy, 1988) . I:ipotesi della sensibilità materna
È stato ipotizzato che le madri dei bambini di tipo B, in ogni cultu ra, saranno più sensibili e sollecite ai segnali dei figli rispetto alle madri dei bambini A o c (van IJzendoorn, 1990) . La prima - e fino a oggi, di gran lunga la più completa - replica dello studio condotto a Baltimora è quella di Grossmann e Grossmann ( 1 990) , i quali, come Ainsworth, spesso conducevano personalmente le osservazioni a casa. L'ipotesi della sensibilità materna dovrebbe, infatti, essere sottoposta a verifica in ogni studio transculturale di un certo rilievo, malgrado le difficoltà. Uno dei motivi principali che hanno reso significative le differenze fra i gruppi A , B e C e persino fra i sottogruppi osservate a Baltimora era le gato all'elevata frequenza e durata delle visite, e al fatto che fossero condotte dallo stesso osservatore, che diventava sempre più familiare ai soggetti dello studio. Non sorprende che le differenze siano meno evidenti quando le visite sono brevi, vengono condotte da osservatori sconosciuti o si basano su metodi di registrazione e di analisi dei dati incompatibili o meno precisi rispetto a quelli adottati da Ainsworth. Lo studio dei Grossmann fornisce un eccellente esempio di rispetto dei criteri di valutazione originari. L'ipotesi della competenza
È stato anche ipotizzato che i bambini classificati sicuri con le figure di attaccamento primarie nella prima infanzia mostreranno in seguito una maggiore competenza sociale (van IJzendoorn, 1 990). Diversi au tori hanno cercato di verificare quest'ipotesi. Takahashi riporta diffe renze nel comportamento sociale all'età di ventitré mesi, che scom paiono in seguito (ma vi sono limiti metodologici e gli studi di follow up non sono descritti in dettaglio) . I bambini che hanno partecipato allo studio condotto nella Germania meridionale da Grossmann e Grossmann ( 1990) sono stati osservati a scuola quattro anni dopo. I bambini che erano stati giudicati sicuri con le madri nella prima infan zia erano più ordinati, tranquilli e mostravano meno aspetti conflittua li degli altri; inoltre, 1 8 bambini sicuri su 22, ma solo 2 bambini insicu80
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ri su 1 1 , non mostravano particolari "problemi di comportamento" che potessero indicare un disturbo mentale. Anche Sagi ( 1 990) ha evi denziato una relazione significativa con il comportamento socioemoti vo in un giardino d'infanzia israeliano, limitata però alla valutazione del comportamento con il caregiver primario del bambino (la metape let) e non con i genitori (Oppenheim, Sagi, Lamb, 1 988) . Riassumendo, in due studi transnazionali su tre, i bambini classifi cati insicuri con le figure di attaccamento primarie nella prima infan zia - soprattutto nel gruppo A nello studio tedesco e nel gruppo c in quello israeliano - ne uscivano relativamente peggio dei bambini clas sificati nel gruppo B. I risultati di queste ricerche, come di quelle che le hanno precedute e ispirate, sono sorprendenti, anche se va considera to che i criteri di classificazione non sono perfettamente stabili, che le valutazioni possono non essere valide per alcuni soggetti (per esem pio, a causa di una malattia del bambino o di una recente separazione) e che la valutazione iniziale dura al massimo una ventina di minuti.
Nuovi metodi di valutazione delle differenze individuali
Alternative alla Strange Situation Grossmann e collaboratori ( 1 986) hanno ideato un sistema di codi fica dettagliato delle comunicazioni fra bambino e genitore durante la Strange Situation, che in seguito è stato esteso a sedute di gioco libero. Il sistema si basa su una complessa valutazione microanalitica della ri sposta del genitore agli stati d'animo del bambino ed è stato validato e standardizzato. Nelle diadi sicure, il genitore cerca di non interrompe re finché il bambino è allegro e sereno, ma diventa più sollecito e sensi bile quando l'umore del bambino peggiora; nelle diadi insicure, inve ce, il genitore esprime interesse quando il bambino è contento, ma di venta inaccessibile quando l'umore del bambino peggiora. Questo sistema consente per la prima volta di analizzare i modelli di comunicazione nella prima infanzia in rapporto al livello di sicu rezza dell' attaccamento, e per questo ha destato grande interesse (Bowlby, 1 988; Bretherton, 1 987 ) . È stato applicato con successo al l'osservazione del "gioco libero" (Grossmann, Grossmann, 1 990) e potrebbe senz'altro essere utilizzato nell'analisi delle videoregistra zioni già prodotte. 81
C ATIACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELCEVOLUZIONE
Anche Waters e Deane ( 1 985) hanno elaborato un metodo di valu tazione alternativo alla Strange Situation, una tecnica Q-sort che per mette all'osservatore di determinare in che misura il bambino è in gra do di affidarsi alla madre come "base sicura" nella vita domestica. Questa tecnica strutturata, tesa a valutare il grado di sicurezza del bambino a casa, è stata impiegata in uno studio condotto in Cile su diadi che vivevano in condizioni di povertà (Valenzuela, Lara, 1 987) , consentendo d i distinguere i n maniera affidabile i bambini che erano stati giudicati sicuri da quelli giudicati insicuri nella Strange Situation.
Nuove analisi delle risposte alla Strange Situation: lo stato di attaccamento disorganizzato!disorientato All'iniziale classificazione fra bambini A, B e c si è pervenuti in base alle diadi osservate nello studio condotto a Baltimora. Tuttavia, studi successivi condotti su bambini con genitori violenti (Crittenden, 1985) o affetti da p si cosi maniaco-depressiva (Radke-Yarrow et al., 1985) han no mostrato che alcuni risultavano non classificabili, come pure alcuni bambini del nostro campione californiano di ceto medio-superiore (Main, Weston, 198 1 ) . In una recente rassegna di trentatré filmati consi derati non classificabili nel campione californiano, non è emerso un ve ro e proprio modello di risposta paragonabile per coerenza alle catego rie A, B e C. Ciò che invece condividevano i bambini non classificabili erano diversi indici di disorganizzazione e disorientamento: per esem pio, potevano avvicinarsi e appoggiarsi alla parete quando erano spa ventati dall'estranea, alzarsi e cadere proni all'ingresso del genitore, "bloccarsi" o mostrare atteggiamenti stereotipici (Main, Solomon, 1986, 1990). I criteri per individuare lo stato di attaccamento "D " hanno permesso di distinguere i bambini maltrattati dagli altri in un campione di basso livello socioeconomico (Carlson et al. , 1 989) , e hanno incre mentato la nostra capacità di previsione riguardo al nostro campione californiano di ceto medio (Main, Kaplan, Cassidy, 1985 ) . A Berkeley (Main, Hesse, 1 990) e a Charlottesville (Ainsworth, Eichberg, 1 99 1 ) , nei genitori dei bambini di tipo D è stata osservata una modalità di pen siero relativa ai traumi vissuti in passato apparentemente irrazionale e sconnessa. Main e Hesse hanno ipotizzato che i genitori traumatizzati potrebbero terrorizzare il bambino o essere a loro volta spaventati. Si determina quindi un comportamento conflittuale (D) nei figli, che non disporrebbero di risposte organizzate (di tipo A, B o c) per affrontare le esperienze angosciose provenienti proprio dalla figura di attaccamento. 82
GLI STUDI TRANSCULTURALI SULL'ORGANIZZAZIONE DELL'ATTACCAMENTO . . .
Nuovi sistemi di valutazione all'età di sei anni Main e Cassidy ( 1 988) hanno elaborato un sistema per valutare l'or ganizzazione dell'attaccamento del bambino al genitore basato sulla risposta del bambino, all'età di sei anni, al ricongiungimento successi vo a una separazione di più di un'ora. Mentre i bambini classificati in precedenza come evitanti erano ancora chiaramente evitanti, e i bam bini sicuri erano ancora chiaramente sicuri, la maggior parte dei bam bini classificati D nella prima infanzia si comportava " da genitore" o tendeva a " controllare" i genitori all'età di sei anni. Wartner ( 1 987) ha cercato di stabilire se questi risultati fossero presenti anche nel cam pione della Germania meridionale. Non disponendo di classificazioni D, ma solo A, B e C, ha utilizzato il comportamento di tipo D emerso nella prima infanzia, durante una seduta di gioco genitore-bambino estraneo moderatamente ansiogena, per prevedere un comportamen to di tipo D nel bambino a sei anni. I bambini che, in precedenza, ave vano mostrato un comportamento di tipo D in risposta a un moderato stress in presenza del genitore, ora risultavano controllanti (inversione di ruolo) nei confronti dei genitori, o ancora non classificabili. Usando il sistema di classificazione rivisto descritto nello studio di Berkeley, è stato possibile identificare correttamente a Regensburg 1'80 per cento delle diadi A, B, c e D. I.; Adult Attachment Interview
Il nostro gruppo di ricerca ha elaborato un'intervista strutturata, l"' Adult Attachment Interview" , incentrata sulle relazioni di attacca mento, sulle esperienze relative all'attaccamento e sulla personale va lutazione e interpretazione degli effetti di queste esperienze (George, Kaplan, Main, 1984, 1986, 1 996). L'intervista dura un'ora ed è conce pita per far emergere incoerenze nel pensiero sull'attaccamento o a li vello espositivo. Per esempio, si chiedono cinque parole che descriva no la relazione con la madre nell'infanzia e subito dopo s'invita il sog getto a ricordare degli episodi a sostegno di ogni aggettivo scelto. I tra scritti vengono prima valutati in base all'esperienza dell'individuo con ciascun genitore durante l'infanzia e poi classificati su scale che rap presentano lo stato mentale attuale rispetto all'attaccamento. Ciascun trascritto è quindi associato a una singola categoria che rappresenta quello che appare come lo " stato mentale complessivo rispetto all'at taccamento" (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008) . I trascritti vengono 83
L'ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELL'EVOLUZIONE
giudicati sicuri (F) quando sono coerenti e scorrevoli e mostrano un fa cile accesso ai ricordi d'infanzia, che siano positivi o meno. I trascritti incoerenti e inconsistenti, caratterizzati da pochi ricordi d'infanzia o da un forte contrasto fra le affermazioni generali sui genitori e gli epi sodi richiamati alla memoria, vengono definiti " distanzianti" (Ds). Infi ne, quando i trascritti, oltre a essere confusi e incoerenti, indicano una preoccupazione persistente per i genitori, sono classificati come " preoccupati" (E). A Berkeley, la classificazione all'AAI dei genitori è risultata associata alla classificazione nella Strange Situation dei bam bini, sicché ai genitori sicuri corrispondevano bambini di tipo B, ai ge nitori distanzianti bambini di tipo A e ai genitori preoccupati bambini di tipo c (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985 ; Main, Goldwyn, Hesse, 19822008) . In seguito è stata identificata una quarta categoria, relativa ai traumi o ai lutti non risolti (u). In uno studio condotto a Charlottesvil le, usando il sistema completo a quattro categorie (Eichberg, 1 987 ; Ainsworth, Eichberg, 1 99 1 ) è emersa una corrispondenza bambino genitore (A, B, c, D rispetto a Ds, F, E, u) pari all'SO per cento. In en trambi i campioni sono state osservate inoltre significative corrispon denze bambino-genitore fra le varie sottocategorie. In uno studio condotto nella Germania settentrionale, Fremmer Bombik ha utilizzato l'Adult Attachment lnterview insieme a un siste ma di analisi dell'intervista in parte diverso per pervenire a una valuta zione globale della tendenza a " valorizzare" o " sminuire" l'attacca mento (Grossmann et al., 1988). È emersa una corrispondenza dell'85 per cento fra la valutazione dell'intervista e la valutazione della Stran ge Situation cinque anni prima (venti diadi) ; i genitori dei bambini classificati sicuri tendevano a dare importanza all'attaccamento, men tre i genitori dei bambini classificati insicuri erano generalmente svalu tanti. Come a Berkeley, le madri dei bambini evitanti tendevano a idea lizzare e a intellettualizzare o mostravano persistenti difficoltà a ricor dare la propria infanzia.
Il concetto di strategia condizionale: significato biologico e implicazioni psicologiche La scoperta di differenze individuali nell'organizzazione dell' attac camento del bambino alla madre risale a metà degli anni Sessanta, nel contesto della teoria dell'evoluzione dell'epoca. Il fatto che i bambini rifiutati dalle madri non riuscissero a reagire in circostanze apparente84
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mente pericolose, in cui erano lasciati da soli in un ambiente estraneo, mentre i bambini accettati dalle madri protestavano, ripristinavano il contatto e riprendevano a giocare, fu inizialmente visto come un pro blema di adattamento, per il quale il bambino rifiutato era presumibil mente messo a rischio dalla sua situazione. Inoltre, in base alla teoria avanzata dall'ecologo Wynne-Edwards ( 1 962; ma si vedano le critiche dei biologi, tra cui Williams, 1 966), secondo cui l'evoluzione procede rebbe mediante la selezione di gruppi altruistici e collaborativi (rispetto a gruppi competitivi) , la selezione di un atteggiamento sensibile-sicuro (collaborativo/remissivo) nelle diadi rispetto a uno rifiutante-evitante sembrava probabile. Prendiamo per esempio un passo tratto da un arti colo di rassegna che intendeva riassumere il punto di vista dei teorici dell'attaccamento ispirati alle teorie etologiche ed evoluzioniste: " [I bambini con un attaccamento insicuro] si comporteranno in modo di sadattivo nell'ambiente in cui vivono" e "a lungo andare avranno mino ri probabilità di sopravvivere" (Rajecki, Lamb, Obmasher, 1978). Quest'affermazione ha diverse implicazioni: ( l ) nell'ambiente in cui si è evoluta la specie, un bambino con una madre insensibile ai suoi se gnali avrà minori possibilità di un bambino con una madre sensibile; (2) il comportamento del bambino di fronte all'insensibilità del genitore ri durrà ulteriormente le sue già limitate possibilità di sopravvivenza; e (3) in conseguenza di (2), o semplicemente in base all'ipotesi della selezione di gruppo, una madre sensibile ai bisogni del figlio avrà più probabilità di massimizzare il suo successo riproduttivo di una insensibile. I progressi della teoria dell'evoluzione hanno migliorato la nostra conoscenza dei processi relativi alla selezione naturale, facendoci com prendere meglio, inoltre, il significato delle differenze individuali nei modelli di comportamento di genitore e bambino. La teoria della sele zione di gruppo è stata largamente sostituita dalla teoria della selezio ne parentale (Hamilton, 1 964; Maynard Smith, 1 964), secondo cui gli individui opererebbero per aumentare il successo riproduttivo pro prio e/o dei parenti, stimato in base al grado di affinità. Poiché genito ri e figli sono perfettamente affini a se stessi, ma affini solo per metà fra loro, è possibile prevedere, occasionalmente, un conflitto di interessi (Trivers, 1 97 4). Il punto l (descritto in precedenza) resta valido dal punto di vista del bambino. Anzi, sulla base della definizione quadri partita della sensibilità materna proposta da Ainsworth, che include la percezione dei segnali e l'accurata interpretazione degli stessi, difficil mente potrebbe essere altrimenti. I punti 2 e 3 , tuttavia, sono conside rati infondati, in quanto bambino e genitori avranno spesso interessi
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t;AITACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLATEORIA DELL'EVOLUZIONE
che, in qualche modo, sono in competizione (Main, 1 979). Non sem pre è nell'interesse del genitore essere estremamente sensibile ai biso gni di un figlio in particolare, e, in caso di insensibilità da parte del ge nitore, il bambino può modificare i suoi schemi di comportamento in modo adattivo anziché disadattivo, contribuendo in modo attivo e strategico alla sua stessa sopravvivenza di fronte, per esempio, al rifiu to del genitore (Trivers, 1 974; Alexander, 1977) . Oppure, detta in al tro modo, un atteggiamento materno sensibile e attento ai segnali del piccolo ha maggiori probabilità di ottimizzare il successo riproduttivo del bambino rispetto a una condotta insensibile. Ciò, comunque, non significa che piangere quando la madre si allontana e avvicinarsi al suo ritorno (comportamento " sicuro" ) sia migliore, come risposta, di un atteggiamento evitante al rifiuto materno, o che la madre non riesca a massimizzare il suo successo riproduttivo rischiando le conseguenze di una condotta materna meno sensibile in alcune circostanze. Pertan to, come i membri di altre specie (Maynard Smith, 1979), i genitori (Hinde, 1 982) e i bambini piccoli (Main, 1 979, 1 98 1 ) possiedono " strategie condizionali" che consentono loro di affrontare diverse cir costanze. Queste includono strategie riproduttive, strategie genitoriali e strategie del bambino mirate a sollecitare le cure dei genitori.
Strategie riproduttive Variabili ecologiche, economiche e demografiche influenzano ( l ) la decisione di un individuo di avere uno o più figli, (2) l'atteggiamento verso i figli e (3 ) se ogni particolare figlio sarà allevato fino alla matu rità (LeVine, 1974, 1 977, 1980; Scrimshaw, 1978, 1 984 ) . Ad alti tassi di mortalità infantile, come quelli osservati fino a qualche anno fa in Eu ropa, e che ancora si osservano altrove, possono corrispondere alti tas si di riproduzione (alta fertilità), " distanziamento" emotivo dalla prole e una minore tendenza a considerare i bambini come individui (Imrof, 1985; Scheper-Hughes, 1987 a). Al contrario, bassi tassi di fertilità e un lungo intervallo fra le nascite - uno schema riproduttivo osservato in alcune popolazioni di cacciatori/raccoglitori - possono favorire un at teggiamento protettivo e indulgente nei confronti dei bambini (Kon ner, 1 976; Howell, 1979; Scheper-Hughes, 1987a). L'infanticidio è ancora praticato come strategia riproduttiva (Sche per-Hughes, 1 987a) . Può aver luogo subito dopo la nascita, o nei mesi successivi attraverso un graduale abbandono, per esempio mediante un allattamento selettivo. In alcuni casi, appare in reazione a pressioni 86
GLI STUDI TRANSCULTURALI SULI:ORGANIZZAZIONE DELl:ATTACCAMENTO . . .
ecologiche ed economiche, o come risposta specifica alla percezione di un bambino deforme o malato (Scheper-Hughes, 1987b; Mull, Mull, 1 987; Sargent, 1 988). Infine, secondo le previsioni della teoria della se lezione di gruppo (Dickemann, 1 979) , l'infanticidio potrebbe derivare dalla percezione di speciali opportunità riproduttive o da pressioni ambientali (Miller, 1 987 ) .
Strategie genitoriali I genitori dovrebbero avere, nella cura del bambino, la capacità di es sere particolarmente sensibili ai suoi segnali, ma non è detto che la eser citino sempre. La strategia genitoriale caratterizzata da un'alta sensibi lità ( ''tipo B") è solo una delle possibili; le altre includono l'incoraggia mento verso una precoce indipendenza (probabilmente, una strategia di "tipo A") e verso una prolungata dipendenza (probabilmente, una stra tegia di "tipo c " ) . Una condotta genitoriale in parte insensibile, orientata verso una precoce indipendenza della prole, ha il vantaggio di permette re al genitore di occuparsi di altro. La prolungata dipendenza permette invece di tenere la prole vicina, aumentando la probabilità che ogni fi glio aiuti ad accudire altri bambini imparentati, o anche solo che si schie ri con il genitore in caso di liti future. Naturalmente, possiamo anche concepire queste "strategie" come risposte a opportunità e pressioni più immediate. Hinde ( 1 982), riferendosi alla descrizione di Altmann ( 1 980) della condotta materna nei babbuini, evidenzia che i piccoli di madri "restrittive" hanno maggiori probabilità di sopravvivere nei primi mesi, quando sono meno esposti a predatori e rapitori. Il prezzo di un atteg giamento materno di questo tipo è, tuttavia, una prolungata dipendenza del piccolo. Il vantaggio di una madre " concessiva" , invece, potrebbe ri siedere in un figlio più indipendente, che ha maggiori probabilità di so pravvivere in mancanza dei genitori. Poiché il figlio di una madre di "al to rango" è meno esposto ai pericoli, un atteggiamento materno " con cessivo" potrebbe rappresentare una strategia utile o anche opportuni sta nei membri predominanti della gerarchia. Non si presume, natural mente, che queste "strategie" genitoriali siano sempre coscienti.
Strategie del bambino mirate a sollecitare le cure dei genitori In termini di strategie mirate a promuovere il successo riprodutti vo, si osserva una marcata asimmetria nei rapporti fra genitore e figli. 87
I:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI:EVOLUZIONE
( l ) Un genitore o potenziale genitore sceglie fra un ampio raggio di al ternative quanti figli generare, e inoltre sceglie fra diverse strategie ge nitoriali, bilanciando la probabilità di sopravvivenza della progenie presente e futura. Nessuna strategia riproduttiva o genitoriale è orien tata su un solo figlio. (2) Il piccolo, invece, ha una sola opzione dispo nibile: se vuole sopravvivere c avere la possibilità di riprodursi, deve sollecitare le cure delle figure genitoriali disponibili sul posto. (3) Per tanto, il sistema comportamentale di attaccamento deve essere sinto nizzato in modo più intenso e preciso del corrispondente sistema di cura genitoriale e deve essere meno suscettibile di modificazioni. Inol tre, ogni cambiamento nelle strategie del bambino deve essere rivolto al medesimo fine di mantenerlo vicino al genitore e di sollecitare le sue cure, mentre il genitore può modificare la sua condotta al servizio del fine ultimo del successo riproduttivo, fino all'abbandono e all'infanti cidio. (4) Regolando la vicinanza con il genitore, il sistema comporta mentale di attaccamento presiede all'incolumità e alla sopravvivenza del bambino, che dipendono unicamente dai genitori. Il sistema com plementare di accudimento genitoriale non regola nell'immediato l'in columità del genitore, ma solo le prospettive riproduttive, e trattando si di un aspetto fondamentale, queste sono in genere riposte non in uno ma in più figli. Il concetto di strategia condizionale implica che il bambino cer cherà di conformarsi alle strategie dei genitori meglio che può. Ciò si gnifica che, se il genitore non è opportunamente sensibile, il piccolo cercherà di ricorrere a una strategia per massimizzare ulteriormente le proprie possibilità di sopravvivenza in queste condizioni di ridotta si curezza (pur di non comportarsi in modo disadattivo) . Quali strategie adattive ha a disposizione il bambino? Probabilmente non esistono spiegazioni evoluzionistiche o adattive per i rapporti emersi finora, per esempio, fra rifiuto materno e atteggiamento evitante del bambino, e ogni correlazione osservata potrebbe riflettere semplicemente mecca nismi immediati (Main, 198 1 ) . L'esistenza di strategie adattive di que sto tipo implicherebbe tuttavia che, per ottenere il massimo investi mento genitoriale possibile, questi comportamenti dovrebbero essere desiderati (o almeno non osteggiati) dal genitore. Se il genitore cerca quindi di promuovere l'indipendenza del bambino, questi dovrebbe apparire il più indipendente possibile, anche se ciò significa minimiz zare la risposta ai segnali naturali di pericolo e alle separazioni dal ge nitore (presumibilmente, una strategia di tipo A). Se il genitore intende invece promuovere una prolungata dipendenza, il bambino dovrebbe 88
GLI STUDI TRANSCULTURALI SULL'ORGANIZZAZIONE DELL'ATTACCAMENTO . . .
massimizzare la risposta a ogni timido segnale di pericolo e concen trarsi al massimo sul genitore (presumibilmente, una strategia di tipo c). Si tratta comunque di congetture. Come le strategie dei genitori, si ritiene che le strategie del bambino non siano coscienti.
Strategie condizionali primarie e secondarie Se ammettiamo la possibilità che genitori e figli scelgano fra una gamma di alternative su basi biologiche, dobbiamo allora stabilire se queste possibilità siano equivalenti, o se alcune vadano considerate primarie e altre secondarie. Le strategie condizionali sono, per defini zione, equivalenti in termini di valore adattivo in quelle condizioni in cui sono richieste. Inoltre, un'osservazione superficiale potrebbe ten dere a considerare tutte queste strategie come equivalenti per chi le at tua, e come il riflesso di una scelta. Non sempre, tuttavia, le cose stan no così. Il comportamento di un individuo in una data situazione può indicare cosa è più adattivo in quella situazione, ma non ci dice se egli stia sperimentando una qualche tendenza secondaria contraria. Gli in dividui nelle situazioni conflittuali mostrano una tendenza comporta mentale di un solo tipo, ma osservazioni condotte prima o dopo, e so prattutto l'attenta osservazione del comportamento attuale, possono suggerire che una seconda tendenza, diversa o persino opposta, sia presente e attiva (Hinde, 1966) . Il comportamento, quindi, non indica certamente un'unica preferenza, e l'individuo potrebbe agire in pre senza di diverse tendenze in conflitto fra loro. Dopo aver affrontato la questione biologica del fine ultimo del suc cesso riproduttivo, spostiamoci su un livello più psicologico e analiz ziamo l'esperienza immediata dell\ndividuo. Posto che tutte le strate gie condizionali sono considerate equivalenti sul piano del comporta mento e dell'adattamento, ritengo vi siano ragioni biologiche e psico logiche per operare una distinzione fra (a) strategie primarie, definibili come quegli schemi comportamentali che rappresentano la risposta, sensibile al contesto, di un sistema comportamentale a varie condizio ni di attivazione e disattivazione, e (b) strategie secondarie, che agisco no per minimizzare o regolare la risposta di un sistema comportamen tale in contesti in cui il comportamento o il livello di risposta compor tamentale richiesto dal sistema non sia adattivo. Nei casi in cui si presume che il sistema primario sia continuamen te attivo e sensibile al contesto, una strategia secondaria si manifesterà al livello del comportamento solo sovrapponendosi alle tendenze 89
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comportamentali del sistema primario - una sovrapposizione che sarà necessariamente incompleta e parziale. I rapporti fra strategie non sa ranno tuttavia simmetrici, e una condotta corrispondente alle funzio ni di una strategia primaria non implicherà necessariamente la so vrapposizione di tendenze comportamentali riconducibili a un qual che sistema secondario. Il sistema comportamentale di attaccamento del bambino è partico larmente esemplificativo. Si presume che si sviluppi e si concentri su una o poche figure a fronte di ogni genere di cura genitoriale, eccetto casi di estremo disagio (Bowlby, 1 969), che rappresenti il comporta mento principale di cui dispone il bambino per assicurare la propria so pravvivenza (Bowlby, 1 969) e che sia continuamente attivo (Ainsworth, 1972) . Come conseguenza di quest'incessante attività, il sistema deve essere continuamente sintonizzato sul contesto (Main, Hesse, 1 990) , cioè deve tener continuamente conto di quelle condizioni ambientali e interne che normalmente porterebbero a un aumento o a una riduzione del comportamento di attaccamento. Il sistema sintonizzato sul conte sto risponderà, quindi, quando il bambino è lasciato da solo in un am biente estraneo - una condizione che attiva il comportamento di attac camento -, arrestandosi al ritorno della madre. Riconsideriamo il comportamento dei bambini di tipo A, B e c alla luce di queste definizioni. Main e Hesse ( 1 990) hanno ipotizzato che i modelli di organizzazione dell'attaccamento infantile A e c comporti no una modifica o manipolazione di una risposta altrimenti normale del sistema comportamentale di attaccamento. Il comportamento evi tante è considerato un meccanismo che consente al bambino di disto gliere l'attenzione da condizioni che normalmente attiverebbero un comportamento di attaccamento (Main, 1 98 1 ; Bowlby, 1 980), un pro cesso quindi volto a minimizzare la risposta del sistema comportamen tale di attaccamento. Pertanto, il bambino evitante può apparire di staccato anche quando è spaventato, ed è possibile che in questo mo do convinca la madre, probabilmente già sopraffatta, di essere in gra do di cavarsela in assenza di un ulteriore investimento materno. L'at tenzione per la figura di attaccamento caratteristica della strategia di tipo C può essere sostenuta aumentando la risposta al benché minimo indizio di pericolo. Pertanto, il bambino di tipo c può interpretare un ambiente tranquillo come minaccioso, al fine di mantenere costante l'attenzione del genitore. Nella fattispecie, ricercare la vicinanza della figura di attaccamento in circostanze minacciose sarebbe riconducibile a una strategia com90
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portamentale primaria, legata a una risposta normale del sistema com portamentale principale, mentre evitare la figura di attaccamento nelle medesime circostanze indicherebbe una strategia condizionale secon daria, legata a particolari condizioni e schemi di comportamento ma terni. È importante sottolineare che l'atteggiamento evitante, di per sé, non è direttamente legato a un sistema comportamentale principale (non esiste cioè un "sistema comportamentale evitante" ) , e un com portamento di questo tipo sembrerebbe implicare la tendenza simul tanea a mostrare un comportamento di attaccamento nelle stesse cir costanze. Si noti, infine, che la strategia primaria può manifestarsi sen za prendere il sopravvento, nel bambino, sulla strategia secondaria " evitante" ; quindi la relazione non è simmetrica. In che rapporto sono processo biologico e processo psicologico? È superfluo precisare che si tratta di una questione complessa. La sele zione ha luogo in base allo stato fisiologico e al comportamento del l'individuo, e in base ai processi psicologici (pensieri ed emozioni) so lo a patto di un'influenza di stato fisiologico e comportamento. Altro ve (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985 ) , tuttavia, ho ipotizzato che le diverse organizzazioni dell'attaccamento possano basarsi su meccanismi co gnitivi, attentivi e percettivi, oltre che sul comportamento, e ciò do vrebbe implicare che diversi processi psicologici siano legati a tale or ganizzazione, in termini di costi o di conseguenze. Per esempio, la ten denza a distogliere l'attenzione da situazioni che attivano l'attacca mento, osservabile nell'attaccamento evitante, potrebbe dipendere in parte da processi che interessano la percezione, la memoria e l'atten zione. Lo stato del sé, l'ambiente e le esperienze legate all' attaccamen to possono essere manipolati in modo tale da apparire relativamente ideali o invulnerabili, limitando inoltre l'accesso a quei ricordi che so no incoerenti con questa visione dell'esperienza (Main, H esse, 1990; Main, Goldwyn, Hesse, 1 989-2008). Se quest'ipotesi è corretta (se ammettiamo, per esempio, la possibilità che memoria e percezione siano alterate), dobbiamo ritenere che i modelli insiemi siano più pro pensi all'autoinganno. Inoltre, se nei casi in cui la risposta corretta è rimossa o manipolata il sistema di attaccamento resta " consapevole" delle condizioni ambientali " reali" , allora il bambino ha due problemi da affrontare: il rischio per la sopravvivenza e il successo riproduttivo riflesso direttamente nell'ambiente e nel suo stato fisiologico, e qua lunque ulteriore riduzione del grado di sicurezza legato alla particola re strategia condizionale scelta dal genitore. In breve, il bambino sicu ro ha il solo problema di allertare il genitore sulla propria condizione, 91
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mentre il bambino insicuro deve tener conto simultaneamente del l' ambiente e del genitore. Se ipotizziamo che il mantenimento di diverse strategie condizionali implichi l'impiego di meccanismi cognitivi simili nei vari individui, esa minando le rappresentazioni dei tipi A, B e c in diverse culture potremo verificare meglio quest'ipotesi che studiando queste rappresentazioni in una singola popolazione o cultura. Perciò, all'interno di una data cul tura, potremo presumibilmente spiegare in termini di norme culturali le somiglianze in tali rappresentazioni osservate nelle autobiografie (o nei disegni ecc.) di individui che hanno un'organizzazione dell'attacca mento simile. In una cultura prevalentemente sicura, per esempio, una persona "evitante" potrebbe raccontare la sua storia di attaccamento in modo incoerente, o riportare di non ricordare nulla della sua infanzia, del tutto ignara che non è stata un'infanzia "normale" . Se, tuttavia, alte razioni cognitive di questo tipo accompagnano un'organizzazione insi cura in una cultura in cui questa forma di organizzazione è predomi nante, le incoerenze, le contraddizioni e le amnesie non possono essere spiegate tanto facilmente sulla base di fattori culturali. Come notato in precedenza, la presenza di analogie transnazionali nei processi psicologici di individui con un'organizzazione di attacca mento evitante ha ricevuto parziale conferma. Anche se il confronto è limitato dall'impiego di scale in parte diverse applicate all' Adult Atta chment Interview, un'idealizzazione dei genitori, l'assenza di ricordi d'infanzia e incoerenze nel racconto caratterizzano i trascritti delle in terviste delle madri di bambini valutati evitanti sia in aree in cui predo mina un'organizzazione dell'attaccamento sicura sia in quelle dove il modello evitante è prevalente (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008; Grossmann et al., 1988) . Sembra quindi che gli individui che rispon dono in base a diverse organizzazioni dell'attaccamento riescano a mantenere la loro condizione impiegando meccanismi psicologici si mili. Quest'ipotesi andrà esaminata negli studi transculturali che sa ranno condotti in futuro.
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5 Evitamento della figura di attaccamento nella prima infanzia Descrizione e interpretazione
Mary Main, Donna R. Weston
Questo capitolo è suddiviso in tre parti principali. Nella prima de scriveremo un modello di comportamento sociale che è stato finora trascurato: la tendenza a evitare attivamente la figura di attaccamento in senso visivo, fisico e comunicativo. Questo comportamento è sor prendentemente diffuso nei bambini riuniti alle loro figure di attacca mento dopo separazioni prolungate e logoranti, e nei bambini rifiutati è presente anche dopo separazioni molto brevi. L'evitamento della fi gura di attaccamento rappresenta per certi versi un problema per i teorici dell'attaccamento, per il semplice fatto che è relativamente co mune. Dobbiamo forse presumere che il sistema comportamentale di attaccamento vada in crisi tanto facilmente, al punto che i bambini che hanno sperimentato un rifiuto moderato evitano le madri, invece di ti cercarne il contatto? Nella seconda parte, passeremo in rassegna gli studi empirici sugli aspetti correlati a questo modello di comportamento nei bambini pic coli. Mostreremo come la risposta alla separazione dal genitore e al suo ritorno siano in relazione con il comportamento del bambino e del genitore in altre circostanze. Nel caso dei bambini allevati nelle loro famiglie che non hanno mai subìto separazioni prolungate, il compor tamento evitante si osserva anche dopo separazioni di laboratorio estremamente brevi. L'osservazione delle madri e dei bambini in altri contesti rivela che, in questo caso, il comportamento evitante è stretta mente associato alla rabbia della madre, all'assenza di espressioni emotive e al rifiuto del contatto fisico con il bambino. Dal fatto che il bambino evita il genitore al suo ritorno si può anche prevedere, con un certo grado di sicurezza, il suo comportamento emotivo e sociale in al93
t: ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELt:EVOLUZJONE
tri contesti. Un bambino che evita decisamente la madre e non si mo stra irritato dopo la separazione tende, per esempio, ad aggredirla o a minacciarla in altre situazioni. Nella parte conclusiva proporremo tre interpretazioni del compor tamento evitante che, sebbene differenti fra loro, non si escludono a vicenda e possono aiutarci a pervenire a una spiegazione coerente del fenomeno per come appare nei bambini. Due di queste spiegazioni derivano dal lavoro degli etologi, che hanno osservato negli animali una tendenza circoscritta a evitare potenziali partner sociali in situa zioni in cui è invece auspicabile mantenerne la vicinanza. Sia Tinber gen ( 1963 ) sia Chance ( 1962) ritengono che, in questi casi, evitare un potenziale alleato possa servire paradossalmente a mantenerlo vicino. La terza interpretazione è più psicologica, e ipotizza che il comporta mento evitante rappresenti uno spostamento dell'attenzione che è semplicemente utile al piccolo per mantenere l'autocontrollo e un comportamento organizzato.
Il comportamento evitante nel contesto sociale Il comportamento di attaccamento Il nostro intento principale, in questo paragrafo, è quello di descri vere il comportamento evitante nei confronti delle figure di attacca mento, evidenziando come esso appaia in circostanze in cui non è pre visto - a seguito di separazioni prolungate, come conseguenza di un ri fiuto materno e in risposta a effusioni o anche alla ricerca di contatto da parte della madre. Prima di analizzare un modello che devia dalle attese, tuttavia, può essere opportuno descrivere la norma da cui esso si discosta (Medawar, 1967 ) . Ciò ci porta a descrivere brevemente che cosa ci si aspetta in realtà in queste circostanze (il comportamento di attaccamento) e perché. Come abbiamo visto, il comportamento di attaccamento ha, come prevedibile conseguenza, quella di aumentare o mantenere la vicinanza a una particolare persona. Esempi di comportamento di attaccamento sono i segnali (come il pianto o richiami con la voce) , gli approcci (pro trarsi, avvicinarsi prudentemente o correre verso il genitore) e i tentati vi di ricerca del contatto del bambino. D'altra parte, all'interno di una relazione di attaccamento consolidata, anche le manifestazioni di rab94
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
bia possono contribuire a promuovere la vicinanza della figura di attac camento (Bowlby, 1 969; vedi anche Trivers, 1 97 4 ) . Agitandosi e mo strandosi irritato, il bambino può persuadere la madre ad avvicinarsi o a permettergli di avvicinarsi; a sua volta, una manifestazione di rabbia da parte della madre spesso spinge il bambino ad avvicinarsi. La rabbia può assolvere una simile funzione di ricerca della vicinanza anche in re lazioni di attaccamento consolidate fra persone adulte. Quando dobbiamo attenderci un comportamento di attaccamento, e qual è la sua funzione? La teoria etologica dell'attaccamento di Bowlby ( 1 969, 1 973 ) si basa su due osservazioni complementari. Una è che i piccoli dell'uomo e degli altri primati si mostrano entrambi estremamente preoccupati di restare vicini alle figure di attaccamento. La seconda osservazione è che, per la maggior parte dei piccoli degli altri primati e presumibilmente anche per l'uomo, la sopravvivenza, nell'ambiente in cui si è evoluta la specie, dipende quasi interamente dal mantenimento della vicinanza a una figura di attaccamento. Il pic colo separato dalle sue figure di attaccamento in genere resta senza ci bo, acqua, calore, riparo e protezione dai predatori. Si ritiene che, nella maggior parte delle condizioni di cura, si svilup pi un sistema comportamentale di attaccamento, il quale assicura il mantenimento della vicinanza alle figure che garantiscono la protezio ne (genitori o altri). Si presume, inoltre, che quasi tutti i bambini ( l ) svilupperanno delle preferenze per alcune persone rispetto ad altre in base alle interazioni sociali; (2) esprimeranno queste preferenze chia ramente una volta conseguita la permanenza dell'oggetto; (3 ) rispon deranno negativamente, persino con rabbia, alle minacce di separazio ne; mentre (4) cercheranno di avvicinarsi o di attaccarsi ulteriormente alle figure protettive in caso di pericolo. Pertanto, la minaccia di sepa razione dalla madre, le dimostrazioni di rifiuto fisico da parte sua e le condizioni di pericolo ambientale dovrebbero attivare il sistema a li velli di grande intensità. L' evitamento sociale, l'argomento di questo paragrafo, si riferisce ai movimenti tesi ad allontanarsi da un potenziale partner sociale - per esempio, distogliere lo sguardo, allontanare la testa o la parte superio re del corpo, voltarsi indietro e rifiutare il contatto o un'eccessiva vici nanza. Riguarda inoltre una mancata risposta alle comunicazioni del partner sociale e persino il mancato riconoscimento di un membro della famiglia (per una rassegna estesa della letteratura riguardante l'e vitamento facciale e visivo negli animali e nell'uomo vedi Vine, 1970, 1 973 ; Argyle, Cook, 1 976) . 95
I.:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORI"AMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI.:EVOLUZIONE
Come si manifesta l' evitamento nei bambini che interagiscono con partner sociali adulti? Tinbergen e Tinbergen ( 1972 , pp. 179- 1 80) hanno descritto nei bambini una forma di comportamento evitante molto sottile (che considerano la minima espressione di rifiuto osser vabile) . Questa consiste in una certa espressione degli occhi, che è assai difficile da descrivere ma che (come sappiamo per esempio dai romanzi) è nota alla maggior parte delle persone. È spesso descritta come un'espressione "vuota" o " assen te" , come se la mente diventasse inaccessibile - uno sguardo vago, ine spressivo, spesso rivolto leggermente oltre gli occhi dell'adulto. [. . .] Que sta risposta iniziale del bambino è, se l'osservatore continua a osservar/o, seguita da una chiusura parziale o completa degli occhi, che può essere, ma non sempre, molto lenta, a volte così lenta che si ha l'impressione che le palpebre "si muovano al rallentatore" . A volte gli occhi si chiudono completamente, con le palpebre distese, nemmeno un po' increspate, co me quando sono chiuse in altri momenti diversi dal sonno.
Tinbergen e Tinbergen si riferiscono in questo caso a bambini che ri spondono a estranei. Nel nostro studio sullo sviluppo sociale, in corso presso l'Università della California a Berkeley, abbiamo invece filmato circa quattrocento episodi in cui un genitore ritornava al proprio bam bino (di età compresa fra i dodici e i venti mesi) dopo brevi separazioni in un contesto di laboratorio. In questa situazione, il genitore chiamava il bambino da fuori la porta, l'apriva e lo salutava. La prima risposta al ri torno del genitore, in alcuni bambini filmati nel nostro laboratorio, era rappresentata proprio da un'espressione assente e dagli occhi socchiusi. Un'altra forma di comportamento evitante, forse più evidente, è rap presentata dalla tendenza del bambino a distogliere lo sguardo. Anche questa, abbastanza spesso, è la prima risposta all'incontro con il genito re. Ma com'è possibile distinguere se il bambino sta distogliendo lo sguardo da qualcuno o se sta guardando qualcos'altro? Waters, Matas e Sroufe ( 1 975) hanno analizzato più volte i filmati distinguendo fra i due tipi di comportamento. Quando lo sguardo era semplicemente disloca to da un oggetto (una persona) a un altro (in genere un oggetto inanima to) , il bambino spesso batteva le ciglia nel passaggio. Nel caso in CJ.Ji in vece distoglieva lo sguardo, raramente questo accadeva. Uno sposta mento dell'attenzione è quindi ipotizzabile solo nel primo caso, non n� secondo. Waters e collaboratori hanno rilevato (come Tinbergen e Tin bergen) un caratteristico movimento di chiusura delle palpebre quando il bambino distoglieva effettivamente lo sguardo. 96
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
Tuttavia, i bambini che vedono il genitore a distanza non riescono a tenere lontano lo sguardo a lungo. Il piccolo guarda nuovamente verso il genitore e a volte lo saluta, oppure si gira in direzione opposta e si allon tana, o cerca in modo abbastanza disorganizzato di fare qualcosa con le mani. Spesso afferra un oggetto vicino. Questa ricerca di un qualcosa da fare (afferrare, toccare o manipolare) è estremamente interessante. Un'osservazione ripetuta e attenta del comportamento apparentemente "esplorativo" che si osserva appena dopo il ricongiungimento rivela che l'oggetto inanimato in genere non ha la piena attenzione del bambino. Quest'ultimo, per esempio, può puntare in modo abbastanza frenetico verso la gamba di un tavolo e palparla (ma con gli occhi fissi nel vuoto, rivolti verso la parete di fronte), oppure, in modo risoluto ma impaccia to, può deporre un giocattolo in una scatola, chiudendola con la mano (guardando diritto in avanti) . L'impressione generale è che il bambino non riesca a evitare il genitore senza l'aiuto dell'oggetto tenuto in mano. Alcuni hanno impiegato strumenti telemetrici per monitorare il battito cardiaco del bambino durante il ritorno del genitore, confer mando l'ipotesi che l'attenzione agli oggetti in questi momenti non è completa. La normale esplorazione degli oggetti si accompagna a una decelerazione della frequenza cardiaca, che non si osserva nel corso della pseudo-esplorazione osservata al ritorno del genitore (Sroufe, Waters, 1 977b) . Dopo qualche istante (se il genitore non insiste nel l' attirare l'attenzione) l'esplorazione tende a ripristinarsi. Il bambino che evita il genitore in questo modo può, tuttavia, continuare a dargli accuratamente le spalle anche in seguito. In altri casi può (malgrado il silenzio del genitore) alzarsi e avvicinarsi. Alcuni bambini reagiscono al ritorno del genitore con un tipico " an dirivieni" . Abbiamo osservato un certo numero di bambini avviarsi ver so il genitore e, senza guardarlo in faccia, cambiare subito direzione, continuando a tenersi almeno a breve distanza. Questa sequenza di comportamenti è molto strana. Il passaggio dal movimento di avvicina mento a quello di distanziamento non sembra legato ad alcun cambia mento ambientale, ma solo alla percezione, da parte del bambino, di es sersi avvicinato fino a un certo punto al genitore. Questa distanza, stan do alle nostre stime, è di circa un metro, vale a dire appena fuori della portata dei genitori. Spesso non è facile individuare un momento preci so in cui il bambino prende la decisione di avvicinarsi o di allontanarsi; il movimento altalenante appare invece netto, risoluto e quasi meccanico. Infine, va considerato il modo in cui il bambino può evitare il geni tore quando questi ricerca il contatto fisico o anche solo un'effusione
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I:ATIACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI:EVOLUZIONE
verbale o visiva. I bambini evitanti, quando vengono presi in braccio, sono molto abili a fare in modo che il genitore li metta giù. Non si svincolano né protestano verbalmente, ma astutamente si chinano verso il pavimento o indicano un oggetto. Se il genitore cerca di inte ragire con il piccolo, egli può cercare di distrarlo indicando un ogget to più o meno distante. Una volta sul pavimento, il bambino si tiene occupato con un oggetto. Un bambino evitante in tale misura può ap parire "sordo" e " cieco" al genitore che cerca in seguito di attirare la sua attenzione a distanza. Questa rassegna delle basi e delle variazioni del modello di com portamento evitante ha fatto riferimento a osservazioni informali. Nel prossimo paragrafo, presenteremo al lettore i metodi e gli strumenti utilizzati nella ricerca empirica.
Rassegna delle ricerche empiriche Evitamento della figura di attaccamento in seguito a separazioni prolungate
La tendenza a evitare un genitore in seguito a separazioni di breve durata (pochi minuti) è un argomento di studio relativamente recente; Ainsworth e Bell hanno condotto le prime osservazioni di questo mo dello comportamentale solo nel 1 970. L' evitamento del genitore in se guito a separazioni prolungate (da una settimana a diversi mesi) è inve ce da tempo osservato nel contesto clinico. Quella che segue è una breve rassegna degli studi sulla risposta a separazioni prolungate di bambini di età compresa fra uno e tre anni. La prima osservazione di un atteggiamento evitante nei confronti di una figura di attaccamento risale a Darwin ( 1877 ) . Egli notò che il fi glio di due anni teneva gli occhi "leggermente distolti" dai suoi - in se guito all'assenza da casa del padre per dieci giorni. Burlingham e Freud ( 1 944, p. 327; trad. modificata) osservarono un bambino di due anni evitare la sua figura di attaccamento in un asilo per orfani di guer ra. Il piccolo era profondamente attaccato alla sua balia, che però si sposò e lasciò l'asilo. Appariva " completamente perso e disperato" in seguito alla sua partenza; tuttavia, quando lei venne a trovarlo, quindici giorni dopo, si rifiutò di guardar la: voltò la testa dall'altra parte quando gli rivolse la parola, ma rimase a
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EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
fissare la porta che lei aveva chiuso dietro di sé uscendo dalla stanza. Quella sera, a letto, si mise a sedere e disse: " Mary-Ann tutta mia! Ma non le voglio bene".
Altri studi sulle risposte a separazioni prolungate sono stati raccolti da Bowlby ( 1 973 ) . In queste osservazioni, i bambini costretti a separa zioni prolungate dai genitori, in ambienti in cui non si rende disponibi le alcuna figura genitoriale sostitutiva (una persona che si occupi stabil mente del bambino, per esempio una balia) mostrano alti livelli di an goscia e di rabbia nell'ambiente in cui vengono separati. Nel corso della separazione, la rabbia è diretta in misura crescente verso oggetti, adulti e bambini, anche in assenza di esplicita provocazione (Heinicke, We stheimer, 1 966). In genere, le visite del genitore nelle prime fasi della se parazione vengono accolte con evidenti manifestazioni di rabbia (ma anche con espressioni di ansia e angoscia). Se la separazione si protrae, si osserva invece tipicamente un comportamento evitante. Queste differenti modalità di risposta al ricongiungimento sono ge neralmente precedute dai tre stadi ( "protesta" , " disperazione" e " di stacco" ) descritti da Robertson e Bowlby ( 1 952). Negli stadi di prote sta e disperazione, il bambino si preoccupa in misura crescente del ge nitore assente, mentre nutre scarso o nessun interesse per le (molte) persone presenti. 1 La risposta alle visite del genitore è caratterizzata da un'alternanza di risposte di rabbia e attaccamento. Se la separazione si protrae, il piccolo inizia ad " ambientarsi" nel nuovo contesto, mo strando un certo interesse per le persone e i giocattoli disponibili. È in questo stadio, in cui il comportamento si riorganizza e si adatta al nuo vo ambiente, che il bambino risponde alle visite o al ritorno del genito re evitandolo. Bowlby e Robertson parlano di "fase del distacco" . Osservazioni controllate di bambini sottoposti a separazioni prolun gate (da tre a venti settimane) sono state condotte da Heinicke e We stheimer ( 1966). Era assente una figura che si prendesse cura del bambi no in modo costante ed esclusivo. Nelle osservazioni condotte prima della separazione, tutti i bambini erano risultati in buona salute e in mol ti casi avevano goduto di una relazione sicura e positiva con le madri. Heinicke e Westheimer hanno quindi osservato il momento del ricon giungimento con la madre (p. 280; corsivo aggiunto): l. L'assenza di una persona che si prenda cura stabilmente del bambino durante questo perio do può contribuire in modo determinante alla comparsa della sindrome. Robertson e Robertson ( 1 97 1 ) ospitarono a casa loro molti bambini durante separazioni prolungate. Emergevano chiara mente angoscia, rabbia e ansietà, e tuttavia i bambini non evitavano le madri al loro ritorno.
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Al momento del ricongiungimento, tutti i bambini separati non riu scivano a esprimere affetto alle madri. In ordine di frequenza, questo at teggiamento assumeva diverse forme: il bambino evitava fisicamente la madre, restava presente ma non le mostrava affetto oppure sembrava non riconoscerla.
Le reazioni descritte erano osservate in rapporto alla madre, rara mente al padre. Alcuni bambini distoglievano lo sguardo o davano la schiena alle madri. TI "mancato riconoscimento" sembrava non riflette re un problema di memoria, ma si verificava soprattutto con la persona cui il bambino era più attaccato: il piccolo, infatti, "non riconosceva" la madre, ma salutava il padre con calore e familiarità (come osservato da Burlingham, Freud, 1944). In effetti, nel resoconto di Heinicke e We stheimer, nove dei dieci bambini accoglievano affettuosamente il padre. Questa risposta iniziale, " distaccata" , al ritorno della figura di at taccamento primaria dura generalmente solo poche ore o giorni. Tut tavia, tipicamente non si osserva un graduale recupero della relazione né un ritorno alla precedente relazione positiva, ma un disturbo speci fico, che consiste in una preoccupazione ansiosa e soffocante per gli spostamenti della figura di attaccamento, e scoppi di ostilità e negati vità improvvisi e non provocati (imprevedibili e " inspiegabili" ; Hei nicke, Westheimer, 1 966; Robertson, Robertson, 1 97 1) . Questo distur bo scompare gradualmente. Heinicke e Westheimer ritengono che l'iniziale risposta evitante al ricongiungimento svolga una funzione di difesa, permettendo al bam bino di controllare la rabbia (e probabilmente l'angoscia), che è diven tata troppo intensa perché il comportamento resti organizzato. Poiché la rabbia è una delle emozioni che il bambino apertamente evitante non mostra al ricongiungimento, questa resta una supposizione. Nel resoconto di Heinicke e Westheimer, tuttavia, quest'inferenza si basa su una forte correlazione emersa fra evitamento della madre al ricon giungimento e manifestazioni di rabbia in altre situazioni. Classificazione del tipo di relazione in base alla risposta a brevi separazioni nella Strange Situation
La Strange Situation di Ainsworth è un test elaborato per indurre, nei primi episodi, un comportamento di esplorazione e, !'fòccessiva mente, attraverso una serie di eventi moderatamente ansiogeni, far sì che il bambino si attivi per mantenersi vicino al genitore e per ricer1 00
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
carne il contatto. La classificazione di Ainsworth, che prevede tre principali categorie (Gruppi A, B e c), si basa sul comportamento del bambino nella Strange Situation (più che del genitore) , soprattutto al ritorno del genitore. Il comportamento, nei tre casi, è definibile come evitante (A), sicuro (B) e ambivalente (c) . La Strange Situation è stata elaborata su un campione di diadi madre-bambino e applicata sinora soprattutto a madri; quindi, nella descrizione della procedura, consi dereremo la madre come genitore di riferimento. Un nostro lavoro ha mostrato, tuttavia, che questo sistema classificatorio può essere appli cato altrettanto efficacemente al comportamento dei bambini nei con fronti dei padri (Main, Weston, 1 98 1 ) . Abbiamo osservato che circa il 1 0 per cento dei bambini bianchi di ceto medio, in presenza del padre oppure della madre, risulta non classificabile secondo il sistema di Ainsworth. I bambini sono classificati sicuri nei confronti della madre quando ne ricercano attivamente la vicinanza e il contatto in seguito a una se parazione, e quando, insieme a questi comportamenti, non si osserva no manifestazioni di rabbia o un atteggiamento evitante. Negli episodi iniziali, i bambini con un attaccamento sicuro possono esplorare i gio cattoli e l'ambiente estraneo. Possono apparire più o meno angosciati durante la separazione, ma se lo sono si consolano presto al ritorno delle madri e ritornano a giocare o a interagire piacevolmente con que ste. Inoltre, questi bambini (a differenza di quelli classificati come evi tanti) spesso manifestano rabbia nella Strange Situation: piangendo e agitandosi nel corso della separazione, "accogliendo" le madri con un pianto furioso al loro ritorno e/o scagliando via irritati i giocattoli. Le espressioni di rabbia qui elencate possono, naturalmente, essere consi derate come risposte orientate a promuovere la vicinanza della figura di attaccamento (vedi Bowlby, 1 973 ) . I bambini classificati come ambivalenti o evitanti s i mostrano insiemi nel rapporto con le madri. I bambini sono classificati ambivalenti quan do ricercano la vicinanza e il contatto e tuttavia oppongono resistenza, come se traessero poca sicurezza dal ritorno o dalla presenza delle ma dri. Questi bambini sono spesso a disagio già prima della separazione, hanno paura dell'estranea e si mostrano estremamente angosciati nel corso della separazione. In generale, appaiono immaturi e la loro rispo sta alla Strange Situation è regressiva ed eccessiva. Come quelli sicuri, i bambini ambivalenti possono evitare in qual che misura le madri in uno o entrambi gli episodi di riavvicinamento. In effetti, se da un lato molti bambini ricercano la vicinanza delle ma101
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dri dopo la separazione, dall'analisi dei filmati degli episodi in cui la madre rientra nella stanza condotta dal nostro gruppo di ricerca risul ta che la maggior parte dei bambini (circa 1'80 per cento) , sia pure per un attimo, mostra un"'espressione assente" o distoglie lo sguardo su bito dopo il ritorno delle madri. I bambini che invece evitano apertamente le madri al loro ritorno so no classificati come evitanti e generalmente mostrano una sindrome ca ratterizzata da alcuni comportamenti associati. Questi bambini evitano e ignorano attivamente le madri al loro ritorno, anche quando queste ri cercano la loro attenzione. Quando presi in braccio, manifestano la vo lontà di essere messi giù (senza tuttavia lasciar trasparire emozioni), spesso indicando un giocattolo o un altro oggetto, come a voler distrarre le madri. Un bambino evitante è spesso più amichevole verso l'estranea che verso la madre (rendendo ancora più appariscente il suo rifiuto nei confronti della madre). Nel corso dell'intera procedura, i bambini evi tanti sono in genere presi dai giocattoli o dall'ambiente inanimato. A dif ferenza che negli altri bambini, di fatto non si osservano angoscia, paura e, soprattutto, rabbia. Si noti che queste classificazioni sono stabili solo quando i bambini vengono osservati in diverse Strange Situation separate da lunghi inter valli. Ainsworth e collaboratori ( 1 978) hanno sottoposto a due Strange Situation ripetute a breve distanza bambini di età compresa fra le cin quanta e le cinquantadue settimane. Sebbene i punteggi riferiti al com portamento evitante siano risultati stabili nel campione (cioè era mante nuto l'ordine) , nel complesso il comportamento evitante diminuiva si gnificativamente, rimpiazzato da espressioni di angoscia e ricerca della vicinanza. È chiaro che questa seconda esperienza di separazione in la boratorio seguiva troppo da vicino la prima, agitando il bambino. Alcu ni bambini del campione iniziavano subito a piangere non appena en travano nello stesso laboratorio. Nessun bambino classificato come evi tante nella prima Strange Situation risultava tale nella seconda. Il lettore è invitato a tenerne conto, quando, nell'ultima parte, cercheremo di pervenire a una spiegazione coerente dell'evitamento. Sviluppo di un sistema di misurazione dell'evitamento
Gli studi fin qui descritti si riferiscono a campioni general�ompren dono cioè bambini classificati come sicuri, evitanti, ambivalenti e non classificabili. Come notato in precedenza, i bambini classificati come 1 02
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
evitanti sono generalmente quelli che ricevono punteggi elevati nel com portamento evitante, sebbene anche altri gruppi di bambini possano mostrare una lieve o moderata tendenza a evitare le madri. Ainsworth ha elaborato un sistema di misurazione affidabile che assegna ai bambini un punteggio da l a 7, in base al grado in cui evitano le madri. Il sistema è particolare, perché prende in considerazione non solo il comportamen to del bambino ma anche quello del genitore, e si basa sull'assunto che diversi tipi e/o combinazioni di comportamenti possano servire allo stesso scopo e indicare un'attivazione d'intensità simile. Il punteggio più alto della scala è attribuito al bambino che non accoglie la madre al suo ritorno e in seguito le presta scarsa o nessuna attenzione per un periodo prolungato, nonostante i tentativi da parte della donna di richiamare la sua attenzione. Un punteggio moderato corrisponde a un comporta mento evitante temporaneo ma evidente (il bambino può iniziare ad av vicinarsi, ma poi si volta indietro e ignora la madre per un certo tempo) o una forma di chiusura moderata ma persistente (il bambino può salutare la madre con indifferenza e ritornare a giocare con i giocattoli, in modo simile a quanto avviene, in tutti i bambini, negli episodi che precedono la separazione) . Un punteggio basso è attribuito a un bambino che esita brevemente ad accogliere la madre al suo ritorno o la evita appena, per esempio distogliendo lo sguardo (Ainsworth et al., 197 8). In quattro studi indipendenti (condotti a Baltimora, Minneapolis, Bowling Green e Berkeley) i punteggi relativi al comportamento evi tante sono risultati stabili a distanza di due settimane (r [26] = .66; Ainsworth et al., 1978); di sei mesi (r [50] = .62 ; Waters, 1 978; vedi an che Connell, 1976) e di otto mesi, in un campione di madri e di padri osservati quando i figli avevano dodici e poi venti mesi (r [3 0] = .59; Main, Weston, 198 1 ) . Questi studi confermano l a validità del sistema d i Ainsworth nelle osservazioni di laboratorio, ma un'importante questione è quanto queste riflettano effettivamente la realtà quotidiana. Per tale ragione, abbiamo condotto uno studio su bambini di scuola materna (da dodi ci a ventiquattro mesi). Ciascuno veniva osservato in tre occasioni di riunificazione con il genitore nel contesto dell'asilo nido, in assenza di un controllo sperimentale, e quindi veniva sottoposto con lo stesso ge nitore alla Strange Situation. Il sistema di valutazione di Ainsworth si prestava bene a essere impiegato nel contesto " sul campo", in assenza di controllo. Una persona non informata sul precedente comporta mento dei bambini all'asilo nido valutava la risposta alla Strange Si tuation. I punteggi relativi al comportamento evitante all'asilo erano 1 03
CAITACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELCEVOLUZIONE
altamente correlati con il livello di evitamento nei due episodi di ti congiungimento nel corso della Strange Situation. Infine, le medie nella condizione naturalistica e in quella sperimentale erano presso ché identiche (Blanchard, Main, 1 979). Caratteristiche del bambino associate all'evitamento
In questo paragrafo applicheremo la scala a sette punti descritta in precedenza ai seguenti campioni:
l . Un campione di trentotto diadi madre-bambino osservate a Bal timora in una seduta di gioco videoregistrata e sottoposte alle Bailey Scales of Infant Development a ventuno mesi, nove mesi dopo la Strange Situation (per una descrizione più accurata di questo campio ne vedi Main, 1 977a; Main, Tomasini, Tolan, 1 979). 2 . Le ventitré diadi madre-bambino osservate da Ainsworth (anche in questo caso a Baltimora) nel corso del primo anno di vita. Ciascuna diade era osservata per un totale di sessanta ore a casa e successiva mente sottoposta alla Strange Situation a dodici mesi. 3 . Il campione di ventuno bambini visti nelle scuole materne a Berkeley descritto in precedenza (Blanchard, Main, 1979) . 4 . Un campione di sessantuno bambini osservati con le madri e con i padri a Berkeley, nel test della Strange Situation e in altre sedute di la boratorio (Main, Weston, 198 1 ) . 5 . Un campione di dieci bambini abusati e u n gruppo di controllo di dieci bambini visti nelle scuole materne della Bay Area, in Califor nia. Lo studio non utilizzava la Strange Situation ed esaminava la pro pensione dei bambini a evitare le persone (adulti e altri bambini) che si mostravano amichevoli nei loro confronti. Riportiamo di seguito i nostri risultati. In primo luogo, abbiamo stabilito che l'evitamento della madre nel la Strange Situation è correlato negativamente alle manifestazioni di rabbia nei suoi confronti (pianto stizzito, capricci, colpi a persone o co se) osservate durante la Strange Situation. Tuttavia, l'evitamento nei confronti della madre durante la Strange Situation è positivamente-cor relato alle manifestazioni di rabbia verso di lei in situazioni più comuni, che spesso appaiono isolate e fuori contesto. Nel campione di Baltimora costituito da trentotto diadi madre-bam bino, l'evitamento della madre a dodici mesi (misurato su scala da O a 7 ) 1 04
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
era correlato ai seguenti comportamenti a ventuno mesi: un comporta mento aggressivo, effettivo o minacciato (prevalentemente in assenza di provocazione) , nei confronti della madre; il numero di episodi in cui il bambino " colpiva o picchiava giocattoli a fini non esplorativi " ; la ten denza della madre a considerare il figlio "problematico" ; la tendenza del bambino a disobbedire apertamente agli ordini della madre; e i punteggi relativi ai " capricci" assegnati al test di Bayley. In base a questi risultati, abbiamo codificato ogni episodio aggressi vo fra i nove e i dodici mesi nei resoconti di Ainsworth su ventitré dia di madre-bambino. Non abbiamo osservato alcuna relazione fra il nu mero di episodi della Strange Situation in cui il bambino esprimeva rabbia e quelli in cui evitava la madre. È emersa, tuttavia, una forte correlazione fra numero di episodi in cui il bambino aggrediva fisica mente la madre a casa e comportamento evitante al suo ritorno nella Strange Situation. Inoltre, abbiamo evidenziato una forte correlazione fra evitamento nella Strange Situation e numero di episodi in cui il bambino esprimeva rabbia a casa senza apparente motivo (cioè nei quali il codificatore non trovava stimoli apparenti) . Questi episodi di rabbia erano spesso, ma non sempre, associati al comportamento ag gressivo nei confronti della madre: " Il bambino gattona sul pavimen to, sorridendo. Improvvisamente, si volta verso la madre, la colpisce sulle gambe e scappa via carponi" . In un'analisi in corso sul campione di bambini e genitori di Berke ley, abbiamo osservato una netta correlazione (p < .001 ) fra il numero di volte in cui il bambino disobbediva attivamente agli ordini o ai di vieti del padre in una seduta di gioco e la tendenza a evitarlo nella Strange Situation. Terzo, abbiamo stabilito che la tendenza del bambino a evitare le fi gure di attaccamento è correlata a una risposta sociale problematica nei confronti di altri adulti e alla sua disponibilità a rispondere positi vamente a sconosciuti che si mostrano amichevoli. Blanchard e Main ( 1 979) hanno osservato bambini in una scuola materna per un'ora, assegnando a ogni bambino un punteggio relativo al suo "adattamento socioemotivo" . È emersa una significativa corre lazione negativa fra questo punteggio e il comportamento evitante del bambino nei confronti del genitore (madre o padre) quando tornava a prenderlo all'asilo nido. Inoltre, in un'analisi ancora in corso, condot ta sui dati relativi allo stesso campione, il comportamento evitante del bambino nei confronti del genitore quando tornava a prenderlo all'a silo nido è risultato correlato positivamente con un comportamento 1 05
t: ATTAC:C:AMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELL:EVOLUZIONE
aggressivo, effettivo o minacciato, nei confronti delle persone prepo ste alla sua cura e con la tendenza a evitarne le proposte di amicizia. Nello studio condotto a Baltimora, la seduta di gioco videoregi strata prevedeva che una persona adulta entrasse nella stanza e invi tasse i bambini a giocare con la palla. I bambini che si erano mostrati apertamente evitanti nei confronti delle madri erano meno propensi ad avvicinarsi alla persona che li invitava a giocare. Nei pochi casi in cui ciò avveniva, i bambini si avvicinavano in modo atipico - pruden temente, solo dopo essersi voltati dall'altra parte, o (in un caso) facen do un giro completo con le mani sulle orecchie. La microanalisi del comportamento interattivo della bambina più evitante ha mostrato come questa si avvicinasse all'adulto da dietro o voltandosi dall'altra parte e camminando a ritroso. I punteggi assegnati al comportamento evitante nei confronti della madre a dodici mesi erano correlati positivamente al numero di volte in cui il bambino distoglieva lo sguardo ed evitava fisicamente l'adulto che lo invitava a giocare. Dall'analisi di questi dati non sorprende che la tendenza a evitare la madre fosse correlata negativamente anche alla tendenza a giocare con l'adulto che somministrava il test in un'altra se duta (Main, 1 973 ) . Infine, i n un'analisi del nuovo campione d i Berkeley, Main e We ston ( 1 98 1 ) riportano una netta correlazione negativa fra la propensio ne del bambino a evitare la madre e la disponibilità mostrata a rispon dere positivamente agli adulti che cercavano di "fare amicizia" con lui in un altro contesto. Quarto, sebbene l' evitamento della figura di attaccamento sia corre lato a un analogo atteggiamento nei confronti di altri adulti che si mo strano amichevoli (o comunque a problemi in tal senso) , non abbiamo osservato alcuna correlazione fra comportamento evitante nei confronti della madre e nei confronti del padre. Questo dato è stato documentato nello studio di Main e Weston su sessantuno bambini visti con la madre e con il padre (un genitore a do dici mesi, l'altro a diciotto) . Sebbene la stabilità del comportamento evitante nei confronti dei due genitori a dodici e venti mesi sia risultata elevata, non è emersa alcuna relazione fra i punteggi relativi al compor tamento evitante assegnati al bambino nelle due condizioni in cui era osservato separatamente con ciascun genitore (Main, Weston, 198 1 ) . Quinto, abbiamo stabilito che l' evitamento è correlato a ljll a ridotta risposta affettiva. Matas, Arendt e Sroufe ( 1 978) riportano, a ventiquattro mesi, una 1 06
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
quantità significativamente minore di "emozioni positive" e di "entu siasmo" nei bambini evitanti rispetto a quelli sicuri. Arendt, Gove e Sroufe ( 1 979) hanno osservato, inoltre, che i bambini classificati come evitanti a diciotto mesi sono descritti come eccessivamente inibiti dalle maestre dell'asilo nido tre anni dopo. Nello studio condotto a Baltimora, abbiamo rilevato una correla zione negativa fra l' evitamento a dodici mesi e la quantità di sorrisi e risate rivolti ai giocattoli (l'unica misura utilizzata della risposta emoti va) . Uno studio in corso, basato sui dati raccolti a Berkeley, indica una forte correlazione negativa fra evitamento della madre ed espressività emotiva. Sesto, abbiamo determinato che l' evitamento è correlato ad alcuni indicatori di conflitto o di disturbo (strani comportamenti e stereotipie) . Nello studio di Baltimora, abbiamo notato la presenza di alcuni strani comportamenti nei bambini più evitanti. Abbiamo quindi chie sto a un assistente di rilevare i comportamenti "bizzarri" nelle videore gistrazioni di osservazioni di gioco della durata di un'ora. Il conteggio comprendeva stereotipie, sfarfallamento delle mani [hand flapping] , ripetizione delle parole della madre, paure inspiegabili (per esempio di piccoli cambiamenti nel laboratorio fra il test di Bayley e la seduta di gioco) e comportamenti chiaramente inadeguati. Il semplice conteg gio di questi comportamenti bizzarri era correlato positivamente con il comportamento evitante. Nelle osservazioni condotte da Ainsworth su bambini di età com presa fra i nove e i dodici mesi, quattro dei sei bambini evitanti mo stravano comportamenti bizzarri, che si osservavano di rado negli al tri bambini del campione. Un bambino a volte guardava nel vuoto, come fosse " in trance" , ricordando quasi un bambino autistico. Un altro bambino evitante si dondolava ripetutamente, emetteva strani balbettii, " aveva un'espressione che non lasciava trasparire alcuna emozione" e " sembrava attaccato più agli oggetti e all'ambiente che alle persone" (come un altro bambino evitante) . Chiaramente, in que sto caso (e, più in generale, nella Strange Situation) si può cogliere un nesso, a livello sintomatico, con le caratteristiche fondamentali del l'autismo. Nello studio in corso a Berkeley, stiamo indagando la presenza di comportamenti conflittuali (come quelli elencati in precedenza) in bambini posti in una situazione ideata per suscitare in sequenza ap prensione, emozioni positive, interesse per un'altra persona ed empa tia. Limitandoci al comportamento a dodici mesi, abbiamo rilevato se1 07
C ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELCEVOLUZIONE
gni di conflitto nel 75 per cento dei bambini classificati come sicuri con un solo genitore ( 15 per cento) o con entrambi (8 per cento) . Infine, non è emersa alcuna prova di un'associazione fra comporta mento evitante e abilità/deficit cognitivi o in altre funzioni. Waters, Vaughn ed Egeland ( 1 980) non hanno osservato differenze fra bambini evitanti e sicuri alla nascita. Da parte nostra, non abbiamo riscontrato correlazioni significative fra evitamento e punteggi al test di sviluppo mentale di Bayley, o fra evitamento e livello di attenzione, interesse per gli oggetti o episodi di gioco simbolico all'età di ventuno mesi. Risultati simili (nel confronto fra bambini evitanti e sicuri) sono stati riportati da altri autori (Connell, 1 976; Matas, Arendt, Sroufe, 1 978; Waters, Vaughn, Egeland, 1 980). Caratteristiche della madre associate al comportamento evitante nei suoi confronti
Riportiamo di seguito i nostri risultati in quest'area di ricerca. In primo luogo, la tendenza a evitare la madre è risultata associata all'avversione mostrata dalla madre verso il contatto fisico con il bambino. Quest'ipotesi (Main, 1977a) è stata confermata per la prima volta da un'accurata rassegna dei dati di Ainsworth relativi all'intero primo anno di vita. L'avversione mostrata dalle madri verso il contatto fisico con i figli (sia nelle dichiarazioni rese all'osservatore - " Ho sempre odiato il contatto fisico" - sia nel suo comportamento nei confronti del bambino) veniva valutata nei primi tre mesi di vita del bambino. Que st' avversione al contatto delle madri era chiaramente correlata con la tendenza del bambino a evitarla nel primo anno di vita. La propensio ne del bambino ad abbandonarsi nelle braccia della madre, tuttavia, non era legata all'evitamento (dato confermato da Waters, Vaughn, Egeland, 1 980) . L'atteggiamento della madre verso il contatto era costante nel corso del primo anno. La sua avversione al contatto nei primi tre mesi (misu rata attraverso le modalità descritte in precedenza) era strettamente correlata ai casi codificati di rifiuto della ricerca di contatto fisico da parte del bambino nell'ultimo trimestre del primo anno [r (23 ) = .7 1 ] . I casi codificati di rifiuto materno del contatto fisico a casa clurante l'ultimo trimestre ( ''Non toccarmi ! ") erano inoltre signifiO!ttivamente correlati con la tendenza del bambino a evitare la madre nella Strange Situation. 108
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
L'avversione mostrata dalla madre verso il contatto fisico con il fi glio è stata inoltre valutata nelle videoregistrazioni delle sedute di gio co a Baltimora (Main, Tomasini, Tolan, 1 979) e a Berkeley (Main, Stadtman, 1 98 1 ) . In entrambi i campioni è emersa una forte correla zione (r > .60) con l'evitamento della madre nella Strange Situation. Secondo, abbiamo stabilito che l' evitamento della madre si associa a rabbia e atteggiamenti intimidatori da parte di quest'ultima. Un attento esame dei filmati del nostro campione di Baltimora ha mostrato notevoli differenze nella " rabbia" materna, nonostante la presenza della videocamera. Le madri di bambini evitanti (nei loro confronti) deridevano i figli o parlavano in modo sarcastico con loro o di loro; in alcuni casi li intimidivano con lo sguardo. Una si mostrava irritata ogni qualvolta la figlia fingeva di versarsi il tè. I risultati emersi su questo campione hanno mostrato una forte associazione fra evita mento e rabbia materna. George e Main ( 1 979) ipotizzano che, a seguito di quest'associa zione fra evitamento e rabbia materna, i bambini che evitano aperta mente le madri mostrino un modello di comportamento che ricorda quello dei figli di madri abusanti. A conferma parziale di questa previ sione, è emerso che i bambini maltrattati, osservati nell'interazione con i coetanei e il personale dell'asilo nido, si comportavano (in con fronto a un gruppo di controllo appaiato) come i bambini apertamen te evitanti nei confronti delle madri nei campioni normali. I bambini abusati evitavano di più le proposte di amicizia di coetanei e adulti, erano più propensi ad aggredirli o a minacciarli ed erano più impreve dibili nel loro comportamento aggressivo nei confronti del personale dell'asilo nido. Negli studi che hanno preso direttamente in esame la risposta dei bambini abusati al ricongiungimento con le madri in laboratorio (Gaensbauer, Harmon, Mrazek, 1 979) e all'asilo nido (Lewis, Schaef fer, 1 979), questi, sinora, sono apparsi tipicamente evitanti. Nel nostro studio in corso a Berkeley, condotto su un campione di madri e bambini bianchi, di ceto medio, abbiamo osservato occasiona li maltrattamenti del bambino durante il trasporto o nella stanza dei giochi. In questa breve osservazione (diciotto minuti), il 45 per cento delle madri con bambini evitanti (nei loro confronti) maltrattava occa sionalmente i figli, mentre solo 1'8 per cento dei bambini classificati si curi veniva maltrattato. Infine, abbiamo rilevato un'associazione fra evitamento della madre e ridotta espressività emotiva di quest'ultima. 1 09
!:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI:EVOLUZIONE
N el corso dell'analisi dei filmati di Baltimora, ci è apparso chiaro che le madri di figli apertamente evitanti mostravano una ridotta espressività emotiva, che non si limitava all'incapacità di esprimere piacere: alcune madri, infatti, non cambiavano espressione neanche quando maltrattavano fisicamente i figli. Nella maggioranza dei casi, questa ridotta espressività emotiva appariva sotto forma di " distacco" o "inflessibilità " , anziché sotto forma di blanda insensibilità. I punteg gi relativi all'inespressività materna confermano quest'associazione (la ricerca è parzialmente riportata in Main, Tomasini, Tolan, 1979) . N on essendo stata prevista, era possibile che quest'associazione fosse emersa per caso nel nostro campione di Baltimora. Abbiamo quindi condotto uno studio su tutti i resoconti raccolti da Ainsworth nel primo anno di vita. Anche in questo caso, l'inespressività della ma dre era chiaramente correlata al comportamento evitante del bambi no. Questa variabile è stata presa in considerazione anche nel campio ne di Berkeley. Ancora una volta, l'inespressività materna in una sedu ta di gioco è risultata associata al comportamento evitante del bambi no nella Strange Situation (anche l'inespressività del padre era chiara mente associata al comportamento evitante nei suoi confronti) .
Interpretazioni del fenomeno dell' evitamento È troppo presto per cercare di pervenire a una spiegazione comple ta e pienamente coerente del fenomeno dell'evitamento nella prima infanzia. Presenteremo qui due interpretazioni etologiche delle rispo ste evitanti osservate nel mondo degli animali e una terza interpreta zione, di stampo più psicologico, da noi proposta. Le tre interpreta zioni sono riportate più dettagliatamente in Main ( 1 98 1 ) , cui si riman da per una discussione sulle loro potenzialità nell'affrontare le que stioni riguardanti l' ontogenesi, la causa, l'evoluzione e la funzione del comportamento evitante. Interpretazioni etologiche dell'evitamento visivo nel mondo animale: l'evitamento al servizio del mantenimento della vicinanza?
L'evitamento visivo è stato studiato estesamente negli uccelli (in particolare nel gabbiano e nella sterna) in diversi studi etologici con dotti negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta (per esempio, Chance, 1962 ; Cullen, 1957; Moynihan, 1 955; Tinbergen, Moynihan, 1 10
EVITAMENTO DELLA FIGURA DJ ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
1 952) . Inoltre, è stato spesso osservato durante i combattimenti, inclu si casi di corteggiamento (in cui le tendenze a fuggire, ad attaccare e ad avvicinarsi si alternano o sono in contrasto) e casi meno complessi di sottomissione e predominio. L' evitamento visivo è spesso interpretato come un indice di sottomissione o pacificazione nei confronti di un animale dominante (per esempio, le scimmie reso sottomesse sono at tente a non incrociare lo sguardo; Altmann, 1 962) , sebbene occasio nalmente venga anche considerato un segno di sfida (Williams, 1 968) . Gli etologi sono interessati al significato degli schemi di comporta mento, vale a dire alla funzione biologica (legata ad adattamento e so pravvivenza) che fa sì che uno schema di comportamento venga incor porato all'interno del repertorio comportamentale di una data specie. Vedremo in seguito come il comportamento evitante, nel mondo ani male, sia considerato un comportamento sociale, che in ultima analisi permette all'animale di mantenersi vicino a un compagno minaccioso. La funzione di segnalazione - gli effetti sul partner della rimozione dalla vista di stimoli minacciosi. Tinbergen (Tinbergen, Moynihan,
1 952) ritiene che l' evitamento abbia un'affascinante e singolare fun zione di segnalazione. Laddove la maggior parte dei movimenti comu nicativi rivela un qualche particolare intento, umore o stato, Tinber gen ipotizza che, paradossalmente, l'evitamento serva a " segnalare" l'intenzione di restare nascosti. Il gabbiano comune ha sviluppato una struttura facciale che i conspecifici trovano minacciosa. In un'origina le analisi dei movimenti evitanti che si osservano nel gabbiano comune (un tipico ciondolare la testa) , Tinbergen rileva che questi potrebbero essere impiegati per sottrarre alla vista la parte minacciosa. Il ciondo lamento del capo avrebbe quindi la funzione di annullare gli effetti di gesti e parti minacciosi, nascondendoli alla vista. La funzione inibitoria - l'evitamento come alternativa a possibili rea zioni nello stesso animale evitante. In un importante articolo scritto nel
1 962 , Chance fa essenzialmente riferimento allo stesso tipo di dati di Tinbergen, sebbene consideri in aggiunta alcune nuove ed estese anali si dei combattimenti fra ratti maschi. Ma mentre Tinbergen ritiene che i movimenti evitanti inibiscano l'aggressività e la fuga di un possibile partner sociale, Chance sostiene che questi movimenti possano sortire lo stesso effetto sulle tendenze aggressive e di fuga (tendenze che inter ferirebbero con il mantenimento della vicinanza) dello stesso animale evitante. Questo perché la vista di un altro animale quasi sempre susci ta tendenze aggressive e di fuga. Pasture e gesti "inibitori" tendono a 111
l:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELl:EVOLUZIONE
comparire ogni qualvolta l'animale affronta un "partner sociale minac cioso" , proprio perché consentono di attenuare queste tendenze. Quindi anche Chance sostiene che l' evitamento serva a mantenere la vicinanza, ma per le sue conseguenze sul comportamento dell'ani male evitante più che sulla risposta dell'altro animale. Un aspetto par ticolarmente attraente di questo modello è che l' evitamento visivo è vi sto paradossalmente come un modo per ridurre le probabilità di lotta (e di comportamenti aggressivi) nell'animale evitante. Interpretazioni etologiche applicate al comportamento evitante del bambino nei confronti della figura di attaccamento
Nell'ottica della teoria dell'attaccamento, per la quale ogni bambi no che ha stabilito un legame con una figura di attaccamento necessita di mantenersi vicino a questa, l'evitamento della figura di attaccamen to - anche nei bambini rifiutati - rappresenta un problema. È realmen te possibile che il sistema che regola il comportamento di attaccamento sia disattivato così facilmente e frequentemente ogni qualvolta il bam bino sperimenta separazioni e/o rifiuti? Si potrebbe pensare che i bam bini evitanti non sarebbero mai sopravvissuti all'ambiente in cui si è evoluta la specie, cioè che questo modello di comportamento rappre senti un'anomalia e non abbia un particolare valore di sopravvivenza. Tuttavia, come abbiamo visto, sia Tinbergen sia Chance ci hanno pro posto una visione della risposta evitante come comportamento evoluto, del tutto coerente con il funzionamento del sistema di mantenimento della vicinanza. Noi riteniamo che quella evitante sia una strategia con dizionale o secondaria finalizzata a mantenere la vicinanza della madre in condizioni di separazione o rifiuto. Ciò significa che, in modo simile al pianto e alla locomozione, l' evitamento è - in particolari circostanze - al servizio dell'attaccamento. Nelle pagine che seguono riassumere mo i risultati di uno studio approfondito sull'argomento (Main, 1 98 1 ) . La funzione di segnalazione riconsiderata. S e ammettiamo che il comportamento sfuggente agisca da segnale al servizio del manteni mento della vicinanza, potrebbe trattarsi di un segnale rivolto alla ma dre, affinché questa si avvicini e stabilisca un contatto fisico con il bambino. L'attento esame dei bambini più evitanti durante il test della Strange Situation, tuttavia, non fa ritenere che il loro comportamento evitante sia inteso a far avvicinare il genitore - almeno non in senso fi sico, secondo un'interpretazione dell'attaccamento basata sulla teoria
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EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
dell'evoluzione e su ricerche etologiche. Il bambino che evita il genito re, infatti, cerca di essere messo giù non appena viene preso in braccio. Se escludiamo che l' evitamento sia un segnale che invita il genitore a prendersi cura del bambino, potrebbe allora rappresentare un se gnale di accomodamento, che permette al bambino di mantenersi il più vicino possibile ( " Mi volto dall'altra parte e ti ignoro appena un po', ma per favore vieni e prendimi" ) . L'avversione al contatto e alla vi cinanza della madre rifiutante potrebbe essere interpretata, in questo caso, come un modo di vietare al bambino di invadere il suo spazio, e la sua "rabbia" potrebbe essere considerata una minaccia che viene espressa ogni qualvolta il suo spazio o la sua "posizione" rispetto al bambino vengono violati. L'inespressività materna, inoltre, potrebbe essere intesa come una sorta di segnale per stabilire il suo dominio (Tronick et al., 1 978). In questo caso, il comportamento evitante del bambino potrebbe essere visto come un tentativo di " accomodamen to" reso in diretta risposta ai segnali di predominio materno. Dovrem mo attenderci un comportamento evitante ogni qualvolta una madre in questo stato emotivo si avvicina al bambino. Tuttavia, se ipotizzia mo che l' evitamento sia un segnale di accomodamento in risposta a una madre dominante, diventa difficile interpretarlo quando si osserva in altri casi, in primo luogo quando il bambino è sottoposto a separa zioni prolungate. La funzione inibitoria riconsiderata. Possiamo allora chiederci se l'e
vitamento non possa essere considerato principalmente come un modo per ridurre la propensione dello stesso bambino a mostrare comporta menti che interferirebbero con il mantenimento della vicinanza del partner. In questa ipotesi "inibitoria" dell'evitamento, la vicinanza sa rebbe mantenuta perché, impedendo la vista della madre, si ridurrebbe la probabilità che il bambino ( l ) scappi via da lei o (2) esprima rabbia nei suoi confronti. L'ipotesi inibitoria non si discosta dalla concezione dell'evitamento come segnale rivolto al partner, in quanto esso è consi derato necessario al bambino per mantenere il controllo sulle tendenze aggressive o di fuga. Poiché il comportamento che esprime rabbia au menta visibilmente nei periodi di separazione prolungata, ed essendo prevedibile che i bambini rifiutati provino più rabbia degli altri anche durante brevi separazioni, possiamo prevedere, in base a quest'ipotesi, un comportamento evitante al ritorno del genitore (dovuto a un au mento della rabbia) in entrambe le circostanze. Si noti che questa spie gazione ha un ulteriore vantaggio: non prevede che un bambino rifiuta1 13
l:ATIACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DELI.:EVOLUZIONE
to, ma non abbandonato, eviti continuamente la madre (dubitiamo pe raltro che ciò sia possibile); piuttosto, è ipotizzato che il piccolo la evi terà proprio quando ha più bisogno di lei ed è più arrabbiato. L'ipotesi che l' evitamento rappresenti un'alternativa al comporta mento che esprime rabbia potrebbe essere verificata in molti modi. Potremmo, per esempio, esaminare filmati di Strange Situation, in cer ca di segnali di rabbia quasi impercettibili nel bambino evitante. Op pure potremmo fare in modo che i bambini sicuri si arrabbino con la madre appena prima di iniziare la Strange Situation. Vediamo ora quali sono le possibili critiche a quest'interpretazione. Innanzitutto, possiamo chiederci se essa sia in grado di spiegare per ché l' evitamento sia sostituito da una decisa ricerca della vicinanza quando il livello di tensione diventa estremo. La risposta è affermativa, poiché è previsto un meccanismo di mantenimento della vicinanza, che è continuamente attivo e stabilisce in quali casi il comportamento evitante viene scelto in alternativa a un comportamento che esprime rabbia. In caso di allarme, non è difficile immaginare che l'attacca mento (ricerca della vicinanza) abbia la priorità sulla rabbia e quindi sulla risposta evitante. Pertanto, considerato che il "pericolo" su cui è tarato il meccanismo inibitorio è semplicemente un comportamento che esprime rabbia, è comune osservare, in una seconda Strange Situa tion, la tendenza a ricercare la vicinanza della figura di attaccamento. 2 D'altra parte, se è vero che il comportamento di attaccamento prende il posto dell' evitamento nella seconda Strange Situation, come mai ciò non si osserva anche in seguito a separazioni più prolungate e presu mibilmente più logoranti? Inoltre, nell'ipotesi inibitoria, è prevista un'attenuazione delle ten denze che interferiscono con la vicinanza della figura di attaccamento attivate dalla vista di quest'ultima. Se l'evitamento serve solo a ridurre la probabilità di manifestazioni di rabbia al ritorno del genitore, per ché allora non osserviamo, negli episodi della Strange Situation, un'al ternanza di momenti di evitamento e momenti di angoscia? In generale, la questione se l'evitamento sia al servizio del manteni mento della vicinanza resta ancora senza risposta. È possibile, nel qual caso l' evitamento sarebbe un ottimo esempio di strategia condizionale al servizio dell'attaccamento. Non sono ancora stati condotti esperimenti per sottoporre a verifica quest'ipotesi in bambini allevati in un contesto 2. Si noti ancora che i bambini evitanti in una prima Strange Situation lo erano ancora, sebbene in grado minore, in una seconda procedura in rapida successione. Per quanto ne sap piamo, non si osservava invece un concomitante aumento delle manifestazioni di rabbia.
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EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
familiare. In tutti gli studi condotti finora che hanno impiegato la Strange Situation, i bambini osservati sono essenzialmente " costretti" entro i confini della Strange Situation. Non sarebbe difficile immaginare delle varianti in cui il bambino ha una serie di alternative. Solo quando il bam bino sarà libero di allontanarsi, sapremo effettivamente se l' evitamento ha la funzione di mantenerlo vicino alla figura di attaccamento. L'evitamento a/ servizio del mantenimento di un comportamento organizzato: un 'interpretazione psicologica
È possibile un'altra interpretazione, più psicologica, dell'evitamen to - che serva cioè al bambino per continuare a comportarsi in modo organizzato, controllato e flessibile. Anche questa spiegazione è stata in qualche modo anticipata dagli etologi. Per esempio, Chance ( 1 962) ritiene che un vantaggio secondario dell' evitamento visivo di un con specifico "minaccioso" possa consistere nel mantenere flessibili gli schemi di comportamento dell'animale. Secondo Chance, un animale che non presta attenzione a un partner che ha un effetto negativo sui suoi schemi di comportamento ha, in futuro, una maggiore libertà di scelta fra possibili comportamenti. Si noti che, in questo caso, l'inibi zione non serve a mantenersi vicini alla figura di attaccamento - il sog getto evitante non ottiene cioè alcun vantaggio sociale. Il beneficio è, semmai, di natura psicologica: mantenere il controllo e la flessibilità. Quest'ipotesi differisce dalle altre in quanto l' evitamento può esse re considerato un'alternativa a ogni ricerca della vicinanza. La tradi zionale teoria inibitoria dell' evitamento, a rigar di logica, escludeva la possibilità che esso servisse a ridurre la probabilità che il bambino si avvicinasse alla figura di attaccamento. L'ipotesi dell'evitamento come segnale riconosceva una minore probabilità di approccio, ma ciò era considerato importante solo nella misura in cui, in ultima analisi, pro muoveva il mantenimento della vicinanza. Se ammettiamo, tuttavia, che la funzione dell'evitamento sia quella di contribuire a mantenere controllato, flessibile e organizzato il comportamento, allora dobbia mo attenderci che si verifichi ogni qualvolta la vista della madre po trebbe minacciare una perdita di controllo, organizzazione e flessibi lità nel bambino. Inoltre, se è vero che avvicinarsi alla madre o vederla avvicinarsi minaccia l'organizzazione del comportamento, allora il meccanismo inibitorio potrebbe occasionalmente essere impiegato per mantenere la distanza. In breve, potremmo essere di fronte a un comportamento evitante vero e proprio. 1 15
r;ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DEL].;EVOLUZIONE
to, ma non abbandonato, eviti continuamente la madre (dubitiamo pe raltro che ciò sia possibile); piuttosto, è ipotizzato che il piccolo la evi terà proprio quando ha più bisogno di lei ed è più arrabbiato. L'ipotesi che l'evitamento rappresenti un'alternativa al comporta mento che esprime rabbia potrebbe essere verificata in molti modi. Potremmo, per esempio, esaminare filmati di Strange Situation, in cer ca di segnali di rabbia quasi impercettibili nel bambino evitante. Op pure potremmo fare in modo che i bambini sicuri si arrabbino con la madre appena prima di iniziare la Strange Situation. Vediamo ora quali sono le possibili critiche a quest'interpretazione. Innanzitutto, possiamo chiederci se essa sia in grado di spiegare per ché l' evitamento sia sostituito da una decisa ricerca della vicinanza quando il livello di tensione diventa estremo. La risposta è affermativa, poiché è previsto un meccanismo di mantenimento della vicinanza, che è continuamente attivo e stabilisce in quali casi il comportamento evitante viene scelto in alternativa a un comportamento che esprime rabbia. In caso di allarme, non è difficile immaginare che l'attacca mento (ricerca della vicinanza) abbia la priorità sulla rabbia e quindi sulla risposta evitante. Pertanto, considerato che il "pericolo" su cui è tarato il meccanismo inibitorio è semplicemente un comportamento che esprime rabbia, è comune osservare, in una seconda Strange Situa tion, la tendenza a ricercare la vicinanza della figura di attaccamento.2 D'altra parte, se è vero che il comportamento di attaccamento prende il posto dell'evitamento nella seconda Strange Situation, come mai ciò non si osserva anche in seguito a separazioni più prolungate e presu mibilmente più logoranti? Inoltre, nell'ipotesi inibitoria, è prevista un'attenuazione delle ten denze che interferiscono con la vicinanza della figura di attaccamento attivate dalla vista di quest'ultima. Se l'evitamento serve solo a ridurre la probabilità di manifestazioni di rabbia al ritorno del genitore, per ché allora non osserviamo, negli episodi della Strange Situation, un'al ternanza di momenti di evitamento e momenti di angoscia? In generale, la questione se l'evitamento sia al servizio del manteni mento della vicinanza resta ancora senza risposta. È possibile, nel qual caso l'evitamento sarebbe un ottimo esempio di strategia condizionale al servizio dell'attaccamento. Non sono ancora stati condotti esperimenti per sottoporre a verifica quest'ipotesi in bambini allevati in un contesto 2. Si noti ancora che i bambini evitanti in una prima Strange Situation lo erano ancora, sebbene in grado minore, in una seconda procedura in rapida successione. Per quanto ne sap piamo, non si osservava invece un concomitante aumento delle manifestazioni di rabbia.
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EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
familiare. In tutti gli studi condotti finora che hanno impiegato la Strange . Situation, i bambini osservati sono essenzialmente " costretti" entro i confini della Strange Situation. Non sarebbe difficile immaginare delle varianti in cui il bambino ha una serie di alternative. Solo quando il bam bino sarà libero di allontanarsi, sapremo effettivamente se l' evitamento ha la funzione di mantenerlo vicino alla figura di attaccamento. I:evitamento al servizio del mantenimento di un comportamento organizzato: un'interpretazione psicologica
È possibile un'altra interpretazione, più psicologica, dell'evitamen to - che serva cioè al bambino per continuare a comportarsi in modo organizzato, controllato e flessibile. Anche questa spiegazione è stata in qualche modo anticipata dagli etologi. Per esempio, Chance ( 1 962) ritiene che un vantaggio secondario dell'evitamento visivo di un con specifico "minaccioso " possa consistere nel mantenere flessibili gli schemi di comportamento dell'animale. Secondo Chance, un animale che non presta attenzione a un partner che ha un effetto negativo sui suoi schemi di comportamento ha, in futuro, una maggiore libertà di scelta fra possibili comportamenti. Si noti che, in questo caso, l'inibi zione non serve a mantenersi vicini alla figura di attaccamento - il sog getto evitante non ottiene cioè alcun vantaggio sociale. Il beneficio è, semmai, di natura psicologica: mantenere il controllo e la flessibilità. Quest'ipotesi differisce dalle altre in quanto l'evitamento può esse re considerato un'alternativa a ogni ricerca della vicinanza. La tradi zionale teoria inibitoria dell'evitamento, a rigor di logica, escludeva la possibilità che esso servisse a ridurre la probabilità che il bambino si avvicinasse alla figura di attaccamento. L'ipotesi dell'evitamento come segnale riconosceva una minore probabilità di approccio, ma ciò era considerato importante solo nella misura in cui, in ultima analisi, pro muoveva il mantenimento della vicinanza. Se ammettiamo, tuttavia, che la funzione dell'evitamento sia quella di contribuire a mantenere controllato, flessibile e organizzato il comportamento, allora dobbia mo attenderci che si verifichi ogni qualvolta la vista della madre po trebbe minacciare una perdita di controllo, organizzazione e flessibi lità nel bambino. Inoltre, se è vero che avvicinarsi alla madre o vederla avvicinarsi minaccia l'organizzazione del comportamento, allora il meccanismo inibitorio potrebbe occasionalmente essere impiegato per mantenere la distanza. In breve, potremmo essere di fronte a un comportamento evitante vero e proprio. 1 15
l:AITACCAMENTO INRAPPORTO AL COMPORTAMENTODEGLI ANIMALI E ALLATEORIA DELI:EVOLUZIONE
Che cosa s'intende per " comportamento disorganizzato" ? Il com portamento si può definire tale quando oscilla fra poli opposti, in as senza di cambiamenti ambientali o quando appare ripetutamente in un ambiente in cui non è richiesto. Il comportamento disorganizzato si osserva nei bambini ricongiunti alle madri quando sono ancora nello stadio di protesta o di disperazione (Robertson, Bowlby, 1952 ) , e inol tre nei bambini ambivalenti sottoposti alla Strange Situation. I bambi ni in entrambe le situazioni prestano scarsa o nessuna attenzione ai giocattoli o ad altri oggetti. Tutta la loro attenzione appare disperata mente rivolta al genitore, che sia presente o assente. L'allontanarsi del genitore provoca una profonda angoscia, e tuttavia il suo ritorno fa poco per alleviarla. Inoltre, se viene preso in braccio dalla madre, il bambino si aggrappa, poi la spinge via, si aggrappa nuovamente e così via. Questa rapida alternanza di comportamenti può accompagnarsi a imprevedibili crisi di pianto. Gli osservatori non sono in grado di col legare queste oscillazioni nel comportamento del bambino a qualcosa fatto dalla madre. È come se il contatto stesso con la madre alimentas se la rabbia del bambino, e poi il suo ritrarsi, un nuovo contatto e an cora rabbia ed evitamento - una sequenza che sembrerebbe dipendere interamente dall'alternanza di sistemi in competizione nel bambino. Questo comportamento denota un'estrema angoscia e disorganizza zione, e crea disagio in chi l'osserva. Ammettendo che i bambini evitanti rifuggano da un comportamen to disorganizzato, dobbiamo stabilire se quest'ipotesi sia in accordo con ( l ) l'osservazione che l'evitamento appare nei bambini rifiutati sottoposti a brevi separazioni e in quasi tutti i bambini soggetti a sepa razioni prolungate, e (2) la difficoltà di comprendere le cause imme diate dell'evitamento. Consideriamo innanzitutto il problema dell'on togenesi e delle cause immediate nei bambini rifiutati. Altrove (Main, 1977 a) abbiamo sostenuto che, quando il bambino è soggetto a minacce da parte di una figura di attaccamento che simul taneamente rifiuta il contatto fisico, è posto di fronte a un conflitto in cessante e senza soluzione. Minacce di ogni sorta, provenienti da ogni fonte, alimentano infatti la tendenza a ritrarsi dal pericolo e ad avvici narsi alla madre. Se (come nel caso delle madri di bambini evitanti) la madre non solo è minacciosa ma vieta anche la vicinanza e il contatto, il conflitto non è risolvibile. Il solo fatto che la vicinanza è vietata pro prio quando il bambino ne avverte più il bisogno, attiva ulteriormente il sistema comportamentale di attaccamento, alimenta la rabbia del bambino e, non essendo ancora possibile avvicinarsi, attiva il sistema a 1 16
EVJTAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
un livello estremo. Quindi, in linea di principio, si crea una sorta di cir colo vizioso, alimentato da manifestazioni di rabbia, ricerca della vici nanza, comportamenti evitanti e tendenze conflittuali. Dovremo cioè attenderci, in generale, un comportamento analogo a quello dei bam bini ambivalenti osservati da Ainsworth. Sono state formulate altre teorie che spiegano lo sviluppo del com portamento disorganizzato in termini di tendenze conflittuali - per esempio, la teoria del " doppio legame" proposta da Gregory Bateson per spiegare il comportamento degli schizofrenici. Esse descrivono, tuttavia, un conflitto meno autoalimentato e assai meno intrinseca mente disorganizzante rispetto al conflitto che presumibilmente af fronta il bambino minacciato e fisicamente rifiutato dalla sua figura di attaccamento. Per esempio, nella teoria del doppio legame, il bambino deve gestire due segnali opposti provenienti dalla madre. La madre potrebbe chiedergli a parole di avvicinarsi a lei, e con il suo comporta mento vietarlo. Il bambino può allora ritrarsi in risposta al comporta mento non verbale della madre, e nel contempo avvicinarsi in risposta al suo richiamo, trovandosi in un vicolo cieco. Tuttavia, secondo que sta concezione, il ritiro non porta di per sé e automaticamente alla ri cerca della vicinanza, non si tratta cioè di un sistema autoalimentato. Il conflitto è generato unicamente dalla presenza di due segnali opposti provenienti dall'esterno. Nel caso del bambino rifiutato dalla sua figura di attaccamento, in vece, occorre un solo segnale materno affinché si generi conflitto nel bambino. Le tendenze evitanti si attivano in risposta ai segnali di mi naccia provenienti da lei e alimentano la ricerca della vicinanza; il col legamento fra queste tendenze opposte è interno al bambino e non ri guarda l'ambiente. Poiché è vietato avvicinarsi, il sistema comporta mentale di attaccamento si attiva ulteriormente, ma il divieto perma ne. È possibile prevedere un'oscillazione fra ricerca della vicinanza, evitamento e manifestazioni di rabbia. Il problema è insolubile finché il bambino dirige l'attenzione sulla figura di attaccamento. L'unica so luzione è spostare l'attenzione su qualcos' altro. Nella nostra interpretazione dell' ontogenesi del comportamento evitante nei bambini rifiutati, questo è visto come un necessario spo stamento dell'attenzione dalla figura di attaccamento, cioè dallo sti molo esterno (la madre) che, scontrandosi con l'attivazione del siste ma comportamentale di attaccamento, genera nel bambino un conflit to irrisolvibile. Naturalmente, dobbiamo chiarire perché il comporta mento non è onnipresente, ovvero perché, secondo quest'ipotesi, ap1 17
!:ATTACCAMENTO IN RAPPORTO AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E ALLA TEORIA DEL!:EVOLUZIONE
pare solo in determinati momenti e situazioni. La teoria è in grado di fornire questa spiegazione, perché non è indispensabile che il conflitto venga sperimentato continuamente, né che la madre si opponga o mi nacci di opporsi alla vicinanza del bambino. Inoltre, in condizioni tranquille, il comportamento di attaccamento non è attivato dall'am biente. Secondo questa teoria, il bambino diverrebbe evitante solo quando il sistema comportamentale di attaccamento si attiva a livelli estremi, poiché è in questi casi che il comportamento minaccia di di sorganizzarsi. Nella Strange Situation e in situazioni simili, ciò deter mina inevitabilmente un comportamento evitante nei confronti della madre. L'unica soluzione possibile in questi casi è, ancora una volta, distogliere l'attenzione dalla madre e da tutto ciò che la riguarda. Se consideriamo l' evitamento come generato necessariamente da una minaccia di disorganizzazione legata al mantenimento dell'atten zione sulla figura di attaccamento, possiamo spiegare non solo la ten denza a evitare la madre ma anche l'assenza di angoscia durante la se parazione, l'insolita attenzione per gli oggetti nel corso della Strange Situation e la ricerca disperata di un oggetto cui prestare attenzione al momento del ricongiungimento. Ciò che viene disattivato, secondo questa spiegazione, è il sistema comportamentale di attaccamento nel suo complesso (un'ipotesi pressoché identica è stata formulata da Bowlby, 1 980) . In questo caso, la rabbia non si traduce in comporta mento non perché interferisca con il mantenimento della vicinanza ma perché, in ultima analisi, lo favorisce. Questa teoria dell'evitamento consente di spiegare in modo assai si mile il comportamento osservato durante separazioni prolungate. La preoccupazione per dove si trovi la figura di attaccamento diventa estrema, i tentativi di "riavere" la figura di attaccamento vengono fru strati, ciò alimenta manifestazioni di rabbia, e la conseguente frustra zione attiva ulteriormente il sistema. Si crea un circolo vizioso, che di sorganizza il comportamento e, alla fine, l'attenzione deve essere di stolta dalla figura di attaccamento - se possibile, verso un'altra perso na che si occupi stabilmente del bambino (Robertson, Robertson, 1 97 1 ) ; in caso contrario verso l'ambiente inanimato. Con il tempo, l'angoscia scompare e il bambino si "ambienta" nella nuova situazio ne. Questo adattamento, tuttavia, è raggiunto al prezzo di distogliere l'attenzione dalla madre. Dobbiamo perciò prevedere, ancora una vol ta, che il bambino eviterà la figura di attaccamento al suo ritorno. Quest'ultima teoria sembra offrire una spiegazione soddisfacente per entrambi i tipi di esperienza che portano a evitare la figura di attac1 18
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camento al ricongiungimento. Secondo quest'interpretazione, il bam bino evitante nella Strange Situation non lo è sempre, poiché lo " spo stamento dell'attenzione" su cui si basa l' evitamento è motivato solo dall'intensa attivazione del sistema comportamentale di attaccamento. Inoltre, considerato che distogliere l'attenzione è essenzialmente un modo per riorganizzarsi o mantenersi organizzati, non dovremmo es sere sorpresi di veder scomparire tale comportamento nelle Strange Situation condotte in rapida successione (d'altra parte, se accettiamo quest'ipotesi, dovremmo attenderci che, nella seconda Strange Situa tion, i bambini evitanti si comportino in modo disorganizzato; poiché i bambini sicuri mostrano un comportamento organizzato, il passaggio a un modello sicuro dovrebbe invece invalidare la teoria) . L a teoria secondo cui l 'evitamento servirebbe a mantenere organizza to il comportamento offre ulteriori vantaggi. In primo luogo, fornisce una spiegazione più lineare del motivo per cui il bambino evitante segna la alla madre di essere lasciato quando è preso in braccio. In secondo luogo, a differenza delle altre teorie, offre un'unica spiegazione delle dif ferenze osservate fra i bambini evitanti e gli altri durante una separazio ne. Le ipotesi dell'evitamento come segnale diretto al partner difficil mente possono render conto di determinati modelli di comportamento in assenza di tutti gli altri. La teoria dell'evitamento come inibizione di una reazione rabbiosa, dal canto suo, è in grado di prevedere solo cam biamenti nell'attenzione legati alla presenza del partner. È possibile che l' evitamento rappresenti un'alternativa alla percezione o all'espressione della rabbia, esclusivamente per le conseguenze di quest'ultima per la persona, che il partner sia presente oppure no. Il comportamento evitan te può quindi apparire semplicemente perché, a un certo punto, la rab bia e l'angoscia diventano tanto estreme da risultare psicologicamente intollerabili per la persona (una concezione proposta da Bowlby, 1960) . Solo quando consideriamo l ' evitamento come parte d i una strategia più generale volta a distogliere l'attenzione dalla figura di attaccamen to, siamo in grado di "prevedere" che i bambini apertamente evitanti cercheranno di mantenere " organizzata" l'attenzione sull'ambiente inanimato durante la separazione. Le altre teorie non sono invece in grado di prevedere uno specifico modello di comportamento durante la separazione. Terzo, la teoria secondo cui l'evitamento servirebbe a mantenere organizzato il comportamento si accorda bene con i fenomeni osser vati nella Strange Situation. La maggior parte dei bambini evitanti nella Strange Situation presenta un'organizzazione rigida nel corso
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della separazione, e , come notato in precedenza, al ritorno della ma dre cerca disperatamente qualcosa cui prestare attenzione. Il loro tentativo di mantenersi organizzati è certamente più evidente della sottostante rabbia. Oltre ad accordarsi con i fenomeni più superficiali, quest'interpre tazione presume che molto avvenga a un livello più profondo. Anche in questo caso, l'evitamento è visto come un'alternativa al comporta mento di attaccamento e a una manifestazione di rabbia, ed è inoltre considerato una strategia condizionale anziché preferenziale (o indif ferente) del bambino. Sebbene possa cercare di evitare un conflitto che lo disorganizzerebbe e monopolizzerebbe la sua attenzione, il bambino evitante è tale proprio a causa dell'influenza che esercita su di lui la figura di attaccamento. Allo stesso tempo, il bambino non ha perso interesse per altre potenziali figure di attaccamento, e può attac carsi a una persona estranea se disponibile. Il bambino abusato evita il genitore abusante nella Strange Situation, ma a volte piange quando l'estranea si allontana. Hansen (comunicazione personale) ipotizza che sia in parte la capacità di evitamento a lasciare aperta la possibilità di ricercare attivamente una nuova relazione di attaccamento. Se questa teoria è corretta, l' evitamento può essere considerato uno spostamento complesso e incompleto dell'attenzione, che in determi nate circostanze si rende particolarmente necessario. È incompleto perché, come emerge dalle osservazioni, il comportamento e le emo zioni del bambino si organizzano intorno alla figura di attaccamento, malgrado le apparenze. Ciò è evidente non solo nelle osservazioni dei bambini sottoposti a separazioni, ma anche nell'organizzazione dell'e splorazione e del gioco e della risposta del bambino agli estranei. Ri sulta inoltre dalle difficoltà emotive incontrate dal bambino nel corso di separazioni prolungate in presenza di figure di attaccamento sosti tutive (Robertson, Robertson, 1 97 1 ) . Distogliere l'attenzione dalla figura di attaccamento primaria, per tanto, implica una rimozione o negazione dell'immagine del genitore, che in condizioni normali continuerebbe a rappresentare il centro d'attenzione. I bambini rifiutati e quelli che sperimentano separazioni prolungate e traumatizzanti devono gradualmente riorganizzare il loro comportamento in linea con le caratteristiche del contesto presente (in cui avviene la separazione) . Questa è comunque solo una spiegazione superficiale del loro comportamento. In ottica più complessa, va con siderato che i pensieri e i comportamenti del bambino si riorganizzano attivamente lontano dal genitore e dal suo ricordo. Se, come penso, 120
EVITAMENTO DELLA FIGURA DI ATTACCAMENTO NELLA PRIMA INFANZIA
questo spostamento non può compiersi efficacemente al livello inte riore, dobbiamo ricorrere al concetto di attenzione negativa o contra ria, un concetto strettamente legato alla nozione psicoanalitica di mec canismo di difesa. Una verifica definitiva della teoria è possibile: do vremmo cioè poter prevedere una tendenza attiva a evitare tutto ciò che ricorda la madre in sua assenza.
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Parte terza Rappresentazioni dell' attaccamento, Adult Attachment Interview e teoria della mente
6 Valutazione della sicurezza nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta Il passaggio al livello rappresentazionale''
Mary Main, Nancy Kaplan, ]ude Cassidy Questo saggio si propone di esaminare le differenze individuali nelle relazioni di attaccamento in rapporto alle differenze nelle rappresenta zioni mentali, ovvero nei "modelli operativi interni" di attaccamento dell'individuo (Bowlby, 1969, 1973 , 1 980; Bretherton, 1 985 ) . Per mo dello operativo interno di attaccamento intendiamo l'insieme di norme consce e/o inconsce che consentono di organizzare le informazioni ri guardanti l'attaccamento e di permetterne o !imitarne l'accesso, in rap porto a esperienze, sentimenti e idee concernenti l'attaccamento stesso. Le definizioni precedenti delle diverse organizzazioni dell' attaccamen to (sicura, insicuro-evitante e insicuro-ambivalente) si basavano sulla descrizione del comportamento non verbale del bambino nei confronti di un particolare genitore durante una procedura strutturata di osser vazione delle modalità di separazione-riunifìcazione, la Strange Situa don (Ainsworth et al., 1978; Sroufe, Waters, 1977a) . La nostra riformulazione di queste differenze individuali nell'orga nizzazione dell'attaccamento, intese come differenze nella rappresen tazione mentale del sé in relazione all'attaccamento, ci consente di prendere in esame non solo bambini molto piccoli, ma anche bambini più grandi e adulti; sposta inoltre la nostra attenzione sulla rappresen tazione e sul linguaggio. Tale formulazione arriva a proporre che i mo delli di organizzazione dell'attaccamento sicuro, piuttosto che insicu ro, si comprendono meglio come termini riferiti a particolari modelli operativi interni delle relazioni, i quali perciò non soltanto guidano Una prima versione di questo saggio è pubblicata in C. Riva Crugnola, Lo sviluppo affet tivo del bambino, Raffaello Cortina, Milano 2005, pp. 109- 152 (traduzione di P. Di Pierro, A. *
Fossati, C. Riva Crugnola, S. Semenza).
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RAPPRESENTAZIONI DEL!: ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
sentimenti e comportamento, ma anche attenzione, memoria e attività cognitiva, nella misura in cui queste sono direttamente o indiretta mente legate all'attaccamento. Le differenze individuali in questi mo delli operativi interni non saranno quindi soltanto correlate alle diffe renze individuali nei modelli di comportamento non verbale, ma an che agli stili riguardanti il linguaggio e le strutture mentali. Mettendo in relazione attaccamento e rappresentazione, il nostro lavoro è in accordo con varie teorie sull' attaccamento (Ainsworth, 1967 ; Bowlby, 1 969; Bretherton, 1980) . Si differenzia tuttavia dall'ap proccio empirico allo studio dell'attaccamento bambino-genitore, in quanto la maggior parte dei ricercatori collega le differenze individuali riguardo alla sicurezza nell'attaccamento riscontrate all'età di un anno a differenze nei modelli di interazione genitore-bambino durante l'an no precedente o a successive differenze di funzionamento generale e di comportamento. Quindi, diversamente dal nostro approccio basato sulla rappresentazione, questi studi sono rimasti fondamentalmente su un piano comportamentale. Questo contributo contiene il primo resoconto di un progetto di ri cerca longitudinale in corso. Nella fase iniziale di questo progetto al cuni bambini di età compresa fra i dodici e i diciotto mesi sono stati osservati nella Strange Situation separatamente con ciascun genitore (Ainsworth et al. , 1978) . Ogni bambino, in base alla risposta compor tamentale a ciascun genitore, in questa breve situazione di separazio ne-riunificazione, veniva definito molto sicuro, sicuro, oppure insicu ro in rapporto a quel genitore (Ainsworth et al. , 1 978; Main, Weston, 198 1 ) . Al compimento dei sei anni, abbiamo confrontato il livello di si curezza mostrato nella prima infanzia nei confronti di ciascun genitore con il funzionamento globale, il comportamento al ritorno del genito re e i modelli operativi interni di attaccamento, sia del genitore sia del bambino. La domanda principale era: "Qual è la relazione fra il livello di sicurezza mostrato nella prima infanzia nei confronti del genitore, valutato attraverso il comportamento non verbale del bambino, e la rappresentazione mentale dell'attaccamento del genitore e del bambi no cinque anni dopo? " . Presentiamo l a nostra ricerca presumendo che l a risposta al mo mento del ricongiungimento con i genitori, a seguito di una separazio ne molto breve o prolungata, sia indicativa del "punto di vista" del bambino (Hinde, 1 982 ) , ovvero del suo modello operativo interno della relazione. Seguendo una rassegna delle procedure e classificazio ni della Strange Situation, prenderemo in considerazione il significato 126
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . .
delle differenze individuali nelle risposte al genitore al suo ritorno. Le confronteremo quindi con le risposte che seguono una separazione più prolungata, dimostrando che, sia che il bambino eviti il genitore dopo una lunga separazione in un nido residenziale, sia che lo eviti do po una brevissima separazione in laboratorio, si comporterà probabil mente in modo altrettanto ostile e distaccato anche in altre situazioni. Proprio queste osservazioni suggeriscono che particolari risposte al ri torno del genitore indichino la presenza di particolari "prospettive", modelli operativi interni o "stati mentali" riguardanti il rapporto con la persona che si occupa del bambino; questo modello però non deve essere considerato un campione dell'interazione con quella persona giacché può mutare in assenza di quella interazione. Un esempio parti colarmente indicativo ci è stato dato da un bambino di due anni, il quale, in seguito a una separazione di due settimane, non accettò più la fotografia della madre come faceva prima. Dopo aver esposto la nostra riformulazione delle differenze indivi duali nella classificazione dei diversi tipi di attaccamento, intese come differenze nella rappresentazione del sé in relazione all'attaccamento, passeremo a considerare ciò che abbiamo imparato finora riguardo al si gnificato della sicurezza nell'attaccamento del bambino piccolo al geni tore. Intendiamo dimostrare che i tre sistemi realizzati per classificare la sicurezza danno risultati coerenti, per ciò che riguarda: ( l ) la definizione della sicurezza rispetto a un singolo modello d'interazione genitore bambino, indicativo della facilità di accesso emotivo esistente fra il bam bino e la figura di attaccamento; (2) la natura differenziata dei principali tipi di insicurezza; (3 ) l'identificazione di queste differenti organizzazio ni "insicure" con forme particolari di inibizione dell'attenzione, dell' af fetto e del comportamento. La nostra ipotesi di lavoro è che si possa in tervenire su questa limitazione del funzionamento, che solitamente si autoperpetua, favorendo quindi un'organizzazione interna sicura. In un suo saggio, Inge Bretherton ( 1 985 ) ha approfondito il concet to di modello operativo interno sviluppato da John Bowlby. Esso con siste in una rappresentazione mentale di un aspetto del mondo, degli altri, del sé o delle relazioni con gli altri, che ha un'importanza partico lare per l'individuo. Tale modello è componente integrale del sistema comportamentale di attaccamento, e permette di valutare l'esperienza e di guidare il comportamento (Bowlby, 1969, 1973 ) . Come per il con cetto di oggetto di Piaget, i modelli operativi interni non sono semplici raffigurazioni o introiezioni passive di oggetti dell'esperienza passata, ma costruzioni attive che possono subire ristrutturazioni. La loro rior127
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
ganizzazione tuttavia avviene con difficoltà, perché, una volta organiz zati, questi modelli agiscono al di fuori della consapevolezza e resisto no anche a forti cambiamenti (Bowlby, 1 980) . Concluderemo con una rassegna delle formulazioni precedenti re lative ai modelli operativi interni, esponendo le nostre idee su come si sviluppino differenze individuali stabili in tali modelli, su come esse possano influenzare linguaggio, pensiero e comportamento non ver bale e sulle circostanze che consentono di prevedere i cambiamenti. Focalizzeremo inoltre l'attenzione sugli aspetti strutturali dei modelli operativi interni delle relazioni evidenziati in bambini e adulti sicuri.
Risposte al ritorno del genitore e modelli operativi interni di relazione Come nel caso del conseguimento del concetto di permanenza del l' oggetto, anche l'acquisizione e la strutturazione di un modello di re lazione individuale vengono inferite in base a osservazioni. Può risul tare tuttavia difficile chiarire il livello di conoscenza del bambino ri flesso in ogni singola osservazione fintantoché l'osservazione viene condotta quando il bambino è in presenza dell'oggetto-partner. Infat ti, finché il bambino e il suo partner interagiscono, l'osservatore po trebbe inferire che a determinare il comportamento del bambino sia no reazioni immediate di stimolo-risposta e non concetti interiorizzati. Nelle sperimentazioni di Piaget sulla permanenza dell'oggetto, i bambini rivelano la loro crescente conoscenza dell'oggetto attraverso un diverso comportamento in sua assenza. In modo analogo, l'acquisizione e la forma del modello operativo interno riguardante il partner saranno facilmente manifestate dal comportamento del bambino in sua assenza. Quindi, il comportamento durante la separazione e al successivo ritorno del genitore sarà particolarmente ricco d'informazioni riguardo al mo dello operativo interno del sé e del partner.
La Strange Situation di Ainsworth: procedura e classificazione in base alle risposte al ritorno del genitore. La Strange Situation è un'osserva zione di laboratorio breve e strutturata per genitori e bambini. In segui to ad alcune fasi preliminari nelle quali al bambino vengono mostrati la stanza, i giochi e una persona estranea, il genitore esce dalla stanza e vi rientra due volte. La risposta del bambino al ritorno del genitore rivela forti differenze individuali. Quando rivedono il genitore, alcuni bambi128
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
ni cercano conforto, vicinanza e contatto e poi ricominciano gradual mente a giocare mostrandosi perfettamente a loro agio. Altri evitano e ignorano attivamente il genitore girandosi o allontanandosi. Altri anco ra mostrano rabbia e ostilità nei suoi confronti, desiderio di vicinanza o di contatto e ansia inconsolabile. Queste differenze individuali forni scono la base per una classificazione dei bambini in termini di compor tamento nella Strange Situation. Generalmente solo in quelli in cui pre domina il primo modello si ravvisa un attaccamento sicuro al genitore (Gruppo B nel sistema di classificazione secondo Ainsworth) . Gli altri vengono definiti insicuro-evitanti (Gruppo A) o insicuro-ambivalenti (Gruppo c). Per i bambini con attaccamento sicuro sono inoltre previ ste delle sottoclassificazioni: quelli che si mostrano preoccupati duran te l'assenza del genitore, si avvicinano immediatamente al momento del ricongiungimento e poi sono pronti a tornare a giocare sono considera ti bambini "molto sicuri" (B); quelli che dimostrano nel contempo an che tratti insicuri vengono definiti invece "sicuri" (B1 B2 e BJ Finora abbiamo esaminato tre campioni di famigÌie bianche, di ceto medio, riscontrando che l'attaccamento sicuro alla madre dai dodici ai diciotto o dai dodici ai venti mesi era stabile, a patto che non interve nissero grossi cambiamenti nella sua vita (Bretherton, 1985 ) . Main e Weston ( 198 1 ) hanno rilevato che per 1 3 bambini su 15 il modello di attaccamento al padre era stabile per un periodo di otto mesi. Le clas sificazioni per i due genitori sono risultate quasi sempre indipendenti. Un bambino sicuro con la madre può avere le stesse probabilità di es sere sicuro oppure insicuro con il padre. Questi risultati provengono da due campioni americani e da uno tedesco (Lamb, 1 978; Gros smann et al. , 1 98 1 ; Main, Weston, 198 1 ) .
Significato delle risposte al ricongiungimento in bambini che hanno sperimentato lunghe separazioni dal genitore. L'interpretazione delle ri sposte al ritorno del genitore nella classificazione di Ainsworth dipen deva dall'interpretazione di un precedente insieme di osservazioni che anticipava la teoria dell'attaccamento di John Bowlby (Bowlby, 1 973 ) . Si trattava di osservazioni delle risposte di bambini di due o tre anni affidati a un istituto per un periodo prolungato, di due o più settima ne, senza che una persona in particolare si occupasse di loro (Robert son, 1 953; Robertson, Bowlby, 1 952; Heinicke, Westheimer, 1 966; Ro bertson, Robertson, 1 97 1 ). Questi ricercatori hanno dimostrato che lunghe separazioni dai ge nitori a quell'età alterano il comportamento del bambino nei loro con129
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
fronti al momento del ricongiungimento. Bambini che erano stati sicu ri e avevano una relazione positiva con il genitore prima della separa zione apparivano insicuri con quel genitore una volta tornati a casa. Bambini che erano stati lasciati per un intervallo relativamente breve si mostravano ansiosi, "appiccicosi" e irritabili. Lasciati per un tempo più lungo, poteva accadere che trattassero il genitore come un estra neo oppure con indifferenza mista a scoppi improvvisi di rabbia. Il segnale che durante la separazione si era verificata una riorganiz zazione negativa dei sentimenti nei confronti del genitore era un mu tamento nella risposta al suo ritorno. Se venivano visitati verso la fine del periodo della separazione o portati a casa dopo una separazione più lunga, i bambini talvolta rispondevano al ricongiungimento con resistenza e rabbia miste ad approcci. Infine, se la separazione si pro lungava ancora, il bambino evitava il genitore al suo ritorno, voltan dosi o allontanandosi. Così, la precedente risposta al ricongiungimen to, che era una risposta di ricerca della vicinanza, veniva sostituita da un atteggiamento evitante o d'indifferenza (Heinicke, Westheimer, 1 966) . Una volta raggiunto uno stadio consolidato di risposta evitan te, i bambini erano nel complesso distaccati e ostili al ritorno nell'am biente familiare. Riassumendo, separazioni protratte nel tempo sembrano responsa bili di un cambiamento nell'organizzazione del comportamento v-erso il genitore: segnale di ciò era una modificazione nella risposta al rieon giungimento, dalla ricerca di vicinanza alla rabbia o a un aiteggi am�n = to evitante. Le risposte di rabbia e ambivalenza e quelle evitantCche indicano una progressiva riorganizzazione negativa della relazione nei bambini allontanati, assomigliano molto alle due grandi categorie insi cure identificate da Ainsworth nella Strange Situation. Noi interpre tiamo tale riorganizzazione come indicativa di cambiamenti avvenuti nel modello operativo interno del bambino, in assenza di cambiamenti nell'interazione. Alcune osservazioni ancora più interessanti sono state condotte da James e Joyce Robertson, che presero in casa con loro Thomas, un bambino di ventisette mesi, per un periodo di separazione dalla madre di dieci giorni (Robertson, Robertson, 197 1 ). Thomas aveva un rappor to sereno e affettuoso con entrambi i genitori. Durante la separazione, la signora Robertson gli fece vedere ripetutamente una fotografia di lui con la madre. All'inizio Thomas baciava la fotografia e la stringeva a sé con tenerezza, mostrandosi contento. Dopo qualche giorno, quando gli fu fatta vedere di nuovo la fotografia, egli si mantenne distante, giocan130
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
do in modo assorto con un oggetto che aveva in mano e tenendo lo sguardo abbassato. Alla fine del periodo di separazione, Thomas evita va attivamente la fotografia che gli veniva presentata, voltandosi dall'al tra parte con espressione ansiosa, e insistendo che la portassero via. Quindi, la risposta del bambino alla raffigurazione di un ricongiungi mento con la madre dopo dieci giorni di separazione era passata dalla ricerca di vicinanza a un atteggiamento evitante. Poiché il " comporta mento" della fotografia evidentemente non era mutato in quei dieci giorni, ne deduciamo che a cambiare era stata esclusivamente la rap presentazione interna che il bambino aveva della relazione. Questo stu dio ha rivelato con chiarezza una ristrutturazione del modello operati vo interno, in assenza di interazione con la figura preposta alla cura del bambino. In particolare veniva attivata una progressiva limitazione del l' accesso a un elemento visivo che ricordava la madre.
Una riconsiderazione della Strange Situation: aspetti correlati alla classificazione della sicurezza. Ora siamo in grado di capire le basi teori che ed empiriche dell'importanza accordata al comportamento del bambino al ritorno del genitore nella classificazione dell'attaccamento di Ainsworth. Nelle sue osservazioni iniziali della risposta dei bambini a questa breve situazione di separazione, Ainsworth selezionò un cam pione di bambini e madri le cui interazioni erano state osservate per un intero anno nell'ambiente familiare. Poiché nessuno di questi bam bini era stato sottoposto a un lungo distacco dal genitore, ne dedusse che le diverse organizzazioni della relazione si erano sviluppate in base a diversi eventi interattivi, piuttosto che in funzione di separazioni prolungate nel tempo. Le osservazioni di Ainsworth sull'interazione bambino-madre nel l'ambito familiare rivelarono un maggior grado di "sensibilità ai segnali e alle comunicazioni del bambino" da parte delle madri di bambini si curi di età compresa fra i nove e i dodici mesi, rispetto alle madri di bambini insicuri (Ainsworth, Bell, Stayton, 197 1) . In genere i punteggi medi delle madri di bambini "molto sicuri" indicavano una pronta sen sibilità ai segnali del bambino, mentre quelli provenienti dalle madri. di bambini "insicuri" indicavano una chiara insensibilità. Quelli prove nienti da madri di bambini "sicuri" si posizionavano a metà della scala. Nelle osservazioni condotte da Ainsworth nell'ambito familiare, ai pianti e alle richieste di contatto dei figli le madri di bambini con attac camento sicuro rispondevano e si mostravano disponibili. Le madri di bambini insicuro-ambivalenti, invece, erano insensibili ai segnali (co13 1
RAPPRESENTAZIONI DELI.:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
me il pianto) , sebbene non li respingessero apertamente (Ainsworth, Bell, Stayton, 197 1 ) . Dalle ricerche di Ainsworth, come pure da studi successivi, è risultato che le madri di bambini insicuro-evitanti rifiuta vano i tentativi di attaccamento dei figli ed erano insensibili ai loro se gnali; cioè spesso bloccavano o respingevano i loro approcci (Main, 1 98 1 ; Main, Stadtman, 1 98 1 ) . Come previsto, le diverse risposte al ritorno del genitore sono in re lazione a diversi eventi sperimentati nella relazione con lui. Ma se ri sposte differenti indicano differenti modelli operativi interni di rela zione, vi dovrebbero essere aspetti correlati osservabili in altri conte sti. Ciò dovrebbe accadere sia che il modello (risposta all'incontro con il genitore o "prospettiva" riguardo alla relazione, Hinde, 1982) abbia tratto origine da lunghe separazioni sia che provenga da eventi vissuti nell'interazione. I dati raccolti finora confermano quest'ipotesi. In generale, i bam bini che accolgono le madri attivamente e positivamente al loro ritor no nella Strange Situation in osservazioni condotte alcuni anni dopo risultano socialmente più competenti, empatici e soddisfatti rispetto ai bambini insicuro-evitanti e insicuro-ambivalenti (Bretherton, 1 985 ) . Sroufe ( 1 983 ) h a osservato differenze nel comportamento alla scuola materna a seconda che i bambini fossero stati definiti evitanti piuttosto che ambivalenti con le madri nella prima infanzia. Come previsto, sia che il bambino eviti il genitore dopo una lunga separazione in un nido residenziale, sia che lo eviti dopo una brevis sima separazione in laboratorio, si comporterà in modo altrettanto ostile e distaccato anche in altre situazioni. Le risposte sicure, insicu ro-evitanti e insicuro-ambivalenti al ritorno della figura di attacca mento potrebbero segnalare particolari modelli operativi interni di relazione e tali modelli potrebbero determinare il comportamento in altre situazioni.
Interazioni diadiche molto sicure: classificazione in termini di equili brio fra attaccamento ed esplorazione e in termini di disponibilità emoti va del genitore. Oggi esistono almeno tre sistemi per classificare l'at
taccamento del bambino al genitore. Del primo, la Strange Situation, abbiamo già parlato. Un secondo sistema è stato sviluppato da Ain sworth e collaboratori e consiste in un'osservazione naturale e non controllata della madre e del bambino a casa, in condizioni relativa mente prive di tensione. Questo sistema si basa sull'osservazione della capacità del bambino di utilizzare la madre come "base sicura" nell'e132
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . .
splorazione dell'ambiente circostante (Ainsworth, Bell, Stayton, 1 97 1 ; Waters, Deane, 1 985 ) . Attualmente stiamo sviluppando un terzo siste ma di classificazione in termini di sicurezza della relazione, utilizzando una Clown Session strutturata, che prevede la presenza di un adulto estraneo e una situazione che inizialmente può creare qualche appren sione (Main, Weston, 198 1 ) . Il genitore resta con il bambino nel corso dell'intera procedura e l'attenzione è posta sulla risposta dell'adulto. Questo sistema classifica i genitori in base alla " disponibilità emotiva" (Emde, 1980; Sorce, Emde, 1 98 1 ) mostrata nei confronti del bambino durante una situazione moderatamente ansiogena. La classificazione delle coppie in termini di equilibrio fra attacca mento ed esplorazione e la classificazione dei genitori in termini della loro disponibilità emotiva ha forti corrispondenze con la classificazio ne dell'attaccamento emersa dalla Strange Situation. I bambini con madri molto " disponibili" dal punto di vista emotivo tendono a essere classificati, una settimana dopo, come molto sicuri nella Strange Situa don, mentre i bambini con madri " distaccate" tendono a essere classi ficati come insicuro-evitanti. Pertanto, i diversi sistemi di classificazio ne del livello di sicurezza sviluppati per studiare le coppie madre-bam bino in diverse situazioni ottengono risultati simili. Tre sono le caratteristiche di questi sistemi alternativi di classifica zione del livello di sicurezza nella prima infanzia: ( l ) in ogni sistema c'è solo un tipo di modello interattivo o modello comportamentale che sia facilmente definibile come molto sicuro, mentre i modelli che de notano insicurezza sono diversificati; (2) le principali caratteristiche delle diadi molto sicure, identificate all'inte-r-no di ogni sistema, sono la facilità di accesso fisico ed emotivo fra i partner e la corrispondente fa cilità a muoversi nell'ambiente (Emde, 1 980; Waters, Deane, 1 985 ) ; (3 ) in ognuno dei modelli di attaccamento insicuro, il comportamento e l'attenzione sembrano essere costretti in modalità facilmente identi- . �cabili. Per esempio, nella Strange Situation, il bambino insicuro-evi tante si occupa dell'ambiente circostante distogliendo attivamente l'attenzione dal genitore. Il bambino insicuro-ambivalente invece sem bra incapace di prestare attenzione all'ambiente, esprime forte timore e angoscia e sembra essere costantemente concentrato sul genitore ignorando totalmente altri elementi dell'ambiente. Forti contrasti di questo tipo, che fanno ipotizzare nei bambini un restringimento e un dislocamento dell'attenzione verso aspetti circoscritti dell'ambiente possono essere osservati anche a casa (Ainsworth et al. , 1 97 8) e vengo no esplicitamente incoraggiati dal genitore nella Clown Session. 133
RAPPRESENTAZIONI DEL!: ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
I modelli operativi interni Le rappresentazioni mentali in età precoce hanno sempre costituito un aspetto di notevole rilevanza per la teoria psicoanalitica (Fraiberg, 1969) . Secondo Anna Freud ( 1 952) e Spitz ( 1 966), i primi schemi di un bambino si modellano sull'esperienza di soddisfacimento dei suoi bisogni. Le figure di attaccamento vengono percepite alternativamen te come buone o cattive, a seconda che gratifichino o meno i desideri del bambino. Soltanto quando sviluppa la capacità di conservare uno schema interno, indipendente dall'esperienza di soddisfazione dei bi sogni, il bambino può combinare l'immagine frustrante della madre con quella gratificante e percepirla come persona. Anche i teorici delle relazioni d'oggetto come Fairbairn ( 1946) d� scrivono il mondo interno del bambino come popolato da oggetti l?:Qg::.. ni e cattivi, ma suggeriscono che egli abbia fin dall'inizio uno schema delle persone come oggetti interi o parziali, indipendente dalla soddi sfazione dei bisogni. Fairbairn, inoltre, ritiene essenziale l'influenza degli eventi realmente vissuti con le persone sul mondo interno del bambino e ipotizza che il suo senso di sicurezza dipenda dal modo in cui si rapporta affettivamente a questi oggetti interni, buoni e cattivi. Da parte nostra condividiamo l'idea che i modelli interni si formino in base agli eventi vissuti; vorremmo però esplorare il complesso modo in cui diversi tipi di eventi portano a diverse rappresentazioni interne e il modo in cui il bambino costruisce attivamente e con continuità i suoi modelli operativi relazionali. Speriamo così di superare l'idea che gli eventi vissuti con le persone vengano interiorizzati semplicemente co me oggetti buoni o cattivi e dfarrivare a formulare una descrizione più precisa dei modelli di relazione fra il sé e gli altri. Come si sviluppano i modelli operativi interrii? Similmente ai ricor di, potrebbero teoricamente organizzarsi in catene stimolo-risposta, tramite processi associativi o per analogie. La Bretherton tuttavia ci ha invitato a considerare alcuni studi secondo i quali schemi di eventi (Mandler, 1979), copioni (Schank, Abelson, 1977) o rappresentazioni generalizzate di eventi (Nelson, Gruendel, 198 1 ) agirebbero come mo duli di base della rappresentazione mentale. Ciò significa che quanto viene codificato e guida l'individuo non è un concetto derivato per astrazione da caratteristiche statiche dell'ambiente, ma è una rappre sentazione generalizzata di eventi vissuti. In quest'ottica, la memoria del bambino sembra essere guidata da uno schema generale degli even ti che organizza l'esperienza in termini di risposte, obiettivi, tentativi e
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risultati (Mandler, 1983 ) . La conoscenza che un bambino piccolo ha delle relazioni si organizzerà quindi attraverso schemi e non categorie, tramite azioni e risultati e non tramite una categorizzazione dell'am biente secondo l'astrazione di analogie e differenze (Werner, 1957). Se questa conoscenza è organizzata in base ad azioni e risultati di azioni, allora il modello operativo interno della relazione fra bambino e genito re sarà formato dalle azioni compiute in passato dal bambino, dalle in terazioni fra bambino e genitore e dall'esito dei suoi "tentativi e risulta ti" , cioè dal risultato delle sue intenzioni e dei suoi sforzi di riottenere il genitore assente. Il modello operativo interno della relazione con la fi gura di attaccamento non rifletterà un'immagine oggettiva del "genito re" , quanto piuttosto la storia delle sue risposte alle azioni reali o pro grammate del bambino nei suoi confronti. Se ciò è vero, allora dal mo mento in cui un oggetto animato o inanimato può essere rappresentato si creeranno differenze individuali nei bambini, relative al loro modello operativo interno relazionale con la figura di attaccamento. A che età i bambini sviluppano questi modelli? Molti ricercatori hanno sostenuto che il bambino piccolo costruisce modelli generaliz zati e distinti di sé e dell'altro e che bambini con esperienze diverse in seriscono solo gradualmente tali modelli in diversi tipi di relazione. Solo quando le funzioni cognitive raggiungono uno stadio relativa mente avanzato, bambini con esperienze diverse svilupperebbero mo delli differenti. Se così fosse, la costruzione di un primitivo modello operativo di una particolare relazione, come per esempio quella insi curo-evitante, dovrebbe attendere uno stadio di sviluppo intellettuale relativamente avanzato per realizzarsi. Noi riteniamo invece, in accordo con Sroufe e Fleeson ( 1 986) , che anche un bambino nella prima infanzia possieda un modello operativo delle sue relazioni. La conoscenza di sé e dell'altro, infatti, nasce fin dal principio da relazioni basate su eventi (Piaget, 1 954). In breve, sic come non esiste un concetto di " figura di attaccamento" indipendente dalla relazione basata sugli eventi che il bambino vive con la sua figura di attaccamento, relazioni diverse daranno luogo a rappresentazioni diverse fin dai primissimi processi rappresentativi. In che modo si sviluppano le differenze individuali nell'ambito dei modelli operativi interni? Alla luce di quanto detto finora, potremmo supporre che i modelli si organizzino in base a una rappresentazione interna dell'esito di azioni o di piani ( "intenzioni" ) di particolare rile vanza per l'attaccamento. Ciò condurrebbe logicamente, secondo la psicologia cognitiva tradizionale, a una varietà infinita di rappresenta1 3 '5
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT A1TACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
zioni mentali. Noi riteniamo invece che, laddove gli aspetti di ogni rappresentazione dell'attaccamento da parte dell'individuo sono uni ci, le differenze essenziali esistenti fra gli individui nelle rappresenta zioni di particolari relazioni di attaccamento non siano infinite e si possano inquadrare in un certo numero di organizzazioni centrali. Ciò è dovuto al fatto che ci riferiamo a una tendenza/"intenzione" su base biologica, cioè largamente stabile rispetto alle influenze am bientali, orientata a mantenere il contatto con una figura significativa (Bowlby, 1969) . La figura di attaccamento può dare un numero limita to di risposte a questa ricerca di vicinanza da parte del bambino. In concreto, il caregiver può dimostrarsi accessibile al bambino (dando luogo così all'organizzazione sicura) , può rendersi inaccessibile (dan do così luogo all'organizzazione insicuro-evitante) oppure può dimo strarsi accessibile in modo imprevedibile (dando luogo all'organizza zione insicuro-ambivalente) . Inoltre, siccome il sistema comporta mentale di attaccamento è integrato e bilanciato da altri sistemi, per esempio da quello esplorativo e da quello cautelativo (Bretherton, Ainsworth, 1 974; Waters, Deane, 1985 ) , le risposte del caregiver da ranno come risultato sistemi piuttosto complessi ed estesi di organiz zazione dell'attenzione e del comportamento. Oggi sappiamo che esistono tre organizzazioni principali dell' attac camento (sicura, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente) , ciascuna delle quali corrisponde a un tipo di rispondenza della figura di attacca mento (vedi sopra). Modalità di risposta diverse potrebbero dar luogo ad altre organizzazioni di attaccamento che per ora non conosciamo; anche in questo caso si avrebbero particolari e specificabili organizza zioni di attaccamento a seconda della figura in questione. È però im probabile che esistano infinite possibilità di risposta alle richieste di disponibilità del bambino e quindi un numero illimitato di organizza zioni principali o di modelli operativi di attaccamento. Oggi disponiamo di alcuni dati sui modelli operativi interni.
l . I modelli operativi interni sono rappresentazioni mentali che in cludono sia componenti affettive sia componenti cognitive (Bretherton, 1985 ) . Sono parte integrante dei sistemi comportamentali e rivestono un ruolo attivo nel determinare il comportamento (Bowlby, 1 980) . 2 . I modelli operativi interni s i formano molto probabilmente in ba se a rappresentazioni generalizzate di eventi (Bretherton, 1 985 ) . 3 . Una volta formatisi, tali modelli esistono al di fuori della coscien za e tendono a stabilizzarsi (Bowlby, 1 980) . 136
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4 . Gli eventi rispetto ai quali i modelli operativi interni del sé nelle relazioni di attaccamento si formano sono eventi concernenti l' attac camento. Tali modelli si formano in seguito agli "esiti" cui va incontro un'intenzione relativamente stabile rispetto alle influenze ambientali (descritta in passato come "istintiva" ) , orientata a mantenersi vicini al la figura di attaccamento (Bowlby, 1969) . 5 . I bambini i cui tentativi di mantenersi vicini al genitore sono re golarmente accettati svilupperanno modelli operativi interni differenti rispetto a quelli i cui tentativi vengono regolarmente disattesi o accet tati solo in modo imprevedibile. Quando la disponibilità al genitore è scarsa o imprevedibile, possiamo attenderci una propensione attiva al la riorganizzazione, al restringimento e allo spostamento dell' attenzio ne, del comportamento e dell'espressione emotiva. 6. Alcuni tipi di modelli operativi interni di specifiche relazioni si possono formare fin dai primi mesi di vita. Si ritiene che all'età di un anno le differenze individuali di comportamento del bambino nella Strange Situation con un particolare genitore riflettano differenze in dividuali nel modello operativo interno di una particolare relazione fra bambino e genitore. 7. I modelli di relazione non dipendono solo dagli eventi vissuti in presenza della figura di attaccamento. Poiché le rappresentazioni degli eventi per definizione implicano "tentativi e risultati" , includeranno necessariamente l'esito, per esempio, degli sforzi del bambino di riot tenere il genitore assente. Quindi, il modello operativo interno di una relazione può mutare in assenza del genitore. 8. I modelli operativi interni forniscono regole e sistemi normativi che guidano il comportamento e la valutazione dell'esperienza. 9. I modelli operativi interni delle relazioni forniscono regole che guidano e organizzano anche l'attenzione e la memoria, regole che permettono o limitano l'accesso da parte dell'individuo a certe forme di conoscenza del sé, della figura di attaccamento e della relazione fra il sé e la figura di attaccamento. Tali regole si rifletteranno nell' organiz zazione del pensiero e del linguaggio nella misura in cui questi sono in rapporto diretto o indiretto con l'attaccamento. Molte di queste reste ranno inconsce. 10. Nell'infanzia, i modelli operativi interni delle relazioni possono venire alterati solo in risposta a cambiamenti nell'esperienza concreta. 1 1 . Con il periodo delle operazioni formali, esiste la possibilità che i modelli operativi interni di particolari relazioni formatisi in prece denza vengano modificati. Ciò avviene perché le operazioni formali 137
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permettono all'individuo di riflettere intorno al pensiero stesso, di uscire cioè da un dato sistema di relazioni e di studiarne il funziona mento (Piaget, 1 967 ) . 1 2 . I modelli operativi interni mostrano una forte tendenza alla sta bilità, senza però essere paragonabili a dei " calchi" ; sono piuttosto processi strutturati che servono a guadagnare o a limitare l'accesso al l'informazione.
Scopi della presente ricerca n progetto che ci accingiamo a descrivere è stato intrapreso in segui to alla nostra riformulazione dell'attaccamento come rappresentazio ne. Il primo obiettivo era valutare la stabilità del comportamento al ti congiungimento lungo un periodo di cinque anni. Il secondo obiettivo consisteva nell'esaminare le differenze individuali nel funzionamento generale in funzione del livello di sicurezza mostrato nella prima infan zia. Lo scopo principale era confrontare le prime differenze riguardanti la sicurezza nell'attaccamento del bambino al genitore con il livello rap presentazionale del discorso e del comportamento nelle fasi successive dell'infanzia e nell'età adulta. Intendiamo che i processi mentali varia no in maniera caratteristica tanto quanto i processi comportamentali, in funzione di differenti modelli operativi interni della relazione. I processi rappresentazionali non possono essere osservati diretta mente. Tuttavia, gli sforzi compiuti in tal senso per giungere a una sempre maggiore approssimazione hanno dato buoni risultati. In linea generale, il passaggio al livello del linguaggio sembra verosimilmente produttivo e una delle valutazioni è basata sulla trascrizione dei di scorsi fra bambino e genitore durante la fase di ricongiungimento. A questo punto possiamo chiederci se una valutazione del linguaggio, da sola, sia in grado di dimostrare che la diade mantiene lo stesso rappor to che aveva, a livello non verbale, cinque anni prima. Riteniamo che la rappresentazione di una relazione si valuti me glio in assenza del partner. Di conseguenza, abbiamo osservato la ri sposta di ogni bambino alla fotografia dei genitori in loro assenza. Poiché la fotografia non può interagire con il bambino o influenzarne il comportamento, la risposta del bambino non può essere considera ta un vero e proprio esempio di modello d'interazione durevole fra questi e il genitore. Se i bambini costruiscono le rappresentazioni della relazione di
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VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
attaccamento non basandosi su eventi critici, può avere un senso cer care di individuare le rappresentazioni verbali delle loro " risposte" a tali eventi. La separazione del bambino dal genitore ha un'importan za fondamentale nell'attaccamento: perciò abbiamo intervistato bam bini di sei anni chiedendo loro di descrivere le sensazioni e le rispo ste di un bambino raffigurato in una fotografia mentre si separava dai genitori (Kaplan, 1 984 ) . Infine, abbiamo cercato d i valutare il livello d i sicurezza complessi vo del modello operativo di attaccamento dell'adulto, cioè del suo sé in relazione all'attaccamento in generale, anziché in rapporto a una particolare relazione presente o passata. In questo caso, non potevamo semplicemente chiedere agli adulti di verbalizzare il loro concetto di relazione, perché questo avrebbe potuto essere contaminato da ste reotipi e quindi discostarsi dal loro modello operativo interno effetti vo. Abbiamo pertanto elaborato un'intervista sull'attaccamento negli adulti nella quale si chiede alla persona di descrivere le sue relazioni precoci e gli eventi relativi all'attaccamento e di dire in che modo que sti hanno influito sulla sua attuale personalità (George, Kaplan, Main, 1984, 1986, 1996) . L'intervista viene poi trascritta parola per parola. Ruth Goldwyn ha creato un sistema di punteggio che permette di uti lizzare l'intero trascritto come base per inferire, nell'adulto, il livello di sicurezza del modello del sé in relazione all'attaccamento. In questo si stema, le contraddizioni e le incoerenze di cui il soggetto sembra non accorgersi vengono considerate di pari importanza di quanto da lui ri portato deliberatamente.
Metodi e risultati
Campione. Quaranta madri e padri con i loro bambini di sei anni (di cui ventiquattro maschi e diciannove primogeniti) costituivano il cam pione dei partecipanti a questa ricerca condotta nel 1982. Le famiglie sono state selezionate dal primo campione utilizzato nel Berkeley So eia! Development Project (BSDP) , un campione di famiglie della Bay Area, reclutato fra il 1977 e il 1 979 da Mary Main e Donna Weston. Le madri erano bianche o asiatiche; le famiglie avevano un'istruzione uni versitaria e per lo più appartenevano a una classe sociale medio-alta (per una descrizione completa del campione vedi Main, Weston, 198 1 ) . L'età media dei bambini a quel tempo era di 69.5 mesi, ovvero appena sotto i sei anni (DS 4.34 mesi) . =
139
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Ognuna delle famiglie era stata esaminata nella Strange Situation a dodici mesi (madre) o a diciotto mesi (padre) . Le classificazioni relati ve all'attaccamento a entrambi i genitori si erano dimostrate stabili al l'interno del campione; perciò le differenze d'età dei bambini al mo mento dell'osservazione con la madre piuttosto che con il padre non sono state prese in considerazione.
Selezione dei bambini insicuro-disorganizzati!disorientati. Abbiamo già precisato che un certo numero di bambini appartenenti al campio ne BSDP non poteva venire classificato all'interno del sistema sviluppa to da Ainsworth (Main, Weston, 1 98 1 ) . Alcuni apparivano insicuri, ma non potevano esser collocati in alcuna delle categorie esistenti. Al tri avrebbero potuto essere classificati come sicuri o addirittura molto sicuri, ma secondo altre valutazioni indipendenti questi bambini ap parivano anche insicuri. Abbiamo stilato un elenco di tutte le difficoltà di classificazione emerse dalle altre ricerche e una rassegna di trentasei filmati di Strange Situation che sono risultati non classificabili all'interno del nostro campione più vasto ( 189 famiglie; Main, Solomon, 1 986). In due casi non era chiaro se il bambino fosse attaccato al genitore (padre) . I re stanti trentaquattro bambini potevano invece essere descritti con il termine " insicuro-disorganizzato/disorientato " . Questi bambini ap parivano confusi al ritorno del genitore, si immobilizzavano con un at teggiamento afflitto, si mostravano apprensivi, violavano le sequenze temporali attese (per esempio, evitavano decisamente il genitore e su bito dopo ne ricercavano il contatto) , mettevano in atto simultanea mente comportamenti contraddittori (per esempio, si avvicinavano con la testa rivolta altrove, o guardavano fisso altrove durante il con tatto) oppure mostravano movimenti incompleti ed espressioni emoti ve deviate. Per la maggior parte, questi bambini erano figli di persone che ave vano subìto traumi nelle loro storie personali di attaccamento. Alla lu ce delle analogie nel comportamento di questi bambini nella Strange Situation e della somiglianza fra il loro comportamento e quello dei bambini definiti "non classificabili" in altri campioni (in particolare, con vicende di maltrattamento) abbiamo ipotizzato che questi bambi ni costituiscano un terzo gruppo di attaccamento insicuro rispetto al genitore (Main, Solomon, 1 986) . Uno degli obiettivi di questa ricerca consiste nell'esaminare più a fondo i bambini definiti insicuro-disor ganizzati/disorientati e i loro genitori. 1 40
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
Criteri per la scelta del campione. Il campione è composto da fami glie che hanno partecipato al progetto sin dal 1 977. Il criterio princi pale di selezione era la classificazione dell'attaccamento del bambino alla madre all'età di dodici mesi. Anche se la maggioranza dei bambini nel campione BSDP era stata giudicata sicura con la madre nella prima infanzia, volevamo questa volta esaminare un egual numero di bambi ni insicuro-evitanti, insicuro-disorganizzati!disorientati e sicuri con la madre nella prima infanzia. I bambini sono stati selezionati anche in base all'ordine di nascita e al sesso. Su 69 famiglie qualificate secondo questi criteri, 1 1 non abitavano più nella Bay Area e non avevano lasciato alcun recapito. Abbiamo quindi contattato 58 famiglie, di cui 1'84.4 per cento si è mostrato di sponibile a partecipare. Cinque delle rimanenti 49 famiglie, in cui i ge nitori si erano separati o avevano divorziato, sono state escluse dalla ri cerca. Le rimanenti 44 hanno accettato sia le visite a casa sia quelle in laboratorio. Alcune rilevazioni familiari e individuali sono andate per dute per problemi organizzativi e mancano inoltre i filmati dei ricon giungimenti e delle risposte alle fotografie delle prime famiglie che hanno partecipato allo studio. Infine, 3 bambini sono stati esclusi per malattie o separazioni recenti. Dei 40 bambini visti con i genitori in laboratorio all'età di sei anni, 14 erano stati giudicati sicuri con la madre nella prima infanzia, 1 1 in sicuro-evitanti e 12 insicuro-disorganizzati/ disorientati. Infine, in un caso, la valutazione dell'attaccamento era disponibile solo con il pa dre. Nel campione BSDP erano disponibili solo due bambini insicuro ambivalenti, forse in conseguenza delle procedure di selezione restrit tive (Main, Weston, 198 1 ) . Descrizione della procedura. Ogni famiglia riceveva una visita a casa e forniva informazioni sui cambiamenti familiari e sulle abitudini edu cative (Kaplan, 1984 ) . Circa una settimana dopo la visita a casa, la fa miglia veniva in laboratorio per una seduta di due ore. Venivano filma ti i comportamenti del bambino e dei genitori in una stanza con dei giochi. In seguito, i genitori lasciavano la stanza per la durata di circa un'ora per alcune interviste individuali, mentre il bambino rimaneva con un'esaminatrice (in due casi con un esaminatore) . Appena arrivava in laboratorio, alla famiglia s i chiedeva di posare per un'istantanea. Poi l'intera famiglia guardava il filmato di un bam bino di due anni costretto a una separazione di dieci giorni dai genito ri, intitolato: "Thomas: ten days in fostercare" ["Thomas: dieci giorni 14 1
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
in affido"] (Robertson, Robertson, 1 967 - 1972) . I genitori si recavano quindi in stanze diverse per sottoporsi all' Adult Attachment Interview. Nei primi 15-20 minuti seguenti alla separazione dal genitore, l'e saminatrice faceva fare al bambino una seduta di " riscaldamento" ; poi passava a proporgli la versione Klagsbrun-Bowlby ( 1976) di un'intervista sull'ansia da separazione (Separation Anxiety Test) adattata dalla versione per adolescenti di Hansburg ( 1 972 ) . In segui to, al bambino veniva presentata la fotografia della famiglia. Poi veni va impegnato in un'attività di gioco libero (con la sabbia) fino al ritor no dei genitori. Ogni episodio di riunificazione durava tre minuti; gli episodi madre-bambino e padre-bambino venivano opportunamente bilanciati fra le diadi. Ulteriori dettagli sulla procedura verranno esposti più avanti. Alcune rilevazioni specifiche erano strettamente legate al nostro sistema di valu tazione, e dunque verranno riportate nella descrizione di quest'ultimo.
Strumenti per la valutazione quantitativa dei dati. Questa ricerca ri porta sette analisi del comportamento relativo all'attaccamento di bambini di sei anni e dei loro genitori. Ognuna di queste analisi viene rapportata alla classificazione alla Strange Situation del bambino con madre e padre a dodici e diciotto mesi. Vengono riportate tutte le mi sure della sicurezza del bambino e dell'adulto, nessuna esclusa. l . Il livello di sicurezza di attaccamento attuale del bambino a cia scun genitore è stato valutato in base alla videoregistrazione dell'in contro fra genitore e bambino. 2. È stata valutata la scorrevolezza del discorso in ogni diade genito re-bambino in base al trascritto verbale, escludendo ogni informazio ne sulle caratteristiche prosodiche o sul concomitante comportamen to non verbale. 3 . Il comportamento globale del bambino è stato valutato in base alle videoregistrazioni delle sedute "di riscaldamento" . 4 . L'apertura emotiva complessiva del bambino è stata valutata nel le discussioni sulle separazioni con l'utilizzo dell'intera trascrizione del Separation Anxiety Test. 5. La capacità del bambino di affrontare in modo costruttivo la se parazione è stata codificata in base alle risposte trascritte alla domanda "Che cosa pensi che potrebbe fare un bambino . . . " durante una sepa razione di due settimane dai genitori. 6. La reazione filmata del bambino alla fotografia è stata utilizzata per esaminare il livello di sicurezza della sua relazione con i genitori. 142
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
7 . A ciascun genitore è stato assegnato un punteggio relativo al li vello di sicurezza implicito nel suo concetto di sé in relazione all' attac camento, ovvero nel suo modello operativo di attaccamento comples sivo. Questo punteggio si basava sulla trascrizione completa dell'A dult Attachment Interview. Il numero di osservazioni (N), le medie (M) e le deviazioni standard (DS) relativi a queste variabili sono riportati nella tabella 6. 1 . Non sono emerse differenze significative fra le variabili riguardanti l' attaccamen to alla madre e al padre. Le correlazioni fra le diverse variabili dello stu dio relative all'età di sei anni sono state calcolate separatamente per madri e padri. La correlazione positiva più consistente era quella fra il livello di sicurezza del bambino valutato al ritorno della madre, nei fil mati a sei anni, e la sua apertura emotiva valutata in base ai trascritti verbali dell'intervista di Klagsbrun-Bowlby (r .68; p < 001 ) ==
.
.
Tabella 6. 1 Numero di osseJVazioni, medie e deviazioni standard. Padri
Madri N
M
DS
N
M
DS
Sicurezza al ricongiungimento
33
4.5 1
2.08
34
4. 1 3
2.25
Funzionamento globale ---
38
4.90
2.35
38
4.90
2.35
Apertura ----emotiva
39
4.25
2.29
40
4.30
2.29
Risposta costruttiva alla separazione
35
4.57
3.46
37
5.14
3.46
Risposta alla fotografia di famiglia
31
4.52
1 .96
32
4.62
2.02
31
4.48
2.57
32
5.53
2.54
32
5.09
2. 1 1
29
5.12
1 . 77
Variabili Bambino
Coppia
Scorrevolezza del discorso Genitore
Attaccamento sicuro
Attendibilità. Le sette analisi sono state condotte da otto ricercatori che non conoscevano le classificazioni relative all'attaccamento nella prima infanzia. Ciascuno di essi lavorava esclusivamente con videore gistrazioni o con trascrizioni appropriate alla propria fase di studio. Nessuno era a conoscenza del comportamento del bambino nella Strange Situation, e sei degli otto ricercatori non avevano mai visto il bambino in altri segmenti della ricerca. Uno dei due ricercatori incari cati di valutare la risposta alla fotografia della famiglia aveva osservato altri spezzoni del videotape, nessuno dei quali tuttavia includeva i ge nitori. L'ottavo ricercatore aveva visto tre delle quaranta famiglie al 1 43
RAPPRESENTAZIONI DELl:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
posto di un esaminatore. Due assistenti che avevano valutato il com portamento videoregistrato lavoravano anche sulle risposte trascritte una seconda volta (per esempio, in quanto non identificabili) al Sepa ration Anxiety Test. L'indice di accordo tra i codificatori variava da .63 (risposta alla fotografia della famiglia) a .85 (apertura emotiva durante il Separation Anxiety Test) .
Metodi di analisi. Nel paragrafo sui risultati presentiamo le nostre valutazioni su scale a nove livelli. Un punteggio di 9 ottenuto dal bam bino o dal genitore indica un comportamento completamente adegua to rispetto alla dimensione presa in considerazione (per esempio, estrema sicurezza) , mentre un punteggio di l indica un comportamen to completamente inadeguato rispetto a tale situazione. Ai fini del presente studio, ai bambini classificati B3 (molto sicuri) con il genitore nella precedente Strange Situation viene assegnato, in termini di sicurezza, il valore 3 , a quelli classificati B2 o B1 (sicuri) il va lore 2, e ai bambini classificati A (insicuro-evitanti) , C (insicuro-ambi valenti) , oppure D (insicuro-disorganizzati/disorientati) il valore l . Poiché i bambini B4 (sicuri) sembrano collocarsi fra i B3 e i c in termini di angoscia e difficoltà nell'esplorazione e per quanto riguarda la sepa razione, anche a essi viene assegnato il valore 2 . Tutte le valutazioni del comportamento di bambini e adulti di questa ricerca sono quindi di rettamente collegate al presunto grado di sicurezza precoce nell' attac camento. Utilizzando la scala a tre punti descritta sopra, non abbiamo riscontrato alcuna relazione fra il grado di sicurezza nell'attaccamento alla madre e quello al padre (r = .00, p = NS) . Il livello di sicurezza nell'attaccamento, valutato nell'episodio del ri congiungimento a sei annz; in rapporto al grado di sicurezza nell'attacca mento allo stesso genitore nella prima infanzia. Alla fine dell'Adult At
tachment Interview, ai genitori veniva detto che la procedura era prati camente conclusa e che uno di loro poteva tornare nella stanza dei gio chi, ma forse avrebbe dovuto aspettare un po' perché arrivasse anche l'altro. Non veniva data loro alcuna indicazione sul comportamento da assumere al ritorno dal bambino, né veniva sottolineata l'importanza di questa situazione. Quando il secondo genitore entrava nella stanza, l'esaminatore, il bambino e il primo genitore stavano giocando e aspet tando ormai da circa tre minuti. I bambini erano classificati molto sicuri nella scala a nove punti se chiacchieravano tranquillamente e affettuosamente con il genitore, in teragivano o cercavano il contatto con lui durante i tre minuti e/o ave144
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA. . .
vano reazioni vivaci ai suoi commenti (per esempio interrompendolo per dire il loro parere). La maggior parte dei bambini classificati all'estremità " insicura" della scala dava uno dei due possibili modelli di risposta (Cassidy, Main, 1 984 ) . In un caso il bambino ignorava il genitore, dando rispo ste minime solo su richiesta e scostandosi un po' da lui. Questi bambi ni erano per lo più già stati giudicati insicuro-evitanti con quello stesso genitore nella prima infanzia. Altri bambini invece sembravano voler condizionare il genitore, con un comportamento chiaramente puniti vo, ansioso o esageratamente premuroso nei suoi confronti (inversione inappropriata dei ruoli) . Di solito questi bambini erano stati giudicati insicuro-disorganizzati/ disorientati con quello stesso genitore nella prima infanzia. Le figure 6 . 1 e 6.2 presentano il rapporto complessivo fra la rispo sta al ritorno del genitore a sei anni e il livello di sicurezza nell'attacca mento nella prima infanzia. La correlazione fra il livello di sicurezza nell'attaccamento alla madre a un anno e quella a sei anni è risultata pari a r .76; p < .001 ; quella fra l'attaccamento al padre a diciotto mesi e a sei anni a r = .30; p < .05 . L a valutazione della sicurezza con la madre nel sesto anno era netta mente correlata con altre misurazioni concorrenti ma indipendenti ef fettuate nella ricerca. Era evidente la relazione con l'apertura emotiva nell'intervista (r .68), il funzionamento complessivo attuale (r .56), la risposta alla fotografia (r 50 ) e la sicurezza del modello di attacca mento della madre (r = .45 ) . La sicurezza nell'attaccamento al padre a sei anni era correlata al funzionamento complessivo del bambino (r .47), aveva invece scarsa o nessuna attinenza con la rappresentazione che il bambino aveva dell'attaccamento (la fotografia della famiglia o l'intervista sulla separazione) . La figura 6.2 dà un quadro complessivo del rapporto fra le valutazioni del diciottesimo mese e del sesto anno. =
=
=
=
.
==
Equilibrio, scorrevolezza e argomento della conversazione fra il geni tore e il bambino a sei anni: la scorrevolezza del discorso in rapporto alla sicurezza di attaccamento allo stesso genitore nella prima infanzia. Ab
biamo trascritto i discorsi di bambino, genitori ed esaminatore in ogni episodio in cui il genitore ritornava dal bambino (della durata di tre mi nuti), escludendo ogni informazione sulle caratteristiche prosodiche di tali conversazioni e sul concomitante comportamento non verbale, in cludendo tuttavia pause e sovrapposizioni dei due interlocutori. Il no stro obiettivo era di eliminare ogni traccia di tonalità o stati affettivi. 145
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
B, A, A,
D
7 9 l ) Sicurezza al ritorno della madre
ACD
9
ACD
B,B,
B,
D C A,
A, B, B,
3 5 7 9 3) Funzionamento complessivo ACD
B,
2) Scorrevolezza del discorso
B,
B,B,
B,
AD
B,
B,B,
ACD
B,B,
3 5 7 4) Apertura nell'intervista
B,
9
B,
l l l l
l
3
5
7
9
5) Risposta alla fotografia
3
9
6) Sicurezza della madre nell'intervista
Figura 6.1 Classificazioni relative all'attaccamento alla madre nella Strange Situation a dodici mesi rapportate a cinque valutazioni del bambino e una dell'adulto a sei a n ni. Punteggi medi di gruppi e sottogruppi su una scala graduata a nove livelli.
1 46
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . .
B,B, B,,B, ! l
i l il il
B4! B, ! B 2 B 1 l
l l
il
l
3
5
7
9
l ) Sicurezza al ritorno del padre
7
3
5
7
9
2) Scorrevolezza del discorso
9
3) Funzionamento complessivo
7 3 5 4) Apertura nell'intervista
9
8,8 2 ACD B,B, B3 l l l l l l l l l l l
l l l l l ' l l l l l
l l l l l l l
l l l l l l l
! A2 ! B4J 8 1 ! C D ! A, ! B, B, 3
7
9
9 6) Sicurezza del padre nell'intervista
5) Risposta a Ila fotografia
Figura 6.2 Classificazioni relative all'attaccamento al padre alla Strange Situation a di ciotto mesi rapportate a cinque valutazioni del bambino e una dell'adulto a sei anni. Punteggi medi di gruppi e sottogruppi su una scala graduata a nove livelli. Tre dei bambini davano l'impressione di essere sicuri con il padre, se si eccettua un'estrema paura della separazione. A essi fu assegnata una nuova classificazione, B5, interna a l gruppo sicuro.
147
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
La studentessa di psicolinguistica che ha lavorato su queste trascri zioni (Amy Strage) non possedeva alcun'altra informazione sul cam pione. Basandosi su una conoscenza generica delle categorie del com portamento infantile nella Strange Situation e delle regole d'interazio ne della Clown Session, ha suddiviso le coppie in nove diverse catego rie rispetto al discorso. Questa suddivisione si basava su diversi aspet ti del discorso, il più importante dei quali era la scorrevolezza: la con versazione veniva considerata scorrevole se i due partner interloquiva no in modo diretto facendo brevi pause; il discorso individuale invece veniva considerato scorrevole se la persona parlava in modo diretto e non aveva difficoltà nel richiamare alla mente le informazioni e nel co municarle. Un secondo aspetto era l'equilibrio della diade: la conver sazione veniva considerata equilibrata se nessuno dei due partner diri geva o seguiva passivamente l'altro in modo esclusivo e se entrambi si stimolavano a vicenda. Quanto all'argomento della conversazione, ne abbiamo individuati tre: oggetti, attività con oggetti e relazioni. Le conversazioni migliori erano quelle che includevano il maggior nume ro di argomenti. Queste nove categorie sono state incluse in un'unica scala relativa al la scorrevolezza del discorso. Le diadi poste nella fascia più alta faceva no discorsi scorrevoli ed equilibrati spostandosi facilmente da un argo mento di conversazione all'altro. Intrattenevano insomma quel che si definirebbe un vero dialogo. Le diadi collocate invece nelle categorie inferiori erano caratterizzate da discorsi limitati o non scorrevoli. Nelle diadi caratterizzate da una conversazione inibita si segnalavano pause frequenti fra i turni di conversazione, gli argomenti trattati si limitavano a una prospettiva impersonale e/o a oggetti inanimati ed erano scarsa mente elaborati; erano frequenti le domande retoriche e il rispetto dei turni di conversazione era completamente disatteso dal genitore. Que ste erano per lo più diadi già definite insicuro-evitanti nella prima infan zia (Strage, Main, 1985 ) . Le diadi caratterizzate da conversazioni poco scorrevoli, invece, si rivelavano disorganizzate a causa di inceppamenti e false partenze del genitore o del bambino, discussioni sulla loro rela zione e un atteggiamento passivo del genitore rispetto al bambino, che pilotava interamente la conversazione. Queste diadi erano state già defi nite insicuro-disorganizzate/disorientate nella prima infanzia. Le figure 6 . 1 e 6.2 evidenziano il rapporto fra la sicurezza nell' attac camento nella prima infanzia e la scorrevolezza del discorso al ricon giungimento a sei anni. La correlazione è pari a r .63 (p < .00 1 ) nella diade madre-bambino e a r .64 (p < .00 1 ) nella diade padre-bambi=
=
1 4�
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
no. Le figure rivelano che la scorrevolezza della conversazione nelle diadi del gruppo B 3 e/o B 1 è molto alta.1 Ilfunzionamento complessivo del bambino in rapporto al livello di si curezza mostrato nella prima infanzia. La valutazione del funzionamen
to globale all'età di sei anni si basava su una sessione di "riscaldamen to" di venti minuti che aveva lo scopo di mettere il bambino a suo agio con l'esaminatore. Durante la sessione, al bambino veniva anche chie sto di fare un disegno della sua famiglia. Le due persone incaricate di condurre le classificazioni in questa parte della ricerca di laboratorio non avevano scale a disposizione; a entrambi furono date istruzioni perché valutassero il funzionamento globale del bambino osservando in modo particolare il suo comporta mento sociale ed emotivo e la sua capacità di orientarsi nell'attività as segnatagli. Era loro chiesto un giudizio personale sull'adeguatezza o meno del funzionamento del bambino; ognuno di essi guardava più volte ciascun video e prima di procedere con la valutazione passava di nuovo in rassegna l'intero campione. Uno di essi era esperto in osser vazioni sull'attaccamento infantile, l'altro invece non aveva familiarità con tali concetti e misurazioni. A ogni bambino veniva assegnata la media dei due punteggi; i casi di disaccordo non venivano discussi. Le figure 6. 1 e 6.2 indicano il rapporto fra il funzionamento comples sivo a sei anni e la sicurezza mostrata nella prima infanzia. La correlazio ne nel caso del padre è r = . 1 8 (p = NS) , della madre r = .46 (p = .002).
L'apertura emotiva del bambino a sei anni nella risposta a fotografie di separaziom; rapportata al livello di sicurezza mostrato nella prima in fanzia nei confronti di ciascun genitore. In seguito alla sessione di riscal damento, ogni bambino veniva sottoposto al Separation Anxiety Test di I Iansburg nella versione adattata da Klagsbrun e Bowlby ( 1 976). Questa versione, creata in special modo per bambini dai quattro ai set te anni e più, presenta una serie di sei fotografie di bambini che subi scono una separazione dai genitori. In quella meno coinvolgente un genitore sta dando la buona notte al bambino, in altre i genitori parto no per il weekend, chiedono al bambino di giocare mentre loro parla no o lo accompagnano al primo giorno di scuola. Nella foto più ansio gena i genitori partono per una vacanza di due settimane. Le foto sono istantanee prese da filmati e sono diverse per i maschi e per le femmi ne. I bambini ritratti hanno un'età compresa fra i quattro e i sette anni. l. Per motivi tecnici non è stato possibile classificare le diadi del gruppo
149
c.
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Il test veniva introdotto all'incirca così: " Certe volte i genitori si preoccupano di ciò che i loro bambini pensano quando devono allon tanarsi per un po'. Così abbiamo pensato di chiederti che cosa, secon do te, un bambino della tua età proverebbe e che cosa farebbe, sapen do che i suoi genitori vanno via per un po"' . Questa frase era ripetuta .. . per ogm 1mmagme. Di fronte a ciascuna fotografia, al bambino veniva chiesto in primo luogo che cosa, secondo lui, il bambino della fotografia provasse e poi che cosa avrebbe fatto al momento della separazione. Se un bambino di ceva "non so" o non rispondeva, l'esaminatore tentava di nuovo con de licatezza finché era sicuro che il bambino non volesse aggiungere altro. Se il bambino dava segni di turbamento, il test veniva abbreviato. La sca la sull'apertura emotiva rivelò precisi parallelismi fra il concetto di base sicura nella prima infanzia e la sicurezza implicita nel tipo di apertura emotiva dei bambini a cinque anni (Kaplan, 1984 ) . I bambini che riceve vano punteggi alti circa l'apertura emotiva si mantenevano senza diffi coltà in equilibrio fra apertura e riservatezza. Immaginavano il bambino della foto solo, triste, impaurito o arrabbiato di fronte a molte delle sepa razioni e spiegavano le ragioni di queste reazioni. Questi bambini com pletavano l'esercizio senza particolari resistenze, rifiuti o turbamenti. I bambini che ottenevano invece i punteggi più bassi manifestavano in forma estrema diversi tipi di insicurezza. Alcuni non riuscivano a esprimere apertamente alcun sentimento e rispondevano in modo pas sivo. Altri stavano zitti ed erano chiaramente depressi; altri ancora da vano risposte incoerenti, o risultavano disorganizzati. Una bambina ri peteva che la bambina della fotografia " stava bene" e " non provava nulla" e intanto picchiava istericamente il suo animaletto di stoffa ( '' Cattivo leone, cattivo ! Cattivo leone ! " ) : nella prima infanzia era sta ta classificata insicuro-disorganizzata/disorientata. Le figure 6.1 e 6.2 indicano l'apertura emotiva a sei anni in rapporto al livello di sicurezza mostrato nella prima infanzia. I trascritti erano valutati da due persone. Il risultato finale era la media di queste due valutazioni; i casi di disaccordo non venivano discussi. L'apertura emotiva del bambino a sei anni non era in relazione con il livello di si curezza nell'attaccamento al padre (r = -. 15 ; p = NS) ; lo era invece ri spetto alla madre (r = .59; p < .00 1 ) .
L e risposte dei bambini di sei anni rispetto al comportamento assunto da un bambino separato dai genitori per due settimane in rapporto al li vello di attaccamento mostrato nei confronti di ciascun genitore nella 150
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
prima infanzia. Secondo Bowlby ( 1 969, 1 973 ) , un bambino sviluppa
gradualmente modelli operativi della figura di attaccamento e della sua accessibilità o inaccessibilità. Se tale figura si è dimostrata disponi bile in situazioni di vita reale, il bambino nutre la sensazione di poter disporre di quella figura, che sia realmente presente o meno in un dato momento. Si presume che il modello della figura di attaccamento co me accessibile permetta al bambino di far fronte più attivamente alle separazioni nella vita reale. Di conseguenza, i bambini valutati come precocemente sicuri do vrebbero avere un'immagine interna di disponibilità della figura di at taccamento che mancherebbe ai bambini insiemi. I primi dovrebbero quindi poter gestire meglio la separazione dai genitori rispetto ai se condi (Kaplan, 1 984). In base a queste ipotesi, abbiamo predisposto un sistema di punteggio per valutare le risposte del bambino alla sepa razione più prolungata del SAT, quella dai genitori in procinto di allon tanarsi per due settimane. La domanda era: "I genitori di questo/a bambino/a stanno partendo per una vacanza di due settimane; che co sa farà lui/lei? " . Il punteggio massimo veniva dato ai racconti in cui il bambino cercava di persuadere a tutti i costi i genitori a rimanere o tentava di raggiungere questo scopo con altri mezzi. Un bambino si curo disse addirittura che avrebbe potuto nascondersi sul sedile po steriore dell'auto finché non fossero ormai lontani da casa. Un pun teggio alto veniva dato anche alle risposte che esprimevano delusione, rabbia o angoscia, facendo intendere che ciò avrebbe impedito la se parazione o comunque avrebbe condizionato i genitori. Una bambina sicura disse che la bambina della fotografia avrebbe dovuto mettersi a piangere e puntare i piedi. Un punteggio appena inferiore era asse gnato alle storie in cui i bambini si trovavano una figura di attacca mento alternativa con cui stare finché lo ritenevano soddisfacente. Un punteggio medio era assegnato alle risposte in cui il bambino giocava con gli oggetti in modo creativo e gratificante, mentre al gioco non elaborato veniva dato un punteggio inferiore. La risposta "non so" e il completo silenzio ricevevano punteggi ancora più bassi; il punteggio minimo veniva dato a tutte le risposte indicanti una ridotta accessibi lità alla figura di attaccamento, inclusi uccidere se stessi o il genitore o chiudersi a chiave in qualche posto. A ogni bambino veniva assegnato un unico punteggio (il più alto ottenuto) . Non abbiamo constatato alcuna relazione fra il livello di risposta a questa domanda e il livello di sicurezza mostrato nei confronti del padre nella prima infanzia (r . 14 ; p NS) , mentre la relazione era =
=
15 1
RAPPRESENTAZIONI DEL!:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
evidente con il livello di sicurezza mostrato nei confronti della madre (r = .59; p = .00 1 ) . L a risposta media dei bambini classificati B3 con l a madre s i avvici nava a una risposta costruttiva, in quanto chiamava in causa delle per sone. I bambini Ap C1 o D in media rispondevano che non sapevano che cosa il bambino avrebbe fatto durante la separazione di due settimane, mentre alcuni di loro davano indicazioni di potenziale e reale danno a se stessi o ai genitori in tale evenienza. In appendice al capitolo sono riportate le risposte complete alle prime cinque domande dei bambini che erano stati classificati B3, A p C1 o D nell'attaccamento alla madre nella prima infanzia.
Risposte sicure e insicure alla fotografia della famiglia rapportate al li vello di attaccamento mostrato nei confronti della madre e del padre nella prima infanzia. Dopo la presentazione delle immagini del Separation
Anxiety Test, ai bambini era mostrata una loro fotografia con i genitori, scattata in precedenza. L'esaminatore la porgeva al piccolo dicendo: "Questa è una foto in cui sei con la tua famiglia, qui siete tutti insieme" . S e il bambino non l a prendeva in mano, la fotografia veniva posata di nanzi a lui in attesa che dicesse qualcosa senza ulteriori interventi. Due giudici che non avevano alcuna conoscenza del comportamen to dei bambini nella precedente Strange Situation davano due valuta zioni indipendenti della risposta filmata del bambino nella situazione descritta. A essi veniva chiesto di valutare il senso di sicurezza del bambino nei confronti della sua famiglia, unicamente in base alle sue reazioni di fronte alla fotografia. Essi completavano le valutazioni rive dendo più volte la pellicola al rallentatore con particolare attenzione ai comportamenti non verbali. Non avevano scale a disposizione ma do vevano semplicemente descrivere il comportamento che li aveva in dotti ad attribuire un certo punteggio. In seguito è stata calcolata la media delle due valutazioni; i casi discordanti non venivano discussi. I bambini erano giudicati sicuri nella risposta alla fotografia se la prendevano in mano, sorridevano e mostravano un certo interesse, ri ponendola dopo averla osservata per alcuni secondi e/o dopo aver fat to dei commenti positivi. Erano invece giudicati insiemi se evitavano di guardarla, non la prendevano in mano oppure distoglievano lo sguardo allontanandola quando veniva posta dinanzi a loro. Spesso questi bambini erano stati giudicati insicuro-evitanti con le madri nel la prima infanzia. Un altro segno d'insicurezza era l'atteggiamento de presso o disorganizzato nell'osservare la fotografia; uno dei bambini,
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VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA. . .
apparentemente allegro mentre giocava con l'esaminatore, guardando la fotografia assunse immediatamente un'aria depressa e rimase per dodici secondi a fissarla immobile. Questi bambini molto spesso erano stati giudicati insicuro-disorganizzati/disorientati nel loro rapporto con la madre nella prima infanzia. Le figure 6. 1 e 6.2 presentano i risultati delle risposte alla fotogra fia della famiglia in rapporto al livello di sicurezza nell'attaccamento mostrato nella prima infanzia. Sebbene anche il padre fosse presente nella fotografia, tanto quanto la madre, non è emersa una relazione si gnificativa fra livello di sicurezza nei confronti del padre e tipo di ri sposta alla foto della famiglia (r = . 15 ; p = NS) . Esiste invece una forte relazione fra il tipo di risposta alla foto della famiglia a sei anni e livel lo di sicurezza mostrato nei confronti della madre nella prima infan zia (r .74; p < .00 1 ) . D a questa fase della ricerca possiamo constatare che non è necessa rio osservare un'interazione " reale" fra madre e figlio per comprende re il modo in cui la mente del bambino si organizza nei confronti della relazione. La sua risposta a qualcosa che gli ricorda direttamente la re lazione è già fonte sufficiente d'informazione. =
Sicurezza espresm nel resoconto dell'adulto sulle sue esperienze di at taccamento in rapporto al livello di sicurezza mostrato dalfiglio nei suoi confronti. L'Adult Attachment Interview è una procedura elaborata da
Carol George, Nancy Kaplan e Mary Main allo scopo di studiare il modo in cui sono descritte le relazioni interpersonali, sono riportati specifici ricordi a sostegno o contraddittori e sono valutate le relazioni e le esperienze infantili presenti e passate. I genitori venivano invitati a descrivere con cinque aggettivi il loro rapporto con i propri genitori e poi a spiegare perché avessero scelto quegli aggettivi. In seguito veniva loro chiesto che cosa facessero da bambini quando stavano male o si facevano male, se si fossero sentiti rifiutati, e in caso positivo perché, a loro avviso, i genitori avessero agito in quel modo. Veniva loro chiesto anche se i genitori avessero mai minacciato di separarsi, se fossero so praggiunti cambiamenti rilevanti nel rapporto con loro e cosa provas sero attualmente nei loro confronti. Da ultimo veniva chiesto in che modo pensavano che quelle esperienze potessero aver influito sulla lo ro persona. L'intervista veniva codificata e analizzata nella sua interez za. Qualsiasi contraddizione e incoerenza era attentamente vagliata (Main, Goldwyn, Hesse, 1982-2008). Le interviste sono state classificate relativamente alla sicurezza degli
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intervistati in rapporto a esperienze, idee e sentimenti riguardanti l'at taccamento. I genitori sicuri tendevano a considerare importanti le re lazioni d'attaccamento, sia quelle con i propri genitori sia in senso ge nerale o astratto; consideravano l'attaccamento e le esperienze a esso connesse come elementi che hanno un'influenza decisiva sulla perso nalità. Nello stesso tempo erano obiettivi nel descrivere ogni specifica relazione. Molti di questi genitori ricordavano esperienze positive in rapporto all'attaccamento infantile (Main, Goldwyn, Hesse, 1 9822008); altri invece esperienze negative, soprattutto nella forma di una perdita o di un rifiuto. Le altre due principali caratteristiche dei genitori sicuri erano la prontezza con cui ricordavano e la facilità con cui discutevano le espe rienze riguardanti l'attaccamento; quest'ultima caratteristica faceva presupporre che ci avessero già riflettuto in passato. Oltre a ciò non idealizzavano né i genitori né le esperienze passate. Un uomo valutato sicuro, in merito alle sue relazioni d'attaccamento precoci, rispose: " Avete scoperto un pozzo senza fondo. . . " e si mise a raccontare una storia di rifiuti, perdite, abusi e lunghe separazioni. Le sue risposte rive lavano chiaramente quanto avesse già riflettuto sulla questione. Alla domanda " C'è mai stato un momento dell'infanzia nel quale si è sentito rifiutato? " questo padre di un bambino valutato sicuro rispose, riden do: "Se non era rifiuto quello, vorrei sapere che diamine è un rifiuto ! " . I genitori valutati insicuri mancavano delle tre qualità elencate so pra. In generale, erano tre le tipologie prevalenti (Main, 1 985 ) . N el primo caso, il genitore liquidava le relazioni d'attaccamento dicendo che avevano scarsa importanza e nessuna influenza: erano per lo più genitori di bambini insicuro-evitanti. Nel secondo, i genitori si rivela vano ancora dipendenti dai loro genitori e cercavano di compiacerli in tutti i modi: i loro figli erano bambini valutati insicuro-ambivalenti. Un terzo gruppo insicuro aveva sperimentato la morte di una figura di attaccamento prima della maturità ed era ancora nella fase di elabora zione del lutto: questi erano per lo più genitori di bambini insicuro-di sorganizzati/disorientati. Nelle figure 6 . 1 e 6.2 è evidenziato il rapporto fra la sicurezza del modello operativo interno di attaccamento dell'adulto, come risulta va dall' Adult Attachment Interview, e il livello di sicurezza dei figli. Nel caso della madre, il rapporto con il livello di sicurezza del figlio nei suoi confronti è consistente (r .62; p < .00 1 ) ; per il padre, inve ce è r .37; p < .05 . =
=
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VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
Discussione
Sin tesi dei risultati Il presente saggio cerca di ridefinire le differenze individuali nel l' organizzazione dell'attaccamento alla luce delle differenze individua li nei modelli operativi interni (rappresentazioni mentali) del sé in rap porto all'attaccamento. AbbiaQl.g_Q�fìni(o illllD_dello op�rativo inter_n 0 di attaccamento come un insieme di regole consce e/o inconsce eh� . organizzano l'informaiiorie riguardante l'attaccamento e permettono o limitano l'accesso alle informazioni inerenti esperienze, emozioni e idee a esso connesse. Tale riformulazione ci ha portato a studiare l'at taccamento i� u � a prospettiva diversa, quella del linguaggio e di altri processi rappresentazionali. Abbiamo dapprima confrontato le differenze individuali nel livello di sicurezza mostrato nella prima infanzia, nella Strange Situation, nei confronti di ciascun genitore (molto sicuro, sicuro e insicuro) con altre misure della sicurezza, delle modalità di funzionamento e delle rap presentazioni all'età di sei anni. Il livello di sicurezza di attaccamento precoce alla madre (ma non al padre) rendeva prevedibile il funziona mento globale del bambino nell'interazione con l'esaminatrice. Ab biamo quindi confrontato le valutazioni della sicurezza precoce rispet to a un dato genitore con valutazioni del livello di sicurezza nei con fronti dello stesso genitore a distanza di diversi anni, rilevando una forte stabilità nella sicurezza mostrata dal bambino al ritorno della ma dre per un periodo di cinque anni (r = .76) e una stabilità, minore ma significativa, nella sicurezza all'incontro con il padre. Le scoperte più rilevanti sulle rappresentazioni e sul linguaggio so no state le seguenti. 111 primo luogo, il livello di attaccamento mostrato nella prima infanzia nei confronti di ciascun genitore era legato alla scorrevolezza della conversazione tra genitore e figlio, come risultava chiaramente dalla trascrizione del dialogo al ricongiungimento. Il li vello di attaccamento mostrato nella prima infanzia nei confronti della madre, ma non del padre, consentiva di prevedere l'apertura emotiva del bambino nella discussione sulle risposte alla separazione dei geni tori; prediceva anche se il bambino avrebbe pensato o no che un altro bambino potesse agire costruttivamente in vista di una separazione di due settimane dai genitori. L'attaccamento precoce alla madre, ma non al padre, rendeva altresì prevedibile la risposta alla presentazione della foto della famiglia. Infine, abbiamo sottoposto il genitore all'A155
RAPPRESENTAZIONI DEL!; ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
dult Attachment Interview per valutare il livello di sicurezza implicito nella rappresentazione mentale di sé in rapporto all'attaccamento. Per entrambi, madre e padre, questa sicurezza era significativamente cor relata al livello di sicurezza del bambino nei confronti del genitore cin que anni prima.
È possibile che questi risultati siano attribuibili a una particolare competenza linguistica? La valutazione compiuta a sei anni si basava in maniera talmente preponderante sul linguaggio che è lecito chiedersi se le differenze individuali nel livello di sicurezza non possano invece riflettere differenze nell'ambito di qualche competenza verbale sog giacente. In realtà, i tentativi compiuti per collegare la sicurezza nel l' attaccamento all'acquisizione e all'espressione linguistica non hanno condotto ad alcun risultato (Bretherton, Bates, 1979). Oltre a ciò, nel le misurazioni condotte, le risposte non verbali alla foto della famiglia erano in stretta relazione con il livello di attaccamento mostrato nella prima infanzia tanto quanto le misure relative al linguaggio; inoltre, le risposte a tale fotografia erano significativamente correlate a tutte le al tre misurazioni condotte all'età di sei anni. Infine, i bambini e gli adulti con organizzazioni di attaccamento precoce diverse avevano, com'era prevedibilc, diverse organizzazioni linguistiche. Queste si esprimevano in strutture discorsive differenzia te (Strage, Main, 1985 ) e non come un'incompetenza verbale ugual mente distribuita. Prove analoghe si possono portare per quel che concerne l'interpretazione di questi risultati in termini di una sotto stante dimensione di competenza sociale.
Interpretazione dell'influenza prevalente della madre. A differenza di quanto ci aspettavamo all'inizio di questo progetto, solo le diffe renze individuali nella relazione precoce con la madre, ma non con il padre, rendevano prevedibili in modo significativo le risposte dei bambini di sei anni al Separation Anxiety Test e le risposte alla foto grafia della famiglia. La spiegazione più verosimile di questo dato, tra le varie possibili, risiede nel modo in cui i bambini interpretavano il compito assegnato. Nel nostro disegno di ricerca avevamo dato loro la possibilità di sce gliere di rispondere in base alla rappresentazione della madre o del pa dre. I bambini erano posti di fronte a immagini di un bambino che si separava da entrambi i genitori e alle fotografie dell'intera famiglia, ep pure rispondevano riferendosi in genere alla sola madre. Ciò ci ha por tato a supporre la presenza di una gerarchia di modelli operativi inter156
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
ni nella quale la madre spesso occupa il primo posto, ipotesi coerente con l'idea di Bowlby (1969) secondo cui l'organizzazione dei modelli riguardanti le figure di attaccamento ha una struttura gerarchica. Non per questo possiamo concludere che il modello riguardante il padre manchi o che sia a un certo punto scomparso dai processi mentali; tale modello occupa più probabilmente solo una posizione gerarchica in feriore per la maggior parte dei bambini del campione.
Spiegazione in termini di attività/passività della notevole prevedibi lità, emersa nello studio, dei comportamenti e delle rappresentazioni re lativi all'attaccamento. L'associazione fra livello di sicurezza nell' attac
camento nella prima infanzia e osservazioni successive messa in luce in questa ricerca è notevole se r�pportata ad altri studi nell'ambito delle scienze del comportamento. E anzi notevolissima tenendo conto che sono osservazioni attuate in circostanze diverse e su un periodo di cin que anni. La nostra prima valutazione era rivolta all'organizzazione dei movimenti fisici del bambino rispetto a quelli del genitore all'età di dodici mesi. Quattro delle sette valutazioni successive si basavano in vece sullo studio di trascrizioni linguistiche prive di qualsiasi accenno ai movimenti fisici. Ciò che era inizialmente manifestato dalla diade at traverso l'organizzazione motoria veniva, come previsto, espresso in seguito attraverso l'organizzazione linguistica individuale e diadica. La possibilità di mantenere la sicurezza rilevata nelle prime strutture della relazione trascendeva quindi la loro modalità espressiva. Una possibile interpretazione di questo dato potrebbe essere che il modello operativo interno della relazione, stabilitosi verso la fine del p rimo anno di vita, "riproduce" una forza precedente, non ancora identificata, agendo da filtro nella percezione dell'esperienza e guidan do ogni comportamento successivo. Un'interpretazione alternativa (Brim, Kagan, 1980; Brim, Ryff, 1980) non prevede alcuna "riproduzio ne" , ma la permanenza di modalità d'interazione sicure o insicure lun go il periodo di cinque anni. In questa prospettiva, il comportamento del bambino in laboratorio sarebbe da attribuire alle sue più recenti esperienze d'interazione con il genitore. Si noti tuttavia che entrambe le interpretazioni concepiscono il bambino come elemento passivo nella costruzione e conservazione del modello operativo interno. Noi riteniamo invece che tali modelli, una volta costituitisi, si autoperpetuino attivamente. Quest'ipotesi è in ac cordo con gli assunti fondamentali della psicoanalisi (Freud, 1 93 8 ; Greenberg, Mitchell, 1983 ; s i veda, in particolare, l a descrizione delle
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTAC!IMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
" operazioni di sicurezza" di Sullivan, 1 953) e naturalmente con l'idea di Bowlby di modelli operativi interni che, una volta formatisi, tendo no alla stabilità (Bowlby, 1 980) . Sroufe e Fleeson ( 1 986) hanno propo sto una rassegna critica di tutti gli argomenti che confermano la natura di autoperpetuazione delle relazioni precoci, aggiungendone altri pro venienti dalle loro ricerche. Il nostro lavoro ci ha condotto a formulare la specifica ipotesi che le regole per dirigere l'attenzione e il comportamento servano attivamen te e ripetutamente a limitare e in alcuni casi a distorcere le informazio ni disponibili provenienti dalla memoria o dall'attenzione all' ambien te circostante. Ogni segnale interno o esterno che sia potenzialmente disorganizzante rispetto al sistema costituito non solo viene bloccato dalla percezione (come nella teoria della " riproduzione" ) ma viene at tivamente contrastato dai meccanismi di controllo percettivi e com portamentali. Prove a favore di quest'ipotesi saranno fornite nei pros simi paragrafi.
Sicurezza e rappresentazione: sicurezza nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta Il livello di sicurezza nella prima infanzia. Abbiamo passato in rasse gna le caratteristiche di diadi madre-bambino molto sicure osservate nella prima infanzia. Tali diadi non erano caratterizzate da aspetti sta tici, ma da facilità di movimento nell'ambiente fisico e facilità di acces so fra i due par�ner (Emde, 1980; Waters, Deane, 1 985). I genitori dei bambini molto sicuri non facevano alcuno sforzo per attirare l' atten zione dei figli su di loro, distogliendola dall'ambiente o viceversa. Sembrava quindi che l'attenzione dei bambini sicuri e dei loro genitori fluisse liberamente, dando luogo a spostamenti sia dell'attenzione sia dell'espressione emotiva in una serie di situazioni. Al contrario, nei ca si di attaccamento insicuro, abbiamo notato che l'attenzione, l' espres sione emotiva e il comportamento erano limitati o regolati in modi prevedibili e rituali. Prendiamo ora in considerazione le caratteristiche corrispondenti nelle rappresentazioni mentali successive dei bambini sicuri e dei loro genitori. Prove di una collaborazione diadica attiva nel mantenimento delle strutture relazionali sicure e insicure. Contrariamente agli episodi in
cui il genitore ritorna nella Strange Situation, la nostra situazione non era strutturata e non prevedeva un controllo del comportamento del
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VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
genitore. In questo caso la cooperazione della coppia nel mantenere p articolari strutture relazionali era evidente e non limitata. I genitori dei bambini sicuri entravano nella sta11za fiduciosi, superanèfocoii' Fàmentre i genitori dei bambini che si dtm��Ù; cilità eventuali riserve, ' vano controllafl.tl e p rotettivi verso i genitori (disorganizzati) appari vano spesso imbarazzati, nervosi o confusi al momento di entraré� D ue genitori di bambini evitanti addirittura persero di vista i figli per ben tre minuti. Gli sforzi della diade per costruire e conservare una particolare struttura relazionale si potevano individuare anche nei trascritti verba li degli episodi in cui il genitore rientrava nella stanza, che ci fornivano le informazioni sui processi mentali che perpetuavano particolari for me di relazione. Nelle coppie sicure gli argomenti di conversazione va riavano liberamente, erano equilibrati e la comunicazione mostrava fa cilità di accesso da parte di entrambi i membri della diade. � diadj in sicure invece limitavano gli argomenti di conversazione: i genitori dei bambini evitanti si concentravano su oggetti e attività, quelli dei bam: bini disorganizzati/disorientati su relazioni e sentimenti. In breve, sia i genitori sia i figli favorivano il mantenimento della struttura relaziona le prevalente. La conversazione e il comportamento non verbale rive lavano il tentativo delle diadi di mantenersi organizzate.
Aspetti mentali della sicurezza nei bambini di sei anni. I bambini sicuri, a sei anni, davano prova di avere libero accesso ad affetti, ri cordi e progetti sia nelle conversazioni con il genitore sia nel discute re situazioni immaginate relative all'attaccamento. Appena il genitore ritornava, avevano un rapporto positivo di contatto e interazione nei suoi confronti e la conversazione fluiva liberamente senza pause o fal se partenze. Questi bambini si mostravano a loro agio nell'esplorazione dei sen timenti durante il Separation Anxiety Test e avevano idee proprie (cu rios amente diverse da bambino a bambino) su quanto avrebbe potuto fare il bambino raffigurato nella fotografia in vista di una separazione dai genitori di due settimane. Di fronte alla fotografia della famiglia, questi bambini apparivano contenti e rilassati. Invece, nel caso dei bambini insicuri con le madri nella prima infan zia, vari tipi di restrizioni sembravano preservare diverse organizzazio ni dell 'informazione e dell'attenzione. Le restrizioni erano diverse a seconda che il bambino fosse stato valutato insicuro-evitante o insicu ro-disorganizzato/disorientato con la madre nella prima infanzia. In 159
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quasi tutte le valutazioni, i bambini inizialmente giudicati i�i�uro-evi tanti hanno mostrato un modello di risposta evitante a sei anni. Disto glievano l'attenzione dal genitore al suo ritorno occupandosi dei gio cattoli o di qualche altra attività. Rispondevano con -monosillabi, an che se educatamente, quando interpellati. Talvolta si allontanavano in modo elusivo dal genitore. Non sembravano essere a loro agio nel di scutere dei loro sentimenti di fronte a una separazione e tipicamente "non sapevano" che cosa un bambino avrebbe potuto fare in vista di una separazione di due settimane dai genitori. Evitavano o rifiutavano attivamente la fotografia di famiglia che veniva loro presentata, talvol ta girandosi dall'altra parte. I bambini giudicati disorganizzati/disorientati nella prima infanzia esibivano modalità di risposta diverse: al ritorno del genitore mostra vano di volerlo controllare, punendolo direttamente oppure operando un inappropriato rovesciamento dei ruoli (mostrandosi protettivi nei suoi confronti) . Il loro linguaggio non era per nulla scorrevole e al Se paration Anxiety Test molti di loro risultavano angosciati, silenziosi, incoerenti e talvolta autodistruttivi. La fotografia della famiglia li ren deva depressi o disorganizzati.
Proprietà mentali della sicurezza nell'adulto. A prescindere dalla prontezza del ricordo e dalla facilità nel discutere le esperienze di at taccamento, di cui abbiamo già parlato in precedenza, i genitori dei bambini sicuri davano prova di sorprendente coerenza nel raccontare la propria storia personale di attaccamento e come ne fossero stati in fluenzati. Questi genitori integravano particolarmente bene aspetti positivi e negativi nel racconto e nell'esperienza emotiva. Le loro esperienze negative di attaccamento sembravano essere già state prese in considerazione e integrate a livello mentale parecchio tempo prima dell'intervista. Se aspetti negativi relativi a queste espe rienze dovevano emergere, ciò in genere accadeva all'inizio dei collo qui, all'interno di una conversazione coerente. Inoltre, gli episodi ne gativi erano tipicamente collocati nel loro contesto. Una madre classi ficata Bl, fortemente rifiutata dalla sua famiglia, alla richiesta di raccon tare la natura delle sue relazioni precoci disse ridendo: " Quante ore abbiamo? Be', tanto per cominciare, mia madre non era una persona piacevole perché, oggi posso dirlo, era troppo affaccendata ! " (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008). Per quel che riguarda invece i genitori di bambini insicuri, parlava no sì di esperienze negative, ma queste non risultavano ben integrate o 1 60
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riconosciute nel loro complesso. I loro racconti erano infatti pieni di contraddizioni e incoerenze nell'organizzazione delle informazioni. I genitori dei diversi gruppi di bambini insicuri mostravano parti ola c ri forme d'incoerenza. Alcuni colpivano per la contraddittorietà fra la descrizione semantica (generale) e quella episodica (specifica) dei loro genitori; un padre disse che la sua era " un'ottima madre" e aveva con lei un "buon rapporto" , ma raccontava anche, rispondendo a specifiche domande, di aver avuto paura di lei e di non essere stato capace di dirle che si era rotto una mano. Questa contraddizione fra l'immagine ideale del genitore e un ricordo specifico che denotava grande solitudine o rifiuto erano tipici di un certo numero di genitori di bambini insicuro-evitanti (Ainsworth, comunicazione personale, 1 982 ; Main, Goldwyn, Hesse, 1982-2008). Tipicamente gli apparte nenti a questo gruppo ripetevano insistentemente che non ricordava no nulla del periodo infantile. Nel caso dei genitori dei bambini insicuro-disorganizzati/disorien tati, l'incoerenza talvolta si esprimeva durante l'intervista attraverso continue oscillazioni fra punti di vista positivi e negativi, affermazioni irrazionali, e il rifiuto o l'incapacità di restare in tema, talvolta addirit tura perdendo di vista l'argomento o la domanda posta. Concludendo, a tutti i genitori del nostro campione sono state po ste domande concernenti la loro storia di attaccamento e l'influenza di quest'ultima sulla loro vita; poiché capitava che tanto i genitori di bambini sicuri quanto quelli di bambini insicuri riferissero esperienze di rifiuto o traumatiche, inclusa la perdita precoce di figure di attacca mento, ipotizziamo ancora una volta che l'accesso all'informazione ri guardante l'attaccamento e la sua organizzazione coerente abbia un ruolo determinante nella sicurezza nell'età adulta.
Implicazioni della ricerca Consideriamo ora le implicazioni di questo lavoro nei termini dei possibili legami fra l'attaccamento e altri campi interessati allo svilup po di questi nuovi metodi, del significato teorico e pratico dello svilup po della nuova categoria di attaccamento insicuro-disorganizzato/di sorientato e della possibilità di comprendere genitori in precedenza definiti "insensibili" (cioè inaccessibili o rifiutanti) in rapporto al loro passato e alle loro rappresentazioni attuali.
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
l . L'importanza dei metodi di valutazione dell'attaccamento in età successive alla prima infanzia. Forse la più ovvia applicazione di que
sti metodi di valutazione dell'attaccamento in età successive alla pri ma infanzia è il lavoro clinico, rivolto sia a bambini sia ad adulti, nel l' ambito della psicologia e della psichiatria. Da tempo si ritiene che la rappresentazione che il genitore ha della propria storia di vita model li il suo modo di pensare il bambino e quindi la risposta nei suoi con fronti (Freud, 1 93 8; Fraiberg, Adelson, Shapiro, 1975; Miller, 1 98 1 ) , m a finora erano disponibili soltanto resoconti aneddotici in proposito. Il nostro è il primo studio sistematico che conferma tali assunti (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982 -2008). È auspicabile che alla valutazione dello stato d i attaccamento del l'adulto oggi disponibile si affianchino ulteriori metodi. Un impiego particolarmente interessante di questi nuovi metodi potrebbe consi stere nello studiare i cambiamenti nella modalità di rappresentare la storia della propria vita nel corso di un trattamento clinico (di un bam bino o di un adulto) . Lo sviluppo di tali metodi potrebbe essere utile anche agli studiosi che compiono ricerche sul concetto del sé o sulla personalità. Cassidy (1985) ha rilevato una forte correlazione fra stato di attaccamento a sei anni e differenze individuali nel concetto di sé in un campione di Charlottesville. Nella sua tesi di dottorato, che ha esaminato alcune matricole dell'Università della Virginia, Roger Kobak ( 1 985) ha ripor tato l'esistenza di una forte correlazione fra lo stato di attaccamento dell'adulto e la sua "salute mentale" , per come veniva descritta dai lo ro compagni usando il test di personalità California Q-sort. Altre applicazioni di questi nuovi metodi appaiono meno ovvie. Prima di tutto, come molti psicologi e psichiatri già sanno, nella genesi di un disturbo sono sempre più evidenti le connessioni fra aspetti psi cologici e fisiologici. Alcune ricerche di Reite e collaboratori hanno ri velato una serie di connessioni fra i processi di attaccamento e quelli psicoimmunologici (Laudenslager, Reite, Harbeck, 1 982 ) . Le cono scenze che abbiamo del contributo dei processi psicologici alla malat tia possono essere accresciute in modo considerevole dalle nuove pos sibilità di classificare lo stato di attaccamento dell'adulto. In secondo luogo, tali metodi potrebbero avvantaggiare chi svolge ricerche nell'ambito psicolinguistico sugli aspetti sociali del discorso. La sorprendente sovrapposizione fra le classificazioni relative all'at taccamento valutate in base a metodi non verbali nella prima infanzia e le classificazioni delle conversazioni registrate cinque anni dopo for162
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nisce nuove basi per lo studio delle differenze individuali e diadiche nelle modalità di espressione linguistica (Strage, Main, 1 985 ) . La co noscenza dello stato di attaccamento di un adulto attraverso il suo mo do di parlare potrebbe fornire agli psicolinguisti nuove basi per uno studio sistematico del modo in cui il linguaggio viene utilizzato per co municare e/o censurare l'informazione inerente sentimenti e relazioni (dal sé alla figura di attaccamento e viceversa). Infine, l' Adult Attachment Interview e il Separation Anxiety Test pot rebbero essere utilizzati in altre culture, per esempio in ricerche antropologiche nelle quali risultasse difficile attuare o interpretare la Strange Situation. Gli stessi metodi potrebbero essere di aiuto nel de terminare se le differenze nella distribuzione rispetto alle norme statu nitensi delle classificazioni delle risposte di attaccamento alla Strange Situation, riportate in campioni tedeschi, giapponesi e israeliani, han no un significato uguale o diverso rispetto a quello assunto nella cul tura americana (Grossmann et al., 1985 ; Miyake, Chen, Campos, 1 985; Sagi et al., 1 985). 2 . La classificazione insicuro-disorganizzata/disorientata. Uno degli obiettivi principali della nostra ricerca era studiare lo sviluppo succes sivo dei bambini giudicati insicuro-disorganizzati/disorientati nella prima infanzia. A sei anni questi bambini formavano un gruppo coeso, che si dimostrava controllante verso i genitori o aveva un atteggiamen to fin troppo protettivo nella stanza dell'osservazione, ma si rivelava depresso, disorganizzato e, a tratti, irrazionale in altre situazioni. L'i dentificazione di tale gruppo di bambini riveste un interesse di tipo pratico e anche umano. Prima di tutto, la classificazione a scelta obbli gata per la metà degli appartenenti al gruppo disorganizzato/disorien tato del nostro campione era di tipo sicuro. Se non fossimo riusciti a identificarli invece come insicuri nella prima infanzia, la nostra capa cità di predirne il funzionamento futuro sulla base del loro stato di at taccamento precoce sarebbe stata molto inferiore. Inoltre, alcuni bam bini maltrattati, in un primo tempo classificati curiosamente come "si curi" nella Strange Situation (Main, Solomon, 1 986) , avrebbero potu to, in effetti, essere disorganizzati/disorientati. Introducendo la categoria D in merito al comportamento dei bambi ni alla Strange Situation non abbiamo intesi adottare posizioni "essen zialiste " o "realiste" riguardo alla classificazione delle relazioni umane, ritenendo che gli individui e le relazioni siano unici c abbiano una " realtà" che trascende ogni classificazione. Riteniamo quindi che la comprensione del comportamento a livello rappresentazionale, così 1 63
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
come ad altri livelli, si rivelerà feconda sottoponendo lo studio delle classificazioni del comportamento a una continua dialettica fra la cono scenza che abbiamo della storia dell'individuo e un'accurata descrizio ne del suo comportamento in particolari situazioni strutturate (Main, Solomon, 1986) . Ciò potrebbe condurre alla scoperta di nuove classifi cazioni a livello sia del comportamento sia della rappresentazione.
3 . I genitori dei bambini con attaccamento insicuro: insensibilità ai loro segnali o incoerenza nella rappresentazione dell'attaccamento? I
genitori dei bambini con attaccamento insicuro messi a confronto con i genitori dei bambini con attaccamento sicuro si sono mostrati ripetutamente insensibili o indifferenti ai segnali e alle comunicazio ni dei figli (Bretherton, 1 985 ) . Nel nostro studio, condotto cinque anni dopo la valutazione attraverso la Strange Situation, abbiamo ri levato una forte correlazione (r = .62) fra il livello di sicurezza nell' at taccamento del bambino e la sicurezza inerente al modello operativo interno della madre riguardo a se stessa in rapporto a " esperienze, idee e sentimenti concernenti l'attaccamento" , come risulta dall'A dult Attachment lnterview. Supponendo ora di identificare temporaneamente la sicurezza negli adulti con la capacità di integrare l'informazione esistente riguardo al l' attaccamento, laddove questa integrazione è possibile il genitore si mostrerà probabilmente " sensibile ai segnali" del bambino. Non è detto che tale capacità sia individualmente stabile; anzi, una definizio ne del genere ammette cambiamenti, sia nello stato di attaccamento del genitore sia in quello del bambino. Cambiamenti negativi nelle cir costanze di vita inerenti l'attaccamento possono risultare almeno tem poraneamente difficili da integrare con altre informazioni riguardanti l'attaccamento stesso, limitando la sensibilità materna e modificando lo stato di attaccamento del bambino, come è emerso in alcuni cam pioni di basso livello socioeconomico e ad alto rischio (Vaughn et al. , 1 979) . Invece, cambiamenti positivi nelle circostanze d i vita dovreb bero aumentare la capacità di integrare l'informazione esistente rispet to all'attaccamento, promuovendo la sensibilità ai segnali del bambino e modificando in positivo il suo stato di attaccamento. Concludendo, !"'insensibilità" dei genitori ai segnali del bambino potrebbe originare dal bisogno dell'adulto di mantenere una partico lare organizzazione delle informazioni o un particolare stato mentale. Segnali riguardanti l'attaccamento provenienti (esternamente) dal bambino o (internamente) dai propri ricordi potrebbero seguire per i genitori insiemi regole simili a quelle relative al loro modello operati-
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v o in terno di attaccamento. Il bisogno di limitare o riorganizzare le inform azioni inerenti l'attaccamento, che abbia origine esterna o in te rn a, potrebbe tradursi nell'incapacità di percepire o interpretare in m odo adeguato i segnali di attaccamento del bambino e, in certi casi, perfino nella necessità di alterarli o inibirli. In breve, se le esperienze e i sentimenti del genitore non sono ben integrati, sopraggiungono limi tazioni di vario genere nell'attenzione e nel flusso di informazioni ri guardanti l'attaccamento, che si traducono in un discorso incoerente e in un comportamento insensibile.
Direzioni della ricerca futura Descrittività o prescrittività delle "regole" relative ai modelli operativi interni di attaccamento. Abbiamo affermato che si devono alla natura
autoconservativa del modello operativo interno la stabilità e la preve dibilità della rappresentazione dell'attaccamento (ciò vale soprattutto per i modelli di tipo inibito o incoerente e insicuro) . Finora quest' affer mazione era fondata esclusivamente sulla possibilità di prevedere mo delli "rappresentazionali" di comportamento in base all'organizzazio ne precoce del comportamento non verbale nei confronti della figura di attaccamento. Così, il bambino insicuro-evitante si allontana, rifiuta o ignora il genitore �erra:-srr:�uig�_Sin.lation stà daqùantoaliVèllo rapp�esentazionale gli ricorda i! genitore. Il di scorsò fr'agenrtore èl)àffi5ìnotratta oggetti e attività, include frequenti domande retoriche e non dà spazio né a turni di conversazione né all'e laborazione degli argomenti. Infine, all' Adult Attachment Interview, il genitore del bambino evitante tende ad affermare che non ricorda gli episodi della propria infanzia oppure li svaluta come episodi di nessun peso. L'inattenzione selettiva a elementi potenzialmente evocatori del l' attaccamento e delle relazioni con una certa persona sembra essere una regola che i due partner conservano in questi cinque anni (Bowlby, 1 980; per una discussione sull'inattenzione selettiva nell'attaccamento evitante vedi Main, Weston, 1 98 1 ) . Ci riferiamo dunque a un compor tamento regolato in termini di prevedibilità e regolarità. Ma si tratta soltanto di regolarità prevedibili oppure di " regole" dettate dall'inter no, norme prescrittive per l'individuo che cerca di conservare una par ticolare organizzazione delle informazioni? Uno dei modi per verificare la natura prescrittiva di queste " regole" è tentare di violarle. Nelle ricerche che utilizzano fotografie, si potreb bero osservare bambini con diverse organizzazioni di attaccamento,
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADUL'I' ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
istruiti a non rispettare le "regole" che impiegano nelle loro rappre sentazioni. Quindi, si potrebbe dire a bambini insicuro-evitanti di fis sare la fotografia per un periodo abbastanza lungo (come fanno tipica mente i bambini insicuro-disorganizzati/disorientati) . Ai bambini insi curo-disorganizzati/disorientati si potrebbe invece dire di guardare la fotografia brevemente e poi di !asciarla cadere a terra (come fanno i bambini insicuro-evitanti). Se un tale trattamento produce nei bambi ni il turbamento che ci si aspetterebbe, avremo qualche prova della na tura prescrittiva e autoperpetuante di queste " regole" . Se invece le istruzioni vengono eseguite senza difficoltà, allora le "regole" risulte ranno essere mere regolarità. Un tema interessante della nostra ricerca è costituito dalle differen ze riguardo alla presenza di "regole" che appaiono guidare il compor tamento di individui e diadi rispettivamente sicuri e insiemi. Nello studio dei trascritti verbali degli episodi in cui il genitore ritornava dal bambino abbiamo notato discorsi estremamente convenzionali nelle diadi insieme e perfino all'interno dei sottogruppi di diadi moderata mente sicure (diadi classificate B B2 e BJ Di tutte le coppie studiate, 1 quelle molto sicure erano le più difficilmente identificabili per la pre senza di "regole" particolari o turni di discorso convenzionali (Strage, Main, 1985 ) . Per identificare una diade classificata B3 (molto sicura) dovevamo prima associarla al gruppo sicuro in generale e poi indivi duarla come B3 per la mancanza di tratti convenzionali o di regole nel discorso rispetto a ogni altro sottogruppo classificato sicuro. In so stanza, le diadi molto sicure erano quelle più libere da elementi ricor renti nel discorso e da modalità prevedibili. Questa possibilità affascinante sembra confermata dal tipo di atteg giamento positivo ma " disinvolto" rivolto alla fotografia da parte dei bambini di sci anni valutati sicuri rispetto alla madre nella prima in fanzia. Dai bambini "molto sicuri" potremmo attenderci entrambe le cose: o che possano voltarsi e lasciar cadere la foto, o che continuino a guardarla a lungo.
Periodi sensibili nella formazione dei modelli operativi interni di at taccamento. Come anticipato in precedenza, riteniamo che le forme di
comportamento relative alle relazioni siano guidate, in un dato mo mento, tanto da modelli operativi interni quanto da schemi d'intera zione persistenti, che perpetuano gli stessi modelli di attaccamento (vedi anche Bowlby, 1 973 ). I dati a nostra disposizione non sono suffi cienti per poter dire se i modelli acquisiti in funzione di eventi relativi
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VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
all' att accamento precoce siano particolarmente resistenti al cambia m ento . Il tipo d'interazione fra madre e bambino è cambiato per così p ochi bambini del nostro campione nel periodo di cinque anni preso in esame, che non possiamo fornire una risposta. I nuovi metodi di valutazione che abbiamo sviluppato per valutare i o m delli di attaccamento del bambino al genitore in età più avanzate renderanno tuttavia possibile eseguire questa prova cruciale. Oggi gli stu diosi interessati a questo problema possono esaminare il comporta mento in età più avanzate in funzione della sicurezza dell'attaccamen to del bambino alla madre valutata in diversi momenti. Osservando ri petutamente le stesse diadi in merito al livello di sicurezza nella rela zione di attaccamento, gli studiosi potrebbero per esempio porre a confronto le rappresentazioni mentali e il comportamento scolastico dei bambini insiemi con le madri nella prima infanzia, ma sicuri a sei anni, con quelli dei bambini sicuri con le madri a entrambe le età.
Ricerche ulteriori sulle origini del cambiamento. La presente ricerca
sarebbe poco etica oltreché dannosa se portasse a etichettare o a iden tificare gli individui in base ai loro modelli operativi interni di attacca mento precoce e "primari " , presumendoli inalterabili. Prima di tutto, esponendo i risultati di questi studi, vogliamo far presente che esisteva una forte prevedibilità solo nel confronto fra la sicurezza precoce di attaccamento e il comportamento e la rappresentazione relativi all'at taccamento cinque anni dopo. Il livello di sicurezza nell'attaccamento alla madre, poi, era solo moderatamente in rapporto con il funziona mento globale del bambino in situazioni non ansiogene. Inoltre, in questa prima ricerca sulle rappresentazioni radicate nel l'attaccamento precoce, abbiamo deliberatamente operato su un cam pione stabile di ceto medio-alto e incluso negli studi di follow-up solo le famiglie che non avevano subìto eventi in grado di influire negativa mente sull'organizzazione dell'attaccamento. Questo era un primo passo necessario per delineare i modi in cui i modelli di attaccamento e le rappresentazioni relative si sviluppano in circostanze normali. Sono quindi necessari studi che esplorino le origini del cambiamento, esa minando per esempio campioni che sono andati incontro a cambia menti importanti nel corso della vita. Sebbene abbiamo notato una forte relazione fra le rilevazioni con dotte nella prima infanzia e a sei anni, i resoconti retrospettivi dell'A dult Attachment Interview suggeriscono una possibilità di cambia m ento una volta che il bambino abbia raggiunto lo stadio delle opera167
RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
zioni formali. Il bambino può infatti, in questo stadio, riflettere sulle operazioni dell'intero sistema, inserirsi nel sistema stesso e immagina re possibilità non ancora sperimentate (Piaget, 1 967) . Come accenna to in precedenza, alcuni adulti sono stati valutati sicuri riguardo ai loro modelli operativi interni di attaccamento nonostante avessero avuto esperienze precoci sfavorevoli. È interessante notare che molti di essi ricordavano un periodo di ribellione nell'adolescenza. Per gli studiosi interessati ai fattori che promuovono la stabilità o il cambiamento del le rappresentazioni, l'adolescenza può quindi costituire un periodo particolarmente fecondo per ulteriori ricerche.
Appendice
Risposte dei bambini alla domanda "Che cosa pensi che farebbe un bambino . . . " durante una separazione di due settimane dai genitori: risposte ai primi cinque quesiti Risposte dell'intero campione di bambini di sei anni classificati 83 rispetto all'attaccamento alla madre nella prima infanzia l . Piange [ridacchia] . Piange? [Fa cenno di sì.] Perché piange? Per ché vuole molto bene alla mamma e al papà. Perché vuole molto bene alla mamma e alpapà? Mm. Che altro/a? Gioca un po'. 2. Resta in piedi, um, finché può. Mm. E si mette a piangere. Mmm. E le viene l'influenza. !!influenza/ Sì. Uh-oh. E si veste ogni mattina con quello stesso vestito.2 3 . È contenta. Davvero? Mmm. Per tutto quel tempo, due setti mane? Sì. 4. Esce. Esce? A far che? ... Gioca a palla. Gioca a palla? Che cosa /a nelle due settimane in cui la mamma e il papà sono via? Le solite cose. Le solite cose che fa normalmente? Sì. 5 . Scappa. Scappa? E lascia lì l'automobile [giocattolo] . Lascia lì l'auto? E lascia un cartello che dice: "Sono scappato" . Mmm. Dimmz; dove sta andando? Non so. Sta andando via? Probabilmente prenderà l'autobus . . . e gli dirà di portarlo a San Francisco . . . lì potrà prendere il tram fino alla banchina . . . tanto i soldi ce l'ha. 6 (BJ Potrebbe . . . be', potrebbe aver bisogno di qualcuno con cui stare. Per esempio, se l'automobile ha le batterie . . . potrebbe non sape2. Il " vestito" , nella fotografia, è regalato dai genitori al momento della loro partenza.
l AR
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA . . .
re in quale negozio comprarle. Potrebbe non sapere quanto costano.
Mm. Quindi che cosa/a? Non so. Hm? Non lo so. Qualche idea su quel lo che potrebbe fare? Non . . . be', potrebbe, potrebbe per esempio chie dergli di venire ... Capisco. Fare in modo che altri adulti lo aiutino? [Fa cenno di sì.] Risposte dell'intero campione di bambini di sei anni classificati A1 ri spetto all'attaccamento alla madre nella prima infanzia
l. Va con la mamma e il papà. Cioè va con la mamma e ilpapà? Sì . . . 2 . Non l o so. Che cosa potrebbe fare? Non l o so ! Nessuna idea? Ahi ahi [ad alta voce mentre è sul cavallo a dondolo] . No, nessuna. No? Iuuuu. Seduto, leone! 3. [Scrolla le spalle.] Hm? Prova a pensarei. La mamma e ilpapà vanno via per due settimane [silenzio] . Che cosa pensi potrebbefare quando sono andati via? [Silenzio.] Hai idea di cosa sente di/are? [Fa cenno di no.] 4. Scappa. Scappa? Dove? Non lo so. Non lo sai. Che cos'altro pensi che potrebbe fare? Non lo so. Non lo sai? Nessuna idea? No. 5. Niente ! Niente? Non so. Che cosa farà nelle due settimane in cui la mamma e il papà sono via? Non lo so. Nessuna idea? Nnn. Risposte dell'intero campione di bambini di sei anni classificati spetto all'attaccamento alla madre nella prima infanzia
C
ri
l . (c) . Li insegue. Insegue chi? Il papà e la mamma con la sua nuova automobile - pssshh - fila via. Poi che cosa succede? E poi se ne è anda to, se ne è andato . . . prende arco e frecce e le getta. Le scaglia contro la mamma e il papà? Sì, se ne ha voglia, è possibile. 2 . ( cJ Non lo so. Be', è tanto tempo. Sipossono/are tante cose in due settimane. Che farà questa bambina? Non . . . Due settimane, è tanto tem po. [Silenzio.] Risposte dell'intero campione di bambini di sei anni classificati come disorganizzati rispetto all'attaccamento alla madre nella prima infanzia
l . Non lo so. 2. Scappa. Scappa? Sì. Ora possiamo giocare? 3 . Probabilmente si nasconde da qualche parte. Si nasconde da qual che parte? Sì. Poi che cosa succede? Probabilmente resta chiuso nel ri p ostiglio [sorriso forzato] . Chiuso nel ripostiglio. Sì, è rimasto chiuso nel ripostiglio.
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RAPPRESENTAZIONI DEL!:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
4. Non lo so. Nessuna idea su ciò che potrebbe /are? [Fa cenno di no col capo.] O su che cosa sente di/are? Potrebbe sentirsi di prendere a calci l'automobile. Mm. Perde la testa. Perde la testa? Non saprei che altro pensare. 5 . Mmmm, non lo so. Qualche idea? Mm ... Qualche idea su ciò che potrebbe/are? No. 6. Va da qualche parte. Va da qualche parte? Da sola? [Scrolla le spalle.] Hm? Mi puoi dire di più? [Fa cenno di no con il capo.] No? Dove pensi che andrà? [Scrolla le spalle.] Sente solo di dover andare da qualche parte? [Fa cenno di sì.] 7 . Niente. Niente? Sì. In che senso? Nel senso che non fa niente. Non gioca. Non gioca? Sì. Per due intere settimane? Sì. 8. Niente. Non fa niente? Sì. Per due intere settimane? Sì, non im porta! Non importa, due intere settimane. Sì, perché è solo una foto. Mm. Solo una foto. E non è reale. 9. [Intervista abbreviata, il bambino appare turbato.] 10. [Intervista abbreviata, il bambino appare turbato.] 1 1 . Um ... Che cosa pensi . . . Che cosa pensi che potrebbe fare mentre la mamma e il papà sono via? [Silenzio.] Che cosa ne pensi? Non lo so. Non lo sai? Prova a pensarcz; huh? [Sospira.] Che cosa pensi che farà mentre la mamma e il papà sono via? [Fa cenno di no con il capo.] 12. Gioca tutto il giorno. Tutto il giorno. Che farà per due settimane mentre i genitori sono via? Giocherà, probabilmente. Hm? Gioca. For se con la macchina? Si chiede se hanno lasciato la casa ... si chiede se ha le chiavi di casa. Hm. Non può entrare in casa.
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7 Categorie organizzate di attaccamento nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta Attenzione flessibile o rigida in condizioni di stress che attivano l'attaccamento Mary Main
Questo saggio si propone principalmente come un'introduzione al tema dell'attaccamento. A tal fine, presenterò quella che può essere considerata la prima descrizione completa dei comportamenti e degli stili di linguaggio cui si riferiscono i ricercatori per identificare le tre principali categorie organizzate di attaccamento nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta, 1 evidenziando come queste ca tegorie possano essere in parte ricondotte a diversi gradi di flessibilità dell'attenzione di fronte a situazioni difficili che attivano un compor tamento di attaccamento. Inoltre, approfondirò in particolare il rap porto - a mio awiso non ancora compreso a fondo - fra attaccamento e linguaggio. Come ribadirò nella parte conclusiva del saggio, ritengo che la ri cerca sull'attaccamento stia entrando in una nuova era (vedi anche Main, 1999) ;2 per il momento, possiamo distinguere tre fasi principali in questo campo di studi. Nella prima, J ohn Bowlby, basandosi in par te sulle osservazioni condotte sugli altri primati, ha richiamato l'atten zione sul concetto di sistema comportamentale di attaccamento, la cui funzione è quella di garantire l'incolumità del bambino nell'ambiente in cui si è evoluta la nostra specie (Bowlby, 1 969).3 Nello stesso volul. Le categorie disorganinate/disorientate nella prima infanzia, nella seconda infanzia e nell'età adulta sono descritte nel capitolo 9. 2. Per approfondire l'importanza dell'attaccamento nel lavoro clinico, si vedano le mano grafie pubblicate su Consulting and Clinica! Psychology ( 1 996; vol. 64, numeri l e 2) e Psychoa nalytic Inquiry ( 1 999; vol. 19, numeri 4 e 5 ) , la rivista Attachment an d Human Development e i molti capitoli di taglio clinico del Manuale dell'Attaccamento (Cassidy, Shaver, 1 999). 3. Bowlby ha studiato soprattutto il comportamento dei bambini, sebbene a suo avviso l'at tac camento si manifestasse lungo l'intero arco di vita, come si può evincere, per esempio, dal
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
me, Bowlby afferma che "la teoria psicoanalitica cerca di spiegare il funzionamento della personalità, nei suoi aspetti sia sani sia patologici, in termini di ontogenesi" (1969, p. 20). Bowlby riteneva di porsi obiet tivi coerenti con quelli di Freud. Fino ad allora, tuttavia, la principale fonte di dati dell'analista erano stati i discorsi, i sogni e i racconti retro spettivi degli adulti. Bowlby auspicava, invece, un approccio più pro spettico - e basato sull'osservazione - allo studio evolutivo della rimo zione, delle difese, della scissione e di altri processi, un mutamento di prospettiva che avrebbe permesso ai teorici e ai ricercatori di osserva re le conseguenze di uno specifico evento. Bowlby si è occupato so prattutto delle risposte dei bambini separati dai genitori e collocati in ambienti estranei come ospedali e asili residenziali. La sequenza di queste separazioni prolungate e " traumatiche" includeva non solo la comparsa di ansia e ambivalenza nei confronti di persone prima ama te, ma anche, in seguito, un atteggiamento di distacco, in cui venivano repressi tanto i sentimenti positivi quanto quelli ostili. Mary Ainsworth ha inaugurato la seconda fase della ricerca sull'at taccamento, con le sue prolungate osservazioni naturalistiche su inte razioni fra madri e bambini nel loro ambiente domestico, a Kampala, in Uganda (Ainsworth, 1 967) e a Baltimora, nel Maryland (Ainsworth et al. , 1978). Nel corso dello studio condotto a Baltimora, Ainsworth ha sviluppato la procedura di laboratorio della Strange Situation, in cui venivano osservate le risposte del bambino a separazioni molto brevi da un genitore e ai successivi ricongiungimenti, pervenendo quindi a una classificazione dell'organizzazione dell'attaccamento in tre gruppi: sicuro, evitante e resistente/ambivalente.4 L'organizzazione sicura poteva essere prevista in base alla sensibilità materna ai segnali e alle comunicazioni del bambino a casa, mentre le due forme di attac camento insicuro - comportamento evitante e distaccato e comporta mento resistente/ambivalente, dai tratti marcatamente ansiosi - erano correlati rispettivamente a rifiuto e imprevedibilità della madre.5 Ain sworth ha fatto una scoperta sorprendente: le risposte negative al ricomportamento di ricerca di una base sicura, in cui i membri di una coppia si sostengono a vi cenda nei momenti di difficoltà (vedi anche Hazan, Shaver, 1994; Simpson, Rholes, 1998) e dal le risposte alla morte di un partner (vedi Bowlby, 1980). 4. Non tutti i comportamenti e gli stili discorsivi dell'individuo sono sufficientemente orga nizzati da poter essere inseriti in una singola categoria. Alcuni bambini, al pari di alcuni adulti, risultano in larga parte non classificabili, cosicché si ricorre in misura crescente a una quinta ca tegoria di attaccamento, non classificabile (Hesse, 1996, 1999a). 5. In seguito è stata introdotta, da Judith Solomon e da me stessa, una quarta categoria, per indicare un comportamento disorganizzato/disorientato del bambino nella Strange Situation (Hesse, Main, 2000).
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CATEGORIE ORGANIZZATE DI A1TACCAMENTO . . .
to rno del genitore, in precedenza associate alle reazioni di bambini più grandi a separazioni prolungate, potevano comparire in bambini di dodici mesi che non avevano subìto separazioni di questa gravità, pro babilmente in conseguenza della tensione accumulata (Kris, 1 956; Sandler, 1967) dovuta a una risposta materna limitata o imprevedibile. I risultati di Ainsworth sono stati accolti con entusiasmo, e alcuni ricercatori (in particolare Sroufe ed Egeland nel Minnesota) hanno co min ciato a condurre studi in cui la Strange Situation veniva impiegata all'inizio anziché alla fine. In questi casi, il comportamento del bambi no veniva osservato nel contesto scolastico e prescolastico. I bambini che, nella prima infanzia, si erano mostrati sicuri nei confronti delle madri nella Strange Situation tendevano a intrattenere relazioni più positive con i coetanei e gli insegnanti (vedi Weinfield et al. , 1 999) . L a terza fase della ricerca sull'attaccamento s i è aperta con il "passag gio al livello rappresentazionale" (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985) che ha avuto luogo verso la metà degli anni Ottanta, in larga parte associato ai lavori presentati in una monografia a cura di Bretherton e Waters (1985) . Questa nuova attenzione alle rappresentazioni mi è stata par zialmente suggerita dalla serie di filmati prodotta da James e Joyce Ro bertson ( 1 967 - 1972). Laddove il lavoro di Ainsworth aveva mostrato che il ripetuto rifiuto del comportamento di attaccamento da parte del la madre poteva far sì che il bambino la evitasse nelle situazioni ansioge ne, i filmati dei Robertson dimostravano che bambini sottoposti a una separazione, che con tutta probabilità non si erano mai sentiti partico larmente rifiutati in passato, potevano nondimeno evitare le madri in se
guito a cambiamenti nei processi mentali o emotivi che avevano luogo in assenza d'interazione. Sono stata particolarmente colpita dal filmato ri guardante Thomas (Robertson, Robertson, 1 967-1972 ) , un bambino di
due anni che in precedenza aveva beneficiato di un rapporto positivo con la madre. Al piccolo veniva mostrata diverse volte la foto della ma dre durante un lungo periodo di affidamento. All'inizio Thomas bacia va e accarezzava la fotografia. A distanza di qualche giorno, tuttavia, egli indietreggiava, guardava in basso e rigirava nervosamente un giocattolo che teneva in mano. Nell'ultima presentazione della fotografia della ma dre, Thomas si voltò dall'altra parte con espressione ansiosa. Poiché una fotografia non si " comporta" come una persona, non si può dire che abbia indotto Thomas a modificare la sua risposta. Inoltre, poiché Thomas non aveva visto la madre durante questo periodo, il graduale sviluppo della tendenza a evitare la foto doveva in parte riflettere un cambiamento nel modo in cui il bambino si rappresentava la relazione. 1 73
RAPPRESENTAZIONI DELl:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
La monografia di Bretherton e Waters includeva un saggio di Bretherton che inquadrava il concetto bowlbiano di "modello operati vo interno" delle figure di attaccamento nell'ambito delle teorie e delle ricerche cognitive di allora. Nello stesso periodo, il nostro gruppo di ricerca pubblicava i primi risultati di uno studio di follow-up a sei anni su alcune famiglie della Bay Area, in cui le diadi madre-bambino (e, in dipendentemente, padre-bambino) erano state osservate nella Strange Situation quando i bambini avevano un'età compresa fra i dodici e i diciotto mesi (Main, Kaplan, Cassidy, 1985 ) . È emerso che il diverso comportamento dei bambini nella Strange Situation consentiva di pre vedere differenze nei loro racconti all'età di sei anni in risposta a im magini raffiguranti un bambino separato dai genitori (vedi anche Ka plan, 1987) , nel comportamento dei bambini in risposta al ritorno di un genitore dopo una separazione di un'ora (vedi anche Main, Cas sidy, 1 988) , nei trascritti dei dialoghi fra genitori e bambini durante l'incontro (vedi anche Main, 1 995 ; Strage, Main, 1 985 ) e nelle risposte alla presentazione di una foto della famiglia prima che avvenisse la se parazione di un'ora (Main, Kaplan, Cassidy, 1985 ) . Durante la separa zione, chiedevamo ai bambini di disegnare le loro famiglie, e anche questi disegni costituivano un fattore altamente predittivo dell'attac camento alla madre nel primo anno di vita (Kaplan, Main, 1 986) .6 Questi risultati erano molto interessanti. Per esempio, se era possibile prevedere, in base al comportamento dei bambini nei confronti della madre nella Strange Situation, i loro racconti in risposta a immagini raffiguranti una separazione, allora possiamo concludere che i diversi modelli d'interazione fra madre e bambino avessero condotto non so lo a diversi comportamenti, ma anche a diversi processi rappresentazio
nali. Nello stesso articolo (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985 ) , abbiamo inol tre descritto il rapporto esistente fra risposta del bambino a un dato genitore nella Strange Situation cinque anni prima e stile del racconto 6. Va precisato che la valutazione dell'attaccamento a sei anni, in base al comportamento al ritorno dal genitore è, fra questi metodi, uno dei più utilizzati negli altri studi in rapporto all' at taccamento nel primo anno di vita, così come il metodo proposto da Kaplan per valutare i rac conti dei bambini che riguardano fotografie raffiguranti separazioni (per una rassegna vedi So lomon, George, 1999a). Nel campione del Minnesota, anche il modo in cui bambini disegnava no le loro famiglie poteva essere previsto in base al loro comportamento nei confronti delle ma dri nella Strange Situation; tuttavia, non sempre questi risultati sono stati replicati, per cui non si dovrebbero mai usare i disegni della famiglia come unico metodo di valutazione dell'attacca mento (vedi Main, 1995 ) . Per quanto abbiamo potuto constatare finora, le analisi dei trascritti dei ricongiungimenti fra bambini e genitori e della risposta dei bambini alla presentazione di una fotografia di famiglia restano limitate al nostro campione.
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CATEGORIE ORGANIZZATE DI ATTACCAMENTO . . .
del genitore all' Adult Attachment Interview (George, Kaplan, Main, 1984, 1 986, 1 996) . Un sistema elaborato per analizzare i trascritti ver bali dell'AAI (Main, Goldwyn, Hesse, 1 982-2008) ha indicato che, in dip endentemente dalla natura positiva o negativa delle esperienze di attaccamento nell'infanzia, i genitori dei bambini che, nella Strange Si tuation, avevano mostrato un attaccamento sicuro nei loro confronti, tendevano a essere coerenti, chiari e collaborativi quando parlavano del loro passato. Inoltre, specifiche difficoltà nel mantenere coerente e collaborativo il discorso predicono specifiche forme di attaccamento insicuro nella prima infanzia. Dieci anni dopo, una meta-analisi ha di mostrato che i nostri risultati sono stati replicati almeno in quindici al tri campioni, persino quando l'intervista era condotta prima della na scita del bambino (van IJzendoorn, 1995).
Le basi biologiche ed evoluzionistiche della teoria dell'attaccamento I comportamenti attraverso cui si manifesta l'attaccamento umano sono noti a tutti. Se è vero che anche gli adulti hanno figure di attacca mento (persone cui è più probabile si rivolgano nelle situazioni diffici li: vedi Hazan, Shaver, 1 994; Simpson, Rholes, 1 998), è nell'intensa preoccupazione dei bambini piccoli, posti in un ambiente estraneo, per dove si trovino le figure genitoriali, che è più probabile osservare un comportamento di attaccamento. Nel corso della prima infanzia (e anche in seguito, seppure in forma diversa e meno esplicita), l'attacca mento s'identifica con la propensione a mantenersi vicini a una o po che persone selezionate (in genere, ma non necessariamente, parenti biologici), con la tendenza a considerare questi individui una base sicu ra nel corso dell'esplorazione di ambienti sconosciuti, e con il ricorso
alla!e figura/e di attaccamento come rifugio sicuro in caso di allarme. I primi legami di attaccamento si formano di norma a sette mesi, e si riferiscono a una o poche persone. Sappiamo che è il bambino che sce glie le figure di attaccamento principali, in genere in base alle intera zioni sociali del momento (vedi Main, 1999) . Come hanqq dimo.strato. Cicchetti, Crittenden e altri (vedi Main, 1 985 ) , i legami di attaccamen to sono irr:isultato di interazioni tanto con persone che maltrattano i fi gli quanto con persone sensibili nei loro confronti, e la propensi�me b iologica a formate legami di attaccamento assicura che solo 1n . drcostanze estreme il bambino non si attaccherà a nessuno.
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Nel definire le caratteristiche fondamentali dell'attaccamento nei bambini, Bowlby ha richiamato l'attenzione sui modelli di comporta mento osservati nei cuccioli di scimmia non in cattività, e in popolazio ni umane di cacciatori/raccoglitori. Bowlby ha in seguito ascritto lo sviluppo di questi modelli al funzionamento del sistema comportamen tale di attaccamento, implicando che tale sistema - profondamente ra dicato nel nostro patrimonio genetico quanto i comportamenti legati alla nutrizione e alla riproduzione - avrebbe avuto un ruolo fondamen
tale ed esplicito nel garantire l'incolumità e la sopravvivenza del bambi no negli ambienti in cui si è evoluta, in origine, la nostra specie.
Bowlby inizialmente riteneva che il comportamento di attaccamen to - vale a dire, la tendenza a ricercare e a mantenere la vicinanza di una specifica figura (o di poche figure) - si fosse evoluto in virtù della sua funzione adattiva di proteggere il bambino dai predatori (Bowlby, 1969). Oltre ad assolvere questa funzione, considerata fondamentale in ottica evoluzionista, oggi si pensa che la vicinanza alle figure prepo ste alla sua cura servisse al bambino ad aumentare la probabilità, per esempio, di trovare riparo dagli elementi atmosferici, essere difeso dalle aggressioni dei conspecifici e restare al passo con gli spostamenti del gruppo (Main, 1999) . La centralità dell'attaccamento nel reperto rio comportamentale legato alla sopravvivenza del bambino è quindi facilmente comprensibile: è assai più probabile che il piccolo soccom ba in seguito a una separazione di un'ora dalle figure preposte alla sua cura che in seguito all'assenza di cibo per un periodo maggiore. Per queste ragioni, i bambini e i cuccioli di altri primati hanno sviluppato, nel corso dell'evoluzione, la capacità di monitorare costantemente la disponibilità delle loro figure di attaccamento, e per cercare di mante nersi a un ragionevole grado di vicinanza anche in situazioni non parti colarmente pericolose. Nel 1952, Robertson e Bowlby presentarono per la prima volta le loro osservazioni in merito alle risposte di bambini piccoli a separazio ni prolungate dai loro genitori, un lavoro che sarebbe stato portato avanti in situazioni controllate da Heinicke e Westheimer ( 1 966; vedi anche Bowlby, 1973 ) . Da questi studi emergeva che quando erano po sti in un ambiente estraneo, in assenza di figure sostitutive preposte al la loro cura in modo stabile, i piccoli attraversavano tre fasi, sempre più negative, di risposta alla separazione - protesta, disperazione e infi ne distacco. La fase iniziale di protesta era caratterizzata da un'aperta preoccupazione per l'assenza della figura di attaccamento, espressa da richiami speranzosi e da pianti. Nel giro di pochi giorni, tuttavia, i 176
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bamb ini entravano in una fase di disperazione: apparivano ancora preoccupati per l'assenza del genitore - come indicato dalle crisi di pianto, sempre più flebili e sconfortate - e si mostravano apatici e sem p re meno interessati all'ambiente. Nella fase finale, definita di distac co, i bambini iniziavano a interessarsi all'ambiente circostante, che comprendeva le infermiere e gli altri bambini. Si erano in un certo sen so "ambientati" ; e tuttavia, in questa fase i bambini evitavano e ignora vano attivamente la figura di attaccamento primaria durante eventuali visite, e alcuni sembravano perfino non riconoscerla (Heinicke, We stheimer, 1 966) . Invece, il genitore che in precedenza aveva un ruolo meno importante e gli altri parenti o conoscenti erano prontamente ri conosciuti e accolti - indicando un meccanismo di rimozione più che un semplice problema di memoria. Il distacco mostrato nei confronti della figura di attaccamento primaria poteva persistere per giorni, set timane o persino mesi. Questo genere di disfunzione relazionale ricor dava due tipi di problemi osservati in alcuni adulti in seguito a una grave perdita: il lutto cronico, simile alla disperazione, e il lutto manca to, simile al distacco. Bowlby collocava il distacco all'origine della ri mozione e delle difese.
Differenze individuali nell'attaccamento nel corso dell'infanzia, a livello di comportamenti e rappresentazioni Nel periodo in cui Bowlby perfezionava la sua teoria, Mary Ain sworth conduceva i suoi studi sulle interazioni fra madri e bambini in Uganda. In questa ricerca, che durò un anno e fu completata nel 1 955 , tracciò lo sviluppo dell'attaccamento di ventisei bambini nel corso del loro primo anno di vita - notando, per esempio, le età in cui i bambini iniziavano a distinguere le madri dalle altre persone, e in seguito pian gevano ogni volta che queste si allontanavano. Inoltre, Ainsworth os servò che alcuni bambini mostravano un attaccamento sicuro nei con fronti delle madri, mentre altri erano più insicuri o addirittura non si mostravano attaccati, ipotizzando che queste disparità fossero legate a differenze nell'interazione fra madre e bambino. Ainsworth, tipicamente, estendeva le osservazioni delle madri dei bambini che mostravano un "attaccamento insicuro" al loro contesto al largato, prendendo in considerazione fattori in grado di ridurre la sensi bilità genitoriale pressoché di chiunque. Questi fattori includevano gra1 77
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vi malattie in famiglia, relazioni problematiche con il marito, pressanti difficoltà lavorative o la presenza di una o più concubine in casa. Ecco come Ainsworth descrive la situazione di Muhamidi ( 1963, p. 1 15): Muhamidi disponeva della madre quasi esclusivamente per s é e svi luppò un attaccamento molto intenso nei suoi confronti, attaccamento che tuttavia era insicuro [. . . ] . La madre di Muhamidi lo portava con sé ovunque, e persino nell'orto lavorava tenendolo a tracolla. Non lo la sciava con nessun altro se non per assenze temporanee. Ma era una donna infelice, con gravi problemi; [. . .] aveva da poco perso un bambi no di quattro anni, e un altro figlio di cinque anni [aveva una grave ma lattia] . In seguito, emerse che anche la relazione con il marito era assai problematica; egli pretendeva non solo che coltivasse l'orto, ma lo aiu tasse anche con il raccolto di caffè destinato alla vendita, e lei non aveva alcun sostegno per i suoi bambini che avevano bisogno di cure conti nue. Sentiva il mondo crollarle addosso. Quando Muhamidi compì sette mesi, la donna lasciò il marito e andò a vivere a casa di suo padre, in una famiglia molto complicata con tante gio vani mogli e innumerevoli bambini. La donna non poteva contare sul l'aiuto di sua madre, che viveva altrove, e il padre, pur mostrandole il suo affetto, era sempre indaffarato. Le mogli, poi, erano gelose di lei. In realtà, in quella famiglia si sentiva fuori posto. C'erano altre persone in quel con testo che avrebbero potuto aiutarla, ma nessuna lo fece realmente.
Segue la descrizione di un bambino sicuro e di sua madre (pp. 1 121 13 ) : [William] era il più piccolo di dieci bambini [ . . . ] . L a madre, da sola, aveva cresciuto tutti questi bambini, coltivato e preparato il loro cibo, confezionato molti dei loro vestiti, e badato alla casa di fango e paglia, arredata con gusto e abbellita da un giardino fiorito. Era una donna se rena e pacata, che riusciva a parlare tranquillamente con noi, a dedica re del tempo a scambi giocosi e intimi con William, e inoltre a badare alle necessità degli altri figli. [. . .] Usava una carriola come carrozzino per William, adagiandolo su candidi panni di cotone bianco.
Come Bowlby ( 1 969) , Ainsworth lasciava aperta la possibilità che le prime relazioni potessero in seguito modificarsi. I bambini insicuri po tevano, a suo avviso, diventare sicuri, come dimostrava la descrizione di un bambino molto insicuro la cui relazione con la madre migliorò una volta che lei, dopo uno scontro fisico, ebbe la meglio sulla prima moglie del marito - una donna grossa e prepotente che fu così costret ta ad andarsene di casa. Allo stesso tempo, Ainsworth riteneva che al-
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cuni bambini classificati come sicuri nella prima infanzia corressero il rischio, in seguito, di diventare insicuri. Per esempio, Paulo venne classificato sicuro da Ainsworth nelle sue osservazioni, ma, conside rando gli altri bambini della famiglia, lei si chiedeva preoccupata se sa rebbe rimasto tale (Ainsworth, 1963 , pp. 138-139) : Due bambini del mio campione, Paulo e William, rientrano entram bi nel gruppo con un attaccamento sicuro. Tuttavia la prognosi sulla lo ro salute mentale differisce se si prende in considerazione anche il com portamento della madre con gli altri bambini della famiglia e la loro ri sposta. La madre di William ripartisce il suo tempo e il suo affetto fra tutti i figli, mentre quella di Paolo si dedica quasi esclusivamente al bebè, al punto che i fratelli più grandi si sentono trascurati e rifiutati. Questo è solo un esempio di come la relazione fra attaccamento infan tile e salute mentale sia tutto fuorché semplice.
Come mostra questo esempio, le osservazioni di Ainsworth erano scritte in un linguaggio estremamente semplice e scorrevole; tuttavia, riteneva che il comportamento di attaccamento manifestasse qualcosa di più profondo, e fece sempre attenzione a non confondere il "sem plice" comportamento con i modelli sottostanti o con il concetto stes so di attaccamento. Nel 1 967, traendo le conclusioni dello studio con dotto in Uganda, Ainsworth dichiarava (p. 429 ) : L'argomento di questo libro è , i n buona sostanza, l a natura dell'a more e le sue origini nell'attaccamento che il bambino, sin da tenera età, sviluppa nei confronti della madre. L'attaccamento si manifesta at traverso [specifici] modelli di comportamento, ma questi modelli in sé non costituiscono l'attaccamento. L'attaccamento è qualcosa di interio re [. . ] . Questo fenomeno interiorizzato che chiamiamo attaccamento è fatto di sensazioni, ricordi, desideri, aspettative e intenzioni [. . . ] e agi sce da filtro nella ricezione e interpretazione delle esperienze interper sonali, come una specie di calco che riproduce le caratteristiche delle risposte osservabili nel mondo esterno. .
Lo studio condotto da Ainsworth a Baltimora era in origine inteso a replicare i risultati emersi in Uganda. Stavolta, coadiuvata dai suoi as sis tenti, osservò ciascuna diade madre-bambino in blocchi di quattro ore, iniziando dal periodo immediatamente successivo alla nascita e proseguendo a intervalli di circa tre settimane. Venivano, in modo di screto, pres i degli appunti, che poi erano dettati. Alla fine dell'anno, i resoconti trascritti delle ore di osservazione a casa (da sessanta a ottan ta) riempivano circa duecento pagine a interlinea singola . 1 79
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La procedura della Strange Situation di Ainsworth è stata concepi ta in una sola ora, quando, insieme a una delle principali assistenti (Barbara Wittig) si propose di ideare un " esperimento" da integrare in quello che, fino ad allora, era stato uno studio longitudinale basato esclusivamente sull'osservazione. La procedura poteva essere impie gata con bambini di dodici mesi, e si proponeva di dimostrare la natu ra universale del comportamento di attaccamento del bambino in ri sposta a segnali di pericolo presenti in natura (Bowlby, 197 3 ) ovvero (a) l'avvicinarsi di una persona sconosciuta (b) in un ambiente estra neo (c) da cui si allontana la figura di attaccamento. In questa situazio ne, il genitore si allontana e ritorna due volte; una persona estranea (in genere una donna) entra nella stanza due volte; il bambino resta con l'estranea una volta, e completamente da solo la volta successiva. Gli episodi di separazione vengono subito terminati in caso di forte agita zione del bambino. Colpisce che, pur essendo divenuta un metodo di riferimento per stimare le differenze individuali, la Strange Situation sia stata sviluppa ta allo scopo di illustrare gli aspetti universali riguardanti i comporta menti di attaccamento e di esplorazione nei bambini di un anno. Per tanto, proponendosi di dimostrare che Bowlby avesse ragione in meri to alle modalità di risposta di quasi tutti i bambini di un anno, Ain sworth prevedeva che la combinazione dei "segnali naturali di perico lo" descritti in precedenza avrebbe fatto piangere il bambino almeno nel corso della seconda separazione, spingendolo ad avvicinarsi rapida mente al genitore al suo ritorno. Al ricongiungimento di madre e bam bino, tuttavia, s'ipotizzava che la presenza materna avrebbe rassicurato sufficientemente il bambino da permettergli di ritornare a giocare. Se da un lato la maggioranza dei bambini (tredici su ventitré)l si com portò come previsto - bambini in seguito definiti sicuri (Gruppo B) -, Ainsworth fu stupita di osservare che sei si mostravano poco o per nulla turbati quando erano lasciati da soli nell'ambiente estraneo, e in segui to evitavano e ignoravano la madre al suo ritorno. Sorprendentemente, essi si comportavano come i bambini più grandi che attraversavano la fase di distacco in seguito a separazioni prolungate, come descritto da Robertson e Bowlby ( 1 952). Questi bambini, definiti evitanti (Gruppo A) , secondo Ainsworth reagivano alla situazione difficile reprimendo le manifestazioni di ansia e di rabbia. Quasi in forma speculare, i quattro ,
7. Tre dei ventisei bambini non sono stati sottoposti alla procedura (per esempio, a causa di una malattia).
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bambini restanti erano, a differenza degli altri, troppo angosciati per dedicarsi all'esplorazione o al gioco, persino in presenza della madre. Questi bambini, definiti resistenti/ambivalenti (Gruppo c), si preoccu pavano di dove fosse la madre per l'intero corso della procedura, ed erano tuttavia troppo arrabbiati e/o angosciati per trarre conforto dal suo ritorno. Le percentuali medie di bambini A, B e c negli studi con dotti in tutto il mondo hanno confermato in pieno quelle osservate nel campione di Baltimora da Ainsworth, e in quasi tutte le culture i bam bini sono, per la maggior parte, classificati sicuri (van IJzendoorn, Sagi, 1 999 ) . Sorprende rilevare che l'attaccamento infantile non è risultato significativamente correlato al sesso o all'ordine di nascita. Interessata ad approfondire le inattese differenze osservate nelle ri sposte a brevi separazioni di bambini allevati dalle loro famiglie, Ain sworth sottopose a un'analisi in doppio cieco i voluminosi resoconti che aveva raccolto sulle interazioni a casa fra madre e bambino. Que sto studio rivelò tre diversi modelli di risposta da parte della madre, ciascuno dei quali, sorprendentemente, era associato a una particolare categoria di risposta del bambino alla Strange Situation.8 Riporto qui di seguito i resoconti di tre Strange Situation riguardanti bambini di età compresa fra i dodici e i quindici mesi, che hanno mostrato rispet tivamente un attaccamento sicuro, evitante e resistente/ambivalente nel corso della procedura. In calce a ciascun resoconto, mi soffermerò sui modelli di risposta materna associati, riferendomi alla descrizione di Ainsworth. In seguito, discuterò le possibili conseguenze, al livello di comportamenti e rappresentazioni, delle tre diverse categorie di ri sposta, desunte dal comportamento dei bambini nei confronti delle madri all'età di un anno. I codificatori attribuivano un punteggio a ogni bambino su scale graduate a sette livelli (ricerca della vicinanza, evitamento della vicinanza, mantenimento del contatto e resistenza al contatto) ogni qualvolta la madre ritornava. Al bambino veniva quindi assegnata una categoria (più esattamente, una categoria generale e una sottocategoria più specifica; per ragioni di spazio ci limiteremo a ri portare la prima) . 8. Molte ricerche successive, tra cui il nostro studio condotto su 1 89 famiglie della Bay Area, hanno mostrato che la risposta di un bambino a un genitore non è indicativa della rispo sta al secondo genitore. In altre parole, un bambino che mostra un attaccamento sicuro nei con fronti della madre potrebbe invece evitare il padre. Questo dato è del tutto coerente con l'ipo tesi che la risposta alla Strange Situation rifletta una specifica storia intcrattiva più che il tempe ramento del bambino. In appendice al presente capitolo sono riportate le indicazioni che ci fanno ritenere che, nella maggior parte dei bambini organizzati, appartenenti a campioni a bas so rischio, i fattori costituzionali giochino un ruolo abbastanza limitato.
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Ben Vorrei iniziare descrivendo un bambino che mostra un modello comportamentale ed emotivo tipicamente " sicuro" ( " B " ) nel corso della Strange Situation. Questa particolare risposta si osserva, in tutto il mondo, nella maggior parte dei bambini di un anno appartenenti a famiglie a basso rischio (van IJzendoorn, Sagi, 1 999). Limitatamente a questo primo esempio, per darne al lettore un'idea più completa, de scriverò in modo dettagliato le varie fasi della procedura. Inizio della procedura. Ben, un bambino di quindici mesi, appare forte, energico e intelligente. La madre è giovane, e si mostra affettuosa. Ben inizia subito a esplorare attivamente i giocattoli e la stanza, balbettando e mostran do alla madre i giocattoli perché lei li guardi o faccia osservazioni in merito. Seguendo le nostre istruzioni di " rispondere al bambino il necessario, senza però guidarlo nelle sue attività" , la madre siede protesa in avanti, mostrando si tranquilla, attenta e sensibile alle richieste del bambino. Ingresso dell'estranea. Quando, nel secondo episodio, entra la giovane donna che recita il ruolo dell'estranea, Ben va incontro alla madre, appog giandosi all'indietro sulle sue ginocchia. L'estranea invita Ben a giocare, e la madre lo incoraggia garbatamente. Prima separazione: il bambino è lasciato con l'estranea. Quando la madre esce silenziosamente dalla stanza, Ben ha da poco iniziato a giocare con l'e stranea. Seguendo anche in questo caso le nostre istruzioni, la donna lascia la borsa nella stanza, perché Ben possa pensare che ritornerà presto. Tuttavia, Ben non piange, ma quasi subito si dirige verso la porta e inizia a chiamare "Mamma! Mamma ! " . L'estranea cerca di distrarlo, egli si calma per un po' e si guarda intorno, poi chiama di nuovo la madre. La sua voce ora tradisce un'ansia crescente. Ben è preso in braccio dall'estranea; quando sente la voce della madre, si divincola e allunga le braccia verso la porta. Primo ritorno del genitore. Da quando si apre la porta, Ben inizia a piange re forte. Secondo le istruzioni, la madre si ferma un attimo sulla soglia, e Ben, scostandosi dall'estranea, cammina rapidamente verso di lei. La madre si chi na per accoglierlo e lo prende in braccio. Ben si tiene stretto a lei e subito smette di piangere. Dopo un abbraccio, Ben si raddrizza e, nel vedere uscire l'estranea, si volta e le fa un cenno con la mano; la madre ride e dice "Ciao ciao" al posto suo. Ben sta in piedi sulle ginocchia della madre e, dopo essersi guardato intorno, l'abbraccia di nuovo. Subito dopo, tuttavia, inizia a "chiac chierare" con lei sulle luci, i giocattoli e altri oggetti. La madre lo aiuta a scen dere, e Ben riprende a esplorare la stanza. Prima che inizi l'episodio successivo, un segnale proveniente dalla finestra di osservazione indica alla madre che è il momento di uscire di nuovo. Ben la segue veloce fino alla porta e le prende la mano. La madre, in modo garbato ma risoluto, rifiuta la stretta e lo rassicura che ritornerà presto. Seconda separazione: il bambino resta da solo. Ben inizia subito a piangere
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e a chiamare l a madre. Sembra molto angosciato, sicché l'episodio viene su bito concluso. Madre ancora assente, mentre entra l'estranea. Questa volta, l'estranea non riesce a consolare né a distrarre Ben, che continua a gridare "Mamm a ! Mam ma ! " con le braccia protese verso la porta. Anche questo episodio viene con cluso in anticipo. Secondo e definitivo ritorno del genitore. Seguendo le nostre istruzioni, an che in questo caso la madre di Ben si ferma un attimo sulla soglia, e Ben corre verso di lei più veloce che può, con le braccia in avanti. Come in p recedenza (anche se stavolta seguendo le nostre istruzioni) , lei lo prende in braccio e lo tiene stretto a sé. Ben si aggrappa a lei, adagiandole il capo sulla spalla, e quan do lei lo tiene con sé sulla sedia, emette un piccolo singhiozzo. La madre dice: "Mi sono allontanata appena un attimo, ma sono ritornata, visto? " . Con un al tro singhiozzo quasi convinto, Ben le cinge il collo, si siede e si guarda intorno. Quando esce l'estranea, Ben le fa cenno con la mano, abbraccia la madre forte, si gira intorno cercando la porta e fa ancora cenno con la mano all'estra nea, dicendo " Ciao ciao " . La madre ride sommessamente, ripetendo "Ciao ciao" , e Ben inizia un'esplorazione attiva e accurata della stanza.
Probabilmente, ciò che colpisce di più in questo racconto (e nella maggior parte delle osservazioni come questa) è che Ben, dopo aver pianto e chiamato la madre con grande intensità a ogni separazione, si calma subito al ritorno della madre. Egli mostra quindi un'attenzione flessibile nel corso della procedura: gioca in presenza della madre, la chiama in sua assenza e - dopo un breve abbraccio - ritorna a giocare al suo ritorno (è stata, credo, Inge Bretherton a notare per prima che le Strange Situation dei bambini sicuri seguono lo schema drammatico "lui ama lei, lui la perde, lei ritorna da lui " ) . Nel campione d i Baltimora, l e risposte alla Strange Situation come quelle di Ben erano strettamente correlate9 alla sensibilità della madre ai segnali e ai messaggi del bambino, e alla propensione della madre a rispondere prontamente ai segnali di disagio da parte sua (Ainsworth et al. , 197 8). Il livello di sicurezza era inoltre associato alla tenerezza e all'attenzione con cui la madre teneva in braccio il bambino, e a un'in terazione faccia a faccia sincronizzata. In modo inatteso, i bambini si curi si mostravano poco ansiosi a casa, e piangevano raramente quan do le madri si spostavano da una stanza all a ltra '
.
9. Una meta-analisi relativa ai diversi tentativi di misurare la sensibilità materna in rapporto al com portamento nella Strange Situation (deWolff, van IJzendoorn, 1997) ha mostrato un'associa zione modesta ma significativa (i risultati erano più evidenti quando il metodo per stimare il grado di sensibilità e il campione stesso si approssimavano allo studio di Ainsworth). Questo dato non sorprende, se si considera che non esiste un training per misurare la sensibilità materna, e nessun ricercatore ha condotto studi in merito per un periodo comparabile a quello di Ainsworth.
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In base alle nostre conoscenze sulla probabilità che la risposta della madre riesca a confortare e a calmare Ben quando sono a casa, possia mo considerare la risposta del piccolo alla Strange Situation come con seguenza naturale delle sue aspettative. Con il ripetersi delle interazioni e con la loro generalizzazione (le RIG di Stern, 1 985 ) , Ben si forma il modello, sia pure primitivo, di una madre che tende a rispondere a ogni sua manifestazione di disagio, come avviene anche nell'ambiente estra neo. Ciò spiega, in modo molto semplice, l'attenzione flessibile di Ben. Non avendo sperimentato alcun rifiuto, egli non ha problemi a mo strarsi turbato durante la separazione, o ad accorrere verso la madre al suo ritorno. Inoltre, confidando sulla prevedibilità della risposta di sua madre, Ben può rilassarsi e giocare in sua presenza: se si allontanerà an cora, non dovrà far altro che protestare perché lei ritorni presto. Gli studi condotti su un campione di basso livello socioeconomico del Minnesota (Sroufe et al. , 2005; per un campione tedesco simile ve di Suess, Grossmann, Sroufe, 1 992) hanno dimostrato che il rapporto con i coetanei dei bambini classificati sicuri nei confronti delle madri nella prima infanzia tende a essere positivo, e che questi bambini han no più successo con i compagni. I loro insegnanti (che non conosceva no in quale categoria relativa all'attaccamento rientrassero) in genere li consideravano più forti e adattabili, e si comportavano di conseguen za. I bambini sicuri, nei confronti dei coetanei, non erano né vittime né persecutori, e venivano considerati assertivi dai bambini più aggressivi (Troy, Sroufe, 1 987; Weinfield et al., 1 999). Consideriamo ora che cosa accade, in base agli studi condotti, ai bambini come Ben a sei anni. Main e Cassidy ( 1 988) hanno osservato che, dopo una separazione di un'ora dalle madri, i bambini sicuri in genere le salutavano subito al loro ritorno, ma in modo sereno, espri mendo piacere e interesse. Questi risultati sono stati replicati in diversi campioni a basso rischio (vedi, per esempio, Wartner et al., 1 994 ) . La nostra attenzione, nel nostro saggio originario (Main, Kaplan, Cassidy, 1 985 ) , era però rivolta soprattutto ai processi rappresentazio nali prevedibili in base alla precedente risposta alla Strange Situation. In questo studio, Kaplan (vedi anche Kaplan, 1 987) impiegò un adat tamento del Separation Anxiety Test di Hansburg ( 1972) , che è incen trato sulla presentazione di immagini in cui un adolescente è separato dai genitori. Nell'ambito del nostro studio longitudinale, Kaplan pre sentò a ciascun bambino di sei anni una serie di immagini (tratte da Klagsbrun, Bowlby, 1 976, e adattate specificamente per bambini più piccoli) raffiguranti delle separazioni che spaziavano dal bacio della 1 84
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b uonanotte a un viaggio di due settimane. A ogni presentazione, al b ambino veniva chiesto come si sentisse, secondo lui, il bambino raffi gurato e che cosa avrebbe probabilmente /atto. Kaplan rielaborò il si stem a di codifica originario, scegliendo di trascrivere le risposte del b ambino prima di analizzarle. I bambini sicuri come Ben mostravano due caratteristiche. In primo luogo, rivelavano una certa apertura emotiva riguardo a come potesse sentirsi il bambino rappresentato ( " Mi sembra molto triste" o "Penso che si arrabbierà molto per que sto" ). Allo stesso tempo, presentavano delle opinioni costruttive su ciò che avrebbe potuto fare ( ''Be', potrebbe chiamare i genitori di un suo amico chiedendo di fargli compagnia" ) . Ciò fa ritenere che u n bambino sicuro possa accettare che accada qualche imprevisto, e riesca a pensare a un modo costruttivo per "ri solvere" la crisi. Risultati simili ai nostri sono emersi in uno studio su un campione di basso livello socioeconomico del Minnesota, basato sul gioco alla sabbiera anziché su racconti riguardanti separazioni. In questo caso, Rosenberg ( 1 984) ha osservato che, in netto contrasto con i bambini insicuri, i bambini sicuri tendevano (a) a inventarsi una crisi ( " Oh, oh ! La tigre mangia il bambino ! ") e in seguito (b) a trovare un lieto ./i.ne ( '' Poi la tigre lo sputa fuori ! E il bambino sta bene" ) . Rap presentando separazioni attraverso bambole, Solomon, George e DeJong ( 1995 ) hanno osservato nei bambini sicuri risposte simili a quelle notate da Kaplan e Rosenberg. Per cercare di capire come mai lo schema narrativo " crisi-risoluzio ne della crisi" sia risultato così strettamente associato all'attaccamento sicuro alla madre in tre campioni indipendenti, può essere utile esami nare il comportamento nella Strange Situation dei bambini allevati con sensibilità. Il bambino sicuro esprime apertamente le proprie emozioni di fronte a una crisi, e la "risolve" piangendo e recuperando così il genitore (il "lieto fine " ) . Particolarmente affascinante è la sua capacità di creare attivamente una crisi da risolvere: i bambini sicuri del Minnesota mostravano infatti di poter inventare (nel gioco) situa zioni di pericolo, certi di trovare un lieto fine. A Berkeley, Amy Strage e io abbiamo elaborato un sistema per co dificare le conversazioni fra genitore e bambino a sei anni a partire dai trascritti dei ricongiungimenti da noi filmati (Strage, Main, 1 985 ; vedi Main, 1 995 ) . Sorprendentemente, le conversazioni del bambino sia con la madre sia con il padre riflettevano il precedente comportamen to nella Strange Situation nei confronti dello stesso genitore. In altri termini, è possibile prevedere che un bambino sicuro con la madre ma 1 85
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evitante con il padre nella prima infanzia parli in modo disinvolto con la madre (vedi in seguito) e inibito con il padre (come in tutti gli studi descritti nel presente saggio, il codificatore era naturalmente ignaro del comportamento del bambino nella Strange Situation) . In una con versazione scorrevole, come quella fra Ben e sua madre, le domande sono poste apertamente e ricevono risposta diretta, entrambe le parti concorrono al dialogo e non vi sono limiti agli argomenti possibili: MADRE [entra] : Ciao, Ben. Che hai fatto tutto questo tempo? [Si noti che la domanda è " aperta" e dà a Ben la possibilità di soffermarsi sulle sue espe rienze recenti.] BEN: Be', ho fatto dei disegni. Uno è sulla parete qui sopra. Poi ho guarda to delle foto e ho risposto ad alcune domande su un bambino. Le foto erano in bianco e nero. Uh, mamma, guarda il tavolo. MADRE: Oh ! Non è più un tavolo. È una sabbiera. BEN: Già, lei [esaminatrice] ha tolto la copertura e c'era tutta questa sab bia e ho fatto una fattoria, guarda, con un sacco di animali, e questo cane fa la guardia. MADRE: Sì, vedo, e qui c'è il cane. Ehi, ma assomiglia al nostro Rumpus ! BEN: Ma no ! Rumpus è grasso. Voglio dire che è un cane eccezionale, ma certo non assomiglia a questo cane. Rumpus è grasso. MADRE: Be', indovina un po' chi gli dà da mangiare! Tu ! [Ridono entrambi.] BEN: Va bene, vuol dire che gli darò un nuovo nome. Che ne pensi di "Porky " ?
A tutti i bambini del nostro campione, nella prima fase dello studio, veniva chiesto di disegnare le loro famiglie (in assenza dei genitori, cui intanto era somministrata l'AAI). I bambini sicuri tendevano a disegna re figure centrate e ancorate a terra, di grandezza media, separatt::: in modo equilibrato e - a seconda dell'abilità nel disegno - dettagliate e ben differenziate. Sebbene le espressioni facciali fossero generalmente amichevoli e serene, non tutte le figure erano necessariamente sorri denti. In ogni caso, i membri della famiglia erano spesso disegnati in piedi e con le braccia in avanti, come a voler abbracciare l'osservatore. Anche se questa pastura può avere una valenza simbolica di qual che tipo, si può certamente ipotizzare che sia verosimile, e dunque questi disegni non possono essere considerati creazioni di fantasia. I bambini sicuri, infatti, rispondono in modo realistico alla fotografia della loro famiglia presentata all'inizio della seduta: tipicamente l'ac colgono, spesso con commenti positivi ( ''La maglietta di papà assomi glia alla mia, eh? " ) , e la riconsegnano senza problemi all'esaminatore.
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Adrian Riporto ora la descrizione del filmato di una Strange Situation con un bambino evitante. Adrian appare un bambino esile e serio, con il volto singolarmente ine spressivo. La madre è una donna ben curata, rapida e decisa nei movimenti. Nell' episodio iniziale, Adrian è preso dai giocattoli e accetta con distacco l'in gresso dell'estranea. Non dà segni visibili all'uscita della madre, e gioca con l'estranea per tutti e tre i minuti senza nemmeno guardare la porta. Il primo ricongiungimento inizia quando la madre appare sulla porta e lo chiama. Adrian si sporge, o meglio s'inarca su un giocattolo, e dà leggermente le spalle alla madre. All'awicinarsi di quest'ultima, Adrian si curva e si allon tana ulteriormente da lei. La madre si dirige verso la sua sedia, facendo com menti sui giocattoli con cui Adrian sta giocando e cercando di dirigere la sua attenzione su altri. Egli continua a guardare altrove. Quando la madre lascia la stanza la seconda volta, Adrian resta da solo. Sorprendentemente, non mostra alcuna reazione emotiva e continua a occu parsi dei giocattoli per tutti e tre i minuti. All'ingresso dell'estranea, cambia poco nel comportamento di Adrian. Tuttavia, nel complesso, è più amichevo le con l'estranea che con la madre. Quando la madre ritorna per la seconda volta e lo chiama ( " Uuh ! " ) , Adrian emette u n leggero brontolio di disappunto e s i gira dall'altra parte al suo awicinarsi. Quando la madre si abbassa per prenderlo, s'inarca e s'irrigi disce. In piedi con il bimbo in braccio, la donna cerca di attirare la sua atten zione, ma Adrian rimane inespressivo e si volta dall'altra parte, indicando con distacco un giocattolo sul pavimento. La madre lo mette giù e commenta l'in teresse del piccolo per il giocattolo. La procedura termina due minuti dopo. Adrian non ha mai guardato la madre né ha mai prestato attenzione alle sue parole.
La maggior parte degli osservatori trova piuttosto noiose le Strange Situation riguardanti b ambini evitanti. Non ci sono alti e b assi dal p unto di vista emotivo, né crisi seguite da un lieto fine. Sembra che nulla accada. Le rilevazioni di Ainsworth hanno mostrato che il modello evitante, come quello sicuro, si basa sulle precedenti interazioni (Ainsworth et al., 1978) . Il comportamento evitante del bambino era associato, nello specifico, al rifiuto materno del suo compgrtamento di attaccamento, esp resso indirettamente (per esempio, dichiarandosi pentita di averlo messo al mondo) o direttamente, opponendosi al contatto fisico con il bambino. Le madri dei bambini evitanti si ritraevano leggermente quando i figli cercavano di toccarle, o evitavano in altri modi il contatto. 1 87
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Può inizialmente sorprendere che quattro dei bambini più evitanti osservati da Ainsworth si mostrassero ansiosi e turbati a casa durante gli spostamenti delle madri da una stanza all'altra. Questo dato, tutta via, era in linea con l'ipotesi di Ainsworth secondo cui il comporta mento di evitamento rappresenterebbe il prodromo di una forma di difesa contro l'ansietà e la rabbia che emergono nelle situazioni in cui il bambino è sotto pressione. Nelle analisi condotte a Berkeley, ho os servato che i punteggi relativi al comportamento evitante (e per defi nizione anaffettivo) della madre durante la Strange Situation erano strettamente correlati al grado in cui il bambino, invece, mostrava se gni di rabbia nei confronti della madre a casa. Tuttavia, sebbene né la rabbia né l'ansia trovassero diretta espressione nel comportamento all'interno della Strange Situation, alcuni studi successivi condotti da Sroufe e Waters ( 1977b) e, in seguito, da Spangler e Grossmann ( 1 993 , 1 999) , indicano che, nel corso della procedura della Strange Situation, i bambini evitanti erano sottoposti a un notevole disagio sul piano psicologico. I bambini del campione del Minnesota di basso livello socioecono mico che si erano mostrati evitanti nei confronti delle madri nel corso della prima infanzia, tendevano molto più degli altri a maltrattare o a cercare di vittimizzare i coetanei all'asilo nido (Troy, Sroufe, 1 987 ) . Inoltre, tendevano a essere più rifiutati dagli insegnanti rispetto ai bambini sicuri o resistenti/ambivalenti. Era come se i bambini rifiutati dalle madri nella prima infanzia tendessero ad attirare su di sé il rifiuto di ogni altra persona (Sroufe, Fleeson, 1 986; vedi anche Weinfield et al., 1 999). Nei filmati degli incontri genitore-bambino all'età di sei anni, nel nostro e in altri campioni studiati in seguito, i bambini che evitavano le madri nel corso della prima infanzia continuavano a farlo (sebbene in modo più velato) , rispondendo con monosillabi, occupandosi d'altro e voltando altrove lo sguardo e spesso il corpo. In generale, i punteggi relativi alla tendenza a evitare un dato genitore all'età di sei anni pote vano essere facilmente previsti da un atteggiamento evitante nei con fronti dello stesso genitore cinque anni prima. Strage e io abbiamo os servato che le conversazioni delle diadi evitanti tendono a ridursi ai minimi termini. Il genitore si limita in genere a porre domande retori che, che richiedono un sì o un no, e che non incoraggiano un vero dia logo. La discussione è incentrata prevalentemente su oggetti inanima ti, la conversazione è mantenuta a livelli minimi sia dal genitore sia dal bambino, e spesso le risposte sono precedute da pause. 188
CATEGORIE ORGANIZZATE DI ATTACCAMENTO . . .
MADRE [entra] : Ciao, Adrian. Ti sei divertito? Sei stato bene? [Si noti che ]a domanda non è "aperta" , e la risposta prevista è "Sì".] ADRIAN [dopo una breve pausa] : . . . Sì. MADRE: Non mi sembra poi tanto. Caspita, qui c'è una sabbiera. E anche un cane. ADRIAN [di nuovo dopo una breve pausa] : . . . Sì, è una sabbiera.
In uno studio che ha esaminato i racconti di bambini riguardo a im magini raffiguranti separazioni fra genitori e figli, Kaplan ( 1 987) ha os servato una risposta inattesa nei bambini classificati in precedenza co me evitanti. Si aspettava che questi bambini dichiarassero che il bam bino nella fotografia non provasse "nulla" durante la separazione, e in vece, spesso, gli attribuivano emozioni appropriate ( ''Triste, mi sem bra triste" ) . Ciò che li distingueva nettamente dai bambini sicuri era l'incapacità di pensare a cosa potesse fare il bambino raffigurato ri spetto alla separazione, rispondendo tipicamente " Non so. Non so" oppure "Niente. Forse scappar via " . I disegni della famiglia dei bambini evitanti, che abbiamo definito -- znuu_lnerab:J.!, �.Pi��§=��.é1?.r�1�nt:av�n9:�re so�P"esé 111 arra:sép aràie da ampi sp��i, poçq diff�renziate, con sorrisi stereotipati. Va comun que segnalato un aspetto sorprendente: spesso una o più persone era no raffigurate senza braccia (andrebbe qui notata la precedente avver sione mostrata dalla madre per il contatto fisico), anche quando, in.al tre parti dèlla figura, il bambino mostrava di essere pienamente in gra do di disegnarle (Kaplan, Main, 1986).10 Nei realistici disegni dei bam bini sicuri, invece, le persone non fluttuano nell'aria, e hanno le brac cia al loro posto. È interessante confrontare il tratto irrealistico dei bambini evitanti nel compito orientato a disegnare realisticamente le proprie famiglie con le loro risposte in seguito alla presentazione della fotografia della l oro famiglia. I ball11?iJ:!Lç_h�- _er_�_[l_Q_ stati classificati evitanti nel corso della prima infanzia, in questo compito, si voltavano dall'altra parte, distoglie�ànoT� sguardo, rifi�tavano di prendere in mano la fotografia e addirittura arretravano di fronte alla sua vista. In altre parole, sebbe ne i disegni della famiglia fossero pervasi da simbolismo (probabil mente involontario), quello che, di fatto, era solo un simbolo o una rappresentazione era invece trattato come qualcosa di reale. lO_ Per sottoporre a verifica quest'ipotesi, Nancy Kaplan e io abbiamo chiesto informalmen a bambini rientranti in diverse categorie di attaccamento di disegnare le loro famiglie, e poi un o rso J i peluche. Molti bambini evitanti, anche in questo caso, facevano i membri della famiglia senza braccia, mentre disegnavano l'orsacchiotto completo di zampe. tc
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RAPPRESENTAZIONI DEU;ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Cecilia
Questo resoconto riflette la risposta alla Strange Situation di una bambina resistente/ambivalente. Cecilia appare turbata non appena si vede nell'ambiente estraneo del la boratorio, sebbene la madre - una donna un po' in disordine, come presa da tanti problemi - le sia accanto. Quando entra l'estranea, Cecilia appare so spettosa e non propriamente a suo agio, e rifiuta il suo invito a giocare. Subito dopo la separazione, inizia a piangere, resistendo con rabbia a ogni tentativo dell'estranea di consolarla. Al ritorno della madre, Cecilia piange forte; non si placa nemmeno quan do è presa in braccio e continua ad agitarsi per almeno un minuto. Quando la madre cerca di richiamare il suo interesse sui giocattoli, si guarda per un atti mo intorno, poi si aggrappa nuovamente alla madre, piangendo e mostrando si ancora inconsolabile. La madre le ripete: " Su, su, sta' calma, va tutto bene" , m a Cecilia rifiuta di scendere o d i giocare. Quando la madre si allontana nuovamente, Cecilia ricomincia a piangere forte e corre carponi verso la porta. L'estranea entra subito dopo, ma Cecilia resiste rabbiosamente ai suoi approcci. La madre è fatta entrare quasi subito e, dopo una lunga pausa, in cui osser va piangere Cecilia, la riprende in braccio. Cerca quindi di farla scendere, ma la piccola si oppone con un gesto di stizza. Quando la madre si protende per consolarla, piange più forte, chiude gli occhi e si agita visibilmente. Due mi nuti dopo, Cecilia resta concentrata sulla madre, aggrappandosi alle sue gi nocchia e lamentandosi insoddisfatta. Nel corso della procedura, non si è mai interessata ai giocattoli.
Gli osservatori tendono a rispondere a uno scenario come questo con irritazione, rivolta a uno o a entrambi i membri della diade. Si noti inoltre che, come nel caso di Adrian, è assente uno svolgimento narra tivo. Cecilia si mostra angosciata dall'inizio alla fine, non solo durante le separazioni dalla madre o al suo ritorno. Nel campione di Baltimora esaminato da Ainsworth, il comporta mento resistente/ambivalente era associato a un'insensibilità della ma dre nei confronti dei segnali del bambino - in particolare a una rispo sta imprevedibile - ma non a un rifiuto da parte sua. Le madri di questi bambini, inoltre, apparivano incapaci di tenerli in braccio e le intera zioni faccia a faccia con i figli erano per nulla sincronizzate. Ainsworth ha inoltre condotto delle osservazioni informali in cui queste madri apparivano scoraggiare l'autonomia dei figli (Ainsworth et al. , 197 8; Cassidy, Berlin, 1 994 ) . 1 90
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Osservati all'asilo nido, i bambini come Cecilia tendono a essere "coccolati" dalle maestre, nel senso che non ci si aspetta che giochino autonomamente come gli altri, e vengono trattati come bambini più piccoli (Sroufe, Fleeson, 1986) . Inoltre, sono lasciati tranquilli dai bam bini come Ben ma sono facili vittime di bambini evitanti come Adrian (Troy, Sroufe, 1 987) . All'età di sei anni, un bambino di questo tipo può mostrare una ve ambivalenza al ricongiungimento con il genitore, talvolta accom ata l pagnata da espressioni di affetto esagerate (Main, Cassidy, 1988) - per esempio, cingere il genitore con un braccio, piegando la testa e guar dando verso la telecamera, per poi scostarsi impaziente l'attimo dopo. Nel nostro campione originale era presente un numero troppo limita to di bambini resistenti/ambivalenti perché potessimo individuare una modalità linguistica caratteristica, ma esaminando anche altri campioni abb.ign.o..notato una PJ:'�occupazione eccessiva per gli stati cm o��Yi.�krt;laz!2ni !n.t�m-�r.sggilli : MADRE: Sono così stanca. Ti sei stancata anche tu, non è vero, tesoro? Sem bri esausta. CECILIA: Sì, mi sono stancata. Sei stata via tutto questo tempo. Guarda, non ci possiamo più sedere insieme sul tavolo, la signora ha tolto la copertura. MADRE: Siediti sulle ginocchia di mamma, non possiamo certo sederci nel la sabbia. Scommetto che ti sono mancata. [Cecilia si siede, poi si divincola come se volesse sottrarsi alla madre.] MADRE: Tesoro, su, sta' buona. Cerca di metterti comoda, d'accordo?
Nello studio di Kaplan ( 1 987 ) erano presenti solo pochi bambini come Cecilia, ma le loro risposte apparivano riflettere l'ambivalenza mostrata in passato. Uno disse che il bambino nella fotografia stava rincorrendo i genitori, ma poi gli sparava contro. In un altro racconto, il bambino raffigurato accoglieva i genitori con dei fiori al loro ritorno, ma poi nascondeva loro i vestiti. Abg_i�mQ definito vt:tlnerabili i disegni della famiglia fatti .a 5.ei anni dai bambini come Cecilia (Kaplan, Main, 1 986). Tipicamente, i disegni contenevano figure troppo grandi o tro ppo pi��ole-(per esempio, una minuscola famiglia relegata in un an golo della p agina). In àltri casi, venivano evidenziate le parti del corpo più deboli e vulnerabili, per esempio persone con un grosso addome tondemii��-t�- d c�p erto di bottoni. I (pochi) bambini di questo tipo erari6tnrbati dalla fotùgrafia della loro famiglia.
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RAPPRESENTAZIONI DELI:ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Riassunto Vorrei ora riassumere le nostre ipotesi in merito allo studio condot to in origine da Ainsworth a Baltimora. In primo luogo, secondo la prospettiva di Ainsworth, ciascuno di questi bambini aveva indubbia mente sviluppato un attaccamento alla madre, che poteva essere facil mente osservato a casa. Tuttavia, in sei bambini il comportamento di attaccamento era assente sotto la pressione della Strange Situation, mentre in quattro casi era eccessivo e inibiva fortemente l' esplorazio ne. In netto contrasto con le previsioni di Bowlby e con le proprie, Ainsworth ha rilevato che l'organizzazione dell'attaccamento alla ma dre dei bambini differiva sistematicamente in base alla risposta della donna ai segnali e alle comunicazioni del figlio nel primo anno di vita. Nella maggioranza dei casi, come previsto, la procedura evocava nei bambini solo comportamenti di attaccamento ed esplorativi. Per alcu ni di essi, sottoposti al logorio imposto da varie forme di insensibilità materna (Kris, 1 956; Sandler, 1967 ) , si osservava tuttavia un modello di risposta inatteso, che interferiva con l'espressione dell'attaccamen to (modello evitante) o con la capacità del bambino di interessarsi al l'ambiente (modello resistente) . H o proposto d i definire organizzate l e tre categorie tradizional mente emerse dalla Strange Situation (vedi Main, 1 995 ) , poiché il comportamento e il livello di attenzione (flessibile o rigido) sono coe renti e rappresentano delle strategie adattive rispetto alla situazione in cui si trova il bambino (per esempio, in rapporto alle figure che si occupano di lui). Alla luce della teoria dell'evoluzione, ho inoltre proposto di considerare i modelli insiemi di attaccamento organizza to come strategie condizionali volte a mantenere la vicinanza di un genitore caratterizzato da una risposta incoerente o comunque inade guata (per esempio, Main, 1 995 ) . Pertanto, mentre una risposta sicu ra alla Strange Situation è flessibile, nel senso che il bambino sposta rapidamente il centro della sua attenzione a seconda delle circostan ze, le forme di organizzazione insicura possono basarsi su specifiche restrizioni degli schemi comportamentali e attentivi. Il bambino insi curo-evitante tenderebbe a mantenere organizzato il comportamento nel corso della procedura distogliendo l'attenzione dalla brutta espe rienza della separazione. Il bambino si aiuta in questo concentrando si sui giocattoli e su altri aspetti dell'ambiente inanimato. Il bambino insicuro-resistente/ambivalente, invece, può mantenere organizzato il comportamento orientandosi esclusivamente sul genitore, il che 1 92
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n atu ralmente non gli permette di rivolgere l'attenzione all'esplora zione della stanza e dei giocattoli. In sostanza, i bambini insicuri, nelle situazioni difficili, si manten gono organizzati orientando stabilmente l'attenzione su un solo aspet to dell'ambiente. Parallelamente all'attenzione e al comportamento relativamente rigidi osservati, in situazioni ansiogene, nei bambini ri fiutati e trattati in modo incoerente, un'attenzione rigida appare anche nei racconti dei genitori in merito alle loro esperienze di attaccamento.
L'Adult Attachment Interview L'ultima parte del saggio è dedicata all' Adult Attachment Interview, un protocollo semistrutturato che si propone di "sorprendere l'incon scio" (George, Kaplan, Main, 1984, 1986, 1996) . Il protocollo prevede quindici domande (diciotto per gli intervistati con figli). Al soggetto si chiede innanzitutto di descrivere nel complesso com'era il suo rapporto con entrambi i genitori durante l'infanzia; poi di riportare cinque agget tivi o frasi in grado di descrivere il rapporto con la madre e con il padre durante l'infanzia. In seguito, si chiede all'intervistato di riportare esempi a sostegno delle sue scelte, aggettivo per aggettivo: "Affettuoso, ha usato questa parola per indicare il rapporto con sua madre: potrebbe riferirmi qualche ricordo o avvenimento in grado di illustrare perché ha scelto quest'aggettivo? " . Agli intervistati viene successivamente chiesto a quale genitore si sentivano più vicini, e perché; che cosa facevano quando stavano male o si facevano male; che cosa succedeva quando si ammalavano; come hanno (o avrebbero) reagito in caso di morte delle persone che ritenevano importanti; se si sentivano minacciati in qualche modo dai genitori; se ritengono che qualche esperienza abbia ostacola to il loro sviluppo; perché a loro avviso i genitori si sono comportati in quel modo; e com'è l'attuale rapporto con i genitori. Inoltre, vengono ripetutamente invitati a descrivere e a valutare le conseguenze di queste esperienze sulla loro vita attuale (vedi Hesse, 1999a). Le analisi dell' AAI si basano esclusivamente sullo studio del trascrit to verbale. 11 Main, Goldwyn e Hesse ( 1982-2008) hanno inizialmente I L Molti lettori conosceranno già i metodi di autovalutazione dell'attaccamento romantico, in c ui i soggetti si descrivono come, per esempio, sicuri, distanzianti, preoccupati (e talvolta spa ven tati) . Questi studi sono interessanti, ma hanno scarsa o nessuna attinenza con l'Adult Attach ment Interview (vedi Crowell, Fraley, Shaver, 1999; Hesse, 1999a). Anche il rapporto con la ma dre o con i genitori che emerge da queste autovalutazioni appare poco o per nulla correlato all'A dult Attachment Interview (si veda lo studio di Hamilton citato in H esse, 1999b ).
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descritto tre "stati organizzati della mente rispetto all'attaccamento " , elaborando diverse scale a nove livelli per aiutare a identificarli. Il si stema si basa su uno studio pilota condotto su un campione di bambi ni di cui si conosceva la risposta alla Strange Situation di cinque anni prima. Goldwyn ha quindi analizzato altri sessantasei trascritti, otte nendo una corrispondenza fra intervista e Strange Situation di circa il 75 per cento (effettuando un confronto in doppio cieco) . Riporto qui una descrizione della nostra prima analisi, rivolta al contenuto, sebbe ne negli anni abbiamo attribuito crescente rilievo alle proprietà di scorsive del trascritto dell'intervista. Mary Ainsworth amava sottolineare l'origine latina della parola "si curo" , sin e cura (senza cura o preoccupazione) . Ma la comprensione dello stato di attaccamento dell'adulto, rispetto al bambino piccolo, ri chiede un'importante precisazione. Mentre il bambino piccolo è con siderato sicuro o insicuro rispetto alla particolare persona con la quale viene osservato (come ho accennato in precedenza, un bambino sicuro con la madre potrebbe essere evitante nei confronti del padre), la sicu rezza dell'adulto non si rz/erisce a una particolare relazione. Non valu tiamo l'attaccamento dell'adulto rispetto a una specifica figura di at taccamento passata o presente, e quindi l'analisi dell'intervista non ci dice se l'intervistato sia attaccato in modo sicuro a qualcuno. L'intervi sta di un individuo che non ha alcun familiare in vita o che non si è an cora ripreso da un recente divorzio - in breve, che al momento non è attaccato ad alcuna persona in vita - potrebbe quindi essere codificata come sicura/autonoma. Nella codifica ci riferiamo alle differenze indi viduali nello stato mentale rispetto alla storia complessiva di attacca mento, per com'è evocato o si esplicita nell'ambito dell'intervista. Nel la misura in cui possiamo inferire differenze dall'analisi dei trascritti, esse possono indicare se la coscienza di questi aspetti legati al proprio passato sia ragionevolmente integrata.
La categoria sicura!autonoma Le due caratteristiche di rilievo dei trascritti dei genitori dei bambi ni sicuri erano (a) una chiara tendenza a considerare importanti le fi gure di attaccamento e le esperienze legate all'attaccamento, unita a (b) un atteggiamento obiettivo nella descrizione e nella valutazione delle specifiche relazioni. È questo insieme di qualità che ci ha consen tito di considerare queste interviste come sicure!autonome. Alcuni ge nitori di bambini sicuri descrivevano un'infanzia serena, altri riporta1 94
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vano un rapporto problematico con i genitori, ma tutti si mostravano ( almeno implicitamente) " comprensivi " . Un'altra sorprendente qua lità di queste interviste era una discreta compassione per gli altri e, in alcuni casi, un certo umorismo. Inoltre, il linguaggio usato era spesso straordinariamente brillante e originale. In altre parole, i genitori dei bambini sicuri, più degli altri intervistati, raccontavano le loro espe rienze in rapporto all'attaccamento impiegando espressioni difficil mente usate in precedenza. Infine, i genitori dei bambini sicuri mostravano in maggior misura ciò che ho definito monitoraggio cognitivo (Main, 1 99 1 ; vedi anche Fo nagy et al. , 1 99 1 ) . Si sforzavano di essere più precisi dei genitori dei bambini insicuri ( '' Penso di essermi sbagliata su questa prima lunga separazione, non potevo avere dieci anni, ne avrò avuti al massimo ot to"; "So di aver scelto la parola distante, ma ora che ci penso, schivo rende meglio l'idea " ) . Nello stesso tempo, accettavano di buon grado l 'impossibilità di distinguere fra apparenza e realtà ( ''Be', questo è ciò che penso io, ma mia sorella pensa che io stia completamente idealiz zando i miei genitori, chissà" , o " Ok, così la vedo oggi, ma domani po trei avere un'opinione totalmente diversa" ) .
La categoria distanziante Abbiamo osservato che i genitori dei bambini evitanti tendevano a
prendere le distanze dalle conseguenze delle esperienze legate all' attac
camento. Molti non accettavano o non riportavano le esperienze di vi ta negative, mentre altri ne parlavano, ma sostenendo che li avevano resi più forti. Sebbene le descrizioni delle prime relazioni interperso n ali fossero largamente positive, non erano sostenute o erano perfino contraddette d alle esperienze riportate in seguito. Per esempio, una donna che aveva scelto gli aggettivi " affettuoso, premuroso, felice, ge neroso e sollecito" si limitò a indicare dei sinonimi quando le fu chie sto di riportare degli esempi concreti legati alla sua esperienza ( ''Feli ce. Be', felice vuoi dire che parlo di esperienze gioiose, cioè che riem p iono di gioia") , oppure ricordi indistinti e impersonali ("Felice. Be' , Natale, a Natale si è felici" ) . In un'altra intervista, un uomo che aveva scelto aggettivi simili disse in seguito incidentalmente che la madre si era mostrata indifferente alla morte del suo amico più caro quando frequentava le scuole elementari, ridicolizzando la sua prostrazione. Inoltre, i genitori dei bambini evitanti spesso rispondevano alle do mande dicendo "Non ricordo" , per cui non di rado le loro interviste 1 95
RAPPRESENTAZIONI DEL!: ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
duravano poco. Si noti che la tendenza di questi genitori a evitare di ri portare eventi associati ad angoscia o rabbia ricorda da vicino il com portamento nella Strange Situation dei figli.
La categoria preoccupata Un modo per individuare un bambino resistente/ambivalente nella Strange Situation è osservare la sua preoccupazione per dove si trovi il genitore per tutto il corso della procedura. In modo simile, ironica mente, i loro genitori si mostravano eccessivamente preoccupati per il rapporto passato o presente con i loro stessi genitori, al punto da non riuscire a darne una descrizione o valutazione chiara. In molti di questi casi, l'intervistato appariva ancora coinvolto e arrabbiato per gli errori commessi dai genitori, talora cercando il consenso dell'interlocutore ( ''Mia madre aveva un problema mentale, ma non un vero e proprio problema nel senso della parola; è che per lei nessuno dei figli faceva abbastanza, capisce ciò che intendo dire? " ) . Una forma di preoccupa zione più passiva emergeva nelle lunghe discussioni in cui il soggetto confondeva fra sé e gli altri, usava termini vaghi o insensati e/o si allon tanava dal tema: "Era una brava persona, mi lasciava sedere sulle mie, sulle sue ginocchia, e questo . . . Faceva le offerte, e questo . . . Faceva le offerte all'Esercito della Salvezza ogni mese, venivano con dei camion cini verdi, oggi le cose sono cambiate, bla bla bla . . . " . Nelle nostre analisi originali abbiamo considerato solo superfi cialmente i trascritti delle AAI che non rientravano in una di queste tre categorie. Tuttavia, come ha presto notato Hesse, alcuni trascrit ti non erano classificabili, poiché, per esempio, l'intervistato passava a metà del trascritto da un linguaggio distanziante a uno preoccupa to. Sebbene una piccola percentuale di queste interviste si osservi anche nei campioni a basso rischio, la categoria non classt/icabile è presente in percentuali molto maggiori nei campioni con disturbi psichiatrici o tendenze criminali (vedi Hesse, 1 996, 1999a, 1 999b ) . È interessante notare, dal punto d i vista clinico, che nei due studi su casi di madri non classificabili finora pubblicati era presente un mix di strategie estremamente divergenti nella cura dei figli (un'alter nanza fra un atteggiamento ansioso/iperprotettivo e uno minaccio so; vedi Hesse, 1 999a). Oltre alle analisi delle AAI basate sul contenuto, che abbiamo appe na descritto, negli anni vi è stato un crescente interesse anche per le proprietà discorsive o linguistiche del trascritto (Hesse, 1999a). Sin dal 1 96
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principio, l'analisi dell'intervista iniziava con l'attribuzione di un pun t eggio su diverse scale a nove livelli, tra cui la tendenza del soggetto a non ricordare (alle domande risponde ripetutamente " Non ricordo" ) , l'idealizzazione del genitore (valutata in base alle discrepanze interne osservate quando gli aggettivi positivi non ricevono conferma o vengo no contraddetti) , la passività (per esempio l'impiego di termini vaghi o lunghe divagazioni) e la coerenza del trascritto (in termini di chiarezza e coerenza interna). Verso la fine degli anni Ottanta, tuttavia, sono venuta a conoscenza del lavoro del filosofo linguista Herbert Paul Grice, le cui considera zioni sulle variazioni nel discorso corrispondevano alle scale e alle in dicazioni per la classificazione dell' AAI che avevo sviluppato anni ad dietro. Grice ( 1 975 , 1 989) ritiene che il discorso ideale o razionale se gua u n principio di collaborazione che richiede l'aderenza a quattro massime: ( l ) qualità: di' la verità e porta prove a sostegno di ciò che di ci; (2) quantità: sii sintetico, ma esauriente; (3 ) rilevanza: di' cose perti nenti; (4) modo: sii chiaro e segui un ordine. Anche se non abbiamo ancora condotto una codifica linguistica formale dell'intervista, e nelle analisi impieghiamo ancora delle versio ni modificate delle nostre scale originali, oggi interpretiamo i nostri ri sultati anche in termini di rispetto o violazione di queste massime da parte dell'intervistato. 12 Per Hesse ( 1 996) , infatti, uno stato mentale si curo rispetto all'attaccamento può essere valutato in base alla capacità dell'intervistato di (a) rispondere alla richiesta dell'intervistatore di ri portare ricordi legati all'attaccamento,IJ (b) continuando a mantenere il discorso coerente e collaborativo. Alla luce delle massime di Grice, possiamo oggi affermare che le persone in grado di mantenere un discorso coerente e collaborativo nel descrivere e valutare le prime esperienze legate all'attaccamento tendono ad avere bambini sicuri. Inoltre, la violazione di particolari massime consente di prevedere particolari categorie di attaccamento insicuro. Gli adulti che violano le massime di modo, rilevanza e quan12. Le critiche rivolte a Grice convergono sul fatto che raramente le conversazioni delle per " reali" seguono il suo principio ideale di collaborazione, ma questo non rappresenta un problema per il nostro sistema, in cui vengono valutati i gradi relativi di aderenza a queste massi me nelle diverse interviste. Come Mura ( 1983 ) , ammettiamo una legittima violazione delle rego le, come nell'espressione " Se vuole davvero conoscere questa parte della mia vita, si prepari ad ascoltare una lunga, lunga storia" . 1 3 . Siamo consapevoli che l a memoria è u n processo costruttivo oltre che ricostruttivo; per tan to, anche nel caso degli individui sicuri (il cui racconto rivela una coerenza interna), i ricordi possono essere imprecisi. sone
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RAPPRESENTAZIONI DEL!: ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
tità tendono ad avere figli resistenti/ambivalenti, mentre quelli che violano la plausibilità e la coerenza (massima della qualità) tendono ad avere figli evitanti. L'intervista sicura/autonoma Presenterò ora una serie di esempi di stili discorsivi tipici delle tre classificazioni organizzate relative all'intervista. Inizierò con un padre coerente e collaborativo, che aveva avuto, a nostro e a suo modo di vedere, un'infanzia relativamente serena. Nell'analisi dell' AAI, il no stro accordo con la prospettiva dichiarata dall'intervistato sulla sua infanzia risiede in parte sugli esempi forniti a sostegno degli aggettivi scelti all'inizio. Di seguito riporto uno degli episodi che l'uomo rac conta a sostegno della parola affettuoso, scelta per indicare il rappor to con il padre: C'è stata una volta in cui ho dato accidentalmente fuoco al garage, perché stavo facendo un esperimento con il piccolo chimico [. . ] entrambi i miei ge nitori mi avevano detto che non dovevo usarlo lì. Dopo i pompieri, i miei ge nitori furono i primi ad accorrere, e sfortunatamente il piccolo chimico era in bella vista. Voglio dire, mi aspettavo la sculacciata più grande della mia vita. Ma anche con il fumo che ancora usciva, i miei non mi sculacciarono. Be', in seguito mia madre mi disse che si augurava che in futuro avrei prestato più at tenzione alle sue parole. Ma mio padre corse su, mi sollevò di peso e mi ab bracciò stretto. Ricordo che i miei piedi penzolavano. In seguito aveva una specie di luccichio negli occhi quando menzionava " quella volta che ci fu un piccolo incendio spontaneo nel garage" . .
Quest'uomo sembra aver beneficiato di una relazione positiva con entrambi i genitori, ma in molti trascritti altrettanto coerenti e collabo rativi il soggetto descrive quella che invece appare come un'infanzia problematica. Per prevedere come si comporterà il soggetto intervista to nei confronti dei figli, non ci si basa sulla storia di vita riportata nell'AAI, ma sul modo in cui è raccontata, rammentandoci che mentre
il contenuto del passato non può cambiare, può essere raccontato o rico struito in molti modi diversi. Per illustrare questo punto e per eviden ziare il più possibile i modelli discorsivi associati ai diversi stati orga nizzati della mente identificati da Ruth Goldwyn e da me, presenterò di seguito tre esempi di come i soggetti appartenenti a ciascuna cate goria possano tipicamente rispondere a simili domande. Va precisato che le tre donne intervistate erano state allevate da madri simili, emoti-
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vam ente distanti, profondamente interferenti e irascibili (in tutti e tre i c asi , si erano rotte un braccio e le madri si erano arrabbiate) . Gli esem pi rip ortati sono prototipici, ma sono stati tratti da interviste reali. Ri co rd o che non siamo interessati alle differenze nel contenuto delle esp erienze di vita, bensì nella/orma in cui la storia è raccontata.
Un esempio di intervista sicura/autonoma La seguente risposta è tipica di una donna sicura/autonoma con un'infanzia difficile (che potrebbe essere madre di un bambino sicuro co me Ben): B e ' , tanto per cominciare, mia madre non era una persona piacevole per ché, oggi posso dirlo, era troppo affaccendata. Ebbe quattro di noi in tre an ni, che sarebbe stato tanto per chiunque, e io ero la maggiore. Penso che, dei 4uattro, io sono quella che ha avuto la peggio, e ricordo che s'intrometteva spesso in questioni che non la riguardavano (almeno così pensavo). Allo stes so tempo, quando avevo un problema o stavo male, non faceva nulla per aiu tarmi, e ricordo che una volta mi ruppi un braccio e non le dissi niente per ore per paura che si arrabbiasse.
Si noti che l'intervistata ha fornito un riassunto completo, sebbene c ontenuto dal punto di vista emotivo. Alla richiesta di riportare cinque aggettivi per indicare il rapporto con la madre nell'infanzia, risponde: Uhm . . . senz' altro era invadente, interferiva spesso. E non era una persona piacevole. Credo lei si riferisca alla relazione nel suo insieme, non è vero? Per
ciò diciamo che a me non piaceva lei e lei non piaceva a me. Suppongo che eravamo, be', distanti in molte cose. Così manca la quarta parola . . . Uhm, era una persona che si sforzava di fare le cose, voglio dire, a volte sembrava si sforzasse di aiutarmi. Ed era spesso arrabbiata, a volte scattava senza motivo.
Infine, invitata a esprimere la propria opinione sull'effetto che han no avuto su di lei le esperienze vissute nell'infanzia, risponde: Be', come ho detto, mia madre interferiva spesso nelle mie cose, e quando invece avevo un problema non faceva nulla. Questo mi faceva soffrire molto, e ancora oggi, quando ho un problema, sono ipersensibile nei confronti delle Persone che non fanno nulla, o almeno mio marito è convinto che io lo sia. Un'altra cosa: lo trovo terribile, e non l'avrei mai detto, ma a volte mi ritrovo a comportarmi proprio come lei.
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RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACCAMENTO, ADULT ATTACHMENT INTERVIEW E TEORIA DELLA MENTE
Un esempio di intervista distanziante Il seguente esempio illustra il genere di linguaggio caratteristico dei trascritti che denotano un attaccamento distanziante. La madre del bambino evitante, Adrian, potrebbe rispondere in modo simile. Come ho già notato, le interviste sono considerate distanzianti quando violano la massima di Grice della qualità ( " dire la verità e portare prove a soste gno di ciò che si dice"), sebbene si ravvisino anche violazioni della mas sima della quantità ( ''essere sintetici, ma esaurienti" ) nelle risposte trop po stringate ( ''Non ricordo" ) . Rispetto a un'esperienza simile a quella della precedente intervista, la donna risponde nel modo seguente: Un'infanzia del tutto normale, senz'altro un'infanzia normale, con en trambi i genitori, direi. Mia madre mi sosteneva in ogni cosa, si interessava molto a quello che facevo a scuola, mi chiedeva sempre com'era andata la giornata a scuola. Ci teneva molto alla nostra indipendenza. Mi ha insegnato a non preoccuparmi delle piccole cose, credo sia giusto.
Per quanto riguarda gli aggettivi, risponde: Vediamo, premurosa, affettuosa . . . e supportiva, questi sono i primi tre. Ci ha educato bene, quindi. . . una brava educatrice. E, uh, espansiva.
L'intervistata sceglie solo aggettivi positivi per descrivere un'espe rienza simile a quella della donna precedente. Poiché, tuttavia, non fornirà dei ricordi o degli avvenimenti a sostegno di questi aggettivi, oppure - in modo apparentemente involontario - si contraddirà nelle sue descrizioni, possiamo concludere che sta fortemente idealizzando la madre. Per esempio, ecco gli avvenimenti che riporta a sostegno del la parola premurosa. Premurosa. Be', intendo dire che era sempre molto affettuosa, ci sosteneva in ogni cosa. [Ok, potrebbe riportarmi un ricordo o un avvenimento specifico che possa aiutarmi a capire perché ha scelto la parola "premurosa"?] Non ricordo, è troppo lontano. Voglio dire, non ricordo, è successo tanto tempo fa. [Be', ci pensi un attimo, non è detto che sia facile. ] [. . . ] Oh, uh, mi chiedeva che avevo fatto a scuola, se avevo preso un bel voto, se avevo fatto amicizia, sa, mi diceva delle cose premurose. Si curava che fossi vestita bene, che mi comportassi be ne. Era attenta che facessi le cose giuste, che non facessi qualcosa di sbagliato.
Possiamo notare che questa donna riporta le continue domande della madre sulle sue attività a sostegno dell'aggettivo premurosa, seb bene a un attento lettore queste appaiano invadenti (tipicamente, in 200
CATEGORIE ORGANIZZATE DI ATTACCAMENTO . . .
u n 'intervista di questo tipo il soggetto non dichiarerà esplicitamente Ji essere stato consolato, o, all'opposto, rifiutato, dai genitori) . Quan d o le viene chiesto che cosa accadeva quando stava male o si faceva male, tuttavia, risponde: Mi lasci pensare, una volta mi ruppi un braccio giocando nel cortile. Que st e cose facevano arrabbiare mia madre, non le poteva soffrire. Faceva un ma le terribile ma non le dissi niente, lo apprese da qualche vicino, deve essere stato il modo in cui mi tenevo il braccio. [. . . ] Non le piacevano i bambini pia olosi. Ho sempre cercato di non piangere perché era una persona molto