Lao Silesu. Un sardo a Parigi 8895205014, 9788895205014


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Lao Silesu. Un sardo a Parigi
 8895205014, 9788895205014

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ROBERTO PIANA

LAO SILESU UN SARDO A PARIGI

DOCUMENTA edizioni

Invito alla lettura e all'ascolto dell'opera di Lao Silesu. Il Centro studi Saser presenta a cura del critico mu­ sicale Roberto Piana un saggio monografico dedicato all'artista di Samassi, compositore tanto amato all'e­ stero (soprattutto in Francia, dove è sepolto, e in In­ ghilterra) quanto ancora poco noto e studiato in Italia. Una figura il cui valore è stato più volte celebrato da illustri personalità del mondo artistico italiano ed eu­ ropeo come Giacomo Puccini, Gabriele D'Annunzio, Grazia Deledda, Gavino Gabriel, Manuel de Falla, Vincent d'Indy, e le cui romanze e melodie hanno conosciuto in passato giusta gloria grazie all'interpre­ tazione di Enrico Caruso e MauriceChévalier.

una produzione

SASER - CENTRO STUDI CULTURA SARDA

Roberto Piana

LAO SILESU UN SARDO A PARIGI

Il volume è stato pubblicato dal Centro studi Saser CON IL PATROCINIO E IL CONTRIBUTO DELLA

FONDAZIONE

Banco di Sardegna

© 2006 Sascr. Centro Studi Cultura Sarda Via Marsiglia 57/A - 07100 Sassari © 2006 Documenta Edizioni Via Brigata Sassari 65/A - 07030 Cargeghe (SS)

Coordinamento Grafico Matteo Vaisi & C. - Milano Fonti Archivistiche Biblioteca di Sardegna - Cargeghe Fonti Iconografiche Centro Studi "Lao Silesu" - Sassari Stampa Editoria e Stampa - Sassari

Proprietà letteraria riservata Prima edizione: giugno 2006

PRESENTAZIONE

La pubblicazione di questo libro rappresenta certamente un lieto evento, che contribuisce ulteriormente alla conoscenza di un musicista come Lao Silesu del quale, sino a non molti anni fa, si sapeva ben poco. Com'è noto infatti l'interesse nei confronti del­ la musica di questo compositore, sardo di nascita ma parigino di adozione, ha iniziato a manifestarsi soltanto alla metà degli anni Ottanta, grazie all'opera di qualche interprete che ha dato inizio ad una prima rilettura di alcuni lavori pianistici e di alcune com­ posizioni tratte dal vastissimo catalogo di musiche vocali. Inoltre una prima monografia, scritta da Jens-Peter Roeber, e un lavoro di ricerca sfociato in una tesi di laurea, opera di Barbara Eltrudis, hanno consentito ai musicisti di avere a disposizione un primo quadro biografico e bibliografico relativo a questo musicista che godette di una certa reputazione nella Parigi della Belle Époque.

Roberto Piana è tra quei musicisti che più hanno contribuito a valorizzare le musiche - soprattutto quelle pianistiche - di Sile­ su, attraverso numerosi concerti e alcune registrazioni discografi­ che. È dunque quasi naturale che abbia sentito l'esigenza di scri­ vere un libro sul musicista di Samassi, dopo aver suonato diver­ se sue composizioni e aver promosso un sistematico lavoro di ricognizione sulle fonti della musica pianistica di Silesu, che ha portato recentemente alla edizione anastatica digitale di tutte le composizioni scritte per pianoforte.

In questo libro merita di essere segnalato in modo particolare il meticoloso lavoro di catalogazione delle opere, che sarà di grande utilità per chiunque voglia approfondire in futuro lo stu-

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Roberto Piana dio della vasta produzione di Silesu. Di notevole interesse si ri­ velano inoltre anche alcuni spunti critici, che rappresentano un primo momento di riflessione e di inquadramento storico-este­ tico sulla musica di un sardo che non ha mai dimenticato la Sar­ degna, e che ha testimoniato questo legame, mai spezzato, in di­ versi suoi lavori.

Prof. Antonio Ligios (Direttore Conservatorio "L. Canepa" di Sassari)

Sassari, maggio 2006

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RINGRAZIAMENTI

Un caro ringraziamento al compianto Faust Silesu, maestro di elevate virtù intellettuali e morali, che con amabilità e passione mi ha accompagnato in questo affascinante lavoro di ricerca. A alla sua memoria è dedicato il volume, in segno di omaggio. Profonda riconoscenza alla Fondazione Banco di Sardegna e al Centro studi cultura sarda Saser per la sensibilità riposta nella sponsorizzazione del lavoro, ed ancora alla famiglia Silesu per il prezioso sostegno e incoraggiamento. Gratitudine alla presidenza, alla direzione e al personale della Biblioteca di Sardegna per la collaborazione, alle edizioni Docu­ menta, all'ingegnere del suono Maestro Giancarlo Grandi e alla assistente Marilisa Giunta per il sostegno tecnico, al Prof. Anto­ nio Ligios e ai membri del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio "Luigi Canepa" di Sassari per la disponibilità all'utilizzo della sala concerti "Pietro Sassu".

Doveroso tributo all'etnomusicologo Barbara Eltrudis per il prezioso lavoro archivistico, rivelatosi fondamentale alla stesura del presente volume. Un ringraziamento anche a tutti gli amici che in questi anni hanno con me condiviso, in Sardegna, e in tournée in Italia e in Europa, l'amore per l'opera di questo grande fratello di sangue, amante della musica, amante della Sardegna.

Un grazie infine alla mia famiglia. R. P.

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«Non abbiate alcuna prevenzione contro i nomi che non sono ancora celebri».

Robert Schumann

«Lao Sìlesu fu uno dei nostri e uno dei mi­ gliori. Gli nocque però quella eccessiva mo­ destia che è d'appoggio alle anime nobili dei cuori eletti; ma che nel nostro tempo - ove imperano i più feroci egoismi, ove i mediocri cercano di imporsi con i metodi più sleali - è un danno per la propria gloria e per i propri interessi». Sacem Societé Auteurs Compositeurs Musique

Alla cara memoria di Faust Silesu

LAO SILESU UN SARDO A PARIGI

UN COMPOSITORE CELEBRE

na delle più innovative e appaganti attività di questa

U

epoca è senza dubbio quella di navigare su internet. In questa grande vetrina virtuale, uno degli strumenti di più pagabile utilità è il motore di ricerca. Che, per i neofiti della ma­ teria, altro non è che quello strumento che consente di reperire informazioni, anche le più remote, semplicemente digitandone il nome. Dunque, mente di più funzionale per ottenere informazio­ ni su un "semisconosciuto" autore come Lao Silesu. Ed allora, fuori i remi e mi presto a compiere la mia ennesima navigazione web. Digito su un motore di ricerca, tra i più frequentati e ag­ giornati, il nome "Lao Silesu". Un primo risultato mi dona fidu­ cia, il motore di ricerca non mi liquida col solito "risultato non trovato". Controllo meglio ma ciò che mi è stato reperito è sem­ plicemente un lungo elenco di istituzioni scolastiche, musicali, culturali a Silesu dedicate, niente più. Proseguo la ricerca e sta­ volta mi vengono fornite informazioni relative ad alcuni miei lavori discografici dedicati a Silesu. La cosa poco modestamente mi inorgoglisce ma non placa la mia sete di sapere. Proseguo e tormento ulteriormente il mio infaticabile motore di ricerca. Finalmente trovo ciò che cercavo, o quasi: un paio di siti, uno perfino in francese, che riportano un breve profilo bio­ grafico di Silesu. Riconosco il volto del Nostro nella foto ripro­ dotta, la stessa, Tunica, che da una vita circola generosamente, e avido di nuove notizie mi accingo a leggere. Poche righe, pur­ troppo, ma sufficienti a suscitare una mia prima riflessione: «Lao Silesu, celebre compositore sardo». La restante parte della bio­

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Roberto Piana

grafia è cosa trita e ritrita che, analogamente alla foto, circola ge­ nerosamente con un procedimento, anche questo tutto tecnologi­ co, basato sul "copia e incolla". Ed allora, rileggo la frase il cui vero senso ancora oggi non ho totalmente colto: «Lao Silesu, ce­ lebre compositore sardo». Celebre compositore. Celebre?

Tempo fa un noto critico d'arte apostrofò: «Finché si parlerà di Leonardo da Vinci riferendosi alla solita Gioconda, la sua grandezza e comprensione inevitabilmente ci sfuggirà». Ebbene, finché leggeremo «Lao Silesu, celebre compositore sardo», la sua comprensione ci sfuggirà, e ci sfuggirà l'occasione per restituire valore alla sua arte. Lao Silesu è veramente celebre? L'impressio­ ne è che la frase riportata sia ancora una volta frutto di un atteg­ giamento critico superficiale. Quattordici anni fa, quando intrapresi le ricerche su Silesu, alcuni colleghi, musicisti professionisti, ne parlavano in termini piuttosto vaghi o riduttivi e i più preparati sull'argomento repli­ cavano: «Ah Silesu, il compositore di canzonette». Celebre com­ positore? Non credo affatto. La verità su Silesu era compietamente ignorata, la sua antica gloria era archiviata, la sua vastissi­ ma opera era misconosciuta. Oggi, a distanza di quattordici anni, il nome di Silesu circola senz'altro con più facilità e quello stesso nome che Antonio Cardia confesserà, tra le pagine nel periodico «Il Convegno», aver creduto rumeno perché finiva con la lettera u, oggi risulta un po' più familiare. Ma siamo ben lontani dal po­ ter riconoscere Silesu un compositore celebre. La celebrità, si sa, è imo di quei valori in continuo movimento. Silesu era celebre in vita, ma non lo fu già più negli anni Cinquanta.

Nel 1957, a pochi anni dalla scomparsa del compositore, An­ tonio Cardia vergava per la rivista mensile «Il Convegno» (anno 10 - n. 1), un articolo monografico dedicato a Silesu non sottacen­ do alcuni problemi sostanziali: «Tanto celebre a Parigi e comun­ que all'estero, Lao Silesu non lo è altrettanto tra noi. [...] Silesu, l'acclamato e potente autore di canzoni di successo, non si racco­ mandava soltanto per queste che forse obbedivano più che ad un 28

Lao Silesu. Un sardo a Parigi bisogno di espressione a necessità finanziarie (si sa che Leonca­ vallo dovette la sua fortuna economica più alla sua produzione minore che alla musica operistica; "Pagliacci" compresi), ma so­ prattutto al suo notevole lavoro in campo sinfonico ed operistico, con una larga produzione che merita una compiuta rivalutazione dalla quale dovrebbe ancora maggiormente risaltare l'opera del compositore. [...] A tre anni dalla morte di Silesu, nuovi fermenti attorno alla sua attività di musicista maggiore. A Roma ad inizia­ tiva del Gremio dei Sardi si svolgerà presto una serata rievocati­ va con l'esecuzione dell'Astore e di altra musica dell'insigne com­ positore sardo. E in Sardegna si dovrà vivere all'ombra della commemorazione romana?». Molteplici sono le cause di un calo tanto brusco della popola­ rità di Silesu. Ne ho parlato spesso con il nipote Faust, traendo diverse conclusioni. Molteplici sono le cause, ma forse una solo quella veramente determinante: Lao Silesu, in vita, fu il primo e unico vero promotore di sé stesso. Tessendo una fitta trama di conoscenze, che talvolta portarono ottimi sviluppi. Con ciò non si deve pensare che Silesu trascorresse le sue giornate a tormen­ tare editori o a bussare le porte di impresari, né cercasse la solita raccomandazione di una qualsiasi autorità del momento, né che si avvantaggiasse di situazioni o schieramenti politici, anzi in tal senso, più volte espresse la propria totale libertà e imparzialità. Semplicemente, per le sue evidenti qualità, ottenne un contratto di lavoro con uno dei più celebri locali di Parigi, lo Chcz-Fysher, che all'epoca era luogo di ritrovo delle maggiori personalità cul­ turali e dello spettacolo non solo francesi ma di tutta Europa, che peraltro offrì a Silesu l'opportunità di attorniarsi di straordinarie figure, farsi apprezzare per la sua arte e stimare per la serietà e amabilità dei modi.

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DA SAMASSIA PARIGI

ao, o meglio, Stanislao Silesu nacque a Samassi, presso

L

Cagliari, il 5 luglio del 1883 da una famiglia numerosa. Terzo di sei figli, Lao compì un anno quando dovette seguire padre, Luigi, chiamato ad Iglesias per ricoprire l'incarico di orga­ nista della cattedrale.

Lao, presto, mise a frutto i primi insegnamenti musicali rice­ vuti dal padre. A cinque anni, infatti, come ricorda lo storico Pa­ squale Marica, «strimpellava già sulla tastiera paterna, dando prova di rara sensibilità musicale». I suoi studi proseguirono con Luigi Allione, impresario teatrale a Cagliari e successivamente direttore della banda civica di Iglesias. Allione, che fu sensibile pianista, allievo di Arrigoni e Pugno, organizzò il debutto di Lao al Teatro Arena di Iglesias. Ancora Marica testimoniò l'evento: «Il piccolo timido Silesu, tra la curiosità del pubblico, attaccò con la Sonnambula del Bellini e finì con Mazeppa del Liszt, noto sco­ glio dei pianisti. L'uragano d'applausi che seguì la sua mirabile esibizione intimidì Lao che stordito si rifugiò fra le braccia della madre Anna Lai Silesu che commossa sino alle lacrime lo abbrac­ ciò, quasi a difenderlo dall'entusiasmo del pubblico». Parallelamente alle esibizioni pianistiche, che si susseguirono numerose e con particolari consensi, Lao volle applicarsi con sempre maggior costanza alla pratica della composizione. La so­ rella di Lao raccontò del fratellino di otto anni, di una attitudine straordinaria alla musica e delle sue capacità improvvisative, pareva persino che «quando ancora frequentava le scuole ele­ mentari, svolgesse il suo tema scritto di italiano, e lo musicasse

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Roberto Piana

con tanta disinvoltura da destare meraviglia». Le prime composi­ zioni nacquero proprio in questo periodo, quando Lao tra gli ot­ to e i dodici anni mise su carta, e successivamente raccolse con numero d'opera da 1 a 12, dodici composizioni. Brevi pagine che rappresentano una sorta di affettuoso omaggio ai familiari o ad amici: Occhi azzurri, Mariuccia, Carmelina, II vago giardino, Il passe­ rotto, Gioventù, L'amico che parte, L'onestà, La farfalletta svolazzante, Nobiltà di cuore, Il candido giglio, Coro per bambini. Ciò che di queste prime testimonianze sorprende, e che sarà ima costante compositiva in Silesu, è il carattere e l'impulso rit­ mico che conduce alla danza. Infatti sulla stessa scia, Lao scriverà negli anni tra il 1893 e il 1899 una raccolta di trentuno danze (tra cui mazurche, polche e valzer), anch'esse recanti titoli più o me­ no programmatici come Cuor d'oro, Salti mortali, Sardegna, L'one­ stà, ecc., che portano traccia di una forte volontà liberatoria e co­ munque sempre riconducibile al movimento, al ballo. Un esem­ pio abbastanza felice credo possa trovarsi ne La bella Cagliari Mazurca elegante per pianoforte dedicata al proprio maestro, Luigi Allione, e scritta da un Silesu appena sedicenne. Si tratta di una pagina di naturale grazia che ricalca abilmente quei canoni musi­ cali salottieri che imperavano in Italia in quegli anni, e in anni di poco precedenti, con i vari Frontini, Tarenghi, Zanella, Garosa e Ricci-Signorini.

Lao, come si è detto, intraprese gli studi col padre Luigi e li proseguì col maestro torinese Luigi Allione. In quegli anni, Allionc dirigeva la banda di Iglesias da lui stesso costituita. Era piani­ sta e compositore ma aveva imparato a destreggiarsi anche con il violino. Era un musicista più che competente, i suoi maestri di pianoforte erano Arrigoni e Pugno e quello di armonia e contrap­ punto era Petrella. Sbarcò in Sardegna nel 1890, fondò a Cagliari una scuola di pianoforte e canto e prese le redini del Teatro Civi­ co mostrandosi, come testimoniò Francesco Corona, «pieno di arditezza e dalle larghe vedute, egli osò allestire spettacoli supe­ riori alle esigenze del pubblico, mettendovi tutto l'impegno pos22

Lao Silesu. Un sardo a Parigi sibile nel curarne i minimi particolari e rivelando la sua squisita intelligenza artistica». Silesu studiò con Allione fino all'anno di partenza di quest'ultimo da Iglesias, il 1897. Un distacco che Sile­ su sentì forte e che subito mise in musica con il valzer Un addio a chi parte per Iglesias, dedicato "Al mio caro maestro Allione prof. Luigi. Un addio a chi parte per Iglesias. [...] Iglesias 16 luglio 1897". Da Allione, Silesu apprese le prime regole dell'armonia e del contrappunto, perfezionò la tecnica pianistica, i cui primi ru­ dimenti sottrasse in maniera istintiva e ancora lacunosa dal pa­ dre Luigi. Da Allione assorbì quanto più era possibile.

Con Gaetano Altieri, Antonio Diana, Giuseppe Benatti, Car­ dia, Gaetano Rinaldi, Virgilio Satta, perlopiù giovani studenti dell'istituto Tecnico "Alberto Lamarmora" di Iglesias, costituì un gruppo strumentale, che egli stesso dirigeva e per il quale com­ poneva le musiche. L'attività musicale lo impegnava e donava buone gratificazioni. Sempre più frequentemente si produceva in concerti solistici o in duo con cantanti e strumentisti a Cagliari, a Sassari, Oristano, Nuoro, Alghero. Tuttavia si faceva sempre più pressante il desiderio e l'esigenza di ampliare le proprie cono­ scenze in ambito non solo isolano. L'assenza di frequentazioni stimolanti, la sete di cultura dunque lo spinsero altrove. Solleci­ tato anche dai familiari, e finanziato dalla sorella Erminia, con la quale Lao ebbe un rapporto di particolare affetto, attorno al 1904, Lao decise di lasciare Iglesias e trasferirsi a Milano per arricchire e perfezionare le proprie conoscenze musicali. Qui ebbe lezioni private di armonia e contrappunto da Carlo Gatti e, successiva­ mente, in Conservatorio, entrò nelle classi di Luigi Mapelli per il contrappunto e la fuga, e di Amintore Galli per l'armonia. Il sog­ giorno milanese non fu particolarmente fruttuoso dal punto di vista dell'apprendimento, quindi nel 1907, in compagnia della cantante Carmen De Villa, che potè conoscere in quegli anni, Lao decise di trasferirsi a Parigi. Se Milano non fu per Silesu un ambiente particolarmente fa­ vorevole né allo sviluppo delle proprie conoscenze né all'appro­ 23

Roberto Piana fondimento della composizione, Parigi ebbe sul compositore di Samassi un effetto decisamente rigenerante. Oggi ci si chiede co­ me un amabile giovanotto dalla straordinaria genuinità ma visi­ bile inesperienza, proveniente da una Sardegna tanto riservata, e, come la definì Pasquale Marica, "tardigrada e sonnolenta", po­ tesse inserirsi e conquistare un proprio spazio in una società smaliziata come quella parigina. Le composizioni che Lao porta­ va con sé in cartella, profumavano di intimità familiare, di foco­ lare domestico, di candore e bontà. A Parigi, i deliri oppiacei di Baudelaire, il piacere malato c omosessuale di Verlaine, le atmo­ sfere demoniache di Rimbaud, facevano da sfondo ai suoni pre­ ziosi e decadenti dei Preludes di Debussy, al languore delle Vallèe des cloches di Ravel, alle nuances di Chabrier o alla violenza inau­ dita e distruttiva de La Sagra della primavera di Stravinsky.

Erik Satie comprese e mise in musica ciò che Parigi in quegli anni rappresentava: una mirabolante Parade. Silesu salì su tale baraccone forse non del tutto preparato e svezzato ma ebbe dalla sua un carattere misurato, un innato senso della realtà e una for­ te avvedutezza. Ben cosciente di accedere a territori nuovi e sco­ nosciuti, o forse fin troppo conosciuti poiché governati da autori­ tà artistico-culturali di prestigio abbagliante e unanimemente riconosciuto, Lao si guardò bene dal nutrire qualche intento bel­ licoso e partire per una fallimentare e ridicola conquista di Pari­ gi. Silesu non pensava minimamente di scalzare dal trono istitu­ zioni come Ravel o Fauré né tanto meno cercare il confronto con personalità della portata di Stravinsky. Parigi costituiva in quegli anni una sorta di smistamento culturale, un crocevia per i mag­ giori artisti dell'intero pianeta. Lao portava semplicemente la propria personale esperienza anzitutto di uomo, poi di artista. Tuttavia, con l'umiltà che sempre lo contraddistinse, Lao indossò ancora i panni dello studente ma scelse per sé maestri eccelsi co­ me Vincent d'Indy, con il quale studiò alla Schola Cantorum. E non si limitò alla scuola parigina, poiché approfondì gli studi a Londra con Guy Weitz, allievo anch'egli di Vincent d'Indy.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi Diverse, e alcune rilevanti, le opere scritte in questo primo periodo: Diabolo (raccolta di sei danze per pianoforte), Candore lunare (per violino e pianoforte) c il melodramma in tre quadri storici Amsicora su libretto di Sestilio Magnanelli, primo esperi­ mento di Silesu nel filone operistico. Ma dove Silesu sembrava guardasse con maggiore interesse era il genere musicale d'intrat­ tenimento. La canzone, d’altronde, sul piano economico, risulta­ va decisamente più remunerativa e gli editori parigini di quel tempo parevano mostrare sempre maggior interesse per un ge­ nere facilmente fruibile. Le melodie di Silesu corrispondevano pienamente a tali esigenze. Fin da ragazzino, Silesu mostrò parti­ colare facilità per la creazione di melodie di grande qualità. La facile vena creativa gli permise nell'arco di soli tre anni di com­ porre una cinquantina di canzoni, avvalendosi della collabora­ zione di parolieri diversi quali Leo Lelièvre, Fernand Mysor, Eu­ gène Riffey, Paul Romilly e Jost.

Di fondamentale importanza fu la sua collaborazione, in qua­ lità di pianista accompagnatore, con uno dei più celebri locali di Parigi: lo Chez-Fysher. Il locale si trovava nella rue d'Antin, era stato fondato da un cantante e paroliere turco naturalizzato in­ glese, Nilson Fysher, e rappresentava uno dei punti d'incontro favoriti da celebrità non solo parigine. Qui, Silesu, potè avvicina­ re e stringere amicizia con Giacomo Puccini, Gabriele D'Annun­ zio, di cui ci restano documenti epistolari, e in altre occasioni fare la conoscenza di Maurice Ravel, Manuel de Falla e persino del ricchissimo industriale americano David Rockfeller. Dalla lonta­ na Parigi, negli anni a venire, Silesu non mancò comunque di alimentare e mantenere sempre vivi rapporti con personalità ita­ liane come Sandro Pertini, Emilio Lussu e Grazia Deledda. Inizialmente, nello Chez-Fysher, il ruolo di Silesu era circo­ scritto all'accompagnamento al pianoforte dei numeri delle ve­ dettes (il locale parigino ospitava alcune delle artiste più famose del momento, tra queste spiccavano i nomi di Cora Madou, Gaby Montbreuse ma soprattutto Lucienne Boyer), ma gradatamente 25

Roberto Piana andò conquistando spazi sempre più importanti. Era l'epoca in cui convivevano forme di spettacolo e intrattenimento di varia impronta, dal café-concert al café-chantant, dal varieté alla revue fino al cabaret, li Chez-Fysher era un cabaret tra i più accreditati c frequentati ma la storia non ci ha tramandato sufficienti notizie sul suo sviluppo.

11 cabaret, come luogo di ritrovo, aveva origini antiche, risa­ lenti agli ultimi vent'anni del XIX secolo. Alberto Jona nel suo saggio Dalla musica di scena allo spettacolo rock offre alcune impor­ tanti coordinate: «Émile Goudeau leggeva i suoi Fleurs du Bitume, Claude Debussy, in maniche di camicia, dirigeva il coro, Charles de Sivry, amico di Verlaine, sedeva al piano e Maurice Mac-Nab cantava le sue ballate di graffiantc umorismo nero». Il primo cabaret fu il celebre Chat Noir, fondato nel 1881 e frequentato dagli altrettanto celebri Debussy, Satie, Manet, Pissarro e Zola. I cabarets, così come i café-chantant, costituivano un punto di ri­ trovo e comunque di riferimento per artisti o turisti di lusso di ogni parte d'Europa il cui principale fine era il divertimento. L'attività di Silesu in questi anni era soprattutto condizionata e legata alla produzione di musica per il locale. Nacquero in que­ sti anni molte composizioni per voce e pianoforte di grande for­ tuna. Un assoluto trionfo esplose nel 1912 con la romanza Un peti d'amour, scritta probabilmente l'anno prima, su testo di Nilson Fysher: fu delle più riuscite composizioni di Silesu, che ebbe ri­ petute programmazioni in radio e una versione, pubblicata in Inghilterra dalla Chappell, dal titolo A little love, a little kiss, sta­ volta su testo di Adrian Ross.

Tutt'oggi sono reperibili (in una recente ristampa su compact disc) due differenti incisioni di questo brano: quella di John McCormack, realizzata tra gli anni 1912-14 e quella di Richard Crooks. Di quest'epoca, alcune dediche eccellenti testimoniano la conoscenza di personalità di spicco del mondo musicale parigino e non solo. Per esempio la Moresca n. 1, scritta nel 1911 fu dedica­ ta a Manuel de Falla, col quale Silesu ebbe rapporto di stretta

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

amicizia. Dello stesso anno è la canzone Devil Stars, dedicata an­ che questa ad una celebrità, ma stavolta di altro ambito, John Davison Rockefeller jr. industriale miliardario americano. Gli anni di lavoro al cabaret gli procurarono diverse conoscenze tra le popolari cantanti del momento, la bella M.lle Renouardt, Di Mazzei, Felix Mayol. Per numerose cantanti scrisse appositamen­ te canzoni affinché le inserissero nel loro repertorio, per esempio per Giselle Fioria, Nine Pinson, Gabrielle Lange, Alice Rivière, Lucette Valsy, Ruth Vincent e per diverse altre. Benché in questo periodo fosse oberato di mille impegni e attorniato da star sem­ pre più esigenti, Silesu conservava sempre un caro ricordo e un pensiero speciale per i familiari. Per loro, oltre alle regolari spe­ dizioni di spartiti, lettere e fotografie, un brano per la cognata Vicenzina, moglie del fratello Efisio: Vincenzina - Bluette per vio­ lino e pianoforte. Di qualche anno successiva fu l'opera su soggetto di Grazia Deledda Astore, Uno dei lavori più elaborati e riusciti del catalo­ go silesiano. Purtroppo non possediamo documentazione relati­ va alla data di composizione. Negli anni sono state avanzate di­ verse ipotesi che collocano il melodramma negli anni Dieci, Do­ dici e perfino Diciotto del XX secolo. Abbastanza verosimile è invece la data di incontro con la Deledda avvenuto a Roma nel 1920. Lo stesso Silesu raccontò alcuni particolari relativi a questo primo e fortunato incontro: «La prima impressione fu quella di trovarmi davanti ad una donna restia, fin troppo timida; però quando seppe che anch'io ero sardo il suo viso si illuminò del più cordiale sorriso, c facemmo come fanno un sardo che incon­ tra un altro sardo: parlammo... della Sardegna. Rammento anco­ ra il suo entusiasmo quando ascoltò alcuni dei miei brani al pia­ noforte, brani che fui costretto a ripetere parecchie volte. Col ma­ rito, Paimiro Madesani, il ghiaccio fu subito rotto, espansivo ed esuberante come era mi trascinò in un pomeriggio primaverile verso i castelli romani, e da buon conoscitore mi fece assaggiare non so quante quantità di vino... ed ero astemio».

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Roberto Piana Del libretto di Astore si occupò Magnanelli, amico di lunga data di Silesu. Dalla collaborazione tra i due nacque un'altra for­ tunatissima romanza, T'amo che con la romanza Voglio tornar eb­ be illustre dedicatario il celebre tenore Enrico Caruso:

Egregio Maestro infiniti ringraziamenti per la romanza Voglio tornar che con tanto gentil pensiero ha voluto dedicarmi. Questa romanza mi è arrivata con l'altra T'amo ed ho trovato le due di fattura mirabile e facili a toccare l'animo del pubblico. Le ho già imparate e spero presto fame incisione se la compagnia me lo permette; a tal uopo mi mandi il nome dell'edito­ re poiché è necessario saperlo. Grazie ancora e con i migliori saluti Enrico Caruso L'impegno come compositore non impedì a Silesu di produr­ si, ancora una volta brillantemente, come pianista. Il suo arrivo in Sardegna nel 1921, il breve soggiorno a Iglesias e il concerto tenuto nell'agosto di questo stesso anno, vennero salutati con grande gioia e partecipazione emotiva. La critica così commentò l'evento: «Lunedì sera, per iniziativa del simpatico ed alacre prof. Rafaele Carta, ha avuto nel nostro Eden, gentilmente con­ cesso dai signori Manca e Bigio, un intrattenimento musicale. Il nostro valoroso concittadino, (e contro la sua umiltà non ci stan­ cheremo mai di apprezzarlo), il maestro Lao Silesu al piano ha suonato molte delle sue meravigliose composizioni. Gli applausi furono infiniti e fragorosi, nel viso degli uditori era la gioia della melodica musica che commuove l'animo. Il maestro ha accompa­ gnato il giovane violinista signor Luca Persignano in una pateti­ ca pagina classica e nella divina serenata del Don Giovanni. Il vio­ linista signor Ugo Perisi si distinse, come sempre, nell'interpreta­ zione con il valoroso pianista in due ottime esecuzioni. Il signor Ibba seppe dare con vivezza e colorito in buone pagine musicali accompagnato al piano dall'instancabile maestro Lao Silesu. Una

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi ottima orchestrina fece risaltare vivamente la geniale e squisita Moresca che aveva per interprete il suo illustre compositore. Va­ da al maestro Silesu la lode più sentita di chi ebbe la fortuna di udirlo ed in affrettate note dare un modesto apprezzamento dei suoi molteplici meriti. Il pubblico, composto di numerosi invitati, rimale bene impressionato».

Durante il breve soggiorno in Sardegna, Silesu trascorse il tempo soprattutto con i familiari e con la cara sorella Erminia, ripartì, la salutò affettuosamente ignaro che mai più l'avrebbe rivista. Infatti, morirà qualche mese dopo, nel gennaio del 1922. Gli anni Venti furono per Silesu una sorta di periodo di tran­ sizione, di forti ripensamenti sul proprio stile compositivo. La maturità espressiva raggiunta richiedeva sempre più un linguag­ gio musicale elaborato, forbito. Le opere di questo periodo, si pensi al drame lyrique Le lys dans la vallèe, alle Sonate nn. 1 e 2, sono un chiaro esempio di ricerca, di elaborazione che rappre­ sentano una volontà impellente di appropriarsi anche di cogni­ zioni compositive nuove, di sperimentare architetture e formule musicali, per il proprio linguaggio, ancora inedite. Non si affie­ volì tuttavia l'interesse per la musica popolare della propria ter­ ra. Nel 1923 compose la Fantasie sur des impressions de Sardaigne e la Rapsodie sarde dedicandola ad una conterranea d'eccezione: Grazia Deledda. Parallelamente alla produzione colta, Silesu continuò a dedi­ carsi al repertorio cosiddetto "di consumo" o "leggero". Si ricor­ da la fortunata chanson La Zizique, su testo di Lucine Boyer, por­ tata al successo da Gaby Benda e pubblicata a Parigi da Salabert. Il frontespizio dello spartito riporta la fotografia di un buffo e divertito Fortugé, cantante per il quale la composizione fu scritta. A La Zizique seguirono Les dancing restaurants, purtroppo andata perduta, Dolly chérie! («crée par Jane Marceau, Gérald Castrix Chanté par M.lle Ciò Fredyl & M.G.Castrix dans la Grande Re­ vue Foule aux As!!»), Nos jeunes filles. Les Roses et les femmes, Parla d'amore (trascritta per pianoforte solo), La parigotte, Diva! - Chan-

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Roberto Piana son fox trot, (trascritta per voce e orchestra), April maid, dedicata a Sybil Seligman, cantante, mecenate e moglie del banchiere londi­ nese David, A te! (trascritta per violino, violoncello e pianoforte con violino di ripieno e contrabbasso ad libitum e disponibile con due differenti testi, uno di Pierre D'Amor con dedica al teno­ re Di Mazzei, e uno di Sestilio Mangnanelli), Djemila - Chantoriental (trascritto per orchestra), Monsieur mon amourl, Maggiolata (disponibile con due differenti testi, uno di Pierre D'Amor c uno di Osvaldo Sanini), Mon argentine (trascritto per orchestra), e nu­ merose altre.

Il 1931 si aprì con due nuove canzoni, Quand vient le soir... e Le sen tier du désir e un ritorno al genere operettistico con Line, operetta in tre atti su libretto di Michel Carré (autore del testo di Quand vient le soir..,) e J. D'Hospital. Un lavoro imbevuto di quello stile profondamente parigino che rievoca le antiche glorie della Belle Époque. Avvalendosi ancora della collaborazione di Michel Carré, sul finire del 1931, porta anche a compimento La crèche e la tranchée - Pastorale per tenore, coro e orchestra. Nel corso degli anni Trenta Silesu proseguì la sua personale ricerca accostandosi a due generi musicali non ancora affrontati: la musica religiosa, con una bella Ave Maria, scritta per voce e pianoforte e, in versione alternativa, per voce e pianoforte e har­ monium, e la musica per film, con la colonna sonora per il lungometraggio, prodotto dalla Synchro-Cin e diretto dal regista fran­ cese André Pellenc, Les hommes de la cote. Nel 1935 giunse a com­ pimento la suite per orchestra Muse champètre. Pubblicata a Lon­ dra nel 1939 dalle Edizioni Ascherberg, Hopwood- & Crew Ltd., è un'opera del catalogo silesiano tra le più ampie scritte per orche­ stra. Composta di quattro movimenti (Aurore, La moisson, Propos joyeux, Rentrée de la moisson) i cui riferimenti ad eventi naturali (Aurora) o fatti di vita comune (La mietitura) ha evidenti intenti programmatici.

Sul finire degli anni Trenta Silesu si dedicò soprattutto al pia­ noforte scrivendo l'imponente Thème en do mineur avec variations, 30

Lao Silesu. Un sardo a Parigi un Prelude et fugue en ut e portando a compimento un ciclo di die­ ci Preludes. Si tratta di pagine dalle risoluzioni armoniche spesso di notevole interesse la cui scrittura, particolarmente evidente nelle Variations, attinge dal patrimonio pianistico romantico e testimonia la padronanza strumentale e l'approccio virtuosistico del Silesu pianista. Il catalogo si arricchì di qualche breve pagina cameristica come un Andante per violoncello e pianoforte, dedi­ cato al violoncellista René Houssiére, di nuove canzoni, e di altre pagine sinfoniche: una Sérénade d'adieu per piccola orchestra (riadattata qualche anno più tardi per voce e pianoforte), l'inter­ mezzo L'àme des cloches, un fox trot Gone with the wind, e una pa­ gina di più ampio respiro, Rapsodie moresque, per due pianoforti e orchestra. Il brano fu concluso nel 1938 e scritto in memoria di Maurice Ravel, col quale Silesu ebbe in passato rapporti di since­ ra amicizia.

Nel luglio del 1939 la vita di Silesu fu segnata da una grave perdita, la morte della compagna Carmen Villa, dopo una malat­ tia non breve. Silesu rinunciò così ad un viaggio in America, che egli riteneva determinante per lo sviluppo della propria carriera, e fece ritorno in Sardegna, a Samassi. Qualche mese dopo, il 14 gennaio del 1940, si presentò al pubblico cagliaritano con un con­ certo nella Sala Scarlatti del Real Conservatorio Pier Luigi da Pa­ lestrina. Il quotidiano «L'Unione Sarda» così commentò la serata: «Un pubblico foltissimo ha affollato domenica sera l'accogliente Sala Scarlatti del regio Conservatorio di Musica "Pier Luigi da Palestrina" per il concerto del compositore Lao Silesu. Il valoroso musicista, nostro conterraneo, ha presentato un programma di musiche pianistiche di sua composizione, interessante rassegna di un ingegno fervido, robusto di tecnica e ricco di immagini. Il Silesu, che ha avuto modo di raccogliere le mille voci affluenti a quel grande emporio musicale che è Parigi, attingendo a stili e a scuole differenti, ma imprimendovi anche imo spirito del tutto personale di probità artistica, è un compositore ragguardevole che rende onore al movimento musicale della nostra isola, così

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Roberto Piana scarsamente ed inspiegabilmente fermo nella produzione di mu­ siche di respiro e di rilievo. Lao Silesu, che accomuna doti di tec­ nico eccellente, è stato festeggiato assai, a significato del gradi­ mento prodotto dalla sua nobile fatica di musicista».

Nell'autunno dello stesso anno si trasferì a Genova portando con sé la sorella minore Marietta e la madre Anna, che purtroppo si spense nel settembre di quello stesso anno. A Genova continuò a comporre con impegno e portando a compimento la Symphonic enfa majeur. Secondo Jens-Peter Roeber, sono riconducibili a que­ sto periodo gli incontri a Milano con don Lorenzo Perosi, compo­ sitore noto per la produzione di musica prevalentemente sacra. Le condizioni economiche non favorevoli lo costrinsero però a tornare nella sua casa di Parigi. L'appartamento sui Boulevard de Clichy, fu la residenza che dal 1941 ospitò Silesu fino agli ulti­ mi giorni di vita. Gli anni che seguirono non furono facili, e an­ cora Roeber a tal proposito scrive: «La guerra non era ancora fi­ nita e l'ambiente non era dei migliori: Silesu visse pienamente quel periodo di odio feroce che riservavano i francesi agli italiani in quanto alleati della Germania fascista. Le porte delle case edi­ trici gli furono chiuse». A questo periodo si devono la stesura della Terza Sonata e del ciclo delle venti Valses per pianoforte. In aprile scrisse anche il Prélude en ut mineur (il tredicesimo dell'intero ciclo) e lo dedicò ad Albert Willemetz, presidente della Sacem, la Societé des Au­ teurs et Compositeurs de Musique che tutelava i diritti d'autore delle composizioni di Silesu L'attività concertistica lo tenne impegnato ancora qualche an­ no. Continuò ad esibirsi prevalentemente come solista e ad ese­ guire quasi esclusivamente proprie composizioni. Il 27 marzo 1947 si esibì in un concerto presso la Maison Caveau per il Cercle Musical de Paris. Alla serata parteciparono altri esecutori, tra cui la pianista Cécile Armingaud impegnata in pagine di Bach, Liszt. Chopin, Fauré e Ravel. Silesu eseguì propri lavori per pianoforte: suonò il Prélude enfa majeur, un Menuet, la Vose en sol diése mineur

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi e un Chant Printanier, e, in veste di pianista accompagnatore, ese­ guì, con i cantanti Lucile Avisse, Laure Dodat e Roger Guesnier, l'épisode lyrique in un atto Nicolette, scritto nel 1923. 11 concerto tenuto presso la Salle de l'École Normale de Paris, il 26 febbraio 1948, lo vide unico protagonista. Era il "Cinquième concert de la saison 1947-1948", secondo la documentazione pervenutaci, e per Silesu fu una delle ultime esibizioni solistiche pubbliche. Come per il precedente concerto, calcò il palcoscenico su invito del Cercle Musical de Paris. Divise la serata in quattro momenti, aprì con i Prèludes en Fa majeur, in Si mineur, sol majeur e tre Chants Printaniers. Un secondo blocco fu dedicato al Thémeen Do mineur uvee Variations. Proseguì con Madrigai, un Message d'amour, un Menuet e la Sonate en Ré. Chiuse la serata con sei delle venti Vai­ ses, quelle en Si b mineur, en Ré majeur, en Fa mineur, en Fa majeur, en Fa# mineur, en Mib majeur. Nell'aprile del 1951 partecipò ad un concerto (probabilmente l'ultimo) presso la Maison Caveau, nella Salle des Quatours. Si esibirono le cantanti Blanc-Audra, Maria Desprès e Marica Nicolopoulo, i pianisti Anurée Berty e Guy Dominico, il compositore Simone Blanchard e i pianisti accompagnatori Delmasure e Zislm. Silesu suonò la Sonate n. 4 en ut, scritta nell'agosto dell'anno precedente. Nei primi anni Cinquanta giunsero a compimento le Sonate nn. 5 e 6 e il nuovo ciclo pianistico Feuilles éparses. Se le Sonate rappresentano un momento di ricerca, di indagine e analisi di forme prettamente classiche, la raccolta Feuilles éparses sembre­ rebbero volersi liberare da ogni vincolo formale elaborato per dare totale sfogo ad un contenuto poetico, in questo caso, di grande pregnanza espressiva. La raccolta si compone di dieci brani di carattere diverso. Dieci aforismi la cui scarna scrittura, sembrerebbe (come per i Notturni) perdere quella valenza vir­ tuosistica, quella impronta concertistica, chiaramente riconoscibi­ le nelle Variations en do mineur, in certe Valses o nello Studio in sol maggiore, per esprimere contenuti emotivi attraverso poche for­ 33

Roberto Piana

mule pianistiche, frasi musicali prosciugate da ogni ridondanza, linee di chiara ed essenziale bellezza.

Un mese prima di morire, il 12 luglio 1953, Silesu scrisse una lettera all'amico Giuseppe Marongiu: Carissimo Marongiu,

scusami del ritardo nel rispondere alla tua lettera. Sai bene: un poco il lavoro, ma anche molta... mandronìa. Non ho nulla in contrario ri­ guardo a prof. Pesce. Solo che molto probabilmente non saremo a Parigi ai primi di agosto, diversamente sarò ben contento di fare la sua cono­ scenza e fargli sentire un po' di mia musica. La nostra salute è press'a poco buona in questo momento e speriamo che anche in famiglia tua stiate tutti bene. Con molti cordiali saluti da parte mia e di Manetta. Lao Silesu La morte giunse inattesa il 12 agosto 1953. H funerale, come scrisse più tardi Marongiu, «fu di una estrema semplicità [...]. La bara venne portata nel cortile dell'immobile e collocata nella vet­ tura mortuaria che si diresse verso la parrocchia di Stjean de Montmartre, ove venne impartita la benedizione. Poi fu il viag­ gio verso la verso l'ultima dimora, verso il cimitero suburbano di Pantin.Venne calato nella tomba fatta costruire dalla sorella. La bara venne coperta di grandi mazzi di gladioli bianchi e rossi come i colori della bandiera della sua Sardegna».

Oggi, a cinquantatre anni dalla scomparsa, Lao Silesu si sta lentamente riappropriando della posizione che la storia gli ha troppo sbrigativamente sottratto. Difficile dire se in futuro le mu­ siche di Silesu riconquisteranno l'antica popolarità di cui hanno goduto in vita entrando con maggior frequenza nel comune re­ pertorio concertistico, ma di certo, la grandezza di Lao Silesu, della sua figura, della sua opera, e il lustro che ha dato alla sua terra resterà integro e inviolato.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi Lo studioso Jens-Peter Roeber ricorda le parole pronunicate alla radio in occasione della scomparsa di Silesu da un rappre­ sentante della Sacem: «Fu uno dei nostri e uno dei migliori. Gli nocque però quella eccessiva modestia che è d'appoggio alle ani­ me nobili dei cuori eletti; ma che nel nostro tempo - ove impera­ no i più feroci egoismi, ove i mediocri cercano di imporsi con i metodi più sleali - è un danno per la propria gloria e per i propri interessi".

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LE OPERE

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enso quanto sia comodo talvolta cedere alla tentazione

delle avanguardie, piuttosto che starne fuori e ripensa­ re al passato. Penso alla vicenda legata a Brahms, a quell'accus di conservatorismo che mai si scrollò di dosso, in un'epoca in cui Liszt e Wagner si spingevano oltre la frontiera della tonalità, ol­ tre i limiti della forma, disgregando ogni saldo principio compo­ sitivo. Quando l'avanguardia diventa tendenza dominante o ad­ dirittura moda, risulta arduo quasi temerario discostarsene o im­ boccare altre vie. A Parigi, luogo di straordinario fermento artistico, laboratorio di ricerca e sperimentazione culturale, Silesu rimane indifferente alle facili tentazioni dell'avanguardia, ne disconosce la logica, il sistema, l'assenza di uno dei principi fondamentali dell'arte: la comunicazione. L'argomento credo sia fortemente attuale se an­ cora pone interrogativi sul fatto che compositori contemporanei non riescano ad entrare nel comune repertorio concertistico e non riescano ad affermarsi nelle comuni sale da concerto. Il pro­ blema si verificava già nei primi anni del XX secolo e, ancor più di ieri, si verifica oggi. La questione è delicata, e pone in straordi­ naria evidenza una realtà di ordine estetico. Viviamo in un'epoca in cui coesistono due verità, una espressa dalla critica ufficiale, o dalla critica dotta, e una dalle persone comuni, o dai liberi culto­ ri. La prima guarda in una direzione, l'altra in quella opposta. Non sorprende che nelle sale da concerto, o in luoghi deputati, o ancora nelle radio, in cui lo spettatore è libero da pregiudizi o sovrastrutture culturali, entrino alcuni artisti invece che altri.

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Roberto Piana Non sorprende che dopo un concerto in cui si eseguono musiche di Górecki o Arvo Part gli spettatori escano carichi di emozione, risarciti nell'animo e invece, dopo un evento di musica cosiddet­ ta d'avanguardia o sperimentale, il pubblico ancora si domandi a che razza di rito iniziatico abbia partecipato. La mia osservazione non vuole né acutizzare polemiche, né semplificare un argomento di straordinaria portata, ma spostare l'attenzione sull'essenza di un fenomeno forse da sempre esisti­ to. Laddove c'è felicità di comunicazione, la critica erudita ha visto facilità di contenuti, laddove c'è stato riconoscimento popo­ lare, la critica ha visto pregio commerciale. D'inverso, dove la critica ha visto avvenirismo, apertura, proiezione verso un nuo­ vo futuro, la gente non vi ha intravisto alcunché. Mai un giudizio concorde. Le realtà sono sempre due. È proprio vero: si vede ciò che si sa. Un'opera in sé, ha un valore astratto, non definitivo ma in continua evoluzione, un valore che siamo noi a conferire. Un quadro, un'opera letteraria o una musica valutata da un critico acquisisce un valore, valutata da un cultore libero ne acquisisce un altro. Il critico valuta con la sensibilità della mente, applican­ do le regole e seguendo le coordinate critiche tramandategli da altri critici, attraverso una lunga catena che nel migliore dei casi si arricchisce di qualche nuovo anello. Il cultore libero, meglio se ignaro di ogni sovrastruttura critica, valuta con la sensibilità del­ l'animo, accogliendo la forza di un sentimento puro o respingen­ do l'aridità di un meccanismo artificioso, di una costruzione ste­ rile e priva di un messaggio profondo. Ecco perché oggi, nelle sale da concerto, Rachmaninov, che la critica riteneva un sempli­ ce compositore di colonne sonore, entra di straforo alla pari di Chopin, mentre Schòenberg, che come un nuovo messia pareva dovesse segnare la via maestra della musica del futuro, oggi non trova proseliti.

Perché questa premessa? Perché Silesu, come tanti, cade vitti­ ma di questa critica poco arguta. In molte occasioni ho suonato le musiche di Silesu e con curiosità ho raccolto le impressioni del 38

Lao Silesu. Un sardo a Parigi pubblico: sempre favorevoli, sempre cariche di emozione. Silesu piace al pubblico incondizionatamente. Con altrettanta attenzio­ ne ho accolto il parere della critica, che prevedibilmente ha argi­ nato l'entusiasmo evidenziando i tratti di un linguaggio retrò, sciorinando improponibili raffronti con gli illustri contemporanei Debussy o Ravel, e restituendo Silesu ad una collocazione perife­ rica. Credo che finché sarà mantenuto un metro di giudizio rap­ presentato da Debussy, Ravel o Stravinsky, Silesu perirà. E con lui anche una serie di compositori, noti e meno noti, primo fra tutti Satie. Sarebbe interessante evidenziare alcuni legami tra Si­ lesu e Satie e scoprire quanto la comune e apparente indifferenza alle avanguardie fosse invece segnale di un'attenzione all'attuali­ tà e di una straordinaria vitalità comunicativa. È il principio criti­ co a rivelarsi errato. Sono le modalità di valutazione che non ri­ spondono ai nuovi canoni della moderna comunicazione. Oggi Silesu è più moderno e attuale di Schoenberg, di We­ bern, di Hindemith e di tutta quel nugolo di compositori dei no­ stri tempi detti d'avanguardia, perché Silesu oggi appare com­ prensibile a tutti, mentre gli altri non lo sono affatto. Se si cade nel tranello critico che attribuisce valore esclusivo a tutto ciò che sembra imprimere evoluzione al gusto e al linguaggio, si rischia di fare carneficina di artisti e di perdere la vera chiave di lettura di quella fetta di produzione artistica oggi definita, per comodi­ tà, Pop. Silesu, come Satie, come Gershwin, è un artista Pop, nel senso più alto e rispettoso del termine. E, come artista Pop, disconosce gli sperimentalismi, imprimendo al proprio linguaggio un carat­ tere e ima immediatezza che ancora oggi sembra non perdere vitalità. A seguire menzionerò compositori che sull'opera di Sile­ su getterebbero un'ombra rovinosa, ma lo farà con un intento volto invece ad offrire un quadro informativo relativo alle scelte di Silesu che spesso andavano contro la modernità e a favore di una facilità di comprensione. Ciò che si è rilevato è che, in un clima di collettiva e affannosa rincorsa alla più esasperata mo­

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dernità, Silesu, con le sue melodie "vecchio stile", risulta il vero artista controcorrente, il vero artista indipendente. Silesu, sem­ plicemente, ci ha offerto imo spaccato di attualità. Per eccessivo realismo talvolta è caduto nella retorica, ma non c'è dubbio che la sua opera convinca per veridicità e per una interiorità assolu­ tamente profonda e autentica.

L'artista ricopre un ruolo senz'altro privilegiato ma possiede anche di enorme responsabilità. Ricordo una bella osservazione di un noto critico d'arte a proposito del pittore Adelchi Riccardo Mantovani. E diceva: «Il pittore è come un Santo (e pochissimi lo sono): deve fare miracoli. Poveri e deboli sono gli altri che si di­ battono in intellettuali sperimentazioni cercando di ovviare, con le apparenti complicazioni, alla loro inettitudine, alla loro inca­ pacità di fare miracoli». Musica di scena e produzione operistica Non senza traccia di malinconia, Silesu dichiarò: «H teatro è stato sempre, come un po' per tutti i musicisti grandi e piccoli, il mio più vero e struggente amore. Ma è molto difficile affermarvisi».

Il debutto nel genere teatrale avvenne piuttosto precocemen­ te. Nel 1897, a soli quattordici anni, Silesu si cimentò nella stesu­ ra di una piccola farsa melodrammatica I piccoli fumatori. Un la­ voro in prosa e musica, in un solo atto su un divertente testo di Giovanni Battista Cipani. La composizione consta di nove nume­ ri: n. 1 Preludio (mosso), n. 2 Coro, Gigio ed amici (moderato), n. 3 Gigio ed amici (allegretto), n. 4 Coro, Gigio ed amici (tempo di scot­ tiseli), n. 5 Coro, Gigio ed amici (allegro assai), n. 6 Talete solo (recitativo), n. 7 Gigio solo, n. 8 Coro. Ragazze (allegro marziale), n. 9 Coro. Finale. Ragazzi e ragazze (tempo di marcia). Non si hanno notizie di una esecuzione pubblica del lavoro. Per Silesu, fu tut­ tavia un modo per cimentarsi con un genere ancora inesplorato.

Non si fece attendere un secondo lavoro,stavolta di maggior impegno artistico, Amsicora, iniziato ad Iglesias nel 1902, elabora­ lo

Lao Silesu. Un sardo a Parigi to a Milano nel 1905 e completato a Parigi il 16 dicembre 1907. Si tratta di un melodramma in tre quadri storici su libretto di Sestilio Manganelli che reca in maniera spiccata tutti i caratteri tipica­ mente veristi. La storia prende forma attorno ad fatto, accaduto in Sardegna durante la seconda guerra punica, che vede protago­ nista l'aristocratico Amsicora. Questi per difendere la propria libertà si oppone al dominio dei romani. Affiancato dal figlio To­ sto, vengono sconfitti. losto perde la vita. Amsicora non si da' pace e si arrende all'atto estremo del suicidio. Silesu realizzò del­ l'opera ima riduzione per canto e pianoforte non completa, poi­ ché priva di alcune pagine del II e III quadro. Il materiale perve­ nutoci non permette tuttavia uno studio approfondito ed esausti­ vo dell'opera. Pertanto si deve procedere agli anni parigini di maggior attività, in cui la documentazione è più ricca.

Tra l'ottobre del 1921 e il novembre del 1923 Silesu lavorò e completò Le Lys dans la vallèe (opéra en 3 actes et 4 tableaux d'après Honoré de Balzac), su libretto di Georges Spitzmiiller. Tre i personaggi principali: Henriette de Mortsauf (soprano), Henry de Mortsauf (basso), Félix de Vandenesse (tenore). Tratto dall'o­ monimo romanzo, scritto nel 1835, narra la vicenda amorosa tra Vandenesse e Henriette, già sposata con il conte Henry de Mort­ sauf, uomo dal temperamento e i modi crudi ed egoistici. Vande­ nesse si invaghirà della Marchesa Dudley e Henriette, appresa la notizia, morirà soffocata dal lacerante dolore. Da qualche anno è già andata in scena l'opera di Debussy che resterà esemplare per la nuova scuola, Pelléas et Mélisande. Lo stesso Silesu non potrà non subirne il fascino. Lys dans la vallèe è il segno di ima attenta riflessione sul panorama operistico contemporaneo che guarda con ammirazione l'esperienza veris­ ta, rende omaggio alle teorie compositive del proprio insegnante Vincent d'Indy, medita su nuove soluzioni armoniche. Di grande suggestione è l'aria per soprano "Oh, l'ame se reveille". Sul finire del 1923 scrive Nicolette, episodio lirico in un atto da un poema di Dauvert-Romilly. La vicenda è ambientata in una

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Roberto Piana povera casa in Bretagna. I personaggi sono la diciottenne Nico­ lette, Pierre, suo fidanzato e la signora Loriss. La composizione fu eseguita nella versione per canto e pianoforte il 27 marzo 1947 a Parigi, nella celebre Salle Gaveau.

L'opera che oggi si ricorda come la più rappresentativa di Si­ lesu è senz'altro Astore. Fu scritta nel 1918 su libretto di Sestilio Magnanclli e tratta da una novella popolare di Grazia Deledda. Narra la storia del giovane Astore (tenore) che ama, in maniera corrisposta, la bella Grisella (soprano). Anche il nobile Efis De Rio (baritono) ama la giovane donna e riesce ad unirsi a lei in matrimonio. Un giorno, i tre personaggi si incontrano alla festa annuale del santuario della Madonna del Rimedio dove si svol­ gono balli e canti. Approfittando del guazzabuglio festoso, Asto­ re trascina con sé Grisella. Nasce un dialogo intimo e la promes­ sa di un'ora d'amore. Il segreto incontro non passa inosservato alla sorella di Efis De Rio, Corinna (mezzosoprano), che lo istiga alla vendetta. I due si dirigono alla casa di Astore che trepidante attende Grisella e compiono il tremendo omicidio. La giovane sposa, capisce di esser stata causa di tale gesto e affranta invoca il perdono della Madonna. Attorno a lei, la gente del paese parteci­ pa al lutto. E sul doloroso finale si smorzano le luci.

È un'opera di buona efficacia emotiva che si afferma attraver­ so l'inserimento di materiale musicale di matrice popolare sarda. Benché l'organico vocale e l'impianto scenico non richiedano particolare impiego di mezzi, l'orchestra si delinea abbastanza corposa. Oltre il coro si ha in partitura: flauti (I e II), ottavino, oboi (I e II), corno inglese, clarinetti (I e II), clarone, fagotti (I e II), controfagotto, corni in fa (I, II, III e IV), trombe in do (I, Il e III), tromboni (I, II e III), trombone basso, basso tuba, timpani, trian­ golo, vibrafono (ad libitum), tamburo, gran cassa, piatti, celesta, arpa, ardii, chitarre, campanelli, e un ulteriore gruppo strumen­ tale dietro le quinte: clarinetti in si bemolle (I e II), clarone in si bemolle, harmonium o bandoneon, due violini I, un violino II, una viola, un violoncello e un contrabbasso. Oltre ai personaggi 42

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Astore, Grisella, Efis De Rio e Corinna, figurano Clara (soprano), Arrita (soprano), zia Anna (soprano), Doli (soprano), Peppi (tenore), Micheli (baritono). Come riferisce Jens-Peter Roeber: «L'opera vide la sua prima esecuzione nel 1958 al Teatro Valle in Roma su iniziativa del Gremio dei Sardi, in occasione di una se­ rata nel corso della quale venne rappresentata anche l'opera dal titolo L'organo di bambù del conterraneo Ennio Porrino che pre­ senziò alla manifestazione dirigendo la propria composizione. Per l'esecuzione di Astore, diretta dal giovane Nino Bonavolontà, furono apportati alcuni tagli alla partitura. Il pubblico accolse l'opera silesiana con grande calore».

Il manoscritto dell'opera reca il seguente testo: A mo'di prefazione.

Questo libretto, nella sua traccia, nei suoi personaggi, rispecchia fedelmente il carattere locale e folkloristico della Sardegna. La costruzio­ ne sintattica, la conversazione, il dialogo, l'alterco, l'apostrofe, l'ironia e la struttura dei mottetti, sono lo specchio fedele del linguaggio e della psiche di quel popolo. Il libretto potrà avere qualche inevitabile ritocco in forma ma non tale da ridurlo uniforme e piatto e fargli perdere la ragione che lo inspirò. Quella, cioè, di far sentire al musicista - lontano dalla sua terra natia - tutto il vecchio e possente palpito della nostra generosa Sardegna. il librettista Silesu lavorava alla sua ultima opera Gil Bias quando il 12 agosto del 1953, improvvisamente, fu colto dalla morte. L'opera in tre atti è su libretto di Georges Spitzmtiller tratto da Gil Bias de Santilane di Alain-René Lesage. I personaggi: Gil Bias (tenore), Rolando (baritono), Scipion (tenore), Dottor Sangrado (basso), Don Jéróme de Moyadas (baritono), Chinchilla (tenore). Il libret­ to è tratto dal romanzo Gil Bias de Santillane di Lesage pubblicato tra il 1715 e il 1735 in quattro volumi.

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Roberto Piana L'orchestrazione dell'opera risulta incompleta. Ci è pervenuto l'intero primo atto, che consta di 139 pagine manoscritte, il se­ condo atto incompleto con le sole prime 18 pagine, ma manca totalmente il terzo atto. Al momento non si hanno notizie certe se la parte mancante dell'ultimo atto sia andata perduta o non sia mai stata scritta. Tuttavia, abbiamo l'intera opera, risarcita di tut­ to il terzo atto, nella stesura per canto e pianoforte.

Nel 1922, Silesu si accostò al genere dell'operetta. H suo primo lavoro fu I cavalieri della notte, in tre atti su libretto di Paolo Reni tratto da Les célibataires di Balzac. La vicenda ha luogo nel 1830 a Issoudun e vede protagonisti un gruppo di birbanti dediti a com­ piere scherzi di ogni genere contro i borghesi del posto. Capo del gruppo è Massenzio Gilet, ex ufficiale di Napoleone, che con Flo­ ra Blazier organizzano un colpo per sottrarre all'amante di lei, Gian Giacomo Rouget, tutti i beni in suo possesso. H finale riser­ va un finale non proprio lieto come i due furfanti avevano invece programmato. Un secondo lavoro di maggior impegno e valore è l'operetta in tre atti Line, su libretto di Michel Carré (autore dei testi di nu­ merose canzoni di Silesu come Je Veux un baiser d'amour, Sans regret, Quand vient lesoir..., Où vont les baisers?, L'aubépine, e della Pastorale per tenore, coro e orchestra La crèche e la tranchée) e Jean D'Hospital. Protagonista della vicenda è Jacques Champlevrault, ormai schiacciato dai debiti, che decide di farla finita. Deciso al suicidio, non sente ragioni, neppure dagli amici più vicini. Sarà Line, star del cinema, di cui Jacques è follemente innamorato, ad impedire l'infausto gesto. Altre composizioni di un certo interesse sono la scena lirica Fils de la gioire (Poème de Magnanelli-Jost Ross), scritta nel 1920 e dedicata ai coniugi Salabert e la scena lirica La calabraise, scritta per la compagna, il soprano Carmen De Villa, su testo italiano di Sestilio Magnanelli, inglese di Adrian Ross e francese di Jost.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

Produzione sinfonica Dei settant'anni di vita, Silesu ne trascorse cinquanta lontano dalla sua terra. Il rapporto con la Sardegna fu comunque tenuto vivo grazie anche ai frequenti rapporti epistolari con i parenti, amici residenti nell'isola o attraverso i nostalgici racconti imba­ stiti tra sardi emigrati. La passione sempre ardente per la sua terra trovò forma nella creazione di alcune pagine che non è az­ zardato definire tra le più significative dell'intero catalogo. Fra queste senz'altro emerge l'opera lirica Astore, ma non è l'unica composizione poiché alcune creazioni prettamente sinfoniche godono di un certo valore artistico, pensiamo alla Fantaisie sur des impressions de Sardaigne o alla Rapsodie sarde. Così, in una lettera degli anni Venti, Grazia Deledda salutò una composizione del 1913 esplicitamente influenzata dal pano­ rama culturale e musicale isolano, Paysage sarde: «Sono finalmen­ te riuscita a farmi eseguire al piano (domenica scorsa) l'intermez­ zo Paysage sarde. Ella vi ha saputo instillare una strana virtù che mi ha concesso un viaggio gratuito nello spazio portandomi nel­ la terra nostra per riudime, condensate in note musicali, quelle voci e quei palpiti solo a noi familiari». Della composizione ci è pervenuta sia la copia di una riduzione per piano, pubblicata dalla casa editrice Eschig, che il manoscritto orchestrale con tim­ bro che attcsta la registrazione alla Societé des Auteurs, Compo­ siteurs et Editeurs de Musique.

Sulla scia dell'affettuoso rapporto instaurato ormai da tempo tra Silesu e la Deledda, nacquero nel 1923 due pagine di più im­ ponente mole. Ispirate ad alcuni lavori letterali della scrittrice nuorese, videro la luce la Fantasie sur des impressions de Sardigne e la Rapsodie sarde. Quest'ultima fu "dedicata a Grazia Deledda con grande stima e alla sua, alla mia, Sardegna con amore". Tra le pagine manoscritte, sono stati ritrovati alcuni passi trat­ ti da opere della scrittrice sarda: «[...] era tutto un popolo antico che andava, andava cantando le preghiere ingenue dei primi cri-

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stiani, andava, andava per una strada tenebrosa, ebbro di dolore e di speranza, verso un luogo di luce, ma lontano irraggiungibile [...]» (Grazia Deledda, Canne al vento); «[...] erano grida gemiti, lamenti che si confondevano con le note dello strumento e col canto... come l'ansito di un ferito abbandonato nel bosco [...]» (Grazia Deledda, Canne al vento); «[...] che cos'è? La voce di lui o la voce della tanca animata dal canto degli usignoli, scossa dal vento lieve che accompagna il sorgere della luna quando ogni foglia si agita lamentandosi, non si sa di che, forse di non po­ tersi staccare e cadere; o l'ondulare e il risonare del bosco e del vento che par che ripetano l'ondulare e il risonare dell'oceano stretto nei suoi lidi e sbattuto invano da un limite all'altro della terra [...]» (Grazia Deledda, Marianna Sirca); «[...] un silenzio indicibile rendeva più intensa la dolcezza del paesaggio; e se un toro muggiva e i cani abbaiavano parevano voci lontane di mo­ stri, ripetute con meraviglia dall'eco; e tutte le cose intorno ascol­ tavano sorprese che oltre il lieve mormorio degli alberi al vento altre voci esistessero [...]» (Grazia Deledda,Marianna Sirca); «[...] la luna calava sul vasto occidente, dando alla brughiere un in­ canto selvaggio. O pallide notti delle solitudini sarde. L'aspro odore del lentisco, il lontano mormorio dei boschi solitari, si fon­ dono in un'armonia monotona e melanconica, che dà all'anima un senso di tristezza solenne, una nostalgia di cose antiche e pu­ re [...]» (Grazia Deledda, Elias Portelli). Le composizioni, di scrittura sicura e vivace, hanno forte pote­ re evocativo. Silesu seppe tradurre in termini musicali le sugge­ stioni emotive più profonde dell'animo sardo. Egli non ebbe evi­ dentemente alcuna pretesa di indagine etnomusicologica, o di recupero fedele e severo del patrimonio musicale popolare sar­ do, ma semplicemente, come in anni precedenti fecero, per esem­ pio, Brahms e Liszt con le loro Danze c Rapsodie Ungheresi, rico­ struire l'atmosfera, restituire i profumi, le luci di una terra e i caratteri di un popolo. Alcuni lavori giovanili, precedenti perfino al Paysage sarde.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi non mancano di suscitare una buona impressione. Una delle pri­ me opere sinfoniche è la Valse défendue, trascritta anche per pia­ noforte solo, dedicata "à M.lle Paulette Ardavani" c pubblicata a Parigi nel 1910 da Antoine Rissone. Quest'ultimo era un editore francese, di origini italiane, con il quale Silesu instaurò un rap­ porto di collaborazione pubblicando un discreto numero di com­ posizioni, iniziando nel 1908 con la mazurca per pianoforte Igle­ sias, scritta nel 1899, concludendo (per quanto attualmente ci ri­ sulta) nel 1913 con la pubblicazione di Regards et sourires - grande valse per orchestra.

Il 15 novembre 1911 Silesu depositò presso la Sacem la prima delle tre Moresche per orchestra. Le successive seguirono negli anni 1926 e 1947. Silesu ebbe da sempre un predilezione per la cultura, i ritmi e i brillanti colori della Spagna. Un'attenzione e una passione che subito divenne moda alla quale non mancarono di aderire molti celebri compositori francesi dell'epoca, tra tutti Debussy e Ravel. Silesu, si adeguò al gusto dominante fin dai suoi primi anni parigini, scrivendo nel 1909 le canzoni Habanera tendre e Pour ton baiser - Habanera. La Moresche n.len.3 ebbero due dedicatari d'eccezione, la ri. 1 a Manuel de Falla e la n. 3 a Manuel Infante. Alla memoria di un altro grande della musica, Maurice Ravel, scrisse nel 1938 un altro brano di impronta spagnola e dalle ri­ membranze vagamente arabeggianti, la Rapsodie moresque per due pianoforti e orchestra. Si tratta di una delle composizioni orchestrali più vaste, dopo la Symphonic en fa rnajeur e il 1° Con­ certo n mi b pour piano et orchestre. La composizione, benché abbia a modello una pagina straordinaria come il Bolero di Ravel, non si impone per inventiva ma si adagia su un tema non certo tra i più ispirati tra quelli silesiani e procede attraverso soluzioni ar­ moniche e compositive non certo nuove o di qualche particolare interesse. Il brano non gode di autonomia e forse, meglio si adat­ terebbe quale commento sonoro a immagini o coreografie. La composizione, secondo quanto scrive Jens-Peter Roeber nel suo 47

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volume Rapsodia Sarda, «venne rappresentata per la prima volta il 9 dicembre 1988 a Cagliari con l'orchestra dell'istituzione dei Concerti sotto la direzione di Nino Bonavolontà e fu accolta con entusiasmo dal pubblico». Tra il mese di giugno e 1'1 agosto del 1921, tra Parigi e Igle­ sias, Silesu lavorò ad un'altra significativa composizione orche­ strale, Figaro - ouverture dans le style ancien che testimonia ancora una volta la sensibilità alla tradizione antica. Una sensibilità che si mostrerà evidente e sincera in numerosi brani pianistici come la Royale gavotte, nella suite Parfum de lys con i suoi Menuet, Ga­ votte c Gigue, nel Menuet Arabellas smile per orchestra (e trascritto per pianoforte). Del 1929 è un'altra pagina di imponenti dimensioni: il 1° Con­ certo n mi b pour piano et orchestre. La precisa dicitura di 1° Concer­ to lascia intendere la presenza di un eventuale 2° Concerto, ma in realtà si tratta di un lavoro unico. Venne ultimato nel 1929 ma registrato alla Sacem solo il 5 luglio 1948. Il concerto per piano­ forte e orchestra viveva nei primi anni del XX secolo una fase piuttosto fortunata. Alcuni tra i massimi compositori dell'epoca accettarono ancora la sfida di un genere che pareva aver espresso ogni sua potenzialità già nel secolo precedente con Beethoven e più tardi con Chopin, Liszt, Schumann e Brahms. Il concerto per pianoforte e orchestra continuò a godere di una fortuna straordi­ naria interessando i compositori per tutto il Novecento, da Ra­ chmaninoff a Schoenberg, Ravel, Villa-Lobos, Prokofiev, Mil­ haud, Poulenc, Dallapiccola, Shostakovich, fino ai più recenti Rota, Bettinelli, Cage, Henze e Sciarrino.

Ma negli anni Venti, periodo di stesura del Concerto silesiano, vi fu una concentrazione di lavori che oggi possiamo riconoscere capolavori del genere. Concentrati in questo breve periodo vide­ ro la luce la Rapsodia in blu di Gershwin, il Concerto n. 1 di Bartok, il Concerto n. 4 di Rachmaninoff, il Concerto di Falla (per clavi­ cembalo o pianoforte), il Capriccio di Strawinsky e numerosi altri lavori. Per Silesu, che sperimentava per la prima volta tale gene­ 48

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re compositivo, non mancarono dunque i riferimenti. Ma, sebbe­ ne i modelli provenissero da menti e penne autorevoli e rappre­ sentassero utile fonte di riflessione, Silesu in un certo senso guar­ dava altrove. Cercava un linguaggio che potesse accomunare il rigore della forma classica con l'espressività calda, appassionata del Romanticismo (primo movimento) o briosa, scintillante, di­ simpegnata della musica "leggera" (terzo movimento). Silesu fa suoi tutti gli elementi di una cultura ormai pienamente acquisita. Una finezza tipicamente francese, uno spirito mutevole che sa ripiegarsi nel canto struggente (secondo movimento) ma rialzarsi festoso, burlesco nel pieno stile del cafè-concert. Il Concerto è strutturato nei classici tre movimenti. Il primo tempo è un Mode­ rato, il secondo un lento Nostalgique, il terzo un Allegro con spirito. Silesu tratta il pianoforte in senso sinfonico, amalgamandolo alla tessitura orchestrale e circoscrivendo gli interventi solistici. Nes­ sim intento esibizionistico benché la scrittura non sia agevole, in particolar modo nel terzo movimento, la cui brillantezza e spa­ valderia delle sonorità sono spesso prodotte da un procedere pianistico talvolta impervio. Malgrado il 1940 fosse stato per Silesu un anno denso di pro­ blemi, sia dal punto di vista economico che da quello personale, fu un anno fecondo per quanto riguarda la composizione. Egli riuscì a trovare nuovi spunti creativi e una rinnovata energia per creare lavori ancora una volta di grande impegno. Tra le vicende che più segnarono Silesu vi fu la morte della madre Anna, il 14 settembre. In seguito alla quale scrisse nello stesso mese la Mar­ che funèbre per orchestra e pianoforte ad libitum. Iniziò inoltre a get­ tare le basi e concretizzare le prime idee per la Symphonic en fa majeur. L'unica sinfonia scritta, o perlomeno pervenutaci. Con­ cluse la Symphonic insieme al soggiorno a Genova, infatti nel maggio del 1941 ripartì per Parigi con la sorella Marietta, e il 23 marzo 1942 registrò la composizione alla Sacem. La Symphonic è in quattro movimenti. La scrittura evidenzia un legame con la tradizione, ma tuttavia solo nell'intenzione. Silesu mantiene la

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struttura classica dei quattro movimenti ma all'interno di questi, plasma la forma (specie negli ultimi due movimenti) in maniera assolutamente libera. Silesu come si è detto non amò sostenere un palese atteggia­ mento di rottura col passato. Egli guardava all'ottocento con grande rispetto e sincera devozione. La sua musica denuncia ap­ pieno tale atteggiamento. È sufficiente dare uno sguardo a ciò che gli accade attorno. In quegli stessi anni, 1941-42, Arthur Ho­ negger, anch'egli allievo di d'Indy, aveva appena dato vita alla seconda Sinfonia per archi e tromba ad libitum, opera di avanza­ to linguaggio politonale, e aveva da circa quattordici anni creato il modernissimo e stridente Pacific 231. Anche Igor Stravinsky nel 1940 si confrontò con la Sinfonia, quale emblema della tradizio­ ne, scrivendo la sua Sinfonia in do, ma lo fece con un gusto paro­ distico, con una volontà quasi sadica di frantumazione della to­ nalità attraverso procedimenti finissimi. E d'altronde il suo bra­ no più rappresentativo aveva ormai sconvolto le sorti della musi­ ca da quasi sei lustri: Le Sacre du printemps.

Produzione cameristica Luigi Silesu, padre di Lao, era apprezzato organista presso la cattedrale di Iglesias. I figli ebbero tutti un'appropriata educazio­ ne musicale. Erminia, sorella più grande di Lao, aveva talento, un buon gusto musicale e una buona predisposizione alla com­ posizione. Pertanto, si può dedurre che in casa Silesu non fosse improbabile che spesso ci si accordasse per fare musica tutti in­ sieme. Pare che Lao sapesse destreggiarsi anche con il violino, quindi non è escluso che suonasse in duo con il padre, o al pia­ noforte in duo con la sorella. La buona abitudine di suonare in­ sieme ad altri musicisti, Lao non la perse mai e, anzi, da questa ne trasse profitto di carattere sia economico che professionale. Silesu infatti lavorò per molti anni nel cabaret di Nilson Fyshcr, il Chez-Fysher, sia come pianista solista che accompagnatore di

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi cantanti, o pianista in piccole formazioni, per esempio in trio o in quintetto. La produzione cameristica perlopiù è frutto di queste collaborazioni e porta tutti i segni, nel bene e nel male, della tipi­ ca musica d'intrattenimento. Molte composizioni risalgono agli anni di collaborazione col Chez-Fysher: Intermezzo (1908), Ermi­ nia (1911), Love, Here is My Heart (1915), Nostalgique (1921), Sere­ nade à I'inconnue (1922), Sur mon chemin (1926), The Silver Way (1914), Vincenzina (1911), Berceuse (1912), Candore lunare (1912), Madrigal (1922), Pensiero (1912), molte altre furono scritte in età matura, Appassionata per violino e pianoforte (1935), Chant d'amour per violino e pianoforte (1932), Confidential - Tango per vio­ lino e pianoforte (1931), Emotive per violino e pianoforte (1950), Matin d’Avril per violino o violoncello e pianoforte, Andante per violoncello e pianoforte (1935), Caprice per violino e pianoforte (1930), Seduction per violoncello e pianoforte (1937), Son portrait per sassofono e pianoforte, Sérénde passionée per violino, violon­ cello e pianoforte con violino di ripieno e contrabbasso ad libi­ tum, ecc. Curiose, per lo strumento insolito destinato, sono alcu­ ne composizioni come In gondola - serenata barcarola per cornetto e pianoforte, scritto nel maggio del 1920, o la giovanile Che ti pa­ re? - Polka, per mandolino e pianoforte, scritta ad Iglesias il 4 gennaio 1900 e dedicata all'amico Francesco Sotgia.

Produzione vocale

La produzione vocale ricopre nel catalogo silesiano una posizio­ ne di notevole rilievo. Fu un genere che accompagnò il composi­ tore lungo tutto il suo cammino artistico, dai primi anni giovanili trascorsi in Sardegna agli armi parigini della piena di maturità. Benché Silesu avesse spiccata attitudine e predilezione per il ge­ nere canzonettistico, scrisse anche brani di carattere religioso e colto. Fu tuttavia il genere culturalmente più disimpegnato e "leggero" che gli diede maggior fortuna, sia in ambito professio­ nale che sul fronte economico. Importanti case editrici si conten­ devano i diritti di pubblicazione di molte sue canzoni, pensiamo 57

Roberto Piana alle londinesi Chappel e Ascherberg e la francese Salabert. E altret­ tanto numerosi e celebri furono i librettisti che offrivano collaborazione, per esempio Desmond Carter, Leslie Greene, Léo Lelièvre, Mowbray Marras, Pierre Palmentier, Eugène Riffey, Adrian Ross e Jost, col quale Silesu collaborò assiduamente. Nella produzione canzonettistica sono ben visibili influenze sia francesi che americane. Silesu era un compositore, come oggi verrebbe facile definire, "alla moda". Possedeva l'orecchio atten­ to, la sensibilità vigile di chi sa comprendere e individuare la di­ rezione del gusto popolare. Intuiva con prontezza la tendenza dominante e ne seguiva prontamente le tracce. La canzone fran­ cese offriva una grande varietà emotiva, contemplando ogni for­ ma di espressione, dal tragico al comico, dal sentimentale al grot­ tesco, dal raffinato al volgare. La canzone francese portava in musica la verità della vita. Un critico francese notò che in Francia "tout se termine par des chansons". La canzone americana inve­ ce si imponeva per i colori e la ricchezza ritmica di matrice pret­ tamente jazzistica. Un modello che ebbe larga fortuna anche in Italia e che finì per contaminare perfino i vari compositori del tempo come Vittorio Mascheroni, Cesare Andrea Bixio e Eldo di Lazzaro.

Sul Boulevard de Tempie, sulle orme delle vecchie osterie e vivaci cabaret artistici, nacquero i primi cafè-chantant. In questi luoghi crebbe la fama di Silesu canzoniere. Erano Yvette Guilbert, Polin, Mayol, Paulus, Aristide Bruant che accendevano con le loro voci le travolgenti serate dei cafè. Uno stile di esecuzione che trovò in Maurice Chevalieur e Mistinguett eredi indiscussi. Silesu ebbe i meriti straordinari di cogliere ogni sfumatura, ogni innovazione con prontezza e buon gusto, facendosi prezioso e attendibile testimone del colore di un'epoca.

Silesu si dedicò al componimento vocale molto presto. Negli anni Novanta del XIX secolo completò il suo primo ciclo di com­ posizioni, il quaderno Pezzi e Ballabili di Silesu Stanislao composti da 8 anni a 12 anni circa in Iglesias. Tra questi, il numero 7, L'amico 52

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che parte, è per coro a tre voci e pianoforte, e il numero 12, Coro per bambini, è scritto per coro a cappella di bambini. Nel 1897 giunge a compimento I piccoli fumatori - Farsetto Melodrammatica in prosa e musica, in cui le parti vocali vengono già trattate con buona padronanza. Ma la prima vera composizione di stampo liederistico-cameristico per voce e pianoforte giunge l'anno suc­ cessivo, per la precisione, il 21 giugno 1898. Si tratta di una ro­ manza per basso e pianoforte su testo di-Matteo Lias Daga. In un secondo fascicolo di composizioni, comprendente 27 brani, com­ pare persino un Inno degli studenti, per voce e pianoforte. Una sorta di incitamento allo studio scritto e dedicato "Al carissimo prof. Barra Francesco in segno di riconoscenza e stima". Barra era insegnante di lingua francese presso l'istituto Tecnico di Igle­ sias. Nel 1900 scrive un'altra romanza per tenore e pianoforte, su testo di Adolfo Bigio, amico di Silesu, al quale la composizione è inoltre dedicata. Si deve attendere il 1906, al periodo milanese, per incontrare nuove romanze, in particolare, Io contemplai, su testo di Sestilio Magnanelli, e con grande approssimazione ri­ guardo la data precisa di stesura, Donne toi (romanza oggi non più reperibile) e Rosa Gentile, scritta in un periodo che non va oltre il 1907 e pubblicata a Milano dalla Stamperia Musicale R. Fantuzzi, si svolge su versi vagamente languidi dell'avvocato Luigi Porrà: Dimmi, rosa gentil, vergin fiore, che ti posasti in sen dell'amor mio, dimmi, ti sussurrò, egli, quel dio voci d'amore? Né mai con sue gentil labbra sfiorava gli odorosi tuoi petali leggeri? belfiori De! Tu mi svela i suoi pensieri, s'Egli m'amava.

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Roberto Piana Eternamente sul mio core riposa lui mi ricorda colle tue fragranze m'allieta ognor di tenere speranze Vergine rosa!

Non è senz'altro fra le migliori romanze di Silesu, ma si di­ stingue comunque per un certo garbo e gradevolezza. In tempo di tre quarti, larghetto, esordisce timidamente fino a raggiungere il culmine attraverso fluidi arpeggi del pianoforte. Il brano è inte­ so nello spirito grazioso della ottocentesca romanza da salotto. Silesu incrementò il suo catalogo vocale nei primi anni parigi­ ni. Scriveva su commissione specifica degli editori: Laxer e À la chanson moderne in un solo anno pubblicarono circa trenta com­ posizioni. In questi stessi anni nacque anche una felice e fruttuo­ sa collaborazione con Jost, il paroliere per il quale Silesu scrisse numerose canzoni. Nel solo arco di tempo che andò dal 1908 al 1911 la coppia Silesu-Jost consegnò un numero elevatissimo di canzoni. Di particolare interesse sono Hommage à l'amour - Mar­ che chantée, su testo di Jost, trascritta dall'autore per pianoforte solo e pubblicata da Rissone, Pour ton kaiser - Habanera, su testo di Nilson Fysher, Nuit de Venise - Barcarolle su testo di Jost, Caresse de femme, su testo di Jost, Sérénade timide, su testo di Jost, Fiam­ metta - barcarolle, ancora su testo di Jost. Purtroppo molte canzo­ ni composte in questo arco di tempo sono andate smarrite, alcu­ ne non pubblicate, altre edite ma mai più ristampate c quindi non più reperibili, per esempio: Les dessous de la femme - Marche chantée su testo di Eugène Riffey, Marche aux baisers - chansonmarche, sempre su testo di Eugène Riffey, Tendre Mystère - Barca­ rolle, su testo di Paul Romilly, Habanera tendre su testo di Fernand Mysor, Lola ma belle su testo di Leroux, e numerose altre. Pur­ troppo irreperibili anche molte delle canzoni scritte intorno al 1909 su testo di Jost, come per esempio : Étoile jolie, Gri-gri d'amour, En dessous, j’leur en fous, Fleur d'italie, Marche des capucins, Sorrentine, Lazzaroni, Macaoni, L'italienne - Sérénade, Fleur d'amour

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- Marche chantée, La napolitaine, Les mains de Jeannette, Pens' tu, Fais ce que tu voudras.

Nel 1912 Silesu conobbe un momento di grandissima notorie­ tà con la canzone Un peu d’amour. Una popolarità che persino Giacomo Puccini riscontrò crescente: «Ti steli guadagnando l'erta ed ormai puoi guardare con serena fiducia verso l'avvenire [...] le tue composizioni [...] conquisteranno sempre i cuori delle fol­ le». Un peu d’amour fu registrata alla Sacem nel 1911, fu pubblica­ ta in Francia da Digoudé-Diodet su testo di Nilson Fysher, e in Inghilterra, col nuovo titolo A little love, a little kiss, dalla Chap­ pell su testo di Adrian Ross. Allegretto moderato ma di carattere quasi danzante, possiede tutti i requisiti utili ad ima canzone che, come riconobbe Puccini, vuole conquistare «sempre i cuori delle folle»: l'essenzialità armonica, la linearità melodica, la facilità di intonazione e un refrain orecchiabile il cui incipit viene costruito sulla facile ripetizione della stessa nota. Fu un autentico successo che Dino Sanna nel suo Una Lilì Marlen (1914) ricorda così: «Un'altra melodia semplice e anch'essa maliarda si diffuse tra i combattenti della prima guerra mondiale [...] si chiamava Un peu d’amour, un po' d'amore e di serenità al cuore del soldato che desiderava soprattutto queste due cose». Seguirono altre canzoni di notevole successo, che furono pubblicate da alcune case editri­ ci sia francesi che inglesi. Anche i parolieri erano perlopiù inglesi, Douglas Furber, col quale scrisse Withe roses, Hubi Newcombe, col quale scrisse The love of long ago, il celebre Adrian Ross col quale scrisse diverse canzoni tra cui The Silver way, My little love, Under the may moon, Beneath the starlight, To the land of love, Bells ofjune, dedicata a Nilson Fysher, proprietario del cabaret parigino presso cui si esibiva come pianista, Shadows on the wall, dedicata a Sybil Seligman, Most wonderful of all, scritta in "Omaggio alla celebre artista miss Ruth Vincent". Di particolare impatto emotivo è Star ofmy life, su testo dell'inglese Mowbray Marras, c nella versione francese su testo di Pierre d'Amor. Fu pubblicata nel 1918 dalla Chappell 55

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con dedica a "Madame Nathalie D'Amato", costituisce un nuovo successo e una ulteriore conferma delle qualità di melodista del­ l'artista sardo.

Dalla collaborazione col librettista Sestilio Magnanelli, oltre all'opera lirica Astore e al melodramma Amsicora, videro la luce alcune romanze come per esempio Io contemplai, Maggio ritoma, la versione italiana di Under the May moon, ma soprattutto quelle che rappresentarono uno dei momenti più felici della produzio­ ne vocale silesiana, T'amo è Voglio tornar. Le due romanze, venne­ ro scritte nel 1920 e dedicate al celebre tenore italiano Enrico Ca­ ruso che rispose con una lettera il 22 agosto dello stesso anno: Egregio maestro infiniti ringraziamenti per la romanza Voglio tornar che con tanto gen­ til pensiero ha voluto dedicarmi. Questa romanza mi è arrivata con l'al­ tra T'amo ed ho trovato le due di fattura mirabile e facili a toccare l'ani­ mo del pubblico. Le ho già imparate e pero presto fame incisione se la compagnia me lo permette; a tal uopo mi mandi il nome dell'editore poiché è necessario saperlo.

Grazie ancora e con i migliori saluti Enrico Caruso

La romanza T'amo venne anche pubblicata dalla casa editrice Ascherberg, con testo di Leslie Grene, e dalla Editions Francis Salabert, con testo di Pierre d'Amor. È una delle canzoni più riu­ scite di Silesu e senz'altro fra quelle che ottennero più successo popolare. Non vi è da dubitare che fosse tra le predilette di Caru­ so e di molti altri cantanti e che fosse una canzone capace di "tonare l'animo del pubblico" poiché rappresenta una delle più belle ispirazioni melodiche del compositore sardo. Una strofa in re minore, appassionata, fremente che lascia subito spazio al feli­ ce ritornello in re maggiore, cantabile spiegato ma teneramente malinconico. È ben strutturata, tutt'oggi rappresenta una delle 56

Lao Silesu. Un sardo a Parigi vette compositive in ambito canzonettistico di Silesu e non sfigu­ rerebbe fa le migliori romanze del repertorio vocale cameristico italiano. Il brano, considerato lo straordinario successo, fu tra­ scritto anche per una piccola formazione cameristica, violino, violoncello e pianoforte con violino basso e contrabbasso ad libi­ tum, e pubblicato dalle Éditions Francis Salabert.

Gli editori sollecitavano Silesu a produrre ulteriori canzoni. Nel catalogo Ascherberg, Hopwood & Crew, accanto a composi­ tori in voga all'epoca, come Doroty Forster, Ivor Novello, Lewis Barnes, Emmet Adams, Harold Samuel, il nome di Silesu figura­ va fra quelli di spicco. Sempre per la Ascherberg e dal felice connubio con Adrian Ross nacque nel 1923 un'altra canzone di ottima fattura che sem­ bra discostarsi dal carattere leggero tipicamente canzonettistico e ricalcare i tratti tipici della romanza o del lied da camera: Aprii maid. Anche il disegno melodico pare più elaborato, con una ric­ ca agogica, una tavolozza dinamica variegata che parrebbero in­ dirizzati perlopiù ad ima voce esperta. Non a caso il brano porta la dedica a Sybil Seligman, mecenate e cantante allieva tra gli altri di Francesco Paolo Tosti. Della composizione esiste anche una versione con il testo di Roger Hobret, una trascrizione per solo pianoforte dedicata al compositore Gabriel Pierné e una tra­ scrizione per violino o violoncello e pianoforte. H1924 si aprì con una nuova melodia, My love, I come to you che fu presto adattata per voce e pianoforte, inizialmente su un testo francese di autore anonimo, nel 1927 su teso di Michel Carré, e infine nel 1933 su testo di Ferrers Leigh. Come era consuetudine per le composizio­ ni più riuscite, Silesu realizzo una versione per pianoforte solo e una trascrizione per due violini, violoncello, contrabbasso e pia­ noforte. Il brano figura con titoli diversi, a seconda dell'organico o del paroliere: My love, I come to you, Viens au pays du soleil, Come back again to the sun. Un altro brano di interesse è A te! Su testo francese di Pierre D'Amor e su testo italiano di Scstilio Magnanelli, entrambi dedicati al tenore Di Mazzei. La canzone fu pub-

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Roberto Piana blicata da Salabert che nel novembre del 1925 ottenne dall'autore una versione per violino, violoncello e pianoforte con violino di ripieno e contrabbasso ad libitum.

Nell'estate nel 1926 Silesu fu impegnato in una composizione di più ampio respiro, la Carmen saeculare - Ode latina per soli, co­ ro e orchestra. Una composizione di una decina di minuti, scritta per un organico orchestrale piuttosto nutrito, con una ricca sezio­ ne di percussioni, un coro di ragazzi e quattro solisti. Negli anni a venire il catalogo silesiano, già cospicuo, si arric­ chì di nuove chanson, alcune di particolare rilievo, come Sur la lagune, scritta su testo di Pierre D'Amor nel 1929 per gli "inséparables artistes Carpini et Brancate", o come Matin de caresse, stampata nel 1930 e "Crée par M.ellc France Nylord à l'Empire", che si distingue per grazia e freschezza. Del 1931 è un poe­ ma pastorale scritto per tenore, coro maschile e piccola orchestra su testo in francese di Michel Carré: La crèche de la tranchée. Il bra­ no fu terminato di scrivere il 2 dicembre e nel frontespizio del manoscritto l'autore ebbe cura di riportare lo scritto che segue: «La tranchée aussi célèbrait la Féte de Noél et arait sa crèche; et le pauvre fantassin, ensevelie dans la boue et dans la neige, tourmenté par Ie bruit du canon et le coeur déchiré par les doux sou­ venirs de sa maison, se rendait à l'Enfant Jésus à qui il portait dans le humc renservé non l'or, non l'cncens, non la myrrhe, mais son coeur ruisselant de larmes, et de sang, et couronné d'épines. Et le divin Enfant qui était l'Enfant de tous les fantassins souriait sur le genoux de sa Mère : tout autors s'exalait un ens de paix, de fratemité [...]».

Nel 1932 Silesu affrontò un genere nuovo, di carattere pretta­ mente religioso, hi luglio concluse infatti Y Ave Maria Stella per soprano o tenore e pianoforte. Nel febbraio del 1935 scrisse la prima di quattro Ave Maria a cui fecero seguito, nel 1939, la se­ conda e la terza e nel 1941, la quarta. Della seconda e terza Ave Maria, Silesu realizzò due versioni, una per voce e pianoforte e una per voce, pianoforte e harmonium. La quarta Ave Maria 58

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scritta per due voci, pianoforte e harmonium, fu conclusa duran­ te il soggiorno a Genova, nel marzo del 1941 e dedicata a Don Luigi Parodi. La frenesia compositiva silesiana non conobbe cedimenti, la fervida creatività partorì ancora numerose canzoni sia col paro­ liere Roger Hobret (tra le altre, Bout d'femme, Chez mon p'tit bougnat, Donne tes levres, France cceur du monde, La cunette et la bouteille, La complainte du fumeur, Le cceur en voyage, Mimi et son Ut, Mon cceur est au bout du chemin!) che con Pierre Palmentier (tra le altre, Le passant, Les bataillons d’amour, Vos e'est tout ce que j'aime, Vos Yeux soni pour mot). Ma è con Osvaldo Sanini che si instaurò un rapporto duraturo, addirittura ventennale, dal 1929 al 1949, che diede i primi frutti con la canzone Maggiolata, passando per Canzone a Fiorella, Inno millenario, Preghiera d'amore, Stella marina, Velivolo d’amore, Vento della pampa, fino alle ultime produzioni Con fede antica e Figlio di papà. L'ultimo brano vocale scritto su testo di Sanini è un inno I suonatori del mezzogiorno, concluso nel marzo del 1950. Le successive romanze non riportano il nome del paroliere. Si tratta della Première éntrinte, composta anche questa nel marzo del 1950, Charme provocant, scritto nell'aprile dello stesso anno e trascritta per pianoforte solo e Habanera, datata 24 maggio 1950. L'ultima canzone è Take my caresses! - tango bolero, scritta a Parigi nel giugno nel 1951 e successivamente trascritta per pianoforte solo.

Intorno al 1945 (questa è la data di registrazione del brano presso la Sacem), nacque il brano per coro e pianoforte Sardigna Innu sardu su testo di Montanaro. Fu dedicato ai fanti della Bri­ gata Sassari e non mancò di accendere una polemica con Emilio Lussu, fondatore del partito sardista, che riteneva il testo di Montanaro poco pertinente e poco conveniente alle sorti della Sardegna. Il 22 giugno 1953 scrisse al nipote Faust per chiarire la propria posizione e mettere fine alla questione: «Allorché stam­ pai l'inno Sardinia (fu appunto il Marongiu a fornirmi i testi di Montanara) ne spedimmo molte copie in Sardegna: a quasi tutti i 59

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sindaci e alle personalità più spiccate dell'isola (solo il generale Pinna si fece vivo. Nessun altro) e di una copia ne feci pure omaggio all'On. Lussu, il quale rispose al Marongiu criticandone i versi perché inadatti per l'attuale situazione politica dell'Italia e dell'Europa, a tale lettera il Marongiu rispose (mi fece leggere la minuta dopo averla spedita) biasimando appunto il voltafaccia del Lussu. Qui finisce la corrispondenza Lussu-Marongiu. Ora, secondo me, sebbene sia un ignorante in fatto di politica, non mi sembra che il Lussu sia uomo da cambiare così facilmente d'opi­ nione, lui che è stato il fondatore del movimento sardista, se non vi è costretto da motivi seri. Bisogna rendersi conto che le cose del mondo intero sono molto cambiate e particolarmente in Eu­ ropa, e che la nostra e povera amata Sardegna, non potrebbe mai far gran che da sola, come nessuna nazione del resto, sia grande o piccola. Solo l'unione fra i popoli può salvare il mondo». Ecco il testo di Montanara: I

Est sa terra de Amsicora amada Cudda antiga e dolosa Cibale Ricca 'e ferra de trigu ‘e de mele Cun sos fizos signora torrida Cun sos fizos signora torrida Cuddu mantu tessidu 'e dolore Chi fascadu hat sos nostros antigas Lu frundamus de cantos amigos Sonet s'aera e de cantos d'amore La frundamus de cantos amigos Sonet s'aera e de cantos d'amore Sardos, sardos! Ainoghe sa manu; Sardos, tottus, ainoghe su coro! S'unione s'affettu est tesoro (bis) Chi sos babbos chircadu hari invanu

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi II

Amentemus Lenardu Alagone Capitami gentile e potente Chi sas armas 'e sa Sarda gente Conduiat cun coro ‘e leone Conduiat cun coro ‘e leone Contra a tie Aragona ispavarda Chi cun forzas majores has custrintu Custa mama d'Heroes galiarda. E a servire cun arte has custrintu Custa mama d'Heroes galiarda. Sardos, sardos! Ainoghe sa manu; Sardos, tottus, ainoghe su coro! S'unione s'affetta est tesoro (bis) Chi sos babbos chircadu han’ invanu

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Elianora amentemus! Sa Dea Gherriera de tempos lontanos Cand'in sos Sardos ardentes pianos Triumfare faghiat Arborea Triumfare faghiat Arborea Como torra a s'attaccu Sardigna Cun d'un impetu sanctu e majore Preparende a sos fizos d'honore De una sorte noedda e benigna Preparende a sos fizos d'honore De una sorte noedda e benigna Sardos, sardos! Ainoghe sa manu; Sardos, tottus, ainoghe su coro! S'unione s'affettu est tesoro (bis) Chi sos babbos chircadu han' invanu

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Roberto Piana

L'inno fu pubblicato dalla Edizione Musicale Sarda. In coper­ tina un'illustrazione del 1919 di Melchiorre Melis. Si conosce inoltre l'esistenza di altre composizioni di cui pur­ troppo non si hanno più i manoscritti, né si è riusciti a recuperare le edizioni a stampa. Tra queste sarebbe stato di notevole interes­ se conoscere Carthago delenda est per baritono, coro e ottoni, Pu­ blius Cornelius (Le premier africain), per tenore, coro e orchestra, opere la cui datazione resta sconosciuta.

Produzione pianistica Eccetto quattro incisioni inedite degli anni '50 (due Preludi e due Danze), non particolarmente significative e che quindi poco ci dicono, non possediamo documentazione dell'arte pianistica di Silesu se non nella testimonianza di chi potè ascoltarlo.

Gabriel conservò un vivido ricordo: «Il dominio della tastiera e un temperamento vulcanico riuscivano a fondere in un sedu­ cente gioco caleidoscopico paralizzando anche in noi attentissimi ogni capacità di discernimento critico. Si godeva come ad uno spettacolo pirotecnico». «L'Unione Sarda» riferì il 17 gennaio 1940 di un concerto di Silesu tenuto alla Sala Scarlatti del Conservatorio musicale di Cagliari. Si trattò dell'unica apparizione in occasione del suo bre­ ve soggiorno in Sardegna: «Un pubblico foltissimo ha affollato domenica sera l'accogliente Sala Scarlatti del Regio Conservatorio di Musica "Pier Luigi da Palestrina" per il concerto del com­ positore Lao Silesu. Il valoroso musicista, nostro conterraneo, ha presentato un programma di musiche pianistiche di sua compo­ sizione, interessante rassegna di un ingegno fervido, robusto di tecnica e ricco di immagini. Il Silesu, che ha avuto modo di racco­ gliere le mille voci affluenti a quel grande emporio musicale che è Parigi, attingendo a stili c a scuole differenti, ma imprimendovi anche uno spirito del tutto personale di probità artistica, è un compositore ragguardevole che rende onore al movimento musi-

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

cale della nostra isola, così scarsamente ed inspiegabilmente fer­ mo nella produzione di musiche di respiro e di rilievo. Lao Sile­ su, che accomuna doti di tecnico eccellente, è stato festeggiato assai, a significato del gradimento prodotto dalla sua nobile fati­ ca di musicista». Anche uno spettatore di rara sensibilità come Gabriele D'an­ nunzio cedette alla maestria di Silesu: «11 filtro delle tue prodi­ giose mani che le daranno col Pleyel che accarezzi, rapide vaghe sembianze di italica divinità».

Sappiamo che già a cinque anni Silesu suonava il pianoforte, che a dodici anni eseguiva in concerto lo Studio Trascendentale n. 4 "Mazeppa" di Liszt, Un precocissimo e naturale dominio dello strumento segnò i suoi esordi musicali. Sappiamo inoltre che, secondo tradizione antica, improvvisava al pianoforte con gran­ dissima facilità e buon gusto e che a otto anni si prendeva gioco dei suoi ascoltatori riproducendo, come testimoniò la sorella, «in melodia realizzata al pianoforte il grido che un venditore di ceste e di canestri emetteva per invogliare agli acquisti il pubblico di Iglesias». Benché suonasse il violino e l'organo con notevole predisposi­ zione, il pianoforte fu il suo strumento prediletto, in senso affetti­ vo ma anche professionale. Non è superfluo ricordare che per molti anni fu il pianista del prestigioso cabaret parigino ChezFysher e che il pianoforte fu indispensabile strumento di lavoro oltre che sublime veicolo di alte emozioni.

La produzione pianistica risente fortemente del suo duplice impiego di intrattenitore musicale e compositore colto. Ma credo fosse un'attitudine implicita ancor prima che una situazione con­ tingente. Silesu componeva musica d'intrattenimento ancor pri­ ma che il suo lavoro glielo imponesse. Silesu a otto anni scriveva marce, mazurche, valzer per il puro piacere personale o per deli­ ziare familiari e amici. Ma sapeva anche impegnarsi in lavori più elaborati come la farsa melodrammatica I piccoli fumatori. Scrive­

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Roberto Piana va brani leggeri, di circostanza, come i Sovrani di Iglesias, Natale, Erminia, Alla blanda luce lunare!, ma con uno straordinario gusto per il bozzetto e una padronanza sia della scrittura pianistica che del genere prettamente salottiero.

L'intero catalogo silesiano è suddiviso in due filoni ben distin­ ti. Fino all'ultimo periodo Silesu si mosse con disinvoltura tra il genere colto e quello popolare o d'intrattenimento. Perfino sul finire dei suoi anni, ormai quasi settantenne, lo si vedeva paralle­ lamente impegnato nella rigorosa stesura di tre Sonate, nel recu­ pero di alcune forine antiche come la giga, la gavotta, il minuetto (Suite Parfume de Lyse) ma sempre intimamente attratto dalle sen­ suali movenze di un tango bolero (Take My Caresses), dalla cru­ dezza di una Danza cubana, di una Rumba per voce o dalla legge­ rezza di una mondana e trascinante valse (Charme provocant). Per Silesu, una mazurca o una fuga possedevano la stessa dignità e la loro creazione richiedeva lo steso impegno, la stessa serietà, la stessa alta ispirazione.

Come precedentemente osservato, Silesu operò in un periodo storico di straordinario fermento creativo, di ricerca, di speri­ mentazione portata ad esiti talvolta estremi. La stagione creativa silesiana si diluisce in un arco di tempo esteso che va dal 1891 circa al 1953. Da protagonista, Silesu ebbe modo di vivere un pe­ riodo di forte sviluppo musicale e artistico. Vide nascere pagine che segnarono tappe fondamentali nella storia del repertorio pia­ nistico. Vide compiersi l'intera opera di Bartók, Berg, Debussy, Ravel, Schòenberg, Scriabin, Webem. Silesu tuttavia possedeva le coordinate di un percorso molto ben definito i cui argini mai travalicò, un percorso che non fu certo contraddistinto né dalla sperimentazione, né dalla provocazione o dalla trovata sensazionalistica. Quelli di Silesu sono esercizi della memoria, meditazio­ ni sul passato o sul presente, mai sul futuro. Mentre Ives licen­ ziava la sua Sonata n. 2 Concord, Mass, Silesu sfornava canzoni per il cabaret, mentre Messiaen scriveva i visionari Quatre Études de Rythme, Silesu completava la Valse Coeur a Coeur: un autentico 64

Lao Silesu. Un sardo a Parigi distillato di nostalgia. Ma ciò che pare ancora più sorprendente e che va considerato quale segnale di mutamento dei tempi (che per Silesu non mutavano) è rappresentato da un fatto: mentre a Parigi, Silesu rispolverava, per la suite Parfum de lys, gavotte, mi­ nuetti e gighe un po' stantie, l'americano John Cage, imbevuto di filosofia Zen, si trastullava con I Ching e componeva il suo nuovo lavoro Music of Changes, musica determinata dal caso, ossia dal lancio delle tre monete e dagli esagrammi del libro dell'oracolo cinese.

Sul finire degli anni Quaranta, Boulez diede vita a quella mo­ struosa e distruttiva Deuxième Sonate, che probabilmente (am­ messo la conoscesse) non fu di grande stimolo estetico-culturale per Silesu che tra un Inno democratico per voce e pianoforte e ima Danse des petits pingouins per pianoforte, meditava già alla sua "tonalissima" e rassicurante Sonate n. 4 in do maggiore. Questo era Silesu, artista libero e forse un po' démodé. Numericamente, la produzione pianistica è senz'altro la più ricca del catalogo, anche più della produzione vocale. Consta infatti di oltre 300 numeri. E, come si è detto, capace di accogliere gli elementi più eterogenei del linguaggio musicale: la solidità della tradizione classica, con particolare attenzione alla forma sonata (6 Sonate e Concerto per pianoforte e orchestra), il gusto elegante per le danze antiche e moderne (Royal gavotte, Valses, Java, Habanera, Tarantelle) una predilezione per le commistioni stilistiche di matrice talvolta sudamericana c jazzistica (Fox-trot, Tango, Feuilles éparses n. 10 e n. 3, ecc.), l'autenticità e pregnanza del folklore della propria terra (Costumi sardi, Sérénade sarde, Ballo sardo). Silesu fu compositore precoce. Probabilmente indirizzato dal padre Luigi, scrisse i suoi primi lavori a 8 anni. Una prima rac­ colta di manoscritti reca la data dal 1891 al 1895. Si tratta di dieci brevi composizioni scritte da Silesu agli otto ai dodici anni, per­ lopiù danze, mazurche, marce, valzer e due cori. I titoli sono de­ scrittivi: Occhi azzurri, Mariuccia, Carmelina, Il vago giardino, Il pas­

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Roberto Piana serotto, Gioventù, L'amico che parte, L'onestà, La farfalletta svolazzan­ te, Nobiltà di cuore, Il candido giglio, Coro per bambini. Sono compo­ sizioni brevi di una o due pagine di quaderno, senza straordina­ rie pretese ma gradevoli e di scrittura sicura. Una seconda raccol­ ta di 31 composizioni comprende i brani scritti in età dai dieci ai sedici anni. Ancora una volta si traducono in musica sensazioni, avvenimenti, o si formulano veri e propri omaggi in forma di ritratto musicale: Nettezza ed ordine, Cuor d'oro, Adelina, Mariuccia, La preghiera di una madre, Mamma, dammi un bacio, Gaetano, Sven­ tura e conforto, ecc. Annotare in forma di danza un particolare evento, un ricordo, era diventato per il giovane Silesu un passa­ tempo, una piacevole consuetudine. A diciassette anni, dopo l'esperimento teatrale con la farsetta melodrammatica I piccoli fumatori, continuava a produrre danze per pianoforte con frequenti riferimenti autobiografici, attraverso una sorta di diario musicale che ricorda le varie raccolte di Pezzi lirici di Grieg, o ancor più la raccolta Ricordanze di un tempo che fu di Stefano Golinelli. I titoli tradiscono gli espliciti riferimenti: Amsicora, Cavallotti in Sardegna, La bella di Laconi, Esami autunnali, Gradita sorpresa, Inno degli studenti, Natale, Occhi neri, Impressioni d'autunno, ecc. Formalmente sono brani compiuti, ma stilisticamente indipendenti da quei modelli ottocenteschi, quei clichés tardo-romantici che ancora esercitavano forte influenza. La ma­ trice era ancora il piccolo bozzetto, il ballabile che ebbe straordi­ naria fortuna nella società di dilettanti musicali della media bor­ ghesia. Tutte queste composizioni sono tutt'oggi. inedite. Solo alcune ebbero fortuna di varcare le mura di casa Silesu e passare tra le mani di qualche intuitivo editore continentale.

Al filone "leggero" si possono ancora ascrivere diversi brani scritti tra il 1910 e il 1948, tra i più significativi, la Royal gavotte (1910), pubblicato da A la chanson moderne e dedicata "A Sue Al­ tezze il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena di Savoia Omaggio rispettoso", la valse La femme chic (1915), pubblicata dal­ la Ricordi, l'intermezzo Down Dream (1918), pubblicato dalla A66

Lao Silesu. Un sardo a Parigi scherberg, il Madrigal (1921), edito dall'Editions Francis Salabert, la Sérénde passionée (1926), pubblicata nel 1927 da Chappcl e dedi­ cata "Al carissimo amico, M° Nino De Falco", una Fantasie danse (1948), la Moresca n. 1, n. 2, n. 3, rispettivamente del 1912, 1928, 1940. Anche queste composizioni riportano i tratti della musica d'intrattenimento. Attraverso ima scrittura pianisticamente non particolarmente elaborata (pensiamo come negli stessi armi trat­ tavano il pianoforte Rachmaninoff, Ives o Sorabji), esaltano un cantabilità sempre fresca e spontanea. Quello di Silesu è un can­ to che si espande con grande facilità, ne sono formidabili esempi la Sérénde passionée e il Madrigai. La struttura armonica si presen­ ta chiara essenziale e la melodia, sovrana, conduce un discorso sempre percepibile anche da orecchie non esperte. Silesu ancora una volta sembra parlare ai cuori più che alle menti plasmate dalla cultura, dalla conoscenza. Nessuna deformazione culturale, nessun linguaggio cifrato, solo trasparenza e immediatezza.

Nel 1949 scrisse tre Suites. La Suite n. 3 Parfum de Lys, è la più estesa ed elaborata e si compone di sei brani: Burlesque, Menuet (Le sourire d'Arabelle), Gavotte, Madrigai, Rondeau (Baite à musique), Gigue. I brani sono brevi, due facciate di quaderno. Silesu ritorna alle forme antiche, rievoca ritmi, cadenze, suggestioni timbriche arcaiche, lo fa attraverso l'esperienza de Le Tombeau de Couperin, del Menuet sur le nom de Haydn di Ravel, o di Pour le piano di De­ bussy. Una scrittura asciutta quasi a due sole parti, con un buon senso delle proporzioni e una concezione della sonorità, limpida, che richiama quella clavicembalistica di Couperin e Rameau. La scrittura, e l'idea così contenuta della scrittura e della forma, sembra quasi dare spunto ad una composizione analoga di Luigi Cortese, Suite Francis op. 29, scritta due anni dopo la suite silesiana. Il quarto brano della suite, il Madrigai, è lo stesso che com­ pose nel 1921 e che già era stato dato alle stampe. In realtà e quello che stilisticamente si sposa meno al carattere e alla scrittu­ ra degli altri brani. Stesso discorso vale per il Menuet (Le sourire d’Arabelle), già composto e pubblicato nella versione per piccola

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Roberto Piana

orchestra da Ascherberg nel 1918 con il titolo Arabelle's smile e dedicato "All'amico carissimo Arturo Fossati". Di un certo inte­ resse è il ciclo delle venti Vaises. La loro creazione abbraccia un periodo relativamente breve che va dal 1945 al 1951. 1945, juin 1945, juillet 1945, juillet 1945, septembre 1945, septembre 1945, septembre 1945, octobre 1945 1945, octobre 1946, juin 1946, juillet 1946, aóut 1946, septembre 1946, septembre 1946, septembre 1947, juin 1947, juillet 1947, juillet 1951, septembre 1950, avril

Valse en La mineur Valse en Re majeur Valse en Fa mineur Valse en Reb majeur Valse en Do majeur Valse en Mib majeur Valse en Si mineur Valse en Sol majeur Valse en Do mineur Valse en Fa majeur Valse en Mi mineur Valse en La majeur Valse en Sol# mineur Valse en Fa# mineur Valse en Lab majeur Valse en Sib mineur Valse en Re mineur Valse en Mi majeur Valse en Sol majeur Valse en Fa mineur (Coeur à coeur)

È musica che spesso si riallaccia alle esperienze vissute nei raffinati cabaret parigini, ai ricordi di gioiosa mondanità del Chez-Fysher. Silesu mantiene per ogni brano l'agilità tipica della musica salottiera ma senza scadere nel banale, nel kitsch. Da al­ cuni valses traspaiono sottili venature malinconiche, sempre con­ dotte con estremo garbo e pudore. Silesu, dietro una linea melo­ dica pura, imbastisce un tessuto armonico variegato e ricco di preziosismi. Alcuni Valzer entrarono nel repertorio del Silesu

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

concertista. Nelle esibizioni parigine del 1947 e del 1948 vi figu­ rano, accanto a brani di più ampio respiro, come le Sonate e il Thème en ut mineur uvee variations.

Un altro ciclo di notevole importanza è quello costituito dai Preludi. Sono stati recuperati diversi manoscritti rappresentanti stesure dello stesso brano ma con numerazione talvolta diversa. Un ciclo è numerato come segue: n. 1 n. 2 n. 3 n. 4 n. 5 n. 6 n. 7 n. 8 n. 9 n. 10 n. 11 n. 12

Preludio in Fa maggiore Preludio in La minore Preludio in Do maggiore Preludio in Sol maggiore Preludio in Si minore Preludio in Mi maggiore Preludio in Sol minore Preludio in Re maggiore Preludio in Mib maggiore Preludio in Reb maggiore Preludio in Do minore Preludio in Mi minore

Altra numerazione si ha con il ciclo di Préludes la cui pubblica­ zione fu avviata, ma non conclusa, dalla Chappell. 15 Preludes, più un Prelude et fugue en ut.

n. n. n. n. n. n. n. n. n.

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Prélude en la mineur Prélude en do majeur Prélude en fa majeur Prélude en si mineur Prélude en sol majeur Prélude en mib majeur Prélude en sol mineur Prélude en mi majeur Prélude en do mineur 69

Roberto Piana n. n. n. n. n. n. n.

10 11 12 13 14 15 16

Prélude en re majeur Prélude en reb majeur Prélude en mi mineur Prélude en ut mineur Prélude en sib Prélude en la majeur Prélude et fugue en ut

La Chappell, dopo diversi anni dalla morte dell'autore, fece uscire un fascicolo di dodici pagine con quattro Préludes, rispetti­ vamente i numeri 2, 4, 5 e 13. Annunciò la pubblicazione degli altri Préludes, delle Sonate e delle Valses ma non risulta siano mai state realizzate tali edizioni. Alcuni preludi recano specifiche de­ diche, alcune particolarmente significative: il n. 1 a Georges Spitzmtìller, il n. 2 a Mr. E. Goodmann, il n. 4 a Mrs. Pina Diliberto, il n. 5 al M° A. Casella, il n. 8 al M° Carlo Gatti, il n. 11 a Marie Aimée Warròt, il n. 13 a Albert Willemetz, il n. 14 a Francis Casadesus, il n. 15 a R. Casadesus, il Prélude et fugue en ut a Alfred Cortot.

Non è plausibile l'idea che il ciclo di Préludes in origine voles­ se costituire un unico corpus e rispondere ad un impianto armo­ nico organico, o addirittura ad un ciclo tonale, come fu per il Clavicembalo ben temperato bachiano o per i 24 Preludi di Chopin. Anche le date di composizione in realtà fanno pensare a lavori indipendenti. H primo preludio infatti risale al 1920, gli ultimi al 1952. Tuttavia i brani sono accomunati da uno stile quasi improwisativo, da un acceso lirismo della melodia, dalla struttura formale che ne stabilisce proporzioni e dimensioni contenute, essenziali.

Il Prélude et fugue en ut si discosta dai Préludes anzitutto per intenzioni, per motivazioni creative e culturali. La stessa dedica ad Alfred Cortot, indiscussa celebrità, autorità e istituzione arti­ stica di riferimento del mondo musicale accademico, farebbe pensare quasi ad una sorta di prova dimostrativa. Silesu, figlio di

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

un fumoso cabaret, si confronta con una forma della tradizione classica, si confronta con la storia. Un'operazione che lo eleva culturalmente, lo dispensa e lo redime dalla frequentazione di quelle realtà effimere dei cafè-chantant. Silesu ne esce vincitore, produce un buon lavoro di notevole interesse c sollecita la curio­ sità e stima del grande Cortot che il 18 febbraio 1942 scrive a Sile­ su: «Permettez moi de vous dire combien je suis sensible à la dedicace dont vous voulez bien m'onorer. Votre oeuvre, inspirée d'un grave et généreux sentiment musical mérite de retenir le plein attentif intérèt de la part dcs pianistes et jc souhaite, malgré les restrictions qui compliquent si fort en ce moment la tàche des éditeurs, qu'elle puisse ne pas demeurer inèdite!». L'edizione Chapell nella quarta di copertina del suo fascicolo dedicato ai Préludes nn. 2,4,5,13, menziona, tra le opere pianisti­ che di Silesu, 7 Sonate. Anche Jens-Peter Roeber nel suo volume dedicato a Silesu, Rapsodia sarda, nell'analisi delle opere, parla di 6 sole Sonate, ma poco più avanti, in un sintetico elenco delle opere, cita 7 Sonate. Al momento si hanno i manoscritti di sole 6 Sonate. Non si ha alcuna notizia di una settima sonata, ne che avesse intenzione di scriverla. La Sonate n. 1, dedicata a "Mine Pelissier" venne scritta nel 1925, un periodo di studio intenso, in cui pareva volersi accosta­ re con più partecipazione alle forme del classicismo. Infatti, di poco successiva, 12 février 1926, è la Sonate n. 2, dedicata al suo maestro Vincent d'Indy. Con tutta probabilità, sono questi gli anni in cui frequentò i corsi con d'Indy presso la Schola Cantorum. La Sonate n. 1 è nella tonalità di fa, in tre tempi, rispettiva­ mente Allegro moderato, Lento, Allegretto mosso. È una composizio­ ne abbastanza breve, il manoscritto consta di 17 pagine. Il carat­ tere, specie del primo tempo appare piuttosto pacato, quasi pa­ storale. Il legamo con la tradizione si avverte ancora in maniera vincolante, ma il tentativo di liberarsene è altrettanto visibile.

Si deve tuttavia attendere la successiva Sonata per riconoscere un vero e proprio rinnovamento della scrittura, una evoluzione 71

Roberto Piana che ci mostra un Silesu maggiormente padrone della forma, non più un timido allievo. La Sonate n. 2 (en Re), è costituita da quat­ tro episodi, un Allegro, un Allegretto mosso, un Lento ma non troppo e un Allegro, come prima. Senza soluzione di continuità presenta nel complesso una buona unitarietà formale. Non è escluso, con­ siderando anche la dedica, che nella stesura del brano, Silesu ab­ bia avuto preziosi consigli dal proprio maestro. L'autore si muo­ ve con maggiore disinvolturà e padronanza linguistica. La scrit­ tura è ben curata e presenta una raffinatezza armonica che sarà costante prerogativa del linguaggio silesiano. I legami armonici si fanno spesso tanto labili da procedere talvolta verso sentieri cromatici o modali. La sonata fu un genere che incuriosì il Silesu più maturo. Nel 1942 scrisse la Sonata n. 3 e nel 1950 si occupò della stesura delle Sonate n. 4,5, e 6. Dedicatario della Sonate n. 4 è un altro celebre personaggio del mondo musicale parigino, la pianista Marguerite Long. La Sonata è in quattro movimenti. Un elemento di novità è l'inserimento di un'arietta con sei variazioni quale terzo movimento. Questa, come le altre successive sonate sono condensate in poche pagine. La quarta sonata, che è certa­ mente la più elaborata copre diciotto pagine di quaderno, la quinta sonata sole undici pagine, la sesta sonata tredici pagine. La durata di esecuzione supera di pochissimo il quarto d'ora. Si tratta dunque di sonate brevi, benché alcune strutturate in quat­ tro movimenti. Silesu sviluppa in maniera ormai compiuta il pro­ prio linguaggio. L'armonia sempre ricca, inattesa, parrebbe esse­ re debitrice di alcuni modelli di gioventù, da Debussy a Ravel, da Franck allo stesso d'Indy, ma alcune concatenazioni accordali, alcuni percorsi tonali sono di stampo puramente silesiano.

Tra le opere per pianoforte emerge, per dimensioni e felicità di invenzione, il Théme en Do mineur avec Variations. È l'opera più estesa, costituita da un tema, quattordici variazioni e finale. Ven­ ne scritta nel settembre del 1938, registrata il mese successivo alla Sacem e dedicata a "Sua Altezza Reale Maria José del Belgio". Silesu utilizza per le sue variazioni un canto popolare di Alghc-

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi L'accostamento alla forma della variazione, stimola in Silesu un desiderio di ricerca e una rinnovata attenzione per un'elabo­ razione vista attraverso un'ottica tardo-romantica.

to.

Ogni variazione risulta autonoma ma al tempo stesso armoni­ camente inserita in un discorso globale e ben definito. I caratteri di ogni variazione sono felicemente sostenuti da ima scrittura pianistica raffinata, ricca di sfumature e soluzioni tecniche ardite. Nell'accostamento delle variazioni viene condotta con grande equilibrio l'idea di alternanza. Alternanza caratteriale, alternanza emotiva. Ai momenti più virtuosistici e brillanti fanno seguito momenti lirici, meditativi o ancora umoristici e fortemente ritma­ ti. I richiami alla tradizione romantica sono piuttosto espliciti. E i riferimenti ad alcuni modelli come Chopin, Franck, Liszt, sono facilmente riconoscibili. Il Théme en Do mineur uvee Variations un tempo godeva di una certa fortuna in sede concertistica, per ope­ ra dell'autore che lo inserì frequentemente nei suoi recital, ma grazie anche alla pianista Gabriella Galli Angelini che con pas­ sione fece opera di promulgazione delle opere di Silesu.

La stagione creativa di Silesu pianista, esclusi alcuni piccoli lavori, si chiuse con la stesura di un altro importante ciclo di die­ ci pezzi brevi: Feuilles éparses. Posso senz'altro rappresentare una sorta di testamento spirituale. Conclusa l'esperienza di pianista presso i cabaret di canzonettista, di compositore colto, raccolte le tante soddisfazioni di una vita in fin dei conti felice, ricca di tanti successi, di numerosi riconoscimenti, Silesu pare cerchi il silen­ zio, la quiete e il calore domestico. Le sue Feuilles éparses abban­ donano ogni sperimentalismo, ogni sovrastruttura, ogni forzatu­ ra comunicativa di stampo concertistico per ricondurre il tutto ad una dimensione più raccolta, più intima, più vera. Anche lo stile pianistico pare "prosciugato", reso essenziale, utile alla sola espressione di sentimenti semplici, quasi primordiali, di sconsola­ to abbandono, o di ritrovata felicità. Composti nel settembre del 1951 furono dedicati alla pianista Marie Aimée Warrot.

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Roberto Piana Musica per film

È alla fine del XIX secolo che il cinema si affermò come forma di spettacolo. Il cinema si ispirava principalmente alle forme di spettacolo popolare, al music-hall, a melodrammi quali East Lynn, The Lyons Mail, The Corsican Brotiters e The Bells. Agli albori del cinema, erano pianista e orchestra, presenti in sala, a svolgere dal vivo la mansione che diverrà integrata nel film come colonna sonora. Norman O'Neill, celebre compositore teatrale, scompar­ so nel 1901 e autore di celebri composizioni teatrali quali Mary Rose, A kiss for Cinderella e Kismet, scrisse e rimarcò l'intimo lega­ me tra musica e teatro, in particolar modo nel teatro shakespea­ riano, e espresse i meriti di Irving e Kean di aver avvicinato illu­ stri musicisti al teatro popolare. Con l'esecuzione diretta in sala, la musica dunque fece il suo ingresso nel cinema. Nel 1908 a Pa­ rigi, Charles Pathé fondò la società Le Film Art. Una delle prime opere prodotte fu L'assassinat dii Due de Guise su sceneggiatura di Henri Lavedan. La parte musicale fu realizzata dal celebre Ca­ mille Saint-Saèns. Negli anni a venire molteplici saranno le colla­ borazioni offerte da musicisti provenienti da ambito colto. Nel decennio che va dal 1920 al '30, la musica destinata al cinema muto divenne una forma d'arte riconosciuta. Si ricordano parti­ ture di grande rilievo, per esempio quelle di Darius Milhaud per LTnhumaine di Marcel l'Herbier, quelle di Arthur Honegger per le pellicole La Roue e Napoleon, e quelle di Dmitri Sciostakovic per The New Babylon.

Per la prima volta Silesu si accostò a tale forma d'arte nei pri­ mi anni Trenta. Eremo gli anni in cui iniziava a proliferare il re­ pertorio sinfonico nella cinematografia e sempre più frequente­ mente erano i grandi compositori ad essere contattati per realiz­ zare colonne sonore. Prokofiev compose la musica per la pellico­ la Il tenente Kije (1934), John Greenwood realizzò il commento musicale per Man ofAran di Flaherty, Arthur Bliss collaborò con i teatri di posa di Denham e scrisse la musica per uno dei più im­ portanti film inglesi del periodo, Things to Come. 74

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Silesu compose la colona sonora per il film Les hommes de la cote su soggetto tratto da una novella di Madame Romilly, adat­ tata da Ivan Noè, e diretto dal regista André Pellenc. Depositò la composizione presso la Sacem nel giugno del 1934, c'è perciò da credere che abbia composto il lavoro quello stesso anno. Con tale nuovo esperimento Silesu non fu certo un pioniere. Nel 1936 già Benjamin Britten, Erich Wolfgang Korngold, Gorge Antheil, Vir­ gil Thomson, William Alwyn, Arthur Benjamin avevano compo­ sto colonne sonore. Anni prima si erano impegnati nella stesura di musiche da film Auric, Kurt Weill, Vittorio Rieti e persino Charlie Chaplin, nella doppia veste di attore e compositore. Però ancora una volta, Silesu mostrò intuito per la novità, per un ge­ nere che avrebbe goduto di una fortuna straordinaria che ancora oggi si mostra in costante ascesa.

Il film, prodotto dalla Synchro-Cine, suscitò giudizi molto positivi da parte della critica specializzata in particolar modo per la colonna sonora, per la quale non mancarono elogi per la quali­ tà della musica e l'aderenza ai caratteri del soggetto cinemato­ grafico. Jens-Peter Roeber, nel suo Rapsodia sarda, così commenta l'opera: «Lao Silesu ha composto questa colonna sonora espres­ samente per il film evocando con una sorprendente perfezione i temi della musica bretone, mettendo in musica un crepuscolo sulle coste atlantiche c altri stati d'animo suscitati da questo pae­ se affascinante. Gli esterni degli "Uomini della costa" offrono delle vedute di rara bellezza. Girato quasi interamente all'aria aperta, questo film fa scoprire una Bretagna vera, rude e sempli­ ce. Vasti orizzonti, la costa adomata di blocchi di granito, golfi e baie, le campagne con le canne al vento, tutti elementi questi che in certo senso richiamano tanto la Sardegna e servono di riqua­ dro per una descrizione in musica e immagini della vita dei pe­ scatori che popolano questa vicenda».

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LA DISCOGRAFIA

A

ttualmente la discografia relativa alle opere di Silesu

è decisamente povera. Fortemente lacunosa se consi­ deriamo l'assenza delle canzoni, di alcune delle più significat composizioni pianistiche e della produzione sinfonica. Al mo­ mento sono reperibili in commercio pochi titoli. 1 distributori italiani hanno in catalogo due soli compact disc. Il primo, in ordi­ ne di pubblicazione, intitolato Lao Silesu - Cameristica, il secondo Lao Silesu - Symphonic works. Il primo disco è prodotto dalla casa discografica VideoRadio, registrato nell'aprile del 2000, vede protagonisti Davide Cossu e Alessio Murgia (violini), Carlo Ber­ toia (violoncello), Franco Feruglio (contrabbasso) e Guido Scano (pianoforte). I brani scelti sono tratti dalla vasta produzione ca­ meristica per duo, trio e quintetto. Nel disco figura inoltre la Sérénade sarde per solo pianoforte, di cui immagino venga offerta una prima incisione assoluta. Questo il contenuto: Madrigai (vi; ve; cb; pf) Andante (ve; pf) A notte (vi; pf) Sérénade sarde (pf) A te! (2 vi; ve; cb; pf) Berceuse (vi; pf) Suos la forèt verte (ve; pf) Love, here is my hart (2 vi; ve; cb; pf) Seduction (vi; pf) Serenata (vi; pf) Bells of June (2 vi; ve; cb; pf)

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11 secondo disco, realizzato in tempi più recenti, nel 2003, dal­ la casa discografica Inedita (www.ineditacd.com), vede protago­ nista lo scrivente (al pianoforte), la Sassari Symphony Orchestra e il direttore Alberto Peyretti. I brani incisi sono tratti dalla pro­ duzione sinfonica e pianistica: Muse Champètre - Suite pour orchestre Concerto en mi bémol majeur pour Piano et Orchestre (prima incisione integrale mondiale) Feuilles éparses (pianoforte solo) La casa discografica Disques XXI-21 (www. XXl-21.com) ha recentemente acquisito nel proprio catalogo alcune incisioni del tenore Georges Coulombe. Del 2003 è il suo disco antologico Si mes vers avaient des ailes che include tra le composizioni di diversi autori anche la canzone Pour un peu d'amour di Silesu. Altro disco reperibile su internet (sul sito www.castleclassics. co.uk) è The Golden Age of Light Music - Mantovani by Special Re­ quest - Mantovani & his Orchestra, in cui è incluso il brano Love Here Is My Heart.

Vi sono inoltre tre lavori discografici attualmente fuori catalo­ go. 11 primo è un disco uscito per la Editions Europeennes BerlinCagliari. Il lato A propone il Concerto en mi bémol majeur pour Pia­ no et Orchestre, pur in una versione con qualche taglio arbitrario. II pianista è Stefano Arnaldi, accompagnato dall'orchestra Sinfo­ nica dell'istituzione dei concerti di Cagliari diretta da Nino Bonavolontà. 11 lato B è riservato ad alcune pagine per pianoforte solo eseguite da Maurizio Moretti: Feuilles éparses nn. 2,4, 6, 9,10 Nocturne en mi majeur Préludes nn. 4,5,13

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

Il secondo cd, sempre edito da Editions Europeennes Berlin Cagliari, è dedicato ad opere sinfoniche. A inciderle è ^Orchestre de Chambre "Ennio Portino" diretta da Giacomo Medas. Nel brano Rapsodie sarde, il pianista è Maurizio Moretti. Rapsodie sarde pour orchestre, avec piano obligé Muse Champétre - Suite pour orchestre Marche funèbre Lamento

Del 1999 è il terzo cd, oggi esaurito ma in corso di ristampa, edito dalla Piana Editore dal titolo Tao Silesu - Opere per pianofor­ te. Interprete al pianoforte è lo scrivente. Le composizioni scelte sono tra le più rappresentative del catalogo pianistico silesiano: Feuilles éparses -10 piéces bréves (prima incisione integrale mondiale) Nocturne en la mineur (prima incisione mondiale) Nocturne en mi majeur Madrigai (prima incisione mondiale) Dawn Dreams (prima incisione mondiale) Prélude n.4 Sérénade Passionée (prima incisione mondiale) Théme en Do mineur avec Variations (prima incisione mondiale) Consultando cataloghi americani è stato possibile anche repe­ rire alcune ristampe di vecchie incisioni come quella realizzata da Richard Crooks nei primi anni del Novecento della romanza A little love, a little kiss.

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Ricerche sul campo hanno inoltre condotto ad alcune vecchie incisioni, per esempio quelle realizzate da Reed Miller nel 1921 e da John McCormack (negli anni 1911-1928) della canzone Love, here is my heart. La registrazione di John McCormack è stata re­ centemente ristampata dalla casa discografica Naxos.

Ad opera della Palm Court Orchestra, diretta da Charles Job, abbiamo la Serenade Passionnée (inserita nel cd dal titolo Grand Hotel... music from a more genteel age) e la canzone Un Peu d'Amour (inserita nel cd omonimo). Maggiori informazioni si ricava­ no visitando il sito www.palmcourtorchestra.com. Inoltre, nella discografia di Tino Rossi, è presente un'incisione realizzata nel 1954 di Un peu d'amour. Difficile dire se sia reperi­ bile una ristampa su cd, tuttavia ulteriori informazioni si trovano sul sito zvww.chanson.udenap.org. Attraverso ricerche si è venuti a conoscenza che Richard Tauber, Jan Peerce e Alfred Piccaver hanno registrato brani di Silesu, oggi ristampati su cd, purtroppo non più reperibili nel mercato italiano. Qualche anno fa furono proposte anche registrazioni radiofoniche ma difficilmente rinve­ nibili. La pianista Gabriella Galli Angelini, sostenitrice dell'opera di Silesu, lasciò qualche registrazione di alcune composizioni: Préludes nn. 2, 4, 5, Sérénade Passione e Théme en Do mineur uvee Variations, purtroppo mutilo di alcune variazioni. Il pianista e direttore d'orchestra Sandro Sanna registrò per I Concerti di Radio Cagliari la Sonate n. 2 (en Re) e i Préludes nn. 1 e 7. Anche il piani­ sta Aldo Mantia, secondo quanto egli stesso dichiarò in «Il Con­ vegno» (Cagliari, Amici del Libro, 10/1, gennaio 1957), ebbe in repertorio musiche del Maestro, ma non abbiamo informazioni relative ad eventuali registrazioni.

Esistono inoltre quattro brani per pianoforte eseguiti dallo stesso Silesu, in una registrazione effettuata nel 1950. Una vera rarità storica ma che, come detto, non è particolarmente signifi­ cativa sul piano della ricostruzione di un profilo stilistico di Sile­ su pianista.

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LA BIBLIOGRAFIA

e la discografia risulta sguarnita, la bibliografia non go­

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de di sorte migliore. Diversi i riferimenti e resoconti giornalistici di testate sarde, come «L’Unione Sarda» e «La Nuo­ va Sardegna», e testate internazionali. Pochi gli studi analitici. Si è dovuto attendere il 1990 per avere una prima monografia (oggi fuori catalogo), Rapsodia sarda - Monografia su vita e opera del com­ positore sardo Lao Silesu, curata da Jens-Peter Roeber e il 1999 per vedere compilata la tesi di laurea (con relativo catalogo completo dell'opera di Silesu) di Barbara Eltrudis. Sono inoltre di piacevo­ le e talvolta preziosa consultazione i seguenti scritti: Aa. Vv., Rivista Sarda - Arte e Artisti: Lao Silesu, 1/8-12 (dicembre 1919); Bernard, J., Intervista con Falqui e Silesu, in «Il Convegno», n. 10 (ottobre 1946); Cardia, A., Lao Silesu, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Li­ bro, 10/1 (gennaio 1957); Deiara, A., "Sardigna: un inno per tutti i sardi", in Lao Silesu Impressioni di Sardegna, a cura di Roberto Piana, Biblioteca di Sardegna-Magnum Edizioni, Sassari 2005; Deledda, G., Lettera, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Gabriel, G., La musica di Lao Silesu, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Leo, P., Ricordo di Silesu, in «L’Unione Sarda», 13 febbraio 1957; Ligios, A., Invito all'ascolto dell'opera di Lao Silesu, in «LibroSardo», Biblioteca di Sardegna, Cargeghe, n. 2 (marzo-aprile 2006);

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Mantia, A., La musica di L. S., in «11 Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Manca, P., Breve storia dei Silesu, in «Il Convegno», Cagliari, Ami­ ci del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Marongiu, G., Lao Silesu e la sua vita musicale, in «La Nuova Sar­ degna», 1 dicembre 1952; Marongiu, G., Come visse, morì, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Massa, G., Silesu a Iglesias, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Ondher, M., Mosaico, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Palmentier, P., Brillant compositeur..., in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Piana, R., Lao Silesu - Impressioni di Sardegna, Biblioteca di Sardegna-Magnum Edizioni, Sassari 2005; Porrino, E., La musica di L. S., in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Roland, R., Mosaico, in «Il Convegno», Cagliari, Amici del Libro, 10/1 (gennaio 1957); Santoru, F., Lao Silesu in digitale tra tradizione e innovazione, in «LibroSardo», Biblioteca di Sardegna, Cargeghe, n. 2 (marzoaprile 2006);

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GUIDA ALL'ASCOLTO DEL CD

on è stato semplice estrapolare dalla vastissima pro­

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duzione silesiana un gruppo di composizioni signifi­ cative che, oltretutto, non varcasse il canonico minutaggio di compact disc. Ero inizialmente orientato verso un programma più organico che comprendesse per esempio l'intero ciclo delle Valses, o dei Preludes, o l'integrale delle Sonate, ma dopo diversi ripensamenti ho creduto, per lo svolgimento di un percorso compiuto e la deli­ neazione di una evoluzione, che fosse pertinente un lavoro dal taglio antologico. Tale decisione ovviamente ha implicato scelte non completamente libere, anzi talvolta fortemente condizionate, e ha inevitabilmente condotto ad esclusioni che risultano tuttora, personalmente, poco convincenti. A poche ore dalla consegna alle stampe, mi domando quanto sia lacunoso privare un docu­ mento discografico del Prélude et fugue en ut dedicato ad Alfred Cortot, o delle significative Feuilles éparses, o della bellissima So­ nate n. 2. L'ascolto necessario di queste importanti composizioni penso meriti di compiere una ricerca nella discografia silesiana che, si sa, è ancora poverissima. Per quanto riguarda Feuilles épar­ ses l'incisione è stata già realizzata in maniera parziale da Mauri­ zio Moretti, e in versione integrale dallo scrivente. Per quanto invece concerne la Sonate n. 2 invito il lettore curioso ad indossa­ re i panni dell'archeologo e scovare negli archivi di Radio Caglia­ ri l'incisione realizzata da Sandro Sanna. Per quanto riguarda il Prélude et fugue en ut, ricordo che Faust Silesu, nipote di Lao, mi chiese espressamente di suonarglielo poiché non lo conosceva. Non lo aveva mai ascoltato: era al corrente degli apprezzamenti

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Roberto Piana espressi per quel brano dal grande Alfred Cortot ma nessuna esecuzione era giunta alle sue orecchie. In realtà neanche alle no­ stre. Non esiste alcuna incisione né pubblica, né privata. Spero dunque non tardi questa autentica primizia discografica. Come detto, la scelta è stata quindi condizionata da una esi­ genza che in questa sede ritenevo prioritaria, ossia la disponibili­ tà di un quadro, il più possibile ampio, su un panorama musicale incredibilmente esteso. Ho preferito sacrificare alcuni lavori per lasciare il posto ad altri, seguendo un criterio non di selezione qualitativa ma di analisi e conoscenza dei vari periodi creativi di Silesu. Non una scelta delle opere più riuscite, magari concentra­ te in un circoscritto periodo storico, che poco sarebbero servite alla comprensione di un percorso artistico vario ed articolato, ma le composizioni che, indipendentemente dal loro valore oggetti­ vo, fossero testimonianza di ogni diverso periodo creativo. Ecco dunque i primi innocenti lavori di un bambino di otto anni, le composizioni scritte durante il lungo soggiorno parigino, le ope­ re della maturità e l'ultimo dei venti valzer. Tutta una serie di tasselli che restituiscono un mosaico straordinario, elaborato ma compiuto, specchio di una vita che oggi riconosciamo interamen­ te dedicata alla musica. Occhi azzurri op. 1 - Mazurca Osservando gli esordi del piccolo Lao verrebbe spontaneo rico­ noscere un nuovo caso di enfant prodige. Non so quanto di pro­ digioso ci fosse, ma senza dubbio non era fatto consueto che un bambino di cinque anni suonasse il pianoforte, «dando prova di rara sensibilità musicale», come testimonia lo studioso e giornali­ sta Pasquale Marica. Mozart, Chopin, Liszt, Josef Hofmann erano bambini prodigio, capaci di una abilità alla tastiera fuori dal co­ mune, testimoniata ripetutamente da fonti più che attendibili. Faust Silesu, nipote del compositore, raccontò che in realtà Pa­ squale Marica non conobbe mai Lao e si limitò a riprodurre testi­ monianze altrui. Ma non credo sia essenziale determinare quanto

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi il talento del piccolo musicista fosse comune o straordinario. Un primo documento della sua attitudine musicale è senz'altro la prima composizione pervenutaci o perlomeno la prima che se­ condo Lao fosse degna di essere annotata e persino numerata come opera 1. Lao crebbe immerso in ritmi di danza, mazurche, polche, balli sardi, è perciò naturale conseguenza che il suo esor­ dio come compositore producesse qualcosa di attinente alla sua cultura, alla sua memoria, qualcosa che ricalcasse un genere a lui tra i più familiari: la mazurca. A otto anni Lao scrisse il suo pri­ mo lavoro, Occhi azzurri op.l - Mazurca. Il brano è il primo di una raccolta intitolata Pezzi e Ballabili di Silesu Stanislao composti da 8 anni a 12 anni circa in Iglesias che comprende altri undici numeri: Mariuccia, Carmelina, H vago giardino, Il passerotto, Gioventù, L'ami­ co che parte, L'onestà, La farfalletta svolazzante, Nobiltà di cuore, Il candido giglio, Coro per bambini. Eccetto il quinto brano II passerot­ to, il settimo L'amico che parte e il dodicesimo Coro per bambini, sono tutte danze: mazurche, marce, polche, valzer. 11 genere della mazurca era da Silesu, benché ancora giovanissimo, già piena­ mente acquisito. Una mazurca tuttavia che niente aveva della mazurca contadina della Polonia o delle terre quali l'antica Mazowia e Kujawy nelle quali affondava le sue radici. Silesu non credo conoscesse i caratteri della mazurca di terra polacca e le sostanziali differenze tra la Kujawiak e YOberek. D'altronde Lao aveva otto anni e il padre Luigi, considerando lo stile delle sue composizioni, non penso conoscesse neppure lui tali sfumature. La mazurca in casa Silesu era molto italiana e molto salottiera, una sorta di mazurca urbanizzata. Musica di circostanza volta all'intrattenimento, né più né meno. La composizione è molto semplice nei contenuti e simpatica nella dedica: «al vezzoso bam­ bino Costantino Deliberto Castelli». Per un "bambino vezzoso" da un bambino prodigio.

Sérénade Sarde Quando nel 1907 Silesu partì per Parigi, lasciandosi alle spalle il

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breve e non particolarmente produttivo soggiorno milanese, por­ tò con sé diversi lavori giovanili e alcune bozze di nuove compo­ sizioni. Silesu entrava a Parigi carico di entusiasmo ma ancora non bene cosciente della situazione locale. Prese i primi contatti con artisti, autori di parole ma soprattutto con editori. Numerosi furono gli editori interessati alle creazioni del giovane Silesu. Le case editrici che mostrarono interesse c volontà di collaborazione furono da subito Laxer e À la chanson moderne. Ed è per quest'ultima che Silesu pubblicò la Sérénade Sarde, una composi­ zione scritta in Sardegna già anni addietro. Faust Silesu, nipote del compositore, mi disse che il brano risaliva addirittura al 1900, con Lao appena diciassettenne. Tuttavia, la composizione fu regi­ strata presso la Sacem solo il 5 dicembre 1908. L'editore parigino si incuriosì alla composizione, forse interessato a qualcosa di "esotico", la acquistò e non esitò ad affibbiarle un bel titolo in lingua locale: Sérénade Sarde. Una sorta di cartolina un po' kitsch. Silesu, penso non avesse problemi a vendere i diritti di un brano la cui donazione altro non faceva che alleggerire la pesante cartella di composizioni giovanili. E penso non si ponesse nep­ pure il problema di esordire in terra straniera con un biglietto da visita un po' sgualcito, con un brano non proprio di straordinario valore e indubbiamente poco rappresentativo della sua vera arte. Silesu ormai, come più avanti gli confiderà l'amico Puccini, si stava "guadagnando l'erta". A Parigi era appena giunto e il suo nome era pressoché ignoto, ma erano i suoi studi a produrre i primi pregiati frutti. È bene ricordare infatti che proprio in que­ sto primo anno parigino Silesu conclude il melodramma in tre quadri storici Amsicora. Sérénade Sarde a dispetto del titolo sa però ben poco di serena­ ta, se non nella sezione centrale, con il tema indicato "ben can­ tando". Non credo che Silesu pensasse ad una romantica Séréna­ de Sarde quando vergò il primo tema dell'opera, così marziale. Anzi, proprio quella sua indicazione iniziale "forte e pesante" fuga forse ogni dubbio.

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Romances sans paroles Il termine romanza senza parole, o meglio Lied ohne Worte, comparì per la prima volta nel 1828 in una lettera indirizzata a Cari Klingemann dalla sorella di Felix Mendelssohn, Fanny: «Felix mi ha donato [...] ima romanza senza parole come ne ha scritte recente­ mente di assai belle». La paternità della Romanza senza parole o Lied ohne Worte è dunque riconducibile a Felix Mendelssohn, il quale creò un gene­ re destinato ad avere grossa fortuna soprattutto tra il pubblicò di dilettanti o piccolo-borghese. Ma la Romanza senza parole non tar­ dò a ritagliarsi un buon spazio anche in ambito concertistico. Molte composizioni pianistiche di Silesu, benché portino titoli differenti, sono in realtà delle verè c proprie romanze senza pa­ role, per carattere e per forma. La presente Romances sans paroles, scelta per il disco, è una romanza senza parole, se così possiamo dire, dichiarata. Al di là del valore intrinseco del brano, ciò che è interessante rilevare è l'atteggiamento storico, o storicistico di Silesu. C'è senz'altro da riflettere se nel 1930 Ignaz Friedman de­ cise di incidere nove Romanze senza parole di Mendelssohn, se Gieseking, anch'egli fortemente attratto, ebbe piacere di incider­ ne un cospicuo gruppo, se Ferruccio Busoni, artista culturalmen­ te intransigente, pensava, nel 1924 poco prima di morire, di inse­ rire un gruppo di Romanze mendelssohniane in una prossima tournee londinese. Artisti di straordinario spessore riconobbero in Mendelssohn e in particolare nelle Romanze senza parole un va­ lore da riscoprire e promuovere. Ma se Friedman, Gieseking e Busoni assolvevano il loro compito da pianisti-interpreti, Silesu assolveva il suo da compositore. Credo dunque si possa vedere sotto una luce diversa la scelta operata da Silesu di riesumare un genere musicale un po' antiquato. Il linguaggio silesiano è tutto imbevuto di nostalgico romanticismo, e non avrebbe senso altri­ menti. Silesu recupera un genere e recupera, attraverso un lin­ guaggio apparentemente, o realmente, anacronistico, l'autentici­ tà, la vera identità della romanza senza parole, ossia un genere

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piccolo-borghese per dolci fanciulle impegnate al pianoforte ad intrattenere gli ospiti nel proprio salotto. La Romances sans paroles silesiana è sapientemente costruita con un gusto ed una grazia melodica mirabili. Fu registrata alla Sacem il 5 dicembre 1908 e pubblicata nel 1913 a Parigi dalla casa editrice Siéver con dedica al vecchio maestro Luigi Allione. Barcarolle Venitienne A la Chanson Moderne pubblicò numerose composizioni di Sile­ su. Anche la Barcarolle Venitienne entrò nel catalogo della casa editrice parigina. Si tratta di una romanza di buona fattura, come Silesu sapeva crearne senza troppa difficoltà. È una composizio­ ne che godette di buona fortuna tra il pubblico. La pianista Ga­ briella Galli Angelini la inserì nei suoi programmi in diversi con­ certi e ne lasciò una incisione privata. L'edizione pubblicata da A la Chanson Moderne reca nel frontespizio la seguente dedica: "Hommage respectueux à Monsieur Couyba, Sènateur". Non conosciamo la data di composizione, la pubblicazione avvenne nel 1908. Regards et Sourires - Grande valse Diverse sono le composizioni orchestrali per le quali Silesu lasciò una parte per pianoforte conduttore. In taluni casi queste versio­ ni godono di ima certa felicità di scrittura e autonomia espressi­ va tali da poter essere eseguite come fossero scritte esclusivamente per pianoforte. Regards et Sourires è senz'altro una di que­ ste. La parte reca i diversi ingressi degli strumenti orchestrali, quindi il chiaro riferimento al singolo strumento che scandisce le parti. Questi riferimenti a variegati strumenti dalle caratteristiche tanto differenti possono persino costituire una valida occasione, una sollecitazione ad una nuova ricerca timbrica sul pianoforte. Regards et Sourires - Grande valse appartiene agli anni parigini più fortunati, quelli, per intenderci, segnati dall'enorme successo della canzone Un peu d'amour. Fu scritto due anni dopo la bella

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi chanson, ossia nel giugno del 1913, e venne pubblicato lo stesso anno a Parigi dalla casa editrice Édition A. Rissone. Faust, nipote del compositore, mi fece omaggio di una copia dell'edizione in cui risulta una dedica autografa: "Omaggio ai miei genitori. Lao Silesu. Parigi 8 gennaio 1914".

La femme chic La valse La femme chic si inserisce nel filone cosiddetto "leggero". Musica di circostanza la quale immagino facesse parte del reper­ torio eseguito nei cabaret. Ancora ima volta emerge la naturale predisposizione di Silesu per il genere della danza. L'autore ripe­ sca nella memoria, nei vecchi ricordi, in una fitta rete di immagi­ ni di gioventù, fatta di serate danzanti, valzer, mazurche, polche, tutti generi ormai pienamente acquisiti, metabolizzati, ora rive­ stiti di nuovi abiti, gioielli, orpelli di ogni genere. Siamo a Parigi ma non vi si riscontra nessuna radice raveliana, non vi è nessuna riferimento alla concezione coloristica, alla sensualità armonica, a quella ricercatezza maniacale delle decadenti Vaises nobles et sentimentales o de La Valse. Silesu non credo inseguisse l'ideale di una musica d'élite, piuttosto sembrava godesse della semplicità, della verità della persone comuni. Più che all'aristocratico e apol­ lineo Ravel, pareva guardasse con aria divertita il ruvido e scan­ zonato Satie. Del brano, Silesu realizzò una trascrizione per or­ chestra. Sia la versione per pianoforte che quella per orchestra furono pubblicate dalla casa editrice Ricordi. Serenade d'adieu Il genere della serenata fu caro a Silesu fin dai primi anni di atti­ vità e lo accompagnò fino al periodo della piena maturità. Diver­ si sono i brani esplicitamente intitolati Serenata ma alcuni sono così intitolati in maniera implicita o attraverso un sottotitolo. Per esempio Impressioni di Sardegna reca il sottotitolo Serenate, la com­ posizione per violino e pianoforte Candore lunare ha come sottoti­ tolo Serenata, anche l'aria Guarda le stelle tremule, per tenore e pia­

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Roberto Piana noforte, le arie L'Italienne, Perla d'amore, hanno tutte il sottotitolo Serenata. Le Serenate, esplicitamente intitolate, pervenuteci sono otto: Sérénade à l'inconnue, Sérénade andalouse, Sérénade d'adieu, Sérénade passionnée, Sérénade sarde, Sérénade timide, Serenata, Serenata fatale del 1899. Furono scritte in un arco di tempo piuttosto vasto che va dal 1900 (la Serenata fatale del 1899 fu scritta ad Iglesias nell'a­ prile del 1900) al 1935. Eccetto Sérénade sarde c la Serenata fatale del 1899, che è in realtà una polka,, le altre serenate possiedono tutte le caratteristiche delle romanze senza parole, con andamento pa­ cato e carattere melodico. La Sérénade d'adieu è l'ultima in ordine di stesura. Fu scritta a Parigi il 22 dicembre 1935 e l'autore ne diede tre versioni, una per pianoforte solo, una per piccola orchestra e una per voce e pianoforte. Della Sérénade d'adieu, nella versione per piccola or­ chestra, si hanno disponibili tre manoscritti autografi: il primo, relativo alla parte del pianoforte conduttore, in cui vi si legge "Paris, 22 Decembre 1935", il secondo, recante la partitura orche­ strale, in cui vi è scritto "Gènes Mai 1941", il terzo, in cui è ripor­ tata ancora la data 1941. Nel 1941 Silesu quindi rielaborò il brano e ne modificò il titolo che in origine doveva essere Sérénade triste e ne realizzò una versione per voce e pianoforte, della quale pur­ troppo non è stato possibile risalire al paroliere (il manoscritto omette l'indicazione) e una trascrizione per pianoforte solo.

Theme en Do mineur avec Variations Gli anni Trenta videro Silesu impegnato su un duplice versante: "colto" e "leggero". Il suo impegno fu distribuito in maniera uni­ forme sia nella stesura di nuove composizioni cosiddette serie, che nella creazione di nuove accattivanti chanson, per le quali sia gli editori che il pubblico parevano mostrare maggior interesse. Gli anni Trenta costituirono anche un periodo felice per la speri­ mentazione di generi nuovi, per esempio la colonna sonora per la pellicola del regista André Pellenc, Les homines de la cote. Ma è

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi al pianoforte che Silesu si dedicò con maggiore determinazione ed entusiasmo. Un contributo notevole sia qualitativo che quan­ titativo. Si pensi alla stesura definitiva dei primi dieci Préludes, al Nocturne en mi majeur, ail'Étude en sol majeur, al Prélude et fugue en ut. Ma la composizione che in questi anni emerge per proporzio­ ni e ambizione è senza dubbio Théme en Do mineur avec Varia­ tions. II tema sul quale si erge l'intera composizione non è di Sile­ su, ma tratto dal ricchissimo repertorio popolare sardo. Lo stesso Giulio Fara lo riporta (mutilo di qualche battuta rispetto a quello proposto da Silesu) nel suo Canti di Sardegna, annoverandolo tra i brani più significativi del repertorio musicale sardo e in partico­ lare algheresc. Non sappiamo dove Silesu avesse appreso tale melodia, non è escluso che, in passato, le note fossero giunte alle sue orecchie durante qualche concerto giovanile nella stessa cit­ tadina. Il tema viene esposto nella stessa tonalità riportata dal Fara, in do minore. Un tema cupo che si snoda nella tradizionali sedici battute e a cui fa seguito ima serie di quattordici variazioni e un finale. Ciò che subito si mostra evidente è la qualità della scrittura, particolarmente curata e frutto di una esperienza com­ positiva ma soprattutto pianistica che testimonia una padronan­ za, una conoscenza e profondità di indubbio valore. Le formule pianistiche e tecniche denunciano le proprie origini marcatamen­ te romantiche e soprattutto non esprimono alcuna volontà ever­ siva nei confronti della tradizione ma piuttosto tendono al conso­ lidamento di una logica espressiva i cui modelli sono pienamente ottocenteschi e che possono ben identificarsi nelle due figure più rappresentative, Chopin e Liszt. Nella prima variazione il tema viene affidato alla mano sini­ stra mentre in area superiore, la mano destra armonizza e scan­ disce una sorta di controcanto. Nella seconda variazione, sulla struttura armonica mantenuta pressoché inalterata, si libra un arabesco in bicrome. La scrittura della terza variazione segue una direzione di tipo verticale, accordale. La formula adottata per l'intera variazione è costituita da una alternanza tra nota melodi­

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ca e accordo. Nella quarta variazione, Silesu pare abbandonarsi a rimembranza chopiniane, ma sembrerebbe farlo non riferendosi direttamente a Chopin ma passando per Schumann, per il brano "Chopin" del Camaval op. 9. Il tempo di sei/quarti, la scrittura tanto simile, gli arpeggi della mano sinistra, e soprattutto il colo­ re sonoro, tutti elementi comuni che stabiliscono un forte legame. Fra tutte le variazioni, la quinta è quella che più si discosta per il carattere poco "classico" e molto "alla moda" del tempo, un po' sincopato e di influenza vagamente jazz. La sesta variazione si espande in novantatre battute mantenendo costante ima formula pianistica non desueta, costituita dalla sovrapposizione della ma­ no sinistra sulla destra, quindi dall'incrocio delle mani. La setti­ ma variazione, assieme alla quarta variazione, costituisce un mo­ mento di forte introspezione, una sorta intima confessione subito rotta dalla estroversa nona variazione e dalla tumultuosa decima variazione costruita, quest'ultima, su una linea melodica incal­ zante della mano sinistra. Un valzer mosso costituisce la decima variazione, un brano disinvolto e di particolare grazia. L'undice­ sima variazione è costruita su una lunga serie di lenti e ampi ar­ peggi, una sorta di meditativo corale che costituisce supporto armonico per la dodicesima variazione, integrata di una ulteriore melodia. Di carattere quasi militaresca è la variazione numero tredici. La sua melodia, sorretta da accordi autoritari e da un rit­ mo puntato e marziale, si contrappone al clima soave, sospeso e rarefatto dell'ultima variazione. Una melodia arricchita da qual­ che ricamo, e felice arabesco viene sostenuta da una lunga serie di vaporosi accordi che per qualità timbrica parrebbero pensati per ima formazione d'archi. Il Finale è costituito da episodi diver­ si collegati senza soluzione di continuità. Dopo un esordio vivo e deciso di diciannove battute, di forte impatto e che parrebbe rive­ stire la funzione di introduzione al Finale vero e proprio, un bre­ ve momento di transizione di nove battute, di tempo lento, fa da anello di congiunzione col tema del Finale. Un Allegro vivo, di scrittura brillante e di carattere incisivo e incalzante, viene inter­

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rotto da un episodio centrale in tempo decisamente più placido, che rievoca in maniera vagamente trasfigurata il tema iniziale sul quale si erge Finterò ciclo di variazioni. Si tratta di quindici bat­ tute in coda alle quali risorge energico il tema del Finale che spe­ ditamente porta alla conclusione, solenne e magniloquente. 11 Théme en Do mineur avec Variations fu terminato di scrivere nel settembre del 1938, registrato presso la Sacem il 5 ottobre del­ lo stesso anno. Un manoscritto autografo, in possesso della piani­ sta Gabriella Galli Angelini, e oggi non più reperibile, pare recas­ se una esplicita dedica a Maria José del Belgio. Cipressi - Lamento per Pianoforte Cipressi è stato scritto nel luglio del 1939, con quasi totale certez­ za quale ultimo saluto alla compagna Carmen Villa, scomparsa quello stesso mese ma già malata da tempo: "Alla mia sempre presente Mimina", Si tratta di due pagine manoscritte, trentadue battute. Lento e mesto è l'indicazione che apre il brano. Cupo, di malinconico ab­ bandono è il carattere di una musica che denuncia un dissimula­ to richiamo a certe nuances e soluzioni armoniche riconducibili a Ravel. Una dolce malinconia, una pacata rassegnazione è il rifles­ so fedele della condizione emotiva di Silesu in un periodo di estremo dolore e fragilità. Cipressi sorprende subito per l'audacia armonica, per il cro­ matismo che non elude totalmente le coordinate tonali (la tonali­ tà di sol minore è comunque riconoscibile), ma che conferisce uno stato di sfuggente sospensione. Con questo brano, Silesu accantona le frivolezze e tutti quegli atteggiamenti vagamente leggeri e vezzosi delle romanze e apre ima nuova parentesi mistica di sincera intimità. Ricor diamo che, sempre nel 1939, ma qualche mese dopo la stesura di Cipressi, Silesu scriverà due Ave Maria, rispettivamente la seconda e la terza, per voce e pianoforte e, in versione alternativa, per voce, pianoforte e harmonium.

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Roberto Piana La scrittura pare piuttosto severa, senza alcuna concessione a soluzioni retoriche o teatrali. Per tutto il brano gli accordi ribattu­ ti in semiminime scandiscono un tempo quieto che offre spazio ad una melodia spesso delineata attraverso un procedimento intervallare cromatico e costantemente condotta in direzione di­ scendente. Solo da battuta 15 si prepara una lenta ascesa che sfo­ cia a battuta 19 in un fortissimo, ma non fragoroso o risolutivo, in cui raddensamento della scrittura accordale asseconda la pres­ sante drammaticità e la forte intensità emotiva. Cipressi è uno dei brani pianistici, o forse dell'intera produzio­ ne, più moderni, che più si discostano dal cliché silesiano "leggero". Della composizione Silesu ha realizzato anche una versione per orchestra.

3me Message d'amour Si tratta di una miniatura, due sole pagine scritte probabilmente di getto senza troppi ripensamenti. Il 3me Message d'amour è sen­ z'altro meno elaborato dei due precedenti ma non per questo privo di grazia e leggerezza. Una tonalità trasparente, do mag­ giore, per una melodia semplice, accompagnata da placidi arpeg­ gi della mano sinistra. L'autore non si lascia comunque sfuggire l'occasione per qualche fuggevole digressione armonica, un po' insolita ma tipica del suo stile. Non è escluso che la composizione fosse nata in occasione di qualche particolare ricorrenza. Il frontespizio riporta le seguenti parole: "A ma bicn aimée". Fu scritta il 19 settembre del 1949 e depositata presso la Sacem pochi giorni dopo, il 23 settembre.

Valse en fa mineur (Coeur à coeur) n. 20 In un arco di tempo piuttosto contenuto Silesu portò a compi­ mento il ciclo delle 20 Valses. In verità il catalogo silesiano non raccoglie i soli venti numeri volutamente raggruppati dall'autore in un ciclo organico, ma comprende numerosi altri valzer per pianoforte solo o per formazioni da camera. Alcuni legati agli

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi anni giovanili e ai primi abbozzi infantili, altri frutto dell'attività di maturo pianista presso il cabaret parigino Chez-Fysher. Le diverse circostanze creative determinarono lavori di valore diso­ mogeneo e di mole architettonica multiforme. Se infatti i primi valzer, frutto della creatività acerba di un bambino di dieci armi, ricalcavano modelli elementari, forse appresi dallo stesso padre, i valzer maturi risultano più liberi, maggiormente interessanti sot­ to il profilo linguistico e strutturale. La Valse en fa mineur (Coeur à coeur), chiude il ciclo delle 20 Valses e appartiene al periodo maturo. Venne infatti scritta nell'a­ prile del 1950 da un Silesu quasi sessantasettenne, memore di glorie artistiche ma anche di dolorosi episodi di una esistenza non semplice nel suo finire. È un'opera di naturale eleganza dai tratti velatamente malinconici. Si apre con una introduzione di poche battute, sei semplici misure che piacevolmente ci conduco­ no al tema principale. Una melodia distesa e dolcemente rasse­ gnata che richiede in partitura di essere pronunciata lentement et uvee sentiment.

Luigi Silesu, La figlia unica - Mazurca Un'antica fotografia riproduce un elegante Luigi Silesu dallo sguardo profondo, fiero, da cui affiora una segreta bontà. Mani tozze, forti, di chi nel lavoro non si è mai risparmiato. La musica fu la sua più grande passione, ereditata, poiché in famiglia la musica rappresentava un valore, una componente della normale cultura di un individuo. Quando il figlio Lao aveva poco più di un anno, Luigi, con la moglie Anna Lai e i figli, abbandonò Sa­ massi per trasferirsi nella non troppo distante Iglesias. Qui il Ve­ scovo monsignor Ingheo gli affidò l'incarico di organista della cattedrale. Se per Luigi la musica liturgica rappresentava un do­ vere, il piacere era certo costituito dalle serate musicali in fami­ glia nelle quali amava prodursi in travolgenti esibizioni. Perlopiù brani popolari, musiche della tradizione sarda, o eleganti mazur­ che e valzer. Luigi componeva e benché non avesse straordinarie

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Roberto Piana velleità, un editore di Firenze, Adolfo Lapini, pubblicò un suo Ballo Sardo per pianoforte, dedicato al Municipio di Cagliari. Un brano che l'editore intuì fortunato poiché, come scriverà Pasqua­ le Marica, «era diventato così popolare che varcò le frontiere del­ l'isola e fu eseguito persino a Londra». 11 brano attinge dal patri­ monio popolare sardo, non è certo di straordinario spessore ma nel complesso è gradevole. Qualcosa di analogo scrisse per pia­ noforte anche Aldo Canepa con il suo Ballo tondo. Non conosciamo la quantità dei lavori di Luigi Silesu: quasi tutto è andato perduto. Oltre al Ballo Sardo sono conservate tra i manoscritti due mazurche, una più estesa, dal titolo La figlia uni­ ca - Mazurca, e ima brevissima, di una sola pagina, dal titolo An­ tonietta - Mazurca. Nel cd in allegato, proponiamo la prima ma­ zurca che ritengo più compiuta sotto l'aspetto sia formale che musicale. H manoscritto reca la data del 1897, che non mi pare di pugno di Luigi Silesu, ma che può essere considerata di riferi­ mento. Non avendo di Luigi Silesu alcun documento sonoro, non possiamo che ipotizzare o attenerci alla testimonianza di Pasqua­ le Marica che racconta di una sua mirabolante esecuzione del Ballo Sardo: «Si racconta che Luigi Silesu lo eseguisse alla cieca; ricopriva cioè la tastiera con un panno e, con un virtuosismo ra­ ro, batteva sui tasti senza sbagliare una nota». Il virtuosismo, si sa, spesso non appartiene al brano in sé, quanto all'esecutore che gli da' vita. La mazurca La figlia unica è un brano divertente, gra­ devole, di scrittura brillante. Non richiede un "virtuosismo raro" ma capacità medie, tuttavia, stando alla testimonianza di Marica, non è escluso che il bravo Luigi ne facesse un numero acrobatico. L'esecuzione qui presentata, è in prima mondiale.

Erminia Silesu Maria, Mazurca Curiosando tra i manoscritti di Silesu, inaspettatamente sono apparse alcune composizioni non di Lao ma del padre Luigi e della sorella Erminia. Luigi Silesu, buon musicista, aveva a cuore l'educazione musicale dei figli e impartì loro i primi rudimenti

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi musicali, senza l'ambizione di sfornare straordinari musicisti ma con la serena consapevolezza di arricchire il loro cuore e la loro mente. Se Lao fu tra i figli il più promettente, la giovane Erminia dimostrò comunque di aver ben assimilato la lezione patema e sapersi destreggiare nella composizione di danze per pianoforte. La Maria - Mazurca porta la data di stesura del 5 ottobre 1897 e la dedica: "Alla Gentilissima signorina Castelli nob. Maria - Er­ minia Silesu offre in segno di affetto". È una danza piacevole, senza eccezionali pretese, che non va troppo oltre il semplice esercizio scolastico. Si direbbe musica di consumo o meglio di in­ trattenimento che, con tutta probabilità, si utilizzava per animare qualche serata tra amici. La struttura formale, eccetto un piccolo particolare, è pressoché la medesima adottata dal fratello Lao per le proprie danze, una breve introduzione di poche battute, la dan­ za, un trio, ma, singolarmente, non un ritorno alla danza. Non viene indicato il da capo, se non un da capo riferito al trio, e il ter­ mine Fine è inserito esplicitamente a metà del trio stesso. Quindi abbiamo una Mazurca un po' curiosa, che inizia in mi bemolle ma che termina in la bemolle. La scrittura tuttavia non soffre di impaccio e anzi restituisce brio alla composizione.

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Appendice

(lettere e testimonianze)

Lao Silesu. Un sardo a Parigi G. D'Annunzio, Lettera

a

Lao Silesu, s.i.d.

Mon cher ami Lao, la grazia del magico artefice, questa volta, ha superato quella, pur invincibile, delle sue musiche. Una sola volta, da giovedì, il sole è scomparso oltre il boulevard e qui l'alba languida del nuo­ vo giorno mi rivela a me stesso sbalordito, contemplante l'ulti­ mogenita tua mirabile creatura che sacrifichi dopo poche ore di vita a questo indegno terreno nume. Verrò a goderne, stasera immancabilmente, i repressi ignoti vagiti attraverso il filtro delle tue prodigiose mani che le daranno col Pleyel che accarezzi, rapi­ de vaghe sembianze di italica divinità. Grato e commosso ti rivedrò tuo Gabriele D'Annunzio

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Roberto Piana

G. Puccini, Lettera a Lao Silesu, s.i.d. Mio buon Silesu, Marengo, puntualmente, mi recò a Bruxelles i tuoi seduti conse­ gnandomi il gradito omaggio, nuovo gioiello che va ad arricchire il tuo fortunato scrigno musicale. Anche questo gentile ed artisti­ co lavoro è tutto profuso di quella incantevole dolcezza che sai riservare in tutte le tue composizioni rendendole care. Esse con­ quisteranno sempre i cuori delle folle. Ho constatato con piacere lo svelto propagarsi delle loro arie. Ti stai guadagnando l'erta ed ormai puoi guardare con serena fiducia verso l'avvenire che ti sorride come una giornata di primavera. Ti sono infinitamente grato per il costante ricordo che ricambio con molto affetto augu­ randoti, mio giovane amico, tutto il bene che meriti. Cordialmente Giacomo Puccini

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi G. Deledda, Lettera a Lao Silesu, s.i.d.

Illustre Maestro Silesu, il buon Dio nel darmi il soffio della vita non pensò di farne una buona poetessa... Invocherò l'aiuto divino nell'accingermi all'in­ consueto compito che richiede capacità che purtroppo mi manca­ no. Pensando all'esito sorrido scettica e sento che avrei maggior fiducia se dovessi invece lavorare su un nuovo romanzo. Ma se mai questo lavoro giungesse felicemente in porto, non mancherei di affidarne le bozze all'avvocato Manganelli prima che egli par­ ta per il convenuto incontro. Son finalmente riuscita a farmi ese­ guire al piano (domenica scorsa) l'intermezzo "Paysage sarde". Ella vi ha saputo instillare una strana virtù che mi ha concesso un viaggio gratuito nello spazio portandomi nella Terra nostra per riudime condensate in note musicali quelle voci e quei palpi­ ti solo a noi familiari. Ripenso con nostalgia ai brani dell' "Amsicora" e ed mirabile ordito della Sua musica melodica sul canovaccio delle nostre tradizioni isolane e sui motivi della no­ stra etnofonia così ricca di colore. Ne conservo vivissimo il ricor­ do! Se Ella dovesse nuovamente degnarmi di una visita, non mi sentirei mai interamente soddisfatta e vorrei udire ancora dieci, cento volte, quei brani meravigliosi che brulicano vaghi ed irre­ quieti nella mia mente dando vita ad un inesprimibile gaudio spirituale. A quando questa fortuna? Essa sarebbe incalcolabile se Ella potesse condurre anche il tenore Caruso... Mio marito l'attende e già progetta una nuova scorribanda nei dintorni ro­ mani. Cordialmente e con l'augurio di ogni miglior bene, Grazia Deledda

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Roberto Piana E. PORRINO, LEI-FERA A LAO SlI.ESU, S.J.D.

Ho Ietto lo spartito per canto e pianoforte dell'opera l'Astore di Lao Silesu. Sebbene sia difficile esprimere un giudizio definitivo quando di un'opera non si sia potuta conoscere ancora la partitu­ ra d'orchestra, né si sia potuta veder la realizzazione scenica (Verdi diceva che un'opera si giudica in teatro la prima sera col pubblico pagante), la cosa che più mi ha colpito, e che ritengo più interessante sottolineare, è l'orientamento del Silesu nei ri­ guardi della elaborazione della etnofonia sarda. Questo è in real­ tà, uno dei lati più delicati della creazione musicale; e si sono spesso avute realizzazioni poco felici o nel senso di una riprodu­ zione banale o troppo popolaresca, o nel senso di una contamina­ zione estetico-cerebrale, contrastante con la spontaneità e genui­ nità del canto popolare. Mi sembra che Lao Silesu, in questo sen­ so, abbia scelto la via giusta dimostrando così di essere un musi­ cista nel vero senso della parola, e un artista dotato di fine gusto e sensibilità. Ennio Porrino

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

G. Gabriel, Testimonianza, s.i.d. Nell'inverno del 1910 mi trovavo a Londra per una serie di con­ ferenze sul folklore musicale sardo e coabitavo con Orazio Demartis, un estroso ingegnere di Tempio. Appassionato di musica, seguiva tutti i concerti nelle migliori sale. Di ritorno da una delle sue capatine a Parigi mi disse di aver trovato nella capitale fran­ cese un "biddùnculu" geniale, un fenomenale pianista sardo che furoreggiava negli ambienti scapigliati e nei ritrovi eleganti. Si chiamava Lao Silesu e doveva in quei giorni venire a Londra per un suo concerto. E alla Bechstein Hall conobbi questo infuocato grano di pepe. La sala severa e signorile imponeva raccoglimen­ to. Quando il piccolo vivacissimo brunetto si accostò al pianofor­ te, Orazio, da me secondato, attaccò uno schioccante applauso professionale che sorprese il contegnoso uditorio e poi lo inco­ raggiò a rompere la tradizione. Lao s'inchino disinvolto dopo un rapidissimo impercettibile strizzatine d'occhio verso noi due:e annunziò una suite: tutta musica sua. Era musica improvvisata, con le sorprese geniali, gli squilibri formali e l'inafferrabile so­ stanza tematica che il dominio della tastiera e un temperamento vulcanico riuscivano a fondere in un seducente gioco caleidosco­ pico paralizzando anche in noi attentissimi ogni capacità di di­ scernimento critico. Si godeva come a uno spettacolo pirotecnico. E il pubblico ne uscì rapido e un poco intontito. Lao ripartì in serata per Parigi, e non ci rivedremmo più. Nel '49 rientravo in Eritrea, quando ricevetti in Asmara una lettera di Lao, da Parigi. Animato da quanto si faceva per l'autonomia sarda, mi sollecita­ va a far comunella per un'affermazione artistica e una propagan­ da in armonia con la nostra esperienza. Bellissimo sogno di esi­ liati, che sognando escon di scena.

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Roberto Piana A. Mantia, Testimonianza, s.ld. Come purtroppo spesso avviene, in Italia si è fino ad oggi igno­ rato il nome e l'opera di uno dei suoi più efficaci e geniali musi­ cisti, deceduto recentemente a Parigi dove da molti anni risiede­ va e lavorava indefessamente acquistando grande rinomanza in ogni genere di composizione musicale. Ebbi più volte occasione di udire Lao Silesu eseguire magistralmente al pianoforte - poi­ ché era pianista di eccezionale valore - brani di varie sue opere liriche e ne riportai Sempre una profonda impressione oltre che per l'interessante folklore sardo tanto spesso evocato, e per la genialità e sapienza costruttiva e armonica, soprattutto per quell'ultima fusione che riusciva a realizzare tra lo slancio e la dram­ maticità tipicamente italiana, e la fluidità e l'eleganza tipica della scuola francese moderna. Ricordo, tra l'altro, di aver ascoltato pagine del Le lys dans la Vallee; Amsicora; Gil Bias; Astore; Ni­ coletta; e bellissime pagine vocali e strumentali, molte di queste pubblicate dai più importanti editori francesi. La musica pianisti­ ca era poi particolarmente adatta allo strumento per cui era scrit­ ta, cosa ora molto rara, e di sicuro effetto sul pubblico colto. Più volte ebbi il piacere di includere nei miei programmi da concerto musiche de Maestro. Mi auguro che si possa trovare la doverosa via per far conoscere in Italia le musiche di Lao Silesu, che ho sempre ammirato come musicista ed amato come amico.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi N. Valle, Premessa, in «Il Convegno», anno 10,

n.

1 (1957)

Troviamo scritto nei Pensieri di Pascal, a proposito degli uomini, in genere, e delle loro debolezze: «Siamo così presuntuosi, che vorremmo essere conosciuti da tutta la terra, e perfino dalle genti che verranno quando noi non saremo più; e tuttavia siamo così vani, che la stima di cinque o sei persone intorno a noi ci solletica e ci contenta». Dice proprio così; vani. Non vanitosi. Ed abbiamo voluto ricordarlo qui, a proposito di Lao Silesu, non per la sua modestia (tutti abbiamo conosciuto esempi di modestia: non sa­ rebbe un'eccezione), ma piuttosto per additare questo sorpren­ dente artista che avrebbe potuto essere famoso e volle restare nell'ombra; ed in mezzo ad una società di trafficanti e di intri­ ganti si appartava di proposito; e sembra che assaporasse la vo­ luttà del passare inosservato, del non far parlare di se, inesplica­ bilmente, fino all'ultimo giorno, anzi anche oltre la morte, se è vero che ancora una vecchia sorella che gli sopravvive si aggrap­ pa alle ultime memorie del singolare musicista e con accanimen­ to le sottrae all'interesse degli amici e degli studiosi. Proprio co­ me se così volesse ricordarci ancora Pascal: «se l'uomo si esalta, io l'abbasso; se si abbassa, io Io esalto; e sempre io contraddico, finché egli comprenda che è un mostro incomprensibile». E può darsi che Silesu, fosse proprio un mostrum incomprensibile. Ma egli stesso non se lo chiese mai. Non si poneva di que­ sti problemi. Il suo mondo era tutto nella musica; una musica che fosse non già espressione lambiccata di un complesso groviglio sentimentale o psico-cerebrale, bensì manifestazione di un animo mgenuo e sardescamente schietto, quasi primordiale nella sua bontà e semplicità; e che tanto più sorprende in chi, come lui, si era stabilito da molti anni a Parigi, che non era riuscita nemmeno a scalfire la dura scorza di quella quercia di buona razza. Non sappiamo darci una spiegazione di questo trasferimento: ma cer­ to non dev'esservi stato indotto dall'ambizione né dalla bramosia

Roberto Piana

di guadagno. Propenderemmo a credere che piuttosto lo attraes­ se questo popoloso deserto che appellano Parigi per gustarne la solitudine, per isolarsi meglio, per ritrovarsi più a suo agio, tutto solo e tutto se stesso. E visse come volle. Non chiese mai niente, non si lamentò mai di non aver avuto mai niente, né dagli amici, né dai colleghi, né dalla sua patria, e nemmeno dalla sua isola che finì per ignorarlo addirittura. Ilo qui sott'occhio un volume del 1937, s'intitola Diorama musicale della Sardegna. È stato pubblicato a Cagliari in occasio­ ne delle cosiddette Celebrazioni della Sardegna, che il regime politico di allora aveva auspicato e promosso, non solo per illu­ strare un passato non del tutto inglorioso ma per mostrare anche ai più disattenti quale impulso e quanta energia vitale fossero venuti al culto della musica, nell'isola dei nuraghi, da poco più di un decennio: «figure di artisti isolani poco o mal noti, tradizio­ ni millenarie rievocate e studiate nei loro significativi rapporti col presente, eloquenza di pietre e di oggetti, cronache di avveni­ menti antichi e recenti, rubriche di nomi di condottieri e di miti dell'arte». Sono le parole della prefazione dettata da Adriano Lualdi. Cui fanno riscontro quelle del Fasano, segretario del Sin­ dacato musicisti ed organizzatore della parte musicale nel qua­ dro delle Celebrazioni suaccennate; che - secondo le direttive del Capo del Governo - avrebbero dovuto «soprattutto illustrare i valori e le virtù spirituali della gente sarda nella sua espressione totalitaria e non individualistica. Seguendo queste direttive, ben considerando il passato artistico e particolarmente musicale della Sardegna, offrire un quadro quanto più possibile completo delle attività e della cultura in Sardegna. Particolare menzione, però, è stata fatta di quelle figure di compositori, direttori d'orchestra, cantanti, strumentisti, critici, che maggiormente si affermarono nel campo nazionale e contribuirono al comune patrimonio di pensiero e di opere». La verità è, però, che Silesu non fu nemmeno ricordato. Anto-

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

nio Cardia nota, in altra parte della presente rassegna, che di lui si potè ascoltare un concerto, con programma interamente for­ mato di sue composizioni, nel 1940, nella Sala Scarlatti del Con­ servatorio di Cagliari. Noi non abbiamo potuto assistervi e nem­ meno ricordiamo quale eco abbia avuto: ma sta di fatto che - pur dopo tale scoperta - non se n'è più riparlato, e di lui non si è mai più eseguita una pagina, fra tanta musica d'ogni genere, buona e non buona, eseguita a Cagliari a tutt'oggi. Forse gli nocquero, per una sua affermazione decisa e incon­ trastata nel campo di quella musica che qualcuno definisce seria, le sue scorribande professionali in quella specie di artigianato musicale che è il cafè-chantant o in quella che oggi impropria­ mente si chiama musica leggera. Ma, a parte l'esempio dei gran­ di del periodo classico e romantico, tutti chi più e chi meno, e a modo loro, chansonnier e autori di ballabili, oggi alcuni scaltri musicisti ufficiali (pur che abbiano le attitudini per farlo) si mi­ metizzano dietro le colonne sonore dei film o in qualche rivista piazzata bene, difesi da uno pseudonimo o protetti dalla compli­ cità di un prestanome; come certi buoni pittori accettano l'incari­ co di eseguire la decorazione di un bar, o di schizzare vignette per i giornali umoristici. Queste cose le rileva volentieri anche chi, come noi, non ama le canzonette e la musica leggera, per Io meno per l'abuso che se ne fa, e per la fruizione corruttrice del gusto che perciò esercitano. E per amore di obiettività e volendo inquadrare, almeno, la figura di Silesu per meglio intenderlo e giudicarlo, altrettanto volentieri riferiamo queste note di un criti­ co moderno a proposito della canzone in Francia e in particolare a Parigi: «In Francia, dall'epoca di Bruant, il potere di resurrezio­ ne che le parole di una canzone possono fare irradiare sotto la protezione d'una musica senza audacia, è definitivo grazie ad un elemento tenace e confidenziale che permette alla poesia urbana la sua sopravvivenza al di là degli anni. La canzone, sulle rive della Senna, resta ancora la vera poesia popolare, nata da quasi un secolo, per quegli uomini violenti, coraggiosi o sciocchi cui

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l'attrazione dell'anarchia non era solletico letterario o libresco, ma vero istinto, e vocazione irresistibile. E anche oggi, che l'oscu­ ra anarchia della teppa non regna più per le strade di Montmar­ tre, che i mauvais garcons non vestono più le brache attillate che ispirarono Steinlen e Toulouse Lautrec, questo spirito di anar­ chia, come una linfa volgare e generosa, continua ad alimentare le melodie popolari. E le complaintes scritte da grandi poeti co­ me Mac-Orlan, così come mezzo secolo fa quelle di Variaine, scendono nel bistrò a vivere la loro più bella avventura. «Nel campo delle canzoni - ha scritto un giorno Mac-Orlan - è molto più emozionante oggi tirare le orecchie a un marinaio sve­ dese in una taverna di Sciangai piuttosto che a un parigino all'u­ scita d'una riunione elettorale in piazza della Concordia. In quasi tutti i miei libri ho introdotto in un modo o nell'altro ima canzo­ ne, perchè le melodie popolari sono il miglior modo di esprimere il documento sentimentale di un'epoca. E l'epoca nostra è quella del petrolio, del caffè, delle scatole di conserva c della dispera­ zione. Così la musa popolare francese, dopo quasi un secolo di esistenza, conservando intatto il primo slancio, ha operato una transazione che l'ha liberata dal suo provincialismo urbano per affidarla alle strade e ai porti del mondo». Silesu, conciliando le sue escursioni sul campo della musica leggera con il suo temperamento di musicista sul serio e col suo fine gusto di compositore, forse pensava così. Qualche altro ha lasciato cadere, parlando di Silesu, il nome di Leoncavallo; e non è detto che non si trovino, fra i musicisti contemporanei, anche altri che - a parte l'unica ciambella col buco che ne ha deciso la fortuna - non si può dire abbiano avuto maggior talento, e tutta­ via hanno goduto gloria e successi sproporzionati ai loro meriti. A noi preme proporlo all'attenzione ed allo studio dei compo­ nenti e del pubblico. Per arrivare ad un giudizio almeno appros­ simativamente convincente bisogna prima di tutto conoscerlo, com'è ovvio. Questa pubblicazione, insieme alla nostra iniziativa di fare eseguire, a Cagliari ed altrove, musiche sue in una serie di

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tre manifestazioni già annunciate per il prossimo febbraio, e inte­ ramente a Silesu dedicate, vuol essere un piccolo contributo allo studio ed alla conoscenza dell'opera sua. È anzi - lo riconosciamo - appena un invito allo studio ed alla conoscenza del molto, edito ed inedito, che il fecondo ed irregolare compositore ci ha lascia­ to. E vorremmo che altri raccogliesse tale invito; Siamo lieti di iniziare l'undicesimo anno della Rivista, con questo tentativo di rivalutazione. Diamo così la riprova della no­ stra volontà di contribuire - non soltanto a parole - alla ricogni­ zione ed all'affermazione dei valori spirituali dell'isola, e di voler dare un apporto concreto al progresso che è in marcia e che già Sebastiano Satta aveva intraveduto e vaticinato per le nuove ge­ nerazioni di Sardegna. In questo senso non saranno stati certamente spesi inutilmen­ te i dieci anni di vita della Rivista; che, pur tra incredibili difficol­ tà, ha svolto un lavoro assiduo e proficuo, cui oggi può guardare con orgoglio. Tra i molti fascicoli pubblicati non potranno essere ignorati quelli dedicati alla Deledda, a Francesco Ciusa, a Biasi, a Melis Marini, a Melchiorre Murenu, a Lorenzo Viani, ecc. Ma specialmente quelli che costituiscono oggi l'unico punto di riferi­ mento per la conoscenza di artisti scomparsi come Enea Marras, Tarquinio Sini, e specialmente Giacinto Satta: che è nostro merito esclusivo avere riesumato e quasi recuperato alla storia delle no­ stre lettere e della nostra pittura. Ne abbiamo trascurato di met­ tere in luce figure di giovani e di viventi, quali Ennio Porrino, Gavino Gabriel, Maria Lai, Antioco Casula, i narratori più recen­ ti, i poeti moderni: o dare giusto rilievo a iniziative, opere, mani­ festazioni, tradizioni, uomini e cose della vita culturale ed artisti­ ca isolana. Non sembri immodestia ricordare tutto ciò: al termine di un decennio di lavoro, sarebbe più facile, più pretenzioso e gratuito fare promesse e sciorinare programmi.

Ili

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A. Cardia, Lao Silesu, «Il Convegno», anno 10, n. 1 (1957)

in

Tre anni fa, verso la fine dell'estate, moriva a Parigi il composito­ re Lao Silesu; forse il più apprezzato ed amato fra i creatori di canzoni e di melodie nel mondo occidentale, Francia, Inghilterra e Stati Uniti sopra tutti. Debbo confessare che dieci o vent'anni fa, il nome di Lao Silesu letto su qualche giornale francese non mi aveva detto gran ché: lo credevo un rumeno come Georgescu. Enoscu o Dinicu, insomma un cognome che finisse per u, e non ne avevo perciò approfondito la conoscenza. Perchè quel Lao? Seppi poi che raccorciava il troppo cattedratico Stanislao; e per­ chè Silesu? No, non poteva essere un sardo essendo quello dei Silesu un cognome sconosciuto fra noi. Più tardi ho saputo che Lao Silesu era proprio nome e cognome di un musicista sardo. H suo cognome in origine doveva essere quello dei Vargiu originari di Isili, sennonché un pigro impiegato comunale, quan­ do la famiglia si trasferì a Samassi, registrò il cognome di Silesu, vale a dire S'isilesu, come era possibile intuire. Lao Silesu era quindi sardo. Era nato a Samassi il 5 luglio 1883 e portato ancora in fasce a Iglesias dove il padre Luigi, prestava la sua opera di organista come tutti i suoi antenati. Stanislao era il terzo rampollo di casa Silesu. Lo avevano preceduto nel nasce­ re Efisio e Marianna. Dopo Stanislao arrivarono in casa Silesu altre tre femminucce. 11 padre di Lao, come si è detto, era un va­ lente organista, ma si esercitò con grande profitto al pianoforte, dimostrandosi pure un'eccellente didatta. Alla sua scuola non mancò aH'appuntamento il piccolo Lao che già a cinque anni co­ nosceva tutti o quasi tutti i segreti della tastiera. Sentiva improv­ visare il padre, che è stato fra l'altro l'autore di un «Ballo sardo» che ebbe ai suoi tempi larghissima popolarità tanto da essere eternato in dischi che molti dei nostri vecchi conservano, ed ecco Lao ripetere immediatamente le stesse note. Era il segno indub­ bio di una ricca anima musicale che aveva bisogno di qualcosa di

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

più degli insegnamenti paterni. Ed ecco sostituirsi al padre di Lao il prof. Luigi Allione. Rapida era la assimilazione ed il picco­ lo a dieci anni dava il suo primo pubblico concerto pianistico. Lao veniva coperto da un subisso di applausi. A tredici anni ve­ diamo Lao autore di serenate e di canzoni che vennero poi acqui­ state e stampate da un editore fiorentino. A quindici, dal fervido ingegno del precoce compositore sardo, esce la prima commedia musicale: «I piccoli fumatori». Eccolo quindi creare un'orchestri­ na per la quale componeva in quattro e quattr'otto sempre nuovi pezzi. In Cattedrale, Lao quindicenne si sostituisce al padre cd all'organo improvvisa musiche sacre, fra le quali una bellissima «Ave Maria». Due anni ancora e poi ha inizio una trionfale tour­ née nell'ambito dell'isola, al Circolo De Candia di Cagliari, al Circolo di Sassari, a Nuoro, ad Alghero, ad Oristano, ancora ad Iglesias, ecc. Quindi la carriera di Silesu si proietta in avanti, ed ecco il giovane a Milano sotto la guida del maestro Carlo Gatti ed al Conservatorio con i maestri Mapelli e Amintore Galli. Poi a Londra con il maestro Weitz e infine a Parigi con il celebre Vin­ cent D'Indy che lo ebbe tra gli allievi prediletti. Qui, sulle rive della Senna, la popolarità di Lao attinse in bre­ ve tempo alte vette. Le canzoni: conquistarono immediatamente la capitale e le orchestrine dei cafès chantants ne ripeterono i mo­ tivi, con Silesu a capo di qualche formazione. Era il 1907 ed il fortunato compositore era già entrato nel vortice musicale parigi­ no, conteso nei circoli, talvolta osteggiato da qualche concorren­ te... È di quegli anni il suo primo melodramma, l'«Amsicora». A Parigi, Lao conobbe Puccini, D'Annunzio, Ravel, De Falla ed altri musicisti e letterati che mostrarono tutta la loro amicizia al "re della melodia", così come l'aveva definito re Edoardo d'Inghil­ terra. Gli editori intanto se lo contendevano, le sue canzoni pro­ ducevano milioni agli editori, milioni di franchi di quei tempi. «Un pèu d'amour» fu il suo più grande successo canzonettistico che tuttora resiste e che viene qualche volta ricordato nelle co­ lonne sonore dei film.

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Roberto Piana Nella imminenza dell'ultima guerra, Silesu ritornò in Sarde­ gna e visse silenzioso, e modesto a Samassi. Non erano tempi propizi per il compositore che, considerato un antifascista, non potè svolgere un'attività che comunque gli potesse offrire da vi­ vere dignitosamente con. la sua arte. Una sola volta gli si aprirono le porte dell'angusta Sala Scar­ latti del Conservatorio ove Silesu, il 14 gennaio 1940, potè tenere un applauditissimo concerto. Il programma era fatto esclusivamente da sue composizioni. Dopo breve tempo, Lao lasciò l'isola natia, e si trasferì a Mila­ no e a Genova, e dopo il crollo del fronte francese, ancora a Pari­ gi dove potè riprendere appieno il suo lavoro fino al 13 agosto del 1953; quando, per un improvviso attacco, si dice, di peritoni­ te, il maestro cessò di vivere. Lo seppellirono nel cimitero di Pantin, sulla strada Parigi-Metz. Tanto celebre a Parigi e comunque all'estero, Lao Silesu non lo è altrettanto tra noi. Certo per una popolarità nella sua isola, molto ha nociuta che il compositore abbia scelto come terra di elezione la capitale francese, e che gran parte della sua musica si sia accompagnata a testi francesi o inglesi. Ma Silesu, l'acclamato c potente autore di canzoni di successo, non si raccomandava soltanto per queste, che forse obbedivano più che ad un bisogno di espressione a necessità finanziarie (Si sa che Leoncavallo do­ vette la sua fortuna economica più alla sua produzione minore che alla musica operistica, «Pagliacci» compresi), ma soprattutto al suo notevole lavoro in campo sinfonico ed operistico, con una larga produzione che merita una compiuta rivalutazione dalla quale dovrebbe ancora maggiormente risaltare l'opera del com­ positore. Sei sono le opere scritte dal Silesu, cinque le operette, abbondantissima la produzione di musica da camera, per voci, per orchestra e religiose. Un «Preludio c fuga» era inserito nel programma «Recital» del pianista Alfred Cortot. A tre anni dalla morte di Lao Silesu, nuovi fermenti attorno alla sua attività di musicista maggiore. A Roma ad iniziativa del

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi

Gremio dei Sardi si svolgerà presto una serata rievocativa con l'esecuzione delT«Astore» e di altra musica dell'insigne composi­ tore sardo. E in Sardegna si dovrà vivere all'ombra della comme­ morazione romana? Sia l'istituzione che la "De Candia" potreb­ bero agevolmente inserire il nome del Silesu nei loro cartelloni ad esempio dedicando un intero ciclo di manifestazioni a quattro dei maggiori musicisti che la Sardegna abbia sinora dato: a Luigi Canepa, a Lao Silesu, a Gavino Gabriel e ad Ennio Porrino. E si raccomanda riniziativa all'Esit, che così pronta rispondenza ha dimostrato ad ogni meritoria proposta. Sarebbe utile pensarci in tempo e se non sarà possibile, per tanti motivi, realizzare un pro­ gramma di così vasto impegno e con notevole sacrificio finanzia­ rio, si potrà provvedere di volta in volta a celebrare le figure più rilevanti della nostra musica.

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Roberto Piana

P. Marica, Breve storia dei Silesu, in «Il Convegno», anno 10, n. 1 (1957)

Eventi davvero straordinari scossero la Sardegna tardigrada e sonnolenta alla fine del XVIII e ai primi del XIX secolo. I francesi avevano tentato di invadere l'isola; i sardi - che pure avevano dato alla rivoluzione dell'89 quel singolare e truce Mara che a Parigi diventò Marat- gongolavano per averli respinti: era morto di apoplessia quell'Amedeo III che disfece l'opera risanatrice ini­ ziata dal Bogino, perchè sprezzante dell'isola; Giovanni Maria Angioi, dopo il suo infelice tentativo rivoluzionario finiva oscu­ ramente i suoi giorni in esilio; Vincenzo Sulis ancora strapotente tribuno, concionava nelle piazze in favore di Carlo Emanuele IV, che dopo la rinuncia ai domini di terraferma si rifugiò a Cagliari; baroni e clero, profittando del clima reazionario, seguito alla bu­ fera liberale, ripresero allegramente a gravare di tributi i vassalli. I poeti, abati, canonici, impiegati e cortigiani ripresero, con so­ vrumano vigore ad arcadcggiarc con «applausi poetici», ai Ve­ scovi, ai Viceré, a Pio VI, a tutti gli esponenti della reazione. I flebotomi facevano concorrenza ai protomedici; Carlo Felice, ri­ confermato da Vittorio Emanuele I, rimediava alle carestie che affliggevano l'isola, confermando la condanna di Vincenzo Sulis che imparava a conoscere così la riconoscenza dei Re; il Canonico Sisternes inventava lo Spilattico, graziosa e novissima imposta e infine rientrava a Isili quel Luca Cubeddu, pattadese, che dopo una parentesi di pseudo-laicato e dopo aver cantato Clori Her­ mosa e la rovina di Troia, riprese la tonaca a Isili e ammoniva, preso da nuovo fervore religioso gli «Zegus de su mundu abitadores». Tempi di transizione, burrascosi incerti e difficili quelli nei quali nacque, da un errore di anagrafe, la stirpe novissima dei Silesu. Il cognome Silesu fu infatti un' invenzione di un tonto burocrate piemontese che scambiò per cognome il nomignolo dato a certo Vargiu che essendo capitato in un paese del Campi­ dano, fu detto, per non confonderlo con gli altri Vargiu locali,

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi Isilesu. Il cognome Silesu quindi è nato da una cantonata anagra­ fica. Si incontrò il Silesu capitato a Isili con Luca Cubeddu? E' probabile, perchè essendo un provetto organista, dovette certa­ mente aver prestato servizio anche per gli scolopi. D'altra parte era difficile, che in un paese di contadini, due artisti non diven­ tassero amici. Se Luca Cubeddu era enfaticamente noto come il Pindaro della Sardegna, il Silesu, eccellente pianista e composito­ re di musica leggera, era, a quei tempi, un personaggio impor­ tante, perchè indulgeva al facile gusto musicale dell'epoca. Non vi erano ancora nell'isola infatuazioni di musica strumentale sin­ fonica: bastavano alla sete artistica del tempo le romanze, c le fantasie degli orfeonisti di piazza e di corte. Notizie abbastanza precise sulla nuova stirpe dei Silesu si hanno con la nascita a Samassi di Luigi, che, ubbidendo alla tra­ dizione familiare, fu anche lui così abile pianista e agile composi­ tore che il Vescovo di Iglesias lo volle organista della cattedrale. Mio padre, che al suoi tempi era a Sanluri, lo ricordava, come tutti i suoi coetanei, con ammirazione sconfinata. Era fra l'altro autore del «Ballo Sardo» per pianoforte a due mani, dedicato al Municipio di Cagliari, ed edito da Adolfo Lapini di Firenze. Que­ sto «Ballo Sardo», che a sette anni io stesso sentii, eseguire da Lao Silesu a Sanluri, era diventato così, popolare che varcò le frontiere dell'isola e fu eseguito persino a Londra. Si racconta che Luigi Silesu l'eseguisse alla cieca; ricopriva cioè la tastiera con un panno e, con un virtuosismo raro, batteva sui tasti senza sbagliare una nota... Da questo singolare artista, nacque, terzo di sei figli/ Stanislao, che prese poi il nome d'arte di Lao. Lao nacque a Samassi il 5 luglio 1883 e a soli cinque anni già strimpellava sulla tastiera patema, dando prova di rara sensi­ bilità musicale. Racconta una sua sorella che, quando Lao aveva solo otto an­ ni, e cioè nel 1891, egli seppe tradurre in melodia realizzata al pianoforte il grido che un venditore di ceste e di canestri emette­ va per invogliare agli acquisti il pubblico di Iglesias. Si racconta

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Roberto Piana anche che, quando ancora frequentava le scuole elementari, svol­ gesse il suo tema scritto di italiano, e lo musicasse con tanta di­ sinvoltura da destare meraviglia. Questo curioso episodio forse fu per lui la svolta del destino, perchè egli attirò l'attenzione del maestro Allione, succeduto a Luigi Silesu , nell'insegnamento della musica a Iglesias. Il mae­ stro Allione fu così ammirato delle eccezionali doti di questo fru­ golo, che a dieci anni gli fece eseguire un concerto al Teatro Are­ na. Il piccolo timido Silesu, tra la curiosità del pubblico, attaccò con la Sonnambula del Bellini e finì con la Mazeppa di Listz, no­ to scoglio dei pianisti. L'uragano d'applausi che seguì la sua mi­ rabile esibizione intimidì Lao che stordito si rifugiò fra le braccia della madre Anna Lai Silesu che commossa sino alle lacrime lo abbracciò, quasi a difenderlo dall'entusiasmo del pubblico. Fu questo il vero e proprio inizio della sua celebrità di piani­ sta. Ma già a tredici anni cominciò a comporre. Sono del tempo «Il soldato morente» (ricordiamoci che erano i tempi fortunosi delle prime guerre africane) una polka «La bella Cagliari» e altre che furono edite dai Lapini di Firenze; cosa davvero singolare per un bimbo di tredici anni! Appena quindicenne si cimentò niente di meno che con una commedia musicale in tre atti, tratta dalla rivista: «I piccoli fumatori». Improvvisava ai bar, in casa di amici, dovunque si trovasse, canzoni e ballabili, con una furia e una prodigalità che sbalordiva gli intenditori. Presto la sua fama crebbe sino alla celebrità nell'i­ sola. Le città, i teatri, i circoli se lo disputarono. A diciassette anni fece una lunga tournée artistica in Sardegna, esibendosi al «Circolo Mario de Candia» a Cagliari, al Circolo Sassarese, a Nuoro, ad Alghero, a Bosa, a Iglesias: i giornali dell'epoca narra­ no mirabilia delle sue esecuzioni. Uno di essi chiudeva l'entusia­ stica cronaca di un concerto, con le parole «Avanti Sardegna!». II giovane Silesu impersonava già,.agli occhi dei sui conterra­ nei, la piccola patria, che in lui vèdeva ima già sicura gloria.

118

Lao Silesu. Un sardo a Parigi

I contemporanei tuttavia lo hanno quasi dimenticato. Non è colpa loro, perchè Lao Silesu, insofferente dell'angusto ambiente isolano, appena potè emigrò a Milano, dove, a sue spese, studiò armonia e contrappunto col maestro Carlo Gatti, e poi coi mae­ stri Mapelli ed Amintore Galli, del Conservatorio «Giuseppe Verdi». Fu certamente prima della partenza per Milano, ch'io lo co­ nobbi a Sanluri. Si era nel 1890 circa; io avevo appena cinque an­ ni. Mio padre mi portava spesso al Circolo di lettura, ritrovo se­ rale di tutti gli intellettuali, tra i quali conservo un particolare ricordo di quell'estroso Saragat - zio dell'attuale Vice Presidente del Consigliò - che si divertiva a poetare in vernacolo, mettendo in saporosa caricatura le virtù e i versi «de su seddoresu pappa fa»; Lao era un esile giovinetto, con due baffi biondi, che in un paese tutto di pelo nero, gli davano un fascino esotico. La. me­ moria mi lascia di lui un ricordo un po' confuso; ma mi pare che fosse un timido. Io però lo giudicai molto intransigente in fatto di musica. Forse indottivi dalla speranza di creargli un emulo (la fama di Lao faceva fare alle mamme, forse invidiose, sogni di gloria per i loro figli) i miei genitori vollero che io imparassi da lui il pianoforte. Ma io non stavo attento e a ogni sbaglio - ed era­ no frequenti - Lao, con una sua bacchetta maledetta, mi dava col­ pi sulle dita; non dovettero essere molto delicati perchè io ribel­ landomi a quel sistema pedagogico analogo a quello della sprametta, disertai le lezioni e non volli più sapere di tastiere e di sca­ le musicali. Così finì la mia carriera di pianista, mentre comincia­ va la grande carriera di Lao.

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Roberto Piana G. Massa, Silesu a Iglesias, in «Il Convegno», anno 10, n. 1 (1957)

A Iglesias, in questi ultimi tempi, si è molto riparlato di Lao Sile­ su, il giovane musicista che ai primi del '900 sbalordiva il pubbli­ co con le sue composizioni. Naturalmente la città mineraria si interessa moltissimo del compositore, perchè, se pur nativo di Samassi, trascorse molti anni della sua giovinezza in questo cen­ tro. Parlo di Lao Silesu in quanto sollecitato da qualcuno che in­ tende eseguire in pubblico musica di questo nostro compositore, che morì celebre a Parigi qualche anno fa. Egli nacque a Samassi il 5 luglio 1883 ma fu portato, quando aveva un anno e tre mesi, ad Iglesias, dove il padre, Luigi, era organista della Cattedrale di «S. Chiara»: una famiglia che aveva, di padre in figlio, sempre professato la nobile arte della musica. Lao, diminutivo di Stani­ slao, a cinque anni conosceva la tecnica del pianoforte. H signor Luigi comprese che al figlio necessitava una nuova guida, un maestro che sviluppasse nel piccolo le attitudini musicali: il prof. Luigi Allione impartì a Silesu le lezioni di musica, sbalordito egli stesso dall'ingegno dell'allievo in miniatura. A dieci anni, il pic­ colo Silesu, in quel «Teatro Arena» tanto caro alla memoria dei nostri padri, eseguiva il suo primo concerto pianistico, con in programma musiche di Listz e Bellini. Narrano i vecchi che il piccolo Silesu venne applaudito con trasporto e quasi portato in trionfo dai fanatici della musica classica. A tredici anni egli è au­ tore fortunato di serenate e di canzoni; a quindici compone la prima commedia musicale. La via del successo si delinea sempre più chiaramente per il fortunato esordiente: nella Cattedrale so­ stituisce il padre all'organo, improvvisando musica sacra tra lo stupore commosso dei presenti. Infine il giovane compie una tournée in Sardegna, tournée che entusiasma il pubblico. Lao Silesu, come molti altri conterranei, spicca il volo per altri lidi. La sua febbre d'evasione lo trascina a Milano, a Londra e a Parigi. Nell'aristocrazia, nel cuore del popolo, nei «caffè chantants»,

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi le melodie, le canzoni del giovane sardo entusiasmano, trascina­ no, conquistano. Un soffio dì poesia, di calore della nuragica ter­ ra di Sardegna è nelle note delle sue composizioni. Siamo ai tem­ pi della «Belle Epoque», quando D'Annunzio, 1'«Esteta» e Pucci­ ni, «il mago del melodramma», dominano la scena parigina. An­ che per Silesu, stimato dai grandi artisti dell'epoca, vi è posto per la celebrità. Silesu è il «re della melodia» come lo definì re Edoar­ do d'Inghilterra, un «re della melodia» che possedeva il magico potere di far fremere le corde musicali degli inglesi, dei tedeschi, degli americani, dei nordici in generale. Anche nella vita degli uomini vi è un periodo di stasi: così per Lao Silesu, il composito­ re che ha fatto guadagnare milioni di franchi agli editori, il ro­ mantico sardo della noblesse parigina, il musicista che ha portato un soffio di primavera nella vecchia Europa. Poi viene la guerra e Silesu rientra in Sardegna. Vive oscuro a Samassi: tutti si erano dimenticati di Silesu, il piccolo che aveva entusiasmato il pubbli­ co sardo. Gli anni passano e le nuove generazioni hanno da pen­ sare ad altro... Passa la guerra e Silesu è ancora a Parigi, nella Parigi ove il successo gli arrise nuovamente. E' maturo, il Silesu, forse troppo maturo: ha nel sangue il genio della composizione melodramma­ tica: «Amsicora» ed altre tre opere dedica alla sua terra che Io ha dimenticato. Un attacco di peritonite lo uccise il 13 agosto del 1953. A Parigi fu seppellito nel cimitero di Pantin, sulla strada Parigi-Metz, lontano dalla sua terra natale, che tanto amò e che fu la sua grande ispiratrice. Ora spetta alla Sardegna rendere onore a questo suo figlio, a questo grande maestro che tenne sem­ pre alto il nome della terra che lo vide nascere. Iglesias ha inizia­ to con un concerto di musica del Silesu; si continui. Si faccia co­ noscere la sua musica, si dia vita alla sua melodia. Un vecchietto, uno di quelli che lo conobbe, ci ha parlato assai del Silesu, rammaricandosi del fatto che il Comune non gli abbia dedicato una lapide, un busto, o intitolato una nuova cittadina.

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Roberto Piana Il vecchio organo della Cattedrale lo ricorda, quando ancora palpitanti di ardore e di giovinezza, le sue mani scarne correva­ no lungo la tastiera dello strumento, cercandovi l'ispirazione nel­ la pace del tempio dei Gherardesca.

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Lao Silesu. Un sardo a Parigi G. Marongiu, Come visse, morì, in «Il Convegno», anno 10, n. 1 (1957)

Ci incontrammo per la prima volta nell'estate dell'armo 1942 e simpatizzammo subito. Come i dannati «eroi» sardi della Com­ media Dantesca, i nostri discorsi portarono sull'isola lontana, sulle sue miserie e sui ricordi di una ormai svanita infanzia. Essi affiorarono nella nostra mente rievocando con malinconica viva­ cità le antiche piaghe della nostra gente o i rapidi momenti felici delle assolate feste patronali dei nostri polverosi villaggi. La Rap­ sodia Sarda, interpretata dallo stesso Lao, ci trasportava con le ali della fantasia verso l'azzurro Tirreno, verso le ardenti terre dell'i­ sola dell'abbandono e delle perdute speranze. Sardegna, Sarde­ gna, forse mai sei stata amata, forse mai sei stata prediletta dai cuori dei tuoi figli lontani come in quel sanguinoso periodo in cui l'Italia si avventurò nella più infelice guerra. Quando l'inevi­ tabile e prevista sconfitta travolse l'intera nazione in un vorticoso baratro, pensammo allo sfacelo della nostra Patria alla quale la Sardegna diede pur sempre la sua fede, il suo denaro ed il gene­ roso sangue dei suoi figli. Ricordo ancora lo sdegno ed il dolore di Lao Silesu, quando nel 1946 gli esponevo le disastrose condi­ zioni dell'isola e la vergognosa calata di tanti infami commer­ cianti peninsulari con le valigie piene di carta straccia (la lira in Sardegna aveva allora lo stesso valore del 1939!) per portarsi via tutto quello che c'era da vendere, tutto quello che c'era da barattare.Tra le numerosissime composizioni musicali che mi esegui­ va volentieri, ne ricordo alcune di ispirazione schiettamente sar­ da, che meriterebbero di essere raccolte e conservate in una di­ scoteca regionale dove si dovrebbero custodire anche le composi­ zioni dei musicisti nostri: Porrino, Gabriel, Rachel, ed altri. Dell'opera del Maestro, molto è stato dettò sui giornali. Spetta ai critici italiani, ora, di dare una giusta ed onesta opinione sul valore di un artista che si propone al loro giudizio postumo e alla loro competenza. Morì il 13 agosto del 1953. Parigi, la tanto de-

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Roberto Piana cantata «Ville Lumiere» aveva assunto in quei giorni un caotico e torbido volto.L'anarchia del grave sciopero generale aveva para­ lizzato la regolare attività della sterminata metropoli. Non più aerei, non più treni, non più mezzi di locomozione, non più il regolare traffico ed il relativo rifornimento di viveri, non più ne­ gozi affollati, ma una baraonda di autocarri trasformati in auto­ bus dagli itinerari capricciosi, pilotati da inesperti soldati dell'au­ toparco dell'esercito francese e ovunque folle di provinciali e di stranieri che cercavano di risolvere alla meno peggio il modo di rientrare alle loro case il più rapidamente possibile. L'afa della giornata estiva rendeva l'aria irrespirabile con le maleodoranti «Poubelles» del servizio urbano che ingombravano i marciapiedi formando delle autentiche barricate. Alle otto del mattino bussa­ rono stranamente alla porta. Era il portinaio di casa Silesu che tutto affannato e trafelato mi disse: «Mademoiselle Silesu vous prie d'aller immcdiatemcnt chez elle. Monsieur Silesu est mort voici une dèmi heure. Voici sa lettre». Via di corsa. Non vi era nessuna possibilità di poter «agganciare» un solo taxi. Filavano via come potevano tra la mischia degli automezzi generando uno di quei mostruosi «embouteillages» che i parigini conoscono per esperienza. A piedi, dunque, attraverso migliaia di veicoli, verso Montmartre e verso il Boulevard de Clichy. Per un abitante della «Rive Gauche» della Senna, il tragitto è notevolmente lungo! II problema più grave fu quello del funerale. «Les Pompes Funebres» erano in sciopero. Molti defunti restarono nelle case persi­ no 5 e 6 giorni... Lao Silesu venne sepolto al 3° giorno... Fu la Croce Rossa che inviò un delegato accompagnato da due dame della pia associazione. Lo collocammo nella bara. Gli adagiai de­ licatamente la testa sul cuscino e prima di ricoprirlo col sudario, gli posai sul petto una piccola bandiera di Sardegna. Avvitai il pesante coperchio con un cacciavite portato dalle crocerossine. Il funerale fu di ima estrema semplicità. Non fu possibile in­ viare le partecipazioni individuali né far comparire sulla stampa l'annuncio del decesso, a causa dello sciopero. TI 16 agosto venne

124

Lao Silesu. Un sardo a Parigi

iniziato un parziale servizio delle pompe funebri. La bara venne portata nel cortile dell'immobile e collocata nella vettura mortua­ ria che si diresse verso la parrocchia di St. Jean de Montmartre, ove venne impartita la benedizione. Poi fu il viaggio verso l'ulti­ ma dimora, verso il cimitero suburbano di Pantin. Venne calato nella tomba fatta costruire dalla sorella. La bara venne coperta di grandi mazzi di gladioli bianchi e rossi come i colori della ban­ diera della sua Sardegna, e che con il loro stesso verde formava­ no quelli della sua Italia. La pesante lastra marmorea ricoprì per l'eternità le spoglie di quello che fu uno dei più grandi composi­ tori di melodie nella nostra epoca. Addio fratello, addio caro Silesu.

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Indici delle opere

INDICE CRONOLOGICO

1891-1895

Occhi azzurri

1891-1895

Mariuccia

1891-1895

Carmelina

1891-1895

Il vago giardino

1891-1895

Il passerotto

1891-1895

Gioventù

1891-1895

L'amico che parte

1891-1895

L'onestà

1891-1895

La farfalletta svolazzante

1891-1895

Nobiltà di cuore

1891-1895

Il candido giglio

1891-1895

Coro per bambini

1893

Mariuccia

1895

Nettezza ed ordine

1896

Cuor d'oro

1896

Adelina

1896

Vita primitiva

1896

Verso la felicità

1896

Adelina

1897

Salti mortali

1897

Un addio a chi parte per Iglesias

1897

In viaggio...

1897

L'angelo di casa

1897

Un vago giardino

1897

I piccoli fumatori

129

Roberto Piana 1897

La preghiera dzuna madre

1898

Mon petit lapin

1898

Occhi vivaci

1898

Simpatia

1898

Mamma! Dammi un bacio!

1898

Pensiero dorato

1898

La bella Cagliari

1898

Vacanze!!...

1898

Professore di violino

1898

Il mio cardellino

1899

Iglesias

1899

Générosité de l'àme

1899

Capisce?... Bene...

1899

Sventura e conforto

1899

Giovinezza .

1899

Leggiadria

1899

Gaetano

1899

Sardegna

1899

Esami autunnali

1899

Costumi sardi

1899

Amsicora

1899

Gioia

1899

Cavallotti in Sardegna

1899

Carnevale di Iglesias

1899

Sangue sardo

1899

La bella di Laconi

1899

I sovrani in Iglesias

1899

Banditi sardi

1899

Mazurca di concerto

1900

Che ti pare?

1900

Alla blanda luce lunare!

1900

Capelli neri

130

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1900

Sonno e risveglio

1900

Ma già sesi 'nu cazzottu!

1900

Serenata fatale del 1899

1900

Erminia

1900

Occhi neri

1900

Inno degli studenti

1900

Sora Checca!!...

1900

Che balliamo?

1900

Capelli corvini

1900

Eh!?... Tiravia, non c'è papà

1900

Mughetto

1900

Impressioni d'autunno

1900

Speranza

1900

Varsoviaine

1900

Madrilena

1900

4 Contradanze

1900

Sotto al balcone

1900

Sognando!

1900

Sospiro d'amore

1900

Guarda le stelle tremule

1900

Gialeto

1900

Natale!

1900

Albore

1900

Viso d'angelo

1900

Gradita sorpresa

1900

Labaddulà!... Auiest!... Uh!

1902

Tuberose

1905

Lontananza

1906

Polka di bravura

1906

Io contemplai

1907

Diabolo

1907

Candore lunare

131

Roberto Piana 1907

Amsicora

1908

Donne toi

1908

Rosa gentile

1908

A notte

1908

Nuit d'été

1908

Royale gavotte

1908

Barcarolle vénitienne (Barcarola veneziana)

1908

Sous la forèt verte (Souvenir de Rouen)

1908

Italia

1908

Petit maman c'est aujourd'hui

1908

Pendant le prix

1908

Tarantelle

1908

Bluette

1908

Ànous

1908

Les étourdies

1908

Berceuse

1908

Pensiero

1908

Novelette’

1908

Réverie

1908

Les lanciere (The lancers)

1908

Chagrin de femme

1908

Erminia

1908

Do re do la si do

1908

Les dessous de la femme

1908

Marche aux baisers

1908

Romanticismo

1908

Capricciosa

1908

Al campo

1908

Tempi lontani

1908

Alle manovre

1908

Bìricchina

1908

Victoire

132

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1908

Romance sans paroles

1908

Noutcha

1908

Occhi che brillano

1908

Sérénade sarde

1908

Patrouille sarde

1908

Danza delle ninfe

1908

Soleil qui dorè

1908

Mi mi ma

1908

Mafalda

1908

Mattinata

1908

Quand viendra l'amour

1908

Hommage à l'amour

1909

lolao

1909

Surprise

1909

Tendre mystère

1909

Valse défendue

1909

Il piccolo pianista

1909

Habanera tendre

1909

Pour ton baiser

1909

Lola ma bella

1909

6 Preludietti

1909

Étoile jolie

1909

Grigri d'amour

1909

En dessous

1909

J'ieur en fous

1909

Fleur d'Italie

1909

Marche des capucins

1909

Sorrentine

1909

Lazaroni

1909

Macaroni

1909

Nuit de Venise

1909

L'italienne

133

Roberto Piana 1909

Valse pour toi

1909

Baisers d'avril

1909

Tu m'as defendu

1909

Ah! Miss

1909

Cc soni mensonges

1909

Les fleuristes

1909

Coeur maudit

1909

Marche pour la femme

1909

Colombiana

1909

E1 albaicin (Plaisir des gitanes)

1909

Caline-moi m'ami

1909

Laisse-toi caliner

1909

Le mineur

1909

Tierra gitana

1909

La milanaise

1909

Fleur d'amour

1909

La napolitaine

1909

Caresse de femme

1909

Les mains de Jeannette

1909

Nina la sorrentine

1909

Pens 'tu

1910

Barcarole amoreuse

1910

Fais ce que tu voudras

1910

La calabraise

1910

La calabrese

1910

In Calabria

1910

Visions mystérieuses de Tare en del

1910

La chachabanaise

1910

Les marches d'amour

1910

Près du coeur

1910

Rosa

1910

Folle bohème

134

Lao Silesu, Un sardo a Parigi 1910

Zizi Painpantin

1910

Elle était bien jolie

1910

Miss de Paris

1910

On marche

1910

À 1'heure des amours

1910

La chabanette

1910

Pic nic dance

1910

Cosmopolita

1910

Sérénade timide

1910

Petite martyre

1911

Civettuola

1911

Les illusions des Suzon

1911

Madeleine est pieine

1911

Le singe est sorti

1911

La valse gigolette

1911

Devil stars

1911

Pour les faignants

1911

Beaucoup des belles choses

1911

Fiammetta

1911

El nifto

1911

La chanson de la mousmée

1911

Ne pleurez pas!

1911

Amour cosmopolite

1911

Un peu d'amour

1911

A little love, a little kiss

1911

Mitzickiti

1911

Cherchez la femme

1911

La fauvette des gobelins

1911

Beaucoup d'bonnes choses

1911

La perle du quartier

1911

Conducteur d'aérobus

1911

Amor fugace 135

Roberto Piana 1911

Mi alma

1911

Bellezza languida

1911

La londinese

1911

Moresca n. 1

1911

Carmencita

1911

Vincenzina

1911

Pour les messieurs

1912

La petite dame des galeries

1912

Sans qu'on le veuille

1912

Mi rubia

1913

Paysage sarde

1913

My daisy

1913

Sérénade andalouse

1913

Tu vas trop fort!

1913

La bella Amelia

1913

Regards et sourires

1913

Tu mens!

1914

Souvenir

1914

C'est pour vous

1914

Parisienne

1914

À minuit chez Fysher

1914

Serenata

1914

The silver way

1914

Don Checco

1914

Pourquoi?

1914

Près de vous

1914

Dona Mariquita

1914

Viejo verde

1914

Gentile

1914

Bagliori autunnali

1915

Sol mi re do

1915

The love of long ago

136

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1915

Mon coeur est pour toi

1915

Love, here is my heart

1915

Mon coeur est pour toi

1915

Joffrench

1915

Shadows on the wall

1915

Ton souvenir...!

1915

La femme chic

1915

Idolatrata

1915

Siesta

1915

Autrefois aujourd'hui

1916

Most wonderful of all

1917

White roses

1917

Bells of June

1917

I want you

1917

From far away

1917

Sempre uniti

1917

Clair de lune

1917

Dawn dreams

1917

Sospirando

1917

Tra l'azzurro e i fiori

1917

Arabella's smile (Le sourire d'Arabelle)

1917

Star of my life!

1917

Étoile de ma vie

1918

Scappavia

1918

Cloches glorieuses (Glorions bells)

1918

The blue lagoon

1918

Le vrai paradis

1919

I^es joies de l'occupation

1919

Occupation fox trot

1919

Frémissante

1919

Bye bye (Au revoir)

1919

Marionnette's

137

Roberto Piana 1919

To the land of love (Barcarolle)

1919

Alla bandiera

1919

Senor si

1919

Blighty four steps

1919

All right

1919

Steps

1919

Just like you

1919

Souvenir lointain

1919

Campidanese

1919

Amore! Amor!

1919

Beneath the starlight

1919

Donkey

1920

Les fils de la gioire

1920

Tamo!

1920

My life, my dream

1920

Tamo!

1920

Voglio tornar...

1920

Para agradarte

1920

Don José

1920

Castel fleuri

1920

Notturno in la

1920

Noche de amor

1920

Ardiente

1920

Melancoarica

1920

Under the my moon

1920

Prendimi

1920

Yole

1920

Froufroulinette

1920

Lalalola

1920

Préferée

1920

Ticchi ticchi

1920

In gondola

138

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1920

My little love (Mon petit amour)

1920

From far away

1920

Aux champs Elisées

1920

Minuetto des fleurs

1920

Tarantelle napolitaine

1920

Biondinetta (Mia piccina)

1920

Maggio ritorna...

1920

Sadie

1920

Intermezzo

1920

Mimina

1920

Chow chin chu

1920

Sous le grand saule noir

1921

Murmure

1921

Grisette

1921

Germy

1921

Figaro

1921

Réveil du coeur

1921

Sweet blue bells

1921

Elégie

1921

Madrigal

1921

L'oiseau et la fontaine (El pajaro y la fucnte)

1921

Le lys dans la vallèe

1921

Passa l'ammore...

1921

Espoir fleuri

1922

La ronda

1922

I cavalieri della notte

1922

Sur mon chemin...

1922

La zizique

1922

Les dancing restaurants

1922

Nostalgique

1922

Sérénade à l'inconnue

1922

Dolly chérie!

139

Roberto Piana 1922

Dolly

1922

Come to me

1922

Nos jeunes filles

1922

Te revoir encore...

1922

Magique

1922

Futile

1922

Le réveille-matin

1922

Les roses et les femmes

1923

Perla d'amore

1923

Le béguin de ma femme

1923

La parigotte

1923

Fantaisie sur des impressions de Sardaigne

1923

Rapsodie sarde

1923

Ave vittoria

1923

Diva!

1923

Nicolette

1923

April maid

1923

Matin d'avril

1923

April maid

1923

Les gras et les maigres

1924

My love, I come to you

1924

Come back again to the sun

1924

Prière

1924

Charming eyes

1924

Tes yeux chermeurs... !

1924

Chant printanier n° 1

1924

Do you know my baby?

1924

La consegna

1924

Encore un baiser!

1924

Mazzamurru

1924

La donna

1924

Sa sol la luna

140

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1924

Benignità

1924

Cavalieri della notte!

1924

Bridge

1924

Monsieur le maire

1925

Laridon

1925

Sonate n°l

1925

Bells of June

1925

A te!

1925

J'suis I'nenesse

1926

Chez-Fysher

1926

Sonate n°2

1926

Dolores

1926

Rosalie

1926

Sérénade passionée

1926

Moresca n°2

1926

Moorish danse

1926

Carmen saeculare

1927

Jacqu's Line

1927

Line Line

1927

Artheme

1927

Viens au pays du soleil

1927

Brin d'amour

1927

Chant printanier n°l

1927

Diva!

1927

Accordéon de Julot

1927

Changeant desir

1928

Baiser du soir

1928

Swing

1928

Concerto in mi b

1928

De tout mon amour

1929

Crinoline

1929

Djemila

141

Roberto Piana 1929

Monsieur mon amour!

1929

Maggiolata

1929

Mon argentine

1929

Matin de caresse

1929

Baisers

1929

Sur la lagune

1929

Ourida (Petit rose)

1929

Svegliati amata

1930

De la piquette

1930

Fiamme

1930

Un petit je ne sais quoi

1930

Dammi un bacio

1930

Je veux un baiser d'amour

1930

Les deux réves

1930

Rivedo te!

1930

Berceau d'amour

1930

Caprice

1930

Sans regret

1931

Quand vient le soir...

1931

Le sender du desìi

1931

Line

1931

Par un soir de Paris...

1931

Chanson vaine

1931

Confidenza!

1931

Sur notre joli bateau

1931

Fuente

1931

La crèche de la tranchée

1932

Évocation

1932

Où vont les baisers?

1932

Printemps

1932

Viens, Thérèse

1932

Beaucoup d'amour

142

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1932

Ave Maria Stella

1932

Chant d'amour

1932

Lassitude!

1932

Il ne faut pas les laisser seules

1932

Lorsque je te vois...

1932

Pourquoi ce soir!

1932

Stella marina

1932

Ma fumèe bleu

1932

Mon coeur en accordéon

1932

Tu me plais

1932

Bercez mon coeur

1932

Sing my heart a lullaby

1932

Retour

1932

Permettez-moi...

1932

Ce que j'aime

1933

Dernier regard

1933

Viens au pays du soleil

1933

Charming

1933

Où vont les baisers?

1933

In love with love

1933

Féline

1933

Frivole

1933

Sweet time

1933

Joyeuse

1933

Tu as mon coeur!

1933

L'aubéphine

1933

The hawthorn bush

1933

L'aubéphine

1933

Mia adorata piccina

1933

Charme

1933

Violette

1933

Charmes secrets

143

Roberto Piana 1933

Matin de caresse

1933

Montrez-moi vos grands yeux

1933

Un amour comme toi!

1933

L'oasis des amants

1934

La fille aux loups!

1934

Pena y dolor

1934

Si vous aviez osé...

1934

Pour cueillir la rose

1934

Tais-toi!

1934

Le beau rève

1934

Fruit d' amour

1934

Les homines de la còte

1934

Lamento

1934

Nostalgie

1934

Réve de mon coeur

1934

C'est T amour!

1934

Còte à còte

1934

La plus aimée

1934

Jean-Émile

1934

Rencontres

1935

L'escadron des chansons

1935

Ave Maria n° 1

1935

Preghiera d'amore

1935

À quoi révez-vous?

1935

Vous!

1935

Petite bergère

1935

Allons danser sur la grève

1935

Lilas

1935

Sobre la pampa

1935

Vent de pampa

1935

Cléopàtre

1935

Muse Champétre

144

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1935

Andante

1935

Je suis là tout auprès de vous...

1935

Ta voix si tendre

1935

Légende des vallons

1935

Caravane

1935

Toi, toujours toil

1935

Appassionata

1935

Angélique

1935

Sérénade d' adieu

1935

Vento della pampa

1936

Un jour

1936

Luna nuova, nuova luna

1936

Lzàme des cloches

1936

Gone with the wind

1936

Lost horizons

1936

Enfantines, recueil n° 1

1936

Souvenir de bai...

1936

Saigon

1936

Prélude en do majeur

1937

Prélude en fa majeur

1937

Prélude en si mineur

1937

Prélude en sol majeur

1937

Chant printanier n° 3

1937

L'appel du printemps

1937

Joyeux défilé

1937

Vous m'avez aimé

1937

Inno millenario

1937

Séduction

1937

Prélude en sol mineur

1937

Velivolo d'amore

1937

Prélude en mi majeur

1937

Prélude en do mineur

145

Roberto Piana 1937

Message d' amour n° 1

1937

Prélude en re majeur

1937

Prélude en re b majeur

1938

Canzone a Fiorella

1938

Eyes and lips

1938

Prélude en mi mineur

1938

Demain chérie

1938

Trop tòt, chérie

1938

Too soon, cherie

1938

Ravissement

1938

Rapsodie moresque

1938

Symphonic maritime

1938

Thème en do mineur avec variations

1939

Coquette!

1939

Coquette! (Gamine)

1939

Étude en sol majeur

1939

Prélude et fugue en ut

1939

Votre regard...

1939

Cipressi

1939

Ave Maria n° 2

1939

Ave Maria n° 3

1939

Nocturne en mi

1939

Enfantines, recueil n° 2

1940

Marche funèbre

1940

La rondine ritorna

1941

Ave Maria n° 4

1941

Sérénade d'adieu

1941

Symphonic en fa

1941

Marche funèbre

1942

Chant printanier n° 2

1942

Prélude en mi b majeur

1942

Sonate n° 3

146

Lao Silesu. Un sardo a Parigi 1943

Mon coeur est au bout du chemin!

1943

Les bataillons d'amour

1943

Vous... c'est tout ce que faime

1943

Vos yeux sont pour moi...

1943

Chez mon p'tit bougnat!

1943

Le coeur en voyage

1943

La canette et la bouteille

1943

La complainte du fumeur

1943

Avec ou sans tickets

1945

Ce sont vos mots d'amour...

1945

Vous, mon amour, ma divine!

1945

Oui de tout mon coeur

1945

Sardigna

1945

Son portrait

1945

Ton doux regard

1945

Redis moi ^a

1945

Donne te levres

1945

France coeur du monde

1945

Notre petit nid (our little nest)

1945

What? (Quoi?)

1945

Bout d'femme

1945

Valse n° 1 en la mineur

1945

Valse n° 2 en re majeur

1945

Valse n° 3 en fa mineur

1945

Valse n° 4 en re b majeur

1945

Valse n° 5 en do majeur

1945

Valse n° 6 en mi b majeur

1945

Valse n° 7 en si mineur

1945

Valse n° 8 en sol majeur

1945

Valse n° 9 en do mineur

1946

Mimi et son lit

1946

Le passant 147

Roberto Piana 1946

Valse n° 10 en fa majeur

1946

Valse n° 11 en mi mineur

1946

Amore

1946

Valse n° 12 en la majeur

1946

Valse n° 13 en sol # mineur

1946

Valse n° 14 en fa # mineur

1946

Valse n° 15 en la b majeur

1947

Est on bien sur?...

1947

Impromptu n° 1

1947

Prélude en ut mineur

1947

Moresca n° 3

1947

Sabotière

1947

Valse n° 16 en si b mineur

1947

Valse n° 18 en mi majeur

1947

Valse n° 17 en re mineur

1947

Message d'amour n° 2

1948

Italia repubblicana

1948

Le five o'clock des enfants

1948

L'amoreuse qui passe

1948

Inno democratico

1948

Fantaisie-danse

1948

Danse des petit pingouins

1949

Figlio di papà

1949

Con fede antica

1949

Suite n° 1

1949

Suite n° 2

1949

Message d'amour n° 3

1949

Parfum de lys

1950

I suonatori del mezzogiorno

1950

Première étreinte

1950

Charme provocant

1950

Valse n° 20 en fa mineur (Coeur a coeur)

148

Lao Silesu, Un sardo a Parigi 1950

Habanera

1950

Emotive

1950

Sonate n° 4

1950

Sonate n° 5

1951

Sonate n° 6

1951

Take my caresses!

1951

Valse n° 19 en sol majeur

1951

Feuilles éparses

1952

Prélude en si b

1952

Prélude en la majeur

1953

Gil Blas

149

INDICE PER GENERE

Opere teatrali Amsicora Astarté

Astore Gil Bias Lys dans la vallèe

Piccoli fumatori, I

Operette Cavalieri della notte Deux ermites, Les Lina Tsiuhihawei

Line

Scenes lyriques Calabraise, La

Calabrese, La Fils de la gioire, Le In Calabria Mineur, La

Nicolette

Opere sacre Ave Maria Stella Ave Maria n° 1

150

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Ave Maria n° 2

Ave Maria n° 3 Ave Maria n° 3

Ave Maria n° 4

Prióre

Opere per canto e pianoforte À 1'heure des amours

À little love, a little kiss À quoi revèz-vous? À te!

Ah! Miss

Alla Bandiera Allons danser sur la grève

Amico che parte, L' Amore

Amore! Amor! Amoreuse qui passe Amour cosmopolite

Angélique Appel du printemps, L' April maid

Aubépine, L' Ave vittoria

Avec ou sans tickets

Baisers Baisers d'avril Barcarolle amoreuse Bataillons d'amour, Les

Beaucoup d' bonnes choses Beaucoup d'amour Beaucoup des belles choses

151

Roberto Piana Bells of June

Beneath the starligth

Bercez mon coeur Blue lagoon, The Bout d'femme

Brin d’amour

Bye Bye ( Au revoir) C'est 1'amour!

Caline-moi m' ami Canette et la boteille

Canzone a Fiorella Caresse de femme

Ce que j'aime Ce sont des mensonges Chabanette, La

Chachabanaise, La Chagrin de femme

Chanson de la mousmée Chanson vaine Charme provocant

Channing

Channing eyes Chez mon p’tit bougnat!

Cléopàtre Cocur en voyage, Le

Coeur maudit Come back again to the sun Complainte du fumeur, La

Con fede antica Conducteur d’aérobus

Coquette! (Gamine) Cosmopolita

152

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Dammi un bacio Dancing restaurants, Les Dessous de la femme, Les

Deux réves, Les Diva!

Djemila

Do re do la si do Dolly chérie!

Donne tes levrcs..

Donne toi! Elle était bienjolie

En dessous Enfantines, recueil n°l

Enfantines, recueil n°2

Escadron des chansons Est on bien sur?...

Étoile de ma vie Étoile jolie

Fais ce que tu voudras Fauvette des gobelins

Fiammetta Figlio di papà Bilie aux loups!, La

Fleur d'amour Fleur d'Italie

Fleuristes, Les Folle bohème

Frivole From far away

Fruit d'amour Gone with the wind

Gras et les maigres, Les

153

Roberto Piana Gri-gri d'amour

Guarda le stelle tremule Habanera Habanera tendre

Hawthorn bush, The Hommage à Pamour I want you Il ne faut pas les laissers seules

Illusions des Suzon, Les

Impressioni di Sardegna In love-with love

Inno degli studenti

Inno democratico Inno millenario Io contemplai Italia repubblicana Italienne, L'

J'ieur en fous

Je suis là tout auprès de vous... Je veux un baiser d'amour

Jean-Émile Joies de 1'occupation, Les

Joyeux défilé

Laisse-toi caliner Lassitude! Lazaroni

Lola ma bella Lorsque je te vois... Lost horizons

Love of long ago, The Love will come Love, here is my heart

154

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Luna nuova, nuova luna Ma fumèe bleu

Macaroni

Madeleine est pieine Maggio ritorna Maggiolata

Mains de Jeannette, Les

Marche aux baisers

Marche des capucins Marche pour la femme

Marches d'amour, Les

Marionnette's Matin d'avril

Matin de caresse Mia adorata piccina

Milanaise, La Mimi et son lit

Mimina Miss de Paris Mon argentine

Mon coeur est au bout du chemin! Mon coeur est pour toi

Monsieur mon amour! Montrez-moi vos grands yeux

Most wonderful of all My daisy

My life, my dream My little love (Mon petit amour)

My love, T come to you Napolitaine

Ne pleurez pas!

Nina la sorrentine

155

Roberto Piana Nos jeunes filles

Nostalgie Nuit de Venise Oasis des amante

Oiseau et la fontaine, L' (El pajaro y la fuente) On marche Où vont les baisers?

Ourida (Petite rose)

Par un soir de Paris..

Parigotte, La Passa l'ammor...

Passant, Le Pena y dolor

Pens'tu Pensiero dorato

Perla d'amore

Perle du quartier Permettez-moi...

Petite dame des galeries

Petite martyre Pour cueillir la rose Pour les faignants Pour les messieurs Pour ton baiser

Pourquoi ce soir! Pourquoi?

Preghiera d’amore

Première étreinte Prendimi

Près du coeur

Printemps

Quand viendra l’amour

156

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Quand vient le soil Quell'affaire! Ravissement

Red rose, The

Rencontres Rivedo te!

Rondine ritorna, La Rosa Rosa gentile

Rosalie Roses et Ies femmes, Les

Saigon Sans qu'on le veuille Sans regret

Sentier du désir Sérénade andalouse

Sérénade d'adieu Sérénade passionnèe

Sérénade timide Shadows on the wall

Si Tirine était moins belle Si vous aviez osé...

Silver way, The (Serenada) Sing my heart a lullaby

Singe et sorti, Le Sorrentine Sous le grand saule noir

Souvenir Souvenir de bai...

Star of my life! Stella marina

Suonatori del mezzogiorno, I

157

Roberto Piana Sur la lagune Sur la lagune Sur notre joli bateau

Svegliati amata Symphonic maritime

T'amo! T'amo!

Ta voix si tendre Tais-toi!

Take my caresses!

Tendre mystère

Tes yeux charmeurs... ! To the land of love (Barcarolle)

Ton souvenir...! Too soon, cherie Trop tòt, chérie

Tu m'as défendu

Tu mens Tu vas trop fort!

Un amour comme toi! Un jour

Un petit je ne sais quoi Un peu d'amour

Under the may moon Valse gigoletta, La Valse pour toi Velivolo d’amore

Vent de pampa

Vento della pampa Viens au pays du soleil! Vicns, Thérèse

Voglio tornar...

158

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Vos yeux sont pour moi... Votre regard... Vous m'avez aimé! Vous!

Vous, mon amour ma divine! Vous... c'est tout ce que j'aime Vrai paradis

White roses Zizi Pampantin

Zizique, La

Opere per pianoforte À minuit chez Fysher

À nous Accordò on de Julot, L'

Adelina Adelina

Al campo Albaicin, El ( Plaisir des gitanes)

Albore All right

Alla blanda luce lunare! Alle manovre

Amsicora

Angélique Angelo di casa, L'

Appel du printemps, L'

April maid

Arabelle's smile (Le scurire d'Arabelle) Ardiente Arthéme

Autrefois auourd'hui

159

Roberto Piana Aux Champs Elysées Bagliori autunnali

Baiser du soir

Banditi sardi Barcarolle vénitienne

Béguin de ma femme, Le

Bella Cagliari Bella Laconi, La

Benignità

Berceau d'amour Biricchina Blighty four steps

Biondinetta (Mia piccina) Bluette

Bridge Brin d'amour

C'est pour vous Campidanese

Candido giglio

Capelli corvini Capelli neri Capisce?... Bene...

Capricciosa Caravane Carmelina

Carnevale di Iglesias Cavalieri della notte!

Cavallotti in Sardegna Ce sont vos mots d'amour... Changeant désir Chant printanier n° 1

Chant printanier n° 2

160

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Chant printanier n° 3 (Prélude en mib majeur) Charme

Charme provocant Charmes secrets

Charming

Che balliamo? Cherchez la femme Chez-Fysher

Chow chin chu

Cipressi (Cyprès) Cloches glorieuses (Glorions bells)

Colombiana Come to me

Consegna, La

4 Contradanze Coquette!

Costumi sardi Crinoline Cuor d'oro Danse des petits pingouins

Danza delle ninfe

Dawn dreams De la piquette Demain, chéri!

Dernier regard Devil stars (L'étoile du diable)

Diabolo Djemila Do you know my baby?

Dolores

Don Checco Don José

161

Roberto Piana Donkey

Donna, La

Eh!?... Tiravia, non c'è papà

En jouant Encore un baiser! Erminia

Esami autunnali Espoir fleuri

Étourdies, Les Étude en sol majeur Évocation Eyes and lips

Fantaisie-danse Farfalletta svolazzante, La

Féline

Femme chic, La Feuilles éparses

Five o' clock des enfants, Le Fiamme Frémissante

Froufroulinette Fuente Futile Gaetano

Générositè dell'àme Germy Gialeto

Gioia Gioventù Giovinezza

Gradita sorpresa Grisette

162

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Hommage à I' amour Iglesias

Impressioni d’autunno Impromptu n°l In viaggio...

Intermezzo

lolao Italia

J'suis 1'nenesse Jacqu’s Line

Joffrench Joyeuse Joyeux défilé

Just like you

Lalalola Lancierà, Les

Landon Légende des vallons

Leggiadria Lilas Line Line Lontananza

Ma fumèe bleu

Ma già sesi znu cazzotta! Madrigal Madrilena

Mafalda

Magique Mamma! Dammi un bacio! Marche funèbre

Mariuccia Mattinata

163

Roberto Piana Mazurca di concerto Mazzamurru

Melacoarica Message d'amour n°l

Message d'amour n°2 Message d'amour n°3 Mi alma

Mi mi ma

Mi rubia

Mio cardellino Miss de Paris

Mon coeur en accordéon

Mon coeur est pour toi

Mon petit lapin Monsieur le maire Moorish dance

Mughetto Murmurc My love, I come to you Natale!

Nettezza ed ordine!

Nobiltà di cuore Noche de amor

Nocturne en mi Notre petit nid (Our little nest) Notturno in la minore (Prélude en la mineur)

Noutcha Occhi azzurri

Occhi che brillano Occhi neri Occhi vivaci

Occupation fox trot

164

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Oiseau et la fontaine, L' (El pajaro y la fuente)

Onestà Out de tout mon coeur Papillons, Les Para agradarte (Pour te plaire...)

Parfume de lys

Parigotte, La Parisienne

Passerotto, Il Patrouille sarde

Pendant le prix

Perla d'amore (Perle d'amour) Petite bergère

Petite maman c'est aujourd d'hui

Piccolo pianista Picnic danse Plus aimée, La

Polka di bravura

Préferée Preghiera d'una madre, La

Prélude en do majeur Prélude en do mineur Prélude en fa majeur Prélude en la majeur

Prélude en mi b majeur Prélude en mi majeur

Prélude en mi mineur Prélude en re b majeur Prélude en re majeur

Prélude en si b (majeur) Prélude en si mineur

Prélude en sol majeur

165

Roberto Piana Prélude en sol mineur Prélude en ut mineur

Prélude et fugue en ut 6 Preludietti

Professore di violino Rapsodie moresque Ravissement

Redis-moi Qa Retour Réve de mon coeur Réveil du coeur

Réveillle-matin Romance sans paroles

Romanticismo

Ronday La Royale gavotte Sa sol la luna

Sabotière Sadie

Salti mortali Sangue sardo

Sans regret Sardegna

Sempre uniti Senor si

Sérénade d'adieu Sérénade passionnée Sérénade sarde

Serenata Serenata fatale del 1899

Siesta

Simpatia

166

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Sobre la pampa Sognando!...

Sol mi re do

Soleil qui dore

Sonate n° 1 en fa Sonate n° 2 en re Sonate n° 3 en si b Sonate n° 4 en ut

Sonate n° 5 en si mineur

Sonate n° 6 en sol majeur Sonno e risveglio Sora Checca!!... Sospirando Sospiro d’amore Sotto al balcone Sous le grand saule noir

Souvenir lointain

Sovrani in Iglesias, I Speranza Steps

Siute n°l Suite n°2

Sur mon chemin... Surprise

Sventura e conforto Sweet blue bells Sweet time

Swing

Take my caresses!

Tarantelle Te revoir encore...

Tempi lontani

167

Roberto Piana Thème en do mineur avec variations

Ticchi tìcchi Tierra gitana Toi, toujours toi! Ton doux regard

Tra l'azzurro e i fiori Tu as mon coeur!

Tu me plais Tuberose Un addio a chi parte per Iglesias

Un peu d’amour Un vago giardino

Vacanze!!... Vago giardino Valse défendue

Valse n° 1 en la mineur Valse n° 2 en re majeur

Valse n° 3 en fa mineur

Valse n° 4 en re b majeur Valse n° 5 en do majeur

Valse n° 6 en mi b majeur

Valse n° 7 an si mineur valse n° 8 en sol majeur valse n° 9 en do mineur

Valse n° 10 en fa majeur Valse n° 11 en mi mineur Valse n° 12 en la majeur

Valse n° 13 en sol # mineur Valse n° 14 en fa # mineur Valse n° 15 en la b majeur Valse n° 16 en si b majeur

Valse n° 17 en re mineur

168

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Valse n° 18 en mi majeur Valse n° 19 en sol majeur Valse n° 20 en fa mineur (Coeur à coeur)

Varsoviaine Verso la felicità

Victoire

Viejo verde Violette

Visions mystérieuses de l'arc en ciel Viso d'angelo

Vita primitiva Vous, mon amour, ma divine!

What? (Quoi?) Yole

Opere per violino e pianoforte A notte Amor fugace

Appassionata

Bella Amelia, La

Bellezza languida Berceuse Candore lunare

Caprice Carmencita

Chant d'amour Che ti pare? Civettuola

Confidcncia! Élégie Émotive

Erminia

169

Roberto Piana Gentile Idolatrata

In gondola Labaddulà!... Auiest!... Uh!!!...

Londinese, La

Matin d'avril Novellette Nuit d'été

Pensiero

Rèverie Scappavia Sérénade à l'inconnue Serenata Sous la forèt verte (souvenir de Rouen) Vento della pampa

Vincenzina

Vous!

Opere per violoncello e pianoforte Andante In gondola

Matin d'avril Séduction

Sous la forét verte (Souvenir de Rouen)

Opere per archi e pianoforte A te! Bells of June

Chant printanier n° 1 From far away

La plus aimée Madrigal

170

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Mimina Mon coeur est pour toi Ou vont les baisers? Sérénade passionnée

Tamo Viens au pays du soleil!

Opere per altri strumenti solisti e pianoforte Che ti pare? In gondola

In gondola In gondola

Son portrait

Opere per orchestra Àme des cloches Arabelle's smile (Le sourire d'Arabelle) Castel fleuri

Cipressi (Cyprès)

Còte a còte Dammi un bacio

De tout mon amour Djemila Dolly Fantaisie sur des impressions de Sardaigne

Femme chic, La Figaro

Gone with the wind Lamento

Lost horizons

Love of long ago, The Marche funèbre

171

Roberto Piana Matin de caresses

Mon argentine Moresca n° 1 Moresca n° 2

Moresca n° 3 Muse champétre Nostalgique Ombra celeste

Paysage sarde

Pena y dolor Près de vous

Rapsodie moresque

Rapsodie sarde Regards et sourires

Rivedo te!

Sérénade d'adieu Sérénade passionnèe

Suonatori del mezzogiorno, I

Sur mon chemin... Svegliati amata Swing

Symphonic en fa

Tierra gitana Valse défendue

Valse gigoletta. La

Opere per strumento solista e orchestra Concerto en mib Dofia Mariquita Minuetto des fleurs

Nino Sur notre joli bateau

172

Lao Silesu, Un sardo a Parigi Tarantelle napolitaine

Opere per voci e orchestra Bataillons d'amour, Les Beau réve, Le

Carmen saeculare Carthago delenda est

Crèche de la tranchée

Diva! Fruit d'amour Italia repubblicana Nostalgie

Passant, Le

Velivolo d'amore

Danza e canto Mitzichiti

Altre composizioni vocali Coro per bambini France, coeur du monde

Sardigna

Alla bandiera Clair de lune

Musica per film Les hommes de la còte

173

INDICE PER CASA EDITRICE

A la Chanson Moderne, Paris

C.M. 646

Royale gavotte

C.M. 665

Sérénade sarde

C.M. 667

Barcarolle vénitienne

C.M. 673

Sous la Forét verte (Souvenir de Rouen)

C.M. 700

Italia Les papillons

Nuit d’ été

Ascherberg, Hopwood and Crew, London A. H. & C. Ltd. 9587

Mon coeur est pour toi

A. H. & C. Ltd. 9591

Love here in my heart

A. H. & C. Ltd. 9686

Most wonderful! of all

A. H. & C. Ltd. 9687

Shadows on the wall

A. H. & C Ltd. 9820

Bells of June

A. H. & G Ltd. 9852

Withe roses

A. H. & G Ltd. 9854

1 want you

A. H.&G Ltd. 9871

Dawn dreams

A. H. & C Ltd. 9872a

Arabelle's smile

A. H. & G Ltd. 9872b

ArabelJe's smile

A. H. & C Ltd. 10115

The blue lagoon (Beauteous night of love)

A. H. & C Ltd. 10245

My little love (Mon petit amour)

A. H. & C Ltd. 10339

My life, my dream

A. H. & C. Ltd. 10682

Biondinetta

A. H. & G Ltd. 10683

Sadie

174

Lao Silesu. Un sardo a Parigi A.H.&C. Ltd. 10734

April maid

A. H. & C. Ltd. 11285

Sing my heart a lullaby

A. H. & C. Ltd. 11289

Come back again to the sun

A. H. & C. Ltd. 11594

Muse champétre

A. H. & C. Ltd. 11120

Moorish dance

Labbé, Paris M.L. 10.499

La valse gigoletta

Lacroix Jeanne, parjs J.L.2

L'amoreuse qui passe

Lapini, Firenze 1828

La bella Cagliari

La voce, Roma Ave vittoria

Laxer, Paris L.3

Les lanciers (The lancers)

L.31

Candore lunare

L.32

A notte Berceuse

Diabolo Novellette Pensiero

Réverie

Ànous Autrefois aujourd' hui

Bluette En jouant Les étourdies

175

Roberto Piana Noutcha

Pendant les prix Petite maman c'est aujourd'hui Tarantelle

Lemoine Henry, Paris 22663 HL & Cie

Viens au pays du soleil

22664 HL & Cie

Djemila

Marchetti, Paris F.D.M. 1561

Marionette's Blighty four steps

Noche de amor

Ombra celeste Pres de vous

Margueritat, Paris À quoi révez-vous?

Mayol, Paris La petite dame des galeries

Piras C.M., Paris Alla bandiera Le vrai paradis

Phiuppo, Paris P.1861

Enfantines, recueil n° 1

Raillet, Paris Les homines de la còte

176

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Ricordi, Milano 115542

La femme chic

115931

The love of long ago

La femme chic The love of long ago

Rissone, Paris A.R. 17

Surprise

A.R. 18

Hammage à 1' amour

A.R. 27

Valse défendue

A.R. 32

La milanaise

A.R.44

Marche pour la femme

A.R. 49

Tierra gitana

A.R. 56

Tierra gitana

A. R. 59

Caresse de femme

A. R. 65

Elle était bien jolie!

A. R. 100

Moresca n° 1

A.R. 101

Regards et sourires Coeur maudit

Hammage a l'amour Iglesias

La napolitaine Les mains de Jeannette

Petit martyre Rosa

Salabert, Paris E.A.S. 638

Tu mens!

E.A.S. 1141

Les joies de l'occupation

E.A.S. 1152

Bye bye (Au revoir)

E.A.S. 1275

Donkey

E.A.S. 1280

Ardiente

177

Roberto Piana E.A.S. 1333

Seffor si

E.A.S. 1393

Sous le grand sanie noir

E.A.S. 1395

Steps

E.A.S. 1396

Just like you

E.A.S. 1574

Para agradarte (Pour te plaire...)

E.A.S. 1710

Frémissante

E.A.S. 1723

Mia piccina

E.A.S. 1724

Lalalola

E.A.S. 2021

Intermezzo

E.A.S. 2022

Madrigal

E.A.S. 2023

Parigotte

E.A.S. 2086

Les roses et les femmes

E.A.S. 2339

La zizique

E.A.S. 2353

Madrigal

E.A.S. 2423

Parigotte

E.A.S. 2424

L'oiseau et la fontaine (El pajaro y la fuente)

E.A.S. 2503

Les gras et les maigres

E.A.S. 3816

A te!

E.A.S. 4148

Bells of June

E.A.S. 4149

Mon coeur est pour toi

E.A.S. 5518

A te!

E.A.S. 5519

Mon coeur est pour toi

E.A.S. 5521

T'amo

E.A.S. 5521

T'amo

E.A.S. 7418

Quand vient le soir...

E.A.S.1423

Souvenir lointain

E.A.S. 2003

Serenata

E.A.S. 3815

ramo

Germy L'oiseau et la fontaine (El pajaro y la fuente)

Sous le grand saule noir

178

Lao Silesu. Un sardo a Parigi Sanchis, Paris Lola ma bella

Patrouille sarde

Siever, Paris G.1288S.

Romance sans paroles

G.1921S.

Nuit de Venise En dessous Fleur d'Italie

Habanera tendre

J' leur en fous L'italienne

Les dessous de la femme Macaroni Marche aux baisers Nina la sorrentine

Pens' tu Sorrentine

Tendre mystère Valse pour toi

Silberman, London Charming eyes

Silesu, Paris Chagrin de la femme

Matin de caresse Mi rubia

Pourquoi? Swing Swing

Valse n°13 en sol # mineur

179

Roberto Piana Smyth, Paris X.1166 X.

Beaucoup d'amour

Jean-Émile L'escandron des chansons

Svegliati amata

Stilson, Paris Il piccolo pianista (Le petit pianiste)

180

INDICE

5 7

17 21 37 77 81 83

99 127

Presentazione (prof. Antonio Ligios) Ringraziamenti

Un compositore celebre Da Samassi a Parigi Le opere La discografia La bibliografia Guida all'ascolto del cd Appendice (lettere e testimonianze) Indice delle opere

183

Finito di stampare nel mese di giugno 2006 PRESSO GLI STABILIMENTI DI EDITORIA E STAMPA - SASSARI PER CONTO DEL CENTRO STUDI SASER - SASSARI

LAO SILESU UN SARDO A PARIGI GUIDA ALL'ASCOLTO DEL CD

Track 1 2 3 4 5

Occhi azzurri op. 1 - Mazurca * Sérénade Sarde Romances sans paroles * Barcarolle Venitienne * Regards et Sourires - Grande valse *

6

ta lentine chic *

7 8

9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

Sérénade d'adieu * Théme en Do mineur avec Variations Variation -I Variation -II -III Variation -IV Variation Variation -V -VI Variation -vn Variation -Vili Variation -IX Variation Variation -X -XI Variation -xn Variation -XIII Variation -XIV Variation Finale Cipressi - Lamento per Pianoforte * 3me Message d'amour * Valse en fa mineur (Coeur à coeur) n. 20 * La figlia unica - Mazurca * (di Luigi Silesu) Maria - Mazurca * (di Erminia Silesu) * prima registrazione mondiale

Tutti brani, tranne il Théme en Do mineur avec Variations ripreso da un recital tenuto a Sassari nell'ottobre del 1999, sono stati registrati 1'11 marzo 2006 presso la Sala "Pietro Sassu" del Conservatorio "Luigi Canepa" di Sassari. Ingegnere del suono: Gian Carlo Grandi Assistente alla registrazione: Marilisa Giunta

ROBERTO PIANA (Sassari, 1971)

Pianista e critico musicale. Docente di pianoforte. Ha al suo attivo numerosi recital in ambito internazio­ nale. All'opera di Silesu ha dedicato concerti-confe­ renza in Italia, Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda e Svizzera. Ha inciso compact disc premiati dalla critica mondiale (Francia, Stati Uniti). Tra questi anche lavori monografici intitolati a Silesu e Liszt, e album antologici con musiche di Chopin, Piazzolla e Turina. È autore di partiture musicali e saggi critici.

FONDAZIONE BANCO DI SARDEGNA

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