La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento [Reprint 2017 ed.] 9783110931068, 3484522666, 9783484522664

This study looks at two Veronese daily newspapers - »L'Arena« and »L'Adige« - in the period following the unif

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Italian Pages 251 [252] Year 1997

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Table of contents :
Indice
0. Introduzione
1. Premessa
2. Punteggiatura
3. Grafia
4. Fonologia
5. Morfologia
6. Sintassi
7. Note di stile
8. Formazione delle parole
9. Aspetti lessicali
10. Valutazioni conclusive
11. Bibliografia
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La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento [Reprint 2017 ed.]
 9783110931068, 3484522666, 9783484522664

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BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FÜR R O M A N I S C H E P H I L O L O G I E BEGRÜNDET VON GUSTAV GRÖBER FORTGEFÜHRT VON WALTHER VON WARTBURG UND KURT BALDINGER HERAUSGEGEBEN VON MAX PFISTER

Band 266

FRANCESCA SBOARINA

La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento

MAX NIEMEYER VERLAG TÜBINGEN 1996

Ad Abis e Max

Die Deutsche Bibliothek - CIP-Einheitsaufnahme [Zeitschrift für romanische Philologie / Beihefte] Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie. - Tübingen : Niemeyer Früher Schriftenreihe Fortlaufende Beil. zu: Zeitschrift für romanische Philologie NE: HST Bd. 266. Sboarina, Francesca: La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento. - 1996 Sboarina, Francesca: La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento / Francesca Sboarina. -Tübingen : Niemeyer, 1996 (Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie ; Bd. 266) ISBN 3-484-52266-6 ISSN 0084-5396 © Max Niemeyer Verlag GmbH & Co. KG, Tübingen 1996 Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany. Gedruckt auf alterungsbeständigem Papier. Satz u. Druck: Memminger Zeitung, Memmingen Einband: Heinr. Koch, Tübingen

Indice

0. Introduzione

ι

1. Premessa 1.1. La stampa veronese 1.2. «L'Arena» e «L'Adige»

3 3 5

1.3.

Impostazione dell'analisi

8

2. Punteggiatura 2.1. Virgola 2.2. Punto e virgola 2.3. Punto 2.4. Due Punti 2.5. Puntini di sospensione 2.6. Punti esclamativo e interrogativo 2.7. Lineetta

10 10 13 13 14 15 16 17

3. Grafia 3.1. Gruppi palatali ce!ge/see 3.2. Plurale dei nomi in -io

19 19 21 24 24 25 27 28 29 30 31 33

3.3. 3.4. 3.5. 3.6. 3.7. 3.8. 3.9. 3.10. 3.11.

j semiconsonante Grafia di nomi stranieri Maiuscole Accento Apostrofo Parole composte Grafie di cholera Caratteri tipografici Parole abbreviate

4. Fonologia 4. ι. Vocali toniche 4.2. Vocali protoniche 4.3. Vocali postoniche 4.4. Prostesi 4.5. A f eresi

35 35 38 46 47 47 V

4-6. Sincope 4.7. Apocope

48 49

4.8. 4.9. 4.10. 4.11. 4.12. 4.13. 4.14. 4.15. 4.16.

Elisione d eufonica Scempie / doppie Sorde / sonore Sibilanti Palatali Assimilazione in-+ s implicata Altro

51 53 53 60 61 63 64 64 65

5. Morfologia 5.1. Metaplasmi di declinazione 5.2. Esito di -àrius 5.3. Genere 5.4. Formazione del femminile 5.5. Formazione del plurale 5.6. Plurali femminili collettivi

66 66 68 69 69 70 71

5.7. 5.8. 5.9. 5.10. 5-11. 5.12. 5.13. 5.14. 5.15.

Aggettivo Articolo Pronomi personali Pronomi possessivi Aggettivi e pronomi dimostrativi Aggettivi e pronomi indefiniti Pronomi relativi Aggettivi e pronomi interrogativi Preposizioni, congiunzioni, avverbi, numerali

72 73 74 76 77 78 79 81 82

5.16. 5.17. 5.18. 5.19. 5.20. 5.21. 5.22.

Partitivo Indicativo Congiuntivo Condizionale Participio Gerundio Infinito

83 84 86 87 87 88 88

6. Sintassi 6.1. Nome 6.2. Aggettivo 6.3. Articolo 6.4. Pronomi personali 6.5. Pronomi dimostrativi 6.6. Aggettivi e pronomi indefiniti 6.7. Preposizioni VI

89 89 92 92 97 102 102 104

6.8.

Intransitivi a reggenza diretta

6.9.

Congiunzioni

no no

6.10. A v v e r b i

113

6.11. Numerali

114

6.12. Concordanze nominali

114

6.13. Concordanze verbali

115

6.14. Essere e avere

118

6.15. Congiuntivo

121

6.16. Condizionale

122

6.17. Periodo ipotetico

123

6.18. Infinito

124

6.19. Gerundio

125

6.20. Participio

126

6.21. Tempi nelle principali

127

6.22. Tempi nelle secondarie

129

7. N o t e di stile

131

7.1.

Tipi di periodi

7.2.

Procedimenti congiuntivi

131 134

7.3.

Procedimenti aggiuntivi

141

7.4.

Stile nominale

143

7.5.

'Stile obiettivizzante'

146

7.6.

Titoli

149

7.7.

Ordine degli elementi della frase

153

7.8.

A l t r e note sullo stile

156

8. Formazione delle parole

160

8.1.

Composti e prefissati nominali

161

8.2.

Suffissati nominali

163

8.3.

Deverbali a suffisso zero

169

8.4.

Composti e prefissati aggettivali

169

8.5.

Suffissati aggettivali

170

8.6.

A v v e r b i in -mente

172

8.7.

Parasintetici e prefissati verbali

172

8.8.

Suffissati verbali

173

9. Aspetti lessicali

175

9.1.

Neologismi

175

9.2.

Lingue speciali

181

9.3.

Forestierismi

196

9.4.

Aulicismi

209

9.5.

Toscanismi

215

9.6.

Dialettalismi e regionalismi

216

9.7.

Colloquialismi

226 VII

9-8. Stereotipi

228

10. Valutazioni conclusive 10.1. Standard vs. nonstandard 10.2. Standard vs. substandard 10.3. Standardizzazione verso un italiano non-aulico 10.4. Standardizzazione del linguaggio giornalistico

232 233 234 235 236

11. Bibliografia

238

Vili

o. Introduzione*

In passato è stata dedicata scarsa attenzione alla stampa ottocentesca veneta, considerata provinciale nei confronti delle espressioni giornalistiche dei centri di potere e di cultura di maggiore rilevanza. Sembra invece non marginale soffermarvisi poiché, al di là dell'importanza che comunque riveste lo studio di fenomeni periferici per far luce sulla rete di interconnessioni e sugli scarti fra questi e la centralità cui essi si rapportano, gli approcci e gli affondi ora pubblicati mostrano come la storia del giornalismo veneto meriti un rilievo autonomo per ricchezza e varietà di riviste, periodici e quotidiani, e anche per lo spessore di alcune testate, di personalità di giornalisti, letterati ed editori, di situazioni editoriali uniche. Interessa qui dunque apportare un nuovo contributo allo studio della lingua dei quotidiani ottocenteschi: la codificazione del linguaggio giornalistico è in un rapporto di tensione fra la norma della lingua della tradizone letteraria, che dominava allora lo standard scritto, e altre varietà dell'italiano, siano esse le «sgrammaticature» e i registri bassi usuali a chi (come spesso il giornalista, non solo ottocentesco) non è letterato né colto, siano i dialetti, siano le lingue speciali 1 , sia qualsiasi altra possibilità espressiva a disposizione dei giornalisti; le testate locali assumono notevole rilevanza poiché il variare del luogo di edizione dei giornali e del tipo di pubblico a cui si rivolgono, insieme al variare delle ideologie che esprimono e del periodo in cui sono pubblicati, influisce sulle dinamiche di formazione del linguaggio giornalistico in rapporto alle varietà dell'italiano ottocentesco. D a queste variabili (e da altre ancora) dipendono anche le modalità di riformulazione dei contenuti e la forma espressiva delle notizie nel passaggio dalle fonti primarie d'informazione al momento di diffusione al pubblico per mezzo del giornale. È evidente quindi che quanto più la panoramica degli studi sulla lingua dei giornali è varia e completa, tanto più chiare risultano le

* L a prima stesura di questo lavoro è stata presentata nell'anno a c c a d e m i c o 1990/1991 alla facoltà di L e t t e r e dell'Università di P a d o v a c o m e ricerca di laurea in «Storia della lingua italiana». R i n g r a z i o il Prof. Pier V i n c e n z o M e n g a l d o per il tema propostomi e per il prezioso e puntuale aiuto. L a mia gratitudine va anche alla disponibilità del Prof. M i c h e l e C o r t e l a z z o che mi ha costantemente o f f e r t o numerosi e proficui consigli. 1

Per approfondimenti riguardo a quel che s'intende sotto questa etichetta, cfr. M. A . CORTELAZZO 1990.

ι

linee che contribuiscono a tracciare il quadro della «questione della lingua» ottocentesca. In particolare questo lavoro si propone di delineare i caratteri della lingua di due quotidiani pubblicati a Verona nel periodo postunitario, quando nuovi fatti e nuove speranze alimentarono fermenti di rinnovamento e grandi furono nel Veneto i cambiamenti, anche linguistici2. Prendono in esame lo stesso periodo storico altri studi paralleli sulla lingua di giornali pubblicati in altre località italiane, che ho tenuto come riferimento: in particolare sono stati condotti confronti con i sondaggi compiuti su alcuni quotidiani di Milano e di Messina 3 , una metropoli settentrionale di particolare spessore culturale e una città periferica della provincia siciliana. La ricerca vuole contribuire a fare luce sull'evoluzione della lingua scritta non letteraria della seconda metà dell'Ottocento, sull'immissione nello standard di entrate linguistiche da diverse direzioni (scelte manzoniane, neologismi, lingue speciali, lingue straniere, colloquialismi, dialetto), sul formarsi del linguaggio giornalistico destinato ad incidere sull'evolversi della lingua italiana.

2

Lo spoglio dei giornali veronesi copre per il periodo postunitario una lacuna già notata (MASINI 1994: 637 Η.) dello studio della lingua del giornalismo di provincia.

3

Per Milano gli studi sono di MASINI 1977, che analizza il «Pungolo» e la «Perseveranza» degli anni 1859-1865, e di BISCEGLIA BONOMI 1973, 1974, 1976, che prende in esame il «Corriere della Sera», il «Secolo» e l'«Osservatore Cattolico» degli anni 1900-1905; per Messina il riferimento è a SCAVUZZO 1988, che studia «L'Aquila Latina», «La Gazzetta di Messina», «Il Nuovo Imparziale» e «Politica e Commercio» fra il 1878 e il 1894. 2

ι.

Premessa

i.i. L a stampa veronese L e prime espressioni giornalistiche presenti a V e r o n a 1 s o n o periodici settecenteschi c o n taglio p r e t t a m e n t e letterario o erudito, c o m e dimostrano i titoli dei primi trimestrali: il « G i o r n a l e dei Letterati d'Italia», uscito dal 1 7 1 0 al 1730, e le «Osservazioni Letterarie», 1 7 3 0 - 1 7 4 0 . Sulle loro pagine si discutono i temi più diversi, dalla storia alla teologia, dalla scienza al diritto, si a p r o n o discussioni sullo s f o n d o dei temi dell'Illuminismo (dibattito culturale di cui V e n e z i a è centro particolarmente f e r v i d o ) , ma s o n o assolutamente esclusi gli a r g o m e n t i politici. Q u e s t i sono riservati ai fogli che s o n o al servizio (ufficiale o u f f i c i o s o ) della volontà governativa, c o m e la « G a z z e t t a Veneta», il giornale s t a m p a t o a V e n e z i a ai tempi della Serenissima, p o r t a v o c e p e r tutto il territorio della R e p u b b l i c a degli atti ufficiali e delle notizie c o m u n q u e inerenti a p r o b l e m i governativi. A n c h e durante il p e r i o d o n a p o l e o n i c o esce u n a gazzetta che rispecchia la politica del d o m i n a t o r e (non più V e n e z i a m a N a p o l e o n e ) , la « G a z z e t t a di V e r o n a » , che continua a lungo le pubblicazioni c o n periodicità irregolare f i n o al p e r i o d o dell'annessione del V e n e t o all'Italia; essendo redatta e pubblicata a V e r o n a sulla scia di altri periodici filofrancesi che n a s c o n o dislocati nei territori conquistati, ha il m e r i t o di contribuire a risvegliare l o c a l m e n t e l'interesse per i p r o b l e m i politici, nonostante il m a n c a t o a p p o r t o di originalità d o v u t o al suo servilismo. D o p o il C o n g r e s s o di V i e n n a e il trionfo della R e s t a u r a z i o n e l'unica v o c e che possa ufficialmente portare notizie politiche è la « G a z z e t t a privilegiata di V e n e zia» ( 1 8 1 6 - 1 8 4 8 ) , naturalmente f i l o g o v e r n a t i v a , che viene diffusa a n c h e a V e rona; a c c a n t o ad essa circola anche q u a l c h e f o g l i o che riesce ad evitare la griglia della censura austriaca, stimolando dibattiti su p r o b l e m a t i c h e diverse, e f a c e n d o penetrare anche a V e r o n a i fermenti romantici e risorgimentali che già a n i m a n o la L o m b a r d i a . Fra essi m o l t o seguito è «Il Poligrafo» ( 1 8 3 0 - 1 8 4 5 ) , p e r i o d i c o di varia cultura edito n e l l ' a m b i t o della Società Letteraria, un g a b i n e t t o di letteratura sorto in età n a p o l e o n i c a e v i v o ancor oggi. Q u a n d o poi, in occasione della prima guerra d ' I n d i p e n d e n z a , le passioni patriottiche si esaltano e p r o d u c o n o in tutta Italia n u o v e fioriture di giornali, a n c h e

1

Le notizie integrano in parte ed elaborano secondo un punto di vista veronese il fondamentale lavoro di riferimento di C E L L A 1974, a cui senz'altro rimando.

3

a Verona, divenuta sede del Governo generale per la sua accresciuta importanza strategico-militare, il numero di giornali aumenta. Ciò è già di per sé indice di maturazione della coscienza delle voci editoriali. Queste, pur rimanendo ideologicamente all'ombra dell'aquila imperiale, che anzi si f a ancor più severa con le nuove disposizioni emanate dal 1849 al 1852, riescono ad assumere volti nuovi, affiancando ad articoli letterari o di politica ufficiale, articoli di opinione, di varietà, di cronaca locale e mondana. Di primaria importanza è la «Gazzetta di Verona - foglio di politica, scienze, lettere, arti, commercio e varietà» (dal 1849), poi diventato il «Giornale di Verona» (dal i860), quotidiano diretto da Pietro Perego che aveva fondato qualche anno prima «L'Operajo», un settimanale ultra repubblicano di spirito populista. Accanto ai fogli culturali e politici di stretto o ampio respiro, la stampa preunitaria veronese vede anche un tipo di periodici di carattere specializzato, d'arti e mestieri, come il bisettimanale «L'Eco del Veneto» che pubblica in prevalenza notizie di carattere economico, agricolo e commerciale, o il quindicinale «Giornale Agrario-Industriale Veronese». «L'Arena» e «L'Adige» sono i primi giornali della 'Verona italiana' che è, come si è visto, un terreno già dissodato da altre esperienze editoriali; fondati nell'ottobre del 1866 a qualche giorno di distanza l'uno dall'altro all'indomani dell'annessione del Veneto e del Friuli all'Italia, nascono come organi di due circoli politici di tendendenze opposte: «L'Arena» rappresenta le idee di un conservatorismo illuminato sostenuto dal ceto di tendenza liberale moderata (borghesia possidente, professionisti, aristocrazia terriera) e, appoggiando la politica governativa, ne ha in controparte un sostegno che si esprime nel privilegio di pubblicare a pagamento gli annunci ufficiali, in sovvenzioni erogate dal Ministero dell'Interno e nel vantaggio di ricevere gratuitamente notizie dalla capitale; «L'Adige», avversario proclamato de «L'Arena» 2 , si fa interprete delle tendenze liberali democratiche ed è uno dei pochi organi dell'opposizione che riesce a mantenere una periodicità regolare. Normalmente le voci dell'opposizione, non potendo contare su sostegni economici, non hanno continuità né organicità, ma si affidano ai toni satirico-umoristici di fogli e volantini saltuari non dichiaratamente politici, legati spesso alla vita teatrale e alle rappresentazioni estive dell'Arena. Chi sostiene invece posizioni di radicale opposizione è il quotidiano «La Nuova Arena», che ha però vita breve ( 1 8 7 3 - 1 8 7 4 ; 1882-1886). Parallelamente a questi periodici e quotidiani, cresce rigoglioso in area veneta (più che altrove) il filone della stampa cattolica, che fin da subito si propone come irriducibile avversario dei giornali laici di qualsiasi colore. Già nella prima

2

Non è raro trovare nelle pagine dei due giornali articoli o passaggi direttamente polemici nei confronti dell'altro, soprattuto in clima di elezioni politiche, ma anche per motivi spiccioli e personali. Ecco uno fra i molti esempi: «Non a b b i a m o t e m p o [tit.] da buttar via, per rispondere ai ditirambi dell'Arena.

Del resto, chi mai piglia sul serio ciò

che scrive quel giornale fanciullesco?» (Ad.XXII,74,3,4,cr.citt.).

4

metà d e l l ' O t t o c e n t o e r a n o stati pubblicati fogli d'espressione religiosa; nel 1866 esce c o n l'esplicito a p p o g g i o del V e s c o v o il quindicinale «La Verità», che dura p e r ò m e n o di un anno; m a la v o c e più matura è senz'altro « V e r o n a F e d e l e » che dal 1870 f i n o ad oggi (con una pausa fra le due grandi g u e r r e ) rimane presente nel dibattito cittadino, prima c o m e quotidiano, poi c o m e settimanale, sempre ris c u o t e n d o fervidi consensi n e l l ' a m b i e n t e cattolico veronese. M a a n c h e in questo caso non si p u ò dire (come, del resto, non si p u ò p e r tutte le altre città v e n e t e ) che «il quotidiano cattolico diventi il giornale della città, acquisisca le prerogative e l'immagine del 'giornale d ' i n f o r m a z i o n e ' e 'di tutti'. R e s t e r à s e m p r e contraddistinto da un eccesso di z e l o che n e terrà a distanza - indifferente, ironico o decisamente ostile - sia l ' u o m o q u a l u n q u e che il cittadino diversamente orientato» 3 . A V e r o n a , dunque, dal 1866 sono « L ' A r e n a » e « L ' A d i g e » che lottano per essere 'il giornale di tutti'. Infatti, pur essendo all'inizio p e r la loro stessa natura (in q u a n t o fogli di circoli politici) espressioni di una cerchia chiusa di persone, assum o n o presto un n o t e v o l e successo editoriale, s t a m p a n d o pochi anni d o p o (nel 1874) l'una quattromila copie, l'altro tremila. D u r a n t e i primi anni delle loro pubblicazioni i due quotidiani si fronteggiano, espressione di due partiti contrapposti. Il v e r d e t t o della storia sarà a f a v o r e de « L ' A r e n a » , la quale a n c o r oggi ha il m o n o p o l i o d e l l ' i n f o r m a z i o n e veronese, a v e n d o resistito agli attacchi di tutti gli altri quotidiani cittadini e anche del «Gazzettino», che da V e n e z i a è riuscito a penetrare in gran parte del V e n e t o .

1.2. « L ' A r e n a » e « L ' A d i g e » Il 12 o t t o b r e 1866, quattro giorni prima che le truppe italiane entrino a V e r o n a , esce il p r i m o n u m e r o de « L ' A r e n a - G i o r n a l e di V e r o n a » 4 . Q u a t t r o pagine form a t o tabloid, o g n u n a c o m p o s t a di quattro colonne. In prima pagina otto dispacci d ' a g e n z i a che si riferiscono ad a v v e n i m e n t i passati a n c h e da più di un mese; seg u o n o un articolo di f o n d o e il P r o g r a m m a del C i r c o l o Politico di cui il giornale è l'interprete. In seconda pagina le notizie politiche (compresi altri dispacci elettrici) tratte da giornali esteri e nazionali e la prima delle corrispondenze particolari da Parigi (mentre non c'è, p e r m a n c a n z a di spazio, quella consueta da Firenze, che sarà pubblicata l'indomani). Più di due colonne della terza pagina sono o c c u p a t e da un lungo articolo di « C r o n a c a U r b a n a » che si trova fra alcune notizie riportate da altri giornali. In ultima pagina, atti del Municipio, il bollettino commerciale, un avviso del giornale ai lettori e l'annuncio pubblicitario di una libreria in Piazza E r b e . Q u e s t a è più o m e n o la fisionomia standard dei gior-

3

ISNENGHI 1984: 3 4 I .

4

Un trafiletto in prima pagina avvisa come, nonostante fosse stato annunciato che il periodico del Circolo Politico si sarebbe chiamato «L'Adige», «l'organo del detto Circolo sia n o n altrimenti L ' A D I G E m a

L'ARENA».

5

nali nell'annata 1866/67. Un numero separato costa dieci centesimi, prezzo usuale in quel periodo per i quotidiani (come, per esempio, «La Gazzetta di Verona»), Cinque centesimi costa invece un numero separato de «L'Adige - Gazzetta del Popolo - Giornale politico-cotidiano» che comincia le pubblicazioni il 15 ottobre. La forma del foglio si diversifica dalla norma: otto pagine con due sole colonne ogni pagina (ma in séguito la struttura rispecchierà quella de «L'Arena»); nelle prime pagine l'articolo di fondo e il programma, poi due corrispondenze, una da Firenze l'altra da Vienna, la cronaca cittadina divisa in paragrafetti evidenziati dal grassetto dell 'incipit di ognuno; da pagina 5, dopo l'esposizione della sintesi del contenuto della «Gazzetta Uffiziale», cominciano le notizie politiche dall'Italia e dall'estero (per lo più di seconda mano); infine notizie varie e due soli dispacci telegrafici, non d'agenzia («Nostro Dispaccio particolare»); concludono il giornale due tabelle informative (sui prezzi dei grani e sul corso delle monete in valuta austriaca nuova) e una pagina intera di inserzioni a pagamento. Come si vede, le due testate non si differenziano nella sostanza: entrambe hanno interessi essenzialmente politici, dedicano poco spazio alle notizie locali e rivolgono un grand'angolo verso i fatti del mondo; sono tipograficamente immature, con titoletti su una colonna in un corpo appena più grande di quello del testo. La loro produzione è ancora impostata su sistemi artigianali: le tecniche tipografiche sono basate sulla composizione a mano e sulla stampatura a torchio, il corpo redazionale consiste in un paio di redattori, che per le notizie cittadine si rivolgono agli uffici pubblici o alle «voci del popolo», e per quelle extraurbane ricorrono spesso alla copiatura dei giornali che giungono da altre città, quando non si servono dello scarso aiuto che possono offrire i mezzi d'informazione: il telegrafo (molto caro!), il servizio postale (molto lento!), i piccioni viaggiatori (!) 5 . Nel corso degli anni la fisionomia dei giornali evolve, stimolata da cambiamenti tecnici, politici, di costume e dagli impulsi dati da direttori di notevole statura. Il passaggio dai torchi a mano alla macchina piana Marinoni mossa a vapore (avvenuto nel 1879) migliora e velocizza la stampa. L'allargamento della base elettorale del 1882 (in città si passa da poco meno di 2.500 votanti a 5.000, su 60.000 cittadini) 6 facendo sì che il pubblico aumenti e si diversifichi, provoca anche un rinnovamento dell'impostazione dei giornali, che si rivolgono sempre

5

Per lo sviluppo nella seconda metà dell'Ottocento delle agenzie giornalistiche d'informazione cfr. GAETA 1966: 663-7 (IN Italia è attiva l'Agenzia Stefani, di cui si trovano molti servizi nei nostri testi).

6

Gli ammessi al voto erano gli uomini con più di ventun'anni che sapessero almeno leggere e scrivere. Il tasso d'analfabetismo era comunque alto: secondo i dati del censimento generale del 1871 i residenti della provincia di Verona erano 367.437, di cui 230.916 analfabeti. Per un quadro approfondito della situazione italiana cfr. sopratt u t t o D E MAURO 1 9 7 6 e CASTELLANI 1982; p e r u n a i n t e r e s s a n t e sintesi, SERIANNI 1990:

15-26.

6

meno solo agli iscritti di un circolo politico: si espande così lo spazio dedicato alla cronaca locale e a vari argomenti di carattere non strettamente politico. Allo sviluppo della società veronese e dei suoi giornali paradossalmente concorre l'inondazione dell'Adige dello stesso 1882, che annienta quasi la città e rende «immediato e categorico l'imperativo: rinnovarsi o perire» 7 . Tale necessità si esplicita in una rinascita economico-culturale e nella diffusione dell'istruzione. Contemporaneamente alcuni direttori delle due testate promuovono importanti rinnovamenti nel formato, nella grafica e nella concezione stessa del giornale. Dario Papa, fra i più rinomati maestri di giornalismo del secolo, dirige «L'Arena» dal 1874 al 1880, anno in cui viene estromesso perché il giornale cambia per un breve periodo direzione politica. Assunto a Milano dal «Corriere della Sera» e inviato negli Stati Uniti d'America per fare pratica come giornalista, va al «New York Herald Tribune». Torna a «L'Arena» nel 1884 per pochi mesi portando con sé convinzioni, idee, innovazioni tecniche: il foglio di formato più grande contiene cinque colonne, talvolta ha sei pagine, la tipografia viene ampliata con nuovi caratteri: titoli in primo piano (anche se solo su una colonna, sono evidenziati a seconda dell'importanza), ampie corrispondenze telegrafiche, romanzi inediti di autori italiani e stranieri, servizi di varietà e cronaca nera; inoltre escono due edizioni, una alle nove del mattino e una alle diciassette, e il prezzo scende a cinque centesimi. Intanto il giornale si era sottotitolato «Giornale Veneto-Trentino» (ottobre 1876) a significare la sua volontà d'espansione. Per quanto riguarda «L'Adige», dal '76 anche la Sinistra può avvalersi della protezione governativa, ma ciò non cambia le abitudini di lettura della maggior parte dei veronesi che rimane fedele al foglio moderato (detto per inciso, mentre Depretis costituisce il primo governo della Sinistra, le elezioni amministrative a Verona danno ancora ragione alla Destra; solo alle elezioni amministrative del luglio del '77 vincerà la Sinistra). Un direttore di spicco de «L'Adige» in questo periodo è Alfredo Comandini, a Verona di passaggio fra due importanti esperienze milanesi: il «Pungolo» prima, la «Lombardia» poi. Sia per rinnovamenti interni, sia per riflesso delle innovazioni stimolanti che vengono dall'esterno, anche la direzione de «L'Adige» modernizza il suo foglio nella forma esteriore, nel tipo e nella quantità di articoli, nella concezione del giornale. «L'Arena» e «L'Adige», per la loro presenza costante nella vita cittadina e per l'evoluzione che ebbero nel corso degli anni, contribuiscono a promuovere il passaggio del giornalismo da una dimensione ristretta alle caratteristiche di un fenomeno di massa 8 , destinato ad incidere sulle abitudini linguistiche di buona parte della popolazione. Oltre che promuovere i cambiamenti linguistici, i quotidiani riflettono i caratteri dell'evoluzione linguistica che essi stessi sollecitano. Infatti, trattandosi di testi di tipo sostanzialmente informativo-enunciativo con assai più aspetti denotativi che connotativi ed essendo composti in tempo ri-

7

MURARO 1 9 6 7 : 1 3 , 2 3 ss.

8

Cfr. S E R I A N N I

1990:27;

in particolare sulla stampa di provincia CASTRONOVO

1970:43

7

ss.

dotto, essi si rivelano specchio privilegiato dell'italiano non letterario postunitario.

1.3. Impostazione dell'analisi Per poter verificare se e in quale misura in quegli anni cruciali fosse in corso un'evoluzione linguistica, ho analizzato due annate distanziate di vent'anni (la prima va dall'ottobre del 1866 al settembre dell'anno seguente; la seconda dall'aprile 1886 al marzo 1887) nella misura di un numero al mese (quindi, ventiquattro de « L ' A r e n a » e altrettanti de «L'Adige») 9 . D i ogni numero ho analizzato tutto quanto sia indicativo del linguaggio eterogeneo di un giornale, quindi anche i servizi telegrafici, gli articoli riportati da giornali stranieri sempre in quanto tradotti e quindi 'riprodotti', articoli di altri giornali italiani se rielaborati anche minimamente (lo stesso si dica per i discorsi di personalità politiche, per gli avvisi pubblicati tramite il giornale, per le cronache giudiziarie, i vari bollettini sanitari, militari, meteorologici, ecc.); le uniche parti tralasciate a priori sono gli annunci economici e le appendici, gli uni perché costituiscono un settore a sé stante con finalità del tutto particolari, le altre perché si presentano per lo più con intenti letterari o di intrattenimento 1 0 . Ciò che è scaturito da un'analisi così predisposta, è paragonabile solo in parte ai risultati ottenuti dai succitati lavori sulla lingua giornalistica ottocentesca, perché essi hanno ristretto la ricerca linguistica eliminando intere sezioni dei giornali (come i dispacci telegrafici, che invece sono importanti non solo quantitativamente, ma anche perché fondamentali per l'affermazione di un certo tipo di costrutti sintattici propri del linguaggio giornalistico) o si sono limitati addirit-

9

La data è la stessa per i due giornali, così da permettere un confronto fra le stesse notizie; e precisamente, per la prima annata: lun. 15/10/66, lun. 5/11/66, mar. 18/12/66, mar. 1/1/67, ' u n · 25/2/67, ven. 22/3/67, mer. 10/4/67, mar. 14/5/67, sab. 8/6/67, v en. 19/7/ 67, mer. 14/8/67, dom. 29/9/67; per la seconda annata: mar. 13/4/86, ven. 14/5/86, lun. 21/6/86, sab. 24/7/86, lun. 9/8/86, sab. 11/9/86, gio. 7/10/86, mer. 3/11/86, lun. 27/12/ 86, sab. 8/1/87, lun. 21/2/87, mer. 16/3/87.

10

Gli esempi sono affiancati dall'indicazione della testata (Ar. o Ad.), anno, numero, pagina, colonna, tipo di articolo; se l'articolo proviene da una fonte esterna ne è specificato il nome (se dichiarato - con grafie varie, qui spesso mantenute - dai nostri quotidiani) preceduto dal segno : se citato testualmente, dal segno * se anche parzialmente modificato (ad esempio Ad.II,i54,2,i,a.pol.-:Etendard). Alcune abbreviazioni impiegate necessitano di essere chiarite: sig. : articolo siglato; a. fondo·, articolo d'opinione situato nelle prime colonne della prima pagina; a.pol. : articolo politico, che si differenzia da cr.pol. (cronaca politica) in quanto esprime opinioni, generalmente su problemi di portata nazionale, e non resoconti di fatti politici, per lo più cittadini; corr.: corrispondenza (è seguito dal nome della città da cui il corrispondente scrive); red. : annuncio redazionale. Le altre sono facilmente comprensibili (cr.citt., cr.prov., teatro, ecc.). Altri segni utilizzati sono spiegati alle pp. 54 η., 63 η., i6o e η.

8

tura a considerare solo gli articoli di cronaca cittadina (rinunciando così alla polimorfía degli articoli, caratteristica f o n d a m e n t a l e di un linguaggio che mostra p r o p r i o nella varietà una delle caratteristiche sue peculiari). Q u e s t a ricerca inoltre si svolge secondo le categorie d'analisi tradizionali, ma dà anche rilievo ad alcuni aspetti che v a n n o al di là della p u r a analisi morfonologica, sintattica e lessicale p e r p o r r e in rilievo peculiarità specifiche del linguaggio giornalistico e dell'evoluzione scrittoria nel diciannovesimo secolo. Nei capitoli dedicati alla punteggiatura e alla grafia, per esempio, h o evidenziato l'affermarsi dell'uso dei puntini di sospensione o della lineetta, che sono caratteristiche tipiche della veste formale della lingua dei giornali, così c o m e lo sono i differenti caratteri tipografici impiegati; o ancora le diverse grafie per la formazione del plurale dei nomi in -io sono un segno sia di un'evoluzione diacronica, sia di una differenziazione f r a le due testate. Soprattutto giova u n o sguardo d'insieme: f e n o m e n i di per sé minuti assumono significato se m o s t r a n o tendenze concordanti. Specifici capitoli sono dedicati ad aspetti a cui mi è s e m b r a t o o p p o r t u n o d a r e un rilievo particolare: alcune caratteristiche dello stile giornalistico, tra cui le tecniche di strutturazione del testo che si collocano fra il sintattico e lo stilistico; la f e n o m e nologia della formazione delle parole, a r g o m e n t o con spessore morfologico lessicale e stilistico insieme; la presenza di vari sottocodici, aspetto lessicale con valenze anche stilistiche.

9

2. Punteggiatura

Nell'impiego dei segni d'interpunzione sono numerose le oscillazioni e le deviazioni rispetto alla norma ottocentesca. Ciò non indica rigorosamente abitudini stilistiche del tempo o del genere giornalistico, ma è da attribuire in gran parte al tipo di scrittura svelta e disinvolta degli articolisti i quali, in un campo così poco sorvegliabile come questo, nella stesura rivelano la loro fretta e la scarsa abitudine scrittoria; saranno inoltre, qui più che altrove, da tenere presenti i possibili errori meccanici che si generano in fase di stampa, peraltro assai frequenti (senza contare i casi di punteggiatura, ho registrato una media di dieci errori di stampa per ogni numero, addensati in alcuni luoghi critici particolarmente accidentati). Gli usi aberranti della punteggiatura sono particolarmente diffusi nella prima annata de «L'Adige» (ad esempio Ad.I,62,i,i,a.fondo, Ad.I,75,i,i,a.fondo); comunque in entrambe le testate nella seconda annata tali usi si fanno decisamente meno frequenti.

2.1. Virgola Nella casistica molto varia si riscontra una notevole incertezza nell'uso della virgola. Generalmente è seguita la norma grammaticale del tempo secondo cui «le proposizioni semplici o complesse (con complementi) non prendono verun segno» 1 , tuttavia si trovano numerosi casi in cui la virgola separa a) il sintagma nominale dal verbo, per lo più quando vi siano interposte altre determinazioni circostanziali, ma non necessariamente: «La Società di soccorso è una fratellanza; l'assistenza mutua, è un esercizio di scambievole benevolenza» (Ar.I,4,i,4,att.) notevole per l'oscillazione contestuale, (inoltre Ad.1,62,4,1, cr.citt., Ad.I,75,6,i,d.tel., ecc.); b) un complemento dal resto della proposizione, quasi come si trattasse di una espressione incidentale: «Il Governo italiano d'accordo, coi suoi alleati, insiste» (Ar.II,56,2,2,n.varie-:Italie), «con danno, dell'industria italiana dei risi, ha risposto» (Ar.XXI,220,2,3,n.varie), «Diremo loro ed eglino, ai nipoti nostri, i nomi» (Ad.I,i,2,i,a.fondo), ecc.

1

FORNACIAR] 1 8 8 1 : 9.

10

c) perfino un sostantivo dal suo aggettivo 2 : «le potenze, segnatane del trattato di Parigi nutrono» (Ad.II,i3i,3,4,est.-:Memorial Diplomatique) 3 , «che ne traggono la sussistenza, giornaliera ad accrescere» (Ar.II,i33,i,2,a.fondo), ecc. Tutti questi esempi non sono isolati, ma per ogni caso ci sono almeno un paio di occorrenze. L'impiego incerto della virgola si fa molto più frequente in periodi con proposizioni subordinate, nei quali spesso la virgola si interpone fra a) il verbo e il che dichiarativo: per esempio «Questi Tribunali sostengono, che quegli imputati» (Ar.I,66,2,3,est.-:Presse), ma già nella prima annata si trovano parecchi casi in cui ciò non accade; si può affiancare a questo tipo di separazione quella fra b) un verbum dicendi e la subordinata che ne dipende: «vi domanda, dove andate», «fu risposto, negando la verità» (entrambi in Ar.I,4,3,2,cr.citt.), «ricusano decisamente, di evadere» (Ar.I,66,2,3,est.-:Presse), ecc. Contra il Fornaciari: «Non prendono la virgola le soggettive ed oggettive e le interrogative indirette, quando sono posposte alla loro reggente» 4 ; inoltre la virgola può separare c) il sostantivo dalla proposizione relativa, anche limitativa 5 : «nel momento, in cui abbiamo» (Ar.II, 133,1,4,leg.mil.) 6 , «è essa guidata dai motivi stessi, che produssero lo scoppio [...]?» (Ad.II,2i9,i,3,est., inoltre Ar.I,66,2,3,est.-:Presse, Ad.II,i54,i,2,a.fondo, ecc.), «fatto, che» (2 volte in Ad.XXI,io2,2,i,cr.prov.); raramente la virgola può anche in modo più abnorme seguire il pronome relativo: «lo Spagnuolo che, insanguinò tante volte la sua patria» (Ad.XXI, 169,2,3, n.varie), «Quel bel originale che, è il noto conte Ignazio Lana, in occasione della elezione (Ar.XXI,305,2,3,n.varie-*Sentinella); d) quasi sempre il che consecutivo in con tanto..., che (Ar.I,4,2,i,att.), in modo, che (Ad.II,2Ó5,3,i,corr.Firenze, ecc.), così, che (Ar.I,4,i,2,b.pol., Ad.II,219,1,2,

2

Quasi sicuramente errore di stampa è «casse, come del resto servono ai loro, interessi si foggiano» (Ad.II,i54,i,3,a.fondo).

3

Un esempio molto simile, ma più legittimo in quanto il sintagma attributivo è anche seguito da una virgola, si rileva in un numero fuori corpus: «raccomandare alle Potenze, firmatarie del trattato di Berlino, di sanzionare» (Ad.XXII,24i,i,i,serv.tel.-*Diritto).

4

5

FORNACIARI 1 8 8 1 : 4 7 1 .

Ve ne sono casi anche nel testo steso da Fornaciari e perfino in esempi di Manzoni, Boccaccio, ecc. (cfr. FORNACIARI 1881:358). Per la norma affermatasi nell'italiano moderno cfr. CAMILLI, 1965 3 :211: «[la virgola] è di troppo, anzi è nociva alla chiarezza del periodo, se la frase introdotta dal che serve a completare e determinare meglio il senso della parola alla quale il che si riferisce»; inoltre ALISOVA 1972:247: «il carattere dipendente non predicativo della proposizione limitativa [corrisponde nel parlato] all'impossibilità di una pausa isolante tra l'antecedente e la relativa» mentre (ibid.: 251) la relativa esplicativa «può essere separata da una pausa o persino riacquistare la sua indipendenza formale senza produrre cambiamenti semantici nel periodo».

6

Forse qui è anche la determinazione temporale che chiama la virgola, visto che, accanto a casi analoghi con pronomi relativi (Ad.II,265,2,5,corr.Firenze, ecc.), si trova anche «adesso, che molti dei suoi» (Ar.II,8,i,2,a.pol.).

II

est.), ma già nella prima annata è affiancato da cosicché (Ar.II,222,2,3,n.varie, Ad.II,8o,i,i,cr.pol.-:Frank. Zeitung) e sicché (Ar.XXI,220,3,2,cr.sport.), che nella seconda rimangono i soli 7 ; e) in un articolo compare due volte in è, che (Ar.,I,66,2,4,cr.citt.). Qualche esempio ancora per tutti gli altri casi: «E siccome, la imposta sul macinato non è il cardine del sistema Ferrara, siccome egli conta su di essa per soli ioo milioni» (Ar.II,i33,i,3,a.fondo); «Scopo di quella gita si era, il constatare che» (Ar.XXII,52,2,4,corr.P.Maurizio); «vi riuscirebbe assai più difficile, di quello che possa essere in Polonia» (Ad.II, 131,2,2,est.); «nel momento in cui, sappiamo da ottima fonte, essere intenzione» (Ar.I,24,2-4,3-i,cr.citt.) e «Le passioni politiche, però, si dice, superino ogni considerazione» (Ad.11,219,2,2, est.-:Times) che non possono essere considerate delle incidentali, in quanto reggono la proposizione che le segue. L'atteggiamento è dunque in generale quello che tende ad un'iperdeterminazione, rilevata qui per l'abbondare nel segno di punteggiatura, ma riscontrabile anche in altri aspetti paralleli come, per esempio, la i che si frappone in alcuni nessi palatali, l'estensione smodata delle maiuscole, ecc. Meno rilievo darò quindi qui di séguito ai casi inversi, quelli di omissione della virgola, dei quali offrirò solo qualche esempio, principalmente per evidenziare oscillazioni nell'uso. La virgola manca a) in espressioni parentetiche, contrariamente alla regola secondo cui « un'incidente [sic] si chiude sempre fra due virgole e talvolta fra parentesi» 8 , e può mancare non solo prima di esse quando vi sia identità di soggetto 9 , ma anche con soggetto diverso, e anche dopo di esse: «Se un'inopinata sventura, osserva De-Gerando colpisce il socio» (Ar.I,4,i,4,att.-sig.), o sia prima sia dopo: «Il nome di Rattazzi suona male è vero da un capo all'altro dell'Italia» (Ar.,8i,2,i,corr.Firenze-sig.), «i nostri fedeli amici i francesi hanno sgombrato» (Ad.1,62,1,1, a.fondo), ecc.; per questi tipi si nota nella seconda annata una tendenza alla regolarizzazione; b) nelle serie veloci di 'notizie lampo' relative a qualche persona che venga presentata e creata come 'personaggio'; in queste, e nelle enumerazioni in genere, è comunque di norma la simmetria: i membri si susseguono o senza alcun segno come «oggetti di rame lingeria e vestiario» (Ar.II,i,2,4,cr.citt.) o separati tutti da una virgola, e in questo caso essa è quasi costante anche prima della congiunzione e che precede l'ultimo elemento, come per esempio «fucili, cannoni, munizioni, e danaro» (Ar.I,4,i,i,serv.tel.); vi sono tuttavia alcune serie asimmetriche, fra le quali segnalo un caso dove dopo una serie di elementi che termina con uno

7

Cfr. CAMILLI 19653: 144: «I segni d'interpunzione infatti non stanno sempre a indicare le pause: molte volte sono semplici distinzioni grammaticali tra parole che la voce leggendo unisce. Così si spiegano le grafie cosicché [...] che in origine erano cosi, che». Ma già in FORNACIAI« 1881: 7, si trova cosi che.

8

FORNACIARI 1 8 8 1 : 9.

9

Come sarebbe ammesso (FORNACIARI 1881: 474).

12

di ricapitolazione, prima di esso la virgola non compare: «Popolo, maggiorenti, donne, milizia tutta la massa» (Ar.I,4,3,2,cr.citt.); inoltre «la lana, la canape il lino ed il sale» (Ar.XXI,103,1,1,est.), « A Pietruccio gli piaceva di fare la vita elegante frequentava i teatri di operette, le birrerie i caffè» (Ar.XXI,202,3,3, n.varie). Fra gli altri esempi significativi cito: «Si [sic] per essa tutto è possibile [...] si [sic] l'impero della legge sovra ogni altra cosa» (Ad.1,62,1,1,a,fondo); «economia e lavoro ecco la legge» (Ad.I,62,i,2,a.fondo). Nella situazione d'anarchia fin qui tratteggiata, non mancano alcuni casi in cui la virgola è impiegata in luogo di altri segni d'interpunzione indicanti uno stacco più forte; per esempio la pausa creata dalla virgola è insufficiente in «e allora siete ben lungi di aver superato ogni ostacolo, beato voi se i portieri e gli uscieri e i cursori vi daranno un po' di retta» (Ar.I,4,3,2,cr.citt.), «L'imperatore sta per partire per Bruenn, Praga, Olmuetz, si allestiscono in queste città gli alloggi» (Ad.I,i,4,i,corr.Vienna), ecc.

2.2. Punto e virgola Per la maggior parte dei casi di scarto rispetto alla norma del t e m p o 1 0 non sembrano esserci motivi particolari che giustifichino la presenza di un segno grafico che crea una pausa medio-forte: «noi che tante volte deluse; e cui assicurò che la nostra libertà» (Ar.I,24,i,i,a.fondo), « A queste considerazioni preliminari che saltano sotto gli occhi di tutti; può è vero la scienza finanziaria opporne altre d'un [sic] indole speculativa» (Ar.II, 133,1,3,a.fondo, inoltre Ad.XXI,i32,3,i,cr.citt., Ad.XXI,302,2,3,cr.prov., ecc.), fino ad un esempio di estremo frazionamento con la ripetizione ravvicinata del punto e virgola, forse per un errore del proto: «se; diciamolo pur francamente; le passioni; frutto del mancante compimento; che agitavano le masse; non fossero penetrate fino nelle aule del parlamento» (Ad.II, i3i,i,2,a.fondo).

2.3. Punto U n impiego notevole del punto è la scissione di un periodo per cui viene isolata una subordinata dalla reggente, cioè il punto «tende ad invadere il campo di altri segni, come il punto e virgola, i due punti, la virgola». Questa tendenza, già percepita all'inizio del secolo e oggi tratto tipico dello 'stile giornalistico', 1 1 è nei no-

10

FORNACIAI

1879:7 e 1881: 9: «i m e m b r i coordinati p r e n d o n o il p u n t o e v i r g o l a fra u n o

e l'altro, q u a n d o vi siano le c o n g i u n z i o n i ; p r e n d o n o i d u e punti, q u a n d o le congiunzioni m a n c h i n o » . '1

SERIANNI

1988: 59; la c i t a z i o n e è da

MALAGOLI

1912: 184.

13

stri testi spinta al di là della norma. Il punto può scindere dalla reggente un participio: «Ritiratosi dal servizio. Andò in America» (Ar.XXI,i7i,2,i,n.varie), una causale esplicita: «Poiché esso non trova altro rimedio che il raccomandare la ricetta di Ricasoli studio e lavoro, e che il governo può far poco mentre i cittadini possono moltissimo. Noi affermiamo che almeno per le provincie meridionali il governo deve far molto» (Ad.I,2i,2,2,corr.Firenze), o anche una dichiarativa: «considerava prima di tutto, [a capo] Che [...]. [a capo] Rifletteva che [...]. [a capo] Pensava d'altronde che [...]» (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.), ecc. All'opposto spicca in parecchi casi la mancanza assoluta di punteggiatura nell'unione di proposizioni; quando non siano errori di stampa nati in sede redazionale (cosa assai probabile se il punto manca alla fine di un periodo), si tratta di trascuratezza da parte dello scrivente: «Bismark dice che tuttora il governo non ha precisata la situazione di fronte alla questione egli stesso riconobbe l'utilità delle leggi ecclesiastiche come leggi di combattimento» (Ar.XXI,i03,i,5, est.), oppure nei primi due periodi di un servizio telegrafico (e ciò non è da trascurare) formato da tre periodi biproposizionali giustapposti: «I Sovrani furono ossequiati alla stazione da tutte le autorità e dalle associazioni con bandiere e con musiche percorsero il Canal Grande illuminato da Bengala fra applausi continui della folla, [a capo] La gondola reale era scortata dalle barche della società del Bucintoro e di altre società e da un gran numero di gondole è giunta al palazzo alle 2 ant. [a capo] I Sovrani furono acclamati dalla folla che attendevali sulla piazza straordinariamente illuminata e affacciaronsi ripetutamente a salutare» (Ar.XXI,202,i,i,serv.tel.) 12 , (inoltre Ad.I,62,6,i,d.tel., Ad.II, 154,2,4, corr.Firenze, ecc.). Una curiosità: di regola il punto compare dopo numeri e date (passim), spesso nella prima annata, meno spesso nella seconda.

2.4. D u e punti Per lo più l'impiego dei due punti rispecchia l'uso ottocentesco, cioè «si segnano fra due membri d'uno stesso periodo, che siano coordinati, ma, per lo più, senza congiunzioni» 13 : «a Varsavia si tengono consigli di guerra: si mandano i generali a visitare tutte le fortezze: si approvvigiona» (Ad.II,193,1,2,diario); oppure nei passaggi da una materia ad un'altra 14 : «Colle prime si statuisce: che sola una legge possa [...]: colla seconda, udite le idee del governo espresse dall'on. Rattazzi, la Camera dichiara che il presente ministero» (Ar.II,i96,i,3,a.fondo) o in

12

Ma è possibile che nei primi due periodi manchi un che relativo dopo il soggetto o una congiunzione fra le due proposizioni.

13

FORNACIARI

1879: 7 e 1881: 9, mentre, come visto, con le congiunzioni si usa il punto e

virgola. 14

FORNACIARI

14

1881:477.

enumerazioni con membri poliverbali' 5 : «uno spaventoso quadro della miseria e della rovina materiale delle provincie occidentali [...]: completo annientamento del commercio e dell'industria a Wilna ed in tutta la Lituania: stagnazione assoluta d'affari: deficienza di credito, di danaro, di mercanzie: mancanza di venditori e di compratori, ecco i tratti più salienti del quadro» (Ar.II,56,1,4,est.-*Wiest), «abbiamo le seguenti conclusioni: [a capo] 1. Che [...]: [a capo] 2. Che [...]: [a capo] 3. E finalmente che [...]» (Ar.II,268,3,4,n.varie); tuttavia più spesso i membri, come d'abitudine, sono divisi dal punto e virgola: «risulta che egli avrebbe dimostrato: [a capo] 1. che [...]; [a capo] 2. che [...]; [a capo] 3. che [...]» (Ar.XXI, 171,ι,4,n.varie). L'uso dei due punti si riscontra inoltre in corrispondenza di una citazione preceduta da un nome di dire o di opinione: «aggiunse che venissero proclamati, coll'aggiunta: perchè hanno pienamente adempiuto al mandato loro affidato» (Ar.XXI,i33,2,2,cr.prov.), «domina in questo momento la persuasione: che» (Ad.I,Ó2,3,i,corr.Milano) o in presenza di dichiarative, sia precedute da un che, a cui i due punti possono essere preposti - come nel primo esempio citato a proposito dei passaggi da una materia ad un'altra - o posposti: «La Republique dice che: Bihurd direttore al Ministero dell'interno si nominerà residente a Tunisi» (Ar.XXI,305,1,5,est.), sia, più normalmente, senza che dichiarativo: «vanno dicendo: la illusione era troppo splendida perchè potesse durare» (Ar.II,i57,i,i,a. fondo). Contrariamente a quanto previsto dalla grammatica' 6 secondo cui si usano i due punti prima della enumerazione delle parti dopo la presentazione del tutto, talvolta essi sono sostituiti da una virgola: «Tutto quanto venne in appresso servì a confermarci che avevamo ragione, la legge sull'asse ecclesiastico, il contratto Dumonceau colle sue conseguenze» (Ar.II,i96,i,2,a.fondo). Un ultimo esempio da segnalare è «Male: perchè» (Ad.I,2i,4,i,corr.Firenze) in cui i due punti che introducono una causale sostituiscono la virgola.

2.5. Puntini di sospensione Dedicherò qualche cenno anche ai puntini di sospensione per evidenziarne due impieghi particolari: innanzitutto quello 'brillante', modulo tipico della cronaca giornalistica 17 , che ha la funzione di introdurre un'accezione particolare di qualche vocabolo, un gioco di parole, una battuta, ecc.; è un uso spesso presente anche nei titoli, di cui qui ricordo un caso in cui nella stessa colonna (Ad.XXI,132, 15

Si legga p e r e s e m p i o in FORNACIARI 1881: 2: « D i o regna: io leggo: la virtù piace, la candela arde, il p a n e si cuoce, l ' u o m o è r a g i o n e v o l e , A r i s t o t i l e f u dottissimo» d o v e i due punti s o n o in alternanza con la virgola, o p p u r e , in alternanza con il p u n t o e virgola, in FORNACIARI 1 8 7 9 : 7 .

16

FORNACIARI

17

C f r . SERIANNI 1 9 8 8 : 64.

1881:476.

15

3,2,tit.) si susseguono due titoli: il primo è «Mangia, beve e non paga», il secondo «Mangia, beve e ... va in prigione» (per altri esempi cfr. il paragrafo specifico). Ancora più interessante è un uso esclusivo della seconda annata de «L'Adige» che si può definire 'eufemistico' per il quale vengono evitati termini volgari: «Oh, niente! mi hanno dato un pizzicotto proprio nel... momento in cui non me l'aspettavo» (Ad.XXII,52,3,2,n.varie); le parole possono essere lasciate in sospeso con l'abbreviazione: «Guardeli li quelle figure ρ ... Ande a farve ...» (Ad.XXII,8,3,2,cr.prov.) 18 , oppure uniti al procedimento di sostituzione che unisce l'inizio di un lessema con la fine di un altro: «trovassero Deputazioni tanto co ... mpiacenti come la nostra» (Ad.XXI,202,3,i,corr.Mantova)' 9 .

2.6. Punti esclamativo e interrogativo La gran copia di 'punti espressivi', riconducibile forse in parte alle impennate retoriche del melodramma ottocentesco, ma soprattutto alla familiarità dei giornalisti con i sentimentalismi tipici del romanzo d'appendice, può essere motivata dal carattere persuasivo di molti articoli, soprattutto di argomento politico, in cui il punto esclamativo e l'interrogativo sono impiegati per supportare le argomentazioni che non sempre sono stringenti. La funzione 'emotivo-intonativa'20 si realizza in forme variamente organizzate: sono presenti proposizioni esclamative o interrogative retoriche che si susseguono a ritmo serrato: «Finalmente l'ultimo colpo [...] fu dato!, liberi siamo!. [...] nostra indipendenza!.. Sia benedetto questo giorno!., e a sua perenne memoria» (Ad.I,i,i,2,a.fondo) 21 , «Non è forse vero che [...]? Che [...]? Non è egli vero che [...]? [...]?» (Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.), e i due segni grafici si possono intercambiare: «Possibile che in Italia non vi siano [...]! Possibile che [...]?» (Ar.II,8i,i,2,a.pol.); oppure anche i punti esclamativi possono essere due o tre in

18

19

Un esempio anche fuori corpus: «dando loro delle tr . . . v . . . ecc.» (Ad.XXII,2i5,2,5, cr.citt.). Si tratta di mezzi linguistici tipici dell'espressione eufemica (cfr. GALLI DE' PARATESI 1964:31,34 n.): l'abbreviazione si colloca nell'insieme dei procedimenti dell'ineffabilità: «si abbrevia il termine interdetto, conservando la sola iniziale (o la prima sillaba), seguita da puntini o da sospensione di voce»; la sostituzione è uno dei mezzi di alterazione fonetica che consiste nella modificazione di un lessema «mediante una nuova parola che ha in comune con quella soppressa la prima lettera o la prima sillaba o altri fonemi» come per esempio «Cornovaglia per cornuto, aller se f a i r e / . .otographier» (cita da K.NYROP, Grammaire historique de la langue française, Copenaghen, 1914: 257-

321). 20

C f r . SERIANNI 1 9 8 8 : 58.

21

E isolato a quest'esempio l'impiego di un punto fermo (o due) in aggiunta al punto esclamativo.

16

serie 2 2 : «I padrini s'affrettarono (!) allora a dichiarare ultimata la partita e salvo l'onore!!! (Ar.II,i33,3,2,n.varie); o infine, come appena visto, racchiusi tra parentesi possono ironizzare ciò che li precede (che a volte è sottolineato): «dai giornali del progresso

(!)» (Ar.XXI,i33,2,i,a.pol. inoltre Ad.II,i3i,3,3,n.varie-:

Avenir national, ecc.). Per le proposizioni interrogative si nota che talvolta anche se sono indirette sono chiuse dal punto interrogativo (2 volte in Ad.II,193,1,1,diario, ecc.), come spesso nell'Ottocento. Fra le proposizioni esclamative particolare spicco hanno quelle che molto frequentemente sono poste in funzione di chiusa a fine articolo, e ciò non accade più spesso in testi di argomento politico che in altri: «Fortunato mortale! [a capo] Chi mai potrebbe dire lo stesso!» (Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.), ecc.

2.7. Lineetta Il suo impiego è nettamente più abbondante di quello moderno. Oltre che in funzione di trait d'union23,

è spesso presente come segno d'interpunzione: è fre-

quente il suo uso commatico (di cui si trovano concentrazioni in alcuni articoli, per es. in A d . I I , 1 3 1 , 1 , 1 - 2 - 3 , a . f o n d o ) , m a sembra che indichi una pausa maggiore di quanto non faccia la virgola: «vi è il più puro patriottismo, vi è la più sana delle religioni - quella del bene inseparabile del R e e della Patria» ( A r . X X I , 133,2,2, cr.pol.); può addirittura sostituire il punto e virgola, i due punti e il punto (uso non contemplato da Fornaciari): «Libertà e libertà per tutti e prima di ogni altra quella di coscienza e dei culti - cassiamo dallo Statuto il primo articolo» (Ar.II, 5Ó,i,3,corr.), ecc. Q u a n d o essa non sostituisce, ma segue altri segni (virgola, punto e virgola, due punti, punto, punto interrogativo), quasi sempre serve per individuare unità contenutistiche all'interno dei paragrafi (a volte, anzi, coincide con essi); ecco perché conclude un nuovo argomento o un nuovo aspetto dello stesso argomento: «Viva la libertà! Viva finalmente l'Italia. - [a capo] Dappertutto potè il cuore dei Veneti far filtrare un gemito, far passare un dolore, far giungere un voto a Vittorio Emanuele. - [a capo] Tu sola, tu funestamente privilegiata, non hai potuto vincer le creste dei tuoi forti coronati bronzi. - Ogni bocca minacciava un incendio contro un sospiro dei Veronesi. - [... e così sempre alla fine di ogni paragrafo, tranne l'ultimo]» (Ad.1,1,1,1-2,a.fondo, inoltre ibid. 3-4, ecc.), oppure

22

Fuori corpus anche i punti interrogativi (Ad.XXII,28i,3,i,cr.citt.). E ' un f e n o m e n o non sporadico nell'Ottocento, oggi assai ridotto; cfr. SERIANNI 1988:60: «Più rara, nella prosa letteraria, l'iterazione del punto interrogativo o esclamativo (??, ???, !!,!!!), che ricorre soprattutto nella pubblicità [...] o in scritture popolari, con forte mimetismo orale (come i fumetti)».

23

Cfr. FORNACIARI 1879:7; la fonte di tale uso è il francese (cfr. MIGLIORINI i960: 561).

17

lo precede: «-Ed ora c'è il rovescio della medaglia.» (Ad.XXI,i69,2,3,n.varie)24, ed ecco perché spesso è accompagnata da connettivi additivi (poi) o avversativi (però): «Resta l'ultima ipotesi, nè sarebbe mestieri occuparsene. - Non parleremo poi dei repubblicani di data recente» (Ar.II,8i,i,2,a.pol., ecc.), «non è grave; - richiede però» (Ar.II,8i,2,3,n.varie); per lo stesso motivo la lineetta si pone alcune volte all'inizio di paragrafo o di articolo breve (Ar.II,8i,3,3,n.varie, Ad.I,6,2-3,est., ecc.)25. E da notare che nella seconda annata la lineetta che accompagna un altro segno di interpunzione è senz'altro meno frequente. Usi del tutto particolari sono: «affermò [...], - provocando entusiastici applausi» (Ar.XXI,i33,2,2,cr.pol.); «E - voglio finire con l'essere largo: voglio ammettere l'efficacia del liquore» (Ar.XXI,253,i,3,corr.Milano); o nei titoli «Volo notturno - In mezzo ai fiori» (Ar.XXI,279,2,5,tit.), «Un rivoltoso - bastona un vigile - [a capo] Inseguimento - 1 carabinieri corrono» (Ad.XXI, 132,2,1 ,tit.), ecc. in cui si tenta una scaletta degli argomenti del tipo oggi affermato nei sottotitoli con funzioni più sofisticate26.

24

Periodo che si pone come intermezzo fra due episodi posti in confronto in un articolo bipartito intitolato «Cuore di poveri e cuore di ricchi».

25

Per tutti questi usi, leggi FORNACIARI 1879:7: «si usa [...] in principio ed in fine di qual-

26

che proposizione o periodo che vogliasi più fare osservare». Cfr. DARDANO 1986 2 : 2 8 , 5 9 - 6 3 . 18

3· Grafia

È un settore questo riguardo al q u a l e ancora n e l l ' O t t o c e n t o e r a n o vivi pareri discordi e p o l e m i c h e sulle varie soluzioni adottabili 1 , quindi, non essendo fissate linee direttive univoche che scartassero alcune grafie e ne accettassero altre, più di una possibilità grafica era utilizzata e, in q u a l c h e m o d o , convalidata dall'uso. G r a z i e a tale 'possibilismo' e, d'altra parte, alla natura e t e r o g e n e a delle pagine di giornale sempre aperte ad accogliere i più svariati atteggiamenti linguistici, il q u a d r o degli esiti riscontrati è assai d i f f e r e n z i a t o e p e r m e t t e p e r alcuni aspetti interessanti considerazioni: innanzitutto sul piano sincronico il c o n f r o n t o fra le d u e testate rivela il c o n s e r v a t o r i s m o de « L ' A r e n a » rispetto al progressismo de « L ' A d i g e » ; inoltre sul piano diacronico l ' e v o l u z i o n e verificatasi dalla prima annata alla seconda evidenzia il delinearsi di un sostanziale c o n g u a g l i o grafico.

3.ι

G r u p p i p a l a t a l i ce/

ge/see

L e oscillazioni d ' u s o vive ancora nella s e c o n d a metà d e l l ' O t t o c e n t o 2 sono rispecchiate solo in parte: in generale si p u ò a f f e r m a r e che nei casi d'incertezza è preferita la grafia c o n la i, cioè, visto che si n o t a n o «nell'uso letterario n o v e c e n t e sco spinte verso una semplificazione» 3 di tali nessi, si riscontra la tendenza alla c o n s e r v a z i o n e di varianti arcaiche e nobilitanti che, c o m e già detto, iperdeterminino la scrittura.

3.1.1. Nessi interni N o n h o registrato oscillazioni notevoli nei nessi preceduti da vocale; sono attestate g e n e r a l m e n t e le grafie che c o r r i s p o n d o n o a quelle m o d e r n e : s e m p r e senza -ι- alcuni lessemi c o m e beneficenza4,

efficace, indigente, ecc. ( A r . I , 2 4 , i , i , a . f o n d o ,

Ar.II,i,2,4,cr.citt., Ad.II,98,2,i,n.varie, ecc.), altri c o m e arciere, cieco,

crociera,

1

C f r . MIGLIORINI I960: 560, 6 2 7 - 9 .

2

Cfr. MIGLIORINI I960: 627. CAMILLI 1965 3 : 334, definisce la lettera i «pietra dello scan-

dalo dell'ortografia italiana». 3

SERIANNI 1988: 39.

4

Nei giornali milanesi è attestato anche con la grafia con la /'; cfr. MASINI 1977: 17. 19

deficienza, effigie, igiene e deriv., inscienti (dove la i è pronunciata sull'esempio del latino), insufficiente, società, sufficienza, ecc. sempre con la i (Ar.11,133,1,2, a.fondo, Ar.II,i57,i,3,leg.fin., Ar.I,66,i,2,b.pol.-*Moniteur, ecc.); da questa compattezza di soluzioni adottate, deviano solo orologieria (Ad.XXII,52,3,i, cr.citt.) e pregievoli (Ar.XXI,253,2,2,est.-:Eco d'Italia). Diverso è il caso dei nessi preceduti da consonante o costituiti da consonante rafforzata, in molti dei quali la i è estesa anche dove oggi è caduta in disuso, ma si tratta comunque di forme diffuse nell'Ottocento, tutte d'altra parte documentate anche senza la i: sostantivi e aggettivi in -giero5 come cavalleggieri (Ar.XXII, 75.1.1,serv.tel.-*Fracassa, ecc. comunque solo ne «L'Arena», mai ne «L'Adige») accanto a cavalleggeri (solo ne «L'Adige», 2 volte in Ad.XXI,iÓ9,2,2,est.) 6 , leggiero e derivati (Ad.XXI,i69,2,3,n.varie, ecc.) accanto a leggero e derivati (Ad. 11,219,2,i,cr.prov., ecc.), passeggiero (sostantivo in Ar.II,i96,3,4,n.varie, ecc.; aggettivo in Ar.XXI,253,3,1,cr.citt.) accanto a passeggeri (sostantivo in Ar.XXII, 75.3.2,n.varie); le voci di indicativo futuro e condizionale presente 7 come abbraccierà (Ad.II,i3i,2,4,corr.Torino), appoggierebbe (Ad.II,154,1,1,a.fondo), appoggierà (Ad.XXI,i32,3,5,serv.tel.), (in/ri)cominciare (Ar.II,268,1,2,a.fondo, e sim.), indietreggierebbero (Ar.II,133,1,4,Ieg.mil.), mangierà (Ad.XXI,202,2, 3,cr.prov.), mangieranno (Ar.II,i,2,i,corr.Firenze), pronuncierà (Ad.1,62,2,2, corr.Milano e Ad.II,154,1,5,a.pol.) accanto ad accingerà (Ad.II,2i9,2,5,n.varie), appoggerà (Ad.II,55,2,3,n.pol.), comincerebbe (Ad.II,i3i,2,2,corr.Firenze, e sim.), rinuncerebbe (Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.), ecc. Per quanto riguarda il nesso -sce-/-scie- si nota incertezza solo per alcune parole: per lo più è già stabile la grafia viva ancor oggi, senza la i per alcuni lessemi come condiscendenza, conoscenza, recrudescenza, riconoscenza, scemati, scena, ecc. (Ar.,I,66,2,2,est.-:Fremdemblatt, Ar.XXI,171,i,i,serv.tel., Ar.XXI,253,1,5, n.varie, ecc.), con la i per altri come usciere e le parole dotte coscienza e scienza8 (Ad.I,62,2,i,corr.Firenze, ecc.), tranne un esempio isolato di coscenza (Ad.II, 154,1,5,a.pol.); sono invece costanti le oscillazioni di lascierebbe (Ad.XXI,169,1, 2,a.pol., e sim.) contro lascerebbe (Ar.XXI,202,2,2,n.varie e Ad.II,219,1,1,diario) e di sciegliere, scieglieste (entrambi in Ad.I,i,3,2,corr.Firenze), scielta (Ar.II.196,

5

Essi «hanno mantenuto la i fino agl'inizi del Novecento» e «l'hanno eliminata in epoca molto recente» (SERIANNI 1988:39). Ciò accade non solo con questo suffisso, ma in genere dove vi sia i semiconsonantico

nei suffissi -iere, -iero il quale se «preceduto da c,g,

se, gn, gl, è assorbito nella pronunzia e tende a scomparire anche dall'ortografia, almeno in certe parole» (cfr. CAMILLI 19653: 57 e n., 177 e n.). In pasticciere (Ar.II,268,2, I,cr.citt.), forma viva ancor oggi, si nota la «resistenza alla soppressione» della 1 sillabica del suffisso -iere. 6

Questo esempio è tratto da una traduzione da una fonte francese non dichiarata che si trova anche in Ar.XXI,171,2,2,est., dove il lessema compare tre volte con la 1.

7

Uso non ammesso nell'Ottocento (FORNACIARI 1879: 1 7 1 - 2 ) né dalla grammatica mod e r n a (SERIANNI 1988: 39).

8

Come pure nei giornali milanesi; cfr. MASINI 1977: 18.

20

i , 2 , a . f o n d o ) , c o n t r o scegliere

( A d . I I , 5 5 , i , 3 , a . f o n d o , ecc.), scelta

(Ar.XXI,133,2,

3,cr.pol., ecc.) 9 .

3.1.2. Nessi finali N o n o s t a n t e Fornaciari 1 0 non distinguesse i casi in cui il nesso fosse p r e c e d u t o da v o c a l e o p p u r e da c o n s o n a n t e (o costituito da c o n s o n a n t e r a f f o r z a t a ) , per i nessi finali si nota una d i f f e r e n z a fra i due: mentre nei primi è costante la i (Ad.II.193, ι,3,corr.Vienna, ecc.) nei secondi, pur essendo n e t t a m e n t e p r e v a l e n t e la grafia c o n la i, per alcuni lessemi è c o n c o r r e n t e la grafia semplice: si t r o v a n o

breccie

( A d . I I , i 3 i , 3 , 3 , n . v a r i e - : É t e n d a r d ) , buccie

( A d . X X I , 2 0 2 , 3 , i , c o r r . M a n t o v a ) , car-

tuccie ( A d . X X I I , 7 4 , i , 5 , n . v a r i e ) , correggie

( A d . X X I , i 3 2 , 3 , i , c r . c i t t . ) , denuncie

volte in Ar.XXII,8,3,2,n.giur.), onde i,corr.Firenze, ecc.), rinuncie

(Ad.ll,2ig,2,i,CT.pTO\.)provincie

(3

(Ad.1,1,3,

( A d . X X I , 2 7 6 , 3 , 3 , c o r r . M a n t o v a ) , torcie ( A d . X X I ,

302,2,2,cr.citt.), traccie (Ad.II,2i9,2,2,est.-:Times, ecc.), mentre accanto a faccie ( A d . X X I , 2 0 2 , 2 , i.cr.prov.) è attestato anche facce a c c a n t o a guancie

( A r . X X I , 1 0 3 , 1 , 3 , n . v a r i e ) , a c c a n t o a minaccie minacce sconce

(Ad.XXI,2i8,2,5,n.varie),

(Ar.XXI,343,1,3,a.fondo e Ad.I,i,2,i,a.fondo) anche

guance

(Ad.II,98,3,4,cr.citt., ecc.) anche

( A d . X X I , 132,1,3,n.varie), e inoltre cosucce

(Ad.XXI,27Ó,2,4,cr.citt.),

(Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi-Pietro Preda).

N e i plurali dei nomi in -scia si trova la grafia c o n la i in angoscie i,est.-*disc.Ruoher), coscie

(Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi), strisele

(Ad.II,80,3,

(Ar.11,157,3,1,

est.).

3.2. P l u r a l e d e i n o m i i n -io E un aspetto c e r t a m e n t e interessante, sia perché in prospettiva diacronica e m e r g e u n ' e v o l u z i o n e assai chiara e significativa, sia perché il c o n f r o n t o fra le due testate è indicativo di atteggiamenti contrastanti. N e l l a prima annata le soluzioni de « L ' A r e n a » e de « L ' A d i g e » s o n o pressoché concordi: delle quattro grafie possibili (-;', -ii, - / " , -Γ 12 ), p r e v a l g o n o nettamente -i 1 3 ( A r . : 131 esempi, A d . : 126) e -ii ( A r . : 73 esempi, A d . : 83), m o l t o m e n o fre-

9 10

Nei giornali milanesi solo scelta, ma anche presciegliere; cfr. MASINI 1977: 18 e n. FORNACIARI 1879: 83-4: «Se il singolare termina in -eia, O -già (senza l'accento sull'i), nel plurale è da preferirsi per amor di esattezza, di conservare Vi, benché nella pronunzia non si faccia molto sentire». Ma in una successiva edizione del 1891:53, precisa che la i va conservata solo nei nessi preceduti da vocale.

12

Soluzione scelta dalla Crusca 5 ; cfr. MIGLIORINI i960: 627. Nel Novecento usato «spesso», e l'unico consigliato per distinguere in alcuni casi di «confusione» con -i (CAMILLI 1965 3 :176), ma nel secolo scorso ammesso solo in poesia

13

Meno frequente di -ii e -j in MASINI 1977: 21.

11

(FORNACIARI 1 8 7 9 : 8 6 ) .

21

quente è -j soprattutto ne «L'Adige» (Ar.: 20 esempi, Ad.: 34 di cui solo 8 nei testi degli articoli 14 ); -tè assente del tutto' 5 . Alcuni aspetti da notare: a)

sempre una sola i hanno i nessi finali dei plurali di -chio, -ghio, -gio, -glio,

ma -ciò che, come i precedenti, si dovrebbe scrivere con «una sola i, ponendone due soltanto quando vi fosse rischio d'equivoco» 1 6 , non segue la regola e pone, indifferentemente, una i o due o, addirittura, j come in Ufficj (Ad., dal mese di marzo in poi sempre nell'intestazione in «Ufficj postali», e Ar.II,i57,2,i,corr. Firenze, quando nello stesso numero lo stesso corrispondente usa altre tre volte la stessa parola, sempre scritta U/uffici): quindi, per esempio, occhi (Ar.11,222,1, 2,a.fondo, ecc.), personaggi (Ad.II,265,1,4,diario, ecc.), ma sacrifici (Ad.11,55,1, 3,a.fondo, ecc.) e sacrifica (Ad.II,98,2,i,n.varie, ecc.), soci (Ar.II,i,3,2,red., ecc.) e sodi (Ar.I,4,i,4,att.), uffici (Ad.I,2i,2,i,leg.elett., ecc.) e ufficii (Ar.1,66,3,4, serv.tel., ecc.), ecc.; b)

il segno -j che, secondo Fornaciari, dovrebbe comparire solo nel plurale dei

nomi in -jo, è usato poco con questi, e altre volte anche con altri: fra tutti i nomi di professione in -ajo, operai (Ad.I,2i,2,i,leg.elett., ecc.) è affiancato in metà casi da operaj (Ar.11,222,1,3,att., ecc.), ma per il resto bottai, bottegai, fornai, macellai, marinai (tutti in Ar.II,i57,3,i,n.varie), Notai (Ad.I,2i,2,i,leg.elett.); inoltre, per esempio, odj (2 volte in Ar.I,24,i,2,a.fondo) ma anche odii (Ar.I,4,2,i,att.) e odi (Ad.1,75,2,ι,a.fondo), principi (Ar.I,24,i,2,a.fondo, ecc.) ma anche principii decisamente dominante (Ar.II,8i,i,2,a.pol., ecc.) e principi omografo del plurale di principe (Ar.I,66,3,i,corr.Firenze, Ad.II,265,2,i,corr.Berlino); c)

non necessariamente due termini coordinati hanno uguale grafia; quando

essa è diversa uno dei due casi ha sempre -ii, la soluzione 'mediana': serii dubbi (Ar.II,i33,3,3,corr.Firenze), spa zìi immaginari (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), ecc. È netta la diversità del quadro della seconda annata: la grafia -i aumenta la sua prevalenza (Ar.: 167 esempi, Ad.: 216) 1 7 , -ii si riduce di molto (Ar.: 21 esempi, Ad.: 22), di -j restano veramente pochi casi (Ar.: 2 esempi, Ad.: 1). Alcuni fatti sono indicativi del carattere più innovatore de «L'Adige» rispetto a «L'Arena»: in primo luogo esso presenta non raramente -t (14 esempi) che rimane assente invece ne «L'Arena»; combinando questo tassello con quello sopra notato di un minore impiego ne «L'Adige» di -j si evidenzia la modernità de «L'Adige» nell'uso dei segni grafici: ne presenta di nuovi 1 8 e lesina su quelli sorpassati. Di più. Dal confronto delle due annate si può dimostrare come «L'A-

14

Ben 26 esempi sono «Ufficj postali», «Annunzj» e «Atti Giudiziarj» nelle titolazioni di testa di tutti i numeri, quindi in un luogo assai marcato e soprattutto ripetuti per inerzia.

15

Come nei giornali milanesi di questo periodo (MASINI 1977: 21).

16

FORNACIARI 1 8 7 9 : 86.

17

Viene contratto anche un plurale femminile: «coste mediterrane Africane» (Ar.XXI, 305,2,5,n.varie), ma erronee (Ad.II,219,1,5,corr.'Vienna), ecc.

18

All'inizio del nuovo secolo -1 sarà nel Corriere la grafia prevalente (BISCEGLIA BONOMI 1973: 181).

22

dige» sia più v e l o c e e radicale de « L ' A r e n a » nel variare tutte e q u a t t r o le grafie. Si osservi un istogramma che visualizza c o n e v i d e n z a questo m a g g i o r divario fra la prima e la seconda annata de « L ' A d i g e » (seconda e quarta canna di ogni g r u p p o ) rispetto a un più lento c a m b i a m e n t o de « L ' A r e n a » (prima e terza); si notino inoltre sia il netto a u m e n t o di -i a scapito delle altre grafie, sia la c o m p a r s a di -f nella seconda annata.

I primi ad uniformarsi all'uscita in -i s o n o proprio i plurali dei nomi in -ciò, tranne un solo ufficii ( A r . X X I , 2 7 9 , 3 , 2 , c o r r . L e g n a g o ) nella loc. «i buoni ufficii» nel senso di 'mediazione, r a c c o m a n d a z i o n e ' 1 9 , quindi in un senso diverso da q u e l l o di tutte le altre o c c o r r e n z e della stessa parola, e inoltre i plurali dei nomi in -a/ojo, tranne via Pelliciaj (Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.) e stabilimenti-vivaj

(Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.)

che sono due dei tre esempi della seconda annata.

19

Diz. Ene. It., s. v. buono, II: 550.

23

3·3· j semiconsonante Anche per la rappresentazione di i semiconsonante è evidente sia come nell'arco dei vent'anni si consolidi la grafia meno marcata che sarà nel nostro secolo l'unica in uso 20 , sia come «L'Adige» precorra le scelte de «L'Arena» nella corsa verso l'innovazione. Nella prima annata è costante l'oscillazione fra j e i21: si alternano, (passim), ajuto e aiutoJeri e ieri, operajo e operaio, ecc., ma mentre ne «L'Arena» non accade che un esito prevalga sull'altro, ne «L'Adige» j è sicuramente meno frequente di i. Nella seconda annata ne «L'Arena» si contano pochi residui di j semiconsonante (9 in tutto), ne «L'Adige» pochissimi (4!) che sono due Jeri (Ad.XXI,i02, 2,i,cr.prov. e Ad.XXI,i69,2,5,cr.citt.) annoiandoci (Ad.XXI,i32,3,3,teatro) e «le rumorose smargiassate tajanesche» (Ad.XXII,8,i,2,a.pol.) ma altrove sempre Taiani (Ad.XXI,302,3,2,serv.tel.); quelli de «L'Arena» sono un'unica occorrenza di operaja (Ar.XXI,i33,i,3,cr.pol.) che si differenzia dalla totalità degli altri nomi con suffissi -aio, -aia, -oio i quali hanno uniformato la grafia in -/-; Ajuto (3 esempi) contro il normale aiuto-, Crudele iattura (Ar.XXI,202,3,2,n.varie) 22 ma una iattura (Ar.XXI,343,i,3,a.fondo); appaiarlo (Ar.XXI,279,2,i,a.red.) e il nome proprio Francesco Cajol (Ar.XXI,i03,3,3,cr.citt.); più strano sembra «sdrajato majalescamente in terra» [cors, aggiunto] (Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.) in un contesto di registro molto basso. Per j semiconsonante iniziale di parola prefissata la situazione è ancor più avanzata: ne «L'Adige» non c'è mai; ne «L'Arena» già nella prima annata si trovano solo obiezioni (2 volte in Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Libertè) e si obiettava (Ar.II, 196,3,3,est.-: giornali parigini) e dopo vent'anni non c'è più alcun esempio 23 .

3.4. Grafia di nomi stranieri Circa la scrittura dei nomi propri si osservino solo alcune delle numerose oscillazioni e inesattezze che pure sono comuni a larga parte degli scrittori ottocenteschi anche colti; ne do solo qualche esempio: Annover (Ad.I,75,5,2,n.varie, ecc.) ma Hannover (Ad.I,62,5,2,est.); Brasselles (Ar.I,24,2,3,est-:Sole) (la a è proba-

20

CAMILLI 1965 3 :59: «Il s e g n o j che sino a non m o l t o t e m p o f a s ' a d o p e r a v a per i tipi jeri,

21

A n c h e MASINI 1977: 19, registra una «continua alternanza».

22

CAMILLI 19653: 59: «La lettera j è scomparsa in jeri, ma è tuttora usata dalla maggio-

aja, è ora scomparso dall'ortografia italiana».

ranza in tutte le altre parole in cui l'i semiconsonante c o m p a r e c o m e iniziale (es. iettatura)». 23

Nella stampa milanese ottocentesca invece le «oscillazioni sono numerose» (MASINI 1977: 20) mentre per gli inizi del N o v e c e n t o non s o n o registrate occorrenze di -j- in q u e s t i c a s i (BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 8 1 ) .

24

bilmente un errore di stampa), Brusselle (Ad.II,i3i,3,3,n.varie, ecc.), Bruxelles (Ar.II,i,3,4,data, ecc.); New-Yorck-Herald (Ar.XXI,i74,2,3,b.met.), New York (Ar.XXI,253,2,2,n.varie, ecc.), New-York (Ad.I,62,6,2,d.tel., ecc.), Nuova-York (Ar.I,66,3,4,serv.tel., ecc.), Nuova York (Ar.II,i,3,3-4,serv.tel., ecc.), NuovaJorca (Ad.II,265,1,4,diario), Nuova-Jorka (Ad.II,265,3,4,d.tel.); Pekino e Pechino (entrambi in Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.-*Tribuna); Ruoher (Ar.II,8i,2,3,tit.) ma la riga sotto e per il resto Rouher, Tuglierie (Ar.II,268,3,3,n.varie-:Gironde), Tuileries (Ad.II,219,1,4,est.); Vuertemberg (Ad.II,8o,3,i,est.-*disc.Ruoher) ma poco prima Wuertemberg. Nella scrittura dei nomi comuni si trovano alcune particolarità grafiche delle quali cercherò di tracciare qui un raggruppamento per categorie: a) veri e propri errori di scrittura: enfants gâtee (Ar.II,i33,i,i,a.fondo) per enfants gâtés, parlor (Ar.XXI,253,2,2,est.-:Eco d'Italia) per parloir; b) semplificazioni verso la pronuncia con eventuale eliminazione di grafemi estranei all'italiano: brougam (Ar.XXI,343,3,i-2,cr.citt.) per brougham, cens (Ar.XXI,i03,i,5,est.) per cents, Politische Correspondenz (Ar.XXI,279,i,3,est.) per Politische Korrespondenz, chilogrammi (Ar.XXI,205,2,5,cr.citt., ecc.) già più frequente di kilogrammi (Ar.XXI,253,3,2,cr.giud. e Ar.XXII,52,2,4,corr.Porto Said), Valzer (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt. e Ad.XXI,i32,3,3,cr.citt.), valtzer (Ar.XXII, 52,3,2,teatro e Ad.XXI,276,3,3,corr.Mantova) e Walzer (Ad.II,2i9,3,2,cr.citt.) 24 ; c) casi di metatesi fra lettere di nessi stranieri poco conosciuti: landwher (passim in Ar.II,i,i,i,a.pol.) per Landwehr, Potpuorri (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.) ma anche Pot-Pourri (Ar.XXI,253,2,5,n.varie), Potpourri (Ad.XXI,i32,3,3,cr.citt.) e Pot-pourry (Ad.XXI,276,3,3,corr.Mantova); d) forme che erano di normale impiego nella lingua ottocentesca: sempre czar (Ad.II,i54,3,5,d.tel., ecc.), via Gran Czara (Ad.XXI,2i8,2,4,cr.citt.), inoltre Czechi (Ar.XXII,75,1,2,est., ecc.) ma Ciechi (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times) e China (Ar.I,4,3,2,cr.citt.) con Indo-China (Ar.XXI,253,2,i,est.) e chínese (Ar.XXI, 220,1,5,est.) ma ne «L'Adige» solo Cina (Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.-*Tribuna e Ad.XXI,276,i,2,a.fondo), Cinese (passim in Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.-*Tribuna), ecc.

3.5. M a i u s c o l e Si tratta forse del settore meno regolato dell'intero quadro grafico e sarebbe pericoloso sbilanciarsi cercando d'individuare norme o tendenze generali che vadano oltre ovvie considerazioni. Mi limiterò quindi a rilevare alcuni aspetti che evidenzino la consistenza delle frequentissime oscillazioni.

24

C f r . MENGALDO 1987: 222.

25

Non sono i nomi propri a produrre le maggiori incertezze, visto che per loro è di regola la maiuscola, tranne sporadici casi (6 in tutto): europa (Ad.1,75,1,2, a.fondo), messico (Ad.I,62,6,i,d.tel.), stati Uniti (Ar.I,66,i,3,b.pol.-*Moniteur), ecc.; non vi è nulla di stabile, invece, per gli aggettivi di nazione che possono essere minuscoli o maiuscoli, anche in coordinazione: «nè tedesco nè Italiano» (Ar.I,4,2,2,a.pol.-:Times), ecc. Solo accenno qui all'impiego incerto della 'maiuscola reverenziale', riguardo alla quale già nei primi decenni dell'Ottocento si notava «oggidì negletta questa parte d'ortografia (la quale, già 30 anni, era scrupolosissimamente ed universalmente osservata), circa l'iniziale maiuscola per le voci indicanti in ispecie sovrane dignità» 25 e ancora nel Novecento si parla «di dubbi e d'incongruenze» 26 ; anche in uno stesso articolo possono coesistere Papa e papa (Ar.I,66,i,i,b.pol.), Re e re (Ar.II,i,2,i,corr.Firenze), ecc. Risultano più inaspettate le continue oscillazioni nei nomi di cosa, istituzione, titolo, ecc. a cui si voglia dare importanza: uguali lessemi si presentano maiuscoli 27 o minuscoli non solo all'interno degli stessi articoli (Ad.I,i,5,2,n.pol., ecc.) ma, addirittura, anche nella stessa parola: mi riferisco a un curioso esempio in cui, per un errore non isolato di dittografìa favorito dalla divisione della parola nell'andare a capo, viene ripetuta la sillaba iniziale, la prima volta minuscola, la seconda maiuscola: «di- [a capo] Direttore dell'Osservatorio romano» (Ar.II, i57,2,3,corr.Parigi). Si arriva talvolta a casi bizzarri di ipertrofia di parole insignificanti, come per esempio nella presentazione di un'opera teatrale dove sono maiuscoli, a parte i nomi dei personaggi, compresi «Una Monaca» o «N.8 Monache e 2 Educande», anche nomi più restii alla personificazione retorica; i più notevoli sono «Una Madre Abbadessa alla Festa da Ballo», «avrà luogo il Coro Religioso, con accompagnamento dell'Organo», «eseguito dai tanto applauditi Ragazzi del SE SA M I N G A » , «alternerà lo Spettacolo con scelti pezzi di Musica», e perfino «Lampi, Tuoni, e Fuochi d'Artificio» (Ar.II,268,2,1,teatro). Da un confronto fra le due testate emerge la maggior propensione de «L'Arena» verso le maiuscole, rispetto a «L'Adige» che generalmente ne è più parsimonioso; fra le molte esemplificazioni possibili scelgo un breve articolo presente in entrambi i giornali (Ar.XXI,279,3,i,cr.citt. e Ad.XXI,27Ó,2,4,cr.citt.) che riporta un annuncio giunto dall'esterno: «A/associazioni liberali» e «S/sede sociale» sono maiuscoli nell'una, minuscoli nell'altro.

25

A N T O L I N I 1 8 2 1 : 3 6 n . ; c f r . a n c h e MIGLIORINI i 9 6 0 : 5 6 1 .

26

CAMILLI 1965 3 : 206.

27

Secondo una certa moda in voga nell'Ottocento; cfr. MIGLIORINI i960: 628.

26

3-6. Accento È generalizzato l'uso dell'accento grave anche quando dovrebbe essere acuto (questo compare però in parole straniere): toccano (Ad.XXI,302,3,i,corr.Mantova), perchè e simili (passim), ma, per esempio, Liberté (Ar.II,56,i,2,est.), ma anche molto meno spesso Liberté (Ar.I,66,2,i,est.). L'uso dell'accento in parole polisillabe è abbastanza uniforme; in alcuni casi è segnato l'accento tonico su sillaba interna sia in parole sdrucciole: salirono (Ar.XXI,343,3,2,cr.citt.), ecc., sia in parole piane per indicare l'apertura della vocale 28 :prèmi (Ar.I,4,2,i,att.), ròca (Ad.XXII,52,2,5,cr.citt.), ecc. In èra non ha carattere distintivo, in quanto si trova sia nel significato di 'epoca' (Ad.1,75,1,2, a.fondo) [ma era (2 volte in Ad.II,i3i,2,2,corr.Firenze)] sia come voce del verbo essere (4 volte in Ar.XXI,343,1,3-4, e 2,i,vitaMinghetti) ma nello stesso articolo anche era (2 volte). Viceversa talvolta l'accento viene omesso in tipi come balia (Ad.XXI,302,3,2,serv.tel.), bramosia (Ad.I,i,3,3,i,corr.Firenze), brulichio (Ar.I, 4,3,2,cr.citt.), fruscio (Ar.XXI,305,2,3,est.), mormorio (Ad.XXI,i69,3,3,serv.tel.) rigoglio (Ad.XXI,i69,3,i,cr.citt.) 29 . Per le parole ossitone senza accento, per lo più voci verbali, (Ar.II, 196,1,2,a.fondo, Ar.II,222,2,1 ,att., Ad.XXII,8,1,1,a.fondo, Ad.XXII,52,2,2,corr.Parigi, ecc.), si tratterà di errori di stampa. Sono i monosillabi a provocare le maggiori incertezze. Con i pronomi sé e se stesso /medesimo vi è, come oggi, oscillazione e anzi, forse, con la seconda forma prevale la presenza dell'accento (Ad.XXI,i32,i,i,corr.Parigi, ecc.). Si registrano casi sporadici di preposizioni accentate: «eransi dà poco dati al traffico» (Ar. XXII,8,2,5,n.giur.), «Ieri l'altro su dì una tomba» (Ar.XXI,305,2,5,cr.citt.). Per gli avverbi: qui spesso è accentato (Ad.II,i3i,2,3,corr.Firenze, ecc.); per là, li e qua generalmente sono presenti le forme corrette: gli unici casi contrari sono «al di la del confine» (Ar.,II,2Ó8,3,2,corr.Firenze) e «di la» (Ad.I,75,5,i,n.pol.-: Patrie), «Di li a un momento» (Ar.XXI,i03,2,3,est.-:Temps), «quà e là» probabilmente per attrazione (Ar.,I,4,3,2,cr.citt.) ma per il resto sempre «qua e là»; qualche esempio anche di né non accentato (Ar.II,222,2,3,n.varie, Ad.11,55,2,4, n.pol.), «ne bello nè brutto, nè lungo nè corto, nè grasso nè piccolo» con variatio (Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.) e, viceversa, «non nè ho un centesimo» (Ad.XXI,i32,3, 2,cr.citt.); anche per no e sì qualche deviazione: nò (4 volte in Ar.XXI,279,2,12,a.red., Ad.1,1,3,2,corr.Vienna), «No, assolutamente nò!» con variazione contestuale (Ad.XXI,202,2,2,cr.pr0v.) e si (Ar.XXI,279,3,2,corr.Lonigo, ecc.); «venir sù» (Ar.XXI,343,1,2,a.fondo); inoltre, probabile errore di stampa, l'isolato più

28

«Comincia a diffondersi l'uso di segnare la diversa pronunzia di e e o per mezzo dell'accento acuto e di quello grave», MIGLIORINI i960: 628.

29

Vista la frequenza della mancanza d'accento nei sostantivi di questa serie, sia in questi testi, sia in altri di rilievo come, per esempio, i Poemi Conviviali di Pascoli (dove si legge brulichio, mormorio, ronzio, ecc.), è più che probabile che si tratti di consetuidine grafica più che di errori di stampa; per lo stesso motivo non pare di poter ipotizzare che fruscio fosse sentito accantato sulla u, quindi di connotazione poetica.

27

(Ad.I,i,3,i,corr.Fírenze); si noti infine l'accento mantenuto nella composizione della parola cosìdetto (Ar.XXI,253,i,3,corr.Milano) [ma è documentato anche cosidetti (Ar.I,4,3,4,corr.Firenze)]. Le voci verbali monosillabiche non hanno una grafia definita: affiancate alle forme accettate dalla grammatica si trovano anche da (Ar.II,i,2,3,a.citt. e Ar.II,i33,2,2,corr.Firenze), fà (Ar.XXII,8,i,2, n.varie), sà (Ar.II,ioo,2,i,corr.Firenze, ecc.), sò (Ad.I,2i,4,2,corr.Vienna), stà (Ad.I,62,i,i,a.fondo, ecc.), và (Ad.II,265,1,1,avvisi). Un ultimo accenno va fatto alla grafia comune nell'Ottocento delle voci del verbo avere senz'A; mentre avvi (Ar.I,66,i,2,b.pol. e Ar.II,268,1,3,n.varie) e v'anno (Ar.II,ioo,2,3,rel.Sen.franc.) rimangono privi di un segno grafico che sostituisca l'A, negli altri esempi, comunque non molto frequenti, l'accento supporta la sua mancanza: ne «L'Arena» essi si concentrano nel primo mese ànno dato, v'à (entrambi in Ar.I,4,2,i,att.), à risposto (Ar.I,4,3,3,red.); ne «L'Adige», a parte àvvene (Ad.II,154,3,1,n.varie), gli altri sono tutti in un articolo (5 volte in Ad.I,62,3,i,corr.Milano) dove d'altra parte c'è più di una forma anche con l'A. Nella seconda annata in entrambi i giornali non si trova più alcun esempio di tale uso: «non valse a scuotere l'abitudine a favore dell'A in ho, hai, hanno l'ennesimo tentativo fatto dal Petrocchi per abolirla» 30 .

3.7. A p o s t r o f o Si trovano alternanze per indicare l'apocope sillabica 31 : un po' (passim) contro un pò (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt., ecc.) e anche un po (Ar.XXI,i7i,3,3,cr.citt.), a pro' (Ar.II,268,1,3,η.varie) contro a prò (Ar.II,222,1,2,a.fondo e Ar.II,222,2,1, att.) 32 , per le voci verbali monosillabiche va' (passim) contro il già citato và e anche Va (Ar.XXI,i03,3,2,a.cult-:racc.franc.). Sono parecchi i casi di apostrofo con l'articolo indeterminativo maschile prima di parola cominciante per vocale (Ad.1,75,1,2,a.fondo, ecc.), mentre è difficile trovare l'articolo indeterminativo femminile senza l'apostrofo (3 esempi in Ar.I,66,i,3,b.pol., Ar.XXII,75,2,3,est., Ad.XXI,355,1,1-2,avvisi), ciò che proverebbe che anche per gli articoli maschili si tratta di consuetudini grafiche e non di errori di stampa. Più d'una volta non sono apostrofate preposizioni articolate con apocope postvocalica: a per ai (Ar.II, 100,1,4,leg., ecc.), da per dai (Ar.II,81,3,2,corr.Firenze).

30

MIGLIORINI i960: 628.

31

Cfr. A . L. LEPSCHY-LEPSCHY 19863: 90.

32

CAMILLI 19653: 199 η.: «i nomi pro o prò giovamento e pro' o prò o pro (per prode), e la proposizione pro».

28

3-8. Parole composte È un aspetto interessante che merita una buona esemplificazione: da una parte si trovano unite, per esempio, bentosto (Ar.XXI,i7i,2,2,est.), epperò (Ar.II.ioo, 2,3,n.varie, ecc.), quandochessia

(Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.-*Tribuna) sempreme-

glio (Ad.II,8o,i,i,cr.poI.), sovresse [!] (Ad.I,75,i,i,a.fondo), suppergiù (Ad.XXI, 202,i,3,a.pol.-:Italie e Ad.XXI,302,1,2,corr.Parigi) o molti composti preposizionali con ad-33 o anche nomi propri come Montebaldo

(Ar.I,66,2,4,cr.citt.), Sam-

bonifacio (2 volte in Ad.I,2i,5,2,cr.citt.); d'altra parte non sono infrequenti grafie staccate tipo cavoli fiori

(Ar.XXI,305,2,5,cr.citt.), d'onde

a.fondo), in oltre (Ar.XXII,75,2,4,n.varie), in somma

(Ar.11,222,1,1,

(Ar.I,4,3,3,corr.Firenze,

ecc.), nè anche (Ad.II,i3i,3,3,n.varie), sordo muti (Ar.XXI,220,i,5,est.), oppure numeri cardinali variamente composti con parole o con cifre: Cento e sessantadue (Ad.XXI,i32,3,4,serv.tel.), ottocento

nove (Ar.XXI,i7i,2,3,a.pol.),

cento

cinquanta mila (Ar.II,ioo,2,3,rel.Sen.franc), «cento trentasei [...] contro 104» (Ar.II,56,i,2,a.pol.-:Liberté): la tendenza ad unire due termini, attiva nell'800 molto più che oggi, si affianca a quella di scindere nelle due parti costitutive parole già attestate in forma sintetica e, anzi, questa seconda sembra essere prevalente. Per parecchi casi sono concorrenti grafie diverse; fra la casistica molto vasta si notino per esempio ben essere (Ar.11,1,2,4,a.citt.) e benessere (poco prima nello stesso articolo), contr'ammiraglio

(Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze) e

contrammiraglio

(Ar.II,56,i,4,corr.), così detto (Ar.XXI,305,3,3,cr.prov.), cosìdetto (Ar.XXI,253, i,3,corr.Milano) e cosidetti (Ar.I,4,3,4,corr.Firenze) 34 , mezzo giorno (Ar.XXII, 8,i,2,n.varie) e mezzogiorno

(Ad.XXI,202,3,2,cr.citt., ecc.), non ostante (Ad.II,

131,3,3,n.varie, ecc.) e nonostante

(Ar.XXI,io3,i,4,a.pol.-:Home Rule), sotto

prefetto e sotto-prefetto (entrambi in Ar.XXI,i03,2,3,est.-:Temps). Nonostante fossero in netto regresso nella lingua sia dell'uso sia letteraria del tempo 3 5 , sono numerosi i nessi composti con chè, meno frequenti, comunque, nella seconda annata; qualche esempio: attesoché (Ar.II,222,2,3,n.varie), avvegnaché

(Ar.II,222,i,i,att.), dappoiché

(Ad.II,193,1,3,corr.Vienna), essendoché

(Ad.XXII,74,1,1,corr.Parigi),

dopoché

(Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze, ecc.), impe-

rocché (Ad.II,98,2,i,n.varie, ecc.), perciocché

(Ar.II,i57,i,3,leg.fin.,

ecc.),peroc-

ché (Ad.I,62,2,i,corr.Firenze, ecc.) anche con rafforzamento errato: oltrecché (Ar.II, 133,1,1,a.fondo), Pressocché

33 34

35

(XXI,202,1,5,n.varie) ma anche

pressoché

Cfr. il paragrafo su scempie e doppie. La forma con il raddoppiamento sintattico cosiddetto è attestata solo dal 1936, B. Croce (cfr. D E L I ) . S U questo argomento cfr. il paragrafo su scempie e doppie. Cfr. D ' O V I D I O 1933: 81-3, che li annovera fra le «voci o usi speciali che sanno molto di letterario e di cui oggi la parlata toscana fa volentieri a meno»; e riguardo ai P.S. scrive: «perocché è l'unico avanzo, se non erriamo, in tutto il libro, della dinastia decaduta dei perocché, perciocché, imperocché, conciossiacosacchè, ecc.»; inoltre cfr. M I G L I O R I N I i960: 753-4. 29

(Ar.II,ioo,3,2,cr.citt. e Ar.II,i33,i,2,a.fondo), tuttocchè

(Ad.II,i3i,3,4,n.varie-:

Memorial Diplomatique: «lasciare alla Russia, tuttocchè sorvegliandola, la piena responsabilità») o mancato: acciochè (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), cosichè

(Ad.XXI,

2i8,3,i,cr.citt.). Generalmente si tratta di forme cristallizzate, ma ci sono casi di grafie diverse per una stessa parola: per esempio se nonché a.cult.), senonchè

(Ar.11,268,1,4,

(Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.), se non che (Ar.I,66,i,2,b.pol. e

Ar.II,222,2,4,n.varie); i nessi sono sempre accentati 36 , tranne un unico benche, sicuramente errore di stampa (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze), mentre quando sono disgiunti il che non porta mai l'accento: per esempio dopo di che (Ad.II,154,3,2, estxgiorn.franc.), di modo che (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), ecc.

3.9. G r a f i e di

cholera

Nella prima annata la grafia usata è sempre cholera, dotta e francesizzante 3 7 (la prima attestazione è in Ar.I,4,3,i,a.pol.), mai sottolineato e sempre minuscolo, esclusi «cholera-morbus

delle anime» (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc.) 38 e «Bollet-

tino numerico giornaliero dei casi di Cholera», un sottotitolo scritto in corsivo (Ar.II,i57,3,4,n.varie); però già si trova ne «L'Adige» un caso unico del sostantivo colerosi

(Ad.II,2i9,2,i,cr.prov.) accanto a cholerosi,

sempre sostantivo

(Ad.II, 193, ι ,4,cr.prov.). Nella seconda annata compare la grafia senza h ma ancora prevale choiera (le ultime attestazioni sono in un servizio telegrafico in Ar.XXI,305,i,2 e A d . X X I , 302,3,3). L'atteggiamento delle due testate varia nella misura in cui «L'Arena» sembra essere più consapevole del cambiamento che porta all'espulsione del francesismo: quasi tutte le occorrenze (4 su 5) si hanno nei titoli II Colera (prima attestazione, Ar.XXI,i7i,i,i,sev.tel., ecc.) tranne un colera all'interno di un articolo (Ar.XXI,202,3,i,n.varie); ì'h rimane comunque in altri titoli (sempre minuscolo, tranne un caso) e all'interno degli articoli; ne «L'Adige» le occorrenze di colera sono tutte in luoghi non marcati e quindi, forse, meno volute (2 volte in Ad.XXI,2i8,2,2,cr.citt. e Ad.XXI,250,2,4,cr.citt.). Per i derivati la grafia italianizzata si affermerebbe incontrastata se non fosse per un unico esempio: cholerosi, m.pl. (Ad.XXI,25o,3,3,n.varie); per il resto colerosi, m.pl. (Ar.XXI,220,3,2,cr.sp0rt.), «sintomi coleriformi» (Ar.XXI,305,i,i, serv.tel.), «in questi tempi colerici» (Ad.XXI,2i8,3,i,cr.citt.), ecc.

36

37

38

«hanno la e finale chiusa [...] I composti di che», mentre qui, come già notato, l'accento è sempre grave. È una forma comune nell'Ottocento; il GDLI ne porta esempi fino alla seconda metà del secolo (l'ultimo è del 1875, Settembrini) oltre ad un esempio, sottolineato, in D'Annunzio. In senso traslato, ma in un altro passo con senso metaforico (Ar.II,I33,3,2,est.) non è sottolineato. CAMILLI 1965 3 :184:

30

3-10. Caratteri tipografici Mi sembra interessante analizzare, soprattutto a partire dalla seconda annata e soprattutto per «L'Arena» (probabilmente grazie agli stimoli apportati dal direttore Dario Papa), l'embrione dei mezzi di valorizzazione tipografica tipica della scrittura giornalistica che allora cominciava a delinearsi e che oggi si è sviluppata nel 'supporto materiale' 39 ormai costitutivo di questo linguaggio giornalistico; si tratta di espedienti formali che possono influire sul contenuto e condizionare il lettore nell'approccio al testo.

3.10.1. Corsivo L'uso del corsivo normalmente non si discosta da quello moderno e ottocentesco: indica parole o passi famosi, oppure tratti da uno scritto o da un discorso che si riporti, o ancora nomi propri e soprannomi e titoli di libri o giornali o nomi stranieri, parole italiane tecniche o comunque poco usate, spesso spiegate poi: ha, insomma, più o meno la funzione delle virgolette le quali lo possono accompagnare o sostituire. Ma il suo impiego di maggior interesse è quello più specifico della scrittura giornalistica: a parte sottotitoli o avvisi o date o firme o comunque casi in cui lo richiedano le esigenze di un giornale, un uso caratteristico è l'evidenziazione di qualcosa che si vuole mettere in rilievo dando al testo una svolta brillante con l'intervento personale dello scrivente. Sembra quasi di sentire il giornalista che cambia il tono della voce, abbassandolo per commentare: «(benone!)» (Ad.XXII,52,3,3,serv.tel.) ma più spesso alzandolo per ironizzare, come succede, abbiamo visto sopra, con i punti esclamativi tra parentesi, ai quali a volte il corsivo s'accompagna (come pure s'accompagna a punti esclamativi liberi, a (sic), o all'aggettivo famoso): «sono già in quattro a pretendere l'eventuale eredità» (Ar.II, 1,2,3,est.-"Indépendance Belge) secondo l'uso non infrequente di sottolineare numerali cardinali da evidenziare, oppure «Si maravigliano tutti, come le eccelse Autorità competenti, nella consegna generale che fecero, non abbiano rilasciato ai tribunali italiani anche queste buone lane; (!) mentre questo sarebbe stato il partito più naturale, più semplice e meno costoso» (Ar.I,66,2,3,a.pol.-:Presse di Vienna), o ancora «Vari giornali democratici d'Italia, - e «L'Adige» ne raccoglie e riporta ogni riga - accusano gli operai che propugnano le candidature operaie di essere agenti provocatori del Governo! Noi che, - desiderosi del progressivo e vero benessere della classe lavoratrice, non l'abbiamo però mai adulata - noi rigettiamo sdegnosamente l'offesa gratuita che le si dirige da quei liberali» (Ar.XXI,i33,2,i,a.pol. inoltre Ad.II,2i9,2,i,cr.prov., ecc.).

39 DARDANO

19862: 27. 31

3-10.2. Stampatello e grassetto Non mi soffermo sugli usi del grassetto (segnalato qui da spaziatura espasa e da parentesi graffe) assimilabili a quelli del corsivo, ma piuttosto su quelli tesi alla ricerca di spettacolarizzazione per attirare l'attenzione e pubblicizzare qualcosa: « I numeri separati si vendono a [a capo] Cent, (io) Ital.» (Ad.II,265,1,1,red.) o anche un intero avviso (Ad.II,265,1,1,red.) oppure, con condizionamento ideologico, in grassetto è un'intera frase di un membro del partito avversario riportata per screditarlo: «{Siete voi dunque di pantano, o democratici?) Per carità (alla stampa ... presente) prego la stampa che questi panni restino lavati in famiglia! (Eccola servita, ser Bresaola)» (Ar.XXI,i33,2,3,a.pol.) o, ancora, in un articolo che mette al corrente dei risultati delle recenti elezioni dove sono in grassetto i nomi e il numero dei voti dei candidati dei 'costituzionali' e non quelli dei 'radicali' (Ar.XXI,i7i,2,3,a.pol.). Interessante è l'impiego dello stampatello e del grassetto in relazione alle titolature. Fin dai primi numeri esse sono evidenziate da caretteri grafici diversificati, ma soprattutto con una funzione pratica, cioè per demarcare l'inizio dei vari articoli. Maturando una fisionomia più marcata e autonoma, le titolature sfruttano maggiormente le possibili varietà tipografiche, le quali vengono usate per fini di spettacolarizzazione. Già nella prima annata (ma soprattutto ne «L'Arena», parcamente ne «L'Adige»): {SULLA

RELAZIONE)

A N N E S S A A L PROGETTO DI LEGGE

{per l ' O r d i n a m e n t o g e n e r a l e d e l l ' E s e r c i t o ) (Ar.II,i33,i,3,tit.),

comunque in misura maggiore nella seconda: {INCENDIO

SPAVENTOSO

Venti milioni di danni) (Ar.XXI,i03,i,5,tit.),

oppure {Una riforma postale C H E CI P A R E U N O

SPROPOSITO)

(Ad.XXII,74,3,2,tit.), ecc.

Per un approfondimento sulla tipologia dei titoli, vedi il paragrafo ad essi dedicato nella parte dedicata allo stile. 3.10.3. Segmentazione del testo Un tipo di 'titolatura' abbozzata, assai frequente nella prima annata, è la semplice evidenziazione delle prime parole dell'articolo; nella seconda annata non è raro che esse se ne distacchino e, occupando da sole una riga, avvicinano il proprio aspetto a quello di un vero e proprio titolo: 32

¡La Banda di San Michele) con nobile e gentile pensiero, ha regalato l'altro ieri al suo bravo ed egregio maestro signor Enrico D'Aniello un magnifico di lui ritratto, grande, racchiuso in elegantissima cornice dorata. (Ar.XXII,75,2,4,cr.citt.), ecc.

Si noti inoltre un altro interessante aspetto di segmentazione del testo: forse per influenza della lingua giuridico-burocratica, spesso si va a capo prima di proposizioni dichiarative per scandire conclusioni numerate, come per esempio: risulta che egli avrebbe dimostrato: ι. che [...]; 2. che [...]; 3. che [...]. (Ar.XXI,i7i,i,4,n.varie),

(ma i membri numerati possono anche essere scritti di séguito). Singolare è: ci sia anche permesso avvertire, Lo scopo di questo provvedimento sarebbe principalmente lavoro alla classe indigente e procurarle un mezzo di sussistenza [...] (Ar.II,i,2,4,a.citt.).

3.10.4. Espansione del testo Il mezzo di spettacolarizzazione così diffuso oggi che consiste nell'allargare il testo oltre il limite stabilito da una singola colonna, non è molto usato nei nostri giornali; solo nella seconda annata se ne nota qualche sporadico caso ( A r . X X I , 171,1,1-2,avvisi, Ad.XXI,355,1,1-2,avvisi e Ad.XXII,74,1,4-5,n.varie).

Ciò

accade sempre in prima pagina, e sempre è evidente l'intento di attirare l'attenzione del lettore anche per l'uso di caratteri grafici particolari. Nei primi due casi si tratta di avvisi della redazione: qui, oltre al titolo, anche il testo ha righe con doppia misura; nell'altro caso (un articolo riportato da un'altra testata) il testo rimane suddiviso in due colonne che sottostanno al titolo espanso.

3 . 1 1 . Parole abbreviate L e abbreviazioni sono davvero numerose per il carattere stesso di un quotidiano, per il quale sono di fondamentale importanza il risparmio di spazio e la velocità di stesura. Se ne trovano in qualsiasi tipo di articolo, anche con impieghi particolari; con frequenza in articoli di cronaca per non pubblicare il nome dei personaggi di cui si parla sono puntate le iniziali del cognome e del nome ( A r . X X I , 2 0 2 , 2,3,n.varie, Ad.II,98,3,3,cr.citt., ecc.) oppure solo del cognome ( A d . X X I , 2 1 8 , 1 , 3 , n.varie, ecc.); invece che puntati i nomi possono essere lasciati in sospeso dai puntini : «Antonio Β . . . [ . . . ] A d e l e S . . . [ . . . ] A d e l e S ...» ( A d . X X I , 2 1 8 , 1 , 3 , n . v a rie), «della signora E . . . [...] la signora E ...» (Ad.XXI,2i8,2,5,cr.citt.), ecc. L e abbreviazioni abbondano in alcuni luoghi e specificamente dove la prevedibilità delle parole sia palese, come per esempio nelle testate dove ve ne sono numerose che si ripetono in tutti i numeri: «Amministrat.», «Cam. di Comm.», «(Un. G e n . Post.)», ecc., oppure anche negli avvisi ricevuti dall'esterno che terzi 33

fanno pubblicare ai giornali. Si può pensare che le abbreviazioni di questi avvisi fossero eseguite a discrezione del redattore e spesso con faciloneria. Infatti le abbreviazioni di uno stesso avviso pubblicato dai due giornali (Ar.XXI,i7i,3,3, cr.citt. e Ad.XXI,i69,2,5,cr.citt.) non si corrispondono40; inoltre ne «L'Arena» per un saut du même au même si ha «aile 7 p. [a capo] [a capo] Nelle domeniche». Ancora, si considerino due articoli per sbaglio ripetuti nello stesso numero della stessa testata (Ar.XXI,133,3,2 e 3,cr.prov.) 41 : in uno si legge «Sabato 15 corrente a ore 9 1/2 in Monteforte d'Alpone e domenica 16 corrente a ore dieci antim. in Zevio saranno tenute due pubbliche conferenze sulla Peronospora V., ecc.», nell'altro «Sabato 15 corr. alle ore 9 1/2 ant. in Monteforte d'Alpone e domenica 16 corr. a ore 10 ant. saranno tenute due pubbliche conferenze sulla Peronospora, ecc.». Dunque, riassumendo e concludendo: molte delle numerosissime abbreviazioni non provengono dall'esterno, dagli articoli comunicati, ma nascono dalle operazioni di riformulazione che si compiono in sede redazionale; le spinte principali per le abbreviazioni sono scarsità di spazio e di tempo unita ad una certa negligenza; esse non hanno carattere sistematico, ma uguali termini possono essere o non essere abbreviati o esserlo in modi diversi.

40

Si contrappongono mer. I meridiane, p. / pom., ant. I a.

41

Uno dei due è copiato dal numero de «L'Adige» che contiene lo stesso avviso (Ad.XXI,i32,2,3,cr.prov.) il quale gli corrisponde oltre che nelle abbreviazioni, anche nel fatto di tralasciare di indicare il luogo in cui la seconda conferenza si tiene cioè «in Zevio».

34

4· Fonologia

Nell'ambito dei fenomeni numerosi e complessi della fonologia indicherò quando si tratti di oscillazioni d'uso dovute a mancanza oggettiva di norma, se siano cioè varianti parimente accettate dalla grammatica ottocentesca: saranno varianti senza particolari connotazioni stilistiche, ma anche forme scelte consapevolmente per il loro particolare valore (aulicismi, adeguamento allo sviluppo indicato dalle scelte manzoniane, ecc.). Altre volte si tratta invece di deviazioni dalla norma per una sua acquisizione approssimativa da parte di scrittori semicolti, come i casi di forme regionali o più in generale popolari che vengono impiegate involontariamente.

4.1.

V o c a l i toniche

4.1.1. -e-/-iePer intero/intiero (entrambi in Ad.II,55,3,4,n.varie, ecc.) si registrano oscillazioni con netta preferenza della prima forma fin dalla prima annata. Aulicismo è il dittongo in nieghi (Ar.II,222,2,4,red.) 1 .

4.1.2.

-0-/-U0-

La presenza costante (in entrambe le annate di entrambe le testate) del dittongo come esito dell'-o- breve latina in sillaba libera in voci tipo nuovo, conferma la mancata affermazione in questo caso della proposta manzoniana di sostituire il monottongo al dittongo 2 : si trovano sempre buono (Ad.1,1,3,2,corr.Vienna, ecc.), duole (Ar.I,66,2,4,cr.citt.), fuoco (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt., ecc.) 3 , nuovo

1

FORNACIARI

1879: 180, lo annovera fra le forme sorpassate. Anche

SERIANNI

1989: 165,

lo considera un tratto arcaico dell'italiano ottocentesco. 2

Manzoni nella revisione dei Promessi Sposi corregge, anche se non sistematicamente, i dittonghi con monottonghi (cfr

D'OVIDIO

1933: 56 ss.), ma essi non prendono piede

nella lingua nazionale: «l'Italia colta riman così unita nel tenersi al dittongo del toscano antico» 3

GHERARDINI

(D'OVIDIO

1933: 196). Cfr. anche

ROHLFS

1966-1969,106.

1847 2 :608, propone fuoco per l'uso comune (p.es. «Il fuoco del camino»)

e foco come termine scientifico (p. es. «Il foco della lente»).

35

(Ar.XXI,253,2,4,tit., ecc.), ecc. La presenza delle sporadiche forme con monottongo è senz'altro motivata dal fatto che esse corrispondono a varianti accolte da tempo nella lingua della tradizione 4 ; gli unici esempi sono loco nel sintagma aulico stereotipato «in alto loco» (Ar.II,i33,2,2,corr.Firenze) 5 , commovono (Ar.XXI,253,i,3,corr.Milano) e move (Ad.XXI,2i8,i,i,a.fondo). Sono prove di come questa lingua giornalistica veronese sia refrattaria alle novità, tanto più in casi come questo, in cui il tipo nuovo (il monottongo) coincide con l'esito dialettale dell'Italia settentrionale 6 . Diverso è il caso del suffisso -uòlo preceduto da -i- semiconsonante o da suono palatale, anch'esso sostituito dal monottongo nella quarantana, affermatosi largamente nell'uso dell'epoca appunto dopo quest'edizione dell'opera manzoniana 7 : dallo spoglio dei nostri testi si nota nell'arco dei vent'anni un certo progresso seppur non spiccato verso la soluzione monottongata 8 : nella prima annata c'è sempre il dittongo: crogiuolo (Ar.I,4,i,2,b.pol.), figliuolo (Ad.11,219,2, i,cr.prov., ecc.), spagnuolo (Ad.II,8o,i,2,cr.pol., ecc.), ecc.; nella seconda si trovano commediola (Ad.XXI, 132,3,3,teatro), fittaioli (Ar.XXI,253,2,i,est.-*Freeman's Journal) accanto a fittaiuoli (Ar.XXI,253,i,i,serv.tel.), vaiolo (Ar.XXI, 202,1,4,tit.)9 accanto a vaiuolo (Ad.XXI,202,3,3,serv.tel., ecc.); rimangono comunque sempre barcaiuolo (Ar.XXII,75,3,i,cr.prov.), figliuolo (Ad.XXI,302,i, 3,corr.Parigi, ecc.), spagnuolo (Ad.XXI,i69,2,3,n.varie, ecc.), ecc.

4

Cfr. FORNACIARI 1879: 22: «le forme con semplice o sono, per la maggior parte, rimaste nella lingua poetica, benché ancora usate, in parlando, dal popolo di Firenze» e D'OVIDIO 1933: 58-9: «nel linguaggio poetico [...] per antica tradizione, stabilita in gran parte per latinismo oltreché per influenza provenzale e siciliana, o nella prosa [...] per occasionali ragioni di stile».

5

A parte la sua presenza in un verso manzoniano (da Marzo 1821) che si ripete nelle testate de «L'Adige» nella prima annata dal primo numero fino a febbraio: «Non fia loco ove sorgan barriere / Tra l'Italia e l'Italia mai più».

6

Per questo tipo di lessemi, nei giornali milanesi il dittongo è la forma preferita, ma non la sola riscontrata (MASINI 1977: 26-7); ancor più spinto è Nievo che nelle sue lettere dà la netta preferenza al monottongo (MENGALDO 1987: 48).

7

II monottongo prende piede nella parlata di Firenze nei primi decenni dell'Ottocento (cfr. GOIDÀNICH 1941); nella correzione manzoniana «le parole in cui I'M fu tolto son prima di tutto queste» (D'OVIDIO 1933:56-7); anche in questo caso, tuttavia, Manzoni non lo fece «con piena coerenza però, giacché mantenne sempre, fortunatamente, figliuolo, ecc.». Per la diffusione del monottongo proprio in séguito alle correzioni di Manzoni cfr. ROHLFS 1966-1969, 108.

8

Per le iperdittongazioni fuori accento che pur rimangono, cfr. più avanti. Giornali milanesi e Nievo danno la netta preferenza a -uòlo, ma presentano entrambi anche qualche forma non dittongata (MASINI 1977: 25-6, e MENGALDO 1987: 49).

9

E all'interno dello stesso articolo 2 volte, fuori accento, vaiolosi. E da notare il fatto che l'unica occorrenza della forma monottongata si trova in un titolo. Cfr. quanto accade per cholera, par. 3.9.

36

La stessa evoluzione si nota per i due lessemi gi(u)oco e t(u)ono (per indicare il timbro di voce): gi(u)oco è sempre col dittongo nella prima annata (Ad.1,62,4, ι,teatro, ecc.) 10 , mentre nella seconda è anche col monottongo (Ad.XXII,8,i, 4,est.-:Temps, ecc.) accanto al pur sempre prevalente giuoco (Ad.XXI,202,2,4, cr.citt., ecc.); inoltre nella prima annata solo tuono (Ar.I,66,3,4,a.pol.-*Schwaebische Merkur, ecc.) e, fuori accento, stuonate (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi), mentre nella seconda, oltre ad esso (Ad.XXII,52,2,4,cr.prov.), anche tono/i (Ar.XXI,220, 3,3,cr.citt., Ad.XXI, 132,3,1,cr.citt.) e, fuori accento, intonare (Ar.XXI,279,i,3, a.polxPolitische Correspondenz), Giove tonante ( A r . X X I ^ i ^ ^ a . p o l . ) 1 1 . Risulta utile per tutti i casi riflettere alla luce del confronto con i giornali milanesi: nonostante in essi la riduzione al monottongo incontri «assai scarso favore» 12 , le occorrenze con -o- sono più numerose rispetto a quanto si trova nei giornali veronesi non solo nello stesso periodo (in cui non si è registrata assolutamente nessuna forma monottongata) 13 , ma anche di quante non se ne contino nei giornali veronesi vent'anni dopo. Nello spoglio di Masini infatti, come già accennato, si registrano parecchi casi sia di movere (e composti), bono, ecc., sia di -olo preceduto da i semiconsonante o da suono palatale, sia, «talora», di tono. La centralissima città di Milano non teme di peccare di regionalismo come fa invece la più provinciale Verona e, insieme ad essa, anche Messina 14 ; laddove queste rimangono rifugiate a ridosso delle forme della tradizione letteraria sbilanciandosi negli anni ottanta solo con poche forme monottongate, quella, seppur non in misura massiccia, già vent'anni prima con coraggio accoglie le spinte che suggerivano nel corso dell'Ottocento la riduzione del dittongo.

10

Per questo tipo cfr. GOIDÀNICH 1941: 180-1.

11

Fu dell'Ottoccento (GRASSI 1832:195 ss.) il tentativo di differenziare le due forme fino ad allora interscambiabili per le due aree semantiche, lasciando senza dittongo il significato non popolare 'timbro della voce' (ROHLFS 1966-1969,107) e con dittongo, cioè l'esito normale della lingua nazionale (ROHLFS 1966-1969,106), l'altro; ma la proposta attecchì solo nel nostro secolo. Cfr. MIGLIORINI i960:581. Inoltre SERIANNI 1981: 257.

12

13

MASINI 1 9 7 7 : 2 5 - 7 .

II confronto è con la prima annata dei giornali veronesi analizzati, visto che Masini analizza gli anni dal 1859 al 1865 che corrispondono appunto all'annata 1866/67 (anzi, la precedono!).

14

SCAVUZZO 1988: 2 7 - 8 .

37

4-I-3- Altro Localismi iperregionali sono l'attestazione isolata di magazzeno (Ar.11,222,2,3, n.varie) che per il resto è sempre scritto nella forma magazzino/i (Ar.11,22,2,3, n.varie, ecc.) 15 e oriondo (Ad.II,2i9,3,4,cr.citt.) 16 .

4.2.

Vocali protoniche

4.2.1. -e-/-aIn alcuni casi le oscillazioni -er-/-ar- rispecchiano varianti neutre entrambe comuni nella lingua nazionale, in altri casi si assaporano caratteri di marcatezza dialettale, toscaneggiante o letteraria 17 . Nella prima annata si registrano sempre le forme più letterarie maravigliarsi e derivati (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi, ecc.), ma nella seconda prevale senz'altro meraviglia (Ar.XXI,202,2,2,n.varie-*Corriere, ecc.) 18 . Un progresso si nota anche per l'alternanza denaro/danaroI9, per cui nella prima annata è più frequente la variante con -a-, fiorentineggiante, (Ar.11,1,3,4, serv.tel., ecc.) mentre nella seconda prevale nettamente -e- (Ad.XXII,8,2,5,n.varie, ecc.); per il plurale, invece, è quasi esclusiva la variante con -e- (Ar.II,i,i,4, corr.Firenze, ecc.) tranne tre occorrenze di danari tutte nella seconda annata de

15

Alternanza fra le due forme nei giornali milanesi (MASINI 1977: 28, con prevalenza della prima) e in Nievo (MENGALDO 1987:48). Per magazzeno

16

17

18

cfr. GHERARDINI 1847 2 :

612: «è voce usata in alcuni dialetti lombardi, ma non mai da scrittori di conto». TB: «parecchi dial. it. Magazzeno». Voce rifiutata da vari altri lessici ottocenteschi fra i quali Fanfani-Arlìa: lo «dicono i leziosi [...] o perché i Francesi pronunziano magasen, o perché credono di distinguersi non parlando come tutti gli altri» (cfr. SERIANNI 1981:183). Forma presente anche in Goldoni, I: 668 (cfr. FOLENA 1983: 126 n.), ma non strettamente veneta, visto che essa è riprovata da vari lessici ottocenteschi (cfr. SERIANNI 1981: 80 e 197). II fiorentino attua il passaggio -ar- > -er-, mentre nel resto d'Italia rimane -ar- (MIGLIORINI I960: 147, 351, 581), ma «a proposito delle forme in -aro, -arello e sim. si terrà conto che, non certo la spinta, ma almeno un'indulgente tolleranza per la loro ammissione in lingua sarà venuta proprio dal fiorentino, che fin dai primordi conosceva il tipo in -aro in un certo numero di voci (per trattamento semidotto o anche per un rimodellamento sul plurale: avversare, danaro, notaro ecc.: cfr. ROHLFS 1966-1969, 284); e quanto ad -ar- conservato aveva dovuto venire a patti per tempo cogli altri dialetti toscani, concordi nel tipo Lazzaro e in parte concordi nel tipo cantaro» (cfr. SERIANNI 1981:79 n.). Per la contrapposizione fiorentino / territorio italiano centro-meridionale per gli esiti di -ar- e di -er- cfr. CASTELLANI 1952: 22. O s c i l l a z i o n e a n c h e in MASINI 1977: 33; MENGALDO 1987: 5 1 . GHERARDINI 1847 2 : 612:

«Maraviglia o Meraviglia: indifferentemente». 19

A n a l o g a o s c i l l a z i o n e a n c h e in MASINI 1 9 7 7 : 3 3 ; SCAVUZZO 1 9 8 8 : 3 0 ; BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 8 5 ; MENGALDO 1987: 5 1 . P e r e s e m p i n e l r o m a n e s c o c f r . SERIANNI 1981: 8 1 .

38

«L'Adige» (Ad.XXII,8,i,i,a.fondo, ecc.). Anche per birreria/birraria sembra esserci lo stesso trattamento diverso per singolare e plurale: lessema attestato solo nella seconda annata, al singolare si presenta prevalentemente nella forma con -a-, regionale 20 (Ar.XXI,253,2,3,a.cult., ecc.) senz'altro prevalente su quella con -e- (Ad.XXI,202,2,5,cr.citt.), mentre il plurale ha solo -e- (Ar.XXI,202,3,3, n.varie e Ar.XXII,52,2,5,cr.citt.), forse per assimilazione. Della lotta viva nel primo Ottocento fra lazzeretto e lazzaretto, rimane solo un residuo: in un solo articolo lazzeretto (2 volte in Ad.XXI,250,2,4,cr.citt.), ma per il resto compare la variante che prevarrà nel Novecento (Ad.XXI,i69,3,3, serv.tel., ecc.) 21 . Per i casi suesposti (tranne che per birraria, maggioritario), dove ho potuto notare delle prevalenze ho rilevato una preponderanza della forma che si sarebbe affermata nel secolo successivo. La forma passegg(i)ero (Ar.XXI,253,3,i,cr.citt., ecc.) è già costante, mentre accanto a forestiere (Ar.II,133,3,1,n.varie) molto più spesso compare forastiere (Ad.I,24,4,2,corr.Vienna, ecc.) 22 . Fra guarentire/garantire e derivati prevalgono le varianti con -e- generalmente insieme alla semivocale etimologica, che era nell'Ottocento prevalente rispetto alla semplice -a- 23 ; spicca un caso isolato guarantigie (Ar.1,4,3,3,corr.Firenze) con l'anomala combinazione, ma in genere è guarentigie24. Accanto a sagrestia (Ar.II, 100,2,3,n.varie) registro la forma settentrionale Segrestia (Ar.II,ioo,3,3,cr.citt.) 25 .

20

La forma birraria presenta anche BISCEGLIA BONOMI 1973:185. Panzini: «variante (errata) di birrerìa»; ma cfr. Ugolini: «BIRRARIA dirai, non Birreria, perché questa voce significa la Sbirraglia, gli Sbirri o i Birri».

21

In C.P.S. sempre lazzeretto. Cfr. MIGLIORINI i960:581; inoltre DELI per un ampio panorama sul lessema.

22

In MASINI 1977:34, vi è alternanza per entrambe le parole con prevalenza della forma con -e-. Secondo T B passaggero è antiquato, mentre forastiero è solo meno comune della forma con -e-. GHERARDINI 18472: 608, nota: «l'uso più commune, e autenticato da' Classici, è di scrivere Forestiero [...]. Così i più eleganti scrivono Passeggiero».

23

Anche qui, ma solo nella prima annata. Predominante anche in MASINI 1977:34-5, più rara invece all'altezza di BISCEGLIA BONOMI 1973: 185. T B dà il lessema con velare come primario, «più eletto e più vario» mentre riserva all'altro gli usi commerciali; lo stesso anche per il sostantivo Guarentigia rispetto a Garanzia. Per gli atteggiamenti contrastanti di vari lessici ottocenteschi cfr. SERIANNI 1981: 162; inoltre MIGLIORINI i960: 626. Cfr. anche GHERARDINI 18472: 610: «Guarentire o Guarantire: è rimesso al giudicio dello scrittore».

24 25

II GDLI dà guarantigia come forma ant., ma poi non ne offre esempi. ROHLFS 1966-1969, 129, riporta le forme lombarde segrà 'sagrato' e segrestà 'sagrestano'; Patuzzi-Bolognini registrano segrestàn. Nell'Ottocento vi era una viva incertezza riguardo questo lessema, ma le forme riportate fra le possibili cominciano tutte con sa- (cfr. T B o GHERARDINI 18472: 616: «A me parve da passare in silenzio questo vocabolo, ancorché non uniformemente scritto»).

39

Infine: variante di ametista, più comune di essa fino all'Ottocento, amatista (Ad.XXI,i69,3,i,cr.citt.) 26 ; latinismi sono consecrare e derivati (Ar.II,222,1,4, att., ecc.); quasi sempre maresciallo (Ad.XXI,i32,2,5,cr.citt., ecc.) ma in un caso la forma assimilata marasciallo (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.).

4.2.2. -e-/-iNello spoglio della prima annata si riscontra l'oscillazione que/istione, normale nell'Ottocento 27 ; questione/i28 è già nettamente preferita da «L'Arena»: 67 occorrenze (Ar.II,1,2,3,est., ecc.) contro 16 di quistione/i (Ar.II,222, i,i,a.fondo, ecc.), mentre ne «L'Adige» non c'è prevalenza dell'una sull'altra: 33 (Ad.11,98,1, i,a.pol., ecc.) contro 35 (Ad.II,2i9,i,3,est., ecc.). Dopo vent'anni in entrambe le testate è presente quasi unicamente questione/i (Ar.XXI,i03,i,5,est., ecc.) tranne solo due occorrenze di quistione (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt.eAd.XXI,355,2,3,est.-: Progresso Italo-Americano) 29 , mentre l'oscillazione continua ad essere presente nei giornali messinesi dove, anzi, prevale ancora quistione, e prosegue, ancora ai primi del Novecento, in quelli milanesi 30 . In questo settore risulta evidente un livellamento sviluppato nella direzione indicata da Manzoni e accolta nella lingua nazionale, volentieri assimilata dai giornali veronesi, soprattutto da «L'Arena». Le parole con il prefisso di origine latina re- presentano nell'Ottocento entrambe le forme re- e ri-31, attestate anche nei nostri testi con prevalenza netta della seconda: ricupera (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze, ecc.) che si affermerà nella lingua futura 32 , ricuperare (Ad.XXI,i32,3,3,cr.citt., ecc.) 33 , riparto s.m. (3 volte in Ar.II,222,1,3-4,att., ecc.), riprimere (Ad.II,265,2,2,n.varie), riputazione (Ar.XXII,8,i,3,serv.tel.-:Times, ecc.), ristaurare (Ar.II,222,2,1,att.), ristaurato (Ad.I,2i,3,2,corr.Firenze), ristaurazione (Ad.XXI,i32,3,5,serv.tel.) tutte forme che si trovano anche nella seconda annata, mentre solo nella prima ripulsione

26

T B lemmatizza sia Amatista sia, senza rimandi, Amatisto [masch.] «Lo stesso che Amatista.». Dalla consultazione del LEI II, 777, si nota come sia forma presente solo fino alla fine dell'Ottocento e l'unica diffusa nei dialetti.

27

C f r . MASINI 1 9 7 7 : 3 1 ; M E N G A L D O 1 9 8 7 : 5 1 .

28

II T B la ritiene forma viva solo a Firenze e in Toscana; Petrocchi la considera variante aulica rispetto all'altra ritenuta «più popolare», e Manzoni, che cerca la lingua del ceto colto, infatti corregge quistione in questione

(cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: C L X X X V e

SERIANNI 1 9 8 6 : 1 7 7 - 9 ) . 29

Sarebbe forse il caso di fare un accenno anche al fatto che contemporaneamente cambia anche l'atteggiamento nei confronti della scelta lessicale, visto che l'uso di tale 'parola-jolly' della prima annata diminuisce nella seconda di circa due terzi a vantaggio di sinonimi o altre forme d'espressione.

30

SCAVUZZO 1988: 3 2 ; BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 8 4 .

31

C f r . MASINI 1 9 7 7 : 3 0 - 1 ; SCAVUZZO 1988: 3 1 ; BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 8 3 - 4 ; M E N GALDO 1 9 8 7 : 5 1 .

32

Cfr. SERIANNI 1981: 223, che condanna la forma con la e.

33

È la variante preferita da T B che considera recuperare antiquato.

40

(Ar.II, i33>i> 2 > a fondo), rispinta ( A d . I , i , 3 , 2 , c o r r . F i r e n z e ) , risponsabile 2,3,est.) e risponsabilità

(Ad.II,193,1,4,corr.Vienna)

(Ar.II,i,3,3,serv.tel.-*Herald) e responsabilità ecc.) 3 4 ; viceversa resultato/i

m a anche

(ΑΓ.ΙΙ,Ι,

responsabile

(Ad.II,8o,3,2,est.-*disc.Ruoher,

(Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Il Moniteur, Ad.II,i54,3,2,est.-

:giorn.frane.) alla toscana, in entrambi i casi in traduzioni dal francese. A p p a r t e n g o n o al lessico aulico o latineggiante f o r m e c o m e cimbali

(Ad.II,

154.3, i,n.varie: «le armi, i cimbali, sistri, gli specchi, le lucerne in metallo») in una serie di oggetti dissepolti dagli scavi di P o m p e i , confirmano

( A d . X X I , 132,2,

2,cr.prov.), dinota (Ad.I,2i,3,2,corr.Firenze), gittare (Ad.XXI,8,1,3,a.pol.,ecc.) 3 5 , Ospitale

(passim m a solo ne « L ' A d i g e » , tranne 2 volte ne « L ' A r e n a » in A r . X X I ,

279,3,3,corr.Lonigo) ma O/ospedale rena», tranne

1 volta

ne

(passim ma quasi esclusivamente ne « L ' A -

«L'Adige»

in Ad.XXII,74,3,4,serv.tel.) 3 6 ,

secura

(Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.). P a s s i a m o ora alla f o r m e popolari, quelle dissimilate e quelle assimilate; le prime sono spesso sostenute da altre parole della stessa famiglia:

antecipazioni

(Ad.II,154,3,4,d.tel.) presenta p r o b a b i l m e n t e u n o scambio di prefisso (cfr. ante), centinario

p e r centenario

convenzione ponteficale

(Ar.XXI,253,3,3,cr.citt.) per analogia c o n

per convinzione e ponteficie

(Ad.XXI,250,1,5,n.varie-:Figaro),

gli

centinaio, aggettivi

(Ar.II,268,3,3,n.varie-:Opinion N a t i o n a l e Ar.11,268,3,2,

n . v a r i e - * G a z z e t t a U f f i c i a l e ) che m a n t e n g o n o la radice nelle f o r m e derivate; e poi le f o r m e assimilate Decembre

(Ar.I,4,i,tit.) per cui concorre a n c h e il fran-

cese, ma poi s e m p r e Dicembre

(Ad.1,62,1,tit., ecc.), eseguità

(Ar.XXII,8,2,4,

n.varie), esterica ( A d . X X I I , 7 5 , i , 3 , n . v a r i e - * C o r r . d e l l a S e r a ) 3 7 , moltiplicità 1.1.4,corr.Firenze) 3 8 , orificeria Ad.XXII,8,2,2,est.), participarvi

(Ar.II,

(Ad.XXI,276,2,4,cr.citt. nel significato di 'ori' e (Ar.II, 157,1,3,leg.fin.), percipisce

(Ar.XXI,253,

i,5,est.-*Chicagoer Freie Presse). Normale

n e l l ' O t t o c e n t o è l'alternanza napolitano

ecc.) / Napoletano

(Ar.II,268,1,3,n.varie,

(Ad.II,55,2,4,n.pol., ecc.) 3 9 .

34

L'atteggiamento dei lessicografi ottocenteschi su queste voci è contrastante: c'è chi, come Gherardini, ammette solo le varianti rispons-, c'è chi le ammette entrambe (cfr.

35

Sempre, comunque, in posizione atona, c o m e in MASINI 1 9 7 7 : 3 1 ; mentre in SCAVUZZO

36

1988: 30, anche in rizotonia. GHERARDINI 18472: 613-4, afferma che entrambe le forme, più Spedale, sono da «ammettere e rispettare». Cfr. paragrafo su sorde e sonore.

SERIANNI 1981:

221-2).

37

Forse il proto del «Corriere» (o de «L'Arena») non ha capito il termine che, anche se attestato da tempo (av. 1698, F. Redi, DELI), rimaneva un tecnicismo: «una paralisi esterica».

38

Ma GHERARDINI 18472: 613: «Moltiplice è a noi la maniera corretta».

39

A n c h e in N i e v o (MENGALDO 1987: 5 1 ) .

41

4-2.3· -e-/-oAlternanza diffusa all'epoca è carnovale [sottolineata nel testo] (Ad.11,98,2,2, n.varie) / carnevale (Ad.XXII,52,2,4,cr.prov.) 4 °, mentre decisamente dialettale è Mollonara (Ad.XXI,2i8,i,5,cr.prov.) ma poco prima Mellonara [entrambe sottolineate nel testo] 41 . Le due varianti che derivano dai prefissi latini pro- e prae- si alternano nel caso di providenza/previdenza: «comitati di providenza per la provvisione dei generi di prima necessità» (Ar.I,4,2,i,att.) dove providenza è influenzato dal vicino provvisione e, poche righe sopra: «Dovunque fiorisce una società di mutuo soccorso [...] si è rassodato lo spirito d'ordine, di rettitudine, di patriotismo, di previdenza»; si aggiunga che, se nel resto delle occorrenze le due radici diversificate dai due prefissi latini prae- e pro- sono sempre distinte, ricorre un altro caso in cui esse si confondono: improvidenti (Ad.XXI, 102,1,4,n.varie) è un incrocio fra improvvido - attestato dal G D L I per il passato anche con la scempia - e imprevidente42.

4.2.4. -e-/-uAlternanze normali dell'epoca sono: eguale/uguale e der. (Ar.II,i,3,2,red., ecc. / Ar.II,i57,i,4,corr.Firenze, ecc.), (ri)escire e (ri)uscire (entrambi in Ad.1,62,3,1, corr.Milano, ecc.) 43 .

4.2.5.

-0-/-Ì-

Domani, domandare (Ar.II,133,1,4,leg.mil, ecc.) superano nettamente per frequenza le forme letterarie dimani (Ad.II,i3i,3,2,n.varie-:Italie), dimandare presenti di rado ma fino alla seconda annata con dimandato (Ar.XXII,75,2,3,est.); questo secondo tipo è infatti più resistente di dimani che già era assente nella ventisettana, mentre dimandare viene eliminato nella quarantana. Anche da spogli di testi dell'epoca risulta che «le forme con vocale palatale reggono meglio per dimandare»44.

40

O s c i l l a z i o n e a n c h e i n M A S I N I 1 9 7 7 : 3 4 ; BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 8 5 ; M E N G A L D O 1 9 8 7 :

51. Dal GDLI si riscontra che è variante presente in Goldoni, in Nievo, ma anche in D'Annunzio, ecc. TB: «Più com. Mutata VE in O». 41

Patuzzi-Bolognini: «Molonara, s. f. Poponaia; Molòn e Melòn, s. m. Popone». Il GDLI lemmatizza mellonaia e mellonaio.

42

Cfr. anche il paragrafo su scempie e doppie.

43

Anche in Nievo, sia nell'Epistolario sia nelle Confessioni (MENGALDO 1987: 51).

44

SERIANNI 1986: 179-81.

42

4-2.6.

- 0 - / - U -

Nella seconda annata si stabilizza la forma bollettino che vent'anni prima coesisteva (Ad.II,I54,3,i,tit., ecc.) con bullettino (Ar.I,4,2,2,a.pol.) 45 ; coltura e cultura, nell'Ottocento interscambiabili in modo assolutamente incoerente per i due sensi di 'coltivazione 1 e 'sapere', qui curiosamente risultano stabili ma inversamente rispetto ad oggi: sempre coltura per 'sapere' (2 volte in Ad.XXI,276,1,2, a.fondo, ecc.) e cultura per 'coltivazione' (2 volte in Ar.XXI, 103,1,2,n.varie, ecc.) tranne, costantemente, nelle forme composte floricoltura (2 volte in Ad.XXI, I32,3,4,serv.tel.), frutticoltura (Ad.XXI,102,1,5,n.varie) 4 6 , Piscicoltura 220,3,3,cr.prov.), Selvicoltura

(Ad.I,i,5,2,n.pol.), vinicoltura

(Ar.XXI,

(Ad.XXI,253,3,3,

cr.prov.) 47 . Già stabilizzati nelle varianti diversificate per i due significati sono invece officina (Ad.1,1,2,2,a.fondo, ecc.) e ufficio (Ad.I,2i,2,i,leg.elett., ecc.); anche per officioso e derivati e ufficiale si nota la tendenza a fissare le possibilità di oscillazione 48 : stabile la scelta della d o p p i a / e della c, è fissa anche la u per ufficiale (Ad.II,98,2,2,tit., ecc.) 49 , mentre per u/officioso c'è qualche incertezza in più: quasi sempre ufficioso (2 volte a brevissima distanza in Ad.XXI,302,3,2,serv.tel., ecc.), ma anche officioso, sempre nella prima annata de «L'Arena» (Ar.I,66,2,i, a.pol.-:Moniteur, ecc.; inoltre Ad.II,I54,i,5,a.pol. e 2 volte in Ad.XXI,355,1,5, est.). Forme dell'italiano antico impiegate in letteratura sono romori (Ad.XXI, 132, ι,2,n.varie, ecc. sempre nella seconda annata de «L'Adige») ma

rumore

(Ad.XXI,276,2,5,cr.prov., ecc.), surgere (Ar.II,I33,3,2,n.varie e Ad.XXII,52,3,3, serv.tel.), (i)stromenti

(Ar.II,56,i,2,a.pol.-:Liberté

e 2 volte in

Ad.1,1,1,1,

a.fondo), ma per il resto sempre (i)strumenti (Ad.II,55,1,4,a.fondo, ecc.), vulgarità (Ad.XXI,302,2,3,serv.tel.). Per molino (3 volte in Ad.XXI,132,3,i,cr.citt., ecc.) convergono il latino (molinus, deriv. da molëre 'macinare'), la lingua della tradizione (si pensi solo a

45

46

47

48

49

Si afferma cioè la forma condannata da vari lessici puristici a favore di bullettino (cfr. SERIANNI 1981: 114), ma al contrario GHERARDINI 18472: 602: «con l'o nella prima sillaba s'abbia a scrivere». Ma frutticultori 3 volte in un avviso presente in entrambi i giornali (Ar.XXII,75,i,5, cr.prov. e 2 volte in Ad.XXII,74,2,4,cr.prov.). E solo in questi anni (1879) che il Fanfani propone di adoperare coltura per «quella de' campi, de' fiori» e cultura per «quella metafisica dell'ingegno», mentre nel 1865 non diversificava le due varianti. Ancora BISCEGLIA BONOMI 1973: 184, registra una continua oscillazione indifferenziata. La Crusca5 ammette sia officio/zio sia ufficio/zio e loro derivati. Per una panoramica dei lessici puristici ottocenteschi a questo riguardo cfr. SERIANNI 1981: 258. In SCAVUZZO 1988: 32-3, sia per ufficiale sia per ufficio sono ancora attestate le varianti in o. 43

Dante, Inf., 23-47 oppure Inf., 34-6), il toscano, il dialetto (cfr. Patuzzi-Bolognini: Molin). Varianti popolari dissimilate sono accumolerà (Ad.II,8o,3,5,d.tel.), succolento (Ad.XXI,355,3,2,corr.Mantova) e usufroire (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt.) con dissimilazione e distacco dall'etimo.

4.2.7. Dittonghi mobili -ie-/-e- e

-U0-/-0-

Nell'italiano moderno la regola del dittongo mobile non è tassativamente seguita per tutte le parole, dato che talvolta (specie per il dittongo -ie-) si è cristallizzata la forma dittongata anche fuori accento ed essa è ormai per molte di esse l'unica accettata. Già nell'Ottocento è molto frequente l'inosservanza della regola, in particolare per -ie-, meno per -uo-5°. Il dittongo -ie- è incontrastato per inquietare e sim. (Ad. II,80,3,1,est.-*disc.Ruoher), presiedeva (Ar.XXI,i33,2,i,cr.pol.); si riscontrano invece oscillazioni fra dieciotto (Ar.II,i33,3,i,n.varie, ecc.) e diciotto (Ar.II,i96,2,4,corr.Parigi e Ad.II,265,2,i,corr.Firenze), diecina (Ad.XXI,202,2,i,cr.citt.) e decina (Ar.XXI, 220,i,4,est.-*Temps e Ad.XXI,2i8,3,4,serv.tel.), intieramente, meno frequente, (Ad.II,8o,3,5,d.tel.-:Moniteur du Soir, ecc.) e interamente (Ad.I,Ó2,i,i,a.fondo, ecc.) 51 , sedette (Ad.I,62,i,2,corr.Firenze, e sim.) e, isolato, siedettero (Ad.1,62,2, i,corr.Firenze) 52 ; inoltre, unico esempio, tepida (Ad.XXI,i69,3,i,cr.citt.). Il dittongo -uo- si trova già affermato in alcuni lessemi: buonissimo (Ar.XXII, 75,3,i,corr.Negrar, ecc.), muoveranno (Ad.1,21,4,2,corr.Vienna, ecc.), nuocessero (XXII,i03,3,2,a.cult.-:racc.franc.), nuociuto (Ar.XXI,202,2,2,n.varie), nuovamente (Ad.I,75,6,i,d.tel.), nuovissimo (Ar.XXII,75,2,4,teatro, ecc.); ma in altri casi compaiono anche le forme monottongate: arruolare (Ad.XXI,i02,i,3, n.varie, ecc.) ma arrolare (Ar.II, 1,1,.2,r.pol.), fuochista (Ad.XXI,302,2,4,cr.prov.), infuocata (Ar.XXI, 103,1,5,est.-*Nazione Italiana) ma infocate (Ar.II,196,2,4, corr.Parigi), promuoverà (Ad.I,75,5,2,n.varie-:Times) ma promovendo (Ad.1,75,

50

Per l'italiano moderno cfr. MASINI

1977: 29-30;

MIGLIORINI

51

SABATINI

SCAVUZZO

1985: 157;

1988: 29;

SERIANNI

1988: 19-20. Per il passato

BISCEGLIA BONOMI

1973: 185-6. Cfr. inoltre

i960: 630.

Ancor oggi sono vive le varianti decina/diecina,

interamente/intieramente;

infatti nel-

l'Ottocento nei derivati di dieci e di intiero «il monottongo contrastava più vivacemente l'affermazione del dittongo»

(MASINI

1977:29

Η.),

come è dimostrato anche dai

suoi spogli che provano la prevalenza di interamente e diciotto sugli allotropi dittongati; inoltre in

BISCEGLIA

BONOMI

sono proprio per i derivati di dieci.

1973: 186, le uniche oscillazioni per -ie- riscontrate FORNACIARI

1879:140, dà solo la forma diciotto. Die-

ciotto con diecissette e diecinnove è generalmente condannato dai lessici ottocenteschi (cfr. 5 2

II

SERIANNI

1981: 143). Inoltre cfr.

ROHLFS

1966-1969, 973.

fatto che in M A S I N I 1977: 29, sia costante siederà e ancora in

BISCEGLIA BONOMI

1973:

185, si trovi più volte siedevano, indica come nei testi veronesi l'estensione del dittongo ie, irregolare, sia più limitata che in quelli milanesi.

44

i,i,a.fondo) e promoverà (Ad.XXII,74,3,3,serv.tel.), suonare (Ad.1,21,5,1, teatro, ecc.) ma sonare (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.). Nei casi in cui si affermerà il monottongo, risulta incontrastata la forma focolare (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc. e Ar.XXI,202,2,i,a.pol.-:Times), ma per il resto sembra di vedere un certo progresso solo per i derivati di tono: nella prima annata stuonate (Ar.II, i57,2,2,corr. Parigi) ma nella seconda intonare (Ar.XXI,279,i,3,a.pol.-:Politische (Korrespondenz), Giove tonante (Ar.XXI,i7i,2,4,a.pol.); continuano le tipiche oscillazioni ottocentesche per abbonare e derivati (Ad. tit. sia prima, sia seconda annata, ecc.) ma abbuonare e derivati (Ad.II,80,1,1,avviso, ecc.); inoltre, dopo i semiconsonante o suono palatale: figlioletta (Ad.XXI,276,2,5, cr.prov.), fìgliolino (Ad.XXI,302,2,3,cr.citt.) pizzicagnolo (2 volte in Ar.XXI,305,3,1,cr.prov.), vaiolosi (2 volte in Ar.XXI,202,1,4,n.varie), ma iperdittongazione - nella seconda annata! - in figliuoletta (Ar.XXII,75,2,3,est.); giocare e derivati (Ad.XXI,276,2, 5,cr.prov., ecc.), ma molto più spesso giuocare e derivati (Ad.I,i,2,i,a.fondo, ecc.); infine, ancora nella seconda annata, mariuolerie (Ad.XXI,2i8,2,5,n.varie). 4.2.8. Altro Normale nell'Ottocento è la variante oggi scomparsa ammortimento (2 volte in Ad.II, 154,1,2,a.fondo, ecc.) per ammortamento511. Balanciere (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi) per bilanciere coincide con una forma dialettale ma qui è influenzato dal francese ed è una prova di come le forme dialettali difficilmente si insinuino in una lingua come questa poco locale e tendente alla tradizione, se non appoggiate dalla lingua letteraria o da lingue straniere (come si vedrà anche per l'aferesi che, pur essendo un accidente tipico del parlato, si manifesta solo in forme della tradizione o del francese); guigliottina (2 volte in Ad.II,193,1,2,diario) è un francesismo grafico; laudabile (Ad.1,21,4,1, corr.Firenze) è un latinismo; variante aulica ma ancora molto diffusa è melanconia (Ar.XXI,171,2,2,est. e Ad.XXI,169,3,i,cr.citt.) ma si trova anche malinconia (Ad.XXI, 169,2,2, est., traduzione della fonte francese comune a «L'Arena», che traduce invece melanconia)·, menomamente (Ar.II, 133,3,1,n.varie, ecc.) e menomo (Ad.II,2i9,2,3,est.-:Times, ecc.) sono forme della tradizione eulta; rascuotere (Ar.II,157,1,3,leg.fin.) per riscuotere in un articolo ricco di fenomeni linguistici che si staccano dall'uso 'normale' è forse uno scambio di prefisso (come nel caso di ragguardevole / riguardevole esposto nel paragrafo su scempie e doppie) o una trivializzazione, se non un errore di stampa; più probabilmente è un errore triofoglio (Ad.XXI, 169,2,3,n.varie).

53

Per ammortamento la prima attestazione è in U G O L I N I 1855 2 ( G D L I ) ; il termine ammortimento è anteriore (1836, Cattaneo, G D L I ) anche se D E L I lo dà attestato qualche anno dopo (1857, Boccardo).

45

4-3 · Vocali postoniche Registro corte di Assisie, sala delle Assisie

(entrambi in Ar.II,i96,3,3,est.-:giorn.

parig. e Ad.II,219,3,2,tit.) o assol. Assisie all'assai più frequente Assise

(Ar.XXI,305,i,5,n.varie) di fronte

( A d . X X I I , 7 4 , i , i , c o r r . P a r i g i , ecc.); si tratta di una

f o r m a p o c o usata, m a presente nell'Ottocento, per e s e m p i o anche in Carducci, Lettere, X : 211: «corte di assisie» (GDLI, S. V. assise); c o m u n e era invece l'alternanza giovane / giovine e derivati: lo stesso titolo di un giornale pubblicizzato è Italia Giovane

e a due righe di distanza ITALIA GIOVINE (Ar.XXI,343,3,i,pubbl.);

il plurale è c o m u n q u e sempre giovani, m a in f o r m e suffissate si ha anche l'allotropo con -/-: giovinetti

(Ar.II,i33,3,2,n.varie, ecc.), giovinetti

(Ad.XXI,302,2,2,

cr.prov.). U n ' o s s e r v a z i o n e che p u ò essere fatta per differenziare le due varianti è che ad essere usata c o m e attributo di Re, arciduchessa,

principe è s e m p r e quella

con la Ζ54. D a l lato della tradizione p r o v e n g o n o : debile f o r m a dotta, propria del linguaggio poetico

(Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.) 5 5 , fecule

(Ad.XXII,74,i,2,corr.Parigi:

«[il

dazio] sulle semole, le paste d'Italia, le fecule esotiche»), formóla (Ad.1,62,4,2, n.pol.) m a si ha anche formula

(Ad.II,i54,2,3,corr.Firenze e Ad.XXI,302,2,3,

cr.citt.), lunge

(Ar.II,222,i,3,att.), stamane

anche stamani

(Ar.XXI,202,2,2,a.pol.) 5 6 .

(Ar.XXI,202,2,5,n.varie, ecc.) m a

D a l lato opposto: chiacchere f o r m a diffusa nel parlato informale non solo settentrionale ( A d . I I , 2 1 9 , 1 , 1 , d i a r i o ) 5 7 , scandolo

variante toscaneggiante (Ar.II,

ioo,2,4,rel.Sen.franc.) 5 8 m a p o c h e righe sopra si legge scandalose

inoltre scan-

dalo proprio da Firenze (Ad.II,265,2,4,corr.Firenze, ecc.); trivializzazioni del

54

Manzoni generalmente corregge giovane > giovine che era la forma tipica del fiorentino ma «al plur. par che resti sempre giovani» (cfr. D'OVIDIO 1933: 101 e 347 n.; SERIANNI 1986: 181); per le forme corradicali si nota, al contrario, giovinotto > giovanotto (ibid.: 53-4).

55

Si richiamino solo Dante, Par., 23-78: «ancora mi rendei /a la battaglia de' debili cigli» e Petrarca, 37-I: «Sì è debile il filo a cui s'attenne / la gravosa mia vita». FORNACIARI 1879: 20: «debile poet.».

56

TEKAVCIC 1972,157: «L'italiano antico d'altra parte presenta lei anche là dove oggi troviamo una Iii». Inoltre FORNACIARI 1879: 20: «avànte, avànti', domine, domàni; lùnge, lungi. Le forme in e sono poetiche». TB: «Stamane e più com. Stamani». Per stamane si aggiunge che il mutamento vocalico si attua su una «forma usata soprattutto in Toscana (dove è usato anche stamani mattina', altrove, più com. stamattina» (cfr. Diz. Ene. It.).

57

Tipo presente anche in Nievo (MENGALDO 1987: 50). E, in protonia, scandolezzato (Ad.II,I54,3,i,n.varie e Ad.II,193,2,5,cr.prov.). Manzoni corregge scandalo in scandolo «che seppe o credette esser proprio del vivente uso fiorentino» e comunque una di quelle voci che «qual che si sia l'uso presente di Firenze, sono ancora vivissime nell'uso letterario, corrono subito alle labbra e sotto la penna d'ogni italiano colto, senza che mai abbiano sapore di rancido, d'affettato, nemmen di so-

58

s t e n u t o » ( D ' O V I D I O 1933: 1 0 0 - 1 ) .

46

giornalista o errori di stampa sono calibrio (Ar.II,i96,3,3,n.varie-*Epoca) per cui vedi equilibrio e viceversa colloquo (Ar.XXI,202,2,i,a.pol.), e fìnalmenti (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn.franc.).

4.4. Prostesi È regolare che la i prostética compaia solo dopo consonante e in particolare unicamente dopo con, in, per, non, quindi esclusivamente per ragioni eufoniche: per esempio «in iscontri parziali» (Ar.I,24,3,i,n.varie), «con ¡scrupoloso rigore» (Ar.II,i33,3,2,est.), «non istesa in carta da bollo» (Ar.XXI,305,2,3^.varie-* Sentinella di Brescia); è un fenomeno oggi ormai raro che già nel corso dell'Ottocento, nonostante fosse consigliato dalle grammatiche, stava perdendo terreno 59 , e infatti si segnalano casi in cui, nonostante si verifichino le condizioni, la i- viene omessa: «in Svizzera» (Ar.XXI,io3,2,5,n.varie e Ar.XXI,202,1,5,n.varie) ma «in Isvizzera» (Ar.XXI,305,2,5,n.varie e Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.-*Tribuna), «in sciopero» (Ad.XXI, 102,1,5,n.varie) ma «in isciopero» (Ad.XXI,i32,i,2, corr.Parigi e Ad.XXI,202,1,4,n.varie), «in scena» (Ar.XXII,52,i,4,n.varie-*Debats, ecc.), ma «in iscena» (Ad.II,i3i,2,5,n.varie) 6 °. Più interessante è il caso in cui la i prostética compare dopo vocale: «potuto isfuggire» (Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.) è l'unico esempio indiscutibile, e si noti che proprio «può isfuggire» è il solo caso di i prostética dopo vocale trovato da Masini nei giornali milanesi 61 . Sarebbe da aggiungere «distruggere quella stabilità ministeriale, che essi hanno iscritto in testa ai loro programmi» (Ad.XXII,74,i,3,corr. Parigi), ma facilmente si tratta del verbo i(n)scrivere62.

4.5. Aferesi Gli altri casi, non infrequenti, in cui compare una i anche dopo vocale sono dovuti non a prostesi, ma a mancata aferesi della parola, indipendentemente dalla sua posizione 63 : stesso (Ad.XXI,355,2,4,cr.citt., ecc.) e stru/omento (Ad.11,154,

59

Per l'italiano moderno cfr. SERIANNI 1988: 24; SABATINI 1985: 157; per il secolo scorso FORNACIARI 1879: 41: «Oggi quest'aggiunta della i resta come forma mobile quando la parola precedente finisca per consonante». Cfr. inoltre ROHLFS 1966-1969, 187; MIGLIORINI I960: 5 6 3 e 630.

60

61 62 63

Comesi vede, oltre che davanti ad i impura la 1- viene preposta anche al fonema /}/; lo stesso più di una volta anche in SCAVUZZO 1988: 35-6. MASINI 1977:37; in Nievo (MENGALDO 1987: 52) sono più frequenti. In Nievo: «non ho potuto iscriverti» (MENGALDO 1987: 52). FORNACIARI 1879: 55: «Esempi di aferesi abbiamo in molte forme doppie, ambedue

usate modernamente: istroménto, struménto·, [...] ¡stésso, stésso; [...] istòria, stòria». Si osservi che nel primo esempio sono accoppiate le due varianti eulte (1 prostética e o

47

3,i,n.varie, ecc.) si alternano, anche in vicinissimo parallelismo (Ad.11,219,3,5, cr.citt.: «all'istessa ora e nello stesso luogo»), con istesso (Ar.II,i96,i,i,a.fondo, ecc.) e istru/omento (Ad.XXI,276,2,5,cr.citt., ecc.), entrambi caratteristici, oltre che di alcuni dialetti, della lingua della tradizione che sembra essere determinante nella scelta delle varianti. Le forme aferetiche generalmente hanno in comune una diffusione sia nel linguaggio dotto sia nel parlato 64 ; ma si può di caso in caso individuare quale delle due spinte sia la preponderante (si noti che è sempre una vocale a precedere la forma aferetica): si possonono considerare letterarie le aferesi in «delle nimicizie» (Ar.I,24,i,2,a.fondo), «ha largito» (Ar.II,56,2,3,serv.tel.), e le mancate aferesi «somme esborsate» (Ar.II,i,2,4,art.citt.), «di continuo addimostrata» (Ar.II,ioo,3,3,cr.citt.), «Questa istoria» (Ad.II,55,3,3,n.varie) ma poco prima «la storia» 65 , «volle esperimentarne» (Ad.II,2i9,2,i,cr.prov. e sim. Ad.XXII,74,3,4, serv.tel.) 66 , ecc. Le forme che si colorano piuttosto di dialetto hanno forse alle spalle anche il francese: «si è contentato» e «dovrà contentarsi» (entrambi in Ar.II,268,3,3,n.varie-:Opinion nationale) /fr.: se contenter/, «in occasione delle imminenti elezioni generali, profitteranno» (Ar.XXI,i33,i,3,cr.pol.-*Giorn. dei lav. pubbl.) /fr.:profiter/.

4.6. Sincope Anche riguardo alla sincope, altro accidente caratteristico dei dialetti settentrionali 67 , si riscontrano casi per i quali non si può addurre a causa la parlata veneta, ma una spinta letteraria: si tratta di adoprerà (Ad.II,2i9,i,i,diario) e si adoprano (Ad.II,8o,2,5,n.pol.), carco (agg. in Ad.II,8o,i,4,corr.Milano) ma carico (sost. in Ad.II,i3i,3,i,n.varie-*Bureau Veritas), oprò (Ar.XXI,343,i,2,a.fondo) 68 e «All'opra» (Ad.I,2i,5,2,leg.elett.); è di matrice letteraria anche la mancata sin-

protonica) e le varianti neutre; dagli spogli effettuati non risulta affatto una tale differenzazione. 64

TEKAVCIC 1972,137. Si noti col ROHLFS 1966-1969, 187, che « la caduta della vocale di appoggio [/ prostética] nella lingua letteraria e nel dialetto toscano in generale procede di pari passo con la perdita della vocale iniziale in [...] storia, strumento, [ecc.]».

65

T B : «Storia è oramai più comune».

66

Non è l'unica forma riportata in TB, ma vengono ammesse tutte e due con l'aggiunta: «La parola riuscendo troppo lunga, vien quasi naturalmente detto Sperimentare, e il pop. tose, lo contrae in Spermentare».

67

«Molto più del toscano e ancor più, di quelli meridionali» (TEKAVCIC 1972, 143).

68

Basti per tutti l'esempio di Tasso, I-I: «Canto l'arme pietose e'I capitano / che'l gran sepolcro liberò di Cristo. / Molto egli oprò col senno e con la mano, / molto soffrì nel glorioso acquisto».

48

cope in offerirgli (Ar.II,56,i,4,corr. e Ad.II,i3i,i,4,est.-:Presse) ma per il resto sempre offrire (Ad.I,62,3,2,cr.citt., ecc.) 6 9 , sofferendo Le

varianti

neutre

ormai

(Ad.I,i,5,i,cr.citt.).

(Ad.XXI,i32,i,i,corr.Parigi,

ecc.) e

oramai

(Ad.XXI,i02,3,3,serv.tel., ecc.) sono entrambe molto frequenti 7 0 , mentre si nota una netta minoranza delle forme non sincopate nell'alternanza, ancora oggi viva, fra comprare

(Ar.II,222,2,2,corr.Firenze, ecc.) e comperare

(unico esempio in

Ad.XXII,52,3,i,cr.citt.) 7 \sgombrare (Ad.II,i3i,3,5,d.tel., ecc.), sgombro i,7,i,n.varie, ecc.) e - tutte nella seconda annata de «L'Adige» (Ad.XXII,74,i,2,corr.Parigi),

sgombero

(Ad.I,

sgomberare

(Ad.XXI,250,3,3,serv.tel.-*Reuter

e

Ad.302,3,3,serv.tel.) 72 .

4.7.

Apocope

Nell'Ottocento l'apocope è in netto regresso e i giornali veronesi rispecchiano tale tendenza: sono rare le concentrazioni di parole apocopate caratteristiche di testi anche informali dei secoli precedenti, tipo «pur ancor mi par poter fare» 7 3 o simili, anzi, in genere esse vengono evitate: «convien pure confessarlo» (Ar.I, 66,2,4,corr.Firenze), «han fatto bene! Essi hanno ben meritato» (Ar.11,56,1,2, a.pol.-:Liberté), «Siam giovani noi, non abbiamo veduto lo svolgersi di quegli avvenimenti che han fatto grande l'Italia» (Ar.XXI,343,i,i,a.fondo), ecc. Questa stringatissima esemplificazione basta per mostrare i tipi in cui l'apocope si manifesta con maggior frequenza, cioè alcune voci verbali (han, eran, gl'infiniti, ecc.) e alcuni vocaboli ancor oggi spesso apocopati (ancor, ben, pur, tal, ecc.). Manzoni, che revisionando il suo romanzo abbonda in apocopi cercando di avvicinarsi all'uso toscano 7 4 , indicherebbe così la strada verso un deciso ritorno

69

M a n z o n i corregge offerire > offrire (cfr. SERIANNI 1981: 29 ss.; FOLLI-BORASCHI 1899:

70

T B f a c e n d o un c o n f r o n t o anche con la variante lessicale ornai (da oggi + mai, mentre

C L I I ) . FORNACIARI 1879: 240, a m m e t t e senza preferenze entrambe le forme. queste da ora + mai) anch'essa rinvenuta in questi spogli, seppur più raramente, scrive: «Ornai non è più dell'uso [...]. Oramai, segnatam. nel ling, fam., è più com., e non si disdice alle scritture più elette [...]. Ormai e in queste e nel ling. fam. p u ò tornar più spedito». 71

T B : « M e n com. di Comprare,

72

T B a m m e t t e entrambe le f o r m e sia p e r il v e r b o sia per il sostantivo, ma

nel ling. pari.». «Sgomberare,

dicesi segnatam. delle masserizia che trasportansi da quella di prima nella nuova abitazione; Sgombrare

ha nella lingua scritta parecchi usi fig., e vivi tuttavia. L a

tura e lo Sgombero

non si direbbero d u n q u e Sgombratura

né Sgombro».

SgomberaIn questi

esempi non è mai usato nel senso figurato, neppure nella forma non sincopata. 73

U n e s e m p i o fra i molti reperibili, tratto da B. Castiglione, Tutte le opere di Castiglione,

74

Baldassar

Milano, 1978,1: 753.

A n z i , talvolta lo oltrepassa. Cfr. D'OVIDIO 1933: 98: «in parecchi luoghi è lecito dubitare se interpretasse bene l'uso toscano, il che gli era reso difficile dai molti e normali troncamenti del suo nativo lombardo».

49

a questo fenomeno; ma il tentantivo non ha avuto fortuna, visto che nell'uso contemporaneo le apocopi sono ancora più rare di quanto non lo fossero il secolo scorso e ancora oggi, insieme alle elisioni, sono in via di riduzione75. Dai miei spogli in particolare l'apocope risulta impiegata anche al di là di quanto non ammettessero le grammatiche di allora (che, ovviamente, anche l'italiano standard moderno non contempla). Innanzitutto l'apocope non si trova solo prima di consonante ma anche prima di vocale 76 come, fra i numerosi esempi, «v'avea pur allora» (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times), «Diceasi voler il Papa udire prima» qui per dissimilazione (Ar.I,66,i,2,b.pol.), ecc. Inoltre, essendo la lingua giornalistica aperta ai più vari registri, in questi testi sono accolte forme segnate da una marca ora letteraria, ora dialettale o genericamente popolare: per il primo tipo ricordo «così come è convenevol cosa» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.) in un sintagma tipico del linguaggio aulico; per il secondo: «un carretto bel carico» (Ar.XXI,343,3,2,cr.prov.), «tre signore ed un signor forestieri» (Ar.XXI,253,3,3, cr.prov.) che evita l'omofonia di due forme distinte, «il vin buono» (Ad.XXI,202, 2,2,cr.prov.) in un sintagma di indubbia matrice dialettale 77 . Dal punto di vista sincronico si nota che se le apocopi si concentrano, e sono casi rari, per lo più ciò accade in articoli dal tono alto, come, per esempio, nell'articolo di fondo a commemorazione di Marco Minghetti che occupa più di tre colonne della prima pagina dove si registra una gran copia di voci verbali apocopate: Siam, han fatto, siam nati, siam giunti, siam nati, possiam piangere, eran segnati, Abbiam cercato, anche a breve distanza: «Non ci son parole per attestare il dolore di tutti; non vi son frasi, per quanto espressive, che possan dire tutto quello che di Minghetti si potrebbe e si dovrebbe» ( A r . X X I , 3 4 3 , 1 , 1 - 2 - 3 - 4 , a.fondo). Si consideri poi uno dei rarissimi casi di apocopi in serie, che risultano certamente anomali: nell'articolo di fondo del primo numero de «L'Adige» si trova «ch'or son fatti» dove le apocopi sono anche precedute da un'elisione (Ad.I, Ι,Ι,Ι, a.fondo). Meno spesso ma non sporadicamente si presenta l'apocope postvocalica nelle preposizioni articolate a' (Ar.II,i57,i,3,leg.fin., ecc.), co' (Ad.I,i,4,i,corr. Vienna, ecc.), da' (un solo esempio, Ar.II,i57,i,3,leg.fin.: «da' Giornali»), de' (Ad.I,i,3,i,n.varie, ecc.), ne' (Ar.II,56,i,4,corr., ecc.), pe' (un solo esempio, Ar.I, 4,i,4,att.: «pe' suoi simili»), ira'(un solo esempio, Ad.I,75,4,i,n.pol.: «tra' quali»); si tratta di un tratto tipicamente toscano-letterario1* riconosciuto come tale, visto

75

Cfr. A . L . LEPSCHY-LEPSCHY 1986 3 : 87.

76

FORNACIARI 1879: 6 6 - 7 : «Non si suol fare (almeno in prosa) il troncamento davanti a parola che cominci per vocale».

77

Inoltre un per uno pronome, come per esempio «dice un di loro» (Ar.XXI, 103,3,2, a.cult.-:racc.franc.), e anche

nessun

per

nessuno·,

cfr. a questo proposito il paragrafo

sulla morfologia dell'articolo. 78

D'OVIDIO 1933:99: «[Manzoni] aumentò il numero dei

de'a'e. sim., che sono i prediletti

del tose, parlato, ma che la lingua scritta non accoglie se non dove le pare che prestino un vero servigio».

50

che, per esempio, si legge ovunque «Camera dei Deputati» (Ad.I,62,i,2,n.poL, ecc.) ma in un articolo riportato da «La Nazione» si mantiene «Camera de' D e putati» (Ar.I,66,3,3,a.pol.-:Nazione). Impiegata al fine di toscaneggiare è anche l'apocope nel dimostrativo que' (Ad.I,2i,4,2,corr.Vienna, ecc.). Non si tratta certo di un fenomeno sistematico, anzi, come per l'apocope postconsonantica, per non acccumularne diverse di séguito si creano delle variationes: «Si parlava de' fastidi e dei divertimenti dei vari mestieri» (Ar.XXI,i03,3,2,a.cult-:racc. frane.), «uno dei più gran fatti [...], uno de' più splendidi avvenimenti» (Ad.I,2i, i,i,a.fondo) oppure, nello stesso articolo, «que' Signori Associati» e «Quei Signori» (Ar.II, Ι,Ι,Ι, red.). L'apocope sillabica è rara (a parte i tipi più comuni come gran, ecc.) e si manifesta nelle forme usuali della tradizione letteraria: diè (Ar.XXI,343,1,4,vita Mingh.), piè anche nel sintagma stereotipato «ad ogni piè sospinto» (Ad.202,1, 3,a.pol., ecc.), esempi tratti da articoli di tono alto; così succede che in un articolo di fondo si trova il sintagma «ai piè di quel letto» (Ar.XXI,343,1,3,a.fondo) e nello stesso numero in un servizio telegrafico, dalle tinte quindi decisamente meno ricercate, si legge «ai piedi del letto» (Ar.XXI,343,2,5,serv.tel.). Si noti da ultimo il mancato troncamento in sintagmi oggi stereotipati nella forma apocopata: «aver menato per tanti giorni il cane per l'aia» (Ar.1,4,3,2, cr.citt.), «un poco di educazione» (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc.) 79 , TAGNA»

(Ad.II,2i9,2,5,est.

e

Ad.II,265,2,3,est.);

inoltre

«GRANDE

«Santo

BRE-

Zenone»

(Ad.XXI,i02,2,2,cr.citt.) ma nello stesso articolo «San Zeno» 8 0 .

4.8. E l i s i o n e E un campo vasto nel quale è difficile trovare delle linee di tendenza, visto che generalmente vige una vivace anarchia che permette di elidere o meno, sia fra vocali uguali sia fra vocali diverse, anche in casi identici: «d'ogni colore e di ogni risma» (Ad.I,62,3,i,corr.Milano); l'unica tendenza alla regolarizzazione che ho potuto notare è negli articoli del corrispondente da Firenze (siglato sempre Z.), una penna più raffinata di altre, nei quali ho ravvisato una certa propensione ad elidere unicamente gli articoli determinativi, non gli indeterminativi né altro (si veda, per esempio, il pezzo pubblicato in Ar.1,24,3,2). Per il resto, comunque, è un labirinto di casistica 'mediana', per non perdersi nel quale ci limitiamo a porre attenzione ai confini dell'impiego dell'elisione, da una parte, cioè, alla sua sovrabbondanza, dall'altra all'eccessiva parsimonia con cui viene utilizzata 81 .

79

Per le diverse grafie del lessema con troncamento, cfr. il paragrafo sull'apostrofo.

80

A.

L . LEPSCHY-LEPSCHY

19863: 100: «solo la forma San si usa davanti a z: San Zenone,

San Zaccaria, ecc.». Inoltre 81

CAMILLI

19653: 126 ss.;

SERIANNI

SERANNI

1988: 26.

1988: 24: «appare in declino rispetto all'uso di un se-

colo fa».

51

Per il primo aspetto: talvolta si producono accumuli come d'un '+ sost. femm. : «d'un'orda» (Ar.I,4,i,2,b.pol.), «d'un'alleanza» (Ar.II,ioo,2,2,corr.Parigi) o come «d'oltr'alpe» (Ar.II,268,i,i,a.fondo) che si oppone alla consueta locuzione ottocentesca «d'oltralpe» ( D E L I ) ; può elidersi la -e di una preposizione articolata femminile plurale anche davanti a vocale diversa da e, ciò che dà una connotazione che va dal toscaneggiante al letterario 82 : «dall'ugne» (Ar.I,4,2,i,att.), «nell'armi» (Ar.XXI,52,i,3,a.rel.), «tra la cerchia dell'Alpi» (Ad.I,i,i,2,a.fondo) fino ad arrivare a forme poetiche come «chi'l crederebbe?» (Ar.II, 100,3,2, cr.citt.) 83 . Viceversa, le più notevoli circostanze in cui non si attua l'elisione sono: molto spesso l'incontro fra due vocali uguali: «la aveva coperta» (Ar.II,8i,i,2,a.pol.), «di primo ordine» (Ar.II,i,i,4,corr.Firenze) qui, probabilmente, addirittura con dialefe visto che è ripristinato nei suoi membri costitutivi un sintagma già fissato dall'uso con l'elisione, «che ei» (Ad.I,2i,4,i,corr.Firenze); spesso l'articolo lo o preposizioni articolate con esso composte: «lo improvviso cambiamento» (Ar.II, 268,1,3,n.varie), «dallo attaccare» (Ar.XXI,i33,2,3,a.pol.), «per lo addietro» (Ad.II,8o,3,3,est.-*disc.Ruoher); casi che acquistano un tono solenne tipo «pace di Europa» (Ar.II,56,2,2,est.-:Italie), «Il corpo di esercito» (XXI,202,2,i,a.pol.-: Times); oppure ci8*: «Ma sinora non ci è stato modo d'intendersi» (Ar.1,24,2,2, a.pol.-:Opinione), «l'economia non ci entrava certo» (Ar.II, 1,1,3,r.pol.-*Opinion National). È possibile che l'elisione fosse sentita come un tratto caratteristico del parlato il quale, sempre alla ricerca del minor sforzo, ama le forme più scorrevoli 85 , e che quindi essa venisse evitata volutamente 86 ; d'altra parte anche nei casi di adozione estesa dell'elisione si va nel senso di fuga dal parlato verso un tono più alto come visto dagli esempi sopra riportati: si possono quindi interpretare questi fenomeni apparentemente antitetici come segno di una stessa tendenza a ricercare un tono anticolloquiale di ufficialità.

82

FORNACIARI 1879: 69: «L'articolo [...] le [si elide] solo davanti a parola che cominci per e». Inoltre D'OVIDIO 1933: 99: «Un'elisione usuale nella poesia e nella parlata [toscana] è quella dell'articolo plurale femminile, la quale è invece poco men che proscritta dalla prosa per ciò che annulla la distinzione dal singolare. Il Manzoni non v'ebbe ritegno fin dalla prima edizione [...], e tanto più nella seconda».

83

FORNACIARI 1879: 71: «usano i poeti, pur per amore dell'armonia, di fare talvolta l'elisione all'inversa, togliendo cioè la vocale iniziale di una parola che segua ad altra parola terminante in vocale. Ciò però si suol fare quasi solamente quando la parola da elidersi sia l'articolo singolare il, la sillaba in non accentata, e l'avverbio ove».

84

Anche se si potrebbe elidere in quanto precede parola cominciante per e. Cfr. FORNACIARI 1 8 7 9 : 7 0 .

85

SABATINI 1985: 157: «nel parlato le elisioni e i troncamenti sono leggermente più frequenti (per la facilitazione fonica che ne deriva)».

86

Osserva qualcosa di simile MIGLIORINI i960: 630: «Gli articoli lo e la davanti a vocale quasi sempre si apostrofano, ma in qualche caso si hanno le forme intere, quasi per indicare una pronunzia lenta e scandita».

52

4·9· d eufonica L'atteggiamento linguistico di Manzoni sembra in questo caso precorrere i tempi di più di un secolo, se corregge ad > a «quasi sempre anche davanti all'a» 8 7 , mentre ancora nei testi del Novecento ad, ed sono «assai comuni» nell'incontro con la stessa vocale, a differenza di od, molto meno usata (non si discute di ned, già in disuso nell'Ottocento, ora assolutamente scomparsa) 8 8 . Dagli spogli effettuati risulta rispecchiata la situazione ottocentesca 'non manzoniana': ned è assente del tutto, s'incontrano sovente invece ad, ed, ed anche od, tutte usate anche davanti a vocale diversa: «ad esse» (Ar.I,24,i,i,a.fondo), «ed i dissidenti» (Ar.1,4, i,i,serv.tel.-:Moniteur), «od è una supposizione iniqua, od una strana follia» (Ar.II,8i,i,2,a.pol.), ecc.

4.10. Scempie / doppie Fino al secolo scorso in testi informali come epistolari 8 9 o, appunto, giornali 9 0 del Nord Italia l'uso delle scempie e delle geminate riflette vistosamente l'impronta dialettale degli scrittori di area settentrionale dove non esiste alcuna consonante doppia 9 '; da una parte quindi si registrano numerosi scempiamenti, talvolta anche appoggiati da forme della tradizione letteraria o del latino, d'altra parte sono frequenti geminazioni iperreattive, anch'esse in alcuni casi sostenute dai modelli della tradizione o del toscano. Subito evidenzio il caso singolare di

Canareggio

(Ad.XXI,i69,2,3,n.varie) con uno scempiamento e una geminazione, ma do qui di séguito per intero tutta la casistica, che si presenta molto nutrita per entrambe le testate fino alla seconda annata 9 2 . Scempiamenti decisamente veneto-settentrionali: abbraciare 4,n.varie-*Corr.della Sera) ma abbracciare piacani e accalapiatori

(entrambi in Ad.XXI,i69,2,4,cr.citt.) ma

(ibid., ecc.) e accalappiare

a.fondo), apoplético

accalappiacani

(Ar.XXI,i7i,3,2,cr.citt., ecc.), accocolata

2,3,corr.Parigi), accoparlo cr.citt.), apoggiare

(Ar.XXII,75,i,

(Ad.II,55,1,1,a.fondo, ecc.), accala-

(Ad.XXI,i69,2,4,cr.citt.), accopiata

(Ar.II,i96,2,i,a.fondo)

e apoggio

(Ar.11,196,

(Ar.II, 100,3,3,

(Ar.II,196,1,4 e

2,1,

(Ar.II,i96,2,4,corr.Parigi e Ad.II,i54,3,3,n.varie-:Italie),

appicato (Ar.II,56,2,3,serv.tel.), aquisiti (Ad.II,55,1,2,a.fondo), bachici ( A d . X X I , 102,2,5,cr.citt.: «furori bachici»), bestemiò

8 7

FOLLI-BORASCHI

88

CAMILLI

89

C o m e osserva

90

Cfr.

MASINI

91

Cfr.

ROHLFS

92

1899:

1965 3 : 132 n.;

V;

inoltre cfr.

SABATINI

MENGALDO

1977: 3 8 - 4 1 e

D'OVIDIO

( A d . X X I , 132,2,5,cr.citt.),

bizeffe

1933: 101.

1985: 157.

1987: 43 e testimonia per il caso di N i e v o nelle pagine ss. BISCEGLIA BONOMI

1966-1969, 229;

MUSSINI

1973: 1 8 7 - 8 .

1889: 3 0 - 1 .

Q u a n d o vi siano più f o r m e dello stesso sostantivo d a r ò il singolare, dello stesso aggettivo il maschile singolare, di una coniugazione verbale l'infinito.

53

( A d . X X I , 2 5 0 , 2 , i , c r . p r o v . ) 9 3 , colegio ( A r . X X I , 3 4 3 , 1 , 5 , v i t a Mingh.) m a poco d o p o collegio, dicianove

( A d . X X I , 2 i 8 , 2 , 3 , n . v a r i e ) , difondendosi

(Ad.II,8o,i,5,corr.

Milano), discusioni ( A r . X X I , i 0 3 , i , 4 , a . p o l . - : H o m e R u l e ) , ecitare ( A r . I I , 196,2,3, corr.Parigi), Faciamo (Ar.I,24,3,2,n.varie),fiame (Ad.I,75,2,i,cr.citt.), francoboli (Ad.XXI,i69,2,5,cr.citt.) m a francobolli indenizzo

(3 volte in

Ad.XXI,i32,i,5,n.pol.),

( A d . X X I , 2 0 2 , i , 5 , c r . p r 0 v . ) , lazzareto (Ar.II,222,2,4,red.) m a

lazza/

eretto ( A d . I I , 154,3,i,n.varie, ecc.), maresciali (Ad.XXII,8,3,i,cr.citt.) m a maresciallo ( A d . X X I , i 3 2 , 3 , 2 , c r . c i t t . , ecc.), mile ( A r . X X I I , 5 2 , i , 4 , a . r e l . : « E cento e mile e centomila») 9 4 , note (Ar.II,8i,3,2,cr.citt.) 9 5 , olfato Opeano

( A d . X X I , 2 i 8 , 2 , 2 , c r . p r o v . ) , panocchie

(Ad.XXI,i02,2,2,cr.citt.),

(2 volte

in

Ad.XXI,276,2,4,

cr.citt.), potrano ( A r . X X I , i 0 3 , 2 , 2 , e s t . ) , Prefetura ( A r . X X I I , 7 5 , i , 5 , c r . p r o v . ) m a nell'articolo corrispondente de « L ' A d i g e » Prefettura (Ad.XXII,74,2,4,cr.prov.), preocupazione

(Ar.II,100,2,i,corr.Firenze),

Giorn.di N.Y.), rimarebbe

ribasare

a.pol.), scarlatina ( A r . X X I , 2 0 2 , 1 , 4 , n . v a r i e ) , scorazzare slovache

(Ar.XXI,305,2,4,est.-:

( A r . I I , i 3 3 , 3 , i , a . c i t t . ) 9 6 , riproduremo

(Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times),

stopaccio

(Ar.1,66,2,2,

(Ad.XXI,169,2,4,cr.citt.),

(Ar.II,133,3,1,est.),

subuglio

(Ad.II,265,2,3,est.), surretizio (Ad.1,1,6,1,est.-:OpinionNational), tuto ( A d . X X I , 2i8,2,i,cr.prov.)

m a tutto (Ar.1,66,1,tit.,

ecc.), vendemia

(Ad.XXI,202,2,2,

cr.prov.), veta (Ad.II,i54,2,5,n.varie), Zanoni (Ad.XXI,276,2,3,cr.citt.) m a passim Zannoni sia nello stesso articolo sia in quello corrispondente de « L ' A r e n a » (Ar.XXI,279,2,4-5,cr.citt.). Scempiamenti per i quali è necessario tenere presenti grafie della tradizione 9 7 o il latino (più spesso entrambi), oppure scempiamenti sui quali è facile pensare che interferiscano parole simili o parole straniere; è evidente che tali modelli influenzano la scelta delle varianti scempie secondo varie gradazioni, che vanno dalla legittimazione (imaginare, publico, ecc.), al semplice appoggio alla spinta dialettale, spesso primaria (Pelliciaj, pichetto, ecc.) 9 8 :

camelliere

( A r . X X I , 1 0 3 , 2 , 2 , e s t . ) per cui si richiamino le f o r m e camello, camelo dal lat. ca-

93

94

95 96 97

98

In Stampa milan, è la sola grafia nei due esempi registrati; in SCAVUZZO 1988: 39, un esempio con la scempia e due con la geminata. GDLI la dà come forma «ant.», ma ne offre un unico esempio a cavallo fa il XV e il XVI sec., che è proprio di area veneta (M. Sañudo). Qui è probabilmente influenzato dal vicino centomila. Caso tanto più significativo perchè l'opposizione semplice / doppia è distintiva. Per la tendenza alla degeminazione di -rr- cfr. ROHLFS 1966-1969, 238. Tutte indicate dal GDLI come forme secondarie. Per conoscere se nell'Ottocento fossero accettate o meno, riporto come indicative le scelte del TB, mantenendo il segno + preposto alle varianti non «conformi al buon uso vivente» perchè «storpiate e non di retta pronunzia». Cfr. Prefazione: 38. Anche D'OVIDIO 1933:42 n. affermava che in molti casi è predominante la fonetica settentrionale anche quando vi siano concause per l'attestazione di un lessema con la scempia: «a proposito di scelerato è nel dizionario italiano ed è più latino? Ma trovar più usuale scelerato che scellerato non lo può oggi se non un nativo dell'alta Italia». 54

melu(m)

m a c ' è a n c h e cammello

(Ad.XXI,250,1,5,n.varie-:Figaro:

( v e r a m e n t e il v a n g e l o d i c e n d o camelus, (Ar.II,i96,i,2,a.fondo)IO°, 5,n.pol.)101,

giaciono

n . v a r i e ) 1 0 3 , inaffiamento e c c . ) 1 0 5 , meliflua

cocarda

Ad.XXI,132,1,

imaginare

( A d . I I , 5 5 , 1 , 3 , a . f o n d o ) , immaginabili

(Ar.II,222,1,1, (Ar.II,222,1,1, (Ad.XXI,250,3,i, (Ad.XXI,169,2,2,

(2 v o l t e in A r . X X I , 1 3 3 , 3 , 2 - 3 , c r . c i t t . e A d . X X I , 1 3 2 , 3 , 3 ,

(Ar.II,157,1,1,a.fondo)

m a labbra

( A r . I I , i o o , 2 , i , c o r r . P a r i g i ) 1 0 6 , obligo

ne « L ' A r e n a » ) m a obbligo n.varie, ecc.) e obbligazioni

99

e

( A r . I I , 1 9 6 , 1 , 4 , a . f o n d o ) , imaginazione

( A r . I I , i 9 6 , 2 , 4 , c o r r . P a r i g i ) m a immaginando

cr.citt.), immaginativa cr.citt.) 1 0 4 , labro

(Ar.XXI,253,3,i,cr.citt.

(Ar.XXI,343,i,2,a.fondo)102,

a . f o n d o , ecc.), imaginativa a . f o n d o ) , imagine

/uligine

«cammello

i n t e n d e dire g o m e n a ) » ) 9 9 ,

( A d . X X I , 102,2,2,cr.citt., {passim

comunque solo

(Ar.II,100,3,3,cr.citt., ecc.), obbligare

(Ar.II,196,3,4,

(2 v o l t e in A r . I I , i o o , 2 , 2 , c o r r . P a r i g i e A d . I I , 2 1 9 , 1 , 1 ,

GDLI: camelliere non è data come forma secondaria, ma s. v. cammelliere è riportato un esempio di P. Della Valle; sono numerose le attestazioni di camello (Angiolieri, Cantari cavallereschi, Pulci, Leonardo, Bembo, Tasso, ecc. fino a D'Annunzio). TB: solo cammelliere ma cammello, camello e camelo con vari esempi.

100

Dal fr. cocarde (cfr. par. sui forestierismi). TB: solo coccarda.

101

GDLI: Tolomei, Morando, F. F. Frugoni, Muratori, Carena, Carducci e spesso al plurale nel senso di 'esalazioni, fumi', termine delle antiche teorie fisiche e della medicina antica (F. Birago, Lubrano, A . Cocchi). Forse qui inflenzato da caligine che «ant. e dial.» (2 ess. del XVI sec.: Bandello e Garzoni) sta per 'fuliggine'. C'era d'altra parte incertezza nell'Ottocento per tutte le parole in -ag(g)ine, -ig(g)ine, -ug(g)ine, per cui GHERARDINI 18472: 562-3 consiglia di mantenere la scempia nelle parole «passate dal latino». Si legga ad esempio nel GDLI S. V. polvere n. 11 uno scampolo da un testo di G.Giuliani, Delizie del parlare toscano (2 a metà del XIX sec.): «Qui dicono muffa o muffetta la crittogama [...]. Altrove invece si denomina la cenere, il polverino o polveruccio, la polvere, la caligine o fuligine». T B : solo fuliggine.

102

E, simile ad esso, taciono (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc.) ma nello stesso articolo tacciono. GDLI: passim.

103

GDLI: passim a partire da Dante su su fino ad esempi novecenteschi (Tozzi, Rebora, Jahier, ecc.). Per questo tipo nella quarantena, cfr. SERIANNI 1986:188-9: «Variante sistematica, da imagine a immagine e derivati». TB: solo immaginativa, ma negli esempi anche con la scempia; immaginazione e imaginazione; immagine e imagine; immaginare e imaginare.

104

A n c h e in MASINI 1 9 7 7 : 3 9 e in SCAVUZZO 1 9 8 8 : 3 9 . N e l G D L I n o n è d a t a c o m e f o r m a se-

condaria, ma 5. v. innaffiamento vi sono esempi della variante scempia di scrittori di origine settentrionale (C.Gonzaga, D.Bartoli); numerosi e di varia provenienza sono gli esempi del verbo inaffiare (Boccaccio, Ariosto, D'Annunzio, ecc.). TB: solo innaffiamento e innaffiare, ma negli esempi anche un'occorrenza del XVI sec. di inaffiare (G. Agricola). 105

GDLI: passim sia sing, sia plur., molto spesso in poesia (Latini, Ariosto, Pigna, Tasso, Marino, ecc.) e ci sono esempi anche ottocenteschi (L.Gualdo e S.Ferrari). In C.P.S. sempre labbra tranne un'unica occorrenza di labra, non del narratore, ma in una mimesi di un personaggio. T B : labbro e +labro.

106

GDLI: Ariosto, Guazzo, G. Razzi, F.F. Frugoni, ecc. TB: solo mellifluo.

55

d i a r i o ) 1 0 7 , patriotici

( A r . X X I , i 7 i , i , 4 , n . v a r i e , ecc.) e patriotismo

ecc.) m a patriottici

(Ad.I,i,4,2,cr.citt., ecc.), patriottismo

ecc.) 1 0 8 , via Pelliciaj

(Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.) 1 0 9 , picheto

(Ar.I,4,3,3,red., (Ad.II,131,1,5,est.,

(Ar.XXII,75,3,2,corr.

P a s t r e n g o : «un p i c h e t o di soldati») p e r cui si richiami il f r a n c e s e piquet d a cui d e riva 1 1 0 , m o l t o spesso publico

e derivati ( A d . X X I , 169,3,1,teatro, ecc.) m a altret-

t a n t o spesso - anzi, nella s e c o n d a a n n a t a più spesso - pubblico (Ad.XXI,132,1,3,n.varie, ecc.) 1 1 1 , república G e m i n a z i o n i i p e r c o r r e t t e : alluccinazione zione

(Ar.XXI,305,2,3,est.) m a

(Ad.XXI,302,1,4,est.-:Figaro), acquila

battarsi

( A d . I I , 193,1,2,diario),

(Ad.XXI,i69,2,2,n.varie)113,

avvanzi

e derivati

(Ar.II,8i,i,i,a.pol.)112. (Ad.XXI,2i8,3,4,serv.tel.),

(Ar.II, 133,2,1,leg.mil.)

cannonizzazione

ma

(Ad.II,i54,3,4,d.tel.),

( A d . I , i , 5 , 2 , n . v a r i e - * G a z z . U f f . ) f o r s e a t t r a t t o f o n i c a m e n t e dal vicino contumaccia tre

(Ad.XXI,25o,2,4,cr.citt.) m a nello stesso articolo contumacia

Ad.XXI,27Ó,3,3,serv.tel.),

diffetti

( A d . X X I , i 6 9 , 2 , 3 , n . v a r i e , ecc.), dottato ediffici

reggime

cautelle gabelle, (inoldifetti

(Ad.II,i3i,i,3,a.fondo),

( A d . I I , 8 o , 3 , i , e s t . - * d i s c . R u o h e r ) , Picco della Mirandola

52,2,5,cr.citt.), plicco

ma

arrabavanzi

( A d . X X I , 102,1,3,n.varie: «è d o t t a t o » ) ,

(Ar.XXI,305,2,4,est.-:gi0rn.di N.Y.), Marsalla

ottennemmo Reggia

(Ar.XXI,202,3,2,n.varie)

allucina-

(Ad.XXII,

(4 volte in Ad.II,55,3,2-3,cr.citt.: «plicco s u g g e l l a t o » ) 1 ' 4 ,

p e r Regia (Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.: «via San S a l v a t o r e C o r t e R e g g i a » ) , ( A d . I I , 5 5 , i , i , A . f o n d o ) I I S , sarrebbe

(Ar.II,i,2,4,A.citt.), SPETTACCOLI

(Ar.II,81,3,4,tit. e Ar.II,100,3,4,tit.) m a a l t r o v e s e m p r e SPETTACOLI (Ar.II,222, 3,4,tit., ecc.), soppraggiunse

107

108

109

110

111

112 1,3

114

115

(Ar.II,157,1,3,leg.fin.), trotte

(Ar.XXI,220,3,3,

GDU: Poliziano, Ariosto, C. Campana, ecc., ma gli esempi si fermano al XVII sec. con un'unica attestazione del XVIII di Verona (S.Maffei). TB: solo obbligo; solo obbligazione, +obligagione, ecc. GDLI: la forma con la scempia è l'unica registrata nei primi esempi; nel XVIII sec. comincia ad affermarsi la forma con la doppia, che convive con l'altra attestata fino all'Ottocento (Mazzini, Lessona, Carducci). TB: solo patriottico; solo patriottismo. GDLI: un esempio di pilliciaio a cavallo fra il XIII e il XIV sec. (Nuovi testi fiorentini). TB: solo pellicciaio ma c'è un esempio di pelliciaio di Firenze proprio dell'Ottocento (Mattasela di Spinello). Cfr. par. sui forestierismi. GDLI: non ci sono esempi di pichetto in questo stesso significato militare, ma ve n'è uno di Tassoni (sett.) nel senso di 'gioco di carte'. TB: solo picchetto. GDLI: passim (fra gli esempi del XIX sec. Cattaneo, Stampa milan., ecc.) TB: pubblico, publico, ecc. GDLI: passim, ma gli esempi si fermano al XVIII secolo. TB: repubblica e +republica. GDLI: attestato con questa grafia solo nel significato di 'avanzamento, miglioramento, progresso' che qui non ha. TB: in tutti i sensi solo avanzo. GDLI: la dà come forma secondaria, ma ne offre due soli esempi: uno del XVI sec. di area non identificata (dal carteggio di G.Vasari), l'altro nell'epistolario di Foscolo. GDLI: è data come forma secondaria, ma l'unico esempio è veneto (Leoni).

56

cr.prov.) 116 ; oppure geminazioni per le quali è attestata una forma affine, magari solo formalmente secondo la figura della paretimologia: per ciottola (Ad.XXI, 25o,3,i,cr.citt.) ciottolo che generalmente ha il significato di 'sasso' ma che nell'Ottocento è attestato in Toscana anche nel senso di Vaso di terracotta' da cui ciottolalo per 'pentolaio' sempre in uno scrittore toscano, per ferrita (Ar.XXI, I03,i,4,est.-*lndèpendance) ferrire, forse influenzato da ferro111, per Gallizia e galliziana (Ad.XXII,8,2,i-2,est. e sim. Ad.XXI,171,1,5,est.) Gallia, per leggittimisti (Ad.I,75,4,i,corr.Roma) legge e si noti che è una corrispondenza da Roma dove sono comuni questi tipi di raddoppiamenti, per occulata (Ad.II,i54,i,2,a. fondo) occhio da cui deriva" 8 , per rifuggiandosi (Ar.XXII,75,i,4,corr.Taggia, ecc.) rifuggire1'9. Geminazioni che hanno corrispondenza in forme della tradizione o del toscano, per molte delle quali l'ipercorrezione è comunque da considerare in primo piano (anche qui con casi in cui tali modelli sono decisivi e altri casi in cui essi sono solo supposti): abbietta (Ar.XXI,133,2,1,a.poi.) 120 , nello stesso articolo le forme assai diffuse biricchino121 e bricciolo (Ar.XXI,279,3,3 e 2,corr.Lonigo) 122 , cammini (Ar.XXII,8,3,2,cr.citt.) ma camino (Ad.XXII,8,3,i,cr.citt.) 123 , Catterina toscanizzante (Ar.II,268,2,1,teatro e Ad.II,i54,2,5,st.civile) 124 , communicazioni (Ad.II,8o,i,5,corr.Milano) 125 , millioni (Ad.I,75,5,2,d.tel, ecc.) ma

116

Forma che sarebbe l'esito normale toscano da tructae, diffusa nell'Ottocento ma non al Nord; riprovata da molti lessici (cfr. SERIANNI 1981: 84 e 256: «La conservazione della doppia [...] si ha a Roma, nell'Italia meridionale e in Sicilia; cfr. DEI e Prati, entrambi .v. v. trota»), ROHLFS 1966-1969, 258: «La forma toscana trota (tructa) deve avere provenienza settentrionale».

117

TB: solo ferita-, s. v. ferire: «Percuotere con ferro o altro infino all'effusione di sangue». GDLI: è data come forma secondaria, ma le attestazioni sono tutte di scrittori di area settentrionale (Caviceo, Assarino, F. F. Frugoni, Cavazzi, Leoni). TB: rifugio, +refugio, +refuggio, ecc. GDLI: passim (Machiavelli, L. Salviati, Zito, Colletta, Manzoni, Lambruschini, Leopardi, Fogazzaro, D'Annunzio, Viani, Piovene). TB: abbietto e der. ν. abietto.

118

119 120

121

122

123

124 125

E presente in Nievo (MENGALDO 1987:46), in Svevo e Alvaro (cfr. GDLI). TB: solo birichino. GDLI: 5. v. briciolo non vi sono esempi della forma con la doppia, ma s. v. briciola la geminata è data come variante rara e n'è riportato un esempio di Cattaneo. TB: solo briciolo. GDLI: la dà come forma toscana; ma gli esempi riportati non sono solo toscani (Canti carnacialeschi, Vasari, Soderini, F. F. Frugoni, Baldinucci, Targioni Tozzetti, Milizia, Gadda, ecc.). TB: camino «più generalmente si pronunzia con due M, Cammino». Cfr. ROHLFS 1966-1969, 228. TB: solo Caterina. Sia il latino sia il francese hanno la doppia; gli esempi in italiano sono di Bruno, F. F. Frugoni, Leopardi (GDLI). Il T B non registra la voce ma negli esempi vi è un'occorrenza della fine del XVII sec. (B.Corsini).

57

nello stesso articolo e comunque molto più spesso milioni (Ad.I,75,6,i,d.tel.) 126 , obbiezione (Ad.II,i54,i,i,a.fondo, ecc.) sempre senza il segno grafico j ma altrove obi/jezione (2 volte in Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Liberté, ecc.) e obiettava (Ar.II, 196,3,3,est.-:giorn.parigini) 127 , patriotti (Ar.II,268,3,4,serv.tel., ecc.) e compatriotta (Ar.XXII,52,i,i,serv.tel.) ma patriota (Ad.XXII,52,2,i,corr.Parigi, ecc.) 128 , rettorica (Ad.XXI,i02,i,4,n.varie) 129 , sabbato (Ad.XXI,355,3,1,teatro, ecc.) ma sabato (Ad.XXI, 102,3,1 ,n. varie, ecc.)130, scottola (Ar.XXII,52,3,i,cr.citt. e Ad.XXI,355,2,5,cr.citt.) 131 , via S. Tommaso (Ar.XXI,279,2,4,cr.citt.) in un articolo de «L'Arena» che corrisponde ad uno de «L'Adige» in cui si legge via san Tomaso (Ad.XXI,276,2,2,cr.citt.) 132 e altrove via S. Tomaso (Ar.XXI.133, 3,2,cr.citt., ecc.), sempre +ubbriaco (Ad.II,2i9,3,5,cr.citt., ecc.), +ubbriacone (Ar.XXI,i03,3,2,a.cult.) e +ubbriachezza (Ar.II,i33,3,i,cr.citt., ecc.). Diversi da tutti sono i casi di raddoppiamento di s e ζ intervocaliche, che possono essere interpretati come tentativi di rendere la sibilante sorda (-ss-) o di trasporre in grafia la pronuncia doppia della -z- intervocalica 133 . Per il raddoppiamento della s: bisogna distinguere le parole che hanno la pronuncia sorda oltre che in Toscana anche al Nord: mussulmani (Ad.XXI,52,1,3,n.varie) 134 , stassera comune nell'Ottocento (Ar.II,56,1,4,corr., ecc.) 135 ma stasera (Ar.XXI,133,3,2, teatro, ecc.); invece è pronunciata al Nord con la sonora impressario (Ar.II, 1,3, i,cr.citt. e Ad.I,2i,3,i,corr.Firenze) ma registro anche impresari (Ad.XXII,52,2,

126

Deriv. da mille', cfr. il francese million. Anche questo tipo è comune: oltre ad esempi in secoli precedenti se ne hanno in Nievo (MENGALDO 1987:48), Pellico, Cattaneo, e ancora in Gadda (cfr. GDLI).

127

GDLI: le attestazioni con la doppia ricorrono dai primi esempi fino al XX sec. (Boccaccio, Piccolomini, Gioberti, Sbarbaro, ecc.). TB: obiezione e obbiezione-, obiettava e obbiettava.

128

GDLI: passim con la stessa frequenza della forma con la scempia. TB: «Patriotto e Patriotta in Toscana e altrove piuttosto che Patriota», ma compatriotto, compatriota e +compatriotta.

129

GDLI: passim da Latini, Dante, Marsilio Ficino, a Nievo, Carducci, Pascoli, ecc.

130

La forma sabbato è la variante arcaica che vari lessici ottocenteschi consigliano di sostituire con sabato (cfr. SERIANNI 1981: 230). TB: sabato o sabbato. ROHLFS 1966-1969, 228.

131

Voce riprovata da Azzocchi, Ugolini, Chiappini: «lo dicono molti del medio ceto che si piccano di parlar bene» (SERIANNI 1981: 234).

132

Si noti la maiuscola de «L'Arena» contro la minuscola de «L'Adige»; cfr. paragrafo sull'argomento. La via ancor oggi è chiamata S. Tomaso, con la consonante semplice per ricordare l'origine inglese del santo vescovo di Canterbury Thomas Bekett.

133

Cfr. SERIANNI 1988:36: «per quanto pronunciata di norma intensa in posizione intervocalica, ζ si scrive scempia in un certo numero di casi».

134

Cfr. GHERARDINI 1847 2 :613. GLDI: compresente alla variante scempia dalle prime attestazioni fino al Novecento.

135

MASINI 1 9 7 7 : 40; SCAVUZZO 1988: 39.

58

3,cr.giud.) 1 3 6 , e dissapprova

(Ad.II,8o,3,4,n.varie-*Temps) è c o n la sonora a n c h e

in Toscana. Per il r a d d o p p i a m e n t o della z\ Azzio sto zza

(Ad.II,i54,3,i,n.varie),

(Ar.I,24,3,i,n.varie, ecc.) m a anche Custoza

Ca-

(Ar.II, 133,2,1,leg.mil. e

Ad.II,8o,3, ι ,est.-:disc.Ruoher) I 3 7 . Inoltre, mancati

raddoppiamenti

in f o r m e c o m e

«Quel

bel

originale»

(Ar.XXI,305,2,3,n.varie-*Sentinella) o in una serie di composti preposizionali nei quali la parte n o m i n a l e è ancora sentita nella sua integrità: aquetare 196,1,3,a.fondo), contradissero

(Ad.XXI,i02,2,5,cr.citt.), contrapeso

i,i,a.fondo),

(Ad.I,i,6,2,est.-:Fremdenblatt),

contrasegnato

diseppellivano

( A r . X X I I , 7 5 , i , 4 , c o r r . P o r t o M a u r i z i o ) 1 3 8 p o c o prima di dissotterramento quale il GDLI riporta la f o r m a secondaria disotterramento139 insieme a dissotterrarono

ma

( A d . I I , 154,3,i,n.varie), improvidenti

(Ar.II,

(Ar.II,100, per il

disseppellirono (Ad.XXI,102,1,

4,n.varie) c o n uno s c a m b i o di prefisso (pro p e r pre) o/e l'influenza della grafia letteraria di provvidenteI4°, guardevole

raguardevole

(Ar.II,100,2,i,corr.Firenze) ma rag-

(Ad.II,8o,i,4,corr.Milano e Ad.II,i3i,2,4,corr.Torino)I4\

mento ( A d . X X I , 102,1,3,n.varie), sopracaricare (Ad.XXI,i02,2,2,cr.citt.),

soprafatti

(Ad.XXI,202,2,3,cr.citt.), sop/vratutto

(Ad.I,75,2,i,a.fondo),

(Ar.II,268,1,1,a.fondo),

ramollisopradetti sopranome

(Ar.II,i96,3,4,n.varie-:Herald, ecc.), con-

tro tutte le altre volte in cui sopra raddoppia (Ad.II,265,2,3,est., A d . X X I , 1 0 2 , 2 , 5,cr.citt., Ad.XXI,355,2,5,cr.citt., ecc.), suseguano questi casi si affianchi il già citato acciochè

(Ar.II,81,1,1,a.pol.), e a tutti

(Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc.) senza

r a d d o p p i a m e n t o (cfr. il p a r a g r a f o sulle parole c o m p o s t e ) . Si registra il r a d d o p p i a m e n t o nei composti c o n ad- d o v e la grafia della tradizione è piuttosto incline allo s c e m p i a m e n t o ' 4 2 : abbasso

(Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.),

136

Attestato dal GDLI anche con la doppia in due esempi di area settentrionale: Siri e Gozzi.

137

Custozza sarebbe l'esito normale toscano da Custodia (cfr. ROHLFS 1966-1969, 276). D'altra parte si tratta di una grafia già rodata: in AVOGARO 1901: 60 si legge Custozza, e OLIVIERI 1961 2 :128 riporta come variante, oltre che Custoza e Custoia anche Costeggia, con l'esito normale toscano: è un caso parallelo alla «forma toscana Chioggia» contro Cioza. E Goldoni scrive infatti Le baruffe Chiozzotte.

138

GDLI: esempi di Giordani e D'Annunzio. TB: disseppellivano e meno com. diseppellivano. GDLI: due esempi di Papini. TB: dissotterramento e disotterramento. Pure attestata dal GDLI: usano providente Arrighetto, Bruno, D'Annunzio, ecc.; ma non è attestato improvvidente né improvidente. Cfr. il paragrafo sullo scambio di e/o protonici.

139 140

141

GDLI: a parte un esempio di Patrizi da Cherso, gli altri (tre) sono tutti di Boccaccio. TB: «riguardevole e ragguardevole [...]. Se ragguardare con altri della famiglia è inusitato; Ragguardevole, segnatamente in senso di lode, è più vivo che Riguardevole».

142

Le forme grafiche tipiche della tradizione sono degeminate per i composti con ad-, Cfr., per esempio, C.CAIX, Le origini della lingua poetica italiana, Firenze, 1880; F. EWALD, Die Schreibweise in der autographischen Handschrift des «Canzoniere» Petrarcas, Halle, 1907.

59

addietro (Ad.I,62,3,2,cr.citt., ecc.), addosso (Ar.XXI,i7i,3,2,cr.citt.) contro in dosso (Ar.XXI,i7i,2,3,n.varie), allato (Ad.II,222,i,3,att.), affine (Ad.11,131,2,5, red., ecc.) 143 , appieno (Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.), appresso (Ar.11,196,1,2, a.fondo e Ad.XXI,i02,2,2,cr.citt.), appuntino (Ar.II,56,i,4,corr. e Ad.II,131,3,3, est.-*Moniteur). Infine gli iperraddoppiamenti nelle parole composte; con il monosillabo debole di: Diffatti (Ar.II,i,i,3,r.pol.-*Opinion National, ecc.) ma anche difatti (Ar.XXI,io3,i,4,a.pol.-:Home Rule, ecc.), diffilato (Ar.XXI,305,3,i,cr.prov.); con in: innarrivabile (Ad.1,62,4,1,teatro), innenarrabile (Ad.I,i,i,2,a.fondo), innondazione (Ad.XXI,355,1,1-2,avvisi) ma inondazione (Ad.XXI,132,3,1, cr.citt., ecc.), innoltrare (Ad.XXI, 169,1,2,a.pol.); i composti con parole inizianti con ν creano generalmente oscillazioni: imprevvisto (Ar.II,i33,2,3,est.-:Patrie) 144 , intravveggono (Ar.II,157,1,1,a.fondo) e intravvedere (Ad.XXI,169,2,3, est.-*Progr.Ital.) I45 ,pravvengano (Ar.II,i57,2,3,corr.Parigi) (per cui si richiami provvedere) e provvenienze (Ad.XXI, 132,3,4,serv.tel.) ma provenire (Ad.XXI, i32,2,2,cr.prov.); infine traccannavano (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt.).

4.11.

Sorde/sonore

Contrariamente al caso delle consonanti scempie e geminate, la sonorizzazione delle occlusive intersonantiche è un tratto settentrionale' 46 che si allontana sia dal toscano sia dal latino sia dalla tradizione letteraria, quindi è facilmente espungibile dal tessuto linguistico. A parte il caso di dileguo dialettale ovviamente consapevole che è il titolo dello spettacolo I ben nutrii (2 volte in Ar.XXI, 220,3,3,teatro e 2 volte in Ad.XXI,218,3,1,teatro), l'unica forma notabile è seguestrarono (Ad.1,75,2,2,cr.citt.) ma nella colonna precedente e altrove sequestrare; per il resto le uniche forme sonorizzate presenti non sono dovute alla fonologia settentrionale, ma si tratta di allotropi ben diffusi nell'italiano ottocentesco, e, d'altra parte, le varianti con la sorda non sono ipercorrezioni ma evidenti latinismi oppure, ancora una volta, forme della tradizione vive nell'uso. Per quanto riguarda la frequenza delle varianti sonorizzate rispetto a quelle con consonante sorda talvolta si nota un'affermazione incontrastata dell'una o dell'altra, altre volte le due forme si alternano: sono costanti le forme lagrima ( Ar.1,4,1,3,

143

GDLI:

«cong. finale [...]. Deriv. dalla locuz. a fine». In CPS. due volte afine, quattro af-

fine. 144 TB: solo imprevisto; ma si pensi a un possibile scambio con improvvisto (attestato come forma secondaria anche con la scempia). 145

La forma con la doppia è molto frequente nella tradizione: Mazzini, Serao, Moravia, e c c . (cfr. GDLI).

146

Cfr.

60

ROHLFS

1966-1969, 197, 201, 207.

att., ecc.) e lagrimevoli

(Ad.II,2i9,2,2,est.-:Times)' 4 7 , sagrestano

(Ad.XXI,276,i,

3,a.fondo) e sa/egrestia (Ar.II,100,2,3,n.varie e 3,3,cr.citt.) 1 4 8 , nella prima annata de « L ' A d i g e » e nella seconda di e n t r a m b e le testate sempre sacrificio 2.1,n.varie, ecc.) ma nella prima annata de « L ' A r e n a » sagrificio a.fondo, ecc.) 1 4 9 ; oscillano invece sacrificare/sagrificare

(Ad.11,98, (Ar.1,24,1,1,

(Ar.II,i,2,a.pol., ecc.) /

( A r . I I , i 3 3 , i , 3 , a . f o n d o , ecc.), e inoltre gli allotropi cotesto /codesto

(Ar.II,157,1,

ι , a . f o n d o , ecc.) / (Ar.II,222,1,1,a.fondo, ecc.) quest'ultimo più frequente, riserbare / riservare

(Ar.I,4,3,i,a.pol., ecc.) / (Ar.XXI,253,2,5,n.varie, ecc.),

sopra/

sovra a n c h e nei composti (Ad.II,222,2,4,n.varie, ecc.) / (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times, e c c . ) ' 5 0 ; h o registrato infine alcuni esempi isolati: la variante letteraria

nudrito

( A d . I I , 2 1 9 , 1 , 2 , e s t . ) 1 5 ' ma altrove nutrire (Ad.XXI,250,i,5,n.varie-:Figaro, ecc.), Quaderna

(Ar.II,8i,3,2,cr.citt.) «spec, nell'uso tose.»' 5 2 ma nella s e c o n d a annata

quaterna (Ar.XXI,279,1,2,serv.tel.),scovrire (Ar.II, 157,1,3,leg.fin.). Per le varianti con la sorda: loco nel sintagma stereotipato «in alto loco» (Ar.II,i33,2,2,corr.Firenze) ma p e r il resto s e m p r e luogo

(Ad.I,75,2,i,cr.citt.,

e c c . ) 1 5 3 , Ospitale {passim ma solo ne « L ' A d i g e » , tranne 2 volte ne « L ' A r e n a » in A r . X X I , 2 7 9 , 3 , 3 , c o r r . L o n i g o ) m a O/ospedale

(passim

m a quasi esclusivamente

ne « L ' A r e n a » , tranne 1 volta ne « L ' A d i g e » in Ad.XXII,74,3,4,serv.tel.)' 5 4 , e inoltre secreto (Ar.I,4,3,4,corr.Firenze: «comitato secreto»), secretamente 1.2,cr.pol.) 1 5 5 ma segreta ( A d . X X I , i 6 9 , 2 , i , e s t . ) , segretamente

(Ad.II,8o,

(Ad.XXII,74,i,i,

corr.Parigi).

4.12.

Sibilanti

N e p p u r e in questo settore si riscontrano consistenti influssi dialettali, ma ne « L ' A d i g e » si registrano delle striature settentrionali tanto rare q u a n t o interessanti: si tratta degli ipercorrettismi ezercenti

(Ad.XXI,302,2,i,cr.prov.),

mate-

147

D'OVIDIO 1933: 100: in Manzoni lagrima > lacrima; cfr. anche SERIANNI 1986: 183. TB: «non è fuor d'uso neanche lacrima ma inutile».

148

Sebbene fossero decisamente vive entrambe le varianti, tanto da non potersi accordare il consenso a nessuna delle due (cfr. GHERARDINI 18472: 616). Vi era qualche esempio di sagrificio, sagrificare nella ventisettana (cfr. SERIANNI 1986:

149

150

183). TB: sopra, sovra e +sor.

151

P r e s e n t e a n c h e nei giornali milanesi (MASINI 1977: 43; BISCEGLIA BONOMI 1973: 188).

152

Diz. Ene. It., s. v. quaterna. È l'unica forma ammessa da FORNACIARI 1879: 142 e TB. TB: +I0C0 «raro anco nel verso, vivo in prov. tose.». GHERARDINI 18472: 613-4, afferma che entrambe le forme, più Spedale, sono da «ammettere e rispettare. TB: entrambe accettate, accostate a Spedale usato «nell'idioma fior.». Cfr. paragrafo sull'alternanza e/i in protonia. Latinismi probabilmente rafforzati dal latino della Chiesa e della tradizione aulica. Ma T B ammette entrambe le forme.

153 154

155

61

razzi (Ad.II,98,3,3,cr.citt.) 156 ma altrove materassi zilenzio

(Ad.XXI,250,2,4,cr.citt.) e

(Ad.XXI,169,3,i,cr.citt.). Diverso è il caso di zigaro

(Ad.XXI,202,3,

ι ,corr.Mantova) che era nell'Ottocento una delle diverse forme usate, accanto a sigaro qui pure attestato (Ad.XXI,276,i,i,a.fondo:

sigari)157.

Le altre forme assibilate che si trovano sono, rispetto alla forme palatali, degli allotropi del tutto normali nella lingua della tradizione, per i quali è interessante notare la frequenza 158 . Fin dalla prima annata prevalgono le forme palatali di edificio

(Ad.II,

55,1,3,a.fondo, ecc.) su edifizio (3 volte in Ar.XXI,i03,i,5,est.-*Nazione Italiana, ecc.), sag/crificio

(Ad.XXI,302,3,i,corr.Mantova, ecc.) su un unico

(Ad.II,131,1,5,est.), ufficio n.varie, ecc.) 1 5 9 e ufficiale

(Ad.I,2i,5,2,cr.citt., ecc.) su uffizio

(Ad.II,265,1,4,corr.Berlino, ecc.) su uffiziale

i,5,i,n.varie-*Gazz.Uff.) l 6 °, inoltre denunciare n.giur., ecc.) 1 0 1 , pronunciare

e pronuncia

e denuncia

(Ad.I,

(Ar.XXII,8,3,i,-*

(Ad.XXI,250,2,3,n.varie, ecc.) 102 ; dalla

prima alla seconda annata si nota un progressivo affermarsi di (Ad.XXI,202,2,3,cr.citt., ecc.) su benefizio Caso isolato è Fuochi d'Artificio

sacrifizio

(Ar.11,268,1,3,

beneficio

(Ad.I,62,3,i,corr.Milano, ecc.) 1 0 3 .

(Ar.II,268,2,1,teatro)' 64 .

156

Forma peraltro diffusa nel resto d'Italia. L'atteggiamento dei lessicografi è contrastante: è scartata da molti ma difesa, o ammessa, da altri; leggi fra tutti Fanfani-Arlìa: «chi dicesse fra noi materazzo la 'materassa' si farebbe tosto conoscere per non toscano, né scrivendo, si userebbe certo tal voce da nessuno» (cfr. SERIANNI 1981:186-7).

157

Fanfani-Arlìa riporta Cigarro, Sigarro, Zigarro, Zigaro, Sigaro. Gli allotropi sigaro e zigaro sono anche nei giornali milanesi (MASINI 1977:46) e in Nievo, dove si trova anche cigar(r)o - anche nei diminutivi - (cfr. MENGALDO 1987:222 anche per altre notizie al proposito).

158

Per le correzioni di Manzoni verso un'affermazione del tipo in affricata dentale a scapito della palatale nei tipi benefic/zio, sacrific/zio, cfr. SERIANNI 1986: 186-7. '59 ¡i TB ammette sag/criflzio e sag/crificio, servizio e servigio, uf/ffìzio e uf/fficio. Invece le forme artificio, benefìcio, edificio, sono considerate viventi ma meno comuni e impiegate solo con particolari significati. 160 D'OVIDIO 1933: 100 e 102: Manzoni corregge «fiorentinescamente» ufficio, ufficiale, oficiali > ufizio, ufiziale, ufiziali. 161 Ma nella seconda annata de «L'Adige» le forme assibilate uguagliano le altre. 162 υ T g a c c a n t o alle varianti assibilate non registra neppure annuncio, denuncia, pronuncia, rinuncia, mentre segna +annunciare, +denunciare, +pronunciare, +rinunciare; il GDLI invece ammette sia le forme palatali sia quelle assibilate nei lemmi annunziare e deriv., denuncia e deriv. 163 164

Anche il GDLI ammette entrambe le forme, ma dà come prima quella con la palatale. TB: «Qui l'uso vuol sempre Artifizio, non Artifìcio». Il GDLI lo lemmatizza s. v. artificio n.9, ma in quasi tutti gli esempi riportati (Settembrini, Collodi, Carducci, Verga, Croce, Alvaro, Sbarbaro, Montale) si legge artifizio; l'unico esempio di artifìcio è di Ojetti. Cfr. inoltre SERIANNI 1981: 104, con i rinvìi ai vari lessici puristici da cui si vede che la forma con la c è solo nella variante aggettivale fuoco artificiale, come infatti è sempre negli esempi del GDLI S V. artificiato n . i e s v. fuoco n. 21. 62

R e s t a n o esclusi da questa o n d a t a uniformante i lessemi annunziare zio (Ar.II,i96,3,3,n.varie, ecc.) c o n rinunziare

e rinunzia

e annun-

(Ar.XXI,202,i,i,serv.

tel., ecc.) p e r cui a n c o r a nella s e c o n d a annata sono preferite le f o r m e assibilate. N e l caso di servizio /servigio

le d u e varianti si sono specializzate p e r due di-

versi significati, infatti rispetto a servizio, servigio ha un c a m p o semantico più ristretto, p r e s u p p o n e n d o un r a p p o r t o di sudditanza più solenne; dagli spogli e m e r g e che per lo più le estensioni di significato sono rispettate [i corsivi sono aggiunti]: «renderanno un segnalato servigio al paese» (Ad.II,55,2,4,n.pol.), u n i c o e s e m p i o del sostantivo al singolare c o n questo significato, «ai servigi del g o v e r n o pontificio» ( A r . I I , i 5 7 , 3 , 3 , n . v a r i e - * G a z z . d i Firenze), ecc. contro «servizii più decenti e più eleganti» (Ar.II,i33,2,i,a.citt.) nel senso di 'tazze, piattini e bicchieri', «servizio

marittimo» ( A d . X X I , 3 0 2 , 2 , i , n . v a r i e ) ; talvolta tuttavia le d u e f o r m e si

s o v r a p p o n g o n o , ora in un senso: «Per tal fatto seguirà necessariamente la immediata cessazione dei servigi di trasporto fatti coi veicoli ordinari, e p p e r ò anche il lincenziamento, e quindi la quasi rovina dei molti cocchieri e vetturali che tragg o n o la loro vita dall'esercizio del cessando servizio» nell'altro: «l'immenso servizio

(Ar.II,i96,2,4,n.varie), ora

che Vigliani rese in simile occasione al re ed alla

p a t r i a ! . . . per i servigi resi, innalzato da C a v o u r alla dignità senatoria» ( A r . X X I , 133,3,3,n.varie); in entrambi gli esempi il fatto è più n o t e v o l e in q u a n t o vi è variazione c o n t e s t u a l e ' 6 5 .

4.13. Palatali Variante isolata è capegli

(Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi) v o l g a r i s m o fiorentino ma

usato a quell'altezza anche al S e t t e n t r i o n e 1 6 6 . S e m p r e di matrice toscana e anche letteraria s o n o le risoluzioni palatali del nesso -ng- in avvegnaché

(Ar.II,222,i,4,att.), giugnesse

(Ar.II,i57,i,4,corr.Fi-

renze) e giugneva (Ad.II,i93,2,3,cr.prov.), ugne ( A r . I , 4 , 2 , i , a t t . ) ' 6 7 .

165

E Manzoni corregge servigi(o) > servizi(o); cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: CCX.

166

GDLI: «disus. e lett. capegli e caveglv, poetico anche capei», gli esempi della forma con palatale giungono fino a Faldella, Dossi, D'Annunzio, Gadda; inoltre in Nievo (MENGALDO 1987: 55-6); in C.P.S. sempre capelli correzione di capegli (cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: LIV); TB: - , «poetico cape'e. capei»; Crusca 5 : «al plurale fa capelli e capegli, e poeticam. capei». Con il segno - indico che un dizionario riporta la forma in discussione senza particolari commenti, e la considera quindi variante neutra; nel caso del T B la lineetta può essere preceduta dai segni + o ++ che, come già visto più sopra, indicano che la voce non è conforme al «buon uso vivente».

167

Per un quadro della situazione dell'italiano ottocentesco riguardo a questo tipo, cfr. SERIANNI 1986:167 ss. da cui si rileva che Manzoni passa da un'incertezza fra gntng a una quasi assoluta propensione per ng, che era l'esito tipico dello strato borghese toscano coevo, contrapposto a gn, popolare. In particolare, per quanto riguarda le nostre attestazioni, il T B dà la forma avvegnaché primaria rispetto a +avvenga che, mentre considera non marcate le varianti giugnere e ugne.

63

Sono diffuse nella lingua ottocentesca le varianti delle forme con liquida affigliata (Ar.I,4,2,i,att.)' 68 , ammobigliata (Ad.XXI,2i8,i,3,n.varie) con mobigliato (Ar.XXI,i03,3,2,a.cult.-:racc.franc.) e Mobigliare (Ad.XXI, 102,3,i,n.varie), esiglio (Ad.XXI, 169,2,2-3,n.varie) ma nello stesso articolo esilio, famigliare (Ad.XXI,i02,2,5,cr.citt.,ecc.) e famigliarizzarsi (Ad.II,8o,3,3,est.-:Corrispondenzagen. austriaca) 109 . Registro infine oltre al quasi costante olio (Ad.11,219, 2,i,cr.prov.,ecc.), la variante ogli (Ad.I,i,5,2,n.varie-*Gazz.Uff.) che è tipica dell'italiano regionale ottocentesco 170 .

4.14. Assimilazione I casi di parole che ricalcano la pronuncia popolare con l'assimilazione dei nessi -bn- e -gm- sono solo due esempi di annegazione (Ar.II,8i,i,2,a.pol. e Ar.11,196, i,4,a.fondo) e, meno notevole, stimmatizzasse (Ar.XXII,8,i,5,est.-*Koelnische Zeitung). Per il resto sempre abnegazione (Ad.II,55,i,3,a.fondo, ecc.), dogma (tre occorrenze in Ar.XXI,343,1,1-2,a.fondo), enigma (Ar.II,i57,i,2,leg.fin, ecc.), stigmatizziamo (Ad.XXI,250,2,1 ,cr.prov.). Inoltre ho registrato un esempio isolato di Absburgo (Ad.II,131,1,2,a.fondo).

4.15. in- + s implicata Non è consolidata la scelta a favore delle forme semplificate a scapito di quelle latineggianti che a fatica perdono terreno, forse anche sostenute dal francese: si trovano inscrivere (Ad.XXI,302,2,4,cr.citt., ecc.) e iscrivere (Ad.II,154,2,5,n.varie, ecc.) anche in due paragrafi dello stesso articolo (Ar.XXII,52,1,2,n.varie: «Iscritti 17357, votanti 3783 [...] inscritti 16065, votanti 3480»), inspirare (Ad.XXI,276,1,1,a.fondo, ecc.) e ispirare (Ad.1,75,2,1,a.fondo, ecc.), nello stesso articolo instituti e istituti (Ar.1,4,2,1 e 2,att.), instituiré (Ad.II,219,1,3,est. e Ad.XXXII,8,1,4,n.varie), instituzione (Ad.II,i93,3,2,d.tel.) e istituzioni (2 volte in Ar.I,4,2,i,att.). Inoltre l'ipercorretto inspida (Ad.XXI, 132,3,3,teatro e Ad.XXI,302, ι ,4,est.-:Figaro). Per altre parole si registrano solo le varianti non dotte: istituti (Ad.1,21,2,1, leg.mil.), istruttoria (Ad.I,62,4,i,n.pol.), istruzione (2 volte in Ar.XXI,279,2,i, a.red., ecc.).

168

TB: «Affigliare meglio che +Affiliare»·, Crusca 5 : - .

169

In C.P.S. è presente famigliare contro familiare nel rapporto di quattro a uno; TB: - , ma propone una distinzione; Crusca 5 : - .

170

Gli esempi del GLDI, se non ho visto male, sono tutti anteriori al XIX secolo, tranne una unica attestazione in G. Ferrari, ma altri esempi si hanno in Nievo, e «nella scripta settentrionale almeno da Foscolo a Govoni» (cfr. MENGALDO 1987:56).

64

4·ΐ6.

Altro

Quasi esclusive nella prima annata e rare nella seconda sono le forme toscaneggianti delle voci conchiudere inchiudere

(Ar.II,268,i,2,a.fondo, Ad.II,8o,i,2,cr.pol., ecc.) e

(Ar.I,4,i,3,att.) e, presente solo nella prima annata,

conchiusione

(Ar.I,4,3,3,corr.Firenze e Ad.II,219,1,5,corr.Vienna), ma nella prima annata tengono il nesso latino -ci- due occorrenze di concluso ster Zeitung e Ar.II,i96,3,3,est.) e conclusione

(Ar.II,ioo,3,i,est.-: Trie-

(Ar.II,ioo,3,i,est.-:Triester Zei-

tung)'71. Fra i due allotropi dei quali era normale nell'Ottocento l'oscillazione, biglietto / viglietto (Ad.I,62,2,i,corr.Firenze, unico esempio ne «L'Adige», ecc.) / (Ad.XXII,52,2,5,cr.citt., ecc.)' 7 2 , prevale nettamente il primo. Nel settore degli aulicismi registro cotidiana (Ar.I,4,i,4,att., ecc. fra cui sempre nell'intestazione de «L'Adige» della prima annata fino al febbraio, quando cambia l'intestazione e non viene più usato il vocabolo) ma quotidiano

(Ad.11,55,

3,3,n.varie, ecc. fra cui sempre nell'intestazione de «L'Adige» della seconda ann a t a ) ' 7 3 e quotidianamente

(Ar.I,24,3,2,corr.Firenze, ecc.), il curioso satiffare

errore per satisfare (Ad.1,75,1,2,a.fondo) ma soddisfare

(Ad.II,8o,3,i,est.-*disc.

Ruoher). Forme substandard sono le varianti metatetiche areostatico 2,n.varie) e metereologico

(Ad.XXI,2i8,2,

(Ar.XXI,i7i,2,3,tit.) ma meteorologico

(nell'articolo

corrispondente ne «L'Adige» Ad.XXI,i69,2,5,tit., ecc.), Dagoli (2 volte in A d . XXII,52,3,3,serv.tel.) ma Dogali

(Ad.XXII,74,2,3,n.varie, ecc.),

(Ar.XXI,i7i,2,4,n.varie) per riepiloghiamo,

riepigoliamo

un 'lapsus calami' dovuto a metatesi

reciproca di due consonanti 1 7 4 .

171

T B sulle due f o r m e concludere

/conchiudere·.

«E l'una e l'altra f o r m a dell'uso; ma su-

perflua qui essendo la varietà, g i o v e r e b b e attenersi a Concludere,

sì perché più com. a

più parti d'Italia, sì perché è più spedito a pronunziarsi in alcuni derivati»; riguardo a conclusione conchiusione

e inchiudere,

invece, nulla commenta. M a n z o n i corregge

> concludere,

conclusione·,

conchiudere,

già nella ventisettana era presente

conclu-

sione (cfr. SERIANNI 1986: 185). 172

II T B riguardo a viglietto osserva: «è più dell'uso fam. che l'altra forma»; e RigutiniCappuccini: « ß per V si ha dai più rigorosi per gallicismo» (GDLI). GHERARDINI 18472: 602: «E n o n d i m e n o tolerabile anche lo scrivere Viglietto, - v o c e usata, c o m e dice il Salvini, dai nostri più delicati».

173

T B : osserva «Più com.

174

Per molti esempi affini cfr. ROHLFS 1966-1969,325.

Quotidiano».

65

5· Morfologia

A livello morfologico l'esame svolto conferma e precisa i lineamenti della configurazione linguistica fin qui esposti: da una parte si ripresentano notevoli oscillazioni fra varianti neutre o equipollenti, dall'altra si evidenziano spinte provenienti da registri diversi e di diverso valore stilistico: sono presenti forme di tono letterario (eglino, irsene, ecc.) e forme stereotipe in uso nella burocrazia e nella lingua giuridica che hanno lo stesso fine di elevare il tono (come, per esempio, il possessivo perifrastico di lui / di lei)·, ad esse se ne affiancano altre di chiara connotazione regionale (berrette, cinquantaotto, ecc.) e popolare (primo fenomeno fra tutti il che polivalente). Ne risulta una lingua eterogenea che dimostra la propria natura precipua nell'alternanza fra forme estranee all'uso, o perché sorpassate o perché proprie di lingue speciali, e forme dell'uso vivo, siano esse di ambito regionale o appartenenti più in generale all'italiano nonstandard.

5.1. Metaplasmi di declinazione «Alcuni nomi finiti originariamente al singolare in o, nell'uso più comune cambiano questa vocale in e»1: è il caso di stile per stilo (Ad.II,265,2,4,corr.Firenze: «colpi di stile» e 3,3,n.varie «gravemente ferito di stile»)2 e di alcuni sostantivi in -ièro3 come fora/estiere (Ar.II,i33,3,i,a.citt., ecc.) 4 e scudiere (Ad.11,154,3,5, d.tel.) forme già antiche, però passeggiero (sost. in Ar.II, 196,3,4,^varie e Ad.XXI,355,2,5,cr.citt.) s .

1

2

FORNACIARI 1 8 7 9 : 85.

GHERARDINI 1847 2 :519-20, raccomanda per entrambi i significati di'penna' e di'arma' la terminazione direttamente derivata dall'etimologia (lat. stylus e ancor prima il greco), ma, mentre tutti sono d'accordo per il primo significato, per il secondo vi sono incertezze (cfr. la Crusca).

3

Cfr. FORNACIARI 1879: 21: «il mutamento della vocale atona è favorito [nel caso delle terminazioni -ère invece di -èro] da quella tendenza della lingua che si chiama assimilazione».

4

In C.P.S. sempre -o. T B : - ; GDLI: l'unico esempio ottocentesco è nell'epistolario di Giusti.

5

In C.P.S. il sost. è sempre -o; T B : -o, -e; GDLI: tranne il caso di D e Amicis, gli esempi sono antichi (Giov. Cavalcanti, Varchi) o poetici (Leopardi).

66

A quel t e m p o inoltre a v e v a n o una doppia terminazione ala/e, plur. ale/i e arma/e, plur. arme/i: si t r o v a n o qui g e n e r a l m e n t e i singolari in -a e i plurali in -i, tranne in «due ale di truppa» ( A r . i 5 7 , 2 , i , c o r r . P a r i g i ) 6 , e due casi di arme sing. (Ad.XXI,302,i,4,corr.Parigi, A r . I I , i 3 3 , 3 , i , n . v a r i e ) 7 m a in questo stesso ultimo articolo anche arma. A n c h e per altri lessemi era (e in qualche c a s o è) n o r m a l e l'oscillazione fra le terminazioni in -o o in -e e una f o r m a della prima declinazione in -a8. R i p o r t o i casi più significativi: per l'alternanza -e/-a canape, f e m m . , ( A d . X X I , 1 0 3 , 1 , 1 , e s t . ) che era f o r m a c o m u n e all'epoca 9 ; per l'alternanza -o/-a: accanto a ( A d . X X I , 3 5 5 , 2 , i , e s t - : f o g l i spagn.) anche berretta

berretto

(Ar.XXII,52,2,5,cr.citt.:«sei

m a s c h e r e le cui berrette nere d a v a n o a loro l'aspetto di m u m m i e » ) p e r cui si richiami senz'altro il v e n e t o bareta10,

inoltre bisogna

(Ar.XXII,75,i,4,corr.Porto

Maurizio: «per questa seconda b i s o g n a » ) 1 1 , brento

(Ar.II,8i,3,2,cr.citt.: «apri-

r o n o u n a botte di v i n o lasciandone sortire per circa sei brenti»),

compatriotta

(Ar.XXII,52,i,i,serv.tel.)12,

Zeit.:

coperte

(Ad.II,i54,i,5,a.pol.-:Triester

p r a n z o di 24 c o p e r t e » ) ' 3 , file (Ad.II,55,3,2,cr.citt.: «tre file di corallo»), nara e Mollonara

(entrambi in A d . X X I , 2 i 8 , i , 5 , c r . p r o v . ) ' 4 , module

«un Mello-

(Ar.XXI,i03,

6

Forma che coincide, tra l'altro, con il dialetto. TB: «Familiarm. Ale, pare un poco più com. [...]. Ma anco nella lingua parlata Ali». In C.P.S. è impiegato ali in riferimento a due avvoltoi e ad una rondine, ma in questo stesso senso di 'schieramento' è usato ale in «due ale di popolo»; nel GDLI S. V. ala n. 10 è riportato quest'ultimo esempio insieme ad altri che invece hanno la terminazione in -i, tutti posteriori al Manzoni (Pirandello, Beltramelli, Palazzeschi).

7

Sembra che in C.P.S. sia sempre arme al sing., armi al plur. TB: Arme nel linguaggio comune più frequente che Armi·, GDLI: gli esempi sono anche ottocenteschi (Tenca, D'Annunzio, ecc.).

8

Cfr. FORNACIARI 1879:252-3: «In generale può tenersi che i nomi in -a hanno un significato più speciale e ristretto dei nomi in o o in e».

TB: - ; GDLI: la forma in -e è ancora presente nell'Ottocento e oltre: la impiegano Settembrini (femm. o masch.? «due tele di canape»), D'Annunzio (femm.), Gozzano (femm.). 10 In C.P.S. '27 berretta > '40 berretto, ma rimane berrettine. ' ' GDLI: si tratta di un altro lessema il cui campo semantico comprende quello di bisogno, ma in più abbraccia anche il significato di 'affare, azione, ecc.'; TB: «antiquato ma che non è ancora via dal linguaggio fam. nella locuz.: come sta la -?». 9

12

La desinenza più comune è -o, preferita da Fanfani-Arlìa e Rigutini (cfr. SERIANNI

13

Cfr. paragrafo sui francesismi. Le forme attestate sul GDLI sono mellonaia e mellonaio, ma la prima, la cui unica attestazione è in Bacchelli, è regionale. Per la desinenza -ara per -aia (forma non toscana degli esiti di -ärius), rimando al paragrafo sull'argomento; per l'alternanza -e-/ -o- cfr. supra nel capitolo sulla fonologia.

1 9 8 1 : 200).

14

67

ι,4,η.varie) 1 5 , orecchi (Ar.XXI,305,i,5,n.varie: «orecchi da mercante», A d . X X I , i32,3,2,cr.citt.) ma orecchie

(Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt., ecc.) 1 6 , ricupera

(Ar.II,

222,2,2,corr.Firenze: «ricupera dei beni ecclesiastici», A d . X X I , 169,1,2,a.pol.) 1 7 . S o n o probabilmente errori di stampa in cui la vocale della parola precedente il sostantivo richiama la v o c a l e desinenziale «una botta» per botte di cui vi è un'occorrenza subito d o p o (Ar.XXII,8,3,2,cr.citt.) e «due notte» per notti (Ad.XXI, i69,2,5,cr.citt.).

5.2. E s i t o d i

-àrius

N o r m a l m e n t e l'esito dei nomi di professione succedanei di -àrius è quello toscano -aio/-ajo e al plurale -ai/aj (Ar.II,8i,3,2,cr.citt, Ad.I,2i,2,i,leg.elett., ecc.); segnalo tuttavia due occorrenze di marinari

(Ar.II,268,1,3,n.varie) 1 8 variante

c o m u n q u e ammessa anche in Toscana accanto ai pure attestati marinai 222,2,3,n.varie, Ar.XXI,i03,2,3,est.), marinaio

(Ad.II,

(Ad.XXI,355,2,2,est.-:fogli spa-

gnuoli). Marcatamente

dialettali

sono

invece

i

lessemi

Mollonara

(Ad.XXI,

2i8,i,5,cr.prov.) e p o c o prima, italianizzato nella radice, non nella desinenza Mellonara,

entrambi sottolineati nel t e s t o ' 9 .

15

Da sostituire secondo molti lessici con'modello, esemplare'(SERIANNI 1981:191). TB: - . Nel GDLI sono confermate la diffusione (Leopardi, Manzoni, Mazzini, Arrighi, ecc.) e la condanna (Ugolini: «non abbiamo in buona lingua che 'modulo'»). Cfr. anche ZOLLI 1974: 120.

16

In C.P.S. quasi sempre orecchi, tranne tre casi: per mimesi linguistica in una grida e nel discorso diretto di un guardiano, inoltre in «con l'orecchie tese». TB: - , «In Firenze più comune [...] Orecchi» ma gli esempi riportano entrambe le forme fra cui proprio «Fare orecchie di mercante»; anche in Nievo «far orecchie di mercante», cfr. MENGALDO 1987: 191. GDLI: largamente attestati entrambi.

17

TB: ++-. «Lo dicono per Ricuperazione, sull'anal. di Procura, Difesa e sim. Più spedito dell'altra parola e meno inelegante di Ricuparo, che ha un senso spec.», uno degli esempi è «La recupera de' beni». Anche altri lessici ottocenteschi sono avversi al lessema (con entrambe le desinenze), il quale tuttavia si affermerà nell'italiano moderno, al maschile.

18

TB: - , «raro oggidì più com.»; GDLI: largamente attestato lungo tutto l'arco della tradizione, tanto che alle due varianti sono riservati due lemmi distinti.

19

Patuzzi-Bolognini: «Molonara, s.m. Poponaia». Nel GDLI sono registrati mellonaio e region, mellonaia.

68

5·3· G e n e r e Non sono rari i sostantivi che, uscendo al singolare in -e, creano incertezze nel genere ancora oggi 20 : commestibile

femm. (Ad.XXI,355,2,4,cr.citt.), estate masch.

(Ad.XXI,302,2,3,cr.citt.) 21 , fronte (Ad.I,i,2,2,a.fondo) 22 , polveri

masch. (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi) e femm.

masch. (Ar.II,56,2,3,serv.tel.: «fu prodotto dallo

scoppio d'un deposito di polveri sottratti alla polveriera») 23 , reni

femm.

(Ar.XXI,279,2,2,a.red.) 24 , trave masch. nel titolo e femm. nel corpo dell'articolo (Ad.XXI,276,3,3,serv.tel.) 25 , uniforme

sempre masch. (Ar.I,4,3,2,cr.citt.,ecc.) 26 .

Anche per carcere nell'Ottocento oscillava il genere, ma ho sempre trovato la forma masch. latineggiante e letteraria al sing. (Ad.XXI,202,2,i,n.varie, ecc.) e quella femm. al plur. (Ar.II,222,i,3,att.) 27 .

5.4. Formazione del femminile Non sono abitualmente impiegati i femminili in -essa presenti invece nei giornali milanesi e produttivi nell'Ottocento anche a scapito di altre terminazioni28; ben rappresentati invece i femminili in -trice anche al di là della norma 29 :

creditrice

(Ar.XXI,253,3,2,cr.giud.) è lessema non riportato nei vocabolari. Forse in un caso vigile con articolo maschile è riferito ad una donna ( Ar.XXI, i33,3,3,cr.citt.), ma è possibile che si tratti di un errore di stampa.

20

C f r . ROHLFS 1 9 6 6 - 1 9 6 9 , 3 9 4 .

21

ROHLFS 1966-1969,394: «femminile ma a volte maschile nell'italiano antico» e ancora oggi in alcuni dialetti. In C.P.S. quasi sempre femm., tranne un unico esempio masch. in una grida nella quale, poco più avanti, si trova un'altra occorrenza femm.; FORNACIARI 1879: 92: «quasi sempre femm.»; Ais, 1,99: generalmente femm., ma il masch. è diffuso in diverse zone fra cui le immediate vicinanze del Veneto. Maschile come in latino. TB: fra gli esempi con questo significato ve n'è uno al masch.; GDLI: vi è un esempio con questo significato (n.24) in un testo del 1882. TB: «nel n. del più si trova usato tanto nel genere m., quanto nel f.». ROHLFS 1966-1969, 394: «femminile in lingua, e in provincia di Firenze, Siena, Pisa; maschile invece nel Settentrione e Meridione». TB: solo femm.; DELI: uniforme masch. per 'vestito militare' è il primo esempio attestato e si presenta come abito uniforme poco dopo, passando poi in francese (habit uniforme), mentre femm. per 'divisa uniforme' è posteriore. Anche in C.P.S. al plur. sempre femm.; FORNACIARI 1879: 92: «può ricevere tanto il che la», ma nel plurale è «femm.»; TB: al plur. si dice «raro o non mai nel masch.». ROHLFS 1966-1969,394: «in lingua il carcere, ma al plur. le carceri».

22

23

24 25

26

27

28

C f r . M A S I N I 1 9 7 7 : 6 0 , B I S C E G L I A BONOMI 1 9 7 3 : 1 9 5 - 6 ; i n o l t r e FORNACIARI 1 8 7 4 :

29

FORNACIARI 1879:101: «i nomi di professione in -tore (di rado -dore)» e «molti nomi simili in -sore hanno al femminile la terminazione trice»; ma creditore non è attestato (cfr. GDLI). Al femminile TB, GDLI e DELI hanno solo ereditiera (attestato dal 1846).

18-9.

69

5·5· Formazione del plurale Nonostante la costante difficoltà che perdura ancor'oggi nella formazione del plurale dei nomi in -co e -go, per arginare la quale anche nel secolo scorso si sono fatti dei tentativi di normalizzazione 30 , i miei spogli presentano due serie abbastanza compatte: sempre belgi (Ar.II,i96,3,3,n.varie-*Fremdenblatt, ecc.), fondaci (Ad.XXI,250,3,3,n.varie, ecc.), sindaci (Ad.XXI,i32,i,5,a.pol.), ecc.; d'altra parte chirurghi-dentisti (Ar.XXI,220,i,5,est.), profughi (Ad.I,75,6,i,d.tel.). Qualche incertezza si riscontra tuttavia nel senso di una generalizzazione del plurale palatale: fedifragi (Ar.XXI,i33,i,2,cr.pol: «fedifragi monarchici») 31 forse influenzato da monarchici, Flacci moderni (Ar.XXI,343,i,3,a.fondo), parroci che poi si è affermato (Ad.XXI,276,i,3,a.fondo) ma parrochi (Ar.11,56,1,3, corr.) 32 ; per i sotantivi in -logo si registrano esattamente gli esiti indicati da Fornaciari: archeologi (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.), fisiologi (Ad.XXI,2i8,i,4,n.varie), ma teologhi (due occorrenze in Ad.II,265,2,3,est.) 33 . Riguardo ai plurali di parole composte segnalo solo pomidori (Ar.XXI,205, 2,5,cr.citt.)34; inoltre si noti il sing, portafogli (Ad.XXI,2i8,2,2,n.varie, ecc.) 35 costruito, per esempio, come portafiori (Ar.XXII,52,3,2,teatro), portamonete (Ar.XXI,i03,2,5,cr.citt.), ecc., ma più spesso si trova portafoglio (Ar.1,4,3,4, corr.Firenze, ecc.) in concomitanza con l'altra forma anche nello stesso articolo (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt.).

30

Cfr., per esempio, FORNACIARI 1879: 8 7 - 9 che vorrebbe senz'h (a parte qualche eccezione) i nomi polisillabi in -ico, specialmente gli aggettivi sdruccioli (con qualche eccezione) e alcuni nomi terminanti per -logo, e tutti gli altri con l'A. Per la situazione moderna, cfr. ROHLFS 1966-1969,374.

31

T B : -ghi;

32

Alternanza riscontrata anche da MASINI 1977: 61, mentre BISCEGLIA BONOMI 1973:196

GDLI:

-ghi.

registra solo la forma con la palatale. T B : -chi, «I Piémont., e altri con loro, dicono Parroci; meglio Parrochi·, giacché il greco ha la X»; GDLI: -chi; ant. anche -ci. 33

FORNACIARI 1 8 7 9 : 89.

34

TB: «Pomidori pare il più chiaro; giacché Pomidoro parrebbe poter significare altra cosa; Pomodori che taluni pur dicono, arieggia la sconcordanza». Cfr. ROHLFS 19661969, 379 n.: «dove si conserva il senso della composizione si declina il primo elemento; dove no, il secondo. Così [...] lo scadere della coscienza del significato di pomodoro [...] ha ucciso l'antico plurale pomidoro; forma che è viceversa sopravvissuta [...] come singolare, citato da ogni vocabolario, col suo bravo pomodori».

35

Ovviamente anche plur. (Ad.II,98,2,1,corr.Firenze, ecc.). Le attestazioni di -i al singolare non sono rare (Cesari, D e Roberto, Ungaretti, ecc.) anche nella forma scissa porta-fogli (Oriani); cfr. GDLI.

70

5-6. Plurali femminili collettivi Questo plurale è la prosecuzione del plurale neutro latino della seconda declinazione che si differenzia dai plurali regolari in -i perchè esprime l'idea di collettivo 36 ; in séguito esso si è esteso a nomi non neutri che si avvicinano però al concetto di collettivo (come per esempio fructus-us, maschile, che ha i plurali frutti e frutta)37. Ricordo i tipi più significativi fra la ricca casistica registrata: bisogna 98,2,i,n.varie: «provvedere alle proprie bisogna») 38 , calcagna cr.citt.: «aver alle calcagna») 39 , cervella

(Ad.II,

(Ar.XXI,220,3,2,

(Ar.II,i96,3,4,est.-:Courrier de Mar-

seille: «gli brucio le cervella») 40 , frutta (Ar.XXI,220,3,2,cr.citt.: «Alle frutta presero la parola», in una notizia data dall'Agenzia Stefani in Ar.XXI,i7i,i,i,serv. tel. e Ad.XXI,i69,3,3,serv.tel.: «vendita delle frutta»), ecc. ma frutti (Ad.XXI, 2i8,i,5,cr.prov.: «vendita di detti frutti»), ecc. per il resto sempre in usi figurati oppure se si tratti di «specie o varietà di frutta», comunque mai frutte41,

ginoc-

chia (Ar.II,222,i,4,att.) 42 , grida [umane] (Ad.XXII,52,3,1,cr.citt., ecc.) 43 contro urli [umani] (sempre affiancato a grida in Ar.XXII,75,2,3,est., Ad.XXI,102,2,1, n.varie) 44 , intestina (Ar.XXI,253,2,3,a.cult.: «gli rodono le intestina») 45 ,

36

37

Cfr. FORNACIARI 1879: 94-5: «Alcuni nomi [...] hanno ancora un plurale femminile in a, il cui significato però suole essere, rispetto all'altro del plurale in -i, particolare e ristretto», FORNACIARI 1881: 17: «e spesso anche collettivo». Per tutti questi aspetti cfr. ROHLFS 1966-1969,368. Manzoni corregge le pugna > i pugni, le calcagna > ι calcagni, le lenzuola > i lenzoli, delle sacca > de' sacchi; conserva le gomita

38

39

40

41

42 43 44

45

lenzuola

(cfr. SERIANNI 1986: 189).

In C.P.S. sempre bisogni. Nei miei spogli è attestato anche il sostantivo femminile bisogna (cfr. il paragrafo sui nomi metaplasmatici). In C.P.S. sempre -/; FORNACIARI 1879: 94: -a «tutte e due insieme»; GDLI: - , impiegata nella loc. avere alle -. In C.P.S. sempre -1; FORNACIARI 1879:64: -a «la materia del cervello»; FORNACIARI 1881: 17: -a «si usa talora in senso materiale e per maggiore evidenza, specialmente nella frase spargere le -, bruciarsi, forare le-e sim.»; GDLI: plur. f. -a in senso proprio, plur. m. -ι in senso fig., fra gli esempi «bruciare le cervella». In C.P.S. mai frutta, ma pi. frutte e frutti·, FORNACIARI 1879: 94: -a «quelle poste in tavola». ROHLFS 1966-1969, 384: «Del plurale analogico le frutta è stato in un secondo momento tratto la frutta» che qui non compare; DELI: -a è attestato già dal 1282 come 'frutti commestibili considerati nel complesso' e av. 1348 come 'la portata del pranzo costituita da frutti'. In C.P.S. sempre -A; FORNACIARI 1879: 95: -a «tutte e due insieme». FORNACIARI 1879: 95: -a «più comune». D'OVIDIO 1933:50: Manzoni corregge «le urla e i guai di mastini e di cagnolini» > «gli urli e le strida di mastini e di cagnolini». FORNACIARI 1879: 95: -a «solo le voci umane». TB: «quei delle bestie, più comunem. Urli». TB: «Plur. Intestini e anticam. Intestine»·, GDLI: «plur. antico anche le intestina o le intestine».

71

(Ar.II,ioo,3,2,cr.citt., ecc.) 4 6 , sacca (passim

in Ar.II,157,1,4,leg.fin.: «sacca di

grano») m a sacchi (nello stesso articolo e in Ad.XXI,355,3,3,serv.tel.: «sacchi di g r a n o » ) 4 7 , vestimenta

(Ar.H,ioo,3,2,cr.citt.).

5.7. Aggettivo P e r il g r a d o positivo l'unica f o r m a da rilevare è trista/o (3 volte in A r . X X I , 2 7 9 , 2 , 2,a.red., ecc.) dialettalismo e f o r m a della tradizione, presente accanto a triste (2 volte in A d . X X I , i 0 2 , 2 , i , n . v a r i e , ecc.); è interessante evidenziare il f a t t o che in alcune o c c o r r e n z e incomincia a consolidarsi la d i f f e r e n z i a z i o n e semantica fra le due f o r m e che oggi è indiscussa, m a che nei giornali milanesi di quel p e r i o d o non era ancora affermata 4 ®: per esempio, tristo corrisponde a 'malvagio' in «è u n o della trista c o m p a g n i a di v a g a b o n d a g g i o » (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.), o p p u r e sostantivato in «il tristaccio le f u sopra» (Ad.XXI,202,2,3,cr.citt.), triste i n v e c e rim a n e più vicino a 'mesto' p e r e s e m p i o in « U n triste g i o r n o (e fu triste d a v v e r o per lui)» ( A d . X X I , i 0 2 , 2 , i , n . v a r i e ) . N e l l a f o r m a z i o n e del superlativo relativo non è raro che l'articolo determinativo a c c o m p a g n i l'aggettivo e non il sostantivo: «per uso di amici o di p e r s o n e le più favorite» (Ar.II, 133,3,2,est.), e ancor più spesso a c c a d e che l'articolo p r e c e d a entrambi, soprattutto in pezzi provenienti dalla Francia o p p u r e di t o n o più alto della media: «la persona la più ignorante» (Ar.II,i57,2,3,corr.Parigi), «d'una delle clausule le più vantaggiose» (I,66,i,4,a.poI.-:Il M o n i t e u r ) , « D e m o l i r e è la cosa del m o n d o la più facile» ( A d . I I , 5 5 , i , 4 , a . f o n d o ) , ecc., a n c h e con variatio: «le musiche le più stuonate, i d r a m m i più scipiti» (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi) 4 9 . Il superlativo assoluto è spesso f o r m a t o c o n ben per influenza del francese 5 0 : «vi è una b e n grande d i f f e r e n z a » (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze), «ben c o n g e g n a t o , b e n facile a concepirsi» (Ar.II,100,2,4,rel.Sen.franc.) attratto dal ben p r e c e d e n t e , ecc.; v a l e inoltre da superlativo assoluto la f r e q u e n t e duplicazione dell'aggettivo:

46

FORNACIARI 1879: 95: -a « u n p a i o » .

47

FORNACIARI 1879:95: -a «come misura di quantità»; FORNACIARI 1881:18: -a «indica misura. P. es. Semina venti sacca di grano». ROHLFS 1966-1969,368: «L'idea di collettivo può essere anche d'altro genere: per esempio due carra 'due carri col loro contenuto'», n.: «lo stesso può dirsi per le sacca di fronte a i sacchi [N.d.T.]». TB: - .

48

Cfr. MASINI 1977:57. TB: triste «non è della lingua parlata, che sempre dice Tristo». Per la divergenza di significati cfr. ROHLFS 1966-1969,396. Uso non ammesso in FORNACIARI 1879: 108, ma concesso in 1881: 33: «qualche rara volta, o per maggior chiarezza o per maggior forza ed evidenza». Anche D'OVIDIO 1933: 95, difende dalla taccia di francesismo tale costrutto, asserendo che «l'italiano predilige l'omissione dell'articolo, ed a replicarlo s'induce quando vuol ottenere un maggior rilievo». Manzoni talvolta corregge eliminando il secondo articolo, ma ne rimangono esempi.

49

50

Cfr. nella sintassi come modifichi anche avverbi e verbi. 72

«lento lento» (Ar.XXI,305,3,2,cr.pr0v.), ecc., anche con il secondo aggettivo esso stesso al grado superlativo in varie forme: «nuovo nuovissimo» (Ad.XXI,250,2, i,cr.prov.), «forte, forte assai» (Ad.II,98,i,5,corr.Firenze), «francese e ben francese» ( A d . X X I , 3 0 2 , ι ,4,corr.Parigi). S o n o interessanti alcune improprietà date o dal m a n c a t o uso delle f o r m e irregolari dei superlativi q u a n d o l'avverbio o l'aggettivo siano strettamente legati ad altri lessemi in locuzioni stereotipe: «Il paese più ben governato» (Ar.1,24,3,2, corr.Firenze), «a più buon mercato» (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt.), o dalla f o r m a z i o n e di superlativi impropri in quanto costruiti su una base già superlativa: «La quistione orientale noi riteniamo la più capitale del secolo» (Ar.I,4,i,2,a.pol.), e il frequente «più specialmente» (Ar.II,8i,2,2,corr.Genova, ecc.). Probabili errori di stampa sono deplorevola plorevole,

aggettivo attestato solo dal

1869

( A r . X X I , i 7 i , 2 , 3 , a . p o l . ) per de(DELI),

giovialioni

(Ar.1,4,3,1,

cr.citt.), medice (Ad.XXI,i69,2,3,n.varie: «erba medice»).

5.8.

Articolo

C o n t r o le regole grammaticali d e l l ' O t t o c e n t o 5 1 , ma secondo l'uso di quel periodo 5 2 non è rara la f o r m a il/i davanti a z. con c o g n o m i «Il Z a m b o n i » e «il Z a n noni» (entrambi, per il secondo 2 volte, in Ar.XXI,279,2,4,cr.citt.) 5 3 e sim. ma anche «lo Z a n n o n i » (Ad.XXI,276,2,3,cr.citt.), «lo Zennini» ( A d . X X I I , 5 2 , 3 , i , cr.citt.); «Nel Z a n z i b a r » (Ar.XXII,75,2,3,n.varie); anche al plurale «I zankowisti» (Ad.XXII,74,3,4,serv.tel.), «i zolfanelli» (Ad.XXI,276,2,5,cr.prov.) e nello stesso articolo «dei zolfanelli», «dei Z u a v i » (2 volte in Ad.1,75,4,1 e 2,corr. R o m a ) ma «degli zuavi» (Ad.XXII,52,3,1,cr.citt.), «agli zuavi» ( A d . X X I , 2 i 8 , 2 , 4 , n.varie); «I Z u l ù » (Ar.XXII,52,i,5,est.), ma la riga precedente «sullo Z u l u l a n d orientale»; infine, con a p o c o p e vocalica, da Firenze «de' zelanti» (Ad.1,21,3,1, corr.Firenze). Invece, generalmente sempre lo, quello, ecc. davanti a s implicata e a vocale, tranne «quei stabili», dialettalismo (Ad.XXI,250,i,5,n.varie-*Secolo); anzi in un caso lo si estende anche davanti ad altra consonante: «allo ristabilim e n t o dell'unione» (Ad.II,8o,i,3,a.ffondo); registro lo d o p o la preposizione per solo in un unico, letterario, «per lo passato» ( A d . X X I I , 8 , 1 , 1 , a . f o n d o ) , oltre che nelle locuzioni stereotipate vive ancora oggi «per lo m e n o / più» (Ad.XXII,52,2, i,corr.Parigi, ecc. / A d . I , i , 3 , i , n . v a r i e , ecc.) 5 4 . P e r l'articolo indeterminativo non incontro fatti notevoli se non un unico caso di un davanti a 5 seguita da consonante: «un svergognato» (Ad.XXI,202,i,

51

C f r . F O R N A C I ARI 1 8 7 9 : 7 8 .

52

C f r . MENGALDO 1987: 62 e MASINI 1977: 4 9 - 5 0 e n.

53

Probabilmente è sottinteso signor: si legge più volte «il signor Z.».

54

Mentre MENGALDO 1987:62, MASINI 1977:50 e BISCEGLIA BONOMI 1973:190 trovano il tipo presente in più di un'occorrenza. Per Manzoni cfr. SERIANNI 1986:167: «già nella ventisettana elimina i tipi per lo passato, per lo meglio, per lo fesso della prima stesura».

73

3 , e s t . ) 5 5 ; i n o l t r e un a r t i c o l o i n d e t e r m i n a t i v o p e r uno p r o n o m e i n d e f i n i t o , t r a t t o t i p i c a m e n t e v e n e t o f o r s e a n c h e a p p o g g i a t o dal f r a n c e s e : «dice u n di l o r o » ( A r . X X I , i 0 3 , 3 , 2 , a . c u l t . - : r a c c . f r a n c . ) , «verrà i n v i t a t o a l l ' i n a u g u r a z i o n e d e l l a M o stra u n s o l o f r a i c a p i » ( A r . X X I , 2 5 3 , 2 , 1 , e s t . ) 5 6 . A l p l u r a l e p u ò e s s e r e i m p i e g a t a d a v a n t i a s i m p l i c a t a o a v o c a l e la f o r m a li57: «li interessi» ( A r . I I , 8 i , 2 , 4 , d i s c . m i n . f r a n c . ) , «alli articoli» ( A r . I I , 8 i , 3 , 3 , c r . c i t t . ) , e, forse per influenza della f o r m a femminile, con preposizione articolata «v'hanno d e l l e f a t i c h e , delti s f o r z i » ( A r . I I , i 5 7 , 2 , i , c o r r . F i r e n z e ) 5 8 , i n o l t r e c o n p r o n o m e d i m o s t r a t i v o , «quelli i n d i v i d u i » ( A r . I I , i , 2 , 4 , a . c i t t . ) , e in u n a r t i c o l o d a R o m a , f o r s e p e r i p e r c o r r e z i o n e , « u n ' a l t r o di q u e l l i p r o s t a m e n t i [sic!] di f o r z e » ( A r . X X I , 343,2,1 , c o r r . R o m a ) .

5.9. Pronomi personali S o n o c o n s u e t i egli, ella59

p e r il s i n g o l a r e e essi p e r il p l u r a l e ; lui, lei, loro

rara-

m e n t e si e s p a n d o n o al di là d e i c o n f i n i s e g n a t i dalla n o r m a g r a m m a t i c a l e d e l t e m p o 6 0 , c i o è g e n e r a l m e n t e s o n o limitati a d usi e n f a t i c i o c o n t r a s t i v i c o m e , p e r

55

Anche con un paio di aggettivi: «un buon spettacolo» (Ar.XXI,103,1,3,cart.tel.), «alcun scopo» (Ad.XXII,52,2,2,corr.Parigi).

56

E poi in una traduzione dal francese «Nessun rimase ferito» (Ad.II,i54,3,5,d.tel.-:Moniteur); si ricordi che nessun sarebbe ammesso se aggettivo [es.: «nessun uomo»], non se, come qui, pronome.

57

Cfr. MORANDI-CAPPUCCINI 1894: 75: «è oramai, nella prosa, una spiacevole affettazione, quantunque sia vivissimo in molti dialetti». Ma GHERARDINI 1847 2 :542-4 consiglia di usare per il plurale maschile li per evitare l'omofonia con gli del dativo singolare.

58

FORNACIARI 1879:79: riguardo le preposizioni articolate scrive che sono «da usarsi secondo le norme date per gli articoli separati».

59

Sono usate indifferentemente in riferimento a persone o a cose (FORNACIARI 1879:118) e se vi sia o meno «identità di soggetto di una cosa o persona con sè medesima», nel qual caso sarebbe da usare esso/essa (ibid.: 128). Cfr. oltre il paragrafo sui dimostrativi determinati identici.

60

FORNACIARI 1879: 119: «per indicare l'oggetto, o il termine dopo preposizioni» oppure «come soggetti quando il pronome debba esser messo in maggior rilievo, specialmente se posposti al verbo (senza interrogazione)»; e più dettagliatamente 1881:49-52. Cfr. inoltre SERIANNI 1981: 30. È noto come Manzoni nel passaggio dalla ventisettana alla quarantena corregga spesso egli (e ancor più ella) sostituendolo con lui (o lei) oppure ponendo in sua vece un sostantivo: nel quadro finale l'uso di lui e lei è espanso al di là del fiorentino (cfr. BOSTRÖM 1972: 126, 168 per dati assai indicativi!); di egli ed ella rimasero ben poche occorrenze (cfr. per tutto l'aspetto D'OVIDIO 1933:60 ss.). Per la situazione moderna in cui «l'uso di egli, ella [...] è ristretto al parlato che possiamo definire 'celebrativo' e alle scritture di tipo argomentativo e asituazionale», cfr. SABATINI 1985, punto 12.

74

esempio, «Se loro sono abili, noi non siamo inoperosi» (cors, orig.; Ar.XXI,i33, 2,3,cr.pol.), «Ora, dicono loro, nelle provincie si possono cacciare i palmipedi» (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt.), «Se [...], disse lui, [...]» (Ad.II,98,i,5,corr.Firenze), «il partito Czeco federalista grida anche lui» (Ad.I,2i,4,2,corr.Vienna); anzi, più d'una volta sono evitati anche se pertinenti, per esempio dopo preposizioni: «sepolti con essi» (Ar.II,ioo,2,3,n.varie), «Ne siamo lieti per essi» (Ar.XXI,220,i,3, est.), ecc., o con il soggetto in posizione forte: «il quale, dicono essi,» (Ar.11,157,2, 2,corr.Parigi, o sim. Ar.I,66,i,3,b.pol., ecc.) 6 '. Tuttavia, soprattutto nella seconda annata, si registra anche qualche caso eccentrico: «E lui, [a capo] -ma chi siete? Che volete?» (Ad.XXI,2i8,i,4,n.varie), «grazie anche alla bontà dello zio che lo aveva aiutato a continuare gli studi perchè lui era povero» (Ad.XXI,355,2,i, est.-:fogli spagn.), ecc. Di più, non di rado compare la forma letteraria ei (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt., ecc.) in un unico caso anche plurale «mentr'ei si danno ogni briga» (Ad.II,219,1,5,corr.Vienna) 62 , e sporadicamente, ma solo nella prima annata, anche il letterarissimo eglino (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times e Ad.I,i,2, i,a.fondo) 63 . Per il dativo di 3 a sing, segnalo gli unici esempi di gli riferito ad un nome femminile, modulo tipico dell'italiano nonstandard, i quali si trovano in un servizio comunicato dell'Agenzia Stefani ad entrambe le testate: «Il re lesse la risposta scritta agli indirizzi a cui [...] diedergli lettura» (Ar.XXI,i7i,i,i,serv.tel. e Ad.XXI,i69,3,3,serv.tel.) 64 ; per il maschile: «li dice piano» (Ad.XXI,132,3,2, cr.citt.), «pregandolo [...] annunziandoli insieme la causa» (Ar.XXI,202,2,i, a.pol.) 65 . Inoltre è notevole l'uso di ci indistintamente per le e gli, presente solo

61

62

D'OVIDIO 1933:63: «solo nella posizione enfatica ci vuole lui: p. es. [...] «dice lui» [...]. D'altra parte, l'uso letterario nazionale mantiene ancora più vivo Vegli, pur nella posizione enfatica [in cui] vi sente una tal quale sostenutezza». E un uso tipico del vernacolo ottocentesco, assente del tutto in entrambe le edizioni dei Promessi Sposi·, peraltro, anche al singolare è un pronome molto poco usato, soprattutto nella quarantana dove viene ridotto d'assai (fra forme apocopate e piene si passa da 17 occorrenze del '27 a 2 del '40!); cfr. BOSTRÖM 1 9 7 2 : 1 1 9 , 123,168. Per e'cfr. anche D'OVIDIO 1 9 3 3 : 70.

63

Per Manzoni, cfr. D'OVIDIO 1933:74: «I già pochi eglino ed elleno della prima edizione è naturale sparissero nella seconda. Popolarissimi un tempo [...] sono oramai, se pur ve n'è qualche traccia nel toscano vernacolo e se in vari casi gli scrittori possono anche rievocarli, antiquati e pesanti».

64

In questo esempio il pronome personale gli è pleonastico, in quanto ripete il complemento già espresso dal relativo a cui. FORNACIARI 1881: 53: «Il popolo toscano nel parlar familiare usa non di rado gli per le (a lei) [...] stimiamo che se ne debba vietar l'uso assolutamente». Manzoni nella seconda edizione non impiegò mai gli per il dativo singolare femminile (cfr. D'OVIDIO 1933: 73), ma l'italiano non seguì il suo esempio, infatti ancor oggi è un tratto condannato dalle grammatiche, ma di largo impiego nel parlato (cfr. SABATINI 1985: 158).

65

C f r . MUSSIMI 1 8 8 9 : 2 7 .

75

ne «L'Adige» 6 6 : «Cosa ci importa a lei?» (Ad.XXII,52,2,5,cr.citt.) pleonastico, «Il Lennarelli è alla testa, e ci vanno dietro il conte Castellani Fantoni e Panfilo Bellanti» (Ad.1,21,4,1 ,corr.Firenze). Per il dativo di I a plurale, accanto al normale ci, molto spesso, soprattutto ne «L'Arena», si trova il dialettale e letterario ne (gli unici esempi ne «L'Adige» sono in Ad.II,8o,i,i,cr.pol. e i,3,a.fondo) anche in stretta prossimità con la forma normale: «ne pare che sia nostro diritto e dovere circondarci» (Ar.11,222, 2,4,red., ecc.); molto meno spesso, si trova anche il dialettale si riflessivo: «possiamo noi ora adagiarsi [...]?» (Ar.I,4,i,3,att., ecc.)6"7. Altri tocchi letterari, per lo più ristretti alla prima annata, sono cel (Ar.11,157, i,3,leg.fin.); il per lo per l'accusativo della I a singolare (Ar.II,i57,i,3,leg.fin., Ad.I,i,2,2,a.fondo) anche nella stessa frase con lo stesso referente «Tutti lo sentono e il sanno» ( Ad.II, 154,2, i,a.pol.-:Étendard); il frequente gli per li per l'accusativo della 3 a plurale spinto fino alla seconda annata, che è tipo anche popolare 68 : «fargli» (Ar.II,56,i,4,corr.), «gli opprimono» (Ar.11,157,2,3,est.-:Opinion Nationale) o in enclisi alternato a un li non enclitico «se non li scioglieva, menomavagli alquanto» (Ar.11,157,1,3,leg.fin.),

ecc·; e

inoltre le forme seco (Ar.1,4,3,

ι,est.-:A.A.Zeitung) e seco loro (Ar.II,i96,3,4,n.varie-:Courrier de Marseille). Gli allocutivi adoperati negli esempi trovati (ben pochi, dato il destinatario 'plurale' di un giornale) sono Ella come soggetto, Lei ai casi obliqui (cfr. Ar.XXI, i7i,2,4,a.pol.).

5.10. P r o n o m i possessivi È caratteristico dell'uso burocratico il possessivo perifrastico di lui, di lei usato frequentemente, sempre preposto al sostantivo a cui si riferisce 69 : «sotto i di lei piedi» (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi), «per la di lui perdita» (Ar.XXI,171,2,2,est.), anche senza articolo: «passava per di lei madre» (Ad.1,1,4,2,corr.Vienna), «il Tezza fu in di lui casa» (Ad.XXI,i02,2,5,cr.citt.), ecc.

66

Cfr. BONDARDO 1972: 142: «[tale impiego] caratterizza di solito il primo approccio del dialettofono alle forme pronominali italiane» e infatti cfr. MUSSINI 1889: 28 e PatuzziBolognini, Prep. XX: [Si tratta di] «un procedimento assai esteso, di fatto pansettentrionale e caratterizzante non tanto aree linguistiche quanto categorie sociali».

67

C f r . M U S S I N I 1 8 8 9 : 28.

68

C f r . MUSSINI 1889: 27.

69

Segue il sostantivo solo quando il suo impiego non sia una scelta ma necessità semantica: «Una signora al marito che esce insieme alla madre di lei» (Ar.XXI,103,3,2, a.cultxracc.franc.). Tale possesivo perifrastico è presente anche in Manzoni, solo un paio di volte nei Promessi Sposi, entrambe entrate nella quarantena: «la famiglia di lui» > «la di lui famiglia», «della costei mancanza» > «della di lei assenza»; d'altra parte Manzoni ne fa un largo uso nelle sue lettere (cfr. D'OVIDIO 1933: 27 e 82; SERIANNI 1986: 198-9).

76

È normale la forma rafforzata suo proprio (Ar.II,i33,3,3,corr.Firenze, ecc.) 7 0 , mentre è un dialettalismo l'uso di suo per proprio: «Spendere il suo denaro e ricevere ancora un pugno la è una prodezza non troppo degna d'un soldato» ( Ad.I, i,5,i,cr.citt.) 7 '.

5.11. Aggettivi e pronomi dimostrativi Sono molto frequenti cod/testo/a/i/e, pronomi e aggettivi estranei all'uso settentrionale 7 2 e diffusi nella lingua letteraria da base toscana 7 3 ; sono generalmente adoperati in rapporto ad un elemento già espresso: «non vorremmo tuttavolta veder dileguare codesto sogno» ( A r . I I , i o o , i , i , a . f o n d o ) che sono casi in cui, anche da grammatica, «si può usare tanto questo, quanto cotesto», ovvero, molto meno spesso, ad indicare un atteggiamento di disprezzo nei confronti di ciò di cui si parla: «Bresaola, il tronfio ed impettito D i o della radicaleria, codesto G i o v e tonante» (Ar.XXI, 171,2,4,a.pol.). Si sommano le spinte letteraria e dialettale nelle forme quai, quei plurali di quale e di quello', «in quai modi» (Ar.I,66,3,i,corr.Firenze), «quei di Z e v i o » (Ar.II,i,3,i,cr.citt.), «quei del Messico [affari]» (Ar.I,66,i,3,b.pol.), mentre è chiaramente dotto nel caso (unico) di un referente singolare: «Se quei che si presenta è un povero» (Ad.XXII,8,2,2,est.). Esso/a (in riferimento a soggetti animati e inanimati) con il significato di «quello stesso» è spesso posto in funzione aggettivale secondo un uso del «parlare più scelto» 7 4 : in «essa società» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), «esse autorità riceveranno» (Ar.XXI,279,2,2,a.red.), ecc. L a variante di tono culto desso/a non è rara, per lo più posposta al verbo essere: «anche quando è dessa una difficoltà» ( Ar.II, 56,i,2,a.pol.-:Liberté), «È desso signor cavaliere Pasquale Traverso» (Ar.XXI, 253,2,3,cr.citt.), ecc., preposta in una interrogativa indiretta: «si domandano se desse sono» (Ad.XXI,355,i,5,est.), raramente con un verbo diverso: «ma dessa si rivolse» (Ad.XXI,i69,2,i,est.-:Freundenblat), «È possibile che dessa possieda [...]?» (Ad.XXII,52,2,3,cr.giud.) 7 5 .

7

"

71 72

FORNACIARI 1881:

65.

C f r . P a t u z z i - B o l o g n i n i , Prep. X X V - V I . C h e li surroga c o n i deittici quello là p e r quello, quello li p e r codesto

(cfr. P a t u z z i - B o l o -

gnini, Pref.: XXII-III), m a il tipo è p r e s e n t e in un u n i c o e s e m p i o c o n s e n s o dispregiativo: «è quella s t a m p a là che» (Ad.XXI,202,i,3,a.pol.). 73

M a o g g i in T o s c a n a s o n o ritornati, e s s e n d o ridotti nella lingua n a z i o n a l e all'uso b u r o c r a t i c o (cfr. 5 1 1 - 2

7 4

SABATINI

1985:

e FORNACIARI 1881:

FORNACIARI 1 8 7 9 : 1 2 9 .

157).

P e r il l o r o uso o t t o c e n t e s c o cfr.

18472:

P e r l ' i n d i f f e r e n z i a z i o n e f i n o a tempi m o l t o recenti per i p r o n o m i

riferiti a essere a n i m a t o / inanimato, cfr. 7 5

GHERARDINI

75.

GHERARDINI 18472: 1 1 4 - 1 2 2 ,

BOSTRÖM

1972:

10 ss.

c o n t e s t a n d o l ' o p i n i o n e della m a g g i o r parte dei g r a m m a -

tici c h e ha attribuito a desso «un v a l o r di più f o r t e espressione», a f f e r m a c h e rispetto

77

Sono tipiche dello stile ricercato le forme cotali (Ar.II,8i,i,i,a.pol. e Ar.XXI, 220,2,2,cr.giud.), consimile/i (Ar.II,ioo,3,2e3,cr.citt. e Ad.XXI,i69,2,i,est.-: Journal des Débats), cosiffatti (Ad.II,i54,i,2,a.fondo), siffatte (Ad.II,131,3,4, est.-:Memorial Diplomatique) 76 .

5.12. A g g e t t i v i e pronomi indefiniti Si vedano innanzitutto gli indefiniti singoiativi, che si caratterizzano per il loro distacco dal parlare comune: altri, «usato principalmente nelle scritture»77: «altri ne offre [...], dà [...], e sa» (Ar.II,222,i,i,a.fondo, inoltre Ad.II,2i9,i,5,corr. Vienna, ecc.); altrui che nel ruolo di «oggetto o termine» è forma «dello stile più scelto»78: «lasciassero finalmente ad altrui il campo» (Ar.II,i96,i,i,a.fondo), «non le tenne altrui celate» (Ad.II,2i9,i,2,est.); qualche cosa impiegato molto frequentemente (Ad.XXI,i02,i,3,n.varie, ecc.) rispetto alla forma qualcosa «usatissima questa nel parlar familiare, e non rara neanche negli scrittori»79, comunque presente (Ad.II,2i9,2,2,est.-:Times e Ad.XXI,i02,i,3,n.varie); infine alcuno, che in proposizione affermativa in funzione aggettivale denota «eleganza»80: «Egli manifestava altresì l'intenzione di passare alcun tempo negli Stati Uniti» (Ar.II,i96,3,4,est.-:Herald), ecc. 81 , o come pronome «Non si sa se abbia ferito alcuno di loro» (Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze) caso particolare in quanto la proposizione affermativa in cui si trova il pronome dipende da una negativa (inoltre Ar.II,222,i,4,att.; Ar.II,81,3,1,Gazzetta Nazionale di Berlino). Conforme all'uso latino e vivo fino all'Ottocento 82 è l'impiego di tanto/a nel senso di 'tanto grande, tanto importante' in «tanto avvenire» (Ar.I,4,i,2,a.pol.)

ad esso è «solo un allomorfo con ugual significato». Ma è voce unica contro il concerto unissono degli altri grammatici. Manzoni «a ogni desso diè di frego [...] non si può che plaudire [e...] ricorrer noi in casi estremi a cotali voci che tramontano» (cfr. D'OVIDIO

1933: 75)· 76

FORNACIARI 1881: 90: « C o s i f f a t t o o siffatto si adopera, di rado, ma con più efficacia, nel senso di tale».

77

FORNACIARI 1881: 97: «nel parlar famigliare si dice più comunemente un altro». D'OVI-

78

FORNACIARI 1879: 131: «offrendo altrui [...]»: quindi senza la preposizione a, come in-

DIO 1933:76, dice che è un uso che sa «bensì di letterario ma non di rancido». vece nel primo esempio riportato. 79

FORNACIARI 1 8 8 1 : 98. C f r . SABATINI 1 9 8 5 , p u n t o 2 1 .

80

FORNACIARI 1881: 100: «Anche nelle proposizioni non negative si può per eleganza usare alcuno invece di qualche, seguendo così l'uso costante del miglior secolo di nostra favella».

81

Più d'una volta alcuno e qualche accompagnano poco·, «si eccedette alcun poco» (Ar.II,268,i,i,a.fondo), «convenienza di pensare alcun poco alla situazione» (Ar.I, 66,2,4,corr.Firenze), «L'opinione pubblica va qualche poco tranquillizzandosi» (Ar.II, 268,3,i,corr.Firenze), ecc.

82

FORNACIARI 1 8 8 1 : 90.

78

in un contesto classicheggiante («sopra un suolo di classiche m e m o r i e » ) , «annuncio di tanta sciagura» ( A r . X X I , 3 4 3 , i , i , a . f o n d o ) , «dopo una tanta lotta sostenuta» (Ad.II,8o,i,4,corr.Milano) p r e c e d u t o dall'articolo indeterminativo 8 3 . Si noti infine il francesismo «non c ' è gran cosa di n u o v o » ( A r . X X I , i 0 3 , i , 3 , cart.tel.) [la sottolineatura è mia]. Per gli indefiniti collettivi segnalo la presenza delle «forme antiquate» cadauno (sempre nell'intestazione di prima pagina - ma nel m a r z o del '67 cambia intestazione - e A r . X X I , i 0 3 , 2 , 5 , n . v a r i e ) e cadano

(due o c c o r r e n z e nello stesso

articolo in A r . X X I , i 0 3 , 2 , 5 , n . v a r i e ) , a c c a n t o alle f o r m e normali p e r quel t e m p o 8 4 ciascuno

( A d . I I , 5 5 , i , 2 , a . f o n d o , ecc.), ciascheduno

(solo in A r . I I , i 3 3 , i , i , a . f o n d o

e Ad.XXI,250,3,i,cr.citt.). Infine q u a l c h e a c c e n n o agli indefiniti negativi: tipica del linguaggio informale è la presenza in proposizioni negative di nessuno

rispetto ai m o l t o m e n o fre-

quenti niuno (Ad.II,8o,3,i,est.-*disc.Ruoher, ecc.) e veruno

(passim)85.

5.13. P r o n o m i relativi N o n r a r o è l'impiego di il quale al p o s t o del semplice che non s o l o d o v e è utile, cioè p e r distinguere le proposizioni relative esplicative rispetto a quelle limitative ( A d . I , 7 5 , 4 , 2 , c o r r . R o m a , ecc.), ma a n c h e d o v e è superfluo, cioè c o n i nomi propri da cui non p o s s o n o d i p e n d e r e relative limitative: «città di D r e s d a , la quale è a d d o b b a t a a festa» (Ar.1,24,2,3, est.), o p e r f i n o d o v e non è ammesso, cioè con relative limitative: « S a p p i a m o che tutti i Veneti i quali f a n n o parte dell'esercito austriaco» (Ar.I,4,3,i,a.pol., inoltre Ad.II,55,2,i,corr.Firenze,

ecc.).

Questo

aspetto è significativo di una t e n d e n z a stilistica che t e n d e ad evitare un segno grammaticale neutro, «il solo a m m e s s o nella lingua rigorosamente p o p o l a r e » a f a v o r e di uno che «è rimasto s e m p r e n e l l ' a m b i t o dell'uso scritto (o parlato colto)» 8 6 . S e c o n d o questa stessa prospettiva in cui si legge l'immissione di f o r m e più colte che arrichiscino e nobilitino la lingua, si c o l l o c a n o altri fatti interessanti, cioè e s e m p i in cui per e l e v a r e il livello stilistico v e n g o n o inserite f o r m e auliche, ma scorrettamente p r o v o c a n d o così dei costrutti agrammaticali. E il caso dell'espansione di cui che, oltre ad essere c o n c o r r e n t e n o r m a l e di a cui (e, c o m e si vedrà poi, di che o g g e t t o ) , p u ò sostituire anche di cui «La pistola a due colpi cui

83

Inoltre gli avverbi colà (Ar.I,66,i,3,b.pol, ecc.), cotanto (Ar.[I,i,2,i,corr.Firenze e Ar.I,4,i,2,b.pol.) riservato secondo FORNACIARI 1881: 90, al verso.

84

FORNACIARI 1 8 7 9 : 1 3 2 .

85

Nella ventisettana un solo niuno, nella quarantana solo nessuno.

86

Manzoni nell'edizione del '40 in molti casi corresse «il quale e sim. che oramai sa di letterario nel più spiccio che, prediletto all'uso del parlato», ma non di rado non lo fece, anzi altre volte corresse nel senso opposto (cfr. D'OVIDIO 1933: 76). Per tutti questi aspetti cfr. ALISOVA 1972: 253 ss. da cui (254) cito.

79

f e c e uso era t r o p p o carica» (Ar.II,i57,4,i,serv.tel. e, c o n la relativa incastonata fra due virgole, A d . I I , i 5 4 , 3 , 5 , d . t e l ) 8 7 , in cui «entro il limite cui il re p u ò accondis c e n d e r e ai desideri(i) dei sudditi cattolici» (Ar.XXI,103,1,5,est. e A d . X X I , i 0 2 , 3,4,serv.tel.) casi in cui m a n c a n o le f o r m e di reggenza, esemplificativi degli adattamenti attraverso i quali la f o r m a libresca cui s'immette nella lingua di un livello più basso 8 8 . N o n è raro l'impiego di cui sostitutivo di che oggetto, tratto dello stile elevato 8 9 : «la migliorìa cui si c e r c a iniziare» (Ar.XXI,253,3,3,cr.prov.), «il Papa, cui i fatti di P a l e r m o h a n n o f a t t o inorridire» ( A d . I , i , 3 , 2 , c o r r . F i r e n z e ) , «uno d e ' più splendidi a v v e n i m e n t i cui la costanza p e r s e v e r a n t e di tutti ha reso possibile» ( A d . I , 2 i , i , i , a . f o n d o ) , «in c o m p e n s o delle gravi imposizioni cui p a g a » ( A d . I I , 219,1,2,est.), «progetti di riforme, cui il c o r p o g o v e r n a t i v o d o v r à poi v o t a r e » (Ad.II,2i9,3,2,d.tel.), «condannati alla p e n a capitale, cui una a b e r r a z i o n e di giudizio o una esaltazione di idee, ha indotti a seguire un atto che la l e g g e castiga» ( A d . X X I , 2 7 6 , 1 , 4 - 5 , e s t . ) ; viceversa si trova che invece di cui, m o d o stilistico 'elegante 1 9 0 : «Era tanta la stima e la considerazione in che era salito» ( A r . X X I , 3 4 3 , 1,4,vita Mingh.), «il m o d o , c o n che il sig. L e f e b v r e d o v e v a contenersi trattando col G a b i n e t t o prussiano» (Ad.II,219,1,2,est.). S p o r a d i c o è il p r o c e d i m e n t o di subordinazione c o n i l c c h e p r o n o m e relativo polivalente' b e n presente nell'italiano dei Veneti, c o m u n e a n c h e alla lingua p o p o l a r e di altre r e g i o n i 9 ' ; la presenza di q u e s t o costrutto è v e r a m e n t e scarsa e si limita a pochi esempi 9 2 : a parte il tipo più nutrito delle determinazioni temporali «fino al m o m e n t o che vi scrivo» ( A r . I I , i o o , 2 , i , c o r r . F i r e n z e ) m a p o c o prima nello stesso articolo «fino al m o m e n t o in cui vi scrivo», «al/nel m o m e n t o che vi scrivo» (Ar.XXI,202,3,i,n.varie e Ar.II,i33,3,3,corr.Firenze), «in giorni supremi c o m e questi, che stiamo per» (Ar.I,4,3,3,red.), «Nel t e m p o stesso che» (Ar.XXI,343,1,4,vita Mingh., inoltre Ad.II,55,3,3,n.varie, ecc.), si ha «cosa che ci f u riferita; ma che stentiamo prestarvi f e d e » (Ad.XXI,202,2,3,cr.prov.), «è rappresentato nella sua età più fiorente, in atto che [...] sta a considerare l ' o p e r a propria» (Ar.XXII,8,2,4,n.varie), e «[...) a c c a d e a un gatto che vada sotto il t a v o l o u n a bella resta di pesce» (Ar.XXI,253,2,2,est.) che p u ò a n c h e essere un errore di stampa: vada p e r veda.

87

FORNACIARI 1879: 116: «La prep. di si tralascia soltanto quando le preceda l'articolo».

88

ALISOVA 1972: 265.

89

FORNACIARI 1881: 116: «Come oggetto cui si adopera spesso in verso, ma nella prosa è raro, eccetto il caso che giovi alla chiarezza». Esempi analoghi in Nievo (MENGALDO

90

FORNACIARI 1881: 116: «per eleganza può usarsi che anche dopo preposizioni».

1987: 6 9 ) e n e i g i o r n a l i m i l a n e s i (MASINI 1 9 7 7 : 55; BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 3 : 1 9 3 ) .

91

C f r . ALISOVA 1 9 7 2 : 2 5 4 ss.; CANEPARI 1 9 8 4 : 83.

92

A s s e n t e in N i e v o (MENGALDO 1987:93), un esempio in SCAVUZZO 1988:69 («conferen-

dogli la distinzione di che sopra») attribuito alla «lingua degli uffici». Non raro nei giornali milanesi ottocenteschi (MASINI 1977: 56), molto frequente in quelli del primo N o v e c e n t o (BISCEGLIA BONOMI 1973: 193).

80

È isolato l ' e s e m p i o della f o r m a della lingua burocratica il di cui (Ar.1,24,3,2, corr.Firenze) 9 3 . S e g n a l o infine i nessi relativi neutri con che ( A r . I I , i o o , 3 , i , e s t . ) , nel che ( A d . I I , 265,2,i,corr.Berlino), su che (Ar.1,4,3,4,corr.Firenze), in seguito a ché accentato (Ar.XXII,8,2,3,teatro) e l'ormai lessicalizzato dopo di che non a c c e n t a t o ( A d . XXII,52,i,4,a.red.), il che ( A d . I I , 154,2,3,corr.Firenze, ecc.), locchè corr.) e, accanto a e ciò (passim),

(Ar.11,56,1,3,

ciò che (Ar.II,81,2,2,corr.Firenze e A d . X X I ,

202,1,4,n. varie) 9 4 .

5.14. Aggettivi e pronomi interrogativi È di s t a m p o letterario la f o r m a quai «con quale intento? in quai termini?» (Ar.II, 81,I,I,a.pol.), caso in cui si esemplifica anche la resistenza di quale rispetto a che notata a n c h e altrove: per e s e m p i o «in qual m o d o sostenere» (Ar.II, 1,1,4,corr.Firenze). A c c a n t o al n o r m a l e che cosa si trova talvolta che (Ar.II,268,1,3,n.varie, ecc.); c o m p a r e a n c h e cosa, di marca p o p o l a r e non solo settentrionale, considerato fino alla m e t à d e l l ' O t t o c e n t o g r a m m a t i c a l m e n t e sbagliato, m a affermatosi poi c o n sempre più legittimità nell'italiano m o d e r n o 9 5 , in un e s e m p i o isolato nella prima annata (Ad.II,55,2,2,corr.Firenze), più spesso nella seconda, soprattutto ne « L ' A d i g e » (Ar.XXI,279,3,2,corr.Lonigo, Ad.XXI,218,1,5,cr.prov., ecc.); rilevo infine una frase dialettale: «cosa te sognito de fare stamattina?» ( A r . X X I , 2 7 9 , 3 , 3,corr.Lonigo).

93

94

95

1879: 137, li considera «modi errati». Manzoni corregge del che > cosa della quale (cfr. D ' O V I D I O 1933:76). Sono molto frequenti inoltre riprese anche di sostantivi accompagnati da pronome relativo. Cfr. per quest'aspetto la parte sulla sintassi. FORNACIARI

Per entrambi gli aspetti (cosa su che cosa, che su quale) che si vanno sempre più diffondendo nell'italiano moderno, cfr. S A B A T I N I 1985, punti 21 e 22. Per l'evoluzione di cosa nei confronto di che, che cosa, cfr. R A D T K E 1993. Cfr. anche B O N D A R D O 1972: 145. Nel secolo scorso G H E R A R D I N I 18472: 448, difende cosa per che cosa. Manzoni in molti casi corresse che, che cosa > cosa, familiare, ma «di quei due primi ne lasciò tanti [...]. L'ellittico cosa, biasimato dai puristi perché estraneo all'uso classico, sebbene qualche esempio nei secoli andati se ne trovi, è comune ai dialetti dell'Emilia e dell'Italia superiore, nei quali è d'uso più costante che non nel toscano, dove si alterna con che e che cosa, essendovi talvolta luogo ad una scelta che non è senza motivo» (cfr. D ' O V I D I O 1933: 77-8). Inoltre sull'argomento S E R I A N N I 1986: 196-7. 81

5-15- Preposizioni, congiunzioni, avverbi, numerali Il panorama molto vasto e vario rivela le forti oscillazioni nell'uso e la spiccata eterogeneità di registri. Per le preposizioni osservo la forma toscano-letteraria sur (Ad.II,219,2,1, cr.prov.: «sur un pulcino»). Per le preposizioni articolate, mentre sono consolidate le forme assimilate composte da a, di, da, in, su - ma staccati «su la piazza» (Ar.I,4,3,i,cr.citt.), «su i suoi passi» (Ad.XXI,250,2,3,n.varie), «su i suggerimenti» (Ad.XXII,52,3,3,serv.tel.) 96 , generalmente si riscontra oscillazione per quelle composte da con e per che più spesso sono unite: «colle aspirazioni nazionali compendiate coll'ordine» (Ar.I,66,2,4,corr.Firenze), «sia pel prezzo che pella semplicità» (Ar.II,i57,2,3,corr.Parigi), ma si presentano anche nelle forme analitiche seguendo la tendenza che si stava affermando allora 97 : «con la rappresentanza» (Ar.II,8i,3,i,disc.Bismark), «per le sue abitudini pacifiche e laboriose e per la postura geografica» (Ar.I,66,i,3,b.pol.). Quando se ne susseguono più di una, normalmente, come si è visto, sono tutte o nelle forme analitiche o in quelle assimilate, ma si legge anche, per esempio «pel corpo e per la sicurezza personale» (Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.), o perfino «Per i morti e pei feriti» (Ar.XXII,52,3,i, n.guerra). Assenti del tutto sono le forme sintetiche delle preposizioni articolate composte da fra, pur registrate da Fornaciari come primarie rispetto alle forme analitiche, di minor uso 98 . Per le congiunzioni riporto qualche esempio del diffuso rafforzamento con che, tratto caratteristico del parlato veneto 99 : Certamente che (Ar.XXII,8,2,4, n.varie), fortunatamente che (Ad.XXI,276,3,1,cr.prov.), in quanto che (Ar.I,66,2, 3,est.-:Pressedi Vienna, ecc.) e inquantochè (Ad.II,219,1,1,diario,ecc.), malgrado che (Ar.XXI,279,2,3,a.pol. e Ar.XXI,305,i,3,a.pol.-*Il Fanfulla), mentre che (Ad.II, 154,3,2,est.-:giorn.franc.) e mentrechè (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn.franc.). Per gli avverbi noto solo il più largo uso rispetto a quello odierno della variante vi (Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Avenir National, ecc.) che soprattutto nella prima annata sovrasta ci, il tipo che si è poi affermato nella lingua moderna 100 ; lo scarto fra i due periodi si nota soprattutto nella frequente costruzione alla 3 a singolare di avere + vi, a cui vent'anni dopo si sostituisce molto spesso, ma non sempre, essere + ci: c'è (Ad.XXI,202,2,2,cr.prov., ecc.), ma anche havvi (Ad.XXI,132,1,1, corr.Parigi, ecc.) 101 .

9 6

C f r . FORNACIARI 1 8 7 9 :

9 7

C f r . SERIANNI 1 9 8 1 :

9 8

C f r . FORNACIARI 1 8 7 9 :

9 9

C f r . MUSSINI 1889:

100

Cfr.

SABATINI

220.

3 1 - 2 . 220.

7 - 8 .

1985: 53. Per l'atteggiamento di Manzoni cfr.

D'OVIDIO

1933: 82: nella

quarantena rimane «frequentissimo il vi [...] benché spesso sia stato mutato in ri»; per qualche esempio cfr. ibid. : 53-4. 101

GHERARDINI

18472: 365-7, difende «vi ha, vi aveva ecc. in vece di vi è, vi era, e simili»

dalle accuse di essere gallicismi che erano comuni all'epoca, facendo notare (191—3) 82

R i g u a r d o ai n u m e r a l i s e g n a l o , a c c a n t o al n o r m a l e ambedue n o m i maschili ( A r . I , 6 6 , i , 4 , a . p o I . - : M o n i t e u r , ecc.), ambidue

s e m p r e riferito a

maschile ( A d . X X I ,

27Ó,2,5,cr.prov., ecc.) e f e m m i n i l e ( A r . X X I , 2 5 3 , i , i , s e r v . t e l . ) , il l e t t e r a r i o due ( A r . I I , i 9 6 , i , 3 , a . f o n d o ) , ambo femminile

(Ad.I,i,4,i,corr.Vienna)

m a in u n o stesso a r t i c o l o al

singolare

« d ' a m b o i sessi» e al p l u r a l e «di a m b i i reparti» (Ar.11,222,1,3 e 4,att.), ( A d . X X I , 169,2,3,n.varie, A d . X X I , 2 1 8 , i , i , a . f o n d o ) , tutti e due a . f o n d o ) , tutti due ( A r . I I , 8 i , 2 , 2 , c o r r . F i r e n z e ) , tuttaddue 3 , c o r r . V i e n n a ) 1 0 2 . P e r il resto: cinquantaotto veneto

sinquantaòto,

(Ar.XXII,8,2,4,n.varie). duegènto

o

ma

amen-

maschile (Ad.XXI,218,1,3,est.-*Tagespost) e

quarantotto

S e m p r e duecento

entrambi

(Ad.XXII,8,i,2,

femminile (Ad.II,193,1,

( A r . I I , i , 3 , 2 , r e d . ) i n f l u e n z a t o dal

(Ad.XXII,52,2,5,cr.citt.),

ventott'anni

( A r . X X I , 2 7 9 , 2 , 5 , c r . c i t t . , ecc.),

mai

dugènto103.

5.16. Partitivo Il p a r t i t i v o p r e c e d u t o d a p r e p o s i z i o n i , tratto a f f e r m a t o s i nella l i n g u a o d i e r n a ' d e l l ' u s o m e d i o ' 1 0 4 , è già p r e s e n t e sia nelle trattazioni g r a m m a t i c a l i 1 0 5 sia nei testi esaminati: «a dei risentimenti m e s c h i n i » ( A r . I I , i 3 3 , 2 , 3 , e s t . - : P a t r i e ) ,

«con

d e l l e a p e r t e pressioni» ( A d . X X I , 1 3 2 , 1 , 2 , n . v a r i e ) , «per dei secoli» ( A d . X X I , 1 6 9 , i,2,a.pol.), ecc. Interessanti s o n o il f r a n c e s i s m o ( c o i n c i d e n t e c o l latino) «potrà f a r e dieci v o l t e più di bestialità c h e n o n n e v e n n e r o f a t t e s i n o r a » ( A d . X X I , 1 3 2 , 1 , 1 , c o r r . P a rigi-:Intransigeant), e la c o s t r u z i o n e «ho dei r i m p r o v e r i m o l t i d a f a r e » ( A r . I I , i o o , 2,4,rel.Sen.franc.)Io6.

che tra i due verbi intercorre una «sottil differenza»: essere esprime un non so che di più generico e di più esteso», avere «un non so che di più speciale e più ristretto»; cioè esistere contrapposto a trovarsi. 102

FORNACIARI 1879: 142, ammette ambedue, entrambi e tutti e due, affiancati a «ambi, ambe, poet.» (1881: 134); 1881: 44-5, esclude l'omissione di e in tutti e due. Manzoni corregge le varie forme in quella più d'uso tutt'e due; rimane un solo entrambi (cfr. a q u e s t o p r o p o s i t o FOLLI-BORASCHI 1899: C C X X X I X , SERIANNI 1988: 200). GHERARDINI

18472 ammette sia tutti due sia tutti e due e aggiunge: «Alcuni dicono e scrivono, in quella vece, tutt'a due: ma qui la particella a, non che dia grazia, dà noja, e guasta; quell'a in somma è una svenevole toscaneria». 103

104

C f r . FORNACIARI 1879: 1 4 1 .

SABATINI 1985: 159: «Sconsigliata dalle grammatiche, è in realtà di uso frequentissimo proprio nella lingua media (non in quella molto formale, né in quella regionale o popolare)».

105

FORNACIARI 1881: «Si usa pure (benché sia raro ne' buoni scrittori) dopo le preposizioni con, a e talvolta per [...]. Non si deve usare nè dopo da né dopo di, poiché ne verrebbe cattivo suono».

106

Forse sarà da affiancare, per esempio, a «(Caspita! la gh'ha de la malizia tanta, che fa paura)» (C. GOLDONI, 1 Rusteghi, II, 7).

83

5-I7-

Indicativo

5.17.i. Presente Sono frequenti le varianti con ampliamento incoativo per le forme rizotoniche di alcuni verbi della terza coniugazione 1 0 7 : apparisce/iscono

(Ar.XXI,253,i,3,corr.

Milano, ecc.)' 0 8 , eseguisce/iscono (Ar.I,66,i,4,a.pol.-:Il Moniteur) 1 0 9 . Noto inotre varie altre forme di matrice più

O

meno letteraria 110 : per

c'è vo (Ad.II,55,3,4,n.varie: «vo a confessarmi»); per

DOVERE

ANDARE

ci sono deggio

(Ar.II,56,i,3,corr.) e denno (Ar.II,i96,i,4,a.fondo) U I ma per il resto debbo e devo (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc., ecc.), debbono e devono (Ad.I,62,i,2,a.fondo, ecc.) impiegati magari vicini per variatio «Si devono coalizzare, si devono unire e debbono cercare di impedire» (Ar.XXI,i33,i,2,a.pol.) 1 1 2 ; ci sono dee (Ad.II, i93,2,4,est.-:Mémorial diplomatique), deesi (Ar.II,i57,i,4,leg.fin.: «deesi ripartire questi centodieci milioni») 1 1 3 e ancor più interessante debbe (due occorrenze in Ad.II,219,1,4 e 5,corr.Vienna, la seconda volta in: «non deve [...], ma d e b b e » ) " 4 ; per

POTERE

c ' è p o n n o (Ar.I,24,i,2,a.fondo)" 5 ; per

VEDERE

sono nor-

mali alla IA sing, e 3 a plur. veggo (Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo, ecc.), (intrav)veggono (Ar.II,i57,i,i,a.fondo, ecc.) 1 ' 6 , mentre più notevole è veggiamo (Ar.1,4,1, 3,att.) 1 1 7 .

107

ROHLFS 1966-1969, 524: «Nei dialetti si può non di rado osservare un uso più ampio del suffisso incoativo».

In C.P.S. appare. TB: «l'oggetto che si rende visibile Apparisce prima in confuso, poi Appare chiaro». 109 j g . non dev'essere (cfr. D'OVIDIO 1933: 50 e 53).

113

TB: «Nella lingua scritta Dee per Deve, siccome Avea per Aveva. GDLI: tutte le forme citate tranne devo(no) non sono più dell'uso e sono considerate «letter.».

114

FORNACIARI 1879: 235: «raro».

" 5 Cfr. GHERARDINI 18472: 207; FORNACIARI 1879: 241: «Forma poetica». 1 1 6 Manzoni corregge veggono > vedono e così tutte le altre forme verbali in -eggo «salvo un possegga rimasto» (cfr. D'OVIDIO 1933: 100). 117

Anche in MASINI 1977: 64 un esempio. FORNACIARI 1879: 249: «forma poetica».

84

5-I7-2. Imperfetto Generalmente gli articoli di quotidiani non sono ricchi di voci verbali alla I a sing., ma nelle corrispondenze chi scrive ha modo di far emergere la propria individualità e parla spesso in prima persona; è infatti quasi esclusivamente lì che si trovano imperfetti in -a, comunque rari e in forte diminuzione dalla prima annata alla seconda: da dieci esempi (Ar.I,i33,2,2,corr.Firenze, ecc.) a uno soltanto ( Ad.XXII, ι ,2,corr.Parigi) 1,8 . Sono frequenti le forme che escono, per lo più in posizione non forte, non in -eva(no) ma in -ea(no)119·, è il caso soprattuto dei verbi avere e dovere (forse perché già hanno una -v- nel tema): avea(no) (Ar.1,24,1,1,a.fondo, ecc.), dovea(no) (Ad.II,8o,3,2,est.-*disc.Ruoher, ecc.) ma anche (si) dicea(si) (Ar.I,66,i,i,b.pol., Ar.II,8i2,4,disc.min.franc.), intendea (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), si poneano (Ad.II, 8o,i,3,a.fondo). 5.17.3. Perfetto E regionale la forma forte ancora comune nell'Ottocento ebbimo (due occorrenze in Ad.II,154,i,i,a.fondo) I 2 °. «In non pochi verbi il pass. rem. ind. [...] può avere tutte e due le forme, la regolare e la irregolare» 121 ; per alcuni verbi della II coniugazione accanto alle forme in -ei coesistono quelle in -etti ,22 : (si) bevette (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.,

118

Se non si contano i 3 esempi: «[...] considerava prima di tutto, [a capo] Che [...] Rifletteva che [...]. Pensava d'altronde che [...]», ambigui perché, essendo preceduti da «persuaso lo scrivente che [...]» (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.), potrebbero essere forme di 3 a sing. Cfr. GHERARDINI 1847 2 : 441: «Buone adunque e autorizzate dall'uso d'ottime penne d'ogni secolo sono entrambe le forme. Se non che la terminazione in -o è generalmente stimata più acconcia allo stile umile e rimesso, che non al grave e al sublime». Nell'Ottocento il tipo si diffonde anche a causa delle correzioni di Manzoni nella quarantana (cfr. D'OVIDIO 1933: 83 e SERIANNI 1 9 8 6 : 1 9 9 - 2 0 0 ) , e le forme in -a rimangono emarginate in testi di registro alto (cfr. SERIANNI 1981: 2 5 - 6 ) . Non si dimentichi comunque che le forme dialettali sono «mi cantava», «mi era», ecc. (cfr. BONDARDO 1972:

155). 119

Non sono attestati esempi di -ia(no). L'imperfetto in -ea era caratteristico nel fiorentino ottocentesco degli strati popolari, mentre quello in -èva di quelli borghesi; i due tipi coesistono nella prosa ottocentesca, ma in Manzoni si afferma senza incertezze il tipo con labiodentale (SERIANNI 1986: 1 7 1 - 5 ) .

120

MIGLIORINI i960: 635.

121

FORNACIARI 1 8 7 9 : 1 9 1 .

122

FORNACIARI 1879: 167: «sono usate ambedue [...]. L a prima è più comune nelle scritture; la seconda nel parlare toscano». In Manzoni «rendette, solitamente mutato in rese» (D'OVIDIO 1933: 83).

85

ecc.) 123 , si dette (Ad.XXI,250,3,i,cr.citt.), perdette (Ar.XXI,343,i,4, vita Mingh., Ad.II,i54,2,5,n.varie), resistette (Ad.XXI,i69,2,2,est.), s(i)edette(ro) (Ad.1,62,1 e 2,2 e ι, corr.Firenze), succedettero (Ad.XXII,8,i,i,a.fondo), ma anche per esempio bevve (Ar.XXI,253,2,2,est.-:Figaro), dovè (Ar.XXII,52,1,4,11.varie-* Débats); per alcuni verbi della III coniugazione sono presenti i perfetti sigmatici: aperse(ro) (Ad.XXI,2i8,2,5,cr.citt., ecc.), offerse(ro) (Ar.XXI,i03,i,3,n.varie, ecc.) 124 , si scopersero (due occorrenze in Ad.II,i54,3,i,n.varie).

5.17.4. Futuro Forma settentrionale, con riscontro nel toscano, è anderanno (Ad.I,2i,4,2,corr. Vienna) 1 2 5 ; di marca popolare è la desinenza -emmo (del condizionale) per -emo: riferiremmo (Ar.II,i57,3,3,red.) 126 . Un cenno appena ai futuri perifrastici: francesismo è il tipo «andare a + infinito» (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze, Ar.XXI,279,3,2,corr.Legnago); letterario è il costrutto latineggiante «essere per + infinito» (anche con altri tempi dell'indicativo e inoltre con congiuntivo, condizionale e gerundio) rafforzato dal verbo essere a sua volta al futuro: «la decisione che sarà per prendere la Camera sopra di essa» (Ar.II,157,1,4,corr.Firenze), ecc.

5.18. Congiuntivo Senza che una forma prevalga sull'altra accanto a siano (Ad.I,75,i,2,a.fondo, ecc.) sono presenti sieno (Ad.II,8o,3,3,cr.prov., ecc.) 1 2 7 , e stieno (Ar.XXI,279,i, 2,est.). Parallelamente al presente indicativo si hanno forme più o meno letterarie come debba (Ar.II,157,1,2,a.fondo, ecc.), richieggia (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times), seggano (Ad.XXI,i32,3,5,serv.tel.), vegga(si) (Ad.II.265,1,2,diario, ecc.). Popolarismi sono invece le voci condannate dalle grammatiche dassi I a pers. (Ad.XXI,250,2,i,n.varie-:Figaro) 128 , vogli 3 a pers. (Ar.II,81,1,2,a.pol.), si divertirlo (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt.).

123

In C.P.S. l'unica occorrenza è bevette. T B : «Bevvi più com. che Bevei e Bebbi», non è contemplato bevetti.

124

T B : « O f f e r s e piuttosto che Offrì [...] Offrii e Offrì non è però fuor d'uso».

125

FORNACIARI 1879: 228: - . C f r . a n c h e SERIANNI 1981: 28.

126

E anche viceversa, come si vedrà più sotto; cfr. MUSSINI 1889: 21E Patuzzi-Bolognini, Prep. XXI-II, che fanno notare la differenza.

127

Manzoni corregge sistematicamente sieno > siano (cfr. SERIANNI 1986: 201). GHERARDINI 18472: 199-200: «io li trovo indifferentemente usati da' politi scrittori; se non che sieno è più famigliare agli Antichi, e siano è più frequentato da' Moderni».

128

Forma non solo veneta, ma anche toscana (ROHLFS 1966-1969,561) e, più in generale, dell'italiano dei semicolti (SERIANNI 1988: 366).

86

5-I9- Condizionale Substandard sono la forma anderebbe (Ad.II,8o,i,5,corr.Milano) 129 e la desinenza -emo per -emmo (ΑΓ.ΙΙ,Ι,Ι,2,R.pol.-*Avenir National) scambio che del resto, come si è visto, è vitale anche nel senso opposto. Viceversa, si trova la forma sincopata morrebbe (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn. frane.).

5.20. Participio È evidente la netta preferenza accordata alle forme deboli per alcuni verbi della II coniugazione, tutte accolte senza riserve dal TB: assoluti (Ad.XXI,2i8,i,i, a.fondo), perduto (Ad.II,98,i,5,corr.Firenze, ecc.), risoluto (Ar.XXI, 133,3,3, cr.citt.-*Gazz.Uff.) I3 °, succeduto (Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze), (preZprov)veduto (Ad.II,i3i,3,4,d.tel.) anche con risultati cacofonici come «navi credute perdute» (Ad.II,i3i,3,i-*Bureau Veritas); viceversa si trova accetto (Ar.II,8i,3,i,disc.Bismark) 1 3 1 , forma 'accorciata', pure non marcata secondo TB, che nell'Ottocento era comune per alcuni verbi della I coniugazione 132 . Qualche caso infine di participi forti: costrutta (Ar.II,i96,2,4,n.varie: «La ferrovia costrutta col sistema Fell» e Ar.II,222,2,3,n.varie: «nuova batteria galleggiante [...] costrutta in questo regio cantiere»)' 33 , inserti (Ar.XXI,253,1,5, est.-*B.Militare: «saranno inserti nei ruoli») 134 , sparto (Ar.XXI,103,2,3,est.-: Temps).

1 2 9

BISCEGLIA BONOMI

1973: 203 registra onderebbero.

FORNACIARI

1933:54, nota che anderebbe è nell'edizione del '40 e

SERIANNI

1879: 228: - .

D'OVIDIO

1986:202 conferma che

le correzioni di Manzoni si sono mosse nel senso dell'adozione delle forme piene. 130

TB: «Risolto segnatamente nel ling. fam. e come agg.».

131

In C.P.S. solo in funzione di aggettivo.

132

Cfr.

FORNACIARI

1879:169-70: «Talora in prosa, e in verso più frequentemente, invece

del participio passato della IA conjug. si adoperano degli aggettivi affini di senso e di forma al participio stesso, del quale sono o pajono un accorciamento». 133

FORNACIARI

1879:233: «oltre la forma reg. costruii, costruito è usato costrùssi, costrutto,

ecc.». T B : «Edifizio solidam., elegant, costruito. In questo senso può stare Costrutto, che è pure vivo. Ma quando dicesi d'argine, di zattera, o sim., parrebbe tornar meglio costruito». 134

TB: «inserito: Più comune che Inserto segnatam. cogli ausil. Avere e Essere».

87

5-21. Gerundio L'unica f o r m a da segnalare è preveggendo

(Ar.II,i96,2,4,n.varie), variante aulica

c o n palatale parallela alle f o r m e del presente indicativo e c o n g i u n t i v o 1 3 5 .

5.22. Infinito S o n o di c o n n o t a z i o n e aulica irsene

(Ad.XXI,202,2,3,cr.citt.) f o r m a ripescata

dalla tradizione poetica, e torre (Ar.I,4,2,2,a.pol.-:Times, A r . I I , i 5 7 , i , 3 , l e g . f i n . ) u n o degli infiniti sincopati già in declino nella prosa d e l l ' O t t o c e n t o 1 3 6 ; viceversa, la mancata sincope in bevere

( A r . I I , i 5 7 , i , 2 , a . f o n d o , A d . X X I I , 8 , i , 5 , e s t . ) , pur

accettata da q u a l c u n o n e l l ' O t t o c e n t o , trova diretto riscontro nel d i a l e t t o ' 3 7 .

135

Manzoni corregge non mi veggendo > non vedendomi (cfr. D'OVIDIO 1933: 49).

136

C f r . FORNACIARI 1879: 248 e T B .

137

In Stampa milan. 22 bere ma 2 bevere. Il tipo sincopato è rilevato anche da SCAVUZZO 1988: 61, MENGALDO 1987: 53. In C.P.S. sempre bere. Per MORANDI-CAPPUCCINI 1894 è forma «volgare», mentre FORNACIARI 1879:230 e TB non le riconoscono particolari valori.

88

6. Sintassi

Mi occuperò in questo capitolo di fenomeni di microsintassi, riservandomi di trattare quelli di macrosintassi nel capitolo dedicato allo stile. Mi sembra infatti che per non cadere nello schematismo rischiando di perdere di vista le linee di tendenza più significative, sia opportuno evitare di descrivere analiticamente la varietà delle strutture macrosintattiche che si intrecciano in questi testi, e privilegiare piuttosto gli aspetti che permettono di tracciare un ritratto della lingua giornalistica rispetto agli altri tipi di testo, individuandone le peculiarità che allora, al nascere del nuovo genere, si stavano affermando o erano comunque insite nella natura stessa del tipo di scrittura. L e modalità di strutturazione del testo risulteranno così affiancate ad altre osservazioni di «stilistica e retorica» che vi si avvicinano più di argomenti di microsintassi. L e analisi di macro- e microsintassi concorrono ad evidenziare una delle caratteristiche principali di questa scrittura giornalistica, rivelano cioè come il punto di tensione sia una prosa elegante che riprenda dalla letteratura le strutture e i costrutti più nobili per dar vita ad un testo di tipo ufficiale. In particolare, per quel che riguarda la microsintassi, è normale imbattersi in tratti decisamente aulici come l'ellissi dell'articolo davanti all'infinito preceduto da preposizione, la posposizione del soggetto rappresentato da un pronome personale, o il costrutto che ricalca l'accusativo con l'infinito latino; ed è notevole notare che ciò è presente non solo in articoli di fondo o di opinione politica, ma anche nelle sezioni dedicate alla cronaca. Tuttavia le abitudini linguistiche quotidiane emergono con altrettanta frequenza e dimostrano la scarsa competenza linguistica di chi scrive (si vedano per esempio le concordanze ad sensum o gli scambi fra indicativo e congiuntivo). A questi due registri (letterario e «popolare»), si aggiungono varie altre componenti ora immesse consapevolmente (è per lo più il caso dei francesismi) ora sfuggite alla penna dei giornalisti (senz'altro il caso dei costrutti più tipici del dialetto), le quali confermano ancora una volta come questa lingua giornalistica sia estremamente composita.

6.1.

Nome

Ricordo i più interessanti fra gli usi notevoli di sostantivi al singolare: addio (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn.franc.: «I loro addio furono strazianti») con articolo plurale e sostantivo considerato nella sua natura etimologica di parola composta, 89

caseificio (Ar.XXI,i03,i,3,cart.tel.: «per mobili in ferro elegantissimi, per laterizi e caseificio») 1 , dimissione

(Ar.I,66,3,4,corr.Monaco, ecc.) ma dimissioni

(Ad.I,

62,3,2,corr.Milano, ecc.) 2 . A l plurale: oscillazione fra a vela (Ad.XXII,74,2,3, n.varie) e a vele (2 volte in Ar.II,222,2,3,n.varie) 3 , e fra alla Assisie

(Ad.XXI,

I02,3,3,serv.tel.) che sottindende Corte, e alle Assiste (Ar.XXI,305,1,5,n.varie e Ad.XXII,74,i,i,corr.Parigi) che rende autonomo il sostantivo dal sintagma a cui era legato; inoltre sono impiegati al plurale nomi indicanti generi alimentari com e. farine (Ad.XXI,202,1,5,cr.prov.), grani (2 volte in Ar.XXII,52,i,4,est.) ma grano

(Ad.II,55,3,4,n.varie, ecc.), risi forma veneta (Ar.XXI,220,2,3,n.varie,

ecc.) ma nel titolo dello stesso articolo, luogo più sorvegliato e meno spontaneo4, riso, uve (Ad.XXI,276,3,3,corr.Mantova) ma nel titolo dello stesso articolo e poco dopo nel corpo del medesimo uva, zuccheri

(Ad.II,80,1,4-5,corr.Milano),

ecc. Sono davvero assai frequenti le giustapposizioni nominali senza preposizione così comuni oggi (soprattutto nello stile giornalistico!), che al tempo si stavano affermando in gran parte per influenza delle lingue commerciale e burocratica 5 . Ne elenco qui di séguito le principali: angolo

Via Rosa N.i.

(Ar.XXI,103,tit.,

1

Lessema attestato da poco con il significato di 'tutto ciò che si riferisce ai modi per avere il formaggio' (1870, N.Turrisi-Colonna) e ancora dopo con il significato di 'stabilimento per le industrie del latte' (1886, G.Rosa), cfr. DELi.forse è al singolare perchè ancora usato nel senso astratto di 'arte di fabbricare il formaggio' piuttosto che in quello concreto, posteriore, di 'luogo dove si fabbrica il formaggio'; cfr. MIGLIORINI i960:644.

2

SERIANNI 1981:144 e ZOLLI 1974:115, riportano entrambi il lessema nella forma singolare, come lo hanno trovato nei testi studiati, cioè il Vocabolario domestico della lingua italiana (1846 2 ) dell'Azzocchi e il Bollettino delle leggi napoleoniche (1802). FORNACIARI 1881: 136: «una nave a vela». Leggendo solo il primo esempio «all'allestimento delle fregata a vele» (Ar.II,222,2,3,n.varie) sarebbe facile pensare ad uno scambio di vocali in sede tipografica fra la -a di fregata e la -e di vele, ma, essendoci poco oltre per la seconda volta «un altro vecchio legno a vele», si è spinti a stimare la -e regolare; è la -e di delle da correggere in -a.

3

4 5

Cfr. per esempio il caso di cholera, e comunque il paragrafo dedicato ai titoli. Per l'uso moderno nel linguaggio giornalistico cfr. BECCARIA 1973:70, DARDANO 19862: 363-4; cfr. inoltre A . L . LEPSCHY-LEPSCHY 19863: 74, SABATINI 1985: 168. Per l'Ottocento cfr. MIGLIORINI i960:636; è interessante inoltre il parere di MUSSINI 1889: 12-4, il quale si rammarica dell'omissione della preposizione di diffusa non solo fra i Veneti [sic] (che però, secondo lui, «ne fanno maggior abuso»), ma in tutta Italia, specialmente fra i toscani [sic] che l'hanno conservata dai «primissimi tempi della nostra lingua»; e aggiunge: «Se in certe scritture, come avviene specialmente in quelle di commercio e nei telegrammi, è necessario per ragion di spazio o di risparmio di spesa, sopprimere quanto più si può le particelle congiuntive ed i segnacasi, nel linguaggio comune poi, parlato e scritto, non essendovi più questa necessità, è ragionevole che si rimettano al loro posto queste particelle, che danno tanta chiarezza al discorso e ne formano la naturale eleganza». 90

ecc.), banche usura (Ad.XXII,8,2,5,n.varie: «delle così dette banche usura»), cannone dinamite (Ar.XXI,220,2,2,est.-*Telegrafe), carro scorta (Ad.XXI,302,2,4, cr.citt.), Casse Risparmio (2 volte in Ad.11,154,1,1 e 3 e 4,a.fondo) ma Cassa/e di risparmio (4 volte nello stesso articolo), corpo giornale (Ar.XXI,i03,i,i,serv.tel.) ma corpo del Giornale (Ar.XXII,75,1,tit., ecc.), garzoni fornai (Ad.XXI, 169,2,5, cr.citt.), con tre membri giustapposti nave-scuola torpedinieri (Ar.XXI,279,i,4, n.varie), Ospizio Rachitici ( Ad.XXII,74,2,4,cr.citt.), reggimento fanteria e simili (Ar.XXI,305,i,2,serv.tel., ecc.) ma reggimento di fanteria e simili (Ad.XXII/74,3, 3,serv.tel.), riparto macchine (Ar.XXI,i03,i,3,cart.tel.), sciabola-baionetta (Ad.XXII,74,3,3,serv.tel.), con doppia giustapposizione Società Reduci Patrie Battaglie (Ad.XXI,276,2,4,tit.) mentre ne «L'Arena» Società Reduci dalle Patrie Battaglie (Ar.XXI,279,3,i,tit.), somministrazione Viveri (Ad.XXI,302,2,5, cr.citt.-*giorn.di Napoli), con quattro membri treno-lampo M agonza-Basilea (Ar.XXI,220,i,5,est.) 6 , treno staffetta (Ar.XXI,202,3,4,n.varie), il curioso vento Nord (Ad.II,8o,3,5,d.tel.-:Mon.du Soir), ma Stazione del Nord (Ar.11,157,2,1, corr.Parigi). Ho raggruppato a parte i composti nominali formati secondo alcune categorie assai produttive, e cioè da una parte il modificato appartiene spesso a particolari campi semantici: dazio consumo (Ar.II,ioo,2,i,leg.fin., ecc) 7 , tassa vetture e domestici (Ad.XXI,169,2,5,cr.citt.) ma dazio di consumo (Ad.1,62,3,1, corr.Milano, ecc.) e Dazio per economia (Ar.XXI,i7i,2,4,a.pol.), tassa di domestici (Ar.II,268,1,3,n.varie); d'altra parte il modificatore è frequentemente un nome proprio (come se per un procedimento di sineddoche il nome proprio passasse dall'ideatore o protagonista o proprietario ecc. del tema, al tema stesso) o una data, essi stessi combinati con modificati di sfere semantiche compatte: casa Rotschild (Ad.II,55,3,1,n.varie), chiesa san Giovanni (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn. frane.), circolare Ricasoli (Ar.II,56,1,2,a.pol.), ministero Ricasoli (Ar.II,81,1,2, a.pol.), missione Pozzolini (Ar.XXI,i03,i,2,serv.tel.), ordine del giorno Mancini (Ar.II, 196,2,1,a.fondo), progetto Wolff (Ar.XXII,52,1,5,est.), ecc., inoltre, interessanti anche per la combinazione asindetica dei nomi propri, combinazione Depretis-Crispi-Nicotera (Ar.XXII,75,1,1 ,serv.tel.), processo Della Vecchia Cavallotti (Ar.XXI,305,2,4,n.varie); Decreto 11 marzo (Ar.II,100,1,1,n.varie, ecc.) ma decreto del 10 aprile 1881 (Ar.XXI,i7i,3,2,n.varie, ecc.), programma 22 dicembre 1866 (Ad.II,98,2,1,n.varie), ecc.

6

MIGLIORINI 1963 4 :9, esemplificando le ellissi proprie del linguaggio giornalistico, porta proprio un caso simile: «linea ferroviaria elettrificata U d i n e - G o r i z i a » , locuzione che «presenta una lieve ellissi, ormai tradizionale: Udine-Gorizia

anziché da Udine a Gori-

zia». 7

G l i esempi di giustapposizioni nominali che dà il GDLI S. V. dazio s o n o proprio di quel tempo: dazi consumo

( M . G i o i a , a cavallo fra il X V I I I e il X I X sec.), dazio

macina

(Nievo).

91

6.2. Aggettivo Riguardo all'accordo dell'aggettivo: molto spesso solo è usato come aggettivo concordato al nome che accompagna, tratto tipico del linguaggio aulico: «si ebbero soli casi ι» (Ad.XXI,202,3,2,n.varie), «che sola una legge possa» (Ar.11,196, i,3,a.fondo), ecc.; meno frequente è il suo impiego avverbiale tipo: «Solo 40 copie sono state stampate» (Ar.II,i33,3,2,n.varie). L'aggettivo in funzione paravverbiale è un modulo che si ripresenta a vari livelli di registro 8 : «che cresca colle età rigoglioso» (Ad.I,i,i,2,a.fondo) in un articolo di tono alto di stampo letterario, «Conforme a quanto v'ho scritto nell'ultima mia, quest'oggi intendo parlarvi» (Ad.I,2i,2,i,corr.Firenze) in una delle «formule da codice epistolare» 9 , «E sì che parlammo chiari!» (Ad.XXI,250,2,i,cr.prov.) con tono decisamente discorsivo.

6.3. Articolo La casistica è molto varia, e, pur limitandomi ai casi più interessanti, cercherò di non rinunciare a rappresentarne la ricca polimorfía.

6.3. ι. Nomi comuni Manca l'articolo in parecchie costruzioni tipiche della lingua giuridico-burocratica; per esempio, in sintagmi verbali: «assume / corre obbligo» (Ar.I,4,i,tit., ecc.), «tenere seduta / apposito protocollo / Consiglio di Ministri / e sim.» (Ad.I, 62,2,2,corr.Firenze e sim.), «entrò sospetto» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), «ha / ricevette incarico» (Ar.XXI,io3,i,4,a.pol.-:Home rule), «presentarono formale mozione» (Ar.XXI,343,2,1,vita Mingh.), ecc.; in sintagmi nominali: «in apposita/o nota / regolamento / e sim.» (Ar.I,4,i,i,serv.tel., ecc.), «sopra suolo italiano» (Ar.I,66,2,3,est.-:Presse di Vienna), «per pubblico passeggio» (Ar.11,1,2,3, a.citt.), «per pagamento di contribuzione» (Ar.II,i,3,4,serv.tel.), «ad unanimità» (Ar.II,222,3,3,serv.tel. e Ad.II,8o,3,4,d.tel.) 10 , «vincolati da precedente matrimonio religioso» (Ar.XXI,i03,2,3,n.varie), «progetto per impianto di Uffici postali [...], e conseguente adattamento di alcuni locali di servizio» (Ar.XXI,253,2,4, n.varie), «con nota [...] sua sentenza di ieri [...] telegramma di Stato» (Ar.XXI, 279,3,2,corr.Legnago, ecc.), «sopra luogo» (Ad.XXI,302,2,3,cr.pr0v., ecc.) 11 ma anche «Intervenuti nel luogo i R. Carabinieri» (Ad.I,75,2,i,cr.citt.), ecc.

8

Per l'uso dell'aggettivo «in forza d'avverbio», cfr. MUSSINI 1889: 42-3.

9

Tipo ben presente nell'epistolario di Nievo (cfr. MENGALDO 1987: 80).

10 11

II T B ammette entrambe le forme. «Locuzione avverbiale cristallizzata [...] diffusasi con ogni probabilità attraverso la lingua giuridica e burocratica, e ripetutamente condannata nell'800 dai puristi [...] come brutto neologismo (per quanto non di marca francese)» (DELI).

92

È piuttosto motivata da intenti aulici una nutrita serie di sintagmi che ricalca i clichés della lingua giuridico-amministrativa in altri contesti, secondo una gradazione che parte dagli usi più assimilabili alle formule burocratiche ed arriva a quelli meno facilmente riconducibili ad esse ed assume quindi i toni letterari di uno «stile alto» 12 ; segnalo, in dipendenza da verbi: «teneva festa da ballo» (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.) «vi fu / V'ebbe / avvi ballo / banchetto / brillante ricevimento / messa solenne e Te Deum / continua agitazione / e sim.» (Ar.11,56,1,4, corr., ecc.), «surse forte litigio» (Ar.II,i33,3,2,n.varie), «Ferve [...] interessante, e vigorosa discussione» (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.), «si tratta di affare temporaneo» (Ar.I,24,3,3,corr.Firenze) ma «fu l'affare di un istante» (Ar.II,i96,3,4,est.-:Courrier de Marseille), ecc.; in dipendenza da preposizioni: «con grosso palo di ferro» (Ad.XXII,8,2,5,cr.prov.), «da gran folla» (Ar.II,8i,3,i,est. e, sim., Ar.11,222,3,3, serv.tel.), «In precedente articolo» (Ad.II,i54,i,i,a.fondo), «vide per terra, come fagotto, qualcosa» (Ar.XXI,220,1,3,n.varie), ecc., ed inoltre la frequente omissione dell'articolo indeterminativo davanti a altw. «con altra letterina» (Ar.XXI, 171.2.4,a.pol.), «altro giuocatore ambulante veniva pure arrestato» (Ar.II,1,3,1, cr.citt.), «alcune lenzuola, delle mutande ed altra po' di biancheria» (Ad.XXI, 276.2.5,cr.citt.), «non mancherò altra volta di tornare» (Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo) diverso da «Come dicemmo altra volta» (Ar.II,157,1,2,a.fondo) che non sta per «ancora una volta» ma per «una volta, un tempo», ecc. Altri esempi di omissione di articolo (determinativo o indeterminativo), seppur mantengono sfumature connotate in senso giuridico-amministrativo e letterario, sono più che altro semplicemente usi tipici dell'epoca che non si vogliono tingere di connotazioni particolari: «essendo stato attaccato da eccesso di febbre» (Ar.II,1,3,3,serv.tel.), «una grandissima probabilità di prossima guerra» (Ar.II,100,2,i,corr.Firenze), «Compagna nel suo odio egli aveva nuora» (Ad.XXI,202,1,4,n.varie), ecc. L'ellissi dell'articolo può essere dovuta inoltre a motivi non stilistici, ma pratici quando si trovi in servizi telegrafici: «Oggi visitai fiera industriale regionale agricola ed equina» (Ar.XXI,103,1,3,cart.tel.). È probabile che sia la ricerca di sensazionalità data dallo stile telegrafico, come del resto nella pubblicità, ad essere radice dell'omissione dell'articolo in molti titoli formati da sintagmi nominali che «si devono probabilmente considerare come intrinsecamente determinati»' 3 : per esempio «STORIA C H E PARE ROM A N Z O » (Ad.XXI,102,2,1,tit.), «Unità di lingua, di pronuncia e di ortografia» (Ar.XXI,103,2,4,tit.) contro, all'interno dell'articolo, «all'unità della lingua [...] l'unità della pronuncia e dell'ortografia» (Ar.XXI,i03,2,5,a.cult.), o per lo stesso

12

Cfr. RENZI 19892: 376-7: «Raramente l'articolo indeterminato uno, usato al sing, con nomi numerabili, può essere sostituito da assenza di articolo [se non con un complemento oggetto preverbale] in uno stile alto, scritto o oratorio [...], in posizione di soggetto, ma solo nello stile poetico classico, o ermetico [...] o in it. ant.».

13

RENZI 19892: 401; cfr. inoltre FORNACIARI 1881: 138-9. Ancora una volta è evidente come il titolo sia luogo particolarmente interessante.

93

motivo, in annunci teatrali: «Drammatica Compagnia Dante Alighieri [...] esporrà» (Ar.II,56,2,4,teatro). E presente l'articolo, mentre nell'uso moderno si è stabilizzato il grado zero, in una vasta fenomenologia di casi. Per l'indeterminativo basti segnalare l'espressione settentrionale «che razza d'una bestia è questo cane» (Ar.XXI,253,2, 3,a.cult.) e, meno spiegabili, «ha un interesse di rimanervi fedele» (Ar.1,4,1,4, att.), «il che non sarebbe certo d'un buon augurio» (Ar.II,i57,3,4,est.-:Nuova stampa libera di Vienna). Riguardo alla presenza del determinativo: «le mille volte» (Ad.I,i,3,2,corr. Firenze) 14 è letterario; sono molto numerosi altri tipi che si possono spiegare soltanto come forme che nelF Ottocento ancora non si erano consolidate nella veste a grado zero oggi affermata grazie, in gran parte, agli usi amministrativo-giudiziari; si tratta in genere di sintagmi introdotti da di. Per alcuni si può richiamare il francese: «de la classe» per «obblighi della leva» (Ar.I,4,3,i,a.pol.), «perdre le temps» per «non perde il tempo» (Ad.I,62,3,i,corr.Milano) 15 ; inoltre «il vescovo di Cremona [...] corse grave pericolo della vita» (Ar.II,8i,2,3,n.varie), «del continuo» (2 volte in Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.), «col benefizio dell'inventario» (Ar.II,i96,2,3,a.fondo), «nella mattina del Natale» (Ad.I,75,4,2,n.pol.), «legami del sangue» (Ad.II,2i9,2,2,est.-:Times), «concorso ai premi» (Ad.XXII,74,2,4, cr.prov.) ma nell'articolo corrispondente de «L'Arena» si legge «concorso a premi» (Ar.XXII,75,1,5,cr.prov.), ecc. Noto infine che più d'una volta mezzogiorno e mezzanotte sono preceduti dall'articolo determinativo anche in casi in cui l'uso moderno lo elimina: «al mezzogiorno circa» (Ar.II,222,i,4,att.) 16 , «dopo la mezzanotte» (Ar.XXI,253,2,5, n.varie), ecc.

6.3.2. Nomi propri Nell'uso dell'articolo davanti ai nomi di province e di grandi isole spesso si scavalca (o si ignora!) la norma del tempo 1 7 ; ho scelto solo qualche esempio fra quelli che mostrano per casi analoghi trattamenti diversi. La deviazione più frequente è l'articolo che viene premesso al nome quando le condizioni ne chiederebbero invece l'ellissi; il fatto è spiegabile come infiltrazione della lingua d'uso in un caso come questo in cui l'omissione ha una connotazione marcatamente letteraria. Curioso è un sintagma di un servizio telegrafico dell'Agezia Stefani riportato da «L'Arena» «nativo di Volinia» (Ar.II,i57,3,4,serv.teI.-:Moniteur) e da

14

Anche in Nievo (cfr. MENGALDO 1987: 83).

15

Più normale «Per non perdere un inutile tempo» (Ar.II,i33,3,3,corr.Firenze).

16

Mentre FORNACIARI 1881: 137: «di mezzodì».

17

FORNACIARI 1881:138, trattando i casi in cui si omette l'articolo, scrive: «i nomi in singolare di provincie e di grandi isole, purché di genere femminile in a, si soggettano a questa regola dopo le preposizioni di ed in [in senso locale ...]. Quelli di genere maschile o femminile, ma non terminanti in a, vogliono l'articolo determinato».

94

« L ' A d i g e » «nativo della Volinia» (Ad.II,i57,3,5,serv.tel.-:Moniteur); inoltre, a breve distanza: «Italia le venne strappata; la germania [sic] le sfugge ognor più; anzi le è sfuggita; la Polonia le turba i sonni, e le suscita le minaccie della Russia» (Ar.I,4,i,3,b.pol.), «Ora un villaggio dell'Albania, ora uno di Tessaglia» (Ar.I, 66,i,3,b.pol.), ecc. Viceversa, l'articolo viene omesso anche con nomi maschili: « L e notizie da Lussemburgo fanno sapere che la borghesia del Lussemburgo» ( A d . I I , i 3 i , 3 , 3 , t e l . ) con variazione contestuale, ecc. Riguardo (La) Spezia l'uso è oscillante: l'articolo può esserci: della

Spezia

( A d . I I , i 3 i , i , 3 , a . f o n d o , ecc.) o mancare: di Spezia (Ar.XXII,52,1,2,n.varie, ecc.). Per i nomi propri di persona il quadro è interessante. Innanzi tutto accenno al fatto che il determinativo davanti ai cognomi, noti o perché famosi o perchè già stati nominati, è molto più frequente nel secondo tipo, cioè in articoli di cronaca cittadina o giudiziaria, piuttosto che nel primo, cioè in articoli di ampio respiro di politica, di letteratura, di arte 1 8 . «Vera contravvenzione all'uso e letterario e toscano è invece [...] il premetterlo al nome di battesimo dell'uomo, come si fa generalmente nell'Italia settentrionale» 1 9 , uso peraltro scarsamente attestato: «L'Amilcare» (2 volte in A r . X X I , 305,3,2 e 3,cr.prov.), «uno dei filgi di Tito Ricordi, l'Enrico» ( A d . X X I I , 5 2 , 3 , 3 , n.varie). M a l'esiguità di casi va attribuita alla rarità degli impieghi di nomi propri (non cognomi!) in una scrittura giornalistica: nell'esempio citato, infatti, è più interessante rilevare la nota di stile per cui si tratta con il protagonista come con un amico, piuttosto che l'aspetto sintattico di presenza o assenza del determinativo. L o stesso si dica per i nomi femminili preceduti da articolo, tratto non solo settentrionale ma del parlato in genere 2 0 , che è presente qualche volta in più, ma comunque non molto spesso; di questi casi riporto un esempio dell'articolo che precede nome e cognome: «la Teresa Pesena» (Ad.XXII,52,2,5,cr.citt.); inoltre un esempio in cui nello stesso servizio si passa dall'assenza dell'articolo nella presentazione dei personaggi - cioè in un luogo più sorvegliato - alla sua presenza nella narrazione: «Erano Matilde e Mary [...]. L a Clotilde [con errore di trascrizione] e la Mary [...]. L a Matilde [...]. L a Mary [...]» ( A r . X X I I , 8 , 1 , 1 - 2 serv.tel.) ma anche «da Lucia» (Ad.XXII,74,3,1,teatro).

18

Mentre è proprio in questo caso in cui è maggiormente consigliato; cfr. D'OVIDIO 1933: 79-80: «Per alcuni puristi la necessità di premetter [l'articolo] ai cognomi è divenuta una vera fissazione, ma è question d'orecchio e di buon gusto che si risolve caso per caso [...] applicandolo soprattutto ai cognomi di scrittori celebri». È considerato un uso «schiettamente toscano» al quale Manzoni «fu fedele [...] ma non senza eccezioni».

J 9

D ' O V I D I O 1 9 3 3 : 80.

20

Cfr. GHERARDINI 18472: 153: «i nomi propri di donna famigliari e usitati son quelli che ricevono VArticolo [...] tuttavolta non si ha per errore il fare altramente»; FORNACIARI 1881: 128: «Nel parlar familiare di Firenze i nomi proprii di individuo femminile ricevono sempre l'articolo determinato»; D'OVIDIO 1933: 78: «Il parlar toscano [è] daccordo con quel dell'alta Italia» , ma Manzoni «di scrivere a tutto pasto la Lucia, l'Agnese, la Perpetua [...] se ne guardò bene».

95

6.3.3· A g g e t t i v i e pronomi C o n l'aggettivo possessivo suo l'articolo p u ò mancare secondo un m o d e l l o aulico sostenuto

dal francese: «tiene sua abitazione»

(Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.),

«avente sua sede a V i e n n a » (Ar.I,4,2,2,a.pol.-:Times), «il credito di sua famiglia» (Ad.XXII,8,2,5,n.varie); viceversa «alla sua / nostra / loro volta» (Ar.11,81,3,3, red., ecc.) e inoltre, forse per ipercorrezione, in una traduzione dal francese «per la sua legittima difesa» (Ad.I,i,6,i,est.-:giorn.franc.). Per gli indeterminati si nota l'ellissi in «da b u o n n u m e r o di» (Ar.I,4,3,3,red.), «con certo n u m e r o di» (Ar.I,66,i,2,b.pol.-*Il M o n i t e u r ) 2 1 e, viceversa, la presenza dell'articolo in «salirono per le prime» (Ad.XXI,202,2,i,cr.citt.) e nel probabile fancesismo «soltanto l'uno di essi» (Ad.II,265,3,i,corr.Firenze) per cui si richiami «(Γ) un d'eux». M o l t o frequente è certa/o/i seguito da c o g n o m e o da c o g n o m e più nome, tipo che prosegue quidam

latino; quasi sempre è senza articolo: «venne arrestato

certo E n r i c o Bruno, fu A n t o n i o , d'anni 37» (Ar.XXI,279,3,i,cr.citt.), «Era questi un p o v e r o diavolo, certo Questapesi e m o n t a v a una barca» (Ar.XXI,202,2,5, n.varie, inoltre sim. A d . X X I , i 0 2 , 2 , i , n . v a r i e , ecc.) ma, in due unici esempi, entrambi nella seconda annata, è preceduto da esso: «Viene accusato del delitto un certo G i u l i o cronista d'un giornaletto» (Ar.XXI,253,3,2,a.cult.), «un certo A l e s sandro Bellucci, giovine di negozio» (Ar.XXI,220,i,3,n.varie); inoltre ho registrato «certa donna M a e s t r a C o m u n a l e » (Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.). S o n o pochi gli esempi in cui, in vari modi, viene variata questa costruzione standard con certo [i corsivi sono miei]: tal sempre con articolo «Un tal A n d r e i di U d i n e » ( A d . X X I I , 8 , 2,2,n.varie-*giorn.milan., Ar.XXI,202,2,3,n.varie, ecc., c o m u n q u e sempre nella seconda annata), «un signor Crosti di M o n z a » (Ad.I,62,3,i,corr.Milano) e infine, m a con una sfumatura di ancor maggiore indeterminatezza «un B o o z que» (Ar.II,i96,2,4,corr.Parigi), o ancora «un altro italiano chiamato

qualun-

Demario»

(Ar.XXI,202,i,5,n.varie), « U n o dei commessi, per nome C o l a Pietro» ( A r . X X I , 202.3.3,n.varie).

6.3.4. V e r b o L'infinito sostantivato nei casi diretti è impiegato preceduto da articolo (sia determinativo, sia indeterminativo) in una misura che va molto al di là dell'uso moderno ma c o n f o r m e all'italiano ottocentesco 2 2 : «sarebbe vano il pretendere di rinchiuderle» (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times), «sia imprudente cosa il lasciarsi» (Ad.II, 219.1.4,corr.Vienna), ecc.; «locchè per alcuni sarebbe uno sconsigliarli da ogni generosa aspirazione» (Ar.I,66,3,i,corr.Firenze), «ma è un chiedere troppo alla

21

FORNACIARI

1881: 98: «[Certo] aggettivamente usato [...] suole seguire a un, una» e

inoltre 1879: 132. 22

Cfr. MASINI 1977: 96 e bibliografia lì citata.

96

umanità» (Ar.XXI,279,2,2,a.red.), ecc. È più significativa la pur sporadica ellissi dell'articolo davanti all'infinito preceduto da preposizione, che dimostra l'adesione ad un caratteristico modulo letterario: «con disporsi in fila» (Ar.11,133,3,1, а.citt.), «In leggere» (Ar.II,157,1,2,leg.fin.), «in votare una buona legge» e «in fare della politica» (entrambi in Ad.II,i3i,i,3,a.fondo) ma «nel leggere» (Ar.II, 1,2,3,a.citt.), «nell'agguantarsi la mano» (Ar.XXI,253,i,3,corr.Milano), ecc. Anche l'infinito descrittivo può essere (Ar.XXII,52,3,i,cr.citt., Ar.XXII,75,i, 4, corr.Taggia) o non essere (Ar.II,i,i,3,corr.Firenze) articolato; per l'esemplificazione cfr. il paragrafo sulla sintassi dell'infinito.

б.4. P r o n o m i personali Delle forme toniche noto innanzitutto la loro presenza nelle proposizioni interrogative, poi in quelle affermative; infine la posizione rispetto al verbo della forma loro del dativo plurale. Non è infrequente, soprattutto nella prima annata de «L'Arena», la presenza del soggetto con un pronome postverbale nelle interrogazioni: «Si lascierà egli impietosire [...]?» (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi), «quale spettacolo vedremo noi nel centro d'Europa?» (Ar.II,1,1,1-2,r.pol.-:Avenir National), «Credete voi che [...]?» (2 volte in Ar.II,8i,3,i,disc.Bismark), «siffatta situazione e siffatta unità sono esse un pericolo per la Francia?» (Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.), ecc. come si è visto usato sempre assol., in un unico caso accanto al soggetto: «Come vuole egli il ministro che i comuni ricavino» (Ar.II,i33,3,3,corr.Firenze) 23 . Sia il francese sia i dialetti settentrionali hanno la stessa costruzione e potrebbero quindi entrambi influenzare l'impiego di queste costruzioni; tuttavia viene da pensare che sia nettamente preponderante la spinta del francese, alla luce di alcune considerazioni. Primo. La quasi totalità degli articoli in cui si trova questo fenomeno sono di tono alto e molti di essi sono dal francese (o dalla Francia) e del corrispondente de «L'Arena» da Firenze (che anche in altri casi si è dimostrato non parco di francesismi). Secondo. E una costruzione che coinvolge anche le I e persone per le quali nel dialetto la duplicazione non è obbligatoria 24 . Per il carattere

23

Si tratta di una 'inversione complessa' (cfr. RENZI 1985: 190). Manzoni nel correggere il suo romanzo sopprime spesso questo tipo di pronomi (cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: C C X X X V I I per tu, L X X X V per egli).

24

II veronese dice «Disemo ben?» e «Digo ben?», contro «disito ben?», «dise/o ben?», ecc. Che nell'Ottocento fosse già così lo si legge in Patuzzi-Bolognini: XXXIV: «Fa eccezione la prima persona singolare e plurale che tralascia il pronome [come nell'italiano] anche nel dialetto (Es. Son fòrsi mato'! S o n o forse matto?)», e n.: «Più spesso nella forma sónti (al pi. sénti)». Per questo -ti epitetico, di origine ancora non ben chiarita, cfr. Salvioni, Fonetica del dialetto moderno della città di Milano, Milano, 1884:

97

stesso degli articoli di un giornale non sono rappresentati i tipi della I a e 2 a pers. sing., se non l'indiscutibile costruzione dialettale «cosa te sognito de fare stamattina!» (Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo), interrogazione incastonata in un periodo tendente alla letterarietà: «Egli mi guarda con due occhi fulminei e spuntandogli sulle tumide labbra un riso biricchino [sic!], proruppe: -». I pronomi tonici abbondano anche nelle proposizioni affermative 25 , spesso in traduzioni dal francese o dal tedesco ma anche in molti altri casi per dare maggior forza alle espressioni, soprattutto alla Ia pers.: «Io credo che [...] noi proporremo» (Ar.II.8i,3,i,disc.Bismark), ecc.; quando i pronomi sono di altre persone essi sono generalmente posposti, con solennità letteraria, al verbo: «si mangian essi fra grandi e piccoli quattro sacca di grano macinato» (Ar.II,i57,i,4,leg.fin.), «e forse sarà essa destinata a mutare le sorti» (Ar.II,ioo,i,4,corr.Firenze); si noti anche la costruzione tipica della proposizione parentetica «dicono essi / loro» (Ar.I,66,i,3,b.pol., ecc.); ma c'è anche «essi dicono» (Ad.XXI,250,2,i,n.varie-: Figaro). Riguardo alla posizione dei pronomi ricordo anche che la forma del dativo di 3 a plurale loro (che coesiste accanto ad a loro) può essere anteposta alla forma verbale 26 : «il beneficio loro sfugga» (Ar.I,4,2,i,att.), «loro darà campo per prestare» (Ar.XXI,220,i,3,est.). Gli usi delle forme atone che meritano approfondimento sono innanzitutto la consistenza dell'enclisi in regresso nell'Ottocento ma qui assai rappresentata 27 , in secondo luogo la risalita dei clitici ai verbi sevili; l'impiego delle cosidette 'forme ridotte' gli, la, le come pronomi soggetto impersonali 28 ; infine i vari usi pleonastici.

81 e 264 dove si trova la descrizione del milanese (in cui si ha nella forma affermativa sont); per un approccio problematico di grammatica storica su sónti nel veronese, cfr. BONDARDO 1972: 143-4. D'altra parte il comportamento diverso dei pronomi personali delle I e persone nelle proposizioni interrogative non è una caratteristica solo del dialetto veronese, ma è stato notato, per esempio, anche per il padovano (cfr. BENINCÀ-VANELLI 1982: 18-19). Alla luce di queste considerazioni, si conferma l'affermazione di MENGALDO 1987: 7 0 - 1 , per cui nell'epistolario di Nievo sarebbe invece proprio il dialetto la spinta primaria e non il francese: le sole persone impiegate sono la 2 a e la 3 a sing., tranne un unico esempio di I a pers. sing, (che può tuttavia essere un pronome d'enfasi «cosa mi divago io [...]?»). 25

Come nel francese, nel fiorentino e nel dialetto veronese (cfr. Patuzzi-Bolognini: X X XXI). Per il comportamento di Manzoni ne I Promessi Sposi, cfr. RENZI 1983.

26

Cfr. CALABRESE 19892: 553: «Loro non può mai occorrere prima del verbo» mentre in

27

Cfr. MIGLIORINI i960: 637.

28

C f r . R E N Z I 1 9 8 3 : 2 2 7 ss.

italiano antico «poteva occorrere anche prima della forma verbale».

98

D i connotazione letteraria ma senz'altro indotta anche dal linguaggio telegrafico 2 9 è la frequentissima collocazione enclitica 'facoltativa' 3 0 sia all'inizio del periodo, sia, meno spesso, all'interno di esso anche in proposizioni secondarie. Quest'ultimo caso è soprattutto quello dei titoli o servizi telegrafici dove si cerca la concisione e ne escono così strani costrutti: si legga, per esempio, un titolo «Una donna che gettasi in acqua, [a capo] L'amante che impazzisce» (Ar.XXI, 171,3,1,tit.); oppure in un servizio dell'Agenzia Stefani «un individuo che dicesi polacco» (Ad.II,i54,3,5,d.tel.-:Moniteur) 3 '; o ancora «A Bologna certo A l f o n s o Gentilini, muratore cadutagli una trave sulla testa, morì» (Ad.XXI,27Ó,3,3,serv. tel.). Molto più spesso l'enclisi si attua ad inizio periodo nella forma del si enclitico nella 3 a pers., soprattutto sing, (molto spesso impersonale), dell'indicativo presente ed imperfetto e del congiuntivo presente 3 2 ; sono cultismi i residui della legge Tobler-Mussafia 3 3 nella variatio fra «si diceva» all'interno del periodo e «aggiungevasi» preceduto da congiunzione coordinante nell'esempio «Ecco quello che si diceva. E d aggiungevasi:» (Ar.II,8i,2,4,disc.min.franc.). C o m u n q u e anche con queste condizioni sono presenti molti esempi in cui il si non è in enclisi: «Si conferma» (Ad.XXI,250,3,3,serv.tel.) o all'inteno della proposizione con variatio «la cosa propria donasi o si cede, mai sottoponsi a tassa» (Ar.11,157, i,2,leg.fin.). Sono interessanti alcune forme che ne escono bisdrucciole: «incaricasi» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), «seguitasi» (Ar.XXI,202,1,2,serv.tel.), «telegrafasi» (Ar.XXI,252,1,5,est., ecc.), «vociferasi» (Ad.XXII,74,3,3,serv.tel.-*Tribuna) ma le stesse si trovano anche in forma analitica (Ad.XXI,270,3,3,serv.tel., A d . X X I , 250,3,3,serv.tel., ecc.). Raramente l'enclisi si trova con altre persone e pronomi: «parti» (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi), «assicuragli» (Ar.I,4,i,3,att.), ecc. o con altri modi e tempi, più frequentemente con passato remoto - soprattutto - e futuro dell'indicativo, ma anche con altri di cui do una concisa esemplificazione: «salutollo» (Ar.II,100,3,4,serv.tel.-:Moniteur), «darassi» (Ar.II,222,3,3,serv.tel.), con solennità «Sonosi questi signori convinti [...]?» (Ad.II,8o,i,3,a.fondo), «aveaci

29

Q u e s t a c o s t r u z i o n e si trova infatti s o p r a t t u t t o nei servizi telegrafici d o v e p u ò g i u n g e r e a n o t e v o l i c o n c e n t r a z i o n i c o m e , p e r e s e m p i o , nel servizio d e l l ' A g e n z i a S t e f a n i in Ar.XXI,220,2,1 e Ad.XXI,218,3,4.

30

C o s ì la c h i a m a SORRENTO 1949: 1 4 1 - 2 0 1 . N o n si tratta n a t u r a l m e n t e dei casi in cui c i ò a v v i e n e in rispetto alla n o r m a g r a m m a t i c a l e , cioè «2A sing. I A e 2 A plur. d e l l ' i m p e r a t i v o presente, l'infinito, il participio e d il g e r u n d i o » (FORNACIARI 1 8 7 9 : 1 9 6 ) . È un tratto caratteristico della sintassi giornalistica, cfr. MASINI 1977: 7 4 - 5 , SCAVUZZO 1988: 7 4 - 5 , BISCEGLIA BONOMI 1 9 7 4 : 2 1 1 - 2 ; i n o l t r e SERIANNI 1990: 36.

31

« L ' A r e n a » , f o r s e p r o p r i o p e r c h é la c o s t r u z i o n e n o n risulta n o r m a l e , s e m p l i f i c a (e c r e a a n a c o l u t o ) in «un i n d i v i d u o dicesi p o l a c c o » (Ar.II,I57,3,4,serv.tel.-:Moniteur).

32

FORNACIARI 1 8 7 9 : 1 9 7 : « E m o l t o c o m u n e a n c h ' o g g i a f f i g g e r e il si alle terze p e r s o n e singolari e plurali: es. dìcesi, tiènsi, vòglionsi,

credevasi,

ecc. M e n o usati s o n o i m o d i simili

ai s e g u e n t i [esempi c o n altre p e r s o n e e altri p r o n o m i ] e nel passato r e m o t o » . 33

Fra le tante trattazioni di q u e s t a l e g g e c h e r e g o l a v a la p o s i z i o n e d e i p r o n o m i clitici o b l i q u i , r i m a n d o a RENZI 1983: 2 2 8 - 9 .

99

prestato» (Ar.I,24,i,i,a.fondo), «troverebbevi» (Ar.II,56,i,4,corr.), «siasi dato» (Ar.XXI,i03,i,3,cart.tel.), «fossesi risparmiato» (Ar.II,56,i,3,corr., ecc). Per quanto riguarda la risalita dei clitici con verbi «servili» dal verbo subordinato al verbo reggente 34 si evidenzia in entrambe le annate la persistenza di tratti della tradizione: gli esempi di risalita sono decisamente limitati, anche nei casi più avanzati come il si passivante, dove oggi è «quasi d'obbligo» 35 : «quei due Asili che dovettero chiudersi» (Ar.II,222,i,4,att.), «Deve confessarsi» (Ad.1,62, 3,i,corr.Milano), e persistono anche nella seconda annata: «senza poter raggiungerlo» (Ad.XXI,i6c),2,4,cr.citt.), «volere unirsi» (Ar.XXI,305,3,i,cr.citt., Ad.XXI,302,2,4,cr.citt.); ma soprattutto, se risalita c'è, il pronome non si prepone al verbo servile (come accade nel fiorentino, nell'italiano moderno e nel dialetto veronese) ma vi si appoggia preferibilmente in enclisi, allontanando così la scelta sintattica dal localismo e tingendola invece di letterarietà: «nel momento in cui devesi adottare» (Ar.II,8i,i,3,red.), «vuoisi sperare» (Ad.I,62,3,2,corr.Milano). Ben rappresentato è l'uso delle «particelle pronominali frequenti nella parlata toscana e con tante rispondenze nei dialetti settentrionali, nè rimaste estranee alla lingua letteraria» 36 che trova coincidenza anche nel francese. Solo un paio di esempi di le uno dei quali è in un testo del corrispondente da Firenze: «ma le sono velleità che finiscono in fumo» (Ad.I,2i,3,2,corr.Firenze), «non sono le sole forme di ricatto [...]. Ma le sono infamie tali, che» (Ar.XXI,279,2,2,red.); più rappresentato è la che però compare solo nella prima annata: «Questa istoria che si narrava la era quella d'un membro» (Ad.II,55,3,3,n.varie, ecc.) 37 ; il tipo senz'altro più frequente e resistente nel tempo è egli. «Egli è certo che in quella consorteria di destra [...] si prepara a combattere audacemente» (Ar.II,ioo,i,4, corr.Firenze, inoltre Ar.II,222,2,i,att., ecc.), in qualche occorrenza anche nella forma ridotta gli: «gli è che» (Ad.XXI,i02,i,5,n.varie-:Figar0, ecc.), mai ePs.

34

Cfr. FORNACIARI 1879: 197, «le particelle unite coll'infinito possono invece trasportarsi al verbo reggente; e talora anche dopo le prep.a o di [...]. Fàre e lasciàre attraggono, per regola, le particelle dell'infinito». Per la tendenza di sviluppo in córso, cfr. SABATINI 1985: 163-4,

E

P ER ' A situazione odierna BERRETTA 1985: 1 9 3 - 4 e 2 1 1 - 4 .

35

Soprattuto se «sfuma nell'impersonale» (SABATINI 1985: 163).

36

D'OVIDIO 1933:71; per l'uso manzoniano meno frequente di quello del fiorentino parlato del suo tempo, cfr. anche BOSTRÖM 1972:126; inoltre RENZI 1983: 227 ss. e in particolare riguardo alla riforma manzoniana: 237. Per il dialetto veronese e la differenza col francese cfr. BONDARDO 1972: 140-1.

37

D'OVIDIO 1933:68: «vero uso familiare è, avanti al verbo, di porre quel troncamento di ella che è la [...] il milanese, come in generale i dialetti gallo - italici [e il veneto,] la conosce e ne fa anzi un uso più costante». Manzoni ne aggiunse e ne tolse in modo che «molti di codesti luoghi [dove ora compare] stanno nel dialogo familiare e non pochi sulle labbra di persone della plebe» (ibid.: 70).

38

D'OVIDIO 1933:63-4: «non fare un uso soprabbondante di egli davanti al verbo, quasi fosse il francese il che non si può mai sopprimere [...] la parlata toscana [...] fa di quei tali e'e 'gli una profusione incredibile».

100

A n c o r più c o m p a t t o è l ' i m p i e g o pleonastico di si p o s t o prima del v e r b o essere a riprendere un soggetto già espresso (costruzione propria anche della lingua francese) o espresso subito d o p o : «Risultato di essa si fu che la Presidenza annunziò» (Ar.XXI,i33,2,2,cr.pol., ecc). A n c o r a sugli usi pleonastici di p r o n o m i , q u a l c h e e s e m p i o di particelle pronominali che pur m a n t e n g o n o una s f u m a t u r a di 'semanticità' m a che, per lo più, h a n n o il significato precipuo di sollevare il t o n o della scrittura; per ne39: «si ricomincerà un p e r i o d o di dubbiezze, di timori, di spaventi all'interno e tutto ne andrà a s o q q u a d r o » (Ar.II,268,i,2,a.fondo), forse errore di stampa «D'innanzi alle considerazioni che passano, stanne i principii che restano» (Ar.II,56,i,2,a.pol.-: L i b e r t é ) , «L'oste [...] gli p r e s e n t ò il conto. M a l'altro senza scomporsi dichiarò di non a v e r n e un soldo» ( A d . X X I , i 3 2 , 3 , i , c r . c i t t . ) 4 ° , «erano alcuni giorni che alla C a s e r m a del P a l l o n e di questa città si c o m m e t t e v a n o furti di f e r r a m e n t a , certe mensole, senza che ne fosse d a t o di sequestrarle» (Ad.I,75,2,i,cr.citt.), ecc. 4 1 ; p e r si (più c o m u n e ) 4 2 : «si tacque» (Ad.XXI,302,3,3,serv.tel.-*Tribuna) p e r cui cfr. il francese se taire, inoltre, vicini ad un 'dativo etico' «per quella p o v e r a gente, che [...] s ' e b b e questo gentile s e g n o » (Ar.I,24,2,2,a.pol.-*Giornale di U d i n e , e sim. A r . X X I , i 3 3 , 3 , 2 , t e a t r o , Ar.XXI,343,1,4,vita Mingh.), la f o r m a colloquialedialettale «coloro che si c r e d e v a n o aver ereditato» ( A r . I I , i 9 6 , i , i , a . f o n d o ) , vicini a un senso impersonale: «Si è stabilito [...] non potendosi venire alla discussione» (Ar.II,i33,3,3,cor..Firenze), «se non a patto di aversi in c a m b i o » ( A r . X X I , i03,i,3,n.varie), o impersonale vicino al passivo: «per cui discutendosi [...] alcune modificazioni» ( A r . X X I , i 7 i , 2 , 5 , l e g . f i n . ) 4 3 . In un a m b i t o m o l t o vicino all'uso pleonastico di si (anzi da esso difficilmente distinguibile q u a n d o si tratta di 3 a persona singolare o di costruzioni impersonali, cioè casi c o n il p r o n o m e si), si nota la presenza dei verbi pronominali p e r la «costruzione riflessiva apparente o

39

FORNACIARI 1881: 255: «Nello stile più elegante e nel verso si può usare anche il semplice ne senza necessità, a guisa di pleonasmo»; GHERARDINI 18472: 288-304, pur ammettendo il suo uso pleonastico, giustifica per molti casi «fors'anche troppo sminuziosamente distinti» la sua presenza ritenendola semanticamente pertinente, così da «distruggere alcune false opinioni manifestate intorno alla detta particella da varj Grammatici». Cfr. MENGALDO 1987:76.

40

Simile a «pagherò ma adesso non nè [sic] ho un centesimo» (Ad.XXI,I32,3,2,cr.citt.). Viceversa: «Forse bastano pochi più» (Ad.XXI,I02,3,2,serv.tel.) per «Forse ne bastano pochi più» e «non si vide una simile» (Ad.XXI,202,2,2,cr.prov.) per «non se ne vide una simile».

41

42

ALISOVA 1972: 57: «le due forme [quella riflessiva e quella semplice] intervengono qualche volta come varianti libere (dileguare - dileguarsi, arenare - arenarsi), come varianti espressive (morire - morirsi, morirsene) o come varianti stilistiche (sbagliare - sbagliarsi, ammalare - ammalarsi)».

43

Viceversa, si presentano nella forma semplice «il carretto [...] ribaltò» (Ar.XXI,103,3, i,cr.citt.), «il sole leva» (Ar.XXI,103,3,tit., ecc.), per il quale cfr. MENGALDO 1987: 105. ΙΟΙ

di affetto» 44 : «ritornarsene» (Ar.I,66,i,4,a.pol.-:Il Moniteur, Ar.XXII,52,i,4, а.rel.), «si ordinava da mangiare e da bere» (Ar.XXI,i33,3,2,cr.citt.), «se ne dormiva pacifico e tranquillo nella sua cameretta» (Ar.XXI,279,2,5,cr.citt.), «Due ritratti di due giovani amanti che vi mettono addosso una voglia di trovarvi l'amorosa di divorarvela cogli amplessi coll'entusiasmo del cuore e coi baci i più caldi ed espansivi» (Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo), «Starsi» (2 volte in Ad.1,1,4,2, cr.citt., Ad.II,8o,2,i,corr.Vienna), «Sta attento, che mi ha un'aria» (Ad.XXI,i32, 3,2,cr.citt.), «retrivismo che mi assomiglia molto ad una specie di diffidenza» (Ad.XXI,2i8,i,5,cr.prov.), «era stata colpita sì fortemente alla testa da causarlesi una commozione cerebrale» (Ad.XXI,276,2,5,cr.prov.) al limite dell'anacoluto.

б.5. P r o n o m i dimostrativi I pronomi dimostrativi questo o quello sono spesso impiegati in funzione di neutro: «Solo questo noteremo, che» (Ar.II,i33,3,2,n.varie), «Quello però che rendeva interessante questa elezione» (Ar.II,i,i,2,r.pol.), ecc.; sembra che prevalgano sulla forma più letteraria ciò, pure presente: «Ma ciò che ci ripugna» (Ar.II, I57,i,3,leg.fin.), ecc. Quest'uso di questo e quello prelude allo sviluppo attuatosi poi nell'italiano, essendo tali pronomi nel parlato contemporaneo ormai quasi esclusivi rispetto a ciò «molto raro» 45 .

6.6. A g g e t t i v i e p r o n o m i indefiniti In questi testi è testimoniato chiaramente il passaggio (oggi completato) dai costrutti a negazione preverbale, che erano ancora quelli prescritti dalla norma grammaticale, a quelli a doppia negazione, che erano tipici del linguaggio informale 46 . Di più. È anche documentato il passaggio successivo, oggi già affermato nell'italiano popolare ma in espansione anche nel parlato informale colto, cioè quello che porta di nuovo ad un'unica negazione, ma postverbale: rinvenuto in

44

Cfr. SABATINI 1985: 167-8; si tratta di un modulo più accettato oggi rispetto all'Ottocento, «frequentissimo con i verbi mangiare e bere (e loro sinonimi) e con altri che indicano azioni o atteggiamenti implicanti effetti sulla persona del soggetto». Cfr. anche BRAMBILLA A G E N O

1964.

45

C f r . SABATINI 1 9 8 5 : 1 5 8 .

46

Riguardo all'affermarsi del costrutto con la doppia negazione, che oggi è la norma, cfr. MOLINELLI 1988:57: «Nell'italiano ad esempio si preferisce Non vedo nessuno vs. Non vedo alcuno», ma fin dal latino e durante tutti i secoli scorsi il modo standard era con negazione semplice mentre la doppia negazione era quello marcato tipico dei «registri colloquiali della lingua» (ibid.: 59). Si trova una conferma per l'Ottocento in FORNACIARI 1881: 100: «In proposizioni negative si usa regolarmente alcuno (singolare) [...] parlando familiarmente si usa nessuno». 102

questi testi, tale costrutto è l'attestazione di come un uso colloquiale (in origine solo dialettale) s'infiltrasse nell'italiano scritto 47 . Scelgo qualcuno fra i numerosi esempi dei tre stadi dell'evoluzione tipologica: i. negazione preverbale:

con nes-

sun pronome «non ha data soddisfazione sufficiente» (Ar.II,222,i,i,a.fondo) 4 8 , o con pronome positivo «non saravvi più alcun motivo» (Ar.I,66,3,4,serv.tel.); 2. doppia negazione:

«non poteva sperare nessun vantaggio» (Ar.II,268,3,i,corr.Fi-

renze), anche con rafforzamenti enfatici «non si dubita punto» (Ar.II,8i,3,i,disc.Bismark) 49 ; 3. negazione postverbale

(su nove occorrenze solo due sono nella

prima annata): «il richiamo di Malaret da Firenze e di Nigra da Parigi spiegano niente» (Ar.II,222,i,i,a.fondo), «Verbale che, al caso, importa un fico secco» (Ar.XXI,i33,2,3,a.pol.), «Fa nulla» (Ad.XXI,276,i,3,a.fondo).

47

MOLINELLI 1988: 63: «a partire da questo secolo sembra verificarsi la riduzione di alcune costruzioni a negazione multipla che divengono a negazione semplice mediante l'eliminazione di non. In italiano questo sembra un fenomeno di recente acquisizione, mentre in testi dialettali frasi con negazione ridotta sono note fin dalle prime attestazioni trecentesche e comunque in alcuni dialetti moderni l'unico costrutto negativo usato è quello a negazione post-verbale»; si tratta dell'area lombardo-piemontese (ibid.: 67-70). Già D'OVIDIO 1933: 191 osservava: «Il Lombardo avrebbe caro di starsene al suo costrutto «si può no», come i Tedeschi si godono in pace il loro man kann nicht; ma si piega a dir non si può salvo poi a sdrucciolare in frasi come ho fatto niente, ho visto nessuno»; cfr. anche ibid. : 98. Per la tendenza nelle lingue romanze e germaniche a concentrare l'idea di negatività in un unico elemento della frase, cfr. RAMAT-BERNINI-MOLINELLI 1986. È interessante leggere MUSSINI 1889: 19-20: «Nell'impiego della negativa non innanzi ai verbi fassi un singolare errore e dai Veneti e dai Lombardi. Si tien per regola, ed insegnasi pure nelle scuole da lodevoli insegnanti, che la negativa non non si debba premettere ai verbi quando dopo segua qualche altro avverbio o compimento di negazione [...]. Orbene, secondo la regola comune, è appunto il contrario che si fa. Non si mette la particella quando l'avverbio precede il verbo: nulla disse [.. . ] - ma quando l'avverbio vien dopo, allora si premette al verbo la negativa non; - non disse nulla [...]».

48

Come è detto in FORNACIARI 1881:139-40 e come alternativa è data la possibilità d'impiegare l'articolo indeterminativo; per esempio, in Manzoni, «Non aveva mai detta una parola». Non sono mai usati punti o punte per alcuni o alcune caratteristici «del parlar familiare» toscano (FORNACIARI 1879: 133); frequente è invece punto usato avverbialmente come rafforzativo; cfr. FORNACIARI 1881: 387: «La proposizione negativa può rinforzarsi in varii modi [.. .uno dei quali è . . . ] con sostantivi indicanti pure cosa piccolissima, ma posti a mo' di avverbio. Tali sono mica (propriam. una briciola) e punto. [...] Punto nell'uso parlato, più che nelle scritture, è divenuto anche pronome, e si usa sempre in proposizione negativa o interrogativa». E il corrispondente dei pointe, pas, goutte, ecc. che anche nel francese avevano funzione enfatica, ma poi divenuta «tanto inerente nella frase negativa da restare oggi come unica negazione, almeno nel linguaggio par-

49

lato» (MOLINELLI 1988: 57).

103

6-7-

Preposizioni

A c c e n n o subito a qualche costrutto per dare un'idea immediata della fenomenologia molteplice: gli errori e le ipercorrezioni che derivano da abitudini linguistiche venete, come quella di omettere «parlando e scrivendo quasi sempre davanti [all'infinito retto da un verbo di m o d o finito, o ai complementi per a] la preposizione a, e talvolta anche di»5"; la non standardizzazione di locuzioni preposizionali come causa, a causa, per causa, in causa, o «al punto di vista», «dal punto di vista», «sotto il punto di vista», o ancora «a tal modo», «di tal modo», «in tal modo»; le oscillazioni con i complementi di l u o g o 5 ' ; il complemento di tempo determinato costruito con a, di o in interscambiabili anche per gli stessi casi 5 2 , o ancora nelle date costruito con le preposizioni articolate al o nel oppure con l'articolo determinativo semplice; i casi in cui a brevissima distanza si trovano due reggenze diverse, come «Lo spirito pubblico è profondamente, è commosso [sic] dalla questione sorta per il Lussemburgo, e forse più ancora dei discorsi di Bismark» (Ar.II,ioo,2,i,corr.Firenze),

«tenere conto solamente delle proprie

forze, e mai sulla pubblica carità» (Ar.I,4,i,3,att.), e altri esempi che si troveranno nel corso della trattazione dettagliata; chiamerò questi casi 'micro-anacoluti' in quanto a metà proposizione la struttura portante è rimpiazzata da un altro costrutto. Cercherò di offrire qui di séguito una rassegna, se non completa, molto ricca delle reggenze preposizionali, considerando che le oscillazioni erano comuni nella lingua popolare e colloquiale dell'Ottocento, ma tentando, quando possibile, di interpretare i singoli casi.

6.7.1.

a

Per il grado zero: «trascina a tutti» (Ar.I,4,i,2,a.pol.), «intende a farsi apostolo» (Ar.I,4,2,i,att., e

50

MUSSINI 1 8 8 9 : 1 0 - 1 2 e ss. per altre «preposizioni diversamente usate c o m e segnacasi» rispetto all'italiano.

51

L'incertezza nell'uso delle preposizioni con i complementi di l u o g o è in parte dovuta al fatto che in italiano il loro uso non è fisso: manca «una rigida contrapposizione formale dei complementi di m o t o a luogo e di stato in luogo», «in italiano, che ammette qualsiasi preposizione d o p o i verbi di moto, l'accento semantico si sposta su caratteristiche spaziali «geometriche» dei concetti espressi»; (ALISOVA 1972: 64 e cfr. nelle pagine seguenti una minuta trattazione dei modelli con le varie preposizioni per i costrutti locali).

52

FORNACIARI 1881: 3 3 4 - 5 , cerca di distinguerne le sfere semantiche: «In segna in generale lo spazio di tempo, dentro il quale un fatto accade [...]. A segna con precisione il punto o m o m e n t o di t e m p o in cui accade qualche cosa [...]. In senso m e n o determinato si a d o p e r a sul o in sul [...]. A l t r e volte a ha senso più largo ed equivale a nel Di specifica la qualità del tempo».

104

[...].

sim. Ar.II,268,i,4,cr.cult.), «imbarazzi che sovrastano alla Prussia» (Ar.1,24,2,3, est.-:Volksfreun, e sim. Ad.XXI,276,2,5,cr.prov.), «di aver aspettato agli ultimi momenti» (Ad.XXI,250,2,i,cr.pr0v.), ecc.; inoltre «erano solite a farsi vedere» (Ad.XXI,202,2,i,cr.prov.) e spesso in dipendenza di verbi di percezione secondo il tipo dialettale (Ar.I,24,3,2,corr.Firenze, Ad.XXI,202,2,3,n.varie, ecc.); in connessione con altre 'preposizioni avverbiali' per analogia con altre simili che invece normalmente si uniscono ad a 5 3 : «desiderio che svanisce tra agl'intentati spazii immaginari» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), «Votò contro a quella legge» (Ar.II, 222,3,i,n.varie-*Gazz.Firenze), «presso al ponte Umberto» (Ar.XXI,133,3,2, cr.citt., e sim.), «attraverso ad una serie di trionfi» (Ar.XXII,75,2,i,est.-:Figaro); come complemento di tempo determinato «ad ogni poche ore» (Ar.II,100,1,4, corr.Firenze); infine «se ti fosse a caro» (Ar.II,100,3,2,cr.citt.); per contro: «voto di sfiducia contro lo stesso oltre che ai ministri» (Ar.II,81,2,2,corr.Firenze) con 'micro-anacoluto'; per da: «al punto di vista economico» (Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Il Moniteur), «lasciando a parte» (Ar.II, 133,3,3,corr.Firenze), francese e dialetto s'incontrano in «dare un po' a pensare» (Ar.XXII,52,2,4,corr.Porto Said), inoltre, per l'idea di dovere, cfr. il paragrafo sugli usi di essere e avere; per di: con l'infinito «si sforza [...] a snaturalizzare l'elemento russo» (Ar.I,4,i,i,serv. tel.-*Invalido russo, e sim. Ad.XXI,202,2,3,cr.citt., ecc.), «riserbandoci a pubblicare» (Ar.I,24,i,2,red.), «pregò [...] a non interrompere» (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen. frane., e sim.) 5 4 , «si consenta a bere» (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi), «non ci peritiamo a farlo» (Ar.XXI,103,2,1,a.pol.), «fu incaricata a studiare» (Ad.II,98,2, i,n.varie), «s'offriva ad aiutare» (Ad.II,i93,2,5,cr.prov.); inoltre in costruzioni nominali: «amico alla Francia» (Ar.II,81,3,i,disc.min.frane.) ma «amico della Francia» (Ad.II,80,3,1,est.), «del quale io ho l'onore d'essere amico» (Ar.II, 100,2,4,rei.Sen.frane.),

e

«nemico

dei

russi»

(Ar.I,4,i,i,serv.tel.-*Invalido

russo); per in: influenzato dal francese «si fanno da molto esperienze agli Stati Uniti» (Ar. XXII,220,2,2,est.-*Telegrafe);

«alle

quali abbiamo

evitato

d'immischiarci»

( Ad.II, 131,3,4,d.tel.); in costruzioni nominali: «ad ogni caso» ( Ar.I,66,1,2,b.pol.); con modo: «verrà ampliato a m o d o da» (Ar.II,1,1,4,corr.Firenze), «a tal modo» (Ar.II, 157,2,1,corr.Firenze), «a questo modo» (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze), «a quel modo» (Ar.XXI,i03,2,3,est.-*Temps);

53

Fra quelle ricordate da FORNACIARI 1879: 218, sono accanto (a), intorno (a), ecc.

54

FORNACIARI 1881:348: «Pregare e sim. dinanzi all'infinito p u ò prendere anche la prep. a ( c o m p l e m e n t o di scopo o fine)».

105

per per: «a merito suo» (Ar.XXI,253,3,3,cr.prov.); per su: «all'esempio di altre città» (Ar.II,i,2,4,a.citt.), «basandoci ai dati presenti» (Ar.II,133,1,3,leg.mil.), «Si gettò al vino, poi all'assenzio, al mistrà, alla grappa» (Ar.XXI,343,3,i,cr.citt.) forse su «si diede al vino, ecc.»; inoltre: «benefizio allo Stato a decennio e a ventennio» (Ar.II,157,1,3,leg. fin.), «nel famoso programma a nuovo modello» (Ad.XXI,250,2,i,cr.prov.); manca in costruzioni verbali: «si trovano essere bene spesso di imbarazzo» (Ar.II,222,i, 3,att.), «stentava reggersi in piedi» (Ar.XXI,220,i,2,serv.tel.), «cominciarono andare a male» (Ar.XXI,343,3,i,cr.citt.), «andò ferire» (Ad.II,i54,3,5,d.tel.-: Moniteur) francesismo; in costruzioni nominali: dopo oltre (Ar.I,66,2,i,a.pol.-: Liberté, ecc.), «Nel 30 aprile circa un'ora pomeridiana minacciando un temporale» (Ar.II,i33,3,2,n.varie), «riguardo gli altri» (Ar.II,i33,3,2,n.varie), dopo davanti, dinanzi (Ar.II,i57,2,i,corr.Parigi, ecc.), «attorno il collo» (Ad.XXI.167, 2.4,cr.citt.), ecc.

6.7.2. da Per di: «smetteva dallo spigolare il grano» (Ar.II,i96,2,4,corr.Parigi e sim. Ad.II,80,1,5, corr.Milano), «non ci impedisce però dal dare» (Ar.XXI,i33,2,3,cr.pol. e sim. Ar.II,268,3,i,corr.Firenze), «per compensarlo dalla paura avuta» (Ar.XXI,279, 1.5,n.varie), il dialettale «per essere curato da una frattura all'avambraccio» (Ar.XXI,279,3,i,cr.citt.), «non mi stancherò dal dirvi» (Ad.II,55,2,2,corr.Firenze), «moriva dal cholera» (Ad.XXI,52,2,3,cr.giud.) tipo ancora oggi coesistente con alcuni sintagmi come, per esempio, «morire di rabbia», ed esclusivo per altri come «morire dalle risa», ecc. Probabilmente errore di stampa è «Piazza dai Signori» (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.) ma nel titolo dell'articolo «Piazza dei Signori»; per in/su: il francesismo «Mi si dice che dall'altro versante, i francesi non se ne stiano» (Ar.XXII,52,2,4,corr.Porto Maurizio); per per: con valore finale-consecutivo «una forte macchina da conficcare i pali» (Ar.XXI, 253,2,i,n.varie), «vari locali da servire all'alloggio di truppe» (Ar.XXII,52,2,4, corr.Porto Maurizio), ecc.;

6.7.3. di Per il grado zero: «hanno ben meritato della libertà» (Ar.II,56,1,2,a.pol.-:Liberté) francesismo; veramente molto frequenti sono le costruzioni con gli infiniti soggettivi (meno 106

spesso oggettivi) delle quali riporto solo qualche esempio: « N o n o c c o r r e di ritornare» (Ar.I,24,2,2,a.pol.-:Opinione), «sarebbe difficile di fare» (Ar.II,8i,2,4, disc.min.franc.), «non sarà più lecito di spingersi» ( A r . I I , i 9 6 , i , 3 , a . f o n d o ) , ecc., «mi p r e m e di eliminare» (Ar.II,81,2,4,disc.min.franc.), «intendono di impugnare» (Ar.II,i33,2,2,corr.Firenze), «importi di tenere» (Ar.XXI,202,2,2,n.varie), ecc.; per a: solo q u a l c h e e s e m p i o anche per q u e s t o tipo m o l t o rappresentato: «non esitiamo di registrare» ( A r . I I , 1 0 0 , 1 , 1 , a , f o n d o ) , «siamo costretti di ringuainare» (Ar.II, ioo,2,i,corr.Parigi), «si t r o v a n o di a v e r e allato» (Ar.II,222,1,3,att.), «Il pubblico f a r e b b e b e n e di accorrere n u m e r o s o » (Ad.XXI,250,3,2,teatro), ecc.; inoltre «int o r n o di noi» (Ar.I,4,i,3,att.), «in p r o p o r z i o n e della p o p o l a z i o n e » (Ar.1,24,2,2, a.pol.-:Opinione), «non h o difficoltà di a m m e t t e r l o »

(Ar.II,157,2,i,corr.Fi-

renze), «moriva in V e r o n a di soli ventott'anni il march. T o r q u a t o della Torre» (Ar.XXI,8,2,4,n.varie), il dialettalismo «far di m e n o di mangiare» ( A r . X X I , 2 5 3 , i,3,corr.Milano); per da: tipo c o m u n e a q u e l l ' e p o c a è il genitivo di p r o v e n i e n z a senza articolo 5 5 : «di Francia» ( A r . I I , i o o , 2 , i , c o r r . F i r e n z e ) ,

«uscito di carcere»

(Ar.II,i96,3,4,n.varie-:

H e r a l d ) , «è nato a P a l e r m o di cospicua famiglia» (Ad.I,i,4,2,cr.citt.), e con articolo: «rigettato della C a m e r a dei L o r d s » ( A r . X X I , 2 5 3 , 2 , i , e s t . - * F r e e m a n ' s Journal), per la coincidenza in francese delle due preposizioni italiane di e da (fr.: de) «nel ritorno della rivista al b o s c o di B o u l o g n e » (Ar.II, 157,3,4,serv.tel.-:Moniteur) m a ne « L ' A d i g e » nell'articolo corrispondente (si tratta di un servizio teleg r a f i c o d e l l ' A g e n z i a Stefani) «dalla rivista» (Ad.II,i57,3,5,serv.tel.-:Moniteur); per il resto «ben lungi di aver superato» (Ar.I,4,3,2,cr.citt.), «usciva dell'aula» (Ad.1,62,4,2,n.pol.), c o n 'micro-anacoluto' « L o spirito pubblico è p r o f o n d a mente, è c o m m o s s o [sic] dalla questione sorta per il L u s s e m b u r g o , e forse più ancora dei discorsi di B i s m a r k » ( A r . I I , i o o , 2 , i , c o r r . F i r e n z e ) , «lo difesero della turba sdegnata» (Ar.II,268,1,3,n.varie), «alieno del f a r e » (Ad.II,55,3,3,n.varie), «viglietti di visita» (Ad.XXI,52,2,5,cr.citt.); e c o n i numerali «colla d e c o r r e n z a del

ι

luglio» (Ar.II, 1,3,3-4,serv.tel-*Gazz.uff.),

«a datare del 4 corrente»

( A r . X X I , 3 0 5 , i , i , s e r v . t e l . ) , «una rendita del 3 al 4 per o/o» (Ar.II,100,1,2,leg.fin., e sim.), ecc.; per in: c o m e c o m p l e m e n t o di t e m p o determinato: «di questi giorni» ( A r . X X I , i 3 3 , i , 2 , cr.pol.); c o n modos6:

55

56

«di tal m o d o » ( A r . I I , 1 0 0 , i , i , a . f o n d o ) , «di tal guisa» (Ar.II,

Cfr. FORNACIARI 1881: 331-2: «Nell'uso moderno si adopera di, quando mancano gli articoli [...] da [...] quando vi sono gli articoli, benché si possa, per eleganza, seguire talvolta l'uso degli antichi», cioè usare la preposizione articolata del. GHERARDINI 18472: 407-10, lo annovera fra i 'pretesi gallicismi' (questo su « D e cette

maniere») dei quali dimostra «per via di ragione e autorità quanto sia [...] ingiusta una taccia sì fatta».

107

ioo,3,2,cr.citt.), «di questa maniera» (Ad.I,62,4,i,cr.citt.), «di tale maniera» (Ad.II,i3i,3,3,n.varie-:Étentard); inoltre: fra dopo e infinito (Ar.I,4,3,2,cr.citt., ecc.), dopo fuori (Ar.1,4,3,4, corr.Firenze), «d'attorno» (Ar.II,8i,i,2,a.pol.), «senza delle quali» (Ar.II, 100,2, 4,rel.Sen.franc.), costruito su di notte «di nottetempo» (Ad.XXI,2i8,2,3,n.varie); manca: «speriamo tra non molto vederla» (Ar.I,4,i,2,a.pol.), «si cerchi ad ogni costo opporre» (Ar.I,4,i,3,a.pol.), «crede sapere» (Ar.II,i,2,3,est.-*Indèpendance Belge), ecc. con verbi sim. che reggano una proposizione oggettiva (come proporsi, pretendere, promettere, tentare, ecc.).

6.7.4. in Per a: «in causa» (Ar.II,i,2,3,a.citt., ecc.), «nell'interno dello Stato» (Ar.II, 100,1,1, n.varie, e sim. Ar.XXI,279,3,i,corr.Legnago), «ammessi [...] nella terza classe elementare» (Ar.II,222,1,4,att., e sim. Ar.XXI,i03,3,3,cr.citt.-*Gazz.Uff.), «nel principio di questo secolo» (Ar.XXI,i03,2,5,a.cult.); per di: «non parliamo poi nel punto ove allude» (Ar.1,66,2,4,corr.Firenze), notevole «credettero si trattasse in un improvviso malore» (Ar.XXI,202,3,3,n.varie); per per: «in iscritto» (Ar.II, 133,3,3,n.varie), «in quanto riguarda» (Ar.XXI,253,2,2,est.-: Eco d'Italia); inoltre: «è operaio meccanico in età di 20 anni» (Ar.II,i57,4,i,serv.tel.), «un giovinotto sui 26 anni, in barba nera» (Ar.XXI,279,2,4,cr.citt.); con complementi di tempo determinato: «nella notte scorsa» (Ar.II,56,1,4,corr.), «La mattina del 16 [...], e nel 17» (Ar.II,8i,3,2,cr.citt.) con 'micro-anacoluto', «nel giorno seguente» (Ar.II,157,2,3,est.), «Nel 17 dicembre» (Ar.XXI,i33,3,3,n.varie), «in quest'anno» (Ar.XXII,8,3,i,n.giur., Ad.XXII,52,2,4,cr.prov.), «ci siamo imbarcati in martedì e in tutto il giovedì abbiamo avuto il mare inquieto» (Ar.XXII,52, 2,4,corr.Porto Said), e sim.; manca: «sperano un indirizzo governativo» (Ar.II,56,1,3,corr.).

6.7.5. Per Per a: «destinato per essere applicato» (Ar.I,4,i,4,att.); «cominciano per scassinare la porta» (Ar.II,81,2,2,corr.Firenze), «per cura del ministero della guerra» (Ar.I, 66,2,2,a.pol., ecc.); per da: «per parte dei nostri onorevoli» (Ar.I,66,3,1,corr.Firenze, e sim.), «i Russi vogliano avanzarsi per quella parte» (Ar.XXII,52,i,2,est.); 108

per di: «Si sta oggi stesso occupandosi per l'immediato impianto» (Ar.XXI,202,3,i ^.varie), «non s'interessano punto per sostenere» (Ad.XXI,250,1,2,n.varie); inoltre: «Si diceva jeri qui per lettere da Firenze che» (Ad.II,8o,i,3,corr.Milano).

6.7.6. su Si tratta in genere di usi dialettali: dai tipi meno eccentrici tipo «sui primi di settembre» (Ar.II,222,3,2,n.varie-*Etendard), «casa n. 27 sul corso Castelvecchio» (Ar.XXI,279,2,5,cr.citt.), ad altri più interessanti: «tenere conto solamente delle proprie forze, e mai sulla pubblica carità» (Ar.I,4,i,3,att.) con 'micro-anacoluto', tipo presente anche con sopra: «contando sopra potenze che non sono occidentali» (Ar.II,268,3,4,n.varie), «popolazione stipata sul suo passaggio» (Ad.1,62, 4,2,n.pol.) e infine molti casi riconducibili al complemento d'argomento 5 7 come «Sulle osservazioni fatte contro questo procedere illegale ha risposto l'usciere che» (Ar.II,268,1,3,n.varie), «sulla proposta del Direttore [...], ha decretato che» (Ar.XXII,75,i,5,n.varie), «sul proposito» (Ad.I,2i,7,2,n.pol.-*Paese) s 8 , «tratta sulla politica interna» (Ad.I,62,6,i,d.tel.), «a prestar giuramento sulla formola, di cui dava lettura» (Ad.1,62,4,2,n.pol.), ecc., e in dipendenza di sostantivi «notizia [...] sull'uccisione» (Ar.I,66,2,3,cr.citt.), ecc.

6.7.7. A l t r e a sostituire in séguito:

«dietro

rapporto dei Carabinieri di Cerea, e in seguito alla accusa» con

È della lingua giuridico-burocratica dietro

variatio

(Ar.XXI,i33,2,3,a.pol., e inoltre Ar.I,66,3,i,corr.Firenze, Ar.XXI,i03,2,5,cr.citt., ecc.) 5 9 . Per sotto segnalo «sotto il punto di vista» (Ar.II,i33,2,2,corr.Firenze).

6.7.8. Più preposizioni Sono frequenti unioni di preposizioni con di, che può seguire fra (Ar.II,268,3,2, corr.Firenze, ecc.), sopra (Ar.II,157,1,4,corr.Firenze, ecc.), su (Ar.XXI,103,3,1,

57

58 59

Concorrenti con su s o n o circa, intorno, per riguardo a, relativamente, sop/vra, e anche

di: «intrattenendosi con essi del soggetto ch'essi avevano trattato» (Ar.XXI, 171,2,2, est.). Anche in Nievo (cfr. M E N G A L D O 1987: 91). Inoltre cfr. S E R I A N N I 1981: 213. Si noti che proprio in concomitanza con dietro (e non con in séguito) c'è anche l'ellissi dell'articolo, altro tratto di marca giuridico-burocratica. Il G L D I riporta per quest'uso esempi di Beccaria («dietro alla lettera di S. E. il Sig. Conte Ministro Plenipotenziario), Foscolo («Dietro l'ordine del giorno del Generale in capo»), Carducci («dietro promessa»), De Roberto («dietro pagamento»), 109

cr.citt., ecc.), ma queste forme composte alternano normalmente con quelle semplici

(Ar.II,268,1,3,n.varie,

Ar.I,66,2,4,corr.Firenze,

Ad.XXII,8,3,i,cr.prov.,

ecc.); aggiungo qui il veneto «entrare per di dietro» (Ar.XXI,i03,2,3,est.-: Temps); d'in su: «d'in sulle rive» (Ad.XXI,132,3,1,cr.citt.) è una forma letteraria; in su è dialettale e letterario 60 : «entrata in sul buon sentiero» (Ar.II,157,1, 4,corr.Firenze), «in sulle prime» (Ar.II,157,1,4,leg.fin., ecc.) ma «Sulle prime» (Ar.XXI,202,3,3,n.varie), «in sull'imbrunire» (Ad.XXI,202,2,1,cr.citt.), ecc.; tra a: «desiderio che svanisce tra agl'intentati spazii immaginarj» (Ar.II, 157, 1,3,leg.fin.) 61 ; su per: interessante è «su pei giornali» (Ar.XXI,i7i,2,3,a.pol., ecc.) notato anche nei giornali milanesi 62 .

6.8. Intransitivi a reggenza diretta I pochi casi registrati non sono notevoli in quanto tutti sono attestati nella tradizione nelle due forme intransitiva e transitiva, seppur quest'ultima meno comune (cfr.

GDLI):

«questo solo ambisce» (Ar.II,81,1,2,a.pol.), «l'onorevole

comm. Righi richiese il Ministero se il Governo avrebbe prolungato» (Ar.XXI, 171,2,5,leg.fin.), «la legge che ci eravamo imposto di costituire l'Italia una l'abbiamo obbedita» (Ad.I,62,i,i,a.fondo), «passeggiava le vie della città» (Ad.XXI, 132,3,1,cr.citt.) anche dialettale. Il tipo più particolare è «Le spese ascendono 433 milioni di fiorini entrate 407» (Ad.I,75,5-6,2-i,a.fondo), per il quale la forma transitiva è attestata con altri significati, come 'ascendere un muro, un destriero, un carro, ecc.', ma in questo caso nella frase si attua un passaggio ad uno stile telegrafico che abolisce preposizioni, articoli, congiunzioni e sarà quindi questo il motivo della reggenza diretta.

6.9.

Congiunzioni

6.9.1. che Tratto decisamente colto è l'omissione molto frequente del che dichiarativo in dipendenza da verbi che reggono il congiuntivo; fra i tantissimi, noto gli esempi: «Soggiunge che non crede [...] e propone venga» (Ar.II,222,3,3,serv.tel.), «temono le riforme [...] non sieno un tranello» (Ar.II,56,1,4,corr.) in cui si aggiun-

60

Anche in

MASINI

1977: 85. Manzoni lo riduce alla forma semplice (cfr.

FOLLI-BORASCHI 1899:

CXXI).

61

Per altri esempi con la preposizione a, cfr. p. 105.

62

C f r . MASINI 1977: 85.

Ilo

GDLI

5. v. in, e

gono altre due spie di stile elevato. Il che dichiarativo può essere omesso anche in reggenza di un indicativo, forse per mancanza dei due punti per influenza della lingua parlata 63 : «l'articolo che stabilisce se mai i contribuenti rifiutassero di pagare [...], il Governo dovrà» (Ar.II,i57,2,i,corr.Firenze), «e assicuratevi poco su poco giù le cose anderanno come prima» (Ad.I,2i,4,2,corr.Vienna). Soprattutto è interessante la presenza del 'che polivalente' (solo in alcuni casi può essere un errore - di scrittura o di stampa - per che), nesso generico tipico dell'italiano popolare (anche in Veneto) 64 . Ci sono formule propriamente di passaggio come che anzi (Ar.II,i,2,r.pol., ecc.), che se (Ar.II,i57,2,i,corr.Firenze, ecc.) anche col che accentato: chè talvolta (Ar.II,222,i,3,att.), o vari altri usi subordinanti: «una rendita del 3 al 4 o/o che tale è appunto l'odierna rendita dei fondi» (Ar.II,ioo,i,2,leg.fin.), «come lo svellere d'un grande albero, che sul terreno smosso durano ancora per un pezzo a germogliare le erbe parassite» (Ad.II, i93,2,5,corr.Firenze), «fugge, ma non tanto lontano, che dei bravi giovinotti del paese inseguitolo, lo afferrarono» (Ad.XXI,202,2,3,cr.citt.) 65 , «Il pubblico farebbe bene di accorrere numeroso che la compagnia Puccioni lo merita» (Ad.XXI,250,3,2,teatro), «si era fermato in tempo che non avvenisse la collisione» (Ad.XXI,302,2,4,cr.prov.). Altri usi particolari di che con la funzione di sintagmi più complessi 66 . Ha funzione esplicativa in dipendenza da un sostantivo di dire, dove sta per «che dice / dicono che»: «un documento che veramente sua figlia fosse morta naturalmente» (Ar.XXII,75,2,3,est., Ar.I,24,i,2,a,fondo), ecc.; altrove sta per «del fatto che»: «Si era parlato che volesse tentare una razzia» (Ad.XXII,74,2,3,n.varie.-* Tribuna, e inoltre Ar.II,222,2,i,corr.Firenze, ecc.); per «nel fatto che»: «tutto sta che» (2 volte in Ar.II,8i,2,i e 2,corr.Firenze); o anche si può trovare a che per «al fatto che» (Ar.XXI,279,i,5,n.varie), ecc. Spesso in proposizioni comparative sta per «di» (Ad.II,8o,3,4,cr.citt.,ecc.) e viceversa «un poco più che adesso» (Ar.II,268,i,2,a.fondo) oppure per «di quanto» (Ar.II,i,i,4,corr.Firenze, Ad.XXI, 132, ι, ι ,corr.Parigi-:Intransigeant).

63

Cfr. MASINI 1977:79 n.: «L'omissione del che nella lingua parlata [...] è sempre concomitante con l'uso nella subordinata dell'indicativo», ma non ne ha esempi, mentre SCAv u z z o 1988: 69 ne presenta due con il futuro come i nostri.

64

Cfr. ALISOVA 1972: 259-68. E il tipo più frequente fra i tre procedimenti colloquiali di unione di proposizioni nella stutturazione dei periodi (giustapposizione, e, che)·, cfr. inoltre CORTELAZZO 1972:93-8, SABATINI 1985:164, SERIANNI 1988:170 ss. Per l'uso del 'che pronome relativo polivalente' rimando alla parte sulla morfologia dei pronomi relativi.

65

È questo un costrutto particolare, cioè che + pronome atono; cfr. ALISOVA 1972: 261 ss.

66

Cfr. SABATINI 1985:165: «Alcuni nessi relativi che, all'interno della frase, esprimono un legame dichiarativo o causale, sono stati ridotti, con ellissi dell'elemento nominale».

Ili

6.9.2. e R e g o l a r e p e r quel t e m p o è l'è r a f f o r z a t i v o in principio di interrogazione 6 7 : «Ma e che farci» (Ar.II,36,i,3,corr.Firenze), « R i v o l u z i o n e ? e chi la f a r e b b e e p e r c h é ? » ( A r . I I , 8 i , i , 2 , a . p o l . ) m e n o marcato, «chiesi: e di grazia chi è lei?» ( A d . X X I , i o 2 , 2,2,cr.citt.). N o n si h a n n o molti esempi, e c o m u n q u e non spinti, del tratto caratteristico della sintassi colloquiale che consiste n e l l ' u n i o n e copulativa fra due proposizioni il cui l e g a m e f o r m a l e è di c o o r d i n a z i o n e m e n t r e quello logico rimane implicito 6 8 : «Si spera che il R e v o r r à assistervi e gli si p r e p a r a n o grandi e festose accoglienze» ( A r . X X I , 2 5 3 , 2 , i , e s t . ) , «Era questi un p o v e r o diavolo, certo Q u e s t a p e s i e montava una barca» (Ar.XXI,202,2,5,n.varie), «I primi arrivati h a n n o finita la quarantena e se n e v e d o n o girare p e r la città» (Ad.I,Ó2,3,2,corr.Milano). M o l t o f r e q u e n t e è invece l'uso ridondante di e che si p o n e c o m e c o o r d i n a t o r e di proposizioni che già h a n n o dei rapporti sintattici esplicitati; il tipo più freq u e n t e è quello con le relative 6 9 : «per m a n t e n e r e le b u o n e relazioni esistenti tra la Francia e la Russia e che sono basate su interessi comuni» ( A r . X X I , 3 0 5 , i , 3 , est.-*Jounarl de Saint-Petersburg -sic!), più m a r c a t o «Si sono pure spontaneam e n t e presentati diversi latitanti da B a g a r í a , e tra' quali dieci renitenti e disertori» ( A d . I , 7 5 , 4 , i , n . p o l . ) , ecc., ma si h a n n o a n c h e molti altri casi: « A g g i u n g i a ciò acutissimi dolori spinali che t o r m e n t a v a n o l'inferma e così che bastava il min i m o urto per gettarla in u n o stato eccessivamente convulsivo» ( A r . X X I I , 7 5 , i , 3 , n.varie-*Corr.della Sera), «il Panellenion

partiva di bel n u o v o per C a n d i a c o n

800 volontari f r a i quali trovavansi molti garibaldini e sotto il c o m a n d o del m a g giore Petropolachi» (Ad.I,75,5,2,n.varie), ecc. S e g n a l o infine questo caso in cui le due congiunzioni h a n n o un valore coordinativo / oppositivo: «E si c r e ò un r e g o l a m e n t o per gli strilloni, per i venditori ambulanti p e r c h è g r i d a v a n o troppo. E d ora un p o v e r o cittadino non potrà g o d e r e della sua quiete» (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.).

67

FORNACIARI I 881: 391.

68

ALISOVA 1972: 257-9. È uno dei tre mezzi colloquiali analizzati di strutturazione del periodo (cfr. supra sull'uso della congiunzione che). Inoltre SABATINI 1985: 165: «nella lingua d'uso medio la relazione causale viene più spesso espressa paratatticamente congiungendo le frasi con una e cosiddetta 'pragmatica' o 'esplicativa', in quanto spiega quella particolare relazione dal punto di vista del locutore».

69

Cfr. FORNACIARI 1881: 420-1; ALISOVA 1972: 266, dove si parla degli adattamenti che subiscono forme del parlare più scelto quando vengono immesse nel parlato; per queste appena citate si tratta di «contaminazione tra forme di subordinazione e forme di coordinazione». 112

6.10. A v v e r b i Una sventagliata di avverbi notevoli per l'uso: ben(e) francesizzante con il valore di 'veramente' usato molto frequentemente per formare il superlativo assoluto degli aggettivi (cfr. morfologia), con gli avverbi: «bene spesso» (Ar.11,222,1,3, att., ecc.), «ne sa ben più assai di certi dottori» (Ar.XXI,343,1,4,vita Minghetti), con i verbi: «Ho ben timore che predichi al deserto» (Ad.XXI,302,i,2,corr.Parigi); ci: tratto tipico del parlato è l'uso (sporadico) del ci avverbiale locativo desemantizzato, impiegato in unione con i verbi essere e avere con valore attualizzante70: «Io non ci ho proprio che fare se c'è della gente che dubita» (Ar.XXI, 253,1,3,corr.Milano), ecc.; mai: «ove mai questa fosse necessaria» (Ad.1,1,4,2, cr.citt.); molto concordato (sarebbe l'unico caso, forse ipercorrettismo in una traduzione dal tedesco, se non è errore di stampa) 71 : «ritengo in vece che sieno molte esatte» (Ad.II,219,1,5,corr.Vienna); non: «Noi non pensiamo che la Russia punto s'arrischi» (Ad.II,i3i,3,4,n.varie-:Memorial Diplomatique); e impiegato come pleonasmo: «Di quanti falli e di quanti errori non ci ha essa preservati!» (Ar.II,56,i,2,a.pol.-:Liberté), «Che cosa non darebbe il mondo per [...]?» (Ar.II, I33,3,2,n.varie), «Ma quale non è stata per contro la loro sorpresa quando» (Ar.II,i96,3,i,n.varie); più: «per più convincersi dell'estrema necessità» (Ar.II, i,2,4,a.citt.) 72 ; «Se Napoleone è deciso a compiere quest'opera, non più gli resta che cedere il posto ad Enrico V» (Ar.II,268,3,3,n.varie-:Opinion nationale); «le persone che hanno il più contribuito alla formazione» (Ar.XXI,i03,3,2,a.cuIt.-: racc.franc.); poco: «L'opinione pubblica va qualche poco tranquillizzandosi» (Ar.II,268,3,i,corr.Firenze) francesismo su «quelque peu»"};presso: «tuttora soggette alla mezzaluna e presso ad insorgere» (Ar.II,56,1,4,corr.) francesismo su «être près de faire quelque chose»?;punto in frase affermativa: «Fu una commedia punto seria» (Ad.XXII,8,i,3,a.pol.) 73 e in una subordinata affermativa in dipendenza da una frase negativa, ma qui si noti soprattutto la collocazione del-

70

Cfr. SABATINI 1985, punto 16. È il ghe del dialetto veronese che è polisemico (BONDARDO 1 9 7 2 : 1 4 2 ) ; per distinguere questo suo ruolo inscindibile dal verbo, da quello più autonomo di avverbio di luogo (per ci) o di pronome personale (per a lui, a lei, a loro) è stato proposto di differenziarne le grafie: «mi gò, ti te ghè, lu el gà» per «ho, hai, ha», ma «gh'era 'c'era, c'erano' e gò 'gli, ci ho'» (PIGHI 1966: 28 N.).

11

GHERARDINI 1847 2 : 2 2 9 - 3 1 : «Talvolta è piaciuto ad alcuni scrittori considerare certi Avverbi

come voci indeclinabili per genere e per numero, facendoli concordare con li

aggettivi e co' nomi a cui s'appoggiano [...] al castigato scrittore convenga tenerla in luogo di quelli idiotismi che è sempre lode il fugire [sic]». 72

Probabilmente è la semantica del verbo che influenza l'uso dell'avverbio; cfr. «restano molto convinti che mal si prova coll'ingiuria plebea» (Ar.I,66,2,4,cr.citt.), «ci si va persuadendo ogni giorno meglio» (Ar.XXI,279,2,2,a.red.).

73

Contra

FORNACIARI 1881: 3 8 6 - 7 , ma GHERARDINI 1847 2 : 5 0 8 - 9 , polemizzando con

quanto scrive la Crusca, afferma che punto non indica privazione, ma vuol dire affatto, anche se familiarmente il suo uso è circoscritto alle frasi negative.

113

l'avverbio di negazione: «Noi non pensiamo che la Russia punto s'arrischi» (Ad.II,i3i,3,4,n.varie-:Memorial Diplomatique).

6.11. Numerali Riporto un esempio per ognuno dei vari modi impiegati per esprimere l'ora (non considerando diverse le grafie in cifre o in lettere): anche senza la parola ore, con articolo, come comunemente oggi «Verso le sette e mezza» (Ar.II,268,1,3,n.varie), ma quasi sempre con ore, senza articolo: «a ore 9 1/2» (Ar.XXI,133,3,2, cr.citt.) o con articolo: «alle ore 9 1/2» (nell'avviso scritto per sbaglio due volte nel numero appena citato Ar.XXI, 133,3,3,cr.citt.) in un esempio anche con i membri invertiti: «alle dieci ore del mattino» (Ad.XXI,355,2,3,est.-:Progresso Italo-Americano). Per le ore tredici, senza ora: «alle una» (Ad.XXI,276,3,i, cr.prov.) e al singolare «alla una» (Ar.XXII,52,3,1,cr.citt.), con ora solo: «Ad un'ora pom.» (Ad.II,55,3,i,n.varie) e, da porre accanto, l'agrammaticale: «Nel 30 aprile circa un'ora pomeridiana minacciando un temporale» (Ar.II,133,3,2, n.varie); in più s'aggiunge la forma toscaneggiante: «al tocco» (Ad.XXI,i32,i,4, n.pol.) 74 . Molto spesso il cardinale nominalizza anche giorno, come ancora oggi; più interessanti sono le costruzioni tipo «in data 3 corrente» (Ar.I,66,i,3,b.pol.-*Il Moniteur) o espressioni come «ultimo scorso» (Ar.XXI,103,1,4,n.varie, ecc.), «prossimo venturo» (Ar.XXI, 133,3,3,cr.citt.-*Gazz.Ufficiale, ecc.) che sono tipiche della lingua burocratica. Per l'accordo dei numerali noto solo «ventuna giovanette» (Ar.XXI,279,1,2, serv.tel.). S'accordano al sostantivo parte «ha per sé tre quarte parti della nazione» (Ar.II,i96,2,i,a.fondo), «due terze parti del debito pubblico» (Ad.11,219,1,4, corr. Vienna) ma si trovano anche i tipi oggi affermatisi «non bastanti neppure al terzo della spesa» (Ar.II,222,2,i,att.) con articolo determinativo, «i sigari e le sigarette quando sono consumati per tre quarti» (Ad.XXI, 102,3,1,n.varie) 75 .

6.12. Concordanze nominali I casi notevoli sono per lo più mancati accordi nel genere, che possono essere oscillazioni comuni alla lingua ottocentesca, oppure sbagli dovuti a scarsa attenzione dello scrivente, oppure ancora (forse più spesso di quanto segnalerò qui) semplici errori di stampa. Per il primo caso: «Ella ha detto [...] che era contenta»

7 4

FORNACIARI

1881:44: «Il popolo toscano, per indicare ¡'una, ossia l'ora prima, usa dire

il tocco, dal costume che vi è di sonar quell'ora con un tocco solo di campana». 75

Cfr.

114

FORNACIARI

1879: 143, ammette entrambe le costruzioni.

m a poi «Ella ha d e t t o che era c o n t e n t o [...] contento»

in cui si alternano l'ac-

c o r d o g r a m m a t i c a l e e quello c o n il r e f e r e n t e 7 6 . Per il secondo: « M a v ' a v e a pur allora una di quelle provincie col q u a l e il g e r m a n i s m o d o v e a far i conti» (Ar.1,4, 2,3,a.pol.-:Avenir National), «Egli t e n e v a delle tresche scandalose c o n la nuora ciò che n o n era certo vista di b u o n o c c h i o dalla propria moglie» ( A d . X X I , 2 0 2 , i , 4,n.varie) 7 7 . Per il terzo: u n a serie di scambi di α e o in «La guardia municipale n. 5 certa Rinaldi Teodosia, s a p e n d o che quel vetturale non ha licenza, gli si appressò invitandolo a seguirlo in municipio. [...] Il vetturale, accortasi che lo inseguivano» (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.); se non è un errore di stampa, si a v r e b b e inoltre u n a c o n c o r d a n z a ad sensum

in « M a tutte le gradazioni e varie di tempera-

menti si sono fusi» ( A r . X X I , i 3 3 , 3 , 2 , t e a t r o ) d o v e il v e r b o è c o n c o r d a t o con il c o m p l e m e n t o di specificazione invece che col soggetto. A n c h e i mancati accordi in g e n e r e e n u m e r o si s p i e g a n o c o m e quest'ultimo e s e m p i o c o m e c o n c o r d a n z e con un altro e l e m e n t o : plurale p e r singolare nella constructio

ad sensum

« E c c o quindi venir sù [sic], s e m p r e uguali [...] quella

pleiade di uomini» ( A r . X X I , 3 4 3 , i , 2 , a . f o n d o ) ; singolare per plurale n e l l ' a c c o r d o c o n un s o l o m e m b r o di d u e coordinati in «alquanti chilogrammi di carta e stampati, v e n d e n d o l a al biadaiuolo» (Ar.XXI,202,2,3,n.varie) ben spiegabile perché «carta e stampati» costituisce una sorta di endiadi.

6.13.

Concordanze verbali

6.13.1. C o n c o r d a n z e fra s o g g e t t o e predicato Si r i p e t o n o qui p e r lo più le modalità di m a n c a t o a c c o r d o viste p e r le concord a n z e nominali (oscillazioni d ' u s o - accettate o m e n o - previste a n c h e dalle grammatiche; errori nell'atto della stesura o della stampa; constructiones

ad sen-

sum; accordi c o n un solo e l e m e n t o q u a n d o v e ne siano altri). I casi c o n s o g g e t t o al singolare e v e r b o al plurale, assolutamente non rari, sono quasi tutti constructiones

ad sensum c o m u n i nella lingua d'uso: «Chi ha [...]

diranno» ( A r . I I , i o o , i , 2 , l e g . f i n . ) , «buon n u m e r o poi v e n g o n o sanati» ( A r . X X I , 202,i,4,n.varie), e ancora «sbarcarono un centinaio di marinai russi» ( A r . X X I ,

76

FORNACIARI 1879:121: «Più spesso però questi pronomi, siano espressi o sottintesi, vengono considerati come maschili o femminili secondo il sesso a cui si riferiscono, e quindi il discorso (sempre in 3 a persona) si accorda quanto al genere ed al numero con la persona o persone stesse, piuttosto che col loro titolo».

77

Forse ciò che sta per cosa che ed era vista è concordato con cosa; o forse è concordato con nuora e ciò che ha il significato di e perciò (essa), ma in questo caso propria stonerebbe perchè riferito non più al soggetto della proposizione in cui si trova, ma a quello della reggente.

115

305,i,3,est.-:Times) 78 , ecc.; più interessante è «farà quelle epurazioni che l'alto ufficio di deputato richiedono» (Ad.II,55,2,2,corr.Firenze) con il verbo concordato in numero col complemento oggetto come nelle costruzioni passive. A parte si colloca un probabile errore di stampa (Esso per Essi): «Questi consorzii hanno [...]. Esso, dice assennatamente Sir Mirton Eden, sono fondati» (Ar.1,4,1, 4,att.). Parecchi di più sono i casi di soggetto al plurale e verbo al singolare, anche questo modulo tipico del registro colloquiale ma documentato per alcuni casi anche nella lingua letteraria e anzi ammesso dalle grammatiche 79 . Gli esempi si possono raggruppare in sottotipi; il primo: due soggetti coordinati con e seguiti dal verbo, per esempio «La costruzione e il motore della macchina sarebbe segreto del suo inventore» (Ar.II,i33,3,i,est., inoltre Ad.XXI,302,i,i,corr.Parigi, Ad.XXI,355,2,4,cr.citt., ecc.), talvolta anche con il verbo preposto, concordato solo con il membro più vicino «abbandonata la famiglia e gli amici» (Ad.XXI, i02,2,i,n.varie), oppure il caso di uno zeugma con un verbo servile concordato solo con il primo participio passato e non con il secondo coordinato con e: «veniva, or non è molto, violata una sepoltura ed esportate furtivamente alcune parti del cadavere» (Ad.XXI,2i8,i,4,n.varie); il secondo pure attestato nella lingua ottocentesca e nel registro colloquiale contemporaneo - con un riscontro nel dialetto veneto 80 : costrutti impersonali di verbi sempre anteposti, che possono essere servili i quali reggono transitivi: «Si dovrà probabilmente obbligare tutti gli impiegati» (Ar.II,222,2,2,corr.Firenze) oppure transitivi: «Vi si vede, ben disposti, parecchi ritratti dal vero» (Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo, inoltre Ad.XXI, 302,i,i,corr.Parigi) oppure il verbo essere: «ci pare che non ci sia altri commenti da fare» (Ar.XXII,8,2,3,teatro); nel terzo raggruppo i casi di chiara incuria dello scrivente, o del tipografo (probabili errori di stampa): «ad evitare certe eventualità che turberebbe la pace o che sarebbero pregiudizievoli agli interessi» (Ar. XXII,75,i,3,est.-:Figaro).

78

Questo tipo di concordanza 'a senso' «è più frequente quando il collettivo è accompagnato dal partitivo al plurale» (SABATINI 1985: 167). Aggiungo qui e non nelle concordanze nominali «più centinaja di giovani erano stati ingaggiati» (Ar.II,222,2,i,corr.Firenze), ciò che rende con evidenza come le tipologie dei costrutti nominali e verbali (separati per facilità d'esposizione) siano separate da confini molto sottili.

79

Per l'impiego nella lingua giornalistica, cfr. MASINI 1977: 80, SCAVUZZO 1988:77. Per la norma ottocentesca, cfr. FORNACIARI 1881: 302-3 e MORANDI-CAPPUCCINI 1894: 188; per quella novecentesca, ROHLFS 1966-1969,642.

8h

Per l'italiano ottocentesco, cfr. FORNACIARI 1881: 239-40 e MORANDI-CAPPUCCINI 1894: 188 che lo ammettono; inoltre BRAMBILLA AGENO 1964:171-2. Per l'italiano novecentesco, ROHLFS 1966-1969, 642, ALISOVA 1972: 117: «la concordanza del predicato con l'oggetto semantico espresso dal nome non è neanche obbligatoria nella lingua parlata popolare» e 145 ss.

116

6.13-2. Accordo del participio passato Lungo tutta la tradizione dell'italiano letterario non si è mai stabilizzata una scelta univoca per l'accordo del participio passato, e si può affermare che ancora nell'Ottocento concorrevano le due possibilità, se, proprio trattando questo argomento, a un grammatico d'allora veniva da scrivere: «nelle cose grammaticali siamo alquanto trascurati» 8 '. Vediamo nel dattaglio la situazione nei testi analizzati.

Con avere Rispetto all'Ottocento quando erano vivi entrambi i costrutti, nella lingua contemporanea si assiste ad un'espansione del tipo non concordato a scapito dell'altro, comunque ancora presente 82 : da questi spogli viene confermata sia l'oscillazione 83 , talvolta anche in uno stesso periodo: «il suo padrone gli ha strappata la lingua [...] gli ha cavato gli occhi [...] gli ha chiuse le nari [...] gli ha lasciato le orecchie» (Ar.XXI,253,2,3,a.cult.), ecc., sia anche una decisa diminuzione del tipo concordato dalla prima alla seconda annata dove rimane incontrastato il participio non declinato. Niente di nuovo, quindi, ma vi è un aspetto interessante da sottolineare, cioè la differenziazione fra le due testate: nella seconda annata «L'Arena» conta ancora 21 esempi, mentre «L'Adige» rimane privo di costruzioni con l'accordo, mantenendo così solo il tipo più vicino al dialetto (in cui le forme del participio maschile e femminile, singolare e plurale coincidono): «Di furti simili [...] ne avea commesso parecchi» (Ad.XXI,276,2,4,cr.citt.) 84 . Una notazione interessante sulle modalità di effettuazione dell'accordo: esso

81

GHERARDINI 1847 2 : 2 1 3 - 2 4 (anche il numero abbondante di pagine riguardo questo problema rivela la grande incertezza). Per le oscillazioni nei secoli anteriori si vedano tutti gli esempi di classici riportati ibid.

82

Per la lingua ottocentesca, cfr. MASINI 1977: 8 9 - 9 1 , SCAVUZZO 1988: 75-6; si ricordi inoltre che Manzoni «in entrambe le redazioni si avvalse dei due costrutti»; «nella seconda ora mutò l'uno nell'altro, ora viceversa» (D'OVIDIO 1933: 9 3 - 4 ) . Per la situazione odierna, cfr. ROHLFS 1 9 6 6 - 1 9 6 9 , 7 2 5 , SABATINI 1985: 167.

83

Dico solo di sfuggita che fra gli esempi di mancato accordo, se ne differenziano alcuni che hanno l'ausiliare avere invece di essere, con una diretta coincidenza con il francese; per esempio, con un verbo servile «una forza maggiore ha dovuto intervenire» (Ar.II, 268, ι ,2,a.fondo) tipo anche dialettale, e inoltre «la fessura che le aveva servito da porta d'entrata» (Ar.II,ioo,2,2,corr.Parigi), «come se avessero sempre appartenuto al nuovo italiano consorzio» (Ad.I,i,3,2,corr.Firenze) e altri casi simili per la cui esemplificazione rimando al paragrafo successivo sull'impiego degli ausiliari [ma si noti che è concordato in un esempio con costruzione impersonale: «Nessun dubbio che in Italia non si abbia compresa la situazione» (Ar.II,268,i,i,a.fondo)]. Viceversa, il participio passato viene concordato se viene impiegato essere invece di avere; anche per questo, cfr. più sotto.

84

Anche Manzoni «assai più largheggiò in quei costrutti ove un soggetto plurale, preceduto o no da un di partitivo, è accompagnato da un verbo al singolare, preceduto o no da un ne partitivo. Sono idiotismi ben proprii della nostra lingua» (D'OVIDIO 1933:85).

117

a v v i e n e f r e q u e n t e m e n t e non solo c o n il c o m p l e m e n t o posposto, m a a n c h e q u a n d o esso sia anteposto (quasi s e m p r e ripreso dal p r o n o m e relativo che c o n una d i f f e r e n z a , quindi, da q u a n t o accade nei giornali milanesi e da q u a n t o prescrive Fornaciari 8 5 : quindi «non ha distrutte le difficoltà» (Ar.II, 100,1,4,corr.Firenze), ecc. m a a n c h e « L a o p p o s i z i o n e che certo non a b b i a m o mai ritenuta animata» (Ar.II,81,1,2,a.pol.), ecc. Con

essere

L ' a c c o r d o è in q u e s t o caso quasi costante, c o m e del resto lo è nella lingua della tradizione 8 6 . G l i esempi contrari sono rari e non particolarmente notevoli: «Si è v o l u t o dare u n ' i m p o r t a n z a esagerata» (Ar.II,222,3,2,n.varie-:Italie), «più volte f u udito la v e d o v a esclamare» ( A r . X X I , i 7 i , 3 , i , c r . c i t t . ) 8 7 .

6 . 1 4 . Essere

& avere

Per influenza del francese e di abitudini dialettali spesso l'ausiliare avere v i e n e esteso d o v e la g r a m m a t i c a r i c h i e d e r e b b e essere8S\ un costrutto ancora oggi com u n e nei registri colloquiali, nei nostri testi non m o l t o rappresentato, è l'ausiliare avere

c o n i riflessivi apparenti: « d o p o avermi lavato colla

canfora»

( A d . X X I , i o 2 , 2 , 4 , c o r r . C o l o g n a V e n e t a , ecc.) 8 9 . C o n il si impersonale l ' a d o z i o n e di avere per essere è c o m u n e nel dialetto e nel registro colloquiale in genere, ma si noti che la quasi totalità degli esempi è tratta da traduzioni dal francese, da pezzi dei corrispondenti da Parigi e da q u e l l o de « L ' A r e n a » da F i r e n z e (che t e n d e s e m p r e a francesizzare) o c o m u n q u e da articoli di t o n o alto; s e m b r a n o essere altri quindi (e non quelli dialettali) gli influssi attivi; e c c o alcuni esempi: «non si a v r e b b e r e c a t o nessun n o t e v o l e v a n t a g g i o »

85

MASINI 1977:90: «L'alternanza sui nostri testi è spiccata, in particolare quando il participio è anteposto al complemento oggetto [...]. I participi posposti al complemento oggetto sono invece per lo più invariati»; SCAVUZZO 1988: 75-6, riporta solo ess. con posposizione del complemento oggetto, dove rileva alternanza; FORNACIARI 1881:30911, cerca di fissare una regola prescrivendo l'accordo solo nel caso di anteposizione del complemento oggetto ma è costretto ad includere delle eccezioni alla regola («Si può per altro uscire da questa regola per ragioni di stile» e in vari altri casi).

86

C f r . R O H L F S 1 9 6 6 - 1 9 6 9 , 7 2 5 ; ALISOVA 1 9 7 2 : 1 x 7 e 1 4 5 ss.

87

Sono tipi anche ammessi; cfr. ROHLFS 1966-1969, 725 n.: «Talvolta è omessa la flessione del participio, quando questo precede il soggetto, soprattutto quando si tratta di un verbo usato impersonalmente, cfr. gli era balenato una speranza (Manzoni)».

88

Cfr. Patuzzi-Bolognini: XXXIX: «Nell'uso degli ausiliari il veronese poco differisce dall'italiano. Si può notare tuttavia che il dialetto si vale talvolta di avér dove la lingua non ammette che 'essere', specialmente nelle forme riflessive»; MUSSINI 1889: 9-10; BONDARDO 1972: 149: «avere invade in più casi il dominio sintattico di essere».

89

Per il loro impiego nei Promessi Sposi, cfr. D'OVIDIO I 933:94: «un costrutto ormai ostico al toscano e alla lingua letteraria [...] il Manzoni aveva adoperato e ritenne l'essere». 118

(Ar.I,24,3, 2 , c orr.Firenze), «Nessun dubbio che in Italia non si abbia compresa la situazione» (Ar.II,268,i,i,a.fondo); spesso con i verbi servili: «non si abbia voluto confessarmelo» (Ar.II,8i,2,i,corr.Firenze), «si avrebbe potuto credere» (Ar.II,i96,i,2,a.fondo), ecc. È dialettale «Resta a sapersi ora come gli abbia piaciuto» (Ar.I,66,i,i,b.pol.), ed è dialettale pure «quella immensa lotta, che ha finito a Sadowa» ( Ar.II, 81,2,3, disc.min.franc.); inoltre «il lotto ha diminuito» (Ar.II,i33,2,3,leg.fin.), «ha costato tanto» (Ar.II, 157,1,2,a.fondo), «avendomi valso una buona fortuna» (Ar.II, i57,2,2,corr.Parigi), «Perchè il C o l a aveva ricorso al suicidio?» (Ar.XXI,202,3, 3,n.varie) e, con un uso sovrabbondante di avere, «per aver avuto ricorso [...] al pericoloso espediente di arrestare il generale» (Ar.II,268,3,i,corr.Firenze), «temere lo scoppio di disordini, i quali non avrebbero per avventura mancato se l'autorità non fosse [...] intervenuta» (Ad.II,2i9,2,i,corr.Valeggio), ecc. Riguardo all'impiego di essere per avere segnalo solo «dopo esser marciati contro il nemico» (Ar.I,24,3,2,corr.Firenze) e «sarebbero convenute d'inviare» (Ar.I,24,2,4,est.-:Débats). Spesso è usata la costruzione notata anche in altri giornali ottocenteschi avere (coniugato alle varie persone) + a + infinito attivo con il significato di dovere, o anche fraseologico 9 0 ; dei molti esempi ne riporto solo uno per tipo: per dovere «non avrebbe più a deplorare le turpitudini» (Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze), pleonastico «che in un'esplicita professione di fede ebbe a manifestare» (Ar.II,196,1,3, a.fondo). Assai interessante è l'oscillazione fra le frasi: «d'aver a fare con gente irremovibile» (Ar.I,66,i,2,b.pol.), «non ha che fare» (Ad.1,75,1,2,a.fondo, e sim. in Ad.II,2i9,2,3,est-:Times), «non avevano a che far nulla» (Ad.II,265,2,4, corr.Firenze) 9 1 . D a affiancare a questi costrutti è l'impiego di essere (sempre alla 3 a sing.) + a + infinito passivo nelle frasi impersonali con il significato di bisogna o è possibile, quasi sempre seguite da un che, o comunque da una proposizione infinitiva 92 : «Sarebbe tuttavia altamente a deplorarsi che esso cedesse» (Ar.II,157,1,4,corr.

90

Cfr. MASINI 1977:92, SCAVUZZO 1988:79. FORNACIARI 1 8 8 1 : 1 9 7 , dice che questa costruzione dà «il senso di futuro». ( A n c h e in inglese per l'idea di d o v e r e si ha to have to + inf.).

91

CASTELLANI POLLIDORI 1985:37: « A c c a n t o alle tre possibilità, e cioè l'ormai declinante avere a fare con...

e i più solidi aver che fare /da fare con...,

nei testi del secolo scorso

si p u ò già incontrare, eccezionalmente, la variante che il pieno N o v e c e n t o finirà col p r o m u o v e r e : avere a che fare con....

D i questa nuova formula non si trova traccia nei

vocabolari ottocenteschi dell'uso italiano» e dagli spogli, pur non sistematici, s o n o stati rivenuti ben pochi esempi (una decina, e quasi tutti concentrati nell'area settentrionale) a cui qui si aggiunge questo de « L ' A r e n a » . Per la grammaticalità di questo costrutto e per la sua storia, cfr. interamente l'articolo citato. 92

FORNACIARI 1881: 1 9 7 - 8 , attribuisce a questa f o r m a il significato di «si p u ò [...] importa» e ne dà due possibilità, una con infinito attivo, una con infinito passivo; in questi spogli è attestato effettivamente anche l'infinito attivo, ma il suo uso è circoscritto a

119

Firenze), ecc. Aggiungo qualche osservazione per i casi in cui gli stessi costrutti si trovano con la preposizione da invece che con a come per esempio «i partiti nell'organismo internazionale ci hanno da essere» (Ad.I,75,2,i,a.fondo); pare che avere + da + infintilo attivo abbia un tono più popolare rispetto ad avere a, soprattutto per la coincidenza con il dialetto aver(ghe)

da, consolidata dal fatto

che le costruzioni con a si trovano più spesso di quelle con da in traduzioni dal francese o in articoli di corrispondenti da Parigi 93 ; per quanto riguarda essere + da + infinito passivo

mi sembra che il carattere di 'ridondanza' del costrutto

(nella preposizione si ribadisce la costruzione passiva già esplicitata nell'infinito) lo ponga in sintonia con quella certa tendenza all'iperdeterminazione già notata supra per fenomeni grafici, e che si rileverà più avanti per un altro costrutto già passivo, ribadito: stato + participio passato. Molto spesso con l'omissione del verbo si creano sintagmi (formati appunto da da + infinito passivo94)

con funzione attributiva nella forma «riflessivo-pas-

siva» 95 : «miglioramenti da introdursi nella legge» (Ar.I,66,3,i,corr.Firenze), «ha già mandato le diffide da intimarsi ai proprietari delle case» (Ar.XXI,279,3,i,

particolari condizioni, cioè quando esso non regge una proposizione, ma è impiegato «intransitivamente» con anteposto un «elemento periferico», cioè non obbligatorio, che sono generalmente gli avverbi molto, poco, ecc. (cfr. ALISOVA 1972: 25-9 dove, oltre a tutto, si legge: «le proposizioni subordinate oggettive dopo i verba dicendi, putandi, sentiendi, affectuum, voluntatis occupano una posizione obbligatoria, visto che sono necessarie alla integrità semantico-strutturale del predicato principale»). Si aggiunga inoltre che in questi casi i verbi sono quasi sempre diversi da essere: «trovò molto a ridire» (Ar.II,i33,2,i,corr.Firenze), «ci lascia molto a desiderare» (Ar.11,157, i,3,leg.fin.), «Delle altre opere di Magni poco mi rimane a dire» (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi), ecc. 93

GDLI S. V. avere n. 21, dà entrambe le costruzioni; sembra di poter affermare che quella con da sia posteriore (la sua prima attestazione è del XVI secolo: Delle lettere familiari di Annibal Caro), e che sia questa ad affermarsi in seguito a scapito dell'altra la cui ultima attestazione riportata è del XIX secolo (Scritti storici e geografici di Carlo Cattaneo) se non si considerano le ultime due di area toscana, le quali comunque appena sfiorano il XX secolo e inoltre si trovano in opere di registro tale da far trasparire abitudini linguistiche locali (Lettere di Giosuè Carducci e Cento racconti popolari lucchesi di Idelfonso Nieri).

94

Con a solo: «ben facile a concepirsi» (Ar.II,ioo,2,4,rel.Sen.franc.), e inoltre in «furono ripartite le materie a trattarsi» (Ad.I,i,5,2,n.pol.) ma subito prima «furono ripartite le materie da trattarsi». FORNACIARI 1881:200. GHERARDINI 1847 2 :309 n., polemizzando con chi nell'Ottocento aveva contrastato questo costrutto come non grammaticale (Non è cosa da credersi sarebbe da mutare in Non è cosa da credere), lo accetta e così lo giustifica: «La dizione si affissa a' loro verbi non è già pronome personale indefinito, ma, senza contrasto, particella passivante». Per l'uso che ne fece Manzoni, cfr. D'OVIDIO 1933:44: «Sapea pur di lombardo il continuo uso di frasi come: facile da concepirsi, e simili (di che però non s'avvide neanche nella seconda edizione)».

95

120

corr.Legnago), ecc. Tale sintagma è rimasto nella lingua moderna solo per alcuni usi cristallizzati come, per esempio, «in data da destinarsi» o nelle confezioni dei prodotti alimentari «Da conservarsi in luogo fresco e asciutto», «Da consumarsi preferibilmente entro il»; oppure nel sintagma sostantivato «il da farsi» già presente in questi spogli (Ar.I,i,2,3,tit.).

6.15. Congiuntivo Gli scambi fra indicativo e congiuntivo, assai frequenti, sono motivati per un verso dall'infiltrarsi negli articoli di registri bassi che tendono ad espandere l'impiego dell'indicativo, per l'altro verso dalle frequenti ipercorrezioni, inevitabili date la volontà di nobilitare il dettato e la scarsa padronanza della lingua96. Alcuni casi sono scorrezioni rispetto alle regole grammaticali (segnati con un asterisco); altri invece, per cui sono accettati entrambi i costrutti, dipendono da scelte stilistiche97. Ma vediamo nel dettaglio. L'indicativo invade il campo del congiuntivo: a) con verbi usati 'impersonalmente' che presentano un'incertezza (in questi casi può anche essere impiegato il condizionale di dissociazione; cfr. oltre): «Si dice che il progetto [...] è stato abbandonato» (Ar.II,i96,3,3,n.varie-:Opinione); inoltre in dipendenza di sostantivi e verbi putandi (ma prevale il congiuntivo)98: «la credenza che una organizzazione federativa poteva essere» ( Ar.II,81,2,4,disc.min.franc.), «pensiamo che l'Italia deve provvedere» (Ar.II, 133,1,4,leg.mil.), ecc.; *b) dopo congiunzioni ed espressioni subordinanti che la grammatica vuole costruiti con il congiuntivo: «sibbene vi era stato imbarcato» (Ar.II, 196,3,4,^varie), «le splendide vittorie prussiane sono il loro incubo perenne se dormono o se veglino, o se si gonfiano di birra» (Ad.I,i,4,i,corr.Vienna) con doppia variatio dall'indicativo al congiuntivo all'indicativo ancora - ecc.; o dopo pronomi indefiniti: Dovunque (Ar.I,4,2,i,att.), qualsiasi (Ar.II,i,2,4,a.citt.); c) in espressioni comparative: «più presto che non si crede» (Ar.II,133,1,3,leg. mil., e sim. Ar.II,222,2,4,n.varie); in interrogative indirette: «Tutti si domandano

96

T e n g o c o m e r i f e r i m e n t o ALISOVA 1 9 7 2 : 1 7 0 - 9 5 e A . L . LEPSCHY-LEPSCHY 1986 3 : 2 0 2 - 6 .

Cfr. inoltre SABATINI 1985:166: «per una serie di costrutti (interrogative indirette; proposizioni dipendenti da verbi di 'opinione' o da verbi di 'sapere' e 'dire' al negativo; relative restrittive) c'è una notevole tendenza a introdurre l'indicativo invece del congiuntivo». 97

Normalmente il congiuntivo indica una ricerca di letterarietà; cfr. per la situazione odierna A. L. LEPSCHY-LEPSCHY 1986 3 :204, che stabiliscono i diversi gradi di accettabilità dei vari costrutti e, per tutti, dicono: «Il congiuntivo indica di solito una sfumatura di incertezza, o un livello più letterario».

98

Anche in Manzoni (cfr. D'OVIDIO 1933: 93).

121

se [...] è u n a c o m m e d i a [...]; o p p u r e se trattasi» (Ar.II,ioo,2,i,corr.Parigi, e sim. Ar.11,268, ι , ι .a.fondo). V i c e v e r s a il congiuntivo è i m p i e g a t o per l'indicativo: a)

con verbi usati 'impersonalmente' che presentano una certezza: «Assicurasi

fosse accordata l'amnistia ai Candiotti» (Ad.1,1,7,2,d.tel., e sim. Ar.I,4,3,3,corr. Firenze, Ar.II,222,2,i,corr.Firenze, Ar.II,268,1,3,n.varie, ecc.); *b)

d o p o congiunzioni ed espressioni subordinanti che la grammatica v u o l e co-

struiti con l'indicativo: «dato che l'alleanza russo-americana - c o m e tutto lo fa supporre - sia un fatto» (Ar.II,ioo,2,2,corr.Parigi), «poiché non sembri prudente aggiungervi altri nomi» (Ar.II, 1 5 7 , 1 , 1 , a . f o n d o , e sim. Ar.II, 196,2,1,a.fondo), «Tutto sta che non v e d a n o o non c r e d a n o di v e d e r l ' u r a g a n o d o v e non esiste che una semplice b r e z z a » (Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze), «non p o t e v a al certo riuscire brillante, c o m u n q u e non fosse a prevedersi così p o c o soddisfacente q u a l e lo f u nel fatto» (Ar.II,268,1,4,a.cult.), «È difficile o l t r e m o d o il discutere sopra una tale quistione, inquantochè essa non sia un fatto, ma una semplice induzione» (Ad.II,265,1,1,diario), «Figurarsi c o m e rimanesse [...] q u a n d o si r e c ò all'osteria» (Ar.XXI,i03,2,5,cr.citt.) 9 9 ; *c)

un c a s o isolato: « N o n è una relazione storica dei fatti [...], che ci v e n g a

fatta» (Ar.11,268,1,4,a.cult.), m a p o t r e b b e essere una posposizione rispetto al g r a m m a t i c a l e « N o n è che ci v e n g a fatta una r e l a z i o n e . . . » . Per le i n t e r f e r e n z e fra congiuntivo e condizionale h o registrato solo: «Si aggiunse che [...] mai [...] si fosse ritirato» (Ar.II,100,1,4,corr.Firenze).

6.16. Condizionale M o l t o f r e q u e n t e è il condizionale di dissociazione, per la cui presenza già accertata nei quotidiani ottocenteschi già si sono spese p a r o l e 1 0 0 ; qui non si fa che constatare, c o m e previsto, il suo largo i m p i e g o a n c h e nei giornali veronesi. R i p o r t o solo u n o dei numerosissimi e s e m p i (Ar.I,66,2,i,a.pol.-:Avenir N a t i o nal, A r . I I , i , 2 , 3 , e s t . - * N e u e freie Presse, ecc.), interessante in q u a n t o i tre condizionali di dissociazione che si susseguono si c o l l o c a n o su d u e piani diversi che s'incastonano l ' u n o nell'altro (il p r i m o manifesta il d u b b i o del cronista sulla veri-

99

100

Mi pare interessante anche un probabilissimo errore di stampa, una lectio facilior (perchè per purché) da cui deriva una incongruenza sintattica (congiuntivo per indicativo): «La Tribuna pubblicando una lettera dell'on. Bovio al sindaco di Milano vi aderisce perchè Bovio con la frase che il monumento a Napoleone debba patire indugio per un più riposato giudizio, intenda che la questione debba essere riservata a un tempo più calmo. Non vi aderirebbe se intendesse che il tempo riuscirebbe a ridurre a zero le benemerenze della Francia e di Napoleone nella guerra del 1839» (Ad.XXII,8,3,3,serv. tel.-*Tribuna). C f r . MASINI 1 9 7 7 : 9 5 , S C A V U Z Z O 1988: 80; SERIANNI 1990: 3 7 .

122

dicità della protesta, il secondo esprime quello che il governo spagnolo «crede» l'episodio degli arruolamenti - sul cui fine esso fa un'ulteriorie ipotesi - provocare un'insurrezione); ma l'esempio è ancor più particolare in quanto il condizionale (che in questo caso vuole avere una forza maggiormente incisiva; si noti anche il preambolo!) contagia un altro indicativo che gli sta vicino [a cui sono stati qui aggiunti i corsivi] 101 : «Una singolare protesta [...]. Essa non avrà di certo conseguenze e forse potrebbe essere che non fosse nemmeno vera. Ad ogni modo per debito di cronista io ve la comunico tal quale mi venne riferita. Si tratterebbe che il governo spagnuolo avrebbe fatto delle rimostranze al nostro, od avanzato proteste per alcuni arruolamenti che esso crede siansi eseguiti in Italia per conto del partito rivoluzionario che intenderebbe provocare una insurrezione nel regno iberico contro il costituzionalissimo gabinetto Naraez» (Ar.II, 222,2, i,corr.Firenze). Mi pare interessante esemplificare alcuni luoghi in cui il condizionale di dissociazione potrebbe essere usato ma è assente; fra gli altri: «Secondo la voce generalmente diffusa, la spedizione francese di Corea ha subito uno scacco a Kunghoa e perduto 45 uomini» (Ar.I,i,2,3,est.) contra poco sopra «Secondo una voce [...], il ministro [...] avrebbe conchiuso il suo rapporto» (Ar.I,i,2,3,est.-*Neue freie Presse), ecc. o il caso: «Il Giornale di Parigi dice che il barone Blinan cognato del re di Danimarca è arrivato jeri, sarebbe incaricato di preparare» (Ar.II, !57,4,i,serv.tel.-*Giorn.di Parigi), ecc. Al di là di questo segnalo un esempio isolato di condizionale in una principale, senza alcun apparente motivo: in un dialogo «-Diamine! Avreste perduto qualcuno della vostra famiglia? [a capo] -Mia suocera.» (Ar.XXI,i03,3,2,a.cult.-: racc. frane.).

6.17. Periodo ipotetico Attenzione particolare meritano alcuni esempi di periodo ipotetico costruito in modi non canonici, più o meno scorretti 102 . L'indicativo invade il campo del condizionale nell'apodosi nel caso di «eravamo in presenza di un nuovo intervento francese sul territorio romano, qualora Garibaldi avesse oltrepassato le frontiere» (Ar.II,268,1,1,a.fondo); più spesso l'indicativo sostituisce il congiuntivo nella protasi: «Se il servizio e la commesti101

Se non sia volontario anche questo primo condizionale, impiegato per differenziare il dubbio del giornalista che scrive rispetto a quello del giornalista da cui si ricava la notizia; sarebbero così tre i piani di dissociazione: il primo cronista si dissocia dal secondo cronista che si dissocia dal governo spagnolo.

102

Per le regole ottocentesche rimando a FORNACIARI 1881: 4 1 1 - 3 . Per la norma e l'uso moderno cfr. CORTELAZZO 1972: 103-5; A. L. LEPSCHY-LEPSCHY 19863: 204 e 209-10; SABATINI 1985: 167: «Nelle ipotetiche dell'irrealtà prevale decisamente il tipo se me lo dicevi, ci pensavo io».

123

bile continua c o m e ieri non ci s a r e b b e da meravigliarsi»

(Ad.XXI,355,2,4,

cr.citt.), «sperando che non si ritornerebbe a' patti in-mascara-dumonceau, se richiamavasi quà [sic] e là l o stabilito nel 1866» c o n condizionale presente invece del passato (cfr. il p a r a g r a f o sulla consecutio

temporum),

ecc.; e non si c o n t a n o

gli e s e m p i costruiti c o m p l e t a m e n t e c o n l'indicativo ( A r . I I , i 5 7 , i , 3 , l e g . f i n . , Ar.II, 133,i,3,red., ecc.). V i c e v e r s a non raramente il congiuntivo si e s p a n d e in protasi di periodi ipotetici introdotte da se o quando che a b b i a n o valori sfumati fra l'ipotesi e la speranza: «se [...] il contratto Ferrara sia p e r essere respinto» (Ar.II,157,1,2,a. f o n d o ) , «Se i fatti c o r r i s p o n d a n o alle parole, se l'on. R a t t a z z i sfrutti [ . . . ] - se un simile linguaggio a d o p e r i coi nostri potenti vicini, e gli scritti suggelli colle azioni, - l'on. R a t tazzi avrà assicurato pel suo n o m e una gloria» (Ar.II,222,1,2,a.fondo), «e se la fortuna d o m a n i arrida agli insorti v e d r e t e c o m e » (Ar.I,66,i,2,b.pol.-*Il M o n i teur), « Q u a n d o i fatti suseguano [sic] le promesse» ( A r . I I , 8 1 , i , i , a . p o l . ) .

6.18.

Infinito

A c c a n t o alle normali proposizioni oggettive introdotte da che, è assai facile trovarle costruite col latineggiante 'accusativo c o n l'infinito', m o l t o spesso con il v e r b o essere103:

«opina esser una spesa senza v a n t a g g i o alcuno pel paese» (Ar.II,

i , i , 4 , c o r r . F i r e n z e ) , ecc., m a più volte anche c o n altri verbi: «averlo rassicurato, asserendo la d e c i m a legislatura presentarsi migliore della nona» ( A r . I I , 8 1 , 1 , 1 , a.pol.), «sostenendo d o v e r e le verifiche dei poteri p r e n d e r e ogni atto» (Ad.1,62, 5,2,d.tel.), ecc. D a l l a vasta esemplificazione ritaglio alcuni aspetti particolari: se in c o o r d i n a z i o n e 1 0 4 , due proposizioni p o s s o n o essere costruite e n t r a m b e con l'infinito c o m e in «Parlò poi della c o n v e n z i o n e e disse averla o p p u g n a t a , m a ora c r e d e r e l'Italia obbligata a rispettarla e a farla rispettare» (Ar.II,222,3,1,n.var i e - * G a z z . F i r e n z e ) , e p o s s o n o anche essere separate da un punto: «Intratten e n d o il S e n a t o sulla parte finanziaria della legge, dichiarò essere sua f e r m a int e n z i o n e di c h i a m a r e gli italiani a renderla completa. Capitali italiani d o v e r soccorrere

al

governo

italiano»

(Ar.II,222,1,2,a.fondo),

oppure,

essere

in

'asimmetria' c o m e nel c a s o di tre oggettive la terza delle quali non è un'infinitiva: «Il nostro g o v e r n o pare che abbia assicurato [...] non constargli nulla di tutto ciò. Esser possibile che dei giovani che a v e v a n o chiesto il loro regolare passaporto p e r l'estero si f o s s e r o lasciati p e r s u a d e r e di andare nella S p a g n a , m a che di ciò il g o v e r n o non p o t e v a assumere alcuna responsabilità»

(Ar.II,222,2,2,corr.Fi-

renze). M o l t o spesso è presente l'infinito n o m i n a l e articolato (e non articolato; cfr. il

103

Come osserva

MENGALDO

diffuso con essere». 104

FORNACIARI 1 8 8 1 :

124

367.

1987: 101, anche in Nievo tale costrutto è «particolarmente

p a r a g r a f o sulla sintassi dell'articolo), sia nei casi diretti: «E reca meraviglia il vedere che» ( A r . X X I , 2 7 9 , i , 3 , a . p o l . ) , «S'aggiunga il d o v e r c e l a intendere» ( A r . I , 2 4 , i , i , a . f o n d o ) , ecc., sia nei casi obliqui. R i g u a r d o a questi ultimi in particolare, ricordo solo q u a l c h e uso n o t e v o l e : p r e c e d u t o da a, «lo s p a v e n t o del g i o v a n o t t o al vedersi attorniato» (Ar.XXII,52,3,2,cr.citt.); p r e c e d u t o da con, «per essersi appropriato i n d e b i t a m e n t e di un letto [...] coli'impegnarlo» (Ar.XXI,253,3,2, cr.giud.), «Se non la finite col seccare» (Ar.XXI,279,2,5,cr.citt., e sim. Ar.II, 196,3, 4,est.-:New Y o r k H e r a l d ) ; p r e c e d u t o da per c o n valore finale (Ar.I,24,2,4,cr.citt., ecc.) o causale, «non p o t e n d o intrattenersi per a v e r e dei colerosi al L a z z a r e t t o » (Ar.XXI,220,3,2,cr.citt.), e c c . 1 0 5 Più d ' u n e s e m p i o anche dei vari tipi di infinito assoluto, m o d u l o tipico di una prosa incisiva e vivace: «Di sopra, nella sala, un pigiarsi continuo di p o p o l o » ( Ar.XXII,52,3, ι ,cr.citt.), «ed e c c o il G a b i n e t t o di P i e t r o b u r g o [...] m a n d a r ordini che le f o r z e navali d e l l ' I m p e r o sieno ridotte» ( A r . I I , i , i , 3 , c o r r . F i r e n z e ) , e inoltre un c a s o isolato di infinito descrittivo introdotto da a ' ° 6 : «e il c o n f e s s o r e a redarguirla p e r questo» (Ad.XXII,8,2,5,n.varie); infine « A l l o r a p e r c h é fermarsi qui [sic]? replicò il portiere b r u s c a m e n t e » (Ar.XXI,343,3,2,cr.citt.).

6.19.

Gerundio

È raro m a non assente Γ uso del g e r u n d i o riferito ad un e l e m e n t o che non sia il soggetto, m o d u l o tipico della lingua della tradizione d o v u t o forse a n c h e ad abitudini linguistiche p o p o l a r i 1 0 7 : «e quelle i m m e n s e proprietà v a d a n o al più presto in possesso dei privati, ben inteso p a g a n d o l e » ( A r . I I , i 5 7 , 2 , i , c o r r . F i r e n z e ) , «fu n o m i n a t o ministro dei lavori pubblici nel ministero [...] che era presieduto dall ' A n t o n e l l i a v e n d o a colleghi oltre il Minghetti, il R e c c h i » (Ar.XXI,343,1,4,vita Mingh.), «Torlonia c o m m e m o r ò Minghetti, quindi in s e g n o di lutto e dietro proposta di Carancini, v e n n e sciolta la seduta incaricando la G i u n t a di r e n d e r e onoranze solenni a l l ' u o m o illustre» (Ar.XXI,343,2,3,serv.tel.), «macchina che lo gettò a terra ferendosi l e g g e r m e n t e » (Ad.XXI,302,2,4,cr.prov.). N o n è infrequente l'uso del gerundio assoluto in g e n e r e c o n il valore di una secondaria temporale, causale, ipotetica (Ar.I,24,2,4,cr.citt., Ar.II,196,2,4,n.varie, Ad.XXII,74,2,3,n.varie-*Tribuna, ecc.), ma a n c h e in l u o g o di una proposizione coordinata «Si aggiungerà intermittentemente una

APPENDICE

[...],

ed

ogni S a b a t o un articolo di bibliografia: essendo garantita la c o m u n i c a z i o n e al giornale delle più distinte o p e r e che si p u b b l i c h e r a n n o in Italia» nel senso di «e sarà così garantita» (Ar.I,66,1,1,avviso), l ' a n a c o l u t o «l'altro v e n n e raggiunto e d arrestato, sequestrando pure una forte quantità di p o l v e r e » per «e f u seque-

105

C f r . MASINI 1 9 7 7 : 9 6 , SCAVUZZO 1 9 8 8 : 8 4 - 7 .

106

C f r . ROHLFS 1 9 6 6 - 1 9 6 9 , 7 1 1 - a , HERCZEG 1 9 7 2 : 5 7 7

107

Anche in

MASINI

ss.

1977: 97. 125

strata» (Ar.II,i,3,i,cr.citt., inoltre Ar.XXI,202,3,2,n.varie). Il gerundio può essere anche posposto al soggetto: pure anacoluto «Ora la nuova Confederazione contando 29 milioni e mezzo d'abitanti, si avrebbe un esercito di 295,000 uomini» ( Ar.II,i,i,i,r.pol.-*Opinion Nationale), «La signora accettando, il professore provocò rapidamente la letargia» (ArXXII,75,i,3,n.varie-*Corr.della Sera) «La legge del 30 Settembre avendo proclamata l'unione di questo paese colla Prussia, il R e ne prende possesso colla presente» (Ad.1,1,6,1,est.-:Giorn. frane.), ecc.

6.20. Participio Per il participio presente: sporadico il participio presente assoluto, connotato di un deciso sapore letterario: «con fare burbanzoso, presenti i forestieri, intimò al caffettiere» (Ar.XXI,253,3,3,cr.prov.), ecc. E invece assai frequentemente il suo impiego verbale, anch'esso modulo colto, pur meno marcato, e probabilmente diffuso grazie anche alla lingua giuridico-burocratica che ne fa largo uso 108 : «un numero sempre crescente di Bresciani fuggenti dal loro paese» (Ar.II,222,2,4,red.), «una petizione chiedente la liberazione» (Ar.II,268,3,4,serv.tel.), ecc., anche se il participio è sostantivato: «i componenti il ministero» (Ar.II,222,i,2,a.fondo), «il comandante la compagnia del circondario» (Ar.XXI,202,2,4,n.varie), «dai rappresentanti i governi» (Ad.XXI,355,3,3,serv.tel.), sostantivato anche in forma non standardizzata: «abbiamo atteso silenziosamente che dalla sostituitavi si venisse a' fatti per giudicarla» (Ar.II,I57,i,3,leg.fin.), ecc. Il participio può anche essere lontano dal nome a cui si riferisce: «La cisterna Verde fece ritorno a Spezia [...] proveniente da Livorno» (Ar.XXI,I7I,3,3,n.varie), ecc. Particolare è l'impiego del participio funzionante in «l'avv. V., attuale funzionante da Sindaco, diede» (Ar.XXI,305,3,2,cr.prov.), tipico della prosa burocratica ottocentesca, attestato dal 1890 (IA ed. 1881), Arlìa, GDLI. Per il participio passato: è normale, come del resto oggi, il participio passato assoluto: «Staccati i cavalli dal cocchio, il popolo esultante condusse» (Ar.II,8i,3, 2,est.), «Appena ciò detto il povero venditore si vide fatto segno agli strapazzi» (Ar.II,268,1,3,n.varie), «Infatti, fatta luce, si vide un uomo» (Ar.XXI,279,2,5, cr.citt.), ecc. Più interessanti sono alcuni costrutti in cui il participio è affiancato da altri

108

Annoto qui alcuni usi di participio con valore aggettivale tipici della lingua burocratica come «La sera del 22 andante / del 23 stante» (Ar.II,1,2,4,cr.citt.), «dirovvi correre voce, e con bastante insistenza» (Ar.II,56,1,4,corr., e sim.), ecc. Con il participio passato: «la Questura aveva proceduto all'arresto dei nominati Cortella Alfonso [...] e Rasori Giovanni» (Ar.XXI,279,2,4,cr.citt.).

126

elementi; spesso dopo109:

«dopo incominciata l'estrazione dei numeri» ( A r . I I , 8 i ,

3,2,cr.citt.), «dopo scambiatesi dei baci» (Ar.XXI,202,2,4,n.varie), «dopo la pace conchiusa, dopo abbassate le aquile» (Ad.I,i,3,2,corr.Firenze), ecc.; secondo lo stesso schema, subito «per darlo via subito terminata la cerimonia» (Ad.1,62,2, i,corr.Firenze); frequentemente, secondo un costrutto tipicamente ottocentesco, stato che iperdetermina il valore passivo del participio p a s s a t o 1 , 0 : «articoli di lingeria e rame come sopra stati pure involati» (Ar.II,8i,3,3,cr.citt.), «il seguente proclama stato clandestinamente stampato» (Ad.II,154,3,2,n.varie), ecc. D a ultima noto la costruzione: «Pagato che abbia la tassa» (Ar.II,i33,i,4,leg. mil.), «Giunto che fu un po' innanzi, il vetturale» (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.), ecc. D u e soli esempi di participio futuro passivo di necessità, modulo caratteristico della lingua burocratica: «esercizio del cessando servizio» (Ar.II,196,2,4^.varie), «offriva Lire duemila alla erigenda Società» (Ar.XXI,253,2,4,n.varie).

6.21. Tempi nelle principali Per il congiutivo segnalo solo un caso di zeugma che consiste nell'ellissi di un verbo essere esortativo nella prima di due proposizioni disgiuntive: «O l'uno o l'altro riformati e meglio adattati allo scopo, o siano entrambi soppressi» (Ar.II, i,i,4,corr.Firenze). Quanto al resto, mi soffermerò sugli usi dei tempi all'indicativo che offrono maggiori spunti d'interesse.

6 . 2 1 . 1 . Presente Il presente storico, non molto frequente, è usato quasi sempre in correlazione col passato remoto che lo accompagna anche a breve distanza: «Altri applausi salutano la proclamazione e l'Assemblea si sciolse» (Ar.XXI,i33,2,2,cr.pol., inoltre Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze, ecc.), ma anche con l'imperfetto: «si slanciarono là dove più densa era la nube e si innalzano le fiamme» ( A d . X X I , 1 0 2 , 2 , 1 , n . v a rie)1". Pochi gli esempi di presente per futuro, uso così diffuso oggi, ammesso anche nell'Ottocento per «esprimere un fatto con maggior c e r t e z z a » " 2 : «Oggi si annunziano [...] e domani si notificano» ( A r . X X I , i 0 3 , 2 , i , a . p o l . ) , «il generale Garibaldi parte domani» (Ad.II,55,3,i,n.varie-*Diritto); infine in un periodo ipote-

109

C f r . ROHLFS 1 9 6 6 - 1 9 6 9 , 7 2 6 .

110

Iperdeterminazione di una forma di già passiva si ha anche nei tipi «da convenirsi», ecc. (cfr. supra).

111

GHERARDINI 1 8 4 7 2 : 1 8 3 - 4 : ammette il «passare da un tempo all'altro» come scelta stili-

stica per rendere con più efficacia i fatti narrati come presenti. 1,2

FORNACIARI 1 8 8 1 : 1 7 2 .

127

tico una discrasia fra la protasi e l'apodosi «se v a l g o n o la p e n a , p o t r e t e star certi che v e ne parlerò» (Ar.II,i96,2,3,corr.Parigi) in cui p r o b a b i l m e n t e il f u t u r o di potrete è attratto da quello di parlerò.

6.21.2. I m p e r f e t t o M o l t o spesso è presente l ' i m p e r f e t t o descrittivo o narrativo, tipico di una prosa espressiva che si libera dai legami sintattici della t r a d i z i o n e 1 1 3 : «Riducevasi ella a casa, t r o v a v a il marito imbestialito, f u r e n t e » ( A d . 1 , 4 , i , c o r r . V i e n n a ) , ecc.; si p o s s o n o interscambiare i m p e r f e t t o descrittivo, presente storico, passato r e m o t o (Ar.II,268,i,3,n.varie), ecc.

6.21.3. Passato prossimo e passato r e m o t o Il passato r e m o t o ha più spazio di q u a n t o non gli sia c o n c e s s o dalle g r a m m a t i c h e c o n t e m p o r a n e e e o t t o c e n t e s c h e 1 ' 4 , espandendosi talvolta nelle sfere d ' i m p i e g o tipiche del passato prossimo, q u a n d o si tratti c i o è di azioni «prossime», accadute finora,

non

ancora,

ecc. (Ar.II,56,2,3,serv.tel., Ar.II,3,4,serv.tel., ecc.) o che

a c c a d o n o da anni, in questo momento,

oggi, ecc. (Ar.XXI,202,2,2,n.varie, A d . I ,

2 1 , 1 , 1 , a . f o n d o , Ad.II,8o,3,4,d.tel., e c c . ) 1 ' 5 , o p p u r e q u a n d o «il fatto dura ne' suoi effetti, ed è in qualche m o d o presente a n o i » 1 1 6 , come, p e r e s e m p i o in «Per cura del ministero della guerra, f u pubblicato» (Ar.I,666,2,2,a.pol.), caso simile ad un e s e m p i o in cui Fornaciari fa uso del passato prossimo così giustificandolo: «perchè i loro scritti r i m a n g o n o e f a n n o autorità». V i c e v e r s a , m o l t o m e n o spesso, rig u a r d o a fatti accaduti jeri ( A r . I I , i , i , 4 , c o r r . F i r e n z e , e sim.) o c o m u n q u e «nel passato, e senza alcun l e g a m e col m o m e n t o , in cui p a r l i a m o » 1 ' 7 , v i e n e usato il passato prossimo. Spesso i due tempi si t r o v a n o affiancati senza motivi di differenziazione, e, q u a n d o ciò accade, quasi s e m p r e il passato r e m o t o segue il passato p r o s s i m o " 8 ; fra i molti esempi (Ar.I,4,2,i,att., Ar.II,222,i,2,a.fondo, ecc.) riporto « Q u e s t o è quello che ci si è raccontato e che noi inserimmo» ( A r . X X I , i 7 i , 2 , 4 , a . p o l . ) in cui ci s a r e b b e m o t i v o di differenziare i d u e tempi, m a in m o d o

1 1 3

È tipico della lingua giornalistica (cfr. S E R I A N N I 1990: 36-7), e nell'Ottocento era più diffuso rispetto ad oggi (cfr. M A S I N I 1977: 1 0 0 - 1 0 1 , S C A V U Z Z O 1988: 88-89, e commenta F O R N A C I A R I 1881:179: «non bisogna abusarne, come si fa oggi dai gazzettieri»),

114

È un fenomeno tipico del linguaggio giornalistico che si affianca, in questo caso, alla lingua letteraria (cfr. S E R I A N N I 1990:35-6) notato anche da M A S I N I 1977: 101-2, S C A V U Z Z O 1988: 89-90, B I S C E G L I A B O N O M I 1974: 234-35.

1 1 5

FORNACIARI

1 1 6

FORNACIARI 1 8 8 1 :

1 1 7

118

1881: 172: «si usa regolarmente il passato prossimo parlando di cose avvenute dopo la mezzanotte precedente al giorno, in cui parliamo». 173.

1881: 178. E poco oltre: «quindi si usa regolarmente il passato remoto, quando parliamo di cosa avvenuta ieri». FORNACIARI

Per questa collocazione cfr. 128

MENGALDO

1987: 97-8.

inverso rispetto a quello attuato, in quanto le azioni per cui è usato il passato prossimo sono anteriori a quelle alle quali è riferito il passato remoto, e, se non bastasse, di queste ultime il fatto è permanente «ne1 suoi e f f e t t i » " 9 .

6.21.4. Trapassato remoto Il trapassato remoto è un tempo assolutamente assente, in ogni tipo di articolo ed in entrambe le annate 1 2 0 .

6.22. T e m p i n e l l e s e c o n d a r i e In dipendenza dal presente: all'indicativo, «sapendo che quel vetturale non ha licenza gli si appressò» (Ar.XXI,i33,3,3,cr.citt.), «risponde che era assente» (Ar.II,8i,2,2,corr.Firenze) più comprensibile in quanto il verbo reggente è un presente storico. A l congiuntivo, sostituzione del presente coll'imperfetto e del passato col piuccheperfetto 1 2 1 : «forse potrebbe essere che non fosse nemmeno vera», «Ricorderete come tempo addietro fosse corsa la voce» (entrambi in Ar.11,222,2, ι ,corr.Firenze). In dipendenza da tempi storici: al congiuntivo, sostituzione sia dell'imperfetto col presente in dichiarative e in discorsi indiretti: «In questa città è avvenuto un ammutinamento [...], esigendo gli ammutinati che venga impedito il commercio» (Ar.II,222,2,4,n.varie), «sorse a parlare, meravigliandosi come sole quattro Società [...] si siano fatte rappresentare» (Ar.XXI,i33,2,3,cr.pol., A r . X X I , i 7 i , 2 , 2,n.varie, Ar.XXI,343,2,3,serv.tel.) 1 2 2 ; sia del trapassato col passato: «Mi si assicurò che [...], sia stato risposto [...] che [...] si riservava di trattare una sì grave questione quando [...] abbia avuto guarantigie che lo assicurino prima di tutto che non sarà per collegarsi [...], poi che non partiranno [...]» (Ar.1,4,3,3,corr.Firenze) in un periodo troppo complesso che sfugge così al controllo del giornalista (anche Ar.I,66,3,i,corr.Firenze). A l condizionale, più volte il presente per il passato come assai frequentemente all'epoca, anche in questo caso in dichiarative o

119

FORNACIARI 1881: 173. Q u e s t a è un'ulteriore prova di q u a n t o a f f e r m a MENGALDO (cfr.

120

MASINI 1977: 102, ne riporta un unico esempio.

nota precedente). 121

A n c h e in N i e v o (cfr. MENGALDO 1987: 99).

122

Singolare è «Si diceva c h e il Ministero [...] sia sul punto di riprendere le trattative [...]. Il G o v e r n o - si aggiungeva - confida di riuscire a mettere insieme un'operazione» (Ar.II,268,3,i,corr.Firenze), d o v e si passa da un discorso indiretto in dipendenza da un t e m p o storico, a uno diretto, quindi proposizione indipendende: nel discorso indiretto già si rende evidente l'influenza della citazione diretta.

129

discorsi indiretti 1 2 3 : «Il sig. Seccinger a v e n d o risposto che m o r r e b b e anziché dargli il suo avere, Jack f e c e f u o c o » (Ad.II,i54,3,2,est.-:giorn.franc., inoltre Ar.II, 157,1,3,leg.fin., 2 volte in Ar.II,i96,3,4,est.-:Herald, ecc.).

123

Anche in Manzoni: «rimase lì [...) a pensar dove andrebbe a fermarsi» (cfr. 1933: 53-4)· 130

D'OVIDIO

η. Note di stile

In confronto alla prosa giornalistica moderna 1 nell'Ottocento uno stile propriamente detto non era ancora affermato, ma l'analisi di due annate separate da vent'anni permette di mostrare come proprio allora esso si stesse formando. Una chiara evoluzione verso le forme più tipiche del giornalismo moderno si nota per esempio nella diversificazione fra i primi e gli ultimi numeri analizzati per quel che riguarda l'uso dei vari tipi sintattici: nella prima annata le varietà strutturali dei periodi sono presenti per lo più perché motivate da condizioni pratiche o perché tratte passivamente da modelli di altri tipi di prosa nei processi di riformulazione delle varie fonti, nella seconda annata, invece, incominciano ad essere scelte consapevolmente per fini stilistici. Anche quello che oggi chiamiamo 'stile nominale' trova spazio in questi giornali prima per motivi essenzialmente funzionali, poi spesso anche per fini stilistici. L'analisi delle tecniche di strutturazione del testo (procedimenti congiuntivi e procedimenti aggiuntivi) e delle modalità di attuazione del cosiddetto 'stile obiettivizzante', mostra come alcune caratteristiche della scrittura giornalistica, presenti anche inconsapevolmente nell'Ottocento come oggi, siano connaturate al tipo di testo stesso. Dopo una panoramica sulla fenomenologia dei titoli, concludono il capitolo alcune osservazioni su un aspetto che caratterizza la lingua giornalistica ottocentesca, ancor più di quella moderna: la commistione di registri alti e bassi esemplificata attraverso un'analisi dell'ordine degli elementi della frase e altre note stilistiche.

7.1. Tipi di periodi I periodi brevi sono oggi impiegati con una funzione specifica che è quella 'impressiva', sono quindi presenti soprattutto in brani descrittivi, ad inizio di articolo, oppure nella cronaca cittadina per una trasposizione dell'andamento colloquiale nella struttura espositiva: in ogni caso sono spesso guidati da intenti stilistici. Nei testi ottocenteschi essi si trovano soprattutto in servizi telegrafici,

Cfr. D A R D A N O 19862: 285-359 C U I ho fatto costantemente riferimento.

131

quindi quasi p e r necessità 2 , e, vista la gran copia di articoli di questo tipo, non s o n o a f f a t t o rari: Il ministro delle finanze persiste nelle sue dimissioni. Continua la mancanza di danaro. Non furono ancora pagate le pensioni. (Ar.I,i,3,4,serv.tel.); I deputati riunironsi oggi in seduta preparatoria, e fu riconosciuto Presidente decano il Polsinelli. Venne estratta la deputazione per ricevere, domani, il Re. E fissata la prima seduta pubblica a domani per il sorteggio degli uffizi. (Ad.II,8o,3,4,serv.tel.), ecc. E v e r o c o m u n q u e che già nella prima annata, m a soprattutto nella s e c o n d a , il periodare b r e v e assume ruoli stilistici, e, a partire dai testi telegrafici, si e s p a n d e in articoli di altro tipo. Infatti spesso si t r o v a n o più periodi brevi in serie, in articoli di cronaca cittadina, o p p u r e in descrizioni in genere: Jersera alle dieci e mezza la Piazza Brà fu in subbuglio. Tutti correvano verso lo square. Cosa era avvenuto? Due ragazzetti mascherati a mezzo giravano intorno lo square gridando e cantando. A d una guardia di P. S. giungevano sgradite all'orecchio quelle grida e gli invitò al silenzio lasciando andare anche qualche cazzotto. (Ad.XXII,52,3,i,cr.citt.); Le Loro Maestà erano sulla piattaforma e salutavano con inchini la folla entusiasta. La nostra graziosa Regina aveva sulle labbra quell'angelico sorriso che la rende tanto cara e simpatica al suo popolo. Vestiva con una semplicità elegante un abito da viaggio bleu marin ed in capo portava un cappellino di paglia color avana doré con gran piuma. Due magnifici e grossi diamanti brillavano alle sue orecchie. La Regina ci parve più bella del solito. Era un incanto. Era allegra, piena di brio. Come è bella! dicevano molte popolane a noi vicine, e noi ripetevamo in cuore, non bella .... ma bellissima. (Ar.XXI,202,2,4,cr.citt.); Passa di là un signore, si ferma al banco del venditore, piglia in mano una bibbia, la guarda, la volta, la rivolta - ma il suo viso [...] (Ar.II,268,i,3,n.varie), ecc. P e r particolari fini stilistici è inoltre i m p i e g a t o nei luoghi più rilevanti di un artic o l o un solo p e r i o d o uniproposizionale; c o m e incipit per introdurre subito il lettore in medias

2

res3:

«Quasi per necessità»; infatti i testi telegrafici non chiedono rigorosamente periodi brevi, dato che è possibile trovare articoletti scritti tutti d'un fiato come: Cairoli indirizzò alla Tribuna un telegramma a proposito della punizione inflitta all'on. Turi per avere esercitato il suo diritto di deputato e per l'enormità senza riscontro commessa dal Governo e che sarà condannata dall'opinione pubblica e dall'Assemblea Legislativa se le prerogative parlamentari non sono lasciate in balia dei demolitori delle istituzioni. (Ar.1,66,3,4, serv.tel.); ma periodi simili a questo sono sicuramente una minoranza che non influenza la media.

3

In questi si ha già un abbozzo di una struttura espositiva a 'piramide rovesciata' molto diffusa nel giornalismo moderno, in cui presentando subito la notizia ritenuta più importante non si segue l'ordine cronologico, ma quello logico (tuttavia nella tecnica mo132

Il c o m a n d a n t e dei vigili si è dimesso. Egli fu il c a p r o espiatorio per parte della B a b i l o nia Capitolina in seguito a [...] L a felicità coniugale

(Ad.XXII,8,3,3,serv.tel.);

di V a l e b r e u g h e e b b e iersera al N u o v o un insuccesso. E c c o di che

si tratta. I coniugi B o n n e v a l hanno due figlie [...] o p p u r e c o m e explicit,

( A d . X X I I , 7 4 , 3 , i , t e a t r o ) , ecc.;

clausula discendente con tono definitivo:

- Il maggior n u m e r o degli italiani ci darà certo ragione.

(Ar.II,i57,i,i,a.fondo);

c o n d u e periodi di séguito: Fortunato mortale! C h i mai potrebbe dire lo stesso!

(Ar.XXI,220,3,3,cr.citt.), ecc.

P e r i o d i m o l t o l u n g h i e c o m p l e s s i s o n o m e n o f r e q u e n t i , a n z i si f a n n o n o t a r e c o m e e c c e n t r i c i q u e l l i c h e s u p e r a n o la m i s u r a c o n s u e t a ; e s s i si t r o v a n o p r e v a l e n t e m e n t e in articoli 'di o p i n i o n e ' c h e v o g l i o n o e l e v a r s i sul t o n o m e d i o (articoli di f o n d o , p o l i t i c i , e c c . ) . Q u e s t e s t r u t t u r e s o n o in g e n e r e d o v u t e a d u n a t r a s p o s i z i o n e n o n m e d i a t a di s c h e m i sintattici propri di linguaggi già rodati c h e garantis c o n o u f f i c i a l i t à a l t e s t o : q u e l l o a u l i c o e q u e l l o g i u r i d i c o - b u r o c r a t i c o , m a g a r i inc o n s a p e v o l m e n t e c a r i c a t u r i z z a t i , c o s ì d a r i u s c i r e o s c u r i . P e r i o d i di s t a m p o a u l i c o si t r o v a n o u n p o ' o v u n q u e , m a d e g l i e s e m p i p a r t i c o l a r m e n t e r o b o a n t i s o n o p r e senti, quasi costanti, negli articoli di f o n d o della p r i m a a n n a t a d e « L ' A d i g e » ; p e r e s e m p i o , in u n a r t i c o l o t u t t o f o r m a t o d a p e r i o d i l u n g h i e a m p o l l o s i si l e g g e : I Francesi a b b a n d o n a v a n o R o m a col g a u d i o dei leali patriotti che scorgono nella leale esecuzione C o n v e n z i o n e del settembre 1864, offerta una prova all'europa ed al m o n d o di rispetto alla Sommità sacerdotale, la quale lasciata a se medesima v e d r e m o se saprà reggere con tranquilla esistenza perocché l'èra dei movimenti popolari d e v e esser chiusa ancor essa e nessuno in caso potrà impedire all'Italia d'intervenire per la stessa v e n e r a z i o n e dovuta al Pontefice e per s o f f o c a r e nel nascere le divampanti passioni. ( A d . I , 7 5 , i , 2 , a . f o n d o ) ; a n c h e l ' i n f l u s s o d e l l a l i n g u a g i u r i d i c o - b u r o c r a t i c a è a v v e r t i b i l e q u a e là, c o m e per esempio: S a p p i a m o che dall'on. deputato Fagiuoli sono state fatte pratiche presso la Direzione dei Trasporti della Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali affinchè sia riparato alla scarsezza del personale nella stazione di L e g n a g o , sia p r o v v e d u t o alla mancanza dei biglietti di andata e ritorno da L e g n a g o a M o n t a g n a n a e alla modificazione dell'orario riguardo la linea M a n t o v a - L e g n a g o - M o n s e l i c e affinchè il beneficio dei trentotto chilometri nelle comunicazioni con V e n e z i a non rimanga interamente frustrato dalle lunghe attese alla stazione di Monselice [...]. Circa al c a m b i a m e n t o d'orario siamo in grado di a f f e r m a r e che quello proposto dalla D i r e z i o n e era più c o n f o r m e ai bisogni e desiderii degli interessati, ma lo stesso non v e n n e poi accettato dalla superiorità la quale non volle portare delle radicali modificazioni all'andamento generale

derna si prosegue con l'ordine logico gerarchizzando gli altri aspetti per ordine d'importanza; qui per lo più si ritorna subito all'esposizione cronologica dei fatti); cfr. DARDANO 1986 2 : 3 3 - 4 .

133

dei treni se non le era prima noto, in seguito all'esperienza di qualche mese, il movimento che si sarebbe sviluppato dai varii centri in causa dell'apertura della nuova linea. (Ar.XXII,8,2,2,cr.prov.), ecc.

Si arriva al caso limite di un avviso esterno pubblicato senza essere riformulato, per cui si presenta al lettore un periodo lungo, complesso, ricco d'incisi e di formule di lingue speciali (Ar.XXI,202,3,i,n.varie). Fra gli eccessi di questi estremi, costituiti da una struttura assai semplice o troppo complessa, si colloca tutta una gamma di soluzioni sintattiche, che non si possono tuttavia identificare con un ipotetico 'tipo medio' perché si appiattirebbe l'interessante polimorfía di questi testi: generalizzazioni si possono fare, ma solo all'interno dei singoli tipi di articoli, in ognuno dei quali si nota la tendenza a ripetere le stesse strutture sintattiche. Dai più semplici ai più complessi, raggruppandone differenti sotto il tipo più caratteristico, si possono così elencare: cronaca cittadina, avvisi comunicati, notizie varie, corrispondenze dall'Italia o dall'estero, articoli di fondo. Il primo tipo f a quasi l'eco all'andamento colloquiale, semplice e quasi franto; il secondo ha più pretesa di ufficialità e spesso ripete una sintassi burocratica ma rimane comunque schematico e breve; il terzo è forse l'unico vero 'tipo medio' senza caratterizzazioni specifiche; gli ultimi due (e a questi s'associano gli articoli politici più o meno aulici a seconda della collocazione nell'impaginatura) 4 presentano per lo più strutture sintattiche eleganti, l'ultimo, talvolta, addirittura complesse.

7.2. Procedimenti congiuntivi L a sintassi spontanea e non mediata è quella semplice e poco subordinante, come si vede dagli articoli di minor tensione stilistica (cronaca cittadina e avvisi comunicati), mentre il punto di tensione al quale questi testi tendono per elevare lo stile è la creazione di periodi lunghi che sembrano rivestire maggior nobiltà, in quanto rispecchiano i caratteri tradizionali del linguaggio aulico e delle abitudini scrittorie giuridico-burocratiche: di qui lo sforzo continuo di passare da un tipo sintattico all'altro. Mi soffermerò quindi ad analizzare i più interessanti modi di collegamento fra unità autonome, impiegati per renderle interdipendenti (tali unità possono essere sia periodi sia proposizioni). Va detto subito che tali schemi sintattici avranno una lunga vita nella lingua giornalistica, essendo presenti ancor oggi come suoi tratti caratteristici 5 .

4

Più aulici se in prima pagina, con una fisionomia molto simile a quella degli articoli di fondo; meno se nelle pagine interne, in quanto diventa quasi cronaca politica, non opinione politica.

5

Cfr. DARDAN019862: 5 0 - 4 per la parte teorica del 'collegamento delle unità di contenuto'; ibid.: 290-9, 3 2 1 - 5 9 per l'analisi sui testi. 134

7-2.1. M e z z i di coordinazione A n c h e ad una p r i m a lettura a p p a r e c o m e essi siano m o l t o più f r e q u e n t e m e n t e impiegati rispetto ai mezzi di subordinazione. L e soluzioni più interessanti sono alcuni tipi particolari di 'segnali discorsivi' sia connettivi sia d e m a r c a t i v i 6 , e inoltre rimandi o ripetizioni di elementi altrove presenti nel testo, a)

Congiunzioni coordinative nella veste di connettivi additivi (e, inoltre,

esplicativi (cioè, vale a dire, ecc.), alternativi ( ο , oppure),

ecc.),

avversativi (ma,

però,

ecc.) a n c h e coordinati con negazioni che li p r e c e d o n o (non ... ma, non solo ma anche, ecc.), temporali (prima,

dopo,

...

ecc.), ecc. [in tutti gli esempi successivi

le sottolineature sono mie] 7 ; si v e d a per esempio: Le sue idee poi [...]. L'appoggio poi dei capi [...]

(Ar.II,I33,3,3,corr.Firenze);

con l'ausilio dell'anadiplosi che sottolinea ancor più il legame: La convenzione Erlanger (poiché non sembri prudente aggiungervi altri nomi) venne in luce sotto codesti auspicii infelicissimi [ . . . ] . - Ed invece? Invece ai tanti dubbii [...] (Ar.II,I57,i,i,a.fondo); con connettivi avversativi: Cattaneo non solo si reca a Firenze [...], ma va ad assumere [...] (Ad.II,8o,i,4,cr.pol.); in serie: In Firenze poco ancora s'è fatto: ma ciò più che da altro proviene dalla quasi certezza che riusciranno rieletti i soliti nostri quattro candidati. Però anche qui si tenta di sostituirne qualcuno, ma l'opposizione ha poca probabilità di riuscita. (Ad.II,55,2, ι ,corr.Firenze); con connettivi di d i v e r s o tipo: Queste misure [...] non possono avere un senso assolutamente pacifico. Come anche non è ragionevole il supporre che [...]. D'altra parte [...]. Al contrario [...]. Diffatti [...] (Ar.I,i,i,3,a.pol.); Tre partiti presentavansi in argomento alle sue conclusioni. O lasciare tutto nel suo stato naturale [...]. O togliere o almeno diminuire con ripulimento opportuno lo scuro ed annerito rivestimento al capitello [...]. O con tinta qualsiasi, armonizzare [...]. [...] considerava prima di tutto. Che [...]; e che [...]. Rifletteva che [...]; è [sic] che [...]. Pensava d'altronde che [...] (Ad.XXI,I02,2,4,cr.citt.), ecc.

6

Gli uni articolano internamente le varie porzioni di testo, gli altri le delimitano. Cfr. SERIANNI 1 9 8 8 : 3 0 7 - 1 0 ; CORTI-CAFFI 1989: 3 5 2 - 6 0 .

7

Spesso accade, soprattutto in alcuni articoli, che proposizioni fra le quali intercorrono questi stessi rapporti semantici, rimangano giustapposte senza esplicitazione del legame logico. Cfr. il paragrafo sulla sintassi della congiunzione e.

135

b)

Demarcativi testuali in varie strutture sintattiche di accumulo o di enumera-

zione. ι.

Sono assai frequenti gli accumuli di proposizioni secondarie coordinate deli-

mitate dalla ripetizione delle congiunzioni subordinative 8 ; il tipo più frequente è con proposizioni oggettive 9 : Quando si riflette che [...]; che [...]; che [...]; che [...]; non si capisce più perchè [...] (Ad.XXI,2i8,2,2,n.varie, inoltre sim. Ar.II,268,3,i,corr.Firenze, ecc.); ma anche con altre proposizioni: per [...]; per [...], per [...], per [...],? o per [...]?

(Ar.II,8i,i,2,a.pol.);

Se [ . . . ] - se [· · · ] - se [...]- se [..·]- se [...]- se [· . . ] - l'Italia avrebbe a quest'ora [...] (Ad.II,i3i,i,2,a.fondo, sim. Ar.I,24,3,2,corr.Firenze), ecc. 2.

In procedimenti enumerativi vengono impiegati 'demarcativi seriali' 1 0 , an-

che accompagnati da segni tipografici che aiutano la lettura (a capo, spaziature, ecc.) 1 '; è curioso l'esempio seguente che incomincia la struttura di una serie enumerativa ma non la conclude: [...] senza discendere a minute analisi, ci conduce alle seguenti osservazioni. Io Creasi con essa [...]. E qui ci si permetta discendere ad altre osservazioni. Noi abbiamo combattuto [...] (Ar.II,i57,i,3,Ieg.fin.); la serie è completata invece, come di solito, in per due motivi: i. per [...]; 2. per[...]

(Ar.II,i96,3,4,n.varie);

furono sottoposti al governo, questi voti, in ordine alla riforma postale. I.

2 3 ]. [sic] ]. (Ar.XXII,8,i,3,n.varie);

8

Cfr. HERCZEG 1972: 512-24: «la prosa contemporanea senza pretese d'arte, vicina, ma non identica al parlato, si avvale, in determinate circostanze, di una comoda possibilità sintattica che consiste nel collegare due o più proposizioni subordinate, della stessa natura e dello stesso grado»; gli esempi riportati sono tratti in larga copia da testi giornalistici.

9

ibid.: 512: «Le subordinate mettono in evidenza, nell'interpretazione del relatore, una serie di eventi, di documenti ecc., ritenuti tali da essere resi di pubblico dominio. Prevale, in questi casi, un notevole oggettivismo: i relatori vogliono comunicare fatti e eventi che conquistano il primo piano (mentre scompare il relatore)». Cfr. il paragrafo sullo stile obiettivizzante.

10

SERIANNI 1988: 3 0 9 - 1 0 .

11

Cfr. anche il paragrafo sull'uso dei due punti e la parte dedicata alla segmentezione grafica del testo in quello sui caratteri grafici. 136

il p r o c e d i m e n d o è nel s e g u e n t e contesto mal strutturato, in q u a n t o riporta nella e n u m e r a z i o n e l ' e l e m e n t o di r e g g e n z a : per discutere: ι. Intorno al progetto [...]. 2. Per discutere e deliberare sulla proposta [...] (Ar.II,222,2,3,n.varie), ecc. c)

R i m a n d i e ripetizioni, che e v i d e n z i n o singole p a r o l e o interi sintagmi del

testo. i.

I rimandi sono attuati sia nella f o r m a anaforica, cioè con riprese di elementi

precedenti, sia in quella cataforica che rinvia ad elementi che d e v o n o ancora comparire, tecnica espositiva così diffusa oggi nel linguaggio giornalistico, in q u a n t o stimola l'attenzione del l e t t o r e 1 2 . L e tessere formali che v e n g o n o impiegate s o n o spesso il dimostrativo

questo,

o l ' a v v e r b i o ecco; nella f o r m a anaforica: E l'Austria di tutte queste trasformazioni risente le più forti conseguenze [...] (Ar.I,4,i,3,b.pol.); è un p r o c e d i m e n t o quasi costantemente i m p i e g a t o c o m e s c h e m a p e r iniziare un capoverso, e ripetuto a n c h e all'interno di esso: Lo scopo di questo provvedimento [...]. Si sappia in primo luogo che nel popolo regge l'idea, che [...]. Di quanto erronea sia questa idea [...] per cattivarsi l'animo anche di questa classe [...]. Con questo principio noi francamente rigettiamo l'idea [...]. Seguendo questa nostra proposta [...]. In questo modo [...]. Verona non manca [...]. Anche sotto l'aspetto di pubblica igiene inculchiamo questo grande e filantropico provvedimento [...] (Ar.I, ι ,2,4,cr.citt.); Od un intervento, od una guerra colla Francia, o provvedimenti straordinari contro l'agitazione sollevatasi in Italia a proposito di Roma. Ecco in quale alternativa si trovava [...] ( Ar.11,268,3, ι ,corr.Firenze), ecc. nella f o r m a cataforica: Vi è poi un altro gravissimo dubbio ed è questo.

(Ar.II,I33,3,3,corr.Firenze);

mi era sembrata meno amara, avendomi valso una buona fortuna. Ed ecco il come. (Ar.II,I57,2,2,corr.Parigi); Ecco come andò la cosa. [...] Ecco come fu coinvolto nella losca faccenda: [...] (Ad.XXI,276,2,2-3,cr.citt.), ecc.

12

Cfr. CORTI-CAFFI 1989:348-9. Una simile tecnica cataforica è impiegata nella già citata struttura di un articolo 'a piramide rovesciata', in cui nel primo periodo di tipo intitolativo viene rassunto l'argomento che verrà trattato (cfr. supra).

137

2.

L e ripetizioni si esplicano nella f o r m a di 'apposizioni grammaticalizzate' 1 3 ,

o p p u r e c o m e coordinatori di d u e m e m b r i sintattici a d i s t a n z a ' 4 ; entrambi i tipi sono assai frequenti e contribuiscono ad alleggerire i costrutti sintattici e a rendere più chiara l'esposizione. L a grammaticalizzazione delle apposizioni si presenta in tutte le f o r m e individuate da H e r c z e g : il sostantivo appositivo ripete nel t e m a il p r e d i c a t o v e r b a l e della proposizione da cui dipende: una commissione mista visiterà i confini austro-italiani della Carintia, visita questa che sta in relazione [...] (Ad.XXI,2i8,i,3,est.), ecc.; il sostantivo appositivo è un sinonimo: un compromesso fra tedeschi e magiari, da una associazione di poteri fra Vienna e Pest, il qualpiano d'unione personale delle due razze si deve supporre che riunisca [...] (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times), ecc.; m o l t o più spesso il sostantivo si ripete identico: il ricavo a vantaggio Comunale; ricavo poi che [...]

(Ar.II,i,2,4,a.citt.);

le tasse che deve pagare sulla merce acquistata, le quali tasse [...] fin.);

(Ar.II,100,2,1,leg.

progetto del congresso internazionale della pace; congresso che [...] (Ar.II,222,2,3,n.varie), ecc. L e coordinazioni a distanza p o s s o n o essere richiami di nomi già espressi, che così ripetuti facilitano la c o m p r e n s i o n e al lettore: cinque individui [...]. Questi cinque individui [...]

13

(Ar.XXI,202,i,i,serv.tel.);

Rimando a H E R C Z E G 1967:116-26, in particolare ibid.: 121: «La grammaticalizzazione dell'apposizione crea un elemento fraseologico, che rende possibile il collegamento delle proposizioni. L'apposizione diventerà in certo qual modo vuota di senso, quanto al suo valore originario di apposizione, e verrà adibita ad una funzione sintattica del tutto nuova, simile a quella di una congiunzione». Si tratta di una costruzione a cui accennerò, in quanto, se utilizzata nei casi indiretti, permette anteposizioni di sintagmi che altrimenti andrebbero posposti al verbo; cfr. il punto d. delle inversioni di carattere aulico nel paragrafo sull'ordine degli elementi della frase. Per altri tipi di costrutti appositivi, cfr. il paragrafo successivo.

14

Assolutamente diverso è un altro tipo di ripetizioni, che dimostra invece come non sempre vi sia la rilettura del testo scritto, cioè le non rare iterazioni cacofoniche che compaiono anche in articoli di tono elevato: «Dopo la terza spedizione si sospenderà la spedizione» (Ar.II,1,1,2,red.), «aggiunse che venissero proclamati, coli'aggiunta: perchè hanno pienamente adempiuto» (Ar.XXI,i33,2,2,cr.poI.), ecc.; anche ripetizioni di interi sintagmi o proposizioni: «Era importante per la sicurezza delle nostre frontiere che a questa sicurezza delle nostre frontiere fosse provveduto» (Ad.II,i3i,3,4,d.tel); «fu stabilito che fossero le seguenti le 7 categorie in cui dalla Commissione furono ripartite le materie da trattarsi: Le 7 Categorie in cui furono ripartite le materie a trattarsi dalla Commissione sono le seguenti:» (Ad.I,i,5,2,n.pol.), ecc.

138

U n a povera donna [...] alla povera donna [...] e quella povera donna

[...]

(Ad.I,i,s,i,cr.citt.); con congiunzione copulativa ad inizio periodo: non h o che una notizia, della quale anch'oggi si o c c u p a n o vivamente i crocchi della città. E la notizia è che quel Martinati di Primolano [...] (Ad.II,2i9,3,i,corr.Firenze), ecc. i n o l t r e s p e s s o tali r i c h i a m i a d i s t a n z a c o s t i t u i s c o n o l ' i m p a l c a t u r a di a l c u n i p e z z i articolati s e c o n d o parallelismi o serie: deliberò

[...]. Deliberò

pure [...]

(Ar.I,4,i,i,serv.tel.);

L ' e v o l u z i o n e delle idee m o d e r n e rese [...]; rese [...], e rese [...] (Ad.XXI,i69,2,3,n.varie), ecc. con serie enumerativa: [...] e questo è un fatto. [...] e questo è un altro fatto [...] e questo sarebbe un terzo fatto. [...] è un quarto fatto. [...] Q u e s t o è un quinto fatto.

( A r . X X I , i 7 i , 2 , 4 , a . p o l . ) , ecc.

7.2.2. M e z z i di s u b o r d i n a z i o n e L a limitata c o m p e t e n z a linguistica dei giornalisti n o n o f f r e loro i m m e d i a t a m e n t e u n a v a s t a g a m m a d i m e z z i di s u b o r d i n a z i o n e s i n t a t t i c a ; q u e s t i q u i n d i , o l t r e a d e s s e r e p o c o f r e q u e n t i , s o n o limitati p e r l o p i ù a tipi ristretti. R i c o r d o q u i a l c u n i tipi di c o n n e t t i v i u s a t i s p o r a d i c a m e n t e , e i n o l t r e l e p r o p o s i z i o n i d i p e n d e n t i p i ù f r e q u e n t i ( a p a r t e l e d i c h i a r a t i v e , di c u i g i à si è d i s c u s s o ) : r e l a t i v e e s e c o n d a r i e i m p l i cite15. a)

C o n g i u n z i o n i s u b o r d i n a n t i n e l l a v e s t e d i c o n n e t t i v i c a u s a l i {poiché,

e c c . ) n e t t a m e n t e p i ù c o m u n i d e g l i a l t r i , t e m p o r a l i (prima c o n c e s s i v i (sebbene,

nonostante,

che, dopo

che,

perciò, ecc.),

ecc.) assai rari, ecc.:

Sostenitori feraci al g o v e r n o con ogni nostra possa saremo, perch'egli mantengasi forte, non perciò servili, che la nostra opinione franca leale all'uopo anche a lui la sap r e m o dire. ( A d . I , i , 2 , i , a . f o n d o ) ; Fintantoché

15

durava l'oppressione dell'Austria, l'intento avrebbe forse potuto fallire. (Ar.I,4,2,i,att.);

Si noti che le une e le altre possono sostituire i "complementi avverbiali in funzione determinativa' (di cui cfr. più avanti), elementi nominali tipici della prosa giornalistica e burocratica m o d e r n a (cfr. HERCZEG 1972:527,530). D a l punto di vista diacronico della loro a f f e r m a z i o n e si noti che sono proprio i participi presenti e passati i quali «eliminano gli elementi collegatori [a costituire] una tappa precedente alla completa scomparsa dell'elemento verbale, consistente nell'uso di elementi verbali nominali» (ibid.). Per la forte espansione delle relative nella prosa m o d e r n a scarsamente ipotattica cfr. ibid.: 4 5 0 - 1 .

139

non ostante che il Minghetti pregasse perchè la discussione domandata dal Della Rocca e colleghi avesse luogo, decise invece [...] (Ar.XXI,343,2,i,vitaMingh.), ecc. b)

Proposizioni relative: Lo scritto fu letto dal Ferrara nel momento che riposava dopo la lettura della prima parte del suo discorso che lo rimandò al Lanza dopo avervi aggiunto le seguenti parole: [...] (Ar.ll,I33,3,3,corr.Firenze), ecc.

c)

Infiniti, gerundi e participi, assai diffusi. D e l loro i m p i e g o sintattico h o già

parlato nei paragrafi rispettivi nella parte relativa alla sintassi; qui sottolineo la d i f f e r e n z a z i o n e stilistica fra l'uso dell'infinito e quello del participio e del gerundio: il p r i m o è u n o degli e l e m e n t i caratteristici dello stile nominale, quindi un preludio a u n a soluzione sintattica m o d e r n a , i secondi s o n o un retaggio del classicismo italiano 1 6 , qui ripresi per e s p a n d e r e la misura del p e r i o d o m a n t e n e n d o un aspetto ufficiale, pur e l u d e n d o proposizioni più precise e perciò più impegnative (relative, causali, temporali, concessive, ecc.) e nello stesso t e m p o più ampie e quindi contrastanti c o n l'esigenza di brevità della prosa giornalistica; è di questi ultimi che p o r t o qualche esempio: A d ogni modo facciam voto perchè il Parlamento e il Ministro vengano ad una onesta composizione, che s'otterrebbe forse premettendo al progetto di legge la cessione dei beni avocati e sè dalla nazione alle varie provincie, le quali fossero i Contribuenti [cors, orig.] della tassa, provvedendo eziandio agli oneri tutti inerenti ai beni appresi, rivolgendo ogni avanzo a estinguer pubblici valori. (Ar.II,I57,i,3,leg.fin.); Il granvisir telegrafò al principe Alessandro esprimendogli [...] e lo felicita della nuova posizione, annunziandogli [...] soggiungendogli [...] (Ar.XXI, 103,1,54,est.), ecc. L a d d o v e si tenti di esibire subordinate m e n o consuete, il filo sintattico p u ò sfuggire dal controllo, ed infatti numerosi sono gli anacoluti soprattutto in periodi particolarmente complessi o l u n g h i 1 7 . R i u n i s c o qui alcuni esempi; s o n o preceduti da connettivi desueti: essendoché la camera attuale gode l'appoggio della pubblica opinione, ed il pericolo che ne venga nominata una più radicale [...] (Ar.II,I57,2,i,corr.Firenze); Checché possa dire il contrario qualche giornale [...] (Ar.II,I96,i,3,a.fondo), ecc.; p r e s e n t a n o una d o p p i a subordinazione, di cui una non conclusa:

16

HERCZEG 1972: 4 4 7 - 5 1 .

17

Essi sembrano quindi da attribuire alla rozzezza espositiva più che a scelta stilistica di ripresa di moduli dell'italiano letterario (cfr. MASINI 1977: 113) o di mimesi della lingua parlata (D'OVIDIO 1933: 87, nota che Manzoni ne impiegò «parecchi» e così lo giustifica: «vi fu un tempo in cui l'anacoluto era proscritto senza remissione: - Ma in questo luogo, se s'ha a dar alla proposizione il giro rigorosamente grammaticale, si va troppo per le lunghe, si scàpita nell'efficacia e nella naturalezza»: ibid.: 90). Cfr. inoltre SERIANNI 1988: 3 0 7 , 4 5 1 .

140

Quando il comando del Genio militare avendo allogato il riattamento di detta caserma all'impressario [sic] sig. V.G. di qui [sic], questi forniva un numero considerevole di mensole che dovea fornire di nuovo ed erano invece usate ed inverniciate. (Ar.II,i,3,i,cr.citt.); È stato l'Anfari di Aussa che per ordine del Negus, il quale non vuole assolutamente aperta la via più breve di tutte, da Beilul e Gubbi al cuore dell'Abissinia, quello che ha fatti assassinare i nostri soldati di marina e i loro capi. (Ar.XXI,i03,2,2,est.), ecc.;

ripete uno dei tipi più diffusi nell'italiano «popolare», con un soggetto tematico anteposto 1 8 : L'impero austriaco, fosse pure composto [...], la coesione e la subordinazione [...] sarebbero forse ottenute. (Ar.I,4,2,3,a.pol.-:Times);

[...]; vino e caffè, manco parlarne.

(Ad.XXI,2i8,i,5,cr.prov.), ecc.

7.3. Procedimenti aggiuntivi Si è appena visto quali legami formali vengono impiegati per trasformare una sintassi semplice in un flusso continuo di proposizioni; analizzerò qui i principali mezzi che permettono l'aggiunta di elementi i quali (a differenza di quanto avviene con i procedimenti congiuntivi) s'inseriscono nel periodo e lo arricchiscono, ma non ne alterano la struttura, permettendo così di tornare con facilità alla linea sintattica portante. L a massiccia frequenza di questi costrutti testimonia l'affermazione del 'nuovo stile' «sciolto, leggero, spezzettato» caratterizzato dall'aumento dei sintagmi nominali e dalla diminuzione degli elementi connettivi 1 9 . I procedimenti aggiuntivi più notevoli sono accumuli, proposizioni incidentali, apposizioni 20 . a) Accumuli di sintagmi nominali, aggettivali, ecc.; si avvicinano come struttura logica agli accumuli di proposizioni secondarie coordinate (cfr. supra), ma a differenza di essi non hanno congiunzioni demarcative: divisi in settentrionali e meridionali, e più profondamente divisi in democratici, feudali, radicali, conservatori, federalisti, unitari, austriaci, prussiani, fusi e semifusi, annessi e sconnessi [...] (Ar.1,4,1,2,a.pol.); tenuto conto delle nuove, incredibili, splendide, fenomenali teorie giuridiche [...] (Ar.XXI,253,2,4,n.varie), ecc.

b) Proposizioni incidentali. Non è ancora affermato il tipo di incidentali nella forma autonoma, inserite «nel contesto senza alcun contrassegno formale di rife-

18

Cfr. CORTELAZZO 1972: 139: questa struttura esprime «la preminenza del soggetto logico, ponendolo in primo piano, ad apertura di frase, e subordinandovi [...] il discorso che intorno al soggetto si muove».

19

HERCZEG 1 9 6 7 : 5 - 6 e HERCZEG 1 9 7 2 : 4 4 5 - 5 3 .

20

HERCZEG 1 9 6 7 : 6 - 1 4 .

141

rimento alla p r o p o s i z i o n e principale» 2 1 , assai diffuse oggi nel linguaggio giornalistico; si p r e s e n t a n o soprattutto in f o r m e sintattiche compiute. C o n ripetizione del sintagma rimasto t r o p p o lontano, al di là dell'incidente: Meno nel primo caso, - sempre però grave, dacché un ministro delle finanze non si improvvisi su due piedi in nessun momento, ed oggi possa dirsi l'araba fenice - meno nel primo caso che importa il ritiro di una sola persona, noi ci troviamo [...] (Ar.II,i,i,a.fondo); o p p u r e , s e m p r e c o n ripetizione del sintagma: Rimane di provato, almeno per noi, questo soltanto: che una forza maggiore, si chiami [...] o [...]; si chiami [...] o [...]; [...]; si chiami [...] o [...]; - una forza maggiore ha dovuto intervenire per persuadere il sig. Rattazzi di creare da sè o di accettare [...] di arrischiare [...], di scavare da sè medesimo [...] (Ar.II,268,i,2,a.fondo); c o n d u e incidentali, una nell'altra e senza ripresa, così da creare un a n a c o l u t o [corsivi originali]: E così parecchi cittadini e la così detta Unione liberale (che viveva fra noi al principio dell'inverno prima di fondersi - ciò che avvenne nel dicembre 1866- colla Società democratico-progressista), sorse e prese forza il progetto di fondare anche fra noi una Banca popolare. (Ad.II,98,2,i,corr.Bassano), ecc. c)

Costrutti appositivi. S o n o m o l t o frequenti a inizio articolo per presentare un

personaggio22: L'egregio Fioritoni, già altamente benemerito della educazione per trent'anni di pratico insegnamento nel Ginnasio di Rieti, e per la pubblicazione di parecchi opuscoli diretti alla istruzione della gioventù, attinse [...] (Ar.II,i57,2,3,corr.Parigi), ecc.; a n c h e anteposti in posizione cataforica: Spirito irrequieto, bollente, ansioso di vedere, di uscire dalla stretta cerchia del paesello natio, certo Soraci, a diciassette anni di età, abbandonata la famiglia e gli amici, si arruolò volontario [...] (Ad.XXI, 102,2,1 ,n.varie), ecc.; inoltre, apposizioni c o n v a l o r e attributivo: La grande colonna monumentale di piazza Erbe deve fra pochi giorni, accogliere sulla cima, il nuovo leone alato, omaggio alle memorie repubblicane del caduto veneto dominio. (Ad.XXI,i02,2,4,cr.citt.), ecc.; c o n valore esplicativo, sul g e n e r e delle apposizioni grammaticalizzate 2 3 : tutto fa credere che egli pure in parte sia una vittima; vittima cioè delle perfide suggestioni dell'amico suo Cortella. (Ad.XXI,276,2,3,cr.citt.), ecc.;

21

22 23

Cfr. D A R D A N O 19862:324, che riporta strutture tipo «Un comunicato unitario (domani vi sarà una manifestazione) è stato approvato dalle forze di sinistra a Rosarno». Cfr. H E R C Z E G 1967: 56-67. Viste al paragrafo precedente per le ripetizioni di sostantivi; quelle di cui si parla qui sono diverse, in quanto non fungono da mezzo di collegamento fra due proposizioni, ma esistono come realtà indipendenti (cfr. in particolare H E R C Z E G 1967: 121). 142

e infine, ormai non più apposizione ma frase nominale indipendente, staccata dal resto della proposizione, con valore esplicativo o conclusivo: D u n q u e rigororissimi esami ed imparziali.

(Ar.I,24,3,2,corr.Firenze), ecc.

7.4. S t i l e n o m i n a l e Proprio l'uso dell'apposizione sta alla base dell'affermazione dello stile nominale 2 4 . Tale struttura del periodo, pur presente nella prosa antica, si espande proprio nell'epoca post-manzoniana, ed è soprattutto nella scrittura giornalistica che trova ampi spazi, in un primo tempo specialmente per motivi funzionali (dispacci telegrafici, economia di spazio, titolazioni, ecc.), in séguito anche, e soprattutto, per fini stilistici (ricerca di impressività, comunicazione immediata, ecc.) 2 5 .1 testi qui analizzati sono dunque in teoria un luogo privilegiato per studiarne l'affermazione: la quantità rinvenuta conferma pienamente le ipotesi. Il procedimento è strettamente complementare ad altri fenomeni già vivi nella prosa giornalistica (accumuli, procedimenti enumerativi, ecc.) i quali trovano in questo mezzo stilistico più forti stimoli per espandersi; è confermata inoltre la tendenza di dar sempre più rilievo al n o m e a scapito del verbo, che va via via perdendo di pregnanza semantica 2 6 , tendenza caratteristica dell'italiano moderno in genere, ma attuata in m o d o particolare proprio in alcuni settori della lingua, fra cui quello giornalistico. È opportuno dividere il materiale in due principali aspetti: le frasi nominali e i 'complementi avverbiali in funzione determinativa', costrutto di discendenza diretta dal sottocodice burocratico 2 7 . Esemplificando le prime, non darò attenzione alla loro diversa struttura (indipendenti o collegate col periodo adiacente con sostantivi, pronomi, ecc.) aspetto già da altri approfondito 2 8 che qui trova conferma, ma piuttosto valuterò

24

HERCZEG

25

Cfr.

HERCZEG

315;

DARDANO

26

1967:

5.

1967: 1 3 7 - 6 6 ;

SERIANNI

1973: 7 1 - 8 9 ;

1971: 290-

(SERIANNI

1988: 529).

Per l'impostazione della trattazione su questi «costrutti sintetici [...] adoperati per lo più dai giornalisti e dai burocrati», h o seguito nei giornali moderni, cfr.

28

MORTARA GARAVELLI

1988:528-9.

V e r b o che «talvolta parrebbe ridursi alla funzione grammaticale di indicare il m o d o e il t e m p o dell'azione»

27

BECCARIA

1986 2 : 300-20;

E

DARDANO

classificato; cfr. soprattutto

DARDANO

HERCZEG

1 9 7 2 : 5 2 5 - 3 3 . Per un riscontro

1986 2 : 1 9 0 - 1 , 3 0 1 - 1 1 .

MORTARA GARAVELLI

1971 e 1973; inoltre

HERCZEG

1967;

1986 2 : 317 ss.

143

se la loro presenza sia imposta da elementi pragmatici 2 9 o piuttosto se sia frutto di una scelta stilistica; con questo criterio presento la varia tipologia (ridotta ai tipi notevoli) secondo una scala progressiva: a)

rimangono nella forma con cui giungono in redazione, le frasi telegrafiche

che spesso costituiscono la struttura di dispacci e di bollettini di qualsiasi genere: A u m e n t o n u m e r a r i o milioni 28 1/2, conti p a r t i c o l a r i 5 1/3, d i m i n u z i o n e t e s o r o 1/8, biglietti 28, a n t i c i p a z i o n i 1/3, p o r t a f o g l i o 56.

(Ar.II,I57,3,4,serv.tel.);

T o t a l e d e g l i i n d i v i d u i colti dal m o r b o a d a t a r e dal 25 luglio n u m e r o 26 - m o r t i 12 - in c u r a 14.

b)

(Ar.II,222,3,2,n.varie), ecc.;

le riproduzioni di movenze ellittiche del parlato sono spesso dovute alla

fretta e all'intrusione di schemi non mediati; sono motivate quindi dalla natura stessa di un quotidiano che accoglie anche i registri meno elevati, e testimoniano un basso livello stilistico piuttosto che una ricerca di stile 'umile': A b o r d o tutti b e n e .

(Ar.XXI,279,1,4,n.varie);

B i s o g n a p e n s a r e di [...], altro c h e s p e n d e r e p e r il C o m u n e 75 mila lire p e l n u o v o t e m pio!

(Ar.XXI,279,3,3,corr.Lonigo);

C o n c l u s i o n e . A n t o n i o d o v e t t e - p e r g a l a n t e r i a - c e d e r e il c a m p o [...] (Ad.XXl,2i8,l,4,n.varie); L e nostre congratulazioni.

( A d . X X I I , 7 5 , 2 , 4 , n . v a r i e ) , ecc.

Non è esculso, tuttavia, che talvolta vengano impiegati moduli colloquiali volontariamente, per dare maggior espressività alle proprie impressioni o incisività alle proprie opinioni (quindi in articoli di tipo descrittivo o argomentativo): I m p o n e n t e d a v v e r o la sala di S a v o n a r o l a ! Q u e l m o n u m e n t o di libertà f i o r e n t i n a c h e d a t a d a l 1495!

(Ad.I,62,2,i,corr.Firenze);

L i b e r t à e l i b e r t à p e r tutti e p r i m a di o g n i altra q u e l l a di c o s c i e n z a e dei culti - c a s s i a m o d a l l o S t a t u t o il p r i m o a r t i c o l o [...]

c)

(Ar.II,56,1,3,000·.);

sono condizionate originariamente da fattori di ordine pratico anche le frasi

nominali funzionali all'economia di tempo e di spazio (fattore sempre considerevole nella stesura di un testo giornalistico), ma la loro affermazione è poi dovuta soprattutto all'efficacia stilistica che mostrano; possono essere di tipo intitolativo: Q u e s t a s e r a r a p p r e s e n t a z i o n e al Diurno.

( A r . X X I , 2 5 3 , 3 , 1 , t e a t r o ) , ecc.;

o collocarsi nel corso di narrazioni: R i d u c e v a s i ella a casa, t r o v a v a il m a r i t o imbestialito, f u r e n t e ; q u i n d i r i m p r o v e r i o f f e s e d ' a m b o le parti.-

29

(Ad.I,i,4,i,corr.Vienna);

S e c o n d o la linea di r i c e r c a «che c o n s i d e r a gli a n t e c e d e n t i tecnici ed e c o n o m i c i d e l p r o d o t t o (è un a r c o e s t e s o di p r o b l e m i , dalla q u a l i t à d e i m e z z i di c o m u n i c a z i o n e alle c o n dizioni di l a v o r o e di o r g a n i z z a z i o n e d e l g i o r n a l e ) » s e g u e n d o le i n d i c a z i o n i di DARDANO I9862: 13 s s .

144

Nuove interviste fra Orna, Cortella e Garelli; la conclusione fu che [...] (Ad.XXI,276,2,2,cr.citt.), ecc.; d)

motivate da una pura scelta stilistica comune anche alla lingua letteraria

sono le frasi nominali presenti in descrizioni, spesso nella forma di accumuli di elementi accessori per dare immediatezza e vivacità: Da un lato all'altro della città un brulichio, un movimento, un affaccendarsi, uno stringersi la mano, un apparecchiare a festa le case, un vestirle a nuovo, un non so che insomma di serenamente bello che mette l'allegria nel cuore! (Ar.I,4,3,3,cr.citt.), ecc. Per i costrutti avverbiali nominali noto intanto la presenza di forme verbali nominalizzate - infinito sostantivato, participio passato attributivo [i corsivi sono miei]: al dire di una corrispondenza da Copenaghen [...] (Ar.II,8i,3,2,est.); dopo la pace conchiusa [...] (Ad.I,i,3,2,corr.Firenze); che sono il passaggio per giungere all'affermazione di sostantivi astratti che sostituiscono costruzioni verbali: il Ministero, nella previsione che la legge sull'asse ecclesiastico [...] (Ar.II,3,3,n.varie-*Gazz.del Popolo); nella credenza che la disparità di grado sociale [...]

(Ar.XXII,8,i,4,n.varie);

Ma siccome il riempimento dei serbatoi si effettua gradatamente [...] (Ar.XXI,220,2,2,est.-:Telegrafe); evitare il pagamento di multe [...] (Ar.XXI,202,3,i,red.); Segnala una diminuzione negli omicidi [...]. Nei furti segnala un lieve aumento [...] (Ar.XXII,8,3,i,n.giur.), ecc.; «i verbi, come si sa, reggono avverbi e costrutti avverbiali che [...] ne modificano il senso [...]. Mutati i verbi in sostantivi astratti che continuano a descrivere attività ed azioni, rimangono invariati i costrutti modificatori» 3 0 che sono i 'complementi avverbiali', sostantivi in dipendenza da altri sostantivi (negli esempi sopra essi sono: dei s e r b a t o i , di m u l t e , negli o m i c i d i , nei f u r t i e dipendono dai sostantivi astratti deverbali). Ciò comporta un turbamento della proposizione nel suo complesso 3 ', con conseguenze stilistiche assai interessanti; ma prima di sof-

30

HERCZEG 1972: 5 2 6 - 7 .

31

«Nella maggioranza dei casi si tratta di una trasformazione del predicato: si passa dall'attivo al passivo o, per lo meno, all'intransitivo. Il verbo attivo originario si costruisce con si [...]. Il soggetto originario passa nella costruzione avverbiale, mentre dal verbo della frase originaria si tira fuori un soggetto, desumibile dal senso dello stesso verbo, un astratto, in molti casi anche un deverbale. Il nuovo sostantivo-soggetto, desunto dal predicato originario, continua a reggere gli stessi complementi che erano retti dal verbo-predicato» (HERCZEG 1972: 527).

145

fermarvisi si veda qualche esempio fra quelli più complessi in cui compare un numero maggiore di elementi 3 2 : e s s e n d o i lavori d i c o s t r u z i o n e [ i ] p r o s s i m i a d u l t i m a z i o n e [2][...] (Ar.II,i96,2,4,n.varie); U n a c o s a sola r a c c o m a n d i a m o , e d è l'istituzione

d i u n p a t r o n a t o [ i ] di s i g n o r e a l l ' e -

s a u r i m e n t o [2] d e l p i o u f f i c i o di r a c c o g l i e r e s o t t o s c r i z i o n i [...] In seguito

ad intromissione

(Ar.II,222,2,i,att.);

d i c o m u n i a m i c i [1] dei signori A v v . E t t o r e C a l d e r a r a e

D r . U g o B e r n a r d i , q u e s t ' u l t i m o , a d e f i n i z i o n e [2] d e l l a n o t a v e r t e n z a g i u d i z i a l e [3], rilasciava la d i c h i a r a z i o n e qui s o t t o trascritta [...] Comunicazione

(Ar.XXI,253,2,4,n.varie);

d e l C o n s i g l i o di C o n s e r v a z i o n e [1] s u l l ' e v e n t u a l e

cambiamento

[2] d i s e d e [3] d e l l a S o c i e t à in s e g u i t o a l l a v i c i n a s c a d e n z a [4] d e l l a l o c a z i o n e in c o r s o [5][...]

( A r . X X I , 2 0 2 , 3 , 2 , n . v a r i e ) 3 3 , ecc.

L e conseguenze sono notevoli: a)

la frequenza dei nomi aumenta;

b)

si creano locuzioni fisse reperibili facilmente dal giornalista nella fretta di

composizione dell'articolo; c)

si evitano i problemi che una costruzione verbale complessa sempre com-

porta; d)

viene data rilevanza al fatto accaduto, espresso dal sostantivo astratto, men-

tre viene posto in secondo piano (o anche taciuto) l'esecutore di esso, e insieme a questo le determinazioni temporali, che sarebbero espresse dal verbo.

7.5. ' S t i l e o b i e t t i v i z z a n t e ' Questo ultimo punto (d) che sottolinea il rilievo dato al fatto a scapito del soggetto, è in relazione con altri aspetti in cui si ravvisa una stessa tendenza (forse anche inconsapevole) a far primeggiare nell'esposizione gli 'oggetti' e a nascondere invece i 'soggetti', cosa che permente uno stile che tende all'impersonalità 3 4 . H o già parlato di questo effetto conseguito grazie ai complementi avverbiali in funzione determinativa e, ancora prima, grazie alla coordinazione di proposizioni oggettive; si vedrà in séguito lo stesso fine raggiunto tramite la prolessi di proposizioni interrogative indirette, soggettive e oggettive. Qui analizzerò altri tre procedimenti che producono lo stesso risultato: nel primo caso gli 'oggetti' e

32 33

È il s e c o n d o t i p o i n d i v i d u a t o d a HERCZEG 1972: 5 2 8 - 3 0 . C o m e si v e d e i costrutti più c o m p l e s s i s o n o in passi di d i r e t t a i n f l u e n z a g i u r i d i c o - b u r o cratica. In q u e s t o e s e m p i o , in p a r t i c o l a r e , si noti a n c h e la p e r i f r a s i «rilasciava la dichiar a z i o n e » p e r «dichiarava», a l t r o tipico p r o c e d i m e n t o di q u e l l e l i n g u e speciali (cfr. DARDANO 1986 2 : 1 9 0 - 1 ) .

34

F i n e s e m p r e p e r s e g u i t o d a l g i o r n a l i s m o , o g g i (cfr. DARDANO 1986 2 : 3 2 , 3 5 , 6 4 ) c o m e il s e c o l o s c o r s o (cfr. PAPA 1 8 8 0 : 3 5 7 e PAPA 1884: 4 2 0 - 1 ) .

146

i 'soggetti' sono propriamente sintagmi grammaticali che rivestono all'interno della notizia i ruoli rispettivamente dei fatti accaduti e degli attori di tali fatti; nel secondo caso la notizia è studiata dal suo esterno, dal punto di vista del rapporto che lo scrivente ha con essa: qui l'oggetto è la notizia stessa, il soggetto il giornalista; nel terzo caso si noterà un particolare mezzo che porta allo stesso effetto di non assunzione di qualcosa che si riporta (sia essa una notizia o un discorso di qualcuno nella notizia): il passaggio dal discorso indiretto a quello diretto o viceversa. Si nota la presenza di proposizioni a «soggetto deconcretizzato ossia neutralizzato» 35 in cui vengono eliminati o comunque messi in secondo piano i soggetti semantici, anche in proposizioni in cui i soggetti s'imporrebbero con evidenza. Dei diversi modi che possono essere usati a tale fine, quelli maggiormente impiegati sono il si impersonale e la forma passiva che eludono la diatesi attiva; con il si impersonale: si ricorre ad altri mezzi per sostenere dalle singole fazioni politiche i loro candidati [...] (Ad.II,55,2,i,corr.Firenze), ecc.;

con forme verbali passive: tante e così ragionevoli pratiche si erano iniziate dalla nostra comunale rappresentanza [...] (Ar.XXI,279,3,2,corr.Legnago); qualche sospetto che si ebbe dal Sindaco portò le cose in modo che [...] (Ar.XXII,75,2,3,est.), ecc.

Simili giri di frase possono essere motivati dal fatto che lo scrivente vuole riservare la posizione principale nella frase agli oggetti, ai fatti, rispettando così la fondamentale regola a cui s'ispira la scrittura giornalistica: l'obiettività. L a prima informazione che si offre non riguarda tanto l'autore del fatto, che anzi talvolta sembra volutamente posto in secondo piano, ma il fatto stesso che solo poi viene inquadrato in altre notizie accessorie. Quest'ordine (oggetto - soggetto semantici) notato in microstruttura (proposizione) rovescia l'ordine dei primi termini nello schema individuato da Lasswell per le macrostrutture (unità di contenuto): who? segue what? e non viceversa 36 . Ne accenno qui perché mi pare che questa diversità sia sintomatica di una differente concezione degli scopi di un'informazione: esposizione dei fatti e non immedesimazione anche emotiva nel personaggio. Altro aspetto della 'obiettivazione' si nota in un accorgimento particolare nell'introdurre un fatto di cronaca: si tende a riferire le notizie ricevute senza as-

35

36

ALISOVA 1 9 7 2 : 1 0 6 e ss.

LASSWELL 1966 2 : 1 7 8 - 9 0 , cit. in DARDANO I9862.· 32: «Dei fattori che costituiscono la notizia il più importante è l'attore. Infatti chi legge tende ad immedesimarsi nel protagonista del fatto, rispecchiandone i punti di vista, i sentimenti, le emozioni, a causa dell'istinto sociale di 'simpatia'».

147

s ú m e m e la responsabilità, sottolineando il f a t t o che esse sono p e r v e n u t e da altre fonti 3 7 : Leggesi nella Gazzetta del Popolo: [...]

(Ar.I,24,2,2,a.pol.);

Si ha da Parigi che [...] (Ar.XXI,279, ι, ι ,est.); Ci si comunica: [...] (Ar.XXI,279,2,5,cr.citt.), ecc.; talvolta a n c h e si esprime il proprio distacco; velatamente: A quanto si assicura dal comando di Massaua [...] Se male non mi hanno riferito [...]

(Ad.XXII,74,2,3,n.varie-*Tribuna);

(Ar.II,268,3,2,corr.Firenze);

Ci si fa credere che [...] (Ad.I,75,5,i,n.varie), ecc.; ma anche esplicitamente (in questi casi v i e n e i m p i e g a t o assai f r e q u e n t e m e n t e il condizionale di dissociazione; cfr. il p a r a g r a f o relativo p e r altri esempi): Il Corriere francese è rinomato per una cosa sola, per essere, cioè, un distintissimo fabbro di notizie false. Noi però, sempre colla debita riserva e rendendo attento il lettore, non ci siamo astenuti dal citare quelle notizie nè vorremo trascurare quest'ultima, da esso comunicata, avere cioè Napoleone III ripreso il progetto [...] (Ad.II,265,i,2,est.-*Corr.franc.), ecc. s e m b r a addirittura che ci sia quasi bisogno di una f o n t e da cui allontanarsi, e così la costruzione impersonale p u ò invadere il c a m p o della attiva: Questo è quello che ci si è raccontato e che noi inserimmo.

(Ar.XXI,i7i,2,4,a.pol.).

Sicuramente p e r b u o n a parte questi costrutti non sono da considerare scelte stilistiche, m a s e m b r a n o clichés legati all'uso del g e n e r e e del t e m p o ; tuttavia è interessante notare c o m e q u e s t ' u s o si sia forse a f f e r m a t o a n c h e grazie al fatto che aiuta a rivestire l'autore dell'articolo d'imparzialità, a l m e n o apparente. Infatti, staccandosi dalla notizia le si dà carattere enunciativo, non valutativo, così da p e r m e t t e r e di offrire 'informazioni' non frammiste a 'interpretazioni'. E d infatti il più delle volte la struttura di articoli di t e n o r e i n f o r m a t i v o (non a r g o m e n t a t i v o ) m a n t i e n e una scissione netta fra le due parti, r e l e g a n d o i c o m m e n t i e i giudizi, gen e r a l m e n t e stringati, nell'ultima parte, spesso nell'ultimo p e r i o d o dell'articolo: A quali formidabili strumenti di distruzione riescono i progressi della scienza moderna! (Ar.XXI,220,2,3,est.); Speriamo che la nuova disposizione venga abrogata. (Ad.XXI,i32,3,2,cr.citt.), ecc. Q u e s t o non vale o v v i a m e n t e per gli articoli di opinione (articoli di fondo, politici, ecc.) che c o r r i s p o n d o n o poi ai luoghi di m a g g i o r complessità sintattica (cfr.

37

Anche D A R D A N O 19862: 338-9 nota «l'esigenza d'introdurre la fonte»; guarda caso nell'unico esempio riportato è ripetuta la costruzione obiettivizzante sopra descritta: «Il giornale insiste ancora sul fatto che da parte americana non sono state ancora adottate 'misure efficaci' e prosegue». A proposito del messaggio 'non assunto', cfr. DARDANO

148

19862: 67 n.

supra), in cui commenti, interventi interpretativi, valutazioni si diffondono all'interno del testo. Da ultimo accennerò al passaggio dal discorso indiretto alla citazione o viceversa, modo oggi affermato nella scrittura giornalistica38; oltre che a varie altre esigenze (attenersi all'economia compositiva, evitare la subordinazione ripetuta, accentuare determinati contenuti, vivacizzare il testo, ecc.) risponde anche a quella di confermare che ciò che si sta riportando è esattamente ciò che si è ricevuto dalla fonte a cui s'attinge, senza modificazioni. Ancora una volta si sottolinea l'obiettività dell'informazione, e dello scrivente: Si diceva che il Ministero, nella previsione che la legge sull'asse ecclesiastico sarebbe approvata dalla Camera sia sul punto di riprendere le trattative con alcuni fra i più sicuri Stabilimenti di credito. Il G o v e r n o - si aggiungeva - confida di riuscire a mettere insieme un'operazione (Ar.II,i96,3,3,n.varie-*Gazzetta del Popolo), ecc.

I passaggi da una costruzione all'altra possono anche essere più d'uno nello stesso articolo (Ad.XXI,i32,3,4,serv.tel.), cosicché la struttura si complica, fino a cadere nell'anacoluto (cfr. più avanti).

7.6. Titoli Non si può tralasciare la fenomenologia dei titoli, tessera paradigmatica nell'insieme della scrittura giornalistica, di cui già molte volte abbiamo avuto occasione di parlare per i suoi singolari caratteri. Nell'arco dei vent'anni analizzati il titolo standard si evolve: nei numeri della prima annata generalmente ha la funzione di semplice scansione degli argomenti, presentandosi in forme fisse («Notizie Politiche», «Cronaca Cittadina», «ULTIME NOTIZIE», «DISPACCII ELETTRICI», ecc.), o p p u r e e v i d e n z i a n d o in g r a s -

setto le prime parole dell'articolo o al più enunciando semplicemente il tema della notizia39; via via sempre più, soprattutto nella seconda annata, il titolo perde d'impersonalità e si emancipa dalla sua condizione accessoria sia dal punto di vista formale sia da quello contenutistico. Nella sua forma più matura ed efficace sono accentuate brevità e vistosità40, entrambi aspetti vicendevolmente motivati e condizionati: la necessità di risparmiare spazio e tempo, costantemente presente, si radicalizza nella composizione del titolo (costrutti ellittici e nominali), e i risultati a cui si perviene per motivi pratici di necessità sono anche

38

Cfr. DARDANO 1986 2 : 6 7 - 9 e 96 ss.

39

Cioè sono titoli 'informativi' non 'emotivi', secondo la terminologia di E c o 1 9 7 1 : 354; DARDANO 1986 2 : 269, contrappone il titolo 'enunciativo' a quello conativo e 'impressivo\ che è lo stesso.

40

Cfr. MIGLIORINI 1 9 6 3 4 : 8 - 1 0 .

Per una analisi delle titolature nei quotidiani novecente-

schi e comunque per un'inquadratura approfondita del problema sotto varie angolature, cfr. DARDANO 1986 2 : 5 8 - 6 1 , 2 6 5 - 7 1 .

149

funzionali ad una lettura v e l o c e e impressiva e d i v e n t a n o quindi scelte orientate e pertinenti; a n c h e la vistosità non nasce ( a l m e n o in alcuni dei suoi aspetti) per motivi stilistici m a pratici: i caratteri grafici evidenziati, la loro scansione tipografica sono già presenti nei primissimi numeri usciti, q u a n d o la f u n z i o n e primaria del titolo è quella pratica di separare i diversi argomenti, non ancora quella maturata in séguito di c o n d i z i o n a m e n t o e m o t i v o del lettore. C o m u n q u e , nel risultato finale, in parte m o t i v a t o da motivi di ' e c o n o m i a grafica 1 , i due aspetti di brevità e vistosità c o n v e r g o n o v e r s o un unico fine primario: la ricerca di s p e t t a c o l a r i z z a z i o n e 4 1 . C o n lo stesso fine, a questi aspetti formali si a f f i a n c a n o altri aspetti di tipo contenutistico: l'aggiunta di c o m m e n t i alla presentazione del t e m a dell'articolo, l'inserimento di 'argomenti p a r a l o g i a ' 4 2 , interessanti giochi linguistici 4 3 ; tutto ciò concorre a solleticare la curiosità e la fantasia del lettore e a p r o v o c a r n e la sua adesione. Nella prima annata di e n t r a m b e le testate si t r o v a n o solo titoli informativi, tranne un e s e m p i o de « L ' A r e n a » (la prima riga è in grassetto) La proprietà fondiaria può ella sopportare la nuova imposta sull'entrata? in cui già è eccentrica la veste sintattica c o n la p r o p o s i z i o n e interrogativa 4 4 , e a ciò si a g g i u n g e l'evidente impostazione retorica della d o m a n d a che cerca di orientare l'opinione del lettore. È interessante leggere la parte conclusiva dell'articolo: Frattanto per noi non è dubbia la risposta al quesito posto in fronte a quest'articolo. La proprietà fondiaria aggravata direttamente [...] potrà sopportare la minacciata imposta sull'entrata? Ci pare poter rispondere nettamente di NO. (Ar.II,ioo,i,3,leg.fin.). N e l l a s e c o n d a annata è evidente il progresso più che in ogni altro settore stilistico: a p p a i o n o e subito si a f f e r m a n o i titoli 'emotivi', si diversificano, vivacizz a n o la lettura 4 5 .

41

PAPA 1884:468, scrive a proposito della stampa americana, auspicando che quella italiana si evolva nella stessa direzione, «le notizie vengono gettate dentro come meglio capita, salvo poi risaltare con titoli grandi e spettacolosi, in testa di colonna, quelli à sensation».

42

DARDANO 19862: 84.

43

Sono già attive categorie di composizione di titoli basate sui giochi di parole che sono tipiche del giornalismo più moderno (cfr. ZAMPONI 1986:112-35 dove è tracciata una classificazione con esemplificazione su giornali novecenteschi).

44

Questo tipo si è evoluto in questo secolo nella forma della 'interrogativa contratta', cfr. DARDANO 19862: 266-7.

45

Cfr. DARDANO 19862: 265-71 sul registro pubblicitario. 150

G e n e r a l m e n t e sono titoli nominali, anche se è c o n t e n u t o un v e r b o che v i e n e espresso nella f o r m a di participio passato ( m e n o spesso presente) c o n funzione attributiva (tutti i seguenti esempi s o n o in grassetto): Inglese annegato nel Garda

(Ar.XXI,202,2,4), ecc.

o di relativa B a m b i n o che si rompe la testa Il tempo che farà

(Ad.XXI,302,2,5)

(Ar.XXI,i7i,2,3) 4 6 , ecc;

sono rari i titoli verbali informativi Re Giovanni è un assassino

(Ar.XXI,103,2,2), ecc.

o esortativi Commercianti, bollate le ricevute

(Ar.XXI,202,3,i), ecc.

C o n t i n u a il tipo interrogativo visto sopra: Chi ci capisce?

(Ar.XXI,103,2,1), ecc.

anche in f o r m e più spinte: Davvero?

(Ar.XXI,103,1,2),

Mangia, beve e non paga Disertore? (Ad.XXI, 132,3,1), ecc. Si t r o v a n o inoltre spesso esclamazioni, con vari significati: Ecco l'accordo! Operai!

(Ar.XXI,133,1,3),

(Ar.XXI,133,2,1),

N u o v o genere di rompi-timpani abbasso il corno! (Ad.XXI,132,3,2), Si volevano bene! D i o che zuppa!

(Ar.XXI,171,22),

(Ar.XXII,52,3,3), ecc.

Q u a l c h e caso anche di i m p i e g o dei puntini di sospensione 4 7 : Mangia, beve e . . . va in prigione Una risposta . . . igienica

(Ad.XXI,218,2,5),

C o r t i g i a n i . . . dice ['«Adige»..!

46 47 48

(Ad.XXI,132,3,1) 48 ,

(Ar.XXII,75,2,2).

Titolo sopravvisuto fino ai nostri tempi; cfr. per esempio, «La Stampa», 3/10/1973. Cfr. DARDANO 19862: 267-8. È la variazione di un titolo standard, presente anche nella stessa colonna, poco prima (cfr. supra) e inoltre ne «L'Arena», qualche mese dopo: Mangia, beve e non paga ( Ar.XXI, 279,3,1).

151

Fra la vasta tipologia segnalo a n c o r a alcuni titoli che riportano proverbi, modi di dire o battute colloquiali: Il diavolo sa far la pentola ma non il coperchio (Ad.XXI,276,2,4), Questore che viene, Q u e s t o r e che va

(Ad.XXII,74,3,4),

a n c h e non in italiano C h e r c h e z la femme

(Ad.XXI,io2,2,3),

A d opportunitatem

(Ad.XXI,202,i,3),

E l o un destin!

(Ar.XXI,220,3,3);

oltre che giochi di parole: M e r l a t t i . . . merletto

(Ar.XXI,305,i,4)

d o v e il c o g n o m e di un p e r s o n a g g i o di c r o n a c a è accostato al diminutivo di merlo, 'tonto', o p p u r e Salami salatissimi

(Ar.XXI,305,3,i)

il cui significato è 'salami assai costosi', ma si gioca sul fatto che in dialetto salame vien detto salado. G e n e r a l m e n t e i titoli si limitano ad o c c u p a r e una riga, talvolta d u e o tre; ma in qualche c a s o si sviluppano in più segmenti che si a c c u m u l a n o fino al c a s o limite di un titolo c o m p o s t o da tredici righe intervallate da lineette, in cui si preannunciano (quasi) tutte le notizie che v e r r a n n o date nel c o r p o dell'articolo: Dispacci particolari DELL'ARENA

DA

ROMA

Ore 12 Le promozioni SAÀTI E

DOGALI

I Collegi di Ravenna-Forlì Depretis migliora RIMPASTO C O L L A SINISTRA

DERRETÍS - CRISPÍ - NICOTERA

Il Principe di Napoli Rioccupare i forti perduti Interrogazioni significanti (Ar.XXII,75,i,i).

152

η.η. O r d i n e d e g l i e l e m e n t i d e l l a f r a s e Nel corso della trattazione sulla sintassi già si è discusso qua e là di alcune inversioni nell'ordine di parole o segmenti di enunciati; ora per offrire un quadro d'insieme tentiamo di riordinare tutti i tipi notevoli, secondo una griglia che li differenzi sulla base dei diversi valori stilistici che li caratterizzano: in particolare si distinguono modi del linguaggio aulico, della lingua giuridico-burocratica, della colloquialità. L e inversioni più frequenti sono senz'altro quelle tratte dai repertori della tradizione poetica e aulica in generale, che pennellano il testo con una patina di letterarietà: è il mezzo più facile per elevare il registro, accessibile anche a chi non abbia una rilevante cultura, sia perché è molto diffuso e conosciuto, sia perché non richiede schemi sintattici o vocaboli nuovi, ma utilizza quelli già posseduti variandone solo la collocazione. Appare naturale da quanto detto che questo tipo d'inversioni si concentra in articoli di tono alto; esse sono: a)

anteposizione frequentissima dell'aggettivo (o participio in funzione attri-

butiva) al sostantivo a cui si riferisce, anche in sintagmi susseguenti e anche se l'aggettivo è di relazione 49 : in un articolo dallo stile assai elevato «a questo sole oramai alto sull'orizzonte delle venete provincie si riscalderanno eziandio le gelide coscienze di coloro» (Ar.II,i96,2,i,a.fondo), «gelide spire d'avvelenata serpe» (Ad.I,2,i,i,a.fondo), «dell'acquisito generale miglioramento, mercè lo sgombro di straniare signorie» (Ar.II,i,2,4,a.citt.); per alcuni tipi di sostantivi l'anteposizione è costante, come per esempio «ai dorati sogli», «all'agognato soglio», «il sospirato seggio» (Ad.XXI,iÓ9,2,2-3,n.varie); anche epifrasi 50 : «un lungo studio ed accurato» (Ar.II,i57,i,i,a.fondo), «ampia credenza ed inconcussa alla verità» (Ad.II,2i9,2,i,cr.prov.), ecc.; per quanto riguarda il possessivo, sono notevoli la sequenza agg. + possess. + sost.: «la curvata tua testa» ( A d . I , i , i , 2,a.fondo), ecc., e la sua posposizione rispetto al sostantivo 51 : «parendomi dover mio» (Ar.II,i57,2,2,corr.Parigi), «i compagni suoi» (Ar.II,i57,i,3,leg.fin.), ecc., anche con chiasmo: «il calendario dei nostri confessori, dei martiri nostri» (Ar.XXI,343,i,3,a.fondo); b)

anteposizione dell'avverbio al verbo: «Se male non mi hanno riferito questa

mattina il Pescetto» (Ar.II,268,3,2,corr.Firenze), «Siamo banchieri, siamo partigiani, siamo scettici, - più non siamo Italiani!» (Ar.XXI,343,i,3,a.fondo), ecc.; c)

collocazione marcata del soggetto posposto al verbo o anteposto quando

l'ordine normale sarebbe l'inverso: «Allora comprese il Minghetti che il papato» (Ar.XXI,343,2,4,n.varie), «S'imbatterono i due custodi dell'ordine in certo Perlini Giuseppe» (Ad.XXII,8,3,2,serv.tel.), anche in una prosizione interrogativa

49

R i g u a r d o la posizione degli aggettivi cfr. A . L . LEPSCHY-LEPSCHY 1986 3 : 1 6 5 - 8 .

50

C f r . MORTARA GARAVELLI 19893: 231.

51

Sembra piuttosto un iberismo «dirigevasi a sua casa»

(Ad.XXI,355,2,i,est.-:fogli

spagn.) tradotto dallo spagnolo «iba a su casa».

153

«Oppure crede il Ministero di essere [...]?» (Ar.II,8i,i,2,a.pol.) 52 , o ancora spesso con un pronome dimostrativo posposto a voci del verbo essere: «È cotesto un danno» (Ar.II,ioo,3,i,rel.Sen.franc.), «Nè si creda fosse questo un tranello» (Ar.II,ioo,3,2,cr.citt.), «È questo uno scandalosissimo processo» (Ad.1,1,4,1, corr.Vienna), ecc.; viceversa, le collocazioni francesizzanti 53 «il tempo è dunque giunto, in cui comprendere» (Ar.I,4,2,2,a.pol.-:Times), «Una radicale trasformazione dei partiti deve succedere qualora la sinistra salga al potere» (Ar.II, 100,2, i,corr.Firenze), «Frequenti dispute accadevano in quella casa» (Ar.XXI,i7i,3,i, cr.prov.), ecc.; d) anteposizione anaforica di un elemento di cui si mette in rilievo la relazione con un sintagma già citato 54 : «Le due astensioni invece siamo pronti a riconoscere dettate forse da uno squisito senso di delicatezza» (Ar.II,i96,2,i,a.fondo), «Questo ha sentito fra altri il comm. Desiderato Chiaves» (Ar.XXI,i33,i,2, cr.pol.), «alla quale avversione se si accostasse l'intera opinione pubblica» (Ad.XXI,i02,i,2,est.), ecc. e) inversione di un complemento: «il beneficio loro sfugga» (Ar.I,4,2,i,att.) 55 , «Nicotera in Lecce discorrendo disse che» (Ar.XXI,i33,i,i,serv.tel.), «accoglienze straordinarie che dai colleghi moscoviti ebbe la stampa francese in quella occasione» (Ad.XXII,52,2,2,corr.Parigi-*XIX Siècle); «un monumento innalziamo [...]: o un albero pianiamo» (Ad.I,i,i,2,a.fondo), «i piedi tiene appoggiati» (Ad.XXII,52,2,5,cr.citt.), «D'Italia per il momento non parleremo» (Ar.II, 268,i,i,a.fondo), ecc. 56 ; f) iperbato fra vari membri, che possono essere voci verbali composte frante da avverbi o complementi: «saranno dall'Austria rilasciati» (Ar.I,4,3,i,a.pol.), «venne assai male accolto» (Ar.II,1,1,1,red.), «in poche ore furono dalle fiamme divorati» (Ar.II,i,3,i,cr.citt.), ma anche altri elementi: «i mutuatari [...] devono novantanove su cento essi da soli pagarla» (Ar.II, 100,1,2,leg.fin.), «Ed il momento è venuto di agire» (Ad.XXI,302,3,3,serv.tel.), «Nella sua lettera l'imperatore per le felicitazioni di capodanno ai rappresentanti della città esprime» (Ad.XXII,8,3,4,serv.tel.), ecc.; g) anteposizione dell'infinito al verbo servile: «che far dovrebbe» (Ar.1,66,2,3, est.-:Presse di Vienna) sostenuto anche dal tedesco da cui è tradotto, «che servir

52

Cfr.

BENINCÀ-SALVI

19892: 121: «del tipo di quelle che si trovano per es. nell'italiano

antico, e che si può trovare ancora in uno stile alto, retorico». 53

Cfr.

MENGALDO

54

Cfr.

BENINCÀ

1987:198.

19892: 141-2: «La costruzione è propria dello stile elevato o addirittura

oratorio, e riecheggia in qualche modo la sintassi dell'italiano antico, in cui l'anteposizione di sintagmi che oggi è effettuata con la dislocazione a sinistra, era generalmente possibile senza ripresa pronominale». 55 56

Cfr. il paragrafo sulla sintassi dei pronomi personali tonici. Questi esempi tipici di uno stile elevato, si distinguono dalla 'dislocazione a sinistra' (costruzioni tipiche dello stile informale), in quanto non presentano la ripresa pronominale.

154

devono» (Ad.I,2i,i,2,art.leg.), «che immaginar si possa»

(Ad.XXI,355,1,4,

a.pol.), ecc. sempre con l'infinito apocopato 5 7 . A l c u n e inversioni tipiche della lingua giuridico-burocratica o di quella commerciale sembrano avere lo stesso fine di nobilitare il dettato, ma alcune volte saranno certamente involontarie; esse non sono numerose, ma rivestono un grande interesse perché testimoniano la varietà di registri a cui attinge la lingua giornalistica. Si tratta in genere di formule sclerotizzate, in gran parte vive oggi solo in quegli specifici settori; si possono così distinguere: a)

anteposizioni di aggettivi o di avverbi in formule fisse: «nel fascicolo ultimo»

(Ar.II,268,i,4,a.cult.), «fu presentata formale denuncia» (Ad.XXI,2i8,i,4,n.varie), «oriondo di Milano e qui domiciliato» (Ad.II,2i9,3,4,cr.citt.), ecc.; b)

posposizione di alcuno /veruno al sostantivo in frasi negative: «non avevano

in m o d o veruno provocata» (Ar.I,4,2,2,a.pol.-:Times), «senza vantaggio alcuno» (Ar.II,i,i,4,corr.Firenze), «non esiste lista alcuna»

(Ar.XXII,75,2,1,est.^Fi-

garo), ecc.; c)

anteposizione di sostantivi o unità di moneta ai numerali: «Dispense 56 fu-

rono concesse» ma poco dopo «Furono negate 39 dispense» ( A r . X X I , 103,2,3, n.varie), «che abbiano varcata l'età di anni due e mezzo» (Ar.II,222,i,3,att.), «elargì lire tremila», (Ar.II,56,i,4,corr.); d)

iperbato con un sintagma possessivo interposto 5 8 : «malgrado la di lei ripu-

gnanza» (Ar.II,i96,2,4,corr.Parigi), «il che è attestato dal Castagna, dai di lui famigliari» (Ad.XXI,i02,2,5,cr.citt.), ecc.; e)

infine il seguente esempio, forse dovuto a un eccesso di eliminazione di mi-

croelementi testuali, procedimento tipico dello stile telegrafico: «All'arrivo a Forlì, che credesi sera giovedì, preparansi» (Ad.XXI,2i8,3,3,serv.tel.) che starebbe per «la sera di giovedì». L e permutazioni attribuibili ad abitudini del parlato sembrano essere per lo più spontanee, ma in alcuni casi possono essere volutamente finalizzate ad una ricerca di espressività 5 9 ; esse sono: a)

dislocazione a sinistra di complementi, con ripresa pronominale 6 0 , molto

frequente: «Codesto lavoro lo faremo» ( A r . I I , i 5 7 , i , i , a . f o n d o ) , «La sua lingua universale egli la chiama Volapuk, da puk = lingua, e vola = dell'universo [sic il corsivo]» (Ad.XXII,8,i,3,n.varie-*Volapuk); «Da ciò ne può emergere» (Ar.I, 24,3,2,corr.Firenze), «E di questo se n'ebbe una prova» (Ar.II,i,i,2,r.pol.), «Di bestie quadrupedi e specialmente bovine non ve ne è certo grand'abbondanza» (Ar.II,222,2,3,n.varie), ecc.;

57

C o m e anche in tutti gli esempi riportati di N i e v o in MENGALDO 1987: 109.

58

Cfr. il p a r a g r a f o sulla morfologia del possessivo.

59

D'OVIDIO 1933:85: « D e i costrutti pleonastici, frequentissimi nel toscano parlato c o m e

60

C f r . BENINCÀ-SALVI 1989 2 : 121: «Queste frasi [...] s o n o più adatte a uno stile sponta-

in ogni altro dialetto, si servì». neo, non formale»; cfr. inoltre BENINCÀ 1989 2 : 1 3 0 - 1 .

155

b)

duplicazione p r o n o m i n a l e di un e l e m e n t o postverbale; costrutto assai

espressivo, c o n enfatizzazione dell'aggettivo p o s p o s t o in un sintagma incidentale: «ma ce ne f u d e l l ' a b b o n d a n z a , e molta, da parte sua» ( A r . X X I , i 7 i , 2 , 5 , a.pol.), «noi ne a b b i a m o degli avversari, e moltissimi, in Francia» (Ad.11,265,1, 5,corr.Berlino); c)

prolessi delle subordinate soggettive, oggettive, e indirette libere 6 1 : « Q u a l e

delle ipotesi sia la vera, se nessuna delle d u e lo sia, è lecito indovinarlo ad ogni lettore» (Ar.II,268,i,2,a.fondo), « C h e cosa se-[a capo] ne speri lo si d e s u m a dal s e g u e n t e dispaccio» (Ar.XXI,279,2,3,a.pol.), « Q u a n t o le diatribe giornalistiche francesi a b b i a n o p o c o senso, lo si vide nella odierna seduta del P a r l a m e n t o alem a n n o » (Ad.11,265,1,5,corr.Berlino), ecc.

7.8. Altre note sullo stile Q u e s t a lingua giornalistica a f f i a n c a nelle stesse pagine e talvolta negli stessi articoli un nobile t o n o aulico che si eleva alto sopra il lettore e la briosità di un t o n o c o n v e r s a t i v o e familiare, variamente c o m p o s t o da modi colloquiali frammisti a proverbi, giochi di parole, esclamazioni, ecc. 6 2 : intento di dare una veste ufficiale al dettato e quello di r e n d e r e più e f f i c a c e la c o m u n i c a z i o n e si sposano in m o d o c o m p l e m e n t a r e 6 3 . C e r t a m e n t e i loro ruoli o c c u p a n o diverso rilievo a seconda dei tipi di articoli: l'uno è reperibile m a g g i o r m e n t e in articoli di f o n d o o di 'macro-politica', cioè quella della capitale o quella estera, l'altro soprattutto (e sembra che lì nasca) in articoli di 'micro-politica', cioè p r o b l e m i veronesi, o p p u r e nella cronaca cittadina (la sua p r e s e n z a è sensibile specialmente nella seconda annata). S ' i n t e n d e che gli stessi m e z z i retorici p o s s o n o essere impiegati p e r entrambi i fini, s o l e n n e e ironico, a s e c o n d a del contesto in cui s'inseriscono; per e s e m p i o i wellerismi ora s o n o seri acciochè non abbia a ripetersi oggidì contro Italia nostra l'irosa apostrofe pronunziata con ironico piglio contro Firenze

61

Che «procede dallo stile parlato diretto ed ha per fondamento il desiderio del parlante di comunicare prima i fatti e gli eventi concreti, e poi far seguire la considerazione logica» (cfr. il paragrafo sullo stile obiettivizzante); è «un periodare che pur riflettendo lo stile vivace di chi formula i pensieri sotto l'impulso di dire tutto in fretta, non viola le regole della grammatica; è indubbia però l'impronta della comunicazione diretta, fondata sulla successione tra fatto e spiegazione» (HERCZEG 1972: 499,497).

62

Per questo 'registro brillante', cfr. SERIANNI 1990: 31-2. Sarà difficile distinguere sempre fra tono colloquiale involontario e volontario con finalità espressive.

63

156

A mezzo

novembre

non giunge quel che tu d'ottobre

fili!

(Ar.II,i57,i,3,leg.fin.)

[il corsivo è originale], oppure, rimandando ad un altro giornale: il Journal des Débats ha ragione di citare q u a n t o diceva Virgilio del ramoscello d'oro: Uno avulso, non deficit alter.

(Ad.II,i93,i,3,a.fondo);

ora sono giocosi e dirò c o m e R e n z o [sic=errore di stampa]: posso fallare! (Ad.XXI,i02,2,3,corr.ColognaVeneta)

altre volte possono unire il tono serio e quello brioso m e m o r i dell'adagio: la lingua batte dove il dente duole [corsivo aggiunto], la dottissima gazzetta fu colpita nel segno. Cum quibus questionem

claudo [corsivo originale] coll'a-

n o n i m o libellista o n d e la questione non si faccia pettegola [...]

(Ar.I,66,2,4,cr.citt.)

notevole in quanto riunisce un proverbio (dello stile colloquiale) con il latino (dello stile aulico) tramite un wellerismo. Spesso i proverbi, che rimandano senz'altro alla colloquialità, sono invece presenti per sfoggio d'erudizione, soprattutto se sono in lingue diverse dall'italiano [corsivo originale] Qui n'a pas l'esprit de son âge, De son âge a tout le malheur. ( A d . X X I , 169,2,3,η. varie), quell'antico adagio de mortuis nihil nisi bene. Si vis pacem para bellum.

(Ar.II,36,i,3,corr.Firenze),

(Ar.XXI,279,2,3,a.pol.).

Inoltre, e soprattutto, i vari artifici retorici della classicità possono, a seconda del contesto, essere impiegati per il loro potere nobilitante o, viceversa, per ironizzare. A i livelli più elevati si giunge attingendo a varie fonti, soprattutto alla lingua letteraria ripescando le figure retoriche della tradizione, e anche al latino; addirittura non è difficile spigolando fra gli articoli imbattersi in ritmi poetici, clausole o anche versi interi incastonati nel discorso prosastico, forse riprodotti inconsapevolmente, ma comunque indicativi di una generica ricerca ritmica 64 ; riporto a caso qualche esempio, facendo notare che sono tutte frasi 'auliche': clausola con doppio settenario e parallelismo sintattico «suppongono [...] un andamento regolare nelle colture, propizie

le stagioni e prosperi i raccolti» (Ar.II,

ioo,i,2,leg.fin.), decasillabo 'manzoniano' con rima (perduto: venuto), interpre-

64

È v e r o che la produzione di alcuni tipi di ritmi è connaturata alla stessa struttura della lingua italiana, ma è anche vero c h e in certi casi, soprattutto in certe posizioni (per e s e m p i o nelle clausule), s o n o avvertibili cadenze ritmiche stringenti.

157

tabule anche come doppio settenario ed endecasillabo dattilico assai ritmico 6 5 «Troppo tempo di già si è perduto in parole ed il momento

è venuto di agire»

(Ad.XXI,302,3,3,serv.tel.), altro endecasillabo dattilico «ma per ciò fare è pur giunto

l'istante»

(Ad.II,55,i,2,a.fondo), ritmo dattilico (con rima) «simpatie

troppo saldo basate - e queste oramai sono tutte cessate» ( A d . I I , i 3 i , i , 3 , a . f o n d o ) , ecc. Assai frequenti, quasi costanti in articoli di tono elevato (ma anche altrove) sono i procedimenti ternari: doppio in «E si ricade [...], si giunge [...], si entra [...], nella cerchia di una guerra futura, tremenda, e a quanto sembra ormai inevitabile» (Ar.II,268,i,2,a.fondo), con anafora nel prefisso «In verità sarebbe ingiusto, i/logico, insultante» (Ar.II,81,1,2,a.fondo), ecc.; più rari i chiasmi: «colla gente materiale ci vogliono materiali prove» (Ar.II,i,2,4,a.citt.), con poliptoto oppositivo: «in onore delle vittime generose di una ingenerosa esperienza», con derivatio (Ad.XXII,74,2,3,cr.prov.), ecc.; e le allitterazioni: «Se questo paese si sollevasse scuoterebbe sulle sue basi l'Impero» (Ar.I,66,i,3,b.pol.), ecc. Frequenti invece le anafore, casi particolari delle ripetizioni a distanza viste sopra, le quali nel rendere continuo il testo ne favoriscono la leggibilità; le anafore si differenziano in quanto si pongono ad inizio periodo, ed aggiungono a questi fini pratici un intento retorico: in parallelismo «Padronissima credere che [...]. [a capo] Padronissima

l'Arena [cors, orig.] di

anche di dire che» ( A d . X X I , 102,2,3,

cr.prov.); in serie ternaria «Per poco non si propose un meeting di protesta, [a capo] Per poco non sorsero sfide a singolare tenzone, [a capo] Per poco non si chiese di pubblicare il nome delle signore plaudenti in tante tavole di proscrizione» (Ad.XXI,102,1,4,n.varie, inoltre A d . X X I , 169,2,2-3,n.varie, ecc.). Infine rilevo un intreccio di figura etimologica e un poliptoto di due elementi: «Palpitare e sorridere non p o t e m m o quando palpito e sorriso erano la vita d'Italia [...] di quei palpiti e di quei sorrisi» (Ar.XXI,343,i,i,a.fondo). Nobilitano la scrittura anche alcune tradizionali costruzioni latineggianti comuni all'italiano antico, come «i pessimisti temono le riforme [...] non sieno un tranello» (Ar.II,56,1,4,corr.), ma «Teme che il Negus ci attacchi» (Ad.XXII,52, 3,3,serv.tel.-*Diritto, e sim.); oppure alcuni lessemi o sintagmi stereotipi in lingua latina: «non si dicono mirabilia» (Ad.XXI,302,i,i,corr.Parigi), «poiché de sua re agitur» (Ar.XXI,279,2,3,a.pol.), «condizione sine qua non»

(Ad.XXI,218,3,2,

serv. t e l . - T r i b u n a ) , ecc. D'altro canto sintagmi in latino possono anche rimandare direttamente ad uno stile colloquiale: «la Residenza municipale è proprio diventata il sancta sanctorum» cioè un luogo inacessibile (Ar.I,4,3,2,cr.citt.), «raggiungere il socio in domo Petri» cioè nelle carceri (Ad.XXI,27Ó,2,3,cr.citt.), ecc.

65

ELWERT 1973:64-5; è un tipo di verso che «ritorna abbastanza di frequente nella poesia narrativa a carattere popolare».

158

E infatti sono diversi gli aspetti della colloquialità a cui si attinge66. Assai numerose sono varie espressioni discorsive: «Su, dateci [...]. Via, ci pare che basti» (Ar.XXI,i33,2,3,a.pol.), «Figurarsi i poveri superstiti, a cui non rimaneva nulla al mondo» (Ar.XXI,305,2,4,giorn.di Nuova York), «e si che ne sa ben più assai di certi dottori» (Ar.XXI,343,i,4, vita Minghetti), ecc. Non mancano modi di dire caratteristici: «aver menato per tanti giorni il cane per l'aja» (Ar.I,4,3,2,cr.citt.), «alla medesima è venuta la mosca al naso» (Ar.I, 66.11.4,cr.citt.), «Questa risposta calza a capello» (Ar.I,66,2,4,cr.citt.), «e per fargli poscia restare con due palmi di naso» (Ar.11,56,1,4,corr.), «buttati giù, come suol dirsi, alla carlona (Ar.II,ioo,i,4,leg.fin.), «quelle che fanno buon sangue» (Ar.XXI,i33,3,2,teatro); o una metafora inusuale: «prendendo forse a prestito le fiamme del Montebaldo» (Ar.I,66,2,4,cr.citt.), ecc. E ci si imbatte anche in più d'un proverbio: «memori dell'adagio: la lingua batte dove il dente duole» (Ar.I,66,2,4,cr.citt.), «e non debba avverarsi l'antico proverbio: che fino che il medico pensa al rimedio l'ammalato muoja» (Ar.II,222, 2,i,att.), «Chi mastica amaro non può sputar dolce·, ma per l'uomo di Stato questo proverbio deve patire eccezione», ecc. Assai interessanti i giochi linguistici: [i corsivi sono originali] «la Presse ci dice: «Osate di passare il Meno, e vedremo! [a capo] Comprenderete che è per lo meno insulso [...]. Ma essa scambiò forse il Meno per il Reno, e noi, ne stia sicura, non le passeremo il Reno, ma quanto al Meno» (Ad.II,265,i,5,corr.Berlino); [i corsivi sono originali] «A Torino esiste una confraternita del SS. Rosario, detta dei battuti. A questa appartenne per 20 anni l'on. Berletti [...]. Ora egli si presenta a candidato del II. collegio di Torino [...] egli mette in conto a ritornare ad essere battuto nella Confraternita, piuttosto che candidato politico» (Ad.XXI, 132.1.5,a.pol.); inoltre, costruiti su figure etimologiche [i corsivi sono aggiunti]: «Ecco un sistema aritmetico che se non è decimale è indubbiamente decimatorio [...] una semplice operazione di aritmetica decimatoria [...]. Il signor Giulio Acquaviva conte di Conversano è stato sezionato o, meglio, vivisezionato, secondo le schede favorevoli avute» (Ar.XXII,8,i,5,a.pol.) 67 ; e accanto a questi tutta una fenomenologia di formazione delle parole, che rientra nel tono di questo stile ludico.

66

67

I titoli (cfr. supra) e gli articoli di cronaca locale sono luoghi privilegiati per accogliere tessere di questo registro. Oltre ai titoli già citati: «.Merlotti... merletto» (Ar.XXI,305,i,4,tit.), «Salami salatissimi» (Ar.XXI,305,3,i,tit.). 159

8. Formazione delle parole

Già nei testi giornalistici del secolo scorso, come in quelli moderni, spicca la ricchezza quantitativa e qualitativa dei processi di formazione delle parole. Raccolgo qui sia il lessico effimero nato per iniziativa personale dei giornalisti secondo la creatività del registro brillante che permea un po' ovunque la prosa giornalistica 1 , sia i neologismi affermatisi nell'Ottocento nell'italiano 'comune' che, divisi per categorie, esemplificano le modalità di formazione produttive nell'Ottocento 2 . Per neologismi intendo qui come pure nella parte successiva dedicata strettamente al lessico le voci attestate dall'inizio dell'Ottocento 3 basandomi sulle datazioni proposte dal D E L I (da cui ricavo le abbreviazioni bibliografiche); quando sono riportate le datazioni del G D L I rimane sottinteso che i lessemi non sono registrati sul D E L I . H O controllato ogni datazione sulle Concordanze della stampa milanese, sempre per le lettere non comprese negli spogli del D E L I (fino alla O), e talvolta anche ricontrollando dati riportati dal D E L I che non sempre si sono rivelati precisi (e in quei casi verranno riportati entrambi); le datazioni che ho trovato nella Stampa milan, (così saranno abbreviate le concordanze) che siano anteriori a quelle date dai dizionari precederanno queste ultime 4 . Le retrodatazioni sono indicate col segno *.

1

Spesso concentrato in alcuni articoli; si veda per esempio la descrizione del carnevale cittadino in Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,cr.citt., dove ai frequenti suffissi si accompagnano per lo stesso fine molti superlativi.

2

Per i forestierismi e i neologismi di lingue speciali rimando ai paragrafi relativi.

3

La stessa delimitazione temporale accolgono MASINI 1977: 121, SCAVUZZO 1988: 106. Se la voce si presenta più volte nello stesso articolo segnalerò con passim; se si presenta più volte ma in articoli diversi segnerò «ecc.» dopo l'indicazione del primo articolo in cui essa è registrata.

4

In questo capitolo come nel seguente dove è importante sapere la data delle attestazioni riportate, nell'indicare i luoghi degli esempi aggiungerò al numero e all'annata anche la data ed eventualmente la firma (o la sigla) dell'articolista.

160

8.1. Composti e prefissati nominali Senza distinguere fra tipi morfologici, unisco sostantivi composti con elementi verbali, aggettivali, con prefissoidi, prefissi, ecc. Molti di essi sono bersaglio degli attacchi puristici ottocenteschi, c o m e i composti con il prefisso ex- delle cui attestazioni presento solo una parte esemplificativa, i composti con neo- frequente soprattutto nella terminolgia politica (cfr. oltre) 5 , o i composti con sotto-,

ultra-,

prefissoidi d'espansione moderna che, sull'esempio francese, trovano fortuna in Italia innanzitutto nella lingua politica e giuridico-burocratica (cfr. oltre) 6 . E c c o esemplificati i tipi più notevoli: * ACCALAPPIACANI ( A r . X X I , 174,21 -22/6/86,3,2, cr.citt.), m a altrove

accalappiatori

(Ad.XXI,i69,2i/6/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1895, A r l ì a Voci\ ASCIUGAMANI ( A r . X X I , 103,13-14/4/86,1,5,est.), 1830, Stampa asciugamani,

non -o c o m e è lemmatizzato in Lessico:

milan,

(che ha

184), 1863, Fanf. Tose.;

-o, 1836, G. Giusti; BATTIBECCO (Ar.XXI,343,11-12/12/86,3,2,cr.citt.), 1848, G. Giusti; *BENEMERITA: «Rivolta alla benemerita»

(Ad.XXI,i02,i3/4/86,2,5,tit.-cr.citt.,

ecc.), av. 1887, V. Riccardi di Lantosca; BRUCIAPELO, a bruciapelo:

«estrasse un revolver e tirò due colpi a bruciapelo»

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,1,5,n.varie), 1842, G. Giusti; e in senso figurato «a bruciapelo gli dico: [...]» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,2,corr.Lonigo), 1865, T B ; BUONUMORE: «dimostra tutt'altro che b u o n u m o r e » (Ar.II,268,29/9/67,1,3,n.varie), 1801-03, Foscolo; CAMMINAPIEDI 'marciapiedi' (Ad.XXI,355,27/12/86,2,5,cr.citt., ecc.), DELI, GDLI non registrano la voce; CAPO STAZIONE, capo-stazione ecc.); capostazione,

(entrambi in Ar.XXI,305,3-4/11/86,1,5,n.varie,

1870, Fanf. Voci e man.;

CAPOTRIBÙ (Ad.XXII,52,21/2/87,1,5,est.-*Fracassa), 1941, Voc. A c c . ; CONTROPROVE: «prove e controprove» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,2,est.), «prove e controprove», av. 1907, Carducci, GDLI; CONTRO-SMENTITA (Ad.XXI,276,7/10/86,2,1,tit.-cr.prov.), DELI, GDLI non registrano la voce; CRONISTORIA (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,1,a.fondo), 1905, Panz. Diz.; DIETROBOTTEGA (Ar.II,222,14/8/67,2,4,N.varie); retrobottega,

1891, Petr., DELI;

GDLI non registra la voce; DOPO DOMANI (Ad.II,265,29/9/67,1,5,corr.Berlino), 1813, Stampa milan.l av. 1917, Pascoli, GDLI; dopodomani

(Ad.XXI,102,13/4/86,1,5,n.varie), 1869, T B ;

5

Di neo- si scrive nell'Ottocento: «della voce greca néos [...] tanto si abusa oggidì, unendola a voci italiane, come peres.: I neo guelfi, I neoghibellini, 1 neosenatori, [I neoprefetto» (1877, Fanf.-Arlìa, DELI).

6

Per quanto riguarda ultra: «si usa oggidì frequentemente per indicare uno strabocchevole accrescitivo di opinioni politiche. Così si dice ultra-radicale, ultra-codino per indicare un liberalone, un codone» (1851, Dizpol.pop.: 238, DELI). 161

ERBIVENDOLE (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,4,cr.citt.), 1853, Longhi-Toccagni; EX-CASA D'INDUSTRIA:

«ex-Casa d'Industria, ora fabbrica di fiammiferi» (Ar.XXI,

202,24-25/7/86,2,5,red.); di ex- «adesso se ne fa uso e abuso» (1869, T B ) ; (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt.), ex-direttore (Ar.XXI,279,7-8/

EX DIRETTORE

10/86,2,4,cr.citt.); EX-MULATTIERE

(Ar.II, 196,19/7/67,3,4,est.);

(Ar.II,36,23/2/67,1,2,est-:AvenirNational), 1820, Bonavilla Diz.,

FRASEOLOGIA

etim.; FRUTTICOLTURA: «rendere più utile la frutticoltura» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,2, cr.citt.), 1877, A . G e n e s y ; MANUTENGOLI

(Ad.II,98,10/4/67,3,4,cr.citt.), 1848, Ugol.;

MARTIROLOGIO:

«Il martirologio cattolico ha creato la grandezza del dogma»

(Ar.XXI,343,11-12/12/86,i,i,a.fondo), 1869, T B ; MEZZOGIORNO:

«concorsi poetici del mezzogiorno» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,3,2,

cult.), 1801, Stampa milan. 11825, G. Leopardi; MONOMANIA: M.

Gioia,

«La monomania religiosa» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,2,est.), 1824, GDLI;

•MONUMENTOMANIA

cfr.

MENGALDO:

265;

(Ar.XXII,8,8-9/i/87,2,3,n.varie), av. 1907, Carducci,

GDLI;

NEO-[a capo] COMMERCIANTI (Ar.XXII,8,8-9/i/87,2,5,n.giur.); «l'Oltre Mincio» (Ad.II,131,14/5/67,1,2,a.fondo); cfr. Oltrepò,

OLTRE MINCIO:

av. 1816, Foscolo; PARACARRO (Ar.XXI,103,13-14/4/86,3,1,cr.citt.), 1814, Cherubini; PIANO TERRENO (Ad.II,265,29/9/67,1,5,corr.Berlino), 1846 Stampa milan.l 1879, T B ; pianterreno (Ar.XXI,343,11-12/12/86,3,1,cr.citt.), 1847, Stampa milan.; pian terreno (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,i,est.-*Figaro); PISCICOLTURA (Ar.XXI,220,9-io/8/86,3,3,cr.prov.), 1875, Lessona; POLLIVENDOLO (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,1,cr.citt.), 1872, L.Brianzi; PORTA-BANDIERA

'chi ha il compito di portare la bandiera' (Ar.XXI,220,9-10/8/86,

3,2,cr.citt.); portabandiera, 1824, Baller.; •PORTAFIORI: «portafiori da appendersi al muro» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,teatro), 1891, Petr.; * PORTAFOGLIO: «un portafoglio contenente 183 lire» (Ad.XXI,276,7/10/86,2,4, cr.citt.), 1891, Petr.; *PORTAVOCE:

«si fece portavoce dello scandalo ed accusatore legale» (Ar.II, 196,

i9/7/67,2,4,corr.Parigi), 1870, Fanf. Voci e man.; PRIMO ORDINE:

«tra i produttori di primo ordine» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,

est.-:Eco It.), 1830 Stampa milan.; PSEUDO GIORNALE

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,i,a.red.);

ROMPI-TIMPANI: « N U O V O

genere di rompi-timpani» (Ad.XXI,132,14/5/86,3,2,tit.-

cr.citt.), 1844 Stampa milan.; •SINECURE:

«bandendo le sinecure, i favori e le spese unicamente parassitarie»

(Ad.1,75,1/1/67,2,1,a.fondo), 1873, T B ; SOCIOLOGIA:

«[un professore] trattava della sociloga (sic!)» (Ar.XXI,174,21-22/

6/86,2,2,est.); sociologia, 1865, Canini; 162

sorropoRTico (Ar.XXI,i74,2i-22,/6/86,2,5,cr.citt.); * SOVRECCITAZIONE (Ad.XXI,302,3/1 i/86,2,I,cr.citt.), 1940, Palazzi; *SUBURBI (Ar.II,268,29/9/67,2,i,cr.citt., ecc.), 1873, T B ; SUPERFETAZIONI: «codeste superfetazioni giornalistiche» (Ar.II,222,14/8/67,1,1, a.fondo); * TRASBORDI (passim in Ad.XXI,202,24/7/86,5,1 ,corr.Mantova), 1889, Gugliemotti; TRASTEVERE ( A d . X X I , 132,14/5/86,1,5,n.pol., maiuscolo in A r . X X I , 1 3 3 , 1 , 3 , 1 4 - 1 5 / 5/86,n.varie); TRINOMIO: «il trinomio, Colpo di Stato, Rivoluzione,

Riforme»

(Ar.II,81,22/3/67,

1,1,a.fondo), 1829, Marchi; viNicoLTURA ( A r . X X I , 2 5 3 , 1 1 -12/9/86,3,3,cr.prov.).

8.2. S u f f i s s a t i n o m i n a l i A l c u n i dei suffissati nominali che ho scelto di presentare non sono esemplificati qui ma in altre sezioni, in parte perché tipici di alcuni sottocodici ( c o m e -ismo, -zione lo sono di quelli politico e giuridico-burocratico), in parte perché forestierismi (come i francesismi in -aggio), in parte perché connotati letterariamente (rimando agli aulicismi per i suffissi -anza, -ezza, -mento, -zione).

In que-

sto p a r a g r a f o trova collacazione invece, oltre al resto, un'esemplificazione dei suffissi alterativi (come per esempio -accio, -etto), che sono indice del registro familiare e brillante. Questi ultimi, assai frequenti, si e s p a n d o n o nelle pagine giornalistiche anche per un tipico gusto per la connotazione, al di là della corrispondenza con la realtà: un cappello, per esempio, difficilmente rimane normale e nella descrizione d e « L ' A d i g e » diventa «un grande cappello alla Rembrandt

co-

lor marrone» (Ad.XXI,202,24/7/86,2,2,cr.citt.) e in quella corrispondente de « L ' A r e n a » «un cappellino di paglia color avana doré con gran piuma» ( A r . X X I , 202,24-25/7/86,2,4,cr.citt.) - si noti che la piuma, naturalmente, è grande. N e l l o stesso stile conversativo rientrano le formazioni con doppi suffissi o suffissi alterati, c o m e CESTELLINO: «s'imbattè nel pregiudicato G a r o n z i G i o v a n n i che teneva un cestellino in m a n o [...] aprì il cestello e comparirono n o v e uova» ( A d . X X I I , 7 4 , i 6 / 3/87,2,4,cr.citt.); DONNICCIUOLE (Ar.XXI,253,Ι 1 -12/9/86,1,5,n.varie); GOCCIOLONE: «certe gocciolone d'acqua arrugginite» (Ar.XXII,8,8-9/i/87,3,3, cr.citt.); OMACCIONE: «Un o m a c c i o n e rosso, una vera faccia da graspa» (Ad.XXI,202,24/7/ 86,2,3,cr.prov.), ecc. -ABILE:

AFFITTABILE: «il biroccino necessario all'affittabile per recarsi ai mercati e sopravegliare a suoi fondi» (Ar.II,100,10/4/67,1,4,leg.fin.-A.Masino), il GDLI ne attesta un solo e s e m p i o con valore aggettivale.

163

-ACCIO: CAGNACCIO: «Questo cane [...]. Il cagnaccio [...] il cagnaccio idrofobo» (Ad.XXI, 169,21/6/86,2,4, cr.citt.); DONNACCIA: «ma quella donnaccia rifiutò di seguirle» (Ar.XXI,253,11-12/9/ 86.3.1,cr.citt.); GIORNALACCIO (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,I,a.red.); LITRACCIO: «bere un litraccio di vino» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,5,cr.citt.); TRisTACCio: «[un omaccione ...] il tristaccio [.. .11 birbaccione] (Ad.XXI,202, 24/7/86,2,3 ,cr.prov.) ; viziACCio: «brutto viziaccio» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,3,2,cult.). -AGUA: CIURMAGLIA: «arrestati dalla straniera ciurmaglia monturata» (Ar.II,268,29/9/ 67.3.2,corr.Firenze). -ALE: SCRITTURALE: «C. Α . , giovanotto di 23 anni, scritturale avventizio» (Ar.XXI, 3 0 5 , 3 - V I 1/86,3,1,cr.citt.); VETTURALE (Ad.XXI, 132,14/5/86,2,5,cr.citt.) ma nello stesso articolo vetturino', 1819, Stampa milan. -ANTE: *BARUFFANTE: «briccone di tre cotte, ladro esperto, prepotente, baruffante» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,1,cr.citt.), 1956, A.Baldini ( i a ed. 1920), GDLI; BRACCIANTI (Ar.XXII,8,8-9/1/87,3,i,n.giur.),

1846, Stampa milan. / 1853,

M.D'Ayala; CASELLANTE 'colui che dà i denari al lotto' (Ar.II,133,14/5/67,I,I,a.fondo), 1905, Panz. Diz. \ av. 1927, de Roberto; le attestazioni riportate dai dizionari sono nel senso di "sorvegliante di ferrovia o strada'; *DIMOSTRANTI: «volevano persuadere i dimostranti a sciogliersi» (Ad.11,131, 14/5/67,2,i,n.v.-*Corr. siciliano, ecc.), 1876, A . Ghislanzoni; PASSEGGIANTI (Ar.II,133,14/5/67,3,1,cr.citt.), 1827, Manzoni, GDLI, poi sostituito nella quarantana. -ATA: * AMERICANATA: «la torre Eiffel non sarà che una americanata» (Ad.XXII,52, 2I/2/87,2,2,corr.Parigi), 1905, Panz. Diz.', BALAUSTRATA (Ad.XXI,202,24/7/86,2,2,cr.citt.) e più avanti balaustra; BIRBONATA (Ad.XXI,132,14/5/86,3,i,cr.citt.); BRICCONATA (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,3,3,cr.citt.); SCAPPELLATE: «avrà sempre le scappellate riverenti, le strette di mano» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,2,a.red.); TROMBONATE: «che suoni trombonate sulla entusiastica accoglienza» (Ar. XXII,8,8-9/1/87,2,3,teatro).

164

«Polleide, [tit.] Non passa giorno che nella nostra provincia non avvengano furti di polli» (Ad.XXI,355,27/12/86,3,1,tit.), un titolo equivalente è «Polli, polli e polli» (Ad.XXII,8,8/1/87,3,1,tit.) 0 anche «Caccia spietata ai polli» in un altro numero (Ar.XXII,8,8-9/i/87,3,3,tit.); T U R E I D E : «Il comandante Turi domandò il suo collocamento» (Ar.XXI,305, 3-4/11/86,1,4,tit.). POLLEIDE:

ELLO:

(Ad.I, Ι ,15/10/66,5, Ι ,cr.citt.); «Questo fatterello dei salami» (Ar.II,222,i4/8/67,2,4,n.varie, ecc.), «smentisce il fatterello del carro carico di elmi francesi» (Ad.XXII,52, 2i/2/87,2,4,n.varie-*Temps), «Avete voglia di ridere? Ebbene, state a sentire questo divertente fatterello» (Ad.XXII,52,21/2/87,2,4,cr.prov.); LADRONCELLO: «raggiunse il ladroncello che condusse in questura» (Ad.XXII, 52,21/2/87,3, i,cr.citt.); PIANTICELLE: «la coltivazione delle piante da frutto nella nostra provincia [...] il mezzo al coltivatore di allevare da sè le pianticelle» (Ad.XXI, 132,14/5/86, 3.2,cr.prov.). GARZONCELLO FATTERELLO:

ENTE:

«Quando si volle apporre i sigilli alla porta non poté perchè i battenti erano stati tolti» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,3,est.-:Temps), 1840-42, Manzoni; * ESERCENTI (Ad.II,131,14/5/67,2,3,corr.Torino, ecc.), 1884, G. Carducci; MITTENTE: «non verrà più restituita al mittente la somma» ( A r . X X I , 1 0 3 , 1 3 14/4/86,1,4,n.varie, Ar.XXI, 133,14-15/5/86,1,5,11.varie), 1821, Stampa milan. /1865, Manzoni. BATTENTI:

ERIA:

«astruserie teologiche» (Ar.II,196,19/7/67,2,1,A.fondo), 1829, Stampa milan. /1848, Ugol.; CONSORTERIA 'fazione, gruppo di persone che favoriscono, anche illecitamente, i propri interessi': «la consorteria locale [...]. Gli azionisti non appartenenti alla consorteria [...] abbandonarono la sala, lasciando padrona delle accuse la su non lodata consorteria» (Ad.XXI, 102,13/4/86,2,3-4,cr.prov., Ad.XXI, 132, 14/5/86,2,2,cr.prov. sempre riferito allo stesso fatto), 1867, D'Azeglio, G D L I ; COTONERIE: «le cotonerie gli specchi, ed i vetri, le manifatture di lana e simili» (Ad.II,80,22/3/67,1,5,corr.Milano), 1815, Stampa milan. / 1839-43, Dizionario del commercio; PICCINERIA: «la piccineria cedeva il posto all'eroismo» (Ar.XXI,343,11-12/12/ 86,i,2,a.fondo), «si amministra con la piccineria» (Ar.XXI,343,11-12/12/86, 1.3,a.fondo), 1842, G. Giusti; entrambi gli esempi sono in articoli di tono particolarmente elevato; RUBERIE: «Le ruberie alla Banca di Cologna» (Ad.XXI, 102,i3/4/86,2,3,tit.). ASTRUSERIE:

165

-ETTO: ARTicoLETTo: « A proposito di un articoletto» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,5, n.varie); GIOCHETTO: «oggi alla Camera si ripeterà il giochetto di ieri» (Ar.XXI,103,1314/4/86,1,2,serv.tel.); GIORNALETTO «due giovani redattori di due giornaletti veronesi» (Ar.XXI,279, 7-8/10/86,2,i,a.red., ecc.); GRUZZOLETTO: «avrà raccapezzato un discreto gruzzoletto» (Ar.XXI,253,1112/9/86, ι ,3,corr.Milano); LIRETTE: «Dentro c'erano nientemeno che 1000 lirette, che i ladri s'affrettarono ad intascare» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,i,cr.prov.); MERLETTO: «Merlatti.. .[= nome proprio] merletto» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,1, 4,tit.-corr.Parigi); merlo '(fig.) persona sciocca, ingenua', 1858, Guadagnoli; *SBORNIETTA: «ogni sera facevano una sbornietta» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3, i,cr.citt.), 1938-1940, Bacchelli, GDLI; SOMMETTA: «non è una sommetta da sprezzarsi» (Ad.I,62,I8/I2/66,3,2,corr. Milano). -EZZA: *INDELICATEZZE: «per indelicatezze gravissime che noi chiamiamo furti» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt.), 1926, Cappuccini Agg. [euf]; POCHEZZA (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,2,a.fondo), 1830, Stampa milan.l 1871, T B ; in articolo di tono alto. -IERA: CAFFETTIERA 'caffè': «caffettiera sotto i portici» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,5, cr.citt. e Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,1,cr.citt.), ma altrove caffé (pi. in Ar.11,157, 8,/6/67,2,2,corr.Parigi, ecc.). -IERE: CAFFETTIERI: «i caffettieri parigini sono profondi conoscitori del cuore umano» (Ar.11,157,8/6/67,2,2,corr.Parigi); CANTONIERI (Ar.II,196,19/7/67,3,i,n.varie), 1875, Rigut.-Fanf.; FILIBUSTIERI (Ar.II,122,14/8/67,3,3,serv.tel., Ar.1,66,18/12/66,1,3,a.pol.), av. 1861,1.Nievo; USCIERE (3 volte in Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,5,corr.Roma), 1854, Gilardi. -INO: ANEDDOTINO: «Eccovi ora un aneddotino» (Ad.II,55,25/2/67,3,4,n.varie); LETTERINA: «Ecco la letterina velenosa» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,est.), «rispondemmo alla lettera suesposta con altra letterina» (Ar.XXI,174,21-22/ 6/86,2,4,a.pol.); POPOLINO: «Il drammone [...] zeppo di misteri [...] entusiasmò il popolino» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,2,teatro), 1871, T B ; *QUINTINO 'recipiente bollato per un quinto di litro' (Ad.XXI,132,14/5/86,3,2, cr.citt.), 1927, Panz. Diz. 166

-ISMO: * ACROBATISMO: «giuochi di f u n a m b o l i s m o e di acrobatismo», (Ad.1,62,18/12/ 66,4,1,teatro), 1875, L e s s o n a ; non c o n n o t a t o in senso p o l e m i c o e spregiativo c o m e in Mussolini (cfr. SERIANNI 1989: 357); CANNIBALISMO (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,3,est.), 1881, G . B o c c a r d o ; CINISMO: «col più f r e d d o cinismo c o n una crudeltà senza pari» (Ar.XXII,75, 16-17/3/87,2,3,est.), 1832, S.Pellico; FEUDALISMO: «ai tempi del f e u d a l i s m o » (Ad.II,80,22/3/67,3,1,est.), 1801-03, U. Foscolo; *FUNAMBOLISMO: «giuochi di f u n a m b o l i s m o e di acrobatismo» (Ad.1,62,18/12/ 66,4,1,teatro), 1905, Panz. Diz.; IPNOTISMO (2 volte in Ar.XXI,174,21-22/6/86,1,4,n.varie, ecc.), 1887, Petr.; OPPORTUNISMO (Ad.XXI,132,14/5/86,i,i,corr.Parigi), av. 1872, G . M a z z i n i ; OTTIMISMO (Ad.II,219,14/8/67,1,4,corr.Vienna), 1818, Stampa milan. / 1869, TB; * PESSIMISMO (Ad.II,219,14/8/67,1,4,corr.Vienna), 1875, L e s s o n a . -ISTA: *ACQUARELLISTI ( A d . X X I , 132,14/5/86,1,2,corr.Parigi), av. 1910, C. Dossi; CRONISTA: «interrogazioni che s o n o il patrimonio del cronista» ( A d . X X I , 102, 13/4/86,2,2,n.varie, ecc.), 1834, Stampa milan. /1865, T B s. ν. cronachista

«né

direbbesi cronista»; INCENDISTI: «i cretini incedisti» (Ad.XXI,I69,2i/6/86,2,5,cr.citt.); LIQUORISTA: « A v u t i i soldi c o r r e v a subito dal liquorista e li b e v e v a » ( A r . X X I , 343,11-12/12/86,3,i,cr.citt.), 1861-79, T B , GDLI; *PASTELLISTI: «I pastellisti, gli acquarellisti, le D o n n e Pittrici e scultrici» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,2,corr.Parigi), 1887-91, Petrocchi, GDLI; SPECIALISTA: «M. f u u n o specialista in patriottismo, in g r a n d e z z a di cuore, e gli specialisti non si sostituiscono» (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,2,a.fondo), 1846, Stampa milan. /1873, T B . -OCCHIO: SANTOCCHI A ( A r . II, I 00, I 0/4/67,3,2,cr.citt.). -OCCIO: BAMBOCCI: «la S p a g n a è un p a e s e di b a m b o c c i » (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2, est.-:Figaro), 1817, G . L e o p a r d i . -ONE: AMICONI: «svisceratissimi amiconi» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,3,a.religioso); BLATERONI: «SU, dateci una risposta, o blateroni» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,2, 3,a.pol.); CREDENZONI: «finché p u ò spillarne ai curiosi e ai credenzoni» (Ar.XXI,253, 11 -12/9/86, ι ,4,corr.Milano);

167

SOSPIRONE: «il povero impiegato tirò un sospirone di consolazione» (Ar.XXI, 305,3-4/11/86,1,5,n.varie); VOLPONI:

«que' due volponi politici» (Ad.I,2i,5/ii/66,4,2,corr.Vienna).

-ORE:

(Ad.XXI,169,21/6/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1 8 6 5 , T B ; (Ar.XXI, 1 0 3 , 1 3 - 1 4 / 4 / 8 6 , 1 , 3 , e s t . ) , 1 8 2 8 , Stampa milan. / 1 8 6 9 76, L. Cipriani; ESPOSITORE ( 2 volte in Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,2,est.-:IndépendanceBelge), 1869, TB; RICATTATORE (Ar.XXI,279/7-8/10/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1 8 6 5 , Fanf. Voc.; *SALATORI: «salagione dei pesci [...] salvo a rimborsare ai salatori» (Ad.1,75, i/i/67,3,2,n.pol.), 1 8 9 1 , Petrocchi, G D L I ; *SOFISTICATORI: «I sofisticatori di vino a F. devono essere in parecchi» ACCALAPPIATORE ESPLORATORE

( A r . X X I , 2 7 9 , 7 - 8 / 1 0 / 8 6 , 1 , 1 , e s t . ) , I960, D i z . ene. -UCCIO:

«dove il mezzuccio è indispensabile» (Ar.XXI,343,11-12/12/86, i,3,a.fondo); «i soliti mezzucci che s'impiegano nelle lotte elettorali» (Ad.XXI,202,24/7/86,5,2,cr.prov.); SCHERZUCCIO: «innocuo scherzuccio sui preti, sui frati, sulla religione» (Ad.XXI,8,8/1/87,1,2,a.pol.). MEZZUCCIO:

-LIME: GIORNALUME:

«Il giornalume ministeriale, tutto d'un pezzo» (Ad.XXI,8,8/1/

87,1,1,a.pol.). -URA:

«un uniforme nero a filettatura e paramenti rossi» (Ar.XXII,75, 16-17/3/87,2,i,est.-*Figaro), 1855, Fanf. Voc.

FILETTATURA:

-ZIONE: CIVILIZZAZIONE

(Ad.1,75,1/1/67,1,2,A.fondo), 1 8 1 0 , Stampa milan. / 1 8 1 8 ,

L. Pecchio; «dimostrazione riformista» (Ar.II,1,1/1/67,2,2,est.-:Times), «dimostrazione a favore di Garibaldi» (Ar.II,268,29/9/67,1,1,a.fondo, ecc.), 1846, C. Balbo; EPURAZIONI: «nei loro candidati devono pure fare quelle epurazioni» (Ad.II, 55,25/2/67,2,2,corr.Firenze), 1877, Fanf.-Arlìa; INAUGURAZIONE: «inaugurazione della bandiera della giovane società» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2,cr.citt.), 1 8 2 1 , Stampa milan / 1 8 7 7 , Fanf.-Arlìa; PUBBLICAZIONE: «una recentissima pubblicazione» ( A r . I I , 2 6 8 , 2 9 / 9 / 6 7 , 1 , 4 , bibl.), 1842, Stampa milan. DIMOSTRAZIONE:

168

8.3· Deverbali a suffisso zero Si tratta di lessemi nati soprattutto in relazione al sottocodice burocratico ma in espansione anche in altri campi semantici, come in quello politico, giuridico ed economico-finanziario; rimando per altri esempi ai paragrafi dedicati ai divesi sottocodici, esponendo intanto quelli che non siano tecnicismi legati a particolari lingue speciali: RIALZO: «il rialzo del prestigio morale del nome italiano» (Ar.XXI,253,11-12/9/ 86,2,2,est.-:EveningBullettin),I829, Stampa milan. 11831, Liss.; RIATTO: «pel riatto e rinnovamento delle sopravvesti» (Ar.II,222,14/8/67,2,1, a.fondo), 1865-6, G.Parrilli, GDLI; ^RICATTO (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,i,a.red., ecc.), 1891, Petr.; *SVINCOLO: «se la Francia non pensa allo scioglimento della legione e allo svincolo della stessa dall'esercito francese» (Ar.II,222,I4/8/67,2,2,corr.Firenze), 1893, Rigutini-Fanf. che ne condannano l'uso; TRASLOCO: «Trasloco di notaio» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,5,tit.-n.varie), 1865, Manzoni; in Lessico sono attestati solo traslocamento (1821: 132), traslocazione (1839: 138), non trasloco (Lessico: 105).

8.4. Composti e prefissati aggettivali Più che una lista esaustiva presento un'esemplificazione dei tipi rinvenuti che mostri alcune delle modalità di formazione più tipiche (anti-, semi-) o più particolari (molto-decantato, ricotte, ecc.): *ALTOLOCATA: «una persona altolocata» (Ar.II, 1,1/1/67,2,3,est.-^Liberté), 1885, «Il Messaggero»; ANTIARTISTICA: «la torre Eiffel non sarà che una americanata di cattivo genere, antiartistica al sommo» (Ad.XXII,52,2i/2/87,2,2,est.); ANTIBOJANI: «essere libero alla Francia di mantenere l'intervento sotto la maschera dei legionari antibojani» (Ar.II,222,14/8/67,2,2,corr.Firenze); ANTI-CLERICALE: «comizio anti-clericale» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,3,n.varie); anticlericale: «programma anticlericale» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,3,n.varie, ecc.), 1883, «L'anticlericale»; ANTIGIENICO ( Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,3,corr.Lonigo); ANTIRELIGIOSE: «le tendenze antireligiose e immorali» (Ar.II,100,10/4/67,3,1,rei. Sen.frane.); ANTROPOLOGICA: «gran legge antropologica!» (Ar.II,157,8/6/67,2,2,corr.Parigi), 1865, TB; ARCICONTENTO: «Z. può essere contento e il mago Ciopetta arcicontento» (Ar. XXII,52,21-22/2/87,2> 5. cr.citt.); AUSTRO-ITALO-GERMANICA e sim.: «alleanza austro-italo-germanica» (Ar.XXI,279, 7-8/10/86,1,3,a.pol.-:PolitischeCorrespondenz); e simili «frontiera italo fran-

169

cese» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,4,corr.P.Maur.), «alleanza russo-tedesca» (2 volte in Ar.XXI,8,8-9/1/87,1,4,est.), ecc.; «questa e la indiscutibile verità [sic]» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,

INDISCUTIBILE:

2,est.), 1869, T B ; INOPEROSO:

«il tramvai rimase inoperoso f i n o alle ore 10» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,3,

2,cr.citt.), 1819, Stampa milan. /1862, Bresciani; INVEROSIMILE:

«crede che tale notizia n o n sia punto inverosimile» ( A r . X X I , 2 5 3 ,

11-12/9/86,1,5,est.-*Daily N e w s ) , 1800, Stampa

milan. / 1932, A . P a l a z z e -

schi; MOLTO-DECANTATO:

«il molto-decantato montepulciano»

(Ad.XXI,202,24/7/86,2,

2,cr.citt.); OLTRAMONTANO

( A d . X X I , 102,13/4/86,2,4,cr.citt.), oltremontano

6,1,est.); cfr. PANGERMANICO: PANSLAVISTA

«sogno pangermanico» (Ar.II,100,10/4/67,2,i,corr.Parigi-sig.);

agg. e s.m. (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,3,a.pol., ecc.);

*POLICROMATICHE RICOTTE:

(Ad.1,1,15/10/66,

ultramontano·,

(Ad.II,154,8/6/67,3,i,n.varie), 1871, T B ;

«le ragazze [...] ne escono tutte cotte, ricotte, stracotte di lui» ( A r . X X I ,

220,9-10/8/86,3,3,cr.citt.); SEMI-BUIA:

«Nella sala d'aspetto semi-buia» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,1,5,n.varie).

SEMISERIO:

«titolo di un giornale semiserio» (Ad.1,62,18/12/66,5,2,n.varie);

STRACOTTE:

«le ragazze [...] ne escono tutte cotte, ricotte, stracotte di lui»

(Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,3,cr.citt.); *ULTRAMONTANO:

«siano pure legittimisti, ultramontani, inglesi, francesi, belgi,

russi o americani» (Ad.I,75,i/i/67,3,2,n.pol.), 1879, T B ; cfr. supra

oltramon-

tano·, per l'espansione del prefissoide ultra in lessemi politici, cfr. il par. dedicato ai francesismi; VERDE-BIANCO-ROSSA:

«da d o v e sventolava la bandiera

verde-bianco-rossa»

(Ar.II,81,22/3/67,3,2,est.-:Tempo).

8.5. S u f f i s s a t i a g g e t t i v a l i Spesso i suffissi si a f f e r m a n o nell'italiano ottocentesco grazie a serie compatte di lessemi di derivazione francese espansi soprattutto in lingue speciali (rimando quindi ai paragrafi relativi per l'esemplificazione); i suffissati con -ale e -ista, per esempio, m o l t o frequenti nel sottocodice politico, spesso francesismi (ricordo qui per -ale industriale,

insurrezionale·,

per -ista protezionista,

riformista),

sono

produttivi anche in italiano anche in altre sfere semantiche. A l t r i suffissi non esemplificati qui (-are, -ario, -ato) si ritroveranno nelle sezioni a cui i vari lessemi appartengono (quindi nei paragrafi dedicati ai sottocodici o ai forestierismi). A i suffissati affermatisi nella lingua nazionale, a f f i a n c o le formazioni e s t e m p o r a n e e dei giornalisti nate senza presunzione di fortuna al di là della pagina del quotidiano (cfr.

170

fratesco).

-ALE: CONTUMACIALI 'relative all'isolamento per prevenire il contagio da colera': «i trattamenti contumaciali» (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,1,1 ,serv.tel.-*Gazz.Ufficiale); 'di ospedale o campo in cui si ricoverano persone sospette di malattie contagiose', 1865, TB; PARETALI: «271 quadri fra i quali molti di paretali» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1, 3,serv.tel.); POSTALE: «abbonamento postale», «pacchi postali», «servizio postale», «vaglia postale», ecc. (Ar.XXI,133,14-15/5/86,tit., ecc.), 1809, V. Monti; av. 1822, G. Perticari; * RATEALI 'eseguiti a rate': «pagamenti rateali» (Ad.II,154,8/6/67,2,3,corr.Firenze), 1886, Rigutini Neoi; SERALI: «scuole serali e domenicali» (Ar.1,4,15/10/66,2,i,att.-sig.), 1805, D'Alb.; VICINALI: «strade vicinali» (Ar.II,222,I4/8/67,3,3,serv.tel.). -ASCO: *RIVIERASCHI: «vantaggio dei rivieraschi pescatori» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,3, 3,cr.prov.); 'che abita una riviera', 1939-40, Palazzi; s.m., 1872, T B (non stupisca l'ordine agg. + nome, data la sua costanza nell'articolo: «operosa altività», «artificiale ripopolazione», ecc.). -ESCO: FANCIULLESCO: «chi mai piglia sul serio ciò che scrive quel giornale fanciullesco?» (Ad.XXII,74,I6/3/87,3,4,cr.citt.); FRATESCHI 'per un frate': «cogli entusuasmi frateschi del loro generale non hanno nulla a che fare» (Ad.XXI,102,13/4/86,1,4,n.pol.). -ico: BATRACOMIOMACHICA: «batracomiachica lotta di asserzioni e di smentite» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2, i.a.pol.); GIUNONICHE: «Una superba zingara dalle forme giunoniche» (Ar.XXI,22/2/87, 2,5,cr.citt.), 1887, C. Dossi. -INO: LEONINA 'che sta entro le mura': «la parte leonina della città» (Ar.1,66,18/12/ 66,2,4,corr.Firenze-sig.), av. 1853, C.Balbo, GDLI. -ISTICO: GIORNALISTICHE: «codeste superfetazioni giornalistiche» (Ar.II,222,14/8/67,1, i,a.fondo), av. 1803, V. Alfieri.

171

8.6. A v v e r b i in -mente Do una breve esemplificazione degli avverbi in -mente, che sono in parte di indiscussa affermazione nella lingua nazionale, in parte (come majalescamente) sono prodotti effimeri nati sulla scia della fortuna ottocentesca del suffisso: CHILOMETRICAMENTE: «una via che non sia quella chilometricamente più breve» (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,1,4,a.pol.), D E L I e G D L I non registrano la voce; «cincischiamente leccato» (Ad.XXI,302,3/u/86,2,3,cr.citt.), D E L I e G D L I non registrano la voce; CONVULSIVAMENTE: «le sue mani si stringono convulsivamente» (Ar.11,96,19/7/67, 2.3,corr.Parigi), 1 8 5 7 - 8 , 1 . Nievo, G D L I ; CINCISCHIAMENTE:

FÚNEBREMENTE ( A r . X X I , 3 0 5 , 3 - 4 / 1 i/86,3,2,cr.prov.), 1 8 8 5 , M . S e r a o , GDLI;

«indiscutibilmente assodato» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2, est.-:Eco d'Italia), av. 1907, G . Carducci, G D L I ; INTERMITTENTEMENTE (Ar. 1,66,18/12/66,1,1 .avviso) ; MAJALESCAMENTE (Ar.XXI,220,9-i0/8/86,3,3,cr.citt.), D E L I e G D L I non registrano la voce; cfr. Nievo porcellescamente ( M E N G A L D O 1987: 285 Η.); MOMENTANEAMENTE: «d'una casa momentaneamente disabitata» (Ar.XXI,279,7INDISCUTIBILMENTE:

8/io/86,2,5,cr.citt.), 1804, Stampa milan. /1872, G.Mazzini; (Ad.XXI,102,13/4/86,1,2,est), 1806, Stampa milan. / 1862, F. Saluto; TESTUALMENTE: «Noi lo riprodurremo testualmente domani» (Ar.1,66,18/12/66,2, 2,n.varie, Ar.XXII,52,2i-22/2/87,3,3,cr.citt.); UFFICIALMENTE: «Telegrafasi ufficialmente da M.» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,5, serv.tel.). PREVENTIVAMENTE

8.7. Parasintetici e prefissati verbali Ecco una breve lista in cui ai neologismi affianco diverse forme già attestate nella tradizione, con le quali vorrei esemplificare una tendenza che ho riscontrato nella lingua di questi giornali, e cioè quella di preferire alle forme verbali semplici quelle sinonimiche auliche rafforzate da prefissi (o comunque di preferire a parasintetici o prefissati di comune uso delle varianti, pure esse rafforzate, ma più rare) in modo da elevare il tono del dettato: ABBRUCIARE (Ar.XXII,52,2i-22/2/87,3,2,cr.citt., ecc.); «Il Municipio abbrunò il gonfalone» (Ar.XXI,343,11-12/12/86,2,4, n.varie); «Molti negozi si chiusero, e moltissimi misero la bandiera abbrunata» (Ar.XXI,343,11-12/12/86,2,3,n.varie), 1875, Rigut.-Fanf.; ASCRIVERSI: «invitiamo gli ascritti alla Società di Belle Arti» (Ar.XXII,8,8-9/1/87, 2.4,n.varie); CONCARDINARE: «la nostra esistenza oggimai concardinata a quel principio di nazionalità» (Ad.II,55,25/2/67,1,3,a.fondo), D E L I e G D L I non registrano la voce;

ABBRUNARE:

172

DECORTICARE: «mandorle decorticate e peste» ( A r . X X I , 103,13-14/4/86,3,3,ricetta); *ESBORSARE: «le s o m m e esborsate» (Ar.II,1,1/1/67,2,4,cr.citt.),

av·

1883, C . T e n c a ,

GDLI; INARGENTARE: «inargentati» [alla riga sopra dorati]

(Ar.II,157,8/6/67,3,1,est.),

«rame inargentato» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,5,red.); INFRENARE: «le nostre aspirazioni v e r s o la libertà [...] tanto misero in opera di deprimenti [sic] per infrenarle» (Ar.II,196,19/7/67,1,2,a.fondo); INVERNICIARE (Ad.1,75,1/1/67,2,2,cr.citt., ecc.); a n c h e incoloramento,

invernicia-

tura (entrambi in A d . X X I , 102,13/4/86,2,4,cr.citt.); SOPRAVEGLIARE: «sopravegliare a suoi fondi» (Ar.II, 100,10/4/67,1,4,leg.fin.); *SOVRECCITARE: «hanno straordinariamente sovreccitato gli spiriti» ( A d . X X I , 3 0 2 , 3/11/86,1,2,corr.Parigi), 1940, Palazzi; TRASLOCARE: «Il signor M . dott. G i o . B a t t a . . . è stato traslocato» ( A r . X X I , 2 5 3 , 1 1 I2/9/86,2,5,n.varie), 1812, B e r n a r d o n i .

8.8. S u f f i s s a t i v e r b a l i Riunisco qui le f o r m a z i o n i con suffissi modali e quelle c o n suffissi alterativi. S o l o un c e n n o alla g r a n d e quantità di verbi in -izzare diffusisi in italiano tramite il francese (e al p a r a g r a f o dei forestieriesmi r i m a n d o per altri esempi), tenacemente criticati dai puristi ottocenteschi: -ACCHIARE: SPENNACCHIARE 'spillar

soldi':

«Non

trovando

altri

da

spennacchiare»

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt.). -EGGIARE: INNEGGIARE: «la turba che lo inneggia» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,4,A.pol.), av. 1879, Β. Zendrini; 1869, T B ; OSTEGGIARE: «chi si prepara ad osteggiare q u a n t o di b u o n o » (Ar.II,196,19/7/ 67,2,1,a.fondo), 1859, G. Carducci; SCENEGGIARE: «avvenimenti che han fatto grande l'Italia e che f u r o n o prodotti, sceneggiati, sostenuti dai Vittorio»

(Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,1,a.fondo),

1872, T B , GDLI; TRATTEGGIARE: « A b b i a m c e r c a t o di tratteggiare» ( A r . X X I , 3 4 3 , 1 1 - 1 2 / 1 2 / 8 6 , 1 , 3,a.fondo), «tratteggiando a lunghi tratti la storia» ( A r . X X I I , 7 5 , 1 6 - 1 7 / 3 / 8 7 , 3,2,corr.prov.), 1827, Stampa milan. /1879, T B ; cfr. DELI. -IZZARE: IDEALIZZARE: «gli affetti degli Italiani si idealizzavano» ( A r . X X I , 3 4 3 , 1 1 - 1 2 / 12/86,1,2,a.fondo), 1869, T B ; IPNOTIZZARE ( A r . X X I , 174,21-22/6/86,1,4,n.varie, ecc.), 1887, Petr.; LAICIZZARE: «tutto il personale delle scuole sarà laicizzato» (Ad.XXI,302,3/ 11/86,1,2,corr.Parigi), av.1937, G r a m s c i ; 173

"•LOCALIZZARE: «esige che la lotta sia localizzata» (Ad.II,98,10/4/67,3,5,serv. tel.-*France), 1869, T B ; PARALIZZARE: «paralizzare gli effetti negativi dell'affievolimento» (Ar.11,133, 14/5/67,2,i,leg.milit., ecc.), «paralizzare le buone intenzioni» (Ar.1,24,5/11/ 66,3,2,corr.Firenze-sig.), 1812, Bernardoni;

«un ministro paradossale, turbolento, terrorizzante» (Ar. XXII,75,16-17/3/87,2,i,est.-:Figaro), 1877, Fanf.-Arlìa; ^TRANQUILLIZZARSI: «va [...] tranquillizzandosi» (Ar. II, 268,29/9/67,3,1,000". Firenze), 1886, Rigutini, Neol., ma anche «una prospettiva tranquillante» ( Ar.II, ι, i/i/67,2,4,cr.citt.). TERRORIZZARE:

-ONZOLARE: GIRONZOLARE (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,2,corr.Lonigo), 1869, TB, ma anche gironzare (Ar.II,157,8/6/67,2,2,corr.Parigi) attestato dal 1698.

174

9· Aspetti lessicali

L'analisi lessicale aiuta a focalizzare alcuni aspetti che caratterizzano la lingua giornalistica ottocentesca: innanzi tutto l'apertura verso elementi 'antipuristici' già esemplificata con l'esposizione della tipologia della formazione delle parole (cfr. supra) che si evidenzia qui per l'immissione di novità lessicali e locuzionali (neologismi, recentismi o hapax), per la presenza dei vari sottocodici e per l'accoglienza dei forestierismi; in secondo luogo la mescolanza linguistica tipica di questa lingua formata da una commistione (perché proprio di commistione si tratta, non di semplice accostamento) di aulicismi, toscanismi, dialettalismi e regionalismi, colloquialismi. All'analisi degli Ismi aggiungo un cenno alla presenza di stereotipi giornalistici, altro tratto tipico di questa prosa giornalistica. Nella catalogazione ho seguito un criterio di precedenza tra i vari gruppi, quando uno stesso lessema presenti caratteristiche che gli permetterebbo di essere inserito in diverse categorie; la priorità di classificazione è la seguente: I o ) forestierismi, 2°) lingue speciali, 3 0 ) formazione delle parole e 4 0 ) neologismi. Per esempio, ho inserito il lessema insurrezionale

(di derivazione francese, di ambito politico, suf-

fissato in -ale, attestato dopo il 1800) nei forestierismi, pur avendo esso le caratteristiche per essere inserito anche negli altri gruppi 1 .

9.1.

Neologismi

I neologismi, per lo più osteggiati nell'Ottocento da schiere di puristi, trovano nella pubblicazione giornalistica un m e z z o di diffusione efficace per la propria affermazione nella lingua italiana. I quotidiani infatti, scritti in velocità senza particolari scrupoli puristici e seguendo giornalmente lo sviluppo della vita pubblica (nel più largo senso della parola), accolgono i cambiamenti linguistici che lo riflettono e quelli propri dello sviluppo stesso di una lingua. Raccolgo qui i neologismi dell'italiano 'comune' non connotati per appartenere a particolari àmbiti specialistici della vita ottocentesca (lessemi che saranno raggruppati nei paragrafi successivi dedicati alle lingue speciali) né per essere caratteristici per

1

R e s t a inteso che nei casi in cui l'aspetto più caratterizzante di una parola non si sarebbe evidenziato s e g u e n d o quest'ordine, h o preferito rinunciare all'uniformità di catalogazione per inserirla in un altro gruppo.

175

modalità di formazione (cfr. supra) o per essere forestieresimi (cfr. oltre) 2 . Vorrei fare notare la quantità del materiale raccolto che, pur non mirando alla completezza, riesce a testimoniare la forza e la varietà delle spinte all'innovazione dell'italiano ottocentesco: (Ad.II,80,22/3/67,3,4,cr.citt.), 1905, Panz. Diz..;

* A BREVE S C A D E N Z A

* A DRITTA E A M A N C A

(Ad.1,21,5/11/66,4,i,corr.Firenze); «a dritta e a sinistra»,

1827, Stampa milan. /1891, Petr.; (Ad.II, 193,19/7/67,1,3,a.fondo), 1836, Stampa milan. /1872, T B ;

A PIÙ RIPRESE *A

TRACOLLA:

«colla bisaccia a tracolla» (Ad.II,131,14/5/67,1,4,corr.Firenze),

1879, T B ; (Ad.II,98,10/4/67,2,3,est.), 1927, E.Cecchi;

*ATUTT'OGGI

ACCALAPPIARE:

«un povero cane accalappiato»

(Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,2,

cr.citt., ecc.), 1875, Rigutini-Fanf.; «addivenire

*ADDIVENIRE:

ad

un

accordo»

(Ar.II,i96,i9/7/67,2,4,n.varie),

av. 1901, D e Marchi; * AFFERENTE:

«debito afferente a queste province» (Ar.1,66,18/12/66,1,4,a.pol.:

Moniteur du Soir), 1877, Fanf.-Arlìa; AI PIE DI Q U E L

LETro (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,3,a.fondo), ai piedi

del letto

(Ar.XXI,343,11-12/12/86,2,5,serv.tel.); «a piè del letto», 1869, T B ; ALL'UNANIMITÀ

(Ar.I,66,i8/i2/66,2,4,corr.Firenze-sig.), 1803, Stampa milan.·,

A N D A R E A GONFIE VELE:

«andò a gonfie vele» (Ad.XXI,218,9/8/86,1,4,n.varie),

1839, Panless. it.·, ARCHITTETTARE:

«architettando un soggetto degno che formasse oggetto della mia

corrispondenza» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,2,corr.Lonigo); «architettare romanzi», 1827, Stampa milan. I av. 1861, Nievo; ASILO:

«asilo infantile», «asilo d'infanzia», «asilo di carità» (Ad.II,98,10/4/67,2,1,

n.varie, ecc.), 1835, Primo rapporto e *AVVENTIZIO:

regolamenti...;

«C. Α . , giovanotto di 23 anni, scritturale avventizio» (Ar.XXI,305,

3-4/11/86,3,1,cr.citt.), 1897, Barucchi; BACCHETTA

MAGICA

(Ad.1,62,18/12/66,5,2,n.varie), 1846, Stampa milan. / 1925,

Zing.; BAGNI DI M A R E :

(Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,1,serv.tel.), 1817, Stampa milan. I 1862,

G.B. Pescetto; BANDA:

«Una banda di farabutti» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,1,cr.citt.),

1810,

Monti; * B E N E DELLO INTELLETTO *BENGALA:

(Ar.II,157,8/6/67,2,1,corr.Firenze), '904, A . Cantoni;

«Canal Grande illuminato da Bengala» (Ar.XXI,202,24-25/7/86,1,1,

serv.tel.), 1932, U. Ojetti; *BORGHESE:

«si fece prestare un abito borghese» (Ad.1,21,5/11/66,5,2,cr.citt.),

1918, Panz. Diz., Aggiunte;

2

Qualche neologismo contenuto anche in altri paragrafi (per esempio nei toscanismi) sarà di volta in volta in segnalato. Ciò che intendo per neolgismo è specificato a p. 160. 176

* CAPITANERIE DI PORTO ( A r . I I , 2 2 2 , i 4 / 8 / 6 7 , 2 , 2 , n . v a r i e ) , 1 8 9 2 , G a r . ;

CARTE DA VISITA (Ar.II,81,22/3/67,3,2,est.-:Tempo), 1846, G. Rajberti; in un artic o l o dall'Austria; CASEIFICIO: «industrie sieno coltivate per [...], per laterizi e caseificio» ( A r . X X I , 103,13-14/4/86,1,3,serv.tel.), 1886, G . R o s a ; CENTINARIO 'centenario': «ne festeggiarono il centinario» ( A r . X X I , 2 5 3 , 1 1 - 1 2 / 9 / 86,2,3,cr.citt.), 1869, T B ; CERINI: «scattola per cerini» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,i,cr.citt.),

1866, Cru-

sca 5 ; CIRCOLO VIZIOSO (2 volte in Ar.II,157,8/6/67,2,i,corr.Firenze),

av-1861,

Nievo;

*COINCIDENZE [dei treni] (Ar.XXI,133,14-15/5/86,1,4,3^01.), 1923-39, U . O j e t t i ; 1925, Zing.; COMIGNOLI DI CAMINI (Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,4,est.-: giorn. N u o v a Y o r k ) , 1861, Nievo; CONSORZIO (Ar.1,4,15/10/66,1,4,att.-sig.,ecc.), 1813, Stampa milan. I 1865, T B ; COOPERATIVI: «sodalizii cooperativi» (Ad.II,154,8/6/67,i,i,a.fin.), 1859, Bocc.; CORRENTE: «corrente di idee» (Ar.II,196,19/7/67,2,i,a.fondo, ecc.), «corrente materialistica» (Ar.II, 100,10/4/67,2,4,rel.Sen.franc.), 1866, F . D e Sanctis; *DARE LA STURA: «darebbe anche la stura ai torbidi malumori» (Ad.II,265,29/9/ 67,i,5,corr.Berlino), 1873, T B ; *DATI DI FATTO ( A d . I I , 1 5 4 , 8 / 6 / 6 7 , i , i , a . f i n ) ,

av

· 1883, F . D e Sanctis;

DEMAGOGIA (Ar.XXI,133,14-15/5/86,2,1,a.pol.), 1851, V . G i o b e r t i ; *DICIANNOVENNE: «era una giovanetta diciannovenne, bella colta e gentile» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,1,3,n.varie), 1906, A . A l b e r t a z z i ; DIMISSIONE [sing, e plur. -/] (Ad.1,62,18/12/66,5,ι,η.pol., ecc.), 1801, Scampa milan. [sempre sing.] / av. 1803, V. A l f i e r i ; legge 1802, Zolli; DIVERGENZE 'diversità di opinioni' (Ar.II, 1,1/1/67,1,4,corr.Firenze-sig.),

1814,

Stampa milan. /1848, Ugol.; D'ALTO BORDO: «agenti ministeriali d'alto bordo» (Ar.XXI,102,13/4/86,1,3,n.pol.), «in un albergo d'alto bordo» (Ar.XXI,8,8-9/1/87,1,4,serv.tel.-:Times), 1853, D'Ayala; EDOTTO: «edotto nel frattempo del verdetto della pubblica opinione» (Ar.II,133, 14/5/67,1,3,a.fondo), 1812, Bernardoni; EMPORIO: «emporio dell'arte e dell'industria mondiale» (Ar.II, 157,8/6/67,2,2, corr.Parigi), 1811, Stampa milan. / 1 8 1 8 , S.Pellico; * E S P O S I Z I O N E PERMANENTE ( A d . I I , 2 6 5 , 2 9 / 9 / 6 7 , 2 , 3 , e s t . , e c c . ) , 1 8 9 5 , G a r . ;

FLAGRANTE: «flagrante ingiustizia» (Ar.II,133,14/5/67,1,2,a.fondo); 'chiaro, evidente', 1833, M. D ' A z e g l i o ; FORZATI pl.m.: «una frana [...] seppelliva due forzati» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,1, i,serv.tel.), av. 1805, D . G r i m a l d i ; FUOCHI B E N G A L A ( A d . X X I , 2 0 2 , 2 4 / 7 / 8 6 , 2 , 2 , c r . c i t t . ) ,

1865, T B ; m a

in mil.

1843,

Cherubini; 'FUOCHI D'ARTIFIZIO (Ar.II,268,29/9/67,2,1,teatro); fuochi

d'artificio,

1923-39,

U. Ojetti, GDLI;

177

GAS: «Si spengono i gas, e lui subito ne approfitta» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,3, a.cult.), av. 1869, Cattaneo,

GDLI;

GAZOSA (Ad.XXI,132,14/5/86,3,2,cr.citt.), 1869, T B ; GIARDINI PUBBLICI GUANO:

(Ar.II, 196,19/7/67,2,4,n.varie), 1837, Stampa milan. /1869, T B ;

«guano indigeno» (Ar.II,100,10/4/67,1,3,leg.fin.), 1864, Diz. di cognizioni

utili; «i posti sono quasi tutti impegnati» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,3,2,

*IMPEGNARE:

teatro), 1887, Petr.; (Ad.XXI, 169,21/6/86,2,4,cr.citt.), av. 1929, Ferd. Mart.; 1918,

*IMPERMEABILE

Panz. Diz.', «non permettendo [...] in massima ai Comuni simili operazioni»

IN MASSIMA:

(Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,4,corr.P.Maur.), 1855, T B ; *IN TUTTO E PER TUTTO

(Ad.XXI, 102,13/4/86,2,4,cr.prov.), 1891, Petr.;

«Oltre duecento erano gli intervenuti» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,2,

INTERVENUTI:

i,a.pol.), 1869, T B ; LAVORÌO:

«lavorìo perchè D. faccia il rimpasto nella Sinistra» (Ar.XXII,75,16-17/

3/87,i,i,a.fondo-*Fracassa), 1835, Stampa milan. /1856, G. Carducci; * LEGHE DI MARE

(Ad.II,80,22/3/67,3,i,est.), 1869, T B ;

LINEA DI CONDOTTA:

«linea di condotta a seguirsi» (Ad.II,55,25/2/67,2,1,corr.Fi-

renze, ecc.), 1855, Ugol.; LUPO DI MARE:

«è comandato dal capitano V., vecchio lupo di mare» (Ar.XXII,52,

2i-22/2/87,2,4,corr.P.Said), 1813, Stratico; MANICOMIO

(Ar.II,1568,8/6/67,2,i,corr.Firenze, ecc.), 1834, Tram.;

* MASNADA:

«Negli ultimi luttuosissimi fatti di Palermo, promossi da quella ma-

snada di traditori» ( Ad.1,1,15/10/66,4,2,cr.citt.), 1869-76, L. Cipriani; 1869,TB; M E Z Z I TERMINI MINORENNE:

(Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,3,a.fondo, ecc.), 1848, Ugol.;

«C.M. minorenne pasticciere di Arcóle» (Ar.11,268,29/9/67,2,1,

cr.citt., ecc.), 1812, Bernardoni; OLIMPICA:

«con olimpica gravità» (Ar.1,66,18/12/66,1,2,a.pol.); 'imperturbabile 1 ,

1842, G. Giusti; OSSARIO:

«Ossario di S. Martino» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,1,avvisi), 1869, T B ;

PARAGGI:

«in quei paraggi» (Ar.II,222,14/8/67,2,3,n.varie), av. 1806, G. M. Galanti;

*PATRONATO:

«patronato di signore all'esaurimento del pio ufficio» (Ar.II,222,14/

8/67,2,1,a.fondo), 1869, C.Cattaneo; PENNINI:

«per carta, pennini ed inchiostro» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,1,5,est.-*

Chicagoer Freie Presse), 1871, T B ; *PER CENTO: «sarebbe nella proporzione dell'uno per cento» (Ar.II,1,1/1/67,1,1, a.pol.), 1881, Boccardo; *PERICOLANTI:

«altre case che già erano pericolanti» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,4,

corr.Taggia), 1922, Zing.; PIANO: «maestro di piano» (Ar.II, 196,19/7/67,3,3,n.varie-*giorn.parig.), 1831, Stampa milan. ; PLEIADE:

«Ecco venir sù, sempre uguali [...] quella pleiade di uomini» (Ar.XXI,

343,11-12/12/86,1,3,a.fondo), 1871, T B ; 178

POCO su POCO GIÙ (Ad.I,2I,5/11/66,4,2,corr.Vienna); «poco più poco meno», 1807, Stampa milan. ; PRENDERE IL SOPRAVVENTO (Ar.XXI,343,11 -12/12/86,1,3,a.fondo), 1855, Fanf. Voc.; '•"PRENDERSELA: «la si prende contro il sig. di Bismark» (Ad.II,265,29/9/67,1,5, corr.Berlino), 1871, T B ; PRESTIGIO: «il rialzo del prestigio morale del nome italiano» ( A r . X X I , 2 5 3 , i i - I 2 / 9/86,2,2,est.-:Evening Bullettài), 1821, Stampa milan.; PROPORZIONI: «ha assunto al presente grandi proporzioni» (Ar.XXI,253,11-12/9/ 86,2,2,est.-:Evening Bullettin), 1826, Stampa milan. ·, PSICHICHE: «facoltà fisiche e psichiche» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,3,cr.citt.), 1829, Marchi; *PUPILLI: «gli operai abbiano ad essere sempre i suoi pupilli, niente altro che i suoi pupilli» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,2,i,a.pol.), 1958, Diz. ene.; PURITANO: «all'Adige puritano, all'Adige monarchico» (Ar.XXII,75,16-17/3/87, 2,2,n.varie), 1875, Rigut.-Fanf.; QUINDICINA: «prima quindicina di luglio» (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,3,2,cr.citt., ecc.), 1871, T B ; *RAGLIARE: «lasciamo passare chi raglia» (Ar.II,133,14/5/67,1,3,red.), [fig.] 1872, TB; *RAZZA: «comunione di razza, di linguaggio e di costumi dell'Annover colla Prussia» (Ar.1,1,15/10/66,6,1,est.), «la forza della razza Germanica» (Ar.II, 133,14/5/67,1,4,leg.milit.), 1891, Petr.; RIASSUNTO (Ar.II,268,29/9/67,1,4,bibl.), «(RIASSUNTO DAL FIGARO)» (Ar.XXII, 75,16-17/3/87,2,i,est.-*Figaro), 1848, Ugol.; RIBUTTANTI: «ributtanti oscenità su un suo ragazzo» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,3,3, cr.citt.), 1835, Tram.; ^RICATTATI: «i ricattati avessero il coraggio» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,2,a.red.); ricattare, 1939-40, Palazzi; RUMENA: «una bruna rumena sfolgorante d'oro» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5, cr.citt.), 1872, T B ; SALA D'ASPETTO (2 volte in Ar.XXI,305,3-4/11/86,1,5,n.varie), 1865, T B ; SALAGIONE: «salagione dei pesci» (Ad.I,75,i/i/67,3,2,n.pol.), 1840, Stampa milan.; SCATURIRE: «nuove forze scaturirono dalla società europea» (Ar.1,24,5/11/66,1,2, a.fondo), 1831, Stampa milan.; SCELLERATO: «è uno scellerato tremendo» (2 volte in Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,3, a.cult.), 1825-27, Manzoni (manca nel Fermo e Lucia); SCETTICI: «il numero degli scettici aumenta» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,1,3,corr. Milano), 1841, Stampa milan. ; SCIALLE (Ar.XXII,75,I6-I7/3/87,2,3,est.), 1808, F.Pananti; SCONGIURARE: «scongiurare gli avvenimenti che si preparano» (Ar.II,36,23/2/67, 1,4,est.), 1845, Stampa milan.; SELTZ (Ad.XXI,132,14/5/86,3,2,cr.citt.); «acqua di seltz», 1865, T B ; 179

*SENSO PIÙ LATO:

«sono affamate nel senso più lato della parola» (Ar.II, 133,14/5/

67,2,2,corr.Firenze), 1869, T B ; SERVizii 'posateria, ecc.': «provvedetevi di servizii più decenti» (Ar.II,133,14/5/ 67,3,i,cr.citt.), 1803, Stampa milan.·, «aveva varcato la settantina» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,i,cr.citt.),

SETTANTINA:

1829, Boerio; «gravi sevizie verso i suoi giovani allievi» (Ad.II,80,22/3/67,2,1,000".

^SEVIZIE:

Vienna), 1963, Migl. App.; SIGARI (Ad.XXI,i02,i3/4/86,2,5,n.varie), 1834, A . Guadagnoli; «le smentite su queste dicerie» (Ad.1,21,5/11/66,5,i,corr.Vienna,

^SMENTITE:

ecc.), 1873, T B ; SOCIETÀ DI (MUTUO) SOCCORSO

SOLERTE:

(Ar.1,4,15/10/66,1,3,att., ecc.);

«sodalizii cooperativi» (Ad.II,154,8/6/67,i,i,a.fin.,ecc.), 1873, T B ;

*SODALIZII:

«In ufficio trovo il solerte segretario» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,3,corr.

Lonigo), 1841, Stampa milan.; *SPACCIO:

«ufficio e spaccio dei mobili da lui stesso fabbricati» ( A r . X X I , 2 5 3 , n -

i2/9/86,2,2,est.-:Evening Bullettin), «spaccio di vino» (Ar.XXI,202,24-25/7/ 86,i,5,n.varie), 1909, A.Tomiolo; SPECCHIO 'sunto, schema' (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,2,n.varie), 1826, Stampa milan.; «Ora spigoliamo da alcuni giornali inglesi» (Ad.XXI,102,13/4/86,1,2,

SPIGOLARE:

est.), [fig.] 1873, T B ; STANZE DA BAGNO ( A r . X X I I , 7 5 , 1 6 - 1 7 / 3 / 8 7 , 2 , i , e s t . - * F i g a r o ) , 1 8 6 5 , T B ; STRINGERE LA MANO SUGGESTIONE:

(Ad.II,55,25/2/67,3,4,n.varie), 1816, Stampa milan.;

«suggestione ipnotica» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,1,4,n.varie), 1838,

Tram.; SUSCETTIBILITÀ:

«suscettibilità del governo turco» (Ar.II,1,1/1/67,2,3,est.), 1831,

Stampa milan. ; «una dichiarazione che svincoli la loro responsabilità» (Ar.XXI,305,

SVINCOLARE:

3-4/11/86,1,4,corr.Parigi), 1838, Tram.; «ai portafogli dei quali è il titolare» (Ar.II,268,29/9/67,1,2,A.fondo),

*TITOLARE:

1879, T B ; TRATTORIE:

«Le birrerie, i caffè e le trattorie» (Ar.XXII,52,21 -22/2/87,2,5,cr.citt.),

1840, Tram.; «La Giunta, le Società, la ufficialità e la folla acclamarono» (Ar.

UFFICIALITÀ:

XXII,52,21-22/2/87,1,2,n.varie), ^ 7 5 , Rigut.-Fanf.; * U N A VOLTA CHE:

«Una volta che il generale [...] era tradotto in prigione, le grida

della piazza in favor suo diventavano grida sediziose» (Ad.II,265,29/9/67,2,4, corr.Firenze), 1922, Zing.; *VAGABONDI:

«venivano condotti in arresto due vagabondi sospetti» (Ar.II,1,1/1/

67,3,i,cr.citt.), 1879, T B ; ^VEGETARE:

«uno di quegli esseri nati per vegetare» (Ad.II,131,14/5/67,1,5,corr.

Firenze), 1875, Rigut.-Fanf.;

180

*VENTENNio: «stati nell'ora scorso ventennio scoperti» (Ad.II,154,8/6/67,3,1, n.varie), 1879, T B ; VIABILITÀ: «viabilità così facile pei canali» (Ad.II,80,22/3/67,1,4,corr.Milano), 1858, Bocc.; VILLICO (Ar.XXII,75,16-17/3/87,3,i,cr.prov.), 1855, Fanf. Voc.; ZAINO (Ar.XXI,i03,i3-i4/4/86,2,5,cr.citt.), 1833, G. Grassi.

9.2. Lingue speciali Nel lessico si manifesta con evidenza una delle fondamentali conseguenze sul piano espressivo di alcuni fattori costitutivi la genesi stessa della pagina giornalistica, che è luogo aperto a voci provenienti da una pluralità di fonti, e tramite efficace per la loro diffusione 3 . Pubblicando infatti articoli di vario argomento e varia provenienza, i quotidiani accolgono voci di settori speciali normalmente impiegate da un gruppo di parlanti ristretto, le quali tramite i giornali vengono a contatto con il pubblico e quindi con la lingua comune. Nella scelta del lessico da proporre come rappresentativo dei vari sottocodici ho preferito in generale i neologismi, i quali riflettono i cambiamenti della società ottocentesca (nel più largo senso della parola): in primo piano sono rappresentate le vicende politiche il cui lessico si rinnova in larga parte per influenza di terminologia estera, soprattutto francese (cfr. il paragrafo relativo), oppure secondo le categorie di formazione vive nell'Ottocento, spesso anch'esse influenzate da processi linguistici stranieri (cfr. le schiere di lessemi in -ismo, -ista e - i n a z i o n e ) ; grande spazio hanno pure i sottocodici giuridico-burocratico ed economico-finanziario che si presentano con una terminologia non ancora stabilizzata: giudiziale rio4, carta da bollo e carta bollata, corso forzoso

e

giudizia-

e corso forzato si alternano in

queste pagine e lasciano intravedere, almeno in alcuni casi, un inizio della loro standardizzazione; nel sottocodice tecnico sono compresi i termini relativi alle invenzioni ed innovazioni tecniche e meccaniche ottocentesche tranne quelli che riguardano armi, munizioni ed esplosivi che vengono invece accostati alla terminologia militare; il sottocodice scientifico poco rappresentato è indicativo comunque dell'immissione di voci anche da settori di conoscenze così specialisti-

3

C f r . MIGLIORINI i 9 6 0 : 6 - 7 .

4

L'oscillazione fra giudiziale e giudiziario è normale nell'Ottocento. Il TB propone un criterio di distinzione (mantenuto poi da Devoto-Oli): «giudiziario che concerne i giudizi» e «giudiciale che concerne i giudici», pur ammettendo tutte le forme: giudiciale, giudiziale, judiciale e giudiziario, giudiciario, judiciario e scrivendo: «Le forme scambiansi anche nell'uso toscano; giacché non è del pop., il quale determina meglio dei letterati e degli scienziati. Gli avvocati, poi, non amano, i più, gran fatto né di determinare né di terminare». Il GDLI classifica «ant. e letter.» giudiciale e giudiciario, ma non differenzia semanticamente giudiziale e giudiziario. Tutte queste forme coesistenti e il tentativo di distinguerle confermano la loro equivalenza nell'uso. 181

che; dai termini delle scienze in generale ho isolato quelli medici, tipici per il loro frequente impiego metaforico in altri àmbiti (cfr. a piccole dosi, omeopatiche, convulsioni); l'evoluzione della società ottocentesca è testimoniata anche dai lessemi dei sottocodici teatrale e sportivo-ricreazionale che riflettono l'influenza dei 'venti innovativi' tipici di questo periodo in due campi da sempre aperti alle novità i quali, pur potendo essere considerati 'leggeri', rivestono notevole importanza sia come promotori sia come indicatori della tendenza generale all'innovazione coinvolgente tutti i più svariati settori del sociale; ho raggruppato infine il lessico relativo al giornalismo che nell'Ottocento con l'espansione della stampa si diffonde proprio tramite essa.

9.2.1. Sottocodice politico ACCENTRAMENTO 'concentrazione di funzioni dello stato in pochi organi centrali': «contro il dualismo e l'accentramento» (Ad.II,I54,8/6/67,3,4,n.varie-*Corr. Ha vas), 1865, T B ; * AGENTE PROVOCATORE: «egli fa Vagente provocatore» (Ad.XXI,276,7/10/86,1,3, est., ecc.), 1892, Garz.; •ANDARE ALLE URNE (Ar.XXI,220,9-10/8/86,1,4,n.varie), 1891, Petr.; ANNETTERSI: «annettersi la Bulgaria [...] annettersi la Bosnia» ( A r . X X I , 2 5 3 , n 12/9/86,1,4,est.-*Fremdenblatt), 1875, Rigutini-Fanf.; ASSESSORE (Ad.II,8o,22/3/67,3,4,cr.citt., ecc.), 1801, Stampa milan. /1865, T B ; ASTENERSI: «tre si astennero» (Ar.II,196,19/7/67,1,4,a.fondo, ecc.), 1861, G. D e Sivio; ASTENSIONI (Ar.II,196,19/7/67,2,1,a.fondo), 1865, T B ; * AUSTRIACANTE: «una teneva per l'Italia e l'altra per l'Austria. L'austriacante infiammandosi nel dire, forniva l'italiana di una buona dose di titoli [...] uno schiaffo che andò ad appiccicarsi sul viso dell'austriaca» (Ad.1,1,15/10/66,5, i,cr.citt.), av. 1907, Carducci, GDLI; *AUTONOMISTI: «gli autonomisti e borbonici» (Ar.II,268,29/9/67,3,3,n.varie), 1882, G. Butta; BONAPARTISTA: «regime bonapartista» (Ad.I,2i,5/n/66,2,2,corr.Firenze); BORBONICI: «gli autonomisti e i borbonici» [a Palermo] (Ar.II,268,29/9/67,3,3, n.varie), 1865, T B ; altre soluzioni meno fortunate furono -ese, -iano, -ista; BORGHESI: «minaccie di morte contro i preti, i borghesi ed i banchieri» (Ar.XXII, 52,21-22/2/87,1,5,est.), «stanno due borghesi chiamati coi soprannomi» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,3,a.cult.), 1818, Stampa milan. / av. 1928, Svevo; CAMERA DEI DEPUTATI (Ad.II,55,25/2/67,2,4,n.varie, ecc.), 1818, Stampa milan. / 1829, «Gazzetta privilegiata di Venezia»; CAMERA DI CONSIGLIO (Ar.1,4,15/10/66,i,i,serv.tel.), 1865, Codice di procedura civile... ; CANDIDATURA (Ad.11,55,25/2/67,2,2,n.varie, ecc.), 1848, Ugol.; CARLISTA 'relativo a Don Carlos' [intrigo - , partito - , ecc.] (Ar.XXI,174,21-22/6/ 86,2,1,est., ecc.); 182

CENTRALIZZAZIONE (Ad.1,1,15/10/66,4,ι,corr.Vienna), 1802, C o r m o n - M a n n i ; *CLASSE OPERAIA (Ad.II, 131,14/5/67,2,3,corr.Torino), av. 1872, Mazzini; CLERICO-MONARCHICI: « C h e ci qualifica clerico-monarchici» ( A r . X X I , 2 5 3 , i i - i 2 / 9/86,2,5,n.varie); coccAPiELLERiSTi ( A r . X X I , 133,14-15/5/86/,!, 3, a. pol., A d . X X I , 132,14/5/86,1,5, n.pol.) oltre a «fautori di Coccapieller» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,1,2,serv.tel.); COLLEGIO 'circoscrizione elettorale': «primo collegio» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,2, i,a.pol., ecc.), 1801, C u o c o ; COLPO DI STATO (passim in Ar.II,81,22/3/67,i,i,a.fondo), 1831, A . C a p e c e Minutolo; COMUNALE 'che appartiene al comune': «imposte comunali» (2 volte in Ar.II, 100, 10/4/67,1,2 e 4,leg.fin.), 1812, Stampa milan. I av. 1831, P. Colletta; CONFEDERAZIONE (Ar.I,4,I5/IO/66,2,3,a.pol.), 1806, Stampa

milan.

I 1816, Fo-

scolo; CONSERVATORI (Ar.I,4,15/10/66,1,2,b.pol.), «ha tra i suoi aderenti principalmente i conservatori» (Ar.II,1,1/1/67,2,3,est.),

av·

1829, M . Gioia; in un articolo con

notizie dal Messico; CONSIGLIARE: «seduta

consigliare»

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,i,corr.Legnago),

1848, Ugol.; CONTRO-PROGETTO: «respingere la legge f o r m u l a n d o un contro-progetto» (Ar.II, 157,8/6/67,corr.Firenze-sig.), controprogetto

(Ad.1,62,18/12/66,5,2,n.^varie);

*CRISI MINISTERIALE (Ar.II,81,22/3/67,1,2,a.fondo, Ar.II,157,8/6/67,i,i,a.fondo), 1881, C . Collodi; DELEGAZIONE [dei deputati] ( A r . X X I , 103,13-14/4/86,1,4,est.-:HomeRuleBill), 1816, Stampa milan. / 1 9 1 9 , G. D ' A n n u n z i o ; DEMOCRATICO-PROGRESSISTA: «Società democratico-progressista» (Ad.II,98,10/4/ 67,2,i,n.varie); DEPRETISMO: «Ciò significa del trasformismo,

del Depretismo

puro» ( A d . X X I ,

132,14/5/86,1,4,n.pol.); *DESTRA (passim in Ar.II,100,10/4/67,1,4,corr.Firenze), av. 1883, F. D e Sanctis; DIPLOMATICI: «in termini assai più miti e diplomatici» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,1, 5 , e s t . - T a g e b l a t t ) , 1825, V . M o n t i ; av. 1827, U.Foscolo; *DISSIDENTI (Ar.I,4,15/10/66,1,1,serv.tel., ecc.), 1869, T B ; *DUALISMO: «Egli parla contro il dualismo e l'accentramento» (Ad.II, 154,8/6/67, 3,4,n.varie-*Corr.Havas), 1869, T B ; ^ELEZIONI AMMINISTRATIVE: «elezioni politiche e amministrative» (Ar.II,222,14/8/ 67,2,3,n.varie, ecc.), 1869, T B ; *ELEZIONI POLITICHE (passim in Ar.I,24,5/ii/66,2,4,a.pol.-sig., ecc.), 1879, T B ; EX-MINISTRO: «L'ex-ministro Vigliani» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,3,3,tit.-cr.citt.); EX-REDATTORE (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt); FILO-ELLENICO: «Comitato filo-ellenico» (Ad.II,98,10/4/67,2,1,corr.Firenze); FLUTTUAZIONI: «fluttuazioni della maggioranza» (Ar.II,81,22/3/67,3,i,est.-:Gazz. Naz.); FRAZIONI: «per sostenere dalle singole frazioni politiche i loro candidati» (Ad.II,

183

55,25/2/67,2,1,corr.Firenze, ecc.), 1846, Stampa milan. / av. 1872, D ' A z e g l i o , GDLI;

GARIBALDINI: «qualificati per garibaldini» (Ad.II,265,29/9/67,2,2,n.varie), 1861, I. N i e v o ; GARiBALDiNiSMo:

«garibaldinismo

armato»

(Ar.1,4,15/10/66,3,3,corr.Firenze-

s'g·); GERMANISMO (Ar.1,4,15/10/66,2,3,a.pol., ecc.), 1816, L . D i B r e m e ; GiusEPPiNisMo: «ci ricorda in certo m o d o il giuseppinismo:

ossia il sistema d'inge-

renza attiva dello Stato che lo spirito illuminato m a ristretto di G i u s e p p e II, introdusse c o m e correttivo alle esorbitanze clericali» (Ad.XXI,276,7/10/86,1, 3,a.pol.); ILOTISMO: «senza postergamento di convinzioni e senza ilotismo di classi» (Ad.II, 55,25/2/67,1,3,a.fondo), 1847, V . G i o b e r t i , GDLI; *INTERPELLANTI: «gl'interpellanti le ritirarono» (Ad.II,98,io/4/67,3,5,serv.tel.-* Etendard), 1887, Petr.; av. 1928, Ferd. Martini; INTERPELLANZA: «il M . ha fatto una interpellanza al ministro» (Ar.II, 1,1/1/67,1,4, corr.Firenze, ecc.), 1864, F . D . Guerrazzi; JUARISTA 'sostenitore di Juarez' (Ad.1,75,1/1/67,6,i,serv.tel., ecc.); LEGITTIMISTI: «appartenendo essi alle file dei legittimisti» (Ad.1,75,1/1/67,3,1, n.pol.); «i ricchi touristes, siano pure legittimisti» (Ad.I,75,i/i/67,3,2,n.pol.), 1833, Stampa milan. /1846, C . B a l b o ; LISTA (Ad.II,55,25/2/67,2,4^.varie, ecc.), «lista degli elettori» 1896, T B ; LIBERALI MONARCHICI: «gli elettori liberali monarchici» (Ar.XXI,133,14-15/5/86, 2,1,a.pol.); LIBERALISMO (Ar.II,36,23/2/67,1,4,corr.Firenze), 1819, S.Pellico; LUOGOTENENZIALE: «prender atto del luogotenenziale decreto del 4 ottobre» (Ar.I,4,i5/io/66,3,4,corr.Firenze-sig.), 1852, «Gazz. ufficiale»; MAZZINIANISMO: «mazzinianismo ardente» (Ar.I,4,i5/io/66,3,3,corr.Firenze-sig.); MINISTERIALE 'governativo': «partito ministeriale» (Ar.II,36,23/2/67,1,3,corr.Firenze, ecc.), av. 1803, G . B . C a s t i ; MINISTERO (passim in Ar.II,157,8/6/67,1,1,a.fondo, ecc.), 1800, Stampa milan. I av. 1835, M . D e l f i c i o ; MONARCHICO COSTITUZIONALE: «divisa monarchico costituzionale» (Ad.11,55,25/ 2/67,1,2,a.fondo); NAZIONALISTA: «il nazionalista Freeman 's» [un giornale] (Ar.XXI,253,11-12/9/86, 2,i,est.-*Freeman's Journal), 1866, D e Nino; NEO-CORONATI: «i sovrani neo-coronati» (Ar.II,157,8/6/67,3,1,est.); in riferimento a fatti in Ungheria; NEO-DEPUTATO ( Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,3,n.varie-*SentinellaBresciana); NEONOMINATO: «il n e o n o m i n a t o Ministro» (Ad.1,21,5/11/66,4,2,corr.Vienna); ^ONOREVOLI m . p l . ( A r . I I , 8 1 , 2 2 / 3 / 6 7 , 1 , 1 , a . f o n d o ) , 1 8 6 9 , T B ;

PANSLAVISTA: «Secondo l ' o r g a n o panslavista Sourremnyja

I. esiste» (Ar.XXI,279,

7-8/10/86,2,3,a.pol., ecc.); PARLAMENTARE agg. (Ar.II,157,8/6/67,1,1,a.fondo, ecc.), 1849, Periodici 184

popolari;

PARTICOLARISMO:

«temerei meno il particolarismo che la cofusione dei limiti del

potere parlamentare» (Ar.II,81,22/3/67,3,i,est-:Gazz.Naz.),

1847, V.Gio-

berti; POLITICANTE

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,2,a.red., ecc.), «quella stessa Chiesa, come

un politicante qualunque, ha cambiato costume» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1, 3,n.varie), av. 1874, N.Tommaseo, • P R E C E D E N T E DIPLOMATICO:

GDLI;

«non creerà un precedente diplomatico» (Ar.II, 133,

i4/5/67,2,3,est.-:Patrie), 1922, Zing.; «un programma per il partito progressista» (Ad.II,219,14/8/67,1,

PROGRESSISTA:

5,corr.Vienna, ecc.), 1847, Parenti; «il tronfio ed impettito Dio della radicaleria» (Ar.XXI,174,21-22/

RADICALERIA:

6/86,2,4,a.pol.); REAZIONE:

«ci sono due scogli, la reazione e la rivoluzione» (Ar.II,81,22/3/67,2,3,

n.varie, ecc.), 1855, Ugol.; RIMPASTO:

«lavorìo perchè Depretis faccia il rimpasto nella Sinistra» (Ar.XXII,75,

16-17/3/87,i,i,a.fondo-*Fracassa),

«RIMPASTO

[a capo]

Colla

Sinistra»

(Ar.XXII,75,16-17/3/87,i,i,tit.-*Fracassa), 1872, T B ; •SCHEDA ( A r . I I , 1 , 1 / 1 / 6 7 , 3 , 2 , A . p o l . ) , !872> T B ; • S C H E D E ELETTORALI ( A r . I I , 2 2 2 , 1 4 / 8 / 6 7 , 2 , 3 , n . v a r i e ) , 1 8 9 1 , T B ; •SCIOPERARE

(passim in Ar.XXI,103,13-14/4/86,i,i,serv.tel, ecc.), 1891, Petr.;

SCIOPERI

(Ar.XXI,103,13-14/4/86,i,i,serv.tel.), 1873, T B ;

SINISTRA:

«deputati della sinistra « (Ar.1,66,18/12/66,3,i,corr.Firenze, ecc.), 1851,

Diz. pol. pop. ; SOTTOCOMITATI ELETTORALI

(2 volte in Ar.I,24,5/ii/66,2,4,a.pol.-sig.);

•SOTTOCOMMISSIONI (Ar.II,133,14/5/67,2,4,n.varie-:Nazione), 1873, T B ; •SPOGLI

[delle schede] (Ar.II,1,1/1/67,3,2,a.pol.),

«I' Gazzettino»; 'spoglio

dei voti', 1873, T B ; SUFFRAGIO UNIVERSALE ( A d . I I , 8 0 , 2 2 / 3 / 6 7 , 3 , 2 , e s t . ) , 1 8 4 9 , DÌZ-

pol.\

TRASFORMISMO [sott, o anche no] (Ad.XXI, 132,14/5/86,1,4-5,11^01., ecc.), 1874, C. Alfieri; ULTRA CONSERVATIVO:

«conoscendo a fondo il de Beust quale ultra conservativo»

( Ad.I,21,5/11/66,4,2,corr. Vienna); ULTRA CONSERVATORI:

«gli ultra conservatori tengono frequenti riunioni» (Ad.II,

55,25/2/67,2,3,n.varie); UNITARI

(Ar.1,4,15/10/66,1,2,b.pol.), 1855, Ugol.;

• U R N A ELETTORALE ZANKOWISTI:

(Ar.1,24,5/1 i/66,2,4,a.pol.-sig.), av. 1886, V.Imbriani;

«Zankow dichiarò alla porta di rompere i negoziati, ritenendo asso-

lutamente necessaria l'occupazione turca. I zankowisti a Sofia sono costernati da tale dichiarazione» (Ad.XXII,74,i6/3/86,3,4,serv.tel.).

9.2.2. Sottocodice giuridico-burocratico • A TITOLO DI:

«a titolo di sussidio» (Ad.I,62,i8/i2/66,3,2,corr.Milano), 1881,

G. Mastriani; 185

AFFi\ ν NLAKfc. «Lettere nun affrancate verranno respinte» (Ad.11,80,22/3/67,1, tit.), 1810, Stampa milan. 11821, P. Giordani; AMMONITI: « Gli Ammoniti di tutto ü circondario sommano» (Ar.XXII,8,8-9/1/ 87,3,i,tit.-n.giur.), come part, pas AMMONIZIONE:

· 846, Stampa milan. /1925, Zing.;

«per contravvezione alla ammonizione» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,

2.4,b.giud., ecc.), 1816, Stampa milan. /1925, Zing.; (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,2,2,a.pol.), 1802, legislazione

APPELLO NOMINALE

napo-

leonica; APPLICATI:

«gli applicati di IV di III e di II classe·· ( Ar.1,24.5/11/66,3,2,corr.Fi-

renze-sig.), 1863, G.Mastriani; CAPI DI A C C U S A :

«I capi di accusa che pesano su di lui» ( \r.XXI,305,3-4/11/86,1,

5,n.varie), 1865, T B ; (Ar.II,222,i4/8/67,2,2,corr.Firenze), 1908, L. Abruzzini;

* C A P O UFFICIO

CARTA DA BOLLO ( A r . X X I , 3 0 5 , 3 - 4 / 1 1 / 8 6 , 2 , 3 , n . v a r i e - * S e n t i n e l l a B r e s c i a n a ) ,

1886,

Rigutini, Neol.; anche carta bollata (Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,3,n.varie-*SentinellaBresciana); CARTA

LIBERA

(Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,3,n.varie-*SentinellaBresciana),

1853,

D'Ayala; *CELLE

[di un reclusorio] (Ad.XXI,102,13/4/86,2,i,n.varie), «celle di sicurezza

dell'infermeria» (Ad.XXI,102,13/4/86,2,i,n.varie), 1925, Zing.; anche cellula [di una prigione] (passim in Ad.II,i54,8/6/67,3,2,est.-*giorn.franc.); CLASSE:

«Uffici postali di prima classe» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,4,n.varie),

1858, Boccardo; CONTRABBANDARE (Ar.XXI,343,11-12/12/86,3,2,cr.prov., Ar.XXII,75,16-17/3/87, 2.5,cr.prov.), 1877, Fanfani-Arlìa; 1829, Boerio; CONTRAVVENZIONE:

«dichiaravano in contravvenzione» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,

2,5,cr.citt.), 1848, Ugol.; CORTE DI A S S I S ( I ) E

(Ar.II, 196,19/7/67,2,4,n.varie, ecc.), 1818, Stampa milan. /

«corte d'assise» 1865, T B ; «colla decorrenza del 1 luglio 1806» (Ar.II,1,1/1/67,3,3,serv.tel.),

DECORRENZA:

1812, Bernardoni; DIBATTIMENTO:

«[un processo ...] il dibattimento incomincierà» (Ad.II,131,14/5/

67,2,3,corr.Torino, ecc.), 1800, Stampa milan. / av. 1831, Colletta; 1830, Tram.; DIFFIDE:

«ha già mandato le diffide da intimarsi ai propretari» (Ar.XXI,279,7-8/

io/86,3,i,corr.Legnago, ecc.), 1812, Bernardoni; DISBRIGO:

«disbrigo di 2024 processi» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,3,I,n.giur.), 1812, Ber-

nardoni; DOMICILIO COATTO:

«A domicilio coatto, [tit.] [...] domicilio coatto» (Ar.XXI,305,

3-4/11/86,3,i,cr.citt.), «non avesse inviato 27 di questi messeri a domicilio coatto» (Ar.XXI,8,8-9/1/87,3,i,n.giur.), 1865, T B ; ESPROPRIATI:

«gli espropriati» {passim in

Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,2,corr.Le-

gnano), 1836, C.Cattaneo; ESPROPRIAZIONI:

«Espropriazioni e fallimenti»

(Ar.XXII,8,8-9/1/87,2,5,tit.-n.

giur.), «Nei giudizi di espropriazioni» ibid., 1839-41, Molossi; 186

ESTRADIZIONE {passim in Ar.II, 196,19/7/67,3,3,est.), 1823, Stampa milan. I 1 8 3 1 , Liss.; GAZZETTA UFFICIALE (Ar.II,1,1/1/67,1,1,red., ecc.), 1 8 5 1 , Diz. pop. pol.-, GIUDICE ISTRUTTORE (passim in Ar.XXII,8,8-9/1/87,3,1,tit.-n.giur.), 1 8 1 1 , Stampa milan. / 1 8 6 9 , T B ; GIUDIZIALE: «Atti Giudiziali» nell'intestazione di prima pagina dei primi due mesi de «L'Arena»; GIUDIZIARIO: «Atti Giudiziari» sempre ne «L'Adige» (Ad.II,55,5,2,4,n.varie, ecc.) e ne « L ' A r e n a » dopo i primi due mesi (inoltre Ar.XXI,202,24-25/7/86,3,2, n.varie, ecc.); •GUARDASIGILLI (Ad.II,55,25/2/67,3,1,n.varie, ecc.), av. 1883, F . D e Sanctis; *IN SENO DELLA COMMISSIONE (Ar.II,133,14/5/67,3,3,corr.Firenze), 1905, Panz. Diz.: «in seno della commissione è brutto trasl. del ling, degli uffici»; INCOARE 'intraprendere, cominciare': «incoato contro quello regolare processo» ( A r . X X I , 1 3 3 , 1 4 - 1 5 / 5 / 8 6 , 2 , 3 , a . p o l . , ecc.), av. 1874, Tommaseo, GDLI; cfr. anche MENG ALDO 1987: 249; INEVASI: «rimasero inevasi [...] 40 processi» (passim in A r . X X I I , 8 , 8 - 9 / i / 8 7 , 3 , i , n.giur.), 1 8 1 2 , Bernardoni; INSEQUESTRABILI: «Gli stipendi insequestrabili» ( A d . X X I , 3 0 2 , 3 / i 1/86,3,2,tit.serv.tel.), 1869, T B ; *INSEQUESTRABILITÀ: «legge sulla insequestrabilità dei loro beni» (Ad.XXI,302,3/ n/86,3,2,serv.tel.), 1 9 3 9 - 4 0 , Palazzi; ISPETT0RAT0(Ar.II,1,1/1/67,1,4,corr.Firenze,ecc.), 1&36, Stampa milan. / 1 8 6 9 , T B ; LETTERA DI RACCOMANDAZIONE (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt.), 1848, Ugol.; OFFICIARE: «officiare i deputati [...] ad interporsi presso il G o v e r n o » ( A r . X X I , 279,7-8/10/86,3,2,corr.Legnano); ufficiare,

1824, S.Bianchini; 1905, Panz.

Diz. : «è neologismo degli uffici»; O/UFFICIOSO: «comunicato - » , «giornali - » , ecc. (Ar.II,1,1/1/67,2,3,est.-*IndipendenzaEllenica, ecc.), 1 8 3 1 , Liss. POSTALE 'impiegato di posta' (Ar.XXI,103,13-14/4/86,tit.), av. 1869, I.U. Tarchetti, GDLI; •PUBBLICO MINISTERO (Ar.1,4,15/10/66,3,4,corr.Firenze, ecc.), 1869, T B ; QUADRI: «compilazione dei quadri degli impiegati» (Ar.II,222,14/8/67,2,2,corr.Firenze), «era stato cancellato dai quadri della marina inglese» ( A r . X X I , 174, 21-22/6/86,2,1,n.varie), 1 8 0 1 , Stampa

milan.·,

QUESTURA (Ad.XXI,202,24/7/86,2,3,cr.prov.), 1872, T B ; RECIDIVI: «Dei 2874 condannati ben 481 erano recidivi!» (2 volte in A r . X X I I , 8 , 8 9/1/87,3,1,n.giur.), 1877, Techini; RECLUSIONE (Ad.XXI,102,13/4/86,2,1,n.varie, ecc.), 1806, Codice napoleonico; RECLUSI: «i vari soldati reclusi» (Ad.XXI,102,13/4/86,2,1,n.varie), 1 8 3 9 - 4 1 , Molossi; RECLUSORIO (Ad.XXI,102,13/4/86,2,1,n.varie), 1848, Ugol.; RETTIFICA (Ar.II,36,23/2/67,2,1,red., ecc.), 1855, Ugol.: «per rettificazione è pessimo scambio»; 187

(Ad.XXI,202,24/7/86,2,4,n.varie), 1932, Ene. It.; (Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,i,a.fondo-*Fracassa), 1872, T B ; «l'ordine di sgombero» [di inquilini affittuali] (2 volte in Ar.XXI,279,

* RICETTAZIONE

RICONVOCAZIONE SGOMBERO:

7-8/10/86,3,2,corr.Legnago), 1873, TB; «le diffide di sloggio spedite dall'autorità superiore» (Ar.XXI,279,7-8/ 10/86,3,2,corr.Legnago); STATO D'ACCUSA: «domandò la messa in istato d'accusa» (Ad.1,21,5/11/66,6,2, est.), «porre l'imputato in istato d'accusa» (Ad.1,62,18/12/66,4,ι,η.ροΐ.), 1842, Stampa milan. ; SUESPOSTA: «lettera suesposta» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,4,a.pol., ecc.); SULLODATA: «sullodata Gazzetta» (Ar.I,66,i8/i2/66,2,4,red.-G.Bosetta); *VERDETTO: «accettare il verdetto della conferenza [di Londra]» (Ad.II,131,14/5/ 67,3,4,n.varie-*Globe), «verdetto nazionale» (Ar.II,157,8/6/67,1,2,a.fondo), [fig.] 1965, Garz. SLOGGIO:

9.2.3. Sottocodice economico-finanziario «ammortizzazione del debito pubblico» (Ar.II, 1,1/1/67,3,4, serv.tel.), av. 1836, G.Pecchio, G D L I ; AZIONISTI: «una società di azionisti» (Ar.II,1,1/1/67,2,4,cr.citt.), 1826, Stampa milan. /1829, Boerio; BORSA: «Alla Borsa di Parigi» (Ar.II,268,29/9/67,3,4,n.varie, ecc.), maiuscolo 1827, minuscolo 1804, Stampa milan. /1865, TB; •CESPITI: «cespiti di reddito» (Ar.II,133,14/5/67,1,2,a.fondo), 1883, Manfr.; DOGANALE: «unione doganale doppia» (Ar.II,81,22/3/67,3,i,est-:Gazz.Naz.), AMMORTIZZAZIONE:

1820, Stampa milan. / av. 1835, G.D. Romagnosi; «imposte erariali» (2 volte in Ar.II,100,10/4/67,1,2 e 4,leg.fin., ecc.), 1823, Stampa milan. / av. 1835, G.D. Romagnosi; EX-CAPITALE (Ar.II, 196,19/7/67,3,3,n.varie-:Gazz.Pop.); FINANZIARIAMENTE [finanziario: av. 1803, G.B. Casti] (Ar.II, 157,8/6/67,1,2, a.fondo), 1861-79, T B , G D L I ; FORZATO: «corso forzato dei biglietti di banca» (Ad.II,219,14/8/67,3,1,serv.tel., ecc.); FORZOSO: «corso forzoso dei biglietti» (Ad.II,219,14/8/67,2,5,corr.Firenze, ecc.); IMPOSTE INDIRETTE (Ar.II,133,14/5/67,2,3,leg.fin.), 1844, Stampa milan. / 1869, TB; IMPRESTITO FORZATO (Ar.II,100,10/4/67,1,3,leg.fin.), 1 8 3 0 - 3 1 , L. Papi, G D L I ; IPOTECARI: «debiti -», «interessi -», ecc. (Ar.II,100,10/4/67,1,2,leg.fin.), 1844, Stampa milan. /1887, Petr.; POLIZZINO: «chi ha la disgrazia di avere debiti ipotecari [...] diranno che dopo pagati gli interessi viene loro recapitato il polizzino» (Ar.II,100,10/4/67,1,2,leg. fin.); •PRESTITI (Ar.1,4,15/10/66,2,I,att.-sig., ecc.), 1871, TB; ERARIALI:

*REGISTRO:

188

«imposte sul registro» (Ar.II,100,10/4/67,1,4,leg.fin., ecc.), 1891, Petr.;

[in borsa] (Ar.II, 100,10/4/67,2,2, corr.Parigi-sig.), 1891, Petr.;

* RIBASSO

SOVRAIMPOSTA (Ar.II, 133,14/5/67,3,3,corr.Firenze,

ecc.); sovrimposta,

1817,

bando udinese; •STAGNAZIONE:

«stagnazione assoluta d'affari» (Ar.II,56,25/2/67,1,4,est.-•Wiest);

stagnare "ridursi notevolmente d'intensità, detto specialmente d'attività economiche', 1965, Garz.; •STORNI:

«ordinare storni» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,4,est.), 1895, Gar.;

• V A G L I A POSTALE

(Ar.1,4,15/10/66,1,tit., ecc.), 1879,

TB;

anche vaglia ( A r . X X I I ,

8,8-9/1/87,1,tit., ecc.); •VALORI

[in borsa] (Ar.II,100,10/4/67,2,2,corr.Parigi-sig.), 1879, TB.

9.2.4. Sottocodice tecnico •A

«cannoniere a vapore» (Ar.1,66,18/12/66,1,2,a.pol., ecc.), 1812,

VAPORE:

Stampa milan.; cfr.

DELI;

(Ad.XXI,302,3/n/86,3,2,serv.tel.), 1886, D e Nino;

ACCIAIERIE

•ARIA COMPRESSA:

«congegni ad aria compressa» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,2,2,est.-:

Telegrafe), 1892, Gar.; •ATMOSFERE:

«si raggiunsero le cinque atmosfere nelle condutture» (Ad.XXI,302,

3/n/86,2,4,cr.citt.), av. 1900, D e Amicis; •AUTOMATICAMENTE:

«l'immissione

dell'aria

s'arresta

automaticamente»

(Ar.XXI,220,9-10/8/86,2,2,est.-:Telegrafe), 1906, G.Papini, GDLI; forse francesismo; •COLLAUDARE:

«Le mitragliere erano state collaudate in Italia» (Ar.XXII,52,2i-

22/2/87,2,4,n.varie-*PopoloRomano), 1923, V. Ojetti; COLLAUDO CORSA

(Ad.XXI,302,3/ii/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1846, Azzocchi;

[del treno]: «Ogni corsa che arriva dalla Lombardia» (Ar.II,222,14/8/67,2,

4,cr.citt.), av. 1869, C. Cattaneo; 1861, «Il Pungolo»; DINAMOMETRO

(passim in Ar.XXI,253,11-12/9/86,corr.Milano), 1820, Bonavilla

Diz. etim.; •ELICE:

«due fregate ad elice» (Ar.II,196,19/7/67,3,3,est.-^Epoca), 1875, Lessona;

elica, 1883, Verga; •ESTINTORI:

«con due estintori» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,1,cr.citt.), 1892, Gar.;

ETTOLITRO (Ar.II,100,10/4/67,1,2,leg.fin.), 1823, Stampa milan. / 1830, Vanzon; ectolitro, 1800, F. Gentz; FERROVIA:

«costruzione della ferrovia [...] direttore della strada ferrata» (Ar.II,

i96,i9/7/67,2,4,n.varie, ecc.), 1852, Bollettino delle strade ferrate-, •FONDAZIONI:

«i lavori subacquei e le immense fondazioni che si eseguiscono col

mezzo dei pali» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,i,n.varie), av. 1936, L.Pirandello; GHISA:

«Si fissa [...], bene orizzontalmente, una lastra di ghisa» (Ar.XXI,253,11 -

12/9/86,2,i,n.varie), av. 1829; 1819, G.Pecchio; •INCEPPATO:

naggio

«il nostro Esercito [...] corre veloce come folgore perchè il suo ingranon è inceppato

da remore»

(Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,4^0^.

P.Maur.), 1918, Panz. Diz.; 189

^INFLESSIONI: «non si verificarono che inflessioni [dei ponti] affatto trascurabili» (Ad.XXI,302,3/n/86,2,4,cr.citt.), 1957, Diz. ene. [term. tecn. mec.]; INGRANAGGIO [trasl.]: «perchè il suo ingranaggio non è inceppato da remore» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,4,corr.P.Maur.), 1826, Stampa milan. /1890, Serao; ISTITUTO TECNICO (Ar.II,268,29/9/67,1,3,N.varie, ecc.), 1881, Boccardo, GDLI; LINEA 'linea ferroviaria': «linea interrotta per le nevi» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,3, i,tit.-n.varie, ecc.), 1840, Stampa milan. / av. 1869, C.Cattaneo; 1869, T B ; 'linea telegrafica': «preferire la linea Brindisi-Alessandria» (Ad.II,265,29/9/67, 2,2,n.varie), 1821, Stampa milan. /1869, T B ; LITOGRAFICHE: «riproduzioni

litografiche» (Ar.II, 196,19/7/67,2,3,corr.Parigi),

1833, Vanzon; LUCE ELETTRICA (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,cr.citt., ecc.), 1840, Stampa milan. / 1869, T B ; MACCHINISTA (Ad.XXI,302,3/11/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1833, Stampa milan. / 1891, Petrocchi; MECCANICI m.pl. (Ar.II,1,1/1/67,1,4,corr.Firenze-sig.), 1821, Stampa milan. /1909, A.Panzini; MONGOLFIERA (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,cr.citt.), 1812, Stampa milan. / 1834, Tram.; PIATTAFORMA 'parte anteriore e posteriore delle vetture tranviarie' (Ad.XXI,355, 27/12/86,2,5,cr.citt., ecc.), 1826, Stampa milan. /1893, Rigutini-Fanf.; PIROSCAFO (Ar.II,36,23/2/67,2,1,est., ecc.), 1840, Stampa milan.; *PLASTICA: «riproduzioni in plastica delle diverse specie di frutti» (Ad.XXI, 102, 13/4/86,2,i,n.varie), (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,1,2,n.varie), 1963, Migl.; *POLVERIZZATORE: «polverizzatore pel latte di calce» (3 volte in Ar.XXI,103,1314/4/86,2,5,cr.citt.), 1930, Enc. it.; PORFIRIZZATO: «ferro porfirizzato» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,2,n.varie), 182940, Tramater, GDLI; RAFFINERIE: «raffinerie di zuccheri» (Ad.II,80,22/3/67,1,4,corr.Milano), 1837, Ann. piem.; *RIPARTO: «Il riparto macchine» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,3,serv.tel.),

1931,

Panz. Diz.; ROTABILE: «Investito da un rotabile, [tit. ...] da una carrozza» (Ar.XXI,279,7-8/ 10/86,3,i,tit.-cr.citt.), 1886, Rig. Neol.; ^SISTEMA METRICO (Ad.I,2i,5/n/66,5,i,corr.Vienna),

1869, T B ; «metrico si-

stema», 1820, di Breme; SOTTOMARINA: «Compagnia della ferrovia continentale sottomarina» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,2,est.), 1827, Stampa milan. STATICHE: «prove statiche e dinamiche dei ponti» (Ad.XXI,302,3/11/86,2,4, cr.citt.), 1873, T B ; STATISTICHE 'statiche', come c'è nell'articolo corrispondente de «L'Adige»: «prove statistiche e dinamiche dei ponti in muratura» (Ar.XXI,305,3-4/11/ 86,3,1,cr.citt.), per statico (1873, T B ) con una parola già conosciuta, statistico (1630 circa); 190

«i lavori subacquei» ( Α ι . Λ λ ) . ι 9/86,2,1,n.varie), 1873. T B ; (Ar.II,268,29/9/67,3,2,corr.Firenze ucc.), 1877, Fanf.-Arlìa; TELEGRAFIA (Ar.XXI,305,3-4/1 i/86,2,3,n.varie-*SentinellaBresciana), 1805, D'Alb.; TELEGRAFO (Ar.I,4,i5/io/66,3,2,cr.citt., ecc.), 1805, D'Alb.; TELEGRAMMA (Ad.I,I,15/10/66,2,2,avvisi, ecc.), 1857, Parenti; ma anche dispaccio, dispaccio elettrico e dispaccio telegrafico (Ar.I,4,i5/io/66,3,3,cr.citt., ecc.); TRENI (Ar.XXI,103,13-14/4/86,i,i,serv.tel.), 1826, G. de Welz; VAPORE: «arrivò [...] sul vapore la Lombardia» (Ad.1,1,15/10/66,7,i,n.varie, ecc.), 1859, Bocc.; «il vapore rimedia al difetto in Venezia di acque correnti» (Ad.II, 80,22/3/67,1,4,corr.Milano), 1805, D'Alb.; VASCELLO: «Tenente di vascello» (Ar.XXII,75,i6-i7/3/87,2,3,n.varie), 1813, Stratico. SUBACQUEI:

^TELEGRAFARE

9.2.5. Sottocodice militare 'concentramenti': «i suoi dispendiosi accentramenti di truppe» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,3,a.pol.), 1855, Ugol.; A L P I N I : «Gli Alpini ad Arezzo» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,2,tit.-n.varie, e c . ) , 1881, L'Ili. Ital.; ACCENTRAMENTI

ARRUOLAMENTI

(Ar.XXI,253,11-12/9/86,1,4,n.varie), 1802, Stampa milan. /1826,

Notificaz-, cit. in T B ; «Il bombardamento della capitale Messico sarebbe s'in [sic] d'allora incominciato» (Ad.II, 154,8/6/67,3,4,n.varie), 1825, Stampa milan. / 1839, Cherubini; CANNONIERA: «cannoniera Cariddi» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,5,n.varie, ecc.), 1801, V. Cuoco; CONGEDO: «congedo illimitato» (Ar.1,4,15/10/66,3,1,n.varie), 1801, Cuoco; *CORAZZATA 'nave' (Ar.II,100,10/4/67,3,i,est.-:Triester Zeitung, ecc.), 1875, Lessona; CORTE MARZIALE (Ar.II,196,19/7/67,3,4,est.), 1804, Stampa milan, /av. i83i,P.Colletta; DINAMITE: «il mezzo di lanciare [...] proiettili di dinamite» (Ar.XXI,220,9-10/8/ 86,2,2,est., ecc.), 1873,1.Frigerio; GRAN TENUTA: «sfilavano i soldati in gran tenuta» (Ar.II,157,8/6/67,2,1,corr.Parigi), 1814, Stampa milan, / 'divisa', 1855, Ugol.; IRREGOLARI: «A queste perdite si aggiungano gli irregolari dispersi e disertati» (Ad.XXII,52,21/2/87,1,2,est.), !9 2 o, C. Pescarella; M I L L E : «una medaglia commemorativa come quella dei Mille» ( A r . X X I I , 5 2 , 2 1 22/2/87,i,i,serv.tel.), 1874, G.Garibaldi; BOMBARDAMENTO:

MITRAGLIERE f.pl. ( A r . X X I I , 5 2 , 2 1 - 2 2 / 2 / 8 7 , 2 , 4 , n . v a r i e . - * P o p o l o R o m a n o ) ,

1876,

A . Rubino; ORGANAMENTO:

«le basi dell'organamento militare» (Ar.II,81,22/3/67,3,1,est.-: 191

Gazz.Naz.), sostituito da organismo (1877, Fanfani-Arlìa) che si affermerà non senza contestazioni puristiche (cfr. DELI); PALLETTONI 'pallottole di fucile di grande calibro': «fu freddato da un doppietto di pallettoni che lo colpì al ventre» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,3,est.), 1886, G. Giacosa; PIRO-FREGATA 'fregata a vapore': «pirofregata [...] la detta fregata» (Ar.1,4,15/10/ 66.3.1,n.varie), 1865-66, G.Parrilli, GDLI; * PUNTAMENTO 'operazioni per disporre una bocca di fuoco': «Gli angoli di elevazione e di inclinazione per il puntamento in altezza, si ottengono facilmente per mezzo di congegni ad aria compressa» [in rif. ad un cannone] (Ar.XXI, 220,9-10/8/86,2,2,est.-:Telegrafe), av. 1938, G. D'Annunzio, GDLI; •QUADRILATERO 'territorio compreso tra le quattro piazzeforti di Peschiera, Verona, Mantova e Legnago': «il nostro nemico, padrone del formidabile quadrilatero» (Ad.II, 131,14/5/67,1,2,a.fondo), «La pace coll'Italia e l'abbandono del quadrilatero» (Ar.1,4,15/10/66,2,3,a.pol.), 1875, Lessona; REDUCI: «il vice-presidente dei reduci di Roma» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,1,4, n.varie, ecc.), 1810, V. Monti; •RENITENTI: «tra' quali dieci tra renitenti e disertori» (2 volte in Ad.1,75,1/1/67,3, ι,η.ροΐ.), 1872, T B ; •REVOLVERATA: «cinque colpi di revolver [...] rispose con una revolverata» (Ar.XXI, 103,13-4/4/86,2,3,est.-Temps, ecc.), 1891, Petr.; •RIMPATRIO: «il rimpatrio del corpo di spedizione» (Ad.II,131,14/5/67,3,3,n.varie-*Moniteur), 1877, Fanf.-Arlìa; SGHERRI: «in barba agli sgherri della polizia austriaca» (Ar.II,81,22/3/67,3,2,est.-: Tempo), 1875, Rigut.-Fanf.; in riferimento a fatti d'Austria; •SPIANARE IL FUCILE: «spianava il fucile e sparava sul popolo» (Ad.1,1,15/10/66,4, 2,cr.citt.), 1873, T B ; • T E N E N T E DI VASCELLO ( A r . X X I I , 7 5 , 1 6 - 1 7 / 3 / 8 7 , 2 , 3 , n . v a r i e ) , 1 9 3 7 , D i z . M a r . ;

TESTINO: «nel caricare la canna deve aver picchiato un po' troppo forte sul terreno col calcio del fucile per far sortire la polvere dal così detto 'testino'» (Ar.XXI, 3°5'3>3ICR-PROV·);

TORPEDINIERE: «Le torpediniere d'alto mare N.56 e 57» (Ar.XXI,279,7-8/10/86, 1,4,n.varie, ecc.), 1883, Dabovich; •UNIFORME: «i cui membri erano intervenuti in grande uniforme» (Ad.1,62,18/12/ 66.4.2,n.pol.), «Si tratta di cambiare l'uniforme dei Zuavi» (Ad.1,75,1/1/67,3, ι,η.ροΐ.), 1879, T B ; •ZUAVI: «ex zuavi pontifici» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,3,a.rel., ecc.), 1891, Petr.

9.2.6. Sottocodice scientifico AEROLITO: «che gli cadde addosso come un aerolito» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2, i,est.-:Figaro), 1865, T B ; ATMOSFERA: «L'atmosfera non è stata mai così gravida di elettricità» (Ar.XXI,279, 7-8/10/86,2,3,a.pol.), 1806, Stampa milan. 11839, G. Giusti; 192

CICLONE: «un gran ciclone in Spagna» ( A r . X X I , 133,14-15/5/86,i,i,serv.tel.), «Un ciclone arrecò danni» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,i,i,serv.tel.),

1873, E . R i b i -

ghini-F.Ascoli; CRITTOGAMA 'nome generico delle tallofite p a t o g e n e per le piante coltivate': «la crittogama distrugge i vigneti (e perdura da oltre 7 anni)» (Ar.II,100,10/4/67, ι , 2 - 3 , a . f i n a n z . - A . M a s i n o ) , «pagare la sua tassa col soprassello delle atrofie delle crittogame, delle tempeste e della mancanza di capitali» (ibid., 1,4); crittogame, av. 1861, N i e v o ; FULMINATO: «fulminato d'argento» (Ar.II,133,14/5/67,3,1^.varie), 1844, Stampa milan. 11853,

Carena;

MORFINA: «dopo averle addormentate colla morfina» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2, 3,a.cult.), i 8 2 i , B o n a v . ; NICOTINA (Ad.XXI,102,13/4/86,3,i,n.varie), 1875, Lessona; PERONOSPORA (Ad.XXI,132,14/5/86,3,3,tit.), Peronospera Peronospora:

«conferenze sulla Peronospora»

V. (ibid., m a corpo art.);

(Ar.XXI,133,14-15/5/86,3,3,

cr.citt., ecc.), 1875, Lessona; PREADAMITICO 'proprio di età antichissime' (Ar.II,222,14/8/67,2,4,cr.citt.), 1 8 6 1 79, T B , GDLI; v o c e in uso n e l l ' O t t o c e n t o nella lingua dei paleontologi (cfr. T B , Rigutini-Fanfani, Petrocchi).

9.2.7. Sottocodice medico *A PICCOLE DOSI [trasl.]: «Il g o v e r n o dai quattro predoni

ha adottato contro R a s

A l u l a la cura . . . omeopatica. Contro, cioè, un esercito di 40 o 50 mila uomini [...] e c c o l'elenco dei rinforzi spediti a piccole dosi» (Ad.XXII,52,21/2/87,1,2, est.), av. 1916, G o z z a n o , GDLI; ANEMIA: «morire di anemia» (Ar.II,222,14/8/67,1,4,a.fondo), 1818, Bonav.; ANEURISMA: «cadde m o r t o sul p a v i m e n t o vittima di un aneurisma» ( A d . X X I I , 5 2 , 2i/2/87,3,3,n.varie); BRONCHITE: «La bronchite è guarita» (Ad.XXII,74,16/3/87,3,3,serv.tel.), Tram, in concorrenza con

1829,

bronchitide;

C(H)OLEROSI: «ai superstiti cholerosi» (Ad.II,193,19/7/67,1,4,cr.prov.), «quanti poveri colerosi» (Ad.II,219,14/8/67,2,1,cr.prov.); colerosi, anche

1835, G . N a m i a s ;

c(h)olera\

COMMOZIONE CEREBRALE: «era stata colpita sì fortemente alla testa da causarlesi una c o m m o z i o n e cerebrale» (Ad.XXI,276,7/10/86,2,5,cr.prov.), prima del 1917, Cicognani, GDLI; commozione

di cervello,

1846, Rajberti, GDLI;

CONVULSIONI [trasl.]: «una via che rassicuri l ' E u r o p a da convulsioni future» ( Ar.I, 4,15/10/66,3,4, corr. Firenze) ; COSTOLA: «costola [...] costa» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,5,cr.citt.); GASTRO-ENTERITE: «malato di gastro-enterite con tendenze acute» ( A d . X X I I , 7 4 , 16/3/87,3,3,serv.tel.), 1829, Marchi; OMEOPATICA [trasl.]: «Il g o v e r n o dai quattro predoni ha adottato contro R a s A l u l a la cura . . . omeopatica. Contro, cioè, un esercito di 40 o 50 mila uomini [...] 193

ecco l'elenco dei rinforzi spediti a piccole dosi» (Ad.XXII,52,21/2/87,1,2,est.), 1855, Gher. Suppl.; ORTOPEDICI: «istrumenti

ortopedici»

(Ar.II,i57,8/6/67,2,2,corr.Parigi),

1840,

Stampa milan.; PELLAGRA (Ad.XXI, 132,14/5/86,3,4,serv.tel., Ad.XXI,355,8/1/87,3,1,tit.); PERIOSTIO:

«anche il periostio era rotto» (Ad.XXI,132,14/5/86,3,i,cr.citt.);

RACHITICI:

«Ospizio-rachitici» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,4,n.varie), «Ospizio ra-

chitici» (Ad.XXII,74,i6/3/87,2,4,cr.citt), 1872, T B ; TOSSE CANINA ( A r . X X I , 3 0 5 , 3 - 4 / n / 8 6 , 2 , 2 , e s t . ) , 1 8 7 9 , T B ; ^VIVISEZIONARE:

«è stato sezionato, meglio, vivisezionato, secondo le schede favo-

revoli avute, nel modo seguente» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,5,a.pol.), 1955, Junker.

9.2.8. Sottocodice teatrale A N D A R E ALL'OPERA BISSARE:

(Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,i,est.-*Figaro), 1846, Azzocchi;

«il non sentir bissato nessun pezzo» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,2,3,teatro), «Il

finale del terzo atto venne anche bissato» (Ad.XXI,102,13/4/86,3,1,teatro), 1877, Fanf.-Arlìa; BIS: «volle il bis» (Ad.XXII,52,21/2/87,3,2,teatro,

ecc·

[sempre sottolineato]),

1835, V. Bellini; CONCERTI (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,i,est.-*Figaro), 1808, F.Pananti; DRAMMATICHE: «[racconto ...] palpitante di drammatiche situazioni» (Ar.XXI, 253,11-12/9/86,2,4,avviso), av. 1872, G.Mazzini; DRAMMONE:

«Il drammone intitolato: I delitti della foresta» (Ar.XXI, 174,21-22/

6/86,3,2,teatro); FIASCO:

«un vero fiasco -se mi concedete l'espressione- un fiasco fecondo di con-

seguenze disastrose» (Ar.II,ioo,io/4/67,2,2,corr.Parigi-sig.), «Quanti fiaschi risparmierebbero i Direttori di teatri» (Ar.II,i57,8/6/67,2,2,corr.Parigi-Pietro Preda); far fiasco, 1808, F.Pananti, L N X X X (1969): 73; INTERMEDJ:

«suonerà negli intermedj alcuni pezzi concertati» (Ad.1,21,5/11/66,

5,i,cr.citt.); la forma intermedio, rispetto a quella più comune intermezzo, è ricercata: cfr. TB, Rigutini-Fanfani, Petrocchi, Gherardini Suppl.: «è la voce usata da' migliori»; in Stampa milan, le due attestazioni sono nell'allotropo intermezzo; LOGGIONISTI

'spettatori che usano assistere allo spettacolo teatrale dal loggione':

«i loggionisti non spengano i beccucci del gaz che a loro danno fastidio» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,4,teatro); *MARIONETTISTICA:

«La Compagnia Marionettistica» (Ad.1,75,1/1/67,6,2,teatro;

ecc.), 1905, Panz.: «Brutto vocabolo», MUSICANTI:

GDLI;

«firmato da tutti i musicanti» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,4,cr.prov.),

1810, Foscolo; PALCOSCENICO

(Ad.XXII,52,21/2/87,3,1,teatro), palco scenico

15/5/86,3,2,teatro), 1813, Stampa milan.; 194

(Ar.XXI,133,14-

SCRITTURATI: «artisti scritturati» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,i,i,serv.tel.), 1805, D ' A l b . ; SERATANTE: «La seratante signora Teriane cantò magnificamente» (Ar.XXII,52, 21-22/2/87,3,2,teatro); SPETTACOLO BALLO (Ar.XXII,75,16-17/3/87,3,1,teatro); TEATRONE: «Un teatrone iersera al Filarmonico,

moltissime signore in eleganti

vestiti» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,teatro).

9.2.9. Sottocodice sportivo-ricreazionale * ATTREZZI: «una esposizione internazionale di attrezzi ginnastici di Scherma, di tiro a Segno e velocipedismo» (Ar.XXII,52,21 -22/2/87,3,2-3,cr.citt.), 1919, Panzini; CIRCO EQUESTRE (Ad.1,75,1/1/67,6,2,teatro), 1865, T B ; CORRIDORE 'velocipedista' (passim in Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2,cr.citt.),

1812,

Stampa milan. /1935, Panz. Diz\ CORSE 'gare ippiche': «È l'epoca delle corse e delle esposizioni. A Longchamps e ad Anteuil si corre tutti i giorni in attesa del Gran Prix de Paris» (Ad.XXI, 132,14/5/86,1,2,corr.Parigi); cfr. tiirf nei forestierismi; •GINNASTICA agg. 'che si propone di promuovere attività ginniche e sportive (una società)': «per cura della Società Ginnastica Milanese» (Ar.XXII,52,21-22/2/ 87,3,2,cr.citt.), av. 1907, Carducci, GDLI; MACCA 'gioco d'azzardo a carte' (2 volte in Ad.XXI,8,8/1/87,1,4,est.-*Temps), 1869, T B ; QUADERNA 'vincita nella tombola' (Ar.II,81,22/3/67,3,2,cr.citt.), 1810-25, G. B. Zannoni; •SELLA: «salire in sella» [del velocipede] (2 volte in Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2, cr.citt.), I960, Diz, ene.·, *SORPASSARSI: «Lottavano disperatamente cercando di sorpassarsi [i velocipedi]» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2,cr.citt.), 1942, Panz. Diz·', TIRO A SEGNO: «attrezzi di Scherma, di tiro a Segno e velocipedismo» (Ar.XXII, 52,21-22/2/87,3,2-3,cr.citt.),

tiro

a segno

(Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,5,corr.

Roma), 1862, A . Angelucci; VELOCE 'bicicletta': «Furono visti in gruppo, curvi sui loro veloci» (Ar.XXI,220,910/8/86,3,2,cr.citt.); VELOCIPEDE: «è giunto a Verona, proveniente da Milano in velocipede» (Ad.XXI, 202,24/7/86,2,1,cr.citt.); VELOCIPEDISMO: «di Scherma, di tiro a Segno e velocipedismo» (Ar.XXII,52,2122/2/87,3,2-3,cr.citt.); •VELOCIPEDISTA (passim in Ad.XXI,276,7/10/86,2,4,cr.citt.), 1891, Petr.; VELOCIPEDISTICO: «Circolo - » «corse -», ecc. (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,5,^varie), 1884, «Unione Velocipedistica Italiana»; cfr. L N X V (1954) 20-26, LN X L I I I (1982) 78-80; •VOLATA: «curvi sui loro veloci, spiccare l'ultima volata» (Ar.XXI,220,9-10/8/86, 3,2,cr.citt.), 1905, Panz. Diz. 195

9-2.10. Sottocodice giornalistico APPENDICE 'parte di un quotidiano' (Ar.1,66,18/12/66,1,1,red., ecc.), av. 1861, Nievo; ARTICOLO DI FONDO (Ar.XXI, 174,21-22/6/86,2,i,n.varie), 1881, C. Collodi; CORRISPONDENTE: «il vostro corrispondente» (Ad.1,1,15/10/66,3,2,corr.Vienna, ecc.), 1818, Stampa milan. 11865, T B ; CORRISPONDENZA: «corrispondenza da Berlino» (Ar.I,24,5/n/66,2,2,a.pol., ecc.), 1825, Stampa milan. /1881, C. Collodi; CRONACA: « È con dolore che oggi consegniamo alla cronaca questo fatto» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,i,a.red.), «Piccola cronaca della Lega» (Ar.XXII, 75,16-17/3/87,2,4,tit.-n.varie), 1815, Stampa milan.li865,

TB;

FORMATO: «del formato della Gazzetta di Milano» (Ar.1,66,18/12/66,1,1,red.), «formato piccolo» ibid., 1819, G.Berchet; GIORNALE QUOTIDIANO (Ad.II,55,25/2/67,3,3,n.varie), 1814, Stampa milan. /1819, Conciliatore; GIORNALE (passim in Ar.II,ioo,io/4/67,3,4,serv.tel.), 1800, Stampa milan. /1869, TB; INSERZIONI (Ad.1,1,15/10/66,2,2,avvisi, ecc.), 1827, Stampa milan. /1862, Gazz. di Napoli; LINEA: «spazio di linea» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,tit., ecc.), 1827, Stampa milan. /1840, G. Cherubini; NUMERO: «Un Numero separato» (Ad.1,1,15/10/66,1,tit., ecc.), 1809, Stampa milan. /1810, U.Foscolo; RUBRICA: «la rubrica delle cose locali» (Ad.1,1,15/10/66,2,2,avvisi, ecc.), 1851, Diz. pol. pop. ; •SERVIZIO: «(servizio speciale dell'ADiGE)»

(Ad.XXI,302,3/n/86,3,2,serv.tel;

ecc.); «nostro servizio particolare», 1939, «Il gazzettino»; •STAMPA'pubblicazione giornalistica' (Ad.1,75,1/1/67,2, i,a.fondo, ecc.), 1873, T B ; 'giornalisti e pubblicisti': «narra delle accoglienze straordinarie che dai colleghi moscoviti ebbe la stampa francese» (Ad.XXII,52,2i/2/87,2,2,corr.Parigi), 1891, Petr.; •STRALCIARE: «Quanto segue, che stralciamo dalla relazione» (Ar.XXII,75,1617/3/87,2,2,n.varie), 1922, Zing.; •STRILLONI (Ad.XXI,i32,i4/5/86,3,2,cr.citt.), 1891, Petr.; SUPPLEMENTO: «Supplemento

settimanale di otto pagine» (Ad.1,1,15/10/66,2,2,

avvisi, ecc.), 1851, Diz• pol. pop.

9.3. F o r e s t i e r i s m i Riunisco qui voci di nuova assunzione nell'italiano dell'epoca, ma anche altre che, pur introdotte da tempo, ancora nell'Ottocento non erano accettate dai puristi per il fatto di essere straniere. I gruppi più rappresentati sono francesismi e 196

anglismi (i primi molto più dei secondi), più modesto ma sensibile è l'apporto dei germanismi, mentre l'incidenza delle altre lingue (europee e non) è irrilevante. Tranne rari casi, i forestierismi non adattati sono segnalati dal giornalista (con la sottolineatura, il corsivo, ecc.) per dimostrare la loro alterità rispetto alla struttura dell'italiano, non tanto per connotarli negativamente, quanto per valorizzarli poiché sono forestierismi. Ciò vale soprattutto per i casuals o xénismes, cioè per parole straniere citate occasionalmente per mimetismo linguistico5. Nei casi in cui la grafia dei prestiti non adattati fosse errata non l'ho corretta, così da testimoniare come nella realtà i forestierismi entrassero nelle pagine dei giornali (cfr. il paragrafo sulla grafia di nomi stranieri).

9.3.1. Francesismi I francesismi che ho raccolto sono numerosissimi6. Alcuni entrano nei giornali con le corrispondenze particolari da Parigi o attraverso traduzioni di articoli dalla Francia o di discorsi di personalità francesi, ma per la maggior parte sono lessemi che fanno già parte del patrimonio linguistico italiano; penetrati in massa nell'italiano settecentesco, seppur in misura minore continuano nell'Ottocento ad avere grande fortuna. Il numero notevolissimo dei francesismi oltre che testimoniare il perdurante ingresso del francese in italiano e, visto al negativo, la predisposizione strutturale dei giornali ad accoglierlo, dimostra anche il prestigio che la lingua francese nell'Ottocento continua ad avere, per cui i giornalisti italiani per elevare il tono dei loro articoli scelgono in molti casi di impiegare francesismi (e non solo lessicali) che risultano nobili e raffinati 7 ; ciò vale soprattutto per temi un po' frivoli che lasciano la libertà di scrivere «vestiva un abito bleù marin», «nella fresca penombra del boudoir» e «la contessa menava una vita alla demi monde». Le sfere della moda, dell'arredamento e del teatro sono rappresentate infatti soprattutto da lessemi non adattati (e sottolineati) che mantengono il prorio fascino esotico, mentre i francesismi degli àmbiti politico e giuridico-burocratico, che sono i più numerosi, sono per lo più adattati.

9.3.I.I. Adattati

(Ad.II,265,29/9/67,1,1,avvisi), 1801, Stampa milan. / 1 8 1 1 , «Bollettino delle leggi...»; A B B ( U ) O N A M E N T O : «abb(u)onamento», «-straordinario», «-postale», ecc. (Ad.I,i,15/10/66,1,tit., ecc.), 1800, Stampa milan. / 1 8 1 2 , Bernardoni; ABBONATI

5

C f r . SCOTTI MORGANA 1 9 8 1 : 3 9 - 4 1 .

6

S o n o interessanti le osservazioni al riguardo in SERIANNI 1989: 2 2 - 5 e in ZOLLI 1 9 9 1 2 : 42-59.

7

Questo è evidente soprattutto nelle corrispondenze da Firenze de « L ' A r e n a » .

197

ABB(U)ONARSI (Ar.II,i,i/i/67,i,i,red.), 1812, Bernardoni; ABILITAZIONE: «per l'abilitazione all'insegnamento del disegno» (Ar.XXI.133, I4-I5/5/86,3,2,cr.citt.), 1815, Stampa milan. /1865, TB; ALLUMARE: «possa veramente essere allumato di nuovo quello zolfanello» (Ad.II,219,14/8/67, ι ,3,est.); *APPUNTATO: «appuntato di P.S.» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,3,3,cr.citt.), 1877, Fanf.-Arlìa; * BALLOTTAGGIO (Ar.II, ι, 1/1/67,3,2,a.pol., ecc.), 1877, Fanf.-Arlìa; anteriormente sono attestati -zione, av. 1527, Ν. Machiavelli; -mento, 1865, TB; *BANALE: «fraseologia banale e comune» (Ar.II,36,23/2/67,1,2,n.varie-: Avenir National), 1877, Fanf.-Arlìa; BIGOTTERIA: «Una eccessiva bigotteria fu la conseguenza della malattia» (Ad.XXI,169,21/6/86,2,2,n.varie), 1881, Arlìa, GDLI; BLINDATA: «di due fregate ad elice e di una blindata» (Ar.II,196,19/7/67,3,3,est.-* Epoca), 1813, Stratico; BLOCCO, in blocco: «respingerla in blocco» (Ar.II,157,8/6/67,1,4,corr.Firenze), 1855, Ugol.; *BRIGANTAGGIO (Ad.II,131,14/5/67,i,i,a.fondo, ecc.), 1879, TB; CADERE INNAMORATO: «Egli era caduto innamorato cotto della stella» (Ad.XXI,8, 8/1/87,1,5,est.-*Temps); CARTA MONETA (Ar.II,157,8/6/67,1,2,A.fondo, Ad.1,62,18/12/66,2,i,a.fondo), 1834, C. Botta; carta monetata (Ad.II,131,14/5/67,2,2,corr.Firenze), 1801, V. Cuoco; CARTUCCIA (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,1,n.varie, ecc.), 1824, Baller.; CLERICALE, agg. e s.m. 'chi è favorevole all'intervento del potere ecclesiastico nella politica' (Ad.II,55,25/2/67,2,4,n.varie, ecc.), av. 1861, Cavour (probabilmente dal fr.); subito produttivo con anti- (cfr. supra al paragrafo della formazione delle parole); COCARDA (sic!) (Ar.II,196,19/7/67,1,2,a.fondo), 1847, Diz.milit., GDLI; nella forma con la doppia -c- av.1713, B. Dotti: Zolli Infl 36, ma Ugolini (1855) scrive: «sa di francesismo»; CONTINENTALE: «ferrovia continentale» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,2,est.), 1801, Stampa milan. I 1806, «Bollettino delle leggi ...»; dall'inglese giunto attraverso il francese; *CONTROVALORE (Ad.II,154,8/6/67,2,3,corr.Firenze), J925> Zing.; COPERTA 'coperto, apparecchiatura': «un pranzo di 24 coperte» (Ad.II,154,8/6/67, i,5,a.pol.-:Triester Zeit.), cfr. GDLI S. v. coperta n. 8; il lessema è condannato in entrambe le terminazioni da vari lessici perché francesismo (cfr. SERIANNI 1981: 34, GDLI S. V. coperto n.5); CORTE D'APPELLO (Ar.I,4,I5/io/66,3,4,corr.Firenze-sig.), 1808, ZOLLI 1991 2 : 51; DIMISSIONARIO: «Il conte Cheste [...] è dimissionario» (Ad.II,55,25/2/67,i,i,serv. tel.), «Il ministro del commercio, S., è dimissionario» (Ar.XXI,305,3-4/11/86, i,i,serv.tel.), 1812, Bernardoni; DIVANI (2 volte in Ar.II,157,8/6/67,2,2,corr.Parigi),1835, Stampa milan. / av. 1850 G. Giusti; 198

DOMINO:

«tre stupendi domino di seta color di rosa» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,

5,cr.citt.), 1835, Stampa milan. /1840, Cherubini; * D O N O DELL'UBIQUITÀ:

«Non essendo dotato del dono dell 'ubiquità» (Ar.11,157,

8/6/67,2,i,corr.Parigi), 1891, Petr.; «esposizione -», «misure -», «operazione -», ecc. (Ar.1,4,15/10/66,

FINANZIARIA

3,4,corr.Firenze, ecc.), av. 1803, G. Β. Casti; «imposta - » , «possidenza - » , «proprietà - » , ecc. (Ar.II,100,10/4/67,1,

FONDIARIA:

2,leg.fin., ecc.), 1819, A . Ressi; FOTOGRAFARE:

«Il getto fotografato [tit.] [...] fotografato» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,

cr.citt.), 1863, C.Cattaneo; FOTOGRAFIE

(Ad.I,I,15/10/66,4,2,corr.Vienna, ecc.), av. 1861,

GABINETTO

(Ar.I,4,i5/io/66,3,4,corr.Firenze, ecc.), 1801, Stampa milan. / 'mini-

G.

Rajberti;

stero', 1881, Rez. GALVANIZZARE 'stimolare, eccitare': «galvanizzare la speculazione» (Ar.11,268,29/ 9/67,3,4,n.varie), 1834, N.Tommaseo; GERENTE:

«fu arrestato il gerente la Birraria signor N.» (Ar.XXI,279,7-8/io/86,i,

2,n.varie), 1839, Panless. it.·, GERMANIZZAZIONE:

«germanizzazione delle popolazioni» (Ad.II,80,22/3/67,3,2,

est.); germanizzare, GIORNALISMO:

1864, «La Perseveranza»,

GDLI;

«spetta al giornalismo interpretare il sentimento» (Ar.1,4,15/10/66,

3,3,n.varie-sig.), 1835, Stampa milan. / i860, «Il Pungiglione»,

MASINI

1977:

137; IMBARCADERO

(Ad.XXI,202,24/7/86,2,1,cr.citt.), 1858, Bocc.;

IMMOBILIARE:

«possidenza immobiliare» (Ar.II,100,10/4/67,1,2,leg.fin.), av. 1835,

G. D. Romagnosi; IMPOPOLARITÀ (Ar.II,268,29/9/67,3,i,corr.Firenze), av. 1861, C. Cavour; INDUSTRIALE

s.m.: «uno dei deputati lombardi, industriale ragguardevole»

(Ad.II,80,22/3/67,1,4,corr.Milano, ecc.), 1869, T B ; INDUSTRIALE INIZIATIVA:

agg. (Ar.II,268,29/9/67,1,3,n.varie, ecc.), av. 1835, G . D . Romagnosi;

«promossa per iniziativa del Municipio» (Ar.XXI, 174,21-22/6/86,1,4,

n.varie), 1814, U.Foscolo; «l'inqualificabile prigionia del primo soldato» (Ar.II,268,29/9/

•INQUALIFICABILE:

67,1,4,n.varie), 1869, T B ; INSURREZIONALI:

«ai comuni cambiarsi in riunioni insurrezionali» (Ar.II,100,10/

4/67,2,3,rel.Sen.franc.), 1802, Cormon-Manni; INTERIORE:

«questione interna [...] quistione interiore» (Ar.II,100,10/4/67,2,4,

rel.Sen.franc.); INTERPRETAZIONE

'rappresentazione sulla scena' (Ad.XXII,74,16/3/87,3,1,teatro-

sig.); interpretare in qs. senso, 1869, T B ; IPNOTICA:

«suggestione ipnotica» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,1,4,n.varie), 1820, Bo-

navilla Diz. etim. ; LASCIAPASSARE:

«Le Dogane del Regno sono abilitate a dare lasciapassare e bol-

lette di cauzione pei prodotti nazionali del suolo» (Ad.1,1,15/10/66,5,2,n.varie), 1825, F. Pananti; cfr.

ZOLLI

1991 2 : 51; 199

LAVORI FORZATI: «è stata condannata ai lavori forzati» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2, 3,est.), 1810, Codice dei delitti e delle pene; cfr. ZOLLI 19912: 51; MATERIALISTICA: «corrente materialistica» (Ar.II,ioo,io/4/67,2,4,rel.Sen.franc.), 1829, Marchi; dall'ingl materialism (1674) attraverso il francese matérialisme (1702); MODULE: «module dei telegrammi» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,1,4,n.varie), 1802, leggi nap., ZOLLI 19912: 51; *NORMALIZZARE: «lasciando dopo la vittoria di normalizzare le condizioni della nuova vita nazionale» (Ad.II,55,25/2/67,1,1 ,a.fondo), 1923, citato in Panz. Diz• ; OPPORTUNISTI: «Gli opportunisti ne colgono il pretesto per ispinger il governo a occupare quell'arcipelago» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,2,corr.Parigi), 1851, Diz. pol. pop. ; PARLAMENTARISMO: «ciò provava la decadenza del parlamentarismo» (Ar.XXI, 343,11-12/12/86,2,5,serv.tel.), 1859, «Il Pungolo»; PELOTTONE: «rileverà la guardia il primo pelottone della i.ma Compagnia» (Ad.II,2I9,I4/8/67,3,5,cr.citt.), 1680, ma in uso solo nell'Ottocento; PICHETO (sic!): «un picheto di soldati»

(Ar.XXII,75,16-17/3/87,3,2,corr.Pa-

strengo); PIEDE, sul piede: «concludere colla Prussia trattati sul piede di quelli della Baviera e del Wiirtemberg» (Ad.II,131,14/5/67,1,3,a.fondo); «la gestione avviata sul piede dell'esercizio provvisorio» (Ad.II,I3I,I4/5/67,2,2,corr.Firenze); POMO DI TERRA (Ad.XXI,132,14/5/86,1,1,corr.Parigi); PORTAMONETE (Ad.II,98,IO/4/67,3,4,cr.citt., Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,5,cr.citt.), 1858, Cantù Voc.; PREAVVISO: «all'autorità amm. locale il preavviso di almeno un anno» (Ar.XXI, 279,7-8/10/86,3,1-2,corr.Legn.), 1848, Ugol.; PROTEZIONISTA: «un oratore protezionista»

(Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,4,est.),

1849, Diz. pol.\ RAGÙ: «A tutti fu servita minestra e ragù con patate e polenta» (Ad.XXI,355,27/ 12/86,2,4,cr.citt., ecc.), 1818, G.Puoti; REAZIONARIO: «partito reazionario» (Ar.II, 133,14/5/67,1,2,a.fondo), 1855, Ugol.; RECRUDESCENZA 'ricaduta della malattia 1 (Ar.II,100,10/4/67,3,3,est.), 1835, Tram.; in un articolo su fatti di Francia; [trasl.] «recrudescenza nel brigantaggio» (Ar.II, 133,14/5/67,2, i.leg.milit.); REDATTORI: «da uno dei redattori del giornale istesso» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,1, i,est., ecc.), 1831, Liss.; *REDAZIONE'redattori' (Ar.1,4,15/10/66,1,tit., ecc.), 1851, Diz.

pop.pol.\'compo-

sizione articoli': «affidata com'è la redazione [del «nostro Brenta»] a persone probe, capaci e volonterose» (Ad.II,98,10/4/67,2,2,n.varie), 1939-40, Palazzi; 'stesura': «redazione di un programma definitivo» (Ar.1,24,5/11/66,2,3,est.), 1812, Bernardoni; * RESOCONTI (Ad.II,131,14/5/67,2,2,corr.Firenze, ecc.), 1891, Petr.; *RETROSPETTIVO: «sguardo 1872, T B ; 200

retrospettivo»

(Ar.II,81,22/3/67,2,2,corr.Firenze),

RIFORMISTA: «dimostrazione

riformista»

(Ar.II,1,1/1/67,2,2,est.-:Times),

(Ad.I,

75,i/i/67,3,2,n.pol.-:OpinionNational), 1859, Masini; RIMARCARE: « D a q u a l c h e giorno si rimarca in Firenze la presenza» (Ad.II,154,8/ 6/67,3,3,n.varie), 1643, ma Liss. 1831: « N o n è fra' nostri verbi»; RIMARCO: «è d e g n a di rimarco la fine di uno degli articoli» (Ad.1,21,5/11/66,4,2, corr. V i e n n a ) ; RIMPIAZZARE: «Il c o n t e C h e s t e [...] è dimissionario, il generale M a y o l d e lo rimpiazza» (Ad.II,55,25/2/67, ι , ι ,serv.tel.); RITIRATA: «chiese al c a m e r i e r e P e s e n a se c'era una ritirata» ( A r . X X I , 3 4 3 , 1 1 - 1 2 / i2/86,3,2,cr.prov.), 1846, C a r e n a ; RIVISTA: «una rivista artistico-teatrale e di cose utili pure» (Ad.1,1,15/10/66,2,2, avvisi), 1828, in una traduz.: B e n e d e t t i ; SCALA, SU scala: «su scala m o l t o ristretta»

(Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,est.-:

E v e n i n g Bullettin); SCIAMPAGNA: «una e n o r m e quantità di S c i a m p a g n a » ( A r . X X I , 2 5 3 , 1 1 - 1 2 / 9 / 8 6 , 1 , 5,est.-*Chicagoer Freie Presse); SEGNATURA 'firma' (Ar.II,1,1/1/67,3,4,red.); SERVIZIO POSTALE: «Servizio postale delle grandi città» ( A r . X X I I , 7 5 , 1 6 - 1 7 / 3 / 8 7 , 1,5,tit.), 1873, T B ; SIGARETTE (Ad.XXI,102,13/4/86,2,5,η.varie), 1875, Rigutini-Fanf.; SPOSTATI: «una n u o v a professione, che r a c c o m a n d i a m o (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,5,est.),

ai nostri

spostati»

(Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,i,a.red.),

1886,

Rigut. Ν eoi.; STAZIONARI: «I negoziati per l ' E g i t t o s o n o stazionari» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1, 5,est.), 1829, Fantonetti; STIGMATIZZARE (Ad.XXI,250,11/9/86,2,i,corr.Lonigo),

1883, Manf.;

stimmatiz-

zare (Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,5,est.-*Koelnische Z e i t u n g ) , 1851, Diz. pol. STRADE FERRATE (Ad.I,I,15/10/66,7,I,n.varie, ecc.), 1826, Biblioteca

pop.;

Italiana; via

ferrata (Ad.XXI,i69,2i/6/86,2,3,est.-*Progresso I t a l o - A m e r i c a n o ) ; TELEGRAFICO ' c o n c e r n e n t e il t e l e g r a f o O la telegrafia': «Verità telegrafiche!.» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,2,3,tit., ecc.), 1821, Stampa milan. / 1 8 2 1 , F. Bellotti; 'trasmesso c o n il telegrafo': «cartolina - » , «dispaccio - » , ecc. (Ad.1,1,15/10/66,6, i,est., ecc.), 1815, Stampa milan. / 1879, T B ; p a l i telegrafici

(Ar.XXI,305,3-4/

11/86,2,4,est.-: giorn N u o v a Y o r k ) , 1871, T B ; ufficio telegrafico

(Ar.XXI,279,

7-8/10/86,2,3,n.varie), 1821, F. Bellotti; TOELETTA 'mobile c o n specchio e ripiano'

(Ad.XXII,74,i6/3/8,3,i,teatro-sig.);

toilette, 1695, L. Magalotti; 'abiti ed accessori femminili': «La tribuna delle Signore era bellissima e splendida per le toelette che le a d o r n a v a n o » (Ad.1,62, 1 8 / 1 2 / 6 6 , 2 , I , a . f o n d o ) , 1760, DELI;

VAGABONDAGGIO (Ar.II,222,14/8/67,1,3,a.fondo), 1810, Codice

dei

delitti...;

VOGA: «aveva profittato assai b e n e della prima v o g a dell'olio di petrolio» ( A d . I I , 55,25/2/67,3,3,n.varie), « U n a delle signore che sono più in v o g a di galanteria» (Ad.II,55,25/2/67,3,4,n.varie); VINICOLA: «l'industria vinicola e agricola», 1842, Stampa milan. / 1842, Less. 201

9-3-I -2- N o n adattati ALBUM: «un necessaire e un album» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,teatro), 1877, Fanf.-Arlìa; DELI: «è giunta a noi tramite il francese album, che l ' a v e v a presa a sua volta dalla formula latina (ma coniata in G e r m a n i a ) album amico rum». Ugolini, Fanfani-Arlìa e Rigutini c o n c o r d a n o nel dire che all'epoca era già di uso c o m u n e ; ATTACHÉ: «un attaché dell'ambasciata di Francia» (Ad.XXII,52,21/2/87,2,i,corr. Parigi-*Figaro), av. 1866, D ' A z e g l i o ; Ugolini e Rigutini non la registrano; Fanfani-Arlìa s. v. Attaccato:

« E la versione dell' Attaché

francese»;

AU GRAND COMPLET: «la consorteria locale che vi figurava au grand complet

con

procure di assenti accattate dappertutto, pochi altri azionisti vi assistevano» ( A d . X X I , 102,13/4/86,2,3,cr.prov.); AVANA DORÉ: «un abito da viaggio bleu marin [...] un cappellino di paglia color avana doré con gran piuma» (Ar.XXI,202,24-25/7/86,2,4,cr.citt.) e nell'articolo corrispondente de « L ' A d i g e » : «un abito bleù marin da viaggio [...] un grande cappello alla Rembrandt

color marrone» (Ad.XXI,202,24/7/86,2,2,

cr.citt.); BALAYEUSES: «enormi balayeuses,

spazzoloni meccanici» (Ad.XXI,8,8/1/87,2,1,

est.); BLAGUE: «Finalmente a b b i a m o fra noi i due digiunatori

italiani s'è già accinto

[...] a digiunarne cinquanta, e ciò senza n e m m e n o l'aiuto del f a m o s o liquido del Succi (che egli chiama una blague)»

(Ad.XXI,302,3/11/86,1,4,corr.

Parigi); BLEÙ, bleu: cfr. avana doré; il lemma non è accentato in Ugolini, Fanfani-Arlìa e Rigutini, se non nella f o r m a della «pronunzia italiana Blu» (Rigutini); BLOUSE: «una sopravveste uniforme (blouse) a riparo dei loro indumenti» (Ar.II, 222,14/8/67,1,4,a.fondo); si noti che il lessema non è sottolineato; la f o r m a adattata blusa è già «così entrata nell'uso, che se ne f a n n o i diminutivi e i vezzeggiativi» (Rigutini); anche Ugolini dà la forma blusa e Fanfani-Arlìa la affianca a bluse. Cfr. anche MENGALDO 1987: 213; BOUDOIR 'salottino': «nella fresca p e n o m b r a del boudoir»

(Ad.XXI,169,21/6/86,

3,i,n.varie); altrove è già attestata la v o c e nella f o r m a adattata budoar

(cfr.

Ugolini, Fanfani-Arlìa, Rigutini); *BOXE: «Volete provare a fare una partita di boxe?»

(Ad.XXI,250,11/9/86,1,5,

est.-:Figaro), 1900, «Secolo», BISCEGLIA: 114; cfr. MIGLIORINI i960: 663: «boxe mostra con la sua -e finale di essere un adattamento francese»; BROCHURE (Ad.II,80,22/3/67,2,I,corr. Vienna); i dizionari consultati danno diverse f o r m e adattate: broscè nella locuzione in broscè, «storpiatura del francese en brochure»

(Ugolini); brosciura (Fanfani-Arlìa); brosciù, brosciùr

(Rigutini);

CANAPÈ (Ar.XXI,103,13-14/4/86,3,2,cult.; 2 volte in Ar.XXI,343,11-12/12/86,3, ι,cr.citt.); non è mai sottolineato, e infatti la a m m e t t o n o Ugolini e Rigutini; in Fanfani-Arlìa addirittura si legge: «ora è tanto d'uso che chi dicesse potrebbe far ridere le telline»; 202

Lettuccio

CHAUVINES: «applaudirono [...] a quelle parole chauvines» i,i,corr.Parigi); solo Fanfani-Arlìa lemmatizzano

( A d . X X I , 132,14/5/86,

chauvinisme-,

CHÈQUE: «diede all'artefice due chèque di 19,000 lire» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,1, 5,n.varie), «porgendogli uno chèque di cinquantamila franchi» (Ad.XXI,8,8/ 1/87, i ,5,est.-*Temps); CONTEURS: «il sistema dei conteurs c o m e proponera il Sella [per l'imposta sul macinato]» (2 volte in Ar.II,i33,i4/5/67,3,3,corr.Firenze); CRACHAT 'piastre': «le giubbe a rabeschi, i galloni d'oro, i gran cordoni, le penne, i crachat che f a c e v a n o abbaglio all'occhio» (Ad.1,62,18/12/66,2,i,a.fondo); fra gli strumenti consultati registrano la v o c e solo Fanfani-Arlìa: suona in italiano Sputacchio»

«Crachat

e in senso figurato «Piastra che porta gli ordini

di gradi superiori nella cavalleria»; DEFILÉ: «Defilé di G u a r d i a nazionale» (Ar.I,24,5/u/66,3,3,serv.tel.),

1845,

B. Puoti; Ugolini, Fanfani-Arlìa, Rigutini registrano la v o c e e la condannano; cfr. ZOLLI 1 9 9 1 2 : 63;

DEMI MONDE: «La contessa m e n a v a una vita alla demi monde» {passim in A d . I , i , i5/io/66,4,i-2,corr. Vienna); DESSERT: « A l dessert, sono stati fatti brindisi» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,1,4,est.-* Temps); ENFANTS GÂTEE 'beniamini': «sparisce per alcuni enfants gâtee della scienza finanziaria il prestigio» (Ar.II,133,14/5/67,1,1,a.fondo); GROS: «un graziosissimo pierrot

in gros bianco»

(Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,

cr.citt.); Fanfani-Arlìa lemmatizzano grò e a f f e r m a n o che grossagrana è voce sconosciuta; HAUTE: «la haute farà a gara ad a b b a n d o n a r e Parigi» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,3, corr.Parigi); * JACQUARD: «telaio Jacquard» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,1,cr.citt.), 1970, Zing.; anche nella f o r m a adattata Giacar: «Un telaio alla G i a c a r » ( A d . X X I I , 5 2 , 2 i / 2/87,2,4,corr.Lonigo); NECESSAIRE: «un nécessaire

da lavoro in peluche»

(Ad.XXII,52,21/2/87,3,2,tea-

tro), «necessaire e un album» ibid., Fanfani-Arlìa s. v. necessario'. «Si usa cruda cruda dai galanti»; ORDRE DE BATTAILLE: «Il generale K . ha approvato il n u o v o ordre de

battaille»

( A d . 1,62,18/12/66,4,2, n. pol.); OUVERTURE: «eseguirà i seguenti pezzi di musica [...] Ouverture

nel

Dominò

Nero, A u b e r » (Ad.II,265,29/9/67,3,4,cr.citt.); la registrano e la sconsigliano Fanfani-Arlìa; PARLOR: «adornare il parlor

di un milionario» (Ar.XXI,253,11-2/9/86,2,2,est-:

E c o d'Italia) per parloir 'parlatorio'; PELUCHE: «un nécessaire da lavoro in peluche»

(Ad.XXII,52,21/2/87,3,2,teatro);

PENDANT: «farpendant» (Ad.XXI,302,3/11/86,2,3,cr.citt.), 1803, Cesarotti; la voce è considerata proprio nella locuzione far pendant:

Ugolini e Fanfani-Arlìa

d a n n o solo la f o r m a non adattata; Rigutini lemmatizza panda. L a voce consigliata in sua v e c e è riscontro-, 203

'vettura a quattro ruote leggera e scoperta': «il principie Nicolò di Nas-

PHAETON

san, candidato al trono bulgaro, ritornava sopra un phaeton da passeggio, fu av. 1850, Giusti; in una

investito» (Ar.XXI,305,3-4/n/86,i,5,est.); faeton, notizia proveniente da Berlino; «Làpièce

PIÈCE:

PIERROT:

ha avuto un successo popolare» (Ad.XXII,52,2i/2/87,3,2,teatro);

«un graziosissimo pierrot in gros bianco» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,

cr.citt.); POCHADE:

«Come pochade

è anche poca cosa» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,2,4,tea-

tro), «"peuh! come pochade

può passare"» (Ad.XXII,74,16/3/8,3,1,teatro-

sig.) in due numeri corrispondenti delle due testate; POMPONS:

«vestite in rosso con pompons

bianchi»

(Ad.XXII,52,21/2/87,3,1,

cr.citt.); POTPUORRI [sic] (Ar.XXI,133,14-5/5/86,3,3,tit.-cr.citt); Rigutini non registra la voce; Ugolini dà la forma pot-pourri 'centone'; Fanfani-Arlìa lemmatizza potpurrì: «voce resa italiana in Popurrí, che è la francese Pot-pourri»·, POTS D E CHAMBRE: *RAJA

«di latrine e pots de chambre» (Ar.II,222,14/8/67,2,4,cr.citt.);

'in origine titolo di re indiani, poi di principi e alti dignitari': «il rajà di Sik-

kim» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,1,est.); ragiù, 1585, Sassetti; ragià, 1892, Gar.; rajà, 1891, Petr.; 'in Turchia, suddito di religione non musulmana', 1875, DEI, MASINI 1977: 135; forma francese di parola indiana, in un articolo dal titolo «Gli Inglesi nell'India e nell'Indo-China»; REMBRANDT,

alla Rembrandt: «aveva un grande cappello alla - » (Ad.XXI,202,24/

7/86,2,1-2,cr.citt.); REVANCHE:

«la Francia è ormai pronta per la revanche» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,1,

corr.Parigi); * SALON

'locale di ritrovo per conversare, ballare, o fare mostre d'arte': «preferi-

sco i pubblici divertimenti a quelli dei salons»

(Ad.I,i,15/10/66,4,i,corr.

Vienna), «Il treno, composto di tre vagoni -salons ed accessori» (Ad.XXI,202, 24/7/86,2,1,cr.citt.), 1877, Fanf.-Arlìa; 'la galleria ove si fa in Parigi l'esposizione periodica di pittura, scoltura etc ....' (cfr. Panzini): «D'esposizioni poi ne è aperta una ad ogni passo [...] dopo il Salon di cui v ' h o già tenuto parola. [...] l'Esposizione dei Pittori e Scultori rifiutati al Salon» (Ad.XXI,132,14/5/ 86,1,3,corr.Parigi), 1905, Panz. Diz.; Ugolini non registra la voce; FanfaniArlìa e Rigutini consigliano di evitarla; SATIN:

«in satin azzurro» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,cr.citt.),

Ï835, ZOLLI

1991 2 :

54; SOURIS B L A N C H E :

«Ora la così detta souris blanche è in grandi faccende col Vati-

cano» ( A d . X X I , 132,14/5/86, ι , ι,corr.Parigi); TOURISTES:

«i ricchi touristes» (Ad.1,75,1/1/67,3,2,η.pol.);

CFR- M I G L I O R I N I

i960:

663: «prima che prevalessero turismo e turista le due parole si vedono più spesso in forma francese (tourisme e touriste) che nella forma originale inglese» senza la -e finale. Ugolini e Fanfani-Arlìa 5. v. torista ne indicano l'origine inglese e Fanfani-Arlìa aggiunge: «ricevuta da' francesi [...] italianizzata in Tomisti»·, 204

UKASE 'editto dello zar': «il testo del seguente ukase imperiale in data» (Ad.II, 154,8/6/67,2,1,est.-*Ape del Nord), «ukase imperiale» (Ad.II,219,14/8/67,1, 2,a.fondo); ukaz, 1785, Storia della Russia ..., ukase, 1813, Almanacco ticovoce

poli-

di origine russa giunta in italiano attraverso il francese, nei nostri te-

sti anche direttamente dalla Russia («Ape del Nord» di Pietroburgo). 9.3.2. Anglismi Mentre il francese dal Settecento all'Ottocento affievolisce la sua influenza sull'italiano, l'inglese l'aumenta 8 , pur restando nettamente in secondo piano. I dibattiti politici inglesi che interessano in Italia in particolare le cerchie dei liberali svolgono un ruolo determinante per la penetrazione degli anglismi; e infatti la maggior parte dei lessemi qui rinvenuti appartengono al sottocodice politico. Numeroso è anche il lessico relativo ai mezzi di trasporto, e quello legato all'economia. 9.3.2.1. Adattati BANCONOTE: «soldi 10 in banconote assortite» (Ad.II,55,25/2/67,3,2,cr.citt., ecc.), 1849, Diz. pol.

·,

*BICICLY: «Bicicly, tricicly e tandem» (Ar.XXI,220,9-I0/8/86,3,2,cr.citt.), 1892, Gar.; CAMERA DEI LORDI (Ad.II,219,14/8/67,2,5,est., ecc.); COALIZZARE (Ar.XXI,I33,14-15/5/86,1,2,a.pol.), [come part.pass.] 1813, Stampa milan. 11839-41, Molossi; FERROVIARIO (Ar.XXI, 103,13-4/4/86,2,5,cr.citt, ecc.), 1839, «Il Politecnico»; cfr. L N XXIX (1968) 72; INTERNAZIONALE (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,cr.citt.),

av·

1872, G. Mazzini;

LOCOMOTIVA (Ad.XXI,302,3/11/86,2,4,cr.citt.), 1837, ZOLLI 19912: 87; MOZIONE: «opporrassi alla mozione tendente a pregare» (Ad.II,98,10/4/67,3,5, serv.tel.), 1789, «Gazz. univ.»; NON INTERVENTO: «attitudine di non intervento» (Ar.1,66,18/12/66,3,4,serv.tel.), «attitudine di non intervento» (Ad.1,62,18/12/66,6,1,est.), 1831, M.Leopardi; PAUPERISMO (Ar.1,4,15/10/66,1,3,att.-sig.), 1832, L.Landucci; STAZIONE [ferroviaria] (Ad.1,21,5/11/66,7,2,serv.tel., ecc.), 1837, Strada ferrata da Venezia...·, TRAM s.m. (Ar.XXI,305,3-4/11/86,1,5,n.varie, ecc.), tram a cavalli, «innovazione introdotta nel servizio del tram a cavalli» (Ad.XXI,132,14/5/86,3,2,cr.citt.), trams m.pl. (Ad.XXI,8,8/i/87,2,i, est.), tram s.m., 1878, «Monitore delle strade ferrate»; tramvai·. «il tramvai rimase inoperoso» (Ar.XXII,8,8-9/1/87, 3,2,cr.citt.), tramvai, 1856, «Bollettino delle strade ferrate»; tranvai pl.m.: «i tranvai non interruppero mai le corse» (Ad.XXII,8,8/1/87,2,1, est.), s.m., 1880,

8

Cfr. ZOLLI 19912: 77-92. 205

Taruffi; tramvie pl.f.: «impedivano il passaggio delle nostre tramvie attraverso i binari della strada ferrata Rete Adriatica» (Ad.XXI,202,24/7/86,5,i,corr. Mantova), tramvia s.f., 1880, «Consiglio superiore delle Strade ferrate». Le forme adattate riportate dai dizionari puristici sono varie: Ugolini da tramvia, tramvue, tramai rimanda a tramvai dove specifica che tramai è la forma usata dal popolo toscano che «dette lo sfratto a Tramvai, Tramvia, Tram»·, FanfaniArlìa lemmatizzano invece tramvia, e Rigutini la forma inglese tramway: «che alcuni trasformano in Tramvia, ed altri troncano in Tram» mentre «il popolo toscano l'ha ridotta nella forma Tramai»; per una veloce panoramica della storia delle varie grafie, cfr. DELI e Migliorini 1960:627. TRICICLY: «tricicly e tandem» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2,cr.citt.), 1886, Resto del Carlino, «probabilmente dall'inglese tricycle, anche se, forse, attraverso il francese tricycle» (DELI). 9.3.2.2. Non adattati BILL: «bill di riforma» (Ad.II,219,14/8/67,2,5, est., ecc. altrove anche non sottolineato); BROUGAM 'brougham': «mandò a chiamare un brougam» (Ar.XXI,343,11-12/12/ 86,3,1,cr.citt.), «Il brougam era giunto» [non sottolineato] (Ar.XXI,343,1112/12/86,3,2,cr.citt.); voce registrata anche da MENGALDO 1987: 221, MASINI 1977: 140; BUDGET (Ar.II,222,14/8/67,2,i,a.fondo, non sottolineato); sia Ugolini (s. v. budjet) sia Fanfani-Arlìa (s. v. budget) la considerano una «vociaccia» (Fanfani-Arlìa) usata fino a qualche tempo prima, allora sostituita da bilancio·, CENS m.pl.: «prendendo 50 cens (2 lire e 50) per i cani piccoli e 75 cens (3 lire e 75) P e r gli altri cani» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,5,est.); CLOWNS m.pl.: «Gran numero di clowns correvano di qua e di là» (Ar.XXII,52, 21-22/2/87,2,5,cr.citt.); CLUB: «non avrebbe usato i clubs contro di loro» (Ad.XXI,169,21/6/86,2,3,est.-* Progresso Italo-Americano), «fare clubs» (Ar.II, 100,10/4/67,2,3,rel.Sen. frane.), «vengono fondati casini club, biblioteche, scuole» (Ad.II,219,14/8/67, 1,2,a.fondo); Ugolini, Fanfani-Arlìa e Rigutini la condannano e consigliano in sua vece una serie di lessemi (brigata, casino, circolo, compagnia)·, FAC-SIMILI: «I FAC-SIMILI A COLORI [a capo] dei biglietti di banca» (Ar.XXI, 174, 21-22/6/86,tit.), 1829, trad, da W.Scott; LAND-BILL: «far conoscere la sua opinione circa il Land-bill» (Ar.XXI,253,n12/9/86,2,1,est.-*Freeman's Journal); LIONS 'elegantoni': «due giovinotti [...] i due Lions» (Ar.II, 133,14/5/67,3,2,Η.varie), 1854, Nievo, MENGALDO 1987: 221; fra i dizionari consultati solo Ugolini registra la voce: «È parola Francese scussa scussa, e tu dirai Bellimbusto, Zerbinotto, Frustino»', LORD: «Gli stessi lords sono obbligati a riconoscere» (Ar.XXI,253,11 -12/9/86,2,1, est.-*Freeman's Journal), «un giovane lord» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,1,2,est.-); 206

(Ar.II,i96,i9/7/67,i,2,a.fondo, ecc. sottolineata e non sottolineata),

MEETING

1819, Il raccoglitore,

ZOLLI

1991 2 : 83; voce registrata e sconsigliata da Ugolini

(5. v. meting o miting), Fanfani-Arlìa (da meeting rimanda a miting) e Rigutini (s. v. meeting)·, MIDSHIPMAN:

«come midshipman o aspirante, si distinse tanto» (Ar.XXI,174,21-

22/6/86,2, i,n.varie); MILORD

INGLESE:

«la disinvoltira di un milord inglese, di un nabab indiano»

( Ar.XXI,253,11 -12/9/86,1,3,corr.Milano); MISS:

«una miss aristocratica» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,est.-:Eco d'Italia [di

New York]); «le quali in parte confermano (partially

PARTIALLY C O N F I R M I N G :

confirming)»

(Ad.II,i54,8/6/67,3,4,n.varie-*giorn.ingl.); REPORTER

(Ar.XXI, 133,14-15/5/86,2,3,a.pol., ecc. sottolineato o non sottoli-

neato); è voce «introdotta da' giornalisti» da evitare (Fanfani-Arlìa); dello stesso parere è Ugolini; REVOLVER

(Ar.XXI,103,13-4/4/86,1,4,est.^Indépendance Belge; ecc. mai sottoli-

nato), 1862,

ZOLLI

1991 2 : 91; Ugolini non la registra; Fanfani-Arlìa la giusti-

fica in quanto è normale che corrisponda «a cosa nuova, voce nuova»; Rigutini: «Il popolo ha già formato la voce Rivoltella»·, SQUARE:

«la Piazza Brà fu in subbuglio [..] lo square» (Ad.XXII,52,21/2/87,3,1,

cr.citt.); Ugolini: «[in taluni luoghi] non solo quei giardinetti che si fanno nelle piazze, ma le piazze stesse»; registrano la voce nel senso di 'giardinetti' Fanfani-Arlìa e Rigutini; *TANDEM:

«Bicicly, tricicly e tandem» (Ar.XXI,220,9-10/8/86,3,2,cr.citt.), 1890,

«Illustrazione popolare»; TORY:

«Il Globe è un giornale tory, e conservatore» (Ar.II,268,29/9/67,3,3,n.varie);

TRAMWAY:

«Il tramway interno» (Ar.XXII,8,8-9/i/87,3,2,tit.-cr.citt.) e nel corpo

dell'articolo tramvai (cfr. supra), «una Società per l'esercizio di tramway» (Ad.XXI,iÓ9,2i/6/86,2,5, cr.citt.) che nel titolo è al plurale nella forma «I tramwais e le imposte» (Ad.XXI, 169,21/6/86,2,5, tit.-cr.citt). Sono le uniche occorrenze rinvenute della forma inglese non adattata (per le varie forme adattate, cfr. supra). TUNNEL

'galleria' (passim Ar.XXI,103,13-14/4/86,2,2,est.), 1844, G . B . Carta; è

voce registrata da Ugolini e Fanfani-Arlìa; YACHT:

«fu addetto ÌL\V yacht particolare della regina» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,

i,n.varie); Fanfani-Arlìa: «La qual voce è ricevuta da coloro che per divertimento attendono agli esercizii marinareschi, e da' giornalisti».

9.3.3. Altri forestierismi A l di là del francese e dell'inglese le lingue straniere non sono molto rappresentate. Il gruppo più folto sono i germanismi alcuni dei quali hanno larga fortuna in italiano (cartolina postale, francobolli,

valtzer, ecc.); per il resto sono per lo più

prestiti occasionali, non registrati dai principali lessici puristici del tempo. Molte 207

lingue, anche le più inusate, penetrano in queste pagine con prestiti integrali secondo un tipico gusto della citazione già notato riguardo l'introduzione di proverbi in lingue straniere, a cui in questo contesto s'aggiunge il vuoto oggettivo per molti referenti in articoli d'argomento estero. I lessemi di questo tipo sono veri prestiti che entrano nella pagina giornalistica come scelte isolate ed effimere senza poi incidenza nella lingua italiana. Un gruppetto di parole è costituito dai nomi di danze ben conosciute anche in Italia. BORGOMASTRO (Ad.XXI,8,8/1/87,2,2,est.); dal tedesco, riferito a fatti avvenuti nei dintorni di Vienna; CABALLEROS: «Fra Principi, Monsignori, Caballeros» (Ad.XXI,169,21/6/86,2,3, n.varie); dallo spagnolo, in un articolo intitolato «I pretendenti ai troni»; CAMARILLA 'consorteria, congrega' (Ar.1,24,5/1 i/66,3,2,corr.Firenze, Ad.1,21,5/ 11/66,5,i,corr.Vienna), 1833, G.P. Viesseux; voce spagnola che si diffonde in Italia nell'Ottocento (cfr. GDLI) tramite, secondo il Panzini, la lingua giornalistica; CARTOLINA POSTALE (Ar.XXII,8,8-9/1/87,1,3,n.varie), 1873, L'Ili. Univers.; dal tedesco; CHASDIM: «della setta dei Chasdim O i giusti» (passim in Ad.XXII,8,8/1/87,2,1, est.); parola ebraiaca in un articolo dall'Austria; CORTES 'asseblee nazionali di Spagna 1 : «un decreto in data di oggi che scioglie le cortes» (Ad.I,75,i/i/Ó7,6,2,serv.tel.-*Gazzetta di Madrid); dallo spagnolo; FRANCOBOLLI (Ad.XXI, 132,14/5/86,1,5,^pol.,ecc.), 1850, Panz. Diz. contemp.; dal tedesco; GITANAS 'zingare spagnole o di origine nordafricana': «gitanas fatte venire da Siviglia per danzare» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,est.-:Figaro); gitanos, 1846, Biondelli; gitano, 1878, Scarabelli; in T B (1869) gitana ha solo il significato di 'aria di una danza spagnola'; voce spagnola in una traduzione di un giornale francese, che riporta però una propria corrispondenza da Madrid; *KEDIVÈ'viceré d'Egitto dal 1867 al 1914' (2 volte in Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,4, est.), 1891, Casati; voce egiziana in un articolo dal Cairo; LANDWHER 'milizia territoriale' {passim in Ar.II,i,1/1/67,i,i,a.pol.); dal tedesco; *MAYO ANDALUSO: «un mayo andaluso bellissimo» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5, cr.citt.); maya 'appartenente ad un'antica popolazione indigena dell'America centrale', 1929, Diz· Enc.; voce spagnola; *MAZURCA 'danza della Masovia (Mazur, regione della Polonia)' (Ad.II,265,29/9/ 67,3,4,cr.citt., ecc. sottolineato o non sottolineato); mazurska, 1814, Foscolo; mazurka, 1858, Predari; mazurca, I875,Lessona; cfr. ZOLLI 1991 2 :93; voce polacca; MEGIDIÈ 'decorazione ottomana al merito civico': «il petto costellato del musulmano megidiè» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,3,a.rel.); voce turca; METZEN 'metadella, misura di capacità': «con trenta metzen di avena in sacchi di tela bianca» (Ar.II,157,8/6/67,3,1,est.); v o c e tedesca e ungherese, qui in un articolo intitolato «Regali per l'incoronazione del re d'Ungheria»; *MOKA 'caffè molto pregiato': «bere per Moka di prima qualità un orribile 208

b r o d o » (Ar.II,I57,8/6/67,2,2,corr.Parigi); moca,

N i e v o ; moka,

1858,

Ι88Ο,

C. Tronconi: «dopo aver preso una tazza del così detto 'moka'», GDLI; v o c e araba; NABAB

'nell'India musulmana, titolo di principi e alti dignitari': «la disinvoltura di

un milord inglese, di un n a b a b indiano» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,1,3,corr. Milano),

1708,

G . F . G e m e l l i C a r e r i ; cfr.

ZOLLI

1991

2

:

99;

grafia francese di

n o m e arabo; POLKA

'danza originaria della B o e m i a ' (Ar.XXI,133,14-5/5/86,3,3,cr.citt., ecc.),

1847, Stampa milan.·, v o c e ceca, p r o b a b i l m e n t e giunta in italiano attraverso altre lingue e u r o p e e ; cfr. REICHSTAG

ZOLLI 1 9 9 1 2 :

93;

'parlamento' (Ar.II,ioo,io/4/67,3,4,serv.tel.); parola tedesca, in riferi-

m e n t o a fatti in G e r m a n i a ; *TÜRF: «correva i divertimenti più eccentrici ed il tiirf» (Ad.1,1,15/10/66,4,1,corr. V i e n n a ) ; turf 'tutto ciò che riguarda le corse di cavalli', 1887, D e Marchi; ma MIGLIORINI I 9 6 0 : 5 9 7 ,

a f f e r m a che la v o c e è già entrata nella prima metà del-

l ' O t t o c e n t o . È v o c e inglese {turf), ma anche tedesca (Turf), e dal tedesco sembra qui giungere attraverso la corrispondenza da V i e n n a (con la dieresi di ipercorrezione); UKASE

'editto dello zar': «Un ukase nomina un C o m i t a t o sotto la presidenza del-

l'imperatore» (Ad.1,62,18/12/66,6, i,serv.tel.); VALTZER

(Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,teatro, e c c · sottolineato

O

non sottolineato);

valzer, 1826, P. Lichtenthal; registro anche due o c c o r r e n z e del semifrancesis m o (anche dialettalismo) valse maschile valser, VERMUTH:

1829,

B o e r i o ; cfr

MENGALDO 1987:

(Ad.XXII,52,21/2/87,3,2,teatro);

222;

«Ma il vivere costa moltissimo. Basti dire che un v e r m u t h si paga

80

centesimi» (Ad.XXII,74,I6/3/87,2,3,est.-*Tribuna), 1773, G . C . Villafranchi; cfr.

ZOLLI 1 9 9 1 2 : 9 1 ;

ZOLLVEREIN

g e r m a n i s m o in una lettera da M a s s a u a alla Tribuna;

'unione doganale' (Ad.II,80,22/3/67,3,2,est., ecc. sottolineato

O

non

sottolineato, anche con due -nn); v o c e tedesca.

9.4.

Aulicismi

L a v o l o n t à di r e n d e r e elegante e ufficiale il dettato è un esigenza che si è già notata; era prevedibile quindi che anche in à m b i t o lessicale si tendesse ad attigere largamente ai repertori della tradizione letteraria e del latino 9 . G e n e r a l m e n t e le voci auliche si c o l l o c a n o in spazi ben definiti del quotidiano, cioè in articoli di fondo, di politica, di opinione in g e n e r e ; non è c o m u n q u e escluso che talvolta

9

Per l'atteggiamento di emulazione nei confronti del latino vivo nel XIX sec., cfr. FORNACIAI« 1881: XII. In molti casi non è facile scindere il carattere aulico o latino di una voce, visto che i latinismi sono per lo più presenti anche nella lingua della tradizione. 209

voci della tradizione, talvolta arcaizzanti, sconfinino in testi di argomenti spiccioli che si cerca di nobilitare. Si noti che la presenza di aulicismi non si rileva tanto per sostantivi, aggettivi o verbi, m a piuttosto p e r una quantità di a v v e r b i e congiunzioni che si d i f f o n d o n o anche in articoli di cronaca, e n e l l ' a m b i t o m o r f o lessicale della f o r m a z i o n e della parole. P r i m a di presentare i dati lessicali mi pare quindi o p p o r t u n o offrire una p a n o r a m i c a sulla diffusione di suffissi connotati letterariamente 1 0 ; -anza: esitanza

«non a v r e b b e d a t o l u o g o alla m e n o m a esi-

t a n z a ! . . . » (Ar.II,i96,i9/7/67,2,4,corr.Parigi), fidanza fidanza» (Ad.II,80,22/3/67,1,3,cr.pol.), iattanza

«Nutriamo p e r ò qualche

«Senza iattanza e senza ipocri-

sia» ( A r . X X I , 2 5 3 , n - i 2 / 9 / 8 6 , 2 , 2 , e s t . - : E v e n i n g Bullettin), lamentanze

«esagerate

lamentanze e pretensioni» (Ad.1,62,18/12/66,4,i,cr.citt.), possanza

(Ad.II,219,

14/8/67,1,3,est.), e c o n l'influenza della lingua burocratica spettanza

«Tutti gli

oggetti di spettanza della Società predetta» (Ad.1,1,15/10/66,5,i,n.varie), trascuranza «di una lesione o di una trascuranza dei propri interessi» ( A r . X X I , 2 7 9 , 7 8/10/86,1,3,a.pol.-:PolitischeCorrespondenz); -ezza: dubbiezze 6 7 , i , 2 , a . f o n d o ) , giustezza

(Ar.II,268,29/9/

«mi ha colpito per la sua giustezza» (Ar.1,24,5/11/66,

3,2,corr.Firenze-sig.); -mento, suffisso aulico e insieme francesizzante: aggravamento «questo a g g r a v a m e n t o del suo stato di salute» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3, i,cr.citt.), bonificamento

e nello stesso articolo bonificazioni

3.2,n.varie), conficcamento

(Ad.II,55,25/2/67,

di un palo nel terreno (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,1,

n . v a r i e ) , p o s t e r g a m e l o «senza p o s t e r g a m e l o di convinzioni» (Ad.II,55,25/2/67, 1.3,a.fondo), traslocamenti

(Ad.1,21,5/11/66,4,i,corr.Firenze), ecc.; -zione,

aulico e francesizzante: bonificazioni mobilitazione

dell'esercito (Ad.II,80,22/3/67,1,1,cr.pol.-:FrankZeitung, ecc.) ol-

tre che mobilizzazione cazioni

dell'esercito (Ad.II,133,14/5/67,2,1,leg.mil., ecc.), modifi-

(Ad.1,1,15/10/66/5,1,n.varie, ecc.), rettificazione

(Ar.1,24,5/11/66,3,1,red.,

ecc.) oltre che rettifica (Ar.II,36,23/2/67,2,1,red., ecc.), ripopolazione r i p o p o l a z i o n e del G a r d a » (Ar.XXI,220,9-io/8/86,3,3,cr.prov.), «terribile

pure

(cfr. sopra, Ad.II,55,25/2/67,3,2,n.varie),

nella

sua

a.fondo), supplicazioni

immensa

significazione»

«artificiale significazione

(Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,2,

«a pietà delle lagrime e delle supplicazioni» ( A r . X X I I , 7 5 ,

16-17/3/87,2,3,est.). E s p o n g o fra i molti lessemi registrati quelli che mi sono sembrati più interessanti: ABBENCHÈ: « a b b e n c h è non siate nella p i e n e z z a della gioventù» ( A r . X X I , 2 7 9 , 7 8/io/86,3,3,corr.Lonigo). Spesso anche nella Stampa milan. D a g l i esempi del GDLI si rileva che n e l l ' O t t o c e n t o era già affettato, cfr. U g o l . : «la C r u s c a la n o t ò c o m e antica. O g g i da molti se ne fa scialacquo, persuasi di scrivere con e l e g a n z a maggiore; e si ingannano. Abbenchè

usò l ' A l f i e r i in poesia ...; m a la

poesia ha maggiori privilegi della prosa»; A r l ì a : «ha esempii a n c h e di buoni autori; m a è m o l t o goffissimo, e basta dire benché».

Il T B la d i f e n d e c o n t r o

l'accusa mossa v e r s o «certe f o r m e indotte da scrittori L o m b a r d i , e non rice-

10

Per altri esempi rimando alla parte dedicate alla formazione delle parole. 210

vute ne' libri italiani più culti, m a solo nelle lettere di alcuni Segretarj, che scrivono senza perizia». Cfr. inoltre Rigutini-Fanfani: «assai m e n o usato nel parlar comune»; Petrocchi non registra la forma; AMBAGE 'giro tortuoso, meandro': « C o n f e s s i a m o subito e senza ambagi di non comprendere» (Ar.II,81,22/3/67,1,1,a.fondo), «un'altalena di gare e di ambagi diplomatiche» (Ad.1,75,1/1/67,i,i,a.fondo). H T B scrive: «questa voce, non viva nel popolo, s'è fatta frequente in più scritti del secol nostro, che ne sentiva il bisogno». N o n hanno dubbi Rigutini-Fanfani e Petrocchi (in prima fascia, anche nella locuzione «senz'ambagi») a considerarla «voce da letterati» «non pop.». GDLI: «letter. [...], voce dotta»; AMBASCIA 'afflizione, angoscia': «all'ambascia e allo sdegno», «l'ambascia e lo sdegno» (entrambi in Ar.I,4,i5/io/66,3,3,cr.citt.). D u e occorrenze anche nella Stampa milan. Fra i coevi solo Petrocchi lo considera «letter.», ed era realmente così se M a n z o n i sostituisce con angoscia, dolore (cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: X I V , GDLI);

ANCO, per anco: (Ar.I,4,i5/io/66,3,3,cr.citt., ecc.). Il GDLI S.V. anco riporta un unico esempio di Ariosto, Orlando

Furioso.

Nella Stampa milan, è assi fre-

quente nella f o r m a scissa, e presente talvolta anche in quella sintetica. Crusca 5 e Rigutini-Fanfani ritengono anco un allotropo neutro di anche; T B s. v. anco scrive: «Nelle antiche prose migliori trovasi m e n o usato che nella poesia» e Petrocchi la considera f o r m a «non pop.». In C.P.S. c'è un unico esempio di anco e si trova in una grida; APPO 'presso': «i tristi semi che s a r e b b e r o appo noi rimasti» (Ad.1,1,15/10/66,2,1, a.fondo). E spesso attestato anche nella Stampa milan. M a n z o n i corregge in presso (FOLLI-BORASCHI 1899: X X ) . Cfr. T B («poco usit. anche nel verso») e Petrocchi che lo mette in seconda fascia; molti esempi da testi poetici nel GDLI;

ARRA fig. 'promessa': «La fratellevole concordia santificata dal sangue dei nostri martiri sia arra della grandezza della patria c o m u n e » (Ar.1,24,5/11/66,3,3, serv.tel.). M a n z o n i due volte l'impiega in poesia (GDLI), m a nel r o m a n z o corregge in pegno

(FOLLI-BORASCHI 1899: XXII). Crusca 5 : «oggi più comune-

mente Caparra»; Petrocchi - prima fascia - lo considera «non pop.»; CONQUIDERE 'conqiustare': «il partito ministeriale si è fatto gigante, nè certo una minoranza tanto d e b o l e varrà a conquiderlo» (Ar.II,196,19/7/67,2,1,a.fondo). Nella Stampa milan, le uniche occorrenze del v e r b o sono dei participi passati (2 volte). A n c h e in M a n z o n i c'è solo il participio (conquiso, -a) mutato poi in 'sguardo conquistato\

'natura vinta'; m a non danno giudizi stilistici né C r u -

sca 5 , né T B , né Rigutini-Fanfani, né Petrocchi; EZIANDIO 'anche': «riedificare O riparare [...], ed eziandio concedere mutui» (Ar.XXII,75,16-17/3/87,1,4,corr.Porto

Maurizio).

È

spesso

anche

nella

Stampa milan. S o n o concordi T B («Vive nel linguaggio scritto»), RigutiniFanfani («è m o d o affettato parlando»), Petrocchi (in prima fascia ma «letter, pedantesco»); FERULA 'sferza': «un solo ricatto non è raggiunto dalla ferula della legge, ed è il ri211

catto politico» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,2,a.red.). Normale per Crusca 5 e T B ; Rigutini-Fanfani non lo registrano e Petrocchi lo mette in seconda fascia; GDLI: «voce dotta»; FILATESSA 'lunga serie': «filatessa di aforismi, di sentenze di paragoni» ( A r . X X I , 103,13-14/4/86,3,2,cult.). Crusca 5 : «Voce di uso familiare e scherzevole»; risulta disusato da T B , Rigutini-Fanfani e Petrocchi (seconda fascia). Gli esempi del GDLI sono tutti di area toscana. Cfr. anche MENGALDO: 239; FRALE 'corpo mortale': «temiamo che sul suo frale si adagi, sudario incorporeo, lo spirito che animò per tanti anni il paese!» in un articolo di tono decisamente alto (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,2,a.fondo). Nella Stampa milan, c'è un unico esempio di un aggettivo: «una creatura sì -». GDLI: gli ess. sono quasi tutti in testi poetici. MIGLIORINI i 9 6 0 : 1 9 1 , 5 0 6 , 6 1 3 conferma la sua fortuna nella lingua poetica fino al X I X sec. Il solo che non connota la voce di particolari valori è T B ; contra per Crusca 5 il sostantivo è «d'uso più che altro poetico» (v. per es. Dante), e così pure Rigutini-Fanfani e Petrocchi; GUARI 'molto': «di fronte a coloro da lui non ha guari accusati» (Ad.1,1,15/10/66, 3,i,corr.Firenze). E assai frequente nella Stampa milan., e inoltre cfr. MASINI 1977: 160. V o c e già fuori dell'uso nel Quattrocento (LN, X X X V I (1975), 95), nel Cinquecento e nel Seicento è biasimata come arcaizzante (Tassoni; cfr. DELI) Ο è motivo d'ironia per il suo carattere pedantesco (cfr. GDLI); quest'uso ironico è confermato per l'Ottocento dal Petrocchi («T. lett. usato iron, per derider chi parla o scrive con affettazione»); Rigutini-Fanfani non la registrano. Per la Crusca 5 e il T B è d'uso normale; LATEBRA 'angolo recondito': «trascinano nella cava latèbra del loro sepolcro» in un articolo di tono alto (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,1,a.fondo). D u e esempi anche nella Stampa milan. Senz'altro di tono aulico le attestazioni riportate in GDLI, quasi tutte di testi poetici (fra cui Dante, Boccaccio, Manzoni, ecc.). È voce aulica per T B («Non com. neanche nel verso. In prosa sarebbe da fare sdrucciolo; in verso potrebbesi nei due modi») e per Petrocchi («lett.»). Rigutini-Fanfani non la registrano; MASSIME: «si fanno sentire massime» (Ar.1,4,15/10/66,1,2,b.pol.). E assai frequente nella Stampa milan. I vocabolari dell'epoca consultati non la indicano come forma letteraria né inusata, ma Manzoni corregge sistematicamente in specialmente, principalmente,

tanto più (Cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: C X X X V I

e GDLI), lasciando nell'edizione definitiva due unici esempi, uno dei quali in una grida (cfr. C.P.S.); NEMMANCO: (Ad.1,62,18/12/66,1,1,a.fondo). Nella Stampa milan., oltre al prevalente nemmeno,

sono presenti tutte le varianti (ne/è manco,

ne(m)manco).

Non è considerata disusata dai dizionari consultati che la registrano, ma Rigutini-Fanfani non la riportano e Manzoni da né manco passa sempre a nemmeno che rimane solo (cfr. FOLLI-BORASCHI 1899: C X L I X , GDLI e C.P.S.); NEQUIZIA: «tale fatto, la cui nequizia non è che debole aggiunta alle innumerevoli dell'Austria» (Ad.1,1,15/10/66,5,i.cr.citt.). Crusca 5 , T B e Rigutini-Fanfani la ritengono normale; contra il Petrocchi la pone in seconda fascia e Manzoni

212

corregge sempre nequizia

a cui sostituisce malvagità, scelleratezze,

perversità

(FOLLI-BORASCHI 1899: C X L I X e G D L I ) ;

NOVELLA: «vedendomi così avaro di novelle» e l'articolo è di t o n o basso ( A r . X X I , 279,7-8/10/86,3,2,corr.Lonigo-A.Braghetta). È assai f r e q u e n t e anche nella Stampa milan. M a n z o n i elimina sempre (tranne in un unico caso) novella e la sostituisce con notizia, nuova, racconto, storie (FOLLI-BORASCHI 1899: C L I e C.P.S.). In GDLI gli esempi si f e r m a n o al secolo scorso se non uno novecentesco nel sintagma quasi stereotipo «lieta novella» ( G a d d a , Conti). Petrocchi la considera v o c e «non pop.»; NOVELLiziA 'primizia', fig. 'prima manifestazione': «questa seconda novellizia dell'avvenire» (Ar.1,4,15/10/66,1,3,att.-sig.). In questo senso figurato l'ultimo esempio nel GDLI è di D ' A n n u n z i o ed è assai significativo: «la più g e m m a n t e novellizia ne' giardini del mare. Novellizia. Q u a n t o mi piace questa parola ghiotta!». Per T B è normale, ma Rigutini-Fanfani non la registrano e Petrocchi la pone in seconda fascia; OMAI: « Q u e s t o locale è assolutamente angusto e ornai non p u ò soddisfare alle esigenze della città nostra che va vieppiù maggiormente crescendo in popolazione» in un articolo di tono basso anche con frasi in dialetto, m a ricco di tessere auliche - cfr. per esempio, in questo stesso stralcio di testo, la posposizione del possessivo e l'avverbio aulico - (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,3,corr.Lon i g o - A . B r a g h e t t a , ecc.). L a v o c e nella forma aulica è rilevata anche nella Stampa milan, (con frequenza) e da MASINI 1977: 160. Manzoni la sostituisce sempre con ormai (FOLLI-BORASCHI 1899: C L I V e C.P.S.). D a g l i esempi del GDLI è chiaro il tono aulico. N e l secondo O t t o c e n t o è certamente sentito più adatto alla lingua poetica: cfr. C r u s c a 5 («oggi più propriamente in poesia»), T B («Oramai e Ormai sono nella lingua parlata più comuni), Rigutini-Fanfani («parlando sarebbe v o c e affettata»), Petrocchi («lett.»); OPIMO: «eleganti ed opimi banchi della pesca»

(Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,1,

cr.citt.). P e r la maggior parte gli esempi nel GDLI sono poetici. L o dicono del linguaggio scelto (scritto, poetico o letterario) T B , Rigutini-Fanfani, Petrocchi; POSCIA: (Ar.XXI,305,3-4/11/86,2,3,corr.Mantova, ecc.). F r e q u e n t e m e n t e anche nella Stampa milan. Tranne un unico caso in cui rimane, è sostituito da M a n zoni con poi, dopo (FOLLI-BORASCHI 1899: C L X X I V e C.P.S.). S o n o d'accordo nel considerarla una f o r m a scelta T B , Rigutini-Fanfani e Petrocchi («lett. pedantesco»); POSSA: «con ogni nostra possa [...], con tutta la possa più fiera» (Ad.1,1,15/10/66, 2,1,a.fondo). Nella Stampa milan, otto occorrenze. Gli esempi del GDLI sono senz'altro di tono aulico, ma la f o r m a è accolta senza riserve da Crusca 5 , T B , Petrocchi. Rigutini-Fanfani la dicono usata «nel c o m u n e parlare solo nel m o d o avverbiale A tutta possa, per C o n ogni sforzo»; POSTURA: «postura geografica» (Ar.I,66,18/12/66,1,3,A.pol.). D u e

occorrenze

nella Stampa milan. G l i ultimi esempi con questo significato nel GDLI sono di Carducci (av. 1907) e Ferd. Martini (1922). T B la dice v o c e «Non del ling, parlato», Petrocchi la considera «lett.»; Rigutini-Fanfani non la registrano; 213

POSTUTTO, al postutto 'dopo tutto': «al postutto la pancia farà da consigliere» (Ad. 1,62,18/12/66,3,2,corr.Milano). In C.P.S. c'è un unico esempio nell'introduzione nel testo del «dilavato e graffiato autografo» che Manzoni dà alla luce. Concordano nel ritenerla voce disusata Crusca 5 , TB, Petrocchi (la pone in fascia alta ma la dice «non pop.»); PREFATO 'suddetto': «prefato Comando militare» (Ar.II,1,1/1/67,3,i,cr.citt.). Latinismo d'uso burocratico di cui si trovano parecchie attestazioni nella Stampa milan, tra le quali una in particolare che dimostra come fosse una voce inusata: «Conoscendo il prefato generale suddetto»; cfr. inoltre MASINI 1977: 1 5 6 - 7 . Gli esempi ottocenteschi e novecenteschi nel GDLI sono in testi formali o con «una connotazione ironicamente aulica ed enfatica». Il suo impiego con tale valore è confermato dal Petrocchi che scrive «Non pop. o scherz.». T B la considera voce disusata anche nel linguaggio scritto; RigutiniFanfani: «Voce del nobile linguaggio»; Fanfani-Arlìa: «è un latinismo; e de' latinismi bisogna far uso a tempo e luogo, quando ve ne sia necessità»; PROTEIFORME: «l'illustre e proteiforme artista Ermete Novelli»

(Ar.XXI,I33,I4~

15/5/86,3,2,teatro). Gli esempi con questo significato riportati nel GDLI sono tutti posteriori a Ghislanzoni (1824-93) in passi che tendono all'enfatizzazione del personaggio di cui si parla. Per T B è voce del linguaggio scritto e per Petrocchi è letteraria; PUGNA: «L'operaio e l'artiere che nell'industria trovano una pugna in cui si crea [il pauperismo], abbisognano di essere sostenuti, onde possano in essa affaticarsi da veri soltati del lavoro» (Ar.1,4,15/10/66,1,3,att.-sig.). Quattro occorrenze nella Stampa milan., in senso sia proprio sia fig. Il GDLI non riporta esempi posteriori all'Ottocento. Convergono i giudizi di T B («del ling, scritto»), di Rigutini-Fanfani («voce del nobile linguaggio») e di Petrocchi («lett.»); RETAGGIO: «l'obbrobrio e lo scherno siano il suo retaggio» (Ad.1,1,15/10/66,2,1, a.fondo). Più di un esempio nella Stampa milan. Rigutini-Fanfani e Petrocchi la indicano come voce nobile e poetica; T B non accenna a particolari valori stilistici; RUINA: «ruine immense» (Ar.1,66,18/12/66,1,2,a.pol.). Nella Stampa milan, è presente, in leggera minoranza rispetto a rovine (27 volte contro 36); inoltre cfr. MASINI 1977: 155. Rigutini-Fanfani non la registrano. Petrocchi la considera «poet. e lett.»; SERVAGGIO: «uscì dalla terribile malattia del lungo servaggio» in un articolo di tono alto (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,3,a.fondo). T B circoscrive il suo impiego nel linguaggio scritto. Petrocchi la considera voce letteraria; TALFIATA: (Ad.II,55,25/2/67,1,1,A.fondo). Il GDLI S.V. fiata n.3 riporta un unico esempio di tal fiata tratto dall'opera di un poeta del Duecento (Caccia). La voce composta nella forma sintetica non è riportata da nessuno dei dizionari ottocenteschi consultati; ma s. v. fiata si legge nel T B «Raro ormai anche nel ling, scritto», nel Petrocchi «lett. e pedantesco». Rigutini-Fanfani non registrano neppure il sostantivo. Fiata è riscontrata anche da MASINI 1977: 154; 214

«può dirsi senza tema di esagerazione che» (Ar.XXI,343,11-12/12/86,1,5, vita Mingh.). È presente più d'una volta nella Stampa milan. Manzoni sostituisce con timore, paura ( F O L L I - B O R A S C H I 1899: C C X X I X ) . Rigutini-Fanfani non la riportano; Petrocchi la dice «non pop.»; TRISTIZIA: «ha [...] nel cervello la tristizia di Eliogabalo» (Ar.XXI,279,7-8/10/86, 2,2,a.red.). Eliminata da Manzoni ( F O L L I - B O R A S C H I 1899: C C X X X V I ) . Nella Stampa milan, c'è solo tristezza, che è infatti la forma indicata come più comune dal TB. Anche Petrocchi la considera voce «lett. non com.», mentre Rigutini-Fanfani non ne indicano valori particolari; UBERTÀ: «a noi dispensata da Dio con tanta ubertà di suolo» (Ad.IL,55,25/2/67,1, 3,a.fondo). Nella Stampa milan, sono stati registrati due esempi di ubertà, una decina dell'aggettivo corrispondente ubertoso. Nel romanzo manzoniano anni più ubertosi viene sostituito con annate migliori ( F O L L I - B O R A S C H I 1899: C C X X X I X ) . TB: «è voce della sola lingua scritta»; Petrocchi: «lett.»; VENUSTÀ: «un esemplare di artistica venustà» (Ad.XXI,i02,i3/4/86,2,4,cr.citt.) con anticipazione dell'aggettivo. Nella Stampa milan, si contano nove esempi. Per Rigutini-Fanfani è «voce del nobile linguaggio» e lo stesso valore letterario le attribuisce Petrocchi; VETUSTÀ: (Ad.I,75,i/i/67,2,2,cr.citt.). Nella Stampa milan, tre attestazioni del sostantivo, una dell'aggettivo corrispondente vetusto. Manzoni corregge cadenti per vetustà con consunte dagli anni ( F O L L I - B O R A S C H I 1899: XLI, CCXLVI). Sono concordi nel considerarla voce del linguaggio scelto TB, Rigutini-Fanfani, Petrocchi; VIEMMAGGIORMENTE: «Ora sempre nell'intendimento di viemmaggiormente accrescere ed accrescersi il favore del pubblico la ditta suddetta ha posto in vendita i nuovi gruppi da 90 numeri» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,1,avvisi). Nella Stampa milan, cinque esempi, di cui uno nella forma scissa. Non è registrata né da T B né da Rigutini-Fanfani. Petrocchi la riporta ma non dà indicazioni su particolari valori stilistici; VIEPPIÙ (cfr. supra): «della città nostra che va vieppiù maggiormante crescendo» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,3,corr.Lonigo-A.Braghetta). È presente frequentemente nella Stampa milan., talvolta anche scisso. Scisso o unito ma senza doppia lo riporta Petrocchi; Rigutini-Fanfani non lo registrano affatto. TEMA:

9.5. Toscanismi Come è già stato notato nei capitoli precedenti per altri settori linguistici, anche per il lessico non è difficile rinvenire in questi giornali veronesi tratti fiorentini o più generalmente toscani. Alcuni toscanismi sono di tipo «aulico», di provenienza libresca e scopo nobilitante, altri si potrebbero dire «espressivi», impiegati per ricerca di vivacità secondo quello stile brillante di cui spesso si è parlato: * A N D A R E IN SOLLUCHERO: «leggendo questa notizia va in solluchero» (Ad.II,265, 29/9/67,1,3,a.fondo), 1891, Petrocchi;

215

BABBO: «quante pratiche abbia fatte babbo» (Ad.XXII,74,16/3/87,3,1,teatro); BRACCIO DI FERRO: «gli ha proposto di fare il cosìdetto braccio di ferro» ( A r . X X I , 253,11-12/9/86,1,3,corr.Milano), 1863, Fanf. Tose.·, CAPO «Non ti frullasse in capo di farne la prova» (Ar.II,100,10/4/67,3,2,varietà), ecc.; CENCI, cenciaiuoli

(Ad.XXI,202,24/7/86,3,i,corr.Mantova) già nel Nuovo

voca-

bolario italiano d'arti e mestieri del 1868 di Carena; CODESTO ( A r . I I , 1 0 0 , 1 0 / 4 / 6 7 , i , i , a . f o n d o ) p e r c u i c f r . G H E R A R D I N I 1 8 4 7 2 e F O R N A CIARI 1 8 8 1 : 7 5 ;

PAPERA: «risero molto di questa papera del ministro del commercio» ( A d . X X I I , 52,2i/2/87,2,2,corr.Parigi), 1863, Fanf. Tose.·, PIENA COME UN'OTRE (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,1,cr.citt.), 1853, Prov. Tose, glossato con 'di chi ha mangiato molto', ma qui, c o m e del resto è nel vivo uso toscano, 'di chi ha bevuto molto'; PUNTO: «non si dubita punto» (Ar.II,81,22/3/67,3,i.disc.Bismark, ecc.); QUARTIERINO 'appartamento': «quartierino mobigliato» (Ar.XXI,103,13-14/4/86, 3,2,a.cult.-:racc.franc.), «aveva preso in affitto un quartierino [...] le scene che avvennero in quel quartierino» (Ad.XXII,74,16/3/87,3,1,teatro) pure francesismo, ma soprattutto toscanismo vivo ancora oggi (cfr. GDLI S. V. quartiere n. 4); SICCHÉ (Ar.1,66,18/12/66,1,2,b.pol., ecc.); SORTIRE: «botte di vino lasciandone sortire per circa sei brenti» (Ar.II,81,22/3/67, 3,2,cr.citt.), «un po' troppo forte sul terreno col calcio del fucile per far sortire la polvere dal così detto 'testino'» (Ar.XXI,305,3,3,cr.prov.) da avvicinare anche al francese sortir; SUPPERGIÙ (Ad.XXI,202,24/7/86,1,3,est.-*Italie), 1863, Fanf. Tose.; TOCCO, il tocco T u n a ' : «l'adunanza convocata ieri al tocco» ( A d . X X I , 132,14/5/86, 1,4,cr.citt.), «ieri al tocco» (Ad.XXI,250,11/9/86,3,2,cr.citt.). T B n. 13, FORNACIARI 1881: 44, N o v o Voc. s. v. ora; ma, ovviamente, anche una, per esempio «verso la una passando per il V i c o l o Storto» ( A d . X X I , 102,2,5,cr.citt.); TRASPORTO: «E partito il trasporto francese Vienne»

(Ar.I,66,i8/i2/66,3,4,serv.

tel., ecc.), 1863, Fanf. Tose.; VEDERE DI BUON OCCHIO: «non era certo vista di buon occhio» (Ad.XXI,202,24/7/ 86,1,4,est.), 1863, Fanf. Tose.

9.6. Dialettalismi e regionalismi 1 1 I dialettalismi e i regionalismi sono generalmente esclusi da questi giornali veronesi, in quanto connoterebbero localisticamente la lingua dei quotidiani che si

"

Il p r e s e n t e p a r a g r a f o r i d u c e e in p a r t e r i e l a b o r a un a r t i c o l o p u b b l i c a t o a u t o n o m a m e n t e (SBOARINA 1992).

216

vogliono presentare 'italiani'. Tuttavia se ne possono rinvenire (per lo più nella cronaca locale) sia per una loro immissione spontanea da parte di redattori 'dialettofoni', sia (soprattutto nella seconda annata) per una scelta consapevole mirata ad avvicinarsi al proprio pubblico. 9.6.1. Localismi spontanei Per la maggior parte i dialettalismi e i regionalismi sono «spontanei», cioè non evidenziati da segnali metalinguistici (corsivo, chiose, traduzioni in lingua, ecc.) che ne segnalino la natura dialettale o regionale. Spesso la loro presenza è dovuta ad un impiego istintivo da parte dei redattori che non riconoscono nei lessemi a loro consueti il carattere locale, ma non è raro che i localismi siano impiegati per un 'vuoto oggettivo' dell'italiano standard, per cui il termine locale è inevitabile, e non necessariamente inconscio. Non è infatti l'inconsapevolezza dei lessemi che qui mi interessa sottolineare, ma la loro spontaneità, cioè il loro infiltrarsi nel testo senza bisogno di barriere formali che li segnalino come termini 'altri'. 9.6. i. ι. Voci venete Non si tratta per lo più di dialettalismi marcati, ma di parole con un'estensione regionale o sovraregionale; cito anche alcune voci (come barcarola o campiello) che, pur avendo una indiscussa origine veneta, erano a quel tempo già diffuse ben al di là della zona di provenienza; anche delimitando con tale larghezza i confini entro cui far rientrare le voci locali, la loro quantità rimane assai ridotta nella prima annata, maggiore nella seconda, ma comunque mai notevole; ne presento un'ampia scelta: BARCAROLA 'composizione musicale ispirata a suggestioni marinaresche o cantilene di barcaioli': «si volle anzi il bis della barcarola del tenore» (Ar.XXII,52, 21-22/2/87,3,2,teatro), significato derivato direttamente da quello originario di 'tipica canzone dei gondolieri di Venezia'. Termine di «inequivocabile origine veneta» ( Z O L L I 1986: 72) dal XVIII sec. passato, con la musica italiana, a quasi tutte le lingue europee ( D E I ) . Nell'Ottocento il suo uso è esteso - un esempio della voce con il nostro stesso significato è presente pure nella Stampa milan, (cfr. B I S C E G L I A BONOMI 1990: 515 n.) - e dai veneti non è più sentito come dialettale se Boerio lo registra solo con altro significato ('Femmina di Barcaiuolo'), e Patuzzi-Bolognini non lo riportano, ma fuori dal Veneto rimane la consapevolezza che si tratta di un venetismo (cfr., per esempio, Panzini: «Sono celebri le barcarole dei gondolieri veneziani», oppure TB «Canzone de' gondolieri di Venezia. I compositori melodrammatici oggi la imitano, e ne udiamo talvolta ne' teatri delle graziosissime»); BRENTO 'misura di liquidi': «aprirono una botte di vino lasciandone sortire per circa sei brenti» (Ar.II,8i,22/3/67,3,2,cr.citt.). La forma femminile (anche con il significato di 'tino o bigoncia per liquidi') è voce pansettentrionale (ma 217

Boerio non la riporta) presente in Sella Ven.\ Stampa milan. - quattro occorrenze, tutte spontanee (cfr.

BISCEGLIA BONOMI

1990: 495-6)

- , MASINI

1977:

145, Cherubini, Angiolini, Peri; Sella Em., Coronedi Berti, Malaspina; Di Sant'Albino (brinda); Casaccia (brinta); inoltre la riportano T B con un esempio di uno scrittore settentrionale, Panzini «dialettale», e come voce di origine o espansione settentrionale

DELI, DEI, VEI, GDLI. L A

forma maschile

vive in un'area più ristretta, dove coesiste con la forma femminile (cfr. A i s II 1319, Prati); in particolare, per Verona, cfr. Patuzzi-Bolognini, che offrono le due forme, la masch. con il significato di 'Misura di 68 litri', e Bondardo: «nell'ant. ver. anche misura locale di liquidi [...] anche nella variante brento»·, CAMPIELLO

'piazzetta di Venezia in cui sboccano le calli': «abitante in Canareggio,

campiello detto l'Anconetta» (Ad.XXI,i69,2i/6/86,2,3,n.varie). Voce tipica del dialetto veneziano (fra i vocabolari dialettali riportano la voce Boerio e Prati; cfr. anche

VEI,

Panzini,

CANEPARI

1984: 41).

È

un dialettalismo esteso

alla lingua nazionale per il 'vuoto oggettivo' che l'italiano standard presenta (CANEPARI

1984: 34-5); nel

GDLI

gli esempi partono da Goldoni e si esten-

dono al di là di ogni confine locale. T B non registra la voce; CARANTANO

'moneta austriaca di rame, che vale la sessantesima parte di un fio-

rino': «6 carantani vecchi» (Ad.II,55,25/2/67,25,2,67,3,2,cr.citt.). Anche in questo caso il ricorso al localismo è dovuto al 'vuoto oggettivo' nell'italiano. Prati (anche VEI) la dice voce diffusa a Venezia (la registra Boerio) e in Valsugana; Bondardo allarga rispetto a Prati i confini dell'area di diffusione della parola a tutto il Veneto e al Trentino. Ma, se è vero che l'origine del lessema è veneta, esso non è escluso da altre aree linguistiche: nel veneti - a cui ne affianco uno di Nievo (cfr.

MENGALDO

GDLI

fra gli esempi

1987:144) - figura in-

fatti anche un'attestazione di Cattaneo; registrano inoltre la voce anche Cherubini, Nuovo Pirona, Peri e Di Sant'Albino. In T B non è considerato termine locale ma «Nome non antiquato [cors, mio] in Italia»·, LISTONE

'parte lastricata di piazza Vittorio Emanuele (piazza Brà) adibita a pas-

seggio cittadino': «poter correre sulle pietre del Listone» (Ar.XXI,220,9-i0/ 8/86,3,2,cr.citt.). Calco di Listòn, voce dialettale che indica «nel Veneto luogo di pubblica passeggiata» (TB, s. v. listone) così chiamato perché inizialmente (la data della prima attestazione è av. 1768, C.I. Frugoni,

DELI)

il termine si

riferiva al listòn, al lastricato di marmo che a Venezia si trova attiguo alle Procurarte in piazza San Marco; ne individuano tale origine locale Panzini, DEI, DELI.

GDLI,

Fra i dizionari dialettali registrano il termine con questo significato

Boerio, Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, Rosamani; MISTRÀ

'acquavite di anice, anicetto, fumetto" 2 : (3 volte in Ar.XXI,343,11-12/12/

' 2 Riguardo questa curiosa forma leggiamo in T B Giunte, s. v. fumetto: «così detto perché, versato o schizzato nel bicchiere, si decompone, pigliando aspetto come di fumo»; e in Angiolini: «In alcuni luoghi [Panzini: «in Toscana»] lo chiamano anche fumo, fumetto, per il rannuvolamento bianco azzurrognolo che produce nell'acqua».

218

86,3,i,cr.citt.) «bevuto mistrà e grappa», «lo spendeva in mistrà», «Si gettò al vino, poi all'assenzio, al mistrà, alla grappa». La voce d'origine veneta (la data della prima attestazione - 1829, Boerio - è sicuramente anticipabile al secolo precedente; cfr. DELI) è immessa nell'italiano solo recentemente (1905, Panzini, che ancora ne percepisce il carattere dialettale: «voce ampiamente dialettale (Veneto, Emilia, ecc.)» oppure av. 1906, G.Visconti Venosta, DELI), ma la sua diffusione ad altre parlate italiane è assai anteriore: già nella prima metà dell'Ottocento se ne trova un esempio nella Stampa milan, (sottolineato, cfr. BISCEGLIA BONOMI 1990: 514), ed è inoltre registrata da Cherubini, Angiolini, Tiraboschi, Peri, Di Sant'Albino e, per l'area veronese, da PatuzziBolognini. Concordano nell'indicare il Veneto come zona d'origine GDLI, DEI e VEI. Cfr. anche Prati, CANEPARI 1984: 47 e ZOLLI 1986: 90; NONZOLO 'sacrestano': «a fungere le veci del nonzolo, a suonare cioè le campane, com'è costume in Friuli» (Ar.II,I33,I4/5/67,3,2,n.varie). Nuovo Pirona non lo riporta; sì, invece, Rosamani, con questo stesso significato, Boerio anche con il significato di 'becchino', Prati «(vie.) 'scaccino', (pad. venez.) '(disus.) becchino, scaccino'». Lo danno come forma dialettale diffusa nel Veneto (o in parte di esso) Panzini e CANEPARI 1984: 49. La prima attestazione in italiano ha il significato di 'becchino' (G. Gozzi); solo successivo è il significato di 'sacrestano' (Ojetti, ma riferito ad un racconto a Venezia 13 ); cfr. GDLI.TB non riporta la voce; PASSETTO 'fermaglio' e 'segnatoio o guarnizione di ricami?': «tre file di corallo con passetto d'oro» (Ad.II,55,25/2/67,3,2,cr.citt.) e, riferito ad un banco di un'esposizione, «delle cornici a fantasia elgantissime, dei finti bronzi belli assai, dei lavori a passetto di grande effetto, un piccolo specchio tagliato a forma di tavolozza con un nastro dorato a velatura celeste che lo sostiene» (Ad.XXII, 52,2i/2/87,2,5,cr.citt). La voce con il significato di fibbia per libri non è specificamente veneta: il GDLI S. V. passetto2 riporta un unico esempio, tratto da Gherardini, di un padovano 1 4 , ma la voce è presente anche nel milanese e nel trentino (REW 6267). Il significato di fermaglio (di gioielli) ha una diffusione più ristretta (cfr. CANEPARI 1984: 49): lo registrano, oltre ad altri significati tra cui quello di fibbia per libri, Boerio, Patuzzi-Bolognini, Rosamani. Il significato del secondo esempio non mi è chiaro: potrebbe essere quello dato (fra gli altri) da Boerio «passetto da selèri, Segnatoio, Strumento di ferro con gruccetta per far righi diritti al cuoio», ma forse meglio quello dato da Cherubini, non nella prima edizione, ma solo nel volume 4,2 di Giunte e correzioni: 13

14

«Mi ha narrato di Hitler a Venezia. - Hitler è un nonzolo, un sacrestano». L'attestazione di G. Gozzi è «beccamorti, ossia 'nonzoli'»: si noti che in entrambi gli esempi la voce nonzolo è affiancata dal suo significato, ciò che è indicativo del suo uso limitato. Non si tratta, come sarebbe facile intendere dalle indicazioni del GDLI, di Giovanni Antonio Volpi, Padova (1686-1766), ma invece del fratello Gaetano Volpi, che pubblica nel 1756 La libreria e la stamperia cominiana illustrate con utili e curiose annotazioni. 219

«Fil d'oro intrecciato a tre fili che si usa per contornar ricami». T B non riporta la voce con nessun significato; PELLATTIERE 'pellettiere': «pellattiere oriondo di Milano» (Ad.11,219,14/8/67,3,4, cr.citt.). L a variante con -a- non è solo veneta (Sella Ven. registra pellataria a Venezia, a. 1328 e pellaterius a Bassano, 1506; il GDLI presenta la forma pellattaria in un esempio veneziano di A . Contarini, X V sec.; inoltre Boerio pelatièr, Patuzzi-Bolognini e Beltramini-Donati pelatiér), ma anche lombarda (Cherubini, Angiolini, BISCEGLIA BONOMI 1976: 104, che registra la voce nel 1902), emiliana (cfr. a Modena il latino medievale pellaterius, a. 1327; Sella Em.), piemontese (Di Sant'Albinoplatè); piSTORiA 'forno del panettiere' (Ad.XXI,250,11/9/86,2,5,cr.citt.) ma ne «L'Arena», nell'articolo riguardante lo stesso argomento, «forno del panettiere» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,1,cr.citt.); altrove anche «forni per la cottura del pane» (Ar.XXII,52,2i/2/87,2,4,corr.Porto Maurizio). Pistore, diffuso nell'italiano antico, era nell'Ottocento, come oggi, ristretto ad un'area settentrionale identificata con il Veneto (cfr. TB, VEI) O le Venezie (Panzini, DEI); anche il derivato pistorìa interessa esclusivamente l'area nordorientale: registrano la voce Boerio, Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, Rosamani; essa è diffusa inoltre nel polesano, nel bellunese, nel roveretano (Prati s. v. pistore)·, POSTONE 'bordatura': «fa uscir fuori dal telaio uno stupendo postone a ricami rilevati» (Ad.XXII,52,21/2/87,2,5,cr.citt.). Voce tipicamente veronese, registrata da Patuzzi-Bolognini e Beltramini-Donati, che indica una fettuccia di tessuto da applicare come ornamento ad articoli di moda o arredamento.

9.6.1.2. Voci non venete I rari localismi d'origine non veneta sono in genere lombardismi. Sono difficilmente inconsapevoli, ma, in quanto non marcati da mezzi formali, si presentano come se, entrati a far parte in sordina del tessuto linguistico standard, ne siano ora parte integrante. Faccio notare che non ho riscontrato voci provenienti dall'area linguistica meridionale (l'unico lessema, camorra, aveva già attenuato la sua colorazione locale ed era già diffuso anche al settentrione): BRUMISTA 'vetturino': «Il brumista [...] entrò nel vestibolo» ( A r . X X I , 3 4 3 , n - i 2 / 12/86,3,1,cr.citt.). Voce milanese derivata da brumm, adattamento dell'inglese brougham·, la registrano Angiolini, MASINI 1 9 7 7 : 1 4 5 - 6 , ma non Cherubini. Non la riporta T B , ma lo fanno Fanfani-Arlìa, Petrocchi, Panzini: «Voce lombarda, spenta ormai!» (ci sarà invece ancora, per esempio, in Ungaretti). È voce registrata, per Verona, solo da Beltramini-Donati; CAMORRA: (Ar.II, 133,14/5/67,2,i,leg.milit., 2 volte in Ad.XXI,202,24/7/86,1-2,5i,cr.prov. in entrambi i casi in connessione con l'aggettivo piccola, la seconda volta al plurale «ai piccoli signorotti od alle piccole camorre»). È voce gergale napoletana (il GDLI la dice attestata già nel X V I I I secolo) che indica in primis la malavita locale, ma nel X I X secolo si diffonde anche alle altre regioni d'Italia slegata semanticamente dall'ambiente napoletano: la prima attestazione 220

ufficiale è del 1861 (DELI). Cherubini ( 1 8 3 9 - 5 6 ) non lemmatizza la voce, ma essa è presente poi nella «Perseveranza», 1863 (MASINI 1977: 146), e A n g i o lini qualche anno d o p o (1897) la presenta c o m e un delle «parole che entrar o n o nel dialetto nostro da un t e m p o non più antico di un trentennio, e che m a n t e n g o n o inalterata, o alterata ben poco, la f o r m a originaria»; anche in T B la v o c e è assente m a inserita in T B Giunte. Registrano la v o c e anche Panzini, DEI, VEI.Cfr. inoltre ZOLLI 1986: 13; CASEGGIATO 'fabbricato, grande edificio': «vasti caseggiati ora inutili che si prester e b b e r o a fondarvi ufficine» (Ad.II,8o,22/3/67,i,4,corr.Milano), «accordare all'istituto tecnico il caseggiato dell'ex-ministro della guerra» (Ar.11,268,29/ 9/67,1,3,n.varie-*Gazz.del Popolo). V o c e di origine lombardo-emiliana (attestata in Stampa milan. - otto occorrenze - ; cfr. poi BISCEGLIA BONOMI 1990: 497, Cherubini, Angiolini; C o r o n e d i Berti, Foresti), a quest'altezza presente anche nel V e n e t o : cfr., ad esempio, Foscolo «vastissimo caseggiato» (GDLI in un esempio riportato sotto il significato di 'gruppo di case continue', m a che ha invece quello di 'grande edificio') e N i e v o «gran caseggiato» (GDLI). M a è possibile che entrambe le nostre attestazioni non siano autoctone, essendo l'una in una corrispondenza da Milano, l'altra in un articolo che riporta quanto scrive un giornale torinese (ma D i S a n t ' A l b i n o non riporta la voce). B o e r i o , Prati, Patuzzi-Bolognini non la registrano; PRESTINAIO 'fornaio' (Ad.XXII,52,2i/2/87,3,i,cr.citt.), ma per il resto

fornaio

(passim in Ad.XXI,218,9/8/86,1,4,n.varie, nonostante si narri di un fatto milanese e, anzi, vi sia inserita una frase in dialetto milanese),panettiere ( A d . I , 2 i , 5/11/66/5,2,cr.citt.). È un adattamento toscano fin dal X I V secolo ( A n d r e a da Barberino, GDLI) del milanese prestinè, diffuso in larga parte del settentrione (DEI). Cfr. anche Panzini e VEI. T B non riporta la voce. A ï s II 234 la individua in zona lombarda; la registrano infatti Cherubini, Angiolini, Peri

(presteen

'forno') e BISCEGLIA BONOMI 1976: 105, la trova nei giornali analizzati con molta frequenza. Boerio, Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, B o n d a r d o non riportano il lessema.

9.6.2. Localismi riflessi I casi di localismi «riflessi», segnalati da chi scrive c o m e elementi estranei alla lingua nazionale, sono presenti soprattutto nell'annata 1886/87; v e

ne s o n o

di ne-

cessari, imposti da 'vuoti' dello standard, ma anche di espressivi impiegati consap e v o l m e n t e e volontariamente. N e i propositi di apertura verso espressioni linguistiche nonstandard i due giornali si diversificano per il proprio atteggiamento: mentre « L ' A r e n a » , organo conservatore, si mostra maggiormente ancorato alla norma, « L ' A d i g e » , progressista, accoglie con più disinvoltura spunti di lingua locale.

221

9.6.2.1. Lessemi I dialettalismi e i regionalismi lessicali riflessi si riducono ad una decina in tutto il corpus, e si riscontrano soprattutto nei testi de «L'Adige». Per la quasi totalità si tratta di lessemi veneti (o anche veneti), il cui impiego può essere motivato da 'vuoti oggettivi' (Rengo e Cortazze, con referenti locali) o da 'vuoti soggettivi' (ad esempio, berta, dal significato oscuro); ma ve ne sono anche alcuni (come gòtto o graspa) inseriti per ricerca di espressività, che può ben essere accolta dal destinatario dialettofono dei giornali: BERTA 'nell'abbigliamento femminile ottocentesco, scialle o bordura di merletto' oppure 'saccoccia'?: «Una " b e r t a " trovata [tit.] In piazza Bra ieri sera un distinto giovine trovò una berta, che si affrettò a consegnarla all'Amministrazione del giornale in V i a R o s a N.i onde chi l'avesse perduta possa ricuperarla.» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,3,1,red.). Se il significato fosse il primo, la voce sarebbe un francesismo (1840, berthe 'leggera mantella' a sua volta dal nome della regina Berta) la cui prima attestazione in lingua italiana è recente (1913, Piccola enciclopedia

HoeplP,

DELI), ma già nell'Ottocento è registrato da al-

cuni dizionari dialettali (Peri, Angiolini). N e l secondo caso sarebbe un germanismo (dal nome proprio Bertha), voce gergale già presente in Patuzzi-Bolognini, che si riconnette con l'antico gergo veronese bertose 'saccocce' (cfr. Bondardo). L a locuzione gergale mettere/mettersi

in berta 'mettere in saccoc-

cia' copriva nell'Ottocento l'intero Settentrione (cfr. Boerio, Cherubini, Peri, D i Sant'Albino). In questo senso il GDLI non la riporta; DEI e VEI danno entrambi i significati, entrambi specificando per il secondo che è «gergale», «furbesco». N o n registrano la voce né Ugolini, né Fanfani-Arlìa, né Rigutini; CORTAZZE: «gettare dalle finestre nelle Cortazze, mondizie d'ogni sorta? Eppure le Cortazze

pitali, buccie di verdura, imsono considerate strada pub-

blica» (Ad.XXI,202,24/7/86,3,i,corr.Mantova). Si tratta evidentemente di un toponimo mantovano (in entrambi i casi scritto con la lettera maiuscola). Cherubini man., Arrivabene, Berni riportano la voce cort / corta 'corte, cortile'; in più Arrivabene registra precisamente cortàsa 'cortile grande e di non bello aspetto', di cui cortazza è l'italianizzazione; FREGONE: «POCO dopo giunsero i pompieri [con] due estintori; ma ormai il fuoco era pressoché spento, e col fregone lo spensero del tutto» (Ad.XXI,250,11/9/ 86,2,5,cr.citt.). Nel senso di 'canovaccio, strofinaccio' riportano la voce il GDLI (con un esempio di G a d d a ) , Cherubini, Angiolini. Cherubini dà come secondo significato 'arnese con cui si puliscono i pavimenti sudici', indicando quindi un bastone che porta ad un'estremità uno straccio o una scopa. Tale sarà il referente di fregone del nostro testo, che corrisponde poi a. fregador del Boerio. Il significato più puntuale di 'spazzolone per pulire il forno' è in A i s II 241, da dove appare evidente come il termine non sia raro in Lombardia, Liguria (ma Casaccia non lo riporta), Emilia, mentre in V e n e t o è attestato solo in due punti, entrambi distanti da Verona; GÒTTO 'bicchiere': «Si va a bere il gòtto come nelle osterie» (Ad.XXI,202,24/7/86,

222

2,2,cr.citt.). In tempi antichi la voce era molto diffusa (cfr. Sella Ven. e Sella Em. che registra forme affini da R o m a a Cesena); nelP X I X secolo era attestata in larga parte d'Italia nel significato di contenitore di vetro (da cui quello di 'ciò che nel contenitore è contenuto; sorso') con lievi sfumature semantiche ('bicchiere': Boerio, Patuzzi-Bolognini - anche nella locuzione andàr a bévar un gotto -, Di Sant'Albino, Casaccia; 'vaso di vetro tondo, buffone': Cherubini, Angiolini; 'bicchiere più grande dell'ordinario': RigutiniFanfani, Broglio, Petrocchi). A n c o r a oggi la voce è estesa dal nord al sud (cfr. DELI), ed inoltre il significato di 'bicchiere' non è esclusivo del Veneto: A i s VII 1336 indica come in Liguria sia quasi esclusiva, ed essa sia ancora estesa ad oriente del V e n e t o fino a comprendere l'Istria (e vedi anche Rosamani in cui è registrato, fra gli altri, un esempio del sintagma «andare a bere un gotto»); inoltre cfr. gli esempi in Fare, fra cui il sintagma lomb. un got de vin (nel significato di 'goccia, sorso'). Concordano nel non ritenerla esclusivo venetismo Panzini che la dice forma dialettale nel significato di 'bicchiere dal collo stretto' comune a R o m a (gòtto), Venezia (goto) e Sardegna (gottulu), e CANEPARI 1984: 45 che la ritiene voce italiana, evitata dai veneti perché ritenuta a torto locale; cfr. inoltre VEI. la voce è infatti ritenuta da molti venetismo caratteristico: già nel X V I I sec. era considerata tipicamente veneta se Redi, pur facendone uso (GDLI S.V. gotto n. 1), altrove scrive (ibid. η.2) «Gotto vale lo stesso che bicchiere; ed è voce pigliata in presto da' Veneziani», affermazione che provoca una smentita da Tommaseo Sin., num. 526, che corregge, rivendicando sì la toscanità della voce nell'accezione di 'bicchierone', ma tuttavia continuando a considerare il significato di 'bicchiere' tipicamente veneto: «Gotto, in Toscana, è bicchierone di forma più grande dell'ordinario. Negli Stati Veneti, gotto è il bicchiere». Cfr. anche T B e Cherubini, che nel volume 5 affianca al significato di 'vaso di vetro' quello di 'bicchiere' e precisa che in questo senso è usato solo dai veneziani; GRASPA 'grappa': «una vera faccia da graspa» (Ad.XXI,202,24/7/86,2,3,cr.prov.). L a forma maschile col significato di 'raspo' è diffusa non solo nel Veneto e registrata in molti repertori consultati (Sella Ven., Boerio, Sella Em., T B , Prati, CANEPARI 1984: 45, Rosamani, DELI, DEI, VEI); T B riporta inoltre il sintagma Spirito di graspo 'spirito di vino separato dai graspi separati dal mosto e messi a fermentare (Sei.)'. L a forma femminile è limitata al settentrione, dove ha lo stesso significato 'raspo' (già nel latino medievale di Parma nel 1347, Sella Em., inoltre la registrano Boerio, Prati, Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, Cherubini, Angiolini). I dizionari che danno per la forma femminile il significato di 'grappa, acquavite' sono Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, Cherubini, Angiolini, Panzini e VEI S. V. grappa che considerano graspa forma esclusivamente veneta (come pure CANEPARI 1984:45 e ZOLLI 1986:46). Si aggiunge che i vocabolari veneti (Prati, Boerio, Patuzzi-Bolognini, Bondardo, Beltramini-Donati) registrano graspia con il significato di 'vinello' (ma Rosamani con il significato di 'graspa'). In quanto alla locuzione «faccia da graspa», non ne ho trovate attestazioni, ma la mia competenza dialettale di vero223

nese mi suggerisce che essa è sopravvissuta fino ad oggi col significato di 'chi ha l'aspetto di ubriacone'; PALANCA 'moneta da dieci centesimi', 'quattrini': «Domanda palanche e vuol dar baci» [tit.] e nel corpo dell'articolo «domandò una palanca» (Ad.XXI,202,24/ 7/86,2,3,cr.prov.). CANEPARI 1984:48 afferma che la diffusione delle voci (sing, e plur.) è limitata ad alcune parti del Veneto, e Prati: «In parte del Veneto palanca [era] in uso dal 1866». Bondardo la dice voce diffusa al settentrione (ma non a Venezia) e Panzini ne indica la diffusione nei dialetti dell'alta Italia. Ma essa doveva nell'Ottocento essere ancor più diffusa: in Patuzzi-Bolognini si legge «La 'Palanca' in toscana [sic], come in quasi tutte la altre parti d'Italia, è il soldo», e infatti la voce è attestata, oltre che a Genova (Casaccia) e a Milano, dove entra in uso dalla seconda metà del secolo (se Cherubini non la riporta mentre Angiolini sì, e la annovera fra i neologismi - ma a Milano varrà cinque centesimi, non dieci come nel Veneto!-), anche da Fanfani Tose., T B («moneta di rame [corsivo mio] in Italia, che vale un soldo. (Voce recente)»). Cfr. anche Rosamani, DEI, VEI; REMENGO 'monello, canaglia': «I soliti remenghi diedero fuoco alla capigliatura» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,3,2,cr.citt.). È attestato solo nelle espressioni andare/ mandare a ramengo / remengo dal GDLI («dial, e gerg.») e da CANEPARI 1984:50; anche Panzini riporta la locuzione nel senso di 'andare in malora' e la dice tipica del dialetto veneto. Patuzzi-Bolognini riportano la locuzione, ma anche, come aggettivo, il significato di 'Straccione, Pitocco, Trucio; Vagabondo, Becero, Plebeo'. Prati per l'area veronese conferma questo significato, «e non come nelle altre zone 'ramingo, vagabondo'»; cfr. infatti, ad esempio, Boerio O DEI; RENGO 'campana civica sulla torre dei Lamberti': «Siamo sempre attenti alla campana maggiore al Rengo, il battocchio sta per muoversi» (Ar.1,4,15/10/66,3,2, cr.citt.). «Nome dato alla campana con la quale nel territorio veneto si invitava il popolo a partecipare all'assemblea» (GDLI). Questo preciso significato riportano Patuzzi-Bolognini, Beltramini-Donati, Prati (ver.). La voce è attestata con il significato di 'arringo' già a Padova nel sec. XIII (Sella Ven.) ed è rimasta con lievi sfumature semantiche in diverse parti del Veneto e del Trentino (Prati); lemmatizza la voce anche Cherubini: «Ne' tempi bassi [...] pubblico parlamento, ed anche la Campana che lo intimava»; RESTELLARE 'rastrellare': «andavano restellando la gente perché entrasse in chiesa» (Ar.II, 100,10/4/67,3,2,cr.citt.). CANEPARI 1984: 50, cita la voce come tipicamente veneta, ma essa è registrata, oltre che in Boerio, Patuzzi-Bolognini e Beltramini-Donati, anche in Cherubini, Angiolini, Rosamani (cfr. inoltre Sella Ven.); (-/): «dicono i siori [...] I signori» (Ad.XXI,202,24/7/86,2,2,cr.citt.); in un altro esempio è meno interessante in quanto è impiegata in un contesto dialettale: « - Cosa avete lì dentro? - domandò il brigadiere. / - Gnente, sior. / Che vedemo, che vedemo.» (Ad.XXII,74,16/3/87,2,4,cr.citt.). La forma standard signori mantiene una connotazione di distacco dei 'signori' da chi parla:

siOR

224

Patuzzi-Bolognini portano Ί signori (La nobiltà e la borghesia alta e media)'; Beltramini-Donati: 'le persone d'alto rango, i nobili'; lo stesso fanno Cherubini, Angiolini, Rosamani, mentre D i Sant'Albino considera sor, sora «voci che si fanno precedere ai nomi delle persone di mezzana condizione».

9.6.2.2. Soprannomi U n a categoria speciale è costituita da un particolare tipo di elementi lessicali dialettali: i soprannomi delle persone. Pur essi utilizzati consapevolmente e sempre sottolineati, non sono impiegati per una scelta del redattore, ma piuttosto quasi per un 'vuoto oggettivo', perché il corrispettivo in lingua italiana (cioè nome e cognome anagrafici), pur essendo conosciuto dal giornalista, probabilmente rimarrebbe senza significato per il pubblico che spesso conosce e indica gli appartenenti alla comunità cittadina (o paesana) solo con il loro nomignolo. È nella seconda annata che s'infittisce l'uso dei soprannomi; ecco di séguito qualche esempio: un nome proprio e un soprannome distanziati nel corpo dell'articolo Luigi Papa, vecchio di sessant'anni [...]. L a questura lo conosce troppo tale è il s o p r a n n o m e del nostro eroe

Giro-Pupillo,

(Ad.XXI,202,24/7/86,2,3,cr.citt.);

anche un soprannome isolato senza che nell'articolo sia presente il nome anagrafico il calzolaio detto Cuccolo per il collo

in preda ai furori bachici [sic] gli si f e c e incontro e lo prese

(Ad.XXI,102,13/4/86,3,5^x1».);

infine un caso ancora diverso: un soprannome effimero costituito da una perifrasi coniata per un particolare motivo e, non essendo nota ad ogni lettore, spiegata subito dopo: « Q u e l dal bastón» arrestato [ t i t . . . ] È certo Mocellini G i o v a n n i . E r a soprannominato quel dal bastón perché nelle sue aggressioni stordiva prima la vittima con un c o l p o di bastone sul c a p o

(Ad.XXI,355,2,5,cr.prov.).

9.6.2.3. Citazioni «L'Adige» nel primo numero pubblicato inserisce nella cronaca cittadina un articolo con l'inclusione di un discorso diretto in dialetto, ma questo risulta essere nella prima annata un esempio isolato. Vent'anni dopo la situazione risulta notevolmente cambiata e l'una e l'altra testata riportano non di rado citazioni' 5 in dialetto di brevi monologhi o, quasi sempre, di semplici battute. Gli esempi sono

15

N o n si tratta in realtà di citazioni vere e proprie, ma di frasi ricostruite dai redattori (con la fonetica dialettale 'attenuata'), non apprese da una conoscenza diretta dei fatti di cronaca riportati, i quali s o n o per lo più comunicati da fonti che di certo non riportano i dialoghi dei protagonisti.

225

u n a ventina, d u e dei quali, in articoli di c r o n a c a milanese, s o n o in dialetto lomb a r d o ; e c c o n e u n o tratto dalla cronaca v e r o n e s e : gridava: voi negarme, voi negarme, e faceva atto di gettarsi dal parapetto. Esso però non era solo ed il suo compagno riuscì a calmarlo dicendogli: andemo a bevar un biciarin (Ad.XXII,52,21/2/87,3.i.cr.citt.), ecc. L e battute p o s s o n o a n c h e essere c o n t e n u t e in conversazioni che p e r il resto sono in italiano c o m e in q u e s t ' e s e m p i o : si mette alla finestra a guardare il cielo. L'è lì, l'è là per cadere, e va sulla soglia della porta d'ingresso. Il padrone strizza d'occhio a suo figlio Benedetto, e li [sic] dice piano: Sta attento che mi ha un'aria [...]. Benedetto lo vede fuggire e grida: No te me lafe miga setu (Ad.XXI, 132,14/5/86,3,2,cr.citt.). A parte il f a t t o che a livelli linguistici bassi nelle narrazioni riesce più s p o n t a n e o il discorso diretto rispetto a quello indiretto, una m o t i v a z i o n e determinante p e r l'inserimento di citazioni (non solo dialettali) è senz'altro la v o l o n t à di d a r e una impressione di obiettività: esse v e n g o n o utilizzate per mostrare che ciò che si sta scrivendo è esattamente ciò che è accaduto, senza modificazioni e pertanto, se scritte nella lingua dei protagonisti, cioè il dialetto, r e n d o n o la notizia ancora più attendibile; sicuramente l ' i m p i e g o di tali inserti dialettali non è estran e o n e p p u r e all'esigenza di vivacizzare il testo p e r divertire il p u b b l i c o e mantenerne viva la lettura; c o n t e m p o r a n e a m e n t e i giornali r a g g i u n g o n o lo s c o p o di mostrarsi più vicini al proprio destinatario.

9.7. Colloquialismi L a presenza costante e fitta di tratti del p a r l a t o è u n o degli aspetti più caratterizzanti di questa prosa giornalistica: in ogni tipo di articolo, dai primi anni fino agli ultimi numeri analizzati di e n t r a m b e le testate sono presenti lessemi, m o d i di dire, proverbi, battute, giochi di p a r o l e tipici dei modi conversativi e a n c h e scherzosi. C i ò che difficilmente è attuabile c o n il dialetto perché c o n n o t a t o g e o g r a f i c a m e n t e trova invece nel linguaggio colloquiale «nazionale» m o d o di essere realizzato: c o n l'inserimento di colloquialismi cambia il t o n o e la distanza fra giornale e lettore diminuisce e a u m e n t a la f o r z a argomentativa delle opinioni espresse negli articoli. A l di là della v o l o n t à stilistica il linguaggio colloquiale è d o v u t o ad un i m p i e g o s p o n t a n e o da parte dei giornalisti che non p o s s i e d o n o una c o m p e t e n z a linguistica sufficiente per impiegare a d e g u a t a m e n t e i diversi registri. Inoltre non bisogna dimenticare che certi colloquialismi (alcuni lessemi, le frasi fatte dell'oralità, ecc.) aiutano a scrivere chi n o n abbia la parola pronta in un t e m p o ristretto, un po' c o m e a v v i e n e con gli stereotipi, quindi non è da escludere un l o r o uso c o n s a p e v o l e con fini diversi da quelli stilistici. L'esemplificazione delle tessere colloquiali s a r e b b e pressoché infinita se volessi presentare i moltissimi proverbi, i modi di dire e gli intercalari di cui h o già 226

scritto in precedenza (cfr. il paragrafo sullo stile). Fra i lessemi colloquiali e gergali ricordo: BENEDETTO: «E quel benedetto telegramma da Firenze» (Ar.1,4,15/10/66,2,2, cr.citt.), «Pare impossibile che in questa benedetta Italia non si voglia smettere una buona volta» (Ad.XXII,74,16/3/87,1,4,n.varie); CARLONA, alla carlona: «Codesti son fatti; buttati giù, come suol dirsi, alla carlona» (Ar.II, 100,10/4/67, ι, 4, a.finanz.); CIANCIAFRUSCOLE «l'abuso di croci, crocette, medaglie, e simili cianciafruscole» incipit di un articolo che finisce così: «Facciamo che gli stranieri [...] non modifichino così il noto proverbio: In Italia, troppe feste, troppe teste e troppi premi!» (Ad.XXII,74,16/3/87,1,4,n.varie); FICCARE: «lo ficcherebbero alla prigione di rigore» (Ad.XXI, 102,13/4/86,1,4,11.varie); FICO SECCO: «Verbale che, al caso, importa un fico secco» (Ar.XXI,i33,i4-i5/5/ 86,2,3,a.pol.); FRULLARE: «Non ti frullasse in capo di farne la prova» (Ar.II,100,10/4/67,3,2,varietà); * FUMARE COME UN TURCO: «fumo come un turco» (Ad.1,1,15/10/66,4,i,corr. Vienna), 1891, Petr.; ^MANDARLA GIÙ: «"Figaro" non la manda giù» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,2,2,tit.est.), 1891, Petr.; ROSSO [cors, orig.]: «Il Ferraris veramente non è rosso, ma stà colla sinistra» ( Ad.11,98,10/4/67, ι ,4,corr.Firenze); PAPPARSI: «i lembi della sua carne distribuiti alla popolazione, che se li pappò allegramente» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,3,n.varie), «papparsi 23,000 lire» (Ad.XXI, 102,13/4/86,2,3,corr.prov.); * PATATRAC: «Lo interrogarono, ci si confuse, e nacque il patatrac» (Ad.XXI,276, 7/10/86,2,4,cr.citt.), 1891, Petr.; SBORNIA: «quasi ogni sera facevano una sbornietta» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,1, cr.citt.); SCOTTARE: «Perchè non si vollero [...] inserire a verbale le accuse del Merlin? Scottavano troppo?» (Ar.XXI, 133,14-15/5/86,2,3,n.varie); SUONARE TROMBONATE: «che suoni trombonate sulla entusiastica accoglienza [...] non si può permettere» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,2,3,teatro); SVIGNARSELA: «non poter più svignarsela dalla fessura che le aveva servito da porta d'entrata» (Ar.II,100,10/4/67,2,2,corr.Parigi), «tentò di svignarsela [...] tentava di svignarsela» (Ar.XXI,133,14-15/5/86,3,2,cr.citt.); *Tizio, CAIO E SEMPRONIO (Ad.II,219,14/8/67,2,i,corr.Vienna), 1879, T B ; anche Tizio o Cajo (Ar.II,81,22/3/67,2,i,corr.Firenze-sig.); ZAMPINO: «è sempre lo zampino del prete che ci sta sotto» (Ar.II,222,14/8/67,2,4, n.varie).

227

R i p o r t o anche q u a l c h e espressione e u f e m i s t i c a 1 6 : «peggio p e r chi l'ha avuta sul dosso»

(Ar.II,ioo,10/4/67,1,2,a.finanz.); « A quei tali capi-ufficio diciamo:

" B a d a t e ai casi vostri"» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,3,cr.pol.), « L e diceva: nella schiena»

9.8.

l'aveste

[cors, orig.] (Ar.XXI,174,21-22/6/86,2,3,cr.pol.), ecc.

Stereotipi

L e pagine in cui si a f f e r m a n o gli stereotipi sono soprattutto quelle che a c c o l g o n o gli articoli di cronaca cittadina e in particolare di cronaca teatrale; i fini che si p r e f i g g o n o sono efficacia espressiva e facilità m n e m o n i c a p e r l'esposizione; i risultati che s ' o t t e n g o n o s o n o così consistenti da durare fino ai giorni nostri a n c h e nella lingua d'uso: si tratta di lessemi, sintagmi, frasi che si r i p e t o n o uguali in riferimento ad uguali argomenti. S o r v o l a n d o su diversi spunti p e r la trattazione dei quali r i m a n d o senz'altro allo studio di chi analiticamente se n'è o c c u p a t o 1 7 , puntualizzo qui un paio di aspetti. Primo: è soprattutto nell'annata 1886/87 che gli stereotipi si i m p o n g o n o nell'esposizione, sicuramente p e r c h é la cronaca cittadina a u m e n t a il suo spazio nelle pagine del quotidiano, m a p r o b a b i l m e n t e anche perché è in quegli anni che tali stereotipi si a f f e r m a n o . S e c o n d o : non s o l o gli stessi lessemi, sintagmi, frasi si richiamano da una testata v e r o n e s e all'altra, m a quel che ancor più interessa è che si ritrovano anche negli articoli ( a p p u n t o di cronaca cittadina) dei giornali messinesi dello stesso p e r i o d o e, c o m e s'è detto, nei giornali m o d e r n i 1 8 . O f f r o un e l e n c o esemplificativo catalogato a seconda che gli e l e m e n t i caratterizzanti siano 1. sostantivi; 2. aggettivi; 3. avverbi; 4. v e r b i 1 9 , r i c o r d a n d o solo alcuni fra i tipi più n o t e v o l i ed o f f r e n d o per ogni tipo s o l o un e s e m p i o o pochi più. Si noti che gli elementi più rappresentati sono aggettivi e a v v e r b i 2 0 , elementi per così dire che si a g g i u n g o n o alla struttura portante del discorso, non lo sostengono. Essi h a n n o sotto alcuni aspetti c o m u n a n z e notevoli c o n la lingua della pubblicità: la f r e q u e n z a del superlativo assoluto 2 1 e

16

Questo tipo di colloquialismi è da avvicinare all'uso eufemistico dei puntini di sospensione (cfr. supra).

17

Soprattutto DARDANO 19863: 24 n., 84, 113 ss., 124; ma anche, per esempio, SERIANNI 1990: 33-4·

18

Cfr. SCAVUZZO 1988:165-89. Una veloce ma significativa esemplificazione del parallelismo fra stereotipi giornalistici ottocenteschi e novecenteschi la propone SERIANNI Presentazione, esponendo dati scelti da «Il Messaggero» di Roma del luglio 1950 e del luglio 1970.

19

Va da sé che le categorie di catalogazione scelte per chiarezza espositiva spesso si sovrappongano come accade, per esempio, per «rendere segnalati servigi» in cui stereotipo è il nome, ma anche l'aggettivo e il verbo.

20

Sono spesso in coppia: brillante - brillantemente, entusiastico - entusiasticamente, grave - gravemente, ecc.

21

C f r . s o p r a t t u t t o LINTNER 1974: 2 7 9 - 9 2 e MEDICI 1959.

228

la forte espansione dell'avverbio 2 2 . Qualche esempio ancora per questi due aspetti: per l'avverbio ricordo solo la doublette

in «cadde a terra ferito mortal-

mente [...] la finì vigliaccamente» (Ad.XXII,74,i6/3/87,2,2,n.varie), per i superlativi «La commemorazione riuscì splendidissima», «collocato sopra una base bellisssima», «La folla immensa e moltissime signore», «Il discorso fu salutato da vivissimi applausi» 2 3 . S o n o i toni enfatici propri del linguaggio pubblicitario che si ripetono in quello giornalistico perché essi hanno sostanzialmente dei fini che coincidono: «debbono incuriosire il pubblico, servendosi quindi di un linguaggio espressivo,

e d e v o n o essere capiti da tutti, usando perciò uno stile

comprensi-

bile»2*.

9.8.1. Sostantivi APPLAUSI: «vivissimi applausi» (Ad.1,62,18/12/66,4,2,n.pol.), «applusi continui della folla» (Ar.XXI,202,24-25/7/86,i,i,serv.tel.); CONCORSO: «Il concorso fu piuttosto numeroso» ( A d . X X I , 132,14-15/5/86,1,4, cr.citt.), «diede una festa da ballo che riuscì splendidissima pel gran concorso» (Ad.XXII,52,2i/2/87,2,4,cr.prov.); FOLLA: «applusi continui della folla [...] acclamati dalla folla» (Ar.XXI,202,2425/7/86,i,i,serv.tel.); IGNOTI: «ignoti ladri» (Ar.XXI,305,3-4/1 i/86,3,i,cr.prov.) aggettivo, ma sostantivato perché già stereotipo in «i soliti ignoti» (Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,1, cr.prov.); anche in SCAVUZZO 1988: 169 «i soliti ignoti»; ripreso dal titolo del film di Monicelli nel 1958, prorio perché stereotipo giornalistico subito riconoscibile 2 5 ; PAROLA: «disse sentite parole di rimpianto e di commemorazione» (Ar.XXI,305, 3-4/11/86,3,2,cr.prov.),

«improvvisò improvvisate parole di

(Ar.XXI,305,3-4/11/86,3,2,cr.prov.),

«meritano

quindi

compianto»

parole

di

lode»

(Ar.XXI,202,24-25/7/86,3,1,^varie), «pronunciarono commoventi e patriottiche parole» (Ad.XXII,74,16/3/87,2,3,cr.prov.).

9.8.2. Aggettivi AFFOLLATO: «le tribune affollatissime» (Ad.1,62,18/12/66,4,2,n.pol.), «Il teatro era affollato» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,4,n.varie); BRILLANTE: «farà un brillante attacco a fondo»

(Ar.XXI,133,14-15/5/86,1,3,

a.pol.), «brillanti articoli» (Ar.II,36,23/2/67,1,2,red.);

22

C f r . MEDICI 1973: 1 8 1 - 9 5 .

23

S o n o , in q u a l c h e m o d o , al g r a d o s u p e r l a t i v o a n c h e f o r m e c o m e « l ' e s t r e m a m o d e s t i a » , «un c o r t e o v e r a m e n t e i m p o n e n t e » c h e i n d i c a n o e s p a n s i o n e n e l l o s p a z i o e c o m e «applauditi c o n t i n u a m e n t e dalla f o l l a » superlativi nel t e m p o .

24

LINTNER 1974: 2 7 9 - 8 0 .

25

C f r . SERIANNI Presentazione:

12.

229

DEPLOREVOLE:

«deplorevole fatto» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,3,est.-:Temps);

ENTUSIASTICO:

«entusiastiche acclamazioni» (Ar.II,8i,22/3/67,3,2,est., Ad.II.131,

14/5/67,3,2,n.varie), «che suoni trombonate sulla entusiastica

accoglienza

[...] non si può permettere. [...] troviamo nei giornali di Milano, Bologna, ecc. dispacci entusiastici» (Ar.XXII,8,8-9/1/87,2,3,teatro); GRAVE:

«riportò parecchie gravi ferite di coltello» (Ad.II,265,29/9/67,3,3,n.varie)

e poco sopra «fu gravemente ferito di stile al basso ventre», «esporsi a gravi rischi» (Ar.1,4,15/10/66,3, i.a.pol.); INFAME:

«meditò un tiro infame» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,4,cr.citt.);

NEFANDO:

«Un atto nefando» (Ar.XXI,305,3-4/n/86,2,3,tit.corr.Mantova);

NUMEROSO:

«pubblico numerosissimo» ( Ad.XXI, 169,21/6/86,3,1 ,n, varie), «Il con-

corso fu piuttosto numeroso» (Ad.XXI,132,14/5/86,1,4,cr.citt.); POVERO:

«Il povero carrettiere non s'ingannava» (Ar.XXI,279,7-8/10/86,2,5,

cr.citt.), «il povero venditore si vide fatto segno agli strapazzi» (Ar.11,268,29/ 9/67,1,3,n.varie); «tal fu del povero Clemente Fusinato, [...] ove il povero Clemente Fusinato» (Ar.II,157,8/6/67,2,i,corr.Firenze); SPAVENTOSO:

«una scena spaventosa» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,3,est.),

«INCEN-

DIO SPAVENTOSO» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,5,tit.-: Nazione Italiana); SPLENDIDO:

«diede una festa da ballo che riuscì splendidissima pel gran concorso»

(Ad.XXII,52,2i/2/87,2,4,cr.prov.); SQUALLIDO:

«nella più squallida miseria»

(Ad.XXI,169,21/6/86,2,3,n.varie),

«squallida miseria» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,1,5,est.); VIOLENTO:

«una violenta disputa scoppiò» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,1,cr.citt.);

vivo: «viva polemica» (Ar.II,268,29/9/67,3,i,corr.Firenze), «viva opposizione» (Ar.XXII,52,21-22/2/87,1,5,est.), «scoppiava un vivissimo scipero» (Ad.XXI, 169,21/6/86,2,3,est.^Progresso Italo-Americano).

9.8.3. Avverbi BRILLANTEMENTE:

«superò brillantemente gli esami» (Ar.XXI, 103,13-14/4/86,2,

5,cr.citt.), «ha ieri brillantissimamente superato [...] gli esami» (Ar.XXI,133, 14-15/5/86,3,1,cr.citt.); ENTUSIASTICAMENTE:

«salutato entusiasticamente dalla folla» (Ar.XXII,8,8-9/1/

87.1.2,n.varie); GRAVEMENTE: «ferendosi gravemente il capo» (Ad.1,1,15/10/66,5,1,cr.citt.), «fu gravemente ferito di stile al basso ventre» (Ad.II,265,29/9/67,3,3,n.varie); LAUTAMENTE: «pranzarono lautamente» (Ar.XXI,103,13-14/4/86,3,1,cr.citt.); MORTALMENTE:

«sparò ferendo mortalmente il sig.Fischer» (Ar.XXI,103,13-14/4/

86.2.3,est.-:Temps); VIVAMENTE:

«facendosi vivamente

applaudire.»

cr.citt.); anche SCAVUZZO 1988: 188.

230

(Ar.XXII,52,21-22/2/87,2,5,

9-8.4· Verbi AVER LUOGO:

«il matrimonio ebbe luogo» (Ad.1,1,15/10/66,4,i,corr. Vienna);

AVER TERMINE:

« L o sgombro dei Francesi [...] avrà termine e il primo giorno di

marzo» (Ar.I,66,18/12/66,1,3,a.poI.); «il cholera che infierisce» (Ar.II,222,i4/8/67,2,4,cr.citt.);

INFIERIRE:

RENDERE SERVIGIO/1:

«rendeva segnalati servigi al paese» (Ar.XXI,343,27-28/12/

86,i,5,vitaMing.), «renderanno un segnalato servigio al paese» (Ad.II,55,25/ 2/67,2,4,n.pol.); RIUSCIRE:

«diede una festa da ballo che riuscì splendidissima pel gran concorso»

(Ad.XXII,52,2i/2/87,2,4,cr.prov.), «Riuscì spendida oltre ogni credere la terza cavalchina» (Ad.XXII,52,21/2/87,2,4,cr.prov.); SCOPPIARE:

«scoppiava un vivissimo sciopero» ( A d . X X I , 1 6 9 , 2 1 / 6 / 8 6 , 2 , 3 , ^ varie),

«Un incendio [...] è scoppiato ieri sera» (Ar.XXI,253,11-12/9/86,3,i,cr.citt.), «una violenta disputa scoppiò fra essi» (Ar.XXI,174,21-22/6/86,3,i,cr.citt.), «Ieri è scoppiata qui una bufera» ( Ad.XXII,74,16/3/87,2,3,corr.Trieste); TENERSI:

«Indisposizione Nazionale Artistica che si terrà in Venezia» ( A r . X X I I ,

52,2i-22/2/87,3,2,cr.citt.); VERSARE IN PERICOLO DI VITA:

«Ambidue quei feriti versano in pericolo di vita»

(Ad.II,265,29/9/67,3,3,n.varie).

231

io. Valutazioni conclusive

L a sostanziale uniformità linguistica che emerge ad un confronto tra le caratteristiche dei quotidiani postunitari veronesi e quelle di quotidiani coevi di altre regioni indica che la lingua giornalistica della seconda metà dell'Ottocento è una lingua unitaria, comune a tutta l'Italia. I rari scarti notati nella lingua dei giornali veronesi rispetto alla lingua di quelli milanesi dipendono dalla situazione storico-politica della città di Verona: da poco entrata a far parte della compagine nazionale, con il peso del provincialismo di una città veneta (territorio decaduto dal periodo luminoso della Serenissima Repubblica di Venezia), desidera più delle grandi capitali di dimostrarsi all'altezza della sua ammissione nel R e g n o d'Italia. E questo desiderio si traduce in una rigidezza della lingua e nella tensione a non scendere all'uso di forme più libere e aderenti al parlato locale, come avviene invece nei giornali di Milano, città già da tempo capitale culturale a livello anche internazionale. Nella sostanza i mezzi espressivi di tutti i quotidiani ottocenteschi studiati fino ad ora s'inseriscono sullo sfondo di una lingua scritta comune, campo d'interazioni e dinamiche linguistiche così sintetizzabili: ι . persistenza dei modi della lingua della tradizione letteraria e contemporaneo accoglimento dei fermenti innovativi osteggiati dai puristi ottocenteschi (STANDARD VS. NONSTANDARD); 2. continua escursione fra toni alti, spesso altissimi, e toni bassi, raramente bassiss m i ( S T A N D A R D VS. S U B S T A N D A R D ) ; 3. o s c i l l a z i o n e f r a v a r i a n t i

morfonologiche,

sintattiche, lessicali e tendenza alla loro stabilizzazione nella direzione di semplif i c a z i o n e e s v e c c h i a m e n t o ( S T A N D A R D I Z Z A Z I O N E V E R S O UN ITALIANO N O N - A U -

LICO); 4. formazione e affermazione di moduli linguistici e paralinguistici tipici d e l l i n g u a g g i o g i o r n a l i s t i c o ( S T A N D A R D I Z Z A Z I O N E D E L LINGUAGGIO G I O R N A L I STICO) 1 .

1

S p e c i f i c o c h e i n t e n d o qui p e r nonstandard

le f o r m e linguistiche a l d i f u o r i d e l l o stan-

d a r d scritto o t t o c e n t e s c o , s o t t o l i n e a n d o c h e l ' e t i c h e t t a è indicativa s o l o d e l l ' a l t e r i t à ris p e t t o alla n o r m a s e n z a i m p l i c a r e giudizi sul prestigio, il q u a l e p u ò e s s e r e i n f e r i o r e , sup e r i o r e o u g u a l e a l l o s t a n d a r d . D e n o m i n o i n v e c e substandard

le f o r m e linguistiche a l

d i s o t t o d e l l o s t a n d a r d scritto o t t o c e n t e s c o , c i o è e s t e r n e ad e s s o e c o n n o t a t e v e r s o il b a s s o ( d i a s t r a t i c a m e n t e e/o d i a t o p i c a m e n t e e/o d i a f a s i c a m e n t e ) . In u n a e v e n t u a l e g e n e r a l i z z a z i o n e d e l l e e t i c h e t t e i m p i e g a t e sostituirei « d e l l o s t a n d a r d scritto o t t o c e n t e sco» c o n «di un d e t e r m i n a t o s t a n d a r d in un d e t e r m i n a t o p e r i o d o » r i t e n e n d o indispensabile s o t t o l i n e a r e le d u e variabili, v i s t o c h e l o status

232

di s t a n d a r d è s t r e t t a m e n t e d i p e n -

ι ο. ι. Standard vs. nonstandard La lingua della tradizione letteraria entra nei giornali ottocenteschi di diritto: è lo standard a disposizione per testi scritti, risponde alla volontà di elevare il livello stilistico e quindi di nobilitare il dettato, è «nazionale» e dunque rispecchia l'appartenza della comunità locale alla realtà italiana, obiettivo primario della stampa locale quotidiana postunitaria che nasce proprio per inserire nella storia dell'Italia unita le città di cui è espressione. L'italiano letterario della tradizione aulica imparato sui libri, vivificato e reso attuale dall'eco della retorica risorgimentale, è dunque la base linguistica dei giornali postunitari veronesi, milanesi o messinesi, soprattutto negli articoli di fondo, di pensiero e commento, di rielaborazione delle notizie, ma anche in qualsiasi altro tipo di articolo. Porto l'esempio di un servizio telegrafico di tono alto, che può essere paragonato con una sua stesura 'media' dato che la stessa notizia divulgata dall'Agenzia Stefani giunge a «L'Arena» da due diverse fonti: la prima stesura rappresenta il tipo più diffuso dall'aspetto formale, ufficiale e ricercato; l'altra il tipo più dimesso che viene per lo più evitato: Vienna, n. - Notizie da Candía recano che la missione di Kiritti Pascià ebbe i migliori risultamenti. Si spera di veder tolte fra breve le esistenti difficoltà

e assai diversamente poco sotto Atene 12 - Scrivono da Candía che la missione di Mustafa Pascià diede buoni risultati. Sperasi un prossimo accomodamento. (Ar.I,4,i,i,serv.tel.).

Le scelte auliche sono largamente presenti ad ogni livello della lingua; ricordo, per esempio, nella fonologia nieghi, dimani, dimandare, romori, laudabile·, nella morfologia «per lo passato», eglino, cel, deggio, preveggendo-, nella sintassi l'ellissi dell'articolo davanti all'infinito preceduto da preposizione, l'omissione del che dichiarativo in dipendenza da verbi putandi e timendi, alcune particolari collocazioni di elementi nella frase; nel lessico le serie compatte di suffissati aulicizzanti e soprattutto l'uso di preposizioni e avverbi letterari che si ripetono assai frequentemente (imperocché, ornai, ecc.), ma anche esempi isolati di 'parole piene' come sostantivi, aggettivi, verbi (conquidere, opimi, ruine, ecc.). Inoltre non è affatto raro in questa prosa il ricorso alle tecniche della retorica classica.

dente da esse; infatti in uno stesso periodo esistono diversi standard per diverse varietà (ad esempio, lo standard della lingua scritta letteraria e lo standard delle diverse lingue speciali); inoltre rispetto ad uno stesso standard al variare del tempo varia l'accettabilità di uguali varietà (possono uscire o entrare nello standard). Sarà dunque sempre indispensabile specificare il punto di vista.

233

Sullo sfondo di questa lingua conservativa e nobile, s'inseriscono le spinte innovative nonstandard dei neologismi lessicali e fraseologici provenienti dalle più varie lingue speciali e quelle dei forestierismi, forme linguistiche non accettate dalla norma scritta ottocentesca spesso impiegate per elevare il tono del dettato. È ciò che accade con la lingua giuridico-burocratica di cui è fatto largo uso perché ritenuta nobilitante; è infatti avvertibile ad ogni livello, come, ad esempio, nel pronome possessivo perifrastico di lui, di 1er, nella grande frequenza delle giustapposizioni nominali senza preposizione, nell'omissione dell'articolo indeterminativo in parecchie costruzioni tipiche, nell'uso dei participi futuri passivi di necessità («del cessando

servizio, «alla erigenda società»), nell'immissione di

lunghi periodi con molte proposizioni subordinate, nell'ordine di particolari elementi della frase; nella presenza di termini specifici, talvolta usati per necessità, talvolta per fini stilistici. Altrettanto accade per numerosi neologismi e tecnicismi che inseriti negli articoli rivelano un giornalista aggiornato e competente nei diversi àmbiti pubblici, da quello politico a quelli giuridico, burocratico, economico e finanziario, da quelli scientifici a quello del teatro. Tanto più ciò vale per i forestierismi. In particolare i francesismi rispondono ad una scelta stilistica nobilitante; richiamo qui alcuni fra i casi più notevoli: per la fonologia balanciere, guigliottina; per la morfologia la forma «non c'è gran cosa di nuovo», la formazione ancora molto frequente nell'Ottocento del superlativo relativo (p.es.: «la persona la più ignorante»), il futuro perifrastico con «andare a + infinito», ecc.; per la sintassi alcuni costrutti con articolo determinativo («obblighi della leva», «non perde il tempo»), la posposizione al verbo del pronome personale tonico nelle frasi interrogative. Dall'analisi del lessico risulta evidente come, oltre al francese, anche le altre lingue straniere sono impiegate per alzare il livello stilistico: i casuals sono indice di una volontà di mimetismo linguistico dovuto al prestigio che le lingue straniere godono nella coscienza linguistica ottocentesca. L a grande quantità di neologismi, di tecnicismi, di forestierismi criticati dai puristi ottocenteschi è indicativa di un atteggiamento di grande apertura e di disponibilità ad accogliere forme di uso extra-letterario e tecnico assenti nei generi di scrittura tradizionali, ma ancora più interessante è il fatto che questi elementi 'altri' non entrano solo nelle pagine giornalistiche ma, in gran parte grazie a loro, entrano a far parte del vivo partimonio linguistico degli italiani.

10.2. Standard vs. substandard L o sforzo di innalzamento di tono e di allontanamento dalla lingua d'uso è costante, ma esso è inficiato continuamente dal riaffiorare di localismi, di colloquialismi e anche dalla presenza di veri e propri 'errori', a partire dell'uso della punteggiatura fino alla costruzione di proposizioni anacolutiche. A n z i , talvolta è proprio l'intento nobilitante che porta a scorrezioni per forme letterarie mal impiegate per incompetenza: è il caso per esempio dell'estensione del pronome re234

lativo il quale per che o di cui usato assolutamente in casi in cui andrebbe accompagnato da una preposizione («la pistola a due colpi cui fece uso era troppo carica», ecc.); ne derivano passi che giungono a sciatterie espositive fino alla mancata coesione testuale. L a presenza di queste forme substandard è per lo più dovuta all'impiego inconsapevole di abitudini linguistiche più spontanee a redattori di statura culturale non molto elevata. Così i localismi sono più evidenti nei settori meno sorvegliabili della fonologia (magazzeno, oriondo, birraria,

Mollo-

nara, scempiamenti o ipergeminazioni, ecc.), della morfologia («quei stabili», «Cosa ci importa a lei?», il che rafforzativo di congiunzioni, ecc.), e nella sintassi (l'estensione della preposizione su, l'espansione del passato prossimo nei casi di competenza del passato remoto, ecc.); invece sono limitati nel lessico, livello più controllabile. Tuttavia i giornali postunitari, rivolgendosi ad una vasta categoria di lettori e non ad una élite sociale e culturale usa ad una lingua dotta come i giornali del primo Ottocento, sentono il dovere di aggiornare il loro mezzo espressivo perché non sia inficiata l'efficacia stessa di medium di comunicazione. Ricercano così familiarità e complicità col lettore con l'accoglimento consapevole di varianti colloquiali che, non essendo connotate localmente, sono meno squalificanti per una scrittura che tende a toni alti. A n c h e i colloquialismi (e, più in generale, le forme popolari) spesso entrano nel tessuto linguistico involontariamente, soprattutto negli àmbiti fonologico (chiacchere, stimmatizzasse, tereologico,

areostatico, me-

ecc.), morfologico (l'articolo che precede i nomi femminili, il parti-

tivo preceduto da proposizioni, riferiremmo

per riferiremo e viceversa, ecc.), e

sintattico (in frasi negative negazione postverbale, il che «polivalente», il ci avverbiale desemantizzato, le concordanze ad sensum, gli scambi fra l'indicativo e il congiuntivo, ecc.); ma nel campo lessicale dove è possibile sorvegliare meglio le proprie scelte linguistiche sono spesso inseriti consapevolmente locuzioni colloquiali e proverbi con fini puramente stilistici.

10.3. Standardizzazione verso un italiano non-aulico Sono notevoli le continue oscillazioni ad ognuno dei livelli analizzati: nell'uso dei segni d'interpunzione, nella presenza di varianti grafiche (nessi palatali, accenti e apostrofi, grafia di parole composte, ecc.) e morfonologiche, nei tipi di costrutti sintattici adottati (si ricordi, per esempio, la forte anarchia nell'uso delle preposizioni), nel lessico; tali oscillazioni s'inseriscono nella situazione generale dell'italiano non letterario ottocentesco ancora incerto fra le soluzioni da adottare. Sembra qui interessante riportare per intero un articolo de «L'Arena» che testimonia come anche i giornalisti veronesi fossero interessati alla «questione della lingua» e impegnati nel dibattito: II nostro concittadino cav. Luigi G e l m e t t i , professore a Milano, strenuamente, or s o n o d u e anni, difese la classica nostra scuola intorno all'unità della lingua, contro alcuni indiscreti novatori, i quali esagerando alcune opinioni di A l e s s a n d r o M a n z o n i , pretend e v a n o che la nostra N a z i o n e mancasse di lingua propria e dovesse ora formarsela.

235

Rimasto padrone del campo, dopo di avere propugnata la unità della lingua, propone assennate riforme per ottenere altresì l'unità della pronuncia e dell'ortografia. A Milano l'editore B. Saldini ne imprese la pubblicazione. Valenti letterati approvarono la sua opera. Verona, che sempre coltivò con amore la patria lingua, e ne ha numerosi attori, faccia buon viso a questo accuratissimo libro, nel quale vedrà con vasta erudizione, diligente analisi e stringente logica, trattato in tutta la [a capo] la sua naturale estensione l'importantissimo argomento. Antonio Cesari, nel principio di questo secolo, come confessò il Giordani, conservò all'Italia la sua classica lingua: un altro veronese, verso la fine del secolo medesimo, con molta lode, si affatica per darle l'unità della pronuncia e dell'ortografia. Facciamogli onore. (Ar.XXI,i03,2,4-5,cult.). L a natura del corpus analizzato, il q u a l e c o m p r e n d e d u e distinte serie separate dalla distanza di vent'anni, consente di fare delle considerazioni sul piano diacronico e di individuare u n ' e v o l u z i o n e nella direzione di semplificazione e svecchiam e n t o delle varianti. Q u e s t a e v o l u z i o n e si esplica sia nel declino di f o r m e auliche e nella c o m p a r s a di n u o v e f o r m e e costrutti più moderni, sia soprattutto in un livellamento di alcune oscillazioni. G r a n d e importanza per questo processo ha senz'altro la lezione m a n z o n i a n a , che contribuisce a una e v o l u z i o n e della lingua giornalistica v e r s o le f o r m e suggerite dalla quarantana. Per esempio, l'espansione del m o n o t t o n g o nel suffisso -uòlo p r e c e d u t o da i semiconsonante o l'uso nella s e c o n d a annata del p r o n o m e personale lui soggetto. M a la scrittura giornalistica contiene in se stessa aspetti che portano all'accoglimento di f o r m e n o n marcate v e r s o l'alto e, anzi, caratteristiche del parlato, e asseconda quindi «la tendenza v e r s o u n o standard più vicino a livelli medi» 2 . Q u e s t o processo è evidente nella grafia, d o v e si assiste al c o n g u a g l i o delle soluzioni scelte p e r il plurale dei nomi in -io, alla quasi totale eliminazione del s e g n o j p e r la semiconsonante, al passaggio dalla grafia di cholera c o n Γ h alla sua f o r m a semplificata; in à m b i t o f o n o l o g i c o si nota n e l l ' a f f e r m a z i o n e della variante m e n o aulica fra le d u e che nella prima annata e r a n o oscillanti (questione lettino, concludere

su conchiudere,

pubblico

su quistione,

su publico,

bollettino

su bal-

ecc.); nella m o r f o l o g i a si

nota u n ' e v o l u z i o n e v e r s o f o r m e di 'italiano m e d i o ' nell'espansione del p r o n o m e interrogativo cosa a scapito di che, che cosa, nella decisa diminuzione degli imperfetti in -a per la IA sing.; in à m b i t o sintattico nella diminuzione delle frasi interrogative c o n posposizione al v e r b o del soggetto in f o r m a di p r o n o m e personale tonico, n e l l ' e v o l u z i o n e in determinati costrutti negativi dalla n e g a z i o n e prev e r b a l e a quella p o s t v e r b a l e (cioè dal tipo «non ha data spiegazione sufficiente» a «spiegano niente»), nella f o r t e dimunizione dal participio passato c o n c o r d a t o ; nel lessico n e l l ' a b b a n d o n o di u n o dei due lessemi in f o r m e sinonimiche (per e s e m p i o giudiziari

che ha la m e g l i o su giudiziali)

e soprattutto nell'uso di collo-

quialismi c o m u n i alle varie parti d'Italia, espressioni di un 'italiano p o p o l a r e (o

2

Lo dice della scrittura giornalistica moderna 236

DARDANO

1994: 399.

non-aulico) unitario' 3 . Certo, i casi che vanno in questa direzione sono in minoranza rispetto ai tratti arcaizzanti o alle incertezze che ancora nella seconda annata persistono in entrambi i giornali, ma pur nella loro esiguità numerica sono assai interessanti e significativi del processo di standardizzazione in atto.

10.4. Standardizzazione del linguaggio giornalistico Isolando alcuni aspetti dell'analisi svolta, è possibile rilevare i lineamenti più significativi di uno stile giornalistico in formazione: in particolare, l'uso del condizionale di dissociazione, dell'imperfetto narrativo e dell'infinito iussivo e tutti i fenomeni riconducibili all'influsso che ha avuto nella formazione del linguaggio giornalistico la lingua telegrafica. Con i dispacci, ai quali fin dalla prima annata è dedicato larghissimo spazio, entrano nei giornali modi linguistici che influenzano in grande misura anche altri tipi di articoli; ciò è evidente in fenomeni come la collocazione enclitica dei pronomi personali atoni (Leggesi, ecc.), in alcuni casi d'ellissi dell'articolo, nell'espansione di periodi con proposizioni brevi: tutti aspetti che diventeranno poi tipici della scrittura giornalistica. Altri fenomeni che caratterizzano questo linguaggio sono l'impiego consapevole dei diversi tipi di periodo adattati ai diversi tipi di articolo, le tecniche impiegate per costruire periodi composti da sottounità (procedimenti congiuntivi e aggiuntivi), l'espandersi dello stile nominale, quello che qui si è chiamato 'stile obiettivizzante', cioè i vari mezzi di impersonalizzazione per raggiungere (o meglio, simulare) l'oggettività, il formarsi degli stereotipi. È possibile individuare la formazione del linguaggio giornalistico anche in alcuni aspetti paralinguistici, cioè nei «supporti materiali» dei giornali. Certo nell'Ottocento essi avevano una rilevanza assai limitata rispetto a quelli moderni 4 , poiché il formato fisso, le quattro pagine con disposizione invariata delle notizie in rigide colonne, la mancanza d'iconografia, l'importanza relativa data ai titoli, riducono la possibilità di comunicazione extra-linguistica 5 . Tuttavia già nella prima annata, ma soprattutto nella seconda, è chiaramente avvertibile l'intenzione di dare vita a nuovi rapporti di significati grazie a una particolare impostazione grafica: l'impiego di diversi caratteri tipografici per mettere in rilievo o dare altri particolari valori ad alcune parti (uso del corsivo, dello stampatello, del grassetto), la segmentazione grafica degli articoli (per esempio con i 'demarcativi seriali'), la composizione dei titoli e la loro evidenziazione. Tutto ciò concorre a delineare la fisionomia di un linguaggio prettamente giornalistico.

3

C f r . D E MAURO 1970: 1 5 7 e ALBRECHT

4

Cfr. DARDANO 1986 2 : 18, 3 7 0 - 1 .

5

1979.

Si lamentava di questo PAPA 1884: 465-80; grazie a lui si ebbe a Verona e in Italia uno svecchiamento del giornale proprio in questo senso.

237

i l . Bibliografia

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