La formazione della struttura di frase romanza: Ordine delle parole e clitici dal latino alle lingue romanze antiche [Reprint 2014 ed.] 9783110945508, 3484523239, 9783484523234

The volume studies the mechanisms of diachronic change in sentence structure between classical Latin and early Romance l

187 102 10MB

Italian Pages 235 [236] Year 2004

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Table of contents :
Indice
Premessa
Apparato teorico-formale
I. Introduzione
II. L'ordine delle parole in latino
III. La formazione dell'ordine delle parole nelle lingue romanze antiche
IV. Dai pronomi deboli del latino ai pronomi clitici delle lingue romanze antiche
V. Pronomi deboli, clitici, affissi
VI. Conclusione
Bibliografia
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La formazione della struttura di frase romanza: Ordine delle parole e clitici dal latino alle lingue romanze antiche [Reprint 2014 ed.]
 9783110945508, 3484523239, 9783484523234

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BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FÜR ROMANISCHE P H I L O L O G I E BEGRÜNDET VON GUSTAV GRÖBER HERAUSGEGEBEN VON GÜNTER HOLTUS

Band 323

G I A M P A O L O SALVI

La formazione della struttura di frase romanza Ordine delle parole e clitici dal latino alle lingue romanze antiche

MAX NIEMEYER VERLAG TÜBINGEN 2004

Gedruckt mit Unterstützung der Kurt-Ringger-Stiftung, Mainz

Bibliografische Information der Deutschen Bibliothek Die Deutsche Bibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.ddb.de abrufbar. ISBN 3-484-52323-9

ISSN 0084-5396

© Max Niemeyer Verlag G m b H , Tübingen 2004 http:/'/www. niemeyer. de Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany. Gedruckt auf alterungsbeständigem Papier. Satz: Johanna Boy, Brennberg Druck: Guide-Druck G m b H , Tübingen Einband: Norbert Klotz, Jettingen-Scheppach

Indice

Premessa

ι

Apparato teorico-formale

3

I.

Introduzione ι.

2.

3.

L a struttura della f r a s e nelle l i n g u e r o m a n z e antiche

11

1.1.

12

O r d i n e delle parole

1.2. P o s i z i o n e dei clitici

15

1.3.

16

E s p r e s s i o n e del s o g g e t t o

Ipotesi esplicative

17

2.1.

18

O r d i n e delle p a r o l e e struttura della f r a s e

2.2. P o s i z i o n e dei clitici

24

2.3. E s p r e s s i o n e del s o g g e t t o

26

F o r m u l a z i o n e dei p r o b l e m i

29

3.1.

4.

O r d i n e d e l l e p a r o l e e struttura d e l l a f r a s e

29

3.2. P o s i z i o n e dei clitici

30

3.3. E s p r e s s i o n e del s o g g e t t o

30

P r o b l e m i di teoria e di m e t o d o

32

4.1.

32

A l c u n i problemi

4.2. U n a p p r o c c i o a l t e r n a t i v o

33

4.3. L ' a p p r o c c i o t r a d i z i o n a l e rivisitato

34

4.4. I dati d e l l ' a p p r e n d i m e n t o

36

4.5.

37

Cambiamenti graduali о abrupti?

A p p e n d i c e : Libro II.

11

di novelle

e di bei parlare gientile

- m o d u l o 4 . . . . 38

L ' o r d i n e delle p a r o l e in l a t i n o

41

ι. O r d i n e d e l l e p a r o l e

41

1.1.

L ' o r d i n e non m a r c a t o

43

1.2. O r d i n i m a r c a t i

45

ι.2.ι.

Ordine ...VX

45

ι.2.I.I.

X = costituente pesante

45

ι.2.ι.2.

X = costituente e p e s e g e t i c o

46

ι.2.1.3.

X = costituente f o c a l i z z a t o

47

1.2.1.4. V X = X V

47

ι.2.ι.5.

Iperbato

48

ι.2.ι.6.

Piü di u n costituente p o s t v e r b a l e

49

1.2.2.

P e r i f e r i a sinistra

49

V

2.

III.

IV.

1.2.3· Focalizzazione 1.2.4. Frasi a verbo iniziale 1.2.5. Verbo in posizione Wackernagel 1.2.6. L'inizio delle subordinate 1.3. Riassunto Un'ipotesi sulla struttura di frase del latino 2.1. Parte iniziale della frase 2.2. Parte finale della frase 2.3. Riassunto

50 50 52 52 53 55 55 58 62

La formazione dell'ordine delle parole nelle lingue romanze antiche ι. La struttura di frase delle lingue romanze antiche 1.1. Frase principale 1.2. Frasi subordinate ι.2.ι. Periferia sinistra 1.2.2. Un altro tipo di subordinata 1.3. Ipotesi alternative 1.3.1. Soggetti clitici (?) e posizione del verbo 1.3.2. Diverse posizioni per il verbo 1.4. Un'ipotesi sulle strutture di frase nelle lingue romanze antiche 1.5. Un breve confronto tra latino e romanzo antico 2. II cambiamento della struttura di frase fra latino classico e lingue romanze antiche 2.1. Le frasi a verbo iniziale del latino classico come base del sistema V2 delle lingue romanze antiche 2.2. Da S O V a S V O come ordine basico 3. La testimonianza del latino tardo e volgare 3.1. Problemi di metodo 3.2. Testi 3.3. Verbo in posizione iniziale 3.4. Verbo in seconda posizione 3.5. S O X V - > S V O X 3.6. Evidenza supplementäre 3.7. Conclusione 4. L'ipotesi comparativo-ricostruttiva di Dardel

94 97 98 98 101 101 107 112 114 115 117

Dai pronomi deboli del latino ai pronomi clitici delle lingue romanze antiche ι. La posizione dei pronomi in latino 1.1. Frase principale 1.2. Frase subordinata 1.3. Riassunto 1.4. Evidenza comparativa 1.5. Un'ipotesi sulla posizione degli element! deboli in latino..

123 123 126 129 131 133 136

VI

65 65 65 68 69 71 74 75 80 83 90 91

2.

3.

4.

1.6. Fräse e colon 1.7. Appendice: I pronomi deboli dipendenti da un infinito . . . La posizione dei clitici nelle lingue romanze antiche 2.1. I fatti 2.1.1. Fräse principale 2.1.2. Frasi subordinate 2.1.3. Strutture di tipo arcaico 2.1.4. Riassunto 2.2. II problema metodologico 2.3. La posizione dei clitici nella struttura di fräse Dal latino alle lingue romanze antiche 3.1. La testimonianza dei testi 3.1.1. Claudio Terenziano 3.1.2. Gesta apud Zenophilum e Acta purgationis Felicis episcopi Autumnitani 3.1.3. ltinerarium Egeriae 3.1.4. Theodericiana 3.1.5. Conclusione L'ipotesi ricostruttiva di Dardel e de Kok

144 150 152 152 152 153 153 154 155 159 163 165 165 166 167 168 169 172

V.

Pronomi deboli, clitici, affissi 1. Pronomi deboli latini e clitici romanzi 1.1. Pronomi soggetto 1.2. Pronomi preceduti da preposizione 1.3. Pronomi e verbi coordinati 1.4. La relazione tra il pronome e il suo appoggio 1.5. Fonologia 1.6. Conclusione 2. II cambiamento di categoria dei pronomi da deboli a clitici 3. Tipologia dei clitici obliqui romanzi 3.1. Clitici con una coordinazione di verbi 3.1.1. Posizione preverbale 3.1.2. Posizione post verbale 3.2. Coordinazione di clitici 3.3. Interpolazione 3.4. Fonologia 3.5. L o statuto dei clitici romanzi 3.5.1. Soggetti enclitici 3.5.2. Conclusione

177 177 177 179 179 180 181 182 182 190 190 190 192 193 194 194 195 196 199

VI.

Conclusione

201

Bibliografia Abbreviazioni Testi Letteratura scientifica

215 215 216 218 VII

Premessa

S c o p o di questo lavoro ё di studiare i meccanismi del cambiamento diacronico della struttura di frase fra latino classico e lingue r o m a n z e antiche e di individuare le cause di questo cambiamento. In particolare saranno trattati due degli aspetti in cui questo cambiamento si manifesta nella maniera piü chiara: l'ordine dei costituenti maggiori della frase e la sintassi delle forme pronominali deboli e clitiche. U t i l i z z e r e m o questi due fenomeni sintattici come criteri fondamentali sulla cui base ricostruire la struttura di frase nelle diverse fasi dell'evoluzione linguistica; la ricostruzione sarä fatta all'interno del q u a d r o teorico della G r a m m a t i c a Generativa, anche se, dato il carattere dei dati utilizzati, esso in molti casi poträ essere solo approssimativo — esso fornirä tuttavia un apparato descrittivo abbastanza rigoroso per poter formulare ipotesi diacroniche relativamente precise e controllabili (per comodita di riferimento, in appendice a questa premessa d i a m o una succinta descrizione dell'apparato teorico-formale utilizzato). Nonostante l'obbiettivo di questa ricerca sia quello della ricostruzione di un processo diacronico e delle sue cause, gli argomenti qui affrontati possono avere una certa r i l e v a n z a per la teoria della linguistica, sia diacronica che sincronica. Q u e s t o perche nell'analisi e nella sistemazione dei dati abbiamo d o v u t o compiere necessariamente delle scelte fra varie possibilitä teoriche: se la soluzione qui proposta si d i m o s t r e r ä f r u t t u o s a , q u e s t o sarä anche un a r g o m e n t o a sostegno dell'ipotesi teorica a cui a b b i a m o dato la preferenza. E s e m p i di queste scelte sono, nella t e o r i a della g r a m m a t i c a , l'ipotesi sulla struttura sintagmatica di K a y n e (1994) usata nell'analisi della struttura di frase in latino (II.2) e nella spiegazione della f o r m a z i o n e dell'ordine basico delle parole r o m a n z o (III.1.4, 2.2), la versione della Teoria del C a s o qui adottata nella spiegazione della nascita dei clitici romanzi (V.2), la teoria delle strutture morfologiche di D i Sciullo/Williams (1987) usata nella spiegazione della collocazione dei clitici romanzi (IV.2.3), о la soluzione proposta per i problemi relativi all'interazione fra strutture sintattiche e strutture intonative (IV. 1.4— 6); nella teoria del cambiamento linguistico, esempi sono l'adozione dell'ipotesi di Lightfoot sui meccanismi del cambiamento diacronico (1.4 e III.2) о di quella di K r o c h sulle grammatiche in competizione (1.4.3, III.1.4, IV.3.1.5). U n adeguato trattamento del problema del cambiamento di categoria sintattica di alcuni elementi fonologicamente deboli ha poi richiesto una tipologizzazione piü precisa di questi elementi, che viene proposta nel с. V. ι

Q u e s t o lavoro ё strutturato c o m e segue: il I capitolo (Introduzione) presenta i principali fatti relativi alia struttura di frase delle lingue r o m a n z e antiche, esaminati nei fenomeni dell'ordine delle parole, della posizione dei clitici e dell'espressione del soggetto, con una breve storia delle ipotesi esplicative riguardanti la loro analisi, la loro origine diacronica e i successivi sviluppi nelle lingue r o m a n z e moderne; vengono poi presentati i problemi a cui questo studio cercherä di dare una risposta e la concezione del cambiamento linguistico che fa da sfondo alia ricerca. Nel II capitolo (L'ordine delle parole in

latino),

dopo una descrizione dettagliata dei fenomeni dell'ordine delle parole latino, si tenta una ricostruzione della struttura di frase in termini generativi che renda conto dei fatti osservati e possa servire c o m e base per spiegare l'evoluzione successiva. II III capitolo (La formazione romanze

antiche)

dell'ordine

delle parole nelle

lingue

da una d e s c r i z i o n e approfondita dei principali f e n o m e n i

relativi all'ordine delle parole nelle lingue romanze antiche, individuando tra l'altro due grammatiche in concorrenza, una innovativa a V e r b o Secondo e una piü arcaica (e recessiva) con caratteristiche piii simili a quelle del latino; viene poi formulata un'ipotesi sul meccanismo diacronico che ha portato dalla struttura di frase latina a quella innovativa romanza, ipotesi che vede nelle strutture latine a verbo iniziale il punto di partenza dell'evoluzione; l'ipotesi viene verificata sui dati forniti dai testi latini tardi e volgari; il capitolo e concluso da un confronto con l'ipotesi ricostruttiva avanzata in vari lavori da R o b e r t de Dardel. II I V capitolo (Dai pronomi

deboli del latino ai pronomi

clitici delle

lingue

romanze antiche) presenta una descrizione della sintassi delle parole deboli in latino (confrontata con quella di altre lingue indoeuropee antiche e moderne) e di quella dei clitici nelle lingue r o m a n z e antiche e formula un'ipotesi sulla struttura da assegnare a queste costruzioni; in base poi ai dati raccolti da alcuni testi latini volgari vengono ricostruite le fasi che h a n n o portato dal sistema latino al sistema r o m a n z o a r c a i c o e questa ricostruzione viene c o n f r o n t a t a con quella o f f e r t a recentemente da R o b e r t de Dardel. II capitolo V ( P r o n o m i deboli,

clitici, affissi) a f f r o n t a il problema, lasciato aperto nel capitolo prece-

dente, della differenza categoriale fra le forme pronominali deboli del latino e quelle clitiche delle lingue r o m a n z e antiche e formula un'ipotesi sulle cause del c a m b i a m e n t o , scatenato, in ultima analisi, dalla progressiva perdita del sistema morfologico dei casi e favorito dalla contiguitä fra posizione delle forme deboli e posizione del verbo nel latino tardo; la successiva evoluzione dei clitici romanzi permette di operare distinzioni piü sottili all'interno di questa categoria morfosintattica: l'ultima parte del capitolo e dedicata a una tipologia dei clitici (e alle varie tappe del processo di grammaticalizzazione che porta dalle parole deboli del latino agli affissi che troviamo in alcune lingue r o m a n z e ) . II capitolo V I ( C o n c l u s i o n e ) riassume i principali risultati di questa ricerca. I dati utilizzati in questo studio provengono (se non indicato altrimenti) da raccolte personali; per i dati provenienti da fonti s e c o n d a r i e ё sempre stato indicato lo studio da cui sono stati presi. A l c u n i degli esempi in italiano antico sono stati raccolti utilizzando il programma di gestione dati G A T T O , applicato 2

al corpus di testi del progetto Italant: per una grammatica dell'italiano antico, diretto da Lorenzo Renzi e dall'autore. Gli esempi latini sono sempre corredati del locus·, per gli esempi romanzi (e in altre lingue) si e indicato il locus solo negli esempi di prima mano, in quelli di seconda mano abbiamo indicato solo la fonte secondaria. Tutti gli esempi latini sono accompagnati da una traduzione (non letterale) in una lingua moderna, eccetto che per le lettere di Claudio Terenziano e per gli atti dei due processi di Cartagine (Gesta apud Zenophilum e Acta purgationis Felicis episcopi Autumnitani), per i quali non conosciamo traduzioni; per le opere che abbiamo spogliato personalmente, la fonte della traduzione e indicata in bibliografia; per gli esempi provenienti da fonti secondarie abbiamo utilizzato tacitamente le traduzioni delle collezioni correnti (a seconda delle disponibilitä: Loeb [inglese], Bude [francese] о Artemis [tedesco]). II testo qui pubblicato corrisponde essenzialmente a quello presentato nel 1999 all'Accademia Ungherese delle Scienze per il conseguimento del titolo di Dottore e all'Universitä Eötvös Loränd di Budapest come lavoro di abilitazione. Sono state operate solo alcune piccole modifiche per correggere errori о rendere il testo originale piü chiaro; non abbiamo invece effettuato un aggiornamento bibliografico. Notiamo soltanto che l'ipotesi di un ordinamento Dat-Acc dei pronomi deboli latini (IV.l.5) si ё dimostrata insostenibile (Lukäcs 2003). La ricerca che ё alia base di questo lavoro ё cominciata dieci anni fa come continuazione organica di una ricerca sulla posizione dei clitici nella storia del galego-portoghese (Salvi 1990, 1991a,b, 1993a,b, 1995). Alcune parti di questo lavoro sono giä state pubblicate in articoli separati (Salvi 1996, 1997a,b, 1998, 2000a,b, 200ia,b, 2003) о sono state presentate in congressi, conferenze e corsi universitari e parauniversitari, nonche in vari seminari del giovedi al Programme di Dottorato in Romanistica dell'Universitä Eötvös Loränd. Ringrazio tutti coloro che, dopo aver letto quanto ho scritto, о in occasione delle menzionate presentazioni orali о in discussioni su questi temi, con i loro suggerimenti e le loro critiche hanno contribuito alia maturazione delle idee contenute in questo studio. Budapest, luglio 2002

A p p a r a t o teorico-formale Struttura sintagmatica. Adottiamo una concezione della sintassi che distingue fondamentalmente teste e sintagmi. AI gruppo delle teste appartengono categorie lessicali come il поте (Ν), il verba (V), Vaggettivo (A), la preposizione (P), ecc. e categorie funzionali (v. sotto). II sintagma e un gruppo di parole che si comporta come un'unitä rispetto a certe regole sintattiche (per es. di spostamento) e che si costruisce attorno a una testa in base a precise regole. 3

Secondo la versione della Teoria X-barra

qui adottata le regole costruttive di

un sintagma sono due: (ι) X' -> XCompl (2) X" -> Spec X' dove X = Ν, V, A, P, ecc. In base all'operazione di queste due regole i sintagmi avranno uniformemente la struttura seguente: (3)

X"

X

Compl

Questa struttura puö alternativamente essere rappresentata con l'uso di parentesi etichettate: (3') [χ-Spec [ x .X Compl]] Spec(ificatore)

e Compl(emento)

sono abbreviazioni utilizzate per indicare

queste due posizioni sintattiche all'interno della struttura del sintagma, posizioni che sono occupate a loro volta da sintagmi. L a posizione di Complemento ё occupata da sintagmi con funzione di complemento della testa del sintagma piü ampio, cf. per es. il Sintagma N o m i n a l e ( Ν " ) la mela rispetto alia testa mangiare

la mela:1 (4)

nel Sintagma Verbale ( V " )

mangiare

V"

mangiare

la mela

L a posizione di S p e c i f i c a t o r e ё o c c u p a t a da sintagmi con f u n z i o n i diverse a s e c o n d a del tipo di testa: nel caso del S i n t a g m a V e r b a l e e del S i n t a g m a Nominale, per es., essa ё occupata dall'argomento piü saliente (o argomento esterno) - cf. per es. il Sintagma Nominale the enemy's all'interno del Sintagma Usiamo il triangolo per dare in forma abbreviata parti di struttura che, in un dato contesto, поп e necessario specificare con piu precisione: cosi in (4) la struttura interna di N" поп ё specificata. 4

N o m i n a l e inglese the enemy's

destruction

of the city ( p e r altri tipi di e l e m e n t i

in p o s i z i o n e di S p e c i f i c a t o r e v. sotto): (5)

N

destruction

(of) the city

C o m e si p u ö v e d e r e d a (4), n o n t u t t e le p o s i z i o n i a l l ' i n t e r n o d e l s i n t a g m a d e v o n o essere o c c u p a t e : q u e s t o a c c a d e p e r c h e esse p o s s o n o v e n i r e g e n e r a t e v u o t e ( p e r es. nel c a s o di u n a testa che non r e g g e nessun c o m p l e m e n t o : [dormire 0]) o p p u r e p e r c h e il m a t e r i a l e c h e le o c c u p a v a si e s p o s t a t o in un'altra p o s i z i o n e (v. s o t t o ) . 2 C o m e le c a t e g o r i e lessicali, a n c h e le categorie

funzionali

s o n o il c e n t r a di

(cioe proiettano) u n a struttura di sintagma. Intendiamo c o m e categorie f u n z i o nali per es. la flessione (/) e il c o m p l e m e n t a t o r e ( C ) (altre c a t e g o r i e f u n z i o n a l i s a r a n n o i n t r o d o t t e nel c o r s o della r i c e r c a ) . L a s e p a r a z i o n e dei tratti flessivi dal v e r b o che Ii ospita p u ö e s s e r e giustificata c o n il fatto che T e m p o e M o d o non sono in realtä caratteristiche del verbo, m a della frase nel suo c o m p l e s s o , m e n t r e i tratti di P e r s o n a s o n o il s e g n o del r a p p o r t o S o g g e t t o - P r e d i c a t o , r a p p o r t o che v a t e n u t o distinto d a l l e r e l a z i o n i attanziali del V e r b o c o m e categoria lessicale. C o n l'introduzione della categoria f u n z i o n a l e I, la struttura di u n a f r a s e a s s u m e r ä la s e g u e n t e f o r m a :

M/T/Pers

SpecV"

V'

V 2

Compl

L'ordine rispettivo di Spec e X' e di X e Compl non e in realtä unico: in alcune lingue Compl segue X, in altre lo precede, e cosi via; la struttura (3) va quindi considerata un'astrazione in cui l'ordine rispettivo dei costituenti deve essere fissato lingua per lingua (parametro d'ordine): nelle lingue romanze il Complemento segue la testa verbale, mentre in latino la precede: mangiare la mela/ malum esse; l'ordine degli elementi del sintagma ё dunque frutto di una variazione parametrica. In questo lavoro adotteremo perö una versione piü restrittiva della Teoria X-barra (cf. II.2), che deriva in maniera diversa la variazione che si osserva tra le lingue.

5

C o s i la struttura di b a s e d e l l a fräse (7a) sarä (7b): (7) a. I bambini mangerebbero la mela b.

I"

mangia-

la mela

P e r c h e da q u e s t a struttura si arrivi alia struttura s u p e r f i c i a l e della f r a s e (7a) s o n o necessari due s p o s t a m e n t i ( t r a s f o r m a z i o n i — v. sotto): il v e r b o d e v e spostarsi in I e unirsi cosi agli affissi flessivi e l ' a r g o m e n t o e s t e r n o del v e r b o d e v e s p o s t a r s i n e l l o S p e c i f i c a t o r e di I", d o v e p u ö istituire u n r a p p o r t o S o g g e t t o P r e d i c a t o ; a b b i a m o cosi la struttura (7c): 3 (7) с.

i bambini

I"

I

V"

t

la mela

Q u e s t a struttura di frase piu articolata tiene dunque separate le relazioni attanziali (rappresentate a livello di V " ) e la struttura S o g g e t t o - P r e d i c a t o , n o n c h e le caratteristiche M o d o - T e m p o r a l i della f r a s e (rappresentate a livello di I " ) . 4 L a p r o i e z i o n e I" r a p p r e s e n t a la p a r t e p r o p o s i z i o n a l e di u n a struttura f r a s a l e .

3 4

Per le tracce (i) lasciate dagli spostamenti v. sotto. In versioni piii recenti della teoria, la categoria I e stata scissa in piu categorie: abbiamo cosi almeno AgrS", che rappresenta la struttura Soggetto-Predicato e con-

6

La proiezione funzionale C" rende conto della sezione della fräse che precede la parte proposizionale, in particolare, nelle subordinate, degli introduttori di subordinazione come le congiunzioni (complementatori) о i sintagmi relativi e interrogativi. I complementatori sono teste e compaiono nella posizione С (8a), gli elementi relativi e interrogativi, in quanto sintagmi, compaiono nello Specificatore di C", posizione dove si spostano a partire dalla loro posizione basica interna a I" (8b): (8) a.

C"

che

(Non credo) che Piero

Piero

verrä

verrä

Normalmente, se lo Specificatore di С" ё occupato, la posizione С rimane vuota; se invece lo Specificatore di C" rimane vuoto, in С compare un complementatore. Questa distribuzione complementare non ё perö generale: ё infatti possibile che ambedue le posizioni siano occupate (it. pop. Non so a chi che pensa), come anche che ambedue rimangano vuote (Vorrei 0 0 venisse anche Piero).5 Ruolo Semantico e Caso. Le categorie lessicali (in particolare nomi, verbi e aggettivi) descrivono, a livello semantico, degli eventi con un certo numero di partecipanti; in questi eventi ogni partecipante svolge un certo ruolo (ruolo semantico о tematico, о relazione attanziale: Agente, Esperiente, Tema, ecc.).

5

tiene gli affissi di accordo personale, e T", che contiene le informazioni su Tempo e Modo. In questo lavoro, in cui ci occuperemo soprattutto di categorie funzionali superiori а I", ci atterremo al modello piü semplice, con una categoria funzionale unica, eccetto in alcuni rari casi in cui sarä necessario fare riferimento ad AgrS". In versioni piü recenti della teoria, anche la categoria С έ stata scissa in piü categorie - introdurremo una concezione stratificata di C" piü avanti in questa ricerca.

7

A livello sintattico le categorie lessicali sono accompagnate da argomenti che realizzano questi ruoli semantici. Cos! il verbo mangiare descrive un evento con due partecipanti, un Agente e un Tema, che a livello sintattico sono realizzati dai due argomenti del verbo, il soggetto e l'oggetto diretto, rispettivamente: Piero mangia la me la. La relazione tra ruoli semantici e argomenti e regolata da un principio molto generale, il Criterio Tematico (o Criterio Theta), che stabilisce che ogni ruolo semantico deve essere realizzato da un argomento e da uno solo e che ogni argomento e portatore di un ruolo semantico e di uno solo; il Criterio Tematico controlla quindi i rapporti tra contenuto lessicale delle categorie e loro realizzazione sintattica, stabilendo che essi sono biunivoci. Altri principi stabiliscono poi le corrispondenze tra singoli ruoli semantici e singole posizioni sintattiche (per es. il ruolo di Agente viene normalmente realizzato come argomento esterno nello Specificatore di V", ecc.). I ruoli semantici non devono necessariamente essere realizzati da elementi con contenuto fonologico, ma possono essere realizzati anche da elementi astratti; cosi il Tema del verbo mangiare puö essere un elemento pronominale senza realizzazione fonologica (pro) in frasi come: (9) a. Piero sta mangiando pro b. Piero mangia pro da solo

- in italiano questo e perö possibile solo se l'argomento ha interpretazione non specifica (indeterminata, come in in [9a], о generica, come in [9b]), mentre in latino questo ё possibile anche con argomenti a interpretazione specifica: (9) c. Non pro vidisti (= 'Non /'hai visto')

Se un argomento ё realizzato fonologicamente, ad esso deve anche essere assegnato un Caso (astratto). II meccanismo di assegnazione di Caso ha lo scopo di controllare che un Sintagma Nominale occupi una posizione sintatticamente «legittima». Cos! i verbi transitivi assegnano il Caso Oggettivo al loro Complemento (10a), mentre quelli intransitivi non ne assegnano nessuno ( н а ) , per cui nella posizione di Complemento di un verbo transitivo puö comparire un Sintagma Nominale (10b), in quella di un verbo intransitivo invece no (nb): (10) a. mangiare [+ Acc] b. Mangia [МЧАСС'3 mela] ( 1 1 ) a. passeggiare b. *Passeggia [N~una lunga passeggiata]

II Caso Nominativo ё assegnato dai tratti di accordo personale (contenuti in I) alio Specificatore di I" (12a), per cui l'argomento esterno di un verbo che si ё spostato nello Specificatore di I" (cf. [7c]), riceve il Caso Nominativo (12b); per contro nelle frasi subordinate di modo non finito, dove non abbiamo tratti di accordo, I non puö assegnare Caso Nominativo (13a), per cui la posizione 8

soggetto non puö essere occupata da un elemento realizzato fonologicamente (13b), ma soltanto da un elemento pronominale astratto (PRO) (13c): ( 1 2 ) a. I+fin [+Nom] b. [ N . + N o m P i e r o ] mangia la mela (13) a. I. f l n b. *Piero voleva [[ N «Maria] venire] c. Piero voleva [ P R O venire]

Caso Nominativo e Caso Oggettivo in italiano sono casi strutturali, sono cioe assegnati a determinate posizioni sintattiche. I casi inerenti sono invece legati ai ruoli semantici assegnati da una categoria lessicale; cosi in latino il verbo do assegnerä il caso Dativo all'argomento con il ruolo semantico di Termine. 6 Trasformazioni. Neü'analisi della fräse I bambini mangerebbero la mela in (7) abbiamo visto come il verbo e i suoi attanti vengano generati, nella struttura astratta, all'interno della proiezione V " (dove il verbo assegna il ruolo semantico di Agente all'argomento esterno che si trova nello Specificatore di V", e il ruolo di Tema all'argomento che si trova nella posizione di Complemento). Abbiamo anche visto che per ottenere la struttura superficiale di questa fräse dobbiamo operare due trasformazioni di spostamento: V deve spostarsi in I, dove si unisce agli affissi flessivi, e l'argomento esterno si sposta nello Specificatore di I", dove stabilisce una relazione Soggetto-Predicato e dove, possiamo ora aggiungere, riceve il Caso Nominativo. Ambedue i tipi di movimento lasciano una traccia (t), il cui scopo ё quello di indicare la posizione che l'elemento spostato occupava nella struttura iniziale: cosi in base alia traccia lasciata dal Sintagma Nominale i bambini in (7) possiamo recuperare l'informazione che si tratta dell'argomento esterno del verbo mangiare (e non per es. dell'argomento interno). Nel primo tipo di trasformazione il contenuto di una testa sintattica va ad aggiungersi al contenuto di una testa sintattica che si trova in una posizione piu in alto nella struttura, formando un elemento morfologicamente complesso (nel nostro esempio: tema lessicale+affissi):? parliamo in questo caso di Sposta-

6

7

Nelle versioni piu recenti della teoria tutti i casi sono strutturali e tutti sono assegnati alio Specificatore di una proiezione f u n z i o n a l e appropriata: il Nominativo alio Specificatore di A g r S " , l'Accusativo alio Specificatore di una proiezione A g r O " , ecc.; tutti i Sintagmi N o m i n a l i che ricevono C a s o devono quindi spostarsi nello Specificatore di una proiezione funzionale apposita. A n c h e se non entreremo nei particolari di questi sviluppi teorici nel presente lavoro, che si occupa soprattutto della sezione della fräse superiore a I ", si noti che l'analisi dell'ordine delle parole latino proposta in I I . 2 . 1 , l'analisi della posizione degli elementi deboli proposta in IV.1.5 e la descrizione del sistema casuale latino in V.2 sono concepite nello spirito di questo formalismo. S e la testa superiore ё vuota, l'elemento che si sposta andrä semplicemente а sostituirsi in quella posizione, come in molti degli esempi che vedremo in questo lavoro.

9

mento di Testa. L o spostamento di una testa puö essere determinato da ragioni morfologiche, come in questo caso: gli affissi flessivi, non essendo parole indipendenti, hanno bisogno di un supporto a cui attaccarsi, supporto che viene fornito dal tenia verbale spostato. Oppure puö essere determinato da ragioni sintattiche: la salita del verbo in С nelle interrogative in alcune lingue serve a segnalare la presenza di un operatore astratto di interrogazione nello Specificatore di C " : As-tu vu Marie?

C"

(i4)

С'

Op,„

tu t v vu Marie? II secondo tipo di trasformazione sposta un sintagma nello Specificatore di una proiezione superiore: parliamo in questo caso di Spostamento di Sintagma. L o spostamento puö essere determinato da ragioni formali, come nell'esempio (7): il Sintagma Nominale si trova nello Specificatore di V " , dove non riceverebbe nessun Caso, e si sposta nello Speecificatore di I", dove riceve Caso Nominativo (1Spostamento di tipo A). Oppure puö essere determinato da ragioni interpretative: certi tipi di interpretazione sono legati a certe proiezioni funzionali, cosi per es. l'interpretazione interrogativa ed esclamativa in molte lingue ё legata alia proiezione C", per cui un sintagma interrogativo/esclamativo deve spostarsi nello Specificatore di C " (Spostamento di tipo A') — cf. (8b) e (15): (15)

C"

a quante

A quante cose Maria non hapensato!

I" Maria non ha pensato tP»/

Per una esposizione piu approfondita del quadro formale di cui qui si sono tracciate le grandi linee, cf. G r a f f i (1994).

10

I. Introduzione

S c o p o di q u e s t o l a v o r o ё di d e s c r i v e r e e s p i e g a r e a l c u n i a s p e t t i d e l l ' e v o l u z i o n e d e l l a struttura d e l l a f r ä s e r o m a n z a dal latino alle fasi m o d e r n e . Q u e s t o s v i l u p p o , che a b b r a c c i a g r o s s o m o d o 2000 a n n i di storia linguistica, non p u ö essere seguito su u n a tradizione di t e s t i m o n i a n z e testuali continua e o m o g e n e a p e r tutto il suo p e r c o r s o a c a u s a d e l l e b e n n o t e vicissitudini del r a p p o r t o tra l i n g u a p a r l a t a e l i n g u a scritta: oltre al f a t t o che p e r c e r t e v a r i e t ä e p e r i o d i non e s i s t o n o t e s t i m o n i a n z e di sorta, la f e d e l t ä c o n cui i d o c u m e n t i t r a m a n d a t i c i ci t e s t i m o n i a n o l'evoluzione in atto di volta in volta nei singoli idiomi, varia m o l t o in d i p e n d e n z a d a l l a s i t u a z i o n e c u l t u r a l e in c u i i d o c u m e n t i stessi s o n o stati redatti. D a questo p u n t o di vista i secoli che p r e c e d o n o l ' a p p a r i z i o n e dei p r i m i testi volgari, presentano il massimo di divario tra c o d i c e parlato e c o d i c e scritto e l ' i n i z i o delle scriptae

r o m a n z e r a p p r e s e n t a u n a c h i a r a rottura di t r a d i z i o n e ,

q u a l e non si ritroverä piü nei secoli successivi. C o s i le origini r o m a n z e rappresentano un discrimine anche dal p u n t o di vista dei m e t o d i che si p o s s o n o utilizzare nello studio di questa evoluzione: se infatti l'evoluzione ulteriore p u ö essere s e g u i t a in b a s e a u n a serie di t e s t i m o n i a n z e , p e r a l c u n e v a r i e t ä , quasi ininterrotta e, b e n e 0 male, relativamente o m o g e n e a , l'evoluzione anteriore, che costituirä l'oggetto principale di questo studio, p u ö essere solo ricostruita per via di ipotesi b a s a t e sul p u n t o di p a r t e n z a (il latino classico), su q u e l l o di a r r i v o (le lingue r o m a n z e antiche, appunto) e sugli indizi molto indiretti che ci f o r n i s c o n o dei testi che sono stati scritti c o n l'intenzione di p e r p e t u a r e il m o d e l l o classico, m a che p e r nostra f o r t u n a , in alcuni casi, lo f a n n o solo m o l t o i m p e r f e t t a m e n t e . C o m i n c e r e m o la nostra analisi c o n u n b r e v e e s a m e della s i t u a z i o n e nelle l i n g u e r o m a n z e antiche.

I. L a struttura della frase nelle lingue romanze antiche A s c o p o illustrativo e s a m i n i a m o a l c u n i a s p e t t i d e l l a struttura d e l l a f r a s e in u n t e s t o i t a l i a n o ( t o s c a n o ) d e l l a fine d e l X I I I sec., il m o d u l o 4 d e l Libro novelle

e di bei parlare gientile

(o Ur-Novellino),

di

di cui r i p r o d u c i a m o il testo

c o m p l e t o in a p p e n d i c e al p r e s e n t e capitolo. 1 II Libro e pubblicato da A . Conte nella sua edizione critica del Novellino. II modulo 4 del Libro corrisponde alia novella 3 del Novellino. 11

Prenderemo in esame via via L'ordine dei costituenti maggiori (I.I), la posizione dei clitici (1.2) e l'espressione del soggetto (1.3).

I.I. Ordine delle parole S e prendiamo in considerazione solo la sezione iniziale della f r a s e (fino al verbo flesso) e solo le frasi principali, possiamo notare che la gran parte degli esempi non presentano un ordine diverso da quello che sarebbe normale in italiano moderno. Troviamo cosi: a) frasi con verbo iniziale ( V i ) , con un verbo impersonale: (1)

avenne che... [3]

con un verbo a soggetto tematico, ma senza soggetto espresso (e questo il tipo di gran lunga piü frequente [2] e quello normale con l'imperativo [3]): (2) (3)

Fece menare lo distriere al campo [5] avisa questo distriere [5]

о con soggetto postverbale: (4)

disse lo re [32]

b) frasi con verbo in seconda posizione (V2); in questi casi la prima posizione e normalmente occupata dal soggetto: (5)

II greco avisä lo cavallo [6]

ma puo anche essere occupata da un elemento circostanziale, sia che il verbo sia impersonale [6], sia nel caso di un verbo a soggetto tematico, ma con soggetto non espresso [7]: (6) (7)

Un altro giorno avenne che... [9] poi parlo [13]

c) frasi con verbo in terza posizione (V3); in questi casi il verbo e preceduto dal soggetto, che a sua volta e preceduto da un elemento circostanziale (8) (che puö anche avere natura frasale [9]): (8) (9)

Allora lo greco rispuose [23] senno la dirai, io ti faro di villana morte raorire [22]

II nostro testo presenta perö anche alcuni ordini, nella sezione iniziale della frase, che in italiano moderno non sarebbero possibili. Negli esempi in (10) la posizione preverbale ё occupata da un elemento argomentale diverso dal soggetto (in [10a] l'oggetto diretto, in [10b] il soggetto della frase subordinata), mentre il soggetto stesso occupa la posizione immediatamente postverbale:

12

(ίο)

a. Questo tenne lo re a grande maraviglia [8] b. L o cavallo cognovi io ch'era notricato a llatte d'asina... [29]

Gli elementi preverbali di questi esempi hanno valore tematico: questo in (10a) riprende il contenuto della frase immediatamente precedente; in italiano moderno, senza cambiare la costruzione g r a m m a t i c a l , questo occuperebbe la normale posizione postverbale dell'oggetto diretto (II re ritenne questo una grande meraviglia)·, la posizione preverbale sarebbe possibile solo utilizzando la costruzione passiva (Questo fu ritenuto dal re una grande meraviglia) о quella della dislocazione a sinistra, caratterizzata dalla ripresa con il clitico (Questo, il re lo ritenne una grande meraviglia - si noti pero che il soggetto e in posizione preverbale). Lo cavallo in (10b) rappresenta il primo di una serie di topic ( L o cavallo [29]... Lo vermine inella pietra [30] ... me [32]...) e in italiano moderno sarebbe reso normalmente con una dislocazione a sinistra introdotta da quanto a (Quanto al cavallo, io capii che era stato allevato con latte d'asina...). In questi esempi anche la posizione postverbale del soggetto rappresenta un punto di divergenza rispetto all'italiano moderno, come si vede dalle parafrasi date sopra. Un altro esempio di un elemento nucleare preverbale con funzione di Tema ё il seguente, dove a differenza degli esempi in (10), il soggetto rimane non espresso: (11)

L o vermine inella pietra conovi per questo... [30]

Un elemento nucleare diverso dal soggetto puö comparire davanti al verbo anche con funzione di Fuoco (il soggetto non ё espresso): (12)

a. tanto iudico [6] b. di grande scienzia ti tegnio [17] c. grande pruova de ricevuta della tua sapienzia [27]

In italiano moderno gli elementi focalizzati in (12) si troverebbero in posizione postverbale (giudico questo ['la mia opinione ё questa'], ti credo molto sapiente, ho avuto una grande prova della tua sapienza - si noti che l'ordine degli esempi [12] e possibile anche in italiano moderno, non perö con l'interpretazione di Fuoco che ha nel nostro testo, ma solo con un'interpretazione contrastiva: QUESTO giudico [e non quest'altro], ecc.). Quest'ordine delle parole si trova anche nell'italiano moderno nel caso dei sintagmi interrogativi ( C h e cosa mi dici?)\ la situazione era la stessa in italiano antico: (13)

che domanda mi fate voi? [19]

Come negli esempi in (10), anche qui il soggetto e in posizione postverbale. L'elemento interrogativo puö a sua volta essere preceduto dal soggetto: (14)

Voi quale avete per ρίύ сага? [ ι ι ]

13

da un elemento circostanziale: (15)

Se tt'intendi delle virtu delle pietre, quale ti senbra di piu riccha valuta? [10]

da un tema sospeso: (16)

me, come congnioscesti [...] che io fossi figliuolo di pisternaio? [32]

Ancora diversamente che in italiano moderno, il verbo puö essere preceduto da un avverbio che modifica il verbo: (17)

manifestamente I'd veduto inneile cose lä ov'... [17]

Oggi l'avverbio starebbe in posizione postverbale (l'ho visto chiaramente nelle cose su cui...). Infine, la posizione postverbale del soggetto che abbiamo notato negli ess. (10) (e [13]), ё possibile anche quando in posizione preverbale non abbiamo nessun elemento: (18)

Mandd lo re per malischalchi [4]

Qui, diversamente che in (4), oggi avremmo il soggetto in posizione preverbale (II re fece chiamare esperti di cavalli). In base a fatti come quelli presentati in questa sezione si ё soliti considerare le lingue romanze antiche come lingue V2: perlomeno nelle frasi principali (la situazione delle subordinate si presenta in maniera parzialmente diversa) abbiamo le seguenti caratteristiche: 1) la struttura della fräse prevede nella sua parte iniziale una posizione per il verbo flesso e una posizione preverbale che puö ospitare un solo costituente; questo puö avere qualsiasi funzione grammaticale (soggetto, come in [5] e [15], oggetto diretto, come in [10], [11], [12a,c], [13] e [14], altro tipo di elemento nucleare, come in [12b], elemento extranucleare, come in [16] e [17] e forse in [6] e [7]); quanto alia funzione pragmatica, esso puö essere sia il Tema che il Fuoco della fräse (Tema in [5] e [ 8 ] - [ n ] , Fuoco in [12]—[16]); in alcuni casi questa posizione puö anche rimanere vuota, come in (i)-(4) e (18); 2) il soggetto della fräse, quando ё espresso e non occupa la posizione preverbale, compare immediatamente dopo il verbo flesso (come in [4], [10], [13] e [18]); 3) la fräse puö essere preceduta da element! periferici: 2 elementi circostan-

2

In questo lavoro useremo periferia/periferico per indicare quella parte di una fräse segmentata (nel senso di Bally [1950, §§ 79-99]) che non contiene il verbo, cioe quella parte della fräse che contiene gli elementi dislocati (a sinistra о a destra) e il Tema sospeso (Benincä 1988); questi Ultimi sono quegli elementi che possono essere ripresi con una forma pronominale nella parte della fräse segmentata che contiene

Η

ziali che fanno da cornice (come in [8], [9] e [15] e forse in [6] e [7]) о elementi dislocati a sinistra e temi sospesi (come in [16] e probabilmente [14]). Possiamo riassumere questi fatti nello schema seguente: P e r i f e r i a I Х т е щ а / F u o c o Vflesso ( S ) . . .

Per la distinzione tra la posizione periferica e la posizione preverbale cf. anche la prossima sezione.

1.2. Posizione dei clitici Mentre in italiano moderno i clitici precedono sempre le forme finite del verbo (eccetto l'imperativo affermativo e, facoltativamente, quello negativo), in italiano antico i clitici, come si puö osservare dal nostro testo, possono sia precederle che seguirle. Seguono il verbo nei seguenti casi: a) quando il verbo e in prima posizione assoluta in frase principale (19), eventualmente preceduto da una congiunzione coordinante (20): (19)

a. b. c. d. (20) a. b. c.

fuft detto che... [4] trovcmi che... [7] Voglio/o sapere da mia madre [24] dimi sichuramente la veritade [22] et disegli [9] e miselasi nella palma [13] e ebbe/o i-luogo segreto [17]

b) quando il verbo, in frase principale, e preceduto solo da elementi periferici, come per es. una frase subordinata; nel nostro testo non abbiamo esempi di questo tipo, per cui ne citiamo uno da un'altra novella della stessa raccolta: (21)

Essendo poveramente ad arnese, misesi ad andare ad Allexandro... (5.2)

I clitici precedono il verbo in tutti gli altri casi: a) in frase principale, quando abbiamo un costituente in posizione immediatamente preverbale non periferica (22) e quando il verbo ё preceduto dalla negazione (23): (22)

(23)

a. questa mi senbra piü bella e di maggiore valuta [12] b. io vi dicho che... [23] c. che domanda mi fate voi? [19] d. manifestamente I'o veduto innelle cose la ov'... [17] e. Or ti prego che... [27] Non mi rispondi a grado [21]

il verbo (e che chiameremo frase centrale). Si noti che questo uso terminologico si distacca da quello della Grammatica Generative, che considera come periferica tutta la parte della frase superiore a I".

15

b) in frase subordinata, sempre: (24) a. b. c. d. e. f. g.

che т ' Ь fatto conto che... [5] Serr'intendi delle virtü delle pietre [10] che uno pane intero li fosse dato per die alle spese di sua corte [15] ov'io i'o dimandato [17] che di tutte le cose f'intendi [9] che allora m'aviddi di cui... [34] senno la dirai [22]

Questa generalizzazione sulla posizione dei clitici ё nota come legge Mussafia.

Tobler-

1.3. Espressione del soggetto A n c h e solo a una prima occhiata appare evidente che nel nostra testo l'uso dei pronomi soggetto ё molto piu diffuso che in italiano moderno. Per rendere piü chiara questa intuizione possiamo confrontare i casi in cui abbiamo due frasi coordinate con lo stesso soggetto e i casi in cui abbiamo una sovraordinata e una subordinata con lo stesso soggetto. Nel primo caso, come nella lingua moderna, il soggetto del secondo membro della coordinazione non viene regolarmente espresso (25); nel secondo caso, invece, contrariamente all'uso moderno, il soggetto della subordinata puö essere espresso, anche quando non ci sono apparenti ragioni semantiche per il suo uso (26): (25) a. b. c. (26) a. b.

Lo greco avisä lo cavallo, e disse [6] Questo tenne lo re a grande maraviglia; ordinö et stabilio che... [8] Fece menare lo distriere al campo, e fece traere lo grecho di pregione [5] manifestamente l'ö veduto innelle cose la ον'ιо t'ö dimandato [17] Lo cavallo cognovi io ch'era notricato a llatte d'asina per propio senno naturale, actio che io viddi che... [29] c. che mi dichi come tue sai queste cose [27]

Negli esempi (26a,b) il pronome soggetto potrebbe essere espresso anche in italiano moderno, ma la soluzione non marcata sarebbe quella con soggetto non espresso. In (26c), poi, il soggeto preverbale della subordinata sarebbe impossibile nella lingua moderna, che dovrebbe ricorrere, volendo esprimere il soggetto, alia dislocazione a destra (che tu mi dica come sai, tu, queste cose - soluzione che implica l'espressione di un certo contrasto, senz'altro assente nell'esempio antico). Si noti inoltre che in (26a,c) il soggetto ё espresso solo nella subordinata e non nella sovraordinata; la divergenza rispetto alia lingua moderna ё molto chiara in (26c): oggi avremmo obbligatoriamente il pronome di 2. persona nella sovraordinata al congiuntivo e la mancanza di pronome nella subordinata interrogativa all'indicativo (che tu mi dica come sai queste cose), esattamente il contrario che in (26c). Non possiamo perö dire che l'espressione del soggetto pronominale sia obbligatoria. In compenso si nota una asimmetria tra i soggetti preverbali e i soggetti che, in base alle regole esposte nella sezione sull'ordine delle parole 16

( I . I ) , dovrebbero apparire in posizione postverbale. Se non teniamo conto dei casi di coordinazione in cui sussiste il rapporto di coreferenza esemplificato in (25), possiamo notare quanto segue: di tutti i casi in cui la posizione preverbale ё occupata da un elemento diverso dal soggetto e in cui non abbiamo un soggetto lessicale, solo in 2 casi appare un soggetto pronominale, mentre in 8 casi il soggetto non ё espresso (cf. [27]—[28]); per contro, di tutti i casi in cui la posizione preverbale non έ occupata da un elemento lessicale, il soggetto pronominale compare in 22 casi e non έ espresso solo in 13 (cf. [29]—[30]): (27)

a. b. (28) a. b. c. (29) a. b. c. d. (30)

a. b. c. d.

L o cavallo cognovi io ch'... [29] che domanda mi fate voil [ 1 9 P tanto iudico [6] me, come congnioscesti [...] che... [32] quale avete per ρίύ сага? [ ι ι ] Io voglio che... [18] tu se di grande savere [9] elli he di bella guisa [6] quando io vi dissi dello cavallo cosa cosi maravigliosa, vol mi stabiliste uno dono di mezo pane per die [33] credo che... [9] se tt'intendi delle virtü delle pietre [10] Fece menare lo distriere al campo [5] Sapete bene che... [го]3

L'asimmetria che si nota in questo testo tra posizione preverbale e posizione p o s t v e r b a l e p e r quanto r i g u a r d a la possibilitä di lasciare il soggetto non espresso, appare piuttosto come una tendenza, ma in altre varietä r o m a n z e antiche ё molto piü rigida, mentre in altre ancora manca completamente.

2. I p o t e s i e s p l i c a t i v e Nella sezione precedente abbiamo visto come sussistano importanti differenze nella sintassi della frase tra l'italiano antico e quello moderno. Un rapido esame delle altre varietä romanze antiche e moderne mostrerebbe d i f f e r e n z e dello stesso tipo, anzi, in qualche caso, d i f f e r e n z e ancora maggiori. D'altro lato, un confronto tra le diverse varietä nella loro fase antica mostrerebbe una comunitä di tratti non indifferente, comunitä che non si riscontra generalmente tra le varietä moderne - riflesso questo del fatto che il processo di differenziazione delle varietä romanze cominciato, о in ogni caso accelerato, con la caduta dell'Impero R o m a n o d'Occidente non aveva ancora avuto, nei

3

Una diversa interpunzione della sequenza che comprende gli esempi (27b) e (3od) darebbe: che domanda mi fate? Voi sapete bene che... In tal caso avremmo un solo esempio di soggetto postverbale espresso e un esempio in meno di soggetto preverbale non espresso.

17

campi della sintassi qui presi in considerazione, gli effetti sconvolgenti riscontrabili invece sul piano fonologico e morfologico. 4 Gli studi recenti sull'argomento si sono sforzati di fornire un'analisi articolata della struttura di fräse delle lingue romanze antiche che possa rendere conto delle caratteristiche che si mostrano superficialmente nei fenomeni presi in rassegna nella sezione precedente (ordine delle parole, posizione dei clitici, possibilitä di lasciare il soggetto non espresso). Molti lavori sono stati dedicati poi alio studio e alia spiegazione dei cambiamenti intervenuti successivamente, cambiamenti che hanno portato alle varietä moderne. Altri lavori hanno invece affrontato il problema dello sviluppo del sistema romanzo antico a partire dal latino. D a l punto di vista descrittivo, le grandi linee dei fenomeni qui presi in considerazione sono in genere ben note da molto tempo (anche se la formulazione di ipotesi piu precise all'interno di un quadro teorico specifico ha spesso portato a nuove scoperte anche in tempi recenti): le caratteristiche dell'ordine delle parole (anche se in genere solo per il francese antico) almeno fin da Thurneysen (1892), attraverso l'importante contributo di Herman (1954) e l'ampia sintesi di Skärup (1975) (cf. la bibliografia in Dardel [1996] e la rassegna della letteratura tradizionale sull'argomento in Kaiser [2002, Kap.3]); la posizione dei clitici fin da Tobler (1875), Mussafia (1886) e Meyer-Liibke (1897), attraverso le sintesi di Ramsden (1963) e Wanner (1987) (cf. la bibliografia in Dardel/de Kok [1996]); i problemi relativi all'espressione del soggetto fin da Foulet (1928, §§ 457-459) e soprattutto Franzen (1939) (cf. la bibliografia in Vance [1997]). 2.1. Ordine delle parole e struttura della frase Un rinnovato interesse per questi fenomeni si e manifestato a partire dall'inizio degli anni Ottanta all'interno del quadro teorico della Grammatica Generativa soprattutto grazie ad alcuni lavori di Paola Benincä (ora raccolti in Benincä [1994, c. V I I - X ] ) , che ha proposto un'analisi della struttura di frase nelle lingue romanze antiche simile a quella assunta per le lingue germaniche, lingue che presentano gli stessi fenomeni per quello che riguarda l'ordine delle parole e, almeno in parte, la possibilitä di avere il soggetto nullo (nel quadro generativo, questo parallelismo era stato in precedenza studiato da Haiman [1974]; sulle lingue germaniche cf. Haider/Prinzhorn [1986] e Vikner [1995]). L e linee essenziali dell'analisi di Benincä sono le seguenti: assumiamo una struttura di frase come quella rappresentata in (31) (in base a Chomsky [1986]), dove С' e C " sono le proiezioni, secondo la Teoria X-barra, della categoria funzionale С (la posizione occupata dal complementatore nelle frasi subordinate),

4

Questa raaggiore comunitä di tratti fra le lingue romanze antiche si riscontra anche nel lessico - cf. Stefenelli (1998).

18

S p e c C " e lo Specificatore di C " (la posizione occupata, per es., dai sintagmi relativi e interrogativi) e l " ё il C o m p l e m e n t o della testa С (e costituisce la parte proposizionale della f r a s e ) : 5 (31)

C"

С

I

Ora, nelle frasi principali il verbo finito si sposta obbligatoriamente, dalla sua posizione interna a I", nella posizione С e uno qualsiasi dei costituenti della f r a s e puö spostarsi facoltativamente nella posizione S p e c C " . Cosi, assumendo come basico, all'interno di I", l'ordine S V O X , questa ipotesi ё in grado di spiegare gli ordini delle parole dominanti nei testi romanzi antichi: V S O X , se si sposta solo V (32a); S V O X , se si spostano V e S (32b); O V S X , se si spostano V e О (32c); X V S O , se si spostano V e X (32d) (esempi galego-portoghesi antichi da Salvi [1991b, 441]): (32)

a. V S O X : nö alee η em huum de vos a mäao contra eile

С"

V

SiyOX

b. SVOX: elle corrya a terra a el rey dom Afonso

C"

V

5

/j V O X

Per una breve introduzione sull'apparato formale utilizzato, cf. l'appendice alia Pre-

messa.

19

с. O V S X : tal galardon e consolagö des tu aa minha alma

C"

V

S tvt0

X

d. X V S O : de todallas frolles e autoridades das sanctas scripturas fez este sancto arcebispo huum muy nobre liuro

C"

V

S tvOtx

Anche gli esempi (i)-(7), (io)-(i3) e (i7)-(i8) della sez. i.i sono realizzazioni di questi tipi fondamentali. Piu specificamente questa ipotesi rende conto dei seguenti aspetti generali dell'ordine delle parole delle lingue romanze antiche: a) il verbo occupa la seconda posizione nella frase principale (la posizione C) ed ё preceduto da un elemento che поп e necessariamente il soggetto (l'elemento in SpecC"); se questa posizione e vuota о contiene un operatore astratto, il verbo ё il primo elemento nell'ordine lineare; b) il soggetto, se non precede il verbo, lo segue immediatamente: il verbo in С viene infatti a trovarsi nella posizione immediatamente precedente quella del soggetto di I"; siccome poi si sposta solo il verbo finito, nel caso dei tempi composti si sposta solo l'ausiliare, per cui il soggetto postverbale viene a trovarsi tra l'ausiliare e la forma non finita - cf. il seguente esempio galego-portoghese antico (da Salvi [1991b, 442]):

20

(33) XAuxSV n o n finito·..: entonce foi Sam Matias enlegido рог apostolo С

Spe
indipendentemente,

Salvi (1990, 2.2.2) hanno ipotizzato che in queste subordinate si abbia un innesto ( g r e f f e , nella terminologia di Skärup) di una principale sulla struttura di una subordinata. 5 Possiamo concludere che nelle lingue romanze antiche le subordinate potevano essere costituite da un elemento subordinatore seguito da una struttura uguale a quella delle principali; il complementatore poteva essere ripetuto dopo la periferia: que Periferia | (que)

XTema/Fuoco

vflesso

(s)

···

Varrä la pena di sottolineare che la parte periferica compare normalmente solo in certi tipi di subordinate (specialmente nelle frasi complemento di verbi dichiarativi, nelle causali e in qualche altro caso - cf. Vance [1997, 4.3.1] per il francese antico).

1.2.2. U n altro tipo di subordinata 6 S k ä r u p (1975, I X ) , per il francese antico, e Salvi (1991b, 4.1.2; 1995), per il galego-portoghese, distinguono due tipi di subordinate strutturalmente diverse. 7 In galego-portoghese il p r i m o tipo corrisponde a quello descritto nella sezione precedente, ha la stessa struttura delle frasi principali ed ё caratterizzato almeno dalle seguenti proprietä: a) fenomeni V2, quindi soggetto postverbale se la posizione preverbale έ occupata da un altro costituente (23a,b,d), (13a); b) clitici adverbali (23b,c,d), (14a), (16a);

5

6

7

A b b i a m o anche esempi di una struttura di principale a verbo iniziale innestata immediatamente dopo il complementatore ([ia] da Ramsden [1963, 60]): (i) a. que fago-vHS, de pran, pesar (Ajuda 13.15) b. ke cornerunt Ii les orilles, ä celui qui l'orrad (Skärup 1975, 409) In questa sezione ci basiamo sul francese e sul galego-portoghese, lingue per le quali disponiamo di dati significativi. Le conclusioni dovrebbero perö essere estendibili anche alle altre lingue romanze antiche. In realtä Skärup individua tre tipi di subordinate: il primo, a verbo finale, sarebbe rappresentato solo dai Giuramenti di Strasburgo. Siccome non possiamo essere sicuri che l'ordine delle parole di questo testo non sia influenzato da un modello latino о dal modello germanico, non prenderemo in considerazione questo tipo eventuale, che del resto coincide con il tipo latino e si riduce a tre frasi: in о quid il mi altresi fazet, si cum от per dreit son fradra salvar dift, qui meon vol cist meon fradre Karle in damno sit (le altre subordinate possono essere ridotte agli altri tipi distinti da Skärup).

71

c) possibilitä di una Periferia sinistra (23c), (14a), (16a); d) gli avverbi, se non precedono il verbo nella struttura V2 (cf. [4a]), lo seguono (23d). (23) a. b. c. d.

que no fique пет huum a vyda (Cronica que os outros Ihe dera de peita (D. Pedro por que as obras de feitigaria [...] eu Ihes que per tall sentenqa se livravom depois Fernando 10.41)

277.29) 13.48) dou pouca fee (Riiho 1988, 84) semelhantes casos quando... (D.

II secondo tipo di subordinata ё caratterizzato dalle proprietä seguenti: a) il soggetto ё sempre preverbale (24a,b,c); b) i clitici seguono immediatamente l'introduttore della subordinata e non sono necessariamente adverbali (24a,b,c); c) tra introduttore e verbo troviamo un numero qualsiasi di costituenti senza le tipiche caratteristiche degli eleraenti periferici (come per es. la ripresa con un clitico - cf. [24c,d]); d) almeno certi tipi di avverbi (in particolare quelli che modificano la frase e non solo il verbo) precedono sempre il verbo (24b,d); alcuni, come logo, nunca, stanno in genere al primo posto (24b). (24) a. b. c. d.

como quer que Ihe esta mais custosa fosse (D. Pedro 15.95) que Ihe logo el-rrei nom mandou cortar a cabega (D. Pedro 9.33) Quando Ihe aquello el rey ouvyo dizer (Cronica 275.15) depois que esto assi ouve feito (Cronica 469.53)

Si noti in particolare che in (24c,d) l'oggetto diretto ( a q u e l l o , esto) non precede immediatamente il verbo finito, ma, diversamente che nelle principali (cf. [8]), non e ripreso da un clitico. S k ä r u p individua due tipi di subordinate, uno piü arcaico e uno innovativo (ma ambedue presenti fin dall'inizio nei documenti francesi antichi). L e subordinate innovative presentano lo stesso ordine delle principali, quindi, prescindendo dalla periferia, il tipico sistema V 2 (cf. [ 1 3 c ] ) . II tipo piu arcaico presenta il seguente ordine degli elementi: 1) 2) 3) 4) 5) 6)

introduttore della subordinazione; soggetto pronominale; avverbio del tipo ja/onques; piü costituenti preverbali, tra cui il soggetto non pronominale; verbo; costituenti postverbali.

E c c o alcuni esempi per 1'ordine soggetto pronominale-avverbio (25), avverbiocostituente/i preverbale/i (26), soggetto pronominale-costituente/i preverbale/i ( 2 7 ) e soggetto nominale-costituente/i preverbale/i (28): (25) qu'i/ onques eilst veü (Skärup 1975, 494) (26) a. ki unches ben ne volt (Skärup 1975, 483) b. dont onques chevaliers n'avoit gueres veu a celui tens (ibid.) c. que ja mes en cestui pechie ne rencharroiz (Skärup 1975, 484) (27) a. que jo de la repaire (Skärup 1975, 495) b. k'ele dignement nos donst dire (Skärup 1975, 497) 72

(28) a. Que que Rollant a Guenelun forsfesist (Skärup 1975, 505) b. Quant li barun ςο orent fait (Skärup 1975, 508) c. si cum prophetes anz mulz dis canted aveien de Jesu Crist (Skärup 1975,

507)

d. Se le uoir ie vous en weil dire (Skärup 1975, 510) e. car mout gran deul cil en avront (Skärup 1975, 438)

II confronto fra i dati del galego-portoghese antico e quelli del francese ci permette di stabilire alcuni punti comuni fra i due tipi di subordinata arcaica: - dopo l'introduttore della subordinata troviamo una forma pronominale: si tratta dei clitici obliqui in galego-portoghese e del soggetto (analizzato come clitico da Roberts [1993] e Vance [1997]) in francese; - segue una forma avverbiale di tempo (logo/nunca, ja/onques)·, - seguono un certo numero di costituenti preverbali tra cui il soggetto nominale ed eventualmente avverbi; normalmente il soggetto e il primo di questi costituenti, ma e possibile anche l'ordine oggetto-soggetto (cf. [24c], [28d]), che nelle principali si trova solo con oggetto periferico. Queste osservazioni sono rafforzate da un certo numero di fatti che si possono osservare nelle frasi principali. In portoghese antico (Salvi 1995) sono attestati vari esempi di frase principale in cui non abbiamo una struttura V2, ma una struttura analoga a quella della subordinata di tipo arcaico: dopo un'eventuale periferia, la frase esordisce con un avverbio della classe logo/nunca/sempre/tanto, seguono i clitici, poi uno о piü costituenti (fra cui il soggetto), poi il verbo e altri costituenti postverbali: (29) a. logo lhe el-rrei taxava que... (D. Pedro 4.64) b. nunca vos de mym verra mal (Crönica 481.13) 8 c. tanto vos eu mui mäis precei (Joan Airas 120)

Questa struttura si trova anche nelle subordinate, con la presenza о meno di una parte periferica: (30) a. que nunca lhe mais fez pagamento (D. Fernando 13.69) b. que todollos filhos dos seus altos homeens, depois que eram de idade de oyto änos, logo os eile tomava e cryavaos (Crönica 446.2)

L'unica differenza tra questo tipo di frase e il tipo arcaico di subordinata studiato sopra sta nella posizione del clitico: nella subordinata esso precede l'avverbio (ed e a sua volta preceduto dall'introduttore della subordinata - cf. [24b]), in questo tipo lo segue (nella versione in principale, del resto, non potrebbe precederlo, visto che un clitico non puö stare in inizio di frase).

Qui il soggetto ё postverbale, ma si tratta di un verbo inaccusativo, per cui la posizione non marcata del soggetto corrisponde a quella dell'oggetto diretto (Burzio 1986).

73

I fatti del francese antico sono meno evidenti poiche non abbiamo un criterio sintattico sicuro (come la posizione del clitico per il galego-portoghese) per distinguere un tipo particolare di frasi principali; ma anche qui troviamo un certo numero di fenomeni che sembrano dello stesso tipo. Innanzitutto ё frequente il tipo ja/onques-uno о piü costituenti-verbo: (31) a. b. c. d. e.

ja ledece n'ert an tei demenede (Skärup 1975, 449) Ja Deu ne placet qu'... (Skärup 1975, 450) Ja mais en tere ne porterat curone (Skärup 1975, 451) Ja mais Karion de nus n'avrat servise (Skärup 1975, 452) Ja devers els bataille n'ert lessee (ibid.)

Si trovano poi esempi in cui abbiamo piü di un costituente in posizione preverbale e il primo costituente e chiaramente focalizzato (e non puö quindi essere periferico - cf. anche [28ε]): (32) a. Rien qu'il deist ge ne croiroie (Skärup 1975, 438) b. Reis de Westsexe eil esteit (Skärup 1975, 441) c. Si grant dolur or m'est apareüde! (Skärup 1975, 436) Possiamo riassumere la discussione di questa sezione nei seguenti termini: esisteva nelle lingue romanze antiche un secondo tipo di subordinata, piü arcaico (e destinato a sparire nella prima metä del X I V secolo in francese antico (Skärup 1975, 515) e alia fine del Medio E v o in galego-portoghese); esso era costituito dall'introduttore di subordinazione, da un elemento focalizzato (spesso un avverbio della classe di ja/onques, logo/nunca, ma anche altri costituenti focalizzati), da uno о piü costituenti preverbali, dal verbo e da altri costituenti postverbali, secondo lo schema seguente: que Fuoco Χ... V X... I clitici obliqui si collocano dopo il subordinatore о dopo il Fuoco in galegoportoghese; in francese la posizione dopo il subordinatore e riservata al soggetto pronominale, mentre i clitici obliqui sono preverbali. Questo tipo e attestato, piü raramente, anche per le principali, con il seguente schema: Fuoco X... V X . . . I clitici obliqui si collocano dopo il Fuoco in galego-portoghese; in francese antico questa ё la posizione per il soggetto pronominale (cf. [32a]), mentre i clitici obliqui sono preverbali. 1.3. Ipotesi alternative L'ipotesi che abbiamo formulato brevemente alia fine di 1.1 (cf. anche 1.4) prevede che il verbo saiga a una proiezione funzionale che domina I": questa proiezione deve essere diversa da C " poiche le strutture di Tematizzazione e 74

Focalizzazione sono possibili anche in frasi subordinate - nelle subordinate la proiezione С " ё riservata ai subordinatori, il T e m a / F u o c o e il verbo non possono quindi trovarsi in C". A b b i a m o anche assunto che il verbo saiga sempre a una testa funzionale superiore a I. Nelle due sezioni che seguono esamineremo due argomenti che V a n c e (1997) applica al f r a n c e s e dell'inizio del X I I I sec. per dimostrare che il verbo sale in С nelle principali, ma rimane in I nelle subordinate (1.3.1), e che il verbo non sale obbligatoriamente in una proiezione f u n z i o n a l e superiore a I" nelle frasi a ordine SV...

о a verbo iniziale (1.3.2)

- cercheremo di dimostrare che questi argomenti non possono essere applicati alle lingue romanze nella loro fase piü arcaica e che quindi non abbiamo ragione di assumere una asimmetria f r a principali e subordinate о tra le frasi a soggetto iniziale e le altre frasi. L e asimmetrie di questo tipo possono rappresentare al massimo evoluzioni ulteriori interne al francese.

1.3.1. Soggetti clitici (?) e posizione del verbo In I.3.3 abbiamo ricordato il fatto che, in francese antico, la posizione postverbale occupata da un soggetto pronominale e quella occupata da un soggetto nominale non coincidono, come mostrano gli esempi in cui compare un avverbio della classe di pas: (33) a. Ja n'es tu pas filz de putain b. Ne het pas Deus les humes Inoltre abbiamo visto nella sezione precedente che nel tipo arcaico di subordinata il pronome soggetto precede l'avverbio mentre il soggetto nominale lo segue: (34) a. qu';7 onques eüst veü (Skärup 1975, 494) b. dont onques chevaliers n'avoit gueres veu a celui tens (Skärup 1975, 483) A b b i a m o dunque almeno due costruzioni in cui i soggetti pronominali mostrano un comportamento sintattico divergente rispetto a quello dei soggetti nominali. V a n c e (1997, ch. 3 - 4 ) unifica i due fenomeni in base all'assunzione che il soggetto pronominale e clitico e che i soggetti clitici si cliticizzano al nodo С superiore. Siccome il soggetto clitico, nelle principali, segue immediatamente il verbo, se ne puö concludere che il verbo, in questo tipo di frasi, occupa la posizione C ; nelle subordinate, invece, dove il soggetto p r o n o m i n a l e segue immediatamente il complementatore e precede il verbo, il verbo deve occupare una posizione piu bassa nella struttura.9 L'ipotesi di V a n c e puö essere schematizzata, con qualche semplificazione, nel modo seguente:

9

Vance non accetta la distinzione proposta da Skärup di due diversi tipi di subordinata e tratta quindi tutte le subordinate come un tipo unitario.

75

principale:

[ C ~X

[cV-Scl

[rAdv

Snom...

subordinata:

[ c «(Qu)

[Cque-Scl

[[.Adv

Snom

V

La principale difficoltä dell'analisi di Vance consiste nell'assunzione che i pronomi soggetto siano clitici: se lo fossero nello stesso senso in cui lo sono i pronomi obliqui, dovrebbero sottostare alia legge Tobler-Mussafia, il che non succede, come abbiamo notato in I.3.3: ( 3 5 ) j e vous di [...] que... (Skärup 1975, 58)

A l i o stesso modo ci aspetteremmo un doppio paradigma di forme clitiche e di forme libere (me/mei, te/tei, ecc.), che nel caso dei pronomi soggetto non abbiamo. 10 Non possiamo neanche pensare che si tratti di una cliticizzazione semplicemente fonologica, visto che il pronome soggetto si sposta in una posizione sintattica diversa rispetto a quella del soggetto nominale. La situazione dei pronomi soggetto del francese antico sembra piu simile a quella dei pronomi del latino, che, come vedremo in IV.i, possono avere un uso forte e un uso debole senza cambiare di forma; inoltre la posizione che assume nella frase il pronome soggetto che Vance suppone clitico, ё esattamente quella in cui troviamo i pronomi deboli in latino: subito dopo il complementatore nelle subordinate (36) e subito dopo il verbo in posizione iniziale 11 (37) (esempio da Kroll [1918, 114]): (36) quoniam tu secundum Oenomaum A c c i non [...] Atellanam, sed [...] mimum introduxisti (Cie. Fam. IX.16.7) 'since you now, following the lead of Accius's Oenomaus, have staged not [...] an Atellan play, but [...] a farce' (37) accipimus nos cochlearia non minus selibras pendentia (Petr. 33.6) 'Uns gibt man Eierlöffel von mindestens einem halben Pfund Gewicht'

Assumendo che i pronomi soggetto del francese antico potessero essere deboli (nel senso definito nei capitoli I V - V ) , il problema presentato dagli esempi (33)-(34) non ё ancora risolto: dobbiamo in ogni caso spiegare perche i pro-

10

11

Un'altra difficoltä consiste nel fatto che i supposti clitici soggetto si trovano in una proiezione funzionale diversa rispetto ai clitici obliqui ( С " e I", rispettivamente): siccome sia i soggetti che gli obliqui vengono generati nella proiezione V " , ё necessario spiegare il diverso punto di arrivo con un prineipio indipendente dalla cliticitä degli elementi in questione. Si potrebbe qui sfruttare l'idea di Sportiche (1992) che i clitici si comportano come sintagmi fino a un certo punto della derivazione e poi come teste: nel nostro caso la cliticizzazione vera e propria avverrebbe a partire da S p e d ", quindi da una posizione non c-comandata da I, nel caso del soggetto e da posizioni c-comandate da I nel caso delle altre funzioni grammaticali. - Nell'ipotesi di Vance dovrä in ogni caso essere stipulato che i clitici soggetto seguono sempre il verbo in C , anche quando gli altri clitici lo precedono: (i) ce meismes me dist il (Skärup 1975, 201). Ricordiamo che in latino non abbiamo strutture V2 con cui comparare gli esempi francesi antichi; le frasi a verbo iniziale sono l'approssimazione migliore.

76

nomi deboli occupassero una posizione diversa rispetto agli argomenti non pronominali e ai pronomi forti. A livello descrittivo si tratta di due posizioni: quella tra l'introduttore di subordinazione e gli avverbi della classe di ja/onques e quella tra il verbo finito nelle strutture V2 e gli avverbi della classe di pas/mie. L'ipotesi di Vance, adeguatamente riformulata (cf. lo schema piü sopra), e che si tratti della stessa posizione. Un argomento a favore di questa ipotesi potrebbe essere costruito dimostrando che gli avverbi che si trovano tra la posizione del soggetto pronominale e quella del soggetto nominale nella principale e nella subordinata sono esattamente gli stessi. Ε infatti possiamo trovare avverbi della classe di pas/mie nelle subordinate tra pronome soggetto debole e verbo, cioe dove normalmente abbiamo avverbi della classe di ja/onques (38), e avverbi della classe di ja/onques dopo il pronome soggetto debole postverbale, cioe dove normalmente abbiamo avverbi della classe di pas/mie (39): (38) qu'il pas nes avuot (Skärup 1975, 62) (39) ausi sui je ja montez (Skärup 1975, 50)

Quanto agli esempi del tipo di (38), essi non costituiscono un argomento, poiche dimostrano soltanto che gli avverbi possono trovarsi in posizione preverbale. Questo e vero anche per avverbi di altre classi: cosi avverbi come bien/mieus possono trovarsi in posizione preverbale (40a), ma questa e una posizione diversa da quella di ja/onques, come mostra (40b), e segue quella dei soggetti non pronominali (40c): (40) a. quant il bien se curesgot (Skärup 1975, 496) b. dunt il ja bien fut cointe (Skärup 1975, 491) c. que mes sires mieus amoit (Skärup 1975, 506)

Per dimostrare che pas/mie occupa la stessa posizione di ja/onques avremmo bisogno di esempi in cui pas/mie precede altri costituenti preverbali (cf. [26]), ma non abbiamo esempi di questo tipo. Neanche esempi come (39) costituiscono un argomento valido: esistono infatti altri avverbi che, come ja, seguono un soggetto pronominale postverbale (41a) e precedono un soggetto nominale postverbale (41b), ma questi avverbi seguono un soggetto nominale in posizione preverbale, invece di precederlo (41c): (41) a. ies tu or да dedanz? (Skärup 1975, 50) b. ausi atant ore cist rois la venue de Galaad... (Vance 1997, 71) c. se Dieus or m'ait (Skärup 1975, 504)

Gli esempi appena visti dimostrano che 1) gli avverbi della classe di ja/onques e quelli della classe di pas/mie non occupano la stessa posizione nella struttura frasale; 2) tra la posizione del soggetto pronominale nelle subordinate (di tipo arcaico) e quella del soggetto nominale si inseriscono solo avverbi della classe di ja/onques·, e 3) tra la posizione del soggetto pronominale postverbale e quella del soggetto nominale postverbale si possono trovare varie classi di avverbi (dove per es. il tipo or precede il tipo pas/mie - cf. [42]): 77

(42) a. Ne de cestui n'ai ge or mie (Skärup 1975, 63) b. j e ne voeil or pas retraire ne deviser totes les choses

(ibid.)

Rimanendo nell'ottica dell'ipotesi di Vance, dai punti (2) e (3) possiamo dedurre che il soggetto nominale preverbale delle subordinate (di tipo arcaico) e il soggetto nominale postverbale non occupano la stessa posizione, per cui lo schema dato all'inizio della sezione andrä modificato nella maniera seguente: principale: subordinate:

...V que

Sei Sei

ja ja

Snom...

V

pas pas'2

Snom

Questa ё la conclusione a cui arriva, in base ad argomentazioni solo in parte simili, Vance (1997,3.5, 4.1): nelle principali il soggetto nominale postverbale si trova in una posizione strutturale piii bassa rispetto al soggetto preverbale delle subordinate (SpecT" о SpecV" e, rispettivamente, SpecAgr"). Gli scopi della ricerca di Vance (1997) e quelli del presente studio sono diversi: mentre lo scopo di Vance e di descrivere la grammatica del francese antico all'inizio del X I I I sec. (principalmente sulla base della Queste del Saint Graal, datata 1220 ca.), noi vorremmo ricostruire la struttura sintattica della frase romanza sulla base delle piü antiche testimonianze. Ora, nello stadio del francese antico studiato da Vance, l'unico tipo di subordinata con piü di un costituente preverbale e quello in cui, dopo l'introduttore, abbiamo un soggetto pronominale e un altro costituente: (43) se vos entretant queriez vostre mort (Vance 1997, 1 3 5 )

Alia luce del materiale offerto dalle fasi anteriori del francese, in 1.2.2 abbiamo potuto vedere che esempi come (43) costituiscono un sottotipo di un tipo piii generale con riscontri anche in altre lingue romanze antiche. II sistema sviluppato da Vance prevede una sola posizione per un costituente nominale tra introduttore di subordinata e verbo (ricordiamo che il soggetto pronominale per Vance ё clitico): (44) С'

12

13

Gli esempi in cui pas precede il verbo (38) andranno spiegati analogamente a quelli in cui un qualsiasi altro costituente diverso dal soggetto precede il verbo (cf. [2б]-[г8]). Vance deve assumere che lo Specificatore di A g r " sia una posizione поп-Α (Vance

78

Questo sistema, anche se adatto per lo stadio di lingua descritto da V a n c e , поп e in grado di rendere conto dei dati descritti in 1.2.2, soprattutto di quelli in cui piü di un costituente nominale compare in posizione preverbale. Nella sez. 1.4 abbozzeremo dunque una soluzione diversa che renda conto dei dati del francese piü antico. A b b i a m o dunque visto che la soluzione proposta da V a n c e per rendere conto della distribuzione dei soggetti pronominali in francese antico non puö essere accettata (i pronomi soggetto non potevano essere clitici; le frasi con il pronome soggetto dopo il complementatore, almeno per le fasi piü antiche del f r a n c e s e , v a n n o ricondotte a un tipo di f r a s e strutturalmente distinto e non f a n n o parte, rigorosamente parlando, della stessa grammatica); la sua analisi non puö dunque essere usata come un argomento per dire che il verbo nelle principali ё in С e nelle subordinate in I. L a discussione dell'ipotesi di V a n c e ha in ogni caso messo in luce i seguenti punti, di cui si dovrä tener conto nell'elaborazione di un'analisi della struttura di f r a s e nelle lingue romanze antiche: -

i pronomi soggetto del f r a n c e s e antico potevano essere forti о deboli; se forti, occupavano la stessa posizione dei soggetti nominali; se deboli, occupavano una posizione sintattica particolare (cf. V.2);

-

il soggetto nominale postverbale e il soggetto nominale preverbale delle subordinate di tipo arcaico non occupavano la stessa posizione sintattica (cf. 1.4).

1997,3.6.3.1). Questa assunzione le permette di spiegare come mai abbiamo costruzioni di tipo V2 in subordinata e alio stesso tempo come mai non si trovino soggetti immediatamente postverbali in subordinate non dichiarative. II sistema che proporremo in 1.4 prevede che il sistema V2 delle subordinate sia lo stesso che nelle principali e non e in grado quindi di spiegare un sistema dove nelle principali troviamo soggetti postverbali, ma non cosi nelle subordinate non dichiarative. Si noti perö che la restrizione notata non e valida per i periodi piü antichi del francese, dove troviamo esempi come: (i) Quant a eus est li rois venus (Vance 1997, 190) L'analisi di Vance spiega anche come mai nelle subordinate non dichiarative non troviamo soggetti pronominali (deboli) postverbali (un soggetto pronominale si cliticizza a partire dalla posizione SpecAgr" e non puö quindi essere postverbale se il verbo ё in Agr). Questa generalizzazione sembra valida anche per i periodi piü antichi del francese. Gli esempi attestati di soggetto pronominale postverbale sono infatti con il soggetto generico (iia) о hanno un soggetto pronominale forte (in [iib] il ё in rima): (ii) a. dont ci vous parle on (Skärup 1975, 215) b. si vers Jesüs, fils Deu, est il (Skärup 1975, 205) Su questo problema cf. anche la discussione in 1.3.2. - Si noti che non abbiamo affrontato qui il problema di una possibile salita del verbo flno а С (invece che а Т/ F) almeno in alcune strutture di frase principale (per es. nelle frasi a verbo iniziale, come in Fontana [1997, 3.3.2]). Ma anche se l'assunzione di un simile spostamento dovesse rivelarsi giustificata, questo non modificherebbe l'essenziale delle nostre proposte in quanto segue. 79

1-3-2. Diverse posizioni per il verbo E r a stato notato giä da Franzen (1939) (cf. anche Skärup [1975, III.7, I V . 1 3 - 1 4 ] ) che, in francese antico, nelle frasi dichiarative a verbo iniziale (senz'altro introduttore о introdotte da et/ne) non compare mai un pronome soggetto postverbale. Cosi, mentre nelle frasi non dichiarative a verbo iniziale (interrogative, volitive, incise tipo 'inquit')

troviamo soggetti pronominali (45), nelle dichia-

rative senza introduttore abbiamo solo soggetti nominali (46) e in quelle introdotte da et/ne abbiamo solo soggetti nominali о il soggetto generico (47): (45) a. faites le vos de gred? (Skärup 1975, 154) b. fai tu que sage (Skärup 1975, 167) c. ...fist se il... (Skärup 1975, 146) (46) Fud la pulcela nethe de halt parentet (Skärup 1975, 176) Cf. Trait ses chevels (Franzen 1939, 50) (47) a. Ε vint i Carlemaines tut un antif senter (Skärup 1975, 374) b. Et sonoit an ades les cloches... (Skärup 1975, 245) Cf. e manjout de sa viande (Franzen 1939, 60) Nelle frasi in cui la posizione preverbale e occupata da un costituente, non ci sono restrizioni sull'uso di un soggetto pronominale postverbale: (48) a. Qu'ai jeo forfait? (Skärup 1975, 164) b. Granz grez vos en puise je rendre (Skärup 1975, 170) c. La vostre gent ne puet il point amer (Skärup 1975, 191) D a l punto di vista distribuzionale, tenendo conto del fatto che i soggetti pronominali e quelli nominali non occupano la stessa posizone strutturale (1.3.1), la situazione puö essere riassunta nel modo seguente (non tenendo conto per ora di [47b]): frasi con la posizione preverbale occupata:

Χ"

V

Spron

(Snom)

V

Spron

(Snom)

frasi interrogative, volitive, ecc., a verbo iniziale: frasi dichiarative a verbo iniziale:

V

Snom

L o schema evidenzia come nelle frasi che permettono l'espressione del soggetto pronominale postverbale, il verbo si trovi in una posizione che precede la posizione dei soggetti pronominali (deboli). Ora, se assumiamo che nelle dichiarative a verbo iniziale il verbo raggiunge solo una posizione piu bassa nella struttura (ma piu alta di quella occupata dai soggetti nominali), c o m e mostra lo schema, abbiamo automaticamente una spiegazione delle asimmetrie esemplificate in ( 4 5 ) - ( 4 8 ) : in una dichiarativa a verbo iniziale non possiamo avere soggetti pronominali perche la struttura f r a s a l e non prevede una posizione per questa categoria nella parte postverbale della fräse.

80

Questa e la soluzione adottata da Vance (1997, 206-207), che suppone che le frasi dichiarative a verbo iniziale coinvolgano la proiezione Agr", mentre le altre coinvolgerebbero la proiezione C". In altre parole, il verbo va in С solo quando la posizione SpecC" ё occupata da un sintagma tematico/focalizzato о da un operatore astratto di domanda/iussione/ecc.; negli altri casi rimane in Agr (questo ё anche normalmente il caso delle frasi con ordine SVO nell'analisi di Vance [1997, 3-2]). 14 Prima di discutere questa proposta, vediamo il caso di (47b). Potremmo pensare anche qui a una soluzione strutturale: Χ"

V,

Spron

V2

Sgen

V3

Snom

И verbo si sposterebbe nella posizione V, nelle dichiarative con posizione preverbale occupata, nella posizione V 2 nelle dichiarative a verbo iniziale preceduto da et/ne e nella posizione V 3 nelle dichiarative a verbo iniziale assoluto e con questo avremmo automaticamente una spiegazione per i diversi soggetti postverbali possibili nelle diverse costruzioni esemplificate in (45)-(47). Si noti pero che una distinzione tra le posizioni V 2 e V 3 non avrebbe altra giustificazione indipendente oltre al contrasto stesso tra (46) e (47) che essa dovrebbe spiegare; per il resto, il pronome generico ha normalmente la stessa distribuzione dei pronomi personali (precede, per es., pas/mie). Skärup (1975, IV.13) nota giustamente che l'espressione del pronome generico ha una ragione semantica: se il pronome non viene espresso non c'e modo di recuperare la referenza del soggetto. Una forma verbale di 3. persona senza soggetto espresso, infatti, puö avere al massimo un'interpretazione anaforica (testuale о contestuale) e per ottenere l'interpretazione generica ё necessario utilizzare un'espressione esplicita. Con questa interpretazione dei fatti, soggetto pronominale e soggetto generico possono occupare la stessa posizione strutturale e la differenza che si nota negli ess. (47) tra espressione del soggetto pronominale ed espressione del soggetto generico, έ una conseguenza delle proprietä interpretative delle desinenze personali del verbo: il soggetto pronominale non viene espresso perche la flessione verbale ё sufficiente per ricuperare l'interpretazione anaforica del soggetto, quello generico deve invece essere espresso. Ma se questa ipotesi spiega i fatti esemplificati in (47), non spiega ancora come mai in (45) e (48) il soggetto pronominale possa invece essere espresso, e non spiega la differenza tra (46) e (47). Vance (1997,190) abbozza un'altra soluzione: il soggetto generico ё, come i pronomi personali, clitico, ma, diversamente dai pronomi personali, puö cliticizzarsi non solo a C, ma anche alia posizione strutturale piü bassa Agr - questo spiegherebbe come mai il pronome generico compare esattamente negli stessi contest! in cui compaiono i soggetti pronominali (cioe in tutti i casi in

14

Cf. anche n. 13.

81

cui ё in gioco la proiezione C ) e, in piü, nei contesti come (47) (e [iia] di n. 13 - contesti in cui abbiamo solo la proiezione A g r ) . L'analisi di (47b) sarebbe: (49) Et [Agr'Ugr' sonoit-an ades les cloches... L a principale difficoltä di questa analisi, come nel caso di quella dei soggetti pronominali, consiste nel fatto che anche qui avremmo a che fare con un clitico che si comporta in maniera completamente diversa rispetto agli altri clitici del francese antico (v. la discussione in 1.3.1). Inoltre l'analisi non ci dice niente riguardo alia d i f f e r e n z a tra (46) e (47). In realtä la relazione tra (46) e (47) v a precisata ulteriormente: S k ä r u p (1975, I V . 1 3 , V I I . 3 ) nota che il soggeto generico compare in posizione postverbale nelle frasi introdotte da et/ne soltanto quando i clitici obliqui sono preverbali: (50) et le metoit l'en amont por ce qu'... (Skärup 1975, 245) L a generalizzazione corretta e dunque: nelle frasi dichiarative a verbo iniziale (introdotte о meno da et/ne) in cui i clitici obliqui sono postverbali, non trov i a m o ne soggetti pronominali ne il soggetto generico in posizione postverbale; nelle frasi dichiarative a verbo iniziale (introdotte da et/ne) in cui i clitici obliqui sono preverbali, non troviamo soggetti pronominali in posizione postverbale."5 D a un punto di vista storico dobbiamo perö notare che la posizione preverbale dei clitici nelle dichiarative introdotte da et e un'evoluzione tarda (non attestata prima del X I I sec.; lo stesso vale per le interrogative, dove i primi esempi sono della fine del X I I sec. - cf. Skärup [1975, V I . 3 . 3 . 1 , 3 . 9 ] ) ; quindi, in base alia generalizzazione appena esposta, nelle prime fasi del francese nelle dichiarative a verbo iniziale non troviamo ne soggetti pronominali (deboli) ne soggetti generici. Questo semplifica un po' il quadro della nostra indagine. Vediamo di a f f r o n t a r e il problema da un altro punto di vista e cominciamo col chiederci quali sono le funzioni che una f r a s e dichiarativa a verbo iniziale puö svolgere in f r a n c e s e antico. L a f r a s e puö essere eventiva/presentativa о puö essere coordinata (anche per asindeto) con una f r a s e precedente. S e ё eventiva/presentativa, l'intera f r a s e ё rematica, quindi lo ё anche il soggetto, che puö essere solo nominale (visto che rappresenta un'entitä non ricostrui-

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Si noti che questa correlazione tra posizione dei clitici obliqui e possibilitä di esprimere un soggetto pronominale postverbale non vale nelle frasi non dichiarative; cf. per le interrogative: (i) a. avez le me vus emblez? (Skärup 1975, 155) b. me larrez vus entrer? (ibid.) Non sembra dunque che la possibilitä di esprimere il soggetto pronominale (debole) in posizione postverbale possa essere messa in relazione direttamente con la posizione dei clitici obliqui. 82

bile in base al contesto, il soggetto non puö essere un pronome debole, per definizione elemento tematico - cf. [46], [47a]). S e la f r a s e ё coordinata, ha lo stesso T e m a della f r a s e precedente: 1 6 se il T e m a ё il soggetto, о rimane non espresso ( 5 1 a ) о ё espresso da un pronome personale che, essendo Tema, sarä in posizione preverbale ( 5 1 b ) . L e dichiarative a v e r b o iniziale non o f f r o n o quindi un contesto discorsivo adatto per l'uso dei pronomi soggetto deboli in posizione postverbale: 1 7 (51) a. Toz souls s'en est Eufemiens tornez; φ vit del saint ome le vis e cler e bei (Franzen 1939, 50) b. Rollant reguardet es münz e es lariz; de eels de France i veit tanz morz gesir, e il les pluret cum chevaler gentill (Franzen 1939, 59) Questo principio discorsivo puö essere s o p r a f f a t t o solo nei contesti in cui la posizione preverbale έ occupata: in questo caso un elemento tematico puö comparire anche in posizione postverbale (cf. [48] - per le frasi non dichiarative a verbo iniziale [45], assumiamo che la posizione preverbale sia occupata da un operatore astratto senza realizzazione fonetica). In altri termini: se fra gli argomenti di un predicato abbiamo un soggetto pronominale e nessun altro elemento va a occupare la posizione preverbale, il pronome soggetto, come elemento tematico non marcato, si sposta obbligatoriamente in posizione preverbale. Se accettiamo questa spiegazione funzionale dei fatti di distribuzione esemplificati in ( 4 5 ) - ( 4 8 ) , non abbiamo bisogno di ipotizzare che il verbo, nelle dichiarative a verbo iniziale, occupi una posizione diversa che nelle altre frasi. 1 8

1.4. Un'ipotesi sulle strutture di f r a s e nelle lingue romanze antiche In base alia discussione dei paragrafi precedenti assumeremo che nella f a s e piü antica delle lingue romanze due strutture frasali erano in competizione: una innovativa, caratterizzata da un tipico sistema V 2 , e una conservativa, attestata soprattutto nelle subordinate e solo sporadicamente nelle principali, che parzialmente continua la struttura di f r a s e latina.

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18

Se avesse un tema diverso, questo dovrebbe essere espresso in posizione preverbale e quindi non avremmo una frase a verbo iniziale. - La situazione ё complicata dal fatto che il Tema non ё necessariamente uguale a quello della frase immediatamente precedente, ma si tratta in ogni caso di un elemento giä introdotto nel discorso - per discussione ed esempi cf. Franzen (1939, ch. 4). Anche i soggetti generici sono implicitamente tematici e quindi compaiono in posizione preverbale; compaiono in posizione postverbale solo quando la posizione preverbale ё occupata (le frasi con et e pronomi clitici preverbali devono contare come frasi con posizione preverbale occupata). II problema sollevato alia n. 13 in relazione all'assenza di soggetti pronominali postverbali nelle subordinate non dichiarative non puö essere risolto alio stesso modo. Una possibilitä sarebbe quella di assumere che, almeno nel periodo piu antico, queste frasi fossero subordinate del tipo arcaico e quindi con i pronomi soggetto deboli obbligatoriamente in posizione iniziale.

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Come anticipato in i . i , assumeremo che il sistema V2 delle lingue romanze antiche funziona a livello di una proiezione funzionale T/F" che domina la proiezione I". L o specificatore di questa proiezione sarä occupato da un costituente con funzione pragmatica di Теша о di Fuoco о da un operatore astratto (per es. interrogativo nel caso delle domande si/no, locativo о temporale nel caso delle frasi eventive/presentative, ecc.). A sua volta la proiezione I" presenta un ordine degli elementi S V O X : 1 9 alia luce della teoria accettata in II.2.2, possiamo assumere che il verbo si sposta in A g r S e, degli argomenti del verbo, solo il soggetto si sposta (nello Specificatore di A g r S " ) per ricevere Caso. 2 0 Gli elementi periferici, a loro volta, attivano una proiezione T " ricorsiva che domina la proiezione T/F" e la cui Testa rimane vuota nelle principali. L a struttura di fräse che assumeremo per la fräse romanza antica sarä dunque: (52)

T"

tv

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Questo, a causa dei fenomeni V 2 , ё visibile solo indirettamente, per es. nel fatto che il soggetto precede la forma non finita del verbo (nel caso di forme composte), mentre gli altri argomenti seguono il verbo. Piu esplicitamente: per stabilire l'ordine basico all'interno di I" il parlante non tiene conto della forma finita del verbo e di quanto la precede; nel caso delle forme verbali semplici, questo non gli darä nessuna informazione sulla posizione del verbo rispetto agli altri costituenti, ma nel caso delle forme verbali composte la situazione sarä la seguente (in base agli ordini superficiali attestati - tra parentesi la parte di cui il parlante non tiene conto): (Aux)SVOX (SAux)VOX (OAux)SVX (XAux)SVO I dati sono sufficienti per stabilire che l'ordine basico ё S V O X . II caso nominativo ё legato alia flessione personale del verbo (Chomsky 1981, 3.2.2). Cf. Vance (1997, 3 . 5 - 6 ) per la discussione di varie proposte relative alia posizione occupata dal soggetto e ai meccanismi di assegnazione di caso. Per i nostri scopi possiamo prescindere da questi problemi particolari.

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Per le s u b o r d i n a t e che s e g u o n o lo stesso tipo (1.2.1) basterä a s s u m e r e un'ulteriore proiezione C " , la cui testa e o c c u p a t a dal c o m p l e m e n t a t o r e o, alternativam e n t e , il cui s p e c i f i c a t o r e ё o c c u p a t o da un s i n t a g m a relativo о interrogativo. Facoltativamente, la testa della proiezione T " p u ö essere occupata da una copia del c o m p l e m e n t a t o r e . A v r e m o d u n q u e : (53)

C"

'v II tipo c o n s e r v a t i v o di struttura di f r a s e d e s c r i t t o in 1.2.2 e, p e r la p a r t e iniziale, e s s e n z i a l m e n t e u g u a l e al tipo latino (cf. II.2.1), p e r cui a s s u m e r e m o u n a p r o i e z i o n e f u n z i o n a l e F " p e r l ' e l e m e n t o f o c a l i z z a t o in p o s i z i o n e i n i z i a l e (cf. с. II, es. [43]). 2 1 L a d i f f e r e n z a rispetto al latino consiste nella p o s i z i o n e rispettiva del v e r b o e d e i suoi a r g o m e n t i (e d e g l i altri c o s t i t u e n t i ) : m e n t r e in l a t i n o il c a s o n o n m a r c a t o era lo s p o s t a m e n t o di tutti i costituenti in p o s i z i o n e p r e v e r b a l e (nella nostra analisi: p e r r a g i o n i di c a s o ) , nelle l i n g u e r o m a n z e antiche che conserv a n o q u e s t a struttura di f r a s e , s o l o u n a p a r t e dei costituenti si sposta in posiz i o n e p r e v e r b a l e (il s o g g e t t o s e m p r e , a l m e n o nelle c o s t r u z i o n i non i n a c c u s a tive). S i c c o m e non ё possibile r i c o n o s c e r e n e s s u n a r e g o l a r i t ä nel t i p o di costituenti che r e s t a n o in p o s i z i o n e p o s t v e r b a l e ( d i v e r s a m e n t e che p e r il latino), p o s s i a m o assumere che questo spostamento sia facoltativo nelle lingue r o m a n z e

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Per semplicitä non prenderemo in considerazione la (possibile) Periferia sinistra. - Si noti che questo tipo di principale ё possibile solo con l'elemento focale realizzato (diversamente che in latino): il tipo arcaico di struttura di frase ё cioe conservato solo in una costruzione marcata (quella della focalizzazione).

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antiche - alia luce della nostra ipotesi: perche поп ё dettato dalla necessitä, per i costituenti diversi dal soggetto, di ricevere caso morfologico. 22 II fatto che lo spostamento di costituenti in posizione preverbale all'interno di I" continui tuttavia a esistere in maniera facoltativa nonostante la causa prima di questo spostamento (la necessitä del caso morfologico) non esista piü, p u ö essere interpretato come la maniera con cui la facoltä linguistica cerca di appianare un cambiamento troppo brusco nel risultato di una rianalisi strutturale e di mantenere cosi la continuitä fra la lingua di generazioni diverse: tra la grammatica con casi e con anteposizione obbligatoria dei costituenti al verbo e la grammatica senza casi e senza anteposizione dei costituenti diversi dal soggetto fa da ponte una grammatica senza casi e con anteposizione facoltativa. Se cosi dal punto di vista della struttura grammaticale abbiamo una rottura, dal punto di vista delle frasi prodotte abbiamo un continuo (che tra l'altro assicura la coesione delle generazioni nella comunitä linguistica). Possiamo rappresentare il tipo arcaico di struttura di frase nel m o d o seguente: (54)

F"

...S...V...

dove i puntini rappresentano la posizione facoltativa dei costituenti prima о dopo il verbo. Per le subordinate dobbiamo solo aggiungere la proiezione C": 2 3

22

Le lingue romanze antiche non hanno infatti un sistema di casi morfologici. II sistema bicasuale del francese e del provenzale puö essere analizzato come caso norainativo (che causa la salita del soggetto) vs. non-caso. 2 3 Anche qui prescindiamo dalla possibile Periferia sinistra. - Diversamente che nelle principali, la proiezione F" non e realizzata obbligatoriamente: il tipo arcaico delle subordinate έ dunque piü vicino al latino - un classico esempio della maggior cons e r v a t i v e , spesso osservata, delle subordinate rispetto alle principali. - Si noti che l'ipotesi riassunta nelle strutture ( 5 4 ) - ( 5 5 ) rende conto in maniera diretta della seconda delle osservzioni alia fine della sez. 1.3.1, secondo la quale il soggetto postverbale delle strutture V 2 occupa una posizione piü in basso nella struttura rispetto al soggetto preverbale delle strutture di tipo arcaico: infatti, mentre il soggetto postverbale delle strutture V2, come abbiamo visto all'inizio di questa sez., e nello Specificatore di AgrS", il soggetto delle strutture di tipo arcaico e in una proiezione piü alta rispetto ad AgrS", perche, come abbiamo visto in II.2.2, in una struttura di tipo SOV tutti i costituenti, e cosi anche il soggetto, si spostano in proiezioni funzionali piü alte di AgrS".

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X"

F'

...S...V...

Si noti che nel tipo arcaico di struttura di frase si mischiano in realtä due fenomeni che vanno tenuti ben distinti: i) il fatto che il verbo non si sposta fuori da I", e 2) il fatto che abbiamo anteposizione libera dei costituenti rispetto al verbo all'interno di I". In linea di principio quindi ci potremmo aspettare delle combinazioni diverse di questi due aspetti, e cioe: a) il verbo non si sposta e non abbiamo anteposizione libera dei costituenti; b) il verbo si sposta con anteposizione libera di costituenti; c) il verbo si sposta senza anteposizione libera di costituenti.

La possibilitä (с) ё quella normale nelle lingue romanze arcaiche, discussa piü sopra in questa sezione e che spiega gli ordini superficiali piü frequentemente ricorrenti: VSOX-SVOX-OVSX-XVSO e, per le forme composte: AuxSVOXSAuxVOX-OAuxSVX-XAuxSyO: gli elementi in caratteri normali sono quelli interni a I" e l'ordine e SVOX/SAuxVOX, cioe all'interno di I" solo il soggetto e in posizione preverbale. La possibilitä (b) ё anch'essa attestata: essa prevede che all'interno di I" ci sia anteposizione libera dei costituenti a V e poi salita di V a T/F ed eventualmente di un altro costituente nello Specificatore di T/F" - in altre parole, la struttura di I" ё quella del tipo arcaico, mentre la proiezione funzionale che domina I" ё quella del tipo moderno. Prendendo per semplicitä solo il caso delle frasi a verbo iniziale, ci aspettiamo le seguenti possibilitä: K S O X - V O S X - V S X O - V X S O VOXS-VXOS e AuxSVOX-AuxSVXO-AuxSOVX-AuxOSVX-AuxSXVOAuxXSVO-AuxSOXV-AuxSXOV-AuxOSXV-AuxOXSV-AuxXSOVJ4U*XOSV. Di questi ordini alcuni sono attestati (gli esempi [57] sono da Adams [1988, 5.2], che propone un'analisi simile per questi esempi, anche se non in generale): (56) a. ouve el rey dom A f o n s o com elle sua batalha ( C r o n i c a 274.2) (= V S X O ) b. Tal coroa como esta [...] tynha em sua cabetja aquelle glorioso barom (Padua i960, 1 3 7 ) (= OVX S)

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c. D e s e j ' eu ben aver de mia senhor (Airas 208) (= / I h j S O V X ) d. E u [...] queria gran sazon viver (Airas 1 4 1 - 2 )

(= SAuxXV)

e. nö poderiamos delies mais aver (Cronica

(= AuxXOV)

f.

ouve todo esto guisado (Cronica

(= AuxOV)

277.33)

471.10)

(57) a. j e vous ai m'amor donee

(= SAuxOV)

b. si jeo fuse par homme vencu

(= SAuxXV)

II fatto di non trovare esempi per tutti i sottotipi puö essere spiegato sia con la raritä del tipo in generale, recessivo e marcato, sia con la marcatezza intrinseca di alcune possibilitä (per es. quelle dove il soggetto non έ il primo dei costituenti). 24 II tipo (a), infine, ё indistinguibile dal tipo arcaico, in quanto nel tipo arcaico lo spostamento dei costituenti in posizione preverbale ё solo facoltativo. Abbiamo dunque, nella grammatica delle lingue romanze antiche, due parametri: uno riguarda l'ordine delle parole all'interno della parte proposizionale della fräse: I" - tipo romanzo:

- tipo arcaico:

...S...V...

24

Se nelle frasi di modo non flnito non abbiamo salita del verbo a una posizione funzionale esterna a I", andranno attribuite al tipo arcaico le frasi in cui alcuni costituenti precedono il verbo: (i) a. pera em ella fazer as sepulturas suas ( C r o n i c a 459.6) (= X V O ) b. desta carta fazer ( D o c . 25.30)

(=OV)

(ii) a. elles em esto estando ( C r o n i c a 469.32) (= S X V ) b. estando eile com el rei fallando (Cronica 461.2) (= S X V ) (iii) dinheyros [...] por mjm recebudos (Doc. 157.14)

(= xv)

M a si noti che in (iib) il primo gerundio si e spostato fuori da I".

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l'altro riguarda la salita del verbo: - tipo romanzo: il verbo sale in T/F: T/F" T/F' V

I"

tipo arcaico: il verbo non sale: F"

Dalla combinazione di questi due parametri otteniamo i tre tipi di ordini delle parole attestati nelle lingue romanze: - tipo romanzo: ordine romanzo in I" e salita del verbo: T/F" T/F' I" Sri/OX - tipo arcaico (a): ordine arcaico in I" senza salita del verbo: F"

- tipo arcaico (b): ordine arcaico in I" con salita del verbo: T/F

1.5. Un breve confronto tra latino e romanzo antico Riassumiamo qui le principali differenze tra la struttura di fräse latina e quella romanza antica in base ai risultati delle sezz. II.2 e 1.4. Non terremo conto delle complicazioni riguardanti la parte finale della fräse latina, ne delle strutture romanze di tipo arcaico, che sostanzialmente sono una riproduzione (semplificata) del tipo latino, come abbiamo visto nella sezione precedente. Fräse principale: la parte proposizionale della fräse latina ha l'ordine S O X V , quella della fräse romanza ha l'ordine S V O X ; seguendo l'ipotesi di Kayne (1994) di una struttura uniforme per tutte le proiezioni sintattiche ([Specificatore [Testa Complemento]]), abbiamo ricondotto questa differenza all'esigenza che in latino hanno i diversi costituenti di spostarsi in posizione preverbale per ricevere caso morfologico, esigenza che nelle lingue romanze antiche süsseste solo per il soggetto; -

in latino il verbo occupa normalmente la sua posizione nella parte proposizionale della fräse e si sposta in una posizione piü alta solo se deve rendere visibile un operatore astratto nella proiezione F " о se e rappresentato da una forma debole; nelle lingue romanze il verbo si sposta sempre nella posizione funzionale piü alta T/F;

-

in latino la parte proposizionale della fräse puö essere dominata da una proiezione funzionale in cui avvengono i processi di focalizzazione; nelle lingue romanze la parte proposizionale e dominata da una proiezione in cui avvengono i processi di tematizzazione e di focalizzazione;

-

sia in latino che nelle lingue romanze, la parte centrale della fräse e preceduta da una parte periferica.

Fräse subordinata: - sia in latino che nelle lingue romanze antiche, le subordinate comportavano, in piü rispetto alia struttura delle principali, una proiezione C " riservata al complementatore e ai sintagmi relativi/interrogativi; 90

-

in latino il complementatore poteva essere realizzato anche in posizioni piü basse nella struttura e, parallelamente, la salita dei sintagmi relativi/ interrogativi alio Specificatore di C " non era obbligatoria; questa possibilitä, che doveva giä essere marcata in latino, non sopravvive nelle lingue romanze, dove l'inizio di una subordinata ё sempre chiaramente marcato da un complementatore о da un sintagma relativo/interrogativo; nelle lingue romanze antiche possiamo perö avere una copia del complementatore dopo la parte periferica.

I problemi centrali del cambiamento nella struttura di frase tra latino e lingue romanze antiche riguardano dunque: i) il cambiamento nell'ordine basico delle parole da S O X V a S V O X ; 2) la generalizzazione, nelle lingue romanze, della salita del verbo in una proiezione funzionale che domina la parte proposizionale della frase; 3) la creazione di una proiezione funzionale che ospita sia elementi tematici che elementi focalizzati (al posto di una proiezione funzionale che ospita solo elementi focalizzati). I problemi (2) e (3) costituiscono assieme il problema della creazione del sistema V2 delle lingue romanze antiche.

2. II cambiamento della struttura di frase fra latino classico e lingue romanze antiche Nel processo evolutivo che dal latino porta alle lingue romanze, il verbo, a livello superficiale, passa dalla posizione in fine di frase a una posizione iniziale о quasi iniziale. Nell'esaminare attraverso quali meccanismi avviene questo passaggio, dobbiamo considerare tutte le posizioni diverse da quella finale che il verbo, in condizioni speciali, poteva occupare in latino; lo sviluppo di un nuovo ordine delle parole deve infatti avere avuto una base all'interno del sistema latino stesso, possiamo cioe supporre che i parlanti abbiano utilizzato una delle possibilitä marcate Offerte dal sistema e ne abbiano fatto la forma non marcata del nuovo sistema (basandosi infatti solo sui casi non marcati a verbo finale, i parlanti non avrebbero trovato nessun appiglio per abbandonare il sistema di partenza). 2 5 In base alia descrizione del с. II, in latino, oltre che in posizione finale, il verbo poteva apparire a) in penultima posizione (essere cioe seguito da un

25

Questo non e del tutto esatto se un cambiamento linguistico puö essere la conseguenza, in un settore della grammatica, del cambiamento di un parametro astratto determinate a sua volta da un cambiamento in un altro settore della grammatica. Su questo torniamo in 2.2. - II cambiamento potrebbe in teoria anche essere stato scatenato о favorito dall'influsso di un'altra lingua, nel nostro caso il greco, come e stato spesso proposto per vari fenomeni del latino volgare. In mancanza di uno studio approfondito, non siamo in grado per il momento di valutare appropriatamente questa possibilitä.

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costituente focalizzato - cf. I I . 1 . 2 . 1 . 3 ) ; 2 6 b) in prima posizione (cf. I I . 1 . 2 . 4 ) ; c ) in seconda posizione (cioe dopo il primo elemento) nel caso di f o r m e deboli (cf. II.1.2.5): a) b) c)

...V ...VX V... XV W ...

B e n c h e in linea di principio non si possa escludere che piü di uno di questi ordini marcati sia alia base dell'evoluzione romanza, cercheremo di argomentare che questa evoluzione ё spiegabile a partire da uno dei tre ordini marcati e che i fatti del latino tardo e volgare s u f f r a g a n o questa ipotesi. Si ricordi anche che in realtä ci t r o v i a m o di f r o n t e a due ordini di problemi: uno ё relativo alia formazione dell'ordine basico romanzo S V O X , l'altro riguarda la formazione del sistema V2 delle lingue romanze antiche. In quanto segue e nella sez. 2.1 ci occuperemo del secondo problema (Fordine superficiale); al primo problema ritorneremo in 2.2. Ipotesi (a)

Un'ipotesi basata sull'ordine marcato (a) prevederebbe una serie di successive focalizzazioni in posizione postverbale dei vari costituenti finche il verbo, dalla posizione finale, verrebbe a trovarsi all'inizio della fräse: X X X V —> X X V X —» X V X X —» V X X X . Una evoluzione di questo tipo potrebbe essere stata appoggiata dall'altra tendenza, giä operante in latino classico, a dislocare a destra costituenti pesanti e circostanziali 2 7 (cf. Stockwell [ 1 9 7 7 ] e, per un'applicazione all'evoluzione latino —» romanzo, Salvi [1982, sez. 4] e Wanner [1987, ch. 8: 4.6]). P o t r e m m o i m m a g i n a r e questa evoluzione c o m e una lenta marcia del verbo passo passo verso l'inizio della f r a s e (da una fase con un costi-

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27

II fatto di trovare costituenti pesanti о epesegetici in posizione postverbale (cf. I I . ι . 2 . 1 . 1 - 2 ) non puö essere rilevante, perche la posizione periferica di questi elementi ё comune al latino e alle lingue romanze antiche e moderne e doveva anche essere marcata da segnali intonativi corrispondenti. Se accettiamo che i parlanti imparino strutture, e non stringhe di elementi, la struttura assegnata a frasi contenenti costituenti di questo tipo doveva essere diversa da quella assegnata alia frase centrale e non poteva quindi fornire dati per il cambiamento nella frase centrale. (Ai costituenti pesanti come motori del cambiamento nell'ordine delle parole ё stata attribuita una certa importanza nella letteratura di ispirazione tipologica - cf. Vincent [1976], Aitchison [1979]). M a cf. anche n. 35. - Quanto al fenomeno trattato in II.1.2.1.4, esso ё legato a certe unitä lessicali (verbi ausiliari, locuzioni idiomatiche) e, anche se puö aver contribuito al cambiamento, non puö da solo essere stato il motore di un cambiamento che riguarda la struttura della frase senza restrizioni lessicali di sorta. Per il resto, varrebbero in questo caso le stesse considerazioni che faremo piii sotto sul tipo (a). Per semplicitä non terremo conto di questo fenomeno nella discussione che segue. Ma cf. la nota precedente.

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tuente postverbale a una con due a una con tre...), ma questa non sembra una soluzione molto appetibile: in genere la grammatica non conta al di la di uno. Potremmo quindi vedere l'evoluzione come una liberalizzazione della posposizione di costituenti rematici al verbo: in latino classico un solo costituente, poi quanti se ne vuole, finche si grammaticalizza l'ordine in cui tutti i costituenti sono posposti eccetto, al massimo, uno. U n a soluzione di questo tipo prevede che nel passaggio dal latino alle ling u e r o m a n z e ci sia stato un p e r i o d o in cui il v e r b o non e (ancora) in posizione (quasi) iniziale ed ё (giä) seguito da piü di un costituente rematico: . . . X X V X X . . . Ora, nei testi latini tardi e volgari, ordini di questo tipo si trovano, ma sono molto rari: cf. il seguente esempio, nel quale perö, in assenza di forme pronominali atone, non possiamo essere sicuri che la parte iniziale della f r a s e non sia periferica (invece che di X X V X X X potrebbe trattarsi di X | X V X X X , un esempio di V 2 , o, piu probabilmente, di X X | V X X X , un esempio di V i ) : (58) Item hora sexta denuo descendent omnes similiter ad Anastasim (Itinerarium 2ν4·3) 'A la sixieme heure, tous descendent de meme ä nouveau ä l'Anastasis' U n altro esempio potrebbe essere il seguente, m a anche qui l'analisi non e certa (invece di X X X V X X , se orta est conta come V 2 8 e l'avverbiale di tempo e periferico, l'analisi sarebbe X | X V X X , un esempio di V2): (59) Eodem tempore intentio orta est in urbe Roma inter Symmachum et Laurentium (Theodericiana 65) 'Zur selben Zeit brach in der Stadt Rom ein Streit zwischen Symmachus und Laurentius aus' L a soluzione (a) va perö incontro a una obiezione piü grave: non si vede su quale tipo di evidenza i parlanti potessero basarsi per l'estensione della regola - in latino p o t e v a m o avere un elemento focalizzato postverbale, ma questo non rappresenta evidenza sufficiente per una g r a m m a t i c a che a m m e t t e un numero qualsiasi di elementi rematici postverbali (si ricordi che non possiamo tenere conto dei costituenti pesanti ed epesegetici come un'eventuale fonte di evidenza, per le ragioni esposte alla n. 26). L a moltiplicazione dei costituenti postverbali, se confermata dai fatti, non potrebbe essere derivata dalla gram-

28

Nelle lingue romanze qui avremmo un perfetto semplice. Siccome in questi casi alla forma volgare semplice corrisponde in latino una forma composta, e probabile che nei testi latini piü volgari queste forme composte funzionassero come una forma unitaria corrispondente al verbo flesso. Un riflesso di questo si potrebbe vedere nel fatto che in questi testi le forme composte presentano quasi esclusivamente l'ordine Participio-Aux, che ё il contrario dell'ordine romanzo non marcato: diversamente che in latino classico e nelle lingue romanze, lo scrittore non analizza queste forme come costruzioni sintattiche, ma le utilizza come sostituti prefabbricati delle forme semplici volgari (o come varianti paradigmatiche delle forme semplici latine). Su questo cf. Referovskaja (1966, 99-100). 93

matica del latino classico, ma dovrebbe avere qualche altra causa. Su questo torneremo in 2.2. 29 Ipotesi

(b)

Un'ipotesi basata sull'ordine marcato (b) (sostenuta per esempio da L e n e r z [1985] per il tedesco; per l'evoluzione dal latino al romanzo cf. Wanner [1987 ch. 8: 4.7]) spiega in maniera diretta le frasi a v e r b o iniziale nelle lingue romanze antiche, ma deve essere integrata da un'ipotesi ulteriore sulla formazione delle strutture a verbo in seconda posizione. Ipotesi

(c)

Un'ipotesi basata sull'ordine marcato (c) (cf. Hock [1982], ma per le lingue romanze giä Thurneysen [1892]) prevede che la posizione del verbo finito nelle lingue romanze antiche sia analogica su quella delle forme verbali deboli. Questa soluzione va incontro fondamentalmente a due tipi di difficoltä. D a una parte non o f f r e una spiegazione immediata delle frasi a verbo iniziale (una forma clitica non poteva occupare la posizione iniziale di frase), dall'altra sembra imporre due tendenze contraddittorie alia posizione in cui in latino comparivano le forme deboli: nel passaggio alle lingue romanze, i pronomi deboli in posizione Wackernagel tendono a indebolirsi ulteriormente (cioe a perdere il loro statuto di parole indipendenti - cf. Salvi [1996] e qui c. I V - V ) e alio stesso tempo questa posizione avrebbe attirato parole accentate e indipendenti a tutti i diritti come i verbi non ausiliari. Siccome queste difficoltä (e in particolare l'ultima) non ci sembrano facilmente sormontabili, in quanto segue cercheremo di sviluppare l'ipotesi (b). Nella sez. 3 mostreremo come questa ipotesi possa trovare sostegno nel materiale offerto dai testi latini tardi e volgari, i quali presentano inoltre alcuni fatti che costituiscono ulteriori difficoltä per l'ipotesi (c).

2.1. L e frasi a verbo iniziale del latino classico come base del sistema V2 delle lingue romanze antiche In II.2.ι abbiamo equiparato l'anteposizione del verbo in latino ai casi di focalizzazione di un costituente. A b b i a m o proposto che un costituente focalizzato sia spostato nella posizione di specificatore di un'apposita categoria funzionale F ( u o c o ) e che la testa della categoria possa rimanere vuota (l'informazione portata da questa categoria funzionale e ricuperabile in base ai tratti soprasegmentali realizzati sul costituente focalizzato nella Forma Fonetica):

29

U n a Variante dell'ipotesi (a) p o t r e b b e basarsi sull'idea, s p e s s o ventilata ( p e r es. W a n n e r [1987, c h . 8: 4 . 9 ] ) , c h e i dati su c u i si b a s a la t r a s m i s s i o n e d e l l i n g u a g g i o , nel p e r i o d o latino volgare, fossero estremamente semplici. A m m e t t i a m o per e s e m p i o c h e nella m a g g i o r a n z a dei casi il v e r b o f o s s e a c c o m p a g n a t o al m a s s i m o d a d u e c o s t i tuenti; in q u e s t o c a s o , c o n la f o c a l i z z a z i o n e di un c o s t i t u e n t e in p o s i z i o n e p o s t v e r b a l e si s a r e b b e o t t e n u t o l ' o r d i n e X V X , s u l l a b a s e d e l q u a l e si p o t e v a d e r i v a r e il s i s t e m a

94

(6o)

F"

0

...V

Nel caso in cui la focalizzazione non porti su un costituente, ma sull'intero evento (per es. frasi eventive e presentative), sulla forza illocutiva (per es. frasi iussive), sul valore assertivo (per es. frasi con verbo enfatizzato assertivamente о concessivamente), abbiamo supposto che la posizione di specificatore della proiezione funzionale F" sia occupata da un operatore astratto corrispondente; in questo caso perö l'informazione fornita da questo operatore senza realizzazione fonetica non ё recuperabile a meno che il verbo flesso non vada a occupare (identificando cosi l'operatore) la posizione della testa della categoria funzionale: (61)

F"

V Possiamo ora immaginare che lo sviluppo dell'ordine romanzo delle parole a partire dalle frasi con ordine marcato a verbo iniziale si sia svolto in tre tappe principali: a) l'ambito semantico legato all'anteposizione del verbo, che giä in latino ricopre una gamma abbastanza ampia di significati, si estende ulteriormente. Qui puo avere giocato un ruolo importante l'uso affettivo di un ordine marcato in luogo di quello non marcato in contesti in cui non era specificamente giustificato; il fenomeno e ben noto nel campo della semantica lessicale: bellus per pulcher, manduco per edo, parabolo о fabulo per loquor, ma non e difficile trovare esempi simili proprio per l'ordine delle parole: Dardel (1989, § 9) cita il caso delle frasi scisse in francese moderno, che hanno esteso il loro ambito d'uso dai contesti contrastivi originari (С'est Paul [et поп pas Pierre] qui sera content) a una semplice funzione rematica (Qui

V 2 . Una simile restrizione dei dati disponibili al bambino al momento dell'apprendimento έ ben al di la delle piü audaci proposte in questo campo (cf. 1.4.4) e, anche senza uno studio empirico di verifica, non sembra molto verosimile.

95

sera content? C'est Paul qui sera content). In conseguenza di questa estensione l'ordine con verbo in prima posizione diventa l'ordine non marcato; b) si adeguano alia struttura generale anche le strutture con focalizzazione di un costituente (che inizialmente non avevano l'anteposizione del verbo, poiche, come abbiamo visto sopra, focalizzazione di un costituente e anteposizione del verbo erano in distribuzione complementare): l'anteposizione del verbo, che originariamente era messa in moto da un operatore astratto, una volta divenuta generale si applica automaticamente anche ai casi in cui la posizione di sintagma ё occupata da un costituente focalizzato; nasce la struttura X F V...; c) si grammaticalizza una struttura Tema-Predicato: l'esistenza di una parte periferica della frase con funzione di Cornice e di Tema, comune al latino e alle lingue romanze, assicura che le frasi a verbo iniziale possano avere un Tema che le precede; la costanza di una relazione Tema-Predicato porta a una rianalisi sintattica: un elemento della parte preparatoria viene rianalizzato come primo costituente (tematico) della frase centrale: . . . X X I V...

...X I X T h V...3°

L'ipotesi esposta in questa sezione corrisponde a una di quelle postulate, su basi comparativo-ricostruttive, in Dardel (1983, 4.5, in particolare Fig. 6) e a quella accettata in Dardel/de Kok (1996, 62). 31 3°

31

C o m e vedremo in IV.3, la nascita dei clitici deve essere abbastanza precoce e possiamo quindi supporre che in costruzioni con elementi dislocati fossero presenti clitici di ripresa (questo non traspare generalmente dai testi, ma v. 3.6); dobbiamo quindi supporre che prima della rianalisi Pelemento periferico, in alcuni casi, fosse rappresentato nella frase centrale da un clitico di ripresa - ora questo avrebbe dovuto impedire la rianalisi, perche ne sarebbe risultatata una violazione del Criterio Tematico (un R u o l o Semantico sarebbe stato rappresentato nella f r a s e centrale da due elementi sintattici distinti - Massimo Vai, c. p.). - Dobbiamo perö notare che nella grande maggioranza dei casi Pelemento periferico con funzione tematica che poteva essere interessato dalla rianalisi, doveva essere il soggetto о un elemento circostanziale, costituenti cioc con i quali non si ha ripresa clitica. Possiamo quindi supporre che la rianalisi si sia verificata sulla base dell'evidenza offerta da questi casi e che, una volta creatasi la posizione tematica in inizio di frase, questa possa essere stata occupata anche da Oggetti Diretti e Indiretti, naturalmente senza ripresa clitica, trattandosi ora di una posizione interna alia frase centrale. L a rianalisi si sarebbe basata dunque sui casi senza ripresa clitica, ma la posizione f u n z i o n a l e da essa creata, potendo essere occupata da elementi con qualsiasi funzione grammaticale, sarebbe stata aperta a qualsiasi costituente, anche a quelli che nella grammatica precedente richiedevano una ripresa tutte le volte che si trovavano in posizione preverbale. Se potesse essere controllato sui fatti, questo sarebbe un bell'esempio di come la grammatica di una nuova generazione generi anche enunciati che la grammatica della generazione precedente non era in grado di generare (nel nostra caso OV... senza ripresa clitica). Questa ipotesi corrisponde in parte anche a quella di Herman (1954), che perö e di natura piuttosto prosodica, о prosodico-semantica: in quel lavoro infatti il modello prosodico della struttura sintattica a verbo iniziale viene esteso facendo occupare (per ragioni semantico-informative) la posizione prosodicamente rilevata del verbo da altri tipi di costituenti, che relegano cosi il verbo in seconda posizione.

96

2.2. Da S O V a S V O come ordine basico L'ipotesi esposta in 2.1 cerca di spiegare la formazione del sistema V2 delle lingue romanze antiche, risponde cioe alle domande 2 e 3 alia fine della sezione 1.5: l'obbligatorietä della salita del verbo e vista come la generalizzazione di una struttura marcata per ragioni originariamente espressive e l'utilizzazione della posizione preverbale per il Tema della fräse ё vista come la grammaticalizzazione di una struttura predicativa sulla base di strutture tematiche che coinvolgono la Periferia sinistra. Quanto alia prima domanda, come si sia passati cioe dall'ordine basico SOV all'ordine basico S V O , siamo ancora debitori di una risposta. Si noti innanzitutto che nelle lingue romanze antiche l'ordine basico e attestato solo indirettamente, dato che in superficie abbiamo sempre strutture V2. 3 2 L o stesso doveva valere nel periodo in cui il cambiamento era in corso se, in base alia nostra ipotesi, prevaleva l'ordine a verbo iniziale. Questo significa che non possiamo basarci su spiegazioni del tipo seguente: in una lingua a ordine basico S O X V e a sistema V2, l'ordine statisticamente piu frequente e S V O X (con salita del verbo e del soggetto nelle rispettive posizioni della proiezione funzionale appropriata), perche il soggetto ё il Tema non marcato per eccellenza - quindi l'ordine S V O X diventa l'ordine basico. II ragionamento non ё valido perche un parlante di una lingua V2 tratterä tutte le frasi rilevanti come frasi V 2 e quindi anche l'ordine S V O X sarä trattato come un ordine derivato e non sarä preso in considerazione come spia per imparare l'ordine basico. Se questo e corretto, significa anche che il cambiamento dell'ordine basico delle parole ё indipendente dalla formazione di un sistema V2. 3 3 A livello di ipotesi sulle ragioni di questo cambiamento possiamo riproporre l'idea brevemente esposta in 1.4 e 1.5 per spiegare il tipo arcaico di ordine delle parole nelle lingue romanze: se in latino la salita dei costituenti in posizione preverbale era dovuta alia necessitä di ricevere caso morfologico, con la perdita del sistema casuale nelle lingue romanze questa necessitä non sussiste piü (eccetto che per il soggetto), 34 per cui l'ordine basico cambia automaticamente 32

33

34

Accettando l'ipotesi originaria di Benincä (cf. 1.2.1), le frasi subordinate, diversamente dalle principali, presenterebbero l'ordine basico (ma cf. sopra 1.2). M a se assumiamo l'ipotesi di Lightfoot secondo la quale l'apprendimento avviene esclusivamente in base ai dati delle principali (cf. 1.4.4), l'ordine basico delle parole doveva in ogni caso essere accessibile solo indirettamente nella f a s e antica delle lingue romanze. C f . la discussione dei problemi relativi al cambiamento linguistico nei sistemi V2 in Lightfoot (1991, ch. 3). C h e V 2 e ordine basico siano categorie indipendenti e evidente alia luce del fatto che esistono lingue V2 a ordine basico S O V (tedesco, olandese) e lingue V2 a ordine basico S V O (lingue scandinave, jiddish, reto-romanzo grigionese e, parzialmente, ladino dolomitico). II soggetto riceve il caso Nominativo nello Specificatore di I" ( A g r S " ) , davanti al verbo in I ( A g r S ) ; l'oggetto diretto riceverä il caso dal verbo nel Complemento di V " (o nello Specificatore di A g r O " ) , gli altri costituenti da una preposizione.

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da S O X V a SVOX. 3 5 Questo cambiamento abrupto non appare improvvisamente in superficie a causa della regola che sposta facoltativamente i costituenti in posizione preverbale (e il cui «scopo» e proprio quello di rendere il cambiamento meno abrupto per i parlanti). Sulla scorta delle ipotesi formulate nelle due ultime sezioni possiamo ora passare a interrogare i testi. Siccome fin dall'inizio i testi romanzi mostrano un sistema a verbo in seconda posizione ben assestato (anche se per nostra fortuna non mancano i resti di fasi piü antiche, come abbiamo visto), i testi che ci possono dare eventualmente una risposta sono i testi latini del periodo tardo. Ci aspettiamo dunque di trovare i) dapprima una generalizzazione dell'ordine a verbo iniziale, poi le prime avvisaglie dell'ordine a verbo secondo, in quest'ordine, e 2) l'affacciarsi di esempi con il verbo seguito da piü costituenti rematici.

3. L a testimonianza del latino tardo e volgare 3.1. Problemi di metodo Esistono due opinioni sui dati che ci possono fornire i testi latini del periodo tardo riguardo ai cambiamenti nell'ordine delle parole: c'e chi pensa che questi testi ci possano fornire tracce preziose per la ricostruzione dell'evoluzione (Referovskaja 1966, gl. 2, Adams 1976a, ch. VI, Herman 1997, c. 6), ma c'e anche chi pensa che questi testi non mostrino nessun tipo di evoluzione e che tutto quello che si trova nei testi tardi ci sia giä anche in Cicerone (Koll 1965, Pinkster 1990). I sostenitori di quest'ultima opinione affermano, per es., che la percentuale delle frasi a verbo iniziale non aumenta gradualmente col passare dei secoli, ma e una funzione del carattere del testo: se in alcuni testi troviamo piü frasi a verbo iniziale (come neWItinerarium Egeriae), questo ё perche nel dato testo ci sono piü frasi presentative e queste richiedevano il verbo iniziale giä nel latino classico. A questo tipo di argomentazione vorremmo opporre quanto segue. Da una parte e evidente che gli autori di testi della latinitä tarda e volgare avevano intenzione di scrivere in latino: avevano una certa idea delle caratteristiche di un testo scritto in lingua letteraria e si sforzavano di realizzare questo ideale; non possiamo quindi aspettarci di trovare in questi testi un riflesso coerente dell'evoluzione della lingua parlata (che possa eventualmente essere espresso sotto forma di valori percentuali: questi valori potrebbero esprimere tutt'al piü il grado di adesione effettiva al modello prescelto). Μ Si noti che questa ipotesi, certamente troppo semplicistica nei termini in cui ё enunciata, potrebbe appoggiarsi in ultima analisi sull'Universale 41 di Greenberg (1963), che dice: « S e in una lingua il verbo segue sia il soggetto nominale sia l'oggetto nominale come ordine dominante, tale lingua ha quasi sempre un sistema di casi». -

98

Possiamo d'altra parte aspettarci che i testi, in momenti di minor controllo del codice ideale, lascino libera adito a costruzioni della lingua parlata che rappresentano innovazioni rispetto alia lingua scritta; possiamo, per es., aspettarci che, in concomitanza con l'ampiamento della sfera d'uso delle frasi a verbo iniziale, anche nella lingua scritta facciano capolino esempi di verbo iniziale che non sarebbero ammessi dalla norma classica; о che, coll'affermarsi del sistema a verbo secondo, nei testi compaiano esempi di questo tipo. Quello che dobbiamo cercare nei testi sono dunque, in primo luogo, innovazioni qualitative e solo in secondo luogo evoluzioni quantitative (la valutazione quantitativa essendo possibile solo in casi fortunati di testi con lo stesso tipo di contenuto e di estrazione culturale). Vorremmo anche notare che per gli studi relativi all'ordine delle parole (e alia posizione dei clitici - cf. c. I V - V ) i testi della tradizione cristiana sono difficilmente utilizzabili. Questo vale prima di tutto per le traduzioni della Bibbia e la ragione e che queste traduzioni rispettano fedelmente l'ordine delle parole dell'originale. Cf. il seguente esempio, dove mettiamo a confronto il testo greco del vangelo con quello della Vulgata e con la traduzione hussita ungherese del X V sec. (codice di Monaco): (62)

οί δέ άρχι,ερείς Pontifices autem az püspökök μάλλον magis inkäbb

άνέσεισαν concitaverunt rezzesztek

τόν Β α ρ α β β δ ν Barabbam Barrabäst

τόν δχλον ίνα turbam, ut az gyölekezetet, hogy

άπολύση dimitteret eresztene el

α ύ τ ο ί ς (Mc 1 5 . 1 1 ) eis önekik

Come si vede la traduzione viene fatta parola per parola, le divergenze riguardano solo parole che in una lingua non esistono (per es. l'articolo) о i casi in cui l'ordine degli elementi ё obbligatorio: cosi la posizione di δέ in greco e di autem in latino ё dopo la prima parola della frase, per cui δέ si trova dopo l'articolo, ma prima del nome άρχιερεϊς, mentre autem si trova dopo il nome pontifices, visto che in latino non с'ё articolo. Da questo possiamo dedurre che la traduzione latina della Bibbia rispetta le regole grammaticali del latino, visto che ogni volta che una traduzione parola per parola sarebbe stata agrammaticale, il traduttore ha modificato l'ordine delle parole dell'orignale (cosi non *autem pontifices per δέ αρχιερείς, ma

A n c h e Roberts (1997) adotta questo tipo di spiegazione per il cambiamento analogo avvenuto nei passaggio dall'antico inglese al medio inglese (e in una nota accenna alia possibilitä di applicare la spiegazione alia transizione dal latino alle lingue romanze). Egli accenna anche al fatto che le costruzioni con costituenti postverbali possano aver funzionato anch'esse come innesco al cambiamento (cioe la presenza nei dati di frasi con costituenti postverbali deve aver ulteriormente diminuito l'evidenza per lo spostamento in posizione preverbale, di per se giä minata dalla perdita della morfologia flessiva).

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pontifices autem - cf. Ostafin [1986, 3.2]). Ma possiamo dedurne anche che il testo latino risultante dalla traduzione parola per parola avesse lo stesso contenuto informativo del testo originale? Consideriamo la posizione del pronome eis nel testo latino: in base alle regole descritte nel с. II, la posizione postverbale assunta nella fräse puö essere dovuta al suo carattere epesegetico о al suo carattere focalizzato. Ma focalizzato non puö essere (il Fuoco della frase e magis Barabbam) e un valore epesegetico per un pronome personale, in un testo scritto, ё poco probabile. In realtä ci aspetteremmo, trattandosi di una forma anaforica, che il pronome fosse una forma debole e occupasse la posizione Wackernagel (dopo ut о dopo magis Barabbam - cf. с. IV). Perche dunque la traduzione latina utilizza una forma forte in posizione postverbale? Evidentemente per poter dare una resa parola per parola del testo originale. 36 Ma e anche chiaro che con questo il testo tradotto assume un significato diverso da quello deH'originale o, piu precisamente, dato che i lettori/ascoltatori avranno cercato di dare un senso coerente al testo, il testo utilizza costruzioni sintattiche che normalmente convogliano un certo significato, per trasmettere un significato diverso da quello usuale. Nasce cosi lo stile «biblico», che consiste tra l'altro proprio in quest'uso di ordini delle parole marcati in frasi che dovrebbero avere un ordine non marcato. Naturalmente l'artificiositä dello stile «biblico» puö essere dimostrata solo con un confronto con la lingua parlata contemporanea, e non con un confronto con la norma classica, come abbiamo fatto finora. Ma basta un'occhiata ai dati relativi, per es., alia posizione postverbale dei pronomi nei testi latini tardi e volgari in Ramsden (1963) e specialmente in Wanner (1987) per vedere come le traduzioni della Bibbia e i testi agiografici nella stessa tradizione mostrino dati che sono assolutamente divergenti da quelli di tutti gli altri testi studiati. 37 Nella misura in cui questo tipo di stile diventa usuale negli scrittori cristiani anche al di fuori delle traduzioni, 38 i fatti relativi all'ordine delle parole tratti dalle opere di questi autori possono essere valutati correttamente solo dopo un confronto con gli altri tipi di scritture contemporanee.

36

37

38

Ci sono perö anche casi in cui il testo latino si allontana da quello greco (nella direzione attesa): Mc 14.49 non me tenuistis vs. ουκ έκρατήσατέ με. Questa osservazione relativa all'ordine delle parole nei testi biblici ё del resto tradizionale e il fenomeno viene normalmente ricondotto all'influsso ebraico: «Finden wir doch ζ. Β. in Luthers Bibelübersetzung die im Semitischen übliche Anfangsstellung des Verbums, vergl. Wundt II S. 380 Anm. [Völkerpsychologie, Leipzig, 1904], ähnlich Thumb а. а. О. S. 3 [Experimentelle Psychologie und Sprachwissenschaft. Ein Beitrag zur Methodenlehre der Philologie, Germanisch-Romanische Monatsschrift, 1911]: » (Porten 1922, 21-22). Cf. anche Wanner (1987, ch. 5: 4.2-3). La situazione sembra essere la stessa anche nelle traduzioni piü antiche, per quello che appare nei brevi brani della Vetus Latina pubblicati in Diaz у Diaz (1975, 4 2 45)·

100

3-2. Testi Abbiamo cercato di trovare tracce dell'evoluzione romanza in alcuni testi del latino tardo e volgare. Come punto di riferimento per il latino classico abbiamo preso le prime 10 lettere di Cicerone (I sec. a.C.) pubblicate nell'antologia di R. Scarcia. 39 Abbiamo seguito la linea letteraria attraverso i capp. 16-27 del Satyricon di Petronio (I sec. d.C.; cf. Feix [1934], Hinojo [1985]), i primi 18 capp. del II libro delle Metamorfosi di Apuleio (II sec. d.C.; cf. Mobitz [1923]) e la vita di Commodo Antonino di Elio Lampridio dagli Scriptores Historiae Augustae (V sec. d.C.). La linea cristiana e rappresentata dai capp. 28-37 deW'Apologetico di Tertulliano (II sec. d.C.) e dai capp. 1 2 - 1 6 e 24-25 de\\4tinerarium Egeriae (V sec. d.C.; cf. Haida [1928], Väänänen [1987, VI.5]). 4 0 Alia tradizione cristiana appartengono anche gli atti della conferenza di Cartagine del 411, di cui abbiamo preso in esame i primi 76 capp. della terza seduta (cf. Pinkster [1995]) 4 1 La linea del latino piü propriamente volgare ё rappresentata dalle lettere di Claudio Terenziano (II sec. d.C.; cf. Adams [1977, ch. IV]), 4 2 dagli atti di due processi tenuti a Cartagine all'inizio del IV sec. (Gesta apud Zenophilum [13.12.320] e Actapurgationis Felicis episcopi Autumnitani [I5-2-3I5]) 43 e dalla cosiddetta Theodericiana (VI sec. d.C.), il secondo cioe degli Excerpta Valesiana (su cui cf. Adams [1976a, ch. VI], Lazard [1993]). 3.3. Verbo in posizione iniziale Per quanto riguarda le frasi a verbo iniziale, il giudizio ё spesso molto difficile: in latino classico, come abbiamo visto in II.1.2.4, la motivazione semantica per la salita del verbo ё piuttosto variata (dalla focalizzazione all'espressione della forza illocutiva о di complesse relazioni testuali). Puö essere perciö utile cominciare con alcuni dati numerici che ci potranno eventualmente indirizzare nell'analisi degli esempi. II numero delle frasi a verbo iniziale sul totale delle frasi rilevate έ rappresentato nella Tabella I (abbiamo contato tutte le frasi composte almeno

39

40

41

42

«

Cicerone: Lettere, ed. Riccardo Scarcia, Milano, Rizzoli, 1981. Si tratta di Fam. 5.2, 5 . 6 - 7 , 14.4, Att. 1 . 2 , 2 . 8 , 3 . 1 - 4 . L a parte relativa alia descrizione della liturgia di G e r u s a l e m m e (nella nostra scelta capp. 2 4 - 2 5 ) potrebbe essere la traduzione о la trasposizione di un originale greco. II carattere di processo verbale di questo testo ne f a un'utile pietra di paragone per i due processi cartaginesi citati subito sotto nel testo, che sono di un secolo piu antichi, ma hanno un carattere linguistico decisamente piu volgare. Per il problema della lingua materna di Terenziano, che era probabilmente il greco, e della sua padronanza del latino, cf. A d a m s (1977, ch. I). Per l'autenticitä dei document! cf. Seeck (1888/89, 5 1 6 - 5 2 2 e 5 4 5 - 5 4 7 ) .

ΙΟΙ

dal verbo e da un altro costituente per le principali, dal verbo, dall'elemento subordinatore e da un altro costituente per le subordinate; nelle subordinate non abbiamo considerato i casi con il verbo sum nella posizione dopo il subordinatore, perche questa corrisponde alia posizione Wackernagel; abbiamo considerato frasi a verbo iniziale anche quelle in cui il verbo e preceduto da un elemento periferico, adottando il criterio molto restrittivo di accettare come elemento periferico solo le frasi subordinate; non abbiamo incluso nel computo le frasi a verbo iniziale seguite solo da una fräse subordinata, in quanto casi di costituente pesante postverbale): 4 4 principali Cicerone

19/181

Petronio Apuleio

35/167 32/187

SHA

43/238

subordinate

(10%)

9/192

(5%)

(21%)

4/ 83 7/ 96

(5%)

8/147

(5%)

(17%) (18%)

(7%)

Tertulliano

26/140

Atti Cartagine

41/224

(19%) (18%)

12/135 24/194

(9%) (12%)

Itinerarium

85/250

(34%)45

57/169

(34%)

54/101

(53%)

18/ 49

(37%)

(39%) (26%)

41/180

(23%) (ΐ 7 Θ /ο)

Terenziano Gesta

101/259

Theodericiana

59/223

Acta/

20/116

Tabella I D a l l a Tabella I ci sembra che si possano dedurre due cose: ι) il numero assoluto delle frasi a v e r b o iniziale e d e c i s a m e n t e piu alto nei testi ritenuti piü volgari (cioe negli Ultimi quattro); 4 6 e 2) in questi testi il n u m e r o di frasi a verbo iniziale e piu alto anche nelle subordinate, mentre negli altri testi queste si mantengono a livelli relativamente bassi. Q u e s t ' u l t i m o fatto ci sembra particolarmente importante: se infatti la relativa scarsa f r e q u e n z a delle frasi a verbo iniziale nelle subordinate nel latino classico e nelle opere che seguono

44

45

46

L a scelta degli esempi a n c h e cosi non ё a b b a s t a n z a restrittiva: una fräse c o m p o s t a dal v e r b o e da un c o s t i t u e n t e p o s t v e r b a l e s t r u t t u r a l m e n t e p u ö essere sia una f r ä s e a v e r b o i n i z i a l e , sia u n a f r ä s e c o n f o c a l i z z a z i o n e di u n c o s t i t u e n t e in p o s i z i o n e postverbale. L a scelta tra le due analisi e spesso difficile giä per il latino classico; nel p e r i o d o di transizione e poi del tutto impossibile, perche stiamo assistendo a p p u n t o al c a m b i a m e n t o di v a l o r e delle c o s t r u z i o n i in esarae. C o m u n q u e , a n c h e c o n questa restrizione i dati della tabella sembrano dare indicazioni significative sull'evoluzione in corso. A b b i a m o considerato item e sic connettori avverbiali esterni alia fräse (il significato dei d u e a v v e r b i ё p r a t i c a m e n t e u g u a l e ) . L e eifre piuttosto alte in f r ä s e p r i n c i p a l e di T e r e n z i a n o e delle Acta e delle Gesta s o n o d o v u t e al f a t t o che a b b i a m o m o l t e frasi iussive (circa un t e r z o degli e s e m p i ) .

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piu fedelmente quella tradizione e dovuta al carattere marcato di questo tipo di frase, l'aumento di frequenza nelle opere piü tarde (giä sensibile negli autori cristiani) sarä probabilmente da collegare con il carattere non marcato che le frasi a verbo iniziale vengono assumendo nel latino parlato. Piu specificamente: siccome la posizione iniziale del verbo in latino classico serve tra l'altro a indicare la forza illocutiva della frase (un fenomeno tipico della frase principale), a indicare certi rapporti testuali come la relazione cronologica/causale con il contesto precedente (di nuovo un fenomeno tipico delle frasi principali), ecc., ci possiamo attendere che l'uso di questa costruzione sia sensibilmente piü frequente nelle principali che non nelle subordinate; dal momento in cui, pero, la frase a verbo iniziale comincia a essere usata come il tipo non marcato (o uno dei tipi non marcati) di frase, non ci sono ragioni per cui non possa essere usata con la stessa frequenza anche in frase subordinata. M a vediamo gli esempi di frasi a verbo iniziale in questi quattro testi in frase principale ( 6 з ) - ( 6 6 ) e in frase subordinata (67)-(68). Riportiamo solo gli esempi con almeno due costituenti nominali non pesanti: (63) habes in imboluclum amictorium singlare (Terentianus 2 5 1 . 1 4 ) 4 7 (64) a. dat et vobis de re sua Lucilla? (Gesta 195.35) b. sunt praeterea et aliae epistolae huic rei necessariae (Acta 198.16) c. erat tunc temporis magistratus A l f i u s Caecilianus, quem... (Acta 198.29) d. cum ueniremus illo, | mittunt ad me in praetorio ipsi christiani, ut... (Acta 199.8) e. uidi iam exempla (Acta 1 9 9 . 1 1 ) f. cum posteriore tempore adueniret Ingentius scriba Augenti, cum quo aedilitatem administraui, | dictaui epistolam eidem collegae, q u a m . . . ( A c t a 199.19) g. conponebatur Felici relegiosissimo episcopo per mendacium, ut... ( A c t a 200.23) h. audi sine metu recitationem epistolae tuae (Acta 202.15) 4 8 (65) a. superuenit episcopus cum clero (Itinerarium 24.2) 'arrive alors l'eveque avec le clerge' b. fit missa iam luce (ibid.) 'le renvoi a lieu alors qu'il fait jour' c. ubi diaconus perdixerit omnia, quae dicere habet, | dicet orationem primum episcopus (Itinerarium 24.6) 'Quand le diacre a fini tout ce qu'il a ä dire, l'eveque dit d'abord une priere'

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48

Cf. anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) a. Emeram autem illuc con culcitam et pulbino (Terentianus 2 5 1 . 1 2 ) b. venio tequm A l e x a n d r i e (Terentianus 254.25) e con un costituente pesante: (ii) Misi tibi, pater, per M a r t i a l e m imboluclum consutum in quo... (Terentianus 251.8) C f . anche, con uno о due costituenti pronominali e uno nominale: (i) a. dixi iHi ego econtra:... (Acta 2 0 1 . 1 9 ) b. duxi mecum tres seniores, ut... (Acta 201.22) c. uenit illuc solus (Acta 201.29) d. uenit illo iterato cum collega meo, cum quo... (Acta 201.33) e. misit hue me Felix, dixit, noster, ut... (Acta 202.8)

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d. mittet uocem diaconus, ut... (ibid.) 'le diacre eleve la voix, pour que...' e. dicet episcopus stans beneditionem super cathecuminos (ibid.) 'alors l'eveque, debout, dit une benediction sur les cathechumenes' f. benedicet fideles episcopus (ibid.) 'l'eveque benit les fideles' g. Finiuntur ergo haec omnia cum crebris (ltinerarium 24.7) 'Tout cela se termine avec le crepuscule' h. fiunt orationes cata singulos ymnos uel antiphonas (ltinerarium 24.8) 'on fait des prieres ä chaque hymne ou antienne' i. quemadmodum ingressus fuerit populus, | dicet psalmum quicumque de presbyteris (ltinerarium 24.9) 'Des que le peuple est entre, un des pretres dit un psaume' j. dicit psalmum quicumque de diaconibus (ibid.) 'un des diacres dit un psaume' k. dicitur et tertius psalmus a quocumque clerico (ibid.) 'Un troisieme psaume est dit par un clerc' 1. leget resurrectionem Domini episcopus ipse (ltinerarium 24.10) 'lit lui-meme le recit de la resurrection du Seigneur' m. ducitur cum ymnis ad Crucem (ltinerarium 24.11) 'il est conduit avec des hymnes ä la Croix' n. fiunt omnia secundum consuetudinem, qua et ubique fit die dominica (ltinerarium 25.1) Ton у fait tout ce qu'il est d'usage de faire partout le dimanche' о. fit orationem pro omnibus (ltinerarium 25.3) 'puis on fait une priere pour tous' p. uadent se unusquisque ad ospitium suum, ut... (ltinerarium 25.7) 'chacun s'en va ä son logis pour...' q. ut redeamus ad rem, | fit ergo prima die missa in ecclesia maiore, quae... (ltinerarium 25.10) 'pour en revenir ä mon sujet, on cclcbre done l'office, le premier jour, dans l'eglise majeure qui...' r. inde postmodum cum missa ecclesiae facta fuerit, | hitur cum ymnis ad Anastasim iuxta consuetudinem (ibid.) 'Ensuite, apres qu'on ait fait le renvoi de l'eglise, on va avec des hymnes ä l'Anastasis, selon l'usage habituel' s. fit missa forsitan sexta hora (ibid.) 'apres quoi le renvoi a lieu vers la sixieme heure' 4 ' (66) a. Igitur imperante Zenone Augusto Constantinopoli superveniens Nepos patricius ad Portum urbis Romae, | deposuit de imperio Glycerium (Theodericiana 36) 'Während also in Constantinopel der Kaiser Zeno regierte, setzte der Patricius Nepos, der überraschend im Hafen der Stadt Rom erschienen war, den Glycerius ab' 49

Cf. anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) a. Habebat autem ante se ipse fons quasi lacum, ubi... (ltinerarium 15.2) 'Devant la fontaine, il у avait une sorte de bassin, [oü]...' b. Dicitur ergo ibi unus psalmus (ltinerarium 25.7) 'On dit lä un psaume' Nel seguente esempio etiam potrebbe essere in posizione Wackernagel (per analogia con quoque, su cui cf. Wackernagel [1892, 418]): (ii) Vidimus etiam de contra non solum Libiadam, quae citra Iordanem erat, sed et Iericho, que trans Iordanem (ltinerarium 12.4) 'Au loin, nous avons vu aussi non seulement Livias, qui est en-degä du Jourdain, mais encore Jericho, au-delä du Jourdain' 104

b. superveniens autem Odoacar cum gente Scirorum | occid.it Orestem patricium in Placentia et fratrem eius Paulum ad Pinetam foris Classem Ravennae (Theodericiana 37) O d o a c a r aber zog mit dem Volk der Skiren heran, tötete den Patricius Orestes bei Placentia und dessen Bruder Paulus in Pineta, das vor den Toren von Classis liegt' c. Ingrediens autem Ravennam | deposm'i August ulum de regno (Гйео^т'сшиа 38) 'Anschließend betrat er Ravenna und setzte den Augustulus ab' d. postquam factus est imperator Z e n o a Alio suo Leone, qui natus fuerat de filia Leonis Ariadne nomine, | regnat cum filio suo anno uno (Theodericiana

39)

e. f.

g.

h. i. j. k. 1.

m. n.

o.

p. q.

r.

s.

'Nachdem also Z e n o von seinem Sohn Leo, den Leos Tochter namens Ariadne geboren hatte, zum Kaiser gemacht worden war, regierte er zusammen mit seinem Sohn ein Jahr lang' mansitque in regno annos X I I I (Theodericiana 45) 'und blieb dreizehn Jahre an der Regierung' fixit fossatum in campo minore Veronense V kalendas Octobres (Theodericiana 50) 'dort schlug er am 27. September auf dem Kleinen veronesischen Feld ein mit Graben umgebenes Lager auf' pugna facta, | ceciderunt populi ab utraque parte (ibid.) 'es kam zu einer Schlacht, in der auf beiden Seiten viel Kriegsvolk getötet wurde' perambulavit Theodericus patricius Mediolanum (Theodericiana 51) 'Der Patricius Theoderich wandte sich nun gegen Mailand' exiit Odoacar de Ravenna (Theodericiana 52) 'Odoacar aber kam aus Ravenna heraus' ceciderunt populi ab utraque parte (Theodericiana 53) 'auf beiden Seiten wurden viele erschlagen' fugit Odoacar Ravennam (ibid.) 'Odoacar floh nach Ravenna' Hoc consule | exiit Odoacar rex de Ravenna nocte (Theodericiana 54) 'Unter dem Consulat des vir clarissimus Olybrius machte König Odoacar des Nachts einen Ausfall aus Ravenna' moritur Constantinopoli Z e n o imperator (Theodericiana 57) 'In Constantinopel starb Kaiser Z e n o ' dum per ordinem omnia filius mulieris intimasset in auribus regis, | dicit mulieri denuo....(Theodericiana 62) 'Sobald der Sohn dieser Frau in Gegenwart des Königs alles der Reihe nach ausführlich erzählt hatte, sprach er erneut zu ihr:...' post factam pacem in urbis ecclesia | ambulavit rex Theodericus R o m a m (Theodericiana 65) 'Als die Eintracht in der Kirche Roms wiederhergestellt war, zog König Theoderich nach Rom' occurrit beato Petro devotissimus ac si catholicus (ibid.) 'ging dem heiligen Petrus in aller Demut entgegen, als sei er ein Katholik' donavit populo Romano et pauperibus annonas singulis annis, centum viginti milia modios (Theodericiana 67) 'Dem stadtrömischen Volk und den A r m e n wies er jährliche Getreidespenden von 120 000 Scheffel an' successit in administratione praefecturae itaque T h e o d o r u s filius Basilii (Theodericiana 68) 'also wurde Theodorus, der Sohn des Basilius, Nachfolger in der Verwaltung der Praefectur' ambula Constantinopolim ad Iustinum imperatorem (Theodericiana 88) 'Reise nach Constantinopel zu Kaiser Iustinus'

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(67) 5 1

(68)

t. se autem vivo | fecit sibi monumentum ex lapide quadrato, mirae magnitudis opus (Theodericiana 96) 'Für sich aber hatte er noch zu Lebzeiten aus Steinquadern ein Grabmal aufführen lassen, ein Werk von bewundernswerter Größe' 5 0 a. de quo clamauit populus biduo post pacem:... (Gesta 194.12) b. quod inuenerit lucernam post orcara (Gesta 195.19) c. ut ueniret cum litteris ueluti Felicis episcopi ad Caecilianum duouirum (Acta 200.2η)52 a. ubi intrat Iordanis in mare mortuum (Itinerarium 12.4) 'ou le Jourdain entre dans la mer Morte' b. in quo posuit Balac, Alius Beor, Balaam diuinum ad maledicendos filios Israhel (Itinerarium 12.10) 'sur laquelle Balac, Als de Beor, plaga le devin Balaam pour qu'il maudisse les Als d'Israel' c. qui appellator nunc Sedima (Itinerarium 13.3) 'appele aujourd'hui Sedima' d. redirent mature ad candelas cum clericis et monachis dicendo psalmos uel antiphonas (Itinerarium 15.5) 'Iis en revenaient de bon matin, aux flambeaux, avec les clercs et les moines, en recitant des psaumes et des antiennes' e. ubi stat episcopus intro cancellos (Itinerarium 24.10) 'des que l'eveque se tient debout ä l'interieur des grilles'53

L a valutazione di questi esempi поп e semplice: ci sono innanzitutto casi che corrispondono alia norma classica (come le iussive [64h] e [66f], e forse, in subordinata, [67c]). Ci sono molte presentative, ammesse anch'esse dalla norma classica (ess. [63], [64b,с,g], [65a,h,k,l,q], [66g,j,k,l,m,r], [68a,b], a cui si possono aggiungere i casi in cui la posizione iniziale del verbo serve alia connes50

C f . anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) a. fecit cum ea dies triginta (Theodericiana 62) 'Dreißig Tage lebte er bei ihr' b. Sunt eius et multa alia (ibid.) 'Aber auch noch viele andere Geschichten gibt es über Theoderich' c. inaudito Boethio | protulit in eum sententiam (Theodericiana 87) 'fällte ohne ein Verhör über Boethius das Urteil' 51 Cf. per Terenziano, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) ut reciperes ab illo nostr[...]u[...]m (Terentianus 250.11) e con un costituente pesante: (ii) ut mittas mihi per Valerium gladium pugnatorium et 1...am et dolabram et coplam et lonchas duas quam optimas et byrrum castalinum et tunicam bracilem cum bracis meis ut... (Terentianus 250.18) 52 Cf. anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) quia communicaueram cum illo in peregre, quia... (Acta 201.20) 53 Cf. anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) quod appellant hic licinicon (Itinerarium 24.4) 'qu'on appelle ici licinicon' e con un costituente pesante: (ii) ubi optulit Melchisedech hostias Deo puras, id est panes et uinum, sicut... (Itinerarium 13.4) 'ou Melchisedech offrit ä Dieu des offrandes pures, ä savoir des pains et du vin, comme...' Cf. anche per la Theodericiana, con un costituente pronominale e uno nominale: (iii) quem de ipsis faceret post se imperatorem (Theodericiana 74) 'wen von den dreien er zu seinem Nachfolger machen sollte' 106

sione testuale temporale/causale: [64c!,f], [65b,e,o,r,s], [66h,i,o], [68d]) - ma la loro frequenza supera senz'altro quella del latino classico. In (65c,d,e) il soggetto in posizione finale potrebbe essere epesegetico, ma anche l'oggetto e in posizione postverbale; in (651,j,l), poi, il soggetto sembra piuttosto focalizzato, ma поп ё in posizione immediatamente postverbale, come in latino classico, ma dopo il gruppo verbo + oggetto. In (64a,b) la posizione iniziale del verbo identifica la domanda si/no, una caratteristica delle lingue romanze antiche (ma possibile anche in latino). Alcuni esempi sono difficilmente classificabili e in essi la posizione iniziale del verbo non sembra portatrice di nessun valore semantico-pragmatico particolare: (65g,ρ), (67a), (68e). Abbiamo infine un gruppo piuttosto numeroso (caratteristico soprattutto della Theodericiana) in cui la posizione iniziale del verbo sembra dovuta semplicemente alia mancanza di un Tema preverbale: si tratta degli ess. (65m), (66a,b,c,d,e,f,n,p,q,t) e, in subordinata, (67b) e (68c). In tutti questi casi il contesto immediatamente precedente offre il Tema a cui si riferisce la frase a verbo iniziale (cf. i primi esempi di [66], in cui il Tema ё uguale a quello della subordinata in posizione periferica). In questi casi l'anteposizione del verbo non svolge nessuna funzione particolare. Ci sembra dunque che i testi che abbiamo esaminato offrano sufficient! prove per dire che la frase a verbo iniziale era diventata una delle opzioni non marcate per i parlanti del latino volgare: essi lasciano infatti trasparire degli usi che non erano ammessi dalla norma classica e che formano la base dell'ordine delle parole romanzo. 3.4. Verbo in seconda posizione Riportiamo qui sotto gli esempi in cui il verbo ё preceduto da un costituente e seguito da almeno due costituenti nominali non pesanti. 54 Si noti che, siccome in questi esempi non compaiono elementi deboli о clitici, a livello dell'analisi sintattica non possiamo sapere se qui il costituente iniziale appartenga ancora alia parte periferica (e le frasi abbiano quindi in realtä il verbo in posizione iniziale) о sia giä il primo costituente della frase (e quindi si tratti di frasi anche strutturalmente a verbo secondo). II tipo ё esemplificato sia per le principali (69)—(74) che per le subordinate (75)-(77):

54 Prenderemo in considerazione, oltre ai quattro testi da cui abbiamo preso gli esempi nella sez. precedente, anche gli altri due testi del gruppo degli scritti cristiani, Tertulliano e gli Atti di Cartagine. Negli altri testi esaminati non compaiono frasi che possano essere attribuite con sicurezza al tipo esaminato, anche se in Petronio e Apuleio ci sono vari esempi di frasi con l'ordine X V X (v. piu sotto nel testo). - Non prenderemo in considerazione le frasi in cui il verbo finito ё una forma di sum, che, secondo la norma latina, poteva occorrere in posizione Wackernagel, creando stringhe della forma XV...

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(69) litem habuit Ptolemes pater meus sopera vestimenta mea (Terentianus 254.20)55 (70) a. qui sunt in Caesaris potestate, cuius et toti sunt, | quomodo habebunt salutem Caesaris in potestate...? (Tert. 29.4) 'ceux qui sont sous la puissance de Cesar, qui lui appartiennent meme tout entiers, comment auraient-ils le salut de Cesar en leur puissance?' b. Siccine exprimitur publicum gaudium per dedecus publicum! (Tert. 35.2) 'Est-ce que la joie publique se manifeste done par la honte publique?' (71) quid administrabat tunc Silvanus in clero? (Gesta 192.22) 5 6 (72) Conuenire enim debet cum rescripto mandatum (Actes 43.8) Ί 1 faut en effet que le mandat se conforme au rescrit' (73) a. denuo mittet diaconus uocem (Itinerarium 24.6) 'puis le diacre eleve encore la voix' b. iamexillahorareMermnmromnesmonazontesadAnastasim(/imerantim24.i2) 'A partir de се moment, tous les moines reviennent ä l'Anastasis' c. Primum aguntur gratiae Deo (Itinerarium 25.3) 'D'abord on rend graces ä Dieu' d. postmodum mittet uocem diaconus, ut... (ibid.) 'Apres quoi, le diacre eleve la voix pour que...' (74) a. tarnen superatus | Odoacar/Hgi'i Ravennam pridie kalendas Octobres (Theodoriciana 50) 'dennoch wurde Odoacar besiegt und floh am 30. September nach Ravenna' b. Tufa tradidit Odoacri comites patricii Theoderici (Theodericiana 52) 'da lieferte Tufa dem Odoacar die Truppenführer des Patricius Theoderich aus' c. tunc venerum Wisigothae in adiutorium Theoderici (Theodericiana 53) 'Da nun kamen die Westgoten Theoderich zu Hilfe' d. victus I Odoacar fugit Ravennam idibus Iuliis (Theodericiana 54) 'Odoacar floh am 15. Juli besiegt nach Ravenna zurück' e. igitur coactus | Odoacar dedit filium suum Thelanem obsidem Theoderico, aeeepta fide... (Theodericiana 55) 'So war Odoacar schließlich gezwungen, seinen Sohn Thela Theoderich als Geisel zu stellen, und er erhielt die eidliche Zusicherung, daß...' f. siegubernavit duas gentes in uno, Romanorum et Gothorum (Theodericiana 60) 'So regierte er zwei Völker gleichzeitig, die Römer und die Goten' g. Post haec coepit adversus Romanos rex subinde fremere inventa occasione (Theodericiana 85) 'Danach begann der König, die Römer wiederholt seinen Zorn spüren zu lassen, wofür sich eine Gelegenheit bot' h. rex vero voeavit Eusebium, praefectum urbis, Ticinum (Theodericiana 87) 'Der König aber beorderte Eusebius, den Stadtpräfekten, nach T i c i n u m ' 5 7 55

Cf. anche, con un costituente pronominale e uno nominale: (i) Non magis quravit me pro xylesphongium sed suum negotium et circa res suas (Terentianus 254.29) 56 Cf. anche, con un costitunte pronominale e uno nominale: (i) Felix noster episcopus misit hue hominem, ut... (Acta 201.34) 57 Cf. anche, con un costituente pesante post verbale: (i) Eodem itaque tempore habebat Anastasius imperator tres nepotes, id est Pompeium, Probum et Hypatium (Theodericiana 74) ' Z u jener Zeit also besaß Kaiser Anastasius drei Neffen, nämlich Pompeius, Probus und Hypatius' e, con un costituente pronominale e uno nominale: (ii) crastino qui tibi primus intra cubiculum nuntiatus fuerit, | ipse aeeipiet post te regnum tuum (Theodericiana 75) 'Derjenige, der dir morgen früh als erster in deinem Schlafgemach gemeldet wird, wird es sein, der nach dir die Herrschaft erhalten wird' 108

(75) cum hostiae probantur penes uos a uitiosissimis sacerdotibus (Tert. 30.6) 'quand je vois, chez vous, les pretres les plus depraves approuver les victimes' (76) a. quae ecclesia nunc appellatur greco sermone opu Melchisedech (Itinerarium 13-4) 'eglise qu'on appelle aujourd'hui, en langue grecque, opu Melchisedech' b. ut semper erudiatur populus in scripturis et in Dei dilectione (Itinerarium 25·ΐ)

'pour que le peuple soit constamment instruit dans les Ecritures et dans l'amour de Dieu' 58 (77) qui in legationem direxerat Faustum Nigrum ad Zenonem (Theodericiana 57) '[der] Faustus Niger mit einer Gesandtschaft an Zeno geschickt [hatte]' N e g l i esempi a p p e n a riportati il costituente preverbale puö avere f u n z i o n e di F u o c o / R e m a (ess. [69], [70b], [72], [77], e v e n t u a l m e n t e sotto f o r m a di sint a g m a interrogativo: [70a], [ 7 1 ] ) ; p u ö essere un connettore t e m p o r a l e о semplicemente testuale (tutti gli esempi di [73], [74c,f,g] e [76a]; [76b] contiene un a v v e r b i o t e m p o r a l e di altro tipo, probabilmente da classificare con gli elementi f o c a l i z z a t i p e r il suo contenuto quantificativo); infine p u ö f u n g e r e da T e m a della f r ä s e (ess. [74a,b,d,e,h] e [75] - si tratta in tutti i casi del soggetto della f r ä s e ) . P o s s i a m o notare che in tutti gli esempi piu antichi (eccetto il c a s o isolato di [75]) l'elemento preverbale ё focalizzato. Tutti gli esempi tratti

daWltinera-

rium (eccetto un caso di probabile focalizzazione [76b]) presentano connettori temporali о testuali ed ё possibile che questi siano elementi periferici. E s e m p i sicuri di f r a s i con il v e r b o preceduto da un elemento tematico si t r o v a n o dunque solo nella Theodericiana,

che ё del V I secolo.

C o m e a b b i a m o detto, in m a n c a n z a di elementi pronominali deboli о clitici, non possiamo sapere se l'elemento preverbale sia periferico о sia il primo costituente delle f r ä s e centrale. L a cronaca teodoriciana ci fornisce perö un esempio in cui il pronome si inserisce tra il soggetto tematico e il verbo, disambiguando cosi la struttura: 5 9 (78) e un e s e m p i o di V 2 di tipo r o m a n z o : (78) at ubi cognita morte eius antequam legatio reverteretur, ut ingressus est Ravennam et occidit Odoacrem, | Gothi sibi confirmaverunt Theodoricum regem non expectantes iussionem novi principis (Theodericiana 57) 'sobald Zenos Tod bekannt geworden, aber noch ehe die Gesandtschaft zurückgekehrt war, bestätigten die Goten für sich selbst, sobald er in Ravenna eingezogen war und nachdem er Odoacar getötet hatte, Theoderich als König, ohne den Befehl des neuen Kaisers abzuwarten'

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59

Cf. anche, con l'elemento preverbale pronominale: (i) quod uos dicitis latine hortus sancti Iohannis (Itinerarium 15.3) 'ce que vous dites en latin hortus sancti Iohannis, le jardin de saint Jean' Cf. anche (74h), con vero tra soggetto e verbo. Se la nostra ipotesi che la posizione dei clitici romanzi continua quella degli elementi deboli in posizione Wackernagel (cf. c. I V - V ) , ё corretta, anche la posizione di vero dovrebbe provare che il soggetto tematico non ё periferico. Non useremo perö nella nostra argomentazione esempi con i connettori frasali perche 1) giä in latino essi avevano un comportamento diverso da quello dei pronomi deboli; e 2) essi non sopravvivono nelle lingue romanze. 109

G l i esempi presi in rassegna finora in questa sezione confermano che i due tipi di V 2 delle lingue romanze (quello con il primo costituente tematico e quello con il primo costituente focalizzato) vanno effettivamente tenuti distinti nel processo di formazione della struttura di frase romanza antica: essi compaiono infatti in periodi ben distinti nella storia del latino tardo. I dati mostrano inoltre che il tipo Fuoco-verbo compare subito all'inizio del periodo studiato, mentre il tipo Tema-verbo compare in maniera chiara solo molto piii tardi, confermando cosi la nostra ricostruzione della sez. 2 . 1 . Per controllare questa prima conclusione, prendiamo ora in considerazione quelle frasi che presentano un solo elemento nominale non pesante in posizione postverbale - ricordiamo che si tratta di un'opzione permessa anche al latino classico, per cui gli esempi non possono essere considerati tout court come rappresentativi del tipo innovativo romanzo, ma possono servire al massimo di appoggio ai dati piu sicuri esaminati sopra. I dati sono riportati nella Tabella II (dove per semplicita non distinguiamo f r a f r a s e principale e secondaria). Nell'esemplificazione riporteremo di preferenza quegli esempi in cui un elemento pronominale si inserisce tra costituente preverbale e verbo (escludendo cosi la possibilitä che il costituente preverbale sia periferico). Sotto (a) riportiamo esempi di F u o c o / R e m a , sotto (b) esempi di Tema/Cornice:

Fuoco/Rema

Elemento preverbale Incerto

Tema/

6 7(1) 3

I 2 0

0 I 2

Tertulliano Atti Cartagine Itinerarium

13W 3 3

I 0 0

I 7 22

Terenziano Gesta / Acta Theodericiana

4(1) 15 ω 8

0 I 0

2(1) 9 17

Petronio Apuleio 60 SHA

(tra parentesi il numero di esempi con pronome debole/clitico) Tabella II (79) a. risu dissolvebat ilia sua (Petr. 24.5) 'hielt sich die Seiten vor Lachen' (80) a. metum etiam istum tibi demam raaturata regressione (Apul. Met. II.18) 'ich werde dir auch die Angst durch zeitiges Heimkommen nehmen' b. illic deprehendo epularum dispositiones satis concinnas (Apul. Met. II.15) 'dort finde ich recht angemessene Vorbereitungen zum Schmaus' (81) a. ut in Iulianum transferretur Imperium (SHA, Ael. Lampr. 4.8) 'die Herrschaft auf Julian zu übertragen'

60

Abbiamo escluso i casi in cui il verbo e seguito da un avverbio о dall'infinito, evident! casi del fenomeno discusso in II.1.2.1.4. IIO

(82)

(83)

(84)

(85)

(86) (87)

b. ante lucem fuerant etiam incendiariae aves ac dirae ( S H A , A e l . Lampr. 16.2) 'Auch Feuersbrunst und Unheil verkündende Vögel hatten sich vor Tagesanbruch sehen lassen' a. ut meo, | plus ego Uli operor in salutem, si... (Tert. 33.2) 'puisqu'il est ä moi, je contribue plus qu'un autre ä son salut: car...' b. Me conueniat Ianus iratus qua uelit fronte (Tert. 28.1) 'Que Janus irrite me tourne celui des ses deux visages qu'il voudra!' a. A personis incipit omnis causa (Actes 57.3) 'Toute affaire debute par la discussion des personnes' b. si legationem eorum non publicauit clementissimus imperator (Actes 73.2) 'pour savoir si le tres clement empereur n'a pas fait publiquement etat de leur delegation' a. ut prope usque ad quintam aut sextam horam protraitur missa (Itinerarium 25-4) 'le renvoi est differe jusque vers la cinquieme ou la sixieme heure' b. unus ex diaconibus facitcommemorationem singulorum, sicut... (Itinerarium 24-5) 'un des diacres fait memoire de quelques-uns, comme...' a. signa mihi scribe in epistula ne quit mutetur dum adfertur (Terentianus 250.24) b. per eos me probavi in classe ne tibi paream a spe amara parpatum vagari quasi fugitivom (Terentianus 250.16) a. ipsi tibi demonstrent ad domus eorum (Gesta 188.9) b. Purpurius episcopus tulit centum folles (Gesta 194.31) a. ita repperis ad locum (Theodericiana 46) 'So liest man an entsprechender Stelle' b. Augustulus imperavit annos X (Theodericiana 36) 'Augustulus hat zehn Jahre regiert'

I risultati di questa seconda indagine confermano essenzialmente quanto esposto piü sopra: eccetto che per i testi piü recenti, nelle frasi con l'ordine X V X nella maggioranza dei casi il primo elemento ё focalizzato/rematico; anche in un buon numero dei casi contrari il primo elemento ё piuttosto Cornice che Tema (eccezione sono le Gesta e la Theodericiana - negli esempi abbiamo riportato, se possibile, casi di Tema). Inoltre, con l'eccezione dell'es. (85b), la cui interpretazione, per il contesto frammentario, поп e del tutto sicura, non abbiamo esempi in cui compaiano forme pronominali deboli/clitiche tra Tema/Cornice e verbo. Per contro, se il primo elemento ё focalizzato, abbiamo alcuni esempi con pronomi deboli/clitici (ess. [80a], [82a], [85a] e [86a]; ma su [82a] cf. la n. 71 del с. IV). Possiamo dunque concludere che un sistema con frasi a verbo iniziale ё chiaramente attestato giä all'inizio del II sec. e lo stesso vale per i casi di V2 con l'elemento preverbale focalizzato; casi sicuri di V2 con M e m e n t o preverbale tematico, nel nostro materiale, compaiono solo nel V I sec., mentre l'evidenza dei secoli precedenti non ё decisiva. I dati del latino tardo e volgare appoggiano quindi l'ipotesi che la nascita del sistema V2 con focalizzazione ё contemporanea all'estensione delle frasi a verbo iniziale, mentre il sistema V2 con tematizzazione rappresenta uno sviluppo secondario indipendente.

Ill

3·5· S O X V - > S V O X Come abbiamo visto, la struttura di frase romanza antica e dominata da un sistema V2 che, secondo la nostra ipotesi, si ё formato attraverso una prima fase VI/V2(FUOCO). Questo rende difficile lo studio dell'ordine basico delle parole (cioe l'ordine interno a I"), poiche gli ordini superficiali sono sempre derivati e quindi l'ordine basico e deducibile solo indirettamente (cf. la discussione in 1.4). Perciö non basta constatare che in un testo prevale l'ordine VO sull'ordine OV per dire che il testo testimonia l'affermarsi dell'ordine basico SVOX: i casi di ordine VO che constatiamo possono essere anche derivati da un ordine basico OV con salita del verbo. 61 Una prova indiretta dell'ordine basico SVOX potrebbe essere data da esempi con l'ordine (X)AuxSVOX, come nelle lingue romanze antiche: non abbiamo trovato nessun esempio di questo tipo nei testi esaminati. 62 Possiamo perö prendere in considerazione anche le subordinate di modo non finito, supponendo che in esse il verbo non esca da I" (cf. n. 24). Nei quattro testi piü volgari da noi esaminati abbiamo trovato i seguenti esempi in cui una forma non finita del verbo ё seguita da almeno due costituenti nominali non pesanti (non abbiamo preso in considerazione la costruzione di Accusativo con l'lnfinito, come costruzione che non ё continuata dalla lingua popolare):

61

62

Ё questo il caso delle frasi principali del t e d e s c o , dove prevale senz'altro l'ordine V O , anche se l'ordine basico continua a essere O V . L e forme composte dall'ausiliare sum e dal participio perfetto si presentano, nei testi piü volgari, nella stragrande maggioranza dei casi con l'ordine VAux sia in posizione iniziale, sia in p o s i z i o n e interna, sia in p o s i z i o n e finale. N o n ё del tutto e v i d e n t e come queste strutture debbano essere analizzate. - In latino classico p o t e v a m o avere VAux о AuxV in posizione finale (con l'inversione studiata in II.1.2.1.4), e XAux...V, con l'ausiliare in posizione Wackernagel, di cui un caso speciale ё VAux..., con salita del participio (nella testa della proiezione F", visto che la salita del participio ha le stesse f u n z i o n i discorsive della salita del v e r b o flesso - cf. II.1.2.5). ~ N e l l e lingue r o m a n z e antiche la f o r m a non finita, q u a n d o p r e c e d e i m m e d i a t a m e n t e l'ausiliare, deve essere nello Specificatore di T/F", perche e in distribuzione complementare con qualsiasi elemento che possa o c c u p a r e quella posizione (abbiamo cioe l'ordine V-clAux-S-O..., ma non *0-V-cl-Aux-S... [dove il clitico non ё un p r o n o m e di ripresa] - cf. S k ä r u p [1975, IV.9]). - G l i esempi di VAux in posizione iniziale del latino tardo e v o l g a r e p o t r e b b e r o essere e s a m i n a t i c o m e in latino classico ( a s s u m e n d o che la legge di Wackernagel si applichi ancora alle forme del verbo sum) о come in romanzo antico ( a s s u m e n d o che siano casi di V 2 ) . M a a s s u m e n d o la soluzione r o m a n z a , non r i u s c i r e m m o a spiegare c o m e m a i non t r o v i a m o casi dell'ordine XAuxV..., che ё q u a n t o ci a s p e t t i a m o q u a n d o un altro costituente o c c u p a la posizione preverbale. Inoltre le f o r m e pronominali deboli c o m p a i o n o costantemente d o p o l'ausiliare: VAux-cl (cf. [i] - il r o m a n z o ha V-cl-Aux). D ' a l t r a parte ηέ la soluzione r o m a n z a nc quella latina riesce a spiegare i casi dell'ordine X-V-Aux, dove il primo e l e m e n t o ё f o c a l i z z a t o (cf. [ii] - ci a s p e t t e r e m m o in ogni caso X-Aux-V): (i) mox I subsecutus est eum patricius T h e o d e r i c u s . . . ( T h e o d e r i c i a n a 53) '(wohin) ihm der Patricius T h e o d e r i c h bald folgte' (ii) cui datum est s a c c e l l u m ? ( G e s t a 195.27) U n a possibile soluzione di questo problema ё quella a c c e n n a t a alla nota 28.

112

(88) a. factum est illi venire Alexandrie con drones (Terentianus 254.21) b. ut possim venire con rebus meis Alexandrie (Terentianus 254.31) (89) quatenus uoluerit circumscribere magistrum ad mendacium ut... (Acta 201.4) (90) Statim ergo cepimus ire cum eo pedibus totum per uallem amenissimam, donee... (Itinerarium 15.2) 'Aussitöt, nous nous sommes mis en route avec lui ä pied, en suivant sans cesse une vallee tres agreable, jusqu'ä ce que...' (91) a. accipientes de presbytero eulogias... (Itinerarium 15.6) 'aprcs avoir re$u du pretre des eulogies...' b. euntes aliquandiu per uallem Iordanis super ripam fluminis ipsius, quia... (Itinerarium 16.1) 'Progressant done quelque temps dans la vallee du Jourdain, le long de la rive de ce fleuve - car...' c. mittens torrentem in lordanem infinitum (Itinerarium 16.2) 'envoyait au Jourdain un enorme torrent' d. facientes iter singulis diebus (Itinerarium 16.4) 'Apres avoir fait route pendant quelques jours' e. gratias agentes Deo semper (Itinerarium 16.7) 'en rendant ä Dieu de continuelles actions de grace' 6 3 (92) a. confortans Isauros intra provinciam (Theodericiana 42) 'stärkte die Isaurier in ihrer Provinz' b. mittens et evocans Ravennam Iohannem sedis apostolicae praesulem (Theodericiana 88) 'sandte er zu Iohannes, dem Inhaber des Apostolischen Stuhles, ließ ihn nach Ravenna entbieten' 64 (93) inclausus cum uxore etfiliis intra cisternam siccam (Theodericiana 43) 'wurde er mit Frau und Kindern in einer ausgetrockneten Zisterne eingeschlossen' N o n tutti gli e s e m p i raccolti s o n o u g u a l m e n t e p r o b a n d (cf. le n o t e 63 e 64), m a gli ess. (88b), (89) e (90) s e m b r a n o m o s t r a r e c h e l'ordine b a s i c o era g i ä S V O X p e r i redattori di questi testi. Un'altra prova piü indiretta p o t r e b b e consistere in esempi dove non a b b i a m o salita del v e r b o (non a b b i a m o c i o e V i о V 2 ) e il v e r b o e seguito da a l m e n o due costituenti non p e s a n t i ( u n o e a m m e s s o a n c h e in l a t i n o classico). Per e s s e r e sicuri che il v e r b o non sia salito, nelle principali a b b i a m o b i s o g n o di e s e m p i in cui il v e r b o ё p r e c e d u t o da a l m e n o due costituenti non periferici (nelle strutture in cui il v e r b o sale, c e ne p u ö essere al m a s s i m o u n o ) ; la non p e r i f e r i c i t ä di un costituente p u ö essere d i m o s t r a t a d a l l a p r e s e n z a di u n e l e m e n t o p r o n o m i n a l e d e b o l e ; nelle s u b o r d i n a t e basta un s o l o costituente p r e v e r b a l e se e s s o e p r e c e duto a sua volta d a u n e l e m e n t o p r o n o m i n a l e d e b o l e (nelle strutture in cui il

63

64

I dati con il participio, come quelli con il gerundio nelle lingue romanze, non sono probabilmente probanti, perche il participio puö salire: (i) benedicens nos episcopus (Itinerarium 16.7) 'avec la benediction de l'eveque' Anche qui i dati mostrano che il participio presente puö salire: (i) a. superveniens Nepos patricius ad portum urbis Romae (Theodericiana 36) (cf. trad, in [66a]) b. metuens Nepos adventum Orestis (ibid.) 'Nepos (fürchtete) sich vor der A n k u n f t des Orestes'

ИЗ

verbo sale, il verbo deve essere adiacente ai pronomi deboli). Gli esempi ideali dovrebbero dunque avere la forma: XclXV Χ Χ о que cl XV Χ X. I testi che abbiamo esaminato non ci hanno offerto nessun esempio di questo tipo. L'esempio che piu si avvicina alio schema desiderata ё il seguente, se supponiamo che almeno il soggetto monazontes e l'avverbiale cum ymnis non siano periferici: (94) ubi autem missa facta fuerit ecclesiae iuxta consuetudinem, qua et ubique fit, tunc de ecclesia monazontes cum ymnis ducunt episcopum usque ad Anastasim (Itinerarium 25.2) 'Quand a eu lieu le renvoi de l'eglise selon l'usage que Ton observe partout, alors les moines escortent l'eveque, avec des hymnes, de l'eglise ä l'Anastasis'

L'evidenza che i testi ci offrono per decidere se il sistema Vi о V2 che traspare chiaramente dai testi piu volgari si accompagnasse a un ordine basico delle parole SOXV о 5 VOX non e particolarmente abbondante. La principale difficoltä e dovuta al fatto che i testi non utilizzano forme composte del verbo paragonabili a quelle romanze о secondo regole paragonabili a quelle romanze (cf. n. 62), e questo rende il tipo di esempi necessari al controllo dell'ipotesi troppo complicati e quindi difficilmente reperibili. Nonostante questo, non sembra improbabile che i testi esaminati lascino trasparire un ordine basico SVOX. 3.6. Evidenza supplementäre Oltre all'evidenza esaminata nelle tre sezioni precedenti, i testi ci offrono esempi di costruzioni giä tipicamente romanze come la dislocazione a sinistra con ripresa clitica (cf. es. [8]): 65 (95) quod habuerunt, tulit ilium Silvanus episcopus (Gesta 193.31)

Inoltre essi ci offrono ulteriori dati per dirimere la questione dell'origine della struttura di frase romanza, per decidere cioe tra le ipotesi (b) e (c) della sezione 2. In latino classico piu di un elemento debole poteva occorrere dopo il primo elemento della frase: nel caso di cooccorrenza di una forma verbale e di una pronominale l'ordine era normalmente verbo-pronome, come in (96) (da Adams [1994a, 60] - cf. anche l'es. [i] della n. 62 e IV.1.5); giä questo ё un argomento contro l'ipotesi che le strutture V2 romanze continuino le strutture latine con verbo debole in posizione Wackernagel: se infatti il verbo romanzo occupasse la posizione del verbo debole latino, ci si aspetterebbe di trovare nelle lingue romanze l'ordine Χ V cl, mentre troviamo invece l'ordine X cl V (cf. ess. [i]-[4]): (96) X V w cl id erit ei maxime fraudi (Cie. S. Rose. 49) '[it] will be specially prejudicial to him' 65

Per il latino cf. la discussione in IV.2.2. 114

Un ulteriore argomento ci e offerto dalle lettere di Claudio Terenziano. In esse il verbo pieno e la forma debole del verbo non occupano la stessa posizione: mentre il verbo debole precede connettivi frasali come autem о enim (97), 66 il verbo pieno li segue (98) - sia che il soggetto in questo esempio sia in posizione periferica (come ё piu probabile se Ulis ё una forma debole/clitica), sia che si trovi giä nella prima posizione della frase, il contrasto rappresentato dagli esempi in (97)-(98) dimostra che il verbo pieno in posizione avanzata del latino tardo non occupava la stessa posizione del verbo debole in posizione Wackernagel, e costituisce quindi un argomento a favore dell'ipotesi (b) contro l'ipotesi (c): (97) a. neminem habeo enim karum nisi secundum deos te (Terentianus 250.18) b. Sollicitus sum autem de vice in domo nese mihi rescribas (Terentianus 25I-33) (98) tu autem dedistis illis aspros (Terentianus 250.6)

3.7. Conclusione Alia luce dei dati presi in esame in questa sezione possiamo concludere che almeno dall'inizio del II sec. d.C. il latino parlato aveva sviluppato una grammatica che prevedeva la salita obbligatoria del verbo alia posizione funzionale F, e che generava quindi frasi a verbo iniziale nel caso non marcato e frasi a verbo secondo nel caso della focalizzazione; l'ordine basico poteva giä essere SVOX. In questa grammatica gli elementi tematici preverbali erano periferici. II sistema V2 delle lingue romanze antiche si e sviluppato probabilmente piü tardi: esempi sicuri in cui il primo costituente della frase ha la funzione pragmatica di Tema sono attestati solo nella cronaca teodoriciana del V I sec. (anche se questo non significa che il sistema non si fosse sviluppato precedentemente). 67 Possiamo cosi distinguere le seguenti tre fasi di sviluppo nella storia della frase latino-romanza:

66

67

Questo non e l'ordine del latino classico, che ha i connettivi avverbiali prima delle forme deboli del verbo (cf. IV.1.5): (i) tam enim sum amicus rei publicae quam qui maxime (Cie. Fam. 5.2) 'for I am as great a friend of the state as the greatest friend she has' Quanto a (97a), ammettiamo che nel latino di Terenziano anche le forme di habeo fossero deboli (per questa ipotesi cf. Hock [1991, 333]). Questo sviluppo in due fasi dell'ordine delle parole romanzo e in sintonia con la ricostruzione della transizione dal latino alle lingue romanze in due fasi proposta da Herman (1998). 115

I. Latino classico: - ordine basico: - ordine non marcato:

SOXV - ordini marcati: - tematizzazione: - focalizzazione:

Tema | ...

I"

SOXV

SO Xtv

II. Latino tardo/Protoromanzo (I fase): - ordine basico: S V O X (?) - ordine non marcato: F"

F'

0Op

(= V i )

StvOX - ordini marcati: - tematizzazione: - focalizzazione:

Tema | F"

X I" StvOX

116

III. Latino tardo/Protoromanzo (II fase): - ordine basico: svox - ordine non marcato: T/F

X

T/F'

(=V2)

\ StvOX

4. L'ipotesi comparativo-ricostruttiva di Dardel In una serie di lavori pubblicati a p a r t i r e dal 1 9 7 6 , 6 8 R o b e r t de D a r d e l ha cercato di ricostruire la storia dell'ordine delle parole nella preistoria delle lingue romanze in base alia comparazione tra le fasi piü antiche delle lingue romanze stesse, cercando in particolare di determinare l'ordine basico (= non marcato) e gli ordini marcati per le singole fasi evolutive attraverso cui ё passato il protoromanzo. L'oggetto degli studi di Dardel e quello del presente lavoro sono in parte gli stessi e puö quindi essere utile un confronto dei risultati ottenuti con una metodologia diversa. Per quanto riguarda il metodo, D a r d e l parte dalla comparazione di tutte le lingue romanze osservate nella f a s e piü antica possibile e si basa sul principio seguente: le singole lingue contengono tracce dei diversi periodi della loro storia e quindi e possibile rilevare anche tracce dei diversi ordini basici che si sono succeduti nella loro storia. A l c u n e delle lingue romanze si sono perö staccate prima dal ceppo comune e non hanno quindi partecipato all'evoluzione ulteriore (non conterranno quindi tracce degli ordini basici successivi). Conoscendo la cronologia di questi distacchi, si puö quindi ricostruire la cronologia secondo la quale si sono succeduti i diversi ordini basici. D a r d e l (1989; 1996, ch. 2) ricostruisce cosi la seguente cronologia relativa ( P R = protoromanzo): PR PR PR PR

Ai: A2: B: C:

SOV VSO OVS 6 « SVO

68

Dardel/Haadsma (1976, 1983); Dardel (1983, 1987, 1989, 1996, ch. 2); Dardel/de Kok (1996). Sulle ultime due opere cf. la rec. di Jozsef Herman, ZrP 117 (2001), 307-314· 6 9 Da interpretare come OVSX... 117

I primi due ordini basici sono attestati in tutte le lingue romanze, ma il primo e evidentemente quello piü antico, essendo anche l'ordine del latino. II terzo ordine basico поп e attestato in sardo, la prima delle lingue romanze che si e staccata dal romanzo comune. II quarto ё di nuovo comune a tutte le lingue romanze (per il sardo Dardel deve quindi supporre che si tratti di uno sviluppo indipendente). G i ä a partire dallo stadio del PR A 2 , accanto all'ordine basico avremmo degli ordini marcati (attestati in tutte le lingue romanze): sostanzialmente un sistema V2 per tematizzazione e focalizzazione e un sistema V i per le frasi presentative, ordini marcati che rimangono costanti per tutto il periodo del protoromanzo. In altre parole, secondo Dardel il sistema V2 del protoromanzo si era giä sviluppato nella forma in cui lo conosciamo per le lingue romanze antiche al momento in cui il sardo si stacca dal ceppo comune, distacco che Dardel pone nel I sec. a.C. A partire da questo momento il sistema V2 non cambia. Quello che cambia ё soltanto l'ordine basico, che nel I sec. a.C. doveva essere giä V S O ; esso sarebbe passato poi a O V S per fissarsi a S V O nel I V sec. d.C. о forse prima. Notiamo innanzitutto che le categorie di Dardel e quelle con cui operiamo in questo lavoro non sono le stesse: mentre noi distinguiamo tra un ordine basico (l'ordine dei costituenti all'interno di I") e ordini derivati (con lo spostamento del verbo ed eventualmente di un altro costituente), Dardel distingue tra un ordine non marcato e diversi ordini marcati. Inoltre Dardel non definisce chiaramente qual e il rapporto tra l'ordine non marcato e gli ordini marcati e non ё quindi chiaro come mai gli ordini marcati possano restare invariati nonostante il cambiamento dell'ordine non marcato. D u e sono le principali differenze tra la ricostruzione di Dardel e la nostra (prescindiamo qui dai problemi cronologici): 1) mentre noi abbiamo scisso la formazione del sistema V2 in due tappe (prima VI/V2-FUOCO, poi V2-Tema), Dardel considera l'apparizione degli ordini marcati romanzi in blocco; 2) mentre noi abbiamo supposto, seppur tentativamente, un passaggio da un ordine basico S O V a un ordine S V O , Dardel distingue tre tappe: S O V VSO

OVS

SVO.

Per quanto riguarda il primo punto, Dardel, partendo dalle lingue romanze antiche, non poteva fare una distinzione che esse non fanno; questa distinzione ё dettata invece dai dati del latino volgare. Rispetto al secondo punto, occorre prima di tutto mettere sullo stesso piano le due terminologie, poiche per noi l'ordine basico ё un ordine astratto (anche se facilmente deducibile dai dati superficiali), mentre per Dardel si tratta di ordini superficiali. Traducendo, in una prima approssimazione, la nostra terminologia in quella di Dardel, in latino l'ordine non marcato ё S O V , nella prima fase del protoromanzo ё V S O (la salita del verbo ё generalizzata e non marcata), nella seconda fase del protoromanzo ё T / F V S O (sistema V2 con un Tema о Fuoco iniziale, non necessariamente realizzato). A v r e m o cosi: S O V 118

VSO —> T/FVSO. La divergenza tra le due ricostruzioni si riduce dunque alia seconda fase dell'evoluzione - la prima consiste nel passaggio SOV VSO in ambedue le ipotesi. A questo punto perö ci scontriamo di nuovo con il problema delle categorie usate: nella nostra terminologia il concetto di marcatezza e essenzialmente sintattico, mente in quella di Dardel ё essenzialmente pragmatico. Noi definiamo non marcato il sistema V2 perche puö essere liberamente usato dai parlanti che ne riempiono la prima posizione a seconda delle loro necessitä comunicative. 70 La concezione di marcatezza di Dardel e invece molto diversa: «une proposition est dite non marquee, lorsqu'elle est [...] grammaticalement independante du contexte et de la situation. La proposition non marquee ainsi definie ne se realise que dans les verites generates» (Dardel 1996, 2.2.1.2.1). Le due terminologie non sono ulteriormente riducibili: gli esempi ( i ) - ( 5 ) all'inizio di questo capitolo sono sintatticamente non marcati, ma solo alcuni di essi lo sono anche pragmaticamente. Quello che possiamo tentare di fare e vedere se la postulazione di una fase intermedia OVS ё giustificabile in base all'evidenza presentata da Dardel. 71 Riportiamo gli esempi antichi 72 sui quali Dardel (1989) basa la sua ipotesi di uno stadio OVS/XVS: 7 3 (99) a. (port.) Reaes cortes fez о celestial emperador por grande proueito e honrra de todo о senhorio b. (port.) Ir-me quer'eu deitar c. (port.) A uera cruz nö teendes aqui? d. (cat.) Cosa sabida es que... e. (prov.) veder ent pot l'om per quaranta ciptäz

70

71

72 73

Pensiamo cioe che in una lingua V2 come erano le lingue romanze antiche, l'ordine sintatticamente non marcato fosse rappresentato dall'insieme {Y V S n SVOX... | Y = S, V, О, X,...}; dal punto di vista pragmatico, invece, uno solo degli ordini di questo insieme era quello non marcato. I due livelli di marcatezza vanno tenuti chiaramente distinti e i criteri utilizzati per stabilire la marcatezza nei due casi sono indipendenti gli uni dagli altri (Benincä 1988, 1 1 5 - 1 1 9 ) . In realtä, in base alia definizione di Dardel non ё possibile definire neanche un ordine non marcato SVO: ci sembra che frasi come A Piero fa male la testa abbiano un ordine delle parole pragmaticamente non marcato, dal che dovremmo dedurre che in italiano abbiamo piu ordini non marcati (tra l'altro XVOS). Per semplicitä non terremo conto di questa complicazione e considereremo che le due ipotesi siano uguali nello stabilire come punto di arrivo l'ordine basico SVO. Altri esempi sono costituiti da proverbi. Non abbiamo riportato l'esempio seguente perche qui l'elemento preverbale έ il pronome interrogativo que e non l'oggetto periferico Maior forfait, come sembra pensare Dardel; si tratta dunque di una struttura marcata: (i) Maior forsfait que i querem? Non prenderemo in considerazione neanche l'esempio rumeno seguente, per quanto simile a quelli del gruppo (a) (v. piü sotto nel testo), perche in rumeno gli ausiliari sono probabilmente elementi clitici, come nelle lingue slave meridionali (DobrovieSorin 1994, ch. 1): (ii) innoi-se-vor c'ale vulturului tinerefile tale

119

f. g. h. i. j. k. (too) a. b. c.

(prov.) Proverbi diss reiz Salamon del pomer qi naiss el boisson (fr.) Venir s'en volt Ii emperere Carles (fr.) quant enfant out Anne (fr.) Amfant nus done ki seit a tun talent! (fr.) madame la reine me saluez (it. sett.) Tolet me Га i fals Zude (port.) Em a ijidade de Aleixandria foy huum homem que... (fr.) ä un jur avint que... (engad.) Sün Is tschels trapassa ils teis laud

G l i elementi preverbali possono essere classificati nei seguenti gruppi: a) f o r m a verbale non finita (99b,e,g,k); b) oggetto diretto о complemento predicativo senza determinante (99a,d,f,h,i) c) oggetto diretto determinato (99c,j) d) circostanziale di luogo о di tempo (iooa,b) e) argomento preposizionale (100c). D i questi gruppi possiamo eliminare subito il g r u p p o (d): qui si tratta semplicemente della realizzazione dell'elemento locativo о temporale delle frasi presentative (quindi un elemento con f u n z i o n e di T e m a / C o r n i c e ) , tipo che Dardel considera in ogni caso f r a gli ordini marcati. D a l punto di vista della nostra analisi tutte le frasi degli ess. ( 9 9 ) - ( i o o ) sono casi di V 2 , quindi frasi che si inseriscono perfettamente nel sistema sincronico della sintassi del romanzo antico. L'unica domanda interessante che ci si puö porre ё come mai frasi con un elemento rematico in prima posizione e il T e m a , se presente, in posizione postverbale p o s s a n o essere usate c o m e enunciati non marcati - ci si aspetterebbe piuttosto il Tema in prima posizione (cf. anche Vanelli 1999). Possiamo innanzitutto notare che in quelle frasi dove il R e m a e composto da piü elementi (oltre il verbo finito), la parte che si trova in posizione preverbale ё sempre quella che sarebbe all'inizio della parte rematica in posizione postverbale. C f . gli esempi rilevanti, dove abbiamo ristabilito l'ordine TemaR e m a scegliendo per la posizione preverbale M e m e n t o che ha le caratteristiche del Tema non marcato (agentivitä, animatezza, ecc.), elemento che chiameremo Tema Virtuale; abbiamo messo in corsivo l'elemento rematico che nell'esempio originale era in posizione preverbale: (101)

а. о celestial emperador fez reaes cortes por grande proueito e honrra de todo о senhorio (= [99a]) b. eu me quer'ir deitar (= [99b]) c. Pom ent pot veder per quaranta ciptäz (= [99ε]) d. reiz Salamon diss proverbi del pomer qi naiss el boisson (= [99t])

Cosi anche per gli esempi dove non abbiamo un Tema V i r t u a l e : 7 4 74

In (99c), che ё una specie di presentativa, il Tema/Cornice sarebbe aquv. (i) aqui nö teendes a uera cruzl 120

(юг)

a. es cosa sabida que... (= [99c!]) b. done nus amfant ki seit a tun talent! (= [991])

V o r r e m m o p r o p o r r e due ipotesi p e r spiegare questi fatti. P o s s i a m o p e n s a r e , in b a s e a (102), che nelle l i n g u e r o m a n z e antiche la p r i m a p o s i z i o n e d e l l a f r a s e d o v e s s e essere o c c u p a t a e il p r i m o e l e m e n t o del R e m a (escluso il v e r b o

finito)

era il c a n d i d a t o d e p u t a t o a o c c u p a r e q u e s t a p o s i z i o n e se la s t r u t t u r a z i o n e del discorso non i m p o n e v a un'altra scelta ( t e m a t i z z a z i o n e , f o c a l i z z a z i o n e ) . Q u e s t a ipotesi spiega a u t o m a t i c a m e n t e a n c h e il t i p o d e r i v a b i l e da (101): s i c c o m e in tutti i casi si tratta di frasi che sono indipendenti da ogni contesto, non ё il T e m a V i r t u a l e che v a in p o s i z i o n e p r e v e r b a l e (in q u e s t o c a s o a v r e m m o u n a tematizz a z i o n e , che p r e s u p p o n e u n a c o n t e s t u a l i z z a z i o n e ) , m a il p r i m o e l e m e n t o del R e m a . L a p r i n c i p a l e d i f f i c o l t ä p e r q u e s t a ipotesi s o n o n a t u r a l m e n t e le frasi a v e r b o iniziale, attestate a b b o n d a n t e m e n t e in tutte le l i n g u e r o m a n z e antiche. Per spiegare il f e n o m e n o delle frasi a v e r b o iniziale d o v r e m m o supporre che in esse la p o s i z i o n e i n i z i a l e e o c c u p a t a da u n a c a t e g o r i a astratta ( s o g g e t t o v u o t o c o n f u n z i o n e di T e m a , o p e r a t o r e locativo, interrogativo, iussivo, e c c . ) . U n ' a l t r a possibilitä ё di p e n s a r e c h e q u e s t e frasi s i a n o v a r i a n t i di frasi a v e r b o iniziale e che lo s p o s t a m e n t o del p r i m o e l e m e n t o del R e m a sia u n a possibilitä alternativa per rendere «visibile» l'operatore astratto che c o m p a r e nelle frasi a v e r b o iniziale (presentative, interrogative, iussive, ecc.). 7 5 S a r e b b e r o cioe a l t e r n a t i v e delle frasi in (103) (e in m a n i e r a t r i v i a l e di [102]): (103)

a. fez о gclcstial emperador reaes cortes por grande proueito e honrra de todo о senhorio (= [99a]) b. quero-me eu ir deitar (= [99b]) c. pot ent Tora veder per quaranta ciptäz (= [99ε]) d. diss reiz Salamon proverbi del pomer qi naiss el boisson (= [ 9 9 Φ

P e r c h e q u e s t a p r o p o s t a f u n z i o n i e n e c e s s a r i o che la p o s i z i o n e d e l l ' o p e r a t o r e astratto sia diversa da q u e l l a in cui si sposta l ' e l e m e n t o r e m a t i c o ( p e r la recup e r a b i l i t ä del senso: se l ' e l e m e n t o r e m a t i c o a n d a s s e nella p o s i z i o n e o c c u p a t a d a l l ' o p e r a t o r e astratto, lo c a n c e l l e r e b b e ) . Se a c c e t t i a m o q u e s t a s e c o n d a proposta, questo s a r e b b e un a r g o m e n t o p e r distinguere a l m e n o due posizioni prev e r b a l i (quindi d u e p r o i e z i o n i f u n z i o n a l i che d o m i n a n o I"), u n a p e r il T e m a e gli O p e r a t o r i astratti, l'altra per il F u o c o / R e m a . Q u a l s i a s i d e l l e d u e p r o p o s t e si rivelasse a d e g u a t a p e r s p i e g a r e il t i p o di frase i n d i v i d u a t o da D a r d e l , queste frasi a v r e b b e r o u n a spiegazione sincronica all'interno della g r a m m a t i c a delle lingue r o m a n z e antiche. Q u e s t a spiegazione, da u n a p a r t e , svuota il r a g i o n a m e n t o di D a r d e l ( s e c o n d o il q u a l e questo ordine delle p a r o l e non ha u n a giustificazione sincronica nel r o m a n z o a n t i c o e quindi c o s t i t u i s c e la t r a c c i a di u n a f a s e piü a n t i c a c h e p r e s e n t a v a a p p u n t o q u e s t o

75

Ma non nelle frasi che sono a verbo iniziale solo perche hanno lo stesso Tema della frase precedente. 121

ordine), dall'altra rappresenta una spiegazione superiore a quella di Dardel: mentre infatti D a r d e l parla di oggetto/complemento in posizione preverbale, la nostra ipotesi individua chiaramente l'elemento in questione come il primo elemento del R e m a ed ё quindi in grado di spiegare: i ) come mai non si tratti sempre della stessa categoria sintattica, ma, volta a volta, di forme verbali non finite, oggetti diretti, complementi preposizionali; e 2) quale fra gli argomenti del verbo vada a occupare la posizione preverbale. Ci sembra dunque che la postulazione di una f a s e del protoromanzo con ordine non marcato O V S non sia giustificabile in base ai dati presentati da D a r d e l e che quindi la sua ipotesi ricostruttiva v a d a ridotta a tre fasi: S V O VSO—> S V O (che e del resto l'ipotesi sostenuta in D a r d e l [1983]). Questa ipotesi, tenuto conto delle differenze nelle categorie di analisi utilizzate, 7 6 corrisponde all'ipotesi che abbiamo sostenuto nelle sezz. 2 - 3 .

76

In particolare, nella nostra ipotesi VSO e solo un ordine derivato. 122

IV. Dai pronomi deboli del latino ai pronomi clitici delle lingue romanze antiche

In questo capitolo, esporremo le principali regole relative alia posizione dei pronomi in latino e cercheremo di formulare un'ipotesi che spiega i dati osservati (i); poi, dopo un breve riassunto della situazione nelle lingue romanze antiche (2), avanzeremo un'ipotesi sul meccanismo del cambiamento intervenuto (3). Concluderemo il capitolo con un breve esame dell'ipotesi ricostruttiva formulata in Dardel/de Kok (1996) (4).

ι. La posizione dei pronomi in latino Mentre i pronomi personali delle lingue romanze appartengono a due categorie morfologiche e sintattiche differenti, quella dei pronomi liberi e quella dei pronomi clitici, 1 il latino possedeva un solo tipo morfologico di pronomi personali. Ma possiamo chiederci se sotto questa uniformita morfologica non esistesse una differenza fra i vari usi di una stessa forma, differenza che potrebbe essere stata la base per l'evoluzione il cui risultato ultimo sarebbero le due serie pronominali delle lingue romanze antiche. Questa domanda e tanto piü legittima in quanto esistono lingue che hanno un solo tipo morfologico di pronomi personali e ammettono due usi differenziati di essi (per es. il tedesco moderno - cf. Cardinaletti [1992], Lenerz [1992]): i pronomi possono essere tonici e atoni e questa differenza prosodica b accompagnata da un differente comportamento sintattico (per es. quanto alle posizioni che possono occupare) e da un differente uso pragmatico. L'esistenza di due usi prosodicamente diversi dei pronomi personali in latino e dimostrata dal fatto stesso che nelle lingue romanze spesso troviamo due esiti diversi per una stessa forma latina e la differenza nell'evoluzione fonetica puö essere spiegata con la natura tonica о atona della forma di partenza. Cosi, per es., dal latino М Ё abbiamo in francese antico la forma libera mei/moi e la forma clitica me, con la normale evoluzione dell'e tonico del latino volgare

1

Questo vale per tutte le lingue romanze nella Ioro fase medievale, ma solo per le forme oblique dei pronomi. Nella fase moderna, alcune varietä hanno perso о stanno perdendo le forme clitiche. Altre hanno esteso la distinzione libero/clitico anche ai pronomi soggetto. Per una breve rassegna cf. Salvi (1997a).

123

al dittongo ei/oi e dell'e atono а [э] (Schwan/Behrens 1 9 3 2 , 13). (Argomenti a sostegno di una d i f f e r e n z a prosodica tratti dai procedimenti versificatori sono difficili da costruire e da valutare a causa della natura quantitativa della metrica latina.) I pronomi latini potevano avere diversi usi pragmatici:

potevano avere la

funzione di F u o c o (ia), di Tema contrastivo (ib), di Tema nuovo (ic), ma potevano anche essere semplicemente anaforici (2): (1) a. mihi crede (Cie. Fam. IV.13.5) 'believe me' b. Tibi autem idem consili do quod mihimet ipsi (Cie. Fam. IX.2.2) 'Now I give you the very same advice I give myself c. Me quidem, etsi nemini concedo qui maiorem ex pernicie et peste rei publicae molestiam traxerit, tarnen multa iam consolantur (Cie. Fam. IV.3.1) 'As regards myself, though I yield to no man as having suffered more sorrow than myself through the destruction and ruin of the Republic, I now And much to console me' (2) Demetrius venit ad me [...] Tu eum videlicet non potuisti videre (Cie. Fam. XVI.17.2) 'Demetrius came to see me [...] You evidently could not have seen him' Queste d i f f e r e n z e nella f u n z i o n e pragmatica potevano ben essere associate alia d i f f e r e n z a prosodica appena menzionata, esattamente come nelle lingue r o m a n z e m o d e r n e i pronomi liberi e quelli clitici h a n n o differenti f u n z i o n i pragmatiche (o semantiche, come nell'analisi di Calabrese [1980], in cui i clitici hanno referenti attesi e i pronomi liberi hanno referenti inattesi). Ε interessante notare che nelle traduzioni di testi latini nelle lingue romanze moderne, i pronomi personali del latino possono essere resi sia con pronomi liberi che con pronomi clitici, riflettendo cosi indirettamente le f u n z i o n i pragmatiche differenti che essi svolgono nel discorso. Quanto ai differenti usi sintattici dei pronomi personali latini, assumeremo che le differenze in accento, significato/funzione pragmatica e comportamento sintattico vanno di pari passo e distinguono due usi fondamentalmente diversi di questi pronomi: un uso forte e un uso debole.

I pronomi forti erano tonici

e a v e v a n o la f u n z i o n e di F u o c o , T e m a contrastivo о nuovo, ecc. (referente inatteso); i pronomi deboli erano atoni e avevano una f u n z i o n e puramente anaforica (referente atteso). D a l punto di vista sintattico, i pronomi forti potevano occupare la stessa posizione dei costituenti nominali, mentre v o r r e m m o sostenere che i pronomi deboli erano limitati a certe posizioni sintattiche ben definite (descrivibili in base a una Variante della legge di Wackernagel). 2 I pronomi forti potevano apparire in tutte le posizioni possibili, per es. in posizione iniziale assoluta (cf. [1]). Potevano essere coordinati a costituenti

Sulle distinzioni forte/debole e libero/clitico torneremo in maniera piu dettagliata in V.l. 124

nominali (3a) e potevano essere modificati da focalizzatori (3b) о attributi di vario tipo (3c,d): 3 (3) a. qui et me et alios prudentia vincis (Cie. Fam. IX.2.2) 'a man of keener penetration than myself and others' b. Quod si perseveras me ad Matris tui cenam revocare, feram id quoque (Cie. Fam. IX.16.8) 'But even if you persist in putting me off with such a dinner as your good mother gives, I shall not refuse it' c. Persaepe mihi cogitanti de communibus miseriis [...] solet in mentem venire illius temporis quo... (Cie. Fam. VII.3.1) 'Thinking, as I very often do, of the miseries, common to us all [...], I am constantly reminded of the time when...' d. quod dubitationem adferret ei penes quem est potestas (Cie. Fam. IV.7.3) 'which causes our omnipotent friend to hesitate' Quanto alle posizioni che potevano occupare i pronomi deboli, sarä il compito delle sezioni seguenti determinarle con precisione. A questo scopo abbiamo esaminato un piccolo corpus

preso dalle lettere

di Cicerone. 4 In mancanza di dati prosodici diretti, Tunica base per l'identificazione dei pronomi deboli e la loro funzione semantico-pragmatica - come nel caso del nostro esame dell'ordine delle parole (с. II), si tratta di un terreno pericoloso su cui avventurarsi, poiche non possiamo mai avere la certezza assoluta di aver individuato l'intenzione dell'autore quanto al valore informativo di una data forma. Nonostante ciö, anche adottando un approccio molto 3

Si noti perö che l'evidenza comparativa delle altre lingue indoeuropee (per es. le lingue celtiche e il greco antico) mostra che anche una forma pronominale debole puö essere modificata da un attributo aggettivale, da una apposizione, da un participio о da una frase relativa. Cf. il seguente esempio neotestamentario (suggerito da Mark Janse), dove il clitico μοι ё modificato da una frase participiale: (i) έ π ί τ ρ ε ψ ό ν μοι ά π ε λ θ ό ν τ ι π ρ ώ τ ο ν θ ά ψ α ι τον π α τ έ ρ α μου (Lc 9-59) In latino, a causa dell'uniformitä morfologica dei pronomi, ё difficile dimostrare che possiamo avere fenomeni di questo tipo. Ε perö vero che troviamo molti esempi in cui un pronome modificato da un attributo si trova in una posizione che potrebbe essere la posizione Wackernagel: (ii) quarum altera mihi vivo numquam eripietur, altera ne mortuo quidem (Cie. Fam. VII.3.4)

4

'of the former I shall never be robbed in my lifetime, of the latter not even when I am dead' Cf. anche il seguente esempio, dove il pronome έ modificato da una frase participiale e alio stesso tempo si trova in posizione Wackernagel all'interno della frase participiale stessa (la quale funge da elemento periferico): (iii) Quaerenti mihi iam diu quid ad te potissimum scriberem, | non modo certa res nulla, sed ne genus quidem litterarum usitatum veniebat in mentem (Cie. Fam. IV.13.1) Ί have been asking myself for some time past what I had best write to you; but not only does no definite theme suggest itself, but even the conventional style of letter-writing does not appeal to me' Lettere 478-506 dell'edizione di Jean Beaujeu (Ciceron: Correspondance, Т. VII, Paris, «Les Belles Lettres», 1980). Si tratta delle lettere seguenti: Fam. IV.3, 7-9, 13, VI.5, 10, 22, VII.3, 28, 33, IX.2, 4-7, 16-20, XII.17, XVI.17, 19, 22, Att. XII.4, 5, 5c. Utilizzeremo naturalmente, se necessario, anche esempi tratti da altri testi.

125

conservatore e lasciando f u o r i dal nostro esame solo quegli esempi per i quali il contesto ci assicura che il pronome ё focalizzato о contrastato, il risultato e molto incoraggiante: la stragrande maggioranza delle f o r m e rimaste occupa una posizione assolutamente regolare all'interno della f r a s e e, fatto ancora piu importante, questa regolaritä ё facilmente confrontabile con quella osservabile nelle lingue romanze antiche (cf. 2). Considereremo dapprima solo le f o r m e non nominative dei pronomi di I e I I persona, del riflessivo e dell'anaforico is5 nei loro usi non preposizionali (si tratta quindi principalmente di f o r m e all'accusativo e al dativo, che sono poi le f o r m e dei clitici romanzi). L e f o r m e nominative e quelle accompagnate da preposizione saranno discusse in V i . 1 - 2 . Considereremo in primo luogo pronomi dipendenti da forme finite del verbo, riservando solo una breve appendice al caso dei pronomi dipendenti dall'infinito. Risultati parzialmente simili ai nostri sono stati raggiunti indipendentemente da A d a m s (1994a,b) e J a n s e (1994); cf. anche K i p a r s k y (1995) sul germanico.

i . i . Frase principale Nelle frasi senza elementi focalizzati о periferici, i pronomi deboli compaiono dopo il primo costituente della frase, indipendentemente dalla sua funzione sintattica: 6 (4) X p ... V a. S ρ ... V: Caninius noster me tuis verbis admonuit ut... (Cie. Fam. IX.6.1) 'Our friend Caninius gave me your message, reminding me to...' b. Ο ρ ... V: Haec tibi antea non rescripsi, non quo... (Cie. Fam. IX. 17.3) 'If I did not send you this reply before, it is not that...' c. Χ ρ ... V: Ex Syria nobis tumultuosiora quaedam nuntiata sunt (Cie. Fam. XII.17.1) 'We have reports from Syria of some rather serious disturbances there' d. Adv ρ ... V: ante te certiorem faciam, ut... (Cie. Fam. IX.5.3) Ί shall [...] give you notice beforehand, so that...' S e all'inizio della f r a s e si trova un elemento focalizzato (costituente di tipo nominale о il verbo finito), il pronome debole si trova dopo questo elemento: 7 (5) XF ρ ·· · V a. S ρ ... V: nihil te omnino fefellit (Cie. Fam. IX.2.2) 'nothing whatever escaped your notice' b. Χ ρ ... V: in Epicuri nos, aduersarii nostri, castra coiecimus (Cie. Fam. IX.20.1) Ί have thrown myself into the camp of my former adversary Epicurus' 5

6 7

Nonostante l'antenato dei pronomi personali di III persona nelle lingue romanze sia il latino ille, era is che nel latino classico svolgeva la tipica funzione anaforica dei pronomi deboli. Cf. de Jong (1993). Gli ess. (4a-c) corrispondono agli ess. (43) del с. II. Gli ess. (5a,c) corrispondono agli ess. (26)-(27) del с. II. 126

с. Adv ρ ... V: ita se cum multis conligavit (Cie. Fam. IX.17.2) 'so inextricably has he tied himself up with his multitude of counsellors' (6) V p . . . Miscuerat se legatis Musonius Rufus equestris ordinis, Studium philosophiae et placita Stoicorum aemulatus (Tac. Hist. III.81.1) 'Musonius Rufus had joined these delegates. He was a member of the equestrian order, a man devoted to the study of philosophy and in particular to the Stoic doctrine' L'es. (5b) mostra che il clitico puo trovarsi non solo dopo il primo costituente, ma anche d o p o la p r i m a parola del p r i m o costituente 8 (su questo cf. anche A d a m s 1994b, sect. 7). Ci possiamo chiedere se il pronome debole si trovi qui inserito all'interno del costituente focalizzato (cf. struttura [7a]) о se solo una parte del costituente sia stata spostata nello Specificatore della proiezione F " (cf. struttura [7b] - lasciamo per il momento non specificato il punto di attacco dei pronomi): (7)

a.

F"

tY Ζ Siccome questa costruzione e possibile solo nei casi in cui il primo costituente della f r a s e ё focalizzato e non nei casi in cui il primo costituente ё il Tema (cf. [4a]) e siccome sappiamo che i processi di focalizzazione possono portare alia separazione delle parti di un sintagma (cf. II.1.2.1.5), la soluzione piü semplice appare la seconda: assumeremo dunque che il pronome debole non si trova mai

La preposizione non conta, in latino classico, come parola indipendente - su questo problema torneremo in V. 1.2. 127

d o p o la p r i m a parola della frase, ma sempre d o p o il p r i m o costituente. 9 N e i casi in cui il p r o n o m e a p p a r e n t e m e n t e si trova d o p o la p r i m a parola di un sintagma, in realtä la p r i m a p a r t e del s i n t a g m a ё stata f o c a l i z z a t a e la s e c o n d a si t r o v a all'interno di I" - la (quasi) a d i a c e n z a delle due parti ё casuale, c o m e m o s t r a n o gli e s e m p i in cui piü e l e m e n t i si i n s e r i s c o n o tra le d u e parti ( i p e r b a t o ) . 1 0 S e a l l ' i n i z i o della f r a s e t r o v i a m o u n e l e m e n t o p e r i f e r i c o , i p r o n o m i d e b o l i s e g u o n o il p r i m o costituente della p a r t e c e n t r a l e della f r a s e : 1 1 · 1 2 (8) Perif I X p ... V / P e r i f I V p ... a. Perif | Ο ρ ... V: D e Aufidiano nomine | nihil te hortor (Cie. Fam. X V I . 19) 'In the matter of Aufldius's debt, I put no pressure upon you' b. Perif I S ρ ... V: si proficiscerer ad bellum, | periculum te meum commovebat (Cie. Fam. VII.3.1) 'if I set out for the scene of war, you were appalled at the thought of my danger' c. Perif I V ρ ...: Cum enim salutationi nos dedimus amicorum [...], | abdo me in bibliothecam (Cie. Fam. VII.28.2) 'after devoting myself to the reception of my friends [...], I hide myself away in my library' F r a il p r i m o costituente della f r a s e c e n t r a l e e i p r o n o m i d e b o l i p o t e v a n o inserirsi altri e l e m e n t i d e b o l i : c o n n e t t o r i f r a s a l i del t i p o di autem,

enim,

igitur,

tamen (9), altre f o r m e p r o n o m i n a l i ( p e r es. i p r o n o m i s o g g e t t o - cf. [10]), u n a f o r m a v e r b a l e d e b o l e (cf. II.1.2.5 ed es. [11]): 1 3 (9) a. Sollicitum autem te habebat cogitatio cum officii tum etiam periculi mei (Cie. Fam. VII.3.1) 'But your anxiety was due to your brooding over the double problem of my duty and my danger' b. illud tamen tibi polliceor ... (Cie. Fam. VI.22.3) 'this much, however, I promise you, that...' c. Isdem igitur te rebus etiam atque etiam hortor quibus superioribus litteris hortatus sum ut... (Cie. Fam. IV.9.1) 'Repeating, therefore, the arguments I used in my former letter of exhortation, I exhort you again and again to...'

9 La situazione doveva essere diversa in latino arcaico, che ammetteva pronomi deboli anche dopo la prima parola di costituenti non focali (i) e tra preposizione e complemento (ii): (i) Iuppiter te dique perdant (PI. Aulul. 658) 'You be everlastingly damned!' (ii) per ego te deos oro... (Ter. Andr. 834) 'As heaven is above us, I implore you...' Cf. Wackernagel (1892, Κ. I X - X ) , da cui sono tratti gli esempi. 10 II fenomeno sopravvive nelle lingue romanze antiche in alcune costruzioni in cui una parte del sintagma appare come elemento focalizzato in posizione preverbale, mentre il resto del sintagma resta in posizione postverbale: (i) a. tant a bonti (Foulet 1928, 65) b. par a povre cange (Foulet 1928, 299) 11 Gli ess. (8a,b) corrispondono agli ess. (22) e (23a) del с. II. 12 Cf. per il greco (Dover i960, 17): (i) πρός μεν τοΰς τ ρ ό π ο υ ς τοϋς ύμετέπους | ασθενής αν μου ο λόγος ε'ίη. 13 L'es. (11) corrisponde all'es. (36a) del с. II. 128

d. erit enim nobis honestius [...] videri venisse in ilia loca ploratum potius quam natatum (Cie. Fam. IX.2.5) 'for it will be more creditable to us [...] to be thought to have visited those districts to indulge in sorrow rather than in sea-bathing' (10) Hunc ego mihi belli finem feci (Cie. Fam. VII.3.3) 'This I resolved should be for me the end of the war' (11) restitutus est mihi dies festus (Cie. Att. XII.4.1) 'it made my day a red-letter day after all' 14 Si noti perö che questi elementi atoni non sono sempre adiacenti: i connettori frasali si collocano sempre dopo la prima parola della frase, mentre forme pronominali e verbali deboli si collocano dopo il primo costituente. 1 5 L'adiacenza dei connettori con le f o r m e pronominali e verbali si ha dunque solo quando il primo costituente ё formato da una sola parola. Q u a n d o ё costituito da piü parole i vari elementi occupano posizioni distinte (cf. anche [ 1 4 c ] ) : 1 6 (12) haec enim ornamenta sunt tibi etiam cum aliis communia (Cie. Fam. VI.5.3) 'for these are distinctions which others can claim as well as yourself'

1.2. F r a s e subordinata In f r a s e subordinata i pronomi deboli compaiono normalmente dopo l'introduttore della subordinata (complementatore [13a], sintagma interrogativo [13b] о relativo [13c]), ma possono comparire anche dopo il primo costituente della f r a s e se questo ha la funzione di F u o c o ( 1 4 ) : 1 7 (13) que ρ ... V a. quamquam me non ratio solum consolatur [...], sed etiam... (Cie. Fam. VII.28.3) 'although I am comforted not only by rational reflection [...], but also...' 14

15

16 17

Negli esempi in cui abbiamo apparentemente l'ordine pronome debole-verbo debole, in realtä solo il pronome si trova dopo il primo costituente della frase, mentre il verbo ё in posizione finale о quasi finale di frase, come in (ia), dove il verbo ё seguito da un costituente focalizzato (cf. II.1.2.1.3), о in (ib), dove la forma di sum fa parte del complesso verbale con il gerundio (cf. II.1.2.1.4): (i) a. dediscendae tibi sunt sportellae et artolagyni tui (Cie. Fam. IX.20.2) 'You must forget all about your fruit-pottles and omelettes' b. Effugere autem si velim nonnullorum acute aut facete dictorum opinionem, I fama ingenii mihi est abicienda (Cie. Fam. IX. 16.3) 'If, however I desired to escape the odium incurred by certain clever or brilliant mots of mine, I should have to renounce my reputation as a wit'. In un tipo particolare di frasi, che Adams (1994a, 9.1) chiama tematiche, le forme del verbo debole possono apparire all'interno di un costituente tematico (esempio da Adams [cit.\)\ (i) natio est omnium Gallorum admodum dedita religionibus (Caes. Bell. Gall. 6.16л) 'The whole nation of the Gauls is greatly devoted to ritual observances' Si tratta forse di un tratto arcaizzante dello stile di Cesare. Cf. per il greco (Dover i960, 16): (i) ό γάρ τοι παις με ό Σάτυρος άπέδρα. Gli ess. (13b,с) corrispondono agli ess. (39b,с) del с. II. 129

b. quo me coniectura ducat (Cie. Fam. IX.2.4) 'where my conjectures lead me' c. qui se domo non commoverunt (Cie. Fam. IX.5.2) 'who never stirred from home' (14) que Χ ρ ... V / que V ρ ... a. que Ο ρ ... V: qui nulla sibi subsidia ad omnis vitae status paraverunt (Cie. Fam. IX.6.4) 'who have provided themselves with no resources against any vicissitudes of existence' b. que Adv ρ ... V: quod non ultro mihi Caesar detulerit (Cie. Fam. IV. 13.2) 'which Caesar has not spontaneously bestowed upon me' c. que V ρ ...: Etsi enim et audio te et video libenter (Cie. Fam. XVI.22.1) 'though it is a pleasure to me to hear and see you' Si noti che se la f r a s e subordinata comincia con un costituente focalizzato, il pronome debole puö seguire questo costituente (14), ma puö anche precederlo, come in (13a), dove non ratio solum ё F u o c o contrastivo. S e la f r a s e ha una parte periferica, i pronomi deboli c o m p a i o n o d o p o il primo costituente della parte centrale: (15) que Perif | Χ ρ ... V / que Perif | V ρ ... a. que Perif | Adv ρ ... V: quae, quia tibi sunt propiora quam nobis, | tua me causa magis movent quam mea (Cie. Fam. XII.17.1) 'and [lit.: which] as they touch you more nearly than they do me, they cause me more agitation on your account than my own' b. que Perif | V ρ ...: ut, quo modo in tali re atque tempore, | aut liberarem te ista cura aut certe levarem (Cie. Fam. IX.16.1) 'that I might, seeing how the matter stands, considering the circumstances and the time, free you from your anxiety, or at any rate alleviate it' A n c h e nelle subordinate i pronomi possono essere preceduti da altri elementi deboli (es. [16c] da Schneider [ 1 9 1 2 , 36]): (16) a. cum enim te semper magnum hominem duxerim (Cie. Fam. IX.6.4) 'while I have ever deemed you a great man' b. si id te non tenet (Cie. Fam. XVI.19) 'if that is not holding you back' c. ut erat ei praeceptum a Caesare, ne... (Cas. Bell. Gall. 1.22.3) '[as he] had instructions from Caesar not to...' 18 M a mentre le f o r m e deboli dei pronomi e dei verbi possono trovarsi anche dopo il primo costituente della subordinata, 1 9 i connettori si trovano sempre dopo il subordinatore: (17) qui enim victoria se efferunt (Cie. Fam. IX.2.2) 'who are exalted by the victory' 18

19

Negli esempi in cui il pronome precede il verbo, il pronome e forte (esempio e analisi da Adams [1994a, 52]): (i) cum me esset attente auditurus Philippus (Cie. Quinct. 77) 'comme j'allais avoir [...] Philippus pour auditeur attentif' Per i verbi cf.: (i) cum plena sint monumenta Graecorum quem ad modum... (Cie. Fam. IX.16.6) 'seeing that the annals of the Greek abound in examples of how...' 130

Infine, nelle subordinate in cui il subordinatore поп ё il p r i m o costituente della f r a s e , i p r o n o m i d e b o l i p o s s o n o a p p a r i r e sia d o p o il c o s t i t u e n t e che p r e c e d e il s u b o r d i n a t o r e (18a), sia d o p o il s u b o r d i n a t o r e (18b): 2 0 (18) Χ ρ que . . . I X que ρ ... a. Mortem mihi cur consciscerem causa non visa est, cur optarem multae causae (Cie. Fam. VII.3.4) 'Why I should contrive my own death there seemed no reason; why I should pray for it there were many' b. Ego quanti te faciam semperque fecerim (Cie. Fam. V l . i o a . i ) 'How highly I esteem and always have esteemed you' N e l с. II a b b i a m o a n a l i z z a t o questi e s e m p i s u p p o n e n d o che q u e l l o che v a r i a non sia la p o s i z i o n e dei p r o n o m i d e b o l i , m a la p o s i z i o n e del s u b o r d i n a t o r e : in (18a) il s i n t a g m a interrogativo s a r e b b e i n t e r n o a I" e il p r o n o m e d e b o l e seguir e b b e quindi il p r i m o costituente della frase centrale; in (18b) il sintagma interr o g a t i v o s a r e b b e n e l l o S p e c i f i c a t o r e della p r o i e z i o n e f u n z i o n a l e F " , q u a n t o lo p r e c e d e s a r e b b e p e r i f e r i c o e il p r o n o m e d e b o l e s e g u i r e b b e a n c h e qui il p r i m o costituente della frase centrale. Q u e s t a soluzione ha n a t u r a l m e n t e il v a n t a g g i o di p e r m e t t e r e u n a f o r m u l a z i o n e m o l t o s e m p l i c e della regola sulla c o l l o c a z i o n e dei p r o n o m i deboli; essa p e r ö e giustificata a n c h e dal f a t t o che, c o m e a b b i a m o m o s t r a t o in II.2.1, a n c h e e l e m e n t i f o c a l i z z a t i p o s s o n o p r e c e d e r e il s u b o r d i n a tore. Q u e s t a s o l u z i o n e u n i f i c a d u n q u e sia la p o s i z i o n e dei p r o n o m i d e b o l i che la p o s i z i o n e d e g l i e l e m e n t i f o c a l i z z a t i p r e v e r b a l i . S e al c o n t r a r i o a m m e t t e s simo che a b b i a m o una sola posizione possibile p e r il subordinatore, d o v r e m m o a m m e t t e r e non soltanto d u e diverse p o s i z i o n i p e r i p r o n o m i d e b o l i ( p r i m a e d o p o il s u b o r d i n a t o r e ) , m a a n c h e d u e p o s i z i o n i p e r gli e l e m e n t i f o c a l i z z a t i (di n u o v o , p r i m a e d o p o il s u b o r d i n a t o r e ) .

1.3. R i a s s u n t o A b b i a m o riassunto i risultati d e l l e d u e sezioni p r e c e d e n t i nella T a b e l l a I. Sicc o m e non e rilevante p e r la presente discussione, la p a r t e p e r i f e r i c a della f r a s e n o n ё stata presa in c o n s i d e r a z i o n e . In f r a s e p r i n c i p a l e i p r o n o m i d e b o l i si c o l l o c a n o d o p o il p r i m o costituente d e l l a f r a s e c e n t r a l e , sia c h e la p r o i e z i o n e f u n z i o n a l e F " sia r e a l i z z a t a (casi [ b ] - [ c ] ) , sia che essa non sia r e a l i z z a t a ( c a s o [a]). In frase subordinata essi si c o l l o c a n o d o p o il subordinatore, se la proiezione f u n z i o n a l e F " non ё r e a l i z z a t a (caso [a]); se i n v e c e e r e a l i z z a t a , i p r o n o m i poss o n o c o l l o c a r s i sia d o p o il s u b o r d i n a t o r e sia d o p o il p r i m o c o s t i t u e n t e d e l l a f r a s e c e n t r a l e (casi [ b ] - [ c ] ) . I casi in cui i p r o n o m i d e b o l i p r e c e d o n o il subord i n a t o r e (18a), non s o n o rilevanti p e r c h e q u e l l o che c a m b i a non ё la p o s i z i o n e dei p r o n o m i , m a q u e l l a del s u b o r d i n a t o r e .

20

Gli ess. (18) corrispondono agli ess. (49) del с. II.

131

a. b. c. a. b. c.

struttura di frase

pronome debolo dopo

[,.X ... V]

X X V que que/X que/V

[F-X II I. v [, [c.que [c.que [c-que

V]) ... ]] I, ...VII [ F . X [,.... V]]] I,. V I, ... HI

(4) (5) (6) (i3b-c) (i3a)/(i4a-b) ?/(i4c)

Tabella I

Dobbiamo pero notare che il caso (c) delle subordinate e problematico. L'esempio (14c), che dovrebbe esemplificare l'ordine que V p, ha in realtä l'ordine que et V ρ, il che mostra chiaramente che questo esempio e altri simili (come [15b]) rappresentano casi di innesto di strutture di principali su subordinate (cf. III.ι.2.1): il subordinatore introduce una coordinazione di frasi a verbo iniziale, non esiste quindi un rapporto diretto tra il subordinatore e la frase subordinata che lo segue, ma solo un rapporto mediato, come mostra lo schema seguente: que - Coord / \ F" F"

Inoltre non abbiamo esempi di un tipo di struttura atteso: que ρ V.21 Ci si puo dunque chiedere se questa assenza del tipo (c) di subordinata dal nostra corpus sia casuale (dovuta cioe alia ridottezza del corpus e al fatto che nelle subordinate del latino classico le frasi a verbo iniziale erano piuttosto rare - cf. III.3.3), о sia invece dovuta a qualche ragione di principio. II latino volgare, dove il numero delle subordinate a verbo iniziale aumenta in maniera considerevole, ci offre esempi per i due casi previsti dal tipo (c): 22 (19) a. antequam me probarem in militiam (Terentianus 250.22) b. qua ei occurrit sanctus Melchisedech, rex Salem (Itinerarium 14.3) 'ой saint Melchisedech, roi de Salem, est venu ä sa rencontre' c. quod eum pertimesceret Iustinus imperator (Theodericiana 88) 'daß Kaiser Iustinus sich vor ihm überaus fürchte' (20) a. ut mittas mihi inde caligas cori subtalares ed udones par (Terentianus 251.24) b. ut facias Uli litteras, quia... (Acta 201.35)

21

22

Un esempio potrebbe essere il seguente: (i) ut mihi nascatur epistulae argumentum (Cie. Fam. XVI.22.2) 'so that I may have the germ of a theme for a letter' Ma l'esempio ha un solo costituente postverbale e quindi non puö essere attribuito con certezza al tipo con verbo iniziale. Non abbiamo purtroppo esempi con almeno due costituenti non pesanti in posizione postverbale, ma in base alia discussione di III.3 possiamo considerare gli ess. (19) nel testo come casi di subordinate a verbo iniziale (per gli ess. [20] la posizione del pronome έ sufftciente a stabilire che il verbo ё il primo elemento del suo dominio strutturale).

132

с. ubi a u t e m resumpserit se p o p u l u s (Itinerarium 25.8) ' Q u a n d le p e u p l e s'est r e p o s e ' 2 3

Riprenderemo questo problema in 3.1.5.

1.4. E v i d e n z a comparativa I fatti esaminati nelle sezioni precedenti sono descritti tradizionalmente dalla generalizzazione nota come legge di Wackernagel (cf. Wackernagel [1892]; per una breve storia della questione cf. Janse [1990]). L a legge, che doveva valere nel protoindoeuropeo (Watkins 1964), ё stata formulata da Wackernagel come una tendenza о generalizzazione statistica: nella maggior parte dei casi gli d e menti baritonici (enclitici) si collocano nella seconda posizione della frase, ma ci sono eccezioni. G l i studi successivi hanno precisato il significato di posizione

come dopo la prima parola о costituente

seconda

della frase. Nonostante que-

sto sono rimasti vari punti poco chiari, come la definizione precisa del dominio frase (sentence о clause), l'eventuale distinzione di piü tipi di elementi enclitici, la definizione fonologica о sintattica della legge stessa. II rinnovato interesse per i clitici a partire dai lavori di Z w i c k y (1977) e K l a v a n s (1982, 1985), ha riportato alia ribalta anche la legge di Wackernagel: oltre alle lingue romanze (cf. i lavori citati in 1.2.2), hanno ricevuto particolare attenzione l'indo-iranico (Banti 1980, H a l e 1987a,b, H o c k 1996), l'ittita (Garrett 1990), le lingue slave (Benacchio/Renzi 1987, Halpern 1995, P. II), il greco antico e m o d e r n o (Janse 1993a,b), il latino ( A d a m s 1994a,b, Janse 1994), le lingue germaniche ( A n d e r s o n 1993), oltre a varie lingue non indoeuropee (cf. Kaisse [1985, 7 5 - 8 9 ] , e gli studi raccolti in H a l p e r n / Z w i c k y [1996]). A l c u n i dei fenomeni messi in luce da questi studi possono essere utili per una miglior comprensione dei fatti del latino. Banti (1980) osserva che nella prosa vedica i clitici si trovano sempre d o p o la prima parola, mai d o p o il primo costituente. L o stesso doveva valere per il latino arcaico, c o m e dimostrano i dati riportati alia n. 9 (cf. anche n. 15), ma secondo la nostra interpretazione questo non e piu il caso del latino classico per quello che riguarda le forme deboli dei pronomi e del verbo. Progovac (1996) dimostra che lo stesso vale per il serbo-croato. Q u i l'apparente duplicitä nella posizione dei clitici (dopo la prima parola / d o p o il primo costituente) 2 4 ё in realtä dovuta alio spostamento di una parte del costituente in una posizione piu alta: i clitici si collocano dunque in maniera uniforme dopo un costituente, mai

23 24

Si noti la diversa p o s i z i o n e del c o n n e t t o r e a v v e r b i a l e e del p r o n o m e . Q u e s t a duplicitä ё accettata e sfruttata nella sua analisi del serbo-croato da H a l p e r n (1995), che considera i clitici d o p o il p r i m o costituente c o m e elementi che o c c u p a n o la s e c o n d a p o s i z i o n e sintattica, e i clitici d o p o la p r i m a parola c o m e elementi c h e o c c u p a n o la p r i m a p o s i z i o n e sintattica, m a s o n o stati spostati d o p o la p r i m a p a r o l a p e r c h e enclitici (cf. a n c h e H a l e [1996, 1 9 3 - 1 9 5 ] ) .

1ЗЗ

all'interno di un costituente. Cosi il clitico in (21a) si trova dopo il primo costituente, in ( 2 1 b ) apparentemente dopo la prima paroia del primo costituente; ma la separazione delle parti di un costituente e possibile anche con elementi diversi dai clitici (22), per cui in ogni caso si deve assumere una regola che sposta parti di costituenti all'inizio della f r a s e ; anche gli esempi come (21b), quindi, potranno essere spiegati con questa regola (cf. [23]). Ё interessante notare che, come in latino, questo spostamento comporta una focalizzazione (Progovac 1996, n. 4): (21) a. [Anina sestra] im nudi cokoladu 'Ana's sister is offering them chocolate' b. [Anina im sestra] nudi cokoladu (22) a. Anina dolazi sestra 'Ana's sister is coming' b. Koja dolazi sestra? 'Which sister is coming?' (23) [Anina]; im [r, sestra] nudi cokoladu H a l e (1987a, 73) nota che in vedico si possono distinguere tre classi di clitici: a) clitici di enfatizzazione (si cliticizzano a un costituente e possono occorrere in posizione Wackernagel se questo costituente si sposta in prima posizione di frase); b) connettori di frase; c) clitici di frase (per es. pronomi). I tre tipi di clitici si allineano nell'ordine in cui sono elencati (anche se non sono necessariamente adiacenti). Nelle sezz. 1 . 1 - 2 abbiamo visto che anche in latino le classi b e e sono ordinate alio stesso modo. 2 5 L'ordinamento delle tre classi viene spiegato nella seguente maniera (Hale 1987b): la struttura di f r a s e inizia con una posizione per gli elementi topicalizzati e una per gli elementi interrogativi/relativi (24/253). I clitici di f r a s e (c) vanno a occupare una posizione che segue la posizione degli elementi interrogativi/relativi (24/25b) о la prima paroia della f r a s e ( 2 4 / 2 5 ^ ) ; quindi se un costituente che contiene un clitico di enfatizzazione (a) viene spostato nella posizione di topicalizzazione, il clitico a p r e c e d e r ä (non i m m e d i a t a m e n t e ) la posizione del clitico с (24/25C). I connettori di f r a s e (b) p r e c e d o n o l'intera frase (24/25d), ma, data la loro natura enclitica vengono spostati dopo la prima paroia fonologica della frase: se e'e un elemento topicalizzato, i clitici b vengono quindi a trovarsi immediatamente dopo i clitici a, che f a n n o parte della prima paroia fonologica (24/250); se non e'e un elemento topicalizzato,

25

Per l'ordine a-c cf.: (i) quod scire quoque mihi videor quid... (Cie. Fam. IX.17.1) 'because I am inclined to think that I really know what...' Non abbiamo raccolto esempi per l'ordine a-b. - Adams (1994a, 62) nota tuttavia alcuni casi in cui enim segue la forma debole del verbo. 134

andranno a finire dopo l'elemento interrogativo/relativo о dopo la prima parola della frase, ma prima dei clitici c, che occupano un'altra posizione strutturale (24/25^ (cf. anche Hale 1996): (24) a.

Top"

X с ... с.

Top"

135

(25) a. [xop'Vi [с yo [i-bhäribhrad osadhlsu jihvam]]] 'who carried his tongue in the plants...' b. [ To p.brahma [c-ko vah [ r saparyati]]] ' w h i c h priest honors ye?' b\ [[»esa me deväh savita cachanda] 'this one appeared to me like god Savitar' c. [ Xop -äsmänam cid [ e y e [j. bibhidür väcobhih]]] 'who smashed even rock with words' d. *vä [xop-a gha [ c -yabhir [^arunir äsiksatam]]] e. [Top-a gha vä [ c .yabhir [j.arunfr äsiksatam]]] 'or with which you two mastered the ruddy ones' f. [i-purolasam ca no ghäso] '[and] you shall eat our cooked rice' N o n o s t a n t e i fatti del sanscrito non siano e s a t t a m e n t e uguali a quelli del latino, di q u e s t a analisi p o s s i a m o ritenere la d i f f e r e n z a tra c o n n e t t o r i di f r a s e e pron o m i p e r s o n a l i : m e n t r e i c o n n e t t o r i di f r a s e si t r o v a n o d o p o la p r i m a p a r o l a d e l l a f r a s e , qualsiasi sia la p o s i z i o n e strutturale che q u e s t a o c c u p i ( S p e c i f i c a tore di Top", Specificatore di С " о posizione interna a I"), la posizione occupata dai p r o n o m i e legata a c e r t e c a t e g o r i e strutturali (al m a r g i n e sinistra di I " ) . Inoltre la p o s i z i o n e dei p r o n o m i non e legata s t r u t t u r a l m e n t e alia p a r o l a che la p r e c e d e i m m e d i a t a m e n t e : c o m e infatti m o s t r a il c o n t r a s t o tra (25ε) e (25f), m e n t r e un c o n n e t t o r e non p u ö inserirsi tra u n a p a r o l a e il clitico di e n f a t i z z a z i o n e che ne d i p e n d e , u n c o n n e t t o r e p u ö inserirsi tra la p r i m a p a r o l a e u n p r o n o m e clitico, e v i d e n t e m e n t e p e r c h e i due e l e m e n t i non d i p e n d o n o struttur a l m e n t e l ' u n o dall'altro.

1.5. U n ' i p o t e s i sulla p o s i z i o n e degli e l e m e n t i d e b o l i in latino U n a s p i e g a z i o n e d e l l a p o s i z i o n e dei p r o n o m i d e b o l i in l a t i n o (e in g e n e r a l e nelle l i n g u e che p r e s e n t a n o f e n o m e n i di tipo W a c k e r n a g e l ) d e v e r i s p o n d e r e a un c e r t o n u m e r o di d o m a n d e specifiche, m a a n c h e a u n a di c a r a t t e r e piu gene136

rale: perche gli elementi deboli devono stare proprio dopo il primo elemento di un certo dominio strutturale? Una risposta a questa domanda ci puo indirizzare anche nella ricerca di risposte a domande piü specifiche. Del perche i pronomi deboli si debbano trovare dopo un certo elemento, si e data tradizionalmente una spiegazione molto semplice: essi sono elementi enclitici e per questo hanno bisogno di una parola о di un costituente fonologicamente realizzato che Ii preceda a cui possano appoggiarsi. Accetteremo qui questa spiegazione, anche se ё probabile che la ricerca possa essere spinta oltre per cercare una spiegazione del perche questi elementi siano enclitici e non, per es., proclitici (il fatto che siano atoni puö essere spiegato col fatto che essi sono categorie grammaticali e non lessicali, e hanno inoltre spesso una funzione puramente anaforica, il loro contenuto informativo ё quindi molto ridotto). Ma perche queste parole enclitiche devono collocarsi dopo il primo elemento di un certo dominio strutturale? La risposta potrebbe essere, da un punto di vista funzionale, che i ponomi deboli sono elementi tematici, servono, nella strutturazione del discorso, a stabilire il collegamento con il contesto precedente e quindi stanno all'inizio della frase (cf. Renzi [1987], ma la spiegazione έ tradizionale ed ё discussa anche da Wackernagel stesso [1892, 366-367]). Se valida, questa spiegazione lo ё soltanto dal punto di vista filogenetico, perche quello che osserviamo nelle lingue con fenomeni Wackernagel, e che al gruppo di elementi deboli appartengono non solo pronomi, ma anche altre parole grammaticali, tra cui per es. alcuni verbi ausiliari: non ё chiaro come la posizione iniziale di questa categoria possa essere determinata da principi di organizzazione del discorso. Possiamo in ogni caso constatare che il gruppo di parole che gravita intorno alia prima posizione della frase ё costituito da parole grammaticali di repertorio ridotto (in latino, per es., sostanzialmente pronomi e verbo sum - prescindiamo per il momento dai connettori frasali, che costituiscono una categoria a parte, per cui v. infra). Possiamo dunque pensare che le lingue con fenomeni Wackernagel, e cosi il latino, a livello sincronico riservino la sezione superiore (e iniziale dal punto di vista lineare) della loro struttura di frase alle categorie di tipo grammaticale, la sezione inferiore (e finale) alle categorie di tipo lessicale: 26 [i"

26

categorie grammaticali

X

X

X

X

categorie lessicali

X

X

X

X

]

Una versione piü generale di questa idea ё sviluppata, in maniera diversa, da Anderson (1992, ch. 8; 1993) che considera i clitici come degli affissi di sintagma о di frase: come gli affissi di parola, essi possono essere prefissati о suffissati al loro dominio; essi inoltre possono essere proclitici о enclitici. I clitici descritti dalla legge di Wackernagel sono prefissati al dominio frase e, essendo enclitici, ne seguono il primo elemento.

137

Si noti che le categorie grammaticali in posizione iniziale hanno un ordine fisso: abbiamo visto che il verbo sum precede i pronomi obliqui (cf. [ n ] e [16c]), che il pronome soggetto precede i pronomi obliqui (cf. [10] e [16b]); inoltre il verbo sum precede il pronome soggetto (26a) e il pronome accompagnato da preposizione (26b) (che, come vedremo, puö essere anch'esso una forma debole - cf. V.1.2), il pronome soggetto precede il pronome accompagnato da preposizione (26c), il pronome obliquo precede il pronome accompagnato da preposizione (26d) e il pronome dativo precede il pronome accusativo (26ε) (ess. [26a,b] da Adams [1994a, 38-39], es. [26d] da Adams [1994b, 109]): (26) a. non sum ego propter nimiam fortasse constantiae cupiditatem adductus ad causam (Cie. Pis. 79) Ά perhaps u n r e a s o n a b l e regard for consistency prevented me f r o m going over to his side' b. q u a m q u a m haec omnia, Quirites, | ita sunt a me administrata ut... (Cie. Cat. 3·ΐ8) ' A n d yet I have so conducted all these operations, citizens, that...' c. quod tu ad me nullas miseras (Cie. Farn. VI.22.1) '(It was not) the fact of your having sent me no letter' d. q u a e contra h o m i n u m ingenia, c a l l i d i t a t e m , sollertiam c o n t r a q u e fictas o m n i u m insidias | facile se per se ipsa defendat (Cie. pro Caelio 63) 'which, against the talents, cunning and skill of men, and against the deceitful traps of everyone, may easily, on its own, defend itself' e. ut tibi me in o m n i re e u m p r e b e a m p r a e s t e m q u e [...] ut... ( C i e . Fam. IV.8.1) Ί should so order my c o n d u c t in the present a n d in the f u t u r e [...] as tO...' 2 7

Abbiamo cioe la seguente sequenza di forme deboli: sum

pNom

pDat

pAcc

P+p

Cerchiamo di tradurre questi fatti distribuzionali in relazioni strutturali: tenendo conto che i pronomi deboli sono sintagmi (cf. V.i), nello spirito dell'ipotesi restrittiva delle relazioni strutturali adottata nel с. II, possiamo concepire la sequenza di categorie grammaticali all'inizio della frase come una serie di categorie funzionali ordinate nel cui Specificatore (nel caso di sum: nella cui Testa) trovano posto le singole forme deboli:

27

C f . anche il seguente esempio, dove il pronome accusativo ё il soggetto della subordinata infinitiva - questo perö non esclude che esso possa comparire nella posizione Wackernagel della frase matrice, c o m e v e d r e m o in 1.7: (i) simul ostentavi tibi me istis esse f a m i l i a r e m et consiliis e o r u m interesse (Cie. Fam. IX.6.2) 'incidentally I have clearly shown you that I am on intimate terms with those men and share their counsels'

138

Aux"

Q u e s t a s o l u z i o n e e, c e r t a m e n t e , s t i p u l a t i v a , m a s e si p o t e s s e d i m o s t r a r e che essa ha carattere universale28 о che dipende da un altro principio,2? acquister e b b e v a l o r e esplicativo.

28

L a sequenza dei clitici in serbo-croato e (Browne 1975, 1 1 1 ) : li - A u x - Dat - Acc/Gen - Rifl - je Per la parte rilevante (Aux - Dat - A c c ) la coincidenza con il latino e perfetta (Ii e la particella intcrrogativa, je e la III p.s. del verbo 'essere' - le altre forme clitiche dello stesso verbo vanno sotto Aux). - In ceco la sequenza e (Svoboda 1984, 443): A u x - Rifl - Dat - A c c - Circ (dove Circ puö essere un avverbio di luogo о di tempo о un pronome preceduto da preposizione). Anche qui, per la parte rilevante, la coincidenza con il latino e perfetta: Aux - Dat - Acc - Circ. 1L > Si potrebbe pensare che la sequenza dei pronomi deboli (e delle rispettive proiezioni funzionali) riproduca la sequenza delle categorie nominali. Se cosi fosse, l'ordine basico del latino dovrebbe essere S-OI-OD-X: i fatti confermano l'ipotesi per quanto riguarda l'ordine S - O D - X , ma, come discusso in II.1.1, non abbiamo argomenti decisivi a favore dell'ordine OI-OD (ma si noti che l'ordine S - O I - O D corrisponderebbe a quello previsto dalla teoria di Kiparsky [1997], per cui cf. supra n. 2 al с. II). - Per questa ipotesi sarebbe comunque problematica la situazione del tedesco in cui gli argomenti nominali presentano l'ordine O I - O D , mentre i pronomi deboli hanno l'ordine OD-OI.

139

Vediamo ora come le nostre due ipotesi (carattere enclitico delle forme deboli e loro posizione strutturale nella parte alta di I") possano spiegare la collocazione dei pronomi deboli descritta nelle sezioni precedenti. La posizione delle forme deboli nelle principali di tipo (b) e (c), nonche in una delle varianti delle subordinate del tipo (b) e (c) segue automaticamente se assumiamo che il dominio per la collocazione di queste forme ё F" (frase centrale): 30 infatti, se le forme deboli sono situate all'inizio di I", tutte le volte che la Testa ο lo Specificatore della proiezione funzionale F" ё occupato da un elemento fonologicamente realizzato, gli elementi deboli, che sono enclitici, trovano un costituente a cui appoggiarsi all'interno della frase centrale: F"

-p ...

Per il tipo (a) delle principali abbiamo due possibilitä: i) un costituente si sposta all'inizio della frase davanti alle forme deboli, oppure 2) il gruppo delle forme deboli si sposta dopo il primo costituente della frase centrale. Vediamo in ordine la viabilitä di queste due soluzioni. 1) Lo spostamento di un costituente potrebbe essere in una posizione designata per elementi tematici all'inizio di I". Ma una regola che sposti il primo costituente sarebbe giustificata praticamente solo dalla posizione delle forme deboli: infatti lo spostamento stesso del costituente tematico dovrebbe essere possibile solo quando necessario alia realizzazione enclitica delle forme deboli; se lo spostamento dell'elemento tematico all'interno di I" fosse libero, ci aspetteremmo ordini delle parole del tipo Fuoco-Tema-elementi deboli, ordine non attestato (abbiamo solo Fuoco-elementi deboli-Tema). Questa considerazione sembra sufficiente per escludere che la posizione degli elementi deboli sia dovuta alio spostamento di un costituente tematico in una posizione che Ii preceda immediatamente 3 1

30

31

II dominio di collocazione delle forme deboli non puö naturalmente comprendere la parte periferica della frase, perche queste forme si collocano sempre dopo il primo elemento della frase centrale e mai nella periferia. L o spostamento di costituenti tematici ipotizzato alia n. 15 del с. II non e in contraddizione con il presente ragionamento se questo spostamento avviena a una posizione piii bassa di quella delle forme deboli: ammettiamo cioe che l'ordine sia elementi deboli-elementi tematici-elementi rematici. - Un'altra possibilitä έ che la posizione tematica si trovi in una proiezione superiore a F". In questo caso avremmo l'ordine Tema-Fuoco-elementi deboli e, in mancanza di Fuoco, l'ordine Tema-elementi deboli. Anche in questo caso mancherebbero perö argomenti sintattici indipendenti dalla collocazione degli elementi deboli per giustificare la postulazione di questa posizione, come discusso brevemente alia n. 7 del с. II.

140

2) S e assumiamo che siano le f o r m e deboli a spostarsi, questo spostamento non potrebbe avvenire nella sintassi perche dovrebbe spostare uno о piü d e menti in una posizione piü bassa nella struttura. L o spostamento deve quindi avvenire nella fonologia: assumiamo che il gruppo di f o r m e deboli si fonda in un elemento unico che puö spostarsi dopo il primo costituente lessicale/forte della f r ä s e centrale. Si noti p e r o che, se a c c e t t i a m o questa soluzione, d o b b i a m o poter tener distinto questo spostamento da quello dei connettori frasali: come abbiamo visto, infatti, i connettori frasali si spostano dopo la prima parola di un certo dominio, indipendentemente dalla struttura sintattica, potendo anche collocarsi nella parte periferica di una frase. S e prendiamo la subordinata dell'es. (17), possiamo vedere che il connettore si riferisce all'intera f r a s e complessa, ma ё situato dopo la prima parola della subordinata in posizione periferica per il semplice fatto che la f r a s e comincia con una subordinata: (27) qui enim victoria se efferunt | quasi victos nos intuentur (Cie. Fam. IX.2.2) 'For those who are exalted by the victory look upon us as defeated' Se sia i connettori, sia le forme deboli si spostano nella fonologia e la differenza consiste nel fatto che i connettori si spostano d o p o la prima parola, mentre gli elementi deboli si spostano dopo il primo costituente, la ragione potrebbe essere la seguente: a b b i a m o assunto sopra (e discuteremo piü a m p i a m e n t e in V . i ) che i pronomi deboli sono sintagmi; i connettori sono probabilmente teste; potremmo quindi pensare che le teste possano attaccarsi prosodicamente solo ad altre teste e i sintagmi solo ad altri sintagmi; o, piü precisamente, che la categoria fonologica che corrisponde a una parola sintattica possa attaccarsi solo a una categoria dello stesso tipo e che lo stesso valga per la categoria fonologica che corrisponde a un sintagma sintattico. 3 2 Questa soluzione e piuttosto speculativa, ma non a p p a r e del tutto priva di verosimiglianza

33

A v r e m m o dunque: sintassi:

I" -ρ X ...

32

33

fonologia:

I" X-p ...

Questo deve valere solo quando un elemento debole si sposta per mancanza di un appoggio che lo preceda; quando non avviene un riaggiustamento, un pronome debole puö anche appoggiarsi prosodicamente a una testa, come nel contesto V-p... Come vedremo nella sez. 1.6, un vocativo puö inserirsi tra le forme deboli e l'elemento a cui si appoggiano. Perche quindi la soluzione proposta funzioni, e necessario che il componente fonologico della grammatica consista di piü livelli: il livello in cui gli elementi deboli cercano un elemento a cui appoggiarsi non vede le strutture parentetiche; solo un ulteriore livello, quello che assegna il contorno intonativo, prende in considerazione anche queste strutture. - In una concezione della fonologia a piü livelli anche il problema osservato alia nota precedente puö trovare una soluzione: mentre la «ricerca» di un appoggio avviene a un livello che vede le strutture sintattiche, la cliticizzazione effettiva avverrebbe a un livello successivo che non ne tiene piü conto. 141

Passiamo ora al tipo (a) delle subordinate: il problema qui e che il subordinatore, nella gran parte dei casi (cf. II.2.1), non si trova nella fräse centrale. Ora gli elementi deboli possono sempre seguire immediatamente il subordinatore (cf. anche i casi [b] e [c]), eccetto quando sia presente un elemento periferico. Possiamo pensare che in assenza di una parte periferica frapposta, il complementatore, essendo la testa che regge immediatamente I", possa essere considerato una estensione della fräse centrale vera e propria. 34 Quanto ai tipi (b) e (c) delle subordinate, il caso atteso ё quello dove gli elementi deboli si trovano dopo l'elemento focalizzato: mentre per il tipo (c) l'evidenza ё in ogni caso problematica (cf. 1.3), anche una breve scorsa ai testi mostra che la soluzione di gran lunga preferita nel tipo (b) ё quella attesa. II tipo in cui gli elementi deboli seguono il complementatore e precedono l'elemento focalizzato, nella grammatica sincronica del latino classico, poteva essere derivato da una regola che facoltativamente spostava un elemento debole in un dominio sintattico superiore, sempre pero all'interno del dominio della fräse centrale. Si noti che una regola che sposta gli elementi deboli in un dominio sintattico superiore ё in ogni caso necessaria nel caso dell'estrazione dei pronomi deboli da una subordinata complemento (cf. 1.7). Ci possiamo chiedere se lo spostamento riguardasse i singoli elementi deboli о l'intero gruppo. L'esempio seguente mostra che lo spostamento indipendente dei singoli elementi deboli era possibille (esempio da Adams [1994a, 52]): (28) cum is non suo crimine sed multorum uitio sit in quoddam odium iniustum uocatus (Cie. Cael. 29) 'when undeserved odium has been called down upon his head, through no fault of his own but through the failings of many others'

In (28) la forma debole del verbo (il sit della forma composta uocatus sit) si trova dopo il Fuoco non suo crimine sed multorum uitio, mentre il pronome debole is si trova dopo il complementatore: il pronome έ dunque stato spostato da solo, lasciando la forma debole del verbo al suo posto. Per contro, una regola che sposterebbe non un costituente, ma insieme piü costituenti che a loro volta non formano un costituente unitario, sarebbe un'opzione non ammessa da una teoria restrittiva della sintassi 35 Riassumendo, possiamo spiegare la posizione delle forme deboli in latino classico nel seguente modo: 1) le singole forme deboli sono generate in varie proiezioni ordinate all'inizio di I";

34

35

Per i sintagmi relativi, che si trovano nello Specificatore di C" nel caso non marcato, ё necessario dire qualcosa di piü, per tenere distinto questo caso da quello degli elementi periferici. Sembra che i relativi siano parzialmente assimilabili ai complementatori (come mostra del resto la storia ulteriore di queste categorie, se che/que deriva da Q U E M - cf. Herman [1963, 125-129]). Se le singole forme deboli si spostano una a una, dobbiamo chiederci se il loro ordine rispettivo rimane costante - non abbiamo dati rilevanti su questa questione.

142

2) nella fonologia esse formano un gruppo prosodicamente enclitico; 3) se una proiezione superiore della fräse centrale (F" о un subordinatore che preceda immediatamente I") ё realizzata fonologicamente, essa serve da appoggio al gruppo di element! deboli:

-p

...

C"

-p

cf. ( i 4 a - b )

...

14З

4) in caso contrario, il gruppo si sposta dopo il primo costituente di I": I"

cf. (4)

X-p ...

5) un elemento debole puo facoltativamente spostarsi in un dominio sintattico superiore sempre all'interno della fräse centrale; la configurazione sintattica necessaria alio spostamento occorre quando una frase con la proiezione F" realizzata ё inserita in una subordinata: C"

cf. (13a)

1.6. Frase e colon Alcuni importanti lavori recenti sulla posizione degli elementi deboli in latino (Adams [1994b] e Janse [1994] sui pronomi personali, Adams [1994a] sul verbo sum) fanno appello alia nozione di colon introdotta, sulla base di alcuni fenomeni del latino e del greco, dal filologo classico Eduard Fraenkel (Fraenkel 1932, 1933, 1964a, 1965, 1966): in particolare si afferma che la legge di Wackernagel puö spiegare la posizione di una buona parte degli elementi deboli in latino solo se il suo ambito di applicazione e non la frase, ma il colon. Secondo gli studi citati la posizione che il pronome assume in (29a) (da Adams [1994a, 1]), e riconducibile alia legge di Wackernagel solo se si assume che la frase possa essere composta da sottounitä ritmiche, i cola appunto, e che siano queste a costituire l'ambito di applicazione della legge: gli elementi deboli potrebbero collocarsi dopo la prima parola 36 о il primo sintagma di un colon qualsiasi, non necessariamente dopo la prima parola о il primo sintagma del primo colon della frase; in (29a), per es., il pronome sarebbe collocato dopo la prima parola del secondo colon (negli esempi la divisione in cola sarä indicata da una barra obliqua):

36

In 1.1 e 1.4 abbiamo visto che si tratta di un costituente indipendente. In questa sezione seguiremo l'uso degli autori citati. Si noti che essi parlano di clitici e non di forme deboli; per una giustificazione di questa distinzione terminologica e dell'uso di deboli per le forme del latino sotto studio, cf. V.l.

144

(29) a. De triumpho autera / nulla me cupiditas umquam tenuit ante Bibuli impudentissimas litteras quas... (Cie. Att. VII.2.6) 'As for a triumph, I had no desire for one up to the time Bibulus sent his shameless despatches and...'

Si noti fin d'ora che l'assunzione del colon come dominio di applicazione della legge di Wackernagel поп ё in nessun caso sufficiente a rendere conto in maniera esaustiva della collocazione dei pronomi personali deboli e delle forme deboli del verbo sum in latino: sia Adams che Janse devono assumere che queste forme deboli possano essere collocate anche secondo un'altra modalitä, e cioe immediatamente dopo un sintagma (o la prima parola di un sintagma) focalizzato, indipendentemente dalla posizione che questo assume all'interno del colon. Si confronti (29b) (da Adams [1994b, 125]), dove il pronome debole ё collocato dopo la prima parola del sintagma focalizzato maximum... onus, sintagma che a sua volta non si trova a inizio di colon: (29) b. / in quo maximum nobis onus imposuit (Cie. Phil. 11.19) 'en quoi, il nous a impose un lourd fardeau'

Su questo ritorneremo piü sotto. In quanto segue intendiamo invece prendere in esame il concetto di colon, cercando di dimostrare che la sua introduzione in una teoria che voglia spiegare la posizione degli elementi deboli in latino, ё non solo insufficiente alio scopo (come riconosciuto del resto negli studi citati di Adams e Janse), ma anche inutile, visto che gli stessi fatti possono essere spiegati in maniera piü esauriente in base a categorie sintattiche. A questo scopo esamineremo gli argomenti e gli esempi addotti da Fraenkel nei suoi vari lavori (considerando solo i fatti relativi al latino). Fraenkel si basa su tre tipi di fenomeni per giustificare l'introduzione del colon·. a) il distico elegiaco (ed epodico) del periodo classico (gli esempi sono da Properzio) non permette Yenjambement, per cui in tutti i casi in cui una frase si estende al di la dei limiti del distico, si deve supporre una pausa ritmica abbastanza forte alia fine del pentametro: questa pausa separerebbe due cola (Fraenkel 1932); b) siccome le forme deboli seguono il primo elemento di un'unitä intonativa, quando un elemento seguito da una forma debole non ё all'inizio di una frase, deve essere preceduto da una pausa, pausa che separerebbe due cola (Fraenkel 1933); c) il vocativo puo inserirsi in quei luoghi di una frase dove ё possibile una pausa intonativa; un vocativo separerebbe quindi due cola (Fraenkel 1965)· Possiamo notare subito che, se I'unico fenomeno utile per l'individuazione dei cola fosse quello descritto sotto (b), l'utilizzazione della categoria del colon da parte di Adams e Janse per spiegare la posizione degli elementi deboli sarebbe 145

semplicemente circolare e priva di qualsiasi valore esplicativo. L a sua utilizzazione ё invece lecita se anche gli altri criteri contribuiscono a individuare lo stesso novero di fatti. C o m e vedremo, le strutture individuate dai criteri (a) e (b) sono grosso modo le stesse, mentre il criterio (c) individua anche strutture supplementari che non possono servire in nessun caso come ambito di applicazione della legge di Wackernagel - tratteremo di queste in un secondo tempo. Per il momento vediamo quali sono le strutture che, nell'esemplificazione di Fraenkel, sono individuate come cola indipendenti, oltre che da (b), anche da almeno un altro dei criteri: a ) participi assoluti ([a], [b], [c]): (30) his rebus gestis / Curio se in castra ad Bagradam recipit (Caes. Bell. II.26.1)

civ.

'Nach diesem Erfolg kehrte Curio ins Lager am Bagradas zurück' ß) participi congiunti ([a], [b], [с]): (31) ut non modo armati / damnum nemini darent, / uerum etiam lacessiti / iure se potius quam armis defenderent (Cie. Tull. 8) 'non seulement de s'armer pour causer du dommage ä autrui, mais meme, s'ils etaient attaques, de chercher une defense dans les armes plutot que dans le droit' γ) frasi all'infinito ([a], [b], [c]): (32) ...queruntur / accusatores se idoneos non habere (Cie. Div. in Caec. 8) '...se plaignent de ne pas avoir d'accusateurs capables d'accuser' δ) elementi dislocati a sinistra ([b], [c]), che p o s s o n o essere introdotti da de (29a) о essere ripresi da un p r o n o m e ( 3 3 ) (ma in molti degli esempi addotti questi elementi mancano ed e solo la funzione testuale del sintagma, spesso anche lungo e strutturalmente complesso, a i n d i c a r n e la natura dislocata): (33) tuus autem dolor / humanus is quidem, sed magno opere moderandus (Cie. Att. XII.10) 'But your grief, though it is a kindly weakness, should be kept well in check' ε) avverbiali circostanziali ([b], [c]): (34) post tuum a me discessum / litterae mihi Roma adlatae sunt, ex quibus... (Cie. Att. III.25.1) 'After your departure from me I received a letter from Rome, from which...' I primi tre tipi di strutture ( α ) , (ß) e (γ) si p o s s o n o classificare c o m e f r a s i subordinate di modo non finito. O r a , nella concezione tradizionale, l'ambito di applicazione della legge di Wackernagel sarebbe la frase, intesa come f r a s e principale о f r a s e subordinata di modo finito; ma se eliminiamo quest'ultima specificazione e d i c i a m o semplicemente che l'ambito di applicazione della 146

legge e la fräse, i fatti di (α), (β) e (γ) rientrano nella definizione tradizionale. 37 La dislocazione a sinistra (δ) comporta una struttura frasale in cui si distinguono una parte periferica (gli elementi dislocati) e una parte centrale (la fräse centrale, costruita intorno al verbo). Questa struttura bipartita offre tra l'altro una spiegazione semplice del fatto che in questo tipo di fräse uno stesso argomento del verbo possa comparire due volte nella stessa struttura attanziale (tuus... dolor e is in [33]): in realtä l'attante che conta ё quello nella fräse centrale, mentre l'elemento periferico ha solo la funzione di Tema discorsivo. Ora, se l'ambito di applicazione della legge di Wackernagel viene precisato come la fräse centrale, anche i fenomeni di dislocazione rientreranno nella formulazione tradizionale. Anche gli avverbiali circostanziali (ε), infine, possono essere considerati elementi periferici e rientrano quindi nella generalizzazione appena formulata. Abbiamo mostrato finora che i fatti descritti da Fraenkel (e sulla sua scia da Adams e Janse) in base alia categoria intonativa del colon possono essere descritti in maniera altrettanto semplice in base alia categoria sintattica indipendentemente necessaria di fräse centrale. Resta da mostrare che la descrizione sintattica ё superiore alia descrizione intonativa. Si noti innanzitutto che una fräse dovrä in ogni caso avere una struttura intonativa e che quindi qualcosa come il colon sarä necessario per descriverne le sottounitä intonative; ё facilmente immaginabile che le singole frasi (clauses) verranno assegnate a unitä intonative indipendenti e che anche gli elementi periferici assumeranno un'unitä intonativa indipendente da quella della fräse centrale: la struttura sintattica e la struttura intonativa saranno dunque entro certi limiti omogenee. Ma, nonostante questo, le predizioni che le due analisi fanno, non sono le stesse. Riprendiamo l'es. (29a): il pronome debole ё collocato nel secondo colon, ma non potrebbe essere collocato nel primo (35): (29a) de triumpho autem | nulla me cupiditas umquam tenuit (35) *de triumpho autem me | nulla cupiditas umquam tenuit

Mentre una teoria sintattica che individui la fräse centrale come l'ambito della legge di Wackernagel, prevede direttamente il contrasto tra (29a) e (35), una

37

All'interno di una concezione della struttura frasale a costituenti dove le proposizioni subordinate sono un costituente della fräse matrice, nel caso in cui il primo costituente di una fräse sia una proposizione subordinata, si dovrä escludere che un pronome debole che appartiene sintatticamente alla principale, sia collocato a) dopo la prima parola della subordinata e b) immediatamente dopo la subordinata; il caso (a) puö essere escluso in base al principio universale per cui nessuna regola puö spostare elementi dalla principale in una subordinata, il caso (b) puö essere escluso se si assume che ogni proposizione subordinata in inizio di fräse si trova in realtä in una posizione periferica, come gli elementi dislocati (cf. с. II) - assunzione che sembra naturale per le subordinate avverbiali; per le proposizioni soggettive cf. Koster (1978).

147

t e o r i a b a s a t a sui cola поп ё in g r a d o di farlo, a m e n o di essere s u p p l e m e n t a t a da q u a l c h e p r i n c i p i o (sintattico) che p o s s a d i s t i n g u e r e tra cola c e n t r a l i e cola periferici. L o stesso r a g i o n a m e n t o v a l e , mutatis

mutandis,

p e r gli altri e s e m p i

discussi s o p r a . V e d i a m o d u n q u e c h e u n a t e o r i a c h e v e d e nel colon

l'ambito

di a p p l i c a z i o n e della legge di W a c k e r n a g e l , d e v e in o g n i c a s o essere integrata d a p r i n c i p i sintattici c h e s t a b i l i s c o n o q u a l e tra i v a r i cola c h e c o m p o n g o n o u n a f r ä s e , sia q u e l l o r i l e v a n t e ; essa p u ö d u n q u e f u n z i o n a r e s o l o in u n i o n e a u n a t e o r i a sintattica d e l l a struttura d e l l a f r ä s e . Q u e s t a t e o r i a sintattica non p o t r ä essere m o l t o d i v e r s a d a q u e l l a d e l i n e a t a s o p r a p e r c h e d o v r ä e s s e r e in g r a d o di f a r e le c o r r e t t e distinzioni f r a le v a r i e frasi che c o m p o n g o n o la f r ä s e c o m p l e s s a , e tra f r ä s e c e n t r a l e ed e l e m e n t i p e r i f e r i c i . D a q u e s t a discussione p o s s i a m o d u n q u e c o n c l u d e r e c h e la t e o r i a dei cola non solo e i n s u f f i c i e n t e a p r e d i r e la c o r r e t t a p o s i z i o n e degli e l e m e n t i d e b o l i , m a a n c h e inutile, p e r c h e d e v e essere integrata da u n a t e o r i a sintattica che in o g n i c a s o p r e d i c e indipend e n t e m e n t e gli stessi fatti. R i t o r n i a m o , p e r finire, al t e r z o dei criteri di F r a e n k e l p e r l ' i n d i v i d u a z i o n e dei cola, la p o s i z i o n e del vocativo. C o m e a c c e n n a t o sopra, f r a i contesti individuati d a l l a p o s i z i o n e del v o c a t i v o a b b i a m o delle strutture che non c o m p a i o n o f r a i c o n t e s t i i n d i v i d u a t i d a g l i altri d u e criteri. Q u e s t e s t r u t t u r e s p e s s o non r a p p r e s e n t a n o dei d o m i n i adatti a l l ' a p p l i c a z i o n e d e l l a l e g g e di W a c k e r n a g e l . II v o c a t i v o p u ö c o m p a r i r e , p e r es., d o p o u n s i n t a g m a interrogativo: (36) a quo tandem, Μ. Cato, est aequius consulem defendi quam a consule? (Cie. Mur. 3) 'By whom, pray, Marcus Cato, is a consul more appropriately defended than by a consul?' M a est in q u e s t a f r a s e ё e v i d e n t e m e n t e u n a f o r m a d e b o l e ( A d a m s 1994a, ch. 9) e q u i n d i , se il v o c a t i v o s e p a r a s s e d u e cola, la c o p u l a si t r o v e r e b b e in iniz i o di colon,

c o n t r a r i a m e n t e alle previsioni. N e l l o spirito della t e o r i a dei cola

d o b b i a m o d u n q u e c o n c l u d e r e che la p o s i z i o n e del v o c a t i v o non ё decisiva p e r la suddivisione d e l l a f r a s e in cola p e r c h e il v o c a t i v o p u ö o c c u p a r e altre posizioni oltre ai c o n f i n i tra cola: c o n q u e s t o i criteri p e r l ' i n d i v i d u a z i o n e dei cola s o n o ridotti a d u e , di cui u n o ё p r o p r i o la p o s i z i o n e degli e l e m e n t i d e b o l i , che la t e o r i a v o r r e b b e spiegare, l'altro ё u n a r g o m e n t o m e t r i c o , che a p p a r t i e n e a un u s o riflesso d e l l e strutture linguistiche. M a l'es. (36) ha a n c h e un altro interesse p e r u n a t e o r i a che p r e n d a c o m e a m b i t o di a p p l i c a z i o n e della legge di W a c k e r n a g e l delle unitä di t i p o intonativo: il v o c a t i v o c o m p o r t a n e c e s s a r i a m e n t e u n a r o t t u r a n e l l ' i n t o n a z i o n e , p e r cui la c o p u l a d e b o l e in (36) si trova in ogni c a s o all'inizio di un'unitä intonativa (anche se m a g a r i non di un colon),

e q u e s t o in c o n t r a d d i z i o n e c o n lo spirito

stesso di u n a t e o r i a c h e a p p u n t o v i e t a a q u e s t o t i p o di p a r o l e di c o m p a r i r e c o m e p r i m o e l e m e n t o di u n ' u n i t ä intonativa. A n a l o g o d i s c o r s o vale p e r il pron o m e d e b o l e mihi nella relativa in (37):

148

(37) quod mehercule, iudices, mihi non mediocriter ferendum videtur (Cie. Verr. 2-3-95) 'Wahrhaftig, ihr Richter, das darf man, scheint mir, nicht mit Gelassenheit hinnehmen'

Esempi come (36) e (37) mostrano dunque come поп solo una teoria basata sui cola, ma qualsiasi teoria basata sulle unitä intonative, non sia in grado di rendere conto della posizione degli elementi deboli in latino. 38 Una teoria a base sintattica, invece, поп avrä difficoltä a rendere conto degli esempi citati, una volta che si sia stabilito che il vocativo e invisibile per l'analisi sintattica: se infatti in (36)-(37) sopprimiamo i vocativi, gli elementi deboli sono collocati dopo il primo elemento della fräse (ricordiamo che anche tandem e mehercule fanno parte del gruppo degli elementi deboli) .39 In quanto precede abbiamo dimostrato che il ricorso alia categoria del colon per spiegare la posizione degli elementi deboli in latino поп e ne sufficiente, ne necessario. Non ё sufficiente perche una teoria basata sui cola, neanche nei limiti entro cui la utilizzano Adams (1994a,b) e Janse (1994), поп e in grado di predire in quale dei cola si troverä l'elemento debole. Non ё necessario perche, per funzionare, una teoria basata sui cola ha bisogno di appoggiarsi su una teoria sintattica che sia articolata in modo tale da prevedere indipendentemente proprio quei fatti che la teoria basata sui cola dovrebbe spiegare. Abbiamo poi dimostrato che qualsiasi teoria che si basi esclusivamente sulle unitä intonative, ё incapace di spiegare la posizione degli elementi deboli in latino. Quella parte dell'analisi di Adams e Janse che si basa sui concetto di colon, ё facilmente tradueibile in un'analisi sintattica basata sui concetto di fräse centrale; l'analisi sintattica ё anzi empiricamente superiore. Le collocazioni non spiegabili in base al colon vengono spiegate da Adams e Janse in base alia categoria semantico-pragmatica di Fuoco (gli elementi deboli possono trovarsi immediatamente dopo [la prima parola di] un sintagma focalizzato) - con questo nell'analisi viene introdotta una duplicitä di trattamento che sarebbe auspicabile eliminare. 40 Nel quadro di un'analisi generativa della struttura della 38

39

40

Anche in una teoria che distingua piü livelli nel componente fonologico (cf. n. 33), il livello dei cola dovrebbe in ogni caso essere il livello che assegna i contorni intonativi e quindi prende in considerazione anche le strutture parentetiche. A n c h e in portoghese, che ha un sistema di collocazione dei clitici molto simile a quello del latino (Salvi 1990), la presenza di un vocativo e irrilevante per il funzionamento delle regole: (i) a. Ninguem te poderia dizer... b. Ninguem, Joäo, te poderia dizer... (ii) а. О professor disse-me... b. О professor, Joäo, disse-/ne... Janse (1994, 143) argomenta speculativamente che un'unificazione sui piano ritmico-intonativo sarebbe possibile se gli elementi focalizzati in latino, come avviene in altre lingue, erano preceduti da una pausa: in questo caso la posizione dei clitici sarebbe dopo la prima parola о il primo sintagma che segue una pausa intonativa. L'accettazione di questa soluzione comporterebbe perö una revisione completa del concetto di colon, che verrebbe cosi a inglobare anche le unitä focalizzate.

149

frase, come quella che abbiamo tentato nel с. II, le lingue possono assegnare i costituenti focalizzati a una proiezione sintattica indipendente; nel caso del latino questa proiezione (F") coincide con la frase centrale. L'analisi a base sintattica che abbiamo tentato nel с. II e nella sezione precedente e dunque in grado di fornire un trattamento unificato della posizione degli elementi deboli in latino. 1.7. Appendice: I pronomi deboli dipendenti da un infinito Diamo qui di seguito una breve panoramica della collocazione dei pronomi deboli con l'infinito, piu che altro a scopo descrittivo. I fenomeni che prenderemo in considerazione hanno qualche importanza per l'evoluzione romanza, ma siccome il problema va oltre gli scopi di questa ricerca, ci limiteremo a qualche indicazione essenziale. La collocazione dei pronomi con l'infinito ё caratterizzata dal fatto che essi possono essere considerati sia come costituenti della subordinata all'infinito, sia come costituenti della frase reggente. II caso piü semplice si ha con i verbi a controllo о a sollevamento (cf. Graffi [1994, 7.4 e 8.1.1]), dove il soggetto dell'infinitiva поп ё espresso: i pronomi si comportano come costituenti della frase principale: 4 ' (38) a. Tu eum videlicet non potuisti videre (Cie. Farn. X V I . 1 7 . 2 ) 'You evidently could not have seen him' b. quid mihi nunc invideri potest? (Cie. Fam. IX.16.5) 'in what respect can I now be the object of envy at all?' c. si te victori nolles aut non auderes committere (Cie. Fam. VII.3.3) 'if you had neither the will nor the courage to throw yourself on the mercy of the conqueror' d. qui mihi audeat ista quae scribis adponere ... (Cie. Fam. IX.16.8) '(courageous enough) to set before me such fare as you describe...'

Nelle lingue romanze antiche troviamo la stessa situazione: con un buon numero di verbi che regge l'infinito la posizione dei clitici dipendenti dall'infinito έ obbligatoriamente con il verbo reggente (salita dei clitici): (39) a. (port.) comegou-hos de preguntar como... (D. Pedro 6.45) b. (sp.) que/ puede venir muy grand danno (Don Juan Manuel IX. 10) c. (fr.) nus le irrums äsaillir fierement ύ qu'il seit (de Kok 1985, 224) d. (prov.) que no-is рос tener qu'... (Razo 23) e. (it.) Voglio/o sapere da mia madre (Nov. 4.24)

Nelle lingue romanze moderne la salita ё generalmente facoltativa, in alcune non e piu possibile (cf. Salvi [1997a] per una breve panoramica). Nelle costruzioni con l'accusativo con l'infinito, il soggetto pronominale dell'infinitiva puö apparentemente funzionare come costituente della frase

41

Gli ess. (38a,b,d) corrispondono agli esempi della n. 19 del с. II. 150

r e g g e n t e (40) o p p u r e p u ö essere t r a t t a t o c o m e c o s t i t u e n t e d e l l a s u b o r d i n a t a infinitiva; in tal c a s o s e g u i r ä il p r i m o costituente di q u e s t a (41): 4 2 (40) Ego si te intellegerem plus conatum esse suscipere rei publicae causa muneris quam... (Cie. Fam. VI.22.2) 'If I believed that you had attempted in the interests of the state to undertake a task beyond...' (41) a. nisi audissem ex eodem [postridie te mane e Tusculano exiturum] (Cie. Fam. IX.2.1) 'had not that same Caninius informed me that you were leaving your Tusculan villa early next day' b. quod Tiro [ένερευθέστερον te sibi esse visum] dixerat (Cie. Att. XII.4.1) 'because Tiro had said you looked to him rather flushed' c. ...scripserunt ad eum sui [...] [multos ei molestos fore ...] (Cie. Fam. IX.6.1) '...his friends wrote [...] him [...] [that] many people there would [...] be an annoyance to him...' d. [Tum te mecum esse [...]] putato (Cie. Fam. XVI.17.2) '[Remember that] it is then you are at my side...' I p r o n o m i non s o g g e t t o , nella c o s t r u z i o n e di a c c u s a t i v o c o n l'infinito, si trov a n o g e n e r a l m e n t e a l l ' i n t e r n o della s u b o r d i n a t a , d o p o il p r i m o c o s t i t u e n t e : 4 3 (42)a. [Notum tibi omne meum consilium esse] volui, ut... (Cie. Fam. VII.3.5) Ί was anxious that my entire policy should be known to you, so that...' b. [...tum mihi cumulatissime satis facere] putato (Cie. Fam. XVI.17.2) '[Remember that] it is then you give me the most unbounded satisfaction' c. ex quibus intellexi [probari tibi meum consilium, quod...] (Cie. Fam. IX.18.1) Ί gathered from it that you approve my scheme...' C f r . a n c h e la posizione di sibi in (41b). 4 4 Essi p o s s o n o p e r o anche trovarsi nella f r a s e m a t r i c e ( e s e m p i o da A d a m s [1994a, 22]): (43) quod ei [summo esse odio nomen populi Romani] intellexissent (Hirt. Bell. Gall. VIII.7.5) 'because they had perceived that [to him] the name of the Roman people was most hateful' Q u e s t o e s e m p i o ё d o p p i a m e n t e interessante: la p o s i z i o n e di esse mostra che il p r i m o costituente dell'infinitiva ё summo 42

43

44

e q u i n d i 1) il p r o n o m e d e b o l e e col-

II soggetto pronominale puö pero anche occorrere all'inizio dell'infinitiva - in questo caso sara una forma forte: (i) ...[se postridie mane ad te iturum esse] dixisset (Cie. Fam. IX.2.1) '...told me he was going to you early on the following day' In quei casi in cui il pronome sta all'inizio dell'infinitiva, avremo pronomi forti: (ii) Spero ex tuis litteris [tibi melius esse] (Cie. Fam. XVI.22.1) 'Your letter makes me hope that you are better' La posizione del Dativo sibi dopo l'Accusativo te in questo esempio (contro la generalizzazione della sez. 1.5) potrebbe essere dovuta a due ragioni: о te e considerate soggetto, nonostante il caso morfologico, e quindi precede il pronome obliquo, о i riflessivi seguono i pronomi non riflessivi come in serbo-croato (cf. n. 28). A l momento non abbiamo element! per decidere la questione.

151

locato nella f r a s e matrice, e 2) la struttura della subordinata viene conservata ed ё dunque il pronome che viene estratto dalla subordinata - non abbiamo cioe ristrutturazione di una struttura di subordinazione in una f r a s e semplice, ma spostamento del pronome fuori della subordinata, 4 5 spostamento possibile non soltanto con gli elementi deboli, ma anche con costituenti normali, come mostra l'esempio seguente: 4 6 (44) Illud tarnen vel tu [me monuisse] vel [censuisse] puta vel [propter benevolentiam tacere non potuisse], ut... (Cie. Fam. IV.8.2) 'Anyhow, please take it either as my advice to you, or my definite opinion, or as something which out of kindness I could not suppress, when I urge you to...'

2. La posizione dei clitici nelle lingue romanze antiche R i a s s u m i a m o qui brevemente le principali generalizzazioni sulla posizione dei clitici nelle lingue romanze antiche alia luce di quello che sappiamo sulla struttura della f r a s e ( 2 . 1 ) . Siccome a b b i a m o utilizzato ampiamente la posizione dei clitici nell'argomentazione sulla struttura della f r a s e romanza antica (cf. I I I . i ) , dovremo giustificare la correttezza dell'argomentazione usata (2.2). Cercheremo infine di schizzare un'ipotesi esplicativa che renda conto dei fatti osservati e che possa essere utilizzata nella spiegazione dell'evoluzione dal latino al romanzo (2.3).

2 . 1 . 1 fatti 2 . 1 . 1 . Frase principale Nelle strutture V 2 i clitici occorrevano immediatamente davanti al verbo (cf. [45] e gli ess. [1]—[4.] del с. I l l ) ; se la posizione preverbale non era occupata da un costituente realizzato foneticamente, i clitici occorrevano immediatamente dopo il verbo (cf. [46] e gli ess. [5] del с. I l l ) : 4 7 (45) X cl V ... a. S cl V ...: questa mi sembra ρίύ bella e di maggiore valuta (Nov. 4.12) b. О cl V ...: che domanda mi fate voi? (Nov. 4.19) c. PP cl V ...: di grande scienzia ti tegnio (Nov. 4.17) d. Adv cl V ...: manifestamente Z'ö veduto innelle cose la ov'... (Nov. 4.17) (46) V e l ... fuIi detto che... (Nov. 4.4) 45

46

47

Possiamo supporre che in (43) ei sia aggiunto al complementatore, come nel tipo (5) di collocazione di 1.5. Questo parallelismo con i sintagmi normali nei fenomeni di estrazione costituisce un argomento a favore della natura di sintagma dei pronomi deboli (cf. V.i). Quando la sez. 1 del c. III contiene giä un'esempliflcazione esaustiva dei singoli tipi per le principali lingue romanze, qui ci limiteremo a citare un esempio italiano antico con l'aggiunta di un richiamo agli esempi rilevanti.

152

L a presenza di elementi periferici non influiva sulla posizione dei clitici (cf. [47] e gli ess. [ 7 ] - [ ю ] del с. I I I ) : (47) Perif I X cl V ... / Perif | V cl ... a. Allora | lo re si rinchiuse in una camera con questo greco (Nov. 4.27) b. tutti coloro de la terra ch'erano colpevoli, | il Grande Cane li fece uccidere (Vanelli 1986, 262) c. se-nno la dirai, | io ti faro di villana morte morire (Nov. 4.22) d. Essendo poveramente ad arnese, | mise.v; ad andare ad Allexandro (Nov. 5-2) 2.1.2. Frasi subordinate Nelle subordinate a struttura V 2 i clitici occorrevano immediatamente davanti al verbo (cf. [48] e gli ess. [13c,d,e] del c. III). L o stesso accadeva anche quando la posizione preverbale non era occupata da un elemento realizzato foneticamente (49): (48) que X cl V ... a. que S cl V ...: che uno pane intero li fosse dato per die alle spese di sua corte (Nov. 4.15) b. que PP cl V ...: che di tutte le cose i'intendi (Nov. 4.9) c. que Adv cl V ...: che allora m'aviddi di cui voi eravate figliuolo (Nov. 4.34) (49) que cl V ... a. (port.) que Ih 'afroxassem a cinta (D. Pedro 1.29) b. (sp.) de que me vino mucho mal (Don Juan Manuel IX.5) c. (fr.) s'i fust Ii reis (Dardel/de Kok 1996, 75) d. (prov.) cant s'en tornava (Razo 39) e. (it.) che m'e fatto conto che... (Nov. II.15) Quando la subordinata conteneva elementi periferici, troviamo gli stessi ordini che nelle principali: clitici preverbali nei casi di V 2 (cf. [50] e gli ess. [14a,b] del c. I l l ) , clitici postverbali nei casi di V i (cf. [ 5 1 ] e gli ess. [16a] e [17a] del c. I I I ) : 4 8 (50) que Perif I X cl V... che se per tu' conforto il su' dispende a torto e torna in basso stato | tu ne sarai biasmato (Tes. 1699) (51) que Perif | V cl... che, se ti truova molle, | piglieränne baldanza (Tes. 2050)

2.1.3. Strutture di tipo arcaico Nelle principali di tipo arcaico, in portoghese e spagnolo antichi i clitici seguivano immediatamente M e m e n t o focalizzato (cf. [52] e gli ess. [29] del с. I l l ) ; nelle subordinate seguivano immediatamente il subordinatore (cf. [53] e gli ess. [24a,c] del c. I I I ) ; se perö era presente anche un elemento focalizzato, i clitici 48

La situazione ё leggermente piü complicata, ma qui riproduciamo soltanto i fatti che corrispondono agli stati di lingua piü arcaici; cf. la discussione in III.1.2.1. 15З

potevano seguire о il subordinatore (54a) о M e m e n t o focalizzato (cf. [54b] e l'es. [30a] del с. I l l ) ; se era presente anche un elemento periferico, seguivano l'elemento focalizzato (54c): (52) Perif I X c l ... V ... (port.) se ηδ, I logo vos agora matarei (Cronica 471.14) (53) que c l . . . V ... (port.) se se essa Stevaya Periz, nossa fila, cassar (Doc. 138.12) (54) que cl X F . . . V ... / que (Perif | ) X F c l ... V ... a. (port.) que the logo el-rrei nom mandou cortar a cabega (D. Pedro IX.33) b. (port.) que sempre vos eu amey (Cronica 459.21) c. (port.) que todollos filhos dos seus altos homees [...], | logo os eile tomava (Cronica 446.2)

Nelle altre lingue romanze si osservano solo scarse tracce di questo tipo di collocazione dei clitici (Renzi 1989,369η; Dardel/de K o k 1996,66-71). II francese antico, per es., anche nelle frasi con struttura di tipo arcaico ha i clitici in posizione adverbale (preverbale - cf. ess. [27b], [28d,e] e [32c] del с. I l l ) ; la collocazione dei clitici dopo l'introduttore di subordinazione e conservata solo nelle subordinate all'infinito: (55) a. sanz lui mot dire (Dardel/de Kok 1996, 70) b. pour leur bien fere (ibid.)

2.1.4. Riassunto Abbiamo riassunto i risultati delle tre sezioni precedenti nella Tabella II. C o m e nel caso della Tabella I (cf. supra 1.3), anche qui la parte periferica della frase поп e stata presa in considerazione. Nel tipo di frase romanzo, i clitici si collocano prima del verbo se la posizione preverbale (Specificatore di T/F") ё occupata da un costituente realizzato foneticamente (casi [a]) о se il verbo ё preceduto da un subordinatore (caso [b] della subordinata); altrimenti si collocano dopo il verbo (caso [b] della principale). Nel tipo di frase arcaico (in maniera produttiva solo in alcune lingue), i clitici seguono l'elemento focalizzato (principali e caso [b] della subordinata) о il subordinatore (casi [a] e [b] della subordinata).

I / princ. sub.

struttura di frase

pronome clitico dopo

a.

[t/f-X [τ/F'V [г·.·]]]

X

(45)

b.

[ t / f - [ t / f V [,-...]]]

V

(46)

a.

[ c . q u e [ T/F »X [ T / F V [,

X X

(48)

b.

[ c »que [ X/F „ [τ/p'V [,....]]]]

que

(49)

[F.X[r...V...]]

X X

(52)

a.

[ c u 4 u e [i-.-.V...]]

que

(53)

b.

[ r que Ι,.· X I, ...V..,|1|

que/X

(54a)/(54b)

II/princ. sub.

Tabella II 154

]]]]

2.2. II problema metodologico Nei c. I I - I I I abbiamo stabilito la struttura di fräse del latino e delle lingue romanze antiche, in particolare la distinzione tra fräse centrale e periferia, in base alia posizione dei pronomi deboli e clitici. Nel presente capitolo abbiamo descritto la posizione degli stessi pronomi inserendoli nella struttura postulata nei capitoli precedenti. Evidentemente si tratta di un procedimento circolare se non si puö dimostrare che esiste una generalizzazione empiricamente verificabile dalla quale possono essere derivate le relazioni tra struttura di fräse e posizione dei pronomi deboli/clitici. Questa generalizzazione ё stata individuata per la prima volta da Joseph Huber nel suo manuale di portoghese antico (Huber 1933, § 338): «Wenn das Objekt (Nomen) den Satz beginnt bzw. dem Prädikat vorangeht, so sind folgende Stellungen des Pronomens zu beobachten: 1 . N a c h d e m P r ä d i k a t ( V e r b ) : Wenn das nominale Objekt dem Prädikate vorausgeht und durch ein Pronomen wieder aufgenommen wird, so wird dieses dem Verbum angehängt: Teus comeres || guarda-ospera ty (Fab. 12). [...] 2 . V o r d e m P r ä d i k a t ( V e r b ) : Tall serviqo Ihe pode fazer huum homem pequeno (Fab. 46). [...]»

La spiegazione, non esplicitata in questo caso specifico, si basa sulla teoria di Meyer-Lübke (1897), secondo la quale i pronomi erano enclitici al primo elemento della fräse: nel caso (2) l'accento principale cadeva sull'oggetto, mentre nel caso (1) cadeva sul verbo, quindi nel caso (2) «ist [...] nach dem [Objekte] (d. h. also zwischen [Objekte] und angehängtem Pronomen) eine (auch noch so kleine) Sprechpause ([...] durch || angedeutet) überhaupt nicht möglich,» nel caso (1) «dagegen ist eine Pause nach dem [Objekte] wohl denkbar und möglich» (§ 334) - questa pausa avrebbe impedito l'enclisi del clitico all'oggetto nel caso (1). La generalizzazione e stata poi discussa da Ramsden (1963, 84-89), che da una spiegazione semantica piuttosto vaga, da Skärup (1975, VII.2), che la mette in relazione alla distinzione fräse centrale-periferia, e da Salvi (1991b, sezz. 4-5), che ne approfondisce i risvolti metodologici e arricchisce l'argomentazione. Vediamo ora brevemente in che maniera la generalizzazione di Huber possa essere usata come base per la determinazione dei rapporti tra struttura di fräse e posizione dei clitici. Innanzitutto dobbiamo rifiutare la spiegazione prosodica di Huber: evidentemente non ё la presenza di una pausa che impedisce la posizione preverbale dei clitici nel caso (1), perche, come abbiamo visto in 1.6 per il latino, la pausa che accompagna una parentetica о un vocativo non influenza la posizione delle forme deboli о dei clitici - questo vale anche per le lingue romanze antiche (Skärup 1975, VIII.2), come mostrano i seguenti esempi dove il clitico e preverbale nonostante sia preceduto senza dubbio da una pausa prosodica:

155

(56) a. Et je, fet il, i irai donques (Skärup 1975, 420) b. l'autre, ce m'est vis, Ii out par dedesus gete (Skärup 1975, 421) c. Por che, biax amis, vos chastoi de trop parier (Skärup 1975, 423) L a d i f f e r e n z a deve dunque essere piü p r o f o n d a , deve riflettere una diversa strutturazione della fräse, di cui la differenza prosodica e solo un riflesso secondario. II fatto interessante della generalizzazione di Huber che vorremmo sfruttare qui, ё che a b b i a m o enclisi se il clitico ё un clitico di ripresa (o meglio, come precisato da R a m s d e n [cit.], se il gruppo di clitici contiene un clitico di ripresa), mentre abbiamo proclisi nel caso contrario. A b b i a m o cioe la situazione esemplificata in ( 5 7 ) - ( s 8 ) : (57) а. b. (58) а. b.

О; V cl; *Oj clj V O; cl· V »О, V clj

D o b b i a m o chiederci prima di tutto come mai abbiamo un clitico di ripresa in (57). L a spiegazione piü semplice ё che (57) sia una struttura con f r ä s e centrale e periferia: l'oggetto diretto nominale ё nella periferia, quello pronominale nella f r ä s e centrale. Questa soluzione deriva direttamente dal Criterio T h e t a di C h o m s k y (1981), che possiamo assumere sia un principio universale che regola le strutture sintattiche e che impone una corrispondenza biunivoca tra argomenti di un predicato e la loro realizzazione sintattica. Se l'ambito di applicazione del Criterio Theta έ la fräse centrale, da questo consegue che solo una delle due realizzazioni sintattiche dell'oggetto diretto in (57) si trova nella f r ä s e centrale. 4 9 (57) dovrä dunque avere la struttura (59): (59) а. О; I V cl; b. *Oj I cl; V In (58) invece l'argomento oggetto diretto ha un'unica realizzazione e questa appartiene quindi alla f r ä s e centrale: (60) a. I 0 | cl: V b. * I O j V c l j

49

Questo non puö essere che il pronome clitico, che ё sempre adiacente al verbo nelle struttura di tipo romanzo, diversamente dall'oggetto nominale (v. nota seguente). Siccome in alcune varietä romanze certi tipi di argomenti (non in posizione periferica) sono obbligatoriamente duplicati con un clitico (i), bisogna escludere che nelle lingue romanze antiche si tratti dello stesso fenomeno. Per una dimostrazione cf. Salvi (1991b, sez. 5): (i) (lombardo di Locarno [Canton Ticino]) a g mandi 1 рак al Pepp

156

S e prendiamo ora assieme ( 5 9 ) e (60), possiamo stabilire la relazione che esiste tra posizione dei clitici e struttura di frase: il clitico e situato sempre d o p o il primo elemento della frase centrale, da cui la grammaticalita di ( 5 9 a ) / ( 6 o a ) e l'agrammaticalitä di ( 5 9 b ) / ( 6 o b ) . s ° Per le lingue r o m a n z e antiche a b b i a m o d u n q u e un f e n o m e n o sintattico empiricamente controllabile su cui basare la relazione tra posizione dei clitici e struttura di frase e questo assicura che le ipotesi del c. I I I e della presente sezione non si basano su un ragionamento circolare. L a situazione, nel caso del latino, si presenta piü complicata e una dimostrazione sintattica del tipo appena esposto non ё possibile. L e difficoltä sono d o v u t e e s s e n z i a l m e n t e al fatto che non a b b i a m o u n a distinzione morfologica tra forme forti e forme deboli. S e prendiamo una struttura con ripresa pronominale, possiamo supporre anche qui che il costituente nominale sia in posizione periferica e quello pronominale sia nella frase centrale^ 1 II problema e che troviamo sia esempi in cui il pronome di ripresa segue immediatamente l'elemento periferico ( 6 1 a ) , sia esempi in cui segue il primo costituente d o p o l'elemento periferico ( 6 1 b ) : 5 2 (61) a. ceterae philosophorum disciplinae [...], | eas non modo nihil adiuvare arbitror... (Cie. De fin. 3 . 1 1 ) 'All other philosophical systems [...] do not merely, as I hold, give us no assistance...'

50

51

52

I fenomeni di ripresa possono essere usati anche per dimostrare che nella frase centrale davanti al verbo finito ё disponibile una sola posizione strutturale: nelle strutture O X V , dove l'oggetto diretto non precede immediatamente il verbo, se l'oggetto diretto ё determinato, appare sempre un clitico di ripresa (cf. ess. [8a,c,d] del с. I l l ) - l'oggetto diretto nominale si trova dunque in posizione periferica; nelle strutture OV, invece, come abbiamo visto, non e cosi. Possiamo quindi concludere che la frase centrale dispone di una sola posizione preverbale. Cf. Skärup (1975, V I I I . 3 . 2 ) e Salvi (1991b, 4.1.1). - Skärup (cit.) cita alcune eccezioni alia generalizzazione appena vista, casi cioe di ordine O X V senza ripresa pronominale: alcuni saranno esempi del tipo di struttura arcaico (cf. per es. [32a] del c. III); altri sembrano piü difflcili da trattare, ma sono pochissimi. Un'eccezione sistematica ё quella citata alia η. 1 del с. III. L a situazione e in realtä piü complicata perche un pronome che riprende un sintagma nominale all'interno della stessa frase estesa, puö essere anch'esso in posizione periferica, se forte, come nell'esempio italiano (i); un esempio di questo tipo ё forse (ii): (i) Piero, lui, | davvero non lo vuole vedere nessuno. (ii) Q u a e igitur studia magnorum hominum sententia vacationem habent quandam publici muneris, iis concedente re publica cur non abutamur? (Cie. Fam. IX.6.5) 'If such studies then, in the opinion of distinguished men, can o f f e r a sort of holiday from public duties, why should we, now that the State permits it, fail to make full use of them?' M a si noti che (ii) rappresenta il tipo arcaico della costruzione relativa indoeuropea (Massimo Vai, c.p. - cf. Kiparsky [1995]), per cui I'iis di questo esempio non έ forse il caso piü chiaro di pronome di ripresa. (61a) corrisponde all'es. (i) della n. 4 del с. II; (61b) all'es. (33) di questo capitolo. - Si noti che un'ulteriore difficoltä pratica ё costituita dal fatto che l'uso di un pronome debole come ripresa έ rarissimo, per le ragioni esposte alia n. 4 del с. II.

157

b. tuus autem dolor | humanus is quidem, sed magno opere moderandus (Cie.

Au. XII.10) 'But your grief, though it is a kindly weakness, should be kept well in check'

II contrasto schematizzato in (59) qui поп ё direttamente controllabile. Abbiamo pero anche esempi come (62) (da Jones [1991, 86]): (62) sed urbana plebes, | ea uero praeceps erat de multis causis (Sail. Cat. 37.4) 'But the city populace in particular acted with desperation for many reasons'

Sappiamo che vero ё una parola enclitica (diversamente dalle forme pronominali non si trova mai in prima posizione assoluta), quindi possiamo dedurre che il pronome che lo precede sia una forma forte (cioe una forma che si comporta come le forme lessicalmente piene dopo le quali si trova normalmente vero). 53 Da questo potremmo anche dedurre che tutti i pronomi che si trovano in prima posizione sono forme forti (quindi anche quello in [61a]), e, e contrario, che quelli che non si trovano in prima posizione, ma dopo il primo costituente siano forme deboli. Potremmo quindi concludere che anche per il latino vale la relazione tra forme deboli e struttura di frase: le forme deboli occorrono dopo il primo costituente della frase centrale, come mostra (61b). Si noterä che il ragionamento appena abbozzato ё tutt'altro che cogente: ci sono almeno due passaggi che si basano su estensioni non dimostrate a livello sintattico (se il pronome di [62] ё forte, lo έ anche quello di [61a] perche occupa la stessa posizione nell'ordine lineare; se il pronome di [61a] ё forte, allora quello di [62b] ё debole perche occupa un'altra posizione nell'ordine lineare). Se potessimo individuare direttamente le forme deboli, questa difficoltä non sussisterebbe e l'esistenza di (61b) e la non esistenza del corrispondente di (61a) con una forma debole costituirebbero evidenza sufficiente a provare la relazione desiderata. II tipo di evidenza utilizzabile puö dunque solo essere di carattere misto, semantico-sintattico, in base all'assunzione del parallelismo tra morfosintassi (debole/forte) e semantica (referente atteso/inatteso) di cui abbiamo fatto uso nella sez. 1. Abbiamo poi naturalmente anche delle prove indirette, come per es. l'evidenza comparativa di altre lingue indoeuropee che distinguono morfologicamente e/o graficamente forme forti e forme deboli (come per es. il sanscrito e il greco antico) e che mostrano fenomeni sintattici molto simili, se non uguali, a quelli del latino.

53

Dal punto di vista semantico, poi, vero, come autem, serve, nella strutturazione del testo, a segnalare un Tema nuovo e possiamo supporre che un Tema nuovo, in quanto non atteso, deva essere una forma forte.

158

Nonostante una dimostrazione strettamente sintattica della relazione tra struttura di frase e posizione delle forme pronominali deboli non sia possibile, l'evidenza raccolta nel с. II e nella sez. ι di questo capitolo in base all'assunzione del parallelismo tra sintassi e semantica o f f r e un quadro talmente coerente delle strutture sintattiche del latino che non puö essere il frutto del caso. Gli eventuali errori di interpretazione nei singoli esempi (inevitabili, dato il metodo utilizzato) potranno modificarlo nei particolari, ma non nelle linee essenziali, che sono confortate del resto da una lunga tradizione di studi.

2.3. L a posizione dei clitici nella struttura di frase Assumeremo, in linea con la gran parte della ricerca sull'argomento, che i clitici delle lingue romanze antiche sintatticamente fossero teste (e non sintagmi, come i pronomi deboli del latino - su questa differenza torneremo piu in dettaglio in V.i). Come il loro comportamento dimostra, non si tratta di parole a pieno titolo (non possono essere il centra di un sintagma) e hanno bisogno di appoggiarsi sintatticamente a un'altra testa: nel caso dei clitici romanzi questa e la testa che Ii regge sintatticamente, cioe il verbo, 5 4 per cui i clitici si aggiungono alia sua sinistra. 55 Questo sarebbe sufficiente per spiegare tutti i casi di proclisi del tipo romanzo; l'enclisi nelle principal! a verbo iniziale impone perö di dire qualcosa di piu. Molte lingue romanze mostrano chiare tracce del fatto che i clitici originariamente dovevano appoggiarsi fonologicamente alia parola precedente (che ё quello che ci aspettiamo a partire dai fatti latini; cf. l'approfondito studio di Melander [1928]). Si vedano i seguenti esempi che mostrano come il clitico venga sillabificato con la parola precedente (da Melander [1928, 26, 3 3 , 4 0 , 4 6 , 59]): (63) a. b. c. d. e.

54

55

(sp.) A q u i m parto de vos (cat.) nostra fe's puscha provar (fr.) por queii portat ta medre? (prov.) per a i z o m fas e chaitiveza star (it.) Per me'/ dico

In realtä le cose sono piu complicate: in molte costruzioni non si tratta del reggente lessicale di cui i clitici realizzano gli argomenti, ma del verbo finito (ausiliare) che a sua volta regge il verbo lessicale. I clitici possono dunque salire a una testa verbale piü alta (se non attraversano qualche barriera sintattica - non possono per es. essere estratti da una subordinata avverbiale). L a ragione della salita potrebbe essere che i clitici, che realizzano argomenti del verbo, cercano la testa in cui, attraverso i tratti di accordo, viene realizzato anche l'argomento soggetto. - In V.3.1 vedremo che le cose stanno veramente in questo modo e che la testa a cui i clitici devono appoggiarsi ё la flessione personale. In quanto segue, per semplicitä espositiva, parleremo sempre del verbo finito come appoggio sintattico dei clitici. L'aggiunzione a una testa morfologica avviene sempre a sinistra - cf. Di Sciullo/Williams (1987, ch. 2).

159

Benche nei periodi piu tardi delle lingue romanze la classe di parole che poteva servire da appoggio fonologico alle forme enclitiche preverbali, si andasse restringendo e i clitici si appoggiassero sempre piü frequentemente al verbo anche fonologicamente, possiamo considerare che l'enclisi fonologica alia parola precedente fosse la regola nel periodo piü antico che prendiamo come punto di riferimento. Abbiamo dunque il seguente sistema: nella sintassi, i clitici, non essendo parole indipendenti, si aggiungono alia sinistra del verbo finito che si trova nella testa della proiezione funzionale T/F" - avremo cosi, per le strutture riassunte nella prima parte della Tabella II: (64) a.

160

T/F"

que

T/F"

T/F'

Essendo elementi enclitici, essi si appoggiano fonologicamente alia parola che Ii precede all'interno della fräse centrale. Questo e possibile in maniera diretta per i casi (a) e (c), dove lo Specificatore di T / F " e occupato da un costituente realizzato fonologicamente; per il caso (d) possiamo assumere (come in 1.5) che il subordinatore sia un'estensione naturale della fräse centrale e conti quindi come il suo primo elemento: 5 6 (64') a. X = c l V... c. que X = c l V... d. que=cl V...

Nel caso del tipo (b), mancando un elemento che preceda il clitico, il clitico si sposta dopo il verbo al quale puö cosi appoggiarsi encliticamente: (64') b. V = c l . . .

Una prova che l'enclisi al verbo sia la conseguenza di una regola fonologica e non di una regola sintattica potrebbe essere la seguente: nel caso di una coordinazione di verbi in posizione iniziale, il clitico si mette normalmente solo dopo il primo verbo della struttura coordinata, come notato in I.3.2, da cui riprendiamo l'esempio: (65) defoule la et ensanglente

II clitico non puö invece apparire dopo l'intera struttura coordinata: (66) *defoule et ensanglente la

Sappiamo d'altra parte che un clitico puö normalmente precedere una coordinazione di verbi: (67) Li miens .s'aparoille et atorne (Skärup 1975, 248)

56 Usiamo qui il simbolo ' = ' per indicare la clisi fonologica e distinguerla dall'aggiunzione sintattica, indicata con ' - ' .

161

II contrasto tra (65) e (66) trova una spiegazione immediata se ammettiamo che la sintassi genera una struttura come (65') e in seguito nella fonologia il clitico si sposta dopo la prima parola della fräse,57 a cui si puö appoggiare encliticamente: (65') (*) la defoule et ensanglente

Se lo spostamento del clitico fosse sintattico, ci aspetteremmo come risultato (66), per l'applicazione delle regole sintattiche secondo il principio dell'A-suA.58

Se passiamo ora alla seconda parte della Tabella II, vediamo che la collocazione dei pronomi e esattamente uguale a quella del latino. Ci dobbiamo dunque chiedere se i pronomi che compaiono in queste strutture siano ancora forme deboli come quelle del latino (cosi Fontana [1997] e in parte Rivero [1997]), о siano invece clitici come le forme che compaiono nelle strutture innovative. Non sembra molto probabile che all'interno di uno stesso sistema una stessa forma morfologica potesse rappresentare due categorie sintattiche fondamentalmente distinte come il sintagma e la testa. Inoltre, nelle lingue romanze antiche non abbiamo nessuna evidenza che dimostri il carattere di sintagma dei pronomi non tonici (come per es. la possibility di essere retti da una preposizione - cf. V.1.2). Possiamo dunque assumere che anche i pronomi che compaiono nella struttura di tipo arcaico fossero teste. La differenza di posizione rispetto alla struttura di tipo innovativo deve probabilmente essere collegata al fatto che nella struttura arcaica il verbo non sale a una proiezione funzionale superiore a I": se i pronomi, come elementi grammaticali, si trovano nella parte superiore di I", non e possibile una loro aggiunzione al verbo lessicale (finito), che si trova in ogni caso in una posizione piu bassa (le regole sintattiche spostano elementi solo all'insü). Possiamo pensare che lo spostamento sintattico, nelle strutture arcaiche, non essendo possibile, non e neanche necessario (in ogni caso non ё visibile: i clitici sono i primi elementi di I"); nella fonologia essi si attaccano poi encliticamente alla parola che Ii precede (valgono qui le stesse precisazioni che per il latino; per il tipo [b] delle subordinate abbiamo anche uno spostamento facoltativo del clitico in un dominio sintattico superiore, sempre come in latino). Questa analisi e piü indicativa che altro e in quanto segue non ci occuperemo piu di queste strutture. Ε perö importante ricordare che nelle lingue romanze diverse dallo spagnolo e dal portoghese anche nella struttura

57

58

D o p o la prima parola perche il clitico ё una testa (in base alia generalizzazione della sez. 1.5). - Rivero (1997, 4.2) analizza in maniera diversa esempi serbo-croati e bulgari simili a (65), supponendo che il secondo verbo regga una categoria vuota coreferenziale con il primo clitico. Se [l'elemento] X della categoria A e incluso in un sintagma piü esteso ZXW, anch'esso della categoria A, allora nessuna regola applicabile alla categoria A si applica a X (ma soltanto a ZXW). Cf. Chomsky (1975, Appendice 2).

162

di t i p o a r c a i c o i clitici s o n o a d v e r b a l i ( p r e v e r b a l i - cf. III.1.2.2). U n a spiegaz i o n e p o t r e b b e essere che la struttura a r c a i c a di s p a g n o l o e p o r t o g h e s e cons e r v a s s e a n c o r a la b i p a r t i z i o n e f r a p a r t e s u p e r i o r e g r a m m a t i c a l e e p a r t e inferiore lessicale a l l ' i n t e r n o di I", che era tipica del latino ( d o v e q u i n d i i p r o n o m i e r a n o s e m p r e piu alti che il v e r b o lessicale), m e n t r e le altre l i n g u e r o m a n z e , in a s s e n z a d e l l a massiccia e v i d e n z a p r o v e n i e n t e d a i f e n o m e n i W a c k e r n a g e l , non avessero piu questa distinzione: i p r o n o m i o c c o r r e v a n o alio stessso livello degli e l e m e n t i lessicali, piü in b a s s o del v e r b o lessicale finito, e q u i n d i si p o t e v a n o a g g i u n g e r e a questo.®

3. Dal latino alle lingue romanze antiche In b a s e alle d e s c r i z i o n i d e l l e sezz. 1.5 e 2.3, f r a il sistema dei p r o n o m i d e b o l i del l a t i n o e q u e l l o dei p r o n o m i clitici delle strutture i n n o v a t i v e r o m a n z e sussistono d u e d i f f e r e n z e essenziali: 1) i p r o n o m i d e b o l i del latino s o n o s i n t a g m i , i clitici d e l l e l i n g u e r o m a n z e antiche s o n o teste (su q u e s t o cf. V . i ) : 2) n e l l a sintassi, in l a t i n o i p r o n o m i d e b o l i s o n o c o l l o c a t i a l l ' i n i z i o di I" (in a l c u n i casi p o s s o n o salire in u n d o m i n i o sintattico s u p e r i o r e ) , nelle l i n g u e r o m a n z e i clitici s o n o aggiunti al v e r b o

finito.

E v i d e n t e m e n t e le d u e d i f f e r e n z e s o n o in q u a l c h e m a n i e r a c o l l e g a t e : i clitici r o m a n z i s o n o t e s t e , m a n o n p a r o l e i n d i p e n d e n t i , h a n n o q u i n d i b i s o g n o di u n a p a r o l a a cui essere aggiunti a livello della sintassi; i p r o n o m i d e b o l i latini i n v e c e , p e r le p r o p r i e t ä sintattiche d e l l a f r a s e latina o c c o r r e v a n o a l l ' i n i z i o di I", m a non a v e v a n o b i s o g n o di u n a p p o g g i o se non f o n o l o g i c o . A livello d e l l ' o r d i n e superficiale d e g l i e l e m e n t i la d i f f e r e n z a piü e v i d e n t e tra il sistema latino e il sistema r o m a n z o consiste nel f a t t o che i clitici r o m a n z i s o n o s e m p r e adverbali. Q u e s t a d i f f e r e n z a , c h e avrä u n r u o l o e s s e n z i a l e nella nostra ipotesi ricostruttiva (V.2), e u n a c o n s e g u e n z a del c a m b i a m e n t o indipend e n t e m e n t e a v v e n u t o nella struttura di f r a s e : in latino i p r o n o m i d e b o l i e r a n o strutturalmente adiacenti al v e r b o solo nelle frasi a v e r b o iniziale, u n a o p z i o n e m i n o r i t a r i a rispetto alle frasi a v e r b o finale; per contro, nel p r o c e s s o di f o r m a z i o n e d e l l e l i n g u e r o m a n z e la salita del v e r b o diventa g e n e r a l e e tutte le frasi h a n n o cosi il v e r b o in p r i m a о s e c o n d a p o s i z i o n e - in c o n s e g u e n z a di q u e s t o i p r o n o m i in p o s i z i o n e W a c k e r n a g e l v e r r a n n o a trovarsi a u t o m a t i c a m e n t e in u n a p o s i z i o n e s t r u t t u r a l m e n t e a d i a c e n t e al v e r b o in tutte le frasi.

59

Nelle infinitive del francese antico, che permettevano clitici non adverbali, il verbo occuperebbe una posizione piü bassa nella struttura che non il verbo finito (questo fenomeno ё ben noto dal francese moderno: Pierre ne dort pas /Ne pas dormir serait une erreur - cf. Pollock [1989]). 163

II p r o b l e m a del c a m b i a m e n t o dal l a t i n o al r o m a n z o antico, in q u e s t a p r o spettiva, si riduce dunque al problema di sapere c o m e e perche i pronomi deboli s i a n o diventati clitici. E s s o e p e r ö c o m p l i c a t o d a l f a t t o che non s a p p i a m o se q u e s t o p a s s a g g i o sia a v v e n u t o p r i m a , p a r a l l e l a m e n t e о d o p o il c a m b i a m e n t o d e l l a struttura di f r ä s e . O r a , non ё p r o b a b i l e che il c a m b i a m e n t o nella natura dei p r o n o m i sia a v v e n u t o p r i m a del c a m b i a m e n t o nella s t r u t t u r a di f r ä s e : se c o s i f o s s e , ci aspett e r e m m o c h e , nelle frasi a v e r b o finale e s e n z a f o c a l i z z a z i o n e , i clitici latini, e s s e n d o teste, si a g g i u n g e s s e r o e n c l i t i c a m e n t e alla p r i m a p a r o l a d e l l a f r ä s e (e non al p r i m o c o s t i t u e n t e ) , c o m e a b b i a m o v i s t o in 2.3 p e r il r o m a n z o antico. N e s s u n a t e n d e n z a di q u e s t o tipo e c o n s t a t a b i l e nei testi latini tardi e v o l g a r i , d o v e anzi si nota u n a r e c e s s i o n e dei casi in cui u n p r o n o m e o c c o r r e nel m e z z o di un s i n t a g m a ( A d a m s 1994b, § 10). R e s t a d u n q u e la possibilitä che i due processi si siano svolti p a r a l l e l a m e n t e о che il c a m b i a m e n t o nella n a t u r a dei clitici a b b i a s e g u i t o l ' e v o l u z i o n e nella struttura di f r ä s e ; s i c c o m e p e r ö q u e s t ' u l t i m a si e svolta in d u e fasi (cf. III.3), a n c h e altre c o m b i n a z i o n i s o n o possibili. V e d i a m o a l c u n e possibilitä. U n a volta stabilito l'ordine V i c o m e ordine non m a r c a t o , sia che la c o l l o c a z i o n e dei p r o n o m i a v v e n g a s e c o n d o il sistema latino, sia c h e a v v e n g a s e c o n d o il sistema r o m a n z o , a v r e m o in o g n i c a s o l'ordine V

p/cl.6°

N e l c a s o di V 2 , s e c o n d o il sistema r o m a n z o a v r e m m o X cl V, m e n t r e non ё c h i a r o che c o s a ci d o v r e m m o a s p e t t a r e s e c o n d o il sistema latino, d a t o che il latino non a v e v a strutture V 2 ; a m m e t t e n d o che la p o s i z i o n e dei p r o n o m i latini ё a l l ' i n i z i o di I" e che a b b i a m o s o l o a p p o g g i o f o n o l o g i c o a un costituente prec e d e n t e i n t e r n o alla f r ä s e centrale, ci a s p e t t i a m o Χ V p\ m a d a t o c h e gli elementi deboli del latino p o t e v a n o salire anche in un d o m i n i o sintattico superiore a l l ' i n t e r n o d e l l a f r ä s e centrale, ci p o t r e m m o a s p e t t a r e a n c h e Χ ρ V. Per le s u b o r d i n a t e a V i , nel s i s t e m a r o m a n z o ci a s p e t t i a m o que cl V\ di n u o v o n o n ё c h i a r o che c o s a ci d o b b i a m o a s p e t t a r e nel sistema latino (cf. 1.4); in base al r a g i o n a m e n t o del c a p o v e r s o p r e c e d e n t e , p r o b a b i l m e n t e que V ρ, m a forse a n c h e que ρ V. P e r le s u b o r d i n a t e a V 2 v a l e q u a n t o d e t t o p e r le p r i n c i p a l i d e l l o s t e s s o tipo. S e q u a n t o a p p e n a esposto e c o r r e t t o nelle sue linee generali, le c o l l o c a z i o n i di tipo r o m a n z o s o n o u n s o t t o i n s i e m e delle c o l l o c a z i o n i p e r m e s s e dal sistema l a t i n o in u n s i s t e m a V 1 / V 2 ; q u e s t o r e n d e d i f f i c i l e lo s t u d i o d e l l ' e v o l u z i o n e , p e r c h e p o t r e m o e s s e r e sicuri c h e il c a m b i a m e n t o e a v v e n u t o s o l o q u a n d o il t i p o a n t i c o ё s c o m p a r s o c o m p l e t a m e n t e - m a p e r la c o n s e r v a t i v i t ä dei sistemi la s c o m p a r s a di u n tipo a n t i c o p u ö a v v e n i r e a n c h e c o n m o l t o ritardo r i s p e t t o a l P a f f e r m a r s i di u n ' i n n o v a z i o n e .

60

La distinzione potrebbe essere fatta in base ai criteri che vedremo in V.i: per es. V etVp (sistema latino) vs. V cl et V (sistema romanzo). Non abbiamo trovato dati di questo tipo. 164

3 · ΐ . L a testimonianza dei testi V e d i a m o che dati possiamo raccogliere dai testi piü volgari che abbiamo esaminato nel capitolo precedente per ricostruire le diverse fasi del processo evolutivo.

3 . 1 . 1 . Claudio Terenziano Nel suo studio della collocazione dei pronomi deboli in Terenziano, A d a m s ( 1 9 9 4 b , § 1 0 ) nota che essa puö essere spiegata completamente in base alle regole del latino. N o n abbiamo purtroppo nessun esempio di V i о V 2 con almeno due costituenti nominali in posizione postverbale che contemporaneamente contenga anche forme pronominali. T r o v i a m o in ogni caso i seguenti esempi che potrebbero essere rilevanti (tralasciamo gli ess. di V i in fräse principale, che hanno naturalmente il pronome postverbale - cf. l'es. [ii] della n. 4 7 del с. I I I ) : 6 1 (68) tu autem dedistis Ulis aspros (Terentianus 250.6) (69) a. per eos me probavi in classe (Terentianus 250.16) b. signa mihi scribe in epistula (Terentianus 250.24) c. non mi dedit aes (Terentianus 254.15) (70) crebrum salutat te Claudius filius meus (Terentianus 255.23) (71) a. ut mittas mihi per Valerium gladium pugnatorium... (Terentianus 250.18) b. si scribes mihi epistulam (Terentianus 250.25) c. ut mittas mihi inde caligas cori... (Terentianus 251.24) d. ut emas illei [lacuna] (Terentianus 252.4) e. ut mittas illei [lacuna] (Terentianus 252.13) f. ut satisfacias illei (Terentianus 252.17) g. donec rescribat tibi [lacuna] (Terentianus 253.17) (72) a. ne tibi paream a spe amara parpatum vagare quasi fugitivom (Terentianus 250.10) b. antequam me probarem in militiam (Terentianus 250.22) c. ut mi mittas dalabram (Terentianus 251.27) (73) a. si non mi reddas [lacuna] (Terentianus 250.10) b. ut ibi te possim invenire celerius (Terentianus 255.13) Nell'es. (68) il soggetto tu ё Tema e, in base alle conclusioni del с. III, si troverä in posizione periferica, abbiamo dunque una struttura V i ; se si trattasse invece di una struttura V 2 , la collocazione del pronome sarebbe secondo il sistema latino. Tutti gli esempi di possibile V 2 in principale (69) e subordinata

61

62

Gli ess. (69a,b) corrispondono agli ess. (85) del с. III; gli ess. (71a,с) corrispondono agli ess. (ii) di n. 51 del с. III e (20a) del presente capitolo; (72b) corrisponde all'es. (19a) supra. A i fini dell'evoluzione romanza, le frasi поп V vanno considerate frasi con il verbo in seconda posizione, dato che i clitici precedono il verbo. In latino поп poteva fungere da primo costituente della fräse con funzione di Fuoco: (i) Iis autem de rebus quas coniectura consequi possumus, non mihi sumo ut plus ipse prospiciam quam... (Cie. Fam. VI.5.2) (= es. [22b] del с. II)

165

(73) 62 mostrano l'ordine Χ ρ V, che e ordine romanzo e latino; Tunica eccezione e (70), che mostra l'ordine latino, ша il pronome potrebbe essere forte. Sette degli esempi di Vi in subordinata (71) mostrano l'ordine che ci si attenderebbe se i pronomi sono collocati secondo il sistema latino; altri tre esempi (72) mostrano il sistema romanzo/latino. I dati presentati in questa sezione mostrano con certezza soltanto che Terenziano, che doveva avere una struttura di frase con Vi e (almeno) V2/F110C0, 63 utilizza ancora il sistema latino di collocazione dei pronomi deboli: questo e mostrato univocamente perlomeno dagli ess. (71). 3.1.2. Gesta apud Zenophilum e Acta purgationis Felicis episcopi

Autumnitani

A parte gli esempi di V i in principale, in cui i pronomi compaiono naturalmente in posizione postverbale (cf. gli ess. (i) della n. 48 del c. III), e in mancanza di casi di V2 con almeno due costituenti nominali non pesanti in posizione postverbale in cui compaia anche un pronome, consideriamo i casi seguenti: 64 (74) a. ego dico ei (Acta 201.27) b. quia Mutus harenarius tulit eum in collo (Gesta 194.19) (75) ipsi tibi demonstrent ad domus eorum (Gesta 188.9) (76) a. ipsi episcopi diuiserunt earn inter se (Gesta 194.9) b. illo tulit eos in casa maiore (Gesta 195.28) c. campeses et harenarii fecerunt ilium episcopum (Gesta 196.17) (77) a. ut tollerent inde scripturas (Acta 199.13) b. ne reddam illos (Acta 201.3) c. ut facias Uli litteras (Acta 201.35) d. ut scribas illo (Acta 202.9) e. quia [...] et nolo illos restituere (Acta 202.10) f. ne reuocet illos (Acta 202.11) g. quousque dictaui illi (Acta 203.28) (78) quod suis manibus tradidisset illas (Gesta 193.23)

Negli ess. (74) il tema doveva essere ancora periferico e quindi si tratta di strutture V i ; se si trattasse di strutture V2, la collocazione dei pronomi seguirebbe il sistema latino. Sia (75) che (76) e (78) sono focalizzazioni presumibilmente V2: (76) e (78) mostrano la posizione dei pronomi che ci aspettiamo se la collocazione avviene alia latina; (75) e il tipo romanzo/latino. Le subordinate di (77) mostrano la collocazione di tipo latino (eccetto [77ε], che, per la coordinazione, potrebbe anche essere romanzo/latino - cf. l'es. [22] del c. III).

63

64

In (73b) ibi potrebbe essere una forma debole; in tal caso l'esempio andrebbe classiflcato sotto (72). Ricordiamo che l'interpretazione di (69a) come tematizzazione non ё sicura. Per (73b), dove ibi potrebbe essere Tema/Cornice, cf. la nota precedente. L'es. (75) corrisponde all'es. (86a) del с. Ill, l'es. (77c) all'es. (20b) di questo capitolo.

166

L'evidenza raccolta in questi due testi dell'inizio del I V sec. sembra mostrare c h e , in u n sistema V i - V 2 / F u o c o , i p r o n o m i d e b o l i si c o l l o c a v a n o a n c o r a s e c o n d o il sistema latino.

3 . 1 . 3 . Itinerarium

Egeriae

A n c h e qui t r o v i a m o naturalmente la c o l l o c a z i o n e postverbale dei p r o n o m i in frasi a v e r b o iniziale (cf. l'es. [65p] del c. I I I ) . C o n s i d e r i a m o inoltre i seguenti esempi:65 (79) a. episcopus loci ipsius, id est de Segor, dixit nobis... (Itinerarium 12.7) 'L'eveque de cet endroit, c'est-ä-dire de Segor, nous a dit que...' b. Tunc dixit nobis ipse sanctus presbyter (Itinerarium 15.3) 'Alors ce saint pretre nous a dit' c. Tunc dixerunt nobis sancti, qui... (Itinerarium 16.3) 'Alors les saints qui [...] nous ont dit' d. Septima autem die, id est dominica, ante pullorum cantum colliget se omnis multitudo... (Itinerarium 24.8) 'Le septieme jour, le dimanche, avant le chant des coqs, toute la foule s'assemble...' e. Mox autem recipit se episcopus in doraum suam (Itinerarium 24.12) 'L'eveque se retire alors dans sa maison' (80) a. qua ei occurrit sanctus Melchisedech, rex Salem (Itinerarium 14.3) 'oil saint Melchisedech, roi de Salem, est venu ä sa rencontre' b. quod ei fuerat reuelatum (Itinerarium 16.5) 'qui lui avait ete revele' c. qui ei fuerat ostensus (ibid.) 'qui lui avait ete montre' (81) a. ut duceret nos ad locum (Itinerarium 15.2) 'de nous у conduire' b. ubi ostendit nobis in medio fontem aquae optime satis et pure, qui... (ibid.) Ί 1 nous у a montre, en son milieu, une fontaine d'une eau tout ä fait excellente et pure, qui...' c. ubi autem resumpserit se populus (Itinerarium 25.8) 'Quand le peuple s'est repose' (82) quae consuetudinis nobis erant facere... (Itinerarium 15.4) 'que nous avions accoutume de faire...' Per gli ess. (79) v a l e q u a n t o detto p e r gli ess. (68) e (74) supra.

Gli esempi

di V i in s u b o r d i n a t a m o s t r a n o sia la c o l l o c a z i o n e latina ( 8 1 ) , sia quella romanzo/latina (80). L'es. (82), se r a p p r e s e n t a il tipo V 2 , mostra la collocazione romanzo/latina. G l i esempi raccolti da H a i d a ( 1 9 2 8 , 4 7 - 4 9 ) da un e s a m e dell'intero testo c o n f e r m a n o il risultato del nostra e s a m e ridotto. In particolare c o n f e r m a n o il tipo rappresentato d a (82):

65

Gli ess. (80a) e (81c) corrispondono rispettivamente agli ess. (19b) e (20c) supra. 167

(83)а. adhuc nobis superabant milia tria... (Itinerarium 4.5) 'il nous restait encore trois milles ä faire...' b. quoniam non eos subis lente et lente per girum... (Itinerarium 3.1) 'car on ne les gravit pas peu ä peu en tournant' c. qui non se tendat illuc gratia orationis (Itinerarium 17.2) 'qui ne se rende la-bas pour prier' N e l l o stesso c o n t e s t o s i n t a t t i c o t r o v i a m o p e r ö a n c h e la c o l l o c a z i o n e di t i p o latino:66 (84) qui latine exponunt eis (Itinerarium 47.4) 'qui les leur donnent en latin' L a v a l u t a z i o n e dei dati forniti dall'Itinerarium e resa d i f f i c i l e d a l f a t t o c h e il testo si i n s e r i s c e nella t r a d i z i o n e cristiana di scrittura, u n a delle cui caratteristiche ё la p o s i z i o n e p o s t v e r b a l e dei p r o n o m i d i f f u s a attraverso le t r a d u z i o n i della B i b b i a . I f e n o m e n i testimoniati da q u e s t o testo sono p e r ö c o n f e r m a t i dai dati dei testi p r e c e d e n t i , p e r cui p o s s i a m o ritenere che c o r r i s p o n d a n o a l l ' u s o latino. A n c h e in q u e s t o caso, a c c a n t o a usi che p o t r e b b e r o essere r o m a n z i , m a che p o s s o n o a n c h e essere latini, e a m p i a m e n t e t e s t i m o n i a t o il sistema latino di c o l l o c a z i o n e in frasi c h e p e r la loro struttura s o n o c o n o g n i p r o b a b i l i t ä giä di tipo r o m a n z o .

3.1.4.

Theodericiana

N e i casi di V i t r o v i a m o n a t u r a l m e n t e i p r o n o m i d o p o il v e r b o (cf. l'es. [66t] del с. I I I ) . G l i altri e s e m p i rilevanti s o n o : 6 7 (85) Odoin comes eius insidiabatur ei (Theodericiana 68) 'Der Comes Odoin aber plante einen Anschlag auf Theoderich' (86) at ubi cognita morte eius antequam legatio reverteretur, ut ingressus est Ravennam et occidit Odoacrem, | Gothi sibi confirmaverunt Theodoricum regem non expectantes iussionem novi principis (Theodericiana 57) 'sobald Zenos Tod bekannt geworden, aber noch ehe die Gesandtschaft zurückgekehrt war, bestätigten die Goten für sich selbst, sobald er in Ravenna eingezogen war und nachdem er Odoacar getötet hatte, Theoderich als König, ohne den Befehl des neuen Kaisers abzuwarten' (87) A u r u m et daemonem qui habet, non eum potest abscondere (Theodericiana 61) 'Wer Gold oder einen bösen Geist besitzt, kann dies nicht verheimlichen' (88) quod eum pertimesceret Iustinus imperator (Theodericiana 88) 'daß Kaiser Iustinus sich vor ihm überaus fürchte' (89) ut Dei famulus ei praedixerat (Theodericiana 47) 'wie es ihm der Knecht Gottes vorausgesagt hatte'

66

67

Forse anche: (i) iam non uacat eos doceri (Itinerarium 46.4) 'l'eveque n'a pas le temps de les instruire' L'es. (86) corrisponde all'es. (78) del с. III, (89) all'es. (19c) di questo capitolo. 168

Mentre (85) esemplifica ancora la possibilitä che il T e m a sia in posizione periferica (ampiamente attestata del resto in molte lingue romanze antiche, specialmente in quelle iberiche - cf. Salvi [1990, 2.1 (d)]), tutti gli altri esempi sono compatibili con il sistema romanzo di collocazione dei clitici: (86) e (89) esemplificano la struttura V 2 / T e m a con clitico preverbale, (87) la struttura V 2 / F u o c o con clitico preverbale e, infine, (88) la struttura V i in subordinata con clitico sempre preverbale. N e s s u n e s e m p i o di probabile struttura V i о V 2 di questo testo richiede il sistema latino di collocazione dei pronomi per essere spiegato. 6 8

3.1.5. Conclusione L'esame dei quattro testi volgari ha mostrato: - nei sistemi con V i - V 2 / F u o c o , la collocazione dei pronomi puö essere spiegata con il sistema latino (pronomi deboli all'inizio di I" che possono eventualmente salire nella proiezione funzionale superiore): Principali:

[ F . V [ r p ... I,. Χ V I, ρ ... / |,.·Χ ρ V [, ...

Subordinate:

que [ F ~V [ r p ... / que [ F »p V [ r . . . que [ F . X V [].p ... / que [,, Χ ρ V

...

- nel sistema con V 2 romanzo i clitici si collocano secondo il sistema romanzo (clitici preverbali eccetto le principali a V i ) : Principali:

V=cl ... Xcl-V ...

Subordinate:

que cl-V ... que Xcl-V ...

Questi fatti sono tuttavia suscettibili di un'altra interpretazione. Nella sez. 1.5 abbiamo notato che la salita delle f o r m e deboli in latino classico ё decisamente piu rara che la non salita nel tipo (b) delle subordinate (v. Tabella I); possiamo quindi forse considerare la costruzione con la salita come la costruzione marcata (il che rifletterebbe anche un fatto diacronico: la posizione dopo il subordinatore ё quella piu antica, quella dopo M e m e n t o focalizzato ё quella innovativa nel latino dell'epoca classica). Se le cose stanno cosi, non e probabile che i casi di pronome preverbale nel latino volgare rappresentino questa

68

II testo offre anche qualche esempio di pronomi immediatamente preverbali in strutture non Vi о V2, segno anch'esso che il sistema romanzo di collocazione dei clitici έ ben attestato in questo testo: (i) duo enim in alio amore fraterno se conlocaverunt (Theodericiana 74) 'zwei jedoch legten sich in brüderlicher Zuneigung gemeinsam auf das andere' Questi esempi non possono essere spiegati all'interno del sistema latino. 169

possibilitä marcata del latino classico di f a r salire le f o r m e deboli del pronome: gli esempi sono troppo frequenti in rapporto all'altro tipo (16 contro 23 nei primi tre testi). Possiamo quindi supporre che, come nei testi si trova sia l'ordine delle parole antico, sia quello moderno, cosi ci si possa trovare sia il sistema latino di collocazione dei pronomi, sia quello romanzo, e tutti e due anche in costruzioni chiaramente innovative. Questa ipotesi prevede dunque che nelle strutture V i e V2 dei tre testi piu antichi i pronomi possano essere forme deboli (cioe sintagmi) all'inizio di I" (senza possibilitä di salire in un dominio sintattico superiore) oppure clitici (cioe teste) in posizione preverbale. 6 9 Avremmo dunque: - strutture V i e V2/Fuoco con pronomi deboli: Principali:

[ F ~V [ r p ... [F-XV h-p.-

Subordinate:

que [ F V []»p ... que [p.Χ V [ г р ...

- strutture V i e V2/Fuoco con pronomi clitici: Principali:

[ F - V = c l [ r ... [p.X cl-V []....

Subordinate:

que [ F -cl-V [ r . . . que [p.X cl-V [,....

Abbiamo qualche evidenza a sostegno di questa seconda ipotesi? Ricordiamo che i pronomi clitici delle lingue romanze antiche sono i pronomi obliqui dativo e accusativo, 70 mentre le forme deboli del latino comprendono anche i pronomi soggetto e i pronomi introdotti da preposizione. Se questa ipotesi ё corretta ci aspettiamo dunque di trovare soltanto forme di dativo e accusativo in posizione preverbale (in particolare tra il costituente anteposto e il verbo, ma anche tra subordinatore e verbo) e, al contrario, ci aspettiamo che non ci sia nessuna restrizione sulle forme pronominali che possono occorrere in posizione immediatamente postverbale. Di fronte ai 16 esempi con pronomi obliqui in posizione preverbale (10 tra un elemento anteposto e il verbo, 6 tra subordinatore e verbo - ess. [69], [73],

69

70

Nella sez. 2.3 abbiamo escluso, anche in base ad altri argomenti, che una stessa forma possa essere debole e clitica; ma non dimentichiamo che nei caso delle lingue romanze antiche abbiamo a che fare in linea di principio con una situazione monoglossica, mentre nei caso del latino volgare si tratta di una situazione chiaramente diglossica, dove quindi le possibilitä di cambiamento di codice ed eventualmente di mistura di codici era la norma. Si noti che Fontana (1997) e Rivero (1997) assumono invece che questa competizione tra forme deboli e forme clitiche fosse ancora in atto nelle lingue romanze antiche. L e forme avverbiali I B I e I N D E non sono d i f f u s e in tutta la R o m a n i a e rappresentano certo sviluppi piu tardi.

170

[75], [8г]—[83] е rispettivamente [72], [80]) abbiamo trovato solo un esempio con un pronome accompagnato da preposizione tra elemento anteposto e verbo: 71 (90) quomodo ad te uenit Ingentius? (Acta 201.25)

L'esempio puö anche essere spiegato con le regole del latino (verbo finale e un costituente postverbale). Al contrario, il numero degli esempi di pronomi accompagnati da preposizione in posizione immediatamente postverbale e leggermente piu nutrito: 72 (91) ipsi episcopi diuiserunt earn inter se (Gesta 194.9) (92) a. ut reciperet ab illo nostr[...]u[...]m (Terentianus 250.11) b. quod accepisti a me (Terentianus 253.24) c. quia communicaueram cum illo in peregre... (Acta 201.20)

L'evidenza поп ё ricchissima, ma potrebbe essere un'indicazione che la seconda delle ricostruzioni proposte ё quella corretta. II risultato a cui siamo giunti finora puö essere riassunto nella maniera seguente: a un certo momento nell'evoluzione del latino tardo, i pronomi deboli del latino diventano clitici; questo avviene probabilmente a una data molto precoce (ma l'evidenza offerta dai dati поп ё molto ricca ed ё possibile un'interpretazione alternativa). I testi che mostrano chiare tracce di un sistema V i - V2/Fuoco (Claudio Terenziano, Gesta, Acta e Itinerarium Egeriae), hanno i pronomi collocati secondo la modalitä latina о quella romanza: interpretiamo gli esempi del primo tipo come casi di interferenza tra i due sistemi (latinopreromanzo), quelli del secondo come riflessi del sistema innovativo. II testo che mostra chiare tracce di un sistema V2 romanzo (Theodericiana), nelle strutture Vi e V2 ha solo la collocazione romanza. Nel prossimo capitolo, in cui esamineremo piü in dettaglio la differenza tra la categoria dei pronomi deboli e quella dei pronomi clitici, cercheremo anche di vedere quali possono essere state le cause del mutamento da una categoria all'altra.

71

72

Abbiamo anche due casi con un pronome soggetto tra subordinatore e verbo, ma si tratta di pronomi forti con funzione di Tema nuovo (l'es. [ia] corrisponde all'esempio della n. 58 del с. Ill): (i) a. quod uos dicitis latine hortus sancti Iohannis (Itinerarium 15.3) 'ce que vous dites en latin hortus sancti Iohannis, le jardin de saint Jean' b. unde ille habuit nomen Helias Thesbites (Itinerarium 16.1) 'd'oii il a tire son nom d'Elie le Thesbite' Alia luce di questa discussione, l'es. (82a) del c. III non puö rappresentare una struttura V2 (il pronome soggetto debole si trova tra elemento focalizzato e verbo). (91) corrisponde all'es. (74a), (92a) all'es. (i) della n. 51 del с. I l l , (92c) all'esempio della n. 52 dello stesso capitolo. - II seguente esempio ha un pronome soggetto in posizione postverbale, ma il pronome ё probabilmente forte: (i) quod dicimus nos:... (Itinerarium 24.5) 'ce que nous disons:...'

171

4- L'ipotesi ricostruttiva di Dardel e de Kok Dardel/de K o k (1996, ch. II), utilizzando il metodo comparativo di Dardel (cf. III.4), ricostruiscono le seguenti fasi nell'evoluzione della posizione dei clitici romanzi (p. 62, con qualche semplificazione; p e r semplicitä di riferimento, traduciamo la terminologia degli autori nella nostra): I.

SOV / pronomi deboli in posizione Wackernagel: Χ ρ Χ V - que ρ Χ Χ V

II.

VSO / pronomi deboli in posizione Wackernagel: V ρ Χ X - que ρ V Χ X

III.

VSO + possibili elementi preverbali / pronomi deboli postverbali: (Χ) V ρ Χ X - que (Χ) V ρ Χ X

IV.

V2 / clitici secondo la legge Tobler-Mussafia: X cl V X / V cl Χ X - que (X) cl V X

V.

V2 non rigido о SVO incipiente / clitici secondo la legge Tobler-Mussafia: (Χ) X cl V X / V cl Χ X - que (Χ) X cl V X

VI.

SVO / clitici preverbali: (X) (S) cl V X - que (X) (S) cl V X

L a fase I e quella del latino, la fase I V quella antica delle lingue romanze; le fasi V e V I rappresentano le fasi ulteriori di evoluzione verso la f a s e moderna. L e fasi I - I V (o I - V ) coprono dunque il periodo che abbiamo cercato di ricostruire nella sezione precedente. Tutte e sei le fasi sono rappresentate in tutte le lingue romanze, eccetto la f a s e V, che manca in sardo: il latino volgare avrebbe dunque raggiunto lo stadio I V giä in una fase molto antica, prima della separazione del sardo (la convergenza nella f a s e V I sarebbe dovuta a uno sviluppo indipendente). Si noti che siccome le prime quattro fasi sono comuni a tutte le lingue romanze, la loro cronologia relativa deve essere stabilita con criteri indipendenti da quello semplicemente comparativo: la fase I ё la piu antica perche e quella del latino (anzi dell'indoeuropeo); le fasi II—III sono piu antiche della f a s e I V perche piu ampiamente attestate nelle lingue periferiche (lingue iberiche e rumeno); la fase I I I ё piii recente della f a s e II perche non rispetta piu la legge di Wackernagel. L a ricostruzione di D a r d e l e de К о к ё simile alia nostra in alcuni punti: sono uguali il punto di partenza (I) e quello di arrivo ( I V ) ed ё comune l'assunzione che i pronomi deboli diventano clitici. Nella nostra ricostruzione non esiste perö una f a s e come I I (gia nella f a s e piu antica accanto a V i ё anche possibile V 2 / F u o c o e i pronomi d o v e v a n o essere clitici), ne esiste u n a f a s e come I I I : abbiamo interpretato gli esempi latini volgari che mostrano questa collocazione dei pronomi come casi in cui l'elemento preverbale (tematico) ё periferico о come frutto di interferenza (in una struttura di f r a s e romanza si 172

applicano le regole di collocazione del latino). Per facilitä di confronto riportiamo le fasi nella nostra ricostruzione: I. SOV / pronomi deboli in posizione Wackernagel: Χ ρ Χ V - que ρ Χ Χ V II. VI - V2/FUOCO / clitici secondo la legge Tobler-Mussafia: ( Χ τ ) V cl Χ X / X F cl V Χ X - que (X F ) cl V Χ X III. V2 / clitici secondo la legge Tobler-Mussafia: X cl V X / V cl Χ X - que (X) cl V X Ci possiamo chiedere se i dati comparativi utilizzati da Dardel e de Kok siano sufficienti alia ricostruzione delle loro fasi intermedie II e III. Esempi a sostegno della fase II sono apparentemente facili da trovare, ma questo avviene perche la fase II rappresenta il sottoinsieme a verbo iniziale della fase IV, che a sua volta descrive le lingue romanze medievali. Quindi in realtä per la fase II поп e possibile trovare evidenza indipendente nei dati delle lingue romanze antiche (solo usando l'assunzione che sia esistita una fase esclusivamente a verbo iniziale, ipotesi che abbiamo rifiutato nel c. III). Gli esempi a sostegno della fase III possono essere raggruppati in due tipi: quelli in cui il verbo ё preceduto da un elemento tematico (а) e quelli in cui il verbo e preceduto da un elemento focale о da un subordinatore (b). (a) Esempi con clitico postverbale e con costituente preverbale tematico sono attestati abbondantemente e sono stati interpretati da noi come casi in cui l'elemento preverbale occupa una posizione periferica, cioe come esempi di verbo iniziale (riducibili dunque alia fase II di Dardel/de Kok - esempi scelti da pp. 8 2 - 8 5

E

89-90):73 Χ I V c l ...

(93) a. (port.) D o m Froyaz amaua-α muyto b. (sp.) ellos criäronme lo mejor que pudieron c. (cat.) axi la т а г а de D e u qeri-/i-n d. (prov.) en sun corps creiss l'en vigors e. (fr.) sancz Lethgiers oc s'ent pavor f. (sardo) ego deindeli I libra d'argentu g. (it.) certe credotello, frate (94) (sp.) que destas siet setmanas adobes con sos vassallos

73

Non consideriamo gli esempi portoghesi e spagnoli con i/y ed en(de), perche questi elementi potevano essere tonici. Tonico ё certamente il ti dell'esempio antico veneziano (89). C o m e nel c. III, non consideriamo gli esempi rumeni (tutti da traduzioni dall'antico slavo ecclesiastico), ne l'unico esempio engadinese, di dubbia interpretazione.

17З

(b) Esempi con clitico postverbale dove il subordinatore precede immediatamente il verbo, sono rarissimi e sono stati interpretati da noi (cf. III.i.2.1) come innesti di una struttura di principale in una subordinata: si tratta di un tipo di innovazione che puö nascere in qualsiasi momento e non ha molto valore probante (esempi da pp. 85-87) : 74 (95) a. b. c. d. e. f. g.

(port.) que ίβςο-νι«, de pran, pesar (prov.) que troberon lo, preron lo e meneron lo davant lo rey (fr.) ke cornerunt li les orilles (sardo) pro (ka?) dedimi Deus fiios et pace in su regnum (it./sic.) macära se dolessef; (it.) In ciö che mandasteme lettera e sonetto (it./nap.) lo qual dice.se de Fierre

Piü interessanti sono i casi in cui abbiamo un elemento focale in posizione preverbale: (96) a. (it./nap.) nullo profecto dona/e b. (it./sic.) se distinata fosseii

Questi sono gli unici due esempi citati da Dardel e de Kok in cui 1'elemento preverbale ё focale о rematico: provengono ambedue da testi italiani meridionali in cui l'enclisi e frequente (cf. anche [95e,g]), ma non e dimostrabile, ci sembra, che si tratti di una conservazione di fatti antichi 7 5 Ci sembra che Dardel e de Kok manchino di fare in maniera chiara e conseguente la distinzione, da un lato, tra posizione preverbale occupata da un elemento tematico e posizione preverbale occupata da un elemento focale, e, dall'altro, tra posizione preverbale interna alia fräse centrale e posizione periferica. Queste distinzioni sono essenziali per capire la struttura della frase nelle lingue romanze antiche (cf. sez. 2) e nel latino classico e volgare (cf. III.3). Possiamo essere sicuri che queste distinzioni sono sempre state presenti nella grammatica del latino-romanzo ed ё dunque un errore volere ricostruire diverse fasi diacroniche basandosi su costruzioni strutturalmente e funzionalmente diverse. In principale (e subordinata) l'ordine X V c l . . . ё possibile solo con elementi che fanno da Tema о da Cornice. Questi esempi costituiscono abbondante giustificazione per la ricostruzione di una fase a ordine basico V S O , in cui gli elementi tematici preverbali potevano solo essere periferici. Gli ess. (95) sono

74

75

II portoghese parlato e il galego hanno facilmente i pronomi in posizione enclitica (tipica delle principali) nelle subordinate dichiarative, consecutive e causali, dove la lingua letteraria ha la proclisi. A l contrario, sappiamo che il greco medievale aveva generalizzato l'enclisi in molti casi (tra l'altro dopo il subordinatore [ia] e dopo la negazione [ib] - cf. Rollo [1989]), per cui non ё da escludersi che abbiamo a che fare con una innovazione locale: (i) a. έάν έγένετο f m έ κ ρ ά χ η σ έ ν το ... b. π α ρ έ κ ε ι ο υ κ ελαθέ μας Non abbiamo la possibilitä di approfondire qui la questione.

174

troppo sporadici per giustificare una fase del latino volgare in cui i pronomi fossero postverbali nelle subordinate (nel contesto que V...); questi esempi rappresentano del resto un tipo di innovazione piuttosto triviale. Nessun dato romanzo sembra poi giustificare la postulazione di una fase in cui i pronomi fossero postverbali nel caso della focalizzazione (gli ess. [96] non ci sembrano probanti). Quello che i dati romanzi permettono di postulare e dunque qualcosa di simile alia nostra fase II supra, che e al tempo stesso ciö che abbiamo ricostruito in base ai dati del latino volgare: la ricostruzione e l'analisi filologica convergono dunque verso una fase intermedia con V i - V2/Fuoco e pronomi clitici collocati secondo la legge Tobler-Mussafia.

175

V. Pronomi deboli, clitici, affissi

In questo capitolo cercheremo di giustificare la distinzione tra pronomi deboli e pronomi clitici che abbiamo assunto nel с. I V ( i ) . Cercheremo poi una spiegazione per il cambiamento intervenuto tra latino e romanzo (2). Infine forniremo un abbozzo di tipologia dei clitici romanzi antichi e moderni (3).

I. P r o n o m i d e b o l i l a t i n i e clitici r o m a n z i Nel с. IV, sia nel formulare le ipotesi sulla grammatica sincronica del latino classico e del r o m a n z o antico, sia nel tentativo di ricostruzione diacronica, siamo partiti dal presupposto che le forme pronominali del latino e del romanzo che ci interessano, appartengano a due categorie morfosintattiche differenti: il latino aveva pronomi deboli (sintatticamente sintagmi), le lingue romanze antiche avevano clitici (sintatticamente teste). Ε giunto il momento di giustificare questa assunzione.

i . i . Pronomi soggetto C o m e abbiamo potuto piu volte osservare nel с. IV, in latino non solo le f o r m e dative e accusative dei pronomi personali potevano essere deboli, ma anche quelle nominative. Conseguentemente esse erano collocate nelle stesse posizioni possibili per le f o r m e oblique: dopo il primo costituente tematico della f r a s e ( i a ) о dopo il F u o c o (ib) nelle principali, dopo il subordinatore (ic) о dopo il F u o c o (id) nelle subordinate (cf. anche A d a m s [1994b: sect. 8]): (1)

a. Hunc ego mihi belli finem feci (Cie. Fam. VII.3.3) Ί resolved [that this] should be for me the end of the war' b. His ego iudicibus committerem? (Cie. Quint, fr. III.4.2) 'Was I to entrust myself to [these] jurors...?' c. quoniam tu secundum 'Oenomaum' Acci non [...] Atellanam, sed [...] mimum introduxisti (Cie. Fam. IX. 16.7) 'since you now, following the lead of Accius's Oenomaus, have staged not [...] an Atellan play, but [...] a farce' d. quanto semper tu et studio et officio in meis rebus fuisti (Cie. Fam. VI.22.3) 'as you have consistently shown, and effectively too, in dealing with my affairs'

177

Ora, se i pronomi obliqui fossero stati clitici in latino, avrebbero dovuto esserlo anche i pronomi soggetto. Ma nelle fasi piü antiche delle lingue romanze esistevano solo clitici accusativi e dativi: sarebbe molto strano se un sistema di clitici ben sviluppato con forme per tutti i casi grammaticali si fosse ridotto a un sistema con forme solo non nominative, soprattutto considerato l'uso piu generalizzato dei pronomi fatto dalle lingue romanze rispetto al latino. Ε piu naturale assumere che i pronomi deboli del latino non fossero clitici e che lo siano diventati quando l'uso dell'anafora pronominale e diventato obbligatorio (cf. sez. 2). In latino, infatti, l'anafora pronominale alternava liberamente con l'anafora zero 1 - cf. il seguente brano: (2)

Demetrius venit ad me... Tu eum videlicet non potuisti videre; eras aderit; videbis igitur (Cie. Fam. X V I . 1 7 . 2 ) 'Demetrius came to see me... Y o u evidently could not have seen him. He will be in R o m e tomorrow, so you will see him then'

Come mostra la traduzione inglese, il testo si riferisce anaforicamente a Demetrio tre volte (con i pronomi sottolineati him/he/him, rispettivamente); nel testo latino solo il primo riferimento ё realizzato con un pronome anaforico (eum), negli altri due casi abbiamo anafora zero. Nelle lingue romanze antiche l'anafora pronominale era obbligatoria nel caso dell'oggetto diretto e di quello indiretto ed era realizzata con un clitico (3): (3)

a. (port.) Entom tomou о mogo о meestre nos bragos, e teendo-o em elles Ihe cingeo el-rrei a espada e ho armou cavalleiro, e beijou-Ao na boca langandoIhe a beengom, dizendo que Deus о acrecentasse de bem em melhor e Ihe desse tanta honrra... (D. Pedro 43.15) b. (sp.) ...contaron su fazienda a don Enrique et pedieron le por merged que... (Don l u a n Manuel I X . 4 2 ) c. (fr.) l a Dix ne me doinst riens que je Ii demant... (Aucassin et Nicolette II) d. (prov.) L o reis Enrics d'Engleterra si tenia assis En Bertran de Born dedins Autafort e·/ combatia ab sos edeficis... (Razo 1) e. (it.) M a n d ö lo re per malischalchi, per sapere la bontä del distrire: fu/г detto che... (Nov. 4.4)

Nel caso del soggetto, invece, l'anafora pronominale non era obbligatoria e non esistevano clitici soggetto (Vanelli/Renzi/Benincä 1985 e supra 1.1.3, 2.3). Ε stato solo piu tardi che, in alcune lingue romanze come il francese e i dialetti italiani settentrionali, l'espressione del soggetto e diventata obbligatoria e si sono sviluppati anche clitici soggetto. II fatto dunque che i pronomi nominativi e quelli obliqui non fossero distinti categorialmente in latino e il fatto che nelle lingue romanze antiche esistessero clitici obliqui, ma non esistessero clitici soggetto, costituiscono insieme una prova diacronica del fatto che i pronomi latini non erano clitici.

1

C f . Luraghi (1998) e Sznajder (1998), ambedue con bibliografia.

178

1.2. Pronomi preceduti da preposizione C o m e abbiamo giä osservato nel с. IV, anche i pronomi preceduti da preposizione potevano avere un uso debole; essi si potevano trovare quindi dopo il primo costituente tematico (4a) о focale (4b) della principale, dopo il subordinatore (4c) о dopo il primo elemento non periferico (4d) nella subordinata (per un fenomeno simile nel ceco cf. E s v a n [1992], Svoboda [1984, 443]): (4) a. Haec ad te scripsi verbosius (Cie. Fam. VII.3.5) Ί have written all this to you with some verbosity' b. At tibi repente paucis post diebus, cum minime expectarem, venit ad me Caninius mane (Cie. Fam. IX.2.1) 'But, lo and behold, a few days afterwards, when I least expected it, Caninius paid me a sudden visit one morning' c. cum ad me pervesperi venisset (Cie. Fam. IX.2.1) '[as he] came to me very late one evening' d. quo minus, postea quam in Italiam venisti, litteras ad te mitterem (Cie. Fam. VI.22.1) '[that put me off] writing to you after your arrival in Italy' Siccome il gruppo Ρ + pronome,

che e chiaramente un sintagma, si comporta

come gli altri pronomi deboli del latino, dobbiamo concluderne che i pronomi deboli del latino non potevano essere teste, cioe clitici. I pronomi clitici delle lingue romanze, infatti, non sono mai retti da preposizione. P e r spiegare i fatti del latino p o s s i a m o a s s u m e r e che le preposizioni, in latino classico, e r a n o elementi proclitici, d o v e v a n o quindi a p p o g g i a r s i alia prima parola del sintagma nominale che reggevano sintatticamente (che poteva essere composto da elementi lessicali, ma poteva anche essere costituito solo da un pronome forte о debole). L a cliticitä delle preposizioni ё provata dal fatto che esse non potevano essere separate dal loro complemento. 2 Possiamo anche assumere che l'aggiunzione di una preposizione a un elemento non modificava la natura dell'elemento stesso: se era aggiunta a un pronome debole, il sintagma preposizionale cosi formato era anch'esso un elemento debole.

1.3. Pronomi e verbi coordinati In latino, come notato in I.3.2, un pronome debole poteva seguire due verbi coordinati che lo reggevano (5a); la stessa cosa avviene con i pronomi deboli del tedesco (5b), mentre con i pronomi romanzi in posizione enclitica questo ё impossibile (5c,d) (Benincä/Cinque 1993) : 3

2

3

Neanche un connettore poteva inserirsi tra preposizione e complemento. - La separazione della preposizione dal suo complemento ё forse l'unico tipo di scrambling impossibile in latino. Gli esempi in cui tra la preposizione e il suo complemento si inserisce un pronome debole (cf. l'es. [ii] della n. 9 del с. IV) appartengono alia lingua arcaica e non erano piii correnti nel latino classico. Gli ess. (5a,d) corrispondono agli ess. (41a,c) del с. I. 179

(5) a. sed cum consilii tui bene fortiterque suscepti eum tibi finem statueris quem ipsa fortuna terminum nostrarum contentionum esse voluisset, | oro optestorque te, pro vetere nostra coniunctione ac necessitudine proque summa mea in te benevolentia et tua in me pari, [...] ut... (Cie. Fam. VI.22.2) 'But seeing that you have resolved that the policy you so honourably and gallantly adopted should cease from the very moment when it had pleased fortune herself to put an end to our struggles, I beg and implore of you in the name of our old and intimate connection and of my most sincere affection for you, and of yours, just as sincere, for myself, to...' b. Jeder von ihnen verbirgt und versteckt sich c. (port.) *Οίςο e vejo-fe d. (port.) Οίςο-te e vejo-te S e a s s u m i a m o c h e i clitici, e in p a r t i c o l a r e le f o r m e enclitiche, f o r m a n o u n a s p e c i e di c o m p o s t o c o n M e m e n t o a cui si a p p o g g i a n o (cf. sez. 3), il c o m p o r t a m e n t o dei clitici r o m a n z i si spiega in m a n i e r a diretta: d u e verbi c o o r d i n a t i non c o s t i t u i s c o n o u n a p a r o l a m o r f o l o g i c a , p e r cui la c o m p o s i z i o n e ё impossibile (5c) - il clitico d e v e a g g i u n g e r s i s e p a r a t a m e n t e alle singole f o r m e v e r b a l i (5d). II f a t t o stesso che in l a t i n o e in t e d e s c o q u e s t a c o s t r u z i o n e sia possibile, m o s t r a che questi p r o n o m i n o n s o n o clitici, m a s i n t a g m i indipendenti ( b e n c h e d e b o l i ) a cui non si a p p l i c a nessuna r e s t r i z i o n e del tipo a p p e n a visto.

1.4. L a r e l a z i o n e tra il p r o n o m e e il suo a p p o g g i o In latino la r e l a z i o n e tra l'elemento d e b o l e e il p r i m o costituente del d o m i n i o s i n t a t t i c o e t u t t ' a l t r o c h e s t r e t t a : tra i d u e p u o inserirsi u n c o n n e t t o r e f r a sale: 4 (6) a. Sollicitum autem te habebat cogitatio cum officii tum etiam periculi mei (Cie. Fam. VII.3.1) 'But your anxiety was due to your brooding over the double problem of my duty and my danger' b. illud tarnen tibi polliceor (Cie. Fam. VI.22.3) 'this much, however, I promise you' c. erit enim nobis honestius... (Cie. Fam. IX.2.5) 'for it will be more creditable to us...' L a c o l l o c a z i o n e dei connettori frasali e idealmente posteriore alia c o l l o c a z i o n e dei p r o n o m i : il d o m i n i o dei connettori ё la frase complessa, quello dei p r o n o m i la f r a s e c e n t r a l e - u n ' a p p l i c a z i o n e d e l l e r e g o l e che v a dai d o m i n i inferiori ai domini superiori riguarderä quindi prima i pronomi e solo d o p o i connettori f r a s a l i ; inoltre la c o l l o c a z i o n e dei c o n n e t t o r i non tiene c o n t o d e l l a struttura sintattica, quella dei p r o n o m i i n v e c e si: in u n a strutturazione della g r a m m a t i c a d o v e la sintassi e Г input della f o n o l o g i a , la c o l l o c a z i o n e dei p r o n o m i p r e c e d e q u e l l a dei c o n n e t t o r i . P o s s i a m o quindi dire che i c o n n e t t o r i v a n n o a inserirsi tra i p r o n o m i e il loro a p p o g g i o .

4

Gli ess. (6) corrispondono agli ess. (9a,b,d) del с. IV. 180

L'unione dei clitici romanzi con il loro appoggio e invece stretta e non puö essere interrotta da niente.5 1.5. Fonologia Se i pronomi deboli del latino fossero stati delle specie di particelle enclitiche, data la natura dell'accento latino, questo avrebbe dovuto avere dei riflessi nello schema accentuale del gruppo appoggio + pronome. Questo ё quello che succede con particelle come -ne, -que, -ve, che fanno spostare l'accento dell'appoggio sulla sillaba immediatamente precedente la particella: ärma + -que —» armäque Niente di simile accade nel caso dei pronomi. I pronomi enclitici delle lingue romanze possono invece causare uno spostamento di accento nel gruppo parola+clitico (v. infra sez. 3.4). Ci possiamo a questo punto chiedere che cosa significhi che le forme deboli del latino sono fonologicamente enclitiche, come abbiamo assunto senza discussione nel с. IV. Chiaramente non puö trattarsi dello stesso fenomeno che con le particelle appena viste: le particelle sono delle specie di affissi e la forma derivata dalla loro unione con l'appoggio ё una parola e, come tale, dispone di uno schema accentuale unitario; i pronomi deboli sono sintagmi e non si fondono con il loro appoggio in una parola unica, non hanno quindi effetti sullo schema accentuale di quest'ultima. Possiamo pensare che le forme deboli fossero parole atone, сюё senza accento e che avessero bisogno di unirsi fonologicamente a una parola accentata 6 che Ii precedeva e che forniva loro cosi l'appoggio fonologico necessario. 7

5

6

7

Vale la pena precisare che non si tratta tanto del fatto che l'unione di clitico e appoggio non puö essere interrotta da element! di tipo diverso dai pronomi (questo e possibile, basta che si tratti di clitici, come per es. la particella negativa), quanto piuttosto dell'inserimento di elementi che si collocano in base a principi diversi: in latino la regole per la collocazione dei pronomi e quella per la collocazione dei connettori sono due regole diverse (hanno un ambito diverso e una «descrizione strutturale» diversa), mentre nelle lingue romanze tutti i clitici che gravitano intorno al verbo, indipendentemente dalla loro categoria, ecc., si comportano alio stesso modo. In IV.1.5 abbiamo supposto che il (corrispondente fonologico del) sintagma costituito dal pronome debole si deve attaccare al (corrispondente fonologico di) un sintagma quando deve lasciare la posizione iniziale assoluta della fräse centrale a causa della sua encliticitä. L'attacco fonologico effettivo dovrä perö essere una parola (l'ultima parola del sintagma di appoggio): quando non c'e spostamento, infatti, i pronomi deboli si possono anche attaccare a(l corrispondente fonologico di) teste sintattiche, come per es. il verbo о il complementatore. Ci si deve porre la questione (ricorrente in tutte le analisi a base fonetica della legge di Wackernagel о della Tobler-Mussafia) di come mai anche i complementatori potevano servire da appoggio tonico per le forme deboli. C o m e mostrano forme come siquidem о ütpote, il costituente fonologico che nasceva da questa unione riceveva un accento anche se i suoi costituenti erano tutti atoni. 181

U n a possibilitä alternativa sarebbe quella di supporre che la f r ä s e latina avesse uno schema accentuale obbligato e dovesse cominciare con una parola ortotonica. Se questa proposta si riduce a un'ipotesi a base intonativa, va incontro a una parte delle obiezioni che abbiamo formulato in IV. 1.6 contro questo tipo di ipotesi (non spiega come mai una pausa intonativa potesse precedere i pronomi deboli). Se invece essa riguarda i raggruppamenti accentuali possibili (parola fonologica, sintagma fonologico, ecc.) e la loro struttura (posizione dell'accento in un sintagma fonologico ben formato, ecc.), non e necessariamente distinta da quella abbozzata sopra. L a s c e r e m o la questione in questo stato indeterminato, nella convinzione che uno studio approfondito degli schemi accentuali del latino possa fornire una soluzione adeguata a questo aspetto del problema.

1.6. Conclusione Oltre all'argomento diacronico della sez. 1 . 1 , abbiamo trovato le seguenti differenze tra pronomi deboli del latino e clitici delle lingue romanze: a) come tutti i sintagmi nominali, i pronomi deboli del latino possono essere retti da preposizione, diversamente dai clitici romanzi, che non sono parole a statuto pieno; b) i pronomi latini possono appoggiarsi encliticamente a una coordinazione di verbi, i clitici romanzi possono attaccarsi encliticamente solo a singole parole (cf. anche sez. 3 . 1 ) ; c) in latino la coesione tra pronome debole e appoggio e piuttosto debole, quella tra clitico e v e r b o nelle lingue r o m a n n z e e f o r t e (cf. anche sez.

3-3); d) i pronomi deboli del latino non modificano lo schema accentuale dell'appoggio che Ii precede, gli enclitici romanzi possono modificare lo schema accentuale della parola a cui si appoggiano (cf. sez. 3.4).

2. II cambiamento di categoria dei pronomi da deboli a clitici II processo che ha portato dai pronomi deboli del latino ai clitici delle lingue romanze antiche puö essere visto come un processo di grammaticalizzazione: una categoria che in latino aveva una certa indipendenza sintattica diventa nelle lingue romanze una categoria con un'indipendenza sintattica molto piü ridotta, anche se non un affisso (cf. sez. 3). N e l l ' a f f r o n t a r e il problema delle cause che sono alia base di questa grammaticalizzazione, vale la pena di partire da un confronto delle categorie grammatical! che possono essere realizzate dai pronomi deboli e dai clitici: 8 i pro-

Prescindiamo serapre, per semplicitä, dai continuatori di IBI e I N D E . 182

nomi deboli del latino possono realizzare tutte le categorie di caso del sistema nominale e avere tutte le funzioni sintattiche corrispondenti, i clitici delle lingue romanze antiche possono avere solo il caso accusativo e dativo e possono fungere solo da Oggetto Diretto e Oggetto Indiretto. Una parte della riduzione nei casi morfologici accessibili al sistema dei clitici e indipendente dal processo che interessa i clitici stessi: il sistema linguistico delle lingue romanze non dispone di un ablativo e di un genitivo indipendenti in nessun'altra categoria grammaticale. Dobbiamo dunque partire, nel confronto, da un sistema che, morfologicamente, puö distinguere solo tre casi: Nominativo, Accusativo/Ablativo e Dativo/Genitivo (Herman 1997, 5.1; Dardel 1964, Renzi 1993, Zamboni 1998). Anche cosi i clitici delle lingue romanze antiche non realizzano uno dei casi del sistema romanzo, il nominativo. Quanto alle funzioni sintattiche, mentre i sintagmi nominali riconducibili all'Accusativo/Ablativo possono essere Oggetto Diretto, complemento di una preposizione e anche complemento di tempo (cf. Ё venuto il giorno dopo), il clitico accusativo ё solo Oggetto Diretto; e mentre i sintagmi nominali riconducibili al Dativo/Genitivo (in base ai dati del francese e provenzale antico e del rumeno, nonche a quelli forniti dalle forme pronominali toniche) potevano essere Oggetto Indiretto e indicazione di Possesso in un sintagma nominale (cf. il cui padre), il clitico dativo, invece, e solo Oggetto Indiretto.9 Le funzioni sintattiche svolte dai clitici romanzi si riducono dunque all'espressione degli argomenti diretti del verbo (eccetto il soggetto) - restano esclusi gli argomenti introdotti tramite preposizione, i complementi di nomi e preposizioni, nonche gli element! con funzione avverbiale. 10

9 Questo quadro ё complicato da due ordini di fatti. In primo luogo l'Oggetto Indiretto puö indicare il possessore in frasi del tipo Gli lavo i capelli; si tratta seraplicemente di una delle possibili funzioni dell'Oggetto Indiretto, realizzabile anche con un sintagma preposizionale (Lavo i capelli a Piero). Su questo cf. Salvi (1988,3.3.3). - In secondo luogo il clitico dativo puö in rumeno, in italiano antico e in alcune varietä dialettali, indicare il possessore all'interno di un sintagma preposizionale о avverbiale (Lombard 1974, 125, 127; Rohlfs 1966/69, § 471): din parte-mi, tnainte-mi, in corpogU, accantole. Anche qui si tratta perö di Oggetto Indiretto: come mostra l'italiano, i pronomi dativi sono sostituibili con sintagmi preposizionali introdotti da a: in corpo a lui, accanto a lei; quello che ё eccezionale ё il fatto che il pronome non si cliticizzi al verbo. - Per contro, cui in il cui padre e un vero Possessore, dato che alterna con un sintagma preposizionale con di: il padre di lui (*il padre a lui). 10 I casi in cui il clitico dativo realizza il complemento di una preposizione о di un sintagma, dal punto di vista sintattico vanno analizzati diversamente: in (ia) il clitico non ё il complemento di in casa, come mostra l'impossibilitä di (ib), sarä quindi un argomento diretto del verbo; ё perö piü difficile applicare questa analisi a (iia), data la grammaticalitä di (iib) (esempi da Benincä [1988, 2.2.3]): (i) a. Gli hanno trovato delle armi in casa b. *In casa a Giorgio, hanno trovato delle armi (ii) a. Non gli voglio passare davanti b. Davanti a Giorgio, non vorrei passare mai

183

Riprendendo un'idea spesso avanzata (da ultimo cf. L a Fauci [1997], Vincent [1998]), possiamo constatare qui una tendenza a esprimere con il verbo e gli elementi che gli sono immediatamente connessi, l'intero contenuto della frase nucleare, una tendenza cioe a far passare la marcatura delle funzioni grammaticali dagli argomenti (casi del latino) al verbo (come nelle lingue cosiddette polisintetiche - cf. B a k e r [1995]). Questa idea va naturalmente tenuta nelle giuste dimensioni. L e lingue romanze sono ben lontane, soprattutto nelle loro fasi antiche, dall'essere polisintetiche: clitici e costituenti nominali sono in distribuzione complementare, quindi i clitici non rappresentano assolutamente una specie di flessione che realizza tutti gli argomenti nucleari, indipendentemente dalla presenza о meno dei costituenti nominali associati. D'altra parte i costituenti associati continuano a essere marcati per la loro funzione sintattica (a parte il Soggetto e l'Oggetto Diretto), mentre nelle lingue polisintetiche la ricchezza della flessione verbale rende in parte superflua la marcatura dei costituenti nominali. Ε non si assiste neppure alio sviluppo di diatesi particolari il cui scopo, nelle lingue polisintetiche, ё di trasformare costituenti avverbiali in argomenti diretti del verbo, esprimibili attraverso la flessione verbale. L'idea ё tuttavia allettante, perche ci fornisce subito una spiegazione per una delle grandi assenze tra le funzioni dei clitici, quella del soggetto: siccome il verbo dispone gia di un affisso che esprime la persona del soggetto, non c'e bisogno di un clitico nominativo. E s s a ci fornisce anche una traccia concreta per cercare una spiegazione alia nascita dei clitici: la nascita dei clitici έ legata alia perdita della flessione nominale. M a quale sarä il rapporto concreto tra i due processi? Abbiamo giä osservato in 1.1 che in latino era possibile lasciare non espressi gli argomenti del verbo (anafora zero) e questo nonostante la flessione verbale fornisse indicazioni soltanto per il soggetto, ma non per gli altri argomenti. Benche il funzionamento di questo aspetto della grammatica del latino sia tutt'altro che chiaro, 1 1 il fatto che un argomento possa restare non espresso ё incontestabile. L e differenze tra latino e romanzo possono cosi essere riassunte nel seguente schema:

"

Latino

Romanzo

+ flessione nominale + anafora zero - clitici

- flessione nominale - anafora zero + clitici

Cf. i lavori citati alia nota 1. Cf. anche Chen (1984) per un'analisi del fenomeno simile del cinese. - Si noti che il cinese non ha flessione nominale, per cui la spiegazione offerta nel testo della possibilitä dell'anafora zero in latino non puö essere valida in cinese. Una spiegazione per il cinese ё in Huang (1984); essa ё stata applicata al portoghese europeo da R a p o s o (1986); per i fenomeni solo in parte simili del portoghese brasiliano cf. G a l v e s (1989) e la bibliografia ivi citata.

184

Nonostante possa esistere anafora zero senza flessione nominale (per es. cinese) e possa esistere anafora zero in presenza di clitici (per es. portoghese europeo), puö essere interessante provare a spiegare in maniera globale il cambiamento dei tre parametri. La spiegazione che offriamo ё una spiegazione in certa misura astratta, ma nonostante la sua astrattezza ё un tentativo di rendere piu concreta e controllabile l'ipotesi che, sulla lunga durata, nelle lingue romanze si stia svolgendo un cambiamento tipologico che sposta la marcatura delle funzioni grammaticali dai sintagmi (caso) al verbo (accordo). Nel с. II abbiamo ipotizzato che in latino gli argomenti del verbo si spostino in proiezioni funzionali apposite per ricevere il caso morfologico. Possiamo pensare che in una lingua con casi come il latino il Criterio Theta, responsabile per la corretta realizzazione degli argomenti di un predicato (cf. IV.2.2), si applichi non direttamente agli elementi lessicali che realizzano gli argomenti, ma al caso che viene attribuito a questi argomenti. In latino, quindi, un predicato licenzia indirettamente il suo quadro attanziale licenziando i casi necessari alia sua realizzazione: il predicato do non assegna direttamente i ruoli semantici Agente, Oggetto e Termine ai sintagmi ego, panis e pauper in ego pauperi panem do, ma li assegna al morfema di caso Nominativo, Accusativo e Dativo nelle rispettive proiezioni funzionali. Quando le entrate lessicali raggiungono la proiezione funzionale appropriata e si uniscono ai morfemi di caso, automaticamente il ruolo semantico sarä applicato anche al contenuto lessicale: [ego + Norn.] sarä Agente, [panis + Acc.] sarä Oggetto e [pauper + Dat.] sarä Termine. Assumendo un modello non concatenativo di morfologia flessiva (Matthews 1972, Anderson 1992), la testa della proiezione di Caso non sarä occupata da un morfema concreto, ma da un caso astratto, come abbiamo indicato negli esempi qui sopra; le regole della morfologia daranno poi le forme flesse desiderate: ego + Nom. —> ego\panis + Acc. —> panem·, pauper + Dat. —> pauperi. Siccome i Casi astratti soddisfano il Criterio Theta, non ё necessario che essi siano realizzati concretamente, non ё сюё necessario che un elemento lessicale concreto, realizzato fonologicamente, vada a unirsi al Caso astratto. 12 Le posizioni non realizzate lessicalmente verrano poi interpretate a livello della grammatica del discorso come elementi anaforici, indeterminati о generici in base alia semantica del testo da produrre.

12

Nel quadro della grammatica generative di Chomsky possiamo assumere che abbiamo pronomi astratti che salgono alia proiezione funzionale di C a s o , dove ricevono il C a s o astratto. II pronome astratto soddisfa sia la Teoria del C a s o (gli viene assegnato un Caso astratto), sia il Criterio Theta (riceve un ruolo semantico attraverso il Caso). Possiamo assumere che il C a s o astratto sia sufficiente a licenziare il pronome astratto anche dal punto di vista del Principio della Categoria Vuota ( E C P ) , se esso ё una testa che regge propriamente il pronome.

185

In questo modello dunque l'esistenza di un sistema di casi morfologici realizzato sintatticamente attraverso una serie di proiezioni funzionali spiega direttamente la possibilitä che gli argomenti del verbo possano rimanere non realizzati e quindi la possibilitä dell'anafora zero. Dal punto di vista diacronico, la perdita dei casi morfologici spiegherebbe invece la perdita dell'anafora zero nel latino volgare: con la perdita dei casi morfologici e delle proiezioni funzionali a essi associate, i ruoli semantici vengono assegnati direttamente agli argomenti del verbo e, siccome un argomento puö rimanere non espresso solo in condizioni molto particolari (nel caso del soggetto di un verbo finito, per es., la possibilitä ё data dalla flessione personale), tutti gli argomenti che non soddisfano queste condizioni, devono essere realizzati lessicalmente о da un pronome. La perdita del sistema casuale del latino dovrebbe dunque portare a una moltiplicazione delle forme pronominali per marcare le relazioni anaforiche, moltiplicazione che effettivamente si verifica nei testi volgari (Jozsef Herman, c. p.). L'obbligatorietä dell'uso dei pronomi per esprimere gli argomenti (non soggetto) del verbo porta al primo passo della grammaticalizzazione: i pronomi deboli diventano clitici (alio stesso modo, alia fine del Medio Evo, nel francese e nei dialetti italiani settentrionali, i pronomi soggetto diventano obbligatori e poi clitici ). II secondo passo avverrä quando l'uso del clitico non sarä piü in distribuzione complementare con l'uso del costituente lessicale corrispondente (sp. Le duele la cabeza α Mafalda), il terzo quando il clitico diventerä un morfema legato non piu analizzabile come un pronome (milanese te lavei). Per quanto riguarda il meccanismo concreto della grammaticalizzazione, si puö pensare al concorso di principi generali imposti dalla Grammatica Universale e di fatti concreti dell'uso linguistico realizzato storicamente. Quanto all'uso, in 1.2.2 si e giä accennato al fatto che l'avanzamento del verbo in prima (o seconda) posizione creava una situazione di adiacenza coi pronomi deboli in posizione Wackernagel (nel senso sviluppato nel с. IV). Nel sistema latino questi pronomi erano sintatticamente indipendenti dal verbo, a cui erano collegati solo nella fonologia. L'evidenza che queste forme erano sintagmi aveva perö dovuto cominciare a farsi sempre piu esigua: da una parte, con l'obbligatorietä dell'espressione degli argomenti verbali, la stragrande maggioranza dei pronomi erano forme di Dativo e Accusativo, cioe sintagmi costituiti da una sola parola e quindi in teoria ambigui quanto al loro statuto categoriale. Un'ulteriore fonte di evidenza per lo statuto sintagmatico dei pronomi deboli, il fatto cioe che potevano essere retti da una preposizione, stava scomparendo (v. infra). Possiamo anche supporre che i connettori frasali del latino classico non fossero usati nella lingua parlata (non sono conservati dalle lingue romanze), per cui l'adiacenza dei pronomi al verbo in prima posizione era assoluta. C o m e abbiamo visto, inoltre, i pronomi svolgevano una funzione molto simile a quella della flessione verbale, in quanto, assieme a essa, esprimevano gli argomenti del verbo. 186

Tutti questi fattori presi assieme hanno permesso che i pronomi deboli del latino fossero interpretati come delle parole accessorie del verbo. In mancanza di evidenza positiva per il loro statuto di sintagmi, sono stati interpretati come teste e, per la loro distribuzione limitata (seguivano sempre immediatamente il verbo), sono stati interpretati come clitici. A questo punto possiamo spiegare un'altra differenza tra il sistema latino e quello romanzo: mentre in latino i pronomi strutturalmente adiacenti al verbo erano sempre postverbali, nelle lingue romanze possono essere sia preverbali, sia postverbali. Ora, se definiamo i clitici, almeno provvisoriamente (cf. infra sez. 3), come delle parole non autonome che, per essere realizzate a livello sintattico, hanno bisogno di essere aggiunte a un'altra testa, l'apparizione dei clitici in posizione preverbale ё una conseguenza automatica della rianalisi dei pronomi deboli come clitici e del principio generale per cui una testa deve essere aggiunta alia sinistra di un'altra testa (cf. IV.2.3). Come notato, il latino, nella nostra analisi del с. IV, non offre casi di pronomi in posizione immediatamente preverbale'3 e quindi nessuna evidenza concreta per questo tipo di estensione. L'apparire di casi di clitici preverbali nelle strutture V2, dunque, puo essere solo la conseguenza di un principio generale. Possiamo immaginare che i parlanti, osservando il tipo di collocazione V c l . . . tipico della frase princ i p a l , sapessero: 1) che si trattava di clitici e che come tali avrebbero dovuto essere aggiunti davanti al verbo; ma anche 2) che si trattava di forme enclitiche - potevano quindi concludere che si trattava di forme stutturalmente preverbali che si erano spostate in posizione postverbale nella fonologia perche davanti al verbo non potevano trovare l'appoggio adatto. Nei casi invece in cui, nella nuova struttura di frase romanza, questo appoggio c'era, i clitici potevano restare in posizione preverbale. 14 La nostra ricostruzione dello sviluppo dei clitici romanzi prevede dunque le seguenti tappe: -

13

14

perdita del sistema casuale del latino; 15 obbligatorietä dell'espressione degli argomenti del verbo e conseguente aumento nell'uso dei pronomi dativi e accusativi; Ricordiamo che rifiutiamo la possibilitä di analogie basate su stringhe superficiali non analizzate sintatticamente. In latino i pronomi potevano accidentalmente essere in posizione preverbale: Χ ρ V, ma questa struttura era analizzata dai parlanti come un caso particolare della struttura Χ ρ Χ V, per cui non poteva offrire evidenza per una posizione strutturalmente preverbale dei pronomi. Si noti che i fatti delle subordinate non avrebbero permesso questo tipo di «deduzione»: qui i pronomi erano postverbali, ma avrebbero avuto un appoggio anche in posizione preverbale. Una analisi come questa confermerebbe l'idea di Lightfoot (1991) che l'apprendimento si basa solo sui dati delle frasi principali (cf. supra I.4.4).

15

Non dobbiamo naturalmente dimenticare che il processo di perdita del sistema morfologico dei casi e stato lungo e graduale a livello della lingua (Herman 1997, 5.1), ma possiamo pensare che sia avvenuto, nella grammatica, un cambiamento radicale nel meccanismo sintattico di assegnazione dei casi, da cui derivano i passi successivi dell'evoluzione (cf. anche III.2.2).

187

-

-

generalizzazione delle strutture a verbo iniziale con adiacenza tra verbo e pronomi; venendo a mancare evidenza indipendente per lo statuto di sintagmi dei pronomi deboli e data la loro distribuzione limitata e il loro significato simile a quello degli affissi verbali, essi vengono rianalizzati come clitici aggiunti al verbo finito; in conseguenza della rianalisi, possono assumere anche posizioni che non erano permesse ai pronomi latini.

Per concludere ci possiamo chiedere qual ё stata la sorte di quegli usi dei pronomi deboli che non sono stati continuati dai clitici romanzi, i pronomi soggetto e i pronomi retti da preposizione. 16 Quanto ai pronomi soggetto, abbiamo visto in III.1.3.1 che in francese antico essi occupavano una posizion strutturale diversa da quella dei soggetti nominali. 17 Questo e visibile nei casi di strutture V2 in cui il soggetto ё in posizione postverbale e nelle subordinate di tipo arcaico. Nelle principali il pronome soggetto segue immediatamente il gruppo formato dal verbo e dai clitici oggetto, ma precede alcuni avverbi come pas, mie, ecc., mentre il soggetto nominale segue questi avverbi. Dato che il verbo si trova nella testa della proiezione T/F", non ci sono difficoltä ad assumere che la posizione del pronome soggetto sia all'inizio di I", come era normale per i pronomi deboli in latino: T/F"

Spropas ...

Che questi soggetti non siano clitici ё mostrato dal fatto che potevano comparire anche in posizione iniziale di frase (come in latino, nel loro uso forte). Inoltre la loro adiacenza al verbo puö essere interrotta dai clitici obliqui: se la nostra ipotesi in IV.2.3 έ corretta, questi si spostano in posizione postverbale nella fonologia, mostrando che il rapporto tra verbo e pronome soggetto non ё abbastanza stretto per impedire questo inserimento; infatti, se il soggetto fosse un clitico sintattico, il gruppo verbo+soggetto pronominale non 16

17

Cardinaletti (1991) analizza l'italiano loro come un pronome debole. In realtä i pronomi di questo tipo nelle lingue romanze antiche meriterebbero un esame in questo senso - per un primo approccio cf. Egerland (1999). Siccome non abbiamo condotto una ricerca specifica sull'argomento, ci limitiamo qui alia discussione dei fatti francesi antichi, ben descritti nella letteratura. Per l'italiano antico, cf. ora Egerland (1999). 188

dovrebbe essere permeabile a una regola della fonologia (il pronome soggetto non potrebbe essere un clitico solo fonologico perche va a occupare la sua posizione superficiale con uno spostamento non locale). Possiamo dunque ritenere che i soggetti pronominali postverbali siano la continuazione dei pronomi deboli del latino. Quanto ai pronomi soggetto che nelle subordinate di tipo arcaico si trovano immediatamente dopo il subordinatore, abbiamo anche qui a che fare con una posizione tipica per i pronomi deboli in latino e, dato il carattere estremamente conservatore della struttura in cui occorrono, una loro analisi come forme deboli ё ancora piu diretta. L'evidenza fonetica discussa da Franzen (1939, ch. I) mostra che i pronomi soggetto del francese antico potevano derivare da forme non accentate: questo ё evidente per nous e vous, l'unico controesempio essendo il/ele (je e tu sono neutri a questo riguardo). Se accettiamo che morfologicamente abbiamo una sola forma, con un uso debole e un uso forte, non с'ё forse da stupirsi se in alcuni casi questa continua la forma accentata, in altri la forma atona (niente di tutto questo vale per le forme oblique, dove le forme libere e le forme clitiche hanno un'evoluzione fonetica chiaramente distinta). Per quanto riguarda l'uso dei pronomi dopo preposizione, il sistema pronominale delle lingue romanze, in questo caso, e asimmetrico. A differenza degli altri contesti dove per un referente atteso troviamo un clitico (o il soggetto non espresso) e per un referente non atteso troviamo un pronome libera, nel contesto dopo preposizione troviamo sempre le forme libere, indipendentemente dal contenuto semantico-pragmatico del pronome. Ε possibile che la ragione di questa evoluzione, che non tiene conto del significato, sia semplicemente fonetica: in latino nel sintagma preposizione + pronome l'accento 18 doveva cadere sulla preposizione, secondo le regole accentuali del latino, se il gruppo era unitario dal punto di vista fonologico, data la natura proclitica delle preposizioni: рёг me Questo ё del resto confermato dall'evidenza comparativa (cf. Meyer-Lübke [1897, 321-322], che cita tra l'altro l'alemannico ziiemer [zu mir]). Con il cambiamento della natura dell'accento nell'evoluzione romanza, l'accentuazione di questi sintagmi si sarebbe adattata a quella dei sintagmi preposizionali con complemento nominale, dove la preposizione ё sempre atona: per me Con questo sarebbe sparita la possibilitä di avere una forma atona dopo preposizione.

18

О un qualche tipo di prominenza accentuale nel caso dell'uso debole.

189

3· Tipologia dei clitici obliqui romanzi In I.3.2 abbiamo osservato come i clitici delle lingue romanze antiche non solo siano diversi dai pronomi deboli del latino (cf. supra sez. 1), ma come siano diversi anche rispetto ai clitici delle lingue romanze moderne. Questo si vede per es. nel caso della collocazione enclitica con una coordinazione di verbi: (7) a. (fr. ant.) defoule la et ensanglente b. (port, mod.) Οϊςο-te e vejo-fe (*Οίςο-ίβ e vejo) In un importante lavoro, inoltre, B e n i n c ä / C i n q u e (1993) hanno messo in luce varie d i f f e r e n z e nel comportamento sintattico dei pronomi in posizione proclitica e in posizione enclitica nelle lingue r o m a n z e m o d e r n e , d i f f e r e n z e di comportamento che vale la pena di confrontare con i fatti antichi.'9 Tenteremo qui di seguito di individuare alcuni parametri utili per la classificazione dei clitici romanzi. Prenderemo in considerazione i clitici obliqui delle lingue r o m a n z e antiche e m o d e r n e sia in posizione preverbale che in posizione postverbale.

3 . 1 . Clitici con una coordinazione di verbi 3 . 1 . 1 . Posizione preverbale Nelle lingue romanze antiche, un clitico preverbale puö essere il complemento di due verbi coordinati: (8) Li miens s'aparoillc et atorne de lui siudre et d'aler apres (Skärup 1975, 248) In realtä, come mostrato da S k ä r u p ( 1 9 7 5 , 2 4 8 - 2 5 1 ) , un clitico solo puö apparire anche in casi in cui chiaramente abbiamo a che f a r e con la coordinazione non di due verbi, ma di due domini sintattici: (9) a. Clyges [...]/'[01 molt bien] et [antendi] (Skärup 1975, 249) b. Ocirre [...] le [voilje] et [ocirrai] (ibid.) Ε come mostrato da Tobler ( 1 9 0 6 , 1 1 1 - 1 1 3 ; 1 9 1 2 , 4 0 6 ) , una stessa f o r m a clitica puö precedere due verbi coordinati che richiedono due casi diversi: (10) a. il lor dona armes et apareilla honorablement b. Si la rebeise et fet grant joie

'9 La creazione di pronomi clitici soggetto in alcune varietä introduce nel quadro altri fatti interessanti a cui qui accenneremo soltanto nella misura in cui possano essere utili per un confronto con i clitici obliqui (cf. infra 3.5 e Salvi [2003] per una sommaria descrizione delle forme enclitiche; cf. Poletto [1993a] per una descrizione e una classificazione molto dettagliata delle forme preverbali). 190

In (ioa) dona armes richiede il Dativo (lor), ma apareilla richiederebbe l'Accusativo; in (iob) rebeise richiede l'Accusativo (la), ma fet grant joie richiederebbe il Dativo. I fenomeni esemplificati in (9)-(io) erano possibili anche con un sintagma in posizione preverbale (sempre da Tobler [1906]): ( n ) Diu en rent graces et mercie

Diu e Oggetto Indiretto di rent graces e Oggetto Diretto di mercie. L'es. (11) mostra che un unico costituente poteva fungere da primo elemento di due frasi coordinate; data la nostra analisi con sollevamento del costituente preverbale dalla posizione interna a I" alio Specificatore di T/F", questo significa che abbiamo estrazione parallela (across the board) dalle due frasi coordinate: [T/F.Diu

[ T / F e n rent [ r t v grace et [ T / F m e r c i e [vtv tNP}]

y ] ]

L o stesso sembra valere per i clitici preverbali (9)-(io), ma se proviamo a costruire una struttura in parallelo per (9b) otteniamo una struttura in cui lo spostamento del clitico avviene in parallelo, 20 mentre lo spostamento del costituente preverbale avviene solo dal primo dei membri della coordinazione (in apparente violazione della restrizione che vieta l'operare di regole su un solo membro di una struttura coordinata): [T/F.Ocirre

le

[ T / F v o i l [,»je tv tInf tcl}} et ] [x/Focirrai [ г г у У ]

Non sappiamo come questo problema vada risolto, 21 ma l'esempio dimostra che l'appoggio dei clitici, nelle lingue romanze antiche, era la flessione personale (AgrS) e non il verbo: quello che e comune ai due domini coordinati in (9b) non ё infatti ne il verbo, ne la flessione modo-temporale, ma solo la flessione personale. Nelle lingue romanze moderne (cf. Benincä/Cinque [1993, 2.1], da cui provengono gli esempi) questo tipo di costruzione e possibile solo quando abbiamo

20 21

In realtä anche lo spostamento del verbo flesso in T/F. Si potrebbe pensare che si tratti di anafora zero, nel qual caso la nostra discussione nella sez. 2 avrebbe bisogno di qualche precisazione. A n c h e in questo caso, perö, la possibilitä dell'anafora zero nelle lingue romanze antiche sarebbe molto ristretta, limitandosi alle strutture coordinate (e a qualche struttura all'inflnito - cf. Tobler [ 1 9 1 2 , 406-408]). C f . anche la discussione tra Williams (1938), A b r a h a m (1939) e Spitzer (1940) su fatti in parte simili del portoghese antico. - A l t r i casi di apparenti violazioni della Restrizione sulle Strutture Coordinate si hanno nelle lingue romanze antiche nel caso della salita dei clitici, come mostra il seguente esempio: (i) mandou-Atf [queimar t cl] e [degolar eile] (D. Pedro 9 . 1 1 )

191

d u e v e r b i c o o r d i n a t i c h e c o n d i v i d o n o m o l t i tratti s e m a n t i c i , t a n t o d a p o t e r essere considerati quasi u n u n i c o v e r b o : (12) Jean le lit et relit sans cesse N o n p u ö trattarsi di c o o r d i n a z i o n e ne di verbi s e m a n t i c a m e n t e disparati (13a), ne di d o m i n i piü a m p i (13b), ne di f o r m e v e r b a l i d i v e r s e c o n t e m p o (13c) о p e r s o n a diversi (13d); p u ö p e r ö trattarsi d e l l o stesso v e r b o in due tempi diversi (i3e): (13) a. b. c. d. e.

*Lo compro e mangio volentieri. *Paul les [lit tres vite] et [relit soigneusement par la suite] *Lo leggevo e rileggo sempre tutto d'un fiato *Lo leggiamo e rileggono sempre tutto d'un ftato Lo leggo e leggerö sempre con piacere

B e n i n c ä e C i n q u e s u p p o n g o n o che i clitici si a t t a c c h i n o alia

flessione

perso-

n a l e о m o d o / t e m p o r a l e , m a la r e s t r i z i o n e sulle f o r m e che p o s s o n o a p p a r i r e in q u e s t a c o s t r u z i o n e m o s t r a c h e il p u n t o di a p p o g g i o d e v e e s s e r e il v e r b o stesso. I clitici d e l l e l i n g u e r o m a n z e m o d e r n e non si a t t a c c a n o a n e s s u n tipo di s t r u t t u r a c o o r d i n a t a : 2 2 n e a livello d e l l a flessione p e r s o n a l e (13b,d), n e a q u e l l o d e l l a flessione m o d o - t e m p o r a l e (13c), ne a q u e l l o del v e r b o l e s s i c a l e (13a), m a s o l t a n t o a u n a f o r m a v e r b a l e u n i c a (che p u ö e s s e r e u n a s p e c i e di v e r b o c o m p o s t o , c o m e in [12]). S e tutto q u e s t o ё c o r r e t t o , significa c h e nelle l i n g u e r o m a n z e antiche i clitici r a g g i u n g o n o d i r e t t a m e n t e la testa c o n t e n e n t e la flessione p e r s o n a l e , nelle l i n g u e m o d e r n e , invece, s o l o i n d i r e t t a m e n t e : p r i m a si a t t a c c a n o al v e r b o e poi ne s e g u o n o lo s p o s t a m e n t o finche r a g g i u n g e la testa c o n t e n e n t e la flessione. A sostegno, indiretto, di q u e s t a d i f f e r e n z a tra il sistema a n t i c o e q u e l l o m o d e r n o si potrebbe forse addurre il fatto che la salita dei clitici dipendenti da una f o r m a non finita v e r s o u n v e r b o flesso era m o l t o piü g e n e r a l e nelle lingue r o m a n z e antiche che non nelle m o d e r n e (cf. IV.1.7) - in brasiliano, p e r es., questa salita o g g i e del tutto esclusa.

3.1.2. P o s i z i o n e p o s t v e r b a l e C o m e a b b i a m o visto sopra, nelle lingue r o m a n z e antiche i clitici p o s s o n o c o m p a r i r e d o p o il p r i m o di d u e verbi c o o r d i n a t i : (14) devora le et trangluti (Skärup 1975, 249) In IV.2.3. a b b i a m o i n t e r p r e t a t o q u e s t o t i p o di e s e m p i c o m e u n o s p o s t a m e n t o del clitico nella f o n o l o g i a d o p o la p r i m a p a r o l a della f r a s e ( s i c c o m e il clitico e

22

Per (13ε) cf. la soluzione proposta dagli stessi autori alia n. 4 del loro articolo. 192

aggiunto alia flessione personale, la posizione del clitico nella sintassi ё davanti ai verbi). Nelle lingue romanze moderne (Benincä/Cinque 1993, 2.1), il clitico deve essere ripetuto dopo ogni singola forma verbale, anche nei casi in cui, in caso di proclisi, il clitico non dovrebbe essere ripetuto: (15) a. Leggilo e rileggi/o! b. *Leggi/o e rileggi! c. *Leggi e rileggi/o!

Possiamo spiegare questo fatto assumendo che il clitico postverbale si comporti come un affisso e quindi, in base alle propriety della morfologia delle lingue romanze, non possa essere attaccato a una coordinazione di paroje, ma solo a una parola unica: 23 *mangia- e bevono (per mangiano e bevono). Ma perche il clitico, che in posizione preverbale ё una parola relativamente indipendente, in posizione postverbale diventa un affisso? Kayne (1991) spiega i fenomeni di enclisi nelle lingue romanze moderne assumendo che sia il verbo a spostarsi in una posizione strutturalmente piü alta di quella occupata dal clitico: secondo Benincä/Cinque (1993) in questi casi il pronome viene incorporato come un affisso alia forma verbale che lo precede. 24 3.2. Coordinazione di clitici Benincä/Cinque (1993, 2.2) citano alcuni casi di coordinazione di clitici possibili in posizione preverbale, ma non in posizione postverbale: (16) a. Je lui et vous ferais un plaisir b. *Ecris-nous et lui!

Non έ ben chiaro come il fenomeno esemplificato in (16a) (limitato a pochi clitici in francese e rumeno e molto marcato) debba essere spiegato. Per quanto riguarda (16b), se assumiamo che i clitici postverbali siano affissi, l'esempio e escluso dai principi della morfologia flessiva delle lingue romanze, che non permette la coordinazione di due affissi: *Cantavamo e -te (per cantavamo e cantavate). Non abbiamo dati per le lingue romanze antiche.

23

24

Anche se legge e rilegge conta come una parola dal punto di vista sintattico (e semantico), dal punto di vista morfologico si tratta naturalmente di due parole, con due serie di affissi flessivi. Possiamo anche speculare sulle ragioni profonde di questa incorporazione. Se abbiamo ragione nel pensare che i clitici devono in qualche modo essere adiacenti alia flessione personale, lo spostamento del verbo flesso in una posizione piü alta allontana la flessione personale dal clitico - l'incorporazione riporta il clitico nell'ambito della testa flessiva.

19З

3·3· Interpolazione L'interpolazione di costituenti tra il clitico e il verbo (cl Χ V) έ ampiamente attestata nelle lingue romanze antiche (III.1.2.2, IV.2.1.3). Abbiamo interpretato questi esempi come casi in cui il verbo rimane in una posizione bassa nella struttura di fräse. II caso inverso (V X cl) non si da per la semplice ragione che il verbo non sale in una posizione piu alta di quella del clitico. Oggi il fenomeno esiste ancora in alcune lingue, ma e piuttosto limitato (Benincä/Cinque 1993, sez. 3): in genere solo alcuni avverbi о pronomi liberi possono comparire tra clitici e verbo. Cf. i seguenti esempi galeghi (da Älvar e z / R e g u e i r a / M o n t e a g u d o [1986, 205-206]): (17) a. b. c. d.

Fai о que che eu digo Quen me ali pillara Se che non gustan, fägoche outras A g o r a xa se un non fia

II fenomeno ё invece impossibile in posizione postverbale: (18) *Digo eu che

Senza un'analisi dei casi in (17) ё difficile dire qual ё la ragione dell'agrammaticalitä di (18), ma ё chiaro che, se il clitico postverbale έ un affisso, le regole morfologiche delle lingue romanze escludono che una parola si inserisca tra radice/tema e affisso: *da- retta -vamo (per davamo retta). 3.4. Fonologia I clitici preverbali non modificano la struttura fonologica del verbo ne nelle lingue romanze antiche, ne in quelle moderne. I clitici postverbali, invece (Benincä/Cinque 1993, sez. 3), spesso hanno un simile effetto, che puö manifestarsi come modificazione della parte finale del verbo (19) о come modificazione del suo schema accentuale (20): 25 (19) a. b. (20) a. b.

(port.) dize-lo (dizes + o) (ven.) magnelo (magna + lo) (fr.) dis-moi [di-mwa] (dis + me) (nap.) pigliatillo (piglia + te + lo) (Rohlfs 1966/69, § 3 1 2 )

Si noti che i fenomeni esemplificati in (i9)-(2o) sono quello che ci si aspetta se i clitici postverbali sono affissi (gli affissi possono per es. attrarre l'accento: gätto /gattino). Questa non ё tuttavia una condizione necessaria: per quanto riguarda (19), fenomeni di sandhi esterno sono possibili anche fra parole sin-

25

Si noti che queste alternanze sono generalmente regolari e non compromettono la riconoscibilitä dei clitici, diversamente che nel caso dei pronomi soggetto enclitici (cf. 3.5.1). Cf. anche Kaiser (1992, 2.1.2, 2.2.2).

194

tatticamente indipendenti (cf. [21], da Ä l v a r e z / R e g u e i r a / M o n t e a g u d o [1986, 136]); p e r quanto r i g u a r d a (20), anche i clitici preverbali sono aggregati al gruppo accentuale del verbo, solo che essi non possono modificare l'accento perche le regole per l'assegnazione dell'accento nelle lingue romanze operano a partire dalla fine della parola: (21) (gal.) aturamo-la calor (aturamos [a calor]) C o s ! i fenomeni fonologici attestati nelle lingue r o m a n z e antiche (che sono simili a quelli attestati per le lingue romanze moderne) possono essere spiegati senza assumere che i clitici postverbali fossero affissi.

3.5. L o statuto dei clitici romanzi L a discussione delle sezioni precedenti (basata su B e n i n c ä / C i n q u e [ 1 9 9 3 ] ) ha mostrato che nelle lingue romanze moderne i clitici preverbali e postverbali appartengono probabilmente a due categorie morfosintattiche differenti: i clitici preverbali sono parole (teste) a distribuzione limitata e devono essere aggiunti a un'altra testa; i clitici postverbali mostrano invece le tipiche caratteristiche degli affissi (decisivi sono i fatti discussi in 3 . 1 ) . Per i clitici delle lingue romanze antiche, invece, non ci sono argomenti per postulare una d i f f e r e n z a di categoria tra le f o r m e che compaiono in posizione preverbale e quelle che compaiono in posizione postverbale. A b b i a m o dunque la situazione seguente:

1. r. ant. 1. r. mod.

p. prev.

p. postv.

clitici clitici

clitici affissi

C o m e a b b i a m o notato alia n. 25, i clitici postverbali delle lingue r o m a n z e moderne, a cui abbiamo attribuito lo statuto di affissi, in genere sono perfettamente riconoscibili come i corrispondenti dei clitici preverbali: о hanno esattamente la stessa f o r m a (22) о la variazione nella f o r m a e in qualche maniera regolare e prevedibile (23): (22) lo mangio / mangialol (23) il me pardonne /pardonnez-mo/! (cf. recevons / rego/s) Questa d o v r e b b e essere una conseguenza del fatto che si tratta della stessa parola e che il suo statuto di affisso e derivato. Non ё perö evidente che le cose debbano stare cosi. V e d i a m o , per un confronto, quello che succede nel c a s o dei pronomi clitici soggetto dei dialetti italiani settentrionali.

195

3·5·ΐ· Soggetti enclitici Come giä notato da Renzi/Vanelli (1983), il paradigma delle forme proclitiche e quello delle forme enclitiche dei pronomi soggetto nei dialetti italiani settentrionali ё spesso differente (cf. anche Fava [1993, 2508-2509]): una delle configurazioni piu tipiche ё quella esemplificata in (24), dove la serie proclitica ha solo tre membri (II, III e V I persona), mentre quella enclitica ё completa (da Benincä/Vanelli [1982, 2.5]): (24)

Padova

procl. encl.

I i

II te to

I I I m/f el / la lo / la

IV i

V о

V I m/f i / le Ii / le

Come si puö notare, anche la forma stessa del pronome puö variare a seconda della posizione pre- о postverbale (te/to, el/lo, i/li)\ ё questa la situazione generale in tutti i dialetti in cui esiste una serie enclitica; cf. (25), dove le due serie sono complete, ma solo alia II persona la forma proclitica e quella enclitica sono uguali (dati da A S I S ) : (25) Paluzza procl. encl.

(Udine) I a о

II tu tu

I I I m/f(/n) a-l/a/a al / e

IV a о

V a о

VI a о

In questi dialetti nessuna regola fonologica indipendentemente motivata puö spiegare la variazione nella forma dei pronomi о la loro eventuale sparizione in posizione preverbale: questa generale mancanza di corrispondenza tra forme proclitiche e forme enclitiche (a differenza di quanto accade, per es., in francese) puö dunque essere usata come un argomento a sostegno dell'idea che qui le forme proclitiche e quelle enclitiche appartengono a categorie diverse. Esistono inoltre molti argomenti morfologici che mostrano come la relazione tra il soggetto enclitico e il suo appoggio e piu stretta che non quella tra forme proclitiche e verbo (cf. anche Fava [1993, 2509-2513]): in base a questi argomenti si puö concludere che i soggetti enclitici sono affissi. Passiamoli brevemente in rassegna. Anche i soggetti enclitici possono causare, per es., modificazioni nella forma fonologica del loro appoggio. Non ci interessano qui tanto quei cambiamenti che sono regolari da un punto di vista fonologico (26), 2 6 quanto piuttosto quei casi in cui il cambiamento avviene solo in presenza del soggetto enclitico: cf. il comportamento dell'affisso -s in (27) (es. [27a] da Zamboni [1974, 25]; [27b,c] da A S I S ) :

26

C f . il cambiamento analogo con un clitico obliquo in (19b).

196

(26) Venezia i magna / magne-i? (27) a. Venezia ti magni / magnis-tu? b. Cordenons (Pordenone) te parlis / parli-tu? c. Paluzza (Udine) al e / es-al? In alcuni casi la presenza di un pronome soggetto enclitico puö causare l'uso di una f o r m a ridotta del verbo (esempio da Fava [1993, 2 5 1 2 ] ) : (28) Valdagno (Vicenza) te voli / voli-to? - vu-to? A volte il pronome soggetto ё incorporate nella f o r m a verbale (es. [29a] da A S I S , [29b] da U n d e r [1987, 8 8 - 9 3 ] ) : (29) a. Rocca Pietore (Belluno) i magna / magnie? b. Sottosilvano i savevan / savevin? L a f o r m a del pronome per la stessa persona puö variare in dipendenza dal verbo che fornisce l'appoggio; in generale il criterio e: verbo lessicale vs. verbo ausiliare (30a,b), ma ausiliari differenti possono richiedere f o r m e diverse del pronome (30c) (es. [30a] da F a v a [ 1 9 9 3 , 2 5 1 2 ] , [30b] da A n d e r l a n - O b l e t t e r [ 1 9 9 1 , 4 0 ] , [30c] da A S I S ) : (30) a. Valdagno (Vicenza) magne-li? / ga-i? b. Gardenese cherdov-i? / son-s? c. Cordenons (Pordenone) e-lu? / as-i? Puö succedere che una forma enclitica del pronome soggetto esista solo se l'appoggio e dato da un verbo ausiliare ( 3 1 ) о da verbi coniugati in certi tempi (32) (es. [31a] da Z a m b o n i [1974, 25], [31b] da A S I S , [32] da Fava [1993, 2 5 1 1 ] ) : (31) a. Venezia magno? / so-gio? b. Laste (Belluno) magne? / e-mi? (32) Valdagno (Vicenza) magne-o? / magnavi? I fatti presentati fin qui mostrano chiaramente che i pronomi soggetto enclitici dei dialetti italiani settentrionali possono essere degli affissi dal punto di vista morfologico: il grado della loro identificabilitä con le f o r m e preverbali puö essere molto basso (la f o r m a corrispondente puö mancare о essere molto 197

diversa), mentre il grado di interazione con il verbo a cui si appoggiano (cambiamenti nella forma della parola, selezione morfologica) puö essere molto alto, fino a raggiungere I'incorporazione. Tutto questo ci induce a concludere che i clitici soggetto preverbali e quelli postverbali non rappresentino in realtä la stessa parola in due situazioni sintattiche diverse, ma che si tratti di due categorie differenti. Esse potrebbero essere specializzate per tipi di frasi differenti: i pronomi soggetto enclitici potrebbero per es. essere in realtä i suffissi di una specie di coniugazione interrogativa (Fava 1993). Esiste perö ampia evidenza che, in questi dialetti, il fenomeno del soggetto pronominale enclitico richiede un'analisi sintattica. II problema principale ё che l'«inversione», per cui i soggetti compaiono in posizione enclitica nelle frasi interrogative, e obbligatoria nelle principali e vietata nelle subordinate: (33)

a. b. c. d.

Padova Quando ze-lo vegnuo? *Quando el ze vegnuo? *Me domando quando (che) ze-lo vegnuo. Me domando quando ch'el ze vegnuo.

Qui troviamo non solo un bell'esempio di distribuzione complementare, ma anche una chiave per una spiegazone sintattica non triviale del fenomeno: la costruzione a inversione esclude la presenza del complementatore che e vice versa. Anzi, nei dialetti in cui che puö comparire anche nelle principali, troviamo lo stesso tipo di distribuzione complementare anche nelle principali (esempi da Poletto/Vanelli [1995]): (34)

Portogruaro (Venezia) a. Cossa che te fa? b. *Cossa che fa-to?

L'analisi standard di questi dati (Poletto 1993b) prevede che nelle principali il verbo saiga nella Testa della proiezione funzionale C", lasciando il soggetto alia sua destra; nelle subordinate (e in principali come [34]) questa posizione ё occupata dal complementatore, cosi la salita del verbo non puö avvenire e non c'e inversione. Si noti che la spiegazione della distribuzione complementare di costruzione a inversione e presenza del complementatore έ assolutamente fuori della portata di una teoria dei soggetti clitici basata esclusivamente sull'opposizione semantica [±domanda]. Una soluzione che tiene conto della natura fondamentalmente sintattica dell'inversione ё quella di Poletto (1993b), che considera i clitici soggetto preverbali e quelli postverbali come parole appartenenti a categorie morfosintattiche differenti. L a loro distribuzione complementare (serie proclitica solo se il verbo non sale а С e serie enclitica solo se il verbo sale а С) e derivata dall'interazione delle proprietä delle singole categorie con quelle delle strutture sintattiche in cui sono inserite. Benche i particolari della soluzione proposta da Poletto non possano essere corretti (Salvi 2003, sez. 5), lo spirito della sua 198

soluzione ё quanto ci vuole per spiegare questo complesso insieme di fatti: la differenza morfologica tra serie proclitica e serie enclitica ё troppo grande perche le due serie possano essere la realizzazione in posizioni diverse delle stesse parole (ricordiamo che anche i clitici obliqui vengono realizzati come affissi in posizione postverbale, ma questo поп έ accompagnato da divergenze morfologiche). A l i o stesso tempo la loro distribuzione complementare deve avere una spiegazione sintattica e non semantica. Nonostante non siamo in grado di fornire qui una soluzione soddisfacente a questo problema concreto, possiamo tuttavia concludere che nel caso dei pronomi soggetto il clitico preverbale e l'affisso postverbale sono due parole diverse: siccome hanno lo stesso contenuto semantico (servono a individuare la persona del soggetto) 2 7 possono anche assomigliarsi nella forma, ma non piii di quanto si assomiglino la forma clitica e la forma libera del pronome soggetto, о la forma del dativo e quella dell'accusativo dello stesso clitico, о la forma del pronome personale e quella del possessivo che si riferiscono alia stessa persona. 3.5.2. Conclusione L a discussione della sezione precedente ha mostrato che per i clitici soggetto dei dialetti italiani settentrionali έ necessario assumere l'esistenza di due categorie differenti: un clitico, che compare solo in posizione preverbale, e un affisso, che compare solo in posizione postverbale. Se allarghiamo l'indagine anche alle forme libere, vediamo che il pronome soggetto in questi dialetti έ realizzato addirittura da tre categorie morfosintattiche diverse. Per le forme oblique, invece, non e necessario assumere che il clitico preverbale e quello postverbale appartengano a due categorie diverse; bisogna perö precisare che, in posizione postverbale, il clitico viene incorporato nella forma verbale e si comporta come un affisso: qui il clitico preverbale e l'affisso postverbale sono la realizzazione della stessa parola. Per i clitici obliqui delle lingue romanze antiche, invece, non abbiamo trovato argomenti a sostegno della natura affissale delle forme postverbali. Questa evoluzione puö essere riassunta nel seguente schema: I fase:

i clitici appaiono sia in posizione preverbale che in posizione postverbale (lingue romanze antiche); II fase: in posizione postverbale i clitici vengono incorporati come affissi (pronomi obliqui delle lingue romanze moderne, pronomi soggetto del francese - cf. Benincä/Cinque [1993]); I I I fase: due categorie diverse: clitici preverbali e affissi postverbali (pronomi soggetto nei dialetti italiani settentrionali).

27

Essi hanno spesso anche la stessa etimologia.

199

Una quarta fase si raggiunge quando l'affisso postverbale non alterna piu con una forma preverbale: gli antichi clitici soggetto sono diventati desinenze personali. Si vedano le forme del presente nel dialetto di Mendrisio (Canton Ticino): cant\, cantoi, cantum, cantui (Lurä 1987, 171).

200

VI. Conclusione

In questo lavoro abbiamo cercato di ricostruire l'evoluzione della struttura di f r ä s e dal latino classico alle lingue r o m a n z e medievali attraverso due degli aspetti in cui questo cambiamento si manifesta nella maniera piu chiara: l'ordine dei costituenti maggiori della f r ä s e e la sintassi delle f o r m e pronominali deboli e clitiche. A b b i a m o cominciato con il fornire un modello per la struttura di f r ä s e del latino classico (с. I I ) . S i a m o partiti dall'idea che in una lingua che presenta un ordine delle p a r o l e a p p a r e n t e m e n t e libero, i diversi ordini delle p a r o l e sono portatori di contenuti semantico-informativi differenti: la nostra ipotesi ё stata che queste informazioni pragmatico-discorsive siano legate a precise posizioni sintattiche. A b b i a m o inoltre utilizzato sistematicamente la posizione degli elementi deboli (posizione Wackernagel) come criterio per distinguere la parte centrale della f r ä s e da una parte periferica che la precede (gli elementi deboli si collocano dopo il primo costituente della parte centrale). D a l punto di vista descrittivo, Ie posizioni sintattiche della f r ä s e latina possono essere schematizzate nella maniera seguente: Perif s I Fuoco [SOXV] Fuoco | Perif D L a Periferia Sinistra ospita un numero qualsiasi di costituenti con funzione di Topic о di Cornice, la Periferia Destra costituenti pesanti di vario tipo e costituenti epesegetici ( A f t e r - T h o u g h t ) . L a parte centrale della f r ä s e contiene un nucleo a verbo finale e due posizioni, una iniziale e una finale, che possono ospitare un costituente focalizzato (in quella iniziale questo costituente puö essere anche il verbo). Per la parte proposizionale della f r ä s e ( I " ) abbiamo adottato l'ipotesi di K a y n e (1994) che assume una struttura basica asimmetrica per tutte le proiezioni sintattiche, abbiamo cioe ipotizzato una struttura di base in cui i complementi del verbo sono postverbali: l'ordine a verbo finale che si constata in superficie, si ottiene con lo spostamento dei diversi complementi in posizione preverbale. II motore dello s p o s t a m e n t o ё la necessitä di a s s e g n a z i o n e del caso morfologico, che avviene in una posizione (eventualmente una apposita proiezione funzionale) che precede la posizione occupata dal verbo in struttura superficiale; i costituenti in posizione postverbale non hanno quindi subito lo spostamento perche non hanno bisogno di caso о perche lo ricevono in qual201

che altra maniera. Questa soluzione al problema dell'ordine delle parole a verbo finale ha il vantaggio di collegare in maniera diretta ordine delle parole e presenza di un sistema di casi morfologici (collegamento che puö aiutarci a spiegare una parte della successiva evoluzione romanza); essa potrebbe spiegare anche la libertä nella collocazione dei costituenti prima del verbo (che rispetta la strategia Tema-Rema piuttosto che le funzioni sintattiche). Si noti che l'accettazione dell'ipotesi di K a y n e поп e essenziale alia nostra spiegazione sincronica della struttura di fräse del latino classico (le cose funzionerebbero anche con una struttura di partenza a verbo finale), ma, oltre ad alcuni vantaggi nella spiegazione di quali elementi si possono trovare in posizione postverbale, ё da essa che facciamo derivare una parte della spiegazione del mutamento diacronico. Per la posizione di Fuoco iniziale, assumiamo che la parte proposizionale della fräse sia dominata da una proiezione funzionale F " (per Fuoco): lo Specificatore di questa proiezione ospita i sintagmi focalizzati o, alternativamente, la testa ospita il verbo. Siccome l'anteposizione del verbo ё utilizzata per segnalare un certo numero di funzioni semantico-discorsive molto diverse (frasi con valore iussivo, concessivo, presentativo, eventivo, ecc.), possiamo assumere che lo spostamento del verbo in F sia causato dalla presenza di un operatore astratto nella posizione di Specificatore: la salita del verbo segnala la presenza di questo operatore, che viene poi interpretato correttamente in base ad altre informazioni contestuali e/o soprasegmentali. L a situazione si presenta sostanzialmente in maniera analoga nelle frasi subordinate. Varie complicazioni relative alla posizione dei subordinatori in inizio di fräse possono essere risolte se si assume che la proiezione funzionale C " sia composta di piü strati (uno che ospita i sintagmi relativi, uno per gli elementi con funzione di Topic e uno per gli elementi interrogativi, forse identificabile con F " ) e che lo spostamento di sintagmi interrogativi e relativi non fosse obbligatorio (anche se quest'ultima possibilitä doveva essere un tratto arcaizzante nel latino classico). Se prescindiamo dalla Periferia Sinistra e dalla proiezione C", la fräse latina avrä la seguente struttura: F"

...V

Passando alle lingue romanze antiche (III.i), abbiamo constatato la presenza di un sistema V2 non rigido a base S V O : la forma del verbo flesso ё preceduta 202

da un costituente con funzione semantico-discorsiva di Tema о di Fuoco, mentre il soggetto sintattico, se поп e preverbale, segue immediatamente il verbo flesso e precede la forma non finita del verbo, che a sua volta precede gli altri elementi della fräse. Elementi periferici possono precedere la parte centrale della fräse: Periferia I

Хтета/Fuoco

Vflesso

S Vnon

flnito

О X...

Per spiegare questo ordine delle p a r o l e a b b i a m o assunto che la parte proposizionale della fräse (I"), a ordine S V O X , sia dominata da una proiezione f u n z i o n a l e T/F" (per T e m a / F u o c o ) , nella cui Testa sale obbligatoriamente il verbo flesso, mentre il suo Specificatore sarä o c c u p a t o da un costituente qualsiasi, con funzione di T e m a о di F u o c o , о da un operatore astratto (in questo caso, la posizione iniziale del verbo servirä a segnalare la presenza dell'operatore). Si noti tuttavia che esistono indizi diacronici e sincronici che mostrerebbero come abbiamo a che fare in realtä con due proiezioni separate (Tema" e F u o c o " ) - nella stragrande m a g g i o r a n z a dei casi p e r o una sola di esse si realizza, per cui ci siamo attenuti qui alia soluzione piü semplice, in attesa di poter studiare meglio un problema che e sfuggito finora all'attenzione della ricerca in questo campo. Si noti anche che abbiamo scelto di non identificare la proiezione f u n z i o n a l e a livello della quale si m a n i f e s t a n o i f e n o m e n i V 2 , con la proiezione C " , c o m e in molta della letteratura corrente: i fenomeni V2 delle lingue r o m a n z e antiche non sono limitati infatti alle frasi principali, ma c o m p a i o n o anche nelle subordinate, e siccome nelle subordinate la proiezione С " ё occupata dai subordinatori, essa non e utilizzabile per i fenomeni V2. L a nostra soluzione massimizza cosi il parallelismo tra principali e subordinate nelle lingue r o m a n z e antiche, nonostante esistano alcuni casi di asimmetria che s e m b r e r e b b e r o favorire una soluzione che va nella direzione contraria. A b b i a m o perö cercato di dimostrare che alcune di queste asimmetrie (come quella relativa alla posizione del soggetto pronominale nelle subordinate del francese antico) rappresentino caratteristiche di una grammatica concorrente di tipo non V2 (v. infra) e non siano quindi rilevanti; ciononostante restano alcuni problemi irrisolti. 1 L a nostra soluzione assume anche che la salita del verbo a T/F sia obbligatoria - non ci sono infatti argomenti decisivi per dire che il verbo salga solo quando lo Specificatore di T/F" ё occupato (cioe che l'ordine S V O si possa realizzare anche all'interno della proiezione I"). Se p r e s c i n d i a m o dalla P e r i f e r i a Sinistra e d a l l a p r o i e z i o n e C " , la f r ä s e r o m a n z a medievale avrä la seguente struttura:

C o s i per es. il fatto che nelle subordinate del f r a n c e s e antico, diversamente che nelle principali, non t r o v i a m o p r o n o m i s o g g e t t o p o s t v e r b a l i .

203

T/F"

S tv v n o n

flnit0

ox...

In base a dati del f r a n c e s e e del g a l e g o - p o r t o g h e s e antico a b b i a m o a n c h e potuto stabilire che, accanto alia grammatica V2 appena descritta, esisteva una grammatica concorrente. Essa e caratterizzata dalla presenza di un numero variabile di costituenti preverbali (che non mostrano le proprietä tipiche degli elementi periferici) e dalla c o l l o c a z i o n e di certe f o r m e p r o n o m i n a l i (i pronomi deboli soggetto in francese, i clitici obliqui in galego-portoghese) dopo il primo elemento della frase (dopo il subordinatore nelle subordinate о dopo un costituente focalizzato). L a posizione del verbo rispetto a certi tipi di avverbi mostra che esso non sale in una proiezione f u n z i o n a l e che d o m i n a la parte proposizionale della frase. P o s s i a m o a s s u m e r e che in questo tipo di frase (piü a r c a i c o e destinato a sparire d a l l e lingue r o m a n z e ) nella p a r t e p r o p o s i z i o n a l e i vari costituenti p o t e v a n o essere anteposti al verbo, c o m e in latino, ma a d i f f e r e n z a del latino, d o v e la salita dei costituenti era legata all'assegnazione del c a s o e d era quindi obbligatoria, nelle l i n g u e r o m a n z e antiche, con un sistema diverso di a s s e g n a z i o n e di caso, la salita era facoltativa ( e c c e t t o che per il soggetto). Q u e s t a g r a m m a t i c a puö essere considerata una continuazione di quella del latino (le d i f f e r e n z e nell'ordine delle parole derivano da una differenza indipendente, il sistema dei casi) e avrä contribuito a rendere m e n o abrupta, a livello della c o m u n i t a linguistica, la d i f f e r e n z a c r e a t a dal c a m bio di grammatica. L a parte proposizionale della frase, poi, c o m e in latino, poteva essere dominata da una proiezione funzionale destinata agli elementi focalizzati. A v r e m o cosi la seguente struttura per le frasi principali: F"

...S...V... II tipo a r c a i c o della p a r t e p r o p o s i z i o n a l e della frase puö anche combinarsi con il sistema di proiezioni funzionali del tipo innovativo: questo ci permette 204

di spiegare in maniera diretta l'esistenza di ordini delle parole dopo il verbo flesso (in frasi a struttura V2) che si distaccano dallo schema S V O X . II confronto tra la struttura di frase del latino classico e quella innovativa delle lingue romanze ha permesso di individuare tre punti fondamentali di cambiamento: 1) il cambiamento nell'ordine basico delle parole da S O X V a S V O X ; 2) la generalizzazione, nelle lingue romanze, della salita del verbo in una proiezione funzionale che domina la parte proposizionale della frase; 3) la creazione di una proiezione funzionale che ospita sia elementi tematici che elementi focalizzati (in luogo di una proiezione funzionale che ospita solo elementi focalizzati). I cambiamenti (2) e (3) costituiscono assieme la crezione del sistema V2 delle lingue romanze antiche. Se accettiamo l'idea che il momento di formazione di nuove strutture grammatical! si identifichi sostanzialmente con il processo di apprendimento del linguaggio, una nuova grammatica si poträ basare soltanto sui dati dell'ambiente linguistico; ora, perche ci sia una nuova grammatica, ci dovrä essere stato prima un cambiamento nei dati forniti dall'ambiente. Questo cambiamento puö essere determinato da varie cause: contatto linguistico, cambiamento nella frequenza di certe strutture, cambiamento nel valore semantico-stilistico di certe costruzioni, ecc. Lasciando da parte i cambiamenti dovuti al contatto linguistico, che sono del tutto incontrollabili nel nostro caso, abbiamo cercato quali sono i punti della grammatica del latino che possono avere fornito i dati in base ai quali sviluppare il nuovo tipo di struttura frasale. Abbiamo cosi preso in considerazione (III.2) i tipi di frasi in cui il verbo non occupava in latino la posizione finale: 1) le frasi con un costituente postverbale, 2) le frasi a verbo iniziale, e 3) le frasi con il verbo in posizione Wackernagel (seconda posizione lineare). I problemi da risolvere sono due: il cambiamento dell'ordine basico delle parole e la formazione del sistema V2. Benche sia stato spesso proposto che i dati del primo tipo (costituenti postverbali in latino) siano stati la base per il cambiamento nell'ordine basico delle parole, abbiamo rifiutato questa ipotesi in base a considerazioni sia concettuali che fattuali. Gli altri due tipi di dati (frasi a verbo iniziale e frasi con verbo in posizione Wackernagel) potrebbero essere stati invece alia base della creazione del sistema V2: in base a considerazioni concettuali (suffragate poi da elementi fattuali) abbiamo optato per i dati del tipo (2) e abbiamo cercato di costruire un'ipotesi coerente dello sviluppo romanzo su questa base. L a nostra ricostruzione prevede le seguenti tappe: 1) estensione dell'ambito d'uso delle frasi a verbo iniziale, favorita sia dalla giä ampia gamma di significati che potevano avere in latino classico, sia da usi affettivi di ordini marcati; le strutture a verbo iniziale diventano non marcate e la salita del verbo diventa obbligatoria (tipo V i ) ; 2) le strutture di focalizzazione di un costituente (con cui in latino non si aveva salita del verbo) si adeguano a questo sistema (V2 con Fuoco) e 3) piü tardi lo Specificatore della proiezione funzionale comincia a ospitare anche costituenti tematici, come grammaticalizzazione di strutture 205

Tema-Predicato, che in una lingua V i potevano essere espresse solo con costituenti periferici (V2 con Tema). Se questo risolve il problema della creazione del sistema V2, non risolve il problema del cambiamento nell'ordine basico. Una soluzione che si basi sulla prevalenza statistica dell'ordine SV... nel sistema V2 non puo essere accettata (se questa fosse la ragione, non esisterebbero lingue V2 con l'ordine basico SOV, come il tedesco!). Abbiamo formulato un'ipotesi molto speculativa che collega il cambiamento di ordine alia perdita del sistema di assegnazione dei casi del latino: mentre in latino tutti i costituenti dovevano spostarsi in posizione preverbale per ricevere il caso, nelle lingue romanze, invece, solo il soggetto deve salire nello Specificatore di I" per ricevere il caso Nominativo, mentre gli altri costituenti possono rimanere in posizione postverbale. Questo cambiamento abrupto non si manifesterebbe improvvisamente in superficie grazie all'esistenza di una grammatica di transizione che sposta facoltativamente costituenti in posizione preverbale (v. supra). Questo punto della nostra ricostruzione non ё evidentemente piu di un'idea in attesa di essere sviluppata: in particolare vanno elaborate una teoria piü precisa del sistema di assegnazione del caso in latino e un'ipotesi sulla maniera in cui questo sistema e cambiato nel corso dell'evoluzione successiva. L e ipotesi cosi formulate sono state sottoposte alle verifica delle testimonianze Offerte da alcuni testi di latino tardo e volgare (III.3). Abbiamo potuto stabilire che i testi di carattere piü volgare mostrano un deciso aumento delle frasi a verbo iniziale, e questo non solo nelle principali, ma anche nelle subordinate: abbiamo interpretato questo ultimo fatto come un indizio che questo ordine delle parole stesse diventando non marcato, perche in latino classico il contesto caratteristico di questo tipo di frasi marcate erano soprattutto le principali. Troviamo inoltre molte frasi a verbo iniziale che sarebbero difficilmente inquadrabili fra i tipi possibili in latino classico. Abbiamo rilevato anche alcuni casi di frasi che possono essere considerate bona fide frasi a verbo secondo. In quei casi in cui era possibile stabilire con sicurezza la posizione strutturale del primo costituente (periferica о centrale) grazie alia presenza di un pronome debole/clitico, abbiamo notato uno sfasamento cronologico tra i casi in cui il primo costituente era Fuoco e quelli in cui era Tema: mentre i casi con Fuoco compaiono contemporaneamente all'estensione delle frasi a verbo iniziale (II sec.), le frasi con Tema compaiono solo molto piü tardi ( V I sec.). Questi dati confermano dunque la nostra ipotesi ricostruttiva: la generalizzazione della salita del verbo si estende automaticamente anche alle frasi con un costituente focalizzato (fase I: V i e V2/Fuoco), mentre le frasi con Tematizzazione rappresentano una evoluzione indipendente e posteriore (fase II: V2/Tema). Questi dati rappresentano anche una conferma indiretta della validitä della nostra ipotesi ricostruttiva che utilizza la proiezione funzionale F " come base per lo sviluppo della struttura di frase romanza. 206

I dati dei testi volgari si sono invece dimostrati piu resistenti nel rivelare tracce del cambiamento nell'ordine basico (si ricordi che la posizione del verbo flesso non puö essere presa in considerazione, se non in maniera indiretta, e ci siamo potuti basare quindi praticamente solo sulle forme di modo non finito): i pochi dati rilevanti sembrerebbero mostrare un cambiamento precoce. Abbiamo cosi potuto ricostruire le seguenti fasi nello sviluppo dell'ordine delle parole e della struttura di frase: almeno dall'inizio del II sec. d.C. il latino parlato aveva sviluppato una grammatica che prevedeva la salita obbligatoria del verbo alia posizione funzionale F, e che generava quindi frasi a verbo iniziale nel caso non marcato e frasi a verbo secondo nel caso della focalizzazione; l'ordine basico poteva giä essere SVOX. In questa grammatica gli elementi tematici preverbali erano periferici. II sistema V2 delle lingue romanze antiche si e sviluppato piü tardi: esempi sicuri in cui il primo costituente della frase centrale ha la funzione pragmatica di Tema sono attestati solo dal V I sec. Uno dei punti fermi del nostro studio dell'evoluzione della struttura di frase ё stata la posizione delle forme deboli in latino e dei clitici nelle lingue romanze antiche, posizione che abbiamo utilizzato come criterio per l'individuazione di alcuni nodi strutturali. Siamo passati quindi alio studio della sintassi di queste parole con l'intenzione di appoggiare con una teoria piü precisa sul loro funzionamento la generalizzazione che abbiamo utilizzato nei capitoli precedenti, e di studiare l'evoluzione della sintassi di queste forme nella transizione dal latino alle lingue romanze. La nostra ipotesi fondamentale ё che la sintassi dei clitici romanzi sia la continuazione diretta della sintassi degli elementi deboli in latino. L'esistenza di un uso debole di certe forme in latino (IV. 1) έ assicurata, nonostante la non differenziazione morfologica, dal confronto con le altre lingue indoeuropee antiche e moderne, dalle continuazioni romanze di singole forme latine e dalla distribuzione differenziata, nei testi, di queste forme a seconda della loro funzione semantico-discorsiva. Partendo dall'idea di una corrispondenza tra uso anaforico e forma debole dei pronomi, abbiamo potuto stabilire che le forme deboli dei pronomi latini si collocano dopo il primo costituente della frase centrale nelle principali e dopo il subordinatore о un elemento focalizzato nelle subordinate (qualche incertezza rimane per le subordinate a verbo iniziale, piuttosto rare nella lingua classica). La possibilitä di collocare i pronomi dopo la prima parola della frase (cioe all'interno di un sintagma) non e piü corrente nel latino classico e i casi in cui questo sembra avvenire, saranno meglio analizzati come casi di spostamento di una parte del costituente in posizione di focalizzazione. Nell'elaborazione di una teoria degli elementi deboli in latino abbiamo innanzitutto distinto due gruppi: 1) quello dei connettori frasali, che si trovano sempre dopo la prima parola della frase, indipendentemente dalla struttura della stessa; e 2) quello delle forme deboli dei pronomi e del verbo sum, che 207

si trovano sempre dopo il primo costituente di un determinato dominio sintattico. Siccome gli elementi di questo secondo gruppo hanno un ordine fisso (sum Nom Dat Acc Prep) e siccome, dal punto di vista sintattico, essi sono sintagmi (v. infra), la loro posizione deve essere stabilita da un principio sintattico. Abbiamo ipotizzato che la parte proposizionale della frase latina sia costituita da due sezioni: quella superiore ё riservata alle categorie «grammatical!» (gli elementi deboli) e quella inferiore agli elementi «lessicali» (i sintagmi normali) - nella parte grammaticale avremmo una serie di proiezioni funzionali ordinate che ospitano le forme deboli. Questa soluzione ha un carattere stipulativo, ma la corrispondenza che si ha con l'ordinamento delle forme deboli di altre lingue indoeuropee, fa sperare che si possa trovare un principio piü generale che sottostä a questo fenomeno. La posizione superficiale delle forme deboli ё determinata dall'interazione di questa proprietä sintattica (esse si trovano all'inizio di I") e dal fatto che sono forme enclitiche: tutte le volte che esse sono precedute da un costituente nella frase centrale, si appoggiano a questo costituente (questo succede quando una delle posizioni della proiezione F" о С" e occupata); se perö esse non sono precedute da nessun elemento della frase centrale, una regola fonologica Ii sposta dopo il primo costituente non debole di I". Abbiamo scelto questa soluzione fonologica del problema (nonostante i vari problemi che solleva) perche, all'interno del quadro delineato, niente giustifica una regola sintattica che sposti un costituente davanti alle forme deboli nei casi in questione. Si noti per contro che alcune collocazioni in subordinata e alcune estrazioni da subordinate sembrano richiedere una regola che sposta le forme deboli in un dominio funzionale superiore. La soluzione qui proposta individua un dominio sintattico particolare come dominio di collocazione delle forme deboli e in questo si oppone a quelle teorie che cercano di spiegare la collocazione di queste forme all'interno di domini prosodici (cola). Abbiamo argomentato che un teoria prosodica, oltre a disporre di scarsi criteri indipendenti per individuare detti domini, non ё ne necessaria, ne sufficiente per spiegare la posizione delle forme deboli: non e necessaria perche tutti i domini individuati dalla teoria dei cola corrispondono a domini sintattici indipendentemente motivati; non ё sufficiente perche non ё in grado, senza il supporto di argomenti sintattici, di prevedere in quale colon sarä collocata la forma debole, ne e in grado di spiegare i casi in cui una forma debole non si trova dopo il primo elemento di un colon. Una teoria esclusivamente prosodica inoltre non ё in grado di distinguere, senza il ricorso ad argomenti sintattici, quali pause intonative sono rilevanti per i fenomeni Wackernagel e quali invece no. Nel tipo di frase innovativo delle lingue romanze antiche (IV.2) i clitici sono sempre adverbali: si collocano prima del verbo se esso e preceduto da un costituente nella frase centrale, dopo il verbo in caso contrario. Nelle strutture frasali di tipo arcaico si collocano invece dopo un costituente focalizzato о dopo il subordinatore e, in alcune lingue, non sono adverbali. 208

Le lingue romanze antiche ci offrono la possibilitä di fondare su una solida base il rapporto tra struttura sintattica e posizione dei clitici: esse offrono infatti un bei caso di distribuzione complementare tra clitici normali e clitici di ripresa. Siccome si puö dimostrare che il dominio di applicazione del Criterio Tematico era la fräse centrale, la presenza di un clitico coreferenziale con un argomento lessicale indica che l'argomento in questione ё in posizione periferica; poiche la posizione dei clitici varia a seconda che Memento preverbale sia da considerare periferico о meno, abbiamo una corrispondenza biunivoca tra posizione sintattica deH'elemento preverbale e posizione dei clitici. Su questa corrispondenza si basa la regola formulata nel capoverso precedente. In latino, invece, una simile corrispondenza non puo essere stabilita perche non abbiamo un uso generalizzato di pronomi di ripresa e perche non possiamo distinguere in base a criteri morfologici indipendenti le forme deboli dalle forme forti. La validitä delle regole che abbiamo stabilito per il latino si basa quindi sulla (supposta) corrispondenza tra forme deboli/forti e diversi usi semantico/pragmatici, sul confronto con la sintassi di altre lingue indoeuropee antiche e sulle regolaritä distribuzionali che si sono rilevate. A b b i a m o spiegato la posizione dei clitici romanzi nel tipo di frase innovativo in base a due assunzioni: i) i clitici, che sono teste dal punto di vista sintattico (v. infra), si aggiungono alia sinistra della testa che Ii regge, cioe il verbo; e 2) i clitici erano fonologicamente enclitici (questo sicuramente non ё vero in maniera assoluta per le fasi attestate delle lingue romanze antiche, ma abbiamo un numero rilevante di tracce che mostrano come questa doveva essere la condizione originaria). Tutte le volte quindi che il verbo era preceduto da un costituente della frase centrale a cui i clitici potessero appoggiarsi, i clitici comparivano in posizione preverbale; se questo costituente mancava, erano spostati in posizione postverbale da una regola fonologica. La natura fonologica di questa regola ё dimostrabile in base al suo comportamento nelle costruzioni coordinate: essa sposta i clitici dopo la prima parola fonologica, senza tenere conto della struttura sintattica. Per quanto riguarda le strutture di tipo arcaico, esse continuano le condizioni latine, anche se probabilmente possiamo assumere che i pronomi fossero giä diventati clitici. A l i a luce di queste analisi, due sono le differenze fondamentali tra il sistema dei pronomi deboli del latino e quello dei clitici romanzi: 1) i pronomi deboli sono sintagmi, i clitici sono teste; e 2) i pronomi deboli sono collocati all'inizio di I", i clitici sono aggiunti al(la sinistra del) verbo. II passaggio essenziale ё il cambiamento di categoria da debole a clitico - il resto ё una conseguenza di questo cambiamento (i pronomi deboli sono parole indipendenti, occupano una posizione designata e hanno bisogno solo di un appoggio fonologico, i clitici, invece, non sono parole indipendenti e hanno bisogno anche di un appoggio sintattico, il verbo); a questo si aggiungono i cambiamenti indipendentemente avvenuti nella struttura di frase nella transizione dal latino alle lingue romanze. 209

Prima di affrontare il problema del passaggio di categoria, abbiamo cercato di verificare se i testi volgari mostrino tracce del nuovo tipo di collocazione che ci aspettiamo in base alle condizioni romanze (IV.3). A b b i a m o preso in considerazione solo quelle strutture che presentano il verbo in prima о seconda posizione, c o m e esempi possibili di strutture romanze. L ' e s a m e dei dati ha permesso di stabilire che fin dai testi piü antichi tra quelli esaminati ( I I sec.) ё presente il tipo di collocazione romanzo (pronomi preverbali in strutture V 2 e in frasi subordinate); gli stessi testi presentano perö anche la collocazione attesa secondo il sistema latino (pronomi all'inizio di I" e quindi postverbali in strutture V2 e in frasi subordinate). A b b i a m o interpretato questo duplice cornportamento come frutto di interferenza tra la grammatica del latino e quella innovativa romanza. U n argomento a favore di questa interpretazione (anche se indebolito dalla scarsezza dei dati a disposizione) e che la collocazione di tipo romanzo ё riservata alle f o r m e accusative e dative, cioe proprio a quelle che diventeranno pronomi clitici. Nell'ultimo dei testi volgari esaminati ( V I sec.), infine, έ attestata solo la collocazione di tipo romanzo. A b b i a m o proposto d u n q u e le seguenti due fasi evolutive nel p a s s a g g i o dal latino alle lingue r o m a n z e antiche (prescindendo dai fenomeni di interferenza): I f a s e (Vi-V2/FUOCO):

V cl Χ X Tema | V cl Χ X Fuoco cl V Χ X que cl V Χ X que Fuoco cl V Χ X

II fase (V2):

VclXX Tema/Fuoco cl V Χ X que cl V Χ X que Tema/Fuoco cl V Χ X

L a fase I I έ quella delle lingue romanze antiche. Si noti che le strutture con T e m a p e r i f e r i c o della I f a s e s o p r a v v i v o n o anche nella I I f a s e accanto alia costruzione con T e m a centrale, m a naturalmente con proprietä sintattiche diverse. Per quanto riguarda il problema del cambio di categoria tra pronomi deboli e clitici, a b b i a m o p r i m a di tutto fornito argomenti a supporto della distinzione categoriale stessa (V.i): le funzioni sintattiche che i pronomi deboli del latino possono svolgere coincidono con quelle dei pronomi forti e dei normali sintagmi, mentre i clitici romanzi sono limitati ad alcune funzioni nucleari; i pronomi deboli latini possono essere retti da preposizioni, i clitici romanzi no; mentre i clitici romanzi hanno bisogno di appoggiarsi a una parola, a cui sono strettamente uniti, i pronomi deboli latini non si appoggiano necessariamente a una parola a livello sintattico e il grado di unione e piuttosto debole. Tutte queste d i f f e r e n z e tra pronomi deboli del latino e clitici romanzi giustificano una distinzione categoriale: nella nostra interpretazione i pronomi deboli sono 210

sintagmi (possono essere retti da preposizioni), i clitici sono teste e non sono parole indipendenti (devono quindi unirsi a un'altra testa). II processo di grammaticalizzazione che ha portato alia formazione dei clitici romanzi (V.2), puö essere capito meglio se prendiamo in considerazione alcuni fatti. Per cominciare, le funzioni sintattiche che svolgono i clitici romanzi, sono ben piu ridotte delle funzioni che i casi da essi rappresentati potevano svolgere in latino о anche solo nella latinitä che e continuata dalle lingue romanze: il clitico accusativo ё solo Oggetto Diretto (e non complemento di una preposizione, ecc.), il clitico dativo e solo Oggetto Indiretto - i clitici esprimono cioe essenzialmente gli argomenti diretti del verbo (eccetto il soggetto). Possiamo pensare che questo fenomeno faccia parte di un fenomeno piü generale per cui la marcatura delle funzioni grammaticali passa dagli argomenti (i casi del latino) al verbo (clitici e flessione personale). Quest'idea ci fornisce subito una spiegazione del perche, nella transizione tra latino e lingue romanze, non nasca un clitico soggetto: se la funzione dei clitici ё di marcare sul verbo gli argomenti del verbo stesso, non ci sarä bisogno di un clitico nominativo perche abbiamo giä la flessione personale. Quest'idea ci ha spinto anche a cercare un appiglio piü concreto per la spiegazione della grammaticalizzazione nel cambiamento parallelo che si e svolto nel sistema dei casi (si ricordi che nella nostra concezione del cambiamento linguistico, le rianalisi del sistema grammaticale devono basarsi su un cambiamento dei dati linguistici nel momento dell'apprendimento, e che i parlanti non possono essere coscienti di tendenze diacroniche di lunga durata). Abbiamo notato che il latino dispone di un sistema di casi, non ha clitici e puo lasciare non espressi gli argomenti del verbo, le lingue romanze medievali, per contro, non dispongono dello stesso sistema di casi, hanno clitici e non possono lasciare gli argomenti del verbo inespressi. Abbiamo proposto di collegare questi fenomeni supponendo che in latino l'assegnazione dei Ruoli Semantici sia collegata non direttamente ai sintagmi, ma ai casi astratti che un predicato assegna, casi che si manifestano solo quando si uniscono a un sintagma fonologicamente realizzato: il Criterio Tematico e quindi soddisfatto automaticamente dai casi astratti, senza bisogno che gli argomenti si realizzino foneticamente. Dal punto di vista diacronico, la perdita del sistema dei casi latino ha cambiato il modo di assegnazione dei Ruoli Semantici, che ora devono essere assegnati direttamente agli argomenti sintattici, e questo ha portato automaticamente con se la necessitä di esprimere con dei pronomi gli argomenti che in latino, dato il loro carattere anaforico, potevano rimanere non espressi. Nei testi latini volgari si constata in effetti un aumento considerevole nell'uso dei pronomi. Ora, nel contesto della nuova struttura di fräse che si stava creando, queste forme pronominali erano sempre adiacenti al verbo. Si stava perdendo inoltre la principale evidenza per una loro analisi come sintagmi (le forme deboli non erano piü usate dopo preposizione - v. infra). Tutto questo deve essere stato 211

alia base della loro rianalisi c o m e teste (clitiche) legate al verbo (in realtä alia flessione

- v. infra), tanto piü che servivano, c o m e la flessione personale di

quest'ultimo, proprio all'espressione degli argomenti verbali. L a rianalisi dei pronomi c o m e clitici ha poi avuto una c o n s e g u e n z a sulla loro distribuzione: una volta analizzati come teste non indipendenti, la loro posizione diventa preverbale. M a siccome con l'avanzamento del verbo, nella nostra ricostruzione, i pronomi erano sempre postverbali, i parlanti non potevano trovare nessuna evidenza nei dati linguistici in base alia quale introdurre questa innovazione - essa deve quindi derivare da un principio della G r a m m a t i c a Universale (le aggiunzioni a teste avvengono sempre sulla sinistra). Per quel che riguarda le altre forme pronominali deboli del latino, abbiamo buoni argomenti per dire che le forme nominative sussistessero come tali nelle lingue r o m a n z e antiche. Per I'uso d o p o preposizione, possiamo notare che le lingue r o m a n z e non f a n n o una distinzione, c o m e in tutte le altre posizioni, tra casi di referente atteso (anafora 0, pronomi clitici) e casi di referente non atteso (forme libere/toniche): dopo preposizione abbiamo sempre forme libere, indipendentemente dal contenuto. Possiamo pensare che abbiamo a che fare con un c a m b i a m e n t o di tipo fonologico, che non tiene conto del significato: mentre in latino in un gruppo preposizione+pronome debole, con due elementi atoni, la prominenza poteva al massimo cadere sulla preposizione (per le regole accentuali del latino), con il c a m b i a m e n t o del sistema p r o s o d i c o lo schema accentuale di questi sintagmi si adatta a quello dei sintagmi normali, dove la preposizione e sempre proclitica - il pronome sarä quindi sempre accentato. Tenuto c o n t o del fatto che le proprietä dei clitici r o m a n z i c a m b i a n o a n c h e d o p o il periodo medievale, abbiamo tentato una classificazione tipologica piü comprensiva delle forme clitiche r o m a n z e (V.3). A b b i a m o preso in considerazione parametri c o m e la posizione pre- о postverbale, il c o m p o r t a m e n t o con coordinazioni di forme verbali, la coordinazione di clitici, l'interpolazione di elementi tra clitico e appoggio, l'eventuale fusione fonologica con l'appoggio. In base a questi parametri si sono delineate due d i f f e r e n z e fondamentali tra i clitici delle lingue romanze antiche e quelli delle lingue romanze moderne: 1) i clitici antichi sono legati alia flessione, quelli moderni al verbo; 2) nelle lingue r o m a n z e moderne i clitici postverbali sono affissi. U n ulteriore confronto con le forme enclitiche del pronome soggetto in diverse varietä r o m a n z e moderne mostra come si possa ulteriormente distinguere fra forme clitiche che diventano affissi per incorporazione al verbo (come nel caso dei clitici obliqui о dei clitici soggetto del francese) e forme affissali indipendenti dal clitico corrispondente (come nel caso dei clitici soggetto dei dialetti italiani settentrionali). L e fasi della g r a m m a t i c a l i z z a z i o n e dei p r o n o m i d e b o l i p o s s o n o d u n q u e essere riassunte nel seguente schema:

212

I fase:

(lingue r o m a n z e antiche): clitici pre- e postverbali;

II fase: (pronomi obliqui delle lingue r o m a n z e moderne, pronomi soggetto del francese): clitici preverbali, clitici postverbali incorporati come affissi; III fase: (pronomi soggetto dei dialetti italiani settentrionali): clitici preverbali e affissi postverbali indipendenti; I V fase: gli antichi clitici soggetto postverbali diventano desinenze personali (in vari dialetti).

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