Il «Thesaurus pauperum» pisano: Edizione critica, commento linguistico e glossario 9783110543261, 9783110538502

Winner of Kurt Ringger Prize (2019) Medieval medicine is a field of study still largely unexplored, due mainly to the

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Italian Pages 688 Year 2018

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Table of contents :
Premessa
Contenuto
1. Introduzione
2. Il testo del «Thesaurus pauperum»
3. I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»
4. Edizione critica del volgarizzamento pisano
5. Commento linguistico
6. Glossario
7. Bibliografia
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Il «Thesaurus pauperum» pisano: Edizione critica, commento linguistico e glossario
 9783110543261, 9783110538502

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Giuseppe Zarra Il «Thesaurus pauperum» pisano

Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie

Herausgegeben von Claudia Polzin-Haumann und Wolfgang Schweickard

Band 417

Giuseppe Zarra

Il «Thesaurus pauperum» pisano Edizione critica, commento linguistico e glossario

ISBN 978-3-11-053850-2 e-ISBN [PDF] 978-3-11-054326-1 e-ISBN [EPUB] 978-3-11-054103-8 ISSN 0084-5396 Library of Congress Cataloging-in-Publication Data Names: John XXI, Pope, -1277. | Zarra, Giuseppe, 1988Title: Il Thesaurus pauperum pisano / [edited by] Giuseppe Zarra. Other titles: Thesaurus pauperum. Italian Description: Edizione critica, commento linguistico e glossario. | Berlin ; Boston : Walter de Gruyter, GmbH, [2018] | Series: Beihefte zur Zeitschrift fur romanische Philologie ; Band 417 | Text in Italian; summary in English. | Includes bibliographical references. Identifiers: LCCN 2018008206 | ISBN 9783110538502 (hardcover) Subjects: LCSH: Medicine, Medieval. | Materia medica--Early works to 1800. Classification: LCC R128 .J6416 2018 | DDC 615.3/210902--dc23 LC record available at https://lccn.loc.gov/2018008206 Bibliografische Information der Deutsche Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.dnb.de abrufbar. © 2018 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston Satz: Meta Systems Publishing & Printservices GmbH, Wustermark Druck und Bindung: CPI books GmbH, Leck www.degruyter.com

Ai miei genitori

Premessa Nell’Elisir d’amore di Felice Romani (1832) l’aria Udite, udite, o rustici del «dottore enciclopedico» Dulcamara recita: Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do. Ei move i paralitici, spedisce gli apopletici, gli asmatici, gli asfitici, gli isterici, i diabetici, guarisce timpanitidi, e scrofole e rachitidi, e fino il mal di fegato che in moda diventò. Mirabile pe’ cimici mirabile pel fegato, guarisce i paralitici, spedisce gli apopletici. (Saracino 1993, 606)

L’esaltazione dello «specifico» con promesse mirabolanti sugli effetti curativi si inserisce naturalmente nella parodia letteraria della medicina.1 Il lettore moderno del Thesaurus pauperum può avere la medesima reazione dell’uditore o del lettore dell’Elisir d’amore, cioè sorridere dinanzi alle prescrizioni del ricettario simili a miracolosi «specifici» per le più disparate patologie. Tale atteggiamento non si allontanerebbe molto da quello di Vincenzo Monti, che nelle pagine della Proposta di alcune correzioni e aggiunte al Vocabolario della Crusca così giudica il Thesaurus pauperum: «una stoltissima e schifosissima fabbricazione di medicamenti, ne’ quali è raro che non entri l’urina e lo sterco d’ogni genere d’animali, fino i menstrui delle donne da inghiottirsi dai poveri infermi come giulebbi»; «Il Tesoro de’ Poveri facto per maestro Piero Spano» è, pertanto, il «più meschino e ridicolo libricciuolo che siasi mai veduto alle stampe [...]; e il vero suo titolo sarebbe stato: Tesoro d’inaudite sciocchezze in fatto di Medicina».2

1 Per il commento di questi versi e l’esame del rapporto con la fonte francese, Le philtre di Eugène Scribe, cf. Serianni (2005, 17–20). Per una prima informazione sulla letteratura contra medicum dal Tardo Medioevo al primo Seicento cf. Zaccarello (2012, 15–17) e la bibliografia ivi indicata. 2 Le citazioni sono tratte da Monti (1817, 150 e 161–162). Cf. § 6.0 La fortuna lessicografica del «Thesaurus pauperum» in volgare. https://doi.org/10.1515/9783110543261-203

VIII

Premessa

Confrontarsi con il Thesaurus pauperum e, più in generale, con le opere di medicina medievale richiede uno sforzo di contestualizzazione del sapere di un’epoca lontana dalla rivoluzione scientifica galileiana e caratterizzata da una visione magico-religiosa, il cui fondamento conoscitivo poggia su quanto trasmesso dalle auctoritates e non sul valore dell’osservazione.3 Segni tangibili della distanza fra la scienza medievale e quella secentesca si colgono nell’assenza di confini stabili fra i campi del sapere, nella consolidata prassi di citazione senza denuncia delle fonti e nella centralità dei valori simbolici e religiosi.4 Alla bipartizione medievale fra una medicina theorica e una practica, di cui discuteremo nel prossimo capitolo, si associa il progressivo delinearsi di una situazione di diglossia latino-volgare; al polo alto appartengono le scritture d’argomento medico in contesto universitario, come trattati e commenti dei testi fondativi, dei quali il latino è lingua esclusiva (e resterà tale ancora molto a lungo);5 il latino è naturalmente esteso alla produzione medica pratica, mentre le scritture nei volgari non varcano il polo basso. E la sfera della scrittura medica in volgare, almeno per quello che ci è giunto, è monopolizzata da volgarizzamenti di opere latine.6 Ma qual è la nostra conoscenza della letteratura medica medievale in volgare? Nel 2001 Riccardo Gualdo denunciava che nella ricerca sui testi scientifici medievali «siamo clamorosamente poveri di fonti edite e commentate in modo soddisfacente; sotto questo aspetto lo stato della ricerca in Italia è purtroppo ben più arretrato che altrove».7 L’edizione dei testi secondo criteri filologici affidabili è senz’altro il presupposto ineludibile di una più approfondita ricostruzione sia delle tradizioni culturali della medicina medievale sia del linguaggio tecnico-specialistico botanico, farmaceutico e medico.8 Nell’ultimo 3 D’accordo con Librandi (2001, 112), possiamo affermare che la differenza sostanziale della medicina medievale da quella incentrata sul metodo scientifico consiste nel fatto che la «verità non deriva dall’osservazione diretta della natura, ma da ciò che i filosofi dicono sulla natura». Sulla difficoltà di stabilire, da un punto di vista linguistico, un confine netto fra medicina antica e medicina moderna cf. Coluccia (2001); Serianni (2005, 87–99). 4 Cf. in proposito Dardano (1994, 505–507); Aprile (2014, 77). Sui problemi di definizione del testo scientifico in epoca medievale cf. anche Altieri Biagi (1966); Dardano (1994, 497ss.); Gualdo (1998, 135–159); Casapullo (1999, 151–158); Gualdo (2001b). 5 Cf. Altieri Biagi (1990, 191). 6 Cf. Proietti (2010, 394); Frosini (2014a, 47–48). 7 Gualdo (2001b, 38). Si vedano poi le considerazioni di Squillacioti (2008, 43–44) e di Zamuner (2012, 125–130). 8 Per un quadro esaustivo degli studi (edizioni e commenti) sulle traduzioni delle opere scientifiche latine nelle lingue romanze e germaniche si veda Ventura (2010a, 136–149). Spunti interessanti riguardo ai problemi di edizione critica dei ricettari medici, ma anche culinari e cosmetici, sono offerti dai saggi raccolti in Treccani/Zaccarello (2012). Sui ricettari di cucina in volgare si vedano almeno Lubello (1998; 2012); Möhren (2016).

Premessa

IX

quindicennio lo stato dell’arte degli studi ha fatto registrare passi in avanti con nuove edizioni critiche9 e con promettenti progetti di ricerca di ampio respiro sulla lingua della medicina medievale; si tratta, soprattutto, del Corpus Remedia, sorto in seno all’Opera del Vocabolario Italiano, e del progetto LeMMA (Lessico Medievale della Medicina e dell’Alimentazione).10 Nell’intraprendere lo studio del Thesaurus pauperum, tradizionalmente attribuito a Pietro Ispano,11 ricordiamo che quest’opera rappresenta una delle strade ancora poco esplorate (o percorse fugacemente) del fitto reticolo della letteratura medica medievale. Disponiamo, però, di un’edizione critica del testo latino grazie a Maria Helena da Rocha Pereira: Obras médicas de Pedro Hispano, Coimbra, 1973 (Rocha Pereira 1973).12 Con la felice eccezione dell’edizione commentata del volgarizzamento siciliano in Rapisarda (2001), meno significativi sono i contributi riguardo alla tradizione vernacolare dell’opera, innanzitutto per quanto concerne la recensio della tradizione manoscritta e il discernimento dei distinti volgarizzamenti. Alla luce di queste considerazioni, dopo le riflessioni introduttive sulla farmacopea medievale successiva alla Scuola medica salernitana e sull’inquadramento generale del contenuto e dell’autore del Thesaurus pauperum (cap. 1), esaminiamo la tradizione manoscritta del testo latino e l’edizione critica di Rocha Pereira (1973) (cap. 2) e aggiorniamo il censimento dei testimoni delle versioni vernacolari, con particolare attenzione all’area italiana, di cui individuiamo le diverse traduzioni (cap. 3). Proponiamo poi l’edizione critica del volgarizzamento pisano noto da sei testimoni (cap. 4) e ne offriamo il commento linguistico (cap. 5) e il glossario dei termini notevoli degli àmbiti della botanica e della medicina (cap. 6).

9 Tra le più recenti: Tomasin (2010); Castrignanò (2014); Sosnowski (2014); Zamuner (2015); due edizioni dell’Almansore, Piro (2011) e Elsheikh (2016), su cui cf. Schweickard (2013; 2017). 10 Il progetto Remedia annuncia l’ambizioso obiettivo di «fornire l’edizione del più alto numero possibile di testi in edizione moderna (trattati medici vari, chirurgie, ricettari, etc.) e procedere alla revisione di edizioni ottocentesche o primo‐novecentesche di testi medico‐scientifici soprattutto in italiano, ma anche nelle diverse lingue romanze (principalmente catalano, francese e occitanico)». Il Corpus Remedia è raggiungibile on line all’indirizzo: . Al riguardo si veda la presentazione del progetto nel sito della Società Italiana di Filologia Romanza, da cui è tratta la precedente citazione: . Per il progetto LeMMA, a cui è legato anche il sito Lessici dell’Almansore (), cf. Giuliani/Lubello/Piro (2015). 11 È oggi rifiutata l’identificazione con Pietro di Giuliano, il futuro papa Giovanni XXI, salito al soglio pontificio nel 1276 e morto pochi mesi dopo l’elezione (maggio 1277). Cf. § 1.3 Vita e opere di Pietro Ispano. 12 Pesanti (2007) propone un’edizione del testo latino da un manoscritto appartenente a una collezione privata.

X

Premessa

Questo libro nasce come rielaborazione della tesi di dottorato che ho discusso presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza» nel luglio del 2016. Desidero ringraziare i relatori della tesi, Riccardo Gualdo e Sergio Lubello, per l’attenzione con cui hanno seguito la ricerca sin dai primi passi. Ai membri della commissione dell’esame finale del dottorato, Barbara Gili Fivela, Paolo Poccetti e Stefano Telve, devo puntuali osservazioni che mi hanno permesso di migliorare il lavoro. Ringrazio Claudia Polzin-Haumann e Wolfgang Schweickard per aver accolto il libro nella collana Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie; e ringrazio Gabrielle Cornefert e Anett Rehner per la professionalità e la pazienza con cui hanno curato la redazione del volume. Sono grato a Iolanda Ventura per l’accoglienza presso l’IRHT durante il soggiorno parigino, che si è rivelato fondamentale per le ricerche sulla tradizione manoscritta latina e volgare del Thesaurus pauperum. Ho disturbato per consulenze paleografiche Irene Ceccherini, Teresa De Robertis e Marc Smith, ai quali sono riconoscente. Pur con il rischio di dimenticare qualcuno, ringrazio docenti e amici a cui mi sono rivolto per singoli quesiti e per confronti di vario genere: Daniele Baglioni, Luigi Di Iorio, Vincenzo Faraoni, Claudio Giammona, Pär Larson, Michele Loporcaro, Marco Maggiore, Rossella Mosti, Michele Ortore, Veronica Ricotta, Francesco Siri, Roman Sosnowski, Salvatore Tufano, Giulio Vaccaro, Baudouin Van den Abeele, Emanuele Ventura, Fabio Zinelli. Un grazie particolare al mio maestro, Luca Serianni, per il costante sostegno umano e scientifico. Firenze, settembre 2017

Contenuto Premessa 1 1.1

VII

1.3.2 1.3.3

Introduzione 1 La farmacopea medievale dalla Scuola medica salernitana al 1 «Thesaurus pauperum» 8 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti 18 Vita e opere di Pietro Ispano Un solo Pietro Ispano: Pietro di Giuliano, futuro 19 Giovanni XXI 23 Le opere 26 I «Pietro Ispano»

2 2.1 2.2

Il testo del «Thesaurus pauperum» 29 L’edizione critica 40 I manoscritti

3 3.1 3.2 3.2.1 3.2.2 3.3

51 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum» 51 Le traduzioni nelle lingue europee 56 I volgarizzamenti italoromanzi 56 Stato dell’arte 58 Aggiornamento del censimento Per una classificazione della tradizione del «Thesaurus 68 pauperum» nei volgari italiani 69 Traduzioni complete 99 Antologie, miscellanee e ricette estravaganti 119 Conclusioni

1.2 1.3 1.3.1

3.3.1 3.3.2 3.3.3 4 4.1 4.1.1 4.1.2 4.1.3 4.1.4 4.1.5 4.1.6

29

121 Edizione critica del volgarizzamento pisano 121 Descrizione codicologica dei testimoni Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334 121 (= VAT) 123 Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2359 (= F3) 125 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 88 (= F8) Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section de 128 Médecine, H. 474 (= MON) 133 Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.11 (= S4) 133 Washington, Library of Congress, 101 (= WAS)

XII 4.2 4.3 4.4 4.4.1 4.4.2 4.4.3 4.4.4 4.4.5 4.4.6 4.5 4.6 5 5.1 5.1.1 5.1.2 5.1.3 5.1.4 5.1.5 5.1.6 5.1.7 5.1.8 5.2 5.2.1 5.2.2 5.3 5.3.1 5.3.2 5.3.3 5.3.4 5.4 5.4.1 5.4.2 5.4.3 5.4.4 5.4.5 5.4.6 5.4.7 5.4.8 5.4.9

Contenuto

Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni 134 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento 146 Rapporto stemmatico tra i testimoni 160 Note preliminari 160 Esistenza dell’archetipo (X) 165 167 La famiglia β: F3, F8, MON, S4 e WAS 170 VAT e il subarchetipo α 180 I rapporti nella famiglia β 186 Conclusioni 187 Criteri di edizione 190 Testo critico 405 Commento linguistico 406 Grafia 406 Abbreviazioni 406 Occlusive velari 407 I grafemi e 407 Il grafema , Nesso di nasale + consonante occlusiva labiale 408 Nasale palatale 408 Laterale palatale 409 Latinismi grafici 410 Fonetica 410 Vocalismo 414 Consonantismo 418 Fenomeni generali 418 Aferesi, sincope, apocope 419 Prostesi, epentesi, epitesi 420 Assimilazione 420 Concrezione e discrezione dell’articolo 420 Morfologia 420 Metaplasmo 421 Plurale 421 Articolo 421 Preposizioni articolate 421 Pronomi personali 422 Pronomi e aggettivi possessivi 422 Pronomi e aggettivi indefiniti 422 Numerali 423 Preposizioni, congiunzioni, avverbi

408

Contenuto

5.4.10 5.4.11 5.4.12 5.4.13 5.4.14 5.4.15 5.4.16 5.4.17 5.4.18 5.5 5.5.1 5.5.2 5.5.3 5.5.4 5.5.5 5.5.6 5.5.7 5.5.8 5.5.9 5.5.10 5.5.11 5.5.12 5.5.13 5.5.14 5.5.15 5.5.16 5.5.17 5.5.18 5.5.19 5.6 5.7 5.7.1 5.8 6 6.0 6.1 6.2 6.3

Indicativo presente 423 Indicativo imperfetto e indicativo perfetto 424 Indicativo futuro 424 Condizionale presente 425 Imperativo 425 425 Paradigma di essere 426 Paradigma di avere 426 Altri verbi 426 Lessemi notevoli 427 Sintassi 427 Articolo 427 Aggettivi possessivi 428 Sintagma aggettivale 428 Pronomi personali 429 Pronomi relativi 430 Indefiniti 430 Avverbi 431 Accordo 432 Usi dell’infinito 432 Usi del gerundio 433 Coordinazione 434 Proposizioni completive 435 Proposizioni temporali 436 Proposizioni causali 436 Proposizioni finali 437 Periodo ipotetico 438 Proposizioni consecutive 438 Proposizioni comparative e altre correlazioni 439 Ordine delle parole 440 Testualità 452 Osservazioni sulle strategie di traduzione 463 Commutazione di codice 467 Formazione delle parole e lingue speciali 475 Glossario La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in 475 volgare 483 Struttura del glossario 486 Botanica 571 Medicina

XIII

XIV 6.3.1 6.3.2 6.4 6.5 6.5.1 6.5.2 6.5.3 6.5.4 6.5.5 6.5.6 7

Contenuto

Anatomia 571 589 Fisiologia e patologia Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche 637 Indice dei lemmi del glossario Botanica: lemmi 637 638 Botanica: voci latine 640 Anatomia: lemmi 641 Anatomia: voci latine 641 Fisiologia e patologia: lemmi 642 Fisiologia e patologia: voci latine Bibliografia

645

631

1 Introduzione 1.1 La farmacopea medievale dalla Scuola medica salernitana al «Thesaurus pauperum» La Scuola medica salernitana rappresenta un momento di straordinaria fioritura per la scienza medica medievale. Quest’esperienza si svolge nella città di Salerno (o, dovremmo dire meglio, nella fascia costiera da Napoli a Salerno con importanti contributi da Montecassino) a partire dall’XI sec. e risente degli apporti della tradizione filosofica e medica araba, che si diffonde grazie alle traduzioni latine di opere originali e di commenti dei testi greci.1 In séguito a questa fioritura la medicina consolida i connotati di disciplina scientifica con un’impostazione theorica e filosofica, pur nell’inevitabile lontananza dalla concezione moderna di scienza diffusa con la rivoluzione scientifica secentesca. Il fondamento teorico risiede, infatti, nella teoria umorale, così com’era stata definita dalla scuola ippocratica e poi, soprattutto, da Galeno. Lo stato di salute dipende dall’equilibrio dei quattro umori (sangue, flemma, bile gialla e bile nera, quest’ultima nota anche come atrabile o umor nero) e l’insorgere della patologia viene imputato a un eccesso umorale, a uno squilibrio, la cui diversa combinazione determina i diversi stati morbosi. In un impianto dichiaratamente razionale sopravvivono considerazioni di natura religiosa volte a riconoscere nella malattia una punizione divina e nella guarigione un’espiazione del peccato.2 I rimedi terapeutici adoperati sono distinti in semplici e composti; i primi includono sostanze del regno vegetale, animale e minerale usate singolarmente, i secondi sono, invece, i farmaci artificialmente confezionati. L’efficacia terapeutica dei medicamenti si richiama solitamente a principi come la concordantia rerum, cioè l’azione dei simili sui simili, o il trasferimento analogico di effetti opposti. Nella letteratura medica salernitana è riconosciuto un ruolo centrale alle traduzioni dall’arabo di Costantino l’Africano.3 Intorno alla figura di Costantino

1 Per un esame del contesto storico dell’area salernitana e per le vicende della Scuola si vedano Kristeller (1986); Oldoni (1987); Jacquart (1997); Green (2009, 16–24). Un quadro bibliografico fino al 1990 è tracciato da Cuna (1993). Con medicina araba ci riferiamo alla lingua in cui sono scritte le opere mediche e non alla nazionalità degli autori. Sulla fortuna occidentale della medicina araba cf. Schipperges (1964; 1976); Jacquart/Micheau (1990). 2 Cf. de la Rosa (2013). 3 Per la biografia di Costantino l’Africano cf. Veit (2003) e per le opere attribuitegli Montero Cartelle (1990; 1998). Si vedano anche gli studi di Baader (1967; 1971) e i saggi in Burnett/ Jacquart (1994). https://doi.org/10.1515/9783110543261-001

2

1 Introduzione

è costruita l’Articella, opera di riferimento nel canone dei testi universitari su cui si formano le successive generazioni di medici (physici). L’Articella è, infatti, un corpus che comprende le traduzioni di Costantino l’Africano dell’Isagoge ad Techne Galieni di Ḥunayn ibn Isḥāq, degli Aforismi e della Prognostica di Ippocrate, altre due traduzioni dal greco, il De pulsibus di Filaretus e il De urinis di Theophilus Protospatarius e, soltanto verso la fine del XII secolo, l’Ars medendi di Galeno.4 Non è, in verità, pacifico il discernimento di un legame diretto fra la Scuola medica salernitana e la nascita delle università di medicina.5 Il riconoscimento dell’autorità dello Studium generale di Salerno è individuato nelle Costituzioni melfitane (1231), che sanciscono il «divieto dell’esercizio della medicina a chi non avesse conseguito con pubblico esame l’approvazione dei maestri di Salerno» (articolo III, 44).6 Ma è proprio nei decenni immediatamente successivi che si realizza l’ascesa di altri centri universitari italiani (Napoli, Bologna, Padova) ed europei (Montpellier e Parigi) per l’insegnamento della medicina.7 Resta inteso che la medicina non era disciplina caratterizzante di tutte le università sorte in quegli anni e che un altro centro promotore dell’approfondimento del sapere medico fu la corte pontificia.8 È dato acquisito della ricostruzione storiografica la molteplicità delle figure operanti da sempre (quindi, anche durante e dopo l’esperienza salernitana) nel settore della medicina: medici attivi nelle università (physici), chirurghi (o barbieri) con formazione e campo d’azione essenzialmente pratici, guaritori dotati di presunti poteri religiosi (re taumaturghi, vescovi, monaci) e, ai livelli più bassi, ciarlatani.9 Nel corso del XIII sec., il secolo del Thesaurus pauperum, si accentua la separazione fra la figura del medico e quella del chirurgo: la formazione del medico si basava su di un curriculum universitario della durata di sei anni, mentre quella del chirurgo era competenza essenzialmente pratica e “artigianale”.10 A fronte di ciò, restano labili i confini fra medicina e scienze

4 Sull’Articella o Ars medica cf. Wallis (2007). La circolazione manoscritta dell’Articella in epoca tardo-medievale è indagata da O’Boyle (1998b). 5 Cf. Jacquart (1990); Vitolo (2007). 6 Cf. Cosmacini (2003, 178), da cui citiamo. 7 Sull’insegnamento della medicina nell’università di Parigi si veda O’Boyle (1998a). Sull’università di medicina di Montpellier si vedano i saggi raccolti in Le Blévec (2004). 8 Cf. specialmente Paravicini Bagliani (1991). 9 Un quadro in Agrimi/Crisciani (1980, 29–33). Si vedano anche Eamon/Keil (1987); Cifuentes (2003, 247–254); Duranti (2016) e bibliografia ivi indicata. 10 Sulla chirurgia medievale è fondamentale McVaugh (2006).

1.1 La farmacopea medievale

3

contermini e i principali medici del secolo sono figure eclettiche.11 La pluralità di figure mediche appena tratteggiata deriva dalla e, al contempo, consolida la distinzione fra un sapere alto e uno popolare, con una polarità degli àmbiti d’interesse fra quelli della theorica (fisiologia e patologia) e quelli della practica (chirurgia, terapia e farmacologia).12 Il Thesaurus pauperum riflette tradizioni mediche non accademiche e si inserisce nel filone della practica, cioè di una medicina professionale destinata a una fascia ampia di pubblico. È legittimo interrogarsi sulle motivazioni storico-culturali che hanno favorito il successo di un genere testuale come quello del ricettario nell’àmbito della practica medica. Le forme dell’assistenza medievale poggiano sull’ospedale, luogo di ricovero per i bisognosi (pauperes), cioè anche per i malati, ma non esclusivamente per loro: l’evoluzione dell’ospedale verso l’istituzione preposta alla sola assistenza sanitaria è lenta; di conseguenza, l’incontro con il medico restò per molto tempo prerogativa esclusiva dei malati che potevano pagarne gli ingenti onorari.13 I ricettari medici in latino (e presto anche in volgare) possono supplire a questa situazione, offrendo al lettore le indicazioni utili a fronteggiare le patologie. I ricettari mostrano una sostanziale omogeneità strutturale, ma a livello contenutistico sono spesso frutto di compilazione autonoma per iniziativa del singolo lettore-copista che diviene a sua volta autore, secondo un fenomeno caratteristico dei testi tecnico-pratici;14 questi interventi di rimaneggiamento 11 Con uno sguardo prolungato sul XIV sec., il catalano Arnaldo da Villanova (1238/40–1313), le cui principali opere mediche sono il Breviarium (la cui autenticità è, però, discussa) e il commento al De regimine sanitatis salernitano, è anche filosofo, teologo e alchimista; è attivo nella città universitaria di Montpellier, presso i papi (Bonifacio VIII, Benedetto XI e Clemente V) e presso i sovrani (Federico II). Su Arnaldo da Villanova cf. Canteins (2015) e la rassegna bibliografica del progetto di ricerca Arnau DB Corpus digital d’Arnau de Vilanova (http:// grupsderecerca.uab.cat/arnau/en/bibliografia). L’eclettismo distingue già Michele Scoto (1170 ca.–1232 ca. o 1236), autore del Liber introductorius, che mescola temi alchemici, astrologici e medici, e poi Raimondo Lullo (1235–1314), la cui opera Ars generalis è concepita come clavis universalis per svelare i segreti della natura. Su Michele Scoto cf. Thorndike (1965); Morpurgo (2006, 316–323); Voskoboynikov (2010a, 30–59; 2010b, 261–301), e su Raimondo Lullo cf. Pereira (1989); Bonner (2007). 12 Sulle ramificazioni della scienza medica medievale cf. Schipperges (1988, 141–149); Jacquart (1997, 104–111). 13 Cf. il profilo in Agrimi/Crisciani (1993). È acuta l’osservazione di Cosmacini (2003, 183) riguardo a una contraddizione di fondo della medicina medievale: «i luoghi dove più si affollavano i malati, cioè gli ospedali, erano privi di medici; viceversa, i luoghi dove questi si venivano formando, cioè le università, erano privi di malati». 14 Sui fruitori della letteratura scientifica in volgare si rimanda a Librandi (2003). Sulla produzione medico-farmaceutica nella Francia medievale cf. De Trovar (1973; 1974); Jacquart (1997); Hunt (1994–1997; 2011; 2013). Dettagliata ricognizione dei volgarizzamenti italiani della farmacopea legata alla tradizione salernitana è offerta da Ventura (2011a). Per l’area occitanica si

4

1 Introduzione

consapevole producono una forte diffrazione fra i manoscritti e un complesso diasistema anche per opere di larga diffusione, per le quali potremmo aspettarci maggiore stabilità.15 Accanto ai ricettari composti in vista della circolazione vi è anche la sempre florida scrittura occasionale di appunti d’argomento medico, ricette isolate o raccolte eterogenee; si tratta di scritture prive di ambizione di diffusione, confinate in zibaldoni privati e destinate a circolazione esigua, talvolta non più rintracciabile e ricostruibile.16 Infatti, è naturale pensare che molti appunti, se non veri e propri testi, d’argomento medico siano andati perduti; così, assumendo la prospettiva d’indagine dello studioso moderno dinanzi a ricette adespote, dobbiamo denunciare la difficoltà e, talora, l’impossibilità di stabilirne la reale natura avventizia o l’eventuale appartenenza a un’opera dispersa. Nel discernimento delle diverse tipologie di ricette mediche medievali possiamo proporre la seguente classificazione modellata su quella di Tony Hunt (1990, 16):17 1. ricette terapeutiche: descrizione e prescrizione di un rimedio contro una patologia; accanto ai rimedi farmaceutici sotto forma di prescrizioni, Hunt include quelli religiosi e magici che si traducono in preghiere o incantesimi; 2. ricette prognostiche: definizione di un metodo per determinare in anticipo la risposta a una domanda, ad esempio il sesso di un nascituro, le possibilità di sopravvivenza di un ammalato, etc.;

veda Corradini (2009); è attualmente in corso di realizzazione il progetto DiTMAO (Dictionnaire des Termes Médico-botaniques de l’Ancien Occitan), su cui cf. almeno Corradini (2014). Il lessico medico del francese medievale è indagato da Jacquart/Thomasset (1997) e ora dal Dictionnaire du Français Scientifique Médiéval (DFSM), sul cui avanzamento si veda Ducos/Salvador (2011). Per il lessico medico spagnolo vd. DETMA. 15 Ne è un perfetto esempio proprio il Thesaurus pauperum; cf. § 2 Il testo del «Thesaurus pauperum» e § 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum». L’applicazione in filologia della nozione di diasistema è proposta per la prima volta da Segre (1979, 69ss.). 16 Un libro di famiglia con sezioni dedicate ad argomenti medici per uso familiare è quello studiato da Artale (2005; 2006). 17 Montero Cartelle (2009, 59) pensa, invece, a un più ampio genere testuale, il compendium, per opere note con vari titoli, quali breviarium, practica, compendium, thesaurus, e ne denuncia lo stretto rapporto con le summae, dotate di respiro e ambizione enciclopedici. Nel XIII sec. le principali summae sono la Summa medicinalis di Gualterio Agilòn, medico salernitano, di cui è stata notata la dipendenza da fonti salernitane e arabe, la Summa conservationis et curationis di Guglielmo da Saliceto e, con sconfinamento nel secolo successivo, la Summa medicinalis di Tommaso del Garbo. Per uno sguardo d’insieme sulla diffusione di ricette cosmetiche, culinarie e mediche e sull’esistenza di prontuari medievali che sommano questi diversi tipi di ricette cf. Zaccarello (2012).

1.1 La farmacopea medievale

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3. ricette diagnostiche: definizione di un metodo per capire da quale malattia è affetto un uomo o per rispondere a domande sulla natura delle patologie; 4. ricette cosmetiche; 5. ricette dietetiche: consigli sul regimen raccolti spesso in un breve trattato (regimen sanitatis); 6. ricette eclettiche: somma di diverse informazioni su uno specifico argomento come una patologia o le virtù di un semplice; definite spesso come segreta o experimenta, queste ricette dimostrano con maggiore evidenza il legame fra la medicina, intesa come cura dalle patologie, e i saperi contermini (ad esempio, l’alchimia).

Tale distinzione è preliminare anche alla riflessione sui generi testuali di chiara destinazione divulgativa: ai ricettari si affiancano i regimina, sillogi di suggerimenti igienici e dietetici (ricette del tipo 4 e 5), e i consilia, raccolte di casi clinici e di pareri medici (ricette del tipo 2 e 3).18 Nel delineare un rapido excursus sulla farmacopea medievale inaugurata dalla Scuola medica salernitana dobbiamo rivolgere lo sguardo nuovamente a Costantino l’Africano e alle sue opere riconducibili per contenuto e struttura alla practica. Innanzitutto l’opera principale, la Pantegni (adattamento del greco ‘tutta arte’), si divide in Theorica e Practica. La Theorica consta di dieci libri e traduce il Kitāb al-malakī (‘Il libro completo dell’arte medica’) di ‘Alī ibn al‘Abbās al-Majūsī (X sec.). La Practica Pantegni, portata a compimento dagli allievi di Costantino, si articola in dieci libri ed è la traduzione della parte pratica della stessa opera araba (ma le dipendenze andrebbero verificate più approfonditamente per i singoli capitoli).19 Nell’àmbito della practica rientrano anche il Liber de gradibus e il Viaticum. Il Viaticum (Viatico per il viaggiatore e sostentamento per lo stanziale), traduzione di un originale arabo di Abū Ja‘far Ahmad b. Ibrāhīm b. Abī Khālid al-Jazzar, raccoglie in sette libri le conoscenze su eziologia e terapeutica necessarie a chi non fosse medico.20 Anche il Liber de gradibus è traduzione di un modello arabo di Ibn al-Jazzar ed è incentrato sul galenico sistema dei gradi, cioè sulla spiegazione delle caratteristiche e delle proprietà di un semplice in base alla sua natura o complessione. Della traduzione di Costantino circolarono due versioni differenti, una strutturata sulla base della collocazione dei vari semplici nel sistema dei gradi, l’altra in ordine alfabetico.

18 Sui consilia e sui regimina sanitatis vd. almeno Agrimi/Crisciani (1994); Nicoud (2007). 19 Ad esempio, Green (1994) nota che il libro II della Practica Pantegni ha natura composita e sostiene che soltanto la sezione De probanda medicina può essere messa in diretta relazione con il modello arabo del Kamil assina’a. 20 Sul Viaticum cf. Green (1990); Wack (1993).

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1 Introduzione

La letteratura terapeutica sorta in seno alla Scuola medica salernitana comprende sia practicae medicinae, cioè raccolte di ricette che spiegano come realizzare i medicamenti con semplici e composti, sia tabulae, cioè descrizioni dei semplici o dei composti con indicazione dei loro impieghi terapeutici. Al gruppo delle practicae medicinae, la cui struttura prevede breve definizione della patologia con accenni all’eziologia, descrizione dei sintomi e proposte di terapia, appartengono la Practica e l’Ars medendi di Copho e la Practica di Johannes Platearius. La Practica di Platerario si data alla metà del XII sec. ed è concepita come una descrizione di cause, sintomi e cure delle diverse patologie: «Unde ego Platearius [...] breviter causas, signa et curas egritudinum scribere proposui».21 L’opera si apre con un breve prologo e prosegue con capitoli – 67 nell’edizione critica di Recio Muñoz (2016) – incentrati ciascuno su una patologia secondo l’ordine a capite ad calcem. Tali capitoli hanno struttura ricorrente: la presentazione della patologia con esplicitazione dei suoi diversi nomi e, spesso, con note etimologiche è seguita dalla definizione dei signa che ne garantiscono la corretta diagnosi e dalle indicazioni terapeutiche. Sono convenzionalmente attribuiti al Magister Salernus, autore di incerta identità, il Compendium e le Tabulae, che leggiamo nell’edizione della Collectio Salernitana a cura di Salvatore De Renzi.22 Il Compendium ha le peculiarità di vero e proprio manuale di medicina, con attenzione non solo all’indicazione dei rimedi, ma anche alle proprietà dei semplici e, in più passi, alla riflessione sugli umori. Le Tabulae denotano più chiara impostazione pratica: sono un elenco di semplici raggruppati «sulla base di tre macrocategorie, ovvero delle loro qualità secondarie, ovvero della loro azione terapeutica (diuretica, astringente, emetica, etc.), dell’umore di cui aiutano a moderare l’eccesso (del sangue, del flegma, etc.), ed infine della loro collocazione all’interno del sistema dei gradi» (Ventura 2009, 13). Delle due opere si coglie senz’altro lo stretto rapporto: appaiono come riflessione teorica e schematizzazione del medesimo sapere farmacologico. La letteratura terapeutica del milieu salernitano della metà del XII sec. include anche il Liber de simplici medicina, il Liber iste e l’Antidotarium Nicolai attribuito a un evanescente Nicolaus Salernitanus. Il Liber de simplici medicina (o Circa instans dalle prime parole del testo) si data fra il 1150 e il 1170 e viene attribuito da Salvatore De Renzi, con argomentazioni non più accettabili, a un medico salernitano di nome Matthaeus Platearius. Il Circa instans offre in ordine alfabetico un elenco di semplici (soprattutto piante, ma anche animali, minerali, metalli) e incardina le informazioni di ciascuna voce entro una struttura

21 Citazione da Recio Muñoz (2016, 126). 22 Cf. De Renzi (2001); Ausécache (2008).

1.1 La farmacopea medievale

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stabile: «collocazione del semplice nel sistema dei gradi; sinonimi della nomenclatura; effetti terapeutici e qualità secondarie; quando necessario, indicazioni riguardanti la sofisticazione del semplice; indicazioni terapeutiche a capite ad calcem».23 Il Liber iste (o Glossae Platearii) è propriamente una raccolta di glosse al Liber Antidotarius magnus salernitano: le glosse inizialmente si accompagnarono all’Antidotarius nei manoscritti e poi iniziarono a circolare indipendentemente. Secondo la ricostruzione di Mireille Ausécache, la versio A del Liber iste è una lista (con brevi note descrittive) degli ingredienti presenti nelle ricette dell’Antidotarius magnus. In séguito alla diffusione del Liber iste come opera a sé stante, il testo conosce un ampliamento, configurandosi come una raccolta di semplici accompagnata dalla discussione sulle loro proprietà terapeutiche (versio B del Liber iste).24 L’Antidotarium Nicolai è probabilmente il testo più diffuso fra quelli della Scuola medica salernitana.25 A differenza delle altre due opere pressappoco coeve (Liber iste e Circa instans), l’Antidotarium Nicolai non è incentrato sui semplici e sulle loro proprietà terapeutiche, ma descrive la preparazione di medicamenti (i composti), indicandone condizioni d’impiego e vantaggi terapeutici. Quest’opera è un perfetto esempio di testo aperto, dal momento che il numero di ricette tràdite nei manoscritti oscilla fra la sessantina e le svariate centinaia.26 Quanto all’origine delle ricette, l’ipotesi di una derivazione tout court dall’Antidotarius magnus è oggi ridimensionata a favore della messa in rilievo della composizione originale, pur con innegabili debiti verso l’Antidotarius magnus e la Practica di Costantino.27 Molto resta ancora da determinare sulle fonti delle opere salernitane: valutare il livello di dipendenza dagli scritti medici della classicità tarda e dell’Alto Medioevo con decisa ispirazione galenica rispetto al debito nei confronti della farmacopea araba messa a disposizione dalle traduzioni di Costantino l’Africano.28 Le opere salernitane sono fra le principali fonti del Thesaurus pauperum, la cui ampia maggioranza delle ricette rientra nella categoria terapeutica ed è

23 Ventura (2015, 259). Sul Circa instans cf. Ventura (2007; 2010a; 2015). 24 Cf. Ausécache (2007a; 2007b). 25 Cf. la recensio in Roberg (2002) e il progetto di edizione critica in Roberg (2007; 2010). 26 In Goltz (1976) le ricette dell’Antidotarium Nicolai sono 142. 27 Cf. Roberg (2007). 28 Per sondare tale problema possiamo rinviare alle convincenti argomentazioni di Iolanda Ventura, sulla scia degli studi di Monica Green, riguardo alle «scarse e tardive menzioni di sostanze medicamentose di origine orientale come lo zucchero; questo ritardo potrebbe indicare che l’impatto e l’effettiva ricezione delle “novità farmacologiche” apportate dalle traduzioni di Costantino non siano stati così immediati e profondi» (cf. Ventura 2009, 12). Anche gli indirizzi di ricerca sulla produzione di Costantino l’Africano sono oggi orientati a una più attenta valutazione del debito nei confronti delle tradizioni mediche latine tardoantiche.

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1 Introduzione

in forma di rimedio farmaceutico: la diagnosi è indicata nelle rubriche e nei capitoli troviamo la proposta dei medicamenti.29 Anche questa osservazione macroscopica sulla prevalenza dei rimedi farmacologici rispetto a quelli magici e religiosi è utile a rilevare come il Thesaurus pauperum sia frutto del prelievo dalle indicazioni pratiche di fonti autorevoli e non sia una mera raccolta di medicamenti di tradizione popolare e di trasmissione orale. Ne consegue un complesso equilibrio fra l’impostazione antologica con citazioni dai testi medici della tarda classicità e del Medioevo e le peculiarità di opera pratica con ricadute immediate nella vita quotidiana dei fruitori. Infatti, pur riconoscendo all’autore dell’opera la lettura e il prelievo da testi centrali del sapere medico medievale, il contenuto riproposto è quello più direttamente utile a una terapia messa in atto con il ricorso a semplici di facile reperibilità.

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti Il Thesaurus pauperum è un ricettario medico-farmaceutico latino a beneficio dichiarato dei pauperes;30 l’opera gode di notevole successo, come confermano la sopravvivenza di oltre 150 copie manoscritte latine e il numero notevole di edizioni a stampa che si protraggono fino al XVII secolo.31 Il contenuto è organizzato a capite ad calcem: vengono affrontate le patologie della testa (ad esempio, De casu capillorum, De pustulis capitis, De dolore capitis) fino ad arrivare a quelle dei piedi (De gutta). Questa distribuzione della materia è, come abbiamo visto, consueta nella letteratura terapeutica medievale e «favorisce la consultazione non sequenziale del testo e il rapido reperimento della ricetta».32 L’autore del Thesaurus pauperum si preoccupa di esplicitare dopo ciascuna ricetta il nome della fonte da cui attinge, con lo scopo di corroborare la veridici-

29 In proposito si veda § 5.6 Testualità. 30 La più aggiornata messa a punto delle conoscenze sul Thesaurus pauperum è in Meirinhos (2013), da cui si ricavano i rinvii bibliografici ai principali studi precedenti. Le informazioni dell’interpretazione del Thesaurus pauperum oggi superata (ad esempio, per il problema dell’autore) caratterizzano Console/Duffin (2012). Sul rapporto tra paupertas e infirmitas si vedano almeno Agrimi/Crisciani (1993); Le Goff (2010, 256–262). Sulla fortuna del termine thesaurus per designare una raccolta di prescrizioni mediche e sulla metafora del tesoro nella letteratura medica si veda Gadebusch Bondio (2010). 31 Cf. § 2 Il testo del «Thesaurus pauperum» e § 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum». 32 Rapisarda (2001, VII). A facilitare la consultazione contribuiscono anche altri espedienti, come la tavola delle ricette nelle prime carte dei codici e la decorazione in rosso della dell’Item che segna l’inizio delle diverse ricette.

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti

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tà di quanto asserito; queste auctoritates sono medici della classicità (Galeno, Dioscoride, etc.) e fonti medievali, soprattutto quelle della Scuola medica salernitana (Costantino l’Africano, Trotula, etc.). L’impostazione originaria dell’opera prevede senz’altro la denuncia esplicita delle fonti, ma nella tradizione del testo sia latina sia volgare le fonti possono essere taciute per una chiara scelta di prediligere la testimonianza pratica (la prescrizione) a discapito dell’informazione supplementare, in particolare nei manoscritti confezionati per un pubblico privo di interessi speculativi e pronto a servirsi del testo esclusivamente per scopi pratici. Anche se, come detto, il Thesaurus pauperum si inserisce in una dimensione medico-farmaceutica agganciata alla tradizione dei principali scritti terapeutici tardomedievali, affiorano occasionalmente temi magici e religiosi. Un blocco compatto di ricette incardinate sulla visione magico-religiosa della medicina occorre alla fine del capitolo XXXVII. Ad coitum excitandum (dalla ricetta 18) con prescrizioni utili a scacciare i demoni, in virtù della convinzione secondo cui la lussuria e l’infedeltà coniugale vengono causate dalle tentazioni demoniache.33 Selezioniamo anche qualche altro esempio. Nel capitolo dedicato alla cura dell’epilessia, la ricetta VII,48 descrive una sorta di esorcismo: VII, 48 Item expertum: pater eius vel mater ducat eum ad ecclesiam feria quarta et sexta et sabbato et audiat missam totam et dominica die, missa audita, dicta sacerdos super caput eius Evangelium in quo dicitur: «Hoc genus demoni non eicitur nisi oratione et ieiunio».34

Sempre nella cura dell’epilessia viene indicato il ricorso ad amuleti magici con il potere apotropaico del nome dei magi: VII, 62 Item pro certo dicitur quod Deus concessit tribus regibus, qui adoraverunt Dominum, quod quicumque nomina eorum secum portaverit scripta non ledetur ab epilentia. Et sunt nomina eorum Baltasar, Gaspar, Melchior.

In altri passi è prevedibile la confluenza di motivi religiosi: il prologo presenta l’invocazione della Trinità, il riconoscimento di Dio come creatore della medicina (qui creavit de terra medicinam) e fonte della scienza (datorem scientiae Deum), e il richiamo a Gesù Cristo come sommo medico (Ihesu Christi summi Medici gratia); l’epilogo ha una nuova invocazione a Gesù Cristo (De cetero,

33 Le peculiarità di questa sezione sono rilevate anche da Rocha Pereira (1973, 237–239) e da Montero Cartelle (2010a, 62–64). 34 La formula in questione è tratta dal Nuovo Testamento: Mr 9,29 e Mr 17,20.

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1 Introduzione

Domine Iesu Christe, qui est omnium una salus, qui dedisti mihi servo tuo voluntatem laborandi).35 Ma a quali anni risale la genesi del Thesaurus pauperum? Viste le difficoltà nell’identificazione del Pietro Ispano autore dell’opera (cf. § 1.3 Vita e opere di Pietro Ispano), è opportuno concentrare l’attenzione sulla tradizione del testo per riconoscere un terminus ante quem e su un aspetto contenutistico (quindi, interno al testo) per ricavare un terminus post quem. Partiamo da quest’ultimo. Tra le fonti citate nel Thesaurus pauperum la più recente è Gilbertus, cioè Gilberto Anglico (1180 ca.–1250 ca.). Tali riprese avvengono dal Compendium medicinae; due esempi: Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviiir) Pulvis leporis vivi combusti in olla nova in cornu cervino servatus valde laudandus est in lapide frangendo. XXXI,33 Item pulvis leporis vivi combusti in olla nova et cornu cervi servatus valde laudandus est lapidem frangendo. Gilbertus. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviiir) Pulvis Eugenii pape ad lapidem frangendum: R. saxifragie semen, cerfolii, cicadarum, ana, sanguinis hyrci, quantum de omnibus predictis gariofillum ad pondus omnium. Hic pulvis sepe detur in potu cum vino subtili in quo bullitum fuerit se apii petro feniculi, milii solis, quinquefolie et sepius perytoneon inungatur cum oleo pulegio amigdalino. XXXI,34 Item pulvis Eugenii Pappe laudabilis: R. seminis saxifragie, trifolii, cicadarum, ana, sanguinis hircini, quantum de predictis, gariofillorum, ad pondus omnium; detur cum vino subtili decoctionis seminis apii, milii solis, petrosellini et quinquefolii. Gilbertus.

Possiamo, pertanto, considerare il Compendium di Gilberto Anglico come terminus post quem del Thesaurus e pensare a una data di composizione posteriore al 1240.36 Passando al terminus ante quem, i codici più antichi noti da Rocha Pereira (1973, 40) sono Oxford, Bodleian Library, Laud. misc. 676 della fine del XIII sec. e due mss. conservati a Erfurt: Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 2º 271 e Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 4º 193. Sulla datazione di Oxford, Bodleian Library, Laud. misc. 676, va rilevato che il manoscritto presenta due unità codicologiche di epoca diversa e che quella contenente il Thesaurus pauperum è probabilmente databile alla fine del XIII sec.; sono compositi anche i due manoscritti di Erfurt con datazioni oscillanti tra la fine del XIII sec. e la metà del XIV sec.; il più antico dei codici datati è London, British Library, Sloane 477, vergato nel 1309.

35 Sulle testimonianze letterarie dell’immagine medievale di Cristo medico cf. Montero Cartelle (2005). 36 Sul Compendium cf. McVaugh (2010).

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti

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Se accettiamo questi due termini estremi, la forbice temporale resta abbastanza ampia (fra il 1240 e la fine del XIII sec., al più tardi il 1309). Finché è stata in auge l’identificazione di Pietro Ispano con Giovanni XXI, il terminus ante quem poteva essere anticipato all’anno di morte del pontefice, il 1277; e, pensando a un’attività medica del futuro papa intorno al 1250, la questione si risolveva con la proposta del 1250 circa come anno di composizione. Pur abbandonando questa ricostruzione, sulla scorta del sapere medico tràdito dal Thesaurus pauperum possiamo verosimilmente ricondurne la genesi agli anni a cavallo del 1250 per argomenti ex silentio, come l’assenza di riferimenti a opere di farmacopea posteriori al 1260 circa. E un ulteriore e più preciso restringimento di campo potrebbe aversi se si riuscisse a individuare un’opera con riprese dal Thesaurus pauperum scritta prima del 1309.37 Un’altra questione con cui si sono confrontati gli studiosi è la lingua del Thesaurus pauperum. Richard Stapper ha pensato che l’opera potesse essere stata originariamente composta in un volgare italiano e solo successivamente tradotta in latino.38 Rocha Pereira (1973, 48) confuta in maniera convincente questa ipotesi, evidenziando come la datazione dei manoscritti mostri una decisa precedenza cronologica di quelli latini rispetto a quelli nei volgari dell’area italiana. A questa prova, di per sé già significativa, dell’origine latina del testo, possiamo aggiungere il fatto che nel titolo di molti testimoni dei volgarizzamenti del Thesaurus pauperum viene dichiarata esplicitamente la dipendenza da un modello latino. È, infatti, più economico e verosimile pensare al solo passaggio dal latino al volgare e non a una successione dal volgare al latino e poi nuovamente al volgare. Nella nota introduttiva abbiamo nominato alcune opere centrali della farmacopea precedente al Thesaurus pauperum: vediamo più da vicino come se ne serve l’autore con una rassegna completa dei prelievi dalla Practica di Plateario e dal corpus di Trotula e con alcuni sondaggi sulle dipendenze dal Circa instans e dal Compendium di Gilberto Anglico. Cominciamo dai prelievi del Thesaurus pauperum dalla Practica di Plateario:39 Practica cap. 16, 138–140 Aliud: extrahatur succus de corticibus radicis feniculi et in vase eneo per IX dies dimittatur, deinde oculis instilletur.

37 In tale indagine andrebbe esclusa la possibilità della coincidenza di fonti fra l’opera in questione e il Thesaurus pauperum. 38 Questa ipotesi è stata avanzata da Stapper, il quale prudentemente asseriva che «Da im Italien entstanden um dem zeitigen Papste gewidmet, ist der Thesaurus Pauperum ursprünglich wahrscheinlich italienisch oder lateinisch abgefasst» (Stapper 1898, 23 n. 5, con rinvio anche a Haeser 1875, vol. 1, 816–817). 39 Riprendiamo gli appunti di Recio Muñoz (2013, 450–452; 2016, 65–68), da cui citiamo.

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1 Introduzione

VIII,59 Item in multo suco feniculi resolvatur aloe et dimittatur in pelvi enea quindecim diebus; post ponatur in oculis prurientibus. Optimum est. Platearius et Circa instans. Practica cap. 17, 90–97 Si vero granum vel lapillus inciderit, inungatur auris exterius calidis unguentis, deinde fiat sternutacio ore et naribus apprehensis ut ex impetu spiritus possit educi. Quod si parum profuerit, subtilis baculus, lenis et bene politus, terebentina vel visco vel aliquo tali viscoso in summitate inungatur et auri immittatur ut sic granum vel lapis terebentine vel visco inviscatum educatur. Quo iterum non proficiente ventosa sine scarificacione frequenter auri apponatur ut suggendo educat quod interius continetur. IX,21 Item si lapis vel granum in aurem ceciderit, impone remollitiva et iaceat super aurem et, si declinaverit exterius, tolle cum unco; sin autem, clausis naribus et ore, provoca sternutationem; si nec sic exit, pone ventosam cum igne auri inclinante vel pone terebenthinam vel viscum in summitate baculi plani et auri, ut ei inhereat, immitte, ex extrahe. Platearius. Practica cap. 22, 42–53 Istis parum proficientibus subtile lignum fraxini secundum quantitatem foraminis ipsius dentis comburatur et adhuc ignitum denti concavo immittatur […] Melius tamen esset, si foramen dentis prius repleretur tiriaca, deinde predictum lignum vel stilus candens imponetur. XI,74 Item lignum fraxini acutum accende et dum ardet impone denti cavo, prius impleto theriaca. Multum valet. Platearius. Practica cap. 24, 67–70 Pater meus causam comperiens, cuneo dentibus interposito clavem interius impulit et rupta est apostematis pellicula et sic sanguine in multa quantitate effluente liberatus est ille. XIV,34 Item in ore aperto pone baculum, ne possit claudi; considera locum apostematis et cum ligno acuto crepa; nichil est ita efficax dicit Platearius et alii multi experti. Practica cap. 28, 52–62 Inungatur latus […] ex dialtea si materia sit frigida; ex butiro et oleo violaceo, si materia fuerit calida […] Deinde lana obvolvantur loca inuncta […] Aliud optimum: farina fenugreci et seminis lini cum oleo violaceo et butiro bulliant vel dissolvantur. Malva cum axungia recenti trita predictis addatur, totum calefiat et tepidum cataplasmetur et sepius renovetur. XIX,9–10 Item farina fenugreci, semen lini, bulliant in oleo violato et butiro et misceantur cum malva dissoluta cum axungia porci recenti; totum simul calefiat et tepidum emplastretur et sepius renovetur. Platearius. Item imbibatur lana dialtea et butiro et inde locus sepius involvatur. Idem. Practica cap. 43, 53–55 Aliud probatum: inungantur renes et totum inferius usque ad finem spine ex melle tepido. Deinde superaspergatur pulvis colofonie, nasturcii, pulegii, ysopi et origani et postea fascia ligetur. XXIII,10 Item ungantur renes et totum inferius usque ad finem spine melle tepido et superaspergatur pulvis colophonie, seminis pulegii, ysopi, origani et ligetur cum fascia. Platearius. Practica cap. 62, 45–47 Fiat hoc remedium: salgemma, nitrum pulverizentur et distemperentur cum aceto et aqua salsa et bombix intincta imponatur. XLIII,16 Item pulverizentur sal gemma, nitrum et conficiantur cum aceto et supponantur cum bombace. Platearius.

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti

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In alcuni casi il prelievo dell’autore del Thesaurus pauperum è letterale o caratterizzato da minimi aggiustamenti (ricette XIX,9 e XXIII,10), altre volte notiamo interventi di semplificazione del modello e di presentazione iussiva, che cancellano le condizioni o le attenuanti espresse nella fonte. Ciò è evidente dalla perentorietà di prius impleto theriaca della ricetta XI,74 a confronto con Melius tamen esset, si foramen dentis prius repleretur tiriaca, deinde predictum lignum vel stilus candens imponetur del testo di Plateario. Gli estratti dal corpus di Trotula si concentrano esclusivamente nel Liber de sinthomatibus mulierum:40 Liber de sinthomatibus mulierum (Green 2009, 162). Mulier si non vult concipere, carne sua nuda ferat secum matricem capre que numquam habuit fetum. XLIV,2 Item portet secum ad carnem matricem capre que nondum fetaverit et non concipiet; vel lapidem qui in ea invenitur. Trotula. Liber de sinthomatibus mulierum (Green 2009, 164). Recipe mustelam masculum et auferantur ei testiculi et relinquatur vivus. Hos testiculos ferat secum mulier in sinu suo et liget eos in pelle anserina vel in alia, et non concipiet. XLIV,6 Item testiculi mustelle castrati vivi a muliere, in pellicula anserina involuti, vel in alia, aufert conceptionem. Idem. Liber de sinthomatibus mulierum (Green 2009, 162). Invenitur autem quidam lapis gagates qui gestatus a muliere prohibet conceptionem vel etiam gustatus. XLIV,7 Item lapidem in gagate portet mulier et non concipiet. Trotula. Liber de sinthomatibus mulierum (Green 2009, 164). Si autem lesa fuerit in partu et postea pre timore mortis non vult concipere amplius, ponat in secundinam tot grana cathapuciarum vel ordei quot annis vult sterilis permanere. Et si in perpertuum vult sterilis permanere, plenam manum inponat. XLIV,8 Item mirum et a veritate suspectum: quando mulier non vult ultra parere ponat in secundina tot grana cataputie vel ordei quot annis vult esse sterilis et tot annis non concipiet. Trotula. Liber de sinthomatibus mulierum (Green 2009, 162). Si mulieri vult impregnari, accipe testiculos verris vel apri et sicca et fiat pulvis, et bibat cum vino post purgationem menstruorum. Deinde coeat cum viro et concipiet. XLV,22 Item pulvis testiculorum verris, datus mulieri post menstrua, facit eam concipere. Trotula.

La riproposizione delle prescrizioni dal Liber de sinthomatibus mulierum da parte del compilatore del ricettario mostra una certa libertà nell’aggiunta di

40 Per un dettagliato inquadramento del Liber de sinthomatibus mulierum, rielaborazione del Tractatus de egritudinibus mulierum, basato a sua volta sul Viaticum di Costantino, cf. Green (2009, 39–64). Non abbiamo rinvenuto il testo di Trotula da cui derivano le ricette XLIV,5 e XLIV,10; anche Rocha Pereira (1973, 388) esprime perplessità sulla fonte di quest’ultima ricetta.

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1 Introduzione

informazioni (ad esempio, vel lapidem qui in ea invenitur di XLIV,2) e, altrove, nella soppressione di informazioni (ad esempio, le motivazioni che indurrebbero una donna a rinunciare al parto e la soluzione per una completa sterilità di XLIV,8, rispettivamente Si autem lesa fuerit in partu et postea pre timore mortis non vult concipere amplius e Et si in perpertuum vult sterilis permanere, plenam manum inponat). Emblematico esempio di riscrittura sintetica e di semplificazione espositiva è il sintagma mustelle castrati vivi di XLIV,6 in corrispondenza delle più distese indicazioni del modello con successione di proposizioni coordinate: recipe mustelam masculum et auferantur ei testiculi et relinquatur vivus. Vediamo qualche esempio dal Compendium di Gilberto Anglico, di cui abbiamo già messo in evidenza l’importanza per la datazione del Thesaurus pauperum: Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. ccxxviv). Item stercus columbinus coctum et tritum cum vino iuvat super omnia. XXII,15 Item stercus colombinum cum vino coctum et emplastratum et tritum super omnia valet. Idem Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. ccxxviv). Autem nux maroquatana comestis granis eius xi fortiter masticatis et post modicum vini puri cum summa celeritate dolorem colicem et yliace sedat. XXII,16 Item nux marchocicaria comestis viiii granis cum vino puro fortiter masticatis summa celeritate dolorem colicum et iliacum tollit. Idem. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. ccxxviv). Item calidissimus fimus ovis capiatur et cum sepo yicino diu immortario teratur et asperso pulvere picis communis et tepefactum et bene commixtum et in aluta extensum tanquam cerotum applica sine dubio mirabilem effectum habet. XXII,17 Item stercus ovis calidum sum sepo hircino diu teratur et aspergatur desuper pulvis picis communis et bene commixtum, tepidum, ponatur tamquam cerotum; mirabilem effectum habet. Idem. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. ccxxviiv). Item stercus lupinum nigrum quanto calidum est super tegulam calefactum et loco dolente suprapositum: mirabile est. Et nota si stercus fit recens nil oportet addere, si tamen calefiat et supponatur. Si vero vetus sit et durum cum pauco oleo dissolvatur. XXII,18 Item si stercus lupi fuerit recens, et emplastretur, nichil aliud oportet addi ad colicam curandam; si vero fuerit antiquum, cum veteri oleo dissolvatur oportet. Idem. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclxir). Contra yctericiam experimentum. R. limaturam eboris vel rasuram et aquam fontinam et succus eupatorii, idest epatice, et crocum orientalem prout videris expedire et saponem gallicum ad quantitatem castanee tam diu agitando in pecia panni ablue in aqua donec tota aqua habuerit virtutem et colorem rerum et ignoranti propina. XXX,1 Ad curandum icteritiam, proprium experimentum est rasura eboris, sucus epatice, croci orientalis, prout videbitur expedire, saponis gallici, in quantitate castanee; omnia pone in petia panni et tamdiu agita in aqua fontis donec virtus rerum mandetur aque et tunc ignoranti propinata efficacissime valet. Gilbertus.

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti

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Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviiir). Pulvis leporis vivi combusti in olla nova in cornu cervino servatus valde laudandus est in lapide frangendo. XXXI,33 Item pulvis leporis vivi combusti in olla nova et cornu cervi servatus valde laudandus est lapidem frangendo. Gilbertus. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviiir). Pulvis Eugenii pape ad lapidem frangendum: R. saxifragie semen, cerfolii, cicadarum, ana, sanguinis hyrci, quantum de omnibus predictis gariofillum ad pondus omnium. Hic pulvis sepe detur in potu cum vino subtili in quo bullitum fuerit se apii petro feniculi, milii solis, quinquefolie et sepius perytoneon inungatur cum oleo pulegio amigdalino. XXXI,34 Item pulvis Eugenii Pappe laudabilis: R. seminis saxifragie, trifolii, cicadarum, ana, sanguinis hircini, quantum de predictis, gariofillorum, ad pondus omnium; detur cum vino subtili decoctionis seminis apii, milii solis, petrosellini et quinquefolii. Gilbertus. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviiv). Oleum de scarabeis vel de cimicibus vel petroleum immissum per argaliam valet. XXXI,36 Item oleum, in quo scarabei et cimices fuerint bulliti iniectum et inunctum valet. Idem. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviir). Vulpis autem comestus multum valet et ex pinguedine eius inunctio et eius decoctio cum gummi edere multum valet. XXXI,37 Item comestio vulpis et inuntio ex eius axungia multum iuvat. Idem. Compendium Gilberti Anglici (Sacon 1510, c. cclviir). Item cicade accipiantur et remotis pedibus capite et alis pulverizentur cum grano solis et saxifragia. XXXI,38 Item cicade, remotis capitibus et pedibus et alis, pulverizentur cum grano solis et saxifragia. G.

La nostra ricerca sul Circa instans prende in considerazione gli estratti dai primi venti capitoli. Questi i risultati: Circa instans (Wölfel 1939, 114) Semen stafisagrie in aqua bulliat bene diu et ex illa aqua et tartaro fiat commixtio. Illud furfuricas capitis removet, capite bis vel ter inde inuncto. III,15 Item semen staphisagrie bulliat in aqua et cum illa aqua distemperetur bona quantitas tartari electi et cum tali aqua lavetur bis vel ter et cito sanabitur. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 113–114) Litargirum infundatur in aceto per noctem, mane ad ignem resolvatur et fiat commixtio super ignem ex eo et oleo nucis et tartaro in multa quanto addito. Mox ab igne deponatur. Hoc unguentum valet ad scabiem et serpiginem et impetiginem. III,22 Item efficax ad omnem scabiem et serpiginem: tartarum et litargirium cum aceto confice tota nocte; mane super ignem appone cum oleo nucum et cum bene confectum fuerit tolle et unge. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 92) Ad sompnium provocandum fiat emplastrum ex semine utriusque vel alterius et lacte mulieris et albumine ovi circa timpora. V,10 Item papaver album, semen iusquiami albi distempera cum albumine ovi et lacte mulieris; somnum leviter provocat. Circa instans.

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1 Introduzione

Circa instans (Wölfel 1939, 62) Pulv. eius vel herba ipsa in testa calefacta et super caput apposita valet contra frigidum catarrum et contra caput. VI,7 Item ysopus torrefactus, calidus, capiti appositus multum valet contra dolorem capitis ex reumate. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 42) Ad caput purgandum et vulvam repletam frigidis humoribus radix bene trita in vino decoquatur, paciens per os fumum recipiat, post ex hoc vino gargarisma faciat, quod vulvam desiccat et caput purgato. VI,57 Item fumus radicis celidonie decocte in vino per os recipe et sepe gargariza; caput purgat et uvulam siccat. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 26) Contra maculam oculi talis fit usus: conficiatur pulv. eius cum aqua rosacea addito succo feniculi et ponatur in vase eneo. VIII,71 Item impone canforam cum suco feniculi confectam et colatam super maculam pervam. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 18) Contra vermes aurium instilletur succus eius, potatus visum clarificat et oculis impositus ruborem et pannum removet lumbos (?) et pannos tutos vel vermibus a muribus custodit teste D(amasceno) et Macrone. IX,13 Item contra vermes aurium instilletur sucus absinthii. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 27) Contra dolorem dentium fiat gargarismus ex aceto decoctionis interiorum coloquint. XI,29 Item acetum decoctionis coloquintide diu tentum in ore summum remedium est, vel si cortex eius coquatur. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 73) Mastix etiam commasticata dentes dealbat et confirmat, cerebrum a superfluitate enim depurate, facit enim excreare in multa quantitate. XI,70 Item mastix masticata ieiuno ore dentes corrosos firmat. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 42) Ad caput purgandum et vulvam repletam frigidis humoribus radix bene trita in vino decoquatur, paciens per os fumum recipiat, post ex hoc vino gargarisma faciat, quod vulvam desiccat et caput purgato. XIV,11 Item radix celidonie trita bulliatur in vino de quo gargariza; uvulam siccat et caput purgat. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 6) 5 pillule ex asa formate simpliciter vel cum ovo sorbiti in sero exibite asmaticis ex humido laborantibus maxime prosunt vel cum siropo violaceo dentur contra cotidianam et quartanam purgacione precedente. XV,6 Item assafetida data sero cum ovo sorbili opilationem factam de grossis et viscosis humoribus in pulmone aperit et asmaticos curat. Circa instans et Constantinus. Circa instans (Wölfel 1939, 16) Contra asma ex humiditate ponatur auripigmentum super prunas et inclinato capite pedibus erectis paciens recipiat fumum per embotum. XV,12 Item fumus de auripigmento per os receptus asma de viscosis humoribus solvit. Circa instans. Circa instans (Wölfel 1939, 73) Mastix in testa liquefacta et aluta vel panno vel carta inducta et furcule pectoris apposita vomitum colericum constringit. XVII,16 Item mastix cum albumine ovi et aceto confectus ponatur super furculam stomachi; ipsum confortat et vomitum retinet. Circa instans.

1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti

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Circa instans (Wölfel 1939, 36) Contra dolorem stomachi et intestinorum ex frigiditate vel ventositate valet predictum cataplasma quod fit contra stranguriam et dissuriam fiat etiam hoc quod precipuum est: detur vinum decoct. eius et masticis vel ex aqua decoct. eius vinum limphetur hoc digestioni confert. XVII,19 Item contra dolorem stomachi de frigida radatur ciperus et bulliatur in oleo et superemplastretur calidus; precipuum remedium est. Circa instans.

Notiamo, in generale, maggiore libertà di azione rispetto ai prelievi dalle fonti esaminate finora, benché non si possa escludere che l’autore del Thesaurus pauperum conoscesse una versione del Circa instans diversa da quella ricostruita nell’edizione critica di Wölfel (1939). Alcune soluzioni qui rintracciabili potrebbero assumere natura di costanti. Innanzitutto, quando il Circa instans dichiara l’efficacia di un semplice o di un composto per più patologie, il compilatore del Thesaurus pauperum ne riordina il contenuto in relazione alla patologia di cui si discute nei diversi capitoli. Ad esempio, nella ricetta XI,70 la mastix masticata è consigliata per la cura delle patologie dei denti, ma nel passo fonte del Circa instans al semplice sono riconosciute anche altre virtù terapeutiche: cerebrum a superfluitate enim depurat, facit enim excreare in multa quantitate. Tra i casi di semplificazione è interessante la soppressione delle informazioni sulle modalità di preparazione e di somministrazione del medicamento, come vediamo nella ricetta XV,12 del Thesaurus pauperum. Di segno opposto è, invece, la tendenza alla reduplicatio; Iolanda Ventura a proposito della ricetta VI,11, in cui sono indicati per la cura dei dolori della testa macis e cubebe, osserva che «nel Circa instans soltanto il macis è prescritto come cura ad purgandum cerebrum, con le stesse indicazioni di somministrazione, non il pepe cubebe». Per spiegare questo fenomeno la studiosa avanza l’ipotesi dell’uso da parte dell’autore del Thesaurus pauperum di un esemplare glossato del Circa instans o «di una versione del Circa instans accompagnata da un Quid pro quo, ovvero da un testo che forniva una lista di sostanze che potevano essere usate in sostituzione di altre a causa delle loro caratteristiche simili».41 Nella ricetta XI,29 l’impiego della coloquintida per la cura del dolore dei denti è indicato non solo tramite la decoctio della pianta, ma anche tramite quella della sola cortex, mentre nella ricetta XVII,16 è prescritto l’uso non solo di mastix, come nel Circa instans, ma anche di albumen ovi e di acetus. Questi due esempi sono affini a quello evidenziato da Ventura e paiono, quindi, utili a ipotizzare una tendenza alla reduplicatio: soltanto uno spoglio sistematico potrà aiutare a chiarire un’eventuale interferenza di processi semplificativi interni alla tradizione del Circa instans. Osserviamo poi una ricorrente sovrap-

41 Entrambe le citazioni da Ventura (2009, 70).

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1 Introduzione

posizione fra vulva del Circa instans (almeno secondo Wölfel 1939) e uvula del Thesaurus pauperum: ad esempio, nelle ricette VI,57 e XIV,11. All’ipotesi del fraintendimento per somiglianza paleografica da parte dell’autore del Thesaurus pauperum, che trasferisce le informazioni per la cura delle patologie della vulva a quelle dell’ugola, si oppone la possibilità di prendere in considerazione una revisione del testo del Circa instans, servendosi dei passi del Thesaurus pauperum come testimonianza di tradizione indiretta contro i manoscritti noti a Wölfel. Sono problematiche due fonti. La prima è Petrus Lucrator, presente soprattutto nelle prescrizioni per le malattie degli occhi, ma di cui non abbiamo sufficienti testimonianze per ricostruirne la biografia e l’opera: gli studiosi di storia della medicina pensano a un medico attivo a Montpellier nella seconda metà del XIII sec.42 L’altra fonte dubbia è Experimentator. L’interpretazione di tale rinvio viene ricondotta all’indicazione di esperienza diretta, sin già dai volgarizzatori, che spesso introducono Experimento (e simili).43 Potrebbe, tuttavia, trattarsi di una fonte scritta, di un autore, sulla cui identità siamo incerti: potremmo svelarla soltanto grazie alla collazione sistematica fra il testo delle prescrizioni del Thesaurus pauperum ascritte all’Experimentator e le principali opere mediche medievali, forse anche quelle che sono citate in forma estesa.

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano La tradizione manoscritta latina e volgare del Thesaurus pauperum presenta l’attribuzione dell’opera a Pietro Ispano, che viene spesso identificato con il papa Giovanni XXI.44 Questo pontefice è, infatti, ritenuto autore di una vasta opera che abbraccia la logica, la filosofia, la teologia, la medicina e la parenetica ed è tràdita

42 Forse si tratta del Pierre Lucratoris reggente dell’Università di Montpellier nel 1240, su cui si vedano Wickersheimer (1979, vol. 1, 646); Verger (2004, 17 n. 22). 43 Sondaggi sulle tipologie di experimenta nella letteratura pratica medievale in Recio Muñoz (2011). 44 Rocha Pereira (1973, 43–44) distingue i manoscritti latini fra quelli che presentano l’opera anonima, quelli che indicano come autore Petrus Hispanus (con variante Petrus Hispanensis e relative banalizzazioni, come Petrus Hispalensis del ms. London, British Library, Add. 32622) e quelli che riconoscono l’autore nel futuro papa. Questi ultimi manoscritti si datano a partire dal XIV sec. Ad esempio, nel volgarizzamento pisano è indicato papa Petrus Ispanus nel titolo; citiamo dal ms. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2359: «Incipit liber medicine qui alio nomine dicitur Tesaurus Pauperum quem papa Petrus Ispanus edidit» (c. 1r). Ricordiamo anche la tradizione con attribuzione ad Arnaldo da Villanova, su cui cf. infra.

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano

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da oltre ottocento manoscritti. L’interpretazione invalsa a partire dal Rinascimento e sostenuta ancora nel secolo scorso da Martin Grabmann, protagonista della riscoperta di molte delle opere con attribuzione a Pietro Ispano, è unitaria: il Petrus Hispanus di questo corpus è riconosciuto come unico autore e viene identificato con Petrus Julianus (Pietro di Giuliano), il futuro Giovanni XXI.45 Negli ultimi anni del Novecento le ricerche di José Francisco Meirinhos e di Ángel D’Ors, pur con campi d’indagine diversi e risultati parzialmente discordi, hanno definitivamente messo in crisi il sistema unitario e spostato i termini della questione verso la possibilità, senz’altro più verosimile, dell’esistenza di più personaggi noti con il nome generico di Pietro Ispano, autori delle diverse opere.46

1.3.1 Un solo Pietro Ispano: Pietro di Giuliano, futuro Giovanni XXI Proviamo a tracciare le vicende biografiche di Giovanni XXI secondo le testimonianze consolidate, presentando esclusivamente i dati desumibili da fonti documentarie e cercando di mettere in luce le debolezze dell’ipotesi unitaria.47 La ricostruzione storiografica della biografia di Giovanni XXI è molto complessa, a causa di una documentazione lacunosa e discorde. Tra i diversi Pietro Ispano attivi in Portogallo nella prima metà del XIII sec. il futuro papa è riconosciuto in Pietro di Giuliano, nato a Lisbona tra il 1210 e il 1220;48 ma questo nome non compare nelle fonti prima del 1250 e, pertanto, la lacuna di notizie sui primi decenni di vita viene colmata attingendo da documenti relativi a un Pietro Ispano medico a Siena, città in quegli anni nella sfera d’influenza di Federico II. Sappiamo, in particolare, che nel 1245 a Siena un maestro Pietro medico, detto Ispano,49 si impegnò a indennizzare una donna di nome Maria Roberti e nel 1248 (5 febbraio) lo stesso personaggio fu coinvolto nella vendita di una

45 Si vedano Köhler (1760); Stapper (1898a); Petella (1899); Grabmann (1928; 1936); de Rijk (1970); Antunes (1990). Riguardo al contributo di Grabmann agli studi su Pietro Ispano si veda Meirinhos (2011, XIX–XXII). 46 A una «questão petrínica» pensa, in verità, già Pontes (1972). Si veda anche Pontes (1990). 47 Faremo riferimento costante a Meirinhos (2000); utili spunti anche in Stapper (1898b); Thorndike (1923); de Rijk (1972, XXIV–XLIII). Appunti bibliografici su Pietro Ispano in Paravicini Bagliani (2010, 60–61). 48 È incerta la famiglia di appartenenza di Pietro di Giuliano; tra le ipotesi più accreditate: un rapporto di parentela con i Rebolo e l’origine del nome per l’appartenenza alla parrocchia di San Giuliano a Lisbona. 49 «Magister Petrus medicus, qui dicitur Yspanus».

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1 Introduzione

Bibbia miniata; nel settembre del 1248 a Pietro vennero rimborsate le spese sostenute per favorire l’arrivo di allievi nello Studio senese e nel 1250 gli furono riconosciuti altri pagamenti: 20 soldi dal Comune per un consulto medico e 20 libbre come onorario per l’attività di insegnante nello Studio cittadino.50 La ricostruzione storiografica unitaria vede nell’insegnamento senese l’acme di un’intensa carriera universitaria, iniziata con gli studi a Parigi e proseguita, tra il 1225 e il 1235, con l’insegnamento di logica in qualche scuola del Regno di Castiglia e León; si pensa che nel decennio successivo Pietro Ispano sia stato docente di filosofia naturale a Tolosa e abbia approfondito gli studi di medicina nelle scuole più importanti, Montpellier e Salerno.51 Debolezze insite in tale ricostruzione sono l’assenza di continuità nel folgorante percorso accademico e la scelta sorprendente di trasferirsi nello Studio comunale senese di recentissima fondazione. A partire dal 1250 Pietro di Giuliano (Ispano) è presente in decine di documenti che ne descrivono la movimentata carriera ecclesiastica e politica.52 Il primo proviene da Guimarães, con data 11 giugno 1250: il maestro Pietro di Giuliano, decano di Lisbona e arcidiacono di Braga, chiamato alla fine del testo anche Petrus yspanus, fu nominato dal sovrano Alfonso III di Portogallo suo consigliere e portavoce nella disputa con il clero, che accusava il re di non rispettare i diritti ecclesiastici. Nei documenti successivi (Leiria, 1254 e Guimarães, 1258) Pietro si schierò a sostegno del sovrano in nuove riunioni delle Cortes. Da un documento dell’11 dicembre 1257 apprendiamo che Alfonso III di Portogallo nominò Pietro di Giuliano priore della collegiata della chiesa di Santa Maria di Guimarães, il priorato più redditizio del Portogallo. L’incarico non era, però, vacante e ne scaturì una lunga disputa presso la Curia romana conclusasi con la bolla papale del 28 ottobre 1263, in cui Urbano IV si espresse a favore di Pietro, che, a causa dell’opposizione del re, ottenne definitivamente il priorato soltanto nel 1273 insieme alla nomina ad arcivescovo di Braga. I dissapori tra Alfonso III e Pietro erano sorti in séguito all’azione di contrasto di Pietro al favorito del re per il vescovado di Lisbona nel 1258: anche in questo caso la disputa fu risolta dalla Curia romana, che assegnò il vescovado al magister Matteo appoggiato dal re e attribuì, come compensazione, il titolo di magister scholarum di Lisbona a Pietro.

50 Quest’ultimo è l’unico documento ad attestare esplicitamente la docenza di Pietro presso lo Studio di Siena. La scoperta di questi documenti conservati presso l’Archivio di Stato della città si deve a Zdekauer (1898); Stapper (1898b); Grossi (1938); Laurent (1938). Cf. anche Petella (1899). 51 Questa ricostruzione si deve a De Rijk (1972, 152–154). 52 Nei documenti di questi anni è costante il titolo di magister; ma non viene mai dichiarata la disciplina.

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano

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Per tutti gli anni Sessanta, cioè dopo le cause per il priorato di Guimarães e per il vescovado di Lisbona, fu costante la presenza di Pietro di Giuliano presso la Curia papale.53 Qui Pietro partecipò alle attività del cardinale genovese Ottobono Fieschi, futuro Adriano V, e il 3 giugno 1273 venne nominato da Gregorio X cardinale di Tuscolo.54 Poche sono le notizie sul periodo del cardinalato; di sicuro non abbiamo documenti che confermino l’attività di archiatra e medico personale di Gregorio X.55 L’elezione di Pietro di Giuliano al soglio pontificio avvenne nel conclave riunitosi nel palazzo episcopale di Viterbo, probabilmente il 16 settembre 1276; Pietro successe a Adriano V e scelse il nome di Giovanni XXI (con un errore nella numerazione dei pontefici, dato che non è mai esistito un papa Giovanni XX).56 L’attività del nuovo pontefice si concentrò innanzitutto sul problema delle procedure per l’elezione del papa, mettendo in discussione il regolamento del conclave cardinalizio e istituendo un tribunale canonico chiamato a pronunciarsi sugli abusi durante i periodi di sedis vacatio. Come evidenzia dettagliatamente Meirinhos (2000, 430–431), Giovanni XXI agì in continuità con i predecessori Gregorio X e Adriano V e «delineò per il suo pontificato gli stessi orientamenti: consolidamento e difesa del potere papale di fronte al potere temporale, mediazione nei conflitti tra i Regni cristiani, avvicinamento e integrazione della Chiesa greca, diffusione dello spirito della crociata». Nella sua breve reggenza fronteggiò con ottima capacità diplomatica «tre situazioni critiche e potenzialmente disgregatrici della cristianità: le controversie tra il re di Francia e il re di Castiglia e León, la disputa per il dominio sulla penisola italiana tra Rodolfo d’Asburgo e Carlo d’Angiò, l’opposizione di Alfonso III di Portogallo ai privilegi del clero lusitano». In campo universitario, Giovanni XXI fu protagonista della condanna di una raccolta di articuli di argomento filosofico e morale proveniente dallo Studio di Parigi. I dissidi fra i docenti della Sorbona e la Chiesa dipesero dalla diffusione di dottrine, alcune segnatamente aristoteliche, che ponevano in discussione la supremazia epistemologica della scienza sacra ed ebbero un primo episodio nella condanna di quattordici tesi diffuse nella Facoltà di Arti da parte del vescovo di Parigi nel dicembre del 1270. A séguito della bolla papale

53 Sappiamo che nel marzo del 1262, a Perugia, un magister Petrus medicus Ispanus subì una condanna per alchimia e falsificazione monetaria (cf. Nicolini 1967, 275–282). 54 Nei lavori del secondo concilio di Lione figura per l’appunto con questo titolo. 55 Paravicini Bagliani (1991, 32): «Non siamo riusciti a dimostrare le affermazioni dei biografi di Pietro Ispano secondo cui egli sarebbe stato medico personale di Gregorio X e gli avrebbe dedicato il Thesaurus pauperum». 56 L’intronizzazione avvenne nella cattedrale di San Lorenzo a Viterbo il 20 settembre.

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1 Introduzione

di Giovanni XXI (Relatio nimis implacida del gennaio 1277), il vescovo di Parigi, Étienne Tempier, condannò nel marzo del 1277 «duecentodiciannove (o duecentoventi) “errori evidenti ed esecrabili” […] raccolti in una lista che, partendo da una logica censoria, riuniva disordinatamente dottrine filosofiche, teologiche, morali e anche opere di carattere più licenzioso, […] non indicando i nomi degli autori dei suddetti errori […], anche se l’introduzione identificava la facoltà di arti come centro di diffusione». Questo episodio, «centrale nella storia della filosofia medievale», dimostra la sollecitudine del papa nel rivendicare a sé l’autorità sull’Università.57 Giovanni XXI morì il 14 maggio 1277 per il crollo di un tetto o di una parte dell’appartamento papale a Viterbo e fu sepolto nella cattedrale di San Lorenzo della stessa città. L’episodio della morte favorì alcune leggende volte a screditarne la figura, attestate nei cronisti contemporanei: il crollo diventa all’occorrenza castigo divino per non avere apprezzato i religiosi, o per aver praticato attività magiche, o per essersi distinto per la malvagità. I giudizi più negativi nei confronti di Giovanni XXI si leggono negli scrittori domenicani (Martino Polono, Iacopo da Varazze, Tolomeo da Lucca, Francesco Pipino, Bernardo Guido e i cronisti anonimi di Colmar e di Rotweil, anche con evidenti contaminazioni testuali), con vari capi d’accusa sull’incapacità di governo e con le ipotesi fantasiose sulle ragioni della sua morte.58 Al contrario, la tradizione francescana, per esempio Salimbene de Adam, gli è ampiamente favorevole. È la storiografia pontificia successiva a promuovere la contaminazione delle due prospettive, favorendo l’immagine del papa cólto, ma incapace di governare. Da Meirinhos (2000, 433–434) ricaviamo i seguenti giudizi delle fonti più antiche sulla scientia di Giovanni XXI: «famoso in discipline diverse (Martino Polono), grande sofista, logico e disputatore, e soprattutto teologo (Salimbene), filosofo, erudito in tutte le scienze (Juan Gil de Zamora), esperto di scienza fisica e naturale (Iacopo da Varazze), illustre filosofo (Francesco Pipino)». Il respiro culturale del pontificato è confermato dalla presenza a Viterbo di importanti intellettuali dell’epoca, dediti soprattutto a studi di storia naturale: Guglielmo di Moerbeke, cappellano pontificio, Giovanni Peckham, Vitelio e Campano da Novara.59 Nonostante l’unanime riconoscimento dei meriti cultu-

57 Cf. Meirinhos (2000, 432), da cui sono tratte le citazioni. Sull’eterodossia delle dottrine naturali aristoteliche cf. Grabmann (1941) e sull’azione di Tempier cf. Thijssen (1997); Uckelman (2010). 58 Tale indirizzo storiografico si sviluppa forse in polemica con le condanne parigine del 1277. Uno sguardo d’insieme sulla presentazione di Giovanni XXI negli scrittori domenicani in Lobato (1995). 59 Cf. Trottmann (1995).

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano

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rali di Giovanni XXI, nessuna fonte antica gli attribuisce opere. Nel XIV sec. Tolomeo da Lucca nella Historia ecclesiastica gli assegna per la prima volta opere mediche e, in particolare, il Thesaurus pauperum, oltre alla redazione dei Problemata di impianto aristotelico;60 questa testimonianza riflette verosimilmente la convinzione che si manifesta in molti manoscritti di opere attribuite a Pietro Ispano con l’equivalenza appunto fra Petrus Hispanus e papa Giovanni XXI.

1.3.2 Le opere Come anticipato, a Pietro Ispano viene attribuito un corpus di opere, tràdito da circa ottocento manoscritti, su argomenti vari: logica, filosofia, teologia, parenetica, medicina e zoologia. Se tali opere fossero davvero di Pietro di Giuliano, futuro Giovanni XXI, la maggior parte dovrebbe essere stata scritta prima del 1250, cioè prima dell’incremento degli impegni ecclesiastici e politici, e dovrebbe dipendere dall’insegnamento universitario. Discuteremo nel prossimo paragrafo l’ipotesi, assai più probabile, di attribuzioni erronee e dell’esistenza di più personaggi noti con il nome di Pietro Ispano; segue l’elenco delle opere del corpus di Pietro Ispano:61 1. Anathomia corporis [M] 2. Bullarium Iohannis XXI [B] 2b. Bullarium Iohannis XXI (apud Dictamina Berardi) [B] 3. De apostemate maturando [M] 4. De curis oculorum [M] 5. De hiis qui maleficiis impediti cum uxoribus suis cohire non possunt [M] 6. De his que conferunt et nocent [M] 7. De phlebotomia [M] 8. De reductione vini ad prestinam bonitatem [A] 9. Diete super cyrurgia [M] 10. Epistola ad imperatorem Fridericum super regimen sanitatis [M] 11. Expositio librorum beati Dionysii [T]

60 Muratori (1727, coll. 1176). 61 Tale elenco si basa su quello di Meirinhos (2011, XXXVIII–XL), riproposto dallo studioso in rete: http://ifilosofia.up.pt/meirinhos/petrushispanus/attributed_works, da cui deriva anche l’indicazione dell’àmbito di pertinenza di ciascuna opera con le sigle: A = alchimia; B = bolla papale; L = logica; M = medicina; F = filosofia naturale; S = sermoni; T = teologia; Z = zoologia. Tralasciamo le opere con attribuzione dubbia, su cui cf. ibid. Sono oggi esclusi dal corpus di Pietro Ispano la Expositio libri de anima II–III e il commentario al De physiognomonia dello pseudo-Aristotele. Quest’ultimo è assegnato a Guglielmo di Aragona (cf. Meirinhos 1995). Sulla paternità dell’Expositio cf. Pontes (1972).

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1 Introduzione

12. Expositio in Epistolas Dionysii I–VI [T] 13. Expositio in librum De angelica hierarchia Dionysii [T] 14. Expositio in librum De divinis nominibus Dionysii [T] 15. Expositio in librum De ecclesiastica hierarchia Dionysii [T] 16. Expositio in librum De mystica theologia Dionysii [T] 17. Glose et questiones super Viaticum Constantini [M] 18. Glose super De pulsibus Philareti [M] 19. Glose super Tegni Galeni [M] 20. Glose supra Pronostica Hippocratis [M] 21. Liber de famulatu philosophie [A] 22. Liber de morte et vita et de causis longitudinis ac brevitatis vite [F] 23. Liber naturalis de rebus principalibus naturarum [F / A] 24. Liber oculorum (Tactatus mirabilis aquarum, De curis oculorum) [M] 25. Notule super Isagoge Iohannicii in Artem parvam Galeni [M] 26. Notule super Regimine acutorum Hippocratis [M] 27. Operatio ad congelandum mercurium in veram lunam [A] 28. Opus super mercurium ad aurum [A] 29. Problemata [Z] 30. Questiones de medicinis laxativis [M] 31. Questiones super libro De crisi et super libro De diebus decretoriis [M] 32. Qui vult custodire sanitatem stomachi [M] 33. Scientia libri de anima [F] 34. Scriptum et questiones super libro De dietis particularibus Isaac Iudei [M] 35. Scriptum et questiones super libro De dietis universalibus Isaac [M] 36. Scriptum et questiones super libro De urinis Ysaac [M] 37. Secretum pro amico suo ad oculos [M] 38. Sententia cum questionibus in libros De anima I–II Aristotelis [F] 39. Sermones [S] 40. Speculum elementorum [A] 41. Summa de conservanda sanitate (Liber de conservanda sanitate) [M] 42. Super libro De animalibus Aristotelis [Z] 43. Super libros aphorismorum Hippocratis [M] 44. Syncategoreumata [L] 45. Synonima pharmacologica [M] 46. Tabula phlebotomie secundum Avicenam [M] 47. Thesaurus pauperum [M] 48. Tractatus / Summulae logicales [L] 49. Tractatus de febribus [M] 50. Tractatus dietarum totius anni ad utilitatem humani corporis [M] 51. Tractatus mirabilis aquarum [M] 52. Veni Mecum [A] 53. Verba secreta in arte Alkimie [A] 54. Versus brevilogi urinarum [M] 55. Versus de pluvia, de niue, de pruina, de rore, de grandine, de tremor (sc. de terrae moto) [?]

Per evidenziare la complessità e l’eterogeneità di questo corpus spenderemo qualche parola sulle opere principali dei diversi àmbiti. Il Tractatus (o Summule

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano

25

logicales) è menzionato da Dante per collocare Pietro Ispano nella seconda corona degli spiriti sapienti, tra Francescani e Domenicani accanto a Ugo da San Vittore e Pietro Mangiadore: «e Pietro Spano / lo qual giù luce in dodici libelli» (Par. XII, vv. 134–135). L’opera, in dodici libri, compendia i temi della logica vetus di Aristotele e dei suoi commentatori e quelli dei moderni sulle proprietà dei termini (ad esempio, supposizione, relazione, ampliamento, denominazione, etc.) e diventa il manuale di logica più diffuso nell’Europa continentale fino alla metà del Cinquecento, come confermano le centinaia di manoscritti e le numerose stampe.62 Tra le molte opere filosofiche, la Scientia libri de anima è un manuale ampio e sistematico sulle funzioni e sulle facoltà dell’anima, scritto secondo il modello del De anima di Avicenna, con apertura a dottrine di altra provenienza, soprattutto a nozioni fisiologiche.63 I due commentari al De animalibus aristotelico divergono nella forma e nel contenuto, pur utilizzando la stessa traduzione latina a opera di Michele Scoto, che accosta la Historia animalium, il De partibus animalium e il De generatione animalium. Il commentario presente nel ms. Madrid, Biblioteca Nacional, 1877 è concepito come una sequenza di quesiti, spesso privi di relazione con il testo aristotelico. Il secondo commentario, tràdito dal ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppressi, G4.853, integra la puntuale analisi del testo aristotelico con questioni mediche.64 È affascinante l’ipotesi secondo cui il commentario madrileno sia frutto dell’insegnamento in una Facoltà di Arti, mentre quello fiorentino sia originato dall’insegnamento universitario della medicina. L’opera medica attribuita a Pietro Ispano può essere bipartita in commentari medici e ricettari. Alla prima parte di ambiente universitario appartiene la versione dell’Articella contenuta nel già ricordato ms. Madrid, Biblioteca Nacional, 1877, in cui emerge un’ampia disponibilità di fonti letterarie.65 Il secondo gruppo di opere mediche include ricettari medici e norme di salute di tradizione professionale e popolareggiante, pur con modelli della Scuola medica salernitana: il Thesaurus pauperum, il Tractatus de febribus, il De oculo, diviso in Tractatus mirabilis aquarum e De aegretudinibus oculorum et curis, la Summa de conservanda sanitate, etc.

62 Cf. gli appunti nell’edizione de Rijk (1972); Id. (1982); Klima (2011). 63 L’edizione dell’opera è in Alonso (1941). 64 Su questi commenti si vedano gli studi di Silvia Nagel, in particolare Nagel (1996; 1999); cf. anche la recente edizione di Navarro Sánchez (2015). 65 Sull’Articella cf. § 1.1 La farmacopea medievale dalla Scuola medica salernitana al «Thesaurus pauperum».

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1 Introduzione

Al breve pontificato risalgono le bolle papali, a cui si aggiungono quelle elaborate, o rielaborate, per conto del papa da Berardo Caracciolo di Napoli, notaio della Curia, e presenti nei suoi inediti Dictamina. Nell’opera teologica ed esegetica attribuita a Pietro Ispano svetta la Expositio librorum Beati Dionysii sull’opera di Dionigi Areopagita. Di questo commento sono stati messi in risalto il legame con il commento letterale di Tommaso da Gaul, abate di Vercelli, e la vicinanza ai temi neoplatonici della scuola parigina di San Vittore.66

1.3.3 I «Pietro Ispano» La precaria ricostruzione della biografia di Pietro di Giuliano su base documentaria e le notevoli differenze di contenuto e di stile fra le opere del corpus sono indizi decisivi contro l’ipotesi unitaria.67 È difficile determinare con certezza il processo culturale che ha favorito il consolidamento di un corpus tanto vasto. Un ruolo importante lo ha giocato senza dubbio la celebrazione della scientia del pontefice, concorde, come abbiamo già esemplificato, in tutte le fonti antiche. È probabile, infatti, che il ventaglio di opere scritte da più Pietro Ispano del XIII sec. venga attribuito, a partire già dalla metà del XIV sec., alla figura egemone dell’epoca con questo nome, appunto Pietro di Giuliano di Lisbona. A José Francisco Meirinhos spetta il merito di aver riconosciuto la necessità di postulare l’esistenza di più Petrus Hispanus e di ripartire fra loro le opere incluse nel vasto corpus; l’ipotesi di Meirinhos (1996) prevede l’esistenza di almeno tre personaggi con nome Petrus Hispanus: Petrus Hispanus O.P., Petrus Hispanus Portugalensis e Petrus Hispanus medicus. Petrus Hispanus O.P., cioè un Pietro Ispano dell’ordine dei frati predicatori, proviene dal nord della Spagna ed è autore delle opere di logica, Tractatus e Syncategoreumata, e forse dei Sermones e dell’Expositio sull’opera di Dionigi Aeropagita. Petrus Hispanus Portugalensis è attivo nella prima metà del XIII sec. e scrive i testi filosofici della Scientia libri de anima e del Liber de morte et vita. Petrus Hispanus medicus è, infine, autore del commentario al De animalibus aristotelico tràdito dal codice oggi conservato a Madrid e forse dei ricettari medici. Su alcuni punti lo studioso sospende il giudizio per assenza di elementi risolutivi:

66 Edizione di riferimento: Alonso (1957). 67 Va anche notato che non vi sono manoscritti che tramandano sia opere di filosofia scolastica sia opere mediche del corpus di Pietro Ispano (cf. Meirinhos 2013, 332).

1.3 Vita e opere di Pietro Ispano

– – –

27

la paternità dei ricettari medici, forse ascrivibile a Petrus Hispanus medicus; l’identificazione di Petrus Hispanus medicus con Pietro di Giuliano divenuto papa; l’attribuzione del De anima e del commentario al De animalibus aristotelico nel ms. fiorentino.

Importanti approfondimenti si registrano riguardo all’identificazione del Petrus Hispanus autore del Tractatus (Summulae logicales) in continuità con l’ipotesi di un frate domenicano di Meirinhos (1996). Mediante l’esame di quattro tipologie diverse di fonti (commenti della Divina Commedia, storie dell’ordine dei Predicatori domenicani, storie dei pontefici e tradizione manoscritta e a stampa del Tractatus), Ángel d’Ors (1997) confuta l’attribuzione dell’opera a Pietro di Giuliano e indica sei domenicani tra cui si celerebbe il Petrus Hispanus del Tractatus. I personaggi proposti da d’Ors sono divenuti oggetto di dibattito con Simon Tugwell in più articoli di risposta. Non interessa qui ripercorrere e discutere le argomentazioni dei due studiosi riguardo alle biografie dei frati e ai dati interni desumibili dal Tractatus sull’autore;68 mette conto ribadire un’acquisizione centrale intorno al problema generale dell’identità di Petrus Hispanus: la paternità del Tractatus è sottratta a Pietro di Giuliano e non si può escludere l’esistenza di altri Petrus Hispanus rispetto ai tre indicati da Meirinhos. È promettente e degna di supplemento d’indagine l’ipotesi di d’Ors (2001, 210 n. 3): In my view, the division proposed by Meirinhos is still insufficient: rather than being the division of a species into its lower individuals, his division resembles the division of a genre into species: there are several “Petrus Hispanus O.P.”, several “Petrus Hispanus Portugalensis” and several “Petrus Hispanus medicus”; “Petrus Juliani”, Pope John XXI, can certainly not be identified with “Petrus Hispanus O.P.”, nor, to my mind, with “Petrus Hispanus Portugalensis” or “Petrus Hispanus medicus”, to whom some manuscripts refer. In my opinion, the names “Petrus Hispanus medicus” or “Petrus Hispanus Portugalensis” are intended precisely to distinguish these “Petrus Hispanus” from “Petrus Hispanus O.P.”, who is “Petrus Hispanus” par excellence, while Pope John XXI would always have been called “Petrus Juliani” and not “Petrus Hispanus”. If this hypothesis is accepted, then this would indicate that “Petrus Hispanus O.P.” predates all the other “Petrus Hispanus”.

68 Dopo le obiezioni di Tugwell (1999), d’Ors esclude il «Petrus, natione Gallus, in Francia Prior provincialis», ma si dichiara convinto della validità delle altre cinque figure (d’Ors 2001) e nel successivo contributo si concentra su vita e opere di Petrus Ferrandi e Petrus Alfonsi (d’Ors 2003). Tugwell (2006) fornisce ulteriori argomenti di confutazione.

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1 Introduzione

Proviamo a tirare le somme. La quota di opere ascrivibile a Pietro di Giuliano è ancora da determinare con precisione, e si potrebbe anche giungere alla conclusione che quest’ultimo non sia l’autore di alcuna opera; ciò non sorprenderebbe per il fatto che le fonti medievali contemporanee o di poco successive non menzionano mai opere scritte da Giovanni XXI. I dati a disposizione non confermano poi che il Pietro di Giuliano divenuto papa sia il Petrus Hispanus medicus. Resta, quindi, incerta l’identità dell’autore del Thesaurus pauperum. Sicuramente va scartata l’ipotesi, che ha goduto di un certo credito, della scrittura del ricettario a Roma nel 1270 da parte di Pietro di Giuliano in veste di archiatra di Gregorio X.69 Confrontando i rilievi cronologici interni al ricettario (specialmente il terminus post quem del 1250)70 e le testimonianze su un Petrus Ispanus attivo come medico a Siena intorno alla metà del XIII sec., possiamo prudentemente mettere in relazione il nostro ricettario proprio con questo personaggio e fissare agli anni centrali del secolo la composizione dell’opera.71

69 È ipotesi di Bilancioni (1920), che ha trovato vasta eco soprattutto in testi non specialistici. 70 Cf. § 1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti. 71 Va rilevata la coincidenza, pur con presupposti e argomentazioni diversi, con Barduzzi (1921).

2 Il testo del «Thesaurus pauperum» 2.1 L’edizione critica Dei 70 manoscritti della recensio Rocha Pereira (1973) prende in considerazione per la definizione dello stemma codicum 42 testimoni, accantonando, dunque, quelli che presentano ricettari identificati a torto come Thesaurus pauperum (London, British Library, Sloane 1313 e Firenze, Bibilioteca Nazionale Centrale, Cl. XV.115), ma anche florilegi latini, versioni bilingui (Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 52 e Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14) e volgarizzamenti.1 L’editrice ci mette in guardia: Na verdade, alguém compôs, na segunda metade do século XIII, uma súmula de experiências tiradas de vários autores, para uso de praticantes pouco abastados; essa pequena súmula foi logo copiada por muitas mãos, acrescentada daqui e dali, adicionada a outros compêndios do mesmo género, vertida para diversas línguas, editada mesmo nos alvores da imprensa, difundida, enfim, por toda a parte, sob a recomendação do nome prestigioso que se lhe antepunha, como sendo do seu autor: Pedro Hispano (Rocha Pereira 1973, 39).

Queste parole valgono da perfetto monito sull’affidabilità dell’edizione critica, comunque meritoria, e puntano l’indice su un aspetto ineludibile della farmacopea medievale: l’estrema variabilità del testo a causa delle peculiari vicende di trasmissione caratterizzate da apporti molteplici di copisti-rimaneggiatori che alterano il contenuto in relazione alla cultura e alle esigenze proprie e dei fruitori. Rocha Pereira giudica autentico il prologo che precede il ricettario, ma discerne due interpolazioni; la prima è una sorta di rivendicazione della bontà filologica del ricettario:2 Dicta autem physicorum, quorum in hoc opere materia tota est ita accipiat ac si originalia videret. Fideliter enim congregans in omnibus que inveniri a me potuerunt libris antiquorum physicorum et magistrorum et modernorum experimentatorum vias eorum diligenter investigans cum sumptibus et labore non modico perscrutatus sum. Vel sua verba vel

1 Cf. Rocha Pereira (1973, 39–43). 2 Siamo di fronte a una formula di captatio benevolentiae che non contrasta con l’argomentazione generale del prologo, anzi è perfettamente coerente con la generale impostazione scolastica; l’assenza di questa porzione testuale in alcuni testimoni, anche se con datazione alta, non è argomento pienamente dirimente a favore della sua natura interpolatoria. Si potrebbe, infatti, capovolgere il ragionamento: giudicare autentica questa pericope e pensare a una sua precoce omissione. In ogni caso, si tratta sicuramente di un locus criticus utile alla riflessione sui rapporti stemmatici. https://doi.org/10.1515/9783110543261-002

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

sensum sub aliis verbis facilioribus intelligentie doctorum hic posui, ita ut si presentes haberes libros non aliud ibi quam hic est positum invenires.

La seconda interpolazione riguarda le legature: Ligaturas autem quas aliquando posuerunt physici nemo credat superstitiose positas, sed ideo quod immediatius operantur, vel magis assidue, si numquam deponuntur, vel a simili; sic si aliquid dextrum dextro membro vel sinistrum sinistro vel masculum masculo apponatur.

Questa sezione compare, infatti, soltanto in pochi manoscritti datati a partire dal XV sec.3 ed espone lo stesso principio presente anche in una ricetta di dubbia autenticità:4 XLVIII,6 Item accipe ranam, hora qua neque sol neque luna lucet, et abscinde pedes eius posteriores et liga eos in pelle cervina et alliga dextrum dextro et sinistrum sinistro pedi; podagram absque dubio sanabit. Kyrannus.

I dubbi sulla genuinità della pericope che affronta le ligaturae spingono l’editrice ad accogliere con riserva l’aggettivo occultam riferito a virtutem nel prologo.5 Come vedremo a breve, il prologo viene indagato dall’editrice per la definizione dei rapporti stemmatici tra i testimoni. Segue lo stemma codicum elaborato da Rocha Pereira:

3 Per l’esattezza, compare in 9 manoscritti sui 56 presi in esame dalla studiosa. 4 Tale ricetta è, infatti, assente in G. Sui codici a fondamento dell’edizione cf. infra. 5 «Et studeat diligenter scire naturas rerum et complexiones et substantiam et, quantum poterit, virtutem [occultam] singularum rerum»: Rocha Pereira (1973, 79); si veda anche ivi, 52. Sull’aggettivo occultam si concentra Thorndike (1923, 494) per sottolineare la presenza di temi magici nelle prescrizioni del ricettario. Altro punto in cui l’opera affronta esplicitamente temi legati alla magia è la fine del capitolo XXXVII Ad coitum excitandum con le ricette per scacciare

2.1 L’edizione critica

31

Questo stemma poggia sui seguenti loci critici:6 presenza presenza presenza presenza presenza presenza presenza

/ assenza del prologo; nel prologo dell’interpolazione I «Dicta autem physicorum»; nel prologo dell’interpolazione II «Ligaturas»; / assenza della rubrica «De crepatura»; / assenza della rubrica «De antrace»; / assenza del trattato «De febribus»; / assenza delle ricette pratiche.

Presupposto di tale ricostruzione è il discernimento di tre opere distinte: Thesaurus pauperum (x), Tractatus de febribus (y) e alcune ricette adespote (z).7 Il Thesaurus pauperum (x) è, come già ricordato, un ricettario di cinquanta capitoli organizzati secondo l’ordine a capite ad calcem, cioè dalle malattie dei capelli sino alla podagra, con l’aggiunta di due capitoli finali: De crepatura e De antrace.8 Questo l’elenco dei capitoli nell’edizione critica: Prologus; I. De casu capillorum; II. Contra ortum capillorum; III. De pustulis capitis; IV. De litargia; V. De frenesi; VI. De dolore capitis; VII. De epilentia; VIII. De dolore oculorum; IX. De infirmitatibus aurium; X. De gutta rosacea; XI. De dolore dentium et gingivarum; XII. De fluxu sanguinis narium;

i demoni (cf. § 1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti). Il prologo del Thesaurus pauperum è commentato, insieme a quelli del Liber de conservanda sanitate e del De oculo, da Oliveira Amarante dos Santos (2011). 6 Cf. Rapisarda (2001, XVIII). 7 Tale distinzione si basa sulla testimonianza dei colofoni dei manoscritti, che segnalano inizio e fine del Thesaurus pauperum e del Tractatus de febribus con attribuzione delle due opere a Pietro Ispano; ad esempio, nel ms. London, British Library, Add. 25000 si legge dopo il capitolo De crepatura: Explicit liber pauperum e a conclusione della sezione sulle febbri: Explicuit febris tractatus [...] magistri Petri yspani; per la testimonianza di altri colofoni cf. Rocha Pereira (1973, 6–8). 8 Esiste una versione antologica del Thesaurus pauperum in 29 capitoli nota dai mss.: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1316; London, British Library, Sloane 405; London, British Library, Sloane 1754; London, British Library, Sloane 3848; Oxford, Bodleian Library, Rawlinson C. 814 (cf. ivi, 57–58).

32

2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

XIII. De paralisi lingue; XIV. De squinantia; XV. De egritudinibus pectoris; XVI. De sincopi et inanitione; XVII. De nausea et singultu; XVIII. De lesione pulmonis; XIX. De pleuresi; XX. Ad laxandum ventrem; XXI. De nimio fluxu ventris; XXII. De colica et iliaca passione; XXIII. De tenasmone; XXIV. De vermibus et lumbricis; XXV. De emorroidibus; XXVI. De exitu ani; XXVII. De opilatione epatis; XXVIII. De ydropisi; XXIX. De opilatione splenis; XXX. De icteritia; XXXI. De opilatione lapidis vesice et renum; XXXII. De stranguria; XXXIII. De pruritu virge; XXXIV. De fluxu urine; XXXV. De inflatione testium; XXXVI. De passione virge; XXXVII. Ad coitum excitandum; XXXVIII. De suffucatione libidinis; XXXIX. De duritia et apostemate matricis; XL. De provocatione menstruorum; XLI. De nimio fluxu menstruorum; XLII. De mamillarum infirmitatibus; XLIII. De suffucatione matricis; XLIV. De impedimento conceptus; XLV. Ut mulier concipiat; XLVI. Contra difficilem partum; XLVII. De dolore post partum; XLVIII. De gutta arthetica et podagra; XLIX. De crepatura; L. De antrace.

Il Tractatus de febribus (y) consta di cinque sezioni: «De febre effemera», «De febre continua», «De febre tertiana», «De febre cottidiana», «De quartana».9 Le rubriche delle ricette adespote (z), che l’editrice ricava dal ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375, sono: «Questio quid sit febris

9 Cf. Rocha Pereira (1973, 302–320).

33

2.1 L’edizione critica

et unde dicatur», «De definitione febris», «De fumo unde fit febris», «De causa continuationis et interpolationis», «De causa paroxismi longi vel brevis», «De causa anxietatis paroxismi», «De causa brevioris vel longioris interpolationis», «De necessitate consequentie paroxismorum», «De antrace», «De variolis curandis», «De fistula occidenda», «De scabie malo morbo», «De glandulis tollendis», «De verrucis», «De combustione ignis vel aque», «De igne sacro», «De extrahendo sagittam vel spinam», «De preservantibus a peste et mortalitate», «De signis morte vel vite», «De corrigendo vino ad pristinam bonitatem», «De relevantibus laborem itineris», «De sudore provocando in febre», «Potio ad vulneratos bona».10 Proviamo a esplicitare i rapporti costitutivi dello stemma. L’archetipo del Thesaurus pauperum (α) presenta un prologo ridotto, ossia privo delle due interpolazioni, e termina con il capitolo De gutta arthetica et podagra, in coerenza con la dichiarata volontà di affrontare le patologie a capite (De casu capillorum) ad calcem (patologie delle gambe e dei piedi). Da α derivano due subarchetipi: β e γ. Il subarchetipo β si caratterizza per l’inserimento del capitolo De crepatura dopo la rubrica De gutta arthetica et podagra, e da esso discende ε che contiene anche l’interpolazione «Dicta autem physicorum» e il Tractatus de febribus. L’altro subarchetipo (γ) presenta, oltre al capitolo De crepatura, l’interpolazione «Dicta autem physicorum» e l’aggiunta della rubrica finale De antrace. A partire da γ si originano sempre per addizione i subarchetipi θ con il Tractatus de febribus e con l’interpolazione «Ligaturas» nel prologo, e ι con il Tractatus de febribus e le ricette pratiche; l’aggiunta delle ricette pratiche a θ determina il gruppo κ. Dalla contaminazione fra β e γ si origina δ, da cui discendono ζ che include il Tractatus de febribus e η che include anche le ricette pratiche. Con riferimento ai già esplicitati loci critici, rappresentiamo il contenuto dei diversi subarchetipi nel seguente specchietto:

Loci critici

α

β

ε

γ

θ

κ

ι

δ

ζ

η

Prologo Rubrica «De crepatura» Rubrica «De antrace» Interpolazione «Dicta autem physicorum» Interpolazione «Ligaturas» Tractatus de febribus Ricette pratiche

+ – – – – – –

+ + – – – – –

+ + – + – + –

+ + + + – – –

+ + + + + + –

+ + + + + + +

+ + + + – + +

+ + – + – – –

+ + – + – + –

+ + – + – + +

10 Cf. ivi, 325–367.

34

2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Nella ricostruzione delle complesse relazioni tra i subarchetipi del testo l’editrice si attiene rigorosamente a un principio di progressivo accrescimento dell’opera; l’attività interpolatoria sul testo originale avverrebbe non solo per additio marginis nel corpo del testo, ma anche a livello di macrostruttura per affiancamento al Thesaurus pauperum di una seconda opera, il Tractatus de febribus, e delle ricette adespote. La struttura dell’archetipo è riconosciuta da Rocha Pereira nel codice tardo London, British Library, Sloane 282.11 Il subarchetipo β trova riscontro nel ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1200, mentre il ramo discendente ε è testimoniato dai codici Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1259; Oxford, Bodleian Library, Bodl. 761; London, British Library, Royal 12.B.III e Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1139. Appartengono al subarchetipo γ i mss. London, British Library, Add. 32622; Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève, 2235; Oxford, Bodleian Library, Laud misc. 617 e London, British Library, Sloane 521; θ è rappresentato dal ms. London, British Library, Add. 25000 e κ dai manoscritti Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312; Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 52-35; Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7053; London, British Library, Harley 5218 e London, British Library, Sloane 284. All’altro ramo derivato da γ, il modello ι, appartengono i manoscritti Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 203; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 442512 e Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. XV 195.13 Nel subarchetipo contaminato δ si colloca il ms. Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 366; i rami discendenti ζ e η sono riconoscibili rispettivamente nel codice Oxford, Bodleian Library, Laud misc. 676 e nei codici Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7054; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. XV 9114 e Madrid, Biblioteca Nacional, 1456. In sede di constitutio textus la studiosa si serve principalmente dei codici:15 G = Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève, 2235 (< γ) P = Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1259 (< ε)

11 Esponiamo i dati presentati ivi, 68–70. 12 Il testo è mutilo; l’editrice fonda evidentemente tale assegnazione sull’indice della tavola dei capitoli (a c. 280r–v). 13 Il testo è lacunoso, si interrompe al capitolo De stranguria (c. 22r) e alle cc. 25r–30v reca i capitoli da De necessitate consequentie paroxismi a De morsu canis; anche in questo caso l’editrice fa riferimento alle indicazioni della tavola dei capitoli (a c. 1r–v). 14 Ha il De antrace (c. 32r) sotto il titolo De venatione et veneno. 15 Si veda il paragrafo Manuscritos escolhidos para esta edição. O aparato critico in Rocha Pereira (1973, 70–71).

2.1 L’edizione critica

35

Tale scelta dipende dalla posizione alta dei due codici nello stemma, cioè dall’appartenenza ai subarchetipi vicini ad α; il codice parigino si dimostrerebbe poco propenso a migliorare il testo16 e quello vaticano si caratterizza per l’eccezionalità di non presentare alcuna ricetta assente negli altri codici, fornendo, d’accordo con il principio dell’accrescimento dell’opera nel corso della trasmissione, un testo presumibilmente vicino a quello originale. Rocha Pereira seleziona per il suo lavoro anche: V = Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4425 (< ι) B = Oxford, Bodleian Library, Laud misc. 676 (< ζ)

I criteri di scelta sono di natura cronologica: B è uno dei testimoni più antichi del testo, anche se presenta alcune interpolazioni, e V offre uno stadio avanzato del testo vicino a quello delle edizioni a stampa. Per una valutazione dei criteri dell’edizione critica possiamo partire dal condivisibile giudizio di Stefano Rapisarda: «lo stemma codicum non costituisce altro che la – ingegnosa – rappresentazione grafica del contenuto dei manoscritti, e non la rappresentazione di un’ipotesi reale di trasmissione del testo».17 Enucleando tre tasselli compositivi autonomi (cioè le tre opere, la cui trasmissione si intreccia inestricabilmente) e ricostruendo gli stadi della trasmissione del testo sulla base della combinazione di questi tasselli, lo stemma postulato da Rocha Pereira ha l’indubbio vantaggio di permettere l’immediato accoglimento in un suo ramo di qualsiasi testimone dell’opera, purché non sia lacunoso o mutilo. Come hanno dimostrato gli studi di Corradini Bozzi (1998) e di Rapisarda (2000), anche i volgarizzamenti si prestano bene ad essere collocati entro questo schema di analisi.18 Se si guarda allo stemma come a una rappresentazione grafica del contenuto dei manoscritti, viene aggirata quella che appare la debolezza congenita dell’ipotesi: la possibile natura poligenetica dell’assemblaggio dei tre testi e, in particolare, dell’associazione fra Thesaurus pauperum e De febribus; nulla vieta di pensare che due testimoni con la stessa sovrastruttura (per l’appunto, associazione del Thesaurus pauperum al De febribus) presentino un testo ben distinto.19 16 Ivi, 70: «pouvo propenso a melhorar o estilo do texto». 17 Rapisarda (2001, XXXI). 18 Cf. anche § 3.2 I volgarizzamenti italoromanzi. 19 Le considerazioni di Chiesa (2002, 100) sulle serie ricorrenti inducono alla cautela: «il ritrovare per esempio in un certo numero di codici un abbinamento fra l’opera studiata e un’altra opera può essere un elemento importante per supporre a priori una parentela fra questi testimoni. In pratica, l’unione fra le due opere viene trattata alla stregua di un’innovazione congiuntiva (non separativa, perché nulla impedisce che le due opere siano state successivamente

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Vengono completamente trascurati anche il problema della distribuzione delle ricette e, con incremento del livello di diffrazione, la presenza di errori significativi nelle diverse famiglie; infatti, se si escludono le già citate e discusse interpolazioni del prologo, l’editrice non esamina analiticamente altri loci critici. Di conseguenza, non è chiaro in che termini occorra parlare di contaminazione per la famiglia δ e per i suoi discendenti: l’ipotesi dell’esistenza di questa famiglia potrebbe sembrare una soluzione di comodo per far rientrare nello stemma ciò che ha la fisionomia strutturale di β e γ, ma si differenzia da questi a tal punto da non essere sovrapponibile. Poniamo sotto la lente di ingrandimento un ramo dello stemma; la scelta cade sulla famiglia κ, in cui Rocha Pereira segnala i manoscritti: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312; Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-2-35; Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7053; London, British Library, Harley 5218 e London, British Library, Sloane 284. Emergono alcuni elementi che mettono in crisi l’unità di questa famiglia stemmatica, fondata sulla comunanza dei seguenti elementi: presenza delle due interpolazioni del prologo, dei capitoli De crepatura e De antrace, del trattato De febribus e delle ricette adespote. Un primo problema riguarda un aspetto indagato già da Rocha Pereira (1973) per la ricostruzione dello stemma: la presenza del capitolo De antrace (cap. L); tra i suddetti codici soltanto London, British Library, Harley 5218 ha questa breve sezione conclusiva. Il capitolo manca anche nel cod. London, British Library, Add. 25000, indicato come latore del ramo θ, da cui discende κ; l’assenza del De antrace appare condizione distintiva di questo gruppo e si pone in conflitto con il principio di incremento del testo nel corso della trasmissione: infatti, vi sarebbe il passaggio da γ, che ha il capitolo, a θ e κ, che invece lo omettono. La famiglia κ è discorde nella successione di alcuni capitoli: i mss. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375 (cc. 13vb–14va), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312 (cc. 35va–36ra), London, British Library, Harley 5218 (cc. 148v–149v), London, British Library, Sloane 284 (cc. 42v–44r) e Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-2-35 (cc. 130r–131r) presentano un’inversione nella successione dei capitoli: la se-

scorporate, e dunque il ritrovare in un determinato testimone una soltanto delle due non esclude che tale testimone faccia parte del medesimo gruppo), con la cautela – che sempre va esercitata per le presunte innovazioni congiuntive – di escludere quelle che possono essere poligenetiche: non andranno prese in considerazione pertanto le associazioni del tutto ovvie». L’accostamento di Thesaurus pauperum e Tractatus de febribus, al fine di creare un corpus medico di Pietro Ispano, si configura come «associazione ovvia».

2.1 L’edizione critica

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quenza De vermibus et lumbricis, De emorroidibus e De tenasmone si sostituisce a quella De tenasmone (XXIII), De vermibus et lumbricis (XXIV) e De emorroidibus (XXV), verosimilmente originale e distintiva, invece, del ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7053 (De cura tenasmonis c. 19v, De cura lumbricorum c. 20r e De fluxu emoroidarum c. 20v). Mentre il ms. London, British Library, Sloane 284 omette l’intero capitolo De crepatura,20 gli altri testimoni della famiglia κ ne presentano una versione estesa, con un numero di ricette superiore rispetto alle sei tràdite dalla maggioranza dei testimoni e accolte nell’edizione critica. Queste ricette compaiono, ad esempio, nel ms. Firenze, Bibilioteca Nazionale Centrale, Cl. XV. 91 (cc. 30v– 32r), che l’editrice annovera nel ramo η, e nel ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1220 (cc. 218r–v).21 Se proviamo a collocare il ms. Pal. lat. 1220 nello stemma codicum dell’edizione critica, emerge la seguente situazione rispetto ai parametri discriminanti: presenza del De crepatura, assenza del De antrace, presenza del trattato De febribus e di alcune ricette adespote,22 mentre non ci si può esprimere riguardo alle interpolazioni del prologo, dal momento che l’opera inizia dal capitolo I, con titolo De alopesia. Pur con dubbi insolubili sul prologo, siamo indotti a collocare anche il ms. Pal. lat. 1220 nella famiglia η: la versione estesa del De crepatura è presente in codici di famiglie diverse, η,23 κ e, come vedremo a breve, ι; diventa inevitabile chiedersi se la fisionomia testuale del De crepatura (sei ricette o versione estesa) non possa essere criterio utile a verificare i rapporti stemmatici con probabili slittamenti rispetto alle famiglie ipotizzate nell’edizione critica. Bisogna anche ribadire che la famiglia η discende da δ, sulla cui origine per contaminazione tra β e γ, non dimostrata con l’individuazione di errori significativi, abbiamo

20 Lo segnala anche Rocha Pereira (1973, 299). 21 Queste ricette ricorrono anche nel volgarizzamento toscano noto dai mss. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62 (F1), Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543 (F2) e Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28 (ROM); cf. § 3.3.1.3 Testo C. 22 Tali ricette sono raccolte nelle seguenti rubriche: «Ad fistulam occidendam et cancrum» (c. 222v), «Contra serpiginem et petiginem» (c. 223v), «Ad tollendum glandulas» (c. 224r), «Ad tollendum verrucas» (c. 226r), «Ad sanandum combustionem ignis vel aquae» (c. 226r), «Ad sacrum ignem» (c. 226v), «Ad educendum lignum, ferrum, spinam, sagittam et coetera infixa» (c. 226v), «Ad plagatos sanandum» (c. 227r), «Ad pestilentiam» (c. 227r), «De cognitione vitae vel mortis» (c. 227v), «Ad provocandum sudorem» (c. 227v), «Potio vulneratorum» (c. 227v), «Potio contra fistulam» (c. 227v) e «Ad ponderositatem capitis» (c. 228r). 23 Anche il cod. Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII. G. 100 appartiene alla famiglia η dello stemma e presenta buona parte delle ricette supplementari del capitolo De crepatura (cc. 33v–34r).

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

già denunciato il rischio che possa rappresentare un escamotage per far rientrare nello stemma testimoni di non lampante congruenza con β o con γ. Situazione problematica è anche quella del ramo ι dello stemma, in cui troviamo i codici Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 203; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4425 e Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. XV 195. Sia il codice vaticano sia quello fiorentino sono lacunosi e l’editrice stabilisce tale apparentamento in base alla sequenza di capitoli espressa nella tavola all’inizio dei due codici.24 Il ms. dell’Archiginnasio mostra interessanti punti di accordo con le caratteristiche differenziali interne al ramo κ. Come ben emerge dallo schema sinottico delle caratteristiche dei rami dello stemma, ι si distingue da κ per il trattamento dell’interpolazione Ligaturas, assente in ι e anche nel codice bolognese. Tuttavia, questo testimone non ha il capitolo De antrace: si passa dal cap. De crepatura a c. 50r al De febre effimera a c. 51r.25 Proprio il De crepatura si presenta nella versione estesa, di cui abbiamo discusso poco sopra a proposito per l’appunto dei mss. del ramo κ. Come la maggioranza dei codici di κ, precisamente Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312, London, British Library, Harley 5218, London, British Library, Sloane 284 e Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-2-35, anche il ms. Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 203 reca la sequenza De lumbricis et vermibus (c. 30r), Contra fluxum emoroidarum (c. 31r) e De thenasmon (c. 31v) in luogo di quella De tenasmone (XXIII), De vermibus et lumbricis (XXIV) e De emorroidibus (XXV). Inoltre il capitolo De thenasmon è seguito da un capitolo De ficu (cc. 31v–32r), che propone le ricette finali del De emorroidibus a partire da XXV,21. La ricostruzione stemmatica dell’edizione critica, secondo cui κ e ι discendono da γ, lascia aperto il problema di come valutare gli aspetti di intersezione reciproca fra i testimoni delle due famiglie (inversione dell’ordine di alcune rubriche, assenza del capitolo De antrace e il capitolo De crepatura esteso) e di quale peso attribuire al trattamento dell’interpolazione Ligaturas, che andrà probabilmente ridimensionato. La definizione di nuove famiglie stemmatiche è il punto d’approdo naturale del nostro ragionamento, che, però, non intendiamo perseguire in questa sede; basti ribadire come sia debole l’ipotesi dell’esistenza stessa della famiglia stemmatica ι, dal momento che il ms. dell’Archiginnasio si avvicina per aspetti significativi, trascurati in passato, ai codici del ramo κ e due testimoni (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4425 e Firenze, Bibliote-

24 Cf. § 2.2 I manoscritti. 25 Il De antrace si legge nel blocco delle ricette adespote (cc. 58v–60r).

2.1 L’edizione critica

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ca Nazionale Centrale, Magl. XV 195) sono mutili e impongono la sospensione del giudizio riguardo alla loro effettiva natura. Tornando alla riflessione circa i dubbi metodologici sulle scelte di Rocha Pereira, è rilevante il fatto che l’edizione si fondi su singoli testimoni quali latori del testo e non sulla ricostruzione della lezione delle loro famiglie; da ciò consegue il rischio concreto di giudicare distintiva di una famiglia una lezione che è invece innovazione autonoma da parte del copista del testimone esaminato.26 Spostando l’attenzione sulla trasmissione del testo, la ricostruzione dell’editrice non affronta il problema della propagazione cronologica e geografica del testo: nulla ci dice in merito al momento di formazione e di consolidamento di un ramo stemmatico e alle aree geografiche toccate dalla sua diffusione. Un altro limite dell’edizione concerne la ricerca delle fonti; la menzione dell’auctoritas a chiusura della ricetta si fonda, come ovvio, sull’accordo dei testimoni, ma la studiosa individua di rado il passo in questione nella fonte, che potrebbe avere conseguenze significative sul piano ecdotico.27 Il passo della fonte è riconosciuto puntualmente soprattutto quando i codici sono in disaccordo circa l’auctoritas, come nella ricetta XXXII,19 con la controversa attribuzione a Dyascorides (nei codd. B, P, V) o a Ysaac (idem nel cod. G, laddove la fonte della ricetta precedente è appunto Ysaac): l’editrice opta per Dyascorides e rinvia a «Diasc. II, 153» che si mostra modello diretto della prescrizione.28 Negli anni dell’allestimento dell’edizione un lavoro di minuzioso scandaglio delle fonti del Thesaurus pauperum era reso proibitivo dalla scarsa disponibilità di edizioni dei testi medico-farmaceutici menzionati, ma si annuncia oggi proficuo per latinisti medievali e storici della scienza: per i primi come esempio di rielaborazione di un testo pratico e di riscrittura entro il medesimo sistema linguistico, e per i secondi come utile strumento per ricostruire il quadro della farmacopea medievale, caratterizzata da un sapere condiviso e da una fitta rete di scambi estesi anche oltre quanto sia stato finora ricostruito.29 26 Riserve simili muove Rosa Casapullo nella recensione all’edizione critica del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico (Casapullo 2012, 15ss.). 27 Sull’utilità della ricerca delle fonti per fini ecdotici nei testi concepiti come compilazione di testi autoriali – non solo i ricettari, ma anche, ad esempio, le enciclopedie medievali – si vedano le acute considerazioni di Twomey (2005). 28 Cf. Rocha Pereira (1973, 229). 29 Nella nostra indagine incentrata sul testo volgare e, in particolare, su un volgarizzamento caratterizzato dalla scelta di non annotare le fonti, affrontiamo con brevi note la questione delle fonti, rinunciando all’auspicato esame complessivo (cf. § 1.2 Il «Thesaurus pauperum»: contenuto, datazione e fonti). Infatti, il volgarizzatore pisano mette in secondo piano la menzione dell’origine della prescrizione rispetto al contenuto della stessa, accentuando così la già spiccata impostazione pratica del ricettario.

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Alla domanda intorno a cui ruota la presente riflessione, cioè se questo stemma sia davvero una convincente ipotesi di ricostruzione dei rapporti logico-formali tra i testimoni noti, dobbiamo rispondere in maniera negativa. Ma, pur denunciando i limiti del pionieristico lavoro di Rocha Pereira, isolato caso di edizione critica di un ricettario medico con tradizione manoscritta ampia, possiamo acconsentire all’affermazione di Rapisarda (2001, XXXI): «[l’assenza di un’ipotesi reale di trasmissione del testo] non significa, in alcun modo, che i criteri elaborati dalla studiosa portoghese non siano utili al tentativo di classificare i mss. del Thesaurus, anzi sono forse gli unici possibili, data la tipologia del testo e la complessità della tradizione». Lungo il cammino tracciato da Rocha Pereira (1973) è opportuno riflettere su quali caratteristiche interne del testo prendere in considerazione accanto a, o in sostituzione di, quelle già esaminate, al fine di approfondire lo studio e la classificazione dei testimoni del Thesaurus pauperum;30 questo tema è preliminare e complementare a quello sul tipo di edizione: per un’opera a larga circolazione e a elevata variabilità, come il Thesaurus pauperum, è forse preferibile rinunciare a un’edizione di stampo neolachmanniano stricto sensu e indirizzarsi verso il riconoscimento e l’edizione di gruppi di codici che testimoniano la diffusione e l’evoluzione dell’opera entro precise coordinate spazio-temporali.31 A distanza ormai di quattro decenni non sono state avanzate proposte di aggiornamento sulla trasmissione del testo e su singoli problemi di ricostruzione testuale: l’edizione Rocha Pereira (1973), pur con le debolezze che abbiamo cercato di mettere in luce, resta insuperata e costituisce il punto di riferimento imprescindibile per ogni indagine sul Thesaurus pauperum e sulla sua fortuna in area italoromanza.

2.2 I manoscritti Progressi importanti si registrano nel censimento dei testimoni. Nell’opera Bibliotheca manuscripta Petri Hispani (Meirinhos 2011), monumentale repertorio dei manoscritti che presentano opere attribuite a Pietro Ispano, José Francisco Meirinhos individua circa 140 testimoni del Thesaurus pauperum: si tratta di

30 Abbiamo qui cercato di farlo con le osservazioni a proposito delle famiglie κ e ι. 31 Ventura (2015, 263) annuncia il progetto di edizione del Circa instans attraverso la costituzione di «clusters di codici accomunati dal fatto di trasmettere un testo dotato delle stesse caratteristiche». Sui principi del metodo lachmanniano si veda Fiesoli (2010) con ricca bibliografia; il metodo filologico dei clusters è stato promosso da Dom Henri Quentin, su cui cf. Revee (2004, 365–378); Holtz (2006).

2.2 I manoscritti

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una notevole dilatazione della tradizione manoscritta e, come sottolinea lo stesso studioso, non si può escludere la futura scoperta di nuovi testimoni.32 Elenchiamo i manoscritti del Thesaurus pauperum individuati da Meirinhos, distinguendo i codici che presentano il testo completo da quelli che contengono excerpta o compendi. Di ciascun codice indichiamo la segnatura, le carte in cui compare il testo di nostro interesse, la datazione (il secolo o, in presenza di una sottoscrizione, l’anno) e l’eventuale presenza del Tractatus de febribus. Tra parentesi segnaliamo il rinvio a Meirinhos (2011) – utile per la descrizione paleografica e per i rimandi bibliografici – attraverso l’indicazione della pagina e del numero progressivo assegnato al codice nel censimento. L’asterisco (*) evidenzia che il manoscritto è presente anche nella recensio di Rocha Pereira (1973). Iniziamo dai manoscritti che offrono il testo completo: Augsburg, Staats- und Stadtbibliothek, 4º cod. 235: cc. 211r–272v, seconda metà del sec. XV (9. 9) Bagnoregio, Collezione privata, s/n: cc. 5r–45v, sec. XIV (13. 17) Basel, Universitätsbibliothek, D. II. 13: cc. 32ra–56rb,1402 (24. 31) Basel, Universitätsbibliothek, D. II. 21: cc. 80va–95vb, sec. XIII (XIV?) (25. 33)33 Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, MA 174: cc. 1ra–60va, fine del sec. XIV, 1367 a c. 63ra (38. 52)34 Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Lat. quart. 476: cc. 36r–114r., sec. XV (46. 63) Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Magdeb. 68: cc. 338ra–371ra, sec. XV, con Tractatus de febribus (48. 65) Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 203: cc. 1r–69r, sec. XV (54. 73)* Boston (Massachussetts), The Francis A. Countway Medical Library, 24: cc. 9r–30r, sec. XV (58. 83) Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, B. VI. 25: cc. 1r–67v, sec. XIV o XV (62. 86) Brno (Brünn), Moravská zemská knihovna v Brně, Mk. 46: cc. 121v–192v (63. 87) Cambridge, University Library, Dd.XI.45: capitoli III–XLIX, cc. 1r–62v, sec. XVI, con Tractatus de febribus (68. 96) Chantilly, Musée Condé, 328: cc. 1r–89r, sec. XIII, con Tractatus de febribus (70. 102) Dillingen, Studienbibliothek, XV 128: cc. 45r–67v, 1416 (77. 113)35

32 Si vedano le prospettive di ricerca indicate nel paragrafo Um inventário aberto e em crescimento da Meirinhos (2011, XLIII). Come inevitabile, in molti casi le descrizioni del catalogo sono state condotte senza la visione dei manoscritti. È dedicato maggiore spazio alla descrizione dei manoscritti che offrono le opere di logica, campo privilegiato delle ricerche di Meirinhos. Tra le segnalazioni e recensioni di Meirinhos (2011) cf. almeno Bamat (2012, 495–496); Murano (2012). 33 Si veda al riguardo anche la scheda in Mirabile. 34 Per questo manoscritto si vedano Gamba Manus e la scheda in Mirabile. 35 Manoscritto presente in Bamat (2008).

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Dresden, Sächsische Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek, Db. 78: cc. 29r–66v, sec. XV (78. 116) Engelberg, Stiftsbibliothek, 307: cc. 376r–403r, 1508 (83. 124) Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 2º 271: cc. 59v–76ra, sec. XIII exeunte – XIV ineunte, con Tractatus de febribus (86. 128)* Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 2º 303: cc. 147ra–163rb, sec. XV (87. 131)* Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 4º 193: cc. 2r–49rb, sec. XIII exeunte (90. 136)* Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Amplon. 8º 62b: cc. 124r–165v, sec. XII med. o XIV med. (97. 153)* Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Landau Finaly 242: cc. 1r–119r, sec. XV med., con Tractatus de febribus (113. 180)36 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. XV 91: cc. 1r–47r, sec. XVI (114. 182)* Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. XV 195: cc. 1ra–22ra, sec. XIV (114. 184)* Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palat. 813: cc. 1–24, sec. XIV (117. 187)*37 Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2175: cc. 9r–42v, sec. XV (119. 191)38 Frankfurt am Main, Universitätsbibliothek Johann Christian Senckenberg, 8º Hs 204: cc. 65r–101v, sec. XIV exeunte (120. 193) Glasgow, University Library, Ferguson 72: cc. 1r–78r, sec. XVIII (128. 207) Glasgow, University Library, Ferguson 119: cc. 1–186, sec. XVI (128. 208) Glasgow, University Library, Hunterian Museum, 342 (U. 8. 10): cc. 1r–, sec. XIV, con Tractatus de febribus (129. 210) Glasgow, University Library, Hunterian Museum, 414 (V. 3. 12): cc. 173r–194r, 1414 (130. 211)

36 Il codice è abbondantemente postillato; presenta entrambe le interpolazioni del prologo e il De crepatura esteso, ma non il De antrace. 37 Si tratta di un codice composito, i cui primi tre fascicoli recano il Thesaurus pauperum mutilo: il primo fascicolo (cc. 1–8) ha il prologo e primi capitoli (da I. De casu capillorum a VI. De dolore capitis – VI,27), il secondo (cc. 9–16) i capitoli da XII. De fluxu sanguinis narium a XIX. De pleuresi (XIX,5) e il terzo (cc. 17–24) inizia dalla ricetta VIII,58 e prosegue fino al capitolo XI. De dolore dentium (XI,76). 38 In questo manoscritto il Thesaurus pauperum è acefalo, inizia a c. 9r con il capitolo De epylensia, morbo caduco e finisce a c. 19r–v con la sequenza di rubriche: Contra crepaturam, Contra antracem, Quando sterelitas cognoscatur, Confortatio ad minuenda spermam, luxuriam e Pulvis probatissimus ad visum restaurandum (le ultime tre sezioni hanno soltanto una prescrizione). Da c. 20r iniziano le Additiones ad precedentia (cc. 20r–43v), che fungono da integrazioni al Thesaurus pauperum, come conferma il sistema di rimandi marginali; ad esempio, a chiusura del capitolo De suffocatione libidibinis (c. 15v) è presente un rinvio a c. 22 e a c. 30r (che è c. 22 nella numerazione antica) si legge una seconda sezione dal titolo De suffocatione libidibinis. Tali integrazioni sono organizzate in capitoli speculari a quelli del Thesaurus pauperum e presentano o opere autonome, il Tractatus magistri Iohannis pro oculis a c. 21r, o ricette adespote o ricette del Thesaurus pauperum omesse in precedenza; ad esempio, il capitolo De duritia apostematis, aliis infirmitatibus matricis (c. 30r) reca le ricette XXXIX,3 e XXXIX,4 assenti nel capitolo De duritia apostematis matricis (c. 15v), che consta delle ricette XXXIX,1, XXXIX,2 e XXXIX,5.

2.2 I manoscritti

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Graz, Universitätsbibliothek, 216: cc. 2v–34v, 34v–43r, c. 1400 (131. 214) Karlsruhe, Badischen Landesbibliothek, L 31: cc. 175r–192v, sec. XV (143. 233) Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 816: cc. 126v–151r, c. 1300, con Tractatus de febribus (158. 257)39 Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, B.P.L. 127 AA: cc. 3r–45r, sec. XV seconda metà (171. 279) Leipzig, Universitätsbibliothek, 1149: cc. 51ra–77va, sec. XIV (175. 284) Leipzig, Universitätsbibliothek, 1697: cc. 5va–46va, 1451 o 1453, con Tractatus de febribus (176. 288) London, British Library, Add. 22636: cc. 23r–55v, sec. XIII–XIV, con Tractatus de febribus (182. 297)* London, British Library, Add. 25000: cc. 76r–94r, sec. XIII–XIV, con Tractatus de febribus (183. 298)* London, British Library, Add. 32622: cc. 116r–178r, sec. XIV ex. (185. 301)* London, British Library, Add. 62131: cc. 142ra–159vb, sec. XIV (186. 302) London, British Library, Harley 5218: cc. 3vr–76r, sec. XV (191. 307)* London, British Library, Royal 12.B.III: cc. 11ra–66vb, sec. XIV–XV (192. 309)* London, British Library, Sloane 282: cc. 87v–106r, sec. XV (195. 311)* London, British Library, Sloane 284: cc. 127r–172v, sec. XV in., con Tractatus de febribus (196. 312)* London, British Library, Sloane 477: cc. 1r–79v, 1309 (198. 314)* London, British Library, Sloane 521: cc. 46r–74v, sec. XIV (198. 315)* London, British Library, Sloane 2479: cc. 18ra–38va, sec. XIV in., con Tractatus de febribus (201. 321)* London, Royal College of Physicians, 352: cc. 1r–120v, sec. XV ex. (203. 325) London, Royal College of Physicians, 408: cc. 24v–54v, sec. XV ex. (204. 326) Los Angeles, University of California Los Angeles, Biomedical Library, Benjamin 11: cc. 61v–112r, sec. XV, 1444 e 1468 (214. 338) Lucca, Biblioteca Statale (Biblioteca Governativa), 1077: cc. 1r–148v, sec. XV ex. (215. 342) Madrid, Biblioteca Nacional, 1456: cc. 1–117v, sec. XIV–XV (217. 347)* Melk, Stiftsbibliothek, Cod. 579: pp. 489–548, sec. XV (231. 362) Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 657: cc. 1–45v, sec. XIV (234. 372) Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708: cc. 32ra–45ra, sec. XIV (235. 373) Milano, Biblioteca Ambrosiana, Becc. B. 235: cc. 1ra–79v, sec. XIV (236. 375) München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 721: cc. 145ra–186v, sec. XIV in. (250. 400) München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 321: cc. 107v–141r, sec. XV (255. 414)* München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 438: cc. 1r–48r, sec. XIV, con Tractatus de febribus (257. 416)* München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 8742: cc. 152–166r, sec. XV: 1400 (267. 433)* Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII. G. 89: cc. 109r–117v, sec. XIV– XV (289. 473)40

39 Il codice reca 19 testi medici; la mano è identica a quella di Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 815 e di Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2315. 40 È mutilo: termina con il capitolo XIV. De squinantia.

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2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII. G. 100: cc. 1r–38v, sec. XIV, con Tractatus de febribus (289. 474)41 New Haven, Yale University, Medical Library, 39: cc. 1–84v, sec. XIII (289. 475) Nürnberg, Germanisches Nationalmuseum, 24347: cc. 71r–119r e cc. 276r–364r, sec. XV, con Tractatus de febribus (294. 488) Nürnberg, Germanisches Nationalmuseum, 34389 excerpta cc. 28r–103v, sec. XV, con Tractatus de febribus (295. 491) Oxford, Bodleian Library, Ashmole 1432: cc. 2–27r, sec. XV–XVI, con Tractatus de febribus (302. 507)* Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 52: lat. e ital., cc. 5–55, sec. XV (308. 515) Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 366: cc. 3r–46v, sec. XIV (310. 518)* Oxford, Bodleian Library, Laud misc. 617: cc. 312–331v, sec. XV (314. 524)* Oxford, Bodleian Library, Laud misc. 676: cc. 1ra–24rb, sec. XIII fin, con Tractatus de febribus alle cc. 22ra–24rb (315. 525)* Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7053: cc. 1r–50v, sec. XIV (332. 562)* Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7054: cc. 1r–34v, sec. XV (332. 563)* Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 11225: cc. 1r–49v, sec. XIV (336. 571) Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève, 2235: cc. 3ra–55rb, sec. XIV (343. 582)* Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève, 2237: cc. 57r–70r, sec. XVIII (344. 583)* Pavia, Biblioteca Universitaria, Aldini 27: cc. 32r–39r, 40v–93v, sec. XV (349. 590) Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, 1227 (1734): cc. 1r–50v, sec. XIV (351. 593) Praha, Archiv Pražského hradu, L LX: cc. 1r–22r, sec. XIV (353. 598) Praha, Národní knihovna České Republiky, XI E 5: cc. 168r–203r, sec. XV, con De febribus (360. 615) Roma, Accademia Nazionale dei Lincei (Biblioteca Corsiniana), 36. E. 15 (Rossi 177): cc. 1r–77r, 1533 (366. 628) Roma, Biblioteca Angelica, 1736: cc. 1ra–46va, sec. XIV (368. 630) Salzburg, Museum Carolino-Augusteum, 2168: cc. 1ra–58ra, sec. XV (379. 647) Salzburg, Museum Carolino-Augusteum, 2171: cc. 1r–46r, sec. XIV (380. 648) Sankt Gallen, Kantonsbibliothek (Vadianische Sammlung), 297: cc. 54–147, sec. XIV (383. 653) Sankt Gallen, Kantonsbibliothek (Vadianische Sammlung), 436: cc. 1–77, sec. XIV (385. 655) Sarnano, Biblioteca Comunale, E. 76: cc. 1ra–34vb, sec. XIV (387. 661) Schlägl, Präemonstratenser-Stiftsbibliothek, Cpl. 102 (822) 215: cc. 59–104 (389. 665) Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-2-35: cc. 127r–144v, 1457, con Tractatus de febribus (392. 670)* Toledo, Archivo y Biblioteca Capitular, 97–23: cc. 34r–65v, sec. XIV–XV (410. 699)* Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, F. V. 25: cc. 93–177, sec. XIV: 1373 (411. 701) Trier, Stadtbibliothek, 1004 (1938): cc. 40r–81v, sec. XIV (412. 708) Trier, Stadtbibliothek, 1005 (1951): cc. 1r–45r, sec. XIV (413. 709) Udine, Biblioteca Arcivescovile, 18: cc. 80r–164v, sec. XV (416. 715)

41 Il prologo ha l’interpolazione Dicta autem physicorum, ma non quella sulle ligaturae; il De crepatura è esteso, mentre è assente il De antrace; al Tractatus de febribus seguono le ricette adespote diffuse nella tradizione del Thesaurus pauperum.

2.2 I manoscritti

45

Uppsala, Universitetsbiblioteket (Carolina), C. 663: cc. 1r–57v, sec. XIV con Tractatus de febribus (419. 719) Utrecht, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, 680 (V.B.6): cc. 81v–102r, sec. XV: 1457 (420. 721) Utrecht, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, 685 (IV.C.3): cc. 226r–264v, sec. XV (421. 722) Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1139: cc. 141r–179v, 1532, con Tractatus de febribus (435. 741)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1200: cc. 1r–59r, sec. XV (437. 744)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1220: cc. 189r–218v, sec. XVI 1565, con Tractatus de febribus (438. 746) Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1259: cc. 47ra–59ra, sec. XIV, con Tractatus de febribus (440. 750)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312: cc. 17r–61v, sec. XIV (444. 757)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4425: cc. 280ra–298rb, sec. XIV (453. 775)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375: cc. 1ra–32vb, sec. XIV (457. 780)* Vorau, Chorherrenstiftsbibliothek, 190 (CXLIII): cc. 1r–74r, sec. XIII (474. 803) Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 187 miscellanea: cc. 37ra–53va, sec. XIV seconda metà (480. 812)*42 Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, 14. 12. Aug. 4°: cc. 1ra–26v, sec. XIV (503. 846) Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, 200 Gud. lat. 4°: cc. 106ra–131rb, 1326 (505. 849) Zwettl, Bibliothek der Zisterzienserstift, 416: cc. 1r–69v, sec. XV med. (514. 867) Zwickau, Ratsschulbibliothek, I. XV. 3: cc. 165v-, sec. XVI (515. 868)

Questi i manoscritti che presentano un testo incompleto, cioè in forma di estratti o di compendi, del Thesaurus pauperum: Basel, Universitätsbibliothek, D. III. 66: c. 96r, 1485 (27. 35) Cesena, Biblioteca Comunale Malatestiana, Pluteo S. V 4: cc. 261va–264vb, sec. XIV (69. 101) Cortona, Biblioteca Comunale e dell’Accademia Etrusca, 110: cc. 199ra–199va, sec. XIV – XV (74. 107)43 Düsseldorf, Universitätsbibliothek, B 184 [b]: cc. 23r–28v e cc. 34r–39v, sec. XV ex.-XVI in. (80. 119) Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 1077: cc. 184v–185r,44 sec. XV ex. (115. 185) Gotha, Forschungsbibliothek, Chart. A 1012: cc. 152va–155rb, sec. XV, con excerpta del Tractatus de febribus (130. 212) Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 785: cc. 355ra-b, sec. XIV e XV, capitoli I–III (155. 252)

42 Per una descrizione parziale si veda anche la scheda in Mirabile. 43 Cf. anche la scheda in Mirabile. 44 Nei margini di queste carte sono presenti ricette tratte dal De antrace della sezione adespota (Rocha Pereira 1973, 331–335).

46

2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 786: cc. 158va–159ra, 1460, capitoli I–III (156. 253)45 Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 792: cc. 42ra-va, sec. XV, capitolo XXI (156. 254)46 Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 805: cc. 368r–371v, 1398–99, (157. 256)47 Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 847: cc. 14v–26r, sec. XV ex. (160. 260) London, British Library, Sloane 405: cc. 18r–23r, sec. XV (196. 313)* London, British Library, Sloane 1754: cc. 8r–13r, sec. XIV (200. 319)* London, British Library, Sloane 3848: cc. 9r–15r, sec. XVII, 1646 (202. 322)* London, University College Library, Lat. 12: due versioni, una acefala alle cc. 69ra–78ra, sec. XIII–XIV, dal capitolo XL, con Tractatus de febribus e una mutila alle cc. 99ra– 121rb, sec. XV in. (206. 328) London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 335: cc. 395r– 397r, 1490, capitolo VI (209. 331) Lüneburg, Ratsbucherei, Miscell. D fol. 3: cc. 123ra–128vb, sec. XV (216. 343) Manchester, Chetham’s Library, 11380 (Mun. A. 4. 91): cc. 110v–116v (230. 358) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, AC. VIII. 37: cc. 6v–27vr, sec. XV–XVI (241. 382)48 Oxford, Bodleian Library, Ashmole 189: cc. 134r–137r, sec. XV (301. 505)* Oxford, Bodleian Library, Ashmole 346: cc. 160v, sec. XVI, ricette dal capitolo XIX (302. 506) Oxford, Bodleian Library, Bodl. 761: cc. 4r–10v, sec. XIV 1360–70 (307. 513)* Oxford, Bodleian Library, Digby 150: cc. 106r–113v, sec. XIII ex. (312. 521)* Oxford, Bodleian Library, Rawlinson C. 814: cc. 75r–82r, sec. XIV (318. 531)* Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8654b: c. 6vb (335. 569)* Praha, Archiv Pražského hradu, M XI: cc. 208r–217v, sec. XV (354. 600) Princeton (New Jersey), University Library, Garrett 80: cc. 1r–36r, sec. XIV (364. 623) Rajhrad, Památník písemnictví na Moravě, Knihovna rajhradského opatství, R 421: cc. 4r– 47v (364. 624) Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-5-21: cc. 102r–107r (393. 672) Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Ottobon. lat. 2082: cc. 31ra–32va, sec. XIV (426. 731) Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1256: cc. 77ra–81rb e 168v170v, sec. XV prima metà, con excerpta del Tractatus de febribus (439. 749)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1273: cc. 14r–60r, tra i Flores medicinalium, sec. XVI (441. 751) Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1316: cc. 197r–200r, sec. XV (441. 752)* Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1321misc.: cc. 118ra–123vb, sec. XIV (442. 753)49 Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2300: cc. 73v–78rb, sec. XV, con flores del Tractatus de febribus (482. 814)* Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2351: cc. 17vb–24vb, sec. XIV o XIII (484. 816)*

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Versione identica a quella di Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 785. Frammenti del capitolo XXII. Frammenti dei capitoli da I a VII. Si veda anche Giunchedi Manus. Cf. Nicoud (2007, 803): cc. 117ra–200ra del manoscritto, corsiva gotica e textualis tedesca.

2.2 I manoscritti

47

Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 11200: cc. 19r e 21r, sec. XVI, due ricette attribuite, Remedium ad calculum e Syripus ad morbum gallicum (499. 838)

Senza addentrarci nell’esame codicologico e nella dettagliata rassegna contenutistica dei manoscritti qui ricordati, evidenziamo la varietà tipologica dei codici che conservano il Thesaurus pauperum latino, a partire dalle due condizioni antitetiche:50 codici che recano esclusivamente questo ricettario (ad esempio, i mss. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5375 e Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7053, ma anche Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, B. VI. 25; Chantilly, Musée Condé, 328; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Landau Finaly 242; London, British Library, Sloane 477; Madrid, Biblioteca Nacional, 1456; Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 657; Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, 1227 [1734]; Sankt Gallen, Kantonsbibliothek [Vadianische Sammlung], 436), in opposizione alle miscellanee mediche (ad esempio, Basel, Universitätsbibliothek, D. II. 13; Basel, Universitätsbibliothek, D. II. 21; Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Magdeb. 68; Cambridge, University Library, Dd.XI.45; Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 816;51 Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, B.P.L. 127 AA; Leipzig, Universitätsbibliothek, 1149; Leipzig, Universitätsbibliothek, 1697; London, British Library, Add. 32622; London, British Library, Add. 62131;52 London, British Library, Harley 5218; Pavia, Biblioteca Universitaria, Aldini 27; Roma, Biblioteca Angelica, 1736; Schlägl, Präemonstratenser-Stiftsbibliothek, Cpl. 102 [822] 215; Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 5-2-35; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1200).53 Meritano attenzione i codici in cui il Thesaurus pauperum è affiancato da opere di medicina in volgare; ad esempio, nel ms. München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 721 e nel ms. Frankfurt am Main, Universitätsbibliothek Johann Christian Senckenberg, 8º Hs 204 l’unità codicologica che tramanda il

50 Sull’organizzazione della materia nei manoscritti che accolgono testi medici e farmacologici sono sempre utili le ricerche di Durling (1985; 1993). A proposito del rapporto tra codice e testo letterario volgare (nelle forme di codice non antologico, di raccolte di testi omogenei e ordinati, e di raccolte cicliche) si veda Vàrvaro (1999, 387–398). 51 Si tratta in totale di diciannove testi medici; si ritiene che la stessa mano abbia vergato anche i codici Kraków, Biblioteka Jagiellońska, 815 e Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2315. 52 Bell (1989) esamina il contenuto medico del manoscritto assemblato nell’ambiente cistercense inglese. 53 Come prevedibile, gli excerpta confluiscono in raccolte che mettono insieme testi medici di origine autonoma o ricette estrapolate da fonti diverse.

48

2 Il testo del «Thesaurus pauperum»

Thesaurus pauperum reca anche opere mediche in tedesco,54 mentre nel ms. Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708 troviamo Consillio e texauro de’ poviri infermi (cc. 1r–31v), Thesaurus pauperum (cc. 32r–45r), trattatello sulle virtù del rosmarino (c. 45ra–45vb) e Avertimenti (cc. 45vb–52vb).55 Talora il contenuto dei testi che si accompagnano al Thesaurus pauperum è tecnico-scientifico, affine alla medicina: nel ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1312 abbiamo opere di contenuto astrologico (cc. 1r–16v) e, in particolare, il testo delle cc. 10r–16v va sotto il titolo di Compendium iudiciorum astrologie ad medicinam pertinentum; nel ms. Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 203 il Thesaurus pauperum è seguito dal libro VI del De agri cultura di Pietro Crescenzi (cc. 73r–117v), oltre a excerpta di altre opere mediche;56 il ms. Karlsruhe, Badischen Landesbibliothek, L 31 è una miscellanea in cinque unità codicologiche che accoglie testi filosofici, astrologici e medici. Il ms. München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 438 accosta più opere del corpus medico di Pietro Ispano: Thesaurus pauperum, Liber oculorum e Tractatus mirabilis aquarum; ma, come sottolinea Meirinhos (2013, 332), non vi sono manoscritti che presentano sia opere di filosofia scolastica sia ricettari del corpus di Pietro Ispano. Il precedente censimento, imperniato sull’opera di Meirinhos, va integrato innanzitutto con i testimoni del Thesaurus pauperum che presentano l’attribuzione dell’opera ad Arnaldo da Villanova; si tratta di un ramo di tradizione manoscritta con datazione avanzata (a partire dal XV sec.) da cui scaturiscono anche alcuni volgarizzamenti d’area francese e il volgarizzamento siciliano edito da Rapisarda (2001).57 Annotiamo i manoscritti che recano le versioni latine complete e frammentarie dell’opera con attribuzione ad Arnaldo da Villanova: Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 3528 (cc. 98r–113v; 1469 con sottoscrizione); Fréjus, Bibliothèque Municipale, 9 (cc. 1r–48r); Lille, Bibliothèque Municipale, 624 (cc. 257r–260v);58 London, British Library, Sloane 2411 (cc. 164r–239r).

54 Sul ms. Frankfurt am Main, Universitätsbibliothek Johann Christian Senckenberg, 8º Hs 204 si veda Powitz (2007, 5–8). 55 Il testo del Thesaurus pauperum è mutilo: si interrompe con i capitoli De fluxu urine e De collo matricis constringendo et ne fiat impregnatio. Il titolo Avertimenti per la raccolta di prescrizioni mediche è suggerito dalla glossa marginale a c. 45v. Cf. anche § 3.2.2.1 Sottrazioni. 56 Tra le altre opere mediche vi è un Tractatus de syrupis (cc. 118r–126v). 57 Sui volgarizzamenti d’area francese cf. § 3.1 Le traduzioni nelle lingue europee. 58 Presenta solo la prima parte dell’opera e si chiude con il capitolo Contra infirmitatem aurium.

2.2 I manoscritti

49

Nel ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 3528, il Thesaurus Pauperum è preceduto da un trattato sui quattro umori e da uno sulle urine ed è seguito da altre ricette mediche, di cui le prime con attribuzione allo stesso Arnaldo da Villanova; il Thesaurus pauperum comprende anche il Tractatus de febribus.59 Dallo spoglio del repertorio telematico Mirabile ricaviamo l’aggiunta dei seguenti manoscritti alla recensio: Basel, Universitätsbibliothek (olim Öffentliche Bibliothek der Universität) D II 21, cc. 80va–95vb; Cambridge, Gonville and Caius College, 181/214;60 Cambridge, University Library, Add. 4087, cc. 269r–275v, excerptum de capillis; Göttingen, Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek, Inc. 4° Med. pract. 80/22; Palermo, Archivio Storico Diocesano, 6.

Altra aggiunta è il frammento, costituito dai capitoli da IX a XII, presente nel ms. Hamburg, Staats- und Universitätsbibliothek, 870 (cc. 26r–27v). La mole della recensio dimostra come il Thesaurus pauperum goda di notevole circolazione e costituisca senza dubbio un’opera di riferimento, soprattutto in contesti professionali, per la terapia medico-farmaceutica a partire dalla fine del XIII secolo.61 Tale successo si protrae senza interruzioni con l’avvento della stampa, a cominciare dall’editio princeps del 1497 ad Anversa per i tipi di Thierry Martens, preceduta di pochi anni dalla prima pubblicazione di un volgarizzamento italiano a Firenze presso Antonio di Bartolommeo Miscomini (1492) e a Venezia presso Giovanni Ragazzo e Giovanni Maria da Occimiano (1494). Una storia delle edizioni a stampa dell’opera esula dal presente studio, ma è opportuno rinviare all’approfondito elenco del progetto LUSODAT.62

59 Cf. Corradini Bozzi (1997, 49 n. 101). 60 Questo manoscritto è segnalato anche in Bamat (2014, 512), con rinvio a Thomson (2013, 48). 61 Ricordiamo in conclusione che il censimento più completo è oggi presente nel progetto FAMA, realizzato presso la Section latine dell’IRHT di Parigi e consultabile on line: . Francesco Siri mi ha permesso di collaborare alla redazione della scheda in questione. 62 Bases de dados sobre história da ciência, da medicina e da técnica em Portugal e Brasil, do Renascimento até 1900, a cura del Grupo de História e Teoria da Ciência (GHTC) presso l’Universidade Estadual de Campinas, disponibile in rete all’indirizzo http://ghtc.usp.br/ server/Lusodat/pri/15/pri15650.htm. I dati qui raccolti coincidono con quelli dei cataloghi digitali della British Library e della Bibliothèque Nationale de France. Per le cinquecentine cf. anche EDIT 16.

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum» 3.1 Le traduzioni nelle lingue europee Il Thesaurus pauperum conosce numerosi volgarizzamenti noti per tradizione manoscritta: accanto alle versioni nei volgari italiani (di cui si parlerà nel prossimo paragrafo) si hanno, infatti, traduzioni in molte lingue: tedesco, castigliano, catalano, francese, occitano, gallese, olandese, inglese, ebraico.1 La fortuna delle traduzioni dell’opera è florida in area romanza, mentre nelle aree olandese e inglese ci si trova di fronte a testimonianze esigue. Una sola traduzione olandese ci è nota nel ms. SP/46/122A del Public Record Office di Kew (cc. 1–100);2 il rifacimento in gallese, Treasury of Health di Jhon ap Ifan (John Evans), della traduzione inglese a stampa a opera di Humfrey Lloyds è tràdito dal ms. London, British Library, Add. 15078, datato al XVI sec.;3 in inglese è anche la compilazione ispirata al Thesaurus pauperum presente nel ms. Cambridge, Magdalene College, Pepys 1661, che somma 16 testi medici.4 Per l’analisi della fortuna del Thesaurus pauperum in tedesco sono fondamentali gli studi di Joachim Telle,5 a cui faremo riferimento nella nostra presentazione. Lo studioso non individua nessuna traduzione tedesca completa del Thesaurus pauperum, ma diversi ricettari e antologie che includono passi del Thesaurus pauperum. Una miscellanea medica in cui sono confluiti estratti del Thesaurus pauperum per deliberato progetto compositivo è la Speyer Arzneibuch, che presenta in tedesco i capitoli I, da VI a XI, XXXVIII e XLV. Questo ricettario è noto dal ms. Heidelberg, Universitätsbibliothek, Cod. Pal. germ. 214.6 Una versione ridotta è presente in Göttingen, Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek, Hist. nat. 42.7 Altra miscellanea medica tedesca che accoglie un numero significativo di ricette del Thesaurus pauperum è la Nürnberger Arzneibuch, il cui testimone principale è il ms. Nürnberg, Stadtbibliothek, Amb. 55. Quart. (cc. 108r–182r);8 si tratta precisamente di

1 Il contenuto di questo paragrafo è anticipato da Zarra (2015b). 2 Cf. Ker (1969–2002, vol. 5, 14); Meirinhos (2011, 146, scheda 238). 3 Cf. ivi, 179, scheda 292. 4 Cf. ivi, 67, scheda 94. 5 In particolare, Telle (1972; 1989). Tali dati si possono integrare con quelli presenti in SchnellCrossgrove (2003). 6 Su questa versione cf. Telle (1972, 378–391) con l’edizione del testo; Meirinhos (2011, 139, scheda 223). 7 Cf. Telle (1972, 73–81); Meirinhos (2011, 130, scheda 213). 8 Cf. Telle (1972, 34–37); Meirinhos (2011, 296, scheda 492). https://doi.org/10.1515/9783110543261-003

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

prescrizioni da trenta capitoli (I–IX, XI–XV, XVII, XX–XXII, XXIV, XVI, XXVIII– XXXII, XXXIV, XXXVII, XXXVIII, XLII, XLVIII) accanto a ricette di altra provenienza. Questi gli altri testimoni finora noti:9 Memmingen, Stadtbibliothek, 2. 40. quart. (233.367); München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 407; München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 4543 (datato 1505); München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 4667; Solothurn, Zentalbibliothek, S. 386.

Tra i manoscritti che recano excerpta significativi dal Thesaurus pauperum, si segnala innanzitutto il ms. Gießen, Universitätsbibliothek, 610 con estratti da trentatré capitoli.10 Ricette da più capitoli del Thesaurus pauperum sono presenti nel ms. Salzburg, Universitätsbibliothek, cod. M III 3.11 Sopravvivenze di ricette in tedesco dal Thesaurus pauperum si trovano anche nei seguenti manoscritti, di cui ci limitiamo a indicare la segnatura:12 Heidelberg, Universitätsbibliothek, Cod. Pal. Germ. 279; Heidelberg, Universitätsbibliothek, Cod. Pal. Germ. 291; Heidelberg, Universitätsbibliothek, Cod. Pal. Germ. 545; München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 720; München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 721; München, Bayerische Staatsbibliothek, germ. 4667; Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2967.

In area spagnola ci si imbatte innanzittuto nel volgarizzamento castigliano, Tesoro de los probes, scritto in caratteri ebraici e noto dal ms. Porto, Biblioteca Pública Municipal, Azevedo 14.13 Una versione catalana del ricettario è tràdita da: Barcelona, Biblioteca de Catalunya (Biblioteca Central), 864 (cc. 4ra– 56va),14 Toledo, Archivo y Biblioteca Capitular, 97–23 (cc. 19r–31v)15 e Vic, Mu-

9 Cf. Telle (1972, 54–57 e 304–377) riguardo al ms. di Monaco. Si veda anche Meirinhos (2011, 248, scheda 396; 251, scheda 405; 252, scheda 406; 403, scheda 687). 10 Telle (1972, 430–437); Meirinhos (2011, 125, scheda 204). 11 Cf. Telle (1972, 92–97 e 287–293); Meirinhos (2011, 381, scheda 649). 12 Su questi codici cf. la rassegna in Telle (1972, 106ss. e 438–442). Si veda anche Meirinhos (2011, 139, scheda 224; 140, schede 225 e 226; 249, schede 399 e 400; 252, scheda 406; 485, scheda 818). 13 Di questo testo è disponibile un’edizione moderna a cura di Soares de Carvalho Mendes (1999). 14 Cf. Escudero Mendo (1993, 373–374); Meirinhos (2011, 22, scheda 29). 15 Il ms. reca anche il Thesaurus pauperum latino; cf. § 2.2 I manoscritti.

3.1 Le traduzioni nelle lingue europee

53

seo y Biblioteca Episcopal, 191 (cc. 1r–148r);16 frammenti di ricette catalane che si possono mettere in relazione con il Thesaurus pauperum si trovano nei mss. Valencia, Biblioteca Universitaria, 216 (cc. 16r–23r) e Sevilla, Biblioteca Capitular Colombina, 7-4-27 (cc. 48va–66ra).17 Lluis Cifuentes ha studiato la circolazione del Thesaurus pauperum e delle sue traduzioni catalane in Catalogna tra i secoli XIV e XVI, ricostruendo un puntuale elenco di trentasei possessori, di cui la maggioranza (ventidue) risulta estranea allo studio accademico della medicina e alle professioni mediche.18 Passando all’area galloromanza, il Thesaurus pauperum è tradotto nella lingua d’oil e confluisce in due raccolte d’autore attribuite a Jean Pitard e a Jean Sauvage. La prima raccolta deve il titolo di Manuale di chirurgia di Iohanni Pitard al primo editore moderno, Karl Sudhoff (1908), ma è anche nota come Recettes enseignies au Roy Philippe le Bel ‘Ricette indirizzate a Filippo il Bello’. Si tratta probabilmente di una compilazione assemblata dopo la morte di Pitard.19 Quest’opera comprende ricette d’argomento chirurgico e nella seconda parte, che qui ci interessa, riprende piuttosto liberamente il Thesaurus pauperum con la traduzione di molte ricette in prosa francese. Questi i testimoni: Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Ham. 407 (cc. 48v–77r e 204r– 228v); Paris, Bibliothèque Interuniversitaire de Pharmacie, 1 (cc. 1r–37r);20 Paris, Bibliothèque Nationale, fra. 12323 (cc. 1–27; in ottosillabi, metà XIV sec).21

Il ricettario, anche noto come Novelle fisique attrayte de plusours auctours, di Jean Sauvage è stato studiato diffusamente da Claude De Tovar;22 Sauvage traduce in ottosillabi il Thesaurus pauperum e lo interpola con altri testi medici, tra cui la Lettera di Ippocrate a Cesare. In base agli elementi linguistici, De

16 Meirinhos (2011, 473, scheda 802). Il manoscritto presenta l’attribuzione a Pietro Ispano: «compilat de papa Johan» (Cifuentes Comamala 2010, 250 n. 6). 17 Per il codice valenciano cf. Meirinhos (2011, 421, scheda 723). Su entrambi si veda Cifuentes Comamala (2010, 250 n. 6). 18 Ivi, 246–248. Tra i codici non conservati di cui lo studioso rinviene testimonianza ben dodici sono in volgare. 19 Jean Pitard (anche con le varianti Pidard, Jehan Pitard, Iehan Pitard, 1235–1330) fu chirurgo francese attivo alla corte di Filippo IV il Bello (1285–1314) e Filippo V (1316–1322). A Parigi entrò in contatto con altri importanti medici dell’epoca, Lanfranco da Milano e Enrico di Mondeville. Sul milieu culturale della corte di Filippo il Bello si veda, da ultimo, Moulinier-Brogi (2013). 20 Cf. anche De Tovar (1973, 124). 21 Sui tre manoscritti cf. Meirinhos (2011, 40, scheda 56; 325, scheda 544; 326, scheda 549). 22 De Tovar (1973; 1974).

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Tovar ipotizza che l’opera sia stata scritta in Piccardia verso la metà del XIV sec.; la Novelle fisique è tràdita dai seguenti manoscritti: Berlin, Staatsbibliothek zu Berlin-Preußischer Kulturbesitz, Ham. 407 (cc. 88r–146v); Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 3174 (cc. 1r–60v);23 Paris, Bibliothèque Nationale, fra. 1319 (cc. 1–75).24

È interessante il caso del ms. Berlin, Staatsbibliothek, Hamilton 407, che reca due versioni della traduzione di Pitard (cc. 48v–77r e 204r–228v) e una di Sauvage (88r–146v).25 Sono in lingua d’oil anche le versioni abbreviate che attribuiscono l’opera latina ad Arnaldo da Villanova nei manoscritti:26 Chantilly, Musée Condé, 330 (cc. 72r–86r); Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2889;27 Paris, Bibliothèque Nationale, fra. 630;28 Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. fra. 11649.29

In lingua d’oc abbiamo un Thesaur de pauvres tràdito dal ms. Chantilly, Musée Condé, 330 (cc. 1r–33r)30 e una versione abbreviata recata dal ms. Paris, Bibliothèque Nationale, fra. 19994;31 entrambi presentano l’attribuzione dell’opera ad Arnaldo da Villanova. Maria Sofia Corradini Bozzi ha indagato i rapporti del testo del ms. Chantilly, Musée Condé, 330 rispetto allo stemma codicum dell’edizione critica latina e ne ha pubblicato il testo.32 Un altro testimone di un volgarizzamento occitanico del Thesaurus pauperum, sempre attribuito ad

23 Cf. De Tovar (1973, 149ss.). 24 Sui tre manoscritti cf. Meirinhos (2011, 40, scheda 56; 324, scheda 543; 326, scheda 548). Si veda anche Moulinier-Brogi (2011). 25 Per l’edizione parziale del ms. cf. De Tovar (1973, 177–191; 1974, 239–288). 26 Cf. Corradini Bozzi (1997, 22–24). 27 Il testo è edito da Bois (1986). 28 Cf. Meirinhos (2011, 326, scheda 547); Corradini Bozzi (1997, 48 n. 97). 29 Per la descrizione di questi manoscritti cf. Meirinhos (2011, 71, scheda 103; 575, scheda 1011; 577, scheda 1016). 30 Cf. Corradini Bozzi (1997, 54–55); Meirinhos (2011, 71, scheda 103). 31 Su cui cf. De Tovar (1982, 213–214); Corradini Bozzi (1997, 23–24), che ne mette in luce lo stretto rapporto con Chantilly, Musée Condé, 330; Meirinhos (2011, 575, scheda 1012). 32 Cf. rispettivamente Corradini Bozzi (1997, 47–60), che coincide con Ead. (1998), e Ead. (1997, 253–350). Il testo è proposto dalla studiosa nella piattaforma Rialto (disponibile on line al seguente indirizzo: http://rialto.unina.it/testipratici/medicafarm/Thesaur.htm) con alcune correzioni. I testi di Chantilly, Musée Condé, 330 e Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2889 sono editi anche da Bois (1986).

3.1 Le traduzioni nelle lingue europee

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Arnaldo da Villanova, è il ms. Chantilly, Musée Condé, 331 (cc. 113r–154r);33 a questi si affianca anche un testimone tardo (XVII sec.): Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat., 1264.34 È nota una traduzione in ebraico tràdita dai manoscritti: Moskva, Rossijskaja Gosudarstvennaja Biblioteka, Günzberg 165 (cc. 399–403); Parma, Biblioteca Palatina, Parm. 2639 (cc. 110–129);35 Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Hebr. 62 (cc. 191–210).36

Tale presentazione, pur nella denunciata provvisorietà dei dati e nella dipendenza da studi precedenti, intende porre le basi, ancora non perfettamente stabili, per due orientamenti di ricerca di buona ambizione: da un lato, soppesare il successo del Thesaurus pauperum nelle diverse aree dell’Europa del Tardo Medioevo; dall’altro, sondare a più ampio raggio gli atteggiamenti traduttivi (volgarizzamento dell’intera opera, rimaneggiamento, flores, inclusione in miscellanee) nei confronti del Thesaurus pauperum, strategie di traduzione senz’altro valide anche per altre opere d’àmbito medico-farmaceutico e, più in generale, per le opere pratiche. La tradizione manoscritta vernacolare a noi nota ci induce a sostenere che il successo maggiore del Thesaurus pauperum si è concentrato in Italia (come vedremo) e, fuori dall’area romanza, in Germania. Si può evidenziare come la tradizione con attribuzione dell’opera ad Arnaldo da Villanova sia radicata in area francese, con qualche emersione isolata altrove (il volgarizzamento siciliano tràdito dal codice Palermo, Biblioteca Comunale, 2QqE22, edito e studiato da Rapisarda 2001). Alle ricerche sulle traduzioni può associarsi proficuamente un’indagine paleografica e codicologica volta a stabilire le aree di provenienza dei manoscritti del testo latino, non solo rispetto all’origine del codice, ma anche rispetto ai «contesti di utilizzo, esemplificati, ad esempio, dalla presenza di glosse vernacolari» (cf. Ventura 2015, 267): si potrebbe così approdare a un quadro, per quanto parziale a causa dei ricordati problemi relativi allo spoglio dei cataloghi e, naturalmente, a causa dell’aleatoria azione del tempo sulla sopravvivenza dei manoscritti, sufficientemente indicativo della diffusione del Thesaurus pauperum e della possibile esistenza di atelier di copia e di traduzione, oltre e accanto all’iniziativa individuale del copista occasionale, fruitore interessato del testo.

33 Bois (1986); Corradini Bozzi (1997, 49 n. 102). 34 Secondo Bois (1986), si tratta di una copia di Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2889. 35 Cf. Richler (2001, 452). 36 Su questi manoscritti cf. Meirinhos (2011, 246, scheda 391; 348, scheda 588; 501, scheda 842). All’elenco va aggiunto un codice perduto di Günzburg, segnalato ivi (518, scheda 875).

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Alla domanda sulle modalità comuni di volgarizzazione nelle diverse lingue d’arrivo, possiamo rispondere affermativamente, come era senz’altro prevedibile; ci siamo imbattuti in traduzioni complete del Thesaurus pauperum (ad esempio, il castigliano Tesoro de los probes), inclusione in miscellanee mediche (ad esempio, la Nürnberger Arzneibuch in area tedesca) e conservazione avventizia (ad esempio, i frammenti catalani). Confrontando i dati disponibili, constatiamo poi una maggiore incidenza delle versioni antologiche (anche inserite in miscellanee) e della circolazione avventizia del Thesaurus pauperum rispetto alle traduzioni integrali. In altre parole, il Thesaurus pauperum volgarizzato circola più come estratti di ricette che come opera a sé stante: un ricettario sorto per prelievo di prescrizioni da diverse fonti mediche viene recepito e tradotto, spesso grazie all’azione di chi intende servirsene per uso personale, in quelle forme di florilegio che ben si adattano a un’opera di marcata impronta pratica e di scarsa forza autoriale. Le successive vicende della trasmissione vernacolare del Thesaurus pauperum, cioè quelle relative alle edizioni a stampa, decretano l’affermazione delle versioni complete del ricettario.37

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi 3.2.1 Stato dell’arte In modo speculare a quanto accade per il censimento dei testimoni del Thesaurus pauperum latino, Meirinhos (2011) consente di aggiornare la recensio dei manoscritti che presentano il Thesaurus pauperum nei volgari italiani; il precedente censimento di riferimento si deve a Stefano Rapisarda,38 che propone anche l’individuazione dei distinti volgarizzamenti e una classificazione rispetto ai subarchetipi dello stemma codicum del testo latino.39 L’indicazione della segnatura del manoscritto è preceduta da una sigla40 ed è seguita dalla menzione tra parentesi della pagina e del numero progressivo del manoscritto in Meirinhos (2011); segnaliamo con un asterisco (*) i codici presenti in Rapisarda (2000) e con due asterischi (**) quelli che compaiono già in Rocha Pereira (1973).

37 38 39 40

Cf. § 2.2 I manoscritti. Rapisarda (2001, 124–132). Rapisarda (2000). Tendiamo a conservare le sigle adoperate da Rapisarda.

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

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BOS = Boston (Massachussetts), The Francis A. Countway Medical Library, 5: cc. 1r–74r, c. 1450 (58. 82). CAS = Roma, Biblioteca Casanatense, 1798: cc. 1r–34, sec. XIV (373. 636).** F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62: cc. 1r–61r, sec. XIV (112. 179).** F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543: cc. 1r–83v, sec. XV (116. 186).** F3 = Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2359: cc. 1r–53r, sec. XIV (120. 192).* F4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14: cc. 2r–29r o 3r–30, sec. XV exeunte (100. 159).** F5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92: cc. 1r–26v, 1515 (114. 183).** F6 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.IV.112: cc. 66r–94r, sec. XV (111. 178).** K1 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Berol. Ital. Fol. 158: cc. 1ra–58ra, 1450 (168. 274). K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Berol. Ital. Qu. 52: cc. 3r–70v, sec. XV–XVI (169. 275). L1 = London, British Library, Harley 5139: cc. 1r–49v, sec. XV (190. 306).** L2 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 617: cc. 1ra–47va, 1451 (212. 336). L3 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 533: IV parte, cc. 1r–10v, sec. XV (210. 333). MIL = Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708: cc. 1ra–30vb, sec. XIV (235. 373).* MON = Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section de Médecine, H 474: cc. 68r– 87r, sec. XV (245. 389). N1= Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII. C. 94: cc. 4r–90r, 1449 (285. 467).* N2 = Napoli, Biblioteca Oratoriana dei Girolamini, CF. I. 9: cc. –, sec. XV (283. 462).* O1 = Oxford, Bodleian Library, Canon. ital. 260: cc. 1–115, sec. XV (307. 514). O2 = Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 52: cc. 5–55, sec. XV (308. 515).** PD = Padova, Biblioteca Universitaria, 1026: cc. 1–74, sec. XV (324. 542).** S1 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.2: cc. 6v–30r, sec. XIV (400. 682).** S2 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.3: cc. 58v–66r, sec. XV (401. 683).** S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.11: cc. 52r–60v, sec. XV (401. 684).** S4 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.11: cc. 1r–42v, sec. XVI (400. 681).** V1 = Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. III. 12: cc. 71r–80v, sec. XV (463. 790).* V2 = Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It.III.16: cc. 1r–131r, sec. XV (464. 791).* VAT = Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334: cc. 1r–111r, sec. XIV (456. 779).** WAS = Washington, Library of Congress, 101 (già 130): cc. 3r–37v, sec. XIV (474. 804). WIE = Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 3405: cc. 4r–227r, 1459 (487. 820).**

Sulla base della collazione delle rubriche e del prologo, Rapisarda individua almeno sette volgarizzamenti derivanti da altrettanti subarchetipi, dal momento «che ciascuno dei volgarizzamenti sub-archetipi venne eseguito direttamente su un testo latino e a partire da un diverso ramo della tradizione, con soluzioni traduttorie assai varie e diseguali le une dalle altre».41 Questo lo schema delle discendenze ricostruito da Rapisarda:42 41 Rapisarda (2000, 116). 42 Ivi, 110.

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

da δ > S1 da η > F4 e F5 da γ > VAT, F3 e S4 da κ > F1 e F2 da ι > N1 e PD da un parallelo di θ > le stampe da un ramo attribuito ad Arnaldo da Villanova > PA da flores seriori > F6, S2, S3 e CAS

Roman Sosnowski (2012) si è occupato del Thesaurus pauperum nei due manoscritti berlinesi conservati a Cracovia; lo studioso ipotizza la derivazione di K1 dal subarchetipo latino ι e, dunque, l’apparentamento con N1 e PD, rispetto ai quali K1 «risulta il meno completo, il più personale e contaminato»; suggerisce poi che K2 sia l’unico testimone accertato di un’ottava diversa versione del Thesaurus pauperum in area italiana (cf. Sosnowski 2012, 268). Ricapitolando i dati dell’indagine di Rapisarda, i testimoni dei volgarizzamenti di area toscana sono i seguenti: F1, F2, F3, F4, F5, F6, S1, S2, S3, S4, V1 e V2. Secondo questa classificazione, derivano da un comune antigrafo: F1 e F2, F4 e F5, F3 e S4 ; il ms. S1 è il testimone singolo di un ramo della tradizione. La tradizione di area toscana comprende, dunque, quattro volgarizzamenti distinti, cui si sommano i mss. F6, S2 e S3 derivati da flores seriori. La proposta di Rapisarda è corretta nell’accostamento dei manoscritti come latori delle diverse versioni del Thesaurus pauperum nei volgari italiani. I dubbi in merito alla solidità dei principi che definiscono le famiglie dello stemma codicum latino rendono inevitabilmente labirintica la ricerca dei testimoni latini da cui discendono le traduzioni italiane. In altre parole, se si mette in discussione la definizione dei subarchetipi latini, diventa apodittica l’affermazione dell’origine dei sette, o degli otto, volgarizzamenti da quei diversi modelli latini.43 È ancor più difficile l’inquadramento dei flores: in linea generale, possono essere sunti delle versioni volgari o, al contrario, traduzioni autonome di modelli latini già compendiati o traduzioni di passi scelti di testi latini completi; i confini tra queste possibilità sono estremamente labili e di disperante riconoscimento.

3.2.2 Aggiornamento del censimento 3.2.2.1 Sottrazioni Prima di proporre una classificazione della tradizione italoromanza del Thesaurus pauperum, si rendono necessarie alcune rettifiche al citato censimento. 43 Rapisarda opera un confronto puntuale fra il volgarizzamento siciliano e il testo di VAT (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334) per dimostrare l’indipenden-

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

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Bisogna intervenire innanzitutto con una sottrazione: MIL (Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708) reca un testo dal titolo Consillio e texauro de’ poviri infermi, che, contrariamente alle concordi indicazioni bibliografiche,44 non è un volgarizzamento del Thesaurus pauperum. A dimostrazione dell’errata identificazione, trascriviamo innanzitutto il titolo e il prologo dell’opera a c. 1ra: [...]45 lo per loco che questo libro de consillio e texauro de’ poveri infermi. Capitullo primo. Al n de Dio sia et dela sua madre Madona, sancta Maria, e de tuti li sancti e sancte del para [...] a comenzare questo libro. Signori, con zò sia cossa manifista che ogni persona non pò avere l’abundantia de essere fornito de libri de medecina on che sia per povertà on per altro che le sia quazi con povertà, ogni persona non sa lezere et né da si intendere per lettera li libri dele medicine, maximamente quelli che sono forte obscuri. Et inperzò che io li ò letti e preletti de molti libri de medecina, tanto theorici quanto pratici, et ò pensato de redure pratica per vulgare questo minimo libro, el quale porà essere ancora utille a molte persone, usandello maximamente a puvre persone. Et se in questo libro, el quale si pò appellare libro de consilio e texoro de’ poviri infirmi, se elli fosse alchuno errore superchio on alchuno manchamento che ad altri non paresse star bene, prego çiaschaduno che sa lo debiano corezire et amendare como li pare a llui stia bene, perché io de bona voglia ò trato questo da altri libri.

Annotiamo anche la tavola dei capitoli dell’opera, in cui emerge inequivocabilmente la distanza dal Thesaurus pauperum.46 Capitullo primo (prologo) /1ra/ Le nome delle spiciarie /1ra/ Ellectuarium ad crepa[turam] /1vb/ Per cognoscere le spiciarie /1vb/ Deli quatro humori del’homo /2vb/ (5) Deli quatro humori [sic] del’anno /3ra/ Delo humore del sangue /3rb/ Delo humore colerico /3va/ Delo humore flegmaticho /3va/

za del volgarizzamento siciliano dalle versioni toscane e la sua origine come traduzione dal latino (cf. Rapisarda 2001, 135–141). 44 Si tratta delle schede codicologiche (Santoro 1965, 163–164; Agrimi 1976, 200; Milani Manus) e delle osservazioni degli studiosi che si sono occupati del Thesaurus pauperum (Rapisarda 2001, 131; Meirinhos 2011, 235, scheda 373). 45 Testo illeggibile a causa di una macchia di umidità. 46 Nella presentazione della fisionomia testuale del manoscritto prendiamo in esame i capitoli con rubricatura in rosso e numerazione; evidenziamo i capitoli multipli di cinque e non correggiamo i rari casi di numerazione errata da parte del copista (si veda il cap. Per infiatura e per dolore e per vermi del corpo).

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Delo humore melanchonico /3vb/ (10) De cognoscere le orine /3vb/ Empiastro che valle ale inflatione delle posteme flegmatiche /6vb/ Per fare onto da sanare lo naxo /6vb/ Per sanare piage /7rb/ Per sanare la tigna /7rb/ (15) Per infiatione de gotte /7rb/ Delle vene della persona che fino sallassate /7vb/ Unguento gratia dey /8rb/ Ceroto per stomacho /8rb/ Le expexitione delle vene del’homo /8rb/ (20) Per tute le infiatione del corpo /9ra/ Per fare vegnire alla dona lo suo corso /9rb/ Per far restare ala dona lo suo corso /10ra/ Per cognoscere le raxone perché desende alla dona lo suo superchio corsso e decte medicine contra quello /10va/ La expositione de trare l’aqua del vino /11ra/ (25) Capitolo della rememoratione delle medexine da consolidare /11rb/ Per guarire ogni crevadura e carne rotta /11va/ Per guarire de male del fogo de san Lorenzo /11vb/ Per doglia de testa /11vb/ Per fare polvere da sanare cancro /12ra/ (30) Contra ogni infiatione e per fare stare dure le tete /12va/ Contra lo fluxo del sangue del corpo /12vb/ Per fare onguenti preciosi per sanare piage /12vb/ Onguento biancho da flegma salso /13rb/ Per piage che veneno alla verga del’homo e alla natura della femina /13va/ (35) Per fare impiastri de molti modi da piage e da inflatione e da ossy rotty /13vb/ Per cognosere le posteme et le sue cure /15va/ (37) Per sanare piage /16vb/ Per strenzere corente et fluxo de corpo /17ra/ Per alcidere li lombrixi /17rb/ (40) Contra la doglia delli denti /17rb/ Per sanare le zenzive guaste /17vb/ Contra la doglia della testa /18ra/ Dele medexine deli ogy /18ra/ Dele medexine che fanno andare del corpo /19ra/ (45) Per le oregie e per sorditade /19rb/ Medexine del naxo /19vb/ Per stagnare sangue de naxo et de ferite e dele vene /20ra/ Dele medexine dela bocha /20rb/ Per restrenzere vomitho e corente del corpo /20vb/ (50) Contra el dolore del ventre /20vb/ Per dolore de madre /20vb/ Per piage quaxi marze e guaste /21ra/ Per sugare e saldare piage /21ra/ Per piage che vene ala verga del’homo e ala natura della femina /21rb/ (55) Per curare fistolle e cazare la rogna e la tigna /21va/

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

61

Per cognosere la virtude de molti olii /22ra/ Per afermare li denti che scolano in bocha /22va/ Per fare nasscere li capilli /22vb/ Medexine che fanno andare del corpo /23ra/ (60) Cristeri che fanno andare del corpo /23rb/ Per fare seposte per andare del corpo /23va/ Per infiatura e per dolore e per vermi del corpo /23va/ (63 vel 64) Per non lassare nascere li capilly /23va/ (65) Per cognoscere le virtude de certe herbe, in prima del porro /23vb/ Per guarire del malle della preda /26vb/ Per tore carne ria fora de una piaga /27rb/ Per fare che le formighe non vadano suxo lo pomaro /27va/ A morbo caduco /27va/ (70) Per fare delenguare una infiatione /27vb/ Per fare madurare la infiatione /27vb/ Per redure li malli humori in puza /28ra/ Per curare e saldare cotalle pomelle che nassceno suxo alle mane /28rb/ Per infiatura de’ coyoni /28rb/ (75) Per levare le magie del panno /28rb/ Per malle de moroytte /28va/ Per malle de ponto che faza andare zoxo lo budello /28va/ Delle medexine che curano e che inzenereno carne /28vb/ Delle medexine saldative et incurative /29ra/ (80) Medexine da mitigare dolori /29ra/ Per fare impiastro da mollificare una dureza /29ra/ Onguento da sanare piage /29rb/ Contra lo veneno /29rb/ Per non podere essere avenenato /29rb/ (85) Per cazare colera /29rb/ Pomo laudani da odorare al tempo del morbo /29va/ (87) Brevi capitoli non numerati: /29vb/ Per fare onguento per saldare piage de gambe /30ra/ Per mandare via e guarire una infiatione /30ra/ Per fare vegnire lacte ad una dona /30ra/ Per affermare li denti ce se scorlano in boccha et è provato /30rb/ Per cavare una spina fori de uno pede o de una mane /30rb/ Contra ogni bruxadura de fogho on de ferro on de aqua boliente /30va/ Contra sedulas mamillarum /30va/ Per fare onguento de gambe e de altre piage guaste /30va/ Ancora per fare uno bono onguento per gambe et è aprovato /30va/ Per fare bono unguento saldativo e curativo /30vb/ Rubrica dele medexine de piage e de posteme /31ra/ Qui comenza la rubrica generale

Nel prologo il Consillio e tesauro de’ poviri infermi è presentato come una raccolta di prescrizioni mediche tratte da varie fonti e a beneficio dei meno abbienti; questi elementi relativi all’impostazione generale e alla definizione di

62

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

un pubblico ideale sono effettivamente comuni con il Thesaurus pauperum. È, tuttavia, sufficiente una scorsa all’indice dei capitoli per notare come nel Consillio del ms. Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708 venga meno la rigorosa sequenza a capite ad calcem e compaiano sezioni mediche di più ampio respiro, a partire dallo spazio riservato alle teorie sugli umori e all’esame dell’urine (cc. 2v–6v), assenti nel Thesaurus pauperum. Il Consillio è, in definitiva, una miscellanea medica, in cui la parte propriamente farmacologica è introdotta da una sintetica presentazione della teoria umorale, fondamento della medicina medievale, e da alcune informazioni utili alla diagnosi attraverso l’osservazione delle urine. Abbiamo individuato anche un altro testimone di questo testo: il ms. London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 206.47 Oggetto di erronea identificazione è stato anche il ricettario medico del ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl. XV.115. Sulla base del titolo Questo libro si chiama el tesoro de’ poveri, el quale è medicinale et virtuoso in medicine (c. 1r) si è pensato a un volgarizzamento del Thesaurus pauperum.48 L’identificazione erronea non si è affermata grazie alla smentita di Rocha Pereira (1973, 42); questo manoscritto è incluso da Meirinhos (2011) nell’appendice dedicata ai codici citati erroneamente come testimoni di opere attribuite a Pietro Ispano.49 Va, però, messo in risalto che la sezione farmacologica che si apre a c. 162r50 («Incomincia a trattare delle cure particolare e primamente del dolore del capo») è caratterizzata non solo da un ordine delle rubriche molto simile a quello del Thesaurus pauperum,51 ma anche dalla ripresa di alcune ricette; ad 47 Nel Consiglio il prelievo dalle fonti produce l’accostamento di testi di origine diversa e con tradizione autonoma. Ad esempio, il prontuario sulle spezie Per cognoscere le spiciarie (cc. 1vb–2vb) mostra significative coincidenze con La chognossença de le splleçarie presente nel cosiddetto Zibaldone da Canal (cc. 45v–46v), sia per la comunanza e l’ordine, seppur non completamente sovrapponibile, delle voci sia per il contenuto. Nell’edizione dello Zibaldone da Canal, Alfredo Stussi individua altri testi che presentano coincidenza sostanziale con il prontuario sulle spezie dello Zibaldone: il testo trasmesso dal ms. Firenze, Biblioteca Marucelliana, C 267 alle cc. 15r–16r e il Libro di mercatantie et usanze de’ paesi (cf. Stussi 1967a, XIX– XXII). Per un esame più dettagliato delle peculiarità del Consiglio cf. Zarra (2015a). 48 Díaz y Díaz (1959, 291). 49 Cf. Meirinhos (2011, 545, scheda 948). 50 Le carte sono individuate secondo la numerazione presente nel margine inferiore sinistro e non secondo la numerazione nel margine superiore destro. 51 Segue l’elenco delle rubriche da c. 164v a c. 215v: De frenisia (164r), De litargia (164v), De vigiliis (165r), De scotonia vertigine (165v), Capitolo delle cure degli ochi (166r), Del dolore degli orechie (168r), De sanguine (168v), Di cosa caduta nelle orechie (169r), De surditate (169r), De flusso sanguinis (171r), Della bocha (171v), De dolore dentium (172r), De denti putridi (172v), A mondificare e denti (173v), Al fetore dela bocha (174r), De squinensia (174r), Della angoscia dello spirare et respirare (175r), De periplemonia (176r), Dello sputo del sangue (176v), De tisicho (178v), Dell’apostema del costato la quale si dice pleuersis (180r), De mala conplexione di cuore

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

63

esempio, le prescrizioni del De frenisia (c. 168r–v) ripropongono senza dubbio le ricette latine del Thesaurus pauperum IV,17 e IV,4, e alcune del De flusso sanguinis (c. 171r–v) le ricette latine XII,1 e XII,34: (c. 168r–v) Ancho molto vale polmone frescho di pechora legato in capo et alle ganbe et alle coscie, et fa ungnere le nare et le labra et gli orechi con unguenti odoriferi sì come mirra, storace, opio, castoro, iusquiamo, cotti in aqua; et questo vale. IV,17 Item pulmo pecoris calidus capiti alligatus valet. Idem [Galenus]. IV,4 Item si oculi et nares et labia ungantur mirra, storace, castoreo, opio, iusquiamo decoctis in mulsa statim quiescet. Idem [Constantinus]. (c. 171r–v) Item sugo di stercho di porcho messo nelle nari constringe lo sangue. [...] Item cenere di penne grosse di gallina, soffiato nelle nare, constrince grandemente et guarda non stia cinto stretto con alcuna cintura, che molto nuoce. XII,1 Sucus stercoris porcini expressus in naribus sanguinem stringit. Constantinus. XII,34 Item cinis plumarum galline insufflatus stringit sanguine. Experimentator.

Il ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl. XV.115 è, dunque, latore di una miscellanea medico-farmaceutica che ingloba e rielabora parti, anche consistenti, del Thesaurus pauperum, ma che non può considerarsi stricto sensu un volgarizzamento dello stesso. Per tipologia andrà, dunque, associato alle miscellanee mediche che attingono dal Thesaurus pauperum, come il Ricettario calabrese di Luca Geracitano e lo zibaldone fiorentino dei Drittafede. 3.2.2.2 Aggiunte Il ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 363, che indicheremo come F7, ha subito un ingiusto ostracismo: è inserito da Meirinhos nella sezione dei Códices excluídos con la seguente motivazione: «Tesoro de’ poveri que não é a obra de Pedro Hispano mas um tratado sobre ervas e doenças» (Meirinhos 2011, 583).

(181r), De mala conplexione della bocha dello stomacho (182v), Della mala complexione di tuto lo stomaco (183v), De callido apostemate nella bocha dello stomacho (184v), De frigido apostema (185r), Dello difecto dello apetito (185v), De mala digestione et fumosa ruptatione (186r), De fastidio (187r), Del flusso del ventre lo quale si dice diaria (187r), Del’interia (189r), De vomito (189v), De disinteria (190v), Della ventosità dello stomaco (192r), De collica (192v), De liaca infirmitate (193v), Delle generationi de’ lunbrichi (194r), Del fegato riscaldato (194v), De conplexione frigida (195v), De mala complexione del fegato (196v), Della opillatione del fegato (197v), De ydropesia (198r), Della milza quando è grossa et dura (200r), De itersia (203r), Del dolore de’ regnoni (203v), De straguria (204r), Del pisciare sança volumptà (205v), Del difecto de’ cuglioni (205v), De apostema de’ cuglioni (206v), De apostemate virge (207r), Del mancamento del sangue mestruo (207v), Del flusso del sangue mestruo (208v), De suffocatione matricis incipit (209r), De ventositate matricis (210r), Dell’apostema caldo della matrice (210r), De dislocatione matricis (211r), Delle rotture della matrice (211v), De sciatica (212r) e De podagra (215r).

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Il codice reca numerose opere mediche, l’elenco delle cui rubriche si legge alle cc. 109r–114r: in questa miscellanea medica il testo delle cc. 68r–108r è un volgarizzamento del Thesaurus pauperum. Ecco la trascrizione del titolo e dell’incipit: /68r/ Inchomincia el libro di medicine il quale compose Papa Giovanni e tratto di molti autori di medicina e traslatolo in latino e chiamasi questo libro el tesoro de’ povari. Al nome sia della santa Trinità, la quale creò tutte le chose e dotòlle delle sue virtù, le quali ogni sapientia et ogni sciençia è data da llui, io mi sforçarò di fare uno libro e uno lavorio, overo opara, e tutte le mie forçe chonfidandomi di cholui che l’opere diriçça per noi, sicondo che fu di bisognio e sì chome il fabbro diriça il suo lavorio chol martello. Et questa opara voglio chiamare Tesoro de’ povari e ssarà questo libro in latino inteso et in esso saranno quasi tutte le ’nfermità con molte verità e leggiermente si conosceranno, se ’l medicho temarà e amarà cholui el quale creò della terra medicina. Ma io conforto e conseglio cholui che tti leggerà che, ss’egli per aventura ci trovasse cosa ch’egli non intenda, che non connoscha il male, che egli non dia allo ’nfermo la medicina, se egli non à prima con/68v/siderato la natura di quella infermità e lla natura dello ’nfermo e lla natura delle chose et chome egli può trare celatamente la virtù delle cose, imperò che, ss’egli non considerasse bene queste chose, el ciecho medicho chonducierebbe lo ’nfermo nella fossa della morte; et a cciò che lla isciençia non sia adoperata contra allo comandamento di Dio, donatore delle sciençie, ghuardisi diligentemente lo medicho e fedelmente che per nissuno preçço, nè per nissuno amore folle d’alchuno, dicha nissuna medicina per la quale la femina posse parturire innançi il tempo, nè potesse per essa medicina fare morire la creatura nel ventre. E detti di tutti gli antichi filosafi, cioè medici, de’ quali tutto questo libro tratta, in tale maniera il prenda cholui che ’l vuole adoperare, chome s’egli avesse tutta la radice e llo ’ntendimento, inperò ch’io abbo cerchato chon molta fatigha tutte le belle chose ch’i ò possuto trovare ne’ llibri de’ medici antichi et de’ maestri nuovi e di choloro che le loro medicine ànno provate. Et, adonque, per la /69r/ gra(tia) di Iesu (Crist)o, medico sovrano, el quale sana, sicondo che gli piace, tutte le ’nfermità, imperò ch’egli ène capo de’ fideli cristiani, inchominciaremo alle infermità della testa discendendo infine a’ piedi, et in prima de’ chapegli, e quali alchuna volta chaggiono, alchuna vuolta sono rossi, alchuna volta si mutano di cholore.

E la tavola dei capitoli: Latino

F7 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 363

I. II. III. IV.

De casu capillorum Contra ortum capillorum De pustulis capitis De litargia

V. VI. VII.

De frenesi De dolore capitis De epilentia

Medicine chontra e chapeli che chaggiano /69r/ Medicine a ffare chadere e chapegli /70r/ Medicine a ghuarire rognia di testa /70v/ Medicine alle infermità di chi à ghattive memorie et chiamisi dormigliosi /72r/ Medicine a ghurire farnetichi /72v/ Medicine per lo dolore del chapo /74r/ Medicine al male da chadere /76r/

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

65

(continua) Latino

F7 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 363

VIII.

De dolore oculorum

IX. X. XI. XII. XIII. XIV. XV.

De De De De De De De

XVI.

De sincopi et inanitione

XVII.

De nausea et singultu

XVIII. XIX.

De lesione pulmonis De pleuresi

XX.

Ad laxandum ventrem

XXI.

De nimio fluxu ventris

XXII. XXIII.

De colica et iliaca passione De tenasmone

XXIV. XXV. XXVI. XXVII. XXVIII. XXIX. XXX. XXXI.

infirmitatibus aurium gutta rosacea dolore dentium et gingivarum fluxu sanguinis narium paralisi lingue squinantia egritudinibus pectoris

De vermibus et lumbricis De emorroidibus De exitu ani De opilatione epatis De ydropisi De opilatione splenis De icteritia De opilatione lapidis vesice et renum XXXII. De stanguria XXXIII. De prurito virge XXXIV. De fluxu urine XXXV. De inflatione testium XXXVI. De passione virge

Medicine al male degli occhi /76v/ Al male del passimo [sic] /77v/ Al male della ghola /77v/ Al male del ghoçço /77v/ Dello tremare le mani /78r/ Medicine chontra a chi perchuote ispesso le leppe degli occhi /78r/ Medicine al dolore dell’orecchi /78v/ Medicine alle putigini del volto /79r/ Medicine a doglie di denti /79v/ Medicine a stagniare lo sanghe del naso /80r/ Medicine al male della linghua /80v/ Medicine all’uvola discese di ghola /81r/ Medicine al male del petto et alla tossa e con sputamento di sanghue /81v/ Medicine a quelli che sono sincopi et a confortare il quore /83v/ Medicine al singhoçço et al male di stomacho /84v/ Medicine al polmone /85v/ Medicine al male de preusi overo prenesia /85v/ Medicine da mollifichare il ventre e fare andare del corpo /86r/ Medicine a quelli che vanno troppo del corpo /86v/ Medicine al dolore di fiancho /87v/ Medicine al male delle pondore /88v/ Medicine a fare orinare /88v/ Medicine al male de’ vermini de’ fanciulli /89r/ Medicine al male de moreci /89v/ Medicine Medicine Medicine Medicine Medicine

alla oppillatione del feghato /90r/ al male delli ydropici /90v/ al male della melça /91r/ al male del feghato /92r/ al male della pietra /92v/

Ancho medicine a ffare orinare /93v/ Medicine al male della vergha /94v/

66

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

F7 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 363

XXXVII. XXXVIII. XXXIX. XL. XLI. XLII. XLIII.

Ad coitum excitandum De suffocatione libidinis De duritia et apostemate matricis De provocatione menstruorum De nimio fluxu menstruorum De mamillarum infirmitatibus De suffocatione matricis

XLIV.

De impedimento conceptus

XLV. XLVI. XLVII. XLVIII. XLIX.

Ut mulier concipiat Contra difficilem partum De dolore post partum De gutta arthetica et podagra De crepatura

L.

De antrace

A provochare la luxuria /94v/ A tollare la volontà della luxuria /95r/ Medicine a ffare allarghare la matrice /95v/

Medicine alla matrice /95v/ Lacuna Il fascicolo delle cc. 85–95 ha perso la carta finale. E mancano le carte iniziali del fascicolo successivo

Medicine alla infermità chiamata arteticha /100r/ Medicine a doglie di ginocchia /101v/ Chome l’uomo è composto di quatro alimenti /103r/ Questi sono i dì della luna e le chose ch’è buono di fare in essi /104v/ Al male dello intrace /108r/

Il manoscritto è senz’altro tardo (databile alla fine del XV sec.) e presenta il contenuto del Thesaurus pauperum con inserzioni sporadiche di capitoli adespoti secondo un’impostazione marcatamente antologica: nelle rubriche non sono presenti tutte le ricette, ma una loro selezione e talvolta qualche ricetta di origine ignota. L’assenza di alcune rubriche dipende da lacuna materiale: nella tavola dei capitoli a c. 114v sono annotate le seguenti rubriche, perdute per la caduta delle carte da 96 a 99: Al male della madre a fo. 96. A ffare venire il tempo alle donne a fo. 96. A stringere il tempo alle donne a fo. 97. Medicine per non ingravidare a fo. 97. A ffare ingravidare a fo. 97. Medicine quando la femina non può parturire a fo. 98. Medicine a dolori doppo il parto a fo. 99. Medicine alle poppe delle donne a fo. 99.

3.2 I volgarizzamenti italoromanzi

67

Quanto all’origine di questo Tesoro de’ povari confluito in un’ampia miscellanea medica, una prima collazione ha evidenziato significativi punti di contatto con il testo tràdito da S1, di cui discutiamo in séguito.52 Da una ricerca nelle biblioteche e nei fondi trascurati da Meirinhos (2011) riscopriamo alla nostra rassegna i seguenti manoscritti: BER = Berlin, Staatsbibliothek und Preussischer Kulturbesitz, Hamilton 514: cc. 3r–72v, sec. XV. F8 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 88 (186): cc. 37r–80r, sec. XV.53 PER = Perugia, Biblioteca comunale Augusta, 2850: cc. 5r–104v, sec. XV.54 ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28: cc. 1r– 106v, sec. XV.55 LIL = Lille, Bibliothèque Municipale, 862 (Deb. 157): c. 23r–v, sec. XV.

Ricordiamo anche i quattro capitoli in volgare del Thesaurus pauperum presenti nello zibaldone fiorentino dei Drittafede (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.III.280), studiato da Elena Artale (2005; 2006). Dal momento che «i 4 capitoli sono completi, le ricette abbastanza fedeli al testo stabilito da Pereira, e quasi costantemente accompagnate dall’indicazione dell’auctoritas», Artale ipotizza la genesi autonoma di queste sezioni, ossia come traduzioni da un esemplare latino completo, senza la mediazione di altre versioni volgari (Artale 2006, 230). La studiosa evidenzia anche la prossimità dei quattro capitoli dello zibaldone alle prime stampe dei volgarizzamenti del Thesaurus pauperum.56 Tràdito unicamente dal ms. Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», XII E 20, il Ricettario calabrese di Luca Geracitano è una miscellanea medica d’autore, in cui ricorrono «oltre 1600 ricette», divise da Cristina Scarpino in «quattro gruppi, che rappresentano altrettanti aspetti della medicina medievale»: medicina pratica, medicina magica, medicina sacra e astro-medicina.57 Naturalmente quest’opera è qui menzionata perché nella sezione pratica non sono rari i prelievi dal Thesaurus pauperum.

52 Cf. 3.3.1.2 Testo B. 53 Il manoscritto è annoverato da Meirinhos (2011, 104–105) fra i testimoni del volgarizzamento del Liber oculorum attribuito a Zucchero Bencivenni (edito da Zambrini 1873) e del volgarizzamento del Tractatus mirabilis aquarum. La scheda di Gallori Manus ha il merito di individuare anche il volgarizzamento del Thesaurus pauperum. 54 Si vedano Catalogo Perugia, 289–290; Roncetti (1973, 224); Grauso Manus. 55 Cf. Moulinier-Brogi (2008, 236–237). 56 Cf. Artale (2006, 231); il confronto è condotto con l’incunabolo del Thesaurus pauperum pubblicato da Bartolomeo de’ Libri a Firenze nel 1498. 57 Cf. Scarpino (2011, 225).

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3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

3.3 Per una classificazione della tradizione del «Thesaurus pauperum» nei volgari italiani La complessità della tradizione testuale del Thesaurus pauperum nei volgari italiani dipende sia dall’elevato numero di testimoni, sia dalle peculiarità di testo pratico soggetto a interventi di riscrittura, adattamento e rimaneggiamento: il lavoro di sistematizzazione diventa quanto mai complesso e non certo definitivo.58 Il primo livello di analisi, a carattere eminentemente descrittivo, è volto a verificare il contenuto di ciascun manoscritto nel tentativo di tracciare una mappa dei diversi volgarizzamenti e della loro diffusione; il livello successivo di analisi deve chiarire se i testi individuati sono traduzioni dirette dal latino o rifacimenti di altri testi volgari o contaminazioni tra testi latini e volgari. Il tentativo di identificare e associare i manoscritti latori di uno stesso testo è, dunque, indagine preliminare e indispensabile per verificare i rapporti orizzontali tra questi testi e verticali rispetto ai modelli latini. Fondamentale punto di partenza è l’inquadramento della tradizione volgare proposto da Rapisarda (2000),59 che, però, non prende in considerazione BOS, L1, L2, L3, MON, O1, O2, V1, V2, WAS e WIE, oltre ovviamente a BER, F7, F8, Lil, PER e ROM allora ignoti. Anche in virtù di questo ampliamento della recensio, appare quanto mai necessario innanzitutto un tentativo di riconoscimento e descrizione del contenuto dei codici.60 Nell’analisi comparata fra i testimoni conferiamo particolare rilievo alla divisione in capitoli, nella convinzione che una comune sequenza dei capitoli permetta di distinguere con elevata percentuale di correttezza i codici imparentati e latori dello stesso volgarizzamento. Per riconoscere i testimoni di uno stesso volgarizzamento ci muoveremo, quindi, nel solco della continiana filologia delle strutture, indagando appunto l’ordinamento delle unità testuali come fattore congiuntivo di carattere macrotestuale.61 Per un lavoro classificatorio di questo tipo sono utili anche le considerazioni di Chiesa (2002, 101) circa la

58 Sulle difficoltà nel discernere fra traduzioni diverse e rifacimenti di una stessa traduzione, cioè fra «atti autonomi del tradurre» e «varianti introdotte dai copisti», si vedano le considerazioni di Frosini (2014a, 24–28; la cit. a p. 27) e bibliografia ivi indicata. 59 Resoconto puntuale in § 3.2.1 Stato dell’arte. 60 Non è stato possibile visionare N2; O2 è stato oggetto di una veloce consultazione. Abbiamo, dunque, esaminato 32 manoscritti dei 34 individuati nella recensio. Su N2 cf. Liguori (1979); Giordano/Gallo (1988). 61 Cf. De Robertis (1985); Zaccarello (2012, 14). Esemplare è la ricostruzione della complessa tradizione dei libri di cucina dei «XII ghiotti» in Redon/Bertolini (1993).

3.3 Per una classificazione della tradizione

69

possibilità di accostare stemmaticamente i testimoni «che presentano le medesime caratteristiche strutturali, per esempio una medesima divisione in paragrafi del testo, oppure medesimi sommari all’inizio o alla fine dell’opera, o ancora una medesima disposizione di diagrammi o figure, etc.».62 Resta inteso che per approdare alla classificazione dei distinti volgarizzamenti si è, altresì, resa necessaria la collazione puntuale di estese pericopi testuali, di cui rinunciamo per esigenze editoriali a dare esposizione dettagliata, offrendo poche osservazioni in calce alla tavola dei capitoli del volgarizzamento. L’inquadramento sarà condotto entro alcuni gruppi principali: traduzioni complete (§ 3.3.1), antologie (§ 3.3.2.1), miscellanee (§ 3.3.2.2), e tradizione avventizia, cioè ricette estravaganti e versioni con lacune di ampiezza tale da pregiudicarne il riconoscimento (§ 3.3.2.3).

3.3.1 Traduzioni complete Indichiamo con le lettere dell’alfabeto i diversi testi individuati e offriamo per ciascun volgarizzamento la trascrizione di incipit, prologo ed explicit e la tavola sinottica delle rubriche di tutti i testimoni, insieme a sintetiche note sulle peculiarità differenziali del testo e sulle caratteristiche dei testimoni: A = VAT, F3, F8, MON, S4 e WAS B = S1 e F7 C = F1, F2 e ROM D = BER, K1, L1, L2, N1, O1, PD e Per E = BOS, K2

3.3.1.1 Testo A Sul testo A si veda diffusamente § 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano. Anticipiamo alcuni dati; il volgarizzamento è tràdito da sei codici: F3 (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 2359), F8 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Redi 88 [186]), MON (Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section de Médecine, H 474), S4 (Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms.

62 Tale indirizzo di ricerca stemmatica trae origine dagli studi di d’Arco Silvio Avalle sui canzonieri: l’ordine dei componimenti nei manoscritti è considerato alla stregua di un vero e proprio errore significativo utile a ricostruire i rapporti stemmatici (Avalle 1972, 89). Per l’applicazione di questi principi alle ricerche filologiche su codici miscellanei si vedano Zinelli (2000); Leonardi (2007); Vaccaro (2012), con ulteriori rimandi bibliografici. Si veda anche Reeve (2004).

70

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

I.VII.11), VAT (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334), WAS (Washington, Library of Congress, 101), e mostra le seguenti peculiarità: – la lingua dei testimoni più affidabili (F3, VAT e WAS) ci permette di collocare questo volgarizzamento in area toscano-occidentale, più precisamente pisana;63 – risale ai primi decenni del XIV sec. in base alla datazione paleografica dei codici; – assenza delle opere che si affiancano spesso nella tradizione del testo del Thesaurus pauperum, cioè il Tractatus de febribus e le ricette adespote; – al Thesaurus pauperum segue in tutti i codici una raccolta di ricette dal titolo Experimenti di Nicolao; – omissione dei capitoli latini XXXV. De inflatione testium e XXXVI. De passione virge; – presenza di sei ricette nel cap. Delli crepati (lat. XLIX. De crepatura), come nel testo latino dell’edizione critica; – F8, MON e S4 offrono una versione antologica del volgarizzamento; – F3 presenta una lacuna per caduta di fascicolo con perdita delle ricette da XXXVII,13 [lat. XXIX,13] a XLIX,5 [lat. XLII,5]. 3.3.1.2 Testo B Il testo B è tràdito dal ms. Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.2 (S1). Titolo: /c. 7ra/ Queste sonno medicine a molte infermitadi, le quali compose Papa Giovanni e trassele di molti autori di medicina, tracte di latino et messe in volgare; e chiamasi questo libro Tesauro de’ povari.

Prologo: /c. 7ra/ Al nome dela santa et una Trinità, la quale creò tucte le cose e doctòle dele sue virtudi, dala quale ongni sapientia et ongni sciença ène data a’ savi, isforçomi di fare uno lavorio el quale ène di sopra ale mie forçe, confidandomi dell’aiutorio di colui el quale tucti e lavorii diriçça per noi, secondo che ’l fabro diriçça el suo lavorio per lo martello, el quale lavorio volglio chiamare Tesauro de’ povari, facendo questo lavorio al nome di colui ch’ène chiamato Padre de’ povari. E se in questo libro sarà alcuno bene inteso, le medicine quasi di tucte infermità leggieri si trovaranno co· molta verità, se ’l medico avarà colui per adoparatore el quale creò dela terra medicina. Ma io conforto et conselglio colui 63 Sui volgarizzamenti sia dal latino sia dal francese nella Toscana occidentale, «una delle più accreditate officine traduttorie tra la seconda metà del XIII secolo e l’inizio del successivo», cf. Cigni (1993, 435–437; 2009); Castellani (2000, XXIX–XXXVIII); Zinelli (1998, 153–161; 2000, 541), da cui è tratta la citazione; con attenzione ai volgarizzamenti di testi scientifici cf. Zamuner (2003, 747); Artale (2006, 236). Sulla vivacità culturale della Pisa medievale si vedano i saggi in Battaglia Ricci/Cella (2009).

3.3 Per una classificazione della tradizione

71

che ci leggiarà che, s’elgli per aventura avarà lecto cosa ch’egli non cognosca, elgli non dia prima la medicina alo ’nfermo ch’elgli abbia considerato la natura di quella enfermità; e conselglio ch’elgli diligentemente istudi di savere la natura dele cose e la compressione e la sustantia e quando elli ne potrà dare e la vertù celata di tucte le cose. Imperciò che, s’elgli non considerasse bene tucte queste cose, el cieco medico conduciarebbe lo ’nfermo nela fossa dela morte; e acciò che la scienza non sia adoperata incontra le comandamenta, lo medico e fedelmente che per neuno prezzo né per neuno amore folle d’alcuno dica neuna medicina per la quale femina potesse parturire innanzi tempo e potesse frastollare prengneça. E decti delgli antichi fisici, cioè medici, de’ quali tucto questo libro tracta, in tale maniera prenda cului che vuole adoperare, come se lli vedesse tucta la radice e lo ’ntendimento, imperciò ch’io abbo cercato co· molta fadiga in tucte quelle cose che da me si sonno potute trovare ne’ libri de’ medici antichi e de’ maestri nuovi e di coloro che loro medicine ànno provate. Adunque, per la gratia di Cristo, medico sovrano, el quale sana, secondo ch’elgli piace, tucte le ’nfermitadi, imperciò ch’elgli ène capo de’ fedeli, incominciaremo dal’enfermitadi dela testa discendendo infine a quelle de’ piei e primeramente delle ’nfermitadi de’ capelli, e quali alcuna volta cadeno e alcuna volta sonno rosi e alcuna volta si mutano di colore.

Explicit: /c. 29ra/ Anco lo fegato del pesce dalfino bevuto et assagiato inançi l’acessione tolle la febre. Dicelo Prinio. Anco lo cuore del leone mangiato guarisce coloro c’ànno la quartana. Qui si compieno le febri del Tesauro de’ povari che fece maestro Pietro Ispangnuolo che fu papa di Roma.

Tavola dei capitoli.

Latino I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. IX. X. XI.

S1 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.2

XII.

De casu capillorum Contra ortum capillorum De pustulis capitis De litargia De frenesi De dolore capitis De epilentia De dolore oculorum De infirmitatibus aurium De gutta rosacea De dolore dentium et gingivarum De fluxu sanguinis narium

XIII.

De paralisi lingue

Medicine incontra lo cadere de’ capelgli /7rb/ Medicine a fare cadere e capelli /7va/ Medicine a guarire rongna dela testa /7vb/ Medicine contra e dormilgliosi /8rb/ Medicine a guarire farnetichi /8va/ Medicine al dolore del capo /9ra/ Medicine al male del cadere /10ra/ Medicine ale ’nfermità delli ochi veraci /11rb/ Medicine ale ’nfermità e a dolori delgli o(re)chi /13rb/ Medicine contra gocta rosacea /14ra/ Medicine contra le ’nfermità e al dolore de’ denti /14rb/ Medicine a costrengiare lo sangue ch’esce del naso buone /15rb/ Medicine a guarire la paraliticatione dela lengua, cioè quando la lengua àve impedimento e per nervo o per altra cosa che non può parlare /10bisra/

72

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

S1 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.2

XIV.

De squinantia

XV. XVI. XVII.

De egritudinibus pectoris De sincopi et inanitione De nausea et singultu

XVIII. XIX.

De lesione pulmonis De pleuresi

XX. XXI. XXII.

Ad laxandum ventrem De nimio fluxu ventris De colica et iliaca passione

XXIII.

De tenasmone

XXIV. XXV.

De vermibus et lumbricis De emorroidibus

XXVI.

De exitu ani

XXVII.

De opilatione epatis

XXVIII. De ydropisi XXIX. XXX. XXXI. XLI. XLII. XLIII. XLVIII. XLIX. L.

De opilatione splenis De icteritia De opilatione lapidis vesice et renum De nimio fluxu menstruorum De mamillarum infirmitatibus De suffocatione matricis De gutta arthetica et podagra De crepatura De antrace De febre effemera

Medicine buone a ronpare e a distrugiare l’apostema ke nasce nela gola che si chiama isquinançia /10bisrb/ Medicine contra ale ’nfermità del pecto /16ra/ Medicine a confortare coloro a cui vengnono gli spiriti meno e la parola per debileçça /16vb/ Medicine a guarire lo senghioçço .i. rocta /16vb/ Medicine ale magangnie del polmone /17rb/ Medicine contra l’apostema che viene nele coste veraci /17rb/ Medicine a rilargare lo ve(n)tre /17vb/ Medicine a una infermità che si chiama collica et è uno dolore che viene inn uno budello /18va/ Medicine a guarire la ’nfermità del tenasmone veraci /19va/ Medicine a ucidare e lonbrichi /19vb/ Medicine buone a guarire uno male che si dice emoroide et è una infermità ch’esce alo ’nfermo sangue dele vene del culo, inperciò ke per lo luogo si purga la malanconia /20ra/ Medicine a guarire la ’nfermità de’ fichi /20va/ Medicine a fare ritornare innentro lo budello ch’esce dala parte di socto /20va/ Medicine ad aprire le vie che vanno al fecato che sieno turate per alcuna infermità /20vb/ Medicine a guarire lo druopico che sia infermato per caldi homori /20vb/ Medicine a guarire le ’nfermità dela melça /21rb/ Medicine a guarire itteritia /21vb/ Medicine a guarire dela pietra dela vescicha e dele reni /22ra/ Medicine a ristrengiare troppo discorrimento di sangue dela matrice /23ra/ Medicine ala femina ale poppole veraci /23va/ Medicine a soffogagioni avengono nela matrice /23vb/ Titolo assente /24ra/ Medicine a crepatura /26ra/ Medicine a febbre et effimera /26rb/

3.3 Per una classificazione della tradizione

73

(continua) Latino

S1 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.2 De febre continua De febre tertiana De febre cottidiana De quartana

Medicine a raleviare la febbre continua /26va/ Medicine a guarire la febbre terçana /26vb/ Medicine a guarire la febbre cotidiana /27rb/ Medicine a guarire la febbre quartana veraci /27vb/

S1 si data su base paleografica alla prima metà del XIV secolo ed è fra i testimoni più antichi che recano una versione del Thesaurus pauperum in volgare. Riscontriamo le seguenti peculiarità: – presenza del Tractatus de febribus; – assenza di numerosi capitoli, spesso per lacuna materiale: quelli corrispondenti ai capitoli latini da XXXII a XL e da XLIV a XLVII. Da un primo confronto, fondato sulla collazione del prologo e di un campione di ricette, sono emerse importanti somiglianze di questo testo con il Tesoro de’ povari di F7. Accanto a differenze di macrostruttura (ad esempio, F7 non ha le ricette sulle febbri), le lacune di S1 e la marcata impostazione antologica di F7 non consentono di affermare una coincidenza completa del testo:64 rimandiamo a future indagini il chiarimento e l’approfondimento sulla natura dell’ipotizzato legame fra i due testimoni e, in maniera contrastiva, rispetto al resto della tradizione italoromanza dell’opera. 3.3.1.3 Testo C Il volgarizzamento C reca le tre opere, Thesaurus pauperum, Tractatus de febribus e ricette adespote, e dovrebbe appartenere a un momento abbastanza avanzato della trasmissione del testo. Citiamo da F1: Titolo: /c. 4r/ Qui incomincia la somma delle medicine del maestro Pietro Spangnuolo nominato Thesoro di poveri. E primeramente dice così.

Incipit: /c. 4r/ [A]l nome della sancta et divina Trinitade, che tucte le cose creò, le quali Yddio non lascia perire, il quale ad ciaschuna donò alle virtudi proprie, dallo quale ogni sapere

64 Per questo motivo si rinuncia alla presentazione parallela dei due manoscritti.

74

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

èe dato alli savii ed ogne sciençia alli sciençiati, assalisco l’opera sopra le virtudi, confidandomi nel suo aiuto, il qual per noi adopera ogni nostra opera buona, sì ccome per istormento. La quale opera [è chi]amato Thesoro di poveri, assengnante questa opera ad colui il quale èe decto padre delli poveri, nel quale, se actentamente si legga, buonamente di tucte le infermitadi si troveranno agievoli et efficaci medicine, se averà quel medico operatore il quale creò la medicina di terra o vero di nulla. Ma io conforto e consiglio lo lectore di questo libro ad ciò che non disprezzi le cose che ssono lecte forse da llui essere non cognosciute e cche non s’apprichi in prima alli corpi da medicare ch’egli non abbia considerata la spezia della infirmitade e lla natura dello infermo. Et istudii diligentemente di sapere le nature delle cose singulari e lle complexioni e lla substantia e, quanto puote, la virtude occulta delle cose singulari, però che altrimenti il ciecho medico si cadrebbe insieme collo ’nfermo nella fossa della morte. Et adciò che el datore della sciencia non ympungni della scientia, guardisi diligentemente e fedelmente che nè seduto di prezzo o per fatale amore riveli alcuno medicamento per lo quale o la morte o li menstrui o l’aborso sia provocato o la ympregnatione sia tolta ad alcuna femina. Ma li decti delli philosophi, delli quali in questa opera c’è tucta la matteria, così le intendi, come se paressono originali, ma fedelmente congregante in tucte le cose che ssi poterono trovare da me nelli libri d’antichi phylosophi et delli maestri moderni li sperimenti delle cose e lle loro selve diligentemente cierchante con sottili istudii e con non piccola fatticha o lle lor parole o il senno d’alchuno sotto altre parole di più agievole intelligenzia insengnate compuosi, così come se avesse presente li libri non troverebbe altrimenti posto che qui. Ma le legature, le quali puosono altrove li phylosophi, nessuno creda superstiziosamente essere poste, ma ymperò che nelle medicine sono operate e ppiù spessamente se mai non si lasciano o dal simile, sì come alchuno dextro al dextro membro o il sinistro al sinistro o il maschio sia posto al maschio. Adunque il nome di messer Giesù Cristo, som(m)o medico, il quale sana si come [om.] nostre infermitadi e però che egli èe capo delli fe […] infermitadi del capo discendendo insino alli pie [om.] fermitadi delli capelli li quali alchuna volta so [om.] sono corrosi alchuna volta sono alterati in colore.

Explicit: /c. 61r/ Dello tytolo del precedente libro. Capitolo ultimo cioè cxxiii. Questo libro chiamo e nomino il thesoro delli poveri, però ch’io sì llo compuosi solamente ad utilitade delli poveri non possenti comperare tucti li libri della medicina, però che qui per diritto se nno intenderanno, avuto audientia sollicita et attenta di doctore leggiente in fisica, poi converso e diritto giudicio, ciaschuno potrà il suo particulare diffecto medicare e non fare piccol fructo dell’arte et d’adoperare et elegantissimamente; se furono vere come qui si sono iscritte e quando l’adoperammo, ricievano l’accrescimento per colui che vive e regna nella potentia del celestiale imperio e nello reame terreno et creante ogne cosa e nulla cosa èe sança lui, il quale puote ogne cosa per ineffabile potentia. Deo gratias. Qui finiscie il libro nominato il thesoro delli poveri, il quale è composto et compilato per lo venerabile maestro e doctore di medicina Maestro Pietro Spangnuolo nel tempo di papa Giovanni. Qui scripsit scribat semper in domino vivat, vivat in celis. Ricciardus (Christ)i fidelis.

I. Capitolo del chadere di capelli /4r/

De casu capillorum

Contra ortum capillorum

De pustulis capitis

I.

II.

III.

V. Delli pidocchi e llendini /6r/

VI. Della lytargia e ssua cura /6v/

De litargia

De frenesi

De dolore capitis

III,35

IV.

V.

VI.

X. Della vertiggine /8v/

XI. Del dolore della fronte e degli occhi /8v/ XII. Delle vigilie /9r/

VI,18

VI,30

VI,49

IX. Della rema fredda /8r/

VI,4

VIII. Del dolore del capo /8r/

VII. Della frenesia e ssua cura /7r/

IV. Della scabbia e sserpiggine /6r/

III,22

III. Delle pustole del capo /5v/

II. Per vietare il nascimento delli capilli /5r/

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

Latino

XI. Cap. del dolore della fronte e delli occhi /13vb/ XII. Chapitolo delle vigilie /14rb/

VIII. Chapitolo del dolore del capo /12vb/ IX. Chapitolo della rema fredda /13ra/ X. Chapitolo della v(er)tigine /13va/

VII. Chapitolo della farnasia non può dormire e sua cura /11va/

VI. Chapitolo della litargia i· troppo dormire e sua cura /11ra/

III. Chapitolo delle pustole del chapo /9vb/ IV. Chapitolo della schabbia e s(er)pigine /10va/ V. Chapitolo de’ pidocchi e de’ lendini /10vb/

II. Capitolo p(er) vietare il nascime(n)to de’ chapelli /9rb/

I. Capitolo del chadere de’ capelli /8va/

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

Dela vertigine. I rimedii contra a exa /12ra/ De’ rimedii a dolore di fronte e d’occhi /12vb/ Contra a vigilie /13va/

A tor via il dolore del capo. Questi sono i rimedi /11ra/ Contra alla rema frigida /11rb/

Dela frenesia /8rb/

Dela litargia, cioè dimenticança /7ra/

Dela scabbia e serpiggine e inpetigine /6ra/ De’ pidochi e lendini e rimedii contra exi /6va/

Delle postole del capo /4vb/

Per vietare il nascimento de’ capelli /3vb/

Del cadimento de' capelli. Primo capitolo /2ra/

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

3.3 Per una classificazione della tradizione

75

De dolore oculorum

VIII.

XXI. Delle infermitadi del collo /18v/

De fluxu sanguinis narium XX. Del fluxo del sangue del naso /17v/

XII.

XXI. Chapitolo delle i(n)fermità del collo /25vb/

XX. Chapitolo del fluxo del sa(n)gue del naso /24vb/

XIX. Chapitolo del dolore di denti e sua cura /22rb/

Del dolore di denti /16r/

De dolore dentium et gingivarum

XVII. Chapitolo a tor(r)e la gotta rosa e sua cura /22rb/

XI.

XVII. Ad torre la gotta rosa e lla sua cura /15v/

XVI. Chapitolo del dolore delli orecchi e sua chura /21ra/

XVIII. Delle verrucche della faccia e XVIII. Chapitolo delle ssua cura /16r/ verucche ·i· por(r)i vel rucole della faccia e sua cura /22ra/

De gutta rosacea

X.

XVI. Del dolore degli orecchi e ssua cura capitolo /14v/

XIV. Chapitolo delle lagrime delli occhi /17va/ XV. Capitolo della fistola nel ca(n)to dell’occhio /18vb/

Contra alle infermitadi del collo. Medicine /32ra/

Contra al fluxo del sangue del naso. Rimedii /30va/

Rimedii contra difetto di denti /27rb/

Contra alle veruche dela faccia. Rimedii /27ra/

Per torre la gotta rossa, medicine contra exa /26vb/

Questo capitolo tratta dei defetti delgli orechi e dele medicine contra exi /25ra/

Rimedii contra difetti d’occhi a poter curarsi /19ra/ I rimedii contra alla fistola de okio /21ra/

Della epilentia, i rimedii contra exa /15rb/

XIII. Chapitolo della hepilensia ·i· /15ra/

male maestro

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

X,9

De infirmitatibus aurium

IX.

VIII,49

XIII. Della epilensia /10r/

De epilentia

VII.

XIV. Delle lagrime degli occhi /11v/ XV. Della fistola nel canto dell’occhio /12v/

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

Latino

(continua)

76 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

De egritudinibus pectoris

De sincopi et inanitione

De nausea et singultu

De lesione pulmonis

De pleuresi

Ad laxandum ventrem

De nimio fluxu ventris

De colica et iliaca passione

XV.

XVI.

XVII.

XVIII.

XIX.

XX.

XXI.

XXII.

XXX. Del dolore del ventre /24r/

XXIX. Delle cose che stringono la solutione del ventre /22r/

XXVIII. Della lavatione del ventre /21v/

XXVII. Della preuresia, cioè posta /21r/

XXVI. Di singhioççi e rutti /20v/

XXV. Della aspreçça del pecto et della tosse /19v/

XXIV. Della squinantia /19r/

De squinantia

XIV.

XXII. Della lingua distorta /18v/

XXIII. Dell’uvola troppo relaxata. /18v/

De paralisi lingue

XIII,8

XIII.

De’ rimedii contra algli stitichi e delle cose ke fanno soluto il ventre /37vb/

De’ rimedii contra alla pleuresia son questi /36va/

De’ rimedii contra i singhioçi e rutti /35vb/

De’ rimedii contra al’aspreça del petto e dela toxa /34rb/

De’ rimedii contra alla isquinantia e cura /33ra/

XXX. Capitolo del dolore del ventre /33ra/

Contra al dolore del ventre il quale è detto collica passione et alla ventusitae del corpo et alla torsione del ventre et al dolore di fianco /42rb/

XXIX. Capitolo delle cose che Queste sono le cose ke rimediano ristri(n)gono la sulutione del ventre a costringnere il ventre /39rb/ /30vb/

XXVIII. Capitolo della lavatione del ventre /29vb/

XXVII. Chapitolo della preuresia, dolore di cosce /29rb/

XXVI. Capitolo del singhiopso e rutto /28va/

XXV. Chapitolo della aspreza del petto e della tossa /27va/

XXIV. Chapitolo delli squina(n)tici /26va/

Rimedii contra difetti della lingua distorta per freddo. Le sue cure. /32ra/ XXIII. Chapitolo della huvola troppo Rimedii contra al difetto del’uvola rilassata /26rb/ troppa rilasata /32va/

XXII. Chapitolo della lingua discorta p(er) freddo /26ra/

3.3 Per una classificazione della tradizione

77

XXXI. Dello tenasmon /25r/

De tenasmone

De vermibus et lumbricis

De emorroidibus

XXIII.

XXIV.

XXV.

XXXV. Dello uscire del culo /26v/

De exitu ani

De opilatione epatis

De ydropisi

De opilatione splenis

De icteritia

XXVI.

XXVII.

XXVIII.

XXIX.

XXX.

XL. Della ynteritia /28v/

XXXIX. Della mylça /27v/

XXXVIII. Dello ritruopico di calda cagione /27r/

XXXVI. Della oppilatione del fegato /27r/ XXXVII. Dell’oppilatione del fegato /27r/

XXXIV. Delli fichi et actrici, cioè moreci /26v/

XXV,21

XXXIII. Del fluxo delle moreci e lloro cura /26r/

XXXII. Delli lombrichi e vermeni e lloro cura /25v/

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

Latino

(continua)

XL. Chapitolo della interitia /38vb/

XXXIX. Capitolo della milza /38ra/

XXXVIII. Chapitolo di ritruopico di calda cagio(n)e /37rb/

XXXVI. Chapitolo della opillatione del fegato /37ra/ XXXVII. Chapitolo della opilatione del fegato /37rb/

XXXV. Chapitolo dello uscire del culo /36vb/

XXXIV. Chapitolo delli fichi e atrici, cioè le morici /36rb/

XXXIII. Chapitolo del fluxo delle morici e loro cura /35va/

XXXII. Chapitolo delli lombrichi e vermini e lloro chura /35ra/

XXXI. Chapitolo del tesmon, cioè il forame di sotto /34va/

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

Della interitia e dele cure contra essa /56ra/

Della milça, le cure sue contra i suo difetti /55rb/

Dello ydropico di calda cagione, le cure /54rb/

Della oppilatione del fegato e dele sue cure /53vb/ Del’opillatione del fegato di calda cagione /54ra/

***

De’ fingnoli e atraci e dele loro cure /53va/

Del fluxo delle morici, i rimedii contra exe /52va/

De’ lombrici, i rimedii a fargli morire /51vb/

Del tenasmon, le cure d’esso difetto /50vb/

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

78 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

De passione virge

XXXVI.

luxuria /43vb/

L. Chapitolo delle cose che ap(ar)te(n)gono a spegnere la

luxuria /32r/

de’ dimoni /43rb/

XLIX. Chap. di levare il maleficio

L. Delle cose che spengono la

demoni /32r/

XXXVIII. De suffocatione libidinis

XLIX. Di levare il malificio delli

in G]

/31v/

[De maleficio et demonio

XLVIII. Chapitolo del co(m)muovere il coyto, cioè la luxuria /42vb/

XLVIII. Del commuovere il coyto

luxuria /57vb/

Dele medicine ke spengono la

di caciarli /57rb/

De levare il malificio de’ dimoni e

sue cagioni /56vb/

Del commuovere il coyto e dele

/49vb/

piçicore della vulva. Dele cure

delle ulcere dela vergella e del

XLVII. Capitolo della enfiatura della Delle enfiationi dela vergella e v(er)ga /42va/

/31r/

Rimedii /49rb/

Contro ale enfiationi de’ collioni.

***

***

***

XLVII. Della emfiatura della verga

XLVI. Chapitoli della i(n)fiatura de’ testicoli /42rb/

De inflatione testium

XXXV.

/31r/

istrigne(re) l’orina /42ra/

ristringnere l’orina /31r/

XLVI. Della ymfiatura delli testicoli

XLV. Chapitolo del dianne e p(er)

XLV. Chapitolo del dyanne e

De fluxu urine

XXXIV.

vulva e piçicore /30v/ XLIV. Chapitolo del piçicore /42ra/

XLIII. Chapitolo delli uceri della v(er)ga e vulva e piçicore /41vb/

XLIII. Delli ulceri della verga e

/46vb/

De’ rimedii contro al difetto dela istanguiria, cioè non potere orinare

XLII. Chapitolo della stranguria,

XLIV. Dello piççicore /30v/

XXXVII. Ad coitum excitandum

Delle cure contro al male della pietra e de’ rimedii a ciò /44ra/

cioè dell’orinale /41ra/

XXXIII,8

De prurito virge

XXXIII.

XLII. Della stranguria /30r/

nelle reni /28v/

vesice et renum

De stanguria

XLI. Chapitolo della pietra nella vescicha e nelle reni /39rb/

XLI. Della pietra nella vescica e

De opilatione lapidis

XXXII.

XXXI.

3.3 Per una classificazione della tradizione

79

De provocatione menstruorum

De nimio fluxu menstruorum

De mamillarum infirmitatibus

De suffocatione matricis

De impedimento conceptus

Ut mulier concipiat

XL.

XLI.

XLII.

XLIII.

XLIV.

XLV.

XLV,43

LI. Della oppilatione e dura apostema nella matrice /33r/

De duritia et apostemate matricis

XXXIX.

LVIII. Dello abborso /37v/

LVII. Delle cose che ffanno ingenerare e costringono la natura della femina /36v/

LVI. Per ympedire lo ingenerare /35v/

LV. Della suffocatione della matrice e sua cura /35r/

LIV. Della enfiatione delle mammille e dolore /34v/

LIII. Delle cose che ristringono li menstrui e lla loro cura /34r/

LII. Della provocatione delli menstrui /33r/

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

Latino

(continua) ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

Dele cose ke costringono i mestrui /60va/

LVII. Cap(itol)o della natura della femina, delle cose che fan(n)o generare, costrigono la natu(r)a della femi(n)a /49ra/ LVIII. Chapitolo dello aborso /50vb/

LVI. Capitolo p(er) impedire la i(n)generatione /48rb/

LV. Chapitulo della sufucatione della matricie et sua cura /47ra/

Dello aborso, cioè delo scipare dele femine e de’ rimedii contra exi /66ra/

Delle cose ke fanno ingenerare et ke costringono la natura dele femine a ’ngravidare/64ra/

Delo ’npedire lo ingenerare e di ciò fare /63ra/

Dela soffocatione dela matrice /61rb/

LIV. Chapitolo della enfiatione delle Della enfiatione e de’ difetti delle mamelle e dolore /46rb/ pope /62ra/

LIII. Chapitolo delle cose che si ristringono i mestrui e loro cura /46ra/

LII. Chapitolo della p(ro)vocatio(n)e Dela provocatione de’ mestrui e delli mestrui /44vb/ de’ rimedii /59ra/

LI. Chapitolo della opilatio(n)e e Della oppilatione et dureçça nela dura postema nella matrice /44va/ matrice e lle medicine contra ciò /59ra/

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

80 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Capitolo della febre efimera /59vb/

Chapitolo della febre hetica /60vb/ Della febre etica e de’ rimedii contra exa da fare /77va/ Capitolo del troppo fierore della febre cottidiana /60va/ Capitolo delle febri mescolate e d’omni febre /61ra/

Della febbre effimera /44v/

Della febbre eticha /44v/

Del troppo frenore della febbre cottidiana e sua cura /45r/

Delle febbri mescolate d’ogni febbre /45r/

De antrace

De febre effemera

L.

De febre continua

***

***

De crepatura

XLIX.

LXII. Delli crepati /43v/

LXI. Della artetica e podagra e sciatica /39v/

LXII. Chapitolo delli crepati /58vb/

LXI. Chapitolo della arteticha, podagra e sciaticha /53vb/

Contra ongni febre calda levare /78rb/

Del grandissimo caldo dela febre continua, qualche rimedio /77vb/

Qui incomincia il tratato delle febri di maestro Pietro di Spangna e prima della efimera e consequentemente dei loro rimedi /76vb/

***

De’ crepati e a consolidare et a saldare le fedide de tagliature dela carne /47vb/

Capitolo universale il quale tratta delle gotte et podagre et sciatike et artetike, e lle loro cure noblixime secondo molti autori et fisiki /70rb/

Del dolore dopo ’l parto e contra exo. Le sue cure /70ra/

De gutta arthetica et podagra

LX. Chapitolo del dolore dopo il parto /53va/

XLVIII.

LX. Del dolore dopo ’l parto /39v/

Del malagevole parto e de’ rimedii contra esso /67va/

De dolore post partum

LIX. Chapitolo del malagevole parto /52rb/

XLVII.

LIX. Del malagievole parto /38v/

Contra difficilem partum

XLVI.

3.3 Per una classificazione della tradizione

81

Latino

***

Chapitolo della febre quartana /62vb/ Chapitolo che cosa sia febre e onde si chiama /66rb/

Della febbre quartana /46v/

Che ssia febbre e onde si chiama /49r/

Della diffinitione della febbre /49r/ Chapitolo della diffinitione della febre /66va/

Del fummo donde si concria la febbre /49r/

De quartana

Questio quid sit febbris et unde dicatur

De definitinione febris

De fumo unde fit febris

Chapitolo della chagione della magiore anxietade del parosismo /67ra/

Della cagione della maggiore anxietade del parosismo /49v/

De causa anxietatis paroxismi

Dela cagione dela magiore ansietade del parosismo /86ra/

Chapitolo della cagione del lungo e Dela cagione del lungo o del breve brieve parosismo /67ra/ parosismo /85vb/

Della cagione del lungo o brieve parosismo /49v/

Della cagione della interpolatione et continuatione /85rb/

Di quello che sia febre e di ke si generi /84va/

Della febre quartana et del torla via /80vb/

Della febre cottidiana e delle sue cure /79va/

De causa paroxismi longi vel brevis

De causa continuationis et Della febbre, cioè interpellatione et Chapitolo della chagione della interpolationis continuatione /49r/ febre, cioè interpelatione e continuatione /66vb/

Chapitolo del fummo onde si fa la febre /66va/

Qui segue della diffinitione della febre e di sue cagioni /84vb/

Chapitolo della febre cotidiana e sua cura /62ra/

Della febbre cottidiana e ssua cura /46r/

De febre cottidiana

Dela febre terçana e di levarla via /78va/

Chapitolo della febre terçana /61rb/

Della febbre terçana /45v/

De febre tertiana

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

(continua)

82 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Chapitolo della entracie, cioè male bolle e de’ morsi velenosi /68ra/ Chapitolo del vaiuolo /70rb/ Chapitolo delli furculi /70va/ Chapitolo della fistola e cancro /70vb/ Chapitolo della scabbia e del male morto e dela lebra e a simili infermità /72vb/ Chapitolo della rognia e pustole delle ghambe /74ra/ Chapitolo delle scruofole e delle ghiandule e loro cura /74va/ Capitolo a torre le verruche /75va/

Chapitolo della combutione del fuoco e dell’acqua chalda e sua cura /76ra/

Della antracie, cioè male bolle e di morsi velenosi /50r/

Del vaiuolo e ssua cura /51v/

Delli furuncoli /51v/

Della fistola e cancro /51v/

Della scabbia et del male morto et della lebbra et di simili infermitadi /53r/

Della rogna e delle pustole delle ghambe /54r/

Delle scruofole e delle ghiandole e llor cura /54r/

Ad torre le verruche /55r/

Della combustione del fuoco e d’acqua calda /55v/

De antrace

De variolis curandis

De fistula occidenda

De scabie malo morbo

De glandulis tollendis

De verrucis

De combustione ignis vel aque

A cottura di fuoco o d’aqua, le sue cure /97ra/

Contra ale verrucche e i porri e dele lor cure /96va/

Delle scruofole a levarle via e dele sue cure /95ra/

Della rongna e dele pustole delle gambe e de’ loro rimedii /94ra/

Della scabbia e de male morto e dela lebra e di simili infermità faciasi le cure ke seguono /92vb/

Dela fistola e cancro e lle cure contra exo /90rb/

Delli furunculi /90rb/

Del vaiuolo, le sue cure /90ra/

Della antrace et morso venenoso e i rimedii contra esso /87rb/

Chapitolo della nicistà della Della necexità dela consequentia consequentia de’ parosismi /67va/ de’ parosissmi /86va/

Della necessità della consequentia delli parosissmi /49v/

De necessitate consequentie paroxismorum

Dela cagione del più lungo o del più breve parosismo /86ra/

Chapitolo del più lungo o del più breve parosismo /67rb/

Della cagione del più lungo o del più brieve parosismo /49v/

De causa brevioris vel longioris interpolationis

3.3 Per una classificazione della tradizione

83

Latino

Chapitolo della poçione delli piagati /77va/

Chapitolo delli segni della morte e De’ segni dela morte dello ’nfermo della vita che ssi atendono quando o se dee campare /100ra/ viciti lo infermo /78ra/ Chapitolo per riparare il vino turbato /78va/ Capitolo delli ebbri /78vb/ Chapitolo delle cose che lievano la faticha dell’andare /78vb/ Chapitolo per provochare il sudore nelle febbri /79ra/

Della potione delli piagati /56v/

Di segni della morte e della vita che ss’attendono quando visciti lo infermo /56v/

A rriparare il vino turbato /57r/

Delli ubriachi /57v/

Delle cose che lievano la fatticha del viaggio /57v/

Per provocare il sudore nelli febbri /57v/

De preservantibus a peste et mortalitate

De signis morte vel vite

De corrigendo vino ad pristinam bonitatem

De relevantibus laborem itineris

Chapitolo delle cose da trarre della A poter trarre della carne legno o charne lengno o spina, saetta o spina o altre cose /99ra/ simili cose /77ra/

Delle cose che tragghono della carne legno o spine o saecte o simili cose /56r/

De extrahendo sagittam vel spinam

Rimedii contra ala febre da provocare sudore /101rb/

Contra alla fatica canminare /101ra/

Contra lo inebriare /101ra/

A raconciare vino magangnato /100va/

Chapitolo da conservare da Alla pestilentia contro degli pistolentia e da mortalità e da mali animali rimediare /99vb/ animali /77vb/

Questa è una potatione che si dae ai piagati /99va/

Chapitolo del fuoco salvatico e sua De’ medicamenti contra al fuoco chura /76vb/ salvatico /98va/

Del fuoco salvatico e della sua cura /56r/

De igne sacro

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

(continua)

84 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Capitolo delli sciloppi dirigenti li omori alterati nelli sani e nelli infermi /79va/ Chapitolo a purgare li collerici di sotto /80ra/ Capitolo a purgare li malinconici /80rb/ Chapitolo a purgare la collera adusta o flema salsa /80va/ Chapitolo della febre cotidiana /80va/ Chapitolo a purghare la collera nelle terçane /80vb/ Chapitolo a purgare la flema /80vb/ Capitolo a purgare la terçana notha /80vb/

Chapitolo contra cotidiana di flema La febre cotidiana si purga colla /81ra/ infrascritta dicotione /103va/

Delli sciloppi digerenti gli omori alteranti nelli sani e nelli infermi /58r/

Ad purgare li collerici di sotto /58r/

Ad purgare li malinconici /58v/

Ad purgare la collera adusta o flemma salsa /58v/

Della febbre cottidiana /58v/

Ad purgare la collera nelle terçane /58v/

Ad purgare la flemma /58v/

Ad purgare la terçana nottha /59r/

Contra la cottidiana /59r/

Purgar la terçana notha colla detta dicotione /103va/

A purgare nele cotidiane la innaturale flema /103rb/

Di purgare la collora nele terçane /103rb/

A febre cotidiana dopo l’acessioni /103ra/

Purgagione ala colera adusta o a flema salsa adusta /103ra/

Purgagione alla malinconia dele parti di sotto /102vb/

A purgare li omori collerici di sotto /102va/

Il modo come si debono dare le medicine laxative al’infermi /102ra/

Potationi contra a’ fistolati /101vb/

Chapitolo de’ beveraggi contra la fistola /79rb/

Delli beveraggi contra la fistola /57v/

Una potatione per dare a’ feriti /101va/

Chapitolo della potione delli fetidi /79ra/

Della poçione alli fediti /57v/

3.3 Per una classificazione della tradizione

85

Latino

(continua)

Chapitolo contra terçana /81rb/ Capitolo contra terçana doppia /81va/

Contra terçana di collera /59r/

Contra terçana doppia o semplice /59r/

Chapitolo contro a quartana /82rb/ Dicotione contra la quartana /104vb/ Contro quartana secundo Giliberto /82rb/ Chontra a terçana di collera rossa /82va/

Contra quartana /59v/

Contra quartana secondo Giliberto /59v/

Contra terçana di collera rossa /60r/

Alla terçana di collora rossa, dicotione contra essa /105ra/

Dicotione contro a quartana d’ongni maniera /104vb/

Capitolo contro a quartana di malinconia /82ra/

Di quartana di melleria, cioè malinconia /59v/

Alla quartana di malinconia siroppo /104va/

Contra a quartana di collera adusta /81vb/

Alla quartana di collora adusta, siroppo a cciò /104va/

A purgare la terçana doppia o semplice /104ra/

Alla detta terçana curare /104ra/

Contra quartana di collera adusta /59v/

Di quartana di collera adusta /59v/ Capitolo contro a quartana di collera adusta /81vb/

Capitolo contra a terçana di collera Alla terçana di collora roxa purgare rossa /81rb/ /103vb/

Contra terçana di collera rossa /59r/

A purgare la cotidiana di flema acetosa /103va/

Chapitolo contra quartana di flema acetosa /81ra/

Contra cottidiana di flemma accetosa /59r/

ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28

F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543

F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62

86 3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Contro a quartana /82va/

Contro a digerere la materia ch’è nei canali /82vb/ Contro a disinteria, cioè contro a solutione /83ra/ Chapitolo alla pondorositade del capo /83ra/ Capitolo della polvere laxativa /83ra/ Della fine del libro /83rb/

Della lode del libro /83rb/ Del titolo del detto libro come fu detto /83va/

Contra ad quartana /60r/

Ad digerere la matteria ch’è nelli canalli /60r/

Della dissinteria /60r/

Alla ponderositade del capo /60v/

Della polvere laxativa /60v/

Della fine di tucte queste cose /60v/

Delle laude di questo libro /60v/

Dello tytolo del precedente libro. Capitolo ultimo /61r/

(+) Questo libro kiamato e nominato Tesauro di poveri /106rb/

(+) Laude sieno a te /106ra/

(+) Qui si compie la fine delle fatike /105vb/

(+) Polvere laxativa la quale si de dare /105va/

(+) Alcuno experimento alla ponderosità del capo /105va/

(+) La confetione delle pillole /105va/

(+) Tolli radici di liglo /105rb/

Alla quartana, impiastro contro a essa /105ra/

3.3 Per una classificazione della tradizione

87

88

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Sottolineiamo le seguenti caratteristiche distintive del volgarizzamento: – presenza delle tre opere: Thesaurus pauperum, Tractatus de febribus e ricette adespote; – nei capitoli ricorrono spesso più ricette di quelle accolte nell’edizione critica, di cui alcune si leggono nel codice latino V, mentre altre sono adespote; – il capitolo Delli crepati (= lat. De crepatura) ha un numero maggiore di ricette rispetto a quelle note dall’edizione critica; – presenza del capitolo dedicato alle patologie del collo; – il capitolo latino XXVII. De opilatione epatis è bipartito in due capitoli, entrambi con titolo Della oppilatione del fegato; – il testo offerto da ROM presenta la seguente inversione: i capitoli corrispondenti al blocco latino da XXXI. De opilatione lapidis vesice et renum a XXXVI. De passione virge (cc. 44ra–49vb) sono anticipati rispetto al gruppo da XXIII. De tenasmone a XXX. De icteritia (cc. 50vb–56ra); – ROM colloca il capitolo De’ crepati e a consolidare et a saldare le fedide de tagliature dela carne (47vb, = lat. De crepatura) subito dopo il capitolo De’ rimedii contro al difetto dela istanguiria, cioè non potere orinare (46vb, = lat. XXXII. De stanguria), che a sua volta appartiene al blocco di capitoli anticipati. 3.3.1.4 Testo D Il volgarizzamento D va collocato in area settentrionale, probabilmente veneta. Si tratta del volgarizzamento con il maggior numero di testimoni, almeno otto: BER = Berlin, Staatsbibliothek und Preussischer Kulturbesitz, Hamilton 514; K1 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Fol. 158; L1 = London, British Library, Harley 5139; L2 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 617; N1 = Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII. C. 94; O1 = Oxford, Bodleian Library, Canon. ital. 260; PD = Padova, Biblioteca Universitaria, 1026; PER = Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, 2850. Titolo:65 /c. 5r/ Qui se comenza i capituli del libro el quale ven apello Tesaurus, secundo l’ordine soverascripto.

Prologo: /c. 5r/ In nome dela sancta Trinità e individua, la quale ha creà tutte le cose, exceto Dio, e ha dote caschuna de proprie virtù, dela quale s’è da e choncessa ogni sapientia e quigi

65 Citazioni da PER .

3.3 Per una classificazione della tradizione

89

chi sa. Io schomenço una ovra cu la quale soveravança el mio poere, confidandome del so altorio, el quale fa tutte le nostre operatione, cossì commo per uno instrumento. La quale ovra io voglio che sia chiama Tesauro di poveri, voiandomi atribuire e asignare questa ovra a quello el quale s’è pare di poveri. In la quale ovra, s’elglie ven letto atentamente, elglie firmite, se quello che legerà haverà in altorio quello el quale fa la misina dela terra. Ma ampo io conforto e conseglio quello che leçerà che ello non debia despresare quelle cose le quale ello forsi non intenderà e che ello non le provò in prima intro i corpi infirmi, innançi che ello non cognoscha la infirmite e la natura dello infermo. Et sforçise diligentemente de savere la natura dele cose e le conplesione e, quanto el porà, la oculta virtù dele cose singulare. Altramente el cego mego strasinaràve com isso sì lo infermo in la fossa dela morte; et açò che ello non inpugni quello el quale s’è doctore dela scientia, çoè Dio, e la scientia, guardisse diligentemente che ello per /5v/ presio osea per mato amore non manifesti a persona alcuna mesina per la quale se possa provocare i mestrui overo far disperdere over da prohibere la generatione. In questa ovra ello vederà cossì i diti di filosefi, commo se ello avesse lo originale. Io fedelmente congregando in tute le cose che io porò trovare intorno i libri di antighi filosafi e di maistri e di moderni experimentatori et diligentemente investigando le sue oscurite cum spese e cum faiga asa, ho espuni i soi ditti e con le soi parole meseme o cum la sua sententia in certi loghi cum altre parole più liçer da intendere, intanto che se tu havissi i soi libri presenti, tu non trovarissi cosa né altra commo in questo libro. Adoncha, cola gratia de Yh(es)u (Crist)o santissimo, el quale sana, commo el vole, tutte le nostre infirmite, el qual è el cavo de tutti li fedili cristiane, scommençemo dele infirmite del cavo, descendendo infino ali pè, et in prima dighemo dele infirmità dei cavigli, i quali ala fia cage del cavo, ala figlia se altara.

Explicit: /c. 101v/ Sin a qui se conpisse la fine dele mie fadighe damo endrio signore meo Yesu Cristo, el quale sie salute de çaschuna cosa, el quale ha concesso a mi servato bene, che indigno la voluntà de faigarme in questa ovre çu la posança de conpirla per tua gratia, per tua misericordia alto honore et cum una utilità e speçialmenti di toi poveri, io te pregho che tu debie servare questo libro da coructione di falsarii e driça çascuna persona la quale se afadiga fedelmente inn ello a remedii de bona sanitade et illuminali in lo cognosamento dele cose, ma otenebra quegli li quali lo leçe per qualche inpietà e catuveria. E qual vivi cum Deo Padre e Spirito Sancto, et regni Idio onnipotente de tutti li seculi di seculi. Amen. Qui se conpisse el libro el qual ven ditto Thesoro de poveri. Amen. Quis fuit auctor non mititur nomen.

Rinunciamo a trascrivere la tavola dei capitoli, ma annotiamo di séguito alcune peculiarità di questo volgarizzamento.66 Si tratta di un volgarizzamento che comprende il Thesaurus pauperum, il Tractatus de febribus e i capitoli adespoti.

66 La tabella sinottica dei capitoli è disponibile nella mia tesi di dottorato.

90

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Il volgarizzamento si data al XV secolo e, su base linguistica, va collocato in area settentrionale, probabilmente veneta. Sicuro terminus ante quem è il 1451, come si evince dalla sottoscrizione del ms. L2: «Finito libro Thesaurus pauperum sit laus et gloria Christo fuit in civitate Venetiarum die primo mensis septembris anno Domini nostri Yhesu Christi, 1451». Va rilevata l’assenza, come nei testi A e E, dei capitoli corrispondenti ai latini XXXV. De inflatione testium e XXXVI. De passione virge. Tutti i testimoni recano la tavola dei capitoli del volgarizzamento. Crediamo che si possano distinguere almeno due redazioni di questo volgarizzamento: una testimoniata dai manoscritti K1, L1, O1 e PER e l’altra da L2 e PD ; posizione particolare spetta al testo di N1 e a quello di BER. La redazione di K1, L1, O1 e PER sembra avere carattere originario, in quanto reca le tre opere (Thesaurus pauperum, Tractatus de febribus e capitoli adespoti) e il numero maggiore di capitoli. In K1 si hanno casi di lacune materiali, come quella fra le cc. 6r e 7v, e mancano alcune sezioni tra quelle adespote, la cui autenticità pare confermata dall’accordo di L1, O1 e PER con N1 e, talora, con L2 e PD. Dalla puntuale concordanza delle rubriche è desumibile la prossimità fra O1 e PER. L’esistenza della redazione di L2 e PD è evidente dall’accordo in una diversa numerazione delle sezioni, la cui somma è inferiore rispetto alla prima redazione. Altro indizio è l’omissione di pericopi testuali, come quella del gruppo di ricette varie dalla sezione corrispondente al lat. Questio quid sit febris et unde dicatur e da quella corrispondente al lat. De necessitate consequentie paroxismorum. In L2 il capitolo Della letragia (c. 6rb) precede il cap. Dela frenexia (c. 5rb): la stessa inversione si trova nella tavola dei capitoli di PD (c. 74r) con una successiva correzione volta a ristabilire la sequenza autentica. Il testo di L2 è meno completo: mancano molti capitoli rispetto a PD e agli altri testimoni. Annotiamo un solo esempio di accordo in lezioni singolari: machadure delli occhi invece di botta del’occhio degli altri testimoni. Il testo di N1 è vicino alla prima redazione, ma se ne allontana per alcuni aspetti importanti, come l’inversione di un blocco testuale nella parte finale dell’opera, precisamente nelle cc. da 77r a 86r. Il codice BER reca soltanto il Thesaurus pauperum; sia per motivazioni interne, cioè per la coerenza fra tavola dei capitoli e contenuto, sia per motivazioni esterne, dal momento che si tratta di un manufatto integro – peraltro di buona qualità codicologica e grafica –, siamo indotti a giustificare la fisionomia testuale di BER non certo per danno materiale (testo mutilo), ma come frutto di un preciso progetto di copia finalizzato a tramandare il solo Thesaurus pauperum in volgare. 3.3.1.5 Testo E Anche questo volgarizzamento si colloca in area padano-veneta ed è tràdito da due testimoni: Boston (Massachussetts), The Francis A. Countway Medical

3.3 Per una classificazione della tradizione

91

Library, 5 (BOS) e Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52 (K2). Citiamo da BOS. Titolo: /c. 1r/ Qui se comença lo libro lo qual fi dicto e appelado texoro deli poveri volgarizado im prima.

Prologo: /c. 1r/ Al nome dela sancta Trinitade, la quale creò ogne cosa e la quale à doctado ogni cosa dela soa propia virtù, e dala quale tuta la sapientia è dada ali savii e le vertù possa vien dade a quilli che la sa adovrare. E perciò io, confidandome in lo alturio de quella santa Trinitade, voglio fare questa ovra, la quale voglio che sia nomenada Tesoro deli poveri, in lo quale, se atentamente si legiràe, se truova lezere efficace medesine quasi de tutte infermitade lo medego, habiando in si a disembre la fè in Dio, lo quale à creado le medesine dela terra. E perciò io conforto e conseglio colui che legirà in questo libro ch’ello non despriesii quelle cose le quale ello, lezando, forsi non intenderà. E non dia a mente la medexina ali corpi cha el consideri la qualità dela infirmità e la natura delo malado e dibia studiare dilligentemente de savere le nature dele cose e le complexione, la /1v/ substantia e quanta virtù oculta pò avere ciaschuna cosa. Altramente lo medego, sì como orbo e ciego, ancideràve lo infermo. Fa çò che la sciencia no combata contra Dio, lo quale dà la scienzia; lo medego e ciaschuna persona si dé guardare dilligentemente e fedelmente che ’l non se lagi inganare, che per dinari o per alcuno mato amore ello manefesti medesine a comover le menstrue, né a removere la gravedeça. E comprendasi e in talle modo li dicti deli philosofi deli quali è tuta la materia in questa ovra cum se originalmente overe visibelmente quelli avesse vezudi. E perciò fidelmente consumando de tuti li libri e deli antigi moderni filosofi e maistri experimentadi in le soe scure e innumerabele scripture, diligentemente investigando zò ch’io poti trovare in quelle cum grande spensarie e fadiga, ò scripto in questo libro la substantia de quelle scripture cum altre parole che /2r/ in quelle scripture se contene, intanto che reguardando questo libro cum quilli s’è una medesema cosa in substantia. Adonqua, per la gratia de Yesù (Crist)o, somo medego, lo quale sana tute le nostre infirmitade, segondo como ello vole, in perch’ello sie cavo deli fideli. Noi sì començaremo dale infirmitade dela testa, desendo de fino ale infirmità deli piè e primieramente noi diremo dele infirmità deli cavelli, dela testa, li quali tale fiada chaçe, tal fiada se roxega e tal fiada se muda di colore.

Explicit: /74v/ Ancor se dis che la consollida menor trida entro doe piere per divin miracol cura e rende sanità a quela persona che à quella infirmità. Amen. Qui finisse el libro che se chiama Thesoro deli poveri compilado per papa Çohane xxii, la cui natività fu de Spagna, l’anema del quale vive e regna cum lo nostro signor Yesu (Crist)o in secula seculorum.

Tavola dei capitoli.

92

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

I.

De casu capillorum

In lo primo capitolo se conten lo remedio contra lo cagere deli cavelli lo quale se parte in molte destincione. /2r/

Cap. I deli remedii contra lo cader deli capilli. /8r/

II.

Contra ortum capillorum

Cap. III in lo qual se conten remedio contra le roture voladege latime e altre infirmità del cavo le qual fi apela pustolle. /4r/67

Cap. 2 deli remedii a far che li capilli non renascano dove sono trati. /9v/

III.

De pustulis capitis

Capitolo iii in lo quale se coten rimedi contra rocture, voladge latume e altre infirmità a sanare del cavo che fin dite postulle. /5r/ Se tu vos descaçare via li pedochili remedio. A sanare la rogna. /6r/ A le roture dele gambe. /6r/

Cap. 3 deli remedii contra le roture e voladege e altre infirmità del capo le quale fin chiamate pustule. /10r/

Contra la rogna. /6v/

Se tu voi deschaçar via li pedochii. /11r/ A sanar la rogna. /11v/ A le ropture dele gambe. /11r/ Contra la rogna. /12r/ Remedio contra li vermi, pulici, cimexi e pedochi. /12v/

IV.

De litargia

Remedio contra la infermità che fi clamada litargia. Rubrica. /7v/

Cap. 4 deli remedii contra la infirmità ch’è chiamada lytargia. Contra dormientes. /12v/

V.

De frenesi

In lo quinto capitolo se conten lo remedio dela infermità dela fornasia. /8v/

Cap. 5 deli remedii ala infirmità chiamada frenesia et a far dormir lo infermo. /13v/

VI.

De dolore capitis

In questo vi capitolo se contien li remedii a tor via lo dolor dela testa. /10v/

Cap. 6 e li remedii a tore via lo dolore dela testa. /15r/

67 Le ricette riguardano, però, la rinascita dei capelli.

3.3 Per una classificazione della tradizione

93

(continua) Latino

[Contra reuma in G]

[De vertigine in GV]

[Contra vigilias in G]

VII.

De epilentia

[De spasmo] [De mania]

VIII.

De dolore oculorum

[Contra caliginem oculorum in MÜN68]

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

In questo vii capitolo se conten li rimedii dela reuma delo cavo la qual vien per freda cason e contra ogni dolor de cavo. /11r/ Remedii contra la infermità del cavo che fi apelada vertigine segondo letera. /11v/ Rimedii contra le vigilie overo contra la migranea. Rubrica. /13v/

Cap. 7 deli remedii dela reuma del capo che vien per fredura e contra ogni dolor. /15v/ Cap. 8 deli remedii contra la infirmità del capo che fi appellata vertigine secondo la lettera. /16r/ Cap. 9 deli remedii contra le vigilie overo migranea /17v/

Remedii contra la infirmità Cap. 10 deli remedii contra per li medixi epilensia, per lo la infirmitade che fi volgare fantaxie. /14v/ appellata dali medici epilensia et in vulgar fantesie overo mal caduco. /18v/ Remedii contra lo spasemo. Cap. 11 deli remedii contra Rubrica. /16v/ lo spasmo. /20r/ Remedio contra la infermità Cap. 12 deli remedii contra chi fi apela mania. /18r/ la infirmità appellata mania. /21v/ Capitolo in lo quale se Cap. 13 deli remedii contra contene li remedii de quella la infirmità che fi appellata infirmità chi fi appelada scothomia. /22r/ scotomia. Rubrica. /18v/ In questo duodecimo capitolo se contene li remedii contra lo dolore dei ochi. Rubrica. /19r/ Remedii contra le fendedure e botte dade suli ochi. Rubrica. /22v/ Remedii a descrare e descaçar la caligine e la scureça dei ochi. /24v/

68 MÜN = München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 438.

Cap. 14 deli remedii contra lo dolor deli ochii. /22v/

Cap. 15 deli remedii contra la infirmatà deli oghii sanguineti. /24v/ Cap. 16 deli remedii a deschazare via la caligine e la oschurità deli ochii. /27v/

94

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

Rimedio a tor via le ungule dei ochi e farle andar via. /25v/

Cap. 17 deli remedii de una altra infirmità ungule le quale nasceno in li canton deli ochii. /28v/

/25v/

Cap. 18 deli remedii contra la infirmità dele orechie secondo che se contiene in questo capitulo. /29r/ Cap. 19 deli remedii a trare fuora del’orechia cosse che intrasse in quelle o fusse messa per alcuno modo. /29v/

IX.

De infirmitatibus aurium

X.

De gutta rosacea

Cap. 20 deli remedii contra la gotta rosacea la qual nasce per mazor parte in la fazia dele persone. /31r/

XI.

De dolore dentium et gingivarum

Cap. 21 deli remedii contra lo dolore deli denti e dele zenzive. /32r/

XII.

De fluxu sanguinis narium

Cap. 22 deli remedii contra le fendidure overo scissure che nasce e viene suli labri dela bocha. /34v/ Cap. 23 deli remedii contra lo sangue che uscisse fora dele nare del naso. /35v/

XIII.

De paralisi lingue

Remedii contra le infirmità che ocore ala fiada ale persone che subito perde lo parlare e adven per caxon de fredo la qual i medixi apela paralisi lingue o letarge. /26r/

Cap. 24 deli remedii contra le infirmitade che occorreno ale persone che subito perdeno el parlare. Et advene per fredo. La qual li medici appella parlesia lingue e letargo. /37r/

XIV.

De squinantia

Remedii a confortare la ula over l’ugola e le golte contra l’infirmità che nasse in quelle. /27r/

Cap. 25 deli remedii a confortar la uvula over lunella e le golte contra la infirmità che nasce in quelle. /37v/

3.3 Per una classificazione della tradizione

95

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

Remedii contra la infermità che se apella per litera squinantia. Rubrica. /27v/ Remedii contra la inflason dele mamelle e dele golte. /28v/

Item remedii contra la infirmità appellata squinantia secondo la letera. /38r/ Anchora remedio contra la infiation dele masselle e dele golte. /39r/

XV.

De egritudinibus pectoris

Remedii a curare le infirmità del peti e la stretura de quello. Rubrica /30v/ Remedii a purgare lo pecto. Rubrica. /31r/

Cap. 26 deli remedii a curar la infirmità del pecto e la strectura de quello. /40v/ Cap. 27 deli remedii di purgar lo pecto. /41r/

XVI.

De sincopi et inanitione

Rimedio contra la infirmità ala qual fi dicto sincopa. Rubrica. /32v/

Cap. 28 deli remedii contra la infirmità la qual fi dicta sincopi. /42v/

XVII.

De nausea et singultu

Remedii contra la infermità la qual fi apelada dali savii doctori medixi nausea e singulto, çoè ructuation, vomito e sospiri e dolore de stomego. /33v/

Cap. 29 deli remedii contra la infirmità la qual fi appellata dali doctori de medecina nausea e singolto, cioè eructuation, vomito, sospiri e dolor de stomacho. /43r/

XVIII.

De lesione pulmonis

Remedii contra lo polmon danado e contra ogne lexione e malatia de quello. /35r/

Cap. 30 deli remedii contra la infirmità del polmon danado e contra ogni lesion e malitia de quello. /44r/

XIX.

De pleuresi

Remedio contra la infirmità al Cap. 31 deli remedii contra fi dicto pluresis. Rubrica. la infirmità ala qual fi dicta /35v/ pleuresi. /44v/

XX.

Ad laxandum ventrem Remedio a largare lo ventre. /37r/

Cap. 32 deli remedii a largar lo ventre. /45v/

XXI.

De nimio fluxu ventris Remedii a restrengere lo fluxo del ventre. Rubrica. /38v/

Cap. 33 deli remedii a stringere lo fluxo del ventre. /46v/

XXII.

De colica et iliaca passione

Remedio contra lo dolore deli Cap. 34 deli remedii contra fianchi, dele rene e de lo dolore deli fianchi e dele galloni. Rubrica. /43v/ rene e deli galoni. /50v/

96

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

XXIII.

De tenasmone

Remedio contra la infirmità ke fi dicta tenasmon la quale è la inflaxon del culo. /46r/

Cap. 35 deli remedii contra la infirmità dicta thenasmone, la quale è inflatione del culo. /52r/

XXIV.

De vermibus et lumbricis

Remedio contra l’infirmità deli faoni e deli vermi. Rubrica. /47r/

Cap. 36 deli remedii contra la infirmità deli favoni e deli vermi. /53r/

XXV.

De emorroidibus

Cap. 37 deli remedii a sanar le emoroyde e lo fluxo del sangue de quale è lo rezimento de quelle. /53v/

XXVI.

De exitu ani

Dele moroede e delo fluxo del sangue che procede da quelle e dela retention de quello. Re(me)dii infra scripti. /48r/ Rimedio contra l’infermità del premito e delo insire del budello. /49r/

XXVII.

De opilatione epatis

Remedio contra la opillatione Cap. 39 deli remedii contra delo lieve e delo figado. del lieve e del figato. /55r/ Rubrica. /49v/

XXVIII.

De ydropisi

Rubrica contra la ypodrosia. /50r/

XXIX.

De opilatione splenis

Contra la splença. /51r/

XXX.

De icteritia

Remedio contra lo male dela itericia e deturpation de codega, la qual se intende vulgaremente parlando quelle persone che vien çalle per la faça de bruto collore. /52v/

Cap. 38 deli remedii contra la infirmità del premito, cioè de insir fuora il budello. /54v/

Cap. 40 deli remedii contra la idropisia. /55r/

Cap. 41 deli remedii contra la splena. /56r/ Remedio contra lo dolor e Cap. 42 deli remedii contra l’infermità del pendulo e dele lo dolore dela infirmità del incunstantie. /51r/ pendulo e dele circostantie. /56r/ Remedio contra la opilation Cap. 43 deli remedii contra dela splença. Rubrica. /51v/ la opilatione dela splene. /56v/ Cap. 44 deli remedii contra lo mal dela icteritia e deturpatione de codega, la qual se intende vulgarmente parlando de quele persone che sono zale per la fazia et è sozo colore. /57r/

3.3 Per una classificazione della tradizione

97

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

XXXI.

De opilatione lapidis vesice et renum

Remedio contra lo mal dela Cap. 45 deli remedii contra piera e la opilation dele rene. lo male dela pietra e Rubrica. /53r/ opilatione dele rene. /57v/

XXXII.

De stanguria

Remedio contra una infirmità che fi apelada stranguria, la qual inbriga e no lassa urinare le persone. Rubrica. /55v/

Cap. 46 deli remedii contra la infirmità che fi appellada stranguria, la qual imbriga e non lassa orinare ala persona. /59v/

XXXIII.

De pruritu virge

Remedii contra le infirmità dela verga, deli coioni, d’ogni inflaxon, plage e roxadure. /56v/

Cap. 47 deli remedii contra dela virga e deli parechi, cioè testiculi, e de ogni inflatione, plage e rasadure. /60v/

XXXIV.

De fluxu urine

Remedio contra lo fluxo del’orina a restrengere quello. Rubrica. /57r/

Cap. 48 deli remedii contra lo fluxo del’orina et a restringe quella a chi non la pò tenere. /61r/

XXXV.

De inflatione testium om. GP

***

***

XXXVI.

De passione virge om. GP

***

***

XXXVII.

Ad coitum excitandum

Remedio contra lo defecto de no poder çasere cum femena. Rubrica. /57v/ Rimedii contra li demonii e li maleficii e erbarie che fosse facti in alchun luogo alcuna p(erson)a. /58r/

Cap. 49 deli remedii contra lo diffeto de non potere iacere con femine. /61v/ Cap. 50 deli remedii contra li demonii e li maleficii e ribalderio che fosseno facte in alcuno locho ad alcuna persona. /61v/

XXXVIII. De suffocatione libidinis

Remedii contra la suffocation de quel soço male desiderio, çò sè a tore via dal’omo e dala femena lo tropo luxuriare. /59r/

Cap. 51 deli remedii contra la suffocatione de quelo sozo mal desiderio, cioè a removere le persone dal tropo luxuriare. /62v/

XXXIX.

Remedii a tore via la dureça e la postema dela madrixe. /60r/

Cap. 52 deli remedii a tor via la duritia e la pustema dela matrice. /63r/

[De maleficio et demonio in G]

De duritia et apostemate matricis

98

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

XL.

De provocatione menstruorum

Dele cose che provoca le menstrue a fare che le viegna fuor, çò è lo fluxo delo sangue che procede dala madrixe dele done ogne mexe. Rubrica. /61v/

Cap. 53 deli remedii e dele cosse che provocano lo menstruo a farlo venire fuora, cioè lo fluxo del sangue menstruale el qual procede dala matrice ale done ogni mese. /63r/

XLI.

De nimio fluxu menstruorum

Remidii a restrengere lo grande fluxo del sangue dele mestrue. /62r/

Cap. 54 deli remedii a restrengere lo grande fluxo del sangue del menstruo dele done. /64r/

XLII.

De mamillarum infirmitatibus

Remedio contra l’inflason dele mamelle. /62v/

Cap. 55 deli remedii contra la enflatione dele mamille. /64v/

XLIII.

De suffocatione matricis

Remedii contra la suffocation dela madrie dela femena. /63v/

Cap. 56 deli remedii contra la suffocatione dela matrice dela femina. /65r/

XLIV.

De impedimento conceptus

Remedii a vedere e a contrariare che alchuna femena no se ingravedi. /64v/ Remedii a restrengere la natura dele femene /65r/

Cap. 57 deli remedii a contrariare et a veder che alcuna femina non se ingravida. /65v/

XLV.

Ut mulier concipiat

Remedii che la dona che no pò retignire fioli inschia a conpimento del parto e che no pò retegnire lo humore che procede dal’omo a fare che la diventi utele, né desperda e a ingravedar. /66v/

Cap. 58 deli remedii ala dona che non può retenere né portar fioli perfin al compimento del parto e che non può retener lo humor overo spermo che procede dal’omo a far che la diventi utile e non se disperde et a far ingravedar. /66r/

XLVI.

Contra difficilem partum

Remedii a fare che la dona parturisca legiermente cum pocho dolore. /67v/

Cap. 59 deli remedii a far che la dona parturisca lezermente e con poco dolore. /66v/

XLVII.

De dolore post partum

Rimedio contra lo dolor driedo alo parto che viene ale femene. /69r/

Cap. 60 deli remedii contra lo dolore che viene driedo al parto. /67r/

3.3 Per una classificazione della tradizione

99

(continua) Latino

Boston, The Francis A. Countway Medical Library, 5

K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Ms. Berol. Ital. Qu. 52

XLVIII.

De gutta arthetica et podagra

Remedii contra la infirmità Cap. 61 deli remedii contra dela gota, artetica e podraga la infirmità dela gota, e dele simele infirmità. /69v/ artheticha e podagre e simile infirmitade. /67v/ Questo capitolo sie fin Cap. 62 deli remedii e remedio e medesina contra medicine contra lo lo carboncelo bastardo. carbuncolo e bastardo. /73r/ /69v/

XLIX.

De crepatura

Remedii contra li crevadure, li crevadi e li chilusi. /73r/

Cap. 63 deli remedii contra la crepatura, li crevadi e chilosi. /69v/

L.

De antrace

Rimedii contra li carboni perigolosi che vien e nasse in le persone deli homini e dele donne ad anciderli e varrilli. /73v/

Cap. 64 deli remedii contra li carboni periculosi li quali nascono ale persone ad uciderli e guarirli. /70r/

Questo volgarizzamento include soltanto i capitoli del Thesaurus pauperum; e, come anticipato, presenta evidenti tratti linguistici che consentono di collocarlo in area settentrionale. Alcuni aspetti distintivi del volgarizzamento: – accordo costante dei due testimoni nelle rubricature; – assenza dei capitoli latini XXXV. De inflatione testium e XXXVI. De passione virge; – il capitolo Remedii contra li crevadure presenta la versione ridotta; – BOS omette i capitoli da IX a XII (parzialmente) per lacuna materiale. Nello studio incentrato sull’analisi contrastiva di K1 e K2, Roman Sosnowski avanza l’interessante ipotesi che il testo di K2 possa essere un rifacimento veneto di un modello d’area toscana. Tale ipotesi è senz’altro degna di attenzione, ma non verrà approfondita in questa sede per la scelta di una presentazione descrittiva dei diversi volgarizzamenti.

3.3.2 Antologie, miscellanee e ricette estravaganti Quelle presentate finora sono versioni complete del Thesaurus pauperum, verosimilmente frutto di distinte e indipendenti azioni di traduzione, con la riserva

100

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

di possibili forme di contaminazione. Oltre alle traduzioni complete, il Thesaurus pauperum in volgare conosce altre forme di trasmissione e diffusione: antologie, miscellanee mediche e versioni incomplete (mutile o carte sparse). Queste modalità di trasmissione sono evidenti anche nelle traduzioni in altre lingue; nell’area tedesca abbiamo osservato l’assenza di versioni complete, a fronte di un buon numero di miscellanee (Speyer Arzneibuch e Nürnberger Arzneibuch) e di ricette avventizie. Tralasciamo in questa proposta di classificazione gli estratti dal Thesaurus pauperum, come quelli del Ricettario calabrese di Luca Geracitano (cf. Scarpino 2011) e quelli dello zibaldone fiorentino dei Drittafede (cf. Artale 2005; 2006).

3.3.2.1 Antologie Prendiamo le mosse dalle antologie, cioè dai florilegi realizzati per scelta puntuale di sezioni e ricette a partire da un antecedente presumibilmente completo che a rigore potrebbe essere o latino o già volgare. Il volgarizzamento tràdito da F4 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14) e da F5 (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92) è un’antologia di area toscana. Titolo:69 /c. 1r/ Incomincia la somma et facti delle ispositione delle medicine facto et ordinato da Mo Piero Ispano che chiamasi Tesoro di poveri.

Prologo: /c. 1r/ In nomine sancte et individue Trinitatis, la quale creò ongni cosa et a ciascheduna per la sua propria virtù, dalla quale è data ongni sapiençia, secondo che egli dispone alla disposizione del subghietto, ad alchuni dà sapiençia et ad alchuni dà isciençia. Io, maestro Piero Ispano, dimando l’aiutorio di Dio in questa opera, confidandomi di lui il quale opera per noi ongni opera buona, sì come per istrumento, la quale volglio che sia chiamata Tesoro di poveri; in nella quale se attentamente leggirai tutte le infermità agievolmente troverrai, se el medico fia savio et attentamente congnioscierà le complexioni et le nature et conditioni degli huomini. Iesu (Crist)o, il quale fu vero et sommo medico, il quale con la sua parola sanava ongni infermitade dell’anime et de’ corpi, imperò che epso è capo di tucti i fedeli (Crist)iani, epso sia nostra ghuida in questa opera. Incomincieremo dalla infermità del capo. Prima della infermità de’ capelli che alchuna volta caggiano et altra volta mutansi in colore.

69 Citiamo da F5 .

3.3 Per una classificazione della tradizione

101

Explicit: /c. 13v/ Et se non si soccorre ad evacuare, cioè a cacciare, et a votare quelli humori superflui, l’huomo o donna diviene in farneticho et diviengli in fastidio ongni cosa buona; vuolsi evacuare il corpo per cristeo o trarsi sanghue, sì che li humori putrefacti non piglino baldança che di qui nascie lungha infermità, et lo presto rimedio è questo a ffare venire la sanitade. Et questo per ora a ddire basti che cosa è febre et donde prociede et per che cagione. Qui è la fine di questo libro, rendiamo gratie a (Crist)o Y(iesu), nostro singniore, in singniore Iddio, sua questa opera facta per me maestro Iacopo di Spangnia et diriçça tucti questi che fedelemente ciercano salute da me.

Latino

F.4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14

F.5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92

I.

De casu capillorum

De infirmitate de’ capelli. Cap. I /3v/

Della infermità de’ capelli /1r/

II.

Contra ortum capillorum

Rimedio che chapelli o peli non naschino. Cap. II /4r/

Rimedio che i capelli non creschino /1v/

III.

De pustulis capitis

Aposteme in capo. Cap. III /4v/ Rimedio ad infermitate et posteme di gambe. IIII /4v/ Aposteme che nasciesse in capo. Remedio. Cap. V /4v/ A tingna e serpigine capitis. Cap. VI /5r/

Apostema in capo /1v/

III,22 III,35

Rimedio appostema di ghambe /2r/ Apostema che nasciesse in capo /2r/ A tingnia ispengniere /2r/

IV.

De litargia

De letargia, questa è una infermità che viene nel capo /5r/

V.

De frenesi

De frenesi que est in chapite. Cap. VIII /5v/

VI.

De dolore capitis

Contra dolorem capitis. Cap. VIIII /6r/ Contra rema friggida. Cap. X /6v/ (10) Contra vigilias. Cap. XI /7r/

Contro a rema friggida /2r/

VI,4 VI.18 VII.

De epilentia

Del male caduco. Cap. XII /7v/

Contro al male caducho /2v/ Contro a ismania /2v/

VIII.

De dolore oculorum

Delle infermità delli occhi. Cap. XIII /8r/

Della infermità degli occhi /3r/

102

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

F.4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14

F.5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92

Della infermità delli orecchi /3v/ A trarre alchuna cosa delli orecchi /3v/

IX.

De infirmitatibus aurium

Della infermità delli orecchi. Cap. XV /9v/ A trarre alchuna chosa dell’orecchie. Cap. XVI /9v/

X.

De gutta rosacea

De gutta rosacea. Cap. XVII /10v/

XI.

De dolore dentium et gingivarum

Della lamita de’ denti e delle giengie /10v/

XII.

De fluxu sanguinis narium

Contra al fruxo del sanghue Contro al frusso del del naso. Cap. XVIIII /11r/ (20) sanghue del naso /4r/

XIII.

De paralisi lingue

Della paralisi della linghua. Cap. XX /12r/

Della parlasia della linghua /4v/

XIV.

De squinantia

Dell’asma del petto. Cap. XXI /12v/ D’uno che avesse atratti li membri. Cap. XXII /13v/

Della asima del pecto /5r/

Contra nausea, cioè singhiçço. XXIII /13v/ Del male del polmone. Cap. XXIIII /14r/ Ad posteme di petto. Cap. XXV /14r/

Contro a nausea, cioè singhioçço /5v/ Del male del polmone /6r/

D’uno che avessi atratti i nervi /5v/

XVII.

De nausea et singultu

XVIII.

De lesione pulmonis

XV.

De egritudinibus pectoris

XX.

Ad laxandum ventrem

Ad fare andare del ventre, cioè A ffare andare del corpo chi chi fusse istiticho. Cap. XXVI fusse istiticho /6r/ /14v/

XXI.

De nimio fluxu ventris

Ad restringere il fluxo del ventre. XXVII /14v/

A ristringiere il ventre /6v/

XXII.

De colica et iliaca passione

Del male del fiancho. Cap. XXVIII /15v/

Del male del fiancho /6v/

XLV.

Ut mulier concipiat

Ut mulier concipiat, cioè facci la creatura. Cap. XXVIIII /16v/ (30) De aborsu, di quelle che non portano le creature a bene. Cap. XXX /17r/

Che lla donna facci la criatura a ssalvamento /7r/

XLV,43

Apostema di pecto /6r/

De abortivum, cioè di quelle che non portano le criature a bene /7v/

3.3 Per una classificazione della tradizione

103

(continua) Latino

XLVI.

Contra difficilem partum

F.4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14

F.5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92

Da una donna che non potesse partorire /17v/

D’una donna che non potessi partorire /7r/

XLVII. De dolore post partum Del dolore dopo il parto. Remedio /18r/ XLVIII. De gutta arthetica et podagra

Del dolore doppo il parto. Rimedio /8r/

De ghutta, arteticha et podraga /18v/ A trarre lengnio o spina della carne /8v/ Uno beveraggio buono et optimo a cchi fusse ferito /8v/ Quando vai ad vigitare l’infermo /8v/ Rimedio a non innebriare /9r/

XLIX.

De crepatura

Rimedio da quelli che fussino crepati /20v/

Rimedio a quelli che fussino chrepati /9r/

L.

De antrace

Contra antracem, contra il segno che ssi chiama maladetto /20v/

Contro a antracie, cioè contro a male che ssi chiama maladetto /9v/

De fistula occidenda De scabie malo morbo De glandulis tollendis

Contra fistula /22r/ Di posteme in ghambe /22r/ Chontra glande /22r/ Chontra a mitighare il fuocho /22v/ (40) Ad fuocho salvaticho /23r/ Ad detrarre lengno o spina della charne /23v/ Uno beveraggio buono e ottimo a chi fusse fedito /24r/ Quando vai a visitare lo ’nfermo dice Macer /24r/ Ad chi non vuole innebbriare /25r/ Chi vuole andare in chammino /25r/ A provocando il sudore /25r/

Contro alla fistula /10r/ Di posteme di ghambe /10r/ Contro a glandule /10v/ Contro a mitighare il fuocho /10v/ A fuoco salvaticho /11r/

De extrahendo sagittam vel spinam Potio ad vulneratos bona

A chi vuole andare in cammino /11r/ A provocare il sudore per faticha /11r/

104

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

F.4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14

F.5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92

De febre effemera

Incipit lo trattato et rimedio contra febbre efimeram, cioè che non dura /25v/

Comincia il trattato et rimedio contro alla febre effimera, cioè che non dura /11v/

De febre continua

D’uno che avesse la febbre molta chalda /26v/

De febre tertiana

Della febbre terzana /27r/ (50)

Della febre terçana /12r/

De febre cottidiana

De febbre chotidiana /28r/

Della febre cotidiana /12v/

De quartana

De febbre quartana /28r/

A torre via la quartana febre /12v/

Questio quid sit febris et unde dicatur

Unde e perché si gienera la febbre /29r/

Donde et perché si gienera la febre /13r/

Queste le caratteristiche distintive dell’antologia: – omissione di interi capitoli latini, in particolare del gruppo da XXIII a XLIV; – insolita successione di Thesaurus pauperum, ricette adespote e Tractatus de febribus; tra le ricette adespote si individuano capitoli per i quali non è possibile riconoscere un diretto antecedente nel testo latino dell’edizione critica; – inversione dell’ordine dei capitoli latini nel modo seguente: XVII. De nausea et singultu, XVIII. De lesione pulmonis e XV. De egritudinibus pectoris; – i rimedi offerti da ciascun capitolo sono solitamente in numero inferiore rispetto a quelli del modello latino; – il capitolo latino III. De pustulis capitis è suddiviso nei capitoli: Aposteme in capo, Rimedio ad infermitate et posteme di gambe, Aposteme che nasciesse in capo. Remedio e A tingna e serpigine capitis; – il testo di F5 è lacunoso per l’assenza dei seguenti capitoli noti da F4: De letargia, questa è una infermità che viene nel capo [IV. De litargia]; De frenesi que est in chapite [V. De frenesi]; Contra dolorem capitis [VI,1, 2, 3]; De gutta rosacea [X. De gutta rosacea]; Della lamita de’ denti e delle giengie [XI. De dolore dentium et gingivarum]; De ghutta, arteticha e podraga [XLVIII. De gutta arthetica et podagra];

3.3 Per una classificazione della tradizione



105

in F5 sono anticipati i capitoli A trarre lengnio o spina della carne; Uno beveraggio buono et optimo a cchi fusse ferito, Quando vai ad vigitare l’infermo e Rimedio a non innebriare, dal momento che si incontrano dopo il capitolo Del dolore doppo il parto. Rimedio; il confronto con il latino rende senz’altro preferibile la sequenza di F4, che include questi capitoli nel blocco delle ricette adespote.

Tale antologia deriva, dunque, da un modello con i tre blocchi testuali (oltre al Thesaurus, il Tractatus de febribus e le ricette adespote) e altre ricette di cui occorre indagare la fonte. Alla luce delle significative differenze fra i due testimoni, il testo più affidabile appare quello tràdito da F4. Entrambi i manoscritti presentano alla fine del volgarizzamento una serie di capitoli (in F4 da c. 30r e in F5 da c. 16v a c. 26v) in cui compaiono ricette volgari tratte dal Thesaurus pauperum. Ad esempio, le due ricette del capitolo A cchi non potesse dormire (c. 17r di F5, «Se ttu havessi passione et non potessi dormire, piglia aloe trito con acieto et olio rosato et ungni la fronte: il dolore del capo tolle» e «Ancora quando tu avessi auto uno antico dolore di capo, togli aloe pesta e distempera con acieto e olio rosato et ungitene la fronte: mirabilmente fa pro») riproducono la ricetta latina VI,60 («Item aloe tritum cum aceto et oleo rosato, fronti illinitum, dolorem capitis tollit»); la prima ricetta del capitolo A ffare uscire del ventre (c. 18r di F5, «Piglia il fiele del toro et olio et salgiemma et mistia insieme et ungni di sotto et prestamente provoca di sotto») deriva dalla ricetta XX,1 («Ad laxandum ventrem fel tauri, aloe et salgemma et oleum commisce; inunge orificium ani; in momento provocat secessum»). Si hanno, però, anche sezioni estranee al Thesaurus pauperum, come le Virtù della brettonicha (c. 15v di F5 e c. 34r di F4) e la Speriençia di Tommaso da Pescia facta nel figliuolo del conte Ugholino d’Appiano di Meleto da Massa Trebbiara (c. 24v di F5 e c. 49r di F4). I codici S3 (Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.11) e V1 (Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.12) recano la medesima versione antologica: è priva del prologo, ha come titolo, comune a entrambi, «Somma la quale conpilò el mo Po Spagnuolo sommo maestro in fisica lo quale recò in somma l’esperienze delle infirmità del corpo del’uomo dal capo insino a’ piedi cominciandosi a’ capelli», e comincia con le ricette per i capelli e una serie di prescrizioni che esulano dall’impostazione del Thesaurus pauperum latino (l’ordine delle ricette prosegue concorde con il latino a partire dalle cure per la patologia della tigna). Non sono presenti le rubricature; nella presentazione del contenuto trascriviamo, perciò, l’incipit di ciascun blocco di prescrizioni che corrisponde ai capitoli del modello latino.

106

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Latino

I.

De casu capillorum

S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.11

V1 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.12

Se li capelli del capo caggiono /52r/

Se li capelli del capo caggiono /71r/

Alla postema delli urecchi /52r/

Alla postema dell’orecchie /71r/

A ssanare le posteme del capo /52r/

A sanare le postreme del capo /71r/

Alle pustole delle ghanbe /52r/

Alle postule delle gambe /71r/

Contro alla rabia, serpigine, letiggine /52r/

Contr’alla schabbia, serpigine, letiggine /71r/

III.

De pustulis capitis

Alla tigna del capo /52v/

Alla tigna del capo /71v/

IV.

De litargia

A litargia, che è male nel capo /52v/

A litargia, che è male del capo /71v/

V.

De frenesi

Al franeticho /52v/

Al farnetico /71v/

VI.

De dolore capitis

Al male del capo /52v/

[Contra reuma]

Contro alla rema frigida /52v/

A torre via il dolore del capo /71v/ Contro alla rema frigida /71v/

A chi non può dormire /52v/

A cchi non può dormire /72r/

[De mania]

Alla magrana /53r/ Al mal maestro /53r/ Alla pietra rossa /53r/ Contro lo smaniato /53r/

Alla magrana /72r/ Al male maestro /72r/ Alla pietra rossa /72r/ Contra lo smaniato /72r/

VIII.

De dolore oculorum

Alli occhi /53r/

All’occhio /72r/

IX.

De infirmitatibus aurium

Al dolore d’orecchi /53r/

Al dolore dell’orecchie /72v/

X.

De gutta rosacea

Alla letigine della faccia /53v/

Alle letiggini della faccia /72v/

XI.

De dolore dentium et gingivarum

Al duolo di denti /53v/

Al duolo de’ denti /72v/

XII.

De fluxu sanguinis narium

Quando escie sanghue del naso /53v/

Quando escie sangue del naso troppo /73r/

XIII.

De paralisi lingue

Alla favella perduta /53v/

Alla favella perduta /73r/

XIV.

De squinantia

All’apostema della ghola /54r/

All’apostema della gola /73r/

[De vertigine] [Contra vigilias] VII.

De epilentia De spasmo

3.3 Per una classificazione della tradizione

107

(continua) Latino

S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.11

V1 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.12

XV.

De egritudinibus pectoris

Alla infermità del petto /54r/

Alla infermità del petto /73r/

XVI.

De sincopi et inanitione

Contra alla rema anticha e pericolosa /54r/

Contro alla rema anticha e pericolosa /73r/

XVII.

De nausea et singultu

Alla tossa /54r/

Alla tossa /73r/

XVIII.

De lesione pulmonis

Al male del polmone /54r/

Al male del polmone /73r/

XIX.

De pleuresi

Apostema di petto /54v/

Apostema di petto /73v/

XX.

Ad laxandum ventrem

A chi fusse stiticho /54v/

A cchi fusse stitico /74r/

XXI.

De nimio fluxu ventris

Per restringere la soluzione del corpo /54v/

Per restrignere la solutione del corpo /74r/

XXII.

De colica et iliaca passione

Al male del fiancho e della colica /54v/

Al male del fiancho e della colica /74r/

XXIII.

De tenasmone

Al male delle morici /55r/

Al male delle moreci /74r/

XXIV.

De vermibus et lumbricis

Al male de’ mignatti /55r/

Al male de’ mignatti /74v/

XXV. XXVI.

De emorroidibus De exitu ani

Alle morici /55r/

Al male delle moreci /74v/

XXVII.

De opilatione epatis

XXVIII.

De ydropisi

Al ritruopicho /55r/

A ritruopico /74v/

XXIX.

De opilatione splenis

Al male della milza /55r/

Al male della milza /75r/

XXX.

De icteritia

A chi fusse giallo nelli occhi A cchi fosse giallo negli /55v/ occhi /75r/

XXXI.

De opilatione lapidis vesice et renum

Al male della pietra /55v/

XXXII.

De stanguria

A’ mali homori chaduti nella A’ mali omori caduti nella vessicha /56r/ vergella /75v/ A chi non può ritenere A cchi non puote ritenere l’urina /56r/ l’orina /75v/

XXXVII.

Ad coitum excitandum

A chi non puote husare con femina /56r/ Contro a’ demoni e malie /56r/

A cchi non puote usare con la femina /75v/ Contro alli demoni e malie /76r/

Odi propietà per isspengnere lusuria /56r/

Odi propietà per ispegnere la luxuria /76r/

[De maleficio et demonio in G] XXXVIII. De suffocatione libidinis

Al male della pietra /75r/

108

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.11

V1 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.12

XXXIX.

De duritia et apostemate matricis

Contro alla durezza e postema della matrice /56v/

Contro alla durezza e postema della matrice /76r/

XL.

De provocatione menstruorum

A non potere perdere ghocciola di sanghue /56v/

A non potere perdere gocciola di sangue /76v/

XLI.

De nimio fluxu menstruorum

XLII.

De mamillarum infirmitatibus

Contro alle infermità delle puppe /56v/

Contro alle ’nfermitadi delle poppe /76v/

XLIII.

De suffocatione matricis

Contro alla sufuchazione della matrice /57r/

Contro alla suffucatione della matrice /77r/

XLIV.

De impedimento conceptus

Al malagievol parto /57v/

Al malagevole parto /77v/

XLV.

Ut mulier concipiat

XLVI.

Contra difficilem partum

XLVII.

De dolore post partum

XLVIII.

De gutta arthetica et podagra

Ala gotta arteticha /57v/

Alla gotta artetica /77v/

XLIX.

De crepatura

Contro al crepato /57v/

Contro al crepato /78r/

L.

De antrace

Contro all’entrace e carboncholo, ciò sono li serigni /58r/

Contro all’entrace e carboncholo, ciò sono li serigni /78r/

Beberaggio di maravigliosa operatione /58r/

Beveraggio di maravigliosa operatione /78v/

Contro alla schabia e reo male e llebra e ssimigliante cose /58v/

Contro alla schabbia e reo male e lebbra e simigliante cose /78v/

Contro alla lebra /58v/

Contro alla lebbra /79r/

Per cacciare via le ruche e porri /58v/

Per cacciare via ruche e porri /79r/

Alla cottura di fuoco o d’acqua /58v/

Alla cottura di fuoco o d’acqua /79r/

3.3 Per una classificazione della tradizione

109

(continua) Latino

S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. L.VI.11

V1 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.12

Al fuocho salvaticho /58v/

Al fuoco sacro, cioè fuoco salvatico /79r/

Per estrarre della carne o spina o lengno o altra cosa per la sua propietade /58v/

Per trarre della carne o legno o spina o altra cosa per la sua propietade /79r/

Per vigitare lo ’nfermo /59r/ Per vicitare lo ’nfermo /79v/ Per non istancare /59r/

Per non istanchare /79v/

Unghuento fine a cottura di fuocho /59r/

Polvere meravigliosa /79v/

etc.

Pillole ottime a chiarificare il viso /80r/ Questo è pretioso lattovaro /80r/ Queste sono le cose che ssono nocevoli al viso /80v/ Queste sono quelle che ssono buone al viso /80v/

Nel volgarizzamento mancano alcuni capitoli latini (ad esempio, quelli da XXXIII. De pruritu virge a XXXVI. De passione virge) e le ricette sono in numero drasticamente ridotto. Vediamone un esempio:70 A litargia, che è male del capo, togli ruta e sesembro e aceto e tengalo al naso et adorilo et molto giova. [lat. IV,1] Item il polmone del porcho, posto in sul capo, meravigliosamente vale. [lat. IV,3] Item lo sterco della gallina e rasura di corno di cerbio incorporati insieme e posto al naso e adori e toglie via il male del capo. Item fummo fatto di cuoio di capra, e riceuto al naso, tosto sana. Item fummo fatto di cuoio di caureno quelli c’ànno litargia o pilensia e sufocatione di matrice sana tosto. [lat. IV,9]

70 Trascriviamo da V1 (c. 71v).

110

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Item alla litargia nulla cosa conforta tanto quanto il fummo de’ capelli riceuto al naso. [lat. IV,13]

Il testo volgare presenta sei ricette rispetto alle almeno tredici del latino, di cui quattro hanno sicuro antecedente nel Thesaurus pauperum. La riduzione del contenuto dei capitoli diviene talora radicale, come nella sezione parallela al lat. X. De gutta rosacea caratterizzata da una sola prescrizione: Alle letiggini della faccia, togli lo sterco del colombo pesto e messo nell’aceto e posto in sulla faccia: ogni macola ne caccia. [X,11]

Dopo la sezione Contro all’entrace e carboncholo, ciò sono li serigni (lat. L. De antrace) i due testimoni si allontanano dal latino, inglobando ricette di origine sconosciuta; nella parte finale, poi, i due testimoni non sono concordi e si nota un’interessante predilezione di V1 verso ricette di cosmetica per la cura del viso. 3.3.2.2 Miscellanee Da un processo selettivo che coinvolge più testi d’àmbito medico si realizza la formazione di miscellanee con inclusione di estratti dal Thesaurus pauperum, accanto a prescrizioni di altra provenienza. Recano distinte miscellanee mediche con significativa presenza del Thesaurus pauperum i seguenti codici: CAS (Roma, Biblioteca Casanatense, 1798), F6 (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. II.IV.112), V2 (Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.16) e WIE (Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 3405). Esaminiamo più dettagliatamente F6 e V2. Dalle note delle carte di guardia apprendiamo che il ms. II.IV.112 (F6), prima di approdare nella Biblioteca Nazionale di Firenze, è appartenuto all’accademico Rosso Antonio Martini, detto Ripurgato:71 c. IIIr Ex libris deletae Academiae Furfeorum num. / 62 anno 1783. Petro Leopoldo M. E. D. nostrae / bibliothecae additis. / In catalogo librorum et scriptur. Academiae Rubei / Antonii Martini cognom. Academico il Ripurgato / pag. 90 sub n. 62 c. IVr In catalogo primo nostrae Bibliothecae desideratur / quod posterius Bibliothecae adiuctus sit. Deest quo/que in indice generali. Prima cod. inscriptio Cl. / XV P. 2 Cod. 217.72

71 Su Rosso Antonio Martini si veda Salvatore (2016). 72 Annotiamo anche la descrizione di c. Vr: «Spano (M. Pietro). Tesoro de’ Poveri volgarizzato. / Cod. Cartac. In 4° mai. sec. XV exaratus, sed ma/le servatus et mutilus in principio, medio et fine. / Constat fol. scriptis 96. De auctore huius operis, / cuius titulus latine est. Thesaurus pauperum seu / de medendis humani corporis membris. V Fabric. / Bibl. Med. et Inf. Latinitatis T. IV pag. 45 et alios / qui ab ipso citantur. / Fuit / Academiae Furfeorum».

3.3 Per una classificazione della tradizione

111

Il codice passa, dunque, alla Biblioteca Nazionale di Firenze in séguito allo scioglimento dell’Accademia della Crusca nel 1783.73 Il testo di nostro interesse inizia a c. 66r: c. 66r Qui incomincia un altro libro di medicine, il quale si chiama el Tesoro de’ poveri, nel quale chontiene molte medicine e molte ricette vantagiose. Inchominceremo a trattare de’ chapegli. Chapitolo primo.

E si articola nei seguenti capitoli:

Latino

F6 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. II.IV.112 A trattare de’ chapegli. Chapitolo primo /66r/74

I.

De casu capillorum

II.

Contra ortum capillorum

III.

De pustulis capitis

Alle post(ul)e del chapo. Chapitolo secondo /66v/

IV.

De litargia

Dela litargia, aposteme del chapo. Chapitolo tre /67r/

V.

De frenesi

Della farneticha. Chapitolo quatro /67v/

VI.

De dolore capitis

Chontro alla doglia del chapo. Chapitolo 5 /67v/ Chontro alla rema. Chapitolo sei /69r/

VII.

De epilentia

Chontro a doglia di testa e di magrana, i. veghiare. Capitolo sette /69r/ Chontro a male del chascato, cioè male maestro. Chapitolo otto /69v/

VIII.

De dolore oculorum

Chontro al male d’ochi. Chapitolo nove /70r/

IX.

De infirmitatibus aurium Chontro a male d’orechi. Chapitolo dieci /73r/

X.

De gutta rosacea

XI.

De dolore dentium et gingivarum

XV. XVI.

De egritudinibus pectoris Chontro alla fermità del petto. Chapitolo XV. /76r/ De sincopi et inanitione

XVIII.

De lesione pulmonis

Chontro al male del polmone. Capitolo XVI. /77v/

XIX.

De pleuresi

Chontro alla infermità del feghato. Capitolo XVII. /78r/

Chontro al male di denti e giengie. Chapitolo XI /74r/

73 Il cartellino reca anche la provenienza: Crusca, n. 62. 74 Antica numerazione in basso: 46.

112

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

F6 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. II.IV.112

XXII.

De colica et iliaca passione

Chontro a male di milça. Chapitolo XVIII. /78v/ Chontro a male di fiancho, ad mandrona e di donna di chorppo. Chapitolo dicanove 19. /79r/ Chontro a doglia di reni. Chapitolo XX. /80v/

XXIII.

De tenasmone

Chontro al male de’ pondi e contro al’uscire delle minugie di sotto. Chapitolo ventuno. /81r/

XXV.

De emorroidibus

Chontro al male delle morici. Chapitolo ventidue. /81v/

XXXI.

De opilatione lapidis vesice et renum

Chontro al male della pietra. Capitolo XXIII /82v/ Chontro alla ranella. Chapitolo XXIV /83v/ Chontro a non potere orinare. Chapitolo XXV /83v/ Chontro a non potere tenere l’orina e chontro a chi piscia nel leto. Chapitolo XXVI /84r/ Chontro al male de’ crepati e a chi isciende le budella nella choglia. Chapitolo XXVII /84r/ Chontro a’ choglioni enfiati e dogliosi. Chapitolo XXVIII /85r/ Chontro al male della vergha. Chapitolo XXIX /85r/ Chontro al male de ritruopico. Chapitolo XXX /87r/ Chontro alla tossa. Chapitolo XXXI. /87r/ Chontro al male del tisicho. Chapitolo XXXII /88r/ Chontro al male dell’opilato e chontro a essere giallo e avere perduto il cholore. Chapitolo XXXIII /88r/ Chontro al male dell’asima. Chapitolo 34. /89r/ Chontro al chatarro. Chapitolo XXXV /89r/ Chontro a tignia e rea chotenna. Ch. 36 /89r/ Chontro a fuocho salvaticho. Chapitolo XXXVII /90r/ Chontro a fiamma salssa. Chapitolo XXXVIII /90r/ Chontro arteficha. Chapitolo trentanove /90v/ Chontro a piççichore. Chapitolo XXXX /90v/ Chontro alla rogna. Chapitolo XXXXI /90v/ Contro a cicone capolinella. Chapitolo 42 /91v/ Chontro a ghanbe enfiate e ghanbe rotte. Chapitolo quarantatre/91v/ Chontro alle papice. Chapitolo XXXXIIII /92r/ Chontro a’ pedignioni di piedi o di mani. Chapitolo quarantacinque. /92v/ Chontro alle ghotte. Chapitolo 46 /93r/ Chontro a setole, crepature di piedi e di mani ed labra. Chapitolo quarantasette /93v/ Chontro a’ porri che naschono nelle mani e ne’ piedi e negli altri menbri della persona. Chapitolo 48. /94v/

3.3 Per una classificazione della tradizione

113

(continua) Latino

F6 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. II.IV.112 Chontro a doglie di membra e enfiatura. Chapitolo quarantanove. /95r/ Chontro a chi non potesse uscire del chorpo che uscirà. Chapitolo cinquanta /95v/ Chontro al’uscita e sochorença. Capitolo 51. /96r/ Chontro a chi ingienera sanghue dentro e escie per lle parti di sotto. Chapitolo 52. /96v/ Chontro a chi escie sanghue del naso e a chi sputa sanghue e a chi piscia sanghue. Chapitolo 53. /96v/ Chontro a privato male delle donne, cioè del frusso del sanghue. Chapitolo cinquantaquattro. /97v/ Chontro a male di donna che non possa partorire. Chapitolo cinquantacinque 55. /98r/ Chontro alla matrice ghuasta e rimedio a rachoncialla. Chapitolo cinquantasei. /98v/ Chontro alla materia biancha che gietano le donne per lla matricie che no lascia ingienerare. Chapitolo 57. /99r/ Chontro alle donne che non posono ingienerare figliuoli: rimedio che ingieneranno. Chap. 58. /99v/ Chontro a setole di poppa e male di poppe di donna. Chapitolo cinquantanove. /100r/ Chontro a donna ch’à pocho latte e chontro a chi à cholate. Chapitolo sesanta. /101v/ Chontro al male di bachi o vermini. Chapitolo sesantauno /101v/ Chontro a duolo ch’ànno le donne dopo il partorire. Chapitolo sesantadue. /103r/

XXVII. De opilatione epatis

Chontro all’anghuinaia. Chapitolo sesantatre /103r/ Chontro alle ghanghole a ghuarire. Chapitolo 64. /103r/ Chontro alla fistola e rimedio a sanarlla. Chapitolo sesantacinque. /103v/ Chontro al male di lupa. Chapitolo 66 /104r/

XXVIII. De ydropisi

Chontro alla posta del petto e di ghola. Chapitolo sesantasette. /105v/ Chontro a doglie di nerbi rastratti e nerbi indegniati. Chapitolo sesantaotto /105v/ Chontro al ghavociolo. Chapitolo sesantanove /106r/ etc.

114

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

La scelta di trascrivere i capitoli del testo volgare a fronte di quelli latini vuole evidenziare la natura miscellanea dell’opera. Infatti, le prime sezioni hanno corrispondenza con quelle del Thesaurus pauperum latino, pur a fronte di un trattamento alquanto libero del contenuto, evidente nei consueti interventi di aggiunta, riscrittura, sostituzione, etc. Ad esempio, il capitolo dela litargia aposteme del chapo (c. 67r–v) offre sette ricette rispetto alle almeno tredici della tradizione latina: A litargia e posteme, otima e maravigliosa chosa è a porre ale nari del naso la ruta chol’aceto fortissimo. [lat. IV,1] Anche il polmone del porcho, posto ale nari del naso, molto giova. [lat. IV,3] Anche il fumo del ghabano e del chorno del cierbio, ricevendo negli nali [sic] del naso, sopra tutte chose giova. [lat. IV,5] Anche a porre sotto il chapezzale del letto o nel letto gli ochi e ’l quore e lla linghua d’uno usignuolo non dormirebe chiunque vi cacerà e chi queste chose vedesse mai non dormirebbe. [lat. IV,8] Anche lo fumichare dal quore della chapra potentemente isveglia lo infermo. [lat. IV,9] Anchora il seme della senape pesta chon aceto e freghato forte alle piante de piè, isveglia lo ’nfermo. [lat. IV,11] Anche isveglia meglio lo litargio lo fumo de’ chapegli dell’uomo che niuna altra chosa. [lat. IV,2]

Per tutte e sette le ricette è possibile riconoscere una ricetta fonte nel Thesaurus pauperum (indicata tra parentesi quadre); nella quinta ricetta si nota la lezione dal quore della chapra in un punto di tradizione controversa: tale lezione sembrerebbe priva di corrispondente latino.75 A partire dal capitolo XX si accentua la distanza dal Thesaurus pauperum con l’introduzione di rubriche ignote al latino: ad esempio, Chontro a doglie di nerbi rastratti e nerbi indegniati (c. 105v), Chontro a bestemia e vermechane (c. 105v). Nel caso di rubriche sovrapponibili, cioè di quelle dedicate a patologie per le quali vi è una rubrica anche nel Thesaurus pauperum, osserviamo l’emersione occasionale di ricette riconducibili al modello latino. Ancora un solo esempio: il capitolo Chontro alla lusuria, cioè rimedio a torre via la lusuria (cc. 110v–111r) è assimilabile al lat. XXXVIII. De suffocatione libidinis. Queste le tre ricette offerte da F6:

75 Anche nel capitolo successivo Della farneticha (c. 67v) il volgarizzamento reca nove ricette che dipendono tutte dal Thesaurus pauperum: V,1; V,2; V,6; V,7; V,11; V,15; V,16; V,22; V,23.

3.3 Per una classificazione della tradizione

115

(c. 111r) 1. A torre via la losuria, dagli a bere quaranta formiche chotte nel sucho di rafondoli: in vita sua non arà voglia d’usare chon femina. [lat. XXXVIII,1] 2. Anchora la cichuta, inpiastrata a’ choglioni, toglie via l’usare chon femina. [lat. XXXVIII,2] 3. Anchora il vermine che rilucie la notte fa che chi lo ve non è più uomo e mai più non può usare chon femina, e perciò dicie Alberto filosafo e grande dottore di medicina chi lo facesse sarà punito come mortale nimicho.

Le prime due ricette riprendono quelle del Thesaurus pauperum, appunto XXXVIII,1 e XXXVIII,2. La terza, con esplicitazione della fonte, Alberto filosafo e grande dottore di medicina, afferma la medesima credenza espressa in XXXVIII,17 («Item vermis lucens de nocte, sepe portatus a viro, facit eum inhumanum. Gilbertus»), ma la sua genesi è dichiaratamente estranea al nostro ricettario latino. Per le motivazioni che abbiamo cercato di mettere qui in rilievo il testo di F6 mostra un’accentuazione dei caratteri di raccolta miscellanea di ricette con disparata origine e si colloca in una posizione a sé stante nel panorama delle traduzioni italoromanze del Thesaurus pauperum. Passiamo a V2 (Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.16), che reca una collezione di prescrizioni mediche da diverse fonti. La prima sezione si mostra dipendente dal Thesaurus pauperum ed è quella che qui ci interessa.

Latino

V2 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.16

I.

De casu capillorum

Chapegli /1r/

II.

Contra ortum capillorum

III.

De pustulis capitis

IV.

De litargia

V.

De frenesi

Al farneticho /2r/

VI.

De dolore capitis

A duolo di capo e rema /2r/

VII.

De epilentia

Al male maestro /3r/

VIII.

De dolore oculorum

Al male degl’ochi /3v/

IX.

De infirmitatibus aurium

Al dolore dell’orecchie /4r/

X.

De gutta rosacea

XI.

De dolore dentium et gingivarum

A duolo di capo /1v/

A dolore di denti /5r/ A ristagnare il sangue /5r/ Alla postema /5v/ Pro medicine /5v/

116

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

(continua) Latino

V2 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.16

XV.

De egritudinibus pectoris

Apostema di petto /7r/

XXII.

De colica et iliaca passione

A soluzione di corpo /7v/

XXIII.

De tenasmone

Al fiancho /8r/

XXV.

De emorroidibus

A mignatti /8v/

XXVIII. De ydropisi

A ritropicho /9r/

XXIX.

De opilatione splenis

Alla milza /9r/

XXX.

De icteritia

XXXI.

De opilatione lapidis vesice et renum

XXXVI. De passione virge

Alla pietra /9v/ Alla vergiella /10v/

XXXVII. Ad coitum excitandum XLII.

De mamillarum infirmitatibus

Alle poppe /11r/

XLIII.

De suffocatione matricis

Matricie /12r/

XLIV.

De impedimento conceptus

XLV.

Ut mulier concipiat

A ’ngravidare /12v/

XLVI.

Contra difficilem partum

Al parto /13r/

XLVII.

De dolore post partum

XLVIII.

De gutta arthetica et podagra

A ghotta /13v/

XLIX.

De crepatura

Crepato /14r/ Fistola /14v/ Ischabbia /15v/ A porri /15v/ Chottura di fuocho /16r/ Al fuocho salvaticho /16v/ A trarre ossa rotte /16v/ Allo infermo se dé guarire /17r/ A mali omori /17v/ Nocievoli all’uso dell’huomo /18v/ Buone all’uso dell’uomo /18v/ Più medicine /20r/

3.3 Per una classificazione della tradizione

117

(continua) Latino

V2 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. It.III.16 A febre terzana /20v/ Alla quartana /21r/ A rancho /22r/ Significhatione del tonare /22v/ A ristagnare sangue de’ membri /23v/ Del movimento di matricie /27r/ Perché la femena non à figliuoli /27v/ A conservare la pregneza /28v/ A regiere inanzi al parto /29v/ Lo ’mpedimento del non ingravidare /30v/ Per difetto dell’uomo /31v/ Per difetto della femina /31v/ Al troppo frusso di sangue /32v/ etc.

Come ben emerge dalla tavola dei capitoli, il testo volgare non offre tutte le sezioni del modello latino e include nelle unità testuali successive capitoli provenienti da altre fonti. L’impostazione miscellanea interessa anche il contenuto dei capitoli corrispondenti a quelli del Thesaurus pauperum: il trattamento delle ricette è piuttosto libero con omissioni e aggiunte da altri testi. 3.3.2.3 Tradizione avventizia Esaminiamo ora i testimoni che recano versioni incomplete del Thesaurus pauperum (L3 e S2), che appaiono indipendenti dalle traduzioni complete note, e le ricette di carte vaganti (LIL), la cui sopravvivenza è quanto mai fortuita. Il testo di L3 (London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 533) è mutilo e si interrompe in corrispondenza del capitolo lat. X.76 Presenta caratteristiche piuttosto rare nel panorama italoromanzo del

76 Per la descrizione delle altre unità codicologiche del manoscritto si veda Moorat (1962, 387–388).

118

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Thesaurus pauperum: assenza del prologo, assenza delle rubricature, benché i capitoli siano distinti dal capoverso e dal fatto che la prima lettera sia annotata fuori dal campo di scrittura come guida per il successivo intervento di un rubricatore, e indicazione costante della fonte delle ricette. Su base linguistica il testo risulta riconducibile all’area toscana; non è stato possibile, come già detto, associare il contenuto di questi capitoli ai volgarizzamenti completi individuati. Questi i capitoli: Latino

L3 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 533

I.

De casu capillorum

Contra alli capelli che caggiono77 /1r/

II.

Contra ortum capillorum

Perché gli capegli e peli non naschino /1v/

III.

De pustulis capitis

Per guarire de’ bruscuogli del capo /2r/ La rogna colla serpigine /2v/ Contra li pidochi e lli lendini /3r/

IV.

De litargia

Contra la ’nfermità c’à nome litargia /3v/

V.

De frenesi

Contra la frenesia la quale è infermità che huomo non può dormire /4r/

VI.

De dolore capitis

A tollare la doglia del capo /5r/ Alla rema disse Circa istans e Dya. /5r/ Alla doglia della fronte Dya. disse /5v/ Contra alla infermità di coloro che non possono dormire disse Gostantino /6r/

VII.

De epilentia

L’epilentia et morbo caduco /6r/ Al male che si chiama spasmo /6v/ Lo scotomatico dalli a bere /7r/ Contra lo male c’à nome vertigine /7v/

VIII.

De dolore oculorum

La doglia degli ochi /7v/

IX.

De infirmitatibus aurium

Al dolore dell’orecchia /9r/ Quando andasse cavelle nell’orechia disse Ruggeri /9v/

X.

De gutta rosacea

La gotta rosaccia e pitigini /10r/ Le ruche e porri /10r/

LIL (Lille, Bibliothèque Municipale, 862 [Deb. 157]) rappresenta un caso emblematico di sopravvivenza avventizia; nel manoscritto è presente, infatti, una 77 Dal momento che il codice è privo di rubricature, trascriviamo l’incipit del blocco di ricette, da cui è facile desumere la patologia oggetto di discussione e la corrispondenza con il Thesaurus pauperum latino.

3.3 Per una classificazione della tradizione

119

sola carta (c. 22) che reca la traduzione dei capitoli latini XXXVII. Ad coitum excitandum e XXXVIII. De suffucatione libidinis; si tratta di un manoscritto di XV secolo, di cui sono andate perdute molte carte. Il terminus ante quem del codice ci è offerto da una nota di possesso: «il libro è Iacobi de sub ripa et suoy ami[ci] / die 12 mensis februari 1441». Il codice è stato realizzato come miscellanea medica: comprende prescrizioni di dietetica (Questo è tractato de tute carne dimestiche et di loro comperatione a c. 5r, Tractato de vino recente a c. 6r, etc.), opere sulle proprietà curative delle piante (Tractato d’erbe e di loro comperatione a c. 6v, Tractato di conperatione de herbe e differenti a c. 10r) e, in conclusione, gli estratti dal Thesaurus pauperum. È, pertanto, plausibile che la carta di nostro interesse non sia originaria, ma sia stata aggiunta successivamente; resta incerto il riconoscimento del volgarizzamento a cui si associa il testo tràdito da LIL.

3.3.3 Conclusioni Nel presente censimento annoveriamo trentaquattro testimoni che recano volgarizzamenti italoromanzi del Thesaurus pauperum. Rispetto ai dati offerti dai precedenti cataloghi di riferimento, mette conto sottolineare l’esclusione del ms. Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 708 e l’acquisizione dei mss. BER, F8, LIL, PER, ROM e F7. Segue la rappresentazione schematica della proposta di classificazione della tradizione italoromanza dell’opera. Traduzioni complete. Testo A = F3, F8, MON, S4, VAT e WAS. F3 = Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2359: cc. 1r–53r, sec. XIV. F8 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 88 (186): cc. 37r–80r, sec. XV. MON = Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section de Médecine, H 474: cc. 68r– 87r, sec. XV. S4 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.11: cc. 1r–42v, sec. XVI. VAT = Vaticano (Città del), Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334: cc. 1r–111r, sec. XIV. WAS = Washington, Library of Congress, 101 (già 130): cc. 3r–37v, sec. XIV. Testo B = S1 e F7. S1 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.2: cc. 6v–30r, sec. XIV. F7 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Nuove Accessioni 363: cc. 68r–108r, sec. XV. Testo C = F1, F2 e ROM. F1 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62: cc. 1r–61r, sec. XIV. F2 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 543: cc. 1r–83v, sec. XV. ROM = Roma, Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, 43 B28: cc. 1r– 106v, sec. XV.

120

3 I volgarizzamenti del «Thesaurus pauperum»

Testo D = BER, K1, L1, L2, N1, O1, PD e Per. BER = Berlin, Staatsbibliothek und Preussischer Kulturbesitz, Hamilton 514: cc. 3r–72v, sec. XV. K1 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Berol. Ital. Fol. 158: cc. 1ra–58ra, 1450. L1 = London, British Library, Harley 5139: cc. 1r–49v, sec. XV. L2 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 617: cc. 1ra–47va, 1451. N1 = Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», VIII.C.94: cc. 4r–90r, 1449. O1 = Oxford, Bodleian Library, Canon. ital. 260: cc. 1–115, sec. XV. PD = Padova, Biblioteca Universitaria, 1026: cc. 1–74, sec. XV. PER = Perugia, Biblioteca comunale Augusta, 2850: cc. 5r–104v, sec. XV. Testo E = BOS e K2. BOS = Boston (Massachussetts), The Francis A. Countway Medical Library, 5: cc. 1r–74rc., c. 1450. K2 = Kraków, Biblioteka Jagiellońska, Berol. Ital. Qu. 52: cc. 3r–70v, sec. XV–XVI. Antologie. Testo F = F4 e F5. F4 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori 14: cc. 2r–29r o 3r–30, sec. XV exeunte. F5 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cl.XV.92: cc. 1r–26v, 1515. Testo G = S3 e V1. S3 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.11: cc. 52r–60v, sec. XV. V1 = Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. III. 12: cc. 71r–80v, sec. XV. Thesaurus pauperum in miscellanee mediche: CAS = Roma, Biblioteca Casanatense, 1798: cc. 1r–34, sec. XIV. F6 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.IV.112: cc. 66r–94r, sec. XV. V2 = Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It.III.16: cc. 1r–131r, sec. XV. WIE = Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 3405: cc. 4r–227r, 1459. Trasmissione avventizia: LIL = Lille, Bibliothèque Municipale, 862 (Deb. 157): c. 23r–v, sec. XV. L3 = London, Wellcome Library for the History and Understanding of Medicine, 533: IV parte, cc. 1r–10v, sec. XV (mutilo). S2 = Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, L.VI.3: cc. 58v–66r, sec. XV (lacunoso e mutilo). Manoscritti non ancora esaminati: N2 = Napoli, Biblioteca Oratoriana dei Girolamini, CF. I. 9: cc. –, sec. XV. O2 = Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 52: cc. 5–55, sec. XV.

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano 4.1 Descrizione codicologica dei testimoni 4.1.1 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5334 (= VAT ) Membr.,1 sec. XIV in.; cc. III, 130, III; cartulazione antica in numeri arabi, in rosso, inserita in un cerchietto decorato nel margine superiore destro. Compare un errore nella numerazione, con il passaggio da 98 a 100. Non sono numerate le prime due carte e la cartulazione si interrompe a c. 124; da c. 125 la cartulazione è moderna, a matita, nel margine inferiore destro. Fascicolatura: 1–68; 712; 8–148; (c. 117v) 152 (si tratta delle carte esterne di un fascicolo, che ha perduto le carte interne);2 166 (ma sono state tagliate la terza e la quinta carta del fascicolo); 178 (si tratta di un palinsesto; il testo originario è una Vie de saint Alexis, come si può leggere alle cc. 125v, 130r–v e 131r–v). Richiami inseriti in una croce al centro; mm. 165 × 110 = 20 [102] 43 × 20 [68] 22 (c. 18r); una colonna; 22/22, una sola mano (ma due mani nel palinsesto); a c. 1r indice delle opere. Iniziali maggiori rosse; paraffi in rosso; rubriche in rosso; maiuscole toccate in rosso. La legatura è moderna, in mezza pelle con assi preesistenti. Alle cc. 1r–3r: tavola dei capitoli. A c. 3r il disegno raffigurante un medico che tocca la mano di un ammalato disteso è accompagnato dalla seguente didascalia: «magister Petrus de Tollecta». Contenuto: Tesoro de’ Poveri di Pietro Ispano, cc. 3v–111r. Titolo: Incipit liber qui dicitur Tesaurus Pauperum; incipit: In nome della santa Trinitade cioè del padre e del figlo e dello spirito santo, amen, la quale creò tucte le cose le quali sono veraci e a chiascuna di queste cose; explicit: e dicesi che la consolida minor chiamata consovalda pestata intra due pietre per miraculo di Dio qura l’antrace, cioè lo male delli benedecti. Esperienze di Mo Niccolo, cc. 111r–113v. Titolo: Incipit esperimenti Nicolai; incipit: Ad curare ongne febra da all’omo l’occhio ricto del montone e ala femmina lo manco e guariscieno; explicit: cioè catuna overo tucte insieme mestate coll’aceto overo col mele et poste sulla morsura valent.

1 Con l’eccezione di WAS, che abbiamo studiato grazie alle riproduzioni digitali, le descrizioni che seguono sono frutto di soggiorni di ricerca presso le biblioteche che conservano i codici. 2 Dall’usura di c. 118 si può supporre che il fascicolo sia stato incluso nel codice in un secondo momento. https://doi.org/10.1515/9783110543261-004

122

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

Ricette adespote e liste alfabetiche di semplici cc. 114r–124v. Vie de saint Alexis in antico francese, cc. 125v, 130r–v e 131r–v. Note marginali: c. 6r experimento contra la lebra [in corrispondenza della ricetta I,11 = lat. I,11]. c. 6v Item lac asine sume denigrat capillos. G. super Viaticum / Item acacia atram(en)tum cortex nucis exterior trita et soluta cu(m) aceto ut sit liquidum et i(n)ungat(ur) facies pote(nti)ssime denigrat. c. 8r exp(er)im(en)to a fare cadere li peli [in corrispondenza di II,8 = lat. II,8]. c. 8v exp(er)im(en)to a ffare cade(r)e li peli e che no(n) rinaschano [in corrispondenza di II,9 = lat. II,9]. c. 9r item la vivola pesta e lo succhio fregane in sulla rassa e guarà tosto. c. 10v exp(er)im(en)to ale postule dele cosscie e chure [in corrispondenza di IV,2 = lat. III,19]. c. 11v exp(er)im(en)to ala tingnia e a ffa(r)e chresciere li capelli e chure sula rongnia [in corrispondenza di IV,9 = lat. III,29]. c. 11v exp(er)im(en)to ali lendini e ali pidocchi e chu(r)e [in corrispondenza di IV,15 = lat. III,35]. c. 12r exp(er)im(en)to co(n)tra le mosche [in corrispondenza di IV,21]. c. 12v exp(er)im(en)to a lassare do(r)mire e chure [in corrispondenza di V,7 = lat. IV,6]. c. 13r exp(er)im(en)to ala mat(ri)ce e chure [in corrispondenza di V,10 = lat. IV,9]. c. 14v exp(er)im(en)to a ffare do(r)mire e chu(r)e [in corrispondenza di VI,7 = lat. V,8]. c. 22v exp(er)im(en)to d’una pietra rossa che po(r)ta la rondina [in corrispondenza di XI,19 = lat. VII,11]. c. 23r exp(er)im(en)to del quoio del lupo [in corrispondenza di XI,27 = lat. VII,22]. c. 55v a coloro che sputano sangue e a coloro che va(n)no troppo a ssella [in corrispondenza di XXVI,1 = lat. XVI,1]. c. 55v latovario contra sincopis [in corrispondenza di XXVI,2 = lat. XVI,2]. c. 74r incomincia la ritropesia, le suoe cure. c. 75r arnogrossa .i. plantaginis. c. 79v a fare ronpere la pietra. Recipe la consovalda pestala e dallo lo suchio bere ro[n]perà la pietra. c. 85v exp(er)im(en)to a disfare le malie e le disco(r)die che ssono tra ’l marito e la moglie [in corrispondenza di XLIV,4 = lat. XXXVII,20]. c. 86v exp(er)imento co(n)tra li dimoni e dele malie [in corrispondenza di XLIV,12 = lat. XXXVII,33]. c. 93r a fare tornare giuso la matrice [in corrispondenza di L,16 = lat. XLIII,17]. c. 95r a stringere la natura dela femina con queste per vere che trovi scritte [in corrispondenza di LII,11 = lat. XLV,13]. c. 95v a fare i(n)gravidare la femina e li suoi rimedi [in corrispondenza di LII,16 = lat. XLV,18]. c. 97r latovario a fare i(n)pregnare [in corrispondenza di LII,35 = lat. XLV,37]. c. 105r aloe, sa(r)cotola, tremeti(na) ana [in corrispondenza di LVI,40 = lat. XLVIII,39].

Bibliografia: Catalogo manoscritto della biblioteca, Inventarium Manuscriptorum Latinorum Bibliothecae Vaticanae, vol. 6, 117; Rajna (1929); Rocha Pereira (1973, 40; 55); Rapisarda (2000, 128); Meirinhos (2011, 456).

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni

123

4.1.2 Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2359 (= F3) Membr., sec. XIV in.; cc. IV, 66, VII; carte bianche da 33r a 40v; numerazione moderna in basso a destra, numerazione a penna in alto a destra; fascicoli: 1–48; 58 moderno, inserito in fase di restauro; 6–78; due carte non solidali (cc. 57–58); 88. Richiami inseriti in un rettangolo in basso a destra; mm. 235 × 160 = 18 [173] 41 × 22 [60 (9) 57] 20 (c. 18r); due colonne; 30/30; una sola mano (ma due mani, B e C, presumibilmente coeve, nelle aggiunte alle cc. 57 e 58; mano A fino a 56vb l. 7; mano B: 56vb l. 7–57rb l. 6; 58ra l. 4–58vb; mano C: 57rb l. 6–58ra l. 3); a c. III indice delle opere. Iniziali maggiori e minori rosse; segno di paragrafo in rosso; rubriche in rosso; maiuscole toccate in rosso. Legatura settecentesca restaurata in assi nude e dorso in pelle. Segnatura antica: «N.IV.1». Contenuto: Tesoro de’ Poveri di Pietro Ispano, cc. 1r–53r. Titolo: Incipit liber medicine qui alio nomine dicitur Tesaurus Pauperum quem papa Petrus Ispanus edidit; incipit: In nome della santa Trinitade cioè del padre et del figlo et dello spirito santo, amen, la quale creò tucte le cose le quali sono veraci et a chiascuna di queste cose; explicit: Et dicesi che la consolida minor chiamata consovalda pestata intra due pietre per miraculo di Dio cura l’antrace, cioè lo male delli benedecti. Explicit liber medicine Petri Ispani qui fuit papa romane ecclesie et est dictus vulgari nomine Thesaurus pauperum. Esperienze di Mo Niccolo, cc. 53rb–56va. Titolo: Et incipiunt experimenta Nicolay; incipit: Ad curare ongna febra da all’omo l’occhio ricto del montone et alla femina da l’occhio mancho et guarisceno; explicit: et dalla ad bere allo ’nfermo che non lo sapia et vomica tucto lo veneno et possa manduchi plantas crexenis cerfolli et beia lo lacte dell’asina e fi guarito. Deo gratias. Expliciunt experimenta magistri Nicolai. Rimedi diversi, cc. 56va–58vb. Incipit: A guarire la volatica ponvi lo lactificcio del tuctomaglio. Item ala dicta volatica ponvi suso oglio di ginepro; explicit: item per ucidere le camule et le carpate che nascieno indela carne ed in tucto coiame et dal formaggio l’olio dell’uliva ungendone lo luogo, incontenente este morta la camula, ciò sono le carpate, et ungendo lo luogo non vi si conchria mai. Este provato. Libro di Mascalcia di Giordano Rufo di Calabria (mutilo), 59ra–66vb. Titolo: Incipit liber mansscalcie de’ cavalli; incipit: Conciosiacosa che intra ctucti li animali creati dal’autissimo maiestro creatore di tucte le cose le quali siano soctoposti all’umana generatione nullo sia pió nobile animale del cavallo; explicit: Incocendo in prima la vena magra del pecto atraverso la quale vena va verso lo vermo in giuso infine allo piede. Possa vero cocte [c’è il richiamo: le vesciche].

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

Note marginali. c. 2r cantarella .i. poline; lacerta .i. gurguva; testugina .i. tartuga; c. 2v gumi edere .i. goma del’elera; pilistrelo .i. rato penduo; c. 3r cimolea .i. terra yspana biacha; violaria folia qua nascitur violeta; groma .i. feia di bota; c. 4r eleboro biancho .i. ebullo; c. 4v peucedanum .i. feniculum agrestum; ozimum .i. baxilico; crocum .i. saferanum; c. 5r anacardum est fructus cuidam arboris est similis zeche; c. 6r draguntea .i. serpentaria; (verminaca) .i. berbenna; coriandro .i. cesbarra; c. 6v arnoglossa .i. plantago vel bieta salvatica; salvia, serpillus, piper, alcia, sal, petrosillus, ex his bona fit salsa in sit snia falsa. Non est completum si non ponatur acetum; c. 7r (origanum) .i. cornabugia; sapa .i. vinum coctum dulcem; morella .i. consolida minor vel scadabasa; iusquiamo .i. dente cavalino; c. 7v ciclamen .i. pan porcinum et est radix rotonda et nigra; siseleos .i. siler montanum; c. 8v bedagar .i. quidam fructus pilosus ad modum fice castanee quae nascitur in quercore vel in rosa salvatica; aristologia quae fructum facit, est longa et aliaque fructum non facit, est rotonda. Brionia .i. radix zuche salvatice; c. 9r brata bisantia .i. oculus piscis roncigli; c. 9v balsamita .i. susembrium; c. 10r vitriola .i. canigiara; dragontea .i. serpentaria vel iepse; c. 10v (morsus galline) .i. cencosto; galitrici .i. bosomo; c. 11r l’erbagine .i. plantago vel bieta salvatica; balaustie .i. flos maligranati quae cadit in terra; arnoglosa .i. plantago vel bieta salvatica; c. 11v acacia est sucus prunorum agrestium; antimonium .i. vena lucens tamquam vena ferri; sarcocola .i. angeroro et est quondam guma; c. 12v solatro .i. scada abaxa; c. 13r zenzania .i. lolium; c. 15r barba iovis .i. sticados; c. 15v lapacium acutum .i. rumexa longa aquatica; c. 17v sanguinaria .i. mater silve; c. 18r morella .i. scadabaxa; c. 18v cardella est condoris spinosum in qua candeline stant et comedum florem suum rubem; c. 19v covali .i. uva de servano; (chioccule) .i. limoce; c. 20r sagina .i. melega; sal armoniacum .i. lixadara; c. 21r ungula cabalina .i. farfara; c. 22r (ypoquistidos) sucus rosse cavine; cimolea .i. terra yspanie; psidia .i. cortis maligranati; roris siriaci .i. flos malve; antos .i. flos roris marini; maiorana .i. persa; rasura elefantis; interlinea (ozimi) baxilico; c. 23r olibarium .i. incenso; c. 24r coloquintida .i. cucurbita et alexandrina; c. 24v contra el fluxo di ventre; c. 25v ypericon .i. erba sancti iohannis vel perforata vel scopa regia idem est; colofonia .i. pix greca; c. 26r lanceolata .i. quinque nervia, cicuta; della dissinteria; c. 27v contra malum de fianco; c. 28r paritaria .i. canigiara;

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni

125

c. 28v agaricus .i. fungus albus abietis; afodilio .i. centumcapita et est radix; c. 29r mernite .i. ceridonia agrestis quae nascitur prope macer in rupis; (ydroleon) aqua et oleum coctum in aqua calida; c. 29v (colophonia) pix greca; beci .i. vermes de corpore; c. 30r item medicina fina et probata contra li vermi; accipe un poco d’endico bono et fane polvere e ponnilo in mezo gotto d’aqua freda e dalo a bere al’infermo. Et tuti li fa gitar fora; oleum del’anime de noceri del persico .i. oleum quod fit melis et persico; .i. terra sigillata; c. 31v milium solis .i. miglo salvatico; c. 42r butimen iudaici .i. aspaltum est nigrum pici navali; c. 42v pinpinella; burdo .i. mulus; c. 43r notum per engravidare; c. 43v consolida maiora .i. anenigo; c. 44r marcurella .i. valeriana vel fu; c. 48v Popule .i. sunt oculi albare; c. 49v cassilago .i. iusquiamus; solatri .i. scadabaxa et morela idem est; c. 50v (oglio facto dela volpe) .i. oleum vulpinum; diagridium .i. scamonia cocta in pasta in funno; pilosella est quaedam herba pilossa; scordeon .i. aleum salvaticum; brasica .i. sucus cauli non plantati; c. 51v populi .i. sunt oculi arboris albare; c. 52r covalo .i. solatrum vel scadabaxa; c. 52v torrefacta .i. rostita in padela vel tiano in liquore; item volve carte X ubi est ista crux et invenies bonam remediam; c. 53r verminaca .i. berbena.

Maniculae alle cc. 4r; 6r; 24v; 27r; 28v; 29r; 41r; 42r. Bibliografia: Lami (1756, 322); Elsheikh (1990, 53); Corradini Bozzi (1997, 48 n. 96); Montinaro (2010, 57).

4.1.3 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 88 (= F8) Cart., sec. XV; cc. V, 217, III; cartulazione antica in alto a destra, con omissione del bifolio iniziale; cartulazione recente a matita nel margine inferiore destro, con omissione delle carte di guardia e della carta bianca fra le cc. 163–164. Legatura settecentesca restaurata in assi nude e dorso in pelle. Sul dorso è impresso il titolo «Trattati di medicina». A c. 1r nota attribuita alla mano di Francesco Del Furia: «Cod. Red. 88 e 186 Fascio IV ed ora nell’armadio grande della stanza nuova». Antica segnatura: «186». Il codice è composito e consta di quattro unità codicologiche, il cui assemblaggio è già antico, come dimostra la tavola del contenuto (cc. 1r–4v). – 1a unità codicologica: cc. 5r–36v. 1400 in.; cc. 32; fascicoli: 1–48. Richiami inseriti in un rettangolo in basso a destra: queste c. 12v, che non aveva c. 20v, adietro c. 28v; mm. 235 × 167 =

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23 [183] 29 × 17 [55 (10) 57] 28 (c. 18r); due colonne cc. 5r–34r; una colonna cc. 34v–36v. 33/33. Alcune iniziali sono ornate. Contenuto: Trattato di medicina,3 cc. 5ra–22vb. Titolo: Del torre sangue (c. 5ra); incipit: Voi dovete sapere del torre sangue vota gli omori che ssono dentro le vene ke vanno per tutto ’l corpo (c. 5ra); explicit: perciò che chi ssa il principale membro guardare, saprà guardare gli altri membri legiermente (c. 22vb). Trattato di farmacopea (adespoto e mutilo), cc. 23ra–34ra. Incipit: Ciascheduno homo e ciascheduna bestia e ciaschuno ucciello ànno iiii omori (c. 23ra); explicit: nela parte dinanzi del capo si vengnia il sangue acciò ke per (c. 34ra). Libro di filesomia che ’nsegna conosciere la natura di ciaskuno,4 cc. 34v– 36v. Incipit: Et direnvi insegnamenti come voi dovete conosciere la natura di ciascheduno per li membri (c. 34v); explicit: si farà più diritto giudicamento et li segnia che fanno più drittamente giudicare sono quegli degli oki e del viso (c. 36v). 2a unità codicologica: cc. 37r–100v. cc. 64. Fascicoli: 1–88; Richiami in un rettangolo al centro della carta: che anno 44v, item 52v, infermo 60v, quante 68v, cero olei 76v, viiii 84v, di quella 92v. Dimensioni: mm. 235 × 166 = 20 [183] 32 × 19 [130] 17 (c. 45). Scrittura a piena pagina, 23 linee. Iniziali semplici. Contenuto: Thesaurus pauperum volgare, cc. 37r–80r. Incipit (prologo): In nome dela santa Trinitade, padre et filio et spirito santo, il quale creò tutte le cose le quali sono veraci (c. 37r); explicit (prologo): primieramente comincieremo discendendo infino ai piedi et prima del’infermitade dei capegli, i quali alkuna fiata si corrodone, e alkuna fiata si mutano di loro colore (c. 37v); incipit (testo): Se li capegli del capo cagiono fa lisciva dela cenere delo sterco del colombo e lavane lo capo. Experimento provato (c. 37v); explicit (testo): item dicesi che la consolida minore chiamata consolvalda pestata intra due pietre per miracolo di Dio chura l’antrace cioè lo male deli benediti. Explicit liber medicinarum magistri Petri Ispani qui fuit papa romane ecclesie et est dictus vulgari nomine Thesaurus pauperum (c. 80r). Experimenta magistri Nicholai de Constantinopoli, cc. 80v–84r: incipit: Ad churare ognia febra da al’homo l’occhio ritto del montone e ala femina da l’okio manko e guerischeno (c. 80v); explicit: cerfolii et beia lo lacte dell’asi-

3 Quando il titolo è in tondo, si tratta di un’identificazione dell’opera avanzata in assenza di titolo nel codice. 4 Breve trattato di fisiognomica (cf. Teza 1864).

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni



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na e sia guerito. Expliciunt quedam experimenta magistri Nicholai de Constantinopoli (c. 84r). Liber medicine magistri Rainerii da Pisa, cc. 84v–86r: incipit: Item contra male di magrana e gl’oki e per tutta la fronte piglia lo laudamo (c. 84v); explicit: item per ogni ghotta bolli la pezza di lino coll’aceto et metti sopra la ghotta ed è provato (c. 86r). Quadernuccio delle medicine di Albizzo, cc. 87v–93r. Incipit: Allo stomaco cogli assenzo e barbe di ruta e sale e pepe e pesta insieme (c. 87v); explicit: togli la nipitella et falla chuocere nell’olio et freghandola ugni lo corpo ch’à paura che la febre no gli ritorni (c. 93r). Miscellanea medica, cc. 93r–100v. Incipit: Quando alkuno ha aurae nel ventre altezza in alkuna parte la quale (c. 93r); explicit: anici et arestologia lungha e rotunda e dalla in modo d’avellana (c. 100v). 3a unità codicologica: cc. 101r–200r. cc. 101. Fascicoli: 1–88; 912; 10–118; 126 (la terza carta del fascicolo è stata strappata); cartulazione antica in rosso nel margine superiore destro; dimensioni: mm. 237 × 184 = 18 [181] 38 × 27 [55 (10) 56] 36 (c. 110); iniziali ornate. Contenuto: Pratica, cc. 101ra–163va. Incipit: Pe lo serramento dele vie si significa extensione nela quale non sono segni di replettione (c. 101ra); explicit: fa cadere li peli e muta lo colore del corpo e forse vulcera quello in piagha. La somma del frate è compiuta (c. 163va). Capitolo alla milza, cc. 164r–165v.5 Incipit: Sciloppo contro el riscaldamento del fegato e contro el vitio della milza (c. 164r); explicit: contro la rogna e l’enfiagione de membri pesta e posta in suso (c. 165v). Rimedi medici, cc. 166r–167v.6 Incipit: Medicina la quale pone Rasis e vale contro l’asma e contro la difficultà del fiato (c. 166r); explicit: la quarta parte de 3 euforbio tanto e danne II (c. 167v). Sinonime secondo il libro del frate, cc. 168ra–175rb. Incipit: Artemisia cioè matricale acatia cioè sugo di susina acerba salvatica (c. 168ra); explicit: Zaruncel cioè hermodattili (c. 175rb). Capitolo di dispensare le misure e li pesi secondo che gl’entrano nele medicine composte, cc. 175va–177rb. Incipit: Et imperciò che sufficientemente noi avemo detto che la dispensazione di tutte le confectioni (c. 175va); explicit: Questo k’è decto de pesi e dele misure (c. 177rb).

5 Il bifoglio (mm 270 × 148) è stato inserito successivamente nella compagine, come conferma l’esclusione dall’antica numerazione in rosso. 6 Come il precedente, anche questo bifoglio è stato inserito successivamente.

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Antidotari dela somma e pratica, cc. 177va–197v. Incipit: Trocisci di viola li quali punghano la collera rossa e vagliono ala colica passione (c. 177va); explicit: e danne cum mel e cum aqua tiepida cioè poco calda (c. 195va). Ricette prima omesse sono aggiunte alle cc. 196 e 197. Ricette mediche adesposte, cc. 198 e 199v. Parte dele virtù del’oro potabile che à fato maestro Baldassar, c. 200r. Incipit: Chi usarà di questo oro in soi cibi ogni giorno a quantità de 3 (c. 200r); explicit: deto oro à molte altre virtù le quale sarebe lunge de narare (c. 200r). 4a unità codicologica: 201r–215r. 1400 in.; cc. 16; Fascicoli: 1–28; richiamo: il sereno 208v; mm. 20 [180] 37 × 22 [56 (10) 57] 33; 2 colonne; 33/33. Cartulazione antica in inchiostro rosso. Contenuto: Trattato di maestro Piero di Spagna dottore de medici in arte di medicina il quale è intorno ala chura degli oki et è intitolato Libro degl’oki, cc. 201ra– 212va. Incipit: Occhio è uno membro nobile, ritondo, raggioso, composto di VII tuniche e di tre humori. La prima è chiamata retina (c. 201ra); explicit: mezza polverizale e usa quella polvere in ogni cibo. Explicit il trattato di maestro Pietro Spagnuolo intorno ali mali che avegniono agli occhi e altri luoghi (c. 212va). Miscellanea medica, cc. 213ra–215ra. Incipit: A gotta et dolore de piedi: fogle di susine bianke pestale bene e meschiata con dialtea fa frigere nela padella (c. 213ra); explicit: queste sono cose sichure tuttavia bene consiglia col maestro Rinuccio (c. 215ra).

Bibliografia: Inventario dei codici Redi, 15; Teza (1864, 13); Zambrini (1873, XVI); Lindberg (1975, 114); Spongano (1992, 333); Baldini (1998, 34; 45; 294); Gallori Manus.

4.1.4 Montpellier, Bibliothèque Interuniversitaire, Section de Médecine, H. 474 (= MON) Cart.; sec. XIV in.; I, 107, VII; la cartulazione in numeri arabi è antica e si trova nel margine superiore destro; non sono numerate le sei carte finali. Sei unità codicologiche. Fascicoli: 18 – I – 116 – 38 – 116 (+ 12) – 212 – 116. Legatura in pergamena molle. Di séguito descriviamo le unità codicologiche del manoscritto. Il volgarizzamento del Thesaurus pauperum è presente nella 5a unità. – 1a unità codicologica: cc. Ir–8v. I, 18, I. Misure: 197 × 130 mm. (c. 3r). Rigatura a secco; 35/35; scrittura a piena pagina.

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni





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A c. Ir in capitali: yhs in te dne speravi no confundar; c’è anche il timbro della biblioteca: «école de médecine de Montpellier» con il motto «η τεχνη μακρη»; la scritta «opus hoc est aureum» è inserita in un cartiglio disegnato a mano. A c. 1r il titolo è scritto in un cartiglio: «Clavicula Raimundi Lullij» e la lettera iniziale è ornata. A c. 8v abbiamo la datazione, «Laus deo gl(ori)a sanctis pax vivis requies defu(n)ctis amen. Conscripsi raptim raptim hunc libru(m) Montisfani Die 28 Julij 1572; qua ex Neapoli a meo Rdo accepi nam ip(s)e inde accepit» e, più in basso, un cartiglio con scritta di argomento religioso «Deus vivuit largitur et subtrait». Sono presenti i richiami sul margine inferiore destro di recto e verso di ciascuna carta: eme(n)dare 1r, lidum 1v, tuor 2v, appareat 3r, curiu(m) 3v, quod e(st) 4r, ubi 4v, in eodem 5r, moveri 5v, ad 6r, foetenti 6v, dicto 7r, mestruale 7v, cera 8r. Maniculae alle cc. 1v, 2r, 2v, 3v, 5r e note della stessa mano del testo. A c. 9r: coelum coelo celat, mentre c. 9v è bianca. Contenuto: Ramòn Lull, Clavicula, cc. 1r–8v. Incipit: Nos appellamus hoc opus n(ost)rum claviculam quia sine hoc presenti libro nullus pot(est) intelligere que scripsi. Explicit: semper debent septies rectificari antequam ponantur in opere et septem destillationes feces abiiciendo. Finis. 2a unità codicologica: cc. 10r–25v. 116; misure: 197 × 140 mm. (c. 11); il testo è disposto a piena pagina; 18 linee di scrittura; sono bianche le carte 21r–25v. Richiami in basso a destra: debet 10v, congelatum 11v, lapidem 13v, per 14v, in 15, lac 16v, sit 17v, foetidum 18v, modo 19v. È presente un foro in basso al centro delle carte, da c. 12r a c. 25v. Contenuto: Trattato delle acque e degli oli, cc. 10r–20r. Incipit: Aqua magna hec est solvens figens et tingens. Sumatur urine puerorum ratificate secundum artem pars una et in hanc calidam media pars eius salis armoniaci bis, vel ter sublimati solviatur. Explicit: ut hoc nostrum negotium tam sanctum tanquam divinus fiat citra ullam perturbationem ne interturbetur ullis modis non turbari non vult ullo modo. Cetera spero per Dei gratiam a vestra ser(enissi)ma et clementissima regia maiestate bona. In calce al testo la datazione, Londini Anno 1565, 14 Julij; in latino, di mano del sec. XVII. In questa unità codicologica non ci sono né maniculae né note marginali. 3a unità codicologica: cc. 26r–49v. 38 (cc. 26r–33v; cc. 34r–41v; cc. 42r–49v); mm. 197 × 135 (c. 27); il testo è disposto a piena pagina; sono presenti richiami sul verso di tutte le carte:

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

in unam 26v, crescunt 27v, omnes 28v, rumpendum 29v, miraculum 30v, ita 31v, reducat(ur) 32v, vadit 33v, et 34v, calcinetur 35v, capia 36v, postea 37v, totiens 38v, suam 39v, cum 40v, ex uno 41v, iam 42v, supra 43v, lignum 44v, tegularum 45v, sin 46v, quare 47v, colorare 48v. Contenuto: Frammenti di un trattato di alchimia acefalo e mutilo in latino, di mano databile ai secc. XVI–XVII, cc. 26r–49v.7 Incipit ex abrupto: sibi iniuncto rarissime moriuntur; c. 28r explicit lib. I: et longingvitate op(erati)onis se ipsum coagulat et generatur. Finis primi libri; c. 28r incipit lib. II: De crescentibus rerum naturalium. Satis manifestu(m) est et o(mn)ibus co(n)stat q(uod) ab humiditate et caliditate o(mn)es naturales et essentiales; c. 30r explicit lib. II: tam dens in loco pulcherim secreta sabere. Finis secundi libri; c. 30r incipit lib. III: De conservatione rerum naturalium. Ut conserventur res et a damno custodiantur in primis et p(re)cipue; c. 33v explicit lib. III: eius proiciatur in ipsum omne mel corrumpitur. Finis tertii libri; c. 33v incipit lib. IV: De vita rerum naturalium. Nemo pot(est) negare quae aer o(mn)ibus corporibus et essentialibus det vitam; c. 35r explicit lib. IV: sed ipsius elementum est invisibilis et occulta vita. Finis quarti libri; c. 35v incipit lib. V: De morte rerum naturalium. Mors o(mn)ium naturalium rerum nihil aliud est quam edversio et transmutatio; c. 41r explicit lib. V: de resuscitatione rerum naturalium. Finis quinti libri; c. 41v incipit lib. VI: De resuscitatione rerum naturalium. Resuscitatio et restauratio o(mn)ium rerum naturalium; c. 45r explicit lib. VI: in libro de transmutationibus rerum naturalium declaramus. Finis sexti libri; c. 45r incipit lib. VII: De transmutationibus rerum naturalium. Scribere de tra(n)smutatio(n)e rerum naturalium in primis opere opere p(rae)gius et necessarius est; c. 49v explicit lib. VII: in oleo vitrioli extingamus et has tres vias quodlibet. 4a unità codicologica: cc. 50r–67v. 116 (cc. 50r–63v) + 12 (cc. 64r–65v). Misure: 197 × 153 mm. (c. 53); il testo è disposto a piena pagina; si trovano i seguenti richiami: cineres 50r, aerem 50v, ad 51r, cum 55r, da 57r, temperato 58r, ad is 59r, de 59v, quod 60v, forme 61r, arem 62r, in 64r, simul 66r. Testi in latino, di mano del sec. XVI. Contenuto: Ramòn Lull, Elucidatio Testamenti Raymundi Lullij ad regem Odoardum; cc. 50r–53v. Incipit: Tu in virtute de A. accipe O et proiice ipsum in aquam vegetabilem de qua locuti fuimus in testamento. C. 53v explicit: et hoc co(m)posito completo quod tibi claro dogmate in rusticalibus verbis hic in

7 Alessandrini (1978, 279) propone il titolo De rebus naturalibus.

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni



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presenti dessignavimus tu habebis quod desideras cum adiuvamine eius qui trinus p(er)sonaliter et unus essentialiter vivit et regnat per o(mn)ia secula seculorum. Amen finis. Alfabeto alchemico; cc. 53v–54r. Incipit: A significat primam caussam vel Deum. Explicit: Z ignis secundi gradus sublimationis. Hoc est alphabetum Elucidarii Testamenti. Flos Floris Arnaldi Abreviatus; cc. 54v–67v. Incipit: Primo notate quod ex sole et mercurio fit lapis ad solem, secundo ex luna, et mercurio ad lunam, tertio ex sole, luna et mercurio. Explicit: Recipe partes tres huius medicine minus una quarta, duas aque, et fixa, ut superius. Deinde incera cum parte una cum dimidia aeris et figatur. Elixir rubeus sic fit (manca la ricetta). 5a unità codicologica: cc. 68r–91v. 212 (cc. 68r–79v e 80r–91v), senza richiami. Misure: 197 × 151 mm. (c. 70); il testo è disposto a piena pagina; foro ampio alle cc. 88 e 89, mentre le cc. 90 e 91 sono danneggiate da una macchia d’umidità. La filigrana è visibile alle cc. 70, 71, 76, 77, 82, 83 e 88, 89. Non è stato possibile identificare la filigrana in Briquet e negli altri principali repertori. Contenuto: volgarizzamento del Thesaurus pauperum, cc. 68r–87r. Incipit: Iste liber est Tesaurus paup(er)um. In nome della s(an)c(t)a Trinitade, cioè del padre e del filio e dello spirito s(an)c(t)o, am(en), la quale creò tucte le cose le quali sono veraci e a ciaschuna diede sua p(ro)p(ri)a vertude p(er) la quale Trinitade ongna sapie(n)çia è data a’ savi. Explicit: Item lo seme del’usquiamo pestato chol vino e posto sulle pupole tolle via l’efiatione e lo dolore e ancho tolle via l’enfiatione de’ collioni se llà vi poni. Ricette mediche in volgare, cc. 87r–91v. Incipit: A curare ongna febre da all’uomo l’occhio ricto del mo(n)tone et alla fe(m)mina l’occhio mancho et guarischono. Explicit: delli serignoni conpolla serà guarito. Note marginali della stessa mano del testo: c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c.

69r marg. sx.: A’ capelli del capo che cadono 69v marg. dx.: a ciò che capelli non rimettano 70r marg. dx.: al male de stultade 70r marg. sx.: pro chapo 71r marg. sx.: per le mosche 73r marg. dx.: contra la vertigine del capo 73v marg. dx.: a sanare l’enpilensia del capo 74r marg. dx.: contra lo male dello spasimo 75v marg. dx.: contra lo male de mania 75v marg. dx.: ad infermitade degli occhi, della cura 76v marg. dx.: contra la macula e pa(n)no d’occhi 78v marg. dx.: alla caliggine delli occhi e la cura. R(ecipe) ea

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c. c.



79r marg. dx.: ala infertade deli orecchi e cura 81r marg. sx.: P(er) la faccia 81v marg. dx.: A torre via la gota rosata. R(ecipe) ea 81v marg. dx.: Medicine alle rughe della faccia 82r marg. alto: pe denti 82r marg. dx.: Al male de’ denti 83v marg. dx.: A ristri(n)gnere lo sangue del naso. R(ecipe) ea 84v marg. sx.: per sangue 85r marg. dx.: ala ’fertà del pecto. R(ecipe) ea 85r marg. dx.: Contra la infertade che si chiama sincopis 85v marg. dx.: Contra si(n)ghiozo 85v marg. dx.: Della lessio(n)e del polmone 85v marg. dx.: P(er) andare a sella 86r marg. dx.: Contra malie dimoni 87r marg. sx.: ala febra 87v marg. sx.: pe capegli 88v marg. sx.: al male della prieta 89r marg. sx.: per orinare 89r marg. sx.: ala febre quartana 91r marg. sx.: denti 91r marg. sx.: a chi fussi dato fune

6a unità codicologica: cc. 92r–107v. 116, senza richiami interni. Misure: 197 × 143 mm. (c. 95r) e 210 × 140 mm. (c. 98r); il testo è disposto a piena pagina; mani diverse. Contenuto: a c. 92r una nota di possesso: Questo libro fia donato da Domenico [illeggibile] 1509. c. 93r Questi sono i dì da fare figliuoli per tutti i mesi dell’anno e comincia così. 1 dì del mexe sarà di sangue giallo. c. 93v una nota di possesso, la cui scrittura è evanida. c. 94r Al nome di Dio amen. Figliolo morto il padre si vogliano dividere. Elettuario perfecto a quegli ch’ànno mala vita, c. 95v. Incipit: Togli bertonicha, verminaca, celidonia, eufragia, ysopo, pulegio, anna, e i seme de’ finochi, siler montani, anici, coriandi, coretti, seme di magiorana, seme di basilicho, maci, cardamoni, anna oncia meçço, gingivero, galanghe, nuci moscchate, cortici di citri, anna; explicit: E meçço mele spumato quanto basta. E per due onci e meçço di speci si metta una libra di mele et ogni matina ne pigliare quant’una castagna; è da buono vedere. c. 96r bianca. Mercurio potabile, cc. 96v–99v. Incipit: Pigliate mercurio del meglio che si possa avere una libra et il metterete dentro; explicit: cioè sempre passandola sopra.

Bibliografia: Corbett (1939–1951, vol. 2, 96–98); CGMBPD (vol. 1, 389–390); Alessandrini (1978, 279–280).

4.1 Descrizione codicologica dei testimoni

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4.1.5 Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I.VII.11 (= S4) Cart., sec. XVI; cc. I, 47, I; numerazione a penna in alto a destra; fascicoli: 1– 224. Richiami assenti; mm. 425 × 300 = 35 [355] 35 × 70 [160] 70 (c. 21r); una colonna; ca. 26 righe senza linee di scrittura; una sola mano con scrittura corsiva. Assenza di decorazioni per le rubriche e per le iniziali. Legatura settecentesca restaurata in assi nude e dorso in pelle. Nel dorso si legge «Liber / medicine / sec. XVI». A c. 1r è presente la postilla del bibliotecario Luigi de Angelis, che ci informa che il codice entra nella biblioteca nel 1818. Contenuto: Tesoro de’ Poveri di Pietro Ispano, cc. 1r–42v. Titolo: Incipit liber medicine qui alio nomine dicitur Thesaurus Pauperum quem papa Petrus Ispanus edidit; incipit: In nomine sancte Trinitatis cioè del padre et del figlio et delo spirito santo amen, la quale creò tutte le cose le quali sono veraci et a chiascuna di queste cose; explicit: Explicit liber medicinarum magistri Petri Yspani qui fuit papa Rom. Ecclesie et est dictus Thesaurus pauperum. Experimenta di M(aestro)o Niccolo, cc. 42v–46v. Incipit: Incipit experimenta magistri Niccolai. Ad curare ongna febra da al’homo l’occhio ritto del montone et ala femina l’occhio manco et guariscono; explicit: e calda a digiuno si piglia la detta medicina stando in letto ben coperto; si dice mandar via detto male di mattone. Laus Deo. Rimedi vari, cc. 46v–47v. Bibliografia: Nannizzi (1924, 119–120); Rocha Pereira (1973, 41; 43); Rapisarda (2001, 128); Meirinhos (2011, 400, scheda 681).

4.1.6 Washington, Library of Congress, 101 (= WAS) Membr.;8 sec. XIV; cc. II, 69, III; doppia numerazione moderna in alto a destra (c. 43 bis); numerazione nel margine inferiore, al centro, da «288» a «353» (forse del XVIII sec.); fascicoli: 1¹⁰, 2⁸, 3⁸(⁻¹), 4–5⁸, 6¹², 7–8⁸. Richiami in basso a destra; due colonne; 37 righe senza linee di scrittura; una sola mano. Rubriche in rosso; iniziali maggiori in rosso o in blu; segni di paragrafo in rosso. Contenuto: Tavole e disegni di argomento astronomico: cc. 1r–2v. Volgarizzamento del Thesaurus pauperum, cc. 3r–37v. Titolo: Incipit liber medicine qui alio dicitur teçaurus pauperum quem papa petrus ispanus edidit;

8 Non è stato possibile visionare il codice; la descrizione codicologica dipende da Ricci (1961, vol. 1, 237) e dalla scheda on line www.loc.gov/resource/rbc0001.2016medren56219/?sp=5.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

incipit: In nome dela santa Trinitade cioè del padre et del figlio et delo spirito santo amen, la quale creò tucte le cose le quale sono verace et a ciascuna di queste cose; explicit: Explicit liber medicine magistri petri ispani qui fuit papa romane ecclesie et dicitur vulgari teçaurus pauperum. Experimenta Nicolai, cc. 37v–40r. Incipit: Incipit experimenta Nicolai. Ad curare ogne febre da al’omo l’occhio ricto del montone et ala femina da l’occhio manco et guarisceno; explicit: et mescola insieme et unge lo volto due u tre volte lascia quando ne vai a lecto lo sangue torna in pelle et stavi un grande tenpo et questo è provato. Certo. Deo gratias. Lapidario, cc. 40r–42v. Ricetta, c. 42v. Incipit: medicina che fa parturire la femina. Volgarizzamento del Dancus Rex, cc. 43r–44v. Incipit: Conciosiacosa che lo rei Dauco stesse indel suo albergo e li suoi disciepuli dinansi lui, teneia piaito coi suoi disciepuli dei suoi falconi et astori et sparvieri, et pensava come potesse avere sani li suoi falconi. Explicit: Et del primo ucello che piglia dandeli a beccare quanto vuole infine al terso ucello et quando tu vuoi che elli pigli altro ucello stringelo come dicto di sopra. Lapidario (volgarizzamento di Alberto Magno, De lapidibus pretiosis), cc. 46r–63v. Incominciasi lo libro dele pietre presiose et dele lore virtude da frate Alberto tedesco dell’ordine di frati predicatori facto, tractato dele pietre che si comincia. Incipit: Ma sottoponiamo li nomi dele pretiose pietre et le vertude. Explicit: Finiscisi lo libro dele p(re)tiosi et di nomi et dele vertude di loro et di sugelli et legature et suspensione et de exp(erimen)ti segondo frate Alberto thedesco del’ordine di frati predicatori. Miscellanea astrologica in volgare con tavola dei metalli (cc. 64r–67v). Bibliografia: Ricci (1961, vol. 1, 237); Meirinhos (2011, 474, scheda 804).

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni Proponiamo la tavola dei capitoli dei sei testimoni.

II. Contra lo rinascimento delli capelli /2va/

III. Ad lo male delle pustule et della rasca /3ra/

IV. Contra lo male della rogna et contra serpigine /3va/

II. Contra ortum capillorum

III. De pustulis capitis

[Ad omnem scabiem et serpiginem in G]

IV. Contra la rongna e serpiggine /70v/

III. Pro capo Al male de stultade /70r/

II. A ciò cha capelli non rimettano /69v/

I. Delle medicine I. De’ capelli del che fanno nascere capo che cadeno li capelli /1va/

I. De casu capillorum

MON

F3

Latino

VAT

IV. Alla rogna et serpigine et medicine /3r/

III. Al male dele pustule et dela rasca et dele cure /2v/

II. Contra lo rinascimento de’ capelli /2v/

IV. Contra la rongna /10v/

III. Ad lo male dele postule e dela rassca e dele suoie cure /8v/

WAS

Contra lo male dela rogna et contra serpigine /39r/

Ad lo male dele pustule e dela rasca e dele cure /38v/

IV. Contra lo male dela rogna et contra serpigine /5ra/

III. Alo male dele pustule et dela rasca et dele cure /4va/

II. Contra lo rinascimento dei capelli /4ra/

I. Delle medicine I. Dele medicine che fanno nascere che fanno nascere li capelli /37v/ li capelli /3va/

F8

II. Contra lo rinascimento Contra lo deli capelli /7v/ rinascimento dei Experimento contra li capegli /38v/ peli /8r/ Experimento contra li capelli /8v/

I. Delle medicine I. A fare nasciere li che fanno nascere capelli e dele loro li capelli /1v/ infermitade /5r/ Experimento ala tingna e ali capelli /5v/ A ffare nassciere li capelli /6r/ Allo rinascimento deli capelli /6r/ Eximenpto ali capelli e qure /6v/

S4

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

135

V. Ad lo male della litargia et remedii ad ciò /4rb/

VI. Contra lo male dela frenetica et delle cure /4vb/

VII. Contra lo dolore del capo /5va/ VIII. Contra la rema del capo et della cura /5vb/

IV. De litargia

V. De frenesi

VI. De dolore capitis

X. Medicine ad coloro che non dormeno /7rb/

[Contra vigilias in G]

X. ***

X. Medicine a coloro che non possono dormire /6v/

IX. Contra la vertigine del capo /5v/

VII. Contra lo dolore del capo /5r/

VII. ***9

VIII. «Contra la rema del capo d’omori freddi» /72v/ IX. Contra la vertigine del capo /73r/

VI. Contra lo mal dela frenetica et dele cure /4v/

V. A male dela litargia et remedii /4r/

S4

VI. «Indel cominciamento del male della frenesia» /72r/

V. Ala litargia /71v/

MON

9 In questo modo è segnalata l’assenza dell’intero capitolo.

IX. Contra la vertigine del capo /6rb/

[De vertigine in GV]

[Contra reuma in G]

F3

Latino

(continua) F8

Contra lo dolore del capo e cura /40r/

Contra lo male dela frenesia e cure a cciò /39v/

IX. Contra la vertigine del Contra la vertigine capo /17v/ del capo, cioè dolore del capo /40r/ X. Contra a coloro che Medicine a coloro non puono dormire che non dormono /41r/

VIII. Contra rema capitis et cure /16v/

VII. Contra lo dolore del capo /16r/

VI. Contra la frenetica e dele suoe cure /13v/ Experimento ale dicte cure /14r/

V. Contra litargia e cure Allo male dela /12r/ litargia et rimedio Experimento ala a cciò /39r/ ’nfermità, a litargia /13r/

VAT

X. Medicine a coloro che non puono dormire /7rb/

IX. Contra la vertigine del capo /6vb/

VII. Contra lo dolore del capo /6rb/ VIII. Contra la rema del capo, cura /6va/

VI. Contra lo male dela frenetica et delle cure /5vb/

V. Litargia rimedium /5rb/

WAS

136 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XV. Ad infermitade degli occhi, della cura /75v/ XVI. Contra la macula e pa(n)no d’occhi /76v/

XVII. Alla caliggine delli occhi e la cura R(ecip)e ea /78v/

XV. Ad la ’nfermità delli occhi et della cura /10rb/ XVI. Contra la macula et panno delli occhi /10vb/

XVII. Alla caligine delli occhi et cura /13ra/

VIII. De dolore oculorum

Contra caliginem oculorum

De mania in G

XII. Male dello spasmo et della cura /8vb/ XIII. Contra lo male della mania /9vb/ XIV. Ad lo male della scotonia et della cura /9vb/

De spasmo in G

XVI. Medicine a chuloro c’àno lo pano e la macula indell’occhio /29r/ Medicine ala carne che soperchia indell’occhio e chure /31r/ XVII. Medicine ala caliggine delli occhi e dele suoe cure /33v/

XVI. Contro la macula et panno delli occhi /11v/

XVII. Ala caligine deli occhi et dela cura /13v/

XV. Ala ’nfermità deli occhi e cure /27r/

XIV. Alo male dela scoctomia e dela cura /26v/

XII. Medicine a ccoloro c’àno la pillensia e deli suoi rimedii /24r/ XIII. Medicine alo male dela mangnia /26r/

XI. Medicine alo ma dela pillensia, cioè che cadeno per gotta /21v/

XV. All’infirmità delli occhi /10r/

XI. A sanare l’epilensia et le medicine, cioè mal caduco /7v/ XII. Contra lo male XII. Al male delo dello spasimo spasmo et dela /74r/ cura /8v/ XIII. Contra lo XIII. Contra lo male de mania male dela mania /75v/ /9v/ XIV. *** XIV. Al male dela scotomia et dela cura /9v/

XI. A sanare l’enpilensia del campo (sic) /73v/

XI. Ad sanare la pilentia et delle medicine /7vb/

VII. De epilentia

XV. La ’nfermità delli occhi et dela cura /9rb/ XVI. Contra la macula et panno deli occhi /9vb/

XII. Alo male delo spasmo et dela cura /8va/ XIII. Contra lo male de monia /9ra/ XIV. Alo male dela scotonia et dela cura /9rb/

XI. A sanare la pilentia et dele medicine /7vb/

Ad caligine degli XVII. Ala caligine occhi e dela chura deli occhi et cura /45r/ /11rb/

Al’enfermità degl’oki e dela cura /42v/ Contra la macula e panno degli occhi /43v/

Ad lo male delo spasmo et chura a cciò /42r/ Contra lo male dela maina e le cura a cciò /42v/ Al male dela sottomia e dela chura /42v/

Ad sanare l’epilensia et dele medicine /41v/

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

137

XVIII. Delle infermitadi delli urecchi et cura /13vb/

XIX. Ad torre via la gotta rosata /15rb/ XX. Medicine ale rugie della faccia /15va/

XXI. Medicine alo male delli denti /15va/

XXII. Ad stringere lo sangue del naso /17vb/

XXIII. Contra la ’nfermità della lingua /19ra/

IX. De infirmitatibus aurium

X. De gutta rosacea

XI. De dolore dentium et gingivarum

XII. De fluxu sanguinis narium

XIII. De paralisi lingue

XIV. De squinantia XXIV. Dell’apostema et dell’autre infermità dela gola /19va/

F3

Latino

(continua)

***

***

XXII. A ristri(n)gnere lo sangue del naso. R(ecip)e ea /83v/

VAT

XIX. Medicine ala gotta rosada /16v/ XX. Medicine ale rughe dela faccia /17r/

XXIV. Dela postema et altre infirmità dela gola /22r/

XXIII. Contra l’infirmità dela lingua /21r/

XXII. A stringere lo sangue del naso /20r/

XXIV. Medicine ala postema e altre infermitade dela gola e cura /49v/

XXIII. Contra la ’nfertà dela lingua /48r/

XXII. Medicine a ristringere lo sangue del naso e cure /45v/ A stagnare lo sangue dele ferite /47r/

XXI. Medicine alo male deli denti e dele suoe cure /41r/

XX. A tollere le ruche dela faccia /40v/

XIX. Medicine ala gocta roçata e suoe cure /40r/

XVIII. Del’infirmità XVIII. Medicine ale deli urecchi /14v/ ’nfertà deli orecchi e cure /36v/

S4

XXI. Al male de’ XXI. Medicine al denti c. /82r/ in male dei denti basso /83v/ denti /17r/

XIX. A torre via la gota rosata. R(ecip)e ea /81v/ XX. Medicine alle rughe della faccia /81v/

XVIII. Ala infertade deli orecchi e cura. R(ecip)e /79r/

MON

Del’apostema e del’altre infirmitadi dela ghola /51v/

Contra la ’nfermità dela lingua /51r/

Ad strignere lo sangue del naso /50r/

Medicine ad lo male deli denti /48r/

Medicine ala gotta rosada /47v/ Medicine ale rughe dela faccia /48r/

Del’enfermitadi degl’orecchi et chura /46r/

F8

XXIV. Del’apostema et dell’altre infermità dela gola /15va/

XXIII. Contra la ’nfermità dela lingua /15rb/

XXII. A stringere lo sangue del naso /14va/

XXI. Medicine alo male dei denti /13ra/

XIX. A torre via la gocta roçata /12vb/ XX. Medicine ale rughe dela faccia /13ra/

XVIII. Ala ’nfermitade deli orecchi et cura /12ra/

WAS

138 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XXVI. Contra la ’nfermità che si chiama sincopis /22ra/

XVI. De sincopi et inanitione

XXVIII. Della lessio(n)e del polmone /85v/

XXVIII. Della lesione del polmone /23ra/

XXIX. Medicine al’apostema del pecto cioè pleuresi /23rb/

XXX. Medicine per XXX. Per andare a andare fare a sella /85v/ sella convenevilemente /24ra/

XXXI. Titolo assente (+) /24vb/

XVIII. De lesione pulmonis

XIX. De pleuresi

XX. Ad laxandum ventrem

XXI. De nimio fluxu ventris

***

***

XXVII. Contra si(n)ghiozo /85v/

XVII. De nausea et XXVII. Contra lo singultu male del songhisso et delli rimedii ad ciò /22va/

XXVI. Contra la infertade che si chiama sincopis /85r/

XXV. Ad le XXV. Ala ’fertà del ’nfermitadi del pecto. Recipe ea pecto et dela cura /85r/ /21ra/

XV. De egritudinibus pectoris

XXXI. Contra l’assellare et cura /28r/

XXX. Medicine a fare andare a sella convenovolmente /27r/

XXIX. Dela postema del petto detta pleresis /25v/

XXVIII. Della infirmità del polmone /25r/

XXVII. Contra il singulto et sua cura /25r/

XXVI. Contra l’infirmità che si chiama sincopis /25r/

XXV. Al’infirmità del petto et dela cura /24r/

XXXI. Medicine a quelli che vanno troppo a ssella e dele loro cure /60v/

XXX. Medicine per fare andare a sella e cure /59r/

XXIX. Medicine ale posteme del corpo e del pecto e suoi rimedii /57v/

XXVIII. Medicine ala ’nfermità del polmone e cure /57r/

XXVII. Medicine alo male del singhiosso e cure /56r/

XXVI. Medicine ala ’nfermitade che ssi dice sincopis e cure /55r/

XXV. Medicine ale ’nfermità del pecto e cure /53r/ XXVI. Contra la ’nfermità che si chiama sincopis /17va/

Titolo assente (+)

Medicine per fare andare ad sella convenovolemente /54v/

Allo postema del pecto /54r/

***

Titolo assente (+) /19ra/

XXX. Medicine per fare andare a sella convenevilemente /18va/

XXIX. Medicine al’apostema del pecto cioè pleuresi /18ra/

XXVIII. Dela lesione del polmone /17vb/

Contra lo male del XXVII. Contra lo singhiozo e /53v/ male del songhisso et dei rimedii a cciò /17vb/

Contra l’enfermità che si chiama sincopis /53v/

Al’enfermità del XXV. Ala pecto et dela cura ’nfermitade del /52v/ pecto et dela cura /16vb/

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

139

***

XXXIV. Medicine ad ucidere li beci del corpo /29vb/

XXXV. Ad ristringere lo sangue delle moreide, cioè morechie /30rb/

XXIV. De vermibus et lumbricis

XXV. De emorroidibus XXVI. De exitu ani

XXVII. De XXXVI. Contra opilatione epatis l’oppilatione del XXVIII. De ydropisi fegato /31rb/

XXIX. De opilatione splenis

***

XXXIII. Ad lo dolore del ventre et delle medicine /29rb/

XXIII. De tenasmone

XXXVII. Ad lo male *** della spiena et della cura /32va/

***

***

***

XXXII. Contra lo male del ventre dicto collica et delle cure /27va/

XXII. De colica et iliaca passione

MON

F3

Latino

(continua)

XXXVII. Al male dela spiena et dela cura /32r/

XXXVI. Contra il male del fegato /31r/

XXXV. A restregnere il sangue dele moreche /30v/

XXXIV. Medicine a uccidere li beci del corpo /30r/

XXXIII. A dolore del ventre et dele medicine /30r/

XXXII. Contra lo male del ventre detto colica et dele cure /29v/

S4

XXXVII. Medicine alo male dela spiena e cure /76v/

XXXVI. Medicine ad aprire l’opillatione del fegato e cure /74r/

XXXV. Medicine a ristringere lo sangue dele moreche /71v/

XXXIV. Medicine a ucidere le migniacte e li vermi di corpo /70r/

Titolo assente (+)

XXXII. Medicine a dolore di corpo e ala infermitade dele minugia, la quale si chiama colica passione /66r/

VAT

***

XXXIV. Medicine a ucidere li beci del corpo /22va/

XXXIII. Al dolore del ventre et dele medicine /22ra/

XXXII. Contra lo male del ventre dicto collica et dele cure /21ra/

WAS

Alo male dela XXXVII. Alo male spiena e dela cura dela spiena et /60r/ dela cura /23rb/

Contra l’oppilaTitolo assente (+) tione del fegato et chura /59v/

Delle moreci /58v/

Ad uccidere li becci de corpo e medicine /58r/

A dolore del ventre et dele medicine /58r/

Contro collicha e dele chure /56v/

F8

140 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

***

***

***

***

***

***

XXXII. De stanguria

XXXIII. De pruritu virge

XXXIV. De fluxu urine

XXXV. De inflatione testium om. GP

XXXVI. De *** passione virge om. GP

***

***

***

***

***

XXXI. De opilatione lapidis vesice et renum

***

***

XXX. De icteritia

***

***

***

XLI. Contra l’infermità dela verga et dei cecchi /34v/ Contra le prudure et de’ loro rimedii et cure /34v/

XL. Dele medicine che fanno orinare l’infermo /34r/

***

***

XLII. Contra la produra che fusse in alqun membro /84r/

XLI. Contra la produra e lo male dela verga e rimedii /83v/

XL. Medicine a ffare horinare e cure /82v/

XXXIX. Al male XXXIX. Medicine a dela pietra et dela ronpere la pietra indela vescica et dele vescica /78v/ medicine /33r/

XXXVIII. A purgare XXXVIII. Medicine alo lo male del fegato male dela terrisia, cioè /32v/ del male del fegato quando homo è giallo, cure /78r/

***

***

Contra le produre e rimedi a ciò /63r/

Contra le ’nfermitadi dela vergella et cecchi /63r/

Dele medicine ke fano urinare lo ’nfermo /62v/

Alo male dela pietra e dela vesica e dele medicine /61v/

Allo male dela itericia, cioè delo male del fegato /61r/

***

***

XLII. Contra le produre et deli rimedi /26ra/

XLI. Contra la ’nfermitade dela verga et dei cecchi /26ra/

XL. Le medicine che fanno orinare lo ’nfermo /25va/

XXIX. La pietra dela vescica et dele medicine /24vb/

XXXVIII. Dela yteritia, cioè male del fegato /23vb/

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

141

***

***

***

XXXIX. De duritia et apostemate matricis

XL. De provocatione menstruorum

XLI. De nimio fluxu menstruorum

***

***

***

***

***

XXXVIII. De suffocatione libidinis

***

XLIV. Contra malie, dimoni /86r/

***

XXXVII. Ad coitum excitandum

MON

[De maleficio et demonio in G]

F3

Latino

(continua) VAT

XLVIII. A ristrengere lo sangue dela femmina dele calende /37r/

XLVII. A fare venire le calende ala femmina, cioè lo sangue ala mestrua /36r/

XLVI. Ad ampiare la matrice /36r/

XLV. Medicine a fare impedire l’homo non usi con femmina /35v/

XLIV. Contra le malie et contra li dimoni /35r/

XLVIII. Experimento e cure a restringere lo sangue dele calende se corre troppo /89v/

XLVII. Medicine a ffare venire le ccalende ala femmina e lo sangue quando abiçongna /88r/

XLIII. A fare montare la luxuria /26rb/

WAS

Medicine le quali inpedischi la luxuria /64v/

Ad istringere lo sangue dela femina indele calende /67r/

Ad fare venire le calende ala femina, cioè lo sangue mestruale /66r/

XLVIII. A restringere lo sangue dela femina et dele mestrua /28ra/

XLVII. A fare venire ala femina lo sangue mestruale et dele medicine /27vb/

XLVI. Ad anpiare la matrice /27va/

XLV. Medicine che impedisceno l’omo a non potere uçare con femina /27ra/

Contra le malie e XLIV. Contra le contra li demoni e malie et contra li chura a ciò /64r/ dimoni /26va/

A fare montare la luxuria /63r/

F8

XLVI. Ad aprire la matrice Ad ampiare la e a tollere la sua durisia matrice e chura a per omori /87v/ cciò /65v/

XLV. A tollere la volontà d’uçare cola femmina /86v/

XLIV. Medicine a ffare fugire li dimoni e disfare le malie /85v/

XLIII. A fare XLIII. Medicine a fare montare la luxuria venire la luxuria e cure /35r/ /84v/

S4

142 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

LI. Delle medicine quando la femina non vuole ingravidare /42ra/

Titolo assente (+)

Titolo assente (+)

LIV. Medicine da fare parturire la femina et che

XLIV. De impedimento conceptus

XLV. Ut mulier concipiat

De aborsu in G

XLVI. Contra difficilem partum

10 Nel ms. la numerazione prosegue da LII.

***

***

***

***

L. Ad lo male *** della matrice, cioè suffocatione /41rb/

XLIII. De suffocatione matricis

***

***

XLII. De mamillarum infirmitatibus

LII. Medicine a ffare istringere la natura dela femmina troppo ampia e cure /94r/ A ffare ingravidare tucte bestie e cure /96r/ LIII. Medicine che non lassano disertare la femmina /97r/

LIV.10 Medicine da LIV. A fare partuire la fare parturire la femmina e purgare la femmina et che matrice /98v/

***

Titolo assente (+)

LI. Medicine a non LI. Medicine a non volere ingravidare /38v/ inprengnare /93v/

Medicine da fare parturire la femina e ke

Titolo assente (+)

A fare ingravidare le femine /69v/

Medicine quando la femina non vuole ingravidare /68v/

Allo male dela matrice, cioè soffocazione e cura /68r/

XLIX. Ala ’nfiassione dele Contra l’enfiationi puppule per troppo lacte dele puppole e /91r/ kura a cciò /67r/ A ucidere le fistole e lo cancro e la formica /91v/

L. A mali dela L. Medicine alo male matrice et soffoga dela matrice, cioè ala la femmina /38r/ suffumicatione /92r/

XLIX. Contra l’enfiature dele pupule dele femmine /37v/

LIV. Medicine per fare partuire la femina et che

Titolo assente (+)

LII. Medicine a ingravidare /30rb/

LI. Dele medicine quando le femina no vuole ingravidare /29vb/

L. Alo male dela matrice, cioè suffocatione /29rb/

XLIX. Contra l’enfiatione dele puppule et cura /29ra/

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

143

L. De antrace

LVIII. Medicine ad *** l’antrace, lo quale è li benedecti /52vb/

XLIX. De crepatura LVII. Medicamento *** ala crepatura /52va/

LVI. Medicine ad *** sanare la sciatica, gotta et la podagra artetica /47ra/

XLVIII. De gutta arthetica et podagra

***

MON

LV. Contra lo dolore dipo lo parto /46vb/

purghi la matrice /45va/

F3

XLVII. De dolore post partum

Latino

(continua)

LVI. Ad lo male del’artetica e podagra e sciatica e gocta /102r/

LV. Ad dolore dipo lo parto e s’à febbra e cure /102r/

VAT

LVIII. Medicine al male dei benedetti et li suoi rimedi /42r/

LVIII. Medicine ala ’nfermitade deli benedecti e dele loro cure /110r/

Medicine a coloro che ssono rocti e dele loro cure e rimedii /110r/

LVII. Medicamento LVII. Medicine ale ala crepatura crepature dele mane /42r/ /109v/

LVI. Medicine a sanare la gotta, sciatica, podagra et artetica /40v/

LV. A dolore dela femmina doppo il parto /40r/

purghi la matrice /39r/

S4

Medicine al’antrace lo quale è benedicti /79r/

Medicine ad medicamento alla crepatura et chura a cciò /78v/ Medicine al’entestina ke discendo indela coglia /79r/

Medicine ad sanare la sciatica, gotta, et la podagra artetica /74r/

Contra lo dolore dipo lo parto e chura a cciò /73v/

purghi la matrice e cure /72r/

F8

LVIII. Medicine al’antrace, la quale est li benedecti /37ra/

Medicine ale stestina che discendono indela cuglia /37ra/

LVII. Medicamento ale crepature /37ra/

LVI. Medicine a sanare la gocta, sciatica, et la podagra artetica /33rb/

LV. Contra lo dolore dipo lo parto /33ra/

purghi la matrice /32ra/

WAS

144 4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

4.2 Tavola dei capitoli e quadro delle ricette nei testimoni

145

VAT è il testimone che offre il testo più completo del volgarizzamento; omette in totale circa 90 ricette variamente distribuite nei capitoli, con forte concentrazione nel capitolo Medicine ad sanare la sciatica, gotta et la podagra artetica (= lat. XLVIII. De gutta arthetica et podagra), in cui mancano ben 40 ricette rispetto a F3. Le omissioni appaiono impredicibili e si sottraggono al riconoscimento di motivi evidenti. Dal momento che VAT non conserva una versione antologica dell’opera, le omissioni sono scelte del copista o, più probabilmente, si trovano già nel ramo stemmatico cui appartiene VAT. F3 offre il testo completo del volgarizzamento e si mostra abbastanza conservativo quanto alla presenza delle ricette; è, però, sfigurato per caduta di fascicolo con perdita delle ricette da XXXVII,13 [lat. XXIX,13] a XLIX,5 [lat. XLII,5]; mancano anche le ricette XXXV,30 [lat. XXVI,5], XXXV,31 [lat. XXVI,6] e XXXV,32 [?]. Anche WAS presenta una caduta di carte da cui deriva l’assenza delle ricette da XXXV,1 [lat. XXV,1] a XXXVI,5 [lat. XXVIII,3] La versione antologica di MON è caratterizzata dall’assenza dei capitoli VII, X, XIV, XXIII, XXIV, XXIX e del gruppo da XXXII a LVIII (tranne alcune ricette dei capitoli XLIV e XLIX).11 La natura antologica di F8 e di S4 è caratterizzata dalla presenza di tutti i capitoli del volgarizzamento, con l’assenza di singole ricette e gruppi di ricette; non sono emersi accordi significativi fra le due antologie nell’assenza delle ricette. Tornando ai dati della descrizione codicologica (§ 4.1), possiamo rilevare come VAT e F3 rappresentino due distinte tipologie di libro; VAT è un codice di piccolo formato, adatto a un trasporto agevole da chi probabilmente lo consulta durante gli spostamenti, ad esempio un medico itinerante (senza dimenticare l’ampio statuto che tale figura professionale ha nel Medioevo; ne abbiamo parlato brevemente in § 1.1 La farmacopea medievale); F3 ha, invece, formato medio, mostra una grafia posata e presenta le caratteristiche di un codice destinato alla conservazione nello scaffale di una biblioteca (forse monastica o forse privata) e, quindi, alla consultazione per fronteggiare l’insorgere di patologie all’interno di una comunità (i monaci o i membri di una famiglia). Queste brevi considerazioni sono indizi della fruizione del Thesaurus pauperum in volgare da parte di un’ampia fascia di pubblico interessata a conoscere i rimedi per conservare o ripristinare lo stato di salute.

11 Non annotiamo le ricette che sono assenti nei capitoli delle antologie, rinviando naturalmente al testo critico.

146

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento La ricerca dell’antigrafo latino da cui è tratto il volgarizzamento pisano è condotta in maniera deduttiva a partire dalle caratteristiche del testo volgare12 e richiede un imprescindibile confronto con il testo latino edito da Rocha Pereira (1973), che però non rende pienamente conto della storia della tradizione.13 Iniziamo dalla verifica della struttura del testo volgare rispetto ai parametri discriminanti per la ricostruzione dello stemma codicum del Thesaurus pauperum latino. Il volgarizzamento risulta così caratterizzato: – – – – – – –

presenza del prologo; presenza della rubrica «De crepatura»; presenza della rubrica «De antrace»; presenza nel prologo dell’interpolazione I «Dicta autem physicorum»; assenza nel prologo dell’interpolazione II «Ligaturas»; assenza del Tractatus de febribus; assenza delle ricette pratiche.

Sul piano contenutistico questo volgarizzamento mostra allora la struttura del subarchetipo latino γ, come conferma la seguente esemplificazione schematica:14

Volg. Loci critici

α

β

ε

γ

θ

κ

ι

δ

ζ

η

+ + + +

+ – – –

+ + – –

+ + – –

+ + + +

+ + + +

+ + + +

+ + + +

+ + – +

+ + – +

+ + – +

– – –

– – –

– + –

– – –

+ + –

+ + +

– + +

+ + –

+ + –

+ + +

– – –

Prologo Rubrica «De crepatura» Rubrica «De antrace» Interpolazione «Dicta autem physicorum» Interpolazione «Ligaturas» Tractatus de febribus Ricette pratiche

12 È istruttiva la ricerca dell’antecedente latino del Trattato di scienza universal di Vivaldo Belcalzer in Casapullo (2010, LXXX–CXVI). 13 La ricostruzione del testo latino è, infatti, fondata su quattro testimoni e riproduce in apparato solo una parte ridotta dell’ampio ventaglio delle varianti, che possono poi riaffiorare nei volgarizzamenti per derivazione da un’innovazione già presente nel testo latino. Per una riflessione più ampia sull’edizione critica cf. § 2.1 L’edizione critica. 14 Tale apparentamento stemmatico è già prospettato da Rapisarda (2000), che ricollega i volgarizzamenti italiani del Thesaurus pauperum ai subarchetipi di Rocha Pereira (1973).

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

147

Definita la struttura generale del volgarizzamento, possiamo tentare la ricerca del manoscritto latino su cui è stata realizzata la traduzione, pur sapendo di affrontare un difficile orientamento nell’ampia tradizione latina e di non avere nessuna garanzia che tale testimone sia sopravvissuto e ci sia giunto. Nell’edizione critica il subarchetipo γ è rappresentato dal codice G (Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève, 2235): la comparazione coinvolgerà, per l’appunto, il testo del volgarizzamento e quello latino tràdito da G, al fine di scoprire un’eventuale discendenza diretta. Nell’indagine volta a verificare se il volgarizzamento presenta le ricette esclusive di G, ossia quelle ricette assenti negli altri tre testimoni presi in esame nell’edizione latina, ricaviamo i seguenti casi di emersione nel volgare di una ricetta nota soltanto da G: VIII,94 Item ad caliginem oculorum R. sucum celidonie, feniculi, abrotani et misce ex ipsis sucis coclearia duo et mitte in oculis mane, meridie et sero post digestionem accipe lac mulieris masculum lactantis et inunge oculos propter dolorem et ardorem. [om. BPV] > XVI,6 Item ala caliggine delli occhi, pillia lo succhio dela celidonia e del finocchio e del nabrotalo e di questi succhi meschiati mecte indell’occhio due quslieri la mane e lo merisso e la sera. E possa che la caliggine è matura a mandare lo dolore e l’ardore, ungie li occhi col lacte dela femmina che llacti fillio maschio. VIII,95 Item ad tumorem et caliginem et sanguinem oculorum verbena cum albumine ovi trita et imposita prodest [om. BPV] > XVI,7 Item ala ’nfiassione e ala caliggine delli occhi e al sangue, la verminaca, pestata col’albume del vuovo e posta, fa prode. VIII,96 Item arnoglosse sucus in oculis missus et herba superposita mire valet. [om. BPV] > XVI,9 Item lo succhio arnagrosse messo indelli occhi, e l’erba posta suso emplastata, meravilliosamente vale.

Il volgarizzamento non presenta i capitoli XXXV. De inflatione testium e XXXVI. De passione virge assenti in G, ma anche in P; sono, inoltre, assenti nel nostro volgarizzamento alcune ricette che mancano in G, ma sono attestate negli altri testimoni: XII,7 Item sucus rute naribus infusus retinet fluxum. [om. GV] XXX,5 Item ciceres nigri comesti curant. Idem [om. G] XXXII,21 Item allia trita et in ore virge posita statim faciunt mingere. Expertum est. [om. GV] XXXVIII,19 Item pix cedri, inuncta virga virili, in tantum genitalia contrahit, ut inepta sint ad coitum et generationem. Dyascorides. XLIV,16 Item ossulum, quod invenitur in vulva asine, si secum mulier tulerit, numquam concipiet. Idem. XLIV,21 Item erugo ferri bibita non sinit mulierem concipere. XLV,55 Item simphiti decoctio idem operatur. Idem. [om. GP]

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XLVI,9 Item si liniantur muliebria cinere ungule asine, est ultimum remedium. Avicenna. XLVI,26 Item de foliis rorastri corona mulierem parturientem et mox pariet. Idem. XLVII,2 Item si febriciat, coquantur cepe in aqua, post terantur cum oleo et cimino et vitellis ovorum. Certum est experimentum.

Anche nella distribuzione delle ricette all’interno delle rubriche notiamo interessanti punti di contatto tra il volgarizzamento e il testo di G; la traduzione delle ricette XV,20 e XV,22 precede quella della ricetta XV,7 secondo l’ordine che caratterizza G; nel codice latino, però, non v’è traccia della ricetta XXV,8 «Item contra la tossa fredda e humida, lo vino dela cocitura del’ysapo e deli fichi secchi vale» posta tra le ricette XV,20 e XV,21 e che riproduce in sintesi il testo latino noto da V: «Item accipe vinum decoctionis ysopi et ficuum siccarum pulmonis numquam veniet febris catarrus cum in capite quolibet descendit ad nares et dicitur etc.». Inoltre, a differenza di G in cui le quattro ricette da XV,20 a XV,24 sono anticipate in blocco, il nostro volgarizzamento presenta la ricetta che traduce XV,23 dopo la ricetta equivalente a quella latina XV,8. I dati esaminati finora sono coerenti con l’accostamento del volgarizzamento al subarchetipo γ e costituiscono interessanti coincidenze con il testo latino offerto dal cod. G. Tuttavia, le consonanze fra il volgarizzamento e il testo di G si fermano qui: si hanno, infatti, casi ben più numerosi in cui il volgarizzamento presenta ricette assenti in G, ma sicuramente appartenenti alla tradizione latina, come si evince dal confronto con B, P e V. Segue l’esemplificazione limitata ai primi otto capitoli latini:15 III,26 Item folia quercus et eius corticem medianum coque in aqua et caput lava. Experimentator > IV,6 Item quoce la folglia dela guercia e la mediana iscorsa indell’acqua, e lava lo capo. III,38 Item aqua salsa cum sulphure tusa. [om. GP] > IV,17 Item quel medesmo fa l’acqua salsa mesciata col solfaro. VI,14 Item duas partes suci porrorum et tertiam mellis mitte in naribus; dolorem immensum capitis tollit > VIII,11 Item tolle due parte di succhio di porri e tersa parte di mele e mecte indel naso, usia indelgli orecchi: tolle via lo grande dolore del capo. VI,16 Item sucus caulium naribus iniectus caput peroptime purgat. Idem [om. GV] > VIII,12 Item lo succhio del caulo, messo indel naso, purga troppo bene lo capo. VI,31 Item serpillum tritum et cum aceto coctum et in oleo rosato confectum, capiti appositum, dolorem capitis tollit. Dyascorides. > IX,16 Item lo serpillo pesto e mesto indel’aceto, e questo cocto coll’olglio roçato e mescolato e posto in sul capo, tolle lo dolore.

15 Indichiamo se la ricetta è assente anche in altri codici.

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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VI,42 Item mentam tritam applica fronti; dolorem de frigida causa tollit > IX,27 Item la menta, pestata e posta in sulla fronte, lo dolore per cagione d’omori freddi tolle. VI,45 Item folia allii tere et cum lana liga ad aliam aurem et liberaberis > IX,30 Item pesta le fronde deli algli e legali cola lana al’orecchie dela parte contraria delo dolore; e sana. VII,20 Item pentaphilon bibitum xxxiii diebus perfecte sanat. Dyascorides. > XI,22 Item lo pentafilon, ciò est lo cinquefolglie, bevuto XXXIII dì, perfectamente sana. VII,22 Item cingulum de corio lupi, quamdiu portaverit patiens, non patietur. Idem. > XI,27 Item quanto tenpo porterà in cinta una corregia di quoio di lupo, tanto tenpo lo ’nfermo non arà questa infermitade. VII,69 Item armoniacum datum cum mellis dr. i valet. Constantinus > XIV,4 Item uncia I d’armoniaco, data col mele, vale. VII,70 Item cum primo cadit da bibere ei sucum aquilegie vel ius eius, sanicule vel valeriane, sempervive, rute et in eternum valebit. Gilbertus. > XIV,5 Item quando in prima cade, dalli a bere lo succhio aquilerre overo lo brodo suo overo lo succhio dela vallerana semuta e dela ruta: sempre li varrà. VIII,57 Item ciminum torrefactum non combustum tere cum albumine ovi et mica panis; misce et pone super oculos, ut sanguinem inde tollat > XVI,34 Item lo comino, iscaldato e non arso, pesta col’albume del vuovo e coli briciuli del pane mestati insieme, pone sopra li occhi: tolle via lo sangue. VIII,68 Item una gutta urine patientis potenter siccat lacrimas oculi. Idem. [om. GP] > XVI,46 Item lo ’nfermo si mecta una candella dela sua orina indell’occhio: fortemente stringe le lagrime. VIII,70 Item ad tollendum maculam magnam de oculo, radix celidonie, conficiatur cum aqua rosata et ponatur in sacculo lineo suspenso et quod gratis stillaverit pone super maculam; sed non fiat hoc nisi sit magna macula, quod oculum dissolveret. Experimentator. > XVI,45 Item a tollere via la grande maqula dell’occhio, pesta la radice dela celidonia coll’acqua roçata e polla inn uno sacco di lino e questo sacco sospende; e quello che per sei medesmo cola e cade pone in sulla maqula, e questo non fare se lla maqula non è grande, perciò che potré disolvere la maqula e l’occhio. VIII,99 Item cinis rosarum combustarum immissus oculos siccat et sanat > XVII,13 Item la cennere dele rose arse, messe indelli occhi, sana e disecca.

Il quadro appena presentato consente senz’altro di negare la dipendenza diretta del volgarizzamento dal testo di G (o da un suo descriptus): non è possibile che la traduzione avvenga su questo testo fonte e presenti porzioni testuali assenti in tale testimone. Appare molto remota l’ipotesi che il traduttore abbia a disposizione il ms. G e un altro testimone e operi una contaminazione accuratamente volta a recuperare i rimedi assenti in G: è più economico e verosimile ricondurre tout court la struttura testuale del volgarizzamento all’antecedente latino.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

Il volgarizzamento si caratterizza poi per la presenza di alcune ricette che presuppongono un modello latino come quello che si legge nel codice V; qualche esempio: dopo IV,8 add. V Item fumigium factum de corio caput potenter excitat ipsum. Idem. > V,9 Item suffumica lo ’nfermo col fummo del quoio dela capra: potentemente isvelglia lo letargico. dopo V,5 add. V Semen erbe quod vulgus canellanda nominat potui hoc facit dormire > VI,8 Item dalli a bere la seme dell’erba canellanda e fallo dormire. dopo VI,29 add. V Item betonica, agrimonia, pulegium, serpillum, origanum bulliantur; superpone et dormiet vel rutam cum sale tere et addito melle frontem liniri et fac emplastrum et dormiet. > IX,25 Item bolle indell’acqua la brectonica, e l’agrimonia, puleggio, serpillo, e origano, e lavane lo capo; e di queste erbe fa inpiastro e ponelo in sulo capo; e dorme. dopo VI,29 add. V Item betonica agrimonia pulegium serpillum origanum bulliantur superpone et dormiet vel rutam cum sale tere et addito melle frontem liniri et fac emplastrum et dormiet. > IX,26 Item ungie la fronte cola ruta, col mele e col sale mesti insieme.16 dopo VII,12 add. BV Item sucus rute agrestis > XI,15 Item lo succhio dela ruta salvatica vale.

Le seguenti ricette volgari recano un testo affine a quello della ricetta latina presente in V dopo la ricetta VI,29; occorrono, però, nel volgarizzamento in posizione diversa, nel capitolo sull’epilessia (XI; lat. VII): dopo VI,29 add. V Item betonica agrimonia pulegium serpillum origanum bulliantur superpone et dormiet vel rutam cum sale tere et addito melle frontem liniri et fac emplastrum et dormiet. XI,11 Item bolle la brectonica e l’argimone e lo puleggio e ’l serpillo nell’acqua, possa ne lava lo capo e di queste cose fa ’npiastro e pone in sul capo e dormerà. [la ricetta volgare presenta un ampliamento] XI,12 Item pesta la ruta col sale e giungevi del mele e ungene la fronte.

Altre ricette richiedono un modello latino noto soltanto da B,17 rispettando, anche in questo caso, l’ordine proprio già del codice latino: 16 Le ricette IX,25 e IX,26 derivano dallo sdoppiamento della menzionata ricetta latina con alcuni aggiustamenti in merito alla somministrazione (sottolineiamo nelle due citazioni le corrispondenze) e non occupano la stessa posizione che caraterizza questa ricetta in V, in quanto seguono la ricetta che corrisponde alla ricetta latina VI,41. In virtù di tali considerazioni, appare preferibile pensare che il nostro testo fonte offrisse queste due ricette con un testo affine, ma non identico, a quello di V. 17 Già nella precedente esemplificazione ci sono ricette tràdite anche da B oltre che da V.

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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dopo XXII,28 add. B Item stercus lupi datum potui colico statim iuvat. Idem. > XXXII,30 Item lo sterco del lupo, dato a bere cola decossione del marrobio, inconntenente aiuta la collica. dopo XLVIII,32 add. B Item pulegium cum polenta podagre solum appositum medetur > LVI,33 Item lo puleggio cola pulenta dato alli podagrici, vel solo lo puleggio posto, medica la podagra. dopo XLVIII,52 add. B Item turiones ebuli coquantur in vino terantur cum axungia porci statim valet. Experimentator. > LVI,54 Item turiones eboli quoceli indel vino e possa pesta col’axungia porcina: incontenente giovano. dopo XLVIII,63 add. B Item adeps mannichelle dolorem sciaticum et podagricum positus extirpat > LVI,67 Item unge la gocta sciatica e la podagra con adipe, cioè la grassa manucelle: incontenente caccia via lo dolore appostucto. dopo XLVIII,83 add. B Item hermodactyli emplastrati zinzibri ana cum aceto multum valet. Idem. > LVI,87 Item li ermodactili, inpiastrati, humiliano lo dolore dele iuncture.

Il volgarizzamento offre alla fine del capitolo XXXIII Ad lo dolore del ventre et delle medicine – corrispondente al capitolo latino XXIII De tenasmone – le ricette del capitolo latino XXVI De exitu ani. Queste ricette ricorrono anche nel capitolo XXXV Medicine a ristringere lo sangue dele moreche, che somma i capitoli latini XXV De emorroidibus e XXVI De exitu ani. In particolare, l’anticipazione della ricetta XXVI,6 alla fine del capitolo latino XXIII si incontra anche nel ms. latino P; l’esplicito riferimento alla patologia dell’exitus ani, affrontata nel capitolo XXXV (latino XXVI), esorta, d’accordo con la scelta ecdotica di Rocha Pereira (1973), a considerare autentica nel latino quest’ultima collocazione e a valutare l’anticipazione come un’innovazione. Ai fini della nostra ricerca assumono notevole importanza le differenze fra le ricette volgari: è emblematica la scissione della ricetta latina XXVI,1 in XXXIII,13 e XXXIII,14 e la conservazione della ricetta integra nella seconda occorrenza (XXXV,26). XXVI,1 Calefiat apostolicon ad ignem et tangatur inde podex; statim intrabit et hoc fiat ter vel quater, quando exibit; post balneetur in aqua parietarie et foliorum ficus et porrorum, vel solius parietarie. Experimentator. > XXXIII,13 Item iscalda l’apostolicon e toccane lo minugio qulare ch’ède isscito fuore; incontenente lo farà tornare dentro e questo fa tre volte u quattro, quando esscie di fuore; e possa si bangni indell’acqua, indela cocitura dela vetriuola. XXVI,1 Calefiat apostolicon ad ignem et tangatur inde podex; statim intrabit et hoc fiat ter vel quater, quando exibit; post balneetur in aqua parietarie et foliorum ficus et porrorum, vel solius parietarie. Experimentator. > XXXIII,14 Item la folglia del fico e dei porri overo solamente dela vetriuola. XXXV,26 Item iscalda l’apostolicon al fuoco et tangatur unde podex; e incontenente entra dentro e questo fa tre fiate vel quactro, quando n’esscie; e possa bangnalo indell’acqua dela cocitura dele fronde del fico e dele fronde dei porri e dela vetriuola.

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Le differenze formali della traduzione, insieme al riscontro dell’anticipazione della ricetta XXVI,6 nel cod. latino P, rendono plausibile che tale anticipazione del gruppo di rimedi appartenga già alla tradizione latina e, dunque, confluisca nel volgarizzamento dal testo fonte a séguito di una distinta azione di traduzione. La sequenza delle ricette volgari in corrispondenza del capitolo latino VIII De dolore oculorum è perfettamente coerente con quella del testo latino edito da Rocha Pereira fino alla ricetta VIII,50. In questo punto emerge, però, l’inserimento di un blocco di ricette privo di confronto diretto nel testo critico: Item ad caliginem oculorum recipe sucum celidonie, feniculi, abrotani et misce ex ipsis duo coclearia et misce et impone oculos mane et meridie et sero post digestionem accipe lac mulieris masculum lactantis et inunge oculos propter ardorem et tumorem et caliginem oculorum verbena cum albumine ovi trita et apposita prodest. [dopo VIII,30 add. V] > XVI,20 Item ala caligine deli occhi, pilglia lo succhio dela celidonia e del finocchio e del nabrotalo e mescola insieme; e di questi succhi mecte indelli occhi due quslieri la mane e lo merisso e la sera e, poi che ’l male è maturo, pilglia lo lacte dela femmina che llacti filglio mascio, ungene li occhi c’àno dolore e ardore. Item arnoglosse sucus in oculos missus et herba superposita valet. [dopo VIII,30 add. V] > XVI,21 Item lo suchio del’arnogrossa messo indelgli occhi, e l’erba sua postavi suso, meravigliosamente vale. Ad superfluam carnem in oculo pulverem tutie hermodactylis palpebris panno intus posito [dopo VIII,33 add. V] > XVI,22 Item ala carne superflua, pilglia la polvere deli fiori deli melengrani che cadeno in terra e li pancasciuoli e pone questa polvere sulla carne e pone uno pano soctile tra l’occhio e la carne. Caliginem oculorum verbena cum albumine ovi trita et apposita prodest [dopo VIII,30 add. V] > XVI,23 Item al dolore deli occhi, ponvi lo succhio dela verminaca col’albume del vuovo. Ad maculas oculorum tollendas tere coriandrum viride et distemperatum et colatum in oculos mitte [dopo VIII,33 add. V] > XVI,24 Item ala maqula dell’occhio, pesta lo coriandro verde e distenperalo e colalo e mectelo indell’occhio. Item ad lippidinem oculorum atramentum vel albuginem ovi equaliter tere et super oculos pone sero et mane lacte mulieris unge. [dopo VIII,87 add. V] > XVI,25 Item ala leppaia delgli occhi, l’ongosto e l’albume del vuovo pesta insieme per iguale parte e pone sulgli occhi e la mane e la sera; e ungene li occhi col lacte dela femmina. Item rutam siccam et mel confice oculos inunge. Certum est. Experimentator. [dopo VIII,87 add. V] > XVI,26 Item la ruta secca mescola col mele e ungene li occhi; ed è buono.

Le prime due ricette (XVI,20 e XVI,21) ripropongono il testo di quelle XVII,6 e XVII,9, equivalenti alle latine VIII,94 e VIII,96 esclusive di G rispetto agli altri tre testimoni considerati da Rocha Pereira: nell’esemplificazione abbiamo annotato che esse sono proposte dal codice V in posizione diversa (dopo la ricetta

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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VIII,30); anche per i rimedi successivi viene indicata la corrispondenza, non sempre perfetta, con quanto testimoniato da V e registrato nell’apparato di Rocha Pereira (1973). Le ultime due ricette (XVI,25 e XVI,26) sono poi affini, ma non identiche, alle seguenti: XVII,1018 Item ala leppaia delli occhi, l’ongosto e ’l mele e l’albume del vuovo, per eguale parte, pesta sulli occhi, la mane e la sera col lacte dela femmina unge. XVII,1119 Item la ruta seccha e mele e cauli e conmisce e unge li occhi: e è certo.

Favoriscono l’ipotesi della dipendenza da un modello latino già interpolato secondo la sequenza caratteristica del volgarizzamento: l’esistenza di possibili ricette latine che fungono da modello, l’originale distribuzione di queste ricette nel ms. V (non concorde, però, con quella del nostro volgarizzamento) e la traduzione differente nel caso di ripetizione (XVI,20 e XVI,21 = XVII,6 e XVII,9; XVI,25 e XVI,26 = XVII,10 e XVII,11).20 Passiamo ora a un sondaggio sulla situazione testuale del volgarizzamento in passi latini con tradizione controversa. È bene precisare che maggiore valore probatorio spetta ai casi in cui il volgarizzamento è latore di una lezione erronea che sembra provenire recta via dal latino.21 Come per la verifica della presenza o omissione delle ricette, esaminiamo innanzitutto i casi di accordo del volgarizzamento con la lezione deteriore offerta da G, in opposizione a quella presente negli altri testimoni latini e accolta a testo nell’edizione critica: III,5 et de illa (BPV ista G) aqua lavetur rasca III,5 e di questa acqua lavane la rasca VI,1 dolorem capitis mitigat (BPV aufert G) VII,1 tolle via lo dolore del capo VIII,14 et appositum dolorem sedat (BPV tollit G) XV,12 e posto in sull’occhio manda via lo dolore XIII,8 cupularum glandium (BPV camphore glandium G) XXIII,8 canfara e gladium XXIX,6 dolor cessabit (BPV dolorem curat G) XXXVII,6 sana lo dolore

18 Om. MON S4 . 19 Om. VAT. 20 Sempre riguardo al possibile spostamento di ricette desunto dalla fonte, occorre indagare l’esistenza di testimoni latini con le ricette III,31 e III,32 a chiusura del capitolo III, come accade nel nostro volgarizzamento. 21 Viceversa, quando la lezione volgare è corretta a fronte della diffrazione in errore della tradizione latina, non si può escludere che il traduttore legesse la lezione deteriore nel testo fonte e intervenisse con una restituzione corretta.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XXX,7 exisse colorem (BP coleram G colaturam V) rubeum XXXVIII,6 esscie fuore la collera rossa XXXII,7 quod sepissime (BPV sepe G) probatum invenio XL,7 che spesse fiate lo trovo provato XXXVII,4 eruca (BPV et ruta G) XLIII,4 ruta XLV,1 aperta (BPV ampla G) LI,25 larga VI,1 sucus edere albe et terrestris (albe et om. G) VII,1 lo succhio dell’ellera terrangniula XX,19 et si vis ut vomat stomacho superpone (superpone ypocistidos acacie spodii cabe ana opii dr. .ſ. G) XXX,19 e se vuoi che vumichi polla sullo stomaco ypoquistidos, acatia, spodio, qubebe per eguale parte uncia una e hopii uncia v XXI,67 corrosionem (BP corruptionem V torsionem G) intestinorum mirifice sanat XXXI,66 le torsione dele budelle meravilgliosamente sana XXX,10 da ei bibere ignoranti (ignoranti potui proprium est experimentum icteritie GV) XXXVIII,8 e llo infermo no· llo sappia che acqua sia questa; acqua est proprio experimento alo male delle terrisia. XLVIII,3 extrahendo humores (BPV humiditatem G) LVI,3 tragendone la umiditade I,16 ligno edere decorticate BP (cinere ligni edere GV) I,16 dela cennere dei lengni del’ellera dibucchiata I,17 cinis [...] abrotani (abrotani arsi GV) I,17 e la cennere del nabrotano arso II,7 Sixtus ad Octavianum B item Galenus P Sixtus et Galenus idem dicit de lacte add. G II,7 Sixtus et Gualterrius dicano quello medesmo delo lacte III,2 rascam et tineam sanat (et tineam om. GV) III,3 sana tosto la rassa del capo. X,2 e X,3 Item stupha facta cum palea ordei et avene, malve et absinthii valet. Idem. Item unge hoc unguento (valet idem item om. GV)22 XIX,2 Item la stufa dela palglia dell’orso e del’avena e malva e asciensio e ungie di questo unguento XXII,10 dolorem ventri, laterum et renum aufert. Macer. (Macer desiccat enim fortissime et consumit BG) XXXII,10 tolle lo dolore del ventre e del fianco e dele reni; disecca e consumma li omori XXXVII,13 si in manu teneatur (manu scripsi ex P cl. Diosc. III,144 anu BG anu vel in manu P) XLIII,13 se ll’omo la terrà indel postrione.

22 Cf. § 4.4.2 Esistenza dell’archetipo.

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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Ma spesso il volgarizzamento non dipende dalla lezione esclusiva di G; segue una breve campionatura: I,1 stercoris columbini (pellis columbini G) I,1 dela merda del colonbo IV,5 Item fumus galbani (BPV fimus galline G) V,5 Item lo fummo del galbano V,14 edere arboris, seminis edere (arboris seminis edere om. G) VI,15 lengnio d’ellera e la seme sua VII,21 sicut cerasa (BPV crassa G) XI,24 come ceragia VII,55 detur cum oximelle (BPV melle G) XII,19 da coll’oximelie XI,38 stercore corvi (BPV cervi G) XXI,40 della merda del corbo XV,2 date cum mulsa (BPV om. G) antiquissime tussis molestiam (PV malitiam G) sedant XXV,2 e dato a bere col mulsa tolleno la fatica dell’antica tossa XVII,11 sucus malogranatorum acetosorum (acetosorum om. G) XXVII,10 lo succhio deli melengrani acetosi XXXVII,34 in mente hominum (G et mentes hominum BPV) XLIV,13 e li pensamenti delli omini XLIV,14 radix pimpinelle (radix pini G) LI,14 Item la radice pipinela

Notiamo poi convergenze fra il testo volgare e le lezioni esclusive di B: XXII,34 tertio die sanat, si fomentetur (Item nos experti sumus dialtea si fomentetur add. B) XXXII,36 al terso die sana, e questo avemo noi provato, se llo infermo sia fomentato in questa acqua XXVIII,7 curabis ydropicos. (et similes secretum est add. G podagricos et similes secretum est add. V spleneticos, podagricos et similes eorum secretum et carum add. B) XXXVI,9 qura l’idropici e li plenetici e quelli c’àno similgliante infermitade et est segretum carum. XLVIII,53 et farina siliginis (aceto B) LVI,55 e di farina saginis e d’aceto

Casi di accordo con le lezioni di B e P: XXII,4 fimus hominis, bovis, columbi (columbi capre BP) XXXII,4 lo sterco dell’omo e del bue e dela colonba e dela capra

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XXVII,2 Item opilationem de frigida causa (GV causa calida P calida causa B) XXXVI,2 Item all’opillassione per cagione d’omori caudi XXXIV,7 ex superfluitate renum et vesice (GV frigiditate renum et vesice BP) XLII,8 per fregitade del’orina e dela vesscica

e con la lezione di B e V: V,8 semen iusquiami (semen lactuce BV) VI,7 e seme di lactuche

Segnaliamo, infine, alcuni accordi con le lezioni di P: II,9 non permittit exire (rinasci P) II,9 non lassa poi rinasciere XXIV,6 coquantur in vino dulci (dulcorato PV) XXXIV,6 quocele indel vino dulcorato XXXVII,4 Hec omnia ponunt physici sive medici (philosphi et physici P) XLIII,4 Queste cose pongnano tucti li philoçafi medici

Tra gli elementi distintivi del volgarizzamento assumono notevole importanza le ricette che definiremo extravagantes, cioè quelle prive di riscontro nella tradizione latina, almeno rispetto al testo dell’edizione critica. La genesi di queste ricette è foriera di interessanti prospettive di ricerca: possono essere interpretate come traduzione di ricette presenti nel testo fonte (la cui aggiunta è imputabile al copista latino) o interpolazioni dell’anonimo traduttore o interpolazioni dei copisti volgari. L’interpolazione da parte del singolo copista volgare è condizione probabile se una ricetta affiora isolatamente in uno dei codici. Ad esempio, le due ricette seguenti compaiono soltanto in MON, rispettivamente all’inizio (seconda ricetta) e alla fine (ultima ricetta) del capitolo XXII Medicine a ristringere lo sangue del naso e cure (cap. latino XII), e sono verosimilmente imputabili al copista del manoscritto anche in virtù della posizione nello spazio inferiore dello specchio scrittorio delle carte 83v e 84v: Item lo succhio dell’orticha, messo nelle nare del naso, fa uscire lo sangue, lo sangue, e ungnene la fronte fa stangnare e ristringnere. Item tolli l’alto castollo e mettilo tra ddue testi nuovi caldi e fanne polvere e questa polvere poni sulla fedita e ristara lo sangue.

Viceversa, l’accordo dei testimoni nella trasmissione di una ricetta induce a considerarla autentica e a fissare l’attenzione sul traduttore per scorgerne la genesi; si ricade, infatti, nelle prime due possibilità: traduzione di un modello latino ampliato o interpolazione del traduttore. Alleghiamo l’esemplificazione

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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completa di tali ricette, che risultano complessivamente meno numerose di quanto atteso: II,2 Item mescola insieme l’orpimento con gomma e vuova di formiche col’aceto: e in quello luogo ove tu lo porrai non vi nasscierà mai li capelli. III,18 Item pesta lo fele del porco salvatico col’assciungia del porco e unge le postule. Experimento. III,19 Item lo capo ungie coll’acqua torbata coll’olglio, mestata cola caucina e col’asciungia. IV,10 Item lana, inversa e legatevila, sana la testa. V,14 Item litargia est premimento di celabro con sonno, unde l’infermi sono costrecti a falso dormire e questa infermitade è mortale.23 VI,9 Item lo sonno tolle la collera ch’ède indela bocca di socto delo stomaco. XXIV,23 Item lo tollere sangue delle vene di socto ala lingua tosto guarisscie la squilensia, ciò est la postema dela gola. XXIV,37 Item lo collo si cerqunda ala fiata d’alquna cosa che ppare che ssia nerbo, e così tosto come viene ala gola e al gosso, così tosto affoga l’omo. E ’ncomincia da lato di fuore e fa due code e queste due code si congiungeno insieme indel gosso, e, quando sono congiunte, muore lo ’nfermo. Contra questa postema la merda del cane ben bianca e secca e pesta e quocela inn una pingniata nuova col vino forte infine a tanto ch’este ben preso insieme, e poi lo pone caudo per tucto lo collo e legavili e tolleli sangue dele vene socto la lingua e incontenente guarrà; e questo dico io. Experimento. XXXII,46 Item alo dolore e ala torsione del ventre, li quali pateno li disinterici, pillia la semmula del grano, mectela inn uno sacco e falla bollire indel vino e questo sacchecto pollo dov’è lo dolore: incontenente sarà guarito. XXXV,32 Item alo male dele moreche, prende deli scarafaggiuli e falli bollire e quocere indell’olglio, e possa lo pone in sul testo al fuoco e lassaveli tanto stare che, pestandoli, se ne faccia polvere; e di questa polvere pone sulle moreche: per certo le stangnia e guarisscie. XXXIII,24 Item l’asentio legato sulla spiena vale. XXXIII,30 Item ispesial medicina est: mangia delli ucelli che ssi chiamano qultrectula. XLII,1 Item contra le produre la quale est inn alquno menbro, folglia vitis, persici, salicis, francigene, quocele indel vino e possa ne lava lo luogo dela produra col vino di questa cocitura e le dicte folglie pone in sul luogo quine o’ este la produra. XLII,2 Item contra ongnia produra, pone le granella dell’erba la quale si chiama in volgare Tolose camelcada, super locum dela produra un pogo scaldato, pone super fummum per

23 La ricetta è affine a quella aggiunta da V a chiusura del capitolo: «Litargia est oppressio cerebri cum oblivione et somno a somno dicta unde litargicus est vitium quo opprimuntur egri ad fleuma somnum idem dicitur litargicus in mortalibus».

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grande hora e possa pone super aquam: vedraivi quine rimanere quello che facea la produra; e questo vi fa pió fiate. L,3 Item la dicta seme, bevuta col vino, lo ventre ch’ède infiato, che pare pregna, sì llo disenfia e la soffocassione dela matrice qura, messo in corpo col christero e anco factone soposta. LII,39 Item le fronde dell’orbaco confortano la matrice. LVI,21 Item la brectonica, pesta e inplastata, lo dolore podagro ahumilia. LVI,56 Item distenpera la farina dell’orço col succhio deli covali e vale. LVII,3 Se lle minugia disciendeno indelli collioni, pillia le fronde deli porri e quocele col sevo del montone e pollo tiepido sullo male. XLVII,28 Item prende l’acqua piovana e distenperane con essa le granella dell’uva che ssiano peste in prima e fa bollire, e di questa cocitura colata lavisi la natura di fuore e sie senpre strecta. [= LIII,14] LIII,14 Item pillia l’acqua piovana e con questa acqua distenpera le granella dell’uve che ssiano bene peste e fa bollire insieme e cola questa lavatura; e lavisi la femina la natura e fie sempre istrecta. [= XLIII,27]

Riguardo alle ultime due ricette esemplificate, le leggere differenze ci persuadono che non si tratta della duplicazione della stessa ricetta nella tradizione volgare, ma di un doppio atto traduttivo da parte del volgarizzatore; secondo tale ricostruzione, l’ignota ricetta latina di riferimento dovrebbe comparire due volte e in questi due punti già nel testo fonte latino. Ma torniamo alla domanda che ha dato abbrivio alla presente indagine: qual è il testo fonte che stiamo cercando? I dati sin qui raccolti sono compatibili con due ipotesi; la prima: un testo latino contaminato che si mostra per struttura complessiva affine al subarchetipo latino γ, ma propone significative divergenze rispetto a G, come la presenza di ricette volgari assenti in questo codice e comuni al resto della tradizione latina, la presenza di ricette esclusive di codici appartenenti ad altri rami dello stemma codicum, la problematica distribuzione di alcune ricette e la probabile presenza di ricette extravagantes; la seconda: la contaminazione è realizzata dal volgarizzatore che si serve di almeno due manoscritti latini, che nel complesso rendono conto delle caratteristiche del volgare (presenza e distribuzione delle ricette e trattamento dei passi con tradizione controversa). Questa seconda ipotesi appare più debole; sfuggono alla comprensione alcuni aspetti chiave di una contaminazione in sede di traduzione: in che modo si ripartiscono le caratteristiche del volgare nei testi latini di partenza? In quale/i punto/i avviene il cambio di antigrafo latino? Se accogliessimo questa seconda ipotesi, dovremmo pensare che uno dei testimoni adoperati abbia un testo simile a quello di G e che il volgarizzatore sia spinto dalla volontà di includere tutto il materiale disponibile, operando un

4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento

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meticoloso confronto con uno o più testimoni latini a disposizione e non alterando in maniera significativa la successione delle ricette latine propria del codice affine a G. È preferibile optare per l’ipotesi di un testo fonte latino già contaminato all’origine del volgarizzamento: a favore di tale eventualità mette conto ricordare che non pone difficoltà immaginare l’esistenza di un testo con la macrostruttura propria della famiglia latina γ, ma ben distinto rispetto a G per distribuzione delle ricette, nonché per singole lezioni; infatti, nella definizione dello stemma codicum latino le famiglie di codici si fondano quasi esclusivamente su elementi contenutistici a livello di macrostruttura,24 mentre manca un esame approfondito delle ricette e degli errori guida della tradizione.25 Soltanto se una dettagliata verifica sui testimoni latini del Thesaurus pauperum smentisse l’esistenza di un testo dalle peculiarità compatibili con quelle del volgarizzamento, si dovrebbe ragionare su una contaminazione operata dal traduttore e tentare di rispondere alle domande sulle diverse caratteristiche dei testi fonte e sulle modalità con cui il volgarizzatore se ne serve. Benché quest’indagine non sia in grado di approdare all’individuazione dell’antigrafo latino su cui è stato realizzato il volgarizzamento, la fisonomia strutturale e testuale delineata nel corso dell’argomentazione in relazione alle ricette particolari del volgarizzamento e a singole lezioni discordi nella tradizione latina rappresenta il punto di partenza imprescindibile verso l’identificazione del testo fonte latino: identificazione che necessita di un approfondimento della conoscenza dei codici latini e, in particolare, di quelli con una macrostruttura compatibile col subarchetipo γ. Si annuncia poi proficua una strada di ricerca complementare: il volgarizzamento del Thesaurus pauperum è seguito in tutti i testimoni da alcune ricette pratiche che, allo stato attuale delle conoscenze, rifuggono da un riconoscimento; come anticipato, nei codici, ad eccezione di MON, è indicata la falsa identificazione di Antidotarium Nicolai in volgare. Dunque, potrebbe rivelarsi decisivo ricercare un testo latino del Thesaurus pauperum con la struttura qui ricostruita tra i codici latini che recano, accanto alla nostra farmacopea, anche tali ricette pratiche in latino.26 Quest’ipotesi implica che sia avvenuta la tradu-

24 È il caso dell’incrocio fra Thesaurus pauperum, Tractatus de febribus e ricette varie per la proposta dei diversi rami dello stemma. Sono elementi a carattere microtestuale i due loci critici del prologo giudicati come interpolazioni dall’editrice. 25 Cf. § 2.1 L’edizione critica. 26 L’accostamento del Thesaurus pauperum a ricette mediche di disparata origine è condizione frequente nella trasmissione dell’opera. Basti il rinvio alle ricette presenti in V ed edite da Rocha Pereira (1973).

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zione contemporanea del Thesaurus pauperum e di altre prescrizioni pratiche, destinati a una diffusione comune.27

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni 4.4.1 Note preliminari 28 Nella tradizione manoscritta dei testi romanzi, efficacemente definita come tradizione “attiva” da Alberto Vàrvaro in opposizione a quella “quiescente” dei testi letterari della classicità, «il copista ricrea il suo testo considerandolo attuale ed “aperto”, sicché – oltre a cadere nelle corruttele cui nessuno sfugge – opera interventi di un tipo alquanto diverso da quello consueto nella tradizione quiescente: soprattutto innovazioni che a suo parere incrementano il testo, ad es. rendendolo più piano o più “contemporaneo”, e che quindi non obbediscono ad intenti di restauro» (Vàrvaro 2004, 582). La nozione di tradizione attiva può legittimamente essere estesa ai testi latini d’uso pratico, come i ricettari medici, e risulta valida, per dir così, al quadrato per i volgarizzamenti di questa particolare tipologia testuale: il copista, tanto più se non trascrive in maniera professionale, ma per uso personale, si sente libero di non rispettare l’autorità, di per sé limitata, dell’anonimo volgarizzatore e interviene così con tagli, aggiunte e sostituzioni, cioè con ingerenze sia sull’impostazione generale dell’opera sia sul contenuto della singola prescrizione, al fine di avvicinare il testo copiato al suo paradigma professionale o alle necessità sue e dell’ambiente che se ne servirà (ad esempio, nucleo familiare, consesso monastico, etc.). Problema ecdotico decisivo è il livello di ingresso di un errore o di un elemento che perturba la stabilità del testo.29 Occorre districarsi fra diversi livelli d’ingresso di una lezione deteriore (e distinti gradi d’intenzionalità per le varianti) nei volgarizzamenti di un testo pratico: 1. errori o varianti presenti nel testo latino da cui viene realizzata la traduzione; 2. errori del traduttore per

27 Ne abbiamo trovato riscontro in Rajna (1929, 2): «convenienza [scil. fra Thesaurus pauperum volgare ed Esperimenti] che credo sia da attribuire all’esemplare latino su cui la traduzione fu eseguita». Il censimento di riferimento di Meirinhos (2011) risulta inadeguato a tale ricerca perché non registra la presenza dell’Antidotarium (né reale, né apocrifo, come quello di nostro interesse) accanto al Thesaurus pauperum. Tale risultato non può, comunque, venire accolto pacificamente, dal momento che lo studioso riserva rilievo quasi esclusivo alle opere attribuite a Pietro Ispano (in particolare a quelle filosofiche) e spesso non indica, ad esempio per le miscellanee mediche, le opere che si accompagnano al Thesaurus pauperum. 28 Una parte dei dati esposti in § 4.4 è oggetto di Zarra (i.c.s.a). 29 Cf. Hunt (1999, 350); Rapisarda (2001, 135).

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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fraintendimento o varianti per deliberata innovazione; 3. errori accidentali o varianti consapevolmente introdotte in sede di copia. Diventa spesso difficile ricostruire la genesi di una forma sospetta, soprattutto quando si tratta di discernere a proposito delle varianti, e bisogna interrogarsi fino a che punto può e deve spingersi l’emendatio dell’editore moderno. Soltanto l’individuazione del testimone latino (o dei testimoni latini) su cui è realizzata la traduzione potrebbe indirizzare la scelta con maggiore fiducia, offrendo un ancoraggio stabile riguardo al testo fonte latino; allo stato attuale della nostra ricerca tale possibilità è, tuttavia, lontana anche a causa delle lacunose conoscenze sulla tradizione latina del Thesaurum pauperum ed è inesorabilmente gravata dall’ingombrante ombra che tale testo fonte non ci sia arrivato (cf. § 4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento). Salvo poche eccezioni,30 l’orientamento metodologico dominante nello studio delle opere mediche e farmacologiche medievali è stato quello dell’edizione a manoscritto singolo, isolando un testimone di significativo interesse (bon manuscrit) anche per le tradizioni imponenti. Tenteremo, come annunciato, di offrire il testo del volgarizzamento pisano, autorevole testimonianza della fortuna volgare del Thesaurus pauperum, ricostruendo la “volontà” del volgarizzatore a partire dai testimoni noti. E per fare ciò, ricostruiremo i rapporti logico-formali dei testimoni (stemma codicum) sulla base degli errori guida, cioè secondo il metodo cosiddetto lachmanniano. La definizione dei rapporti tra i testimoni in chiave stemmatica è senz’altro utile strumento in sede di edizione del testo, ma è cosa ben diversa dall’albero reale della trasmissione del volgarizzamento, in cui va legittimamente riconosciuta la perdita di una quota elevata di manoscritti.31 Abbiamo condotto la collazione del testo a partire dalla trascrizione dei sei testimoni;32 l’ampia lacuna di F3 e la natura antologica di F8, MON e S4 impediscono di collazionare interamente il testo: nella scelta degli esempi utili alla definizione dei rapporti stemmatici privilegeremo, dunque, i casi che offrono possibilità di riscontro sull’intera tradizione manoscritta. Un’altra precisazione

30 Alludiamo, in particolare, all’edizione critica del Libreto de tutte le cosse che se mangnano di Michele Savonarola a cura di Jane Nystedt (1988), al contributo di Coco/Di Stefano (2008) sui rapporti stemmatici della tradizione volgare della Chirurgia di Guglielmo da Saliceto, e all’edizione dell’Almansore a cura di Rosa Piro (2011), su cui cf. la recensione di Guadagnini (2014). 31 Sulla distinzione tra stemma codicum e albero reale e sulle conseguenze stemmatiche dell’ingente dispersione dei manoscritti si vedano gli studi di Paolo Trovato con ampia disamina della bibliografia precedente (in particolare Guidi/Trovato 2004; Trovato 2005). 32 A sostegno dell’opportunità di lavorare con la trascrizione completa dei codici si vedano le osservazioni di Vàrvaro (2004, 573).

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riguarda la natura antologica dei testimoni F8, MON e S4: non possiamo servirci del confronto fra l’omissione delle ricette per una valutazione circa i rapporti tra i tre testimoni;33 tale riscontro sarebbe risolutivo se le tre antologie (o almeno due) presentassero una fisionomia macrotestuale speculare, così da indurre a valutare un rapporto di filiazione diretta tra i testimoni o di discendenza da un comune antigrafo; ma questa possibilità va esclusa perché il quadro delle ricette omesse offre soltanto coincidenze accidentali, prive di valore probatorio.34 Come specimen dell’apporto decisivo di un eventuale discernimento del testo latino su cui opera il nostro volgarizzatore è interessante il seguente esempio:35 X,2 e 3 Item stupha facta cum palea ordei et avene, malve et absinthii valet. Idem. Item unge hoc unguento quod R/: farinam ordei et farinam funegreci et boracem equali pondere pulveriza et confice cum suco cepe et melle despumato et inunge. Rogerius. [valet idem item om. GV] XIX,2 (om. F8 MON) VAT F3 S4 WAS Item la stufa facta dela palglia dell’orso e del’avena e malva e asciensio, e ungie di questo unguento lo quale si fae in questo modo: pilglia la farina dell’orso e la farina del fienogreco e la borraggine, per eguale parte, e fanne polvere e mestala questa polvere col succhio dela cipolla e col mele dispiumato e ungene la gocta roçata.

Il testo volgare presenta un significato insoddisfacente per il brusco passaggio da stufa a unguento. Il confronto con il testo latino chiarisce che nel volgare si è prodotto l’accostamento di due ricette distinte. Alla luce dell’accordo tra i testimoni potremmo, allora, pensare a un errore d’archetipo del volgarizzamento e decidere di intervenire con una restituzione in accordo col suddetto

33 La natura consapevole dei tagli, peculiarità di una compilazione antologica, vieta di pensare alle ricette omesse come a lacune e, dunque, a errori guida utili per la ricostruzione dei rapporti stemmatici. 34 Cf. § 4.2 Tavola capitoli e quadro delle ricette nei testimoni. Sottolineiamo che le peculiarità paleografiche del codice MON si collocano nell’àmbito delle scritture occasionali e private da parte di qualcuno che potrebbe essere anche l’autore dell’antologia, ossia potrebbe aver scelto per motivi di uso personale determinati capitoli e determinate ricette. 35 Nell’esemplificazione trascriviamo il testo latino, citando, come di consueto, dall’edizione Rocha Pereira (1973), e il testo dei testimoni del volgarizzamento. Le lezioni indagate sono messe in evidenza mediante sottolineatura sia nel latino sia nel volgare. Quando le lezioni di due o più testimoni sono identiche, il testo viene trascritto dal testimone menzionato per primo; se nelle pericopi riportate sono presenti altre varianti significative, accanto a quella presa in considerazione, ne diamo conto tra parentesi tonde con indicazione della lezione e del testimone. Eventuali parti di testo omesse nelle citazioni sono indicate da tre puntini racchiusi tra parentesi quadre.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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modello latino; l’apparato critico dell’edizione Rocha Pereira (1973) attesta l’omissione della pericope «valet idem item» (che segna la fine di una ricetta e l’inizio della successiva) nei codici G e V: è altamente probabile che la traduzione derivi da un testo fonte con tale lacuna, che viene inesorabilmente accolta e riproposta dal volgarizzatore. In casi come questo appare preferibile la via editoriale più prudente: riconoscere che il traduttore abbia recepito l’omissione dal testo fonte e, quindi, astenersi dall’intervenire sul testo; tuttavia, senza il conforto dell’apparato critico latino sarebbe stato molto arduo stabilire il livello di ingresso della lezione deteriore, con il rischio di pensare a un errore d’archetipo piuttosto che alla confluenza di una lezione erronea già della fonte latina. Il caso appena analizzato vale come monito alla prudenza circa il riconoscimento di un errore d’archetipo. Si veda il seguente esempio: XLVIII,3 e XLVIII,4 Item aqua decoctionis rape, fomento suo, dolorem artheticum et podagricum mitigat, sua proprietate. Ysaac. Item costus superemplastratus antiquam sciaticam sanat, extrahendo humores (humiditatem G) de profundo, sicut etiam valet paraliticis et artheticis. Dyascorides. LVI,3 (om. MON) VAT F3 F8 S4 WAS Item (om. S4) lo fomento facto dell’acqua dela cocitura del çafano (rafano F3 F8 S4 WAS) sana lo dolore artetico e la podagra e sciatica, tragendone la umiditade dentro lo profondo (dentro lo profondo om. S4) deli nodi, cioè dele congiunture deli membri, e così vale ali artetici (all’artetica F3 WAS) e alli paraletici.

Come per la traduzione delle ricette latine X,2 e X,3, è lecito supporre una lacuna nel testo fonte con la conseguente fusione delle due ricette in cui si viene a creare la menzione delle tre patologie (gotta, artetica e podagra) in un accostamento plausibile, come conferma il titolo del capitolo in questione (lat. De gutta, arthetica et podagra > Ad lo male del’artetica e podagra e sciatica e gocta). Vediamo anche: XVI,6 Item lignum aloe, muscus, ambre, macis, ocymum, anthos et similia confortant cor, spiritum reparando et naturalem calorem. Margarite, corallus, rasure eboris, os de corde cervi et similia confortant spiritum et sanguinem cordis purificando et calorem alterando. Theriaca et similia confortant cor ipsum a veneno defendendo et ipsum confirmando. Hec ab auctoribus colliguntur. XXVI,6 (om. F8 MON S4) VAT F3 WAS Item lengnio aloe, musco, anbra, mace, hoçimum, antos, simile, confortano lo quore dalo veneno difendelo e conformando; queste cose sono colte e trovate dali actori (autri F3 altri WAS)

L’omeoteleuto ci induce a prospettare l’esistenza di testimoni latini con lacuna per salto dallo stesso allo stesso, di cui non v’è notizia nell’edizione critica; dunque, anche in questo esempio la possibilità di avere a che fare con un

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errore d’archetipo nel volgarizzamento, sorto sempre per omeoteleuto, è bilanciata dall’ipotesi, ugualmente plausibile, che il volgarizzatore abbia tradotto da un testo latino già sfigurato in questo punto. Nella rassegna relativa alle difficoltà del discernimento filologico nel volgarizzamento di un testo pratico, occorre soffermarsi sul trattamento degli ingredienti nelle ricette. Di fronte all’assenza di alcuni semplici per la preparazione di un medicamento possiamo pensare a un errore d’archetipo della tradizione volgare; in realtà, la caduta di tali voci può dipendere dal testo fonte latino; selezioniamo una ricetta in grado di esemplificare tale situazione: VIII,48 Item collyrium Galieni ad sanandum una die valentissimum. R/ antimonii, acacie, ana unc. v, catimie, unc. i et semis, ervi usti loti, unc. ii, ceruse, unc. i, mirre, unc. semis, castorei, opii, gummi arabici, amidi, ana unc. i; tempera. XVI,17 (om. F8 MON S4) VAT F3 WAS Item lo collirio di Galieno ad sanare inn uno die li occhi forte bene: pilglia antimonio, acatiam, per eguale parte, dr. v catimie, dr. i e i castorei, opio, gumi arabici, amido, per eguale parte dr. i, tenpera.

Anche per questa tipologia di omissioni è preferibile ipotizzare una ricezione dell’omissione dal testo fonte e, di conseguenza, considerare autentico l’elenco abbreviato, senza intervenire in sede di emendatio. La menzione dell’auctoritas da cui è tratto il rimedio è un altro problema emblematico della complessità della restitutio textus a causa del mancato riconoscimento del testo fonte latino. Ad esempio: I,7 Item aqua decoctionis mediani corticis ulmi, sepe lota, idem facit efficaciter. Idem, ibidem (Galenus in Dinamidis). I,7 VAT Item quoce la bucchia dell’olmo indel’acqua e lavane lo capo ispesso; e fa nassciere molti capelli. F3 F8 MON S4 WAS Item cuoce la bucchia dell’olmo indell’acqua et lavane lo capo spesso; et fa nascere molti capelli. Macer.

Il testo latino edito presenta il rinvio alla ricetta precedente (I,6) e dunque l’attribuzione a Galeno nell’opera Dinamidis. I testimoni del volgarizzamento non menzionano la fonte della ricetta I,6; indotti da una visione fiduciosa sulla vicinanza del modello latino del volgarizzamento al testo edito, potremmo sostenere l’esistenza di un errore d’archetipo: la sostituzione di un presumibile *Galeno Dinamidis con Macer sarebbe allora un’innovazione monogenetica (errore congiuntivo tra F3, F8, MON, S4 e WAS) a fronte di una diversa innovazione (omissione della fonte) da parte di VAT. Ma la notevole variabilità congenita a un testo pratico come il Thesaurus pauperum ci mette in guardia da questa analisi: possiamo, infatti, supporre che la lezione autentica sia Macer, attinta

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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dal testo latino a disposizione del traduttore, cioè con la confluenza di una variante rispetto al resto della tradizione latina. E possiamo, in alternativa, immaginare che nell’originale volgare, coerentemente con la diffusa scelta di non presentare la fonte citata nel Thesaurus pauperum, non vi fosse la menzione dell’auctoritas e che la lezione Macer sia un’aggiunta imputabile a un ramo della tradizione del nostro volgarizzamento. Nel testo critico optiamo per tale soluzione, ma le argomentazioni appena esposte mostrano come la scelta non sia pacifica.

4.4.2 Esistenza dell’archetipo (X) È, comunque, possibile dimostrare l’esistenza di un archetipo (X) in virtù della presenza di errori comuni a tutti i testimoni del volgarizzamento: III,11 Item pulvis radicis cucumeris asinini cum aqua frigida appositus multum mundificat. III,11 VAT F3 F8 WAS (om. MON S4) Item la polvere dela radice del cocomalo arso (tottomaglo arso F8) coll’acqua fredda posta in sulla rassa molto la mondifica.

La ricetta, assente in MON e S4, presenta un errore: del cocomalo arso in corrispondenza del latino cucumeris asinini, cioè ‘cocomero asinino’. Il manoscritto F8, in cui è costante la sostituzione di cocomalo con totomaglio, ha nella ricetta in questione tottomaglo arso. Come spiegare arso in luogo di asinino? Potrebbe trattarsi di un errore d’autore, ossia di una prescrizione sbagliata da parte del volgarizzatore, sulla cui genesi avremmo le due canoniche possibilità: o errore insinuatosi dal modello latino (il volgarizzatore legge la lezione *cucumeris arsi e traduce per l’appunto cocomalo arso) o fraintendimento del volgarizzatore, cioè erronea interpretazione della lezione corretta offerta dal testo fonte latino. La lezione cucumeris arsi non è attestata nell’edizione critica del testo latino;36 e sempre in direzione contraria al fraintendimento del volgarizzatore ci indirizza un dato anche più significativo: in tutte le altre occorrenze di cucumis asininus la traduzione è sempre cocomalo asinino, a conferma della piena consapevolezza del volgarizzatore riguardo alle proprietà curative del cocomero selvatico. È, allora, ragionevole escludere che il volgarizzatore sia il responsa-

36 Questo dato non ha valore risolutivo, perché non possiamo escludere con certezza la presenza di tale lezione in altri codici non censiti nell’edizione, e magari nel codice alla base del nostro volgarizzamento, che sicuramente non è uno dei codici presi in esame nell’edizione critica (cf. § 4.3 Ricerca del testo fonte latino del volgarizzamento).

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bile della corruttela e pensare a un errore d’archetipo sorto per l’erronea lettura di una parola in forma probabilmente compendiata. Segue un altro errore comune ai testimoni, almeno a quelli che conservano la ricetta: VI,55 Item sucus radicis celidonie naribus infusus caput purgat. X,7 (om. S4) VAT Item lo suchio dela cellidonia, cioè dela radice, messo indel naso, purga lo capo. F3 F8 MON WAS Item lo suchio della celidonia della radice messo indel naso purga lo capo.

In questa ricetta, assente in S4, le lezioni dela cellidonia, cioè dela radice e della cellidonia, dela radice riflettono un errore di archetipo, che si può spiegare come banale inversione dell’autentica *della radice della cellidonia in dela cellidonia dela radice, attestata in F3, F8, MON e WAS, da cui scaturisce il tentativo di correzione dela cellidonia, cioè dela radice di VAT. Rileviamo una situazione quasi analoga nella seguente ricetta: XXIII,4 Item cortex malogranati et radix fraxini coquantur in dulci vino; tale vinum detur; multum valet. XXXIII,4 (om. MON) VAT F3 F8 WAS Item la cortice del melengrano e del frasso, la radice (del fraxo della radice F3 WAS la radice del frasso S4) quoce indel vino

S4 offre la lezione corretta la radice del frasso: è preferibile considerarla un conciero in grado di sanare l’errore d’archetipo, piuttosto che la diretta sopravvivenza della lezione genuina. La seguente ricetta volgare è caratterizzata da un ampliamento con funzione esplicativa delle modalità di somministrazione del semplice e dalla corruttela riguardo al semplice da adoperare: VIII,114 Item idem facit pulvis sileris. Hoc ego. XVII,29 (om. MON). VAT Item quel medesmo fa la polvere starum posta in sulli occhi cauda. E questa provai io. F3 F8 S4 WAS Item quello medesmo fa la polvere posta calda sulli occhi; e questo provai io.

Osserviamo la lezione che non dà senso starum in VAT e l’omissione in F3, F8, S4 e WAS. In particolare, la lezione starum ci convince dell’esistenza di una corruzione a livello d’archetipo, da cui scaturiscono per l’appunto la lezione erronea di VAT e la scelta di omettere il nome della pianta negli altri testimoni: proponiamo nel testo critico il lat. sileris.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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Nella seguente ricetta crediamo, invece, di poter riconoscere un fraintendimento da parte del volgarizzatore: XXI,59 Item pilosella coquatur in lacte et bibatur; diarram cito stringit. Idem. XXXI,58 (om. F8 MON S4) VAT Item pillosella quocela col lacte e bibatur drama: tosto istringe lo ventre. F3 WAS Item pilosella cuoce col lacte e beiala dramma: tosto stringe.

La lezione dramma appare una corruttela per banalizzazione del latino diarria; tale corruzione implica una diversa interpretazione della prescrizione: la voce in questione non funge da complemento oggetto di stringit, ma completa il sintagma precedente e indica la quantità di pilosella da somministrare. A sostegno dell’ipotesi di un fraintendimento del volgarizzatore interviene il fatto che la voce diarria, sebbene largamente attestata nel latino medievale, sia un hapax nel Thesaurus pauperum e ciò, oltre ovviamente alla somiglianza paleografica con dramma, può aver causato un errore interpretativo da parte del volgarizzatore.

4.4.3 La famiglia β: F3, F8, MON, S4 e WAS Dalla collazione fra i testimoni emerge in maniera lampante l’opposizione fra VAT – latore di un testo complessivamente meno corretto – e gli altri, a causa di numerose innovazioni, sia errori sia varianti. Riconosciamo, poi, alcuni errori che determinano un legame congiuntivo tra F3, F8, MON, S4 e WAS e separativo rispetto a VAT. Iniziamo, per l’appunto, dagli errori congiuntivi fra questi cinque testimoni: VII,15 Item pulvis ossium hominis combustorum, maxime cranei XI,18 VAT Item la polvere deli omini arsi,37 ispesialemente quelle dela testa F3 MON S4 WAS (om. F8) Item la polvere dell’ossa delli omini arse, et spicialmente la testa del capo (del capo om. MON) dell’omo VIII,4 Item tres rami corrigiole collecti in nomine Sancte Trinitatis cum Oratione Dominica XV,4 VAT Item tre rami di corregiuola colta indel nome dela sancta Ternità col Pater Noster F3 F8 MON S4 WAS Item tre rami di coregiula colti in nome e all’onore della santa Trinitade e col pater nostro IX,33 et auribus infunde; vetustissimam surditatem emendat. XVIII,32 VAT e mectelo indel’orerecchio; amenda l’antica sordità.

37 Abbiamo l’omissione di dell’ossa che traduce il latino ossium.

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F3 F8 MON S4 WAS e infondelo indell’urecchie; amenda (amenda molto S4) l’antica sorditade delli urecchie.

Le due aggiunte, all’onore (XV,4) e delli urecchi (XVIII,32), sono potenzialmente poligenetiche e non hanno pieno valore dirimente; la loro presenza è, però, fortemente indiziaria dell’apparentamento tra i testimoni. Nel capitolo volgare IX, F3, F8, S4 e WAS – mentre MON omette un’ampia sequenza di ricette nel punto di nostro interesse – presentano due volte le ricette corrispondenti a quelle latine VI,33 e VI,34 sia, d’accordo con VAT, dopo la ricetta che traduce il latino VI,23, sia, nella posizione attesa, dopo quella che riproduce VI,32: VI,33 Item aneti semen coquatur in oleo et ex ipso oleo ungatur frons et tempora; dolorem tollit. Dyascorides VI,34 Item celidonia trita cocta et capiti emplastrata capitis dolorem tollit. Experimentator. IX,7 VAT F3 F8 MON S4 WAS Item quoce le seme degli aneti indell’olglio e di questo olio ungie la fronte e le tenpie; tolle lo dolore. IX,838 VAT F3 F8 S4 WAS Item la celidonia cocta, emplastata e pesta sul capo posta (posta om. F3 S4 WAS), tolle via lo dolore. dopo IX,1739 F3 F8 S4 WAS Item cuoce la seme dell’aneti indell’olio e di questo olio unge la fronte e le tempie; e tolle via lo dolore. dopo IX,1740 F3 F8 S4 WAS Item la celidonia cocta e emplastrata sullo capo tolle lo dolore del capo.

Il problema testuale in esame concerne l’anticipazione delle ricette nel volgare rispetto al latino e la riproposizione delle stesse con rispetto dell’ordine latino in F3, F8, S4 e WAS ; è plausibile la seguente spiegazione: F3, F8, S4 e WAS ricevono da un subarchetipo (β) la ripetizione di una ricetta in grado di uniformare la sequenza dei rimedi a quella offerta da un testo latino usato come riscontro. Pensiamo, dunque, che la collocazione originale dei rimedi in questione sia la prima e che nella seconda posizione si trovi una ripetizione – come si evince anche dall’assenza di varianti formali che potrebbero emergere in occasione di una distinta azione di traduzione – sorta per la volontà di avvicinare il testo volgare a quello latino dopo un presumibile confronto con un testimone latino.

38 Om. MON . 39 Om. MON VAT. 40 Om. MON VAT.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

169

A differenza dei casi in cui l’accordo fra tutti i testimoni riguarda la posizione anticipata della ricetta rispetto al latino, nel seguente esempio la duplicazione della ricetta avviene in una posizione diversa da quella del latino: XXIV,4 Item semen apii interficit omnem vermem. Idem. XXXIV,4 (om. MON) VAT F3 S4 WAS Item la seme dei lappi bevuta ucide tucti li vermi (ongna verme F3 S4 WAS) ed est forte medicina. dopo XXXIV,16 F3 F8 WAS Item la seme dell’appo ucide ongna verme e è forte.

È immediato riconoscere un errore in F3, F8 e WAS ; v’è, però, il limite di non poterlo considerare con certezza un errore comune al ramo in discussione, piuttosto che un’innovazione soltanto dei tre copisti. Seguono alcuni passi in cui la distribuzione delle varianti adiafore oppone i cinque testimoni a VAT:41 VIII,89 distempera atramentum cum albumine ovi et agita fortiter donec spumescat XVII,1 VAT destenpera l’ongosto col’albume del vuovo fortemente mena insieme che faccia ischiuma F3 F8 MON S4 WAS distempera l’ongosto coll’albume dell’uovo e mena forte insieme che faccia schiuma VIII,93 Item si dentur unc. ii de aloe XVII,5 VAT Item la confessione del’aloe unce ii F3 F8 MON S4 WAS Item fa confecsione d’aloe uncie due XI,3 in aurem partis dolentis; dolebit parum. XXI,3 VAT indel’orecchio dala contraria parte und’è lo d[o]lore deli denti; e aràvi un pogo dolore F3 F8 MON S4 WAS indell’orecchie dalla contraria parte dello dente che duole; aràvi dolore indel dente uno pogo XI,75 ideo dentes animalium sumentium eam cadunt. XXI,73 VAT Perciò che lli cani che nne mangiano cadeno loro tucti li denti. F3 F8 MON S4 WAS E cadeno li denti alli cani e al’autri animali che manducano (mangiano F8 MON S4) le rane. XV,4 firme reuma siccabit. XXV,4 VAT disecca la rema fredda. F3 F8 MON S4 WAS e la reuma fredda secca. XLII,6 et omnem spurcitiam aufert. Constantinus XLIX,6 VAT e mondifica la pussa che v’este. F3 F8 MON S4 WAS e la pussa mundifica che v’est (che v’est om. S4)

41 Sull’utilità delle lezioni adiafore per l’indagine stemmatica si veda Vàrvaro (2010, 194).

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

Notiamo anche i seguenti errori per omissione: IX,16 Item fel caprinum, lac mulieris, temperatum cum melle et modica mirra, summa est medicina. Constantinus. XVIII,1542 VAT Item lo fele dela capra e lo lacte dela femmina, tenperato col mele e con poga di mirra, este sopra medicina. F3 F8 MON WAS Item lo fele della capra, temperato col mele et con poga di mirra, è soprana medicina. XLV,52 Item trifera magna data cum vino decoctionis mandragore mirabiliter iuvat steriles ut concipiant. Hoc ego. LIII,1043 VAT Item la trefina da a bere ala femmina col vino o’ sia cocta la mandragola meravilliosamente àe ingravidare. F3 F8 WAS Item da ad bere ad la femina lo vino indel quale fi cocta la mandragora meraviglosamente aràve ingravidare, come in questo libro si lege.

Tali omissioni sono comuni a F3, F8, WAS in opposizione a VAT, latore della lezione corretta. Annotiamo, a titolo meramente esemplificativo, anche due errori con valore separativo di F3 e WAS rispetto a VAT in ricette assenti nelle tre antologie; come per la ripetizione della ricetta XXXIV,4, a causa dell’impossibilità di effettuare un riscontro sugli altri tre testimoni, non possiamo escludere che tali varianti deteriori vadano imputate soltanto a F3 e WAS: III,16 addatur oleum nucis et auripigmentum et carbones quercus III,1644 VAT vi mescola l’olglio dela noce e la polvere del’orpimento e la polvore deli carboni dela guercia F3 WAS vi mescola l’olio della noce e la polvere delli carboni della quarcia XXIV,17 Item acacia bibita et aqua corticis malogranati cocta in aceto interficit eos. Idem. XXXIV,1745 VAT Item acathia, id est lo succhio prunellorum, e l’acqua mele granate acetosi ucideno li vermi similiantemente dato a bere. F3 WAS Item acachia ucide li vermi simigliantemente.

4.4.4 VAT e il subarchetipo α Passiamo ora agli errori di VAT. A differenza degli altri testimoni, in VAT occorrono ulteriori ripartizioni all’interno di alcuni capitoli:46

42 Om. S4 . 43 Om. MON S4 . 44 Om. F8 MON S4 . 45 Om. F8 MON S4 . 46 Sono annoverate anche nella tabella coi capitoli del volgarizzamento (cf. § 4.2 Tavola capitoli e quadro delle ricette nei testimoni).

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

171

Experimento ala tingna e ali capelli (nel capitolo I) A ffare nassciere li capelli (nel capitolo I) Allo rinascimento deli capelli (nel capitolo I) Eximenpto [sic] ali capelli e qure (nel capitolo I) Experimento contra li peli (nel capitolo II) Experimento contra li capelli (nel capitolo II) Experimento ala ’nfermità a litargia (nel capitolo V) Experimento ale dicte cure (nel capitolo VI) Medicine ala carne che soperchia indell’occhio e chure (nel capitolo XVI) A stagnare lo sangue dele ferite (nel capitolo XXII) A ucidere le fistole e lo cancro e la formica (nel capitolo XLIX) Medicine a coloro che ssono rocti e dele loro cure e rimedii (nel capitolo LVIII)

Di questo tipo di organizzazione delle ricette all’interno dei capitoli non sembrerebbe esservi traccia nella tradizione latina; siamo allora propensi a riconoscere carattere di innovazione a tali indicazioni e a stimarle come interventi della famiglia di VAT: probabili note marginali con la funzione di presentare il contenuto dell’opera vengono accolte a testo in VAT. Il fatto che queste rubricature convergano nel testo e siano trattate come indicazioni di capitoli, mentre il copista di VAT introduce alcune note marginali con analogo valore di evidenziare una o più ricette,47 è un valido indizio della loro natura irreversibile, cioè della loro presenza nell’antigrafo di VAT: questo argomento favorisce in maniera decisiva l’ipotesi di un subarchetipo, che chiameremo a, all’origine di VAT. Tra gli elementi utili a stabilire la posizione divergente di VAT rispetto al resto della tradizione del volgarizzamento vi è anche la disposizione delle ricette nel capitolo XVIII Medicine ale ’nfertà deli orecchi e cure, corrispondente al capitolo latino IX De infirmitatibus aurium. La sequenza recata da F3, F8, MON, S4 e WAS riproduce quella latina, mentre in VAT si registra l’anticipazione del blocco di ricette con numerazione da 16 a 23 rispetto a quelle da 8 a 15, così da avere la seguente successione 1–6, 16–23, 8–15, 24–36. La corrispondenza con il latino induce a considerare autentica la sequenza di F3, F8, MON, S4 e WAS. Sempre a proposito della distribuzione dei rimedi, ci sono anche interventi di minor peso che, però, rivelano un’innovazione erronea in VAT rispetto agli altri testimoni, in cui è riproposta fedelmente la successione del testo latino. Questo il primo esempio utile: in VAT la ricetta che traduce quella latina I,9 precede quella corrispondente a I,8, laddove gli altri codici rispettano la sequenza del latino. Seguono alcuni errori significativi di VAT utili a confermarne il rapporto oppositivo rispetto agli altri:

47 Cf. § 4.1.1.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

Prologo: et scientia scientibus, opus supra vires aggredior VAT lo savere e quelli che ssono in questo savere di questo libro e questo lavoro sopra tucte le mie forse l’arò conponere F3 F8 MON S4 WAS e lo savere a quelli che sano e questo savere di questo libro e questo lavoro sopra tucte le miei forse l’arò componere Prologo: alicui revelet medicamen aliquod, per quod aut mors aut aborsus provocetur aut impregnatio auferatur. Dicta autem VAT ad alquno istolto debbia dire né insengniare alquno medicamento per la quale la femina si ne potesse disertare. E debbi osservare li dicti F3 F8 MON S4 WAS ad alcuno stolto debia dire né insegnare alcuno medicamento per lo quale la femina si ne possa disertare u farle venire lo sangue suo alla natura anti tempo, usia che lle tolla lo ’npregnare (la pregnatione S4). E debbi observare li decti Prologo: physicorum, quorum in hoc opere materia tota est VAT filoçafi, li quali in questa materia dieno forma. F3 F8 MON S4 WAS delli filosophy, li quali in questo lavoro dieno forma e materia. III,6 Item acetum in quo tartarum fuerit aliquamdiu bullitum inungat rascam prius mundatum; efficaciter sanat et siccat. III,648 VAT Item l’aceto dove sia cocta la groma per grande ora unge la rasca ed è mondata. F3 F8 MON WAS Item l’aceto u’ sia cocto la groma per grande ora ungene la rasca, mondata in prima la rasca e sanala e exicala. VI,29 Item pecten factus de dextro cornu arietis, si pectinetur caput in parte dextra, aufert dolorem capitis; similiter sinister de sinistra. Kyrannus. IX,1449 VAT Item fa uno pectine del destro corno del montone; se llo male est indel lato manco, fa pectine del lato manco, cioè del corno manco; e pectinisi lo ’nfermo e guarrà del male del capo. F3 F8 S4 WAS Item fa uno pectine del destro corno del montone, se lo male è indella parte diricta del capo; e se lo male è indel lato manco, fa pectine del corno (lato WAS) mancho del montone; e pectinisi lo ’nfermo e guarrà del male del capo. VII,8 Item testiculi galli triti cum aqua et bibiti caducos sanant; sed abstineant a vino per novem dies. Idem. XI,850 VAT Item li quglioni del gallo pesti e bevuti coll’acqua cauda e guardisi di bere vino per x die. Sana. F3 F8 MON WAS Item li cugloni del gallo pesti et beuti coll’acqua caducos (caduci MON) sana o (et WAS) guardisi di bere vino per x dì. VII,24 Item dicit Experimentator et audivi ego ab expertis quod cor lupi comestum sanat XI,25 VAT Item dice quelli che l’à provato ed io l’abbo udito da molti medici: chi mangia lo quore del lupo guarisscie. F3 F8 MON S4 WAS Item dice quelli che l’àn provato et io l’abo udito da molti medici che lo cuore del lupo mangiato guarisce.

48 Om. S4 . 49 Om. MON . 50 Om. S4 .

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

173

VII,23 Item caro lupi comesta fantasticos sanat XI,2651 VAT Item chi mangia la carne del lupo qura li fantastichi.52 F3 F8 S4 WAS Item la carne del lupo mangiata cura li fantastici. VII,48 nisi oratione et ieiunio». Sive sit epilenticus sive lunaticus sive demoniacus liberabitur. Constantinus et Gilbertus. XII,12 VAT nisi orationibus et ieiuniis et cetera». Sive demoniaco guarisscie. F3 F8 MON S4 WAS nisi orationibus et ieiuniis et cetera». Sive (uvero WAS) sia l’epilentico sive (uvero WAS) lunatico sive (uvero WAS) demoniaco (demoniaco om. F8) guarisce. VII,55 et pulvis detur cum oximelle; statim epilentiam tollit. XII,1953 VAT e la polvere piglia incontenente sana la pilensia. F3 F8 MON WAS e la polvere da coll’oximelie e incontenente sana la pilentia. VII,64 Item lapis celidonius rufus portatus ligatus in panno lineo XIII,354 VAT Item la pietra che ssi chiama celidonius che ssia legata in panno lino F3 MON S4 WAS Item la pietra celidonius rufa legata in panno di lino VIII,12 in aqua et cum albumine ovi et aqua rosata confectus et oculo appositus sanguinolento vel calidis humoribus onerato XV,1155 VAT indell’acqua e mesto col’albume del vuovo e coll’acqua rosata e posto indell’occhio manda via lo dolore. E s’elgli è insanguinato u gravati per caudi homori F3 S4 WAS indell’acqua e mesto indell’albume dell’uovo e coll’acqua rosata e posto sul’ochio insanguinato uvero gravato d’umori caldi XI,19 Item quedam herba formata admodum dentium, que dicitur dens caninus XXI,18 VAT Item una erba formata a modo di dente, lo quale si chiamò dente cavallino F3 F8 MON S4 WAS Item una erba formata ad modo di denti, la quale si chiama dente canino XIV,7 Item ysopus coquatur in aceto, deinde fiat gargarismus XXIV,6 VAT Item l’ysopo cocto indell’aceto e possa lo gargarismo F3 F8 S4 WAS Item l’isopo cocto indell’aceto e possa lo gargariza (lo om. WAS) XXI,5 e XXI,6 Item opium suppositum retinet fluxum ventris. Idem. Item sumach tritum retinet fluxum, ut dicant quidam quod suspensum retinet. Idem. XXXI,5 e XXXI,656 VAT Item l’opiu sopostori ritiene lo fluxso del ventre; lo somaco ritiene lo fluxso del ventre.57

51 Om. MON . 52 Sull’errore di VAT influisce probabilmente l’attrazione analogica della ricetta precedente: XI,25 «chi mangia lo quore del lupo guarisscie», che rappresenta un’innovazione. 53 Om. S4 . 54 Om. F8 . 55 Om. F8 MON . 56 Om. MON . 57 In VAT si osservano la fusione delle due ricette e l’omissione della parte finale della seconda ricetta.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

F3 F8 S4 WAS Item l’opio sopposto ritiene lo fluxo del ventre. Item sumac ritiene lo fluxo del ventre, che molti sono di quelli che dicano che suspeso ad collo ritiene lo fluxo del ventre.

Segue una breve campionatura degli errori di VAT a fronte della lezione corretta di F3 e WAS in ricette spesso assenti in tutte e tre le antologie: III,15 Item semen staphisagrie bulliat in aqua et cum illa aqua distemperetur bona quantitas tartari electi et cum tali aqua lavetur bis vel ter et cito sanabitur. Circa instans. III,1558 VAT Item bolle le seme dela stafisagra coll’acqua distenperata buona quantità di groma buona e necta e di questa acqua lava lo capo 3 volte lo die e sana. F3 WAS Item bolle la seme della stafisagria con l’acqua e con quella acqua distempera buona quantitade di groma buona e electa e con cotale acqua lava lo capo due fiata uvero tre e guarrà. VII,50 Item cor, epar, pulmo et omnia ligamenta canis adherentia his incinerentur in furno vel alibi; fiat pulvis et detur epilentico omni die. XII,1559 VAT Item lo quore e lo fegato e lo polmone e tucti li menbri che ssono apoggiati a questo menbro che ssia d’un cane fallo tanto arrostire che ssi converta in cennere e di questa polvere da alo pelentico ongnie die. F3 WAS Item lo cuore e lo fegato e lo pulmone e tucti li membri che sono appogiati a questi membri del cane, se si ne farà cennere uvero sarano arostite indel forno uvero altro fanne polvere, e questa polvere da all’epilentico ognia die. XII,3 Item sucus morelle ponatur super epar XXII,460 VAT Item lo succhio dela merolla del cavallo pollo in sul fegato F3 F8 WAS Item lo succhio della morella pollo sul fegato XXI,26 et fumus recipiatur per posteriora; mire stringit et tollit tenasmon et confortat membra illa et humores glutinat. XXXI,2561 VAT e lo fummo riceva lo ’nfermo per lo postrione; meravilliosamente ristringe. F3 WAS e lo funmo riceva lo ’nfermo per lo postrione; meravigliosamente stringe e tolle tenasmon e mire stringe; conforta li membri et glutinat humores. XLV,4 multum calefacit matricem frigidam et humidam, et ideo dicitur quod cattas impregnat odore suo. LII,262 VAT molto scalda la matrice fredda e dispolla allo ’ngennerare. F3 F8 WAS molto scalda la matrice frigida e humida, e inperciò si dice che per lo suo odore impregna la femina.

58 59 60 61 62

Om. F8 MON S4 . Om. F8 MON S4 . Om. MON S4 . Om. F8 MON S4 . Om. MON S4 .

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

175

L’omissione della fonte della ricetta è una caratteristica costante del volgarizzamento, sulla cui genesi non è sicuro pronunciarsi.63 Questa tendenza risulta accentuata in VAT, che oblia la fonte anche quando viene conservata dagli altri testimoni e risponde evidentemente al disinteresse di offrire ai lettori la menzione dell’auctoritas da cui attinge il testo latino. I primi esempi utili: I,8 Item absinthium superligatum cito sanat. Macer. I,864 VAT Item pesta l’ascienso un pogo e legalo in sulo capo; similgliantemente guariscie. F3 F8 S4 WAS Item pesta l’asenthio un pogo et legalo sullo capo; simigliantemente guarisce. Macer. II,10 apposita non sinit pilos nasci. Dyascorides. II,1065 VAT posta sopra lo luogo, non lassa nascere li peli. F3 F8 S4 WAS e posta sopra luogo (om. S4), non lassa rinascere li peli. Dyas. (Dynas. WAS) II,11 et pulvis ostreorum et margaritarum. Avicenna. II,1166 VAT e polvere ostearum e polvere dele margarite. F3 WAS pulvis ostrearum e polvere delle margarite. Avicenna. III,4 scabiem tam capitis quam aliorum membrorum tollit. Ysaac. III,4 VAT rongnia del capo e del corpo tolle via. F3 F8 MON S4 WAS rogna del capo e del corpo tolle via. Ysaac. IV,12 et occipitio emplastrata letanter dormientes excitat. Dyascorides et Macer. V,1367 VAT e posto in in sulla fronte lietamente fa isvelgliare li litargichi che dormeno. F3 MON WAS e posta sula fronte lietamente fa isveliari li litargici che dormeno. Dyas. et Macer.

In VAT si incontrano numerose aggiunte e amplificazioni; si tratta perlopiù dell’inglobamento nel testo di informazioni tautologiche, la cui natura interpolatoria è confermata dalla coerenza della variante con il testo latino. Esemplifichiamo alcuni casi emblematici, tentandone una classificazione tipologica in base al contenuto dell’aggiunta (un nuovo ingrediente, una puntualizzazione in merito alle modalità di somministrazione, la rivendicazione dell’efficacia della ricetta, etc.) e al livello di inferenza (da una condizione di informazione implicita e facilmente deducibile dal contesto, fino a quella innovativa e senza agganci diretti con il testo di partenza):

63 La mancata menzione della fonte potrebbe essere il risultato di una scelta del volgarizzatore o dei copisti, ma potrebbe derivare ineluttabilmente da un testo fonte latino con tale peculiarità. 64 Om. MON . 65 Om. MON . 66 Om. F8 MON S4 . 67 Om. F8 S4 .

176 –

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

pleonasmo: VII,16 Item lapis rubeus, qui invenitur in ventriculo pullorum yrundinum, portatus sanat. XI,19 VAT Item la pietra rossa dele rondine, la quale pietra ista indel ventre dele rondine, bevuta usia portata, sana. F3 F8 MON S4 WAS Item la pietra rossa delle rondine, la quale pietra sta indel ventre, bevuto (bevuto om. WAS) usia portato, sana. VIII,113 Item ordeaceum panem calidum per medium scinde et pulverem carvi superasperge XVII,28 VAT Item lo pane caudo dell’orso fendelo per meçço e la polvere di questo pane pone ala carne F3 F8 MON S4 WAS Item lo pane caldo dell’orzo fendelo per meço (fendelo per meço om. WAS) e la polvere pone alla carne IX,35 et calidum appone. Dolorem sedat. Galenus ibidem. XVIII,3468 VAT e polle caude sulli orecchi e tolle via questo inpiastoro lo dolore. F3 MON S4 WAS e polle calde sul’urecchi e tolle via lo dolore. XII,18 Item sanguis vacce superpositus vulneri statim sanguinem stringit. Constantinus. Ego autem dico quod plus valet ustus. XXII,17 VAT Item lo sangue dela vacca posto in sulla ferita incontenente ristringe lo sangue dela ferita ed io dico che piò vale arso e postovilo. F3 F8 MON S4 WAS Item lo sangue della vaccha posto sulla ferita incontenente ristringe lo sangue e io dico che piò vale arso e postovelo. XIII,4 Item ruta, piretrum, salvia, sinapis, cinamonum, sal bulliant in oleo XXIII,4 Item bolle la ruta, pilletro, salvia, cenamo, senape, sale e quoce indell’olglio F3 F8 S4 WAS Item bolle la ruta, piretro, la salvia, cinamum, sinapis e sale indell’oglio



esplicitazione di un’informazione implicita: III,5 et de illa aqua lavetur rasca III,569 VAT e di questa acqua lavane lo capo dov’è la la rasca F3 MON WAS e di questa acqua lava la rasca VII,60 combure simul in testa nova sigillata et pulverem illum da bibere cum optimo vino epilentico XII,2470 VAT e ardela con questa fronde in nuna pignata nuova bene coperchiata e fanne polvere e questa polvere dae alo ’pilentico a bere con buono vino F3 MON S4 WAS e ardelo con questa fronde in una baractula uvero testa nuova (uvero testa nuova om. WAS) bene coperchiata e questa polvere da allo epilentico a bere collo buono vino

68 Om. F8 . 69 Om. F8 S4 . 70 Om. F8 .

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

177

VII,68 Item catulos leonis fantasticos sanat. Esculapius. XIV,3 VAT Item la carne delo leone sana lo fantastico a mangiarla. F3 F8 S4 WAS Item la carne del leone sanat fantasticos. VIII,21 Item pulmo leporis cito dolorem oculorum tollit. XV,1971 VAT Item lo polmone dela lievra, postovilo suso caudo, tolle via lo dolore delli occhi. F3 MON S4 WAS Item lo polmone della lievora tosto tolle via lo dolore delli ochi XXII,22 Item radix asfodeli cum vino bibita dolorem lateris tollit. XXXII,2472 VAT Item la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli, cernuta e pestata e bevuta col vino lo dolore del lato tolle. F3 F8 WAS Item la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli, bevuta col vino lo dolore del lato tolle. XLV,34 Item rasura eboris est iuvamenti presentis LII,32 VAT Item la raçura eboris data a bere73 è preçente aitorio alo ’ngravidare. F3 F8 WAS Item la rasura eboris è presente aiutorio ad ingennerare



precisazione a carattere tautologico in merito all’efficacia della ricetta (a chiusura della ricetta): I,2 et caput lava. I,2 VAT e lava lo capo di questa acqua e non cadrano li capelli. F3 F8 MON S4 WAS e lava lo capo di questa acqua. XI,66 mitte in aurem eiusdem partis in qua dolet dens; mirabilis est effectus. Galenus in Passionario. XXI,6774 VAT messo indell’orecchio da quella parte ov’è lo dolore; tolle via lo dolore ed este meravilliosa cosa. F3 F8 MON WAS messo indell’urecchie da quella parte ch’è lo dolore; è meravigliosa medicina (meraviglioçamente est buona medicina WAS) XXI,32 da in aurora cum sirupo rosato vel alio stiptico vel cum zuccaro rosato. Experimentator. XXXI,3175 VAT dala la maitina quando si leva lo sole colo scieroppo roçato hovero con altro ed è buono a bere dela dicta polvere. F3 WAS da questa polvere la mane quando si leva lo sole collo sciroppo rosato uvero altro.

71 Om. F8 . 72 Om. MON S4 . 73 La precisazione della somministrazione per via orale ricorre con buona frequenza. Cf. anche XXV,2 corrispondente al latino XV,2. 74 Om. S4 . 75 Om. F8 MON S4 .

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

precisazione tautologica della patologia per la quale si propone la ricetta (ad apertura della prima ricetta del capitolo): VII,36 Item radix brionie XII,1 VAT Ad lo male delo spasimo, abbi la radice dela brionia F3 F8 MON S4 WAS Item (Item om. S4) la radice della brionia VIII,1 Clara ovi agitata et despumata XV,1 VAT Ad la ’nfertà delli occhi, abbi la chiara del vuovo, menata assai e dispiumata F3 F8 MON S4 WAS La chiara dell’uovo menata e dispumata



creazione di una dittologia attraverso l’aggiunta di un secondo elemento compatibile con quello già presente: VIII,113 multum clarificat visum. XVII,28 VAT e rischiara li occhi e lo viso. F3 F8 MON S4 WAS molto rischiara lo viso. XI,10 et immitte sepe in ore ubi dolor est XXI,10 VAT mecte di questa acqua ali denti e in bocca ispesse volte quando viene lo dolore F3 F8 MON S4 WAS mectela (F3 WAS metti MON mecte S4) questa acqua in bocca spesse fiate quando v’è lo dolore XVII,5 tollit morsum stomachi. Idem. XXVII,4 VAT tolle lo vumico e la morsura del ventre. F3 F8 MON S4 WAS tolle la morsura del ventre. XX,12 Item pulvis radicis brionie XXX,1276 VAT Item lo succhio e la polvere dela radice dela brionia F3 F8 WAS Item la polvere della radice della brioma XXIV,1 lac purum XXXIV,177 VAT lacte sciecto e puro F3 F8 S4 WAS lacte puro XXIV,2 descendunt ad lactis dulcedinem XXXIV,278 VAT e disciendeno ala dolcessa del lacte e del mele F3 F8 WAS e discendeno alla dulcessa del lacte XIV,12 siccat uvulam et fleuma consumit. XXIV,1179 VAT disecca la lucqula e consumma la rema e la frema F3 S4 WAS disicca la lucula et consumma la flemma

76 77 78 79

Om. MON S4 . Om. MON. Om. MON S4 . Om. F8.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni



179

aggiunta innovativa riguardo a ingredienti e modalità di preparazione e di somministrazione: VII,60 Sume ranam et scinde XII,2480 VAT pilglia la rana a nome delo ’nfermo e fendela F3 MON S4 WAS piglia la rana e fendela VIII,18 extrahe radicem corrigiole et porta XV,16 VAT cava la radice dela corregiola con tre pater noster a nome delo ’nfermo e portala con teco F3 F8 MON S4 WAS cava la radice della coregiula e portala con teco IX,9 post fortiter suget. Rogerius XVIII,9 VAT e possa fortemente succhi; e anco è buono a coloro che v’àno entro fastidio per cagione di postema a ssucchiare lo fastidio ed è provatissimo che lli necta l’orecchie dela pussa e la postema fa ssanare. F3 F8 MON S4 WAS per grande ora e possa fortemente succhi (e uscirànne fuori add. MON) L,4 Item fundus galli vel galline superpositus attrahit venenum et, antequam ponantur omnia ista LVIII,4 VAT Item lo sterco dela gallina overo del gallo fresca posta sulla postema tragene fuore lo veneno e lo sterco dell’oga fresca posta sul male similliantemente ne traggie lo veneno, e innanti che tu e vi pongni queste cose F3 F8 S4 WAS Item la merda della gallina uvero del gallo e posta sull’apostema trage fuora lo veneno e, innanti che tu vi pogni queste cose



glossa lessicale: VIII,7 Item semen dragontee XV,7 VAT Item la seme dela dracontea, cioè serpentina, data a bere F3 F8 MON S4 WAS Item lo seme della dragontea dato a bere XV,2 date cum mulsa, antiquissime tussis molestiam sedant XXV,2 VAT e dato a bere col mussa, cioè coll’acqua melata, tolleno la fatica dell’antica tossa F3 F8 MON S4 WAS e date cum mulsa tolleno la fatiga dell’antica tossa XXXVII,1 Bacce lauri terantur et conficiantur cum suco satirionis et ungantur inde renes et genitalia XLIII,181 VAT Pilglia le seme del’orbaco pestale e fanne unguento le rene, cioè per lo canale, e lli colglioni e lo menbro. F8 S4 WAS Lo seme del’orbaco pestalo e fanne unguento e unge le rene e li coglioni e la verga.

80 Om. F8. 81 Om. F3 MON .

180

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XLVI,24 Item cacumina edere trita cum oleo LIV,23 VAT Item le cime dell’ellera, cioè le pannocchie dele seme suoe, pestate coll’ollio F3 F8 S4 WAS Item le cimi dell’ellera, pestate coll’oglio

4.4.5 I rapporti nella famiglia β All’interno della famiglia β, F3, MON e WAS presentano la seguente omissione: VIII,32 VIII,33 Item flores millefolii triti cum lacte mulieris, colati et in oculum suco immisso, oculi macula deletur. Experimentator. Item sucus morsus galline maculam delet, si purificetur. Istud ego. XVI,1 F3 Item flores millefolii pesti col lacte della femina colato e messo lo suchio indell’ochio la macula dell’ochio del sermoni purificato e messo indell’ochio manda via la macula; questo dico io. MON Item frores millefollii pesti col lacte della femina colato e messo lo succhio nell’ochio82 del sermone purificato e messo nel’ochio manda via la macola; questo dico io. WAS Item li fiori millefolii pesti con lacte dela femina colato e messo lo succhio indel’ochio la macula dell’ochio del sermon et purificato et messo indel’ochio manda via la macula; questo dico io. XVI,1 XVI,2 S4 Item flores millefoglii pesti con lacte di donna colato, e messo lo succhio nel’occhio tolle via la maqula. Item lo succhio del sermone purificato e messo nel’occhio manda via la macula; e questo dico io. XVI,1 XVI,2 VAT Item flores millefolii pesti col lacte dela femmina colato, messo indell’occhio la maqula dell’occhio caccia via. Item lo succhio del sermone purificato e messo indell’occhio manda via la maqula; questo dico io.

In F3, MON e WAS si è prodotta una lacuna fra la fine della prima ricetta e l’inizio della successiva, con il risultato di fondere insieme le due ricette, che sono distinte nel modello latino e nel volgarizzamento, come confermano S4 e VAT ; F8 omette, invece, la seconda ricetta, ma presenta la prima completa. Possiamo, pertanto, attribuire a questo passo pieno valore congiuntivo fra i tre testimoni. III,22 Item efficax ad omnem scabiem et serpiginem: tartarum et litargirium. IV,1 F3 MON WAS Contra la rogna e serpigine: la rogna et lo litargiro. VAT F8 S4 Contra la rongnia e serpiggine: la groma e lo litargiro. VIII,1 ardorem et punctionem tollit. XV,1 F3 MON WAS lo dolore e la puntura li tolle. XV,1 F8 S4 l’ardore e la puntura li tolle. XV,1 VAT l’ardore e la punta li tolle.

82 MON omette anche la macula dell’ochio per salto dallo stesso allo stesso.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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Alle banalizzazioni rogna (IV,1; per attrazione analogica dell’incipit della ricetta) e dolore (XV,1; in luogo dell’affezione specifica, ardore), bisogna attribuire carattere monogenetico. Seguono altri errori per omissione che congiungono F3, MON e WAS contro F8 e S4: VIII,84 Item folia malve agrestis masticata cum modico sale apposita mundificant maculam XVI,60 F3 MON WAS Item le frondi della malva salvatica con uno pogo di sale e apposta mundifica la fistola S4 F8 Item le frondi dela malva salvatica masticata con un poco di sale posta ali occhi mondifica la fistula VAT Item le fronde dela malva salvatica e masticata col sale posta sana e mondifica la fistula VIII,102 oculorum claritati plurimum confert. Avicenna et Dyascorides. Et prosunt multum aque descendenti in oculos. XVII,17 F3 MON WAS molto fanno prode ala chiaressa delli occhi. S4 F8 molto fa prode ala chiarezza deli occhi e fa prode molto al’acqua che appare nelli occhi. VAT molto fa prode ala chiaressa delli occhi e fa molto prode all’acqua c’appare indelli occhi.

È bene precisare che quest’ultima lacuna potrebbe avere natura poligenetica per salto dallo stesso allo stesso (occhi [...] occhi). Ha carattere poligenetico e reversibile il seguente errore comune a F3, MON e WAS: Prologo non aliud ibi quam hic est positum invenires Prologo F3 MON WAS altro non vi troveresti se no che qui troverai exposto VAT altro non vi troveresti se non questo (chome qui F8 quanto S4) che qui è isxripto

Esemplifichiamo poi una variante comune a F3, MON e WAS contro S4: XII,11 naribus insufflatus, mire sanguinem stringit. Experimentator. XXII,10 VAT suffiato indele nare del naso, molto vale. F3 F8 MON WAS insuflato (messo WAS) indelle nari, meravigliosamente ristringe lo sangue. S4 soffiata nel naso maravigliosamente ristringe lo sangue.

Gli errori suscettibili di origine poligenetica e le varianti hanno minore peso probatorio in sede di ricostruzione dei rapporti stemmatici; tuttavia, la loro presenza contribuisce a corroborare l’ipotesi di una prossimità stemmatica tra F3, MON e WAS. Proponiamo anche altri errori separativi all’interno della famiglia β; dal momento che sono interessate ricette assenti in MON, osserviamo l’errore di F3 e WAS a fronte della lezione corretta di S4 o di F8 (XXXI,47), con cui si accorda VAT:

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

VII,76 Item sanguis agni XIV,1083 VAT S4 Item lo sangue del’angnello F3 WAS Item lo sangue del gamello XI,26 sucum blete et cucumeris asinini foliorum XXI,2784 VAT S4 lo succhio dela bieta e lo succhio del cocomalo salvatico asinino F3 WAS lo succhio della biacca e lo succhio del cocomalo salvatico asinino V,1 pedum, non cum forti, quod inflammaretur. VI,185 VAT deli piedi pianamente e non forte, perché li spiriti delo ’nfermo non mancasseno. S4 de’ piedi pianamente e non forte, perché li spiriti del’infermo si riposino. F3 WAS delli piedi pianamente e non forte, perché li spiriti dello infermo.

Accolta l’ipotesi di un apparentamento tra F3, MON e WAS, proviamo a riflettere sulla natura di tale prossimità: discendenza da un antigrafo comune all’interno della famiglia β o uno antigrafo di un altro? Possiamo scartare l’ipotesi che F3 o WAS siano copia di MON in virtù della natura antologica del testo di questo testimone rispetto al testo completo di WAS e – pur con la lacuna per caduta di fascicolo – di F3. La derivazione di MON da F3 o da WAS va esclusa per ragioni cronologiche: MON appare più antico degli altri due testimoni. È il mancato accordo nelle omissioni fra F3 e WAS, la cui datazione è sovrapponibile, a negare il riconoscimento del rapporto di derivazione diretta. Bisogna, perciò, postulare l’esistenza di un antecedente comune (b) per questi tre testimoni all’interno della famiglia β.86 È stato possibile riconoscere un errore congiuntivo fra F8 e S4 che ci esorta a supporre uno stadio comune nella tradizione del testo (c):87 XVII,2 facit bene digerere cibum post cenam. Macer. XVII,3 Eadem aufert vomitum. Diascorides. 4 Item eadem aufert tussim et dolorem stomachi et suspiria. Macer. XXVII,2 e XXVII,3 VAT fa bene ismautire e questa medesma erba tolle via lo vumicare. Item questa medesma erba tolle lo male del ventre, cioè delo stomaco, e tolle via la tossa e li sospiri. F3 MON WAS fa bene ismaltire lo pasto all’omo (omo indel ventre WAS) e questa medesma brectonica tolle via lo vomico. Item questa medesma erba (la dicta brettonicha MON) tolle

83 Om. F8 MON . 84 Om. F8 MON . 85 Om. F8 . 86 L’esclusione di un rapporto di copia fra i tre testimoni può essere evidenziata anche sulla base di errori poligenetici e non correggibili presenti in un testimone, ma assenti negli altri: rinviamo alla consultazione dell’apparato critico. 87 Le ipotesi di dipendenza reciproca fra i due testimoni vanno escluse per le profonde differenze che caratterizzano queste due antologie. Cf. anche § 4.2.

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

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via lo dolore del ventre, cioè dello stomaco (lo dolore delo stomaco WAS), e tolle la tossa e li sospiri. S4 F8 fa bene smaltire lo pasto e tolle via lo vomito, tolle lo dolore del ventre cioè delo stomaco e tolle la tossa e li sospiri.

Proponiamo alcuni errori separativi per omissione di S4 rispetto a F3, MON e WAS in ricette assenti in F8: II,2 formicarum ova, papaver nigrum vel loco eius, si haberi non poterit, semen iusquiami, ana, totum tere II,388 VAT le vuova dele formiche e lo papardo nero e la seme del’iusquiano, per eguale parte, e pesta queste cose insieme F3 MON WAS l’uova delle formichie e lo papardo nero, uvero in suo luogo (in suo luogo om. WAS) la seme del’iusquamo, per aguale parte, e pesta queste cose insieme S4 e l’uova dele formiche per egual parte e pesta insieme XLIV,1 e XLIV,2 vel propter aliquid aliud, comedat os de corde cervi et non concipiet. Constantinus. Item portet secum ad carnem matricem capre LI,189 e LI,2 F3 WAS invero per alcuna cascione manduchi l’osso del cuore del cervio e non arà ingravidare. Item porti con seco ala carne la femina la pietra della matrice della capra S4 overo per alcuna altra cagione porti la femina con seco ala carne la pietra dela matrice dela capra

Nell’ultimo esempio l’omissione di S4 ‒ la pericope «manduchi l’osso del cuore del cervio e non arà ingravidare. Item» ‒ coinvolge due ricette successive e comporta l’unione di blocchi testuali distinti nel volgarizzamento e nel modello latino. Nei due errori seguenti S4 presenta una riformulazione del testo rispetto alle lezioni autentiche: VI,48 tempera cum albumine ovi et ubi dolet appone, sed, si est in fronte, pone in occipitio, et e converso. IX,33 VAT distenpera col’albume del vuovo e, se lo dolore è indela fronte, pone questo inpiastro indel cipesso e, s’este lo dolore dirieto, pollo indela fronte. F3 F8 MON WAS distempera coll’albume dell’uovo e, se lo dolore è indella fronte, pone questo emplastro indel cipresso e, se è lo dolore dirieto (e se ’l dolore è dietro MON WAS), pollo indella fronte. S4 distempera coll’albume dell’uovo e pone lo impiastro nela parte contraria al dolore. VIII,35 cum bombace oculo appositus ulcus seu fistulam anguli eius sanat infra novem dies. Dyascorides XVI,4 VAT messo indell’occhio cola banbacia, lo cecchio overo la fistula sana in viiii die. F3 F8 MON WAS messo indell’ochio colla banbace lo cechio e la fistola ch’è indell’ochio sana a viiii dì S4 messo nel’occhio cola bambagia sana l’occhio e la fistola che vi è

88 Om. F8 . 89 Om. MON VAT.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

L’anonimo copista di F8 omette di propria iniziativa le ricette di alcuni capitoli e avverte il lettore del suo intervento. In corrispondenza del capitolo XXVI, equivalente al latino XVI De sincopi et inanitione, il copista trascrive soltanto una delle sei ricette di cui si compone il capitolo (per l’esattezza, la seconda) e denuncia la maggiore estensione dell’antigrafo da cui sta copiando: «Lo lacte caldo molto vale e più altri sperimenti i quali lascio» (c. 53v). A c. 76r di F8, nel capitolo corrispondente al lat. XLVIII, il copista rinuncia alla copia di otto ricette e indica l’omissione con la scrittura di otto item, quante sono le ricette perdute, e la precisazione in interlinea riguardo al tipo di medicamenti (tutti unguenti). Nel campo lessicale il copista di F8 opera costantemente la sostituzione di merda con sterco e di cocomalo con totomaglio. La prima sostituzione si può spiegare come opzione per la voce percepita probabilmente come meno disfemica; nel secondo caso non sono coinvolti due referenti sinonimici e la sostituzione produce uno slittamento di significato: il copista o banalizza e accosta due referenti diversi (Ecballium elaterium L. e Euphorbia sp.) o è consapevole della differenza fra i due semplici e ne sostiene l’interscambiabilità. Tra le scelte linguistiche innovative di S4 è interessante la sistematica sostituzione di femmina con donna. Anche nel ramo β, e in particolare in F3 e WAS,90 incontriamo aggiunte rispetto al testo originale, che sono di tipologia speculare (glossa lessicale, esplicitazione tautologica, etc.) a quelle messe in evidenza per VAT: VIII,3 statim delet maculam XV,391 VAT e incontenente manda via la maqula. F3 MON S4 WAS incontenente manda via la macula dell’ochio. VIII,42 oculis imponatur; tollit ardorem et lacrimas. Giraldus super Viaticum. XVI,1192 VAT polla alli occhi; tolle via l’ardore e le lagrimine. F3 WAS pollo all’ochi; tolle via l’ardore e le lagrime delli ochi XI,4 Item acori sucus in nare idem facit. XXI,493 VAT Item lo succhio del’acoro messo indele nare del naso fa quello medesmo. F3 F8 WAS Item lo succhio del’acoro messo indelle nare del naso fa quello medesmo, cioè manda via lo dolore delli denti.

90 Spesso abbiamo a che fare con ricette trasmesse unicamente da F3 ed è impossibile stabilirne l’autentica appartenenza all’intera famiglia β. 91 Om. F8 . 92 Om. F8 MON S4 . 93 Om. MON S4 .

4.4 Rapporto stemmatico tra i testimoni

185

XIV,18 squinantiam nasci non permittit. XXIV,1794 VAT non lassa nassciere questa postema. F3 F8 WAS non lassa nascere questo apostema che si chiama squinantia. XIV,19 tumorem faucium et maxillarum emplastrata solvit. Dyascorides. XXIV,1895 VAT enplastata sulla infiassione dela gola e dele puppule, falle disolvere e dileguare. F3 F8 S4 WAS inpiastrata in sull’enfrasioni della gola e delle pupule, falle dissolvere e dileguare queste infiasioni. XVI,3 anthos XXVI,396 VAT li fiori del rosmarino hovero deli fiori dela rosa marina F3 WAS anthos, cioè lo fiore roris marini uvero lo fiore della rosa marina XVII,7 Item aqua decoctionis apii, ocymi, estuationem stomachi compescit. Idem XXVII,697 VAT Item l’acqua dela cocitura opii, oçimi, lo ructare delo stomaco tolle e costringe. F3 Item l’acqua della cocitura opii, oçimi, lo ructare dello stomaco, cioè del ventre, tolle et constringe XXI,70 data lienterico summum est remedium XXXI,7098 VAT e dati a bere a quelle persone che assellano lo pasto comunqua l’à preso per bocca, e ’l soprano rimedio sie questo F3 WAS e dati a bere ad linterico, cioè a quelle persone che assellano lo pasto comunque lo àno presso per bocca, e è soprano rimedio XIV,24 tolle sanguinem cum ventosis inter scapulas XXIV,2499 VAT tolleli sangue intra le spalle cole ventose F3 F8 S4 WAS tolleli sangue intra le spalli dirieto, cioè inter scapulas, colle ventose

Nell’esempio di XXIV,24 osserviamo una glossa esplicativa che introduce la denominazione latina in corrispondenza di quella volgare, mentre in XXXVI,19 il ripristino di una lezione latina (yposarceam), su cui ci conforta l’apparato dell’edizione critica, da parte di un copista del ramo β. Il “ritorno al latino” appare una soluzione gradita al copista di F3, che propone l’inserimento di unità testuali latine, spesso glosse, anche in contrasto con gli altri testimoni della famiglia β. Possiamo, dunque, immaginare che il copista di F3 avesse a disposizione un testo latino del Thesaurus pauperum e se ne servisse per confronti con il volgare:100

94 Om. MON S4 . 95 Om. MON . 96 Om. F8 MON . 97 Om. F8 MON S4 WAS . 98 Om. F8 MON S4 . 99 Om. MON . 100 Cf. § 4.4.3 La famiglia β sulla ripetizione delle ricette corrispondenti al latino VI,33 e VI,34 da parte della famiglia β.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XV,8 valet anelosis et omni stricture pulmonis. Sixtus et Constantinus. XXV,12101 VAT MON S4 WAS vale a quelli che gravemente lo fiato arrecano (a quelgli che gravemente arecano lo fiato MON S4 WAS), e anco vale a ongnia strectura di polmone. F3 vale anelosis, cioè a quelli che gravemente arecano lo fiato, et anco vale ad ongnia strictura di pulmone. XVII,1 tollit singultum et eructationem. Dyascorides. XXVII,1 VAT F8 MON S4 WAS tolle via lo singhiosso e lo ructare (la ructaggine MON et ructasione WAS). F3 tolle via lo singultum, cioè sonchioco, e ructactione, id est lo ructare.

4.4.6 Conclusioni Dall’indagine sui rapporti stemmatici tra i testimoni del volgarizzamento pisano ricaviamo le seguenti acquisizioni: – un archetipo X; – due famiglie α e β; – un antecedente comune a F3, MON e WAS e uno a F8 e S4 nella famiglia β; – la presenza di un numero maggiore di innovazioni erronee in VAT rispetto alla famiglia β; – la presenza di innovazioni per aggiunta in entrambe le famiglie a confermare, se necessario, il ruolo attivo dei copisti nella trasmissione del testo; – la presenza di interventi sul testo riconducibili ad azione di riscontro con un testo latino del Thesaurus pauperum nel ramo β, in particolare in F3. Proponiamo, in conclusione, il seguente stemma codicum:

101 Om. F8 .

4.5 Criteri di edizione

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4.5 Criteri di edizione La presente edizione di un testo a tradizione pluritestimoniale intende offrire il volgarizzamento pisano del Thesaurus pauperum come testimonianza di letteratura medica: per questo motivo la scelta del testimone base cade su VAT, che offre il testo più completo, anche se sfigurato da qualche errore in più rispetto ai testimoni del ramo β e, soprattutto, rispetto a F3, che è gravato dall’ampia lacuna per perdita di un fascicolo. Quando sono promosse a testo lezioni del ramo β (anche se si tratta di ricette assenti in VAT, ma verosimilmente originarie), non adottiamo indicazioni paragrafematiche; per una lezione concorde del ramo β, scegliamo la grafia offerta da F3 ; se il testo è assente in F3, quella di WAS e solo in ultima istanza quella di MON, di F8 e di S4. È, dunque, affidata alla consultazione dell’apparato critico la verifica del testimone latore della lezione accolta nel testo critico. Proprio per il fatto che nelle antologie mancano molte ricette, abbiamo deciso di indicare nell’apparato sempre le sigle dei testimoni e mai la sigla della famiglia (β) e quelle dei subarchetipi (b e c), per evitare che, ad esempio, sotto β si celino casi di accordo di tutti e cinque i testimoni (F3, F8, MON, S4 e WAS) e casi di accordo di alcuni di essi per assenza della ricetta negli altri.102 L’apparato critico è misto: tendenzialmente negativo, ma con soluzioni di tipo positivo, soprattutto per evidenziare gli accordi fra i testimoni dei due rami dello stemma e per rendere immediatamente chiaro il testimone fonte per la grafia della lezione a testo nei casi di promozione di una lezione di β. Nella partizione del testo i numeri romani individuano le rubriche e i numeri arabi le ricette. Accanto a numero e titolo della rubrica indichiamo tra parentesi quadre il numero e il titolo della sezione latina corrispondente; ciascuna ricetta è seguita da un numero arabo tra parentesi quadre che designa il numero della corrispondente ricetta latina. Quando non c’è coincidenza puntuale tra capitolo volgare e corrispondente latino, le ricette sono seguite dall’esplicitazione, sempre tra parentesi quadre, della corrispondente ricetta latina con ricorso al numero romano del capitolo e a quello arabo della ricetta. Tale scelta risponde alla volontà di favorire un immediato confronto con il testo latino dell’edizione Rocha Pereira (1973), perché il confronto col testo latino è spesso decisivo nella scelta della lezione a testo. Rinunciamo all’indicazione della cartulazione del manoscritto base. In apparato sacrifichiamo alcune lezioni singulares delle antologie, che poco ag-

102 Indichiamo con «om.» e la sigla del codice l’assenza di una ricetta in quel dato codice; in questi casi om. va inteso come equivalente a deest.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

giungerebbero al tentativo di risalire ai piani alti dello stemma, pur conservando alcune varianti che assumono un significato linguistico o mostrano una particolare rielaborazione del testo da parte del copista dell’antologia. Naturalmente non annotiamo le mere varianti grafiche; precisiamo che la trascrizione delle lezioni nell’apparato è interpretativa e che, se i codici del ramo β presentano la medesima lezione espressa con grafie diverse, adottiamo, come già per il testo critico, la grafia offerta da F3 ; nel caso di accordo fra F8, MON, S4 e WAS privilegiamo quella di WAS. Per la trascrizione prendiamo a modello i criteri proposti da Castellani (1952, 12–16), con le leggere modifiche di Castellani (1982, XV–XIX), che sono ormai punto di riferimento imprescindibile nell’edizione dei testi volgari.103 La presente trascrizione riproduce fedelmente la grafia di VAT, di cui conserva conseguentemente la polimorfia grafica;104 introduciamo soltanto la distinzione fra e e la al posto della i allungata sotto il rigo, che è priva di rilevanza fonetica. Sono adeguati all’uso moderno la separazione delle parole, l’uso delle maiuscole, la punteggiatura e l’accentazione. Con il punto a mezza altezza indichiamo la caduta di una consonante finale di parola e con l’apostrofo la caduta di una vocale finale. Disambiguiamo i seguenti omografi: verbo da preposizione, verbo da sostantivo, verbo da preposizione, sostantivo da preposizione, verbo da congiunzione, verbo da congiunzione, verbo da congiunzione e pronome, e ‘ove’ (< ŭbi) da ‘o’ (< aut). Le preposizioni articolate con l scempia sono univerbate (ad es., delo), così come le forme del tipo indel. Adottiamo i segni paragrafematici per indicare il discorso diretto e per le citazioni; per le integrazioni, spesso lettere omesse per caduta dei segni abbreviativi, ricorriamo alle parentesi quadre , per le espunzioni alle uncinate < >. Sono in corsivo gli inserti in latino (su cui cf. § 5.7.1 Commutazione di codice). I segni abbreviativi sono conformi all’uso dei testi volgari coevi e ne proponiamo direttamente lo scioglimento: la nota tironiana simile a 7 con e; sono presenti, infatti, alcuni esempi di «7d», che autorizzano ad attribuire il valore di e alla nota; nei segmenti testuali in latino la nota è resa con et; talora la nota ha valore di è;105

103 Fra le edizioni di testi pratici ispirate a tali principi menzioniamo Serianni (1977); Frosini (1990); Manni (1990). Si vedano anche Stussi (1965); Tomasin (2004); Bertoletti (2005). 104 Così Vàrvaro (1985, 267): «è opportuno rispettare al massimo, salvo prova contraria, le anomalie presenti nel manoscritto che lo scrutinio della tradizione ci ha indotto ragionevolmente a prescegliere come testo-base per l’assetto linguistico». 105 Sulla nota tironiana 7 con valore di è cf. Papi (2016, 105–106 n. 78).

4.5 Criteri di edizione

189

la nota tironiana simile a 9 con con; la p con asta tagliata da un tratto orizzontale con per e talora con par; la p con prolungamento a sinistra dell’occhiello con pro; e la p sormontata da un tratto arcuato con pre; la s tagliata con ser; il titulus su vocale con n; anche quando la vocale è seguita da consonante occlusiva bilabiale sorda o sonora con n in considerazione dell’uso prevalente nelle scritture piene (cf. § 5.1.5); il tratto sovrapposto increspato con r e meno frequentemente con er.

Sono sciolte le seguenti contrazioni: «bn» con bene; «dni» con domini; «oia» con omnia; «rx» con recipe; «sco» e «sca» con sancto e sancta; «Xpo» con Cristo.

Conserviamo le abbreviazioni adoperate per le unità di misura: lib. per libra; dr. per dracma; .ſ. per semis, normalmente adottato per indicare ‘mezzo’.

Qualche altra scelta di trascrizione è bisognosa di precisazione. Trascriviamo chel con che ’l, perché ’l è l’articolo (ad esempio, che ’l vino si consummi LVI,105). Optiamo costantemente per la scrizione separata in acciò che,106 fin che, inperciò che, perciò che, poi che, sì che, mentre per quella intera in dipo ‘dipoi’, infine, innanti, intra, overo/uvero.107 Nelle forme ambigue del tipo , che potrebbe riflettere o l’apostema o la postema, intendiamo sempre la postema, sostantivo femminile, perché le occorrenze di per cagione di postema (XVIII,9) e che est anco postema (XXIX,7) e quella del plurale ale posteme del corpo (XXIX tit.) confortano la scelta della forma aferetica postema.108 È ambigua la catena grafica (XXXV,1), che potrebbe interpretarsi come «l’emorroide» o «le morroide»: abbiamo optato per quest’ultima trascrizione. Per trascriviamo le ’nfrascripte (XXXI,14; XXXIX,1). Introduciamo me(scola) per me. di VAT nella ricetta XLI,5, assente nel ramo β, laddove il latino ha misce (XXXIII,4).

106 Trascriviamo a cciò quando il sintagma non è congiuntivo. 107 Nella ricetta XXXVI,6 trascriviamo sì che. 108 Ma nel ramo β c’è la forma apostema s.m., come emerge da esempi come «di questo apostema» (XXIV,24; F3 F8 S4 WAS).

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

4.6 Testo critico Incipit liber qui dicitur Tesaurus Pauperum Prologo [Prologus] In nomine1 dela santa Ternità, cioè del Padre e del Filio e delo Spirito Sancto, amen, la2 quale creò tucte le cose le quale sono veraci e a ciasquna di queste cose diede3 sua propria vertude, per la quale Ternità ongnia sapiensia è data ali savi, e4 lo savere a quelli che sanno; e5 questo savere di questo libro e questo lavoro sopra tucte le mie forse l’arò conponere confidandomi dell’aitoro dela santa Ternità, che dicto est di sopra6. E Dio omnipotente adopera tucte le nostre buone operatione a nostra utilitade, segondamente che per questo libro apare, lo quale voglio che sia chiamato Teçaurum deli poveri, e così egli è asengniato questo nome Theçaurus pauperum, ciò est padre deli poveri7, indel quale, se8 diligentemente vi sarà lecto, di tucte quaçi 9 le ’nfermitade10 vi si troverano utili e verace medicine mediante l’operamento11 e la12 potensia del’onnipotente Dio, lo quale chreò dela13 terra medicina14. E15 conforto, adunque16, e consilglio lo lectore che in questo libro legierà che non dispregi quelle cose le quale non intendrà e che non pilgli a17 medicare lo corpo dell’omo, infine a tanto che18 non conoscie la spesie e la natura dela ’nfermitade e la19 natura e la conplassione delo infermo. E studi diligentemente di sapere la natura20 dele cose

1 nomine] nomine domini amen e VAT. 2 la] F3 F8 MON lo VAT. 3 diede] VAT F8 WAS daeve F3 diede la S4 sia VAT. 4 e] om. VAT. 5 a quelli che sanno e] e quelli che ssono in VAT. 6 che dicto est di sopra] che dicta est F3 WAS ke ditta è F8 che detta è MON om. S4 . 7 E così e gli è asengniato questo nome Theçaurus Pauperum, ciò est padre deli poveri] om. F8 . 8 se] si VAT MON . 9 quasi] om. MON WAS . 10 ’nfermitade] ’nfertadi quasi MON WAS . 11 operamento] opera S4 . 12 la] om. S4 . 13 dela] in MON indela WAS . 14 medicina] la medicina F3 S4 le medicine F8 MON WAS . 15 et] om. F3 F8 MON S4 WAS . 16 adunque] chiunque MON . 17 a] per F3 F8 MON S4 WAS . 18 che] F3 F8 MON S4 WAS chelli VAT. 19 e la natura dela ’nfermitade e la] om. S4 . 20 la natura] le nature F3 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

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e del’erbe e le conplexione loro e quanto21 la loro natura22 puote23 adoperare di ciascheduna, perché la loro conplexsione este molto oqulta. Altramente lo cieco medico metrebbe lo ’nfermo sotto24 indela fossa dela morte25 e non serebbe la colpa di Dio, datore dela sciensia, né del libro, anti serebbe sua. E anco si guardi lo medico diligentemente e fedelemente, sodutto26 per pregio27, né per amore, che ad alquno istolto debbia dire né insengniare alquno medicamento per lo28 quale la femina si ne potesse29 disertare o farle venire lo sangue suo alla natura anti tempo, usia che lle tolla lo ’npregnare30. E debbi osservare li dicti deli filoçafi, li quali in questo lavoro dieno forma e materia31, e darvi fede così come32 tutti li loro libri avessi in tua preçensia, dei quali libri sono cavati l’infrasscripti33 experimenti. Ed io questi experimenti e loro sentensie abbo raiunate in questo libro34 con grande ispendio e fatica, segondamente ch’io e gli altri maestri li abiamo per sentensie provate35. E li dicti filoçofi provono li dicti36 experimenti e medicine in loro tenpo, segondo che a me fu manifesto, et quelle37 loro paraule e lloro senno38 e memoria ci abbo disposto con più lieve39 intendimento ch’io abbo potuto, così come li loro libri avessi40 preçente altro non vi troveresti se non questo41 che qui è iscripto42. Adunqua, per la grasia del nostro signore Yhesu Cristo, soprano medico, lo quale sana, come

21 quanto] quando F3 F8 MON S4 WAS . 22 natura] virtude F3 MON S4 WAS . 23 puote] puono F3 MON WAS possono S4 . 24 sotto] solo F3 secho F8 MON WAS . 25 metrebbe lo ’nfermo sotto indela fossa dela morte] medicarebbe l’infermo e lo condurrebbe ala fossa S4 . 26 sodutto] che non sia sodducto F3 F8 MON S4 WAS . 27 pregio] VAT F8 prego F3 MON S4 WAS . 28 lo] F3 F8 MON S4 WAS la VAT. 29 potesse] possa F3 F8 MON S4 WAS . 30 o farle venire lo sangue suo alla natura anti tempo, usia che lle tolla lo ’npregnare] F3 F8 MON WAS om. VAT. 31 in questo lavoro dieno forma e materia] F3 F8 MON S4 WAS in questa materia dieno forma VAT. 32 come] F8 come se F3 S4 WAS chome a sse MON . 33 l’infrasscripti] li sovrascriti MON . 34 questo libro] questo mio libretto S4 mio libro WAS . 35 per sentensie provate] provati di presente F3 F8 MON WAS provati di fare S4 . 36 li dicti] questi F3 F8 MON S4 WAS . 37 quelle] colle F3 MON WAS ke le F8 . 38 e lloro senno] e fatiche e senno S4 . 39 più lieve] picciolo MON breve S4 . 40 li loro libri avessi] avesse li libri loro MON . 41 questo] om. F3 MON WAS chome qui F8 quanto S4 . 42 è isxripto] troverai exposto F3 F8 WAS troverà inposto MON troverai disposto S4 .

192

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

vuole, tucte le nostre infermità43, inperciò ch’elgli è capo44 di tucti fedeli, unde dale ’nfertà del capo inprimamente incominciamo, disciendendo infine ali piedi, et in primamente45 dele ’nfermitade deli capelli, li quali alquna fiata cadeno46 e alquna fiata47 si rodeno48 e alquna fiata si mutano di loro colore. I. A fare nasciere li capelli e dele loro infermitade 1. [I. De casu capillorum] 1. Se lli capelli del capo cagiono1, fa llesciva2 della cennere3 dela merda4 del colonbo e lavane lo capo. Experimento5. [1] 2. Anco quoce la1 folglia dela guercia e lla bucchia del meço dela dicta guercia, che sta tra lo lengnio e lo quoio vecchio di fuore, indell’acqua e lava lo capo di questa acqua2. Experimentator3. [2] 3. Item pesta le nocelle col’asciungia dell’orso1 e ristaula li capelli, ungiendoli con questa confessione. Dia., Ysahac lo disseno2. [3] 4. Item quoce le radice dela malva1 indell’acqua e lavane lo capo: incontenente fa cadere la forfere. Experimento2. [4] 43 44 45 46 47 48

le nostre infermità] le ’nfermitadi nostre F3 F8 WAS . capo] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. incominciamo, disciendendo infine ali piedi. Et in primamente] om. WAS . cadeno] cagiano F3 MON WAS caggiono S4 . fiata] volta S4 ; cadeno e alquna fiata] om. F8 . rodeno] corrodono F8 S4 corrodeno WAS .

I.

1 A fare nasciere li capelli e dele loro infermitade] VAT Delle medicine che fanno nascere li capelli F3 F8 S4 WAS De’ capelli del capo che cadeno MON .

1.

1 Se lli capelli del capo cagiono] om. MON cagiono] che cadeno WAS . 2 llesciva] lisciva cioè ranno S4 . 3 della cennere] F3 MON S4 WAS om. VAT. 4 merda] sterco F8 om. WAS . 5 experimento] è provato MON WAS experimento provato F8 .

2.

1 la] le F3 F8 MON S4 WAS . 2 di questa acqua] om. S4 acqua e non cadrano li capelli VAT. 3 Experimentor] è provato MON WAS .

3.

1 orso] orsa F3 F8 MON WAS . mento VAT.

4.

1 dela malva] VAT WAS delle malve F3 F8 MON . 2 Experimento] è provato MON WAS om. S4 .

2 Dia., Ysahac lo disseno] F3 F8 MON S4 (disse) WAS Experi-

4.6 Testo critico

193

5. Item la cennere dele picciule rane arse tosto guarisscie lo male del’alopisia. Girardus1. [5]2 6. Item fa unguento dela cennere dela merda1 dela capra e dell’olglio e ungene lo capo; e fa2 multiplicare li capelli. [6] 7. Item quoce la bucchia dell’olmo indel’acqua e lavane lo capo ispesso; e fa nassciere molti capelli1. [7]2 8. Item pesta l’ascienso un pogo e legalo in sulo capo: similgliantemente guariscie. Macer1. [8]2 9. Item pesta li pretesemini colo sangue del porco e fa bollire indel vino bianco, e possa lo cola con uno panno sopra l’acqua fredda, e lla grassa che sta di sopra all’acqua1 colgliela, e mestala2 col torlo del vuovo cocto e cola polvere dela mastica e del comino, e ungene lo capo, inperciò che tosto fan nassciere li capelli. Experimentor3. [9] 10. Item unge lo capo quine u’ tu vuoli che naschano li capelli col mele chrudo e di sopra vi spargie la cennere dela certula1 verde arsa2; e fa ingennerare molti capelli3. Experimentor4. [10]

5.

1 Girardus] F3 F8 MON S4 WAS Experimentor VAT. tingna e ali capelli.

2 VAT add. rubrica: Experimento ala

6.

1 merda] sterco F8 . 2 fa] farà MON WAS si fa S4 .

7.

1 capelli] capelli. Macer F3 F8 MON S4 WAS . 2 VAT add. rubrica: A ffare nassciere li capelli.

8.

1 Macer] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 2 VAT add. rubrica: Allo rinascimento deli capelli.

9.

1 fredda e lla grassa che sta di sopra all’acqua] om. WAS . 2 mestala] mescola S4 ; l’acqua fredda e lla grassa che sta di sopra all’acqua colgliela e mestala] acqua e coglela e mestala col torlo del’uovo e fredda la grassa che sta sopra l’acqua coglela e mestala WAS . 3 Experimentor] om. F8 S4 è provato WAS .

10. 1 dela certula] delle lacertole F3 MON WAS dele lacertule F8 dele lacerte S4 . 2 verde arsa] verdi arse F3 F8 MON S4 WAS . 3 capelli] F8 S4 VAT peli F3 MON WAS . 4 experimentor] è provato MON WAS om. S4 .

194

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

111. Item unge lo luogo col sangue dela testugine terranea: molti capelli fa ingennerare e lla lebra guariscie similgliantemente2, se ne l’ungerai. Diasc.3 [11] 12. Item quel medesmo fa lo squdo1 dela dicta testuggine a farne polvere, cioè ardendola2. [12] 13. Item piglia lo pane del’orço e lo sale e ardeli insieme inn una testula cauda e fanne polvere e mescola1 col’assciungia del’orso e ungene2 quine u’ tu vuoli. Gualterius3. [13]4 14. Item1 la cennere dell’unghia arsa dela capra confecta cola pece sana l’alopisia. [14] 15. Item lava lo capo coll’orina del cane e non fi calvo. [15] 16. Item lava lo capo una fiata colla lessciva facta dela cennere dei lengni del’ellera dibucchiata e fino biondi li capelli per due mesi. [16] 171. Item queste cose fanno nassciere li peli2: l’olglio ove3 siano4 cocte le cantarelle, unto5, disecca la codenna e possa vi pone l’olglio del vuovo e l’asciungia dell’orso, la cennere priapri asinini6 e la spiena e lo quore del’orso e la cennere dele corna del cervio e lo ventre dela lievra arso e laudano e la cennere del nabrotano arso e le noce arse e capelveneris e le nocelle arse olgliose7 e olio

11. 1 Da 11 a 23 om. S4 . 2 guariscie similgliantemente] F3 WAS om. MON guariscie similgliantemente guarisscie VAT. 3 Diasc.] F3 F8 MON WAS Experimento VAT. 12. 1 fa lo squdo] fa la polvere facta dello scudo F3 F8 WAS fa la polvere dello scudo MON . 2 testuggine a farne polvere, cioè ardendola] testuggine terranea arso F3 F8 MON WAS . 13. 1 mescola] pesta F3 F8 MON WAS . 2 e ungene] e mescola insieme e unge F3 F8 MON WAS . 3 Gualterius] F3 F8 MON WAS om. VAT. 4 VAT add. rubrica: Eximenpto [sic] ali capelli e qure. 14. 1 Item] F3 F8 MON WAS Item piglia VAT. 17. 1 om. MON . 2 li peli] li capelli e li peli F3 WAS . 3 ove] indel quale F3 F8 WAS . 4 siano] sono F3 F8 WAS . 5 unto] et inunto F3 F8 WAS . 6 la cennere priapri asinini] F3 F8 WAS om. VAT. 7 olgliose] om. F8 WAS .

4.6 Testo critico

195

del rafano8 e li nocciuli del’orbache; e ungiene lo luogo u’ tu vuoi che nascano li peli9. [17] 18. Item pesta le certule1 verde e le sanguesucche2, cioè mignacte3, e mestale insieme coll’olglio laudanino, e unge lo luogo u’ tu vuoi che nascano li peli; e per certo vi nascierano4. Experimento5. [18] 191. Item arde la pelle cole labbra del capo dela volpe e la certula verde, gittato via lo capo, fa bollire indell’olglio fortemente per uno die e ungie quine u’ tu vuoi e la polvere vi spargie suso: li peli fa nasciere2. [19] 20. Item euforbium, mesto coll’oglio e postovelo, meravilgliosamente vale. [20] 21. Item quel medesmo fa la cennere dela merda dela capra e dell’unghie suoe1. [21] 22. Item incende1 la testugine viva sulle vite e fanne polvere e unce tre d’alume e altretanto di medula2 di cervio; e queste cose quoce col vino e ungie lo capo calvo e guarisscie. [22] 231. Item la cennere dele lape arse distenpera2 coll’oglio e unge lo capo calvo. Experimento3. [23]

17. 8 e olio del rafano] F3 F8 WAS om. VAT. 9 peli] peli per lo fermo vi nascerano li peli F3 F8 WAS . 18. 1 le certule] le lacertule F8 WAS le lucertule MON . 2 le sanguesucche] om. MON . 3 cioè mignacte] F3 WAS overo mignatte F8 e le mingnatte MON una migniatta VAT. 4 vi nascierano] VAT WAS vi nascerano li peli F3 F8 . 5 Experimento] om. MON est provato WAS . 19. 1 Da 19 a 23. om. MON Da I,19 a II,3 om. F8 .

2 nasciere] VAT WAS rinascere F3 .

21. 1 suoe] suoi vi vale F3 WAS . 22. 1 incende] F3 WAS om. VAT.

2 di medula] merolla F3 WAS .

23. 1 Da 19 a 23 om. MON Da 11 a 23 om. S4 . 2 distenpera] F3 WAS distenperato VAT. perimento] om. F3 WAS .

3 Ex-

196

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

II. Contra lo rinascimento deli capelli 1 [II. Contra ortum capillorum] 1. Acciò che li capelli non rinasscano per nessuno tenpo, divelgeli e ungie lo luogo col sangue del ppilistrello e1 col sangue dele rane picciule. [1] 21. Item mescola insieme l’orpimento con gomma2 e vuova di formiche col’aceto: e in quello luogo ove tu lo porrai non vi nasscierà3 mai li capelli4. [?] 31. Item piglia lo sangue del pilistrello e llo succhio del’iusquamo2 e le vuova dele formiche e lo papardo nero, uvero in suo luogo3 la seme del’iusquiano4, per eguale parte, e pesta queste cose insieme e mescolale col sangue del pilistrello e ungie quine tu5 vuoli non vi rinascerano6 li peli; certa cosa est. Experimento7. [2] 41. Item la cennere deli torci deli cauli, mestato2 coll’aceto e inplastato3 sopra lo4 luogo, tolle lo rinasscimento deli peli. [4] 51. Item lo succhio dela ciquta, diligentemente mesto coll’acqua, pollo sopra luogo dov’è pelato2: non vi rinasceno li3 peli. [5]

II. 1 Contra lo rinascimento deli capelli] VAT F3 F8 S4 A ciò cha capelli non rimettano MON . 1.

1 col sangue del ppilistrello e] om. F3 .

2.

1 om. S4 . 2 con gomma] e gumi edere F3 WAS ghumaedere MON . 3 vi nasscierà] rinasceranno MON WAS . 4 li capelli] peli. Expi F3 peli. Ed è probato MON WAS .

3.

1 Da I,19 a II,3 om. F8 . 2 del’iusquamo] F3 MON S4 WAS iuquiano VAT. 3 uvero in suo luogo] F3 MON e VAT uvero WAS . 4 e lo papardo … del’iusquiano] om. S4 . 5 tu] om. F3 WAS . 6 non vi rinascerano] F3 MON WAS non vi nascerano S4 vi nascierà mai VAT. 7 certa cosa est. Experimento] certe probatum MON om. S4 certa cosa e provata WAS .

4.

1 om. MON . 2 mestato] mestata F3 F8 WAS mescolata S4 . F3 F8 S4 WAS . 4 lo] VAT WAS om. F3 S4 .

5.

1 om. MON . 2 dov’è pelato] depilato F3 del pelato F8 S4 WAS . S4 WAS vi nascierà mai mai VAT.

3 inplastato] emplastrata

3 vi rinasceno li] F3 F8

4.6 Testo critico

197

61. Item2 laudano e orpimento e vuova di formiche e d’aceto meschiato insieme e quine u’ lo porrai non vi rinascerano3 mai peli. [6] 71. Item unge lo luogo col lacte del cane, non lassa rinascere2 li peli. Sixtus et Gualterrius dicano quello medesmo delo lacte3. [7]4 81. Item indel bangnio pone la polvere dela rana verde2 arsa; tutti li peli che in questo bangnio se ne toccherano3 con questa4 polvere cadrano. Experimento5. [8] 91. Item la farina di lupini, inplastata sopra lo2 luogo, fa cadere li peli e li autri non lassa poi3 rinasciere. [9] 101. Item la farina dele fave mesta col’orina deli fantini vergini, posta2 sopra lo3 luogo, non lassa nascere li peli. Dyasc.4 [10]5 111. Item queste cose non lassano2 rinasscere3 li peli: opium, iusquiano, muscilago psilii4, lo sangue dele rane picciole dell’acque e llo sangue dele testugine5 aquatiche e lo sangue del pilistrello6 e oleum indel quale si cuoceno7 la certula picciula e cimolea e cerusa e llitargirum et plumbum e polvere8 ostearum e polvere dele margarite. Avicenna9. [11]

6.

1 om. F8 S4 . 2 Item] F3 MON WAS Item pesta lo VAT. nassceranno MON vi nascierà VAT.

3 vi rinascerano] F3 WAS ri-

7.

1 om. F8 . 2 rinascere] F3 MON WAS nascere S4 ri VAT. 3 Sixtus et Gualterrius dicano quello medesmo delo lacte] F3 WAS om. S4 VAT. 4 VAT add. rubrica: Experimento contra li peli.

8.

1 om. F8 . 2 verde] F3 MON S4 WAS vergine VAT. 3 se ne toccherano] toccherà MON toccheranno S4 si toccherano WAS . 4 questa] F3 MON S4 WAS queste VAT. 5 Experimento] è provata MON om. S4 est provato WAS .

9.

1 om. MON .

2 lo] VAT F8 om. F3 S4 WAS . 3 poi] VAT F8 pió F3 om. S4 WAS .

10. 1 om. MON . 2 posta] et posta F3 WAS . 3 lo] om. F3 WAS . VAT. 5 VAT add. rubrica: Experimento contra li capelli.

4 Dyas.] F3 F8 S4 WAS om.

11. 1 om. F8 MON S4 . 2 lassano] F3 WAS lassa VAT. 3 rinascere] nascere F3 WAS . 4 psilii] F3 WAS pilgli VAT. 5 testugine] F3 WAS testugine e VAT. 6 del pilistrello] delli pilistrelli F3 WAS . 7 si cuoceno] F3 WAS si quoca VAT. 8 polvere] pulvis WAS . 9 Avicenna] F3 WAS om. VAT.

198

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

III. Ad lo male dele postule e dela rassca e dele suoie cure [III. De pustulis capitis] 1. Ad sanare le postule del capo, lava ispesso lo capo coll’aceto indel quale vi1 sia cocta2 la capomilla e guarrà lo ’nfermo; nulla3 cosa è migliore di questa4 a questo male. Macer5. [1] 21. Item le fronde dele viole2, peste col mele, sana le postule del capo. [3] 31. Item lo mastorcio, pesto col’asciungia dell’oga, polla in sul capo e sana tosto la rasca2 del capo. [2] 4. Item lo brodo deli ceci ongnia rongnia del capo e del corpo tolle via. Ysaac1. [4] 51. Item quoce le radice dele ciclamen indell’acqua e di questa acqua lavane2 la rasca3 e possa l’ungie coll’olglio dove sia4 cocta la dicta erba5; e sana6. [5] 61. Item l’aceto dove sia cocta la groma per grande ora unge la rasca mondata in prima: la rasca et sanala et exicala2. [6] 71. Item prende2 li rami verdi e le folglie del fico e pestale fortemente coll’acqua, se lla rasca è nuova; e s’ella è vecchia, col’aceto la3 pesta tanto che ssia4 come unguento e ungie5. [7] 1.

1 vi] F3 VAT WAS om. F8 MON S4 . 2 cocta] F3 F8 MON S4 WAS cocto VAT. 3 nulla] F3 F8 MON VAT WAS e niuna S4 . 4 di questa] VAT F3 F8 WAS om. MON S4 . 5 Macer] F3 F8 MON WAS om. S4 amen VAT.

2.

1 om. F8 . 2 le fronde dele viole] le foglia della violaria F3 WAS le follia del violare MON la foglia dela violana S4 .

3.

1 om. F8 MON .

4.

1 Ysaac] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

5.

1 om. F8 S4 . 2 lavane] lava F3 MON WAS . 3 la rasca] F3 MON WAS lo capo dov’è la la rasca VAT. 4 dove sia] che vi sia F3 MON WAS . 5 la dicta erba] questa erba ciclamen F3 MON WAS . 6 sana] sana la rasca F3 MON WAS .

6.

1 om. S4 . 2 la rasca mondata in prima: la rasca et sanala et exicala] F3 F8 MON WAS rasca ed è mondata VAT.

7.

1 om. MON . 2 prende] tolle F3 S4 WAS togli F8 . 3 la] VAT F8 WAS le F3 S4 . siano F3 F8 WAS . 5 ungie] F3 F8 S4 WAS ungie ed è sanato VAT.

2 rasca] F3 S4 WAS rassa VAT.

4 ssia]

4.6 Testo critico

199

8. Item amandula1 amara mondifica2 coll’acqua cauda e pesta come unguento e lo capo raso ungelo3: sana4. [8] 91. Item pesta la radice enule campane e la radice e la folglia2 del fico e l’amandula amara coll’olglio e col’aceto forte, e possa v’agiungie la cennere delle radici3 deli cauli e4 dele reste deli algli e litargirum e argento vivo e cerusa e sale; e5 fortemente mesta insieme e possa unge lo capo, mondifica in prima la rasca col’aceto overo col’orina. [9] 101. Item fa polvere dela groma e polla sulla rasca mondata in prima2 col’aceto e col’orina: e sana. [10] 111. Item la polvere dela radice del cocomalo asinino2, coll’acqua fredda posta in sulla rassa, molto la mondifica. [11] 121. Item piglia2 la galla pertusata e lo fele torino e amandula amara3, quocele4 tanto che5 diventi ispesso e ungene lo capo; e incontenente guarisscie. [12] 131. Item mesta la farina dela seme del finocchio e la menta col vino e unge lo capo; incontenente guarrà2. [13] 14. Item pone l’asensio pesto in sul capo e1 tosto sana. [14]

8.

1 amandula] la mandorla MON S4 mandorle F8 . 2 mondifica] mondificata F3 MON S4 WAS monde F8 . 3 ungelo] n’unge F3 ugne F8 ungni MON unge S4 WAS . 4 sana] e sana F3 F8 MON S4 WAS .

9.

1 om. F8 MON S4 . 2 la folglia] le folglie F3 WAS . 3 la cennere delle radici] F3 WAS la radice VAT. 4 e] F3 WAS e la cennere VAT. 5 e] VAT WAS om. F3 .

10. 1 om. S4 .

2 in prima] om. F3 F8 MON WAS .

11. 1 om. MON S4 .

2 cocomalo asinino] cocomalo arso e F3 VAT WAS tottomaglo arso e F8 .

12. 1 om. F8 S4 . 2 piglia] F3 MON WAS pesta VAT. 3 amara] om. F3 MON WAS . 4 quocele] cuoce F3 MON WAS . 5 tanto che] infine che F3 insieme MON insieme infine che WAS . 13. 1 om. F8 .

2 guarrà] sana F3 WAS guarrà e sana S4 .

14. 1 e] om. F8 S4 .

200

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

151. Item bolle le seme dela stafisagra con l’acqua, e con quella acqua distempera2 buona quantità di groma buona e necta3, e con cotale4 acqua lava lo capo due fiata uvero tre5; e guarrà6. [15] 16. Item unguento valde e1 buono a questo male: risolve la pece navale per tucta2 una nocte indel forte aceto, e la maitina vi mescola l’olglio dela noce e la polvere del’orpimento e3 la polvore deli carboni dela guercia; e4 mescola bene insieme ed agiugevi un pogo d’ariento vivo e di groma e ungiene lo capo raso e mondato in prima. [16] 17. Item lava lo capo colla cocitura della radice1 dell’enula campanna e del’aceto cocte insieme e le radice dell’enula campana non cocte, peste2 col’asciungia del porco, e mettevi un pogo d’ariento vivo e dela groma, e unge. Experimento3. [17] 18. Item pesta lo fele del porco salvatico col’assciungia del porco e unge le postule. Experimento1. [?] 191. Item lo capo ungie coll’acqua torbata coll’olglio, mestata cola caucina e col’asciungia. [?] 201. Item purga le postule col vino infine a tanto2 che sanguinano e possa vi3 spargie suso la polvere dela groma; e sana molto bene. [21]

15. 1 Da 15 a 19 om. F8 ; da 15 a 20 om. S4 . 2 con l’acqua e con quella acqua distempera] F3 WAS coll’acqua distenperata VAT. 3 necta] electa WAS . 4 con cotale] F3 WAS di questa VAT. 5 due fiata uvero tre] F3 WAS 3 volte lo die VAT. 6 guarrà] F3 WAS sana VAT. 16. 1 e] om. F3 valde e] molto WAS . 2 tucta] F3 WAS tucto VAT. to e] om. F3 WAS . 4 e] om. F3 WAS .

3 la polvere del’orpimen-

17. 1 colla cocitura della radice] F3 WAS cole cociture VAT. 2 non cocte peste] F3 WAS cocto VAT. 3 unge. Experimento] ungene lo luogo e est provato WAS . 18. 1 Experimento] om. F3 WAS . 19. 1 Da 15 a 19 om. F8 ; da 13 a 19 om. MON . 20. 1 Da 15 a 20 om. S4 .

2 tanto] VAT WAS om. F3 . 3 vi] om. MON .

4.6 Testo critico

201

IV. Contra la rongna et contra serpigine 1 [Ad omnem scabiem et serpiginem in G] 11. Contra la rongnia e serpiggine, la groma2 e lo litargiro pesta e mesta col’aceto tucta nocte; e la mane lo3 pone sopra lo fuoco coll’olglio dela noce e, quando fi bene incorporato insieme, tollelo e unge la rongnia e la serpiggine. [III,22] 2. Item ale postule delle cosscie quoce lo sevo del montone indela pingniata sopra lo fuoco ed agiungevi la polvore dela pece greca e delo ’ncenso e dela mirra e dela mastice e delo litargiro e, sì come inpiastro, pone in sul male. [III,19] 31. Item la scabiosa, pesta col’assciugia, tolle via e qura flemma salso2 che abbia rongnia in sei. [III,20] 4. Item fa polvere dela merda del’acino e del porco e del bue e dela groma, per iguale parte, e ispargie su, mondato prima lo luogo col’aceto e col’orina, sì cche insanguini. [III,23] 5. Item la polvore del formicaio mesta1 coll’oglio e ungie la rongnia e la rasca al sole: e potentemente sana. Experimentor2. [III,24] 61. Item quoce la folglia dela guercia e la mediana iscorsa indell’acqua, e lava lo capo. [III,26] 71. Item pesta insieme l’asciungia vecchia e la celidonia e la polvore del solfaro, e lo luogo depilato2 e unge ispesso; è3 forte buono. [III,27]

IV. 1 et contra serpigine] om. VAT. 1.

1 Da 1 a 8 om. F8 .

2 groma] rogna F3 MON WAS .

3.

1 om. MON S4 .

5.

1 mesta] F3 MON WAS mescolata S4 mesto VAT. provato WAS .

6.

1 om. MON .

7.

1 om. MON S4 .

3 lo] om. F3 MON S4 WAS .

2 flemma salso] F3 fiema salsa VAT WAS . 2 Experimentor] è probato MON et est

2 depilato] F3 WAS del pelato VAT.

3 è] e è F3 WAS .

202

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

81. Item uncia i d’alume e unce ii di sale disolve indel’aceto forte e unge; e sana [III,28] 9. Item lava lo capo coll’acqua uve1 siano cocte le fronde dele noce; e2 l’alopisia e tutte le ’nfermitade deli capelli sana e falli cressciere e allungare3. [III,29] 101. Item lana, inversa e legatevila, sana la testa2. [?] 11. Item ala rongnia la cennere dela guercia vi spargie suso1: potentemente sana. [III,25] 121. Item la rana inversa verde dell’acqua e legata fortemente sana. [III,30] 131. Item ala tingnia, l’eleboro bianco, pesto col’asciugia del porco, pone sopra tucto lo2 capo. [III,33] 141. Item lo fegato del porco crudo e caudo sopra la tingnia lo pone per xi die, possa lo2 lava coll’acqua fredda, e sanabitur3. [III,34] 151. Item2 simigliantemente la polvere dela limatura3 del corno del cervio, data4 a bere col vino, nol lassa stare in capo né5 lendini, né pidocchi6. Molto pió fortemente vale se n’ungi lo capo con7 questa medicina8. [III,35]

8.

1 om. S4 MON Da 1 a 8 om. F8 .

9.

1 coll’acqua uve] F3 MON S4 là u’ VAT indela quale WAS . lungare] allungare li capelli F3 .

2 e] om. MON S4 WAS .

3 al-

10. 1 om. F8 MON S4 . 2 la testa] om. F3 WAS . 11. 1 vi spargie suso] spartavi sopra S4 . 12. 1 om. F8 MON S4 VAT. 13. 1 om. F8 .

2 lo] F3 MON S4 WAS la VAT.

14. 1 om. F8 . S4 .

2 lo] om. F3 MON . 3 sanabitur] seràve sanato F3 e guarrà MON WAS sanarà

15. 1 om. MON . 2 Item] anco F3 WAS . 3 limatura] raditura F8 . 4 data] F3 S4 WAS dato F8 VAT. 5 né] F3 S4 WAS om. F8 li VAT. 6 pidocchi] pidocchi molti F3 F8 S4 WAS . 7 con] F3 S4 WAS om. VAT. 8 molto pió ... medicina] om. F8 .

4.6 Testo critico

203

161. Item li lendini e li pidochi s’ucideno cole cose amare e mundificactive e consuntive. [III,36] 171. Item quel medesmo fa l’acqua salsa mesciata2 col solfaro3. [III,38] 181. Item la stafisagra e lo vetro e l’orpimento, pestati insieme col’aceto e coll’oglio, ucideno li pidocchi e li lendini2. [III,37] 191. Item arde2 le migniacte e storax insieme3 e fanne polvere e mescolale4 col sangue del porco e ungene lo capo: né lendinini, né pidocchi, né vermi, né cimice non vi lassa vivere. [III,39] 20. Item unge lo corpo tucto col succhio dela ruta e1 coll’acqua dela cocitura dei lupini: e tucti li pidocchi2 e li3 lendini fugieno via. [III,31] 21. Item ispargie per la casa l’acqua dove si quoce1 la santaregia e le fronde del sanbuco, e tucte le mosche fuggieno dela casa. Ed è provato2. [III,32]

V. Contra litargia e cure [IV. De litargia] 1. Ala litargia fa questi experimenti1: pesta la ruta e l’assensio e mesta insieme coll’aceto fortissimo e inplastalo2 al naso; ed è meravilliosa medicina. [1]

16. 1 om. MON . 17. 1 om. MON . 2 mesciata] mesta F3 F8 WAS mescolata S4 . del solfaro (solfo F8) F3 F8 S4 WAS . 18. 1 om. F8 .

3 col solfaro] colla polvere

2 lendini] F3 MON S4 WAS lendini ungendosene VAT.

19. 1 om. F8 MON S4 . 2 arde] incende e arde F3 WAS . VAT. 4 mescolale] mescola F3 WAS .

3 e storax insieme] F3 WAS om.

20. 1 e] uvero F3 MON WAS . 2 pidocchi] pedignoni MON .

3 li] VAT WAS om. F3 F8 MON S4 .

21. 1 quoce] cuoceno F3 WAS sia cotta S4 . 1.

2 ed è provato] om. F3 F8 MON S4 WAS .

1 experimenti] impiastri S4 . 2 inplastalo] VAT emplastralo F3 empiastralo F8 impiastralo MON WAS .

204

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

2. Item li capelli propii delo ’nfermo conbusti1 mestali2 col’aceto e con poga pece; e3 questa confessione pone ale nare del naso: potentemente isvelglia lo ’nfermo. [2] 31. Item lo polmone del porco, apiccato ale nare, meravigliosamente vale. [3] 41. Item lo sangue dela tesstugine, posto ala fronte, molto vale2. [4] 5. Item lo fummo del galbano e del corno del cervio riceve per le nare e sopra tucte l’autre medicine vale1. [5] 61. Item la pogione anacardina est propia medicina di questa infermitade. [7] 7. Item gli ochi e la lingua1 e lo quore delo ruçingniolo pone2 socto lo capessale delo ’nfermo3, overo indel lecto; e non puono4 dormire quelli che in quello lecto giaceno5 e chi bevesse6 questi menbri non dormeré7 mai. [8] 81. Item2 fele di gruva isscaldato indel vagiello del pionbio, untone3 lo cipesso del capo, perfectamente e tosto isvelglia lo ’nfermo litargico. [6] 9. Item suffumica lo ’nfermo col fummo del quoio dela capra: potentemente isvelglia lo letargico1. [dopo IV,8 add. V] 2.

1 conbusti] arsi S4 WAS . 2 mestali] F3 F8 MON om. S4 mesti WAS mestali insieme VAT. 3 e] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

3.

1 om. MON S4 .

4.

1 om. MON S4 .

5.

1 e sopra tucte l’autre medicine vale] e (e om. S4) vale sopra tucte altre (tucte le S4) medicine F3 F8 MON S4 WAS .

6.

1 om. F8 S4 .

7.

1 e la lingua] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 2 pone] F3 F8 MON WAS posto S4 pollo VAT. 3 delo ’nfermo] om. F3 F8 MON S4 WAS . 4 puono] F3 MON posson F8 può S4 VAT WAS . 5 giaceno] F3 MON giacciono F8 giacciano WAS giacerà VAT dormire quelli che in quello lecto giaceno] in quello alcuno dormire S4 . 6 bevesse] li bevesse F3 F8 MON WAS . 7 dormeré] VAT dormerebbe F3 F8 MON WAS dormeria S4 .

8.

1 om. F8 MON S4 . 2 Item] F3 WAS prima VAT. 3 untone] et untone F3 WAS .

9.

1 lo letargico] lo ’nfermo F8 om. S4 .

2 vale] vi vale F3 WAS .

4.6 Testo critico

205

10. Item arde lo quoio del caprecto in sullo carbone1 e riceve lo fummo per lo naso: fa llevare suso dal sonno lo ’nfermo2 c’àve la litargia e la3 femmina soffocata dal male dela matrice. [9] 111. Item l’odorato del pelcedano2 tolle lo sonno3. [10] 121. Item distenpera l’aceto cola polvere dela seme dela senape e fregane le piante dei piedi; e fa llevare2 lo letargico dal sonno. [11] 131. Item2 la santareggia, pesta3 e cocta indel’aceto e posta4 in sulla fronte, lietamente fa isvelgliare li litargichi che dormeno. Dyas. et Macer5. [12]6 141. Item2 litargia est premimento di celabro con sonno, unde l’infermi sono3 costrecti a falso dormire e questa infermitade è mortale. [?] 15. Item nulla medicina este migliore a questa infermitade1 che lo fumo deli capelli dell’omo arsi e lo fummo ricevuto per le nare per lo pertuso delo ’nbuto. [13] VI. Contra la frenetica 1 e dele suoe cure. [V. De frenesi] 11. Indel cominciamento del male dela frenetica, frenesis est infermità che ll’omo non può dormire, e dei2 riperquotere la materia, ciò est gli omori, col

10. 1 in sullo carbone] sulli carboni F3 MON S4 WAS . 2 dal sonno lo ’nfermo] lo ’nfermo dal sonno MON S4 WAS . 3 la] F3 MON S4 WAS ala VAT. 11. 1 om. F8 MON S4 . 12. 1 om. MON .

2 del pelcedano] F3 WAS dela pece VAT.

3 sonno] F3 WAS sono VAT.

2 e fa llevare] e fa levare e esvegliare F3 WAS fa isveglare F8 S4 .

13. 1 om. F8 S4 . 2 Item] VAT WAS om. F3 MON . 3 pesta] pestata F3 MON WAS . 4 posta] F3 MON WAS posto VAT. 5 Dyas. et Macer] F3 MON WAS om. VAT. 6 VAT add. rubrica: Experimento ala ’nfermità, a litargia. 14. 1 om. F8 .

2 Item] VAT WAS om. F3 MON S4 . 3 sono] F3 MON S4 WAS so VAT.

15. 1 a questa infermitade] ala litargia F8 . VI. 1 la frenetica] lo male dela frenetica F3 S4 WAS lo male dela frenesia F8 . 1.

1 Da 1 a 5 om. F8 .

2 dei] F3 MON WAS di VAT.

206

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

succhio dela plantagine mesto col’aceto, overo col succhio dela morella, overo col succhio3 deli covali4, e coll’actre cose simigliante a queste; e sia tracto in gió lo fummo ch’ède indel capo colli otricelli atractivi overo con sopposte, e fregate le palme dele mane e deli piedi pianamente e non forte, perché li spiriti delo ’nfermo non mancasseno5. Incontenente6 siano poste7 in sul capo raso cose vaporattive e disoluttive, sì ccome ispungia8 infussa indell’acqua cauda9 dela cocitura del giusquiamo, overo d’uno catello fesso per meço dale rene overo per lo meçço del 10 ventre, overo lo gallo fesso posto11, overo lo polmone del porco caldo12; e sianoli legate le braccia e le ganbe fortemente e le cosscie sensa farli male13. [1, 2] 21. Item odori la canfera, opium, iusquiamum, ocimum, crocum2 et cera confecta chum oleo roçato. [3] 31. Item unge li occhi e le nare del naso2 e le labra e le ganbe e lo cipesso e la fronte cola mirra e storace e lacte di papardo e colo castoro e opium et giusquiamum cocti in mulsa; e incontenente dé megliorare3 e possa poserà4. Costantino lo disse5. [4] 41. Item fa2 unguento del pelcedano, castoreo e oleo roçato, e unge lo capo tucto: incontenente3 dormerà. [5] 51. Item piglia dr. ii opii e dr. iii di levame e pesta insieme col mele e col’aceto e unge tucti li polsi delo ’nfermo: e dormerà. [6]

1.

3 dela morella overo col succhio] om. F3 WAS . 4 dela morella overo col succhio deli covali] de’ covali morella MON WAS . 5 non mancasseno] om. F3 WAS si riposino S4 . 6 incontenente] e incontenente F3 S4 WAS . 7 poste] peste F3 . 8 ispungia] la spugna F3 S4 WAS . 9 cauda] om. F3 S4 WAS . 10 meçço del] om. F3 S4 WAS . 11 posto] e posto F3 S4 WAS . 12 caldo] om. F3 S4 WAS . 13 E sia tracto in gió ... farli male] om. MON .

2.

1 om. MON .

3.

1 om. S4 . 2 li occhi e le nare del naso] F3 MON WAS le nare del naso e gli occhi VAT. 3 dé megliorare] megliora F3 MON WAS . 4 poserà] posa F3 WAS om. MON . 5 Costantino lo disse] F3 MON WAS om. VAT.

4.

1 om. MON S4 .

5.

1 om. MON S4 Da 1 a 5 om. F8 .

2 ocimum, crocum] zafferano S4 .

2 fa] fac F3 . 3 incontenente] e incontenente F3 WAS .

4.6 Testo critico

207

61. Item dalli a bere anacardo col vino e incontenente dormerà. [7] 71. Item opium e seme di giusquiamum e seme di lactuche e2 succaro, e mescola insieme col succhio dela lactuca3 inplastato sopra la4 fronte; e dormerà5. [8] 81. Item dalli a bere la seme2 dell’erba canellanda3 e fallo dormire. [dopo V,5 add. V] 91. Item lo sonno tolle la collera ch’ède indela bocca di socto delo stomaco. [?] 101. Item messcia2 l’opio coll’olglio violato e fanne sopposta. [9] 111. Item ispara lo papardo bianco e la seme del giusquiamum bianco coll’albume2 de vuovo e3 con lacte dela femmina; e fa dormire lievemente. [10] 12. Item apre la vena del meçço1 dela fronte e lassane isscire del sangue assai2; questo3 avemo provato. [11] 131. Item pone in sulla fronte questo inpiastro2: pilglia dr. ii di papardo nero e uncia una d’opio teabarico e pestale e incorporale e distenpera col populeon e col lacte dela femmina che notrichi fancella femmina e pollo3 ala fronte. Ed è provato4. [12]

6.

1 om. S4 WAS .

7.

1 om. F8 . 2 e] om. F3 MON S4 WAS . 3 dela lactuca] delle lactughe F3 MON S4 WAS . 4 sopra la] sulla MON S4 . 5 dormerà] dorme F3 WAS .

8.

1 om. MON S4 .

9.

1 om. F8 MON S4 .

2 la seme] F3 F8 WAS om. VAT.

3 canellanda] F3 F8 WAS anellanda VAT.

10. 1 om. F8 MON S4 .

2 messcia] mesta F3 WAS .

11. 1 om. F8 MON S4 .

2 coll’albume] F3 WAS e l’albume VAT.

3 e] F3 om. VAT.

12. 1 del meçço] che è in mezzo F3 F8 S4 WAS in mezzo MON . 2 del sangue assai] asai sangue F3 F8 MON S4 WAS . 3 questo] e questo F3 F8 MON S4 WAS . 13. 1 om. F8 MON S4 . 2 inpiastro] F3 WAS inpiastro e VAT. WAS . 4 ed è provato] om. F3 WAS .

3 pollo] pollo questo F3

208

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

141. Item dicesi che sapo dell’urecchie del cane, riceuto e dato a bere, fa dormire. [13] 151. Item se tu vuoi fare corteçemente dormire alquna persona2, piglia opio, e lo giusquiamo, e pappaveri, e succhio dele fronde dela mandragola, lengnio d’ellera, e la seme sua matura, mora, gelse, seme di lactuche, succhio di ciquta3, per eguale parte, dr. ii; pesta tucte queste cose4 indel mortaio e ponevi la spungia che succhi bene questa confessione e ponela al sole che secchi5; e così secca ponela6 alo naso e dormerà. E quando vuoi che ssi isvelgli, polli ale nare del naso una ispungia infussa indell’aceto7. [14] 161. Item lo fele dela lievra, dato a bere col vino, fa dormire l’omo sempre2 infine a tanto che li dea bere del’aceto3. [15] 171. Item unge lo capo raso in prima2 coll’oglio rosato3 e peucedano e castoreo; è incontenente mittigato lo dolore. [16] 181. Item lo polmone dela pecora overo del porco caldo legato2 in sul capo vi vale3. [17] 19. Item unge le nare e gli orecchi e le labra coll’acqua1 e vino dolce ove sia cocto lo giusquiamo; e dormerà molto. [18] 20. Item pone la spungia infussa indel vino1 caudo2 in sulla puppula manca; ed è buono3. [19] 14. 1 om. F8 MON S4 VAT. 15. 1 om. F8 S4 . 2 dormire alquna persona] alchuna persona dormire MON ; dormire] om. WAS . 3 di ciquta] cicute F3 MON WAS . 4 cose] om. F3 . 5 secchi] F3 WAS ssi secchi MON secchi bene VAT. 6 ponela] F3 polla MON WAS ponerla VAT. 7 E quando ... indell’aceto] om. MON . 16. 1 om. S4 . 2 fa dormire l’omo sempre] F3 F8 WAS fa l’uomo dormire sempre MON fa dormire e non si isvelglia VAT. 3 infine a tanto .... del’aceto] om. F8 MON . 17. 1 om. F8 S4 Da 17 a 24 om. MON .

2 prima] prima tucto F3 WAS .

18. 1 om. F8 S4 . 2 caldo legato] F3 WAS e pollo caldo VAT.

3 rosato] om. F3 .

3 vi vale] F3 WAS ed è buono VAT.

19. 1 coll’acqua] om. F3 S4 WAS . 20. 1 vino] F3 F8 S4 WAS vino bianco e sia VAT. VAT. 3 è buono] vale F3 F8 S4 WAS .

2 caudo] F3 F8 S4 WAS caudo e pollo

4.6 Testo critico

209

21. Item unge la fronte coll’oglio roçato. [20] 221. Item pone le sanguesucchie ala fronte in sulla vena2. [20] 231. Item piglia lo cruoco e la mandragola e storace e un pogo d’opio e pestali e poi lo spolvereggia in sul capo2 delo ’nfermo; e incontenente dorme. [22] 241. Item fa polvere dell’opio e mandragola e dell’orpimento, tanto dell’uno quanto dell’autro, e ispargie in sullo capo raso; e questa polvere è forte buona2 per fare dormire. [23] 251. Item se lo vuoi isvelgliare, metteli al naso lo2 forte aceto. [23] VII. Contra lo dolore del capo. [VI. De dolore capitis] 1 1. A tollere1 lo dolore del capo, metteli indel naso2 lo succhio dell’ellera terrangniula: lo capo purga e tolle via lo dolore del capo; lo3 succhio dell’ellera nera, messo indel naso, tolle via la pussa. [1] 21. Item queste cose sono presiose a purgare lo capo gravato d’omori caudi e freddi: pilglia la mastice e ’l pilletro, senape, mastorcio2, nigella, istaviçagria, elloboro bianco e nero, e çençavo, e cenamo, per iguale parte, e fanne polvere sottilissimamente3; e questa polvere mette inn uno sacchecto di panno lino e questo sacchecto4 tiene in bocca e mastica a digiuno e non inghiocti5 nulla,

22. 1 om. F8 . 2 le sanguesucchie ala fronte in sulla vena] alla fronte le sanguesuge sula vena F3 WAS ala fronte sula vena le sanguesughe S4 . 23. 1 om. S4 .

2 capo] F3 F8 WAS capo raso VAT.

24. 1 om. F8 S4 Da 17 a 24 om. MON . 2 buona] om. F3 forte] om. WAS . 25. 1 om. F8 . VII.

2 lo] F3 MON S4 WAS di VAT.

1 Cap. om. MON S4 .

1.

1 tollere] tollere via F3 F8 WAS . WAS .

2 naso] naso allo ’nfermo F3 F8 WAS .

3 lo] e lo F3 F8

2.

1 om. F8 . 2 mastorcio] nasturcio F3 WAS . 3 sottilissimamente] soctilissima F3 WAS . 4 e questo sacchecto] e questa polvere collo sacco (saccheto WAS) F3 WAS . 5 inghiocti] F3 WAS inghiottire VAT.

210

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

anti lo sputa; e quando elli arà masticato e per grande hora, lavisi la bocca col vino melato. [2] 31. Item lo deretano rimedio a questa purgassione del capo est 2 lo cauterio facto indel cipesso dirieto. [3]

VIII. Contra la rema del capo 1 et cure. [Contra reuma in G] 11. Item2 contra la rema del capo d’omori freddi, calamentum, serpillo, pesti e caudi posti3 in sul capo, molto giova4. [VI,4] 21. Item2 li agli pesti3 cole fave monde deli4 gussci, e inpiastrati in sullo capo, tolleno5 lo dolore del capo. [VI,5] 31. Item suffumiga lo capo colo rosmarino2 cocto indel vino: tolle3 lo dolore del capo. [VI,6] 41. Item l’isopo, pesto e posto caldo sul capo, molto vale contra lo dolore del capo a chi ll’à2 per rema. [VI,7] 51. Item pesta la merda del colonbo e la senape e mentrassto, la seme dela ruta; e questa polvere, isscaldata in sul testo e posta in sul capo, molto disecca la rema fredda e tolle via l’antico dolore del capo. [VI,8]

3.

1 om. F8 .

VIII.

2 a questa purgassione del capo est] est ad questa purgatione del capo F3 .

1 la rema del capo] F3 MON WAS rema capitis VAT.

1.

1 om. F8 . 2 Item] om. MON S4 . 3 posti] MON e posti F3 posto VAT WAS . tum, serpillo ... molto giova] om. S4 giova] valliono MON .

2.

1 om. F8 . 2 Item] om. S4 . 3 li agli pesti] F3 MON S4 WAS pesta gli algli VAT. VAT WAS dalli F3 da MON S4 . 5 tolleno] F3 MON S4 WAS tolle VAT.

3.

1 om. MON . 2 rosmarino] rosmarino cioè ysopo F3 S4 WAS isapo F8 . F3 F8 S4 WAS .

4.

1 om. MON. Da 4 a 14 om. F8 .

5.

1 om. MON .

2 a chi ll’à] che li aviene F3 S4 WAS .

4 calamen-

4 deli]

3 tolle] e tolle

4.6 Testo critico

211

61. Item l’aneto e lo sale, scaldati2 in sul panno e posti3 in sul capo, molto disecca la rema. [VI,9] 71. Item la2 polvere dela qubebe e dela mace confecta co· laudano, storace, incenso, e fanne pomme che ispesse volte la se[n]ti3 lo suo fummo; fa4 che ssia posto questo pommo di questa confessione sulla bragia del fuoco e anco ne fa uno stoppino di questa confessione e mettela indel naso, quando ne vai la sera a llecto, tenendola5 indel naso; molto conforta lo celabro e li omori che ssono troppi indel capo ritiene. [VI,10] 81. Item tiene in bocca la mace e la qubeba2 e mastica3 per grande hora. [VI,11] 9. Item mangia1 la2 seme dela darguntea3: tolle4 lo dolore del capo grande e picciolo5. [VI,12] 10. Item unge la fronte col succhio dela procacchia1: tolle2 l’ardore e lo dolore3 del capo. [VI,13] 111. Item tolle due parte di succhio di porri e tersa parte di mele e mecte indel naso, usia indelgli orecchi: tolle2 via lo grande dolore del capo. [VI,14] 12. Item lo succhio del caulo1, messo indel naso, purga troppo bene lo capo. [VI,16]

6.

1 om. MON .

2 scaldati] F3 S4 WAS iscaudato VAT. 3 posti] F3 S4 WAS posto VAT.

7.

1 om. MON S4 . 2 la] om. F3 . 3 lo se[n]ti] l’odori F3 WAS . nendola] et tegnavelo F3 WAS .

8.

1 om. S4 .

9.

1 mangia] manduca F3 MON S4 WAS . 2 la] F3 WAS lo MON S4 le VAT. 3 darguntea] dragantea MON S4 . 4 tolle] e tolle F3 MON S4 WAS . 5 picciolo] F3 MON S4 WAS picciule VAT.

2 qubeba] VAT WAS cubebe F3 MON .

2 tolle] e tolle F3 S4 WAS .

12. 1 del caulo] de’ chavoli MON dei cauli WAS .

5 te-

3 mastica] VAT masticala F3 MON WAS .

10. 1 dela procacchia] delle prochachie F3 MON S4 WAS . WAS . 3 l’ardore e lo dolore] lo dolore e l’ardore WAS . 11. 1 om. MON .

4 fa] om. F3 WAS .

2 tolle] e tolle F3 MON S4

212

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

131. Item la corona dela verminaca, posta in sul capo, tolle via ongnia dolore del capo2. [VI,15] 141. Item acendula, pestata coll’olglio roçato e posta al capo, al’antico dolore del capo fa prode. [VI,17] IX. Contra la vertigine del capo. [De vertigine in GV] 11. Item fomenta lo capo coll’acqua dela cocitura del trefolglio e l’erba empiastra ale tenpie e ala fronte e mictiga la vertiggine, cioè li2 tolle3 lo dolore. [VI,18] 21. Item la merolla del pane, pestata2 col succhio delo coriandro, tolle ongnie dolore del capo. [VI,19] 31. Item lo succhio dela cipolla, messo indel naso, purga bene lo capo. [VI,20] 41. Item quoce lo cocomalo asinino indell’acqua e indell’oglio col’asensio e di questa cocitura lava lo capo. [VI,21] 51. Item apre la vena del meçço2 dela fronte e lassane isscire del sangue: molte infermitadi del capo3 qura e sana per certo. [VI,22] 61. Item la pelle fressca del montone cauda, e posta in sul capo per uno die e una nocte, tolle lo dolore. [VI,23] 13. 1 om. MON .

2 del capo] F3 S4 WAS om. VAT.

14. 1 om. MON S4. Da 4 a 14 om. F8 . 1.

1 om. MON .

2 li] le F3 .

2.

1 om. S4 .

3.

1 om. F8 MON .

4.

1 om. F8 MON S4 .

5.

1 om. MON . VAT.

6.

1 om. F8 MON .

3 la vertiggine, cioè li tolle] om. F8 .

2 pestata] pesta MON om. WAS .

2 del meçço] ch’è in mezo F3 F8 S4 WAS .

3 del capo] F3 F8 S4 WAS om.

4.6 Testo critico

213

7. Item quoce la1 seme degli aneti indell’olglio e di questo olio ungie la fronte e le tenpie: tolle2 lo dolore3. [VI,33] 81. Item la celidonia, cocta e pestata e emplastrata2 sul capo3, tolle via lo dolore. [VI,34] 91. Item unge la fronte cola mucillaggine e cola seme del psilio2: incontenente tolle lo dolore del capo. [VI,24] 101. Item lo succhio del porro, messo indel naso quando vae2 a llecto, a molti infermi tolle via3 lo dolore del capo. [VI,25] 111. Item una femmina ebbe grande dolore di capo per lungo tenporale et unsesi la fronte e le tempie cola dialtea2 e incontenente fu guarita; ed io viddi questo. [VI,26] 121. Item li atrebici, pesti e inplastati col’orina delo ’nfermo, fortemente tolle lo dolore del capo. [VI,27] 131. Item l’erba arnogrossa e lo succhio suo, pestata e inplastata col’orina delo ’nfermo, mesta e polla in sul capo: fortemente tolle lo dolore del capo. [VI,28] 14. Item fa uno pectine del destro corno del montone, se lo male è indella parte diricta del capo; e1 se llo male est indel lato manco, fa pectine del corno mancho del montone2; e pectinisi lo ’nfermo e guarrà del male del capo. [VI,29] 7.

1 la] F3 WAS il F8 lo MON le VAT. del capo MON .

2 tolle] e tolle F3 F8 MON S4 WAS .

3 dolore] dolore

8.

1 om. MON . 2 e pestata e emplastrata] F3 F8 S4 WAS emplastata e pesta VAT. F3 S4 WAS capo posta VAT.

9.

1 om. F8 MON S4 .

3 capo]

2 psilio] F3 WAS serpillo VAT.

10. 1 om. MON .

2 vae] lo ’nfermo va F3 F8 S4 WAS . 3 via] om. F3 F8 S4 WAS .

11. 1 om. MON .

2 dialtea] F3 F8 S4 WAS diautera VAT.

12. 1 om. F8 S4 . 13. 1 om. S4. Da 13 a 20 om. MON . 14. 1 se lo male è indella parte diricta del capo e] F3 F8 S4 WAS om. VAT. del montone] F3 F8 S4 WAS del lato manco cioè del corno manco VAT.

2 corno mancho

214

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

15. Item la folglia dela brectonica emplastrata lo dolore dela fronte e delgli occhi meravigliosamente humilia1. [VI,30] 16. Item lo serpillo pesto e mesto indel’aceto, e questo cocto coll’olglio roçato e mescolato e posto in sul capo, tolle lo dolore. [VI,31] 17. Item l’asensio e la ruta e l’ellera terranea, pestate e mestate col’albume del vuovo e col mele e inplastate, lo dolore del capo tolleno1. [VI,32] 181. Item lo puleggio cocto in olio e2 di questo olio unge la fronte e le tempie3 e sana; e l’erba inplastata in sulla fronte e in sulle tempie e giova4. [VI,35] 191. Item mecte indell’orechie al sole lo balsamo tre volte2 o quactro: e guarrà. [VI,36] 201. Item meschia2 lo succhio dell’ellera terragnola coll’oglio e col’aceto insieme e cola lana overo cola3 banbace e4 pone in sul capo. [VI,37] 211. Item pilglia tre parte di succhio d’ellera terrangnola e due parte d’olglio e mecte indelgli orecchi; e incontenente tolle via lo dolore del capo. [VI,38] 221. Item pone sul capo una corona d’uno albore che ssi chiama cornea2 e serà guarito. [VI,39]

15. 1 humilia] F3 F8 S4 WAS humilia lo dolore VAT. 17. 1 tolleno] F3 S4 WAS togle F8 tolle VAT. 18. 1 F3 F8 S4 WAS add. Item cuoce la seme dell’aneti indell’olio e di questo olio unge la fronte et le tempie; et tolle via lo dolore. [= IX,7]; Item la celidonia, cocta et emplastrata sullo capo, tolle lo dolore del capo. [= IX,8]. 2 cocto in olio] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 3 le tempie] F3 F8 S4 WAS la tenpia VAT. 4 e l’erba ... giova] om. S4 ; e giova] om. F3 F8 WAS . 19. 1 om. S4 .

2 volte] fiate F3 F8 WAS .

20. 1 Da 13 a 20 om. MON . 2 meschia] mescola F3 F8 S4 WAS . WAS . 4 e] WAS om. F3 F8 . 21. 1 om. F8 S4 . 22. 1 om. S4 .

2 cornea] F3 F8 MON WAS cornea in sul capo VAT.

3 cola] om. F3 F8

4.6 Testo critico

215

231. Item quel medesmo fa lo puleggio pesto e posto2 socto l’orecchie. [VI,40] 241. Item lo vesco deli albori, pestato e legato in sulla fronte, tolle2 lo dolore. [VI,41] 251. Item bolle indell’acqua2 la brectonica, e l’agrimonia, puleggio, serpillo, e origano, e lavane lo capo; e di queste erbe fa inpiastro e ponelo3 in sulo capo; e dorme. [dopo VI,29 add. V?] 261. Item ungie la fronte cola ruta, col 2 mele e col sale mesti insieme. [dopo VI,29 add. V?] 271. Item la menta, pestata e posta in sulla2 fronte, lo dolore3 per cagione d’omori freddi tolle. [VI,42] 28. Item lo succhio del’ellera, mesto e confecto co· lardo antico, unta1 la fronte, guarisscie2. [VI,43] 29. Item se lo dolore fie inn una parte, pesta li algli e 30 granella di pepe e ungie quine dov’è lo dolore1, e dràti verace sanitade. [VI,44] 30. Item pesta le fronde1 deli algli e legali cola lana al’orecchie dela parte contraria delo dolore; e2 sana. [VI,45]

23. 1 om. F8 S4 .

2 e posto] F3 WAS om. MON posto VAT.

24. 1 om. F8 MON .

2 tolle] e tolle F3 .

25. 1 om. F8 MON S4 . 26. 1 om. MON .

2 indell’acqua] om. F3 WAS . 3 ponelo] pone F3 WAS .

2 col] e col F3 F8 S4 WAS .

27. 1 om. MON S4 . ch’è VAT.

2 in sulla] alla F3 F8 WAS . 3 dolore] F3 dolore fatto F8 WAS dolore

28. 1 unta] F3 F8 MON S4 WAS ungendo VAT. VAT.

2 guarisscie] F3 F8 MON S4 WAS e guarisscie

29. 1 dolore] F3 F8 MON S4 WAS male VAT. 30. 1 fronde] frondi F3 F8 MON S4 . 2 e] F3 F8 MON S4 om. VAT WAS .

216

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

311. Item lo succhio del meliloto, mesto col’aceto e messo indelli orecchi, tolle lo dolore. [VI,46] 321. Item fa questo inpiastro che Gonstantino lo provò: pilglia una uncia d’opio e di gruoco, per eguale parte, e uncie iiii di rose e tenpera cola sapa; molto vale inplastato2. [VI,47] 33. Item1 inpiastro provato: piglia la2 polvere d’oncenso e dela merda3 del colonbo e dela farina del grano e distenpera col’albume del vuovo e, se lo dolore è indela fronte, pone questo inpiastro indel cipesso4; e, s’este lo dolore dirieto5, pollo indela fronte6. [VI,48] X. Contra a coloro che non puono dormire [Contra vigilias in G; De vigiliis in V] 1 1. Item contra la infertà di coloro che non puono dormire1 falli la sopposta d’opio e d’olglio violato. [VI,49] 21. Item pesta l’opio e la madragola e la seme del papardo nero e la seme delo iusquiamo colo succhio dela morella e colo succhio del’iusquiamo e col’olio violato e ungene la fronte. [VI,50] 31. Item, se arà grande dolore, risolve l’opio e camphora2, per eguale parte, col’olio del salce e mettelo3 indel naso usia in degli orecchi. [VI,51] 31. 1 om. F8 MON . 32. 1 om. MON . S4 WAS .

2 molto vale inplastato] empiastrata (e empiastra S4 WAS) molto vale F3 F8

33. 1 Item] F3 F8 MON S4 Item pilglia uno VAT. 2 piglia la] F3 F8 MON S4 WAS d’una VAT. 3 merda] sterco F8 . 4 cipesso] cipresso F3 . 5 s’este lo dolore dirieto] e se ’l dolore è dietro MON WAS . 6 vuovo e, se lo dolore … indela fronte] dell’uovo e pone lo impiastro nela parte contraria al dolore S4 . X. 1 Cap. om. MON . 1.

1 Item contra ... dormire] om. S4 .

2.

1 om. F8 S4 .

3.

1 om. F8 S4 . 2 camphora] F3 la caphora WAS canpora VAT. F3 mectelilo WAS .

3 mettelo] VAT mectelili

217

4.6 Testo critico

4. Item l’olio violato mesto col lacte dela femmina et mettelo indel naso; ed è meravilglioso. [VI,52] 51. Item la medicina deli tamarindi non à pare. [VI,53] 61. Item qubebe, peste col’acqua roçata e2 poste in sul capo, tolleno lo dolore del capo. [VI,54] 71. Item lo suchio della radice della cellidonia2, messo indel naso, purga lo capo. [VI,55] 8. Item la seme dela senape, pestata e iscaudata inn uno saccatello, e posto in sul capo, tolle l’antico dolore del capo; e fa questo con guardia, inperciò che arde la codenna. [VI,56] 9. Item quoce la radice1 dela cellidonia indel vino e riceve lo fummo in bocca e lo vino gargarissa ispesso: lo capo purga2 e la lucqula disecca che pende troppo in sulla lingua. [VI,57] 101. Item mecte indele nare del naso la polvere del pepe nero pesto2 e d’elleboro bianco, euforbium e castoro, maturata in prima la matera con istufa dela cocitura delo calamento e dela ruta; lo capo purga troppo bene e iscaldalo; e questa medicina est oro3. [VI,58] 111. Item lo succhio dela ciclamine, mesto col mele e messo indel naso2, purga. [VI,59]

5.

1 om. S4 .

6.

1 om. S4 .

7.

1 om. S4 . 2 della radice della cellidonia] dela cellidonia dela radice F3 F8 S4 WAS dela cellidonia cioè dela radice VAT.

9.

1 la radice] le radici F3 WAS . 2 lo capo purga] F3 F8 S4 WAS lo purga lo capo VAT.

10. 1 om. F8 . ma WAS .

2 e] F3 F8 WAS om. VAT.

2 pepe nero pesto] S4 pepe pesto nero F3 WAS pepe pesto VAT.

11. 1 om. F8 S4 .

2 naso] F3 WAS naso e VAT.

3 oro] opti-

218

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

12. Item l’aloe, pesto e mesto col’aceto e col’olglio rosato, e untane1 la fronte, lo dolore del capo tolle. [VI,60] 131. Item capopurcio, facto d’oglio fisticon e untone, tolle lo dolore dela migrania. Avicenna lo disse2. [VI,61] 141. Item pesta la radice dela ciclaminis e delo cocomalo salvatico col’asensio e col’olio; e di questo olglio fa unsione indela fronte e dela feccia di queste cose peste fa inpiastro e ponvilo; ongne dolore dela migranea tolle. [VI,62] 15. Item pone la seme dela mandragola1 in sul capo: tolle lo grande e lo picciulo dolore del capo. Ed è provato. [VI,63] 161. Item quando lo dolore è vecchio, fa empiastro dela senape e de fece, gumi, e2 ruta salvatica, gruoco, radice capparis, squilla, euforbium, per eguale parte, pesta3 col vino odifero. Est grande medicamento. Experimento4. [VI,64] 171. Item siseleos fa prode a dolore del capo fortemente2. [VI,65] 181. Item pesta l’aloe e distenpera coll’olglio rosato e col’aceto e ungene la fronte; meravilgliosamente vale2. [VI,66] 19. Item pilgli lo ’nfermo tre pirole facte a modo di fave d’aloe e di succhio di cauli; non patrà mai dolore di1 capo. [VI,67]

12. 1 untane] F3 S4 WAS ungene F8 unge VAT. 13. 1 om. S4 Da 13 a 18 om. F8 .

2 Avicenna lo disse] F3 Experimento VAT om. WAS .

14. 1 om. S4 . 15. 1 mandragola] F3 S4 WAS mandragola e polla VAT. 16. 1 om. S4 . F3 WAS .

2 e] om. F3 WAS . 3 pesta] F3 WAS pesto VAT.

17. 1 om. S4 .

2 fortemente] om. WAS .

18. 1 Da 13 a 18 om. F8 . 2 vale] F3 S4 WAS sana VAT. 19. 1 di] in F3 .

4 Experimento] Avicenna

219

4.6 Testo critico

201. Item lava ispesso lo capo cola lessciva facta di cennere dele radice dei cauli e di radice d’ortiche magiore e di radice dela cocossa salvatica e troverràvi grande prode di questa lavatura contra lo dolore del capo e magioremente contra la magrana; e questo è provato2. [VI,68] 21. Item messcia1 lo succhio dele fronde del’ellera col’olglio e col’aceto e ungene le nare; e2 incontenente va via lo dolore dela magrana. [VI,69] 221. Item la cennere del corno del cervio, messcio2 col’olio roçato, tolle lo dolore del capo3. [VI,70] XI. Medicine alo male dela pillensia, cioè che cadeno per gotta 1 [VII. De epilentia] 1. Ad lo male dela pilensia1, lo corno del cervio, polveriçato e bevuto col vino, incontenente2 sana li omini che caggiono per questa infermitade. [1] 2. Item le ceravelle1 dela volpe da2 ali fantini e non arano3 mai questa infermitade. [2] 31. Item li colglioni2 del porco salvatico overo del verro guarisscieno3 quloro c’àno la pillensia. [3]

20. 1 om. F8 . S4 WAS .

2 e questo è provato] e è certo (e provato WAS) rimedio e questo provai io F3

21. 1 messcia] mescola F3 F8 S4 WAS . 22. 1 om. F8 . WAS .

2 e] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

2 messcio] mextato F3 WAS mescolato S4 .

3 capo] capo le pió volte F3 S4

XI. 1 Medicine alo male dela pillensia cioè che cadeno per gotta] VAT Ad sanare la pilentia et delle medicine F3 F8 WAS A sanare l’enpilensia del campo MON A sanare l’epilensia et le medicine cioè mal caduco S4 . 1.

1 Ad lo male dela pilensia] F3 MON S4 WAS Ad lo male dela pilensia piglia VAT. col vino incontenente] beuto incontenente col vino F3 F8 S4 WAS .

2.

1 ceravelle] granella S4 . F3 F8 S4 .

3.

1 om. F8 MON .

2 da] F3 MON S4 WAS da a bere VAT.

2 bevuto

3 arano] VAT WAS àno

2 colglioni] testicoli S4 . 3 guarisscieno] guarisce F3 S4 WAS .

220

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

41. Item2 lo fele dell’orso, bevuto coll’acqua cauda, guarisscie similiantemente. [4] 51. Item2 lo lacte dela giomenta3, bevuto, guarisscie4. [5] 61. Item lo licore lo quale distilla dal polmone del montone, quando l’arosti, dato2 a bere, sana3; e lo polmone e li colioni sanò simigliantemente4. [6] 71. Item lo fegato del’avoltore, pesto col sangue e2 bevuto per nove dì, sana la gotta caduca3. [7] 81. Item li quglioni del gallo, pesti e bevuti coll’acqua, caducos sana2; e guardisi di bere vino per x die3. [8] 91. Item la2 polvere facta del castoreo e del’opoponaco e antimonio e di sangue di3 dragone4 in qualunqua modo puoi5 sensa dubbio cura6 questa infermitade. E io vidi homo che anticamente avea avuto questa infermitade e guarì per questa medicina. Per certo7. [9] 10. Item solamente l’antimonio, dato a bere1 coll’acqua benedecta, guarisscie2. [10]

4.

1 om. MON .

2 Item] om. S4 .

5.

1 om. MON . 2 Item] om. S4 . 3 dela giomenta] VAT WAS della cavalle cioè giomenta F3 F8 dela cavalla S4 . 4 bevuto guarisscie] guarisce bevuto F3 .

6.

1 om. F8 MON S4 . 2 dato] e dato F3 WAS . mente] similiante F3 .

7.

1 om. F8 MON S4 . 2 e] F3 WAS om. VAT. 3 sana la gotta caduca] F3 WAS sanabitur VAT.

8.

1 om. S4 . sana VAT.

9.

1 Da 9 a 17 om. MON . 2 la] F3 F8 S4 WAS lo VAT. 3 di] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 4 dragone] F3 F8 S4 WAS dragone da questa polvere alo ’nfermo e VAT. 5 puoi] tu potrai F3 F8 S4 WAS . 6 cura] F3 sana e cura S4 potrai qurare VAT. 7 per certo] certa medicina è F3 F8 WAS e è certa medicina S4 .

3 sana] e sana F3 WAS .

2 caducos sana] F3 WAS gli caduci MON cauda VAT.

10. 1 a bere] om. F8 S4 WAS . 2 guarisscie] e guarisce F3 F8 WAS .

4 simigliante-

3 die] F3 MON WAS die

4.6 Testo critico

221

111. Item bolle la brectonica e l’argimone e lo puleggio e ’l serpillo nell’acqua, possa2 ne lava lo capo e di queste cose fa ’npiastro e pone in sul capo e dormerà. [dopo VI,29 add. V] 121. Item pesta la ruta col sale e giungevi del mele e ungene la fronte. [dopo VI,29 add. V] 131. Item solamente l’antimonio col castoreo vale. [11] 14. Item l’uova del corbo, bevute, valgliano. [12] 15. Item lo succhio dela ruta salvatica vale. [dopo VII,12 add. BV] 161. Item lo quaglio della lievra, beuto, cura questa infermitade. [13] 171. Item politricum, pesto e dato2 col’oratione dela3 domenica, potentemente vale. [14] 181. Item la polvere dell’ossa2 deli omini arsi, ispesialemente quelle dela testa3, lo lato dentro porroso4, dato al’enpilentico, sana meravigliosamente; e5 l’ossa6 del capo della femina7 guarisscie la femmina di questa infermitade; ed este certo experimento. [15] 19. Item la pietra rossa dele rondine, la quale pietra ista indel ventre1, bevuta2 usia portata3, sana. [16] 11. 1 om. S4 Da 11 a 18 om. F8 .

2 possa] e possa F3 WAS .

12. 1 om. S4 . 13. 1 om. S4 . 16. 1 om. S4 VAT. 17. 1 om. S4 Da 9 a 17 om. MON .

2 dato] F3 WAS dato a bere VAT.

3 dela] om. F3 in WAS .

18. 1 Da 11 a 18 om. F8 . 2 dell’ossa] F3 MON S4 WAS om. VAT. 3 quelle dela testa] la testa del capo dell’omo F3 S4 WAS la testa dell’omo MON . 4 porroso] F3 MON S4 WAS om. VAT. 5 e] F3 S4 WAS Item VAT. 6 l’ossa] om. WAS . 7 del capo della femina] F3 MON S4 WAS dela femina del capo VAT. 19. 1 ventre] F3 F8 MON S4 WAS ventre dele rondine VAT. WAS . 3 portata] portato F3 MON WAS .

2 bevuta] bevuto F3 MON

222

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

201. Item indel cominciamento di questa infermitade apre la vena ch’è indel’orecchio2 e fanne isscire molto sangue; e di questo sangue dato alo ’nfermo uno beveraggio, quando lo ’nfermo este amafato del male, e guarrà. [17] 211. Item la merda2 dela cicongnia, data a bere coll’acqua, incontenente3 sana. [18] 22. Item lo1 pentafilon, ciò est lo cinquefolglie, bevuto xxxiii dì, perfectamente sana. [20] 231. Item li vermi li quali si trovano in una tuberositade pilosa, la quale si trova in bedagar, e danne tre lo primaio die e tre lo secondo die e tre lo terso die coll’acqua benedecta distemperati; e guarrà. [19] 241. Item l’aristorogia, la quale àe le folglie cole granella rosse dentro come ceragia, tanto tenpo quanto lo ’nfermo la portrà2 seco non arà questa infermitade. [21] 25. Item dice quelli che l’à provato ed io l’abbo udito da molti medici che lo cuore del lupo mangiato1 guarisscie, e se be di questo quore2 una parte. [24] 261. Item la carne del lupo mangiata2 qura li fantastichi. [23]

20. 1 om. F8 MON S4 . 2 la vena ch’è indel’orecchio] indell’urechie la vena F3 WAS . 21. 1 om. S4 .

2 merda] sterco F8 . 3 incontenente] F3 F8 MON WAS e VAT.

22. 1 lo] om. F3 F8 S4 WAS . 23. 1 om. F8 MON S4 VAT. 24. 1 om. MON .

2 portrà] F3 S4 porta VAT F8 WAS .

25. 1 che lo cuore del lupo mangiato] F3 F8 MON S4 WAS chi mangia lo quore del lupo VAT. 2 e se be di questo quore] e se di questo cuore ne be F3 F8 MON WAS ; e se … una parte] om. S4 . 26. 1 om. MON . VAT.

2 la carne del lupo mangiata] F3 F8 S4 WAS chi mangia la carne del lupo

4.6 Testo critico

223

271. Item quanto tenpo2 porterà in cinta3 una corregia di quoio di lupo, tanto tenpo lo ’nfermo non4 arà questa infermitade. [22] 28. Item bevuto lo vesco dela guercia, per certo sana. [25] 291. Item la cennere dela talpa arsa inn una pigniata rossa, nuova e2 bene coperchiata, e3 data a bere, e4 qura. [26] 301. Item arde la donnola e la rondina insieme2 e quella polvere da alo ’nfermo a bere: e guariscie3. [27] 311. Item bea lo succhio delo marrobbio e altretanto mele, iii quslieri una fiata, e guarrà. [28] 32. Item dalli a bere lo vino dela cocitura dela ciquta; ed este forte buono1. [29] 33. Item li peli1 del cane bianco che non abbia alquna nera2 in sei, suspesi al collo delo infermo, gurisscieno. [30] 34. Item lo sangue del’angniello bianco che non abbia alquna macchia presta rimedio1 a quello2 male. [32]

27. 1 om. MON . 2 quanto tempo] F3 F8 S4 WAS tanto tenpo quanto VAT. F3 WAS . 4 non] om. F3 . 29. 1 om. F8. Da 29 a 38 om. MON . 2 e] om. S4 WAS . S4 WAS .

3 in cinta] om.

3 e] om. F3 S4 WAS .

4 e] om. F3

30. 1 om. F8 S4 . 2 insieme] om. F3 WAS . 3 e quella polvere da alo ’nfermo a bere e guariscie] e dalli allo ’nfermo la polvere e guariscelo bene (e guarrà WAS) F3 WAS . 31. 1 om. F8 . 32. 1 buono] F3 F8 S4 WAS buona VAT ; forte] molto WAS . 33. 1 peli] F3 F8 S4 piedi VAT. 2 nera] nereza F3 F8 S4 WAS . 34. 1 presta rimedio] F3 F8 WAS è buono S4 presto rimedio est VAT. WAS .

2 quello] questo F8 S4

224

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

351. Item la polvere del fegato del nibbio, bevuto usia mangiato, dicesi che dà rimedio a questo male2. [33] 361. Item libra2 meçça di sangue mestruale dela femmina3 dele calende4 est provato a questa infermitade. [31] 37. Item lo succhio dell’erba paradisis, cioè dell’ellera, altri1 diceno parasis, per viiii die dato2, qura bene; e uno dimonio lo disse a una femmina cola quale elli3 usava carnalemente4 in forma d’omo5. [34] 381. Item lo sangue dela donnola servato indel’aceto, dato a bere, perfectamente sana. [35]

XII. Alo male delo spasmo et dela cura 1 [De spasmo in G] 1. Item1 la radice dela brionia pestata, e legata al collo, sana lo spasimo. [VII,36] 21. Item la carne del porco overo2 dela troia che ffusse nata3 indel primo parto dela sua madre guarissie4 la pilensia. [VII,37]

35. 1 om. F8 S4 .

2 a questo male] om. F3 WAS .

36. 1 om. F8 . 2 libra] F3 S4 libra e VAT. 3 dela femmina] di donna S4 . dele sue calende S4 om. WAS .

4 dele calende]

37. 1 altri] e altri F3 F8 S4 WAS . 2 dato] F3 F8 S4 WAS dato a bere VAT. 3 elli] om. F3 F8 S4 WAS . 4 carnalemente] om. F3 F8 S4 WAS . 5 in forma d’omo] e questo dimonio àve (avea F8 ; haveva S4) forma d’omo F3 F8 S4 WAS . 38. 1 om. F8. Da 29 a 38 om. MON. MON add.: Item lo sugho del pantifilon cioè del cinquefollio beuto per xxx dì perfectamente sana. XII.

1 Alo male delo spasmo et dela cura] F3 F8 MON S4 WAS Medicine a ccoloro c’àno la pillensia e deli suoi rimedii VAT.

1.

1 Item] F3 F8 MON WAS om. S4 Ad lo male delo spasimo abbi VAT.

2.

1 om. F8 . 2 overo] F3 MON S4 WAS overo mangiare VAT. 3 ffusse nata] nascha solo F3 MON S4 WAS . 4 guarissie] guarisceno F3 S4 WAS guarisce lo male MON .

225

4.6 Testo critico

31. Item arai2 la meitade del’ublicio marino e di ricio3 col mele, incontenente lo pilensio4 melgliora. [VII,38] 41. Item branca biçansia, suffumigata overo bevuta, qura la pilensia. [VII,39] 51. Item lo sangue dela lievra mestato cole spesie arromatice overo colo miliosolis, facto una guastella e mangiata2, perfectamente sana. [VII,40] 6. Item lo fegato dell’acino1 arrostito sana. [VII,42] 7. Item la polvere del’unghie dell’acino arse, dato a bere1, sana. [VII,43] 8. Item l’erba dicta lingua passarina, bevuta, sana. [VII,41] 91. Item lo fele dell’orso, bevuto, vale. [VII,46] 101. Item qusì tosto come lo ’nfermo2 epilentico cadrà, ucide uno3 cane e dalli a bere lo fele caudo del cane4 e guarrà. [VII,44] 111. Item quella persona che prima vedrà2 lo pelentico caduto incontenente pissci indelo stivale suo3 e grolli l’orina indelo stivale, et con questa urina lavi lo stivale; et l’urina dia a bere ad l’epilentico, cioè questa lavatura4. [VII,47]

3.

1 om. F8 MON S4 . 2 arai] drai all’epilentio F3 WAS . pilensio] om. F3 WAS .

4.

1 om. F8 MON S4 .

5.

1 om. F8 S4 .

6.

1 acino] F3 WAS asino F8 MON S4 acino mangiarlo VAT.

7.

1 dato a bere] VAT data F3 F8 S4 WAS date a bere MON .

9.

1 om. F8 MON VAT.

3 ricio] dentro F3 WAS .

4 lo

2 mangiata] manicata F3 macinata MON WAS .

10. 1 om. F8 S4 . 2 ’nfermo] F3 MON WAS om. VAT. F3 MON WAS om. VAT.

3 uno] lo F3 MON WAS .

4 del cane]

11. 1 om. F8 MON S4 . 2 vedrà] ve F3 vede WAS . 3 suo] F3 WAS suo e che porta VAT. 4 et con questa urina lavi lo stivale et l’urina dia a bere ad l’epilentico, cioè questa lavatura] F3 WAS indelo stivale e poi li la da a bere VAT.

226

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

12. Item questo è provato: lo padre suo1 uvero la madre porti lui all’ecclesia2 la quarta feria e sexsta, e ’l sabbato e la domenica3 odi la messa tucta e possa li dica lo prete sopra lo capo del’epilentico4 lo vangelo indel quale si dice: «hoc5 genus demoniorum non eicietur nisi orationibus et ieiuniis et cetera». Sive sia l’epilentico sive lunatico sive demoniaco6 guarisscie. [VII,48] 131. Item la polvere del corno del cervio, beuto col vino, sana coloro che caggiano. [VII,49] 141. Item lo cacio dela lievra, dato2 xxx die in modo d’uno boctone la maitina, sana l’epilentia3. [VII,51] 151. Item lo quore e lo fegato e lo polmone e tucti li menbri che ssono apoggiati a questi menbri2 del 3 cane, se si ne farà cennere uvero sarano arostite indel forno uvero altro, fanne polvere4 e di questa polvere da alo pelentico ongnie die. E5 quando cadrà inn alquna accessione, dalli la polvere del sangue secca del cane6: tucti7 li guarisscie e quanto tenpo usrano questa polvere non cadrano possa. [VII,50] 161. Item dalli a bere lo quore del’avoltore col’acqua e guarrà. [VII,54]

12. 1 lo padre suo] F3 F8 MON S4 WAS lo padre lo padre VAT. 2 ecclesia] chiesa MON S4 . 3 la domenica] lo die domenica F3 F8 MON S4 WAS . 4 del’epilentico] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 5 hoc] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 6 sive sia l’epilentico (epilensia MON) sive (overo S4 WAS) lunatico sive (overo S4 WAS) demoniaco (demoniaco om. F8)] F3 F8 MON S4 WAS Sive demoniaco VAT. 13. 1 om. VAT. 14. 1 om. MON S4. Da 14 a 20 om. F8 . 2 dato] F3 WAS dato a bere VAT. 3 in modo d’uno boctone la maitina sana l’epilentia] F3 WAS cioè la maitina tanto per volta quanto uno boctone sana VAT. 15. 1 om. MON S4 . 2 questi membri] F3 WAS questo menbro VAT. 3 del] F3 WAS che ssia d’un VAT. 4 cane se si ne farà cennere uvero sarano arostite indel forno uvero altro fanne polvere] F3 WAS cane fallo tanto arrostire che ssi converta in cennere VAT. 5 e] F3 WAS Item VAT. 6 secca del cane] del cane secco F3 WAS . 7 tucti] lo sangue tucti F3 WAS . 16. 1 om. S4 .

4.6 Testo critico

227

17. Item la peonia, legata a collo delo pelentico, e tanto tenpo quanto1 lo ’nfermo lo portrà non cadrà di questa infermitade. [VII,52] 181. Item la polvore facta2 dele rane e dela merda del cane e dela cassia, data a bere3 col’acqua calda4, quando li pilglia lo male, incontenente sana5. [VII,53] 191. Item secca lo quore e lo fegato e lo polmone del’avoltore apresso la brusta del fuoco2 e la polvere da coll’oximelie3; incontenente sana la pilensia. [VII,55] 201. Item li colglioni dell’orso e del porco salvatico e del verro e del montone mangiane2: meravilgliosamente fa prode3. [VII,56] 21. Item in Toscana fue guarito un omo da uno villano con solo l’odorato dela ruta salvatica; e molti ne sono curati e guariti1. [VII,57] 221. Item lo pilletro, legato a collo del fancello2, sana l’epilentia3; solamente lo suo odorato. [VII,58] 231. Item lo succhio del 2 corriandro, dato a bere, non lassa salglire li omori ala testa3 e fa grande aiuto al’infermi epilentici. [VII,59] 24. Item questo è fortemente provato: pilglia la rana1 e fendela per lo2 dosso collo coltello3 e pilglia lo fegato e involgelo inn una folglia4 di caulo e ardela 17. 1 e tanto tenpo quanto] quanto tempo F3 MON S4 WAS . 18. 1 om. S4 . 2 facta] F3 MON WAS om. VAT. 3 a bere] om. F3 WAS . WAS om. VAT. 5 sana] guarisce F3 MON WAS .

4 calda] F3 MON

19. 1 om. S4 . 2 la brusta del fuoco] F3 MON WAS l’arde indel fuoco VAT. lie] F3 MON WAS piglia VAT.

3 da coll’oxime-

20. 1 om. S4. Da 14 a 20 om. F8 . 2 mangiane] manicati F3 MON WAS . MON WAS .

3 fa prode] sana

21. 1 curati e guariti] F3 F8 S4 WAS curati MON guariti VAT. 22. 1 Da 22 a 25 om. F8 . WAS om. VAT. 23. 1 om. S4 .

2 del fancello] F3 MON S4 WAS om. VAT.

3 l’epilentia] F3 MON S4

2 del] om. F3 . 3 ala testa] al capo F3 MON WAS .

24. 1 rana] F3 MON S4 WAS rana a nome delo ’nfermo VAT. 2 lo] F3 MON S4 WAS lo meçço del VAT. 3 collo coltello] F3 S4 WAS om. MON VAT. 4 folglia] fronde F3 MON S4 WAS .

228

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

con questa fronde inn una pignata5 nuova, bene coperchiata; e6 questa polvere7 dae alo pilentico a bere con buono vino, quando lo pilglia lo male8; e se per una volta non guariscie, fallo un’altra volta9 d’un’altra rana e così fa lla tersa10, s’abiçongnia; e non dubitare di questa qura, che sensa dubbio guarisscie11. [VII,60] 251. Item la polvere facta dela pietra yris, data2 allo pele[n]tico, sensa dubbio lo guarisscie3; e certa medicina este4. [VII,61] 261. Item per certo si dice che Dio concedecte a quelli tre rei che l’adorono2 che qualunqua persona li loro nomi porterà seco ischripti3 non à lo dicto male4. E5 questi sono li loro nomi: Gaspar, Baldasor, Melchior. [VII,62] XIII. Medicine alo male dela mangnia [De mania in G] 1. Item1 diceno alquanti experimentatori che llo topo, arrostito e mangiato, sana questa infermitade2. [VII,63] 2. Item lo rafano, pesto e legato sullo celabro, sana1 incontenente un omo dela mannia. [VII,65] 31. Item la pietra2 celidonius rufa3, legata in panno lino4 e portata5 socto lo ditello mancho6, sana li maniaci e lunatici. Experimento7. [VII,64] 24. 5 pignata] baractula (pentola S4) uvero testa F3 S4 barattola MON baratula WAS . 6 e] F3 MON S4 WAS fanne polvere VAT. 7 questa polvere] om. MON . 8 lo male] om. MON . 9 volta] fiata altresì F3 MON WAS om. S4 . 10 fa lla tersa] la tersa fiata F3 MON WAS la terza volta S4 . 11 guarisscie] guarisce lo ’nfermo certa medicina MON . 25. 1 Da 22 a 25 om. F8 . 2 data] F3 S4 WAS dato VAT. 3 lo guarisscie] guarisce lo ’nfermo F3 WAS guarisce S4 . 4 e certa medicina este] om. MON S4 . 26. 1 MON 26 precede 25. 2 l’adorono] lo andorno adorare nela sua natività cioè dela natività di Gesù Cristo S4 . 3 li loro nomi porterà seco ischripti] VAT F3 F8 porterà seco scritti le loro nomora MON porterà li loro nomi scripti a dosso S4 porterà seco scripti WAS . 4 à lo dicto male] arà male di epilensia F3 F8 MON S4 WAS . 5 e] om. F3 F8 MON S4 WAS . 1.

1 Item] F3 F8 MON WAS om. VAT.

2 infermitade] infermitade mania F3 MON S4 WAS .

2.

1 sana] VAT F8 WAS sanò F3 S4 .

3.

1 om. F8 . 2 pietra] pietra che ssi chiama VAT. 3 rufa] F3 MON S4 WAS che ssia VAT. 4 lino] di lino F3 S4 . 5 portata] portila VAT. 6 mancho] F3 MON S4 WAS om. VAT. 7 Experimento] om. F3 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

229

XIV. A lo male dela scoctomia e dela cura 1 11. Item2 da allo ’nfermo scoctomiaco a bere coctanum e polli in sul capo raso theodoricon, ypericon, anacardinum; e questo inpiastro3 traggie li mali4 homori venenosi. [VII,66] 21. Item pesta la2 balsamita coll’olglio e ponela calda3 sulla fronte e sullo celabro4. [VII,67] 3. Item la carne delo leone sana lo fantastico1. [VII,68] 4. Item uncia i d’armoniaco1, data2 col mele, vale. [VII,69] 51. Item quando in prima cade, dalli a bere lo succhio aquilerre overo lo brodo suo overo lo succhio dela vallerana semuta e dela ruta: sempre2 li varrà. [VII,70] 6. Item dalli dela merda del catello mascio overo dela catella femmina; col vino vale1. [VII,71] 71. Item lo caghio della lievora sana la epilentia. [VII,74]

XIV.

1 Cap. om. MON .

1.

1 om. F8 . 2 Item] F3 WAS om. VAT. 3 e questo inpiastro] om. F3 S4 WAS . om. F3 S4 WAS .

4 mali]

2.

1 om. F8 . 2 Item pesta la] F3 S4 WAS om. VAT. 3 calda] F3 S4 WAS om. VAT. bro] F3 S4 WAS celabro calda vale VAT.

4 cela-

3.

1 sana lo fantastico] sanat fantasticos F3 WAS sanat fantastico F8 sana li fantastici S4 sana lo fantastico a mangiarla VAT.

4.

1 armoniaco] F3 F8 S4 WAS ormoniaco VAT.

5.

1 Da 5 a 11 om. F8 . 2 sempre] e sempre F3 WAS .

6.

1 vale] VAT WAS e vale F3 S4 .

7.

1 om. S4 VAT.

2 data] F3 F8 S4 WAS dato VAT.

230

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

8. Item lo celabro del gammello, seccato e bevuto1, sana2 la pilensia. [VII,73] 9. Item quel medesmo fa lo sangue suo dato a bere1. [VII,75] 10. Item lo sangue del’angnello1, dato a bere col vino, tolle la pilensia. [VII,76] 111. Item la pietra che sta indel capo del cervio pesta2, e dato3, sana lo pilentico. [VII,72]

XV. A la ’nfermità deli occhi e cure [VIII. De dolore oculorum] 1. La1 chiara del vuovo, menata2 e dispiumata, posta indell’occhio, l’ardore3 e la puntura4 li tolle. [1] 21. Item infonde lo panno lino indela musciellaggine psilii2 e polla in sulgli occhi lagrimosi e quasi conbusti; e tostamente li sanano3. [2] 31. Item l’albume del vuovo e lo succhio dela vetriuola mestali insieme fortemente, levandone la schiuma, e una gocciula2 di questo licore3 che rimane polla4 indell’occhio; e5 incontenente manda via la maqula6. [3]

8.

1 bevuto] F3 S4 WAS berlo VAT. 2 sana] tolle F3 S4 WAS .

9.

1 a bere] all’epilentico F3 S4 WAS .

10. 1 angnello] gamello F3 WAS . 11. 1 Da 5 a 11 om. F8 . 2 pesta] pesto F3 S4 .

3 dato] F3 S4 dato a bere VAT data WAS .

1.

1 La] F3 F8 MON S4 WAS Ad la ’nfertà delli occhi abbi la VAT. 2 menata] F3 MON S4 WAS mena F8 menata assai VAT. 3 l’ardore] F8 S4 VAT lo dolore F3 MON WAS . 4 puntura] F3 F8 MON S4 WAS punta VAT.

2.

1 om. F8 . 2 psilii] F3 MON S4 WAS om. VAT. sana S4 WAS .

3.

1 om. F8 . 2 gocciula] VAT WAS goccia F3 MON candella S4 . 3 di questo licore] F3 MON S4 om. VAT. 4 polla] F3 MON S4 WAS pollo VAT. 5 e] om. F3 MON S4 WAS . 6 maqula] macula dell’occhio F3 MON S4 WAS .

3 li sanano] li sanò F3 gli sani MON li

4.6 Testo critico

231

4. Item tre rami di corregiuola, colti1 indel nome2 dela Sancta Ternità col Pater Noster e3 suspesi con una pessa di lino a collo delo ’nfermo, la maqula sensa dubbio tolle. [4] 5. Item lo succhio dela corregiuola, purgato e colato e messo indell’occhio, è buono a molte passione1 d’occhi. [5] 6. Item lo succhio del’ascienso e lo lacte dela femmina1 e l’acqua rosa, e queste cose, meste2 insieme e emplastrate3 indell’occhio, tollono4 via lo dolore e lo5 sangue e la maqula delli occhi6. [6] 7. Item la1 seme dela dracontea2, data3 a bere, rischiara lo vedere e soctilglia. [7] 8. Item li occhi dela cornacchia, posti a collo, sanano ongni infermitade d’occhi. [8] 9. Item l’asscienso verde, pesto col’albume1 del vuovo e posto in sull’occhio per una nocte, tolle via lo sangue e lo rovore2 delgli occhi facto per qualunqua omore3. [9] 101. Item se gli occhi sono2 gravati di sangue u di lagrime calde, pone3 in sulgli occhi lo succhio4 dele cime5 del rovo col’albume del vuovo, cola banbacia, e sana6. [10] 4.

1 colti] F3 F8 MON S4 WAS colta VAT. 2 nome] nome e all’onore F3 F8 MON S4 WAS . F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

5.

1 passione] VAT WAS passioni F3 F8 MON S4 .

6.

1 dela femmina] di donna S4 . 2 meste] F3 F8 MON WAS mestate S4 meschia VAT. 3 emplastrate] poste VAT inpiastra WAS . 4 tollono] F3 MON S4 WAS tolle VAT. 5 lo] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 6 e la maqula delli occhi] VAT F3 F8 WAS om. MON delli occhi] om. S4 .

7.

1 la] VAT WAS lo F3 F8 MON S4 . 2 dracontea] F3 F8 MON S4 WAS dracontea cioè serpentina VAT. 3 data] VAT WAS dato F3 F8 MON .

9.

1 col’albume] colla chiara F3 F8 MON S4 WAS . MON S4 WAS omore fusse VAT.

2 rovore] rossura WAS .

10. 1 om. F8 MON . 2 sono] siano F3 . 3 pone] ponvi F3 S4 WAS . WAS . 5 cime] cimici F3 WAS . 6 sana] sanano F3 S4 WAS .

3 e]

3 omore] F3 F8

4 lo succhio] om.

232

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

111. Item lo succhio morsus galline, cioè lo succhio deli sermoni, col succhio dele cime2 de rovo, messo indell’occhio, tolle via lo sangue e l’abugine; lo cacio fresco, lavato molte volte3 indell’acqua, e mesto col’albume4 del vuovo e coll’acqua rosata, e posto sul’ochio insanguinato uvero gravato di5 caudi homori, tosto lo guarisscie6. [11, 12] 12. Item lo torlo del vuovo, cocto indell’acqua e mesto coll’acqua1 rosa2 e posto in sull’occhio, manda via lo dolore. [14] 13. Item le rose messe inn uno sacchecto, bollite1 e poste, tolleno lo dolore delli ochi2. [15] 141. Item lo2 succaro frega col vino bianco sopra una ruota; pone lo vino indelli occhi3, tolle via4 la tenebrositade e la maqula. [16] 15. Item al forte dolore delli occhi, pilglia la cennere dele fronde dei cauli e lo torlo del vuovo cocto al fuoco e lo lacte dela femmina1 e un pogo di mele e mesta insieme e pone ali occhi infine a tanto ch’è guarito. [17] 16. Item, quando la luna è sciema1, cava la radice dela corregiola2 e portala con teco: e non ti lasserà avere male indelli occhi. [18] 171. Item se gli occhi àno ardore, ungeli col lacte del cane e col succhio dela corregiuola. [19] 11. 1 om. F8 MON . 2 cime] cimici F3 WAS . 3 volte] fiate F3 S4 WAS . 4 col’albume] indell’albume F3 WAS . 5 sul’ochio insanguinato uvero gravato di] F3 S4 WAS indell’occhio manda via lo dolore e s’elgli è insanguinato u gravati per VAT. 6 tosto lo guarisscie] uguaccio vi giova F3 S4 WAS . 12. 1 coll’acqua] indell’acqua F3 MON WAS . 2 rosa] rosata F8 WAS . 13. 1 bollite] e bullite F3 F8 MON WAS . 2 tolleno lo dolore delli ochi] F3 F8 MON S4 WAS in sulgli occhi tolle via lo dolore VAT. 14. 1 om. F8 MON S4 . WAS .

2 lo] om. F3 WAS . 3 indelli occhi] in oculo F3 WAS .

4 via] om. F3

15. 1 dela femmina] di donna S4 . 16. 1 quando la luna è sciema] a lluna menima F3 F8 MON WAS a luna scema S4 . 2 corregiola] F3 F8 MON S4 WAS corregiola con tre pater noster a nome delo ’nfermo VAT. 17. 1 om. F8 .

233

4.6 Testo critico

181. Item lo polmone del montone overo dela pecora, posto caudo sull’occhio, tolle via lo sangue dell’occhio. [20] 191. Item lo polmone dela lievra2 tosto3 tolle via lo dolore delli occhi. [21] 201. Item lo sangue del colonbo, messo indell’occhio, tolle via lo sangue. [22] 211. Item lo petresemine, pesto coll’albume dell’uovo, tolle via lo sangue. [23] 221. Item lo fele dela pernice la caligine overo lo sangue delli ochi2 tolle3. [24] 231. Item quel medesmo fa lo fiele2 dela tortula. [25] 24. Item lo succchio dela ruta1, mesto col mele dischiumato, messo a ppogo a ppogo indell’occhio, l’antica caligine delli occhi tolle. [26] 251. Item la seme gallitrici, posto2 indelli occhi xi granella, non senteno mai e3 purgano li occhi. [28] 26. Item, segondo ch’io vidi ispesse fiate, bellirici marini, posti indelli occhi, purgano e non senteno1. Questo vidi io2. [29]

18. 1 om. F8 MON . 19. 1 om. F8 . 2 lievra] F3 MON S4 WAS lievra postovilo suso caudo VAT. S4 WAS om. VAT.

3 tosto] F3 MON

20. 1 om. F8 . 21. 1 om. VAT. 22. 1 om. F8 S4 . 23. 1 om. S4 .

2 delli ochi] F3 om. MON VAT.

3 tolle] tolle via MON tolle deli ochi WAS .

2 lo fiele] F3 F8 MON WAS quello VAT.

24. 1 lo succchio dela ruta] sucus rute F3 . 25. 1 om. F8 MON S4 .

2 posto] F3 posto pestato VAT posta WAS .

3 e] om. F3 .

26. 1 e non senteno] F3 F8 S4 WAS e guariscono MON e non senteno dolore VAT. vidi io] om. MON .

2 questo

234

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

27. Item quoce lo serpillo1 indell’acqua e di questa acqua lava li occhi ispesso: e le lagrime seccano. [30] 28. Item quoce le fronde dela brectonica e la radice del finocchio indell’acqua e di questa1 acqua lava li occhi: e fa seccare2 le lagrime. [31]

XVI. Medicine a chuloro c’àno lo pano e la macula indell’occhio 1 1. Item flores millefolii pesti col lacte dela femmina1, colato e messo2 indell’occhio, la maqula dell’occhio caccia via3. [VIII,32] 21. Item lo succhio2 del sermone purificato, e messo indell’occhio, manda via la maqula; questo3 dico io. [VIII,33] 3. Item lo succhio centumnidie .i. corregiuola lo primo1 die che ve -l mecti indell’ochio2 tolle via la maqula. [VIII,34] 4. Item lo succhio del’erbaggine overo arnogrosse, messo indell’occhio cola banbacia, lo cecchio overo1 la fistula ch’è indell’occhio2 sana in viiii die3. [VIII,35]

27. 1 lo serpillo] li serpilli F3 F8 S4 WAS . 28. 1 questa] quella F3 WAS .

2 fa seccare] F3 F8 MON S4 WAS seccano VAT.

XVI. 1 Medicine a chuloro c’àno lo pano e la macula indell’occhio] Contra la macula et panno delli occhi F3 F8 MON S4 WAS . 1.

1 femmina] donna S4 . 2 messo] VAT F8 messo lo succhio F3 MON S4 WAS . 3 la maqula dell’occhio caccia via] VAT manda via la macula. Questo dico io F8 tolle via la macula S4 .

2.

1 om. F8 . 2 la maqula dell’occhio caccia via. Item lo succhio] om. F3 MON WAS . 3 questo] e questo S4 .

3.

1 primo] primaio F3 F8 MON WAS .

4.

1 cola banbacia lo cecchio overo] om. MON ; overo] e F3 F8 S4 WAS . 2 ch’è (v’è MON) indell’occhio] F3 F8 MON WAS om. VAT. 3 lo cecchio … die] sana l’occhio e la fistola che vi è S4 .

2 indell’ochio] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

4.6 Testo critico

235

5. Item quel medesmo fae la polvere dell’unghia del cavallo e dell’ellera terrangnola posta in sull’occhio. [VIII,36] 61. Item queste pietre saphirus et smiraldus2, se ne toccasse3 gli occhi con esse, sanano4. [VIII,37] 7. Item lo succhio dela radice del’accoro, posto indell’occhio caudo, meravilgliosamente rischiara li occhi. [VIII,38] 81. Item l’acqua indela quale serà stato lo2 psilium3 una nocte, posto dentro indell’occhio overo fuore indell’occhio4, incontenente sana e stringe le lagrime che ssono con ardore e con produra. [VIII,39] 91. Item quel medesmo fa lo2 sfumigare3 facta d’aceto, indel quale aceto fino bullite balaustie4 overo le folglia dela guercia overo del’arnogrossa5. [VIII,40] 101. Item lava la tusiam indell’acqua rosata, fine che muta lo2 colore, e questa acqua3 pone indell’occhio; tolle via lo sangue e l’ardore e lo fluxso dele lagrime e deli omori. [VIII,41] 111. Item preme2 l’uva acerba indela pigniata nuova e la polvere3 cernuta conn un panno socttile e polla4 alli occhi: tolle via l’ardore e le lagrime5. [VIII,42] 121. Item lo torlo del vuovo, mesto col’acqua rosata e cola farina dell’orso e col lacte dela femmina2, adhumiliando lo dolore, riperquote e fa tornare arrieto li omori. [VIII,43] 6.

1 om. MON . 2 saphirus et smiraldus] zafiro e smeraldo F8 . S4 WAS . 4 sanano] sanano li ochi F3 F8 WAS si sanano S4 .

8.

1 om. F8 . 2 lo] om. S4 WAS . F3 MON WAS o di fuore S4 .

9.

1 om. MON S4 . 2 quel medesmo fa lo] om. F8 . 3 sfumigare] suffomigare F3 WAS il fumigare F8 . 4 facta d’aceto indel quale aceto fino bullite balaustie] F3 F8 WAS dela balustrieni cocte indell’aceto VAT. 5 arnogrossa] arnogrossa incontanente sana et strigne le lagrime che sono con ardore e con prudum F8 .

10. 1 Da 10 a 14 om. F8 .

3 psilium] silio S4 .

3 toccasse] tocchi F3 F8

4 overo fuore indell’occhio] om.

2 lo] om. MON S4 WAS . 3 e questa acqua] e l’acqua MON S4 WAS .

11. 1 om. MON S4 . 2 preme] F3 WAS prende VAT. 3 polvere] F3 WAS polvere che n’esscie VAT. 4 e polla] pollo F3 WAS . 5 lagrime] lagrime delli ochi F3 WAS . 12. 1 om. MON .

2 femmina] donna S4 .

236

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

13. Item la tussia sopra tucte le medicine crarifica e disecca li omori deli occhi e fa tornare indirieto li omori foriosi ed aguti che sono iscorsi ali occhi. [VIII,44] 141. Item pesta la ruta col comino e mestala2 col torlo del vuovo: meravilgliosamente forbe l’occhio del sangue che v’è preso suso. [VIII,45] 151. Item ungie li occhi c’àno la leppaia2 col succhio satirionis, che nasscie3 in dei monti overo indele prata: sensa dimoro li sana. [VIII,46] 161. Item ala caliggine e alo sangue delli occhi, pesta l’aloe col’albume del vuovo; meravilgliosamente sana2. [VIII,47] 171. Item lo collirio di Galieno ad sanare inn uno die li occhi forte bene: pilglia antimonio2, acathia3, per eguale parte, dr. v catimie, dr. i e i castorei4, opio, gumi arabici, amido, per eguale parte, dr. i; tenpera coll’acqua rosata e col’albume del vuovo; meravilliosamente fa pro5. [VIII,48] 181. Item contra la fistula indell’angulo2 dell’occhio, fa polvere delo ’ncenso e del’aloe e sarcocolla e sangue dragone, balaustia3, antimonium, e4 verderame, tanto dell’uno quanto dell’altro5; e quando fi biçongnio, la fistula tanto6 sia premuta che tucta la pussa n’esca fuore e possa lo7 fa giacere sopra lo lato sano lo ’nfermo8; e una poga9 di questa polvere disoluta10 col succhio del’arnogrossa ischiarata e clarificata11 e pone indela fistola, che dicta est, alo sole e così giaccia lo ’nfermo tre hore overo iiii12. [VIII,49]

14. 1 Da 10 a 14 om. F8 . 2 mestala] mescola F3 MON S4 WAS . 15. 1 om. MON S4 . om. F3 . 16. 1 om. MON .

2 c’àno la leppaia] lippitosi che àno la leppaia F3 F8 WAS .

3 nasscie]

2 sana] fa prode F3 F8 S4 WAS .

17. 1 om. MON S4 . 2 antimonio] l’antimonio F3 WAS . 3 acathia] F3 WAS acatiam VAT. 4 castorei] castorio F3 WAS . 5 pro] prode F3 WAS . 18. 1 om. MON . 2 indell’angulo] circolo S4 . 3 balaustia] om. S4 . 4 e] om. F3 S4 WAS . 5 tanto dell’uno quanto dell’altro] per egual parte S4 . 6 tanto] om. F3 WAS . 7 lo] om. F3 S4 WAS . 8 sopra lo lato sano lo ’nfermo] lo ’nfermo sopra lo lato sano F3 S4 WAS . 9 una poga] uno pogo F3 S4 WAS . 10 disoluta] dissolve F3 S4 WAS . 11 ischiarata e clarificata] schiarato e clarificato F3 S4 WAS . 12 iiii] F3 S4 WAS iiii e sana VAT.

4.6 Testo critico

237

19. Item la polvere dela marica1 arsa in testo nuovo2, polla in sulla maqula: in tre die ne la manda3. [VIII,50] 201. Item ala caligine deli occhi, pilglia lo succhio dela2 celidonia e del finocchio3 e del nabrotalo e mescola insieme; e di questi succhi mecte indelli occhi due quslieri la mane e lo merisso e la sera; e poi che ’l male è maturo, pilglia lo lacte dela femmina che llacti filglio mascio, ungene4 li occhi c’àno dolore e ardore. [dopo VIII,30 add. V] 211. Item lo suchio del’arnogrossa messo indelgli occhi, e l’erba sua postavi2 suso, meravigliosamente vale3. [dopo VIII,30 add. V]4 221. Item ala carne superflua, pilglia2 la polvere deli fiori deli melengrani che cadeno in terra e li pancasciuoli3 e pone questa polvere sulla carne e pone uno pano soctile tra l’occhio e la carne. [dopo VIII,33 add. V] 23. Item al 1 dolore deli occhi2, ponvi lo succhio dela verminaca col’albume del vuovo. [dopo VIII,33 add. V] 241. Item ala maqula dell’occhio, pesta lo coriandro verde2 e distenperalo e colalo e3 mectelo indell’occhio4. [dopo VIII,33 add. V]

19. 1 la polvere dela marica] la cenere della limaccia (lumaca S4) dicta maricha F3 MON S4 WAS . 2 testo nuovo] testa nuova F3 S4 WAS testo nuova MON . 3 ne la manda] manda via la macula F3 MON WAS la manda via S4 . 20. 1 om. S4 Da 20 a 25 om. MON . 2 lo succhio dela] la F3 WAS . suchio del finochio F3 WAS . 4 ungene] e ungene F3 WAS .

3 e del finocchio] lo

21. 1 om. S4 . 2 postavi] postovi F3 WAS . 3 vale] vale ad sanare la caligine degli oki F8 . 4 VAT add. rubrica: Medicine ala carne che soperchia indell’occhio e chure. 22. 1 om. F8 S4 . VAT.

2 pilglia] om. F3 tolle WAS . 3 li pancasciuoli] F3 WAS fanne polvere

23. 1 al] lo F3 WAS .

2 occhi] oki e a torre il sangue supra lin. F8 .

24. 1 om. S4 . 2 verde] F3 F8 WAS om. VAT. chio] VAT WAS indelli ochi F3 F8 .

3 colalo e] colato F3 F8 WAS .

4 indell’oc-

238

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

251. Item ala leppaia delgli occhi, l’ongosto e l’albume del vuovo pesta insieme per iguale parte e pone sulgli occhi e2 la mane e la sera; e3 ungene li occhi col lacte dela femmina4. [dopo VIII,87 add. V] 26. Item la ruta secca1 mescola col mele e ungene li occhi; ed è buono2. [dopo VIII,87 add. V] 271. Item la bretonica mangiata2 stringie le lagrime. [VIII,55] 281. Item hongni lacte mictiga lo dolore delli occhi ispesialmente mesto col torlo2 dele vuova e coll’olglio roçato emplastato3, posto in sulgli occhi. [VIII,51] 291. Item la brectonica, pesta2 e inplastata, sana le percosse3 delli occhi. [VIII,52] 30. Item lava li occhi indell’acqua quine ov’è1 cocta la brectonica, e2 la caliggine e ongnie visio perdeno3, se alquno vi n’à4. [VIII,53] 311. Item uncia una di succhio di brectonica, bevuta2 coll’acqua, sana la caligine e ’l sangue3 delgli occhi, facendoli andare ale parte di socto. [VIII,54] 321. Item lo spesso uso2 dei cauli forbe la caliggine delli occhi. [VIII,56] 25. 1 om. F8 S4 Da 20 a 25 om. MON . 2 e] om. F3 WAS . 3 e] om. F3 WAS . occhi col lacte dela femmina] unge col lacte della femina li ochi F3 WAS .

4 ungene li

26. 1 secca] F3 F8 MON S4 WAS secca e pestata VAT. 2 ed è buono] certum est F3 MON certum est ala leppaia F8 e è certo S4 est certa cosa WAS . 27. 1 om. MON .

2 mangiata] F3 S4 WAS mangiala e VAT.

28. 1 om. F8 . 2 col torlo] colli torli F3 WAS colle torla MON . F3 inpiastrato e MON S4 WAS . 29. 1 om. F8 .

2 pesta] pestata F3 MON S4 WAS .

3 emplastato] emplastato e

3 percosse] F3 MON S4 WAS persone VAT.

30. 1 quine ov’è] indela quale v’è (vi sia MON) F3 F8 MON S4 WAS . 2 e] om. F3 MON S4 WAS . 3 perdeno] F3 F8 MON S4 WAS tolle VAT. 4 vi n’à] vitio àno F3 MON WAS n’ànno F8 ne havessono S4 . 31. 1 om. MON . 2 di succhio di bectonica bevuta] F3 F8 S4 WAS bevuta di succhio di brectonica VAT. 3 la caligine e ’l sangue] lo sangue e la caligine S4 . 32. 1 om. F8 MON S4 . 2 uso] F3 WAS mangiare VAT.

4.6 Testo critico

239

33. Item le fave mondate dei1 gussci, e col vino emplastrate, li occhi percossi sana2. [VIII,61] 341. Item lo comino, iscaldato e non arso, pesta2 col’albume del vuovo e coli briciuli3 del pane mestati insieme, pone4 sopra li occhi: tolle5 via lo sangue. [VIII,57] 351. Item la2 verminaca, pesta col’albume del vuovo e sul’occhi legata3, lo sangue isparto indelli4 occhi tolle. [VIII,58] 361. Item in2 molto succhio del finocchio risolve l’aloe et 3 dimictatur in pelvi erea xv die; e possa lo pone indelli occhi che àno male; et èvi forte buono4. [VIII,59] 37. Item le fave iscorticate e mestate col’albume del vuovo, emplastate1 sulle tenpie, li omori che discorreno alli occhi ritiene. [VIII,60] 381. Item acatia emplastata col vino2 ale ’nfiassione e ale ferite delli occhi meravilliosamente fa prode. [VIII,62] 391. Item la radice dele fave enplastate2 col vino li occhi percossi sana. La3 polvere presiosa la quale perfectamente manda via la maqula delli occhi4 e

33. 1 dei] dalli F3 F8 MON S4 WAS . 2 emplastrate (inpiastrate MON S4) li occhi percossi sana] F3 MON S4 WAS emplastata sana VAT. 34. 1 om. F8 MON S4 . 2 pesta] F3 WAS pesto VAT. 3 briciuli] pesticeri F3 pisticiuli WAS . 4 pone] e pone F3 WAS . 5 tolle] e tolle F3 WAS . 35. 1 om. F8 . 2 la] om. F3 MON WAS . 3 e sul’occhi legata] F3 MON WAS legata suli occhi S4 posto in sulgli occhi VAT. 4 indelli] F3 MON S4 WAS di sulli VAT. 36. 1 om. F8 MON . 2 in] F3 S4 WAS lo VAT. 3 et] F3 S4 WAS om. VAT. 4 lo pone indelli occhi che àno male et èvi forte buono] F3 S4 WAS te -l pone ali occhi VAT. 37. 1 emplastate] e emplastrate (inpiastrate F8 MON S4) F3 F8 MON S4 WAS . 38. 1 om. F8 . S4 WAS .

2 acatia emplastata col vino] inpiastrate le dicte fave MON ; col vino] om. F3

39. 1 om. S4 . 2 enplastate] emplastrata F3 WAS impiastrata F8 inpiastrate MON . Item WAS . 4 delli occhi] dell’occhio MON S4 .

3 la]

240

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

leva via lo sangue e stringie le lagrime: pilglia la tuthia dr. ii, sangue dragone dr. i5, pesta e cernela soctilmente e pogo6 te ne mette indelli occhi sine periqulo7; ed este provato. [VIII,61; VIII,63] 401. Item la maqula si dé maturare e mollificare, innanti che vi pogni le cose2 disolvettive, coll’olglio del’avellane cocte3 indell’acqua e4 peste e premute. [VIII,64] 41. Item pone sula macula1 la polvere facta del succaro e salegemma per eguale parte; e incontenente disolve la macula2. [VIII,65] 42. Item la biacca e la thuthiam è extinta indel’aceto e succaro overo sarcocolla1 e una poga di cadimiam e pone la polvere in sulla maqula; e questa medicina est provata2. [VIII,66] 431. Item bolle la radice del finocchio indell’acqua inn una pingniacta2 e questa cocitura pone aquam quae aderebint pelvi; serba3 e ponne una candella indell’occhio. [VIII,67] 441. Item amido, cerusa, sarcocolla, tutiam, per eguale parte2, e pesta insieme col’orina chiara e lassa seccare; e possa anco lo pesta e di questa polvere pone indell’occhio. [VIII,69] 451. Item a tollere via la grande maqula dell’occhio, pesta la radice dela celidonia coll’acqua roçata e polla inn uno sacco di lino e questo sacco sospende; e 39. 5 i] zukero F8 i zucari MON S4 succhari dr. i WAS . 6 pogo] e un pogo F3 F8 MON S4 WAS . 7 sine periqulo] e sine periculo F3 F8 sanza pericolo MON e senza pericolo S4 WAS . 40. 1 om. S4 Da 40 a 45 om. MON . 2 vi pogni le cose] F3 F8 le cose vi pongni VAT le cose WAS . 3 cocte] F3 F8 WAS cocto VAT. 4 e] om. F3 F8 WAS . 41. 1 sula macula] F3 F8 S4 WAS om. VAT. maqula e incontenente la disolve VAT.

2 disolve la macula] F3 S4 WAS posta in sulla

42. 1 overo sarcocolla] e salgemmo F8 om. S4 . dissolve la macula F8 .

2 e una poga ... est provata] e incontanente

43. 1 om. F8 S4 . 2 pingniacta] baracta F3 baractula WAS . di metallo l’acqua che vi si acosti u apicca serbala WAS . 44. 1 om. F8 S4 .

3 serba] pone inn una conca

2 per eguale parte] tanto dell’uno quanto dell’autro F3 WAS .

45. 1 om. F8 S4 Da 40 a 45 om. MON .

4.6 Testo critico

241

quello che per sei medesmo cola e cade pone in sulla maqula, e questo non fare se lla maqula non è grande2, perciò che potré disolvere la maqula e l’occhio. [VIII,70] 46. Item lo ’nfermo si mecta1 una candella2 dela sua orina indell’occhio3: fortemente stringe4 le lagrime. [VIII,68] 471. Item pone in sulla maqula picciula la canphera con succhio del finocchio mestata e colata2. [VIII,71] 48. Item la cennere del corno del cervio, arso indela pingniata1 nuova, lo male delgli occhi sana. [VIII,72] 491. Item l’amido, messo indelli occhi, lievemente ritiene le lagrime e li omori che discorreno ali occhi e2 rischiarali. [VIII,73] 501. Item le fronde2 del’erbaggine verde, dilessate col vino e inplastate sulgli occhi, sanano la rema e le lagrime3 delgli occhi. [VIII,74] 511. Item lo lacte dela bucchia del salcio, messo indell’occhio, rischiara li occhi2 e molto li conforta. [VIII,75] 521. Item lo succhio arnagrosse, untone li occhi, tolle lo dolore. [VIII,76]

45. 2 se lla maqula non è grande] se non est grande la macula F3 WAS . 46. 1 si mecta] si (om. S4) mecta indelli occhi (nel’occhio MON) F3 F8 MON S4 WAS . 2 candella] gocciola F8 . 3 indell’occhio] om. F3 F8 MON WAS . 4 stringe] F3 F8 MON S4 WAS frangie VAT. 47. 1 om. MON .

2 mestata e colata] F3 F8 S4 WAS mestato e colato VAT.

48. 1 pingniata] pentola F8 . 49. 1 om. MON .

2 e] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

50. 1 om. MON . VAT.

2 fronde] foglia F3 WAS foglie F8 S4 .

51. 1 om. S4 .

2 li occhi] F3 F8 MON WAS om. VAT.

52. 1 om. MON S4 .

3 lagrime] F3 F8 S4 WAS lagrime e

242

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

531. Item la piumici arsa indel fuoco e ispengniata iii volte2 indel vino, e possa ne fa polvere e polla indelli occhi che àno ardore di lagrime; e sanali. [VIII,77] 541. Item l’albume del vuovo tiepido messo indelli occhi che àno dolore2 e rende loro sanitade3. [VIII,78] 55. Item l’olglio comune del’uliva, mundato e messo indell’occhio, incontenente sana la maqula. [VIII,79] 561. Item l’orina dell’omo bollita col mele, inposta2, l’albugine delli occhi tolle. [VIII,80] 571. Item lo succhio dell’endivia salvatica, messo indell’ochio, manda via la macula. [VIII,81] 581. Item lo succhio del caulo2, messo indell’occhio, soctilglia molto3 lo vedere4. [VIII,82] 59. Item lo covalo1 inposto sana la fistula dell’occhio2. [VIII,83] 60. Item le fronde1 dela malva salvatica, e2 masticata3 col sale, posta, sana e4 mondifica la fistula dell’occhio e favvi nasciere la carne e chressciere. [VIII,84]

53. 1 om. MON S4 .

2 volte] fiate F3 WAS .

54. 1 om. MON . 2 che àno dolore] F3 F8 S4 WAS om. VAT. WAS incontenente sana chi à dolore VAT. 56. 1 om. MON .

3 e rende loro sanitade] F3 S4

2 inposta] e imposta F3 F8 S4 WAS .

57. 1 om. MON VAT. 58. 1 om. S4 . 2 del caulo] F3 F8 de’ cavoli MON WAS giralsole VAT. 3 molto] om. F3 MON . 4 messo indell’occhio soctilglia molto lo vedere] soctiglia lo vedere messo indelli ochi F3 F8 WAS . 59. 1 covalo] solatro cioè lo cavolo F3 F8 MON WAS . covalo messo neli occhi assotiglia lo vedere S4 .

2 Item ... occhio] Item lo succhio del

60. 1 fronde] frondi F3 F8 S4 . 2 e] om. F3 F8 S4 WAS . 3 masticata] om. F3 MON WAS . 4 col sale posta sana e] con uno pogo di sale e apposta (a li occhi S4) F3 F8 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

243

61. Item la cennere dela merda1 del colonbo, arsa e mestata2 col’aceto, e seccala e poi la pesta e distenperala col succhio del finocchio overo col succhio di sermoni e polli in sulla maqula; ed è soprana medicina. [VIII,85] 621. Item lo vino dela decossione dell’erba2 torme[n]tilla3, continuamente bevuto sensa altro beveraggio, e l’erba cocta ongnia die, enplastata in sugli occhi per iii mesi hovero iiii o pió, ristituisscie lo vedere a coloro che àno li occhi belli e non veno. [VIII,86] 631. Item le fronde2 dela verminaca, peste3 col vino e col sale poste die e nocte in sulli occhi4, sono buone ala leppaia5. [VIII,87] 641. Item pesta la ruta coll’aceto e col mele cocto e cola2; e la colatura chiara pone indelli occhi: molto ristringeno3 le lagrime. [VIII,88] XVII. Medicine ala caliggine delli occhi e dele suoe cure [Contra caliginem oculorum] 1. Item ad la caligine deli occhi1, favvi questo collirio meravillioso: destenpera l’ongosto col’albume del vuovo, fortemente mena2 insieme che faccia ischiuma e lassa riposare3 e quello che corre pollo indell’occhio ongnia nocte, infine a tanto4 ch’è guarito5. [VIII,89] 21. Item la bucchia dela spina nera verde pesta2 con uno pogo di vino, e una candella ne mecte indela fistola e in3 iii die guarisscie la maqula. [VIII,90] 61. 1 merda] sterco F8 . 2 e mestata] mestala F3 F8 MON WAS mestata S4 . 62. 1 om. MON . 2 lo vino dela decossione dell’erba] l’erba F8 . tornencilla VAT con mentilla F3 .

3 tormetilla] F8 S4 WAS

63. 1 om. MON . 2 fronde] frondi F8 S4 . 3 peste] pesta F3 WAS . 4 poste die e nocte in sulli occhi] suli occhi die e nocte poste F3 F8 S4 WAS . 5 sono buone ala leppaia] àno (fanno S4) grande medicina con la leppaia F3 F8 S4 WAS . 64. 1 om. MON . S4 .

2 cola] F3 F8 WAS colato VAT. 3 ristringeno] istringe F3 F8 WAS restringe

1.

1 Item ad la caligine deli occhi] om. S4 . 2 fortemente mena] e mena forte F3 F8 MON S4 WAS . 3 riposare] posare MON S4 . 4 a tanto] om. F3 F8 MON S4 WAS . 5 è guarito] guarisce S4 .

2.

1 om. F8 .

2 pesta] MON S4 WAS posta F3 e pestala VAT.

3 in] infra F3 MON S4 WAS .

244

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

31. Item distempera lo mele e2 l’ongosto e poi lo3 cola con uno panno e una candella ne mecte indell’occhio4; in5 iii dì manda via la maqula. [VIII,91] 4. Item mastica la çençania e preme lo succhio1 e mectene indell’occhio; tostamente e maravilliosamente2 manda via la maqula dell’occhio3. [VIII,92] 5. Item la1 confessione del’aloe unce ii e una di mastice vel 2 dragram e dell’acqua3 del finocchio tiepida e fie grande rimedio; ed è4 provatissimo a schiarare li occhi. [VIII,93] 61. Item ala caliggine delli occhi, pillia lo succhio dela celidonia e del finocchio e del nabrotalo, e di questi succhi meschiati mecte indell’occhio due quslieri2 la mane3 e lo merisso e la sera. E possa che la caliggine è matura a mandare lo dolore e l’ardore4, ungie li occhi col lacte dela femmina che llacti fillio5 maschio. [VIII,94] 71. Item ala ’nfiassione2 e ala3 caliggine delli occhi e al sangue4, la verminaca, pestata5 col’albume del vuovo e posta, fa prode. [VIII,95] 8. Item le fronde1 dela verminaca, peste2 col vino e col sale, poste3 in sulli occhi lo die e la nocte4, à grande vertude ala leppaia5. [= VIII,87?]

3.

1 om. MON . 2 lo mele e] F8 S4 VAT om. F3 . om. F3 F8 . 5 in] innanti F3 F8 S4 .

3 poi lo] om. F3 F8 S4 .

4 indell’occhio]

4.

1 e preme lo succhio] premela VAT. 2 e maravilliosamente] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 3 dell’occhio] om. F3 F8 MON S4 WAS .

5.

1 la] fa F3 F8 MON S4 WAS . 2 vel] overo F3 MON S4 WAS . 3 e dell’acqua] F8 S4 VAT coll’acqua F3 WAS e stempera col’acqua MON . 4 è] om. F3 F8 MON S4 WAS .

6.

1 om. F8 MON S4 . 2 indell’occhio due quslieri] due cucchiai indell’occhio F3 WAS . 3 la mane] F3 om. VAT. 4 e l’ardore] om. WAS . 5 fillio] om. F3 WAS .

7.

1 om. F8 MON . 2 ala ’nfiassione] al’arsione S4 . 3 ala] om. F3 S4 WAS . 4 caliggine delli occhi e al sangue] caligine e sangue deli occhi S4 ; al sangue] om. WAS . 5 pestata] pesta F3 S4 WAS .

8.

1 fronde] frondi F3 F8 MON S4 WAS . 2 peste] pestata F3 MON WAS pestate F8 . 3 poste] e posta F3 MON WAS e poste F8 S4 . 4 lo die e la nocte] dì e notte S4 ; nocte] lotte MON . 5 ala leppaia] contra la leppaia F3 F8 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

245

91. Item lo succhio arnagrosse messo indelli occhi, e l’erba posta suso emplastata2, meravilliosamente vale. [VIII,96] 101. Item ala leppaia delli occhi, l’ongosto e ’l mele e l’albume del vuovo, per eguale parte, pesta2 sulli occhi, la mane e la sera col lacte dela femmina unge. [dopo VIII,87 add. V; cf. XVI,25] 111. Item la ruta seccha e mele e cauli e conmisce e unge li occhi: e è certo. [dopo VIII,87 add. V; cf. XVI,26] 121. Item lo chiavello con l’acqua ala ruota da rotare frega forte alumen e aqua mecte indelli ochi: sanali e l’ardore e le cataracte soctiglia e l’antiche ferite delli occhi. [VIII,97] 131. Item la cennere dele rose arse, messe indelli occhi, sana e disecca. [VIII,99] 141. Item lo succhio dela radice del liglio2, messa3 indell’occhio, l’unghia deli occhi4 manda via. [VIII,98] 151. Item lo succhio dei lappi e l’albume del vuovo mesto2 insieme e mette indelli occhi quando ne3 vae a llecto. [VIII,100] 161. Item quel medesmo fa la cennere del salce secco e arso e2 messo indelli occhi. [VIII,101]

9.

1 om. F8 MON S4 .

10. 1 om. F8 MON S4 .

2 posta suso emplastata] inpiastrata suso F3 WAS . 2 pesta] F3 WAS pesta e lo succhio pone VAT.

11. 1 om. F8 VAT. 12. 1 om. F8 MON S4 VAT. 13. 1 om. MON . 14. 1 om. S4 . 2 lo succhio dela radice del liglio] la radice del lilio lo suo succhio F3 WAS . 3 messa] messo F3 F8 MON messi WAS . 4 deli occhi] F3 F8 MON WAS om. VAT. 15. 1 om. MON S4 .

2 mesto] mesti F3 WAS .

16. 1 om. MON S4 .

2 e] om. F3 .

3 ne] om. F3 .

246

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

17. Item la grassa1 dei pessci del fiume2 distruggiela e meschiala3 coll’olglio e col mele, molto fa4 prode ala chiaressa delli occhi e fa molto prode all’acqua c’appare indelli occhi5. [VIII,102] 181. Item cancri oculi, in collo legati, l’otalmia delli occhi medicano, secondo che dice l’autore. [VIII,103] 19. Item lo succhio dela procacchia salvatica, messo indelli occhi, la tela delgli occhi sensa dubio1 manda via. [VIII,104] 201. Item a mandare via l’unghia delli occhi2, mectevi lo sangue dell’anguilla3 viva. [VIII,105] 21. Item la polvere del vetro1 molto arso mectelo2 indell’occhio; ed è3 provato e veritade este4. [VIII,106] 221. Item lo succhio dell’ellera terrangniola, messo2 indele nare3 in quella parte dell’occhio dove la banbula4 est, messo lo capo fortemente riverto, ala bolla exclude. [VIII,107] 231. Item ala caliggine delli occhi, mescola la rugiada che cade al maitino2 col succhio dela ruta e col vino e mecte indelli occhi3. [VIII,108]

17. 1 la grassa] le grasse F3 F8 MON WAS . 2 del fiume] delli fiumi F3 F8 MON S4 WAS . 3 meschiala] mesta F3 F8 MON WAS messa S4 . 4 fa] fanno F3 F8 MON WAS . 5 e fa molto prode all’acqua c’appare indelli occhi] VAT F8 S4 om. F3 MON WAS . 18. 1 om. F8 MON S4 VAT. 19. 1 sensa dubio] F3 F8 WAS sana e senza dubbio S4 om. VAT. 20. 1 om. S4 .

2 delli occhi] dell’occhio F3 F8 MON .

3 anguilla] F3 F8 MON WAS aguila VAT.

21. 1 vetro] F3 F8 MON WAS verro VAT. 2 mectelo] VAT F8 mecte F3 MON S4 WAS . om. F3 . 4 e veritade este] om. MON WAS ed è vero S4 . 22. 1 om. F8 MON S4 . 2 messo] om. F3 WAS . la] om. F3 WAS . 23. 1 om. MON .

3 nare] nare del naso F3 WAS .

2 al maitino] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

3 ed è]

4 la banbu-

3 occhi] occhi ed è buono VAT.

4.6 Testo critico

247

241. Item la verminaca col’albume del vuovo pestata e superposita2 tolle la ’nfiassione dela3 caliggine e lo4 sangue delli occhi. [VIII,109] 251. Item lo fele del’avoltore overo del montone, cola2 merda3 dell’omo e col vino mestato insieme4 e colato, meravilliosamente vale5 a schiarare li occhi. [VIII,110] 261. Item ala prudura e ala grassa e ala2 pussa delli occhi3, lo succhio uvero le fronde4 dei lappi mescola col buono vino e lassa stare per uno die e possa unge overo lava5 li occhi; meraviliosamente vale6. [VIII,111] 271. Item ala caliggine e alo dolore e alo sangue2 delli occhi, mescola aloe e opio col lacte della femmina3 che llacti figlio4 maschio; molto vale5. [VIII,112] 28. Item lo pane caudo dell’orso fendelo per meçço e la polvere1 pone ala carne innanti li occhi, e2 questo pane caudo tiene molto3 e4 rischiara5 lo viso. [VIII,113] 291. Item quel medesmo fa la polvere sileris2 posta in sulli occhi cauda3; e questo4 provai io. [VIII,114]

24. 1 om. F8 . 2 pestata e superposita] pesta e suli occhi F3 WAS pesta e posta sulli occhi MON pestata e posta S4 . 3 dela] e la F3 WAS la S4 . 4 lo] om. F3 WAS . 25. 1 om. MON S4 . 2 cola] e cola F3 F8 WAS . 3 merda] sterco F8 . mesta e bene F3 WAS . 5 vale] sana e vale F3 WAS .

4 mestato insieme]

26. 1 om. F8 . 2 ala] om. F3 MON S4 WAS . 3 delli occhi] om. F3 MON WAS del’occhio S4 . 4 uvero le fronde] F3 MON S4 WAS om. VAT. 5 lava] lava quinde F3 MON WAS . 6 meraviliosamente vale] F3 S4 WAS maravilliosamente sana e vale MON ed è buono e provato est VAT. 27. 1 om. F8 MON . 2 alo dolore e alo sangue] sangue e dolore F3 WAS dolore S4 . mina] donna S4 . 4 figlio] om. F3 WAS . 5 vale] vi vale F3 WAS .

3 fem-

28. 1 polvere] F3 F8 MON S4 WAS polvere di questo pane VAT. 2 e] om. F3 F8 MON S4 WAS . 3 tiene molto] molto tiene MON WAS . 4 e] om. F3 F8 . 5 rischiara] F3 MON S4 WAS rischiarato F8 rischiara li occhi e VAT. 29. 1 om. MON . 2 sileris] starum VAT om. F3 F8 S4 WAS . 3 in sulli occhi cauda] calda sulli occhi F3 F8 S4 WAS . 4 questo] F3 F8 S4 WAS questa VAT.

248

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XVIII. Medicine ale ’nfertà deli orecchi e cure. [IX. De infirmitatibus aurium] 1. Lo succhio1 dela folglia2 del cocomalo3 salvatico, messo tiepido indell’orecchio, tolle lo dolore4. [1] 2. Item1 lo lengnio del frasso verde mecte2 indel fuoco e lo licore che distilla3 da capo de lengnio tollie e ponne al’orecchio: tolle4 lo dolore, overo humilia, e l’udire amenda5. [2] 3. Item pesta li lonbrici e le vuova dele formiche e la1 folglia dela ruta insieme2 e3 bolle indell’olglio, e una candella di questo olglio calda4 mecte indel’orecchie, e tura l’orecchie5 cola banbacia, e unge l’orecchie di fuore intorno6; e7 l’udire c’àe perduto ristaura8. [3] 4. Item indella1 cipolla chavata dentro mecte2 l’olglio e lo succhio dei porri e del’asensio e lo3 lacte dela femmina4, quoce5 socto la bruna6 del fuoco, e poi prende7 una candella di questo olglio, e8 mecte indell’orecchio; e turalo cola banbacie la mane, e dipo sex horas apre, e ungie l’orecchio delo ’nfermo dala parte di socto, e monda lievemente; este forte buono. [4] 51. Item a2 dolore delli orecchi3 per caudessa d’omori molto vale la lactuca inplastata. [5]

1.

1 lo succhio] F3 MON WAS succhio F8 S4 suchus VAT. 2 dela folglia] delle folglie F3 F8 MON WAS om. S4 . 3 cocomalo] totomaglio F8 MON . 4 messo tiepido indell’orecchio tolle lo dolore] lo dolore delli urecchi (occhi WAS) tolle F3 F8 MON S4 WAS .

2.

1 Item] om. S4 . 2 mecte] pone F3 F8 MON WAS posto S4 . 3 distilla] esce S4 . e tolle F3 MON WAS . 5 e l’udire amenda] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT .

3.

1 la] le F3 F8 MON S4 . 2 insieme] om. F8 . 3 e] F3 MON S4 WAS om. VAT. 4 calda] F3 MON S4 WAS calda pone vel VAT om. F8 . 5 e tura l’orecchie] om. F3 F8 MON WAS . 6 l’orecchie di fuore intorno] di fuore atorno all’urechie F3 F8 S4 WAS di fuori all’orecchie dintorno MON . 7 e] om. F3 F8 MON S4 . 8 ristaura] F3 F8 MON WAS rischiara e rende S4 tornerà VAT.

4.

1 indella] F3 F8 MON S4 WAS la VAT. 2 mecte] pone F3 F8 MON S4 WAS . 3 lo] F3 WAS om. F8 MON S4 del VAT. 4 femmina] donna S4 . 5 quoce] e cuoce F3 F8 MON S4 WAS . 6 bruna] brascia F3 F8 MON S4 WAS . 7 e poi prende] e premela F3 F8 MON S4 WAS . 8 e] om. F3 F8 S4 WAS ne MON .

5.

1 om. F8 .

4 tolle]

2 a] alo F3 MON WAS . 3 orecchi] F3 MON S4 WAS orecchi che ssia VAT.

4.6 Testo critico

249

6. Item la stoppa dela canapa, intinta indell’albume1 del vuovo e posta2, molto vale3. [6] 71. Item li lumbrici della terra pesti e postivi molto vi vagliano. [7] 8. Item solamente l’acqua cauda col lacte dela femmina1 enplastata è buona2. [8] 9. Item se1 grano overo pietra o2 altra cosa che sia simile3 cade indell’orecchio, pongniavi una persona la bocca all’urecchie4 e forte vi soffi5 per grande ora6 e possa fortemente succhi7. [9] 10. Item se vermi entrano indel’orecchio, mectevi lo succhio dela bucchia del noce overo dele fronde1 del persico. [10] 111. Item lo pommo maturo arromatico caldo appone2 al’orecchio dal lato di socto dall’orecchio e un pogo stia aperto l’orecchio; la maitina vi troverai lo verme e3 tanto si dilecta lo verme del’odore del pommo4. [11] 12. Item l’olglio del’amandole amare e li nocciuli dele persiche apreno molto l’urecchie1. [12]

6.

1 intinta indell’albume] F3 F8 MON WAS unta del’albume S4 e del’albume VAT. 2 posta] F3 F8 WAS posto all’orecchie MON postavi S4 postovi VAT. 3 vale] vi vale F3 MON WAS .

7.

1 om. VAT.

8.

1 femmina] donna S4 . 2 è buona] F3 F8 WAS molto vi vale MON ed è buono VAT.

9.

1 se] F3 F8 MON S4 WAS se ’l VAT. 2 o] usia F3 WAS . 3 che sia simile] F3 MON S4 WAS simile F8 om. VAT. 4 all’urecchie] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 5 soffi] F3 F8 MON WAS asorbe S4 sovvi VAT. 6 per grande ora] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 7 succhi] F3 F8 S4 WAS succhi e anco è buono a coloro che v’àno entro fastidio per cagione di postema a ssucchiare lo fastidio ed è provatissimo che lli necta l’orecchie dela pussa e la postema fa ssanare VAT succhi e uscirànne fuori MON .

10. 1 dele fronde] VAT del succhio della foglia F3 F8 MON WAS lo succhio dela foglia S4 . 11. 1 om. S4 . 2 caldo appone] F3 F8 WAS chaldo lo pone MON a ponere caudo VAT. om. F3 WAS . 4 del pommo] delle pome F3 WAS del pome F8 MON . 12. 1 l’urecchie] F3 F8 MON S4 WAS l’orecchio VAT.

3 e]

250

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

13. Item lo succhio del sopravivolo e l’olglio dell’oliva e lo succhio deli porri e lo1 lacte dela femmina2 che lacti filio3 maschio pone inn una anpolla di vetro4 tre die e tre nocte; aperto lo pertuso, meravilliosamente si dice che5 ristaula l’udire. [14] 14. Item lo fele dela capra, mesto1 col succhio del porro e2 messo indel’orecchie, lo dolore tolle e l’udire ristaura3. [15] 151. Item lo fele dela capra e lo lacte dela femmina2, tenperato col mele e con poga di mirra, este sopra medicina. [16] 161. Item lo succhio dell’ellera, meschio2 coll’olglio del’uliva e infuso indell’urecchie3, tolle lo dolore. [19] 17. Item lo succhio del sopravivolo quoce inn una cipolla cavata1 socto la bragia2 del fuoco3; e possa la preme4 e lo succhio che nn’esscie mecte indel’orecchio, e la cipolla pesta polla5 in sull’orecchio a modo d’inpiastro; e vale molto6, se lo male este d’omori freddi come per omori7 caudi. [17] 181. Item lo succhio del regamo col lacte dela femmina meschio2, e messo indell’orecchio, tolle lo dolore. [18]

13. 1 lo] VAT WAS om. F3 F8 MON S4 . 2 dela femmina] di donna S4 . 3 filio] om. F3 MON S4 WAS fanciulo F8 . 4 di vetro] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 5 si dice che] om. MON WAS . 14. 1 mesto] F3 F8 MON S4 WAS messo VAT. 2 e] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. restaurat F8 rende S4 . 15. 1 om. S4 .

3 ristaura]

2 e lo lacte dela femmina] om. F3 F8 MON WAS .

16. 1 om. MON . 2 meschio] mesto F3 F8 S4 WAS . 3 infuso indell’urecchie] F3 F8 S4 WAS e infondere l’orecchio VAT. 17. 1 cavata] F3 F8 MON WAS cavata e messa S4 cavata cocta VAT. 2 bragia] brusta F3 bruna S4 WAS . 3 del fuoco] om. F3 F8 MON WAS . 4 la preme] F3 F8 MON WAS l’apre VAT. 5 polla] e polla F3 F8 WAS pone MON . 6 molto] molto così F3 F8 WAS molto sì MON . 7 per omori] om. MON . 18. 1 om. F8 MON S4 . 2 meschio] mexto F3 WAS .

4.6 Testo critico

251

191. Item li scarafaggiuli2, li quali si trovano3 indela merda dele bestie4, pesti coll’olglio roçato iscaldato5 inn una scorsa6 di melengrano, e7 l’olglio metrai indel’orecchie e la feccia di questi vermi mectrai8 in sulgli orecchi9: tolle lo dolore10. [20] 20. Item se pietra overo grano cadrà indell’orecchio, ponvi cosa mollificativa e sempre dorma e giaccia lo ’nfermo1 in su quello orecchie c’à lo male2; e se lla pietra overo grano darà in fuore, cavanelo3 con uno oncino4; e se non dà infuore, chiudasi le nare e la bocca e istornetisca; e se non esscie per questo5, pone al’orecchio la ventosa col fuoco e stia col’orecchio chinato6 e pone la trementina overo lo vesco in capo d’uno bastone e mectelo indel’orecchio, che la pietra vi s’apicchi e tira fuore7. [21] 21. Item lo succhio dela cocossa posto indel’orecchio, e l’erba postovila, meravilliosamente mitica lo dolore. [23?] 22. Item lo succhio dela cipolla, col lacte dela femmina messo indel’orecchio, tolle lo dolore. [22] 23. Item lo succhio dela brectonica tiepido1, spesso messo indel’orecchio, meravilgliosamente fa prode contra lo dolore dell’urechie2 e contra la sorditade, e li malvagi songni non vi lassa stare. [24] 24. Item la grassa dela volpe lo dolore del’orecchio tolle via. [25] 25. Item lo succhio del’orbaco, messo indel’orecchio, tolle via la sordaggine e lo1 sonno reo2. [26] 19. 1 om. F8 MON . 2 scarafaggiuli] scarabacti F3 S4 WAS . 3 li quali si trovano] li quali si trovano li quali si trovano F3 WAS . 4 indela merda dele bestie] indelle merde delli animali F3 WAS nella merda deli animali S4 . 5 iscaldato] et scaldati F3 S4 WAS . 6 scorsa] cortice F3 buccia S4 WAS . 7 e] se F3 WAS . 8 mectrai] inpiastra F3 WAS . 9 e la feccia di questi vermi mectrai in sulgli orecchi] om. S4 . 10 dolore] dolore dell’orechie F3 WAS . 20. 1 dorma e giaccia lo ’nfermo] dorma lo ’nfermo e giaccia F3 F8 l’infermo giacia e dorma S4 ; lo ’nfermo] om. MON . 2 c’à lo male] che àve male F3 WAS ove à male F8 om. MON dove è male S4 . 3 cavanelo] cavalane F8 MON cavalo S4 . 4 oncino] oncinello S4 . 5 per questo] così F3 F8 MON S4 WAS . 6 chinato] chinata F3 MON . 7 tira fuore] trainela F3 S4 WAS trainela fuori MON . 23. 1 tiepido] F3 F8 MON S4 WAS tiepido e VAT. 25. 1 lo] om. MON WAS .

2 dell’urechie] F3 F8 MON WAS om. VAT.

2 reo] VAT F8 rio F3 MON S4 WAS .

252

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

26. Item oleum confecto con cinamonium est sopra1 tucte2 medicine che umiliano3 lo dolore del’orecchio. [27] 271. Item l’olglio indel quale si pestano2 l’amandole amare, overo indell’olglio del giunipero, osia l’olglio dela dicossione dele cipolle, overo l’olio3 del rafano, tucti4 questi olgli e ciasquno per sei fanno prode ali orecchi che àno dolore per frigità. [28] 281. Item queste cose ucideno li vermi deli orecchi: lo succhio del’assensio e lo succhio dele fronde del persico et lo succhio deli cocomali2 asinini. [29] 29. Item l’asungia1 dell’anguilla2 col succhio dela cipolla e col succhio iovis barbe e mesta insieme e tiepido lo3 mecte indel’orecchio: tolle via la sordità e lo gran4 dolore del’orecchio5. [30] 301. Item lo succhio del’içopho, coll’olglio del’oliva mesto e tiepido messo indel’orecchio, lo grave2 dolore del’orecchio tolle. [31] 311. Item lo fummo del’aceto caudo, ricevuto indelli orecchi, molto li apre2 e conforta l’udire per la sua soctilitade. [32] 32. Item l’uova dele formichie pesta1 e colale2 con uno panno e giungievi lo succhio dela vetriuola e infondelo3 indel’orecchio; amenda l’antica sordità4. [33] 26. 1 sopra] soprano di F3 F8 S4 WAS sopra di MON . 2 tucte] tucte quelle F3 F8 MON WAS tutte queste S4 . 3 umiliano] F3 F8 MON S4 WAS omilia VAT. 27. 1 om. S4 . 2 si pestano] F3 F8 MON WAS sia pestato VAT. F8 om. VAT. 4 tucti] F3 F8 MON WAS e tucti VAT. 28. 1 om. S4 . cauli VAT.

3 l’olio] F3 MON WAS oleum

2 lo succhio deli cocomali] F3 F8 WAS del totomallio MON ; cocomali] F3 WAS

29. 1 l’asungia] lo grasso S4 lo sangue WAS . 2 anguilla] F3 F8 MON S4 WAS aguila VAT. 3 lo] om. F3 F8 MON S4 WAS . 4 gran] VAT F8 grave F3 MON S4 WAS . 5 del’orecchio] dell’urecchie F3 MON S4 WAS . 30. 1 om. S4 . 31. 1 om. MON .

2 grave] F3 F8 MON WAS grande VAT. 2 li apre] apre li urecchi F3 F8 S4 WAS .

32. 1 pesta] F3 MON S4 WAS pestate F8 peste VAT. 2 e colale] e collate F8 e tollele MON . 3 infondelo] F3 F8 infondila MON infonde S4 WAS mectelo VAT. 4 sordità] sorditade delli urecchie F3 F8 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

253

331. Item l’orina del fancello infussa cauda disecca li umori2 deli orecchi e3 tostamente li sana e umilia lo dolore. [34] 341. Item pesta le cipolle e lo comino e frigelo coll’olglio e polle caude sulli orecchi: e tolle via2 lo dolore. [35] 351. Item la grassa dele rane, istillata2 indelli orecchi, incontenente lo bucingniare deli orecchi tolle3. [36] 361. Item alo predicto dolore deli orecchi e a ogni altro dolore molto fa prode la dicta grassa [37?] 371. Item lo succhio del cancri fluviali tolle lo dolore delli urecchi forte bene. [38] 381. Item l’axungia dell’oga, gliris animalis2, le malatie delli urechi amenda e sana. [39] XIX. Medicine ala gocta roçata e suoe cure 1 [X. De gutta rosacea] 1. A tollere via la gocta roçata, fa llacte coll’acqua dele merolle dele granella deli pinnocchi delli pini1, e la grassa, cioè lo lacte, che nuota2 sopra l’acqua mesta3 col lacte caudo, e ungene la gocta roçata: sensa dubbio si qura. [1]

33. 1 om. MON . 34. 1 om. F8 .

2 li umori] F3 F8 WAS l’umiditade VAT.

3 e] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

2 via] F3 MON S4 WAS via questo inpiastoro VAT.

35. 1 om. MON . 2 istillata] F3 F8 WAS grondata S4 istillato VAT. 3 lo bucingniare deli orecchi tolle] tolle lo tinnito (tinnito cioè il mormorio F8) delle urecchie F3 F8 S4 WAS . 36. 1 om. MON S4 . 37. 1 om. VAT. 38. 1 om. MON VAT.

2 gliris animalis] om. S4 .

XIX. 1 Medicine ala gocta roçata e suoe cure] VAT F8 S4 Ad torre via la gotta rosata F3 MON WAS . 1.

1 delli pini] F3 MON WAS dele pine F8 di pino S4 e dei lupini VAT. S4 WAS va VAT. 3 mesta] F3 F8 MON S4 WAS mesto VAT.

2 nuota] F3 F8 MON

254

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21. Item la stufa facta2 dela palglia dell’orso e del’avena e malva e asciensio, e ungie di questo unguento lo quale si fae in questo modo: pilglia la farina dell’orso e la farina del 3 fienogreco e la borraggine, per eguale parte, e fanne polvere e mestala questa polvere col succhio dela cipolla e col mele dispiumato e ungene la gocta roçata. [2, 3] 31. Item contra la gocta roçata vecchia, pilglia uncia i2 di borraggine e uncie ii di farina di ceci rossi e meschiala3 col succhio dela cipolla e col mele dispiumato rosso. [4] 41. Item la grassa del leone, coll’olio roçato mestata2, la codenna3 dela faccia conserva dali mali visii e fa risprendente e luccicante4. [5] 5. Item contra la petiggine dela faccia, quoce indell’ollio la certola verde viva1 e vite alba2, cioè3 la cocossa salvatica, e fa bollire tanto che torni al terso; e possa cola e agiungievi la cera bianca e ungie la faccia; ed è provato. [6] 61. Item la radice del lapatio acuto2, messo indell’aceto e possa fregato in sulla petiggine, e sanala. [7] 71. Item quel medesmo fa la radice dela plantaggine pestata2 coll’aceto e col sale; e poi cola e di questo aceto frega lo luogo inpetiginoso3. [8]

2.

1 om. F8 MON .

2 facta] F3 S4 WAS om. VAT.

3 la farina del] F3 S4 WAS om. VAT.

3.

1 om. MON .

4.

1 om. F8 . 2 mestata] F3 MON S4 WAS mestato VAT. WAS . 4 luccicante] lucente WAS .

5.

1 viva] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

6.

1 om. F8 MON .

7.

1 om. MON . sana F8 .

2 uncia i] una uncia F3 F8 S4 WAS .

2 alba] bianca S4 .

3 meschiala] mescola F3 F8 S4 WAS . 3 codenna] pelle MON

3 vite alba, cioè] om. F8 .

2 acuto] F3 S4 WAS tucto VAT.

2 pestata] VAT WAS e pestata F3 pesta S4 .

3 inpetiginoso] inpetiginoso e

4.6 Testo critico

255

XX. A tollere le ruche dela faccia 1. Item a tollere via le ruche dela faccia e ongnie infermitade dela faccia1, pesta la radice del cocomalo2 salvatico, e chrivella questa polvere, e mescola coll’acqua, e lava la faccia, e coll’altra acqua fredda lava anco la faccia, e questo fa per tre die: e farà grande prode3. [X,9] 21. Item a ffare tucta la faccia risprendente e luccicante, ungie la faccia col sangue del toro2: la maqula tolle e luccicante rende la faccia. [X,10] 3. Item la merda1 del colonbo, pestata coll’aceto, e posto questo in sulla faccia, hongnia maqula manda via. [X,11] XXI. Medicine alo male deli denti e dele suoe cure. [XI. De dolore dentium e gingivarum] 1. Se llaverai la bocca col 1 vino indel quale2 sia cocta la radice del toctomalglio una fiata lo mese, sana li denti e di nessuno tenpo v’arai male. [1] 2. Item lo sale pesto cola pasta e arso1 al fuoco, e pone in sul dente, e perfectamente2 sana3. [2] 3. Item alo grande dolore deli denti, mecte lo succhio del’ellera terrangniola indel’orecchio dala contraria parte dello dente che duole1: e aràvi un pogo dolore2 e poi3 si cessa lo dolore via4. [3] 1.

1 e ongnie infermitade dela faccia] om. WAS . 2 cocomalo] toctomaglio F8 MON . 3 farà grande prode] arànde quinde grande (grande om. F8) utilitade F3 F8 WAS ed avranne grande prode MON e arende grande utilitade S4 .

2.

1 om. F8 WAS .

3.

1 merda] sterco F8 .

1.

1 col] indel F3 del MON .

2.

1 e arso] F3 MON S4 WAS e arsa F8 arsa VAT. 2 perfectamente] F3 F8 S4 WAS fortemente VAT. 3 sana] li sana F3 F8 MON WAS lo sana S4 .

3.

1 dello dente che duole] F3 F8 MON S4 WAS und’è lo dolore deli denti VAT. 2 un pogo dolore] dolore indel dente uno pogo F3 MON S4 WAS un pocho F8 . 3 poi] possa incontenente F3 MON WAS e incontanente F8 poi incontenente S4 . 4 lo dolore via] via lo dolore F3 S4 ; via] om. F8 MON WAS .

2 toro] F3 MON S4 tordo VAT.

2 quale] VAT WAS quale vino F3 ove F8 .

256

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

41. Item lo succhio del’acoro, messo indele nare del naso, fa quello medesmo2. [4] 5. Item pone sulli carboni acesi la1 seme del giusquiamo e lo fummo riceve in bocca colo ’nbuto2; fa3 cadere lo verme del dente4, ucidelo e humilia lo dolore5. [5] 61. Item hungie lo dente che duole2 cola merolla del cavallo: certamente lo sana. [6] 71. Item la farina dela nighella2, posto indel dente pertusato, tosto sana3. [7] 81. Item lava la bocca con apoçimate bedegar e tolle lo dolore. [8] 9. Item empie li denti della radice del rafano, usia ne frega li denti1 e le gengie con questa radice: e tolle via lo dolore. [9] 10. Item bolle la limatura del corno del cervio indell’aqua1 indela pingnata2 e mecte di3 questa acqua4 in bocca ispesse volte5, quando viene6 lo dolore: e non arà mai7 dolore. [10]

4.

1 om. MON S4 .

2 medesmo] medesmo cioè manda via lo dolore delli denti F3 F8 WAS .

5.

1 la] lo F8 MON S4 . 2 ’nbuto] F3 F8 MON S4 sputo VAT. 3 fa] e fa F3 F8 MON WAS . 4 lo verme del dente] F3 F8 MON S4 WAS li vermi deli denti VAT. 5 ucidelo e humilia lo dolore] F3 F8 MON S4 WAS ucidelo om. WAS e ucide lo dolore e humilia VAT.

6.

1 om. F8 .

7.

1 om. MON S4 .

8.

1 om. F8 MON S4 .

9.

1 della radice del rafano usia (ke F8) ne frega li denti] F3 F8 MON WAS cola radice del rafano unge lo dente e le gengie S4 om. VAT.

2 che duole] om. F3 S4 dollioso (supra lin.) MON WAS . 2 dela nighella] nigelle F3 F8 WAS .

3 sana] lo sana F3 F8 WAS .

10. 1 aqua] F3 MON S4 WAS om. F8 aqua rosata VAT. 2 pingnata] pignata roça nuova F3 F8 S4 WAS pingnatta roçça MON . 3 mecte di] mectela F3 WAS metti MON mecte S4 . 4 acqua] F3 MON S4 WAS acqua ali denti e VAT. 5 volte] fiate F3 F8 MON S4 WAS . 6 viene] v’è F3 F8 MON S4 v’este WAS . 7 mai] mai pió F3 F8 MON S4 WAS .

257

4.6 Testo critico

111. Item se lo dolore2 est per cagione d’omori chaudi, quoce lo cocomalo salvatico indell’acqua e di questa acqua tiene in bocca: lo3 dolore ch’è stato per lungo4 tenpo constrige; e se lo dolore est per homori freddi, quoce lo cocomalo salvatico indel vino e tiello5 in bocca e sana similliantemente6. [11?] 121. Item lo succhio dela cicorea2, messo indel naso contra la3 parte o’ este lo male4, tolle lo dolore dei denti5. [12] 13. Item ungie li denti1 con succhio dela cipolla ongna die2 e3 non v’arai mai pió dolore4. [15] 141. Item acende lo nocciuolo2 del’andactalo e pone ali3 denti4: tolle lo dolore. [13] 151. Item indel 2 succhio dele granella dell’uve dela vite quoce le bucchie3 dela radice dela mora, infine a che torna a meitade, e lavane la bocca e li denti. [14] 16. Item frega li denti1 ispesso col succhio dela pastinaca e2 tolle lo grande dolore delli denti3. [16]

11. 1 om. MON S4 . 2 dolore] VAT dolore dei denti F3 F8 WAS . 3 lo] et lo F3 F8 WAS . 4 lungo] F3 F8 WAS tucto VAT. 5 tiello] questo vino tiene F3 F8 WAS . 6 similliantemente] lo dolore F3 F8 WAS . 12. 1 om. MON . 2 cicorea] F3 F8 S4 WAS ciquta VAT. 3 la] quella F3 F8 S4 WAS . dolore del dente F3 F8 S4 WAS . 5 dei denti] om. F3 F8 S4 WAS .

4 male]

13. 1 li denti] F3 F8 MON S4 WAS lo dente VAT. 2 ongna die] F3 F8 MON S4 WAS continuamente VAT. 3 e] om. F3 F8 WAS . 4 mai pió dolore] MON S4 dolore pió mai F3 F8 WAS mai dolore VAT. 14. 1 om. F8 MON S4 . 2 lo nocciuolo] l’osso F3 WAS . 3 ali] intra li F3 WAS . denti e F3 WAS . 15. 1 om. F8 S4 . e VAT.

2 indel] F3 WAS cuoci indel MON lo VAT.

4 denti] VAT

3 bucchie] F3 MON WAS bucchie

16. 1 frega li denti] F3 F8 MON S4 WAS lavati la boca e li denti VAT. om. VAT. 3 delli denti] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

2 e] F3 F8 MON S4 WAS

258

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

17. Item scrisse Bernardo indela sua somma, la1 quale chiamò Almagestro, che se col dente2 dell’omo morto toccherai lo dente che duole, sensa dubbio guarrà. [17] 18. Item una erba formata a modo di denti1, la2 quale si chiama3 dente canino4, posta in sul dente che duole, tolle lo dolore5, secondo che io6 l’ò provato. [19] 191. Item porta teco la radice del dictamo: tolle lo dolore delli denti2. [18] 201. Item pesta la radice del noce dentro coll’oglio e lo succhio mecte indell’urecchie contra quella parte ch’è lo dolore del dente; e guarisce. [20] 21. Item contra lo1 forte dolore deli denti quoce indell’acqua le viole e tiene l’acqua in bocca. [21] 22. Item le lactuche cocte indell’olglio tiepide1 le pone alo2 dolore. [35] 231. Item tiene in bocca2 un granello d’opio tra li denti: va via3 lo dolore. [22] 241. Item l’aceto indel quale sia cocta la radice del’iusquiamo tiene in bocca per grande ora e lavane la bocca: e tolle via lo dolore. [23]

17. 1 la] F3 S4 WAS lo VAT. 2 se col dente] F3 F8 MON S4 WAS se gon decte VAT. 18. 1 denti] F3 F8 WAS dente VAT. 2 la] F3 F8 MON WAS om. S4 lo VAT. 3 chiama] F3 F8 MON S4 WAS chiamò VAT. 4 canino] F3 F8 MON S4 WAS cavallino VAT. 5 lo dolore] lo dolore delli denti F3 F8 S4 WAS li dolori delli denti MON . 6 secondo che io] F3 F8 MON WAS sì come S4 e io VAT. 19. 1 Da 19 a 23 om. MON .

2 delli denti] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

20. 1 om. VAT. 21. 1 contra lo] F3 F8 S4 WAS al VAT. 22. 1 tiepide] tiepido F3 F8 WAS . 2 alo] sulo F3 F8 S4 WAS . 23. 1 Da 19 a 23 om. MON . 2 in bocca] in tra li denti F3 F8 S4 WAS . S4 WAS . 24. 1 om. VAT.

3 va via] tolle F3 F8

4.6 Testo critico

259

25. Item lo corno del cervio arso tanto che diventi bianco pesta et mecte suli denti; stringe1 li denti fortemente e2 le gengie e umilia lo dolore. [24] 26. Item pesta tra li denti due ispicchi d’algli e poi li lega in sul 1 braccio da quella parte ov’è lo dente c’à lo dolore2 e presso ala mano: tucto lo dolore traggie a ssei3. [25] 271. Item istilla2 indel’orecchio da quella parte ov’è lo dolore al dente3 lo succhio dela bieta4 e lo succhio del cocomalo salvatico asinino, dele fronde suoie; tolle5 lo dolore. [26] 281. Item lava li denti cola cocitura dell’origamo2 hovero lo3 fistuco suo4 aceso al 5 dente che duole6; sopra tucte7 herbe vi fa prode. [27] 29. Item tocca lo dente che duole cola radice dell’appo che nnasscie indel renaio: tolle lo dolore e ronpe lo dente. [32; = XXI,34] 301. Item serapium, anisum, messo indel dente cavato2, tolle lo dolore. [28] 311. Item tiene in bocca l’aceto dove sia cocta la coloquintida per grande hora; este soprano rimedio, overo se lla cortice sua vi2 sia cocta. [29] 32. Item lo lacte del toctomalglio, pestato1 cola farina del grano e posto2 indelo pertuso3 del dente, ronpe lo dente. [30] 25. 1 stringe] VAT e stringe F3 F8 S4 WAS .

2 e] F3 F8 S4 WAS frega VAT.

26. 1 in sul] F3 MON S4 WAS sul polso del VAT. 2 ov’è lo dente c’à lo dolore] ch’è lo dolore F3 F8 MON S4 che lo dolore est WAS . 3 a ssei] assai F3 . 27. 1 om. F8 MON . 2 istilla] distilla F3 WAS candella S4 . 3 ov’è lo dolore al dente] che lo dente duole F3 S4 WAS . 4 bieta] biacca F3 WAS . 5 tolle] e tolle F3 S4 WAS . 28. 1 om. F8 . 2 dell’origamo] F3 S4 WAS dello ragano MON derregamo VAT. 3 lo] ponve lo MON S4 WAS . 4 suo] dell’origano MON S4 WAS . 5 al] indel F3 MON S4 WAS . 6 che duole] dolente F3 MON S4 om. WAS . 7 tucte] F3 MON S4 WAS tucte l’altre VAT. 30. 1 om. F8 MON S4 . 31. 1 om. F8 MON .

2 cavato] cavo F3 WAS .

2 vi] F3 S4 WAS dove VAT.

32. 1 pestato] pesto F3 MON WAS . VAT.

2 e posto] om. MON .

3 pertuso] F3 F8 MON S4 WAS parte

260

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

331. Item empie lo dente cavato di gomma2: tolle lo dolore. [31] 341. Item tocca lo dente dolente cola radice dell’appo deli renai2: e tolle lo dolore. [32] 35. Item lava li denti coll’acqua dela cocitura deli fiori deli melengrani, ferma1 li denti e stringeli e, stringendo la rema, tolle lo dolore. [33] 361. Item fa gargarismo di ruta, e2 salvia, piretro, ysopo, elebero nero, e la3 radice del pan porcile e del fusto del regamo; e una parte di queste cose mecte indel’orecchio, dala parte là u’ lo dente duole4, coll’olglio. [36] 371. Item se lo dolore2 è forte, ponvi l’opio3 col torlo del vuovo messo cocto e distenperato. [37] 381. Item pone sulli denti l’erba scabbiosa. [34] 391. Item pone in sulli denti le lactuche cocte2 indell’olglio. [35]3 401. Item se lo dente2 cavato sì ll’enpie della merda3 del corbo, ronpe lo dente e tolle lo dolore. [38]

33. 1 om. F8 S4 . 34. 1 om. F8 VAT.

2 di gomma] de guma edere F3 WAS . 2 appo deli renai] appo renaio cioè del renaio S4 delo renaio WAS .

35. 1 ferma] e ferma F3 F8 MON S4 WAS . 36. 1 om. F8 MON S4 . 2 e] om. F3 WAS . 3 e la] F3 om. VAT WAS . del dente che duole F3 del dente dolente WAS . 37. 1 om. F8 . 2 dolore] F3 MON S4 WAS dolore del dente VAT. dell’opio VAT.

4 là u’ lo dente duole]

3 l’opio] F3 MON S4 WAS

38. 1 om. MON . 39. 1 om. F8 . 2 le lactuche cocte] F3 MON S4 WAS la lactuca cocta VAT. 3 La ricetta 39 ripropone il contenuto della ricetta 22 ed entrambe derivano da un testo latino come quello che si legge in XII,35. 40. 1 om. S4 .

2 dente] F3 F8 MON WAS dente è VAT.

3 della merda] delo sterco F8 .

261

4.6 Testo critico

411. Item quoce indela scorsa2 del melengrano v granella di seme3 d’ellera coll’olglio roçato e mecte questo olglio indell’orecchio ricto: tolle4 lo dolore. [39] 42. Item la radice del giusquiamo fortemente iscaldata al fuoco, se lla porrai sul dente che duole1 e sulle radice del dente2, tosto cade lo dente3 per sé medesmo; e guarda che non toccassi4 li altri5, che lli cadrebbeno tucti. [40] 43. Item mesta la polvere del pilletro e dell’ysopo col lacte del thoctomalglio e del galbano e pone in sul dente: e ronpe lo dente e tolle lo dolore. [41] 44. Item frega lo dente che duole1 colla2 radice ebori: incontenente tolle via lo dolore. [42] 451. Item mecte indel’orecchio contrario al 2 dente che duole3 lo succhio4 dell’anfodillo, cioè5 pancasciuolo: e tolle lo dolore. [43] 461. Item quoce la radice del giusquiamo indell’aceto e tiello2 in bocca: tolle3 via lo grande dolore. [45] 471. Item mecte2 indel’orecchio lo succhio del mastorcio: tolle via3 lo dolore. [46] 481. Item una radice di malva, posta in sul dente, tolle lo dolore. [47] 41. 1 om. F8 MON S4 . 2 scorsa] cortice F3 grosta WAS . VAT. 4 tolle] et tolle F3 WAS .

3 di seme] F3 WAS om.

42. 1 che duole] VAT F8 dolente F3 WAS om. MON S4 . 2 dente] F3 F8 MON S4 WAS dente che duole VAT. 3 tosto cade lo dente] F3 F8 MON S4 WAS cade VAT. 4 toccassi] tocchi F3 F8 MON S4 WAS . 5 altri] autri denti F3 F8 MON S4 WAS . 44. 1 lo dente che duole] li denti dolenti F3 F8 MON S4 WAS . VAT.

2 colla] F3 F8 MON S4 WAS la

45. 1 om. S4 . 2 al] del F3 F8 MON WAS . 3 che duole] dolente F3 F8 MON WAS . chio] om. MON . 5 cioè] F3 MON WAS id est F8 VAT. 46. 1 om. MON .

2 tiello] tiene l’aceto F3 F8 S4 WAS .

47. 1 om. F8 MON S4 . 48. 1 om. F8 .

4 lo suc-

3 tolle] e tolle F3 F8 S4 WAS .

2 mecte] pone F3 WAS . 3 via] om. F3 WAS .

262

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

491. Item ischava sensa ferro la radice del senatione, toccane lo luogo del dente dolente2, e di tre pater noster, e possa la3 ripone quinde u’ la scavasti4: molto giova e mai quel dente non ti dorràe5. [48] 50. Item bolle l’ysapo indell’aceto e di questo aceto fomenta lo dente che duole: e tosto va via lo dolore. [49] 511. Item la decossione dele fronde del tramarino tolle2 lo dolore dei denti. [51] 52. Item la radice del cinquefoglio1 tolle lo dolore dei denti2. [50] 531. Item la polvere facta delli denti2 del cane3, posta in sulli denti, tolle via4 lo dolore delli denti5. [52] 54. Item se llo dente si toccheràe col lacte del cane1, incontenente cade. [53] 551. Item lo celabro dela pernice, posto indel dente cavo, ronpelo e tolle via2 lo dolore. [54] 561. Item l’acqua2 overo lo vino dove siano cocte le fronde del prungnio overo la bucchia dela radice sua, tiella in bocca e lavatine3 la bocca ispesso; difende li denti e le gengie e la lucqula e tucta la bocca da ongnie male. [55]

49. 1 om. F8 S4 Da 49 a 53 om. MON . 2 lo luogo del dente dolente] F3 WAS lo dente che duole VAT. 3 la] om. F3 WAS . 4 scavasti] divelgesti F3 WAS . 5 non ti dorràe] non arà dolore F3 WAS . 51. 1 om. F8 WAS .

2 tolle] leva via F3 S4 .

52. 1 cinquefoglio] F3 F8 S4 WAS foglio VAT.

2 dei denti] VAT F8 del dente F3 .

53. 1 Da 49 a 53 om. MON . 2 delli denti] F3 F8 S4 WAS del dente VAT. 3 del cane] delli cani F3 F8 S4 WAS . 4 tolle via] caccia F3 F8 tolle WAS . 5 delli denti] F3 WAS del dente F8 om. VAT. 54. 1 del cane] F3 S4 WAS della cagna F8 MON om. VAT. 55. 1 om. S4 . 56. 1 om. MON .

2 via] om. F3 F8 MON WAS . 2 l’acqua] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

3 lavatine] lavane F3 F8 S4 WAS .

4.6 Testo critico

263

571. Item lo succhio dela radice del pelcedano hovero lo succhio dela dicta erba, messo indel pertuso del dente, non v’arà pió dolore. [56] 581. Item la ruta, cocta indel vino e in sullo dolore dela gotta enplastata, seccando l’umore2, lo dolore tosto3 tolle via4. [57] 59. Item la radice delo sparago, pesta e con lana1 posta sul dente, quel dente sensa dolore traggie. [58] 601. Item le folglia dela salvia, poste2 sul dente3, tolleno lo dolore, e li denti che tosto si magangniano per4 omori freddi confortano, che non si magangnino innanti5 da freddo6. [59] 611. Item se de pice cedrina, que grassa dicitur, n’enpierai li denti pertusati, falli ronpere e chrepare; e se per grande ora la terrai in bocca, apostucto tolle via lo dolore. [60] 62. Item la mastica mollificata1 col’albume del vuovo chrudo, aposta2, giunge insieme le fessure dele labbra. [61] 631. Item lo fegato del pilistrello, posto sul dente che duole2, incontenente humilia lo dolore. [62]

57. 1 om. MON S4 . 58. 1 om. MON S4 . 2 seccando l’umore] F3 F8 WAS secando VAT. 3 lo dolore tosto] tosto lo dolore F3 F8 . 4 tolle via] om. F3 va via lo dolore WAS via] om. F8 . 59. 1 con lana] F3 MON S4 om. F8 colata VAT WAS . 60. 1 om. MON . 2 poste] F3 F8 WAS posta S4 e posto VAT. 3 dente] dente dolente F3 F8 S4 WAS . 4 per] di F3 F8 S4 WAS . 5 innanti] d’allora inanzi F8 WAS . 6 che non si magangnino innanti da freddo] F3 S4 WAS e no· lli lassa magangniare innansi VAT. 61. 1 om. F8 MON S4 . 62. 1 mollificata] F3 F8 MON S4 WAS mollifica VAT. 2 aposta] F3 F8 MON S4 WAS possa VAT. 63. 1 om. F8 S4 .

2 che duole] dolente F3 MON WAS .

264

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

641. Item li capelli dell’omo arsi messciali coll’olglio roçato e questa confessione mecte indell’orecchio: arà humiliare2 lo dolore del dente3. [63] 651. Item la polvere del corallo rosso polla2 indel pertuso del dente: e3 cade lo dente. [64] 661. Item la radice dell’appo, portata a collo, humilia lo dolore delli denti2. [65] 671. Item lo succhio dell’ellera terrangniola, messo indell’orecchio da quella parte ov’è lo dolore, este2 meravilliosa cosa3. [66] 681. Item se lli denti si lavrano cola decossione dela radice bedegar, li denti si fermano e le gingie corrose sanano2. [67] 691. Item la polvere del corallo apposta est forte buona per confortare le gingie. [69] 701. Item la decossione2 delle balaustie, cioè delli3 fiori deli melengrani, overo la polvere posta, fa quel medesmo. [68] 711. Item mastica a digiuno la mastica2: tolle lo dolore deli denti3. [70] 64. 1 om. MON S4 . 2 arà humiliare] F3 avrà humiltà F8 rahumilia VAT humilierà WAS . 3 lo dolore del dente] VAT F8 lo dente dolente F3 WAS . 65. 1 om. S4 .

2 polla] F3 F8 MON WAS messa VAT.

66. 1 om. MON .

3 e] F3 F8 MON WAS om. VAT.

2 delli denti] F3 F8 WAS del dente S4 om. VAT.

67. 1 om. S4 . 2 este] F3 F8 MON WAS tolle via lo dolore ed este VAT. F8 MON ; meravigliosamente è buona medicina WAS . 68. 1 om. MON S4 .

3 cosa] medicina F3

2 corrose sanano] F3 F8 WAS corrocte sana VAT.

69. 1 om. S4 VAT. 70. 1 om. MON S4 . om. VAT.

2 decossione] cocitura WAS . 3 delle balaustie, cioè delli] F3 F8 WAS

71. 1 om. MON . 2 mastica a digiuno la mastica] la mastica masticata a digiuno F3 F8 S4 WAS . 3 tolle lo dolore deli denti] lo dolore delli denti tolle vero è (vero è om. WAS) F3 F8 S4 WAS .

4.6 Testo critico

265

721. Item2 lo lengnio del frasso aguto aceso, quando arde, pollo3 al dente cavato, pieno in prima lo pertuso4 di triaca; molto vale. [74] 73. Item lo corpo dela rana, ispesialmente la grassa posta sul dente, lievemente ne -l caccia fuore, perciò che lli cani che nne mangiano cadeno loro tucti li denti1. [75] 741. Item la radice del millefollio, masticata2 a digiuno, tolle lo dolore dei denti. [71] 751. Item2 frega ali3 denti e ale gengie la4 cennere deli denti del dalfino e col dente del dalfino tocca li denti: tolle lo dolore5. [76]

XXII. Medicine a ristringere lo sangue del naso e cure [XII. De fluxu sanguinis narium] 1. Lo1 succhio dela merda2 del porco, premuto3 indele nare del naso, stringe lo sangue. [1]4 2. Item guarda che la correggia né altro istringa lo corpo delo ’nfermo ch’esscie1 lo sangue e tengnia la mano piena d’erba sanguinaria2, overo borsa pasto-

72. 1 om. F8 MON S4 . 2 Item] F3 WAS Item pilglia VAT. VAT. 4 lo pertuso] F3 WAS lo dente VAT.

3 quando arde pollo] F3 WAS posto

73. 1 Perciò che lli cani che nne mangiano cadeno loro tucti li denti] e cadeno li denti alli cani e al’autri animali che manducano (mangiano F8 MON S4) le rane F3 F8 MON S4 WAS . 74. 1 om. MON .

2 masticata] F3 F8 S4 WAS mastica VAT.

75. 1 om. MON . 2 Item] et WAS . 3 ali] li F3 F8 WAS . 4 la] colla F3 F8 MON S4 WAS . 5 e col dente del dalfino tocca li denti tolle lo dolore] fa prode uvero toccane li denti dolenti colli denti del dalfino F3 F8 S4 WAS . 1.

1 lo] F3 F8 S4 WAS e llo MON om. VAT. 2 merda] sterco F8 . 3 premuto] F3 F8 MON S4 WAS premuto e messo VAT. 4 MON add.: Item lo succhio dell’orticha messo nelle nare del naso fa uscire lo sangue, lo sangue, e ungnene la fronte fa stangnare e ristringnere.

2.

1 ch’esscie] a cui escie F3 MON WAS . WAS sanguinario VAT.

2 sanguinaria] F3 sanguinea MON sanguinaia S4

266

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

ris3, dinanti dalgli occhi e4 afficto5 lo ’nfermo là pogna mente; solamente ponendo la mente6, ritiene lo sangue7. [2] 3. Item la polvore dela fava monda dei gussci1, inposta, ritiene lo sangue e anco dela ferita2. [4] 41. Item lo succhio dela morella2 pollo in sul fegato, se lo sangue esscie dala nara ricta; e se lli esscie dala nara manca, pollo3 in sula spiena4 e così stangnierà5 lo sangue del naso. [3] 5. Item pone in sulla ferita la fava1 dimeçata: sana e lo sangue ristringe2. [5] 61. Item le pietre frigide, poste sulle tempie e legate bene, ritiene lo sangue2. [6] 71. Item lo succhio del’ortica2, messo indel naso3, fa scire lo sangue; e a ungere4 la fronte, fa stangniare5 e ristringere6 lo sangue7. [8]

2.

3 overo borsa pastoris] sive virga pastoris F3 overo virgha pastoris MON overo bursa pastoris sive virga pastoris S4 WAS . 4 e] F3 MON S4 om. VAT. 5 afficto] fiso MON ficto WAS . 6 là pogna mente solamente ponendo la mente] F3 MON WAS vi pongna mente solamente quel por mente S4 la tengnia mente VAT. 7 ch’esscie lo sangue ... ritiene lo sangue] om. F8 .

3.

1 dei gussci] del gusscio F3 F8 MON S4 WAS . 2 dela ferita] delle ferite MON WAS dela farina S4 .

4.

1 om. MON S4 . 2 morella] F3 F8 WAS merolla del cavallo VAT. 3 pollo] VAT F8 pone questo succhio della morella F3 WAS . 4 spiena] F3 WAS minsa VAT. 5 stangnierà] fa stringe F3 F8 fa stringere WAS .

5.

1 la fava] F3 F8 MON S4 WAS lana VAT. 2 sana e lo sangue ristringe] F3 F8 MON WAS e stringe lo sangue S4 stangnia lo sangue VAT.

6.

1 om. S4 . 2 lo sangue] lo sangue che corre del naso F3 F8 lo sangue ch’escie dal naso (supra lin.) MON WAS .

7.

1 om. MON che ha eraso: lo sangue e ungnine la fronte fa stangnare e ristringnere. 2 ortica] F3 F8 S4 WAS ortiche VAT. 3 indel naso] indelle nari del naso F3 F8 S4 WAS . 4 a ungere] ungene F3 WAS unge F8 . 5 stangniare] F3 F8 S4 WAS stangniare lo sangue VAT. 6 ristringere] F3 F8 stringere S4 WAS ristringe VAT. 7 lo sangue] om. F3 F8 WAS .

4.6 Testo critico

267

8. Item lo millefolglio, odorato overo bevuto, ristringe lo sangue e, a mecterlo1 indel naso, sì ffa isscire lo sangue2. [9] 91. Item la pietra del diaspido2, portata e posta sul naso3, fa stangniare4 lo sangue. [10] 10. Item la cennere dela folglia, dele radice dela ruta, suffiato1 indele nare del naso2, meravigliosamente ristringe lo sangue3. [11] 11. Item quel medesmo sangue1 ch’esscie2, arso e polverissato, messo indel naso, fortissimamente ristringe lo sangue e le ferite salda. [12] 121. Item se llo sangue esscie dala nara manca, pone la ventosa in sulla spiena2. E se lli esscie dala ricta3, polla4 sul 5 fegato. E ala femmina per questa medesma ragione la pone sulle puppule; s’escie lo sangue dala nara ritta, pone la ventosa ala6 pupula ricta; e s’esscie dala manca7, polla ala pupula manca8. [13] 131. Item ala femmina2 pone la stoppa, infussa indell’albume del vuovo, sopra la puppula da quello lato là und’esscie lo sangue del naso3 col succhio dela morella4. [14]

8.

1 a mecterlo] VAT messo F3 F8 MON S4 WAS . 2 sì ffa isscire lo sangue] lo fa uscire MON fa scire lo sangue F3 F8 S4 lo fa scire WAS .

9.

1 om. MON . 2 diaspido] iaspidis F3 F8 dela diaspide S4 ispide WAS . 3 portata e posta sul naso] F3 F8 S4 WAS portala VAT. 4 fa stangniare] ritiene F3 F8 S4 WAS .

10. 1 suffiato] insuflato F3 F8 messo MON WAS soffiata S4 . 2 del naso] om. F3 F8 MON WAS nel naso S4 . 3 meravigliosamente ristringe lo sangue] F3 F8 MON S4 WAS molto vale VAT. 11. 1 medesmo sangue] medesmo sangue dello ’nfermo F3 F8 S4 WAS medesimo dello ’nfermo MON . 2 esscie] escie del naso F3 F8 MON WAS om. S4 . 12. 1 om. F8 MON . 2 spiena] F3 S4 WAS milsa VAT. 3 dala ricta] destra nara F3 nasca ritta S4 . 4 polla] pone la ventosa F3 S4 WAS . 5 sul] sopra lo F3 WAS . 6 ala] sula F3 S4 WAS . 7 dala manca] dal lato sinistro F3 dala nara manca S4 . 8 polla ala pupula manca] pone la ventosa sulla pupula sinestra F3 S4 ; ricta e s’esscie dala manca, polla ala pupula manca] sinistra WAS . 13. 1 om. MON . 2 ala femmina] VAT WAS ale femine F3 F8 S4 . 3 lato là und’esscie lo sangue del naso] lato che lo sangue escie del naso F3 lato ch’esce lo sangue F8 S4 lato che escie lo sangue del naso WAS . 4 morella] VAT F8 morelle F3 WAS mora S4 .

268

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

141. Item emplastra li cugloni2 coll’argilla3 e col’aceto e col’albume del vuovo4; istangnia incontenente5. [15] 15. Item lo ’nfermo giaccia riverto, nudo tucto1, e gictali in sulla faccia l’acqua fredda meschiata2 coll’aceto; e questo este cosa segreta. [16] 16. Item infonde li peli dela lievra indell’acqua e del’aceto e mettelo indel naso; este1 meravilliosa medicina. [17]2 17. Item lo sangue dela vacca, posto in sulla ferita, incontenente ristringe lo sangue1; ed io dico che pió vale arso e postovilo. [18] 18. Item la cennere del corno dela vacca, postovi1, tosto ristringe lo sangue. [19] 191. Item la polvere facta del’ongosto cola polvere2 dela radice della felce, posta3 sulla ferita, ristringe lo sangue e la ferita sana. [20] 201. Item la cennere2 dela rana arsa indela pingniata nuova, bene coperchiata, hongnia fluxo3 di sangue ristringe e dele ferite, e salda4 le vene e l’artarie, e sana le conbustione5. [21]

14. 1 om. S4 . 2 li cugloni] F3 F8 MON om. VAT WAS . 3 coll’argilla] F3 F8 MON WAS cola terra argillia VAT. 4 col’albume del vuovo] coll’albume mestati insieme F3 F8 MON WAS . 5 istangnia incontenente] incontenente fa prode F3 F8 MON WAS . 15. 1 giaccia riverto nudo tucto] F3 F8 S4 rivescio ingnudo MON giaccia nudo e stia riverto VAT giaccia riverto nudo WAS . 2 meschiata] mesta F3 F8 S4 WAS mescolata MON . 16. 1 este] e è F3 F8 S4 ond’è MON e est WAS . ferite.

2 VAT add. rubrica: A stagnare lo sangue dele

17. 1 sangue] F3 F8 MON S4 WAS sangue dela ferita VAT. 18. 1 postovi] F3 F8 MON WAS S4 e ponvilo VAT. 19. 1 om. MON .

2 polvere] F3 F8 S4 polvere facta VAT.

3 posta] e posta F3 F8 S4 WAS .

20. 1 om. MON . 2 la cennere] la radice F3 WAS . 3 fluxo] iscimento WAS . 4 e salda] F3 F8 S4 WAS sana VAT. 5 conbustione] VAT F8 arsioni F3 arsure S4 arsone WAS .

4.6 Testo critico

269

211. Item lo sangue del tordo2 e dela pernice e dela tortula e del colonbo, posto in sulla ferita che mecta sangue, salutevilemente sana. [22] 22. Item l’orina dell’omo, inplastata cola cennere dela vite, ristringe lo sangue ch’esscie dela ferita. [23] 231. Item la cennere del feltro2, arso cola polvore delo ’ncenso, mescolato, e insuflato indel naso3, ristringe bene lo sangue. [24] 24. Item mastuca la radice dell’ortica1 tanto che lla possi ingioctire: sensa dubbio ristringe lo sangue. [25] 25. Item mastica la pervinca e fa stangniare lo sangue incontenente1; se lla terrai in bocca, non potrai perdere sangue. [26] 26. Item la polvere dela rasura dela caudaia overo dela padella dal lato di fuore meschialo1 col succhio del’ortica, messo2 indel naso, incontenente ritiene3 lo sangue. [27] 271. Item lo gesso2 arso coli peli dela lievra, pesto e inplastato col’albume del’uovo, ristringe lo sangue e anco del’arteria. [28] 281. Item una erba che ssi chiama2 volgaremente cardella, pesta3 e posta su anburo4 le5 puppule, lo sangue ristringe da qualunqua parte6 esscie. E questa

21. 1 om. S4 .

2 tordo] toro MON WAS .

23. 1 om. S4 . WAS .

2 feltro] F3 F8 MON WAS freltro VAT. 3 indel naso] indelle nare F3 F8 MON

24. 1 dell’ortica] F3 F8 MON S4 WAS dela ruta VAT. 25. 1 incontenente] F3 F8 S4 adesso MON WAS Item VAT. 26. 1 meschialo] mesto F3 F8 S4 messchio MON mesta WAS . WAS . 3 ritiene] F3 MON S4 WAS ristagna F8 tiene VAT. 27. 1 om. F8 MON .

2 messo] e messo F3 F8 MON S4

2 gesso] F3 S4 WAS gelso VAT.

28. 1 om. S4 . 2 che ssi chiama] la quale si dice F8 MON WAS . 3 pesta] pestata F3 F8 MON WAS . 4 anburo] amendue MON . 5 le] om. F3 F8 WAS . 6 parte] luogo F3 F8 WAS lato MON .

270

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

este un’erba c’à lo ganbo suo quadrato e cavo7 dentro e le suoe fronde sono8 un pogo ispinose e molle; e quando la ronpi, mecte fuora9 molto lacte. [29] 291. Item la cennere dela rana arsa, posta sul luogo unde esscie lo sangue, incontenente ristringe lo sangue. [30] 301. Item la merda fresca del porco salvatico2 este propia medicina contra lo flusxo3 di sangue del naso4. [31] 311. Item lo succhio dela merda2 dell’acino fresca3, messa indele nare overo indele ferite4, ristringe lo sangue e5 dele vene e del’artarie; apostucto libera e costringe. [32] 32. Item lo succhio pentafilon, cioè del cinquefoglio1, bevuto usia unto, meravilliosamente ristringe2 lo sangue. [33] 331. Item la cennere dela piuma2 della gallina, soffiata3 indel naso, ristringe lo sangue. [34]4

28. 7 quadrato et cavo] F3 F8 MON WAS quadro e cavato VAT. WAS . 9 mecte fuora] F3 F8 MON WAS fa VAT.

8 sono] àve F3 F8 MON

29. 1 om. F8 MON S4 . 30. 1 om. F8 MON S4 . 2 la merda fresca del porco salvatico] la merda del porco salvatico fresca F3 WAS . 3 contra lo fluxo] F3 a ongnia flusxo VAT ; lo fluxo] lo scimento WAS . 4 del naso] F3 WAS om. VAT. 31. 1 om. MON . 2 merda] stercho F8 . 3 fresca] ricente F3 F8 S4 WAS . indella ferita F3 F8 S4 WAS . 5 e] e ancho F3 F8 S4 WAS .

4 indele ferite]

32. 1 lo succhio pentafilon, cioè del (del om. S4) cinquefoglio] F3 F8 S4 WAS lo succhio del cinquefolio MON lo succhio pentafiloi quinquefolium ciò este del cinquefolglio VAT. 2 ristringe] stringe F3 F8 WAS . 33. 1 om. MON . 2 piuma] penna S4 . 3 soffiata] insuflato F3 F8 WAS soffiato S4 . 4 MON add.: Item tolli l’alto castollo e mettilo tra ddue testi nuovi caldi e fanne polvere e questa polvere poni sulla fedita e ristaura lo sangue.

271

4.6 Testo critico

XXIII. Contra la ’nfertà dela lingua [XIII. De paralisi lingue] 1 1. Item, se la lingua tostamente si disstorce, fa gargarismo del vino ove sia cocta la ruta, la salvia1 e ’l pilletro, e caldo lo gargariça2; e fa prode3. [1] 21. Item pone indela bocca e2 socto la lingua queste pirole: pillia castoreo3, piretro e4 radice pionie, e mesta insieme cola triaca magna5; molto vale. [2] 31. Item ungie coll’olglio del giunipero2, overo qum aragon, martianton, per eguale parte, aquatis qum castoreo, e piletro; e vale in ongnia paralisi3 d’omori freddi. [3] 4. Item bolle la ruta, pilletro, salvia1, cenamo, senape e sale2 indell’olglio tanto che torni al meçço e ungene; e3 fa prode. [4] 51. Item, se lo nervo che muove la lingua2 s’inpedisscie, fa uno inpiastro sullo cipesso di sopra, unde lo dicto nerbo nasscie, di cera3 e di4 pece e di5 olglio antico6 e issciungia d’orso e di merda di colonbo e di caucina viva e di sterco7 d’omo e di castoreo e di piletro. [5] 61. Item, se danna2 lo nerbo sensibile, pone lo ’npiastro dirieto dal capo, inperciò che quinde nasscie lo male; e ss’è altro lo3 nascimento dela malatia4, pone

XXIII.

1 Cap. om. MON .

1.

1 la ruta la salvia] la salvia ruta F3 S4 WAS . 2 e caldo lo gargariça] F3 S4 WAS e sia caudo lo gargarismo VAT. 3 fa gargarismo del vino ... fa prode] om. F8 .

2.

1 om. F8 . 2 e] F3 S4 WAS om. VAT. 3 castoreo] lo castoro F3 S4 lo castorio WAS . om. F3 S4 WAS . 5 magna] F3 S4 WAS e mangia VAT.

3.

1 om. F8 S4 . 2 coll’olglio del giunipero] coll’oglio che dicto è di sopra uvero coll’oglio del’iunipero (ginepro WAS) F3 WAS . 3 paralisi] F3 WAS parloeçim VAT.

4.

1 salvia] la salvia F3 F8 S4 WAS . 2 e sale] F3 F8 S4 WAS sale e quoce VAT. F3 F8 S4 WAS .

5.

1 om. F8 . 2 che muove la lingua] F3 S4 dela lingua ciò este quello che la muove VAT. 3 di cera] F3 S4 WAS pilglia cera VAT. 4 di] om. VAT. 5 di] om. VAT. 6 antico] vieto S4 . 7 sterco] merda F3 S4 WAS .

6.

1 om. F8 . 2 danna] si danna F3 S4 WAS . tia] malitia WAS .

4 e]

3 e] vale e

3 è altro lo] altro è lo F3 S4 WAS .

4 mala-

272

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

lo ’mpiastro altro, ma none in sul membro infermo; e queste cose fa come dicto è infine a qui5. [6] 7. Item, se la lingua enfia, menavi1 suso lo çaffino electo, imperciò che la infiasone tolle2. [7] 8. Item, se la luqula cade troppo in sulla lingua1, tolleli sangue, s’abbiçognia, e poi fa2 gargarismo d’acqua3 e d’aceto che vi sia cocto4 le balaustie5 e canfara e gladium e altre cose similliante a queste. [8] 9. Item fa polvere del pepe e acachia1 e pone in sulla lucqula col dito grosso, coll’ungnia2; e questo dico io. [9] 101. Item alo male della lucqula, enpie una meçça testa2 di noce di pece e di galbano e d’oppopanaco, e pone questa confessionem cauda sulla fontanella del collo dipo llo cipesso; e3 molto vale e traggie4 a ssei la lucqula; ma mellio est l’altra meitade5 dela noce piena di questa confessione, che dicta este di sopra6, posta in sul capo raso, usia meza testa d’uovo7 piena dela dicta8 confessione e posta sul capo. [10] 11. Item quoce l’uovo bene1 e assai, e caldissimo2 lo fende3 per meço col coltello4, e la parte voita5 polla in sul capo raso6; questo dico io. [11] 6.

5 come dicto è infine a (fin S4) qui] F3 S4 come dico io VAT.

7.

1 menavi] F3 F8 S4 WAS fregavi VAT. 2 imperciò che la infiasone tolle] F3 F8 S4 WAS e tolle l’enfiassione VAT.

8.

1 cade troppo in sulla lingua] cade sulla lingua troppo F3 F8 S4 WAS . 2 fa] si faciano F3 WAS faccia F8 si faccia S4 . 3 d’acqua] con acqua F3 F8 S4 WAS . 4 sia cocto] siano cocte F3 F8 WAS . 5 che vi sia cocto le balaustie] dove sieno cotti li fiori dei melagrani S4 .

9.

1 acachia] F3 F8 S4 WAS casiam VAT. 2 col dito grosso coll’ungnia] col’ungnia del dito grosso S4 .

10. 1 Da 10 a 14 om. F8 . 2 testa] testa cioè guscio S4 . 3 e] om. F3 S4 WAS . 4 traggie] tragendo F3 WAS . 5 meitade] medicina WAS . 6 che dicta este di sopra] om. S4 ; di sopra] om. F3 WAS . 7 usia meza testa d’uovo] F3 WAS osia uno mezzo guscio di ovo S4 overo meço qusscio di vuovo VAT. 8 dela dicta] di questa F3 WAS di essa S4 . 11. 1 l’uovo bene] F3 S4 WAS bene l’uovo VAT. 2 e assai e caldissimo] F3 S4 WAS om. VAT. 3 lo fende] F3 S4 WAS e partelo VAT. 4 col coltello] F3 S4 WAS om. VAT. 5 e la parte voita] F3 S4 WAS e la meitade e la meitade che rimane voita VAT. 6 raso] F3 S4 WAS raso ben caudo vale molto VAT.

4.6 Testo critico

273

12. Item1 tucto l’uovo2 bene cocto, gittato via lo guscio, premuto un pogo3, pollo sul capo raso. [12] 13. Item mescola insieme gumi rute, seme senapis, incenso, e pece, e opoponacum, galbanum, e pesta1 insieme queste cose caude, pone in cronico morbo2; e questo dico io3. [13] 141. Item lo calterio coll’oro este la deretana medicina. [14] 15. Item arde le radice dei cauli e fanne cennere e questa cennere pone ala lucqula, e falla tornare suso, diseccando li umori1. [15]

XXIV. Medicine ala postema e altre infermitade dela gola e cura. [XIV. De squinantia] 1 1. Ala quinansia in prima tolle sangue alo ’nfermo dela vena del capo indel braccio ed assai, e possa dele vene di socto la lingua e sottilemente con1 grande ingengnio; e possa usa gargarismi ripercossivi dentro e di fuore usa vaporattivi; acciò che la materia si disolva ed escane fuore per fummi e per sudore, fa questo gargarismo: pillia lo succhio deli covali che àno le granella rosse overo la morella, la quale si trova suli monti ispesse fiate, e in questo succhio fa bollire le lenticchie col mele indela2 cocitura dei fiori dei melengrani3, e acathia, ypoquistidos; e questo dico io4. [1, 2]

12. 1 Item] F3 S4 WAS Item prende VAT. 2 l’uovo] F3 S4 WAS uno vuovo VAT. 3 gittato via lo guscio, premuto un pogo] F3 S4 WAS e premuto tolto via lo gusscio e VAT. 13. 1 pesta] pesti S4 WAS . 2 pone in cronico morbo] F3 S4 WAS e pone VAT. dico io] F3 S4 WAS ed è provato VAT.

3 e questo

14. 1 Da 10 a 14 om. F8 . 15. 1 e falla tornare suso diseccando li umori] F3 F8 S4 WAS sì lli disecca li omori e falla tornare insuso VAT. XXIV. 1.

1 Cap. om. MON .

1 con] e con F3 F8 S4 WAS . 2 indela] dela F3 S4 WAS . 3 melengrani] melengrani et balaustie sono decti per lectera F3 WAS melagrani che sono detti balauste per lettera S4 . 4 che la materia si disolva ... e questo dico io] om. F8 .

274

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

21. Item dala parte di fuore fa inpiastro d’asenthio e di beneveschio e di seme di lino e di fienogreco e d’altre cose simile a queste; e queste caude siano poste in sul collo. [3] 31. Item la polvere dela merda del cane soffiala2 dentro indela gola con uno cannello e di sopra lo ’npiastro, inperciò che meravilliosamente vi giova. [4] 4. Item pesta la cipolla e lo succhio del lilio e lo levame del grano e li fichi secchi, e distenpera queste cose col lacte dela porca1; e questo, cocto e gargariçato, per la sua propietà ronpe la2 postema3. [5] 51. Item le chiocciule, le quale si trovano appiccate alli albori, emplastate2, sopra tucte le cose vi valgliano alla squinantia ad romperla3 ed a maturalla. [6] 6. Item l’ysopo cocto indell’aceto e possa lo gargariza1 e manda via la lucula, e magiormente se lo suo fiore di questo ysopo fi pulverizato e posto col dito sulla lucula2. [7] 7. Item1 fa poltilglia dela farina dela saggina ben molle coll’aceto, indel quale aceto sia cocta la ruta, e2 apreli la bocca e dallili a inghiottire; falli tornare la paraula, se ll’à perduta; ed este di grande vertude. [9] 8. Item polli la ventosa sul capo raso e1 traggie a ssei la lucqula e lievala in suso; e questo feci io. [8] 2.

1 om. F8 .

3.

1 om. F8 .

4.

1 dela porca] del porco F3 F8 S4 WAS . 2 la] quello F3 quella S4 WAS . questo apostemamento F8 .

5.

1 om. S4 . 2 emplastate] inpiastrate F3 WAS . 3 alla squinantia ad romperla] F3 F8 WAS e a ronpere la quillensia VAT.

6.

1 lo gargariza] F3 F8 S4 (om. lo) WAS lo gargarismo VAT. 2 e manda via la lucula e magiormente se lo suo fiore di questo ysopo fi pulverizato e posto col dito sulla lucula] F3 F8 S4 WAS e manda via e la lucqula fa tornare suso magioremente e se pilgli lo suo fiore fanne polvere e ponne ala lucqula col dito e si lla guarisscie VAT.

7.

1 Item] F3 F8 S4 WAS Item ala qsquilensia VAT.

8.

1 e] F3 F8 S4 WAS si VAT.

2 soffiala] insufla F3 WAS soffiata S4 . 3 la postema]

2 e] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

4.6 Testo critico

275

91. Item la cennere dela radice dei cauli2 la lucqula infiata disecca e falla levare in suso. [10] 101. Item la radice dela celidonia pestata e bollita indel vino e fa gargarismo di questo vino2: disecca la lucqula e purga lo capo. [11] 111. Item diamoron e aceto mesto2 insieme e caudo lo gargariza3, incontenente disecca la lucqula e consumma la flemma4; questi lo5 dice: diamoron sopra omnia aiuta a6 questa infermitade. [12] 12. Item la radice1 deli cauli da ponere2 e polli al collo dello3 ’nfermo: tucte ’nfermitade dela lucqula tolle via. [13] 131. Item inpiastra la2 merda del cane e dell’omo e del fele del toro: molto vale ala quilensia. [14] 14. Item fa gargarismo dela cocitura dei fichi1 secchi e dela merda2 del cane: tosto3 apre la postema4. [15] 15. Item udicti da molti medici li quali provano questa medicina che lla verminaca, pesta1 e cauda emplastata2, sanò molti homini disperati e abandonati che aviano questa isquillensia, overo postema. [16]

9.

1 om. F8 S4 .

10. 1 om. F8 .

2 dei cauli] om. F3 WAS .

2 fa gargarismo di questo vino] di questo vino fa gargarisma e F3 S4 WAS .

11. 1 om. F8 . 2 mesto] mesta F3 WAS . 3 gargariza] F3 S4 WAS gargarismo VAT. 4 la flemma] F3 S4 WAS la rema e la frema VAT. 5 questi lo] questo F3 WAS . 6 a] om. F3 S4 WAS . 12. 1 la radice] VAT WAS le radici F3 S4 . 2 da ponere] da porre che si divelgano (divelveno WAS) et possa non si pognano F3 F8 S4 WAS . 3 dello] VAT F3 WAS allo F8 S4 . 13. 1 om. F8 .

2 inpiastra la] fa inpiastro dela F3 S4 WAS .

14. 1 fichi] finocchi F3 F8 WAS . 2 merda] sterco F8 . postema] la postema la postema F3 . 15. 1 pesta] pestata F3 F8 S4 WAS .

3 tosto] e tosto F3 S4 WAS .

2 emplastata] inpiastrata F3 F8 S4 WAS .

4 la

276

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

16. Item disse Dias. che questa verminaca, pesta e legata1 sulla enfiassione2, sana e apre e spargie3. [17] 171. Item li fiori2 oquli bovis, ch’è un’erba, manicata3 d’ongni tenpo, non lassa nassciere questa postema4. [18] 18. Item la terra del nido dele rondine, enplastata1 sulla infiassione dela gola e dele puppule, falle disolvere e dileguare2. [19] 191. Item li fiori deli melengrani e la canfara pesta, e posta2 questa polvere sulla lucqula, ed este buona medicina per fare tornare in su la lucqula. [20] 201. Item la polvere dela galla e del sale armoniaco est anco buona medicina a2 llevare in su la lucqula. [21] 21. Item questa medicina est provata ala lucqula1: pilglia una meçça libra di seme di rose e unce quactro di succhio barbe ircine, e quocele indel mele e indel vino, e fa gargarismo. [22] 22. Item alla squillensia pericolosa arde le mingniacte vecchie indella pingniata rossa, e la polvere mescola col mele, e cola1 penna ungie la gola dentro. [23] 231. Item lo tollere sangue delle vene2 di socto ala lingua tosto3 guarisscie la squilensia, ciò est la postema dela gola. [?] 16. 1 e legata] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 2 enfiassione] enfiassione posta VAT. 3 sana e apre e spargie] sanali e apreli e spargeli sanali F3 sanagli e apreli e spargeli F8 e spargeli e apreli S4 sanali e apreli e spargeli WAS . 17. 1 om. S4 . 2 li fiori] lo fiore F3 F8 WAS . 3 manicata] VAT WAS manicato F3 F8 . stema] apostema che si chiama squinantia F3 F8 WAS .

4 po-

18. 1 enplastata] inpiastrata F3 F8 S4 WAS . 2 dileguare] dileguare queste infiasioni F3 F8 S4 WAS . 19. 1 om. F8 .

2 posta] posta a F3 om. S4 .

20. 1 om. F8 S4 .

2 a] et F3 .

21. 1 ala lucqula] om. WAS . 22. 1 cola] con una F3 F8 S4 WAS . 23. 1 om. F8 .

2 delle vene] F3 S4 WAS om. VAT.

3 tosto] molto tosto F3 S4 WAS .

277

4.6 Testo critico

24. Item qua[n]do omo1 est in pericolo di morte per2 questa postema, tolleli sangue intra le spalle3 cole ventose; molto fanno menimare la materia e traggie a ssei li omori dela postema4. [24] 25. Item avolgie intorno ala gola1 di lana sucida infussa indela dicossione dell’ysopo e olglio d’uliva2. [25] 26. Item se1 questa postema viene per cagione d’omori freddi, bolle lo martiaton indel vino forte e l’agrippa e la dialtea, e la2 stoppa involve di questa dicosione e possa ne fasscia la gola con tucto lo collo3: matura e disolve li omori. [26] 27. Item lo filo dela seta involgelo indel sangue del topo e questo filo inghiocta lo ’nfermo; e1 molto vale. [27] 281. Item quoce la merda del cane che mangi solamente ossa indel vino2, gargariççi e anco n’enplasti ala gola; molto vi3 vale. [28] 291. Item impiastra2 la gola3 colla4 merda del fancello; e vale. [29] 30. Item la merda1 dell’omo secca2, confecta col mele, qura la squilensia. [30]

24. 1 omo] om. WAS . 2 per] F3 F8 S4 WAS di VAT. 3 spalle] spalli dirieto cioè inter scapulas F3 F8 S4 WAS . 4 dela postema] di questo apostema F3 F8 S4 WAS . 25. 1 avolgie intorno ala gola] advolve (avolge S4) di fuora tucta la gola F3 F8 S4 WAS . 2 d’uliva] di ulive F3 F8 S4 . 26. 1 se] F3 S4 WAS om. VAT. 2 e la] colla F3 WAS e le F8 S4 . 3 di questa dicosione e possa ne fasscia la gola con tucto lo collo] indella decoctione e involgene la gola e tucto lo collo F3 F8 S4 WAS . 27. 1 e] om. F3 F8 S4 WAS . 28. 1 om. F8 .

2 vino] vino e questo vino F3 S4 WAS .

3 molto vi] e molto F3 WAS .

29. 1 om. F8 S4 . 2 Item impiastra] F3 WAS Item inplastra Item inplastra a VAT. gola e lo collo F3 WAS . 4 colla] F3 WAS la VAT. 30. 1 la merda] lo sterco F8 .

2 secca] facta e F3 WAS secca e S4 F8 .

3 gola]

278

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

311. Item fa di fuore al collo uno inpiastro di merda d’omo e di levame di grano e del vesco delli albori e dela cennere chimi conbusti2 e del’assiungia deli cirigrilli; e questo inpiastro matura e traggie in fuore3; e rompe la postema. [31] 321. Item guarda diligentemente che tu non usi dal lato di fuore cose ripercossive, che li omori tornino innentro; ansi uça di fuore cose atractive e maturactive e dentro usa ripercossive e disoluctive2. [32] 331. Item quando lo male di questa postema chresscie, usavi cose disoluctive e dentro2 ripercossive; e quando este conpiuto di cressciere, ponvi e usa3 cose disoluctive e dentro e di fuore; e questo dico io. [32b] 34. Item la scabbiosa è1 gargariçata, bevuta, emplastata, sana la squilensia disperata; è certissima medicina. [33] 35. Item mecte1 in bocca aperta2 uno bastone, sì cche tengnia aperta la bocca3, e pone mente4 quinde o’ esse la postema5 e con uno lengnio pungente6 la ronpe7; e questo est molto8 utile ed è provato per assai medici9. [34] 361. Item a ffare levare la lucqula in suso2, lo sale caudissimo lega inn uno panno e pollo in sul capo3; molto vale. [35]

31. 1 om. F8 S4 . fuore VAT.

2 conbusti] arsi WAS .

3 tragge in fuore] F3 WAS traggie a ssei cioè in

32. 1 om. S4 . 2 Item … disoluctive] guarda ke dentro usi cose ripercussive e di fuori atractive gl’omori F8 . 33. 1 om. F8 S4 .

2 dentro] om. F3 WAS .

3 usa] F3 WAS usa le VAT.

34. 1 è] om. F8 S4 . 35. 1 mecte] pone F3 F8 WAS . 2 aperta] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 3 sicchè tengnia aperta la bocca] che non si possa chiudere F3 F8 S4 WAS . 4 pone mente] guarda F3 F8 S4 WAS . 5 quinde o esse la postema] lo luogo dell’apostema F3 F8 S4 WAS . 6 pungente] aghuzato F8 puntente WAS . 7 la ronpe] lo rompe l’apostema F3 S4 WAS . 8 molto] pió F3 F8 S4 WAS . 9 ed è provato per assai medici] e questo hanno provato più medici F8 S4 WAS . 36. 1 om. F8 . 2 levare la lucqula insuso] levare e tornare su la lucula F3 WAS tornare e levare su la lugula S4 . 3 capo] collo S4 WAS .

4.6 Testo critico

279

371. Item lo collo si cerqunda ala fiata d’alquna cosa che ppare che ssia nerbo, e così tosto come viene ala gola e2 al gosso, così tosto affoga l’omo. E ’ncomincia da lato di fuore e fa due code e queste due code si congiungeno insieme indel gosso; e quando sono congiunte, muore lo ’nfermo3. Contra questa postema la merda del cane ben bianca e secca e pesta e quocela inn una pingniata nuova col vino forte, infine4 a tanto ch’este ben preso insieme, e poi lo pone5 caudo per tucto lo collo e legavili e tolleli sangue dele vene socto la lingua e incontenente guarrà; e questo dico io. Experimento6. [?]

XXV. Medicine ale ’nfermità del pecto e cure [XV. De egritudinibus pectoris] 11. La gomma2 deli ceragi, disoluta3 col vino e dato a bere, humilia l’artarie del pecto molto bene, le quale sono aspre. [1] 2. Item l’avellane peste, arrostite1 e dato a bere2 col mulsa3, tolleno la fatica dell’antica tossa. [2] 3. Item contra l’antico distillare dela rema e contra lo pericolo dela postemassione del polmone, rade1 lo capo, ponvi suso2 questo inpiastro facto di seme di senape e di cipolle: e la codenna farà vesciche e la rema diseccheràe3. [3] 4. Item la seme del’orbaco bolle indell’acqua e riceve lo fummo per le nare1 e per li orecchi: disecca la rema fredda2. [4]

37. 1 om. F8 Item lo collo ... muore lo ’nfermo] om. S4 . 2 e] om. F3 WAS . 3 lo ’nfermo] l’omo F3 WAS . 4 infine] F3 WAS fino che S4 insieme VAT. 5 e poi lo pone] e pollo F3 S4 WAS . 6 Experimento] om. S4 WAS . 1.

1 om. F8 . ra WAS .

2 La gomma] Piglia la gomma VAT.

3 disoluta] distenperata MON distenpe-

2.

1 peste arrostite] arrostite e peste F3 F8 MON WAS arrostite S4 . 2 a bere] om. F3 F8 MON S4 WAS . 3 mulsa] F3 S4 WAS molsa F8 MON mussa cioè coll’acqua melata VAT.

3.

1 rade] raso F3 F8 in sullo MON . 2 rade lo capo, ponvi suso] pone in sul capo WAS . 3 e la codenna farà vesciche e la rema diseccheràe] om. S4 .

4.

1 nare] nare del naso F3 F8 MON S4 WAS . secca F3 F8 MON S4 WAS .

2 disecca la rema fredda] e la reuma fredda

280

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

51. Item quando lo ’nfermo ne va a llecto, fa una stufa di laudamo e d’oncenso e posti sulla bruna2 dei carboni3 e lo fumo riceva4; nulla cosa è milgliore: la rema disecca e lo celabro conforta; ed io dico questo5. [5] 6. Item a purgare la rema del pecto1, pilglia la ruta, nabrotalo, puleggio dele prata, menta e2 lappio e fanne beveraggio col mele e bea a digiuno e quando ne vai a llecto e possa non bea3 nulla. [20] 71. Item ala tossa secca, pilglia la radice2 dell’unghia cavallina, ed este erba, e partela per3 pessi e polla sulla tegula cauda. E4 llo ’nfermo riceva lo fummo per la bocca, sì cche sudi, e stia bene coperto; e se spesse volte5 lo farai, sì guarrai6. [21] 81. Item contra la tossa fredda e humida lo vino dela cocitura del’ysapo e deli fichi secchi vale2. [alla fine del cap. add. V] 91. Item ala tossa be lo vino bianco cola cima dela branca orsina e del sangue e2 disolve e dallilo a bere. [22] 101. Item assafentida, data la sera col vuovo molle, la fredda oppillassione facta per homori freddi e grossi e vescosi rinchiusi indel polmone li apre; e li asmatici qura. [6]

5.

1 om. MON . 2 bruna] brusta F3 S4 WAS brascia F8 . 3 dei carboni] om. F3 F8 S4 WAS . 4 e lo fumo riceva] VAT F8 et lo ’nfermo riceva lo fumo F3 WAS riceva lo fumo S4 . 5 io dico questo] questo dico io S4 om. WAS .

6.

1 la rema del pecto] lo pecto F3 F8 MON S4 WAS . VAT. 3 bea] bere F3 F8 MON WAS beva S4 .

7.

1 om. MON . 2 la radice] VAT WAS le radici F3 F8 . 3 per] in S4 . 4 e] acciò che F3 F8 S4 WAS . 5 spesse volte] spesso F3 F8 S4 WAS . 6 sì guarrai] arai guarire F3 avrai a guarire F8 farà guarire S4 guarrai WAS .

8.

1 Da 8 a 13 om. F8 . 2 vale] F3 MON WAS e vale VAT.

9.

1 om. MON .

10. 1 om. MON .

2 e] vi F3 S4 WAS .

2 e] F3 F8 MON S4 WAS om.

281

4.6 Testo critico

111. Item la lissciva facta dela cennere dela guercia, disolvendo e consummando li omori, la chiusura del polmone perfectamente apre2, ispessialmente quella oppillassione3 ch’è facta per alquna venenosa4 materia. [7] 12. Item lo polmone dela volpe ispesialmente vale a quelli che gravemente lo fiato arrecano1, e anco vale a ongnia strectura di polmone. [8] 131. Item quel medesmo fa la polvere dell’osso sepie2 coll’acqua. [23] 14. Item la lingua del montone mangiata1 ispesso est utile2. [9] 151. Item la polvere dela merda del cane, polveriçata in sul feltro2 overo sul panno intinto indel mele e asungia vecchia liquefacta3, e pone questa pessa sul pecto overo in sul collo; molto fa prode ala squilensia. [10] 161. Item la seme dela senape meschiata2 coli fichi secchi grassi e dallili la sera; disolve li omori grossi e apre l’opillasione del polmone e le vie dello spirare e3 rispirare del polmone. [11] 171. Item riceve lo fummo del’orpimento per la bocca e qura l’asma deli omori vescosi. [12]

11. 1 om. MON . 2 apre] VAT apre et F3 S4 WAS . 3 oppillassione] adunanza S4 . nosa] venosa F3 .

4 vene-

12. 1 a quelli che gravemente lo fiato arrecano] anelosis cioè a quelli che gravemente arecano lo fiato F3 a quelgli che gravemente arecano lo fiato MON S4 WAS . 13. 1 om. MON Da 8 a 13 om. F8 . WAS da la sipienco VAT.

2 dell’osso sepie] F3 della seppia S4 dell’osso dele seppie

14. 1 mangiata] F3 F8 MON WAS mangia S4 mangiarla VAT. 2 est utile] fa prode MON utile a quei ke malagevolmente arekano lo fiato e ala strettura del polmone F8 . 15. 1 om. F8 MON S4 . 16. 1 om. F8 . 17. 1 om. S4 .

2 feltro] F3 ferro S4 . 3 liquefacta] F3 om. VAT distructa WAS .

2 meschiata] mestata MON S4 WAS . 3 e] om. VAT.

282

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

18. Item quando alquno homo1 sputa lo sangue, usia che lo vumichi2, dalli a bere lo succhio dela brectonica, la quale erba è chiamata lingua passarina volgaremente3, e incontenente lo4 stangnia. [13] 191. Item l’axungia dele galline2 e del porco e dell’anata e dela merolla fressca del bue3 e boturo e olio violato e mestali insieme4 e agiungevi cera5 bianca e gumma arabica, dragranti, e ffa che ssia a modo6 d’unguento e fa in prima una stufa al pecto7 di cocitura di benevisschio, infine a cche sudi; e possa unge lo pecto delo dicto unguento e pone in sul pecto la pelle vel simile cauda e nulla cosa vi fa vuopo di fare pió di fuore; e giova molto. [14] 201. Item quoce li fichi secchi e lo riquiriso col vino bianco chiaro, ma in prima enpie li fichi di seme di senape; e questo vino beia ciasquna nocte quando manduca li fichi2: hongnia chiçura3 del polmone apre, e potrà ispirare e rispirare, ciò est mectere lo fiato4 e tragiere. [15] 21. Item la comma del persico, data1 a coloro che sputano lo sangue, e2 meravilliosamente soviene e chiuçure oqulte del pecto apre3 e le ’nteriola del polmone e4 li cecchi ispurga. [16] 221. Item la polvere dele more secce est utimo e diretano rimedio2 a coloro che sangue sputano3. [17]

18. 1 homo] om. S4 . 2 usia che lo vumichi] vomica lo sangue F3 WAS o vomikelo per boka F8 o vomicha sangue MON . 3 è chiamata lingua passarina volgaremente] vulgaremente è chiamata lingua passarina F3 F8 S4 è chiamata volganamente lingua passerina MON est dicta e chiamata volgarmente lingua passarina WAS . 4 lo] om. F3 F8 MON S4 WAS . 19. 1 om. F8 MON S4 . 2 dele galline] galline F3 dela gallina WAS . 3 merolla fressca del bue] merolla del bue fresca F3 WAS . 4 insieme] insieme liquefacte F3 WAS . 5 cera] la cera F3 WAS . 6 ssia a modo] sia ad similiansa F3 WAS . 7 una stufa al pecto] al pecto una stufa F3 WAS . 20. 1 om. MON . 2 quando manduca li fichi] F3 F8 S4 WAS e mangi dei fichi VAT. ra] clausura F3 F8 WAS . 4 fiato] fiato fuore F3 WAS om. F8 . 21. 1 data] F3 F8 MON S4 WAS darai VAT. VAT. 4 e] om. F3 F8 S4 WAS .

2 e] om. F3 F8 MON WAS .

3 chiçu-

3 apre] F3 S4 WAS om.

22. 1 om. F8 . 2 utimo e diretano rimedio] ultimo rimedio e diretano MON optimo remedio S4 . 3 che sangue sputano] che sputano lo sangue F3 MON S4 WAS .

4.6 Testo critico

283

231. Item scieroppo contra omptoicam passione, che nessuno est migliore di questo, né pió utile, né pió fino: pillia ypoquistidos, e cimolee, boli armonici, acathie, corallo rosso2, sangue dragone, vel pulvis sanguinis combusto con3 aso mumie, mente, pside, e galle, balaustice, gumi arabici, draganti, sinphici, corigiole, seme arnagrosse, rosis sirici, sumac, sanguis draconis, sanguinarie, per eguale parte, dr. viii, succaro lib. iii; fae isieroppo dela cocitura del’arnogrosse; e di questo isscieroppo4 da allo ’nfermo a bere5 cola decossione citoniorum, lenticole e dele nespole; e questo vale molto emtoicis, disentiricis e a vumico e al fluxso dela mestrua e alli altri mali simillianti a questi. [18] XXVI. Medicine ala ’nfermitade che ssi dice sincopis e cure. [XVI. De sincopi e inanitione] 11. Quoce la gallina indel vagello2, e sia d’ongnie intorno ben turata, e bolla tanto che ll’acqua consummi le due parte3; e allora ne la cava e apicca la gallina ale nare del naso dello ’nfermo e dalli a bere lo brodo, indel quale brodo siano cocte queste cose le quale confortano lo quore: pilglia mace, e qubebe, hoçimum et antos, e cioè lo fiore del rosmarino, magiorana picciula e gruoco e aloe; varrà melglio; questo dico io. [1] 2. Item1 lo2 lacte caudo molto vale. [2] 31. Item lactovare lo quale riceve queste cose: limatura aurei dr. i, macis dr. ii, cubebe, spondii, rasure eberis, osso del quore2 del cervio, serici conbusti, hosimi, li fiori del rosmarino3 hovero deli fiori4 dela rosa marina, per eguale parte, dr. ii, garofali dr. i, musa, ambra, ana, dr. i, corallo bianco e rosso, ana, dr. i5,

23. 1 om. F8 MON S4 . 2 rosso] rubeo F3 WAS . 3 combusto con] om. F3 WAS . questo isscieroppo] om. WAS . 5 allo ’nfermo a bere] om. F3 WAS .

4 e di

1.

1 om. F8 S4 . 2 vagello] VAT WAS vascello F3 vasello MON . 3 turata e bolla tanto che ll’acqua consummi le due parte] turato indell’acqua tanto (om. WAS) che le due parti dell’acqua sia consunta (consumata WAS) F3 WAS turato nell’acqua tanto che ssian le due parti dell’aqua chonsummata MON .

2.

1 item] om. F8 S4 .

3.

1 om. F8 MON S4 . 2 del quore] del quore del quore VAT. 3 li fiori del rosmarino] anthos cioè lo fiore roris marini F3 WAS . 4 li fiori] lo fiore F3 WAS . 5 dr. ii garofali, dr. i musa ambra, an. dr. i corallo bianco e rosso ana dr. i] dr. ii garofali dr. i corallo bianco et rosso ana dr. i (dr. i om. WAS) musa ambra ana dr. i succari lib. I F3 WAS .

2 lo] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT.

284

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

çuccaro lib. I; questo6 lactovare conforta meravilliosamente inn ognie spesie sincopis; e io lo dico. [3] 41. Item sincopis2 fuerunt per troppo sudore overo per troppo calore3, da alo ’nfermo lo çuccaro coll’acqua e aspergeli l’acqua4 roçata per lo volto5. [4] 51. Item lo corallo molto conforta2. [5] 61. Item lengnio aloe, musco, anbra, mace, hoçimum, antos, simile2 confortano lo quore dalo veneno, difendendolo et confirmando3; queste cose sono colte e trovate dali actori4. [6]

XXVII. Medicine alo male 1 del singhiosso e cure. [XVII. De nausea e singultu] 1. Seme d’aneto amafato, e pestato e odorato, tolle via lo singhiosso e lo ructare1. [1] 2. Item la brectonica, confecta col mele e data alo ’nfermo quanto una fava, fa bene ismautire lo pasto all’omo indel ventre1; e questa medesma erba2 tolle via lo vumicare3. [2, 3]

3.

6 questo] con questo F3 .

4.

1 om. F8 MON . 2 e io lo dico. Item sincopis] om. WAS . 3 calore] caldo S4 . qua] coll’acqua F3 S4 WAS . 5 per lo volto] om. F3 S4 WAS .

5.

1 om. F8 .

6.

1 om. F8 MON S4 . 2 simile] et similia F3 WAS . 3 difendendolo et confirmando] F3 WAS difendelo e conformando VAT. 4 actori] autri F3 WAS .

XXVII.

4 l’ac-

2 conforta] conforta lo quore VAT.

1 Medicine alo male] VAT Contra lo male del F3 F8 WAS Contra MON S4 .

1.

1 e lo ructare] VAT S4 F8 lo singultum cioè sonchioco et ructactione id est lo ructare F3 e la ructagine MON e ructasione WAS .

2.

1 lo pasto all’omo indel ventre] om. VAT smaltire lo pasto S4 . 2 questa medesma erba] om. S4 ; erba] brectonica F3 MON WAS . 3 lo vumicare] lo vomico F3 F8 MON S4 WAS ; F8 S4 add.: tolle lo dolore del ventre cioè delo stomaco e tolle la tossa e li sospiri.

4.6 Testo critico

285

31. Item questa medesma erba2 tolle3 lo male4 del ventre, cioè delo stomaco5, e tolle via6 la tossa e li sospiri. [4] 4. Item lo regamo, bevuto coll’acqua cauda, incontenente tolle1 la morsura del ventre. [5] 51. Item la gomma del ceragio, disoluta col vino vieto e2 dato3 a bere, lo fastidio nauseantis stomaci tolle. [6] 61. Item l’acqua dela cocitura opii, oçimi, lo ructare delo stomaco2 tolle e costringe. [7] 71. Item l’appio acquatico, pesto coli briciuli2 del pane, enplastato dala bocca delo stomaco, tolle lo dolore delo stomaco3. [8] 81. Item lo corallo pesto, bevuto coll’acqua, lo dolore delo stomaco e del ventre aumilia continuamente. [9] 91. Item pesta lo melengrano cola scorsa2 sua e premelo e libra i del suo succhio e meçça libra3 di succhio di menta e succaro libra i e mele; e bollalo insieme tanto che diventi ispesso a modo di lactovare e danne un pogo a digiuno coll’acqua fredda; tempera4 l’appetito. [10]

3.

1 om. F8 S4 . 2 questa medesma erba] la dicta brettonicha MON . 3 tolle] tolle via F3 MON WAS . 4 male] dolore F3 MON WAS . 5 del ventre, cioè delo stomaco] dello stomaco MON WAS . 6 via] om. F3 MON WAS .

4.

1 tolle] F3 WAS tolle via MON tolle lo vumico e VAT.

5.

1 om. MON ; da 5 a 13 om. S4 ; da 5 a 12 om. WAS . F8 .

6.

1 om. F8 MON .

7.

1 om. F8 MON . 2 briciuli] pesticceri F3 . 3 enplastato dala bocca delo stomaco, tolle lo dolore delo stomaco] inpiastrato lo dolore stomaci tolle F3 .

8.

1 om. MON .

9.

1 om. F8 MON . tempera F3 .

2 vieto e] om. VAT.

3 e dato] om.

2 stomaco] stomaco cioè del ventre F3 .

2 scorsa] cortice F3 .

3 meçça libra] libr meza F3 .

4 tempera] et

286

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

101. Item lo succhio deli melengrani acetosi agri, enplastato colla farina dell’orço sullo stomaco, e lo morso del ventre2 tolle3. [11] 111. Item la radice dell’appo, cocta e bevuta overo mangiata, meravilliosamente rende l’apetito di mangiare; et probatum est. [12] 121. Item lo succhio dell’ebbio, dato col mele octo die, disolve la ’nfiassione del ventre. [14] 131. Item la radice dela matricaia e del finocchio e le fronde del’ascienso, pesto2 insieme e dato3 a bere col mele liquido cocto e dispiumato tiepido, incontenente tolle via lo vumico. [15] 14. Item la mastica col’albume del vuovo e aceto confecto1 polla sulla forca2 del pecto, sì llo conforta3 e ristringe lo vumico. [16] 151. Item lactovarium, masticato2 a digiuno e ingioctito, tolle lo dolore del ventre. [17] 16. Item l’aloe giova sopra tucte le cose alo stomaco. [18] 171. Item contra lo dolore delo stomaco per cagione d’omori freddi, pesta lo cipero e bollelo indell’olglio e inplastavelo suso caudo; ed è propia medicina2. [19]

10. 1 om. MON .

2 ventre] corpo F3 F8 . 3 tolle] tolleno F3 .

11. 1 om. MON . 12. 1 om. MON Da 5 a 12 om. WAS . 13. 1 om. F8 Da 5 a 13 om. S4 . 2 pesto] pesta F3 MON WAS .

3 dato] data F3 MON WAS .

14. 1 confecto] confecto insieme e VAT. 2 sulla forca] F3 F8 MON S4 WAS sulle forcelle VAT. 3 del pecto sì llo conforta] del pecto uvero posta sopra lo stomaco conserta F3 del pecto overo sullo stomacho conforta lo stomaco F8 MON S4 WAS . 15. 1 om. MON S4 .

2 masticato] masticato dall’omo F3 masticato da all’omo WAS .

17. 1 om. S4 . 2 ed è propia medicina] precipuum est remedium cioè propria medicina F3 F8 propria medicina est WAS .

4.6 Testo critico

287

181. Item fa inpiastro di tre unce d’oncenso e quatro di cera e meça uncia di garofali. [20]

XXVIII. Medicine ala ’nfermità 1 del polmone e cure 2 [XVIII. De lesione pulmonis] 1. Lo polmone si danna ala1 fiata per cagione di polvere, alquna2 fiata per cagione di secare3, segondo che aviene ala4 febbra aguta e dipo lla grande sete, e ala fiata per voce, e ala fiata per arsura di cose salse, le quale seccano molto5 le ’nteriola6, e ala fiata aviene per cose acetose, le quale innasprano li membri dentro. La lessione overo7 che aviene per clamore di grande voce e per fummo e per polvere e per calore8 lievemente fi sano in questo modo: dalli a bere, quando ne va a llecto9, acqua10 fredda indela quale11 sia cocto lo riquilisio con altre cose similgliante12 e coll’acqua inghiocta13 dei14 penniti; e così sta la nocte15, e la mane quando si leva16, dalli17 un pogo di pane coll’acqua e quella sete18 ispengnia. Questo dico io. E questo medesmo fa ll’acqua simplici. [1, 2] 21. Item questa polvere vi vale molto: pilglia gumma arabici, draganti, per eguale parte, unce due, olibani, ciò est incenso, unce v, e configelo insieme col mele2. [3]

18. 1 om. F8 MON S4 . XXVIII. F8 .

1 Medicine ala ’nfermità] VAT Della lesione F3 MON WAS Della infirmità S4 .

2 om.

1.

1 ala] ancuna MON . 2 alquna] et alcuna S4 . 3 alquna fiata per cagione di secare] alcuna fiata per calore desiccante F3 S4 WAS ; alcuna chagione disecante MON . 4 ala] indella F3 S4 WAS nella MON . 5 molto] troppo F3 . 6 ’nteriola] enteriora troppo MON WAS . 7 overo] om. S4 . 8 e per polvere e per calore] F3 MON S4 WAS e per colore VAT. 9 fi sano in questo modo dalli a bere quando ne va a llecto] sanano se (ma S4) quando lo ’nfermo ne va a llecto F3 MON S4 WAS . 10 acqua] li drai a bere l’acqua F3 MON S4 WAS . 11 indela quale] indell’acqua F3 la quale MON . 12 con altre cose similgliante] e le cose che sono (om. MON WAS) simiglianti a llui F3 MON S4 WAS . 13 inghiocta] inghiottita MON . 14 dei] li F3 MON S4 WAS . 15 sta la nocte] stia tucta nocte MON S4 WAS . 16 leva] VAT WAS leverà F3 MON . 17 dalli] om. MON . 18 e] om. S4 ; e quella sete] cholla sete F3 MON che la sete WAS .

2.

1 om. MON . col mele S4 .

2 configelo insieme col mele] conficiatur cum mele F3 WAS e sieno confetti

288

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XXIX. Medicine ale posteme del corpo e del pecto 1 e suoi rimedii [XIX. De pleuresi] 2 1. Contra la preresin, ciò est la postema dele coste, lo primo consiglio1 sie a tollere sangue dela vena comuna dala contraria parte dela postema, cioè se ll’àe indel lato manco, torrelo dal lato ricto, e così dal lato ricto, torrelo dal lato manco2. [1] 2. Item quando la postema est confirmata, tolleli sangue da quella parte ov’è la postema; inperciò che indel cominciamento lo fluxo deli omori si deno1 inviare2 ala contraria parte e possa primeramente è da usare sulla postema caudi ripercossivi, acciò che lo menbro si conforti e la materia che ffa la postema vada via. E sse nnon fi facto3 questo dalo ’ncominciamento, usavi cose reperqussive, partita siano4 vaporattive e5 maturactive, e dipo lla consummassione del vaporamento usavi confortative cose e maturactive. [2] 3. Intra1 le quale este molto buona vessica enea piena di decossione di camomilla e meliloti e fienogreco e ssimile2 ala prima di nessun tempo vi fare vaporassione3; inperciò che vi fa magiore atrassione d’omori quam eorum opponitio4 operatur5 contra dolorem6, inperciò che ongnia vaporactivo est atractivo dala parte dentro e ischifa tucte le cose dioretice7. Inperciò che, soctilliando l’omore e aprendo le vie, achresscie la reuma, usavi maturactive e ingrossative e divisi-

XXIX. 1 Ale posteme del corpo e del pecto] VAT Al’apostema del pecto cioè pleuresi F3 S4 WAS . 2 Cap. om. MON . 1.

1 lo primo consiglio] F3 F8 S4 WAS la prima medicina VAT. 2 sie a tollere sangue dela vena comuna dala contraria parte dela postema, cioè se ll’àe indel lato manco, torrelo dal lato ricto e così dal lato ricto torrelo dal lato manco] sie la flobotonna, cioè (om. WAS) tolleli sangue, dalla contraria parte dell’apostema. Se l’apostema est indel lato ricto, tolleli sangue della vena comunale del braccio manco, e, s’è indel lato mancho l’apostema, tolleli sangue del braccio ricto F3 F8 WAS sie lo torre sangue dala contraria parte del’apostema. Se l’apostema è nel lato ritto tolle sangue dal braccio manco dela vena comunale e se è nel lato manco tolle sangue dal braccio ritto S4 .

2.

1 deno] dé F3 F8 WAS deve S4 . 2 inviare] diviare F3 F8 S4 WAS . S4 . 4 partita siano] e parte S4 . 5 e] e partita F3 WAS e parte S4 .

3.

1 Intra] E intra VAT. 2 ssimile] simigliante cose S4 . 3 vaporassione] evaporazione F3 WAS vaporamenti S4 . 4 quam eorum opponitio] che la sua oppositione S4 . 5 operatur] opponatur F3 WAS . 6 operatur contra dolorem] om. S4 . 7 dioretice] di vertice F3 WAS directive S4 .

3 fi facto] si fa

4.6 Testo critico

289

ve, sì come est la radice del benevischio, fichi secchi grassi, riglitio, amandole, seme8 di lino, fienogreco, spodio e poltilglia d’orço e simile9, e10 capelvennero, seme endivie11, seme di pappavero12, e mesta che ssia con queste cose13. [3?] 4. Item intesi da uno fedele dengniamente essere questo provato sensa1 nullo2 pericolo e che incontenente fa scire fuore la marcia e li omori dela postema pleureis: pesta la radice dela scabbiosa lib. v, coralli3 rosso4 dr. ii, succaro tanto che vasti5, e fanne iscieroppo cum ptisana6; e, quando incomincierà a compiersi la decosione, ponvi lib. i di succhio di scabbiosa, e7 polvere di corallo, e non si coli questo iscieroppo; e quando arai uçato questo iscieroppo8, uno boccone arso sia dato allo ’nfermo: e ronpe questa postema ed esscie fuore per isputo. E così segretamente si qurava tucti li suoi cari amici. [4] 5. Item pesta una quantità di fichi secchi col’axungia e1 coll’olio del’uliva e questo inpiastro puose suso la preuresi; e in questo modo qurò Yçaias Eçechiam. [5] 6. Item fa inpiastro dele radice del benevischio cocto con1 farina di fienogreco e di seme2 di lino e di boturo; e questo feci io. [6] 7. Item lo succhio dell’enula, mastorci1, per eguale parte, mescola2 col’axungia vieta del porco isqualliata, e agiungevi la farina del fienogreco e dela seme del lino e dela farina del grano, e incorpora insieme; e questo inpiastro est ispesiale a questa postema pleuresi3, perimplemonia, che est anco postema. [7]

3.

8 seme] la seme F3 WAS . 9 simile] similia F3 WAS simili cose S4 . 10 e] om. F3 S4 WAS . 11 endivie] F3 S4 WAS indivisie VAT. 12 seme di pappavero] semen pappaveris WAS . 13 e mesta che ssia con queste cose] amixta calidis F3 amixta caladis WAS inposti caldi S4 E sse nnon fi facto ... che ssia con queste cose] om. F8 .

4.

1 sensa] e sensa F3 F8 S4 WAS . 2 nullo] ongna F3 F8 WAS om. S4 . 3 coralli] corallo S4 . 4 rosso] rubei F3 F8 WAS . 5 vasti] sia assai F3 F8 S4 WAS . 6 cum ptisana] tucti sana WAS . 7 e] om. F8 S4 WAS . 8 questo iscieroppo; e quando arai uçato questo iscieroppo] om. F3 F8 S4 WAS .

5.

1 e] om. F8 S4 .

6.

1 con] e di F3 F8 in WAS . 2 e di seme] e di farina di seme F3 F8 WAS .

7.

1 mastorci] e masturci S4 nasturci WAS . 2 mescola] e mescolale F3 WAS e meschola F8 . 3 pleuresi] F3 F8 S4 WAS provosi VAT.

290

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

81. Item fa inpiastro forte e2 buono di farina di fienogreco e di seme3 di lino e di farina di grano e di levame; e fanne pane con boturo e questo pone4 cocto e caudo in su5 questa postema. [8] 91. Item la farina del fienogreco e dela seme2 del lino bollela3 indell’olglio violato e indel boturo, mescola4 insieme cola malva disoluta, col’asciungia del porco fressca, e5 tucto insieme lo scauda e tiepido vi lo ’npiastra e ispesso lo ’nfressca6. [9] 10. Item infonde la lana indela diautera e indel boturo e di questo ispesse fiate n’evolve lo luogo1. [10] XXX. Medicine per fare andare a sella 1 e cure. [XX. Ad laxandum ventrem] 1. Ad laxandum ventre, cioè1 a ffare lo ventre molle e correvile2 per andare a ssella, pillia lo fele del toro e l’aloe e salegemma e olglio e mescola insieme e ungene lo postrione; e inn una hora3 fa andare ad sella incontenente4. [1] 2. Item la radice1 del pane porcile, pestata2 e posta sul bellico, muove lo ventre ad andare a ssella3. [2] 3. Item lo succhio suo, messo indel postrione cola banbacie overo cola lana, caccia lo sterco fuore1. [3]

8.

1 om. F8 . 2 e] om. F3 S4 WAS . 3 e di seme] di farina di seme F3 WAS . F3 S4 WAS . 5 in su] pone su F3 S4 WAS .

4 pone] pane

9.

1 om. F8 . 2 dela seme] e la farina della seme F3 WAS del seme S4 . 3 bollela] bollano F3 S4 WAS . 4 mescola] e mescola S4 WAS . 5 e] om. F3 . 6 lo ’nfressca] vi rinovella F3 WAS innova S4 .

10. 1 n’evolve lo luogo] F3 S4 WAS ne lo ’nfresca VAT. XXX.

1 a sella] VAT a sella convenevilemente F3 F8 S4 WAS .

1.

1 Ad laxandum ventre, cioè] om. S4 . 2 correvile] scorrevole F8 MON S4 . 3 hora] om. VAT. 4 andare ad sella incontenente] F3 F8 MON S4 WAS andare a cianbra VAT.

2.

1 la radice] om. VAT. 2 pestata] pesta S4 om. WAS .

3.

1 lo sterco fuore] fuore lo sterco F3 F8 MON S4 WAS .

3 a ssella] om. VAT WAS .

4.6 Testo critico

291

4. Item le ceragie dolce, mangiate1 la maitina a digiuno coi nocciuli, muoveno lo ventre2 abondevilemente3; e la ’nfermitade dele gambe e dei piedi sana e libera4. [4] 5. Item la coloquintida meschia1 col mele e col fele del toro2, messa per lo postrione, muove ad andare ad sella3. [5] 6. Item una pillora facta dela dicta1 confessione incontenente muove2 lo ventre3. [6] 71. Item lo succhio del pan porcile, messo cola banbace u colla lana indel postrione, mena fuore la merda2. [7] 8. Item la radice dela malva, cocta e pestata1, frigela col’axungia del porco, messovi2 una poga di semmula; posto questo, fanne inpiastro sullo istomaco: fa andare3. [8] 91. Item la radice dell’ebbio overo lo succhio dela meççana bucchia del sanbuco, meschio col’axungia e cola polvere della merda2 del topo, posto sul pectignione, muove incontenente3 lo ventre. [9]

4.

1 mangiate] F3 F8 MON S4 WAS mangiale VAT. 2 lo ventre] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 3 abondevilemente] abundevilemente d’andare (d’andare om. WAS) ad sella F3 F8 S4 WAS muoveno abondevilemente] abondevolemente muoveno MON . 4 libera] si ne libberano F3 F8 MON WAS sanano S4 .

5.

1 meschia] mesta F3 F8 MON S4 WAS . 2 del toro] VAT WAS tauri F3 taurino F8 . sella] F3 F8 S4 MON WAS om. VAT.

6.

1 dicta] predecta MON WAS . 2 muove] fa muovere MON S4 . 3 ventre] ventre ad asellare certa cosa est F3 F8 S4 lo ventre e questo provato è MON lo ventre e est provato WAS .

7.

1 om. MON S4 VAT. 2 la merda] lo sterco F8 lo fastidio WAS .

8.

1 e pestata] F3 F8 MON WAS e impiastrata S4 pestata e VAT. 2 messovi] e messovi F3 F8 MON WAS e messovi e messovi S4 . 3 posto questo, fanne inpiastro sullo istomaco: fa andare] e posto sullo stomaco muove per andare ad sella F3 F8 S4 e posta sullo stomacho fa andare MON WAS .

9.

1 om. MON .

2 della merda] sterco F8 om. VAT.

3 incontenente] om. F3 F8 WAS .

3 ad

292

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

101. Item la sopposta del sapone duro, unta di boturo e messovi2 suso salegemma o di3 sale comuno, muove lo ventre incontenente4. [10] 111. Item lo succhio del cocomalo asinino, raso e messo per lo postrione, muove simigliantemente lo ventre. [11] 121. Item2 la polvere dela radice dela brionia confecta col fele del toro3 e ungie lo bellico overo inplastalo in sullo bellico; muove lo ventre. [12] 13. Item la malva overo la malqurella cocta col’axungia del porco, mangiata1, muove lo ventre2 abondevilemente. [13] 141. Item pillia l’eboro bianco e nero, ermodatali, cioè li pancascuiuoli, e brionia, eçula, iusquiamo, e acoro, semperviva, coloquintida, aloe, per eguale parte; meschia col’axungia vieta del porco e, quando vorrai fare andare ad sella e2 muovere lo ventre3, ungie le piante dei piedi con questa confessione. E quando vuoi fare ristringere, lava overo ungie le dicte piante4 col martiaton. E se lo vuoi5 fare vumicare, ungie le palme dele mane col dicto unguento. [14] 15. Item cinge lo ventre dell’erba la quale si chiama rorastro: sensa dubbio purga lo ventre. [15] 16. Item lo lardo crudo intinto1 indel’ongosto, e unge lo ventre: incontenente andrai2. [16]

10. 1 om. F8 MON . 2 messovi] spartovi F3 S4 WAS . 3 di] lo S4 uvero lo WAS . nente] om. F3 S4 WAS .

4 inconte-

11. 1 om. F8 MON S4 VAT. 12. 1 om. MON S4 .

2 Item] F3 F8 WAS Item lo succhio e VAT.

3 del toro] om. F3 F8 WAS .

13. 1 mangiata] e mangiata F8 MON S4 WAS . 2 ventre] F3 F8 S4 WAS corpo VAT MON . 14. 1 om. F8 Da 14 a 19 om. MON . 2 ad sella e] F3 S4 om. VAT WAS . 3 lo ventre] F3 S4 a cianbra VAT. 4 le dicte piante] F3 S4 WAS om. VAT. 5 lo vuoi] vuoli F3 WAS vuoi S4 . 16. 1 lardo crudo intinto] F3 F8 S4 WAS lardo quando è intinto VAT. 2 incontenente andrai] incontenente arai solutione del ventre F3 F8 WAS tosto andrai a sella S4 .

4.6 Testo critico

293

171. Item mangia2 frictelle di farina di grano e di farina captaputie: molto muove3. [17] 18. Item enpie un meçço gusscio di noce di boturo e legalilo in sul bellico e tienvilo per una meçça1 nocte: fa muovere lo ventre2; e guarda che non vi lo tengni troppo, inperciò che la vertude3 ritractiva4 se ne distruggie; vidi uno5 homo constipato c’avea pieno lo corpo e6 per questa medicina andò a ssella tanto che nne tramorticte. [18] 191. Item lo succhio d’ellebero nero unge in sul bellico e ponvi2 lo panno intinto indell’olglio; e se non puoi avere lo succhio, e polveriçça la radice del cocomalo3 asinino4 e meschiala5 coll’olglio e unge come di sopra è dicto; e se vuoi che vumichi, polla sullo stomaco ypoquistidos, acatia, spodio, qubebe, per eguale parte, uncia una e hopii uncia v6. [19] XXXI. Medicine a quelli che vanno troppo a ssella e dele loro cure 1 [XXI. De nimio fluxu ventris] 11. Item contra lo troppo fluxso del ventre, lo sterco2 del cane c’abbia mangiato pur ossa fortemente istringe lo ventre. [1] 2. Item1 la triaca fortemente fa prode a ongnia fluxso di ventre2. [2]

17. 1 om. S4 . 2 mangia] manduca F3 WAS manuca F8 . ad sella F3 F8 WAS .

3 molto muove] molto fa scorrere

18. 1 per una meçça] per tucta una meza F3 per tucta una nocte meza WAS per mezza S4 . 2 ventre] ventre quando àve bisogno e F3 F8 S4 WAS . 3 che la vertude] virtus WAS che ha virtude S4 . 4 ritractiva] retentiva F8 . 5 vidi uno] F3 F8 S4 WAS item udi VAT. 6 e] che F8 S4 WAS . 19. 1 Da 14 a 19 om. MON . 2 ponvi] ponvi suso F8 S4 WAS . 3 cocomalo] tottomaglio F8 . 4 asinino] salvatico cioè asinino S4 . 5 meschiala] mestala F3 mestalo F8 S4 mesta WAS . 6 e se vuoi che vumichi ... uncia una e hopii uncia v] om. F8 . XXXI. 1 Medicine a quelli che vanno troppo a ssella e dele loro cure] VAT Contra l’asellare et cura S4 om. F3 F8 WAS . 1.

1 om. MON .

2 lo sterco] la merda F3 S4 WAS .

2.

1 lo sterco del cane ... item] om. F8 .

2 fluxso di ventre] troppo andare a sella S4 .

294

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

31. Item arrostiscie papaver, riso e milio, e possa lo pesta e fanne pulmento col lacte dela vacca e dela capra molto cocto e col’axungia dele rene dela capra liquafacta; e la farina loro molto stringe2. [3] 41. Item nulla cosa cauda sia data alo ’nfermo, sì siano le dicte2 cose fredde. [4] 51. Item l’opio sopposto2 ritiene lo fluxso del ventre. [5] 6. Item1 lo somaco ritiene lo fluxso del ventre, che molti sono di quelli che dicano che, suspeso ad collo, ritiene lo fluxo del ventre2. [6] 71. Item lo ribarbaro è di meravigliosa virtude e proprietade2 a rritenere3 lo fluxso del ventre. [7] 8. Item lo lacte ove sia cocto lo sevo del montone molto istringe lo ventre. [8] 91. Item la2 pulenta, .i. spelda, iscorticata3 fa ristringere lo ventre. [9] 10. Item la cocitura dela radice del benevischio, bevuta1, in preçente fa prode ala discorrensia2. [10]

3.

1 om. F8 MON S4 . 2 della capra liquafacta (istructa WAS) e la farina loro molto stringe] F3 WAS dela capra pilglia la farina loro molto vale VAT.

4.

1 om. MON .

5.

1 om. F8 MON .

6.

1 Item] om. VAT. 2 che molti … ventre] F3 WAS ritiene lo mione a sella S4 om. VAT.

7.

1 om. WAS . 2 è di (di om. MON) meravigliosa virtude e proprietade] F3 F8 MON S4 à grande vertude ed è propia medicina VAT. 3 a rritenere] in retinendo F3 F8 MON .

9.

1 om. F8 . 2 la] om. MON S4 WAS . 3 pulenta, i spelda, iscorticata] pulenta id est pulenta scorticata MON .

2 le dicte] date F3 F8 S4 WAS . 2 l’opio sopposto] F3 S4 WAS opiu sopostori VAT.

10. 1 bevuta] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. prode F3 F8 MON S4 WAS .

2 fa prode ala discorrensia] alla dissinteria fa

4.6 Testo critico

295

111. Item la ventosa, posta sul ventre col fuoco, innansi quactro hore ongnia fluxso di ventre istringe. [11] 12. Item lo cacio vieto molto1 cocto e seccato, se ne drai alo ’nfermo uncia una, est pió forte di nulla medicina2 a ristringere lo ventre. [12] 13. Item l’acqua dov’è cocto1 questo cacio è molto buono2. [13] 141. Item purga possa2 la matera3 coli miraballari un pogo sopestati e meschi4 coll’acqua roçata, segondo che abiçongnia ala matera. Dalli a digiuno cotale lactovare, lo quale richiere5 le ’nfrascripte cose, coll’acqua roçata overo colla dicossione del somacco; da questo lactovare: pilglia clase, mastica, per eguale parte6, uncia una, ypoquistidos, acathie, spodii, qubebe, per eguale parte, uncia una, opii unce v, polvere di cacio vieto cocto indel’aceto unce due, mesta coll’acqua di somacco, e succaro libra una. [14] 151. Item mangi2 lo ’nfermo lo pane del’orço overo dela speuda distenperata col’acqua confectiva ch’è dicta di sopra3. [15] 161. Item quoce li cauli in tre aque e alo diretano2 quoce li dicti cauli indela cera coll’acqua3 con molta grassa di capra overo di montone e con tucte queste acque li cola; per certo molto istringe lo fluxso del ventre. [16] 17. Item fa una stufa ali piedi di cocitura d’un1 ipericon: per certo vale. [17] 11. 1 om. F8 MON . 12. 1 molto] om. F8 MON WAS . VAT.

2 di nulla medicina] F3 F8 MON S4 WAS medicina di neuna

13. 1 dov’è cocto] della cocitura di F3 F8 MON S4 WAS . MON S4 WAS .

2 molto buono] forte buona F3 F8

14. 1 om. S4 Da 14 a 21 om. F8 Da 14 a 37 om. MON . 2 possa] possa purga F3 WAS . 3 matera] materia incontanente F3 WAS . 4 e meschi] om. WAS . 5 richiere] riceve F3 WAS . 6 per eguale parte] ana cioè per eguali parti F3 WAS . 15. 1 om. S4 .

2 mangi] manduchi F3 WAS .

3 ch’è dicta di sopra] decta di sopra F3 WAS .

16. 1 om. S4 . 2 alo diretano] dirieto F3 WAS . 3 indela cera coll’acqua] indell’autra acqua F3 WAS . 17. 1 d’un] om. F3 S4 WAS .

296

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

18. Item quoce la cennere dei cauli tre volte1 indel’aceto infine ala consuntione del’aceto e possa enplasta dinansi e dirieto; ed este meravilgliosa cosa. [18] 191. Item polveriça la mastica e lo ’ncenso, e lo gruoco, opio, ypoquistidos, acathie per eguale parte, mesta2 coli torli dele vuova e fanne sopposta a modo d’andactali; e3 ponevi uno filo che ssi ne possa cavare del postrione e uno ne pone di questi andactali; poi che ffi secco, supponi4 l’altro, infine che5 este guarito. [19] 201. Item pone la radice iringorum pestata indell’aceto forte per tucto uno die e possa legata socto lo suolo deli piedi; ed è di meravilgliosa vertude. [20] 211. Item2 nove menbrana castanearum, di socto apresso la merolla in3 del vino rosso pesti, meravilliosamente ristringe lo fluxso del ventre. [21] 22. Item1 quello medesmo fanno2 le pere cocte indell’aceto3. [22] 231. Item le fave cocte indel’aceto, mangiate e2 enplastate3, molto ristringeno lo fluxo del ventre4. [23] 241. Item la biacca, data a bere cola mastica overo classa2, meravilliosamente istringe. [24]

18. 1 volte] fiate F3 S4 WAS . 19. 1 om. S4 . 2 mesta] e mexta F3 WAS . 3 e] F3 WAS e poi che fi secco VAT. ponvi su WAS . 5 che] F3 WAS ch’elli VAT.

4 supponi]

20. 1 om. S4 . 21. 1 om. S4 Da 14 a 21 om. F8 .

2 Item] F3 WAS item in VAT.

3 in] e in F3 WAS .

22. 1 Item] om. VAT. 2 quello medesmo fanno] om. F8 S4 . 3 aceto] aceto meravigliosamente ristringhono lo ventre F8 aceto o le frondi del pero S4 . 23. 1 Da 23 a 27 om. F8 . 2 e] F3 S4 WAS om. VAT. 3 enplastate] VAT inpiastrate F3 S4 WAS . 4 ristringeno lo fluxo del ventre] F3 WAS restringe il discorrere del ventre S4 fa prode VAT. 24. 1 om. S4 .

2 classa] d’ossa F3 dassa WAS .

4.6 Testo critico

297

251. Item le medulle2 pinee sensa li nocciuli messi indela colofonia liquefacta e distructa3 e possa una partita di questa confessione pone in sulla bruna4 e lo fummo riceva lo ’nfermo per lo postrione; meravilliosamente ristringe e tolle tenasmon e mire stringe; conforta li membri et glutinat humores5. [26] 261. Item pulvis colofonie et balaustie et acathie, similliantemente poste in sulla bruna2, e riceva lo fummo3 per lo postrione: fortemente ristringe. [27] 271. Item la seme del psilio2, iscaldato e pesto3 e dato a bere col vuovo molle, molto ristringe4. [28] 28. Item la seme del coriandro, pestato e1 dato a bere, meravilliosamente ristringe2. [29] 29. Item la merda1 del colonbo risolvela indel’acqua psilii vel salcis2 e di questa acqua lava li piedi; meravilliosa cosa e certa este3. [30] 301. Item la decossione corticis glandis2 ristringe lo ventre fortemente3. [31] 311. Item mumia, sanguis dragonis, incenso, mastica, classe e arde insieme et da2 questa polvere; e dala la maitina, quando si leva lo sole, colo scieroppo roçato hovero con altro3. [32] 25. 1 om. S4 . 2 medulle] mendule F3 l’amandule WAS . 3 distructa] VAT WAS distincta F3 . 4 bruna] brusta viva e ardente F3 WAS . 5 e tolle tenasmon e mire stringe; conforta li membri et glutinat humores] F3 WAS om. VAT. 26. 1 om. S4 . 2 bruna] brusta viva F3 WAS . 3 riceva lo fummo] e lo fummo riceuto di (om. WAS) socto F3 WAS . 27. 1 Da 23 a 27 om. F8 . 2 psilio] pitrosello S4 . stringe F3 WAS .

3 pesto] posto F3 WAS .

4 ristringe]

28. 1 pestato e] om. F3 F8 S4 WAS . 2 meravilliosamente ristringe] coll’uovo molle stringe lo fluxo meravigliosamente F3 WAS stringe lo fluxo meravigliosamente F8 S4 . 29. 1 merda] sterco F8 . 2 psilii vel salcis] psilii vel salicis F3 om. S4 . 3 meravilliosa cosa e certa este] meravigliosa et certa medicina è F3 F8 S4 meravigliosamente est certa medicina WAS . 30. 1 om. F8 S4 .

2 glandis] F3 WAS grandis VAT.

3 fortemente] F3 WAS incontenente VAT.

31. 1 om. F8 S4 . 2 insieme et da] F3 WAS om. VAT. 3 altro] F3 WAS altro ed è buono a bere dela dicta polvere VAT.

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

321. Item fa inplastro col’albume del vuovo e col succhio lanceolate et boli armenici, ipoquistidos, acathie. [33] 33. Item vino1 coll’acqua dela decossione2 ipericon fortissimo aiutorio est contra la disinteria et hongnia fluxso di ventre e di sangue, se questa erba3 si be ispesialemente. [34] 34. Item lo tassobarbasso, pesto e cocto e ’plastato1 dirieto, ritiene2 lo fluxso e sana tesnamon, lo3 quale est 4 apetito d’assellare sensa volontà; per pió fiate è provato. [35] 351. Item inpiastro2 è meravillioso: prende3 opium e oncenso e mirra, per eguale parte, e meschia4 insieme col’albume del vuovo, e supositorio ne fa, e legalo5 con un filo, sì cche lievemente6 si ne possa cavare; potentemente ritiene lo fluxso del ventre e fa dormire lo ’nfermo. [36] 36. Item lo reupontico1, dato ali disinterici, grande vertude li presta. [37] 371. Item fa sopposta de acathia, ypoquistidos e opio confecti e meschi2 insieme cola calofonia; molto vale. [38] 38. Item se la buona triaca fi data1 alo ’nfermo, hongnie fluxso di ventre2 ristringe. [39]

32. 1 om. F8 S4 . 33. 1 vino] F8 S4 WAS vinum F3 om. VAT. 2 coll’acqua dela decossione] cola cocitura F3 S4 col’acqua dela cocitura F8 WAS . 3 erba] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 34. 1 plastato] inpiastralo F3 F8 S4 inpiastrato WAS . 2 ritiene] e tiene F3 WAS ristringe F8 . 3 lo] F3 S4 WAS la VAT. 4 la quale est] cioè toglie F8 . 35. 1 Da 35 a 39 om. F8 Da 35 a 43 om. S4 . 2 inpiastro] F3 WAS inplastato VAT. 3 prende] piglia F3 WAS . 4 meschia] mexta F3 WAS . 5 legalo] lega F3 WAS . 6 sì cche lievemente] che lievemente F3 WAS . 36. 1 reupontico] reupentico F3 WAS . 37. 1 Da 14 a 37 om. MON . 2 meschi] mexti F3 WAS . 38. 1 data] F3 WAS data da VAT.

2 di ventre] om. F3 WAS .

4.6 Testo critico

299

391. Item lo giesso bevuto ristringe lo ventre, ma saviamente li fiori suoi2, quando pió tosto lo volemo istringere lo fluxso del ventre. [40] 40. Item la ventosa grande, posta sul ventre e lassatovila1 per quactro hore, hongnie fluxso istringe. [41] 411. Item lo feltro livido2, intinto indel vino caudo e posto al 3 postrione, ritiene lo fluxso4 ispesse fiate. [42] 42. Item l’acqua ove1 siano cocte le pere meravilliosamente vale2 contra lo fluxo del ventre3. [43] 431. Item2 quel medesmo fa la cocitura dele suoie fronde. [44] 44. Item la cennere dele rappe1 dei fichi, tenperata coll’acqua e messa indel ventre per christero2, sana la3 disinteria. [45] 451. Item pone li garofali e la mastica, pestati un pogo e messo inn una anpolla, e poi enpie l’anpolla d’acqua rosa; e poi mecte la dicta anpolla indell’acqua e falla bollire2 e questa acqua del’anpolla da a bere alo ’nfermo; potentemente

39. 1 Da 35 a 39 om. F8 Da 39 a 53 om. MON . eius F3 et spetialmente lo suo fiore WAS .

2 ma saviamente li fiori suoi] et maxime flos

40. 1 lassatovila] om. VAT. 41. 1 om. F8 ; F8 add.: Item se la buona triaca fia data alo ’nfermo, ogni fluxo ristrigne. 2 livido] om. F3 WAS . 3 al] indel F3 WAS . 4 lo fluxso] lo fluxo del ventre e F3 WAS . 42. 1 ove] indella quale F3 WAS . F3 WAS om. VAT. 43. 1 Da 35 a 43 om. S4 .

2 vale] F3 WAS giova VAT.

3 contra lo fluxo del ventre]

2 Item] om. F3 F8 WAS .

44. 1 dele rappe] delli rami F3 F8 S4 WAS . 2 per christero] collo cristero cioè coll’otricello F3 col cristeo F8 factone clistero S4 col cristero WAS . 3 la] om. F3 . 45. 1 om. F8 S4 . 2 la mastica pestati un pogo e messo inn una anpolla e poi enpie l’anpolla d’acqua rosa e poi mecte la dicta anpolla indell’acqua e falla bollire] la mastica in una ampolla piena d’acqua rosata e bolla tucta l’ampolla piena indell’acqua bollente F3 WAS .

300

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

vale ale scorticature dele budelle3, facte per aquitade di medicina scamoneata. [46] 46. Item la gomma1 del persico2 molto istringe lo ventre. [47] 471. Item lo torcio del caulo2, molto cocto socto la cennere3 e dato a mangiare4, molto ritiene5 lo fluxso del ventre. [48] 481. Item li fiori dei cauli2, pestati e dato a bere col vino tre volte lo die3, sanano la disinteria. [50] 491. Item agathia data vel suposita, e magiormente se indela dicta sopposta vi mecti dell’opio, molto ristringe lo ventre. [49] 501. Item la farina dele sorbe secche col vitello2 del vuovo pesta, e cocto3 a modo d’una focaccia, e dalla a digiuno allo ’nfermo4: stringe5 la disinteria. [51] 511. Item lo succhio dela consolida magiore, cioè lo nagalico2: questo succhio quoce su una tegula cauda mestata coll’uovo, dallo a mangiare3, ongnie fluxso di ventre istringe perfectamente. [52]

45. 3 dele budelle] delle minuscia F3 WAS . 46. 1 la gomma] la seme F3 F8 WAS lo seme S4 . 2 del persico] della persica F3 F8 S4 WAS . 47. 1 om. S4 . 2 lo torcio del caulo] stipes caulium cioè lo torscio F3 WAS . 3 molto cocto socto la cennere] socto la cennere calda cocto molto F3 WAS . 4 a mangiare] e mangiato F3 F8 WAS . 5 ritiene] tiene F3 F8 WAS . 48. 1 om. S4 . 2 dei cauli] del caulo F3 . 3 dato a bere col vino tre volte lo die] tre fiate lo die col vino vieto dati ad bere F3 F8 WAS . 49. 1 om. F8 S4 . 50. 1 om. F8 . 2 vitello] F3 VAT torlo WAS . 3 pesta e cocto] pestata e cotta S4 . 4 dalla a digiuno allo ’nfermo] F3 S4 WAS mangila lo ’nfermo VAT. 5 stringe] sana e stringe S4 . 51. 1 om. F8 . 2 magiore, cioè lo nagalico] e in vulgare è dicta nagalico e F3 S4 WAS . 3 succhio quoce su una tegula cauda mestata coll’uovo, dallo a mangiare] succhio mexta coll’uovo et cuoce su una teula calda F3 S4 WAS .

4.6 Testo critico

301

52. Item quoce lo marrobbio coll’olglio e col vino meschio1 e pesto e inplastato2 sul pectignone. [53] 531. Item lo calglio del cavrecto molto vale2 e llo coagolo3 dela lievra sopra tucti4 vale e fa prode: distenperato5 e dato a bere6 col succhio dell’erbaggine, incontenente istringe la materia. [54] 54. Item lo scieroppo facto del succhio dell’erbaggine e sumac, dato a bere, sopra tucte le medicine vale. [55] 551. Item in fluxso di ventre2 per cagione d’omori che stanno indelo stomaco, la gallina cocta e data a mangiare sia meschia cola trementina: traggie con seco quello ch’è appogiato indelo stomaco deli mali homori. [56] 561. Item di qualunque animale cocto indell’aceto e mangiato forte stringe lo fluxo del ventre. [57] 57. Item la polvere del marmo1, meschio2 col torlo del vuovo e bevuto col vino e mangiato, forte istringe lo ventre. [58] 58. Item pillosella quocela1 col lacte e bibatur2 drama: tosto istringe lo ventre3. [59] 59. Item acedula infussa indel’aceto forte, involvela1 indela stoppa infussa indel’aceto e quocela socto la bruna; e poi ne la cava2 e premetela e cavatene lo

52. 1 meschio] mesto F3 F8 S4 WAS .

2 inplastato] inplastato e messo VAT.

53. 1 om. F8 S4 Da 39 a 53 om. MON . 2 molto vale] F3 WAS om. VAT. 3 e llo coagolo] e lo qualglio F3 WAS . 4 sopra tucti] sopra tucte le medicine MON . 5 distenperato] e distemperato F3 WAS . 6 a bere] om. F3 WAS . 55. 1 Da 55 a 60 om. F8 S4 ; da 55 a 66 om. MON .

2 ventre] ventre che ssiano VAT.

56. 1 om. VAT. 57. 1 marmo] marmo pesto e VAT.

2 meschio] mexto F3 WAS .

58. 1 quocela] cuoce F3 WAS . 2 bibatur] beiala F3 WAS .

3 lo ventre] om. F3 WAS .

59. 1 involvela] e involvela F3 WAS . 2 ne la cava] cavanela F3 WAS .

302

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

succhio3 e dallo a bere alo ’nfermo; uno qurava qusì li suoi infermi dela disinteria4. [60] 601. Item la polvere facta del ventre del bue, dato, meravilgliosamente istringe lo fluxso del ventre2. [61] 61. Item la sanguesuci1, data a bere, incontenente istringe lo2 fluxso del ventre; uno qurava l’infermi3 in questo modo. [62] 62. Item lo fegato del montone dallo caudo allo ’nfermo: incontenente ritiene lo fluxso del ventre. [63] 631. Item la farina2 dele sorbe secche meschiale3 col mele e col’albume di vuovo, e quocela come pane, e danne a digiuno alo ’nfermo4 col vino, hovero pesto metelilo indel ventre col’otricello; perfectamente stringe. [64] 641. Item dipo la medicina scamoneata overo medicina di colloquintida o di qualunqa altra medicina ricevia2, dalli la triaca; e se pogo v’apra3, pogo vale. [65] 651. Item empie la gallina vecchia2 d’ipoquistidos e di somacco3 e di similiante cose fredde, quocela bene e lo ’nfermo bea lo brodo e mangi la gallina4; molto conforta e stringe lo fluxso. [66]

59. 3 e premetela e cavatene lo succhio] e preme lo succhio WAS . disinteria] tucti li dissinterici F3 WAS .

4 li suoi infermi dela

60. 1 Da 55 a 60 om. F8 S4 . 2 del ventre] F3 WAS om. VAT. 61. 1 sanguesuci] mignacta WAS . F3 F8 S4 WAS .

2 lo] ongna F3 F8 S4 WAS .

63. 1 Da 63 a 72 om. S4 . 2 farina] VAT WAS farina facta F3 F8 . F8 om. WAS . 4 alo ’nfermo] om. F3 F8 WAS .

3 l’infermi] tucti l’infermi

3 meschiale] mestala F3

64. 1 om. F8 . 2 o di qualunqa altra medicina ricevia] medicina di qualunque altra riceuta (ricevuta WAS) F3 WAS . 3 v’apra] va opera F3 WAS . 65. 1 om. F8 . 2 vecchia] VAT om. F3 WAS . 3 di somacco] di sumac ypoquistidos F3 WAS . 4 gallina] gallina la carne e sia vecchia la gallina F3 WAS .

4.6 Testo critico

303

661. Item lo lacte cocto e bevuto, usia messo in ventre col’otricello, lo ventre istringe e le torsione dele budelle2 meravilgliosamente sana; e ispesialmente lo lacte dela capra osia dell’asina. [67] 67. Item lo lacte vaccino1 vale sopra tucte l’altre cose, cocto, confeto hovero cole pietre dei fiumi. [68] 68. Item1 sopra tucte2 vale l’asungia dell’orsa3 al dicto male4. [68] 691. Item2 se llo fluxso del ventre fie di collera pressina3 overo di collera rugginosa, dae alo ’nfermo lo pane biscocto confecto cola polvere dele margarite e del christallo; vale4, inperciò che lo christallo, dato a bere, est freno di queste collere e stringele. [69] 701. Item li rovi cocti indell’acqua u’ sia cocto acoro, e dati a bere2 a quelle persone che assellano lo pasto comunqua l’à preso per bocca, è ’l soprano rimedio3, se questa infermitade est sensa febbre; e se llo ’nfermo àe febbra, sia bangniato lo ’nfermo indell’acqua usia stufato4. [70] 71. Item la polvere dele rose, dato, lo corso del ventre ristringe. [71] 721. Item la trefina mangnia, data coll’acqua tiepida, ongnia disenteria appostutto2 sana e stringe lo vumicare3. [72]

66. 1 Da 55 a 66 om. MON .

2 budelle] minuscia F3 F8 WAS .

67. 1 vaccino] della vacca F3 MON WAS . 68. 1 Item] F3 F8 MON WAS Item e VAT. 2 tucte] tucte le (le om. MON ) cose F3 MON WAS . 3 vale l’asungia dell’orsa] l’axungia dell’orsa vi (vi om. F8) vale F3 F8 MON WAS . 4 al dicto male] om. F3 F8 MON WAS . 69. 1 om. F8 . WAS .

2 Item] F3 WAS e VAT. 3 pressina] F3 WAS plassina VAT.

70. 1 om. F8 MON . 2 bere] bere ad linterico cioè F3 WAS . questo VAT. 4 stufato] VAT stufa WAS . 72. 1 Da 63 a 72 om. S4 . 2 appostutto] om. MON WAS . WAS .

4 vale] om. F3

3 rimedio] F3 WAS rimedio sie

3 vumicare] vomico F3 F8 MON

304

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

731. Item contra lenteriam2 e desenteria3, favvi questo inpiastro, che est provatissimo: dele pomme acerbe salvatiche4 cocte, caude, pestate e poste sulle rene, cioè sopra li lonbi, e sullo bellico, e quando lo ’npiastro fie freddo5 e l’altro sia caudo; e questo vi fa ispesso empiastro, esiandio soviene a quelli6 che ssono disperati ed abandonati dali medici. [73] 74. Item meschia1 lo succhio del capo del porro cola resina e pollo in sulla tegula ardente e lo ’nfermo riceva lo fummo per lo postrione tre volte2 usia quactro; certa medicina est. [74] 75. Item le1 mele cotongnie, mondate dentro e di fuore, e galle e cinamomo quoce e alla decossione2 agiungie succaro e dallo3 alo ’nfermo per tre die e4 per tre nocte overo5 per pió tenpo: e guarrà. [75] 761. Item pilglia le balaustie, psidie, galle, acathie, sumac, croci2 orientalis, mirtili, tanto dell’uno quanto del’altro, e dell’opio per la meitade dell’una di queste cose ch’i’ ò dicto3, e fanne polvere4 col succhio dela seme dela morella a modo di grossessa di ceci e danne alo ’nfermo v vel secte, quando ne va al lecto. [dopo XXI,76 add. BV] 771. Item satureggia2, distenperata col succhio solis, est 3 utilissima4. [76] 781. Item mirre2, opii, acatie3, pruneorum, storacis4, di catuno due dramme, sticados dramma meçça e configie col succhio dele cime del rovo overo dell’ar73. 1 om. F8 . 2 lenteriam] linteria F3 S4 linterici WAS . 3 desenteria] disinterici WAS . 4 salvatiche] e salvatiche S4 WAS . 5 freddo] freddo rinuovavi F3 WAS freddo rinnuova S4 . 6 empiastro esiandio soviene a quelli] e questo inpiastro soviene etiandio a quelli F3 S4 WAS . 74. 1 meschia] mescola F3 F8 S4 WAS .

2 volte] fiate F3 F8 S4 WAS .

75. 1 le] om. F3 . 2 decossione] VAT F3 WAS cocitura F8 S4 . 3 dallo] da F3 F8 S4 WAS . 4 per tre die] om. WAS ; e] uvero F3 F8 . 5 overo] usia F3 F8 S4 WAS . 76. 1 om. F8 S4 . 2 croci] F3 WAS qoci VAT. 3 ch’i’ ò dicto] om. F3 WAS . re] e fanne pillole e di queste predecte cose F3 WAS . 77. 1 om. F8 S4 . 2 satureggia] saturea F3 WAS . 3 est] e è F3 WAS . utilissima al fluxso del ventre VAT. 78. 1 om. F8 S4 . F3 WAS .

2 mirre] om. WAS .

3 acatie] F3 WAS om. VAT.

4 fanne polve-

4 utilissima] F3 WAS

4 storacis] storacis ana

305

4.6 Testo critico

nogrossa, e fanne cataputia, e danne v overo vii; ed este di meravilliosa vertude. [77] 79. Item lo nodo1 d’uno tassobarbasso, dato a bere, stringe lo ventre. [78]

XXXII. Medicine a dolore di corpo e ala infermitade dele minugia, la quale si chiama colica passione 1. [XXII. De colica et iliaca passione] 2 1. La merda1 la quale si trova2 indela stalla dele giomente, pió putente ove le giomente pissciano, pestata e cauda e posto sullo dolore, fricta in prima coll’olglio, meravilliosamente umilia lo3 dolore. [1] 2. Item lo sterco del lupo, legato in sulle ganbe overo in sul pectignone, incontenente tolle lo dolore. E Galieno lo disse che lo provò molte volte1. [2] 31. Item lo sterco del lupo e del cane e del colonbo nero, unce tre, per eguale parte, fanne2 polvere e mescola cola pece distructa e col’asungia anco distructa e calda3; e pollo questo inpiastro caudo: meravigliosamente vale. [3] 41. Item lo sterco dell’omo e del bue e dela colonba e dela capra2, e lo sterco del topo e dela gallina e caucina viva, e insieme polveriçate3 queste cose, mesta insieme4 col succhio del cocomalo salvatico asinino e coll’olglio overo col’axungia enplastata cauda; molto vale e muove lo ventre; questa medicina ebbi dali actori. [4]

79. 1 lo nodo] lo nedo F3 WAS sotto il S4 . XXXII. 1 Medicine a dolore di corpo e ala infermitade dele minugia, la quale si chiama colica passione] VAT Contra lo male del ventre dicto collica et delle cure F3 S4 WAS Contro collicha e dele chure F8 . 2 Da cap. XXXII a LVIIII om. MON . 1.

1 la merda] lo sterco F8 . 2 la quale si trova] trovi F8 che troverai S4 la quale trovi WAS . 3 umilia lo] F3 F8 S4 WAS umilia lo dicto VAT.

2.

1 molte volte] pió fiate F3 F8 WAS molte fiate S4 .

3.

1 om. F8 S4 .

4.

1 om. F8 S4 . 2 capra] canpora WAS . 3 polveriçate] pulveriza F3 WAS . sieme] e mextale queste polvere F3 WAS .

2 fanne] e fanne F3 WAS . 3 e calda] F3 WAS om. VAT. 4 mesta in-

306

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

51. Item incontenente li fa lo bangnio, indel quale vi mecte di tucte le stercora che puoi trovare: meravilliosamente risolveno la ventositade2 e li omori vescosi. [5] 61. Item da bere2 la triaca e la trefina mangnia3 col vino caudo indel quale sia disoluto lo garofalo. [6] 7. Item quoce la carne dela gallina vecchia col molto sale e fortemente, e stia tucta nocte1 in riposo lo brodo e la carne insieme, e la maitina2 li da a bere di questo brodo caudo3; ed è provato. [7] 81. Item lo minugio grasso2 del’avoltore bianco dallo alo ’nfermo e colicam perfectamente sana. [8] 91. Item l’erba hiringis tucta cola radice sua, bevuta col mele2 e coll’acqua, tolle lo dolore colico3; la colica est dolore di fianco4. [9] 10. Item la cennere deli cauli vergati, arsi, mestati1 col’axungia vieta inplastata2, tolle3 lo dolore del ventre e del fianco e dele reni; disecca e consumma li omori. [10] 111. Item la brectonica, data a bere coll’acqua cauda, disolve lo dolore e la torsione del ventre. [11]

5.

1 om. F8 S4 .

2 ventositade] F3 WAS ventosiccade VAT.

6.

1 om. S4 . 2 da bere] dalli F3 F8 WAS . gna F3 F8 WAS .

7.

1 nocte] una notte S4 WAS . 2 maitina] mane F3 F8 S4 WAS . lo brodo caldo a bere F3 F8 S4 WAS .

8.

1 om. F8 S4 .

9.

1 om. S4 . 2 mele] mele e col vino VAT. 3 colico] F3 F8 om. VAT. la colica est dolore di fianco] lo dolore del fianco WAS .

3 la triaca e la trefina mangnia] la triaca ma-

3 di questo brodo caudo]

2 grasso] pió grosso F3 WAS .

10. 1 mestati] mestata S4 WAS . 2 inplastata] e inpiastrata F3 S4 WAS . S4 . 11. 1 om. S4 .

4 lo dolore colico;

3 tolle] tolle via

4.6 Testo critico

307

121. Item l’olglio forte vieto e lo boturo vieto e l’aceto fortissimo e sale, e2 tucte queste cose, per eguale parte3, mestale e quocele insieme tanto4 che diventano ispesse, e possa unge lo feltro overo lana sucida e pollo caudo e ispesso muta5 questo inplastro; e vale allo intollerabile dolore collico6. [12] 13. Item lo piè del lupo, legato a collo, tolle via la collica1. [13] 141. Item paritaria, cioè la vitriola2, data a bere uvero inpiastrata usia suffomigata, dolore di collica tolle. [14] 15. Item la merda del colonbo1, pestata e2 col vino inplastata, sopra tucte l’altre medicine vale alo dolore collico3. [15] 161. Item nux marachicene mangiane2 nove granella col vino puro e fortemente masticata3; sopra medicina est e tolle via4 lo dolore del collico per cagione d’omori freddi e tolle lo dolore del fianco. [16] 171. Item lo sterco dela pecora caudo pestalo col sevo del becco2, e polveriçatovi suso dela polvere dela pece comune e bene mesto insieme, e tiepido lo pone sul dolore3, come4 ceroto5; àve meravilliosa vertude sensa dubbio. [17] 181. Item se lo sterco del lupo sarà fresco e saràvi enplastata nulla altra cosa, v’irà vuopo di giungere a guarire la collica. [18]

12. 1 om. S4 . 2 e] om. F3 F8 . 3 per eguale parte] egualmente F3 F8 WAS . 4 quocele insieme tanto] cuoce infine a F3 F8 WAS . 5 muta] lo muta F3 F8 WAS . 6 dolore collico] collico doloro WAS . 13. 1 la collica] F8 S4 WAS lo collico VAT. 14. 1 om. S4 VAT.

2 paritaria, cioè la vitriola] la vetriola WAS .

15. 1 la merda del colonbo] lo sterco colombino F3 F8 WAS lo sterco del colombo S4 . stata e] pesto S4 F8 WAS . 3 collico] dela collica F8 S4 WAS . 16. 1 om. F8 S4 . 2 mangiane] manduchine F3 F8 WAS . WAS . 4 via] om. F3 F8 WAS . 17. 1 om. F8 S4 . 2 becco] becco molto F3 F8 WAS . me] om. F8 . 5 ceroto] coroto F3 . 18. 1 om. S4 .

2 pe-

3 e fortemente masticata] om.

3 sul dolore] om. F3 F8 WAS .

4 co-

308

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

191. Item2 se lo sterco del lupo este vieto e antico, è biçongnio che coll’olglio vieto lo disolvi e pongniavelo suso lo dolore tiepido3. [18] 20. Item lo marrobbio bianco, cocto indell’olglio del’oliva, pesto e postevilo1, meravilliosamente humilia lo dolore collico. [19] 211. Item lo catello del cane2, uciso infra nove die3, mondato e cocto e mangiato, lo dolore dele stentina4, ciò ssono le5 minugia, e questo dolore est chiamato collica, guarisscie e qura in ecternum, che mai non v’à pió male. [20] 22. Item la bucchia del pino, bevuta col vino1, vertudiosamente tolle via la torsione del ventre. [21] 231. Item uncia una agarici, data a bere, humilia e aposa la torsione del ventre, voitando li omori chrudi del ventre. [24] 241. Item la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli,2 bevuta col vino, lo dolore del lato tolle. [22] 25. Item bolle la ruta indell’olglio et del boturo, mecte di1 questo olglio tiepido2 in corpo coll’otricello3: incontenente tolle lo dolore. [23]

19. 1 om. S4 . 2 Item] e F8 WAS . co lo disolve WAS .

3 e pongniavelo suso lo dolore tiepido] om. VAT F8 anti-

20. 1 pesto e postevilo] posto F8 WAS . 21. 1 om. F8 S4 . 2 del cane] F3 om. VAT WAS . 3 die] F3 WAS die nato VAT. ’ntestina F3 . 5 ciò ssono le] cioè dele F3 WAS .

4 stentina]

22. 1 col vino] om. F3 col vino bevuta F8 WAS . 23. 1 om. S4 . 24. 1 om. S4 .

2 pancasciuoli] F3 F8 WAS pancasciuoli cernuta e pestata e VAT.

25. 1 mecte di] e mectelo F3 metti F8 mecte WAS . 2 tiepido] om. F3 F8 WAS . questo olglio tiepido in corpo coll’otricello] e fanne clistero S4 .

3 mecte di

4.6 Testo critico

309

261. Item l’osso2 che ssi trova indello sterco del lupo, beuto osia sospiso colla pelle del cervio overo cola lana dela pecora, la quale ucide lo lupo3, meravilliosamente tolle4 lo dolore collico. [25] 271. Item la cennere deli scorpioni, data a bere, oltra modo aiuta coloro c’àno questo dolore dele stentine. [26] 28. Item lo corno del cervio, arso e dato a bere, tolle1 lo dolore. [27] 291. Item la polvere dele minugia2 del lupo fortemente qura li collici. [28] 30. Item lo sterco del lupo, dato a bere cola decossione del marrobio1, incontenente aiuta la collica. [dopo XXII,28 add. B] 31. Item la radice del lilio, data a bere cola decossione del marrobio, dà posa alo1 dolore dela collica. [30] 32. Item da alo ’nfermo eleboro con un pogo di pane, inperciò che sopra tucte le medicine vale e disolve la ventosità e non ingennera sete; e perciò in questa1 passione è soprano rimedio che ffare vi si possa. [29] 33. Item se lla materia è cauda di questa infermità e furiosa e soctile, dalli la triaca con cose saporivile, overo sole saporifile cose: tosto mitigano lo dolore, e infreddando e congelando1 li omori2. [31] 26. 1 om. S4 . 2 l’osso] quello F3 F8 WAS . 3 la quale ucide lo lupo] ch’abia uccisa il lupo F8 . 4 meravilliosamente tolle] VAT WAS meraviliosamente e efficacemente tolle F3 F8 . 27. 1 om. S4 . 28. 1 tolle] tolle tosto F3 F8 S4 WAS . 29. 1 Da 29 a 46 om. S4 . 2 dele minugia] VAT WAS delle ’ntestina cioè delle minuscia F3 F8 . 30. 1 cola decossione del marrobio] om. F3 F8 WAS . 31. 1 dà posa alo] rapposa lo F3 F8 riposa lo WAS . 32. 1 in questa] e in questa F3 F8 WAS . 33. 1 congelando] F3 WAS colliando VAT. 2 tosto mitigano lo dolore e infreddando e congelando li omori] om. F8 .

310

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

341. Item falli la sopposta di castoreo e opio in modo di lupino: utilissimo v’è per aumiliare lo dolore. [32] 35. Item la1 lana dela pecora, che ssia ucisa dal lupo2, divelta da dosso e una fasscia ne ssia tessuta da due soçori vel gemellis, e questa fasscia lega atorno al ventre alo ’nfermo c’àe questa collica: incontenente3 menima lo dolore4 e non salglie pió suso. [33] 36. Item lo benevischio c’àe le fronde partite, cocto indell’acqua, lo dolore dele minugia al terso die sana; e questo avemo noi provato, se llo infermo sia fomentato in questa acqua. [34] 371. Item vesscica enea cola decossione diuretica2 di cose caude è sommo rimedio3. [35] 38. Item dalli a bere la polvere di corallo coll’acqua piovana: lo dolore delo stomaco e del ventre humilia. [36] 391. Item l’acqua dela cocitura del benevischio fomentata al terso die sana lo dolore dele minuscia. [37] 40. Item lo succhio arnogrosse tiepido, fomentato, incontenente tolle via e humilia lo dolore1. [38] 411. Item mescola lo succhio mente e octo granella di pepe e un pogo di mele e dallilo a bere; ed è meravilglioso effecto. [39]

34. 1 om. F8 . 35. 1 la] VAT WAS om. F3 . 2 che ssia ucisa dal lupo] la quale ucide lo lupo F3 F8 WAS . 3 incontenente] e incontenente F3 WAS . 4 lo dolore] VAT WAS e lo dolore F3 F8 . 37. 1 om. F8 . 2 diuretica] diuertica F3 . WAS) dolore F3 WAS .

3 rimedio] rimedio se ll’apiccherai allo (a questo

39. 1 om. F8 . 40. 1 humilia lo dolore] humilia lo dolore e tolle F3 F8 ; incontenente tolle via e humilia lo dolore] tolle lo dolore WAS . 41. 1 Da 41 a 45 om. F8 .

4.6 Testo critico

311

42. Item idroleon e mulsa, bevuta e messa in corpo coll’otricello1, e fa meravillia, ispessialmente se llo dolore est per cagione delo sterco, che cura lo minugio. [40] 43. Item la farina delle seme del lino e dell’orso cocto coll’olglio dela capomilla e ponvilo caudo; e vale. [41] 44. Item favvi questo enplastro1 sopra lo luogo di folglia di lapatio magiore e di malva, cocte indell’acqua, e pestate, e poste; meravilliosa cosa este. [42] 451. Item nota questo che idroleon si fa di xii parte d’acqua e di tersia olei cocti insieme infine ala consumassione dell’acqua. [43] 461. Item alo dolore e ala torsione del ventre, li quali pateno li disinterici, pillia la semmula del grano2, mectela inn uno sacco e falla bollire indel vino e questo sacchecto3 pollo dov’è lo dolore4: incontenente sarà5 guarito. [?] XXXIII. Ad lo dolore del ventre e dele medicine 1. [XXIII. De tenasmone] 1. Allo dolore1 di ventre, bolle la ruta e pestala e inplastala sullo ventre: salutevilemente sana. [1] 2. Item quoce lo tassobarbasso indell’acqua e fanne enplastro e ponvilo. [2] 31. Item pone la trementina sulli carboni acesi e riceve lo fummo: e sana. [3]

42. 1 coll’otricello] om. F3 WAS . 44. 1 favvi questo enplastro] questo inpiastro vi fa F3 WAS . 45. 1 Da 41 a 45 om. F8 . 46. 1 Da 29 a 46 om. S4 . 2 del grano] om. F3 F8 WAS . 3 questo sacchecto] questo sacco con questa semula F3 F8 WAS . 4 pollo dov’è lo dolore] pone a questo dolore F3 F8 WAS . 5 sarà] fi WAS . XXXIII.

1 Ad lo dolore del ventre e dele medicine] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

1.

1 allo dolore] F3 F8 WAS il dolore S4 dolore VAT.

3.

1 om. S4 .

312

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

41. Item la cortice del melengrano e la radice del frasso2 quoce indel vino dolce; cotale3 vino dae alo ’nfermo4 ed è fine5. [4] 51. Item pilglia lo ’ncenso uncia una, anitos dramma i, opii dramme v, croci dramme iiii, confige col mele e fanne supposita; e tiello segreto2 questo isperimento, inperciò che non è veruno3 pió vertudioso di questo. [5] 6. Item lo comino, anisum, aneto e colophonia polli in sulla bruna; e quando lo ’nfermo assella, riceva lo fummo per lo postrione. [6] 7. Item solo1 l’aneto torrefacto e sacellato est certo medicamento. [7] 8. Item indela cocitura dell’aneto sommergie la banbacie vecchia e possa la secca et cum eo tergatur super1; prodest 2. [8] 9. Item fumigatio facta de sarcocolla, posta in sulla bruna, sanat tenasmonem, cioè colui che non può assellare; provatum est. [9] 10. Item unge le rene e tucto da inde in gioso infine ala fine delo spinale col mele tiepido, e di sopra vi sparge la polvere dela pece greca e del masturcio e la polvere dele seme del puleggio e dell’ysopo1 e del regamo, e legavilo con una fascia2. [10] 111. Item lo pinnocchio del pino voito dele seme ardelo in sulla bruna2 e, quando farà fiamma, ispargevi suso la polvere dela pece greca e del’aneto pesto, e rriceva lo fummo per lo postrione collo ’nbuto; meravilliosamente vale. [11]

4.

1 Da 4 a 11 om. F8 . 2 la radice del frasso] S4 del fraxo della radice F3 WAS del frasso la radice VAT. 3 cotale] e cotale F3 WAS e tal S4 . 4 dae alo ’nfermo] sia dato a bere S4 sia dato alo ’nfermo WAS . 5 ed è fine] om. F3 S4 WAS .

5.

1 Da 5 a 17 om. S4 . 2 segreto] F3 WAS segreto che VAT. F3 (nessuno) WAS e che nullo non è VAT.

7.

1 solo] solamente F3 WAS .

8.

1 super] F3 om. VAT. WAS .

2 et cum eo tergatur super prodest] e con quello si forba fa prode

10. 1 dell’ysopo] della seme dell’isopo F3 WAS . 11. 1 Da 4 a 11 om. F8 .

3 inperciò che non è veruno]

2 fascia] F3 WAS faccia VAT.

2 bruna] brusta F3 WAS .

4.6 Testo critico

313

12. Item la policaria enplastata sana tenasmonem e la ’nfiatione1 del postrione. [12] 13. Item iscalda l’apostolicon e toccane1 lo minugio qulare ch’ède isscito fuore; incontenente lo farà tornare dentro2 e questo fa tre volte3 u quattro, quando esscie di fuore4; e possa si bangni5 indell’acqua, indela cocitura dela vetriuola. [XXVI,1] 141. Item la folglia del fico e dei porri overo solamente2 dela vetriuola. [XXVI,1] 151. Item folglia rosis marini enplastata la ’nfiassione del minugio tolle. [XXVI,2] 161. Item fa fumigio2 dela pece greca posta in sulla bruna viva: e vale. [XXVI,3] 171. Item asperge anum cola polvere del corno del cervio arso: vale. [XXVI,4] 18. Item questo est certo experimento sopra tucti li autri: fomenta1 lo regamo col benevischio tiepido e chiaro, possa sinapiçetur cola polvere del corno del cervio arso e colla pece arsa, facto polvere dello ’ncenso2 e dela mastica3; non solamente la scita del budello4, ma esiadio la matrice, che este iscita fuore, eficacemente aiuta e sana. [alla fine del cap. add. P]

12. 1 ’nfiatione] F3 F8 WAS ’fiassionem VAT. 13. 1 toccane] toccane con esso F3 F8 WAS . 2 lo farà tornare dentro] terrà dentro F3 entrerà dentro F8 WAS . 3 volte] fiate F3 F8 WAS . 4 u quattro, quando esscie di fuore] om. F8 . 5 si bagni] F3 F8 WAS lo fa bangniare VAT. 14. 1 om. F8 .

2 solamente] F3 WAS om. VAT.

15. 1 om. F8 . 16. 1 om. F8 .

2 fa fumigio] F3 famigio VAT fa fumico WAS .

17. 1 om. F8 VAT Da 5 a 17 om. S4 . 18. 1 fomenta] F3 F8 S4 WAS fomenta lo minugio VAT. 2 arsa facto polvere dello ’ncenso] arsa collo ’ncenso F3 F8 S4 WAS . 3 e dela mastica] e colla mastice F3 F8 WAS e mastice S4 . 4 del budello] dello ’ntestino F3 F8 S4 WAS .

314

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

XXXIV. Medicine a ucidere le migniacte e li vermi di corpo 1 [XXIV. De vermibus e lumbricis] 1. Ad ucidere tucte le mingnacte del ventre, da a coloro che ll’àno1 a digiuno2 lo lacte3 puro a bere4 per tre u quactro die5; al quarto giorno la maitina li6 drai a bere li algli pesti col’aceto tiepido. [1] 2. Item enplastro facto dele fronde del persico overo dele fronde dei porri mesti e pesti1 coll’aceto e pollo sullo stomaco, e lo ’nfermo seggia in sul lacte tiepido, se ssi trova, overo indell’acqua del mele; incontenente fuggieno l’amaritudine e disciendeno ala dolcessa del lacte2; e questo provai io. [2] 3. Item la seme dei cauli1, bevuta, tucti li animali del ventre ucide. [3] 4. Item la seme dei lappi, bevuta, ucide tucti li vermi1; ed est forte medicina. [4] 51. Item l’arnogrosse, pestata, e posta sul bellico overo bevuta, per la sua virtude lumbricos excludit 2. [5] 61. Item la scorsa2 del melengrano e le radice del frasso e quocele indel vino dulcorato col succaro overo col mele; tolle lo vino e bealo a digiuno: meravilliosamente3 ucide li vermi4. [6]

XXXIV. 1 Medicine a ucidere le migniacte e li vermi di corpo] VAT Medicine ad ucidere li beci del corpo F3 F8 S4 WAS . 1.

1 a coloro che ll’àno] al’infermo F8 S4 WAS . 2 digiuno] digiuno ad bere F3 F8 S4 WAS . 3 lacte] F3 F8 S4 WAS lacte sciecto e VAT. 4 a bere] om. F3 F8 S4 WAS . 5 die] om. F3 F8 WAS . 6 al quarto giorno la maitina li] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

2.

1 pesti] VAT pestati F3 S4 WAS .

3.

1 dei cauli] del caulo F3 F8 S4 WAS .

4.

1 tucti li vermi] ongna verme F3 F8 S4 WAS .

5.

1 om. S4 . 2 bevuta per la sua virtude lumbricos excludit] F3 F8 WAS bevuta lunbricos excluditur cioè diviene per sua vertude VAT.

6.

1 om. F8 S4 . 2 scorsa] cortice F3 WAS . WAS . 4 vermi] vermi del ventre F3 WAS .

2 del lacte] F3 F8 S4 WAS del lacte e del mele VAT.

3 meravilliosamente] miro modo F3 om.

4.6 Testo critico

315

7. Item se la limatura del corno del cervio darai a bere1, ucide li vermi. [9] 81. Item lo succhio del basilico2 u dela menta, dato a bere3 col lacte dela capra, ucide li lonbrici. [7] 91. Item unge lo minugio qulare col mele dentro e di fuore2 e col lacte, mesti insieme, overo intinge la banbacie in questa confessione e fanne sopposta; incontenente disciendeno li lobrici a questa dolcessa. [10] 10. Item unge lo bellico coll’olglio del’amandole amare1 coli nociuli2 del persico; e perfectamente3 ucide li lobrici. [8] 111. Item fa una sopposta di penniti2 intinto indel mele overo indel lacte; e incontenente disciendeno giuso3, ispesialmente se fi dato alo ’nfermo4 beveraggio amaro. [11] 12. Item agarico, dato, tucti li lonbrici del ventre ucide. [13] 131. Item lutum sigillato e ypoquistidos dato col vino sono meravigliosi2. [15] 14. Item somacco, disoluto indell’acqua e dato a bere1, est meravilliosa contra li vermi. [14]

7.

1 darai a bere] berai F8 S4 beràve WAS .

8.

1 om. F8 S4 .

9.

1 om. S4 . mele WAS .

2 del basilico] basiliconis F3 WAS .

3 a bere] om. F3 WAS .

2 col mele dentro e di fuore] dentro e di fuore col mele F3 F8 di fuore col

10. 1 amare] om. F3 F8 WAS . 2 coli nociuli] col’olio dell’anime delli nocceri (dei noccioli WAS) F3 F8 WAS e con olio di noccioli S4 . 3 perfectamente] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 11. 1 Da 11 a 17 om. S4 . 2 sopposta di penniti] sopposta d’uno pesso di penniti (pennito WAS) F3 F8 WAS . 3 giuso] giuso e F3 F8 WAS . 4 ’nfermo] ’nfermo per bocca F3 F8 WAS . 13. 1 om. F8 .

2 sono meravigliosi] F3 WAS meravilliosamente aoperano VAT.

14. 1 e dato a bere] bevuto F8 WAS .

316

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

151. Item se lli lonbrici fanno male ala bocca delo stomaco, tengnia lo garçone a digiuno del fao mele in bocca: incontenente traggeno ala dolcessa ed escono per la bocca. [12] 161. Item la seme dela procacchia, prendendone assai2, ucide li lobrici. [16]3 171. Item acathia, id est lo succhio prunellorum, e l’acqua melegranate acetosi2 ucideno3 li vermi similiantemente4. [17] 18. Item la decossione dela menta verde meravilliosamente excluditur1. [18] 191. Item pirole facte di galbano e di penniti pesti insieme, dati insieme2, meravigliosamente3 li ucide. [19]

XXXV. Medicine a ristringere lo sangue dele moreche 1 [XXV. De emorroidibus] 2 11. Ad ritenere lo fluxso dele morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione, le morroide so vvene che ssiano indel postrione2, che, quando si corronpeno, aviene questa infermitade3.

15. 1 om. F3 F8 WAS . 16. 1 om. F8 . 2 prendendone assai] quando molto ne pigli di questa seme F3 WAS . F8 WAS add. Item la seme dell’appo ucide ongna verme e è forte [= XXIV,4].

3 F3

17. 1 om. F8 Da 11 a 17 om. S4 . 2 id est lo succhio prunellorum, e l’acqua melegranate acetosi] om. F3 WAS . 3 ucideno] ucide F3 WAS . 4 similiantemente] F3 WAS similiantemente dato a bere VAT. 18. 1 excluditur] uccide li vermi S4 excludit WAS . 19. 1 om. F8 S4 . XXXV. 1.

2 insieme] om. WAS .

3 meravigliosamente] F3 WAS molto VAT.

1 moreche] moreide cioè morechie F3 . 2 Cap. om. WAS .

1 Da XXXV,1 a XXXVI,5 (dalorum) om. WAS . 2 morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione le morroide so vvene che ssiano indel postrione] moreche che l’omo ha nel posteriore e quel sangue esce dele vene del posteriore S4 . 3 infermitade] infermitade e in vulgare sono decte lo male delle moreci F3 F8 .

317

4.6 Testo critico

2. Item1 lo millefolglio, dato a bere, ritiene lo dicto flusxo2 e humilia lo dolore e a coloro3 che non àno questo flusxo4 apre loro le vie di queste vene. [1] 3. Item quoce lo tassobarbasso indel vino e fanne istufa overo fomento overo inplastro; e sana. [2] 41. Item la folglia2 del giusquano e dele procacchie, e lo torlo del vuovo arrostito, e3 merolla di pane, olglio roçato mesti insieme, e inplastra sul male; incontenente4 tolle lo dolore dele moreche. [3] 51. Item, se troppo mecteno sangue, favvi questa sopposta2 dela biacca sola, overo d’ipoquistidos, acathia, colofonia, vel conficiatur cerusa, cioè la biacca, e ’l pionbo arso, ipoquistidos, acathia, colofonia3, e fanne soposta. [4] 61. Item2 fa enplastro di cerugia e pionbo arso3 e di torlora d’uova arrostite e olglio roçato mesti insieme e questo inpiastro pone in sul male: aiuta4 le moreche e tucti li cecchi del naso. [5] 71. Item acathia, cerusa, poma di cucurbitis viniaris et llitargirum; tucte queste cose pesta2 indel mortaio del pionbo coll’oglio roçato, sì cche si faccia come mele, e ungevene. [6] 8. Item l’aneto, arso e apposito col mele, sana le moreche1. [7]

2.

1 Item] contra questa infermitade F3 F8 om. S4 . 2 flusxo] fluxo delle morici F3 scorrimento del detto male S4 . 3 a coloro] anco loro F3 . 4 questo flusxo] lo dicto F3 F8 lo detto male S4 .

4.

1 Da 4 a 10 om. S4 . 2 la folglia] le foglia F3 F8 . incontenente F3 F8 .

5.

1 om. F8 . 2 favvi questa sopposta] favi a queste moroyce sopposta F3 . ciatur cerusa ... colofonia] om. F3 .

6.

1 om. F8 . 2 item] item contra lo dolore delle moreci F3 . e adiuta F3 .

7.

1 om. F8 .

8.

1 moreche] moreide F3 moroidi F8 .

2 pesta] F3 pesta insieme VAT.

3 e] om. F3 .

4 incontenente] e

3 vel confi-

3 arso] usto F3 .

4 aiuta]

318

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

9. Item la polvere dela ferruggine vel flamme ferri conficiatur col succhio del tassobarbasso e soppolla; e è buono. [8] 101. Item la banbacie vecchia messa2 indell’acqua dela cocitura delli aneti e possa seccala, e di questa3 forbe lo minugio e lo qulo, e di questa banbacie fa sopposta; ed è buono4. [9] 111. Item le fronde del rosmarino, peste e inplastate, manda2 via le ’nfiassioni dele moreche. [10] 121. Item lo loto comune ritiene2 lo flusxo del sangue dele moreche. [11] 13. Item la cennere deli gussci dele vuova dei quali esscieno li pulcini, dato1 col vino bianco a digiuno, sana incontenente le moreche. [12] 141. Item la cennere dele vite e dela vinaccia, pestata2 col’aceto e ’nplastato, facto e posto al’enfiassione dele moreche3, sana e disolve. [13] 15. Item arde la stoppa1 dele nave vecchie e la cennere pone sulle moreche: sì sana. [14] 16. Item contra le moreche infiate che1 non mecteno sangue, quoce lo marrobbio indell’acqua e indel vino e indel sale, e di questo sia2 fomentato lo luogo e dell’erba inplastata. [15]

10. 1 Da 4 a 10 om. S4 . buono] om. F3 F8 . 11. 1 om. F8 .

2 messa] inunge F3 ungni F8 .

3 questa] questo F3 .

4 ed è

2 manda] e manda F3 .

12. 1 om. F8 S4 .

2 ritiene] ne ritiene F3 .

13. 1 dato] data F8 S4 . 14. 1 Da 14 a 32 om. S4 . 2 pestata] e pestata F3 . morechie (moroidi F8) F3 F8 . 15. 1 stoppa] F3 sterpa F8 stipa VAT. 16. 1 che] e che F3 F8 .

2 sia] om. F3 F8 .

3 dele moreche] delle morelle cioè

4.6 Testo critico

319

171. Item contra le moreche che danno in fuore e dolglieno, favvi inpiastro di panno lino e di pece dura e sopra lo ’npiastro polveriça radice2; marrobbio, pestato e polveriçato3, ponvilo; incontenente è guarito. [16] 18. Item l’antimonio, messto col succhio del tassobarbasso, cola banbacie posto in sulle moreche, sana bene la loro infiassione1. [17] 19. Item la polvere dela ferruggine, facto in1 quel medesmo modo, molto è buono2. [18] 20. Item lo pelo dela lepra1, enplastrata2 in sulle moreche, tosto stangnia3 lo flusxo del sangue. [19] 211. Item la polvere agarici, mesta cola polvere del pane porcino, col’olglio scaldato, molto vale. [20] 221. Item a ffigos et ad tritores probatissima2 medicina: prende3 due manate di plantagine, millefolii, mentrasti egualmente manate quactro, pestale e premele4 lo succhio, e agiungevi grana vii di pepe, e a digiuno bere, e rinova la pogione viiii die5. [21] 23. Item quinquefolie1 quoce indel lacte dela capra; beilo per tre die, se lo fico insanguina. [22]

17. 1 om. F8 . 2 sopra lo ’npiastro polveriça radice] super inpiastrata pulveriça radicem F3 . 3 marrobbio pestato e polveriçato] om. F3 . 18. 1 sana bene la loro infiassione] troppo bene sana le loro infiasoni F3 . 19. 1 facto in] om. F3 F8 . 2 modo molto è buono] fa efficaciter F3 F8 . 20. 1 lo pelo dela lepra] pili leporis F3 li peli dela lievra F8 . 2 enplastrata] inpiastrati F3 F8 enplastrata col’albume del vuovo VAT. 3 stangnia] ritegnano F3 F8 . 21. 1 om. F8 . 22. 1 om. F8 . 2 probatissima] probata F3 . 3 prende] piglia F3 . F3 pestate e premete VAT. 5 die] F3 die la bea VAT. 23. 1 quinquefolie] lo cinquefoglio F3 .

4 pestale e premele]

320

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

24. Item se alquno homo sedràe sulla pelle del leone, sì vanno via1 e dileguano le moreche da lui2. [23] 25. Item a torre via lo troppo flusxo dele moreche, mescola due torli di vuova coll’olglio roçato e1 col vino bianco, e questo unguento pone sulle moreche con una penna2. [24] 261. Item iscalda l’apostolicon al fuoco et tangatur unde podex; e incontenente entra2 dentro e questo fa tre fiate vel 3 quactro, quando n’esscie; e possa bangnalo indell’acqua dela cocitura dele fronde del fico4 e dele fronde dei porri e5 dela vetriuola. [XXVI,1] 271. Item la folglia del rosmarino, inpiastrata2, tolle la ’nfiassione del minugio del qulo3. [XXVI,2] 28. Item lo fumigio dele campora facto1 sulla bruna2 tolleli la ’nfiassione. [XXVI,3] 29. Item ispargevi suso la polvere del corno del cervio arso ed è buono1. [XXVI,4] 301. De exitu ani2, cioè a coloro ch’esscie fuore lo minugio qulare, favvi queste medicine; di politaria enplata sanat tesnamon, tumure del minugio. Circa istans. [XXVI,5]

24. 1 sì vanno via] indrano via F3 andranno via F8 .

2 da lui] F3 F8 dal qulo VAT.

25. 1 e] F3 F8 om. VAT. 2 pone sulle moreche con una penna] pone colla penna sulle moreyde F3 F8 . 26. 1 om. F8 . 2 entra] intrerà F3 . 3 vel] uvero F3 . citura del fico cioè delle frondi F3 . 5 e] uvero F3 . 27. 1 om. F8 .

4 cocitura dele fronde del fico] co-

2 inpiastrata] F3 om. VAT. 3 qulo] F3 qulo factone inpiastro e postovi VAT.

28. 1 facto] posta F3 F8 . 2 bruna] brusta F3 brascia F8 . 29. 1 e è buono] om. F3 . 30. 1 om. F3 F8 .

2 ani] avi VAT.

4.6 Testo critico

321

311. Item hoc certum experitum super omnia: si fomentetur langaon cum aliata tepida et calida, et postea sinapiçetur cum pulvere cornu cervi combusti et pice combusta cum thure et mastice, non solum contra exitum minugio suo, et contra exitum matricis eficaciter valet. [XXVI,6] 321. Item alo male dele moreche, prende deli scarafaggiuli e falli bollire e quocere indell’olglio, e possa lo pone in sul testo al fuoco e lassaveli tanto stare che, pestandoli, se ne faccia polvere; e di questa polvere pone sulle moreche: per certo le stangnia e guarisscie. [?] XXXVI. Medicine ad aprire l’opillatione del fegato e cure 1. [XXVII. De opilatione epatis] 11. Ad aprire l’opillassionem del fegato, unge la regione del fegato ditorno a digiuno2 questa unsione: prende3 l’olglio e lo boturo e l’axungia dell’oga e della gallina e corogrilli e mescola insieme e falla disolvere4 e in prima si bolla indela pingnata vetriata5; e in questa mestura mecte la polvere dela seme6 millesolis, sassifrige et anasi7, maritri, cioè di finocchio, satureggie, calamecti, per egual parte, uncia meça, e radice di finocchio e di pretesemini e cola questo unguento e serbalo; e quando abiçongnia8, ungene lo luogo sei usia vii die e possa ponvi lo ’npiastro che rriceve queste cose: cera9, pece navale e10 boturo e mescola insieme11 e ponvi12 questa polvere; pilglia salvia secca, santoreggia, anisi, cinamo, quanto vuoi di questa polvere, seme millesolis, anasi, maratri, fimi caprini, quanto di tucti questi13, e mescola insieme e inplastavilo suso e

31. 1 om. F3 F8 . 32. 1 om. F3 F8 ; da 14 a 32 om. S4 . XXXVI. 1 Medicine ad aprire l’opillatione del fegato e cure] VAT Contra l’oppilatione del fegato (et chura F8) F3 F8 Contra il male del fegato S4 . 1.

1 om. F8 WAS . 2 ditorno a digiuno] digiuno stomaco di F3 alo stomaco a digiuno di S4 . 3 prende] piglia F3 S4 . 4 disolvere] distrugere insieme F3 S4 . 5 e in prima si bolla indela pingnata vetriata] om. S4 ; indela pingnata vetriata] indella baraccra F3 . 6 dela seme] om. S4 . 7 et anasi] F3 S4 et anasi et anasi VAT. 8 abiçongnia] t’à vuopo F3 fa di bisogno S4 . 9 cera] cola cenere F3 . 10 e] om. S4 . 11 insieme] om. F3 S4 . 12 ponvi] ponvi in questo inpiastro F3 . 13 questa polvere, pilglia salvia secca, santoreggia, anisi, cinamo quanto vuoi di questa polvere, seme millesolis, anasi, maratri, fimi caprini quanto di tucti questi] anisi feniculi fimi caprini quando di tucti questi per peso F3 S4 .

322

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

questo inplastro non vi tenere, possa che llo ’nfermo à mangiato e, poi che vi sie stato un pogo, ponvi un pogo di seme agarico: valet molto eficacemente contra l’opillassione del fegato e sana lo idropico d’omori freddi. [1] 21. Item all’opillassione per cagione d’omori caudi troppo bene l’apre2 questa potione3: prende4 scolopredrine, arnogrosse, ceterac, lentico, aque, succaro, le quale cose vastano, e bealo la mane e di sopra lo male enplavi endivia pestata, confecta5 coll’olglio roçato, violato, ed aceto. [2] 31. Item l’arnoglossa cocta qura lo idropico. [XXVIII,1] 41. Item2 quando la idropisia non è molto confermata, tosto si guarisscie con usare molto3 ispesso a mangiare l’erba endivia e bere l’acqua4 dela sua decossione5. [XXVIII,2] 51. Item questo enpiastro posto sopra lo fegato vi fa grande prode, cioè d’utraqua plantagine dela ’nciolata2, e aceto e farina d’orço3; e lo ’nfermo si guardi di tucte cose caude e la troppa fatica4 li nuoce. E5 fa questa untione in sul fegato d’olglio di sandali e di roçe e di seme d’erbaggine; e qusì6 questo lactovare che rriceve queste cose: sandalorum7 omnium drame due di catuno8, spondii, raçure eboris, ana, drama i, e seme oçimi e qubebe, ana, dramme iiii, e seme e fiori mondati9 d’endivie, portolace10, ana, dramma i, çuccaro libra una; e fallo cola decossione endivie, e usi11 questo lactovare la mane, e se lla sustansia del fegato delo ’nfermo12 non est in tucto disoluta: sensa dubbio guarrà; adde13 secondum istum processum quo tibi revellaverit deus veri; certum est. [XXVIII,3]

2.

1 om. F8 WAS . 2 troppo bene l’apre] F3 troppo l’apre bene VAT. 3 questa potione] F3 questo beveraggio S4 questa oposione VAT. 4 prende] recipe F3 S4 . 5 confecta] e confetta S4 .

3.

1 Item l’arnoglossa cocta qura lo idropico] om. S4 .

4.

1 om. WAS . 2 item] om. F3 F8 S4 . 3 con usare molto] collo molto usu e F3 F8 S4 . 4 e bere l’acqua] e col beveragio F3 F8 S4 . 5 decossione] F3 F8 S4 decossione s’ella è di cauda causa VAT.

5.

1 om. F8 Da 5 a 10 om. S4 . 2 dela ’nciolata] om. F3 . 3 d’orço] ordei F3 . 4 la troppa fatica] lo troppo lavoro affatichavile F3 . 5 e] om. F3 . 6 qusì] usi lo ’nfermo F3 . 7 Da XXXV,1 a XXXVI,5 (dalorum) om. WAS . 8 di catuno] om. F3 WAS . 9 mondati] modati F3 WAS . 10 portolace] portuarii F3 WAS . 11 usi] VAT WAS usilo F3 . 12 del fegato delo ’nfermo] del fegato F3 WAS . 13 adde] F3 WAS et de VAT.

4.6 Testo critico

323

6. Item enpie una anpolla overo pingnata, presso che piena, di succhio d’erbaggine, e di sopra vi lega uno panno di lino e su questo panno pone dela cennere, sì che non essca lo fummo1, e qusì bolla sulla bruna fine a che torni ala meitade; e date2 questo beveraggio3 la maitina4 a digiuno5 ali splenetici e al’idropici; ed è soprana medicina. [XXVIII,4] 7. Item lo vino dela cocitura del cocomalo1 asinino, dato a bere2, tosto guarisscie l’idropici per cagione d’omori freddi. [XXVIII,5] 8. Item lo sangue dela capra, iscaldato1 e dato a bere all’idropico, perfectamente lo2 sana. [XXVIII,6] 91. Item la polvere dela merda del bue unce vi, branche orsine unce iiii, vuova qrude iiii e semmola ii e mescola insieme; questo inpiastro qura l’idropici e li plenetici2 e quelli3 c’àno similgliante infermitade, et est segretum carum rorastrom i, vitis alba4 et podagros. [XXVIII,7] 101. Item2 alo idropico lo succhio del rorastro, cioè vite abba, dallilo a bere; e purga l’itropico, sensa pericolo arà a purgare lo corpo col mele3. [XXVIII,8] 11. Item l’acqua dela cocitura dela radice dela vite alba1, data a bere, sana lo idropico. [XXVIII,9] 12. Item la radice del sanbuco dilessato è soprano rimedio alo idropico. [XXVIII,10]

6.

1 sì che non essca lo fummo] om. F3 F8 WAS . 2 date] dallo F3 WAS da F8 . 3 beveraggio] poto F8 pogo WAS . 4 la maitina] ongna maitina F3 F8 WAS . 5 a digiuno] om. WAS .

7.

1 cocomalo] tottomaglio F8 .

8.

1 iscaldato] scaldato al fuoco F3 F8 WAS .

9.

1 om. F8 . 2 plenetici] VAT sprenetici WAS . 3 quelli] quelle persone F3 WAS . alba] F3 WAS vite abba VAT.

2 dato a bere] om. F3 F8 WAS . 2 lo] om. F3 WAS . 4 vitis

10. 1 om. F8 Da 5 a 10 om. S4 . 2 Item] Item da F3 WAS . 3 cioè vite abba, dallilo a bere; e purga l’itropico sensa pericolo arà a purgare lo corpo col mele] cioè vitis albe vitis alba è la cocossa salvatica non unifere (orifere WAS) sine periculo si purgherà con mele F3 . 11. 1 dela radice dela vite alba] del rorastro F3 F8 S4 WAS .

324

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

131. Item lo vino dela cocitura dello cocomalo2 asinino, bevuto, la ’nflatione dello dropico voita e purga. [XXVIII,11] 14. Item la senape, pesta e1 bevuta, overo lo vino dela sua cocitura tosto sana lo idropico, seccando l’omore e l’umidità2 e lo calore del fegato confortandolo. [XXVIII,12] 151. Item le granella dele pere, pestate col mele e bevute, tolleno lo dolore. [XXVIII,13] 161. Item lo vino dela cocitura dell’ysopo, dato a bere2, arde l’omore dell’idropico e lo3 consumma e non torna pió quello omore. [XXVIII,15] 17. Item l’acqua dela cocitura dell’ebbio overo lo vino, dato a bere1, è troppo grande rimedio al’idropici. [XXVIII,14] 181. Item l’acqua dela cocitura2 dela stafisagra, data a bere3, qura lo idropico4. [XXVIII,16] 191. Item l’orina dela capra bevuta qura lo idropico2. [XXVIII,17] 201. Item unge l’idropico col loto comune, lo quale è indele vie comune2, e guarisce. [XXVIII,18]

13. 1 om. VAT.

2 cocomalo] tottomaglo F8 .

14. 1 pesta e] om. F3 F8 S4 WAS . 2 umidità] F8 umiditade WAS umilitade VAT. 15. 1 om. S4 . 16. 1 17 F3 F8 WAS . 2 dato a bere] bevuto F3 F8 S4 WAS .

3 lo] om. S4 .

17. 1 dato a bere] VAT bevuta F3 F8 WAS om. S4 . 18. 1 om. S4 . 2 dela cocitura] om. F3 F8 WAS . 3 data a bere] bevuta F3 F8 WAS . idropico] la ydropisia delle femmine F3 F8 WAS . 19. 1 om. S4 . 20. 1 om. VAT.

2 qura lo idropico] sana yposarceam F3 F8 WAS . 2 indele vie comune] WAS F8 S4 indeletae comunibus F3 .

4 lo

4.6 Testo critico

325

21. Item alquanti actori sanaro1 la itropisia deli omori freddi2, dando catuna maitina alo ’nfermo uno quchiaio d’orina di capra nera, cocta in questa orina ispicanardi. [XXVIII,19] 221. Item adeps dalfini marini distructa, e liquefacta, e bevuta2 col vino, monda la idropisia. [XXVIII,21]

XXXVII. Medicine alo male dela spiena e cure [XXIX. De opilatione splenis] 1. Lo vino dela cocitura della scorsa1 del frasso, bevuta a digiuno, tolle via la spiena; ed è provata medicina. [1] 2. Item dipo ll’uso di questo vino unge per dies octo1 la spiena cola dialtera e col’olglio laurino; e possa vi pone inpiastro di merda2 di capra, pestata col forte aceto, e ispesso vi lo rinovella, infine a ch’è curato3; e quando tiene questo inpiastro, così rinovellandolo4 come dicto è, tollasi sangue della vena dicta salvatella de braccio manco; se non fi molto dura la spiena, dalli a bere innanti la dicta pogione che tu l’unghi5. [2] 3. Item la lingua cervina1, bevuta col vino 30 die, apostucto sana la spiena e sotilglia2. [3] 41. Item l’agrimonia, bevuta la sera, consumma la spiena2. [4]

21. 1 sanaro] VAT çarano F3 autori zerano WAS . 2 deli omori freddi] frigida F3 F8 WAS om. S4 . 22. 1 om. S4 .

2 liquefacta e bevuta] distinta et bevuta F3 WAS distructa e bevuta F8 .

1.

1 scorsa] cortice F3 F8 WAS bucchia S4 .

2.

1 unge per dies octo] per dies viii unge F3 F8 S4 WAS . 2 merda] sterco F8 . 3 curato] F3 F8 S4 WAS corato VAT. 4 rinovellandolo] rinovellato WAS . 5 la dicta pogione che tu l’unghi] detto beveraggio S4 .

3.

1 cervina] F3 F8 S4 WAS cervina pesta VAT. 2 sana la spiena e sotilglia] assottiglia la spiena e la sana S4 .

4.

1 om. S4 WAS .

2 la spiena] om. F3 F8 .

326

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

51. Item lo vino dela cocitura dela iscorsa2 del salce scritoçin splenis e la durisia liqueface. [5] 6. Item la folglia di salce pestata con un1 pogo di sale, e questo inpiastro pone in sulla spiena2 che duole: incontenente manda via3 lo dolore. [6] 7. Item la folglia dell’ellera, pestata coll’aceto e inpiastrata, soctilglia la spiena. [7] 81. Item la cortice del salce e l’asungia, cocti insieme e dati2 alo ’nfermo, disolve la spiena. [8] 9. Item lega lo fele dela capra sopra la spiena dello ’nfermo1, e unto e statovi per un die2, e possa ne lo lieva e appiccalo al sole overo al fummo; quanto3 ne verrà seccando del fele, tanto ne verrà menimando la spiena dello ’nfermo4. [9] 10. Item la decossione dela cortice dela radice del salbuco, cocta infine a che torna al terso, guarisscie lo ’nfermo1, cioè posta in sulla ispiena. [10] 11. Item la radice de’ lapatii1, indell’aceto cocta e inplastata, tolle la ’nfiassione dela spiena. [11] 12. Item inplastro facto di merda1 di capra, disoluta cola polvere dela folglia2 del marrobbio bianco, e di ruta, e armoniaco, e di cennere di sarmentoro3, e vino, e un pogo d’aceto, è forte buono ala duritia dela spiena. [12] 5.

1 om. F8 S4 .

2 iscorsa] cortice F3 WAS .

6.

1 un] om. F3 F8 WAS . 2 sulla spiena] F3 F8 S4 WAS male dela spiena VAT. via] sana F3 F8 S4 WAS .

8.

1 om. F8 Da 8 a 13 om. S4 .

9.

1 capra sopra la spiena dello ’nfermo] F3 F8 WAS capra legato sulla spiena VAT. 2 statovi per un die] ’nfermo e stavi suso tucto uno die F3 F8 WAS . 3 quanto] VAT quando WAS . 4 dello ’nfermo] F3 F8 WAS om. VAT.

3 manda

2 dati] F3 dato VAT date WAS .

10. 1 lo ’nfermo] la spiena data allo ’nfermo F3 F8 WAS . 11. 1 la radice de’ lapatii] radix lapatii F3 F8 WAS . 12. 1 merda] sterco F8 . WAS .

2 dela folglia] dele foglie WAS .

3 sarmentoro] sarmentorum

4.6 Testo critico

327

131. Item lo polmone dela volpe secco in sulla bruna, e factone polvere, e di questa polvere2 da a bere; appostucto consumma la spiena. [13] 14. Item le cime1 deli salci cocte indell’acqua ed agiungevi un pogo di sucaro e da a bere: apostutto consumma la spiena. Ma lo ’nfermo da inde innansi né ingennera filiuolo maschio2; et certum est 3. [14] 15. Item la merda1 dela capra2 tucte le duritie iscrirosim3 tosto disolve. [15] 16. Item lo puleggio, pesto col sale e posto, li mali omori1 dela spiena consumma e tolle via la ’nfiassione. [16] 171. Item li cauli qrudi mangiati coll’aceto è rimedio ala spiena. [17] 181. Item da a bere alo ’nfermo lo corallo coll’acqua: disecca la spiena. [18] 191. Item dicesi che se sospendrai sula spiena la squilla xl diebus et uno, serà guarito. [19] 201. Item uno2 songniava che lo medico li dava a bere l’orina delo ’nfermo: sì llo fece guarire3. [20]

13. 1 Da 8 a 13 om. S4 Da XXXVII,13 [lat. XXIX,13] a XLIX,5 [lat. XLII,5] om. F3 . questa polvere] om. F8 .

2 e di

14. 1 le cime] WAS S4 la cima F8 VAT. 2 filiuolo maschio] figliuoli maschi F8 S4 WAS . 3 certum est] è certo S4 certo est WAS . 15. 1 la merda] lo sterco F8 . om. S4 .

2 capra] WAS F8 S4 capra mesto col’aceto VAT.

3 iscrirosim]

16. 1 posto li mali omori] posto al male li humori S4 . 17. 1 om. S4 . 18. 1 om. S4 . 19. 1 om. F8 S4 VAT. 20. 1 om. S4 . 2 uno] uno infermo WAS F8 . 3 li dava … guarire] li comandava che bevesse la sua orina propria e guarrebbe et elli lo fece e trovòsene grande prode et salute WAS .

328

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

211. Item inplastra in sulla spiena lo loto dela carraia2, e secca la ’nfiassione dela spiena. [21] 221. Item contra oppilatione scriroisin spiena molto2 vale la radice cervina polveriçata e col vino sottile data a bere 3 volte3, quando la luna viene menimando. [22] 23. Item lo grano cocto, pesto, e legatevilo1 suso, e fa2 prode. [23] 24. Item l’asentio legato sulla spiena vale. [?] 251. Item le fronde delo tamarischio cocte indell’aceto, e pestate, e2 poste ala spiena, vale molto3. [24] XXXVIII. Medicine alo male dela terrisia, cioè del male del fegato quando homo è giallo, cure 1 [XXX. De icteritia] 2 1. A purgare la terrisia1, propriamente vi vale2 la raçura d’elleboro e lo succhio dell’epaticom e çaffarano orientale3, quando a tei parrà che ssi convengnia4, e sapone quanto una castangnia; e tucte queste cose pone inn una pessa di panno lino e tanto mena questa pessa legata di queste cose indell’acqua fortemente5, infine a tanto che lla vertù dele predicte6 cose vada indell’acqua; e bea lo ’nfermo di questa acqua e falli grande prode7. [1]

21. 1 om. F8 S4 .

2 dela carraia] WAS om. VAT.

22. 1 om. F8 S4 . 2 spiena molto] splenis mirifice WAS . tre dì a bere WAS . 23. 1 legatevilo] VAT WAS legato S4 . 25. 1 om. F8 .

3 data a bere 3 volte] data per

2 fa] meravigliosamente fa WAS F8 S4 .

2 pestate e] WAS S4 pestato VAT.

3 vale molto] molto vale S4 WAS .

XXXVIII. 1 Medicine alo male dela terrisia, cioè del male del fegato quando homo è giallo, cure] VAT A purgare lo male del fegato S4 Allo male dela itericia cioè delo male del fegato F8 Dela yteritia cioè male del fegato WAS . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 terrisia] la iteria F8 ’nteritia cioè lo male del fegato S4 la yteritia WAS . 2 vale] vale questa medicina cioè WAS F8 S4 . 3 çaffarano orientale] crocus orientalis F8 S4 WAS . 4 ssi convengnia] siano assai F8 S4 sia assai WAS . 5 fortemente] di fontana WAS . 6 predicte] VAT WAS F8 dette S4 . 7 bea lo ’nfermo di questa acqua e falli grande prode] om. F8 da a bere la mattina a digiuno S4 torni in acqua non sappia lo ’nfermo WAS .

4.6 Testo critico

329

21. Item l’orina delo ’nfermo, col succhio del marrobbio2 bevuta, sana e qura. [2] 31. Item rasura eboris cola lavatura che est dicta di sopra molto vale2. [3] 41. Item una vecchia femmina ne guaria molti cola seme del nasturcio2 cocto col succhio dela plantagine, tanto che lo succhio torni ala meitade; potrebbesi fare scieroppo. [4] 51. Item l’acqua dela cocitura dela radice del’acori e deli ceci rossi, dato a bere, est soprano rimedio; overo falli un bangnio di cocitura2 acori. [6] 61. Item la radice del pane porcile, pestata e bevuta coll’acqua vinace2, qura itterrisia, se llo ’nfermo fi3 bene coperto che sudi bene4, inperciò che per lo sudore esscie fuore la collera rossa. [7] 71. Item bei l’arsenico2 coll’acqua, fortemente e meravigliosamente qura la ’nterrisia. [9] 81. Item la limatura eboris e çaffarano2 orientale, lo sapone galico un pogo, epatica pestata e ricente, overo lo succhio suo, e legalo in panno lino e, così legato, mesta questa cosa indell’acqua fredda dele fontane fortemente, infine a tanto che tucta la vertude vada indell’acqua; e di questa acqua da a bere alo ’nfermo3 e llo infermo no· llo sappia4 che acqua sia; questa acqua est proprio experimento alo male della terrisia. [10]

2.

1 om. F8 S4 .

2 del marrobbio] om. WAS .

3.

1 om. S4 VAT.

4.

1 om. S4 .

2 nasturcio] WAS F8 om. VAT.

5.

1 om. S4 .

2 di cocitura] d’acqua di cocitura WAS .

6.

1 om. F8 .

2 vinace] viva WAS .

7.

1 om. S4 .

2 arsenico] ascenso WAS .

8.

1 om. S4 . 2 çaffarano] croco F8 WAS . 3 a bere alo ’nfermo] alo ’nfermo a bere F8 WAS . 4 no· llo sappia] non vuole e non dé sapere F8 WAS .

2 est dicta di sopra molto vale] ditta è efficacemente cura F8 .

3 fi] VAT WAS stava S4 .

4 bene] om. WAS S4 .

330

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

9. Item lo succhio dela capomilla, dato a bere a coloro c’àno questa infermitade del fegato dicta itterritia, a ccoloro c’àno febbra, coll’acqua cauda, manifestamente fa prode. [11] XXXIX. Medicine a ronpere la pietra indela vescica 1 [XXXI. De opilatione lapidis vesice et renum] 2 1. Ad ronpere la pietra dela vesscica e ala infermitade del’orina1, prende2 le ’nfrascripte cose: garofaliorum, antifoliorum, galange, cicadarum siccarum3, grana solis, violati piperis, petrosellini, sparagi, semen lini, livistici, sassifrage, cinneris scorpionis, sanguinis irici sicci4, lapatii, sponge et humanis saguinis, per eguale parte; e di queste cose fa polvere e dallo alo ’nfermo col vino bianco indel bangnio facto di cose diuretice dicossione e in questo5 quoce accorum et ciperi e radice di rafano e d’appi6; e est afficacissimo e nulla medicina è migliore e pió utile; e maggiormente se llo infermo non può orinare, sì orinerà in questo bangnio7. [1] 2. Item prende lo sangue del becco, e la cennere deli scorpioni, polvere cicadarum siccarum1, spodii, nardi, sangue e pelo di lievra2, galanga, mileosolis; e di queste cose fa polvere e configge con iscieroppo facto di succhio sassifrage et grana solis e dallo alo ’nfermo, quando si leva lo sole, e lo ’nfermo dorma3 possa che ll’à preso; se none arà orinare indel bangnio innansi che altro, non pilgli4 questa medicina. [2] 31. Item quoce indela pignata tucte2 quelle cose che fanno ronpere la pietra e tucta questa cocitura insieme mecte inn una cocossa3 e questa cocitura sia XXXIX. 1 Medicine a ronpere la pietra indela vescica] VAT Alo male dela pietra e dela vesica e dele medicine F8 S4 La pietra dela vescica et dele medicine WAS . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 Da qui a 6 om. S4 . 2 Da qui a 3 om. F8 . 3 galange cicadarum siccarum] om. WAS . 4 sicci] suci WAS . 5 in questo] questo vino WAS . 6 di rafano e d’appi] rafani et apii WAS . 7 infermo non può orinare, sì orinerà in questo bangnio] ’nfermo non piscieràe in questo bagno WAS .

2.

1 prende lo sangue del becco e la cennere deli scorpioni polvere cicadarum siccarum] reseice sanguinem yrci cinerem scorpionis pulverem et cadarum spodii WAS . 2 pelo di lievra] peli leporis WAS . 3 dorma] non dorma WAS . 4 innansi che altro non pilgli] innanti che non pigli altro che WAS .

3.

1 Da 1 a 3 om. F8 . 2 indela pignata tucte] om. WAS . chia per uno pertuzo facto indela cocossa WAS .

3 cocossa] cocossa seccha vec-

4.6 Testo critico

331

cauda e incontenente mecte la verga indel pertuso dela cocossa e turala4 dintorno, sì cche tucto lo fummo vengnia5 per lo pertuso dela verga che6 vada ala vesscica, e così faccia assai e ispesso; inperciò che questo fummo ronpe la pietra indela vesscica e apre7 la via ali omori dela vesscica e disolve e consumma e così si ronpe la pietra8 ed esscie fuore dela vesscica col’orina; e maggiormente se indela dicta cocitura fino cocte molte cimici, e inplastro inde facto di questa cocitura e di queste cimici e pollo sulla verga e sullo pectignone; e questa qura feci io. [3] 4. Item pesta le cimici e mettele indel pertuso dela verga: e similliante1 efecto prestano. [4] 5. Item se ungerai la verga dello ’nfermo d’ongnie torno1 col sangue fresco dela volpe, incontenente si ronpe la pietra che è indela verga vel indela vesscica. [5] 61. Item arde lo sangue dela lievra e la pelle sua tucta inn una pingnata rossa, nuova, e bene coperchiata col’arçilla, e falla tanto quocere, che diventi polvere; e2 di questa polvere3 dae alo infermo uno quchiaio col vino caudo indel bangno a digiuno; e ronpe la pietra e l’orina potentemente fa venire. [7] 7. Item1 innansi che queste medicine facci alo ’nfermo2, dei purgare lo ’nfermo e notrire con cose dioretice et artandus3 viscoçis; altramente tucte le predicte cose pogo varreno allo ’nfermo4. [9]

3.

4 turala] tura bene WAS . 5 fummo vengnia] fummo di questa cocituta entri WAS . 6 che] delo ’nfermo e WAS . 7 apre] lieve apre WAS . 8 la pietra] om. WAS .

4.

1 similliante] singulare WAS .

5.

1 d’ongnie torno] d’ogne intorno WAS intorno intorno F8 .

6.

1 Da 1 a 6 om. S4 om. F8 . 2 col’arçilla e falla tanto quocere che diventi polvere e] om. WAS . 3 polvere] cennere WAS .

7.

1 Item] F8 WAS et VAT. 2 medicine facci alo ’nfermo] si facciano F8 medicine che dicte sono facte alo ’nfermo usia siano date WAS . 3 cose dioretice e artandus] cose divietice et artandusa WAS . 4 varreno allo ’nfermo] vaglono F8 vagliano alo ’nfermo WAS .

332

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

8. Item1 indel capo dela marica2 è una pietra, la quale, pestata e data a bere col vino caudo, incontenente fa pissciare la pietra. E se lla pietra delo infermo fusse3 molto dura e grande e4 invecchiata, fa questa polvere dela lumaccia; ed este fortemente5 buona medicina e prode6. [10] 9. Item lo succhio artemisie, bevuto abondevilemente, cioè1 uno meço gocto per die2, meravilgliosamente ronpe la pietra e fanne isscire la rena fuore dela vesscica; e est provato. [12] 101. Item se per nessuno modo si ronpe2 la pietra, mecte indela verga ingengnosamente argariam per lo pertuso, tanto infine che trovi la pietra, e allora la pinge innentro indela vesscica, che ss’alluoghi indel fondo dela vesscica3, e così vi potrà stare xl 4 anni sensa pericolo. [13] 11. Item la gomma deli ceragi, dato a bere, eficaciter1 ronpe la pietra e l’orina disolve. [14] 121. Item l’erba e la radice iringni, cocta col mele e col vino, e bevuta2 la maitina indel lecto, sana li nefretici e coloro c’àno la pietra e coloro che non puono orinare3, se lo ’nfermo la berà per 16 die4. [15] 131. Item lo sangue2 del becco e lo polmone e renes, cioè3 li lombi, e li colglioni e priapum4 e le minugia suoi5 pesta insieme e fanne una salsiccia6 inn uno minugio7 lo pió grosso che lo becco àe; e dallo a mangiare alo infermo e vedrai-

8.

1 item] om. S4 . 2 dela marica] dele lumace cioè mariche WAS F8 S4 . 3 fusse] fia F8 sia S4 fie WAS . 4 e] WAS S4 ed è VAT. 5 fortemente] forte F8 S4 WAS . 6 e prode] probatissima F8 S4 WAS .

9.

1 abondevolmente cioè] WAS S4 om. VAT.

2 die] die ogne die WAS S4 .

10. 1 om. F8 S4 . 2 si ronpe] si ronpe si ronpe VAT. vesscica] om. WAS . 4 xl] WAS 50 VAT.

3 che ss’alluoghi indel fondo dela

11. 1 dato a bere eficaciter] efficaciter F8 perfectamente S4 efficacemente WAS . 12. 1 om. S4 . 2 e col vino e bevuta] et bevuta col vino WAS . WAS . 4 16 die] dì xiii F8 per dì xvi WAS .

3 orinare] pisciare F8

13. 1 om. F8 . 2 sangue] sangue urci WAS . 3 renes cioè] om. S4 . 4 priapum] la verga S4 . 5 e le minugia suoi] om. S4 . 6 salsiccia] salsiccia vel sarcimen WAS . 7 minugio] budello S4 .

4.6 Testo critico

333

ne meravilglia, e se lo infermo aràe anello in dito, osia8 in mano sua9; e da che10 nn’arà mangiato lo ’nfermo 3 bocconi, la pietra salta fuore dell’anello11 e incontenente adimanda lo ’nfermo12 che vuole orinare13. [16] 14. Item la brectonica co· mulsa e col pepe, dato a bere, lo dolore e la pietra dele rene e dela vesscica caccia fuore. [17] 151. Item se vuoi sapere se lla pietra è indella vesscica overo indele rene, pilglia l’erba che si chiama sermoni2 e bollela indell’acqua e inplastala in sullo pectignone e in sulla verga: e se lo dolore chresscie, è la pietra indela vesscica; e se non chresscie, est indele rene3. [18] 16. Item questo est meravillioso experimento: quoce le vuova sane indell’acqua; e li torli loro mesta coll’olglio e agiungevi la polvere dela pietra iudaici et inde inplastetur tota virga1 e lo pectignone: e incontenente si ronpe la pietra e gictala per la verga. [19] 171. Item gummi pruni ronpe la pietra. [20] 18. Item la scorça dell’orbaco e le suoe granella, bevuta1, la pietra dela vesscica ronpe2. [21] 19. Item l’orina dela capra, bevuta, ronpe la pietra e falla orinare1. [22]

13. 8 in dito, osia] om. S4 . 9 mano sua] mano dove sia pietra S4 ; sua] om. WAS . 10 e da che] poiché S4 . 11 pietra salta fuore dell’anello] pietra che est indel’anello ne salta fuore del’anello WAS S4 . 12 adimanda lo ’nfermo] lo ’nfermo ademanda (adomandarà S4) WAS S4 . 13 orinare] pisciare WAS S4 . 15. 1 om. S4 . 2 sermoni] morsus galline cioè li sermoni WAS F8 . est indela vescica anti est (ma F8) indele rene WAS F8 .

3 est indele rene] non

16. 1 inde inplastetur tota virga] VAT F8 impiastrisi tutta la verga S4 e quinde s’inpiastri tucta la verga WAS . 17. 1 om. S4 . 18. 1 bevuta] VAT F8 bevute WAS S4 . vescica WAS F8 S4 .

2 la pietra dela vesscica ronpe] ronpeno la pietra dela

19. 1 falla orinare] la fa pisciare S4 ; orinare] pisciare WAS .

334

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

201. Item ameos tolle la fatica delo pissciare2 e la pietra ch’è rocta indela vesscica ne traggie fuore. [23] 211. Item cinis cicardarum qum apoçimate nardi et cinamo2, dato in quello medesmo modo, adopera meravilgliosamente. [24] 22. Item vii capi d’algli bollano indell’acqua assai; e se quella acqua fi data1 alo ’nfermo per 3 die, contra la pietra est certa medicina e2 provata. [25] 231. Item somergie una vel 2 due u3 tre lievre vive, e siano giovane4, e falle morire indell’aceto5 e possa l’arde inn una pingnata rossa ben turata e6 questa polvere7 da alo ’nfermo: e sopra tucte l’altre medicine ronpe8 la pietra. [26] 241. Item lo sangue del becco e dell’acino2 e dell’oca3 e mescola4 col’aceto e cocto alo lente fuoco5; le gemme e lo vetro posto in questa confessione mollifica, sì cche lievemente6 lo puoi talliare. [27] 25. Item lo sangue mest[r]uale, mesto coll’aceto, disolve lo cristallo. [28] 261. Item folglia enule canpane, cocte indel vino e inpiastrate, molto aiuta refresim, lo male dela pietra dela femina2. [29]

20. 1 om. F8 S4 .

2 pissciare] pisciare uvero del’orinare WAS .

21. 1 om. F8 S4 .

2 apoçimate nardi et cinamo] WAS apoçimate et cinamo nardi VAT.

22. 1 e se quella acqua fi data] VAT WAS F8 e data bere l’acqua S4 . WAS .

2 e] om. S4 e est provato

23. 1 om. F8 . 2 vel] om. S4 uvero WAS . 3 u] uvero WAS . 4 giovane] VAT WAS giovani vive S4 . 5 e falle morire indell’aceto] nel’aceto e falli morire dentro WAS S4. 6 turata] WAS S4 turata coll’arçilla e falla tanto quocere che diventi polvere e VAT. 7 polvere] cennere WAS S4 . 8 ronpe] VAT WAS vale a ronpere S4 . 24. 1 Da 24 a 35 om. S4 . 2 del becco e dell’acino] del’ascino e del becco WAS . 3 dell’oca] del gallo F8 . 4 mescola] mescolato WAS . 5 alo lente fuoco] al fuoco lento WAS . 6 lievemente] legiermente WAS . 26. 1 om. F8 . 2 vino e inpiastrate molto aiuta refresim lo male dela pietra dela femina] WAS vino e inplastatevi lo male dela pietra delle femmine molto aiuta refresim dele femmine VAT.

4.6 Testo critico

335

271. Item lo cipero pesto, bollito coll’olglio, inplastarlo tiepido2 sullo pectignone per certo fa orinare3. [30] 28. Item lo sangue dela volpe fresco, bevuto, ronpe la pietra; se vi mecti la pietra entro, sì lla ronpe1. [31] 291. Item la polvere dela lievra arsa inn una pingnata nuova e corno di cervio2 servato forte est da lodare; e ronpe la pietra. [33] 301. Item pulvis Eugeni2 propiamente è da lodare, la quale si fa così: pilglia la seme dela saxifrica, trifolium, cicade, per egual parte, sangue di becco, tanto quanto est tucto l’altro ch’è decto, garofali tanto per peso quante tucte l’altre cose; e dallilo col vino soctile, indel quale siano cocte queste cose, cioè la seme delli appi, miliisolis, petrosellini et quinquefolii. [34] 31. Item mangi lo ’nfermo dela carne dela volpe e unge lo ’nfermo lo pectignone e la verga col’axungia sua; molto vale a ronpere la pietra. [37] 32. Item ispesial medicina est: mangia delli ucelli che ssi chiamano qultrectula1. [?] 331. Item la polvere dele cicale, e levane2 lo capo e lli piedi e l’ale, e questa polvere dae a bere alo ’nfermo col succhio miliosolis3 e sassifriga. [38] 341. Item lapis humanus, lapis sponge, lapis che ssi trova in dei ventrilgli2 dele galline3, e la pietra che ssi trova indela vesscica dei porci: questa polvere di queste pietre vale alo male che dicto est. [35] 27. 1 om. F8 .

2 tiepido] WAS om. VAT.

3 orinare] pisciare WAS .

28. 1 se vi mecti la pietra entro sì lla ronpe] fasi in questo modo (fussi questo medesimo F8) che se vi metti la pietra si rompe WAS F8 . 29. 1 om. F8 .

2 corno di cervio] cornu cervi WAS .

30. 1 om. F8 .

2 Eugeni] WAS e ungene VAT.

32. 1 mangia delli ucelli che ssi chiamano qultrectula] mangiare dele cutrettole F8 mangia deli ucelli che sono dicti coltrectule che stanno indell’acqua et che muoveno molto la lor coda WAS . 33. 1 om. F8 .

2 levane] gitta WAS . 3 miliosolis] granosolis WAS .

34. 1 om. F8 .

2 ventrilgli] ventriculi WAS .

3 galline] galli WAS .

336

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

351. Item la radice oleastri, comino e cepulas2 tre pesta e quoce indell’olglio, e pollo tiepido in sul pectignone: incontenente horinano l’infermi. [39] 36. Item la vetriuola, pestata e iscaldata e1 posta in sul pectignone, meravilgliosamente fa prode. [40] 371. Item lo sangue del becco vieto di 3 anni pestalo cola polvere del’apoçimate nardi, cinamomi et cicadarum siccarum; e queste polvere dele predicte cose, date a bere overo a mangiare, meravilgliosamente e uvaccio2 la pietra ronpeno3 e falla orinare4. [41] XL. Medicine a ffare horinare e cure 1 [XXXII. De stanguria] 2 11. La2 merda del bue, mestata col mele, provoca l’orina, cioè che la fa orinare3. [1] 21. Item pilglia tre cantarides2 e dalle a bere col lacte dela capra, gictato via l’ale e li capi: e solve e guarisscie la straguiria, ciò est l’omo che3 non può horinare. [2] 3. Item la radice dela verminaca, pestata e distenperata con mulsa e data a bere tiepida1, sì cch’è grande cosa a chredere, sie utilissima2. [3]

35. 1 om. F8 Da 24 a 35 om. S4 .

2 cepulas] VAT conpulas WAS .

36. 1 e] WAS F8 S4 om. VAT. 37. 1 om. F8 . WAS .

2 uvaccio] tosto WAS . 3 ronpeno] ronpe WAS S4 .

4 orinare] pisciare

XL.

1 Medicine a ffare horinare e cure] Le medicine che fanno orinare lo ’nfermo WAS F8 S4 . 2 Cap. om. F3 .

1.

1 om. F8 . 2 la] S4 pilglia la VAT. 3 provoca l’orina, cioè che la fa orinare] VAT provoca l’orina S4 fa pisciare l’orina WAS .

2.

1 om. F8 S4 . WAS .

3.

1 a bere tiepida] tiepida a bere WAS . 2 sì cch’è grande cosa a chredere sie utilissima] giova sì che appena (a prova S4) lo puoi credere F8 S4 giova molto WAS .

2 cantarides] WAS cantarides e da pulvis VAT.

3 l’omo che] che l’omo

4.6 Testo critico

337

41. Item pesta le cimici coll’olglio e col’axungia del cirogrillo e ungene la verga e lo pectignone; potentemente fall’orinare; e se elli enterrà indel bangno e ungasi di questo unguento, e faràli grande prode2. [4] 51. Item acqua dela cocitura acori meravilliosamente fa horinare. [5] 61. Item la polvere dela lievra, arsa e polverizzata e data ad bere, incontanente fortemente fa venir fuore l’urina2. [6] 7. Item udicti da1 uno meravilglioso experimento: orini2 lo ’nfermo continuamente3, quando vuole horinare4, in sulle ortiche magiore 3 die che le dicte ortiche5 facciano e abbiano seme; l’ortica secca6 e lo infermo guarrà; inperciò pongno questo7 che spesse fiate lo trovo8 provato. [7] 81. Item fa inpiastro d’axungia d’oga e di gallina2 e di cirogrilli e di seme miliosolis e sassifriga e sangue di becco3. [8] 91. Item centumcapita, cocta in olium2 e inplastrata, stranguiria solvitur3. [9] 101. Item milium silvestre e sassifriga qura la fatica dell’orinare. [10]

4.

1 om. F8 S4 .

5.

1 om. S4 .

6.

1 om. VAT. WAS .

7.

1 udicti da] VAT WAS udii F8 vidii S4 . 2 orini] VAT pisci WAS F8 S4 . 3 continuamente] VAT senpre WAS F8 S4 . 4 horinare] VAT F8 pisciare WAS S4 . 5 in sulle ortiche magiore 3 die che le dicte ortiche] VAT per dì tre (tre dì F8 S4) continui sopra l’ortiche magiori che WAS F8 S4 . 6 secca] VAT seccherà WAS . 7 pongno questo] VAT om. F8 WAS . 8 trovo] VAT om. WAS .

8.

1 om. F8 S4 . 2 d’oga e di gallina] VAT di gallina e d’oga WAS . VAT sanguinis yrci WAS .

9.

1 om. F8 . 2 olium] VAT olio WAS . solvunt WAS .

10. 1 om. F8 S4 .

2 e faràli grande prode] fi meglio WAS .

2 incontanente fortemente fa venir fuore l’urina] incontenente fa orinare

3 sangue di becco]

3 stranguiria solvitur] VAT solve la stanguria S4

338

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

111. Item lo vino dela cocitura iringorum2, dato col succaro3 a bere, tosto guariscie; ed est medicina segreta. [11] 12. Item lo galbano pesto e pollo1 sopra2 lo ventre socto lo bellico; incontenente orina3 lo ’nfermo; et 4 certum est. [12] 131. Item la poltilglia dela farina silliginis, data e sulla verga inpiastrata2, tosto sana. [13] 14. Item nulla medicina è che pió fortemente faccia orinare che la radice del rafano. [14] 151. Item la radice lapatii cocta col vino e oleo, al pectignone inpiastrata2, fa scire l’orina in gran quantità. [15] 16. Item la seme del cocomalo1 sana la fatica dela vecscica2 e le vie apre dell’orinare3, se lli darai col vino dolce a bere4. [16] 171. Item la polvere capulorum vitis albe et rorastri che volgaremente dalbuga2 dicitur, data a bere, sana la fatica dell’orinare. [17] 181. Item la cortice arboris nucis vel foliorum, bevuto2, troppo bene soviene ala stranguiria. [18]

11. 1 om. S4 .

2 iringorum] WAS irignorum F8 ricorum VAT.

12. 1 pollo] VAT WAS posto F8 S4 . 2 sopra] VAT om. WAS . S4 . 4 et] VAT om. WAS F8 S4 . 13. 1 om. F8 S4 .

3 succaro] VAT succhio WAS . 3 orina] VAT F8 piscia WAS

2 data e sulla verga inpiastrata] WAS posta sulla verga VAT.

15. 1 om. F8 Da 15 a 19 om. S4 . 2 al pectignone inpiastrata] WAS pectini e inplastata VAT. 16. 1 cocomalo] VAT WAS totomaglio F8 . 2 fatica dela vecscica] WAS F8 fatica dell’orinare e dela vecscica VAT. 3 e le vie apre dell’orinare] VAT F8 e lievemente pesta l’orina alo ’nfermo WAS . 4 se lli darai col vino dolce a bere] VAT se la berà col vino dolce WAS F8 . 17. 1 om. F8 .

2 dalbuga] VAT om. WAS .

18. 1 om. F8 .

2 bevuto] VAT ricevuto WAS .

4.6 Testo critico

339

191. Item la folglia e la radice arnogrosse, potate, sana tucte le gravesse dela vesscica. [19] 20. Item la radice del rafano bollita col vino bianco e mescolavi1 la polvere deli peli dela lievra: dallo a bere, incontenente orina2 lo ’nfermo3; e questo feci e4 provai io. [20]

XLI. Contra la produra e lo male dela verga e rimedii 1 [XXXIII. De pruritu virge] 2 1. Lava la verga e lo pectignone1 col vino dela cocitura dela salvia; e sana. [1] 2. Item le cocosse secche sanano1 li cecchi dela vesscica. [2] 3. Item lo litargio disoluto coll’olglio roçato molto vale. [6] 4. Item lo lacte dell’acina1 overo dela capra2, bollito3 col succhio dell’erbaggine, li cecchi dela vesscica, dele rene4 e dela verga sana. [7] 51. Item se vv’à infiassione indela vesscica, me(scola) li fichi freschi e la farina del grano coll’olglio del’uliva e fanne inpiastro e pollo sullo pectignone e sulla vergella. [4]

19. 1 Da 15 a 19 om. S4 . 20. 1 mescolavi] mesovi WAS . 2 orina] urinerà F8 piscerà WAS S4 . provata medicina est WAS F8 S4 . 4 feci e] om. WAS .

3 ’nfermo] ’nfermo

XLI.

1 Contra la produra e lo male dela verga e rimedii] VAT Contra la ’nfermitade dela verga et dei cecchi WAS F8 S4 . 2 Cap. om. F3 .

1.

1 pectignone] pectignone alo ’nfermo WAS F8 S4 .

2.

1 sanano] WAS F8 S4 sana VAT.

4.

1 dell’acina] asinino WAS F8 S4 . 2 dela capra] caprino WAS F8 S4 . 3 bollito] bollelo WAS F8 S4 . 4 dela vesscica dele rene] dele reni e dela vescica WAS F8 S4 .

5.

1 om. WAS F8 S4 .

340

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

61. Item lo succhio dell’erbaggine, cocto con un pogo di mele e messo per la vergiella indela vesscica, sana la vesscica, cioè li cecchi dela vesscica. [5] XLII. Contra la produra che fusse inn alqun membro [XXXIV. De fluxu urine] 1 11. Item contra le produre2 la quale3 est inn alquno menbro, folglia vitis, persici4, salicis, francigene, quocele indel vino e possa ne lava lo luogo dela produra col vino di questa cocitura e le dicte5 folglie pone6 in sul luogo quine o’ este la produra. [?] 21. Item contra ongnia produra, pone le granella dell’erba la quale si chiama in volgare2 Tolose camelcada, super locum3 dela produra un pogo scaldato, pone super fummum per grande hora e possa pone super aquam: vedraivi quine rimanere quello che facea la produra; e questo vi fa pió fiate. [?] 3. Item da a bere alo ’nfermo coll’acqua e col’aceto1, quando ne va a llecto2, per tre die, quando tucte le predicte cose3 non vi fanno prode alquna cosa4, ala luna menima la vesscica del pesscio fruviale5. [1, 2] 4. Item cerebrum leporis1, dato a bere col vino caldo2, no· llassa iscire l’orina fuore. [3] 5. Item lo galbano1, dato a bere, meravilgliosamente presta la via al’orina. [4]

6.

1 om. WAS F8 S4 .

XLII.

1 Cap. om. F3 .

1.

1 om. F8 . 2 Item contra le produre] dela proditura WAS ala produra S4 . 3 la quale] VAT WAS che S4 . 4 vitis, persici] VAT WAS di viti di persico S4 . 5 dicte] om. S4 WAS . 6 pone] pone e tengna WAS pone e tiene S4 .

2.

1 om. F8 S4 . 2 si chiama in volgare] volgarmente si dice WAS . sopra lo luogo WAS .

3.

1 coll’acqua e col’aceto] F8 in marg. add. S4 . 2 a llecto] a dormire WAS F8 S4 . 3 tucte le predicte cose] VAT le predicte cose tucte WAS F8 S4 . 4 quando … cosa] VAT F8 WAS om. S4 . 5 fluviale] VAT F8 WAS fluviale con aceto e con acqua S4 .

4.

1 cerebrum leporis] VAT F8 WAS celebro dela lepra S4 .

5.

1 galbano] WAS F8 S4 galbano pesto VAT.

3 locum] lotum VAT

2 caldo] om. WAS .

4.6 Testo critico

341

6. Item l’avellane arrostite utilissimamente1 si danno a coloro che orinano spesso2. [5] 71. Item la vesscica dela torla pestala e dalla a bere alo ’nfermo: vale2. [6] 81. Item la galanga ritiene lo sorrimento del’orina facto per fregitade del’orina e dela vesscica. [7] 91. Item la vesscica del porco salvatico, arrostita e mangiata, costringe l’orina che non lassa isscire; e nessuna cosa è pió confortativa al’orina2. [8] 101. Item lo polmone del caprecto, mangiato e inplastato, ritiene l’orina. [9] XLIII. Medicine a fare venire la luxuria e cure 1 [XXXVII. Ad coitum excitandum] 2 1. Le1 seme del’orbaco pestale e fanne unguento e unge2 le rene3 e lli colglioni e lo menbro: potentemente fa venire4 la luxuria e la volontade d’uçare con femmina5. [1] 2. Item euforbium, e le granella dell’orbaco, ruta, radice satirionis, pesti, bollano1 indell’olglio e fanne unguento; e ungene le rene e genitalia2: meravilgliosamente muove la vertude genneractiva dell’omo. [2]

6.

1 utilissimamente] VAT WAS F8 om. S4 . 2 spesso] om. WAS .

7.

1 om. F8 .

8.

1 om. F8 S4 .

9.

1 om. F8 S4 .

2 alo ’nfermo vale] vale al dicto male WAS S4 .

2 al’orina] om. WAS .

10. 1 om. S4 . XLIII. 1 Medicine a fare venire la luxuria e cure] A fare montare la luxuria WAS F8 S4 . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 le] WAS F8 S4 pilglia le VAT. 2 e unge] WAS e ugnine F8 unge S4 om. VAT. 3 rene] WAS F8 S4 rene cioè per lo canale VAT. 4 venire] muovere WAS F8 S4 . 5 con femmina] cole femine WAS F8 ; femine se ungi anco li coglioni WAS .

2.

1 bollano] WAS F8 S4 balano VAT. 2 genitalia] WAS F8 S4 generitalia VAT.

342

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

31. Item diasatirion molto vale. [3] 4. Item valgliano ala luxuria commuovere: perdices, lingua dela pecora, ruta, vuova molle, mangiate coll’olglio, la seme dell’ortica dramme iii, pipe lungo, nux, sarga, garofali, galanga, scinci, satirion1. Queste cose pongnano tucti li philoçafi medici. [4] 5. Item scinci comesti commuoveno oltra modo la luxuria. [5] 6. Item indel terso nodo delo spinale delo scinco è una pietra, la quale dalla a bere usia a mangiare al gallo: incontenente montrà1; e se ll’omo la berà o mangerà, serà oltra modo luxurioso2. [6] 7. Item la pietra che ssi trova indella destra parte salpiscis, portato, molto fa rissare la verga1. [7] 8. Item li colglioni dela volpe, mangiati, molto muoveno la luxuria1. [8] 9. Item berne i dramma di merolla di perdici vel perdicum; oltra modo è buono1. [9] 10. Item distenpera lo mosscato1 col vino e ungene le rene e la verga e li collioni; oltra modo fa venire l’omo in2 luxuria. [10] 11. Item li coglioni del tasso, bevuta coll’acqua per tre die, danno luxuria all’omo continuamente. [11]

3.

1 Da 3 a 13 om. S4 .

4.

1 satirion] WAS F8 satirion se llo infermo non può tenere l’orina VAT.

6.

1 montrà] montrà sula gallina WAS F8 . 2 luxurioso] luxurioso cioè che non vorrà fare (fare om. WAS) altro ch’usare con femina e non se ne potràe a tenere WAS F8 .

7.

1 verga] verga dell’omo WAS F8 .

8.

1 la luxuria] WAS F8 om. VAT.

9.

1 Item … buono] VAT Item quelli che senpre vuole uzare la luxuria (e usare con femina add. F8) beia dr. i di merolla di perdici vel perditum oltra modo fa usare con femine WAS F8 .

10. 1 lo mosscato] muscus WAS F8 .

2 fa venire l’omo in] muoveno la WAS F8 .

4.6 Testo critico

343

121. Item la radice del satirione muove la luxuria, e spetialmente tenuta in mano. [13] 131. Item la radice del satirione bevuto fortemente istimula l’omo di luxuria; e quello medesmo fa, se ll’omo la terrà indel postrione. [12] 14. Item la seme del lino e lo pepe pestati1 insieme, e data2 questa polvere a bere e a mangiare, fortemente3 acende la luxuria4. [15] 151. Item li collioni del cervio, overo la punta dela coda dela volpe, e li collioni del toro commuoveno2 la femmina a luxuria. [16] 161. Item se llaverai la verga dell’omo col fele del verro overo di capra, dà2 volontade d’uçare con femmina e delectamento dela femmina3. [17] XLIV. Medicine a ffare fugire li dimoni e disfare le malie 1 [De maleficio et demonio in G] 2 1. Item se porrai una rana indela casa, tucti li dimoni ne fugierano via1. [XXXVII,18] 2. Item se cterrai indela casa ipericon1, tucti li dimoni fugerano fuore2 dela casa. Inperciò questa erba est dicta volgarmente fuga dimoni3. [XXXVII,19] 12. 1 om. VAT. 13. 1 Da 3 a 13 om. S4 . 14. 1 pestati] pestati e mescolati WAS F8 S4 . 2 data] F8 S4 dato VAT WAS . VAT F8 om. S4 . 4 la luxuria] WAS F8 S4 l’omo VAT. 15. 1 om. S4 .

3 fortemente]

2 commuoveno] muoveno WAS .

16. 1 om. S4 . 2 dà] danno WAS F8 . 3 volontade d’uçare con femmina e delectamento dela femmina] volontade di luxuria WAS . XLIV. 1 Medicine a ffare fugire li dimoni e disfare le malie] VAT Contra le malie et contra li dimoni WAS F8 MON S4 . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 via] dela casa WAS F8 MON di casa S4 .

2.

1 ipericon] WAS MON VAT ypericon id est herba san giovanni F8 S4 . 2 fuore] via F8 om. MON WAS . 3 Inperciò questa … dimoni] WAS F8 MON S4 Item la dicta erba è chiamata volgaremente fuga dimoni e perciò à questa vertude VAT.

344

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

3. Item la pietra la quale è dicta mangnes, portandola1, tolle via la discordia la quale2 è intra ’l marito3 e la molglie4. [XXXVII,20] 4. Item a tollere via la malia e a disfarla, da all’omo e ala femmina dela1 triaca mangna col succhio ipericon; di2 questa erba3 inplasta4 in sulle reni. [XXXVII,21] 5. Item suffumigalo col dente del’homo morto et pesto. [XXXVII,22] 6. Item bea l’erba la quale cresce in mezo dela pietra pertusata e vale. [XXXVII,23] 71. Item pone l’ariento vivo socto ’l capessale, messo inn una nocella overo inn una penna2 overo socto lo solglio dell’usscio ove passa l’omo e la femmina3: e disfassi la loro malia. [XXXVII,24] 8. Item tiene1 lo corallo indela casa2: ongne malia che indela casa è facta3 fi disfacta4. [XXXVII,25] 91. Item ungi tutte le parete dela casa indela quale est facta la malia col sangue del cane: e disfassi. [XXXVII,26]

3.

1 portandola] portata WAS F8 MON S4 . 2 la quale] che WAS F8 MON S4 . WAS F8 MON S4 . 4 molglie] femina WAS F8 MON S4 .

3 marito] omo

4.

1 dela] om. WAS F8 MON S4 . 2 di] e WAS F8 S4 . 3 erba] erba ypericon WAS F8 MON S4 . 4 inplasta] inpiastrata WAS MON impiastra S4 .

7.

1 om. MON . 2 socto ’l capessale, messo inn una nocella overo inn una penna] indela penna usia in una nocella voita e pollo questo ariento vivo (vivo om. WAS S4) socto lo capezale deli maleficiati (lo capezale deli maleficiati om. WAS) WAS F8 S4 . 3 ove passa l’omo e la femmina] per lo quale uscio (uscio om. S4) entrano WAS F8 S4 .

8.

1 Item tiene] WAS F8 MON S4 e aitene VAT. 2 casa] casa e disfassi WAS F8 MON S4 . 3 che indela casa è facta] indela casa fatta F8 ch’è facta nella chasa MON che è in quella casa fatta S4 che est facta indela casa WAS . 4 fi disfacta] om. WAS F8 MON S4 .

9.

1 om. S4 VAT.

4.6 Testo critico

345

101. Item la squilla intera, sospesa alo solglio dell’uscio per lo quale entrano, e disfassi la2 malia. [XXXVII,27] 111. Item s’alquno homo fie amaliato per2 troppo amare alcuno o alcuna femina3, tolla questi ch’ède amaliato la merda4 di quella persona5 che ama e pongnala indel suo stivale ricto, e causisi possa; e intanto quanto6 sentrà la pussa dela dicta merda7, la malia fi disfacta8. [XXXVII,28] 121. Item artemisia sospesa sopra lo solglio dell’uscio dela casa e opera2 che nulla malia puote3 nuocere a quelli dela casa4. [XXXVII,29] 131. Item porta2 la radice della brionia e ongna malia3 fugge4 da tei. [XXXVII,30] 14. Item se ll’omo porterà lo quore dela cornacchia maschio e la molglie porti quello1 dela cornacchia femmina, sempre si vorrano bene insieme. [XXXVII,31] 151. Item s’alquna persona porterà2 la radice de yringi, di nessuno tenpo sarà asalglito dai dimoni3 e no· lli potrano nuocere4. [XXXVII,32] 161. Item se porrai la dicta radice socto le vestimenta2 ad alquno indimoniato, lo dimonio ti confesserà chi est e unde fie e fugierà via3. [XXXVII,33] 10. 1 om. S4 .

2 la] ongne MON .

11. 1 om. S4 . 2 per] ad WAS F8 MON . 3 alcuno o alcuna femmina] WAS F8 MON om. VAT. 4 la merda] lo sterco F8 . 5 persona] femmina MON . 6 quanto] ch’elli WAS F8 MON . 7 dela dicta merda] del dicto sterco F8 . 8 dela dicta merda la malia fi disfacta] intanto fie disfacta la malia WAS F8 MON . 12. 1 om. S4 . 2 e opera] favi WAS F8 MON . casa] a quella casa WAS F8 MON .

3 puote] possa WAS F8 MON .

13. 1 om. MON . 2 porta] porta techo WAS F8 S4 . S4 . 4 fugge] fugeno WAS F8 S4 .

4 a quelli dela

3 e ongna malia] tutte le malie WAS F8

14. 1 porti quello] om. MON porti lo cuore WAS F8 S4 . 15. 1 om. S4 . 2 porterà] porteràe con seco F8 portràe seco WAS MON . 3 tenpo sarà asalglito dai dimoni] tenpo sosterrà alcuno assaglimento dali dimoni WAS F8 MON . 4 no· lli potrano nuocere] non potrano li dimoni (li dimoni om. MON) nuocere a llui WAS F8 MON . 16. 1 om. S4 . 2 le vestimenta] lo vestimento WAS MON . (om. MON) WAS MON .

3 fugierà via] arà fuggire via

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

171. Item se alla luna nuova, quando si leva lo sole, dicollerai upupam2 e lo suo quore arai a ciancicare e a ’ngioctire, saperai tucte le cose che ssi fanno e li pensamenti delli omini3 e le cose celestiale. [XXXVII,34]

XLV. A tollere la volontà d’uçare cola femmina 1 [XXXVIII. De suffocatione libidinis] 2 1. Leggiesi indel primo libro Rasis che, sse drai ad alquno lib. 101 cocte col succhio afodillorum a bere in beveragio2 tutti li dì dela sua vita, non arà volontà d’uçare con femmina. [1] 2. Item la ciquta, inplastata in sulli qullioni, tolle apostucto la volontade d’uçare con femmina. [2] 31. Item se berai lo succhio dela radice erbe linphee acquatice xxx dì col’acqua, ispengna la luxuria. [3] 41. Item pilglia opium e la seme delo iu[s]quano e la mandragora e pestale e mesta coll’olio e cola cera e ungene li collioni2: tolleli la volontà dela femmina e non puote uçare co· llei. [4] 51. Item unge ispesso genuitalia2 col succhio dela morella et senpervive e d’aceto: tolle la luçuria. [5]

17. 1 om. S4 . 2 upupam] WAS F8 MON om. VAT. omini cioè li loro pensamenti WAS F8 MON .

3 pensamenti delli omini] mente deli

XLV. 1 A tollere la volontà d’uçare cola femmina] VAT Medicine che impedisceno l’omo a non potere uçare con femina WAS Medicine le quali inpedischi la luxuria F8 Medicine a fare impedire l’homo non usi con femmina S4 . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 alquno lib. 10] homo ix vel xl (nove overo quranta S4) formiche WAS F8 S4 . beveragio] VAT F8 WAS om. S4 .

3.

1 Da 3 a 9 om. S4 .

4.

1 om. F8 .

2 collioni] coglioni et la verga et lo ’npiastro pone suli coglioni WAS .

5.

1 om. F8 .

2 genuitalia] le ginochia WAS .

2 in

4.6 Testo critico

347

6. Item dicono tucti, ispesialmente Dias.1, che llo pepe, ruta, agnus castus, calamentum arsum consummano le vertude e la seme dello ’ngennerare, seccando e per la loro forte caliditade e sua propietade. [6] 7. Item unge lo menbro coll’olglio ove1 sia disoluta la canphara: non lasserà rissare lo menbro2. [7] 8. Item se alquno mangierà li fiori de’ salci1 vel populi, tucta l’arsura dela luxuria raffrederà; ed est vero per lo lungo tenpo uçato2. [8] 91. Item legesi indel primo libro Raçis che grandiolus2 àve due radice: una di sopra, l’altra di socto3; bevuta quella di socto4, tolle via la volontade dela femmina e spegna le seme delo ’ngennerare5. [9] 10. Item la verminaca portata1 non lassa rissare. [10] 11. Item se la porrai socto lo capessale, non lassa rissare la verga a cului che giace nel lecto1. [11] 121. Item una poga di verminaca, data ad bere, non lassa riçare la verga per vii dì. [12] 131. Item l’erba colonbina portata a dosso2 ispengna la luxuria; e se lla voi provare3, dalla beccare a uno gallo4 cola semmola, non calcherà la gallina. [13] 6.

1 Dias.] Dyas. lo disse WAS F8 .

7.

1 ove] indel quale WAS F8 . 2 menbro] menbro al’omo WAS F8 .

8.

1 de’ salci] salicis WAS F8 .

9.

1 Da 3 a 9 om. S4 . 2 grandiolus] gladiolus F8 cladiolus WAS . 3 di socto] om. WAS F8 . 4 bevuta quella di socto] quella di socto bevuta WAS F8 . 5 e spegna le seme delo ’ngennerare] WAS F8 om. VAT.

2 uçato] usando WAS F8 .

10. 1 la verminaca portata] F8 S4 porta la verminaca VAT. 11. 1 verga a cului (quello S4) che giace nel lecto] F8 S4 verga e danne a bere un pogo fa quello medesmo VAT verga al’omo infine a che non si lieva da dosso WAS . 12. 1 om. VAT. 13. 1 om. S4 . 2 a dosso] indel vestimento WAS F8 . 3 se lla voi provare] se provare lo vuoli WAS F8 . 4 dalla beccare a uno gallo] danne al gallo a mangiare WAS F8 .

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

14. Item unge una corregia col succhio dela verminaca e portala cinta da1 carne e sarai sanza2 volontà di femmina; e se nne toccherai alcuno homo con questa correggia, non li verrà voluntà di femmine3, inperciò che ramolla lo quore. [14]4 151. Item la pietra che ssi trova indela massella ricta2 salpiscis, portata, fa quello medesmo3. [15] 16. Item reopontiqum tolle la volontà dela luxuria1. [16] 171. Item da a bere la lucciula ispesso, non lassa usare con femmina e fa ll’omo humano, ciò est che mai no· ll’uçerà; e perciò è grande peccato a darla. [17] 181. Item la farina dele fave, posta sul’anguinaia, tolle la luxuria e spegna e non vi lassa nasciere li peli et li coglioni non lassa pendere. [18] 191. Item unge la verga con la pece del cedro intanto costringe genitalia che non puono ingennerare. [19] 20. Item la seme ninphee aquatice bevute ristringe la seme delo ’ngenerare1. [21] 14. 1 cinta da] ala WAS F8 S4 . 2 senza] afeminato cioè senza WAS F8 . 3 e sarai senza volontà di femmina e se ne toccherai alcuno homo con questa correggia non li verrà voluntà di femmine] WAS F8 S4 non arà volontade di femina VAT. 4 S4 add.: Item l’acqua nela quale siano cotte lentule e seme di lattuca spegne lo furore dela luxuria perfectamente. Scipio lo fece in Grecia. 15. 1 om. S4 . F8 .

2 ricta] WAS om. VAT. 3 fa quello medesmo] tolle lo rissare dele verga WAS

16. 1 la volontà dela luxuria] la luxuria e ristringe la seme dela genneratione WAS F8 . 17. 1 om. S4 ; Item lo verme che luce di nocte, la luciula, spesse fiate bevuta dall’omo, che non può uzare con femina, et ai quanti diceno che mai non può uzare con femina (ai quanti diceno che mai non può uzare con femina om. F8) per chi lo dae a bere altrui, sì come micidiale dé essere punito WAS F8 . 18. 1 om. S4 VAT. 19. 1 om. F8 S4 VAT. 20. 1 ristringe la seme delo ’ngenerare] nol lassa usare con femmina e stangna la via delo ’ngennerare VAT.

4.6 Testo critico

349

21. Item nenfar bevuto menima la luxuria et tolle la volontade d’uzare con femina fato cola decotione dr. i; desi bere colo scieroppo de papaver: congelat sperma dela sua proprietade che est in lui, in questo papardo, et specialmente indela radice sua. [22] 22. Item acqua indela quale fino cocte lenticule, semen lactuce, ispegna la luxuria. Scipo lo fece in Grecia. [24] 23. Item la pietra topatio1 à vertude contra la luxuria2. [25] 241. Item la seme dela lactuca disecca la sperma dell’omo e humilia tucto lo desiderio d’uzare con femina. [23] 251. Item se berai tre seme coriandri, costringe la luxuria. [26] 261. Item unge dela gomma la verga, cioè gomma di ginepro, ed è buono2. [27]3

XLVI. Ad aprire la matrice e a tollere la sua durisia per omori 1. [XXXIX. De duritia et apostemate matricis] 2 1. La radice del lilio cocta coll’olio del’uliva sulla bruna e pesta, e factone inpiastro e untone lo collo dela matrice, e allargala1. [1]

23. 1 pietra topatio] pietra detta topatio S4 . 2 à vertude contra la luxuria] genera castitade portata a dosso (portata a dosso om. WAS S4) WAS F8 S4 . 24. 1 om. VAT. 25. 1 om. S4 . 26. 1 om. S4 . 2 dela gomma la verga, cioè gomma di ginepro, ed è buono] lo membro dela goma iunipero e non si può rissare lo menbro WAS F8 . 3 F8 add.: La canfora portata a dosso genera castitade. XLVI. 1 Ad aprire la matrice e a tollere la sua durisia per omori] Ad anpiare la matrice WAS F8 S4 . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 uliva sulla bruna e pesta e factone inpiastro e untone lo collo dela matrice e allargala] uliva e unto (messo S4) lo collo dela matrice ala brusta mollifica la matrice e aprela (e aprela om. F8) WAS F8 S4 .

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

2. Item lo fomento dell’acqua dela cocitura dela malva e del benevischio la durisia dela matrice tolle e apre la bocca e lo collo suo1. [2] 3. Item l’axungia dell’oga e lo succhio del porro, mesti insieme, e ungene lo collo dela matrice dipo la mestrua: la contracta e istrecta matrice apre e alarga e humilia1. [3] 41. Item lolglio, che Ysaac chiama çinçania, mirra, oncenso bianco2 e croci bollano insieme indell’acqua overo indel vino e riceva la femmina lo fummo colo ’nbuto per la matrice, cioè per la natura3; se4 lla matrice è chiusa, apre e dispolla a concipiendum. [4] 51. Item la radice dell’ebbio, delessate e fomentate, la duritia e tucte le chiuçure dela matrice sana2. [5]

XLVII. Medicine a ffare venire le ccalende ala femmina e lo sangue quando abiçongna 1 [XL. De provocatione menstruorum] 2 1. Lo vino dela cocitura delo regamo1 fa venire2 lo sangue suo naturale dele calende; e l’erba sua, enplastata e soffumicata, è forte buona e meravilliosa3. [1]

2.

1 matrice tolle e apre la bocca e lo collo suo] matrice e la bocca dela dicta (om. S4) matrice tolle e apre lo collo suo WAS F8 S4 .

3.

1 alarga e humilia] mollifica WAS F8 S4 .

4.

1 om. S4 . 2 bianco] albo F8 abbo WAS . 3 fummo colo ’nbuto per la matrice, cioè per la natura] per la natura WAS ; matrice cioè per la natura] na F8 . 4 se] om. WAS F8 .

5.

1 om. F8 . 2 la duritia e tucte le chiuçure dela matrice sana] la duritia dela matrice e tucte le chiusure sana WAS S4 .

XLVII. 1 Medicine a ffare venire le ccalende ala femmina e lo sangue quando abiçongna] VAT A fare venire ala femina lo sangue mestruale et dele medicine WAS Ad fare venire le calende ala femina cioè lo sangue mestruale F8 A fare venire le calende ala femmina cioè lo sangue ala mestrua S4 . 2 Cap. om. F3 . 1.

1 delo regamo] dell’origano bevuto WAS F8 S4 . 2 fa venire] provoca mestrua cioè fa venire WAS F8 . 3 e meravilliosa] meravigliosamente WAS .

4.6 Testo critico

351

2. Item la sopposta dela1 banbace, unta indela trementina e messa indela natura, mondifica la matrice deli mali omori2. [2] 31. Item la farina dela nigella, mesta col mele e postevela con grande fortessa, mondifica la matrice e fanne venire lo sangue; e ponvila con grande2 guardia, che lli est pericoloso inpiastro, inperciò che lli arde. [3] 4. Item morca dell’olio, soposta1, potentemente ne mena la mestrua e ongne pussa dela matrice2 del corpo. [4] 51. Item la radice rubee maioris, pestata e sopposta2, potentemente ne mena la mestrua. [6] 61. Item sponsa solis, trita con cicorea e posita, munda la matrice e lo brocco del corpo ne cava fuore. [5] 7. Item lo vino della cocitura delo calamento overo del pulegio bevuto tosto ne mena la mestrua1 overo lo vino dela cocitura artemisie; e questo mellio è2, qualunque est l’una di queste tre3 fa quello medesmo, postovi suso. [7, 8] 81. Item la decossione del pulegio lo dolore della matrice overo la ’nfiassione tosto tolle via; e quello medesmo fa la decossione del calamento. [9]

2.

1 la sopposta dela] la S4 . 2 deli mali omori] om. WAS F8 S4 .

3.

1 om. S4 .

4.

1 soposta] WAS F8 S4 soposta cola banbace VAT. 2 matrice] matrice ne mena WAS F8 S4 .

5.

1 om. F8 S4 .

6.

1 om. F8 .

7.

1 la mestrua] lo mestruo S4 . 2 mellio è] est meglio WAS F8 S4 . di queste tre] VAT F8 WAS e ciascuna di queste tre S4 .

8.

1 om. S4 .

2 grande] om. WAS F8 .

2 pestata e sopposta] e supposita WAS .

3 qualunque est l’una

352

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

9. Item la radice del lilio, cocto indell’olio1 socto la bruna2, la mestrua ne mena; e la seme sua, bevuta, tosto ne cava la chreatura morta3. [10] 101. Item pastinaca tosto tolle lo dolore dela matrice; bevuta usia supposita, provoca2 la mestrua e la secondina, cioè la veste3, dell’enfa ne fa venire fuore. [11, 12] 111. Item l’aristologia, suposita e bevuta, mena fuore2 lo male sangue che rrimane dipo llo parturire e la matrice mondifica; ma è corrosiva e pericolosa. [13] 121. Item la2 radice accori fanne soposta ad modo d’un dito e ungela d’olglio laurino overo d’uliva3, e ispargevi suso dela polvere d’elleboro bianco e mectela indela natura e favila stare tucta la nocte, infine che lo sangue n’esscie, lo quale4 è dicto mestrua. [14] 131. Item fa2 istufa d’erbe le quale fanno venire la mestrua fuore, sì come origamo, calamento, saturegia, menta, arthemisia. Et iterum3, favvi sopposta d’olglio nigro, nigella, diagridio, e involgelo in panno di lino4 e pollo indela natura; incontenente provoca la mestrua e questa è molto5 forte6. [15] 141. Item cinamo, calamus aromaticus, la scorsa2 capparis, cassafistola, seme di finocchio, calamentum, menta, salvia, satureggia, puleggio regale pesto provocat mestrua, facendone soposta3. [16]

9.

1 cocto indell’olio] VAT con l’olio cocta WAS om. F8 S4 . 2 bruna] brusta WAS brusta cotta S4 . 3 la chreatura morta] l’enfa morta WAS dela matrice l’enfa morta F8 l’enfante morto S4 morta se lla berà VAT.

10. 1 om. VAT. 11. 1 om. F8 S4 .

2 provoca] fa venire S4 . 3 veste] testa F4 . 2 fuore] fuore la secondina e WAS .

12. 1 om. S4 . 2 la] VAT WAS dela F8 . 3 d’uliva] olio d’uliva WAS F8 . sangue WAS F8 .

4 quale] quale

13. 1 om. F8 S4 . 2 fa] om. WAS . 3 calamento saturegia, menta, arthemisia. Et iterum] WAS calama e iterum VAT. 4 lino] lino forte WAS . 5 molto] troppo WAS . 6 forte] forte medicina e perciò è di grande guardia a ffarla VAT. 14. 1 om. F8 S4 .

2 la scorsa] cortex WAS . 3 facendone soposta] om. WAS .

4.6 Testo critico

353

15. Item ollio indel quale sia cocta la coloquitida, messo indela natura cola banbace, potentemente1 ne fa venire fuore la mestrua2. [17] 161. Item lo fomento facto dela decossione melisse le mestrua retenute per lungo tenpo ne le fa venire fuore. [18] 171. Item fa2 uno saccatello di panno lino a modo del dito e empielo3 d’algli cocti e pesti, e fanne sopposta e mettelila indela natura4: fortemente provoca e purga la matrice. [19] 18. Item dente uno1 d’alglio, messo2 indela natura dela matrice, potentemente3 provoca la mestrua4. [20] 191. Item orrigano, soposto overo bevuto overo fomentato, la mestrua ritenuta per lungo tenpo ne fa venire fuore2. [21] 20. Item l’amandule amare, mondata dela bucchia1 soctile2, pestata fortemente3, messa indela matrice, cioè indelo collo suo4, forte5 ne mena6 la mestrua e li mali7 homori corrocti indel corpo. [22] 211. Item aristologia ala qura dela matrice è utile, fomentata coll’olio, quando la matrice è gravata d’omori grassi; tuta sua humidità la disolve e purga. [23]

15. 1 potentemente] VAT F8 WAS fortemente S4 .

2 la mestrua] lo mestruo S4 .

16. 1 om. F8 S4 . 17. 1 om. S4 . 2 fa] enpie WAS F8 . 3 e empielo] om. F8 WAS . 4 pesti; e fanne sopposta e mettelila indela natura] pesti col’olio e mectili per sopposta WAS F8 . 18. 1 dente uno] spichio uno WAS F8 S4 . 2 messo] mondo posto WAS posto F8 . 3 potentemente] fortemente S4 om. WAS . 4 provoca la mestrua] provoca mestrua WAS F8 fa venire fuore lo mestruo S4 . 19. 1 om. S4 .

2 fuore] om. WAS F8 .

20. 1 dela bucchia] dela cortice dentro WAS om. F8 S4 . 2 soctile] VAT WAS om. F8 e soctilmente S4 . 3 fortemente] WAS F8 S4 fortemente fanne sopposta e VAT. 4 indela matrice, cioè indelo collo suo] indel collo dela matrice WAS F8 S4 . 5 forte] fortemente F8 S4 . 6 mena] VAT F8 mena fuore S4 . 7 mali] altri mali WAS F8 . 21. 1 om. F8 S4 .

354

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

221. Item cinamomum diureticum, molto bevuto coll’acqua, mectene fuore le segondina dell’enfa molto bene; se mellio aopera si v’agiunge dela mirra. [24] 231. Item li sermoni, pesti e scaldati e posti sopra la matrice, provocat 2 la mestrua. [25] 241. Item oleo del lino vel lilii, mangiato overo inunto2, è medicina la quale non à pare ala malatia3 dela matrice. [26] 251. Item la radice della malva radela e polveriçavi suso la polvere scamonee; et certum est 2. [27] 261. Item fomento e decossione gallirici la matrice purga troppo bene. [28] 271. Item artemisia, pestata e sullo bellico posta e inplastata, apre la matrice. [29] 281. Item prende2 l’acqua piovana e distenperane con essa3 le granella dell’uva che ssiano peste in prima e fa bollire, e di questa cocitura colata lavisi la natura di fuore e sie senpre strecta4. [= LIII,14]

22. 1 om. F8 S4 . 23. 1 om. F8 .

2 provocat] provoca WAS fa venire S4 .

24. 1 om. F8 . S4 .

2 inunto] WAS S4 unto la matrice VAT.

25. 1 om. S4 .

2 et certum est] certa cosa est WAS .

3 ala malatia] ala ’nfermitade WAS

26. 1 om. F8 S4 . 27. 1 om. S4 . 28. 1 om. S4 . 2 prende] piglia WAS F8 . 3 distenperane con essa] e con questa acqua distenpera WAS F8 . 4 lavisi la natura di fuore e sie senpre strecta] lavisi la femina la natura (sua om. F8) e fie senpre istrecta e questo fa di fuore WAS F8 .

4.6 Testo critico

355

XLVIII. Experimento e cure a restrigere lo sangue dele calende se corre troppo 1 [XLI. De nimio fluxu menstruorum] 2 1. Se llo sangue dele calende dela femmina1 discorre troppo2, falli3 una sopposta di merda4 di capra e del succhio dela sanguinaria vel arnogrosse. [1] 21. Item lo millefolglio, pesto coll’acqua dela cocitura ypoquistidos e balaustie, potentemente ritiene lo fluxso dele calende2. [2] 3. Item fa bangno dela scorça1 dela guercia e di plantagine e virga pastoris, sanguinaria, e di cose similliante a queste2: molto vale a rristingerne. [3] 41. Item pilglia2 la cennere del corno del cervio arso, acathie, et ipoquistidos, et bolli armenici, mumie, mastici, gipsi recentis, cere3 e sevo di capra, le quale cose sono assai; e una partita di queste cose in confessione e inplastata4 super renes et sub lo pectignone5 e partita pissariçentum; eficacemente sana e vale. [4] 51. Item fa bangno d’acqua piovana e di scorsa di guercia e di sorbo e gipsi. [5] 61. Item pessiriçetur la merda del porco e dell’acino ricente con succhio sanguinarie. [6]

XLVIII.

1 se corre troppo] VAT om. WAS F8 S4 .

2 Cap. om. F3 .

1.

1 dele calende dela femmina] dela femmina dele kalende WAS F8 S4 . 2 troppo] troppo oltra modo WAS F8 S4 . 3 falli] fa ala femmina WAS F8 S4 . 4 merda] sterco F8 .

2.

1 om. S4 Da 2 a 6 om. F8 .

3.

1 scorça] cortice mezana WAS buccia mezzana S4 . 2 di cose similliante a queste] VAT WAS di simili cose S4 .

4.

1 om. S4 . 2 pilglia] fa cotale pessarium piglia WAS . 3 cere] WAS ceta VAT. 4 di queste cose in confessione e inplastata] VAT di questa confectione inpiastrata WAS . 5 super renes et sub lo pectignone] VAT sule rene e sulo pectignone WAS .

5.

1 om. S4 WAS .

6.

1 om. S4 Da 2 a 6 om. F8 .

2 fluxso dele calende] fluxo del sangue cioè mestrua WAS .

356

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7. Item uno grano di seme di coriandro, se lla femmina lo bee1, uno die ritiene lo sangue; e se due grana2 ricente3 ne berà, due dì ritiene4; e se tre grana, tre die ritiene lo sangue5: e quante granella ne pillieràe6, tanti die stangneràe lo sangue. [7] 81. Item ceruça polveriçata incontenente ritiene lo fluxso del sangue e magiormente se vi fi sparto suso la polvere opii. [8] 9. Item lo succhio del capo del porro1 overo2 dele fronde3 efficacemente ritiene lo dicto flusxo4 e più ritiene lo flusxo del sangue che aviene ala femmina per disertatura5. [9] 101. Item polvere di2 corallo, bevuto3, ritiene4 la5 mestrua. [10] 111. Item la cennere gladium combustarum, messo indela natura dela femmina, li omori pussulenti che discorreno ala natura secca e lo sangue mestruale ritiene. [11] 121. Item agathia pessariçata forte ritiene la mestrua. [12] 131. Item pone le ventose sulle puppule: fanno stangnare lo sangue, se vi la terrai un’ora2. [13]

7.

1 uno grano di seme di coriandro, se lla femmina lo bee] VAT F8 se la femmina pigliava o lo beva uno seme di coriandro S4 ; lo bee] om. WAS . 2 grana] semi S4 . 3 ricente] om. WAS F8 . 4 due dì ritiene] WAS F8 om. VAT. 5 ritiene lo sangue] om. F8 . 6 ricente ne … granella ne pillieràe] due dì e così tanti semi gli piglierà S4 .

8.

1 om. F8 S4 .

9.

1 del capo del porro] VAT F8 de’ porri WAS S4 . 2 overo] VAT F8 WAS e S4 . 3 fronde] F8 S4 fronde e lo succhio VAT. 4 fluxso] sangue WAS F8 S4 . 5 e più ritiene lo flusxo del sangue che aviene ala femmina per (per alcuna WAS) disertatura] VAT WAS om. F8 S4 .

10. 1 om. F8 . 2 polvere di] om. WAS S4 . 3 bevuto] pestato e bevuto WAS S4 . S4 ritiene lo flusxo dela femmina e VAT. 5 la] le S4 le dicte WAS . 11. 1 om. F8 S4 . 12. 1 om. F8 S4 . 13. 1 om. F8 S4 .

2 un’ora] per spatio d’una hora WAS .

4 ritiene]

4.6 Testo critico

357

141. Item arnogrossa, bevuta overo messa indela natura, tolle lo flusxo dela mestrua; e non è medicina2 sua pare. [14] 151. Item li nicchi che lli romei arrecano2 da san Iacopo, arsi e dati a bere coll’acqua u’ sia cocto somacco, molto vale. [15] 16. Item la seme citrini overo la radice endivie1 ritiene lo flusxo mestruorum2. [16] 171. Item la cennere della rana magiore, portandola2 la femmina, non perdrà candella di sangue. E sse llo3 vuoi provare4, lega questa polvere a collo della gallina; e se lla terrà uno die, ucidendola, no· lli isscierrà candella di sangue5. [17] 181. Item succhi istrigi, e messo per la natura, lo flusxo stringe2. [18] 191. Item la feccia ch’esscie dela guercia dalla a bere2 coll’acqua piovana: e vale3. [19] 201. Item quel medesmo fa la cocitura2 del puleggio, bevuto. [20]

14. 1 om. S4 .

2 medicina] alcuna medicina WAS F8 .

15. 1 om. F8 S4 .

2 che lli romei arrecano] che recano li romei WAS .

16. 1 la seme citrini overo la radice endivie] la radice uvero la seme endivie WAS F8 S4 . 2 ritiene lo flusxo mestruorum] tiene lo fluxo dele mestrua WAS retinet fluxum mestrorum F8 lo scorrere del sangue S4 . 17. 1 om. S4 . 2 portandola] potila seco WAS F8 . 3 llo] questo WAS F8 . 4 provare] provare che sia veritade (vinta F8) WAS F8 . 5 e se lla terrà uno die ucidendola, no· lli isscierrà candella di sangue] e lassala al collo per tucto uno die e possa l’ucide e non escerà sangue WAS F8 . 18. 1 om. F8 S4 .

2 lo flusxo stringe] lo fluxo del sangue mestruale WAS .

19. 1 om. F8 S4 .

2 bere] bere ala femina WAS . 3 e vale] om. WAS .

20. 1 om. F8 S4 .

2 la cocitura] l’acqua dela cocitura WAS .

358

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XLIX. Ala ’nfiassione dele puppule per troppo lacte 1 [XLII. De mamillarum infirmitatibus] 1. Se lle puppule dele femmine enfiano per discorrimento1 di molto lacte, in prima fa tornare la materia indirieto coll’argilla overo colle fave frante, cioè polveriçate, e mestate2 col’albume del vuovo, usia le3 lenticchie cocte col’aceto e posto4 sulla ’nfiassione dele puppule; quando lo male cresscie, in5 principio ponvi l’albume del vuovo6 mesto coll’olglio roçato, perciò che tolle via la ’nfiassione e la durisia dele puppule7. [1] 21. Item ponvi li briciuli2 del pane confecti col succhio d’appi. [2] 31. Item lo fimo2 del bue e lo fienogreco e melliloto insieme e ponvilo coll’olio. [3] 41. Item la seme2 del lino confecto coll’ollio e ponvila3; e4 quando la ’nfiassione è confermata, ponvi suso la seme di lino tenperata5 col mele; e vale. [4] 5. Item la radice delli cauli e la menta, pestata cola1 farina dele fave2, e poste sulle puppule3 infiate, disolveno lo lacte e costringeno li omori4 che non vi discorreno5 possa. [5]

XLIX. 1 Ala ’nfiassione dele puppule per troppo lacte] VAT Contra l’enfiatione dele puppule et cura (a cciò add. F8) WAS F8 Contra l’enfiature dele pupule dele femmine S4 . 1.

1 discorrimento] iscorrimento WAS ristoramento MON . 2 polveriçate e mestate] arostite WAS F8 MON . 3 usia le] VAT WAS overo con S4 . 4 posto] postovele F8 postole WAS S4 . 5 dallo in] dal F8 MON da S4 . 6 del vuovo] om. WAS F8 MON S4 . 7 e la durisia dele puppule] om. MON .

2.

1 om. S4 .

3.

1 om. F8 S4 .

4.

1 om. F8 . 2 la seme] ponvi suso lo seme S4 . S4 . 5 tenperata] temperato S4 .

5.

1 pestata cola] VAT F8 e la MON S4 . 2 Da XXXVII,13 [lat. XXIX,13] a XLIX,5 [lat. XLII,5] om. F3 . 3 poste sulle puppule] pesta e messa insieme e posta sulle pupule F3 F8 MON S4 WAS . 4 li omori] om. F3 F8 MON S4 WAS . 5 discorreno] discorre F3 F8 MON WAS discorra S4 .

2 briciuli] pisticiuli WAS pesticeri F8 . 2 lo fimo] mesta la merda WAS . 3 e ponvila] om. S4 .

4 e] item

4.6 Testo critico

359

6. Item se indela puppula arà1 fistola overo2 cancro, distenpera la merda3 dela capra col mele4 e ponvila; e ucidràe5 la dicta fistola overo cancro e mondifica la pussa6 che v’este. [6] 71. Item unge lo capo dela puppula col balsamo e tolle via lo dolore. [7] 81. Item pesta li vermi2 che nasscieno indele noce e ponveli; e è certa medicina. [8]3 9. Item1 le fronde deli ulivi, pestate e poste, ucideno la fistula e lo cancro e lo male che ssi chiama formica e2 indela puppula e indelli altri menbri. [9] 101. Item lo sterco del’homo arso2 li cecchi corrosivi, che3 ssono riei da4 guarire, sana. [10] 11. Item porti lo ’nfermo sempre1 a dosso lo pilletro e2 lo politrico e certissimamente guarisscie di queste infermitade. [11] 12. Item contra la ’nfiassione dele puppule, pesta la malva1 e mestala2 coll’olglio e ponvile caude. [12] 131. Item la seme del giusquiamo, pestata col vino e poste2 sule puppule, tolle via la infiassione e lo dolore dele puppule e deli collioni3, se vi la poni. [13] 6.

1 arà] fie F3 F8 MON WAS sia S4 . 2 overo] usia F3 F8 WAS o fie MON . 3 merda] stercho F8 . 4 col mele] F3 F8 MON S4 WAS om. VAT. 5 ucidràe] uccide MON WAS . 6 e mondifica la pussa] e la pussa mundifica F3 F8 MON S4 WAS .

7.

1 om. S4 .

8.

1 om. S4 . 2 li vermi] om. WAS . 3 VAT add. rubrica: A ucidere le fistole e lo cancro e la formica.

9.

1 item] F3 F8 MON S4 pilglia VAT.

10. 1 om. F8 S4 .

2 e] om. S4 WAS .

2 arso] F3 arsa VAT.

11. 1 sempre] F3 F8 S4 om. VAT.

3 che] e che F3 WAS .

4 da] di F3 a WAS .

2 lo pilletro e] om. F3 F8 S4 WAS .

12. 1 la malva] le malve F3 F8 S4 WAS . 2 e mestala] e mestale F3 F8 WAS om. S4 . 13. 1 om. S4 . 2 poste] posto F3 MON posta WAS . 3 e lo dolore dele puppule e deli collioni] e lo dolore e ancho tolle via l’enfiatione delli cugloni F3 F8 MON WAS .

360

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

14. Item la pulcella1 unge2 le suoi puppule3 col succhio dela ciquta: indelo principio suo senpre l’arà picciole e dure e stante che non pendrano. [14] 151. Item la fava, cataplasmata2 sulle puppule, non lassa discorre lo lacte3 e la loro infiassione tolle. [15] 161. Item la folglia dell’e[n]ula e delo marrobbio, enplastata col’axungia, tolle la ’nfiassione e le durisie dele puppule2. [16] 171. Item la menta, enplastata, fa quello medesmo2. [17] 181. Item la menta e cera e la merda2 del colonbo, mesti insieme, e inplastata sulle puppule infiate, lo dolore e la ’nfiassione tolle3 e no· lla lassa chresscere. [18] 191. Item la polvere del finocchio, pesto col’axungia e cola menta, fa quello medesmo2. [19] 20. Item la merda1 dela capra confecta col’aceto e cola farina dell’orço, e posto sul male, meravigliosamente2 tolle via la ’nfiassione e disolve. [20]

14. 1 la pulcella] la femina pulcella F3 F8 S4 . 2 unge] arà ungere F3 F8 ungerà S4 . 3 puppule] pupule spesse fiate F3 F8 S4 ; se la pupula dela femina pulcella fi unta spesse fiate WAS . 15. 1 om. S4 . 2 cataplasmata] om. F3 cataplasmata id est impiastrata F8 plasmata WAS . 3 lacte] lacte ale decte pupule F3 F8 WAS . 16. 1 om. F8 S4 . 2 enplastata col’axungia tolle la ’nfiassione e le durisie dele puppule] inpiastrate fa quello medesmo F3 WAS . 17. 1 om. F3 S4 WAS . 18. 1 om. S4 .

2 fa quello medesmo] togle la enfiatione e la durizia dele pupole F8 .

2 la merda] lo stercho F8 . 3 tolle] tolleno F3 F8 WAS .

19. 1 om. S4 . 2 fa quello medesmo] la ’nfiassone et lo dolore tolleno (muoveno WAS) et dissolveno F3 F8 WAS . 20. 1 la merda] lo sterco F8 .

2 meravigliosamente] F3 F8 S4 WAS om. VAT.

4.6 Testo critico

361

L. Medicine alo male dela matrice, cioè ala suffumicatione [XLIII. De suffocatione matricis] 1. Se lla femmina àve male indela matrice, la quale1 si chiama suffucassione, pesta le foglie2 del’ortica e polla ala natura: incontenente soccorre loro etiamdio a quelle3 che per questo male cagiono4. [1] 2. Item la seme delle pastinache, pestata e bevuta, soccorre e aiuta le femmine soffocate del male dela matrice. [2] 3. Item la dicta1 seme, bevuta2 col vino, lo ventre ch’ède infiato, che pare pregna, sì llo3 disenfia e la soffocassione dela matrice4 qura, messo in corpo col christero5 e anco factone soposta. [?] 41. Item mecte indela natura dell’ollio del’amandola amara2 col’altro olglio valevile3 a cciò, e stringasi le nare del naso e la bocca, e stornetisca, e dalli a bere castoreo e garofali ed asafetita. [4; 5] 51. Item quoce indell’acqua lo levistico e l’ysopo e l’asenthio e la folglia dele felce insieme e fanne inpiastro e pollo sullo2 bellico infine ala natura dinanti e dirieto3. [6] 61. Item la felce overo l’asenthio, anburo2 usia catuno per sei, cocti e inplastati, come dicto è3, ala prima fiata e ala segonda4 prestanovi rimedio. [7]

1.

1 la quale] lo quale F3 S4 WAS . 2 le foglie] F3 F8 S4 la folglia VAT WAS . 3 loro etiamdio a quelle] F3 F8 S4 WAS loro e esiandio a quelli VAT. 4 cagiono] VAT F8 cagiano F3 WAS cadeno S4 .

3.

1 la dicta] VAT F8 la predecta F3 WAS lo predecto S4 . 2 bevuta] beuto S4 . 3 ch’ède infiato che pare pregna sì llo] om. F3 enfiato F8 S4 WAS . 4 matrice] F3 F8 S4 WAS . 5 christero] cristero vel utricello F3 .

4.

1 om. F8 S4 . 2 del’amandola amara] om. F3 WAS . cuno altro valevile F3 WAS .

5.

1 om. F8 S4 .

6.

1 om. S4 . 2 anburo] anburo insieme WAS . 3 come dicto è] dicto è di sopra F3 F8 WAS . 4 ala prima fiata e ala segonda] alla prima uvero alla seconda fiata F3 F8 WAS .

2 sullo] dallo F3 WAS .

3 col’altro olglio valevile] con al-

3 dirieto] F3 WAS dirieto e vale molto VAT.

362

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

7. Item lo filato del lino cocto indell’acqua e indela cennere facta deli torci deli cauli, et posto alla matrice1, eficacemente giova2 e anco giova ala ventositade dela matrice. [8] 81. Item triaca2 mangna e garofali3 e altre4 cose odifere disolvele col vino caudo e dallilo5 a bere; meravilgliosamente fa prode6. [9] 91. Item pone2 una ventosa grande usia una pingnata roçça sensa scarificassione co· molto fuoco e pone la dicta ventosa overo pingnata socto lo bellico3. [10] 101. Item fa sufumigassione2 al naso orribele: ponvi la ruta e l’asenthio e asafetita e ala natura pone cose odifere; e vale3. [11] 111. Item la ruta, pesta et 2 bollita indell’olglio e indell’axungia della gallina e dell’oga, e ponvila cauda denanti e dirieto, e giova incontenente. [12] 12. Item dalli a bere la seme1 dell’ortica2 col vino, la ventosità e lo dolore dela matrice tolle incontenente. [13] 131. Item la sufumicatione facta apostanus vel mirra2 apre la natura ch’è chiusa. [14] 14. Item lo fummo dela trementina ricevuto per la bocca dela natura sanat. [15]

7.

1 et posto alla matrice] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 2 giova] vi giova F3 F8 S4 WAS .

8.

1 om. S4 . 2 triaca] la triaca F3 F8 WAS . 3 garofali] li garofali F3 F8 WAS . 4 altre] l’autre F3 F8 WAS . 5 dallilo] dallo F3 WAS dalle F8 . 6 fa prode] giova F3 F8 WAS .

9.

1 om. F8 S4 . 2 pone] pone socto (su lo WAS) lo bellico F3 WAS . sa overo pingnata socto lo bellico] giova F3 WAS .

10. 1 om. F8 S4 .

2 fa sufumigassione] sufumigatione fa F3 WAS .

11. 1 om. F8 S4 .

2 et] F3 WAS om. VAT.

12. 1 bere la seme] bere alla femmina la (lo S4) seme F3 F8 S4 WAS . ortica pestata VAT.

3 pone la dicta vento-

3 e vale] om. F3 WAS .

2 ortica] F3 F8 S4 WAS

13. 1 Da 13 a 21 om. S4 . 2 apostanus vel mirra] sufumigatione facta dell’urina F3 F8 WAS .

4.6 Testo critico

363

151. Item polveriza lo salgemma e lo vetro e confice col’aceto e intingevi la bambace e mectela indela natura. [16] 161. Item sopposta vel passarium facta dele infrascripte cose, di menta2 e niepita e santoregia e serpillo, e mexta insieme e mecte indella natura e indelle nare del naso, mecte bene a ffondo lo musco e lo castoreo e asafetida e la ruta pesti insieme3: ed este forte medicina per fare tornare giuso la matrice. [17] 17. Item quoce la ruta coll’ollio e colo boturo e unge socto lo bellico e manda via la ’nfiassione e lo dolore. [18] 181. Item lo fumigio facto del ganbano sana la matrice pió tosto c’altra medicina. [19] 191. Item infonde la pluma indel forte aceto e mecte2 indel naso: incontenente fa tornare giuso la matrice. [20] 20. Item da a bere col vino ala femmina1 xv grana di pionia2 e3 sana la matrice e la sofucatione sua e lo dolore. [21] 211. Item lo boturo iudaico, ciò est 2 spaltum, la suffocatione della matrice3 nobilemente sana. [22]

15. 1 om. F8 VAT. 16. 1 om. F8 . 2 Item sopposta vel passarium facta dele infrascripte cose di menta] Item pesta la mente F3 WAS . 3 e mexta insieme e mecte indella natura e indelle nare del naso, mecte bene a ffondo lo musco e lo castoreo e asafetida e la ruta pesti insieme] F3 WAS e mesta insieme e alle nare del naso asafetida e musco se ne puoi avere e castoro e pone ala natura VAT. 18. 1 om. F8 . 19. 1 om. F8 .

2 e mecte] e polla F3 WAS .

20. 1 col vino ala femmina] alla femina col vino F3 F8 WAS . seme di pionia F3 F8 WAS . 3 e] F3 F8 WAS om. VAT. 21. 1 om. F8 Da 13 a 21 om. S4 . WAS la sofocagione VAT.

2 ciò est] i F3 WAS .

2 grana di pionia] grana di

3 la suffocatione della matrice] F3

364

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

221. Item la ruta pesta, messa2 indela natura coll’otricello, lo dolore3 e la ’nfiassione dela matrice4 tolle. [23] LI. Medicine a non volere inprengnare 1 [XLIV. De impedimento conceptus] 1. Quando la femmina non vuole inprengnare1 o per paura di morte2 o per altra3 cagione, manduchi l’osso del quore del cervio e non arà ingravidare4. [1] 21. Item porti2 con seco ala carne la femina la pietra dela matrice dela capra che non fece3 anco filglioli; e non ingravidràve la femina che porta questa pietra4. [2] 31. Item se lla femina arà passare2 sopra lo sangue mestruale d’altra femmina overo se si n’arà ungere di questo sangue, da inde innanti non arà ingravidare3. [3] 4. Item disse una femmina ch’era1 molto gravata2 d’inprengnare3 che mangiò un’apa e possa non ingravidò4. [4] 51. Item porti la femina seco un pogo del’urecchie usia del quoio del mulo2 e non ingravidrà mai. [5] 22. 1 om. F8 . 2 la ruta pesta messa] mecte la ruta pesta F3 S4 WAS . WAS e lon dolore S4 . 4 dela matrice] om. S4 .

3 lo dolore] om. F3

LI. 1 Medicine a non volere inprengnare] Delle medicine quando la femina non vuole ingravidare F3 F8 WAS Medicine a non ingravidare S4 . 1.

1 inprengnare] ingravidare F8 S4 . 2 o per paura di morte] inperciò ch’à paura di morire F3 F8 S4 WAS . 3 o per altra] invero per alcuna F3 F8 S4 WAS . 4 manduchi l’osso del quore del cervio e non arà ingravidare] om. VAT.

2.

1 om. VAT. 2 manduchi l’osso del quore del cervio e non arà ingravidare. Item porti] porti la femmina S4 . 3 fece] F3 WAS habbi fatto S4 . 4 la femina che porta questa pietra] om. S4 .

3.

1 om. S4 VAT. 2 arà passare] F3 F8 WAS se passeràe VAT. ingravidare] F3 F8 WAS sie buono VAT.

4.

1 ch’era] la quale era S4 WAS . 2 gravata] gravata spesso F3 S4 WAS spesso gravata F8 . 3 d’inprengnare] d’ingravidare F3 F8 S4 WAS . 4 e possa non ingravidò] e non ingravidò pió e questo provò F3 F8 S4 WAS .

5.

1 om. VAT. 2 quoio del mulo] chuoio osia deli peli del mulo F8 mulo dove sieno peli S4 .

3 da inde innanti non arà

4.6 Testo critico

365

6. Item prende dele granella dell’orço e mectele indela veste, ove sta la chriatura, quando la femmina partoiscie; e quante granella vi mecterai tanti anni starà sensa ingravidare; e questa è medicina sensa alquno dubbio1. [8] 7. Item se lla femmina berà del succhio dele1 sumitadi dell’ellera nera dipo la mestrua, non arà poi a ’ngravidare2. [9] 81. Item le folglia del’erba populi, bevute dipo lle calende suoi, non lassano ingravidare. [10] 9. Item porti seco grana cathaputie con peli del’urecchie dela mula uvero del mulo1 e non ingravidràe infine ad che le portràve. [11] 10. Item lo succhio dela menta messo indela natura, quanto usa col marito, inpedisce lo ’ngravidare. [12] 11. Item li qulglioni dela mustella, la quale castri la femina, involti in una pelle d’oga, tolleno lo ’mpregnare1, se la femina lo portràve a dosso. [6] 12. Item porti la femina la pietra ch’è chiamata gargacis e non ingravida. [7] 13. Item appichisi a dosso la femina le corna dela limaccia e non arà ingravidare, imperciò che àno virtude di ’pedire lo ’gravidare. [13] 14. Item la radice pipinela1, legato a dosso alla femina, non lassa ingravidare infine a che la porta. [14] 6.

1 Item …. dubbio] Item questa è meraviglia sensa dubio nessuno (nullo WAS): quanti anni (la femmina S4) vuole stare che non ingravidi tante granella d’orzo uvero di cathaputia (uvero di cathaputia om. S4) mecta indella veste, indella quale è involta la creatura, quando la femina parturisce; (e S4) quante granella vi ne mecte tanti anni sta che non ingravida F3 F8 S4 WAS .

7.

1 dele] F3 F8 WAS le VAT. WAS .

8.

1 Da 8 a 18 om. VAT.

9.

1 uvero del mulo] F3 WAS om. F8 .

2 non arà poi a ’ngravidare] non arà ingravidare possa F3 F8

11. 1 ’mpregnare] F3 WAS ’ngravidare F8 . 14. 1 pipinela] F3 pili F8 WAS .

366

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

15. Item l’osso del quore del cervio1, suspeso al braccio, non lassa ingravidare. [15] 16. Item se lla femina berà usia portràve l’urecchie con li qulglioni burdonis, non àve mai ingravidare. [17] 17. Item quel medesmo fa lo quore dela mula bevuto1 uvero portato. [18] 181. Item beia la pietra la quale si trova indel quore del cervio, uvero indel ventre, uvero in vulva, e non ingravida. [19] 19. Item lo coagolo dela lievra, dato a bere ala femmina di poi che àve parturito1, nol lassa poi ingravidare. [20] 201. Item la radice e le folglia d’una herba la quale si chiama nuntia uvero verruce, data ad bere, non lassa ingravidare; e questa è una erba la quale àve lo festuco suo come ellera e àve x vel xii frondi e est sensa fiore e sensa fructo e la radice sua è nera e l’odore grave e l’assagio suo pussulente. [22] 21. Item lo sangue mestruale, messo indela natura cola banbace, nol lassa inprengnare1. [23] 221. Item la scoloprendia, sospesa allo lecto, non lassa ingravidare. [24] 23. Item lo cane àe due colglioni li quali àno diverse proprietadi et contrarie; et l’uno è posto sopra; e l’uno este secco e duro1 e l’altro è humido e molle. Chi

15. 1 del cervio] F3 om. F8 l’osso del cervio cioè l’osso del cuore WAS . 17. 1 bevuto] om. F8 . 18. 1 Da 8 a 18 om. VAT. 19. 1 di poi che àve parturito] F3 F8 WAS quando partuisscie cioè poi c’à partuito VAT. 20. 1 om. VAT. 21. 1 inpregnare] ingravidare F8 . 22. 1 om. F8 VAT. 23. 1 l’uno este secco e duro] l’uno è duro et quasi secco F3 F8 WAS .

4.6 Testo critico

367

mangia lo secco2 tolle la luxuria, e ’l molle3 e l’umido conforta ed achresscie; se ll’omo mangia lo secco e lo magiore, sì fa ingennerare maschio e forte; e se la femmina mangia lo minore, ingennera femmina4. [25] 241. Item se la femina portrà lo sterco delo lefante, non ingravida. [26] 25. Item1 se lla natura della femmina è troppo larga2 e lo collo dela matrice si grolli, per la qual cosa s’inpediscie lo ’ngravidare3, quando la vuoi fare istringere con polvere d’alume e con sangue di dragone e cola trementina4, e questa polvere meschia col forte aceto; se la metrai indela natura e terràvila per grande hora, la natura tucta5 farà chiudere. [XLV,1] 26. Item lolium et thus fumicata la femmina fa ingravidare1. [XLV,2] LII. Medicine a ingravidare 1 [XLV. Ut mulier concipiat] 1. Item1 lo laudamo inplastato, e facto sopposta ala natura sofomicata2 ispesso, molto scalda la matrice e aconciala alo ’ngennerare3. [3] 2. Item sofumica la femmina cola niepita; e messa indella natura, molto scalda la matrice fredda e humida1, e inperciò si dice che per lo suo odore impregna la femina2. [4] 23. 2 chi mangia lo secco] siccus mangiato F3 F8 WAS . 3 e ’l molle] om. F8 . 4 e se la femmina mangia lo minore ingennera femmina] e se mangia lo minore la femina àve ingravidare femina F3 F8 WAS . 24. 1 om. VAT. 25. 1 Item] om. WAS . 2 larga] ampia F3 F8 WAS . 3 ’ngravidare] ’ngravidare portraila F3 F8 WAS . 4 cola trementina] con l’atremento F3 F8 WAS . 5 la natura tucta] tucta la natura F3 F8 WAS . 26. 1 thus fumicata la femmina fa ingravidare] thus la femina inde fumigata apparechianola ad ingravidare F3 F8 WAS . LII.

1 Medicine a ingravidare] WAS Medicine a ffare istringere la natura dela femmina troppo ampia e cure VAT A fare ingravidare le femine F8 om. F3 S4 .

1.

1 Item] F3 F8 WAS om. VAT. 2 sofomicata] e suffomigata F3 F8 WAS . ’ngennerare] e dispolla ad ingravidare F3 F8 WAS .

2.

1 e humida] F3 WAS om. F8 VAT. 2 e inperciò si dice che per lo suo odore impregna (ingravida F8) la femina] F3 F8 WAS dispolla allo ’ngennerare VAT.

3 aconciala alo

368

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

3. Item da ala femmina un pogo di scamonia1 la prima nocte e la segonda di teodoricon, anacardino2: sensa dubbio la farà inprengnare3, s’ella userà coll’omo, confecti insieme le infraischripte cose per pesario e messi indela natura4. [5] 4. Item la mellissa soffumicata molto conforta la matrice. [6] 5. Item mangi1 la femmina la natura dela lievora e arà ingravidare2. [7] 6. Item se lla femmina berà la schiuma dela lievra che ffa ala bocca1 quando passcie2, arà a ingravidare. [8] 7. Item dipo lo flusxo dela1 mestrua pongnasi la femmina ala natura uno saccatello pieno di nighella polveriçata, la quale2 mondifica molto la matrice, ma non vi la tengna molto, perciò che potré magangniare la natura3. [9] 8. Item da ala femmina l’acqua dela cocitura dela ciquta1 la maitina, lo2 die medesmo dispone la femmina a ingennerare3; e quando è ingravidata, vumica la dicta acqua, che no· lla può tenere. [10] 91. Item ongna coagolo, mangiato e sopposto alla natura, aiuta la femina ad ingravidare: dipo lle mestrua lo dé mangiare. [11]

3.

1 scamonia] teodoricon anacardino F3 F8 WAS . 2 di teodoricon anacardino] om. F3 F8 WAS . 3 inprengnare] ingravidare F8 . 4 confecti insieme le infraischripte cose per pesario e messi indela natura] om. F3 F8 WAS .

5.

1 mangi] manduchi F3 F8 S4 WAS . 2 lievora e arà ingravidare] F3 F8 S4 WAS la lievra arrostita sì lla farà ingravidare VAT.

6.

1 dela lievra che ffa ala bocca] la quale àve la lievora alla bocca F3 F8 WAS . rode l’erba F3 WAS rodi l’erba F8 .

7.

1 dela] delle F3 F8 WAS . 2 la quale] che F3 F8 WAS . la natura] che arebe dannare la natura F3 F8 WAS .

8.

1 data a bere] VAT. F3 F8 WAS .

9.

1 om. VAT.

2 passcie]

3 perciò che potré magangniare

2 lo die] e lo die F3 F8 . 3 a ingennerare] a potere ingennerare

4.6 Testo critico

369

10. Item distenpera insieme lo cacchio1 dela lievra e lo sterco suo, tanto dell’uno quanto dell’altro, tenperato, dispiumato, possa mesta2 col mele e tre die e tre nocte; e catuno3 di questi die bea dela raçura eboris, inperciò che le sterile femmine4 fae ingravidare. [12] 11. Item a stringere la natura dele femmine fa polvere dela consolida magiore, e alume, e balaustie, mirra, incenso, mastica, calofonia, boli, galla, gipsi, corno di cervio1, atramento, e questa polvere mecte indela natura: e stringesi quanto vuoi. [13] 12. Item a farla ristringere sì ccome a vergine: prende1 olibano, mirra, calofonia, bolo, galla, gipsi, e cennere di corno di cervio arso2, arristologia lunga e ritonda, tanto dell’uno quanto dell’altro; e fanne polvere e mecte indela natura. [14] 131. Item distenpera lo spalto2 e lo sterco dela lievra e pigamum, per iguale parte, colla cera e fanne trociscos; e di questo3 ispesso ne soffumiga la femmina. [15] 14. Item pilgli l’omo1 delo coagolo dela lievra maschio e la femmina del coagolo della2 lievra femmina: aràe a ingennerare. [16] 15. Item mescola lo celabro dela gruva col’axungia dell’oga e del leone e1 serbalo inn uno vagello d’argento vel d’auro2 e ungasene l’omo la verga, quando vuole uçare cola femmina; e3 ffa ingennerare. [17]

10. 1 lo cacchio] lo caghio e (.i. F8) coagolo F3 F8 WAS . 2 tenperato dispiumato possa mesta] om. F3 F8 WAS . 3 nocte e catuno] nocte le metta alla femina indella natura coll’otricello e catuno F3 F8 WAS . 4 le sterile femmine] la sterile femina F3 F8 WAS . 11. 1 di cervio] cervi F3 F8 . 12. 1 prende] piglia F3 F8 WAS . 2 arso] om. F3 F8 WAS . 13. 1 om. F8 .

2 spalto] l’aspleo F3 WAS .

3 di questo] di questi F3 WAS .

14. 1 pilgli l’omo] l’omo pigli F3 F8 WAS . 2 femina del coagolo della] F3 F8 WAS femmina dela VAT. 15. 1 e] om. F3 WAS .

2 d’auro] auro F3 F8 WAS . 3 e] F3 sì VAT.

370

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

16. Item da ala femmina in cibo overo a bere1 la pietra la quale àve la gruva2 indel celabro overo indel ventre, overo che li la leghi3 al braccio ricto dell’omo, ansi che uçi cola femmina, e fa ingennerare. [18] 17. Item1 la pietra che2 ssi trova indel ventre del cervio overo indela natura fa ingennerare3, portandola overo manicandola. [19] 18. Item unge la femmina sopra lo bellico col lacte dell’acina, quando vuole uçare1 coll’omo2: sì ’ngravida3. [20] 19. Item lolium1, pulente et thuris, mesti insieme e suffomigati2, fa pió tosto inprengnare la femina3 che altra medicina. [21] 20. Item la polvere delli collioni del verro, seccati e polveriçati1, dalli a bere ala femmina dipo la mestrua: sì lla fa2 inprengnare3. [22] 21. Item dipo la1 mestrua lavisi la femmina la natura col vino dela cocitura dela niepita e possa si mecta indela natura del baçilico e dela menta e dela maiorana2. [23] 221. Item polveriça lo collione ricto dela mostella2 e mestalo3 col’unguento conposto a cciò e pessariçalo cola banbace overo lana e usi coll’omo incontenente: e serà prengna4. [24] 16. 1 a bere] in pota F8 . legala F3 F8 WAS . 17. 1 Item] om. F8 . F8 S4 WAS .

2 la gruva] l’aguila F3 F8 l’anguilla WAS .

3 che li la leghi] uvero

2 che] la quale F3 F8 S4 WAS . 3 ingennerare] ingennerare molto F3

18. 1 vuole uçare] vuole ingravidare e usare F3 F8 WAS vuole ingravidare S4 . to F3 F8 WAS e usi co homo S4 . 3 sì ’ngravida] om. F3 F8 S4 WAS . 19. 1 lolium] lilium F3 . 2 suffomigati] F3 sofumicata VAT F8 WAS . om. VAT. 20. 1 seccati e polveriçati] om. F3 F8 S4 WAS . S4 . 3 inprengnare] ingravidare F8 .

2 omo] mari-

3 la femina] F3 F8 WAS

2 sì lla fa] e falla F3 F8 WAS fa la femmina

21. 1 la] le F3 F8 WAS . 2 maiorana] maiorana e menta F3 F8 WAS maiorana e conforta molto la matrice a inprengnare VAT. 22. 1 om. F8 . 2 mostella] bellula WAS . 3 mestalo] mestala F3 WAS . 4 e usi coll’omo incontenente e serà prengna] e usi incontenente collo marito et fa inpregnare F3 WAS .

4.6 Testo critico

371

231. Item acciò che lla seme rimangna indela matrice, la femmina bea a digiuno le granella dela peonia che ssono chiuse2 e gratius con vino nigro a digiuno e inplastetur bellico co· thure3 e mastica e mirra. [25] 24. Item unge lo membro1 dell’omo e dela femmina col succhio satirionis e ispargevi in sulli dicti membri dela dicta polvere; fa la femina sterile inprengnare2 e acende la luxuria e acchresscie lo dilectamento dela femmina. [26] 25. Item sparga la femmina dela dicta polvere dentro la natura: naturalmente1 disecca2 la soperflua humiditade e fa ritenere la seme e ingennerare la femmina sterile. [27] 26. Item fa fomento ispesso1 delo rosmarino2: molto conforta la matrice3 alo ingennerare4. [28] 27. Item mangi1 la femmina e l’omo2 la natura3 dela lievra polveriçata e aràe ingennerare maschio; e se la femmina sola4 l’aràe a mangiare5 la dicta polvere, quello ch’ella ingennerasse non saré6 maschio né femmina; e se lla dicta femmina manichrà li suoi7 collioni dipo lla mestrua overo ch’ella la bea8, aràe a ingennerare maschio. [29?]9 28. Item lo silermontano, dato a manicare ale capre e al’altre bestie, quando volgliano ingennerare, incontenente1 ingennerano2. [30] 23. 1 om. F8 . 2 la femmina bea a digiuno le granella dela peonia che ssono chiuse] usi la femina spesso F3 . 3 bellico co thure] col’oncenso e WAS . 24. 1 lo membro] li membri F3 F8 WAS .

2 inprengnare] concipere F3 WAS concepere F8 .

25. 1 naturalmente] e naturalmente F3 F8 WAS .

2 disecca] om. F3 WAS .

26. 1 fa fomento ispesso] favi spesso fomento F3 F8 WAS . 2 delo rosmarino] della cocitura del rosmarino F3 F8 WAS . 3 matrice] natura F8 . 4 alo ingennerare] ad inpregnare F3 WAS ad ingravidare F8 . 27. 1 mangi] manduchi F3 F8 WAS . 2 la femmina e l’omo] l’omo et la femina F3 F8 WAS . 3 la natura] la vulva cioè la natura F3 F8 . 4 femmina sola] sola femina F3 WAS solamente la femina F8 . 5 l’aràe a mangiare] la manicràve F3 la mangerà F8 WAS . 6 la dicta polvere quello ch’ella ingennerasse non saré] quello k’aurà a ’ngravidare non fia F8 WAS ; saré] fi F3 . 7 suoi] om. F3 F8 WAS . 8 bea] usia beràve F3 F8 WAS . 9 VAT add. rubrica: A ffare ingravidare tucte bestie e cure. 28. 1 incontenente] e incontenente F3 WAS . 2 ingennerano] inpregnano F3 F8 WAS .

372

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

29. Item la seme dela marcorella, che àve le fronde lunghe e la seme aguta, se le fronde e la seme pestrai e ungera’ne lo membro, aràe la femmina a ingravidare filiuole1 femmine; e se ungerai lo membro2 colle seme e cole fronde pestate insieme dela marqulella, che àe le seme ritonde a modo di qullioni, fa ingennerare maschi. [31?] 30. Item lo cardo mangiato è utilissimo ala matrice; spesso mangiato, aiuta a ingennerare li maschi. [32] 31. Item l’orina delo leofante è meravilliosa a ffare ingravidare la femmina1, dandolila2 a bere. [33] 32. Item la raçura eboris1 è preçente aitorio alo ’ngravidare2. [34] 331. Item quoce l’allio secco e l’umido pestato indell’ollio roçato vel ptipsane, infine ch’è consummato l’ollio, e questo ollio cocto soppone cola lana; ed è molto buono2. [35] 341. Item unge dal bellico infine ala natura2 coll’ollio facto dele lengna dell’ellera ispesso3 e sopra le reni4; e questa unsione conforta la matrice e la sua humiditade consumma e secca la soperfruità5 e aparecchia la matrice a ingennerare. [36] 351. Item a ffare ingennerare fa questa qura, la quale dicono li medici che ll’àno provata che per certo la femmina che ll’uça incontenente ingravida:

29. 1 filiuole] om. F3 F8 WAS .

2 se ungerai lo membro] se lo membro ungerai F3 F8 WAS .

31. 1 ingravidare la femmina] la femina ingravidare F3 WAS la femina] om. F8 . la] dalle F3 data F8 WAS .

2 dandoli-

32. 1 eboris] F3 F8 WAS eboris data a bere VAT. 2 alo ’ngravidare] ad ingennerare F3 F8 WAS . 33. 1 om. F8 . WAS .

2 ed è molto buono] e èvi forte buono e meraviglioso F3 ed èvi forte buono

34. 1 om. F8 . 2 natura] F3 WAS natura suli lonbi VAT. 3 ispesso] spesse volte F3 WAS . 4 e sopra le reni] F3 WAS om. VAT. 5 soperfruità] superflua F3 le cose soperchie WAS . 35. 1 om. F8 .

373

4.6 Testo critico

prende datillorum lib. i, pinearum, ficuum sive firicum lib. i, e noce moscate e cenamo, ana, dramma i, gallarum dramme ii, piperis lungi, nucis, gargiafi2 dramme i, galanga dramme ii .ſ., succari lib. i; conficiatur simul con mele et utere eo spesse fiate; e vale. [37] 36. Item quando la femmina à uçato coll’omo1, stia la femmina riverta2 e mectasi indela natura lo succhio della3 ruta colla banbace uvero con lana molle e dorma4. [38] 37. Item l’odore dell’arbore busso eficacemente aiuta alo ingennerare1. [39] 381. Item lo fienogreco, pesto con axungia del’oga, conforta la matrice ad ingennerare. [40] 39. Item le fronde dell’orbaco confortano la matrice. [?]

LIII. Medicine che non lassano disertare la femmina 1 [De aborsu in G] 1. Item1 pesta lo cancro fruviale e dallo a bere col vino2 ala femmina prengna: non arà a disertare. [XLV,43] 2. Item fende1 per meçço lo ventre la lievra pregna e lo coagolo2 che trovi indel ventre dei suoi filgliuoli da ala femmina pregna, e3 non arà a disertare. [XLV,44]

35. 2 dramme ii piperis lungi nucis gargiafi] om. F3 WAS . 36. 1 quando la femmina à uçato coll’omo] quando l’omo e la femina compiano loro volontade F3 F8 WAS . 2 riverta] possa riversa F3 F8 WAS . 3 natura lo succhio della] om. F8 . 4 uvero con lana molle e dorma] F3 F8 WAS e dorma riverta VAT. 37. 1 alo ingennerare] a ingravidare WAS . 38. 1 om. VAT. LIII.

1 Medicine che non lassano disertare la femmina] VAT om. F3 F8 WAS .

1.

1 Item] F3 F8 WAS om. VAT.

2 col vino] om. F3 F8 WAS .

2.

1 fende] F3 F8 WAS prende VAT. 2 coagolo] coagolo id est lo quaglo F8 . WAS om. VAT.

3 e] F3 F8

374

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

3. Item, quando à uçato coll’omo1, stia la femmina cole ganbe alte2 e pensi pure in ritenere la seme e quine sia tucto3 lo suo pensieri a tenerlo; e possa atracga la seme4 a ssei quanto puote, e dorma riverta ed agiunga le ga[n]be insieme e in questo modo riterrà5 la seme indella6 matrice. [XLV,45] 41. Item empie una testula, cioè2 uno mezo guscio, d’uovo d’una dramma colofonie e di dramme di mastica e polla calda al bellico e conforta la matrice, acciò che ritegna la seme, e così fa ingennerare. [XLV,46] 5. Item sia suffumicata la femmina d’una confessione la quale è per vero ischripta1 indell’Antidotario Nicolai ed est soprana medicina infra tucte l’altre medicine2 che facciano ingennerare; questo conforta la matrice e tolle lo dolore e molto aiuta ad 3 ’ngennerare. [XLV,47] 6. Item la trefina mangna, disoluta col succhio artemisie e1 cola banbace passariçata, molto aiuta la matrice alo2 ’ngennerare. [XLV,48] 7. Item se la femmina che non suole ingravidare fi soffumicata con1 lengno aloe, aràe ingravidare. [XLV,49] 81. Item si soponatur sibi2 la femmina dipo lla mestrua lo coagolo dela lievra, aràe ingravidare3. [XLV,50] 91. Item faccia la femmina questo pessario nobile ed è provato, lo quale tolle lo dolore dela matrice e fa ingravidare2: prende3 le ceravella del cervio overo 3.

1 quando à uçato coll’omo] quando àno conpiuto loro volontade F3 F8 WAS . 2 alte] levate F3 F8 WAS . 3 tucto] om. F3 F8 WAS . 4 seme] seme dell’urtica F3 F8 WAS . 5 riterrà] aràve ritenere F3 F8 aràe ricevere WAS . 6 indella] F3 F8 WAS dela VAT.

4.

1 om. F8 VAT.

5.

1 ischripta] om. F8 . 2 medicine] F3 F8 WAS om. VAT.

6.

1 e] F3 F8 WAS om. VAT. 2 alo] om. F3 F8 WAS .

7.

1 con] dello F3 F8 WAS .

8.

1 om. F8 . re F3 WAS .

9.

1 om. F8 . 2 e fa ingravidare] e fa la femina ingravidare fortemente (fortemente om. WAS) F3 WAS . 3 prende] piglia F3 WAS .

2 una testula, cioè] om. WAS .

2 si soponatur sibi] pongnasi F3 WAS .

3 ad] F3 F8 WAS lo VAT.

3 aràe ingravidare] e arà ingennera-

4.6 Testo critico

375

quelle del vitello, ysopo, amido e boturo cocto caprini4 e vaccini, gumi, amigdalarum, storacis albi, e uno pogo di mele, di queste cose tanto dell’uno quanto dell’altro, dramma i, olio de spica dramme ii; pesta queste cose che ssono secche dele sopradicte e quelle cose che5 ssono humide falle distrugiere, e poi le mescola insieme; e lla femmina se le pongna dentro ala natura cola lana per tre die e possa uçi col marito: sensa6 dubio aràe a ingravidare. [XLV,51] 10. Item la trefina1 da a bere ala femmina col vino o’ sia2 cocta la mandragola: meravilliosamente àe ingravidare3. [XLV,52] 11. Item arroste la natura dela lievra e fanne polvere e questa polvere da a bere ala femmina col vino indel bangno: e lo die medesmo aràe ingravidare, usando coll’omo1. [XLV,53] 121. Item pesta simpitum et galla e la goma del pino e cenamo e atramentum dulce e fanne polvere e mescola coll’acqua paritarie e lavisi ispesso la natura2 e arà a chiudere molto bene3. [XLV,54] 13. Item polveriça1 senphitum, e scorçe di melegranate, e cortice mespulorum, e cortice quercus, foliorum rose canine dramma i, mastica, cenamo, garofali, noce moscate2, ana, dramma meça; polveriça tucte queste cose e3 coll’acqua roça overo piovana, indela quale fino cocte le roçe, e confige; fac troscisos e seccali all’ombra e, quando è biçongno, risolvene uno coll’acqua roça vel piovana, e4 in questa decossione fomenta la natura, poi ch’esscie del bangno5. [XLV,56]

9.

4 caprini] e caprini F3 WAS . sensa F3 WAS .

5 e quelle cose] F3 WAS cose quelle che VAT.

10. 1 la trefina] om. F3 F8 WAS . 2 o’ sia] indel quale fi F3 F8 WAS . dare come in questo libro si lege F3 F8 WAS .

6 sensa] e

3 ingravidare] ingravi-

11. 1 coll’omo] col marito incontenente F3 F8 WAS . 12. 1 om. F8 . 2 natura] natura la femina F3 WAS . richiudere si che fi meraviglia F3 WAS .

3 e arà a chiudere molto bene] e aràsi

13. 1 polveriça] WAS pesta F3 . 2 noce moscate] nucis F3 WAS . 3 polveriça tucte queste cose] om. F3 WAS . 4 e] om. F3 WAS . 5 bagno] F3 WAS bagno e la dicta confessione si lavi la natura e sarà strecta VAT.

376

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

14. Item pillia l’acqua piovana e1 con questa acqua distenpera le granella2 dell’uve che ssiano bene peste e fa bollire insieme e cola questa lavatura; e lavisi la femina3 la natura e fie sempre istrecta. [? = XLIII,27] LIV. A fare partuire la femmina e purgare la matrice 1 [XLVI. Contra difficilem partum] 1. Molti medici dicono1 che se lla raçarra dei nocciuli2 dactillorum berà la femmina col vino arà partorire agevilemente; e questo aviene perché quine o’ la beata vergine partoite3 sì era la4 palma. [1] 2. Item la scorça1 dell’orbaco, data a bere ala femmina, falli isscire la criatura2 morta di corpo3. [2?] 3. Item pesta li pretesemini1 e mectaseli la femmina indela natura e fanne iscire la criatura morta2 e la veste3; e sse lo pretesemini berà, aràli mondificare la matrice dalli omori gravi e grossi. [3] 41. Item pesti la femmina lo polipedio e inplastesine sulli piedi: incontenente li fa scire del corpo l’enfa2 viva o morta che ssia. [4] 51. Item se la femmina berà dela scorça2 della casafistula quatro aureos a peso3, incontenente partoiscie. [5] 14. 1 e] om. F3 F8 WAS .

2 granella] grana F3 F8 WAS .

3 la femina] F3 F8 WAS om. VAT.

LIV.

1 A fare partuire la femmina e purgare la matrice] VAT Medicine da fare parturire la femina et che purghi la matrice F3 F8 S4 WAS .

1.

1 dicono] dicano F3 F8 disseno S4 diceno WAS . 2 dei nocciuli] om. F3 F8 S4 WAS . 3 o’ la beata vergine partoite] dove partorì la vergine Maria S4 ; vergine] vergine Maria F8 WAS . 4 la] om. F8 S4 WAS .

2.

1 la scorça] la cortice F3 F8 S4 WAS . corpo] del ventre S4 .

3.

1 li pretesemini] lo petrosello cioè li petresemini F3 F8 lo petresemini S4 lo petrosello WAS . 2 criatura morta] l’enfa F3 F8 WAS l’infante S4 . 3 la veste] sua F8 la vesta fuore S4 la veste sua WAS .

4.

1 om. S4 .

2 del corpo l’enfa] F3 F8 om. VAT.

5.

1 om. S4 .

2 scorça] cortice F3 F8 WAS . 3 a peso] om. F3 F8 WAS .

2 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS l’infante S4 .

3 di

4.6 Testo critico

377

6. Item lo capelvennero, dato a bere col vino, fa partoire. [6] 71. Item ungasi la femmina la natura e socto lo pectignone cola cennere dell’unghia dell’acino; è molto buono2. [9] 81. Item lo castoreo, dato a bere coll’acqua2, in questo luogo è buono. Avicenno. Pro si magnene mulier in manum tenuit statim pariet 3. [7, 8?] 91. Item quando la femmina sente lo dolore, suspende2 ale ganbe storax, astrarii, tanto dell’uno quanto dell’altro. [10] 101. Item2 pesta lo çaffarano e legalo3 sulla cosscia e fanne scire fuore la secondina4. [11] 11. Item corallo1, legato ala cosscia della femina2, falla partoire agevilemente. [12] 12. Item da ala femmina a bere o1 a mangiare lo lacte d’altra femmina e partoisscie. [13] 13. Item l’erba sanguinaria, data a bere o secca o verde coll’acqua fredda, incontenente sensa dolore fa scire fuore1 la criatura2 o viva o morta. [14] 141. Item la mirra, data a bere col vino caudo quant’è una nocella2, incontenente la criatura3 o viva o morta la fa scire fuore4. [16] 7.

1 om. S4 .

2 è molto buono] e esteni (èvi WAS) forte utilissima F3 F8 WAS .

8.

1 om. F8 S4 . 2 coll’acqua] om. F3 WAS . 3 magnene mulier in manum tenuit statim pariet] magnene la femina in mano la terrà incontenente parturierà F3 WAS .

9.

1 om. S4 .

2 suspende] suspendule F3 polli WAS .

10. 1 om. S4 . 2 suspende ale ganbe storax astrarii tanto dell’uno quanto dell’altro. Item] om. F8 . 3 e legalo] e pollo e legalo F3 F8 WAS . 4 la secondina] F3 F8 WAS om. VAT. 11. 1 corallo] lo corallo F3 F8 S4 WAS . 2 della femina] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 12. 1 o] e F3 F8 WAS . 13. 1 fuore] om. F3 F8 S4 WAS .

2 la criatura] l’enfa F8 F3 WAS l’infante S4 .

14. 1 om. S4 . 2 quant’è una nocella] quanta è una avellana F3 F8 WAS . l’enfa F3 F8 WAS . 4 fuore] om. F3 F8 WAS .

3 la criatura]

378

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

151. Item l’erba serpentina e dragontea2, legata ale ganbe, incontenente fa partoire e levanela tosto, che lla matrice fare iscire fuore. [17] 161. Item la matricaia, cocta indell’acqua e posta sullo bellico e sulle ganbe, incontenente2 la criatura3 e la segondina fa scire fuore4; e se vi la tenessi troppo, fa scire fuore la matrice5. [18] 17. Item lo succhio delli porri, dato a bere1 coll’acqua calda2, molto aiuta al parto3. [19] 18. Item la menta, bevuta coll’acqua melata, fa tosto1 partoire. [20] 191. Item lo succhio del fico vel la polvere2, dato ala femmina che à la febbra col vino, la criatura3 morta fa scire fuore4. [21] 201. Item lo sterco del cavallo, bevuto coll’acqua e soffumicatene la femmina, non solamente la segondina, cioè la vesta, fa scire fuore2, ma esiandio la criatura3 morta caccia fuore. [22] 211. Item lo lacte canino, dato a bere col vino e col mele, la criatura2 e la matrice libera. [23] 22. Item lo sale nitro, pesto e dato a bere coll’acqua overo col vino, incontenente indue1 fuore la segondina2. Et incontenente ch’una femmina vecchia die15. 1 om. S4 .

2 e dragontea] om. WAS .

16. 1 om. S4 . 2 incontenente] om. WAS . 3 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS . F3 F8 WAS . 5 fuore la matrice] la matrice fuora F3 F8 WAS . 17. 1 dato a bere] beuto F8 S4 WAS . 2 calda] tiepida F3 F8 S4 WAS . to] fortemente adopera indel parto F3 F8 S4 WAS .

4 fuore] om.

3 molto aiuta al par-

18. 1 tosto] tostamente F8 S4 WAS . 19. 1 om. F8 S4 . 2 vel la polvere] uvero polvere F3 WAS . WAS . 4 fuore] fuore da dossole F3 WAS .

3 la criatura] l’enfa F3

20. 1 om. S4 .

2 fuore] fuora alla femina F3 F8 WAS .

21. 1 om. F8 .

2 la criatura] incontenente l’enfa (l’infante S4) F3 S4 WAS .

22. 1 indue] mana F3 duce F8 mena S4 manda WAS .

3 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS .

2 segondina] veste S4 .

4.6 Testo critico

379

de questa medicina a una femmina del Montepesolano fu libera dela criatura3, la quale li medici l’aviano abandonati, e diedeneli una dramma e la criatura ne fu fuore4. [dopo XLVI,23 add. V] 23. Item le cime dell’ellera1, pestate coll’ollio, e ungene dintorno2 ala natura; fa scire fuore la criatura morta3 e la vesta ne fa scire4. [24] 24. Item pesta la seme dela pionia coll’ollio e ungene dintorno ala natura e sulle rene: e la femmina partoiscie sensa dolore. [25] 251. Item la sofumicatione facta dell’unghie e dele corna2 dela capra muove forte la matrice a partoire3. [27] 261. Item la pipinella, pestata e posta2 sulla natura, incontenente libera lo parto3. [28] 271. Item l’odore dei fiori dela draguntea corronpe la criatura2 e fannela scire. [29] 281. Item quel medesmo fa la sua seme, se ne berà 30 granella. [dopo XLVI,29 add. BV] 29. Item la brectonica, cocta indell’acqua e indel mele, e data a bere dramme due, affrecta lo parto e libera la femmina del grande pericolo del parto1. [30]

22. 3 dela criatura] dell’enfa F3 F8 WAS dell’enfante S4 . 4 la criatura ne fu fuore] l’enfa n’è scite F3 WAS l’enfa n’uscie F8 l’enfante n’uscitte S4 . 23. 1 ellera] F3 F8 S4 WAS ellera cioè le pannocchie dele seme suoe VAT. 2 ungene dintorno] poste F3 F8 S4 WAS . 3 fa scire fuore la criatura morta] l’enfa morta fa scire F3 F8 WAS l’enfante morta fa scire S4 . 4 e la vesta ne fa scire] om. F3 F8 S4 WAS . 25. 1 om. S4 . WAS .

2 dele corna] delle corna e dell’unghie F3 F8 WAS .

26. 1 om. S4 .

2 e posta] om. WAS .

27. 1 om. S4 .

2 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS .

28. 1 om. S4 . 29. 1 parto] partorire F3 F8 S4 WAS .

3 a partoire] om. F3 F8

3 lo parto] F3 F8 WAS la femmina VAT.

380

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

301. Item guarda che non sia pere in tucta2 la casa u’ la femmina dé partuire3, inperciò che molto nuoceno4 e nol lasa partoire, né aprire la natura5, se non malagevilemente6. [31] 31. Item la radice del pane porcile, legata ala cosscia, fa partoire; e se lla femmina la passa, fa disertare1. [32] 321. Item l’erba overo lo fiore viole2 albe, dato a bere ala femmina dipo llo partoire3, provoca la mestrua e innanti parto cava fuore la criatura4 morta e la viva corronpe e cava fuore e, fomentata, sana la ’nfiassione dela matrice. E quello medesmo fa passeriçata, se lla femmina è forte. [33?] 33. Item la follia1 dela salvia, pestate e2 posto sulla matrice, incontenente ne la3 leva che la madre ne fare iscire fuore4; e bevuta la salvia, la mestrua e la criatura5 morta e la vesta ne fa scire. [34?] 341. Item lo galbano, mangiato, la criatura morta2 e indel ventre fa scire fuore3. [35] 35. Item se lla femmina non si può bene purgare1 dipo llo parto2, pillia la borragine3 e le fronde4 dei porri e lo succhio dela radice deli pretesemini e dallo c’ollio a bere e a mangiare; incontenente5 aràe a purgare. [36]

30. 1 om. S4 . 2 tucta] om. F3 F8 WAS . 3 dé partuire] partorisce F3 WAS . 4 molto nuoceno] F3 F8 WAS nuoce VAT. 5 né aprire la natura] om. F8 . 6 malagevilemente] gravemente F3 F8 WAS . 31. 1 la passa fa disertare] la travalica disertasi F3 F8 S4 WAS . 32. 1 om. F8 S4 . F3 WAS .

2 viole] mele F3 WAS .

3 partoire] parto F3 WAS .

4 la criatura] l’enfa

33. 1 la follia] le foglia F3 F8 WAS . 2 pestate e] om. F3 F8 S4 WAS . 3 incontenente ne la] incontenente fanno parturire ma incontenente ne le F3 F8 S4 WAS . 4 fuore] om. F3 F8 S4 WAS . 5 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS l’enfante S4 . 34. 1 om. S4 . 2 la criatura morta] l’infanti morti F3 F8 WAS . fuore] F3 F8 fa scire VAT fa scire fuore WAS .

3 e indel ventre fa scire

35. 1 non si può bene purgare] non può bene purgarsi F3 F8 WAS . 2 parto] parturire F3 F8 WAS . 3 la borragine] VAT WAS le boragini F3 F8 . 4 fronde] frondi S4 foglie F8 . 5 incontenente] e incontenente F3 F8 S4 WAS .

4.6 Testo critico

381

361. Item suffumica la femmina2 cola carne dela capra posta sulla bruna3: potentemente muove la matrice e tragge e mecte4 fuore la criatura5. [dopo XLVI,36 add. BPV; cf. XLVI,27] 371. Item le fronde2 del giunipero, cocte indell’acqua col mele, e bevuta questa3 acqua, la criatura4 morta e la segondina e ’l sangue dipo lo parto mecte fuore5. [37] 38. Item la penna del’avoltore, messa socto li piedi1, fa partoire. [38] 391. Item la santoreggia, bevuta overo portata, fa scire fuore la criatura2 o viva o morta che ssia. [39] 401. Item iaspis àve grande vertudie ad fare parturire la femina. [40] 411. Item lo lacte canino bevuto col mele, e la matricaia lega ala cosscia sinestra; e2 fa prode. [41] 421. Item lo lacte dela femmina, bevuto coll’ollio, mecte2 fuore la criatura3 morta. [42] 43. Item se lla femmina arà portare1 socto la camicia l’unghia del mulo2, lievemente arà partoire. [43]

36. 1 om. S4 . 2 la femmina] om. WAS . 3 bruna] brascia F8 brusta F3 S4 WAS . te] om. F3 caccia F8 WAS . 5 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS .

4 e mec-

37. 1 om. S4 . 2 le fronde] le foglia F3 F8 WAS . 3 questa] l’ F3 F8 WAS . 4 la criatura] l'enfa F3 F8 om. WAS . 5 mecte fuore] provoca cioè duce (mena WAS) fuora F3 F8 WAS . 38. 1 li piedi] lo piede F8 WAS . 39. 1 om. F8 .

2 la criatura] l’enfa F3 WAS l’enfante S4 .

40. 1 om. F8 . 41. 1 om. F8 S4 . 42. 1 om. S4 .

2 e] incontenente F3 WAS .

2 mecte] duce F3 F8 WAS .

3 la criatura] l’enfa F3 F8 WAS .

43. 1 arà portare] portràve F3 WAS porta F8 S4 . 2 socto la camicia l’unghia del mulo] l’unghia della mula uvero del mulo socto la camiscia F3 F8 S4 WAS .

382

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

44. Item pesta lo nido dela rondina e distenperalo coll’acqua e colalo1 e bealo e fa llievemente partoire; ed è buono2. [44]

LV. Ad dolore dipo lo parto e s’à febbra e cure 1 [XLVII. De dolore post partum] 1. Ad dolore dipo1 llo parto, quoci li torli dele vu[o]va indell’acqua. E2 se la femmina àve la febbra, pestale3 col’axungia et suco artemisie, cioè matricaia, e colo comino e lo4 torlo del vuovo5; ed è meravillioso6 isperimento. [1] 2. Item la seme dela pionia pestata col’axungia e cola farina del grano e cole1 torlera dele vuova: ed è buono inplastro. [3] 3. Item quoce la radice del benevisscio et ebuli1 in vino overo inn acqua, e possa le2 pesta bene coll’ollio del’uliva3, e fanne inplastro4, e caldo lo pone socto lo bellico. [4] 4. Item la radice del benevischio cocta e col’axungia caldo ve -l pone. [6] 5. Item bace lauri pulviriçetur e pone questa polvere in sulla bruna1 e riceva lo fummo: lo dolore dela matrice tolleno e aiuta alo2 ingravidare e la troppo soperfruitade dela matrice consumma3 e fanno partoire. [7]

44. 1 colalo] cola F8 S4 WAS .

2 ed è buono] om. F3 F8 S4 WAS .

LV. 1 Ad dolore dipo lo parto e s’à febbra e cure] VAT Contra lo dolore dipo lo parto (e chura a cciò add. F8) F3 F8 WAS A dolore dela femmina doppo il parto S4 . 1.

1 dipo] che àve la femina dipo F3 F8 S4 WAS . 2 e] molto F3 F8 S4 WAS . 3 pestale] e pestale F8 S4 WAS . 4 lo] collo F3 S4 WAS . 5 e lo torlo del vuovo] om. F8 . 6 meravillioso] vero F3 F8 S4 WAS .

2.

1 cole] om. S4 .

3.

1 ebuli] bolle S4 WAS . 2 le] li F8 WAS lo S4 . 3 del’uliva] om. S4 . stro] om. S4 .

5.

1 bruna] brusta F8 S4 WAS . 2 alo] om. F3 F8 S4 WAS . e consummano F3 WAS consumano F8 S4 .

4 e fanne inpla-

3 consumma] tolleno e aiutano

4.6 Testo critico

383

LVI. Ad lo male del’artetica e podagra e sciatica e gocta 1 [XLVIII. De gutta arthetica et podagra] 11. Lo cardamo2 dicto aggria, pestato col’axungia, e factone enpiastro e posto, tolle via l’antica artetica, se spesso vi si fa questo inpiastro. [1] 21. Item l’asperalto2, cathaplasmato colo sale nitro, sana l’artetica e la podagra. [2] 3. Item1 lo fomento facto dell’acqua dela cocitura del rafano2 sana lo dolore artetico e la podagra e sciatica, tragendone la umiditade dentro lo profondo deli nodi, cioè dele congiunture deli membri; e così vale ali artetici3 e alli paraletici. [3, 4] 4. Item la radice del benevischio, pestata col’axungia vieta del porco1 e posta sulla podagra, innanti tre die la sana. [5] 51. Item prende2 una rana a quella ora che non luca né sole né lluna e talliali li piedi dirieto e legali inn una pelle di cervio catuno per sei; e lo piede ricto3 lega sullo piede ricto4 dell’omo e lo sinistro5 sullo sinistro piede dell’omo; e sensa dubbio aràe sanare la podagra. [6] 61. Item la follia dell’arnoglossa, e inplastate col’axungia fresca, e est forte buono a tollere via lo dolore artico e podagro e llo dolore2 deli nerbi e la ’nfiassione. [7]

LVI.

1 Ad lo male del’artetica e podagra e sciatica e gocta] VAT Medicine ad sanare la sciatica gotta (gotta sciatica S4) et la podagra artetica F3 F8 S4 WAS .

1.

1 om. S4 .

2.

1 om. F8 S4 .

3.

1 Item] om. S4 .

4.

1 vieta del porco] del porco vieta (vecchia S4) F3 F8 S4 WAS .

5.

1 om. S4 . 2 prende] piglia F3 F8 WAS . 3 lo piede ricto] lo ricto piede F3 F8 WAS . 4 sullo piede ricto] lo ricto piede F3 F8 WAS . 5 lo sinistro] lo sinistro piede della rana lega F3 F8 WAS .

6.

1 om. S4 .

2 lo cardamo] F3 F8 S4 WAS piglia lo cardamo VAT. 2 asperalto] aspalto F3 WAS . 2 rafano] F3 F8 S4 WAS çafano VAT.

2 dolore] F3 F8 WAS dolore artico e VAT.

3 ali artetici] all’artetica F3 WAS .

384

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

71. Item la seme sua, inplastata sulla podagra, favvi grande aitoro. [8] 81. Item l’erba nasturcii2, mesta cola farina e col’aceto, inplastata3 sopra la sciatica, molto vale4. [9] 9. Item la senape e li briciuli1 del pane e li fichi secchi e mele ed aceto, quanto vòi di queste cose, mescola insieme tucto2 e pone le dicte cose3 in sulla gocta; e sanala; ed è provato. [10] 101. Item la radice dell’enula2 pestata e posta sulla sciatica, ed è buono3. [11] 11. Item lo succhio della buglosa, bevuto, meravigliosamente1 aiuta ala gocta2 sciatica. [13] 12. Item lo calamento, cioè la niepita, overo1 la menta fressca, pestata e posta sullo male2, e questo inplastro a vesscica lo bucchio3 e seccando consumma l’omore sciatico e traggelo del profundo del male. [12] 131. Item la coxa del montone calda, e posta sulla gocta, molto vale; e quando pute2 sullo membro, questa carne est assai meglo, tanto vi dé stare3. [14]

7.

1 om. S4. F8 ha nel margine.

8.

1 om. S4 . 2 l’erba nasturcii] F3 F8 WAS masturci VAT. F8 WAS . 4 vale] vi vale F3 F8 WAS .

9.

1 briciuli] pesticeri F3 F8 S4 pisticioli WAS . 2 tucto] ongna cosa F3 F8 S4 WAS . dicte cose] tucte queste cose F3 F8 S4 WAS .

3 inplastata] e inpiastrata F3

3 le

10. 1 om. S4 . 2 dell’enula] enule F3 F8 WAS . 3 e posta sulla sciatica ed è buono] e posta sana la sciatica F3 F8 WAS . 11. 1 meravigliosamente] F3 F8 S4 WAS om. VAT. 2 ala gocta] quelli che aven (àe F8 hanno S4) la gocta F3 F8 S4 WAS . 12. 1 Item lo calamento, cioè la niepita, overo] om. S4 . 2 sullo male] sulla gocta sciatica F3 F8 S4 WAS . 3 lo bucchio] la codenna cioè lo bucchio F3 F8 WAS . 13. 1 om. S4 VAT.

2 pute] puote WAS . 3 e quando pute [...] stare] om. F8 .

4.6 Testo critico

385

141. Item la carne delo catello grasso e l’axungia dell’oga e del tasso e dela volpe e medula cornum cervi e ellera, salvia, ruta, cera virgine, thus2, vitella ovorum arrostite, eufraxia, limace, fraxinus et ponatur in ola3 pertusata di socto e sia sugellata bene cola pasta, che no nde possa scire alqun4 vapore; e socto5 questa pingnata sia posta un’altra pingnata sana e siano bene sugellate insieme e quella di socto sia socterrata in terra e la pingnata di sopra sia cirqundata dintorno di gran fuoco e distilleràne unguento; ed è buono6 ala gocta frigida. [15] 15. Item pesta le cipolle, e lo sale, euforbio1, e ollio laurino; e pollo caudo questo inpiastro sulla gocta. [16] 16. Item contra la gocta fredda e humida, pilglia l’axungia vieta e l’albume del vuovo e mesta molto insieme e agiungevi la semmola e la radice del lapatio acuto e rubei e argento vivo; e configge insieme sensa fuoco e pone1 questo inpiastro con2 uno quoio e poi lo pone3 sulla gocta la sera e la maitina no nde lo levi e lo membro infermo arà molto a prudere, no nde qurare. E anco vi lo ripone lo dicto inpiastro4 un’altra sera, e la seguente maitina n’escerà acqua molto5 e così guarrà lo ’nfermo. Giliberto provò questa qura6. [17] 171. Item fa questo2 inpiastro de questo dicto Giliberto3 ala podagra4: pillia dela terra del formicaio, la5 quale è ali pertusi del formicaio6, farina d’orço7, fronde di roçe8, farina di fave9 e malva, mandragola10; quoce la malva e la mandragola in 4 lib. d’aqua, tanto che torni ala meità; e cola questa cocitura e confige con questa colatura11 l’altre cose12 polveriçate in prima indel mortaio, e possa vi mescola dela cera alba e du torlora d’uova e dramme 4 di çafferano;

14. 1 om. F8 S4 . 2 thus] F3 thus uno incenso VAT incense WAS . 3 ola] baratula WAS . 4 alqun] nessuno F3 WAS . 5 socto] su F3 WAS . 6 ed è buono] om. F3 WAS . 15. 1 e lo sale euforbio] e euforbio F3 F8 WAS . 16. 1 pone] pollo F3 F8 WAS . 2 con] F3 F8 S4 WAS inn VAT. 3 e poi lo pone] om. F3 F8 S4 WAS . 4 inpiastro] inpiastro sulla gocta F3 F8 WAS . 5 molto] molta F8 S4 WAS . 6 questa qura] questo altro inpiastro et cura WAS . 17. 1 om. F8 . 2 questo] questo altro F3 S4 WAS . 3 de questo dicto Giliberto] provato molte fiate da questo istesso (dal medesimo S4 WAS) mastro F3 S4 WAS . 4 podagra] podagra e è trovato meravigloso F3 WAS . 5 la] om. F3 S4 WAS . 6 del formicaio] delle formiche dr. iiii F3 S4 WAS . 7 orzo] orzo dr. i F3 S4 WAS . 8 fronde di roçe] frondi delle rosse dr. .ſ. F3 S4 WAS . 9 di fave] fabarum (fave S4) dr. .ſ. F3 S4 . 10 mandragola] mandragora ana dr. vi F3 WAS . 11 colatura] cocitura WAS . 12 cose] medicine F3 S4 .

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e pesta bene tucto insieme e pollo ala dicta infermitade e non ci fi pió biçogno13 altro inpiastro. [18] 181. Item quando lo dolore è forte grande, usavi questo inpiastro; pillia2 cera mellite uncia una, amido facto d’orço coll’acqua dela verminaca3, ana, unce 5; mescola in mortaio e pesta col’albume dell’uovo e fanne ceroto e pone. [19] 191. Item quoce indel’acqua piovana sex vespertiliones, cioè pilistrelli, e possa cola e adgiungevi tanto olglio rosato e alquanti pecti di salce abboctonati e quoce tanto che torni infine alla misura del’olglio indela materia calda; addevi medicine fredde indela materia fredda; addevi le medicine calde; e vale questo inpiastro molto indel’una e indel’autra, cioè in amburo, per una virtude occulta che è in questo inpiastro. [20] 201. Item la pece navale e l’armoniaco, mexti insieme e posti sulla gocta, è singulare rimedio sciaticis2. [21] 211. Item la brectonica, pesta e inplastata, lo dolore podagro ahumilia. [?] 22. Item la decoctione della brectonica, bevuta, molto fa prode1. [22] 23. Item lo bangno dela cocitura del pretesemino tosto sana: ongna gocta tolle1 via. E questo vid’io inn una vecchia grassa. [26] 241. Item lo sangue mestruale tolle lo dolore dela podagra. [23]

17. 13 ci fi pió biçogno] ti fi bisogno pió F3 WAS ti farà di bisogno di più S4 . 18. 1 om. F8 S4 .

2 pillia] r(ecipe) F3 WAS . 3 verminaca] verbena cioè verminaca F3 WAS .

19. 1 om. F8 S4 VAT. 20. 1 om. S4 .

2 sciaticis] VAT F8 sappiate F3 WAS .

21. 1 om. S4 . 22. 1 Item la decoctione della brectonica bevuta molto fa prode] F3 F8 WAS e a bere la sua decossione molto fa prode VAT. 23. 1 tolle] e tolle F3 F8 WAS . 24. 1 om. F8 VAT Da 24 a 40 om. S4 .

4.6 Testo critico

387

25. Item la fava bianca franta e molto bollita col’axungia pestata e inplastata sulla podagra e artetica1: ongna dolore dei nerbi tolle e mictiga. [24] 261. Item la radice del capparo, pestata e bevuta, meravilgliosamente fa prode sciaticis et paraliticis e tolle via lo dolore dela coscia. [25] 271. Item la radice del cocomalo2 salvatico qum pollina trita, inpiastrata, la gocta sciatica tolle. [27] 281. Item la cennere del capo del mugino pesce facta libera lo dolore sciatico. [28] 29. Item la pelle dela volpe avolta ali piedi1, sì cche lo lato dela carne dela pelle tocchi la carne del piede, sana lo dolore dela podagra. [29] 30. Item lo cacio vieto1 pesto coll’ollio e coll’acqua deli piedi deli porci salati, inplastato sopra le giunture che àno lo dolore, traggeno lo dolore; ed este di grande giovamento. [30] 31. Item la radice del peucidano e l’erba, cocte indell’ollio, ali sciatici, paraletici1 contracti e a tucte le cagione di nerbi este grande aitoro. [31] 32. Item la follia populi verde, inplastate1, le ginocchia infiate sanano. [32]

25. 1 artetica] sull’artetica F3 F8 WAS . 26. 1 om. VAT. 27. 1 om. VAT.

2 cocomalo] totomaglio F8 WAS .

28. 1 om. VAT. 29. 1 ali piedi] al piede F3 WAS . 30. 1 vieto] vieto e (e om. F8) antico F3 F8 e antico e vecchio WAS . 31. 1 paraletici] et paraliticis F3 F8 WAS . 32. 1 inplastate] peste e inpiastrate F3 F8 WAS .

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33. Item lo puleggio cola pulenta dato alli podagrici, vel solo lo puleggio posto1, medica la podagra. [dopo XLVIII,32 add. B] 341. Item erba thimi2, pestata col’albume del’uovo e apponita, alla gocta sciatica è medicina. [33] 351. Item dr. i agarici accepti lo dolore artethico constringe. [34] 36. Item l’orbache lauri1, e le fronde2 dela ruta, e llo comino, e origano, puleggio, sapone vieto, mescola queste cose insieme e friggele e polle caude cola stoppa sopra la gocta, unto in prima lo luogo goctoso3 col mele; la gocta e li altri dolori tolle via. [35] 37. Item unguento presioso a ongna gocta e1 artetica: pillia di tre gennerasione limacis indel mese di magio e frigele indela padella2, tanto che n’abbi unguento; e è forte electo. [36] 38. Item fa quest’altro unguento che vale a ongna gocta1 frigida e cauda sensa2 purgatione: unge lo luogo col succhio del capparo e possa vi polveriçça suso la polvere del 3 pepe nero4 e suso vi lega5 la spungia infussa indel vino ove6 sia cocto lo comino; e per questo si ne traggie fuore l’omore nocevile e consummasi. [37] 39. Item lo sterco dela lievra, distenperato col vino caldo, e inplastato sulla1 gocta, apostucto sana la gocta2. [38] 33. 1 posto] e ppesto F3 apposto WAS ; solo lo puleggio posto] vel solum appositum F8 . 34. 1 om. VAT.

2 thimi] del timo WAS .

35. 1 om. F8 VAT. 36. 1 lauri] F3 F8 WAS om. VAT. 2 le fronde] le foglia F3 WAS . F3 F8 .

3 goctoso] VAT WAS sectoso

37. 1 e] F3 F8 WAS om. VAT. 2 frigele indela padella] polle indella padella e frigele F3 F8 WAS . 38. 1 gocta] F3 F8 WAS om. VAT. 2 sensa] e sensa F3 F8 WAS . 3 la polvere del] om. F3 F8 WAS . 4 nero] nero pesto F3 F8 WAS . 5 suso vi lega] di sopra vi lega suso F3 F8 WAS . 6 ove] nel quale F8 WAS . 39. 1 sulla] F3 F8 WAS sola VAT. 2 gocta apostucto sana la gocta] gocta sciatica et li omini distemperati della (sana la WAS) decta gocta F3 F8 WAS .

4.6 Testo critico

389

401. Item2 pilglia uno corno di cervio e talglialo minuto e mectelo3 inn una caudaiuola piena di vino e fa bollire, fin ch’è consummato lo vino; e così facto addendo super vinum et pece4 os et medula, qui remanet 5 intus, frica fortiter manibus; et post adde olei laurini et sanbucini di catuno6 dr. 4, mastica, thuris, di catuno7 dr. i, vitri, salis, euforbium, di catuno dr. 38, colofonie, mirre, ase fetide, di catuno dr. i, rute succhi lib. i, cere adsuficiant; de hoc9 dicit Costantinus che è di tanta dignitade che non solamente li artetici, ma esiandio li sciatici vetustissimi qura e sana10. [39] 41. Item unguento probatissimo contra ongna gocta, artetica fredda e paraletici: quoce la carne dela volpe indel fine1 vino, tanto che la carne si parta dall’osso, e possa pesta la carne calda fortemente e traggiene lo succhio e quello succhio quocelo indel vino puro, infine a tanto2 che diventa ispesso come unguento, e possa3 v’agiunge4 la cera vermillia e la pollvere dela mastica, castoreo delli mirre, bache5 di loro6 e aliquantum euforbii et parum misce7, se fi ricco8; e incorporalo come unguento. [40] 42. Item unguento probatissimo: cava la radice dela brionia grossa dentro e mectevi dela1 polvere ellebori, yve, artemisie, calamenti, thuris2, rute, usque ad duas partes et cavatas3 e la tersa parte di questa radice sia voita e le dicte4 polvere v’agiunge e del pilletro et gensiane radix et hermodatali; addatur vel aliud oleum5 vetustissimum et cera sigilletur cum arçilla vel pestato disuper et ponatur super prunas6 la dicta radice così piena delle predicte cose; e quocano molto, e possa questa radice sia pestata con tucto quello che v’è dentro, e

40. 1 Da 40 a 48 om. F8 ; Da 24 a 40 om. S4 . 2 Item] Item l’unguento facto del corno del cervio et inunto incontenente sana sciaticos. Et fassi così questo unguento F3 WAS . 3 mectelo] pollo F3 WAS . 4 pece] proice F3 pice WAS . 5 qui remanet] la quale rimane F3 WAS . 6 di catuno] ana F3 WAS . 7 di catuno] ana F3 WAS . 8 vitri salis, euforbium di catuno dramme 3] om. F3 WAS . 9 hoc] F3 WAS hic VAT. 10 qura e sana] sana et cura F3 WAS . 41. 1 fine] octimo F3 S4 buono WAS . 2 tanto] om. F3 S4 WAS . 3 come unguento e possa] om. S4 . 4 v’agiunge] agiungevi S4 . 5 bache] baccarum F3 WAS . 6 di loro] lauri S4 WAS . 7 misce] musci WAS . 8 ricco] ricente S4 WAS . 42. 1 mectevi de] ponvi dentro F3 S4 WAS . 2 thuris] incenso S4 . 3 usque ad duas partes et cavatas] infine a due parte e cavata S4 . 4 dicte] sopradicte F3 WAS . 5 oleum] olim F3 WAS . 6 addatur vel aliud oleum vetustissimum et cera sigilletur cum arçilla vel pestato disuper et ponatur super prunas] agiunge overo altro oglio vecchissimo e cera suggella coll’argilio che pesta di sopra e pone sula bruna S4 .

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

premene lo succhio e di questo succhio che nn’esscie ungasene lo ’nfermo sullo male. [41] 431. Item unguento forte buono: lo succhio dela radice cocomali asinini2, ruta fresca3, yva, paritaria, le fronde e lo fructo dell’ellera, bace iuniperi, euforbii, castorei, axungia d’avoltore4, axungia ardee et vulpis et ursi, e di tucte queste cose enpie uno catello grasso scorticato e sia voito dentro delle interiola e queste medicine li siano messe in corpo5; e possa sia cocito bene che non n’escano e questo catello che così pieno sia cocto soavemente al fuoco e quello6 che nn’escie serbalo e resolvatur ibi cera e ungasine lo ’nfermo. [42] 44. Item l’ollio che rrimane indele cocosse olliaiuole, indele quale si tiene l’ollio e sia vecchia, arde questa cocosa: l’ollio1 che nn’esscie est buono e octimo. [43] 45. Item ucide uno catello c’abbia 30 die e del sangue di questo catello ungene lo luogo doloroço dela gocta; ed è buono. [44] 46. Item quoce la carne di questo catello indel vino colla ruta e colla brectonica e col finocchio e salvia, col’agrimonia; e possa pesta questa carne così cocta e premela e ponela1 in questa cocitura2 medula cervi et parum thuris3 e quoce insieme in modo d’unguento e ungene la gocta; ed è octimo. [45] 47. Item quando indela gocta è grande lo1 dolore, fende uno catello vivo per lo meçço per lo dosso e pollo caudo2 sulla3 gocta e vale molto questa qura. [46] 481. Item li membri spirituali del montone valgliano molto in questo dolore. [47]

43. 1 Da 43 a 75 om. S4 . 2 cocomali asinini] del cocomalo asinino WAS . 3 ruta fresca] cioè verde F3 WAS . 4 d’avoltore] vulturis F3 WAS . 5 corpo] ventre F3 WAS . 6 quello] questo F3 WAS . 44. 1 l’ollio] e l’olglio F3 WAS . 46. 1 ponela] ponvi F3 WAS . 2 cocitura] colatura F3 WAS . ris] la merolla del cervio e uno pogho d’incenso WAS .

3 medula cervi et parum thu-

47. 1 lo] om. F3 WAS . 2 caudo] così caldo F3 WAS . 3 sulla] come è in sulla F3 WAS . 48. 1 om. VAT Da 40 a 48 om. F8 .

4.6 Testo critico

391

49. Item lo fele dela capra cola pruna ungene sulla gocta sciatica e incontenente tolle via lo dolore. [48] 50. Item quoce la ruta e la salvia indell’ollio e pesta e pone in sulla gocta1: incontenente humilia lo dolore. [49] 51. Item lo litargiro, molto pesto per grande hora col’orina dela mula, e ungenelo: e ’l die che ss’inungie fa llevare lo ’nfermo1 del lecto e sanalo2. [50] 52. Item bolle lo succhio cassillaginis indel’axungia del porco ed agiungevi una poga di cera e ungasene lo ’nfermo; e la dicta erba cocta indel vino, e posta, e legata sulla gocta, ongna dolore tolle1 tosto. [51] 531. Item inpiastro facto dele radice dell’ebii, ermodattili2 del succhio, e pesta questo succhio col’asungia porcina; e posto sulla gocta fredda, incontenente vi3 giova. [52] 541. Item turiones eboli quoceli indel vino e possa pesta col’axungia porcina2: incontenente giovano. [dopo XLVIII,52 add. B] 55. Item ala1 gocta calda fa questo2 inpiastro del succhio del covalo3 e di farina saginis4 e d’aceto. [53] 56. Item1 distenpera la farina dell’orço col succhio deli covali e vale. [?]

50. 1 gocta] gocta e F3 F8 WAS . 51. 1 fa llevare lo ’nfermo] lo ’nfermo lo fa levare F3 F8 WAS . WAS .

2 sanalo] guariscelo F3 F8

52. 1 tolle] tolle via F3 WAS . 53. 1 om. F8 .

2 ermodattili] F3 WAS e mondateli VAT.

54. 1 om. F8 VAT.

3 vi] om. F3 WAS .

2 porcina] om. WAS .

55. 1 ala] indella F3 F8 WAS . 2 questo] om. F3 F8 WAS . F8 WAS . 4 saginis] VAT siliginis WAS . 56. 1 Item] F3 F8 WAS e VAT.

3 del covalo] solatri i. covali F3

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571. Item fa inpiastro di farina di sagina e d’ollio roçato e pollo sulla gocta. [54] 581. Item fa inpiastro di sterco di bue e di porco2 cocti indel’aceto e pollo ala gocta. [55] 59. Item contra lo dolore immoderato dela gocta, prende1 una dramma opii e fanne polvere e mescola col çafferano e coli torli delle vuova e col’ollio roçato; fortemente mictiga lo dolore e riperquote la materia, cioè fa2 tornare indirieto li mali homori dela gocta. [56] 601. Item pesta le formichie e le loro uova e la loro terra che cavano, e pongnanola ad li loro pertusi, e pesta con queste cose lo sale comune e col’axungia porcina vieta e distende questa medicina sullo panno e pollo sulla gocta; e sanala. [57] 611. Item 4 merolle di corno di cervio pestale2 e bollele indel vino e indell’ollio roçato3 tucto uno die e agiungevi4 del vino e altretanto ollio roçato; e cola e unge la gocta e ponvi suso una pelle e questo unguento; ed è buono fortemente5 così indela gocta cauda, come indela fredda. [58] 621. Item lo vesco delli albori2 bangnavi dentro lo membro goctoso; e molto vi vale3. [59] 63. Item chinus1 conbusti conficiatur co· albume ovi2 e inpiastralo sopra lo luogo; e questo inpiastro ronpe lo quoio e traggene fuore l’omore nocevile. [60]

57. 1 om. F8 . 58. 1 om. F8 .

2 di porco] di sterco di porco F3 WAS .

59. 1 prende] piglia F3 F8 WAS .

2 cioè fa] F3 F8 WAS cioè che lla fae VAT.

60. 1 om. F8 VAT. 61. 1 om. F8 . 2 pestale] F3 WAS pestate VAT. 3 roçato] roçato cocto F3 WAS . 4 e agiungevi] e quando fi diseccato adgiungevi ancho F3 WAS . 5 fortemente] forte buono F3 WAS . 62. 1 om. F8 . WAS .

2 albori] arbori è buono F3 WAS . 3 e molto vi vale] e fortemente vale F3

63. 1 chinus] VAT cinis chinus WAS .

2 ovi] d’uovo F3 F8 WAS .

4.6 Testo critico

393

64. Item la merda1 dela capra, posta sulla infiassione e sulla durisia dele giunture, tolle2 via lo dolore3. [62] 65. Item bangno1 facto indell’acqua che vi siano2 cocte le formiche e ll’uova e la terra loro tosto sana l’antica e la disperata gocta. [61] 66. Item pesta la ruta verde e inplastala col sale e col mele; e posto sulla gocta, tosto tolle via lo dolore. [63] 671. Item unge la gocta sciatica e la podagra con adipe, cioè la grassa manucelle: incontenente caccia via lo dolore appostucto. [dopo XLVIII,63 add. B] 68. Item unge la gocta sciatica cola grassa deli pesci, e vale molto. [64] 69. Item fomenta la gocta col vino dela cocitura del’iunipero, molto vale. [65] 70. Item antidotum sciaticum probatum et proprium: R(ecipe) bracceos, .i. savine, dr. ii, piperis, edere, foliorum rute, ana, dr. v, camedreos dr. ii, grisacogos; da qum vino, sed prius accipe mercedem, quia statim sanatur. [66] 71. Item bolle l’urina cola cera e col’olglio e colo litargiro: e sana tosto la gocta. [67] 72. Item se llo dolore fie con infiatione, pilglia la farina dele fave dr. iiii, vitella ovorum v, e mescola insieme e inpiastra. [68] 731. Item le folglie dele fave uvero solamente la fava, cocta indel’acqua e mestata col’axungia porcina, molto mitiga la gocta. [69] 74. Item la radice dela viola inplastata coll’aceto vi1 fa prode. [70] 64. 1 merda] sterco F8 . 2 tolle] VAT F8 e tolle F3 WAS . WAS . 65. 1 bangno] lo bangno F3 F8 WAS . sono F3 F8 WAS . 67. 1 Da 67 a 73 om. VAT. 73. 1 Da 67 a 73 om. VAT. 74. 1 vi] om. F3 F8 WAS .

3 lo dolore] tosto lo dolore F3 F8

2 indell’acqua che vi siano] dell’acqua indella quale

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4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

751. Item axungia leonis2 lib. i, cere olei3 lib. ii, livistici dr. iiii, simul liquefac; non solum genitum4 dolore, ma esiandio ongna dolore apostucto tolle. [71] 761. Item pilglia lo tassobarbasso, che àve le folglia minuta e pió strecte, e quocelo colo buturo e ungene lo podagro; e lo die medesmo lo fa levare del lecto. [72] 77. Item l’ollio1 dela volpe quello medesmo die2 sana. [73] 781. Item unguen(tum) de cato in uno die2 sana la gocta, la quale si fa in questo modo: quoce lo catello grasso e excorticato, gictatone via l’ossa, e pestalo forte; e questa carne, cocta e pesta, polla indel ventre del’oga grassa e adde axungie, sale lib. .ſ., piperis, sinapis, euforbii, diagridii, piretri, rute, absinthii, alea, lardi vel axungie ursi3 dr. i, cere dr. ii, assetur et quod stillabitur servetur 4. [74] 791. Item mexta la cennere deli cauli col’axungia fresca del porco e qura la podagra antiquissima. [75] 80. Item se lla materia1 dela podagra fie poga e lo dolore fie forte2, quoce la pilosella col vino e inplastevela: sana3 e tolle lo dolore. [77] 811. Item distenpera opium coll’oglio rosato e2 col lacte dela femmina e unge, e vale3. [78]

75. 1 da 43 a 75 om. S4 . 2 axungia leonis] l’ascingia del leone WAS . WAS ollio VAT. 4 genitum] id est ginocchia F8 .

3 cere olei] F3 F8

76. 1 om. VAT. 77. 1 ollio] olio facto F3 F8 S4 WAS . ungendo e VAT.

2 quello medesmo die] F3 WAS quel dì medsimo S4

78. 1 om. F8 VAT. 2 in uno die] in quattro dì S4 . 3 lardi vel axungie ursi] lardo overo assungia d’orso S4 . 4 assetur et quod stillabitur servetur] arrostice e quello che candella prende S4 . 79. 1 om. VAT Da 79 a 118 om. S4 . 80. 1 lla materia] llo male cioè se lla (se lla om. F8) materia F3 F8 WAS . mo F3 F8 WAS . 3 sana] e sana F3 F8 WAS . 81. 1 om. F8 .

2 coll’oglio rosato e] F3 WAS om. VAT.

2 fie forte] fortissi-

3 e vale] e unge la gocta F3 WAS .

4.6 Testo critico

395

821. Item scordeon tempera col’axungia e col’aceto e cola ruta, molto vale. [79] 831. Item radix alecterum2 qum aceto cocta vale. [80] 841. Item preme la merda del bue bene et olei, cere, suci brassice, ana, cioè tanto del’uno quanto del’autro, lib. i, e vuova crude lib. ii; e così mexta insieme, pollo questo inpiastro sullo dolore. [81] 85. Item pilglia le folglia opii e quocele indel’acqua e fece aceti, olei rosati, et vitella ovorum crudorum, e mexti insieme, e inpiastrali sullo dolore; meravilgliosamente vale. [82] 861. Item questa potione meravilgliosamente vale e fa prode alli podagrici e alli artetici: pilglia ermodactili dr. iiii, cimini i, comino dr. viii .ſ., anisi dr. i; da dr. ii allo ’nfermo. [83] 87. Item li ermodactili, inpiastrati, humiliano lo dolore dele iuncture. [dopo XLVIII,83 add. B] 88. Item la scamonea, inpiastrata col’aceto, molto vale allo dolore. [85] 89. Item piper nigrum inventum empiastratum forte scalda le iuncture e li nervi; e non è medicina pare a questa. [dopo XLVIII,83 add. B] 901. Item la flobotomia facta dela vena la quale è aprresso lo minore articulo molto fa prode alli sciatici. [84] 91. Item inplastro facto di succhio morelle, coriandri1 e iusquiano tosto sana la podagra ch’ède facta per caudi homori2. [86] 82. 1 om. F8 Da 82 a 90 om. VAT. 83. 1 om. F8 .

2 alecterum] F3 alacerrum WAS .

84. 1 om. F8 . 86. 1 om. F8 . 90. 1 om. F8 Da 82 a 90 om. VAT. 91. 1 coriandri] VAT WAS coriandri coloquanti F3 . caldi facta F3 F8 facta d’omori caldi WAS .

2 ch’ède facta per caudi homori] d’umori

396

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

921. Item lo succhio dela coloquintida, untone la gocta sciatica, e sanala. [87] 931. Item pesta l’axungia vieta coli algli e unge allo fuoco la gocta sciatica; e sanala. [88] 94. Item unge la gocta col succhio dele cipolle e sanalo tosto. [90] 951. Item fa cennere del’ossa del cavallo viete e mextala col’aceto e pollo sulla gocta in modo d’inpiastro; e sana. [89] 96. Item mangi1 lo ’nfermo la carne dela volpe: sana2 l’artetica e la gotta fredda3. [91] 97. Item la carne e la grassa dela volpe pesta insieme e quocele1 indell’ollio dell’uliva; e preme2 e questo ollio che nn’esscie ungene la gocta e la dicta carne v’inpiastra suso: e aoperano meravilliosamente. [92] 98. Item contra la gocta fredda1, fomenta lo membro col vino dela cocitura del cane overo dela cocitura dela pelle dell’asino; e la gocta cauda, fomenta lo membro coll’acqua; incontenente mitiga lo dolore. [93] 99. Item la radice del benevischio vecchio, pestata col’axungia vieta e inplastata sulla gocta, alo terso die sana. [94] 1001. Item l’armoniaco con la pece dura, confecto tanto del’uno quanto del’autro, e inpiastrato, singulare rimedio è alla gocta sciatica. [95]

92. 1 Da 92 a 95 om. VAT. 93. 1 om. F8 . 95. 1 Da 92 a 95 om. VAT. 96. 1 mangi] manduchi F3 F8 WAS . 2 sana] e sana F3 F8 WAS . goctosi de causa (cagione WAS) frigida F3 F8 WAS . 97. 1 quocele] bolle F3 F8 WAS . 98. 1 fredda] frigida F3 F8 WAS . 100.

1 om. VAT.

2 preme] preme molto F8 WAS .

3 e la gotta fredda] e li

4.6 Testo critico

397

101. Item l’armoniaco, mesto col mele e unto, lo dolore dei nervi e1 dei nodi tolle. [96] 1021. Item lollio cum aqua e mele cocto e possa balnetur membro inn aqua et inplastetur oleum; dolore2 sciatico sana. [97] 103. Item pillia l’asensio e la radice dell’ebbio e la semmula del grano e lo sterco caprino e sale; e bolle molto indell’aceto, infine a che l’aceto è consummato, e possa pesta queste cose, cauda1 la2 pone in sulla gocta. [98] 104. Item lo sterco del topo, pesto col’axungia vieta e factone inpiastro, tucte le ’nfiassione facte per omori freddi disolve. [99] 105. Item lo sterco1 del colonbo cocto2 indel vino, tanto che ’l vino si consummi, fa inpiastro3; e sana. [100] 106. Item distrugge lib. vi di cera1 coll’ollio del’oliva, lib. i di vino electo; queste cose bollano infine a ch’è consummato lo vino2; possa vi mescola dr. ii euforbii polveriçato e fortemente mesto insieme; e questo unguento è provato ala gocta sciatica. [101] 1071. Item apozima yva et cortice ebuli, sambuci, qum vino confectum; inde balneatur membrum qum multo sale; certissime vale. [102] 1081. Item bolle la radice del’asensio e la radice dell’ebbio e la semmula del grano e lo sterco dela capra salvatica2, e bolle queste cose indell’aceto forte e questo inplastro pone3 caudo. [103] 101.

1 dei nervi e] om. F3 WAS .

102.

1 om. F8 .

103.

1 cauda] e calde F3 F8 WAS .

2 dolore] lo dolore F3 WAS .

105. 1 lo sterco] la merda F3 WAS . WAS e empiastrato F8 .

2 la] le F3 F8 WAS . 2 cocto] cocta F3 WAS .

3 fa inpiastro] e inpiastra F3

106. 1 lib. VI di cera] F3 F8 WAS cera libr vi VAT. 2 ch’è consummato lo vino] consummano in tra loro cioè che lo vino sia consummato F3 F8 WAS . 107.

1 om. F8 VAT.

108.

1 om. F8 .

2 dela capra salvatica] capri F3 dela capra WAS .

3 pone] pollo F3 WAS .

398

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

1091. Item dissolve l’opoppanaco col mele e inpiastralo; e è salutevile rimedio. [104] 1101. Item euforbium, inpiastrato, tolle sciatica. [105] 111. Item quoce la radice dela ciquta e polla indela pasta fessa per meçço e polla sulla artetica e sulla podagra; ed est certo experimento e rimedio. [106] 1121. Item .ſ. corticis populi arboris bibita sciaticos medetur. [107] 113. Item quoce indell’oglio1 una mostella2 morta3, infine che tucta si disperge, e disfassi, e cola l’ollio e mescolavi la cera; e unge l’artetica e le scofule grande e ongnia visio di nerbi potentemente sana. [108] 1141. Item pillia l’ortica che ssi trova in luoghi caudi e secchi e quocela indela lissciva facta di cennere di vite, e di questa lesciva fomenta la gocta e inplastavi suso l’altra sustansa cocta; meravilliosamente vi2 giova. [109] 115. Item considera se la cagione di questa infermitade dele dicte1 gocte è rematica, cioè c’ongna die vi discorreno li omori: non vi porre cose che ssoctilliono li omori, inperciò che ’l soctile pió discorre2; e se lla materia è grassa, usavi cose che abbiano a soctilliare la materia. [110] 1161. Item quoce insieme lo sale cocto e la farina del grano istacciata2 e lo mele e vino3 rosso, tanto che divengna spesso, e pollo sulla gocta; e vale4. [111]

109.

1 om. VAT.

110.

1 om. VAT.

112.

1 om. VAT.

113. 1 indell’oglio] F3 F8 WAS om. VAT. morta indell’ollio VAT.

2 mostella] bellula WAS .

3 morta] F3 F8 WAS

114.

1 om. F8 .

2 vi] om. F3 WAS .

115.

1 le dicte] queste F3 F8 WAS . 2 discorre] discorre possa F3 F8 WAS .

116. 1 om. F8 . 2 istacciata] crivellata e stacciata F3 F8 WAS . WAS . 4 e vale] om. F3 WAS .

3 vino] lo vino F3

4.6 Testo critico

399

117. Item abbi per certo che li rimedi1 che ssi fanno indele dicte infermitade sono vane e non valliano, se in prima non si purga la matera e li omori che ffa la ’nfermitade; et 2 purga li omori caudi de suco rosato3 e ossimele ed, evaquato l’omore, non trovai mellio di questo a purgare che queste pillore sono, le quale pone Viatico e Serapione: primo4 die cautissime e purga la materia a pogo a pogo, sì cche5 non si ne guasti la natura; in queste pillore si mecteno molte cose che purgano con fortessa e con6 violensia e traggeno fuore li omori, sì ccome euforbio, ermodactili, coloquintida turbit, scamonea, li quali sono quaçi veneno; e inperciò se queste medicine pillose fino date diçavedutamente, si[n]copim induqunt, che lla natura dello ’nfermo non può sofferire e soprastare ala medicina né a questo veneno; né queste pillore non siano date di nullo tenpo7, se non sono confecte e la natura dello infermo sia forte e8 per questa guardia la natura non si ne distrugie9; aopera melglio10. [112] 1181. Item timus confectus cum polline e vino caudo2, e posto sulla gocta3, e vale4 e est singulare rimedio. [dopo XLVIII,112 add. B] 1191. Item udicti certo e provato isperimento: fa cennere dele vite vecchie2 e di reste d’alli e falle bollire3 indell’acqua e di questa lessciva fomenta lo luogo per grande hora e possa incontenente fomenta4 in vino, indel quale sia cocta la ruta; certo rimedio est. [113] 1201. Item unge la gocta sciatica con2 mentrassto dele fosse e gurisscielo, scaldando la matera e fortemente traggendonela fuore. [114]

117. 1 rimedi] rimedi e le cure F3 F8 WAS . 2 et] om. F8 WAS . 3 de suco rosato] cum olio de succaro F3 WAS . 4 primo] lo direta WAS . 5 sì cche] che F3 WAS . 6 e con] om. F3 WAS . 7 non siano date di nullo tenpo] di nullo tempo siano date F3 WAS . 8 e] om. F3 WAS . 9 distrugie] distruge e la natura F3 WAS . 10 et purga li omori ... aopera meglio] ma vuolsi purgare la materia a poko a poko soave F8 . 118. 1 Da 79 a 118 om. S4 . 2 caudo] e caldo F3 F8 . WAS . 4 e vale] om. F3 F8 WAS .

3 gocta] gocta sciatica F3 F8

119. 1 om. F8 . 2 dele vite vecchie] dele viti vecchie e antiche F3 S4 WAS . F3 WAS . 4 fomenta] fomentetur F3 WAS sia fomentata S4 . 120.

1 Da 120 a 126 om. S4 . 2 con] F3 F8 WAS lo VAT.

3 bollire] om.

400

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

121. Item se lo dolore dela gocta fie grande, pesta una dr. opii, croci dr. iii, e mestale1 con 4 torlera d’uova overo con2 5, e inplastalo sulla gocta; potentemente humilia la gocta e riperquote la materia. [115] 122. Item li briciuoli1 del pane2 vieti quoceli3 indel succhio delli cauli overo indel succhio delo sopravivolo e fanne inpiastro e caudo lo pone in sulla gocta4; vale molto. [116] 1231. Item lo sterco dela cicogna, mexto cola grassa del porco adipe e posto sulla gocta, n’è forte buono. [118] 124. Item lo sterco capri, cocto col’axungia del gacto overo col’axungia del’avoltore, molto vale. [117] 125. Item sopra tucte le medicine vale a tenere aperta la gocta che nn’esca fuore li mali homori della1 gocta cauda e dela2 fredda. [119?] 1261. Item unge2 la podagra col succhio deli sauci e coll’ollio roçato e vale molto. [120] LVII. Medicamento ala crepatura 1 [XLIX. De crepatura] 1. Folglia ciqute, torrefacta e inplastata, ongna chrepatura sana, e cioè1 la roctura del pectignone2; e lo inpiastro3 che dicto est sana la dicta roctura infra li nove die overo li xv. [1] 121.

1 mestale] mestale e confice F3 F8 WAS .

2 con] om. F3 F8 WAS .

122. 1 briciuoli] VAT WAS pesticceri F3 F8 . 2 del pane] del pane del grano F3 F8 WAS . 3 quoceli] e cocti F3 F8 li brisciuli e cocti WAS . 4 gocta] gocta e F3 F8 WAS . 123.

1 om. VAT.

125.

1 della] indella F3 F8 WAS . 2 dela] indella F3 F8 WAS .

126.

1 Da 120 a 126 om. S4 . 2 unge] F3 F8 WAS om. VAT.

LVII. 1 Medicamento ala crepatura] F3 S4 WAS Medicine ale crepature dele mane VAT Medicine ad medicamento alla crepatura et chura a cciò F8 . 1.

1 e cioè] crepatura sie F3 F8 S4 WAS . 2 pectignone] pectignone a quelli che sono rocti F3 F8 S4 WAS . 3 inpiastro] F3 F8 S4 WAS dicto inpiastro VAT.

4.6 Testo critico

401

2. Item illa erba que in locis padulosis invenitur – et vocatur in volgari1 lissca vel bossa habens folia longa ut spata2 et se invicem3 subintrant in virga portat quadam mangnam masam que vocatur pabel – quam Diascorides vocat cipereum et, ut ipse dicit, mirabiliter replet et sanat vulnera profunda; trita e emplastata cauda, chrepatura sana. [2]4 3. Se lle minugia disciendeno indelli1 collioni, pillia le fronde deli porri e quocele col sevo del montone e pollo tiepido sullo male. [?] 4. Item pesta l’erba epatica e beiala col vino ongne die: e sana tosto. [3] 5. Item li peli dela lievra confecti col mele a1 modo di pillole, e date, fortemente sanano. [4] 6. Item quoce lo capo dela capra indell’acqua coli suoi peli e mangilo1 lo ’nfermo questo capo e bea lo brodo: e sana2 e salda tucte le ’nteriola. [6] 7. Item lo sterco dela lievra, confecto col mele e ispesso dato alo ’nfermo a modo d’una fava, meravigliosamente consolida e sanat 1 la roctura. [5]

2.

1 invenitur et vocatur in volgari] si trova et chiamasi volgaremente F3 WAS invenitur et vocatur vulgariter F8 . 2 habens folia longa ut spata] et àve (dà WAS) le foglia lunghe sì come la spata F3 WAS . 3 et se invicem] om. WAS . 4 VAT add. rubrica: Medicine a coloro che ssono rocti e dele loro cure e rimedii] medicine ale ’ntestina che discendeno indella cuglia F3 F8 .

3.

1 indelli] F3 WAS deli VAT.

5.

1 ad] VAT WAS e ad F3 .

6.

1 mangilo] manduchi F3 F8 WAS . 2 e sana] VAT WAS om. F3 F8 .

7.

1 e sanat] om. F3 F8 WAS .

402

4 Edizione critica del volgarizzamento pisano

LVIII. Medicine ala ’nfermitade deli benedecti e dele loro cure 1 [L. De antrace] 2 1. Questa qura fa al’antrace, cioè1 ala postema dicta2 benedecti; in prima fiat floboctomia, cioè3 tolleli sangue da quella parte o’ este lo male; se lla dicta postema è indel capo4, tolleli sangue della vena del capo decta5 cephalica da quella parte unde lo male è; e s’è indel collo, quella medesma qura fa che dicta è6. E se lla dicta malatia è dalo collo in gioso e7 posta, questa infermitade è dala parte del fegato overo dala parte del quore. E s’ella è8 dala parte del fegato, tolleli sangue dela vena epatica, cioè dela vena del fegato. Et se llo dicto male è in media regione, cioè in meço9 del corpo overo indelli10 lonbi, tolleli sangue dela vena comunale del braccio da11 quella medesma parte ov’è lo male12. Et 13 se fi dala parte del quore, tolleli sangue della vena cardica14; facto questo, falli questo rimedio: furfures cocti col’aceto polli sullo male e anco15 li algli pestati col sale vi pone similiantemente; similiter16 arromatiqus disoluto coll’aceto ponvilo suso. [1] 2. Item bea lo ’nfermo dela1 triaca e pongnavene2 dintorno ala postema e vale3. [2] 3. Item adamas et çaphirus, posti d’ongni torno ala postema, e1 vale. [3] 4. Item lo sterco1 dela gallina overo del gallo fresca2, posta3 sulla postema, tragene fuore lo veneno4. E innanti che tu vi pongni queste cose, pone mente

LVIII. 1 Medicine ala ’nfermitade deli benedecti e dele loro cure] VAT Medicine ad l’antrace lo quale è li benedecti F3 F8 WAS Medicine al male dei benedetti et li suoi rimedi S4 . 2 Da cap. XXXII a cap. LVIIII om. MON . 1.

1 al’antrace, cioè] om. F8 . 2 dicta] che è dicta F3 F8 WAS . 3 fiat floboctomia, cioè] om. S4 WAS . 4 se lla dicta postema è indel capo] se F8 . 5 decta] la quale è detta S4 . 6 quella medesma qura fa che dicta è] fa la medesima medicina detta S4 . 7 e] om. F3 F8 WAS . 8 è] si F3 fia F8 . 9 in media regione, cioè in meço] in mezo WAS . 10 indelli] F3 F8 WAS dei VAT. 11 da] e se fi da F3 WAS . 12 da quella medesma parte ov’è lo male] om. F8 . 13 Et] Item F8 . 14 cardica] cardica e F3 F8 WAS . 15 anco] anco vi pone F3 WAS . 16 similiter] om. F3 WAS .

2.

1 dela] la F8 S4 WAS . 2 pongnavene] ponne anco F3 WAS ponne anke F8 ne pone anco S4 . 3 vale] vale molto F3 F8 S4 WAS .

3.

1 e] om. F3 F8 S4 WAS .

4.

1 lo sterco] la merda F3 S4 WAS . 2 fresca] om. F3 F8 S4 WAS . 3 posta] e posta F3 F8 WAS . 4 veneno] F3 F8 S4 WAS e lo sterco dell’oga fresca posta sul male similliantemente ne traggie lo veneno VAT.

4.6 Testo critico

403

se indela postema est lo veneno e, se llo veneno v’è5, traggienelo6 o con altra cosa similliante, cioè7 convenevile, acciò che non vi stia; e possa pone d’ongne intorno cerusa ii, resina, alve, eadem distenperata coll’ollio roçato e col succhio morelle, cioè dela verminaca8, in aure e una poga di farina di orço grandemente mondato9 e pone in loco sano. E10 dicesi che lla consolida minor chiamata consovalda, pestata intra due pietre, per miraqulo di Dio qura l’antrace, cioè lo male deli benedeti. [4, 5] Explicit liber medicine magistri Petri Spani, qui fuit papa romane eclesie, et est dictus Teçaurus pauperum. Deo gratias.

4.

5 se llo veneno v’è] se v’è F3 F8 WAS om. S4 . 6 traggienelo] tragelo via col lino F3 F8 WAS trallo via col lino S4 . 7 similliante cioè] om. F3 F8 S4 WAS . 8 succhio morelle, cioè dela verminaca] col succhio dela verminaca WAS . 9 mondato] e mondato F3 WAS . 10 E] item F8 .

5 Commento linguistico La lingua del volgarizzamento, come emerge nei testimoni più autorevoli e antichi (F3 e VAT), è riconducibile alla Toscana occidentale, più precisamente all’area pisana. Nel seguente spoglio linguistico evidenziamo le peculiarità di questa varietà e i tratti distintivi del pisano, facendo riferimento costante alle ricerche di Arrigo Castellani, che ha descritto approfonditamente i volgari toscani nel Medioevo.1 Lo spoglio è, infatti, selettivo e indaga soprattutto i fenomeni utili alla collocazione del testo.2 Anticipiamo subito i tratti che confortano tale ricostruzione. Grafia: – uso di per /s/ sonora (§ 5.1.4);

Fonologia. Vocalismo: – – – – – – – – – – – –

assenza di dittongamento in omo, omini (§ 5.2.1.2); assenza di dittongamento dopo cons. + r (§ 5.2.1.2); conservazione dei dittonghi discendenti (§ 5.2.1.3); conservazione di au primario e secondario di fronte a l (§ 5.2.1.4); presenza di u in uncia (§ 5.2.1.5); gió e gioso (§ 5.2.1.5); prevalenza di pió su più (§ 5.2.1.5); esito u < AUT e u’ < UBI (§ 5.2.1.8); u + l in posizione postonica e intertonica (§ 5.2.1.9); esito -évile < -ĭbĭlem (§ 5.2.1.11); tipo sensa (§ 5.2.1.12); conservazione di -ar- (§ 5.2.1.13).

Consonantismo: – esito /z/ > /s/ (§ 5.2.2.1); – sonorizzazioni (§ 5.2.2.2); – evoluzione l > u + cons. dentale, ad es. autro (§ 5.2.2.3).

1 In particolare, Castellani (2000, 287–350), e già Id. (1952, 47–52; 1980). Utili spunti per la descrizione del toscano occidentale anche in Dardano (1967); Crespo (1972); Franceschini (1977); Sessa (1979; 1980); Franceschini (1985); Baldelli (1988); Paradisi (1989); Serianni (1995); Petrucci (2000); Frosini (2001); Ghignoli/Larson (2002); Manni (2003, 41–46); Bocchi (2006a; 2006b); Feola (2008); Frosini (2010); Biasci (2012); Bocchi (2017). 2 Per le forme che hanno almeno dieci attestazioni annotiamo il rimando topografico alle prime tre attestazioni e il generico «etc.» o l’indicazione del numero totale di occorrenze, se è utile per un raffronto quantitativo fra esiti alternativi. https://doi.org/10.1515/9783110543261-005

406

5 Commento linguistico

Fenomeni generali: – – – – – –

aferesi in scire (§ 5.3.1); sincope nei futuri e nei condizionali (§ 5.3.1); apocope di e, i nei monosillabi bivocalici (§ 5.3.1); prostesi di v in vuovo (§ 5.3.2); epitesi di i nei monosillabi in -e (§ 5.3.2); assimilazione -ks- > -ss- in lassare (§ 5.3.3).

Morfologia: – – – – – – – – – – – –

plurale in -e di sostantivi e aggettivi femminili in -e (§ 5.4.2); preposizioni del tipo in nel (§ 5.4.4); attestazioni di nde sempre dopo non (§ 5.4.5); possessivi ambigeneri, al femm. in -e (§ 5.4.6); indefiniti anburo, ogna (§ 5.4.7); 6a pers. del presente indicativo in -eno, -ono, -ano (§ 5.4.10); 1a pers. del perfetto indicativo in -itti e 3a pers. in -ette (§ 5.4.11); estensione analogica del suffisso -er- al futuro dei verbi della 4a classe (§ 5.4.12); 3a pers. del presente condizionale in -é (§ 5.4.13); 2a pers. dell’imperativo in -e per la 2a, 3a e 4a classe (§ 5.4.14); tema del perfetto di essere tipo fuste (§ 5.4.15); 1a pers. del presente indicativo di avere: abbo (§ 5.4.16);

5.1 Grafia 5.1.1 Abbreviazioni Sono frequenti le abbreviazioni del titulus per indicare la nasale e la vibrante. Sono presenti anche le consuete note tironiane: la congiunzione coordinante in forma di 7 e con in forma di 9. Sono spesso in forma abbreviata le unità di misura. Cf. § 4.5 Criteri di edizione.

5.1.2 Occlusive velari L’occlusiva velare sorda è rappresentata con il digramma davanti alle vocali palatali e con davanti alla vocale media e alla vocale velare o; si incontrano sporadiche occorrenze del digramma davanti alla vocale media e alla vocale o, soprattutto quando la velare è intensa o segue un’altra consonante: chane (XLIV,9, ma cane I,15; II,7; VI,14; tot. = 23), mancho (XIII,3; ma manco IX,14 bis; XXIX,1), naschano (I,10; ma nascano I,17; I,18), seccha (XVII,1). Notiamo talora davanti a r: ad es., chrepatura (LVII,1; LVII,2), ischripta (LIII,5; ma iscripto prologo; XII,26), etc. È rara la resa grafica mascio (XIV,6; XVI,20)

5.1 Grafia

407

in luogo di maschio (XVII,6; XVII,23; XVIII,13; tot. = 10). Quando la velare sorda precede la vocale u, si alternano e : articulo (LVI,90), ciquta (II,5; VI,15; XI,32; XLV,2; XLIX,14; LII,10; LVI,111), cure (III tit.; V tit; XV tit.; tot. = 16),3 macula (XVI tit.; XVI,41; XVI,57), maqula (XV,3; XV,4; XV,6; tot. = 24), miraqulo (LVIII,4), qubebe (VIII,7; X,6; XXVI,1; XXXI,14; XXXVI,5; ma cubebe XXVI,3), qulo (XXXV,10; XXXV,27), etc. La resa dell’occlusiva velare sonora presenta soluzioni univoche: davanti alla vocale media (ad es., galbano V,5; XXI,43; XXIII,10; XXXIV,19; XL,12; XLII,5; LV,34) e alle vocali velari (ad es., angulo XVI,18; segonda agg. L,6; LII,3; segondamente prologo bis; segondina XLVII,22; LIV,16; LIV,20; LIV,22; LIV,37; segondo avv. prologo, XV,26; XXXI,14) e il digramma davanti alle vocali palatali (ad es., lunghe L,29).

5.1.3 I grafemi e Davanti a vocale palatale sono predominanti i grafemi e , chiamati a rappresentare di volta in volta realizzazioni foniche affricate o sibilanti: celidonia (IV,7; X,7; X,9; XVI,20; XVI,45; XVI,45; XVII,6; XXIV,10), cennere (I,1; I,5; I,6; etc.), certula (I,10; I,19; II,11; certule I,18), cipolla (IX,3; XVIII,4; XVIII,17; XVIII,22; XVIII,27; XIX,2; XIX,3; XXI,13; XXIV,4), gesso (XXII,27), unge (I,10; I,11; I,18; tot. = 33); etc. Sono poche le eccezioni per la sorda: banbacie (XVIII,4; XXX,3; XXXIII,8; XXXIV,9; XXXV,10 bis; XXXV,18), incomincierà (XXIX,4), uncie (IX,32; XIX,2; XIX,3); sono, invece, più numerosi i controesempi del digramma per la sonora: ad es., agiungie (III,9; XXXI,75), agiungievi (XIX,5), giecta (XXXV,1), giesso (XXXI,39), ungie (I,19; I,22; II,1; tot. = 25).

5.1.4 Il grafema , Il grafema è impiegato per la sibilante sonora:4 baçilico (LII,21), biçongnio (XVI,18; XXXII,19; XLIII,14; LVI,17), ceruça (XLVIII,8; ‘cerussa, biacca’), chiçure (XXV,20), chiuçure (XXV,21; XLVI,5), corteçemente (VI,15), diçavedutamente (LVI,117), doloroço (LVI,45), eçula (XXX,14), içopho (XVIII,30; ma isopo VIII,4; XXI,36; ysopo XXIV,6; XXIV,25; XXXIII,10; XXXVI,16; L,5; LVI,9; ysapo XXI,50), philoçafi (XLIII,4), preçente (prologo; XXXI,10; LII,32), preçensia (prologo), quaçi (prologo; LVI,117; quasi XV,2), raçura (XXXVIII,1; LII,10; LII,32), roçato

3 Tutte le occorrenze si concentrano nelle rubriche. 4 Cf. Castellani (1980, vol. 2, 359–360; 1990, 205–222); Feola (2008, 127–128); Biasci (2012, 63–65).

408

5 Commento linguistico

(VI,2; VI,4; VI,21; tot. = 36; ma rosato VI,17; X,12; X,18; tot. = 10), roçe (XXXVI,5; LIII,13; LVI,17), ruçingniolo (V,7), uça (XXIV,32), uçare (XLIII,16; XLV tit.; XLV,1; XLV,2; XLV,4; LII,15; LII,18; ma usare XXIX,2; XXXVI,4; XLV,17), uçato (XXIX,4; XLV,8; LII,36; LIII,3). Accanto a çuccaro (XXVI,4; XXXVI,5) troviamo più spesso succaro (VI,7; XV,14; XVI,41; tot. = 12). Si veda anche il lat. theçaurus (prologo bis).

5.1.5 Nesso di nasale + consonante occlusiva labiale La nasale davanti alla consonante occlusiva labiale sorda è resa perlopiù con : alle 152 occorrenze del nesso si oppongono le 49 del nesso . Anche davanti all’occlusiva labiale sonora la nasale è resa prevalentemente con (51 occorrenze totali), mentre sono poche le occorrenze di : amburo (LVI,19), bambace (L,15), lumbrici (XVIII,7) e membri (XXXI,25). Per questo motivo sciogliamo il titulus della nasale davanti a occlusiva labiale con .5

5.1.6 Nasale palatale La nasale palatale è rappresentata meno frequentemente con e , più spesso con e ; qualche esempio: asengniato (prologo), bangnio (II,8 bis; XXXII,5; XXXVIII,5; XXXIX,1 bis; XXXIX,2), bangno (XXXIX,6; XL,4; XLVIIII,3; XLVIII,5; LIII,11; LIII,13; LVI,23; LVI,65), insengniare (prologo), ognie (XXVI,3), ongna (XXI,13; XXIV,17; XLIV,13; tot. = 12), ongnia (III,4; VIII,13; XVI,62; tot. = 12), ongnie (IX,2; XII,15; XVI,30; XX,1; XXI,56), rongnia (III,4; IV,1 bis; IV,3; IV,5; IV,11), etc.

5.1.7 Laterale palatale La laterale palatale è resa quasi sempre con il trigramma davanti a : algli (III,9; IX,29; IX,30; XXI,26; XXXIV,1; XXXIX,22; XLVII,17; ma agli VIII,2), etc. Dinanzi alle altre vocali è resa con e e, meno frequentemente, con ,

  • e ; ad esempio, alglio (XLVII,18), allio (LII,33; LVI,118; LVIII,1), consiglio (XXIX,1), consilglio (prologo), filio (prologo; XVIII,13), figlio (XVII,27), filglio (XVI,20), foglia (XVIII,10), folglia (I,2; III,9; IV,6; tot. = 28), follia (LIV,33; LVI,6), oglio (I,20; I,23; IV,5; tot. = 12), olglio (I,6; I,17; I,18; tot. =

    5 Cf. § 4.5 Criteri di edizione.

    5.1 Grafia

    409

    85), similiante (XXXI,65), simigliante (VI,1), similgliante (XXVIII,1; XXXVI,9), similiantemente (XI,4; XXXIV,17; LVIII,1), simigliantemente (IV,15; XI,6; XXX,11), similgliantemente (I,9; I,11).

    5.1.8 Latinismi grafici Tra gli usuali latinismi grafici, che possono avere origine etimologica o pseudoetimologica, annoveriamo: – = /tt/ in dilecta (XVIII,11), electo (XXIII,7; LVI,37; LVI,106), facto (VII,3; X,13; XII,5; etc.), fructo (LI,20; LVI,43), nocte (III,6; IV,1; IX,6; etc.), pecto (XXV tit.; XXV,1; XXV,6; XXV,15; XXV,19 ter; XXV,1), perfectamente (V,8; XXI,2; XXXIV,10; XXXVI,8), etc.; = /tt/ in scripto (ischripta LIII,5; iscripto prologo; XII,26) e derivati (infrascripte L,16; LII,3, infrasscripti prologo, ’nfrascripte XXXI,14; XXXIX,1); abbiamo anche ptisana (XXIX,4; ptipsane LII,33; lat. ptisana), dove il nesso potrebbe avere valore di /pt/; in axungia (XVIII,38; XXV,19; XXIX,5; etc.), conplexione (prologo bis), experimento (-i; prologo ter; etc.); etimologica in posizione iniziale:6 homo (XI,9; XXV,18; XXX,18; XXXV,24; XLIV,5; XLV,14), hora/e (VII,2; VIII,8; XXI,31; tot. = 11), e non etimologica hongni (XVI,28), hongnia (XX,3; XXII,20; XXV,20; ma ongna XXI,13; XXIV,17; XLIV,13; tot. = 12; ongnia III,4; VIII,13; XVI,62; tot. = 12), hongnie (XXXI,40; ma ongnie IX,2; XII,15; XVI,30; XX,1; XXI,56), hovero (XVI,62; XXI,28; XXI,57; XXVI,3; XXXI,31; XXXI,63; XXXI,67; ma overo V,7; VI,1 bis; tot. = 122), homori (XIV,1; XV,11; XXI,11; XXV,10; XXXI,55; XLVII,20; LVI,25; LVI,59; LVI,91; ma omori VI,1; VIII,7; XII,23; tot. = 36). Le forme del verbo avere sono scritte senza (cf. § 5.4.16); (con diversi valori fonici) in arthetico (LVI,35), asenthio (XXIV,2; L,5; L,6), tuthia (< tuthia XVI,39), acathia (XVI,17; XXIV,1; XXXI,37; XXXI,49; XXIV,18; XXXV,5; XXXV,7; XLVIII,12) e cathaplasmato (< cataplasmatum, LVI,2); = /f/ in canphara (XLV,7), canphera (XVI,47), cephalica (LVIII,1), colophonia (XXXIII,6), içopho (XVIII,30), philoçafi (XLIII,4); per quando il prefisso con- precede una nasale labiale: conmisce (XVII,11); in Yhesu (prologo), ypoquistidos (XXIV,1; XXV,18; XXX,19; etc.), Ysaac (XLVI,4; I,4), ysopo (XXI,36; XXIV,6; XXIV,25; XXXIII,10; XXXVI,16; L,5; LVI,9; ysapo XXI,50).

    6 Sull’h iniziale nell’autografo dei Rerum vulgarium fragmenta cf. Petrucci (2003, 93–97) e bibliografia ivi indicata, utile anche per la riflessione sulle condizioni che determinano la presenza del grafema.

    410

    5 Commento linguistico

    5.2 Fonetica 5.2.1 Vocalismo Vocalismo tonico: 5.2.1.1 Anafonesi 7 Si verifica regolarmente sia con vocale seguita da laterale palatale e da nasale palatale (a.), sia con vocale seguita da n velare (b.): (a.) consiglio (consilglio prologo e consiglio XXIX,1); e tracce del fenomeno in posizione atona: similiante (XXXI,65; simigliante VI,1; similgliante XXVIII,1; XXXVI,9) e similiantemente (XI,4; XXXIV,17; LVIII,1; simigliantemente IV,15; XI,6; XXX,11; similgliantemente I,9; I,11), e maravilliosamente (XVII,4), (b.) adunque (prologo bis), lingua (V,7; X,9; XII,8; etc.), lungo (IX,11; XXI,11; XLIII,4; XLV,8; XLVII,16; XLVII,19; lunga LII,12; lunghe LII,29),8 etc. 5.2.1.2 Dittongamento di ĕ ed ŏ in sillaba aperta 9 Il dittongamento non si realizza nel latinismo omo10 (XI,9; XIII,2; XXIV,24; XXX,18; XXXV,24; XLIV,5; XLIV,11; XLV,14; e omini XI,1; XI,18; XLIV,17) e dopo consonante + r: trova (XI,23; XXIV,1; XXXII,26; etc.) e trovi (XXXIX,10; LIII,2). Sono interessanti le seguenti forme: fuore (I,2; XVI,8; XVI,18; etc.), può (VI,1; XXXIII,9; XXXIX,1; XXXIX,2; XLIII,4; LII,8), puote (prologo; XLIV,12; XLV,4; LIII,3), puono ‘possono’ (V,7; Xtit.; X,1; XXXIX,12), tiene (VII,2; VIII,8 XVII,28; XXI,11; XXI,21; XXI,23; XXI,24; XXI,31; XXXVII,2; XLIV,8; tienvilo XXX,18), viene (XXI,10; XXIV,26; XXIV,37; etc.). Le forme dittongate dirieto (VII,3; IX,33; XXIII,6; XXXI,18; XXXI,34; L,5; L,11; LVI,5) e insieme (I,13; I,18; II,2; II,3; II,6; II,9; etc.) sono pisane, mentre il lucchese conosce anche gli esiti non dittongati.11 Il dittongo è costante anche nelle forme di volere: vuoli (I,10; I,13; II,3) e vuoi (I,17; I,18; I,19; tot. = 14); vuole (prologo, XXXIX,12; XL,7; LI,1; LII,15; LII,18). Segnaliamo anche alcune voci che recano dittongamento a differenza di quanto accade nel fiorentino:12 lievora (XIV,7; LII,5) e lievra < lĕporem (XI,16;

    7 Sul fenomeno si veda il classico Castellani (1980, vol. 1, 73–87). Per l’indagine sulla Toscana occidentale: Id. (1992, 91–103). 8 Sull’origine di lungo cf. Castellani (1961, 76 n. 16); Barbato (2016, 4). 9 Sul dittongamento nel toscano occidentale cf. Castellani (1980, vol. 1, 288–292; vol. 2, 342– 344); Id. (1992, 72–84); Id. (2000, 287–290); Manni (2003, 41); Biasci (2012, 32–35). 10 Castellani (1992, 77–78; 2000, 287); Frosini (2010, 67) e bibliografia ivi indicata. 11 Cf. Bocchi (2006b, 178). 12 Cf. Castellani (2000, 288–289); Frosini (2010, 67).

    5.2 Fonetica

    411

    LI,19), niepita < nepitam (L,16; LII,2; LII,21; LVI,12), riei < rei (XLIX,10). Come nel resto della Toscana, non c’è dittongamento in mele ‘miele’ (I,10; III,2; VI,5; etc.). 5.2.1.3 Conservazione dei dittonghi discendenti ai, ei e oi 13 Il dittongo è conservato nella seconda persona del futuro: arai (XII,3; XXI,1; XXI,13; XXIX,4; XLIV,7), laverai (XXI,1; XLIII,16), toccherai (XX,17), troverai (XVIII,11), etc. Registriamo il fenomeno in voito (XXXIII,11; LVI,43).14 Su ei atono cf. § 5.2.1.7. 5.2.1.4 Conservazione di au davanti a l 15 Si vedano le forme: caulo (X,19; XII,24; XXXI,47), cauli (X,20; XV,15; XV,32; etc.), paraula (XXIV,7), paraule (prologo). 5.2.1.5 Altri esiti notevoli del vocalismo tonico a) È costante meschia anziché mischia (< misculat, VIII,22; XXX,5; XXX,14; XXXI,35; XXXI,74; LI,25), così anche nelle forme rizoatone (meschiata XXII,15; XXV,16; meschiati XVII,6; meschiato II,6); l’influsso analogico favorisce la conservazione di e tonica in mesto (I,20; II,5; VI,1; etc.).16 b) Abbiamo dicto (prologo; dicta I,2; I,12; etc.), con rari controesempi decta (LVIII,1) e decto (XXXIX,30).17 c) Passaggio di e tonica in iato a i nella 3a pers. del congiuntivo presente di stare: stia (XVIII,11; XVIII,20; XXV,7; XXXII,7; LII,36; LIII,3; LVIII,4). Sono costanti Dio (prologo ter; XII,26; LVIII,4) e io (prologo; IX,11; XI,9; etc.). Registriamo l’imperfetto avea (XI,9 e XXX,18), ma aviano (XXIV,15 e LIV,22) e ricevia (XXXI,64).18 d) Gió (VI,1) < deōrsum; da cui dipende l’oscillazione pió / più (< plus) con larga prevalenza della prima, che è la forma caratteristica dei testi pisani

    13 Castellani (2000, 288 e 376). Nella Toscana occidentale i dittonghi si conservano fino ai primi decenni del XIV secolo, mentre a Firenze la riduzione si avvia a partire dal 1275 (Id. 1992, 118). 14 Cf. Bocchi (2006b, 180–181). 15 Castellani (1992, 115–117; 2000, 288); Biasci (2012, 36). 16 Sulla forma meschia cf. Castellani (1992, 85–86); su mesto nel pisano cf. Castellani (2000, 289–290); Frosini (2010, 70). 17 Su dicto cf. Bocchi (2006b, 179 n. 132). 18 Ricci (2015) studia in diacronia le forme di imperfetto indicativo del tipo avia e aviano; esempi da testi pisani in prosa: ivi, 115–117.

    412

    5 Commento linguistico

    più antichi:19 alle 27 occorrenze di pió (IV,15; XVI,62; XXI,13; etc.) si oppongono le due di più (prologo; XLVIII,9). e) Sono costanti uncia (I,22; IV,8bis; etc.) e unde (prologo; V,14; XXII,29; XXIII,5; XLIV,16; LVIII,1), invece delle forme fiorentine oncia e onde.20 Le forme del perfetto di essere hanno tema in u (tipo fusse), su cui cf. § 5.4.15. f) Un esempio di sinestra (LIV,41), forma diffusa in pisano (cf. Bocchi 2017, 109). Vocalismo atono: 5.2.1.6 Alternanza e / i Quanto all’alternanza e / i in condizioni di protonia sintattica nelle preposizioni de/di e en/in, sono largamente maggioritarie di e in. È prevalente di- in dinansi (XXXI,18), dinanti XVI,40; XXI,60; XXII,2; L,5; LI,3), con l’eccezione di denanti (L,11), dirieto (VII,3; IX,33; XXIII,6; XXXI,18; XXXI,34; L,5; L,11; LVI,5), indirieto (XVI,13; XLIX,1; LVI,59); diretano (XXV,22; XXXI,16), ma deretano (VII,3).21 Da re- notiamo ri-: rimane (XV,3; XLVIII,10; LVI,44), rimanere (XLII,2), rimangna (LII,23), riverto (XVII,22; XXII,15); anche rimedio (VII,3; XI,34; XI,35; etc.). 5.2.1.7 Trattamento di ei 22 Si vedano meità (LVI,17) e meitade (XII,3; XXI,15; XXIII,10; XXXI,76; XXXVI,6; XXXVIII,4). 5.2.1.8 Passaggio di o protonica a u 23 Notiamo qusì (XII,10; XXXI,19; XXXVI,5; XXXVI,6), minoritario rispetto a così (prologo ter; tot. = 27). È maggioritario u’ (< ubi;24 I,10; I,13; I,17; I,18; I,19; II,6; XXI,36; XXI,49; XXXI,70; XLVIII,15; LIV,30), con il controesempio o’ (XXI,12; LIII,10; LIV,1), mentre è più frequente ove (I,17; II,1; VI,19; XXIII,1; XXXI,8;

    19 Cf. Castellani (1980, vol. 1, 317; 2000, 290); Frosini (2001, 267). 20 Castellani (2000, 320) pensa che tali forme, diffuse anche nel resto della Toscana, siano latinismi, perché sono attestate anche in aree non anafonetiche. Per altre attestazioni cf. Castellani (1992, 87–88); Bocchi (2006b, 179) con esempi di uncia. 21 Sulla scarsa diffusione di diretano nei testi pisani cf. Bocchi (2006b, 181, n. 136). 22 Cf. Biasci (2012, 37–38). 23 Cf. Castellani (2000, 290–295); Biasci (2012, 38–39). 24 Con la grafia u’ (< ŭbi) disambiguiamo da u (< aut), come propone già Frosini (2001, 275). Diversamente Castellani (2000, 291), che opta per u.

    5.2 Fonetica

    413

    XXXI,42; XXXII,1; XLIV,7; LI,6; LII,16) di uve (IV,9).25 Esito opposto in homori (< umōrem, XIV,1; XV,11; XXI,11; XXV,10; XXXI,55; XLVII,20; LVI,25; LVI,59; LVI,91) e omori (VI,1; VIII,7; XII,23; tot. = 36), con pochi controesempi: umore (XXI,58; umori XVIII,33; XXIII,15), e in oncino (< uncīnum, XVIII,20).26 5.2.1.9 U + l in posizione postonica e intertonica 27 Osserviamo u (per o) davanti a l in posizione postonica e in posizione intertonica nelle seguenti forme: amandula (III,8; III,9; III,12; III,13; amandule XLVII,20; ma amandola/e XVIII,27; XXIX,3; XXXIV,10; L,4), angulo (XVI,18), articulo (LVI,90), fistula (XVI,4; XVI,18; XVI,59; XVI,60; ma fistola XVII,2), istimula (XLIII,13), lucqula (X,9; XXI,56; XXIII,9; etc.), maqula (XV,3; XV,4; XV,6; etc.), miraqulo (LVIII,4), puppula (puppula VI,20; puppule XXII,12; XXII,13; XXII,28; etc.), singulare (LVI,20; LVI,100; LVI,118), tegula (XXV,5; XXXI,51; XXXI,74), testula (I,13; LIII,4) e tortula (XV,23; XXII,21). Questi esempi sono interpretabili come latinismi, con buona incidenza della continuazione del suffisso diminutivo latino -ŭlum. Sono più interessanti: certula (I,10; I,19; II,11; certule I,18), chiocciule (XXIV,5),28 lucciula (XLV,17), picciulo (X,15; picciula II,11; XVI,47; XXXVI,1; picciule I,5; II,1) e semmula (XXX,8; XXXII,46; LI,106; LI,108; ma semmola XXXVI,9; XLV,13; LVI,16). 5.2.1.10 Labializzazione di e, i 29 È conservata la i in adimanda (XXXIX,12), menima (XXXII,35; XLII,3), menimando (XXXVII,9; XXXVII,22), menimare (XXI,24), similiante (XXXI,65; simigliante VI,1; similgliante XXVIII,1; XXXVI,9) e similiantemente (XI,4; XXXIV,17; LVIII,1; simigliantemente IV,15; XI,6; XXX,11; similgliantemente I,9; I,11). 5.2.1.11 Esito di -ĭbĭlem 30 Come atteso nel pisano trecentesco, lo sviluppo di -ĭbĭlem per trafila popolare è sempre -évile (e non -évole): convenevile (LVIII,4), correvile (XXX,1), nocevile (LVI,38; LVI,63), salutevile (LVI,109), valevile (L,4). 25 Per la forma unde è preferibile pensare a un latinismo (cf. Manni 2003, 39). 26 Altre attestazioni pisane di oncino in Pieri (1890–1892, 145). 27 È peculiarità del pisano antico l’estensione del fenomeno a forme in cui la u non è etimologica: Castellani (2000, 294–295). 28 Questa forma non è attestata nel TLIO s. v. chiocciola. 29 Tale fenomeno è individuato nel pisano e nel lucchese antichi (cf. Castellani 2000, 294), ma appare in regresso nel pisano tre-quattrocentesco (cf. Biasci 2012, 43–44). 30 Per un quadro degli esiti toscani cf. Castellani (1980, vol. 3, 92–94); con attenzione alla varietà occidentale Id. (2000, 294); Biasci (2012, 46).

    414

    5 Commento linguistico

    5.2.1.12 Trattamento di en protonico 31 È conservato -en- in incontenente (I,4; III,12; III,13; etc.) e, per protonia sintattica, in sensa (VI,1; XI,9; XII,24; tot. = 34; ma sanza XLV,14).32 5.2.1.13 Trattamento di ar atono 33 Incontriamo -ar- atono in passarina: lingua passarina (XII,8; XXV,18) e succaro (VI,7; XV,14; XVI,41; tot. = 12; çuccaro XXVI,4; XXXVI,5). Nell’unico esempio disponibile di continuazione del lat. mirabilia osserviamo la presenza di -ar-: maravilliosamente (XVII,4). Notiamo lo sviluppo in -er- nelle forme del futuro e del condizionale dei verbi della 1a classe per analogia con quelli della 2a e 3a classe: laverai (XXI,1; XLIII,16), toccherai (XX,17), toccherano (II,8), troverai (XVIII,11), troverano (prologo), troveresti (prologo), userà (LII,3), etc.

    5.2.2 Consonantismo 5.2.2.1 Perdita dell’elemento occlusivo delle affricate dentali 34 Caratteristica fondamentale del toscano occidentale è la perdita dell’elemento occlusivo delle affricate /ts/ e /dz/, che finiscono per coincidere con le sibilanti corrispondenti e lasciano così disponibile il grafema (e ), che viene usato per la sibilante sonora (cf. § 5.1.4). Secondo il modello di Castellani (1980, vol. 2, 356–361),35 distinguiamo gli sviluppi dell’affricata a partire dalle diverse basi etimologiche. a) /z/ sorda da basi latine con consonante + tj > /s/ sorda (grafia ) ansi (XXIV,32; LII,16; ma anti prologo; VII,2), dinansi (XXXI,18; ma dinanti XVI,40; XXI,60; XXII,2; L,5; LI,3), innansi (XXXI,11; XXXVII,14; XXXIX,2; XXXIX,6; ma innanti XVII,28; XXI,60; XXXVII,2; LI,3), sciensia (prologo), sensa (VI,1; XI,9; XII,24; tot. = 34; ma sanza XLV,14), sustansa (LVI,115), terso/a (VIII,11; XII,24; XIX,5; etc.), etc. b) /z/ sorda di grado tenue da basi latine con -tj- intervocalico > /s/ sorda (grafia )

    31 Cf. Castellani (2000, 293); Bocchi (2006b, 184); Biasci (2012, 43–44). 32 A proposito dell’ingresso di sansa nel pisano cf. Bocchi (2017, 106). 33 Cf. Castellani (2000, 293); Bocchi (2006b, 183–184); Biasci (2012, 44–45). 34 Castellani (1980, vol. 2, 356–361; 2000, 295); Frosini (2001, 279–280); Feola (2008, 127–128); Frosini (2010, 76–78); Biasci (2012, 62–64 e 66–69); Bocchi (2017, 97–99). 35 Ripreso anche da Frosini (2010, 76–78).

    5.2 Fonetica

    415

    durisia (XXXVII,5; XLVI tit.; XLVI,2; XLVI,5; XLIX,1; XLIX,16; LVI,64; ma duritia XXXVII,12), grasia (prologo), presioçe ‘preziose’ (VII,2), visio (XVI,30; XIX,4; LVI,113), terrisia ‘itterizia’ (it-; XXXVIII,1; XXXVIII,6; XXXVIII,7; XXXVIII,8; XXXVIII,9). Terminazione -ezza: caudessa (XVIII,5), chiaressa (XVII,17), dolcessa (XXXIV,2; XXXIV,9; XXXIV,15), fortessa (XLVII,3; LVI,17) e grossessa (XXXI,76). c) /z/ sorda da basi da basi latine -tionem, -ctionem > /s/ sorda (grafia , raramente ) cossione (XXXIX,1), consummassione (XXIX,2; XXXII,45), decossione (diXVIII,27; XXI,51; XXI,68; etc.), gennerasione (LVI,37), ’nfiassione (en-; in-; XVI,38; XVII,7; XVII,24; etc.), opillasione (XXV,16; XXXVI,1; XXXVI,2), opillassione (XXV,10; XXV,11), postemassione (XXV,3), purgassione (VII,3; ma purgatione LVI,38), soffocassione (L,3), sufumigassione (L,10), unsione (XXXVI,1), vaporassione (XXIX,3). Raro il nesso grafico latineggiante , che va verosimilmente inteso come equivalente a /s/ sorda da /z/:36 anti (prologo; VII,2; ma ansi XXIV,32; LII,16), consuntione (XXXI,18), dinanti (XVI,40; XXI,60; XXII,2; L,5; LI,3; ma dinansi XXXI,18), epilentia (XII,14; XII,22; XIV,7; ma più spesso pilensia XI,1; XI,3; XII,2; XII,4; XII,19; XIV,8; XIV,10), innanti (XVII,28; XXI,60; XXXVII,2; LI,3; ma innansi XXXVII,14; XXXIX,2; XXXIX,6), purgatione LVI,38 (ma purgassione VII,3). 5.2.2.2 Lenizioni 37 In posizione iniziale abbiamo i seguenti casi di sonorizzazione: grolli (XII,11; L,25), guercia ‘quercia’ (I,2; III,16; IV,6; IV,11; XVI,9; XXV,11; XLVIII,5; XLVIII,19), gamello ‘cammello’ (var. di F3, XIV,10). In posizione intervocalica il fenomeno coinvolge soprattutto l’occlusiva velare: oga (III,3; XVIII,38; XXXVI,1; tot. 12; ma oca XXXIX,24), pogo (I,9; III,16; III,17; etc.), segonda agg. (L,6; LII,3), segondamente (prologo bis), segondina (XLVII,22; LIV,16; LIV,20; LIV,22; LIV,37), segondo (avv. prologo, XV,26; XXXI,14; ma secondo agg. XI,23; avv. XVII,18; XXI,18); annotiamo anche codenna (I,17).38 36 Su questa abitudine grafica cf. Frosini (2010, 78). 37 Cf. Franceschini (1983); Castellani (2000, 295–296); Biasci (2012, 47–51). 38 All’area pisana ci indirizza la forma desonorizzata fatica (prologo; XXV,2; XXXVI,5; XXXIX,20; XL,10; XL,16; XL,17), cui si oppone il lucchese fatiga; cf. al riguardo Castellani (2000, 295 e 396). È desonorizzato anche l’esito ruche. In VAT abbiamo la variante aguila (XVII,20), riguardo a cui Castellani osserva: «è probabile che aguila s’usasse anche a Pisa, se il Breve Cagl. e la Cronaca attribuita dal Bonaini a Ranieri Sardo recano aguilino ‘moneta d’argento coll’aquila imperiale’» (ivi, 301).

    416

    5 Commento linguistico

    Meno significativa è la sonorizzazione della sorda davanti a vibrante in lagrime (XV,10; XV,28; XVI,46; XVI,49; XV,50), lagrimosi (XV,2), segreta (XXII,15; XL,11), segretamente (XXIX,4) e segreto (XXXIII,5). Il suffisso -ade è più frequente della corrispondente forma sorda -ate e dell’esito apocopato:39 humiditade (LII,25; LII,34), infermitade (prologo ter; tot. = 19), meitade (XII,3; XXI,15; XXIII,10; XXXI,76; XXXVI,6; XXXVIII,4), sorditade (XVIII,23), tenebrositade (XV,14), tuberositade (XI,23), ventositade (L,7; ma ventosità XXXII,32; L,12), volontade (XLIII,1, ma volontà XLV tit.; XLV,1; XLV,14), etc. Spirantizzazione di -p- in cavrecto (XXXI,53; ma caprecto V,10), lievora (XIV,7; LII,5) e lievra (XI,16; LI,19), mentre il fenomeno non si registra in coperto (XXV,7; XXXVIII,6). Annotiamo qui il passaggio di v a b in serbalo (XXXVI,1; LII,15; LVI,43).40 5.2.2.3 Passaggio di l a u davanti a consonante dentale 41 Il fenomeno ricorre con buona frequenza nelle forme dell’indefinito autro (autra LVI,19; autre V,5; autri II,9; XXIII,18; autro VI,24; LVI,84; LVI,100) rispetto a altro, comunque maggioritario (prologo bis; XI,37 tot. = 40) e in caudo (IV,14; VI,20; XII,10; tot. = 32; ma numerosi controesempi, come calda XII,18; XIV,2; XVIII,3; tot. = 10) e derivati iscaudata (X,8; ma scaldato XXXV,21; XLII,2), scauda (XXIX,9; ma scalda LII,1; LII,2; LVI,89). Abbiamo anche diautera (XXIX,10, ma dialtera XXXVII,2 e dialtea IX,11; XXIV,26) e ismautire (XXVII,2). Sono rari i casi di dileguo della laterale seguita da consonante dentale dopo u: utimo (XXV,22). 5.2.2.4 Sviluppo di -ng- + vocale palatale 42 È costante la conservazione del nesso: intinge (L,15), ristringe (XXII,5; XXII,8; XXII,10; etc.), stringe (i-; XVI,8; XVI,46; XXI,25; etc.), stringie (XVI,27; XVI,39), unge (I,10; I,11; I,18; tot. = 33); ungie (I,19; I,22; II,1; tot. = 25), etc. Menzioniamo anche il gallicismo mangiare (XXXI,47; XXXI,51; XXXI,55; etc.). 5.2.2.5 Altri fenomeni notevoli – Dileguo della -d- nelle forme di aoperare (aopera XLVII,12; LII,117), ammesso che non vada qui riconosciuta l’estensione del prefisso a- davanti a vocale. – Passaggio di -l- postconsonantica a -r- in risprendente (XIX,4; XX,2) e in crarifica (XVI,13; ma clarificata XVI,18; potrebbe trattarsi di assimilazione). 39 40 41 42

    Sulla diffusione di -ade cf. Bocchi (2006b, 185 n. 150). Per esempi di serbare in pisano vd. Feola (2008, 127) e le occorrenze nel Corpus OVI. Cf. Castellani (2000, 297–302); Biasci (2012, 56–57). Cf. Castellani (2000, 303); Bocchi (2006b, 187).

    5.2 Fonetica

    – – –

    417

    Sviluppo -ks- > -ss- nelle voci del verbo lassare, ad esempio lassa (II,7; II,9; II,10; etc.), lasserà (XV,7; XV,16).43 Sviluppo -sti- > -ss- in possa (I,8; I,17; III,5; etc.).44 Semplificazione di -vr- > -r- nelle voci del futuro e del condizionale di avere, su cui cf. § 5.4.16.

    5.2.2.6 Scempie e geminate all’interno di parola 45 Tra gli esiti caratteristici del toscano occidentale abbiamo il raddoppiamento della nasale (m o n) postonica nei proparossitoni: capelvennero (XXIX,3; LV,6), cennere (I,1; I,5; I,6; tot. 58), semmola (XXXVI,9; XLV,13; LVI,16), semmula (XXX,8; XXXII,46; LI,106; LI,108), etc. Come atteso in area pisana,46 le voci del verbo uccidere sono sempre scritte con la scempia, ad es. ucide (XII,10; XXXII,26; XXXIV,4; etc.), ucideno (IV,16; IV,18), etc. La scempia anche in ucello (XXXIX,32), comune a tutta la Toscana, tranne Firenze. L’estensione della nasale geminata coinvolge anche: gennerasione (LVI,37), ingennerare (’ng-; I,10; I,11; XLV,6; etc.), pinnocchio (XIX,1; XXXIII,1), pommo (VIII,7; XVIII,11 bis). Presenza della dentale geminata non etimologica in vaporattive (VI,1; XXIX,2), vaporattivi (XXIV,1) e vaporactivo (XXIX,3). Abbiamo casi di oscillazione grafica con prevalenza della realizzazione intensa: celidonia (IV,7; XVI,45; XVI,45; XVII,6; XXIV,10) e cellidonia (X,7; X,9; XVI,20), femina/e (prologo; XI,18; LI,2; tot. = 20) e femmina/e (V,10; VI,11; VI,13; tot. = 140), fumo (V,15; XXV,5) e fummo (V,5; V,9; V,10; tot. = 26), etc. In parole che cominciano con il prefisso a- abbiamo alternanza grafica fra doppia e scempia:47 apare (prologo) e appare (XVII,17), apostucto (XXI,61; XXII,31; XXXVII,3; XXXVII,14; XLV,2; LVI,39; LVI,75) e appostucto (-utto, XXXI,72; XXXVII,13; LIV,67), aviene (XXVIII,1 ter; XXXV,1; XLVIII,9; LIV,1), etc. Per le preposizioni articolate, nella distribuzione fra l scempia e l geminata alcune occorrenze non rispettano le condizioni notate da Castellani (2009, vol. 2, 932–933); evidenziamo, in particolare, esempi di l scempia davanti a parola cominciante per vocale tonica: ad esempio, del’acoro (XXI,4), ma dell’acoro (XVI,6), del’erba (LI,8) e del’erbe (prol.), ma dell’erba (VI,8; XI,37; XVI,62; XXX,15; XXXV,16; XLII,2), del’unghie (XII,7), ma dell’unghia/e (I,14; I,21;

    43 Cf. Biasci (2012, 59–60). 44 Cf. Castellani (2000, 320); Bocchi (2006b, 187); Biasci (2012, 69). 45 Castellani (2000, 305–306); Bocchi (2017, 122–124) e bibliografia ivi indicata. 46 Cf. Castellani (2000, 306), con esempi di nei testi lucchesi. 47 Secondo Castellani (1980, vol. 2, 339–342), «anche le consonanti scempie [...] stanno sempre a rappresentare delle consonanti di grado forte».

    418

    5 Commento linguistico

    XXV,7; LIV,25), del’orço (I,13; XXXI,15), ma dell’orso (XVI,12; XIX,2; XIX,2; XXXII,43) e dell’orço (XVII,10; XLIX,20; LI,6). 5.2.2.7 Raddoppiamento fonosintattico 48 È rappresentato graficamente, seppur in maniera non sistematica, dopo i seguenti monosillabi: a: a llecto (VIII,7; IX,10; XVII,15; XXV,5; XXV,6; XXXVII,1; XLII,3), a ssei (XXI,26; XXIII,10; XXIV,8; XXIV,24; LIII,3), etc.;49 che: che llo (XIII,1; XXXVI,1; XLV,6), che ssono (VIII,7; XII,15; XVI,8; XXXI,73; LII,23; LIII,9), etc.; e: e lloro (prologo), e sse (prologo; XLVIII,17; LIV,3), etc.; fa: fa llevare (V,10; V,12; LVI,51), etc.; se: se llo (IX,14; XXI,54; XXII,12; etc.), se ssi (XXXIV,2), etc.

    Abbiamo raddoppiamento fonosintattico anche dopo dipo: dipo lla (XXVIII,1; XXIX,2; LII,27), dipo lle (LI,8; LII,9), dipo llo (XXIII,10; XLVII,11; LIV,32; LIV,35; LV,1), dipo ll’uno (XXXVII,2).50 Il caso della preposizione inn davanti a parole comincianti per vocale (I,13; VII,2; IX,29; etc.) rientra nella cosiddetta regola di allungamento.51

    5.3 Fenomeni generali 5.3.1 Aferesi, sincope, apocope Sono esiti aferetici bellico (XXX,2; XXX,12; XXX,18; etc.), pilensia (XI,1; XI,3; XII,2; XII,4; XII,19; XIV,8; XIV,10; ma epilentia XII,14; XII,22; XIV,7), morroide (XXXV,1 bis), postema (XVIII,9 bis; XXIV tit.; etc.), scire < exīre con sviluppo di ex- in fricativa postalveolare (XXII,7; XXIX,4; XL,15; tot. = 16), ma iscire (XLII,4; LIV,3; LIV,15; LIV,33) e isscire (VI,2; IX,5; XXII,8; XLII,9; LIV,2).52 Afere-

    48 Cf. Biasci (2012, 52–55). 49 Non ci sono esempi di raddoppiamento dopo le forme di avere, come atteso nel pisano trecentesco e quattrocentesco (cf. Castellani 2000, 307; Bocchi 2006b, 189; Biasci 2012, 54). 50 Su dipo cf. Castellani (2000, 309 n. 94). 51 Per altre attestazioni pisane di inn cf. Castellani (1952, 133); Bocchi (2006b, 189–190). Sulla cosiddetta regola di allungamento, cioè sul fenomeno dell’allungamento della consonante finale primaria dei monosillabi proclitici davanti a parola cominciante per vocale, cf. Formentin (1997; 2002); Andreose (2012; 2013). Si veda anche Larson (2017, 179). 52 La presenza del verbo scire nel pisano è ben documentata anche da Pieri (1890–1892, 153); Castellani Pollidori (1961, 166).

    5.3 Fenomeni generali

    419

    si di i davanti a nasale + consonante: ’nbuto (V,15; XLVI,4), ’ncenso (IV,2; XVI,18; XXII,23; XXXI,19; XXXIII,5), ’ncomincia (XXIV,37), ’ncominciamento (XXIX,2), ’nfermo (prologo; III,1; V,2; etc.), ’nfiassione (XVI,38; XVII,7; XVII,24; etc.), ’npiastro (XXIII,6; XXIV,3; XXXI,73; XXXV,17; XXXVI,1), etc. La sincope della e tra occlusiva e vibrante è frequente nei futuri e nei condizionali:53 ad es., cadrano (I,2; II,8; XII,15), lavrano (XXI,68), metrai (XVIII,19; LI,25), patrà (X,19), pestrai (LII,29), potrà (XXV,20; XXXIX,10), potré (LII,7; XVI,45), potrebbesi (XXXVIII,4), usrano (XII,15), vedrà (XII,11), vedraine (XXXIX,2), etc. Apocope di e o i nei monosillabi bivocalici:54 fi (XVI,18; XXVIII,1; XXIX,2; etc.) e du (LVI,17). Troviamo sia può (VI,1; XXXIII,9; XXXIX,1; XXXIX,2; XLIII,4; LII,8) con apocope sillabica, sia puote (prol.; XLIV,12; XLV,4; LIII,3). L’apocope sillabica è presente nelle seguenti parole che derivano da una base latina in -ātem: frigità (XVIII,27), humidità (XLVII,21), infermità (prologo, VI,1; XV tit.; XXXII,33), meità (LVI,17), quantità (III,15; XL,15), soperfruità (LII,34), sordità (XVIII,23; XVIII,29; XVIII,32), Ternità (prologo ter; XV,4) e ventosità (XXXII,32; L,12). Sui controesempi, più numerosi, con la sonora cf. § 5.2.2.2.

    5.3.2 Prostesi, epentesi, epitesi Prostesi di a- in adimanda (XXXIX,12). Prostesi di v in vuopo (XXV,19; XXXII,18) e vuovo/a (I,8; I,17; II,1; etc.).55 È frequente il ricorso alla i prostetica davanti a s complicata sia dopo parola terminante in consonante sia dopo parola terminante in vocale. Epentesi vocalica in spasimo (< spasmum, XII,1), consonantica in lactovare (< electuarĭum, XXVI,3 bis, XXVIII,9, XXXI,14 bis, XXXVI,5 bis). In medesmo (I,12; I,21; II,7; etc.) notiamo l’assenza di anaptissi nel nesso -sm-.56 Come atteso nel pisano,57 epitesi di i nei monosillabi in e: rei (XII,26) sei (IV,3; XI,33; XVI,45; XXI,26; XXIII,10; XXIV,8; XXIV,24; XVIII,27; L,6; LIII,3; LVI,5) e tei (XXXVIII,1; XLIV,13). Epitesi di e nella voce verbale à: àe (XI,24;

    53 Castellani (2000, 311). 54 Ibidem. 55 Castellani (2000, 310) descrive il fenomeno come «prostesi di v (o, forse più esattamente, passaggio della prima parte di ų- a spirante labiodentale sonora) in vuomo, vuopo, vuovo». Sulla contenuta diffusione del fenomeno nel fiorentino quattrocentesco per influenza del toscano occidentale cf. Manni (1979, 124 n. 1). 56 Per altri esempi di medesmo nel pisano cf. Castellani (2000, 303); Bocchi (2006b, 186; 2017, 131). 57 Cf. Castellani (2000, 310–311); Biasci (2012, 75–76).

    420

    5 Commento linguistico

    XVIII,3; XXIX,1; XXXI,70; XXXII,35; XXXII,36; XXXIX,12; LI,23; LII,29; LIII,10); e nei futuri ossitoni: aràe (XXXIX,12; LII,14; LII,27; tot. = 11), ingravidràe (LI,9), pillieràe (XLVIII,7), sedràe (XXXV,24), toccheràe (XXI,54) e ucidràe (XLIX,6). È attestato unicamente quine (I,10; I,13; I,19; etc.), con sostituzione di ne a ve di quive.58

    5.3.3 Assimilazione Abbiamo assimilazione consonantica regressiva di -ks- > -ss- nelle forme di lassare (cf. § 5.2.2.5). Nel caso di infinito con enclitica abbiamo lo sviluppo -rl> -ll- (ad es., maturalla XXIV,5).

    5.3.4 Concrezione e discrezione dell’articolo Osserviamo la concrezione dell’articolo in lappi (XVII,15; XVII,26; XXI,66; XXXIV,4; lat. apium) e lucqula (X,9; XXI,56; XXIII,9; etc.; lat. uvula). Da discrezione dell’articolo si generano, invece, cipesso (< occipitium; V,8; VI,3; VII,3; IX,33; XXIII,5; XXIII,10)59 e regamo (< origanum; XVIII,18; XXXIII,10; XLVII,1; ma origamo XLVII,13; origano IX,25; XXI,36; LVI,36; orrigano XLVII,19).

    5.4 Morfologia Sostantivo: 5.4.1 Metaplasmo 60 Metaplasmi della 1a classe sono canapa (XVIII,6), febra (XXVIII,1), lievora (XIV,7; LII,5) e lievra (XI,16; LI,19), gruva ‘gru’ (V,8; LII,15; LII,16), rondina (XI,30; LIV,44, ma rondine XI,19; XXIV,18), tossa (XXV,2; XXV,7; XXV,8; XXV,9; XXVII,3), vesta (LIV,20; LIV,23; LIV,33). Abbiamo un’occorrenza di comuno (XXX,10), metaplasmo della 2a, rispetto a comune (XXI,55; XXXII,14; XXXV,12; XXXVI,20; LVI,60).

    58 Cf. Castellani (2000, 320). 59 Cf. Zarra (2014). 60 Cf. Castellani (2000, 312); Biasci (2012, 79–80); Bocchi (2017, 136).

    5.4 Morfologia

    421

    5.4.2 Plurale Esempi di uscita in -e del plurale di femminili in -e:61 le conplexione loro (prologo), le ’nfermitade (prologo bis), le loro infermitade (I tit.), le noce (I,17; IV,9; XLIX,8), ale parte (XVI,31), le quale (prologo; XXIV,5; XXV,1; XXVI,1; XXVIII,1; XXIX,3; XXXVI,2; XLVII,13; XLVIII,4; LVI,44; LVI,117), le nostre buone operatione (prologo), le seme dela stafisagra (III,15), similiante cose (XXI,75), etc. Esempi di plurale in -a: braccia (VI,1), corna (I,17; LI,13; LIV,25), ginocchia (LVI,32), grana (XXXV,22; XLVIII,7 bis), granella (IX,29; XI,24; XV,25; etc.), vuova (II,2; II,3; II,6; etc.), etc.

    5.4.3 Articolo Sono ampiamente predominanti in ogni posizione le forme forti dell’articolo determinativo maschile, lo e li, caratteristiche del toscano occidentale.62 Sono poche le occorrenze di ’l, sempre dopo vocale (VII,2; XI,11; XII,12; etc.). Accanto a li abbiamo eccezionalmente gli (prologo; V,7; VI,1; VI,19; XV,17; XVI,6). Per l’articolo indeterminativo maschile notiamo prevalentemente uno anche davanti a consonante (uno panno I,9; uno die I,19; uno sacchecto VII,2; etc.), in alternativa a un (un pogo III,16; III,17; VI,23; etc.).

    5.4.4 Preposizioni articolate Per le preposizioni articolate formate con di sono maggioritarie al maschile singolare le forme deboli; mentre per quelle formate con da prevalgono le forme forti. Le forme con l scempia sono più frequenti (cf. § 5.2.2.6). Caratteristico il cumulo di due preposizioni in indello (ad es. indel prologo; I,8; II,8; etc.).63

    5.4.5 Pronomi personali Soggetto. Sono attestati nel volgarizzamento: io (prologo; IX,11; XI,9; etc.), tu (I,10; I,13; I,17; etc.), elli (VII,2; XI,37; XL,4), noi (XXXII,36). Tra i pronomi com61 Il fenomeno è distintivo di Pisa rispetto a Lucca: Castellani (1980, vol. 1, 308–312; vol. 2, 370–372); Frosini (2010, 82); Biasci (2012, 80–81). Sull’estensione del fenomeno nel fiorentino quattrocentesco cf. Manni (1979, 126–127). 62 Cf. Castellani (2000, 313); Bocchi (2006b, 194); Biasci (2012, 83), che nota la prevalenza delle forme deboli su quelle forti. 63 Tratto assente nel fiorentino e caratteristico dell’area occidentale: Castellani (2000, 314 e 350). Cf. anche Bocchi (2006b, 195 n. 185).

    422

    5 Commento linguistico

    plemento: 1a pers. me (prologo) e mi (I,13), 2a pers. te (XVI,39) e ti (XV,16; XXI,49; XLIV,16), 3a pers. lui (XII,12; XLV,21), 6a pers. loro (XVI,54; XXI,73; XXXV,2; L,1). Segnaliamo qui le sporadiche attestazioni di nde sempre dopo non: no nde (LV,14; LVI,16bis).64

    5.4.6 Pronomi e aggettivi possessivi 65 Incontriamo per la 3a pers. suoi ambigenere (masch. deli suoi rimedii XII. tit.; suoi rimedii XXIX tit.; li suoi cari amici XXIX,4; li fiori suoi XXXI,39; li suoi infermi XXXI,59; femm. le minugia suoi XXXIX,12; le suoi puppule XLIX,14; lle calende suoi LI,8) e con aggiunta di -e distintiva del femminile, suoie (III tit.; XXI,27; XXXI,43). Abbiamo per la 4a pers. nostro (nostra prologo; -e prologo bis; -o prologo) e mai nosso, e per la 6a pers. loro (prologo ter; etc.), mentre mancano attestazioni del possessivo di 5a pers. vostro.

    5.4.7 Pronomi e aggettivi indefiniti – – –

    Anburo (XXII,28; L,6; amburo LVI,19).66 Catuno (XXII,78; XXXVI,5; XXXVI,21; tot. = 10) è maggioritario su ciasquno (-a prologo; XXV,20; -o XVIII,27).67 Conservazione di a finale in qualunqua (XI,9; XII,26; XV,9; XXII,28; XLVII,7; ma qualunque XXXI,56) e in ongna (XXI,13; XXIV,17; XLIV,13; tot. = 12) e ongnia (III,4; VIII,13; XVI,62; tot. = 12), con il controesempio ongnie (IX,2; XII,15; XVI,30; XX,1; XXI,56).68

    5.4.8 Numerali – –

    Du (LVI,17); ma più spesso due (I,16; III,15; VIII,11; tot. = 21).69 Nove (XI,7; XXXI,21; XXXII,16; XXXII,21; LVII,1).

    64 Bocchi (2006b, 195–196) sottolinea che «l’esclusiva presenza di no nde è giudicata dagli studiosi tratto tipico del pisano trecentesco, in quanto si oppone alla situazione del lucchese coevo, in cui nde ‘ne’ occorre frequentemente anche in altri contesti». 65 Cf. Castellani (2000, 315); Biasci (2012, 88–89). 66 Cf. Castellani (2000, 315–316); Cella (2003, 6); Bocchi (2006b, 196) e la bibliografia ivi raccolta. 67 Per la coesistenza dei due pronomi in testi pisani cf. Sessa (1980, 121). 68 Sui derivati da omnis nei volgari toscani cf. Castellani (1952, 121–128); Frosini (2001, 287). In particolare, le forme con u- iniziale sono proprie di Lucca (Castellani 2000, 291–292; Bocchi 2006b, 183; Frosini 2010, 83). 69 Du è forma del pisano antico, che non compare nelle lettere quattrocentesche esaminate da Biasci (2012, 92).

    5.4 Morfologia

    423

    5.4.9 Preposizioni, congiunzioni, avverbi 70 Anco (prologo; I,2; VIII,7; etc.); non ricorre mai anche. Ansi (XXIV,32; LII,16), anti (prologo; VII,2), dinansi (XXXI,18), dinanti (XVI,40; XXI,60; XXII,2; L,5; LI,3), innansi (XXXVII,14; XXXIX,2; XXXIX,6) e innanti (XVII,28; XXI,60; XXXVII,2; LI,3). Arieto (arr-), dirieto (VII,3; IX,33; XXIII,6; XXXI,18; XXXI,34; L,5; L,11; LVI,5), indirieto (XVI,13; XLIX,1; LVI,59).71 Adunqua (prologo) e adunque (prologo).72 Contra (VIII,1; VIII,4; X,1; etc.) è costante. Dipo ‘dopo’ (XVIII,4; XXIII,10; XXVIII,1; etc.).73 Fuora (XXII,28).74 Gioso (XXXIII,10; LVIII,1); gió (VI,1). Infine ‘fine a’ (prologo bis; III,20; etc.), mai infino.75 Oltra (XXXII,27; XLIII,5; XLIII,6; XLIII,9; XLIII,10). Pió (IV,15; XVI,62; XXI,13; tot. = 27), ma più (prologo; XLVIII,9). Possa (< postea, I,8; I,17; III,5; etc.).76 Uvaccio ‘presto’ (< vivacius; fior. avaccio) XXIX,35. Morfologia del verbo: 5.4.10 Indicativo presente 77 Nei pochi esempi utili la desinenza di 4a pers. è -iamo, abiamo (prologo) e incominciamo (prologo), e -emo, avemo (VI,12; XXXII,36) e volemo (XXXI,39). Alla 6a persona dei verbi di 2a, 3a e 4a classe è più frequente la desinenza -eno (ossia aggiunta di -no alla 3a pers.): cadeno (prologo; XI tit.; XVI,22; XXI,73), discendeno (XXXIV,2), doglieno (XXXV,17), dormeno (V,13), esscieno (XXXVI,3), fuggieno (IV,20; IV,21; XXXIV,2), nasscieno (XLIX,8), pateno (XXXII,46), perdeno (XVI,30), rodeno (prologo), ucideno (IV,16; IV,18), mentre abbiamo poche occorrenze di quella originaria -ono: caggiono (XI,2), dicono

    70 Cf. Castellani (2000, 317–320); Bocchi (2006b, 196–197); Biasci (2012, 89–92). 71 Cf. Castellani (1980, vol. 2, 378). 72 Castellani (2000, 318) giudica «meno frequenti le forme in -e». Le mani pisane del Canzoniere laurenziano prediligono, invece, l’uscita -e: Frosini (2001, 270). 73 Su dipo cf. Castellani (2000, 309 n. 94). 74 Cf. Castellani (1980, vol. 2, 377). 75 Cf. ibidem; Feola (2008, 135); Bocchi (2017, 153). 76 Cf. Castellani (2000, 320); Bocchi (2006b, 187). 77 Cf. Castellani (2000, 321); Biasci (2012, 93–95).

    424

    5 Commento linguistico

    (XLV,6; LII, 35; LIV,1), escono (XXIV,15), e un unico esempio della desinenza -ano,78 analogica con la 1a classe: Sixtus et Gualterrius dicano quello medesmo delo lacte (II,7). Osserviamo le forme bisillabiche costituite dalla terza persona singolare apocopata + -no:79 deno ‘debbono’ (XXIX,2), puono ‘possono’ (V,7; X tit.; X,1; XXXIX,12), veno ‘vedono’ (XVI,62). Un esempio di estensione di -ono alla 1a coniugazione: ssoctilliono (LVI,115). Nel volgarizzamento trova conferma l’opposizione tipicamente pisana nella distribuzione di n scempia e doppia per le voci di 6a pers. formate su una 3a pers. monosillabica:80 abbiamo, infatti, àno (XI,3; XII tit.; XV,17; etc.), in opposizione a danno (XXXV,17; XLII,6; XLIII,11), fanno (XVIII,27; XXXIX,3; LVI,117), stanno (XXXI,55) e vanno (XXXI tit.; XXXV,24), le cui rispettive forme di 3a pers. dà, fa, sta, va determinano il raddoppiamento fonosintattico.

    5.4.11 Indicativo imperfetto e indicativo perfetto 81 Nell’imperfetto dei verbi in -ere notiamo la tendenza di e tonica in iato a chiudersi in i, quando è seguita da un’altra sillaba, come la desinenza -no della sesta persona o un’enclitica: a avea (XI,9) risponde aviano (XXIV,15; LIV,22).82 Nei perfetti deboli notiamo l’uscita -itti per la 1a pers. (udicti XXIV,15; XL,7) e -ette/-itte per la 3a pers. (concedecte XII,26; partoite LIV,1; tramorticte XXX,18).83

    5.4.12 Indicativo futuro 84 Per la sincope della e tra occlusiva e vibrante cf. § 5.3.1. Incontriamo l’estensione analogica del suffisso -er-, anziché -ir-, ai verbi della 4a classe: ad esempio, dormerà (VI,4; VI,5; VI,6; VI,7; VI,15; VI,19; XI,11).85

    78 Si noti anche la variante dicano del ramo β nella ricetta LIV,1. 79 Cf. anche Bocchi (2017, 158) e bibliografia ivi indicata. 80 Castellani (1980, vol. 2, 379 n. 179; 2000, 322–323). 81 Castellani (2000, 323–326); Biasci (2012, 96). 82 Nel volgarizzamento non ci sono occorrenze della 4a e della 5a pers. dell’imperfetto indicativo dei verbi della 2a e 3a classe, caratterizzate nel toscano occidentale dalle uscite -avamo e -avate (cf. Castellani 2000, 325). 83 Cf. anche Bocchi (2017, 160–161). 84 Cf. Castellani (2000, 328–329). 85 Bocchi (2006b, 198–199) nota la preponderanza di -ir- su -er- nel futuro di partire. Biasci (2012, 100) registra la conservazione di -ir-.

    5.4 Morfologia

    425

    Non ci sono esempi delle terminazioni di 1a e 3a pers. con le forme piene del presente di avere, -abbo e -ave.86 Alla 6a pers. abbiamo l’uscita -erano: fugierano (IV,1; IV,2), ingennerano (LII,28), nascierano (I,18), rinascerano (II,3; II,6), toccherano (II,8), troverano (prologo); ma anche le forme sincopate cadrano (I,2; II,8; XII,15) e lavrano (XXI,68). Alcuni esempi di futuri analitici del tipo arà + infinito: arà ingravidare (LI,1; LI,3; LI,13; LII,5; LII,6).

    5.4.13 Condizionale presente 87 Sottolineiamo l’uscita -é per la 3a pers.: dormeré (V,7), potré (XVI,45; LII,7), saré (LII,27), cui si affianca anche -ebbe: metrebbe (prologo), potrebbesi (XXXVIII,4), serebbe (prologo bis). Alla 6a pers. cadrebbeno (XXI,42).

    5.4.14 Imperativo 88 Costante l’esito pisano, cioè la desinenza -e per la 2a, 3a e 4a classe: pone (II,8; III,14; IV,2; etc.), prende (XXXVI,2; XLVII,28; LI,6; LVI,5; LVI,59), unge (I,10; I,11; I,18; etc.), anche con particelle enclitiche agiungevi (IV,2; XXV,19; XXIX,7; XXXV,22; XXXVII,14; LVI,16; LVI,19; LVI,52; LVI,61), traggiene (LVI,41), etc.

    5.4.15 Paradigma di essere 89 Alla 3a pers. del presente indicativo abbiamo este (prologo; V,15; XI,18; tot. = 38), scritto più spesso come est (prologo bis, V,6; tot. = 80), accanto a è (prologo ter; tot. = 153).90 Tema del perfetto in u, come dimostra l’esempio del congiuntivo imperfetto fusse (XII,2; XXXIX,8; XLII tit.). Notiamo poi la 3a pers. del futuro serà (IX,22; XVI,8; XLIII,6; LII,22), in alternanza con sarà (prologo; XXXII,18; XXXII,46; XLIV,15; LIII,13) e con fi (I,15; IV,1; XV,18; tot. = 15), e la 3a pers. del condizionale presente serebbe (prologo bis); alla 6a pers. del futuro sarano (XII,15) e fino (I,16; XXXIX,3; XLV,22; LIII,13; LVI,117).91 Congiuntivo presente: 3a pers. sia (prologo; I,1; I,6; etc.) e 6a pers. siano (I,17; IV,9; VI,1; etc.).

    86 Al riguardo cf. Dardano (1967, 63); Castellani (2000, 328–329); Frosini (2001, 291–292). 87 Cf. Castellani (2000, 331); Biasci (2012, 103–104). 88 Cf. Castellani (2000, 331); Bocchi (2006b, 199); a Lucca si osserva l’oscillazione di -e e -i. 89 Cf. Castellani (2000, 332). 90 Castellani riconosce valore solo grafico a queste varianti (cf. ibidem). 91 Sulla diffusione di fi e fino in testi pisani cf. i riscontri bibliografici di Bocchi (2006b, 200 n. 207; 2017, 160).

    426

    5 Commento linguistico

    5.4.16 Paradigma di avere 92 Alla 1a pers. dell’indicativo presente notiamo abbo (prologo ter; XI,25) prevalente su ò (XXXI,76); alla 3a pers. sia à (X,5; XI,25; XII,26; tot. = 26), sia àe (XI,24; XVIII,3; XXIX,1; XXXI,70; XXXII,35; XXXII,36; XXXIX,12; LI,23; LII,29; LIII,10), sia àve (XLV,9; L,1; LI,16; LI,19; LI,20bis; LII,16; LII,29; LIV,40; LVI,76); alla 4a pers. avemo (VI,12; XXXII,36) e abiamo (prologo); alla 6a sempre àno (XI,3; XIItit.; XV,17; etc.), e mai ànno;93 futuro del tipo arà, ad es. arai (XII,3; XXI,1; XXI,13; XXIX,4; XLIV,7), arà (VII,2; X,3; XI,24; etc.) e arano (XI,2); non ci sono attestazioni delle forme del condizionale.

    5.4.17 Altri verbi – – –

    Dire. È costante il participio passato del tipo ditto, su cui cf. § 5.2.1.5. Dovere. La 3a persona del presente indicativo è dé (VI,3; XVI,40; LII,9). Sviluppo della palatale nelle voci da poněre: ad es., pogna (XXII,2); pogni (XVI,49), pongno (XL,7).94

    5.4.18 Lessemi notevoli Proponiamo una rassegna di parole caratteristiche del toscano occidentale e del pisano, privilegiando quelle non menzionate sinora:95 acino ‘asino’, pronunciata con una sibilante palatale (IV,4; XII,6; XII,7; XXII,31; XXXIX,34; XLVIII,6; LIV,7), aitoro ‘aiuto’ (prologo; LII,32; LVI,7; LVI,31), andactalo ‘dattero’ (XXI,14; XXXI,19 bis),96 bucchia ‘scorza’ (I,2; I,7; XVI,51; XVII,2; XVIII,10; XXI,56; XXX,9; XXXII,22; XLVII,20),97 ceragio ‘ciliegio’ (XXVII,5; ceragi XXV,1; XXXIX,11), fancella ‘fanciulla’ (VI,13), fancello ‘fanciullo’ (XII,22; XVIII,33; XXIV,29),98 frasso ‘frassino’ (XVIII,2; XXI,72; XXXIII,4; XXXIV,6; XXXVII,1), maitina (XXXVI,6; XXXVI,21; XXXIX,12; LII,8; LVI,16 bis), oglio ‘olio’ (I,20; I,23;

    92 Cf. Castellani (2000, 332). 93 Esempi di oscillazione fra àno e ànno in Bocchi (2006b, 200). 94 Su questo esito nel pisano cf. Bocchi (2006b, 199). 95 Seguiamo l’elenco proposto da Castellani (2000, 335–345). Sulla distribuzione delle voci citate si vedano i riscontri nel TLIO e nel Corpus OVI. 96 Cf. TLIO s. v. dattero e Corpus OVI, che registra occorrenze in Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), Stat. pis., 1318–2 e Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.). 97 Nel TLIO s. v. buccia sono registrati esempi di bucchia soltanto in testi pisani. 98 Altri esempi in testi pisani sono offerti dal TLIO s. v. fancello.

    5.5 Sintassi

    427

    IV,5; tot. = 12; olglio I,6; I,17; I,18; tot. = 85),99 nocella ‘nocciola’ (I,3; I,17; XLIV,7; LIV,14), riverto ‘riverso’ (XVII,22; XXII,15; riverta LIII,3), traggere ‘trarre’ (ad es. traggie XIV,1; XXI,26; XXI,59; etc.),100 vastare ‘bastare’ (vastano XXXVI,2 e vasti XXIX,4).101 Segnaliamo qui la presenza univoca di succhio (II,3; II,5; IV,20; etc.), senza esempi di suco e succo.102

    5.5 Sintassi 5.5.1 Articolo Tutto è di norma seguito dall’articolo: tucte le cose (prologo), tucto lo capo (IV,13), tucti li pidocchi e li lendini (IV,20), tucte le mosche (IV,21), tucti li menbri (XII,15), tucta la pussa (XVI,18), tucta la faccia (XX,2), tucto lo dolore (XXI,26), tucta la bocca (XXI,56), tucti li denti (XXI,73), etc.; anche in presenza di un possessivo: tucte le mie forse (prologo); tucte le nostre buone operatione (prologo), tucte le nostre infermità (prologo), tucti li suoi cari amici (XXIX,4), etc. Poche sono le eccezioni: ad esempio, tucti fedeli (prologo), tucti polsi (VI,6). Manca l’articolo anche in di tucte cose caude (XXXVI,5) e nella perifrasi avverbiale tucta nocte (IV,1; XXXII,7), ma tucta la nocte (XLVII,12). Poche occorrenze della sequenza articolo + sostantivo + tutto: lo corpo tucto (IV,20), unge lo capo tucto (VI,4), la messa tucta (XII,12), arde lo sangue dela lievra e la pelle sua tucta (XXIX,6), la natura tucta (LI,25).103

    5.5.2 Aggettivi possessivi 104 L’aggettivo possessivo articolato precede il sostantivo: dei suoi filgliuoli (LIII,2), del suo succhio (XXXVII,9), dele loro cure (XXXI tit.; LVIII tit.), e dele loro infermitade (I tit.), la loro conplexsione (prologo), la loro infiassione (XXXV,18; XLIX,15), la loro malia (XLIV,7), la loro natura (prologo), le loro uova e la loro terra (LVI,60), le suoi puppule (XLIX,14), li loro libri (prologo), li loro nomi

    99 Cf. anche Biasci (2012, 64), con rinvii bibliografici. 100 Cf. anche Bocchi (2006b, 199). 101 Cf. anche Feola (2008, 127) e bibliografia ivi indicata; Bocchi (2017, 119). 102 Le due occorrenze di suco si trovano in sintagmi latini: suco artemisie (LV,1) e suco rosato (LVI,117). Si veda Castellani (2003). 103 Lezione di VAT, mentre F3 e F8 hanno tucta la natura. 104 Cf. Castellani Pollidori (2004) per l’indagine del fenomeno in testi medievali toscani e settentrionali.

    428

    5 Commento linguistico

    (XII,26), lo suo fiore (XXIV,6), lo suo fummo (VIII,7), per la sua soctilitade (XVIII,31), etc. Frequente è anche la posposizione dell’aggettivo possessivo al sostantivo: dell’unghie suoe (I,21), dela radice sua (XXXI,56), e le conplexione loro (prologo), e lo succhio suo (VIII,13), indelo stivale suo (XII,11), lla cortice sua (XXXI,31), lle calende suoi (LI,8), le minugia suoi (XXXIX,12), lo brodo suo (XIV,5), lo ganbo suo (XXII,28), lo padre suo (XII,12), lo sangue suo (XIV,9), etc. Sporadici sono i casi di omissione dell’articolo, soprattutto quando il possessivo segue la preposizione in e quando è parte del secondo elemento di una dittologia ed è preceduto dalla congiunzione e: a nostra utilitade (prologo), in suo luogo (II,3), in tua preçensia (prologo), in loro tenpo (prologo), per la loro forte caliditade e sua propietade (XLV,6), e loro sentensie (prologo), per sua vertude (XXXIV,5). Nei non molti esempi utili notiamo le sequenze di aggettivo dimostrativo + possessivo + sostantivo, come quelle loro paraule (prologo), e articolo + sostantivo + possessivo + altro aggettivo, come la seme sua matura (VI,15).

    5.5.3 Sintagma aggettivale Gli aggettivi numerali sono talora posposti al sostantivo designante unità di misura, secondo l’ordine determinato e determinante: data a bere dramme due (LIV,29), drame due di catuno (XXXVI,5), e unce tre d’alume (I,22), polvere di cacio vieto cocto indel’aceto unce due (XXXI,14), unce due olibani, ciò est incenso (XXVIII,2), unce quactro di succhio (XXIV,21), unce tre per eguale parte (XXXII,3), etc. Anche l’aggettivo mezzo, quando è espresso a piene lettere, può essere posposto: ad esempio, libra meçça di sangue (XI,36), calamecti, per egual parte, uncia meça (XXXVI,1), moscate, ana, dramma meça (LIII,13), ma meçça libra di succhio di menta (XXVII,9), meça uncia di garofali (XXVII,18).

    5.5.4 Pronomi personali 105 Ben attestata è la sequenza di clitici del tipo ‘me + ne’ in proclisi: la femina si ne potesse disertare (prologo), tutti li peli che in questo bangnio se ne toccherano con questa polvere (II,8), e pogo te ne mette indelli occhi (XVI,39), inperciò che la vertude ritractiva se ne distruggie (XXX,18), non si ne guasti la natura (LVI,117), etc.

    105 Cf. Cella (2012).

    5.5 Sintassi

    429

    Stabile è anche la sequenza del tipo ‘vi + lo’: in proclisi e guarda che non vi lo tengni troppo (XXX,18), e ispesso vi lo rinovella (XXXVII,2), se vi la terrai un’ora (XLVIII,13), se vi la poni (XLIX,13), non vi la tengna molto (LII,7), e se vi la tenessi troppo (LIV,16), etc.; e in enclisi postovila (XVIII,21), legavili (XXIV,37), lassaveli (XXXV,32), ponveli (XLIX,9), etc. I pronomi atoni sono di norma enclitici quando si accompagnano a un imperativo, con rispetto delle condizioni previste dalla cosiddetta legge ToblerMussafia, in particolare all’inizio di una proposizione principale coordinata asindeticamente o con e:106 e ponela al sole che secchi (VI,15), e mettela indel naso (VIII,7), e fendela per lo dosso collo coltello (XII,24), e polli in sul capo raso (XIV,1), e ponela calda sulla fronte (XIV,2), pillia la semmula del grano, mectela inn uno sacco e falla bollire indel vino (XXXII,46), consumma l’omore sciatico e traggelo del profundo del male (LVI,12), etc. Esempi di risalita del clitico in presenza di un verbo cosiddetto a ristrutturazione:107 Item se lo vuoi isvelgliare (VI,25), E se lo vuoi fare vumicare (XXX,14), quando la vuoi fare istringere con polvere d’alume (LI,25), etc.

    5.5.5 Pronomi relativi 108 I pronomi relativi lo quale e che sono entrambi usati con funzione di soggetto: la potensia del’onnipotente Dio, lo quale chreò dela terra medicina (prologo), lo licore lo quale distilla dal polmone del montone (XI,6), la seme dela marcorella, che àve le fronde lunghe e la seme aguta (LII,29), etc.; e, con minore frequenza, in funzione di complemento oggetto: lolglio, che Ysaac chiama çinçania (XLVI,4), etc. Il pronome relativo in funzione di complemento indiretto è reso con lo quale preceduto da preposizione: ad esempio, l’olglio indel quale si pestano l’amandole amare (XVIII,27), alo solglio dell’uscio per lo quale entrano (XLIV,10); abbiamo alcuni esempi di che con statuto polivalente: contra quella parte ch’è lo dolore del dente (XXI,20), lo corpo delo ’nfermo ch’esscie lo sangue (XXII,2), e d’aceto che vi sia cocto le balaustie e canfara (XXIII,8). Sono usati con funzione di relativi con valore locativo dove e ove: in quello luogo ove tu lo porrai non vi nasscierà (II,2), possa l’ungie coll’olglio dove sia

    106 Sulla legge Tobler-Mussafia cf. Mussafia (1886); Vignuzzi (1978); Rollo (1993); Brucale (2010); GIA, 54–58. Per un’indagine diacronica sull’imperativo con pronome atono si veda Patota (1984). 107 Cf. almeno Stussi (1995, 205–206); Egerland/Cardinaletti (2010, 437–441). 108 Sulle proposizioni relative nell’it. ant. cf. De Roberto (2012b) e l’ampia bibliografia ivi indicata.

    430

    5 Commento linguistico

    cocta la dicta erba (III,5), Item l’aceto dove sia cocta la groma (III,6), ispargie per la casa l’acqua dove si quoce la santaregia e le fronde del sanbuco (IV,21), fa gargarismo del vino ove sia cocta la ruta (XXIII,1), etc. Anche il pronome chi introduce una proposizione relativa e ha funzione di soggetto sia nella reggente sia nella relativa: ad esempio, chi bevesse questi menbri non dormeré mai (V,7). In un caso chi è introdotto da preposizione e ha funzione di complemento di termine nella reggente, ma mantiene quella di soggetto nella relativa: vale contra lo dolore del capo a chi ll’à per rema (VIII,4). La proposizione relativa restrittiva è impiegata in passaggi metalinguistici (spesso in dipendenza da analogo costrutto latino): una erba che ssi chiama volgaremente cardella (XXII,28), pilglia l’erba che si chiama sermoni (XXXIX,15), e lo male che ssi chiama formica (XLIX,9), etc.109 Il relativo è talora accompagnato dalla ripetizione del sostantivo a cui si riferisce: come tutti li loro libri avessi in tua preçensia, dei quali libri sono cavati l’infrasscripti experimenti (prologo), la pietra rossa dele rondine, la quale pietra ista indel ventre (XI,19), coll’aceto, indel quale aceto sia cocta la ruta (XXIV,7), etc. Il pronome può non seguire immediatamente il sostantivo cui si riferisce: questa medicina a una femmina del Montepesolano fu libera dela criatura, la quale li medici l’aviano abandonati (LIV,22); in questa subordinata relativa notiamo la presenza del pronome personale atono con funzione di oggetto e il mancato accordo fra il participio passato e, appunto, il complemento oggetto.

    5.5.6 Indefiniti Quando l’indefinito nullo precede il verbo, manca la negazione: nulla cosa è migliore di questa a questo male (III,1); Item nulla medicina este migliore a questa infermitade (V,15); nulla cosa è milgliore (XXV,5); Item nulla cosa cauda sia data alo ’nfermo (XXXI,4), etc. Viceversa, è presente la negazione se l’indefinito è posposto al verbo: ad es., e non inghiocti nulla (VII,2); e possa non bea nulla (XXV,6).110

    5.5.7 Avverbi Alcuni avverbi ricorrono in funzione di componente verbale: esscie fuore (XXIX,4; XXXV,30; XXXVIII,6; XXXIX,3), tolle via (III,4; IV,3; VII,1; etc.). L’av-

    109 Cf. § 5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione. 110 Esempi di questo tipo in Bocchi (2017, 180–181).

    5.5 Sintassi

    431

    verbio può essere sia posposto al verbo: fa dormire lievemente (VI,10), sana meravigliosamente (XI,18), qura bene (XI,37), muove simigliantemente lo ventre (XXX,11), etc.; sia, più spesso, anteposto: fortemente tolle lo dolore del capo (IX,13), meravilgliosamente forbe l’occhio (XVI,14), meravilliosamente fa prode (XVI,38), meravilgliosamente vale (I,20; V,3; X,18; etc.). L’avverbio pió/più può essere anteposto al verbo: ad esempio, e più ritiene lo flusxo del sangue (XLVIII,9), ed io dico che pió vale arso e postovilo (XXII,17); o posposto (quando è in correlazione con non): ad esempio, non v’arai mai pió dolore (XXI,13), non v’arà pió dolore (XXI,57), e non torna pió quello omore (XXXVI,16). Osserviamo un’anteposizione del sintagma più + aggettivo al sostantivo: con più lieve intendimento (prologo). L’avverbio bene è spesso adoperato come rafforzativo di verbi; è collocato in genere dopo il verbo assoluto: mescola bene insieme (III,16), sana molto bene (III,20), qura bene (XI,37), etc.; tra l’ausiliare e il participio passato: fi bene incorporato (IV,1), llo ’nfermo fi bene coperto (XXXVIII,6), che ssiano bene peste (LIII,14), e siano bene sugellate (LVI,14), etc.; tra il verbo e il complemento oggetto: che succhi bene questa confessione (VI,15), purga bene lo capo (IX,3), ristringe bene lo sangue (XXII,23); raramente dopo il complemento oggetto: humilia l’artarie del pecto molto bene (XXV,1); anche quando il complemento oggetto precede il verbo: lo capo purga troppo bene (IX,10), la matrice purga troppo bene (XLVII,26).

    5.5.8 Accordo Esaminiamo innanzitutto l’accordo del participio passato e del complemento oggetto nei tempi perifrastici formati con l’ausiliare avere. Nei pochi esempi utili abbiamo soltanto il mancato accordo del participio passato con il complemento oggetto che segue: cane c’abbia mangiato pur ossa (XXXI,1), homo che anticamente avea avuto questa infermitade (XI,9). Quando l’oggetto precede, abbiamo casi di accordo: questo avemo provato (VI,12), e questo avemo noi provato (XXXI,36), e uno di mancato accordo: ci abbo disposto (prologo). In un caso con due complementi oggetti il participio passato si accorda con il secondo dei due, cioè con quello più vicino: ed io questi experimenti e loro sentensie abbo raiunate (prologo). Con il verbo ausiliare essere l’accordo fra soggetto e participio passato è costante sia quando il soggetto precede il participio: e molti ne sono curati e guariti (XII,21), l’infermi sono costrecti (V,14), la fistula tanto sia premuta (XVI,18), nulla cosa cauda sia data alo ’nfermo (XXXI,4), queste cose sono colte e trovate dali actori (XXVI,6), queste caude siano poste in sul collo (XXXIV,2), etc., sia quando il soggetto segue il participio: e sia tracto in gió lo fummo (VI,1), indel quale sia disoluto lo garofalo (XXXII,6), l’aceto dove sia cocta la

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    5 Commento linguistico

    coloquintida (XXI,31), l’acqua ove siano cocte le pere (XXXI,42), sono cavati l’infrasscripti experimenti (prologo), etc. Esempi di accordo a senso fra soggetto e verbo: Item le fronde dele viole, peste col mele, sana le postule del capo (III,2), Item li atrebici, pesti e inplastati col’orina delo ’nfermo, fortemente tolle lo dolore del capo (IX,12), etc. Notiamo che i soggetti sono sia sostantivi al plurale in posizione preverbale sia sostantivi al singolare coordinati.

    5.5.9 Usi dell’infinito Infinito sostantivato: lo vedere (XV,7; XVI,58; XVI,62), l’udire (XVIII,2; XVIII,3; XVIII,13), contra l’antico distillare (XXV,3), e le vie dello spirare e rispirare del polmone (XXV,16), lo ructare delo stomaco (XXVII,6), la fatica delo pissciare (XXXIX,20), la fatica dell’orinare (XL,10; XL,17), inpedisce lo ’ngravidare (LI,10), tolleno lo ’mpregnare (LI,11), etc. L’infinito preceduto dalla preposizione per esprime la proposizione finale implicita: è forte buona per fare dormire (VI,24), este buona medicina per fare tornare in su la lucqula (XXIV,19), etc. Più spesso abbiamo a + infinito:111 Ad sanare le postule del capo, lava ispesso (III,1), A tollere lo dolore del capo, metteli (VII,1), Item a purgare la rema del pecto (XXV,6), Item a tollere via le ruche dela faccia e ongnie infermitade dela faccia, pesta (XX,1), Item a purgare la rema del pecto, pilglia la ruta (XXV,6), Ad ronpere la pietra dela vesscica e ala infermitade del’orina, prende (XXXIX,1), Item a ffare ingennerare (LII,35), etc. Ha valore modale l’infinito introdotto da con: tosto si guarisscie con usare molto ispesso a mangiare l’erba endivia (XXXVI,4). Rara omissione della preposizione fra le voci del verbo dare e gli infiniti bere e mangiare:112 ad esempio, da bere (XXXII,6), etc. Imperativo negativo con non + infinito: e non dubitare di questa qura, che sensa dubbio guarisscie (XII,24), e questo inplastro non vi tenere (XXXVI,2).

    5.5.10 Usi del gerundio Il gerundio è quasi sempre adoperato in subordinate implicite e assume funzione modale e, meno spesso, causale, ipotetica e temporale: Item pesta le nocelle

    111 Sulla diffusione di questo costrutto nell’it. ant. cf. Dardano (1992, 419–425); Debanne (2011, 217); D’Arienzo/Frenguelli (2012, 375–377). 112 Per esempi di questo fenomeno nell’it. ant. cf. Brambilla Ageno (1964, 216ss.).

    5.5 Sintassi

    433

    col’asciungia dell’orso e ristaula li capelli, ungiendoli con questa confessione (I,3), sana la caligine e ’l sangue delgli occhi, facendoli andare ale parte di socto (XVI,31), Item la ruta, cocta indel vino e in sullo dolore dela gotta enplastata, seccando l’umore, lo dolore tosto tolle via (XXI,58), Item la seme dela procacchia, prendendone assai, ucide li lobrici (XXIV,16), tosto mitigano lo dolore, e infreddando e congelando li omori (XXXI,33), Inperciò che, soctilliando l’omore e aprendo le vie, achresscie la reuma, usavi maturactive e ingrossative (XXIX,2), e lo die medesmo aràe ingravidare, usando coll’omo (LIII,11), sana lo dolore artetico e la podagra e sciatica, tragendone la umiditade dentro lo profondo deli nodi (LVI,3), Item unge la gocta sciatica e lo mentrassto dele fosse e gurisscielo, scaldando la matera e fortemente traggendonela fuore (LVI,120), etc. Il gerundio ha valore coordinativo in: unde dale ’nfertà del capo inprimamente incominciamo, disciendendo infine ali piedi (prologo). È accompagnato dall’ausiliare venire in perifrasi durativo-progressive: quanto ne verrà seccando del fele, tanto ne verrà menimando la spiena dello ’nfermo (XXXVII,9).

    5.5.11 Coordinazione 113 Come ci aspettiamo da un testo pratico in forma di ricettario, la paratassi prevale sull’ipotassi. Struttura tipica è la successione per asindeto o polisindeto di frasi iussive,114 di cui offriamo qui soltanto tre esempi fra i molti possibili: I,9 Item pesta li pretesemini colo sangue del porco e fa bollire indel vino bianco, e possa lo cola con uno panno sopra l’acqua fredda, e lla grassa che sta di sopra all’acqua colgliela, e mestala col torlo del vuovo cocto e cola polvere dela mastica e del comino, e ungene lo capo […] II,3 Item piglia lo sangue del pilistrello e llo succhio del’iusquamo e le vuova dele formiche e lo papardo nero, uvero in suo luogo la seme del’iusquiano, per eguale parte, e pesta queste cose insieme e mescolale col sangue del pilistrello e ungie quine tu vuoli non vi rinascerano li peli; certa cosa est. III,15 Item bolle le seme dela stafisagra con l’acqua, e con quella acqua distempera buona quantità di groma buona e necta, e con cotale acqua lava lo capo due fiata uvero tre; e guarrà.

    Spesso la principale è introdotta dalla congiunzione e anche dopo una o più subordinate participiali; qualche esempio: Item la piumici arsa indel fuoco e ispengniata iii volte indel vino, e possa ne fa polvere e polla indelli occhi che

    113 Sulla coordinazione nell’it. ant. cf. Consales (2012, 99–109) e bibliografia ivi indicata. 114 Sui tipi di frase iussiva cf. Lauta (2012, 94–98).

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    5 Commento linguistico

    àno ardore di lagrime (XVI,53), Item la cennere dela merda del colonbo, arsa e mestata col’aceto, e seccala e poi la pesta (XVI,61), Item lo sale pesto cola pasta e arso al fuoco, e pone in sul dente, e perfectamente sana (XXI,2), Item pulvis colofonie et balaustie et acathie, similliantemente poste in sulla bruna, e riceva lo fummo per lo postrione fortemente ristringe (XXXI,26), etc. La coordinazione disgiuntiva intrafrasale e interfrasale è realizzata più spesso con overo/uvero, meno frequentemente con o e usia: e se ll’omo la berà o mangerà, serà oltra modo luxurioso (XLIII,6), se si ne farà cennere uvero sarano arostite indel forno uvero altro (XII,15), lava overo ungie le dicte piante col martiaton (XXX,14), Item se lla femina berà usia portràve l’urecchie (LI,16), etc. Esempi di coordinazione conclusiva con le congiunzioni adunque e unde e il verbo all’indicativo: E conforto, adunque, e consilglio lo lectore (prologo), unde dale ’nfertà del capo inprimamente incominciamo (prologo) e unde li ’nfermi sono costrecti a falso dormire e questa infermitade è mortale (V,14). Sono naturalmente sfruttati anche connettori testuali con valore anaforico e cataforico per garantire la coesione del discorso o per stabilire connessioni fra le diverse ricette: cf. § 5.6 Testualità.

    5.5.12 Proposizioni completive 115 Le proposizioni completive sono generalmente introdotte dal complementatore che. Proponiamo due esempi di proposizione oggettiva con verbo finito e uno di proposizione soggettiva con verbo finito in dipendenza da un verbum dicendi: Item diceno alquanti experimentatori che llo topo, arrostito e mangiato, sana questa infermitade (XIII,1), Item disse Dias. che questa verminaca, pesta e legata sulla enfiassione, sana e apre e spargie (XXIV,16), Item dicesi che sapo dell’urecchie del cane, riceuto e dato a bere, fa dormire (VI,14). È interessante un esempio di completiva oggettiva implicita, a cui segue una coordinata esplicita introdotta da che:116 Item intesi da uno fedele dengniamente essere questo provato sensa nullo pericolo e che incontenente fa scire fuore la marcia e li omori (XXIX,4). Nella descrizione della preparazione di un medicamento la proposizione completiva può non essere introdotta dal complementatore, soprattutto in pre-

    115 Sulle completive nell’it. ant. cf. Dardano (2012b). Si vedano Stefinlongo (1980) per le completive esplicite del Decameron e Tomasin (2004, 200) per esempi di completive nei testi padovani antichi. Cf. anche Rati (2008). 116 Per uno sguardo diacronico sulle proposizioni coordinate a una secondaria introdotta da che cf. Serianni (1989a).

    5.5 Sintassi

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    senza di un elemento cataforico nella reggente: Item unguento valde e buono a questo male: risolve la pece navale per tucta una nocte indel forte aceto, e la maitina vi mescola l’olglio dela noce e la polvere del’orpimento (III,16), Item queste cose sono presiose a purgare lo capo gravato d’omori caudi e freddi: pilglia la mastice e ’l pilletro, senape (VII,2), Item inpiastro provato: piglia la polvere d’oncenso e dela merda del colonbo e dela farina del grano e distenpera col’albume del vuovo (IX,33), Item questo è provato: lo padre suo uvero la madre porti lui all’ecclesia la quarta feria e sexsta (XII,12), etc. Tracce del che polivalente:117 e ponela al sole che secchi (VI,15), e guarda che non toccassi li altri, che lli cadrebbeno tucti (XXI,42), e pone la trementina overo lo vesco in capo d’uno bastone e mectelo indel’orecchio, che la pietra vi s’apicchi e tira fuore (XVIII,20).

    5.5.13 Proposizioni temporali 118 La proposizione temporale della contemporaneità è introdotta dalla congiunzione quando e viene solitamente anteposta o posposta alla reggente, mentre solo di rado è inserita nel corpo della reggente. Qualche esempio: e mettela indel naso, quando ne vai la sera a llecto (VIII,7), Item quando lo dolore è vecchio, fa empiastro dela senape (X,16), questa polvere dae alo pilentico a bere con buono vino, quando lo pilglia lo male (XII,24), Item lo lengnio del frasso aguto aceso, quando arde, pollo al dente cavato (XXI,72), Item quando lo male di questa postema chresscie, usavi cose disoluctive (XXIV,33). La proposizione temporale dell’anteriorità è introdotta da innansi che e presenta il verbo all’indicativo o al congiuntivo, soprattutto in corrispondenza della costruzione latina antequam + congiuntivo: Item la maqula si dé maturare e mollificare, innanti che vi pogni le cose disolvettive (XVI,40), Item innansi che queste medicine facci alo ’nfermo, dei purgare lo ’nfermo (XXXIX,6), etc. La temporale della posteriorità è espressa con le congiunzioni poi che e possa che e il verbo all’indicativo:119 e, poi che ’l male è maturo, pilglia lo lacte dela femmina che llacti filglio mascio (XVI,20), poi che ffi secco, supponi l’altro (XXXI,19), e in questa decossione fomenta la natura, poi ch’esscie del bangno

    117 Sul che polivalente nell’it. ant. e cinquecentesco cf. D’Achille (1990, 205–260); Telve (2000, 273–274). 118 Cf. Bianco/Digregorio (2012). 119 Sulla congiunzione poiché cf. Patota (2005).

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    5 Commento linguistico

    (LIII,13), E possa che la caliggine è matura a mandare lo dolore e l’ardore, ungie li occhi col lacte (XVII,6), etc. Abbiamo poi un esempio di fin che (fa bollire, fin ch’è consummato lo vino LVI,40) e l’uso di infine che con il significato di ‘finché’ per circoscrivere la durata dell’azione indicata nella sovraordinata: e mectela indela natura e favila stare tucta la nocte, infine che lo sangue n’esscie (XLVII,12), Item quoce indell’oglio una mostella morta, infine che tucta si disperge (LVI,113), etc.

    5.5.14 Proposizioni causali Le proposizioni causali sono introdotte dalle congiunzioni inperciò che e raramente perché:120 lo quale sana, come vuole, tucte le nostre infermità, inperciò ch’elgli è capo di tucti fedeli (prologo), e fa questo con guardia, inperciò che arde la codenna (X,8), e tiello segreto questo isperimento, inperciò che non è veruno pió vertudioso di questo (XXXIII,5), non li verrà voluntà di femmine, inperciò che ramolla lo quore (XLV,14), E studi diligentemente di sapere [...] quanto la loro natura puote adoperare di ciascheduna, perché la loro conplexsione este molto oqulta (prologo), etc.

    5.5.15 Proposizioni finali 121 Le proposizioni finali sono introdotte prevalentemente dalla congiunzione acciò che con il verbo al congiuntivo presente.122 Una campionatura: Acciò che li capelli non rinasscano per nessuno tenpo, divelgeli e ungie lo luogo (II,1; lat. ut capilli numquam renascantur II,1), acciò che la materia si disolva ed escane fuore per fummi e per sudore, fa questo gargarismo (XXIV,1; lat. ut materia evaporetur XIV,1), e possa primeramente è da usare sulla postema caudi ripercossivi, acciò che lo menbro si conforti e la materia che ffa la postema vada via (XXIX,2; lat. ut membrum confortetur et materia retrocedat XIX,2), Item acciò che lla seme rimangna indela matrice, la femmina bea a digiuno le granella dela peonia (LII,23; lat. ut mulier retineat semen XLV,25), e polla calda al bellico e conforta la matrice, acciò che ritegna la seme (LIII,4; lat. ut semen retineat XLV,46). In un caso la proposizione finale è costruita con perché e il congiunti-

    120 Frenguelli (2012a, 330) rileva che «perciò che è diffusissimo nei testi scientifici, siano essi opere originali o volgarizzamenti». 121 Cf. D’Arienzo/Frenguelli (2012). 122 A proposito della tendenza a collocare alla fine del periodo la proposizione finale introdotta da acciò che: Dardano (1969, 88); Geymonat (2000, vol. 1, CCXLIII).

    5.5 Sintassi

    437

    vo imperfetto: e sia tracto in gió lo fummo ch’ède indel capo colli otricelli atractivi overo con sopposte, e fregate le palme dele mane e deli piedi pianamente e non forte, perché li spiriti delo ’nfermo non mancasseno (VI,11). Per le finali implicite cf. § 5.5.9 Usi dell’infinito.

    5.5.16 Periodo ipotetico 123 Le proposizioni condizionali del nostro testo presentano prevalentemente il verbo all’indicativo (presente o futuro). Con una protasi all’indicativo presente abbiamo spesso apodosi all’imperativo: Se lli capelli del capo cagiono, fa llesciva della cennere (I,1), pestale fortemente coll’acqua, se lla rasca è nuova (III,7), se tu vuoi fare corteçemente dormire alquna persona, piglia opio (VI,15), se per una volta non guariscie, fallo un’altra volta (XII,24), Item se gli occhi àno ardore, ungeli col lacte (XV,17), Item se vermi entrano indel’orecchio, mectevi lo succhio (XVIII,10), Item se lo dolore est per cagione d’omori chaudi, quoce lo cocomalo salvatico (XXI,11), se la lingua tostamente si disstorce, fa gargarismo del vino (XXIII,1), se la luqula cade troppo in sulla lingua, tolleli sangue (XXIII,8), etc. Talora l’apodosi può essere all’indicativo presente: ad esempio, se lo sterco del lupo este vieto e antico, è biçongnio che coll’olglio vieto lo disolvi (XXXI,19), se lo dolore chresscie, è la pietra indela vesscica; e se non chresscie, est indele rene (XXXIX,15), etc. Con la protasi all’indicativo futuro abbiamo l’apodosi all’indicativo presente: lla lebra guariscie similgliantemente, se ne l’ungerai (I,11), se lla porrai sul dente che duole e sulle radice del dente, tosto cade lo dente (XXI,42), Item se llo dente si toccheràe col lacte del cane, incontenente cade (XXI,54), se per grande ora la terrai in bocca, apostucto tolle via lo dolore (XXI,61), Item se lli denti si lavrano cola decossione dela radice bedegar, li denti si fermano e le gingie corrose sanano (XXI,68), se ungerai la verga dello ’nfermo [...], incontenente si ronpe la pietra (XXXIX,5), Item se la femina portrà lo sterco delo lefante, non ingravida (LI,24), etc. E con buona frequenza anche l’apodosi all’indicativo futuro: ad esempio, se lla terrai in bocca, non potrai perdere sangue (XXII,25), se spesse volte lo farai, sì guarrai (XXV,7), e se ll’omo la berà o mangerà, serà oltra modo luxurioso (XLIII,6), Item se porrai una rana indela casa, tucti li dimoni ne fugierano via (XLIV,1), se porrai la dicta radice socto le vestimenta ad alquno indimoniato, lo dimonio ti confesserà chi est e unde fie e fugierà via (XLIV,16), se lla femmina berà del succhio [...], non arà poi a ’ngravidare (LI,7), etc.

    123 Cf. Colella (2012) e bibliografia ivi indicata.

    438

    5 Commento linguistico

    Tra le costruzioni del periodo ipotetico attestate sporadicamente: protasi all’indicativo futuro e apodosi all’imperativo: ad esempio, se arà grande dolore, risolve l’opio [...] e mettelo (X,3), Item se pietra overo grano cadrà indell’orecchio, ponvi cosa mollificativa (XVIII,20); protasi al congiuntivo imperfetto e apodosi all’indicativo presente: se ne toccasse gli occhi con esse, sanano (XVI,6), e se vi la tenessi troppo, fa scire fuore la matrice (LIV,16); protasi al congiuntivo imperfetto e apodosi all’imperativo presente: se lla pietra delo infermo fusse molto dura e grande e invecchiata, fa questa polvere (XXXIX,8).

    5.5.17 Proposizioni consecutive 124 Le proposizioni consecutive del volgarizzamento sono espresse da tanto che e congiuntivo, con eventuale antecedente nella reggente, e da sì che e congiuntivo: e frigele indela padella, tanto che n’abbi unguento (LVI,37), lo sterco del colonbo cocto indel vino, tanto che ’l vino si consummi (LVI,105), legalo con un filo, sì cche lievemente si ne possa cavare (XXXI,35), e turala dintorno, sì cche tucto lo fummo vengnia per lo pertuso dela verga (XXXIX,3), etc. È attestata anche la costruzione con che e il congiuntivo, con antecedente nella reggente: la fistula tanto sia premuta, che tucta la pussa n’esca fuore (XVI,18), e falla tanto quocere, che diventi polvere (XXXIX,6).

    5.5.18 Proposizioni comparative e altre correlazioni 125 Esempi di proposizione comparativa con segondo (segondamente) che + indicativo: segondamente che per questo libro apare (prologo), segondo che a me fu manifesto (prologo), Item, segondo ch’io vidi ispesse fiate, bellirici marini, posti indelli occhi, purgano (XV,26), Item cancri oculi, in collo legati, l’otalmia delli occhi medicano, secondo che dice l’autore (XVII,18), etc. Il costrutto con il connettivo come e il verbo all’indicativo ha sfumatura modale ed è sfruttato per stabilire rinvii intratestuali: e queste cose fa come dicto è infine a qui (XXIII,6), e unge come di sopra è dicto (XXX,19), cocti e inplastati come dicto è (L,6), etc. La comparativa può trovarsi entro una subordinata relativa: lo quale sana, come vuole, tucte le nostre infermità (prologo). Altrove abbiamo l’avverbio correlativo così (sì) insieme a come: e darvi fede, così come tutti li loro libri avessi in tua preçensia (prologo), usavi maturactive e ingrossative e divisive, sì come est la radice del benevischio (XXIV,3). 124 Cf. Frenguelli (2012b). 125 Cf. Pelo (2012).

    5.5 Sintassi

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    Una correlazione di tipo quantitativo è stabilita con quanto e tanto: quanto ne verrà seccando del fele, tanto ne verrà menimando la spiena dello ’nfermo (XXXVII,9). Per quella temporale abbiamo così tosto come: Item qusì tosto come lo ’nfermo epilentico cadrà, ucide uno cane (XII,10), anche con ripetizione di così tosto: e così tosto come viene ala gola e al gosso, così tosto affoga l’omo (XXIV,37); e quanto tenpo e tanto tenpo: quanto tenpo porterà in cinta una corregia di quoio di lupo, tanto tenpo lo ’nfermo non arà questa infermitade (XI,27).

    5.5.19 Ordine delle parole Evidenziamo in rapida rassegna i casi di mancato rispetto dell’ordine regolare SVO. Anticipazione dell’oggetto al verbo (OV), spesso nelle forme della dislocazione a sinistra con ripresa pronominale.126 Una campionatura: I,9 e lla grassa che sta di sopra all’acqua colgliela, e mestala col torlo del vuovo II,5 Item lo succhio dela ciquta, diligentemente mesto coll’acqua, pollo sopra luogo III,4 Item lo brodo deli ceci ongnia rongnia del capo e del corpo tolle via. IV,11 Item ala rongnia la cennere dela guercia vi spargie suso IV,13 Item ala tingnia l’eleboro bianco, pesto col’asciugia del porco, pone sopra tucto lo capo V,2 e questa confessione pone ale nare del naso IX,15 Item la folglia dela brectonica emplastrata lo dolore dela fronte e delgli occhi meravigliosamente humilia. XVII,17 Item la grassa dei pessci del fiume distruggiela e meschiala coll’olglio e col mele XXXI,29 Item la merda del colonbo risolvela indel’acqua psilii vel salcis XXXI,59 Item acedula infussa indel’aceto forte, involvela indela stoppa infussa indel’aceto e quocela socto la bruna e poi ne la cava. XLII,7 Item la vesscica dela torla pestala e dalla a bere alo ’nfermo: vale. XLVII,25 Item la radice della malva radela e polveriçavi

    Il soggetto è talora posposto al verbo nella reggente (VS). Qualche esempio: I,16 e fino biondi li capelli per due mesi. II,5 non vi rinasceno li peli. XIII,1 Item diceno alquanti experimentatori che XXIV,16 Item disse Dias. che LI,4 Item disse una femmina ch’era molto gravata d’inprengnare

    126 Cf. Dardano/Colella (2012, 43–45). Sulla dislocazione a sinistra in prospettiva diacronica cf. D’Achille (1990, 126–135).

    440

    5 Commento linguistico

    Le proposizioni relative presentano vari esempi dell’ordine VS: prologo. dei quali libri sono cavati l’infrasscripti experimenti IV,9 coll’acqua uve siano cocte le fronde dele noce XXI,31 l’aceto dove sia cocta la coloquintida XXVI,1 indel quale brodo siano cocte queste cose XXXII,6 indel quale sia disoluto lo garofalo XXXI,42 l’acqua ove siano cocte le pere

    L’ordine OVS si ritrova con l’espressione quel medesmo fa, che funge da richiamo anaforico degli effetti curativi indicati nella ricetta precedente:127 I,12 Item quel medesmo fa lo squdo dela dicta testuggine a farne polvere, cioè ardendola. I,21 Item quel medesmo fa la cennere dela merda dela capra e dell’unghie suoe. IV,17 Item quel medesmo fa l’acqua salsa mesciata col solfaro.

    5.6 Testualità D’accordo con la classificazione di Sabatini (1999), possiamo definire i ricettari medico-farmaceutici come testi tecnico-operativi «con funzione strumentaleregolativa, basata sull’adesione spontanea del destinatario alle istruzioni fornite dall’emittente».128 Questa tipologia testuale impone un forte vincolo interpretativo nel patto comunicativo tra emittente e destinatario e consente l’applicazione del rigido criterio di «vero e falso», cui si collegano l’impostazione prescrittiva, le allocuzioni al destinatario, la sottolineatura delle indicazioni. Nel volgarizzamento è conservato l’item come segnale di raccordo delle unità omologhe (le ricette), mentre le unità analoghe (i capitoli) sono separate attraverso l’accapo e la presenza di rubriche, spesso vergate in rosso nei testimoni. Pertanto, per ciascuna patologia indicata nella rubrica sono raccolte varie prescrizioni introdotte, per l’appunto, dall’item. I Textbausteine del Thesaurus pauperum latino e, di conseguenza, dei volgarizzamenti sono quelli attesi in un ricettario:129 diagnosi, terapia (prescrizione) e invocazione (dichiarazione di efficacia). La diagnosi è il tema dell’enun-

    127 Cf. anche § 5.6 Testualità. 128 Cf. anche Aprile (2014, 79), da cui è tratta la citazione. Per indagini sulla testualità in opere scientifiche medievali cf. Dardano (1994, 520–524); Librandi (2001; 2004); Casapullo (2001; 2004); De Roberto (2012a). Spunti di riflessione sulla testualità dei ricettari culinari medievali in Frosini (2015). 129 Cf. Glessgen (1995, 90–91); Sboarina (2000, 100).

    5.6 Testualità

    441

    ciato; nella nostra opera è confinata solitamente nella rubrica, ma nelle ricette possono incontrarsi considerazioni diagnostiche o con ripetizione della patologia (talora secondaria rispetto a quella della rubrica) o con dichiarazione dello scopo terapeutico. Nelle rubriche la diagnosi è espressa sia con un sintagma nominale che indica la patologia o la parte del corpo interessata dal malanno (a.) sia con un sintagma verbale (b.). Qualche esempio: a) Contra litargia e cure A la ’nfermità deli occhi e cure Contra la ’nfertà dela lingua b) A tollere la volontà d’uçare cola femmina Ad aprire la matrice e a tollere la sua durisia per omori A fare partuire la femmina e purgare la matrice

    Il volgarizzamento presenta ulteriori rubricature rispetto al latino nel tentativo di organizzare diversamente la materia, favorendo, ad esempio, la messa in rilievo di uno stato patologico secondario rispetto a uno primario. Questi interventi possono comportare un’insoddisfacente suddivisione della materia, quando, ad esempio, la rubricatura coinvolge un numero ristretto di ricette ed esclude quelle immediatamente successive. Occorre, altresì, distinguere fra gli interventi d’autore e quelli di copista, cioè fra quelli presumibilmente originali e quelli introdotti nella trasmissione del testo. In VAT si trovano, come detto anche in precedenza, le seguenti nuove rubriche, che sono espresse sempre nelle forme di sintagmi nominali e, meno frequentemente, verbali: Experimento ala tingna e ali capelli (nel capitolo I) A ffare nassciere li capelli (nel capitolo I) Allo rinascimento deli capelli (nel capitolo I) Eximenpto [sic] ali capelli e qure (nel capitolo I) Experimento contra li peli (nel capitolo II) Experimento contra li capelli (nel capitolo II) Experimento ala ’nfermità a litargia (nel capitolo V) Experimento ale dicte cure (nel capitolo VI) Medicine ala carne che soperchia indell’occhio e chure (nel capitolo XVI) A stagnare lo sangue dele ferite (nel capitolo XXII) A ucidere le fistole e lo cancro e la formica (nel capitolo XLIX) Medicine a coloro che ssono rocti e dele loro cure e rimedii (nel capitolo LVIII)

    Non pare superfluo ripetere qui alcune considerazioni in merito alla genesi di queste indicazioni: sono innovazioni imputabili alla famiglia stemmatica di VAT. Il fatto che queste rubricature convergano nel testo e siano trattate come indicazioni di capitoli, accanto ad alcune note marginali con analogo valore di

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    5 Commento linguistico

    evidenziare una o più ricette, è un valido indizio della loro natura irreversibile, cioè della loro presenza nell’antigrafo di VAT e, quindi, nel subarchetipo cui appartiene VAT. Vediamo qualche caso in cui il volgarizzamento del Thesaurus pauperum si sofferma sulla diagnosi attraverso la definizione più precisa della patologia nella prima ricetta del capitolo e, dunque, prima delle ricette terapeutiche vere e proprie. Questo accade in apertura dei capitoli dedicati a frenesia, malattie polmonari ed emorroidi. VI,1 Indel cominciamento del male dela frenetica, frenesis est infermità che ll’omo non può dormire, e dei riperquotere la materia, ciò est gli omori, col succhio dela plantagine mesto col’aceto, overo col succhio dela morella, overo col succhio deli covali e coll’actre cose simigliante a queste. XXVIII,1 Lo polmone si danna ala fiata per cagione di polvere, alquna fiata per cagione di secare, segondo che aviene ala febbra aguta e dipo lla grande sete, e ala fiata per voce, e ala fiata per arsura di cose salse, le quale seccano molto le ’nteriola, e ala fiata aviene per cose acetose, le quale innasprano li membri dentro [...] XXXV,1 Ad ritenere lo fluxso dele morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione, le morroide so vvene che ssiano indel postrione, che, quando si corronpeno, aviene questa infermitade.

    Passiamo ai casi in cui il tema, rappresentato dalla diagnosi o dal conseguente scopo terapeutico, è introdotto nella ricetta. Sede privilegiata di riproposizione della diagnosi è la prima ricetta del capitolo in cui si determina una ripresa anaforica del contenuto della rubrica; da uno spoglio sistematico ricaviamo le seguenti occorrenze. Sintagma nominale. V,1 Ala litargia fa questi experimenti: pesta la ruta e l’assensio e mesta insieme coll’aceto fortissimo e inplastato al naso; ed è meravilliosa medicina. VIII,1 Item contra la rema del capo d’omori freddi, calamentum, serpillo, pesti e caudi posti in sul capo, molto giova. XI,1 Ad lo male dela pilensia, lo corno del cervio, polveriçato e bevuto col vino, incontenente sana li omini che caggiono per questa infermitade. XVII,1 Item ad la caligine deli occhi, favvi questo collirio meravillioso [...] XXIV,1 Ala quinansia in prima tolle sangue alo ’nfermo dela vena del capo indel braccio ed assai, e possa dele vene di socto la lingua [...] XXXI,1 Item contra lo troppo fluxso del ventre, lo sterco del cane c’abbia mangiato pur ossa fortemente istringe lo ventre.

    5.6 Testualità

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    XXXIII,1 Allo dolore di ventre, bolle la ruta e pestala e inplastala sullo ventre: salutevilemente sana. XLII,1 Item contra le produre la quale est inn alquno menbro, folglia vitis, persici, salicis, francigene, quocele indel vino [...] LV,1 Ad dolore dipo llo parto, quoci li torli dele vu[o]va indell’acqua.

    Sintagma verbale. III,1 Ad sanare le postule del capo, lava ispesso lo capo coll’aceto indel quale vi sia cocta la capomilla e guarrà lo ’nfermo; nulla cosa è migliore di questa a questo male. Macer. VII,1 A tollere lo dolore del capo, metteli indel naso lo succhio dell’ellera terrangniula: lo capo purga e tolle via lo dolore del capo; lo succhio dell’ellera nera, messo indel naso, tolle via la pussa. XIX,1 A tollere via la gocta roçata, fa llacte coll’acqua dele merolle dele granella deli pinnocchi delli pini […] XX,1 Item a tollere via le ruche dela faccia e ongnie infermitade dela faccia, pesta la radice del cocomalo salvatico […] XXX,1 Ad laxandum ventre, cioè a ffare lo ventre molle e correvile per andare a ssella, pillia lo fele del toro e l’aloe e salegemma e olglio e mescola insieme e ungene lo postrione; e inn una hora fa andare ad sella incontenente. XXXIV,1 Ad ucidere tucte le mingnacte del ventre, da a coloro che ll’àno a digiuno lo lacte puro a bere per tre u quactro die; al quarto giorno la maitina li drai a bere li algli pesti col’aceto tiepido. XXXVI,1 Ad aprire l’opillassione del fegato, unge la regione del fegato ditorno a digiuno questa unsione [...] XXXVIII,1 A purgare la terrisia, propriamente vi vale la raçura d’elleboro […]

    Proposizione ipotetica. I,1 Se lli capelli del capo cagiono, fa llesciva della cennere dela merda del colonbo e lavane lo capo. Experimento. XXIII,1 Item, se la lingua tostamente si disstorce, fa gargarismo del vino ove sia cocta la ruta, la salvia e ’l pilletro, e caldo lo gargariça; e fa prode. XLVII,1 Se llo sangue dele calende dela femmina discorre troppo, falli una sopposta di merda di capra e del succhio dela sanguinaria vel arnogrosse. XLIX,1 Se lle puppule dele femmine enfiano per discorrimento di molto lacte, in prima fa tornare la materia indirieto coll’argilla [...] L,1 Se lla femmina àve male indela matrice, la quale si chiama suffucassione, pesta le foglie del’ortica e polla ala natura […]

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    5 Commento linguistico

    Proposizione finale. II,1 Acciò che li capelli non rinasscano per nessuno tenpo, divelgeli e ungie lo luogo col sangue del ppilistrello e col sangue dele rane picciule.

    Proposizione temporale. LI,1 Quando la femmina non vuole inprengnare o per paura di morte o per altra cagione, manduchi l’osso del quore del cervio e non arà ingravidare.

    Non è frequente la riproposizione della diagnosi nelle altre ricette dei capitoli e, quindi, dopo l’item, che ne scandisce la successione. Nella seguente campionatura evidenziamo sempre la struttura sintattica. Sintagma nominale. XVI,22 Item ala carne superflua, pilglia la polvere deli fiori deli melengrani che cadeno in terra e li pancasciuoli e pone questa polvere sulla carne e pone uno pano soctile tra l’occhio e la carne. XVI,23 Item al dolore deli occhi, ponvi lo succhio dela verminaca col’albume del vuovo. XVI,24 Item ala maqula dell’occhio pesta lo coriandro verde e distenperalo e colalo e mectelo indell’occhio. XVI,25 Item ala leppaia delgli occhi, l’ongosto e l’albume del vuovo pesta insieme per iguale parte e pone sulgli occhi e la mane e la sera […] XIX,3 Item contra la gocta roçata vecchia, pilglia uncia i di borraggine e uncie ii di farina di ceci rossi e meschiala col succhio dela cipolla e col mele dispiumato rosso. XIX,5 Item contra la petiggine dela faccia, quoce indell’ollio la certola verde viva e vite alba, cioè la cocossa salvatica […]

    Sintagma verbale. XVI,45 Item a tollere via la grande maqula dell’occhio, pesta la radice dela celidonia coll’acqua roçata e polla […] XVII,20 Item a mandare via l’unghia delli occhi, mectevi lo sangue dell’anguilla viva. XXV,6 Item a purgare la rema del pecto, pilglia la ruta, nabrotalo, puleggio dele prata […]

    Proposizione finale. LII,23 Item acciò che lla seme rimangna indela matrice, la femmina bea a digiuno le granella dela peonia che ssono chiuse e gratius con vino nigro a digiuno e inplastetur bellico co· thure e mastica e mirra.

    5.6 Testualità

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    Proposizione ipotetica. VI,25 Item se lo vuoi isvelgliare, metteli al naso lo forte aceto. XVIII,9 Item se grano overo pietra o altra cosa che sia simile cade indell’orecchio, pongniavi una persona la bocca all’urecchie e forte vi soffi per grande ora e possa fortemente succhi. XVIII,10 Item se vermi entrano indel’orecchio, mectevi lo succhio dela bucchia del noce overo dele fronde del persico.

    Proposizione temporale. XXV,18 Item quando alquno homo sputa lo sangue, usia che lo vumichi, dalli a bere lo succhio dela brectonica, la quale erba è chiamata lingua passarina volgaremente, e incontenente lo stangnia XXXVI,4 Item quando la idropisia non è molto confermata, tosto si guarisscie con usare molto ispesso a mangiare l’erba endivia e bere l’acqua dela sua decossione.

    Nel capitolo XXIII, consacrato alle affezioni della lingua, quattro ricette in sequenza si aprono, ciascuna, con una proposizione condizionale che introduce un diverso stato patologico: XXIII,5 Item, se lo nervo che muove la lingua s’inpedisscie, fa uno inpiastro sullo cipesso di sopra, unde lo dicto nerbo nasscie, di cera e di pece e di olglio antico e issciungia d’orso e di merda di colonbo e di caucina viva e di sterco d’omo e di castoreo e di piletro. XXIII,6 Item, se danna lo nerbo sensibile, pone lo ’npiastro dirieto dal capo, inperciò che quinde nasscie lo male; e ss’è altro lo nascimento dela malatia, pone lo ’mpiastro altro, ma none in sul membro infermo; e queste cose fa come dicto è infine a qui. XXIII,7 Item, se la lingua enfia, menavi suso lo çaffino electo, imperciò che la infiasone tolle. XXIII,8 Item, se la luqula cade troppo in sulla lingua, tolleli sangue, s’abbiçognia, e poi fa gargarismo d’acqua e d’aceto che vi sia cocto le balaustie e canfara e gladium e altre cose similliante a queste.

    L’unità testuale della terapia è costituita dalle istruzioni utili alla cura. Tali prescrizioni sono il rema dell’enunciato e sono solitamente condensate in brevi periodi con verbo all’imperativo, talora con poche coordinate. Sul modello di Dardano (1994, 522), riconosciamo come dispositio di base delle prescrizioni dei ricettari la sequenza di tema (parte del corpo o malanno da curare) e prescrizione. Questo schema è comune a molte ricette finora esemplificate. Ma poiché nel Thesaurus pauperum latino e, dunque, nel volgarizzamento pisano il tema (cioè la diagnosi) è esplicitato già nella rubrica e non viene ripetuto, la ricetta risulta spesso costituita dalla sola prescrizione con rivendicazione positiva della sua efficacia (Textbaustein dell’invocazione).

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    5 Commento linguistico

    Un primo schema delle prescrizioni prevede: preparazione del medicamento (verbo direttivo + ingredienti) e sua applicazione (verbo direttivo + localizzazione).130 I,4 Item quoce le radice dela malva indell’acqua e lavane lo capo: incontenente fa cadere la forfere. Experimento. I,6 Item fa unguento dela cennere dela merda dela capra e dell’olglio e ungene lo capo e fa multiplicare li capelli. I,7 Item quoce la bucchia dell’olmo indel’acqua e lavane lo capo ispesso; e fa nassciere molti capelli. I,8 Item pesta l’ascienso un pogo e legalo in sulo capo: similgliantemente guariscie. Macer. I,9 Item pesta li pretesemini colo sangue del porco e fa bollire indel vino bianco, e possa lo cola con uno panno sopra l’acqua fredda, e lla grassa che sta di sopra all’acqua colgliela, e mestala col torlo del vuovo cocto e cola polvere dela mastica e del comino, e ungene lo capo, inperciò che tosto fan nassciere li capelli. Experimentor. I,18 Item pesta le certule verde e le sanguesucche, cioè mignacte, e mestale insieme coll’olglio laudanino, e unge lo luogo u’ tu vuoi che nascano li peli; e per certo vi nascierano. Experimento. I,19 Item arde la pelle cole labbra del capo dela volpe e la certula verde, gittato via lo capo, fa bollire indell’olglio fortemente per uno die e ungie quine u’ tu vuoi e la polvere vi spargie suso: li peli fa nasciere. I,22 Item incende la testugine viva sulle vite e fanne polvere e unce tre d’alume e altretanto di medula di cervio; e queste cose quoce col vino e ungie lo capo calvo e guarisscie.

    Tale schema può essere ribaltato con l’anticipazione delle indicazioni sulla somministrazione del medicamento, seguite da eventuali precisazioni sulla sua natura e dalla dichiarazione di efficacia. Qualche esempio dai primi due capitoli: I,10 Item unge lo capo quine u’ tu vuoli che naschano li capelli col mele chrudo e di sopra vi spargie la cennere dela certula verde arsa; e fa ingennerare molti capelli. Experimentor. I,11 Item unge lo luogo col sangue dela testugine terranea: molti capelli fa ingennerare e lla lebra guariscie similgliantemente, se ne l’ungerai. Diasc. I,15 Item lava lo capo coll’orina del cane e non fi calvo. I,16 Item lava lo capo una fiata colla lessciva facta dela cennere dei lengni del’ellera dibucchiata e fino biondi li capelli per due mesi.

    130 Limitiamo l’esemplificazione al solo capitolo I.

    5.6 Testualità

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    II,7 Item unge lo luogo col lacte del cane, non lassa rinascere li peli. Sixtus et Gualterrius dicano quello medesmo delo lacte.

    Ribadiamo la presenza costante dell’imperativo, che segnala un interlocutore a cui sono indirizzate le istruzioni del testo tecnico-operativo. In alternativa al verbo direttivo, l’enunciato può presentare in prima posizione il semplice o il medicamento e di séguito le indicazioni sulle modalità d’impiego e la sottolineatura dell’effetto curativo (che rievoca quello della rubrica). I,5 Item la cennere dele picciule rane arse tosto guarisscie lo male del’alopisia. Girardus. I,14 Item la cennere dell’unghia arsa dela capra confecta cola pece sana l’alopisia. I,20 Item euforbium, mesto coll’oglio e postovelo, meravilgliosamente vale. II,4 Item la cennere deli torci deli cauli, mestato coll’aceto e inplastato sopra lo luogo, tolle lo rinasscimento deli peli. II,5 Item lo succhio dela ciquta, diligentemente mesto coll’acqua, pollo sopra luogo dov’è pelato: non vi rinasceno li peli. II,6 Item laudano e orpimento e vuova di formiche e d’aceto meschiato insieme e quine u’ lo porrai non vi rinascerano mai peli. II,9 Item la farina di lupini, inplastata sopra lo luogo, fa cadere li peli e li autri non lassa poi rinasciere. II,10 Item la farina dele fave, mesta col’orina deli fantini vergini, posta sopra lo luogo, non lassa nascere li peli. Dyas.

    In questa organizzazione dell’enunciato i soggetti delle principali sono solitamente i medicamenti o le sostanze curative e il verbo, all’indicativo presente attivo, reca l’informazione sull’azione terapeutica. Le informazioni sulla preparazione e sulla somministrazione dei medicamenti vengono talora condensate in sostantivi o in participi passati. XXI,51 Item la decossione dele fronde del tramarino tolle lo dolore dei denti. XXIV,19 Item la decossione dela menta verde meravilliosamente excluditur. XXXIV,3 Item la seme dei cauli, bevuta, tucti li animali del ventre ucide. XXXVI,19 Item l’orina dela capra, bevuta, qura lo idropico. XXXVII,10 Item la decossione dela cortice dela radice del salbuco, cocta infine a che torna al terso, guarisscie lo ’nfermo, cioè posta in sulla ispiena.

    Segnaliamo un esempio in cui notiamo, al posto del sostantivo latino decoctio con il genitivo del semplice (radicis malve), l’introduzione di un corrispondente verbo all’imperativo (quoce) con il semplice in funzione di complemento oggetto (le radice dela malva):

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    5 Commento linguistico

    I,4 Item decoctio radicis malve in aqua, capite inde loto, statim furfures cadere facit. Experimentator. I,4 Item quoce le radice dela malva indell’acqua e lavane lo capo: incontenente fa cadere la forfere. Experimento.

    L’unità testuale della terapia può essere sviluppata come elenco di semplici e medicamenti con eventuale richiamo alla diagnosi e all’efficacia; nei seguenti esempi è costante il segnale discorsivo con funzione cataforica queste cose. I,17 Item queste cose fanno nassciere li peli: l’olglio ove siano cocte le cantarelle, unto, disecca la codenna e possa vi pone l’olglio del vuovo e l’asciungia dell’orso, la cennere priapri asinini e la spiena e lo quore del’orso e la cennere dele corna del cervio e lo ventre dela lievra arso e laudano e la cennere del nabrotano arso e le noce arse e capelveneris e le nocelle arse olgliose e olio del rafano e li nocciuli del’orbache, e ungiene lo luogo u’ tu vuoi che nascano li peli. II,11 Item queste cose non lassano rinasscere li peli: opium, iusquiano, muscilago psilii, lo sangue dele rane picciole dell’acque e llo sangue dele testugine aquatiche e lo sangue del pilistrello e oleum indel quale si cuoceno la certula picciula e cimolea e cerusa e llitargirum et plumbum e polvere ostearum e polvere dele margarite. Avicenna. VII,2 Item queste cose sono presiose a purgare lo capo gravato d’omori caudi e freddi: pilglia la mastice e ’l pilletro, senape […] XVIII,28 Item queste cose ucideno li vermi deli orecchi: lo succhio del’assensio e lo succhio dele fronde del persico et lo succhio deli cocomali asinini.

    Il Textbaustein dell’invocazione concerne la rivendicazione di efficacia della terapia. Soluzione prediletta è l’inglobamento della dichiarazione di efficacia nella prescrizione; ricorrono alcuni verbi dell’area semantica della guarigione (sana, guarisce, tolle via usati come assoluti o come transitivi con il complemento oggetto della patologia in questione, etc.), i cui soggetti sono i semplici o i medicamenti. Richiamiamone pochi esempi dal primo capitolo: I,4 Item quoce le radice dela malva indell’acqua e lavane lo capo: incontenente fa cadere la forfere. Experimento. I,5 Item la cennere dele picciule rane arse tosto guarisscie lo male del’alopisia. Girardus. I,6 Item fa unguento dela cennere dela merda dela capra e dell’olglio e ungene lo capo e fa multiplicare li capelli. I,7 Item quoce la bucchia dell’olmo indel’acqua e lavane lo capo ispesso; e fa nassciere molti capelli. I,14 Item la cennere dell’unghia arsa dela capra confecta cola pece sana l’alopisia.

    5.6 Testualità

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    La soluzione alternativa è rappresentata da generiche formule fisse di ampia diffusione, con puntuali antecedenti già nei ricettari latini, come è buono, molto giova, vale, fa prode, etc. (lat. bonum est, mire iuvat, multum iuvat, etc.).131 I,20 Item eufobrium, mesto coll’oglio e postovelo, meravilgliosamente vale. VI,20 Item pone la spungia infussa indel vino caudo e pollo in sulla puppula manca; ed è buono. XVI,26 Item la ruta secca mescola col mele e ungene li occhi; ed è buono. XXXV,9 Item la polvere dela ferruggine vel flamme ferri conficiatur col succhio del tassobarbasso e soppolla; e è buono. L,11 Item la ruta, pesta et bollita indell’olglio e indell’axungia della gallina e dell’oga, e ponvila cauda denanti e dirieto, e giova incontenente.

    Al rango di unità informativa si può innalzare anche la menzione dell’auctoritas da cui attinge l’autore del Thesaurus pauperum: nell’originale latino tale indicazione è presente costantemente a chiusura di ciascuna ricetta, ma manca già in molti manoscritti latini;132 nel volgarizzamento pisano la conservazione della fonte è rara, con maggiore attenzione alle dichiarazioni in prima persona riguardo all’autenticità del medicamento (sul modello del questo dico io, questo ho provato, etc.), in cui il volgarizzatore si sovrappone all’autore secondo un fenomeno consueto nella pratica traduttiva medievale.133 In opposizione alla mancata menzione della fonte in chiusura delle prescrizioni, il volgarizzatore non interviene mai con innovazioni sulle ricette che si aprono con riferimenti a una fonte precisa: XXI,17 Item scrisse Bernardo indela sua somma, la quale chiamò Almagestro, che se col dente dell’omo morto toccherai lo dente che duole, sensa dubbio guarrà. XXIV,16 Item disse Dias. che questa verminaca, pesta e legata sulla enfiassione, sana e apre e spargie. XLV,1 Leggiesi indel primo libro Rasis che, sse drai ad alquno lib. 10 cocte col succhio afodillorum a bere in beveragio tutti li dì dela sua vita, non arà volontà d’uçare con femmina.

    131 Queste formule sono spesso soggette a diffrazione nella trasmissione del testo, dal momento che un’eventuale sostituzione non incide sul messaggio e rientra nell’adiaforia. 132 Il trattamento della fonte è un indizio importante per la valutazione dell’orizzonte di assemblaggio e di fruizione dei testimoni latini e delle traduzioni (e naturalmente dei loro manoscritti). 133 Tra i casi di presa di distanza del traduttore medievale dall’autore tradotto si veda quello del Catilinario di Bartolomeo da San Concordio: Zarra (2013, 125–127).

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    5 Commento linguistico

    XLV,9 Item legesi indel primo libro Raçis che grandiolus àve due radice: una di sopra, l’altra di socto; bevuta quella di socto, tolle via la volontade dela femmina e spegna le seme delo ’ngennerare.

    Sono riconoscibili due modelli di strutturazione dell’enunciato: dice l’auctoritas che e si legge nel libro dell’auctoritas che, cui segue la prescrizione terapeutica.134 Altrove la fonte è generica: XII,26 Item per certo si dice che Dio concedecte a quelli tre rei che l’adorono che qualunqua persona li loro nomi porterà seco ischripti non à lo dicto male. E questi sono li loro nomi: Gaspar, Baldasor, Melchior. XIII,1 Item diceno alquanti experimentatori che llo topo, arrostito e mangiato, sana questa infermitade. XXIV,15 Item udicti da molti medici li quali provano questa medicina che lla verminaca, pesta e cauda emplastata, sanò molti homini disperati e abandonati che aviano questa isquillensia, overo postema. LIV,1 Molti medici dicono che se lla raçarra dei nocciuli dactillorum berà la femmina col vino arà partorire agevilemente […]

    Anche in questi casi è consueta la struttura dell’enunciato con proposizione reggente – con un verbum dicendi, il cui soggetto è la fonte generica (alquanti experimentatori, molti medici) – e subordinata completiva che contiene le istruzioni. Abbiamo un caso di verbo reggente impersonale con rafforzativo avverbiale (per certo si dice) e alcuni esempi di verbo reggente alla prima persona (udicti). Interessante è il caso in cui viene messo in rilievo un autore (ispesialmente Dias., Dioscoride) entro un generico gruppo (tucti): XLV,6 Item dicono tucti, ispesialmente Dias., che llo pepe, ruta, agnus castus, calamentum arsum consummano le vertude e la seme dello ’ngennerare, seccando e per la loro forte caliditade e sua propietade.

    In alcune ricette la prima posizione è occupata dal richiamo anaforico agli effetti curativi espressi nella ricetta precedente. I,11 Item unge lo luogo col sangue dela testugine terranea: molti capelli fa ingennerare e lla lebra guariscie similgliantemente, se ne l’ungerai. Diasc. I,12 Item quel medesmo fa lo squdo dela dicta testuggine a farne polvere, cioè ardendola.

    134 Per il segmento informativo circoscritto dalla formula di citazione «“e dis + nome dell’autore + (che)”» cf. Casapullo (2004, 82–83).

    5.6 Testualità

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    I,20 Item euforbium, mesto coll’oglio e postovelo, meravilgliosamente vale. I,21 Item quel medesmo fa la cennere dela merda dela capra e dell’unghie suoe. XVII,28 Item lo pane caudo dell’orso fendelo per meçço e la polvere pone ala carne innanti li occhi, e questo pane caudo tiene molto e rischiara lo viso. XVII,29 Item quel medesmo fa la polvere sileris posta in sulli occhi cauda; e questo provai io. XLVIII,19 Item la feccia ch’esscie dela guercia dalla a bere coll’acqua piovana e vale. XLVIII,20 Item quel medesmo fa la cocitura del puleggio, bevuto.

    L’incapsulatore anaforico quel medesmo fa ha diretto riscontro nel lat. idem facit. Tra le strategie volte a garantire la coesione testuale vi sono varie forme di ripresa testuale (ad es., anafora, ripetizione, pronomi, iperonimi) sia tra ricette diverse (a.) sia all’interno della stessa ricetta (b.). Ne proponiamo un’esemplificazione con attenzione ai segnali di raccordo testuale, distinguendo fra rinvii anaforici (1.) e cataforici (2.): a.1. Rinvio anaforico fra ricette diverse: XXVII,2 Item la brectonica, confecta col mele e data alo ’nfermo quanto una fava, fa bene ismautire lo pasto all’omo indel ventre; e questa medesma erba tolle via lo vumicare. XXVII,3 Item questa medesma erba tolle lo male del ventre, cioè delo stomaco, e tolle via la tossa e li sospiri XXXVII,1 Lo vino dela cocitura della scorsa del frasso, bevuta a digiuno, tolle via la spiena; ed è provata medicina. XXXVII,2 Item dipo ll’uso di questo vino unge per dies octo la spiena cola dialtera e col’olglio laurino […]

    b.1. Rinvio anaforico interno alla ricetta: I,2 Anco quoce la folglia dela guercia e lla bucchia del meço dela dicta guercia, che sta tra lo lengnio e lo quoio vecchio di fuore, indell’acqua e lava lo capo di questa acqua. Experimentator. XIX,27 Item l’olglio indel quale si pestano l’amandole amare overo indell’olglio del giunipero osia l’olglio dela dicossione dele cipolle overo del rafano, tucti questi olgli e ciasquno per sei fanno prode ali orecchi che àno dolore per frigità. XXI,36 Item fa gargarismo di ruta, e salvia, piretro, ysopo, elebero nero, e la radice del pan porcile e del fusto del regamo; e una parte di queste cose mecte indel’orecchio, dala parte là u’ lo dente duole, coll’olglio. XXX,14 […] E quando vuoi fare ristringere, lava overo ungie le dicte piante col martiaton. E se lo vuoi fare vumicare, ungie le palme dele mane col dicto unguento.

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    5 Commento linguistico

    b.2. Rinvio cataforico interno alla ricetta: XVIII,28 Item queste cose ucideno li vermi deli orecchi: lo succhio del’assensio e lo succhio dele fronde del persico et lo succhio deli cocomali asinini. XXIV,21 Item questa medicina est provata ala lucqula: pilglia una meçça libra di seme di rose e unce quactro di succhio barbe ircine, e quocele indel mele e indel vino, e fa gargarismo.

    Anche gli avverbi (in prima, possa, etc.) possono essere adoperati come segnali discorsivi demarcativi nello svolgimento del testo prescrittivo: XXIV,1 Ala quinansia, in prima tolle sangue alo ’nfermo dela vena del capo indel braccio ed assai, e possa dele vene di socto la lingua e sottilemente con grande ingengnio; e possa usa gargarismi ripercossivi dentro e di fuore usa vaporattivi, acciò che la materia si disolva ed escane fuore per fummi e per sudore, fa questo gargarismo […] XLIX,1 Se lle puppule dele femmine enfiano per discorrimento di molto lacte, in prima fa tornare la materia indirieto coll’argilla overo colle fave frante, cioè polveriçate, e mestate col’albume del vuovo, usia le lenticchie cocte col’aceto e posto sulla ’nfiassione dele puppule; quando lo male cresscie, in principio ponvi l’albume del vuovo mesto coll’olglio roçato, perciò che tolle via la ’nfiassione e la durisia dele puppule.

    Accanto al già ricordato (e più volte esemplificato) imperativo di seconda persona, registriamo la presenza dell’indicativo futuro «nell’uso onnitemporale, tipico dell’enunciazione di principi generali» (Aprile 2014, 87). Qualche esempio di periodo ipotetico con verbo al futuro: XXI,1 Se llaverai la bocca col vino indel quale sia cocta la radice del toctomalglio una fiata lo mese, sana li denti e di nessuno tenpo v’arai male. LI,3 Item se lla femina arà passare sopra lo sangue mestruale d’altra femmina overo se si n’arà ungere di questo sangue, da inde innanti non arà ingravidare. LII,6 Item se lla femmina berà la schiuma dela lievra che ffa ala bocca quando passcie, arà a ingravidare.

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione Tradurre un testo scientifico nel Medioevo è azione decisiva nel trasferimento del sapere e, nella prospettiva linguistica che qui ci interessa più da vicino, nel processo di arricchimento del volgare.135 La traduzione risponde eminentemente a un’esigenza divulgativa, che per i testi scientifici si pone in equilibrio

    135 Cf. Frosini (2014a, 47–54) e le conclusioni dei volumi miscellanei Gualdo (2001a) e Librandi/Piro (2006).

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione

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    con la specializzazione: rendere accessibile un bagaglio di conoscenze tecniche in un determinato campo del sapere a beneficio di un pubblico incapace di leggere il latino. Nella scienza medievale vige una condizione di diglossia latino-volgare con distinzione dei campi di azione per le due lingue; il latino è la lingua della conservazione e della trasmissione del sapere antico dei savi e dei filosofi ed è la sola a essere adoperata per l’insegnamento universitario, in cui l’apertura al volgare è lenta e non realizzata nei secoli a venire, fino almeno al Settecento. Naturalmente non bisogna porre un confine netto fra le due lingue, che anzi vivono di continui scambi; con le parole di Dardano (1994, 510), è «operazione arbitraria separare la terminologia latina da quella volgare fondandosi unicamente sul fatto che la prima appare in opere scritte in latino, la seconda in opere scritte in volgare. L’affinità tra le due lingue è tale che non è sempre facile, soprattutto nei testi scientifici, distinguere tra vocabolo colto, semicolto e volgare». Inoltre, i meccanismi di semplificazione e di detecnicizzazione caratteristici dei volgarizzamenti dei testi scientifici sono identici a quelli che possono verificarsi già al livello della tradizione latina per l’azione di semplici copisti o di rimaneggiatori professionali. Il volgarizzamento pisano è improntato alla resa parola per parola del testo latino. L’atteggiamento traduttivo di tipo letterale è diffuso anche nei volgarizzamenti di testi letterari ed è imputabile a due motivazioni diverse, ma sostanzialmente complementari: volontà di riprodurre fedelmente il latino e insufficiente fiducia nelle potenzialità del volgare.136 La resa puntuale dell’anonimo è indubbiamente favorita dalla tipologia testuale del ricettario, caratterizzato da sintassi e testualità poco elaborate con frequenti elenchi di medicamenti e di semplici. Pur a partire da un testo latino di tal genere riconosciamo nella traduzione alcune tipiche strategie divulgative volte ad attenuare il portato tecnico del testo modello: perifrasi e glosse.137 Anche l’autore del Thesaurus pauperum, impegnato a selezionare e a riproporre estratti dalle auctoritates, si imbatte in lessico tecnico (formato, soprattutto, da grecismi e arabismi) non ancora pienamente integrato nella cultura medica del tempo, almeno al livello basso cui appartiene un ricettario, e si serve delle comuni tecniche glossatorie, introducendo, ad esempio, il termine cólto seguito dalla formula id est o da perifrasi con l’avverbio vulgariter e un corrispondente termine latino. Di fronte a situazioni di questo tipo che marca-

    136 Per una trattazione d’insieme sulle tipologie di resa interpretativa di un testo classico in epoca medievale si vedano Buridant (1983); D’Agostino (2001). 137 Sui procedimenti di selezione, riformulazione e presentazione delle informazioni nel passaggio dal latino al volgare è istruttivo il caso del volgarizzamento del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico a opera di Vivaldo Belcalzer: Casapullo/Policardo (2003).

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    5 Commento linguistico

    no il passaggio, entro il sistema linguistico latino, da una terminologia tecnica a una comune, il volgarizzatore assume atteggiamenti diversi; spesso rinuncia a conservare le glosse lessicali del modello latino o per scelta deliberata o per banalizzazione (al netto della possibile interferenza di varianti nel testo fonte da cui sta traducendo): XXXII,8. Item lo minugio grasso del’avoltore bianco. Lat. XXII,8 Item intestinum maius, id est, longanon, albi vulturis. XLVII,6. Item sponsa solis, trita con cicorea e posita. Lat. XL,5 Item sponsa solis, id est, cichorea, supposita. LIV,15 Item l’erba serpentina e dragontea, legata ale ganbe. Lat. XLVI,17 Item draguntea herba, id est, serpentaria, alligata inguinibus. LVI,101 lo dolore dei nervi e dei nodi. Lat. XLVIII,96 dolorem articulorum, id est, nodorum.

    Alcune perifrasi latine hanno spiccato carattere metalinguistico, indicando i designata con lo schema iperonimo + que dicitur (o vocatur) + iponimo. Questi referenti sono semplici e malattie e rientrano, pertanto, negli àmbiti tecnici del lessico medico-farmaceutico. Di norma, queste perifrasi latine sono rese fedelmente nel volgarizzamento con riproposizione dello schema iperonimo + che si chiama (o chiamato) + iponimo: IX,22 Item pone sul capo una corona d’uno albore che ssi chiama cornea e serà guarito. Lat. VI,39 de arbore que cornea dicitur XXI,18 Item una erba formata a modo di denti, la quale si chiama dente canino Lat. XI,19 quedam herba formata admodum dentium, que dicitur dens caninus XXXIX,15 pilglia l’erba che si chiama sermoni. Lat. XXXI,18 herba que vocatur morsus galline

    Sono, invece, esclusive del volgare le perifrasi che coinvolgono referenti evidentemente non familiari per il volgarizzatore (e per il suo pubblico) e bisognosi di una cornice introduttiva. XXX,15 Item cinge lo ventre dell’erba la quale si chiama rorastro: sensa dubbio purga lo ventre. Lat. XX,15 herba rorastri XXXII tit. la infermitade dele minugia, la quale si chiama colica passione. Lat. XXII. De colica et iliaca passione XLIX,9 Item le fronde deli ulivi, pestate e poste, ucideno la fistula e lo cancro e lo male che ssi chiama formica. Lat. XLII,9 cancrum, formicam ubique interficit L,1 Se lla femmina àve male indela matrice, la quale si chiama suffucassione, pesta le foglie. Lat. XLIII,1 Si suffocationem matricis patiatur mulier

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione

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    LI,12 Item porti la femina la pietra ch’è chiamata gargacis e non ingravida.138 Lat. XLIV,7 lapidem gagate LII,20 Item la radice e le folglia d’una herba, la quale si chiama nuntia uvero vernice, data ad bere, non lassa ingravidare. Lat. XLIV,22 radix et folia epimedii, id est vernicie

    Un interessante segnale di attenzione metalinguistica nel testo latino è l’avverbio vulgariter, che segna il passaggio verso una terminologia con minore connotazione tecnica. Di fronte a questa situazione il volgarizzatore traduce alla lettera con l’avverbio volgaremente: XXV,18 lo succhio dela brectonica, la quale erba è chiamata lingua passarina volgaremente Lat. XV,13 centinodie que vulgariter appellatur lingua passerina XXII,28 Item una erba che ssi chiama volgaremente cardella. Lat. XII,29 quedam herba, que vulgariter dicitur cardella

    E in alcuni casi rinuncia alla traduzione: XL,17 Item la polvere capulorum vitis albe et rorastri che volgaremente dalbuga dicitur, data a bere, sana la fatica dell’orinare. Lat. XXXII,17 Item pulvis capreolorum vitis albe, id est rorastri, quod vulgariter albuga dicitur, datus potui, summe curat stranguriam. LVII,2 Item illa erba que in locis padulosis invenitur – et vocatur in volgari (si trova et chiamasi volgaremente F3) lissca vel bossa habens folia longa ut spata spata (et àve le foglia lunghie sì come la spata F3) et se invicem subintrant in virga portat quadam mangnam masam que vocatur pabel – quam Diascorides vocat cipereum et, ut ipse dicit, mirabiliter replet et sanat vulnera profunda; trita e emplastata cauda, chrepatura sana. Lat. XLIX,2 Item radix illius erbe, que in locis paludosis invenitur (et vocatur vulgariter lesca vel bosa et habet folia longa ut spata et se invicem subintrant et in virga portant quamdam massam, que vocatur pabel in Provincia) quam Dyascorides vocat ciperum, et, ut ipse dicit, mirabiliter replet et sanat vulnera profunda, trita et emplastrata crepaturam sanat.

    Nella prima ricetta la lezione del volgarizzamento dalbuga in luogo di albuga rientra nella prevedibile corruzione di lessemi latini introdotti nel volgare. Analizziamo i fitonimi della seconda ricetta. Di questa erba che si trova in luoghi paludosi leggiamo dapprima i nomi ‘volgari’, cioè comuni, lesca o bosa, poi quello provenzale pabel e, quindi, quello latino ciperus con indicazione di Dioscoride come fonte. Ribadiamo che questa distinzione fra denominazione latina, popolare e provenzale è già presente nell’originale latino e viene trasferita di peso nel volgarizzamento. Il termine ciperus indica una «pianta della famiglia Ciperacee, che cresce in luoghi umidi e paludosi dell’Europa meridio-

    138 Il termine gargacis è naturalmente una banalizzazione per gagate, sulla cui diffusione nell’it. antico cf. TLIO s. v. gagate.

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    nale».139 Quanto alle due denominazioni popolari: bosa, di etimologia incerta, è presente soltanto nel volgarizzamento siciliano del Thesaurus pauperum, in cui va intesa appunto come ‘specie di giunco che cresce nei terreni paludosi’140 e lisca designa ‘piante appartenenti alle Tifacee e a vari generi delle Ciperacee’. L’aggiunta della denominazione provenzale pabel nel testo latino rappresenta probabilmente un’interpolazione da parte di un copista appunto di area provenzale; ad ogni modo, mette conto notare che la parola pabel riaffiora nel volgarizzamento e costituisce una voce effettivamente attestata in provenzale, come derivato del latino papyrus, passato a papillus.141 Questo esempio mostra come il lessico botanico, già su imprescindibile influenza del modello latino, possa oscillare fra denominazioni dotte e corrispondenti denominazioni popolari. Incontriamo un’indicazione metalinguistica anche in una ricetta che manca nel latino, almeno secondo la ricostruzione dell’edizione critica, ma che riaffiora in alcuni volgarizzamenti. Questa la trascrizione della ricetta: XLII,2 Item contra ongnia produra, pone le granella dell’erba, la quale si chiama in volgare Tolose camelcada super locum dela produra un pogo scaldato. Volgarizzamento C (cit. da F1) Item contra ciaschuno pizichore, poni le granella della ellera detta colosa e schaldala sopra la bracia e il luogo che pizicha uno poco bagniato. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.III.280, c. 11v E ite contra a ongni produra bangna lo luogho che prude e poi vi pone L granella d’erba che si chiama canalada.142 Stampa cosiddetta Capparoni, edita da Pazzini (1971). Ancora contra onne prorito poni la baca dell’erba che al populo de tolosa se appella in vulgano canelcanna et iusquiami sopre lo prorito […]

    Qual è la pianta in questione? La glossa esplicativa (presente nel volgarizzamento pisano e nella stampa Capparoni) e la dittologia con iusquiami (presente nella Stampa Capparoni) forniscono la chiave per il riconoscimento; in provenzale, infatti, accanto al fitonimo di derivazione greca giusquiamo (adoperato in medicina per le sue proprietà sedative e analgesiche) si trova più comunemente il lessema canelhada (o canillada in Corradini Bozzi 1997, 147) derivato dal lat. calic(ŭ)lata herba secondo i seguenti fenomeni:143 passaggio da liquida a nasale per dissimilazione e regolare evoluzione del nesso di velare sorda e

    139 GDLI s. v. cipero. 140 TLIO s. v. bosa. 141 Cf. REW § 6218.3. La conservazione della laterale finale non vocalizzata è un tratto distintivo dell’occitano di Linguadoca. 142 Seguiamo la ricostruzione di Artale (2005, 193). 143 Cf. REW § 1512.

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    laterale nella laterale palatale, espressa con il digramma .144 Osserviamo poi la conservazione della velare ca- come accade nell’occitano meridionale (Guascogna, Linguadoca e Provenza), quindi con mancata palatalizzazione, caratteristica, invece, dell’occitano settentrionale (Limosino, Alvernia e Delfinato).145 Questo esito fonetico è, dunque, coerente con l’indicazione di una voce propria del volgare di Tolosa. Ricapitolando, il volgarizzamento pisano offre la precisazione del volgare di riferimento (quello della città di Tolosa) e la voce camelcada rappresenta un tentativo di adattamento del forestierismo nel volgare pisano: l’eccezionalità di questa voce giustifica i vari esiti nei diversi testi.146 Di sicuro, però, non esiste una varietà dell’ellera chiamata colosa, come leggiamo nel volgarizzamento C (tràdito dai codici F1, F2 e ROM) per banalizzazione di una presumibile lezione Tolosa in un passo con fraintendimento della fonte a disposizione. Buona attestazione hanno le perifrasi verbali con il generico fare seguito da un verbo all’infinito per rendere i verbi causativi latini.147 Anche questo è espediente già presente nel latino, la cui estensione nel volgare riflette il processo di detecnicizzazione nella resa di verbi con connotazione specialistica. Qualche esempio: fare + verbo all’infinito in traduzione della medesima costruzione latina: I,4 fa cadere Lat. I,4 facit cadere; II,9 fa cadere li peli Lat. II,9 faciet eos cadere; VI,16 fa dormire Lat. V,15 facit […] dormire; XXII,7 fa scire lo sangue Lat. XII,8 sanguinem facit fluere; XXVIII,2 fa bene ismautire Lat. XVII,2 facit bene digerere; XXXIX,8 fa pissciare la pietra Lat. XXXI,10 facit mingere lapidem; LII,25 fa ritenere la seme Lat. XLV,27 facit semen retineri.

    fare + verbo all’infinito in traduzione di un verbo semplice latino: I,6 fa multiplicare li capelli Lat. I,6 multiplicat capillos; I,10 fa ingennerare Lat. I,10 generat; I,11 fa ingennerare Lat. I,11 generat; I,19 fa nasciere Lat. I,19 nasci; V,10 fa llevare suso dal sonno Lat. IV,9 excitat; V,12 fa llevare lo letargico dal sonno Lat. IV,11 excitat;

    144 Cf. Roncaglia (1965, 65–66). 145 Cf. ivi, 37. 146 La lessicografia moderna accoglie canalada: TLIO s. v. canalada e Artale (2006, 234). 147 Fenomeno messo in rilievo anche da Casapullo (1999, 165); Casapullo/Policardo (2003, 170).

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    V,13 fa isvegliare Lat. IV,12 excitat; VI,11 fa dormire Lat. V,10 somnum provocat; VI,14 fa dormire Lat. V,13 somnum provocat; XXXI,35 fa dormire Lat. XXI,36 inducit somnum; XV,28 fa seccare le lagrime Lat. VIII,30 lacrime siccantur; XXII,8 ffa isscire lo sangue Lat. XII,9 provocat; XXII,7 fa stangniare e ristringere lo sangue Lat. XII,8 fluxum stringit; XXII,9 fa stangniare Lat. XII,10 retinet; XXII,25 fa stangniare Lat. XII,26 fluxus retinebitur; XXX,18 fa muovere lo ventre Lat. XX,17 laxat; XL,6 fa venir fuore l’urina Lat. XXXII,6 urinam provocat; XL,15 fa scire l’orina Lat. XXXII,15 urinam […] provocat; XLIII,7 fa rissare la verga Lat. XXXVIII,7 erigi; XLVII,1 fa venire lo sangue suo naturale dele calende Lat. XL,1 provocat menstrua; XLVII,15 fa venire fuore la mestrua Lat. XL,17 menstrua [...] provocat; XLVII,19 la mestrua [...] ne fa venire fuore Lat. XL,21 menstrua [...] provocat; L,19 fa tornare giuso la matrice Lat. XLIII,20 reducit matricem; LIV,13 fa scire fuore la criatura o viva o morta Lat. XLVI,14 fetum pariet, etiam mortuum; LIV,14 la criatura o viva o morta la fa scire fuore Lat. XLVI,16 eicit fetum vivum vel mortuum; LIV,16 la criatura e la segondina fa scire fuore Lat. XLVI,18 fetum et secundinam eicit; LIV,19 la criatura morta fa scire fuore Lat. XLVI,21 mortuum fetum expellit; LIV,31 fa disertare Lat. XLVI,32 abortit; LIV,34 fa scire fuore Lat. XLVI,35 excludit; LIV,39 fa scire fuore la criatura Lat. XLVI,39 eicit vivum vel mortuum.

    Presenti anche in altre opere mediche medievali, le perifrasi cosiddette personalizzate, cioè quelle del tipo coloro (quelli) che + verbo indicante la patologia, rendono analoghe costruzioni perifrastiche latine (a.), aggettivi sostantivati e participi presenti con valore verbale (b.), sostantivi tecnici designanti le patologie (c.).148 (a.) XVI,62 a coloro che àno li occhi belli e non veno Lat. VIII,86 qui habent pulchros oculos et non vident. (b.) XI,1 li omini che caggiono per questa infermitade Lat. VII,1 caducos; XI,3 quloro c’àno la pillensia Lat. VII,3 caducos;

    148 Per altri esempi cf. Ineichen (1966, 315–317); Casapullo (1999, 165); Casapullo/Policardo (2003, 170), con particolare attenzione alla resa del participio lat. patiens + nome della malattia. La rinuncia ai costrutti participiali (esempi in b.) è notata anche da Librandi (1995, vol. 1, 97) e si oppone alla sopravvivenza del participio presente con valore verbale riconoscibile nella lingua letteraria e in alcuni volgarizzamenti di testi classici (cf., ad esempio, Segre 1976, 76; Ageno 1964, 178; Buck/Pfister 1978, 76); si veda anche la rassegna in Zaggia (2009, 328– 332), con ulteriori rimandi bibliografici.

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    XII,13 coloro che caggiano Lat. VII,49 caducos; XXV,12 a quelli che gravemente lo fiato arrecano Lat. XV,8 anelosis; XXV,21 coloro che sputano lo sangue Lat. XV,16 screantibus sanguinem; XXV,22 a coloro che sangue sputano Lat. XV,17 screantibus sanguinem; XXXV,2 a coloro che non àno questo flusxo Lat. XXV,1 non fluentium; XXXVIII,9 a coloro c’àno questa infermitade del fegato dicta itterritia, a ccoloro c’àno febbra Lat. XXX,11 epaticibus febricitantibus; XXXIX,12 coloro c’àno la pietra Lat. XXXI,15 calculosos; XXXIX,12 coloro che non puono orinare Lat. XXXI,15 stranguriosos. (c.) VIII,4 a chi ll’à per rema Lat. VI,7 dolorem capitis ex reumate; X tit. Contra a coloro che non puono dormire Lat. Contra vigilias; X,1 contra la infertà di coloro che non puono dormire Lat. VI,49 contra vigilias; XXXI tit. Medicine a quelli che vanno troppo a ssella Lat. XXI tit. De nimio fluxu ventris; XXXIII,9 tenasmonem, cioè colui che non può assellare Lat. XXIII,9 tenasmon; XXXV,30 De exitu ani, cioè a coloro ch’esscie fuore lo minugio qulare Lat. De exitu ani; XL,2 guarisscie la straguiria, ciò est l’omo che non può horinare Lat. XXXII,2 stranguriam;149 XLII,6 si danno a coloro che orinano spesso Lat. XXXIV,5 distillatione urine […] dantur.

    Le espressioni perifrastiche hanno funzione esplicativa e chiarificatrice: la loro presenza già nel testo fonte ci conferma come il Thesaurus pauperum sia opera pratica e divulgativa e non sia priva, pertanto, di soluzioni indirizzate alla semplificazione espositiva; ma il passaggio dal latino al volgare comporta, come abbiamo visto, un aumento delle strutture finalizzate a rendere più chiaro il testo. Abbiamo mostrato come il volgarizzatore si sottragga alla riproposizione di alcune glosse lessicali del latino; al contempo, non mancano glosse volgari negli àmbiti tecnici del linguaggio medico-farmaceutico (semplici, parti del corpo, patologie); l’introduttore delle glosse è stabilmente cioè ed è adoperato per glossare sia voci cólte (latinismi o grecismi) sia lessemi conservati in latino.150 Cultismo glossato con corrispondente volgarismo: XIX,5 vite alba, cioè la cocossa salvatica XXI,45 lo succhio dell’anfodillo, cioè pancasciuolo XXXII,24 la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli XXI,70 la decossione delle balaustie, cioè delli deli fiori deli melengrani XXII,32 lo succhio pentafilon, cioè del cinquefoglio

    149 Negli ultimi tre esempi la perifrasi occorre in una glossa; e in particolare le prime due esplicitano il lessema latino conservato nel volgare: cf. infra. 150 Sulle glosse nei testi scientifici medievali si vedano anche Ineichen (1966, 318–319); Dardano (1994, 513–514), Librandi (1995, vol. 1, 73–81); Casapullo (1999, 167); Barbato (2001b, 201– 204); Motolese (2004, 71–74); D’Anzi (2008).

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    XXX,14 ermodatali, cioè li pancascuiuoli XXXI,73 e poste sulle rene, cioè sopra li lonbi XXXII,14 paritaria, cioè la vitriola XXXV,1 Ad ritenere lo fluxso dele morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione XXXVIII tit. Medicine alo male dela terrisia, cioè del male del fegato quando homo è giallo XL,2 guarisscie la straguiria, ciò est l’omo che non può horinare LVI,3 nodi, cioè dele congiunture deli membri LVI,12 lo calamento, cioè la niepita LVII,1 chrepatura sana, e cioè la roctura del pectignone LVIII,1 l’antrace, cioè ala postema dicta benedecti LVIII,1 in media regione, cioè in meço del corpo overo dei lonbi LVIII,1 la vena epatica, cioè dela vena del fegato LVIII,4 l’antrace, cioè lo male deli benedeti

    Conservazione del latino e aggiunta di una glossa: XV,11 Item lo succhio morsus galline, cioè lo succhio deli sermoni XXVI,1 e antos, e cioè lo fiore del rosmarino XXX,1 Ad laxandum ventre, cioè a ffare lo ventre molle e correvile per andare a ssella XXXI,34 tesnamon, lo quale est apetito d’assellare sensa volontà XXXIII,9 tenasmonem, cioè colui che non può assellare XXXV,30 De exitu ani, cioè a coloro ch’esscie fuore lo minugio qulare XXXIX,13 renes, cioè li lonbi LV,1 suco artemisie, cioè matricaia LVI,19 sex vespertiliones, cioè pilistrelli LVIII,4 succhio morelle, cioè dela verminaca

    Alla classificazione delle glosse sulla base del termine che viene esplicitato va affiancata la distinzione fra le tipologie di glosse: glosse lessicali (lo calamento, cioè la niepita; renes, cioè li lonbi; etc.) e glosse esplicative a carattere enciclopedico (ad esempio, Medicine alo male dela terrisia, cioè del male del fegato quando homo è giallo). Il ricorso alle glosse si lega direttamente alla questione delle gerarchie lessicali (cf. § 5.8 Formazione delle parole e lingue speciali) e, quando viene riproposto e glossato un termine latino, al fenomeno della commutazione di codice (cf. § 5.7.1 Commutazione di codice). Vista la natura di testo aperto per la tipologia dei ricettari medicofarmaceutici soggetti a interventi di rimaneggiamento e compilazione autonoma da parte dei copisti (che così possono a loro volta assurgere al rango di autori), possiamo riconoscere l’azione di semplificazione del testo anche da parte di un copista del volgarizzamento pisano. Resta inteso che, anche se le «tecniche di riduzione, semplificazione, esplicitazione, che comunemente si attribuiscono al livello del volgarizzamento (...), possono rimontare invece a un’operazione avviata o compiuta a livello della tradizione latina (mediolati-

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione

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    na)»,151 siamo indotti a riconoscere quelle che seguono come interpolazioni del copista volgare alla luce della coerenza della variante che consideriamo lezione autentica con il testo latino modello, peraltro privo, stando all’edizione critica, di alternative significative in quei passi. La scelta cade sul copista di VAT o, meglio, sui copisti del ramo stemmatico cui appartiene VAT (α).152 Pur con diversi livelli di inferenza (da una condizione di informazione implicita e facilmente deducibile dal contesto, fino a quella innovativa e senza agganci diretti con il testo di partenza), i seguenti interventi sono determinati dall’intento di rendere più semplice e immediato il testo con l’aggiunta di glosse, di rivendicazioni dell’efficacia della ricetta, di puntualizzazioni in merito alle modalità di somministrazione, etc.153 Ripetizione: VII,16 Item lapis rubeus, qui invenitur in ventriculo pullorum yrundinum, portatus sanat. XI,19 VAT Item la pietra rossa dele rondine, la quale pietra ista indel ventre dele rondine, bevuta usia portata, sana. F3 F8 MON S4 WAS Item la pietra rossa delle rondine, la quale pietra sta indel ventre, bevuto usia portato, sana. VIII,113 Item ordeaceum panem calidum per medium scinde et pulverem carvi superasperge. XVII,28 VAT Item lo pane caudo dell’orso fendelo per meçço e la polvere di questo pane pone ala carne. F3 F8 MON S4 WAS Item lo pane caldo dell’orzo fendelo per meço e la polvere pone alla carne.

    Esplicitazione di un’informazione implicita: III,5 et de illa aqua lavetur rasca III,5154 VAT e di questa acqua lavane lo capo dov’è la la rasca F3 MON WAS e di questa acqua lava la rasca VII,68 Item catulus leonis fantasticos sanat. Esculapius. XIV,3155 VAT Item la carne delo leone sana lo fantastico a mangiarla. F3 F8 S4 WAS Item la carne del leone sanat fantasticos

    151 Frosini (2014a, 49), sulla scorta dell’esame dei meccanismi di semplificazione interni alla tradizione latina del De proprietatibus rerum in Casapullo (2011, 24–28). 152 Gli esempi qui presentati sono discussi anche per mettere in rilievo la specificità stemmatica di VAT rispetto agli altri testimoni: § 4.4 VAT e il subarchetipo α. 153 Riduciamo l’esemplificazione a due riscontri per ciascuna tipologia. 154 Om. F8 S4 . 155 Om. MON .

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    5 Commento linguistico

    Precisazione a carattere tautologico in merito all’efficacia della ricetta (a chiusura della ricetta): I,2 et caput lava. Experimentator. I,2 VAT e lava lo capo di questa acqua e non cadrano li capelli. F3 F8 MON S4 WAS e lava lo capo di questa acqua (di questa acqua om. S4). XXI,32 da in aurora cum sirupo rosato vel alio stiptico vel cum zuccaro rosato. Experimentator. XXXI,31156 VAT dala la maitina quando si leva lo sole colo scieroppo roçato hovero con altro; ed è buono a bere dela dicta polvere. F3 WAS da questa polvere la mane quando si leva lo sole collo sciroppo rosato uvero altro.

    Precisazione tautologica della patologia per la quale si propone la ricetta (ad apertura della prima ricetta del capitolo): VII,36 Item radix brionie XII,1 VAT Ad lo male delo spasimo, abbi la radice dela brionia F3 F8 MON S4 WAS Item (Item om. S4) la radice della brionia VIII,1 Clara ovi agitata et despumata XV,1 VAT Ad la ’nfertà delli occhi, abbi la chiara del vuovo, menata assai e dispiumata F3 F8 MON S4 WAS La chiara dell’uovo menata e dispumata

    Creazione di una dittologia attraverso l’aggiunta di un secondo elemento compatibile con quello già presente:157 VIII,113 multum clarificat visum. XVII,28 VAT e rischiara li occhi e lo viso. F3 F8 MON S4 WAS molto rischiara lo viso. XVII,5 tollit morsum stomachi. Idem. XXVII,4 VAT tolle lo vumico e la morsura del ventre. F3 F8 MON S4 WAS tolle la morsura del ventre.

    Glossa lessicale: VIII,7 Item semen dragontee XV,7 VAT Item la seme dela dracontea, cioè serpentina, data a bere F3 F8 MON S4 WAS Item lo seme della dragontea dato a bere

    156 Om. F8 MON S4 . 157 Sul valore esplicativo della dittologia e sulla sua presenza nei volgarizzamenti di testi scientifici cf. almeno Buridant (1980, 28); Librandi (1995, vol. 1, 80); Casapullo/Policardo (2003, 168–169). Si vedano anche le proposte di classificazione tipologica della duplicazione sinonimica nei volgarizzamenti: Löfstedt (1976); Guadagnini (2009, 17–22).

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione

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    XV,2 date cum mulsa, antiquissime tussis molestiam sedant XXV,2 VAT e dato a bere col mussa, cioè coll’acqua melata, tolleno la fatica dell’antica tossa F3 F8 MON S4 WAS e date cum mulsa tolleno la fatiga dell’antica tossa

    5.7.1 Commutazione di codice La già esemplificata conservazione di intere ricette latine e di lessemi latini con glosse volgari ci induce a riflettere sulla mescolanza dei due codici linguistici nel volgarizzamento. In una traduzione è innegabile che la presenza del latino vada giudicata come sopravvivenza e sia frutto della rinuncia all’azione di traduzione; dal momento che il contesto di diglossia della scienza medievale impone la padronanza del latino a chi scrive di medicina, la possibile natura inerziale della presenza del latino passa in secondo piano rispetto a una decisione consapevole di riproposizione del latino per motivi non sempre trasparenti. I casi di compresenza di volgare e latino nel volgarizzamento si prestano a un’analisi secondo gli aspetti caratteristici della commutazione di codice, a partire dalla distinzione fra il code-switching propriamente detto e il codemixing o enunciazione mistilingue;158 è bene denunciare preventivamente come non sia facile riconoscere un filo conduttore nelle scelte del volgarizzatore: proveremo a discernere alcune linee di tendenza generali.159 Rientrano nella casistica della commutazione di codice (code-switching) i casi di conservazione di intere ricette latine, considerabili ciascuna alla stregua

    158 Il concetto di code switching, alternanza o commutazione di codice, è stato definito per la prima volta da Gumperz (1968) e variamente inteso e riproposto dagli studiosi. Tra le poche indagini condotte sul code switching dell’italiano scritto segnaliamo Baglioni (2006, 151–160) a proposito di alcuni documenti quattrocenteschi della cancelleria di Cipro. Si deve a Baglioni (2016) una convincente proposta di classificazione delle tipologie di code switching nell’italiano antico. Utili sono anche gli studi riguardo alle opere mediche inglesi del Medioevo e dell’età moderna: Hunt (2000); Pahta (2004; 2011). Sugli intrecci linguistici in testi volgari medievali si vedano gli studi di Vitale-Brovarone (2006; 2008). 159 Si vedano le considerazioni di Dardano (1994, 511): «frasi, espressioni, vocaboli latini, presenti nei volgarizzamenti, s’infittiscono in taluni luoghi deputati (esordio, conclusione, rubriche) e dove si afferma l’esigenza di serbare intatta la voce di un’auctoritas o dove, più semplicemente, si avverte la difficoltà di tradurre. Nei volgarizzamenti di ricette e di trattati igienico-sanitari vocaboli e frasi latine non sono soltanto residui del testo originario, ma elementi di connotazione che scandiscono le diverse parti della prescrizione. Così, nelle formule stereotipiche (gli avvii con i verbi ‘ordinativi’ come recipe, confici, sequenze autoritative e prescrittive, conclusioni sugli effetti della cura), spesso il latino si alterna liberamente con il volgare».

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    5 Commento linguistico

    di un singolo atto linguistico; all’esempio discusso in precedenza (LVII,2) si sommano i seguenti: XXXV,31 Item hoc certum experitum super omnia: si fomentetur langaon cum aliata tepida et calida, et postea sinapiçetur cum pulvere cornu cervi combusti et pice combusta cum thure et mastice, non solum contra exitum minugio suo, et contra exitum matricis eficaciter valet. LVI,70 Item antidotum sciaticum probatum et proprium: R(ecipe) bracceos, .i. savine, dr. II, piperis, edere, foliorum rute, ana, dr. V, camedreos dr. II, grisacogos; da qum vino, sed prius accipe mercedem, quia statim sanatur. LVI,107 Item apozima yva et cortice ebuli, sambuci, qum vino confectum; inde balneatur membrum qum multo sale; certissime vale. LVI,112 Item .ſ. corticis populi arboris bibita sciaticos medetur.

    È in latino la citazione dal Vangelo, che nel testo fonte viene introdotta in forma di discorso diretto: XII,12 Item questo è provato: lo padre suo uvero la madre porti lui all’ecclesia la quarta feria e sexsta, e ’l sabbato e la domenica odi la messa tucta e possa li dica lo prete sopra lo capo del’epilentico lo vangelo indel quale si dice: «hoc genus demoniorum non eicietur nisi orationibus et ieiuniis et cetera». Sive sia l’epilentico sive lunatico sive demoniaco guarisscie.

    La riproposizione puntuale del latino dipende in questo caso dalla volontà di non interferire con l’efficacia apotropaica della prescrizione.160 Nell’àmbito del code-mixing – «diverso dal code-switching perché il segmento frammisto non coincide con un atto linguistico, bensì è definibile solo in termini di categorie morfo-sintattiche, e non pragmatiche discorsive» –,161 registriamo la sistematica conservazione dell’item come formula stereotipata che scandisce la successione delle ricette, tenendo in considerazione la possibilità di valutarlo già a quest’altezza cronologica come prestito non adattato; di norma sono, invece, tradotti altri elementi latini spesso mantenuti in contesti volgari, come il caratteristico recipe (anche in scrittura abbreviata R.) e le dichiarazioni conclusive sugli effetti della cura.162 Condizione frequente del volgarizzamento è la compresenza di volgare e latino entro lo stesso enunciato (intrasentential code-switching); questo feno-

    160 Per esempi di citazioni bibliche latine in testi medici inglesi cf. Pahtva (2009, 125–126). 161 Citiamo da Baglioni (2006, 156–157), che riprende la definizione di Berruto (1990, 112). 162 Tra le poche eccezioni, per i verbi: «e possa balnetur membro inn aqua et inplastetur oleum» (LVI,102); e per le formule conclusive: «e possa la secca et cum eo tergatur super prodest» (XXXIII,8).

    5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione

    465

    meno consiste nella riemersione di sintagmi latini in contesti pienamente volgari, soprattutto in sequenze prescrittive con elenco dei semplici. Qualche esempio: VI,2 Item odori la canfera, opium, giusquiamum, ocimum, crocum et cera confecta chum oleo roçato. XXIII,13 Item mescola insieme gumi rute, seme senapis, incenso, e pece, e opoponacum, galbanum, e pesta insieme queste cose caude; pone in cronico morbo; e questo dico io. XXXI,26 Item pulvis colofonie et balaustie et acathie, similliantemente poste in sulla bruna, e riceva lo fummo per lo postrione fortemente ristringe. XXXIX,21 Item cinis cicardarum qum apoçimate nardi et cinamo, dato in quello medesmo modo, adopera meravilgliosamente. XL,17 Item la polvere capulorum vitis albe et rorastri che volgaremente dalbuga dicitur, data a bere, sana la fatica dell’orinare. XL,18 Item la cortice alboris nucis vel foliorum, bevuto, troppo bene soviene ala stranguiria. XLV,6 Item dicono tucti, ispesialmente Dias., che llo pepe, ruta, agnus castus, calamentum arsum consummano le vertude e la seme dello ’ngennerare, seccando e per la loro forte caliditade e sua propietade. XLV,25 Item se berai tre seme coriandri, costringe la luxuria. XLVII,14 Item cinamo, calamus aromaticus, la scorsa capparis, cassafistola, seme di finocchio, calamentum, menta, salvia, satureggia, puleggio regale pesto provocat mestrua, facendone soposta. LII,19 Item lolium, pulente et thuris, mesti insieme e suffomigati, fa pió tosto inprengnare la femina che altra medicina. LVI,75 Item axungia leonis lib. i, ollio lib. ii, livistici dr. iiii, simul liquefac; non solum genitum dolore, ma esiandio ongna dolore apostucto tolle. LVI,118 Item timus confectus cum polline e vino caudo, e posto sulla gocta, e vale e est singulare rimedio. LVIII,3 Item adamas et çaphirus, posti d’ongni torno ala postema, e vale.

    Nelle ricette esemplificate sono coinvolti appunto sintagmi, formati solitamente da due o più termini latini coordinati con et o da un determinato in volgare seguito da un determinante latino al genitivo: pensiamo, pertanto, a casi di commutazione di codice in forma di intrasentential code-switching e non a occasionali inserti lessicali (nonce borrowings). Pur nella generale assenza di sistematicità per il fenomeno della sopravvivenza del latino nel volgarizzamento, notiamo alcune voci latine sempre riproposte senza adattamento.

    466

    5 Commento linguistico

    Lat. cathaputia ‘catapuzia. Euphorbia lathyris L.’: di farina captaputie XXX,17; grana cathaputie LI,9. Lat. gallitricum ‘gallitrico, salvia. Salvia sp.’: la seme gallitrici posto XVI,25; fomento e decossione gallirici XLVII,26. Lat. ozymum ‘basilico. Ocimum basilicum L.’: ocimum VII,2; hoçimum XXVI,1; hosimi XXVI,3; hoçimum XXVI,6; la cocitura opii, oçimi XXVII,6; seme oçimi XXXVI,5. Lat. populus ‘pioppo. Populus nigra L.’: li fiori de’ salci vel populi XLV,8; le folglia del’erba populi LI,8; la follia populi verde LVI,32; corticis populi arboris LVI,112.

    La presenza costante di questi lessemi latini nel volgare ci esorta a pensare che essi abbiano rappresentato una difficoltà per il traduttore, pronto a seguire la strada più semplice del trasferimento di peso del latino.163 Viceversa, possono incontrarsi in veste latina anche termini che sono regolarmente tradotti. Nella resa del lat. agaricus ‘sostanza bianca e spugnosa usata in medicina come emetico e sudorifico per la cura dell’idropisia’, abbiamo l’introduzione del cultismo agarico nelle ricette XXXIV,12 e XXXVI,1, ma altrove la presenza del genitivo latino: «uncia una agarici» XXXII,23; «la polvere agarici» XXXV,21; «dr. i agarici» LVI,35. Anche per il lat. storax ‘resina ricavata dalla liquidambra e dallo stirace’ abbiamo la traduzione storace (VI,3; VI,23; VII,7) e la conservazione del latino storax (IV,19; storacis XXXI,78; e storacis albi LIII,9). Sono bilanciate anche le soluzioni traduttorie dal lat. psilium ‘pianta officinale delle Plantaginacee’: resa volgare con psilio («la seme del psilio» IX,9; «la seme del psilio» XXXI,27) e trascinamento del genitivo latino psilii («muscilago psilii» II,11; «psilii» XV,2; «acqua psilii» XXXI,29). In corrispondenza delle due attestazioni del lat. enula campana (‘varietà di enula, pianta erbacea perenne delle Asteracee’) gli esiti del nostro testo sono pari: «radice dell’enula campanna» (III,17) e «folglia enule canpane» (XXXIX,26). In maniera speculare, per le due attestazioni del lat. trifolium ‘denominazione generica di piante erbacee delle Fabacee’ osserviamo il lessema volgare trifoglio (IX,1) e quello latino trifolium (XXXIX,30). Dal lat. euforbium ‘gommoresina ricavata dall’omonimo albero delle Euforbiacee’ è più frequente la sopravvivenza del lat. euforbium (X,10; euforbrium XLIII,2; euforbium LVI,40; euforbii LVI,41; LVI,43; LVI,78; LVI,106; euforbium LVI,110) rispetto all’isolato euforbio di LVI,117. A fronte di una sola occorrenza di levistico (L,5) ‘seme dell’omonima pianta erbacea delle Ombrellifere’, abbiamo due casi di riproposizione del genitivo latino livistici («semen [...] livistici» XXXIX,1 e «livistici dr. iiii» LVI,75). Talvolta è conservato il latino

    163 Sulla diffusione già medievale dei rispettivi traducenti volgari cf. TLIO s.vv. catapuzza; popolo 2; e le occorrenze di ozzimo nel Corpus OVI. La prima attestazione di gallitrico è, invece, più tarda: cf. GDLI s. v. gallitrico.

    5.8 Formazione delle parole e lingue speciali

    467

    oleum (II,11; XVIII,26; LVI,42; LVI,102), benché il corrispondente volgare olio sia ampiamente attestato (oglio I,20; I,23; IV,5; tot. = 12; e olglio I,6; I,17; I,18; tot. = 85). Negli esempi fin qui raccolti e discussi la mancata traduzione è spesso favorita dalla conservazione del genitivo latino, che, ad esempio, funge da determinante di un’unità di misura. Ma abbiamo visto come il fenomeno sia esteso anche in corrispondenza degli elenchi con nominativi o accusativi latini, la cui conservazione rifugge da un principio di coerenza.

    5.8 Formazione delle parole e lingue speciali La consistenza della lingua della medicina medievale come lingua speciale è valutabile in relazione alla diffusione di serie ricorrenti di affissi nella formazione delle parole.164 È nota la congruenza di questi procedimenti di formazione delle parole con quelli della terminologia medica latina; nel volgarizzamento pisano del Thesaurus pauperum, caratterizzato da una resa ad verbum, è molto evidente il debito nei confronti del latino nella diffusione dei diversi suffissi: di frequente i termini volgari suffissati continuano quelli latini con medesimo suffisso. Sono qui scarsamente attestati gli aggettivi di relazione formati con il suffisso -oso (lat. -osus), pur molto frequenti nella terminologia della medicina antica, e quelli con il suffisso -ale (lat. -alis): doloroço (LV,44), foriosi (XVI,13), goctoso (LVI,36; LVI,62; lat. guttosus), inpetiginoso (XIX,7), lagrimosi (XV,2; lat. lacrimosus), venenosi (XIV,1; lat. venenosus), vescosi (XXV,10; XXV,17; XXXII,5; lat. viscosus); mestruale (XI,36; XXXIX,25; XLVIII,11; LI,3; LI,21; LI,25; lat. menstrualis) e naturale (XLVII,1; lat. naturalis). Tra i consueti suffissi aggettivali sono più produttivi: -ico in aggettivi di relazione e in aggettivi sostantivati che indicano coloro che sono affetti dalla malattia,165 artethico (dolore a. LVI,35; artethici LVI,3; LVI,40; LVI,86; lat. artheti-

    164 Per i lessemi dei campi semantici della fisiologia e della patologia si rinvia anche a § 6.3.2. I dati che emergeranno da questo spoglio si possono confrontare con quelli di altri studi su opere mediche (in particolare, Gualdo 1999, 170–176 e 217–223; Sboarina 2000, 111–123; Aprile 2001, 98–113; Casapullo/Policardo 2003, 175–176; Motolese 2004, 68–71; D’Anzi 2008, 141–143; Sosnowski 2014, 93–95; Ventura 2017b, 20–21). Sulla formazione delle parole nel linguaggio medico contemporaneo cf. Serianni (2004). Sul lessico tecnico della medicina latina si vedano i classici André (1986); Sabbah (1991); Mazzini (1997); con specifica attenzione al latino medievale Baader (1971); Martín Ferreira (2010a) e bibliografia ivi indicata. 165 Sull’ininterrotta vitalità di -ico nella lingua della medicina si veda Serianni (2005, 199).

    468

    5 Commento linguistico

    cus;), asmatici (XXV,10; lat. asmaticus), colico (dolore c. XXXII,9; XXXII,12; XXXII,15; XXXII,16; XXXII,20; XXXII,26; lat. colica), cronico (morbo c. XXIII,13; lat. cronicus), disinterici (XXXII,46), epilentico (XII,12; XII,15; XII,17; pele[n]tico XII,25; XIV,11; lat. epilenticus), idropico (-i, XXXVI,1; XXXVI,3; XXXVI,6; XXXVI,7; XXXVI,8; XXXVI,9; XXXVI,10; XXXVI,11; XXXVI,12; XXXVI,14; XXXVI,16; XXXVI,17; XXXVI,18; XXXVI,19; XXXVI,20; dropico XXXVI,13; lat. ydropicus), litargico (V,9; V,13; letargico V,12; lat. litargicus), lunatico (XII,12; XIII,3; lat. lunaticus), nefretici (XXXIX,12; lat. nefriticus), paralitico (LVI,3; LVI,31; lat. paraliticus), podagrico (LVI,33; LVI,86; lat. podagricus), sciatico (dolore sciatico LVI,28; LVI,102; omore sciatico LVI,12; sciatici LVI,31; LVI,40; LVI,90; lat. sciaticus), splenetico (XXXVI,6; lat. spleneticus); -ivo in aggettivi deverbali di senso attivo, che designano le proprietà dei semplici e le qualità dei medicamenti:166 atractivo (XXIX,3; -e XXIV,32; -i VI,1), confortative (XXIX,2; lat. confortans), consuntive (IV,16; lat. consumptivus), corrosivi (XLIX,10; lat. cancerosus), disoluctive (XXIV,32; lat. dissolutivus), divisive (XXIX,3; lat. divisivus), ingrossative (XXIX,3; lat. ingrossativus), maturactivi (XXIV,32; XXIX,2 ter; lat. maturativus), mollificative (XVIII,20; lat. mollificativus), mundificactive (IV,16; lat. mundificativus), ripercossive (XXIV,1; XXIV,32 bis; XXIV,33; XXIX,2; lat. repercussivus), vaporativo (VI,1; XXIX,2; lat. evaporativus).

    Nella formazione nominale notiamo i suffissi: -ezza in termini astratti derivati da aggettivi e usati per descrivere qualità dei medicamenti o condizioni fisiologiche: caudessa (XVIII,5; lat. calida causa), chiaressa (XVII,17; lat. claritas), dolcessa (XXXIV,2; XXXIV,9; XXXIV,15; lat. dulcedo), fortessa (XLVII,3; LVI,117; lat. violentia) e grossessa (XXXI,76); -iggine (lat. -igĭnem) in latinismi designanti condizioni patologiche: caliggine (XV,22; XV,24; XVI,16; XVI,30; XVI,31; XVI,32; XVII,1; XVII,6; XVII,7; XVII,23; XVII,24; XVII,27; caligine deli occhi XVI,20; lat. caligo), petiggine (XIX,5; XIX,6; lat. impetigo), serpiggine (IV,1; lat. serpigo), vertiggine (IX,1; lat. vertigo); -ità (e -itade): frigità (XVIII,27; lat. frigida causa), humidità (XLVII,21; lat. humiditas) e humiditade (LII,25; LII,34), infermità (prologo, VI,1; XV tit.; XXXII,33; lat. infirmitas) e infermitade (prologo ter; tot. = 19), soperfruità (LII,34; lat. superfluitas), sordità (XVIII,23; XVIII,29; XVIII,32) e sorditade (XVIII,23; lat. surditas), tenebrositade (XV,14; lat. tenebrositas), ventosità (XXXII,32; L,12; lat. ventositas) e ventositade (L,7), etc.; -tura in termini che designano stati patologici: crepatura (LVII tit.; LVII,1; LVII,2; lat. crepatura), disertatura (XLVIII,9), roctura (r. del pectignone LVII,1; roctura LVII,5), strectura (XXV,12; lat. strictura); e in quelli che designano procedimenti legati alla farmacologia: cocitura (III,17; IV,20; VI,1; tot. 49; lat. decoctio), colatura (XVI,64; LVI,17; lat. colatura) e limatura (IV,15; XXI,10; XXXIV,7; lat. limatura); -zione in termini che indicano preparativi e procedimenti terapeutici: confessione (I,3; V,2; VI,15; etc.; lat. confectio), consummassione (XXIX,2; XXXII,45), cossione (XXXIX,1), decossione (di-; XVIII,27; XXI,51; XXI,68; etc.; lat. decoctio), purgassione (VII,3; purgatione

    166 Cf. Altieri Biagi (1970, 24); Dardano (1994, 514); Casapullo (1999, 166–167).

    5.8 Formazione delle parole e lingue speciali

    469

    LVI,38; lat. purgatio), sufumigassione (L,10; lat. suffocatio), unsione (XXXVI,1; lat. unguentum), vaporassione (XXIX,3 lat. evaporatio). Per patologie e stati fisiologici: ’nfiassione (en-; in-; XVI,38; XVII,7; XVII,24; etc.; lat. inflatio), opillasione (XXV,16; XXXVI,1; XXXVI,2; lat. opilatio), opillassione (XXV,10; XXV,11), postemassione (XXV,3; lat. ulceratio), soffocassione (L,3; suffucassione L,1; lat. suffocatio).

    Tra i suffissi è interessante anche -mento,167 raramente in dipendenza da voci latine in -mentum: cominciamento (VI,1; XI,20; lat. principium; XXIX,1; lat. primo); incominciamento (XXIX,1; initium);168 experimento (I,1; I,2; I,11; etc.; lat. experimentum); fomento (XXXV,3; XLVI,2; XLVII,16; XLVII,26; LII,26; LV,3; lat. fomentum); medicamento (X,16; lat. medicamen; XXXIII,7; lat. experimentum); nascimento (della malattia XXIII,6; lat. origo); premimento (V,14); rinascimento (detto dei capelli o dei peli; tit. 2; II,4; lat. ortus); scorrimento (XXXV,1; in una glossa a fluxo; lat. fluxus; XLII,8; lat. fluxus); discorrimento (XLIX,1; discorrimento di molto lacte; lat. superfluitas lactis); vaporamento (XXIX,1; lat. evaporatio).

    In corrispondenza di alcuni verbi prefissati latini notiamo il ricorso a soluzioni analitiche, cioè a un verbo seguito da un avverbio (cf. § 5.5.7):169 ad esempio, caccia fuore (XXXIX,14; lat. excludit); cava fuore (XLVII,6; lat. educit); mecte fuore (LIV,42; lat. educit); mectene fuore (XLVII,22; lat. excludit); mena fuore (XXX,7; XLVII,11; lat. educit; XL,13); scire fuore (LIV,19; lat. expellit); scire fuore (LIV,34; lat. excludit); tornare giuso (L,19; lat. reducit); traggene fuore (LVI,63; LVIII,4; lat. attrahit); traggie fuore (LVI,37; lat. extrahitur). Fra i controesempi nella resa di questi verbi latini prefissati menzioniamo il caso di traggie (XXI,6) per il lat. attrahit. In particolare, il tollit che regge come complemento oggetto una data patologia è tradotto o con tolle via (III,4; IV,3; VII,1) o con il solo tolle (ad es., I,IV; V,11; IX,2; etc.);170 e non mancano oscillazioni dei copisti che rendono arduo il discernimento della lezione autentica. Attesa è la produttività di alcune famiglie semantiche, le cui ramificazioni non superano, però, il secondo grado.171 Qualche esempio:

    167 Sulla diffusione di -mento nei volgarizzamenti e nell’italiano antico si vedano già Segre (1953, 21); Rohlfs (1966–1969 § 1091). 168 Sul «latinismo latente» inizio e sulla famiglia onomasiologica di ‘inizio’ nell’italiano antico si veda Guadagnini (2016, 773–792). 169 Su questa soluzione traduttiva cf. Barbato (2001b, 195); Sboarina (2000; 156); Casapullo/ Policardo (2003, 172–173); anche nel volgarizzamento di Vivaldo Belcalzer notiamo traz fora e met fora per il lat. expellere e traz fora e met fora per il lat. educere (cf. ivi, 173). 170 Si tratta di una costruzione diffusa soprattutto nell’unità informativa sulla dichiarazione di efficacia della ricetta (cf. § 5.6 Testualità). 171 Sulle serie lessicali cf. Gualdo (1999, 170–216); Motolese (2004, 70–71).

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    5 Commento linguistico

    caldo (caudo) – caldessa; colare – colatura; cuocere – cocitura; enfiare – disenfiare – enfiasione; freddo – frigità; grosso – grossessa; vaporativo – vaporasione – vaporamento.

    Nel volgarizzamento il tasso di arabismi è basso. I pochi arabismi della botanica e della farmacopea sono pienamente adattati al sistema fono-morfologico del volgare, grazie alla mediazione del latino medievale, e mostrano, perciò, un livello già alto di acclimazione nell’italiano antico: cubebe (q- VIII,7; X,6; XXVI,1; XXXI,14; XXXVI,3; XXVI,5), scieroppo (i-; XXV,23; XXIX,4 ter; XXXI,31; XXXI,54; XXXVIII,4; XXXIX,2), somacco (sumac; somaco XXV,23; XXXI,5; XXXI,14; XXXI,54; XXXI,65; XXXIV,14; XLVIII,15), tamarindi (X,5) e çafferano (zaffarano; LIV,10; LVI,17; LVI,59).172 Quanto alla terminologia anatomica, registriamo gli arabismi cefalica (LVIII,1) e salvatella (XXXVII,2). Nel corso del Cinquecento gli arabismi vengono progressivamente emarginati dalla terminologia scientifica e sostituiti con nuovi termini: lo dimostra chiaramente la riforma terminologica promossa da Vesalio per l’anatomia.173 Ma all’epoca del volgarizzamento, nel Trecento, la presenza degli arabismi medici è cospicua. La tendenza del volgarizzamento conferma, dunque, la necessità di confrontare i rilievi cronologici con quelli delle tradizioni culturali nello studio del lessico della medicina medievale:174 la rarefazione degli arabismi qui evidenziata è, infatti, conseguenza di una tradizione di medicina pratica in contatto non diretto con fonti arabe.175 Consistente è il gruppo dei grecismi, la cui penetrazione nel volgare risente della mediazione del latino. Rinviando al glossario per l’approfondimento, limitiamo qui l’esemplificazione a pochi termini dell’àmbito botanico e farmacologico: ana (XXVI,3; XXXVI,5 ter; LII,35; LIII,13; LVI,18; LVI,84; lat. ana; gr.

    172 Cf. § 6 Glossario. Di etimologia discussa sono galanga e sambuco. 173 Cf. almeno Carlino (1994). 174 Cf. le osservazioni di Serianni (2005, 176–180). 175 Sulla penetrazione degli arabismi nel lessico medico latino cf. Vásquez de Benito/Herrera (1989); Montero Cartelle (2010b) e bibliografia ivi indicata. Sugli arabismi medici nel volgare cf. Dardano (1994, 516–520); Aprile (2014, 93); sui contatti medievali fra arabo e it. antico si vedano Glessgen (1998); Mancini (2006). Tra le opere caratterizzate da forte influsso arabo vi è l’Erbario carrarese, esemplato tra il 1390 e il 1404, e contenente il volgarizzamento del Liber aggregatus in medicinis simplicibus, a sua volta risalente al medico arabo Serapione (XI– XII sec.), su cui cf. Ineichen (1966, 331–333). Sull’utilità di segnalare la data di ‘scomparsa’ di un termine tecnico cf. per primo Quemeda (1955, 84 e 97) e poi Gualdo (1999, 166).

    5.8 Formazione delle parole e lingue speciali

    471

    ἀνά),176 aristologia (XI,24; XLVII,11; XLVII,21; LII,12; lat. aristolochia; gr. ἀριστολόχεια), brionia (XII,1; XXX,12; XLIV,13; LVI,42; lat. brionia; gr. βρυωνία), cinamomo (XXXI,75; lat. cinamomum; gr. κιννάμωμον), coloquintida (XXI,31; XXX,5; XXX,14; XXXI,64; XLVII,16; LVI,92; LVI,117; lat. coloquintis, coloquintida; gr. κολοκυνθίς), lapatio (XXXVII,11; l. acuto XIX,6; LVI,16; l. magiore XXXII,44; lat. lapatium; gr. λαπάθιον), mace (VIII,7; VIII,8; XXVI,1; XXVI,6), macis (XXVI,3; lat. macis; gr. μάκιρ), mellitoto (IX,31; XLIX,3; lat. mellilotum; gr. μελίλωτον), sarcocolla (XVI,42; XVI,44; XXXIII,9; lat. sarcocolla; gr. σαρκοκόλλα), storace (VI,3; VI,23; VII,7; lat. storax; gr. στύραξ), etc.; e di quello medico: alopisia (I,5; I,14; IV,9; lat. alopecia; gr. ἀλωπεκία), collica (XXXII,14; XXXII,31; lat. colica; gr. κολική), disinteria (XXXI,10; XXXI,33; XXXI,44; XXXI,48; XXXI,50; XXXI,59; XXXI,72; XXXI,73; lat. disenteria; gr. δυσεντερία), epilentia (XII,14; XII,22; XIV,7; pilensia XI,1; XII,2; XII,4; XII,19; XIV,8; XIV,10; pillensia XI,3; lat. epilentia; gr. ἐπιληψία), flemma (IV,3; lat. flegma; gr. φλέγμα), paralisi (XXIII,3; lat. paralisis; gr. παράλυσις), etc. Frequenti sono naturalmente anche i latinismi d’àmbito medico privi di continuità etimologica con il greco, ma di probabile trafila non popolare nel volgare: albugine (XV,11; XVI,56; lat. albugo), caliggine (XV,22; XV,24; XVI,16; XVI,30; XVI,31; XVI,32; XVII,1; XVII,6; XVII,7; XVII,23; XVII,24; XVII,27; caligine deli occhi XVI,20; lat. caligo), fistula (XVI,4; XVI,18; XVI,59; XVI,60; XVII,2; lat. fistula), opillasione (XXV,16; XXXVI,1; XXXVI,2; opillassione XXV,10; XXV,11; lat. opilatio), petiggine (XIX,5; XIX,6; lat. impetigo), serpiggine (IV,1; lat. serpigo), vertiggine (IX,1; lat. vertigo), etc. Al polo basso del lessico medico medievale si collocano i volgarismi, che spesso coesistono con le rispettive voci dotte. Ne evidenziamo alcuni, con particolare attenzione a quelli d’àmbito anatomico: bucchio ‘pelle’ (LVI,12), culo ‘sedere’ (XXXV,10; XXXV,27), criatura ‘feto’ (LIV,2; LIV,3; LIV,13; etc.), ditello ‘ascella’ (XIII,3), dito grosso ‘pollice’ (XXIII,9), gozzo ‘gola’ (XXIV,37 bis), magrana ‘emicrania’ (X,20; X,21), moreche ‘emorroidi’ (XXXV,4; XXXV,6; XXXV,8; etc.), pectignone ‘pube’ (XXX,9; XXXI,52; XXXII,2; etc.), poppula ‘mammella’ (VI,20; XXII,12; XXII,13; etc.), rogna (III,4; IV,1; IV,3; IV,5; IV,11), segondina ‘placenta’ (XLVII,22; LIV,10; LIV,16; LIV,20; LIV,37), vesta ‘placenta’ (LIV,3; LIV,20; LIV,23; LIV,33), etc. A istanza divulgativa si collega l’uso di «unità lessicali superiori», cioè di unità polirematiche con sostantivo generico e aggettivo (humori grossi, humori flemmatici) e con sostantivo + di + sostantivo (ad es., fluxo delle mestrua, f. del ventre), spesso in luogo del corrispondente termine tecnico (ad es., mestruazio-

    176 Su ana cf. Folena (1960); Ineichen (1966, 339); Gualdo (1996, 151; 1999, 239); Tomasin (2010, 43–44).

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    5 Commento linguistico

    ni, disenteria).177 Anche per i nomi di malattie osserviamo la scelta dei termini generici dolore e male con la parte del corpo afflitta dalla malattia in funzione di determinante: dolore del capo, d. delli denti, d. dei collioni, d. di fianco, d. delli occhi, d. dell’urecchie, d. del lato, d. della matrice, d. delle moreci, d. delli nervi, d. dello stomaco, d. del ventre, male della matrice, m. della pietra, m. della spiena, m. del ventre, m. della verga. Si tratta di perifrasi che indicano uno stato patologico non meglio individuabile e delimitabile in un dato organo o in una data parte del corpo (d. delli occhi, d. del ventre, etc.), o di formazioni popolari alternative a quelle dotte. È emblematico il caso di dolore di fianco (XXXII,9; XXXII,10; XXXII,16) che designa le ‘contrazioni spasmodiche dolorose dell’intestino’ e occorre in corrispondenza del lat. colica e, alla prima attestazione, in glossa del grecismo colica: la colica est dolore di fianco (XXXII,9). Apice della genericità è dato dall’uso del sostantivo cose per indicare semplici e medicamenti definiti da aggettivi qualificativi: cose amare e mundificactive e consuntive IV,16; cose disolvettive XVI,40; cose atractive e maturactive XXIV,32; cose salse XXVIII,1; cose acetose XXVIII,1; etc.178 Nel volgarizzamento troviamo serie sinonimiche composte da termini di trafila dotta, semidotta e popolare, in traduzione della stessa voce latina.179 La consapevolezza dell’equivalenza semantica da parte del volgarizzatore trova conferma nel ricorso alla glossa tra i termini in questione.180 Qualche esempio nell’àmbito botanico: anfodillo / pancasciuolo (lat. asphodelus); arnoglossa / plantagine / erbaggine (lat. arnoglossa; plantago); artemisia / matricaia (lat. artemisia); avellana / nocella (lat. avellana); balaustia / fiori deli melengrani (lat. balaustia); calamento / niepita (lat. calamentum); corregiola / lingua passarina (lat. corrigiola; lingua passerina); dragontea / erba serpentina (lat. draguntea); euforbio / totomaglio (lat. euforbium; titimallus);

    177 Cf. Dardano (1994, 498), da cui riprendiamo la denominazione di unità lessicale superiore, e Adams (1995, 353) per il medesimo fenomeno nel latino. Si vedano anche Giovanardi (2006, 2197); D’Anzi (2008, 143); Aprile (2014, 91). 178 Sull’uso di cose con funzione anaforica e cataforica cf. § 5.6 Testualità. 179 È fenomeno comune nelle opere mediche, soprattutto se in traduzione; Sboarina (2000, 171–172) evidenzia come Mattioli traduca il greco λεύκωμα con più termini: albugini, bianchezze, maccole bianche, fiocchi o fiocchi bianchi, collocabili secondo la suddetta sequenza in una scala decrescente di tecnicismo. Si vedano anche Aprile (2001, 94–95); Barbato (2001, 201– 202); Casapullo/Policardo (2003, 163). 180 Cf. § 5.7 Osservazioni sulle strategie di traduzione.

    5.8 Formazione delle parole e lingue speciali

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    gruoco / zaffarano (lat. crocus); mela granata / melengrano (lat. malogranatum); paritaria / vitriola (lat. parietaria); pentafilon / cinquefoglio (lat. pentaphilon; quinquefolium); solatro / covalo (e morella) (lat. solatrum; morella); vite alba / rorastro (lat. rorastrum); zinzania / loglio (lat. lolium; zizania).

    Al caso già anticipato di dolore di fianco accanto a dolore colico e colica, possiamo aggiungere nel campo medico: antrace / male de’ benedecti (lat. antrax); lonbi / rene (lat. renes); matrice / natura (lat. matrix; vulva); membro / verga / vergella (lat. genitalia; virga); morroide / moreche (lat. emorroidae) nodi / congiunture deli membri (lat. membrum); segondina / vesta (lat. secundina); vena epatica / vena del fegato (lat. vena epatica).

    Senza dimenticare la sostituzione del tecnicismo medico con perifrasi del tipo coloro (quelli) che + verbo indicante la condizione patologica:181 X tit. coloro che non puono dormire Lat. Contra vigilias X,1 contra la infertà di coloro che non puono dormire Lat. VI,49 contra vigilias XXXI tit. Medicine a quelli che vanno troppo a ssella Lat. XXI tit. De nimio fluxu ventris XLII,6 coloro che orinano spesso Lat. XXXIV,5 distillatione urine

    Altro fenomeno peculiare della lingua medica medievale è la polimorfia. Quella di tipo grafico-fonetico è consueta nelle scriptae medievali: asensio, asciensio, asenthio, asscienso e assensio; enfiassione, enfiationi, infiassione e ’nfiasone; idropico e dropico; idropisia e itropisia; etc.182 Più interessanti sono i casi di allotropia morfologica non accompagnata da differenziazione di significato;183 nel volgarizzamento le formazioni sinonimiche con diversi suffissi non sono molte. Ad esempio, nel caso della possibile alternanza fra -ità e -ezza per sostantivi astratti derivati da aggettivi, la soluzione del volgarizzatore è spesso univoca, benché l’italiano antico conosca la forma alternativa con l’altro suffisso; per due concetti chiave della teoria umorale abbiamo soltanto caldessa e

    181 Cf. ibidem. 182 Per questi e altri esempi cf. § 6 Glossario. 183 Per riscontri di questo fenomeno in altre opere scientifiche medievali cf. Gualdo (1999, 216–23); Casapullo/Policardo (2003, 172–174). Per esempi nella prosa media medievale cf. Dardano (1992, 166–167).

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    5 Commento linguistico

    frigità e non calidità e freddezza. Tra gli altri casi di concorrenza di prefissi o suffissi in voci sinonimiche (cioè, in forme in cui il diverso affisso non comporta specializzazioni semantiche): cominciamento (VI,1; XI,20; lat. principium; XXIX,1; lat. primo); incominciamento (XXIX,1; initium); scorrimento (XXXV,1; in una glossa a fluxo; lat. fluxus; XLII,8; lat. fluxus); discorrimento (XLIX,1; discorrimento di molto lacte; lat. superfluitas lactis); vaporamento (XXIX,1; lat. evaporatio); vaporasione (XXIX,1; lat. evaporatio), etc. La tendenza al contenimento della polimorfia suffissale nel volgarizzamento non si pone in vero contrasto con la situazione che osserviamo in testi medici coevi, caratterizzati da cospicua sinonimia inerziale, oltre che da «debole marcatezza formale»,184 perché andrà spiegata in relazione alla pressione decisiva della ricerca di corrispondenze biunivoche fra latino e volgare. La scarsa presenza di arabismi, quella contenuta di volgarismi e, in subordine, la rarefazione delle serie sinonimiche con diverso suffisso testimoniano l’attenuazione della ridondanza lessicale, consona al lento processo di cristallizzazione su base classica, greco-latina, della lingua tecnico-speciale della medicina medievale. Tali dati sono ancor più significativi per il fatto di essere desunti dal volgarizzamento di un ricettario medico-farmaceutico, espressione dei gradini bassi della scala gerarchica della scienza medica medievale. Pur nella sostanziale impossibilità di offrire prove dirimenti, all’ipotesi di un mero trascinamento della terminologia latina al volgare va preferita quella di un volgarizzatore capace di destreggiarsi con la terminologia medico-farmaceutica almeno parzialmente istituzionalizzata nel contesto di diglossia latino-volgare comune alla scienza medievale.

    184 Definizione di Dardano (1994, 507).

    6 Glossario 6.0 La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in volgare La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in volgare inizia con la terza impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1691), caratterizzata dall’apertura nei confronti del lessico scientifico e dal conseguente ampliamento delle fonti adoperate nella raccolta lessicografica.1 La disponibilità di volgarizzamenti toscani e la larga circolazione dell’opera ne giustificano l’inclusione fra i testi scientifici spogliati dagli Accademici: non è, però, chiaro di quale volgarizzamento si siano serviti. Nella Tavola delle abbreviature della terza edizione (Crusca III, vol. 1, 59) si legge soltanto l’individuazione dell’opera («Tesoro de’ Poveri di Pietro Spano: Libro così intitolato composto da Pietro Spano, poi Sommo Pontefice»), mentre la Tavola delle abbreviature di Crusca IV contiene maggiori informazioni: la precisazione che si tratta del volgarizzamento di un originale latino, le riflessioni sull’identità dell’autore e le indicazioni, non dirimenti, riguardo al testo adoperato.2 Citiamo la nota da Crusca IV (vol. 6, 61–62 n. 237):3 Questa abbreviatura non si trova negl’Indici delle prime impressioni, ma fu aggiunta dal Guernito [Alessandro Segni] nell’originale dell’antecedente, senza dire se fu adoperato l’esemplare stampato, o qualche Testo a penna. Dal vedere, che alcuni esempj di questo Libro riscontrano nell’esemplare stampato in Venezia nel 1543 per Agostino di Bendoni in 8, si potrebbe conghietturare, che di questo si fossero serviti, quantunque per verità sia assai scorretto. I Compilatori notarono anche in questo luogo, che Pietro Spano fu poi Sommo Pontefice. Tra i Testi veduti dallo Stritolato [Pier Francesco Cambi], i cui spogli nell’Accademia si conservano, ne era uno con questo titolo: Medicine di Papa Piero Spagnolo. Tralle Osservazioni fatte sopra ’l Vocabolario dallo Smunto [Simone Berti], che pure si serbano tralle Scritture dell’Accademia, ve ne ha una sopra la voce minugia in significato d’Interiora, in cui egli allegando un esempio di questa voce tratto da questo Trattato dice: “Questo Maestro Piero Spano fu di Lisbona, e fu Medico, e quel, che importa più, fu creato Sommo Pontefice l’anno 1276 e fu Papa Giovanni XXI. Benchè dagli Scrittori (forse per la favola della Papessa) sia detto Papa Giovanni XXII. Di queste Operette n’è una

    1 Si vedano in proposito almeno Vitale (1986, 273–333); Della Valle (1993, 49–51); Marazzini (2009, 143–148). 2 Sulle tavole delle abbreviature cf. Pollidori (1985); Stanchina (2009), che però non forniscono informazioni in merito al Tesoro de’ poveri noto agli Accademici. Sempre sul problema delle allegazioni testuali nei lemmi dei Vocabolari della Crusca si vedano Frosini (2011); Salvatore (2012); Burgassi (2013); Frosini (2014b). 3 Riproduciamo la trascrizione disponibile nel sito www.lessicografia.it. https://doi.org/10.1515/9783110543261-006

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    6 Glossario

    nell’Accademia, che la fece comprare il Dotato (il qual nome ebbe nella nostra Accademia il Cardinal Francesco de’ Nerli il vecchio). Non si vuol però tacere, che da molti autorevoli Scrittori viene impugnato il Papato di Pietro Spano, il quale solo dicono essere stato creato Vescovo di Sabina, e Cardinale da Bonifazio VIII. Checchè sia di ciò, che poco rileva al fatto nostro, è credibile, che dal predetto Testo mentovato dallo Smunto, o pur da quello veduto dallo Stritolato [Pier Francesco Cambi] sieno stati tratti gli esempj di questo Libro allegati da’ Compilatori».

    Come si è letto, la Tavola delle abbreviature della quarta edizione riferisce l’incertezza tra un «testo a penna» (quello noto allo Stritolato o quello noto allo Smunto) e un’edizione a stampa (forse quella pubblicata a Venezia nel 1543). Nelle ricerche sui testi adoperati nella compilazione dei Vocabolari della Crusca, Bartolomeo Gamba sostiene correttamente che l’edizione del 1543 per i tipi di Bendoni è ristampa di quella pubblicata nel 1531 dallo stesso editore (Thesaurus pauperum di messer Pietro Hispano, stampata in Venetia, per Benedetto di Bendoni, 1531).4 Dell’identificazione del volgarizzamento da cui attingono gli Accademici ci occupiamo in altra sede (Zarra i.c.s.b), tentando un confronto sistematico delle citazioni di Crusca III e di Crusca IV con il testo dei diversi volgarizzamenti, innanzitutto con il testo delle edizioni a stampa curate da Bindoni e con quello dell’incunabolo del 1498.5 I dati ottenuti dall’interrogazione del sito www.lessicografia.it ci danno la misura della presenza del ricettario nel Vocabolario. In Crusca III vi sono 222 lemmi con almeno una citazione dal Tesoro de’ poveri per un totale di 520 citazioni complessive, mentre in Crusca IV l’incremento dei lemmi (279) in cui è presente un’esemplificazione dal Thesaurus pauperum si accompagna alla riduzione delle occorrenze totali (361). Il ricorso al Thesaurus pauperum come

    4 Seguono le osservazioni di Gamba (1828, 192): «nella Nota 237, posta all’Indice del Vocabolario, si legge ch’era stata quest’Opera citata nelle edizioni dello stesso fatte antecedentemente, senza dire se fu adoperato l’esemplare stampato o qualche testo a penna. Alcuni esempi si riscontrano nella suddetta edizione di Venezia, 1531, di cui è materiale e mera ristampa altra di Venezia, per Agostino di Bindoni, 1543, in 8°; sicché o dell’una o dell’altra possono avere fatto uso; ma sì l’una che l’altra vanno riguardate come spregevoli, e di peggiore lezione delle stampe sopraccennate. L’autore chiamavasi Pietro Spano, cioè Ispano, perché di nazione spagnuolo. Fu di Lisbona e fu medico; e, quel che importa più, fu creato Sommo Pontefice l’anno 1276». 5 Nel Quadernetto che elenca i libri dell’Accademia e si data al 1688–1696 (Archivio Crusca, Carte Segni, fasc. 44) è menzionato un Thesaurus Pauperum di Pietro Ispano donato dal Ripieno (Benedetto Buonmattei). Nell’attuale fondo degli Incunaboli dell’Accademia della Crusca, che consta di 41 volumi, si trova una sola edizione del Thesaurus pauperum (Inc. 33, per l’appunto l’edizione fiorentina del 1498, per i tipi di Bartolomeo de’ Libri). Il ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.IV.112 (F6) conserva evidenti tracce del passaggio in Accademia (cf. § 3.3.2.2 Miscellanee).

    6.0 La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in volgare

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    fonte degli Accademici non passò inosservato a Vincenzo Monti nella Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al vocabolario della Crusca (1817–1826), vera e propria caccia agli errori compiuti dai cruscanti.6 Interessano qui due passi in cui la riflessione montiana si confronta con il ricettario. Il primo esempio è l’osservazione sul termine cedulla, presente nell’esemplificazione allegata al lemma forte nella seguente accezione: «Forte; qualità di sapore, come d’aceto, e d’agrumi, come di cipolle, agli, scalogni, radici, e anche del pepe. Lat. acidus. Gr. ὀξύς».7 Monti (1817, vol. 1, 150) commenta così: vocabolario Cedulla tes. Pov. P. S. 13. Bagna in aceto forte la cedulla, e poi l’involgi in stoppa, anco in forte aceto bagnata. osservazione Nelle giunte alla terza edizione del Vocabolario la Crusca vi avea messe le voci Brulazzo, Porzana e Spondulo senza spiegarle. Il Redi si lagnò col Segni di tal negligenza;8 e Spondulo, Porzana e Brulazzo ebbero la loro spiegazione. Nelle giunte posteriori vi si è fitta la voce Cedulla senza dichiararla. Non è egli da credere che il Redi ne farebbe eguale lamento se la vedesse? Questa ignota Cedulla è tratta dal più meschino e ridicolo libricciuolo che siasi mai veduto alle stampe, intitolato Il Tesoro de’ Poveri facto per maestro Piero Spano; e il vero suo titolo sarebbe stato: Tesoro d’inaudite sciocchezze in fatto di Medicina».

    La seconda osservazione montiana riguarda il lemma cipresso con il significato di ‘nuca’, attinto appunto dal Thesaurus pauperum volgare nella terza e nella quarta impressione del Vocabolario.9 Citiamo da Monti (1817, vol. 1, 161–162): vocabolario Cipresso § ii. Per la parte posteriore del capo. Lat. Occipitium. Tes. Pov. P. S. Se la doglia è in sulla fronte, metti sopra il cipresso, e sanerà.10 osservazione Il Tesoro de’ Poveri facto per maestro Spano è il bel libro in cui l’Accademico compilatore del proposto articolo ha trovato (se la lezione è sincera) Cipresso per Nuca. E sai che è questo libro? Una stoltissima e schifosissima fabbricazione di medicamenti, ne’ quali è

    6 Per una classificazione degli errori individuati da Monti nel Vocabolario della Crusca, «geneticamente riconducibili a carenze di tecnica lessicografica e a insufficiente filologia, oltre naturalmente, al pregiudizio fiorentinistico», si veda Dardi (1990, 76–80, la cit. a p. 76). 7 Crusca IV (vol. 2, 504–505). Questo esempio non si trova in Crusca III, né in Crusca V. 8 Il riferimento è alla lettera inviata da Francesco Redi ad Alessandro Segni in data 28 febbraio 1688 (cf. Redi 1779, vol. 1, 182–185). 9 Crusca III (vol. 2, 339); Crusca IV (vol. 1, 671). 10 Monti annota soltanto il secondo esempio citato dagli Accademici, di cui tenta una diversa interpretazione nell’osservazione.

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    6 Glossario

    raro che non entri l’urina e lo sterco d’ogni genere d’animali, fino i menstrui delle donne da inghiottirsi dai poveri infermi come giulebbi. E dall’officina di un siffatto Esculapio si prende Cipresso per Nuca? E, senza dir la ragione di così strano e incredibile significato, si porge come sicuro? Niuno che alcun poco ragioni su la natura ed origine delle parole, comprerà questa gatta nel sacco. Si mostri al sole, e si dica in che modo il cipresso sia diventato la parte posteriore del capo; o con esempio d’altro scrittore più classico di maestro Spano si consolidi questa stravagantissima significazione; e allora diremo Credo: ma se nel cipresso ci rimarrà un micolino di giudizio, ci guarderemo dal farne uso. La nostra fede alla Crusca è viva e grande sicuramente: ma s’ella, allorché i vocaboli o i loro significati evidentemente ripugnano alla ragione, non compatisce alla debolezza del nostro intendimento, e con nette e chiare dimostrazioni non lo soccorre, la colpa è sua se si rifiutano. Da questo laido Tesoro de’ Poveri non fu ella tratta altre volte in errore, pigliando la voce Ana per Erba medicinale? Errore corretto poscia dal Redi, che spiegò quella voce per termine proprio delle ricette.11 Chi n’assicura ch’ella non abbia preso abbaglio anche in Cipresso per Occipizio? O che in tal senso non sia furbesco vocabolo? Nel qual caso sarà sempre vocabolo da sbandirsi. Intanto si osservi che nell’addotto esempio il senso voluto dalla Crusca è oscurissimo; e pare anzi che a guarire del dolore del capo prescrivasi di mettere sulla fronte ramoscelli o foglie di cipresso: Se la doglia è in sulla fronte, metti sopra il cipresso, e sanerà. E se questo non è il vero senso, ov’è in quelle parole la cosa che s’ha da mettere in sulla fronte?12

    Le esemplificazioni sono forse un po’ lunghe, ma mostrano bene lo stile montiano «vivace, ironico e colloquiale, erede della migliore tradizione illuministica» (Lombardi 2011, 919) e pronto a sprezzante e compiaciuto sarcasmo:13 il Thesaurus pauperum è giudicato «una stoltissima e schifosissima fabbricazione di medicamenti, ne’ quali è raro che non entri l’urina e lo sterco d’ogni genere d’animali, fino i menstrui delle donne da inghiottirsi dai poveri infermi come giulebbi». Nel primo passo esemplificato si parla con acceso impeto accusatorio del «più meschino e ridicolo libricciuolo che siasi mai veduto alle stampe, intitolato Il Tesoro de’ Poveri facto per maestro Piero Spano; e il vero suo titolo sarebbe stato: Tesoro d’inaudite sciocchezze in fatto di Medicina».

    11 La lettera in questione si data al 1 febbraio 1688 (cf. Redi 1779, vol. 1, 176–178). In questa lettera Redi propone due correzioni alle «Giunte al nostro Vocabolario della Crusca ultimamente stampate e mandatemi a casa» (p. 176); in particolare, asserisce che: «Ana non è sorta di erba medicinale; ma bensì Ana è un termine proprio delle ricette medicinali, col qual termine, o particola i Medici voglion dire, che nelle cose, ovvero in ingredienti mentovati, se ne deve prendere uguale quantità, o peso» e allega un esempio dal Tesoro dei poveri e uno dal volgarizzamento della Consolazione delle medicine semplici di Mesuè (p. 177). Il lemma ana nelle Giunte della terza edizione (Crusca III, vol. 1, 332) ripropone la definizione del Redi: «Termine proprio delle ricette medicinali, onde i medici esprimono doversi prendere delle cose ordinate uguale quantità o peso» e offre gli stessi esempi. 12 Sul lemma cipresso di Crusca III e Crusca IV cf. Zarra (2014). Si veda anche § 6.3.1 Anatomia. 13 Notiamo la pointe: «ma se nel cipresso ci rimarrà un micolino di giudizio, ci guarderemo del farne uso», in cui cipresso è adoperato proprio con il significato che viene rifiutato.

    6.0 La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in volgare

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    Nonostante l’anatema montiano, il Thesaurus pauperum volgare non ha ceduto il passo nelle registrazioni lessicografiche: molti esempi proposti dai Vocabolari della Crusca sono accolti nel TB e poi nel principale dizionario storico del Novecento, il GDLI. A proposito dei falsi di Francesco Redi, Pär Larson ha scritto:14 Nei vocabolari storici – penso in primo luogo alle cinque “impressioni” del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612, 1623, 1691, 1729–1738, 1863–1923) – sono registrati molti esempi tratti da codici inediti o non più reperibili oppure da stampe piuttosto oscure, esempi che si troveranno spesso ripetuti nel Dizionario della lingua italiana di Niccolò Tommaseo e Bernardo Bellini [...] e più recentemente nel Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) fondato da Salvatore Battaglia (Larson 2001, 71).

    In un recente contributo dedicato agli “archeologismi”, cioè a parole di rarissima attestazione e di fatto mai entrate nell’uso italiano, ma annoverate anche in dizionari dell’uso contemporanei, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota hanno offerto nuove prove alla convinzione che molte voci «passino più o meno automaticamente, con il corredo decorativo della citazione autoriale, dal lemmario delle varie Crusche a quello del Tommaseo-Bellini e da questo a quello del GDLI» (Della Valle/Patota 2013, 139). Questa linea di continuità passiva fra Vocabolario della Crusca, TB e GDLI trova conferma per molti passi esemplificati dal Tesoro de’ poveri. Intendiamo, dunque, mostrare come nei due dizionari le citazioni tratte dal Tesoro de’ poveri siano assunte dal modello cruscante e non dalla consultazione diretta dell’opera, cioè mediante uno spoglio autonomo. A prima riprova di tale situazione vi è il fatto che i due dizionari offrono rinvio al Thesaurus pauperum rispettivamente con esplicita ripresa da Crusca IV (TB) e in termini alquanto generici (GDLI). Nella Tavola dei citati del TB, caratterizzata da un numero contenuto di entrate rispetto alla mole del materiale spogliato per la compilazione del dizionario,15 la sigla P. Sp. Tes. Pov. è sciolta in maniera affine alla Tavola delle abbreviature di Crusca IV:

    14 Riguardo alla posizione dei lessicografi moderni nei confronti dei falsi del Redi, Larson osserva che il GDLI «li include senza esprimere dubbi di sorta», il DELI «li depenna completamente, condannando all’oblio anche non poche voci autentiche la cui unica colpa era quella di trovarsi in opere i cui titoli erano stati “abusati” dal Redi» e il TLIO li include con il ricorso a indicazione cautelativa (Larson 2001, 71–72). Sui falsi rediani è sempre utile Volpi (1915– 1916); si vedano anche Bielfeld (1996); Mosti (2008). 15 Lo scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche del TB ha richiesto l’impegno di molti studiosi: Zolli (1977; 1981; 1987), Poggi Salani (1980); Ragazzi (1984).

    480

    6 Glossario

    P. Sp. Tes. Pov. Volgarizzamento d’un Libro di medicina intitolato «Tesoro dei poveri», compilato e fatto per Maestro Pietro Spano. S. d. (sec. XV), in 4o. E Venezia, 1531 e 1543, in 4o.16

    Nell’Indice degli autori citati del GDLI leggiamo sotto Pietro Ispano volgar.: 2-1 (il secondo numero indica il capitolo): Volgarizzamento d’un libro di medicina intitolato Tesoro dei poveri, s. l., s. d. (Ronco 2004, 221).17

    Le due indicazioni bibliografiche del volgarizzamento ‒ quella del TB è schiacciata sulla Crusca e quella del GDLI è priva di elementi utili all’individuazione ‒ sono validi indizi riguardo alla mancata consultazione diretta dell’opera nella redazione dei dizionari; la conferma della continuità passiva ci viene, comunque, dall’esame dei lemmi in cui occorrono le citazioni dal ricettario. Fra le molte citazioni disponibili conduciamo un sondaggio, privo di pretese di esaustività, sui lemmi della lettera e che presentano almeno un’esemplificazione dal Tes. Pov. P. S. in Crusca IV; in tali lemmi i contesti delle citazioni sono sufficientemente ampi da smentire la possibilità di una coincidenza casuale fra distinti volgarizzamenti del Thesaurus pauperum. I lemmi sono i seguenti: ebulo, effimera, enula, enula campana, epatica, esula, epilensia, epilentico, erba colombina ed evaporativo. Rispetto a Crusca III sono immutate dieci citazioni: Crusca III non ha il lemma evaporativo e relativo esempio, mentre include una citazione anche sotto il lemma esperto.18 Queste sono le citazioni dal Thesaurus pauperum in volgare accolte in Crusca IV:19 Ebulo Tes. Pov. P. S. cap. 45. L’impiastro del succo della radice d’ebulo, e d’ermodattilo pesta con songia di porco aiuta incontinente alla gotta fredda.

    16 I curatori del TB evidenziano, però, l’erronea interpretazione degli Accademici in merito al volgarizzamento del trattato De oculo: «i quali [gli Accademici], nella nota 238 della loro Tavola, mostrarono di credere, che questo trattato non fosse altro che un capitolo del Tesoro dei Poveri dello stesso Spano; ma è cosa diversa, quantunque anco nel Tesoro dei poveri, al capitolo viii, si tratti della cura degli occhi». 17 Sono, invece, individuate con precisione le altre due opere di Pietro Ispano: «Volgarizzamento del trattato di Pietro Ispano della cura degli occhi. Testo a penna Rediano, ora nella Laurenziana, coi numeri 186, 88. [Crusca]» e «Volgarizzamento del trattato di Pietro Ispano sulla cura degli occhi, a cura di F. Zambrini, Bologna, 1873. Citiamo anche la ristampa anastatica, Milano, 1966» (Ronco 2004, 221). 18 Crusca III (vol. 2, 613) s. v. esperto: «Tes. Pov. P. S. Una mezza libbra del sangue del tempo delle donne, seccato, e polverizzato è cosa esperta». 19 I dati sono ricavati dal sito www.lessicografia.it.

    6.0 La fortuna lessicografica del Thesaurus pauperum in volgare

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    Effimera Tes. Pov. P. S. cap. 58. Contra alla febbre effimera; al principio, sia fatto sciroppo di rose secche ec. Enula Tes. Pov. P. S. Al terzo giorno fa bagno di cocitura d’enula. Enula campana Tes. Pov. P. S. La radice d’enula campana, le frondi, ed i rami del fico. E Tes. Pov. P. S. altrove: Foglie d’enula campana cotte in vino, ed impiastrate tiepide in sul pettignone. Epatica Tes. Pov. P. S. 46. Anco l’epatica pesta, e bevuta ogni dì con vino sana tosto. Epilensia Tes. Pov. P. S. cap. 7. A guarire della epilensía, cioè male caduco, togli lo corno polverizzato, e bevilo. Epilentico Tes. Pov. P. S. cap. 7. La carne del porco, ovvero di troia scrofa, che nasce solo nel primo parto, sana lo epilentico. E Tes. Pov. P. S. appresso: Quando lo epilentico cade, uccidi un cane, e dagli lo fiele caldo, e guarirà. E Tes. Pov. P. S. appresso: Ed uno antico epilentico fu così guarito. Erba colombina Tes. Pov. P. S. cap. 36. Anco erba colombina portata addosso spegne la libidine. Esula Tes. Pov. P. S. 62. Fior di borrace ec. con dramma una, e mezza di esula, o di scamonea. Evaporativo Tes. Pov. P. S. Usi li gargarismi ripercussivi in dentro, e fuori usi evaporativi.

    Nel TB tutte e dodici le citazioni proposte in Crusca IV si trovano senz’alcuna modifica.20 Il GDLI è più selettivo, ma non indipendente dal filone Crusca IV e TB; presenta, infatti, le medesime esemplificazioni per i lemmi effimero (GDLI vol. 5, 60), epatica (ivi, 183), epilessia (ivi, 193), erba (erba colombina, ivi, 226) ed evaporativo (ivi, 521). In questi casi la testimonianza del Tesoro de’ poveri è unica attestazione (erba colombina, evaporativo) o prima attestazione (effimero, epatica, epilessia) del lessema. Le cinque esemplificazioni in questione sono, per l’appunto, identiche a quelle di Crusca IV e TB: sotto il lemma epilessia la dipendenza dal TB è dichiarata (Pietro Ispano volgar. [Tommaseo]),21 al-

    20 In molti casi ricorre la sigla «Tes. Pov. P. S. (C)», la cui «(C)» vale come denuncia esplicita della dipendenza dalla Crusca. 21 Un altro esempio della fonte Pietro Ispano volgar. [Tommaseo] si legge in GDLI s. v. peucedano.

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    6 Glossario

    trove l’indicazione è quella consueta Pietro Ispano volgar. 2-, presentata poco sopra.22 Questo circoscritto sondaggio dimostra come le registrazioni lessicografiche siano state solitamente inerziali, prive di riscontro diretto, ma affidate alla fiducia negli spogli degli Accademici, di cui non si conosce con certezza la fonte. Nel TLIO è compiuto il superamento dell’approssimazione nell’indicazione dell’edizione di riferimento; i redattori attingono dal volgarizzamento siciliano edito da Rapisarda,23 dall’edizione Thesaurus pauperum, seu Practica medicinae, pubblicata a Firenze per i tipi di Bartolomeo de’ Libri (1498 ca),24 da cui è cavata la maggioranza delle esemplificazioni, e, in misura minore, dalla trascrizione del ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62 (qui con la sigla F1).25 Questi ultimi due testi non sono però inclusi nel Corpus OVI: si tratta, cioè, di fonti «fuori corpus». La testimonianza del volgarizzamento pisano, databile su base paleografica ai primi decenni del Trecento, permette di confermare e anticipare la diffusione di alcuni lessemi. Da una ricerca nel TLIO recano allegazioni dall’incunabolo Thesaurus pauperum, seu Practica medicinae (1498) i seguenti lemmi:26 acacia, accesso, arnoglossa, buglossa, canalada, caprifoglio, catapuzza, colombina (3), dente (canino), dittamo, evaporativo, finocchio (porcino), fomentare, nenufar, nepeta, ninfea (acquatica), opoponaco, pessario, pessarizzare, pessarizzato, peucedano, pollina, porcino, portulaca, postione, pulicaria, tortellina.

    Quella di Thes. pauper. volg., XIV (tosc.) è prima (e talora unica) attestazione dei seguenti termini: «dente (canino), evaporativo, fomentare, pessarizzare, pessarizzato, pollina, postione, pulicaria, tortellina»; alla luce del volgarizzamento pisano, possiamo ora anticipare la prima attestazione alla prima metà del Trecento per dente (canino), evaporativo, fomentare, pessarizzare, pessarizzato e pulicaria. Il presente glossario, condotto su un volgarizzamento finora trascurato dalla lessicografia e sottoposto a riflessione filologica, vuole essere una tessera

    22 Il lemma esula (GDLI vol. 5, 478) presenta una citazione tratta dal volgarizzamento del De oculo secondo l’edizione Zambrini: «Pietro Ispano volgar. 3–37: Togli esula 3 iii, ermodattali, once mezza; sale gemma, once ii». 23 Con indicazione abbreviata: «Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.)». Beltrami (2004, 50) sottolinea gli importanti progressi, a vantaggio della ricerca lessicografica, prodotti dall’edizione del volgarizzamento siciliano del Thesaurus pauperum a cura di Rapisarda (2001) rispetto alla precedente edizione a cura di Palma (1931). 24 L’indicazione abbreviata è «Thes. pauper. volg., XIV (tosc.)». 25 L’abbreviazione è: «Thes. pauper. volg., XIV t.q. (tosc.)». 26 Verifica in data 28 aprile 2017.

    6.1 Struttura del glossario

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    del mosaico, in gran parte ancora da (ri)comporre, che è la conoscenza del lessico dei volgarizzamenti del Thesaurus pauperum e, più in generale, della farmacopea medievale. Ci è parso, perciò, naturale privilegiare gli àmbiti della botanica e della medicina. Poiché la tradizione discorsiva della medicina volgare è in fase embrionale per l’epoca medievale, ne consegue con Casapullo (2003, 151): il rischio maggiore, probabilmente, è quello di appiattire sull’opposizione volgare-latino un ventaglio di possibilità espressive infinitamente più sfumato nel Due e Trecento, e di attribuire un illusorio spessore diacronico a linee di sviluppo che costituivano all’epoca dei rami secchi: molte delle opere che ci sono giunte non segnano l’inizio di tradizioni espressive di lunga durata, ma rappresentano piuttosto episodi, quasi sempre isolati e comunque discontinui.

    Derivando da un modello latino verso cui mostra innegabile deferenza e ponendosi a un livello basso della scala gerarchica del sapere medico medievale, il volgarizzamento è un testimone interessante del contatto fra la tradizione latina e quella volgare allo stadio incipiente. In continuità con il monito di Casapullo, la testimonianza del volgarizzamento pisano va, dunque, inserita nel quadro più ampio della scrittura scientifica medievale, al fine di illuminare la circolazione delle voci d’àmbito medico-farmaceutico nell’italiano antico e di fornire, al contempo, un più preciso ancoraggio alle registrazioni lessicografiche note: i rinvii bibliografici a chiusura dei lemmi del Glossario fungono da riscontro per opere tecnico-scientifiche che coprono un arco cronologico che si protrae dalla fine del Duecento (il volgarizzamento fiorentino dell’Antidotarium Nicolai in Fontanella 2000) al Cinquecento inoltrato (con la traduzione di Dioscoride a opera di Mattioli, studiata da Sboarina 2000). Questo schema d’analisi ci pare utile e promettente nel tentativo di districarsi fra rami secchi e vere linee di sviluppo del linguaggio medico-farmaceutico medievale.

    6.1 Struttura del glossario Il glossario è selettivo e include 438 lemmi di due settori in cui il contributo del Thesaurus pauperum in volgare si annuncia rilevante per un approfondimento delle conoscenze sul lessico tecnico-scientifico medievale: botanica e medicina. Escludiamo, quindi, le voci di àmbiti ben rappresentati nell’opera, come quello minerale (antimonio, biacca, litargirio, salgemma, etc.) e quello zoologico. Per associare i semplici della farmacopea medievale alla nomenclatura scientifica moderna è stata fondamentale l’appendice «Prospetto delle identificazioni dei semplici descritti nel Tractatus de herbis» di Ventura (2009,

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    6 Glossario

    817–855), dipendente da Daems (1993) e soprattutto da Mauro/Masturzo (2004, 416–427).27 Nella sezione dedicata alle voci dell’anatomia non prendiamo in considerazione termini di larghissima diffusione e ampiamente attestati già prima dei decenni iniziali del Trecento; la loro presenza nel volgarizzamento è prevedibile e non problematica: bocca, braccio, capello, capo, collo, coscia, cuore, fegato, fronte, gamba, ginocchio, gola, labbra, lingua, mano, nare, naso, occhio, orecchio, ossa, pelo, petto, piede, polmone, unghia, etc.;28 escludiamo poi quei termini anatomici, benché propri anche degli esseri umani, qui adoperati soltanto per gli animali: ceravella, dosso,29 fele, merolla, pelle, etc. Nel caso di termini comuni all’anatomia animale e umana, includiamo sotto il lemma le attestazioni sicuramente riferibili all’uomo, dando eventualmente conto di quelle riconducibili agli animali nelle note di commento: si vedano, ad esempio, *coglione, lonbo, matrice. Nel presente glossario il lemma, in grassetto, è seguito dall’indicazione di eventuali varianti grafiche fra parentesi tonde, dalla classificazione grammaticale e dall’illustrazione del significato. I sostantivi sono lemmatizzati di norma al singolare, ma possono essere accolti anche al plurale; i pochi verbi sono presentati all’infinito (ricostruito se non attestato nel testo); gli aggettivi al maschile singolare. I lemmi riproducono la forma grafica (ed eventualmente dotata di valore fonetico) più vicina all’italiano moderno; talora normalizziamo e adottiamo la forma dell’italiano moderno preceduta dall’asterisco. La successione alfabetica dei lemmi è sporadicamente interrotta per accogliere polirematiche o collocazioni; ad esempio, olio dell’amandola amara dopo amandola amara o levame del grano e semmola di grano subito dopo grano, etc. Registriamo le attestazioni nelle ricette del volgarizzamento, individuando, come di consueto, ciascuna ricetta con il numero romano del capitolo e con quello arabo per la progressione all’interno del capitolo. Le attestazioni della

    27 Spunti utili in tale direzione si ricavano anche da Ineichen (1966); Rolland (1967); Fontanella (2000); García Gonzáles (2007), che rinvia spesso a Fischer (1929); Font Quer (1983); Daems (1993). Si veda anche la banca dati The Plant List (www.theplantlist.org). Resta inteso che le nostre proposte di identificazione sono spesso fondate sull’associazione a un referente diffusa nella cultura medievale, piuttosto che supportate da elementi interni del testo. È poi opportuno ricordare, con Aprile (2014, 77), che «l’impossibilità di associare il nome delle piante alla loro immagine [...] rende moltissimi vegetali dell’antichità puri nomi per gli uomini del Medioevo e a volte anche per noi». 28 Analogamente nella sezione patologica non presentiamo i prevedibili lemmi infermità e male. Vi sono omissioni anche nel settore botanico, a partire dai termini presenti soltanto in forma latina, come gallitricum e populus. 29 Ma si noti l’uso avverbiale di a dosso in riferimento agli esseri umani (ess. portata a dosso XLV,13 e porti lo ’nfermo sempre a dosso XLIX,12).

    6.1 Struttura del glossario

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    corrispondente voce latina dipendono dall’edizione critica Rocha Pereira (1973). Riportiamo il contesto soltanto se necessario a illuminare il significato. Se non diversamente indicato, la sequenza dei rimandi è simmetrica: alla prima occorrenza del volgarizzamento corrisponde la prima del latino, e così via. Quando il termine volgare è introdotto senza una corrispondenza diretta con un lessema latino, ad esempio nei casi di amplificazione o di riformulazione, segnaliamo tra parentesi tonde la ricetta latina equivalente a quella volgare; se la ricetta volgare è priva di corrispondenza nel modello latino, ci serviamo della seguente indicazione: . Per l’individuazione della prima attestazione del lessema nell’italiano antico facciamo riferimento costante al Corpus OVI e, conseguentemente, al TLIO per le voci già redatte: conserviamo i riferimenti bibliografici che caratterizzano il corpus e il dizionario, che sono vantaggiosi anche per il fatto di offrire immediato riscontro della datazione dell’opera e della sua varietà linguistica.30 Come detto in precedenza, i redattori del TLIO attingono dal volgarizzamento siciliano edito da Rapisarda,31 dall’edizione Thesaurus pauperum, seu Practica medicinae, pubblicata a Firenze per i tipi di Bartolomeo de’ Libri (1498 ca),32 e, in misura minore, dalla trascrizione del ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.VI.62 (il nostro F1).33 Questi ultimi due testi non sono però inclusi nel Corpus OVI. Alla luce della datazione del volgarizzamento pisano alla prima metà del XIV sec., segnaliamo con un asterisco (*) se l’attestazione offerta dal volgarizzamento rappresenta una retrodatazione o un’occorrenza pressoché coeva alla prima finora nota. In tali casi annotiamo, comunque, la prima attestazione ricavata dalle fonti lessicografiche. Il segno (*) può anche indicare di essere in presenza della prima attestazione toscana, sempre a fianco della menzione del testo non toscano in cui occorre la prima attestazione e di un’eventuale attestazione in area toscana successiva a quella del volgarizzamento. Le eventuali note di commento al lemma sono seguite dalla raccolta di riferimenti bibliografici, perlopiù glossari di edizioni di opere mediche, farmaceutiche e botaniche (Ernst 1966; Ineichen 1966; Nystedt 1988; Glessgen 1996; Gualdo 1996; Baldini 1998; Gualdo 1999; Fontanella 2000; Sboarina 2000; Aprile 2001; García Gonzáles 2007; Squillacioti 2008; Ventura 2009; Tomasin 2010;

    30 A differenza della prassi dell’OVI, scriviamo in tondo l’intero riferimento e non ricorriamo al corsivo per i titoli delle opere: ad esempio, «Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.)», invece di «Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.)». Proponiamo l’esplicitazione di tali riferimenti in § 6.4 Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche. 31 Con indicazione abbreviata: «Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.)». 32 L’indicazione abbreviata è «Thes. pauper. volg., XIV (tosc.)». 33 L’abbreviazione è: «Thes. pauper. volg., XIV t.q. (tosc.)».

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    6 Glossario

    D’Anzi 2012; Castrignanò 2014; Gloss.BiblioLeo). Prendiamo così in considerazione opere che vanno dal tardo Duecento fino al Quattrocento (la produzione di Michele Savonarola restituita dagli studi di Nystedt 1988 e Gualdo 1996, il Perché di Girolamo Manfredi, su cui cf. Foresti 1988 e Baggio 1988, e il Librecto di pestilencia salentino di Nicolò de Ingegne edito da Castrignanò 2014), con incursioni nel Cinquecento (i trattati di peste studiati da Motolese 2004 e la traduzione di Dioscoride a opera di Mattioli indagata da Sboarina 2000). Per alcuni lemmi della sezione medica, in particolare anatomica, la ricerca dei riscontri bibliografici è stata già condotta da D’Anzi (2012) e, prima, da Gloss.BiblioLeo (le cui schede si devono tutte alla stessa Maria Rosaria D’Anzi): le indicazioni finiranno per coincidere parzialmente o completamente. Nel caso delle edizioni critiche con glossario, indichiamo il curatore dell’opera in base alla volontà di sottolineare l’apporto dello studioso al commento della voce; ad esempio, con Ineichen (1966) e Glessgen (1996) si designano rispettivamente il Serapiom e il Moamin e il rinvio è alle pagine di commento dei curatori, in cui sono registrati le varianti del lessema e i rimandi alle attestazioni nel testo. Prendiamo in considerazione le edizioni di due importanti opere latine, l’Alphita e il Tractatus de herbis, a cura rispettivamente di Alejandro García Gonzáles e di Iolanda Ventura (García Gonzáles 2007 e Ventura 2009), in cui gli studiosi offrono un ricco corredo di note di commento, con approfondita riflessione sul sapere botanico e medico-farmaceutico di epoca medievale.34 Restando al lessico latino, sono sistematici i rinvii alle opere di André (1985; 1991) rispettivamente sulla botanica e sull’anatomia. Si dà tacitamente acquisita la consultazione di dizionari etimologici (DEI, DELI, FEW, LEI, Nocentini 2010 e REW) e storici (TB, GDLI e TLIO), da cui talora può essere esplicitamente desunta l’illustrazione del significato.

    6.2 Botanica acathia (acachia; agathia) s.f. ‘Pianta aromatica orientale delle Leguminose che produce gomma e succo dal guscio. Acacia arabica L.’. acathia XVI,17; acatiam XVI,38; acachia XXIII,9; acathia XXIV,1; acathie XXV,23; XXXI,14; XXXI,19; pulvis […] acathie XXXI,26; succhio ... acathie XXXI,32; acathia XXXI,37; agathia XXXI,49; acatie XXXI,78; acathia XXIV,18; acathia XXXV,5; XXXV,7; acathie XLVIII,4; agathia XLVIII,12. 34 Inoltre, rinviamo a Larson (1995) anche quando i lessemi sono presenti nelle carte mediolatine come antroponimi o toponimi. Nelle more della stampa abbiamo avuto notizia dell’edizione dei ricettari del ms. New Haven, Historical Medical Library, 52 a cura di Eleonora Ruzza e Ilaria Zamuner: non è stato possibile prendere in considerazione questo lavoro.

    6.2 Botanica

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    lat. acacia VIII,48; VIII,62; XIII,9; XIV,2; XV,18; XXI,14; XXI,19; XXI,27; XXI,33; XXI,38; XXI,49; XXI,77; XXIV,17; XXV,4; XXV,6; XLI,4; XLI,12. Prima attestazione: acatia Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Con acacia si designano successivamente anche la Mimosa farnesiana L. (anche nota come acacia farnesiana) e la Robinia pseudacacia L.; la diffusione di queste piante in epoca successiva al Medioevo (cf. LEI 1,231) ci persuade che nel nostro testo si tratti dell’Acacia arabica L., prescritta prevalentemente nelle cure per il flusso del ventre (cap. lat. XXI; impiego confermato in Ventura 2009, 222). Nel volgarizzamento si hanno alcune sopravvivenze del genitivo latino (ad es., pulvis […] acathie XXXI,26 e succhio […] acathie XXXI,32). Biblio.: LEI 1,227–231; Ineichen (1966, 51); André (1985, 2); Glessgen (1996, 698–699); Baldini (1998, 189–190); Fontanella (2000, 179); García Gonzáles (2007, 331); Ventura (2009, 222–223); Elsheikh (2016, vol. 2, 74).

    acoro (accoro) s.m. ‘Calamo aromatico (Acorus calamus L.) o iride pseudoacoro (Iris pseudoacorus L.)’. radice dell’accoro XVI,7; succhio del’acoro XXI,4; acoro XXX,14; XXXI,70; cocitura acori XXX,6; accorum XXXIX,1; radice accori XLVII,12. lat. acorum VIII,38; XI,4; XX,14; XXI,70; XXX,6; XXXI,1; XL,14. Prima attestazione: Doc. fior., XIV sm. (2). (*) Voce di trafila dotta dal lat. acŏrum, acoro indicava dapprima il calamo aromatico e successivamente l’iride. Nel volgarizzamento non vi sono occorrenze di calamo. In area veneta si incontrano attestazioni di acoro per designare l’iride pseudoacoro (Ineichein 1966, 53 s. v. acoro), il cui rizoma ha proprietà simili a quelle dell’acoro vero. Nell’edizione veneta dell’Erborario del Dondi (1499) si confondono non solo le piante di calamo e iride, ma anche le loro figure (cf. LEI 1,451). Nel TLIO sono annoverate due attestazioni trecentesche in area fiorentina (acurri e aguri), che si possono affiancare agli esempi offerti dai volgarizzamenti toscani del Thesaurus pauperum: si veda anche F1 (c. 18v, etc.). Biblio.: LEI 1,451; Ineichein (1966, 53); Glessgen (1992); Glessgen (1996, 699–701); Rapisarda (2000, 42); Fontanella (2000, 180); Aprile (2001, 232); García Gonzáles (2007, 332–334); Ventura (2009, 230–231); Castrignanò (2014, 158); Elsheikh (2016, vol. 2, 75).

    *aglio (alglio; allio) s.m. ‘Pianta delle Liliacee, il cui bulbo è adoperato come condimento alimentare. Allium sativum L.’.

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    6 Glossario

    algli III,9; agli VIII,2; algli IX,29; IX,30; XXI,26; XXXIV,1; XXXIX,22; XLVII,17; alglio XLVII,18; allio LII,33; LVI,118; LVIII,1. lat. allium III,9; VI,5; VI,44; VI,45; XI,25; XXIV,1; XXXI,25; XL,19; XL,20; XLV,35; XLVIII,113; L,1. Prima attestazione: Doc. sang., XIII ex. Gli esiti popolari romanzi dipendono da āllĭum, variante del lat. class. alium (cf. TLL e André 1985, 10). Le proprietà vermifughe, antiscorbutiche e diuretiche sono note fin dall’antichità e sono confermate dalle fonti medievali (cf. Ventura 2009, 228–230). A proposito dell’uso alimentare nel Medioevo si vedano le testimonianze raccolte da Frosini (1993, 103). Sull’aglio silvestre cf. scordoleon. Biblio.: GAVI 1,74–75; LEI 2,145–163; Ineichen (1966, 55 s. v. ayo); Foresti (1988, 48); Frosini (1993, 103); Glessgen (1996, 701–702); Fontanella (2000, 183); García Gonzáles (2007, 340); Ventura (2009, 228–230); Castrignanò (2014, 159); Sosnowski (2014, 219); Elsheikh (2016, vol. 2, 78).

    aloe s.m. 1. ‘Legno aloe, legno profumato della Aquilaria agallocha Roxb.’. lengnio aloe XXVI,6; lengno aloe LIV,7. lat. lignum aloe XVI,6; de ligno aloes XLV,49. 2. ‘Succo amaro di impiego officinale e cosmetico ricavato dall’omonima pianta delle Liliacee (Agallochum officinarum L.)’. l’aloe pesto e mesto col’aceto e col’olglio rosato X,12; pesta l’aloe e distenpera coll’olglio rosato e col’aceto X,18; tre pirole facte a modo di fave d’aloe X,19; pesta l’aloe col’albume del vuovo XVI,16; fa polvere delo ’ncenso e del’aloe XVI,18; in molto succhio del finocchio risolve l’aloe XVI,36; confessione del’aloe XVII,5; mescola aloe e opio col lacte della femmina XVII,27; aloe XXVII,16; XXX,1; XXX,14. lat. aloe VI,60; VI,66; VI,67; VIII,47; VIII,49; VIII,59; VIII,93; VIII,112; XVII,18; XX,1; XX,14. Prima attestazione: 1. Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); 2. Regimen Sanitatis, XIII (napol.); in area toscana: Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior.> lucch.). Dal lat. ăloem, a sua volta dal gr. άλόη (cf. TLL s. v.). Le incertezze sulla posizione dell’accento – o accentazione ossitona secondo la pronuncia medievale delle parole greche (aloè) o accentazione piana alòe (come si può ricavare dal napoletano mod. loja) o accentazione sdrucciola come nella pronuncia latina (àloe) – inducono a considerare la voce di trafila dotta: cf. l’esaustivo commento in LEI 2,208–209. Sulle varietà della famiglia delle Liliacee cf. García Gonzáles (2007, 340).

    6.2 Botanica

    489

    Biblio.: LEI 2,203–209; Ineichen (1966, 57–58); André (1985, 11); Glessgen (1996, 703–706); Baldini (1998, 236); Fontanella (2000, 184); García Gonzáles (2007, 340–341); Ventura (2009, 203–207); Castrignanò (2014, 160); Elsheikh (2016, vol. 2, 83).

    amandola amara (amandula) locuz.nom. ‘Varietà di mandorla dalle proprietà officinali. Prunus dulcis (Miller) D. A. Webb’. amandula III,8; III,9; III,12; amandole amare XVIII,12; XVIII,27; XXXIV,10; amandule amare XLVII,20. lat. amigdala amara III,8; III,9; III,12; IX,12; IX,28; XXIV,8; XL,22. Prima attestazione di amandola: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.); amandola amara: Serapiom volg., p. 1390 (padov.). olio del’amandola amara locuz.nom. ‘Succo della spremitura del seme della mandorla amara, adoperato in farmacopea’. l’olglio del’amandole amare XVIII,12; ollio del’amandola amara L,4. lat. amigdala amara III,12; XLIII,4. Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.). Ad amygdala, calco del gr. ἀμυγδάλη (TLL e André 1985, 14), si affiancano nel lat. tardo numerose varianti, fra cui amandola e amandula, da cui deriva l’it. amandola. Sugli sviluppi romanzi da questa base latina cf. Aebischer (1978) e LEI 2,1024–1025 con l’ipotesi di una gradazione cronologica. In corrispondenza dell’occorrenza di amigdala nella ricetta VIII,69 il volgarizzamento innova con amido (XVI,44), mentre conserva il lat. amigdalarum nella ricetta LIV,9 (lat. XLV,51). In MON e S4 abbiano la variante mandorla amara nella ricetta III,8. Nel volgarizzamento del Thesaurus pauperum tràdito da F1 si trova sempre mandorla (cc. 5v, 13r, etc.). Biblio.: LEI 2,987–1026 (s. v. amygdala, in particolare 2,1002ss.); Ineichen (1966, 150); Aebischer (1978); André (1985, 14–15); Frosini (1993, 126–127 s. v. mandorle); Larson (1995, 391); Glessgen (1996, 774–775); Baldini (1998, 240 s. v. mandorla); Fontanella (2000, 185); Ventura (2009, 238–240); Elsheikh (2016, vol. 2, 203).

    anacardo s.m. ‘Frutto dell’omonima pianta (Semecarpus anacardium L.)’. dalli a bere anacardo col vino VI,6. lat. anacardum V,7. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Analogamente al lat. anacardium, anacardo designa sia la pianta della famiglia delle Anacardiacee (Semecarpus anacardium L.) sia il frutto di questa pianta;

    490

    6 Glossario

    il contesto ci induce a optare per il frutto. Sul problema dell’etimologia del gr. ἀνακάρδιον cf. LEI 2,1034 con rimandi bibliografici. Biblio.: LEI 2,1032–1034; Fontanella (2000, 186); García Gonzáles (2007, 346); Ventura (2009, 236–238); Elsheikh (2016, vol. 2, 86); Giancane (2016, 125).

    anfodillo s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Liliacee. Asphodelus ramosus L.’. lo succhio dell’anfodillo, cioè pancasciuolo XXI,45; la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli XXXII,24; succhio afodillorum XLV,1. lat. asphodelus, asfodelus XI,43; XXII,22; XXXVIII,1. Prima attestazione: Fr. di Giov., Libro, 1337–61 (fior.), [Ricette, 1342]. (*) Per la forma anfodello, accanto all’it. asfodillo, bisogna partire dal lat. *asphoděllum, variante di asphodelus, dal gr. ἀσφόδελος. Tale forma con epentesi della nasale, non attestata nel TLIO, è più rara: si trova costantemente in Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.); cf. Corpus OVI e LEI 3,1746–1747. Quanto all’identificazione della pianta, Fontanella (2000, 187) pensa al Rumex hydrolapathum sulla scorta della lista di sinonimi interna al testo. Per l’attestazione nel Serapiom Ineichen (1966, 54) propone l’Asphodelus albus. Riguardo alla costante glossa esplicativa con pancasciuolo cf. infra. Biblio.: LEI 3,1746–1749; André (1985, 28–29); Ineichen (1966, 54); Fontanella (2000, 187); Ventura (2009, 226–228); Castrignanò (2014, 162); Sosnowski (2014, 219).

    *appio (appi; lappi) s.m. ‘Nome comune di alcune specie di piante delle Ombrellifere; spesso sinonimo di sedano. Apium graveolens L.’. lappi XVII,15; lappi XVII,26; XXI,66; lappio XXV,6; la radice dell’appo XXVII,11; seme dei lappi XXXIV,4; radice ... d’appi XXXIX,1; seme delli appi XXXIX,30; succhio d’appi XLIX,2; folglia opii LVI,85. lat. apium VIII,100; VIII,111; XI,65; XV,20; XVII,12; XXIV,4; XXXI,1; XXXI,34; XLII,2; XLVIII,82. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). appio acquatico locuz.nom. ‘Sedanina selvatica, eleoselino. Sium latifolium L.’. XXV,7. lat. apium aquaticum XVII,8. appio deli renai35 locuz.nom. ‘Lo stesso che appio acquatico’ XXI,34. lat. apium ranarum XI,32. 35 S4 «appo renaio, cioè del renaio».

    6.2 Botanica

    491

    Il lat. apĭum si continua per trafila popolare in area italoromanza e precede sedano, attestato solo dal sec. XVI (cf. Castellani 2000, 202). La variante lappio con concrezione dell’articolo è attestata in area toscana e centromeridionale (cf. LEI 3,74). In F1 è costante appio (passim). Nel Medioevo erano note diverse specie (cf. soprattutto Ineichen 1966, 63–64 e García Gonzáles 2007, 352–353). Tra queste specie il Thesaurus pauperum annovera l’appio acquatico e l’appio dei ranai (in F1 appio ranino). Sull’identità di appio acquatico e appio ranino è utile il seguente passo di Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), VI,7: «L’aquatico [scil. appio] è detto ranino, imperocchè nell’acque nasce, dove le rane dimorano».36 Biblio.: LEI 3,74–82; Ineichen (1966, 63–64); Foresti (1988, 48); Glessgen (1996, 708–710); Castellani (2000, 202); Fontanella (2000, 189–190); García Gonzáles (2007, 352–353); Ventura (2009, 215–216); Castrignanò (2014, 157 s. v. acchio); Sosnowski (2014, 219); Elsheikh (2016, vol. 2, 89).

    aristologia (aristorogia) s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Aristolochiacee. Aristolochia sp.’. aristorogia XI,24; aristologia XLVII,11; XLVII,21. lat. aristolochia VII,21; XL,13; XL,23. aristologia lunga locuz.nom. ‘Specie dell’aristolochia’. arristologia lunga e ritonda LII,12. lat. aristolochia longa XLV,14. *aristologia rotonda locuz.nom. ‘Specie dell’aristolochia’. arristologia lunga e ritonda LII,12. lat. aristolochia rotunda XLV,14. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Il lat. aristolochia è calco del greco ἀριστολόχεια, alla lettera ‘ottima per il parto’ (André 1985, 25 e Marcovecchio 1993, 83), e conosce nel Medioevo la variante aristolŏgĭam, che è alla base della tradizione romanza (cf. LEI 3,1183). La forma aristorogia XI,24 presenta assimilazione consonantica per rotacismo. Biblio.: LEI 3,1177–1184; Ineichen (1966, 67); Marcovecchio (1993, 83); Glessgen (1996, 770); Gualdo (1996, 194); Gualdo (1999, 232); Fontanella (2000, 191); García Gonzáles

    36 Citazione dal Corpus OVI.

    492

    6 Glossario

    (2007, 357–358); Ventura (2009, 241–243); Castrignanò (2014, 162); Sosnowski (2014, 220); Elsheikh (2016, vol. 2, 90).

    arnoglossa (arnogrossa) s.f. ‘Varietà di piantaggine adoperata in farmacopea. Plantago lanceolata L.’. arnogrossa IX,13; succhio del’erbaggine overo arnogrosse XVI,4; arnogrossa XVI,9; succhio arnagrosse XVI,52; XVII,9; succhio del’arnogrossa XVII,18; seme arnagrosse XXV,23; arnogrossa XXXI,78; succhio arnogrosse XXXII,40; l’arnogrosse pestata XXXIV,5; arnogrosse XXXVI,2; arnoglossa XXXVI,3; radice arnogrosse XL,19; arnogrosse XLVIII,1; arnogrossa XLVIII,14; arnoglossa LVI,6. lat. arnoglossa VI,28; VIII,35; VIII,40; VIII,49; VIII,76; VIII,96; XV,18; XXI,77; XXII,38; XXIV,5; XXVII,2; XXVIII,1; XXXII,19; XLI,1; XLI,14; XLVIII,7. Prima attestazione: arnoglosa Libro Drittafede, 1337–61 (fior.). (*) Dal lat. arnoglōssam, a sua volta dal gr. ἀρνόγλωσσον ‘lingua d’agnello’ (cf. TLL e André 1985, 26), la voce arnoglossa ha buona diffusione nell’italiano antico, come confermano le attestazioni del TLIO. Non è qui attestata la forma maschile arnoglosso, che LEI 3,1342 considera meno diffusa. Nel volgarizzamento arnogrosse è spesso sopravvivenza del genitivo latino: ad esempio, succhio arnagrosse (XVI,52; XVII,9; XXXII,40), radice arnogrosse (XL,19) e seme arnagrosse (XXV,23); in altre occorrenze bisogna forse pensare a un arnogrosse femminile singolare: l’arnogrosse pestata (XXXIV,5). Nella ricetta XLI,6 (lat. XXXIII,5) abbiamo la resa erbaggine (succhio dell’erbaggine), su cui cf. infra. In F1 il lat. arnoglossa è tradotto sempre con piantaggine. Si veda anche plantagine. Biblio: LEI 3,1341–1342; Ineichen (1966, 68); Fontanella (2000, 192); García Gonzáles (2007, 358); Ventura (2009, 663–66 s. v. de plantagine); Castrignanò (2014, 162).

    artemisia s.f. ‘Pianta erbacea aromatica delle Composite Tubuliflore. Pyrethrum parthenium L.’. lo succhio artemisie XXXIX,9; artemisia sospesa sopra lo solglio dell’uscio dela casa XLIV,12; cocitura artemisie XLVII,7; XLVII,27; succhio artemisie LIV,6; suco artemisie, cioè matricaia LV,1. lat. arthemisia, artemisia XXXI,12; XXXVII,29; XL,8; XL,29; XLV,48; XLVII,1. Prima attestazione: artenisia Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Si tratta di un grecismo: da ἀρτεμισία, der. di Ἄρτεμις, perché la pianta era sacra alla dea Artemide; secondo André (1985, 26), artemisia designa l’amarella (Artemisia vulgaris L.) e la matricale (Pyrethrum parthenium L.). Nel volgarizzamento è attestata soltanto la forma artemisia, voce di tradizione culta (LEI 3,1469); in alcuni punti (XXXIX,9; XLVII,7; LIV,6; LV,1) la forma arte-

    6.2 Botanica

    493

    misie si spiega come sopravvivenza del genitivo latino. In F1 abbiamo artemigia (29r, 33r, 33v, 37v, 39r, 41r), artemisia (33v), artimigia (20v e 39v) e artimisia (42v). Nella ricetta LV,1 (lat. XLVII,1) è presente una glossa che indica la coincidenza della pianta con la matricale: «suco artemisie, cioè matricaia», mentre nella ricetta LIV,16 si trova la traduzione matricaia in corrispondenza del lat. artemisia (XLVI,18). Per queste ragioni siamo indotti a pensare all’identificazione della nostra artemisia con Pyrethrum parthenium L. Biblio.: LEI 3,1465–1470; Ineichen (1966, 69 s. v. artimixia); Fontanella (2000, 192); García Gonzáles (2007, 359); Ventura (2009, 245–246); Elsheikh (2016, vol. 2, 92).

    *asafetida (asafetita; assafentida) s.f. ‘Resina ricavata dall’omonima pianta delle Ombrellifere (Ferula assa-foetida L.)’. assafentida XXV,10; asafetita L,4; asafetita L,10; L,16; ase fetide LVI,40. lat. assafetida XV,6; XLIII,5; XLIII,11; XLIII,17; XLVIII,39. Prima attestazione: Libro delle segrete cose delle donne, XIV pi.di. (fior.). Il lessema deriva dal lat. med. asa fetidam. Questa resina è usata in medicina soprattutto come antispasmodico; altri impieghi sono evidenziati in Ventura (2009, 210–211). Biblio.: Ineichen (1966, 69); Glessgen (1996, 710–711); Fontanella (2000, 193); García Gonzáles (2007, 359–360); Ventura (2009, 210–212); Tomasin (2010, 45); Elsheikh (2016, vol. 2, 92).

    asensio (asciensio; asenthio; asscienso; assensio) s.m. ‘Assenzio, pianta erbacea delle Composite. Artemisia absinthium L.’. l’ascienso I,9; asensio III,14; IX,4; IX,17; X,14; succhio del’ascienso XV,6; l’asscienso XV,9; asensio XVIII,4; succhio del’assensio XVIII,28; asciensio X,2; inpiastro d’asenthio XXIV,2; fronde del’ascienso XXVII,13; l’asenthio L,5; L,6; absinthii L,78; asensio L,103; la radice del’asensio L,108; assensio V,1. lat. absinthium I,8; III,14; VI,21; VI,32; VI,62; VIII,6; VIII,9; IX,4; IX,29; X,2; XIV,3; XVII,15; XLIII,6; XLIII,7; XLVIII,74; XLVIII,98; XLVIII,103; sisimbrium IV,1. Prima attestazione: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.). Agli usi terapeutici si deve con ogni probabilità il successo di questa pianta, il cui nome continua per trafila popolare il lat. absĭnthĭum, a sua volta dal greco ἀψίνθιον (DELI s. v. assenzio; LEI 1,173; Nocentini 2010 s. v. assenzio). La distribuzione geografica del termine appare ben radicata nelle diverse aree linguistiche italiane sin da epoca medievale.

    494

    6 Glossario

    Biblio.: GAVI 1,229; LEI 1,173–177; Ernst (1966, 169 s. v. nascenço); Ineichen (1966, 50); André (1985, 1); Glessgen (1996, 712–715); Fontanella (2000, 193); García Gonzáles (2007, 533 s. v. saxidonicum); Ventura (2009, 234–236); Sosnowski (2014, 220); Elsheikh (2016, vol. 2, 94).

    atrebici s.m.pl. ‘Bietolone. Atriplex hortensis L.’. IX,12. lat. atriplex VI,27. Prima attestazione: atrebici Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Accanto al cultismo atriplice, l’allotropo popolare atrebici continua il lat. *atrĭpex, dal lat. class. atriplex (cf. TLL e André 1985, 30), calco del gr. ἀτράφαξυς o ἀτράφαξις. Atrebici si incontra anche in F1 (c. 8v). Biblio.: LEI 3,2035–2038; Foresti (1988, 48 s. v. atriplice); Fontanella (2000, 194 s. v. atripex/-triplex); García Gonzáles (2007, 362); Ventura (2009, 263–265); Elsheikh (2016, vol. 2, 95).

    avellana s.f. ‘Nocciola, frutto del nocciolo (Corylus avellana L.)’. XVI,40; XXV,2; XLII,6. lat. avellana VIII,64; XV,2; XXXIV,5. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Cf. anche nocella, che traduce le altre occorrenze del lat. avellana. Biblio.: LEI 1,90–92 s. v. abellana; Bertoldi (1925); André (1985, 1); Camillo (1991, 141); Fontanella (2000, 195); Regis (2008); Ventura (2009, 271–272); Tomasin (2010, 45–46); Elsheikh (2016, vol. 2, 96).

    avena s.f. ‘Pianta delle Graminacee. Avena sativa L.’. XIX,2. lat. avena X,2. Prima attestazione: vena Stat. sen., 1301–1303; avena Libro Gallerani di Londra, 1305–1308 (sen.). La testimonianza del volgarizzamento si aggiunge a quelle già presenti nel TLIO s. v. avena e consente di smentire l’interpretazione del DELI s. v. avena, accolta anche da Baldini (1998, 286), secondo cui l’it. ant. conosce soltanto la forma aferetica vena, mentre avena occorre per la prima volta in Ariosto. Biblio.: LEI 3,2627–2635; Ernst (1966, 173); André (1985, 30); Baldini (1998, 286); Ventura (2009, 267); Elsheikh (2016, vol. 2, 330 s. v. vena3).

    6.2 Botanica

    495

    balaustia s.f. ‘Fiore e frutto del melograno selvatico (Punica granatum L.)’. balaustie XVI,9; balaustia XVI,18; balaustie, cioè delli deli fiori deli melengrani XXI,70; le balaustie XXIII,8; balaustice XXV,23; pulvis colofonie et balaustie XXXI,26; balaustie XLVIII,2; balustie LV,11. lat. balaustia VIII,40; VIII,49; XI,68; XIII,8; XV,18; XXI,27; XLI,2; XLV,13. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). La voce deriva dal latino balaustĭam, che continua il gr. βαλαύστιον, di origine semitica. Nel volgarizzamento abbiamo soltanto le forme femminili balaustia e balaustie, in cui la conservazione della -i- indica trafila dotta: mancano attestazioni della forma semidotta balausta, di quella con inserzione di /r/ balaustra (< balaustrium, attestato già nel V sec., su cui cf. LEI 4,583–584) e del maschile balausto, balaustio e balaustro. In F1 è costante la forma semidotta balauste (cc. 12v bis, 16v, etc.) Si pensa che tale lessema, le cui attestazioni ricorrono nella medicina e nell’arte di conciare le pelli, fosse confinato come tecnicismo di cerchie professionali (Bertoldi 1932, 83 e LEI 4,584). Sugli usi medici della pianta si veda Ventura (2009, 278–280). Sulla successiva evoluzione semantica di balausta, che indica la ‘colonnina che raffigura il fiore di melograno ed è adatta a formare ringhiere e parapetti ornamentali’, cf. Bertoldi (1932), LEI 4,584 e Motolese (2012, 72–73). Accanto alle consuete sopravvivenze del genitivo latino (ad esempio, XXXI,26 – lat. XXI,27), sono interessanti la glossa della ricetta XXI,70: «delle balaustie, cioè delli deli fiori deli melengrani» e le traduzioni con fiori dei melengrani (li fiori deli melengrani XXI,35 – lat. XI,33; dei fiori dei melengrani37 XXIV,1 – lat. XIV,2; li fiori deli melengrani XXIV,19 – lat. XIV,20).38 Biblio.: LEI 4,577–584; Bertoldi (1932); Ineichen (1966, 74); Baldini (1998, 200); Gualdo (1999, 232); Fontanella (2000, 196); García Gonzáles (2007, 365); Ventura (2009, 278–280); Motolese (2012, 72–73); Corradini (2014, 120–121); Sosnowski (2014, 220); Elsheikh (2016, vol. 2, 98).

    balsamita s.f. ‘Menta d’acqua, pianta erbacea delle Labiate. Mentha aquatica L.’. XIV,2. lat. balsamita VII,67.

    37 Il ramo β esplicita l’identificazione: «melengrani] melengrani et balaustie sono decti per lectra F3 melagrani che sono detti balauste per lettera S4». 38 Nella ricetta XXIII,8 (lat. XIII,8) S4 ha la lezione dove sieno cotti li fiori dei melagrani invece di che vi sia cocto le balaustie.

    496

    6 Glossario

    Prima attestazione: balsamite Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); balsamita Serapiom volg., p. 1390 (padov.). L’it. balsamita deriva dal latino balsamītam (TLL s. v. e André 1985, 33), molto diffuso in epoca medievale; designa sia la menta d’acqua (Mentha aquatica e gentilis L.) sia la menta romana (Chrysanthemum balsamita L.), entrambe frequenti nell’uso farmacologico medievale come antielmintici ed espettoranti. Nella tradizione lessicografica, DEI e GDLI s. v. balsamita rinviano rispettivamente a ‘erba santa’ e ‘menta romana’, mentre LEI e TLIO (quest’ultimo con rinvio esplicito a Ineichen 1966, 74 e Fontanella 2000, 196) accolgono anche l’interpretazione di ‘menta selvatica’. Nel nostro testo si tratta con ogni probabilità della ‘menta acquatica’, adoperata per curare l’epilessia. Biblio.: LEI 4,953–954; Ineichen (1966, 74); Fontanella (2000, 196); García Gonzáles (2007, 365–366).

    basilico (baçilico) s.m. ‘Pianta erbacea delle Labiate con foglie aromatiche. Ocimum basilicum L.’. succhio del basilico XXXIV,8; baçilico LII,21. lat. basilicon XXIV,7; XLV,23. Prima attestazione: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc.). Nel Thesaurus pauperum latino si incontra la forma del lat. tardo basilicon (su cui cf. LEI 4,1705). Il lat. basilicum (TLL s. v.; André 1985, 34), dal gr. βασιλικόν, è testimoniato tardivamente, in quanto l’aggettivo era già assegnato ad altri nomi di piante considerate pregiate. Le forme volgari si distinguono tra quelle ad accentazione latina (come la nostra) e quelle ad accentazione greca, del tipo basilicò: cf. LEI 4,1705–1706 e Ineichen (1966, 76). L’uso della pianta come vermifugo non è tra quelli noti in Ventura (2009, 610–611) s. v. de ocimo. Biblio.: LEI 4,1692–1706; Ineichen (1966, 75–76); Foresti (1988, 48); Glessgen (1996, 718– 720); Fontanella (2000, 197); Ventura (2009, 610–611 s. v. de ocimo); Castrignanò (2014, 163); Elsheikh (2016, vol. 2, 99).

    benevischio s.m. ‘Buonvischio, altea. Althaea officinalis L.’. XXIV,2; XXV,19; XXIX,3; XXIX,6; XXXI,10; XXXII,36; XXXII,39; XXXIII,18; XLVI,2; LV,3; LV,4; LVI,4; LVI,99. lat. (XIV,3); malveiscus XV,14; althea XIX,3; XIX,6; XXI,10; XXII,34; XXII,37; alla fine del cap. XXIII add. P; XXXIX,2; XLVII,4; XLVII,6; XLVIII,5; XLVIII,94. Prima attestazione: Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ.).

    6.2 Botanica

    497

    Nel volgarizzamento benevischio traduce sistematicamente il lat. althea. Come già nota Baldini (1998, 200), la forma non compare nei vocabolari, ma ora è nel TLIO, che la spiega come composto di bene e vischio. Per le proprietà terapeutiche della pianta in questione si veda Ventura (2009, 259–261 s. v. de altea). La forma non è attestata in F1, che presenta altea (cc. 21r; 21v; 25r; etc.). Biblio.: Baldini (1998, 200); Ventura (2009, 259–261 s. v. de altea).

    bieta s.f. ‘Bietola, barbabietola da orto. Beta vulgaris L.’. XXI,27. lat. bleta XI,26. prima attestazione: Doc. fior., 1286–90, [1287]. La forma bieta continua il lat. med. blētam, per le cui attestazioni cf. LEI 5,1349 n. 1. Per le continuazioni del lat. classico beta (di dubbia etimologia, TLL s. v. e André 1985, 36) cf. LEI 5,1371. Sulle testimonianze medievali delle proprietà terapeutiche di questa pianta destinata principalmente all’alimentazione si veda Ventura (2009, 308–309), con ulteriori rimandi bibliografici. Biblio.: LEI 5,1345–1373; André (1985, 36); Fontanella (2000, 198); García Gonzáles (2007, 372); Ventura (2009, 308–309); Castrignanò (2014, 164); Giancane (2016, 126–127).

    borragine s.f. ‘Pianta erbacea delle Borraginacee con proprietà officinali. Borago officinalis L.’. LV,35. lat. borrago XLVI,36. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Alla pianta sono riconosciute proprietà diuretiche, espettoranti, sudorifere e di generare buon sangue (cf. Ventura 2009, 280–281): l’unica attestazione nel Thesaurus pauperum ricorre appunto per aiutare la purgazione delle donne dopo il parto. Biblio.: Foresti (1988, 48); Gualdo (1996, 195); Palmero (1997, 134); Fontanella (2000, 200); García Gonzáles (2007, 374); Ventura (2009, 280–281); Tomasin (2010, 46); Castrignanò (2014, 165).

    branca orsina locuz.nom. ‘Acanto. Acanthus mollis L.’. XXV,9; XXXVI,9. lat. brancha ursina XV,22; XXVIII,7. Prima attestazione: Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ.).

    498

    6 Glossario

    Si tratta di una voce dotta dal lat. med. brāncam ursīnam, lat. branca ursi, modellato sul greco ἀρκόπους, gr. tardo ἀρκοπόδιον ‘piede d’orso’. È qui usata contro la tosse e contro i dolori del fegato. Queste occorrenze inducono a respingere l’osservazione di LEI 6,120 n. 6, secondo cui «l’attestazione di PietroIspanoVolg (prima metà sec. XIV, Crusca 1691) costituisce probabilmente un falso rediano». In F1 si incontra planta orsina (c. 27v) in corrispondenza della ricetta latina XXVIII,7. Biblio.: LEI 6,120; Ernst (1966, 165); Fontanella (2000, 200); García Gonzáles (2007, 375); Ventura (2009, 289–290); Sosnowski (2014, 221); Elsheikh (2016, vol. 2, 104).

    brectonica s.f. ‘Pianta erbacea delle Labiate. Stachys officinalis (L.) Trevisan’. la folglia dela brectonica IX,15; le fronde dela brectonica XV,28; la brectonica XVI,29; XVI,30; succhio di brectonica XVI,31; lo succhio dela brectonica XVIII,23; la brectonica XXVII,2; XXXII,11; XXXIX,14; LIV,29; LVI,21; LVI,46; etc. lat. betonica VI,30; VIII,31; VIII,52; VIII,53; VIII,54; IX,24; XVII,2; XXII,11; XXXI,17; XLVI,30; XLVIII,22; XLVIII,45; etc. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Il nome della pianta conosce attestazioni latine discordi: vettonica, betonica e vettonica, più tardi anche bettonica e brettonica (cf. André 1985, 271 e LEI 5,1380).39 La forma it. brettonica, cui si associano quelle metatetiche bertonica, continua il lat. brettŏnĭcam e «appare la tradizione più popolare e diretta» (LEI 5,1380). In corrispondenza delle ricette latine XVII,3 e XVII,4 il volgarizzatore opta per la resa questa medesma erba, richiamando per l’appunto la betonica nominata nella ricetta precedente. Biblio.: LEI 5,1373–1780; Ineichen (1966, 80 s. v. bethonega); André (1985, 271 s. v. vettonica); Fontanella (2000, 200); Aprile (2001, 262); García Gonzáles (2007, 371); Ventura (2009, 284–288); Castrignanò (2014, 164).

    brionia s.f. ‘Vitalba, vite bianca. Bryonia alba L.’. la radice della brionia XII,1; XXX,12; XLIV,13; LVI,42. lat. brionia VII,36; XX,12; XXXVII,30; XLVIII,41. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). È il nome dotto, d’origine greca, della vitalba: dal lat. bryonĭam (cf. TLL e André 1985, 39), dal gr. βρυωνία (da βρύω ‘germogliare’), attestato nella lette-

    39 Sull’etimologia si pronuncia già Plinio che fa derivare la parola dal nome dei Vettones, popolo ibero-celtico; ragioni fonetiche (ŏ contro ō) la rendono incerta.

    6.2 Botanica

    499

    ratura scientifica a partire dal I sec. d.C. La vitalità del lessema italiano non sembra superare la fine del Quattrocento e sopravvive soltanto come registrazione lessicografica. Come sottolineano LEI 7,1077–1079 e García Gonzáles (2007, 375–376), anticamente erano note due varietà: bryonia alba o zucca selvatica e brionia nigra o talamo. Cf. anche rorastro e vite alba infra. Sulle proprietà terapeutiche della brionia si veda diffusamente Ventura (2009, 301–303). Biblio.: LEI 7,1077–1079; Ineichen (1966, 83); Glessgen (1996, 722–723); Baldini (1998, 202); Fontanella (2000, 200); García Gonzáles (2007, 375–376); Ventura (2009, 301–303); Elsheikh (2016, vol. 2, 104).

    buglosa s.f. ‘Pianta erbacea delle Borraginacee. Anchusa officinalis L.’. LVI,11. lat. buglossa XLVIII,13. Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.); in area toscana: Mesue volg., XIV (tosc.). (*) Derivato dal lat. buglōssam (TLL e André 1985, 40), che continua il gr. βούγλωσσον, l’it. buglossa si incontra principalmente nella letteratura medicofarmaceutica, risultando meno diffuso del sinonimo lingua bovina (cf. LEI 7,1424). Anche in F1 c’è bugrossa (c. 40r). Le uniche attestazioni toscane note dal TLIO si trovano in Mesue volg., XIV (tosc.) e Thes. pauper. volg., XIV (tosc.). Riguardo agli effetti curativi della buglossa per la sciatica cf. Ventura (2009, 294): «ad guttam sciaticam, sucus eiusdem potui utere, mire proficit». Biblio.: LEI 7,1422–1424; Ineichen (1966, 83); André (1985, 40); Gualdo (1996, 196); Fontanella (2000, 200); García Gonzáles (2007, 376); Ventura (2009, 294–295); Castrignanò (2014, 165); Sosnowski (2014, 221).

    busso s.m. ‘Bosso, arbusto mediterraneo sempreverde. Buxus sempervirens L.’ arbore busso LIII,10. lat. buxus XLV,39. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: busso Milione, XIV in. (tosc.); bosso Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.). Per l’etimologia della voce – che continua il lat. bŭxum (TLL s. v. e André 1985, 42), dipendente dal greco πύξος – e per la discussione sul timbro della vocale tonica e sugli esiti locali di -x- cf. LEI 8,573. Il lessema designa sia la pianta sia il legno, pregiato nell’ebanisteria e nella costruzione di oggetti, come strumenti a fiato, trottole, etc. Nelle fonti antiche

    500

    6 Glossario

    sono scarse le attestazioni di usi farmacologici della pianta: Ventura (2009, 307): «Nessun accenno a questa specie vegetale ha potuto essere reperito nelle fonti salernitane o nelle opere farmacologiche antiche e medievali consultate»; sempre Ventura osserva: «Barth. Angl. propr. rer. XVII,20, inserisce nel capitolo sul bosso alcune proprietà medicinali in realtà appartenenti alla rubea» (ibid.). L’indicazione del Thesaurus pauperum sulle proprietà fecondative del busso è attribuita al Liber de Plantis e non trova riscontro nel capitolo di Bartolomeo Anglico. Biblio.: LEI 8,564–574; Ineichen (1966, 84); Barbato (2001a, 333); Ventura (2009, 307).

    calamento s.m. ‘Erba aromatica delle Labiate, in due principali varietà (Satureia calamintha o Melissa calamintha e Calamintha officinalis), usata nella famacopea per le sue proprietà depurative e lenitive’. calamentum VIII,1; calamento X,10; calamecti XXXVI,1; calamentum XLV,1; calamento XLVII,7; XLVII,8; calamentum XLVII,14; lo calamento, cioè la niepita LVI,12; calamenti LVI,42. lat. calamentum VI,4; VI,58; XXVII,1; XXXVIII,6; XL,7; XL,9; XL,16; XLVIII,12; XLVIII,41.40 Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Calamento continua il lat. calamēntum, variante di calamintha, dal greco καλαμίνθη (cf. TLL III, 117 e André 1985, 44), e la sua diffusione è legata alla cultura medico-farmaceutica. A partire dal Cinquecento si diffonde la forma calaminta (cf. LEI 9,768). Una varietà del calamento è la nepitella, ma spesso i due termini sono usati come sinonimi (cf. Ineichen 1966, 163, s. v. nepina e García Gonzáles 2007, 378), come emerge anche dalla glossa di LVI,12: «lo calamento, cioè la niepita». Nel volgarizzamento si tratta verosimilmente della varietà Calamintha officinalis e non si distingue fra calamento aromatico, domestico e verde. Biblio.: LEI 9,767–769; Ernst (1966, 169 s. v. nepotella); Ineichen (1966, 85); Sirianni (1998, 294); Fontanella (2000, 201); García Gonzáles (2007, 378); Ventura (2009, 325–327); Tomasin (2010, 47); Castrignanò (2014, 166); Elsheikh (2016, vol. 2, 106).

    camomilla (capomilla) s.f. ‘Pianta erbacea medicinale. Matricaria chamomilla L.’. capomilla III,1; XXXII,43; camomilla XIX,2; capomilla XXXVIII,9. lat. camomilla III,1; XIX,3; XXII,41; XXX,11.

    40 In corrispondenza della ricetta latina XL,15 si legge «calama e iterum», probabile fraintendimento di calamento in scrittura compendiata.

    6.2 Botanica

    501

    Prima attestazione: camamilla Fiore, XIII u.q. (fior.); camomilla Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.). Voce dotta dal lat. tardo camomīllam, dal gr. χαμαίμηλον, alla lettera ‘melo terrestre’ (cf. André 1985, 60). Il passaggio di -l- a -ll- latino è probabile indizio di una trafila orale. Nel volgarizzamento è maggioritaria la forma capomilla, che è «già antica, soprattutto toscana e mediana e viene spiegata con l’incrocio di capo, ossia col rilievo motivazionale dei capolini che costituiscono la parte sfruttabile della pianta» (LEI 10,261).41 Biblio.: LEI 10,241–263; André (1985, 60); Marcovecchio (1993, 142); Fontanella (2000, 203); García Gonzáles (2007, 381); Elsheikh (2016, vol. 2, 109); Nieri (2017, 433).

    canapa s.f. ‘Pianta erbacea delle Cannabacee. Cannabis sativa L.’. la stoppa dela canapa XVIII,6. lat. stuppa cannabina IX,9. Prima attestazione: Milione, XIV in. (tosc.). L’it. canapa continua il lat. tardo cānnapem, variante di cannabis, dal gr. κάνναβις. Gli esiti dell’it. e delle altre lingue romanze sono in larga maggioranza riconducibili proprio a cannapis, come si ricava da LEI 10,1223. Sulle proprietà curative della canapa cf. Ventura (2009, 371–372). Biblio.: LEI 10,1182–1224; André (1985, 47); Ventura (2009, 371–372); Elsheikh (2016, vol. 2, 109).

    capelvennero s.m. ‘Adianto, pianta medicinale delle Polipodiacee. Adiantum capillus Veneris L.’. capelveneris I,17; capelvennero XXIX,3; LV,6. lat. capillus veneris I,17; XIX,3; XLVI,6. Prima attestazione: capelvenere Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); capelvenero Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Il lessema deriva dal lat. tardo capĭllum Vĕnĕris (TLL e André 1985, 48), che sopravvive come calco anche nel fr. cheveux de Vénus (TLFi s. v.); ha buona distribuzione in area italoromanza e frequenti attestazioni in Toscana. La forma capelvennero presenta metaplasmo rispetto a capelvenere. Secondo Penzig (1972b, 96) la denominazione capelvenere include in Toscana ‘politrico’, ‘adianto nero’ e ‘capelvenere’.

    41 LEI 10,262 sostiene la predominanza della forma in area fiorentina e nelle zone limitrofe.

    502

    6 Glossario

    Le proprietà terapeutiche evidenziate da Ventura (2009, 335–336) non sono pienamente sovrapponibili agli usi della pianta indicati nel Thesaurus pauperum. Biblio.: LEI 10,1703–1706; Ineichen (1966, 99); Glessgen (1996, 727–728); Fontanella (2000, 204); García Gonzáles (2007, 335 s. v. adiantos e 339 s. v. alcon); Ventura (2009, 335–336); Elsheikh (2016, vol. 2, 111); Giancane (2016, 125–126).

    capparo s.m. ‘Cappero, pianta perenne delle Capparidacee. Capparis spinosa L.’. radice capparis X,16; scorsa capparis XLVII,14; radice del capparo LVI,26; col succhio del capparo LVI,38. lat. cappari VI,64; XL,16; XLVIII,25; suco ceparum XLVIII,37. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Il termine deriva dal lat. cāppărem f. (anche n. cappari), rifatto sul gr. κάππαρις (TLL s. v. e André 1985, 48 con indicazione delle varianti formali). Sugli usi terapeutici di radice e corteccia del cappero cf. Ventura (2009, 323– 325). Biblio.: LEI 11,470–481; Ineichen (1966, 91); Frosini (1993, 105); Glessgen (1996, 728); Fontanella (2000, 204); García Gonzáles (2007, 383); Ventura (2009, 323–325); Castrignanò (2014, 166); Elsheikh (2016, vol. 2, 112).

    cardamo s.m. ‘Pianta perenne delle Crucifere; crescione d’acqua. Nasturtium officinale R. Br.’. lo cardamo dicto aggria LVI,1. lat. cardamum quae dicitur agrium XLVIII,1. Prima attestazione: cardamo Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.). Dal gr. κάρδαμον si ha il lat. cardamum, che ha scarse continuazioni in area italoromanza (cf. LEI 11,1510). Della varietà aggria, non altrimenti attestata in it., si trova riscontro in André (1985, 49), che rintraccia il cardamum agrium in «Dynamid.» e lo identifica appunto con il nasturtium agreste (si veda anche il commento di Rocha Pereira 1973, 278 n. 1). Biblio.: LEI 11,1510–1511; Ineichen (1966, 93 s. v. cardamom); Rocha Pereira (1973, 278 n. 1); André (1985, 49); Baldini (1998, 205); Ventura (2009, 320–322).

    cardo s.m. ‘Pianta spinosa delle Composte, detta anche cardone, cardo comune o cardo mangereccio. Cynara cardunculus L.’ lo cardo, mangiato, è utilissimo ala matrice LIII,3. lat. carduus XLV,32.

    6.2 Botanica

    503

    Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Palladio volg., XIV pm. (tosc.). Il contesto del Thesaurus pauperum allude esplicitamente alla commestibilità della pianta e ne garantisce l’identificazione tra le diverse piante spinose indicate sotto la denominazione di cardo. Biblio.: LEI 12,61–89; Ineichen (1966, 91); André (1985, 50); Fontanella (2000, 205–206); Elsheikh (2016, vol. 2, 112).

    *cassiafistula (casafistula) s.f. ‘Specie di cassia originaria dell’India e dell’Arabia ad azione lassativa e decongestionante. Cassia fistula L.’. casafistula XLVII,14; LV,5. lat. cassiafistula XL,16; XLVI,5. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Stat. pis., 1318–21. Questa pianta è stata probabilmente introdotta in Europa dagli Arabi e deve il suo nome alla somiglianza con la cassia, poi detta lignea; cf. LEI 12,1157 a proposito della sovrapposizione tra cassia e cassia fistola e degli altri continuatori romanzi del lat. cassiafistula. Sulle proprietà curative, in particolare lassative e decongestionanti, cf. Ventura (2009, 317–319). Biblio.: LEI 12,1153–1158; Ineichen (1966, 96); Stussi (1966); Penzig (1972a, 101); Glessgen (1996, 725–727); Gualdo (1999, 232); Fontanella (2000, 207); Aprile (2001, 275); García Gonzáles (2007, 386–387); Tomasin (2010, 47–48); Castrignanò (2014, 167); Elsheikh (2016, vol. 2, 114); Giancane (2016, 126).

    caulo s.m. ‘Cavolo, pianta erbacea commestibile delle Crocifere. Brassica oleracea L.’. li torci deli cauli II,4; radici deli cauli III,9; lo succhio del caulo VIII,12; succhio di cauli X,19; radice dei cauli X,20; folglia di caulo XII,24; fronde dei cauli XV,15; cauli XV,32; le radice dei cauli XXIII,15; XXIV,12; cauli XXXI,16; torcio del caulo XXXI,47; fiori dei cauli XXXI,48; cennere deli cauli XXXII,10; seme dei cauli XXXIV,3; li cauli XXXVII,17; radice delli cauli XLIX,5; torci deli cauli L,8; cennere deli cauli LVI,79. lat. caulis II,4; III,9; VI,16; VI,67; VI,68; VII,60; VIII,17; VIII,56; XIII,15; XIV,13; XXI,16; XXI,48; XXI,50; XXII,10; XXIV,3; XXIX,17; XLII,5; XLIII,8; XLVIII,75. Prima attestazione: cavoli Doc. mug., XIII m. Biblio: André (1985, 54); Foresti (1988, 48); Fontanella (2000, 209); Aprile (2001, 275); Castrignanò (2014, 167); Elsheikh (2016, vol. 2, 116).

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    6 Glossario

    ceci rossi s.m.pl. ‘Semi dell’omonima pianta delle Leguminose (Cicer arietinum L.)’. farina di ceci rossi XIX,3; cocitura dela radice del’acori e deli ceci rossi XXXVIII,5. lat. cicer rubeum X,4; XXX,6. Prima attestazione: ceci rossi Libro Gallerani di Parigi, 1306–1308 (sen.). Biblio.: GAVI III/2,35; André (1985, 65); Baldini (1998, 207); Frosini (1993, 105); Elsheikh (2016, vol. 2, 116).

    celidonia (cellidonia) s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Papaveracee. Chelidonium maius L.’. celidonia IV,7; cellidonia X,7; X,9; XVI,20; celidonia XVI,45; XVII,6; XXIV,10. lat. celidonia III,27; VI,55; VI,57; dopo VIII,30 add. V; VIII,70; VIII,94; XIV,11. Prima attestazione: Tesoro volg., XIII ex. (fior.). Il termine deriva dal lat. chelidonĭam, calco del greco χελιδόνιον, der. di χελιδών ‘rondine’ (cf. DELI s. v. celidonia). L’alternanza volgare fra -l- scempia e -ll- intensa potrebbe avere reale consistenza fonica. Biblio.: Ernst (1966, 166); Ineichen (1966, 99–100); Glessgen (1996, 734); Fontanella (2000, 209); Aprile (2001, 278); Barbato (2001a, 341); García Gonzáles (2007, 388); Ventura (2009, 366–368); Castrignanò (2014, 167); Elsheikh (2016, vol. 2, 117).

    cenamo, cinamomo (cinamo) s.m. ‘Cannella, sostanza aromatica ricavata dagli alberi delle Lauracee, in particolare dal Cinnamomum zeylanicum Nees’. cenamo VII,2; oleum confecto con cinamonium XVIII,26; cenamo XXIII,4; cinamomo XXXI,75; cinamo XXXVI,1; cinamo nardi XXXIX,21; cinamomi XXXIX,37; cinamo XLVII,14; cinamomum diureticum XLVII,22; cenamo LII,35; LIII,12; LII,13. lat. cinamonum VI,2; IX,27; XIII,4; XXI,75; XXVII,1; XXXI,24; XXXI,41; XL,16; XL,24; XLV,37; XLV,54; XLV,56. Prima attestazione: cennamomo Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); cenamo Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ.); cinamomo Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. cinnămum, a sua volta dal gr. κίνναμον. Nel volgarizzamento è stabilita l’equivalenza del cenamo con il cennamomo (dal lat. cinămomum, dal gr. κιννάμωμον), dal momento che entrambe le forme ricorrono in traduzione del lat. cinamonum. In alcuni esempi dell’it. ant. si ha, invece, esplicita opposizione fra le due spezie, ricavate entrambe da piante del genere Cinnamomum (cf. TLIO s. v. e Tomasin 2010, 49).

    6.2 Botanica

    505

    Biblio.: Ernst (1966, 166); André (1985, 67); Foresti (1988, 48); Fontanella (2000, 212–213); García Gonzáles (2007, 393–394); Ventura (2009, 237–239); Tomasin (2010, 49); Castrignanò (2014, 168); Elsheikh (2016, vol. 2, 122).

    ceragia s.f. ‘Ciliegia, frutto del ciliegio (Prunus cerasus L.)’. XXX,4. lat. cerasum dulce XX,4. Prima attestazione: ceriege Doc. fior., 1286–90, [1287]. Biblio.: Castellani (1980, vol. 2, 12–15); Larson (1995, 188); Baldini (1998, 209); Fontanella (2000, 210); Ventura (2009, 392–393).

    cicorea s.f. ‘Pianta erbacea commestibile delle Composite, le cui foglie sono usate anche in àmbito officinale. Cichorium intybus L.’. cicorea (ciquta VAT) XXI,12. lat. cichorea XI,12. Prima attestazione: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). Nella resa della ricetta XL,5 (volg. XLVII,6) cicorea è sostituito dal sinonimo latino sponsa solis. Su tale sinonimia cf. Ventura (2009, 723). Il GDLI rinvia a Pietro Ispano volg. per la prima attestazione di cicoria: «Togli radice di petrosemolo, d’appio, […] di cicorea, ana quattro manate» (esempio già in Crusca V s. v. cicorea). Biblio.: Ernst (1966, 166); André (1985, 65); Fontanella (2000, 212); Ventura (2009, 723 s. v. sponsa solis); Castrignanò (2014, 168); Sosnowski (2014, 231 s. v. zichorea).

    *cicuta (ciquta) s.f. ‘Pianta erbacea delle Ombrellifere. Conium maculatum L.’. succhio dela ciquta II,5; succhio di ciquta VI,15; cocitura dela ciquta XI,32; la ciquta XLV,2; succhio dela ciquta XLIX,14; cocitura dela ciquta LII,10; radice dela ciquta LVI,111; folglia ciqute LVII,1. lat. cicuta II,5; V,14; VII,29; XXXVIII,2; XLII,14; XLV,10; XLVIII,106; XLIX,1. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: André (1985, 66); Fontanella (2000, 212); Ventura (2009, 345–347).

    cinquefoglio (cinquefolglie; cinquefoglio) s.m. ‘Pianta erbacea delle Rosacee con fiori gialli. Potentilla reptans L.’. pentafilon, ciò est lo cinquefolglie XXXV,22; succhio pentafilon, cioè del cinquefoglio XXII,32; quinquefolie XXXV,23; quinquefoliis XXXIX,30. lat. pentaphilon VII,20; XII,33; quinquefolium XXV,22; XXXI,34. Prima attestazione: cinquefoglo Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

    506

    6 Glossario

    Il lat. quinquefōlĭum è rifatto con cinque e foglie. Compare qui anche la forma cinquefoglio, più vicina alla base latina. Sono latine le forme delle ricette XXXV,23 e XXXIX,28. Secondo TLIO s. v. cinquefoglie, l’unica attestazione del Corpus OVI è quella di Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), a cui si può affiancare, oltre alle suddette, anche quella di F1 (cinquefolio c. 29v). Si veda anche infra il grecismo pentafilon, che viene glossato in entrambe le occorrenze. Biblio.: André (1985, 213); Fontanella (2000, 213); García Gonzáles (2007, 506); Elsheikh (2016, vol. 2, 122).

    cipero s.m. ‘Pianta erbacea delle Ciperacee, che cresce in luoghi umidi e paludosi. Cyperus longus L.’. XXVII,17; XXXIX,1; XXXIX,27; cipereum LVII,2. lat. ciperus XVII,19; XXXI,1; XXXI,30; XLIX,2. Prima attestazione: ceperi Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 105 Cyperus longus); André (1985, 85); Baldini (1998, 208); Fontanella (2000, 213); García Gonzáles (2007, 495); Ventura (2009, 349–351); Castrignanò (2014, 168); Elsheikh (2016, vol. 2, 122–123).

    cipolla s.f. ‘Bulbo dell’omonima pianta erbacea delle Liliacee. Allium cepa L.’. succhio dela cipolla IX,3; cipolla XVIII,4; XVIII,17; lo succhio dela cipolla XVIII,22; dicossione dele cipolle XVIII,27; succhio dela cipolla XVIII,29; le cipolle XVIII,34; succhio dela cipolla XIX,2; XIX,3; XXI,13; cipolla XXIV,4; seme ... di cipolle XXV,3; cepulas XXXIX,35; le cipolle LVI,15; col succhio dele cipolle LVI,94. lat. cepa VI,20; IX,4; IX,17; IX,22; IX,28; IX,30; IX,35; X,3; X,4; XI,15; XIV,5; XV,3; XXXI,39; XLVIII,16; XLVIII,90. Prima attestazione: cipolla St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.>tosc.). Biblio.: LEI 13,942–960; André (1985, 56); Fontanella (2000, 210); Frosini (1993, 106); Ventura (2009, 382–383); Castrignanò (2014, 167); Sosnowski (2014, 230 s. v. zevola); Elsheikh (2016, vol. 2, 123).

    coloquintida (colloquintida) s.f. ‘Pianta erbacea delle Cucurbitali. Citrullus colocynthis L.’. l’aceto dove sia cocta la coloquintida XXI,31; coloquintida XXX,5; XXX,14; medicina di colloquintida XXXI,64; ollio indel quale sia cocta la coloquitida XLVII,15; lo succhio dela coloquintida LVI,92; coloquintida LVI,117. lat. colocyntis, coloquintis, coloquintida XI,29; XX,5; XX,14; XXI,65; XL,17; XLVIII,87; XLVIII,112. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

    6.2 Botanica

    507

    La base lat. coloquintis viene dal gr. κολοκυνθίς, di etimologia incerta (André 1985, 71). Il semplice è qui adoperato soprattutto come lassativo; di frequente impiego è l’olio ricavato dalla pianta. Biblio.: Ineichen (1966, 108); André (1985, 71); Marcovecchio (1993, 201); Glessgen (1996, 736–737); Gualdo (1999, 232); Fontanella (2000, 215); García Gonzáles (2007, 399); Ventura (2009, 315–317); Elsheikh (2016, vol. 2, 125).

    comino s.m. ‘Pianta erbacea annuale delle Ombrellifere. Cuminum cyminum L.’. polvere del comino I,8; comino XVI,14; XVI,34; XVIII,34; XXXIII,6; XXXIX,35; LV,1; LVI,36; LVI,37; LVI,86. lat. ciminum, cuminum I,9; VIII,45; VIII,57; IX,35; XXIII,6; XXXI,39; XLVII,1; XLVIII,35; XLVIII,37; XLVIII,83. Prima attestazione: chomino Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ). Dal lat. cymīnum, dal gr. κύμινον, d’origine semitica. Alla pianta sono riconosciute proprietà carminative, sudorifere ed emmenagoghe. Biblio.: Ineichen (1966, 108 [comino è adoperato per il carum carvi]); Glessgen (1996, 737– 738); Fontanella (2000, 212 s. v. cimino); Ventura (2009, 344–345); Baglioni (2010, 426); Sosnowski (2014, 222); Elsheikh (2016, vol. 2, 126).

    consolida magiore locuz.nom. ‘Varietà di consolida con fiori violacei o giallognoli. Symphytum officinale L.’. lo succhio dela consolida magiore, cioè lo nagalico XXXI,51; fa polvere dela consolida magiore LII,11. lat. consolida maior XXI,52; XLV,13. Prima attestazione: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.). (*) consolida minor locuz.nom. ‘Varietà di consolida con fiori violacei. Symphytum bulbosum Schimper’. che lla consolida minor chiamata consonalda pestata intra due pietre LVIII,4. lat. consolida minor L,5. Prima attestazione: Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). (*) Dal lat. tardo consŏlĭdam, da consolidare ‘rendere solido’, calco del gr. σύμφυτον, da συμφύω. Con consolida si designano, infatti, alcune piante che “consolidano”, cioè sanano le ferite. Le prime attestazioni sono anche le uniche presenti nel Corpus OVI. In F1 abbiamo consolida maggiore (cc. 23v, 31r, 36v), consolida minore (c. 31r) e consolida mezzana (c. 31r; corrispondente al latino consolida media). Biblio.: André (1985, 73–74); Fontanella (2000, 216); García Gonzáles (2007, 401); Ventura (2009, 388–391); Elsheikh (2016, vol. 2, 129).

    508

    6 Glossario

    coriandro (corriandro) s.m. ‘Pianta erbacea delle Ombrellifere con frutti globosi e aromatici. Coriandrum sativum L.’. IX,2; succhio del corriandro XII,23; coriandro XXXI,28; tre seme coriandri XLV,25; coriandri XLVIII,7; coriandri LVI,91. lat. coriandrum VI,19; VII,59; XXI,29; XXXVIII,26; XLI,7; XLVIII,86. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Continuazione dotta, accanto all’allotropo popolare coriandolo, del lat. coriāndrum, dal gr. κορίανδρον, di origine preindoeuropea (André 1985, 75). Anche coriandolo è diffuso nell’it. ant. con prime attestazioni in Regimen Sanitatis, XIII (napol.) e Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). Alcune ricette (lat. XXI,29; XXXVIII,26; XLI,7) confermano l’uso del seme (intero o polverizzato) nella farmacopea. Biblio.: Ineichen (1966, 114); André (1985, 75); Foresti (1988, 48); Glessgen (1996, 740– 741); Palmero (1997, 134 s. v. colandri); Baldini (1998, 213); Fontanella (2000, 217); Ventura (2009, 366–367); Elsheikh (2016, vol. 2, 132).

    corregiola (corregiuola) s.f. ‘Centinodia, erba delle Poligonacee con lunghi e sottili pedunculi. Polygonum aviculare L.’. rami di corregiuola XV,4; succhio dela corregiuola XV,5; la radice dela corregiola XV,16; succhio dela corregiuola XV,17; corigiole XXV,23; succhio centumnidie id est corregiuola XVI,3. lat. corrigiola VIII,4; VIII,5; VIII,18; VIII,19; XV,18; centinodia VIII,34. Prima attestazione: correggiuola Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.). Dal lat. tardo corrigiŏlam, dim. di corrigia ‘laccio da calzari’, con allusione alla forma dei pedunculi. Il latinismo centinodia non è qui attestato, a favore appunto di corregiola e di lingua passarina, su cui vd. infra. Biblio.: Fontanella (2000, 217); Elsheikh (2016, vol. 2, 132).

    covalo s.m. ‘Pianta erbacea delle Solanacee. Solanum nigrum L.’. covalo XVI,59; lo succhio deli covali XXIV,1; succhio del covalo LVI,55; LVI,122; succhio deli covali LVI,56. lat. solatrum VIII,83; XIV,1; XLVIII,53; XLVIII,11. Prima attestazione: (*). Voce popolare assente nel Corpus OVI e nei principali dizionari. Designa il solatro; nella ricetta XVI,59 i codd. del ramo β (F3, F8 e MON) hanno la glossa

    6.2 Botanica

    509

    solatro, cioè lo cavolo in luogo della lezione covalo di VAT. Altro sinonimo è morella, su cui cf. infra. In F1 è costante solatro (cc. 19r, 28v, 41v, 43r). Biblio.: Ineichen (1966, 205–206 s. v. solatro); Fontanella (2000, 300–301 s. v. solatrum); García Gonzáles (2007, 484 s. v. morella); Ventura (2009, 706–707 s. v. de strigno); Elsheikh (2016, vol. 2, 135–136).

    cubebe (qubeba; qubebe) s.f. ‘Arbusto rampicante delle Piperacee, i cui frutti sono simili ai grani del pepe. Piper cubeba L.’ e ‘Seme della stessa pianta, usato come spezia e come medicinale’. polvere dela qubebe VIII,7; la qubeba VIII,8; qubebe X,6; XXVI,1; cubebe XXVI,3; qubebe XXXI,14; XXXVI,5. lat. cubebe VI,10; VI,11; VI,54; XVI,1; XVI,3; XXI,14; XXVIII,3. Prima attestazione: Milione, XIV in. (tosc.). La voce continua l’arabo kabābah, tramite l’ar. volg. *kubēbe (Mancini 1994, 829). Secondo DEI e GDLI la forma cubebe è di genere maschile, ma, sulla scorta degli esempi raccolti, il TLIO indica piuttosto un plurale femminile. Gli esempi utili del nostro testo (polvere dela qubebe VIII,7 e la cubebe VIII,8) testimoniano il femminile singolare.42 Notiamo anche la presenza della variante con metaplasmo in VAT: la qubeba (VIII,8). L’uso della pianta per combattere i dolori della testa e la sincope trova piena conferma in Ventura (2009, 334–335). Biblio.: Ineichen (1966, 113); Foresti (1988, 48); Mancini (1994, 829); Glessgen (1996, 743); Baldini (1998, 214); Fontanella (2000, 219); García Gonzáles (2007, 405); Ventura (2009, 334–335); Elsheikh (2016, vol. 2, 137).

    dente canino locuz.nom. ‘Gramigna, pianta erbacea bulbosa delle Liliflore. Elytrigia repens L.’. una erba formata a modo di denti, la quale si chiama dente canino XXI,18. lat. dens caninus XI,19. Prima attestazione: Thes. pauper. volg., XIV (tosc.) (*). Secondo TLIO s. v. dente, quella di Thes. pauper. volg., XIV (tosc.) è prima e unica attestazione del lessema; si può, dunque, indicare una retrodatazione della polirematica nel volgarizzamento pisano. Anche in F1 abbiamo dente canino (c. 16r).

    42 Baldini (1998, 214) nota che di norma la forma è singolare.

    510

    6 Glossario

    *dittamo (dictamo) s.m. ‘Pianta arbustiva perenne delle Rutacee. Dictamnus albus L.’. XXI,19. lat. dictamus XI,18. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). L’it. dittamo continua per via dotta il lat. dictămnum (TLL s. v. e Andé 1985, 88–89), dal gr. δίκταμνος, di etimologia incerta. Con dittamo si indicava sia il Dictamnus albus L., pianta della famiglia delle Rutacee, sia l’Origanum dictamnus L., pianta della famiglia delle Labiate (cf. Sirianni 1998, 288). Nel nostro testo dovrebbe trattarsi per l’appunto del Dictamnus albus L., a cui vengono solitamente riconosciute le proprietà detossicanti dell’altra pianta. Biblio.: DI (vol. 1, 668–672); Ineichen (1966, 117 s. v. ditamo, ditano); André (1985, 88– 89); Baldini (1998, 219); Sirianni (1998, 288); Fontanella (2000, 224); Barbato (2001a, 371); Ventura (2009, 403–405); Castrignanò (2014, 173); Elsheikh (2016, vol. 2, 145–146).

    *dragontea (darguntea; dracontea; draguntea) s.f. ‘Pianta erbacea tuberosa delle Aracee. Dracunculus vulgaris Schott’. darguntea VIII,9; dracontea XV,7; draguntea LV,27. lat. draguntea VI,12; VIII,7; XLVI,29.43 Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.).44 Si tratta di una voce di trafila dotta dal lat. dracontēam, a sua volta dal greco δρακόντια. Nel volgarizzamento pisano il sinonimo serpentina è attestato una volta (LV,15) e in VAT è presente una glossa esplicativa con dragontea: cf. anche serpentina infra. Sull’equivalente arabo luf si vedano Ineichen (1966, 119) e Elsheikh (2016, vol. 2, 147). Biblio.: Ineichen (1966, 119); Glessgen (1996, 744); Fontanella (2000, 225); Aprile (2001, 321); García Gonzáles (2007, 411); Elsheikh (2016, vol. 2, 146–147).

    ebbio s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Caprifoliacee. Sambucus ebulus L.’ radice ebori XXI,44; lo succhio dell’ebbio XXVII,12; la radice dell’ebbio XXX,9; la cocitura dell’ebbio XXVI,17; la radice dell’ebbio XLVI,5; ebuli LV,3; radice

    43 In corrispondenza dell’attestazione draguntea nella ricetta lat. XLVI,17 (cioè nella ricetta volg. LV,15) ci pare preferibile la lezione erba serpentina rispetto alla dittologia di VAT: l’erba serpentina e dragontea. 44 Secondo GDLI s. v. dragontea la prima attestazione è in Pietro Ispano volgar.: «Lo seme della dragontea bevuto assottiglia il vedere», come già in Crusca III s. v. dragontea.

    6.2 Botanica

    511

    dell’ebii LVI,53; la radice dell’ebbio LVI,103; cortice ebuli LVI,107; la radice dell’ebbio LVI,108. lat. ebulum, ebulus XI,42; XVII,14; XX,9; XXXVIII,14; XXXIX,5; XLVII,4; XLVIII,52; XLVIII,98; XLVIII,102; XLVIII,103. Prima attestazione: lebbio Stat. fior., 1310/13; ebbio Palladio volg., XIV pm. (tosc.). (*) Voce semidotta dal lat. ĕbŭlum, si affianca all’allotropo dotto ebulo. In Ventura (2009, 426) sono sottolineati gli impieghi terapeutici della radice e della corteccia della pianta. Biblio.: Ernst (1966, 167 s. v. gevolo); Ineichen (1966, 119); André (1985, 92); Fontanella (2000, 226); García Gonzáles (2007, 380 s. v. cameactis); Ventura (2009, 426–428); Elsheikh (2016, vol. 2, 147).

    elleboro s.m. ‘Nome di piante appartenenti al genere Veratrum e Helleborus’. elleboro XXXVIII,1; polvere hellebori LVI,42. lat. helleborus XXX,1; XLVIII,41. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). elleboro bianco (elloboro; eboro) locuz.nom. ‘Varietà di elleboro. Veratrum album L.’ eleboro bianco IV,13; elloboro b. VII,2; elleboro b. X,10; eboro b. XXX,14; elleboro b. XLVII,12. lat. helleborus albus III,33; VI,2; VI,58; XX,14; XL,14. Prima attestazione: Libro della cura delle malattie, XIV pi.di. (fior.). elleboro nero (eleboro; ellebero) locuz.nom. ‘Varietà di elleboro. Helleborus niger L.’. ellebero nero VII,2; eleboro nero XXI,36; eboro nero XXX,14; XXX,19. lat. helleborus niger VI,2; XI,36; XX,14; XX,19. Prima attestazione: Libro della cura delle malattie, XIV pi.di. (fior.). Calco del lat. scient. hellĕbŏrum, dal gr. ἑλλέβορος, composto di ἑλλός ‘cerbiatto’ e del tema di βιβρῶσκω ‘mangiare’, alludendo, quindi, al fatto che la pianta è mangiata dai cervi. Propriamente con elleboro si indicano due piante di specie differenti, distinte dagli aggettivi bianco e nero, che si incontrano anche nel nostro volgarizzamento: Veratrum album L. e Helleborus niger L. Isidoro ne indica le proprietà curative per le patologie della mente. Virtù principale della pianta è quella purgante; in Ventura (2009, 420) l’elleboro viene equiparato alla scamonea: «Antiqui in purgationibus utebantur elleboro sicut nos nunc scamonea».

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    6 Glossario

    Biblio.: Ineichen (1966, 120); André (1985, 94); Baldini (1998, 221); Fontanella (2000, 227); Barbato (2001a, 377); García Gonzáles (2007, 413–414); Ventura (2009, 420–422); Castrignanò (2014, 176); Elsheikh (2016, vol. 2, 148).

    ellera (elera) s.f. ‘Edera, pianta arbustiva e rampicante delle Araliacee. Hedera helix L.’ lengni del’ellera I,16; lengnio d’ellera VI,15; succhio del’ellera IX,28; lo succhio dele fronde del’ellera X,21; lo succhio dell’ellera XVIII,16; seme d’ellera XXI,41; la folglia dell’ellera XXXVII,7; coll’ollio facto dele lengna dell’ellera LII,34; le cime dell’ellera LIV,23; ellera LVI,14; le fronde e lo fructo dell’ellera LVI,43; edere LVI,70. lat. hedera I,16; V,14; VI,43; VI,69; IX,19; XI,39; XXIX,7; XLV,36; XLVI,24; XLVIII,15; XLVIII,42; XLVIII,66. Prima attestazione: lelora Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; in area toscana: ellere Simintendi, a. 1333 (prat.). (*) ellera nera locuz.nom. ‘Varietà di edera’. succhio dell’ellera nera VII,1; sumitadi dell’ellera nera LI,7. lat. hedera nigra VI,1; XLIV,9. Prima attestazione: elera negra Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) ellera terragnola (ellera terranea) locuz.nom. ‘Pianta erbacea perenne delle Labiate. Glechoma hederacea L.’ lo succhio dell’ellera terrangniula VII,1; l’ellera terranea VIII,17; succhio dell’ellera terragnola VIII,20; succhio d’ellera terrangnola VIII,21; polvere … dell’ellera terrangnola XVI,5; succhio dell’ellera terrangniola XVII,22; XXI,3; XXI,67. lat. hedera terrestris VI,1; VI,32; VI,37; VI,38; VIII,38; VIII,107; XI,3; XI,66. Prima attestazione: elera terrena Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.). (*) Accanto all’allotropo dotto edera, ellera è forma popolare per evoluzione fonetica non perspicua dal lat. hĕdĕram, di etimo incerto. Nella farmacopea medievale sono sfruttati legno, foglie ed estratto, il cui impiego è prevalente nel Thesaurus pauperum. Nel Tractatus de herbis (Ventura 2009, 408) sono trattate come sinonimi edera arborea, edera nigra ed edera terrestris: «Italii edera nigra, alii edera arborea, alii vocant edera terrestris». Si tratta, comunque, di varietà diverse dell’ellera, su cui si veda García Gonzáles (2007, 458). Biblio.: Ineichen (1966, 120); André (1985, 117); Fontanella (2000, 226); Aprile (2001, 357 s. v. hedera); García Gonzáles (2007, 458); Ventura (2009, 428–429).

    6.2 Botanica

    513

    endivia s.f. ‘Pianta erbacea dicotiledone delle Composite. Cichorium endivia L.’. endivie XXIX,3; endivia XXXVI,2; l’erba endivia XXXVI,4; endivie XXXVI,5. lat. endivia XIX,3; XXVII,2; XXVIII,2; XXVIII,3. endivia salvatica locuz.nom. ‘Varietà di indivia’. lo succhio dell’endivia salvatica XVII,57. lat. endivia silvestris VIII,81. Prima attestazione: endivia Ricette per lattovari, 1310 (fior.); endivia salvèga Serapiom volg., p. 1390 (padov.) (*). L’etimo gr. ἐντύβια, plurale di ἐντύβιον, ha probabile origine semitica. A proposito della penetrazione di questa forma nell’italiano, Cortelazzo (1970, 118) propone un canale di trasmissione arabo-greco-occidentale, in opposizione all’ipotesi di Coromines, che sostiene l’irradiazione dalla penisola iberica al resto della Romania. In F1 abbiamo entrambe le forme endivia (cc. 14v, 41r) e indivia (cc. 21r, 27r, etc.). Biblio.: Ineichen (1966, 121); Cortelazzo (1970, 117–118); André (1985, 94); Foresti (1988, 48); Castellani (2000, 201–202); Fontanella (2000, 228); García Gonzáles (2007, 416); Ventura (2009, 407–408); Castrignanò (2014, 177); Sosnowski (2014, 223); Elsheikh (2016, vol. 2, 150).

    enula s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Asteracee. Inula helenium L.’. radice enule campane III,9; folglia dell’enula XLIX,16; enula LVI,10. lat. enula III,9; XLII,16; XLVIII,11. enula campana locuz.nom. ‘Varietà di enula’. radice dell’enula campanna III,17; folglia enule canpane XXXIX,26. lat. enula campana III,17; XXXI,29. Prima attestazione: enola Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: enula Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Continua il lat. enŭlam, variante di inula, dal gr. ἑλένιον: nell’it. ant. abbiamo anche inula e ella. Anche in F1 è costante la forma enula; dai dati del Corpus OVI inula risulta attestata soltanto in Palladio volg., XIV pm. (tosc.). La polirematica enula campana è accolta in Crusca V, TB e GDLI con il seguente esempio dal Thesaurus pauperum in volgare: «La radice d’enula campana, le frondi ed i rami del fico». Ineichen (1966, 121) sottolinea l’uso dell’enula come surrogato del costo e dell’opoponace. Le proprietà della pianta sono diuretiche, antisettiche, espettoranti, coleretiche, lenitive ed emmenogoghe. Biblio.: Ineichen (1966, 121); André (1985, 132); Foresti (1988, 48); Baldini (1998, 221 s. v. ella); Fontanella (2000, 228); Aprile (2001, 325); Ventura (2009, 410–411); Castrignanò (2014, 177); Elsheikh (2016, vol. 2, 150).

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    6 Glossario

    epatica (erba epatica) s.f. ‘Pianta erbacea annua delle Ranuncolacee. Hepatica nobilis L.’. lo succhio dell’epaticom XXXVIII,1; epatica XXXVIII,8; l’erba epatica LVII,3. lat. hepatica XXX,1; XXX,10; XLIX,3. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Voce dotta dal lat. hepatĭcum, che continua il greco ἧπαρ ‘fegato’; la pianta è adoperata soprattutto per curare le malattie del fegato, ma possiede proprietà diuretiche, astringenti e cicatrizzanti. Nel Thesaurus pauperum ricorre per due volte nelle ricette del cap. De icteritia e una volta nel De crepatura come cicatrizzante. L’it. ant. conosce il sinonimo popolare fegatella, di cui il Corpus OVI presenta occorrenze in Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), Zucchero, Santà, 1310 (fior.) e Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). Il GDLI rintraccia la prima attestazione di epatica nel Thesaurus pauperum volgare «Anco l’epatica pesta, e bevuta ogni dì con vino sana tosto», esempio già in Crusca III. L’identificazione della pianta con Hepatica nobilis L. è discussa; contro questa ipotesi (qui accolta) si schiera García Gonzáles (2007, 417), che propende per la Marchantia polymorpha L., sostenendo che l’Hepatica nobilis L. non era nota agli antichi e che le descrizioni delle fonti appaiono conformi a una briofite e non a una ranuncolacea. In attesa di nuovi riscontri, optiamo per l’identificazione tradizionale. Biblio.: Ernst (1966, 170 s. v. patica); Baldini (1998, 222); García Gonzáles (2007, 417); Ventura (2009, 416); Elsheikh (2016, vol. 2, 151).

    erba serpentina locuz.nom. ‘Serpentaria, dragontea, pianta erbacea tuberosa delle Aracee. Dracunculus vulgaris Schott’. erba serpentina LV,15. lat. draguntea XLVI,17. Prima attestazione: serpentina Serapiom volg., p. 1390 (padov.); erba serpintara Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.) (*) Abbiamo qui la prima attestazione della locuzione erba serpentina. Il termine serpentina è meno attestato di serpentaria e del sinonimo dragontea (cf. Corpus OVI). Riconosciamo la presenza della dittologia sinonimica in VAT: l’erba serpentina e dragontea. Cf. anche dragontea supra. Biblio.: Ineichen (1966, 202–203).

    erbaggine s.f. ‘Piantaggine, pianta erbacea perenne delle Piantaginacee. Plantago maior L.’.

    6.2 Botanica

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    lo succhio del’erbaggine XVI,4; le fronde del’erbaggine XVI,50; succhio dell’erbaggine XXXI,53; XXXI,54; seme d’erbaggine XXXVI,5; succhio d’erbaggine XXXVI,6; XLI,4; succhio del’erbaggine overo arnogrosse XVI,4; succhio dell’erbaggine XLI,6. lat. plantago VIII,35; VIII,74; XXI,54; XXI,55; XXVIII,3; XXVIII,4; XXXIII,7; arnogrossa VIII,35; XXXIII,5. Prima attestazione: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). (*) Il TLIO registra la voce erbaggine, ma ne fornisce una definizione generica e ne indica unica attestazione nel Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). La testimonianza del nostro volgarizzamento, che introduce il termine in traduzione del lat. plantago e arnoglossa, ci permette di ricondurne la semantica alla piantaggine. Sulla piantaggine cf. plantagine infra e arnoglossa supra. *ermodattilo (ermodactilo; ermodatalo) s.m. ‘Colchico, pianta delle Liliacee. Colchicum luteum’. ermodatali XXX,14; hermodatali LVI,42; ermodactili LVI,86; ermodactili LVI,117. lat. hermodactylus XX,14; XLVIII,41; XLVIII,83; XLVIII,112. Prima attestazione: chermodatili Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). Dal lat. scientifico hermodactylum, che continua il gr. ἑρμοδάκτυλον, composto di Έρμῆς ‘Ermes’ e δάκτυλος ‘dito’ e sostituto del gr. class. χολχικόν. La variante ermodattero, assente nel Corpus OVI, ma attestata in F1 (cc. 22r, 42r), nasce per analogia con dattero. Il termine è presente anche in Serapiom volg., p. 1390 (padov.) e Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.), come testimonia il Corpus OVI, oltre che nel nostro volgarizzamento e in quello tràdito da F1 (ermodatteri 22r, elmodatteri 41r, etc.).45 Biblio.: Ineichen (1966, 123); André (1985, 122); Fontanella (2000, 229); Ventura (2009, 480–481); Elsheikh (2016, vol. 2, 152).

    eçula s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Euforbiacee. Euphorbia esula L.’. XXX,14. lat. esula XX,14. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce di etimologia incerta, forse dall’ar. hes. Il lat. med. ha le forme essula, exula (cf. DEI s. v. esula).

    45 Le occorrenze della voce nel volgarizzamento dell’Antidotarium Nicolai sono latine.

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    6 Glossario

    Biblio.: Ineichen (1966, 123–124); Fontanella (2000, 229 [Euphorbia esula L. e Euphorbia cyparissias L.]); Ventura (2009, 422–424).

    euforbio s.m. ‘Gommoresina ricavata dall’omonimo albero delle Euforbiacee (Euforbia resinifera L.)’. euforbium I,20; X,10; X,16; euforbrium XLIII,2; euforbio LVI,15; euforbium LVI,40; euforbii LVI,41; LVI,43; LVI,78; LVI,106; euforbium LVI,110; euforbio LVI,117. lat. euforbium I,20; VI,58; VI,64; XXXVII,2; XLIII,5; XLVIII,16; XLVIII,39; XLVIII,40; XLVIII,42; XLVIII,74; XLVIII,101; XLVIII,105; XLVIII,112. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. euphŏrbĭum, che continua il gr. εὐφόρβιον; nell’it. ant. euforbio designa soltanto la gommoresina, mentre nelle lingue classiche il lessema indica anche la pianta da cui si estrae (cf. André 1985, 99). La larga maggioranza delle attestazioni nel nostro volgarizzamento è latina. Ha attestazione solo latina anche il nome della pianta, cataputia. Altro sinonimo è totomaglio, su cui cf. infra. Riguardo alle proprietà curative della gommoresina cf. Ventura (2009, 412): «virtutem habet dissolvendi, attrahendi, laxandi, consumendi et principaliter flegma». Biblio.: Ineichen (1966, 124); André (1985, 99); Glessgen (1996, 749); Gualdo (1996, 201); Baldini (1998, 222); Aprile (2001, 327); Fontanella (2000, 229); Ventura (2009, 412–413); Castrignanò (2014, 177); Sosnowski (2014, 230 s. v. uforbio); Elsheikh (2016, vol. 2, 153).

    fava s.f. ‘Seme commestibile dell’omonima pianta leguminosa (Vicia faba L.)’. la farina dele fave II,10; cole fave monde VIII,2; le fave iscorticate XVI,37; fava monda XXII,3; XXII,5; XXXI,23; fave frante XLIX,1; farina dele fave XLIX,5; XLIX,15. lat. faba II,10; VI,5; VIII,60; XII,4; XII,5; XXI,23; XLII,1; XLII,5; XLII,15. Prima attestazione: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.); in area toscana: Doc. sen., 1221. Biblio.: Ineichen (1966, 125); André (1985, 101); Frosini (1993, 108–109); Baldini (1998, 223); Fontanella (2000, 230); Aprile (2001, 334); Ventura (2009, 449–451); Elsheikh (2016, vol. 2, 156).

    felce s.f. ‘Pianta crittogama delle Pteridofite, dal fusto rizomatoso e con foglie di dimensioni notevoli rispetto al fusto. Pteridium aquilinum (L.) Kuhn’. la polvere dela radice della felce XXII,19; la folglia dele felce L,5; L,6. lat. filex, filix XII,20; XLIII,6; XLIII,7. Prima attestazione: Disciplina Clericalis, XIII ex. (fior.).

    6.2 Botanica

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    Nel Thesaurus pauperum questo semplice è prescritto per fermare il flusso del sangue del naso e per favorire il concepimento. Secondo Ineichen (1966, 126), il termine del lat. med. è probabilmente ristretto alla denominazione della felce aquilina, «conformemente all’accezione dialettale e italiana (Penzig 1972a, 388)»; nel volgarizzamento non vi sono elementi per supportare quest’ipotesi. Sull’opposizione tra felce femmina e felce maschia cf. Ineichen (1966, 126); sul filex masculus cf. anche Ventura (2009, 453–454). Biblio.: Ineichen (1966, 126 s. v. felexe); Rohlfs (1974, 67) a proposito del genere del nome felce; André (1985, 105); Larson (1995, 269); Aprile (2001, 338 s. v. filece); García Gonzáles (2007, 427); Ventura (2009, 443–444, 829).

    fico s.m. 1. ‘Albero da frutta del genere Fico. Ficus carica L.’. li rami verdi e le folglie del fico III,7; la folglia del fico III,9; rami dei fichi XXXI,44; la folglia del fico XXXIII,14. lat. ficus III,7; III,9; XXI,45; XXVI,1. Prima attestazione: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.); in area toscana: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). 2. ‘Frutto del fico’. fichi freschi XLI,5; lo succhio del fico LV,19. lat. ficus XXXIII,4; sucus ficus XLVI,21.46 Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). fico secco locuz.nom. ‘Fico essiccato’. li fichi secchi XXIV,4; la cocitura dei fichi47 secchi XXIV,14; fichi secchi XXV,8; li fichi secchi XXV,20; fichi secchi XXIX,3; fichi secchi XXIX,5; li fichi secchi LVI,9. lat. ficus sicca XIV,5; XIV,15; alla fine del cap. XV add. V; XV,15; XIX,3; XIX,5; XLVIII,10. Prima attestazione: Doc. fior., 1286–90, [1286–87]. Biblio.: Ineichen (1966, 127); Nada Patrone (1981, 194–195); André (1985, 104); Foresti (1988, 48); Frosini (1993, 125); Baldini (1998, 224); Fontanella (2000, 233); Aprile (2001, 337–338); Barbato (2001a, 387); Ventura (2009, 453); Castrignanò (2014, 180); Elsheikh (2016, vol. 2, 159).

    46 In questa ricetta il testo latino edito è sucum vel pulverem dictamini, mentre P e V hanno rispettivamente le varianti sucus ficuum e sucus ficus, a cui possiamo per l’appunto ricondurre il testo del volgarizzamento. 47 fichi] finocchi F3 .

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    6 Glossario

    fienogreco s.m. ‘Pianta erbacea delle Fabacee. Trigonella foenum graecum L.’ e ‘Seme della stessa pianta, usato soprattutto per le sue proprietà medicinali’. XIX,2; XXIV,2; XXIX,3; XXIX,6; XXIX,7; XXIX,8; XXIX,9; XLIX,3; LIII,11. lat. fenugrecum X,3; (XIV,3); XIX,3; XIX,6; XIX,7; XIX,8; XIX,9; XLII,3; XLV,40. Prima attestazione: 1. Palladio volg., XIV pm. (tosc.); 2. Stat. sen., Addizioni p. 1303. Non sempre è facile distinguere tra le due accezioni. Glessgen (1996, 750) sottolinea l’impiego del fienogreco come lassativo e decongestionante per le vie respiratorie; questo secondo uso coincide con quello indicato nelle ricette del capitolo lat. XIX De pleuresi. Biblio.: DI (vol. 2, 348); Ineichen (1966, 126 s. v. fen grieco); André (1985, 103); Glessgen (1996, 750); Baldini (1998, 224); Fontanella (2000, 232); Aprile (2001, 335); García Gonzáles (2007, 425); Ventura (2009, 442–443); Sosnowski (2014, 223); Elsheikh (2016, vol. 2, 159).

    finocchio (finochi; finochio) s.m. ‘Pianta erbacea spontanea delle Ombrellifere. Foeniculum vulgare Mill.’. seme del finocchio III,13; radice del finocchio XV,28; lo succhio ... del finocchio XVI,20; succhio del finocchio XVI,36; la radice del finocchio XVI,43; succhio del finocchio XVI,47; XVI,61; acqua del finocchio XVII,5; succhio ... del finocchio XVII,6; la radice ... del finocchio XXVII,13; radice di finocchio XXXVI,1; seme di finocchio XLVII,14; col finocchio LVI,46; maritri, cioè di finocchio XXXVI,1; la polvere del finocchio XLIX,19. lat. feniculum III,13; VIII,31; dopo VIII,30 add. V; VIII,59; VIII,67; VIII,71; VIII,85; VIII,93; VIII,94; XVII,15; XXVII,1; XL,16; XLVIII,45; maratrum XXVII,1; XLII,19. Prima attestazione: finociu Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); in area toscana: finocchio Onesto da Bologna, XIII sm. (tosc.). La maggior parte delle attestazioni si concentra nel capitolo sulle patologie della vista, a conferma della radicata credenza circa le proprietà terapeutiche del finocchio per gli occhi. Ad esempio, anche nel Tractatus de Herbis se ne sottolineano gli impieghi more collirii, specialmente contra pannum oculi et pruritum (cf. Ventura 2009, 440). È interessante la resa di maratrum con finocchio: alla prima occorrenza abbiamo conservazione del latino – per giunta corrotto – e glossa esplicativa (maritri, cioè di finocchio XXXVI,1) e, alla seconda, sostituzione diretta (del finocchio XLIX,19). Poche le attestazioni del cultismo maratro nell’it. ant.: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.) e Libro Drittafede, 1337–61 (fior.); cf. Corpus OVI.

    6.2 Botanica

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    Biblio.: Ineichen (1966, 126 s. v. fenochio, fenoio); André (1985, 103); Frosini (1993, 110); Larson (1995, 273–274); Glessgen (1996, 750–751); Palmero (1997, 135 s. v. fenogio); Baldini (1998, 224); Fontanella (2000, 232); Aprile (2001, 339); Barbato (2001a, 385); García Gonzáles (2007, 474 s. v. maratrum); Ventura (2009, 440–442); Elsheikh (2016, vol. 2, 160).

    frasso s.m. ‘Frassino, albero delle Oleacee. Fraxinus excelsior L.’. lo lengnio del frasso XVIII,2; XXI,72; la radice del frasso XXXIII,4; le radice del frasso XXXIV,6; scorsa del frasso XXXVII,1. lat. fraxinus IX,2; XI,74; XXIII,4; XXIV,6; XXIX,1. Prima attestazione: frasso Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.); in area toscana: frasseno Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Frasso continua il lat. med. frāxum, che si affianca a fraxinus (cf. DEI s. v. frassino e TLIO s. v. frasso). Sulle virtù terapeutiche della corteccia e del seme del frassino cf. Ventura (2009, 439–440). Biblio.: André (1985, 106); Larson (1995, 285); Aprile (2001, 343 s. v. frascio); Ventura (2009, 439–440); Elsheikh (2016, vol. 2, 163 s. v. frassino).

    galanga s.f. ‘Rizoma della galanga, pianta erbacea delle Zingiberacee (Alpinia officinarum)’. galange XXXIX,1; galanga XXXIX,2; XLII,8; XLIII,4; LIII,8. lat. galanga XXXI,1; XXXI,2; XXXIV,7; XXXVII,4; XLV,37. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). L’etimologia del lat. med. galanga è discussa: l’ipotesi di una base greca γάλαγγa (cf. André 1985, 108) si oppone a quella, più probabile, di una derivazione dall’arabo (cf. DEI s. v. e García Gonzáles 2007, 432). L’unico esempio utile (la galanga LIII,8) mostra che il sostantivo è di genere femminile nel nostro testo.48 In F1 c’è sempre galinga (cc. 28v bis, 31v, etc.). Biblio.: Ineichen (1966, 130); André (1985, 108); Marcovecchio (1993, 381); Glessgen (1996, 754); Fontanella (2000, 236); García Gonzáles (2007, 432); Ventura (2009, 460–462); Elsheikh (2016, vol. 2, 165).

    galbano s.m. ‘Gommoresina ricavata dal fusto di alcune piante del genere Ferula’. fummo del galbano V,5; lacte del galbano XXI,43; galbano XXIII,10; galbanum XXIII,13; galbano XXXIV,19; XL,12; XLII,5; ganbano L,18; galbano LV,34.

    48 Per esempi di galanga maschile cf. TLIO s. v. galanga.

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    6 Glossario

    lat. galbanum IV,5; XI,41; XIII,10; XIII,13; XXIV,19; XXXII,12; XXXIV,4; XLIII,19; XLVI,35. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. galbănum, dal gr. χαλβάνη, di orig. semitica. Biblio.: Ineichen (1966, 130); André (1985, 108); Marcovecchio (1993, 381); Glessgen (1996, 755); Gualdo (1996, 202); Fontanella (2000, 236); Aprile (2001, 346); Ventura (2009, 462– 463); Tomasin (2010, 56); Castrignanò (2014, 181); Sosnowski (2014, 223); Elsheikh (2016, vol. 2, 165).

    garofalo s.m. ‘Chiodi di garofano’. garofali dr. i XXVI,3; meça uncia di garofali XXVII,18; li garofali XXXI,45; garofalo XXXII,6; garofaliorum XXXIX,1; garofali XXXIX,30; L,4; L,8; LIII,13. lat. gariophillon, gariofillum XVI,3; XVII,20; XXI,46; XXII,6; XXXI,1; XXXI,34; XLIII,5; XLIII,9; XLV,56. Prima attestazione: garofalo Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.); garofai Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); garofano Milione, XIV in. (tosc.). L’it. garofano continua il lat. caryophyllum, a sua volta dal gr. καρυόφυλλον, di origine orientale, probabilmente indiana (cf. Mancini 1994, 838), ma reintrepretato come ‘frutto con involucro e foglia’. La forma garofalo è riconducibile al lat. med. garofalus, registrato da Sella (1937, 263) nell’«Inv. farmacia Modena», ed è documentata quasi esclusivamente in area settentrionale, mentre la forma garofano appare maggioritaria nella Toscana (cf. Corpus OVI).49 In F1 abbiamo sempre garofano (cc. 21r, 23r, etc.). La denominazione chiodi di garofano entra nell’uso a partire dal Cinquecento per probabile influsso del port. cravo (cf. DELI s. v. garofano). Sulle proprietà del semplice cf. Ventura (2009, 458–459). Biblio.: Sella (1937, 263); Ineichen (1966, 132); Frosini (1993, 166–167); Mancini (1994, 837– 838); Glessgen (1996, 756–757); Baldini (1998, 228); Fontanella (2000, 236–237); Aprile (2001, 347); Ventura (2009, 456–459); Castrignanò (2014, 181); Elsheikh (2016, vol. 2, 166).

    giunipero (iunipero) s.m. ‘Ginepro, genere di Conifere sempreverdi delle Cupressacee. Juniperus communis L.’. giunipero XVIII,27; XXIII,3; giunipero LV,37; bace iuniperi LVI,43; iunipero LVI,69. lat. iuniperus IX,28; XIII,3; XLVI,37; XLVIII,42; XLVIII,65. Prima attestazione: iuniper Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.).

    49 Segnaliamo anche gherofalo in Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.).

    6.2 Botanica

    521

    Gli esiti romanzi presuppongono il lat. zinĭpĕrum, attestato nell’Appendix Probi (Asperti/Passalacqua 2014, 27), accanto al lat. class. iuniperus. Dall’interrogazione del Corpus OVI non si ottengono attestazioni medievali della forma giunipero, mentre la variante iunipero è attestata solo in Serapiom volg., p. 1390 (padov.):50 entrambe vanno, pertanto, considerate poco vitali. In F1 è costante ginepro (cc. 8r, 15r, etc.). Biblio.: Ineichen (1966, 140); André (1985, 134); Foresti (1988, 48 s. v. zenevero); Fontanella (2000, 247–248); García Gonzáles (2007, 344 s. v. amifructus; 356 s. v. arceotidos); Ventura (2009, 494–495); Tomasin (2010, 56); Castrignanò (2014, 187).

    giusquiamo (iusquiamo; iusquiano) s.m. ‘Nome generico attribuito a diverse piante erbacee delle Solanacee’. succhio del’iusquamo II,3; iusquiano II,11; la cocitura del giusquiamo VI,1; giusquiamum VI,3; VI,4; VI,7; giusquiamo VI,15; VI,19; seme delo iusquiamo X,2; seme del giusquiamo XXI,5; la radice del’iusquiamo XXI,24; la radice del giusquiamo XXI,42; quoce la radice del giusquiamo indell’aceto XXI,46; iusquiamo XXX,14; la folglia del giusquano XXXV,3; la seme delo iu[s]quano XLV,4; iusquiano LVI,91. lat. iusquiamum II,2; II,11; V,2; V,3; V,4; V,8; V,14; V,18; VI,50; XI,5; XI,23; XI,40; XI,45; XX,14; XXV,3; XXXVIII,4; XLVIII,86. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Dal lat. iusquiămum, adattamento del gr. ὑοσκύαμος ‘fava di porco’, in conseguenza della credenza secondo cui «i maiali potessero mangiarla senza pericolo, benché velenosa» (DELI s. v. giusquiamo). La diffusione della voce è legata all’uso medico: alla specie nera (Hyoscyamus niger L.) e a quella bianca (Hyoscyamus albus L.) vengono riconosciute proprietà sedative, analgesiche e antispasmodiche (cf. Ventura 2009, 489). Biblio.: Ineichen (1966, 140); André (1985, 127); Glessgen (1996, 767–768); Baldini (1998, 228); Fontanella (2000, 248); Aprile (2001, 377); García Gonzáles (2007, 458); Ventura (2009, 487– 489); Castrignanò (2014, 187); Sosnowski (2014, 224); Elsheikh (2016, vol. 2, 170–171).

    gomma s.f. ‘Resina ricavata dal tronco di alcune piante’. gomma deli ceragi locuz.nom. ‘Resina ricavata dal ciliegio’. gomma deli ceragi XXV,1; la gomma del ceragio XXVII,5; gomma deli ceragi XXXIX,11. lat. gummi cerasi, cerasorum XV,1; XVII,6; XXXI,14.

    50 In quest’opera si incontrano anche le voci popolari çenevra e çenevraro (cf. Ineichen 1966, 232).

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    6 Glossario

    gomma di ginepro locuz.nom. ‘Resina ricavata dal ginepro’. XLV,26. lat. gummi iuniperi XXXVIII,27. gomma del persico locuz.nom. ‘Resina ricavata dal pesco’. comma del persico XXV,21; comma del persico XXXI,46. lat. gummi persicum XV,16; XXI,47. goma del pino locuz.nom. ‘Resina ricavata dal pino’. LIII,12. lat. gummi pini XLV,54. Biblio.: Glessgen (1996, 759–761); Fontanella (2000, 240); Elsheikh (2016, vol. 2, 171).

    gomma arabica (gumma arabici; gumi arabici) locuz.nom. ‘Resina ricavata da alcune specie di acacia’. gumi arabici XVI,17; gumma arabica XXV,19; gumi arabici XXV,23; gumma arabici XXVIII,2. lat. gummi arabicum VIII,48; XV,14; XV,18; XVIII,3. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: LEI 3,674–676 s. v. arabicus; Ineichen (1966, 133); Glessgen (1996, 759–761); Baldini (1998, 229); Fontanella (2000, 240); Ventura (2009, 464–465); Castrignanò (2014, 183); Elsheikh (2016, vol. 2, 171).

    gumaedere s.f. ‘Gommoresina ricavata dal fusto dell’edera (Hedera helix L.)’. gumaedere XXI,31. lat. gummi edere XI,31. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Baldini (1998, 229); Fontanella (2000, 240).

    grano s.m. ‘Chicco del grano, pianta erbacea annua delle Graminacee con infiorescenza a spiga (Triticum aestivum L.)’. farina del grano IX,33; XXI,32; XXIX,7; XXIX,8; XXX,17; XLI,5; LV,2; LVI,116.51 lat. frumentum VI,48; XI,30; XIX,7; XIX,8; XX,17; XXXIII,4; XLVII,3; XLVIII,111. Prima attestazione: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.); in area toscana: Doc. colt., XII ex.

    51 Il termine grano nelle ricette XVIII,9 (lat. granum IX,9), XVIII,20 (lat. granum IX,21) e XLVIII,7 (lat. granum XLI,7) ha il significato di ‘elemento di piccole dimensioni e forma tondeggiante’.

    6.2 Botanica

    523

    levame (del grano) sint.nom. ‘Lievito’. levame VI,5; levame del grano XXIV,4; XXIV,31; levame XXIX,8. lat. fermentum V,6; XIV,5; XIV,31; XIX,8. Prima attestazione: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); in area toscana: Trattati di Albertano volg., a. 1287–88 (pis.). La voce levame è propria dell’area settentrionale e toscana occidentale, con qualche sporadica occorrenza nel fiorentino (cf. le occorrenze nel Corpus OVI). Biblio.: Fontanella (2000, 239); André (1985, 113); Aprile (2001, 353); Elsheikh (2016, vol. 2, 173).

    semmola (di grano) (semmula) sint.nom. ‘Semola, crusca del grano’. semmula XXX,8; semmola XXXVI,9; XLV,13; semmula del grano LVI,103; LVI,108. lat. furfur (XX,8); XXVIII,7; XXXVIII,13; furfur tritici XLVIII,98; XLVIII,103. Prima attestazione: Doc. pist., 1300–1. Nella resa delle ricette XLVIII,98 e XLVIII,103 F1 presenta crusca di grano (c. 42v). gruoco (cruoco) s.m. ‘Croco, droga ricavata dagli stimmi essiccati dell’omonima pianta delle Iridacee (Crocus sativus L.); lo stesso che zafferano’. crocum VI,3; cruoco VI,23; gruoco IX,32; X,16; XXVI,1; XXXI,19; croci dramme iiii XXXIII,5; crocii XLVI,4; croci LVI,121. lat. crocus V,2; V,22; (VI,47); (VI,64); (XVI,1) XXI,19; XXIII,5; XXXIX,4; XLVIII,115. Prima attestazione: gruogo Mattasalà, 1233–43 (sen.); croco Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.). La forma gruoco deriva dal lat. med. grŏchum, variante di crocum, attestata a Bologna nel 1288 (Sella 1937, 170), e si affianca al latinismo croco (su cui vd. TLIO s. v. croco). A fronte di un buon numero di attestazioni medievali di grogo e gruogo, soprattutto in area toscana (cf. Corpus OVI),52 la forma gruoco risulta un hapax. In F1 abbiamo spesso gruogo, accanto a due attestazioni di gruoco (cc. 7v e 9r) e a una di croci (c. 7r, da intendersi come sopravvivenza del genitivo latino). Cf. anche zafferano infra.

    52 Mattioli offre la seguente considerazione: «chiamasi (anchora che sia vocabolo Arabico) per tutta Italia, et maxime in Toscana, Zaffarano; quantunque in molti luoghi nel contado nostro di Siena si chiami egli Gruogo» (cit. da Aprile 2014, 98).

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    6 Glossario

    Biblio.: Sella (1937, 170); André (1985, 79); Foresti (1988, 48 s. v. croco); Frosini (1993, 169); Ventura (2009, 347–349); Elsheikh (2016, vol. 2, 137; 175).

    guercia (guercio) s.f. ‘Quercia, albero delle Fagacee. Quercus robur L.’. guercia I,2; III,16; IV,6; IV,11; XVI,9; XXV,11; guercio XLVIII,3; guercia XLVIII,5; XLVIII,19. lat. quercus I,2; III,16; III,25; III,26; VIII,40; XV,7; XLI,3; XLI,5; XLI,19. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); guercia Stat. sen./umbr., 1314/16. Dal lat. quĕrcĕam, derivato di quercus ‘quercia’, attributo di arbor. La forma con sonorizzazione iniziale risulta attestata in: Stat. sen./umbr., 1314/16; Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.) e Comm. Arte Am. (A), XIV pm. (pis.). Biblio.: Aerbischer (1963); Ernst (1966, 166 s. v. cerqua); Ineichen (1966, 185); André (1985, 213); Glessgen (1996, 806–807); Aprile (2001, 280 s. v. cerza); Barbato (2001a, 343 s. v. cerqua).

    ipoquistidos (ypoquistidos) s.m. ‘Ipocisto, pianta fanerogama del genere Citino. Cytinus hypocistis L.’. ypoquistidos XXIV,1; XXV,23; XXX,19; XXXI,14; XXXI,19; XXXI,32; XXXI,37; XXXI,65; XXXIV,13; XXXV,5; XLVIII,2; XLVIII,4. lat. hypocistis XIV,2; XV,18; (XX,19); XXI,14; XXI,19; XXI,33; XXI,38; XXI,66; XXIV,15; XXV,4; XLI,2; XLI,4. Prima attestazione: ipoquistidos Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Si tratta di un genitivo cristallizzato dal gr. ὑποκιστίς, che continua nel latino scientifico hypocistis. Nel Thesaurus pauperum questo semplice è adoperato prevalentemente nelle prescrizioni contro il flusso del ventre: proprietà costipative sono riconosciute alla pianta anche in Ventura (2009, 493–494): «Virtutem habet constringendi». Le registrazioni lessicografiche individuano la forma ipoquistidos, accanto a ipocisto e ipocistide, soltanto in Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.) e Fasciculo de medicina (cf. Corpus OVI e GDLI s. v.). Biblio.: Ineichen (1966, 138); André (1985, 128); Baldini (1998, 234); Fontanella (2000, 246); García Gonzáles (2007, 454); Ventura (2009, 493–494); Elsheikh (2016, vol. 2, 188).

    isopo (içopho; ysapo; ysopo) s.m. ‘Pianta perenne delle Labiate. Hyssopus officinalis L.’.

    6.2 Botanica

    525

    isopo VIII,4; içopho XVIII,30; ysopo XXI,36; ysapo XXI,50; ysopo XXIV,6; XXIV,25; XXXIII,10; XXXVI,16; L,5; LVI,9. lat. hyssopus VI,7; IX,31; XI,36; XI,49; XIV,7; XIV,25; XXIII,10; XXVIII,15; XLIII,6; XLV,51. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. hyssōpum, calco del greco ὕσσοπος, di origine semitica. Gli usi della pianta indicati nella nostra opera danno conto delle proprietà officinali note alla scienza medievale (cf. Ventura 2009, 489–490). Biblio.: Ineichen (1966, 139); André (1985, 129); Baldini (1998, 234); Sirianni (1998, 299– 301); Fontanella (2000, 319); Aprile (2001, 533); García Gonzáles (2007, 456–457); Ventura (2009, 489–490); Castrignanò (2014, 214); Elsheikh (2016, vol. 2, 189).

    lactuca s.f. ‘Pianta erbacea delle Composite. Lactuca sativa L.’. seme di lactuche VI,7; succhio dela lactuca VI,7; seme di lactuche VI,15; lactuca XVIII,5; le lactuche XXI,22; XXI,39. lat. lactuca V,8; V,8; V,14; IX,5; XI,35; XI,35. Prima attestazione: lagiuva Bonvesin, De Cruce, XIII tu.d. (mil.); in area toscana: latuga Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Biblio.: Ineichen (1966, 142); André (1985, 136); Baldini (1998, 235); Fontanella (2000, 251); Aprile (2001, 379); Barbato (2001a, 420); García Gonzáles (2007, 459); Ventura (2009, 517– 518); Tomasin (2010, 57); Castrignanò (2014, 188); Elsheikh (2016, vol. 2, 193).

    lapatio s.m. ‘Romice, genere di piante erbacee delle Poligonacee. Rumex species’. la radice de’ lapatii XXXVII,11; radice lapatii XL,15. lat. lapatium XXIX,11; XXXII,15. Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg., XIV (fior.). (*) lapatio acuto locuz.nom. ‘Specie del lapazio, con foglie acute’. LVI,16; la radice del lapatio acuto XIX,6. lat. lapatium acutum XLVIII,17; lapatiolum X,7.53 Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg., XIV (fior.). (*) lapatio magiore locuz.nom. ‘Specie del lapazio’. XXXII,44. lat. lapatium maius XXII,42.

    53 Nel Ricettario fiorentino è stabilita l’identità tra lapazio acuto e lapacciolo: «lapacciolo cioè lapazio acuto» (cit. da GDLI s. v. lapazio).

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    6 Glossario

    lapatio rubei locuz.nom. ‘Specie del lapazio’. LVI,16. lat. lapatium rubeum XLVIII,17. Dal lat. lapăthĭum rifatto sul gr. λαπάθιον, dim. di λάπαθον. Sulle specie del lapazio (acuto, rotondo e domestico) cf. Ventura (2009, 513–514), che offre anche il quadro delle virtù officinali, in particolare lassative e deostruenti. Biblio.: André (1985, 138); Gualdo (1999, 233); Fontanella (2000, 249); García Gonzáles (2007, 460); Ventura (2009, 513–514); Elsheikh (2016, vol. 2, 192).

    lenticchia (lenticola) s.f. ‘Seme commestibile contenuto nel baccello dell’omonima pianta (Lens culinaris Medik.)’. lenticchie XLIX,1. lat. lens XLII,1. Prima attestazione: Contr. Cristo e Satana, c. 1300 (pis.). Biblio.: Ineichen (1966, 148); André (1985, 141); Foresti (1988, 48 s. v. lente); Glessgen (1996, 770); Aprile (2001, 383); Ventura (2009, 525–526); Elsheikh (2016, vol. 2, 194).

    lenticola s.f. ‘Lo stesso che lenticchia’. lenticole XXV,23. lat. lenticula XV,18. Prima attestazione: Palladio volg., XIV pm. (tosc.). Biblio.: cf. lenticchia.

    levistico s.m. ‘Seme dell’omonima pianta erbacea delle Ombrellifere (Levisticum officinale L.)’. L,5. lat. levisticum XLIII,6. Prima attestazione: levistico Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). La voce deriva dal lat. libystĭcum, sorto per alterazione di ligusticum, già nel lat. med.; si verifica, cioè, la sostituzione della popolazione dei Libi a quella dei Liguri. Sono latine le occorrenze delle ricette XXIX,1 e LVI,75, rispettivamente semen ... livistici (lat. XXXI,1) e livistici dr. iiii (lat. XLVIII,71). Nel Thesaurus pauperum il levistico è usato come ingrediente per rimedi medicamentosi e come diuretico. In Ventura (2009, 529–530) la pianta ha «virtutem (...) diureticam, aperiendi et extenuandi»: appare pertanto coerente l’uso del semplice nelle prescri-

    6.2 Botanica

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    zioni dei capitoli De opilatione lapidis vesice et renum e De suffucatione matricis. Biblio.: DI (vol. 2, 721–722); André (1985, 144); Fontanella (2000, 252); Aprile (2001, 383); Ventura (2009, 529–530).

    lilio (liglio) s.m. ‘Giglio, genere di piante delle Liliacee. Lilium species’. liglio XVII,14; succhio del lilio XXIV,4; la radice del lilio XXXII,31; XLVI,1; XLVII,9; lilii XLVI,23. lat. lillium VIII,98; XIV,5; XXII,30; XXXIX,1; XL,10; XL,26. Prima attestazione: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.). (*) Voce dotta dal lat. līlĭum di probabile origine mediterranea (cf. André 1985, 145 e TLL s. v.). Dall’allotropo lat. dissimilato gilium deriva l’it. giglio. Nel Corpus OVI non emergono attestazioni del lessema lilio in area toscana. In F1 si alternano lilio (cc. 33v, 40r, 40v) e giglio (cc. 33r, 37r, 41r). Nell’Alphita il lilium è associato al ligustrum, ma, come sottolinea García Gonzáles (2007, 466), si tratta di due piante differenti. Il lilio convallio ‘giglio delle convalli’ è presente nel volgarizzamento di Dioscoride a opera di Mattioli (cf. GDLI s. v. lilio). Biblio.: André (1985, 145); Fontanella (2000, 253); García Gonzáles (2007, 466); Ventura (2009, 508–509).

    lingua passarina locuz.nom. ‘Corregiola, pianta arbustiva delle Poligonacee. Polygonum aviculare L.’ XII,8; XXV,18. lat. lingua passerina VII,41; XV,13. Prima attestazione: Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). (*) Denominazione popolare della centinodia, detta anche corregiola. Il lessema è attestato, secondo i dati del Corpus OVI, soltanto nel volgarizzamento siciliano del Thesaurus pauperum; altre attestazioni in F1 (cc. 10v e 20r). Come leggiamo nell’Alphita e nel Tractatus de herbis, la denominazione è già latina: lingua passerina o lingua passeris (cf. García Gonzáles 2007, 515 e Ventura 2009, 668); si veda anche il Sinonimario allegato al volgarizzamento dell’Antidotarium Nicolai: «lingua paserina id est proserpinaca vel correggiola» (Fontanella 2000, 82). Cf. anche corregiola. Biblio.: Fontanella (2000, 254); García Gonzáles (2007, 514–515 s. v. poligonia); Ventura (2009, 668–669 s. v. poligonia).

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    6 Glossario

    lino s.m. ‘Pianta erbacea delle Linacee, il cui seme è adoperato nella farmacopea. Linum usitatissimum L.’. seme di lino XXIX,3; XXIX,6; XXIX,7; XXIX,8; XXIX,9; XXXII,43; semen lini XXXIX,1; seme del lino XLIII,14; XLIX,4. lat. linum XIX,3; XIX,6; XIX,7; XIX,8; XIX,9; XXII,41; XXXI,1; XXXVII,15; XLII,4. Prima attestazione: Doc. sen., 1221. Biblio.: Ineichen (1966, 145); André (1985, 147); Castrignanò (2014, 189); Elsheikh (2016, vol. 2, 197).

    loglio s.m. ‘Pianta erbacea delle Graminacee infestante il grano. Lolium temulentum L.’. lolglio XLVI,4; lolium LI,26; LII,19; LVI,102. lat. lolium XXXIX,4; XLV,2; XLV,21; XLVIII,97. Prima attestazione: loio Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.); in area toscana: loglio Doc. fior., 1286–90, [1289]. Esito popolare del lat. lŏlĭum, di origine ignota (cf. TLL s. v. e André 1985, 147). Le proprietà curative della pianta sono individuate da Ventura (2009, 534–535). Sugli usi metaforici del lessema cf. TLIO s. v. loglio. Si veda anche il sinonimo zenzania infra. Biblio.: André (1985, 147); Fontanella (2000, 254); García Gonzáles (2007, 470); Ventura (2009, 534–535).

    lupino s.m. ‘Seme del lupino, pianta erbacea delle Leguminose (Lupinus albus L.)’. farina di lupini II,9; cocitura dei lupini IV,20. lat. lupinus II,9; III,31. Prima attestazione: Doc. prat., 1296–1305. Biblio.: André (1985, 148); Frosini (1993, 111); Baldini (1998, 238); Glessgen (1996, 771–772); Fontanella (2000, 255); Aprile (2001, 388); García Gonzáles (2007, 423 s. v. faba egipciana); Ventura (2009, 520–521); Sosnowski (2014, 224); Elsheikh (2016, vol. 2, 198).

    mace (macis) s.f. ‘Arillo della noce moscata (Myristica fragrans L.)’ VIII,7; VIII,8; XXVI,1; macis XXVI,3; mace XXVI,6. lat. macis VI,10; VI,11; XVI,1; XVI,3; XVI,6. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Il lat. macis è corruzione medievale del lat. class. macir, che deriva dal gr. μάκιρ o μάκειρ e «ex India advehitur», secondo la testimonianza di Plinio. Ineichen (1966, 148) sostiene che il macis non si conosceva in Europa prima del

    6.2 Botanica

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    XIII sec. e evidenzia la glossa del Serapiom: «scorça dela nose moscà». L’it. ant. ha sia il prestito non adattato macis sia la forma adattata mace, di cui Gualdo (1996, 206) mette in rilievo la diffusione già trecentesca (osservazione confermata dai dati del Corpus OVI). Nel nostro volgarizzamento mace è di genere femminile, come atteso nell’it. ant., pur con l’eccezione delle forme maschili in Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.). Biblio.: Ineichen (1966, 148); André (1985, 151); Gualdo (1996, 206); Gualdo (1999, 233); Fontanella (2000, 255); García Gonzáles (2007, 471); Ventura (2009, 580–581); Castrignanò (2014, 190); Elsheikh (2016, vol. 2, 199).

    magiorana (maiorana) s.f. ‘Pianta erbacea aromatica delle Labiate. Origanum majorana L.’. LI,21; magiorana picciula XXVI,1. lat. maiorana XLV,23; (XVI,1). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). L’etimo è incerto; deriva probabilmente dal lat. tardo maezurānam, la cui trafila dal lat. amāracus, a sua volta dal gr. ἀμάρακον, non è facilmente ricostruibile e dimostrabile (cf. DELI s. v. maggiorana, mentre Nocentini 2010 s. v. maggiorana la sostiene con certezza). Sui sinonimi latini si vedano García Gonzáles (2007, 472) e Ventura (2009, 583). Alla maggiorana sono attribuite proprietà purgative, antispasmodiche e curative per le patologie degli occhi (cf. Glessgen 1996, 772; Sirianni 1998, 288; Ventura 2009, 583–584). Biblio.: Glessgen (1996, 772); Sirianni (1998, 288); Fontanella (2000, 256); García Gonzáles (2007, 343 s. v. amariscus); Ventura (2009, 583–584); Castrignanò (2014, 190); Elsheikh (2016, vol. 2, 200).

    malva s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante erbacee delle Malvacee. Malva species’. le radice dela malva I,4; malva XIX,2; radice di malva XX,48; malva XXIX,9; radice dela malva cocta XXX,8; la malva XXX,13; XXXII,44; cocitura dela malva XLVI,2; la radice della malva XLVII,25; malva XLIX,12; LVI,17. lat. malva I,4; X,2; XI,47; XIX,9; XX,8; XX,13; XXII,42; XXXIX,2; XL,27; XLII,12; XLVIII,18. malva salvatica locuz.nom. ‘Pianta erbacea annua delle Malvacee. Malva sylvestris L.’. fronde dela malva salvatica XVI,60. lat. malva agrestis VIII,84. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

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    6 Glossario

    Dal lat. malvam di origine preindoeuropea (cf. André 1985, 152). Nella resa della ricetta latina VIII,84 osserviamo il passaggio polare dalla malva agrestis a quella salvatica. Riguardo alle due specie della malva, malva agreste (anche detta molochia, su cui cf. Ineichen 1966, 258) e malva silvestre, a cui appartengono althea e malvaviscus, cf. García Gonzáles (2007, 473–474). Per le virtù lenitive e astringenti della malva cf. Ventura (2009, 550–551). Biblio.: Ernst (1966, 168); Ineichen (1966, 149); André (1985, 152); Glessgen (1996, 773– 774); Baldini (1998, 239); Fontanella (2000, 257); Aprile (2001, 392); García Gonzáles (2007, 473–474); Ventura (2009, 550–551); Castrignanò (2014, 190); Sosnowski (2014, 224); Elsheikh (2016, vol. 2, 202).

    mandragola (mandragora) s.f. ‘Pianta velenosa delle Solanacee. Mandragora officinarum L.’. le fronde dela mandragola VI,15; mandragola VI,23; VI,24; X,2; seme dela mandragola X,15; mandragora XLV,4; mandragola LIII,10; LVI,17. lat. mandragora V,14; V,22; V,23; VI,50; VI,63; XXXVIII,4; XLV,52; XLVIII,18. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. mandragŏram, che continua il gr. μανδραγόρας, di etimologia incerta (André 1985, 153; si vedano anche le proposte raccolte da Nocentini 2010 s. v. mandragola). Sono note due varietà: mandragola nera (Mandragora autumnalis) e bianca (Mandragora officinarum L.). Sulle credenze medievali riguardo alla forma umana del rizoma della pianta e al suo potere di provocare la morte in caso di estirpazione cf. Ineichen (1966, 150); nel Tractatus de herbis si legge invece: «Quidam dicunt femina formata esse ad formam mulieris, masculum ad formam viri, quod falsum est. Natura enim numquam formam humanam [non] attribuit herbis» (Ventura 2009, 563). Biblio.: Ineichen (1966, 150); André (1985, 153); Baldini (1998, 240); Fontanella (2000, 257); Barbato (2001a, 429); García Gonzáles (2007, 474); Ventura (2009, 562–564); Elsheikh (2016, vol. 2, 203).

    marrobio (marobio; marrobbio) s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Labiate. Marrubium vulgare L.’. lo succhio delo marrobbio XI,31; quoce lo marrobbio XXXI,52; la decossione del marrobio XXXII,31; lo marrobbio XXXV,16; succhio del marrobbio XXXVIII,2; la folglia ... delo marrobbio XLIX,16. lat. marrubium VII,28; XXI,53; XXII,30; XXV,15; XXX,2; XLII,16. Prima attestazione: Libro Drittafede, 1337–61 (fior.). (*)

    6.2 Botanica

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    Dal lat. marrŭbĭum, di origine incerta (André 1985, 155). Nella farmacopea è adoperato spesso il succo della pianta; le virtù sono digestive, espettoranti e stimolanti. Biblio.: Ernst (1966, 168 s. v. marrogio); Ineichen (1966, 151); André (1985, 155); Gualdo (1996, 208); Fontanella (2000, 258); Aprile (2001, 395); García Gonzáles (2007, 475); Ventura (2009, 570–572); Elsheikh (2016, vol. 2, 205).

    matricaia s.f. ‘Matricale; artemisia. Pyrethrum parthenium L.’. matricaia LIV,16; suco artemisie, cioè matricaia LV,1. lat. artemisia XLVI,18; XVLII,1. Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.) (*). Altre attestazioni di matricaria si trovano in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), su cui cf. Ineichen (1966, 151), e nel ricettario romanesco quattrocentesco studiato da Ernst (1966, 168 s. v. matricara). Il nome popolare matricaria, così come matricale, deriva da matrice, perché questa erba era usata nella medicina popolare per curare le affezioni dell’utero. Nell’it. ant. matricale è di genere sia femminile sia maschile (cf. i dati offerti dal Corpus OVI). L’identificazione della pianta non è condivisa; l’identificazione con Pyrethrum parthenium L. è suggerita dalla glossa esplicativa di LV,1. Cf. anche artemisia supra. Biblio.: Ernst (1966, 168); Ineichen (1966, 151); André (1985, 155 s. v. matricalis); Baldini (1998, 240); Fontanella (2000, 259); García Gonzáles (2007, 359 s. v. arthemisia agrestis).

    mela cotogna locuz.nom. ‘Frutto del cotogno, pianta delle Rosacee (Cydonia oblonga L.)’. mele cotongnie XXXI,75. lat. coctana XXI,75. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: DI (vol. 1, 480–482); André (1985, 83 s. v. cydonea); Baldini (1998, 241); Fontanella (2000, 257); García Gonzáles (2007, 472); Ventura (2009, 565–567); Elsheikh (2016, vol. 2, 209); Nieri (2017, 438–440).

    melengrano (melengrano) s.m. ‘Frutto dell’omonimo albero delle Punicacee. Punica granatum L.’. scorsa di melengrano XVIII,19; scorsa del melengrano XXI,41; lo melengrano XXVII,9; succhio deli melengrani XXVII,10; cortice del melengrano XXXIII,4; scorsa del melengrano XXXIV,6. lat. malogranatum IX,20; XI,39; XVII,10; XVII,11; XXIII,4; XXIV,6. Prima attestazione: melo grano ‘albero’ Zucchero, Santà, 1310 (fior.).

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    6 Glossario

    melagranata s.f. ‘Lo stesso che melograno’. l’acqua melegranate XXXIV,17; scorçe di melegranate LIII,13. lat. malogranatum XXIV,17; XLV,56. Prima attestazione: mele granate Ricette bologn., XIV pm.; melegranate Guido da Pisa, Fiore di Italia, a. 1337 (pis.) (*). Per i fiori del melograno cf. balaustia supra. Biblio.: Bertoldi (1932); André (1985, 152); Larson (1995, 414–415); Baldini (1998, 241); Ventura (2009, 567–569); Castrignanò (2014, 191); Elsheikh (2016, vol. 2, 209).

    meliloto (melliloto) s.m. ‘Pianta erbacea delle Leguminose. Lotus corniculatus L.’. lo succhio del meliloto IX,31; decossione di camomilla e meliloti XXIX,3; melliloto XLIX,3. lat. mellilotum VI,46; XIX,3; XLII,3. Prima attestazione: Quatro partite del corpo, 1310 (fior.). Dal latino mellilōton, di origine greca (μελίλωτον, composto di μέλι ‘miele’ e λωτός ‘loto’). Ineichen (1966, 152–153) sostiene, sulla base del disegno del manoscritto, che nella medicina medievale il termine non designa il meliloto vero e proprio (Melilotus officinalis L., facente parte del gruppo trifolio), ma la corona regia: tale ipotesi è avallata dalle osservazioni raccolte da García Gonzáles (2007, 477) e da Ventura (2009, 549); accogliamo, pertanto, tale interpretazione. Nel volgarizzamento è latina l’occorrenza meliloti della ricetta XXIX,3. Biblio.: Ineichen (1966, 152–153); André (1985, 158); Aprile (2001, 398); García Gonzáles (2007, 477–478); Ventura (2009, 549–550); Sosnowski (2014, 225); Elsheikh (2016, vol. 2, 210); Nieri (2017, 429).

    menta s.f. ‘Denominazione generica di piante erbacee delle Labiate. Mentha sp.’. III,13; IX,27; XXV,6; XXVII,9; mente XXXII,41; menta XXXIV,8; menta verde XXXIV,18; menta XLVII,14; XLIX,5; XLIX,17; XLIX,19; L,16; LI,10; LII,21; LVI,18. lat. (III,13); mentha VI,42; XV,20; (XVII,10); XXII,39; XXIV,7; XXIV,18; XL,16; XLII,5; XLII,17; XLII,19; XLIII,17; XLIV,12; XLV,23; XLVI,20. Prima attestazione: Albertano volg., 1275 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 154); André (1985, 159); Frosini (1993, 113); Glessgen (1996, 779); Baldini (1998, 242); Fontanella (2000, 261); Aprile (2001, 399); Ventura (2009, 557–560); Castrignanò (2014, 191); Corradini (2014, 115–119); Elsheikh (2016, vol. 2, 211).

    mentrasto (mentrassto) s.m. ‘Pianta delle Labiate, da identificarsi probabilmente con la Mentha aquatica L.’

    6.2 Botanica

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    mentrassto VIII,5; mentrasti XXXV,22. lat. mentastrum VI,8; XXV,21. Prima attestazione: mentastro Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). La forma del volgarizzamento, mentrasto, presenta metatesi rispetto al comune mentastro; di tale forma metatetica non troviamo altre occorrenze. In F1 abbiamo sempre mentastro (cc. 8r, 26v, etc.). Come ben si desume dall’Alphita, il lat. mentastrum è sinonimo di sisimbrium,54 da cui l’it. sisimbrio, attestato per la prima volta in Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). Altri sinonimi latini sono raccolti in Ventura (2009, 558): «Alio nomine dicitur menta silvatica. Alii vocant calamites, ali omites, alii termuortantes, alii cronos Apollonos, Italii vocant mentastrum». L’uso della pianta nella cura della rema fredda del capo è confermato da Ventura (2009, 558). Biblio.: André (1985, 159); Glessgen (1996, 779); Fontanella (2000, 261); García Gonzáles (2007, 544 s. v. sisimbrium); Ventura (2009, 558–560); Corradini (2014, 115–119); Elsheikh (2016, vol. 2, 212).

    milio s.m. ‘Miglio, pianta erbacea annua delle Graminacee. Panicum miliaceum L.’. XXXI,3. lat. milium XXI,3. Prima attestazione: mellio Doc. castell., 1261–72; miglio Doc. fior., 1277–96; milio Doc. pist., 1297–1303. Biblio.: André (1985, 161–162); Baldini (1998, 243); Ventura (2009, 589); Elsheikh (2016, vol. 2, 214).

    millefoglio (millefolglio; millefollio) s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Asteracee. Achillea millefolium L.’. flores millefolii XVI,1; la radice del millefollio XXI,74; lo millefolglio XXII,8; XXXV,2; millefolii XXXV,22; millefolglio XLVIII,2. lat. millefolium VIII,32; XI,71; XII,9; XXV,1; XXV,21; XLI,2. Prima attestazione: (*). Accanto all’etimologico millefoglio, dal lat. med. millefōlĭum, calco del gr. μυριόφυλλον, l’it. ant. conosce la forma millefoglie. È latina l’esemplificazione accolta nel TLIO s. v. da Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.) e da Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.): quella del nostro volgarizzamento è allora 54 Nel Tractatus de herbis il sisimbrium è trattato come specie vegetale autonoma (Ventura 2009, 738).

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    6 Glossario

    prima attestazione. Sulle proprietà antielmintiche, astringenti e vulnerarie della pianta si veda Ventura (2009, 591–592), che sottolinea anche come «il millefolium non sia ricordato in nessuna compilazione enciclopedica latina del XIII secolo». Biblio.: André (1985, 162); Fontanella (2000, 263); García Gonzáles (2007, 480–481); Ventura (2009, 591–592); Sosnowski (2014, 225).

    mirra s.f. ‘Gommoresina ricavata dalle piante delle Commifore (Commiphora species)’. III,19; VI,3; XVIII,15; XXXI,35; mirre XXXI,78; mirra XLVII,22; L,13; LII,11; LII,12; LII,23; LIV,16; mirre LVI,40; LVI,41. lat. mirra III,19; V,4; IX,16; XXI,36; XXI,77; XL,24; XLIII,14; XLV,13; XLV,14; XLV,25; XLVI,16; XLVIII,39; XLVIII,40. Prima attestazione: Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.); in area toscana: Tomaso da Faenza, Amoroso, XIII sm. (tosc./faent.). Biblio.: Ineichen (1966, 156); Masson (1967, 55–56); André (1985, 167); Glessgen (1996, 782); Baldini (1998, 244); Fontanella (2000, 264); Aprile (2001, 402–403); García Gonzáles (2007, 482); Ventura (2009, 581–582); Castrignanò (2014, 191); Elsheikh (2016, vol. 2, 215).

    mora s.f. ‘Frutto del rovo (Rubus fruticosus L.)’. VI,14; XXI,15; XXV,22. lat. morus V,14; XI,14; XV,17. Prima attestazione: Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); in area toscana: Doc. fior., 1286–90, [1289]. Biblio.: Ineichen (1966, 158); André (1985, 164); Baldini (1998, 245); Fontanella (2000, 265); Ventura (2009, 586–587); Elsheikh (2016, vol. 2, 218).

    morella s.f. ‘Pianta erbacea delle Solanacee. Solanum nigrum L.’. succhio dela morella VI,1; X,2; XXII,4; XXII,13; XLV,5; succhio morelle LVI,91; LVIII,4. lat. morella V,1; VI,50; XII,3; XII,14; XXXVIII,5; XLVIII,86; L,4. Prima attestazione: Disputatio roxe et viole, XIII (lomb.); in area toscana: Libro Drittafede, 1337–61 (fior.). (*) Dal lat. tardo morēllam, diminutivo di maurus ‘moro’. Sinonimi latini sono solatrum, uva lupina e strignum (cf. García Gonzáles 2007, 484). Come confermano le prescrizioni del Thesaurus pauperum, dalla pianta si ricava un succo con proprietà emollienti e sedative. Biblio.: André (1985, 156); Fontanella (2000, 254); García Gonzáles (2007, 484); Ventura (2009, 706–707 s. v. de strigno).

    6.2 Botanica

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    nabrotano (nabrotalo) s.m. ‘Pianta arbustifera delle Composite. Artemisia abrotanum L.’. nabrotalo I,17; nabrotano XVI,20; XVII,6; XXV,6. lat. abrotanum I,17; dopo VIII,30; VIII,94; XV,20. Prima attestazione: abruotina Zucchero, Santà, 1310 (fior.). (*) Dal gr. ἀβρότονον deriva il lat. abrotonum, con le varianti abrotanum e aprotonum, in grado di spiegare i diversi esiti romanzi di trafila popolare (cf. LEI 1,142). La forma nabrotano è originata da abrŏtănum con prostesi della nasale: non è altrimenti nota, come si evince dalle registrazioni del LEI e dall’interrogazione del Corpus OVI. L’uso farmacologico della pianta si spiega per le sue proprietà aperitive, detersive e vermifughe. Biblio.: LEI 1,138–141; André (1985, 115); Glessgen (1996, 698 s. v. abruotino); Gualdo (1996, 192); Baldini (1998, 189 s. v. abruotina); Tomasin (2010, 46); Sosnowski (2014, 219); Elsheikh (2016, vol. 2, 73–74 s. v. abruotino).

    nardo (ispicanardi) s.m. ‘Spigonardo, pianta erbacea delle Valerianacee. Nardostachys iatamansi’. ispicanardi XXXVI,21; nardi XXXIX,2; nardi XXXIX,21; l’apoçimate nardi XXXIX,37. lat. nardus, spica nardi XXVIII,19; XXXI,2; XXXI,24; XXXI,41. Prima attestazione: nardo Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); spicanardi Piero de’ Crescenzi volg. (ed. S. Eugenia), XIV (fior.); spica nardi Serapiom volg., p. 1390 (padov.). Biblio.: Ineichen (1966, 208–209); André (1985, 245); Glessgen (1996, 826–828); Palmero (1997, 138–139); Baldini (1998, 274); Fontanella (2000, 302); Aprile (2001, 493); García Gonzáles (2007, 486 s. v. nardostachium); Ventura (2009, 704–706); Elsheikh (2016, vol. 2, 223).

    nespola s.f. ‘Frutto del nespolo (Mespilus germanica L.)’. XXV,23. lat. mespillum XV,18. Prima attestazione: nespule Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 163); André (1985, 160); Larson (1995, 440); Baldini (1998, 246); Elsheikh (2016, vol. 2, 225).

    niepita s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Labiate. Satureia calamintha L.’. L,16; cocitura dela niepita LII,2; LII,21; calamento, cioè la niepita LVI,12. lat. calamentum XLIII,17; nepita XLV,4; XLV,23; XLVIII,12.

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    6 Glossario

    Prima attestazione: nepota Regimen Sanitatis, XIII (napol.); in area toscana: niepita Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.) (*) Dal lat. nepĕtam, che viene ricondotto, secondo un’ipotesi già linneana, al toponimo etrusco Nepete, l’attuale Nepi (cf. DEI s. v. nepeta e Nocentini 2010 s. v. nepeta). La niepita è propriamente una varietà del calamento, ma qui i due termini sono usati come sinonimi. Cf. calamento supra. Nell’it. ant. risulta più diffuso nepitella, le cui attestazioni si trovano, secondo il Corpus OVI, in Gloss. lat.-aret., XIV m.; Gregorio d’Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.); Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.); e Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). Biblio.: André (1985, 171); Baldini (1998, 246 s. v. nipitella); Sirianni (1998, 294 e 296); Fontanella (2000, 242 s. v. herba nevida); Aprile (2001, 412); García Gonzáles (2007, 378 s. v. calamentum); Ventura (2009, 325–327 s. v. calamentum); Elsheikh (2016, vol. 2, 226 s. v. nipitella).

    nigella (nighella) s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Ranuncolacee’ e ‘Seme della stessa pianta’. VI,2; farina dela nighella XXI,7; farina dela nigella XLVII,3; nigella XLVII,13; nighella LII,7. lat. nigella VI,2; XI,7; XL,3; (XL,15); XLV,9. Prima attestazione: nigiella Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.); nigella Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) Voce dotta dal lat. nigēllam, diminutivo di niger, con riferimento al colore dei semi e dei fiori della pianta. Nella tradizione medica medievale sono adoperate, soprattutto, la Nigella damascena L. (melantio) e la Nigella sativa L. (cominella), ai cui semi sono riconosciute proprietà diuretiche, emmenagoghe e galattogene. Le testimonianze delle fonti enciclopediche medievali sulle proprietà emmenagoghe della nigella sono raccolte da Ventura (2009, 608). Biblio.: Ineichen (1966, 164); André (1985, 172); Glessgen (1996, 786–787); Fontanella (2000, 268);55 García Gonzáles (2007, 438 s. v. git e 477 s. v. melancium); Ventura (2009, 607–608); Castrignanò (2014, 194).

    noce s.m. 1. ‘Albero della famiglia delle Iuglandacee (Iuglans regia L.)’. bucchia del noce XVIII,10; la radice del noce XXI,20. lat. nux IX,10; XI,20.

    55 Le attestazioni si trovano nel Sinonimario allegato al volgarizzamento dell’Antidotarium Nicolai.

    6.2 Botanica

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    2. s.f. ‘Frutto dell’omonima pianta’. I,17; IV,9; XXX,18; XL,18; XLIX,8. lat. nux I,7; III,29; XIII,10; XX,18; XXXII,18. Prima attestazione: Doc. fior., 1262–75. Biblio.: Ineichen (1966, 164); André (1985, 172–173); Glessgen (1996, 787); Baldini (1998, 246); Fontanella (2000, 269); Aprile (2001, 414); García Gonzáles (2007, 490); Castrignanò (2014, 194); Elsheikh (2016, vol. 2, 226).

    noce moscata locuz.nom. ‘Seme dell’omonima pianta (Myristica fragrans) impiegato in farmacopea e in cucina’. noce moscate LII,35; noce moscata LIII,13. lat. nux muscata XLV,37; XLV,56. Prima attestazione: noci moscate Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Frosini (1993, 171–172); Glessgen (1996, 787–789); Baldini (1998, 246); García Gonzáles (2007, 490 s. v. nux miristica); Ventura (2009, 601–602); Castrignanò (2014, 194); Elsheikh (2016, vol. 2, 226).

    nocella s.f. ‘Nocciola, frutto del nocciolo (Corylus avellana L.)’. I,3; I,17; XLIV,7; LIV,14. lat. avellana I,3; I,17; XXXVII,24; nux minor LVI,16. Prima attestazione: Doc. sen., 1277–82. Biblio.: Ineichen (1966, 165); Camillo (1991, 141); Baldini (1998, 246); Fontanella (2000, 269); Elsheikh (2016, vol. 2, 226). Cf. avellana supra.

    oliva (uliva) s.f. ‘Frutto dell’olivo’. olglio dell’oliva XVIII,13; olglio d’uliva XXIV,25; olglio del’oliva XXXII,20; LVI,106. lat. oliva IX,14; XIV,25; XXII,19; XLVIII,101. Prima attestazione: olive Mattasalà, 1233–43 (sen.); uliva Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.). In farmacopea si adopera principalmente l’olio. Frequenti sono anche le attestazioni di olio d’uliva in corrispondenza del lat. oleum commune; un solo esempio: l’olglio comune del’uliva (XVI,55) dal lat. oleum communem (VIII,79). Biblio.: cf. ulivo infra.

    olmo s.m. ‘Genere di piante delle Olmacee; la specie più diffusa è l’olmo campestre (Ulmus campestris L.)’.

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    6 Glossario

    bucchia dell’olmo I,7. lat. ulmus I,7. Prima attestazione: Doc. fior., 1286–90. Biblio.: Ineichen (1966, 168); André (1985, 274–275); Fontanella (2000, 312); Aprile (2001, 519).

    opio s.m. ‘Oppio, succo lattiginoso ottenuto da alcune piante delle Papaveracee, in particolare dal papavero bianco (Papaver somniferum L.)’. opium II,11; VI,2; opium VI,3; opii VI,5; opium VI,7; l’opio VI,10; VI,15; un pogo d’opio VI,23; polvere dell’opio VI,24; opio IX,32; sopposta d’opio X,1; l’opio X,2; X,3; XVI,17; XVII,27; granello d’opio XXI,23; l’opio XXI,37; XXXI,5; opii XXXI,14; opio XXXI,19; opium XXXI,35; opio XXXI,49; opium XXXI,77; opio XXXII,34; opii XXXXII,5; opium XLV,4; opii XLVIII,8; LVI,59; LVI,81; LVI,121. lat. opium II,11; V,3; V,4; V,6; V,8; V,9; V,14; V,22; V,23; VI,47; VI,49; VI,50; VI,51; VIII,48; VIII,112; XI,22; XI,37; XXI,5; XXI,14; XXI,19; XXI,36; XXI,49; XXI,77; XXII,32; XXIII,5; XXXVIII,4; XLI,8; XLVIII,56; XLVIII,78; XLVIII,115. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. ŏpĭum, calco del greco ὄπιον ‘seme e succo del papavero’, derivato di οπóς ‘succo’. L’oscillazione tra -p- scempia e doppia è ben attestata nell’it. ant. (come registra il Corpus OVI) ed è vitale ancora nel Settecento (cf. DELI s. v. oppio e relativi rinvii). Sulle specie di oppio (thebaicum, tranense e miconis) si vedano García Gonzáles (2007, 496) e Ventura (2009, 613–614). Gli impieghi qui presentati riflettono le proprietà sedative, analgesiche e narcotiche dell’oppio. Biblio.: Ineichen (1966, 168–169); André (1985, 179); Baldini (1998, 248); Fontanella (2000, 272); García Gonzáles (2007, 496); Ventura (2009, 613–614); Tomasin (2010, 63); Sosnowski (2014, 225); Elsheikh (2016, vol. 2, 231).

    opoponaco (opoppanaco; oppopanaco) s.m. ‘Gommoresina ottenuta dall’omonima pianta delle Ombrellifere (Opopanax chironium L.)’. opoponaco XI,9; oppopanaco XXIII,10; opoponacum XXIII,13; opoppanaco LVI,109. lat. opoponax VII,9; XIII,10; XIII,13; XLVIII,104. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. opoponăcum, variante di opoponax, calco del gr. ὀποπάναξ. Nel Thesaurus pauperum il termine designa sempre la gommoresina e mai la pianta. Biblio.: Ineichen (1966, 169); André (1985, 179); Glessgen (1996, 791–792); Gualdo (1996, 212); Fontanella (2000, 272); Aprile (2001, 420 s. v. oppoponace); García Gonzáles (2007,

    6.2 Botanica

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    496–497 e 425–26 s. v. ferula); Ventura (2009, 612–613); Castrignanò (2014, 195); Sosnowski (2014, 225); Elsheikh (2016, vol. 2, 231).

    orbaca s.f. ‘Frutto dell’alloro. Laurus nobilis L.’. orbache I,17; bace lauri LV,5; l’orbache lauri LVI,36. lat. bacce lauri I,17; XLVII,7; XLVIII,35. Prima attestazione: orbaca Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.); orbacca Palladio volg., XIV pm. (tosc.). (*) Voce di trafila popolare dal lat. lauri baccam ‘bacca di lauro’, con discrezione dell’articolo. Area di diffusione della voce è quella centro-settentrionale: il Corpus OVI offre attestazioni di orbacca in Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55 e in Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.), oltre ai già menzionati Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.) e Palladio volg., XIV pm. (tosc.). In F1 abbiamo orbache d’alloro (c. 5r). È corrotta la lezione bache di loro (LVI,41) in corrispondenza della ricetta lat. XLVIII,40. Biblio.: cf. orbaco infra.

    orbaco s.m. ‘Alloro. Laurus nobilis L.’. XVIII,25; seme del’orbaco XXV,4; la scorça dell’orbaco XXXIX,18; seme del’orbaco XLIII,1; granella dell’orbaco XLIII,2; le fronde dell’orbaco LII,39; la scorça dell’orbaco LIV,2. lat. laurus IX,26; XV,4; XXXI,21; XXXVII,1; XXXVII,2; XLV,42; XLVI,2. Prima attestazione: Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.). Orbaco, retroformazione da orbacca, è voce di area toscana e settentrionale per designare l’alloro; nel Corpus OVI le seguenti attestazioni di orbaco: Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.); Guido da Pisa, Fiore di Italia, a. 1337 (pis.); Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.) e A. Pucci, Libro, 1362 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 143 s. v. lauro); Glessgen (1996, 769–770 s. v. lauro); Fontanella (2000, 249 s. v. lauro e 272 s. v. orbaca); García Gonzáles (2007, 406 s. v. dampnis); Ventura (2009, 522–523 s. v. lauro); Elsheikh (2016, vol. 2, 232).

    origano (origamo; orrigano; regamo) s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Labiate. Origanum vulgare L.’. origano IX,25; succhio del regamo XVIII,18; origano XXI,36; lo regamo XXVII,4; regamo XXXIII,10; XLVII,1; origamo XLVII,13; orrigano XLVII,19; origano LVI,36.

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    6 Glossario

    lat. origanum dopo VI,29 add. V; IX,18; XI,35; XVII,5; XXIII,10; XL,1; XL,15; XL,21; XLVIII,35. Prima attestazione: orighamo Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Dal lat. orīgănum, modellato sul greco ὀρίγανον. Nel volgarizzamento abbiamo sia il latinismo origano sia la forma toscana oregamo; per quest’ultima si può ragionevolmente pensare, d’accordo col GDLI, all’influsso di dittamo. Aferesi per discrezione dell’articolo nella forma regamo. Per l’impiego farmaceutico della pianta cf. Ventura (2009, 615–616). Biblio.: Bertoldi (1926, 140); Ineichen (1966, 169–170); André (1985, 181); Glessgen (1996, 792–793); Baldini (1998, 248); Sirianni (1998, 287); Fontanella (2000, 272); Aprile (2001, 421); García Gonzáles (2007, 497–498); Ventura (2009, 615–616); Tomasin (2010, 63–64); Elsheikh (2016, vol. 2, 232).

    ortica s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Urticacee. Urtica dioica L.’. succhio del’ortica XXII,7; la radice dell’ortica XXII,24; succhio del’ortica XXII,26; la seme dell’ortica XLIII,4; le foglie del’ortica L,1; la seme dell’ortica L,13; l’ortica LVI,114. lat. urtica XII,8; XII,25; XII,27; XXXVII,4; XLIII,1; XLIII,13; XLVIII,109. Prima attestazione: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). ortica maggiore locuz.nom. ‘Varietà di ortica’. ortiche magiore X,20; XL,7. lat. urtica maior VI,68; XXXII,7. Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 224); André (1985, 276–277); Palmero (1997, 136); Fontanella (2000, 313); Aprile (2001, 421); García Gonzáles (2007, 330 s. v. acalife); Ventura (2009, 799–801); Elsheikh (2016, vol. 2, 233).

    *orzo (orso; orço) s.m. ‘Pianta erbacea annua delle Graminacee. Hordeum vulgare L.’. lo pane del’orço I,13; la farina dell’orso XVI,12; palglia dell’orso XIX,2; farina dell’orso XIX,2; farina dell’orço XVII,10; poltilglia d’orço XXIX,3; pane del’orço XXXI,15; farina ... dell’orso XXXII,43; farina dell’orço XLIX,20; le granella dell’orço LI,6; farina d’orço LVI,17; amido facto d’orço LVI,18; farina di orço LVIII,4. lat. hordeum I,13; VIII,43; X,2; X,3; XVII,11; XIX,3; XXI,15; XXII,41; XLII,20; XLIV,8; XLVIII,18; XLVIII,19; L,4. Prima attestazione: orzeo Doc. pist., c. 1200.

    6.2 Botanica

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    Biblio.: Ineichen (1966, 170–171); André (1985, 126); Larson (1995, 450–451); Glessgen (1996, 795); Baldini (1998, 249); Fontanella (2000, 273); Ventura (2009, 619–620); Elsheikh (2016, vol. 2, 233).

    pancasciuolo s.m. 1. ‘Asfodello. Asphodelus ramosus L.’. lo succhio dell’anfodillo, cioè pancasciuolo XXI,45; la radice dell’anfodillo, cioè pancasciuoli XXXII,24. lat. asphodelus XI,43; XXII,22. 2. ‘Ermodattero (Colchicum luteum)’. ermodatali, cioè li pancascuiuoli XXX,14. lat. hermodactylus XX,14. Prima attestazione: (*). La voce pancasciuolo, di etimologia incerta, è tipicamente locale e qui ricorre come glossa esplicativa di anfodillo e di ermodatali. Queste due accezioni vanno aggiunte a quelle raccolte da GDLI s. v. pancaciolo: «gladiolo selvatico (Gladiolus segetum) e bulbocastano (Bunium bulbocastanum)», che le ricava da Penzig (1972b, 391). Biblio.: Penzig (1972b, 391).

    pan porcile (pane porcile) locuz.nom. ‘Ciclamino. Cyclamen europaeum L.’. radice del panporcile XXI,36; lo succhio del pan porcile XXX,7; la radice del pane porcile LV,31. lat. calamentum XI,36; ciclamen XX,7; XLVI,32. Prima attestazione: pane porcino Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Pan porcino (o pane porcino) deriva dal lat. med. panem porcīnum ‘pane dei porci’, sinonimo di ciclamen, la cui origine etimologica va ricercata nel fatto che i suini sono ghiotti dei bulbi della pianta. Il termine è ben rappresentato in tutta la Romania in luogo dei continuatori diretti del lat. ciclamen. Non sono molte le attestazioni nell’it. ant.: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.); Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.) e Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.); anche in F1 occorre pan porcino (c. 21v). Penzig (1972b, 388) registra la diffusione della denominazione pan porcino nei dialetti settentrionali. La variante pan porcile del nostro volgarizzamento mostra cambio di suffisso; di essa, però, non troviamo traccia altrove; potrebbe trattarsi di una banalizzazione. Biblio.: Ineichen (1966, 172); Penzig (1972b, 388); Gualdo (1996, 212); Fontanella (2000, 274); García Gonzáles (2007, 503); Sirianni (2009); Ventura (2009, 311–313 s. v. de ciclamine).

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    6 Glossario

    papavero (papardo; pappavero) s.m. ‘Pianta erbacea annua delle Papaveracee. Papaver somniferum L.’. lacte di papardo VI,3; pappaveri VI,15; papaver XXXI,3. lat. papaver (V,4); V,14; XXI,3. papardo bianco locuz. nom. ‘Varietà coltivata di Papaver somniferum, con fiori e semi bianchi’. VI,11; seme di pappavero XXIX,3. lat. papaver album V,10; XIX,3. papardo nero locuz. nom. ‘Varietà, anche spontanea (Papaver setigerum), di Papaver somniferum, con semi neri e fiori perlopiù rosei o violacei’. II,3; VI,13; X,2. lat. papaver nigrum II,2; V,12; VI,50. Prima attestazione: papavero Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); papardi Libro Drittafede, 1337–61 (fior.); papavero bianco Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); papavero nero Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). L’idenficazione con il Papaver somniferum L. è suggerita dal fatto che la medicina popolare si serve di questa pianta per le sue proprietà sonnifere e analgesiche. Sulle varietà di papavero (bianco, rosso e nero) si veda Ventura (2009, 634–636). Biblio.: Ineichen (1966, 173–174); Glessgen (1996, 795–796); Baldini (1998, 250); Fontanella (2000, 274); Ventura (2009, 634–636); Sosnowski (2014, 226); Elsheikh (2016, vol. 2, 235).

    paritaria s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Urticacee. Parietaria officinalis L.’. paritaria, cioè la vitriola XXXII,14; paritaria LVI,43. lat. parietaria XXII,14; XLVIII,42. Prima attestazione: paritaria Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). La glossa esplicativa con vitriola favorisce l’identificazione con la Parietaria officinalis L. fra le diverse specie di questo genere di piante. A proposito dell’identità fra vitriola e parietaria si vedano le testimonianze di Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.): «R(ecipe) vitriuola, .i. paritaria» e di Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.): «la vetriuola, che per altro nome paritaria s’appella». Le principali proprietà della pianta sono quelle diuretiche e depurative. Biblio.: André (1985, 189); Fontanella (2000, 275); Aprile (2001, 426); García Gonzáles (2007, 504); Ventura (2009, 648–649).

    6.2 Botanica

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    pastinaca s.f. ‘Pianta delle Ombrellifere. Pastinaca sativa L.’. succhio dela pastinaca XXI,16; seme delle pastinache L,2. lat. pastinaca XI,16; XLIII,2 Prima attestazione: pastinache Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 177); André (1985, 240); Frosini (1993, 115); Baldini (1998, 250); Fontanella (2000, 274); Aprile (2001, 428); Ventura (2009, 281–282 s. v. de baucia); Elsheikh (2016, vol. 2, 237).

    pentafilon s.m. ‘Pianta erbacea delle Rosacee. Potentilla reptans L.’. pentafilon, ciò est lo cinquefolglie XI,22; succhio pentafilon, cioè del cinquefoglio XXII,32. lat. pentaphilon VII,20; XII,33. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). In entrambe le attestazioni si incontra la glossa esplicativa cioè cinquefoglio, su cui cf. supra. Biblio.: Ernst (1966, 170 s. v. pantafilonne); Ineichen (1966, 176); André (1985, 191); Fontanella (2000, 276); Aprile (2001, 431); García Gonzáles (2007, 506); Castrignanò (2014, 196).

    peonia (pionia) s.f. ‘Pianta erbacea delle Peoniacee. Paeonia officinalis L.’. peonia XII,17; radice pionire XXIII,2; grana di pionia L,20; granella dela peonia LII,23; seme dela pionia LIV,24; LV,2. lat. pionia VII,52; XIII,2; XLIII,21; XLV,25; XLVI,25; XLVII,3. Prima attestazione: pionia Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. paeōnĭam, che deriva dal gr. παιωνία, femm. di παιώνιος, aggettivo derivato da Παιών ‘soccorritore’, epiteto di Apollo. Sull’uso della pianta per curare l’epilessia si veda anche la testimonianza all’inizio di Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.): «ancora savemo che lla peonia sì è bona alla empilexia» (cit. dal Corpus OVI). Biblio.: Ineichen (1966, 176); André (1985, 185); Glessgen (1996, 798–799); Fontanella (2000, 279); García Gonzáles (2007, 439 s. v. glicida); Ventura (2009, 633–634); Elsheikh (2016, vol. 2, 244).

    pepe s.m. ‘Spezia ricavata dalle piante del genere Piper, in particolare dal Piper nigrum L.’. IX,29; XXIII,9; XXXII,41; XXXV,22; XXXIX,14; XLIII,14; XLV,6; piperis LVI,70; LVI,78. lat. piper VI,44; XIII,9; XXII,39; XXV,21; XXXI,17; XXXVII,15; XXXVIII,6; XLVIII,66; XLVIII,74.

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    6 Glossario

    *pepe lungo locuz.nom. ‘Varietà di pepe’. pipe lungo XLIII,4. lat. piper longum XXXVII,4. pepe nero locuz.nom. ‘Varietà di pepe’. X,10; LVI,38. lat. piper nigrum VI,58; XLVIII,37. Prima attestazione: pepe Mattasalà, 1233–43 (sen.); pepe lungo Zucchero, Santà, 1310 (fior.); pepe nero Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 178–179); André (1985, 200); Glessgen (1996, 799–801); Larson (1995, 478); Gualdo (1996, 213); Baldini (1998, 251); Fontanella (2000, 279); Aprile (2001, 431–432); García Gonzáles (2007, 247 s. v. Macropiper a proposito del piper longum e 251 s. v. Melan a proposito del piper nigrum); Ventura (2009, 630–632); Castrignanò (2014, 196); Elsheikh (2016, vol. 2, 238).

    pera s.f. ‘Frutto del pero (Pyrus communis L.)’. pere XXXI,22; XXXI,42; XXXVI,15; LIV,30. lat. pira XXI,22; XXI,43; XXVIII,13; XLVI,31. Prima attestazione: Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.); in area toscana: Doc. fior., 1286–90, [1286–87]. Biblio.: André (1985, 200–201); Baldini (1998, 251); Ventura (2009, 652–653); Elsheikh (2016, vol. 2, 238).

    persica s.f. ‘Pesca, frutto del pesco’. nocciuli dele persiche XVIII,12. lat. persicum IX,12. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). persico s.m. 1. ‘Pesco. Prunus persica (L.) Batsch’. 1. foglia del persico XVIII,10; fronde del persico XVIII,28; XXXIV,2. lat. persicum IX,10; IX,29; XXIV,2. 2. ‘Frutto del pesco’. li nociuli del persico XXXIV,10. lat. persicum XXIV,8. Prima attestazione: 1. Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); 2. Doc. orviet.-umbr.merid., 1312. Biblio.: DI (vol. 3, 674–678); Ernst (1966, 170); Ineichen (1966, 177); André (1985, 193); Glessgen (1996, 801–803); Gualdo (1996, 213); Ventura (2009, 677–678); Castrignanò (2014, 197).

    6.2 Botanica

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    pervinca s.f. ‘Pianta erbacea perenne del genere Vinca. Vinca minor L.’. XXII,25. lat. pervinca XII,26. Prima attestazione: provinca Boccaccio, Ameto, 1341–42. (*) Per trafila dotta dal lat. pervincam, di etimologia incerta. L’uso della pervinca per curare l’epistassi è confermato da Ventura (2009, 676), con rinvio ad altre fonti mediche medievali. Biblio.: André (1985, 208); Ventura (2009, 676 s. v. de provincia).

    peucedano (pelcedano) s.m. ‘Finocchio porcino, pianta delle Ombrellifere. Peucedanum officinale L.’. pelcedano V,11; VI,4; peucedano VI,17; la radice del pelcedano XXI,57. lat. peucedanum IV,10; V,5; V,16; (XI,56). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. peucedănum, che continua il gr. πευκέδανον, di etimo incerto; la forma pelcedano va interpretata come ipercorrettismo. La farmacopea medievale riconosce alla pianta proprietà depurative, detersive di piaghe e diuretiche. Biblio.: Ineichen (1966, 178); Fontanella (2000, 277); Aprile (2001, 436); García Gonzáles (2007, 509–510); Ventura (2009, 636–637).

    pilosella (pillosella) s.f. ‘Pianta erbacea delle Asteracee. Hieracium pilosella L.’. pillosella XXXI,58; pilosella LVI,80. lat. pilosella XXI,59; XLVIII,77. Prima attestazione: (*). Termine di origine popolare, episodicamente attestato già in lat. med. pilosella, derivato con ogni probabilità dall’aggettivo pilosus. Ventura (2009, 677) ci avverte che: «nessuna opera farmacologica salernitana, né alcun testo medico o enciclopedico antico o medievale menziona questa specie vegetale». Le occorrenze del Libro giallo, 1336–40 (fior.), ricavate dal Corpus OVI, si riferiscono a un antroponimo. Nel GDLI la prima attestazione è in «Pietro Ispano volg 3» [Cura degli occhi]; esempi dal Thesaurus pauperum in volgare nei Vocabolari della Crusca (a partire da Crusca III s. v. pelosella) e in TB s. v. pelosella. Il termine pilosella è presente anche in F1 (cc. 23v e 28v). Biblio.: Fontanella (2000, 279 [Hieracium pilusella L.]); Ventura (2009, 676–677).

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    6 Glossario

    pino s.m. ‘Albero sempreverde delle Conifere. Pinus pinea L.’. li pinnocchi delli pini XIX,1; medulle pinee XXXI,25; la bucchia del pino XXXII,22; lo pinnocchio del pino XXXIII,11; pinearum LII,35. lat. pinus X,1; XXI,26; XXII,21; XXIII,11; XLV,37. Prima attestazione: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.); in area toscana: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). I pinocchi, menzionati in più ricette (XIX,1 e XXXIII,11), sono i semi del pino. Biblio.: Ineichen (1966, 180); André (1985, 200); Fontanella (2000, 279); Ventura (2009, 640–641); Castrignanò (2014, 197); Elsheikh (2016, vol. 2, 244).

    pipinella (pipinela) s.f. ‘Pianta erbacea delle Ombrellifere. Sanguisorba officinalis L.’. la radice pipinela LI,14; pipinella LIV,26. lat. pimpinella XLIV,14; XLVI,28. Prima attestazione: pipinella Ricette per lattovari, 1310 (fior.); pinpinella Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). Sull’etimologia del termine si veda la proposta di Alessio (1948), in risposta a Minicucci (1946): la forma originaria lat. pipinellam è diminutivo di pepo, -onis (gr. πέπων); l’inserimento della nasale in pimpinella si deve al probabile influsso della labiale nasale immediatamente successiva. Altre ipotesi etimologiche si devono a Hakamies (1950) e ad André (1978, 83–84), che pensano all’influenza analogica rispettivamente di pampinus e piper. Già nell’it. ant., come nelle altre lingue romanze, si hanno continuatori sia di pimpinella (ad esempio, sempre pinpinella in F1 alle cc. 36r e 39r) sia di pipinella; questi ultimi sono attestati qui, in Ricette per lattovari, 1310 (fior.) e in Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.). La pianta è adoperata principalmente come cicatrizzante: Ventura (2009, 674–675). Biblio.: Minicucci (1946); Alessio (1948); André (1985, 200); Penzig (1972a, 373); Fontanella (2000, 279) con più proposte di identificazione: Pimpinella saxifraga o Sanguisorba minor Scop. o Potorium sanguisorba Wild; García Gonzáles (2007, 510); Ventura (2009, 674– 675); Castrignanò (2014, 197).

    piretro (piletro; pilletro) s.m. ‘Pianta erbacee delle Composite Tubuliflore. Anacyclus pyrethrum e Anacyclus officinarum’. pilletro VII,2; XII,22; piretro XXI,36; pilletro XXI,43; pilletro XXIII,1; piretro XXIII,2; piletro XXIII,3; pilletro XXIII,4; piletro XXIII,5; piretri LVI,78. lat. piretrum VI,2; VII,58; XI,36; XI,41; XIII,1; XIII,2; XIII,3; XIII,4; XIII,5; XLVIII,74 Prima attestazione: Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.).

    6.2 Botanica

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    Voce dotta dal lat. pyrĕthron e pyrĕthrum (pyritrum), che continua il gr. πύρεθρον, derivato da πῦρ ‘fuoco’, con riferimento alle proprietà riscaldanti della pianta. Le forme con laterale (piletro) – qui maggioritarie – si originano per dissimilazione della vibrante; ne troviamo un altro esempio pisano in Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.): peletro. Biblio.: Ineichen (1966, 180); André (1985, 212); Glessgen (1996, 804–805); Baldini (1998, 254–255 s. v. pilatro); Fontanella (2000, 280 [Anacyclus pyretrum L.]); Aprile (2001, 439); García Gonzáles (2007, 511); Ventura (2009, 629–630); Elsheikh (2016, vol. 2, 244).

    plantagine (plantaggine) s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Piantaginacee. Plantago maior L.’. succhio dela plantagine VI,1; radice dela plantaggine XIX,7; due manate di plantagine XXXV,22; plantagine XXXVI,5; succhio dela plantagine XXXVIII,4; la scorça ... di plantagine XLVIII,3. lat. plantago V,1; X,8; XXV,21; XXVIII,3; XXX,4; XLI,3. Prima attestazione: plantagine Zucchero, Santà, 1310 (fior.); piantaggine Libro Drittafede, 1337–61 (fior.). Dal lat. plantagĭnem derivato da planta ‘pianta del piede’ con allusione alla forma delle foglie. Più attestato nell’it. ant. è l’allotropo piantaggine, che compare in Libro Drittafede, 1337–61 (fior.); Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.); Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.) e Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.); piantaggine è costante anche in F1 (cc. 7r, 34v, 41v, etc.). Sulle varietà della pianta (lata, maior rotunda e minor) cf. Ventura (2009, 663– 664). Biblio.: André (1985, 202); Baldini (1998, 254); Fontanella (2000, 280); Aprile (2001, 441); García Gonzáles (2007, 358 s. v. arnoglossa); Ventura (2009, 663–666); Castrignanò (2014, 198); Sosnowski (2014, 226); Elsheikh (2016, vol. 2, 245).

    policaria (politaria) s.f. ‘Pianta erbacea delle Asteracee. Pulicaria dysenterica L.’. XXXIII,12; politaria XXXV,30. lat. pulicaria XXIII,12; XXVI,5. Prima attestazione: (*) Dal lat. tardo pulicarĭam. In F1 si trova pollicaria (c. 24v e 27r). L’identificazione della pianta non è pacifica: TLIO s. v. pulicaria propone lo ‘psillio’ (Plantago psyllium L.) con attestazioni nel Thes. pauper. volg., XIV (tosc.); la nostra iden-

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    6 Glossario

    tificazione si pone sulla scia di Fontanella (2000, 285) e Ventura (2009, 841), in dipendenza a loro volta da Daems (1993): propendono, infatti, per Pulicaria dysenterica L. o Pulicaria vulgaris Gaertn. La variante politaria ivi attestata (c. 73v di VAT) è probabile banalizzazione paleografica dall’autentico policaria. Biblio.: André (1985, 211); Fontanella (2000, 285 Pulicaria dysenterica L.); Ventura (2009, 638–639).

    polipedio s.m. ‘Polipodio, sorta di felce, pianta delle Polipodiacee. Polypodium vulgare L.’. LV,4. lat. polipodium XLVI,4. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Polipodio deriva dal lat. polypodĭum, che continua il gr. πολυπόδιον. Nel TLIO le occorrenze di polipodio si concentrano in area toscano-occidentale (lo sottolinea anche Tomasin 2010, 66). Interessante è la variante polipedio, non altrimenti nota. In F1 abbiamo sempre pollipodio (cc. 21v, 24v, 38v). Biblio.: Ineichen (1966, 181–182); André (1985, 204); Gualdo (1996, 214); Baldini (1998, 254–255); Fontanella (2000, 181); García Gonzáles (2007, 515–516); Tomasin (2010, 66); Castrignanò (2014, 198); Elsheikh (2016, vol. 2, 245).

    politrico s.m. ‘Tipo di felce dotato di proprietà officinali. Asplenium trichomanes L.’. politricum XI,17; politrico XLIX,11. lat. pollitricum VII,14; XLII,11. Prima attestazione: politricon Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Dal lat. politrĭcum, adattamento del gr. πολίτρικον. Nel Corpus OVI l’unica attestazione è offerta da Zucchero, Santà, 1310 (fior.), come si legge anche nel TLIO s. v. politrico. Biblio.: Penzig (1972b, 428 e 438); André (1985, 205); Baldini (1998, 255); Fontanella (2000, 281); García Gonzáles (2007, 516); Ventura (2009, 670); Elsheikh (2016, vol. 2, 245).

    porro s.m. 1. ‘Pianta da orto delle Liliacee con bulbo commestibile. Allium porrum L.’. le fronde dei porri LIV,35. lat. porrus XLVI,36. 2. ‘Bulbo commestibile dell’omonima pianta’. succhio di porri VIII,11; lo succhio del porro IX,10; lo succhio dei porri XVIII,4; succhio deli porri XVIII,13; succhio del porro XVIII,14; lo succhio del capo del

    6.2 Botanica

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    porro XXXI,74; lo succhio del porro XLVI,3; lo succhio del capo del porro XLVIII,9; lo succhio delli porri LIV,17. lat. porrus VI,14; VI,25; IX,4; IX,14; IX,15; XXI,74; XXXIX,3; XLI,9; XLVI,19. Prima attestazione: Mattasalà, 1233–43 (sen.). Biblio.: Ineichen (1966, 184); André (1985, 206); Frosini (1993, 117); Glessgen (1996, 805); Baldini (1998, 256); Aprile (2001, 443); Ventura (2009, 681–682); Castrignanò (2014, 198); Elsheikh (2016, vol. 2, 249).

    pretesemine (petresemine) s.m. ‘Prezzemolo, pianta erbacea delle Ombrellifere. Petroselinum crispum L.’. pretesemini I,8; lo petresemine XV,21; di pretesemini XXVI,1; petrosellini XXXIX,1; petrosellini XXXIX,30; li pretesemini LIV,3; la radice deli pretesemini LIV,35. lat. petrosellinum I,9; VIII,23; XXVII,1; XXXI,1; XXXI,34; XLVI,3; XLVI,36. Prima attestazione: pretosemoli Doc. fior., 1286–90 [1289]; petrosemolo Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Per i continuatori del gr. πετροσέλινον, che ha subito l’influsso di semen, è fondamentale la ricostruzione di Castellani (2000, 19–20 e 25–27), da cui si apprende che nella Toscana occidentale è presente il tipo petrosemolo e petrosemine, mentre nel fiorentino del primo Trecento si incontrano quattro forme petrosello, petrosemoli, pretosemoli, prezemoli. Quanto all’impiego farmaceutico, in Ventura (2009, 637) si pone l’accento sulle proprietà diuretiche della pianta. Biblio.: Ernst (1966, 170); André (1985, 195); Foresti (1988, 48); Frosini (1993, 117); Baldini (1998, 257); Castellani (2000, 19–20 e 25–27); Fontanella (2000, 277); Aprile (2001, 436); Ventura (2009, 637–638); Castrignanò (2014, 197 s. v. petrosino); Elsheikh (2016, vol. 2, 250).

    procacchia s.f. ‘Portulaca, pianta infestante delle Portulacee. Portulaca oleracea L.’. succhio dela procacchia VIII,10; la seme dela procacchia XXXIV,16; la folglia ... dele procacchie XXXV,4; portolace XXXVI,5. lat. portulaca VI,13; XXIV,16; XXV,3; XXVIII,3. procachia salvatica locuz.nom. ‘Varietà di portulaca’. lo succhio dela prochachia salvatica XVII,19. lat. portulaca silvestris VIII,104 Prima attestazione: porchiacca Regimen Sanitatis, XIII (napol.) (*) Dal lat. tardo porclacam, dal lat. class. portŭlācam. Procacchia è voce toscana per designare la portulaca; lo afferma già Mattioli nel passo esemplificato

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    6 Glossario

    nel DELI s. v. portulaca: «La portulaca si chiama in Toschana procacchia, et in altri luoghi d’Italia porcellana» – ripreso anche in Gualdo (1999, 248). La prima attestazione dell’allotropo dotto portulaca è in Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), in cui si incontrano anche le forme popolari porchaca, purchaca e purchachi (cf. Rapisarda 2000, 191). Nel volgarizzamento del Thesaurus pauperum tràdito da F1 si trova il sinonimo porcellana (cc. 8v, 31r; e porcillana cc. 25v, 26r), ben attestato nell’it. ant. (cf. TLIO s. v.). Le proprietà terapeutiche della pianta, usata dopo il parto, sono messe in risalto da Ventura (2009, 649). Biblio.: André (1985, 206); Foresti (1988, 48 s. v. portulaca); Larson (1995, 506–507); Gualdo (1996, 214); García Gonzáles (2007, 347–348 s. v. andrago e 517 s. v. portacla); Ventura (2009, 649–651); Elsheikh (2016, vol. 2, 248 s. v. porcellana); Giancane (2016, 128).

    *prugno (prungnio) s.m. ‘Albero delle Rosacee. Prunus domestica L.’. prungnio XXI,56; pruneorum XXXI,78. lat. prunus XI,55; XXI,77. Prima attestazione: pruni Doc. fior., 1286–90 [1287]. Biblio.: Ineichen (1966, 185); André (1985, 208–209); Larson (1995, 516); Fontanella (2000, 284); García Gonzáles (2007, 519); Ventura (2009, 641–642); Elsheikh (2016, vol. 2, 252).

    psilio s.m. ‘Pianta officinale delle Plantaginacee. Plantago psyllium L.’. muscilago psilii II,11; la mucillaggine e cola seme del psilio IX,9; musciellaggine psilii XV,2; psilio XVI,8; seme del psilio XXXI,27; acqua psilii XXXI,29. lat. psillium II,11; VI,24; VIII,2; VIII,39; XXI,28; XXI,30. Prima attestazione: psillio Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. psillĭon, adattamento del gr. ψύλλιον, der. da ψύλλα ‘pulce’, per la somiglianza dei semi con tali insetti. Nella farmacopea medievale è indicato l’impiego dei semi come lassativo e della mucilaggine come lenitivo. Sulla possibile sinonimia con la pulicaria cf. policaria supra. Frequenti sopravvivenze del genitivo latino nel volgarizzamento: ricette II,11, XV,2 e XXXI,29. Biblio.: Ineichen (1966, 185); André (1985, 210); Glessgen (1996, 805–806); Baldini (1998, 257); Fontanella (2000, 284); García Gonzáles (2007, 519); Squillacioti (2008, 41 s. v. silio); Ventura (2009, 643–645); Castrignanò (2014, 199); Elsheikh (2016, vol. 2, 252).

    puleggio (pulegio) s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Labiate. Mentha pulegium L.’. lo puleggio IX,18; IX,23; XXV,6; seme del puleggio XXXIII,10; puleggio XXXVII,16; XLVII,7; la decossione del pulegio XLVII,8; puleggio LVI,36. lat. pulegium VI,35; VI,40; XV,20; XXIII,10; XXIX,16; XL,7; XL,9; XLVIII,35.

    6.2 Botanica

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    puleggio regale locuz.nom. ‘Varietà di puleggio’. XLVII,14. lat. pulegium regale XL,16. Prima attestazione: puleggio Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 185); Dardano (1967, 112); André (1985, 210–211); Baldini (1998, 258); Gualdo (1999, 248); Fontanella (2000, 284); Aprile (2001, 451); García Gonzáles (2007, 520); Ventura (2009, 651–652); Tomasin (2010, 66); Castrignanò (2014, 199).

    rafano s.m. ‘Pianta delle Crocifere. Probabilmente Armoracia rusticana Gaertner, Meyer et Scherb.’. I,17; XIII,2; XVIII,27; XXI,9; XXXIX,1; XL,14; XL,20. lat. raphanus I,17; VII,65; IX,28; XI,9; XXXI,1; XXXII,14; XXXII,20. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. raphănum, che continua il gr. ῥάφανος. L’identificazione della pianta è incerta; potrebbe trattarsi o dell’Armoracia rusticana Gaertner, Meyer et Scherb., oggi nota come ‘barbaforte’ o ‘rafano rusticano’, o del Raphanus sativus L. ‘ravanello comune’. Biblio.: Ineichen (1966, 187); André (1985, 215); Glessgen (1996, 807–808); Fontanella (2000, 286); Aprile (2001, 457); García Gonzáles (2007, 522); Ventura (2009, 686–687); Castrignanò (2014, 201); Elsheikh (2016, vol. 2, 256).

    reupontico s.m. ‘Pianta perenne delle Poligonacee. Rheum rhaponticum L.’. XXXI,36. lat. reuponticum XXI,37. Prima attestazione: reopotico Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.). Lat. tardo reupontĭcum, composto dal gr. ῥῆον ‘rabarbaro’ e dal lat. class. ponticus ‘del Mar Nero’; la forma rapontico va collegata con la variante greca ῥᾶ, su cui vd. ribarbaro infra. Anche in F1 è presente reupontico (c. 23v). In farmacopea è adoperato il rizoma della pianta, dotato di proprietà antisettiche, purganti e toniche. Biblio.: DI (vol. 2, 808–809); Ineichen (1966, 188–189); André (1985, 217); Fontanella (2000, 288); García Gonzáles (2007, 525); Ventura (2009, 691–692).

    ribarbaro s.m. ‘Rabarbaro, pianta erbacea delle Poligonacee. Rheum rhabarbarum L.’. XXXI,7. lat. rheubarbarum XXI,7.

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    6 Glossario

    Prima attestazione: ribarbero Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); ribarbaro Zucchero, Santà, 1310 (fior.); reubarbaro Milione, XIV in. (tosc.). Forma semidotta, dal lat. tardo reubarbărum, dal gr. ῥῆον βάρβαρον, da interpretarsi come allusione all’origine orientale (perciò ‘straniera’) della pianta. L’allotropo lat. rabarbarum dipende dal passaggio già in gr. di ῥῆον a ῥᾶ per l’influsso del nome Ρᾶ del fiume Volga, sulle cui rive cresceva la pianta; si spiegano così i diversi esiti italoromanzi: reubarbaro, ribarbaro e rabarbaro. Nell’it. ant. mancano occorrenze di rabarbaro, affermatosi a partire dalla metà del sec. XVI. Il termine è, talora, usato come sinonimo di reupontico, benché con questo termine si designi propriamente un’altra pianta del genere Rheum (Rheum rhaponticum L.). Biblio.: DI (vol. 2, 808–809); Ineichen (1966, 188); André (1985, 216); Foresti (1988, 48); Mancini (1992, 101); Baldini (1998, 261); Fontanella (2000, 288); García Gonzáles (2007, 524); Ventura (2009, 689–691); Baglioni (2010, 473–474); Tomasin (2010, 68–69); Castrignanò (2014, 202); Elsheikh (2016, vol. 2, 262).

    riquilisio (riquriso; riglitio) s.m. ‘Pianta erbacea perenne delle Fabacee. Glycyrrhiza glabra L.’. lo riquriso XXV,20; lo riquilisio XXVIII,1; riglitio XXIX,3. lat. liquiritia XV,15; XVIII,1; XIX,3. Prima attestazione: regolizia Ricette per lattovari, 1310 (fior.). Dal gr. γλυκύρριζα ‘radice dolce’ abbiamo in lat. la forma etimologicamente corretta glycyrrhiza e la variante liquiritia per analogia con liquor ‘liquore’, dal momento che dalla radice della pianta si estrae un succo. Sono numerose le varianti popolari nei dialetti italiani (cf. Bertolotti 1958, 70; Pfister 2001, 673– 674; Schweickard 2008, 85). Interessante la testimonianza di Mattioli raccolta nel DELI s. v. liquirizia: «chiamasi la glicirriza in Toscana volgarmente regolizia, ma quasi da tutti gli speziali e dai medici, che più si dilettano dei vocabolari corrotti e barbari che dei greci liquirizia». Le nostre forme, specialmente riglitio (oltre agli esempi dialettali in Pfister/Lupis 2001, 167), appartengono al gruppo dei continuatori popolari che risentono dell’influsso del verbo regolare (cf. anche fr. réglisse). Biblio.: Bertolotti (1958, 70); Ineichen (1966, 146); André (1985, 112); Glessgen (1996, 770– 771); Fontanella (2000, 254); Pfister/Lupis (2001, 167); Pfister (2001, 673–674); Belardi (2002, vol. 1, 489); García Gonzáles (2007, 468 s. v. liquiritia); Schweickard (2008, 85); Ventura (2009, 505–506); Baglioni (2010, 474–475 s. v. regalisa); Elsheikh (2016, vol. 2, 261 s. v. requilitia); Nieri (2017, 425).

    6.2 Botanica

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    rorastro s.m. ‘Vite bianca, brionia. Bryonia alba L.’. erba la quale si chiama rorastro XXX,15; lo succhio del rorastro, cioè vite alba XXVI,10; vitis albe et rorastri che volgaremente dalbuga dicitur XL,17. lat. rorastrum XX,15; XXVIII,8; XXXII,17. Prima attestazione: (*) Continua il lat. rorastrum, di etimo incerto, che GDLI collega al lat. roratio, -onis ‘il cadere degli acini dell’uva per una brinata’. La voce è assente nel Corpus OVI ed è registrata dal GDLI soltanto in Pietro Ispano volgar. 2: «Le cime della vite bianca, ovvero rorastro… curano la stranguria», sulla scia dei Vocabolari della Crusca (a partire da Crusca III s. v. rorastro) e del TB s. v. rorastro. Nella ricetta XXXVI,11 (lat. XXVIII,9) alla lezione dela vite alba i codd. F3, F8 e S4 oppongono del rorastro. Per la sinonimia con vite alba cf. infra. Biblio.: García Gonzáles (2007, 526).

    rosa (roça) s.f. ‘Fiore dell’omonima pianta delle Rosacee (Rosa gallica L.)’. rose IX,32; XV,13; cennere dele rose arse XVII,13; seme di rose XXIV,21; polvere dele rose XXXI,71; roçe LIII,13; fronde di roçe LVI,17. lat. rosa VI,47; VIII,15; VIII,99; XIV,22; XXI,71; XLV,56; XLVIII,18. Prima attestazione: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.). Biblio.: André (1985, 219–220); Glessgen (1996, 811); Fontanella (2000, 289); Aprile (2001, 468); García Gonzáles (2007, 527); Ventura (2009, 682–686); Castrignanò (2014, 203); Elsheikh (2016, vol. 2, 269).

    rosa marina locuz.nom. ‘Rosmarino’. XXVI,3. lat. rosa marina XVI,3. Prima attestazione: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.). (*) È presente come glossa di rosmarino: «li fiori del rosmarino hovero deli fiori dela rosa marina». Cf. rosmarino infra. Biblio.: Aprile (2001, 468).

    rosmarino s.m. ‘Pianta arbustifera sempreverde delle Labiate. Rosmarinus officinalis L.’. VIII,3; XXXV,11; XXXV,27; LII,26. lat. rosmarinus VI,6; XXV,10; XXVI,2; XLV,28. Prima attestazione: osmarrino Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); rosmarin Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.); rosmarino: Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.).

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    6 Glossario

    fiore del rosmarino XXVI,1; XXVI,3. lat. anthos XVI,1; XVI,3. In corrispondenza dell’attestazione di anthos nella ricetta XVI,6 il volgarizzamento conserva il lat. antos. Biblio.: Ineichen (1966, 191); André (1985, 219); Fontanella (2000, 290); Ventura (2009, 696–697); Castrignanò (2014, 203); Nieri (207, 435).

    rovo s.m. ‘Pianta rosacea del genere Rubus. Rubus fruticosus L.’. XV,10; XV,11; XXXI,70; XXXI,78. lat. rubus VIII,10; VIII,11; XXI,70; XXI,77. Prima attestazione: rovi Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 191); André (1985, 220); Fontanella (2000, 290); Ventura (2009, 697–698).

    ruta s.f. ‘Suffrutice delle Rutacee. Ruta graveolens L.’. succhio dela ruta IV,20; la ruta V,1; seme dela ruta VIII,5; IX,17; cocitura dela ruta X,10; succhio ... dela ruta XII,5; XV,24; la ruta XVI,14; XVI,64; succhio dela ruta XVII,23; folglia dela ruta XVIII,3; gargarismo di ruta XXI,36; la ruta XXI,58; radice dela ruta XXII,10; la ruta XXIII,1; XXIII,4; rute XXIII,13; la ruta XXIV,7; XXV,6; XXXII,25; XXXIII,1; XXXVII,12; XLV,6; L,10; L,11; L,17; L,22; lo succhio della ruta LII,36; ruta LVI,14; fronde dela ruta LVI,36; rute LVI,40; LVI,42; ruta LVI,43; LVI,46; LVI,50; LVI,66; rute LVI,70; LVI,78; ruta LVI,82; LVI,119; etc. lat. ruta III,31; IV,1; VI,8; VI,32; VI,58; VII,70; VIII,26; VIII,45; VIII,88; VIII,108; IX,3; XI,36; XI,57; XII,11; XIII,1; XIII,4; XIII,13; XIV,9; XV,20; XXII,23; XXIII,1; XXIX,12; XXXVIII,6; XLIII,11; XLIII,12; XLIII,18; XLIII,23; XLV,38; XLVIII,15; XLVIII,35; XLVIII,39; XLVIII,41; XLVIII,42; XLVIII,45; XLVIII,49; XLVIII,63; XLVIII,66; XLVIII,74; XLVIII,79; XLVIII,113; etc. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). ruta salvatica locuz.nom. ‘Varietà spontanea della ruta’. ruta salvatica X,16; succhio dela ruta salvatica XI,15; XII,21. lat. ruta agrestis, silvestris VI,64; dopo VII,12 add. BV; VII,57. Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). (*) Dal lat. rūtam, in greco ῥυτή, di origine incerta. Riguardo alle proprietà abortive, antispasmodiche e vermifughe cf. Ventura (2009, 693–694). Biblio.: Ineichen (1966, 191 s. v. rua); André (1985, 221–222); Glessgen (1996, 811–812); Baldini (1998, 265); Fontanella (2000, 291); Aprile (2001, 471); Barbato (2001a, 482); Ventura

    6.2 Botanica

    555

    (2009, 693–695); Tomasin (2010, 69); Castrignanò (2014, 203); Sosnowski (2014, 227); Elsheikh (2016, vol. 2, 270).

    saggina (sagina) s.f. ‘Pianta erbacea annua delle Graminacee. Probabilmente Sorghum dochna technicum’. la farina dela saggina XXIV,7; farina silliginis XL,13; farina saginis LVI,55; farina di sagina LVI,57. lat. siligo XIV,9; XXXII,13; XLVIII,53; XLVIII,54. Prima attestazione: sagina Mattasalà, 1233–43 (sen.). Il termine saggina continua il lat. sagīnam, ‘nutrimento di animali’, di origine incerta. La saggina era coltivata anche a scopo alimentare e si può considerare un surrogato del grano. Nella ricetta XL,13 si incontra il mantenimento del lat. silliginis, mentre saginis di LVI,55 appare come risultato dell’interferenza tra latino e volgare. Biblio.: Larson (1995, 563); Baldini (1998, 265); Elsheikh (2016, vol. 2, 272).

    salce (salcio; sauci) s.m. ‘Nome generico attribuito a diverse piante legnose delle Salicacee. Salix species’. l’olio del salce X,3; lacte dela bucchia del salcio XVI,51; cennere del salce XVII,16; salcis XXXI,29; la iscorsa del salce XXXVII,5; folglia di salce XXXVII,6; la scortice del salce XXXVII,8; cime deli salci XXXVII,14; fiori de’ salci XLV,8; pecti di salce LVI,19; succhio deli sauci LVI,126. lat. salix VI,51; VIII,75; VIII,101; XXI,30; XXIX,5; XXIX,6; XXIX,8; XXIX,14; XXXVIII,8; XLVIII,20; XLVIII,120. Prima attestazione: salce Tesoro volg., XIII ex. (fior.). Accanto alla forma maggioritatia salce, si nota la presenza eccezionale del metaplasmo salcio. In sauci si registra, invece, lo sviluppo della laterale preconsonantica in u, tipico del toscano occidentale. Delle denominazioni dialettali italiane del salice si occupa Sirianni (1995). Biblio.: André (1985, 224); Sirianni (1995); Glessgen (1996, 812); Baldini (1998, 265); Fontanella (2000, 292); Aprile (2001, 471); García Gonzáles (2007, 529); Ventura (2009, 744–745); Elsheikh (2016, vol. 2, 273).

    salvia s.f. ‘Suffrutice cespugliosa delle Labiate. Salvia officinalis L.’. XXI,36; le folglia dela salvia XXI,60; salvia XXIII,1; XXIII,4; salvia secca XXXVI,1; cocitura dela salvia XLI,1; salvia XLVII,14; follia dela salvia LIV,33; salvia LVI,14; LVI,46; LVI,50.

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    6 Glossario

    lat. salvia XI,36; XI,59; XIII,1; XIII,4; XXVII,1; XXXIII,1; XL,16; XLVI,34?; XLVIII,15; XLVIII,45; XLVIII,49. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Dal lat. salvĭam, da salvus, con allusione alle proprietà curative della pianta. In farmacopea sono adoperati il fiore e le foglie, le cui virtù si leggono in Ventura (2009, 739), con distinzione fra la varietà coltivata e quella spontanea. Biblio.: Ineichen (1966, 195); André (1985, 224–225); Glessgen (1996, 813); Baldini (1998, 266); Fontanella (2000, 292); Ventura (2009, 739–740); Castrignanò (2014, 204); Elsheikh (2016, vol. 2, 274).

    sanbuco (salbuco) s.m. ‘Pianta arbustiva delle Caprifogliacee. Sambucus nigra L.’. fronde del sanbuco IV,21; bucchia del sanbuco XXX,9; radice del sanbuco XXXVI,12; la radice del salbuco XXXVII,10; olei laurini et sanbucini LVI,40; sambuci LVI,107. lat. sambucus III,32; XX,9; XXVIII,10; XXIX,10; XLVIII,39; XLVIII,102. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. sambūcum, di origine incerta. Per un quadro delle proposte etimologiche avanzate finora si veda Austin (2012), che studia anche l’evoluzione semantica del termine. Segnaliamo l’etimologia accolta, fra gli altri, da GDLI s. v. sambuco, secondo cui si parte dall’ar. sambuq, di probabile origine indiana e diffusosi nelle lingue romanze per mediazione del portoghese. Sambuco designa talora il Sambucus ebulus L., per il quale il lat. usa il termine ebulus (cf. ebbio supra). Qui accogliamo l’identificazione consueta con la pianta Sambucus nigra L., le cui proprietà officinali sono evidenziate in Ventura (2009, 745). Biblio.: Hubschmid (1963); Ernst (1966, 172); Ineichen (1966, 195); André (1985, 225); Glessgen (1996, 816); Fontanella (2000, 292); Aprile (2001, 471); García Gonzáles (2007, 530); Ventura (2009, 745–747); Austin (2012); Sosnowski (2014, 227); Elsheikh (2016, vol. 2, 274).

    sandalo s.m. ‘Alberi di diverse specie, da cui si ricava il pregiato legno omonimo. In particolare, Santalum album L.’. XXXVI,5. lat. sandalus XXVIII,3. Prima attestazione: sandali Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dall’ar. ṣandal, adattamento del pers. šändäl, che passa nelle lingue romanze attraverso il lat. med. sandălum. Sulle tre specie di sandalo da cui si ricava il legno, Santalum album L., Santalum citrinum L. e Santalum rubrum (Pterocarpus santalinus L.), cf. García Gon-

    6.2 Botanica

    557

    záles (2007, 530–531) e Ventura (2009, 753–754), che sottolineano l’impiego del Santalum album L. nella farmacopea. Biblio.: GAVI XVI/1,134; Ineichen (1966, 195); Pellegrini (1972, 120); Mancini (1992, 21 e 103); Glessgen (1996, 816–817); Baldini (1998, 267); Fontanella (2000, 292–293); Aprile (2001, 471); García Gonzáles (2007, 530–531); Ventura (2009, 753–754); Baglioni (2010, 480); Castrignanò (2014, 204).

    sanguinaria (erba sanguinaria) s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Brassicacee. Capsella bursa-pastoris (L.) Medik.’ erba sanguinaria XXII,2; sanguinarie XXV,23; succhio dela sanguinaria XLVIII,1; sanguinaria XLVIII,3; succhio sanguinarie XLVIII,6; l’erba sanguinaria LIV,13. lat. herba sanguinaria XII,2; XV,18; XLI,1; XLI,3; XLI,6; XLVI,14. Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). (*) Continua il lat. (herbam) sanguinarĭam. La glossa esplicativa di XXII,2, «erba sanguinaria overo borsa pastoris», ci esorta all’identificazione con la borsa di pastore (Capsella bursa-pastoris [L.] Medik.), ma già il lat. med. designa con sanguinaria anche la Digitaria sanguinalis (L.) Scop., che in it. è nota come sanguinella. Al riguardo si veda Ventura (2009, 758). Ad entrambe le piante sono comunque riconosciute proprietà emostatiche. Nel Corpus OVI si hanno soltanto tre attestazioni del lessema sanguinaria: Senisio, Declarus, 1348 (sic.), occorrenza latina; Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.) e Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). Biblio.: Aprile (2001, 472); Ventura (2009, 758–759).

    sarcocolla s.f. ‘Gommoresina ricavata dal lattice dell’omonima pianta delle Fabacee (Astragalus fasciculifolius Boiss.)’. XVI,18; XVI,42; XVI,44; XXXIII,9. lat. sarcocolla VIII,49; VIII,69; XXIII,9; XXXVII,4. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. sarcocŏllam, che deriva dal gr. σαρκοκόλλα, ‘carne e colla’, con riferimento alle proprietà cicatrizzanti della resina. Biblio.: Ineichen (1966, 192); André (1985, 227); Glessgen (1996, 818–819); Gualdo (1996, 218); Baldini (1998, 267); Gualdo (1999, 234); Fontanella (2000, 294); García Gonzáles (2007, 532); Ventura (2009, 718–719); Castrignanò (2014, 204); Sosnowski (2014, 227); Elsheikh (2016, vol. 2, 276–277).

    sassifriga (saxifrica) s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Sassifragacee’.

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    6 Glossario

    sassifrige XXXVI,1; sassifrage XXXIX,1; succhio sassifrage XXXIX,2; seme dela saxifrica XXXIX,30; sassifriga XXXIX,33; XL,8; XL,10. lat. saxifragia XXVII,1; XXXI,1; XXXI,2; XXXI,34; XXXI,38; XXXII,8; XXXII,10. Prima attestazione: sassifrica Ricette per lattovari, 1310 (fior.). L’identificazione della pianta non è pacifica. Fontanella (2000, 294) raccoglie le diverse proposte di Daems: Asplenium trichomanes L. o Lithospermum officinale L. o Saxifraga granulata L. D’accordo con García Gonzáles (2007, 533), propendiamo per il riconoscimento con la Saxifraga granulata L. Alla pianta sono riconosciute principalmente proprietà diuretiche, come si evince dalla concentrazione delle occorrenze nel capitolo lat. XXI. De nimio fluxu ventris. Tale impiego trova conferma anche in Ventura (2009, 743): «vinum decoctionis eius radicis valet contra stranguriam et dissuriam et vitium lapidis, et etiam contra yliacam passionem». La forma sassifrage di XXXIX,2 è verosimilmente un trascinamento dal latino al volgare. Biblio.: André (1985, 228); Aprile (2001, 473); Fontanella (2000, 294); García Gonzáles (2007, 533); Ventura (2009, 743–744).

    satureggia (santoreggia; santoregia; santareggia) s.f. ‘Denominazione generica di Angiosperme Dicotiledoni delle Labiate. Satureja species, in particolare Satureja hortensis L. e Satureja montana L.’. santareggia IV,21; V,13; santoreggia XXVI,1; satureggia XLVII,14; santoregia L,16; santoreggia LVI,39; satureggia XXXI,77. lat. satureia III,32; IV,12; XXVII,1; XL,16; XLIII,17; XLVI,39; sucina XXI,76. Prima attestazione: santoregia Ricette per lattovari, 1310 (fior.); satureia Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.). Dal lat. satureĭam, di origine incerta. La variante santoreggia (santareggia) riflette l’esito paretimologico per interferenza di santo (o santità), imputabile alle proprietà curative della pianta. Tale forma è maggioritaria nei testi del Corpus OVI e univoca in F1 (cc. 6v, 27r, 33v, etc.). La voce dotta sembrerebbe, infatti, confinata alla Toscana (cf. Sirianni 1998), mentre nell’it. ant. mancano attestazioni dell’altra forma popolare savoreggia, sorta per influenza di savore ‘sapore’, con allusione all’impiego della pianta come condimento. Le prescrizioni del Thesaurus pauperum evidenziano le proprietà antispasmodiche, emmenagoghe e stimolanti della pianta. Biblio.: Ineichen (1966, 197); André (1985, 227); Foresti (1988, 48); Gualdo (1996, 218); Baldini (1998, 267); Sirianni (1998, 292–294); Bénéteau (2000, 246); Fontanella (2000, 293); García Gonzáles (2007, 532–533); Ventura (2009, 757); Tomasin (2010, 70–71); Sosnowski (2014, 227).

    6.2 Botanica

    559

    scabbiosa (erba scabbiosa; scabiosa) s.f. ‘Pianta erbacea delle Dipsacacee. Knautia arvensis (L.) Coult.’. scabiosa IV,3; l’erba scabbiosa XXI,38; scabbiosa XXIV,34; la radice dela scabbiosa XXIX,4. lat. scabiosa III,20; XI,34; XIV,33; XIX,4. Prima attestazione: scabbiosa Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). (*) Voce dotta dal lat. med. (herbam) scabiōsam, dall’agg. scabiōsus, perché la pianta era ritenuta efficace contro la scabbia. Biblio.: Fontanella (2000, 294); García Gonzáles (2007, 533); Ventura (2009, 740–741).

    scamonea (scamonia) s.f. ‘Pianta spontanea e perenne delle Convolvulacee. Convolvulus scammonia L.’. polvere scamonee XLVII,25; un pogo di scamonia LII,3; la scamonea LVI,88; LVI,117. lat. scamonea XL,27; XLV,5; XLVIII,85; XLVIII,112. Prima attestazione: scamonea Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. scammonĕam o scammonĭam, dal gr. σκαμμωνία o σκαμωνία, forse connesso con l’ebr. kammōn ‘comino’. L’aggettivo di relazione scamoneata ‘preparato con la scamonea’ è riferito a medicina (XXXI,45 e XXXI,64), in traduzione del genitivo scamonee. Dal succo di questa pianta si ottiene il medicamento detto diagridium, su cui cf. Ventura (2009, 395–398). Biblio.: Ernst (1966, 172); Ineichen (1966, 197); André (1985, 228); Fontanella (2000, 294); García Gonzáles (2007, 408 s.v. dyagridium); Ventura (2009, 395–398 s. v. de diagridio); Castrignanò (2014, 205); Elsheikh (2016, vol. 2, 278).

    scoloprendia s.f. ‘Scolopendria, felce anche nota come lingua cervina o fillite. Phillitis scolopendrium L.’ scoloprendia LII,22. lat. scolopendria XLIV,24. Prima attestazione: scolopendria Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). (*) Voce dotta, lat. med. scolopendram, dal lat. scolopendrion che riprende con cambio di genere il gr. σκολοπένδρια, pl. di σκολοπένδριον ‘felce’, di origine incerta. La forma del volgarizzamento è metatetica rispetto all’esito atteso e diffuso nell’it., scolopendria, cui si affianca il masch. scolopendrio. Di questa variante metatetica non troviamo esempi nel Corpus OVI, da cui si evince, invece, la concentrazione delle attestazioni di scolopendria in Antidotarium Nicolai

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    6 Glossario

    volg., XIII ex. (fior.) e in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), con la possibilità di aggiungere un’occorrenza in F1 (c. 36r). Biblio.: Ineichen (1966, 198); André (1985, 230); Fontanella (2000, 295); García Gonzáles (2007, 534–535); Ventura (2009, 759–760); Elsheikh (2016, vol. 2, 280).

    scordeon s.m. ‘Scordio, erba aglio. Teucrium scordium’. LVI,82. lat. scordion XLVIII,79. Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) Voce dotta, lat. scordĭum, dal gr. σκόρδιον. Le occorrenze di scordeon in Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.) si concentrano in ricette latine. Secondo Ineichen (1966, 198), nel Medioevo la pianta è considerata varietà selvatica dell’aglio sativo e per questo motivo diventa sistematica la denominazione ayo salvego. Biblio.: Ineichen (1966, 198); André (1985, 231); Fontanella (2000, 296); García Gonzáles (2007, 535); Ventura (2009, 728–729).

    senatione s.m. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Tubuliflore, in particolare Nasturtium officinale R. Br.’. la radice del senatione XXI,49. lat. senecio XI,48. Prima attestazione: senatione Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.). (*) Il termine continua il lat. senecĭonem, derivato da senex. Le uniche attestazioni di senatione raccolte nel Corpus OVI sono quelle di Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.). Il lat. senecio designa sia la Senecio vulgaris L. (e la Cnicus benedictus, quando viene associato al cardus benedictus), sia il Nasturtium officinale, che è probabilmente il referente del nostro testo. Biblio.: Ineichen (1966, 202); André (1985, 235); Baldini (1998, 271 s. v. sevecchime); Fontanella (2000, 297); García Gonzáles (2007, 537–538); Ventura (2009, 741).

    senape s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Crocifere; la più diffusa è la senape bianca (Sinapis alba L.)’. seme dela senape V,12; senape VII,2; VIII,5; seme dela senape X,8; senape X,16; senape XXIII,4; seme senapis XXIII,13; seme di senape XXV,3; XXV,16; XXV,20; senape XXXVI,14; LVI,9; sinapis LVI,78. lat. sinapis IV,11; VI,2; VI,8; VI,56; VI,64; XIII,4; XIII,13; XV,3; XV,11; XV,15; XXVIII,12; XLVIII,10; XLVIII,74.

    6.2 Botanica

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    Prima attestazione: senavre Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); senape Doc. fior., 1286–90 [1286]. Dal lat. sĭnāpim, adattamento del gr. σινᾶπι. Sulle diverse specie cf. la classificazione di Fontanella (2000, 299); le virtù officinali della senape bianca sono evidenziate da Ventura (2009, 717). Sono latine le occorrenze nelle ricette XXIII,13 e LVI,78 (seme senapis e sinapis). Biblio.: Ineichen (1966, 204); André (1985, 240); Glessgen (1996, 820–821); Gualdo (1996, 219); Baldini (1998, 270); Fontanella (2000, 299); Aprile (2001, 506); García Gonzáles (2007, 541–542); Ventura (2009, 717–719); Castrignanò (2014, 206 s.v sinapo); Elsheikh (2016, vol. 2, 286).

    serpillo s.m. ‘Pianta erbacea aromatica delle Labiate. Thymus serpyllum L.’. serpillo VIII,1; IX,16; XV,27; L,16. lat. serpilllum VI,4; VI,31; VIII,30; XLIII,17. Prima attestazione: Boccaccio, Ameto, 1341–42. (*) Biblio.: Ernst (1966, 172 s. v. semelino); Ineichen (1966, 203); André (1985, 122 s. v. herpillum); Sirianni (1998, 302–303); Fontanella (2000, 297); Aprile (2001, 482); García Gonzáles (2007, 539); Ventura (2009, 755–756); Elsheikh (2016, vol. 2, 288).

    silermontano s.m. ‘Pianta perenne delle Ombrellifere. Laserpitium siler L.’. LII,28. lat. siler montanum XLV,30. Prima attestazione: Ricette per lattovari, 1310 (fior.). Voce dotta dal lat. siler montānum ‘silero di monte’. Sulle proprietà officinali della pianta cf. siseleos. Biblio.: Ineichen (1966, 204); André (1985, 239); Glessgen (1996, 823); Fontanella (2000, 299); Ventura (2009, 713–714 s. v. siseleos); Tomasin (2010, 72); Elsheikh (2016, vol. 2, 290).

    siseleos s.m. ‘Pianta perenne delle Ombrellifere. Laserpitium siler L.’. X,17. lat. siseleos VI,65. Prima attestazione: siseleos Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Prestito non adattato dal lat. med., che lo ricava come genitivo del gr. σέσελι. Nel volgarizzamento non ci sono occorrenze dell’altro termine it. che designa il Laserpitium siler L.: sisimbrio. Dal Corpus OVI ricaviamo altre attestazioni di siseleos in Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.) e in Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

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    6 Glossario

    Le proprietà officinali della pianta sono diuretiche e dissolutive (cf. Ventura 2009, 713). Sulle altre piante riconducibili a questo genere cf. Ineichen (1966, 204). Biblio.: Ineichen (1966, 204); García Gonzáles (2007, 543–544); Ventura (2009, 713–714); Elsheikh (2016, vol. 2, 292).

    somacco (somaco; sumac) s.m. ‘Pianta arbustiva delle Anacardiacee, dalle cui foglie si ricava l’omonima sostanza ricca di tannino. Rhus coriaria L.’ sumac XXV,23; lo somaco XXXI,5; dicossione del somacco XXXI,14; sumac XXXI,54; somacco XXXI,65; XXXIV,14; XLVIII,15. lat. sumach XV,18; XXI,6; XXI,14; XXI,55; XXI,66; XXIV,14; XLI,15. Prima attestazione: somacco Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); sumac Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). Deriva dall’ar. summāq tramite il lat. med. sumac (cf. Du Cange s. v. sumach e Ventura 2009, 752, con riflessione sull’inclusione di questa pianta nelle fonti mediche medievali). Per le forme dei dialetti it. con diversi referenti cf. Penzig (1972b, 523). Biblio.: Ineichen (1966, 215); Pellegrini (1972, 119 e 195); Penzig (1972b, 523); Frosini (1993, 175); Glessgen (1996, 834); Gualdo (1996, 220–221); Fontanella (2000, 301); García Gonzáles (2007, s. v. anagodan); Squillacioti (2008, 42); Ventura (2009, 751–752); Elsheikh (2016, vol. 2, 305).

    sopravivolo s.m. ‘Semprevivo, pianta delle Crassulacee. Sempervivum tectorum L.’. succhio del sopravivolo XVIII,13; XVIII,17; succhio delo sopravivolo LVI,112. lat. semperviva IX,14; IX,17; XLVIII,116. Prima attestazione: semperviva Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); sempreviva Cecco d’Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.); sopravivolo Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Sopravivolo è voce toscana derivata da sopravvivo + olo e si oppone alla voce dotta semprevivo, dal lat. sempervīvum, composto di semper e vivus, sul modello del gr. ἀείζωον. Riguardo a tale sinonimia, è interessante la testimonianza di Zucchero Bencivenni: «senperviva e barba Iovis sì è una medesima cosa (...) e volgharmente è detta sopravivolo» (Baldini 1998, 270). In F1 convivono sopravivolo (cc. 15r bis, 32v e 43v) e sempreviva (cc. 22r e 26r). Sinonimi latini sono ayzon, barba iovis e sticados, su cui vd. García Gonzáles (2007, 537). In particolare, barba iovis è attestato anche nel Thesaurus paupe-

    6.2 Botanica

    563

    rum (IX,30) e il volgarizzamento conserva il genitivo latino «col succhio iovis barbe» (XVIII,29). Altre denominazioni regionali del sopravivolo sono raccolte da Penzig (1972b, 523–524). Biblio.: Ineichen (1966, 201); Penzig (1972b, 523–524); André (1985, 235); Baldini (1998, 270 s. v. semperviva); Fontanella (2000, 296); García Gonzáles (2007, 537); Ventura (2009, 709–711); Sosnowski (2014, 228 s. v. senpreviva); Elsheikh (2016, vol. 2, 294).

    sorba secca locuz.nom. ‘Frutto del sorbo essiccato’. farina dele sorbe secche XXXI,50; XXXI,63. lat. sorba XXI,51; XXI,64. Prima attestazione: sorbe seche Zucchero, Santà, 1310 (fior.). sorbo s.m. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Rosacee Pomoidee. Probabilmente Sorbus domestica L.’. scorsa ... di sorbo XLVIII,5. lat. sorba XLI,5. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 206); André (1985, 243); Larson (1995, 614); Baldini (1998, 272); Fontanella (2000, 301); García Gonzáles (2007, 445–446 s. v. hypomelides); Ventura (2009, 772–773); Elsheikh (2016, vol. 2, 294).

    sparago s.m. ‘Asparago, pianta erbacea delle Liliacee. Asparagus officinalis L.’. la radice delo sparago XXI,59; sparagi XXXIX,1. lat. sparagus XI,58; XXXI,1 Prima attestazione: sparisi Memoriali bologn., 1279–1300, (1287); in area toscana: sparaghi Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Dal lat. asparăgum, adattamento del gr. ἀσπάραγος. Sugli allotropi popolari in area italoromanza cf. Ineichen (1966, 207) e Penzig (1972a, 55). Anche F1 ha la forma sparago. Nella ricetta XXXIX,1 sparagi va inteso come genitivo latino, perché compare in una pericope latina. Biblio.: Ineichen (1966, 207–208); André (1985, 28); Baldini (1998, 273); Fontanella (2000, 302); Aprile (2001, 490); García Gonzáles (2007, 546); Ventura (2009, 731–732); Castrignanò (2014, 206); Elsheikh (2016, vol. 2, 296).

    spelda s.f. ‘Seme dell’omonima pianta annuale delle Graminacee, meno pregiato del frumento (Triticum spelta L.)’. pulenta id est spelda XXXI,9. lat. spelta (o polenta de horiza) XXI,9. Prima attestazione: spelda Mattasalà, 1233–43 (sen.).

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    6 Glossario

    Biblio.: Ineichen (1966, 208); André (1985, 244); Baldini (1998, 273); García Gonzáles (2007, 339 s. v. alica); Castrignanò (2014, 207).

    spina nera locuz.nom. ‘Pianta non identificata. Forse errore per spina bianca, che designa alcune varietà di cardo’. la bucchia dela spina nera XVII,2. lat. spina nigra VIII,90. Come nota già Rocha Pereira (1973, 126), la lezione tràdita dai testimoni latini, spina nigra, indica una pianta non identificata; la traduzione riproduce la locuzione fantasma del latino. Occorrerà forse pensare alla spina alba, come abbiamo proposto dubitativamente nell’illustrazione del significato. In F1 si incontra la lezione spina verde (c. 13v), che risulta ugualmente incerta. Biblio.: su spina alba (it. spina bianca): Ineichen (1966, 210); André (1985, 246); García Gonzáles (2007, 546).

    squilla s.f. ‘Pianta erbacea delle Liliacee. Urginea maritima (L.) Baker.’. X,16; la squilla intera sospesa alo solglio dell’uscio XLIV,10. lat. squilla VI,64; XXXVII,27. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Allotropo di scilla, dal lat. scĭllam, che viene dal gr. σκίλλα ‘cipolla marina’, di origine incerta. Nel Corpus OVI non vi sono occorrenze di scilla, la cui prima attestazione nota è quella del volgarizzamento pliniano a opera di Cristoforo Landino (1476), registrata nel GDLI.56 La forma squilla è costante anche in F1 (cc. 9v, 28r, 32r). Biblio.: Ineichen (1966, 102 s. v. cevola squilla); Fontanella (2000, 303); García Gonzáles (2007, 547–548); Ventura (2009, 747–749); Sosnowski (2014, 229); Elsheikh (2016, vol. 2, 123 s. v. cipolla squilla).

    stafisagra (istaviçagria) s.f. ‘Pianta erbacea delle Ranuncolacee. Delphinium staphisagria L.’. seme dela stafisagra III,15; la stafisagra IV,18; istaviçagria VII,2; cocitura dela stafisagra XXXVI,18. lat. staphisagria III,15; III,37; VI,2; XXVIII,16. Prima attestazione: stafixagria Serapiom volg., p. 1390 (padov.); stafisagria Malattie de’ falconi, XIV (tosc.>lomb.). (*)

    56 Il DELI s. v. scilla indica «1542, Dioscoride», cioè la traduzione di Mattioli.

    6.2 Botanica

    565

    Voce dotta dal lat. tardo staphis agrĭam, che risale al gr. σταφίς ἀγρία ‘uva selvatica’, attestato in Dioscoride. Per le altre denominazioni della pianta, ad esempio uva montana, pasula montana, cf. Ineichen (1966, 212). Sull’uso del seme nelle preparazioni mediche cf. Ventura (2009, 752). Biblio.: Ineichen (1966, 212); André (1985, 248); Glessgen (1996, 829–831); Palmero (1997, 139); Fontanella (2000, 304); García Gonzáles (2007, 549); Ventura (2009, 752–753); Elsheikh (2016, vol. 2, 300).

    storace s.f. ‘Resina ricavata dalla liquidambra (Liquidambar orientalis) e dallo stirace (Styrax officinalis L.)’. storax IV,19; storace VI,3; VI,23; VII,7; storacis XXXI,78. lat. storax III,39; V,4; V,22; VI,10; XXI,77. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. tardo stŏrăcem, variante di styracem, che continua il gr. στύραξ di origine semitica, con corrispondenza nell’ar. lubnā. Per Ineichen (1966, 213) il termine designa propriamente lo storace detto secco, che in gr. si chiama appunto στύραξ. Sulle varietà di storace, oltre alla Styrax officinale L., cf. García Gonzáles (2007, 551). L’attestazione di lat. XLV,51 resta latina: storacis albi (LIII,9), così come nei casi di storax (IV,19) e storacis (XXXI,78). Biblio.: Ineichen (1966, 213); André (1985, 252); Glessgen (1996, 832–833); Fontanella (2000, 305); Baldini (1998, 274); Gualdo (1999, 235); García Gonzáles (2007, 551); Ventura (2009, 749–751); Castrignanò (2014, 208); Sosnowski (2014, 229); Elsheikh (2016, vol. 2, 302).

    tamarindo s.m. ‘Frutto del tamarindo, albero tropicale delle Fabacee (Tamarindus indica L.)’. la medicina deli tamarindi non à pare X,5. lat. tamarindi VI,53. Prima attestazione: tamerindi Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Arabismo, da tamr hindī ‘datteri dell’India’ (cf. Ineichen 1966, 215 e Castellani 2000, 250). È interessante la testimonianza di Mattioli, raccolta dal DELI s. v. tamarindo, riguardo all’equivalenza fra tamarindi e datteri indiani: «tamar, arabica dizione, è quel medesimo che dattoli nella nostra lingua, né altro vuol rilevare tamarindi, che dattoli indiani». Biblio.: Ineichen (1966, 215); Stussi (1967b, 140); André (1985, 255); Mancini (1992, 90); Glessgen (1996, 834–835); Castellani (2000, 250); Ventura (2009, 316–317 s. v. de oxifenicia); Baglioni (2010, 488); Tomasin (2010, 75–76); Castrignanò (2014, 209); Elsheikh (2016, vol. 2, 308).

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    6 Glossario

    tamarischio s.m. ‘Denominazione generica di piante delle Tamaricacee, con molte specie di tipo arboreo o arbustivo. Tamarix species’. fronde delo tamarischio XXXVII,25. lat. tamariscus XXIX,24. Prima attestazione: tamarisco Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) Tamarisco continua il lat. tardo tamarīscum, prodottosi dall’incontro di tamarix e lentiscus. Dallo spoglio del Corpus OVI questa voce risulta attestata in epoca medievale soltanto in Serapiom volg., p. 1390 (cf. Ineichen 1966, 216) e in Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.); maggiore diffusione ha l’equivalente tamerice, voce dotta che continua il lat. tamarīcem. In F1 abbiamo tamericie (c. 17r) e tamerigi (c. 28r e 28v). In traduzione della ricetta latina XI,51 il volgarizzamento presenta una banalizzazione: dele fronde del tramarino (XXI,51). L’uso del semplice per curare l’ostruzione dei canali anatomici (ricetta XXXVII,25) è confermato dal Tractatus de Herbis (cf. Ventura 2009, 777). Sulle diverse varietà della pianta, fra cui Tamarix africana e Tamarix gallica, si veda García Gonzáles (2007, 554). Biblio.: Ineichen (1966, 216); André (1985, 255); Glessgen (1996, 835–836); García Gonzáles (2007, 554); Ventura (2009, 777–778).

    tassobarbasso s.m. ‘Pianta erbacea delle Scrofulariacee con proprietà officinali. Verbascum thapsus L.’. tassobarbasso XXXI,34; XXXI,79; XXXIII,2; XXXV,3; succhio del tassobarbasso XXXV,9; XXXV,18; pilglia lo tassobarbasso, che àve le folglia minuta e piò strecte LVI,76. lat. tapsus barbatus XXI,35; XXI,78; XXIII,2; XXV,2; XXV,8; XXV,17; XLVIII,72. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Probabilmente dal lat. tăxum verbăscum, giustapposizione di due voci latine che designano piante velenose (cf. DELI s. v. tassobarbasso). I fiori di questa pianta sono adoperati soprattutto per dare sollievo alle vie respiratorie (cf. Ventura 2009, 785–786). Biblio.: Ernst (1966, 172); Palmero (1997, 139); Baldini (1998, 276–277); Fontanella (2000, 307); García Gonzáles (2007, 555); Ventura (2009, 785–786); Elsheikh (2016, vol. 2, 309).

    tormentilla s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Rosacee con fiori gialli a quattro petali. Potentilla erecta (L.) Raeuschel’. XVI,62 lat. tormentilla VIII,86 Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*)

    6.2 Botanica

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    Voce dotta dal lat. med. tormentĭllam, derivato di tormentum. La lezione è corrotta nei mss. VAT tornencilla e F3 con mentilla, mentre in F8 e S4 abbiamo il ripristino della lezione corretta, tormentilla. In lat. sono noti i sinonimi torbitella e potentilla; nel Tractatus de herbis c’è la variante torbentilla. Dai dati del Corpus OVI la voce tormentilla risulta attestata solo in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), in cui è aggiunta dalla mano di un revisore del testo. Tormentilla ricorre in F1 (cc. 13v; 14v; 23v; 24v). Riguardo alla confusione fra tormentilla e cinquefoglio, confluita anche nella tradizione lessicografica, ad esempio nel TB s. v., cf. García Gonzáles (2007, 560). Biblio.: Ineichen (1966, 220); Fontanella (2000, 310–311); García Gonzáles (2007, 560); Ventura (2009, 789 s. v. torbentilla).

    *totomaglio (toctomalglio; thoctomalglio) s.m. ‘Nome di diverse specie di Euforbia, utilizzate per scopi medicinali. Euphorbia sp.’. radice del toctomalglio XXI,1; lacte del toctomalglio XXI,32; lacte del thoctomalglio XXI,43. lat. titimallus XI,1; XI,30; XI,41. Prima attestazione: totomaglio Cura uccelli di ratto, XIV in. (tosc.); titimaglio Palladio volg., XIV pm. (tosc.); titimallo Serapiom volg., p. 1390 (padov.). La voce continua il lat. tithymallĭum, variante di tithymallus, dal gr. τιθύμαλλος. Già nell’it. ant. sono attestate le varianti titimaglio e titimalo, più vicine alla base latina. La testimonianza del Thesaurus pauperum conferma come siano usati in farmacopea principalmente le radici e il succo lattiginoso per curare il mal di denti. Alle euforbie sono riconosciute anche proprietà ittiotossiche. La classificazione di Dioscoride conta sette varietà della specie euforbia, come sottolinea Ineichen (1966, 219). Si veda anche euforbio supra. Biblio.: Ineichen (1966, 219); André (1985, 261); Baldini (1998, 280); Fontanella (2000, 310); Aprile (2001, 519); García Gonzáles (2007, 559–560 s. v. titimallus); Ventura (2009, 780–781); Elsheikh (2016, vol. 2, 317).

    trifoglio s.m. ‘Denominazione generica di piante erbacee delle Fabacee. Trifolium sp.’. IX,1; trifolium XXXIX,30. lat. trifolium VI,18; XXXI,34. Prima attestazione: terfojo Giudizio universale, XIV in. (ver.); trifolio Serapiom volg., p. 1390 (padov.); in area toscana: trefoglio Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.). (*)

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    6 Glossario

    Il lessema continua il lat. trifŏlĭum ‘che ha tre foglie’, adattamento del gr. τρίφυλλον. L’attestazione di XXXIX,30 è latina. Biblio.: Ineichen (1966, 220); André (1985, 264); Fontanella (2000, 310–311); Ventura (2009, 791–792).

    ulivo s.m. ‘Albero sempreverde delle Oleacee. Olea europaea L.’. fronde deli ulivi XLIX,9. lat. oliva XLII,9. Prima attestazione: olivi Doc. fior., 1255–90. Biblio.: Ineichen (1966, 168); André (1985, 176–177); Glessgen (1996, 790); García Gonzáles (2007, 493 s. v. olea); Ventura (2009, 621–624); Castrignanò (2014, 195); Elsheikh (2016, vol. 2, 323).

    unghia cavallina (unghia del cavallo) locuz.nom. ‘Fungo del genere Ungulina. Tussilago farfara L.’. polvere dell’unghia del cavallo XVI,5; radice dell’unghia cavallina XXV,7. lat. ungula caballina VIII,36; XV,21. Prima attestazione: unga cavalina Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). (*) Nome popolare della Tussilago farfara L., che nella forma delle foglie ricorda per l’appunto l’unghia di un cavallo. Dal Corpus OVI se ne ricava soltanto un’attestazione in Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.): ungna cavallina. La voce ricorre anche in F1: unghia del cavallo (c. 12v). Biblio.: Fontanella (2000, 312); García Gonzáles (2007, 488 s. v. nenufar); Ventura (2009, 258–259 s. v. de apollinari herba).

    vallerana s.f. ‘Genere di piante delle Valerianacee, in particolare Valeriana officinalis L.’. XIV,5. lat. valeriana VII,70. Prima attestazione: valariana Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) Dal lat. med. valerianam ‘pianta della Valeria’, provincia della Pannonia inferiore dove la pianta cresceva in abbondanza. Due le varietà principali: Valeriana officinalis L. e Valeriana montana L., dette anche, rispettivamente, valeriana minore e valeriana maggiore. Sulla specie asiatica Valeriana phu L. cf. García Gonzáles (2007, 564) e Ventura (2009, 436–

    6.2 Botanica

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    437 s. v. de fu). Poche le attestazioni nell’it. ant. e concentrate in Serapiom volg., p. 1390 (padov.) e Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). Biblio.: Bertoldi (1926, 210–216); Ineichen (1966, 225); André (1985, 268); Fontanella (2000, 314); García Gonzáles (2007, 564); Elsheikh (2016, vol. 2, 328).

    verminaca s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Verbenacee. Verbena officinalis L.’. corona dela verminaca VIII,13; fronde dela verminaca XVI,37; verminaca XVI,35; XVII,7; XVII,24; XXIV,15; XXIV,16; radice dela verminaca XL,3; verminaca XLV,10; succhio dela verminaca XLV,14. lat. verbena VI,15; VIII,58; VIII,87; VIII,95; VIII,109; XIV,16; XIV,17; XXXII,3; XXXVIII,10; XXXVIII,14. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). L’it. conosce anche la voce verbena, dal lat. verbēnam, nome generico di alcune piante, riconducibile al v. verberare ‘colpire’ (con la pianta si toccavano i trattati per sanzionarli). Verminaca si origina per accostamento paretimologico a vermine. Nel nostro testo la pianta non è usata per curare i vermi, ma se ne sfruttano le proprietà antinevralgiche, astringenti e risolventi. Biblio.: Ernst (1966, 165 s. v. berbena); André (1985, 269); Baldini (1998, 288); Fontanella (2000, 315); García Gonzáles (2007, 564–565); Ventura (2009, 297–299 s. v. de berbena).

    vesco s.m. ‘Vischio, pianta arbustiva delle Lorantacee. Viscum album L.’. lo vesco deli albori IX,24; vesco dela guercia XI,28; vesco XVIII,20; XXIV,31; vesco delli albori LVI,62. lat. viscus VI,41; VII,25; IX,21; XIV,31; XLVIII,59. Prima attestazione: vischio Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.); vesco Milione, XIV in. (tosc.). Continua per via popolare il lat. vĭscum di origine oscura, accanto agli allotropi visco, veschio e vischio; gli ultimi due presuppongono il dim. lat. vĭscŭlum. La specificazione degli alberi (lat. arborum) si spiega per il fatto che il vischio cresce sui rami di alcuni alberi, tra cui la quercia (cf. ricetta XI,28). Biblio.: Ineichen (1966, 230); André (1985, 273); Fontanella (2000, 317); Aprile (2001, 530); Barbato (2001a, 527); García Gonzáles (2007, 568).

    vetriuola (vitriola) s.f. ‘Parietaria. Parietaria officinalis L.’. lo succhio dela vetriuola la cocitura XV,3; paritaria, cioè la vitriola XXXII,14; dela vetriuola XXXVI,1; la vetriuola XXXIX,36.

    570

    6 Glossario

    parietaria VIII,3; XXII,14; XXVI,1; XXXI,40. Prima attestazione: vetriola Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ.); vetriuola Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.) (*). Dal lat. tardo vitreŏlam, femminile dell’agg. vitreolus. Sulle proprietà terapeutiche della pianta cf. paritaria supra e bibliografia ivi indicata. viola s.f. ‘Pianta erbacea perenne delle Violacee. Viola odorata L.’. quoce indell’acqua le viole XXI,21; la radice dela viola inplastata coll’aceto LVI,74. lat. viola XI,21; XLVIII,70. Prima attestazione: vior Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); viuole Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 229); Glessgen (1996, 838–839); Baldini (1998, 290); Fontanella (2000, 316); Aprile (2001, 529); Ventura (2009, 793–795); Castrignanò (2014, 213); Elsheikh (2016, vol. 2, 337).

    vite s.f. ‘Nome generico attribuito a diverse piante delle Vitacee, in particolare Vitis vinifera L.’. granella dell’uve dela vite XXI,15; la cennere dela vite XXII,22; cennere dele vite XXXV,14; LVI,114; fa cennere dele vite vecchie LVI,119. lat. vitis XI,14; XII,23; XXV,13; XLVIII,109; XLVIII,113. Prima attestazione: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.). *zafferano (zaffarano; çafferano) s.m. ‘Pianta erbacea delle Iridacee. Crocus sativus L.’. zaffarano LIV,10; çafferano LVI,17; LVI,59. lat. crocus XLVI,11; XLVIII,18; XLVIII,56. Prima attestazione: çaferano Lett. sen., 1265; zaffarano Doc. sen., 1277–82. Dall’ar. za‘farān, con allusione al colore giallo (cf. FEW 19, 202–203). Ineichen (1966, 231) registra la denominazione arabizzante çafaram. Cf. gruoco supra. Biblio.: Ernst (1966, 174); Ineichen (1966, 231); Glessgen (1996, 839–840); Baldini (1998, 291); Castellani (2000, 250); Aprile (2001, 534); Ventura (2009, 347–349 s. v. de croco); Tomasin (2010, 80); Castrignanò (2014, 215); Elsheikh (2016, vol. 2, 339).

    *zizzania (çençania; çinçania) s.f. ‘Pianta erbacea infestante del genere loglio. Lolium temulentum L.’. çençania XVII,4; lolglio, che Ysaac chiama çinçania XLVI,4. lat. zizania VIII,92; XXXIX,4. Prima attestazione: zenzania Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.).

    6.3 Medicina

    571

    Voce dotta dal lat. zizanĭam, che riproduce il gr. ζιζάνια. Il DELI attribuisce la fortuna del termine alla parabola del seminatore («superseminavit zizania in medio tritici», Mt 13, 24). Sulla fortuna dell’uso traslato si veda TLIO s. v. zizzania. Cf. loglio supra. Biblio.: Ineichen (1966, 232–233); André (1985, 279); Fontanella (2000, 320); García Gonzáles (2007, 574); Ventura (2009, 813).

    6.3 Medicina 6.3.1 Anatomia angulo dell’occhio locuz.nom. ‘Estremità dell’occhio all’incontro delle palpebre’. angulo dell’occhio XVI,18. lat. angulus oculi VIII,49. Prima attestazione: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Biblio.: André (1991, 51); Sboarina (2000, 198).

    artaria s.f. ‘Vaso sanguigno che porta il sangue dal cuore alla periferia’. salda le vene e l’artarie XXII,20; dele vene e del’artarie XXII,31; artarie del pecto XXV,1. lat. artaria XII,21; XII,32; XV,1. Prima attestazione: artera St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.>tosc.); artarie Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); arteria Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Serianni (2005, 101) descrive la polisemia di arteria, che nell’it. ant. conserva i significati di ‘trachea’ e ‘vaso sanguigno’, mentre la base greca, ἀρτηρία, ha anche quelli di ‘aorta’ e ‘uretere’. Riguardo al significato ‘trachea’, non registrato nel TLIO, cf. LEI 3,1472 e Aprile (2001, 254 s. v. artaria), con rinvio anche a Trolli (1990, 84) e Adams (1995, 371). Biblio.: GAVI 1,208–209; LEI 3,1472–1477; Altieri Biagi (1970, 49); Foresti (1988, 44); Trolli (1990, 84); André (1991, 122–123 ‘trachea’); Marcovecchio (1993, 84); Adams (1995, 371); Gualdo (1996, 45); Baldini (1998, 197); Gualdo (1999, 176); Sboarina (2000, 131 e 198 s.vv. arteriale e arteria del polmone); Aprile (2001, 254); Gloss.BiblioLeo s. v. arteria; Tomasin (2010, 45); D’Anzi (2012a, 271); Castrignanò (2014, 162); Valenti (2014, 759–763); Elsheikh (2016, vol. 2, 92).

    bellico s.m. ‘L’avvallamento circolare del ventre, residuo della rescissione del cordone ombelicale (anche per indicare genericamente il punto del corpo)’.

    572

    6 Glossario

    bellico XXX,2; XXX,12; XXX,18; XXX,19; XXXI,73; XXXIV,5; XXXIV,10; XL,12; XLVII,27; L,5; L,9; L,17; LII,18; LII,23; LII,34; LIII,4; LIII,16; LV,3. lat. umbilicus XX,2; XX,12; XX,18; XX,19; XXI,73; XXIV,5; XXIV,8; XXXII,12; XL,29; XLIII,6; XLIII,10; (XLIII,18); XLV,20; (XLV,25); XLV,36; XLV,46; XLVI,18; (XLVII,4). Prima attestazione: belico Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); bellico Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: GAVI II,163; Ineichen (1966, 293); Camillo (1991, 141); Marcovecchio (1993, 895); Larson (1995, 87–88); Gualdo (1996, 56–57); Baldini (1998, 200); Fontanella (2000, 198); Gualdo (1999, 180); Gloss.BiblioLeo s. v. ombelico; D’Anzi (2012a, 413–414); Elsheikh (2016, vol. 2, 100).

    bocca delo stomaco locuz.nom. ‘Cardias, orifizio di sbocco dell’esofago nello stomaco’. XXXIV,15. lat. os stomachi XXIV,12. Prima attestazione: boccha de lo stomaco Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 285); Altieri Biagi (1970, 55); Gualdo (1996, 46); Serianni (2005, 96 n. 31) a proposito del sinonimo moderno cardias; Tomasin (2010, 46); D’Anzi (2012a, 279); Elsheikh (2016, vol. 2, 102).

    bucchio s.m. ‘Pelle’. LVI,12. lat. XLVIII,12. Prima attestazione: buccio Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Bucchio, variante di buccio, designa la ‘buccia dei frutti’, la ‘corteccia degli alberi’ e la ‘pelle umana’; sono le stesse accezioni del sostantivo femminile bucchia (buccia). Nel volgarizzamento bucchia ha il significato di ‘corteccia degli alberi’ (bucchia dell’olmo I,7; bucchia del salcio XVI,51; bucchia del noce XVIII,10; etc.). Biblio.: Larson (1995, 118–119); Baldini (1998, 203); Elsheikh (2016, vol. 2, 104–105 s. v. buccio).

    celabro s.m. 1. ‘Cervello, organo sede delle facoltà intellettive’. V,14; VIII,7; XXV,5. lat. cerebrum (–); VI,10; XV,5. 2. ‘Testa’. rafano pesto e legato sullo celabro XIII,2; ponela calda sulla fronte e sullo celabro XIV,2.

    6.3 Medicina

    573

    lat. cerebrum VII,65; VII,67. Prima attestazione: 1. celebro Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); celabro Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); 2. cerebro Ricette bologn., XIV pm.; Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.) (*). Biblio.: Marcovecchio (1993, 165–166); Baldini (1998, 207); Gualdo (1999, 177); Aprile (2001, 279 s. v. cerebro); Tomasin (2010, 49 s. v. celebro); Elsheikh (2016, vol. 2, 117).

    cephalica s.f. ‘Vena superficiale del braccio, che si credeva procedere dalla testa’. vena del capo decta cephalica LVIII,1. lat. (L,1). Prima attestazione: ceffalica Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.); vena cefalica Chirurgia di Ruggero Frugardo volg., XIV pm. (fior.) (*). L’etimologia è discussa; si potrebbe pensare a una voce dotta, dal lat. tardo cephalĭcum, che continua il gr. *κεφαλικός, da κεφαλή ‘testa’. Tuttavia, non sono note attestazioni del termine greco; per questo motivo Hyrtl (1879, 96–97) sostiene l’origine araba della voce da al-kīfāl (al-kēfāl). Questa seconda ipotesi è accolta da Altieri Biagi (1970, 62–63), Pellegrini (1972, 85) e Serianni (2005, 178). Il termine è presente già in Crusca I s. v. cefalica. Segnaliamo vena cefalica in F1 (c. 19r). Biblio.: Hyrtl (1879, 96–97); Altieri Biagi (1970, 62–63); Pellegrini (1972, 85); Serianni (2005, 178 e 180); Gloss.BiblioLeo s. v. vena cefalica; D’Anzi (2012a, 286 e 418); Elsheikh (2016, vol. 2, 329 s. v. vena).

    cipesso s.m. ‘Nuca’. V,8; VI,3; VII,3; IX,33; XXIII,5; XXIII,10. lat. occipitium IV,6; V,4; VI,3; VI,48; XIII,5; XIII,10. Prima attestazione: (*). Cipesso è voce pisana che continua per via popolare il lat. occipĭtium secondo i seguenti fenomeni: aferesi per discrezione dell’articolo, passaggio di ĭ pretonica a i ed evoluzione del nesso -TJ- > /tts/ > /ss/. Il napoletano antico cepezzo è un altro esempio di continuazione popolare di occipĭtium in area italoromanza (cf. Fiorentino 1937, 147 e Alessio 1942, 177). In F1 il lat. occipitium è tradotto con cottola (cc. 7r, 8r, 9r, 18v, 19r) e occipitio (c. 7r). Per una trattazione più ampia si veda Zarra (2014). Biblio.: Fiorentino (1937, 147); Alessio (1942, 177); Zarra (2014); Serianni (2015, 93–94).

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    6 Glossario

    codenna s.f. 1. ‘Cuoio capelluto’. I,17. lat. cutis I,17. 2. ‘Pelle dell’uomo’. X,8; codenna della faccia XIX,4; codenna XXV,3. lat. cutis VI,56; X,5; XV,3. Prima attestazione: 1. Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); 2. Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Dal lat. *cutĭnnam, derivato da cutis ‘pelle’. Già nell’it. ant. il termine designa anche la ‘pelle grossa e dura degli animali, in particolare maiale, cinghiale e simili’. Questa è l’accezione che si afferma in diacronia. Nel volgarizzamento il sinonimo pelle è adoperato costantemente per gli animali: arde la pelle cole labbra del capo dela volpe I,19 (lat. I,19), pelle fressca del montone IX,6 (lat. VI,23), pelle del cervio XXXII,26 (lat. XXII,25), pelle del leone XXXV,24 (lat. XXV,23), lo sangue dela lievra e la pelle sua XXXIX,6 (XXXI,7), pelle d’oga LI,11 (lat. XLIV,6), pelle di cervio LVI,6 (lat. XLVIII,6), pelle dela volpe LVI,29 (lat. XLVIII,29), LVI,61 (lat. XLVIII,58), la pelle dell’asino LVI,98 (lat. XLVIII,93). Sulla scia di Crusca V s. v. cotenna, in GDLI e in DELI la prima attestazione di cotenna con l’accezione di ‘pelle dell’uomo’ è individuata in Pietro Isp. volg.: «lo seme della senape scaldato in sul testo, posto in sul panno, lo dolor del capo toglie; e mettasi cautamente perocché arde la codenna». Biblio.: GAVI III/4, 232–233; Camillo (1991, 134 n. 54); Baldini (1998, 214); D’Anzi (2012a, 300); Elsheikh (2016, vol. 2, 135).

    *coglione s.m. (colglioni; collioni; qullioni) ‘Testicolo’. lli colglioni e lo menbro XLIII,1; la verga e li collioni XLIII,10; qullioni XLV,2; collioni XLV,4; XLIX,13. lat. genitalia XXXVII,1; virilia XXXVII,10; testiculus XXXVIII,2; XXXVIII,4; (XLIII,13) Prima attestazione: colgoni St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.> tosc.). Lat. tardo cōleōnem, per il class. coleum ‘testicolo’, di etimologia incerta. Sono frequenti le attestazioni di coglione in riferimento agli animali (ad es., quglioni del gallo XI,8; coglioni del tasso XLIII,11; qulglioni dela mustella LI,11, etc.). Quando il termine compare in traduzione di genitalia e virilia (lat. XXXVII,1 e XXXVII,10), si leggono le dittologie rispettivamente con verga e con membro.

    6.3 Medicina

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    Non ci sono attestazioni del sinonimo testicolo, che occorre in un unico caso come innovazione di S4, precisamente nella ricetta XI,3 (lat. VII,3). In F1 la situazione è ribaltata: è stabile testicoli sia per gli esseri umani sia per gli animali (cc. 10r ter, 11r, etc.). Biblio.: GAVI III/2,328–329; Altieri Biagi (1970, 66); André (1991, 177–179); Larson (1995, 195–196); Baldini (1998, 210); Elsheikh (2016, vol. 2, 125).

    collo della matrice locuz.nom. ‘Collo dell’utero; parte inferiore dell’utero’. XLVI,1; XLVI,3; LI,25. lat. XXXIX,1; collum matricis XXXIX,3; XLV,1. Prima attestazione: Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). = Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.) (*).57 Biblio.: Ineichen (1966, 287); Altieri Biagi (1970, 66); André (1991, 191); Gualdo (1996, 49).

    *culo (qulo) s.m. ‘Sedere’. forbe lo minugio e lo qulo XXXV,10; minugio del qulo XXXV,27. lat. anus XXV,9; XXVI,2. Prima attestazione: St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.>tosc.). Dal lat. cūlum. In corrispondenza del lat. anus, qulo si affianca a minugio ‘orifizio anale’ nella ricetta XXXV,10; nella ricetta XXXV,27 funge, invece, da determinante: minugio del qulo. Non abbiamo, dunque, testimonianza di qulo con il significato di ‘orifizio anale’; si veda il caso di postrione. Biblio.: GAVI III/4,386–388; Ineichen (1966, 288); Sboarina (2000, 201); D’Anzi (2012a, 301–302).

    ditello s.m. ‘Ascella’. socto lo ditello mancho XIII,3. lat. sub asella manca VII,64. Prima attestazione: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). Dal lat. tardo titĭllum ‘solletico’. Il termine appare diffuso soltanto nei volgari toscani: cf. TLIO s. v. e Corpus OVI. In F1 si trova il sinonimo asciella (c. 11r). Biblio.: Camillo (1991, 148 n. 111); Baldini (1998, 219); Elsheikh (2016, vol. 2, 145).

    57 Due attestazioni anche in F1 (cc. 33r, 36v).

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    6 Glossario

    fontanella (del collo) s.f. ‘Piccola rientranza (sulla superficie del collo)’. XXIII,10. lat. fontanella colli XIII,10. Prima attestazione: fontanella sopra-l collo Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). (*) In corrispondenza dell’altra attestazione del lat. fontanella colli (XIV,35) abbiamo la resa in sul capo (XXIV,35). In Crusca III è accolta fontanella della gola da «Tes. Pov. P. S.» in corrispondenza per l’appunto della ricetta lat. XIII,10: «Empi un mezzo guscio di noce di pepe, di galbano, e di opponaco caldo, e queste cose poni alla fontanella della gola». Tale allegazione passa a TB, DELI e GDLI, che la presentano come prima attestazione.58 In F1 troviamo fontanella del collo (cc. 19r; 19v). forca del pecto locuz.nom. ‘Forcella del petto; la regione epigastrica e, in particolare, la parte superiore dell’addome sottesa all’arco costale’. XXVII,14. lat. furcula stomaci XVII,16. Prima attestazione: forcella del petto Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.). (*) Dal lat. fŭrcam, di etimologia incerta. Il Du Cange s. v. furca offre un rinvio a furcula pectoris. La polirematica forca del petto risulta un hapax, mentre forcella e forcella del petto sono accolte nelle registrazioni lessicografiche. In F1 si incontra forciella dello pecto (c. 20v). Baldini (1998, 226) segnala l’uso del termine come sinonimo di stomaco, ventre. Biblio.: Altieri Biagi (1970, 82 s. v. forcola); Baldini (1998, 225–226 s. v. forcella); D’Anzi (2012a, 327); Elsheikh (2016, vol. 2, 162).

    gengia (gingie) s.f. ‘Gengiva; parte della bocca che sostiene i denti’. gengie XXI,9; XXI,22; XXI,56; XXI,75; gingie XXI,67; XXI,69. lat. gingive XI,9; XI,24; XI,55; XI,76; (XI,67); (XI,69). Prima attestazione: gengie Egidio Romano volg., 1288 (sen.). Dal lat. gingīvam, di etimologia incerta: cf. DELI s. v. gengiva, che segnala come prima attestazione «1282, Restoro d’A.», accolta anche in Gloss.BiblioLeo

    58 Cf. § 6.0 La fortuna lessicografica del «Thesaurus pauperum» in volgare sulla confluenza delle allegazioni dal Thesaurus pauperum volgare nei dizionari storici (ed etimologici) per riproposizione passiva di Crusca III e Crusca IV.

    6.3 Medicina

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    s. v. gengiva. Di questa occorrenza non troviamo conferma nel Corpus OVI e nel TLIO s. v. gengiva. Biblio.: Nystedt (1988, 231); André (1991, 60); Marcovecchio (1993, 393); Baldini (1998, 228); Fontanella (2000, 237); Sboarina (2000, 202); Barbato (2001a, 397); Gloss.BiblioLeo s. v. gengiva; Elsheikh (2016, vol. 2, 167).

    giuntura (iunctura) s.f. ‘Articolazione’. LVI,3; LVI,30; iuncture LVI,87; LVI,89. lat. iunctura XLVIII,3; XLVIII,30; dopo XLVIII,83. Prima attestazione: Tesoro volg., XIII ex. (fior.). Secondo GDLI e DELI, la prima attestazione di giuntura con l’accezione di ‘articolazione’ si trova in Dante, Inf. XXV, 106. Il DELI s. v. giunto allega un riscontro latino del significato di ‘articolazione’ agli inizi dell’VIII sec.: junctura artuum (con rinvio a Bambeck 1959, 31). Biblio.: Bambeck (1959, 31); Altieri Biagi (1970, 84); André (1991, 78–80); Marcovecchio (1993, 485); Baldini (1998, 228); Gualdo (1999, 179); Sboarina (2000, 202); Aprile (2001, 377); Barbato (2001a, 397); Gloss.BiblioLeo s. v. giuntura; D’Anzi (2012a, 330); Castrignanò (2014, 187); Elsheikh (2016, vol. 2, 170).

    gosso s.m. ‘Gola’. viene ala gola e al gosso XXIV,37; queste due code si congiungeno insieme indel gosso XXIV,37. lat. (–). Prima attestazione: gosso Trattati di Albertano volg., a. 1287–88 (pis.). L’etimologia è discussa; si potrebbe pensare a una «mozzatura di (gor)gozzo (da un lat. parl. *gurgŭtiam ‘gola’) o di (gar)gozzo da un imit. garg», come suggerisce il DELI s. v. gozzo, con indicazioni bibliografiche; oppure da un etimo del lat. volg. *guttium, variante di guttur ‘gola’, confuso con guttus ‘ampolla’, come sostiene Nocentini (2010 s. v. gozzo1). Accezione principale del termine è ‘ingluvie, parte dilatata dell’esofago degli uccelli’ e, per estensione, ‘parte pettorale esteriore dell’ingluvie’. Secondo GDLI e DELI, la prima attestazione di gozzo nell’accezione di ‘gola’ è quella di Dante, Inf. IX, 99. Nel volgarizzamento pisano il lessema compare per due volte nella stessa ricetta, priva di un antecedente latino in Rocha Pereira (1973). Si noti nella prima occorrenza la dittologia sinonimica con gola. Biblio.: Altieri Biagi (1970, 85); Marcovecchio (1993, 402–403); Larson (1995, 315); Baldini (1998, 229), che nota l’uso di gola da parte di Zucchero Bencivenni nelle traduzioni dal francese; Fontanella (2000, 239); Elsheikh (2016, vol. 2, 172).

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    6 Glossario

    interiola (del polmone) s.f.pl. ‘Parti interne del polmone’. le ’nteriola del polmone XXV,21; le quale seccano molto le ’nteriola XXVIII,1. lat. pulmonis viscera XV,16; XVIII,1. Prima attestazione: (*). Dal lat. interiōra neutro pl. ‘le parti più interne’. In it. il termine interiora è adoperato principalmente per indicare gli intestini e le viscere degli animali e, in seconda istanza, gli intestini e gli organi interni degli uomini. Nel volgarizzamento quest’ultima accezione è ricoperta dai termini intestina, minugia, su cui cf. infra, mentre interiora è adoperato per designare le cavità interne del polmone. Non abbiamo trovato riscontri lessicografici per interiora con questo significato, che risulta pertanto un hapax. Nella sezione dedicata alle lesioni del polmone, l’occorrenza di XXVIII,1 le quale seccano molto le ’nteriola è frutto di una traduzione amplificata rispetto al lat. que nimis siccant (XVIII,1). Biblio.: Ineichen (1966, 290 ‘intestini, budella’); Sboarina (2000, 203 ‘organi interni, viscera’).

    lonbi s.m.pl. ‘Parte posteriore dell’addome’. sulle rene, cioè sopra li lonbi, e sullo bellico XXXI,73; in media regione, cioè in meço del corpo overo dei lonbi LVIII,1. lat. renes XXI,73; (L,1). Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Le due occorrenze di lonbi si trovano in glosse esplicative: di rene (pl.) e di media regione; si può convincentemente propendere per la semantica di ‘parte posteriore dell’addome’. Nella ricetta XXXIX,13 (lat. XXXI,16) «lo sangue del becco e lo polmone e renes, cioè li lonbi» notiamo nuovamente l’equivalenza con il lat. renes, ma, dal momento che si tratta di anatomia animale, si può interpretare come ‘parte muscolosa del dorso’. Riguardo alla concorrenza tra lombo e rene si veda anche Ineichen (1966, 291). Su rene cf. infra. Biblio.: Ineichen (1966, 291); Fontanella (2000, 254); Sboarina (2000, 203); Gloss.BiblioLeo s. v. lombo; Elsheikh (2016, vol. 2, 197).

    lucqula (lucula) s.f. ‘Ugola, formazione carnosa a forma di acino d’uva che pende dal palato’. lucqula X,9; XXI,56; XXIII,9; XXIII,10; XXIII,15; XXIV,6; XXIV,8; XXIV,9; XXIV,10; XXIV,11; XXIV,12; XXIV,19; XXIV,20; XXIV,21; XXIV,36. lat. uvula VI,57; XI,55; XIII,9; XIII,10; XIII,15; XIV,7; (XXIV,8); XIV,10; XIV,11; XIV,12; XIV,13; XIV,20; (XIV,21); (XIV,22); XIV,35. Prima attestazione: uvula Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

    6.3 Medicina

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    Lucqula è esito non altrimenti noto dal lat. tardo ūvŭlam, con passaggio di -va velare e concrezione dell’articolo. Le forme attestate nel TLIO s. v. ugola e nel Corpus OVI sono: bubula, ubula, ugola, uvela, uvella, uvola, uvula; si vedano anche le forme registrate nel REW § 9105. Biblio.: GAVI XIX/1,329–330; Altieri Biagi (1970, 133–134); André (1991, 68); Camillo (1991, 147); Marcovecchio (1993, 903–904); Fontanella (2000, 314); Sboarina (2000, 209); Gloss.BiblioLeo s. v. uvola; D’Anzi (2012a, 416 s. v. uvola); Elsheikh (2016, vol. 2, 327 s. v. uvola).

    matrice s.f. ‘Utero; per estensione, apparato genitale femminile’. male dela matrice V,10; le chiuçure dela matrice XLVI,5; la matrice XLVII,2; XLVII,3; XLVII,6; dolore della matrice XLVII,8; la matrice XLVII,11; XLVII,17; XLVII,21; XLVII,23; la malatia dela matrice XLVII,24; matrice L,7, conforta la matrice LII,34; LII,38, etc. (tot. = 65 occ.) lat. matrix IV,9; XXXIX,5; XL,2; XL,3; XL,5; XL,9; XL,13; XL,19; XL,23; XL,25; XL,26; XLIII,8; XLV,36; XLV,40, etc. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. matrīcem ‘utero’, derivato da matrem, con continuazioni panromanze (cf. REW § 5422). Secondo GDLI e DELI, la prima attestazione si incontra in Dante, Conv. IV, 21–24. Nel nostro testo sono poche le attestazioni che pertengono all’anatomia animale: ad esempio, la pietra dela matrice dela capra LI,2 (lat. XLIV,2). Anche nel Serapiom il termine designa l’utero sia degli esseri umani sia degli animali (Ineichen 1966, 291–292; 312); le sopravvivenze moderne dialettali mostrano la semantica di ‘utero degli animali’. Gualdo (1999, 245) riconosce nell’uso di Michele Savonarola un momento di svolta in tale direzione. Biblio.: Ineichen (1966, 291–92 e 312); Altieri Biagi (1970, 93); Nystedt (1988, 243); André (1991, 190); Marcovecchio (1993, 531–532); Gualdo (1996, 55); Baldini (1998, 240); Gualdo (1999, 245); Fontanella (2000, 259); Sboarina (2000, 204); Aprile (2001, 396); Barbato (2001a, 433); Gloss.BiblioLeo s. v. matrice; D’Anzi (2012a, 344); Elsheikh (2016, vol. 2, 206).

    membro s.m. 1. ‘Ognuna delle parti esterne del corpo umano; in particolare, gli arti’. membro infermo XXIII,6; conforta li membri XXXI,26; nodi, cioè dele congiunture deli membri LVI,3; membro LVI,13; membro infermo LVI,16; lo membro goctoso LVI,62; membro LVI,98. lat. membrum XIII,6; XXI,26; (XLVIII,4?); XLVIII,14; XLVIII,17; XLVIII,59; XLVIII,93.

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    6 Glossario

    2. ‘Pene’. XLIII,1; XLV,7; LII,29. lat. genitalia XXXVII,1; virga XXXVIII,7; XLV,31. Prima attestazione: 1. membra Pier della Vigna (ed. Contini), a. 1249 (tosc.). 2. membro masculino Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260–61 (fior.). Per la designazione eufemistica del pene l’it. ant. conosce anche membro masculino, la cui prima attestazione è in Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260–61 (fior.); membro virile, che occorre in Simintendi, a. 1333 (tosc.); e membro genitale, che ha prima attestazione in Cecco d’Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.) e designa gli organi sessuali sia maschili sia femminili. In corrispondenza del lat. genitalia XXXVII,1, membro è in dittologia con collioni, su cui cf. supra. Biblio.: Altieri Biagi (1970, 94); André (1991, 161); Marcovecchio (1993, 540–541); Fontanella (2000, 261); Sboarina (2000, 204); Aprile (2001, 398); Barbato (2001a, 434); Gloss.BiblioLeo s. v. membro genitale e membro virile; D’Anzi (2012a, 346–348); Elsheikh (2016, vol. 2, 210).

    minugia (minuscia) s.f.pl. ‘Intestino’. lo dolore dele stentina, ciò ssono le minugia XXXII,21; dolore dele minugia XXXII,36; dolore dele minuscia XXXII,39; se lle minugia disciendeno indeli collioni LVII,3. lat. intestina XXII,20; XXII,34; XXII,37; XLXI,3?. Prima attestazione: minugia Dante, Commedia, a. 1321. Dal lat. minūtĭam, ‘parte minuta degli animali’: voce d’area toscana con probabile origine settentrionale. Secondo GDLI e DELI, le prime attestazioni sono in Pietro Ispano volg. («Contro l’uscire delle minugia di sotto ... Scalda con fuoco lo apostolico e toccane lo budello uscito e incontinente entrerà dentro»; esempio già in Crusca III s. v. minugia e TB s. v. minugia) e Dante, Inf. XXVIII, 25 («tra le gambe pendevan le minugia»). L’identificazione semantica con ‘intestino’ è favorita dall’equivalenza fra colica e infermitade dele minugia nel titolo del capitolo XXXII «Medicine a dolore di corpo e ala infermitade dele minugia, la quale si chiama colica passione» (lat. XXII De colica et iliaca passione); quasi tutte le occorrenze qui raccolte appartengono a questo capitolo. Le fonti lessicografiche notano che la semantica di ‘interiora degli animali’ si sviluppa a partire dal XVI sec.: nel GDLI la prima attestazione è rintracciata nell’Ercolano di Benedetto Varchi; tuttavia, nel volgarizzamento si hanno due attestazioni nell’àmbito dell’anatomia animale: la polvere dele minugia del lupo XXXII,29 (lat. XXXI,28) e minugia suoi con riferimento al becco XXXIX,13 (lat. XXXI,16). A queste occorrenze possiamo affiancare quelle delle rubriche del

    6.3 Medicina

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    volgarizzamento della Mulomedicina attribuita a Vegezio nei mss. Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, A. 1541, c. 50ra e Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2300, c. 36rb.59 Biblio.: Marcovecchio (1993, 554 ‘intestini di animali’).

    minugio (minugio qulare, m. del qulo) s.m. ‘Orifizio anale’. lo minugio XXXII,42; la ’nfiassione del minugio XXXIII,15. lat. (XXII,40); tumor ani XXXVI,2. minugio qulare XXXIII,13; XXXIV,9; XXXV,10; minugio del qulo XXXV,27; minugio qulare XXXV,30. lat. podex XXVI,1; XXIV,10; anus XXV,9; XXVI,2; XXVI,5. Prima attestazione: (*) Nel Corpus OVI non troviamo altre attestazioni del lessema. Inoltre, la semantica del termine desumibile dal volgarizzamento non è stata finora accolta dai dizionari. Nel GDLI, infatti, la voce è marcata come «ant. e lett.» e viene glossata con il significato di ‘interiora di animali’, offrendo allegazioni da «Trattato delle Mascalcie [Tommaseo]» e da D’Annunzio. Nel volgarizzamento il termine è adoperato anche per designare l’intestino degli animali: minugio grasso del’avoltore bianco XXXII,8 (lat. intestinum maius XXII,8). Si veda supra il sinonimo *culo. natura s.f. ‘Vagina’. per la matrice, cioè per la natura XLVI,4; natura XLVII,2; XLVII,12; XLVII,13; XLVII,15; XLVII,17; XLVII,18; XLVII,28; XLVIII,11; XLVIII,14; L,1; L,5; L,10; L,13; L,15; L,16; L,22; LI,10; LI,21; LI,25; LII,1; LII,3; LII,9; LII,11; LII,21; LII,25; LII,34; LIII,12; LIII,13; LIV,24; LIV,26; etc. (tot. = 50 occ.). lat. (XXXIX,4); (XL,2); (XL,14); (XL,15); (XL,17); (XL,19); orifitium matricis XL,20; (XLV,57); vulva XLI,11; (XLI,14); (XLIII,1); muliebria XLIII,6; (XLIII,11); vulva XLIII,14; (XLIII,16); (XLIII,17); (XLIII,23); vulva XLIV,12; (XLIV,23); vulva XLV,1; (XLV,3); (XLV,5); (XLV,11); (XLV,13); pudenda XLV,23; (XLV,27); muliebria XLV,36; (XLV,54); vulva XLV,56; pudenda XLVI,25; (XLVI,28); etc. Prima attestazione: Milione, XIV in. (tosc.). Come il gr. φύσις, il lat. natura indica eufemisticamente gli organi sessuali sia maschili sia femminili (Jacquart/Thomasset 1985, 32; André 1991, 162–163).

    59 Ringrazio Stefano Cristelli per la segnalazione di questi due manoscritti.

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    6 Glossario

    Buona parte delle occorrenze di natura è priva di rispondenza puntuale nel modello latino, perché si trova in locuzioni del tipo mettere nella natura, che indicano una precisazione, taciuta nel modello latino, sulla somministrazione del medicamento. Si veda anche postrione. Poche le attestazioni in riferimento agli animali: ad esempio, natura dela lievora LII,5 (lat. XLV,7), LII,27 (lat. XLV,29) e LIII,11 (lat. XLV,53). Il termine natura è presente anche in F1 (cc. 34r bis, 35v, etc.). Biblio.: Ineichen (1966, 292–293); Altieri Biagi (1970, 99); Jacquart/Thomasset (1985, 32); André (1991, 162–163); Marcovecchio (1993, 574); Gualdo (1996, 55–56); Baldini (1998, 245 ‘complessione’ e ‘ano’); Gualdo (1999, 245); Fontanella (2000, 267); Aprile (2001, 411); Elsheikh (2016, vol. 2, 224).

    nervo (nerbo) s.m. ‘Formazione anatomica allungata costituita da più filamenti di cellule nervose, che collega il sistema nervoso centrale con un organo’. lo nervo che muove la lingua XXIII,5; lo nerbo sensibile XXIII,6; dolore ... deli nerbi LVI,7; dolore dei nerbi LVI,25; cagione di nerbi LVI,31; li nervi LVI,89; visio di nerbi LVI,103. lat. nervus XIII,5; XIII,6; XLVIII,7; XLVIII,24?; XLVIII,31; dopo XLVIII,83; XLVIII,108. Prima attestazione: nerv Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); nerbo Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.); nervi Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Biblio.: Altieri Biagi (1970, 100–101); André (1991, 204–205); Marcovecchio (1993, 577); Gualdo (1996, 56); Gualdo (1999, 180); Fontanella (2000, 267); Aprile (2001, 412); Gloss.BiblioLeo s. v. nervo; D’Anzi (2012a, 354–355); Elsheikh (2016, vol. 2, 225).

    nodi s.m.pl. ‘Articolazioni’. nodi, cioè dele congiunture deli membri LVI,3; dolore dei nodi LVI,101. lat. (XLVIII,4); articulorum, id est nodorum XLVIII,96. Prima attestazione: nodi ‘articolazioni delle dita’ Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.). Il lessema è qui usato genericamente per le ‘articolazioni’, come si evince dalla glossa di LVI,3, e ancor prima da quella latina di XLVIII,96. Altrove designa propriamente le ‘nocche’, le ‘articolazioni tra una falange e l’altra’ (cf. Gloss.BiblioLeo s. v. nodo). Ciò accade anche in F1, in cui si legge «dolore delli artetici e delli nodi delle dita di piedi e delle mani» (c. 42v) in traduzione, per l’appunto, di dolorem articulorum, id est nodorum (lat. XLVIII,96). Cf. giuntura supra. Nel volgarizzamento il lessema non ha mai l’accezione d’àmbito patologico ‘tumore’. Biblio.: Altieri Biagi (1970, 101); André (1991, 80); Marcovecchio (1993, 582); Gloss.BiblioLeo s. v. nodo; D’Anzi (2012a, 355).

    6.3 Medicina

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    pectignone (pectignione) s.m. ‘Pube’. XXX,9; XXXI,52; XXXII,2; XXXIX,3; XXXIX,15; XXXIX,16; XXXIX,27; XXXIX,31; XXXIX,35; XXXIX,36; XL,4; pectignone XL,15; XLI,1; XLI,4; XLVIII,4; LIV,7; LVII,1. lat. pecten XX,9; XXI,53; XXII,2; XXXI,3; XXXI,18; XXXI,19; XXXI,30; (XXXI,37); XXXI,39; XXXI,40; XXXII,4; XXXII,15; (XXXIII,1); (XXXIII,4); XLI,4; (XLVI,9); (XLIX,1). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. *pectiniōnem, rifatto sul lat. pectinem ‘pettine’, calco del gr. κτείς (cf. DEI s. v. pettignone). Pettine è impiegato per designare il ‘pube’ e gli ossi ‘metacarpo’ e ‘metatarso’. In area settentrionale abbiamo le forme peteneio e petenecchio, segnalate rispettivamente da Ineichen (1966, 294) e da Altieri Biagi (1970, 109). Pettignone è ben attestato anche in F1 (cc. 22r, 24r, 25v, etc.). Biblio.: Hyrtl (1879, 271); Ineichen (1966, 294); Foresti (1988, 44 s. v. petenechio); André (1991, 227–228 s. v. pecten); Altieri Biagi (1970, 109); Camillo (1991, 148 n. 110); Gualdo (1996, 59 s. v. petenechio); Baldini (1998, 252); Gualdo (1999, 243 n. 193); Fontanella (2000, 275); Gloss.BiblioLeo s. v. pettignone; Elsheikh (2016, vol. 2, 241).

    pianta del piede locuz.nom. ‘Superficie inferiore del piede, che poggia sul suolo’. piante dei piedi V,12; XXX,14. lat. planta pedum IV,11; XX,14. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: André (1991, 116); Aprile (2001, 437).

    postrione s.m. ‘Posteriore, orifizio anale’. XXX,1; XXX,3; XXX,5; XXX,7; XXX,11; XXX,19; XXX,25; XXX,26; XXX,41; XXX,74; XXXIII,6; XXXIII,11; XXXIII,12; XXXV,1; XLIII,13. lat. orificium ani XX,1; (XX,3); (XX,5); anus XX,7; (XX,11); (XXI,19); posteriora XXI,26; (XXI,27); anus XXI,42; posteriora XXI,74; XXIII,6; XXIII,11; anus XXIII,12; (XXV,1); anus XXXVII,13. Prima attestazione: postrione Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). (*) Al pari di culo, anche postrione ha nell’it. ant. significato sia di ‘orifizio anale’ sia di ‘sedere’. Indica qui solo l’orifizio anale; si trova, infatti, in corrispondenza delle voci latine orificium ani, anus e posteriora, le cui occorrenze sono tutte nell’espressione recipere fumum per posteriora. In alcune ricette (XXX,3; XXX,5; XXX,11; XXXI,19; XXXI,27; XXXV,1) non traduce direttamente un termine latino,

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    ma è introdotto in una puntualizzazione sulla modalità di fruizione del medicamento: compare in formule come messo indel postrione (XXX,3) e simili. Trattamento speculare è riservato a natura, su cui cf. supra. Biblio.: André (1991, 149 s. v. posteriora).

    puppula (pupula) s.f. ‘Mammella’. puppula VI,20; puppule XXII,12; XXII,13; XXII,28; XXIV,18; XLVIII,13; XLIX,1; XLIX,6; XLIX,7; XLIX,8; XLIX,10; XLIX,13; XLIX,14; XLIX,15; XLIX,16; XLIX,17; XLIX,19; XLIX,20. lat. mamilla V,19; XII,13; XII,14; XII,29; XIV,19; XLI,13; XLII,1; XLII,6; XLII,7; XLII,8; XLII,10; XLII,13; XLII,14; XLII,15; XLII,16; XLII,17; XLII,19; XLII,20. Prima attestazione: popola Egidio Romano volg., 1288 (sen.); puppula Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.). Diminutivo di poppa, che ha il medesimo significato. Le occorrenze ricavate dal Corpus OVI collocano la fortuna di poppola nelle varietà toscane, senese e pisana, con incursioni in quella perugina. Al quadro desunto dal Corpus OVI si aggiungono anche le due occorrenze di puppula in Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). rene s.f. 1. ‘Ciascuna delle due ghiandole poste nella parte alta dell’addome e deputate alla secrezione dell’urina’. la pietra dele rene XXXIX,14; se lla pietra è indella vesscica overo indele rene XXXIX,15; li cecchi dele rene XLI,4. lat. XXXI,17; XXXI,19; XXXIII,7. 2. s.f.pl. ‘Dorso, regione lombare’. rene, cioè sopra li lonbi e sullo bellico XXXI,73; lo dolore del ventre e del fianco e dele reni XXXII,10; unge le rene XXXIII,10; unge le rene XLIII,1; XLIII,2; XLIII,10; inplasta in sulle reni XLIV,4; super renes XLVIII,4; sopra le reni LII,34; sulle rene LIV,24. lat. renes XXI,73; XXII,10; XXIII,10; XXXVII,1; XXXVII,2; XXXVII,10; XXXVII,21; XLI,4; XLV,36; XLVI,25. Prima attestazione: 1. Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); 2. Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Voce dotta dal lat. rēnem. Sull’evoluzione semantica si veda Gamillscheg (1958). Per l’accezione 2. cf. supra il sinonimo lonbo. Sono, invece, assenti rognoni e arnioni, sinonimi di reni nell’accezione 1. In riferimento all’anatomia animale con significato di ‘dorso’: d’uno catello fesso per meço dale rene overo per lo meçço del ventre VI,1 (lat. V,1); l’axungia

    6.3 Medicina

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    dele rene dela capra XXXI,3 (lat. XXI,3); lo sangue del becco e lo polmone e renes, cioè li lonbi XXXIX,13 (lat. XXXI,16). Al riguardo si veda anche Aprile (2001, 462), con rinvio a Adams (1992, 498–500). Biblio.: Gualdo (1996, 61); André (1991, 157); Adams (1992, 498–500); Baldini (1998, 260); Fontanella (2000, 288); Sboarina (2000, 207); Aprile (2001, 462); Gloss.BiblioLeo s. v. rene; D’Anzi (2012a, 378–379); Castrignanò (2014, 202); Elsheikh (2016, vol. 2, 261).

    salvatella s.f. ‘Vena delle mani’. vena dicta salvatella de braccio manco XXXVII,2. lat. salvatella XXIX,2. Prima attestazione: Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano), XIV pm. (it. sett.). (*) Dal lat. med. salvatellam, probabile arabismo, sottoposto a varie banalizzazioni e paretimologie.60 DEI e GDLI pensano, invece, a una derivazione dal verbo salvare. Il termine è presente nel Du Change con altro significato: ‘pellicula involvens cerebrum’. La nostra accezione trova, invece, conferma nella testimonianza di Matteo Silvatico: «Salvatella idest sceylen, et est vena inter anularem et auricularem digitum in dorso manus et est ramus vene communis» (Mat. Silv. 616, citazione da García Gonzáles 2007, 529). La vena salvatella è quella da cui si praticava il salasso per curare la malinconia. Segnaliamo due occorrenze in F1 (salvatella c. 11v; vena salvatella c. 27v). Biblio.: Altieri Biagi (1970, 120–121); Pellegrini (1972, 748); Serianni (2005, 178–180); García Gonzáles (2007, 529); D’Anzi (2012a, 385); Elsheikh (2016, vol. 2, 274).

    sangue mestruale locuz.nom. ‘Sangue del ciclo mestruale’. sangue mestruale dela femmina XI,36; XXXIX,25; XLVIII,11; LI,3; LI,21; LVI,24. lat. sanguis menstrualis VII,31; XXXI,28; (XLI,11); XLIV,3; XLIV,23; XLVIII,23. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: D’Anzi (2012a, 387).

    secondina (segondina) s.f. ‘Nome popolare della placenta e degli altri annessi fetali’. segondina XLVII,22; secondina LIV,10; la segondina LIV,16; la segondina, cioè la vesta LIV,20; la segondina LIV,37.

    60 Pellegrini (1972, 85) ipotizza la seguente trafila: ar. al-usailim > lat. alaseilem > salaseilem > salacella > salvatella.

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    lat. secundina XL,24; XLVI,11; XLVI,18; XLVI,22; XLVI,37. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Il termine secondina corrisponde al gr. δευτέριον e va messo in relazione con il lat. secundae membranae; si spiega per il fatto che la placenta esce dopo il feto. La vitalità del lessema si protrae fino a Redi, il quale contribuirà all’affermazione di placenta (cf. Altieri Biagi 1968, 271–273; Gualdo 1996, 62). Nel nostro testo non si incontra l’altra accezione del lessema: ‘seconda tunica dell’occhio’, su cui cf. Gualdo (1996, 62) e Baldini (1998, 270); in D’Anzi (2012a, 183 e 390) si legge: «appresso seghuita la 6a [scil. parte dell’occhio], chiamata secondina, et è così dicta o vero è seconda alla sclirothyca dalla parte posteriore, o vero perché ha similitudine colla secondina delle donne». Biblio.: Hyrtl (1879, 333); Ineichen (1966, 295);61 Altieri Biagi (1968, 271–273); Altieri Biagi (1970, 123); Camillo (1991, 147); Gualdo (1996, 62); Baldini (1998, 270); Squillacioti (2008, 41); Gloss.BiblioLeo s. v. secondina; D’Anzi (2012a, 390); Elsheikh (2016, vol. 2, 283).

    spiena s.f. ‘Milza’. spiena I,17; XXII,4; XXII,12; XXXVII,1; XXXVII,2; XXXVII,3; XXXVII,4; XXXVII,6; XXXVII,7; XXXVII,8; XXXVII,9; XXXVII,10; XXXVII,11; XXXVII,12; XXXVII,13; XXXVII,14; XXXVII,16; XXXVII,17; XXXVII,18; XXXVII,21; XXXVII,22; XXXVII,24; XXXVII,25. lat. splenis I,17; XII,3; XII,13; XXIX,1; XXIX,2; XXIX,3; XXIX,4; XXIX,6; XXIX,7; XXIX,8; XXIX,9; XXIX,10; XXIX,11; XXIX,12; XXIX,13; XXIX,14; XXIX,16; XXIX,17; XXIX,18; XXIX,21; XXIX,22; XXIX,24. Prima attestazione: splene Regimen Sanitatis, XIII (napol.). (*) Dal lat. splēnem, dal gr. σπλήν, σπληνός. Accanto all’esito dotto, splene (maschile), splena è metaplasmo, mentre spiena mostra lo sviluppo popolare del nesso di occlusiva labiale sorda e laterale. In area veneta è diffusa anche la forma spienza ‘milza’, sorta per probabile incrocio tra splene e spongia (cf. GDLI s. v.). Anche se maggioritario nell’it. ant., il sinonimo milza è assente nel volgarizzamento; abbiamo, infatti, milsa soltanto come variante di VAT nella ricetta XXII,12 (lat. XII,13). Milza è costante in F1 (cc. 17v bis, 27v, 28r, etc.). Biblio.: GAVI XVI/6,517; Altieri Biagi (1970, 125 s. v. spienza); Foresti (1988, 44 s. v. splene); André (1991, 156); Marcovecchio (1993, 807); Barbato (2001a, 434 s. v. melcza); D’Anzi (2012a, 399 s. v. splene); Elsheikh (2016, vol. 2, 298).

    61 Questa la definizione nel Serapiom: «el panicolo, in lo quale è involto el feto» (Ineichen 1966, 161).

    6.3 Medicina

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    spinale s.m. ‘Colonna vertebrale’. XXXIII,10. lat. XXII,10. Prima attestazione: Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.); in area toscana: Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). Nel GDLI s. v. spinale la prima attestazione del sostantivo si trova in Galilei; ma si vedano le occorrenze raccolte dal Corpus OVI in Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.) e in Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.), in cui spinale ha anche funzione di attributo: «merolla spinale». Biblio.: Altieri Biagi (1970, 126); Castrignanò (2014, 208).

    stentina (stentine) s.f.pl. ‘Tratto del canale digerente a forma di tubo che collega lo stomaco all’orifizio anale’. lo dolore dele stentina, ciò ssono le minugia XXXII,21; dolore dele stentine XXXII,27. lat. dolor intestinorum XXII,20; (XXII,26). Prima attestazione: ’ntestine Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Nel nostro volgarizzamento il termine appare vitale nella locuzione con dolore: dolore delle stentina, su cui cf. infra. Stentina è forma aferetica e metatetica di intestina, propria dell’area meridionale; è voce assente nelle registrazioni lessicografiche: cf. Aprile (2001, 373); Barbato (2001a, 415). Si veda il sinonimo minugia. Biblio.: Ineichen (1966, 290); Foresti (1988, 44); André (1991, 141–142); Marcovecchio (1993, 474); Gualdo (1996, 52–53); Baldini (1998, 233); Gualdo (1999, 179); Aprile (2001, 373); Barbato (2001a, 415); Gloss.BiblioLeo s. v. intestino; D’Anzi (2012a, 337).

    stomaco s.m. ‘Organo dell’apparato digerente, posto nella parte alta dell’addome’. lo male del ventre, cioè delo stomaco XXVII,3; stomaci XXVII,5; lo ructare delo stomaco XXVII,6; stomaco XXVII,7; XXVII,8; XXVII,10; XXVII,16; XXVII,17; XXX,8; XXX,19; XXXI,55; XXXII,38; XXXIV,2. lat. stomachus XVII,4; XVII,6; XVII,7; XVII,8; XVII,9; XVII,11; XVII,18; XVII,19; XX,8; XX,19; XXI,56; XXII,36; XXIV,2. Prima attestazione: stomacho Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). Alla prima occorrenza (XXVII,3) si trova la glossa con ventre, che nel volgarizzamento ha sempre il significato di ‘addome’ e mai quello di ‘utero’; sulla semantica di ventre cf. Gualdo (1996, 65) e Gloss.BiblioLeo s. v. ventre.

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    Biblio.: GAVI XVI/7,414–417; Ineichen (1966, 296); Nystedt (1988, 274); André (1991, 131– 132); Gualdo (1999, 182); Gloss.BiblioLeo s. v. stomaco; Tomasin (2010, 75); D’Anzi (2012a, 401); Elsheikh (2016, vol. 2, 302).

    tempia s.f. ‘Regione della testa situata lateralmente alla fronte’. tempie IX,1; IX,11; IX,18; XVI,37; XXII,6. lat. tempora VI,18; VI,26; VI,35; VIII,60; XII,6. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. volg. *tempŭla, in luogo del class. tempus, al plur. tempora. Sulle altre proposte etimologiche cf. DELI s. v., che annota anche la presenza di templam in ricettari latini di VI e VII sec. (Bambeck 1959, 75). Biblio.: GAVI XVII/2, 486–489; André (1991, 32); Baldini (1998, 278); Fontanella (2000, 307); Aprile (2001, 509); Barbato (2001a, 510); Gloss.BiblioLeo s. v. tempia; D’Anzi (2012a, 407); Elsheikh (2016, vol. 2, 310).

    verga s.f. ‘Pene’. XXXIX,3; XXXIX,4; XXXIX,5; XXXIX,10; XXXIX,15; XXXIX,16; XXXIX,31?; XL,4; XL,13; XLI,1; XLI,4; XLIII,7; XLIII,16; XLV,10; XLV,25; la verga e li collioni XLIII,10. lat. virga XXXI,3; XXXI,4; XXXI,5; XXXI,13; XXXI,18; XXXI,19; XXXII,4; XXXII,13; XXXIII,1; XXXIII,7; XXXVII,7; virga virilis XXXVII,17; virga XXXVIII,10; XXXVIII,15; XXXVIII,27; virilia XXXVII,10. Prima attestazione: Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Biblio.: Ineichen (1966, 297); Altieri Biagi (1970, 135); Foresti (1988, 45); Nystedt (1988, 283); André (1991, 174); Fontanella (2000, 315); Sboarina (2000, 209); Gloss.BiblioLeo s. v. verga; D’Anzi (2012a, 420); Elsheikh (2016, vol. 2, 332).

    vergella s.f. ‘Pene’. XLI,5; XLI,6. lat. virga XXXIII,4; XXXIII,5. Prima attestazione: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). (*) Da *virgĕllam, dim. di virgula, a sua volta da virga. Le due attestazioni in Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.) si riferiscono all’organo sessuale del cavallo. Biblio.: Elsheikh (2016, vol. 2, 332).

    vescica (vecsica, vesscica) s.f. ‘Organo cavo destinato alla raccolta dei liquidi’. XXXIX,1; XXXIX,3; XXXIX,5; XXXIX,9; XXXIX,10; XXXIX,14; XXXIX,15; XXXIX,18; XXXIX,20; XL,16; XL,19; XLI,2; XLI,4; XLI,5; XLI,6; XLII,8; LVI,12.

    6.3 Medicina

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    lat. vesica XXXI,1; XXXI,3; (XXXI,5); XXXI,12; XXXI,13; XXXI,17; XXXI,18; (XXXI,21); (XXXI,23); XXXII,16; (XXXII,19); (XXXIII,2); XXXIII,7; (XXXIII,4); (XXXIII,5); XXXIV,7; (XLVIII,12). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Altieri Biagi (1970, 137); Nystedt (1988, 282); André (1991, 158–159); Gualdo (1996, 66); Baldini (1998, 288); Gualdo (1999, 183); Fontanella (2000, 317); Sboarina (2000, 209); Aprile (2001, 528); Barbato (2001a, 524); Gloss.BiblioLeo s. v. vescica; D’Anzi (2012a, 421); Elsheikh (2016, vol. 2, 332).

    vesta (veste) s.f. ‘Nome popolare della placenta e degli altri annessi fetali’. la veste LIV,3; la segondina, cioè la vesta LIV,20; vesta LIV,23; LIV,33. lat. secundina XLVI,3; XLVI,22; XLVI,24; XLVI,34. Prima attestazione: (*).62 vulva s.f. ‘Insieme degli organi genitali esterni femminili’. LI,18. lat. vulva XLIV,19. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 297); Altieri Biagi (1970, 139); Foresti (1988, 45); Baldini (1998, 291); Gloss.BiblioLeo s. v. vulva; D’Anzi (2012a, 424); Elsheikh (2016, vol. 2, 339).

    6.3.2 Fisiologia e patologia albugine s.f. ‘Leucoma, macchia biancastra patologica sulla cornea’. XV,11; XVI,56. lat. albugo VIII,11; VIII,80. Prima attestazione: Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). (*) Voce dotta dal lat. albūgĭnem, derivato da albus. Secondo DELI s. v. albugine, le allegazioni proposte in Crusca IV e poi in TB sono false. Nelle Aggiunte di Crusca IV è accolto l’esempio da Tes. Pov. P. S. cap. 8: «Lo succo dell’erba, che si chiama mordigallina, con lo succo delle cime de’ pruni, toglie lo sangue, e l’albugine» (ricetta lat. VIII,11).

    62 La prima attestazione di tale accezione nota a GDLI s. v. veste12 risale al XVI sec.: Ludovico Domenichi.

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    6 Glossario

    Non è convincente la registrazione lessicografica, accolta in DELI e GDLI, del significato ‘cornea, bianco dell’occhio’ per l’occorrenza in Sacchetti (Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378–81 [fior.]). Biblio.: LEI 1,1507; Marcovecchio (1993, 36); Glessgen (1996, 557–560); Sboarina (2000, 211–212); Aprile (2001, 240); Elsheikh (2016, vol. 2, 80).

    alopisia s.f. ‘Caduta di capelli o peli (perlopiù causata da alterazioni cutanee)’. male del’alopisia I,5; l’alopisia I,14; l’alopisia IV,9. lat. alopecia (alopicia) I,5; I,14; III,29. Prima attestazione: alipitia Zucchero, Santà, 1310 (fior.); alopitia Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). Rispetto all’allotropo alopecia, dobbiamo supporre per alopisia la derivazione dal lat. alōpicĭam, variante tarda di alopeciam, che discende dal gr. ἀλωπεκία (cf. LEI 2,210). Biblio.: LEI 2,209–210; Ineichen (1966, 249–250); Altieri Biagi (1970, 48); Nystedt (1988, 203); Camillo (1991, 147); Marcovecchio (1993, 41); Baldini (1998, 192 s. v. alipitia); Sboarina (2000, 212); Motolese (2004, 106); D’Anzi (2012a, 271); Elsheikh (2016, vol. 2, 84).

    andare a sella locuz. verb. ‘Espellere le feci’. XXX,1; XXX,5; XXX,14; XXX,18. lat. provocat secessum XX,1; ventrem deonerat XX,5; XX,14; (–). Prima attestazione: Milione, XIV in. (tosc.). Il TLIO s. v. andare accoglie il significato di ‘evacuare l’intestino’ con un esempio dal Regimen Sanitatis, XIII (napol.). Nel Corpus OVI ricaviamo esempi di andare a sella in testi toscani: Milione, XIV in. (tosc.) e Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.); e in testi siciliani: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.) e Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). In VAT è presente la variante andare a cianbra (XXX,1; XXX,14), su cui cf. TLIO s. v. ciambra. antrace s.m. ‘Ringonfiamento tumorale della pelle’. LVIII,1; LVIII,4. lat. antrax L,1; L,5. Prima attestazione: Cecco d’Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.).63 (*)

    63 Nel TLIO è registrato anche il seguente esempio: «Thes. pauper. volg.: L’oglio tratto di pesce cane, ungendo sopra l’antrace, rompelo tosto, e manda fuora per iscoppiatura», tratto da Crusca V. Ma il passo è citato già in Crusca III.

    6.3 Medicina

    591

    Voce dotta dal lat. tardo, anthracem, dal gr. ἄνθραξ ‘carbone’, di origine incerta (cf. LEI 2,1596). Sulla scia dei Vocabolari della Crusca (a partire da Crusca III s. v. antrace) e del TB s. v. antrace, il DELI e il GDLI annotano la prima attestazione del lessema in Pietro Ispano volgar.: «L’oglio tratto di pesce cane, ungendo sopra l’antrace, rompelo tosto, e manda fuora per iscoppiettatura». Si veda infra il sinonimo popolare beneditti. Biblio.: LEI 2,1595–1597; Ernst (1966, 168 s. v. intrace); Altieri Biagi (1970, 47–48); Marcovecchio (1993, 68); Motolese (2004, 105–106); Castrignanò (2014, 161); Elsheikh (2016, vol. 2, 87).

    ardore s.m. ‘Sensazione di bruciore fisico’. ardore XV,1; gli occhi àno ardore XV,17; tolle via l’ardore XVI,11; li occhi c’àno dolore e ardore XVI,20; ardore di lagrime XVI,53; ardore XVII,12. lat. ardor VIII,1; VIII,19; dopo VIII,30 add. V; VIII,42; VIII,77; VIII,97. Prima attestazione: Nicolò de’ Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.). Tutte le attestazioni di ardore nel nostro volgarizzamento si riferiscono all’affezione degli occhi; occorrenze simili in Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), ad esempio «allo ardore e ponçione d’occhi». L’ardore può interessare anche altre parti del corpo, come ben emerge dagli esempi raccolti nel TLIO s. v. ardore. Biblio.: LEI 3,996; Ineichen (1966, 250); Marcovecchio (1993, 82); Glessgen (1996, 550– 551); Sboarina (2000, 212); Tomasin (2010, 44–45); Elsheikh (2016, vol. 2, 90).

    artetica s.f. ‘Artrite, patologia caratterizzata da dolori delle articolazioni’. LVI,1; LVI,2; LVI,25; LVI,37; LVI,41; LVI,111; LVI,113. lat. arthetica XLVIII,1; XLVIII,2; XLVIII,24; XLVIII,36; XLVIII,40; XLVIII,106; XLVIII,108. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: LEI 3,1477; Glessgen (1996, 600–603); Fontanella (2000, 192); Tomasin (2010, 45).

    artetico s.m. ‘Chi è affetto da artrite’. LVI,3; LVI,40; LVI,86. lat. artheticus XLVIII,4; XLVIII,39; XLVIII,83. agg. ‘Dell’artrite’. dolore artetico LVI,3; LVI,35. lat. dolor artheticus XLVIII,3; XLVIII,34. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: LEI 3,1477; Fontanella (2000, 193).

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    6 Glossario

    asma s.f. ‘Patologia caratterizzata da intensa difficoltà respiratoria’. asma delli omori vescosi XXV,17. lat. asma XV,12. Prima attestazione: asma Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Continuazione del lat. ăsthmam, dal gr. ἄσθμα ‘respirazione faticosa’. È discussa la trafila del termine dal latino al volgare: le proposte interpretative sono raccolte in LEI 3,1924. Sull’interpretazione della forma asmo in Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.) si veda la nota nel TLIO s. v. asma. Biblio.: LEI 3,1919–1924; Ineichen (1966, 251); Marcovecchio (1993, 92); Glessgen (1996, 552–556); Fontanella (2000, 194); Sboarina (2000, 212); Castrignanò (2014, 162); Elsheikh (2016, vol. 2, 93).

    asmatico s.m. ‘Chi è affetto da asma’. XXV,10. lat. asmaticus XV,6. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Notiamo anche la perifrasi quelli che gravemente lo fiato arrecano (XXV,12) in traduzione del lat. anelosus (XV,8), che ha significato affine ad asmaticus. Biblio.: LEI 3,1925, Marcovecchio (1993, 92); Fontanella (2000, 194); Sboarina (2000, 212); Aprile (2001, 255).

    assellare v. ‘Espellere le feci’. tesnamon, lo quale est apetito d’assellare sensa volontà XXXI,34; a quelle persone che assellano lo pasto comunqua l’à preso per bocca XXXI,70; assella XXXIII,6; tenasmonem, cioè colui che non può assellare XXXIII,9. lat. tenasmon XXI,35; lientericus XXI,70; assellare XXIII,6; tenasmon XXIII,9. Prima attestazione: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.); in area toscana: Tratt. governo degli uccelli, XIV (tosc.). (*) Il verbo, già presente nel lat. med. (cf. Du Change s. v. asellare), è un denominale da sella. La voce è assente nel GDLI e negli altri dizionari, ma viene accolta nel TLIO s. v. assellare. Cf. supra la polirematica andare a sella. Biblio.: Elsheikh (2016, vol. 2, 94).

    benedecti (male deli b.) s.m.pl. ‘Antrace’. ’nfermitade deli benedecti LVIII tit.; al’antrace, cioè ala postema dicta benedecti LVIII,1; l’antrace, cioè lo male deli benedeti LVIII,4. lat. antrax L tit.; L,1; L,4. Prima attestazione: (*).

    6.3 Medicina

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    Le glosse esplicative del volgarizzamento riferiscono l’equivalenza fra male (o infermitade o postema) deli benedetti e antrace; di tale accezione del lemma non sembrerebbe esservi traccia altrove. Mancano nel volgarizzamento continuatori volgari del lat. carbunculus, calco del gr. ἄνθραξ ‘carbone’ (cf. TLIO s. v. carbonchio). Il mal benedetto è il ‘mal caduco’, l’epilessia, la cui prima attestazione è individuata dal GDLI in Filippo Rinuccini (1392–1462); al riguardo si veda il passo di Michelangelo Buonarroti, allegato già in Crusca III: «il mal caduco è quel benedetto? Sì è». A proposito di darsi il benedetto cf. Camillo (1991, 135 n. 62). bucignare v.sost. ‘Patologia dell’orecchio assimilabile all’acufene’. bucingniare degli urecchi XVIII,35. lat. tinnitum IX,36. Prima attestazione: businare ‘vociferare’ Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.); in area toscana: bucinare ‘vociferare’ Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.) (*). Continua il lat. bucināre, derivato da bucina ‘conchiglia’ e ‘tromba militare’, con il primo significato di ‘suonare la tromba’. Il significato medico desumibile da VAT non è altrove noto. In F3 abbiamo la variante tinnito, diretta continuazione del lat. tinnitum presente nella corrispondente ricetta latina IX,36. caliggine (caligine) s.f. ‘Offuscamento della vista’. XV,22; XV,24; caliggine XVI,16; caligine deli occhi XVI,20; caligine XVI,30; XVI,31; XVI,32; XVII,1; XVII,6; XVII,7; XVII,23; XVII,24; XVII,27. lat. caligo VIII,24; VIII,26; VIII,47; dopo VIII,30 add. V; VIII,53; VIII,54; VIII,56; VIII,89; VIII,94; VIII,95; VIII,108; VIII,109; (VIII,112). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. calīgĭnem. Nel GDLI s. v. caligine5 la prima attestazione dell’accezione medica è individuata in Redi: è, dunque, senz’altro retrodatabile, come leggiamo in LEI 9, 1416. Anche in F1 abbiamo attestazioni di caligine (cc. 12v, 13r, 14v). Biblio.: GAVI XVII/1, 335–337; LEI 9,1410–1424; Marcovecchio (1993, 140); Sboarina (2000, 214); Fontanella (2000, 202); Aprile (2001, 270); Tomasin (2010, 47); Elsheikh (2016, vol. 2, 108).

    calvo agg. ‘Privo di capelli’. calvo I,15; capo calvo I,22; I,23. lat. calvities I,15; I,22; (I,23). Prima attestazione: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.).

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    6 Glossario

    Le occorrenze di calvo in traduzione del lat. calvities prevedono una riformulazione che introduce la coppia con capo. Il corrispondente cultismo designante la patologia, calvizie, è più tardo: GDLI e DELI s. v. calvizie ne indicano la prima attestazione in Machiavelli. Biblio.: Marcovecchio (1993, 141); Gualdo (1999, 186–187); Elsheikh (2016, vol. 2, 108).

    cancro s.m. ‘Tumore’. XLIX,6. lat. cancer XLII,6. Prima attestazione: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); in area toscana: Virtù del ramerino (ed. Bénéteau), 1310 (fior.). Come il gr. καρκίνος, il lat. căncrum designa il ‘granchio’ e il ‘tumore’, verosimilmente perché le ramificazioni del tumore ricordano le zampe di un granchio, come sostiene già Isidoro (cf. Marcovecchio 1993, 143). Tale polisemia passa all’it. cancro. Anche nel volgarizzamento pisano vi sono esempi di cancro ‘granchio’: cancro fruviale XVIII,37 (lat. IX,38) e LIII,1 (lat. XLV,43). Biblio.: LEI 10,660; Ineichen (1966, 253); Altieri Biagi (1970, 58); Marcovecchio (1993, 143); Baldini (1998, 204); Castrignanò (2014, 166); Elsheikh (2016, vol. 2, 110).

    carne superflua locuz.nom. ‘Escrescenza carnosa nell’occhio’. XVI,22. lat. superflua caro dopo VIII,33 add. V. Prima attestazione: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Biblio.: Aprile (2001, 273).

    cataratte s.f.pl. ‘Cateratta; opacità del cristallino, che causa una riduzione della vista’. XVII,12. lat. cataractae VIII,97. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Continua il lat. cataractam, dal gr. καταρράκτης. Secondo GDLI s. v. cateratta la prima attestazione dell’accezione d’àmbito medico si trova in Pietro Ispano volg. 1 [Cura degli Occhi]: «cateratta è acqua che discende nell’occhio, e con umiditade di fuori, stando nel forame della

    6.3 Medicina

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    tunica uvea, tra ’l bianco dell’occhio e la tunica cornea» (esempio già in Crusca V s. v. cateratta12). Ineichen (1966, 253) sottolinea l’alternanza con macula. Biblio.: GAVI XVII/1, 420–421; LEI 12,1411–1417; Ineichen (1966, 253); Fontanella (2000, 208); Aprile (2001, 275); Elsheikh (2016, vol. 2, 115).

    cavato agg. ‘Cariato’. dente cavato XXI,30; XXI,33; XXI,40; XXI,72. lat. cavus XI,28; XI,31; XI,38; XI,74. Prima attestazione: (*). L’accezione qui desumibile è assente nel TLIO e nel GDLI; manca anche in Aprile (2001, 277). L’aggettivo è adoperato con lo stesso significato in F1 (dente cavato cc. 16v bis, 17r ter). cavo agg. ‘Cariato, bucato’. dente cavo XXI,55. lat. cavus XI,54. Prima attestazione: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). (*) Come per cavato, anche per cavo l’accezione di ‘cariato’ non è registrata nel GDLI, mentre è accolta nel TLIO s. v. cavo. Non vi sono attestazioni di cavo in F1: in corrispondenza del lat. cavus (XI,54) troviamo cavato. Nel lessico medico medievale è nota la vena cava (anche cava s.f.) per designare i ‘tronchi venosi che versano il sangue nell’atrio destro’. cecchio (cechio) s.m. ‘Escrescenza carnosa’. lo cecchio overo la fistula ch’è indell’occhio XVI,4; cecchi XXV,21; cecchi del naso XXXV,6; cecchi dela vesscica XLI,2; XLI,4; XLI,6; cecchi corrosivi XLIX,10. lat. ulcus VIII,35; (XV,16); ulcera XXV,5; XXXIII,2; XXXIII,7; XXXIII,5; XLII,10. Prima attestazione: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). (*) Come ricaviamo dalle attestazioni del TLIO s. v. cecchio, il termine è diffuso esclusivamente in area toscana: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.), Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.), Mascalcia G. Ruffo volg., XIII ex. (pis.); in quest’ultimo troviamo l’interessante glossa «perciò volgarmente s’apella fico, cioè cechio in nostro volgare». Biblio.: Squillacioti (2008, 37).

    chiusura (chisura) s.f. ‘Ostruzione o occlusione di canali anatomici’. chiusura del polmone XXV,11; chisura del polmone XXV,20; chiuçure oqulte del petto XXV,21; chiuçure dela matrice XLVI,5.

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    6 Glossario

    lat. pulmonis opilatio XV,7; clausura pulmonis XV,15; occultas clausuras toracis XV,16; clausuras matricis XXXIX,5. Prima attestazione: (*). Il significato di ‘oppilazione’ non è presente nel GDLI e nel TLIO s. v. chiusura. Cf. infra opilatione. In F1 abbiamo chiusure del polmone (c. 20r) e lle sue chiusure (scil. della matrice c. 32r) e il sost. chiudimento (c. 20r); per chiudimento il TLIO propone il significato di ‘otturamento (di una parte cava all’interno del corpo per cause patologiche)’ con un esempio da Quatro partite del corpo, 1310 (fior.). *colica (collica) 1. s.f. ‘Colica, contrazioni spasmodiche dell’intestino’. dolore di collica XXXII,14; dolore dela collica XXXII,31. lat. colica XXII,14; XXII,30. Prima attestazione: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). (*) colico agg. ‘Che ha i caratteri della colica’. colica passione titolo XXXII. cf. dolore colico infra. lat. colica cap. XXII. Prima attestazione: colico dolore Cecco d’Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.). Dal lat. tardo cōlicem, dal gr. κολική (νόσος) ‘malattia del colon’. Il lat. conosce in alternativa a colica l’unità lessicale superiore passio iliaca: anche nell’it. ant. sono note locuzioni equivalenti a colica, come dolore del fianco. GDLI e DELI s. v. colica segnalano la prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «lo sterco di colombo cotto nel vino, e impiastrato, vale sopra ogni altra cosa alla colica»; questo esempio è presente soltanto in Crusca V s. v. colica; Crusca III e Crusca IV s. v. colica (e TB s. v. colica) recano, invece, il seguente esempio: «L’osso che si trova nello sterco del lupo, bevuto, ovvero appiccato al collo con pelle di cervio, ovvero con lana di pecora uccisa dal lupo, guarisce la colica». Come per il sostantivo colica, anche per l’aggettivo colico la prima attestazione registrata nel GDLI è quella di Pietro Ispano volg. «Budello maggiore dello avoltore bianco, mangiato, cura perfettamente la colica passione»; l’esempio è accolto a partire da Crusca III s. v. colico (anche in TB s. v. colico). Nel Corpus OVI troviamo occorrenze della locuz. colica passione anche in Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano) XIV pm. (it. sett.): «çuova ala colicha passione»; Serapiom volg., p. 1390 (padov.); e Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). Biblio.: Ineichen (1966, 254); Altieri Biagi (1970, 66); Nystedt (1988, 212); Marcovecchio (1993, 199); Gualdo (1999, 236); Aprile (2001, 287); Motolese (2004, 126–127); D’Anzi (2012a, 289); Elsheikh (2016, vol. 2, 125).

    6.3 Medicina

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    collera s.f. ‘Uno dei quattro umori che formano la complessione umana’. collera ch’ède indela bocca di socto delo stomaco VI,9; collera pressina overo di collera rugginosa XXXI,69; collere XXXI,69; collera rossa XXXVIII,6. lat. (–); colera XXI,69; XXI,69; colera (variante di G) XXX,5. Prima attestazione: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.). Dal lat. chŏlĕram, col «rafforzamento tipico delle parole sdrucciole dopo la voc. iniziale» (DELI s. v. collera). Come sottolinea Baldini (1998, 210), l’umore collerico è diviso in collera rossa e collera nera; la collera rossa si distingue a sua volta in naturale, citerna, vitellina, presina e rugginosa, di queste ultime due abbiamo testimonianza nella ricetta XXXI,69. La collera pràsina è anche nota come collera verde (cf. TLIO s. v. collera). Biblio.: Nystedt (1988, 212); Baldini (1998, 210); Fontanella (2000, 215); Sboarina (2000, 209); Aprile (2001, 287); D’Anzi (2012a, 289); Castrignanò (2014, 169); Elsheikh (2016, vol. 2, 125).

    corso del ventre locuz.nom. ‘Dissenteria’. XXXI,71. lat. cursus ventris XXI,71. Prima attestazione: (*). La polirematica corso del ventre è equivalente a flusso del ventre. Tale accezione non è registrata nel GDLI e nel TLIO. Biblio.: Marcovecchio (1993, 243).

    crepatura (chrepatura) s.f. ‘Ernia’. LVII tit.; chrepatura LVII,1; LVII,2. lat. crepatura XLIX tit.; XLIX,1; XLIX,2. Prima attestazione: ‘screpolatura (della pelle)’ Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.). (*) Dal lat. tardo crepatūram, derivato da crepare. In DELI e GDLI s. v. crepatura la prima attestazione è in Pietro Ispano volg.: «Foglie di cicuta peste, e scaldate in sul testo, ed impiastrate in sulla crepatura, saldano in quindici dì», con definizione rispettivamente di ‘effetto del crepare’ e ‘ernia’. Questo passo è citato già in Crusca III e Crusca IV s. v. crepatura con il significato «Per Malattía, nella quale gl’intestini cascano per lo più nella borsa», e in Crusca V s. v. crepatura con il significato «Si usò per la Malattia dell’allentagione; ernia». Ineichen (1966, 256) ritrova nel volgarizzamento di Dioscoride a opera di Fausto da Longiano la glossa di ‘crepatura con discendimento d’intestini’, che

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    6 Glossario

    giustifica il sinonimo dessension dey buegi, che indica propriamente la conseguenza della crepatura. Nel TLIO s. v. crepatura l’attestazione da Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.) è accolta sotto il significato di ‘screpolatura (della pelle)’. Tuttavia, le occorrenze nel capitolo XLIX del Thesaurus pauperum paiono riconducibili al significato di ‘ernia’. Biblio.: Ineichen (1966, 256 s. v. crevaura); Altieri Biagi (1967, 13); Gualdo (1996, 81–82); Sboarina (2000, 218); D’Anzi (2012a, 301); Elsheikh (2016, vol. 2, 136).

    criatura s.f. ‘Feto’. LIV,2; LIV,3; LIV,13; LIV,14; LIV,16; LIV,19; LIV,20; LIV,21; LIV,22; LIV,23; LIV,27; LIV,32; LIV,33; LIV,34; LIV,37; LIV,39; LIV,42. lat. fetus XLVI,2; XLVI,3; XLVI,14; XLVI,16; XLVI,18; XLVI,21; XLVI,22; XLVI,23; dopo XLVI,23 add. V; (XLVI,24); XLVI,29; infans XLVI,33; fetus XLVI,34; infans XLVI,35; fetus XLVI,37; XLVI,39; XLVI,42. Prima attestazione: creatura Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Sulla scarsa diffusione del lat. creatura cf. TLL s. v. creatura e Martín Ferreira (2010b, 149–150), cui rimandiamo anche per la trattazione su fetus (ivi, 151). disertare v. ‘Abortire’. non arà a disertare LIII tit.; LIII,1; LIII,2; fa disertare LIV,31. lat. (–); non abortire XLV,43; XLV,44; XLVI,32. Prima attestazione: Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.). Dal lat. tardo disĕrtāre, derivato dal participio desertus. disertatura s.f. ‘Aborto’. XLVIII,9. lat. aborsus XLI,9. Prima attestazione: (*) Accezione assente nel TLIO s. v. disertatura, che offre il significato di ‘deformità, bruttura’ e un’allegazione da Trattato a Demofilo volg., XIV (tosc.).64 Sul lat. aborsus (o abortus) cf. Martín Ferreira (2010b, 155–157). Biblio.: Martín Ferreira (2010b, 155–157).

    disinteria (disenteria; dissinteria) s.f. ‘Dissenteria, infiammazione dell’intestino che provoca diarrea’.

    64 Lo stesso esempio in GDLI s. v. disertatura.

    6.3 Medicina

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    XXXI,10; XXXI,33; XXXI,44; XXXI,48; XXXI,50; XXXI,59; XXXI,72; XXXI,73. lat. disenteria XXI,10; XXI,34; XXI,45; XXI,50; XXI,51; XXI,60; XXI,72; XXI,73. Prima attestazione: disinteria Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Contina il lat. dysentĕrĭam, dal gr. δυσεντερία, composto di δυσ- e ἔντερα ‘intestini’. Si vedano qui anche i sinonimi non tecnici corso del ventre e fluxo del ventre. Biblio.: Ineichen (1966, 257); Foresti (1988, 46); Camillo (1991, 147); Marcovecchio (1993, 296–297); Glessgen (1996, 594–596); Baldini (1998, 218); Gualdo (1999, 236); Fontanella (2000, 223); Sboarina (2000, 219); Motolese (2004, 147); Elsheikh (2016, vol. 2, 145).

    disinterico s.m. ‘Chi è affetto da dissenteria’. dissintericis XXV,23; la torsione del ventre, li quali pateno li disinterici XXXII,46. lat. disinteria XV,18; (–). Prima attestazione: disinterici Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 297); Fontanella (2000, 223); Motolese (2004, 148).

    dolore s.m. ‘Sensazione di sofferenza causata da un male fisico’. d. artethico vd. supra. d. collico (colico) XXXII,9; XXXII,12; XXXII,15; XXXII,16; XXXII,20; XXXII,26. lat. dolor colicus XXII,9; colica XXII,12; (XXII,15); dolor colicus XXII,16; dolor XXII,19; dolor colicus XXII,25. d. del capo VII tit.; VII,1; VIII,2; VIII,3; VIII,4; VIII,5; VIII,9; VIII,10; VIII,11; VIII,13; VIII,14; IX,2; IX,9; IX,10; IX,11; IX,12; IX,13; IX,17; etc. lat. dolor capitis VI tit.; VI,1; VI,5; VI,6; VI,7; VI,8; VI,12; VI,13; VI,14; VI,15; VI,17; VI,19; VI,24; VI,25; VI,26; VI,27; VI,28; VI,32; etc. d. del lato XXXII,24. lat. dolor lateris XXII,22. d. del ventre XXVII,15; XXXII,10; XXXIII tit. lat. dolor ventris XVII,17; XXII,10; tenasmon XXIII tit. d. dell’urecchie (orecchio) XVIII,5; XVIII,23; XVIII,24; XVIII,26; XVIII,27; XVIII,29; XVIII,30. lat. (IX,5); vitia aurium IX,24; dolor aurium IX,25; IX,27; (IX,28); surditas IX,30; dolor aurium IX,31. dolore dela coscia LVI,26. lat. dolor coxe XLVIII,25. d. della fronte IX,15. lat. dolor frontis VI,30.

    600

    6 Glossario

    d. della matrice XLVII,8; L,12; LV,5. lat. tumor matricis XL,9; dolor matricis XLIII,13 (lezione di P V); XLVII,7. d. delle minugia XXXII,36; dolore dele minuscia XXXII,39. lat. dolor intestinorum XXII,34; XXII,37. d. dele moreche XXXV,4. lat. dolor XXV,4. d. delle stentine XXXII,22; XXXII,27. lat. dolor intestinorum XXII,20; (XXII,26). d. delli denti XXI,12; XXI,15; XXI,19; XXI,51; XXI,52; XXI,53; XXI,66; XXI,74. lat. dolor dentium XI,12; XI,16; XI,18; XI,51; XI,50; XI,52; XI,65; XI,71. d. delli nerbi LVI,7; LVI,25 lat. dolor nervorum XLVIII,7; XLVIII,24. d. delli occhi XV,13; XV,15; XV,19. lat. dolor VIII,15; VIII,17; dolor oculorum VIII,21 d. dello stomaco XXVII,3; XXVII,7; XXVII,8; XXVII,17; XXXII,38; XXXIV,15. lat. dolor stomachi XVII,4; ardor stomachi XVII,8; dolor stomachi XVII,9; dolor XVII,19; dolor stomachi XXII,36; XXIV,12. d. di fianco XXXII,9; XXXII,10; XXXII,16; lat. dolor colicus XXII,9; dolor laterum XXII,10; dolor iliacus XXII,16; d. podagrico LVI,6; LVI,21. lat. dolor podagre XVLIII,7; (?). d. sciatico LVI,28; LVI,102. lat. sciaticus XLVIII,28; dolor sciaticus XLVIII,97. Termine di alta frequenza nel volgarizzamento: abbiamo qui evidenziato i diversi determinanti che vi si accompagnano. Possiamo rilevare che le unità lessicali superiori con dolore corrispondono principalmente a perifrasi già latine con dolor e determinante generico (organo o parte del corpo afflitti da condizione patologica). Biblio.: Ineichen (1966, 257–258); Marcovecchio (1993, 290); Baldini (1998, 220); Fontanella (2000, 224–225); Sboarina (2000, 220); Aprile (2001, 319); D’Anzi (2012a, 312).

    durisia (duritia) s.f. ‘Rigidità patologica di un organo o di una parte del corpo’. XXXVII,5; la duritia dela spiena XXXVII,12; durisia dela matrice XLVI tit.; XLVI,2; XLVI,5; durisia dele puppule XLIX,1; XLIX,16; durisia dele giunture LVI,64. lat. durities XXIX,5; durities splenis XXIX,12; duritia matricis XXXIX tit.; XXXIX,2; XXXIX,5; durities mamillarum XLII,1; XLII,16; duritia iuncturarum XLVIII,62. Prima attestazione: dureze Quatro partite del corpo, 1310 (fior.); dureza dela milza Zucchero, Santà, 1310 (fior.).

    6.3 Medicina

    601

    Dal lat. durītĭam, der. da durum. Il termine è presente anche in F1: durezza (c. 28r quater, 33r ter, 34v). Aprile (2001, 323) pensa a un tecnicismo collaterale. Biblio.: Ineichen (1966, 258); Altieri Biagi (1970, 75–76); Nysted (1988, 224); Glessgen (1996, 586); Baldini (1998, 221); Fontanella (2000, 226); Aprile (2001, 323); D’Anzi (2012a, 312–313).

    enfa s.f. ‘Feto’. XLVII,22; LIV,21. lat. fetum XL,24; XLVI,4. Prima attestazione: (*) Voce assente nei dizionari. È costante nei testimoni del ramo β come variante di criatura, su cui cf. supra. enfiare v. ‘Gonfiarsi, tumefarsi per cause patologiche o traumatiche’. enfia XXIII,7; enfiano XLIX,1. lat. infleri XIII,7; XLII,1. Prima attestazione: Tesoro volg., XIII ex. (fior.). È attestato anche il contrario disenfiare (disenfia L,3; lat. XLIII,3). Biblio.: Baldini (1998, 221); Elsheikh (2016, vol. 2, 150).

    enfiasione (enfiationi; infiassione; ’nfiassione; ’nfiasone) s.f. ‘Aumento di volume di una parte del corpo o di un organo per cause patologiche o traumatiche’. a le ’nfiassione e ale ferite delli occhi XVI,38; ala ’nfiassione e ala caliggine delli occhi XVII,7; la infiasone XXIII,7; sulla enfiassione XXIV,16; infiassione della gola XXIV,18; disolve la ’nfiassione del ventre XXVII,12; enfiasione del postrione XXXIII,12; la ’nfiassione del minugio XXXIII,15; le ’nfiassioni dele moreche XXXV,11; la loro infiassione XXXV,18; ’nfiassione dela spiena XXXVII,11; la ’nfiassione XXXVII,16; la ’nfiassione dela spiena XXXVII,21; infiassione indela vesscica XLI,5; enfiassione della matrice XLVII,9; sulla ’nfiassione dele puppule XLIX,1; la ’nfiassione XLIX,4; la ’nfiassione dele puppule XLIX,13; la infiassione e lo dolore dele puppule XLIX,14; ’nfiassione e le durisie dele puppule XLIX,16; la ’nfiassione XLIX,20; etc. lat. tumores oculorum VIII,62; VIII,95; tumor XIII,7; tumor uvule XIV,17; tumor faucium XIV,19; (XVII,14); tumor ani XXVI,2; emorroidae inflatae XXV,10; tumor emorroidarum XXV,13; emorroidarum inflatio XXV,17; tumor splenis XXIX,11; tumor XXIX,16; splenis tumor XXIX,21; inflatura XXXIII,4; matricis tumor XL,9; infirmitas XLII tit.; tumor mammillarum XLII,1; (XLII,4); tumor XLII,13; (XLII,14); tumor XLII,20; etc.

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    6 Glossario

    Prima attestazione: enfiassione Bestiario toscano, XIII ex. (pis.). I determinanti sono i diversi organi o parti del corpo soggetti a rigonfiamento. Ineichen (1966, 266) propone l’identificazione con il lat. tumor (sulla cui semantica cf. Recio Muñoz 2010, 208–212): tale corrispondenza è qui confermata. Cf. supra l’unica occorrenza di cancro. Biblio.: Ineichen (1966, 265–266); Nystedt (1988, 236); Marcovecchio (1993, 319 s. v. enfiagione); Gualdo (1996, 100 n. 31); Baldini (1998, 221); Gualdo (1999, 196 s. v. inflatione); Fontanella (2000, 228); Sboarina (2000, 222); Aprile (2001, 367 s. v. inflatione); Barbato (2001a, 411–412 s. v. inflacione); Motolese (2004, 196); Recio Muñoz (2010, 208–212); D’Anzi (2012a, 316); Castrignanò (2014, 185); Elsheikh (2016, vol. 2, 150).

    epilentia (pilensia; pillensia) s.f. ‘Malattia neurologica che si manifesta con crisi convulsive’. pilensia XI,1; pillensia XI,3; pilensia XII,2; XII,4; epilentia XII,14; pilensia XII,19; epilentia XII,22; XIV,7; pilensia XIV,8; XIV,10. lat. caducos VII,1; VII,3; epilentia VII,37; VII,39; VII,51; VII,55; VII,58; VII,74; VII,73; VII,76. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Grecismo, da ἐπιληψία, con trafila attraverso siriaco e arabo, secondo Gualdo (1999, 237). Stando ai dati del Corpus OVI, l’unica altra attestazione della forma aferetica pilensia compare in Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Nel GDLI s. v. epilensia la prima attestazione è quella di Pietro Ispano volgar. [Tommaseo]:65 «A guarire della epilensia, cioè male caduco, togli lo corno polverizzato e bevilo». Nel volgarizzamento non è attestato il sinonimo mal caduco. La concezione medica medievale distingue l’epilessia dall’apoplessia, in cui l’oppilazione del cervello è completa. Biblio.: Ineichen (1966, 259); Marcovecchio (1993, 325); Baldini (1998, 221–222); Gualdo (1999, 237); Fontanella (2000, 228); Sboarina (2000, 222); Aprile (2001, 325); D’Anzi (2012a, 316–317); Elsheikh (2016, vol. 2, 151).

    epilentico (enpilentico; pelentico; pilensio) s.m. ‘Chi è affetto da epilessia’. enpilentico XI,18; lo pilensio XII,3; lo pelentico XII,11; l’epilentico XII,12; lo pelentico XII,15; XII,17; lo pilentico XII,24; allo pele[n]tico XII,25; XIV,11.

    65 Questo esempio si trova anche nei Vocabolari della Crusca, a partire da Crusca III s. v. epilensia.

    6.3 Medicina

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    lat. epilenticus VII,15; VII,38; VII,47; VII,48; VII,50; patiens VII,52; epilenticus VII,60; VII,61; VII,72. agg. lo ’nfermo epilentico XII,10; infermi epilentici XII,23. lat. epilenticus VII,44; VII,59. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Come per epilensia, anche il derivato con suffisso -ico mostra gli esiti aferetici: pelentico e pilensio. Per la forma peletico di XII,25 dobbiamo pensare probabilmente alla caduta del titulus indicante la nasale. Biblio.: Camillo (1991, 147); Marcovecchio (1993, 325); Fontanella (2000, 228).

    fantastico s.m. ‘Chi è privo di senno, matto’. li fantastichi XI,26; lo fantastico XIV,3. lat. fantasticus VII,23; VII,68. Prima attestazione: Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). (*) fatica dell’orinare locuz.nom. ‘Difficoltà a espellere l’urina’. XL,10; XL,17. lat. stranguria XXXII,10; XXXII,17. Prima attestazione: (*) fatica delo pissciare locuz.nom. ‘Difficoltà a espellere l’urina’. XXXIX,20. lat. difficultas urine XXXI,23. Prima attestazione: (*) In traduzione del lat. stranguria, accanto a stanguiria. Nell’it. ant. non si incontrano altre attestazioni di queste locuzioni con fatica, mentre è diffusa difficoltà dell’urina (su cui cf. Ineichen 1966, 257). In F1 troviamo, infatti, difficultà dell’orina (c. 29v). Biblio.: Ineichen (1966, 257); Marcovecchio (1993, 355).

    febbra (febra) s.f. ‘Aumento della temperatura corporea al di sopra della norma’. febra aguta XXVIII,1. lat. febris XVIII,1. Prima attestazione: frebe St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.>tosc.); febre acuta Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). La febbre acuta designa un’afflizione che si sviluppa nell’apparato circolatorio. A proposito dei diversi tipi di febbre continua noti nella medicina medievale, Agrimi/Crisciani (1980, 273) mettono in rilievo il seguente quadro rispetto ai

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    6 Glossario

    quattro umori: la febbre «continua, […] proviene dal sangue putrefatto nei vasi; la terzana continua […] deriva da bile rossa [gialla]; la quotidiana continua […] si origina dal flegma; la quartana continua proveniente da bile nera putrefatta fuori dai vasi». Biblio.: Ineichen (1966, 262); Agrimi/Crisciani (1980, 273); Bertini Malgarini (1989, 93–95); Marcovecchio (1993, 356); Glessgen (1996, 560–563); Baldini (1998, 223); Fontanella (2000, 231); Aprile (2001, 334); Motolese (2004, 167); D’Anzi (2012a, 323); Castrignanò (2014, 180); Elsheikh (2016, vol. 2, 156).

    ferita s.f. ‘Lesione di una parte del corpo per cause traumatiche’. ferite degli occhi XVI,38; XVII,12; ferite XXII,3; XXII,5; XXII,11; XXII,17; XXII,19; XXII,20; XXII,21; XXII,22; XXII,31. lat. vulnus oculorum VIII,62; VIII,97; vulnus XII,4; XII,5; XII,12; XII,18; XII,20; XII,21; XII,22; XII,23; XII,32. Prima attestazione: Doc. montier., 1219. Biblio.: Aprile (2001, 335); Elsheikh (2016, vol. 2, 157).

    fico s.m. ‘Escrescenza carnosa che si sviluppa generalmente sulla palpebra’. XXXV,23. lat. ficus XXV,22. Prima attestazione: Zucchero, Santà, 1310 (fior.). In Mascalcia G. Ruffo volg., XIII ex. (pis.) è esplicitata la sinonimia con cecchio: «perciò volgarmente s’apella fico, cioè cechio in nostro volgare». Su cecchio cf. supra. Biblio.: Altieri Biagi (1970, 80); Baldini (1998, 224); Sboarina (2000, 224); Motolese (2004, 171).

    fistola (fistula) s.f. ‘Lesione che non tende alla guarigione spontanea’. fistula dell’occhio XVI,4; XVI,18; XVI,59; XVI,60; fistola XVII,2; indela puppula arà fistola overo cancro XLIX,6; fistola XLIX,9. lat. fistula VIII,35; VIII,49; VIII,83; VIII,84; VIII,90; XLII,6; XLII,9. Prima attestazione: fistol Meo dei Tolomei, Rime, XIII/XIV (sen.). Dal lat. fĭstŭlam, di etimologia incerta, il cui significato si estende da ‘condotto’ a ‘esofago’ e poi a ‘ulcera’, secondo un’evoluzione semantica che ricalca quella del gr. σῦριγξ. Nel GDLI s. v. fistola la prima attestazione è in Pietro Ispano volg.: «Contra la fistola nell’occhio fa polvere d’incenso» (esempio entrato nella tradizione lessicografica con Crusca III s. v. fistola; anche in TB s. v. fistola).

    6.3 Medicina

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    Biblio.: Ineichen (1966, 263); Altieri Biagi (1970, 80); Marcovecchio (1993, 364); Glessgen (1996, 638); Sboarina (2000, 225); Gualdo (1999, 178); Aprile (2001, 339); Motolese (2004, 172); Elsheikh (2016, vol. 2, 160).

    flemma s.m. ‘Uno dei quattro umori di colore bianco e temperatura fredda’. flemma salso IV,3. lat. flegma III,20. Prima attestazione: frema Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); flema salsa Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Dal lat. tardo phlĕgmam, che continua il gr. φλέγμα. Il flemma salso, qui attestato, è propriamente la varietà di flemma risultante dalla mescolanza con la collera, umore di natura più calda e secca. Secondo la teoria umorale, la flemma è affine all’elemento dell’acqua e ha come caratteristiche il colore bianco e la temperatura fredda; il suo eccesso causa pigrizia e indolenza. Ne sono noti cinque tipi: «flema salsa, dolce, acetosa nera, vitreum e naturale» (cit. da Baldini 1998, 225). Biblio.: Marcovecchio (1993, 663–664 s. v. phlegma); Librandi (1995, vol. 2, 228); Glessgen (1996, 592–593); Gualdo (1996, 93); Baldini (1998, 225); Fontanella (2000, 233); Aprile (2001, 340); D’Anzi (2012a, 325); Castrignanò (2014, 180); Elsheikh (2016, vol. 2, 161).

    flusso (fluxo; fluxso) s.m. ‘Secrezione o emissione di liquidi e di umori all’interno o all’esterno del corpo umano’. f. deli omori XXIX,2. lat. fluxus XIX,2. f. dele calende ‘Perdita di sangue dovuta al ciclo mestruale’ XLVIII,2. lat. (XLI,2). f. dela femmina ‘Perdita di sangue dovuta al ciclo mestruale’ XLVIII,10. lat. menstrua XLI,10. f. dela mestrua ‘Perdita di sangue dovuta al ciclo mestruale’ XXV,23; XLVIII,14; LII,7. lat. fluxus menstruorum XV,18; XLI,14; XLV,9. f. dele morroide ‘Perdita di sangue dovuta alle emorroidi’. f. dele morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione XXXV,1. lat. (–). f. di sangue ‘Emorragia’ XXII,20; XLVIII,8; XLVIII,9. lat. fluxus sanguinis XII,21; fluxus XLI,8; XLI,9. f. del ventre ‘Diarrea’. XXXI,1; XXXI,2; XXXI,5; XXXI,7; XXXI,11; XXXI,16; XXXI,21; XXXI,23; XXXI,33; XXXI,35; XXXI,38; XXXI,39; XXXI,41; XXXI,42; XXXI,47; XXXI,51; XXXI,55; XXXI,56; XXXI,61; XXXI,62; XXXI,77.

    606

    6 Glossario

    lat. fluxus ventris XXI,1; XXI,2; XXI,5; XXI,7; XXI,11; XXI,16; XXI,21; XXI,23; XXI,34; XXI,36; XXI,39; XXI,40; XXI,41; XXI,42; XXI,48; XXI,52; XXI,56; XXI,57; XXI,62; XXI,63; XXI,76. Prima attestazione: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); in area toscana: Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.); fruxo d’omori Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.); flusso del sangue dela femmina Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); fluxo delle femene Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.); flusso di sangue Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); flusso di ventre Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Il termine designa sia il corso degli umori all’interno del corpo umano sia l’uscita di liquidi da un’apertura del corpo. Flusso è, infatti, un lessema generico che necessita dei determinanti per una piena caratterizzazione semantica. Le polirematiche così ottenute sono spesso adoperate in alternativa ai tecnicismi di origine latina o greca; ad esempio, flusso di ventre è, al pari di corso del ventre, sinonimo popolare di disinteria (su entrambi cf. supra). Biblio.: Ineichen (1966, 263); Altieri Biagi (1970, 81); Librandi (1995, vol. 2, 228); Glessgen (1996, 594–596); Gualdo (1996, 94); Baldini (1998, 225); Gualdo (1999, 194); Fontanella (2000, 234); Sboarina (2000, 174–175; 226); Barbato (2001a, 390); Motolese (2004, 175); Tomasin (2010, 55); D’Anzi (2012a, 326); Castrignanò (2014, 181); Elsheikh (2016, vol. 2, 161).

    forfere s.f. ‘Forfora, desquamazione del cuoio capelluto’. I,4. lat. (I,5). Prima attestazione: furfore Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano) XIV pm. (it. sett.); in area toscana: forfore Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.). Dal lat. fŭrfŭrem ‘crusca, forfora’, di origine incerta. Non trovo altri esempi della forma forfere con sviluppo, per dissimilazione, di -u- postonica in e. Biblio.: Ineichen (1966, 264); Marcovecchio (1993, 378–379); Elsheikh (2016, vol. 2, 162).

    formica s.f. ‘Vescicola cutanea’. male che ssi chiama formica XLIX,9. lat. formica XLII,9. Prima attestazione: Almansore volg., XIV po.q. (fior.). Continua il lat. med. formīcam, equivalente del gr. μυρμηκία. Come nota Ventura (2017a, 467): «la prima attestazione [scil. di formica con quest’accezione] segnalata dal GDLI in BencivenniCrusca non trova conferme nel corpus OVI e sarà probabilmente da aggiungere ai noti falsi rediani».

    6.3 Medicina

    607

    Il lessema ha anche il significato di ‘escrescenza carnosa sulle palpebre’, di cui il GDLI annovera attestazione unica da Pietro Ispano volg. 1 [Cura degli occhi]: «Formica è uno fico, cioè ciccione, che nasce nel’ultima palpebra». Stessa situazione nel TLIO s. v. formica. Biblio.: Ineichen (1966, 263); Sboarina (2000, 227); Elsheikh (2016, vol. 2, 163).

    frenetica s.f. ‘Frenesia, alterazione delle facoltà intellettuali’. VI,1. lat. frenesis V,1. Prima attestazione: Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.). Quella di Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.) è l’unica attestazione del lessema frenetica nel Corpus OVI: nel TLIO s. v. frenetica è presentato il significato di ‘febbre causata dalla frenesia’; nel volgarizzamento la corrispondenza con il lat. frenesis (V,1) induce a pensare all’uso di frenetica come sinonimo di frenesia, voce che continua il lat. phrenēsĭam, variante del lat. class. phrenesis (dal gr. φρένησις). Biblio.: Ineichen (1966, 263); Foresti (1988, 46); Bertini Malgarini (1989, 50–51); Motolese (2004, 167 s. v. farnetico, frenetico e 177 s. v. frenesia); Casapullo (2006, 39–40); Tomasin (2010, 55); D’Anzi (2012a, 327); Elsheikh (2016, vol. 2, 164 s. v. frenesia).

    gotta (gocta) s.f. ‘Malattia dovuta a una presenza eccessiva di acido urico nei tessuti’. gocta LVI tit.; LVI,9; LVI,13; gocta frigida LVI,14; gocta LVI,15; gocta fredda e humida LVI,16; gocta LVI,16; LVI,20; LVI,23; LVI,36 bis; gocta frigida LVI,38; LVI,39; ongna gocta LVI,41; etc. lat. gutta XLVIII tit.; XLVIII,10; XLVIII,14; XLVIII,15; (XLVIII,16); XLVIII,17; XLVIII,17; (XLVIII,21); XLVIII,26; XLVIII,35; (XLVIII,37); (XLVIII,38); XLVIII,40; etc. Prima attestazione: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). Dal lat. gŭttam ‘goccia’, cioè la goccia che, scesa dal cervello, si riteneva responsabile dell’artrite. DELI s. v. gotta rinvia all’interpretazione di Alberti di Villanova (1798, D’Alb.): «Se è nelle mani, propriamente si chiama anche Chirarga; se è ne’ piedi, Podagra; se è nelle ginocchia, Gonagra». Quanto alla distinzione fra gotta calda e gotta fredda, in Pietro da Tossigano la podagra artetica è identificata con la gotta calida (cf. Gualdo 1999, 238). Biblio.: Ineichen (1966, 264); Altieri Biagi (1970, 85); Marcovecchio (1993, 402); Glessgen (1996, 600–603); Baldini (1998, 229); Gualdo (1999, 238); Fontanella (2000, 239); Sboarina (2000, 228); Elsheikh (2016, vol. 2, 172).

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    6 Glossario

    gotta caduca locuz.nom. ‘Epilessia’. X,7. lat. caducus VII,7. Prima attestazione: Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.). (*) In Crusca IV l’attestazione di gotta caduca in Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.) è opportunamente glossata così: «qui vale Mal caduco». gotta rosata locuz.nom. ‘Eruzione cutanea del volto’. XIX,1; XIX,2; XIX,3. lat. gutta rosacea X,1; X,2; X,4. Prima attestazione: gucta russa Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.). (*) Per il GDLI prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «A guarire della gotta rosata» (esempio già in Crusca V s. v. gotta4). Biblio.: Baldini (1998, 229 s. v. gotta robbia); Elsheikh (2016, vol. 2, 172 s. v. gotta robbia).

    gotta sciatica locuz.nom. ‘Sciatica’. LVI,27; LVI,34; LVI,49; LVI,67; LVI,92; LVI,93; LVI,100; LVI,106; LVI,120. lat. sciatica XLVIII,27; sciaticus XLVIII,33; sciatica XLVIII,48; dolor sciaticus dopo XLVIII,63 add. B; sciaticus XLVIII,87; gutta XLVIII,88; sciatica XLVIII,95; sciatica et gutta XLVIII,101; sciaticus XLVIII,114. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.). (*) idropico (dropico) s.m. ‘Chi è affetto da idropisia’. idropico XXXVI,1; XXXVI,3; XXXVI,6; XXXVI,7; XXXVI,8; XXXVI,9; XXXVI,10; XXXVI,11; XXXVI,12; dropico XXXVI,13; idropico XXXVI,14; XXXVI,16; XXXVI,17; XXXVI,18; XXXVI,19; XXXVI,20. lat. ydropisis XXVII,1; XXVIII,1; ydropicus XXVIII,4; ydropisis XXVIII,5; XXVIII,6; ydropicus XXVIII,7; XXVIII,8; ydropisis XXVIII,9; ydropicus XXVIII,10; XXVIII,11; ydropisis XXVIII,12; XXVIII,15; XXVIII,14; XXVIII,16; XXVIII,17; ydropicus XXVIII,18. Prima attestazione: ydropico Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); in area toscana: idropici Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 433); Fontanella (2000, 244); Aprile (2001, 533); D’Anzi (2012a, 332); Castrignanò (2014, 214); Elsheikh (2016, vol. 2, 179).

    idropisia (itropisia) s.f. ‘Accumulo di liquidi sierosi nei tessuti o nelle cavità del corpo che si manifesta con rigonfiamento e forte sensazione di sete’. XXXVI,4; itropisia XXXVI,21; idropisia XXXVI,22.

    6.3 Medicina

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    lat. ydropisis XXVIII,2; XXVIII,19; XXVIII,21. Prima attestazione: etropesia Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); in area toscana: ritropisia Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.); idropisia Libro pietre preziose, XIV in. (fior.). Dal lat. hydrōpisim, forse con mediazione del fr. hydropisie (sec. XII), come sostiene Nocentini (2010 s. v. idropisia). Sui diversi tipi di idropisia cf. Ineichen (1966, 265). Per DELI e GDLI la prima attestazione è: Dante, Inf. XXX,52, idropesì. Biblio.: Ineichen (1966, 265); Altieri Biagi (1970, 86); Foresti (1988, 48); Nystedt (1988, 234); Marcovecchio (1993, 433); Dardano (1994, 511); Baldini (1998, 231); Sboarina (2000, 229); Aprile (2001, 533); Barbato (2001a, 406); Motolese (2004, 188); D’Anzi (2012a, 425); Castrignanò (2014, 214); Elsheikh (2016, vol. 2, 179).

    impetiginoso agg. ‘Affetto da impetigine’. lo luogo inpetiginoso XIX,7. lat. locus X,8. Prima attestazione: (*). Cf. petiggine infra. Secondo DELI s. v. impetigine, la prima attestazione dell’aggettivo è cinquecentesca: «av. 1557, G. B. Ramusio». Stesso dato nel GDLI, che allega un esempio da «Bencivenni [Crusca]» per il sost.: «il suo unguento giova agl’impetiginosi»; del passo in questione non v’è traccia nel Corpus OVI: potrebbe trattarsi di un falso del Redi; la voce impetiginoso con questo esempio compare a partire da Crusca IV. impregnare 1. v. ‘Rendere gravida’. non vuole inprengnare LI,1; non lassa inprengnare LI,21; impregna la femina LII,2; la farà inprengnare LII,3; fa pió tosto inprengnare la femina LII,19; fa inprengnare LII,20; fa la femina sterile inprengnare LII,24. lat. concipere XLIV,1; prohibet conceptum XLIV,23; impregnare XLV,4; concipere XLV,4; XLV,21; generare XLV,22; concipere XLV,26. 2. sost. ‘Concepimento’ lo impregnare prologo; LI,11. lat. impregnatio prologo; conceptio XLIV,6. Prima attestazione: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.). Dal lat. tardo impraegnāre ‘rendere (in-) gravida (praegnus)’, su cui cf. DuChange s. v.; l’osservazione del DELI, secondo cui il verbo significa soltanto ‘fecondare la femmina di un animale’, è smentita dalle occorrenze del volgarizzamento e da altre dell’it. antico (ad esempio, Egidio Romano volg., 1288 (sen.):

    610

    6 Glossario

    «un uomo possa impregnare molte femmine, non perciò una femmina può impregnare di molti uomini, anzi se ne impedisce»; cit. dal Corpus OVI). Biblio.: Marcovecchio (1993, 450 s. v. impraegnatio); Gualdo (1996, 97); Barbato (2001a, 408); Elsheikh (2016, vol. 2, 181).

    ingravidare v. ‘Diventare gravida, concepire’. LI,1; LI,2; LI,3; LI,4; LI,5; LI,6; LI,7; LI,8; LI,10; LI,11; LI,12; LI,13; LI,14; LI,15; LI,16; LI,18; LI,19; LI,20; LI,22; LI,24. lat. concipere XLIV,1; XLIV,2; XLIV,3; XLIV,4; XLIV,5; conceptio XLIV,6; concipere XLIV,8; generare XLIV,9; concipere XLIV,10; XLIV,11; conceptus XLIV,12; XLIV,7; XLIV,13; conceptus XLIV,14; concipere XLIV,15; XLIV,17; XLIV,19; generare XLIV,22; impregnatio XLIV,24; concipere XLIV,26. Prima attestazione: Laude cortonesi, XIII sm. (tosc.). Biblio.: Gualdo (1996, 101); Barbato (2001a, 412); Martín Ferreira (2010b, 147–149 s. v. conceptus).

    itterrisia (itterritia; ’nterrisia; terrisia) s.f. ‘Itterizia, colorazione giallastra della pelle per accumulo di bile’. terrisia, cioè del male del fegato quando homo è giallo XXXVIII tit.; terrisia XXXVIII,1; itterrisia XXXVIII,6; ’nterrisia XXXVIII,7; XXXVIII,8; itterritia XXXVIII,9. lat. icteritia XXX tit.; XXX,1; XXX,7; XXX,9; XXX,10; XXX,11. Prima attestazione: hictiricia Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: itericia Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). (*) Dal lat. med. icteritĭam. Secondo la medicina medievale la patologia proviene dall’oppilazione del fegato, che determina l’accumulo di bile. Le varianti grafiche, di cui alcune non altrimenti note, suggeriscono la scarsa familiarità del termine per i copisti del volgarizzamento. Notiamo la glossa con descrizione della patologia «cioè del male del fegato quando homo è giallo» (XXXVIII tit.). In F1 è costante interitia (c. 28v, passim). Biblio.: Ineichen (1966, 266 s. v. itericia); Altieri Biagi (1970, 88); D’Anzi (2012a, 424–425); Elsheikh (2016, vol. 2, 190).

    lebra s.f. ‘Lebbra, malattia infettiva che colpisce prevalentemente il sistema nervoso e la pelle’. I,11. lat. lepra I,11.

    6.3 Medicina

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    Prima attestazione: lebra St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.>tosc.); lebbra Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Deriva dal lat. lĕpram, dal gr. λέπρα ‘scaglia’. Sull’interpretazione della lebbra nelle opere mediche medievali si veda Martín Ferreira (2010c). Biblio.: Ineichen (1966, 267); Marcovecchio (1993, 501); Baldini (1998, 236); Fontanella (2000, 251); Sboarina (2000, 230); Aprile (2001, 383); Motolese (2004, 207); Martín Ferreira (2010c); Tomasin (2010, 58); Elsheikh (2016, vol. 2, 195 s. v. lepra).

    leppaia s.f. ‘Secrezione delle ghiandole lacrimali che si condensa sul bordo delle palpebre’. leppaia delli ochi XVI,15; XVI,25; XVI,63; (XVII,8); (XVII,10). lat. oculos lipposos VIII,46; lippido dopo VIII,87 add. V; VIII,87. Prima attestazione: (*). Leppaia è termine locale per indicare la cisposità degli occhi; nell’it. ant. abbiamo anche lippitudine e lipposità (cf. TLIO s.vv. lippitudine e lipposità). Nella ricetta XVI,15 i mss. F3 e F8 presentano una glossa lippitosi, che àno la leppaia. Per l’agg. cf. TLIO s. v. lippidoso. lesione s.f. ‘Alterazione strutturale di un organo o di un tessuto per cause traumatiche o patologiche’. lesione del polmone XXVIII tit. lat. lesio pulmonis XVIII tit. Prima attestazione: lesione Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 493); D’Anzi (2012a, 339); Elsheikh (2016, vol. 2, 195).

    litargia s.f. ‘Letargia, stato patologico di sonno profondo e prolungato’. V tit.; V,1; V,10; V,14. lat. litargia IV tit.; IV,1; litargicos IV,9; (–). Prima attestazione: litargia Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.) (*) Dal lat. lethargĭam, che ha diretto precedente nel gr. ληθαργία. Nella ricetta V,14 la definizione litargia est premimento di celabro con sonno ricorda quella di Isidoro: Lethargia a somno vocata. Est enim oppressio cerebri cum oblivione et somno iugi, veluti stertentis (Etim. IV,6, 5; cit. da Lindsay 1911, vol. 1, 64), che riaffiora anche nel passo di Boezio volg. accolto nel TB e poi nel GDLI: «Letargia è un’oppressione di cerebro con uno scordamento e con sonno spisso». Biblio.: Ineichen (1966, 267); Nystedt (1988, 240); Marcovecchio (1993, 502); D’Anzi (2012a, 339–440); Elsheikh (2016, vol. 2, 197).

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    6 Glossario

    litargico (letargico) s.m. ‘Chi è affetto da letargia’. litargico V,9; letargico V,12; litargico V,13. lat. litargicus add. V; IV,11; IV,12. agg. infermo litargico V,8. lat. litargicus IV,6. Prima attestazione: Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.) (*). Biblio.: Sboarina (2000, 231); Aprile (2001, 386).

    lombrico s.m. ‘Verme parassita dell’intestino’. XVIII,3; XXXIV,8; XXXIV,12; XXXIV,15. lat. lumbricus IX,3; XXIV,7; XXIV,13; XXIV,12. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Fontanella (2000, 254); Aprile (2001, 387); D’Anzi (2012a, 340); Elsheikh (2016, vol. 2, 197).

    lunatico s.m. ‘Chi è affetto dall’epilessia, in base alla credenza popolare dell’influsso della luna nella comparsa della malattia’. XII,12; XIII,3. lat. lunaticus VII,48; VII,64. Prima attestazione: Fiore di virtù emil., 1305/23; in area toscana: Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.). Dal lat. tardo lunatĭcum, calco del gr. σεληνόβλητος o σεληνόπλητος ‘colpito dalla luna’, ‘epilettico’. Lunatico è presente anche in F1 (cc. 10v, 11r). Biblio.: Marcovecchio (1993, 515); Aprile (2001, 388).

    magrana s.f. ‘Emicrania’ X,20; X,21. lat. dolor emigraneus VI,68; VI,69. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce di trafila popolare e diffusione toscana, come confermano le attestazioni raccolte nel Corpus OVI: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), Libro Drittafede, 1337–61 (fior.). Cf. infra l’allotropo semidotto migrania, mentre non è attestato l’allotropo dotto emicrania, la cui prima attestazione è cinquecentesca (cf. DELI). Anche in F1 è costante magrana (c. 9v quater). Biblio.: Fontanella (2000, 256); Ineichen (1966, 258–259); Gualdo (1999, 236).

    6.3 Medicina

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    malatia s.f. ‘Designazione generica di un’affezione patologica’. malatie delli urechi XVIII,38; malatia XXIII,6; malatia dela matrice XLVII,24; malattia LVIII,1. lat. aurium damna IX,39; morbus XIII,6; infirmitas matricis XL,26; L,1. Prima attestazione: malatia Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.). Biblio.: Fontanella (2000, 256); Elsheikh (2016, vol. 2, 201).

    *mania (mannia) s.f. ‘Malattia di chi è privo della ragione (in modo transitorio o permanente)’. mannia XIII,2. lat. mania VII,65. Prima attestazione: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: Gregorio d’Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.) (*). Voce dotta dal lat. tardo mănĭam, che deriva dal gr. μανία. Biblio.: Marcovecchio (1993, 526); Casapullo (2006, 40–42); Tomasin (2010, 59).

    maniaco s.m. ‘Chi è affetto da mania’. maniaci XIII,3. lat. maniacus VII,64. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Per GDLI s. v. maniaco la prima attestazione è in Pietro Ispano volg.: «La pietra celidonia rossa, se si porta sotto il ditello manco, [...] sana li maniachi». Questo esempio si trova nel Vocabolario degli Accademici della Crusca a partire da Crusca IV s. v. maniaco (anche in TB s. v. maniaco). Biblio.: Fontanella (2000, 257); Marcovecchio (1993, 526); Elsheikh (2016, vol. 2, 203).

    maqula s.f. 1. ‘Chiazza epidermica’. XX,2; XX,3. lat. macula X,10; X,11. 2. maqula (dell’ochio) ‘Opacità della vista, cateratta’. XV,3; XV,4; XV,6; XV,14; XVI,1; XVI,2; XVI,3; XVI,19; maqula dell’occhio XVI,24; XVI,39; XVI,41; XVI,42; XVI,45; XVI,47; XVI,55; XVI,61; XVII,2; XVII,3; XVII,4. lat. macula VIII,3; VIII,4; VIII,6; VIII,16; VIII,32; VIII,33; VIII,34; VIII,50; dopo VIII,33 add. V; VIII,63; VIII,65; VIII,66; VIII,70; VIII,71; VIII,79; VIII,85; VIII,90; VIII,91; VIII,92. Prima attestazione: 2. macule degl’occhi Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

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    6 Glossario

    Quando il termine indica l’affezione dell’occhio, vale come sinonimo di cataratte, su cui cf. supra. Biblio.: Ineichen (1966, 267–268 s. v. macola2); Fontanella (2000, 256); Sboarina (2000, 231 ‘chiazze epidermiche’); Barbato (2001a, 428); Motolese (2004, 211); Elsheikh (2016, vol. 2, 199).

    mestrua s.f. ‘Mestruazioni’. XLVII,4; XLVII,5; XLVII,7; XLVII,9; XLVII,12; XLVII,13; XLVII,14; XLVII,15; XLVII,16; XLVII,18; XLVII,19; XLVII,20; XLVII,23; etc. lat. menstrua XL,4; XL,6; XL,7; XL,10; (XL,14); XL,15; XL,16; XL,17; XL,18; XL,20; XL,21; XL,22; XL,25; etc. Prima attestazione: mestrua Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. mēnstrŭum e mēnstrŭa, agg. di relazione da mensis, quindi ‘mensile’, con sottinteso fluxus ‘flusso’. La forma mestrua è qui femminile sia singolare sia plurale. Biblio.: Ineichen (1966, 292); Altieri Biagi (1970, 96); Foresti (1988, 46); Nystedt (1988, 254); Marcovecchio (1993, 543); Gualdo (1996, 221); Baldini (1998, 243); Fontanella (2000, 262); Motolese (2004, 221); D’Anzi (2012a, 349); Elsheikh (2016, vol. 2, 213).

    migrania s.f. ‘Emicrania’. X,13. lat. dolor migraneus VI,61. Prima attestazione: migranea Serapiom volg., p. 1390 (padov.). (*) Il termine migrania è esito semidotto dal lat. tardo hemicranĭam; anche in Ineichen (1966, 258) notiamo la forma migranea. L’alternativa fra il tipo emigraine e il tipo aferetico migraine si trova anche nel fr. mediev. (cf. FEW 4, 401 e Trotter 1999, 41). Cf. supra il sinonimo di trafila popolare magrana. Biblio.: Ineichen (1966, 258 s. v. migranea); Gualdo (1996, 87 s. v. emigranea); Elsheikh (2016, vol. 2, 149 s. v. emigranea).

    moreche s.f.pl. ‘Emorroidi, dilatazioni varicose delle vene emorroidali o anorettali’. moreche XXXV,4; XXXV,6; XXXV,8; XXXV,11; XXXV,12; XXXV,13; XXXV,14; XXXV,15; XXXV,16; XXXV,17; XXXV,18; XXXV,20; XXXV,24; XXXV,25; XXXV,32. lat. emorroidae XXV,3; XXV,5; XXV,7; XXV,10; XXV,11; XXV,12; XXV,13; XXV,14; XXV,15; XXV,16; XXV,17; XXV,19; XXV,23; XXV,24; (–). Prima attestazione: moreci Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.).

    6.3 Medicina

    615

    Il termine deriva probabilmente dal lat. haemorrhoicas, da haemorrhoicus ‘emorroidale’, forse per analogia con varice. Da Camillo (1991, 148) ricaviamo la testimonianza del volgarizzamento dell’Agricoltura di Pietro de’ Crescenzi a opera di Francesco Sansovino (1561): «morici voce fiorentina, et val il medesimo che emorroide, che i Lombardi chiamano maroelle» (cit. anche in Motolese 2004, 224–225). Biblio.: Camillo (1991, 148); Gualdo (1996, 109 s. v. morene); Baldini (1998, 245 s. v. morice); Gualdo (1999, 178); Fontanella (2000, 265 s. v. moreci); Motolese (2004, 224–225); D’Anzi (2012a, 352); Elsheikh (2016, vol. 2, 219 s. v. morici).

    morroide s.f.pl. ‘Emorroidi, dilatazioni varicose delle vene emorroidali o anorettali’. morroide XXXV,1. lat. (–). Prima attestazione: maroede Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.); in area toscana: emoroidas Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.). Esito semidotto dal lat. tardo emorroidae, che deriva dal gr. ἰμόρροια ‘perdita di sangue’. Ribadiamo qui che la catena grafica si presta a due scioglimenti: «l’emorroide» o «le morroide», per il quale abbiamo optato. Altri esempi dell’esito aferetico sono raccolti da Serianni (2005, 69–70); si veda anche TLIO s. v. emorroidi. All’inizio del capitolo XXXV (ricetta XXXV,1) si legge la definizione della malattia: «le morroide, cioè lo scorrimento del sangue che ll’omo giecta per lo postrione, le morroide so vvene che ssiano indel postrione, che quando si corronpeno aviene questa infermitade». Biblio.: Ineichen (1966, 268); Altieri Biagi (1970, 76 s. v. emoroide, moroede); Marcovecchio (1993, 413); Glessgen (1996, 587–589); Sboarina (2000, 229 s. v. hemorrhoide); Serianni (2005, 69–70); Castrignanò (2014, 177); cf. anche la bibliografia indicata s. v. moreche.

    morso s.m. ‘Dolore improvviso e intenso’. morso del ventre XXVII,10. lat. morsus cordis XVII,11. Prima attestazione: morso del ventre (*). Per DELI e GDLI s. v. morso prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «caccia li morsi dello stomaco» (esempio presente nelle Aggiunte a Crusca IV s. v. morso; Crusca V s. v. morso12; TB s. v. morso). In F1 incontriamo il sintagma morso dello stomaco (c. 20v). Biblio.: Marcovecchio (1993, 562); Baldini (1998, 245); Aprile (2001, 407).

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    6 Glossario

    morsura s.f. ‘Lo stesso che morso’. morsura del ventre XXVII,4. lat. morsus stomachi XVII,3. Prima attestazione: morsura del ventre (*). Nel GDLI è registrata la glossa di un autore settecentesco: Pasta (Andrea), 394: «‘Morsura’ significa ancora un certo rodimento di alcuna parte del corpo, come a dire: morsura dello stomaco». Tale glossa è affine a quella che si legge in Crusca I s. v. morsura: «Per un certo Rodimento. Lat. mordacitas, aciditas, acrimonia. Medicina contr’a dolore, e a torzione di stomaco, e contr’a morsura, e manicamento di stomaco». Dell’esempio qui allegato proveniente da Trattato dei cinque sensi, XIV in. (tosc.) non troviamo conferma nel Corpus OVI. Nella Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.) si legge: «morsura de rene, inperçò che la maiore parte deli humori subitamente morsica». nefretico s.m. ‘Nefritico, chi è affetto da nefrite, infiammazione del tessuto renale’. nefretici XXXIX,12. lat. nefriticus XXXI,15. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. tardo nephrītĭcum, dal gr. νεφριτικός. Per DELI e GDLI la prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «guarisce i calculosi, i nefritici e gli stranguriati»: l’esempio è già in Crusca IV s. v. nefritico e TB s. v. nefritico e si trova anche nel TLIO s. v. nefritico come fuori corpus (con rinvio al TB). Biblio.: Marcovecchio (1993, 577); Fontanella (2000, 267).

    omore (homore) s.m. ‘Umore, liquido biologico che compone il corpo umano’. omori VI,1; omori caudi e freddi VII,2; omori freddi VIII,1; omori VIII,7; omori freddi VIII,29; omori venenosi XIV,1; omore XV,9; caudi homori XV,11; XVI,10; XVI,12; omori deli occhi XVI,13; omori che discorreno alli occhi XVI,37; XVI,49; omori XVIII,5; d’omori freddi come per omori caudi XVIII,17; omori chaudi XXI,11; etc. lat. humor V,1; (–); VI,4; VI,10; VI,42; VII,66; VIII,10; VIII,11; VIII,41; VIII,43; VIII,44; VIII,61; VIII,73; IX,5; IX,17; XI,11; etc. Prima attestazione: omori Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260–61 (fior.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 430–431); Fontanella (2000, 271); D’Anzi (2012a, 414–415); Elsheikh (2016, vol. 2, 231).

    6.3 Medicina

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    oppillasione (opillassione) s.f. ‘Ostruzione o occlusione di canali anatomici’. la fredda oppillassione facta per homori freddi XXV,10; oppillassione ch’è facta per alquna venenosa materia XXV,11; l’opillasione del polmone XXV,16; opillasione del fegato XXXVI,1; opillasione per cagione d’umori caldi XXXVI,2. lat. opilatio XV,6; XV,7; XV,11; XXVII,1; XXVII,2. Prima attestazione: oppilatione (del fegato) Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); opilazione (dela milza e del feghato) Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 270–271); Altieri Biagi (1970, 103); Foresti (1988, 46); Nystedt (1988, 250); Bertini Malgarini (1989, 77); Glessgen (1996, 624); Gualdo (1996, 113); Baldini (1998, 248); Gualdo (1999, 200); Fontanella (2000, 272); Sboarina (2000, 235); Aprile (2001, 420); Barbato (2001a, 447); Motolese (2004, 236); Serianni (2005, 75); Tomasin (2010, 63); D’Anzi (2012a, 359); Castrignanò (2014, 195); Elsheikh (2016, vol. 2, 231).

    otalmia s.f. ‘Infiammazione dell’occhio’. XVII,18. lat. obtalmia VIII,103. Prima attestazione: otalmia Gregorio d’Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.). (*) Dal lat. tardo ophtalmĭam, dal gr. ὀφθαλμία, con semplificazione del nesso consonantico. Sulla diffusione di obtalmie nel fr. med. cf. Trotter (1999, 44) e i dizionari ivi indicati. Per un altro processo infiammatorio dell’occhio cf. leppaia. Biblio.: Ineichen (1966, 270); Altieri Biagi (1972, 102); Foresti (1988, 46); Marcovecchio (1993, 605); Trotter (1999, 44); Motolese (2004, 238–239); Tomasin (2010, 62); Elsheikh (2016, vol. 2, 228).

    paralisi s.f. ‘Patologia caratterizzata da mancanza di mobilità di una o più parti del corpo’. paralisi d’umori freddi XXIII,3. lat. paralisis XIII,3. Prima attestazione: paralise Regimen Sanitatis, XIII (napol.); in area toscana: Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). (*) Voce dotta dal lat. parălysin, che prosegue il gr. παράλυσις. Nell’it. ant. anche la forma semidotta parlasia (o paralasia). Biblio.: Ineichen (1966, 272); Altieri Biagi (1967, 16); Altieri Biagi (1970, 106); Nystedt (1988, 252); Marcovecchio (1993, 630); Baldini (1998, 250 s. v. parlaxia); Gualdo (1999, 200); Aprile (2001, 425); Motolese (2004, 240); D’Anzi (2012a, 363–364); Elsheikh (2016, vol. 2, 236).

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    6 Glossario

    paraletico s.m. ‘Chi è affetto da paralisi’. LVI,3; LVI,31; LVI,41. lat. paraliticus XLVIII,3; XLVIII,31; XLVIII,40. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 630); Baldini (1998, 250); Fontanella (2000, 274); Aprile (2001, 425); Elsheikh (2016, vol. 2, 236).

    perimplemonia s.f. ‘Peripneumonia, polmonite, infiammazione degli alveoli polmonari’. perimplemonia, che est anco postema XXIX,7. lat. peripneumonia XIX,7. Prima attestazione: perimplemonia Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Perimplemonia è esito di trafila semidotta dal lat. tardo peripneumonĭam, dal gr. περιπνευμονία, composto di περί ‘intorno’ e πνεύμων ‘polmone’. Nell’it. ant. sono diffuse anche le forme: pleriplemonia, periplemonia; peripleumonia (cf. TLIO s. v. peripleumonìa). Cf. anche pleuresi infra. Biblio.: Fontanella (2000, 276); Motolese (2004, 242); D’Anzi (2012a, 366); Elsheikh (2016, vol. 2, 239).

    pertusato agg. ‘Cariato (detto di dente)’ XXI,7; XXI,61. lat. perforatus XI,7; cavus XI,60. Prima attestazione: (*) Non sono note altre attestazioni in riferimento ai denti. Si vedano anche cavo e cavato supra. pertuso (del dente) s.m. ‘Carie, processo erosivo del tessuto dentario’. XXI,32; XXI,57; XXI,65; XXI,72. lat. foramen dentis XI,30; XI,56; XI,64; dens cavus XI,74. Prima attestazione: (*) Il significato medico di ‘foro del dente’, cioè carie, non è registrato nei dizionari. Biblio.: Aprile (2001, 435).

    petiggine s.f. ‘Impetigine, infezione contagiosa della pelle’. XIX,5; XIX,6. lat. impetigo X,6; X,7.

    6.3 Medicina

    619

    Prima attestazione: impetigen Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: impetigine Cavalca, Vite eremiti, 1321–30 (pis. > fior.). Dal lat. tardo impetīgĭnem. Nell’it. ant. abbiamo l’esito dotto impetigine con attestazioni in area settentrionale, Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.), e in area toscana, Cavalca, Vite eremiti, 1321– 30 (pis. > fior.); Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). Sulla prima attestazione di impetigo nel fr. med. si veda Trotter (1999, 41). Biblio.: Ineichen (1966, 259); Altieri Biagi (1970, 87); Sboarina (2000, 230 s. v. impetigini); Trotter (1999, 41); Motolese (2004, 189); Elsheikh (2016, vol. 2, 181 s. v. impetigine).

    pietra s.f. ‘Calcolo vescicale o renale’. XXXIX,tit.; pietra dela vesscica XXXIX,1; pietra XXXIX,3; pietra che è indela verga vel indela vesscica XXXIX,5; pietra XXXIX,6; XXXIX,8; XXXIX,9; XXXIX,10; XXXIX,11; XXXIX,12; XXXIX,14; XXXIX,15; XXXIX,16; XXXIX,17; XXXIX,18; XXXIX,19; XXXIX,20; XXXIX,22; XXXIX,23; XXXIX,26; XXXIX,28; XXXIX,29; XXXIX,31; XXXIX,34; XXXIX,37. lat. lapis XXXI tit.; XXXI,1; XXXI,3; XXXI,5; XXXI,7; XXXI,10; XXXI,12; XXXI,13; XXXI,14; (XXXI,15); XXXI,17; XXXI,18; XXXI,19; XXXI,20; (XXXI,21); XXXI,22; XXXI,23; XXXI,25; XXXI,26; (XXXI,29); XXXI,31; XXXI,33; XXXI,37; (XXXI,35); XXXI,41. Prima attestazione: male dela pietra Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Altieri Biagi (1970, 110); Foresti (1988, 47); Baldini (1998, 253); Fontanella (2000, 278); Sboarina (2000, 237); Aprile (2001, 436); Motolese (2004, 251); Elsheikh (2016, vol. 2, 243).

    pleuresi s.f. ‘Pleurite, infiammazione della pleura’. pleuresi XXIX,7. lat. pleurisis XIX,7. Prima attestazione: Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.); in area toscana: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.) (*). Voce dotta dal lat. tardo pleurīsim e med. pleurīsiam, derivato dal gr. πλευρά. È latina l’occorrenza di postema pleureis XXIX,4, con la banalizzazione pleureis per pleurisis. Biblio.: Ineichen (1966, 272 s. v. pleura); Altieri Biagi (1967, 16); Foresti (1988, 47); Nystedt (1988, 256); Sboarina (2000, 237); Tomasin (2010, 65); D’Anzi (2012a, 368); Elsheikh (2016, vol. 2, 245).

    620

    6 Glossario

    podagra s.f. ‘Gotta del piede’. LVI,2; LVI,3; LVI,4; LVI,5; LVI,6; LVI,7; LVI,17; LVI,18; LVI,24; LVI,29; LVI,33; LVI,67; LVI,79; LVI,80; LVI,91; LVI,111; LVI,126. lat. podagra XLVIII,2; (XLVIII,3); XLVIII,5; XLVIII,6; XLVIII,7; XLVIII,8; XLVIII,18; (XLVIII,19); XLVIII,23; XLVIII,29; dopo XLVIII,32 add. B; dopo XLVIII,63 add. B; XLVIII,75; (XLVIII,77); XLVIII,86; XLVIII,106; XLVIII,120. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Voce dotta dal lat. pŏdāgram, che continua il gr. ποδάγρα. podagrico s.m. ‘Chi è affetto da podagra’. podagrici LVI,33; LVI,86. lat. podagra dopo XLVIII,32 add. B; podagricus XLVIII,83. Prima attestazione: podagricis Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); podagrico Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). Biblio.: Altieri Biagi (1970, 85); Marcovecchio (1993, 685–686); Gualdo (1999, 201 e 238); Fontanella (2000, 281); Sboarina (2000, 237); Aprile (2001, 441); Squillacioti (2008, 40); Tomasin (2010, 65); Castrignanò (2014, 198); Elsheikh (2016, vol. 2, 245).

    polso s.m. ‘Arteria o vena superficiale in cui è avvertibile la contrazione indotta dal battito cardiaco’. e unge tucti polsi delo ’nfermo VI,6. lat. pulsus V,6. Prima attestazione: polsora Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); polsi Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.). Dal lat. pŭlsum, ‘battito’. Il termine è adoperato anche per designare soltanto la «contrazione ritmica dei vasi sanguigni (in partic. delle arterie) indotta dal battito cardiaco avvertibile al tatto in determinate parti del corpo, da cui si desume lo stato di salute» (cf. TLIO s. v. polso). Secondo Marcovecchio (1993, 686), da Boccaccio in poi il termine passa a designare la regione dell’avambraccio; questa osservazione trova conferma nel DELI (1353, G. Boccaccio) e nel TLIO s. v. polso (Boccaccio, Filostrato, 1335–36 [?]). Biblio.: Marcovecchio (1993, 718–719); Gualdo (1996, 120); Baldini (1998, 255); Fontanella (2000, 282); Motolese (2004, 252); D’Anzi (2012a, 369); Castrignanò (2014, 198); Elsheikh (2016, vol. 2, 246–247).

    postema s.f. ‘Ascesso, ulcerazione’. la postema XXIV,4; apre la postema XXIV,14; questa isquillensia overo postema XXIV,15; postema XXIV,17; la squilensia, ciò est la postema dela gola XXIV,23;

    6.3 Medicina

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    questa postema XXIV,24; li omori dela postema XXIV,24; postema XXIV,26; XXIV,31; XXIV,33; XXIV,35; XXIV,37; ale posteme del corpo e del pecto XXIX tit.; preresin, ciò est la postema dele coste XXIX,1; postema XXIX,2 ter; li omori dela postema pleureis XXIX,4; questa postema pleuresi perimplemonia, che est anco postema XXIX,7; postema XXIX,8; l’antrace, cioè ala postema dicta benedecti LVIII,1; LVIII,2; LVIII,3; LVIII,4. lat. apostema XIV,5; XIV,15; squinantia XIV,16; XIV,18; (–); XIV,24; XIV,24; (XIV,26); apostema XIV,31; (XIV,32); XIV,34; (–); pleuresis XIX tit.; XIX,1; (XIX,2); apostema XIX,4; pleuresis XIX,7; (XIX,8); antrax L,1; L,2; L,3; L,4. Prima attestazione: pustem Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); in area toscana: aposteme Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Dal lat. apostēma, che continua il gr. ἀπόστημα. L’occorrenza di che est anco postema (XXIX,7) e quella del plurale ale posteme del corpo (XXIX tit.) inducono a optare costantemente per la forma aferetica postema, di genere femminile.66 Per Ineichen (1966, 250), il termine indica genericamente tutte le affezioni dovute a irregolarità dell’equilibrio degli umori: le occorrenze nel nostro volgarizzamento confermano naturalmente il coinvolgimento degli umori nell’insorgere della postema (ad esempio, li omori dela postema XXIV,24). Notiamo che qui l’uso di postema si concentra per designare la patologia dell’infiammazione della gola (in alternativa a squinanzia, in corrispondenza del cap. lat. XIV), quella della pleurite (in alternativa a pleuresi, in corrispondenza del cap. lat. XIX) e quella dell’antrace (in corrispondenza del cap. lat. L). Biblio.: LEI 3,119; Ineichen (1966, 250); Foresti (1988, 45); Glessgen (1993, 198); Marcovecchio (1993, 77); Gualdo (1996, 73–74); Baldini (1998, 195); Gualdo (1999, 185 e 236); Fontanella (2000, 189); Aprile (2001, 249); Motolese (2004, 107); D’Anzi (2012a, 271); Castrignanò (2014, 161); Sosnowski (2014, 220); Elsheikh (2016, vol. 2, 88).

    postemassione s.f. ‘Lo stesso che postema’. postemassione del polmone XXV,3. lat. ulceratio pulmonis XV,3. Prima attestazione: postemacion Serapiom volg., p. 1390 (padov.) (*). Il termine appartiene alla serie lessicale di postema, su cui cf. supra. Biblio.: Gualdo (1999, 185 e 217); Aprile (2001, 249–250); Castrignanò (2014, 161); Elsheikh (2016, vol. 2, 88).

    66 Cf. § 4.5 Criteri di edizione.

    622

    6 Glossario

    postula s.f. ‘Pustola, lesione cutanea con presenza di pus’. postule del capo III,1; III,2; III,18; III,20; postule delle cosce IV,2. lat. pustula III,1; III,3; (–); III,21; pustulae tibiarum III,19. Prima attestazione: postule Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 274); Foresti (1988, 47); Marcovecchio (1993, 721); Gualdo (1996, 120); Fontanella (2000, 283); Trotter (1999, 44); Aprile (2001, 453); Motolese (2004, 261); Castrignanò (2014, 200); Elsheikh (2016, vol. 2, 254).

    produra s.f. ‘Prurito, sensazione cutanea che induce a grattarsi’. XVI,8; XVII,26; XLI tit.; XLII,1; XLII,2. lat. pruritus VIII,39; VIII,111; XXXIII tit.; (–); (–). Prima attestazione: produra Libro Drittafede, 1337–61 (fior.) (*). Biblio.: Dardano (1967, 112).

    rasca s.f. ‘Malattia del cuoio capelluto analoga alla tigna’. III,3; III,5; III,6; III,7; III,9; III,10; rassa III,11; IV,5. lat. rasca III,2; III,5; III,6; III,7; III,9; III,10; (III,11); III,24. Prima attestazione: Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.). Dal prov. rasca ‘tigna’ (cf. Levy s. v. rasca). Il termine è sinonimo di tigna, su cui cf. infra. roctura s.f. ‘Ernia, lacerazione di tessuti organici’. ongna chrepatura sana, e cioè la roctura del pectignone LVII,1; roctura LVII,5. lat. crepatura XLIX,1; (XLIX,5). Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Il termine rottura è qui adoperato come indicazione non tecnica dell’ernia (crepatura), come mostra chiaramente l’occorrenza di LVII,1. Nell’it. ant. il termine ha anche il significato di ‘frattura’ (cf. Ineichen 1966, 275). Biblio.: Ineichen (1966, 275 ‘frattura’); Marcovecchio (1993, 754); Glessgen (1996, 583); Gualdo (1999, 241 n. 177); Fontanella (2000, 290); Aprile (2001, 470 e 468).

    rogna (rongnia) s.f. ‘Malattia contagiosa della pelle caratterizzata da intenso prurito e formazione di vescicole’. III,4; IV,1; IV,3; IV,5; IV,11. lat. rogna III,4; III,22; III,20; III,24; (III,25).

    6.3 Medicina

    623

    Prima attestazione: Rustico Filippi, XIII sm. (fior.). Sulla discussa etimologia cf. DELI s. v., che propone di pensare al lat. *rōneam, variante di aranea. Cf. anche petiggine supra. Biblio.: Ineichen (1966, 275); Foresti (1988, 47); Marcovecchio (1993, 750); Fontanella (2000, 289); Sboarina (2000, 241); Aprile (2001, 468); Motolese (2004, 274); Elsheikh (2016, vol. 2, 269).

    ruche s.f.pl. ‘Rughe, grinze cutanee’. ruche della faccia XX,1. lat. XI,1. Prima attestazione: Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 753); Elsheikh (2016, vol. 2, 270).

    ructare v.sost. ‘Ruttare, emettere rutti’. lo ructare XXVII,1; lo ructare dello stomaco XXVII,6. lat. eructatio XVII,1; estuatio stomachi XVII,7. Prima attestazione: il ruttare Libro pietre preziose, XIV in. (fior.). Biblio.: Baldini (1998, 265); D’Anzi (2012a, 384); Elsheikh (2016, vol. 2, 271).

    sciatica s.f. ‘Patologia del nervo sciatico’. LVI tit.; LVI,3; LVI,8; LVI,10; LVI,110. lat. sciatica XLVIII tit.; XLVIII,3; XLVIII,9; XLVIII,11; XLVIII,105. Prima attestazione: Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.). (*) Cf. anche gotta sciatica supra. sciatico 1. agg. ‘Proprio della sciatica’. d. sciatico LVI,28; LVI,102; omore sciatico LVI,12. sciaticus XLVIII,28; dolor sciaticus XLVIII,97; humor sciaticus XLVIII,12. 2. s.m. ‘Chi è affetto da sciatica’. sciatici LVI,31; LVI,40; LVI,90. sciaticus XLVIII,31; XLVIII,39; (XLVIII,84). Prima attestazione: 1. Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.); 2. sciaticis Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); sciatici Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 277); Marcovecchio (1993, 771); Sboarina (2000, 242); D’Anzi (2012a, 388); Elsheikh (2016, vol. 2, 280).

    624

    6 Glossario

    scoctomia s.f. ‘Scotodinia, vertigine apoplettica associata a diminuzione o perdita della vista’. cap. XIV. lat. de scotomia. Prima attestazione: scotomia Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); scottomia Ricette per lattovari, 1310 (fior.). Dal lat. tardo scotoma (cf. Du Cange s. v. scotoma; Forcellini s. v. scotoma), che continua il gr. σκότωμα ‘oscuramento’, derivato di σκότος ‘oscurità’. Poche le attestazioni nell’it. ant. raccolte nel Corpus OVI; sulla fortuna del lessema nel fr. med. si vedano FEW (11, 330) e Trotter (1999, 45). Biblio.: Ineichen (1966, 276); Altieri Biagi (1970, 122); Marcovecchio (1993, 776); Trotter (1999, 45); Fontanella (2000, 296); D’Anzi (2012a, 388); Elsheikh (2016, vol. 2, 282).

    scoctomiaco agg. ‘Che è affetto da scotodinia’. ’nfermo scoctomiaco XIV,1. lat. scotomiacus VII,66. Prima attestazione: scotomatici Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Fontanella (2000, 296).

    scorticatura s.f. ‘Abrasione dei tessuti; ulcera’. scorticature delle minuscia XXXI,45. lat. excoriatio intestinorum XXI,46. Prima attestazione: scortegaùre dei piè Serapiom volg., p. 1390 (padov.); in area toscana: scorticatura et rossore de’ testicoli Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.). (*) Biblio.: Ineichen (1966, 276); Sboarina (2000, 242); Motolese (2004, 277).

    serpiggine s.f. ‘Eritema cutaneo’. IV,1. lat. serpigo III,22. Prima attestazione: Serapiom volg., p. 1390 (padov.); in area toscana: Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.). (*) Dal lat. med. serpīgĭnem, variante di serpedo. Propriamente il lessema designa un tipo particolare di impetiggine, su cui cf. petiggine supra. Biblio.: Ineichen (1966, 276); Altieri Biagi (1970, 123); Sboarina (2000, 243); Elsheikh (2016, vol. 2, 288).

    6.3 Medicina

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    soffocassione (suffocatione; suffucassione) s.f. ‘Congestione dell’utero per assenza patologica di mestruazioni’. male indela matrice, la quale si chiama suffucassione L,1; la soffocassione dela matrice L,3; la suffocatione della matrice L,21. lat. suffocatio XLIII,1; XLIII,3; XLIII,22. Prima attestazione: suffocation dela mare Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.). (*) Non è qui attestato l’altro significato medico di ‘grave difficoltà respiratoria, soffocamento’. Biblio.: Ineichen (1966, 280); Marcovecchio (1993, 831); Gualdo (1996, 138); Gualdo (1999, 205); Motolese (2004, 285).

    sordaggine s.f. ‘Sordità’. XVIII,25. lat. surditas IX,26. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). sordità (sorditade) s.f. ‘Diminuzione o perdita della percezione dei suoni’. XVIII,23; XVIII,29; XVIII,32. lat. surditas IX,24; IX,30; IX,33. Prima attestazione: sordetate Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); in area toscana: sorditade Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.). (*) Biblio.: Marcovecchio (1993, 835); Glessgen (1996, 639–640); Motolese (2004, 287).

    spasimo s.m. ‘Dolore fisico lancinante’. male delo spasimo XII,1. lat. spasmus VII,36. Prima attestazione: spasem Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); in area toscana: spasmo Zucchero, Santà, 1310 (fior.). Variante popolare di spasmo, che si fa risalire al gr. σπασμός tramite il lat. spasmum. Sulla diffusione della forma epentetica, spasimo, in area toscana si vedano le altre attestazioni raccolte nel Corpus OVI. La patologia è associata alla paralisi, su cui cf. supra. Biblio.: Ineichen (1966, 278); Altieri Biagi (1970, 125); Nysted (1988, 272); Marcovecchio (1993, 800); Glessgen (1996, 640–641); Baldini (1998, 273); Gualdo (1999, 206 e 237); Trotter (1999, 45–46); Aprile (2001, 491); Motolese (2004, 291); D’Anzi (2012a, 397); Castrignanò (2014, 207); Elsheikh (2016, vol. 2, 297).

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    6 Glossario

    splenetico s.m. ‘Chi è affetto da malattia della milza’. XXXVI,6. lat. spleneticus XXIX,10. Prima attestazione: spleneticis Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Dal lat. tardo splenetĭcum, derivato dal lat. class. splen (cf. Forcellini s. v. spleneticus). Per GDLI prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «Dànne ogni mattina agli splenetici e idropici» (esempio già in Crusca III s. v. splenetico; anche nel TB s. v. splenetico). Nel Corpus OVI è presente soltanto un’altra occorrenza del lessema in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), oltre a quella in Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Anche in F1 è attestato spleneticho (cc. 28r, 28v). Biblio.: Marcovecchio (1993, 807–808 s. v. splen); Fontanella (2000, 303).

    squinantia (isquillensia; squillansia; squillensia) s.f. ‘Squinanzia, infiammazione del cavo orale e della faringe’. quinansia XXIV,1; squinantia XXIV,5 (ma VAT quillensia); isquillensia XXIV,15; squillensia XXIV,22; la squilensia, ciò est la postema dela gola XXIV,23; squilensia XXIV,30; XXIV,34; XXV,15. lat. squinantia XIV,1; XIV,6; XIV,16; XIV,23; (–); squinanticus XIV,30; squinantia XIV,33; squinanticus XV,10. Prima attestazione: squinanzia Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); in area toscana: squinantia Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Squinanzia deriva dal lat. cynanche (< gr. κυνάγκη ‘angina del cane’, composto di κύνων ‘cane’ e ἄγχω ‘soffocare’), forse incrociato con squinantus (cf. DEI), o già da una base quinanche (cf. Faré § 4798), formato come il fr. esquinancie col suffisso frequente nella denominazione delle malattie (cf. FEW 2, 1612); il termine squinantia è attestato nel lat. med. (cf. Du Change s. v. squinantia). La forma squillansia, esclusiva in VAT, è verosimilmente frutto di un’interpretazione paretimologica (forse per analogia con squilla) del cultismo squinantia. Registriamo che in F1 è costante squinantia (passim). Biblio.: Ineichen (1966, 279); Altieri Biagi (1970, 126–127); Foresti (1988, 47); Nystedt (1988, 273); Serianni (1989b, 119); Gualdo (1996, 135); Gualdo (1999, 239); Trotter (1999, 46); Fontanella (2000, 303); Aprile (2001, 495); Barbato (2001a, 501); Tomasin (2010, 65); D’Anzi (2012a, 400); Elsheikh (2016, vol. 2, 300).

    stranguiria (straguiria) s.f. ‘Emissione di urine difficoltosa e dolorosa’. straguiria, ciò est l’omo che non può horinare XL,2; stranguiria XL,8; XL,17.

    6.3 Medicina

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    lat. stranguria XXXII,2; XXXII,9; XXXII,18. Prima attestazione: stranguria Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Stranguria è voce dotta, che continua il lat. strangūrĭam, dal gr. στραγγουρία, composto di στράγξ ‘goccia’ e οὖρον ‘urina’. Non ci sono attestazioni della variante stranguiria nel Corpus OVI. Biblio.: Ineichen (1966, 279); Altieri Biagi (1970, 127); Marcovecchio (1993, 822–823); Baldini (1998, 274 cf. disuria); Fontanella (2000, 305); Aprile (2001, 497); Elsheikh (2016, vol. 2, 302).

    strectura di polmone locuz.nom. ‘Stenosi polmonare’. XXV,12. lat. strictura pulmonis XV,8. Prima attestazione: Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.) (*). A commento delle attestazioni strectura delo anellito, strectura del casso e stretura del pieto in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Ineichen (1966, 279) sostiene che in contesti medici il termine strettura (‘restringimento di un canale’) si riferisce esclusivamente agli organi di respirazione. L’occorrenza isolata del nostro volgarizzamento, pur priva di valore dirimente, risulta coerente con tale asserzione. Biblio.: Ineichen (1966, 279); Marcovecchio (1993, 824); Gualdo (1996, 137); Sboarina (2000, 244); Castrignanò (2014, 208); Elsheikh (2016, vol. 2, 302).

    tela degli occhi locuz.nom. ‘Macchia della pupilla’. XVII,19. lat. tela VIII,104. Prima attestazione: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) La polirematica occorre anche in Serapiom volg., p. 1390 (padov.), tella del’oyo, e Ineichen (1966, 281) pensa a un sinonimo di ‘panno’. Non sono note altre attestazioni di questa accezione, oltre appunto a Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). GDLI s. v. tela12 registra il significato ‘impedimento alla vista’, ma non la specializzazione patologica che il lessema assume qui. Nell’anatomia dell’occhio la terminologia medica medievale conosce tela aranea per designare la ‘tunica mediana degli occhi’ (cf. D’Anzi 2012a, 406). Biblio.: Ineichen (1966, 281).

    tenebrositade s.f. ‘Offuscamento o perdita totale della vista’. XV,14.

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    6 Glossario

    lat. tenebrositas VIII,16. Prima attestazione: Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Biblio.: Elsheikh (2016, vol. 2, 312).

    tigna s.f. ‘Affezione del cuoio capelluto, che comporta desquamazione e perdita dei capelli’. IV,13; IV,14. lat. tinea III,33; (III,34). Prima attestazione: Dante, Commedia, a. 1321. (*) Dal lat. tinĕam o tinĭam, di etimologia incerta. Il termine è spesso usato come sinonimo di alopisia e di rasca, su cui cf. supra. Biblio.: Ineichen (1966, 281); Marcovecchio (1993, 866); Larson (1995, 664–665, s. v. tignoso).

    torsione del ventre locuz.nom. ‘Colica, spasmo doloroso dell’intestino’. XXXII,11; XXXII,22; XXXII,23; XXXII,46. lat. torsio ventris XXII,11; XXII,21; XXII,24; (–). Prima attestazione: torzion di ventre Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.). Si vedano i sinonimi colica, dolore colico, dolore del ventre. Biblio.: Ineichen (1966, 281); Foresti (1988, 47); Marcovecchio (1993, 870); Glessgen (1996, 514); Gualdo (1996, 142); Baldini (1998, 280); Gualdo (1999, 207); Fontanella (2000, 310); Aprile (2001, 514); D’Anzi (2012a, 409–410); Elsheikh (2016, vol. 2, 316).

    tossa s.f. ‘Tosse, fenomeno riflesso di natura irritativa (ma anche controllabile e producibile volontariamente) che modifica il normale andamento della respirazione’. antica tossa XXV,2; tossa secca XXV,7; tossa fredda XXV,8; tossa XXV,9; XXVII,3. lat. tussis XV,2; XV,21; alla fine del cap. XV add. V; XV,22; XVII,4. Prima attestazione: tosse Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); tossa Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); in area toscana: tosse Forese Donati, Rime, a. 1296 (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 281); Marcovecchio (1993, 888); Baldini (1998, 280); Fontanella (2000, 310); Aprile (2001, 514); Motolese (2004, 302–303); D’Anzi (2012a, 410); Castrignanò (2014, 210); Elsheikh (2016, vol. 2, 317).

    6.3 Medicina

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    unghia dell’occhio locuz.nom. ‘Escrescenza membranosa che si estende dall’angolo interno dell’occhio e copre la pupilla’. XVII,14; XVII,20. lat. ungula VIII,98; VIII,105. Prima attestazione: unghie degli occhi Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.); ungula d’occhi Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.). (*) Dal lat. ungŭlam abbiamo nell’it. ant. sia unghia sia ungula: entrambi gli allotropi hanno l’accezione patologica qui individuata. Tale accezione di unghia non è registrata nella tradizione lessicografica (Vocabolari della Crusca, TB), fino a GDLI s. v. unghia17; in Crusca III è accolto il lemma ungola con due esempi da «Tes. Pov. P. S.» (corrispondenti a quelli qui segnalati), poi riproposti in TB s. v. ungula e GDLI s. v. ungula (il primo dei due: «Lo succo della radice del giglio, messovi dentro [all’occhio], disfà le ungule»). Biblio.: GAVI XIX/2, 224; Ineichen (1966, 282); Altieri Biagi (1970, 133 s. v. ungula); Glessgen (1996, 557–560); Elsheikh (2016, vol. 2, 324).

    ventositade (ventosità) s.f. 1. ‘Presenza di aria in un organo o in una parte del corpo’. ventositade dela matrice L,7; L,12. lat. ventositas matricis XLIII,8; XLIII,13. 2. ‘Flatulenza’. XXXII,5; ventosità XXXII,32. lat. ventositas XXII,5; XXII,29. Prima attestazione: 1. e 2. Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 283); Nystedt (1988, 282); Glessgen (1996, 650–653); Gualdo (1996, 146); Baldini (1998, 287); Gualdo (1999, 183); Fontanella (2000, 314); Sboarina (2000, 247– 248); Aprile (2001, 526); Motolese (2004, 317); Serianni (2005, 92); Tomasin (2010, 79); Castrignanò (2014, 213); Elsheikh (2016, vol. 2, 331).

    vertiggine s.f. ‘Turbamento della sensibilità spaziale con sensazioni di capogiro’. vertiggine del capo IX,1. lat. vertigo VI,18. Prima attestazione: vertigine Serapiom volg., p. 1390 (padov.); in area toscana: vertigine del capo Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.). (*) Secondo GDLI s. v. vertigine, prima attestazione in Pietro Ispano volg.: «Se fomenti il capo della cocitura del trefoglio, e poi impiastri l’erbe alle tempie e alla fronte, toglie la vertigine»; questo esempio è già in Crusca III s. v. vertigine (anche TB s. v. vertigine).

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    6 Glossario

    Biblio.: Ineichen (1966, 283); Altieri Biagi (1970, 137); Marcovecchio (1993, 916); Motolese (2004, 318); Sboarina (2000, 248); D’Anzi (2012a, 421); Elsheikh (2016, vol. 2, 332).

    vescica s.f. ‘Lesione cutanea caratterizzata da accumulo di liquido sieroso’. farà vesciche XXV,3. lat. ulcerabitur XV,3. Prima attestazione: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.). Per vescica ‘organo che secerne l’urina’ cf. supra. Biblio.: Aprile (2001, 528); Motolese (2004, 318); Castrignanò (2014, 213); Elsheikh (2016, vol. 2, 332–333).

    visio s.m. ‘Affezione patologica’. XVI,30; li mali visii XIX,4; visio di nerbi LVI,113. lat. vitium VIII,53; X,5; XLVIII,103. Prima attestazione: Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Marcovecchio (1993, 925); Baldini (1998, 290); Fontanella (2000, 317); Aprile (2001, 530).

    vumico s.m. ‘Espulsione del contenuto gastrico tramite la bocca’. XXV,23; XXVII,13; XXVII,14. lat. vomitus XV,18; XVII,15; XVII,16. Prima attestazione: vomico Regimen Sanitatis, XIII (napol.); in area toscana: vomito e vomico Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.). Biblio.: Ineichen (1966, 283–284); Marcovecchio (1993, 928); Gualdo (1996, 148); Gualdo (1999, 209); Fontanella (2000, 318); Aprile (2001, 532); Tomasin (2010, 80); Castrignanò (2014, 214); Elsheikh (2016, vol. 2, 338).

    6.4 Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche

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    6.4 Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.) = Ugolini, Francesco A. (ed.), Valeriu Maximu translatatu in vulgar messinisi per Accursu di Cremona, 2 voll., Palermo, Mori, 1967. Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.) = Selmi, Francesco (ed.), Dei Trattati morali di Albertano da Brescia volgarizzamento inedito del 1268, Bologna, Romagnoli, 1873. Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311 = Cocito, Luciana (ed.), Anonimo Genovese. Poesie, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1970. Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.) = Fontanella, Laura (ed.), Un volgarizzamento tardo duecentesco fiorentino dell’Antidotarium Nicolai (Montréal, McGill University, Osler Library 7628), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000. Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.) = Arte d’Amare di Ovidio volgarizzata (Volgarizzamento A) = Lippi Bigazzi, Vanna (ed.), I volgarizzamenti trecenteschi dell’«Ars amandi» e dei «Remedia amoris», vol. 1, Firenze, Accademia della Crusca, 1987, 45–137. Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.) = Ghinassi, Ghino, Nuovi studi sul volgare mantovano di Vivaldo Belcalzer, Studi di filologia italiana 23 (1965), 19–172. Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.) = Romano, Maria, Il «Bestiario moralizzato», in: Testi e interpretazioni. Studi del Seminario di Filologia romanza dell’Università di Firenze, Milano/Napoli, Ricciardi, 1978, 721–888. Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.) = Paolo Squillacioti, Il bestiario del Tesoro toscano nel ms. Laurenziano Plut. XLII 22, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano, 12 (2007), 265–353. Bestiario toscano, XIII ex. (pis.) = Garver, Milton Stahl/McKenzie, Kenneth, Il Bestiario toscano secondo la lezione dei codici di Parigi e di Roma, Studi romanzi 8 (1912), 1–100. Boccaccio, Ameto, 1341–42 = Quaglio, Antonio Enzo (ed.), Giovanni Boccaccio, Comedia delle ninfe fiorentine (Ameto), in: Branca, Vittore (ed.), Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, vol. 2, Milano, Mondadori, 1964, 678–835. Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.) = Contini, Gianfranco (ed.), Poeti del Duecento, vol. 1, Milano/Napoli, Ricciardi, 1960, 260–282. Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.) = Tassi, Francesco (ed.), Delle Storie contra i Pagani di Paolo Orosio libri VII, volgarizzamento di Bono Giamboni, Firenze, Baracchi, 1849. Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.) = Segre, Cesare (ed.), Bono Giamboni. Il Libro de’ Vizî e delle Virtudi e Il Trattato di Virtù e Vizî, Torino, Einaudi, 1968, 3–120. Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.) = Contini, Gianfranco (ed.), Le opere volgari di Bonvesin da la Riva, Roma, Società Filologica Romana, 1941. Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.) = Contini, Gianfranco (ed.), Poeti del Duecento, 2 vol., Milano/Napoli, Ricciardi, 1960, 175–277. Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.) = Federici, Fortunato (ed.), La esposizione del «Simbolo degli Apostoli» di Fra Domenico Cavalca, 2 voll., Milano, Silvestri, 1842. Cavalca, Vite eremiti, 1321–30 (pis. > fior.) = Delcorno, Carlo (ed.), Cinque vite di eremiti dalle «Vite dei Santi Padri», Venezia, Marsilio, 1992. Cecco d’Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.) = Crespi, Achille (ed.), Francesco Stabili (Cecco d’Ascoli). L’Acerba, Ascoli Piceno, Giuseppe Cesari, 1927. Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.) = Menichetti, Aldo (ed.), Chiaro Davanzati. Rime, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1965. Chirurgia di Ruggero Frugardo volg., XIV pm. (fior.) = Ilaria Zamuner, Il volgarizzamento toscano della Chirurgia di Ruggero Frugardo nel codice 2163 della Biblioteca Riccardiana, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 17 (2012), 245–332.

    632

    6 Glossario

    Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.) = Gotti, Aurelio (ed.), L’Eneide di Virgilio volgarizzata nel buon secolo della lingua da Ciampolo di Meo degli Ugurgieri senese, Firenze, Le Monnier, 1858. Contr. Cristo e Satana, c. 1300 (pis.) = Roediger, Francesco (ed.), Contrasti antichi. Cristo e Satana, Firenze, Libreria Dante, 1887. Cronica fior., XIII ex. = Cronica fiorentina = Schiaffini, Alfredo (ed.), Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze, Sansoni, 1926, 82–150. Cura uccelli di ratto, XIV in. (tosc.) = Mortara, Alessandro (ed.), Scritture antiche toscane di falconeria, Prato, Alberghetti, 1851, 22–25. Disciplina Clericalis, XIII ex. (fior.) = Disciplina Clericalis [Volgarizzamento di un frammento della] di Pietro di Alfonso = Schiaffini, Alfredo (ed.), Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze, Sansoni, 1926, 73–81. Distr. Troia, XIII ex. (fior.) = Libro della distruzione di Troia = Schiaffini, Alfredo (ed.), Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze, Sansoni, 1926, 151–184. Doc. colt., XII ex. = Affitti della badia di Coltibuono = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 11–13. Doc. fior., 1255–90 = Ricordi di compere e cambi di terre in Val di Streda e dintorni = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 216–254. Doc. fior., 1286–90 = Casalini, Eugenio M. (ed.), Registro di entrata e uscita di Santa Maria di Cafaggio (REU) 1286–1290. Trascrizione, commento, note e glossario, Firenze, Convento della SS. Annunziata, 1998, 119–306. Doc. fior., XIV sm. (2) = De Robertis, Domenico, Una proposta per Burchiello, Rinascimento 8 (1968), 3–119. Doc. montier., 1219 = Breve di Montieri del 1219 = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 41–51. Doc. orviet.-umbr.merid., 1312 = Statuti della colletta del comune di Orvieto = Pardi, Giuseppe, Gli Statuti della colletta del comune di Orvieto. Parte II. Codice N. 1, Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria 4 (1898), 1–46. Doc. pist., c. 1200 = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 17–19. Doc. prat., 1296–1305 = Memoriale dei camarlinghi del Ceppo dei poveri di Prato (Ceppo II) = Serianni, Luca (ed.), Testi pratesi della fine del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze, Accademia della Crusca, 1977, 225–443. Doc. sang., XIII ex. = Castellani, Arrigo (ed.), Testi sangimignanesi del secolo XIII e della prima metà del secolo XIV, Firenze, Sansoni, 1956, 78. Doc. sen., 1221 = Inventario dei beni d’Orlando d’Ugolino = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 53–55. Doc. sen., 1277–82 = Astuti, Guido (ed.), Libro dell’entrata e dell’uscita di una Compagnia mercantile senese del secolo XIII, Torino, Lattes, 1934. Egidio Romano volg., 1288 (sen.) = Corazzini, Francesco (ed.), Del reggimento de’ principi di Egidio Romano. Volgarizzamento trascritto nel MCCLXXXVIII, Firenze, Le Monnier, 1858. Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.) = Banchi, Luciano (ed.), I Fatti di Cesare, Bologna, Romagnoli, 1863. Fiore, XIII u.q. (fior.) = Contini, Gianfranco (ed.), Il Fiore e il Detto d’Amore attribuibili a Dante Alighieri, Milano, Mondadori, 1984, 2–467.

    6.4 Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche

    633

    Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.) = Morini, Luigina (ed.), I Fioretti di san Francesco, Milano, Rizzoli, 1979. Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.) = D’Agostino, Alfonso (ed.), Fiori e vita di filosafi e d’altri savi e d’imperadori, Firenze, La Nuova Italia, 1979. Fiore di virtù emil., 1305/23 = Anonimo, Fiore di virtù = Segre, Cesare/Marti, Mario (ed.), La prosa del Duecento, Milano/Napoli, Ricciardi, 1959. Forese Donati, Rime, a. 1296 (fior.) = Contini, Gianfranco (ed.), Dante Alighieri, Rime, Torino, Einaudi, 41980 [testo: 85–86, 89–90, 93]. Fr. da Barberino, Regg., 1318–20 (tosc.) = Baudi di Vesme, Carlo (ed.), Del reggimento e costumi di donna di messer Francesco Barberino, Bologna, Romagnoli, 1875. Fr. di Giov., Libro, 1337–61 (fior.), [Ricette, 1342] = Scritture inedite dal libro dei Drittafede = Artale, Elena, Scritture inedite dal libro dei Drittafede, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 10 (2005), 177–202. Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.) = Giannini, Crescentino (ed.), Commento di Francesco da Buti sopra la «Divina Commedia» di Dante Alighieri, 3 voll., Pisa, Nistri, 1858–1862. Garzo, S. Chiara, XIII sm. (fior. > pis.) = Elsheikh, Mahmoud Salem, Garzo a santa Chiara, Studi di filologia italiana 33 (1974), 5–29. Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.) = Antonelli, Roberto (ed.), Giacomo da Lentini, Poesie, vol. 1, Roma, Bulzoni, 1979. Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis. > fior.) = Delcorno, Carlo (ed.), Giordano da Pisa. Quaresimale fiorentino (1305–1306), Firenze, Sansoni, 1974. Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.) = Iannella, Cecilia (ed.), Giordano da Pisa. Prediche inedite (dal ms. Laurenziano, Acquisti e Doni 290), Pisa, ETS, 1997. Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.) = Porta, Giuseppe (ed.), Giovanni Villani, Nuova Cronica, 3 voll., Parma, Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore, 1990–1991. Giudizio universale, XIV in. (ver.) = Mussafia, Adolfo (ed.), Monumenti antichi di dialetti italiani, Vienna, Tipografia di Corte e di Stato, 1864, 56–68. Gregorio d’Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.) = Zambrini, Francesco (ed.), Fiori di medicina di maestro Gregorio medicofisico del secolo XIV, Bologna, Romagnoli, 1865. Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano) XIV pm. (it. sett.) = Altieri Biagi, Maria Luisa, Guglielmo volgare. Studi sul lessico della medicina medioevale, Bologna, Forni, 1970. Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.) = Gamba, Bartolommeo (ed.), I fatti di Enea estratti dalla Eneide di Virgilio e ridotti in volgare da Frate Guido da Pisa carmelitano del secolo XIV, Venezia, dalla Tipografia di Alvisopoli, 1831. Guido da Pisa, Fiore di Italia, a. 1337 (pis.) = Muzzi, Luigi (ed.), Guido da Pisa, Fiore d’Italia, Bologna, Turchi, 1824. Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.) = Berisso, Marco (ed.), L’Intelligenza. Poemetto anonimo del secolo XIII, Parma, Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda, 2000. Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior. > lucch.) = Dardano, Maurizio, Un itinerario dugentesco per la Terra Santa, Studi medievali 7 (1966), 154–196. Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.) = Jacopone da Todi (Jacopo Benedetti), Laude = Contini, Gianfranco (ed.), Poeti del Duecento, vol. 2, Milano/Napoli, Ricciardi, 1960, 67–166. Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.) = Polidori, Filippo Luigi (ed.), Lo Specchio della vera penitenza di Iacopo Passavanti, Firenze, Le Monnier, 1856, 276–324. Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.) = Tomasoni, Piera, Il Lapidario estense, Studi di filologia italiana 34 (1976), 131–186. Laude cortonesi, XIII sm. (tosc.) = Varanini, Giorgio/Banfi, Luigi/Ceruti Burgio, Anna (edd.), Laude cortonesi dal secolo XIII al XV, Firenze, Olschki, 1981.

    634

    6 Glossario

    Lett. sen., 1265 = Lettera di Andrea de’ Tolomei da Tresi a messer Tolomeo e agli altri compagni de’ Tolomei, in Siena (1265) = Castellani, Arrigo (ed.), La prosa italiana delle origini. Vol. 1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna, Pàtron, 1982, 401–407. Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.) = Knecht, Pierre (ed.), I Libri astronomici di Alfonso X in una versione fiorentina del Trecento, Zaragoza, Libreria General, 1965. Libro de conservar sanitate, XIV sq. (venez.) = Tomasin, Lorenzo (ed.), Maestro Gregorio. Libro de conservar sanitate. Volgarizzamento veneto trecentesco, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 2010. Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.) = D’Ancona, Alessandro (ed.), Il Libro dei Sette Savi di Roma, Pisa, Nistri, 1864. Libro della cura delle malattie, XIV pi.di. (fior.) = Manuzzi, Giuseppe (ed.), Libro della cura delle malattie, Firenze, Tip. del Vocabolario della Crusca, 1863. Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.) = Bartoli, Adolfo (ed.), Il Libro di Sidrach. Testo inedito del secolo XIV, Bologna, Romagnoli, 1868. Libro Drittafede, 1337–61 (fior.) = Artale, Elena, Scritture inedite dal libro dei Drittafede, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 10 (2005), 177–202. Libro Gallerani di Parigi, 1306–1308 (sen.) = Bigwood, Georges (ed.), Les livres des comptes des Gallerani, 2 voll., Bruxelles, Académie Royale de Belgique, 1961. Libro delle segrete cose delle donne, XIV pi.di. (fior.) = Manuzzi, Giuseppe (ed.), Il Libro delle segrete cose delle donne, Firenze, Tip. del Vocabolario della Crusca, 1863. Libro pietre preziose, XIV in. (fior.) = Anonimo, Libro de le virtudi de le pietre preziose = Narducci, Enrico, Intorno a tre inediti volgarizzamenti del buon secolo della lingua, Il Propugnatore 2 (1869), 121–146, 307–326. Mascalcia G. Ruffo volg., XIII ex. (pis.) = Olrog Hedvall, Yvonne (ed.), Giordano Ruffo, Lo Libro dele marescalcie dei cavalli. Trattato veterinario del Duecento, Stockholm, Stockholms universitet, 1995. Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 = De Gregorio, Giovanni, Il codice De Cruyllis-Spatafora in antico siciliano, del sec. XIV, contenente la Mascalcia di Giordano Ruffo, Zeitschrift für romanische Philologie 29 (1905), 566–606. Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.) = Aurigemma, Luisa (ed.), La «Mascalcia» di Lorenzo Rusio nel volgarizzamento del codice Angelicano V.3.14, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1998. Mattasalà, 1233–43 (sen.) = Castellani, Arrigo (ed.), Libro di Mattasalà di Spinello (1233– 1243), edizione a uso interno dell'OVI. Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.) = Vincenti, Eleonora (ed.), Matteo dei Libri. Arringhe, Milano/Napoli, Ricciardi, 1974, 3–182. Meo dei Tolomei, Rime, XIII/XIV (sen.) = Bettarini, Anna, Le rime di Meo dei Tolomei e di Muscia da Siena, Studi di filologia italiana 32 (1974), 31–98. Mesue volg., XIV (tosc.) = Mesue, Opera [in italiano], Firenze, Bartolomeo de’ Libri, c. 1492. Milione, XIV in. (tosc.) = Bertolucci Pizzorusso, Valeria (ed.), Marco Polo. Milione. Versione toscana del Trecento, Milano, Adelphi, 1975. Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.) = Bacchi Della Lega, Alberto (ed.), Libro d’oltramare di Niccolò da Poggibonsi, 2 voll., Bologna, Romagnoli, 1881. Nicolò de’ Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.) = Elsheikh, Mahmoud Salem (ed.), Nicolò de’ Rossi. Canzoniere Sivigliano, Milano/Napoli, Ricciardi, 1973. Onesto da Bologna, XIII sm. (tosc.) = Orlando, Sandro (ed.), Le rime di Onesto da Bologna, Firenze, Sansoni, 1974.

    6.4 Scioglimento delle abbreviazioni bibliografiche

    635

    Ottimo, Par., a. 1334 (fior.) = Torri, Alessandro (ed.), L’Ottimo Commento della Commedia, 3 voll., Pisa, Capurro, 1829. Palladio volg., XIV pm. (tosc.) = Zanotti, Paolo (ed.), Volgarizzamento di Palladio, Verona, Ramanzini, 1810, 1–299. Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.) = Evans, Allan (ed.), Francesco Balducci Pegolotti, La pratica della mercatura, Cambridge (Mass.), The Mediaeval Academy of America, 1936. Piero de’ Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.) = Sorio, Bartolomeo (ed.), Trattato della Agricoltura di Piero de’ Crescenzi, 3 voll., Verona, Vicentini e Franchini, 1851–1852 [si tratta di un’edizione poco affidabile: cf. la nota del Corpus OVI]. Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.) = Elsheikh, Mahmoud Salem (ed.), Maestro Piero Ubertino da Brescia. Ricette per gli occhi. Conoscimento de’ sogni. Trattato sull’orina. Morsi di cani e loro conoscimento (Manoscritto Riccardiano 2167), Firenze, Ed. Zeta, 1993. Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.) = Bigazzi, Vanna, I «Proverbia» pseudoiacoponici, Studi di filologia italiana 21 (1963), 5–124. Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.) = Proverbia que dicuntur super natura feminarum = Contini, Gianfranco (ed.), Poeti del Duecento, vol. 1, Milano/Napoli, Ricciardi, 1960, 521–555. Quatro partite del corpo, 1310 (fior.) = Le quatro partite del corpo (estratto dal volgarizzamento toscano del Secretum secretorum) = Bénéteau, David P., Segreti, ricette e «Virtù del ramerino» in appendice alla «Santà del corpo» di Zucchero Bencivenni secondo il cod. Laur. Plut. LXXIII.47, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 5 (2000), 244–246. Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.) = Geymonat, Francesca (ed.), «Questioni filosofiche» in volgare mediano dei primi del Trecento, Pisa, Scuola Normale Superiore, 2000. Regimen Sanitatis, XIII (napol.) = Mussafia, Adolfo, Mittheilungen aus romanischen Handschriften. I. Ein altneapolitanisches «Regimen sanitatis», Sitzungsberichte der Kaiserlichen Akademie der Wissenschaften in Wien 106 (1884), 507–626. Restoro d’Arezzo, 1282 (aret.) = Composizione del mondo (La) = Segre, Cesare/Marti, Mario (ed.), La prosa del Duecento, Milano/Napoli, Ricciardi, 1959, 981–1040. Ricettario Laurenziano, XIV m. (sen.) = Guido Battelli, Segreti di magia e medicina medievale cavati da un codice del «Tesoro», Archivum Romanicum 5 (1921), 149–172. Ricette bologn., XIV pm. = Longobardi, Monica, Un frammento di ricettario del Trecento, L’Archiginnasio 89 (1994), 249–278. Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.) = {Ruberto di Guido Bernardi}, Ricette, scongiuri e segreti raccolti da Ruberto di Guido Bernardi = Giannini, Giovanni (ed.), Una curiosa raccolta di segreti e di pratiche superstiziose fatta da un popolano fiorentino del secolo XIV, Città di Castello, Lapi, 1898, 23–78. Ricette mediche toscane, XIII (tosc.occ.) = Stussi, Alfredo, Un serventese contro i frati tra ricette mediche del secolo XIII, L’Italia dialettale 30 (1967), 138–155. Ricette per lattovari, 1310 (fior.) = Bénéteau, David P., Segreti, ricette e «Virtù del ramerino» in appendice alla «Santà del corpo» di Zucchero Bencivenni secondo il cod. Laur. Plut. LXXIII.47, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 5 (2000), 246–248. Rustico Filippi, XIII sm. (fior.) = Mengaldo, Pier Vincenzo (ed.), Rustico Filippi. Sonetti, Torino, Einaudi, 1971. Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378–81 (fior.) = Chiari, Alberto (ed.), Franco Sacchetti. La battaglia delle belle donne. Le lettere. Le Sposizioni di Vangeli, Bari, Laterza, 1938, 113–288.

    636

    6 Glossario

    Serapiom volg., p. 1390 (padov.) = Ineichen, Gustav (ed.), El libro agregà de Serapiom. Volgarizzamento di frater Jacobus Philippus de Padua, 2 voll., Venezia/Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1962–1966 (1 vol.: 1962; 2 vol.: 1966). St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom. > tosc.) = Monaci, Ernesto (ed.), Storie de Troja et de Roma, altrimenti dette Liber Ystoriarum Romanorum, Roma, Società Romana di Storia Patria, 1920, 3–334. Stat. fior., 1310/13 = Castellani, Arrigo, Il più antico statuto degli oliandoli di Firenze, Studi linguistici italiani 4 (1963–1964), 3–106. Stat. pis., 1318–21 = Bonaini, Francesco (ed.), Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo, 2 voll., Firenze, Vieusseux, 1870, 1083–1131. Stat. sen., 1301–1303 = Statuto della gabella e dei passaggi dalle porte della città di Siena = Banchi, Luciano (ed.), Statuti senesi scritti in volgare ne’ secoli XIII e XIV, 2 voll., Bologna, Romagnoli, 1871, 3–71. Stat. sen., 1309–10 (Gangalandi) = Lisini, Alessandro (ed.), Il Costituto del comune di Siena volgarizzato nel 1309–1310, 2 voll., Siena, Tip. Sordomuti di L. Lazzeri, 1903. Stat. sen./umbr., 1314/16 = Statuto di Chiarentana = Elsheikh, Mahmoud Salem (ed.), In Val d’Orcia nel Trecento. Statuto signorile di Chiarentana, Siena, Il leccio, 1990. Stat. sen., Addizioni p. 1303 = Banchi, Luciano (ed.), Statuti senesi scritti in volgare ne’ secoli XIII e XIV, 2 voll., Bologna, Romagnoli, 1871, 3–71. Tesoro volg., XIII ex. (fior.) = Battelli, Guido (ed.), Brunetto Latini. I libri naturali del «Tesoro» emendati colla scorta de’ codici, Firenze, Successori Le Monnier, 1917, 3–51, 55–72, 75–192. Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.) = Gaiter, Luigi (ed.), Il «Tesoro» di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni, raffrontato col testo autentico francese edito da P. Chabaille, 4 voll., Bologna, Romagnoli, 1878–1883. Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.) = Rapisarda, Stefano (ed.), Il «Thesaurus pauperum» in volgare siciliano, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2001. Trattato a Demofilo volg., XIV (tosc.) = Anonimo, Volgarizzamento dell’Ad Theodorum lapsum di Giovanni Crisostomo = Sorio, Bartolommeo (ed.), Opuscoli di S. Giovanni Grisostomo volgarizzati, Roma, Salviucci, 1845. Virtù del ramerino (ed. Bénéteau), 1310 (fior.) = Anonimo, Virtù del ramerino = Bénéteau, David P., Segreti, ricette e «Virtù del ramerino» in appendice alla «Santà del corpo» di Zucchero Bencivenni secondo il cod. Laur. Plut. LXXIII.47, Bollettino dell’Opera del Vocabolario Italiano 5 (2000), 248–250. Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.) = Stussi, Alfredo (ed.), Zibaldone da Canal. Manoscritto mercantile del sec. XIV, Venezia, Comitato per la pubblicazione delle fonti relative alla storia di Venezia, 1967. Zucchero, Santà, 1310 (fior.) = Baldini, Rossella, Zucchero Bencivenni, «La santà del corpo». Volgarizzamento del «Régime du corps» di Aldobrandino da Siena (a. 1310) nella copia coeva di Lapo di Neri Corsini (Laur. Pl. LXXIII 47), Studi di lessicografia italiana 15 (1998), 21–300.

    6.5 Indice dei lemmi del glossario

    6.5 Indice dei lemmi del glossario 6.5.1 Botanica: lemmi acathia acoro *aglio aloe amandola amara anacardo anfodillo *appio appio acquatico appio deli renai aristologia aristologia lunga *aristologia rotonda arnoglossa artemisia *asafetida asensio atrebici avellana avena balaustia balsamita basilico benevischio bieta borragine branca orsina brectonica brionia buglosa busso calamento camomilla canapa capelvennero capparo cardamo cardo *cassiafistula caulo ceci rossi celidonia cenamo

    ceragia cicorea *cicuta cinamomo cinquefoglio cipero cipolla coloquintida comino consolida magiore consolida minor coriandro corregiola covalo cubebe dente canino *dittamo *dragontea ebbio elleboro elleboro bianco elleboro nero ellera (elera) ellera nera ellera terragnola endivia endivia salvatica enula enula campana epatica erba serpentina erbaggine *ermodattilo eçula euforbio fava felce fico fico secco fienogreco finocchio fiore del rosmarino frasso

    galanga galbano garofalo giunipero giusquiamo goma del pino gomma gomma arabica gomma del persico gomma deli ceragi gomma di ginepro grano gruoco guercia gumaedere ipoquistidos isopo lactuca lapatio lapatio acuto lapatio magiore lapatio rubei lenticchia lenticola levame (del grano) levistico lilio lingua passarina lino loglio lupino mace magiorana malva malva salvatica mandragola marrobio matricaia mela cotogna melagranata melengrano meliloto menta

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    6 Glossario

    mentrasto milio millefoglio mirra mora morella nabrotano nardo nespola niepita nigella noce noce moscata nocella olio del’amandola amara oliva olmo opio opoponaco orbaca orbaco origano ortica ortica maggiore *orzo pan porcile pancasciuolo papardo bianco papardo nero papavero paritaria pastinaca pentafilon peonia pepe *pepe lungo pepe nero pera

    persica persico pervinca peucedano pilosella pino pipinella piretro plantagine policaria polipedio politrico porro pretesemine procacchia procachia salvatica *prugno psilio puleggio puleggio regale rafano reupontico ribarbaro riquilisio rorastro rosa rosa marina rosmarino rovo ruta ruta salvatica saggina salce salvia sanbuco sandalo sanguinaria sarcocolla

    sassifriga satureggia scabbiosa scamonea scoloprendia scordeon semmola (di grano) senape senatione serpillo silermontano siseleos somacco sopravivolo sorba secca sorbo sparago spelda spina nera squilla stafisagra storace tamarindo tamarischio tassobarbasso tormentilla *totomaglio trifoglio ulivo unghia cavallina vallerana verminaca vesco vetriuola viola vite *zafferano *zizzania

    aloe althea amigdala amara anacardum anthos

    apium apium aquaticum apium ranarum aristolochia aristolochia longa

    6.5.2 Botanica: voci latine abrotanum absinthium acacia acorus allium

    6.5 Indice dei lemmi del glossario

    aristolochia rotunda arnogrossa artemisia asphodelus assafetida atriplex avellana avena bacce lauri balaustia balsamita basilicon betonica bleta borrago brancha ursina brionia buglossa buxus calamentum camomilla capillus Veneris capparis cardamum carduus cassia fistula caulis celidonia centinodia cepa cerasum dulce cicer rubeum cichorea ciclamen cicuta ciminum, cuminum cinamonum ciperus coctana coloquintis, coloquintida consolida maior consolida minor coriandrum corrigiola crocus cubebe dens caninus dictamus

    draguntea ebulus endivia endivia silvestris enula enula campana esula euforbium faba feniculus fenugrecum fermentum ficus ficus sicca filex, filix fraxinus frumentum furfur furfur tritici galanga galbanum gariophillon, gariofillum gummi arabicum gummi cerasi, cerasorum gummi edere gummi iuniperi gummi persicum gummi pini hedera hedera nigra hedera terrestris helleborus helleborus albus helleborus niger hepatica herba sanguinaria hermodactylus hordeum hypocistis hyssopus iuniperus iusquiamum lactuca lapatium lapatium acutum lapatium maius lapatium rubeum laurus

    lens lenticula levisticum lignum aloe lillium lingua passerina linum liquiritia lolium lupinus macis maiorana malogranatum malva malva agrestis malveiscus mandragora marrubium mellilotum mentastrum mentha mespillum milium millefolium mirra morella morus nardus, spica nardi nepita nigella nux nux minor nux muscata oliva opium opoponax origanum papaver papaver album papaver nigrum parietaria pastinaca pentaphilon persicum pervinca petrosellinum peucedanum pilosella

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    6 Glossario

    pimpinella pinus pionia piper piper longum piper nigrum pira piretrum plantago polipodium pollitricum porrus portulaca portulaca silvestris prunus psillium pulegium pulegium regale pulicaria quercus quinquefolium raphanus reuponticum rheubarbarum rorastrum rosa

    rosa marina rosmarinus rubus ruta ruta agrestis, silvestris salix salvia sambucus sandalus sarcocolla satureia saxifragia scabiosa scamonea scolopendria scordion semperviva senecio serpilllum siler montanum siligo sinapis siseleos sisimbrium solatrum sorba

    sparagus spelta spina nigra squilla staphisagria storax stuppa cannabina sumac tamarindi tamariscus tapsus barbatus titimallus tormentilla trifolium ulmus ungula caballina urtica urtica maior valeriana verbena viola viscus vitis zizania

    giuntura gosso interiola (del polmone) lonbi lucqula matrice membro minugia minugio natura nervo nodi pectignone pianta del piede postrione puppula

    rene salvatella sangue mestruale secondina spiena spinale stentina stomaco tempia verga vergella vescica vesta vulva

    6.5.3 Anatomia: lemmi angulo dell’occhio artaria bellico bocca delo stomaco bucchio celabro cephalica cipesso codenna *coglione collo della matrice *culo ditello fontanella (del collo) forca del pecto gengia

    6.5 Indice dei lemmi del glossario

    6.5.4 Anatomia: voci latine angulus oculi anus artaria asella cerebrum collum matricis cutis dolor intestinorum fontanella colli furcula stomaci genitalia gingive intestina iunctura mamilla

    matrix membrum muliebria nervus occipitium orificium ani orifitium matricis os stomachi pecten planta pedum podex posteriora pudenda pulmonis viscera renes

    salvatella sanguis menstrualis secundina splenis stomachum tempora testiculus umbilicus uvula vesica virga virilia vulva

    6.5.5 Fisiologia e patologia: lemmi albugine alopisia andare a sella antrace ardore artetica artetico asma asmatico assellare benedecti bucignare caliggine calvo cancro carne superflua cataratte cavato cavo cecchio chiusura colica colico collera corso del ventre crepatura criatura

    dolore d. artethico d. collico d. del capo d. del lato d. del ventre d. dell’urecchie d. della coscia d. della fronte d. della matrice d. delle minugia d. delle moreche d. delle stentine d. delli denti d. delli nerbi d. delli occhi d. dello stomaco d. di fianco d. podagrico d. sciatico disertare disertatura disinteria disinterico durisia enfa enfiare

    enfiasione epilentia epilentico flusso f. del ventre f. dela femmina f. dela mestrua f. dele calende f. dele morroide f. deli omori f. di sangue fantastico fatica dell’orinare fatica delo pissciare febbra ferita fico fistola flemma forfere formica frenetica gotta gotta caduca gotta rosata gotta sciatica idropico

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    6 Glossario

    idropisia impetiginoso impregnare ingravidare itterrisia lebra leppaia lesione litargia litargico lombrico lunatico magrana malatia *mania maniaco maqula mestrua migrania moreche morroide morso morsura nefretico

    omore oppillasione otalmia paraletico paralisi perimplemonia pertusato pertuso petiggine pietra pleuresi podagra podagrico polso postema postemassione postula produra rasca roctura rogna ruche ructare sciatica

    sciatico scoctomia scoctomiaco scorticatura serpiggine soffocassione sordaggine sordità spasimo splenetico squinantia stranguiria strectura di polmone tela degli occhi tenebrositade tigna torsione del ventre tossa unghia dell’occhio ventositade vertiggine vescica visio vumico

    6.5.6 Fisiologia e patologia: voci latine aborsus abortire albugo alopecia antrax apostema ardor ardor stomachi arthetica artheticus asma asmaticus aurium damna caducus caligo calvities cancer cataractae cavus

    colera colica conceptio conceptus concipere crepatura cursus ventris dens cavus difficultas urine disenteria dolor aurium dolor capitis dolor colicus dolor coxe dolor dentium dolor emigraneus dolor frontis dolor iliacus dolor intestinorum

    dolor lateris dolor laterum dolor matricis dolor nervorum dolor oculorum dolor podagre dolor sciaticus dolor stomachi dolor ventris duritia durities emorroidae epilentia epilenticus eructatio estuatio stomachi excoriatio intestinorum fantasticus febris

    6.5 Indice dei lemmi del glossario

    fetus ficus fistula flegma fluxus fluxus menstruorum fluxus sanguinis fluxus ventris foramen dentis formica frenesis generare gutta gutta rosacea humor icteritia impetigo impregnatio infans inflatio inflatura infleri lapis lepra lesio pulmonis lippido litargia litargicus lumbricus lunaticus

    macula mania maniacus menstrua morbus morsus cordis morsus stomachi nefriticus obtalmia oculi lipposi opilatio paralisis paraliticus patiens perforatus peripneumonia pleurisis podagra podagricus pruritus pulsus pustula rasca rogna sciatica sciaticus scotomia scotomiacus serpigo spasmus

    spleneticus squinantia squinanticus stranguria strictura pulmonis suffocatio superflua caro surditas tela tenasmon tenebrositas tinea tinnitum torsio ventris tumor tumor matricis tussis ulcera ulceratio pulmonis ulcus ungula ventositas ventositas matricis vertigo vitia aurium vitium vomitus vulnus ydropicus ydropisis

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