Il Partito Nazionale Fascista nel diritto pubblico italiano

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S. E. F. I.

Società Editrice del « F oro I taliano » R O M A - 1930-VIII

IN D ICE

I. — L a nozione d i p artito politico. 1. Definizione di partito politico . . . . 2. Relazioni tra la nozione di Stato e quella di par tito p o litic o ................................................................... 3. La questione se la nozione dì partito riguardi l ’opi­ nione 0 l ’a z i o n e .......................................................... 4. La questione degli scopi impersonali e di quelli p e r s o n a l i .......................................................... 5. La questione dei partiti impropriamente detti 6. L a questione del partito unico 7. L a classificazione dei partiti.

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II. — I l problem a della posizione dei p a rtiti p o litici nel diritto pubblico. 8 . I vari possibili atteggiamenti del diritto nei con­ fronti dei p a r titi.......................................................... 9. Cenni snlla posizione dei partiti nei diritto pubblico contemporaneo - La teoria tedesca delParteien-Staat 10. Impostazione del problema della posizione del Par­ tito nazionale fascista nel diritto pubblico italiano III. — L e disposizioni del d iritto italiano in ma­ teria d i p a rtiti p olitici. 11. Disposizioni di carattere general e. . . . 12. Limitazioni al reclutamento di adepti nei partiti p olitici............................................................................. 13. Disposizioni che attribuiscono conseguenze fevorevoli al fatto di seguire certe determinate tendenze politiche, 0 alla circostanza della inscrizione in un partito politico determinato . . . . .

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INDICE

14. Diapoaizioni che implicano l’accettazione da parte dello Stato di simboli ed idealità del Partito na­ zionale f a s c i a t a .......................................................... Pag. 62 15. Disposizioni ohe si riieriaoono direttamente al P ar­ tito nazionale f a s c is t a ......................................................... > 6 6 IV .

— L a posizione del P artito nazionale fascista nel nostro diritto.

16. La questione se sia persona giniidioa . . . > 75 17. La questione se sia persona giuridica pubblica . » 80 18. La questione se alcune cariche del Partito nazio­ nale fascista attribuiscano ai loro titolari la qualità di pubblico u f f i c i a l e ........................................................> 8 9 19. L ’ingerenza dello Stato nel Partito nazionale fascista > 90 20. C on clu sion e............................................................................ > 9 5

I.

1 . — Tra le aspirazioni degli nomini vi sono quelle che riguardano l’ordinamento dello Stato, o in alcune sue particolarità o nei suoi caratteri fondamentali. Quelle di cui più si discute, e che formano specialmente oggetto di ricerche scientifiche, appartengono alla seconda cate­ goria. Inoltre, da un altro punto di vista, le aspirazioni con tale contenuto possono distinguersi in conservatrici e innovatrici. Le seconde sono tante quante le modifica^ zioni all’ordinamento dello Stato che possono essere con­ cepite. A lle aspirazioni che si sono ricordate vanno riavvi­ cinate quelle relative al modo con cui gli organi pub­ blici si valgono del potere loro attribuito, cioè esplicano le loro funzioni. D i solito, ma non necessariamente, co­ loro che nutrono le stesse aspirazioni sull’ordinamento dello Stato hanno anche le stesse aspirazioni relativa­ mente al modo con cui gli organi pubblici debbono eser­ citare le loro attribuzioni. A identità di vedute sull’ordinamento dello Stato, o sul comportamento degli organi pubblici, o sull’uno e sull’altro punto, può non corrispondere identità di vedute

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sulle persone a cui affidare certe determinate cariche pubbliche. Una scissione profonda può essere determi­ nata anche da una divergenza di vedute relative a una sola carica pubblica. Si pensi per quest’ultima ipotesi a una lotta tra vari pretendenti al trono, pur non dimen­ ticando che quasi sempre oltre che quella persona e quella carica sono in gioco anche altre persone e altre cariche minori. Infine a identità di vedute sull’ordinamento dello Stato o sul modo di comportarsi degli organi pubblici, o sulle persone a cui affidare certe cariche pubbliche, o su tutti questi punti, o su due di essi, può corrispon­ dere una diversità di vedute sui mezzi ed il procedimento con cui realizzare quegli ideali.

i.

Relativamente alle aspirazioni della penultima cate­ goria, e in particolare alla loro coesistenza con altre ap­ partenenti alle prime due, va rilevato che non si può a priori affermare che sia più corretto desiderare ohe certe persone ricoprano certe cariche in quanto si pre­ sumono più disposte o più adatte ad attuare un dato ideale, o desiderare la realizzazione di obiettivi, per dir così impersonali, solo in quanto seguiti da certi uomini. In cotrispondenza di queste varie aspirazioni possono sorgere delle associazioni, o, più genericamente, formarsi dei gruppi di individui, con Io scopo di realizzarle. Occorre a questo proposito tenere presente che il mo­ mento del porsi una aspirazione va nettamente distinto da quello della realizzazione. Nell’individuo, e anche nelle collettività, l’una capacità è distinta dall’altra. La x>rima non implica la seconda e viceversa. Dal punto di vista dell’individuo (ma, come vedremo, le considerazioni in proposito hanno una notevole rilevanza per n nostro problema, e sono, almeno in parte, applicabili alle asso-

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ciazioui) è noto che la capacità a raggiungere un qual­ siasi scopo in un determinato campo non coincide con quella di saper scegliere lo scopo più conveniente. Nel nostro caso la capacità di scegliere uno scopo del ge­ nere delineato nelle righe precedenti non coincide ne­ cessariamente con quella di realizzarlo. Si può essere un ottimo diplomatico, fornito del tatto e della coltura tec­ nica necessaria piT realizzare uno scopo di qualsiasi ge­ nere che riguardi gli interessi dello Stato all’estero, e essere poco capaci

  • ropri partiti. La teoria tedesca del Fa/rteienstaat appare quindi accettabile al più come illustrazione della vita politica attuale. 10. Se passiamo ora a considerare in modo parti­ colare l’Italia troviamo una circostanza che la pone in condizione molto diversa dalla generalità degli Stati a civiltà europea. In Italia, si dice, vi è un unico partito, e varie norme fanno riferimento a questo unico partito XiozEi, Il Partito Naz. Fasciita nel diritto pubblico italiano

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    o ai suoi organi. Sì ha l’impressione ohe il partito balzi dalla sociologia nel mondo del diritto, venendo a scompigliare gli schemi tradizionali. È lecito doman­ darsi se il Partito Fascista non sia il protagonista del nostro diritto pubblico, se il diritto costituzionale non debba accentrarsi intorno a questo nuovo istituto, se la nozione di Stato e quella di governo non debbano es­ sere sottoposte a revisione in conseguenza della com­ parsa di questo neonato, che così precocemente ha acqui­ stato vita gagliarda (1). { ! ) Cfr. in proposito la oonoszione del Pannnzio dello Stato-Partito applicabile a eoo parere all’ Italia e alla Rnasia, oiob di ano Stato olle b a tt a i snoi caratteri fondamentali quello della eeietenza di nn unico partito, e di nna speciale posizione di tale nnieo partito nell’ organiz­ zazione e nella Tita di esso. P anunzio , I l eentmento dello Staio, Roma, 192y, pag. 227 e seg.

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    III. 11. Per risolvere questi vari probiemi occorre in­ cominciare con l’analizzare le disposizioni del nostro di­ ritto in materia di partiti politici. In primo luogo va rilevato che il nostro diritto non proibisce la formazione di partiti politici. Accorda però, relativamente ad essi, speciali facoltà alle autorità pub­ bliche. L’autorità di pubblica sicurezza può richiedere ai partiti gruppi ed organizzazioni politiche anche tempo­ ranee, come del resto a qualsiasi altro ente od istituto « lo statuto e i regolamenti interni, l’elenco nominativo delle cariche sociali e dei soci, e ogni altra notìzia intorno alla loro organizzazione ed attività » (art. 214 della legge di P S., T. U. 6 novembre 1926 n. 1848, che riproduce in questa parte le disposizioni della L. 26 novembre 1925 n. 2029), il che implica la impossibilità giuridica che pos­ sano esistere partiti segreti, sebbene non esista una norma che espressamente li proibisca. Il prefetto può decretare lo scioglimento dei partiti, come del resto di qualsiasi altro ente quando « svolgano comunque attività contraria all’ordine nazionale dello Stato » (art. 215 L. di P. S.). La legge 25 novembre 1926 n. 2008, contenente provve­ dimenti per la difesa dello Stato, punisce gravemente

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    chi ricostituisca, anclie sotto forma o nome diverso «as­ sociazioni, organizzazioni o partiti disciolti per ordine della pubblica autorità», ne faccia parte, o faccia « in qualsiasi modo, propaganda della dottrina, dei programmi e dei metodi d’azione di tali associazioni, organizzazioni 0 partiti » (art. 4). 12. — Particolari limitazioni riguardano il recluta^ mento dì adepti nei partiti. I funzionari, impiegati ed agenti civili e militari di ogni ordine e grado dello Stato, e i funzionari, impiegati ed agenti delle province e dei comuni o di istituti sottoposti per legge alla tutela dello Stato o delle province o dei comuni, non possono appartenere « ad associazioni, enti od istituti costituiti nel Regno o fuori, ed operanti anche solo in parte in modo clandestino od occulto, i cui soci sono comunque vincolati dal segreto». Se vi appartengono sono desti­ tuiti 0 rimossi dal grado e dall’impiego o comunque li­ cenziati (art. 216 L. di P. S., che riproduce anche in questo articolo la L. 26 novembre 1925 n. 2029 già ri­ cordata). Gl’impiegati dello Stato debbono inoltre nella pro­ messa solenne se in prova, nel giuramento se abbiano ottenuto la nomina stabile a posti di ruolo, dichiarare e promettere nel primo caso, giurare nel secondo, dì non appartenere e che non apparterranno ad associazioni o partiti la cui attività non si concili con i doveri del loro ufficio (art. 5 e 6 dello Stato giuridico R. D. 30 dicem­ bre 1923 11. 2960 ; queste disposizioni si trovano ripetute per le singole carriere di impiegati dello Stato come i professori d’istituti di istruzione superiore : R. D. 13 gennaio 1927 n. 38, art. 4, e naturalmente anche i se­ gretari comunali : R. D. 21 marzo 1929, n. 371 art. 23,

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    24 ; si applicano anche alle guardie particolari giu­ rate, Reg. alla L. di P. S. E. D. 21 gennaio 1929 n. 62, art. 266). I capitani di lungo corso di gran cabotaggio e i pa­ droni, e in genere tutti gli ufficiali di bordo (macchini­ sti. motoristi, radiotelegrafisti, medici di bordo, commis­ sari) debbono giurare di non appartenere e che non ap­ parterranno ad associazioni o partiti la cui attività non si concili con i doveri del loro grado e con i sentimenti che devono inspirarli nell’esercizio del loro ufficio (E. D. L. 7 ottobre 1926, n. 1871, art. 1; E. D. L. 17 feb­ braio 1927 11. 272 art. 1). Costituiscono ugualmente una certa limitazione alla per dir così ampiezza della sfera di reclutamento di ade­ renti dei partiti politici e alla loro attività, altre dispo­ sizioni che implicano una qualsiasi conseguenza sfavo­ revole a certe determinate manifestazioni di carattere po­ litico. L’articolo 1 del E. D. 28 genn. 1929 n. 181 stabilisce che « sarà privato della decorazione chiunque per un fatto legalmente accertato. . . abbia propugnato interessi anti­ nazionali». Gl’impiegati dello Stato sono dispensati se per manifestazioni compiute in ufficio e fuori di ufficio si pon­ gano « in condizioni d’incompatibilità con le generali di­ rettive politiche del G overno» (E. D. 30 dicembre 1923 n. 2960 art. 51, nella forma risultante dal E. D. 6 gennaio 1927 n. 57). La stessa disposizione si applica ai segretari comunali (E. D . 11 marzo 1929, n. 371, art. 51), ai liberi docenti (E. D. L. 23 ottobre 1927, n. 2105, art. 12), al per­ sonale delle cattedre ambulanti di agricoltura (E. D. 6 di­ cembre 1928 n. 3433, art. 52). Nella costituzione degli uffici provinciali dell’economia si stabilisce l’esonero del perso­ nale degli uffici preesistenti corrispondenti ai nuovi uffici,

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    che sia «politicamente non adatto alle nuove funzioni» (L. 3 genn. 1929 n. IG, art. 5). Coloro che abbiano svolto 0 svolgano una pubblica attività in contrasto (o contrad­ dizione si trova detto in qualche caso) con gl’interessi della nazione, non possono essere nominati notati (R. D. 24 giugno 1929, n. 1301, art. I), inscritti nell’albo dei geome­ tri (R. D. 11 febbraio 1929 n. 274, art. 4), dei periti industriali[(R. D. 11 febbraio 1929 n. 275, art. 4); la disposizione invece non esiste per l’albo dei dottori in scienze econo­ miche e commerciali (R. D. 28 marzo 1929 n. 588)], dei me­ dici chiriirgi, veterinari e farmacisti (R. D. 26 aprile 1928, n. 1313, art. 2), dei giornalisti (R. D. 26 febbraio 1928, n. 384, art. 6), e se sono stati nominati o ammessi nello albo debbono essere rimossi di uHicio nel caso dei notai, cancellati dall’albo negli altri casi (disp. cit.). Non si può essere ammessi ai circoli di coltura degli ingegneri se si è indegni per ragioni politiche (R. D. 27 luglio 1928 n. 2124, art. 3). A l ministro delle comunicazioni è stata data facoltà di ordinare per un periodo di cinque anni a partire dal 17 gennaio 1928 la cancellazione dalle ma­ tricole o dai registsi della gente di mai'e di tutti quegli inscritti i quali per eftetto di atti o di contegno, anche se giuridicamente incensurabili, ma ripugnanti al senti­ mento italiano, ovvero tali da commuovere l’opinione pub­ blica i>er la loro gravità e notorietà, si trovino in con­ dizioni d’incompatibilità morale col carattere nazionale della nostra marina mercantile (art. 1 R. D. L. 23 di­ cembre 1926 n. 2268). La iscrizione nell’associazione de­ gli ufficiali in congedo è negata a quegli ufficiali che abbiano comunque svolta uua attività in contrasto con gli interessi della nazione (R. D. L. 4 dicembre 1928 n. 3242, art. 1). Coloro che in qualsivoglia m odo si siano posti o si pongano in condizioni d’incompatibi-

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    lità con le generali direttive politiclie del governo pos­ sono essere dichiarati decaduti con decreto insindacabile del Ministro dei lavori pubblici o delle comunicazioni a seconda dei casi, purché emanato prima della stipula­ zione del mutuo edilizio individuale, dalla prenotazione ed assegnazione di alloggi, comunque costruiti col con­ corso e il contributo dello Stato (L. 17 agosto 1928 n. 2102 che converte in legge con modificazioni il D. L. 29 luglio 1927, n. 1765, art. unico). Tutte queste disposizioni però non possono essere applicate, per effetto dell’art. 51 dello Statuto, ai senatori e ai deputati in conseguenza di « opinioni emesse o voti dati nelle Camere». 13. — Da queste disposizioni di carattere negativo, che limitano cioè la possibilità di formazione e l’attività dei partiti politici, vanno distinte quelle disposizioni che attribuiscono una conseguenza favorevole al fatto di se­ guire certe determinate tendenze politiche, o alla circo­ stanza dell’iscrizione in un determinato partito politico. Spesso si tratta di disposizioni che si limitano ad esi­ gere genericamente la buona condotta politica. Eieutrano in questo gruppo di disposizioni le norme che esigono la «regolare condotta politica» per ottenere la nomina ad impiego civile dello Stato [(E. D. 30 dicembre 1923 n. 2960, art. 1) e in connessione disposizioni analoghe nei regolamenti di singole carriere di impiegati pub­ blici ; personale delle biblioteche pubbliche governa­ tive (E. D. 6 settembre 1928 n. 2717, art. 3); cattedre d’ istituti d’ istruzione superiore (E. D. L. 13 gennaio 1927 n. 38, art. 1), segretario comunale (E. D. 29 marzo 1929, n. 371, art. 1), ufficiale in servizio permanente (E. D. 21 marzo 1929 n. 629, art. 1), ufficiale di com-

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    plemento (R. D. 21 marzo 1929 n. 629 oit., art. 21), imI)iegato presso le cattedre ambulanti di agricoltura (R. D. 6 dicembre 1928 n. 3433 art. 22)] o la « buona con­ dotta politica » per la iscrizione negli albi dei medici, ve­ terinari e farmacisti (R. D. 26 aprile 1928 n. 1313, art. 2). Alla facoltà fascista di Scienze politiche della R. uni­ versità di Perugia, in conseguenza del fatto che l’art. 1 dello Statuto (approvato con R. U. 25 ottobre 1928, nu­ mero 2831) dice che « la P. f. di S. P. ha il fine di pro­ muovere la conoscenza e la coscienza del Fascismo e di preparare i fascisti alle carriere : amministrativa ecc. » sono ammessi solo coloro che siano di sentimenti fa.scisti, indipendentemente dall’essere inscritti o no al partito. Per appartenere alle associazioni sindficali occorre essere di buona condotta politica dal punto di vista na­ zionale (R. U. 1 luglio 1926 n. 1130, art. 1). Inoltre le associazioni sindacali di datori di lavoro e d ei lavoratori intellettuali e manuali possono essere legalmente rico­ nosciute solo quando tra le altre condizioni dimostrino di avere dirigenti che diano garanzia di « sicura fede nazio­ nale » (L. 3 apr. 1926 n. 563, art. 1). Gli alunni degl’istituti privati d’istruzione media classica, scientifica, e magistrale e degli istituti tecnici mantenuti da province, comuni, opere ed associazioni possono godere delle disposizioni di cui all’art. 51 del reg. 4 maggio 1925 n. 653, che im­ plicano una equiparazione dei titoli di promozione o am­ missione conseguiti nei detti istituti a quelli conseguiti in istituti regi o pareggiati, solo se una ispezione, tra le altre circostanze accerti che gl’insegnanti abbiano dato prova di « buona condotta politica » (R. D. 25 apr. 1929 n. 647, art. 1). Una speciale attenzione meritano a questo proposito le disposizioni relative alla Milizia volontaria per la sicu­

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    rezza nazionale. Il decreto che la istituisce richiede per esservi ammessi la appartenenza alla milizia fascista, cioè il requisito dell’apparfcenenza al partito. Liart. 3 dei K.. D. L. 14 gennaio 1923 n. 31 dice infatti che il recluta­ mento è volontario, e viene compiuto fra gli appartenenti alla milizia fascista di età tra i diciassette e i cinquanta anni che ne facciano domanda. Questa norma che non è chiaro se debba essere ritenuta applicabile anche agli ufficiali (perchè per essi il successivo articolo 5 si limita a dire che le nomine degli ufficiali vengono compiuto con E. D. su proposta dei Ministri per l’interno e per la guerra senza ripetere la condizione della precedente appartenenza alla milizia fascista, la quale difficilmente può ritenersi espressa nell’articolo 3 ohe non mi jiare ri­ guardi gli ufficiali) è però stata sostituita dagli art. 6 e 7 del E. D. L. 4 agosto 1924 n. 1292, i quali dicono che i militi sono tratti dai cittadini del Eegno che ne facciano domandagine precedenti, come manchi un riconoscimento esplicito. Se poi prendiamo ad uno ad uno i vari gruppi di disposizioni che si sono elencati si scorge facilmente come non implichino rico­ noscimento indiretto. Non hanno certo questa portata quelle che limitano la libertà di reclutamento dei partiti politici, e nemmeno quello che connettono conseguenze favc»revoli alla buona condotta politica o a circostanze analoghe, sia pur quella della inscrizione al partito fa­ scista. Anche il tatto che simboli ed idealità propri del j)artito fascista siano stati fatti i)ropri dallo Stato, non può avere il significato di un riconoscimento indiretto. A c­ cade frequentemente, se non proprio nella normalità dei casi, che i principi informatori della organizzazione dello Stato moderno siano appunto, prima che assunti dallo Stato, affermati da un partito politico. A questa stregua forse tutt’i partiti politici in tutti gli Stati dovrebbero dirsi riconosciuti. Le disposizioni in base alle quali i titolari di certe cari(1) J kmolo, Natura giundiea del P. N. F., Siv. di dir. pubbt, 1!129, 1, 544.

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    che del partito hanno una posizione nell’ordine delle pre­ cedenze a Corte, o in tale qualità partecipano alle fun­ zioni di certi organi pubblici, o il partito designa i tito­ lari di certe cariche pubbliche, non autorizzano a conclu­ dere che il partito in tal modo sia stato riconosciuto. È evidente che disposizioni di tal genere possono anche ri­ ferirsi ad associazioni di fatto. Il Touring Club italiano è per esempio una associazione di fatto chiamata a de­ signare rappresentanti nel Consiglio centrale delle sta­ zioni di cura e nelle aziende autonome per ramministrazione delle stazioni di cura, soggiorno e turismo (E. D. L. 15 aprile 1926 n. 765 art. 6, 8) e nel Consiglio del­ l’Ente Nazionale per le industrie turistiche (E. N. I, T.) (E. D. 12 ott. 1919 n. 2099 art. 4) ed è inoltre uno degli enti che procede alle proposte che debbono essere va­ gliate dal Gran Consiglio nelle elezioni politiche (E. D. 17 gennaio 1929 n. 13, art. 1, 2). Altri casi di associazioni di fatto chiamate a procedere a funzioni analoghe a quelle affidate al partito fascista, senza che perciò a nessuno sia venuto in mente che con ciò siano implicitamente riconosciute, si hanno nei vari enti di fatto, oltre il Tou­ ring, chiamati dal E. D. 17 gennaio 3929 n. 13 a pro­ porre candidati, e nella ipotesi di elezioni politiche col sistema previsto per il caso che la lista formata dal Gran Consiglio non riceva almeno la metà dei suffragi. In questo ultimo caso, come è noto, possono presentare liste «tutte le associazioni e le organizzazioni (anche di tatto come risulta dalla circostanza che la legge non lo esclude, e dichiarazioni dei lavori parlamentari : Camera, Leg. X X V II, doc. n. 1918, pag. 6, Io affermano espli­ citamente) che contino cinquemila soci i quali siano elet­ tori regolarmente inscritti nelle liste elettorali (T. U. E. D. 2 settembre 1928 n. 1993, art. 88).

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    La legge con la quale si è stabilita una speciale pro­ cedura per accordare la personalità giuridica agli enti promossi dal Partito fascista, non implica nemmeno essa riconoscimento della personalità al Partito. È chiaro infatti che un ente può essere emanazione di una certa associazione anche se questa non sia per­ sona giuridica, cioè che la qualifica di emanazione di una associazione non implica necessariamente che tale asso­ ciazione sia persona giuridica. Anche quando la perso­ nalità sia accordata ad alcuni frammenti, per dir così, della associazione, come è avvenuto, come si è visto, per il par­ tito fascista, la personalità di tali frammenti non significa personalità del partito. Egualmente la personalità delle singole chiese, dei capitoli eco. non significa personalità della Chiesa cattolica. Anche la legge 9 dicembre 1928 n. 2693 con laquale si è introdotto nel nostro diritto l’istituto del Gran Con­ siglio e se ne è regolata la composizione, non può signi­ ficare riconoscimento del partito fascista. Il Gran Con­ siglio è un organo dello Stato. Non può essere considerato organo del partito, o, se si vuole una espressione più vaga, una sua emanazione, perchè sulla sua composizione il partito non ha, dal punto di vista giuridico, nessuna in­ fluenza. La appartenenza al Gran Consiglio è assolutamente indipendente da una qualsiasi manifestazione del partito 0 dalla qualità di membro del partito. I membri a tempo illimitato possono conservare la loro carica an­ che se per avventura si dimettano dal partito e passino a militare in campo avverso. I membri a cagione delle loro funzioni, perfino i segretaii e vice-segretari del par­ tito, che come si è visto sono nominati il primo con de­ creto reale, i secondi con decreto del Primo Ministro, possono anche non essere fascisti. Anche la possibilità

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    che il Primo Ministro chiami a far parte del Gran Con­ siglio persone che abbiano bene meritato della Nazione e della causa della rivoluzione fascista (le due condizioni si debbono ritenere richieste cumulativamente) non signi­ fica attribuire al Gran Consiglio carattere di organo del partito, sia perchè si tratta di una categoria di membri che può anche mancare, e quindi non può caratterizzare l’organo, sia perchè non è necessario che siano inscritti al partito, e che, nel momento in cui sono chiamati a far parte del Gran Consiglio, siano di idee conformi a quelle sostenute dal partito in quei momento. Concludendo quin­ di in estrema, sia pure assurda, ipotesi il Gran Consiglio potrebbe anche essere tutto formato di persone estranee al partito, o addirittura ostili ad esso. Il Gran Consiglio quindi giuridicamente è un organo dello Stato quali la Camera, il Senato, il Consiglio dei Ministri, la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato e cosi via. A sostegno di questa opinione può anche essere invocato un argomento di carattere testuale. Lo Statuto del partito immediata­ mente precedente all’ultimo approvato per Decreto Reale, nella prima norma, elencando le gerarchie e gli organi del P. N. F., poneva tra questi ultimi al n. 1 il Gran Consiglio (seguito dal Direttorio nazionale, e dal Consi­ glio nazionale). Il nuovo Statuto all’art. 3 elencando i ge­ rarchi e gii organi collegiali non parla più del Gran Con­ siglio, e tra gli organi collegiali (evidentemente corri­ spondenti agU organi del precedente statuto) pone al n. 1 il Direttorio nazionale (seguito dal Consiglio nazio­ nale, direttorio federale, direttorio del fascio di combat­ timento). Il che dimostra, quasi per interpretazione au­ tentica, che il Gran Consiglio delle leggi attuali non ha niente ohe fare giuridicamente col Gran Consiglio del

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    })erio(lo anteriore, d ie era un organo dei partito mentre quello attuale non lo è. Per trovare uji atto d ie implichi riconoscimento del partito dobbiamo giungere al E. D . che approva lo Star tuto. Il chiaro che quando il diritto si occupa di una asso­ ciazione fino al punto di fissarne la organizzazione de­ terminandone gli organi, con ciò solo, per il fatto che determina che certe persone ne sono organi, cioè ne ma­ nifestano la volontà, viene ad attribuire personalità giu­ ridica a questa associazione.

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    l i . Determinato che il partito fascista è una persona giuridica occorre però risolvere un altro quesito : è una persona giuridica pubblica ? M i pare che la risposta a questo quesito debba essere negativa. In primo luogo mi sembra che il P. N. P. costituisca un partito. La nozione di partito che si è posta nella prima parte di questo studio quale « associazione ohe si proponga esclusivamente la realizzazione di un qualsiasi scopo che riguardi o l’ordinamento dello Stato, o la ma­ niera con cui gli organi pubblici esercitano le loro at­ tribuzioni, o la aspirazzione a tàr ricoprire le cariche pubbliche da determinate persone » mi pare indubbia­ mente applicabile al partito fascista. Non è certo neces­ sario che ricordi qualcuna delle quotidiane manifestazioni con le quali il partito niostra di propugnare la realizza­ zione di uno qualsiasi di quegli scopi. Volere la gran­ dezza del popolo italiano, come dice il preambolo dello Statuto, significa volere che lo Stato sia organizzato in un dato modo, che i suoi organi esplichino all’interno ed all’estero una data attività, di maniera, che la gran­ dezza del popolo italiano, per entrare nell’ordine di con-

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    cetti espressi nel preambolo, risulti realizzata. Questa opinione lia in suo favore anche un argomento testuale di notevole peso nella circostanza che la L. 14 dicembre 1929 n. 2099 e lo statuto approvato con E. D. 20 dicem­ bre 1929 n. 2137 parlano ripetutamente di «p artito». Si è osservato in contrario che il partito fascista è l’unico in Italia, e sarebbe quindi una contradictio in udievto chiamare con un nome che richiama il concetto di cosa che sia elemento di un tutto una organizzazione unica (1 ). bi è già avuto occasione di osservare come non sia essenziale alla nozione di partito il fatto della coe­ sistenza di vari partiti. Inoltre in Italia nè esiste, come si è visto, un principio giuridico che imponga quella uni­ cità di partiti politici, e vieti la- formazione e la esistenza di partiti diversi da quello fascista, nè è esatto ritenere che il partito fascista sia in questo momento l’unico partito politico esistente. M i pare, per quanto riguarda in particolare questo secondo punto, che il centro na^ zionale il quale è stato preso in considerazione dal no­ stro legislatore, per dargli la facoltà di procedere a un certo numero di proposte nelle elezioni politiche (E. D. 17 gennaio 1929 n. 13 art. 1,2) risponda alla nozione di partito politico ohe si è posta. Inoltre recenti polemiche giornalistiche ed extra-giornalistiche, delia fine del 1929, hanno mostrato come sia stata attacciata la opinione (non importa qui indagare se corrretta o no) che anche l’Azione Cattolica costituisca un partito politico. E anche questo dimostra come si debba per lo meno procedere con molta cautela prima di alfermare che esiste ora in Italia un unico i>artito politico. Perciò, concludendo, l’opiitione ohe ritengo inaccettabile appare come il risultato di una er(1 ) J

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    LinzWi II Partito Nae. Fasciata nel diritto pubblico italiano

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    rata argomentai^ioiie, assare a nessun altro, e l’ unica maniera di eliminare il Duce dalla organizzazione del partito, anche nella ipotesi di mutamento nella persona del Primo Ministro, sarebbe un atto che nelle forme con cui è stato formato lo Sta­ tuto del partito, lo modificasse in questa sua parte. Ma il problema si presenta più delicato per quello che riguarda gli altri titolari dì cariche i)ubbliche : i Mini­ stri e i Sottosegretari agii Interni e alle Corporazioni, e il Comandante generale e il Capo di Stato maggiore della M. V . S. N. Anche questi, a mio parere, interven­ gono non nell’esercizio delle loro funzioni, ma come per­ sone che abbiano certe convinzioni politiche, e in questa, come in una qualsiasi altra circostanza in cui ne sia dato a loro il modo, abbiano la facoltà di manifestare lo loro opinioni di natura politica, e eventualmente cercare di

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    realizzarle. La qualità di Ministro agli Interni, o delle Corporazioni ecc. è quindi un presupposto per avere una facoltà il cui esercizio però non implica adempimento di lunzìoni inerenti a quella carica, così come l’avere una certa carica (Primo Ministro, ambasciatore, prefetto) può es­ sere il presupposto per godere della facoltà di porre il proprio alloggio in un certo edificio, facoltà il cui eser­ cizio non costituisce Tespletamento di una funzione pub­ blica. Ohe il nostro sia uno di quei casi in cui la coinci­ denza di una certa facoltà e di una data carica pubblica non implichi ohe l’esercizio di quella facoltà costituisca l’adempimento di una delle funzioni connesse con quella carica, risulta sia dalla circostanza che vi è una coutradittorietà tra attività di partito e attività di organo pub­ blico, come si vedrà meglio più avanti, sia dalla circostanza ohe ciò che è esplicitamente detto per il Primo Mini­ stro deve ritenersi implicitamente affermato per i Mi­ nistri e gli altri titolari dì cariche pubbliche. Se si rite­ nesse che ì Ministri, Sottosegretari ecc. siano chiamati a a partecipare alle sedute del Direttorio appunto in adem­ pimento delle loro funzioni, sì dovrebbe concludere che il partito, desideroso di uniformarsi alle direttive del go­ verno, vuole che i suoi organi supremi deliberino se non dietro gli ordini dei suoi membri, per lo meno solo dopo aver dato modo al governo di far conoscere il suo punto di vista. Ì2 cosa che non presenta alcun carattere di stra­ nezza. La tendenza ad uniformare la projiria azione alle direttive del governo ò stata manifestata in varie circo­ stanze dai partiti politici durante l’ultima guerra, e un partito può l)en credere suo dovere costante quello che altri credono loro dovere solo in circostanze eccezionali. Questo partito, non può dirsi divenuto persona giu­ ridica pnbblicfi per il semplice fatto di essere stato rico-

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    uosciuto. E’ chiaro iofatti che la sola attribuzione della personalità non implica attribuzione del carattere di per­ sona giuridica pubblica. Occorrono altri elementi per de­ terminare il carattere di pubblico o di privato. Nel caso nostro è più facile elencarne di quelli che escludono il ca^ ratiere pubblico anziché di quelli che lo implicano. Innan­ zitutto la natura della attività di un partito è tale che im­ plicala presunzione che non .sia persona giuridica pubblica. Sostenere che il governo, o più genericamente gli organi pubblici, debbano comportarsi in un certo modo appare compito di una organizzazione che sia estranea ad esso, di una associazione privata. Inoltre un ente pubblico nor­ malmente manifesta la sua volontà relativamente all’or­ dinamento dello Stato e alla attività del governo con atti che hanno una certa rilevanza giuridica determinata, in particolare noi confronti del governo e in genere degli or­ gani pubblici. Sarebbe strano intatti che un ente pubblico mauifesta.sse la sua opinione su ciò che riguarda lo Stato con manifestazioni prive di ciualsiasi giuridica rilevanza ben determinata, tali che il governo e qualsiasi altro or­ gano pubblico si trovino di fronte ad esse nella stessa condizione in cui si trovano di fronte alla manifestazione di un qualsiasi ente privato, liberissimi, noncliè di non prestarvi ossequio, di non prenderne neppure visione. Contro la tosi che il partito non sia persona giurì­ dica pubblica non si può invocare nessuna disposizione del suo Statuto, nemmeno quella che stabilisce (art. 2) che « ai gagliardetti spetta, nelle cerimonie ufficiali, una scorta d’onore della M. V. S. N. comandata da un uf­ ficiale. A quello del Direttorio nazionale e delle Federa­ zioni provinciali sono dovuti anche gli onori militari». Questa disposizione in primo luogo non stabilisce che una vaga presunzione di carattere pubblico del partito

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    non è inconciliabile con il carattere opposto, e per que­ sto e per la sua tenue rilevanza non vale certo a distrug­ gere il risultato delle considerazioni che si sono ora svolte. Ma vi è qualcosa di più. A mio parere è disposizione senza etficacia. Infatti è chiaro che la sua sede non deve e non può essere lo Statato del partito, perchè non ri­ guarda la organizzazione di questo ente, ma tende a vin­ colare la M. V . S. N. e le forze ainnate dello Stato, le quali non possono essere vincolate in sede di emanazione dello Statuto del partito, anche se l’autorità che lo approva sia competente a prendere disposizioni in materia. Infatti questa autorità, se non si adottasse una tale opinione, avrebbe fatto, nel nostro caso, ijualcosa di più che prendere in occasione dello Statuto un provvedimento relativo agli onori da rendere al gagliariletto del partito. Essa non solo avi-ebbe preso un tale provvedimento ma lo avrebbe trasformato in provvedimento modificabile solo con le norme proprie dello Statuto del partito. Cioè avrebbe operato uno spostamento di competenza, o per lo meno una limitazione alla sua competenza. Ora mi pare molto dubbia la facoltà di compiere un tale atto. Ancora meno naturalmente può essere invocato a sostegno del carat­ tere pubblicistico dell’istituto la disposizione dell’art. 18 « il fascista che viene espulso dal partito deve essere messo al bando della vita pubblica». Questa disposizione non può avere altro significato se non quello che il par tito sosterrà, con i mezzi che il diritto pone a sua dispo­ sizione, il non conferimento di una qualsiasi carica pub­ blica al fascista espulso. Ma non i)uò menomamente ave­ re una qualche rilevanza inori dell’ambito del partito, e implicare per esempio la perdita dei diritti politici (elet­ torato, eleggibilità). Non solo se avesse tale portata avrebbe rilevanza fuori della sfera riservata allo Statuto

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    ina una rilevanza che j>otrebbe avere solamente una leggo, 0 un atto di efficacia formale pari alla legge, il che non è certo il R. B . 20 dicembre 1929 numero 2137. Perciò questa disposizione può piuttosto essere invocata a soste­ gno del carattere non pubblico di quella persona giuri­ dica che è il partito thscista, perchè una disposizione del genere non è facilmente concepibile nello statuto di un ente pubblico. Negando che il partito fascista sia una persona giu­ ridica pubblica vengo naturalmente anche a negare che costituisca un ente parastatale, a cui viene ravvicinato da qualche documento parlamentare (1) perchè questa nozione (o forse meglio questo vocabolo) di dubbia uti­ lità e consistenza viene generalmente riferita a una sot­ tospecie delle persone giuridiche pubbliche (2), e quindi negando la qualità di persona giuridica pubblica impli­ citamente nego anche quella di ente parastatale. Così mi paiono implicitamente respinte, con la nega­ zione del carattere di persona giuridica pubblica, anche le opinioni di coloro che vedono nel Partito tasoista una delle fondamentali istituzioni di diritto pubblico con finalità di propaganda e di educazione politica esodale del popolo italiano, istituzione quindi sussidiaria inte­ gratrice dell’azione dello Stato (3), perfino in un certo senso un organo di carattere costituzionale (4). (1) V. per esempio la relazione ministeriale al Disegno di legge sni « ProvTedimeiiti per gli enti associazioni ed istitnti promossi dal P. N. F. » ohe è divenuto la L. 4 giugno 1928 n. 1310 (Leg. X X V II, doc. n. le.SS). (2) Cfr-; GtROtA, parastatali, Stadi UrUnali, anno III, 1929, n. III-IV e letteratura ivi citata. (S) EANEtLETTi, I l Gran Consiglio del Fasoismo e la form a di Governo dello Stato italiano, Riv. di dir.pubbl., 1929, I", pag. 321. Aualogamente, D onati , Appunti di Die. oost., Appeud., 192.i, pag. 109. (4| J em OLO, yatura giuridica del P. y . F., lUv. di dir. pubbl, 1929, I,

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    18. — Deriva anche da quello che sono venuto dicen­ do che i titolari delle cariche del partito fascista non possono essere, in quanto tali, considerati pub blici uffi­ ciali. In giurisprudenza si è sostenuto la tesi opposta (1), muovendo sia dall’errato presupposto che il partito sia una persona giuridica pubblica, sia da altre considerar zioni, che però mi paiono di scarso peso. Tafe per esem­ pio quella che ad essi siano affidate certe funzioni pub­ bliche (per esempio partecipazione al Consiglio dei mi­ nistri del segretario del partito). Ì5 evidente che in tale ipotesi la qualità dì pubblico ufficialo sarà eventual­ mente posseduta (ed è cosa che richiede una certa dimo­ strazione) dai titolari di cariche del partito in quanto eser­ citano tale funzione pubblica. Ma il fatto che l’avere una pag. 550-551. Esplicite nel senso ohe il Partito nazionale fascista sia nn organo delio Stato le relazioni A micucci ■Camera, Log. X X V III, doc. n. 325-Ai e B kvionk Senato, Leg. X X V III, doc. n. 283-Ai olla 1. di ri­ forma del Gran Consiglio. « li partito, si legge nella prima a pag. 2, di venta quindi oomptntamente organo dello Stato ». « Quando questo dise­ gno sarà diventato legge, è detto nella seconda, il Partito nazionale fasci­ sta avrà compiuto la suo parabola rivoluzionaria, e si sarà trasformato in un organo costituzionale al servizio dello Stato diretto dal Potere esecu­ tivo nelle stesse forme nelle quali sono governate ìe altro grandi forze istituzionali ohe militano a presidio dello Stato ». Molto meno esplicite in tale senso soho invece le relazioni ministeriali alla Camera e al Senato (Doo. D. 383) ohe parlano semplicemente di inquadramento del Partito nello Stato. Le discussioni ))arlauientari non ci possono essere di giova­ mento perchè il disegno dì legge è stato approvato dalla Camera (il C di­ cembre 1929) e dal Senato (il 13 dio. 1929) senza discussione. Nel senso ohe non sia organo dello Stato (prima però della ultima legge di rifor­ ma del Gran Consiglio). V. P a n i : n /.i O, H eentimeitto deìlo Stato, Roma, 192r, pag. 23U (con qualche incertezza). (1) Pretura di Reggio Emilia, 6 febbraio 1929, Rassegita penale, 1929, pag. 466 (oon nota adesiva di L onghi, Raeeegna penalo, 1929, pag. 701, H Partito faeeieta organo dello Stato) ; Tribunale di Ancona, 28 luglio 1929, il testo di questa sentenza l’ ho letto sulla (faeielta del Mezzogiorno del 31 luglio 1929.

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    carica di partito è il presupposto per adempiere quella funzione pubblica non signiftca che la qualità di pubblico ufficiale sia posseduta anche nella veste, per dir cosi, di presupposto. Con un ragionamento di questo genere, poi­ ché la qualità di cittadino maschio maggiorenne, tenuto a pagare un contributo sindacale, è il presupposto suffi­ ciente per esercitare la funzione pubblica di elettore, tutti i cittadini maggiorenni maschi, che sono tenuti a pagare un contributo sindacale, debbono essere ritenuti pubblici ufficiali. Egualmente è fare un ragionamento che mostra più la buona volontà di sostenere una tesi insostenibile che acutezza di argomentatori, dedurre la qualità di pub­ blico utìiciale dei titolari di cariclie del partito dal fatto che la loro nomina derivi da un organo pubblica, o, peg­ gio ancora, dal fatto che derivi dalla manifestazione di chi a sua volta riceve la investitura da un organo pub­ blico. Con un ragionamento di questo genere il tutore nella ipotesi degli art. 245, 261 del C. Civile (tutore no­ minato dal Consiglio di famiglia, a sua volta costituito