Grammatica italiana dell'uso moderno [Second ed.]


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Table of contents :
PRELIMINARI ...
PARTE PRIMA ...
} ...
Incontro di più vocali in una parola: ...
Incontro di più consonanti in una parola: ...
CAPITOLO IX ...
PARTE SECONDA ...
CAPITOLO VII ...
L'aggettivo ed i suoi gradi. ...
I pronomi personali puri. ...
I pronomi possessivi. ...
Pronomi quantitativi puri. ...
Pronomi relativi ed interrogativi. ...
Le conjugazioni del verbo. ...
CAPITOLO XX ...
3a conjugazione ...
lod-er-enimo tem-er-emmo ...
sia partito, a ...
lod-are ...
Osservazioni sulla formazione de' tempi ...
CAPITOLO XXII ...
CAPITOLO XXIV ...
CAPITOLO XXV ...
Imperf. èra lodato, a; eravamo lodati, ...
Il verbo impersonale. ...
Dizionarietto delle forme verbali irregolari. ...
PARTE TERZA ...
Suffissi di nomi collettivi, locali ed astratti. ...
CAPITOLO VI ...
Formazione per composizione. ...
Composizione di nomi e verbi con prefissi. ...
Composizioni improprie. ...
PARTE QUARTA ...
CAPITOLO III ...
Le strofe principali. ...
CAPITOLO VI ...
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Grammatica italiana dell'uso moderno [Second ed.]

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GRAMMATICA ITALIANA DELL'USO MODERNO

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J1_il1ze tendenze opposte della lingua, che si chiamano assimilazione e dissimila:rione. Per la prima si cerca di ripetere un suono medesimo; per la seconda, invece,

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    VOCALI

    -i

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    I

    duri

    l?;I

    molli

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    .Palatali .........••....

    ..




    :ti ;,-4

    X

    ,.

    Pass.

    lod-er-émmo tem-er-émmo lod-er-éste tem-er-éste lod-er-èbbero tem-er-èbbero

    colp-ir-émmo colp-ir-éste colp-ir-èbbero

    part-1rémmo

    avrèi temuto avrèi ecc. avrésti -2 avrèbbe -~ ecc. avrémmo 't:3 ~ avréste avrèbbero

    avrèi colpito ecc. ecr..

    sarèi partito, a sarésti ecc. sarèbbe ecc. sarémmo partili, e saréste ecc. sarèbbero ecc,

    ecc.

    ecc.

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    ::-' or:n "C1 [:i:j

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    CONGIUNTIVO, o

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    tg N. il. ~

    Cì o ~

    --(v

    Pres.

    Md-i lòd-i lòd-i lod-idmo lod-idte lòd-ino

    Mm-a tém-a tém-a tem-idmo tem-idte Mm-ano

    colp-isca colp-isca colp-lsca colp-idmo colp-idte colp-iscano

    pdrt-a pdrt-a pdrt-a part-idmo part-idte pdrt-ano

    o

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    p

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    Pass.

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    ~

    I

    ·.

    INFINITO.

    1

    Pres. Pass.

    lod-a.re avb- lodato

    tem-ére avér temuto

    colp-ire avb- colpito

    pari-ire èsser partito, a, i, e

    ',j

    ::;;i

    o ,.,, .,,

    ~ ...., o o

    PARTICIPIO.

    t>:l

    Pres. Pass.

    lod-a.nte, i tem-ènte, i lod-ato, a, i, e tem-uto, a, i, e

    ( colp-ènte, i) colp-ito, a, i, e

    part-ènte, i part-ito, a, i, e

    o

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    o

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    > N

    GERUNDIO.

    o Pres. Pass.

    lod-a.ndo tem-ènào avèndo lodato avèndo temuto

    colp-èndo avèndo colpito

    part-ènào essèndo partito, a, i, e.

    ~

    "' "

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    ....

    o

    "'

    166

    PARTE SECOXDA - CAP. XX

    § 3. Alle prime persone plurali di tulli i tempi il popolo sosti• tnisce spesso, nel me,lesimo Staso, le forme imp..rsonnli ( v~ùi 11iù oltre, cap. xxvn ), p. es. noi si loda, noi si colpisce; noi si è wdaw; noi s' èl"a partiti, invece di noi lodidmo, ecc. ma quest'uso è d1 fuggirsi come erroneo. Il trapassato remoto dell'indicativo si usa generalmente dopo le congiunzioni temporali qudndo, poiché, dopoché e simili, p. es. qud»d-0 ebbe cendlo, si codcò; o col ché fra l'ausiliare ed· il participio, cendto ché èbbe, ecc. Alla 2a persona sing. dell'imperativo, quando sia preceduta da negativa, si sostituisce regolarmente l'infinito; p. es. non loddre, non temére, invece di non loda, ecc. L'infinito e il gerundio esprimono l'idea del tempo futuro con varie circonlocuzioni, avére a loddre; dovér loddre; ùser per k>ddre; avèndo a loddre, ecc. • Il participio presente ha sempre senso attivo, ma si usa di rado: per lo piu gli vengono sostituiti gli altri modi preceduti da pronomi relativi; p. es. ché loda, che teméva invece di loddnte, ecc. Il participio pass. dei verbi transitivi ha
  • A- CAP. XXI

    Si eccettuano cuòcere e rècere che conservano la e anche dinanzi ad o ed a. P. es. io cuòcio, tu cuòci, 'égli cuòce, noi cocidmo, voi cocéte, églino cuòciono - io rècio, tu rèci, ecc. per non confondersi con rèco da recdre. Quanto ad altre difficoltànella formazione dei tempi in verbi della seconda e terza conjugazione, vedi più oltre i Verbi irregolari.

    § 7. Nella conjugazione de' verbi regolari l'accento tonico, per regola generale, cade sulla flessione speciale di ciascun tempo, e cioè: sull'ultima sillaba, quando la flessione consta di una sillaba sola ( semplice yocale, o dittongo disteso): sulla penultima sillaba, quando la flessione consta di due sillabe; sulla terz' ultima, quando la flessione consta _di tre o più sillabe. Esempii:

    lod-di cant-dre tem-épano

    lod-ò cant-er-ò cant-er-èi cant-dva cant-dsse fin-irono can t-er-èbbm·o.

    Nell'imperf. indie. l'accento cade sulla penultima, benchè la flessione sia di tre sillabe: am-avdmo, -avdte. Ma il popolo segue anche qui la regola generale, e pronunzia lod-dvamo, lod-dvate.

    § 8. Si eccettuano soltanto la prima, seconda e terza singolare, e la terza plurale del presente indie. imp. e cong. nelle quali l'accento cade sul radicale del verbo, p. es.: ind. cong. imp. lòd-o lòd-i lòd-i ecc. lòda lòd-a

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    OSSERVAZ.SULLAFORMAZIONE DE'TEMPI

    ind. lòd-ano

    sèpar-o sèpar-i sèpar-a sèpar-ano Nei presenti della l' i di isc.

    cong. lòd-ino

    imp. lòdino

    sèpar-i ecc.

    sèpara

    175

    ecc. sèpar-ino. terza r accento cade sempre su

    § 9. Quando l'infinito (la e 2" conjug.) ha più di tre sillabe, resta difficile il conoscere su quale sillaba del presente, nelle persone qui sopra indicate, cada l'accento. Ma siccome tali verbi sono molte volte derivati da nomi, può servire di regola il por mente alla sillaba accentata del nome stesso, il cui accento suole conservarsi anche nel verbo che ne è derivato. P. es. da rooinare, si fa ro"'no che serba lo stesso accento del nome rnotna. Bisogna pur ricordarsi che quando la ftessione è preceduta da due consonanti, l'accento per lo·più resta sulla penultima; p.es. da inoentdre, inotnto ( vedi P. I, cap. vm, § 6 ). Noi mettiamo qui un registro alfabetico di verbi che offrono maggiore incertezzf. nella accentuazione del presente:

    int: abrogare pres. ind. adulare aggregar, ancorare annichilare applicare e aim. '1'licar, arrogare augurare coadju1:are congregare. conjugare confutare depauperare depurare deputar, derogare de,iderare dugregare

    abrogo adulo aggrtgo ancoro ann,chilo applico arrògo auguro coddjuoo congrego ci>njugo cònfuto depaupero depuro dtputo dtrogo deatdero dugrtgo

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    ·" e FY

    176

    PARTE SECONDA -

    CAP. XXI

    iuf. disputare prea. ind. disputo dia.,imuldre dissimulo dissipdre dissipo diatrigdre distrigo èccito eccitdre elaboro elabordre ele"dre èle"o esècro uecrdre esilaro eailardre e,,itdre è"ito ètiOCO etiocdre fustigo ftutigare gracido graciddre immòlo itnmoldre tmplico implicdre instigo instigdre in,,,èstigo in"e11tigare Ìn1'ÒCO in"octtre in"oldre in"olo mèglioro (miglidro) megliorare, migliord.re mendir.dre mèndico mitigo mitigare nutricdre nùtrico opinare opino parafrasdre pardfraso peggio,·are pèggioro pègnoro 11egnordre peritproo ctJpro cucire: cucio, cucia, cuciano, ecc. ( con e palatale dappertutto) divertire: divèrto ( anche divertisco in senso di distt>gliere) dormire: dt>rmo, ecc. fuggire: fuggo (con g davanti ad o ed a, e con g davanti ad i, e) offrire: òffro, tJffero ( anche offerisco) ecc. partire: parto, parta (partisco in senso di di'videre) pentire: (mi) pènto, (si) pènta, ecc. sdrucire: sdrucio, sdrucia, ecc. segutre: séguo, ecc. ( in composizionecon in, con si dice anche segutsco) sentire: sènto, sènta, ecc. servire: sèrvo, ecc. soffrire o sofferire: stJffro, stJffero (anche sofferlsco) tossire: tosso. vestire: vèsto, ecc.

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    184

    PARTE SECONDA -

    CAP: XXrI

    Quanto ai verbi morire, salire, udire, uscire, venire, vedi sopra, §§ 7, 10, 13. Dire è sincopato da iicere ( 2a. conjugazione).

    § 15. Alcuni altri verbi hanno nell'uso comune tutte e due le forme. Tali sono : abborrire: abborrlsco, abbòrro, ecc. apparire: apparisco, appdjo ( comp. da parbe: vedi sopra§ 13). Sparire ha soltanto la forma in isco applaudire: applaudisco, applaudo (raro) assorbire: assorbisco, assòrbo avvertire: avvertisco, avvèrto ( più usato) compartire: compartisco, comparto convertire: convertisco, convèrto (più usato) inghiottire: inghiottisco, inghiotto o/ferire: ( vedi sopra) mentire: mentisco, mènto nutrire: nutrisco, nutro pervertire: pervertisco, pervèrto profferire: profferisco, pròtfero (raro) sovvertire: sovvertisco, sovvèrto. Forme poetiche più usitate: ftre, (tra, fitde, /ltda, ecc. per ferisce, ecc. fòrbe e (orba per forbi1ce, ecc. rin1't!rde e rin1't!rdono per r,nt,erdtsce, ecc. lambe per lambuce; langue per langu(ace, mùggi, mi•

    PARTE SECONDA- CAP. XXlV

    104

    Solbe. Si usano il pres. e l' imperf. dell' ind. e del cong. wsòglio, soléva, soléssi, sòglia. Negli altri tempi si sostituisce la frase èsser sòlito. Urgere. Si usano ( oltre l' inf.) le voci urge, urgéva, urgévano; urgésse, urgéssero; urgènte, urgèndo. Di rado il fut. m·gerà ed urgeranno. Vigere. Si usano le voci vige, vigéva, vigévi, ecc. vigésse, vigéssero, vigènte, vigèndo. Di rado il futuro. § 2.

    Io verso si trovano spesso anche le seguenti forme difettive:

    dlsi, dl!e, dlsero, algènte da dlgere, agghiacciare; dnge 3• persona sing. pres. incl. eta dngere, tormentare; cole 3• sing. pres. ind. e il part. cdlto o culto da còlere, onorare; èbe 3• sing. da èbere, intorpidire; estòlli, estòlle da estòllere, innalzare; fedtre (/ìèdere), ferire: flèdo, /fèdi, flède, fièdono; flèda, flè• dano; fediva, fedisse, fedtto; falce, e i composti sv tfdlce, svtfdlto da fdlcere, sostenere; gire, andare: 2• plur. gite, imperf. giva. gir,i, ecc. pass. g,i, gtsti, ecc. girò, girèi; gissi, gisse, gtssero; gilo; labèndo da ldbere, scorrere, sdrucciolare; lèce e lice da licere, esser lecito; lucere, luce, lucéva, lucévi, ecc. {invece di rilucere, ecc.); mdlce,·e, addolcire; mdlci, mdlce, molcéva, ecc. molcésse, mol• cèndo; olire, rendere odore; olisci, olisce, olfoa, olivano; redire o rièdere, ritornare; rièdo, rièdi, riéde, rilldono; r4'o dtva, redi vano; redirono; si!rpere, serpeggiare; sèrpe, sèrpa, 1erpèndo ; teee da tèpere, esser tiepido; tòlle da tòllere antiq. ptr tòglie,·e, turge da tu,--gere,gonfiarsi; tòrpe, tòrpa, torpènte, torpèndo da tòrpere esser torpido.

    .

    § 3. Anche molti verbi, che non si p~ssobo chiamare difettivi mancaoo nell'uso comune
  • l

    balunga, i Gambalunga; neppure si flettono i composti di un verbo seguito da un nome, quando il nome è già plurale, o quando esprimono un incarico personale; p. es. il battistni.da, i battistrada; il portalèttere, la portalèttere, i e le portalèttere. In altri casi questi per lo più si flettono colle stesse regole de' nomi semplici, p. es. torna-gusto, torna-gusti; segna-cdso, i; spazza-camino, i. § 7. La composizione può aver luogo in molte maniere. Noi pertanto divideremo le parole composte nelle seguenti categorie: composti di .sostantivi: di sostantivi con aggettivi: di soli aggettivi: di nomi con verbi: di soli verbi: di particelle o prefissi ( preposizioni, numerali, avverbii) con nomi e verbi: di particelle fra loro. § 8. Nei composti l'accento della parola precedente si perde, restando solo quello della seconda (vedi P. I, cap. VIII, § 9). Un'apparente eccezione Cormanoalcune voci prettamente latine, che sono o verbi composti, quando. la seconda parte sia monosillaba, p. es. rl-1to ( cfr. ri-stò ), e per analogia anche il verbo italiano 110• flf'ttllto, 11oi;rd11ti, ecc. ( ma 11oprcutò,11oprcutai, ecc.) e contrttllto, con• iriuti, contra.stano, contra,t4i; o aggettivi come dupari, ,mpari (poet.) oltre ali' agg. ilaliano gir()vago.

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    _CAPITOLOIX

    Composizione di nomi e di verbi fra loro.

    ·-s1. SOSTANTIVI: l'uno ( di regola il secondo) determina l'altro, quasi come fa l'aggettivo: p. es. arcobaMno, cassa-pdnca, cann-occhidle, madre-pèrla, cavol-fìore, sal-nitro, capo-maèstro, archi-trdve; ovvero _I'uno dipende dall'altro come se ci fosse di mezzola prep. di: il secondodal primo, p. es. acquavite, carta-pècora, favv-mèle, fini-mondo, mappamondo, capo-lètto, capo-lavoro, capo-vèrso, capopòpolo, capo-squddra, capo-caccia, capo-classe, capo-fila: il primo dal secondo; capo-giro, man-rovèsc1:o,ragna-ttlo, notte-tèmpo, ferro-via ( neologismo), Marte-, Giove-, Vener-di. Avverbii: capopiède, capo-rovèscio. Talora di è espresso; come in pomodòro ( pomo d'oro). § 2. SOSTANTIVI CON AGGETTIVI: l'aggettivo serve attributo al sostantivo che ora precede, p. es. gran' turco, carta-ptsta, mal-caduco, pan-grattdto, pellerossa, barba-rossa, gamba-lunga; ora segue, p. es. mal-dnno, mezzo-gi'orno, mezzo-di, valent-uòmo, gentil-dònna, mal-ora, mal-èrba, mal-umore, bell-imbusto, gran-duca, buona-mdno, falsa-riga, va-

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    COMPOSIZIONEDI NOMIE DI

    VERBIFRA LORO 293

    na-glòrz'a, franco-bollo: il sostantivo dipende dall' llggettivo mediante una preposizione sottintesa, per es. terra-pz'èno, mano-scritto, o, colla precedenza del1'aggettivo, verde-tèrra, verde-mare. Aggiungi l' aggettivo fede-dégno. Qui si riferiscono alcuni composti formati alla latina, dove la prima parola (sostantivo) limita il sigoiflcato della seconda ( aggetti vo) ; p. es. petti-,·6sso, capi-néro, codi-rosso, borchi-duro ; e molti altri fatti da' poeti, come ali-dorato, diti-ròseo, occhiasrurro, ondiso11ante, terri-curllo, nubi-fendtnte, ori-crin,to.

    § 3. AGGETTIVI:il primo aggettivo determina, a guisa d'avverbio, il secondo; p. es. Composti aggettivali: agro-dolce, sacro-sdnto, varz'o-pinto, anglo-

    sassone, indo-germanz'co, franco-italia:r1:o,grecolatino e simili. Composti sostantivati: sordo-muto, pian-fòrte, chiaro-scuro. Composti poetici: bianco-vestito, dolci-amaro, alti-sonante' ecc. § 4. NoMI coN VERBI.Il nome ( che precede) determina, quasi avverbio, il verbo seguente, p. es. capo-

    vòlgere, capo-levdre, gz"ro-vagdre,chiaro-veggènte: talora fa da oggetto : mani-tèngolo, luogo-tenènte. Il verbo, nella forma di imperativo presente 2a persona singolare, precede e regge in costruzione obiettiva il sostantivo seguente ( ora sing. ora plur. ). Questi composti ( sempre sostantivi) sono numerosissimi, e se ne formano continuamente de' nuovi. Esempii: accatta-

    pane, bacia-rndno, concz'a-tétti, cavalca-via, commetti-male, cava-dènti, batti-strada, guarda-ròba, guarda-bòschi, gir-arròsto, lava-mani, mesci-ròba, para-pètto, passa-tèmpo, para-vènto, portasigari', porta-voce, porta-mantèllz', pa,•-dcqua, stu.~-

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    294

    PARTF: TERZA -

    CAP. IX

    zica-dènti, storci-léggi, stringi-naso. Talora il nome è soggetto del verbo come in batti-cuòre, spazzavènto, scorribanda; o attributo di esso, come in cascamòrto, bacia-bdsso, posa-pidno. Con l' articolo o la preposizione: bevi-l' -acqua, batti-l'-òro, cava-l' -òcchi, can t-im-bdnco, gir-asole. § 5. DUE VERBI ( ambedue nella forma dell'imperativo ): sostantivi: batti-soffia, gira-vòlta, andi-riviè-

    ni, sali-scéndi, pappa-taci. §

    6. La nostra lingua possiede inoltre un grandissimo numero

    di parole composte, esclusivamente latine e greche, delle quali, come

    bene si vede, non ispetta a noi di parlare. Eccone alcuni eaempii: Composti latini: equit,al4re, equilibrar11, dei/fcare: antelucano, decAnne, fruttifero, odor{fero, aempitèrno, aacr{lego, benè/fco, malt/fco, quadrupede, malèdico, 1'eridir.o, naufrago, retrògrado, melltfluo, benè1'olo, malèvolo, infame, bimèmbre, armigero; ed altri formati per analogia, come calor{fero, caseif{cio, ecc. Composti greci: tetrdgono, /flantropo, mùantropo, geometria, filosofia ed altri formati per analogia: idròge"°, os,tgeno, micro•còpio, telégrafo, baròmetro, ed alt.ri inoamel"voli proprii del Jia• guaggio scientifico.

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    Ci 205

    CAPITOLOX Composizione eh nomi e verbi con prefissi.

    § 1. Molto più frequenti sono i composti di un nome o di un verbo con una o più particelle (preposizioni, avverbii ecc.); nei quali la particella si antèpone smpre al nome od al verbo, e per tal ragione vien detta prefisso. P. es. sotto-coppa, anti-papa. Fra i prefissi vuolsi distinguere quelli che si usano anche separati (particelle separabili), da quelli che si trovano soltanto in composizione ( particelle inseparabili"). I primi sono preposizioni od avverbii, adoperati anche soli come tali, p. es. a, in, con, mdle,ecc. che si prefiggono nelle voci a-ppiglùirsi, in-vidre, con-ficcare, male-dire, ecc. I secondi sono particelle che sole non si usano mai, p. es. drvi in arcivéscovo; bis in bisavolo ; dis in disaccòrdo. Talora il prefisso è usato come preposizione, cioè regge sintatticamente la parola che segue, p. es. addòsso (a dòsso), innamorare (in arn6re): altre volte è usato come av,,erbio e determina la parola che segue; p. es. aggiungere (giitnget•e a), ante-p6rre (p6rre

    avdnti), condolér.si ( dolérsi c6n ). § 2. Prefissi indicanti anteriorità, preferenza: avan ( dinanzi a muta labiale avam ). Nomi(sost.):

    avambraccio,avanguardia, avamposto,avantrèno.

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    296

    PARTE TERZA -

    CAP. X

    ante (anti). Nomi (sost. agg.): antenato, antemurale, antelunare, antelucano poet., antibrdccio, anticamera, antic6rte, antidiluviano, antimeridiano, antipasto, antipòrta, antivigilia. Verbi: anteporre, antivedére, antisap&e, antivenire. pre. Nomi: precauzi6ne, preconcètto, precurs6re, preesistènza, pregiudizio, preliminare, prematùro, prepotènza. Verbi e participii: preavvisare {neologismo), prec6rrere, predestinare, predilètto, predire, predisp6rre, predominare, prefiggere, pregiudicare, premeditare, premunire, prenominato ( part. pass.), preoccupare, preméttere, prep6rre, prescrivere, prescégliere, presedére, presupp6rre, preved&e, prevent,·e. § 3. Prefissi indicanti posteriorità, regresso: po, pos. Nomi: pomeriggio, pomeridiano, pos• pasto. Verbi : posp6rre. retro. Nomi: retrocamera, retrocarica, retroguardia, retrostanza; retrògrado, retroattivo ( termine legale). § 4. Prefissi indicanti superiorità, eccedenza: s6pra ( fa raddoppiare la consonante iniziale della parola, fuorchè s impura). Nomi: sop1·abito,soprac-

    capo, sopraccarta, sopracciglio, sopraddènte, sot>raddòte, soprassòldo, sopravvèste; sovrumano, soprànnaturale. Verbi: soprabbondare,sopraccaricdre, sopra/fare, soprammétlere, soprassrdére, soprastare, sopravvenire, sopravvivere. Avverbii: soprattutto, sopramrnòdo. sor. Verbi: sormontare, sorpassare, sorprèndere, donde il nome sorprésa; sorvoldrè. pro ( indica più specialmente estensione o conti•

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    CO!IIPOSIZ[ONE DI NOMI E VERBr CON PREFISSI

    297

    • nuazione). Nomi: prozio, pronipote. Verbi: proporre, propugnare' protrarre' prorompere' protèndere' proseguire, promuòvere, profondere, prolungare, prosciugare. stra. Nomi ( agg.): strabèllo, stracarico, stracòllo ( nella locuzione còtto stracòtto ), stracontènto. Verbi: strabére, stracorrere, strafare, straparlare. § 5. Prefissi indicanti passaggio o mutamento:

    altra, oltre. Nomi ( agg.): oltramarino, oltramontano. Verbi: oltrepassare. Avverbii: oltrarno, oltremare, oltremòdo, ollremisitra, oltremonti. tras, (ras, tra, fra. Verbi: trasandare, trascorrere, trascrivere, trascurare, trafiggere, trasporre, trasméttere, trasportare, trasvolare, trasecolare (secolo), traballare, traspirare, trasfigurare; trasparire, trasudare, traguardare, tralucere, tracannare (canna), trapiantare, travestire, t1·asformdre, traslocare, trasfondere, trasmodare (modo), tramontare, travi'.are (da tra e via): fraintèndere, frastornare, frastuòno, travòlgere e stravòlgere. per. Verbi: percorrere, permutare, pervf'ntre, perturbare, perseguitare, perforare, pernottare (da per e nòtte ). § 6. Prefissi indicanti interiorità o mediazione: inter, intra, inlro. Nomi: intercolonnùJ, in-

    terlinea, interlunio, intermèzzo; internunzio, interrégno, ùitermedidrio, intermèdio, internazionale. Verbi: interfoliare (foglio), interméttere, t"nte1·porre,interrompere, intervenire; intraprèndere, in tralasciare, inlra1,ersare, introméllere. Talora anche fra e ·tra hanno questo senso; p. es. Nomi: frattèmpo. Verbi: frammétlere, tralasciare,

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    208

    PARTE TERZA -

    CAP. X

    frapporre, tramenare, trascégliere, trasognare. A vverbii: frattanto. § 7. in ( davanti a labiale muta diventa z"m, davanti ad l, m, r assimila la n ). Verbi: imbévere ( rifless.), imméttere (neologismo), impiantare, incor-

    rere, incuòcere, impigliarsi, invòlgere, ingenerare, impiagare' z'nscri1:ere. Moltissimi verbi composti con in sono denominativi, cioè derivano da nomi ed esprimono per lo più azione incipiente, con senso ora transitivo, ora intransitivo. Esempii: imbarcare (barca), imbellire (bello), imbestialire (bestiale), imbiancare (bianco), imborsa,·e(borsa), imboscare (bosco), imbt·acciare ( braccio ), imbrigliare (briglia), imbruttire (brutto), imbellettare (belletto), impazzire (pazzo), impeciare (pece), impinguare (pingue), impietosire (pietoso),

    impoverire, inamidare, inacerbire, inalberare, incalzare, incadaverire, incamiciare, incamminare, incappellare, incartare, i'ncassare, i'nnamorare (con doppia n ). Con i'n si formano verbi poetici: imparadisare, ed altri innumerevoli. Molte volte in premesso ai verbi non ne altera in modo chiaro il significato: p. es. usiamo in molti casi promiscuamente cominciare ed incominciare, alzare ed inalzare, chinare ed i'nchinare, cògliere ed i'nc;ògliere, frenare e infrenare; tèssere, i'ntèssere. Ciò accade pure con altre parole: p. es. perocché, imperoccM; percM, z'mperché, ecc. § 8. Prefissi indicanti accostamento, vicinanza, compagnia: a, ad (raddoppia la consonante iniziale della parol~ cui si prefigge,tolto il caso di $ impura). Verbi;

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    COMPOSIZIONEDI NOMI E VERBI CON PREFISSI

    299

    accennare ( cenndre poet.), arrèndersi, arrecare, arridere, aspirare, attenérsi, ammétte1•e, apporre. Moltissimi verbi composti con a sono denominativi, cioè derivano da nomi sost. ed agg. ed esprimono per lo più azione incipiente, con senso ora transitivo, ora intransitivo. Esempii: accoppiare (coppia), accorarsi (cuore), accostare (costa), accavallare (cavallo), additare (dito), addossare dall'avverbio adtlòsso ( dosso), adocchiare (occhio), adombrare (ombra), affaccendarsi (faccenda), affacciare (faccia), affettare (fetta), affiochire (fioco), affilare (filo), affi,gliare (figlio), affrenare (freno), affrettare (fretta), affrontare (fronte), affrittellare (frittella), adagiare dal1'avv. adagio (agio), adoppiare o, con articolo, alloppiare (oppio), alleggerire . ( leggiero), avvilire (vile), arrandellare (randello), annojdre ( noja), arricciare (riccio), abbrunare (bruno), arrossire ( rosso), ed altri innumerevoli. Con ad si formano modi poetici ; p. es.: adimdre (imo), ecc. Spesso accanto a un verbo col prefisso a ne usiamo un altro senza d1 esso·, con poca o nessuna differenza di significato ; p. es. dimandare e addimandare, bruciare e abbruciare, caparrare e accaparrare, carezzare e accarezzare, chiappdre e acchiappar·e,ciuffare ed acciuffare, consentire ed acconsentire, créscere e accréscere, dirizzare e addirìzzare, frenare ed affrendre, cennare poet. ed accennare, lattdre poet. ed allattare e mille altri. Non si può in tutti i casi affermare con certezza se il verbo semplice sia un'aferesi del verbo composto, o se al contrario il verbo composto sia posteriore al verbo semplice. § 9. con, com ( davanti a muta labiale), co ( da-

    vanti a vocaleed s impura), ai assimilacolle liquide.

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    300

    • PArtTE TERZA-

    CAP. X

    Nomi: coetèrno, coèvo, concittadino, conftuènte, consapévole, companatico (da pane). Verbi: coabitare, coesistere, collegare, com.baciare, combattere, commisurare, commutare, com partire, compatire, compenetrare, concatenare (com• posto da caténa), concorrere donde il nome concorso convenire, cooperare, coordinare, corrispondere. Talora non fa che aumentare la forza del verbo p. es. concuòcere, conficcare, conturbare. circ:on, circo. Nomi: circonvicino. Verbi: cir-

    convenire, circoscrivere. cis (vale al di qua, opposto a tras). Nomi (agg.); cisalpino ( alpi), cisappennino (appennino), cismarl• no (mare). § I O. Prefissi indicanti inferiorità, soggezione, sosti tuzione: sotto. Nomi: sottocancellière, sottocòppa, sottocuòco, sottomaèstro, sottop,·efètto, sottoscala, sottotenènte, sottovèste. Verbi: sottométtere, sottoporre, sottoscrivere, sottostare, sottintèndere, sottentrare: sub davanti a vocale; so, su davanti a consonante che, quando non è s impura, suole raddoppiarsi. Nomi: subaltèrno, subasta, subaqueo, soppdnno, soppéso, soggolo, sobborgo. Verbi: sospingere, sotterrdre ( da terra), subaffittare, subentrare, subordinare, subodorare, suddividere, soggiacére, sollevare. § 11. Prefissi indicanti opposizione, contrarietà: contra ( con raddoppiamento della consonante iniziale, fuorchè s impura) e contro. Nomi: contrabbando, .contrabbasso, contraccdssa, contracchidve,

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    COMPOSIZIONEDI NOMI E VERBI CON PREFISSI

    301

    contraccolpo, contraddanza, contraddòte, contraggènio, contratto, contrammiraglio, contrappélo, contrappéso, contrappunto, contrasségno, contravveléno. Verbi: contrabbilanciare, contraccambiare, contraddistinguere, contraddire, contraffare, contrapporre, contrastare. , Nomi: controcdssa, controdata, controfinèstra, controfòde,·a, contromarcia, contropròva, contrordine, controscèna, controsènso, controstòmaco. Verbi: contromandare. anti. Nomi: antibilioso, anticattòlico, anticristiano, antipapa, anti'poèti'co. § 12. Prefissi indicanti provenienza, allontanamento, separazione: de, di. Verbi: decadére, decapitare (capo), dechinare, decifrare (cifra), decollare (collo), de-

    viare, decomporre, decorrere, decréscere, deformare, degenerare (genere), degradare (grado), delineare (linea), demeritare, denominare (nome), denudare, depennare ( penna), deperire, depurare (puro), detronizzare (trono), deturpare (turpe), dibassa,·e, dibattere, diboscare (bosco), digrassa1·e (grasso), dilagare (lago), dilavare, dilungarsi, dimezzare, dipartirsi, diradare (rado), diramare ( ramo), dirazzare ( razza con z aspra), disperare, distaccare, dù,agare, divezzare. Come si vede, molti sono denominativi, ed in alcuni il di serve come mezzo di formazione verbale. In alcuni verbi di non altera il significato del verbo semplice, ma gli aggiunge soltanto una certa forza o determinazione : p. es. lacerare, ii lacerare; rompere,

    diromper·e; stillare, distillare; sciògliere, discitr gl,iere.

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    .&!Q' 802

    PARTE TERZA -

    CAP. X

    § 13. es, e (ex). Verbi: espatriare, esautorare, espropriare, estrarre. Aggiunto ai nomi indica cessazione di ufficio exrettore, exgesuUa, exuflìcidle: ma sono da ritenersi come neologismi.

    fuor, for: fuoruscito, forviare. dis. Prefisso d'uso quasi universale per indicare mancanza o cessazione dell'idea espressa dal nome o dal verbo: Nomi: disabitato, disacconcio, disadorno, disa-

    gio, disarmonia, disavanzo, discarico, diseguale, disgusto, disgrazia, disordine, disinganno, disinvòlto, disledle, disonèsto, dispari, dissonante, disumano, disutile .. Verbi: disabbellire, disacerbare, disapp1·ovare, disarmare, disborsdre (borsa), dischiudere, discervellare (cervello), discolpare (colpa), disdire, disenfiare, disfare, disgiungere, disinfettare, dispiacére, dissanguare, dissentire, dissotterrare, disunire, disubbidire, disusdre. In alcuni verbi dis non altera notabilmente il significato, ma ne accresce la forza: p. es. turbare e disturbare. § 14. s (proveniente talora da es, talora da dis), da vanti a parola cominciante per consonante. Esempii: Nomi e participii: sbadato, scollato o scollacciato, scorrètto, scostumdto, sgraziato ( cfr. disgraziato),

    stm·minato, svantaggio, sviscerato, svogliato. Verbi: sballare, sbancare, sbarbare ( anche dibarbare), sbarcare, sbassare, sbattezzdre, sberrettarsi, sbendare, sbilancidre, sbottonare, sbrigliare, sbucare, sbudellare, scalzare, scaricare, scartocciare, scatenare, scolorire, scompartre, scont.entare.

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    CO~IPOSIZIONE DI NOMI E VERBI CON PREFISSI

    303

    scodellare, scorteèciare, slegare, scollega,·e, sfdre ( cfr. disfare), sfiancare, sfiatare, sfegatare, sfigurare, sfogare, sfoderare, sfondare, sfratarsi, sgabbiare, sgoccioldre, sgomitolare, slacciare, smontare, smuòvere, snaturare, spelagare, spidocchiare. Come mezzo di formazione verbale, o per semplice rinforzo: beffare, sbeffare, sbiecare (bieco), bin·o e sbirro; sboccare ( in senso di métte1•foce), scaval-

    lare, scompartit·e, scucchiajare, sfoggiare, sbandire ( bandire), sfregare ( fregare), sgambettare ( gambettare), sguazzare, sguizzare, slavare ( anche dilavare), spaventare ( cfr. paventare intrans. ), spartire ( partire per dividere), sporcare, squartare, stroncare (troncare), snudare, sventolare, svergognare (vergognarsi, come spaventare), sverndre (verno), svolazzare, st.'òlgere (volgere), svoltare (voltare). Vedi anche Parte I, cap. v1, § 10.

    § 15. Prefissi di ripetizione o di contrasto: (re) ri ( d' uso qnasi universale): reagire, rein-

    tegrare e redintegrare, reiterare, re- ristringere, riandare, n'ardere, ribollire, ricadére, ricantare, richiamdre, riconoscere, ridire, rientrdre, rifiorire, rigettare, riguardare, rigoverndre, rilasciare, rilegare, rilevare, rilitcere. Spesso si adopera come rinforzo, con poca o nissuna differenza di significato, come in molti dei qui portati. Questo prefisso si unisce sovente co' prefissi a, in, e ne risultano cosl i prefissi composti ra, rin. Esempii:

    raddolcire, racconciare, rimpatriare, rinfocare, rinchiudere, rinnovare. Nomi: ricurvo, ripièno, rialto (sost.): rivèlto, rilòrto ( che sono in origine participii).

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    arr-;:A:--. ► w,:;.2.ro:.z

    304

    PARTE TERZA -

    SJfS!._iJf

    CAP. X

    § 16. Prefissi numerali: uni. Nomi: unicòrno, unigdmbo, unigènilo. Verbi: uniformare. bis, bi. Nomi: bisaccia (sacco), bisavolo, bis-

    còtto, biscugino, bi·ssillabo, bisnipote, bisnònno. (tris) tri·. Nomi: triangolo, tricolore, tricuspidale, tridènte, trifòglio, trilingue, trimèstre, trirégno, trisillabo. Verbi: tripartire. sémi. Nomi: semiapèrto, semibarbaro, semicérchio, semidòtto, semimò1·to, seminudo, semz"pubblico, semz"sèrio,semispènlo, semivivo, semivocale. cento. Nomi: centogambe. § 17. Prefissi avverbiali: arei ( ha forza superlativa). Nomi: arcibèllo,

    arcicontènto; arciduca, arciprète, arcivéscovo. vice ( indica sostituzione). Nomi: viceammiraglio, vicebibliotecario, vicecancellière, vicecurato, viceddto, viceprefètto, viceré, vicerettore. bene e male. Verbi: benèssere, malèssere, benestare ( usati come nomi sostantivi): benedire, maledire, benvolére, malandare, malmenare, maltrattare, malvolére ( usato come sostantivo). • Participii e nomi: benaccètto, benatfètto, benamato, benarrivato, benefattore, benemèrito, benestante, benservito, benvenuto; malaccòrto, malagévole, malcauto, malconcio, malcontènto, malcreato, maldicènte, malefatta, malfattore, malintéso, malnato, maltòlto, malvivènte. lungi, in alcuni aggettivi poetici come lungisaettante, ecc. § 18. mis e bis ( di senso peggiorativo). Verbi: miscrédere 1 misconoscere, mis(are,

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    cmtPOSIZIONE DI NOMI E VERBI CON PREFISS[

    30~

    Nomi: biscanto, bisdòsso, bislungo, bistondo, bisunto. i·n (ba senso negativo, e si usa con moltissimi aggettivi e participii: si modifica dinanzi a consonante nello stesso modo che la preposizione in : vedi qui addietro, § 7 ) : i·nahile, fnaccessibile, fnamèno, fmmedidto, ùnmutdbile, imp1•aticdbile, fncòmodo, incoerènte, i·ncomportabile, fnsalubre, t"ntollerdnte, i·nvdlido, fnvincibile, fnvolontdrio: indiviso, fnarato, inarti: colato, inconsiderato, i·naJtéso, fncontrastato, fnfl• nito, fndefinito; fnesdtto. non : noncuranza. sèmpre. Nomi: semprevivo ( specie di fiore), semprevérde. cosi, si: cosfffatto, cosiddétto; siffatto.

    Foll!IAC!.UU -

    IO

    Gramm. ital,

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    CAPITOLO Xl

    Composizioni improprie.

    § 1. Quando fra le vo~i che entrano a formare una parola composta non ve n'è una fondamentale e una determinante, ma vi è solo un legame sintattico, non si hanno allora vere composizioni,ma piuttosto semplici unioni di più parole, alcune delle quali scrivonsi anche separatamente. Queste diconsi pertanto composizioni

    improprie. Tali sono molte corpposizionipronominali, numerali, o di a vverbii e congiunzioni. Eccone alcuni esempii: PRONOMI: ogn-uno' tal-uno' quale-uno' qual-unque, chi-unque, tutto-quanto, altr-e-ttanto. NUMERALI: vent-uno, venti-due, ecc. c'ento-tri, mille-quattro, ecc. e tutti gli ordinali composti, come decimo-primo, ventesimo-nòno, che si possono scri-

    vere anche separatamente.

    § 2. AvvERBII E PREP0s1zro:sr: ora-mdi, or-mdi, la-ssu, ben-si, si-bbène, 01;-unque, com-{inque, laddove, ne-ppure, d-avdnti, d-bttro, di-contro, di-rimpètto, lung h-ésso, con-ésso (raro), ecc. iersb-a, jer-nòtte.

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    317

    CO~JPOSIZIONI IMPROPRIE

    CONGIUNZIONI: per-ché, a-ccio-cché, fuor-ché e moltissimealtre simili: in-olt,·e, oltr-a-cciò, 0-1:véro, si-ccome, piu-ttòsto, non-di-méno, quant-unque, se-bbène, per-tdnto, sol-tdnto. Vedi Parte li, capitolo xxx, § 5. Molte congiunzioni composte con che, nel verso si scrivono e si pronunciano disgiunte, quando l'armonia del metro se ne avvantaggi; per esempio : Ma pM che in dmbo il minaccidr ferou A t1icllnda irritò l'orgoglio tJ l' tra ecc. TASSO,

    INTERJEZIONI: ahi-mè, ohi-mè, or-sù, or-bè, orvia, or-òène, a-ddio. Tali sono altresl i nomi proprii composti, come Mickel-dngelo, Pier-gioodnni, Ma.

    Giam-ma,,,a., Gian-franc41co, Marc-antònio, ri-ann11 •

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    309

    PARTE QUARTA LA. METRICA.

    ED IL VERSO

    CAPITOLO .I

    Della metrica e del ritmo in generale. § I. La metrica cosl detta da metro ( grecamente, misura), è quella parte della Grammatica che nelle parole misura il valore musicale, ossia le relazioni d'una sillaba con altre sillabe ad essa congiunte, rispetto alla posa maggiore o minore che vi si fa colla voce nel profferirle. Essa primieramente distingue letillabe delle parole in brevi e lunghe, chiamando lunghe quelle dove la voce si posa di più, e brevi quelle dove trascorre più velocemente. § 2. Nelle lingue greca e latina le sillabe delle parole avevano nn valore loro proprio, indipendente dall'accento, e tal sillaba si profferiva con un suono più prolungato, tal altra con un suono più celere; e in una parola medesima potevano trovarsi più sillabe lunghe l'una accanto ali' altra o con poca distanza fra loro; ma nella lingua italiana ( per non parlare qui delle altre lingue viventi) la lunghezza delle sillabe non dipende da altro che dal!' accento tonico, ossia da quella posa maggiore che fa la voce sopra una sillaba d' ogni parola, pronunciando poi più o meno debolmente quelle che antecedono o seguono { vedi tutto il cap. vm della Parte I).

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    PARTE QUART.A -

    CAP. I

    Con queato non vogliamo dire che anche pre110 di noi le sillabe non diff"eriacanotra loro per maggiore o minore intenaità; pokhè è certo che vi aono delle sillabe più pese e delle 1illabe più leggere: p. es. nella parola atrummto la prima sillaba è pio forte della seconda, e la seconda della terza. Ma ciò costituiace la densità delle sillabe, non il tempo della pronuncia, il quale dipende solo dall'accento tonico.

    § 3. Noi stabiliamo che nella nostra lingua sono lunghe le sillabe su cui posa l'accento e brevi quelle dove non posa. Se consideriamo p. es. le parole an• dare, correre, virtù, possiamo dire che la prima consiste di una lunga in mezzo a due brevi, la seconda di una lunga seguita da due brevi, la terza di una breve cui segue una lunga. Adottando i segni stessi che in altro senso adopravano i Latini ed i Greci (., per la breve, - per la lunga) potremo indicare tali parole cosl: " - " - ., " " - . La differenza di tempo fra le vocali accentate e quelle non accentate è confermata dal fatto che, mentre le prime si conservano costantemente, e per lo più rimangono immutate, le seconde non solamente mutano suono, ma _spessoanche si perdono mediante l'aferesi, la sincope e l'apocope ( vedi Parte I, cap. III, e cap. vm, § 17 e segg. ).

    § 4. Il tempo considerato in più sillabe consecutive si misura col ritmo, che consta di una battuta e di un intervallo, e corrisponde al battere e risollevare del piede, onde piglia anche il nome di piede. La battuta cade sempre, com'è naturale, sulla sillaba accentata, e l' intervallo sopra una o due sillabe non accentate: di• ciamo una o due, perchè se fossero tre o più, non vi sarebbe simmetria fra Ja battuta e l'intervallo, il quale richiederebbe un tempo troppo più lungo di quella. Nel parlare ordinario (prosa) il ritmo ha poca parte, per-

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    DELLAMETRICAE DEL RITMOIN GENERALE

    311

    chè le pose sono regolate unicamente dal senso del discorso, e non si fanno con precisione e regolarità.; ma nel discorso misurato (verso) gli accenti si calcano di più, e a proporzione si profferiscono più in fretta le sillabe •non accentate. Il ritmo può essere semplice o composto: è semplice quando consta di un piede solo, è composto quando consta di due o di tre riuniti- insieme cosi strettamente, da formare un tutto armonico detto set•ie ritmica.

    § 5. Il ritmo semplice o piede si chiama ritmo ascendente o ritmo discendente, secondochè la sillaba accentata segue quelle non accentate, o le precede. Due sono in italiano i piedi ascendenti; uno dissillabo ed uno trisillabo che corrispondono in qualche modo ai piedi chiamati da' Greci giambo ed anapesto. II giambo consta di una sillaba breve seguita da una lunga (" - ) come nelle parole andò, virtù, starà, vigor, e simili. L'anapesto consiste di due sillabe brevi seguite da una lunga(" "-) come nelle parole verità,partirò, orator. Due parimente sono i ritmi discendenti; uno dissillabo ed uno trisillabo, che corrispondono in qualche modo ai piedi chiamati dai Greci trocheo e dattilo. Il trocheo consta di una sillaba lunga seguita da una breve (- ") come nelle parole bèllo, vtro, buòno. Il dattilo consiste di una sillaba lunga seguita da due brevi (- " ") come nelle parole pòrgere, limpido, tènero. Noi, per brevità, ci serviamo dei termini greci, credendo che ciò possa giovare specialmente a chi per avventura già conoscesse o prendesse a studiare le due lingue classiche. § 6. La serie ritmica può comporsi di due piedi dissillabi, di tre piedi dissillabi, e di due piedi trisillabi. Deve sempre terminare colla lunga, ossia con sillaba

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    312

    CAP. I

    PARTE QUARTA -

    accentata, e perciò l'ultimo piede della serie dev' essere sempre ascendente, mentre l'altro o gli altri precedenti possono essere od uno od ambedue discendenti, e possono anche talvolta ammorzare il loro accento. Ecco gli esempii e lo schema delle varie serie ritmiche:

    A. Serie pura di due piedi giambi:

    gentil virtù mista:

    -

    -

    ,,, " bèlla virtù

    con ammorzamento:

    desiderò. B. Serie di tre piedi giambi:

    la prèda sii.a strappàr _..,

    v-

    --

    oltre l'antico onor

    ..-

    a Dio glòria cantùr con ammorzamento:

    ....

    .,

    - ..-

    la compagnia fed }l conosceranno il ré. 1

    C. Serie pura di due anapesti:

    del gelato timor palpitandole il sén

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    rJ-.

    DELLA METRICA E DEL RITMO IN GENERALE

    313

    mista di dattilo ed anapesto: -

    V

    V

    V

    V

    -

    anima del signor ultimo gz·ungerà. § 7. •Non si danno serie ritmiche più lunghe; poiche tre anapesti che si trovino accanto non formano una serie ritmica, ma tre ritmi distinti e quindi immutabili, come vedremo. In qualche caso che vedremo a suo tempo, I' anapesto, oltre l'accento ultimo, assume un mezzo accento, ~he è quanto dire, una lieve posa sulla prima sillaba. Allora prende il nome di anapesto interrotto.

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    su

    CAPITOLO II

    Del verso. Varie specie di versi.

    § l. Il verso ( cosl detto dal volgersi su sè medesimo ripetendosi uniformemente) è formato di uno o più ritmi o serie ritmiche, e chiuso con una sillaba finale priva d'accento. Siccome l'orecchio italiano è alieno da fermare il senso in sillaba accentata, così ancora rifugge dal terminare in tal maniera il verso ; ond' è ché esso regolarmente si chiude con una sillaba priva d'accento, terminando in parola piana; e talora anche con due sillabe pur senza accento, terminando in parola sdrucciola (vedi Parte I, cap. vm, § 5). Ma in questo ultimo caso le due sillabe venendo dopo l' ultimo accento che è il più forte, si pronunciano cosi rapidamente, da costituire il tempo di una sola. Talora per altro il verso termina col ritmo ed allora dicesi verso tronco, poichè si chiude con una parola tronca ( vedi loc. cit. ). § 2. 11 verso italiano è di molte specie, le quali prendono il loro nome dal numero delle sillabe che contiene quando esce in parola piana. Alcune specie contengono uno o più ritmi separati ; altre contengono un ritmo con una serie ritmica; altre finalmente una o due serie ritmiche. Diciamoanzitutto delle prime. Esse sono il ternario, il quadernario (poco usati da sè soli), il senario, e il decasillabo.

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    DÉL \"ERSO. VAIUE SPECIE DI VERSI

    8H~

    Ricordiamo fin d'ora che quando al parla di sillabe nel Terso, bisogna tener conto delle sillabe vere non di quelle apparenti; conai• de1·are cioè come una sillaba sola l'ultima d'una parola uscente in vocale non accentata, insieme colla vocale iuiziale della parola seguente; considerar pure come una sola sillaba le coppie di vocali in mezzo al verso quando la prima abbia l'accento; considerare come due sillabe le vocali sciolte per dieresi, ecc. Vedi più oltre cap. m, § 8 e segg. Quel punto del verso ove i ritmi 1emplici o le 1erie ritmiche si congiungono lo chiamiamo, con voce latina, ce.t1iraoBBiaape.8aatura. Essa cade per lo piu au parola piana, ma apeaao anche au parola sdrucciola o tronca.

    § 3. Il ternario corrisponde sempre ad un giambo, per esempio:.

    ..- ..

    Dai bòschi Dall'arsè Fuctne Stridènti Dai solchi Bagnati Di sèrvo Sudor. Il quadernario contiene sempre un anapesto, ma •richiede un mezzo accento sulla prima sillaba ( anapesto interrotto: vedi èap. prec. in fine). P. es.:

    La brunétla Mammolétta Quando spunta Dal suo vérde Nulla pèrde Di beltà.

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    316

    PARTF. QUARTA -

    CAP. Il

    Il senario equivale per il suono a due ternarii piani; ma può considerarsi formato di un piede giambo seguito da un anapesto. P. es.: .,

    -

    " "

    -

    "

    1,ascidr nelle sdle Del t~tto natio Le dònne accorate Torndnti all'addio A prièghi e consigli Che 'l pidnto tronctJ. Il decasillabo contiene sempre tre anapesti. P. es.: vv-

    vv-

    .,.,_"

    O temènti dell'ira ventura, Cheti e grdvi oggi al tèmpio movidm,o Come gènte che pènsa a sventura, Che improvviso s' inMse annunziàr. § 4. Di versi composti con un ritmo seguito da una serie ritmica, non vi ha che l'ottonario equivalente quasi sempre nel suono a un doppio quaternario, ma divisibile in un anapesto interrotto, e in una serie ritmica di due dissillabi ( vedi cap. prec., § 6 ). P. es.:

    A. Con serie giambica pura: V

    V

    -

    V

    -

    V

    -

    V

    O garzone, amdbil figlio Di famos~ e grdndi eròi Sul fiorir degli dnni tutJi Questa sòrte a M verrà.

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    DEL VERSO. VARIE SPECIE DI VERSI

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    B. Con serie .,R!1stao con ammorzamento:

    ....-

    -...

    È pur dolce in sui begli anni Della cara età novilla « Lo sposar vdga donzèlla « Che d'amor già ne (eri. In quel giorno i primi affanni « Ci ritornano al pensièro ecc.

    In tutti i versi fin qui veduti non si suole adoperare lo sdrucciolo, ma sovente bensl il tronco. § 5. Di versi risultanti da una sola serie ritmica abbiamo il quinario ed il settenario. Il quinario contiene una serie ritmica di due dissillabi. A. Con serie giambica pura: V

    -

    V

    -

    V

    Non può di tèmpre Cangiar mio fato Nemico sèmpre Il cièl sarà. B. Con serie mista:

    d delle grazie Dolce trastullo d vezzosissimo Caro fànciullo. Il settenario può contenere una serie ritmica di tre •tlissillabi, od una di due trisillabi; quindi può foggiarsi in molte maniere,

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    818

    CAP. lt

    PAR.TE QUARTA -

    .4.. Con serie giambica pura :

    Per té sollèf>iil pòvero Al cièl eh' è suole ciglia. B. Con serie mista, e con ammorzamenti d' accento: e Éi ripensò le mlJòili . e Tènde e i percòssi valli

    E il ldmpo de' manipoli E l'onda de' cavdlli e É il concitato impèrio e E 'l cèlere oòòedtr~

    C. Con serie anapestica pura: V

    V

    -

    V

    I'

    -

    V

    e Tal cantava il centauro e Baci il giovin gli offriva e Con ghirldnde di lduro E Tètide che udiva e A la fèra divina Plaudia dalla marina. D. Con serie anapestica mista (raro):

    ,

    -

    V

    V

    V

    V

    -

    V

    Rapida s'avvicina Rapida si diÙgua.

    § 6. Di due serie ritmiche è composto l' endecasillabo, il più nobile e illustre dei versi italiani, il nostro, verso erot"co.Tali due serie debbono bene distinguersi nella lettura mediante una maggwr posa della voce al termine della prima, che dicesi cesura principale: la

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    DEL VERSO.VARIE SPECIEDI VERSI

    319

    indicheremo cosl ~ ). Ecco le d:verse maniere dell' endecasillabo: I. Con due serie giambiche, la prima di due piedi, 1,~seconda di tre: _,_

    v-

    v-

    v-

    V

    Di qùà, di là, di sù, di giù li ména Ma tù perché ritorni a tanta nòjaf E sua nazion sarà tra Féltro e Féltro

    e più spesso la prima di tre piedi, la seconda di due: V

    -

    V

    -

    ..-.

    V

    -

    V

    -

    V

    Dirò dill' altre còse eh' io v'ho sct>rte La nòtte eh' io passai con tdnta pièta E 'l SOl montava in su con quélle stélte

    dai quali esempii apparisce chiaro che la cesura è determinata dal senso, e che il senso è quello che mostra se anteceda l'una o l'altra delle due serie. § 7. Ma versi simili a questi, tutti di puri giambi, sono rari e suonano lenti ed affaticati. Più spésso i giambi veggonsi inisti coi trochei, e alcuni accenti si ammorzano specialmente nella serie più lunga. Senza andar dietro a tutte le forme di cui è capace questo verso, ne indicheremo alcune più usate e più gradite all'orecchio. A. Con semplice ammorzamento del primo accento nella seconda serie : •

    -.

    ..-

    .

    " "" Dirò d'Orlando in un rnedésmo tratto Che (uro al témpo che passtte che vènne la forza dell'accento ritmico che si trova su tutto viene ad ammorzare la forza dell'accento precedente su di. § 4. Altre volte il ritmo accentua , più o meno fortemente, delle sillabe che non hanno di lor natura ,l' accento, o che, secondo il senso, lo perdono. Ciò av\·iene principalmente nelle parole in cui l'accento è preceduto da tre ò più sillabe, p. es. :

    Che dolc1ssimamthite si diffonde ove è necessario fare un accento sulla seconda sillaba di quel lungo avverbio, quasi si spezzasse in due parti. Il che si nota più ancora quando tale accento caùa nel punto su cui ha luogo la cesura; p. es. :

    Con tre g6le cantnaménte latra. Nemica naturdlménte di pace dove gli avverbii nella pronunzia si dividono t.ùatto. (Vedi Parte I, cap. vm, § 9, nota).

    § 5. Talvolta la battuta ritmica cade sopra una parola che, secondo il senso, dovrebbe appoggiarsi intieramente su quella che segue, e quindi ammorzare il proprio accento; p. es. : Mi pi nser tra le sepolture e lui dove il tra resta accentato ad onta del sPn~o; e cos\ pure:

    Velocesopra il natural costume

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    "11""7 •. •;

    IL RCTMOE LA PAROLA

    327

    dove sopi•a riceve un accento più gagliardo che non avrebbe di per sè, e viene a staccarsi dalle parole seguenti.

    § 6. Talvolta la battuta ritmica trasporta l'accento da una sillaba ad un'altra della stessa parola, p. es.:

    Ed altra andava continuambite dove l'avverbio continuambite non solo riceve un secondo accento, ma questo cade sopra altra sillaba da • quella che richiederebbe l'aggettivo continua. Cosl pure:

    Volgéa la faccia alt' dure frésche ed alme Che l' alte cime con mormòrii lièti Fdn tremolar de' friggi e degli abéti, dove il secondo verso sposta l'accento di mormorii.

    § 7. Nei versi che, senza esser tronchi, finiscono con un monosillabo, l'accento di questo si perde, e la sillaba precedente se già non l'aveva, prende essa l'accento, p. e~.:

    E méntre dic~ t'ndarno: misero me. • Tre dì e tre nòtti andammo errando né le Minacciose onde, ecc.. § 8. Finalmente il ritmo ora stringe in una sola sillaba le vocali che s'incontrano, ora per converso le divide in due sillabe; donde hanno origine molti casi di sineresi e di dieresi (vedi P. I, cap. vn, § 5, nota). Dentro un verso due vocali a contatto fra loro, siano nel corpo d' una stessa parola o in finè di parola, siano l'una in fine, l'altra in principio di due parole

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    328

    PARTE QUARTA - CAP. III

    consecutive, formano per so1itouna sillapa sola è debbono essere pronunciate rapidamente, p. es.:

    Ahi quanto a dir qual è1·a è còsa d{à•a. Mi ritrovai per una sélva oscitra. Cosi l'animo mio che ancor fuggiva. Io perdéi la speranza dell' altézza. Quésti sciaurati che mai non fur vivi. Come purpureo fior languèndo muòre. Nei primi tre veni abbiamo la eli&ione fonica, fatta cioà soltanto colla voce, che vuol distinguersi dalla eli&ione grafica o apostrofa,. .1ione, di cui vedi Parte I, cap. x,.

    Quando però sulla prima delle vocali cade l'accento finale del verso, essa fa sempre sillaba da per sè, p. es.:

    Non l~cz"a altrui passar per la sua via Vòstro savér non ha contrasto a lèi Non adorar debitaménte Dio. § 9. A questa regola generale voglionsi fare per altro alcune eccezioni: Se delle due vocali che s'incontrano dentro una parola è accentata la seconda senza che vi abbia ditton go, esse si conservano distinte, p. es.:

    Quando 'l settentri6n del primo cièlo. Fu 'l sangue mto d'invidia si riarso. Anche i dittonghi raccolti (vedi Parte I, cap. II, § 24), quando le due vocali che gli compongono ven. gono tutte e due dal latino, sono frequentemente sciolti . in due sillabe, come quelli che in latino formavano ap~ punto due sillabe, p. es.: ·

    De' v~olènti il primo cérchio è tutto Ma voi torcéte alla religi6ne;

    ..lisiliz'