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Italian Pages 85 Year 2015
I PRECURSORI DELLA DECRESCITA
Il concetto di decrescita è relativamente nuovo. Il termine stesso «decrescita», riattualizzato nel 2001 per denunciare l'impostura dello sviluppo duraturo, è spesso provocatorio. Si tratta di mettere l'accento sull'urgenza di una constatazione: una crescita infinita della produzione e del consumo materiali non sono sostenibili in un mondo finito. Dietro a questa idea di decrescita c'è, tuttavia, più di una provoèazione. Una riflessione e un pensiero sono infatti in corso di elaborazione. In uno sforzo di ricerca collettivo, basato tanto sull'economia quanto sulla filosofia, la storia o la sociologia, intellettuali e accademici in tutto il mondo cercano di portare alla luce i principi e i contorni della società dell'abbondanza frugale alla quale aspirano. La collana «Precursori della decrescita» diretta da Serge Latouche ambisce a dare visibilità a questa riflessione. Attraverso la presentazione di alcune figure del pensiero umano e dei loro scritti, essa pretende, in qualche modo, di fare emergere una nuova storia delle idee in grado di sostenere e arricchire il pensiero della decrescita. Essa offre al pubblico più ampio così come al lettore più informato una panoramica delle riflessioni in corso e, allo stesso tempo, un repertorio comune di riferimenti talora antichi come l'umanità, ma presentati qui sotto nuova luce. Una collana che vuole dimostrare come il concetto di decrescita sia assai lontano dalla sua rappresentazione caricaturale: un tessuto di elucubrazioni di qualche arretrato fanatico desideroso di «tornare alla candela». Una collana che intende innanzitutto sviluppare una delle rare correnti di pensiero in grado di tenere in scacco l'ideologia produttivistica che oggi struttura le nostre società. La collana «Precursori della decrescita» nasce nel 2013 con Les Editions le passager clandestin e da maggio 2014 viene coeditata da Jaca Book.
Chantal Guillaume
CHARLES FOURIER UN PENSIERO CONTROCORRENTE
Titolo originale Charles Fourier ou la pensée en contre-marche Traduzione di Rosella Prezzo ©2014 Éditions le passager clandestin ©2015 EditorialeJaca Book SpA, Milano per l'edizione italiana Prima edizione italiana gennaio 2015 Copertina e grafica Break Point I J aca Book
Redazione e impaginazione Elisabetta Gioanola / J aca Book Stampa e confezione Ingraf srl, Milano gennaio 2015
ISBN 978-88-16-41293-4 Editoriale Jaca Book via Frua 11, 20146 Milano, tel. 02/48561520, fax 02/48193361 e-mail:[email protected];www.jacabook.it
INDICE
Parte prima CHARLES FOURIER UN PENSIERO CONTROCORRENTE di Chantal Guillaume Messa in questione della tirannide economica Sperimentazione dell'utopia locale Conclusione Parte seconda CHARLES FOURIER TESTI SCELTI DA CHANTAL GUILLAUME
7 11 35 47
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Il divario assoluto Un nuovo ordine sociale Una filosofia della ricchezza Il commercio L'industria Il lavoro manifatturiero L'agricoltura in Armonia Agronomia/Gastrosofia Il falansterio o il lavoro attraente Sull'associazione Un nuovo mondo amoroso
51 55 57 61 65 69 73 77 81 85 89
Bibliografia essenziale
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CHANTAL GuILLAUME è docente di filosofia nella Franca Contea. Nel 1988, ha partecipato alla creazione dell'Association d'études fouriéristes, a Besançon, che da allora pubblica ogni anno un «Cahiers Charles Fourier» dedicato in particolare a questo autore e al pensiero utopista del XIX secolo. È inoltre nel comitato di redazione di «Entropia. Revue d' études théorique et politique de la décroissance».
Parte prima CHARLES FOURIER UN PENSIERO CONTROCORRENTE di Chantal Guillaume
Fare di Fourier un precursore della decrescita è qualcosa di paradossale. Non tanto perché, essendo un pensatore del XIX secolo, sarebbe un'assurdità teorica voler leggere il passato con gli occhiali del presente; ma perché egli mostra alcuni aspetti che sembrerebbero agli antipodi dell'analisi degli obiettori di crescita: utilitarismo ossessivo nel calcolo dei piaceri, credenza quasi metafisica in un'armonia delle passioni, una volta che queste siano composte razionalmente, promessa esagerata di quadruplicare, perfino quintuplicare la produzione e, quindi, la ricchezza. Tale utopismo verrà perciò qui interrogato senza nasconderne gli eccessi o la discutibile tendenza all'iperorganizzazione sociale1 • Certo, lo storico potrebbe storcere la bocca: chi vuole spiegare un pensiero storico con categorie ad esso estranee, come quella di crescita/decrescita, non finisce per travisarlo? Tuttavia, il nostro approccio si giustifica con il fatto che non c'è una vera rottura tra il mondo di Fourier e noi. Contemporaneo della nascita di quel capitalismo termo-industriale che porta all' obiezione di decrescita, Fourier prevede infatti in modo visionario gli effetti, le impasse e i limiti di questo sistema. Noi siamo gli eredi di 1
Alcuni hanno anche visto in Fourier un'inquietante volontà di trasparenza del sociale che hanno denunciato come totalitaria.
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tale orientamento economico, che consiste nell'aumento della produzione e della sua circolazione al di là dei bisogni, ma siamo anche consapevoli delle sue conseguenze: esaurimento delle risorse, distruzioni ecologiche irreversibili, aumento delle ineguaglianze. La possibile accusa di anacronismo è contrastata dalla nostra volontà di storicizzare il pensiero di Fourier senza forzarlo o distorcerlo. Basandoci sulle analisi del nostro pensatore, sulla sua lingua e la sua semantica originale e inventiva, vogliamo piuttosto mostrare ciò che è in germe all'inizio del XIX secolo: l'embrione di un'economia priva di misura, segnata da disfunzioni e crisi ricorrenti. Certo, Fourier non pensa alla a-crescita o alla critica della crescita, ma rimette in discussione la tirannide economica e propone la sperimentazione di un'utopia locale. Egli denuncia già gli eccessi dell' «industrialismo», dell' «economismo» e del suo corollario, il commercio, così come la corruzione dell'agricoltura; collega poi questa dismisura alle crisi che destabilizzano l' economia capitalista di mercato (sovrapproduzione, bancarotta, e aggiotaggio o speculazione). Se il precursore della decrescita è colui che annuncia e prevede, per quanto a grandi linee, le disfunzioni di un sistema economico produttivistico, Fourier corrisponde pienamente a tale definizione. Egli inventa un pensiero «controcorrente» per resistere a quello che domina le menti e le scelte sociopolitiche del suo tempo.
MESSA IN DISCUSSIONE DELLA TIRANNIDE ECONOMICA
Fourier, definendo se stesso come «inventore sociale», vuole offrire una nuova scienza e proporre una nuova meccanica sociale, la «teoria societaria», sul modello della meccanica newtoniana. Se Newton ha scoperto l'attrazione fisica, Fourier rivela l'attrazione sociale, quella delle passioni. Da tremila anni, egli dice, non solo non ci siamo impegnati a immaginare la felicità sociale, ma fa, società industriale arriva ad abolire anche i diritti umani più fondamentali. E non si tratta di difendere la Rivoluzione francese e i suoi diritti formali alla libertà e alla fraternità, perché questi, n,on avendo alcun valore se non si possiedono nemmeno i mezzi di sussistenza, si riducono al «dare al popolo la sovranità senza il pane». Quello che il suo spirito polemico chiama con ironia «la civiltà», ossia la società del suo tempo, va «controcorrente», secondo la sua espressione; è una civiltà che rende il lavoro ripugnante, «produttore della miseria nell'abbondanza», e sviluppa un commercio parassitario e subdolo. Fourier fustiga «il carattere intellettuale» dei filosofi e degli economisti seguaci di questa nuova scienza che egli chiama «l'economismo», incapaci di definire l'unico problema importante: la questione sociale. Pensatore autodidatta e svincolato da ogni autorità tutelare, forgia i propri strumenti di pensiero a partire dalla sua stessa esperienza di com-
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merciante, da lui detestata ma che lo colloca al centro dello sviluppo dell'economia mercantile. Fourier dichiara fin da subito il suo metodo: «il divario assoluto», o la pratica radicale del dubbio; non però alla maniera dei filosofi conosciuti, troppo prudenti, troppo poco immaginifici, ma nel quadro di una scienza sociale inedita. Il divario assoluto deriva dalla scelta di percorsi o vie mai prima intrapresi1• Controcorrente o controsenso non significa prendere in contropiede o prendere la direzione opposta, ma andare in un altro senso o, anche, praticare il massimo scarto rispetto al senso stabilito. Scartare da ciò che è noto e istituito come fece Cristoforo Colombo; un paragone che lo stesso Fourier fa parlando di sé come dello sc·opritore di un Nuovo mondo sociale2. Egli anticipa decisamente, su questo punto, il pensiero della decrescita, anch'esso portato a battere una strada totalmente altra rispetto ai presupposti teorici della scienza economica, per cercare di ribaltare le priorità del1' ordine socioeconomico che si impongono come evidenti; un pensiero che si ricollega, da questo punto di vista, allo spirito ribelle degli utopisti del XIX secolo. All'idea del pensiero controcorrente, bisogna associare, in Fourier, il concetto di pensiero «extrogrado»3 •
1
Cfr. nel presente volume, «Il divario assoluto», pp. 51-54. Cfr. nel presente volume, «Un nuovo ordine sociale», p. 55. 3 Charles Fourier, Théorie de l'Unité universelle, in Oeuvres Complètes, 6 voli., Anthropos, Paris 1966-1968, vol. I, «Avertissement», p. XLIII. [Di Fourier sono stati finora tradotti in italiano, in versione integrale, solo Il nuovo mondo amoroso (a cura di P. Caruso, con uno scritto di Roland Barthes, ES, Milano 2009) e Il nuovo mondo industriale e societario (introduzione di L. Tundo Ferente, tr. di M.A. Sarti, Rizzoli, Milano 2005); e alcuni brani scelti, a cura di I. Calvino, di Teoria dei quattro elementi, Il nuovo mondo amoroso e altri scritti (tr. di E. Basevi, Einaudi, Torino 1971) ndt]
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Nella nostra disamina distinguiamo tra retrogrado ed extrogrado: annoveriamo nella parte retrograda lo stato presente e passato del Movimento sociale, e in quella extrograda lo stato futuro, le società a venire4 •
Pensare il movimento in senso extrogrado significa, più precisamente, «elevarsi al di sopra delle Società conosciute, ragionare sul meccanismo delle Serie passionali». Allora, «tutti i problemi di felicità sociale diventano giochi da bambini, e non c'è niente di più facile che sviluppare in pieno accordo l'Attrazione e la Ragione, elevandosi così al godimento del Libero Arbitrio composto e positivo»5 • Fourier rifiuta di situarsi nel quadro temporale dato, in ciò che è stato e in ciò che è; esplora un altro orizzonte: quello che può avvenire, il futuro possibile e non ancora pensato. Nella scelta dell'analisi extrograda va considerata la necessità di rimanere all'esterno dell'opposizione passato/presente/futuro. L' extrogrado ci colloca al di là delle società note, in un altrove del pensiero sociale. La stessa obiezione di crescita potrebbe essere pensata come extrograda, per dare libero corso a un immaginario sociale inedito, che si sbarazzerebbe dell'idea di crescita e la supererebbe. D'altra parte, l' extrogrado permette di sfuggire al passatismo che spesso le viene rimproverato, rifiutando al tempo stesso un progressismo semplicistico che si abbandona all'automaticità del progresso. La scommessa della decrescita non sarebbe né retrograda né ciecamente progressista. Fourier decide di essere altrove e prende le distanze da tutti i «fanfaroni del progresso»; così come si fa gioco di «progressisti, rigeneratori o cani da guardia e saltimbanchi del progresso». Non respinge l'idea nuova di progresso, ma la mette in discussio4
5
Ibid., p. XLIII. Ibid., pp. XLIX-L.
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ne, la sottopone a critica, diffidente com'è del proliferare delle «chiacchiere sul progresso» i cui autori sono i meno abilitati a pensare alla felicità sociale: né regressione, quindi, né progresso illusorio. Il suo pensiero mostra su questo punto una grande coerenza; egli conia l'espressione «progresso alla rovescia» per indicare la propria volontà di non lasciarsi irretire dalla «chimera di un'emancipazione» che ci priva del pensiero dei fini: per quale finalità questo progresso tanto idolatrato? «Così la povera civiltà non sa dove la conducano le sue guide, che la fanno camminare all'indietro sussurrandole: il progresso, il progresso»6 • E anche il progresso tecnico o quello che diverrà nel xx secolo l'utopia tecnologica non incontra una sua adesione acritica: Riconosciamo dunque il falso progresso, il contro-senso e l'assurdità dei nostri sviluppi sociali: è certo un bel progresso per l'uomo che la macchina a vapore rivaleggi in velocità con le rondini e i salmoni, ma si tratta di prodigi prematuri: non erat hislocus; non mirano ad aumentare proporzionalmente il benessere delle diverse classi7 •
Fourier non si lascia sedurre dalle eccessive promesse della tecnica. Il suo pensiero dei fini, decisamente all'opposto di tutte le infatuazioni ed esaltazioni del suo secolo, si collocherebbe oggi «in senso contrario» alla crescita che, lungi dall'avvantaggiare tutte le classi sociali, non realizza la felicità promessa. Allo stesso modo, i partigiani della decrescita diffidano dei miracoli della tecno-scienza quando suppone di fornire tutte le soluzioni ai problemi sociali, come a quelli che essa stessa ha creato, facendo credere che il capitale tecnico saprà rimpiazzare il capitale naturale distrutto. Anche loro pensano che il progres-
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Charles Fourier, La fausse industrie, in Oeuvres Complètes, cit., tomo VIII, voi. I, p. 30. 7 Ibid., p. 349.
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so tanto vantato equivale a difendere l'illimitatezza della produzione e del consumo. Il pensiero di Fourier va decisamente controcorrente rispetto alle certezze dominanti della sua epoca.
Critica del!' economismo Osservatore lucido delle false promesse del nascente capitalismo termo-industriale, Fourier non è certo un economista, ma è un contemporaneo dello sviluppo di questa nuova scienza che inizia a divulgare le sue teorie, ne possiede una conoscenza indiretta. Non appartenendo all'accademia scientifica, ha il coraggio di rimetterne in discussione i fondamenti e i presupposti. Tra i Manuscrits di Fourier si trova la seguente lettera diJean-Baptiste Say (1828): Ho letto gli art.icoli del signor Fourier sulle garanzie sociali. Egli ha mostrato un profondo disprezzo verso l'oggetto dell'economia politièa. Ha creduto, come i suoi predecessori, che essa avesse come oggetto la buona conduzione, il buon governo della società, ma è provato che una scienza non ha il fine di fare (questo è l'oggetto dell' arte) m·à di dire ciò che è. L'economia politica fa conoscere la filosofia sociale. Bisogna partire da qui per governare la società. Pretendere che gli economisti facciano la società è come chiedere al fisiologo di cambiare il nostro modo di comportarci e di riprodurci8 •
In questa riflessione diJean-Baptiste Say, emerge il presupposto che l'economia, che si pretende scientifica, avrebbe la missione di svelare la verità delle leggi economiche, tanto naturali quanto le leggi fisiologiche. L'economista rifiuta la volontà dell'utopi-
Charles Fourier, Manuscrits publiés par «La Phalange», revue de la science sociale, in Oeuvres Complètes, cit., tomo X (1821), p. 275. 8
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sta di fornire soluzioni per affrontare la questione sociale, quella della povertà e dell'ingiustizia. Per Jean-Baptiste Say, esisterebbe una realtà economica che, in quanto naturale, è immodificabile. Questa rivendicata scientificità farebbe della scienza economica una verità che vieta ogni intervento sulle leggi e i suoi meccanismi. Se comprendiamo bene le affermazioni dell'economista, spetta alla società adattarsi alle leggi dell'economia e non l'inverso. Per Fourier, praticare il divario assoluto significa mettere in dubbio proprio tale scientificità che impedisce qualsiasi riforma sociale. Egli ingaggia una battaglia sulle parole e crea un neologismo ironico per smarcarsi dalla nuova scienza e dalle sue pretese: «l'economismo». L'economismo, che promette ricchezze alle nazioni, insegna solo l'arte di arricchire gli esattori e le sanguisughe, raddoppiando le imposte, divorando l'avvenire con i prestiti e trascurando ogni ricerca sull'associazione domestica, base dell' economia9 •
L'economismo è la scienza che insegna ad arricchirsi, ad accrescere le ricchezze, ma tale arricchimento si fonda sull'artificio della speculazione e dell'indebitamento, opposto all'economia dei bisogni. Si tratta di una scienza il cui quadro teorico si è costruito sul presupposto dell'arricchimento come fine a se stesso, di un sapere aderente a un'economia di speculazione mercantile che esclude ogni messa in discussione dei suoi eccessi. Si comprende come, per il pensiero controcorrente di Fourier, la vera economia debba essere una scienza sociale e politica, in grado di riformare le aberrazioni di un sistema che non è altro che una costruzione sociale o la scelta di una società. Non spetterebbe a noi adattarci ali' economia, è l'economia che dovrebbe essere adattata in funzione degli squilibri che genera. Se la ragione economi9
Charles Fourier, Théorie de l'unité universelle, cit., p. 123.
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ca determina l'ordine sociale senza che possiamo modificarlo,