Fellini onirico. Il «lavoro notturno» del grande Maestro 1973-1990 8869928322, 9788869928321

Dopo aver letto i due volumi de Il libro dei Sogni di Fellini come una sorta di romanzo, avvincente e affascinante nello

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Fellini onirico. Il «lavoro notturno» del grande Maestro 1973-1990
 8869928322, 9788869928321

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CIACK SI SCRIVE

Monica Vincenzi - Luigi Casa

FELLINI ONIRICO Il “lavoro notturno ” del grande Maestro 1973-1990

M ARMANDO EDITORE

ISBN: 978-88-6992-832-1 Tutti i diritti riservati - All rights reserved Copyright © 2020 Armando Armando s.r.l. Via Leon Pancaldo 26, Roma.

www.armandoeditore.it [email protected] - 06/5894525

Sommario

Introduzione

1973 1974 1974 - 1975 1976 1977 1978 1979 1979 - 1980 - 1981 1981 1982 1986 - 1990 Fogli sparsi Fogli regalati

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Appendice

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Bibliografia

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A Giulietta e Federico

Introduzione

Come abbiamo già scritto nell’introduzione a Fellini e il sogno, che è il primo dei due volumi dedicati al Libro dei sogni, è stato molto difficile per noi prendere la decisione di affrontare questo studio, poiché il dubbio che potesse essere contrario alla volontà del Maestro ci ha fermato per anni. Ci chiedevamo cosa avrebbe detto Federico vedendo il Suo Libro dei Sogni oggetto di un’anali­ si così introspettiva. Poi le resistenze, probabilmente causate dalla paura di non riuscire, si sono sciolte ed abbiamo pensato che fosse­ ro inutili, dato che riguardavano un testo pubblicato, postumo ma comunque pubblicato, per cui perché non provare a spiegarlo alme­ no un po’ con parole semplici a tutti coloro che fossero interessati a comprendere quello che il Maestro stesso definiva “lavoro nottur­ no”, cioè il suo mondo onirico? Lo abbiamo letto come una sorta di romanzo, avvincente e affa­ scinante nello stesso tempo e con delicatezza lo abbiamo commen­ tato, per provare a renderlo un po’ più comprensibile. Si tratta infatti di un documento di inestimabile valore per la quantità di sogni che Fellini ha avuto la costanza di trascrivere, commentare e rappresentare graficamente per tanti anni, in manie­ ra dettagliata e artistica nello stesso tempo. Impegno e intuizione sorprendenti lo hanno condotto a scrivere ipotesi sempre molto precise e attendibili sul significato dei suoi sogni, sui “consigli” che stava man mano ricevendo, naturalmente legati alla sua vita diurna. Possiamo ipotizzare che questa ricerca assidua e commovente abbia contribuito alle decisioni fondamentali della sua vita, sia pro­ fessionali che sentimentali, umane in senso lato, aiutandolo a sco­ prire chi fosse veramente, per utilizzare i suoi talenti geniali al me­ -y

glio delle sue potenzialità e per riuscire a sopravvivere nei momen­ ti particolarmente difficili che a volte ha vissuto, come tutti. 11 Libro dei Sogni era per lui una sorta di amico fidato al quale si dedicava ogni volta che ne aveva la possibilità e che custodiva gelosamente, rendendosi conto che mostrarlo avrebbe voluto dire svelarsi nella profondità ed intimità del suo animo. Sappiamo che Fellini cominciò a trascrivere i suoi sogni dopo aver conosciuto Ernst Bernhard, il grande psicoanalista allievo di Cari Gustav Jung, e la loro influenza è come un’aura che ammanta tutto il lavoro del grande Maestro del Cinema. Insomma un vero e proprio “lavoro notturno” come lo definiva lui, che rende 11 Libro Dei Sogni un testo unico ed irripetibile, e nel­ lo stesso tempo fonte di riflessioni importantissime per tutti noi sul senso della vita e sui misteri che ci circondano. Lo ringraziamo per questo lavoro così importante ed originale che ci ha lasciato.

Abbiamo avuto l’onore di vedere la versione originale del Libro dei Sogni a Rimini in occasione della “Biennale del disegno” del 2014. Si tratta di due volumi di fogli da disegno in carta Fabriano riempiti di splendidi disegni ed accurate descrizioni autografe, fat­ ti poi rilegare da Fellini stesso. Come racconta nell’introduzione dell’edizione Rizzoli del 2007 Vittorio Boarini, dopo la morte di Federico Fellini prima e di Giulietta Masina poi, nel 1984 il Libro originale fu depositato dagli eredi nel caveau di una banca romana. Grazie all’intervento dell’allora Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, dopo aver superato varie difficoltà burocra­ tiche, il 24 maggio 2006 il Libro fu consegnato all’Associazione Culturale Federico Fellini per poi approntarne un’edizione pubbli­ cabile. Tornando a noi, scrivere questi due libri è stato un immenso pia­ cere; ci auguriamo che la loro lettura lo sia altrettanto per voi. Vo­ gliamo precisare che le parole o le frasi tra virgolette sono autogra­ fe dello stesso Fellini e noi le citiamo per avvalorare le nostre ipo­ tesi e renderle più comprensibili.

Questo diario, una sorta di Divina Commedia onirica, come 8

scrive nel risvolto di copertina dell’edizione 2007 Antonio D’Orrico del Corriere della sera Magazine, comincia in medias res, pro­ prio come il viaggio dantesco, cioè il 30 novembre 1960. Il 3 feb­ braio dello stesso anno, al cinema Fiamma a Roma era uscito il film La dolce vita, uno dei suoi capolavori, destinato a diventare uno dei film più famosi della storia del Cinema. Come scrive Tullio Kezich nel suo Federico - Fellini la vita e i film a pagina 202, “La Dolce vita rifiuta ogni schema moralistico nel giudicare eventi e personaggi... è la vittoria provvisoria dell To sul Super - Io ed i suoi condizionamenti... Ma l'Italia, sulla svolta degli anni sessanta... reagisce...” in modo esagerato, aggiungiamo noi. Nei mesi immediatamente successivi, i detrattori del Maestro furono molto attivi, creando un clima affaticante per Fellini. Da qui la decisione di rivolgersi ad un analista, consigliatogli dal suo ami­ co e regista De Seta: Ernst Bernhard, allievo diretto di Cari Gustav Jung a Zurigo, che abitava a Roma in via Gregoriana, dopo essere sfuggito, in quanto ebreo, alle persecuzioni razziali. Fellini e Ber­ nhard sono in fondo due sopravvissuti, in quanto anche il regista era sfuggito miracolosamente ad un rastrellamento nazista il 30 ot­ tobre 1943 in Piazza di Spagna. Dal loro incontro nascerà questo meraviglioso documento. Dopo aver dedicato un volume intero al primo Libro dei sogni (1960-1968), riprendiamo ora il nostro commento al secondo volu­ me del Libro dei sogni (1973-1990) di Federico Fellini con umiltà e reverenza, consci di essere al cospetto di un documento di ecce­ zionale valore, che cercheremo di tradurre con parole semplici, af­ finché possa essere fruito da un pubblico ampio. Siamo nel 1973, ed il primo personaggio a comparire è l’amico Tonino Guerra, sce­ neggiatore di fama internazionale e romagnolo, come Federico...

Gli Autori

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1973

Scrive Fellini: “Ricopio in queste pagine dispari gli appunti e gli schizzi che avevo annotato su di un altro quaderno. Sono sogni che vanno dal febbraio del ‘73 ai primi mesi del ‘74”.

Fine febbraio 1973 Federico ci dice che da tre settimane ha iniziato a girare Amar­ cord ed ora è giunta la fine di febbraio. Ha sognato un’anticipazio­ ne esatta della sospensione del film per una sua influenza, infatti Lamberto Pippia (direttore di produzione), Maurizio Mein (aiuto regista) e lui nel sogno vengono “fermati dalla polizia, arrestati e tenuti in cella per un fermo di quindici giorni... durata appunto di due settimane”, scrive Federico, facendoci intuire come avesse ben interpretato la simbologia del sogno, nel quale la malattia è rappre­ sentata dal fermo di due settimane, l’esatto tempo che è durata. Il suo inconscio gli dice che l’influenza è stata come un arresto ai do­ miciliari, anche se nel sogno c’è una cella vera e propria. Le paro­ le interruzione e fermo sono state sottolineate da Federico, per sin­ tetizzare il significato profondo del sogno. Inoltre ha sognato “agenti del fisco tedesco, americano e polac­ co” che gli comunicavano di dover pagare tasse nei diversi paesi. Questo può simboleggiare che per riuscire a girare tutto il film, am­ bientato negli anni ‘30, cioè gli anni dell’epoca fascista precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ha dovuto in qualche modo pagare pegno ai popoli tedesco, americano e polacco, com­ prendendo profondamente l’intreccio di cause e di conseguenze, cioè l’essenza di quel periodo storico così complesso che fa da sfondo all’ennesimo suo capolavoro. 11

24 febbraio 1973 La trascrizione di questo sogno è accompagnata da un bel dise­ gno nel quale una gatta, chiaramente gravida, cerca di comunicare con Federico e con Tonino Guerra, ma loro non ricordano le sue pa­ role e la scena si svolge nella bottega del tabaccaio Dante a Rimi­ ni. Sembra molto facile collegare questa gatta di grossa taglia alla famosissima scena della tabaccaia dal seno enorme, anche perché la gatta mostra nel disegno la pancia gonfiata dalla gravidanza nel punto in cui ci sono le mammelle dalle quali i cuccioli succhieran­ no il latte. Tonino Guerra è disegnato frontalmente mentre si sporge da una sorta di finestra e cerca di comprendere i messaggi del felino. Fel­ lini è ritratto come al solito di spalle, ma in modo più invecchiato rispetto a come si ritraeva nel primo Libro dei sogni. L’animale può anche rappresentare la creatività di Fellini, che sta anche lui per partorire un altro film. Il messaggio della gatta non è ancora chiaro forse perché Federico era solito costruire i film strada facendo, quindi in questo momento non aveva deciso come realizzarlo.

5 gennaio 1972 “Un vecchio sogno”, scrive Federico, nel quale una donna di cui lui non scorge il volto ha un cardigan rosso slacciato che lascia sco­ perta una parte del seno sinistro e “una folta peluria, così come può avere un uomo” tra i seni. Sembra un’immagine androgina che fra l’altro gli rivela un concetto molto importante: “Dio è imperdona­ bile, cioè al di là del perdono, estraneo a questo sentimento squisi­ tamente umano”. Inoltre sembra che la donna della figura gli comu­ nichi che ha pagato i suoi debiti, forse riferendosi alle difficoltà re­ lazionali che può aver avuto col fratello, con la famiglia, oppure, cosa ancora più importante, i debiti della storia della sua famiglia in senso lato. È molto suggestivo ed emozionante leggere questa trascrizione per l’intensità e l’importanza degli argomenti trattati. Forse la donna è androgina perché rappresenta una maggior unione del Maschile e del Femminile che Federico ha faticosamente con­ quistato. Il volto non è percepito forse perché si tratta di un’anima 12

saggia che in sogno lo ha raggiunto per comunicargli che il suo per­ corso è positivo e che ha ottenuto un grande risultato, quello di aver superato problematiche molto importanti. Un seno è scoperto forse perché questo è ancora un problema su cui deve lavorare, cioè ela­ borare ancor meglio le circostanze relative ai suoi primi mesi di vi­ ta, quelli in cui l’alimentazione è al seno materno, cosa che può es­ sere alla base della famosissima scena della Tabaccaia in Amar­ cord. Se così fosse, si dimostrerebbe ancor meglio quanto tutto il suo lavoro artistico avesse una duplice funzione: da un lato elabo­ rare le sue ferite ed i suoi traumi personali, dall’altro comunicare al mondo quanto fosse importante farlo. «Il passato è stato saldato...» scrive Federico, lasciandoci intui­ re il messaggio profondo che sta ricevendo.

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1974

5 agosto 1974 “Ah, ecco la grande balia meccanica”, scrive e sottolinea Fede­ rico, alludendo ad una “struttura metallica scintillante al sole” in un prato, quasi una sorta di robot babysitter, in questo caso per due bambini piccoli che hanno le sembianze di Stan Laurei e Oliver Hardy e giocano vicino ad una piscina illuminata dal sole, come si vede nel disegno. L’aria è molto tersa, scrive Federico, dicendo inoltre che i due comici, quando recitano il ruolo di bambini, rea­ lizzano i loro film più divertenti. Il sogno è molto interessante e sembra alludere a ricordi d’infanzia, di quando i due fratelli Fellini giocavano in armonia, nutriti dalla luce del sole, dal divertimento di una piscina che potrebbe rappresentare la vita intrauterina o i pri­ mi anni di vita, vissuti al mare a Rimini. La balia meccanica potreb­ be essere un’allusione a questo clan femminile che si prendeva cu­ ra dei bambini come tante volte descritto, da Otto e Roma e Amarcord, oppure potrebbe rappresentare la figura materna in es­ senza, cioè la figura femminile che si prendeva cura di loro, cercan­ do di farlo in modo equo (le due braccia sembrano quelle di una bi­ lancia) senza fare differenze tra i fratelli, cosa che forse nel presen­ te (agosto 1974) a lui sembra non essere più così. Sappiamo infatti che Federico aveva avuto tanti problemi di vario genere col fratel­ lo e da questo sogno possiamo intuire sia quanta nostalgia dell’in­ fanzia provasse, intesa come periodo in cui era in armonia col fra­ tello, sia quanto ora pensasse di aver subito ingiustizie, altrimenti non avrebbe disegnato una sorta di robot che regge due piatti di una bilancia.

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6 agosto 1974 Questo sogno appare come una continuazione di quello prece­ dente e in un certo senso lo conferma, dato che descrive una situa­ zione di forte separazione in famiglia: da un lato Federico e la ma­ dre, dall'altro il fratello ed il padre, come forse era stato nel perio­ do dell’adolescenza. Nel sogno il padre e il fratello sono a Milano in viaggio e comunicano a sua madre che non ritorneranno fin quando l’appartamento non sarà stato ingrandito. La madre, come si vede anche dal disegno, ne è molto addolorata, ma vicino a lei c’è Federico per consolarla. Nel disegno infatti la madre è vestita di nero, seduta vicino ad una finestra chiusa, con le mani incrocia­ te in grembo e un’espressione molto sofferente. Fortunatamente è attorniata da un’aura di energia gialla, che può rappresentare il con­ forto che Federico non mancherà di darle. Sembra evidente che Fe­ derico pensi che, almeno a partire dall’adolescenza, il padre avesse una preferenza per il fratello e la madre per lui. Il tutto è forse cau­ sato da affinità, in quanto il padre ed il fratello sono a Milano, una città del nord molto diversa da Rimini, dove c’era l’appartamento di famiglia che il padre nel sogno chiede sia modificato.

10 agosto 1974 In un angolo della pagina, datato 10 agosto, Federico scrive di aver consultato 17 King a causa di un suo stato di depressione e sfi­ ducia in se stesso. 11 responso è la configurazione n. 6: Sung - Lei li­ te. La sentenza sembra suggerirgli di non esacerbare la lite col fra­ tello, pur sapendo di avere ragione, perché può portare ad una rot­ tura totale dei rapporti. Lasciano senza parole sia la precisione con la quale I King sembrano parlare a Fellini, che la sua costanza nel ricercare continui messaggi e consigli per la sua vita, convincendo­ ci sempre di più che si tratti di un metodo profìcuo per chiunque lo voglia utilizzare. Come abbiamo scritto in precedenza, Fellini ave­ va imparato ad usare / King con la supervisione di Bernhard e non a caso la traduzione occidentale del libro è proprio di Cari Gustav Jung.

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16 febbraio 1972 Un sogno enigmatico e paradigmatico allo stesso tempo. Attra­ verso un televisore che funge da mediatore di un messaggio Fede­ rico osserva una scena: “Sulla riva del mare giace semi affondata una enorme statua di pietra corrosa dal tempo e dal mare... Una di­ vinità? Una regina?”. La scena trasmessa riguarda una statua mol­ to antica di una donna dagli occhi chiusi sulla quale giace il cada­ vere di una bambina di sette - otto anni, che è morta perché onde violente l’hanno sbattuta contro la statua. La madre, disegnata in ginocchio all’altezza del capo della statua, si dispera percuotendo con le mani la testa della statua in segno di vendetta. Sembra una genealogia che ricerca al suo interno le cause dei traumi che la af­ fliggono: ci sono infatti una madre folle dal dolore, una bambina uccisa dalle onde del mare (che possono rappresentare sia l'incon­ scio che il liquido amniotico e la vita intrauterina) e una statua che può simboleggiare i legami ancestrali. Un’ipotesi che ci sembra plausibile è che si tratti della genealogia della moglie Giulietta, an­ che perché la scena del televisore richiama in qualche modo quella descritta in Giulietta degli spiriti. Sembra che la bambina interiore sia schiacciata dal peso della storia familiare, che probabilmente le ha impedito di diventare madre a causa delle rigidità e dei blocchi energetici rappresentati dalla statua con gli occhi chiusi. 11 disegno è molto espressivo e le onde sono' colorate di verde, il colore tipico dell’Adriatico, vicino al quale il regista ha trascorso gli anni del­ l’infanzia e della prima giovinezza.

30 agosto 1973 Un incubo che ci mostra quanto, anche dopo anni, in Federico fosse ancora vivo il ricordo dell’episodio di malattia che lo aveva condotto d’urgenza all’ospedale, qualche anno prima, nell’aprile del ‘67, infatti anche nel disegno è scritta per ben due volte la pa­ rola TERRORE, in alto a sinistra e in basso a destra, in giallo. Nel sogno Federico si trova in un appartamento sporco e squallido e ri­ ceve una telefonata, alla quale risponde fingendo di essere la sua segretaria e negando la sua presenza. Ma questo stratagemma non 16

è comunque sufficiente, perché un medico in camice bianco si pre­ senta sulla soglia della stanza indicando in modo autoritario col di­ to alcune fotografie appese nella stanza in cui si trova. Federico è terrorizzato e lascia cadere la cornetta del telefono, perché gli sem­ bra di essere di fronte all’apparizione di un fantasma. Si sveglia ur­ lando. Anche se i due sogni sono lontani nel tempo, non a caso forse il regista gli ha trascritti vicini perché sembrano alludere a problema­ tiche simili, cioè alla necessità di ‘pulire’, cioè elaborare, i traumi delle storie familiari rappresentati dalle fotografie. Forse per questo l’appartamento è sporco e c’è una scopa appoggiata al muro che in­ dica l’urgenza della pulizia; le foto sono in una stanza adiacente a quella in cui si trova Federico, poiché, come gli suggerisce il medi­ co, deve allargare i suoi orizzonti, le sue consapevolezze, per esa­ minare attentamente la sua storia familiare. Ma in questo momento sembra che il terrore per lui sia troppo forte e forse per questo il di­ segno è in bianco e nero, indicando la sua difficoltà a gestire le emozioni, che di solito vengono rappresentate con i colori.

13 agosto 1974 Federico è alle prese con quello che sarà il suo film Casanova, ma per ora ha ancora molti nodi da sciogliere, tra i quali scegliere il titolo. Ne propone uno a Marina Cicogna (la possibile produttri­ ce del film, che invece fu prodotto da Grimaldi) e lei ride, mostran­ do di essere entusiasta di Adieu mon prophète, che Federico scrive in maiuscolo all’interno di un ovale rosso molto evidenziato. A de­ stra in basso c’è la scrivania dell’ispettore di produzione Pippia, che è colorata in nero e completamente vuota, mentre lui rimane si­ lenzioso dopo aver ascoltato il titolo, lasciando intendere che sia molto dubbioso. Inoltre il titolo stesso sembra alludere ad un addio, cioè ad un esito negativo del progetto, oppure ad un atteggiamento ironico del protagonista, che lo stimola ad essere più fiducioso, an­ che perché gli riconosce doti profetiche, come noi abbiamo più vol­ te sottolineato nel nostro Fellini metafisico e adesso, col senno di poi, è facile capirlo. Sembra evidente che il sogno trattasse solo di paure, visto che il 17

film Casanova non solo è stato realizzato, ma è anche un capolavo­ ro del Maestro. Per sciogliere i suoi dubbi, Federico ha consultato di nuovo 1 King {Libro dei mutamenti) e ne ha registrato il respon­ so, che può essere così parafrasato: anche se in questo momento è saggio temporeggiare perché gli ostacoli e gli antagonisti sono mol­ to forti (segno n. 23, Lo sgretolamento), ci sarà un’evoluzione po­ sitiva, in quanto il segno ha in sé un mutamento, trasformandosi nel n. 27, L’alimentazione, quindi l’energia sufficiente per portare a termine il progetto. Significativo che il primo segno sia coordinato al nono mese (agosto - settembre) che è lo stesso in cui Federico ha consultato il Libro. E molto interessante constatare che andò ve­ ramente così, in quanto il film dovette superare molti ostacoli, tra i quali la scelta dell’attore protagonista (che alla fine fu David Su­ therland) un furto di bobine già girate e poi ritrovate, diversi cam­ bi di produttore durante le riprese,, la stessa avversione di Fellini per il personaggio Casanova e vari scioperi delle maestranze di Cine­ città. Ma alla fine il risultato fu sublime, tanto che Georges Sime­ non, amico fraterno di Fellini, quasi figura genitoriale, gli scriverà dicendogli che il film Casanova ha psicanalizzato l’Umanità.

14 agosto 1974 Un sogno della notte prima di partire per una vacanza a casa di Andrea Rizzoli a Cap Ferrai. C’è una piscina che a Federico sembra una cloaca ed è disegna­ ta come un grande canale in ascesa perché va verso l'alto, nel qua­ le nuotano tre grosse rane e spicca in alto a sinistra una scaletta, che indica la possibilità di entrare e uscire dall’acqua, quindi di evolve­ re, come dimostrano le rane che, essendo anfibie, possono vivere in entrambi gli ambienti e rappresentano anche un passaggio nella ca­ tena evolutiva, che forse qualcuno dei personaggi sta facendo. Que­ sti potrebbero essere Federico stesso, Giulietta e Andrea Rizzoli, in base all’ipotesi che la realtà sia un gioco di specchi, infatti essi si trovano di fronte alle tre rane che fra l’altro sono citate nel dialogo tra i presenti; infatti una donna che sta sulla sinistra afferma che si tratti di rane, non di rospi. Rizzoli intanto attira l’attenzione di Fel­ lini per dirgli che suo figlio sta conducendo una trasmissione mol18

to divertente alla radio. Ma una voce fuori campo precisa che si tratta invece di suo fratello Riccardo. Il sogno e la sua rappresenta­ zione grafica così precisa sembrano suggerirci sia che la coppia Fe­ derico - Giulietta ed il produttore sono molto in sintonia e pronti a proseguire il loro viaggio della vita in maniera brillante, sia che una delle cause delle difficoltà relazionali che Fellini ha col fratello, sia da ricercare nel rapporto troppo stretto tra loro e non solo; anche in un rapporto edipico stretto tra padre e figlio. Nel sogno è rappre­ sentato anche Otello Fava, il truccatore ne La dolce vita. Il trucca­ tore, ritratto con le spalle alle rane, può simboleggiare le maschere che assumiamo nelle varie situazioni che viviamo.

IN FONDO ALLA MINIERA Ennesimo sogno che esprime le paure profonde di Federico e l’angoscia di essere distrutto. Egli vede sporgere la mano insangui­ nata del macchinista di una locomotiva che è evidentemente rima­ sto schiacciato in un incidente: “Tremendo disastro in miniera”, scrive e illustra in maniera particolarmente ricca e precisa. La loco­ motiva è andata a sbattere contro una parete di granito e si è rove­ sciata sopra un altro mezzo molto pesante. Federico e Liliana Bet­ ti (che ha l’aspetto di una bambina) osservano divertiti la scena e lui nota che per schiacciare un mezzo così potente come quello che sta sotto, occorreva proprio una locomotiva. Il tutto sembra allude­ re a un forte conflitto o con se stesso, se i due mezzi facessero par­ te dello stesso treno, o con qualcun altro, se si trattasse di un mez­ zo che stava su di un altro binario. In questa seconda ipotesi si po­ trebbe trattare nuovamente del fratello Riccardo, col quale il con­ flitto aveva raggiunto dei livelli pericolosissimi che rischiavano di distruggerli entrambi, oltre che di far loro sprecare un’enorme quantità di energia. In questo caso, l’aspetto infantile assunto dalla collaboratrice Betti potrebbe rappresentare la sorella Maddalena Fellini che, quando era piccola, essendo minore assisteva inconsa­ pevole al conflitto tra fratelli. L’aspetto più significativo è la mano sotto i rottami; essendo il treno simbolo del viaggio della vita, il macchinista che muore può rappresentare l’incapacità di condurre la propria vita, e forse l'inconscio di Fellini si riferisce al fratello, dato che lui stesso è uno spettatore esterno come Liliana/Maddale­ 19

na, quindi la mano potrebbe essere di Riccardo che sta vivendo un momento di forte crisi.

23 giugno 1974 CORRE ALL’INDIETRO

Federico conduce la sua auto nera in una pericolosa retromarcia lungo una strada che corre a spirale attorno ad una montagna che può richiamare nella forma il Purgatorio dantesco, nel quale inve­ ce Dante sale guardando avanti. Altre auto salgono nel loro senso di marcia, lampeggiando. 11 disegno è ancora più esplicito: a sini­ stra c’è una parete rocciosa e a destra c’è un precipizio. La scritta “Corre all’indietro” funge da divisorio al centro del foglio e in alto a destra c’è un autoritratto di Fellini visto di fronte, molto raro nel­ la sua iconografia: gli occhi esprimono forte angoscia; significati­ vo è il particolare della mano sinistra sul volante che sembra in qualche modo collegata alla mano insanguinata del sogno prece­ dente. 11 tutto potrebbe voler simboleggiare che entrambi i fratelli sono in difficoltà. Di Riccardo abbiamo già parlato, ma anche Fe­ derico sta vivendo un momento difficile, nel quale gli sembra di re­ gredire. Non conosciamo bene la data del sogno precedente, ma trattandosi di una ri-trascrizione, già il fatto che Fellini li abbia trac­ ciati sulla stessa pagina li collega in maniera molto stretta.

19 agosto 1974 Federico sa che a casa sua e di Giulietta stanno ospitando una persona che costruisce alberi di Natale metallici. Tutto ciò nel so­ gno gli viene mostrato: lui lo rappresenta anche graficamente in modo preciso e particolareggiato, come al solito. Infatti una perso­ na voluminosa e trasandata si alza dal suo letto lasciando una for­ te impronta che dimostra sia il suo peso, ma anche il fatto di aver­ lo usato a lungo. Nel disegno il letto sembra quasi una vasca. Que­ sta persona comincia subito a lavorare al suo manufatto, composto da “un sottile cilindro metallico (il tronco) infilandovi dei supporti 20

a forma di rami d’abeti”, come è ben evidenziato nel disegno, nel quale l'uomo è vestito di arancione che, come abbiamo più volte detto nel nostro Fellini metafisico' può rappresentare, oltre all'ener­ gia, anche tratti egocentrici della personalità. Federico conclude di­ cendo che l’albero di Natale, nonostante gli sforzi ottusi dell'arti­ giano, si preannunci non solo metallico, ma anche deludente, se­ condo lui. E particolarmente criptico questo sogno fatto ad agosto mentre si parla di un albero di Natale. Forse si tratta di un’allusio­ ne al film, il Casanova, che sta cercando di realizzare, nonostante le difficoltà di vario genere che deve affrontare. Anzi, forse si trat­ ta proprio del personaggio del Veneziano che è entrato in modo os­ sessivo nella sua vita e che Fellini stesso non approva compietamente. 11 letto affossato può alludere al fatto che lo trovava un po’ un perdigiorno per le sue continue peregrinazioni presso le varie Corti europee; l’albero natalizio metallico può simboleggiare la difficoltà che Casanova aveva a prendere contatto con i propri sen­ timenti, a sentirli ed esprimerli, infatti l’albero di Natale rappresen­ ta la festa dedicata agli affetti familiari e non per eccellenza; se è metallico può voler significare che la persona è rigida, meccanica, fatica ad esprimersi. Questo sogno potrebbe aver ispirato a Federi­ co l’uccello meccanico che genialmente nel film nei momenti sa­ lienti degli incontri amorosi rappresenterà la sessualità meccanica di Casanova.

Bisognerebbe ricordarsi di questo vecchiettino qua!! Questo è il titolo che Federico sceglie per il sogno registrato con la stessa data, dandoci così una traccia molto importante per com­ prenderne il significato, cioè il ricomparire di un senso di colpa nei confronti della figura paterna che, come abbiamo scritto più volte, non aveva fatto in tempo a salutare prima della morte. Federico disegna e trascrive una situazione completamente di­ versa: non più a casa sua, ma nel suo ufficio a Cinecittà, quando molti vengono a supplicarlo per avere un lavoro. C’è anche Gigetto Giacosi, che era stato direttore di produzione ne La strada e che viene parodiato con il personaggio di Conocchia nel film Otto e Fellini lo disegna di spalle, con l’aspetto di un vecchietto malanda­ to che dice: “Bisognerebbe ricordarsi di questo vecchiettino qua”. Infatti Fellini si chiede come può aiutarlo, ma allo stesso tempo 21

pensa che sia troppo anziano e non sa come farlo lavorare. Tuttavia mentre escono dall’ufficio, Giacosi ha una vera e propria metamor­ fosi che lo fa ringiovanire rapidamente: “...Tutto ho fatto! Trapian­ to dei capelli, iniezioni rigeneranti, pillole... Lo vedi? Dimostro si e no trent’anni”. Con queste parole Fellini sembra ricordare la fa­ mosa scena de La dolce vita, nella quale il padre di Marcello, il pro­ tagonista, vorrebbe, almeno per una sera, ritornare ad essere un ra­ gazzo come il figlio ed i suoi amici, assumendo atteggiamenti for­ zati che lo condurranno ad uno smacco umiliante che gli ricorda la sua età e lo induce a salutare la compagnia per tornare alla sua ve­ ra vita. Se questa ipotesi è corretta, il sogno ha un sottofondo edi­ pico molto forte, nel quale si nota una rivalità generazionale tra Fel­ lini e Giacosi, che potrebbe rappresentare il padre. Tuttavia il dise­ gno che rappresenta Giacosi ringiovanito, come Federico mette be­ ne in evidenza, può ricordare Giacomo Casanova, del quale Giacosi può essere una contrazione. In questo caso il sogno potrebbe si­ gnificare che il film dedicato al famoso seduttore, nonostante mol­ ti sforzi che possono essere rappresentati dallo sforzo di Giacosi di ringiovanire, sarà alla fine realizzato; sarà anzi uno dei migliori del Maestro e dei suoi preferiti.

20 agosto 1974 Federico sogna di essere in auto con Walter Chiari e con una donna che lui non riconosce e che sta al volante, cioè in una posi­ zione dominante nei loro confronti. Mentre Chiari li intrattiene con barzellette su una signora che manda coloritamente a quel paese un camionista, giungono in via Veneto dove, alla loro sinistra, vedono su un marciapiede due cadaveri, forse suicidi. La donna che guida probabilmente è Giulietta, mentre l'attore Walter Chiari può rap­ presentare una maschera sociale del regista, che voleva divertire il pubblico senza mostrare loro un lato depressivo della sua persona­ lità, rappresentato dai suicidi. In questo caso il ruolo di Giulietta è veramente fondamentale, perché lo salva, in quanto guida lei l’au­ tomobile ed in un certo senso lo protegge da un’onda nera che nel disegno delimita l’auto dalle persone che si suicidano, quindi Giu­ lietta simbolicamente salva Federico aiutandolo a proteggersi dal 22

male oscuro che è la depressione, come la definisce Giuseppe Ber­ to nel suo omonimo romanzo. La scena descritta ricorda anche quella famosa de La dolce vita dove c’è il suicidio del personaggio Steiner, amico e mentore di Marcello, il protagonista, in cui sono presenti fotografi, poliziotti, eccetera. Mentre l’auto risale lungo via Veneto, Federico e gli altri due notano che i suicidi sono ben sette coppie di meticci che il re­ gista disegna minuziosamente. Il riferimento ai meticci può allude­ re al tabù che accompagnava l’unione tra razze diverse o apparte­ nenti a classi sociali diverse, comunque in ogni caso un’unione di opposti, quindi la difficoltà di riunire parti interiori di Federico in contrasto. Alla fine lui scende dall’auto e cammina a piedi e viene redarguito da un meticcio che poi per fortuna se ne va e lui si chie­ de se questi siano ribelli, rivoluzionari, o qualcosa del genere. Possiamo dire che senza il riferimento del disegno non avrem­ mo elementi sufficienti per elaborare quest’ipotesi, cioè che, come abbiamo detto, Giulietta guidi il Maschile di Federico, rappresenta­ to dall’auto azzurra, portandolo in salvo dalla depressione causata dal senso di colpa provocato da unioni non approvate socialmente, come appunto quella dei suoi genitori, come aveva anche descritto in Amarcord. In sintesi, ripetiamo che Giulietta lo ha salvato, aiu­ tandolo a gestire questo senso di colpa causato dal fatto di essere fi­ glio di una coppia non accettata, con la conseguenza di non essere accettato lui stesso. A questo punto il collegamento con il suicidio di Steiner dopo l’omicidio dei propri figli viene spontaneo e ci sug­ gerisce che questa possa essere la ragione per la quale aveva inse­ rito ne La dolce vita questa micro-trama così sconvolgente. Avvalora la nostra ipotesi la conclusione che Federico scrive in mezzo al disegno e proprio sopra una delle pistole (come quella uti­ lizzata da Steiner nel film): “Sono ribelli? Rivoluzionari?”. Sembra che il regista voglia dire che la ribellione costi un gros­ so sforzo da ogni punto di vista anche emotivo e che a volte il sen­ so di colpa possa provocare gesti fortemente distruttivi. L’aiuto che Giulietta gli dà si mostra nel sogno anche con il fatto che il metic­ cio (che può essere lui stesso o anche suo fratello), dopo averlo re­ darguito con un vaffanculo (che fa pendant con quello pronunciato da Walter Chiari), se ne vada. Sappiamo che Giulietta è stata mol­ to vicina a Federico ed è stata molto paziente riguardo ai conflitti 23

che lui ha avuto col fratello Riccardo. Forse quindi i primi due sui­ cidi che lui vede nel sogno possono rappresentare i suoi litigi con il fratello, dei quali a questo punto capiamo la vera ragione, che consiste nel sentirsi figli entrambi di una coppia non accettata. Molto bello il disegno dell'“unico meticcio che non si è suicida­ to... che si allontana brontolando...”: è un ragazzo scanzonato e nel­ lo stesso tempo elegante e quasi molleggiato stile Adriano Celentano, che aveva interpretato se stesso ne La dolce vita nella famosa scena del ballo alle terme di Caracalla. Forse il collegamento non è così strano come potrebbe sembrare a primo acchito, anzi il corag­ gio dirompente ed innovativo del famoso cantante potrebbe averlo ispirato e forse anche averlo spinto a sceglierlo per la scena citata, infatti la sua gioia di vivere contagiosa lo avrà sicuramente aiutato a superare le difficoltà descritte... In questo modo Federico ha su­ blimato le sue angosce e le ha pure ridimensionate, cosa ancor più importante! Sorge spontanea una riflessione: vale la pena provocare tanto dolore per dei banali condizionamenti sociali? Questo sembra esse­ re il messaggio principale che Federico ha inviato al mondo intero con il film Amarcord.

Ottobre 1973 Immagine Ipnagogica

Federico immagina e disegna di essere abbracciato alla telefoni­ sta dell’Hotel Hassler di Roma, albergo molto famoso, uno dei più celebri della città, situato in cima alla scalinata di Trinità dei Mon­ ti. La donna assomiglia un po’ in volto, che è l’unico particolare vi­ sibile nel disegno, ad Anita Ekberg: i capelli sono molto lunghi, co­ me quelli che la diva portava ne La dolce vita. L’abbraccio è impe­ tuoso, e Federico ne è quasi travolto. Lo stesso significato è espres­ so nella parte destra del foglio, nella quale c’è una locomotiva che sta uscendo da un tunnel, con una lanterna appesa davanti, che illu­ mina l’uscita. La locomotiva, simbolo della vita, non travolge i due amanti, ma si ferma in tempo e poi viene come risucchiata all’in­ terno del tunnel. La simbologia della visione è molto bella, ci dice che Federico ha molti sensi di colpa, forse a causa di relazioni ex­ 24

traconiugali, e pensa di meritare un grave castigo, ma per fortuna il suo istinto di sopravvivenza gli fa scorgere la locomotiva che stava per travolgerlo e il treno si ferma in tempo come in un film, forse per dire che l'istinto di sopravvivenza sta facendo il suo lavoro. Interessante il particolare della linea curva grigio azzurra che circonda l’abbraccio di Federico e della telefonista, come un altro tunnel, speculare a quello della locomotiva, a simboleggiare quan­ to le due situazioni siano corrispondenti. Anzi, la luce della lanter­ na si rispecchia nei biondi capelli della donna e ciò potrebbe signi­ ficare che la sua arte è vitale per lui, e che non solo i sensi di colpa non hanno importanza, ma anzi, tutto ciò che concerne i film, rela­ zioni comprese, è molto positivo per lui. In sintesi la visione gli sta dicendo che lui è non solo un grande artista, ma anche un leader, una vera e propria luce per gli altri sia in ambito cinematografico, ma anche spirituale e sociale.

21 agosto 1974 Federico è forse ospite del mago torinese Rol, novello anfitrio­ ne, che ha “un grande castello dall’architettura medievale, con tor­ ri, stanzoni immensi... per far divertire gli amici”. Sembra un’am­ bientazione simile a quella della casa di Katzone ne Lei città delle donne. Fellini si aggira in questo ambiente particolare e sale all’ul­ timo piano dove si trova un grande salone teatrale, con un cilindro in muratura avvolto in uno scivolo a spirale, con il quale si può scendere con delle piccole automobili, quasi come sulle montagne russe dei Luna park. Federico vede sgomento che due giovani pilo­ ti scendono molto velocemente e che alla fine della spirale si rove­ sciano con i loro mezzi. Vede poi due barelle: in una un pilota mol­ to giovane che a lui pare in gravissime condizioni; nell’altra c’è so­ lo la testa staccata del secondo negli ultimi istanti di vita. A lui sem­ bra il famoso corridore Campari. Ovviamente pare un’atmosfera tratta dall’episodio Toby Dammit del film Tre passi nel delirio, gi­ rato da Fellini stesso, da Roger Vadim e da Louis Malie, basato su tre racconti horror di Edgar Allan Poe. L’episodio felliniano parla di un attore che riceve come compenso per la sua interpretazione di un film una Ferrari, con la quale, al termine della festa per l’inau25

gurazione del film, ha un incidente mentre salta con l’auto la parte crollata di un ponte stradale (un incidente veramente accaduto), ma nel farlo si decapita con un cavo teso attraverso la carreggiata. È molto significativo che diversi anni dopo Federico sogni una situa­ zione simile, forse perché stava vivendo dubbi simili a quelli pro­ vati all’epoca nei confronti del mai girato film Mastoma e teme che anche il progetto del nuovo film Casanova abbia lo stesso esito. Si­ gnificativo è non solo il disegno della barella sulla quale viene rap­ presentata la testa recisa del pilota Campari, che in effetti tragica­ mente morì giovanissimo durante una gara all'autodromo di Mon­ za, ma anche la rappresentazione grafica di Federico che assiste, come sempre di spalle, alla tragica gara dei due giovani automobi­ listi che probabilmente simboleggiano lui e suo fratello Riccardo, in forte conflitto fin dall’età giovanile. La causa della rivalità in questo sogno sembra essere appunto il desiderio di primeggiare l’uno sull’altro che, come abbiamo più volte detto, ha rischiato di distruggerli entrambi.

22 agosto 1974 1 PUNTI INTERROGATIVI CHE SI DISSOLVONO!! Scrive Fellini in maiuscolo sottolineato, disegnando anche il giornalista Oreste Del Buono che, a suo parere, ha sempre avuto fiducia nei confronti del Casanova. Il disegno mostra Federico, mentre viene osservato dal giornalista e sta dipingendo su un grande foglio bian­ co degli enormi punti interrogativi, questi si dissolvono. E molto semplice ipotizzare il significato di questo sogno: grazie al giudizio favorevole e all’incoraggiamento del giornalista, i dubbi di Federico sul film, simboleggiati dai punti interrogativi, stanno scomparendo.

30 dicembre 1973 Un Flaiano un po’ più robusto e un po’ più vecchio sta scriven­ do alacremente la sceneggiatura di un film su se stesso. C’è anche un altro collaboratore alla sceneggiatura, Stelio Martini, poeta e cri­ tico letterario, ma Federico lo ritiene un po’ spento e per questa ra­ 26

gione lo vorrebbe sostituire. Questo film dedicato a Flaiano potreb­ be essere la soluzione per superare un periodo di scarsa creatività per il regista. 11 secondo personaggio può rappresentare le cause del diniego. La rappresentazione grafica di Flaiano è molto accurata ed esprime con efficacia l'impegno che lo sceneggiatore sta mettendo in questo lavoro. Possiamo citare Tullio Kezich {Fellini - La vita e i film, pag. 256): “il critico e amico intimo di Fellini racconta le rivalità fra i due, dicendo che Flaiano si lamentava di avere poche attenzioni da parte del regista, il quale da parte sua pensava che lo sceneggiatore scri­ vesse poco”. Dobbiamo inoltre considerare che Ennio Flaiano pur­ troppo era deceduto il 20 novembre 1972, dopo aver pubblicato sul Corriere della sera un articolo autobiografico. A questo punto il so­ gno sembra recare tracce di rimorsi dovuti al forte conflitto che por­ tò i due alla rottura, dopo una collaborazione lunga e profìcua. Ave­ vano collaborato fin dai tempi de Lo sceicco bianco, anzi sembra che agli inizi della carriera di Federico, Ennio lo avesse aiutato ad inse­ rirsi nell’ambiente degli scrittori intellettuali di via Veneto (vedi ar­ ticolo di Caldo Serafini, L’araldo dello spettacolo, febbraio 2018). In sintesi, possiamo ipotizzare che Federico soffrisse per la mor­ te prematura dell’amico senza aver potuto riconciliarsi con lui, so­ prattutto per i futili motivi che all’apparenza avevano portato alla rottura: il famoso episodio sull’aereo che li portava col produttore Rizzoli a New York, nel quale Federico viaggiò in prima classe con il produttore, mentre Flaiano e Pinelli in seconda, senza che Fellini ne fosse responsabile, dato che non aveva fatto lui le prenotazioni. Purtroppo Flaiano si risentì moltissimo e la loro collaborazione non proseguì. A nostro avviso ci furono in realtà altri due motivi. Pri­ mo, l’incapacità che abbiamo noi esseri umani a volte di goderci i risultati dei nostri sforzi, specie se prolungati e imponenti (Freud la chiama ‘la sindrome di Lady Macbeth’ e ne identifica la causa in un Super lo troppo forte che non concede il successo, ma solo la capa­ cità di sforzarsi); inoltre, e non secondario, il fatto che Fellini stes­ se diventando sempre più attratto da tutto ciò che era mistero, men­ tre Flaiano non lo accettava. Infatti la collaborazione fra i due s’in­ terruppe in occasione della realizzazione di Giulietta degli spiriti, film dedicato al mistero e alla magia. 27

Tornando al sogno in questione, sembra evidente il desiderio di Fellini che l’amico potesse essere ancora in vita e soprattutto desi­ derasse ancora lavorare con lui. 11 particolare che nel sogno Flaiano stia scrivendo alacremente la sceneggiatura di un film su se stes­ so, può richiamare per analogia l’ultimo articolo che lo scrittore pubblicò poco prima di morire, che era autobiografico e anche l’as­ sociazione con la critica che Fellini gli rivolgeva, cioè di scrivere troppo poco. Una sorta di compensazione postuma che l’inconscio del regista sta cercando di raggiungere.

13 luglio 1974 Fellini e Giorgio Strehler nei panni di una bellissima donna sen­ suale sono abbracciati, tanto vicini che lui prova eccitazione ses­ suale. Un particolare significativo è che non solo Strehler è in ver­ sione femminile, ma sembra una sirena, perché ha un abito fasciante azzurro che si prolunga a nascondere i piedi, sembrando una pin­ na. Sapendo che conflitto forte ed acceso avessero avuto i due, tan­ to che Strehler considerava il cinema un’arte di pochissimo valore rispetto a quella teatrale (come descritto in un sogno del primo Li­ bro dei sogni), questa versione femminile del regista teatrale è an­ cora più efficace e sembra mostrare innanzitutto un desiderio di su­ perare il contrasto, non solo tra loro due, ma anche tra i generi ar­ tistici che rappresentano: il cinema e il teatro. Federico è visto co­ me al solito da dietro con un abito scuro pieno di tratteggiature, mentre Strehler è sì rappresentato come una bella donna, ma anche come una chimera che tenta di avvolgerlo mentre sono pericolosa­ mente vicini all’orlo di un precipizio. Significativo è anche il par­ ticolare che sul lato sinistro del disegno ci siano tracce della sceno­ grafia del Satyricon, proprio mentre Giulietta sta accompagnando dei visitatori a vedere quelle di Amarcord. In sintesi Federico sembra proiettare sul famoso regista teatrale il suo Femminile, forse per evitare il precipizio, cioè una caduta che gli impedisca di procedere nel suo cammino. Molto importante a nostro avviso è che Giulietta, la sua vera compagna, stia mostran­ do a dei visitatori le scenografie di Amarcord, cioè della loro infan­ zia, che però sono associate al Satyricon, che è di epoca romana, 28

quindi il sogno sembra suggerirgli di andare oltre quello che ha im­ parato nell’infanzia, oltre una tipologia arcaica di vivere e di ama­ re. Forse proprio per questo trasforma un contrasto in un intenso desiderio sessuale, quindi di intima unione.

25 giugno 1974 Sul molo del porto di Rimini, Federico è vicino ad un piccolo piroscafo di cui si chiede se sia lui stesso il capitano. Federico ha molti dubbi sul fatto di poter partire anche se la barca sembra pron­ ta, pur essendo piccola e buia. 11 mare però è molto agitato e Menicuccio (il suo macchinista) cerca di avvertirlo del pericolo, perché ci sono grandi chiazze di schiuma che arrivano dal largo a causa del vento. Simbolicamente questo sogno, rappresentato in un disegno in bianco e nero, sembra alludere al desiderio, alla possibilità o ad en­ trambi, che il Maestro aveva d’integrare all’interno della sua perso­ nalità il Femminile, rappresentato dalla barca. E significativo natu­ ralmente che l’ambientazione del sogno sia il porto di Rimini, che rappresenta la sua infanzia. Le macchie di schiuma possono ricor­ dare il mito della nascita di Venere (dalla schiuma del mare), la quale in questo caso può rappresentare la madre, visto che stiamo parlando di Rimini e della sua infanzia. Non solo: il canale del por­ to può rappresentare il canale uterino e il momento della nascita. In fondo c’è in vista il faro, ad indicare la capacità di vedere anche al buio, cioè la sensibilità e l’intuizione che Federico possedeva in grande quantità. 11 mare è un simbolo materno per eccellenza e tut­ ti questi elementi uniti sembrano dirci che Federico fosse pronto per un viaggio interiore importante, anche se il mare in burrasca e la schiuma lo spaventano. Il suo macchinista può rappresentare le resistenze che la sua parte maschile sta facendo a questa sua inte­ grazione, oppure, essendo Menicuccio disegnato molto piccolo, paure infantili. Questo sogno rappresenta la situazione di difficoltà che sta vivendo nei confronti del film cui sta lavorando, cioè il Ca­ sanova, che fatica a partire per problemi con la produzione di De Laurentiis, che lo considera troppo costoso. In agosto subentrerà Rizzoli. 29

Infatti nel sogno del 10 luglio* 1974 Federico scrive di aver re­ galato a Rizzoli “un paio d’occhiali ‘omiette’, che sarebbero dei normali occhiali legati all’orecchio da una catenina d’oro. Rizzoli mi pare contento”. Simbolicamente il sogno registra il clima di trat­ tative che Fellini stava conducendo con la Cineriz di Rizzoli. C’è anche una rappresentazione grafica del produttore, che Fellini defi­ nisce “contento”, ma invece nel suo volto esprime preoccupazione. Significativo è il particolare deglii occhiali, cioè della possibilità di vedere la realtà attraverso un filtro: in questo caso forse di fiducia, di coraggio nei confronti del progetto del film. Sembra più un de­ siderio del regista che una convinzione del produttore, infatti an­ ch’egli rinuncerà per gli alti costi di produzione.

23 agosto 1974 Fellini si vede ritratto e così si ritrae nel disegno mentre si tro­ va a Londra, ma non sa se si tratti di una foto di giornale, oppure di una cerimonia in suo onore. In ogni caso è molto imbarazzato, poi­ ché di fianco a lui è posizionato un grande fiasco di vino in legno, messo su un piedistallo. Teme sia una presa in giro, ma quello che a noi sembra più significativo non è tanto che gli venga attribuito qualche anno in più (cosa che a Giulietta disturba molto), ma la pre­ senza di questo fiasco sul piedistallo. Federico teme di “fare fia­ sco”, cioè un altro fallimento, anche se su un piedistallo, come lui viene considerato, regista famoso quale è diventato. Va detto che il fiasco è anche una forma femminile, una specie di anfora, quindi può rappresentare la sua parte artistica e questo è confermato dalle stelle filanti e dai coriandoli che circondano la scena (e noi, col sen­ no di poi, sappiamo che il Casanova inizierà con una scena carne­ valesca). Questo fiasco, che per fortuna non ha il tappo, sembra un gran­ de contenitore d’ispirazione che sta maturando. Forse il sogno gli sta dicendo che serviranno altri due anni per realizzare il film (1976), quindi all’uscita della pellicola Fellini avrà cinquantasei anni, esattamente gli anni che vengono citati in questo sogno. In sintesi il fiasco, che è di legno, materiale adatto a costruire sceno­ grafie per eccellenza, può rappresentare il film; la cerimonia di pre­ 30

minzione citata è probabilmente quella che sarà a Londra in occa­ sione della British Academy Film Awards, per la scenografia. Il so­ gno gli sta dicendo che se avrà costanza nel realizzare il suo film, non solo lo finirà all'età di cinquantasei anni, ma a Londra avrà un premio importante proprio per la scenografia.

In un secondo sogno nella stessa data vediamo una scena molto più angosciante: Federico, proprio nel momento in cui sta per esse­ re sepolto vivo in un vagone di un treno merci, per fortuna, proprio un attimo prima che venga piombato, riesce “miracolosamente... sbalzato fuori... libero, mentre il treno si allontana col suo funereo vagone”. È molto chiara e ben rappresentata graficamente la trac­ cia dell’episodio realmente accaduto, quando Federico aveva ven­ titré anni, il giorno prima del suo matrimonio con Giulietta, nel quale era stato caricato su una camionetta nazista che lo avrebbe portato su un treno piombato diretto ad un campo di prigionia in Germania e lui all’ultimo istante riuscì miracolosamente a saltare giù con uno stratagemma, come abbiamo già raccontato. Perché questo sogno proprio vicino all’altro, che lo incoraggia ad andare avanti? Forse perché rappresenta i residui di quel trauma tremendo che probabilmente si risvegliava nei momenti di grande difficoltà. Qui Fellini si rappresenta frontalmente come raramente fa e il dise­ gno è più esplicito di mille parole.

11 settembre 1974 “Da due giorni ho ripreso a lavorare al mattino con Tonino Guerra al vecchio progetto del Mastorna. Questa sera ho interroga­ to 17 King", scrive Federico, poi disegna un esagramma (3, Ciunn, La difficoltà iniziale) con un segno mobile al primo posto, e la sua evoluzione (8, Pi, La solidarietà).. Gettando di nuovo le monete per avere un’altra configurazione, come consigliato quando c’è un se­ gno mobile al primo posto, i nuovi segni sono: 41, Sunn, La mino­ razione e 50, Ting, Il pozzo. La risposta sembra a Federico “perti­ nente e confortante”. Come abbiamo più volte scritto nel nostro primo volume dedi­ cato al Libro dei sogni, sia i sogni notturni che le consultazioni del 31

I King danno sempre a Federico responsi incoraggianti, per noi og­ gi facili da comprendere, ma per lui non lo dovevano essere affat­ to, considerando tutti gli eventi legati al progetto Mastoma, che purtroppo non andrà mai in porto. La sua saggezza interiore ha sempre cercato di spingerlo ad andare avanti, dicendogli in manie­ ra simbolica che lui era perfettamente in grado di portare avanti il progetto. Questo dimostra quanto le nostre paure e le nostre insicu­ rezze possano a volte bloccarci, anche quando si parla di geni co­ me Federico Fellini.

27 giugno 1974 Questo secondo libro ha una composizione meno lineare di quello precedente, anche perché Federico lo ha ricopiato ed ha pro­ babilmente utilizzato gli spazi vuoti nei fogli per commentare so­ gni non sempre in modo cronologico. 11 risultato finale è che i di­ segni sono molto più curati graficamente e gli spazi totalmente riempiti, rendendo più libero l’accostamento di sogni il cui collega­ mento è evidente, ma la cui data a volte non è sequenziale. Questo particolare sogno ne è un esempio. Per la stessa notte ci sono due sogni, rappresentati graficamente uno accanto all’altro, dei quali quello più a sinistra è il primo temporalmente e quello a destra è successivo, come lui stesso specifica. A sinistra c’è la sua figura colorata di nero imprigionata in una rete (o cella) che ricorda anche la tela di un ragno. Sotto campeg­ gia a caratteri cubitali in nero la parola “IMPRIGIONATO!” “La stessa notte” scrive e sottolinea Federico dopo aver traccia­ to una freccia verde e disegnata una figura in grigio che vede: “dal cielo piove una radice d’albero. ‘E l’arpa di legno!’ mi dicono con accento di devozione e d’esultanza come se si fosse verificato un miracolo. ‘Suonala!’” E vestito come un monaco e non è nemme­ no sicuro di essere lui stesso, però si commuove fino alle lacrime per i suoni dolcissimi che riesce a trarre da questo strano strumen­ to. In sogno Federico commenta il sogno stesso: “Come se si trat­ tasse di un film fatto per la televisione da un giovane regista. 11 mio commento era molto positivo”, scrive. Possiamo dire che si tratti di un sogno trascritto e commentato 32

in modo particolarmente commovente che dimostra quanto Federi­ co fosse cresciuto a livello spirituale, tanto da intervenire all’inter­ no del sogno commentando molto positivamente il lavoro di un personaggio che rappresenta forse lui stesso da giovane. Ciò può si­ gnificare che sta accettando pienamente il lavoro svolto in giovi­ nezza, processo che ha richiesto molto tempo, come abbiamo visto nella prima parte del Libro dei sogni. E molto interessante e com­ movente il suono che lui trae dall’arpa che potrebbe essere un’allu­ sione al gesuita padre Arpa, suo padre spirituale per tutta la vita, ma nello stesso tempo ci fa venire in mente l’arpa d’oro del Va pensie­ ro verdiano, che tratta proprio questi temi. Infatti il suggerimento che riceve dal sogno è: usala! Nel Nabucco verdiano infatti si dice che la sudditanza degli Ebrei ai Babilonesi era così forte che non c’era più nemmeno l’espressione artistica. Il testo del famosissimo coro verdiano recita così: Arpa d'or dei fatidici vati perché muta dal salice pendi? Intendendo, secondo noi, che quando la schiavi­ tù di un popolo è totale, non esiste più nemmeno la sua espressio­ ne artistica. E sorprendente quindi che nel disegno di Federico ci sia anche un albero, dal quale l’arpa non pende più perché final­ mente viene suonata. In sintesi, che cosa può voler dire questa bellissima trascrizio­ ne? Sembra lo stesso messaggio appena citato, cioè la necessità di liberarsi da una prigione, una sorta di schiavitù che impedisce la li­ bera espressione artistica. Il passaggio che Federico riesce a fare nella stessa notte lascia meravigliati: dalla prigionia totale alla li­ bertà espressiva piena. Un miracolo, come scrive lui stesso. Questo sogno ci dà anche un’altra indicazione: quanto fosse difficile, an­ che per una personalità affermala a livello mondiale come lui, esprimersi liberamente nella sua arte. Si tratta molto probabilmen­ te del mito di Aracne, nel quale una donna mortale sfida la dea Athena nella sua stessa arte, la tessitura, la supera e per questo vie­ ne condannata dalla dea a trasformarsi in ragno. Forse per questo, nella prima parte del sogno, Federico si rappresenta imprigionato in una sorta di ragnatela. In conclusione, anche un artista geniale e coraggioso come Fel­ lini ha dovuto fare i conti con questa contrapposizione tra l’Arte e il Potere, molto ben espressa a livello archetipico nel mito antico di Aracne. A questo punto sorge spontanea un’altra ipotesi, che que­ 33

sta difficoltà sia stata la vera causa dell’interruzione del progetto di Mastorna. In aggiunta, troviamo interessante la composizione spaziale del disegno nel foglio. 1 due disegni sono affiancati verticalmente e di­ vidono lo spazio esattamente a metà, ma sotto la parola “Imprigio­ nato” della figura a sinistra c’è uno spazio bianco, mentre nello spa­ zio corrispondente a destra c’è la trascrizione del sogno dell’arpa, a parte le ultime due righe, che invece occupano tutto lo spazio del foglio da sinistra a destra. Ciò potrebbe voler dire che il sogno del­ l’arpa ha veramente fatto un miracolo e Federico ha quindi rico­ minciato ad esprimersi integralmente e liberamente.

14 settembre 1974 Federico sta disegnando sul molo di Rimini in una notte di tem­ pesta con forte vento che soffia dal largo e increspa le onde. Sta di­ segnando, appoggiato con la schiena ad un faro che illumina la boc­ ca del porto, una nave nera “che si ostina a partire in una notte si­ mile”. Alle sue spalle è seduto indifferente Peppino Rotunno, men­ tre Norman (Alessandro Von Norman, organizzatore di cinema ed attore in La dolce vita) solleva il disegno in aria, bagnato, e poi lo nasconde in un “nascondiglio, rifugio dove Norman nasconde il mio disegno dopo averlo tenuto sospeso nel vento furioso perché pioggia e tempesta lo rendessero ancor più verosimile, inzuppando­ lo di vera acqua”. Sembra criptico, ma analizzato nei vari dettagli che Federico ci fornisce, forse c’è una chiave di lettura plausibile. Andiamo per gradi: Federico è appoggiato ad un faro e questo è a nostro avviso il particolare più importante, poiché il faro può rap­ presentare l’io Osservatore e Vigile in una persona; in questo par­ ticolare caso può voler dire che Federico, nonostante la notte sia buia e tempestosa e il vento impetuoso e violento mentre lui sta di­ segnando una nave nera, abbia un suo lo profondo molto vigile, at­ tento; sta mediando molto bene tra le istanze dell’Es, rappresentate dalle onde impetuose, e quelle del Super lo, rappresentate dalla cit­ tà di Rimini intesa come gruppo sociale di controllo alle sue attivi­ tà. Rotunno indifferente e Norman che bistratta il disegno, anche se in apparenza lo vuol valorizzare, possono rappresentare due diver­ 34

se reazioni che si verificano nei gruppi un po’ chiusi come quelli di provincia, che faticano ad accettare personalità innovative, libere come Federico. Infatti Norman, che è stato un attore ne La dolce vi­ ta nel ruolo di interprete nella conferenza stampa dell'attrice Sylvia (Anita Ekberg), anche qui fa una traduzione: solleva il disegno di Federico e lo mostra a tutti, dopo averlo bagnato ed esposto al ven­ to per renderlo più credibile, dato che si tratta di una nave che de­ ve affrontare quelle condizioni atmosferiche. La nave può rappre­ sentare l’archetipo del Femminile per eccellenza e in questo caso, essendo tutto il disegno tracciato con una penna nera, compresa la nave e le sue ombreggiature, il sogno può voler dire che Federico sta cercando di far varare la sua nave interiore, come aveva fatto col “Rex” in Amarcord. Ma il mare in tempesta, il vento violento, l’in­ differenza di alcuni, rappresentati dal personaggio di Rotunno e il nero dilagante, esprimono le difficoltà dell’intraprendere il viaggio (vedi sogno del 12 novembre 1966 del primo Libro dei sogni). Un altro particolare significativo è che Norman, dopo aver esposto il disegno, lo nasconda in una cassa cubica che, come il famoso “Cu­ bo di Cabiria” e l’espressione dantesca: “ben tetragono ai colpi di fortuna” {Paradiso, canto XVII, 24), allude alla resilienza, cioè al­ la capacità di resistere ai vari traumi, come Cabiria ha ben mostra­ to al mondo, ma anche alla coazione a ripetere, cioè alla tendenza a non imparare dagli errori, rimanendo invischiati in dimensioni spirituali che faticano ad evolvere.

15 settembre 1974 “Dove sto andando? Confusamente so che devo partire. Cer­ chiamo il binario 26 per Paris”, scrive Federico, spiegando che sta seguendo in un corteo di facchini le sue valigie. Sono scesi, ma ora devono faticosamente risalire. “Ma allora perché siamo scesi se adesso dobbiamo risalire?” scrive Federico come in una nuvoletta di un fumetto. Il disegno rappresenta graficamente una specie di parabola attorno alla quale girano i facchini e i bagagli. 11 binario è il numero 26, però la numerologia ci insegna che i numeri a due ci­ fre vanno sommati: 2+6 = 8, cioè simbolo dell’infinito e della rina­ scita per eccellenza. Quindi, alla domanda di Federico si potrebbe 35

rispondere che sono scesi per poi risalire, perché stanno portando a termine un ciclo di morte e rinascita, come tante volte facciamo nelle nostre vite, compresa ogni volta che ci addormentiamo la se­ ra per risvegliarci il mattino dopo, mai esattamente uguali al gior­ no precedente. Questo viaggio in treno per Parigi può simboleggia­ re un’evoluzione sentimentale, dato che Parigi è città romantica per eccellenza. Ci sono dei bagagli, perché questa rinascita è comunque faticosa, anche se lui ha un facchino che lo sta aiutando, cioè risor­ se potenziali molto buone. Quello che stupisce è che i bagagli sono quasi tutti parallelepipedi ed alcuni sono colorati dello stesso colo­ re, (maiTone/arancione), mentre tutto il resto è grigio. Significativo è che Federico, come raramente fa in questo libro, si rappresenti in bianco. In sintesi, questo viaggio di discesa e risalita è un viaggio inte­ riore che rappresenta per lui una sorta di purificazione, come nel sogno del 30 settembre del 1966, nel quale il Mago Rol gli fabbri­ ca delle scarpe bianche. 1 facchini possono rappresentare le risorse profonde di Federico, che ha dimostrato di possedere e ben padro­ neggiare.

14 luglio 1974 Di nuovo un sogno enigmatico. Scrive Federico: “Dove c’era il vecchio Mercato dei fiori (International Recording) c’è un’immen­ sa caverna tutta occupata da orinatoi e cessi pubblici in stato di to­ tale sfacelo... 11 puzzo è atroce... c’è un lungo banco dove si vende del pane appena cotto. C’è anche un forno... Protesto scandalizza­ to... ma le ragazze del banco... sembrano come stupite che io abbia da far critiche sfavorevoli in una situazione che tutti accettano co­ me normale”. Certamente è un luogo strano, è un mercato dei fiori che è diventato un cesso pubblico, e quel che è più grave, in quel luogo puzzolente si cuoce e vende pane. Federico è l’unico a la­ mentarsi. Dato che il mercato dei fiori secondo lui corrisponde alla International Recording, che è uno studio di registrazioni sonore ci­ nematografiche molto importante, del quale si sono serviti in modo particolare Sergio Leone e Luchino Visconti, può sembrare che tut­ to il sogno si riferisca al mondo del cinema che, secondo Fellini, ha 36

fatto un grande cambiamento in negativo, se è diventato un “cesso pubblico” e, cosa ancora più grave, si occupa solo dei profitti, per­ ché in questo luogo viene cotto e venduto pane, cioè si preparano solo film commerciali. Questa ipotesi è confermata anche dal fatto che le ragazze che vendono il pane si stupiscano che Federico si la­ menti, quando tutti gli altri accettano come normale la situazione. Noi sappiamo che Federico negli ultimi anni della sua vita farà una lotta molto dura sulle televisioni commerciali e l’abitudine di inter­ rompere i film con spot commerciali; questa critica già anticipa il futuro. Il sogno ci dice che Fellini pensasse che il cinema si fosse involgarito e avesse perso di vista la sua funzione legata alla Bel­ lezza e alla Spiritualità, associate al mercato dei fiori. 11 disegno è molto esplicito nel mostrare bagni pubblici vicino al panificio ed il tutto dentro una caverna. La caverna può rappresentare la cavità uterina e questi due luoghi dentro la caverna possono forse simbo­ leggiare che nella realtà non sono ancora nati, che siano cioè anco­ ra in gestazione. Un particolare significativo è che proprio sotto la data 14 luglio, che è sempre associata alla Rivoluzione francese, c’è un piatto fumante con la dicitura “merda” e questo potrebbe al­ ludere alla sua rivoluzione personale, alla sua ribellione contro il mondo del cinema. Inoltre il sogno termina con una piccola gag, uno scontro frontale rappresentato molto bene da un disegno, nel quale Federico è di spalle colorato di marrone ma la sua postura un po’ rigida e soprattutto i tratti che si dipartono a raggiera dalla sua testa esprimono la rabbia che noi vediamo riflessa nel volto stupito e nella postura della ragazza che gli sta di fronte e dal dialogo con “un signore di Malta” che rivela di essersi ferito il palato, forse a causa del pane. Probabilmente il riferimento al signore maltese è un ennesimo riferimento alla libertà, dato che l’isola stava passando dalla Monarchia (La Regina d’Inghilterra) alla Repubblica, cosa che avverrà ufficialmente nel dicembre 1974. C’è quindi un doppio riferimento alla ribellione ai soprusi (14 luglio) e all’autodetermi­ nazione. Quindi il sogno sta dicendo a Federico che la sua lotta per la libertà in senso lato gli è costata cara e in questo momento gli ha causato delle ferite. Sappiamo che fin da giovane aveva provato, assieme a Lattuada, ad auto-produrre i film, ma con un esito finan­ ziario negativo. Sappiamo quanti contrasti ha avuto con i produtto­ ri per motivi di vario genere e forse ora non è d’accordo sulla stra­ 37

da che il mondo del cinema sta prendendo, disaccordo che mostre­ rà nei film futuri, come Ginger e Fred. Ma perché la caverna? Forse perché Federico vorrebbe che da tutto questo travaglio nascesse un nuovo cinema, simile a quello che aveva contribuito a far nascere all’inizio della sua carriera, cioè spirituale e bello, come i fiori del mercato che originariamente si trovava nel luogo in cui è ambientato il sogno.

20 settembre 1974 In piazza Barberini, di giorno e nel traffico, Federico e Sandra Milo sono a letto nudi e fanno l’amore, ma nessuno li nota. Sandra, che secondo lui assomiglia anche ad A., gli dice: “Quando io pen­ so a te, piango subito... e con questo intendeva dirmi che mi vole­ va molto bene”, conclude Federico. Questo sogno è accompagnato da un disegno molto esplicito che rappresenta i due amanti in mezzo alla piazza, questi ultimi co­ lorati mentre tutto il resto è in bianco e nero, a simboleggiare quan­ to fosse forte in lui il desiderio di normalità, cioè di non essere sem­ pre il bersaglio di giornalisti, critiici, eccetera.

23 settembre 1974 Nuovi dubbi per Federico, che infatti scrive: “Fracassi è andato da Rizzoli a convincerlo che bisogna sostituire il Casanova col Ma­ storna... Rizzoli pare che ci sia rimasto un po’ male e ha detto di so­ spendere... in attesa di decidere con me... quale film fare, lo sono dilaniato dai dubbi; adesso Casanova mi sembra più moderno, me­ no pericoloso del Mastoma...". Ha consultato anche la veggente Magda Fabi che gli ha suggerito di portare avanti il Casanova, sia perché è pronto, sia perché in questo modo supera una prova di vo­ lontà. Anche lo psicanalista, attore e amico Ignazio Maiore la pen­ sa allo stesso modo e parla del “problema della passività”. Possia­ mo ipotizzare che questi dubbi sorgessero da un problema di volon­ tà e a questo punto è naturale chiedersi: proprio in un artista di que­ sto calibro? La risposta che a noi viene in mente è che questa mo­ 38

mentanea carenza di volontà sia dovuta alle fortissime pressioni so­ ciali che aveva subito. Ennesima consultazione del / King che risponde in questo mo­ do: “Bisogna fare il lavoro per amore del lavoro e non guardando al risultato”. C’è dunque il passaggio, per mezzo di un segno mo­ bile, tra il segno 25, /’Innocenza ed il segno 10, il Procedere. Mol­ to chiaro per noi che leggiamo il significato: / King consiglia di su­ perare l’archetipo dell'innocente (vedi Finalmente Beatrice, pag. 69-71), inteso da Carol Pearson come uno stato naturale nel perio­ do dell'infanzia, ma che nell’età adulta può essere connaturato ad una dose di narcisismo troppo forte e al rifiuto della realtà. Quello che l’innocente non comprende è che è necessario percorrere tutto il viaggio dell’Eroe e cioè, attraverso l’Orfano, il Viandante, il Guerriero, l’Altruista, fino al Mago, che è quello che Fellini riesce a fare quando è al meglio di se stesso. Singolare che 17 King parli la stessa lingua di una studiosa moderna. In sintesi, l’io profondo di Federico cerca di fugare i suoi dub­ bi, rassicurandolo sulle sue capacità di realizzare i progetti, come aveva ben dimostrato. Ma non possiamo dimenticare la grave ma­ lattia che ha dovuto affrontare, tutte le diatribe con i produttori e le pressioni sociali di vario genere che aveva subito e che avevano provocato questo stallo nella sua volontà. / King gli ricorda che il lavoro va fatto per passione, senza troppo pensare ai risultati e che è necessario che lui esca da questa sorta di Eden in cui è ritornato, per procedere nella sua carriera. Significativo è che mentre la tra­ scrizione del sogno è stata fatta con una penna rossa, ciò che riguar­ da 1 King è con un pennarello verde; verde è il colore dell'autosti­ ma e della rinascita della natura in primavera. Quindi sembra che il tutto lo stia aiutando a guarire da questa indecisione.

16 ottobre 1974 Federico si risveglia nel suo letto “nella solita dimensione dove il mio corpo giace inerte e vibrante. Ho chiesto ad alta voce - Farò il Casanova!" E sente una voce di bambina che gli risponde in mo­ do beffardo: No! A questo punto pone un’altra domanda e chiede se farà il Mastorna, ma non sente alcuna risposta. Questa antica espe­ 39

rienza che lui chiama “la vibrazione” sembra uno stato a metà fra il sonno e la veglia che lui ha già sperimentato diverse volte. Il signi­ ficato è molto chiaro, rappresenta di nuovo V empasse che gli impe­ disce di procedere nel suo lavoro. C’è anche un disegno di piccole dimensioni ma molto espressivo, nel quale le vibrazioni sono dise­ gnate sotto forma di onde e la bambina che gli risponde beffarda sembra l’amorino che compare ne Le tentazioni del Dottor Antonio, che se la ride ai danni del protagonista.

8 ottobre 1974 A destra della precedente visualizzazione c’è un altro sogno de­ scritto e rappresentato con un disegno, adattandosi perfettamente allo spazio grafico del foglio. Nel disegno Federico è di spalle e os­ serva Giulietta in alto, sul ramo di un albero, rivolta verso di lui, mentre Groucho Marx è più in alto sullo stesso ramo e la sta aspet­ tando. Federico guarda curioso cosa sta succedendo nella vita di Giulietta che non lavora più insieme a lui e questo un pochino lo in­ quieta. Noi sappiamo che con il personaggio di Gelsomina de La stra­ da Fellini aveva citato, oltre a Chaplin, anche Harpo Marx, fratello di Groucho, ma nel 1973 la Masina aveva recitato nello sceneggia­ to televisivo Eleonora diretto da Silverio Blasi e sceneggiato da Tullio Pinelli. Quindi il sogno sembra suggerire che Federico pen­ si che Giulietta si stia allontanando da lui e in qualche modo supe­ randolo, forse. Groucho Marx potrebbe essere un’allusione proprio a Pinelli, ormai anche lui allontanatosi definitivamente.

18 ottobre 1974 Un sogno illustrato in maniera particolarmente accurata ed espressiva con tanto di fumetti, nel quale la trascrizione occupa so­ lo una piccola parte in basso a destra. Nel disegno Garibaldi è sul letto di morte e dice: “BASTA! VIA! Via questa maschera che por­ to da sempre! Voglio morire con la mia vera faccia” e, come in una sequenza filmica, a fianco Federico disegna un altro personaggio 40

che però sembra molto più giovane, senza la maschera da Garibal­ di e che a noi sembra possa assomigliare al fratello Riccardo Felli­ ni, dato che il volto è abbastanza simile, in particolare per l’attac­ catura dei capelli a punta sulla fronte. Federico assiste alla scena applaudendo commosso: “Bravo Garibaldi! Bravo! Hai fatto benis­ simo! Evviva!” dice a Liliana Betti. Che sotto la maschera di Gari­ baldi ci possa essere suo fratello Riccardo è per noi collegato al fat­ to che Fellini ne sia così commosso e che lo applauda con mani molto grandi, che possono alludere ad aggressività. Inoltre la soli­ ta testa a cuore è evidenziata dalla forma dei capelli di Federico, il che lascia supporre che provi forti sentimenti nei confronti del per­ sonaggio che si è rivelato, quindi potrebbe essere una persona a lui vicina, che non lo lascia indifferente, ma nei confronti della quale ha provato anche rabbia, dimostrata dall’ampiezza delle mani in re­ lazione con il resto del suo corpo. In sintesi, sembra che Federico desideri un chiarimento col fra­ tello e per questo lo sogna mentre si smaschera. Significativo è che come copertura dell’identità profonda sia stato scelto Garibaldi. L’archetipo di Garibaldi può simboleggiare una persona ovviamen­ te forte, combattiva, in grado di realizzare vere e proprie imprese senza poi raccoglierne i frutti, in fondo, proprio come fece l’Eroe dei due Mondi quando consegnò il Regno delle Due Sicilie nelle mani del Re Vittorio Emanuele IL E come se l’inconscio gli dices­ se che finalmente ha compreso l’essenza profonda del fratello e per questo forse possono almeno un po’ avvicinarsi.

21 ottobre 1974 Un sogno che sembra richiamare la fiaba di Barbablù, perché Federico scrive: “Senza alcun motivo plausibile decidevo di aprire la porta della cantina dove tengo rinchiuso l’orso polare... Appena fuori dalla cantina il bestione mi rincorre rapido, silenzioso e po­ tente su per le scale. Faccio appena in tempo ad entrare in casa e a chiudere alle mie spalle la porta con il piccolo catenaccio”. Tutta la situazione sognata e descritta ricorda la famosa porta che Barbablù aveva vietato di aprire all’ultima moglie, la quale, proprio perché si ribella al divieto, rischia di morire, ma contemporaneamente si li­ 41

bera, sviluppando il suo archetipo del Maschile, come spiega mol­ to bene Clarissa Pinkola Estes nel suo Donne che corrono coi lupi, (pagina 18 e seguenti). Federico, forse accompagnato^ da una domestica, cioè da qual­ cuno che lo sta aiutando, come una collaboratrice, ad esempio la fi­ data Liliana Betti, decide finalmente di affrontare “l’orso polare”, cioè una grossa difficoltà, che potrebbe essere V empasse che ha in questo momento nell’organizzarsi e scegliere quale film realizzare. Nel sogno lui pensa che basti un po’ di cibo ai piedi della scala del­ la cantina per “distrarre la belva”. Ma si sbaglia di grosso, perché l’orso risale velocemente le scale e lui fa appena in tempo a chiu­ dere la porta. Ma il catenaccio con cui lo fa è “minuscolo”, poco re­ sistente nei confronti “dell’enorme orso bianco”. Il disegno è parti­ colarmente efficace perché si vede Federico abbarbicato dietro una porta rossa chiusa che tenta di resistere all’assalto dell’orso che ga­ loppa su per le scale. L’orso è tutto contornato di tratteggiature ne­ re e le zampe anteriori hanno una strana forma che può ricordare una scarpa femminile col tacco. A questo punto sembra più facile identificare il significato simbolico dell’orso: è la sua stessa creati­ vità che lui ha finalmente liberato con l’aiuto di Liliana, ma da cui ha paura di essere travolto in quanto teme, come al solito, di riscuo­ tere troppe critiche e disapprovazioni per i suoi lavori così origina­ li. Ma il chiavistello è minuscolo, quindi, nonostante le resistenze del suo Super lo, rappresentato dalla porta chiusa, noi sappiamo che fortunatamente sta per realizzare un ennesimo capolavoro: il Casanova.

22 ottobre 1974 Federico trascrive e racchiude in un riquadro blu queste parole: “Assoluta necessità di trovare... una macchina fotografica. Tutti erano alla ricerca per me... ma ancora nessuno l’aveva trovata”. Molto bello questo sogno che esprime quanto Federico fosse amato dai suoi collaboratori, che si stanno sforzando per risolvere un’emergenza significativa, essenziale, quella di reperire una mac­ china fotografica, uno strumento principe del suo lavoro... Nessuno è ancora riuscito a risolvere l’empasse, ma forse il so­ 42

gno gli vuole dire che ha tutte le risorse e gli strumenti necessari per cominciare, rappresentati da tutti i ricercatori. Deve solo accet­ tarle.

23 ottobre 1974 La parte finale di questa pagina del Libro dei Sogni è occupata da un disegno molto originale e da una descrizione che lo è altret­ tanto. Federico è nella sua camera da letto, e: “in sostituzione del­ la mia solita manicure... una quarantina di nuovi massaggiatori uo­ mini e donne. Sono un’intera troupe molto conosciuta nel mondo... Americani, Inglesi... La mia manicure di una volta se ne va offesa. Bevilacqua, invece... si accontenta di tagliarmi le unghie”. Sembra che il sogno parli di trattamenti estetici e di massaggi, ma l’allusio­ ne all’intera troupe ci fa pensare che Federico si riferisca al cambio di collaboratori che aveva dovuto affrontare dopo la fine di Giuliet­ ta degli spiriti. Infatti la vecchia manicure che se ne va offesa può rappresentare i vecchi collaboratori con cui in effetti si erano veri­ ficati degli attriti, mentre la troupe di massaggiatori può rappresen­ tare i nuovi. E interessante il disegno in cui Federico è sdraiato su un lettino, proprio come quello dei centri estetici, nudo e colorato di rosa, cosa molto rara nel Libro dei sogni, mentre tutti gli altri personaggi sono in grigio, ad eccezione delle labbra e delle guance di Bevilacqua. Ettore Bevilacqua è rappresentato in modo grottesco e il fatto che si accontenti di tagliargli le unghie può voler dire che cerca di aiutarlo a smussare gli angoli delle sue difficoltà relazio­ nali, infatti la mano di Federico è ben in vista, mentre una delle nuove collaboratrici gli taglia via dei pedicelli che possono rappre­ sentare difficoltà, conflitti relativi al procedere della sua evoluzio­ ne professionale e spirituale, dato che con le gambe procediamo, andiamo avanti. Significativo è il particolare che nel sogno Ettore Bevilacqua rivesta questo ruolo da mediatore, dato che aveva lavo­ rato con lui ai tempi de // bidone, ma anche in / Clowns, quindi an­ che dopo lo spartiacque così netto avvenuto dopo Giulietta degli spiriti. In sintesi, il sogno sembra alludere al grandissimo cambio di collaboratori che Federico aveva dovuto affrontare a causa dell’al 43

lontanamento, dovuto a conflitti eli vario genere, degli storici colla­ boratori degli inizi della sua carriera. Significativo è il volto quasi mascherato della donna che gli toglie i pedicelli, a voler simboleg­ giare forse che Federico non ha ben chiaro come organizzare la nuova troupe, ma non può fare altro, perché ormai la rottura con gli altri è totale. Tuttavia, essendo lui colorato in rosa, possiamo ipo­ tizzare che tutta questa serie di conflitti abbia avuto anche un esito positivo, cioè l’aver almeno un po’ unito i due archetipi del Maschi­ le e del Femminile.

28 ottobre 1974 CROLLO SILENZIOSO DELLA COSTRUZIONE APPARTAMENTO Un sogno tutto ambientato all’interno di grattacieli (singolare che nel dicembre dello stesso anno uscirà il famoso film americano L'inferno di cristallo, di cui sicuramente Federico aveva sentito parlare). Nel sogno uno dei due grattacieli crolla e questo potrebbe anche essere un desiderio inconscio di Federico, una sorta di riva­ lità nei confronti del cinema americano, pieno di effetti speciali e così diverso dalla sua idea di Cinema (vedi il sogno del 14 luglio 1974). A nostro avviso ci sono però anche altre ipotesi da conside­ rare. Innanzitutto le torri sono due: quella di sinistra è più larga e stabile e sulla sua terrazza in alto “lo scenotecnico Puccini” osser­ va impotente il crollo della torre di destra, alla quale probabilmen­ te stava lavorando. Il grattacielo crolla senza sfasciarsi, ripiegando­ si in numerosi cubi trasparenti che formano un altro tipo di costru­ zione modulare e trasparente. Federico e “una donnetta che sembra essere la proprietaria del piccolo appartamento in cui ci troviamo al mio invito ad uscire... mi risponde... che lei non si muove...” sono all’interno di uno di questi cubi. Commovente e significativo al tempo stesso. 11 sogno sembra alludere al rapporto che Federico ha con la madre che, non a caso, è la proprietaria dell’appartamento in cui si trovano. La donna non vuole uscire perché si rende conto che non può seguire il figlio nella sua crescita umana e spirituale e tan­ to meno può trattenerlo vicino a sé o, peggio ancora, trascinarlo in 44

basso. Puccini probabilmente è una palle di Fellini e può rappre­ sentare il suo lavoro, che lo aveva portato in alto, ma poi le vicissi­ tudini occorse avevano prodotto una sorta di “crollo silenzioso”, cioè la malattia e tutte le diatribe di cui abbiamo più volte parlato, nonché l’empasse in cui lui si trovava nella scelta del film da por­ tare avanti. Particolarmente significativo è che si tratti di cubi, co­ me il famoso “cubo di Cabiria” citato da Tullio Kezich, di cui noi abbiamo più volte parlato e che può simboleggiare livelli esisten­ ziali ancora poco evoluti. È chiaro che, senza nessun tipo di giudi­ zio di valore, Federico si era elevato molto rispetto alla famiglia dell'infanzia, diventando un regista d’importanza internazionale. Da un lato la madre ne sarà stata orgogliosa, ma dall’altro forse te­ meva di perdere il legame tra loro, cosa che può essere simboleg­ giata dai cubi appoggiati sul prato. Forse una delle concause del­ l’impossibilità di girare il Mastorna è proprio qui, in questo lega­ me forte, intenso e tenero con la madre, che magari inconsapevol­ mente bloccava un po’ il figlio, che temeva di urtarne la sensibilità religiosa. Infine, le due torri vicine possono ovviamente simboleggiare il Femminile quella a sinistra ed il Maschile quella di destra, quindi, dato che a cadere è quest’ultima, possiamo ipotizzare che questo sogno sia una specie di sintesi degli anni che Federico ha appena vissuto, nei quali il suo Maschile era stato messo a dura prova da tutti gli eventi di cui abbiamo parlato.

Ottobre 1974 Un sogno che anticipa il futuro. Federico è in auto, seduto sul sedile posteriore. Non sa chi sia l’autista, ma sa che Danilo Donati (scenografo e costumista del Casanova) è seduto davanti, ed ha l’impressione che quello sia il posto d’onore. C’è un disegno che tratteggia molto bene questa situazione: Fellini è seduto dietro co­ me se fosse uno spettatore di fronte ad uno schermo cinematogra­ fico, nel quale vede due attori che gli danno le spalle. Guidare l’au­ tomobile, come abbiamo più volte detto, può simboleggiare la ca­ pacità di condurre autonomamente la propria vita, quindi l’autista potrebbe essere l'io Osservatore di Fellini, il quale sa già che Do­ 45

nati avrà un riconoscimento migliore del suo, cioè il Premio Oscar per i costumi del Casanova. “P.S.: al risveglio penso con sicurezza che Danilo avrà l’Oscar per il film e che il sogno mi ha anticipato questa situazione”. Non servono commenti, ma possiamo dire che a volte in sogno ricevia­ mo veri e propri messaggi: consigli, o addirittura anticipazioni.

6 novembre 1974 “Lunghe chiacchierate affettuose piene di reciproci complimen­ ti con Strehler. Lo ringraziavo per la citazione nel suo libro”. Sem­ bra un sogno di riconciliazione con il regista teatrale, in continuità con quello del 13 luglio 1974, perché non solo i due sono in armo­ nia, ma Strehler viene raffigurato in maniera molto somigliante, con il solito maglioncino nero a collo alto e le folte sopracciglia, ma anche un po’ effeminato. Potrebbe a livello simbolico voler significare un’accettazione profonda del legame artistico tra Teatro e Cinema.

10 novembre 1974 Un quadro surrealista vero e proprio, con un mare un po’ mos­ so e nubi rosa in cielo sul lato destro del foglio. La spiaggia invece sembra un deserto su cui sono stati tracciati dei solchi che la suddi­ vidono in quadrati e rombi, specie nella parte destra, nella quale spicca la mano di Federico che lancia “un terzo germoglio sul ter­ reno armoniosamente squadrettato”. Il terzo germoglio è in mezzo tra altri due, già radicati, che si trovano entrambi al vertice di un ri­ quadro. Sembra da questi primi particolari di poter ipotizzare che si tratti del germoglio di un’idea, di un progetto che possiamo ricon­ durre al suo lavoro, del quale però non è ancora pienamente con­ vinto, infatti nella conversazione con le figure che lui definisce: “GUARDIANI, OPERAI, VAGABONDI?”, di cui quella più a de­ stra rappresenta Federico stesso, uno gli dice che non si possono lanciare germogli ed è anche inutile; lui risponde ridendo che tanto l’ha fatto senza crederci troppo. 46

Ci sembra un magnifico modo di rappresentare il sogno, che da un lato lo spinge a sviluppare nuove idee e progetti, senza dimenti­ care di coltivarne di precedenti. La cosa più significativa di tutte ci sembra il colloquio che la parte cosciente di Federico, rappresenta­ to in nero anch’egli, fa con altri due personaggi interiori, di cui una molto probabilmente è il Super Io sabotatore, in questo caso, che lo scoraggia. Federico sta imparando a reagire con il miglior mecca­ nismo di difesa, quello dell’ironia e infatti ride e dice che tanto lo aveva fatto senza convinzione. Sembra uno stratagemma per veni­ re a patti col Super lo, ma lui si sente “sgualcito, misero, poco sti­ mabile”, cioè in un momento in cui la sua autostima è stata ferita. Molto significativo: il “terreno armoniosamente squadrettato”, che però passa dai quadrati e trapezi a sinistra, ai rombi della parte de­ stra, a simboleggiare forse che il regista si sta preparando ad un grandissimo cambiamento, dato che, come abbiamo più volte affer­ mato, il rombo, essendo un quadrato in rotazione, può simboleggia­ re il cambiamento.

13 novembre 1974 Scrive Tommaso Debenedetti in un articolo del 17 agosto 2004 ne 11 piccolo di Trieste: “Alla città dove viveva ormai da tempo, nel 1953 Palazzeschi dedicherà un capolavoro: Roma. La città onirica di Palazzeschi, lunare, notturna, reale e insieme totalmente ricrea­ ta dalla fantasia, sarà alla base di quella che verrà portata sugli schermi cinematografici da un regista che molto s’ispirò all’ironia malinconica di Palazzeschi e ai suoi buffi protagonisti: Federico Fellini”. In questo sogno, Federico e Giulietta sono in casa di Palazze­ schi, che è molto anziano, seduto vicino alle sue sorelle (lo scritto­ re era morto il 18 agosto del 1974, quindi da pochi mesi, all’epoca) che teneva un comportamento infantile: “sorpreso ma non troppo esageravo il mio stupore... invitando Giulietta a guardare il miraco­ loso aspetto puerile di Palazzeschi”, scrive Fellini. Infatti nel disegno Federico lo osserva comportarsi come un bambino, mentre le sorelle lo guardano stupite. Nel frattempo Fellini si ricorda di avere un appuntamento con 47

A. e disegna come al solito una figura femminile gigantesca che avanza, colorata in nero e tutta contornata da un’ombreggiatura az­ zurra. Nella parte superiore del foglio c’è la sagoma di un palazzo, probabilmente del quartiere EUR, dove dovrebbe incontrare la don­ na. Significativo è il bordo del palazzo, della stessa tinta di quello dell'aura della gigantessa, con dietro una nuvola rosa. Continua Federico: “poi c’erano gli spiriti e si manifestavano muovendo dei quadri e gonfiando misteriosamente le pareti. Ecci­ tazione e paura”. Questi particolari sono rappresentati graficamen­ te nel disegno con un quadro obliquo e tante linee curve che rap­ presentano a nostro avviso, “gli spiriti”. Il riquadro che ritrae Pa­ lazzeschi e le sorelle è molto bello e forse racchiude la chiave di tutto il sogno, cioè la nostalgia di Fellini per la morte di un’ennesi­ ma figura di riferimento, per lui. Forse, come dice Freud, il sogno in questo caso rappresenta un suo desiderio, cioè che non solo che questi fosse ancora vivo, ma anche più giovane, per poter godere ancora della sua compagnia. Ma la sua saggezza profonda, ricor­ dandogli un fantomatico appuntamento, gli suggerisce che la vita continua e che al massimo potrà ritrovare Palazzeschi in sogno e per questo sono evocati gli spiriti. Significativa è la composizione grafica della pagina che, pur es­ sendo curata, è mancante del riquadro in alto a sinistra, tuttavia l’importante è il risultato finale e forse può rappresentare la man­ canza di un’ennesima figura genitoriale che se n’era andata.

15 novembre 1974 “Ma questo è il mio appartamento! Perché introducete tutti que­ sti tavoli? Cos’è, un deposito il mio appartamento? Oppure prepa­ rate una festa, una cerimonia?... Era un appartamento d’albergo”, dice Federico al maitre dell’albergo dall’interno di un fumetto. In questo strano sogno, disegnato minuziosamente in bianco e nero, nel quale Federico protesta con il giovane maitre d’hotel at­ tonito perché nel suo appartamento d’albergo è stata allestita una festa e lui non ne capisce il motivo, perché evidentemente non l’aveva organizzata lui, forse la chiave di tutto risiede nelle due fi­ gure disegnate in alto a sinistra, cioè il produttore Franco Cristaldi 48

che sta abbracciando e baciando la moglie Claudia Cardinale, gi­ rando le spalle a Federico. Forse l’arcano è molto più semplice di quanto possa sembrare, in quanto noi sappiamo che il 20 luglio 1974 sia Fellini che Cristaldi hanno ricevuto il David di Donatello per il film Amarcord. Forse questo fatto poteva aver infastidito Federico, che poteva aver pensa­ to che Cristaldi gli avesse rubato un po’ la scena e questo potrebbe essere rappresentato nel sogno da una festa, che Fellini non aveva ri­ chiesto, nel suo appartamento. Il produttore e la moglie stanno amo­ reggiando girandogli le spalle e lui si sente quindi un po’ messo da parte e, per di più, in casa sua, anche se si tratta solo di un apparta­ mento d’albergo. Ma forse il particolare più significativo, che infat­ ti è rappresentato al centro della scena, consiste nel fatto che il mai­ tre d’albergo è giovane, riferisce Fellini, simboleggiando forse uno dei due figli di Cristaldi, che in quel momento sono due ragazzi. Quest’ipotesi potrebbe essere confermata dal fatto che in lontanan­ za, sullo sfondo, c’è un’altra sagoma, che potrebbe essere l’altro ra­ gazzo. Non possiamo dimenticare che Federico e Giulietta purtrop­ po non avevano figli e quindi forse questo poteva condizionare il lo­ ro rapporto coi tìgli degli altri. Certo è che Federico si sente un po’ invaso e che le sue rimostranze le fa al giovane maitre, senza aver coraggio di dire nulla a Cristaldi e alla Cardinale.

18 novembre 1974 APPARIRÀ, ENTRERÀ CASANOVA? “In un vasto salone lussuosamente arredato in stile seicentesco, Gassman ed io attendiamo che da quella porta appaia ed entri Ca­ sanova”. Possiamo subito dire che la porta sembri un sipario che sta per aprirsi. Federico e Vittorio Gassman, quest’ultimo in costume, stanno aspettando che appaia Casanova. Ma la porta non si apre. Federico non sa se Gassman sia lì con lui perché dovrà interpreta­ re Casanova, oppure per ispirarsi. “Vediamo com’è questo buffone”, pensa Fellini, perché, come sappiamo, non aveva un buon rapporto con il personaggio, anzi, aveva dichiarato più volte che lo odiava. 49

In un salone vastissimo del ’600, come se fosse il set, Federico sta cercando di sciogliere i suoi dubbi su come realizzare il film e a chi assegnare il molo del protagonista; sappiamo che lo avrebbe­ ro voluto in tanti, da Mastroianni a Sordi, a Gassman stesso, ma che poi la sua scelta cadrà su Donald Sutherland, che andò personal­ mente a conoscere mentre stava girando nelle nebbie padane, sul set del film Novecento, diretto dal giovane Bernardo Bertolucci. In sintesi, questo sogno sembra esprimere i dubbi di Federico sul nuovo progetto e su chi dovrà esserne l’interprete, dubbi che per ora sono molto fitti; per questo la porta non si apre.

19 novembre 1974 Un sogno dedicato a Eduardo De Filippo, che è disegnato accu­ ratamente in alto a sinistra, come appena entrato da una porta. “Si domanda come può continuare a vivere un uomo (Eduardo) in que­ ste condizioni”, scrive Federico, citando Se questo è un uomo di Primo Levi, forse perché anche Eduardo è molto sofferente a cau­ sa dell’età avanzata e dei problemi di salute: “Impossibile soprav­ vivere in tale situazione”, scrive Federico, riferendosi al pensiero di Eduardo in modo molto esplicito. Tuttavia Eduardo sopravvivrà per altri dieci anni, proprio come Primo Levi era sopravvissuto al cam­ po di concentramento. Un particolare che ci stupisce, anche se al­ l’epoca nessuno dei protagonisti poteva minimamente sospettarlo, è che entrambi avranno la stessa data di morte (31 ottobre), sia Eduardo che Federico, anche se a molti anni di distanza.

21 novembre 1974 “Suzzati a capotavola, sorridente, faceva un gesto che sembra­ va esprimere soddisfazione e curiosità divertita”, scrive Federico a destra del disegno che rappresenta la scena sognata. Dino Buzzati, l’autore del racconto da cui deriva l’idea del film Mastorna, è a ca­ potavola con altri sette commensali tutti in grigio e con volti ano­ nimi, senza nessun tratto identificativo. Sembra l’ennesima allusio­ ne al progetto del film, che nella realtà diurna Federico non riesce 50

a fare, ma per il quale nei sogni riceve continui incoraggiamenti, compreso questo. Infatti Buzzati è a capotavola, cioè dirige la situa­ zione, è l’unico ben delineato ed è anche soddisfatto: sembrano tut­ ti forti incoraggiamenti a proseguire il progetto del film.

20 novembre 1974 Un sogno molto drammatico, forse il più drammatico che abbia­ mo visto finora. Federico è a letto ammalato, vicino al lui c’è Mar­ cello Mastroianni in lacrime “col viso gonfio e lacrimoso che ha anche nella realtà, in questo periodo della sua vita”, scrive Fellini, rappresentando graficamente molto bene l’espressione addolorata di Marcello. Federico invece sta parlando al telefono con l’altro Mastroianni, Ruggero, che cerca con timidezza di dirgli che dovrà affrontare un’operazione alla testa, ma lui reagisce bruscamente, dicendo che non c’è nulla da fare; “La faccenda è definitiva. Rug­ gero mortificato, deluso, riattacca il ricevitore”. La scena è rappresentata graficamente molto bene e in qualche maniera compone una sorta di scala con gli altri due sogni appena citati, nella quale Eduardo è in cima alle scale, Buzzati a metà e Fe­ derico in basso, anche se non sono in questa successione, perché quello con Buzzati è l’ultimo in ordine temporale. Certamente Fe­ derico si vede caduto in basso, visto che si sogna malato grave e forse i due fratelli Mastroianni sono una sorta di transfert tra lui stesso e Riccardo. E come se il sogno gli dicesse: se non la smetti di litigare con tuo fratello, sicuramente la tua salute ne risente, an­ zi, potremmo ipotizzare che Marcello sia come al solito l'Alter Ego di Fellini e anche in questo disegno gli fa da specchio. Il fratello Ruggero Mastroianni potrebbe rappresentare Riccardo Fellini e i forti conflitti che hanno avuto per tanto tempo.

20 novembre 1974 NEMMENO QUESTA VOLTA SEI PARTITA! Dice dalla sua nuvoletta un capostazione mentre osserva una gigantessa seduta con le natiche al vento che osserva partire un treno carico di perso­ 51

ne che dai finestrini la guardano.. Sembrano le matrici dell’ispira­ zione del futuro Lei città delle donne. Significativo è un passegge­ ro dell’ultima carrozza a destra, che è l'unico ad avere un partico­ lare colorato, in questo caso il cappello rosso, e quindi potrebbe es­ sere il primo germoglio di Snaporaz, il protagonista de Lei città del­ le donne, che sarà interpretato da Marcello Mastroianni. Il treno sta partendo con un carico di personaggi che guardano curiosi la gigantessa, interamente colorata, quindi particolarmente in evidenza. Il capostazione, in una divisa forse dell'epoca fascista, come i perso­ naggi di Roma e Amarcord, la redarguisce, ma in fondo è contento che non sia partita. 11 capostazione potrebbe simboleggiare il Super lo di Fellini, che ha un rapporto ambivalente con la gigantessa, sim­ boleggiato dal personaggio col cappello rosso che se ne sta andan­ do: vorrebbe e non vorrebbe. In sintesi il capostazione, che può rappresentare il Super Io di Federico, da un lato desidererebbe che la donna partisse, cioè non avere una così forte tentazione nei confronti di alcune donne, ma il personaggio col cappello rosso che è all’interno del treno sembra dirci che ha intenzione di continuare il suo percorso, come vedre­ mo molto bene ne La città delle donne; vedi Fellini metafisico, pag. 309: “Il film è un viaggio onirico per antonomasia, dato che si svol­ ge tra due sequenze che indicano l’inizio e la fine di un sogno du­ rante un viaggio in treno. Si tratta di un grandissimo sforzo per comprendere e descrivere l’altra metà del genere umano da parte di un Genio che non ha mai smesso di amare le donne e di considerar­ le il vero motore dell’universo tramite l’amore che sanno suscitare e che donano, divenendo di fatto l’unica ancora di salvezza per l’al­ tro sesso”.

20 novembre 1974 Un disegno che occupa quasi un’intera pagina, molto curato ed espressivo come un quadro surrealista. Federico è in viaggio verso New York su un Jumbo perché “sembra che io abbia accettato di presentare la versione inglese di Amarcord a Los Angeles”, scrive Fellini, che non ha nessuna voglia di fare questo viaggio e non sa neppure perché lo abbia accettato. “So che scenderò prima di arri­ 52

vare in America, non mi sono nemmeno allacciato la cintura di si­ curezza perché ho deciso di scendere subito. Siedo scomodamente accanto ad un giovanotto irrequieto, ma non antipatico”. 11 viaggio verso New York, lo abbiamo più volte detto anche nel nostro volume Fellini e il sogno, può simboleggiare un grande cam­ biamento spirituale e una grande apertura, come quella che si è ve­ rificata quando le popolazioni europee hanno scoperto il continen­ te americano. L’aeromobile Jumbo, che occupa la parte superiore del disegno, con una forma fallica molto evidente, in più colorato di azzurro, è però direzionato verso sinistra, il che può simboleggia­ re il passato oppure un retrocedere nello sviluppo, sostanzialmente un tornare indietro, infatti Federico non vuole realmente andare a New York e la direzione dell’aereo lo conferma. Inoltre in viaggio con lui ci sono due produttori importantissimi per la sua carriera co­ me De Laurentiis e Cristaldi, che sono disegnati a mezzo busto ma molto ben caratterizzati nella parte anteriore dell’aereo e sarebbero riconoscibili anche senza i loro nomi scritti sulla carlinga. Dietro ci sono disegnati in bianco e nero Federico, senza cintura perché vuo­ le scendere ed un “giovanotto irrequieto” che lo guarda e non ha un volto ma può rappresentare il regista da giovane, forse proprio quando, a diciannove anni, salutò tutti a Rimini per andare a Roma. 11 disegno sembra dire che Fellini sta vivendo un momento simile a quello, infatti noi sappiamo che De Laurentiis avrebbe tanto desi­ derato che Federico lo avesse seguito a Los Angeles. Non dobbia­ mo dimenticare che De Laurentiis è stato il produttore dei suoi pri­ mi film di successo e Cristaldi di Amarcord. 11 giovanotto è irre­ quieto come lo era lui all’epoca del suo arrivo a Roma: irrequieto perché molto dotato e quindi desideroso di esprimere i suoi talenti. Nella seconda parte del sogno l’aereo è ammarato nel golfo di Napoli e più che un aereo sembra il “Rex”, un transatlantico. Felli­ ni è però su di una barca, piccola e molto graziosa, che riesce a ri­ salire il canale per andare in città, a Napoli, passando in uno stret­ to varco fra le montagne e l’aereo. C’è però un tramonto che lui di­ pinge con dei colori molto belli: rosa, azzurro, giallo, verde, blu. Federico ascolta dei canti dolcissimi, rappresentati da un penta­ gramma ondulato nella parte destra del disegno. 11 produttore Cri­ staldi è deluso perché lui è sceso dall’aereo e, nello stesso tempo, Federico è preoccupato di dover spiegare al padre e alla madre, coi 53

quali ora sta cenando, che non è andato in America. Però l’aspetto che ci colpisce maggiormente è che lui attraversi la baia di Napoli su una barca, quindi effettua una sorta di rinascita, dato che passa con essa attraverso una strettoia della baia che può simboleggiare il canale uterino. La rinascita in questo caso può simboleggiare rac­ cogliere il Femminile, rappresentato dalla barca. In sintesi, Federico non accetta il viaggio a New York, ma a Na­ poli, che è la città Natale di De Laurentiis, incontra i suoi genitori ed è un po’ in difficoltà perché teme di deluderli con il suo rifiuto. Sembra quindi che i produttori fossero per Fellini una sorta di tran­ sfert con le figure genitoriali ed è forse per questo che ha avuto tan­ te difficoltà con loro. Ma il sogno sembra molto positivo comun­ que, perché i colori del tramonto sono bellissimi, c’è la musica struggente e malinconica e la consapevolezza che si tratti di una terra antica. Insomma, sembra che stia diventando veramente “adulto”, imparando a dire di no a quello che non desiderava fare nel suo lavoro.

29 novembre 1974 Un sogno a nostro avviso fondamentale, che mostra quanto i personaggi onirici possano rappresentare personaggi interiori del sognatore. Infatti: “Vedevo Giulietta (come riflessa in uno spec­ chio) ed ero io Giulietta! E come tale cercavo di capire che tipo fos­ se Federico, ed essendo nello stesso tempo anche Federico, riusci­ vo a descriverlo, e sentirlo e a parlarne in modo molto convinto”. Federico si guarda allo specchio e vede riflessa Giulietta, che in questo caso può rappresentare il suo archetipo del Femminile che cerca di comprendere Federico stesso cioè il suo archetipo del Ma­ schile. Una descrizione migliore di come i nostri due fondamentali archetipi abbiano bisogno di conoscersi e di rispecchiarsi l'un l’al­ tro, sarebbe difficile immaginare. Inoltre Fellini specifica ancora meglio questo concetto scrivendo come lui in questo modo riesca a conoscersi e a comprendersi meglio. Infatti nello specchio non c’è solo Giulietta ma, posizionato dietro a destra, con lo sguardo rivol­ to a sinistra, c’è una rappresentazione di lui stesso a ventitré anni, quando si sono sposati. “Vedete che tipo, pensavo indicando la mia 54

immagine giovanile”, scrive Fellini e, di fianco all’illustrazione grafica che divide a metà il riquadro superiore della pagina c’è una freccia che indica Federico ventitreenne e lo collega ad una scritta: “COME CI SI PUÒ FIDARE DI UN TIPO COSÌ?” tracciata con il pennarello blu. Sembra quasi che Federico sapesse inconsciamente quanto sarebbe stato in futuro criticato per le sue presunte relazio­ ni extraconiugali. Tornando al sogno, Giulietta invece “tentava di trovarmi qual­ che lato buono, meritevole, ma sempre io-Giulietta, con smorfie buffe... scuoteva la testa e... esprimeva un giudizio negativo”. In sintesi, Federico ci dà una grande lezione teorica con questa rappresentazione grafica e verbale, dimostrando quanto i nostri per­ sonaggi interiori abbiano bisogno di comunicare e anche quanto pensasse che non sempre si era comportato bene con Giulietta, an­ che se lei aveva fatto di tutto per aiutarlo, ma era Federico stesso, mediante il suo Femminile, a pensare di essere un tipo inaffidabile.

30 novembre 1974 “Luchino Visconti che cammina appoggiandosi ad un bastone con passo spedito... per la quasi totale guarigione... si dirige trabal­ lando verso una poltrona e vi siede affannato”. In questo sogno che occupa la parte finale del foglio, Federico si è disegnato al centro del riquadro, vestito di bianco come molto raramente ha fatto e con lo sguardo rivolto a destra verso la poltrona rossa sulla quale è se­ duto Visconti, mentre nella parte sinistra del riquadro vediamo Vi­ sconti in piedi, anche se con un bastone, vestito interamente di un bel verde smeraldo, scarpe comprese, e le mani colorate di giallo, mentre la testa è contornata da un’ombreggiatura grigiastra che prosegue per tutto il bordo in alto del foglio. Tutti noi sappiamo quanto sia stato acceso e prolungato il conflitto che ha avvolto que­ sti due grandi Maestri, anche se ora i due hanno dei rapporti mi­ gliori. Tuttavia è molto probabile che Fellini si sentisse in colpa per contrasti pregressi ora che Visconti era malato, e forse per questo all’inizio del sogno lo vede quasi guarito, perché in realtà era un suo desiderio. Infatti Fellini scrive che Visconti “giunge ospite inatteso”, ma non sa se fosse proprio casa sua, cioè, forse non sa se 55

la loro riappacificazione sia vera o soltanto superficiale. Comun­ que, Visconti non è guarito come sembra all’inizio, perché rag­ giunge faticosamente la poltrona. Quello che colpisce maggior­ mente, tuttavia, oltre al colore verde smeraldo della figura a sini­ stra, che dà veramente l'idea di una persona in via di guarigione, è lo sguardo acuto e imponente nello stesso tempo di Fellini che ora sovrasta il vecchio Maestro, come a voler dire inconsciamente che ha vinto lui.

3 dicembre 1974 “Ecco le isole Hawaii!” scrive Fellini, alludendo ad un Eden, un paradiso terrestre nel quale gli sarebbe piaciuto vivere almeno per un po’ di tempo, perché nel sogno lui è insieme ad altre persone su uno “zatterone”, mentre stanno costeggiando degli isolotti molto strani “interamente costituiti da costruzioni panciute e lisce che non avevano nessun senso di abitazione... una serie di tante collinette color cenere, lucenti come materiale lavico... si intravedevano dei canali dove piccole biglie correvano eternamente... è una città gio­ cattolo... con un sole che le illumina inutilmente”. Un sogno che sembra la matrice di una scena fondamentale de La città delle donne, soprattutto per la sua parte finale, dove Fede­ rico scrive che per desiderio suo e di alcuni compagni di viaggio fa apparire alcune ragazze hawaiane con corone di fiori appese al col­ lo che danzano ed applaudono, rendendo il tutto un eden perfetto. Tuttavia quello che sembra simboleggiare la rappresentazione gra­ fica ed anche la descrizione sono riferimenti alla ‘Fase Orale’ della vita, cioè quella da zero ad un anno e mezzo del bambino, perché si parla di collinette lucenti come di materiale lavico, che potrebbe­ ro essere simbolicamente delle mammelle piene di latte. Anche i canali pieni di bilie potrebbero rappresentare simbolicamente i dot­ ti lattiferi del seno e le bilie gocce di latte che si preparano ad usci­ re. Sembra un sogno che ricorda quel periodo arcaico della vita nel quale tutti i bisogni sono soddisfatti dall’oggetto d’amore, che in questo caso è la figura materna. Forse per questo al termine del so­ gno ci sono delle ragazze hawaiane molto accoglienti.

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Nella parte finale dello stesso foglio c’è una visione ipnagogi­ ca datata 9 dicembre 1974. che sembra essere un’ideale prosecu­ zione del sogno precedente, il che conferma le nostre ipotesi. Infat­ ti vediamo una gigantessa nuda, mollemente sdraiata su di una spiaggia dorata che costeggia un mare verde (come viene definito l’Adriatico), con i seni molto in evidenza, ma senza piedi. Sembra simboleggiare il desiderio di Federico di essere accudito e amato. Molto significativo ci sembra che la figura femminile abbia le gam­ be tronche, senza piedi, cioè senza archetipo del Maschile, quindi incapace di difendersi, di camminare autonomamente e di vivere la propria vita in libertà. Forse rappresenta alcune figure femminili della sua infanzia.

17 dicembre 1974 “Cala il sipario... sontuoso di velluto rosso sul palcoscenico di un teatro. Su due letti giacciono serene e indifferenti Giulietta e la signora di Orvieto. Più indietro un omaccione grasso, pelato e se­ minudo (Io? Potrei essere io?) guarda sgomento le due donne... poi fissa il suo sguardo... verso di me”, scrive Federico. Un sogno illustrato splendidamente da vero artista, nel quale la descrizione verbale occupa una piccola parte in centro a sinistra. 11 sontuoso sipario di velluto rosso che sta per chiudersi sembra un gi­ gantesco cuore, anzi, le tende che lasciano intravedere l’interno sembrano le porte del cuore, ovviamente del cuore di Federico che è uno spettatore esterno, che noi vediamo di spalle mentre è inten­ to ad osservare lo spettacolo che si trova più in basso rispetto a lui, come se fosse seduto su un palco del teatro e non in platea. Lo spet­ tacolo che le tende stanno per coprire riguarda una strana relazione fra un uomo “grasso, pelato e seminudo” che “guarda sgomento” e lacrimante le donne a letto. A sinistra c’è Giulietta e a destra una donna con dei seni molto più prosperosi, che lui però vede tranquil­ le. L’omone che Federico si chiede chi sia, pensando che potrebbe essere lui stesso, non guarda solo le due donne, ma anche Federico, che è fuori dal palcoscenico. A questo punto Fellini si sveglia “an­ gosciato, col cuore stretto”. Questa chiusura conferma la nostra ipotesi che tutto il palcoscenico possa rappresentare un cuore che si 57

sta chiudendo perché la sofferenza sta diventando troppa, probabil­ mente a causa di una relazione sentimentale che lo stava coinvol­ gendo molto e che gli causava sensi di colpa nei confronti di Giu­ lietta, da lui sempre amata teneramente.

18 dicembre 1974 “A Cinecittà Danilo Donati mi viene incontro a braccia aperte, come se “dovessimo di nuovo riprendere insieme il lavoro interrot­ to. Ma io so che... non può essere così...”. Federico sogna di essere a Cinecittà, che disegna con tutti i teatri: a sinistra il 3 il 7 e il 13, a destra il 5 (quello in cui lui lavorava) e il 12. davanti agli studi, in uno spiazzo vediamo Federico di spalle come al solito, questa vol­ ta con una giacca blu e i pantaloni grigi, mentre guarda Danilo Do­ nati che si sta avvicinando a braccia aperte, come se dovessero an­ cora lavorare insieme, ma lui sa che in questo momento non è pos­ sibile perché nel giugno 1974 era uscito II fiore delle mille e una notte e nel 1975 uscirà Salò o le 120 giornate di Sodoma, entram­ bi di Pasolini. Questo non impedirà a Donati di ricevere l’Oscar per i costumi del Casanova. Tornando al sogno, quello che ci sembra importante tuttavia è che il loro incontro è circondato da animali che lui definisce “mostruosi e innocui animaioni di specie mai vi­ sta” che “pascolavano passeggiando attorno a noi”, dei quali uno, che Fellini non riesce a capire chi sia, gli getta “addosso invisibili schizzi delle sue feci”. Fellini stesso scrive che la scena fosse sia assurda che paurosa, a nostro avviso perché questi strani animali potrebbero rappresentare persone del loro entourage che lui vede a coppie: tre davanti a lui e uno singolo alla sua destra. 11 particolare più significativo è che uno di questi, senza che lui lo riesca ad iden­ tificare, gli schizzi addosso le sue feci invisibili, cioè persone che lui ritiene amiche, o perlomeno di cui non si rende conto, gli stan­ no gettando del fango addosso e critiche di vario genere. Gli ani­ mali sono a suo parere “mostruosi e innocui”, ma stanno pascolan­ do, cioè si nutrono di queste critiche, togliendo a lui energia e for­ za per il lavoro. Per questo la scena è più assurda che paurosa.

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13 dicembre 1974 Un sogno nel quale sotto il tendone di un circo Fellini vede Nandino Orfei disegnato con la frusta in mano che lo sta salutando, mentre Bruno Zanin, vestito come Titta Benzi, il personaggio di Amarcord, gli sta sorridendo. Federico è in vestaglia da camera a righe rosse e grigie e un pigiama blu, ritratto di spalle come al so­ lito. 1 piedi sono nudi e quello destro è colorato di un rosa più vivo e soprattutto ha l’alluce sollevato e ricorda un pene in erezione. Ma Federico ha un problemino in questo momento: dapprima non rie­ sce a defecare, e quando finalmente ce la fa, le feci gli rimangono dentro le mutande e lui non sa come liberarsene. Forse la vestaglia a righe, che possono simboleggiare le sbarre di una prigione o la di­ visa carceraria e le feci nelle mutande rallentano il percorso del­ l’energia libidica verso la ‘fase fallica’, rappresentata in questo ca­ so dall’alluce eretto. Ma da cosa è provocato questo stallo? La ri­ sposta sembra si possa trovare nei personaggi che stanno sotto il tendone del circo, cioè Titta, che in Amarcord rappresenta Federi­ co adolescente e Nandino Orfei che, sempre in Amarcord, interpre­ ta il Patacca, cioè lo zio vitellone, fratello della madre di Titta, che lo protegge anche se non sempre lo merita. Infatti noi sappiamo che lo zio di Federico, che aveva il suo stesso nome e cognome, era morto tragicamente durante la Prima Guerra Mondiale e questo fat­ to era una sorta di zavorra per lui, così come le feci con cui ha dei problemi in questo sogno. In sintesi, Federico sta facendo i conti con una sorta di “tara fa­ miliare”, cioè la tragedia che ha spezzato la giovane vita dello zio di cui porta il nome e che aveva lasciato tracce anche nel suo com­ portamento, con la tendenza ad esporsi e ad essere poco prudente. Significativi sono gli alamari dei bottoni evidenziati in rosso nella divisa di Nandino, la cui forma ricorda il segno dell’infinito e la frusta che ha in mano, perché Nando Orfei in questo momento è un domatore nel suo circo. Però il tutto può simboleggiare che Fellini è pronto ad andare oltre questo problema, cioè quello del sado-masochismo, cioè il ristagno dell’energia libidica allo ‘Stadio Anale’ e la tendenza a ricoprire entrambi i ruoli di vittima e carnefice in un circolo vizioso che non consente di raggiungere pienamente la ‘Fa­ se Fallica’ e cioè la capacità di amare, come gli dice in maniera 59

molto diretta il personaggio della moglie, interpretato da Anouk Ai­ mée, nel film 8 e J/2. Nandino ne l disegno usa la frusta proprio co­ me Mastroianni, alter ego di Fellini, nella famosa scena dell’Harem del film citato, a conferma dell'ipotesi esposta nel capitolo di Fel­ lini metafisico dedicato al film, che si tratti delle problematiche ci­ tate riguardo al sado-masochismo. 11 tendone del circo, che per Fellini era la vita, qui maggiormente rappresenta la sua stessa vita ed il problema principale che aveva da adolescente, legato all'omonimia con lo zio morto tragicamente. Molto significative sono le due nuvole in alto a sinistra sopra il ten­ done, perché hanno la forma di capitelli ionici e noi sappiamo che es­ si rappresentano il secondo ordine architettonico dell’antica Grecia, dopo quello dorico e prima di quello corinzio, cioè quello delle tribù ioniche, insediate principalmente in Asia Minore, l’odierna Turchia, e che allora erano in contatto con le civiltà orientali. Quindi cosa può rivelare il disegno? Che le nubi, che possono essere d’ostacolo per la vista piena del cielo azzurro, quindi rappresentare difficoltà e proble­ mi, in questo caso indichino forse che, per riuscire a risolvere il pro­ blema della tendenza a ripetere il copione da vittima dello zio, Felli­ ni ha avuto bisogno di studiare le filosofie orientali cui Ernst Ber­ nhard, il suo analista e allievo di Jung, lo aveva iniziato. In conclusione, cosa sembra dirci questo sogno particolarmente importante? 1 traumi possono fermare, rallentare o deviare la cre­ scita finché non li abbiamo riconosciuti, accettati e lasciati andare. Forse per questo i piedi di Titta, alle cui spalle incombe la figura dello zio, sono rivolti il destro verso destra ed il sinistro verso a si­ nistra, ad indicare uno stallo, un’impossibilità di procedere nel cammino.

13 dicembre 1974 Federico sta leggendo il giornale vestito di tutto punto, con tan­ to di giacca e cravatta, in una poltrona, grigia come il suo abito. È comodamente seduto con le gambe accavallate, il giornale aperto e l’espressione molto attenta alla lettura. Dietro di lui c’è una figura femminile nuda “che mangia con voracità animalesca... una bestia ingorda...”. In alto a destra, sopra la testa irsuta della donna, c’è una 60

finestra chiusa e, fra Federico e la donna c’è anche una linea divi­ soria verticale, a simboleggiare che le due figure sono collegate, ma anche divise. Forse questo sogno può rappresentare il legame ance­ strale che tutti noi abbiamo con gli archetipi, dato che la donna ap­ pare un Femminile molto arcaico. Sembra che l'inconscio di Fede­ rico voglia dirgli che, nonostante lui sia un uomo colto, moderno ed evoluto, un grande artista, dentro di lui ci sono le tracce di un Fem­ minile molto arcaico. Inoltre, dato che ha disegnato spesso per tut­ ta la vita gigantesse, questa figura può rappresentare sia le sue pul­ sioni erotiche, sia una prigione, poiché la finestra è chiusa, quindi di nuovo un ostacolo a una capacità di amare che non sia un reci­ proco divorarsi.

14 dicembre 1974 “Sulla vasta terrazza di un attico, di notte, sto rapidamente dise­ gnando su dei grandi fogli di carta delle scenografie per una rappre­ sentazione... che dovrebbe rappresentare l’antica gradinata di un giardino. Gli scalini sono spezzati e invasi da erbacce... Tonino Guerra ride divertito”, scrive Federico in basso a destra a margine di un bel disegno tutto colorato di blu, il colore della calma e della spiritualità, con il quale lui si è rappresentato di spalle come sem­ pre, mentre sta lavorando alacremente su grandi fogli appoggiati ad un tavolone su un attico romano. Quello che sorprende è non solo il fatto che non sappia se stia lavorando per il teatro o per il cine­ ma, a voler dire forse che in fondo la differenza è solo nella moda­ lità con cui si realizzano le due forme d’arte, ma che in fondo la lo­ ro essenza è più simile di quello che potrebbe sembrare, ed anche il sorriso beffardo di Tonino Guerra. Forse, seppur amici, i due Mae­ stri erano anche un tantino rivali, com’è normale che sia, anche fra personalità di quel calibro. Inoltre nel riquadro in alto a sinistra c’è una finestra con una sagoma di figura femminile nera, ma avvolta nel giallo di una luce, che potrebbe rappresentare la madre di Fede­ rico. Infatti scrive a fianco di un vaso disegnato, al bordo sinistro del terrazzo, proprio sotto la finestra illuminata: “Vaso nel quale ho tentato di fare pipì ma ho dovuto interrompermi perché mi sembra­ va che la figura di donna potesse vedermi”. Il vaso rappresenta la 61

femminilità per eccellenza per via della sua somiglianza con l’ute­ ro materno, quindi fare pipì dentro un vaso che contiene una pian­ ta è un atto irriverente, un sadismo, tipico dei bambini o degli ado­ lescenti che a volte vogliono fare un dispetto alla mamma... In sintesi Federico, artista geniale, poliedrico e coraggioso teme di offendere la sensibilità materna con il suo lavoro. Va detto che con Amarcord, che ha appena realizzato, la sua ribellione ai condi­ zionamenti di ogni genere è stata molto forte, e forse la madre lo avrà un po’ criticato... chissà, comunque forse è questo il motivo per cui Tonino Guerra se la ride di gusto, ma Fellini è colorato di blu, questa volta, la calma prende il sopravvento sulle emozioni ne­ gative... e soprattutto il suo lavoro lo ha elevato spiritualmente e professionalmente, per questo disegna sul terrazzo di un attico, an­ che se i gradini dell'antica gradinata di un giardino sono spezzati ed invasi da erbacce, cioè forse la sua crescita interiore, rappresen­ tata dal giardino, era stata ostacolata, come sappiamo, ed i simboli degli ostacoli possono essere i gradini spezzati e le erbacce. Ep­ stein, nel suo Guarire con la visualizzazione afferma che la nostra interiorità può essere simboleggiata da un giardino del quale noi dobbiamo avere molta cura estirpando erbacce, coltivando fiori, piante, eccetera. Per questo la gradinata che Federico descrive in questo sogno può rappresentare la sua crescita interiore e le diffi­ coltà che la ostacolavano.

22 dicembre 1974 Ed ecco un altro motivo per il quale Federico si sentiva in col­ pa anche nei confronti della madre e non solo di Giulietta... “In ca­ sa di Sandrocchia vivo momenti di grande mortificazione. La suo­ cera e suo marito mi guardano con grande disprezzo... In giardino mi aspettano due carabinieri. Mi arresteranno?... No, non sono af­ fatto venuti per arrestarmi. Posso andarmene quando voglio”. Un sogno molto esplicito: Federico sogna di essere in casa di Sandra e di essere trattato con disprezzo dai suoi familiari che lo di­ sapprovano e non gli lasciano la possibilità di difendersi, a suo av­ viso. Il disegno è particolarmente bello: occupa la parte inferiore di un intero foglio, al cui centro quasi esatto c’è il volto di Sandra Mi­ 62

lo molto ben disegnato e particolareggiato che campeggia su uno sfondo azzurro. E un volto molto bello, intenso e sorridente, ma “Sandrocchia è invisibile”, scrive Federico a destra del volto, con una freccia che lo indica. Immediatamente sotto c’è il disegno del marito arrabbiato colorato di marrone e, sempre con una freccia, la dicitura “marito di S. isterico rabbioso”. Quindi anche se Sandra è in casa lui non riesce a vederla, mentre il marito è così arrabbiato da picchiare i pugni sul tavolo; i suoceri “se ne vanno passandomi davanti senza salutarmi” e sono disegnati con un atteggiamento in­ dispettito mentre Federico si rappresenta frontalmente, mostrando­ ci la sua preoccupazione. Insieme a lui c’è Clemente Fracassi (pro­ duttore esecutivo di vari film di Fellini) tutto colorato di verde, che sembra effettuare una sorta di mediazione fra Federico e i carabi­ nieri, cioè fra Federico e le istanze del suo Super lo che gli causa­ no sensi di colpa e paure. È molto significativo il messaggio della sua interiorità profonda mediante la figura di Fracassi: gli sta dicen­ do di dedicarsi al suo lavoro, pianificandolo e organizzandolo con sistematicità, come sa ben fare. In sintesi, il sogno gli dice di far vivere dentro di lui la parte or­ ganizzativa del lavoro simboleggiata da Fracassi, perché automati­ camente lo allinea alla sua vocazione profonda e in definitiva lo fa guarire da quest’angoscia, rappresentata nel sogno dal timore di es­ sere arrestato senza potersi difendere. Osservando il disegno si no­ ta sul paraurti anteriore dell’automobile disegnata a sinistra una let­ tera “H” molto chiara e forse è un’allusione al fatto che i due s’in­ contravano probabilmente negli hotel. Inoltre spiccano i due cara­ binieri, che sono vicini ma hanno divise di colore diverso, nera quello a sinistra con il cappello in mano e grigia quello a destra col cappello in testa. Ciò potrebbe simboleggiare che il suo Super Io, rappresentato dai due, si stia alleggerendo, dato che il secondo è in grigio ed il primo ha il cappello in mano, un segno di deferenza. In conclusione, il messaggio che Federico riceve è che, per usci­ re dalla impasse, ha bisogno di dedicarsi seriamente al suo lavoro. Solo in questo modo può riuscire non solo a liberarsi da questa complicata situazione, ma anche a perdonarsi: “Posso andarmene quando voglio”, scrive infatti, e non dobbiamo dimenticare che il sogno è registrato con la data del 22 dicembre, cioè nel periodo na­ talizio, nel quale le difficoltà affettive si acuiscono. 63

Dicembre 1974 “Nel cesto di una mongolfiera insieme a Paolo VI... Non si ve­ deva nessuna mongolfiera... Ed io non avevo paura. Sotto di noi la spiaggia e il mare di Riccione... Ecco apparire... una meravigliosa creatura in costume da bagno”. Il disegno che rappresenta questo sogno occupa un’intera pagi­ na ed è particolarmente affascinante. Sotto un cielo azzimo pieno di nubi bianche cumuliformi c’è in bianco e nero la spiaggia di Ric­ cione piena di persone che guardano in aria meravigliate perché ci sono tre strani personaggi: a sinistra Federico vestito da scolaretto con tanto di cappellino azzurro a ponpon, con un grembiulino blu con fiocco giallo, nel cesto di una mongolfiera vicino a Papa Pao­ lo VI accigliato, vestito di bianco con in testa il “camauro” rosso. Il Pontefice indica una splendida gigantessa che occupa quasi tutta la parte destra del foglio, mentre da una nuvoletta fumetto senten­ zia: “Eccola lì Fefé, la grande Fabbricante dissolvitrice di nubi! Ec­ cola tutta lì!”. La donna - dea occupa tutta la parte destra del foglio mentre guarda il cielo senza neppure accorgersi dei due strani per­ sonaggi che sono a sinistra in una navicella che non ha il pallone. Dalla sua bellissima bocca emette un “Ohhhh...” di meraviglia che riempie il cielo di nubi bianche. “Nel sogno mi sembrava di stare sognando un sogno fatto tantissimi anni fa”, scrive Federico in az­ zurro sotto la navicella. Sembra un sogno in linea con le tematiche dantesche della ricer­ ca che il sommo Poeta fa per raggiungere Beatrice. Infatti il cesto non ha il pallone, quindi Federico è in aria senza paracadute, cioè in estremo pericolo, e in più redarguito da un Super Io che ritiene il Femminile causa di tutti i mali, mentre lui si rende conto delle po­ tenzialità creative di ogni donna iin grado di diventare una divinità e di salvare il Maschile. Interessante è che, a differenza della gigan­ tessa adagiata sulla spiaggia del sogno del 9 dicembre, questa sia non solo in posizione eretta, ma con i piedi completi, seppure ap­ pena celati dall’acqua del mare e dalla sabbia. Un cambiamento si­ gnificativo: Federico si sta riappropriando anche del suo Femmini­ le interiore, quindi anche della capacità di creare; il suo Super Io è qui simboleggiato dal Papa, anche perché, come abbiamo detto più volte, la madre era molto religiosa e lui aveva avuto un’educazione 64

cattolica che aveva lasciato dei forti condizionamenti. Interessante anche che attorno alla cesta ci siano delle corde che sembrano dei ganci che potrebbero simboleggiare la tendenza a raccogliere le provocazioni, cosa che Federico sta imparando a non fare, visto che questi ganci sono vuoti. In conclusione, con questo disegno Federico accetta la sua es­ senza di “fabbricante dissolvitore di nubi”, cioè di sogni, di fdm e la conseguente elevazione che comporta rispetto alla gente comu­ ne, rappresentata dalle persone sulla spiaggia, con tutto quello che ne consegue in termini di onori e oneri, cioè il successo, ma anche le critiche cui era esposto. La sua indagine del Femminile e dell’Al­ tro da sé continua e vedremo che sarà per tutta la vita.

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1974 - 1975

15 febbraio 1975 COME SONO ANGUSTI, PICCOLI, SCOMODI GLI UFFICI DELLA PEA!! Un sogno direttamente collegato a quello analizzato nel nostro Fellini e il sogno (luglio 1968, pag. 327), che fa riferimento al­ l’ascensore guasto degli uffici della PEA. “Mi affaccio negli uffici della PEA... intravedo Grimaldi... do­ mando perché non c’è luce...”. Questo sogno comincia negli uffici della PEA, Casa di produzione di Alberto Grimaldi, con la quale Fellini ha realizzato Tre passi nel delirio e Satyricon e da cui nasce­ ranno capolavori come Casanova e Ginger e Fred. Per ora nel so­ gno Federico vede gli uffici come piccoli e scomodi e si rappresen­ ta di spalle, in piedi, sovrastante in altezza gli uffici in questione, a voler simboleggiare che si sentiva in posizione di vantaggio, rispet­ to ad altri suoi collaboratori e chiede a Grimaldi perché non ci sia luce, cioè forse, secondo Federico, non avevano molta energia a di­ sposizione, quindi la collaborazione con lui avrebbe potuto favorir­ li. In parole semplici, il sogno suggerisce a Federico che la collabo­ razione sarà proficua per entrambi, perché lui è un grande Maestro, che si eleva su altri. Il sogno prosegue negli uffici della Cineriz, la Casa di produzio­ ne di Rizzoli, nei quali Federico vede “passare al di là di una fine­ stra con una pesante grata di ferro, Andrea Rizzoli, accompagnato dal suo avvocato...”. Federico vorrebbe evitarlo, ma sa che non può farlo e una volta incontrati lui fa un sorriso di circostanza per salu­ tarlo, mentre Rizzoli senza guardarlo, gli porge freddamente tre di66

ta della mano e prosegue. Sembra che il suo inconscio lo stia invi­ tando ad archiviare le vecchie esperienze e ad andare avanti senza troppi sensi di colpa inutili, dato che ognuno di noi ha la sua strada e gli incontri che facciamo hanno lo scopo di farci crescere, matu­ rare e quando è il momento possono avvenire dei distacchi, specie se la crescita delle persone ha tempi diversi o addirittura direzioni diverse. Quello che maggiormente stupisce è tuttavia la grata dalla quale si affaccia Rizzoli, che lascia uno spiraglio per il volto. Inol­ tre il produttore indossa un basco simile a quello che talvolta porta lo stesso Fellini, forse a voler dire che hanno avuto tanti punti in co­ mune, primo dei quali avere un rapporto particolare coi rispettivi padri; Rizzoli sembra molto legato alla famiglia, come Federico in passato. 11 sogno e il disegno ci dicono che Federico, mentre nei confron­ ti della PEA si sente in una posizione forte, nei confronti di Rizzo­ li prova una sorta di sudditanza e il tutto gli causa sofferenza, dal­ la quale cerca di distaccarsi togliendo il colore dal disegno, che è tutto in bianco e nero. Sappiamo che i colori rappresentano le emo­ zioni, quindi se sono assenti c’è un tentativo da parte della raziona­ lità di gestire una situazione emozionale troppo forte che viene ar­ ginata perché non si riesce ad affrontarla. in sintesi, Federico si sente in colpa con la Cineriz per il passag­ gio che ha fatto alla PEA, ma non c’è motivo, perché è naturale fa­ re cambiamenti, soprattutto dal punto di vista professionale. Ma co­ me aveva descritto benissimo in 8 e ^2, non era facile affrontare tutti gli aspetti legati alla realizzazione dei film, comprese le rela­ zioni con i produttori.

7 febbraio 1975 “Salvador Dall, più giovane e più robusto, seduto dietro un grande tavolo con altre persone mi dice che è ormai giunto il mo­ mento per me di mutare il simbolo vaticanesco con il suo”, che a nostro avviso ricorda molto il gesto rappresentato nel quadro San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci, conservato al Louvre che, secondo alcune interpretazioni, sembra sia un invito ad assumere una dimensione più spirituale, più elevata, più vicina al cielo. Ciò 67

a nostro avviso non vuol dire dimenticare gli aspetti più concreti della vita, ma integrarli in una visione più ampia e spirituale. Quin­ di, riferito a questo sogno, il consiglio che Dall dà a Fellini può es­ sere semplicemente il seguente: continuare il suo viaggio interiore verso una spiritualità profonda e magari tradurla artisticamente nei suoi lavori. Ci sembra che Federico abbia seguito molto diligente­ mente questi consigli per tutta la vita. Nella rappresentazione grafica che Fellini fa, Dall è ritratto in maniera molto accurata e somigliante. Indossa abiti eleganti e co­ lorati di blu, verde e arancione. Alle sue spalle ci sono altre perso­ ne tratteggiate in chiaroscuro e sul lato destro del riquadro è rappre­ sentata la bambina che corre libera cantando una poesia sul cinema ideata dal pittore: “Oh com’è bella la vita del regista!... Davvero bella!!... 11 motivetto della canzoncina è festoso e malinconico. La voce di Dall sembra proprio una bambina. Mi par di vederla allon­ tanarsi in grandi spazi verdi continuando a cantare con voce cristal­ lina, ed odo nitidamente la sua voce...”. Federico si risveglia con ancora l’eco del canto e sospira malin­ conico. In questo sogno, oltre all’invito a continuare la sua ricerca spi­ rituale, per se stesso e per gli altri, c’è una descrizione molto poe­ tica dell’essenza della creatività artistica, rappresentata dalla bam­ bina che corre e canta, unendo le arti: pittura, musica, poesia, can­ to, cinema e danza. Dall, che in questo sogno rappresenta l’arche­ tipo del Mago e della creatività in senso lato, ricorda a Fellini quan­ to sia fortunato ad avere tutti i talenti che possiede, che gli consen­ tono una bellissima esistenza, invitandolo a continuare ad espri­ mersi utilizzando al meglio le sue capacità. Federico si sveglia ma­ linconico perché innanzitutto sa che quello che gli sta suggerendo il sogno è vero e che non è saggio sprecare a volte troppo tempo o energia su questioni di scarsa importanza.

15 febbraio 1975 Un sogno di registro totalmente opposto a quello precedente, nel quale Federico è alle prese con le sue feci, che insudiciano tutto e spandono il loro fetore. Perfino la sua cravatta è sporca e deve trat­ 68

tenere con le mani delle feci che sono uscite all’improvviso dentro il pigiama. La trascrizione è accompagnata da un disegno molto esplicito che a nostro avviso è direttamente collegato a quello del 13 novembre 1974, compreso il suo significato simbolico, anche graficamente. Infatti, mentre in quello precedente aveva una vesta­ glia a righe, qui ha tutto il pigiama. Molto significativo a nostro av­ viso è che anche la cravatta sia sporca, come evidenziato nel dise­ gno. Scrive Freud nel suo Interpretazione dei sogni a pag. 336: “...nei sogni degli uomini si trova spesso la cravatta come simbolo del pene, certo non solo perché pende giù lunga ed è tipica dell’uo­ mo, ma anche perché la si può scegliere a proprio piacere”. A mag­ gior ragione la nostra ipotesi, espressa anche per il precedente so­ gno, cioè che le difficoltà legate alla ‘fase anale’ possano rallenta­ re il viaggio dell’energia libidica verso la ‘fase fallica’, viene con­ fermata. Infatti la cravatta sporca di feci può voler simboleggiare una difficoltà legata alla sessualità, ma anche all’archetipo del Ma­ schile in senso lato, inteso come capacità di programmare e realiz­ zare la propria vita. In parole semplici, la cravatta di Federico, che nel disegno sembra proprio un pene in erezione, ha una macchia di feci e sempre nello stesso sogno Federico riferisce di avere proble­ mi a trattenere le feci. Quindi problemi legati alla ‘fase anale’ lo stanno sporcando nel senso letterale del termine, forse a causa di critiche o dubbi, sensi di colpa; in definitiva la sua capacità di ama­ re ma anche di creare in questo momento è limitata. Per questo il suo pigiama è a righe: perché è una sorta di prigionia. 11 blocco, pe­ rò, fortunatamente si sta sciogliendo e con lui anche le difficoltà ad esso legate, perché le feci stanno uscendo da sole, quindi Federico si sta liberando da questa situazione.

23 dicembre 1974 “Severa ramanzina a Fabrizi con minacce di schiaffoni e calci nel culo se si permette ancora di raccontare le idiozie calunniose che qualche tempo fa i giornali hanno riportato... Fabrizi sorride­ va... tentando di minimizzare...”. Un sogno che descrive molto be­ ne l’esito della sua relazione con Aldo Fabrizi che agli inizi della sua carriera, ai tempi del suo arrivo a Roma, lo aveva incoraggiato 69

e aiutato moltissimo, divenendo, come ci racconta Kezich, quasi una persona di famiglia. Poi, nonostante grazie alla mediazione di Federico, Fabrizi avesse ottenuto di inteipretare il ruolo del sacer­ dote in Roma città aperta di Rossellini, con il quale ottenne un grandissimo successo, quando Fellini diventò molto famoso la loro relazione cominciò ad incrinarsi fino a deteriorarsi in maniera irre­ versibile, tanto che non gli fece interpretare neppure il ruolo di Trimalcione in Satyricon, affidandolo invece ad un sconosciuto oste romano. In questo sogno Federico è grandemente in collera con Fa­ brizi e addirittura lo minaccia perché, come riferisce Kezich, l’atto­ re lo calunniava, dicendo che era un ingrato, dato che non voleva avere più rapporti con lui, nonostante lo avesse trattato come un fi­ glio. A nostro modesto parere era semplicemente successa una co­ sa molto probabile. Scrive James Hillman nel suo Codice dell'ani­ ma: “Se il Maestro si trasforma in un genitore per l’allievo, la rot­ tura è tremenda ed inevitabile”. Un’ipotesi simile Fabbiamo espressa nel sogno del 25 giugno 1965 (nel nostro Fellini e il so­ gno, pag. 196), a proposito della rottura tra Freud e Jung. In sostanza dice Hillman se un maestro diventa come un genito­ re per un allievo, la rottura è certa, tremenda e irreparabile. In que­ sto caso Fabrizi forse non riusciva ad accettare 1’enorme successo che aveva raggiunto Fellini, e la rivalità tra loro diventò intollera­ bile. A nostro parere hanno ripetuto almeno in parte il mito di Pigmalione, cioè una relazione che nasce da una dipendenza affettiva, co­ me invece afferma un altro grande letterato, George Bernard Shaw, nel suo Pigmalione. Egli dice che le relazioni nate in questa manie­ ra, con una personalità più forte e matura che ne aiuta un’altra più giovane o più debole, perché in una posizione di sudditanza, sono destinate alla rottura in quanto dipendenti e non reciproche. Noi pensiamo invece che i miti non abbiano un’unica via di soluzione ma diverse possibilità e che noi possiamo sempre scegliere quale. In sintesi in simili casi è molto facile che ci siano rotture, ma non inevitabile. Forse si tratta semplicemente di una prova per entram­ bi, nella quale sia necessaria una mediazione per crescere in liber­ tà. Certamente se la persona più matura non lo accetta minimamen­ te allora per quella più giovane o in posizione di inferiorità per va­ ri motivi diventa difficile evolvere... 70

Tornando al sogno in questione, la rappresentazione grafica è particolarmente efficace. In primo piano si vede il dito indice della mano sinistra di Federico (presumibilmente) che spunta da una giacca blu e dal polsino di una camicia bianca e punta con decisio­ ne il volto di Fabrizi, spaventato ma intento a minimizzare il tutto. 11 grande attore è rappresentato in chiaroscuro con un volto molto espressivo e un corpo voluminoso. Significativi sono a nostro avvi­ so gli archi di un porticato di un teatro, tratteggiati con precisione architettonica, lasciando ben intendere che si tratti di archi romani­ ci. Noi sappiamo che dagli studi di John Ruskin, storico dell’alle inglese tra i più importanti del suo secolo, il XIX (Le pietre di Ve­ nezia), che il Gotico non è soltanto uno stile architettonico, ma rap­ presenta anche un modo di vivere, più libero, contrapposto al Ro­ manico, che può rappresentare uno stile di vita più oppressivo, co­ me abbiamo ipotizzato nel nostro Finalmente Beatrice, pag. 31-33. In sintesi, forse molto semplicemente la personalità di Aldo Fa­ brizi era un po’ rigida e non gli consentì di accettare il grande suc­ cesso che il suo pupillo riuscì ad ottenere.

25 dicembre 1974 Proprio nel giorno di Natale un sogno profetico che anticipava purtroppo quello che sarebbe successo all'Onorevole Aldo Moro. “Alla domanda che anch’io facevo insieme al pubblico, l’Onorevo­ le Moro, Presidente del Consiglio, piombava in un grande imbaraz­ zo... Ma se lei è così sfiduciato, perché ha fatto il governo? Non lo so! Non lo so! Non lo so!!!”. Sappiamo da Tullio Kezich (FelliniFederico, la vita e i film, pag. 243) che Federico ricevette l’Oscar per 8 e l/2 nel 1964, premio che gli fu riconsegnato formalmente dal Presidente del Consiglio Moro, una volta rientrato in Italia. Quindi i due erano in ottimi rapporti di stima reciproca e la com­ prensione che il regista aveva nei confronti dell’onorevole Moro era di conseguenza molto empatica. In questo sogno, per noi che sappiamo come purtroppo si svolsero i fatti negli anni successivi, è facile cogliere i primi indizi del pericolo. Sembra quasi che Fellini avesse ricevuto un messaggio di avvertimento da trasmettere al­ l’amico politico. Infatti la domanda che Federico fa dall’intemo 71

della sua nuvoletta è molto esplicita. “Perché ha formato questo Governo, se è così sfiduciato?”. L’Onorevole Moro grida il suo dubbio: “Non lo so!” con voce sempre più forte, mentre con rabbia rompe una bottiglia di Champagne, come si fa quando si inaugura qualcosa di nuovo e importante. 11 disegno è particolarmente espressivo: Federico si ritrae di spalle come spesso fa mentre osser­ va dal basso Moro celebrare questo rito contemporaneamente con rabbia e senza convinzione, con una sciarpa bianca che penzola dal suo collo, quasi come il cappio di una forca che per ora non si è an­ cora stretto. La bottiglia rotta, così bene in evidenza in questo dise­ gno, ci sembra collegata alla tazza rotta che ci sarà nel film Prova d'orchestra (vedi Fellini metafisico, pag. 306 - 308). Nel film la tazza rotta ferisce le labbra dell’arpista, confermando la nostra ipo­ tesi che questa possa simboleggiare l’archetipo del Femminile del­ l’Onorevole Moro. Impossibile restare indifferenti di fronte alla drammaticità e all’intensità di questo sogno, soprattutto pensando che in quel momento ancora il tutto avrebbe potuto prendere una piega molto diversa; il sipario non era ancora chiuso, come simbo­ leggia la tenda rossa raccolta sul lato destro del foglio. Questo ci di­ mostra che anche se ci sembra difficile o impossibile, siamo sem­ pre noi a scegliere che direzione prendere nella nostra vita.

27 dicembre 1974 “Orribili, ferocissimi cani da guardia alla villa di Dino De Lau­ rentiis, presso il quale sono ospite con Giulietta, sbranano un altro cane e il guardiano... si attarda a guardare l’orripilante scena”. Ab­ biamo più volte parlato nel nostro Fellini e il sogno della simbolo­ gia dei cani che, essendo animali molto fedeli agli esseri umani con cui vivono, possono rappresentare le relazioni di dipendenza affet­ tiva. In questo caso, il gruppo di cani che ne sbrana un altro potreb­ be rappresentare le relazioni di dura rivalità che si possono instau­ rare in ambiti professionali e artistici, come ad esempio quello le­ gato al mondo del cinema. Significativo è anche il colore del cane - vittima, che è rosato, mentre gli aggressori sono due neri e uno grigio e il recinto nel quale sono delimitati ha una maglia ad intrec­ cio a forma di rombo, che può simboleggiare un cambiamento av­ 72

venuto, essendo il rombo una figura geometrica che rappresenta un quadrato (figura che rappresenta la stabilità, in quanto è stata utiliz­ zata fin dai tempi dei Sumeri come pianta per le palafitte) in rota­ zione, cioè in movimento. Molto significativa a nostro avviso è la forma della macchia di sangue a terra, appartenente al cane aggre­ dito, che è molto simile al dito puntato verso l’alto di Salvador Da­ ll nel sogno del 7 dicembre e di Federico stesso nel sogno del 23 di­ cembre. A questo punto sorge spontanea un’ipotesi: se la macchia di sangue rappresenta il dito puntato verso l’alto come quello nel San Giovanni Battista di Leonardo, allora il cane ferito potrebbe rappresentare Federico e la spiritualità dei suoi film, e noi sappia­ mo bene quanto fossero oggetto di critica. Quindi i cani nella villa di un importante produttore possono rappresentare i tentativi di aggressione nei confronti di un rivale che ha caratteristiche originali, diverse da quelli degli altri cani. In­ fatti l’originalità dei film di Fellini è inequivocabile. C’è un guar­ diano, ma non interviene, infatti Federico scrive: “Perché tenere ca­ ni così feroci?”, mentre insieme a Giulietta si dirigono verso l’ap­ partamento nel quale sono ospiti. Sembra che il sogno si riferisca a una situazione legata al passato, quando ancora Federico collaborava con De Laurentiis, e che in qualche modo spieghi le ragioni del distacco, cioè l’eccessiva rivalità tra i vari artisti e collaboratori che facevano parte della cerchia del produttore. 11 sogno prosegue spostandosi temporalmente nel giorno suc­ cessivo: “Ecco invece il cane che piace a me”, scrive Federico, di­ segnando sulla parte destra del foglio un dolcissimo Cocker sulla riva del mare che si lascia accarezzare dolcemente. “Possibile che non si riesca a stare in pace?”, si domanda Federico quando il cane (che appartiene a Mariolina, sorella di Giulietta, a lei molto legata, tanto da conservare le lettere di Federico a sua moglie, come citato nell’articolo di Famiglia Cristiana del 31 ottobre 2018) gli lascia in­ tuire che ci siano dei seccatori in una cabina, degli intrusi. Forse, essendo la cabina uno spazio intimo della spiaggia, gli intrusi sono penetrati in uno spazio che non compete loro. “Che ospitalità è que­ sta?” conclude Federico, lasciandoci capire per quali motivi si era allontanato da quella Casa di produzione. 1 cani in questo sogno sono simbolicamente molto diversi: co­ me abbiamo visto, aggressivi come lupi con una vittima nella pri­ 73

ma parte; affettuoso e alleato fedele il Cocker nella seconda parte. Infatti, come scrivono Chevalier e Gheerbrant nel loro Dizionario dei simboli sotto la voce cane: “Il cane presenta una simbologia contraddittoria che le varie culture hanno assunto nella sua ambi­ guità... Che cosa sono il cane e il lupo se non i due aspetti dello stesso simbolo?... Cane e lupo a un tempo, il Saggio o il Santo si purifica divorandosi, cioè auto - sacrificandosi per accedere infine alla tappa ultima del perfezionismo spirituale”. In sintesi, lupi nella prima parte e cane fedele nella seconda: ma quello che colpisce maggiormente è che la vittima sia colorata di rosa, quindi con un archetipo del Femminile esplicito. La nostra ipotesi è che il cane - vittima sia in un certo senso il Femminile di Federico, la sua creatività, e ciò è confermato dal fatto che le mani che accarezzano il Cocker siano dello stesso colore. Sembra che il sogno voglia dire che se in un gruppo soltanto una persona ha il Femminile, diventa automaticamente la vittima degli altri.

30 dicembre 1974 “Federico, la tua mamma è morta!... La mamma apre gli occhi, è viva!” Nel sogno Giulietta avverte Federico della morte di sua madre e lui sembra rimanere freddo, ma quando si avvicina al letto, la vede riaprire gli occhi più giovane e più bella e teme che Giulietta si pos­ sa spaventare. Il sogno è rappresentato da un disegno molto accu­ rato nel quale, a sinistra, una Giulietta quasi adolescente timorosa avverte un Federico quasi indifferente, come al solito rappresenta­ to di spalle e colorato di nero, della morte di sua madre. Nella par­ te destra invece Federico, di profilo, si accorge che la madre ha ria­ perto gli occhi ed è anche ringiovanita. E molto tenero il disegno che rappresenta la madre a letto., con la testata del letto decorata dello stesso color rosa del pizzo della camicia da lei indossata. Bel­ lissima la decorazione della coperta che ricorda delle ninfee in uno specchio d’acqua e che forse spiegano l’intero significato simboli­ co del sogno: una rinascita della madre, un cambiamento profondo che sta vivendo. Significativo anche il colore giallo sia dei capelli di Giulietta che del colletto della camicia di Federico: il giallo è il 74

colore dell’energia, del sole, quindi dell’archetipo del Maschile. Per Giulietta può simboleggiare che sta imparando a difendersi un po’ di più; per Federico invece potrebbe rappresentare, visto che il collo è il collegamento tra la testa ed il corpo, una maggiore armo­ nia tra razionalità ed emotività; quindi la rinascita è per tutti e tre, favorita anche dal fatto che il Capodanno, rinascita per eccellenza, è molto vicino.

1 gennaio 1975 Immagine ipnagogica molto efficace e rappresentata con un di­ segno tra i più vivaci ed espressivi. “Lucianona M., come era apparsa nel numero natalizio di Vo­ gue, redatto qualche anno fa, invadeva lo spazio azzurro di un cie­ lo altissimo su un mare verde smeraldo... diceva ad un’ombra bru­ na di lei (Lothar?) - Si arrendono!...”, scrive Federico, aggiungen­ do che, oltre all’immagine, aveva avuto una sensazione olfattiva di odore salmastro come a Rimini alla fine dell’inverno. Che il mare sia quello di Rimini era già chiaro quando è stato descritto col co­ lore verde smeraldo, tipico dell’Adriatico. Dal disegno si vede che Lucianona è una gigantessa, con dei seni enormi e, se non fosse di­ segnata solo a mezzobusto, ricorderebbe l’immagine della gigan­ tessa che si staglia sulla spiaggia di Riccione del sogno del dicem­ bre 1974. A differenza dell’altra, questa non è sola ma è con un’om­ bra bruna, forse Lothar, al quale dice: “abbiamo vinto ancor prima di cominciare la lotta”. Sembra proprio che la visione si riferisca a qualcosa che si sta svolgendo a Rimini, dove Fellini aveva trascorso l’infanzia e dove viveva ancora la sua famiglia d’origine. Molto probabilmente è un’immagine legata al sogno dei giorni precedenti, che è anche rap­ presentato immediatamente sopra. E il primo giorno dell’anno nuo­ vo e la visione è di buon auspicio, sembra annunciare la fine di un forte conflitto, confermata dalle piume colorate coi colori dell’ar­ cobaleno che adornano la gigantessa, dato che l'arcobaleno può es­ sere un simbolo di perdono, di soluzione positiva, come ci mostra la natura.

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18 gennaio 1975 Un sogno che descrive un incidente, come molte altre volte ab­ biamo visto. Sulla via Flaminia un piccolo aereo nero precipita do­ po aver compiuto delle giravolte nel cielo. Quello che subito salta agli occhi è la sua silhouette, molto simile alla forma del paraurti dell’auto del sogno relativo al 22 dicembre 1974, cioè quello a ca­ sa di Sandra Milo, dove Federico si sente sotto accusa e teme di es­ sere imprigionato dai gendarmi. A questo punto ci è facile ipotizza­ re quale paura sia espressa in questo sogno: di essere distrutto dal­ le critiche per le sue relazioni sentimentali. “...Un gran lampo, un cupo rimbombo e subito un accorrere di gente...”. Federico teme, a ragione, secondo noi, che il tutto sia un grandissimo dispendio di energia, rappresentato dal lampo che però può anche simboleggia­ re un’intuizione profonda, dato che può rischiarare rapidamente il buio della notte. 11 finale è ironico, fortunatamente; l’autista Lucianone, che assiste all’incidente assieme a Federico, Giulietta e Mar­ cello, commenta: “Se sapeva da un ber po’ che annava a finì così!”. Infatti, oltre a qualche perdita di tempo, e a patemi vari, non succe­ derà altro, dato che sia il suo matrimonio con Giulietta che la sua camera proseguiranno. L’autista può rappresentare il suo lo osser­ vatore che si è risvegliato, cominciando a cogliere la percezione del pericolo. Infatti indica con l'indice della sua mano sinistra l’aereo che sta precipitando. Sia l’aereo che l’automobile sono chiari sim­ boli maschili come il dito stesso e ci suggeriscono che le difese di Federico si stanno rimettendo in moto, grazie alla consapevolezza del rischio che stava correndo. Non a caso ha il volto rivolto verso il lettore e soprattutto indossa un dolcevita molto evidente, a con­ ferma dell’ipotesi che si tratti di un personaggio interiore di Fede­ rico. Forse il dolcevita indossato da Marcello Mastroianni nel film omonimo inconsciamente aveva lo stesso significato: aiutare la co­ municazione fra il corpo e la mente, fra il cuore e la ragione.

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18 gennaio 1975 LA DONNA È MORTA. LA BAMBINA NON LO SA E CONTINUA A GIOCARE.

DOVE FARE LA PIPÌ?

Un sogno dall’apparenza enigmatica, ma forse più semplice di quello che possa sembrare. Una donna sta per morire in un’atmo­ sfera quasi indifferente in una casa sconosciuta, nella quale c’è an­ che Armando Branda com’era in Amarcord. La donna è distesa a letto e accanto a lei c’è anche una bambina che non lo sa e continua a giocare. Mentre Federico pensa a come poter mettere al corrente la bambina della triste notizia, è colto da un forte bisogno di urina­ re, ma il bagno è pieno di vasi di piante e fiori e lui è in serio imba­ razzo, perché teme di compiere un atto sacrilego. Però per fortuna vede che la tazza è libera, quindi può “mingere” tranquillamente. Un sogno direttamente collegato, a nostro avviso, a quello del 30 dicembre 1974, però indietro nel tempo, ai tempi in cui la so­ rella di Federico era bambina e giocava nel lettone accanto alla madre. Il significato simbolico del sogno si riferisce all’infanzia di Federico: ciò è confermato dalla presenza di Armando Branda che, in Amarcord, interpreta il padre di Titta, amico intimo di Fe­ derico e suo alter ego in questo film. Sembra che il sogno voglia suggerire a Fellini che la madre, a quei tempi, ha rischiato di mo­ rire, come succede al personaggio interpretato da Pupella Maggio nel film citato. Il disegno rappresenta molto bene la scena triste; è diviso esattamente a metà in due riquadri: in quello di sinistra, mo­ nocromatico e coperto da un’ombreggiatura a tratteggio, ci sono la donna e la bimba con un colletto blu in evidenza; mentre nel riqua­ dro di destra c’è Federico con la solita vestaglia a righe che cerca di fare pipì facendosi largo fra le piante, colorate di un bel verde lussureggiante e alcune anche fiorite. La sua paura di compiere un atto sacrilego è forse riferita alla paura di aver ferito la madre con un film così esuberante e provocatorio come Amarcord, anche per­ ché i riferimenti autobiografici sono evidenti. La sua saggezza pro­ fonda durante il sogno lo rassicura; è come se gli dicesse: non pre­ occuparti, non hai fatto nulla di male; hai semplicemente espresso 77

un impulso creativo naturale. Tutto questo conferma le nostre ipo­ tesi interpretative in Fellini metafisico, nel capitolo dedicato ad Amarcord (pagine 240 e seguenti ), cioè che il fatto di essere un nu­ cleo familiare che non era stato accettato dalle famiglie d’origine. Lo dice Miranda, il personaggio della madre al figlio Titta, mentre è a letto convalescente dopo l’esperienza con la Tabaccaia, che lo ha provato fisicamente ed emotivamente. Miranda racconta che la sua famiglia non vedesse di buon occhio il matrimonio con il pa­ dre di Titta, che poi era stato celebrato dopo una fuga. 11 sogno conferma a Federico che non solo non ha fatto del male alla sua fa­ miglia con questo film, ma anzi, rivelando al mondo quanto può essere pericoloso contrastare i matrimoni, ha contemporaneamen­ te fatto del bene all’Umanità e contribuito a purificare la sua sto­ ria familiare. Per questo forse nel bagno mentre lui ha il forte im­ pulso di urinare ci sono le piante. 11 lavoro che lui aveva fatto era una sorta di liberazione (infatti ha la solita vestaglia a righe), che provoca il rilascio di energie, di creatività, rappresentata dalle piante molto floride.

21 gennaio 1975 “CHI HA FATTO SCOMPARIRE FLAIANO?”, scrive Federi­ co con un pennarello blu. Un altro sogno dedicato a Flaiano, forse causato dall’angoscia che avrà provato venendo a conoscenza del fatto che il famoso scrittore era morto mentre si trovava in ospeda­ le per accertamenti. Questo sogno è collegato direttamente a quel­ lo del 22 novembre 1966 e al dolore che Federico ancora provava per la brusca rottura avvenuta con l'amico e collaboratore di tanti anni. In questo sogno, infatti, Flaiano sta per essere ricoverato in un ospedale da cui non uscirà più, ma “quando arrivano gli infer­ mieri... Flaiano non c’è... Degli amici lo hanno portato via appena in tempo... Nessuno sa dove sia nascosto...”. Nel disegno a sinistra si vede Flaiano a letto immobilizzato e a destra un corpulento in­ fermiere che è venuto a prenderlo. Il disegno è tutto in bianco e ne­ ro, a parte la punta del naso dell’infermiere colorata di rosa, così come una linea netta che corre sotto la linea degli occhi, ad eviden­ ziarne lo sguardo. Sembra che anche questo sogno, come quello 78

precedente, voglia rassicurare Federico ed aiutarlo ad alleviare i sensi di colpa che molto probabilmente aveva, temendo di aver provocato la morte prematura dell’amico dopo la rottura. L’incon­ scio di Federico sta dicendo che forse la malattia di Flaiano era sta­ ta causata da conflitti vari: “Qualcuno (I parenti? Gli amici? Un medico?) ha deciso di farlo ricoverare per sempre...” e non dalla lo­ ro rottura, anzi, poiché “un amico, degli amici, lo hanno portato via appena in tempo”. Il loro rapporto, quindi, e naturalmente quelli con altri amici hanno invece arricchito la sua vita, come tutti sap­ piamo. Da tutti questi sogni s’intuisce quanto Fellini fosse sensibile, an­ che se a volte aveva reazioni di rabbia o scoppi di collera.

13 marzo 1975 IL SOGNO DEL GUFO BIANCO E DEL CULO DELLA “SEGRETEZZA” “... Se si spegne la candela sparisce anche il culo della segretez­ za... Si corre il rischio che la candela non ci sia più! SONO IL GU­ FO BIANCO”. Così scrive Federico all'interno di un fumetto, rife­ rito al gufo bianco, disegnato con le ali spiegate e occhi luminosi come gioielli, contornati da due lettere “C” simmetriche tracciate in nero. Cominciamo analizzando il simbolismo della candela, come de­ scritto nel Dizionario dei simboli di Chevalier e Gheerbrant: “Il simbolismo della candela è legato a quello della fiamma, che è un simbolo di purificazione, illuminazione e amore spirituale, è l’im­ magine dello spirito e della trascendenza... La candela accesa è il simbolo dell’individuazione”. 11 gufo, invece, nella mitologia gre­ ca rappresenta Atropo, la Parca che taglia il filo del destino; per gli Indù è talvolta attribuito alla madre; per l’antica Cina era il simbo­ lo dello Yang (il Maschile) ed anche dell’eccesso di Yang. Essendo un animale che vede al buio può rappresentare la chiaroveggenza, o un Mago. In questo caso il gufo bianco sembra avere un volto femminile, perché gli occhi, oltre ad essere belli e luminosi, sono contornati di rosa. 79

In questo sogno, uno dei più criptici che abbiamo analizzato fi­ nora, ci sono anche una gigantessa e la sua ombra proiettata dalla candela sul muro, che la rende ancora più mostruosa e ricorda mol­ to la Saraghina, personaggio animalesco che compare in 8 e l/2destra della gigantessa e della fiamma ci sono tre pellicani grigi con becchi molto in evidenza, gialli come le zampe. Ognuno di loro ha, scritto sopra il capo, un NO molto netto. Inoltre c’è Federico: “paralitico, anzi senza gambe mi aggiro su una piccola carriola... cercando una via d’uscita... DOVE POSSO ANDARE IN QUESTE CONDIZIONI?”. Ci sono inoltre Silvana Mangano e il marito, Dino de Laurentiis. La Mangano si protende verso Federico dicendogli che Di no è completamente paralizzato e sta andando in clinica, dove probabilmente morirà e gli consiglia di non affaticarsi, nelle sue condizioni di disabilità, perché rischia di morire anche lui. Significativi sono i gradini di una scala in basso a sinistra nel foglio che è interamente occupato da questo comples­ so disegno. Ma andiamo per gradi. Sicuramente centrale è la candela che il­ lumina una stanza scura, simbolo dell’archetipo dell’Ombra. Fede­ rico si sente senza gambe: gli avvenimenti degli ultimi anni lo han­ no ferito moltissimo; come sappiamo ha avuto una grave malattia; la carriera si era fermata, anche se ha appena avuto moltissimi rico­ noscimenti per Amarcord; tuttavia la sua evoluzione spirituale pro­ cede molto celermente, nonostante le pressioni e le vicissitudini sentimentali e professionali con i produttori, il distacco di tutti i vecchi amici e collaboratori. De Laurentiis gli ha girato le spalle, la Mangano lo redarguisce, ma lui ha un carrello che si ferma in tem­ po prima di scivolare giù per una scala, il che però è anche la rispo­ sta alla sua domanda su dove può andare in quelle condizioni in cui si trova. Può andare all’interno di se stesso, rispondiamo noi, con questo viaggio all’interno di sé che ha intrapreso con così tanta te­ nacia e costanza, registrandolo in maniera minuziosa e precisa. In­ fatti la candela continua a risplendere, nonostante l’opposizione del gufo bianco e dei pellicani, che possono rappresentare la madre (il gufo) e tre simboli patemi (i pellicani), perché ha avuto molte figu­ re di riferimento paterne: il padre, ovviamente, Bernhard, ma anche Rossellini. Con parole semplici, questo sogno sintetizza a nostro avviso un 80

lungo periodo nel quale le pressioni hanno rischiato di fermarlo da ogni punto di vista. Ma ora è venuto il momento della rinascita, che ha ottenuto grazie al grandissimo lavoro spirituale fatto su se stes­ so, accettando di vedere il suo rapporto ambivalente col Femmini­ le e tutto ciò che ne conseguiva. La candela non solo rivela la sua energia e la sua crescita, ma anche le relazioni che aveva intessuto, infatti il viso di De Laurentiis che gli volta le spalle non solo è il­ luminato da essa, ma l’ombra lo ingigantisce in maniera grottesca, e noi infatti sappiamo quanto sia stato acceso il conflitto con Felli­ ni a causa della rottura del contratto per il film Mastorna. L’altra difficoltà che ha rischiato di travolgerlo era quella con il Femmini­ le, anch’esso evidenziato dalla luce della candela. Ma ora il tutto sta cominciando a sciogliersi, dato che, proprio all’interno dell’om­ bra della gigantessa, da un rubinetto esce acqua pulita dentro un la­ vandino a forma di coppa, in segno di purificazione. Secondo quan­ to scrive Gianfranco Angelucci nel suo Glossario felliniano nel ca­ pitolo 23 del 27 giugno 2019, con la parola “culo della segretezza” Fellini potrebbe essersi riferito alla segretaria di produzione e ami­ ca Norma Giacchero, già presente in molti altri sogni. Alla luce di questa informazione ci sembra ancora più plausibile l’ipotesi che una parte inconscia di Federico temesse di essere schiacciata dal Femminile, e che la madre, secondo noi rappresentata dal gufo bianco, cercasse di metterlo in allerta.

15 marzo 1975 “...Ma certo, ma sicuro, queste belle tettone debbono, possono ritornare come prima!” Un sogno che si svolge nel salotto di via Lutezia, dove “una fi­ gura femminile vestita di nero (Giulietta? Mia madre?) palpava con molta simpatia le enormi, meravigliose tette di A...”. La gigantessa è nuda, sdraiata e si lascia fare tutto. 11 disegno è molto esplicito: in evidenza ci sono la donna vestita di nero che, pur essendo molto più piccola, sovrasta la gigantessa sdraiata sul divano e, con frasi solo in apparenza rassicuranti, si approccia a lei. La stanza è molto par­ ticolareggiata; oltre al divano si vedono quadri alla parete, un mo­ 81

bile con sopra un orologio a pendolo ben in evidenza che segna le tre, quindi l’inizio del pomeriggio e, simbolicamente, un cambia­ mento. Sembra l’espressione di un forte senso di colpa da parte di Federico per la sua relazione con A., ovviamente disapprovata sia dalla madre che dalla moglie. La gigantessa ha un aspetto molto passivo, quasi addormentato, mentre l’orologio segna il passare del tempo e in qualche maniera dice a tutti: non sprecate il vostro tem­ po perché scorre inesorabilmente. Il commento della donna rac­ chiuso in un fumetto: “...Ma certo, ma sicuro, queste belle tettone debbono, possono ritornare come prima!” sembra alludere a un de­ siderio di ritorno al passato, cioè un momento in cui il figlio era an­ cora dipendente da lei e dal suo seno pieno di latte come durante l’allattamento. Abbiamo più volte parlato degli studi su questo pe­ riodo fatti da Melanie Klein, soprattutto in Invidia e gratitudine. Abbiamo citato questi studi nel nostro Fellini metafisico a pag. 333 a proposito de Le tentazioni del dottor Antonio, l’episodio di Boccaccio ‘70 quasi interamente dedicato al latte, parlando anche delle teorie di Melanie Klein che spiegano come sia importante il modo in cui vengono vissuti questi mesi, per la qualità della vita fu­ tura del bambino. La Klein ci spiega che se non riusciamo ad accet­ tare i vari aspetti della personalità materna, che lei chiama “seno buono” e “seno cattivo” e a riunirli, possiamo nella vita adulta sof­ frire d’invidia distruttiva, un sentimento molto pericoloso che inve­ ce evolve in gratitudine se queste fasi vengono vissute positiva­ mente. In questo caso l’aspetto della nostalgia sembra quello prevalente.

18 marzo 1975 SOGNO DEI FRATELLI DOLCI

“Tutti al ristorante all’aperto. Il vialetto d’ingresso sale con una notevole pendenza. Il tavolo è apparecchiato... ci sediamo tutti; soggetti all’inclinazione... piatti e bicchieri rischiano di far uscire la minestra...”, scrive Federico a destra di questo vialetto in salita al quale si può accedere perché un cancello si è aperto. E stato allesti­ to un tavolo nel quale Federico e i suoi amici stanno pranzando, an­ che se la pendenza rischia di far rovesciare i liquidi. 82

A questo sogno è dedicata la parte inferiore della pagina e sopra il tavolo sono disegnati Federico ed i suoi amici riminesi, i fratelli Dolci. Luigino è il primo e dalla nuvoletta - fumetto dice: “Sono Luigino Dolci. Quello è mio fratello, il più giovane. E nato quando tu sei partito da Rimini... Laggiù c’è Amerigo, ti ricordi di lui, no?”. Già da questo primo accenno di dialogo comprendiamo quanto Fe­ derico fosse ancora sensibile ai segnali anche timidi di rimprovero che gli amici dell’infanzia riminese ancora gli rivolgevano per es­ sere partito. Luigino Dolci infatti, neanche troppo fra le righe, gli dice che nemmeno conosce il più giovane dei suoi fratelli, perché se n’era già andato. Il tentativo di manipolazione è evidentissimo, cioè il tentativo di far sentire in colpa una persona per comporta­ menti più che legittimi, come ad esempio la decisione di trasferirsi in una città più grande per motivi professionali. Il senso di colpa è indotto tentando di far credere che con questo comportamento ha fatto soffrire gli altri, cosa che invece è assolutamente falsa. Infatti Federico risponde: “Ma che belle manone che hai!!!”. Il sogno la­ scia intendere la manipolazione a livello simbolico, ma molto espli­ cita, visto che la mano del giovane è molto grande e molto in evi­ denza e colorata di arancione come la banda che corre sotto gli oc­ chi come una maschera. All’estremità destra c’è l’altro fratello, Amerigo, che saluta ed invita tutti a pranzo, ed anche lui ha la stes­ sa maschera arancione sotto gli occhi, in questo caso dello stesso colore della cravatta e della scritta RISTORANTE proprio sotto di lui. Sembra chiaro che il tentativo di manipolazione prosegue con l’invito che Federico accetta, ma che poi non gli impedirà di prose­ guire per la sua strada. In parole semplici, gli amici cercano di trat­ tenerlo facendolo sentire in colpa per la sua libertà. E come se gli dicessero: tu, che hai avuto la fortuna di conoscerci, di entrare a far parte di un gruppo ristretto simboleggiato dal cancello aperto del ri­ storante e, grazie a questo, sei cresciuto (la crescita può essere sim­ boleggiata dalla strada in salita), ora te ne vuoi andare? Un partico­ lare significativo è che il fratello dalla mano grande abbia anche una maglia a righe, cioè sembra il più invischiato nelle relazioni del gruppo, mentre l’altro fratello abbia la maschera e la cravatta dello stesso colore, cioè, come abbiamo scritto per il sogno del 15 feb­ braio, un forte archetipo del Maschile. Federico si accorge del ten­ tativo di manipolazione e con gentilezza accetta l’invito, ma poi 83

toma alla sua vita. Noi sappiamo dagli studi di Tullio Kezich che questo leggero dolore per essersi allontanato dagli amici d’infanzia lo accompagnerà per tutta la vita. Le ultime interviste rilasciate dal­ l’amico fraterno Sergio Zavoli coinfermano quest’ipotesi.

20 marzo 1975 CHE BRAVO QUESTO CAPITANO PILOTA ECCEZIONALE Un sogno che forse può rientrare tra quelli che descrivono inci­ denti o disastri, però ha un lieto fine. “Sono su di un grande aereo di linea che a velocità fortissima sta atterrando in pieno centro di una città... è terrificante ed entusiasmante insieme... unico tra tutti i passeggeri mi trovo sospeso in un seggiolino di metallo a forma di cesto fuori dall’aereo, sulle ali, dove posso vedere... il prodigio­ so atterraggio... L’ala si piega... sento ridere attorno...”, scrive Fe­ derico, riferendosi, mediante l’aereo, ad un simbolo maschile. Il sogno è allo stesso tempo terrificante ed entusiasmante, forse un’altra maniera di esprimere la sua tendenza ad esporsi al rischio, come avevamo già visto nel personaggio del Matto ne La strada. L’atterraggio è pericoloso perché non è sulla pista di un aeroporto, ma nel centro di una città, come si vede molto bene dal disegno. Per fortuna, nonostante Federico sia esposto sopra un’ala dell’aereo al­ l’interno di uno strano mestolo e l’ala si pieghi nello sfiorare un pa­ lazzo, l’atterraggio avviene senza danni grazie al pilota ecceziona­ le che sbuca anche lui dalla carlinga e sorride divertito. 11 partico­ lare più significativo è che Federico senta ridere attorno a lui e pen­ sa si sia trattato di uno scherzo: simbolicamente potrebbero essere pressioni sociali e difficoltà relazionali di vario genere. Quindi sembra che Federico abbia superato un momento molto difficile e pericoloso grazie al pilota, cioè il suo lo Osservatore, che ha una stella a cinque punte grigia sul berretto giallo. Come dice il Dizio­ nario dei simboli già citato (pag. 197), il pentagramma a stella si fonda sul numero cinque, “che esprime l’unione dei diseguali, cioè fra il Tre, che significa il principio Maschile e il Due, quello Fem­ minile. E uno dei segni di riconoscimento fra i membri di una stes­ sa società, ad esempio, nell’Antichità, fra i Pitagorici. Il pentagram­ 84

ma significa matrimonio, felicità, eccetera, una potenza fatta dalla sintesi di forze complementari. Era chiamato anche Igeia, dal nome di Igea, dea della salute”. Riferito al pilota capitano dell’aereo di Federico, possiamo ipotizzare che il suo viaggio interiore, spiritua­ le, sia stato difficile, pericoloso, ma che ora lo ha condotto ad una buona armonia degli opposti dentro di lui, in particolare del Ma­ schile e del Femminile. Il “Pilota eccezionale” sembra essere il suo Io Osservatore che ha condotto il suo Maschile, rappresentato dal­ l’aereo, in salvo dopo aver superato difficoltà di vario genere: sen­ timentali, professionali e di salute.

25 marzo 1975 “Era la spiaggia di Rimini? Sulla riva c’era una minuscola guer­ ra e dalla mia barca vedevo piccoli fanti... della guerra ‘ 15-‘ 18 lan­ ciare piccolissime bombe”. Un sogno che sembra confermare le no­ stre ipotesi riguardo alla problematica ereditata da Federico a cau­ sa del fortissimo trauma della morte violenta e precocissima dello zio omonimo durante la prima Guerra Mondiale. Il sogno trasferi­ sce la guerra a Rimini, anche se non era ai tempi un fronte di scon­ tri, forse perché vuol suggerire a Federico quanto le conseguenze di quel conflitto siano state importanti nello sviluppo della sua perso­ nalità. Federico è a bordo di una barca vicina alla riva e dice dal­ l’interno di un fumetto: “Ti rispondo così, vecchia mascalzona! Penso che mi allontanerò definitivamente da tutte queste fantasie. Non ce l’ho con nessuno di voi. Ma addio!...”. Queste parole così altamente significative Federico le rivolge all’ennesima gigantessa nuda che si trova sulla spiaggia mentre si rivolge a lui beffarda e grottesca dicendo: “... Forse la fanno finita con tutte queste guer­ re!!”. Cosa possono significare? Che i conflitti relazionali all’inter­ no della sua famiglia d’origine, una vera e propria guerra con tan­ to di bombe, secondo l’inconscio, iniziata ai tempi del primo con­ flitto mondiale, siano ancora attivi e l’unico modo per superarli sia perdonarli, come descrive con le sue bellissime parole che afferma­ no un forte desiderio di allontanarsi definitivamente da tutte queste “fantasie” senza provare rancore per nessuno. Con parole semplici: Federico è a bordo di una barca scura sim­ 85

bolo del suo Femminile e si allontana non solo dalla riva, ma dalla gigantessa dal naso appuntito come le sue scarpe e che fa uscire dalle sue natiche come in una sorta di parto il Re Vittorio Emanue­ le 111 che ha sul cappello la bandiera italiana. Forse questa gigan­ tessa rappresenta la nostra penisola italica che sta cercando di evol­ vere, di superare guerre di ogni genere, anche quelle sociali al suo interno. Strepitoso il particolare dei tre soldati, di cui uno a terra che sta lanciando una bomba, come quella che probabilmente ha causato la morte dello zio. 11 particolare più significativo è proprio questo: il desiderio forte e la ferma volontà di Federico di perdona­ re questa situazione, lasciarla fluire e andare avanti. 11 sogno sem­ bra dire che l’Italia è come una bellissima donna in ginocchio che cerca di liberarsi dai vari blocchi che possono averla prostrata, tra i quali i comportamenti negativi di alcuni personaggi storici; è risa­ puto che il Re Vittorio Emanuele III è stato ritenuto responsabile di decisioni dalle conseguenze gravi.

26 marzo 1975 Un sogno finalmente rilassante, sia per noi che per Federico. “A Milano, a tavola... sto mangiando con piacere delle belle grandi fo­ glie di lattuga... Buona quest’insalata. Ne prenderei ancora un po’! Ma voi a Roma non avete insalata?”, scrive Federico, raccontando­ ci mediante un disegno molto piacevole da osservare un gradevole incontro a Milano con A., dall’aspetto particolarmente elegante e sofisticato con un abito bordato di pelliccia grigia, i guanti azzurri e uno sguardo dolce e sensuale nello stesso tempo e con un’aura in azzurro vivo, molto diversa dalle gigantesse precedentemente dise­ gnate, sia perché è vestita, sia per la postura regale. A tavola ci so­ no anche Federico, come al solito di spalle, Roberto Rossellini con lo sguardo rivolto a sinistra ed un altro commensale di cui possia­ mo scorgere il volto non ben delineato. L’atmosfera è serena, si ve­ de dal volto di Rossellini e da quello di A., come quella di un grup­ po di amici che si ritrovano a tavola. 11 particolare più significati­ vo, anche perché evidenziato da una freccia, è quello di un piatto d’insalata verde, cui fanno pendant due bottiglie rosa, delle quali quella a sinistra è un po’ più piccola e bassa di quella a destra. Per­ 86

ché proprio l’insalata è il fulcro del sogno? Forse perché, come ci­ tato nel Dizionario dei simboli di Chevalier e Gheerbrant a pag. 455, “la foglia è uno dei simboli di felicità e prosperità; un mazzo di foglie indica l’insieme della collettività, unita in una stessa azio­ ne o in uno stesso pensiero”. Riferendoci al sogno, sembra proprio che questo sia il significato più adatto, in quanto le persone riunite sono serene e amiche tra loro e Federico gradisce particolarmente l’insalata, tanto da chiederne ancora. L’ospite milanese si stupisce, forse Federico sta intuendo la possibilità di sviluppare nuove idee e nuove sinergie, come quella fra Roma e Milano, cioè simbolica­ mente fra le due capitali, quella artistico - politica e quella finan­ ziaria, quindi forse una maggior consapevolezza di far combaciare i vari aspetti artistici ed economici che confluiscono nella realizza­ zione di un film. Non a caso a tavola è presente Rossellini, che è stato il Maestro di Fellini, quindi il significato simbolico non può non essere legato al cinema. Rossellini gli gira le spalle: forse non è d’accordo con i suoi nuovi progetti. Un altro sogno che sembra avvalorare l’ipotesi che l’armonia fra il Maschile ed il Femminile sia fondamentale nei film di Fellini. “Dove va quest’aeroplano che ha sull’ala destra quattro G.R. dai culoni pesantissimi che lo fanno volare tutto sbilenco?”. Di nuovo un aeroplano, questa volta però in volo, anche se sbilanciato a de­ stra, sul lato dell’archetipo del Maschile, su di un’ala gialla, colore associato per eccellenza al Maschile perché simboleggia l’energia del sole e de\VAnimus. Ma sull’ala gialla, inclinata perché ha un pe­ so sproporzionato, non ci sono dei robusti giovanotti, come ci po­ tremmo aspettare, ma invece quattro gigantesse di dimensioni de­ crescenti e allineate verso la punta, dal volto grottesco e dal sedere in evidenza. Perché ci sono delle donne su questo lato maschile? Perché, come più volte detto a proposito del film La città delle don­ ne nel nostro Fellini metafisico a pagina 316, una possibile conse­ guenza dell’oppressione maschile è che alcune donne divengano ancora più aggressive degli uomini violenti, soprattutto per le fru­ strazioni subite e per l’amore non ricambiato; in sostanza, donne che non si accettano. Di fianco a queste donne c’è un ritratto caricaturale che a nostro avviso sembra quello di un Verdi anziano e che, essendo uno dei 87

maggiori geni non solo della musica mondiale, ma anche del melo­ dramma, che ha amplificato in maniera inequivocabile le difficoltà relazionali fra uomo e donna, potrebbe rappresentare queste lotte. Forse per non farlo riconoscere, Fellini lo collega in modo molto enigmatico ad una nuvoletta con la scritta “La Gina di Savignano”. Noi sappiamo che a Federico non piacevano né l’opera lirica, né il melodramma; quando voleva criticare la recitazione di Giulietta le diceva: “non essere melodrammatica”. Il riferimento a Verdi è quindi diretto ai temi espressi nel melodramma, e forse il nome con cui definisce qui il compositore è legato al nome di una delle prime gigantesse ideate nei suoi film, cioè al nome dell’attrice Gina Mascetti che impersonava la moglie virago di Fernando Rivoli, Lo Sceicco Bianco nel film omonimo. In Fellini metafisico, pagina 15, si parla della stretta dipendenza tra l’Opera e il cinema, che è figlio dell’Opera, cioè una sua diretta evoluzione, e scriviamo: “la moglie di Rivoli ha un aspetto da matrona e un comportamento volgare e collerico: offende, picchia, urla e insegue, esigendo un risarcimen­ to spettacolare del torto subito”, vale a dire il tentativo di seduzio­ ne che suo marito ha fatto nei confronti della giovane e ingenua Wanda, novella Zeriina. La moglie di Rivoli, al momento di salire alla guida dello scooter che riporterà a casa il marito sottomesso, mostrerà, nel salire in sella, il suo enorme fondoschiena, immagine che si ripeterà anche nel film Amarcord nella scena in cui le conta­ dine salgono in bicicletta andandosene dal mercato della verdura in piazza il giorno della festa di Sant’Antonio per la benedizione de­ gli animali, e poi anche in varie inquadrature ne La città delle don­ ne. La “Gina di Savignano” può essere anche un’allusione satirica alla famosa ‘Venere di Savignano’, statuetta paleolitica le cui for­ me ricordano fortemente l’aspetto delle gigantesse felliniane.

28 marzo 1975 Un sogno tristemente profetico, che purtroppo anticipa l’estre­ mo pericolo in cui si trovava il poeta, regista e scrittore Pier Paolo Pasolini, amico personale e collaboratore di Federico. Pasolini pur­ troppo verrà trovato morto il 2 novembre 1975 in circostanze mai chiarite a Ostia. 88

“In un vialaccio dell’estrema periferia, già campagna, cammino tra Pasolini e uno dei suoi amichetti. Dobbiamo conversare tra noi perché quanto diciamo è ripreso in diretta da una telecamera che ci sta seguendo... Vedo spuntare enormi topacci... i più grossi hanno ali da pipistrello”. In questa trascrizione c’era già tutto e il disegno lo esemplifica ancor meglio. Probabilmente Pasolini e forse anche Fel­ lini erano spiati, come lascia intendere il particolare della telecame­ ra. Il paesaggio è inquietante. Le ombre degli alberi, delle persone e anche dei topi si allungano minacciose, anche se, scrive Federico, la notte è luminosa perché c’è appena stata la pioggia e il cielo è anco­ ra carico di nubi. Anche Kezich ci racconta che gli spostamenti di Pa­ solini erano noti e prevedibili e per questo l’agguato che gli è stato teso è stato molto facile da organizzare; questo registra a nostro av­ viso il sogno di Federico. Il particolare maggiormente significativo tuttavia è quello dei topi enormi che popolano la scena in tutte le po­ sizioni: sui fili del telegrafo, sui rami degli alberi e dietro i tronchi. I topi hanno una simbologia complessa: secondo il Dizionario dei sim­ boli a pagina 476 sono usati per la divinazione presso numerosi po­ poli africani e per la comunicazione col Sacro. Possono anche sim­ boleggiare repressioni e blocchi sessuali: in questo caso secondo noi ci sono entrambi i significati. Certamente è molto inquietante il dise­ gno, soprattutto per la diffusione del colore viola, sia per i tronchi de­ gli alberi che per i pali del telegrafo, a simboleggiare grandi cambia­ menti o lutti, perché sappiamo che il viola viene utilizzato nelle ce­ rimonie funebri. Significativo è che alcuni di questi topi abbiano ali da pipistrello, cioè da vampiro, probabilmente a voler simboleggiare il fatto che Pasolini forse era attorniato da molti personaggi dall’at­ teggiamento vampiresco nei suoi confronti. Il pipistrello può simbo­ leggiare esseri la cui evoluzione spirituale è stata bloccata. E un po’ come se l’inconscio cercasse di avvertire Federico del pericolo che stava correndo l’amico Pier Paolo, affinché lo potesse avvertire e salvare. Forse per questo si è disegnato in mezzo tra Pa­ solini e uno dei suoi amici. Purtroppo tutti sappiamo come andò a finire. Impossibile rimanere indifferenti di fronte a questo tentativo estremo di salvataggio che l’interiorità profonda di Federico aveva provato a mettere in atto, simboleggiato soprattutto dalla pioggia, che può essere simbolo delle influenze celesti sulla terra (Chevalier - Gheerbrant, Dizionario dei simboli, pag. 225). 89

20 maggio 1975 Un sogno che sembra uscito dai fotogrammi di 8 e l/->. Federico è in una saletta di doppiaggio mentre vede arrivare Gianni Di Venanzo che vorrebbe fai' parte del nuovo film che stanno organizzan­ do e si siede voltando le spalle allo schermo in attesa. Noi sappia­ mo che purtroppo morì prematuramente e vittima di una velocissi­ ma malattia che lo portò via in pochi giorni il 3 gennaio 1966 e che era stato direttore della fotografia in 8 e e Giulietta degli spiri­ ti. Il sogno simbolicamente dice che, anche se vorrebbe lavorare ancora con Fellini, non lo può più fare. 1 due sono in dimensioni di­ verse, separate, che non possono comunicare, simboleggiate dallo schermo. A destra nel riquadro dedicato a questo sogno c’è “Normicchia”, cioè Norma Giacchero, la segretaria di produzione ed amica di Federico, seduta mentre sta facendo la calza. Federico vorrebbe fare l'amore con lei e la invita verso la toilette degli uo­ mini, ma la porta è troppo stretta e ne sta uscendo un operaio del ci­ nema. Qui l’atmosfera si avvicina di più a quella de La città delle donne, dove il protagonista non riesce mai a soddisfare il suo desi­ derio sessuale perché all’ultimo minuto c’è sempre qualcosa che glielo impedisce. Norma, che di solito è un soggetto sessuale mol­ to eccitante, ha un aspetto casto e composto. Ma il particolare più significativo è secondo noi una rappresentazione di una serratura ingigantita e composta da una parte maschile (quella verticale) e una femminile (la parte tonda in alto) che mostra nella prospettiva a destra una mezzaluna (ancora un simbolo femminile). In sintesi, Fellini in questo sogno non riesce a soddisfare il de­ siderio sessuale, anche perché c’è un impedimento, che potrebbe essere rappresentato dalla figura maschile che sta uscendo dalla porta del bagno, che può rappresentare i suoi legami familiari. Un grosso cane si aggira per il salotto, accompagnato da due strane papere e sotto di loro c’è un pavimento a rombi blu e rossi. Sentendo l’odore del fumo della sigaretta di Giulietta, gliela pren­ de di bocca per fumarla lui, tornando felice alla sua cuccia e la­ sciando Giulietta molto seccata. Sembra una doppia metafora del rapporto di coppia tra Federico e Giulietta; nella prima lui è un grosso cane che adora il fumo, tanto da sottrarre la sigaretta a Giu­ 90

lietta; nella seconda due papere - testuggini che camminano a fian­ co molto affiatate. In sintesi, forse il sogno vuole illustrare il complesso e sfaccet­ tato rapporto di Federico e Giulietta, da un lato simili e molto affia­ tati come le papere, dall’altro un rapporto strettissimo, ma anche un po’ predatorio.

7 aprile 1975 “Nell’ufficio di Angelo Rizzoli si chiacchierava in atmosfera di amichevole cordialità. Racconto episodi di suo padre Andrea e del nonno Angelo”. 11 giovane produttore è disegnato con molta accu­ ratezza, ma obliquamente, con grandi occhiali ma senza occhi. For­ se il sogno vuol dire che Federico inconsciamente conosceva il va­ lore della genealogia e di quanto sia impegnativo portare il nome di un avo. Federico sembra voler aiutare il giovane produttore, che an­ cora non ha l’esperienza e le sue conoscenze filosofiche. Forse per questo non si vedono gli occhi: il giovane ancora deve aprirli per maturare. “CHE VUOL DIRE SOGNARE FANFANI ED ESSERE SUL PUNTO DI FARE COLAZIONE CON LUI?”, si chiede Federico in un riquadro bianco, senza disegno. Forse che desiderava essere considerato ed apprezzato dal mondo politico.

1 aprile 1975 Visione ipnagogica Un disegno fra i più belli rappresenta la P. come una sorta di Da­ nae che viene fecondata dalla pioggia d’oro di Giove. “La P. nuda e rosea... sedeva su di una nube... sentivo che era arrivato il mo­ mento... è ora di fertilizzare quello che c’è sotto... sotto la spinta del soffio potente come quello di un dio, la nube prendeva a veleggia­ re... una lucente pioggia cadeva sulla terra”. Federico, come una sorta di Giove, col suo soffio vuole fertilizzare, fecondare la terra su cui cade la pioggia. 1 miti sono molto chiari in questa visione, 91

Federico nutre la sua ispirazione artistica con queste relazioni che lo aiutano a creare i suoi capolavori.

6 aprile 1975 Un sogno che esprime il rapporto di Federico con un suo perso­ naggio interiore molto autoritario e direttivo, rappresentato dal lea­ der politico Giorgio Almirante, che va a fargli visita nella sua casa di via Archimede 14, proprio mentre Federico è seduto sul water. Almirante è accompagnato dal suo seguito e vuole mostrargli la let­ tera della madre di un ragazzo missino ucciso in uno scontro. Si sentono gli echi degli anni di piombo. Federico non capisce bene cosa Almirante voglia da lui, anche perché, quando lui lo invita a sedersi, Almirante “stava per accomodarsi col suo abito scuro ele­ gante sulla tazza dove siedo” e gli pare voglia un consiglio da lui su come rispondere a quella madre. C’è una gradinata sotto di loro, in fondo alla quale molti giovani si sono radunati come a teatro e acclamano il regista a gran voce, che li saluta con la mano. “Riu­ scirò infine a lavarmi?”, conclude Federico. Significativo a nostro avviso è comunque che l’attore che interpretava il regista del set del fotoromanzo nel film Lo Sceicco Bianco (cioè il primo del quale Fellini ha la completa responsabilità come regista, poiché in quello precedente, Luci del varietà, la regia è assieme a Lattuada) si chia­ mi Ernesto Almirante, quindi l’inconscio di Fellini potrebbe aver utilizzato l’imago del leader politico per rappresentare l’attore, che a sua volta, essendo un regista anziano, poteva rappresentare i pa­ dri archetipici di Fellini in senso cinematografico: Rossellini, Lat­ tuada e gli altri Maestri con cui aveva collaborato, a loro volta ima­ go del padre biologico. A questo punto il significato simbolico illu­ mina un altro particolare, e cioè che finalmente forse Federico ac­ cetta i suoi successi, rappresentati dai ragazzi acclamanti in fondo alla gradinata, accetta la sua evoluzione, dato che lui si trova in ci­ ma alla gradinata. Il padre/Almirante quasi si vuol sostituire a lui, mentre gli chiede consiglio su come comportarsi con una madre che ha perso il figlio, in una situazione moto simile ad una scena de La dolce vita nella quale il protagonista e il padre s’incontrano a via Veneto. 11 padre rimprovera dolcemente ma con estrema chiarezza 92

il figlio per non dare abbastanza notizie alla madre, che soffre mol­ to del fatto che lui non vada mai a trovarli. Quindi simbolicamente Almirante può rappresentare il padre di Federico che gli chiede di occuparsi di una madre che ha perso il figlio, che potrebbe quindi simboleggiare la madre di Fellini che si era allontanato da Rimini per andare a Roma. Il sogno, come spesso succede, vuol rassicura­ re Fellini, dicendogli che con questa brillante carriera lui ha libera­ to non solo se stesso, ma anche la sua genealogia, che è passata dal­ l’essere una famiglia sconosciuta ad essere quella di un grande Maestro del cinema. Questa volta il vestito a righe ce l’ha il padre e Federico sta defecando, cioè si sta liberando dalle problematiche di famiglia.

24 aprile 1975 Un altro sogno politico, molto probabilmente provocato dalle tensioni che si stavano propagando in ambito studentesco e socia­ le in senso lato. Federico sogna di stare lavorando alla moviola in­ sieme a Lattuada, che però è disegnato dietro di lui e stilizzato; l’inconscio gli suggerisce che lui ha assunto una posizione più im­ ponente del vecchio Maestro dei tempi di Luci del varietà. Davan­ ti a loro c’è un televisore che trasmette un programma musicale, c’è una soubrette che danza e canta ma non si sente la sua voce; ac­ canto a lei “volteggia danzando con grazia e suonando il violino il Presidente Giovanni Leone. Indossa un frac bianco... e fa la sua parte di boy accompagnatore con serietà e convinzione”. Sembra che il sogno voglia dire che Federico pensi in profondità che il Pre­ sidente sia una sorta di accompagnatore della bellissima moglie, rappresentata nel sogno dalla soubrette di cui però non si sente la voce, anche se accompagnata dal Presidente violinista. Federico chiede scherzando a Lattuada cosa penserebbero se la coppia pre­ sidenziale fosse quella del popolo argentino. Al suo risveglio, Fe­ derico intuisce la risposta; “Se quel Paese fosse l’Argentina e quel­ lo il suo Presidente, giudicheremmo l’uno e l’altro in maniera mol­ to positiva”. Conosciamo tutti le polemiche che hanno accompagnato il man­ dato presidenziale di Giovanni Leone; senza entrare nei dettagli, 93

quello che sembra evidente è che la personalità della signora Leo­ ne fosse forte oltre che affascinante e che questo suscitasse ovvia­ mente molte invidie. La saggezza profonda però ridimensiona il conflitto dicendo che la coppia merita un giudizio positivo, confer­ mato anche dal fatto che il Presidente sia un violinista, cioè un mu­ sicista che sa suonare uno strumento particolarmente complesso ma anche tra i più importanti. Forse il sogno fa questo paragone con l’Argentina, Paese del Sudamerica in cui la popolazione è quasi per metà di origine italiana, quindi molto legato all’Italia, ma soprattut­ to perché c’era stato in quegli anni un avvicendamento politico tra il Presidente Peron, anch’esso di origine italiana, e la terza moglie Isabel, prima dell’avvento della dittatura militare. Sembra quasi un avvertimento che Federico riceve sui rischi che anche l’Italia sta correndo col terrorismo.

16 maggio 1975 “Corro incontro a Vittorio e lo abbraccio con affetto. Sordi che si appresta ad entrare in pista. È triste. Rassegnato. Non mi salu­ ta, come se non mi avesse visto”. Un sogno nel quale Federico si rappresenta in bianco e nero, mentre Gassman e Sordi, che sta en­ trando in scena, sono disegnati con grande minuzia e colorati. A sinistra vediamo Federico che corre incontro e sta abbracciando Gassman; forse il sogno si riferisce ai provini per il film Casano­ va. Sappiamo infatti che entrambi gli attori avrebbero volentieri interpretato il ruolo, che invece Fellini assegnò a Donald Suther­ land. Il disegno esprime molto bene la tristezza e la delusione dei due attori. Interessante è che con Gassman Federico cerca di es­ sere più dolce, infatti scrive che lo abbraccia con affetto, mentre invece Sordi è triste e rassegnato e non lo saluta neppure. Si sen­ tono le tracce dei conflitti relazionali che separarono i due amici della giovinezza dopo / vitelloni. Il ritratto di Gassman è molto somigliante ed esprime bene la sua signorilità; Sordi invece è di­ segnato un po’ come un clown che sta entrando in scena su una pista da circo con bellissime tende rosse in evidenza; in effetti, i suoi ruoli sono stati principalmente comici. 11 sogno registra tut­ tavia non solo la tristezza dei due attori, ma anche la malinconia 94

del regista per non riuscire più ad essere in sintonia con i vecchi amici.

20 maggio 1975 “Faccio parte delle Brigate Rosse. Ho aderito per pigrizia, cu­ riosità, non so bene perché. Penso di ritirarmi... ma Trombadori... lungo i corridoi del vecchio palazzo del Liceo mi fa capire... che non è possibile... Vedo Grimaldi... forse... mi aiuterà ad uscire da questo pasticcio”. In un’atmosfera chiaramente pervasa dal clima di terrore che le Brigate Rosse erano riuscite a spargere in tutta la società, Federico si sente un brigatista ai tempi del suo liceo, sve­ lando un significato che poi sarà espresso da molti studiosi in se­ guito, sul fatto che le radici del terrorismo siano da ricercare in un complesso edipico particolarmente esagerato, che esacerbava i con­ flitti generazionali. Federico si sente invischiato in questo clima ma ne vuole uscire, infatti si disegna in bianco e nero, circondato da un’aura scura, quindi addolorato, preoccupato, mentre il giornalista e politico del PCI Trombadori lo minaccia dicendogli che non può andarsene da questo gruppo così eversivo. Fortunatamente Federi­ co vede Alberto Grimaldi e sente che lo può aiutare. Questo sogno esprime in maniera magistrale il fatto che siamo sempre liberi di scegliere e anche nelle situazioni più difficili le alternative ci sono sempre. Siamo noi che a volte non le vediamo. Molto significativo è anche il disegno, che esprime efficacemente la differenza delle al­ ternative che Federico ha di fronte: la strada della rabbia, rappre­ sentata dall’imago di Trombadori, tutto contornato da saette rosse e quella della serenità, rappresentata da Grimaldi che ha un volto aperto, rassicurante, che sarà poi il produttore del Casanova. Signi­ ficativo anche che di fronte a Trombadori ci siano degli archi roma­ nici, che più volte abbiamo scritto possano simboleggiare uno stile di vita oppressivo. Quindi il disegno dice a Federico di lasciarsi dietro le spalle le rabbie adolescenziali e di vivere con più libertà, come gli propone l’imago di Grimaldi.

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27 maggio 1975 Federico sogna che Gustavo Rol sia morto, cosa che fortunata­ mente avverrà solo molti anni dopo, il 22 settembre 1994. Nel so­ gno la moglie indica a Federico il cadavere, che però comincia a muoversi. Liliana Betti sorridendo gli dice: “Hai visto? È risuscita­ to!! Eh sì, lui è fatto così, si sapeva!!”. Nel disegno Federico rap­ presenta molto bene il suo stupore e la soddisfazione di Liliana, mentre Rol è disegnato sdraiato, ma con “una schiena vastissima e liscia” che fa sembrare la testa molto piccola. Forse il sogno regi­ stra semplicemente lo stupore per le capacità fuori dal comune che l’amico possedeva ed anche un po’ il timore di perderlo, come era successo con le altre figure paterne della sua vita, dato che Rol, na­ to nel 1901, poteva anche per motivi anagrafici essere padre di Fe­ derico. Forse la schiena larga si riferisce a quel che noi diciamo del­ le spalle larghe, cioè una persona molto robusta. Lo sguardo tena­ ce con cui è rappresentato, conferma questa ipotesi.

26 luglio 1975 (La notte prima dell’inizio del film) “Non si deve temere nulla! Non c’è nulla di cui aver paura!” “E quello che ho sempre detto!” Questo è il dialogo tra Federico e Giulietta dopo un incontro molto simbolico con un marziano che è giunto per portare questo messaggio a Federico. 11 sogno si svolge di notte davanti al cancel­ lo di Villa Elia in via Archimede 141, dove Federico e Giulietta han­ no abitato per tanti anni. Sta arrivando la troupe del nuovo film ed anche piccole vetture colorate che risalgono la strada all’indietro, senza nessuno al volante. Federico ha un’intuizione e si chiede se siano dei marziani. Immediatamente si materializza “un giovanotto in tutto e per tutto simile agli umani. Ha i capelli rossicci”. Questa descrizione ci fa supporre che questa imago copra l’identità di Al­ berto Grimaldi, perché nella descrizione del sogno del 20 maggio è ritratto coi capelli rossicci. Forse il sogno lo rappresenta come un marziano perché Federico vive questa Casa di produzione come molto diversa da quelle precedenti. Infatti il giovane lo rassicura, perché Federico è sdraiato a terra, cioè ha subito molte pressioni ne96

gative, che si possono tutte ascrivere alla rappresentazione che ha fatto di sé, senza gambe e su una specie di carriola nel sogno del 13 marzo 1975. Quindi Fellini è spaventato a causa delle vicissitudini degli ultimi periodi, che lo hanno' messo a dura prova, sia a livello personale ma anche sociale per le difficoltà legate alla scelta su qua­ le film realizzare, agli ennesimi tentativi di portare a termine il pro­ getto di Mastoma ed al clima di tensione legato al terrorismo. E molto significativo il messaggio del marziano, gli dice che è da molto che cercano di mettersi in contatto con lui. Si chiede com­ mosso perché sia stato scelto per questi messaggi. “Il marziano mi fa stendere a terra bocconi, compie alcuni gesti ritualistic! ed io mi sento invadere dal suo fluido che mi trasmette il seguente messag­ gio: non c’è nulla da temere”. Il sogno sembra anche dire che Fede­ rico è diventato così sensibile da cogliere messaggi altamente spiri­ tuali; in questo caso messaggi d’incoraggiamento per l’Umanità, che sta vivendo un momento molto difficile (come quello che stia­ mo vivendo ora). Significativo è anche che Giulietta, senza riceve­ re messaggi, abbia la maturità e la forza d’animo per averlo com­ preso da sola. Molto graziosa e femminile la sua rappresentazione in basso a sinistra. Forse il cancello della villa è chiuso per dire che finalmente Federico ha imparato a lasciar fuori dalla sua vita aspet­ ti inutili che possono solo fargli perdere tempo. Altrettanto signifi­ cativo è che le automobili siano magiche e che arrivino non solo a marcia indietro, ma senza conducente: sono un invito a riprendere in mano la sua vita, il suo archetipo del Maschile rappresentato dal­ l’auto e tutto quello che concerne, la capacità di decidere con con­ sapevolezza quale direzione dare alla sua esistenza. In sintesi, sembra proprio che il sogno lo stia rassicurando sul fatto che ha scelto bene sia quale film realizzare, sia a quale produt­ tore affidarsi e con quale troupe realizzarlo. La sua saggezza pro­ fonda gli dice che era da tanto tempo che cercava di incoraggiarlo a cominciare. Noi oggi sappiamo che si trattava del Casanova e quali risultati abbia ottenuto.

29 agosto 1975 Interessantissimo sogno per il significato simbolico. “C’è aria di rivoluzione. Una ragazza (mi dicono che è la sorella di Pierre Cle97

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menti) gira armata di moschetto. E comunista? Fascista? Non lo so... è... una vera ‘pasionaria’ implacabile contro... nemici. Spara­ te!... grida... e indica il fratello... Premo il grilletto del moschetto 91... e colpisco Pierre Clementi...”. Ci sembra molto chiaro il signi­ ficato, anche tenendo conto della rappresentazione grafica che è molto esplicita. Come abbiamo più volte ripetuto, siamo negli “An­ ni di piombo” e questo può molto probabilmente aver influenzato il contenuto del sogno. Nel disegno si vedono chiaramente, rappre­ sentati di spalle, in basso a sinistra Federico e la sorella di Clemen­ ti, armati di fucile mentre stanno sparando a lui, un regista e attore francese molto conosciuto per le sue opere considerate ribelli e ri­ voluzionarie, tanto da subire anche un arresto in un carcere italiano nel 1971 per possesso di droga che provocò molte polemiche in ambito cinematografico. In seguito all’esperienza, Clementi scrisse un libro nel quale raccontò che le condizioni delle carceri italiane e la legislazione erano ancora sostanzialmente quelle del ventennio fascista. Sappiamo che anche Federico era molto critico nei con­ fronti del regime. Tornando al sogno, Pierre Clementi è in particolar modo la vit­ tima della sorella, la quale incita anche Fellini a sparare mentre il regista francese sta attraversando la porta che da Piazza del Popolo conduce a Piazzale Flaminio. “La ragazza fa fuoco contro l’esile mite figurina ed anche io, condizionato da lei...”. Molto significati­ vo che Fellini si lasci condizionare dalla giovane ragazza a sparare su Clementi che è nudo e senza braccia, già ampiamente provato dalla lotta ed impossibilitato a difendersi. Sembra abbastanza chia­ ro che la sorella di Clementi possa essere la sorella di Federico stes­ so, che forse temeva essere in collera con lui per i contenuti così originali ed anche provocatori dei suoi film. Va detto che l’identifi­ cazione di Fellini con il personaggio interiore/Clementi sia abba­ stanza semplice da cogliere, in quanto rappresenta la sua parte più libera, più ribelle, che non accettava i condizionamenti, eccetera. Fin qui tutto sembra relativamente semplice, considerando il clima di rivoluzione sociale di quegli anni. Ma c’è un altro particolare che ci ha veramente stupiti, anche se più di un’ipotesi non è possibile formulare. Federico scrive di premere il grilletto del “moschetto 91”, e noi sappiamo che lui purtroppo morì il 31 ottobre 1993; sem­ bra un’ennesima profezia... 98

Nel sogno in questione Federico si augura di aver colpito in maniera lieve il giovane regista; purtroppo lo vede subito dopo co­ perto da un lenzuolo bianco, quindi capisce che è morto. Un altro aspetto molto significativo è la forma del lenzuolo, che sembra la pagina aperta di un libro; simbolicamente potrebbe rappresentare il libro scritto da Clementi e chiarire così la causa di questa esecu­ zione. In sintesi, il sogno sembra avvertire Federico che, anche se man­ cano ancora molti anni, è bene che smetta di esporsi a situazioni troppo rischiose, criticando aspramente la società e rivelando parti­ colari ancora non accettati dell'animo umano. Questo sogno è in li­ nea con quello Sull’Onorevole Moro del 25 dicembre 1974 e quel­ lo del 28 marzo 1975 su Pasolini.. Oppure c’è un’altra ipotesi: nel 1991 purtroppo morirà suo fra­ tello Riccardo Fellini, anch’egli regista... Quanti campanelli d’al­ larme manda l’inconscio...

3 settembre 1975 (Con la P.) La brutta immagine ipnagogica del BICCHIERE SPEZZATO

“Perché ho visto un bicchiere spezzato?”, si chiede Federico, scrivendo che, poco prima di rompersi, il bicchiere era pieno di un liquido che non sa si tratti di acqua, vino o sperma che lui, con un atto di spavalderia e potenza, si divertiva a fai' fuoriuscire più vol­ te, finché non è comparsa l’immagine del bicchiere spezzato in ma­ niera tale da non poter più contenere nessun liquido. A fianco della trascrizione c’è il disegno, che mostra una sorta di coppa rotta lon­ gitudinalmente, come un Graal spezzato, a cui manca una parte, il Symbolon, nel senso in cui lo intendevano gli antichi. Esso era co­ stituito da un oggetto diviso in due parti che, unite, combaciavano perfettamente, in modo che i possessori delle due metà potessero ri­ conoscersi anche se non si erano mai visti. Tornando alla visione, quello che colpisce non è soltanto la rot­ tura, ma anche l’interno scuro. Federico si chiede perché e noi pos­ siamo ipotizzare che si riferisca al momento di difficoltà che sta vi­ vendo, poiché sappiamo che non fu facile realizzare il Casanova 99

perché ci furono problemi e ostacoli da superare (vedi il nostro Fel­ lini Metafisico, capitolo XIV, pag. 256 e seguenti). La coppa può simboleggiare il Graal, l’essenza profonda di una persona, la sua vocazione, come la ricerca del Graal simbolicamente può essere la ricerca di se stessi, della propria interiorità. La coppa qui è rotta, quindi Federico ha subito delle ferite. Essa è anche un simbolo fem­ minile per eccellenza, per la sua cavità interna che ricorda un utero materno, e forse questa è la ferita che Federico ha patito: riguarda il suo Femminile, la sua intuizione, la sua creatività, imprescindibi­ li per creare i suoi film. Sappiamo che supererà anche questo mo­ mento facendo tesoro delle difficoltà e sublimandole in maniera ar­ tistica. Infatti troveremo una tazza rotta in Prova d’orchestra, il film che realizzò nei terribili giorni del rapimento dell’onorevole Moro. La tazza rotta è uno dei simboli più importanti di tutto il film, perché ferisce le labbra dell’arpista che, a nostro avviso, è uno dei personaggi principali (vedi pag. 306 di Fellini metafisico): “L’arpista si ferisce le labbra con una tazza rotta... Ecco la firma felliniana sulla dimensione metafisica. Federico con il suo solito gioco di specchi, rinforza i concetti che vuole esprimere. Prepara gli spettatori all’uscita di scena dell’arpista con l’episodio della fe­ rita... cioè di un Femminile che ha già subito un’aggressione... co­ me la tazza, può divenire un pericolo per gli altri e per se stessa”. Non potevamo immaginare che l’ispirazione per quella scena così importante provenisse da un sogno. IMMAGINE IPNAGOGICA (Con O.)

CROLLO SILENZIOSO DEL CAMPANILE GOTICO Un’altra visione particolarmente significativa e collegata a quel­ la precedente. Federico sta veramente vivendo un momento diffici­ lissimo, non solo il suo Femminile è ferito, ma anche il Maschile, rappresentato dal campanile. 11 campanile è gotico e abbiamo più volte detto che il Gotico non è soltanto uno stile architettonico, ma può rappresentare stili di vita più liberi e gioiosi nell’esprimersi, sia nel lavoro che nei sentimenti (vedi il nostro Finalmente Beatrice, pagine 31-33). Quindi, in parole semplici, Federico si sente fragile 100

in questo momento, anche se dal disegno possiamo trarre un’altra ipotesi: cioè che forse tutto questo travaglio può avere un esito po­ sitivo, il tentativo di superare alcuni tratti ossessivi, meticolosi del­ la sua personalità, che possono essere rappresentati dai mattoncini che stanno crollando. A conferma che si tratti di un campanile go­ tico non c’è solo la definizione di Federico, ma anche la finestra, raffigurata con l’arco a sesto acuto. A destra del campanile c’è una donna rappresentata con molta accuratezza mentre sta fumando e sorridendo. Ha un maglioncino nero con un scollo a V bordato di rosso e, sotto, un dolcevita, anch’esso nero come i suoi capelli. Il suo capo è contornato da un’au­ ra rossa e gli occhi sono molto grandi ed espressivi. Quel che atti­ ra maggiormente la nostra attenzione è che il mezzobusto sia trac­ ciato a V come lo scollo. Forse la V è quella di Vittoria. Vittoria for­ se sulle tematiche de La dolce vita, sulle strade senza uscita, sulle relazioni sbilanciate e prive d’amore.

30 novembre 1975 “Federico, A. è molto arrabbiata con te perché dice di aver sa­ puto che il tuo film non è mai cominciato e che perché le hai sem­ pre mentito...”. Federico è sbigottito da questa rivelazione che gli fa Liliana dall’interno di un fumetto. “Come è possibile... Non le hai detto che si sbaglia? Non le hai portato le prove che sto lavo­ rando da mesi?”. Federico si rende conto che Liliana ci ha provato, ma A. è irremovibile e forse anche Liliana non era proprio convin­ ta. Poi nel sogno compare la madre di Federico e contemporanea­ mente tutto sparisce, a parte una grande macchia nera “una totale oscurità che non era buio, era proprio il Nulla, la non-vita”. 11 dise­ gno rappresenta molto bene questa situazione, con una grande mac­ chia nera che occupa il centro del foglio, la madre a sinistra che giunge veloce per redarguire il figlio, Federico sbigottito, ma con un volto ben rappresentato che guarda avanti. Dietro a lui Liliana tutta in grigio, con i capelli biondi ed una sciarpa verde smeraldo che le cinge il collo e a destra, sempre in grigio, ma molto bella e sensuale, sia nel volto che nelle forme imponenti, A. Con parole semplici, Federico, nonostante fosse un uomo adul101

to, teme ancora la disapprovazione materna, sia per il lavoro che per la vita sentimentale. Anzi, la grande macchia nera fa supporre che lui tema proprio di morire a causa di questi conflitti.

1 dicembre 1975 Henry Kissinger, famoso e potente Segretario di Stato america­ no durante le presidenze Nixon e Ford, premio Nobel per la Pace 1973, ma criticato da alcuni per presunti metodi spregiudicati per consolidare il potere americano a scapito di governi esteri poten­ zialmente ostili, è una figura centrale di questo sogno. Fellini lo di­ segna mentre lo raggiunge gioioso al “ristorante della Cesarina”, per conoscerlo. È molto somigliante nei tratti del viso, anche se ve­ stito in maniera inusuale rispetto a come si era abituati a vederlo negli schermi televisivi, cioè molto più sportivo, con una camicia gialla e pantaloni a righe nere, come le scarpe. Federico è di spalle come al solito ma colorato di azzurro, in mezzo fra la Cesarina e suo padre, che indossa un cappotto spinato grigio ed ha il cappello in mano. Federico però fa una sorta di lapsus: non riesce a presen­ tare il padre perché pensa a lui come suocero, cioè il padre di Giu­ lietta. Per fortuna il padre riesce a presentarsi da solo, dicendo la parola inglese Father, che è la verità. Federico così si accorge del suo equivoco e si domanda come mai lo abbia provocato. Nel dise­ gno, dietro Kissinger ci sono due montagne molto aguzze, anche se colorate di rosa, forse a voler dire che il suo archetipo del Maschi­ le simboleggiato dalla montagna sta cominciando a stemperarsi, in­ tegrandosi con quello del Femminile, rappresentato dal colore rosa. Anche le due sagome azzurre che sono dietro Kissinger possono confermare quest’ipotesi e rappresentare ruoli maschili interpretati in passato, che però ora si sta lasciando alle spalle. L’andare incon­ tro a Fellini può voler simboleggiare per entrambi un grande passo avanti. Per Federico abbracciare un campione della diplomazia di quel calibro vuol dire diventare anche lui un po’ più diplomatico nelle relazioni ed essere accettato maggiormente dai genitori, dato che l’ostessa può rappresentare la madre; il padre è presente e, no­ minandosi come padre, può simboleggiare un’accettazione profon­ da da parte di Fellini del suo archetipo paterno. Quindi forse il lap­ 102

sus che Fellini fa può rappresentare la sua difficoltà ad accettare la figura del padre. Ma il particolare più significativo è il Premio No­ bel per la Pace ricevuto da Kissinger che, essendo una imago che copre un personaggio interiore e inconscio di Fellini, significa che il regista sta facendo pace all’interno di se stesso coi suoi personag­ gi interiori, ma anche all’esterno, quindi nei suoi affetti familiari e nella vita professionale.

VISIONE E PERCEZIONE ACUSTICA DEL 9 DICEMBRE 1975 “A letto pensavo ad O. Una voce ferma e chiara mi dice: ‘Fer­ mati!’”. Federico si chiede se sia la sua voce e sente un suono gen­ tile e delicato ma con un tono deciso, che esprime un ordine inequi­ vocabile. 11 disegno è molto chiaro e significativo, anche perché sotto la figura di Federico a letto sotto le coperte con la sua testa a cuore ben in evidenza e di spalle, si vede molto bene emergere la traccia della macchia nera del sogno del 30 novembre. Questa sincronici­ tà, come direbbe Jung, ci dà un’indicazione sul significato simbo­ lico del disegno e della visione corrispondente. Infatti a sinistra di Federico c’è una bella signora, quella che lui chiama O., vestita co­ me nell’immagine del 3 settembre scorso e dalla mente di Federico esce un ordine: FERMATI! FERMATI! Considerando tutti questi aspetti che abbiamo citato, in cosa consiste l’avvertimento? Forse in quelli che gli avrebbe dato sua madre, cioè di fare un po’ di or­ dine nella sua vita sentimentale, che è l’imperativo categorico di 8 e J/2, nel quale, non a caso, la vera protagonista femminile è il per­ sonaggio di Claudia, che può rappresentare la purezza e l’autentici­ tà. Infatti, nei titoli di coda del film, il nome del personaggio e del­ la sua interprete, Claudia Cardinale, viene subito dopo quello di Marcello Mastroianni, che è l’indiscusso protagonista maschile. Federico, tornando alla visione, riceve un avvertimento molto for­ te, che gli suggerisce di fare attenzione e con urgenza!

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10 dicembre 1975 “Come il mago Rol, sento crescermi nelle mani chiuse a pugno una palla di carta che dispiegata rivela contenere dei chiodi”, scri­ ve Federico e disegna molto chiaramente le mani chiuse a pugno e i chiodi all’interno della palla di carta di colore azzurro. Nel sogno Giulietta ha delle ferite su collo ed è anche ammalata. Lui si chiu­ de alle spalle in modo irrevocabile il cancello di una villa a due pia­ ni e si avvia “a testa bassa nel freddo e nell’umidità” di una notte buia in una landa sconfinata ed acquitrinosa. Nel disegno la casa è tracciata nel bordo destro e Federico, uscitone, svolta l’angolo del cancello e prosegue verso destra. Il sogno registra chiaramente un grande cambiamento avvenuto dopo una difficoltà rappresentata dai chiodi e dalla ferita nel collo di Giulietta, favorito dall’archeti­ po del Mago, rappresentato dal Mago Rol (vedi il nostro Finalmen­ te Beatrice, pag. 71): “In tutte le culture l’archetipo del Mago ci parla della creazione e della nostra capacità di fare. Ha un’intuizio­ ne profonda che mette al servizio del Bene. E aperto alla vita e sa scegliere. E sensibile. Vulnerabile e ricettivo, ma non manipola né controlla. Sa gestire le situazioni con saggezza. Comprende che la vita possa essere gioiosa, pur con tutte le vicissitudini che la con­ traddistinguono. Sa che non ha senso fare rivoluzioni, ma che è lui stesso rivoluzione, poiché quando prende la sua vita nelle mani, il mondo cambia... Comprende che la vera magia avviene nelle coin­ cidenze significative del micro e del macro-mondo (sincronicità)”. In sintesi, con questo sogno, nel quale nel riquadro a sinistra c’è un simbolo fallico che penetra una sorta di lago azzurro, ad indica­ re una buona unione tra il Maschile ed il Femminile, Federico smet­ te di farsi pungere dai chiodi, chiude col passato e prosegue. La ca­ sa è molto ben delineata ed è immersa in una “landa sconfinata e acquitrinosa”, che potrebbe rappresentare un paesaggio interiore di rinnovamento, di passaggio, come vedremo nel sogno successivo della stessa notte, nel quale Federico vede un grosso rospo: “sotto la melma dell’acquitrino il batrace ridacchiava, sogghignava vici­ nissimo ai miei piedi” e teme di scivolare nella follia se comincia a conversare con esso. 11 rospo è un anfìbio e quindi simboleggia un passaggio, fisico o spirituale. Secondo il Dizionario dei simboli a pag. 298 “in Occidente sembra che il rospo sia stato un simbolo re­ 104

gale e solare... Considerato più spesso come il contrario della rana, di cui sarebbe il lato infernale e tenebroso: esso intercetterebbe la luce degli astri con un processo di assorbimento...”. In questo caso sembra che voglia aiutare Federico ad evolvere, ad andare oltre la landa e a proseguire la sua vita e la sua carriera.

12 dicembre 1975 Federico è a letto con A., che si alza perché dei rumori l’hanno svegliata. Anche lui la segue e si accorge che suo fratello Riccardo sta salendo le scale. Federico sa che si tratta di lui, anche se la per­ sona che vede non è per niente somigliante ed attira la sua attenzio­ ne poiché ha “strani occhi, da gallina, da uccello, piccoli, rotondi, privi di espressione umana”. Il fratello, che secondo lui “ha anche un’aria cialtrona, da vagabondo, lazzarone, prende a parlarmi... Fe­ derico, ti avverto che tua madre e tua sorella sono tornate e non ti hanno trovato a casa...”. Già da questa prima parte del sogno com­ prendiamo quanto la relazione con A. fosse importante per lui, tan­ to da desiderare di proteggerla dagli sguardi indiscreti di chiunque, comprese le persone di famiglia. È disegnata imponente, al centro del foglio, che si staglia su tutte le altre figure per la sua bellezza, sia nel volto che nel corpo. E elegante, anche se sappiamo che si è appena alzata dal letto. Federico si disegna più basso di statura, co­ me probabilmente non era (vedi il nostro Fellini metafisico, pag. 275: “desiderio di avere contatti con donne gigantesche... sulle quali si proietta naturalmente l’immagine materna dell’infanzia”). Su di lei e su tutte le altre donne giunoniche desiderate probabil­ mente aveva proiettato almeno in parte l’immagine materna, come scrive Georg Groddeck nel suo II linguaggio dell’Es'. “nessuna donna, per quanto adorata dal suo uomo, potrà mai suscitare in lui un sentimento paragonabile a quello da bambino per la mamma”. Tornando a questo sogno, il collegamento con la madre è evidente quando il fratello cerca di spaventarlo dicendogli che la madre e la sorella lo hanno aspettato invano a casa, come se lui fosse ancora il giovanotto appena arrivato a Roma con la madre e che deve giu­ stificare dove ha passato la notte se non rientra. Significativo è che il fratello stia salendo le scale: simbolicamente Federico si sente 105

rincorso da lui, pressato, pensa che il fratello voglia essere aiutato da lui, non perché ne ha bisogno, ma perché non ha voglia di lavo­ rare. Per questo lo descrive con gli occhi strani e soprattutto lo co­ lora di arancione/mattone, quindi forse molto egocentrico. La pro­ vocazione non termina qui, perché quando Federico chiede al fra­ tello come mai conosca la signora A., lui rincara la dose e aggiun­ ge che un suo amico la desiderava ed era da lei corrisposto. In bas­ so a destra nel foglio c’è una signora delle pulizie che sta rifacen­ do il letto e ride “divertita e forse un po’ scandalizzata” per i fram­ menti degli occhiali di Federico trovati tra le lenzuola come prova inoppugnabile della loro notte trascorsa insieme. “Che noia! Sono ritornate queste due scocciataci!”, dice Federico alla donna delle pulizie, che a questo punto è molto probabile sia un’imago della nonna, anche per come viene rappresentata graficamente, con il fazzoletto legato attorno alla testa ed il volto arcigno simile a quel­ lo della nonna nella famosissima scena di 8 e ^2, in cui il protago­ nista ricorda un’esperienza di quando era bambino, mentre le “due scocciataci” sono forse la madre e anche la sorella evocate da Ric­ cardo. In sintesi, sembra che Federico tema la disapprovazione di tutte le donne della sua famiglia d’origine per le sue relazioni sentimen­ tali, perché le ama moltissimo tutte, e anche che la rivalità col fra­ tello sia ancora molto accesa. Gli occhiali rotti possono simboleg­ giare dei meccanismi di difesa, dei filtri percettivi che cadono, con­ sentendogli di vedere la realtà in senso fìsico con più chiarezza e in senso psicologico di accettarla.

19 dicembre 1975 Un sogno che sembra provenire dalle pagine de Le metamorfo­ si di Ovidio: “In una piccola piazzetta di paese un cane lupo piut­ tosto spelacchiato si dirige verso la vetrina di un negozietto buio perché crede che dentro ci siano dei gatti”, scrive Federico sapen­ do che in realtà dentro il negozio c’è una tigre e, ridendo pregusta il divertimento assieme agli amici nell’osservare la reazione del ca­ ne al momento della verità. Infatti, come si vede dal disegno, la ti­ gre cerca di divorare il cane, fermata per fortuna dal vetro del ne­ 106

gozio. “Sembra quasi che l’intera testa del cane sparisca nella boc­ ca della tigre... Terrorizzato, il cane lupo scappa via zoppicando”. 11 disegno sembra invece un Ligabue, soprattutto lo scontro, bloccato dal vetro, dei due animali, mentre Federico, ritratto velo­ cemente di profilo, se la ride di gusto. Quale sarà il messaggio che il sogno vuole mandare a Federico? Innanzitutto che uno scontro pericolosissimo e feroce è stato evita­ to grazie ad un meccanismo di difesa, rappresentato dal vetro. Da­ to che Federico è presente nel sogno e può rappresentare la sua par­ te cosciente, lo scontro dei due animali può rappresentare un con­ flitto fra due suoi personaggi interiori che non possono unirsi, in quanto separati da un vetro. A pagina 474 del Dizionario dei sim­ boli Chevalier - Gheerbrant si dice: “L’apparizione della tigre nei sogni rappresenta... tendenze indomabili e sempre pronte ad assa­ lirci all’improvviso e a sbranarci... un insieme di spinte istintive il cui urto è inevitabile e pericoloso... Rappresenta l’offuscamento della coscienza, sommersa dai flutti dei desideri elementari scate­ nati... Può anche simboleggiare un antenato del clan assimilato al­ la luna rinascente”. Quindi la tigre potrebbe rappresentare gli istin­ ti primordiali di Federico che a volte fatica a gestire come la colle­ ra e la rabbia; il cane lupo un guerriero che a volte può essere fero­ ce. In sintesi, possono rappresentare i suoi archetipi del Femminile e del Maschile che sono ancora separati e troppo in lotta fra loro. Significativo è il fatto che la tigre, pur essendo dietro una vetrina, è disegnata molto efficacemente con tinte vivaci, mentre il lupo è tratteggiato più velocemente e colorato di grigio. Tuttavia l’aspetto forse più interessante è quello che riguarda l’illusione del cane lu­ po di poter aggredire facilmente dei gatti, mentre invece si trova di fronte ad una tigre, ben più potente ed agguerrita e, considerando il sogno precedente, potrebbe anche rappresentare conflitti con la fa­ miglia d’origine.

20 dicembre 1975 In una stanza allagata Federico minaccia con una frusta una ca­ via, costringendola a girare intorno a se stessa velocemente. “Mi sembra che ci sia altra gente a guardare... Anzi... per loro... io do 107

questo spettacolo un po’ crudele’". Il disegno è tratteggiato rapida­ mente ma molto chiaro e ricorda un po’ l’atmosfera della scena dell’harem di 8 e l/2-, qui con un carico d’angoscia più alto perché la stanza è allagata e la crudeltà non deriva da difficoltà relazionali, ma è fine a se stessa. C’è una cavia costretta con la forza a nuotare velocemente in cerchio. Il percorso della povera bestiolina è evi­ denziato da un segno azzurro ed il movimento delle zampe si riflet­ te nell’acqua e nei tratteggi che Federico ha tracciato. Cosa potrà rappresentare questa cavia? Forse semplicemente una palle di lui stesso. Il particolare più interessante di questo disegno è la forma che assume la frusta nel lancio, cioè un inequivocabile simbolo fal­ lico, che rappresenta sicuramente l’archetipo del Maschile di Fede­ rico. Qui probabilmente il significato principale della cavia è di es­ sere una vittima bloccata in un circolo vizioso violento... Forse una difficoltà ricorrente che Federico aveva, oppure la tendenza ad es­ sere spesso vittima nei vari giochi relazionali con le persone impor­ tanti della sua vita, sia in ambito affettivo che professionale.

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6 gennaio 1976 TUTTO QUELLO CHE PUOI FARE È GIÀ STATO DECISO DA MOLTO TEMPO! SÌ! SÌ! MA LA CACCA LA PUOI SEMPRE FARE, PERÒ! AH! AH! AH!

Più che un sogno, pare un messaggio giunto da una dimensione superiore, infatti una donna che sembra appunto un Femminile ar­ chetipico, ancestrale, disegnato in alto a sinistra, contornato da un’aura in sfumature che vanno dall’arancione al viola, comunica a un Federico ritratto in posizione reverenziale di fronte a un maci­ gno che i punti fondamentali della sua vita sono già stati definiti, in linea con il mito platonico di Er, per come lo definirà James Hil­ lman dal punto di vista psicologico, nel suo capolavoro, // codice dell'anima (1996), a pagina 23 e seguenti. E meraviglioso vedere che vent’anni prima di Hillman, Federico aveva ricevuto un mes­ saggio simile. Scriverà infatti Hillman, a cui si devono i più signi­ ficativi fra gli sviluppi attuali della psicologia di derivazione jun­ ghiana: “Questo libro intraprende una strada nuova a partire da un’idea antica: ciascuna persona viene al mondo perché è chiama­ ta. L’idea viene da Platone, dal Mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota, La Repubblica. In breve, l’idea è la se­ guente. Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla Terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon che è unico e tipico no­ stro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. E il daimon che ricorda il contenu109

to della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”. Hillman aggiunge: “E Pla­ tone racconta quel mito affinché non dimentichiamo; infatti, come spiega nelle ultimissime righe, salvando il mito potremo salvare noi stessi e prosperare. Il mito, insomma, svolge una funzione psicolo­ gica di redenzione e una psicologia derivata dal mito può ispirare una vita fondata su di esso. 11 mito porta anche a mosse pratiche. La più pratica consiste nel vedere la nostra biografia avendo presenti le idee implicite nel mito, e cioè le idee di vocazione, di anima, di daimon, di destino, di necessità... Le altre conseguenze pratiche vengono da sé: a) riconoscere la vocazione come un dato fonda­ mentale dell’esistenza umana; b) allineare la nostra vita su di essa; c) trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita... fan­ no parte del disegno dell’immagi ne, sono necessari ad esso e con­ tribuiscono a realizzarlo”. Queste frasi illuminanti ci riempiono di stupore nel cogliere che Fellini, certamente guidato da Bernhard, ne aveva colto l’essenza molto tempo prima della stesura de II codice deir anima. Non c’è un’intervista di Fellini che non sottolinei il va­ lore della vocazione per ognuno di noi e dell’impegno con il quale dobbiamo cercare di perseguirla. Sapeva molto bene anche Federi­ co che il dire: io non ho talenti, io non ho vocazioni, oltre a non es­ sere vero, è un alibi efficace per impedirci a volte di cominciare la ricerca del nostro talento. Non ha meno valore la vocazione di un panettiere o di un muratore: tutte contribuiscono alla vita e all’evo­ luzione umana; l’essenziale è che ognuno le viva con impegno e passione. Tornando al sogno in questione, sembra proprio che il messag­ gio che Fellini riceve da un Femminile ancestrale sia proprio que­ sto. Per sdrammatizzare la fortissima spiritualità, forse il sogno, nella sua atemporalità, mostra un bambino piccolo che potrebbe es­ sere Federico con un cappello da mago in testa, quindi con la po­ tenzialità di diventare un grande Maestro, però birichino, irriveren­ te, che “fa la cacca” ridendo e dicendo: sì, tutto vero, ma io la cac­ ca posso sempre decidere di farla quando voglio. Federico adulto è in perfetta armonia col suo bambino interiore: accetta la vocazione, ma anche la libertà di essere irriverente e provocatorio con le sue opere. Il bimbo guarda ridendo un Femminile primitivo e ancestra­ le che ricorda le statuine paleolitiche come la Venere di Willendorf. HO

Per usare il linguaggio di Hillman, questo Femminile procace era il suo daimon.

6 gennaio 1976 Una descrizione da manuale di quello che la scienza chiama ‘Gioco psicologico’. “All’incrocio del Tritone... aiutato dai consigli di un tipo che non so chi sia, riesco ad attraversare la via... restando sopra con i piedi ad uno strano... oggetto giallo a forma di boomerang...”, scri­ ve Fellini per spiegare le caratteristiche e il magico potere dello strano oggetto che come un ponte magico lo aiutava ad andare da una parte all’altra della strada senza perdere l’equilibrio e mante­ nendo fiducia in se stesso e nella benevolenza dell’universo. “Lo strano gioco alla fine riusciva”, conclude Federico, dimostrandoci che l’inconscio a volte parla lo stesso linguaggio della scienza e per ‘gioco’ qui s’intende il ‘Gioco psicologico’ per come lo definisce Eric Berne nel suo libro A che gioco giochiamo, (pag. 55 e 191) cioè una dinamica relazionale in cui le emozioni autentiche vengo­ no coperte da altre false e determinano rapporti che possono avere conseguenze pericolose per tutti i partecipanti. Sembra che Federi­ co riferisca uno di quei giochi che Berne definisce ‘buoni’ (pag. 187), perché “contribuisce sia al benessere degli altri giocatori, sia alla completa realizzazione di chi è parte in causa. Poiché anche nelle forme migliori dell’azione e dell’organizzazione sociale non si può fare a meno di trascorrere la maggior parte del tempo a gio­ care, bisogna assiduamente perseguire la ricerca dei giochi buoni”. Quello che Berne qui illustra è il gioco definito Lieto di essere uti­ le, cioè di quelle persone che non perdono occasione di aiutare il prossimo con le proprie azioni o con le proprie opere. Alla luce di quest’ipotesi, si conferma quanto descritto nelle pagine precedenti: cioè che Federico aveva raggiunto un buon livello di evoluzione spirituale. In questo sogno, osservando il disegno si nota bene che Federi­ co, seguendo i messaggi della sua istintualità profonda, del suo lo Osservatore, accetta la sua vocazione di essere un autore che con le sue opere fa da ponte fra diverse culture, rappresentate dai lati del­ 111

la strada che attraversa. Un’ulteriore indicazione a riprova di que­ st’ipotesi è sia nel nome, sia nell’essenza della testata giornalistica che si trova dall'altra parte della strada: Il Messaggero, cioè l’inca­ rico di trasmettere informazioni a più persone possibili, quello che Federico ha cercato di fare con i suoi film. Anche il colore ci sug­ gerisce che la nostra ipotesi può avere senso: la strada, il marcia­ piede, il muro ed il cielo sono rosa ed anche il contorno dell’inse­ gna del Giornale. Quindi il ponte che Federico è chiamato a costrui­ re può essere quello verso l’archetipo del Femminile. Il suo lo pro­ fondo gli suggerisce di aver fiducia e di proseguire per la sua stra­ da, come infatti accetta di fare. Rimane ancora un mistero da sve­ lare: perché lo strano oggetto magico ha forma di boomerang? For­ se perché chi ha la fortuna di essere un “eletto”, prescelto per esse­ re un esempio, una guida per gli altri con i propri successi e le pro­ prie opere ha la responsabilità di quello che fa, e se non agisce per il bene può avere un ‘effetto boomerang’. È normale che Federico fosse spaventato, ma la saggezza profonda, tramite il sogno, lo ras­ sicura e gli dice di avere fiducia. SOGNO FATTO ALLA FINE DEL FILM

Federico riferisce, disegnando e scrivendo, di un sogno fatto al­ la fine della lavorazione del Casanova, e noi sappiamo quante vi­ cissitudini di vario genere ebbe con i produttori De Laurentiis e Rizzoli, che si allontanarono per gli eccessivi costi del film. Anche con Grimaldi ci furono difficoltà che furono sciolte solo in tribuna­ le. Non mancò un fantomatico furto delle bobine già girate, uno sciopero delle maestranze, licenziamenti decisi dalla produzione e una malattia del protagonista Donald Sutherland. Quindi riuscire a portare a termine il progetto dopo simili vicissitudini fu veramente come scalare l’Everest e il sogno lo registra. “Evado dal manicomio criminale, nuotando nelle acque fetide e buie che hanno invaso tutta la città. Dai tetti del carcere le guardie sparano tentando di colpirmi. Nuoto sott’acqua... mi trovo in un in­ finito livido estuario... solo palude fangosa”, scrive Fellini, descri­ vendo molto bene l’ambientazione del suo film notturno. Final­ mente è libero da vicissitudini che l’inconscio chiama follia, ma nonostante lui sia fuggito, cioè simbolicamente abbia concluso il 112

progetto le ‘guardie’ gli sparano, e ciò può rappresentare tutte le vi­ cissitudini che ha dovuto superare. Sicuramente un film simile, a metà degli anni ‘70 in Italia non era facile da realizzare, non era semplice parlare dei problemi sessuali degli italiani, anche se ma­ scherati aH'intemo di un contesto storico. Tornando al sogno, Fel­ lini si chiede: “Chi è la robustissima cicciona bionda vestita come un’amazzone da avanspettacolo che soffia cuori fuori dalla sua bocca?”. A noi sembra che possa essere una delle gigantesse del suo film, forse quella che, con il suo amore simboleggiato dai cuori, salva il protagonista, cioè Casanova, dal suo tentato suicidio nel Ta­ migi. Infatti Fellini scrive che si sente della musica dolce e che l’immagine mette buonumore. Nella parte inferiore del foglio c’è un signore con una sigaretta in bocca, con un vestito originale e un po’ clownesco che dall’interno del suo fumetto gli ricorda che non fa parte del suo sogno. Ma il particolare che suscita maggior stupo­ re e quello di una giovane donna nuda, di spalle, che sta percorren­ do un sentiero che la condurrà alla soubrette di cui sopra, in una sorta di gioco dell’oca, nel quale segue un percorso segnato da nu­ meri che sono in una strana sequenza: 26, 12, 3, 5, 8, 7, 11. Sem­ bra il percorso verso la femminilità completa che un adolescente deve percorrere. in sintesi, al termine di questa lunga e difficile realizzazione, Federico si sente liberato, quasi come fosse uscito da un ospedale psichiatrico, il che la dice lunga su tutto quello che aveva appena vissuto.

20 aprile 1976 I’m dying...

“Così mi dice in inglese un misero, impolverato canino nero sdraiandosi sfinito davanti ai miei piedi... Sembra proprio per spi­ rare. Gli faccio segno di seguirmi, entro nel baretto... chiedo del lat­ te... il cagnolino mi pare rifocillato e sgambetta qua e là”. Accom­ pagna questa breve trascrizione anche un piccolo disegno che mo­ stra le gambe di Federico e di un passante accanto al cane, sdraia­ to sulla schiena, che chiede aiuto. Il cane ha delle orecchie molto lunghe che ricordano un po’ il personaggio di Dumbo, l’elefantino 113

un po’ strano e deriso da tutti che però impara a volare. È nero, mentre le gambe di Federico sono azzurre. Fellini con molta amo­ revolezza si prende cura del cane, entra in un bar vicino e gli dà da mangiare; in questo modo il piccolo animale si riprende molto be­ ne. Abbiamo detto più volte nel nostro Fellini e il sogno che i cani, per la loro fedeltà agli esseri umani, possono rappresentare stretti legami affettivi e a volte di dipendenza. In questo caso forse rap­ presenta il film e le difficoltà che ha dovuto superare per realizzar­ lo occupandosi di lui come di un figlio, nutrendolo e curandolo.

6 febbraio 1976 “Mi hanno rasato capelli... sento però che sono più folti di pri­ ma... sono in piedi dinanzi ad un piccolo chiosco di bibite sullo spiazzo antistante Cinecittà. Ho messo in bocca dello zucchero... mi rendo conto di quanto possa essere nocivo...”. Federico si disegna rasato, con una mano che tocca la ricrescita dei capelli constatando che è molto forte. E in piedi a Cinecittà davanti a un chiosco e sta cercando si sputare dello zucchero che forse in questo caso può rap­ presentare dipendenze affettive, infatti lui afferma che possono es­ sere molto nocive. La perdita dei capelli e la rasatura ci ricordano il mito biblico di Sansone, quindi il collegamento con la forza e con la seduzione. In questo caso sembra che la rasatura sia collegata alla paura di Federico di perdere completamente i capelli e quindi al so­ gno del 29 maggio 1967 (pag. 280 del nostro Fellini e il sogno): “Un sogno che ricorda il mito di Sansone e del taglio dei capelli... Il so­ gno esprime la rabbia di Federico di star perdendo i capelli. Gli sem­ bra che l’acqua sporca della vasca se li porti via per sempre, cosa che non piace a nessuno, quindi è normale che lui se ne dispiaccia. Interessante è il fatto che lui si disegni in accappatoio arancione. Il tappetino adiacente alla vasca ed il tappo sono di un’altra tonalità di arancione, mentre i bordi della vasca ed i rubinetti sono viola. Co­ me abbiamo più volte scritto l’arancione potrebbe simboleggiare l’egocentrismo, ed in questo caso il tappo arancio sollevato ed i ca­ pelli che se ne vanno, potrebbero significare il lasciarsi alle spalle l’Ego, nonché una riduzione della forza maschile, in funzione di un rinnovamento spirituale come annunciato dal sogno precedente. ” 114

Nel presente sogno sembra che Federico faccia un passo avanti nella comprensione di se stesso e del suo modo di vivere le relazio­ ni, professionali e affettive in senso lato. Comprende cioè che a volte quelle che lui instaura sono relazioni molto strette, quasi di dipendenza affettiva o simbiotiche; per questo molte volte evolvo­ no in rotture drastiche. Il suo disegnarsi davanti a Cinecittà mentre desidera sputare dello zucchero perché si accorge che fa male ci fa capire che molto probabilmente ha preso coscienza di questo pro­ blema, simboleggiato dallo zucchero, cioè dal bisogno di avere re­ lazioni che compensino il suo desiderio di dolcezza che a volte gli faceva ignorare la vera natura di alcune persone. Sembra che il so­ gno voglia suggerire a Federico di fare attenzione al suo desiderio di avere relazioni a volte eccessivamente tenere. In sintesi, sembra proprio che Federico stia facendo una forte crescita: insieme ai nuovi capelli sta crescendo anche la sua spiri­ tualità.

Federico ha consultato I King Sulla situazione Casanova/Gwmaldi perché aveva avuto dei problemi anche con questo produtto­ re, che saranno risolti solo in tribunale. Per ora il responso de / King gli dà questo consiglio: “Sapersi anche distaccare, astenersi... un po’ di delicatezza... 18 Emendamento delle cose guaste... 15 La modestia... Trovo questa risposta molto pertinente, giustissima”, conclude Federico con una chiarezza tale che non ha bisogno di nessun commento, dato che è evidente che l’Oracolo gli suggerisce di migliorare le sue relazioni facendo ricorso ad una maggiore de­ licatezza, comprensione dei punti di vista altrui ed anche un po’ di distacco per non incollerirsi troppo. In sostanza di essere più mode­ sto. Suggerimento che lui accoglie con molto piacere ed infatti tut­ te le diatribe saranno risolte ed il film concluso. Molto significati­ vo questo commento che ci fa capire quanto il nostro atteggiamen­ to, anche se pensiamo in un conflitto di essere dalla parte della ra­ gione, sia fondamentale per l’esito finale. L’Oracolo suggerisce che anche una persona geniale come Fellini doveva continuare a lavo­ rare su se stessa per migliorarsi ogni giorno di più, nel suo caso sul­ l’eccessiva tendenza a reagire con la collera ai conflitti di cario ge­ nere e di conseguenza avere spesso difficoltà relazionali di vario genere, sia nella vita sentimentale che in quella professionale. An­ 115

che le persone geniali hanno dei difetti, anzi, proprio per questo, forse, ed hanno bisogno di imparare con umiltà ogni giorno.

“LA DOTTORESSA AZZURRA STA PER FARE IL BAGNO. UN BUFFO BAMBINO CORRE AVANTI A ME, LA RAGGIUN­ GE E LE DICE COSI’: Mi scusi dottoressa. Non si potrebbe rico­ minciare da capo?”. Scrive Federico all’interno di una nuvoletta collegata ad un bimbo birichino molto simile a quello disegnato nel sogno del 6 gennaio. L’unica differenza consiste nel colore del cap­ pellino. La dottoressa azzurra che vuol fare il bagno ma con la quale il bambino desidera “ricominciare da capo”, cioè ripetere un gioco, può rappresentare la madre, perché il sogno può significare nostal­ gia del passato, di quando era molto piccolo e assieme alla madre andava al mare.

3 giugno 1976 “Ricordo solo il volto di Totò che... mi sorrideva con occhi te­ nerissimi, dolcissimi. Uno sguardo... radiante amicizia... direi amo­ re... gratitudine di chi ha lavorato dando il meglio di se stesso, e con umiltà, con modestia è felice di esserti piaciuto”. Un sogno dedica­ to a Totò che è anche ritratto molto bene in basso nel foglio, con il volto colorato di verde e giallo, la sua bombetta in testa nera come la giacca, gli occhi dolcissimi come descritto, che irradiano energia e felicità. Federico sogna Totò in un contesto teatrale, prima e dopo lo spettacolo. Il grande attore lo guarda con amore e sembra sugge­ rirgli che quella di dare il meglio di se stessi sia la strada più im­ 116

portante che un essere umano possa seguire. Abbiamo esaminato tanti sogni sull'argomento della vocazione, questo è uno di quelli. Conferma la forte convinzione che anche Federico aveva su que­ sto argomento e che anche noi abbiamo, cioè che è amore: l’ener­ gia e la passione che si mette nel proprio lavoro per svolgerlo al meglio.

16 giugno 1976 Un sogno nel quale Federico è a tavola con altri “registi di fil­ metti polizieschi e avventurosi... Non so perché, ma io fingo di es­ sere come loro e annuisco compiaciuto e solidale...”. Questo sogno è accompagnato da un disegno stilizzato ma molto espressivo, nel quale Federico è disegnato con una maglietta nera mentre sta fir­ mando un autografo a tre bambine, una delle quali gli chiede: “Ma lei signor Fellini non cambierà mai?”, forse riferendosi alla sua ten­ denza ad essere a volte diplomatico al limite della bugia, come de­ scrive la situazione sognata. Il sogno lascia intendere che Federico conoscesse ‘i trucchi del mestiere’ dei suoi colleghi e che fingesse di compiacerli, di essere solidale con loro, ma in realtà non li stimasse, com’è molto facile immaginare, data la differenza fra lui e altri registi che si occupa­ vano di realizzare film più commerciali. Però in fondo si sentiva in colpa e forse pensava che questa diplomazia fosse in realtà ipocri­ sia. Per questo la più grande delle bambine lo rimprovera un po’. Interessante notare che il disegno è tutto in bianco e nero a parte un tratteggio arancione che circonda le bimbe e lo sfondo verde dietro i commensali, il che ci può far ipotizzare che tutto sommato comin­ ciasse ad accettare meglio la sua originalità e la sua cifra stilistica così particolare. Interessante anche che il foglietto sul quale lui cer­ ca di rispondere per iscritto alla bambina sia pieno di scarabocchi e di macchie e sia difficile trovare lo spazio per scrivere: “ci prove­ rò”. Sembra quasi uno spartito musicale, a voler dire che quella di Federico fosse un’arte elevata, come la musica. Forse Federico stesso a volte temeva di non avere sufficiente volontà, per questo fatica a trovare lo spazio in cui mettere per iscritto il suo impegno, che diventa così “un puntino appena visibile”. 117

In sintesi, le bambine, che possono rappresentare l’istintualità profonda, lo invitano ad essere se stesso senza paura di essere rifiu­ tato dai colleghi; e di continuare ad impegnarsi a fondo per utiliz­ zare i suoi talenti. Un altro sogno, probabilmente la stessa notte, invia lo stesso messaggio, ma in altro modo. Federico non lo ricorda bene; solo frammenti ed immagini isolate che hanno però tutte lo stesso sen­ so: “Lite, divisione, separazione, cessazione di rapporti amichevo­ li. Così vedevo Grimaldi che rifiutava di riconciliarsi con me... Co­ sì vedevo anche Gherardi con la barba che si allontanava indispet­ tito... Mi stringevo nelle spalle dicendo a Fracassi che non c’era niente da fare, non era possibile lavorare assieme...”. Sappiamo delle difficoltà che aveva avuto con Grimaldi e Gherardi. Il sogno ci dice che non le aveva ancora elaborate in profondità e lo faceva­ no ancora soffrire. La soluzione è quella descritta nel sogno prece­ dente: accettare se stesso ma anche gli altri, poiché ognuno di noi ha il suo percorso di crescita, la sua evoluzione personale, e non è detto sia allineata a quella delle persone che gli sono vicino.

5 luglio 1976 Un sogno particolarmente significativo. Dopo alcune operazio­ ni chirurgiche “estreme, al limite della magia su persone e anima­ li... dopo un periodo di convalescenza stanno per essere sfasciate e restituite alla vita”, scrive Federico, aggiungendo che anche un suo cane ha subito quegli interventi ed ora si trova nel salotto della ca­ sa di via Lutezia “alla presenza di mio padre... e altre persone... questo canino... sta per essere liberato dalle bende... in preda a una grande eccitazione... non ne può più di restare così imprigionato...”, e sembra proprio che il cane, che ha subito tutti questi interventi chirurgici, possa rappresentare una parte di lui che infatti si sente ferita, mutilata, imprigionata. La presenza del padre, che lui vede ingigantito e delle figure femminili fondamentali della sua vita, la madre e Giulietta, nella casa di via Lutezia, quella in cui hanno vis­ suto con la zia di Giulietta nei primi anni di matrimonio, conferma le nostre ipotesi. Federico si sente costretto e vuole dimostrare a 118

tutti che ha ricuperato la salute fisica e psichica, anche se le muti­ lazioni che ha ricevuto lo costringono simbolicamente a “epiletti­ che capriole” e ad una vita a suo parere meccanica e impossibile. 11 disegno è tratteggiato molto velocemente con la penna, ma l’imma­ gine del cane riflette drammaticamente la descrizione verbale e ci lascia intendere molto bene la sofferenza che a volte provava per le costrizioni che aveva dovuto subire. Tuttavia un aspetto positivo c’è sempre e si collega al sogno del 6 febbraio in cui sono descrit­ te le dipendenze affettive simboleggiate dall'assunzione di zucche­ ro. Questo cane “mutilato” può simboleggiare il progressivo affran­ carsi di Federico dai condizionamenti familiari e sociali di vario ge­ nere. Forse il dolore che lui sente è dovuto alla fatica legata alla crescita e quindi al distacco da questi condizionamenti che, per es­ sere superati, richiedono un grande sforzo. In sintesi, il sogno registra forse la rabbia causata dalle costrizio­ ni che aveva dovuto subire nella sua vita e dall’aver più volte assun­ to un molo da vittima. Infatti il disegno del cane “mutilato” e fascia­ to è al centro di una sorta di mandala - bersaglio. Le fasciature di cui si pal la in questo sogno sono probabilmente un ricordo dei primi cin­ que mesi di vita di Federico, nei quali fu fasciato rigidamente, come usava allora (vedi Tullio Kezich, Federico - Fellini, La vita e i film): “Secondo l’uso, poco dopo il parto e fino ai cinque mesi, Federichino viene fasciato come un salame perché cresca diritto”. A noi oggi fa sorridere che si credesse in simili pratiche, perché la scienza da molti decenni ha dimostrato che non solo non aiuta la crescita armo­ niosa dello scheletro, ma anzi, inibendo i movimenti nei primi mesi di vita, può provocare difficoltà nell'età adulta, e questo sogno lo de­ scrive particolarmente bene in termini di costrizioni e fatica nel su­ perare condizionamenti e legami aiffettivi troppo stretti. Sembra pro­ prio che alla base di molte “irriverenze” di Federico ci sia forse an­ che la rabbia per essere stato fasciato troppo a lungo.

“Faccione leonino di B. che mi fissa in silenzio come a voler commentare la mia attuale situazione confusa e sfiduciata, con un giudizio che è meglio non esprimere. Una leonessa mammona che giudica un bambino pasticcione”, scrive Federico, ammettendo di essere confuso e sfiduciato e per questo trova normale che la “leo­ nessa mammona” lo giudichi un bambino pasticcione. Nella parte 119

alta del foglio, a sinistra della trascrizione, c’è un bellissimo ritrat­ to di B. con i capelli dorati che sembra un quadro surrealista, per­ ché il volto è come una sintesi tra un viso umano e quello di una leonessa. Abbiamo più volte spiegato per quali motivi si sentiva co­ sì sfiduciato, fortunatamente il successo che avrà il film Casanova lo ripagherà di tutti gli sforzi ed i sacrifìci fatti. Un disegno che rappresenta una pineta con una casa che forse è quella che i Fellini avevano a Fregene, simile a quella rappresenta­ ta in Giulietta degli spiriti con Giulietta minuscola rispetto a Fede­ rico gigantesco ma in mutandoni e con una cintura in mano, in pie­ di su un sentiero che sembra anche una passerella, all’estremità del quale c’è una casacca da colonnello, che a suo parere era apparte­ nuta a De Bellis, uno dei fondatori della rivista umoristica Mar­ c’Aurelio, presso la quale il giovane Federico fece il suo esordio a Roma come vignettista e giornalista. Significativo è che la divisa non abbia i pantaloni, ma anche il colore rosa, improbabile per una divisa militare, dato che secondo lui De Bellis è un colonnello. In alto, immediatamente sopra Federico c’è un’aquila, dalla quale lui cerca di difendersi, mentre sopra la casa campeggiano una gigan­ tessa vista di schiena e un’altra donna nuda inginocchiata dal volto d’uccello. La gigantessa umana è vestita da circo e attorno a lei s’ir­ radiano raggi fucsia. Dietro un albero di una pineta fa capolino il sole, ma anche dei cuori. Forse il sogno si riferisce alle diatribe con il produttore De Laurentiis a causa della rottura del contratto per il Mastorna; forse l’aquila rapace che ha praticamente lasciato in mu­ tande Federico potrebbe essere legata a questa vicenda, mentre la divisa appoggiata sul sentiero - trampolino potrebbe rappresentare l’inizio della sua carriera. Infatti la collaborazione con il Marc’Au­ relio fu un vero e proprio trampolino di lancio per Fellini. Giuliet­ ta sta cercando di aiutarlo, come sempre, la loro casa è colorata di rosa e decorata da quattro vasi di fiori, rosa anch’essi. 11 sole, an­ che se dietro la chioma di un albero, riscalda e il cancello della ca­ sa spunta dal bordo sinistro del disegno, forse a simboleggiare che Federico sta imparando a porre dei limiti, anche alle persone più in­ time. Le gigantesse possono forse rappresentare le pressioni da par­ te delle tante figure femminili che si avvicinavano a loro, a volte anche solo per ottenere delle partecipazioni nei film. 120

Certo che a questo punto si può formulare un’ipotesi sulla base delle teorie di Hillman, esposte nel suo Codice deir anima’, che queste figure gigantesche di donna fossero una sorta di daimon per Fellini, un disegno che racchiudeva messaggi sul significato pro­ fondo della sua vita e della sua vocazione.

22 settembre 1976 “... O. grande e calda. Inevitabilmente mi riconcilio con lei. Ora siamo seduti su un divano... Tognazzi... io, poi O. e altre ombre che non so identificare. Cosa facciamo lì seduti?”. Il sogno sembra re­ gistrare una riconciliazione con O., personaggio femminile già in­ contrato nella visione ipnagogica del 3 settembre e nel sogno del 9 dicembre 1975, nel quale c’era un forte avvertimento nei riguardi della relazione che Federico aveva con questo personaggio, ma ora evidentemente le difficoltà sono state superate, tanto che nel dise­ gno i loro due volti sono vicini, sereni e quello di Federico partico­ larmente dolce. Nel sogno attuale sono seduti in quattro sul divano, assieme a Tognazzi e ad un’altra persona non identificabile. Fede­ rico non sa perché sono lì, né perché abbiano tutti dei cappelli in te­ sta, compresa O., inoltre lui si domanda perché il suo sia grigio e non nero come quello che porta abitualmente. E interessante che lui veda la scena come riflessa in uno specchio e Federico nota lui stes­ so di avere un’espressione sorridente e sorniona. Ad un certo pun­ to compare forse al tavolo di un ristorante Rinaldo Geleng, pittore e amico di Federico per il quale ha realizzato le locandine di Roma e del Casanova. L’artista esprime chiaramente il suo desiderio di suicidarsi perché gli sembra di non avere più potere, più forza, e per farlo rompe una bottiglia di vetro. Tutti cercano di salvarlo, anche perché riferisce di aver preso quattro pasticche di veleno, ma Fede­ rico teme che non ci sia più nulla da fare. Tutto il sogno sembra una sorta di mappa psichica di Federico, dato che lui, come in uno specchio, vede alcuni dei suoi personag­ gi interiori; la sua parte cosciente è rappresentata dal suo volto, poi c’è il Femminile, rappresentato da O., una parte non identificata che può essere l’Ombra; Tognazzi, un attore, può rappresentare la maschera sociale; Geleng, un artista, può essere il corrispettivo del­ 121

l’Ombra questa volta identificata e corrispondente alle pulsioni au­ todistruttive che Federico aveva quando non si sentiva capito o quando aveva difficoltà relazionali troppo forti con produttori, col­ leghi, persone di famiglia. 11 particolare più significativo è, a nostro avviso, la bottiglia rotta che Geleng ha in mano, una sorta di Gra­ di spezzato, come nella visione ipnagogica del 3 settembre 1975, dove è presente FOnorevole Moro. Come abbiamo già detto a pro­ posito del sogno citato, la bottiglia rotta forse è l’archetipo che pro­ babilmente si trasformerà in una tazza rotta nel film Prova d’orche­ stra. Geleng in questo sogno è disperato perché non ha più potere e non riesce più a creare; per questo la bottiglia è rotta, cioè il suo archetipo del Femminile è stato attaccato e distrutto e lui desidera morire. 11 nome di Rinaldo (Geleng) può essere stato scelto dall’in­ conscio di Federico per i riferimenti simbolici ai personaggi lette­ rari che portano lo stesso nome: neìV Orlando furioso di Ariosto e nella Gerusalemme liberata di Tasso, fra l’altro citati nel film Ca­ sanova per bocca del personaggio di Giacomo Casanova. 11 primo è un rivale in amore di Orlando, il secondo un crociato; forse l’in­ conscio ha fatto una fusione di entrambi. In sintesi, Federico riceve da questo sogno molte indicazioni sui suoi personaggi interiori e anche un avvertimento sul fatto che il suo dolore per le vicissitudini vissute negli ultimi anni sta diventan­ do troppo forte, come tutti i sogni precedenti hanno registrato. Le sagome di spalle dei personaggi che si specchiano (Federico, O. Tognazzi e la persona indefinita) sono tutte unite in un unico con­ torno che sembra una montagna e sono colorate di marrone, come una roccia. Tutti insieme possono rappresentare l'archetipo del Ma­ schile di Federico, dato che la montagna ne è un simbolo per eccel­ lenza. A questo punto, l’ipotesi che Rinaldo rappresenti la parte au­ todistruttiva di Fellini è maggiormente avvalorata, anche perché è ritratta staccata dal gruppo e non riflessa nello specchio.

5 novembre 1976 VIBRAZIONE NELL’ARIA SPORCA E BUIA NON RIESCO A VOLAR VIA E RAGGIUNGERE IL CIELO STELLATO PERCHÈ SONO 122

LEGATO AD UN NERO SERPENTONE MARINO, CHE TENACEMENTE, E INDISSOLUBILMENTE È LEGATO A ME E AL BUIO SPAVENTEVOLE MARE. Questa scritta è in basso a destra nella pagina, sotto un disegno molto particolare anche se è tutto tracciato in bianco e nero. Il signi­ ficato, in apparenza misterioso, è in realtà forse molto semplice: Fe­ derico non riesce a liberarsi, a volare, ad essere pienamente se stes­ so, felice e realizzato come la sua natura ed il suo impegno lo porte­ rebbero ad essere, perché molto probabilmente, come abbiamo già scritto nel nostro Fellini e il sogno, è troppo legato al fratello, infatti il nero serpentone marino che lo blocca potrebbe rappresentare Ric­ cardo, avendo una forma fallica per eccellenza. Abbiamo già scritto molte volte che quando i conflitti fra i familiari sono così accesi e prolungati la motivazione non è certo nel distacco fra loro, ma anzi nella simbiosi, in sostanza nella dipendenza affettiva, nell’impossibi­ lità di liberarsi da vincoli affettivi molto forti. 11 disegno lo mette in evidenza: il piede sinistro di Federico è legato al nero serpente che può rappresentare l’archetipo del Maschile del fratello, anche perché il padre era già morto. Il mare buio e spaventevole può rappresenta­ re l’inconscio di Federico, ma in questo caso, visto che il serpente ci vive, è molto più probabile che rappresenti la madre di entrambi. In sintesi, Federico soffre e lotta per un’indipendenza affettiva che non riesce ad ottenere. Sembra impossibile in un artista del suo calibro: geniale, creativo, irriverente, provocatorio a volte, ma pro­ fondamente ancorato ai legami dell’infanzia. Va detto che la lieve differenza d’età che avevano i due Fellini, il fatto che la madre fos­ se lontana dalla famiglia d’origine che non aveva accettato il matri­ monio, che il marito fosse spesso assente per motivi di lavoro ha contribuito a creare dei legami affettivi così esclusivi e forti. Per questo, quando Federico ha cominciato a mostrare il desiderio di evolvere, di seguire la sua strada e i suoi talenti, quello che Jung chiama il Principio d’individuazione, il fratello non glielo concede­ va, con tutto quello che ne è derivato in termini di litigi, tensioni e rivalità per tutta la vita. Un disegno molto colorato e variopinto che rappresenta Federi­ co e Michelangelo Antonioni con sullo sfondo, la visione degli ul­ 123

timi fotogrammi di Zabriskie Point, il film del suo collega. 11 regi­ sta è ritratto mentre fa da specchio a Fellini, o perlomeno alla sua maschera sociale, quella da regista; il ritratto è molto espressivo: la sua saggezza mista a comprensione e alla malinconia. E significa­ tivo che solo un bavero del colletto e la parte corrispondente della camicia di Antonioni a sinistra siano contornati di verde, così come l’attaccatura dei capelli sulla fronte. Dato che la sinistra può sim­ boleggiare il Femminile, in questo gioco di specchi Antonioni po­ trebbe rappresentare la sensibilità e l’intuizione di Fellini. Questo è un sogno direttamente collegato a quello commentato nel nostro Fellini e il sogno al 3 luglio 1967, dove infatti scriviamo: “...sembra suggerire al regista che il suo diplomatico rifiutare di rea­ lizzare Mastorna in realtà ha provocato una sua caduta come quel­ la dell’aereo (infatti ha anche avuto un grave problema di salute) ol­ tre che il cedere ad altri i flutti dei suoi sforzi, e in questo caso il so­ gno gli suggerisce che dal suo rifiuto probabilmente ci sarà un van­ taggio per Michelangelo Antonioni, forse rappresentato nel sogno dal Re, cioè un personaggio già molto realizzato e riconosciuto da tutti come tale. Certo è che nell’aprile 1967 Antonioni aveva appe­ na vinto l’Oscar per la migliore regia con il film Blow up, riceven­ do quindi un vantaggio dall’inattività di Fellini. Nello stesso anno Antonioni riceverà altri prestigiosissimi riconoscimenti, tra cui la Palma d’oro al Festival di Cannes. In seguito realizzò negli Stati Uniti un film prodotto da Carlo Ponti intitolato Zabriskie Point. In sintesi, la saggezza profonda di Federico cercava di mettersi in con­ tatto con lui per evitare che perdesse altro tempo prezioso”. Tornando al sogno presente, i temi trattati sembrano gli stessi; il suo inconscio mette Federico a tu per tu con l’altro grande Maestro del cinema, che in questo modo diventa un tramite con il quale la sua saggezza profonda gli parla. Gli ricorda di far attenzione per non ripetere gli errori che Mark, il protagonista di Zabriskie Point, fa. Infatti è un giovane eroe ribelle, tipico della contestazione gio­ vanile americana del ‘68, ma finisce col farsi uccidere dalla polizia. La sua ragazza, che lavora presso una multinazionale, dopo aver sa­ puto della sua morte, immagina che la villa in cui è presente il suo capo, rappresentante secondo lei di coloro che indirettamente han­ no ucciso Mark, esploda, lanciando in aria tutto ciò che contiene. Il disegno con il quale Federico rappresenta l’esplosione è molto 124

espressivo e ci dice che probabilmente aveva compreso il messag­ gio del sogno, che in sintesi gli ricorda di fare attenzione alla sua parte autodistruttiva, di non eccedere con le provocazioni e le con­ testazioni al sistema, anche se i motivi hanno sicuramente ottime ragioni di essere. Sfidare un sistema costituito con le sue regole è molto pericoloso, se si è soli o parte di un piccolo gruppo.

10 dicembre 1976 Eccolo là quello che ha ammazzato la donna! Un sogno che si collega per alcune tematiche a quello del 2 apri­ le 1961 (nel nostro Fellini e il sogno, pag. 47), che ricorda certe at­ mosfere de II processo di Franz Kafka. Ma qui ci sembra di poter cogliere un altro particolare molto importante, cioè che il giovane che compare in cielo dicendo dall’interno di una nuvoletta “Eccolo là quello che ha ammazzato la donna!”, tutto contornato da un’om­ breggiatura gialla, solare, e con i piedi nascosti dietro una nuvola che sembra sostenerlo, possa essere una rappresentazione simboli­ ca dello zio di Fellini, anch’esso di nome Federico. Questa immagine può rappresentare infatti un’imago dello zio Federico, morto verso la fine della prima guerra mondiale, come racconta Kezich a pagina 14 del suo Federico - Fellini, La vita e i film: “Lo zio Federico, di cui il nipote porterà il nome, muore ven­ tiduenne al fronte saltando su una mina in uno degli ultimi giorni della guerra ‘ 15-’ 18” (la cui fine viene ufficialmente sancita il gior­ no 11 novembre 1918). Questo sogno dimostra in maniera molto chiara quanto il fatto abbia continuato ad avere così grande influen­ za nella vita di Federico, come abbiamo più volte scritto nel nostro Fellini metafisico e in Fellini e il sogno, a causa della ripetizione del nome che inconsciamente lo condizionava molto. Tornando al sogno in questione, scrive Federico: “Accompagna­ to da guardie in borghese assisto alle prove della mia fucilazione che avverrà domani... sono stato condannato a morte... ora la con­ danna si era tramutata in un ergastolo di oltre cento anni. Ero dispe­ rato... Il cuore mi si stringeva di dolore al pensiero che... anche Giulietta avrebbe vissuto il resto della sua vita attendendo il gior­ no... per le visite”. Sembra un sogno nel quale i sensi di colpa, i 125

condizionamenti e le coazioni a ripetere cerchino di spingere Felli­ ni a seguire il copione dello zio, ad essere vittima. Non si capisce esattamente quale possa essere la donna uccisa, ma non ha neppu­ re importanza. Forse si tratta di un senso di colpa diffuso nei con­ fronti del Femminile ed in particolare di Giulietta, che ha dovuto avere molta pazienza con lui. Nel disegno spicca la figura del ragazzo - giudice in alto, sotto la cui imponente sagoma c’è un plotone d'esecuzione che “fa le prove, esercitandosi a sparare contro una muraglia di sabbia”, rap­ presentata con un disegno che ricorda la forma geometrica del tra­ pezio, che può alludere alle castrazioni, dato che è un triangolo a cui è stato tagliato il vertice e rappresenta molto bene un’esecuzio­ ne capitale. 11 muro, disegnato a sinistra nel foglio, definisce la pri­ gionia di Federico, che fortunatamente viene graziato ma deve scontare un ergastolo. Simbolicamente ciò può voler dire che, a dif­ ferenza dello zio, lui riuscirà a vivere una vita di lunghezza norma­ le e piena di successi, eccetera, ma la prigionia, cioè l’influenza di questo imponente condizionamento, durerà per tutta la vita. Fortu­ natamente Federico avrà sempre a suo fianco Giulietta, che lo aiu­ terà e ne accetterà senza mai lamentarsi le conseguenze. Molto for­ te è l'immagine che Federico fa di sé in mezzo alle due guardie, due sagome informi e senza colore, mentre lui è in nero. Interessante che l’ultima frase: “per sempre così”, sia anche sottolineata, a vo­ ler dire che Federico aveva forse ben capito quanto il condiziona­ mento legato al nome fosse forte.

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1977

2 gennaio 1977 Fellini inaugura il 1977 con una consultazione del / King perché “al solito, o forse più del solito, confuso, malcerto su tutto (lavoro, vita, sentimenti)... non tanto alla mia situazione generale, ma ad O.”. La risposta che riceve la trova molto attinente e la trascrive, commentando che si tratta di una situazione nella quale è impossi­ bile prendere decisioni, “in quanto manca la possibilità di vedere”, cioè non ci sono elementi sufficienti per decidere, ma di aver pa­ zienza perché “chiarezza e spirito d’iniziativa” stanno arrivando. Le configurazioni dell’Oracolo che ha ottenuto sono: 55, La copia e 17, Il seguire.

6 gennaio 1977 (Dopo la decisione, o meglio, l’intenzione di riprendere a lavo­ rare con B. al M.) Un disegno molto esplicito illustra questo sogno. C’è un tronco d’albero con i rami mozzati, quattro per l’esattezza, due a sinistra che formano un angolo retto su cui è seduto Brunello Rondi e due a destra, inclinati verso l’alto. “Brunello Rondi, sul ramo del robu­ sto alberone nero, armeggia con due cavetti d’acciaio legati alle gambe... un esperimento”, scrive Federico. Mentre Rondi, come una sorta di burattino cerca di sollevare le sue gambe, Fellini e Ros­ sellini lo prendono in giro. Rondi rimane indifferente ma continua a cercare di ricuperare la capacità di camminare. Questo sogno si collega direttamente, a nostro avviso, a quello del 13 marzo 1975, 127

nel quale Federico si è disegnato senza gambe e si muove su una sorta di carriola e si domanda dove possa andare in quelle condizio­ ni. Ora è passato un po’ di tempo' e sembra che abbia elaborato un po’ queste questioni, tanto che Brunello Rondi, che essendo uno sceneggiatore che ha collaborato a lungo con Fellini, anche per il Casanova, può rappresentare una parte inconscia del regista, la par­ te che si è lasciata bloccare, come mostrano i cavetti d’acciaio le­ gati alle gambe. Abbiamo detto che queste problematiche sembra siano state elaborate, perché, mentre nel sogno citato Federico era senza gambe, qui Rondi sta cercando di ricominciare a camminare. Ci sembra significativo anche ricordare che Rondi non solo è stato grande collaboratore di Fellini, ma aveva un fratello maggiore, il famoso critico cinematografico Gianluigi. Quindi i due Rondi pos­ sono simboleggiare inconsciamente i due fratelli Fellini, ma in po­ sizione rovesciata, perché Federico era il maggiore, come Gianlui­ gi. Rossellini invece può rappresentare una figura patema, perché fu maestro di entrambi, sia di Fellini che di Brunello Rondi. Quin­ di nel sogno forse si registra una situazione legata all’infanzia, nel­ la quale Federico ed il padre a volte forse si coalizzavano per pren­ dere in giro il fratellino Riccardo, come succede spesso in moltis­ sime famiglie. Ma la cosa significativa è che qui Brunello è rima­ sto “paralizzato” in questa dinamica relazionale dalla quale cerca di evolvere. Nel sogno c’è anche Tina Aumont, l’attrice che ha inter­ pretato nel Casanova la donna più amata da Giacomo stesso, cioè Henriette; l’unico suo vero amore, ma impossibile, perché la don­ na gli sarà rapita da un uomo di potere francese, “uno che ha pieni poteri su di lei”, si dice nel film. Tornando al sogno, “Tina Aumont mi ha salutato baciandomi”, scrive Federico, quindi forse per analogia con il personaggio del film, vuol dire che teme di essere abbandonato da una figura fem­ minile che ama molto. Ci sono anche due sorelle, di cui una molto malata, ma tenuta per pietà all’oscuro della sua sorte, a voler forse simboleggiare le rivalità tra fratelli in senso lato. In sintesi, l’albero coi rami spezzati sul quale è seduto Rondi mentre cerca di ricuperare l’uso delle gambe può rappresentare il dolore di Federico per l’impossibilità di realizzare il Mastorna, che forse è la “M” puntata nel titolo di questo sogno, infatti i rami ta­ gliati possono simboleggiare progetti interrotti, incapacità di espri128

mersi. Infatti anche il Dizionario dei simboli più volte citato, a pag. 34, dice: “... sul simbolismo della potatura: è una mutilazione del­ l’albero destinata a garantire la fioritura e la fruttificazione...”. For­ se il significato profondo di questo sogno è qui: Federico aveva do­ vuto sacrificare Mastoma per poter fare tanti altri film. Questa im­ possibilità ha probabilmente come concausa la paura di perdere l’affetto delle persone care, soprattutto della famiglia d’origine.

Segue un disegno particolarmente bello, un autoritratto di Fede­ rico pensoso mentre guarda apertamente il lettore, cosa rarissima in questi due libri, nei quali si ritrae quasi sempre di spalle. Invece qui il volto è ritratto nella parte superiore a sinistra del foglio, con cu­ ra, precisione e un sapiente uso del colore; infatti il volto, tratteg­ giato di rosa, marrone e giallo, è contornato da un’aura verde; la mano destra accarezza il mento, come per un dubbio amletico. Tut­ to l’arcano consiste in un gioco di parole tra an happy e unhappy, cioè: “Come si scrive? AN HAPPY? Ma no, an happy vuol dire un felice non infelice... E allora?”, scrive Federico, che in questo mo­ mento sta affrontando una questione fondamentale, cioè si chiede: posso essere felice? Ho il permesso di esserlo? In fondo dipende da me modificare ogni situazione negativa in una positiva ed è relati­ vamente facile farlo, così come è facile passare da “unhappy” a “an happy”. In sintesi, l’inconscio sembra suggerire a Fellini che è sua la re­ sponsabilità della scelta su come vivere e che sia anche relativa­ mente semplice passare da uno stato d’animo all’altro, grazie ad una sorta di salto quantico che consente in modo rapido di fare un grande cambiamento, perché, come suggerisce il gioco di parole, si tratta di fare una piccola modifica. L’essenziale è volerlo fare. Sem­ bra perfino che al l'interno dell’orecchio sinistro di Fellini ci sia una ipsilon, cioè la lettera finale di happy, come buon auspicio, confer­ mato anche dalle scritte in obliquo verso l’alto, sottolineate in az­ zurro, che vanno a compensare l’affermazione di infelicità conte­ nuta all’interno della nuvoletta. La soluzione di tutto l’arcano è in queste due scritte dietro l’orecchio: “an... happy... unhappy?”. E co­ me se l’inconscio gli dicesse: a quale delle due parole vuoi presta­ re ascolto?

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21 gennaio 1977 NON SI PUÒ PROCEDERE NÉ INDIETREGGIARE NÉ TORNARE INDIETRO DALLA PARTE DA DOVE SONO VENUTO. BLOCCATO! FERMO!

Sotto questa descrizione così esplicita c’è un disegno che lo è ancora di più. Federico si è disegnato come una sagoma tutta grigia e con quattro raggi che si dipartono dalla sua testa ad esprimere rabbia e sgomento, dato che la sua automobile, che però è disegna­ ta in un bel verde brillante, a simboleggiare almeno il desiderio di una grande rinascita, come quella che accompagna la natura dopo il letargo invernale, quando si riveste di verde, è bloccata. L’auto, che ha attraversato un arco romanico per svoltare a destra, si trova davanti due ostacoli e un segnale di divieto; dietro ci sono due tran­ senne e una buca. La situazione è di blocco, come scrive Federico stesso. Forse lo stallo a cui si riferisce il sogno è lo stesso del so­ gno precedente. La sua indecisione provoca il blocco.

“In viaggio in macchina con (). prendo una strada di campagna deserta... un paesaggio... pauroso... di agguato. Ma proseguo...”, scrive Federico dopo aver disegnato molto accuratamente la sce­ na: lui guida l’automobile insieme ad O. e sono ritratti di spalle. Davanti a loro hanno il paesaggio minaccioso, tutto tracciato in bianco e nero, mentre a sinistra, fuori dal paesaggio, c’è il volto di una donna bionda con il suo occhio destro non colorato, a simbo­ leggiare forse che la visione della realtà è offuscata. Il sogno è col­ legato a quello del 3 giugno 1967, nel nostro Fellini e il sogno. In­ fatti questa donna bionda che rappresenta un Femminile ancestra­ le, una figura materna, sta cercando di avvertirlo che si sta avvian­ do su una strada minacciosa. Ma lui decide di non ascoltare l’av­ vertimento e prosegue. Anche questo è un sogno d’indecisione co­ me i due precedenti, simboleggiata da un grande punto interroga­ tivo tracciato sopra la testa di O.

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30 gennaio 1977 “E il tuo portachiavi. Lo gettiamo nella tazza! Poi tiriamo l'ac­ qua e sparirà...”, suggerisce O. dal suo fumetto mentre campeggia al centro del foglio, nuda e tutta contornata da un’aura rosa e gial­ la. “È troppo grande così aperto. Chiudilo ! Andrà giù più facilmen­ te”, risponde Federico ritratto di spalle, con le gambe abbozzate so­ lo per metà. Più che un portachiavi, l’oggetto ha la forma di un por­ tafoglio vuoto e aperto. Fra Federico e O. c’è la tazza del water co­ me fosse un trono. Le chiavi non ci sono, ed essendo simbolo di apertura (di situazioni, di talenti, di possibilità, eccetera) un porta­ chiavi vuoto può rappresentare molto bene la situazione di stallo descritta nel sogno del 21 gennaio. In sintesi, questo sogno ricapitola a nostro avviso i tre preceden­ ti, spiega l’indecisione, lo stallo, le difficoltà che Fellini ha in que­ sto momento, anzi nell’ultimo anno: “forse un anno fa ne avevo uno simile nella forma ma di proporzioni più ridotte”. 11 chiudere il portachiavi per lasciarlo scivolare può voler simboleggiare il desi­ derio di Federico di uscire da questa impasse, nella quale si sentiva bloccato, senza gambe, incapace di vedere la realtà e indeciso se es­ sere felice o no. La soluzione che gli propone O. è quella di lasciar fluire tutto; in parole semplici, di sbloccarsi, di pulirsi, di liberarsi.

16 febbraio 1977 Federico sogna di essere a letto con Giulietta ed insieme ad un altro “cinquantenne molto virile, arrossato e con un mentone impe­ rioso...” che a lui sembra inquadrato come in una foto di giornale e a noi invece fa venire in mente l’aittore americano Kirk Douglas nei panni di Spartacus, schiavo romano leader di una famosa rivolta la cui storia fu narrata dal famoso film del 1960, diretto da Stanley Kubrick. Che il “cinquantenne molto virile” possa rappresentare una parte di Federico è molto probabile, visto che compare in un suo sogno, tuttavia cosa può simboleggiare, dato che, secondo Fe­ derico, può piacere molto sia ad O. che a Giulietta e per questo lo abbraccia compiaciuto nel sogno? Forse il suo desiderio d’indipen­ denza, la sua lotta contro i condizionamenti di ogni genere, il suo 131

amore per la libertà e l’avversione verso ogni tipo di sopruso o abu­ so di potere. Lo considera un vero uomo: dice che è virile e per que­ sto lo abbraccia, lo accetta. In sintesi, è un archetipo Maschile che lui vorrebbe possedere pienamente. Nel sogno Federico chiede al­ l’uomo ragguagli sui venti: questi possono significare il desiderio di conoscere i cambiamenti futuri, come scrive alla voce ‘vento’ il Dizionario dei simboli, pag. 543: Quando il vento appare nei sogni, esso annuncia che sta per svolgersi un avvenimento importante; cioè un cambiamento, soprattutto spirituale. Infatti in tutti i film di Fellini i momenti di forte spiritualità sono sottolineati e accompa­ gnati dallo spirare di un venticello. Questa prima parte del sogno è raffigurata con l’omone a sinistra circondato da una linea a zig zag azzurra, mentre i tre a letto sono disposti in questo modo: Federico e l’uomo sono sdraiati vicini, a conferma della nostra ipotesi, cioè che il “tipo virile” è una parte di Federico; Giulietta è girata verso di lui ma il suo sguardo è rivolto ai due, mentre Federico chiede chiarimenti sui venti. Sotto è rappresentata la seconda parte del sogno. La scena si svolge in un negozio di frutta “sudicio”, come scrive Federico, nel quale lui vuole acquistare due grappoli d’uva di qualità diversa per offrirli al tipo virile di cui sopra. I grappoli d’uva possono essere simbolo di spiritualità, proprio perché fin dall’antichità l’umanità ha imparato a trasformarla in vino, bevanda spirituale per eccellen­ za, simbolo di gioia, vita ed immortalità, conoscenza ed iniziazio­ ne Per gli antichi Greci il vino si sostituiva al sangue di Dioniso. Nei sogni può essere un elemento psichico di valore superiore, un bene culturale in rapporto con una vita positiva, la trasformazione di ciò che è terrestre e vegetativo in spirito libero da ogni minaccia (Dizionario dei simboli, pag. 557-560). Per questo Giulietta indica a Federico una vasca “piena d’acqua sudicia dove però con un po’ d’attenzione potrei lavare i grappoli sotto il getto d’acqua pulita che sgorga dal rubinetto”, scrive Fellini. In parole semplici, questo so­ gno sembra annunciare a Federico una grande crescita spirituale simboleggiata dai venti e dai grappoli d’uva che però, per essere pienamente realizzata, ha bisogno di una sorta di pulizia interiore, rappresentata dall’acqua in cui Giulietta consiglia di lavare l’uva. L’acqua è sporca come il negozio, quindi la pulizia che è necessa­ rio fare non è solo interiore ma anche esteriore, riguarda l’ambien­ 132

te in senso lato in cui vivono i coniugi Fellini, compreso quello del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Per fortuna c’è un rubinetto d'acqua pulita, quindi può voler dire che ci sono a disposizione ri­ sorse profonde in grado di operare questa purificazione. Da questi particolari comprendiamo sempre di più non solo quanto Giulietta fosse amata da Federico, ma anche quale funzione avesse all’inter­ no della coppia, cioè di aiutarlo ad evolvere spiritualmente e con­ temporaneamente a purificarsi. D’altronde Fellini non avrebbe po­ tuto avvicinarsi al mondo femminile con la consapevolezza del suo valore profondo, senza averlo riconosciuto prima di tutto in sua moglie. La conclusione di questo sogno complesso è relativamente sem­ plice: “Sul pavimento vedo dei buchi. Sono fori d’ingresso di tane di formiche che si affrettano a trascinarvi dentro le loro provviste. CON DUE O TRE CHICCHI D’UVA CHE LASCIO CADERE, OTTURO I FORI D’ENTRATA DELLE TANE. ORA NON VE­ DO PIÙ LE FORMICHE...”. Il sogno sembra suggerirgli che se si concentra sulle sue passio­ ni, sul suo lavoro, sulla parte migliore di se stesso, automaticamen­ te anche il suo archetipo del Maschile si rinforza (“Il tipo virile”), la sua spiritualità aumenta, così come la sua conoscenza filosofica in senso lato. Di conseguenza le “formichine”, cioè le persone di li­ vello più basso ma molto operose e sistematiche che ha vicino non possono più sottrargli forza ed energia, simboleggiata dai buchi nel pavimento in cui portano le provviste. Infatti nel disegno, vicino al piede di Federico, che rappresenta il suo Maschile, ci sono le for­ miche che lui sta pensando di fermare con degli acini d’uva, che rappresenta la spiritualità. In sintesi, la spiritualità è la chiave di volta di tutto, gli sta di­ cendo il sogno. Due piccioni con una fava, diremmo noi: cioè se smette di perder tempo con persone e situazioni poco importanti, automaticamente torna in possesso della sua forza, della creatività e della pace interiore che ne deriva. Bellissima l’immagine simbo­ lica dell’uva che ottura i buchi delle tane delle formiche, mostran­ do che in questo modo anche le difese aumentano, e con esse la ca­ pacità di non lasciarsi derubare. Un sogno che a nostro avviso ritrae Salvador Dall, quindi forse 133

collegato a quello del 7 febbraio 1975, commentato nelle pagine precedenti. Dall sembra impegnato ad osservare ed impostare un ri­ tratto surrealista con una modella, una gigantessa che però provie­ ne dalla mente di Fellini ed è richiusa in una sorta di gabbia. “E VOLENDO SI POSSONO RIDURRE ANCOR PIÙ DI PROPOR­ ZIONE. PROVARE PER CREDERE! NON C’È BISOGNO DI OCCHIALI!!!”, scrive Fellini all’interno di un fumetto collegato alla figura maschile che evidentemente sta pensando che la gigan­ tessa avrebbe bisogno di una cura dimagrante. Un sogno illustrato e commentato in maniera molto particola­ reggiata. Mentre Fellini sta attraversando a nuoto il porto di Rimi­ ni, rischia più volte di rimanere impigliato in grandi reti da pesca di profondità. Riesce ad evitarle e giungere dalla parte opposta, dove Roberto Rossellini gli dà una mano e lo aiuta a salire sul molo. Già da questi primi particolari che sono disegnati con molta precisione, possiamo intuire che il sogno si riferisca alla giovinezza di Federi­ co, a quando con grande sforzo di volontà lasciò il paese natio per approdare a Roma, dove fu con facilità avviato alla professione ar­ tistica da Rossellini. Il sogno gli suggerisce che la scelta che ha fat­ to era molto giusta e sensata, perché in provincia non avrebbe po­ tuto esprimere così i suoi talenti, rischiando di rimanere invischia­ to nelle reti del porto, cioè in ambienti troppo ristretti per un artista geniale come lui. Le reti infatti sono disegnate come un limite che circonda uno spazio chiuso, necessariamente limitante. Nel disegno Federico e Roberto sono disegnati in costume da bagno per dire che sono stati molto intimi, amici fraterni per tutta la vita. Il sogno continua con una strana vicenda, perché compare cor­ rendo il produttore Toscan du Plantier, che produrrà il film La città delle donne ed avverte che l’acqua del molo è contagiosa e che la malattia si manifesta con un arrossamento sulla punta della lingua. Nel disegno tutti mostrano la lingua. Il produttore ed anche Rossel­ lini sono stati contagiati; Federico pure, ma solo lievemente. Forse questo particolare arcano sta per essere chiarito da una nota auto­ grafa dello stesso Fellini: “Poco prima di questo episodio, al largo... sparatoria tra Polizia marina e delinquenti... Ucciso l’entomologo di Casanova... vedevo il suo cadavere galleggiare... su un barchino e 134

con una lampada accesa sulla testa”. Il riferimento al Casanova ci lascia supporre che il particolare delle lingue sia legato al film, nel quale alcuni personaggi la mettono in evidenza. Forse, come è suc­ cesso altre volte, Federico si sente in colpa per essere stato così pro­ vocatorio pur avendo creato un altro grandissimo capolavoro e ai poeti e ai registi sono concesse licenze poetiche. Tuttavia, come si vede nel disegno in alto a destra, la lingua di Federico è una sorta di simbolo fallico, a simboleggiare forse che con quel film voleva aiutare gli spettatori a liberarsi dalle repressioni sessuali. Quindi la folla contagiata può rappresentare il suo pubblico che, assistendo ai suoi film, ne ha anche assorbito l’ essenza. Significativo è il partico­ lare dell’entomologo, che nel film Casanova è il padre di una delle ragazze di cui il protagonista s’innamora veramente, cosa più unica che rara, ma lo illude di raggiungerlo ad un appuntamento a cui non andrà mai (vedi il nostro Fellini metafisico, pag. 280). In sintesi, Federico pensa che “la polizia” rappresenti i benpen­ santi, i suoi detrattori sempre pronti a criticarlo e che la vittima sia l’entomologo, forse perché è il padre di una delle donne veramen­ te amate da Casanova. Ma la ragazza fra lui e il genitore sceglie di rimanere con quest’ultimo, con evidenti pulsioni edipiche che sono la causa della solitudine del protagonista, il quale inconsciamente avrebbe desiderato di eliminarlo per poter vivere il suo amore con la ragazza.

3 marzo 1977 In questo sogno, mentre Federico è a letto con N., improvvisa­ mente irrompe nella stanza il marito di lei, che ovviamente è molto triste, ma riesce a mantenere la calma e l’unica cosa che fa è indica­ re a Federico che a terra vicino a lui “ci sono delle coroncine fatte con spilli intrecciati. Mi aiuta a raccoglierne una e se la rigira tra le mani”. 11 sogno sembra suggerire a Federico che sia lui che il mari­ to di N. in realtà interpretano entrambi un ruolo da vittima; infatti la coroncina di spilli per analogia ricorda molto la corona di spine di Gesù. Nel disegno, molto colorato di giallo, arancione, eccetera, N. ha, oltre alle sue forme in evidenza, un viso molto sorridente, men­ tre il marito ovviamente ha un’espressione stupita e addolorata e Fe135

clerico, anch’esso nudo, sembra aggrapparsi al letto, impaurito a causa delle possibili reazioni di collera che il marito potrebbe avere. 1 sogni continuano a ripetergli che, sia desiderando, che intessendo le relazioni che a volte vagheggia, in realtà ne diviene vittima.

7 marzo 1977 SOFIA LOREN È ANNEGATA NELLA SUA VASCA DA BAGNO Un sogno nel quale Federico ha un ingrato compito, quello di informare Cal lo Ponti che Sofia è annegata nella sua vasca. Il dise­ gno è molto particolareggiato anche se in bianco e nero, a parte la parrucca color castano chiaro e la bocca rosata di Ponti. Federico è ritratto di spalle con un cappello e una giacca tratteggiati in nero ma, come ormai spesso fa, ha le gambe tagliate. Forse il sogno vuol dire che lui riteneva Ponti, in quanto produttore, corresponsabile di questo forte blocco del quale si sentiva vittima. Il dover comunica­ re questa triste notizia ha il sapore di una vendetta inconscia. Quel­ lo che attira l’attenzione riguardo al disegno della vasca in cui gia­ ce annegata la famosa attrice è che i piedi sporgono dall’acqua in diretta corrispondenza coi piedi della vasca da bagno, a voler dire forse che l’attrice possedeva un archetipo del Maschile molto ben sviluppato, con il quale ha dimostrato al mondo di sapersi ben ge­ stire e valorizzare. Un sogno che ricorda l’atmosfera dell’harem di 8 e !/2, perché c’è una gigantessa bionda che si lamenta e, tramite una nuvoletta, dice: “perché abbandonarmi?”. Ritratta di spalle, un’altra, nuda, con i tacchi a spillo e l’indice della mano destra alzato, le risponde: “Per­ ché venti volte il Re!”, mentre a destra un’altra gigantessa, di profi­ lo, con degli occhi verdi molto luminosi, tiene sul dorso della mano un saggio che a sua volta, con il dito indice della sua mano destra le tocca il naso e le dice: “rispondile tu scientificamente!”. Il saggio ha un cappello e una giacca a righe rosa e azzurre, scarpe tipo babbuc­ ce orientali a punta ricurva. In basso a destra nel disegno ci sono tre montagne con in cima tre castelli, come i picchi di San Marino, che 136

si trova geograficamente dietro Rimini. La Repubblica di San Mari­ no è simbolo di libertà per eccellenza, essendo una repubblica indi­ pendente fin dal tredicesimo secolo, quindi in questo contesto può simboleggiare un forte desiderio di libertà di Federico, che si espli­ ca nel gestire con libertà le relazioni con il Femminile. Avrebbe de­ siderato essere venti volte re, cioè libero di autodeterminarsi. In sintesi, si coglie l’atmosfera della citata scena di 8 e ]/2 in cui Federico gestisce come un re un harem nel quale le donne sono tut­ te compiacenti, anche neH’allontaname alcune, come la ballerina che deve salire ai piani superiori piangendo, perché entrerà in una sorta di dimenticatoio.

14 marzo 1977 “IL TRENO DELLE UNDICI?... MA SONO LE CINQUE CA­ RO SIGNORE!... N1CO PEPE CHE MI SEMBRA DOVEVA PAR­ TIRE CON ME... NON LO VEDO PIÙ. NON RESTA CHE TOR­ NARE A CASA”. Scrive Federico nelle nuvolette di una scena nel­ la quale dei facchini lo informano che è arrivato troppo tardi e il suo treno è già partito. Federico è disegnato di spalle come al soli­ to con in mano una valigia cubica rossa e alla sua destra c’è Nico Pepe, disegnato in modo più tenue rispetto agli altri personaggi; dietro alla sua testa c’è un binario che va verso destra in alto, a sim­ boleggiare forse che il viaggio con questo treno avrebbe potuto por­ tare Federico verso l’alto, evolvere. Il suo ritorno a casa è accom­ pagnato da una freccia che va verso sinistra, dove deve prendere un ascensore che lo accompagna verso il dodicesimo piano in cui abi­ ta. E molto significativo che alla stazione ci fosse con lui Nico Pe­ pe, che noi sappiamo essere l’attore che interpretò Bragadin, perso­ naggio che nella vita reale fu protettore di Giacomo Casanova, in un film più vecchio del Casanova di Fellini. Si tratta di Le avven­ ture di Casanova del 1954, diretto da Steno. In questo sogno Nico Pepe sembra un alter ego di Fellini, pro­ prio perché aveva partecipato ad un altro Casanova, con un ruolo ausiliario. 1 facchini possono invece rappresentare risorse profon­ de, forza, energia, infatti lui li chiama “facchini informatori”. Tornato a casa, quindi, che anche per il disegno e non solo per 137

il sogno è un tornare indietro, Federico incontra “un azzimato ses­ santenne” che potrebbe essere un altro alter ego, un po’ ingrassato a causa del fatto che lui non è riuscito a prendere il “treno delle cin­ que”, cioè a portare a termine un progetto importante. 11 sessanten­ ne, ritratto con un cappotto che sembra una vestaglia da camera, “si affretta a salire con me in ascensore. Spingo il dodicesimo piano... (il tipo tra parentesi dev’essere uno straniero) dice che lui va al pia­ no douze”. Federico pensa che lo straniero debba andare al secon­ do piano, non si rende subito conto che va al suo stesso piano, in­ tanto l’ascensore sale vertiginosamente “metà aperto che dondola... nella vastissima tromba delle scale”. C’è anche un disegno che rappresenta questa salita dopo l’altret­ tanto veloce caduta dopo la perdita del treno. In una sorta di morte e rinascita, Federico finalmente ritorna al suo piano, il dodicesimo, che anche nel disegno è posizionato a destra, ma immediatamente sotto la scena della stazione, a conferma del fatto che ha quasi com­ pensato la caduta con una crescita. L’ascensore con le sue funi è di­ segnato tra due rampe di scale, una che scende (a fianco dell’azzi­ mato sessantenne) ed una che sale, al termine della quale è disegna­ ta Giulietta, davanti alla loro porta di casa. 11 tutto non è stato faci­ le, tanto che, come scrive Federico, la salita non solo è vertiginosa, ma l’ascensore è molto pericoloso, perché è aperto per metà e don­ dola all’interno della tromba delle scale. Fortunatamente “al mio piano sulla porta di casa c’è Giulietta. Sul pianerottolo mi accoglie sorpreso Leopoldo Trieste”. In sintesi, Federico ha perso tempo ma poi lo ha recuperato mol­ to velocemente, anche se correndo qualche rischio. Giulietta è sem­ pre il suo porto sicuro, la musa pronta ad accoglierlo. Significativo è rincontro con Leopoldo Trieste, amico e collaboratore dei primi anni della carriera di Federico, fin dai tempi de I vitelloni. Si sen­ tono le tracce del dolore legato al distacco brusco che c’è stato tra loro, a causa del rifiuto che l’attore oppose al ruolo di Oscar ne Le notti di Cabiria, accettando invece di dirigere un altro film, Città di notte, che non ebbe molta fortuna. Questo sogno è comunque col­ legato a quello del 12 febbraio 1961 (descritto nel nostro Fellini e il sogno), che descrive a nostro avviso le dinamiche che avevano portato alla rottura dei due artisti. E chiaro che Fellini aveva vissu­ to questo contrasto come una sfida. 138

Tornando al presente sogno, nei ritratti di Trieste e Fellini ci so­ no ancora le tracce del loro conflitto, perché Federico gira il volto verso la moglie, quasi a voler ignorare il saluto dell’amico, il qua­ le ha un atteggiamento implorante. Tuttavia, dato che un personag­ gio che fa da specchio all'altro, come in questo caso, può rappre­ sentare una parte interiore del primo, Leopoldo Trieste può simbo­ leggiare una paura di Fellini, quella di aver realizzato un film che non avrà molto successo, ma per fortuna non sarà così, perché il film che ha appena realizzato (Casanova) avrà invece molto suc­ cesso. E commovente come Federico' rappresenti Giulietta: aggraziata, dolce, accogliente, amorevole, comprensiva.

18 aprile 1977 Un sogno che dà valore al titolo che abbiamo scelto per il nostro Fellini metafisico. Infatti Fellini dialoga con Giorgio De Chirico, fondatore e Maestro della pittura metafisica, e gli chiede: “MAE­ STRO LA SUA PRIMA OPERA È LE MUSE PARLANTI?” men­ tre una figura alle spalle di De Chirico (che è in poltrona, poiché è anziano) e che a noi sembra Georges Braque, fondatore nel 1907 insieme a Picasso del Cubismo, risponde al suo posto dicendo: “CERTAMENTE! LE MUSE PARLANTI SONO LA SUA PRI­ MA OPERA. SONO DEL 19...”; 1917, sappiamo noi. Intanto De Chirico pensa, dall’interno del suo fumetto: “... NON SO. NON MI PARE. NON RICORDO. (RIDACCHIANDO). MA SÌ. E COSÌ!”, mentre invece gli altri due Maestri (Fellini e Braque) conversano. Lo spazio-tempo qui è annullato, poiché Braque era morto nel 1963, mentre qui sembra più giovane di De Chirico, che invece morirà nel 1978. Cosa può simboleggiare questo sogno? Consideriamo che la pit­ tura metafisica di De Chirico si oppone in qualche maniera al Cu­ bismo perché contraria alla dissoluzione delle forme e intende ritor­ nare ad una rappresentazione apparentemente normale della realtà, nella quale gli oggetti, rappresentati realisticamente, possono però essere o de-localizzati in contesti diversi o utilizzati con un diverso significato. In questa maniera antico e moderno, fantasia e verità, 139

sogno e realtà coincidono e realizzano il principio filosofico della ‘Coincidenza degli opposti’ di Eraclito. A questo punto è lecito por­ si due domande: la prima perché Fellini chieda a De Chirico quan­ do ha fondato il suo movimento; l’altra perché faccia rispondere Braque alla domanda, quando in realtà era nato nel 1882, qualche anno prima di De Chirico, che era nato nel 1888. Per quanto riguar­ da Fellini, a nostro avviso pone questa domanda perché anche il suo cinema si muove all’interno di una dimensione metafisica, co­ me lui stesso diceva: “Il cinema è un’arte particolarmente adatta a perforare la comune realtà e evocarne un’altra, metafisica e ultra­ sensibile”. Per quel che concerne la seconda questione, Braque sembra nel disegno più giovane di De Chirico forse perché in real­ tà è il secondo il vero Maestro e, come tale, Fellini lo tratta, addi­ rittura chinandosi con la reverenza che si concede spontaneamente ai veri Maestri. In sintesi, la dimensione temporale è scardinata, perché il movi­ mento della Pittura Metafisica, che è stato fondato nel 1917, diver­ samente da quello cubista, fondato nel 1907, è visto come padre di quest’ultimo, forse a voler dire che era necessario ricomporre le fi­ gure, dopo la dissoluzione delle forme effettuata dai cubisti. In que­ sto senso forse, il titolo del dipinto di De Chirico, Muse inquietan­ ti, viene definito nel sogno Muse parlanti, cioè muse ispiratrici spi­ rituali, metafisiche in senso lato, come anche i film di Fellini sono, ispiratori di fortissima spiritualità. In conclusione, questo sogno sembra dire a Fellini che anche De Chirico è un suo Maestro, come abbiamo scritto nel nostro Fellini metafisico, a pag. 82: “Nella scena successiva, che ricorda un qua­ dro metafisico di De Chirico, come ad esempio Piazza d'Italia, il regista inquadra dal basso Mastroianni seduto ad un tavolino di caf­ fè nel quartiere EUR. Marcello dà ironiche indicazioni su come fo­ tografare una modella ed un cavallo, altro “topos” di De Chirico, per un servizio di moda. Il regista amava questo tipo di inquadratu­ re. Come racconta Tullio Kezich a pag. 87 del suo Federico - Fel­ lini, la vita e i film, già ai tempi della lavorazione di Paisà, quando la troupe era a Firenze, Rossellini si ammalò e, per non perdere tempo, diede l’incarico a Federico, allora suo assistente, di girare alcune scene. Fellini, pensando a De Chirico e alle sue città meta­ fisiche, decise d’inquadrare dal basso la scena della damigiana su­ 140

perando la disapprovazione dell’operatore che invece aveva in mente un’inquadratura dall’alto. Due giorni dopo Rossellini appro­ vò e, come racconta Federico: ‘...e nel buio avvertii la mano di Ro­ berto che mi faceva una carezza qui dietro, sui capelli’”.

22 aprile 1977 EDUARDO RECITA LA PROPRIA MORTE SUL PALCOSCENICO.

“Mentre sta recitando una delle sue commedie, Eduardo si ren­ de conto che sta per morire... Decide di continuare sostituendo... la sua agonia, la sua morte. Tutti gli attori lo aiutano... Anche io”. Questo sogno è collegato a quello del 19 novembre 1974. Tuttavia questo secondo noi evidenzia il timore di Fellini di perdere l’enne­ sima figura paterna (De Chirico, Simenon e De Filippo), normale timore per chiunque, a maggior ragione per uno come Fellini che ha avuto così tanti detrattori, per non dire nemici. La paura di per­ dere le persone che sentiva veramente amiche e dalle quali si sen­ tiva compreso è evidente che per lui fosse molto forte. Eduardo è disegnato particolarmente emaciato e stanco in scena e il fatto che stia rappresentando la propria morte può significare che Fellini con grande ammirazione gli riconosca la tenacia e il de­ siderio di esprimere il suo talento fino all’ultimo istante di vita. Eduardo è per lui talmente in sintonia con la sua vocazione e i suoi talenti da non esserci più distinzione tra vita e rappresentazione scenica; per questo nel sogno gli attori ed anche Federico collaborano: non perché desiderino la morte di Eduardo, ma perché lo ri­ spettano e gli riconoscono il merito di una carriera portata avanti col massimo impegno fino all’ultimo. Federico, in scena lui stesso, è ritratto di spalle ma con pantaloni a sbuffo su degli stivali, come fosse uno dei personaggi della commedia. Ma quello che maggior­ mente stupisce non è tanto che il grande Maestro voglia lavorare fin agli ultimi istanti di vita, ma che, inginocchiato in basso a sinistra, ci sia un uomo tutto colorato di nero che con eccessiva enfasi (non sincera, dice Federico) si rivolga a lui dicendo: “Si rende conto Fel­ lini che stiamo assistendo al più grande eccezionale avvenimento 141

della storia di tutto il teatro?”. Federico non sa se si tratti di un cri­ tico o di Piero Gherardi, l’Art Director de Lei dolce vita e 8 e per i quali ebbe l’Oscar, ma è evidente che non lo approva, anzi lo considera un manipolatore che, per uno scoop, è disposto anche ad usare la morte in diretta di un grande Maestro. Si sente l’eco del suo pensiero, cioè che considerava sia i critici che i giornalisti a volte privi di scrupoli, come ha mostrato in tante scene dei suoi film.

TUTTA LA NOTTE A PARLARE: FITTO FITTO CON SIMENON La scena è disegnata con particolare affetto. Lo scrittore è in poltrona mentre fuma la pipa, come il più famoso dei suoi perso­ naggi, il Commissario Maigret e il suo sguardo è inequivocabile: sembra un padre che guarda amorevole un figlio, che in questo ca­ so è Federico, che è ritratto di spalle come spesso fa ma, anche que­ sta volta, con la schiena curva verso il famoso scrittore. Sappiamo quanto fosse intimo il loro rapporto e quanto Simenon avesse ap­ prezzato proprio il capolavoro di questo momento, cioè il Casano­ va (vedi il nostro Fellini metafisico, pag. 290: “Giustamente Sime­ non ha affermato commosso che con questo film Fellini ha ‘psica­ nalizzato Pumanità’”). “APPARIZIONE NEL MIO LETTO-ORO DI LUC1ANONA MATRONALE. SORRISETTO LIEVEMENTE CANZONATO­ RIO E INSIEME PERDONANTE”, scrive Federico di fianco al suo disegno della bellissima testa di L. in versione matronale, co­ me la descrive lui stesso, cioè come un’antica matrona romana, con una bellissima acconciatura barocca di capelli dorati come il letto, a simboleggiare quanto l’archetipo del Maschile la faccia da padro­ ne in questa visualizzazione, dato che l’oro può rappresentare l’Animus, essendo un attributo del Sole, altro simbolo maschile per eccellenza e che la cultura romana era una cultura maschile per an­ tonomasia, basti solo pensare alla tendenza a conquistare e domina­ re gli altri popoli e a quanto spazio avevano gli eserciti, la guerra ed i condottieri in quel tipo di società. L. sorride sorniona, ma anche comprensiva, l’ideale per lui, che desiderava sempre essere in buoni rapporti con tutti come racconta nella famosa scena dell’harem in 8 e dicendo che vorrebbe po­ 142

ter dire la verità a tutti senza far mai soffrire nessuno, anche se spesso non ci riusciva. Certo è che la schiena della bella L. sia mol­ to forte, sembra quasi da lottatrice, da gigantessa, pur impreziosita da un peplo e da una fibula. In sintesi, L. è sì matronale, ma possiede anche un bel Femmi­ nile, ricercato, elegante e rappresentato dai riccioli barocchi nei suoi capelli; sappiamo infatti che le linee curve possano essere espressioni del Femminile, come d’altro canto le linee rette possa­ no esserlo del Maschile.

25 aprile 1977 Un sogno veramente criptico. “C.M. (ma era lei?) molto più ro­ busta una vera gladiatrice posava sul tavolino apparecchiato le te­ ste di N. e di L. Non sapevo se... erano vere... oppure riproduzio­ ni... Era apparsa la L. contro un paesaggio marino che... mi dice­ va...™ SOLO SAI COSA SIGNIFICA QUELLA IMMAGINE!”, scrive Fellini in mezzo ai due disegni che illustrano il sogno ed oc­ cupano la parte sinistra del foglio. La gladiatrice che serve a tavola le teste di due donne su piatti diversi può rappresentare le forti rivalità che sempre erano presen­ ti attorno a lui, sia in ambito professionale che sentimentale... e la N., davanti allo sfondo marino può, con la sua domanda retorica, voler alludere alla madre. In effetti solo Federico avrebbe potuto rispondere ad una simile domanda e forse la vera ragione di tutte quelle figure femminili vi­ cine a lui non consisteva solamente nel desiderio di essere ammes­ se all’interno dei cast dei suoi film, cosa peraltro molto comprensi­ bile, ma nel suo legame troppo stretto con la figura materna, come rivela lui stesso in una scena di Giulietta degli spiriti, quella in cui l’investigatore privato svela a Giulietta il tradimento del marito e la sua causa, un attaccamento eccessivo alla madre. Il mare è un sim­ bolo femminile e materno per eccellenza, tanto che in alcune lingue come il francese il termine è molto simile: la mer per il mare e la mère per la madre. A conferma che la risposta alla domanda enig­ matica di N. sia la madre, c’è anche il fatto che il mare alle sue spal­ le sia colorato di verde come l’Adriatico, da sempre definito il ma­ 143

re verde. N. in questo caso, con le sue domande, è un po’ come la sfinge de\V Edipo Re di Sofocle, ha la funzione di farlo riflettere e di capire... In sintesi questo sogno sembra suggerire a Fellini che l’arcano delle sue difficoltà con il Femminile venga da lontano, dal suo le­ game con la madre, neppure troppo difficile da comprendere per noi, ma per lui... sì! LA STESSA NOTTE

A conferma di quanto abbiamo appena ipotizzato, “Sembra che il vecchio leone se prima non risolve il problema dei tre triangoli non possa fare il salto attraverso il cerchio nonostante l’autorità... del clown bianco”, scrive Federico sotto due disegni particolarmen­ te belli ed affascinanti, sul lato destro del foglio, a fianco della gladiatrice del sogno precedente. Il vecchio leone potrebbe essere lui, che deve affrontare il problema dei tre triangoli, cioè forse un pro­ blema legato al perfezionismo, oppure per l’ennesima volta al con­ flitto edipico, dato che il triangolo può rappresentare la relazione madre - padre - figlio. In questo caso i triangoli sono tre, a confer­ ma ulteriore di quest’ipotesi: il primo ha i vertici nominati con A, B, C, come si fa di solito; questo è intersecato con gli altri due, di cui uno tratteggiato, che può simboleggiare il terzo componente, cioè il figlio che trasforma con la sua nascita la coppia genitoriale in una famiglia, inoltre il salto che deve fare il leone è all’intemo di un cerchio che il clown bianco, quello più autoritario fra i due (vedi il capitolo sul film / clowns del nostro Fellini metafisico), tie­ ne con la mano destra, mentre ha un’espressione molto arcigna in volto, in cui l’occhio destro è rappresentato con una croce, quindi chiuso. Con l’indice della mano sinistra, il clown indica al leone il cerchio attraverso il quale deve saltare, che però è molto stretto per lui, che ha una grossa testa. La pista nella quale sono inserite le fi­ gure ha anch’essa forma circolare. Il cerchio può rappresentare la spiritualità, in opposizione al quadrato che può rappresentare la materia, la vita sociale e il mondo in cui viviamo. Subito fuori dal­ la pista in cui si sta svolgendo questo numero, c’è un vassoio su cui è posato il busto di una donna prosperosa, un’ennesima gigantessa, come quella ritratta mentre nuota con grande vigore fra i flutti ma­ 144

rini, immediatamente sopra la pista del circo. Sembra un sogno in linea con quello precedente che suggerisce a Federico che se vuole risolvere le sue difficoltà col Femminile, deve rinascere, quindi passare simbolicamente attraverso un cerchio come quello del col­ lo dell’utero al momento del parto. 11 clown bianco può rappresen­ tare il padre, dato che la funzione paterna per eccellenza è aiutare il bambino a separarsi dalla madre dolcemente e l’indicazione del cerchio va in questa direzione. Un ulteriore particolare suscita la nostra attenzione: l’ovale del tavolo del sogno precedente s’interse­ ca, con quello della pista, suggerendo che il significato sia collega­ to nei due sogni. 11 cerchio è la figura più simbolica di tutte, perché rappresenta sole, luna, pianeti, orbite e in generale i cicli dell’uni­ verso; come dice il Dizionario dei simboli a pagina 245, “è il se­ condo simbolo fondamentale, assieme al centro, alla croce e al qua­ drato... I cerchi concentrici rappresentano i gradi di essere, le gerar­ chie create e la manifestazione universale dell’Essere Unico”. Que­ sta considerazione potrebbe ulteriormente spiegare questo disegno, nel quale ci sono diversi cerchi, quindi avvalorare la nostra ipotesi che il salto che deve fare il leone è un salto evolutivo. IMMAGINE IPPNAGOGICA VISTA MENTRE TELEFONAVO A DANIEL

“N. contadina, molto più rotonda con un seno enorme e sulla te­ sta un cestello pieno zeppo di uova freschissime”, scrive Federico. Tutto lascia supporre che Federico abbia superato la prova pro­ postagli dal clown bianco del sogno precedente, perché le uova fre­ schissime che ha in testa N. sono simbolo di novità, progetti e idee da realizzare.

26 aprile 1977 “Al cimitero alcuni operai dissotterrano una cassa... attraverso un vetro... intravedo una figura femminile... viva! E Adriana del montaggio che sorride, divertita come se aspettasse questa libera­ zione”, scrive Federico sotto un disegno molto esplicito, forse a vo­ ler simboleggiare che finalmente è riuscito a dissotterrare la sua ar­ 145

te, rappresentata forse da “Adriana del montaggio”, cioè una colla­ boratrice delle fasi finali del film. In sintesi il sogno sembra voler comunicare a Fellini che è finalmente riuscito a superare lo stallo che lo ha afflitto per molti anni, anche se con grande forza di vo­ lontà ha continuato sempre a lavorare, ma con molti patemi d’ani­ mo su cosa realizzare, in special modo riguardo al Mastorna. Gli operai possono simboleggiare le sue risorse profonde, che con grande sforzo, rappresentato dall’utilizzo di corde e dall'energia sprigionata tutto intorno sotto forma di raggi gialli, che si diparto­ no dalla cassa. Anche l’interno è giallo, ad indicare che la persona lì rinchiusa sia ancora viva. Federico di spalle come spesso ama ri­ trarsi, osserva attonito la scena, circondata da due filari di cipressi, in un’atmosfera tipica della poetica di Giovanni Pascoli. A destra di questo disegno c’è rappresentata con particolare so­ miglianza la testa di Dario Fo, il famoso attore e futuro Premio No­ bel per la Letteratura, con un’espressione un po’ malinconica. Non sappiamo perché sia lì, non è collegata a nessun sogno, neppure a immagini ipnagogiche. Tuttavia se l’ha inserita in quel riquadro a destra del cimitero, una ragione ci dev’essere, forse una sorta di identificazione con l’attore giullare ed istrione, che tante critiche aveva suscitato proprio come lui, e addirittura una cacciata clamo­ rosa, quella dalla Rai di Bemabei, negli anni 60. Forse semplice­ mente il suo inconscio lo utilizza per suggerire a Federico di esse­ re prudente, di avere pazienza di non esporsi troppo, ma di conti­ nuare ad esprimersi con entusiasmo e generosità... Entrambi hanno rischiato di morire per le loro ribellioni artistiche, ma non solo si sono salvati, sono divenuti grandissimi Maestri.

20 maggiol977 “In vecchi manoscritti polverosi leggo che anticamente i Signo­ ri del posto facevano l’amore con bambine piccolissime... era un loro diritto. Spesso queste creaturine morivano... c’è una bambina graziosissima, vispa, ridente”, scrive Federico. Nel disegno è rap­ presentato mentre la prende in braccio e le chiede dall’interno del­ la sua nuvoletta: “MA ANCHE UNA BAMBINA PICCOLA CO146

ME TE?” “BEH... SÌ... HO DUE ANNI. CERTO, ANCHE CON ME!”. Federico si è ritratto frontalmente, vestito con eleganza, con giacca e cravatta, con in braccio questa bambina che può rappre­ sentare la bambina interiore di Giulietta degli spiriti che viene trop­ po condizionata dagli adulti con cui vive; infatti lui dice che è vit­ tima di gravi soprusi perpetrati dagli adulti di potere dell’epoca an­ tica descritta. Anche i manoscritti sono antichi, come quello dise­ gnato aperto e appoggiato su un leggio. Sembra che il sogno lo vo­ glia aiutare a comprendere quanto siano profondi e radicati i condi­ zionamenti che hanno portato alle prevaricazioni violente nei con­ fronti del Femminile, un tema che ha già affrontato nel Casanova ma che in fondo è stato sempre dominante nei suoi film. Molto si­ gnificativa è l’espressione del volto di Federico, forse perché in questo libro la vediamo poche volte; è un’espressione triste, malin­ conica, ma anche molto acuta che ci dice con quanta sofferenza e nello stesso tempo accettazione affronti questo argomento. 1 libri possono rappresentare il Potere, la Legge. Spicca il contrasto con la bambina che racconta sorridente il suo vissuto violento, a simbo­ leggiare quanto gli abusi di potere fossero forti al punto da fai' pen­ sare alle vittime che fossero inevitabili e che andassero sopportati col sorriso sulle labbra. Sembra quasi una scena del Casanova, nel­ la quale il protagonista racconta ai commensali a Parma che a suo parere le donne hanno sempre subito il potere degli uomini pur es­ sendo più capaci di amare e meritevoli di ben altri atteggiamenti. La bambina ricorda un po’ il personaggio di Pippi Calzelunghe, ideato dalla scrittrice Astrid Lindgren e che può rappresentare inve­ ce la bambina interiore libera che non si piega ai condizionamenti eccessivi. Quindi il sogno dà un’indicazione: suggerisce a Fellini di aiutare, con i suoi film, ad instaurare rapporti di genere più armo­ niosi. In fondo questo è il leitmotiv della sua filmografia.

30 maggio 1977 “Vedevo ad un centinaio di metri Sutherland tutto vestito di bianco che mi voltava le spalle, in un provino. Alla mia destra il tunnel di via Nazionale... da attraversare”, scrive Federico sotto un 147

bellissimo disegno nel quale a sinistra c’è l’attore inglese protago­ nista del Casanova, immerso nel verde come in una delle scene del film, ad esempio quella in un giardino interno di un palazzo vene­ ziano, che gli gira le spalle, cioè fa parte ormai del passato perché il film è già stato realizzato, mentre davanti a lui, verso destra, c’è il tunnel di via Nazionale da attraversare ed in fondo se ne vede l’uscita. Ciò può rappresentare le nuove sfide, i nuovi progetti che sono tutti davanti a lui, da realizzare. Infatti nel sogno Federico scrive che sta riflettendo su cosa possa pensare Sutherland, cioè che lo stia immaginando già intento in un altro lavoro: “Ma Fellini sta­ rà facendo un altro film - come a voler sottolineare che Casanova è ormai un incidente lontano e che non ha lasciato conseguenze”, scrive infatti Fellini. In sintesi, il sogno fa una specie di punto della situazione e dice a Federico che il vecchio progetto è terminato con successo e che ora deve continuare per la sua strada. Significativo è che il disegno sia diviso quasi esattamente a metà, con a sinistra la scena del Ca­ sanova e a destra quella del tunnel, mentre Federico è ritratto di spalle come al solito, davanti all’entrata del tunnel. Questo disegno conferma le nostre ipotesi che a sinistra nel foglio ci possa essere il passato e a destra il futuro. A sottolineare ancora di più le differen­ ze è il contrasto di colori: verde per il passato (non tanto perché si riferisce al passato, ma quanto alla realizzazione di un progetto molto importante e quindi all'autostima dell’autore); a sinistra il giallo del muro, ad indicare l’energia necessaria per ideare, intra­ prendere e realizzare un progetto nuovo. L’interno del tunnel è ne­ ro perché può rappresentare l’incertezza della traversata che ac­ compagna il nuovo.

3 giugno 1977 Un sogno a nostro avviso particolarmente importante ed esem­ plificativo su come forse i sogni si strutturano a livello simbolico. “Una mano femminile posava una ciotola di vermi vivi dinanzi ad un cubo di vetro dentro il quale c’era una tartaruga che subito cominciava ad inghiottire i vermi...” scrive Federico a destra di un piccolo ma molto significativo disegno. La mano femminile sem148

bra alludere all'archetipo del Femminile che dà una mano, cioè let­ teralmente aiuta, la tartaruga ad affrontare uno stallo evolutivo rap­ presentato dal cubo di vetro, una dimensione ristretta anche se pro­ tetta e forte, dandole dei venni da mangiare. 1 vermi, secondo il ci­ tato Dizionario dei simboli a pag. 551, sono simbolo della vita che rinasce dalla morte, ma anche del passaggio dallo stato larvale al­ l’innalzamento spirituale, ma nei sogni possono rappresentare in­ trusi indesiderati e distruttivi. In questo caso dato che la tartaruga, un animale sacro a causa del carapace che la rende ponte tra cielo e terra, simbolo dell’universo e della via tra cielo e terra (vedi Di­ zionario, pag. 454), potrebbe essere Federico stesso; sembra che il sogno gli voglia suggerire che sta per evolvere soprattutto a livello spirituale e grazie al suo Femminile, alla sua creatività artistica in primis.

6 giugno 1977 Un sogno in linea con quello precedente, che ribadisce quanto la vita e la morte siano intimamente connesse, anche all’interno delle nostre vite terrene, in un ininterrotto flusso di morti e rinasci­ te. “E la vita anche la morte...” scrive Fellini riferendosi ad un can­ to “lieto e festoso” del Trovatore di Verdi. Al risveglio si chiede chi fosse il cantante udito in sogno ed intuisce che potrebbe essere Pa­ solini, che “nel sogno faceva una piccola parte in un mio film... la scena finale. Pasolini gentile, simpatico... pensava che il suo breve ruolo fosse terminato e se ne stava andando... ed eccomi in macchi­ na con lui... Titta...”, scrive Fellini con evidente riferimento alla tra­ gica morte dell’amico avvenuta nel novembre del 1975. Pasolini era consapevole che il suo breve ruolo era terminato, cioè che ave­ va vissuto poco. La simbologia è chiara riguardo a Pasolini: Felli­ ni prova molto dolore ovviamente per quanto è accaduto all’amico fraterno. Come rivela il sogno, vorrebbe averlo ancora con lui sul set, magari anche solo per poco tempo. La nostalgia è struggente. Significativo il riferimento al Trovatore, eroe verdiano vittima del­ le circostanze, che non gli hanno consentito di poter leggere la sua storia, nemmeno di conoscere la sua identità, dato che non sa che 149

colei che crede essere sua madre in realtà non lo è, e per questo per salvarla va incontro a una morte certa. Il sogno sembra voler dire che forse anche Pasolini fosse confuso interiormente su se stesso, sulla sua carriera e che ciò lo abbia indotto ad esporsi al rischio di ritorsioni e vendette... 11 canto è lieto, mentre il significato e soprattutto le conseguen­ ze sono tragiche, come purtroppo sappiamo. 11 sogno suggerisce a Fellini che Pasolini in un certo senso abbia accettato il ruolo di vit­ tima e con il sorriso, come fosse inevitabile. Ne è addoloratissimo, forse lo avrebbe voluto salvare, anzi, sicuramente. Nella seconda parte del sogno sono in auto: lui, Titta e Pasolini. A sinistra della trascrizione, con molte cancellature e correzioni che denotano la sua ansia e l’alto livello emotivo causato dall’argomen­ to così coinvolgente, c’è un disegno che li rappresenta mentre si stringono le mani affettuosamente e vedono le mura romane “che affiorano incastonate dentro marmi moderni”, scrive Fellini rife­ rendosi a Pasolini e lasciando intuire che gli sarebbe piaciuto salu­ tare l’amico che se n’era purtroppo andato così bruscamente senza poter chiarire alcuni contrasti che avevano avuto. Dal disegno sembra che stiano percorrendo in auto la via Appia antica ed hanno alla loro sinistra una rovina romana incastonata in un marmo moderno, mentre davanti a loro un arco romanico ed una colonna spezzata al suo interno, che potrebbe rappresentare la gio­ vane vita di Pasolini spezzata, mentre lui sta riflettendo su come possa essere difficile collegare l’antico ed il moderno anche all’in­ terno delle nostre vite. Infatti può essere difficile allacciare armo­ niosamente i periodi della nostra vita, ma è imprescindibile per po­ ter continuare a vivere e ad esprimersi. Molto significativo è che il semicerchio che definisce l’automobile è esso stesso un arco roma­ nico, a voler dire, come più volte abbiamo spiegato, che lo stile di vita di quella civiltà era tendenzialmente oppressivo, in contrappo­ sizione a quello gotico, che invece rimanda a maggiore gioia di vi­ vere, di esprimersi con libertà nel lavoro e nella propria vita senti­ mentale. “Era il finale del film?” si chiede Federico, dimostrando di es­ sere un regista anche nei suoi sogni. In sintesi, Federico tenta di riappacificarsi con l’amico scompar­ so troppo presto e troppo tragicamente, senza che lui potesse fare 150

nulla per salvarlo e nemmeno aiutarlo. Pasolini sembra accettare con serenità quello che gli è successo e cerca anche di consolare l’amico, dicendogli che in fondo la morte fa parte della vita e che sta a noi allacciare armoniosamente ogni periodo che abbiamo la fortuna di poter vivere.

20 giugno 1977 “Su di un settimanale (Gente) vedo il p. p. di L. invecchiata che dice: ... Ora sono io la sua donna”, scrive Fellini sotto un ritratto molto espressivo d L., con capelli neri che evidenziano un volto “un po’ tumefatto di una donna fissata... nella sua folle sicurezza”. Forse L. si riferisce ad una donna che aveva ispirato il personaggio di Emma, la fidanzata di Marcello ne La dolce vita. L’aspetto più significativo di questo sogno è che L. è l’ennesima figura femmini­ le che lo avrebbe voluto per sé. “In terra, nella fossa, lo scheletro maschio morde al collo lo scheletro femmina, come a significare che è scattata eternamente l’unione”, scrive Fellini, a fianco del volto di L., in modo obliquo e ascendente sopra il disegno degli scheletri che rimangono uniti anche dopo la vita. “Che altro sogno in questo periodo? Il vecchio Angelo Rizzoli... l’eredità dello sfruttamento dei miei film...”, scrive Fellini riferen­ dosi al testamento nel quale Angelo Rizzoli ha lasciato in eredità a figli e nipoti i proventi dei suoi film. Ovviamente ne è addolorato e pensa che in fondo è sempre stato un affarista, anche se non ha per­ so del tutto la speranza di riceverne almeno una piccola parte. Da questi particolari possiamo intuire quanto i produttori fossero per Fellini figure paterne, tanto che avrebbe desiderato esserne figlio, con tutto quel che ne concerne in termini di complesso edipico e di relative conseguenze. In parole semplici, i numerosi conflitti che ha avuto con i produttori sono stati causati anche dal suo sentirsi un po’ orfano, desideroso di essere adottato come un figlio e poi dalla naturale ribellione adolescenziale che ne derivava.

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24 giugno 1977 “Orson Welles sta doppiando e lo intravedo... sta osservando con interesse dei fogli: sono i miei disegni. Li mostra agli altri con sincera ammirazione”. In questo sogno, come scrive Fellini, com­ pare Orson Welles, che lui disegna in maniera molto somigliante al­ l’interno della sua trascrizione. L’omone ha in mano i disegni di Fe­ derico e li indica agli altri, cosa che imbarazza Fellini, il quale pen­ sa “il suo entusiasmo... mi pare davvero sproporzionato per quegli scarabocchi”. 11 sogno sembra descrivere un’ambivalenza perché Federico prima ha l’impressione che il regista americano non vo­ glia neppure fermarsi un attimo a parlare con lui, poi quando si ac­ corge che invece sta apprezzando moltissimo i suoi lavori, si imba­ razza, Forse il tutto registra l’ambivalenza che Fellini aveva nei confronti del cinema americano che lo stava corteggiando perché lui si trasferisse a Hollywood e questo da un lato lo aveva certa­ mente lusingato, ma dall’altro, come sappiamo, non desiderava al­ lontanarsi da Roma e dal suo mitico Teatro 5, nel quale si sentiva a casa. IMMAGINE IPNAGOGICA DEL 12 OTTOBRE 1977

Federico sta affrontando un momento difficile e nella sua visio­ ne compare una bambina piangente perché rischia di essere schiac­ ciata da un pesantissimo portone che sta per chiudersi. C’è anche un disegno che lo rappresenta molto bene, il portone socchiuso, con la bambina disperata in mezzo. La porta è marrone con dei battacchi che fanno venire in mente la lettera omega, l’ultima lettera del­ l’alfabeto greco, a voler dire forse che Federico teme di morire, o la morte di qualcuno a lui molto caro, come Giulietta. La bambina ha due o tre anni e non è “né dentro né fuori” come scrive Fellini stesso. Forse la visione gli vuole suggerire che deve scegliere, co­ me gli dice anche il personaggio di Rossella, interpretato da Ros­ sella Falck, con particolare maestria in 8 e !/2. La bambina interio­ re può rappresentare la creatività artistica che molti detrattori han­ no cercato di soffocare, ma che per fortuna lui ha sempre mantenu­ to viva, ed anche in questa occasione lo farà.

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A questo proposito ha anche consultato i King ed ha ottenuto co­ me risposta 29, L'abissale, che conferma l'immagine ipnagogica precedente: “Sono in un abisso e dentro una buca, recintato... con spine. Per tre anni... e non c’è via d’uscita”, scrive Federico senza lasciare adito a dubbi. Per fortuna il secondo consulto dà esiti mi­ gliori con l’esagramma 44, Il sovvertimento (la muda)... al momen­ to opportuno, possedendo sentimento retto, si deve sovvertire, cam­ biai' pelle e tutto andrà bene”, scrive Fellini. Facile comprendere che si sentisse imprigionato senza possibilità di liberarsi, se non do­ po lunga lotta, quel cambiar pelle che sembra l'essenza del sogno del 3 giugno scorso.

Ottobre 1977 “AGNELLI SEQUESTRATO E MINACCIATO DI MORTE DAL BANDITO VALLANZASCA

“NON FARE IL FURBO! HO DUE PISTOLE CARICHE TUT­ TE E DUE DI PIOMBO!”, scrive Federico in un fumetto riferito al famoso bandito, che però nel disegno assomiglia in maniera im­ pressionante all’avvocato Gianni Agnelli che ha di fronte, come in una sorta di specchio, nel quale il bandito è la sua ombra. Molto in­ teressante questo sogno, ci mostra bene quanto gli aspetti che non gradiamo di noi spesso li proiettiamo su altri. In questo caso sem­ bra che l’inconscio di Federico gli voglia comunicare che il terro­ rismo che tanto li ha spaventati ed afflitti purtroppo con moltissime vittime, aveva origine dentro di noi, nella nostra Zona d’ombra. Po­ trebbe sembrare ovvio tutto ciò, certamente il male ha origine nel­ l’ombra, ma qui il sogno è molto chiaro, è necessario riunire questi due aspetti, accettare che dentro di noi esista l’Ombra, se vogliamo evolvere o nei casi più gravi sopravvivere. Gianni Agnelli è vestito di azzurro e contornato da un’aura del­ lo stesso brillante colore, mentre il bandito indossa un cappotto marrone con una sciarpa al collo che può simboleggiare una stret­ toia, una restrizione all’espressione dei sentimenti e della comuni­ cazione in senso lato, dato che la gola è l’organo preposto alla fo­ nazione e al linguaggio in genere. Il bandito è circondato da un’au­ 153

ra marrone e verde, come il colore del pennarello con cui Fellini ha scritto i nomi dei due personaggi del suo sogno. 11 verde può sim­ boleggiare rinascita essendo il colore con cui si manifesta la rina­ scita della natura in primavera dopo il sonno invernale, quindi il so­ gno sembra indicare come via d’uscita l'accettazione delle nostre pulsioni più oscure, unico modo per maturare.

20 ottobre 1977 “A Firenze, in un ambiente che sembra un salone d’attesa (sta­ zione? Aeroporto?) vedo Morando Morandini. Voglio ringraziarlo per il pezzo molto favorevole che ha scritto su Casanova... ci avvia­ mo alla ricerca della stazione... ma poco dopo... mi abbandona... dov’è la stazione?... Mi sembra che la città sia ingombra di mace­ rie...” scrive Federico a destra di un disegno, quasi uno schizzo in cui lui campeggia con il suo volto attonito, sgomento, in mezzo al­ le macerie di Firenze, mentre dietro di lui Morandini se ne va solo. Come abbiamo più volte ripetuto è raro che Fellini si rappresenti di fronte con il volto bene evidenziato come succede qui, e questo ha sicuramente un significato. Forse il tutto è in corrispondenza con il critico che per l’ennesima volta gli gira le spalle, proprio quando lui credeva di essere stato finalmente capito. Pensava di poter cercare insieme a lui nuove risposte, nuove strade in questo momento cru­ ciale della sua vita, rappresentato dalla stazione che lui cerca, men­ tre ha paura di perdere il treno. Sappiamo fin dal nostro Fellini e il sogno, anzi fin dal primo sogno del Libro dei sogni, quello del 30 novembre 1960, che questo sia un tema ricorrente del suo lavoro notturno, la paura di perdere il treno che in quel momento sta aspet­ tando, cioè la paura di morire, dato che il treno può rappresentare il viaggio della vita e le stazioni le varie tappe fondamentali del no­ stro viaggio umano. Quindi è un’illusione quella che gli fa pensare non solo di essere capito dai critici e dai detrattori di vario genere, ma addirittura di poter insieme procedere in un cammino di ricerca spirituale profonda. Ma perché Firenze è piena di macerie e di “strade sconosciute e deserte?” Forse perché il sogno si riferisce al suo desiderio di realizzare II viaggio di Mastorna, nel quale il pro­ tagonista doveva atterrare con un aereo a Firenze. 154

Dov’è la stazione?, si chiede Federico, cioè come posso realiz­ zare questo progetto? Ma tutti sappiamo come andò a finire... Fel­ lini non riuscirà a trasgredire un dogma tanto importante per la ma­ dre...

20 ottobre 1977 Rossellini mi sostiene

LA MALFA AFFONDA

“Rischio di affondare nella laguna (...Napoli) insieme ai resti della casetta diroccata che sta sgretolandosi... Rossellini mi tende le mani e mi aiuta... le lampade della casetta... esplodono. Intrave­ do La Malfa che sta per essere sommerso...” scrive Fellini riferen­ dosi forse alla questione della rottura del contratto con De Lauren­ tiis come nel sogno del 20 novembre del ‘74 e in quello del 13 marzo del ‘75. Federico sta rischiando di affondare nel golfo di Napoli insieme ad una casa diroccata che si sta sgretolando che potrebbe simboleg­ giare le scenografie già preparate per il film Mastorna, per le qua­ li De Laurentiis aveva sostenuto numerose spese. La casa ha la for­ ma di una barca con tutti i mattoncini finemente tratteggiati (che possono alludere a tratti ossessivi della personalità) all’interno del­ la quale c’è Rossellini che sta, per l’ennesima volta, traendo in sal­ vo Federico. Si sentono anche degli scoppi: sono le lampade della casa che mentre affondano esplodono. Il tutto può simboleggiate in maniera abbastanza evidente lo spreco di risorse e di energie cau­ sato da un lavoro interrotto e quindi da un progetto che non si rea­ lizza. Le lampade possono infatti alludere all’energia in grado di il­ luminare la situazione e che si rompono perché Federico non riesce ad avere l’immagine globale di quello che sta succedendo. La pau­ ra di essere travolto dal tutto gli impedisce la lucidità. A destra di Federico c’è l'Onorevole La Malfa che sta affondando: si vede so­ lo il volto e una parte delle braccia con una cravatta che sta galleg­ giando sull’acqua. Che cosa potrebbe significare all’interno di que­ sto sogno la presenza dell’onorevole La Malfa? Sappiamo che si 155

era opposto all'introduzione della TV a colori, come un po’ anche Fellini stesso, dato che era molto affezionato al bianco e nero. Inol­ tre era famoso per il suo atteggiamento severo, cosa che sarà mol­ to evidente durante i giorni del rapimento dell'onorevole Moro; in quell’occasione fu uno dei più ferventi sostenitori della linea dura nei confronti dei terroristi e del rifiuto di ogni tipo di trattativa per liberare l’ostaggio. Quindi l’inconscio di Federico potrebbe averlo scelto per simboleggiare alcuni lati del suo carattere, forse le sue ri­ gidità interiori, che però stanno affondando, cioè si stanno armoniz­ zando unendosi alle altre componenti, dando vita ad una personali­ tà più armoniosa, nuova, quella che si sta salvando grazie all’inter­ vento di Rossellini che può rappresentare una figura paterna amo­ revole, quindi un Super lo non più sabotatore o eccessivamente se­ vero, ma saggio. Va detto però che La Malfa morirà in maniera im­ provvisa circa un anno dopo e forse il sogno lo sta anticipando... “Capisco che per lui non c’è più niente da fare...” scrive infatti Fel­ lini. In sintesi, Federico si sente travolto dagli avvenimenti dato che per l’ennesima volta sta pensando al Mastorna, ma per fortuna la parte più rigida della sua personalità (La Malfa) si sta stemperando e il suo Super Io (Rossellini) si sta trasformando in saggezza.

26 settembre 1977 “A casa di Pasolini. Lo abbraccio con affetto e una gran pena nel cuore perché so che è stato condannato a morte, sembra che abbia ucciso un suo amico, il Direttore... E una sentenza ingiusta e mi stupisco che Pierpaolo sia tanto calmo e sereno... sua Agnese... un suo scritto che so amerebbe vedere realizzato da me... Strazio indi­ cibile - bisogna chiedere la grazia a Leone... Siedo accanto a Pier­ paolo su di una sedia ma il suo cane... mi costringe a sedere a ter­ ra... è la sua sedia...”. Non è il primo sogno dedicato a Pasolini, come quello del 6 giu­ gno 1977. È ancora fortissimo il dolore per quello che è successo all’amico, ed è normale che sia così, non riesce ad accettare la sua “condanna a morte”, mentre paradossalmente Pasolini stesso cerca di calmarlo, consigliandolo di mettere in scena un suo lavoro, 156

Agnese. Fellini sembra non arrendersi nel sogno e vorrebbe chiede­ re la grazia al Presidente della Repubblica, ma sa che la burocrazia è molto lenta. Simbolicamente avrebbe voluto che le Autorità ita­ liane lo avessero difeso, cosa che evidentemente non è successa. Molto significativa è la chiusura del sogno che è rappresentata con precisione da un disegno nel quale al centro della stanza è raffigu­ rato Pasolini in poltrona, mentre alla sua destra c’è Federico sedu­ to a terra perché ha dovuto lasciare il suo posto sulla sedia, a sini­ stra di Pasolini, al cane perché, come gli spiega l’amico, è riserva­ ta a lui. Federico accetta le condizioni e rimangono “tranquilli a guardarci nel silenzio della modesta cameretta”. Al termine del so­ gno anche Federico ha raggiunto la tranquillità accettando una con­ dizione un po’ particolare, cioè quella di lasciare il suo posto al ca­ ne dell'amico. Come abbiamo più volte detto, i cani possono rap­ presentare rapporti affettivi molto stretti e a volte di dipendenza: in questo caso può rappresentare la forte amicizia tra i due, che nean­ che la morte ha interrotto.

“Sto per radermi davanti ad un grande specchio illuminato... una luce oscillante... immagine... non sono io... una goffa ragazzotta che sorride scioccamente... Turbato... estraneità... non mi assomi­ glia in nulla... Infine... il mio volto”. Un sogno interamente dedicato all’identità che Federico sa in­ terpretarsi perfettamente da solo, infatti scrive: “Mi sveglio turbato e penso che il sogno testimonia di una situazione di pericolosa estraneità da me stesso. Non so chi sono. Non mi riconosco. Attra­ verso un periodo di crisi d’identità”. 11 sogno ha un seguito, per fortuna positivo, perché è ambienta­ to in un bar di uno stabilimento cinematografico nel quale c’è Mar­ cello Mastroianni truccato da Mastorna che lo saluta un po’ rigida­ mente perché deve rientrare in teatro a lavorare. Lui teme di vede­ re nuovamente riflesso nello specchio dietro il banco del bar qual­ cosa che non gli piace, qualcosa che lo turbi, ma per fortuna com­ pare il suo volto, “corrucciato... ma sono io!”. “BASTA. È ORA DI BRINDARE, EVVIVA!”, dice una donna che si gira indietro per parlare con lui, vestita da sera, con un cali­ ce in mano, mentre alla sua destra è disegnata l’ennesima gigan­ tessa che da un fumetto gli dice: “Quanto tempo sprecato!! caro, 157

carissimo Federico”. Mentre la donna col calice è in bianco e ne­ ro, questa è colorata e preceduta a sinistra da una sorta di arcoba­ leno, di fuochi d’artificio colorati, come nel Casanova, infatti il volto e la corona ricordano il mascherone della scena iniziale, che ancora oggi è conservato a Cinecittà. A destra di questa gigantes­ sa che rammenta a Fellini quanto tempo ha perso, c’è un sole che tramonta, quindi un periodo che si sta chiudendo per aprirsi poi ad uno nuovo. In sintesi, Federico all’inizio del sogno, mentre sta per radersi, cioè simbolicamente per valorizzare la sua identità, si accorge co­ sternato che la luce del neon è intermittente, quindi forse che non ha energia sufficiente per questo lavoro psichico che sta facendo. Infatti l’immagine riflessa nello specchio non è la sua, ma quella di “una goffa ragazzotta” che gli è totalmente estranea. Ma poi, per fortuna, lo specchio comincia a riflettere anche il suo volto. C’è un disegno tratteggiato velocemente ma molto chiaro che rappresenta questa situazione, nel quale Federico è nuovamente senza gambe e nello specchio ci sono i due volti: il suo, che assomiglia a Mazzi­ ni, cioè un paladino della libertà e a fianco, quello della ragazza che lui stenta a riconoscere, anche se molto probabilmente è una parte di lui, un Femminile che al momento non accetta. Lo spec­ chio è circondato da una raggiera di linee che rappresentano l’ener­ gia che ora sta fluendo bene. Sotto c’è il disegno della seconda par­ te del sogno, nel quale Federico vede riflesso se stesso nello spec­ chio, ma davanti a lui c’è Mastroianni vestito da Mastorna, con il piede molto stilizzato che sembra quasi inesistente. Questi sogni sono un vero gioco di specchi come poi ci mostrerà nel futuro film Intervista. Nel primo specchio ci sono i due archetipi, il Maschile ed il Femminile, che lui fatica a riconoscere, nel secondo c’è il suo alter ego, ma nei panni di un personaggio che non sarà mai realiz­ zato. Dal bagno il sogno si è spostato in un bar di un set cinemato­ grafico, ma poi si conclude su una spiaggia, nella quale due donne lo invitano a perdonare tutto quello che c’è stato e per questo c’è un bellissimo arcobaleno colorato, che è un simbolo di perdono per eccellenza. Lo invitano a brindare a non pensare più a quanto tem­ po ha sprecato.

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31 ottobre 1977 ... DELLA FRUTTA COSÌ BELLA, CHE PECCATO! “Stupidamente, senza divertimento, Rossellini, Pippia ed io gio­ chiamo a lanciare delle pesche... dentro una fossa... Perdiamo tem­ po, dignità e frutta”, scrive Federico sopra un disegno che sembra un quadro surrealista. I tre amici, Fellini, Rossellini ed il Direttore di produzione Lamberto Pippia, girano le spalle ad una gigantessa che ha il volto rivolto a sinistra e sta accarezzando dell’erba alta con evidente piacere. Sono intenti ad uno strano gioco che non li diverte neppure perché sono consapevoli di star perdendo tempo, dignità e i frutti del proprio lavoro. 11 gioco consiste nel lancio di alcune pesche “...molto succose, mature...” in una fossa a forma di parallelepipedo come quelle vasche adibite ad abbeveratoio per i bovini, come ce n’erano in Romagna ai tempi della giovinezza di Fellini. 11 gioco è doppiamente ambientato in Romagna, perché se la fossa è un ricordo d’infanzia, il gettare le pesche è purtroppo una triste usanza anche oggi quando si verifica una sovrapproduzione di frutta ed i produttori agricoli preferiscono distruggere il prodotto piuttosto che venderlo ad un prezzo troppo basso. Si tratta di una specie particolare di pesca che viene definita nettarma, una specie particolarmente pregiata per il gusto e le qualità nutrizionali molto elevate. Quindi questo sogno ha un significato molto chiaro: Fede­ rico pensa di aver sprecato tempo (come già espresso nel sogno precedente) e frutti preziosi della sua creatività artistica. Si tratta di una protesta causata dal fatto che non si sente né abbastanza capi­ to, né valorizzato, anzi. Per questo forse la gigantessa ha il volto gi­ rato: perché può rappresentare la sua creatività artistica, in questo caso, che si sente ancorata al passato. Significativo è sicuramente anche il numero delle pesche, che sono sette, il numero della vita per eccellenza. Quindi il sogno sembra suggerirgli che va bene pro­ testare; in certi momenti è addirittura imprescindibile; ma per con­ tinuare a vivere bisogna guardare avanti e soprattutto utilizzare al meglio i propri talenti, specie se sono particolarmente preziosi co­ me quelli che possedeva lui. Secondo il citato Dizionario dei simboli a pag. 207, il pesco e la pesca sono simboli d’immortalità, la pesca possiede un ruolo di 159

protezione contro le cattive influenze e il pesco è identificato Col­ l’Albero della Vita del Paradiso Terrestre, compimento del viaggio iniziatico. Alla luce di questa ipotesi il sogno assume anche questa valenza che ci dice quanto, nonostante tutto, Federico continuasse a progredire a livello profondo nel suo viaggio spirituale.

Immagine ipnagogica con la stessa data "Ad occhi chiusi la mia testona da regista molto grande con ben­ de e garze che iniziavano ad avvolgermi (come un inizio di mum­ mificazione?)”, scrive Fellini a sinistra di un suo autoritratto con gli occhi chiusi, il solito cappello molto ben delineato, il bavero del­ l’impermeabile, il volto molto somigliante, delle bende e delle gar­ ze che stanno cercando d’imbavagliarlo. Molto significativa questa immagine: ci dà luce e chiarezza sui sogni di questo ultimo perio­ do. Ci spiega perché Federico si sentiva così oppresso, con le gam­ be tagliate, con la voglia di buttar via tutti gli sforzi del suo lavoro e l’angoscia di non riuscire a portare a termine per l’ennesima vol­ ta il Mastorna. Il vero motivo per il quale Federico soffriva così profondamente è qui: si sentiva come imbavagliato, come se le for­ ti pressioni sociali dei suoi detrattori volessero impedirgli di espri­ mersi, in definitiva di parlare. È veramente doloroso anche per noi constatare quanta sofferenza abbia provato un artista del suo cali­ bro, che avrebbe meritato il sostegno e non l’oppressione sociale, perché i suoi lavori non erano film di semplice intrattenimento, ma indagine spirituale e filosofica nel senso più alto del termine. “Le tartarughe vengono rapidamente riportate indietro dalle due razze - pilota che hanno sentito... che non si può affrontare il mare aperto... Ecco... lungo il canale un coccodrillo...”. Questo sogno oc­ cupa un’intera pagina con un disegno partieoiarmente bello e colo­ rato. La trascrizione è posizionata in un piccolo riquadro in alto a destra e sotto, a margine del foglio. Ci sono due tartarughe giganti, una delle quali potrebbe essere Federico, come abbiamo già detto a proposito del sogno del 3 giugno 1977, che da un canale stanno cer­ cando di raggiungere il mare aperto, ma due “razze - pilota” glielo impediscono e le fanno tornare indietro. A bordo del canale sul la­ to sinistro ci sono Federico, questa volta in piedi, intero con le gam160

be, come sempre di spalle, mentre si sta rivolgendo ad un personag­ gio che sembra un amico seduto su una sedia simile a quelle usate dai registi e che sembra somigliare a Tullio Pinelli, suo intimo col­ laboratore fin dall'inizio della carriera. Federico e Pinelli potrebbe­ ro rappresentare le tartarughe che stanno cercando di raggiungere il loro habitat, cioè il mare aperto, mentre due razze le riportano bru­ scamente indietro e nel disegno ci sono anche due frecce che indi­ cano il cambio di rotta. Le razze sono pesci di una famiglia (pesci cartilaginei) cui appartengono anche gli squali, quindi possono rap­ presentare due ostacoli, due antagonisti, due detrattori che costrin­ gono Federico e forse Pinelli ad un brusco dietrofront, spaventan­ doli dicendo loro che non è ancora il momento di affrontare il ma­ re aperto. Non sappiamo chi possano rappresentare, forse le paure profonde di Federico nei confronti di questo progetto così impor­ tante per lui, ma anche fonte d’inquietudine. Per questo scrive che le razze sono particolarmente sensibili ed intuitive: perché possono rappresentare la sua forte sensibilità, diremmo ipersensibilità. Il particolare più significativo è che, dopo il ritiro delle tartarughe, compare un coccodrillo lungo il canale. Federico lo vede come “un grosso giocattolone” che, dopo aver attraversato il canale, “rimpic­ ciolisce a vista d’occhio... Ora è un grosso lucertolone, un cucciolo di coccodrillo che scodinzola curioso ed invadente per le scale e le stanze degli uffici”. Questo sogno sembra una fiaba antica, come quelle di Esopo o Fedro, quindi con un significato simbolico parti­ colarmente forte. 11 ritiro delle tartarughe, causato da paure, da de­ trattori o da cattivi consiglieri provoca una opportunità per un coc­ codrillo, cioè per una personalità aggressiva, prepotente, vorace, che si mimetizza fingendo di essere meno pericolosa di quello che è, di invadere stanze ed uffici che sembrano essere quelli cinemato­ grafici. Questo sogno è collegato a nostro avviso a quello del 3 lu­ glio 1967 e in sostanza dicono la stessa cosa, cioè che altri stanno traendo flutto dalle sue indecisioni, difficoltà, paure.

5 dicembre 1977 “MI RICORDO UNA COSA CHE HA DETTO LEI SIGNOR FELLINI E VOGLIO PROVARE UNA CERTA MANOVRA. 161

FORSE SI SENTIRANNO DEGLI SCOSSONI. VIBRERÀ UN PO’ MA NON C’È PERICOLO”, scrive Federico all’interno di un fumetto riferito a un giovane pilota che conduce un grosso aereo e che può a nostro avviso rappresentare una imago di Federico quan­ do era più giovane, agli inizi della sua carriera. 11 sogno è molto si­ mile a quello del 20 marzo 1975; infatti anche in questo l’aereo vo­ la a bassa quota “a pochi metri da terra, lungo una via di città e sfio­ ra con le ali le facciate dei palazzi, delle case”. Ma qui c’è un qual­ cosa in più, perché Federico scrive che l'aereo passa sotto i cavi dei tram e i fili della luce e a noi ricorda un po’ una scena di Roma (ve­ di il nostro Fellini metafisico, pag. 230). Quindi il sogno forse vuol dire che sta cercando energia perché sta per perdere le ali, ha solo la carlinga e atterra vicino a un grande ponte collegato alla campa­ gna. L’aereo ha bisogno di essere revisionato e di sostituire i pezzi mancanti; per questo dovrà aspettare un po’ di tempo prima di po­ ter ripartire. Ma Federico in fondo non se ne dispiace troppo perché il luogo è bello e soleggiato, l’aria pulita e il giovane pilota ha un sorriso felice che a lui dà fiducia. In sintesi, abbiamo più volte detto che gli aerei possono simbo­ leggiare l’archetipo del Maschile per eccellenza, che in questo ca­ so ha perso le ali, ha dovuto effettuare un atterraggio d’emergenza sotto un ponte che è collegato alla campagna e il ricorso ai cavi elettrici e ai fili della luce non è stato sufficiente. Tuttavia il giova­ ne pilota gli dà fiducia, non è solo, perché vicino alla carlinga del­ l’aereo sono in tre: Federico, il pilota e una figura femminile il cui volto è disegnato in basso a destra in maniera molto particolareg­ giata. Si tratta solo di una pausa, per fortuna: l’aereo ripartirà più forte di prima, come si vede nel disegno, dopo essersi ritemprato in un luogo ameno, dopo aver fatto ricorso alle sue risorse più fresche, più giovani, rappresentate dal giovane pilota e accettato le istanze dell’archetipo del Femminile, rappresentato dal volto di donna ci­ tato. È come se il sogno gli suggerisse che quando si sente giù di morale, privo d’energia, può sempre attingere ai suoi ricordi pieni di successi e di bellissimi progetti realizzati fin da giovane e all’ar­ chetipo del Femminile che gli dona pazienza, sensibilità, intuizio­ ne e, in definitiva, saggezza.

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15 dicembre 1977 “11 grosso aereo stenta a decol lare... rischiando di andare a coz­ zare contro... la centrale elettrica dell’aeroporto?... Pericolo... scon­ giurato! L’aereo... prende definitivamente quota...”, scrive Federi­ co sotto un disegno tratteggiato in bianco e nero ma molto efficace nella sua espressività. E evidente che è strettamente collegato al so­ gno precedente. 11 grosso aereo che ormai sappiamo potrebbe rap­ presentare il Maschile del regista è chiaramente stato ristrutturato, ma stenta ancora a decollare, anzi “per un paio di volte perde quo­ ta” e rischia di provocare una catastrofe, cioè di scontrarsi contro una grande costruzione che Federico non identifica bene, ma ipo­ tizza che sia la centrale elettrica dell’aeroporto. Per fortuna il disa­ stro non si verifica e l’aereo prende il volo, superando la costruzio­ ne. Federico precisa di aver assistito a tutta la scena, che a nostro avviso è una metafora molto bella del suo recupero energetico e del suo letterale rimettersi in pista e riprendere il volo, cioè la sua vita e la sua carriera. Il particolare più significativo a nostro avviso in questo sogno non è tanto la fatica di ricominciare a volare, quanto il rischio di collisione con quella che lui chiama la “centrale ener­ getica dell’aeroporto”, cioè forse la sua capacità di rifornirsi di energia vitale. Noi tutti sappiamo' che l’energia è a disposizione di tutti nell’universo in grande quantità, ma noi dobbiamo essere in grado di accoglierla, di accettarla: di questo procedimento sembra parlare il sogno, cioè di come ricaricarci di energia quando sappia­ mo di averla persa. Un altro dettaglio molto importante è l’auto d’epoca con due sagome a fianco ai bordi del disegno. La vattura non sembra corrispondente al periodo, ma simboleggiare il passag­ gio importante che Federico ha dovuto affrontare: cioè l’adeguare il suo Maschile da un’auto d’epoca a un moderno aereo. In parole semplici, può voler dire, considerando anche il particolare che nel sogno precedente il pilota era un giovane, che Federico ha avuto bi­ sogno di rinnovarsi completamente a livello artistico, per realizza­ re film adeguati al momento presente. COLOMBO MINISTRO DEL TESORO “Mi avverte... che mi­ liti della Finanza sanno di un mio conto in Svizzera di sei milioni”. 11 Ministro del Tesoro in persona, con un volto molto amichevole 163

ma anche fermo nelle sue intenzioni, perché va a trovare Federico in una camera d’albergo in via Veneto, vuole che lui paghi delle tas­ se, dato che sembra che le abbia evase con un conto in Svizzera. C’è anche un disegno che rappresenta questa scena diviso in due sequenze, a sinistra il Ministro che si rivolge a Federico che è di spalle; a destra invece Federico è solo e sembra preoccupato, vista la postura rigida delle spalle, con le gambe tagliate all'altezza del ginocchio e i palmi delle mani appoggiati a un tavolo. Sembra che Federico tema di dover saldare un vecchio debito, chiudere una questione irrisolta. Il Ministro del Tesoro può simboleggiare il Su­ per Io; il debito potrebbe essere quello con De Laurentiis a causa della rottura del contratto di Mastorna, oppure, visto il disegno im­ mediatamente successivo, i conflitti irrisolti col fratello. VISERBELLA

Questo sogno è collegato a quello del 25 marzo 1975. “Viserbella... La potente signora sembra appaia con uno scopo preciso: quello d’evitare una (per me) pericolosissima guerra. Non parla... senza vedermi... Provo un languore immenso che mi som­ merge...”, così scrive Federico sotto un grande disegno che occupa più di metà della pagina, nel quale, sotto un cielo azzurro carico di nubi bianche che sembra quasi schiacciare il mare, ridotto ad una strisciolina azzurra come un fiume, una signora molto imponente è china sulla sabbia. Ci sembra di poter ipotizzare che si tratti della figura materna, soprattutto perché Federico dice che non solo è a Rimini, perché Viserbella è una frazione di Rimini, ma soprattutto sta cercando di evitare una guerra pericolosissima per lui che, co­ me abbiamo più volte detto, potrebbe essere quella causata dai for­ ti conflitti col fratello. Una guerra pericolosa al punto da poterli di­ struggere entrambi, come abbiamo più volte affermato nel primo volume a proposito di molti sogni concernenti questo argomento. Si potrebbe obiettare che sicuramente la madre di Federico non ve­ stiva in un modo così vistoso e bizzarro, ma, proprio per questo, cioè per mascherarla, l’inconscio potrebbe aver utilizzato questo stratagemma per non rendere il sogno troppo angosciante e quindi provocare il risveglio, interrompendolo. La donna ha comunque un aspetto regale, i seni scoperti sono un’ulteriore conferma, dato che 164

in ogni figlio il ricordo dell’allattamento è molto forte. Inoltre la collana ha un doppio giro, che potrebbe alludere ai due figli ma­ schi. La donna ha un lungo cappotto di pelliccia che la rende ele­ gante, così come le scarpe a punta e i tacchi alti. Ma il particolare più significativo a nostro avviso è quello che, mentre lei lo fissa in silenzio senza vederlo, lui si strugge di languore. Questo tipo di no­ stalgia così straziante lascia intendere che sia quella del momento in cui il legame simbiotico con la madre era totale poiché, come ci spiega Groddeck, specialmente per i figli maschi, è fortissima. Nel caso di Fellini e di sua madre, questa nostalgia era complicata dal dolore dei conflitti così aspri tra i due figli maschi e forse dal sen­ so di colpa che lui provava sia per essersi allontanato dal paese del­ l’infanzia, sia per aver realizzato dei film che la madre non poteva approvare completamente, essendo di un’altra generazione, molto religiosa e soprattutto messa a dura prova da quello che era succes­ so a lei, che era stata totalmente disapprovata dalla sua famiglia d’origine per il suo matrimonio, mai accettato.

15 dicembre 1977 “Mi aggiro senza conoscere la lingua del Paese lungo le sopraelevazioni... di un aeroporto straniero. Un inserviente mulatto per fortuna... tenta di condurmi verso le piste... L’aeroporto appare... uno sterminato ottovolante...”. DOVE SARANNO LE PISTE DI PARTENZA?, scrive Federi­ co al termine della trascrizione che accompagna il disegno nel quale il suo volto campeggia dietro lo strano aeroporto che sembra il prolungamento del suo volto, una sorta di corpo nel quale le rampe sopraelevate sono braccia e gambe, in pieno stile Surreali­ sta. E quasi un sogno ricorrente questo sugli aeroporti, ma qui c’è una nuova indicazione: l’aeroporto sembra uno sterminato ottovo­ lante di cemento, costituito da torri, ponti, cavalcavia ad altezze vertiginose, come scrive lui stesso. Dato che l’otto volante è una giostra, un gioco che può essere eccitante ma pericoloso, il riferi­ mento è forse a quella componente psichica inconscia, quel perso­ naggio interiore che ha dato vita al personaggio del Matto ne La strada. Federico ancora qualche volta “gioca” a fare il Matto, cioè 165

ad esporsi in situazioni rischiose senza rendersene ben conto, an­ zi, sotto sotto divertendosi. Ma in questo momento sta vivendo un estraniamento, come dice lui stesso nel sogno dello specchio del 26 settembre 1977: “... Una situazione di pericolosa estraneità da me stesso. Non so chi sono. Non mi riconosco. Attraverso un pe­ riodo di crisi d’identità”. Concedeteci di poter esprimere un’opi­ nione personale: raramente un essere umano raggiunge un simile livello di auto conoscenza, tale da essere in grado di scrivere su se stesso una diagnosi di una precisione impressionante. Tornando al sogno in questione, non trovare le piste di partenza significa que­ sto: non sa come realmente ripartire, quale nuovo progetto intra­ prendere. Per questo non conosce la lingua del paese; l’aeroporto è straniero e gli viene in aiuto un inserviente mulatto, cioè un per­ sonaggio interiore capace di mediare, dato che ha caratteristiche di due etnie diverse. Infatti il Federico del sogno, che può rappresen­ tare la sua parte cosciente, si fida del mulatto, cioè della sua capa­ cità di mediare. In sintesi, il sogno gli suggerisce che se vuole ripartire deve at­ tingere a quella zona psichica, la capacità di mediare, di essere fles­ sibile. Federico farà ancora di più: farà tesoro di questa immagine onirica e la utilizzerà ne La città delle donne. Quest’ipotesi è con­ fermata anche dal fatto che ci sono due auto disegnate sulle piste dell’aeroporto - ottovolante, delle quali una è molto simile all’au­ to antica che è davanti all’aeroporto del sogno precedente, a simbo­ leggiare che è questo il cambiamento necessario: sostituire l’antica automobile con l’auto sportiva che sta giungendo dalla rampa pre­ cedente, quindi un Maschile rinnovato, più forte e dinamico.

26 dicembre 1977 “La situazione è ancora immobile. Voglio farlo il film? No, mi sembra di rispondere dal profondo. E M. che vuoi fare?... La città delle donne?... Un terzo progetto?... La mia situazione con Rossel­ lini è così imbrogliata... Ho bisogno più di sempre di un consi­ glio...”. ...................................... Federico vive ancora uno stato di confusione e indecisione che si traduce in uno stallo. Non sa cosa fare, vorrebbe prendere in ma­ 166

no il Mastorna e questa volta finalmente realizzarlo, ma alle sue paure si aggiungono i pareri dei vari veggenti che gli hanno consi­ gliato di rinviarlo. Sta cominciando a pensare a La città delle don­ ne, ma non è ancora molto convinto e le circostanze non sono fa­ vorevoli per i soliti problemi con i produttori. Desidera un sugge­ rimento da parte di Rossellini, che rimane sempre una figura di ri­ ferimento. abbiamo visto in tanti sogni che la sua rappresentazio­ ne assume caratteri salvifici. In questo contesto, però, anche con Rossellini ci sono beghe contrattuali. LA SITUAZIONE"DEL MIO LAVORO, scrive Federico, facen­ do lui stesso una sintesi di tutto il sogno, sopra l'ennesimo schema della consultazione del / King che ha dato questo esito: 44: Il farsi incontro. 56: Il viandante. A nostro avviso il primo oracolo gli suggerisce di far attenzione alle persone che ha intorno, perché non sempre son sincere, soprat­ tutto perché lui è arrivato ad un livello alto di evoluzione e non so­ no molte le persone che riescono a comprenderlo, pur intuendo che quello che lui dice è importante. Il secondo oracolo gli suggerisce di essere umile ma allo stesso tempo di perseverare con cautela nei propri progetti, di essere accogliente con gli altri, fare attenzione ad essere mosso da buoni principi.

“Mi aggiro tra le piste dell’aeroporto... L’aereo con cui sono ar­ rivato ha bisogno di revisione?... Mi accorgo che quell’aereo... si sia infilato con la cabina dentro una costruzione in muratura... Per­ ché mi trovo qui? Quando potrò ripartire?”, scrive Federico sotto un disegno tracciato velocemente ma molto chiaro, nel quale si vede la “carcassa di legno di un aereo” che si è infilata in una costruzione in muratura, dalla quale esce una ragazza di nome Dina De Santis che lo saluta timidamente. Federico si sente triste, senza speranza e non sa né perché si trovi lì, né quando potrà ripartire. Un altro so­ gno nel quale descrive il difficile momento che sta vivendo, la sua crisi esistenziale, le sue difficoltà specie con gli aspetti più pratici del suo lavoro, rappresentati da Diana de Santis, che in 8 e l/2 era la nipote di Cesarino, un direttore di produzione. Altri particolari molto significativi ce li fornisce il disegno: primo che il ponte che si vede sullo sfondo sembra il ponte di Tiberio di Rimini; non è tan167

to questo l’importante, quanto che gli archi siano romanici che, co­ me abbiamo più volte detto, possono rappresentare un modo di vi­ vere oppressivo, a differenza di quanto rappresentano gli archi go­ tici, cioè la gioia di vivere e di esprimersi nel lavoro e nella vita in genere (vedi John Ruskin, Le pietre di Venezia). La carlinga dell'ae­ reo è di colore giallo e sembra divisa in sequenze di tredici paralle­ lepipedi che possono rappresentare, come dice Dante nella Divina Commedia: “Buon tetragono ai colpi...” (vedi il nostro Finalmente Beatrice, pag. 19), cioè una condizione di forza e resistenza ai trau­ mi, quella che oggi chiamiamo resilienza, che Fellini ha mostrato di possedere, perché si risollevava sempre dopo ogni caduta o sconfit­ ta e ripartiva più forte e creativo di prima.

22 dicembre 1977 “Vedevo ripetute tantissime volte le foto del volto della Pac... Servizio su di lei pubblicato sulla rivista Epoca... perché parlava... di noi?”, scrive Fellini sopra un disegno piccolo ma particolar­ mente interessante. Sullo sfondo un autoritratto di Federico stesso che finalmente si mostra. Forse il forte problema di straniamento, come lo chiama lui, ha avuto questo esito molto positivo: ha final­ mente il desiderio di mostrarsi direttamente. Tornando al sogno, sopra il volto pensoso e riflessivo c’è una rivista Epoca aperta co­ me fosse appoggiata su un leggio costituito dalla testa di Federi­ co. Davanti alla rivista c’è “Pac.”, con le sembianze di una ragaz­ za dal volto e dai capelli di tipo africano, ma con la pelle del cor­ po bianca che sorride divertita mentre guarda le sue fotografie pubblicate sulla famosa rivista. Di fianco al volto di Federico, in­ vece e sotto il seno della donna c’è un grande punto interrogativo tracciato con un pennarello verde smeraldo con il quale lui vuole simboleggiare la sua sorpresa. Si chiede perché questo articolo parli così tanto di loro. Già nel nostro Fellini e il sogno abbiamo descritto un sogno simile, riguardante articoli di giornale che se­ condo lui lo diffamavano, quello in cui Federico si è disegnato in cima ad una scala da pompiere insieme ad una bella donna (pagi­ ne 18 e 19). Questo ci dice che oltre alle diatribe con i produttori, anche articoli secondo lui non veritieri lo hanno spesso tormenta168

to. In questo caso è significativo il fatto che lui vedesse ripetute tante volte le foto del volto della “Pac.”, a simboleggiare che que­ sto fatto lo toccasse molto. Perché avrà colorato di nero il volto della donna? Forse perché avrebbe voluto proteggerla, coprirla con un’altra identità.

22 dicembre 1977 “Sotto i portici di una piazza (mi sembra Rimini) vedo affisso un manifesto de La strada... Gelsomina pornografica... Scuoto la testa... disgustato... Proibire questa oscena... alterazione... Decido di intervenire...”. Federico è disegnato di spalle sotto a dei portici assieme ad una persona che non riconosce e che forse può rappresentare il suo lo Osservatore, perché gli indica il cartellone alterato de La strada. Nel manifesto si vede in alto una Gelsomina tradizionale e sotto, quella “pornografica”, come la definisce lui. La sua reazione è di sdegno nei confronti dei nuovi distributori del film “che credono di attirare più pubblico” in questo modo. La costumista Gabriella Pescucci è molto offesa e gli consiglia di reagire a questo sopruso, ri­ volgendosi ad autorità competenti. Lui pensa che abbia ragione e decide di comportarsi di conseguenza. Cosa può simboleggiare tut­ to ciò? Forse che l’archetipo rappresentato dalla famosa costumi­ sta, cioè la creatività, la sensibilità, il Femminile, gli suggerisce di non svendersi, di non abbassare i suoi elevati standard di qualità, di non piegarsi alle esigenze commerciali di alcune produzioni, per­ ché in questo modo danneggerebbe i suoi grandi capolavori, come dice la Pescucci nel sogno “offesa e arrabbiata molto più di me... non devo assolutamente permettere queste falsità... su di un film e su di un personaggio tanto amato dal pubblico”. In sintesi, il sogno gli suggerisce di non piegarsi ad esigenze commerciali o a progetti di scarso valore, perché danneggerebbero i grandi capolavori che ha già realizzato. Resta una curiosità: per­ ché il sogno si svolge a Rimini? Forse perché questa paura di non riuscire a realizzare progetti all’altezza dei suoi precedenti ha ori­ gine nella sua infanzia e adolescenza, quando temeva di non riusci­ re a realizzarsi in provincia. E come se il sogno gli dicesse: fai quel­ 169

lo che hai fatto quando sei andato via da Rimini per cercare un am­ biente più consono ai tuoi talenti, cioè continua a cercare di realiz­ zare progetti adatti a te, senza piegarti a progetti che non ti soddi­ sfano.

23 dicembre 1977 “Entro in palcoscenico e siedo ad un tavolo dove c’è Romolo Valli ed un’altra attrice che stanno recitando VEnrico IV di Piran­ dello... Perché sono entrato?... Il pubblico sa che sono Fellini e che recito il personaggio del marito... E se dicessi la verità al pub­ blico? E cioè che io non so nulla...”. Un sogno nel quale le meta­ fore sono protagoniste a più livelli. La prima metafora è quella ispirata all’opera di Pirandello, l’episodio storico di Matilde di Canossa che assieme al Papa Gregorio VII aveva costretto l’impe­ ratore Enrico IV a una pubblica sottomissione. Pirandello trasfor­ ma artisticamente questo episodio nella sua famosissima opera teatrale, nella quale il principale nucleo di significato ruota attor­ no alla rivalità di due amanti della stessa donna, mentre nell’epi­ sodio storico sembra che il quid fosse tutto incentrato sul potere. Il sogno di Fellini fa un’ulteriore modifica, in funzione degli sco­ pi del suo inconscio, ma sempre di rivalità si tratta, anche se lui non si rende bene conto di cosa stia succedendo. Infatti entra in palcoscenico e sta seduto ad un tavolo assieme a Romolo Valli e ad un’altra attrice. 11 disegno rappresenta proprio questo momen­ to, nel quale Federico è di spalle come di consuetudine, vestito completamente di marrone (e noi sappiamo che al colore marrone sono attribuiti significati depressivi) mentre alla sua destra c’è Romolo Valli con un abito da scena interamente verde smeraldo, comprese le scarpe, che invece è un colore che si associa alla ri­ nascita, all’autostima, alla calma. L’attore ha sul volto un trucco colorato di giallo e lo guarda con estrema attenzione. Il tavolo è posizionato ai bordi del palco, quasi vicino alle quinte, in posizio­ ne rialzata rispetto al pubblico, che è disegnato in modo veloce come uno schizzo, in platea e sui palchi; al lato sinistro ci sono dei tendaggi bianchi che sono quelli che separano le scene e rossi, quelli del palcoscenico. A sinistra di Fellini è seduta l’attrice, che 170

ha un abito lungo blu molto elegante e lo guarda con estremo in­ teresse. Federico pensa di star sostituendo qualcuno, ma il pubbli­ co, che è molto attento, sa che lui è Fellini e che sta interpretando il personaggio del marito. Sia Valli che l’attrice lo aiutano sugge­ rendogli le battute che lui non conosce e che non riesce neppure a capire. Lui è molto in ansia, perché sa che da un momento all’al­ tro il pubblico potrebbe accorgersi dell’assurda situazione ed è tentato di dire loro la verità. Quale sarà la metafora che vuole sug­ gerirgli il suo inconscio? Forse quella più volte ricorrente, cioè di fare chiarezza all’interno di se stesso e nella sua vita. Sembra che il sogno gli voglia dire che per guarire dalla sua tristezza debba accettare anche gli altri personaggi interiori, in questo caso rap­ presentati da Romolo Valli e dall’attrice, sentendosi il legittimo marito di sua moglie. Sembra una rivalità edipica, nella quale Val­ li rappresenta una figura paterna, forse il padre di Giulietta. Può sembrare strano che a questo punto della sua vita Federico ancora faticasse a sentirsi un marito legittimo o a rendersi conto della si­ tuazione, ma noi sappiamo, soprattutto dagli studi di Freud, che il Complesso Edipico sia un nodo cruciale dello sviluppo individua­ le e della cultura occidentale in senso lato, capace di avere riso­ nanza per tutta la vita. Quest’ipotesi è avvalorata anche dal fatto che lo spettacolo si era realmente tenuto al Teatro Eliseo nell’ot­ tobre del 1977 ed aveva inaugurato un nuovo corso per il presti­ gioso teatro, del quale Romolo Valli era anche direttore artistico. In sintesi, questa triangolazione edipica che angoscia Fellini può essere giustificata dal cambiamento profondo di Valli, che diventa uno dei responsabili del teatro, quindi una figura di grande valore, paragonabile ad una figura genitoriale. Va considerato inoltre che Valli aveva sempre lavorato con registi, in particolare Visconti e Lattuada, in rivalità con Fellini, quindi è particolarmente adatto ad esprimere una dinamica di conflitto.

Sogno di novembre “Mi hanno condannato a dieci anni di carcere... Mia cella a Re­ gina Coeli... Vedo l’ingresso... La libertà, la vita... perché mi hanno condannato?... Quando uscirò? E questa... che ride e lecca golosa­ mente il gelato, chi è?”. Federico è disegnato seduto su un giaciglio 171

di spalle, all’interno della spaziosa ma triste cella nella quale è sta­ to condannato a rimanere per dieci anni. Ci sono due finestre, una a sinistra e una davanti a lui. A sinistra c’è l’ingresso, al di là del quale la libertà, che quindi per lui è nel passato, mentre davanti ve­ de l’interno del carcere, che è anche un manicomio. Sembra abba­ stanza chiaro che lui veda davanti a sé solo prigionia. Racconta di aver fatto un altro sogno qualche giorno prima dove si sentiva mi­ nacciato; con lui c’era anche padre Arpa con un’espressione molto seria. Ma in questo sogno la condanna è già stata pronunciata, an­ che se lui non ne conosce la ragione e si chiede perché l’ennesima gigantessa stia mangiando un gelato molto divertita. L’ipotesi che ci sembra più probabile è che Federico temesse di essere condan­ nato in maniera pesante dall’universo femminile, qui rappresentato dalla gigantessa, che probabilmente è una summa dei timori che lui poteva avere nei loro confronti, a cominciare dalla disapprovazio­ ne della madre per l’eccessiva libertà dei suoi film, arrivando a quella della moglie, per le ripetute scappatelle che aveva, eccetera. Teme che il conto da pagare per lui sia molto salato, ma per fortu­ na era solo un sogno. 11 particolare più significativo a nostro avvi­ so è il gelato, che sappiamo essere fatto di latte raffreddato e man­ tecato, un argomento che aveva trattato in maniera molto estesa ne Le tentazioni del dottor Antonio, che aveva realizzato per reagire agli attacchi ricevuti dopo La dolce vita (vedi il nostro Fellini me­ tafisico, capitolo VII). Quindi le paure di Federico non sono solo ri­ volte al Femminile, ma anche ai detrattori di vario genere che ha avuto per tutta la vita, per il suo coraggio di mettere in scena tema­ tiche così importanti ma per molti indecorose.

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1978

9 gennaio 1978 “Ma perché è così grande la poltrona di Leone... nel palco reale del Teatro Eliseo?... Con quelle doppie gambe che arrivano giù in platea. Leone... mi spiega che... va sistemato...”: una breve trascri­ zione in fondo alla pagina, sotto la gigantessa che mangia il gelato. Nel riquadro a destra c’è un piccolo disegno ma molto dettagliato e preciso del palco reale del Teatro Eliseo, teatro che aveva visto di­ ventare regina della scena negli anni ‘30 Anna Magnani, poi De Fi­ lippo, Totò e tanti altri, ed ora, neH’ottobre del 1977, era stato inau­ gurato un nuovo corso proprio con l’Enrico IV di Pirandello con Romolo Valli che ne era anche uno dei direttori artistici, ed era en­ trato nel sogno di Federico del 23 dicembre. Il presidente Leone è ritratto in piedi sul palco dietro la sedia che è imponente ed alta più di lui e soprattutto ha delle gambe che si piegano ad arco ed esco­ no dal palco protendendosi verso la platea. Leone stesso ne è pre­ occupato e gli dice che è una questione da sistemare. Consideran­ do anche il sogno precedente, sembra chiaro che questa nuova ge­ stione del Teatro avesse molto colpito la sensibilità di Fellini, an­ che perché quello era il teatro della rivista nella quale lui aveva mosso i primi passi come sceneggiatore, soprattutto insieme ad Al­ do Fabrizi, per il quale aveva arricchito di gag molto originali gli spettacoli. Il presidente Leone che deve fai' sistemare le gambe del­ la sua poltrona può voler dire che Federico si sentisse un po’ come un re messo da parte. NEMMENO UNO NE HO MANGIATO! AH SÌ! UNO! SÌ, SÌ, È VERO MA PROPRIO UNO SOLO!, dice dal suo fumetto una 173

venditrice di “ometti vivi” mentre ride con allegria. Nel frattempo Fellini dice, indicandola e rivolgendosi allo psicanalista Ignazio Maiore, che aveva recitato nel film E il Casanova di Fellini?, TV movie del 1975 diretto da Gianfranco Angelucci e con Fellini stes­ so in veste di attore: “La senti? Ma le si può credere?”. Maiore scuote la testa e mostra di essere d’accordo con lui. Cosa potrà sim­ boleggiare questa gigantessa venditrice di “ometti vivi” vestita co­ me una Majorette e con i colori della bandiera italiana, cioè panta­ loncini verdi, reggiseno rosso ed in mezzo la pancia nuda quasi bianca? Secondo noi l’Italia, che in questo momento sta sacrifican­ do uomini di grande valore, gli “ometti vivi” di cui si parla. Infatti, purtroppo quello che è già stato mangiato potrebbe essere Pasolini, trucidato nel novembre del 1975 e, tra pochi mesi, cioè nel marzo del 1978 sarà rapito l’Onorevole Moro. Ci sembra proprio di poter affermare che questo sia un sogno che anticipa una situazione pro­ babile che purtroppo si concretizzerà, cioè il rapimento del Presi­ dente del Consiglio. L’inconscio di Fellini gliene suggerisce la ra­ gione, cioè una Patria che non sa proteggere i suoi uomini migliori. Per questo Federico si rivolge a Maiore chiedendogli come si pos­ sa credere all’innocenza di questa donna che sta letteralmente man­ giando i suoi figli. Interessante anche il gioco di parole tra il cogno­ me dello psicanalista Maiore e la gigantessa, che è anche una Ma­ jorette con al collo una scatola di “ometti vivi”, esposti come fosse­ ro merce in vendita, quindi non certo protetti. Perché l’inconscio di Fellini avrà fatto questo gioco di parole? Forse per collegare in una sorta di legame parentale la gigantessa ad uno dei suoi figli.

4 gennaio 1978 “Seguendo Miguel (il compagno di liceo Dominici, detto anche Polentina per la sua mollezza...) salgo con lui in un ascensore... in terrazza... Miguel esce rapido... io rimango bloccato... (quella stes­ sa mattina ricevo la raccomandata di Rossellini che blocca il film”. Un sogno molto esplicito: seguendo un compagno di liceo, un tipo infido ma molto bravo in matematica, tanto da diventare ingegne­ re, Federico sale in un ascensore ma all’arrivo Miguel esce veloce­ mente, mentre lui rimane bloccato dalla porta e si sente soffocare 174

in maniera così forte da svegliarsi. Questo sogno conferma l’ipote­ si di Freud che se i sogni diventano troppo angoscianti, ci sveglia­ mo; per questo, secondo lui, in qualche maniera vengono censurati affinché noi possiamo proseguire il sonno. Jung sarà in disaccordo con questa ipotesi: dirà che si tratta non di censura, ma di linguag­ gio simbolico. A nostro avviso ci sono entrambi gli aspetti: in fon­ do i simboli effettuano una traduzione del contenuto profondo, che può venire mascherato. Tornando a questo sogno, il particolare più significativo non è tanto che l'amico disonesto riesca ad uscire dal­ l’ascensore mentre Federico ne rimanga intrappolato, quanto che al risveglio lui riceva una lettera di Rossellini che blocca un film: il sogno lo ha avvertito in anticipo di quello che sarebbe successo, cioè che sarebbe stato bloccato da un amico di vecchia data, in que­ sto caso Rossellini. Forse questo sogno è collegato a quello prece­ dente, perché purtroppo anche Rossellini morirà precocemente po­ chi mesi dopo. 11 disegno che accompagna questa trascrizione è particolarmen­ te espressivo perché Federico è disegnato intrappolato all’intemo della cabina dell’ascensore che non lo lascia accedere al terrazzo nel quale l’amico è già entrato. Federico è disegnato più magro e più giovane, con un’espressione molto costernata per la situazione di blocco in cui si trova che gli provoca molto dolore alla gamba destra, simboleggiato addirittura da tre stelle.

8 gennaio 1978 "Qual è la mia situazione? (sono in completa rottura col produt­ tore che ha sciolto la piccola troupe)”. Federico sta facendo l’ennesima consultazione del / King e la ri­ sposta che ha ricevuto è questa: 2: Il ricettivo 16: Il fervore. Gli suggeriscono che è isolato ma che la sua situazione può evolvere in fervore, cioè nella possibilità di riprendere l’attività in maniera positiva. 175

12 gennaio 1978 “Alla grande tigre si danno in pasto due cuccioli. 1 due piccoli felini sono... in nicchie murate senza alcuna possibilità di sfuggire al loro atroce destino... La grande tigre... ha afferrato il cucciolo... sta per divorarlo...”, scrive Federico e sembra molto facile poter di­ re che “i due piccoli felini” possano essere i due piccoli Fellini, cioè Federico e Riccardo da piccoli, alle prese con le paure che po­ tevano avere della figura materna che loro a livello inconscio av­ vertivano forte e potente come una tigre. La paura principale sem­ bra quella dell’aggressività materna, paura di essere divorati da lei. Nel disegno questa situazione è rappresentata molto bene, perché i due cuccioli sono “in nicchie murate”, mentre la tigre è sdraiata e si rivolge con lo sguardo ad uno dei due cuccioli. “Che maschera mostruosa di bestiale ferocia”, scrive Federico. 11 disegno ritrae questo momento e ingrandisce i particolari dei due cuccioli per dar­ ne un focus più preciso. Nel sogno la tigre si avventa su uno dei cuccioli, quello più a destra, quindi forse il secondo, il più piccolo, e mentre sta per divorarlo lo colpisce sul muso più volte. A questo punto il sogno è talmente doloroso che Federico si sveglia, proprio un attimo prima che il cucciolo venga divorato. Da sveglio si ren­ de conto che i cuccioli sono due piccole tigri e si chiede: “Mamma tigre si nutre dei propri figli?”. Ci sembra che la nostra sia un’ipo­ tesi fondata, dato che, specie nella prima infanzia, i bambini posso­ no avere forti timori nei confronti delle figure genitoriali, perché si rendono conto dell’enorme sproporzione di forza e del rapporto di stretta dipendenza che li lega, dato che in nessun modo potrebbero sopravvivere senza genitori o figure genitoriali sostitutive. In que­ sto caso la bellezza della tigre ci dice quanto Federico l’abbia ama­ ta ed ammirata e quanto sia stato orgoglioso di esserne figlio. Chi sarà il piccolo felino oggetto dell’aggressività materna in questo so­ gno? Forse Riccardo che, essendo nato appena tredici mesi dopo, forse non era proprio atteso; inoltre la giovane madre aveva dovu­ to sopportare molte vicissitudini familiari dolorose, di cui abbiamo più volte parlato e queste, assieme al fatto che la madre era sempre sola con i bambini perché il marito era spesso via per lavoro, sicu­ ramente avranno contribuito al fatto che a volte possa essere stata nervosa o abbia avuto qualche sbalzo d’umore, tutto normalissimo, 176

ma agli occhi di due bambini piccoli poteva essere fonte di ango­ scia o paura. Inoltre un’altra prova a favore di questa ipotesi, cioè che possa essere Riccardo ad essere aggredito dalla madre, consi­ ste nel fatto che l’aggressione è rivolta al cucciolo che è nella se­ conda nicchia, quella più a destra e dato che nella scrittura occiden­ tale si scrive da sinistra a destra, è logico pensare che la nicchia più a destra si possa riferire al secondogenito. In sintesi, sono normali paure dei bambini. Quello che è interes­ sante in questo sogno è come siano espresse con chiarezza e dise­ gnate con altrettanta efficacia da Fellini. La stanza disegnata può rappresentare la casa dell’infanzia e la condizione descritta potreb­ be essere quella di un momento in cui i due bambini possano esse­ re stati sgridati dalla madre per una marachella di qualche genere, con le conseguenti angosce che i piccoli potevano provare. Per que­ sto la madre era calma, come viene descritta la tigre: perché lei, da adulta, si rendeva conto che erano cose normali, ma non agli occhi dei bambini, che temevano che l’aggressività della madre potesse arrivare ad ucciderli. I due piccoli sono in due nicchie murate per­ ché i bambini di quell’età non possono certo andare via da casa e quando uno dei due veniva sgridato più duramente, l’altro, che ri­ maneva a guardare, era ancora più spaventato. 11 sogno ci sembra rappresenti tutto questo crogiolo emotivo.

19 gennaio 1978 Un sogno che racconta di un incontro con Roberto Rossellini. Federico scende da un taxi a Piazza del Popolo e va incontro a Ro­ berto che, dall’interno del taxi aveva percepito “un po’ grasso e sfatto”, ma ora, al tavolino del Caffè Rosati, lo vede in forma, gio­ vanile ed elegante, mentre lui si sente “più pesante, gonfio, trasan­ dato”. Si avviano insieme ma Federico non sa dove devono andare, né chi devono incontrare. Si fida dell’amico: “Dal modo deciso e sicuro in cui Roberto si accompagnava a me, sembrava chiaro che avessimo una meta certa, un appuntamento”. Questo sogno sembra collegato a quello del 4 gennaio, quando Federico era rimasto bloc­ cato nell’ascensore e poi aveva ricevuto una lettera da Rossellini che bloccava il film. Dal sogno traspare l’enorme fiducia che lui 177

aveva nei confronti di Rossellini, che era, come più volte detto, una figura paterna, al confronto con la quale a volte si sentiva a disagio, perché gli sembrava di essere meno elegante, in sostanza meno af­ fascinante. Dall’osservazione del disegno si evincono alcune osser­ vazioni: il taxi da cui scende Federico e le sue scarpe sono colora­ ti di giallo, mentre indossa un cappotto grigio; Rossellini, seduto al tavolo con grande fascino, è in azzurro, seduto in mezzo a due ta­ volini che hanno tovaglie a scacchi bianchi e rossi. Da questi parti­ colari si può formulare un’ipotesi, cioè che Rossellini avesse un ar­ chetipo del Maschile più forte di Fellini il quale, avendo un abito grigio, colore lunare per eccellenza, aveva anche il Femminile. For­ se per questo il loro rapporto era di estrema lealtà e fiducia, ma an­ che un po’ sbilanciato in termini di sudditanza psicologica.

26 gennaiol978 Un sogno che continua la linea di quello precedente, anzi, lo chiarisce. “Rossellini avanza molle e sorridente verso di me, che non riesco a telefonare... Ha in mano un cavo sfilacciato... è neces­ sario ricollegare il filo strappato...”. Questo sogno conferma l’ipo­ tesi che abbiamo espresso precedentemente, cioè che la relazione tra i due grandi Maestri del cinema non fosse paritaria, anzi in que­ sto caso Federico non riesce a telefonare, pur avendo sulla sua scri­ vania ben tre apparecchi telefonici, come si vede dal disegno, di cui uno ha un cavo strappato in maniera direttamente corrispondente al cavo che ha in mano Rossellini. 11 disegno ci dà un’altra indicazio­ ne molto significativa, cioè che la scrivania di Federico non è posi­ zionata in piano, ma in salita verso in alto a destra e cioè, nonostan­ te tutti i disagi e le difficoltà è in un momento di forte crescita per­ sonale e professionale. Inoltre Fellini si è disegnato un grande pun­ to interrogativo sopra la testa, per dire che non comprende come mai non riesce a telefonare. Sembra che la risposta e anche l’aiuto gli venga dall’amico, ma considerando tutte le indicazioni che ab­ biamo ricevuto dai vari sogni ci sembra di poter formulare l’ipote­ si che forse sotto sotto Rossellini volesse mantenere una relazione preferenziale con il suo antico pupillo, perché anche se erano pas­ sati tanti anni non era una condizione che si possa dimenticare 178

quella che si era verificata tra loro. In ogni caso, per poter telefona­ re, come dice Federico stesso, bisogna ricollegare il filo strappato, cioè forse riallacciare vecchi rapporti, vecchie amicizie, per poter continuare la sua carriera.

TAZZINA VUOTA DI CAFFÈ (11 caffè era già stato consuma­ to) con FORCHETTA E CUCCHIAIO Cosa può significare questo piccolo disegno, ma evidentemente importante, se il Maestro gli ha dedicato uno spazio proprio di fian­ co al disegno della scrivania con i telefoni che non funzionano. In­ nanzitutto la tazzina è un femminile per eccellenza, mentre i caffè lo beviamo quando vogliamo essere più svegli, più attivi, e in que­ sto caso è già stato bevuto; quindi può voler dire che Federico, gra­ zie agli ultimi sogni che ha trascritto, ha avuto delle intuizioni, del­ le ispirazioni importanti. Ma riguardo a cosa? La forchetta ed il cucchiaio sono dentro la tazza, quindi possono simboleggiare l’esi­ to di aver bevuto il caffè e forse in questo caso una nuova riunione degli opposti, del Maschile e del Femminile, essendo la forchetta un simbolo maschile e il cucchiaio uno che li riunisce entrambi, da­ to che la parte concava di esso è un Femminile, mentre il manico è un Maschile. Quindi Federico si tra avviando ad un nuovo periodo di ancor maggiore spiritualità e di armonia interiore. Sto diventando arborea. È un bene? È male?”, dice dall’intemo di un fumetto una gigantessa che è un po’ troppo volumino­ sa, ma comunque sta ripetendo il mito di Dafne che, rincorsa da Apollo, chiede aiuto al padre che la trasforma in una pianta di allo­ ro. Sopra di lei, della quale vediamo solo il busto con un volto par­ ticolarmente grottesco ed i rami che si dipartono dalle spalle e dal­ le braccia, ci sono personaggi chiaramente identificabili con alcuni di quelli di Amarcord. C’è la Tabaccaia (come la si vede all’inizio, mentre, a braccetto col padre, ritorna a casa dopo il falò della Sega­ vecchia), mentre Federico, questa volta per fortuna ritratto comple­ to e con lo sguardo rivolto in avanti, la indica con l’indice della ma­ no destra che quasi entra nella sua grande bocca. Poi c’è il proprie­ tario del cinema Fulgor ed un asino che sta entrando nella scena so­ lo con la parte anteriore del corpo; al centro c’è un tombino con una grata ben in evidenza, molto vicino ai piedi della Tabaccaia che sta 179

guardando in alto e rischia di rimanerci intrappolata almeno con i tacchi. L’asino ricorda la scena della benedizione degli animali, nella quale sono messi molto bene in evidenza i fondoschiena del­ le contadine che risalgono in bicicletta dopo aver portato a benedi­ re le bestie. In sintesi, questo disegno è catapultato completamente nell’at­ mosfera di Amarcord e ne dà un’interpretazione simbolica molto chiara, perché inserendo il particolare della gigantessa che sta di­ ventando arborea, ribadisce che quello sia il significato principale del film, cioè la grande difficoltà che a volte si verifica tra due in­ namorati dovuta ad un doppio vincolo, sia da parte del Femminile che da palle del Maschile Apollo è troppo irruente, non riesce a far capire a Dafne che vuole solo amarla senza farle del male, ma lei si spaventa e preferisce trasformarsi in una pianta piuttosto che ac­ cettare l’amore. Quindi l’esito di questo rapporto è non solo l’im­ possibilità di viverlo, ma un fortissimo blocco evolutivo del Fem­ minile che regredisce ad uno stadio vegetale, senza potersi più muovere, parlare, esprimersi in nessun modo. Il significato profon­ do del film è in questo dubbio: “è un bene o un male?”, si chiede la donna, incerta su come comportarsi. Il sogno o solamente il di­ segno, non sappiamo di cosa si tratti di preciso, esprime a nostro avviso questi contenuti, mostrando anche quali altre possibilità ci siano, oltre a quella di trasformar si in un albero: diventare una gi­ gantessa dalla bocca particolarmente vorace, come la Tabaccaia, che però è anche lei intrappolata in un ruolo, rappresentato dalla griglia, che le impone di essere aggressiva e castrante, come fa col padre, redarguendolo all’inizio del film, trattandolo come un bam­ bino ed anche con Titta nella famosa scena quando, dopo averlo il­ luso, poi lo caccia in malo modo, tanto che lui si ammala. Fellini ovviamente rappresenta la sua parte cosciente nel disegno; indican­ do i denti forse indica che la causa della sua passione per le donne molto prosperose ha origine nella fase in cui c’è la dentizione, quella fase in cui bisogna svezzare i bambini dall’allattamento per­ ché cominciano a mordere il seno (vedi Fellini metafisico, pag. 244). Per la stessa ragione la Tabaccaia stessa è particolarmente prosperosa e la sua stessa professione rimanda alla ‘fase orale’, perché la sigaretta, come c’insegna Italo Svevo ne La coscienza di Zeno, è un modo per risolvere antiche nostalgie dell’allattamento. 180

Il direttore del cinema Fulgor è una sorta di alter ego del regista perché, mentre realizzava la pellicola, lui sceglieva quali proietta­ re. L’asino, come dice il Dizionario dei simboli a pagina 106, può rappresentare l'elemento istintivo dell'uomo, una vita che si svol­ ge tutta sul piano terrestre e sensuale... Sono note le vicende dell’Asmo d'oro, ovvero Le metamorfosi di Apuleio. La trasformazio­ ne in asino di Lucio, il protagonista del romanzo, secondo il latini­ sta francese Jean Beaujeu, è la manifestazione concreta, l’effetto visibile ed il castigo del suo abbandono ai piaceri della carne. Ci sembra che questa possa essere una chiave di lettura molto impor­ tante, cioè che, mediante tutta la sua arte e tutto il lavoro che ha fat­ to su se stesso tramite il Libro dei sogni, Fellini abbia ricercato e percorso un’evoluzione spirituale molto significativa. Questo so­ gno sembra avvalorare le ipotesi che noi abbiamo espresso in Fel­ lini metafisico riguardo ai miti sottesi alla sua produzione artistica, tra i quali in particolare quello dii Amore e Psiche descritto nel li­ bro di Apuleio. “E un bene? E un male?”, si chiede la donna dal­ l’interno del fumetto mentre si sta trasformando in un albero, fa­ cendoci capire quanta strada ci sia ancora da percorrere per arriva­ re a rapporti armoniosi tra Maschile e Femminile. Naturalmente è un male, vorremmo dirle, anche se non ci può sentire, vorremmo almeno che udissero tutte le giovani donne che corrono questo ri­ schio, che si bloccano, che s’irrigidiscono per paura d’amare. E agli uomini vorremmo dire di non stancarsi di cercare di raggiun­ gere le proprie amate, ma di farlo con dolcezza, con tenerezza, sen­ za spaventarle. Quanta profondità in Amarcord.

22 febbraio 1978 Un sogno che idealmente sembra collegarsi a quello del telefo­ no col filo spezzato del 26 gennaio. “Più volte nella notte ho senti­ to i telefoni squillare perdutamente... Senza riuscire ad alzarmi... All’alba... dicevo ad alta voce: Pronto! Pronto! Chi parla?... Dal­ l’interno di un muro della parete... un uomo giovane... murato vi­ vo... mi parlava. Non ci capivamo, però”. “CHI È IL GIOVANE VESTITO DI BIANCO MURATO VI­ VO?”, scrive in lettere maiuscole Federico a conclusione della sua 181

trascrizione e con una freccia che indica un giovane uomo rinchiu­ so all’interno di una parete. Sopra è disegnato un telefono che con­ tinua a squillare senza che Federico riesca a rispondere perché si è disegnato distante, in basso sia rispetto al telefono, che rispetto al prigioniero; ma molto preoccupato. Difficile rimanere indifferenti di fronte a questo sogno ed al relativo disegno perché lui all’epoca non lo poteva sapere, ma noi sì, che il 16 marzo dello stesso anno, cioè venti giorni dopo, purtroppo sarà rapito l'Onorevole Moro e uccisi cinque uomini della scorta. Il sogno sembra chiarissimo: Fe­ derico ha una sorta di premonizione. E come se qualcuno lo voglia avvertire della tragedia che sta per verificarsi, ma lui non riesce a capire né la comunicazione che anticipa il pericolo, né quella che ri­ guarda l'amico e uomo politico Aldo Moro, che sembra proprio es­ sere rappresentato simbolicamente dal giovane rinchiuso nella pa­ rete. Sappiamo infatti che la prigione nella quale sarà rinchiuso dal­ le Brigate Rosse era molto simile a quella che lui rappresenta nel di­ segno. Era infatti stata murata una stanza nell’appartamento nel quale era stato imprigionato. E importante sottolineare che questo disegno, confrontato alle foto della prigione, è molto simile. Fede­ rico è molto angosciato ma non riesce assolutamente a capire il sen­ so del tutto e quindi neanche ad avvertire l’amico.

22 febbraio 1978 In questo sogno Federico guida un’auto strana, perché, forse per scherzo, era stato alzato di molto il sedile di guida e lui si aggira lungo i viali di Cinecittà per giungere all’uscita, dove deve “racco­ gliere delle persone importanti che erano venute a farci visita agli Studi”. Sembra la prosecuzione del sogno precedente, anche perché è della stessa notte; il sedile è rialzato, il che vuol dire che lui è molto intuitivo, vede le cose da una dimensione alta. Percepisce che sta per succedere qualcosa di molto brutto ma non sa cosa, in­ fatti le “persone importanti” di cui parla potrebbero essere l’Onore vole Moro e la sua scorta. Sappiamo infatti che Moro, al ritorno di Fellini dagli Stati Uniti per l’Oscar vinto, fece una festa in suo ono­ re, una sorta di premiazione italiana per il risultato che il regista aveva ottenuto a Hollywood. Purtroppo l’intuizione è parziale, in­ 182

completa; Federico non se ne rende conto, infatti dice che non tro­ va la strada, pur conoscendo benissimo la mappa di tutto lo stabili­ mento. Poi aggiunge che la guida di un’auto in quella maniera è pe­ ricolosa, perché nelle curve rischia di sbandare e cadere. “Finché mi trovo in aperta campagna. Ho anche evitato per puro caso che un gruppo di gente (attori?) intenta a recitare (?) una scena violen­ ta... fracassasse con il lancio di un pallone il vetro della macchi­ na...”. La metafora, letta oggi, è tragicamente evidente, ma non per lui, all’epoca. La scena violenta qui descritta è purtroppo molto si­ mile a quella che si verificherà: il pallone potrebbe rappresentare simbolicamente le pallottole che attraversarono i vetri delle auto. Questo sogno parla anche di “contadini intenti a un lavoro nei campi” che gli chiedono notizie di Giulietta e di suo padre. Sembra un tentativo del sogno di ridurre il contenuto angosciante con aspet­ ti rassicuranti. 11 tutto però pare avvalorare le ipotesi dell’inconscio collettivo: cioè siamo tutti collegati, anche se non ce ne rendiamo conto. In sintesi, Federico, con la sua sensibilità particolare e forte ave­ va intuito quello che stava per succedere ad Aldo Moro, ma pur­ troppo non a sufficienza per poterlo avvertire. Un disegno che occupa una pagina intera, diviso in due riqua­ dri: in quello superiore a sinistra una gigantessa nuda che ironica dice: “È sempre la prima, sempre lei!”, mentre un Federico molto esile, in versione quindi giovanile, anche se ha pochi capelli, guar­ da con ammirazione una seconda gigantessa che però è alla destra e soprattutto con lo sguardo lo domina e dall’interno del fumetto lui s’interroga se sia proprio Jolanda, che ha forme molto arrotondate, sembra quasi un contrabbasso, però ricoperto di fiori azzurri.

Come scrive Gianfranco Angelucci, famoso aiuto regista del Maestro nel suo articolo del 15 giugno 2012 “L’eròtica sciamana (Jole Silvani) sul blog “I Fellini”, Federico ha sempre avuto un de­ bole per questa attrice, tanto da farla divenire la prima gigantessa nel suo film Lo Sceicco Bianco, la prostituta con cui il protagonista Ivan, tremendamente addolorato per la fuga della moglie, passerà una notte consolatoria. Poi interpreterà, anni dopo, l’eròtica “moto­ ciclista fuochista” ne La città delle donne. 183

Alla luce di queste informazioni, ci sembra di poter esprimere l’ipotesi che la Jolanda di questo disegno, che un’altra donna, dal suo fumetto, definisce “è sempre la prima, è sempre lei!”, sia pro­ prio Jole Silvani, per la quale Federico ha sempre avuto una predi­ lezione. La scena sembra notturna perché c’è la luna ma è significativo che tutta la parte sinistra e centrale sia un chiaroscuro bianco e ne­ ro, mentre Jolanda, con il suo contorno esterno, sia colorata di blu e azzurro. Federico si sente piccolo di fronte a lei e il suo sguardo lo emoziona, lo imbarazza un po’, forse anche perché nella realtà lei, oltre ad essere una donna giunonica, aveva dieci anni più di lui. Nel riquadro inferiore, a sinistra c’è il busto di una bella signora che verosimilmente potrebbe essere sempre Jolanda, che ha sulla fronte una stella a cinque punte, il famoso Pentacolo, a simboleg­ giare forse che si tratti di una persona molto intuitiva. Infatti Gian­ franco Angelucci la definisce “erotica sciamana”. È disegnata mol­ to sensuale, con una pelliccia bianca, una scollatura molto genero­ sa, il viso ben curato e sulle spalle ha un uccello nero ben disegna­ to, col becco giallo, il petto bianco e una rosa rossa nel becco, mentre intorno a loro c’è uno sfondo sfumato tra il rosa e il viola. A fianco dell’uccello c’è una scritta ben in evidenza che dice: “E L’ORA DEL FIORE. PIÙ TARDI IL FRUTTO!” in una chiarissi­ ma doppia allusione sessuale, sia perché l’animale può rappresen­ tare il Maschile e il fiore il Femminile, mentre il frutto è la consu­ mazione di un rapporto. A sinistra c’è un’altra immagine simboli­ ca tracciata in bianco e nero: una figura maschile che scende le scale, mentre in basso c’è una gigantessa con una candela in ma­ no, affiancata dalla sua ombra. Anche questa ci sembra una chiara allusione al desiderio di un rapporto sessuale, perché la scala ha un’ansa al centro, che potrebbe essere il punto d’incontro tra le due figure. Quindi può simboleggiare anche l’unione dei due principa­ li opposti, il Maschile ed il Femminile, del quale il rapporto ses­ suale, quando è gradito da entrambi e non subito, ne è un’impor­ tante manifestazione. A conferma di tutto questo, scrive Federico: “Ma... i gradini non sono numerati? Non c’erano i numeri sui gra­ dini una volta?”, a significare, come dice il Dizionario dei simbo­ li a pag. 328, che “la scala è il simbolo per eccellenza dell'ascen­ 184

sione... essa indica un’ascensione graduale...” (per questo lui dice che i gradini erano numerati, perché vuole capire lui stesso a che livello è); “...e una via di comunicazione a doppio senso fra diver­ si livelli”. Il sogno gli suggerisce quindi di continuare la sua evo­ luzione con fiducia e costanza. La donna in basso ha in mano la candela, perché dall’unione dei due sessi si sprigiona energia illu­ minante. Federico sogna di essere nello studio di Augusto Camerini, ca­ ricaturista, fratello del regista Mario Camerini, dove ci sono tanti quadri che a lui piacciono molto.. “Una pittura elegante, spiritosa, delicata, un segno leggero, moderno...”, scrive infatti. Ma quello che lo sconcerta è non solo il fatto che non si renda ben conto per­ ché si trovi in quello studio, anche se capisce che c’è qualcosa che lo riguarda, ma il fatto che, mentre da vivo Camerini era piccolo di statura, nel sogno è alto quanto lui. Il disegno li raffigura entrambi visti di fronte che conversano amichevolmente in mezzo ai nume­ rosi quadri, sia appesi alla parete che ancora appoggiati a terra, in attesa di una collocazione più stabile. Sappiamo che Camerini era nato nel 1894 e morto nel 1972, quindi è l’ennesima figura pater­ na, per lui, ma forse il motivo per cui si trova lì è che 1*inconscio gli sta dicendo che il suo talento grafico - pittorico non lo ha usato proprio a fondo. Va bene che ha disegnato tutta la vita, ma un con­ to sono disegni e schizzi veloci, un conto sono i quadri. A confer­ ma di quest’ipotesi c’è il triste particolare che purtroppo solo negli ultimi mesi di vita, come ci racconta Kezich, Fellini avesse allesti­ to uno studio pittorico e si fosse reso conto che anche quello era un talento che avrebbe potuto sviluppare. Ma perché Camerini è più alto di statura che in vita? Forse perché rappresenta un suo perso­ naggio interiore che si sta sviluppando ed è probabilmente la con­ sapevolezza di avere il talento in questione. I due si erano conosciu­ ti ai tempi del Marc’Aurelio, perché Camerini era un caricaturista della rivista. In un riquadro in basso sotto questa trascrizione c’è un disegno che rappresenta il deserto egiziano, perché ci sono delle piramidi, e c’è anche una sfinge con il volto di una delle sue gigantesse, con capelli neri molto folti. Di fianco agli artigli della sfinge, che ha 185

delle zampe leonine e seni con capezzoli molto evidenti, ci sono due esploratori che la osservano con attenzione. In cielo ci sono delle nuvole che escono dalla bocca della sfinge e compongono una scritta: “SEMPRE 7 2”. Forse questo enigmatico sogno (per essere in tema) vuol semplicemente dire che Federico sta interrogando la Sfinge sul suo futuro, su ciò che vuole realizzare nel lavoro e lei ri­ sponde “sempre 72”, che forse può significare che la sua situazio­ ne ora è simile a quella vissuta nel 1972 quando, dopo aver realiz­ zato il film Roma, comincia a progettare Amarcord. E significativo che il 1972 sia anche l’anno di morte del pittore Camerini, protago­ nista del sogno precedente e che nella pagina occupa la maggior parte dello spazio. La Sfinge può essere un simbolo materno e Ca­ merini uno paterno; è come se in sogno Fellini rivivesse simbolica­ mente la morte del padre, che sappiamo fu molto traumatica per lui, perché non riuscì a salutarlo. In sintesi, i due esploratori possono essere Federico e Giulietta, in posizione reverenziale nei confronti della madre di Federico, che ricorda loro di essere sola, perché il marito è morto e che quindi si aspetta da loro compagnia e protezione.

8 marzo 1978 Un sogno che sembra confermare la nostra ipotesi precedente, cioè che la madre - sfinge chieda protezione, infatti qui c’è una donna anziana che sta per essere lasciata sola da tre balie che han­ no deciso di licenziarsi. “Le tre balie si licenziano. La confusione è totale!” dice una donna dall’interno del suo fumetto, riferendosi forse a tre personaggi calvi che stanno come in braccio a lei e alle due gigantesse che rappresentano le balie, una delle quali, tenendo in mano i seni come quando si allatta un bambino, pensa: “Potrei restare io se però si cambia la respirazione”, cioè il modo di vive­ re. A sinistra c’è un pesce in posizione eretta della grandezza di un bambino di fronte ad un elefante che fa da cariatide alla balia di si­ nistra, l’unica colorata in questo disegno, con il volto nero ed un abito violaceo. “L’elefante”, come dice il Dizionario dei simboli a pag. 407, “è un animale cosmico: il suo corpo ha in sé la struttura del cosmo... L’universo poggia sul dorso di un elefante che viene 186

raffigurato sotto forma di cariatide in numerosi monumenti; è un essere cosmoforo”. Quindi la balia colorata rappresenta anche l’opinione pubblica, infatti i tre personaggi calvi sono tutti in grem­ bo a lei e forse sono loro che l’altra balia vuole allattare con i suoi seni, a voler dire che sono personaggi non autonomi nei loro giudi­ zi. 11 “cambiamento di respirazione” a cui si riferisce la balia coi se­ ni in mano può essere il cambiamento che si verifica quando viene tagliato il cordone ombelicale ed il bambino inizia a respirare in au­ tonomia. A complicare la situazione che, come dice la signora, è confusa, c’è un progetto di moviola con schermo panoramico. 11 pesce dice ridendo dall’interno di un fumetto: “La lingua del pesce è chiaris­ sima a tutti, ma non ai pelati”, riferendosi agli uomini disegnati al­ l’interno del gineceo, che sono tutti e tre calvi, come abbiamo vi­ sto, dipendenti dal potere, che può essere rappresentato dalla balia colorata. 11 pesce, che sembra un piccolo delfino, potrebbe essere Federico che dice ridendo che i suoi messaggi sono molto chiari, ma non per i critici, cioè per i pelati che, non a caso, sono disegna­ ti in grembo alla madre, perché le loro critiche aumentavano la di­ sapprovazione materna nei confronti dei suoi film. Nello schermo della moviola è rappresentato un disastro ferro­ viario visto da due punti di vista diversi: un treno che deraglia ap­ pena uscito dalla stazione. Questo potrebbe essere di nuovo un ri­ ferimento alla tragedia che sta per piombare Sull’Onorevole Moro. Federico scrive che la moviola ha uno schermo troppo grande per la televisione e invece il film Prova d’orchestra, che lui girerà pro­ prio nei giorni del rapimento, era realizzato per la televisione, un mezzo che non apprezzava a causa dello schermo troppo piccolo. Nel sogno c’è anche una R. che potrebbe essere un riferimento al montatore Ruggero Mastroianni, il quale gli lasciava la sua stanza con la moviola che però era anche la sua casa. A proposito del di­ sastro ferroviario, Federico commenta: “Da terra, cioè dal punto di vista dei binari il disastro si gode di più, lo si vede meglio”. Noi sappiamo che Federico, fin dai tempi in cui dovette sostituire Ros­ sellini in Paisà perché era malato, aveva scelto di inquadrare una scena con la macchina da presa in basso a raso terra, cosa che l’ope­ ratore Martelli aveva molto criticato, ma Rossellini, al ritorno, ave­ va approvato la scelta di Federico con una carezza sulla testa (pa187

gina 87 del libro Federico - Fellini, la vita e i film di Tullio Kezich). Quindi il punto di vista da terra era un’inquadratura che a lui piaceva, perché gli ricordava De Chirico e le sue città metafisiche, come scrive ancora Kezich. In sintesi, questo sogno forse prende spunto da problemi fami­ liari di gestione della madre, ma in realtà dice che i suoi detrattori e critici non riescono a capirlo, come aveva già mostrato in 8 e ^2Disegnandoli in grembo alla madre, ci spiega che in realtà l’unico giudizio che lui temeva veramente era quello di sua madre, com’è ovvio: per un figlio l’approvazione e la stima materna sono impre­ scindibili. La scena dentro lo schermo della moviola è uno scontro di treni, che noi sappiamo rappresentino la vita, quindi purtroppo può riferirsi al pericolo mortale che stanno correndo alcune perso­ ne vicine a lui, come infatti avverrà il giorno del rapimento del­ l’Onorevole Moro.

15 marzo 1978 “Sono a letto, dormo. Mi riscuoto con la sensazione che... un grosso cane... tra le braccia... contro il mio petto. Gemo impaurito e immobilizzato... Chiamo... mio fratello... La camera... dove dor­ mivamo da ragazzi. Il cane... grande, bianco e morbido mi mordic­ chiava... senza farmi male la mano”. Federico si è disegnato a letto col volto appoggiato al guanciale e una freccia tratteggiata che de­ linea il balzo del cane che gli sta mordicchiando la mano, ma sen­ za fargli male. Si tratta di un sogno che come lui stesso ha compre­ so, descrive la relazione tra lui e suo fratello, che ha le radici nella loro adolescenza riminese, quando dormivano nella stessa stanza. Il fratello può essere rappresentato da un cane perché il rapporto fra loro, come abbiamo più volte detto, è di stretta dipendenza, quasi simbiosi, che paradossalmente causa litigi e scontri molto forti per­ ché nessuno dei due ha la libertà interiore di vivere la propria vita individualmente. Questo è uno dei tanti paradossi che caratterizza­ no le nostre vite. Litigavano perché erano troppo uniti, non per il contrario; ed erano troppo uniti perché erano nati a pochi mesi di distanza e cresciuti in un rapporto a tre con la madre, perché il pa­ dre era spesso assente. Nel sogno il cane gli balza tra le braccia e 188

Federico chiama suo fratello. La simbologia ci sembra molto chia­ ra. 1 conflitti ora sono meno forti e ciò è rappresentato dal fatto che il cane morde, ma senza fargli male.

Marzo 1978 Federico assiste in un grande cinematografo alla proiezione de La strada. Ma si rende conto che il film comincia quando Gelsomi­ na vede il Matto che cammina sul fdo sopra la piazza. Federico esce dalla sala indignato senza poter protestare con nessuno e riflet­ te sul fatto che manca tutta la prima parte del film e sembra che nes­ suno spettatore se ne sia accorto. “Mi allontano, un po’ stonato, e senza sapere che fare...”. A sinistra di questa trascrizione Federico si è disegnato quando è già fuori dalla sala, ma ad uno sguardo at­ tento si vedono dietro le tende gli spettatori che assistono alla pro­ iezione, Gelsomina che fa capolino dallo schermo con uno sguardo furbo come una piccola Pippi Calzelunghe e sopra di lei il Matto, che cammina sopra una fune, cercando di mantenersi in equilibrio con un’asta, ma senza protezione. 11 sogno in apparenza sembra ri­ ferirsi nuovamente a questi due suoi personaggi interiori così im­ portanti e soprattutto alla tendenza che anche Federico a volte ave­ va di esporsi troppo, con un cambiamento anche nel Femminile, da­ to che Gelsomina sembra più allegra e vivace. Forse per questo non c’è la parte iniziale: perché l'essenza dell’archetipo è cambiata: Gelsomina non è più la ragazza che è stata venduta dalla madre, ma una giovane più felice ed indipendente. Tuttavia potrebbe esserci anche un’altra ipotesi: trattandosi di date in stretta corrispondenza col rapimento Moro, come abbiamo già visto anche nei sogni pre­ cedenti, forse il Matto si riferisce all'Onorevole Moro, che in qual­ che maniera ha sfidato i potenti del tempo. In questo caso l’inizio del film non serve, perché l’inconscio sta suggerendo a Fellini un atteggiamento ben preciso, che è quello che il Matto ha mentre sfi­ da Zampano, che finirà per ucciderlo. Forse per questo gli spettato­ ri sembrano non accorgersene: perché l’opinione pubblica italiana non aveva il minimo sentore di quello che stava per succedere. Fe­ derico se ne va indignato senza sapere cosa fare, perché anche lui rimarrà ovviamente stupito ed angosciato dato che non se lo aspet189

tava assolutamente; poi gli dedicherà un capolavoro come il film Prova d'orchestra.

2 aprile 1978 In questo sogno c’è l’atmosfera di Prova d'orchestra, che noi sappiamo essere realizzato in tempi record nei giorni del rapimen­ to Moro. Si svolge in una miniera dove c’è un caos totale e, men­ tre Federico cerca di “applicare sulle pareti vere dell’angusta grot­ ta” scenari finti, “in mezzo a disturbatori di ogni genere, tra i quali anche mio fratello... mi accingo a realizzare il mio nuovo film... È il caso d’insistere?”. 11 disegno che ha realizzato sopra la trascrizio­ ne esprime molto bene questo caos dentro una grotta - miniera, quindi una sorta di Femminile gravido di potenzialità come le pie­ tre preziose. 11 riferimento al fratello, che vuole essere lui regista di Federico, cioè che lo vuole ritrarre mentre lavora, ci fa supporre che la grotta - miniera sia l’utero materno, la madre, forse la fonte della loro rivalità. In fondo, qual è la rivalità tra due fratelli? Quel­ la di contendersi l’amore materno, specie se il padre è assente. “La macchina da presa si muove a fatica...”, scrive Federico per spiega­ re quello che gli succedeva sempre quando si accingeva ad un nuo­ vo progetto, cioè quando doveva passare dal caos alla creazione, nella quale tutte le idee dovevano poi confluire in un unico film, su­ perando difficoltà di vario genere con attori, troupe, produttori, ec­ cetera. Federico teme che non sia il caso d’insistere, ma per fortu­ na lo farà e realizzerà Prova d’orchestra, che tratta proprio questi temi. Ci sembra che c sia un altro riferimento molto importante, cioè, come abbiamo accennato, che la rivalità tra i due fratelli ab­ bia origine dall’utero materno, dai ricordi perinatali. Forse Riccar­ do avrebbe voluto fare il regista, perché in realtà avrebbe voluto es­ sere Federico che, come tutti sappiamo, si è realizzato in maniera incommensurabile rispetto a lui. Il disegno, oltre la confusione della grotta, ricorda la scena fina­ le di Prova d'orchestra, quando l’enorme sfera metallica arriva a sfondare la parete dell’auditorium.

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IMMAGINE IPNAGOGICA “Separazione in due tronchi del busto arboreo - carnale della L. ad opera di un filo tagliente manovrato da mani inquadrate contro cielo. La L. ... sorrideva compiaciuta...”. Il disegno rappresenta molto bene questa descrizione e si vede una figura femminile che è anche un albero, proprio come una novella Dafne del mito di Ovi­ dio. In questo caso il tronco viene anche tagliato da due mani che reggono i due capi di un filo tagliente. Le due parti della figura ar­ borea che vengono separate hanno anche colori diversi: verde la parte alta e violacea quella in basso, che è una sorta di addome con delle gambe che ormai non ci sono più perché sono affondate nel terreno come radici. L’interno del corpo si vede in sezione ed è co­ lorato di giallo. Sembra proprio una rappresentazione del mito di Apollo e Dafne, nel quale non solo il Femminile è retrocesso a ve­ getale, ma viene anche tagliato, quindi completamente distrutto, perché un albero tagliato muore. Ma la L. di cui si parla non se ne dispiace, anzi: sembra divertita. Che si tratti di rapporti disarmoni­ ci tra Maschile e Femminile è evidente, è una vera e propria castra­ zione, e che sia il Maschile a perpetrarla, lo conferma il fatto che le mani, come dice Federico, “sono inquadrate contro cielo”. 11 cielo è un simbolo che si riferisce al Maschile, così come la terra si rife­ risce al Femminile. Significativi sono i colori delle due palli arbo­ ree: il bacino e le gambe tagliate sono viola, mentre la parte supe­ riore è verde e potrebbe alludere ad una sorta di rinascita, perché verde è la veste che assume la natura in primavera dopo il sonno in­ vernale. Quindi, tagliare la parte verde vuole dire far morire la pianta. Sono i temi principali dei film di Fellini: questa visione lo conferma. A volte, invece di amarsi, gli esseri umani si distruggo­ no fra loro e non se ne rendono neppure conto, come succede a que­ sta donna che ride mentre la stanno tagliando. Un disegno che occupa una pagina intera e che ha un’unica tra­ scrizione, una sorta di titolo - sintesi: “Per fare uscire (o meglio per convincerlo ad uscire) un tipo che è pazzo”. Il disegno è diviso in due riquadri separati fra loro dalla scritta citata: quello superiore è ambientato in una stanza con grandi vetrate, fuori dalle quali si ve­ dono il Teatro 2, il Teatro 3 e la Direzione di Cinecittà. Quindi la 191

stanza ritratta potrebbe essere l’interno del Teatro 5 ed il tipo paz­ zo potrebbe essere Mastorna, dato che nella scena c’è un signore col cappello che assomiglia, nel sogno successivo, al personaggio del film Mastorna. 11 personaggio col camice da medico seduto al­ la scrivania intento a scrivere è Federico stesso, riconoscibile dalla forma della testa. Simbolicamente può voler dire che il suo ruolo di regista a volte era simile a quello di uno psichiatra in mezzo a per­ sone con disturbi mentali. E un sogno in linea con quello preceden­ te della caverna, ma anche con quelli del 10 gennaio e 3 febbraio 1967 (esaminati in Fellini e il sogno}, nei quali si parla dell'amico psichiatra Mario Tobino. Nel riquadro in basso Federico sembra di nuovo all’interno del teatro, ma questa volta non è più alle prese coi vari personaggi, ma è affiancato da Daniel Keel. Questi è un edito­ re e fondatore della casa Editrice Diogenes di Zurigo, amico, mol­ to intimo oltre che di Fellini, di scrittori del calibro di Simenon, an­ ch’egli grande amico di Fellini e dello scrittore e commediografo svizzero Diirrenmatt. Alla loro sinistra c’è Giovannina, una donna con gli occhiali seduta per terra, dal cui capo s’irradiano onde ener­ getiche. Forse il disegno vuol dire che anche gli editori, come i re­ gisti ed i medici, a volte devono districarsi in mezzo a molte perso­ ne complicate.

9 settembre 1978 “... Volo e ho la coscienza di star vivendo ancora una volta la misteriosa esperienza. Mi alzo a grandi altezze nel buio del cielo. Chiedo di vedere ‘Mastorna’... che da venti anni mi ossessiona in­ seguendomi, abbandonandomi...”. Un sogno molto importante: Fe­ derico lo definisce “il solito fenomeno della vibrazione e solleva­ mento verticale della mia persona verso un cielo notturno”. Una percezione extra - sensoriale molto forte, ci sembra, e ricorrente. Ma questa volta il viaggio ha un incontro molto particolare, perché Federico chiede di poter vedere Mastorna, il famoso protagonista del film a cui pensa da vent’anni, come dice lui stesso. “Di colpo appare una fotografia... ritrae un uomo col cappello in testa e una valigia in mano. Ha i baffi neri e anche gli occhi... L’ambiente... è quello... di stazione ferroviaria”. Ma proprio quando riconosce il 192

suo protagonista, quella che lui chiama “la vibrazione” cessa e si ritrova sveglio in una grande stanza dove Giulietta gli copre la vi­ sta della fotografia con un tovagliolo davanti agli occhi e ripete il gesto per tre o quattro volte. Mentre Giulietta è alla sua sinistra e tiene il tessuto come i toreri tengono il drappo rosso nelle corride, alla sua destra ci sono due bambine che si stanno divertendo mol­ to, assistendo alla scena, e ricordano le due bambine del treno nel­ la scena iniziale de La città delle donne. Sopra la trascrizione c’è un disegno molto chiaro: Federico è sdraiato a letto, Giulietta gli copre il volto con una stoffa rettangolare, ai piedi del letto c’è una sorta di schermo con la fotografia di Mastorna vestito di nero, con il cappello e la valigia in mano. La fotografia è color seppia e bor­ data di nero, per indicare il potenziale emotivo che circonda tutta questa vicenda. Federico ha fatto partire una raggiera di tratteggi dal quadro che all’inizio è violacea, poi solo tratteggiata a penna. Inoltre il nome Mastorna è collegato con una freccia alla fotogra­ fia ed è scritto in lettere stampate maiuscole molto grandi, affian­ cate da quattro punti esclamativi. 11 tutto è tracciato con un penna­ rello blu. Le bambine sono molto ben caratterizzate e si vede che si stanno divertendo molto. E chiaro che Giulietta come sempre cerca di aiutarlo e non vuole che si lasci ancora ossessionare dal personaggio: per questo gliene copre la vista. Le due bambine, una più grande e una più piccola, possono essere le nipoti, la più picci­ na la figlia della sorella Maddalena e la più grande la figlia del fra­ tello Riccardo. Del personaggio Mastorna abbiamo parlato tante volte; si veda Fellini metafisico, pagina 163 e seguenti, ma la tematica più impor­ tante ci sembra questa: “il ritorno sulla Terra dopo la morte sembra alludere alle teorie filosofiche sulla metempsicosi, che ritengono possibile 1’esistenza di molte vite, per poter superare ostacoli e dif­ ficoltà varie nel cammino progressivo delle anime verso il Bene. La cattedrale gotica, come spiega lo storico dell’arte inglese John Ru­ skin, rimanda ad uno stile di vita nel quale gli esseri umani si sen­ tono liberi di esprimersi con gioia e di realizzare per questo opere di grande valore, come si può notare nel Gotico Fiorito veneziano e nel Rinascimento fiorentino in generale. Federico con il film vo­ leva quindi forse mostrare questi valori e questi pensieri, ma pur­ troppo non riuscì a realizzarlo e anzi lo sforzo senza esiti positivi 193

gli costò probabilmente il problema di salute che per fortuna supe­ rò. Egli per decenni pensò di realizzarlo, e ne utilizzò poi le idee in altri film”. Questo sogno sintetizza tutte queste problematiche e, come ave­ va ben capito, era una sorta di ossessione, perché non riusciva né a portarlo a termine, né a metterlo da parte.

28 novembre 1978 IL SOGNO DI IGNAZIO E DON FEDERICO Un sogno diviso in cinque sequenze, nel quale “Ignazio” è lo psicanalista Ignazio Maiore, “Don Federico” e “Lalla” possono es­ sere Federico stesso e Liliana Betti. Tutto il sogno potrebbe essere la rappresentazione simbolica di una rivalità fra Maiore e Fellini stesso, che non aveva nulla da invidiare ad uno psicanalista, per tut­ to il lavoro fatto su se stesso e per i film realizzati. Maiore è com­ parso in altri due sogni: in quello del 23 settembre 1974 e in quel­ lo del 9 gennaio 1978. Inoltre recita nel film documentario E il Ca­ sanova di Fellini?, diretto da Liliana Betti e Gianfranco Angelucci. Nella prima sequenza Federico, cioè la sua parte cosciente, esce di casa per “andare a fare pipì” e vede Maiore con “Don Federico” e “Donna Lalla”. Lui è di spalle e ha un volto molto accigliato, mentre gli altri sono solo sagome. Nella seconda sequenza, che lui intitola Palazzone popolare, Don Federico e Lalla premono per avere ospite Maiore nel palazzone, ma questi, che forse è già impe­ gnato con Federico, con gentilezza rifiuta e si dirige verso la sua automobile, ma è colto da una furia distruttiva molto forte nei con­ fronti di Don Federico. Nella terza sequenza “MAIORE PAZZA­ MENTE FURIOSO VUOLE UCCIDERE DON FEDERICO” e uno schizzo di sangue gli zampilla dal cuore. Il disegno è molto esplicito e di fianco a Maiore così furioso c’è Fellini. Nella quarta sequenza: “Io cerco di frappormi fra i due, di fermare Maiore e d’impedire lo sfogo del suo immenso furore”. Si vede infatti Felli­ ni disegnato con le braccia allargate che tenta di fare da paciere, ma i personaggi sono solo due: lui stesso e l’analista, per cui l’ipotesi che “Don Federico sia una parte di Fellini stesso (la sua Zona 194

d’ombra) sembra abbastanza plausibile. Nella quinta sequenza: “Don Federico il proctologo adesso anche lui s’infuria e lo tratten­ gono in tre”. Dal disegno sembra che “il proctologo” sia molto so­ migliante a Fellini stesso. In sintesi, questo sogno sembra riferirsi a quella che Sigmund Freud chiama la ‘fase anale’ dello sviluppo libidico, perché all’ini­ zio Fellini deve fare pipì e alla fine Don Federico viene definito “proctologo”, un medico che si occupa dell’apparato escretore. Quindi un sogno che può riferirsi alle normali rivalità che ci sono tra le persone, in particolare tra quelle di grande valore, ma anche alle problematiche legate a questa fase dello sviluppo, quindi alla necessità dell’autocontrollo, infatti nella ‘fase anale’ il bambino de­ ve imparare a controllare gli sfinteri e qui due protagonisti devono imparare a controllare la collera per fare in modo che non diventi distruttiva e autodistruttiva. FIGURA DI DONNA CHE NON C’ENTRA NIENTE COL SOGNO DI IGNAZIO E DON FEDERICO

C’è una gigantessa. Potremmo dire che le gigantesse siano per Fellini una specie di daimon, che lo accompagna costantemente, forse per ricordargli che la sua vocazione era rivolta al favorire rap­ porti armoniosi tra i sessi.

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2 gennaio 1979 Questo sogno a nostro avviso ha lo stesso significato simbolico del primo sogno registrato nel Libro, quello del 30 novembre 1960, che ricorda il giorno in cui Federico rischiò di essere deportato dai nazisti a Berlino e facciamo riferimento alla nostra interpretazione di quel sogno. Qui la meta del viaggio è Belluno, che ha assonanza con Berlino. Nel sogno del 1960 ci sono dei treni, qui invece Fede­ rico è “a bordo di una corriera senza conducente e con l’intero pa­ rabrezza interiore ricoperto di un pesante panno scuro. Stiamo an­ dando verso il nord... Belluno?”. Federico è confuso, si chiede co­ me si possa viaggiare in quelle condizioni. Secondo noi una prova che si tratti simbolicamente del viaggio sulla camionetta dei tede­ schi dalla quale fortunatamente riuscì a scendere con uno strata­ gemma degno di una delle sue migliori gag, è in questa frase: “il viaggio s’interrompe. Veniamo fatti scendere... vedo in un mucchio di bagagli la mia valigia... Che fare?”. Quello era per Federico un giorno particolare, perché il giorno dopo si sarebbe celebrato il suo matrimonio con Giulietta, e quindi le valige e il “Che fare” sono simbolo della nuova vita alla quale stava andando incontro con Giulietta. C’è anche un disegno che rappresenta questo sogno, nel quale si vede Federico fuori e dentro la corriera, di spalle con un impermea­ bile e a sinistra il facchino che gli lancia la valigia, che può rappre­ sentare le sue risorse interiori, la sua capacità di cavarsela anche nel­ le situazioni più difficili, perché pochi avrebbero avuto la presenza di spirito di reagire così prontamente ad una simile tragedia. Però, come abbiamo già scritto nel primo volume a proposito del sogno 196

citato, quello che è più significativo è quanto quel ricordo fosse in­ delebile anche dopo tantissimi anni. Se ne vede traccia nella figura scesa dal pullman, che ha le gambe tagliate a metà. Ci sembra di po­ ter esprimere anche un’altra ipotesi: la corriera di questo sogno pa­ re ispirata alla corsa in tram della Società Stefer verso Cinecittà che il registra ci mostrerà in Intervista. Questa scena è ambientata nel­ l’epoca fascista ed all’interno del tram c’è anche un gerarca che ma­ gnifica agli altri passeggeri le bellezze che si possono osservare dal finestrino. Il film ci mostra anche come è stata girata la scena: il fìn­ to tram non ha autista, ma è a rimorchio di un camion su cui è mon­ tata la cinepresa. Fellini giovane è salito sul mezzo per andare per la prima volta ad intervistare una diva appunto a Cinecittà. Questo sembra spiegarci come Federico usasse in maniera caleidoscopica ricordi, sogni ed esperienze vissute per nutrire la sua creatività. In­ fine, possiamo dire che la scena realizzata in Intervista valorizzi an­ che la nostra ipotesi che questo sogno sia riferito anche ad un ricor­ do personale e traumatico di Federico dell’epoca fascista.

Sogno di una notte di febbraio 1979 “Notte fonda. Semi addormentato nella mia cuccetta del vagone letto mi rendo conto che il treno (a vapore) si è fermato nel centro di un lunghissimo tunnel... Chi può venirmi in aiuto?... Riprenderà la sua corsa?”. Sopra questa trascrizione c’è un disegno tutto nero che rappresenta il tunnel, la notte e Federico sdraiato nella sua cuc­ cetta. Sembra anche questo un fotogramma de La città delle donne. L’angoscia è fortissima, non solo a causa del fatto che il treno sia fermo nel mezzo di un lunghissimo tunnel mentre l’odore acre del fumo forse sta già entrando nello scompartimento, ma anche per la quasi totalità del nero con cui viene tracciato il disegno, interrotto solo da una banda verde smeraldo che però può rappresentare uno spiraglio, una luce in fondo al tunnel. Federico si chiede perché il treno si sia fermato, chi lo possa aiutare. A noi sembra che come al solito le risorse le troverà dentro se stesso e che possano essere rap­ presentate da quella luce verde che può indicare una soluzione posi­ tiva a questa difficile situazione, nella quale lui sentiva di rischiare la vita, perché il viaggio in treno rappresenta il viaggio della vita. 197

Sogno di una notte di marzo del 1979 E qui capiamo perché Federico si era sentito così in pericolo di vita come descritto nel sogno precedente. “Solo, di notte in pieno oceano su una barchetta senza remi e già semi sommersa dall'ac­ qua vedo aggirarsi attorno veloci e nere le pinne dei pesci-cani!!!”, e poi: “CHI MI SALVERÀ? COME MI SALVERÒ?”, scrive sotto un disegno che non lascia adito a nessun dubbio su come si sentis­ se, infatti lui è ritratto in basso a destra con il volto che esprime un’angoscia terribile, quasi accucciato in una piccola barchetta, tut­ ta attorniata da almeno quattro pescecani, di cui uno è vicino a lui con la bocca aperta e i denti in bella mostra. Il disegno è tutto trat­ teggiato in bianco e nero e trasmette il suo grido d’aiuto in manie­ ra sconvolgente. Ci fa capire come anche un genio del suo calibro abbia vissuto momenti veramente difficili. Si sentiva solo, in peri­ colo per essere in mezzo al mare senza remi e quasi sommerso dal­ l’acqua con una schiera di pescecani pronti a mangiarlo che posso­ no rappresentare le difficoltà e gli ostacoli che doveva affrontare ogni volta che iniziava un nuovo lavoro per riuscire a portarlo a ter­ mine, ma anche le persone o i gruppi sociali ai quali era inviso, che erano pronti a mangiarlo, nel senso che la rivalità e, diciamolo pu­ re, anche l’invidia per i suoi talenti così grandi ed originali suscita­ va. E accorato questo grido d’aiuto e fa sinceramente pena pensare ad un uomo del genere lasciato solo in questo modo. D’altronde è quello che ha descritto anche in un sogno del 4 gennaio 1978, quan­ do dice che in fondo l’Italia, invece di proteggere i suoi uomini mi­ gliori, non solo li lascia soli, ma li mangia anche. Il riferimento a Pasolini e a Moro è imprescindibile.

14 aprile 1979 Federico dialoga con 17 King come se avesse di fronte un sag­ gio in carne ed ossa. Gli chiede suggerimenti sulla sua situazione che, come ogni volta deve iniziare un lavoro nuovo, è incerta. La prima risposta è: 33: La ritirata. 198

Lui chiede spiegazioni: “Cosa vuol dire ritirata a questo pun­ to?... Sai bene che non è possibile... Quale deve essere il mio atteg­ giamento?...”. Riceve come risposta: 39: L ’ inipedimen to 48: Il pozzo “Ricercare qual è l’impedimento”, si chiede Fellini.

Poi, come ultima domanda, chiede ragguagli su Nino Rota e la risposta è

24. Il ritorno 3. La difficoltà iniziale.

Ovviamente Fellini chiede anche di Nino Rota, che purtroppo è morto da quattro giorni.

Giugno 1979 Un’altra consultazione del I King, sempre sul film, perché Fede­ rico, pur lavorando, ha delle incertezze. L’esito è

58: Il Sereno, il lago.

11 responso è molto positivo: una riuscita mediante la perseve­ ranza. C’è anche un disegno di una figura femminile nuda con un man­ to ad arabeschi e fiori verdi e azzurri, con intorno dei triangoli, che sembra una metafora del responso.

25 luglio 1979 Un sogno che racconta un conflitto con Marcello Mastroianni: “Vengo a sapere che Marcello (che nel sogno vedo vestito e trucca­ to come in 8 e è stufo ed offeso... Mi dicono che M. è davvero 199

arrabbiato... Dovrò parlargli e dirgli... che sono molto contento di lui perché è molto bravo...”. In questo sogno non a caso Federico vede Marcello vestito e truccato come in 8 e l/2, Pei'ché l'atmosfera è quella del film. Mar­ cello è arrabbiato perché qualcuno gli ha riferito che Federico lo critica e allora se ne vuole andare. Fellini capisce che è una questio­ ne da chiarire e decide di farlo...

4 agosto 1979 “La notte prima di cominciare il montaggio sogno Roger con gli occhi cerchiati di viola... Ha gli occhi... con ecchimosi violacee”. Federico sogna il collega regista Roger Vadim ammalato, per­ ché ha gli occhi cerchiati di viola; gli chiede se è infettivo. L’altro gli risponde di no. Molto probabilmente Vadim rappresenta un personaggio incon­ scio interiore di Federico, forse le sue paure di non riuscire a por­ tare a termine il film, infatti il sogno è quello della notte prima del montaggio. 11 disegno che è di fianco alla trascrizione è una ma­ schera grottesca, che mette in evidenza gli occhi, che possono rap­ presentare il Super lo, quindi a maggior ragione le paure, l’autocri­ tica molto forte, la paura di sbagliare, di non fare un lavoro all’al­ tezza degli altri. Però, siccome gli occhi sono cerchiati di viola e il viola può alludere ad un cambiamento appena avvenuto, forse il fatto che il film sia al montaggio vuol dire che anche le sue paure stanno per svanire. Un sogno che descrive quanto Federico soffrisse d’insonnia e quanto questo fatto lo condizionasse. Chiede al 1 King ragguagli sulla causa profonda del fenomeno e la risposta è

58: Il sereno, il lago 44: tifarsi incontro Sembra dalle risposte che ha ricevuto che le cause del non riusci­ re a dormire siano da ricercarsi in pensieri molesti (o impuri) che non gli lasciano la calma per addoTmentarsi, soprattutto a causa del­ le innumerevoli preoccupazioni sul set mentre sta girando il film. 200

Poi chiede con curare l’insonnia e la risposta è

56. Il viandante. La risposta è di perseverare, di continuare il suo lavoro con in­ tenzioni positive come ha sempre fatto, non solo per il successo suo ma per creare un’opera d’arte che sarà utile a tutti. Di fianco a queste consultazioni c’è un bellissimo volto femmi­ nile molto colorato con in testa un cappello decorato con bande ro­ sa, gialle e azzurre. I capelli sono biondi e una divisa come quella di uno dei personaggi del film La città delle donne. 11 volto è inten­ so, ma non grottesco, anzi dolce e dietro la figura ci sono bande curvilinee come quelle degli arcobaleni. “La città delle donne. 11 mio lavoro nel film... Puoi dirmi qual­ cosa riferito... alle settimane di lavoro che mi aspettano?”, chiede ancora Federico all’oracolo. La risposta è: 48: Il pozzo 8: La solidarietà

Sembra una risposta semplice: I King gli suggerisce di continua­ re il lavoro in collaborazione; collaborare con solidarietà è un bene per tutti. Federico risponde. “Seguo il tuo consiglio suggerito dal passag­ gio 8. e ti interrogo nuovamente per sapere se possiedo sublimità, durata e perseveranza...”. Bellissimo questo dialogo tra un oracolo e un genio che riporta esattamente le parole dell’oracolo, infatti a proposito della solidarietà, / King recita: “La solidarietà reca salu­ te. Scruta l’oracolo ancora una volta per sapere se possiedi sublimi­ tà, durata e perseveranza. Allora non vi è macchia”. Federico ascol­ ta il consiglio, chiede un altro responso e la risposta è:

26: La forza domatrice del Grande. Una risposta più bella Federico non poteva ricevere da l King che gli dice di essere perseverante, perché “Per mantenere e accu­ mulare grandi forze creative... c’è bisogno di un uomo forte... dal­ le idee chiare... Solo per mezzo di un tale quotidiano rinnovamen201

to di sé le forze si mantengono in massima efficienza... tutto dipen­ de dalla potenza della solidarietà... Guadagnarsi in pubblico il pane accettando una carica. Si è in concordanza col cielo, perciò riesco­ no anche imprese gravi e pericolose...”. Inutile commentare questa risposta, perché sembra scritta apposta per lui. “GIÙ! ORA O MAI PIÙ!” “Così grida la L. a Giorgio Manganelli... In tight non ubbidiva, restava immobile... come un pennuto sul ramo secco del vecchio albero di fico”. Un sogno particolarmente significativo, perché come dice il Di­ zionario dei simboli a pagina 444: “Con l’olivo e la vite il fico è uno degli alberi che rappresenta l’abbondanza, ma anch’esso ha il suo aspetto negativo: seccato, diviene l’albero cattivo e nella sim­ bologia cristiana rappresenta la sinagoga che, non avendo ricono­ sciuto il Messia della nuova Alleanza, non produce più frutti. Rap­ presenterà anche la Chiesa delle divisioni scismatiche, i cui rami sono stati seccati dall’eresia”. Alla luce di questa spiegazione ci sembra di poter elaborare un’ipotesi. Lo scrittore e critico letterario Manganelli, che a Roma è stato in terapia da Ernst Bernhard, come sappiamo era di origine ebraica, qui però può rappresentare un per­ sonaggio interiore di Federico che è sempre esposto a critiche e ac­ cuse di eresie varie ad opera dei detrattori. Quindi l’ordine “Giù, ora o mai più” della gigantessa L. che ha un’enorme matita gialla dietro le spalle sembra riferito alla coppia Fellini - Bernhard, cioè ai frutti di questo sodalizio fondamentale per la storia della cultura e dell’arte. I due riferimenti, all’Ebraismo come religione che non è stata in grado di cogliere l’essenza del Cristianesimo, ma anche alle eresie delle Chiese scismatiche, sembrano essere riferimenti critici a Bernhard in quanto ebreo e a Fellini, libero fino all’eresia, secondo molti. A conferma di questa ipotesi, cioè che la L. rappre­ senti i critici e i detrattori, e per questo forse ha la matita, per “can­ cellare le eresie”, c’è anche il fatto che l’ordine secco che dà asso­ miglia a quello profferito dai critici alla fine della scena iniziale (quella dell’incubo) di 8 e i/2. Quindi ci sembra di poter dire che l’ambito simbolico di questo sogno sia simile a quello di 8 e ma con una differenza: Guido, il protagonista del film si lascia tirare 202

giù; qui invece lo scrittore Manganelli, che può rappresentare un personaggio interiore di Fellini, non scende. In sintesi, c’è un grande passo avanti dai tempi di 8 e J/2. Fede­ rico è diventato più forte e i critici non lo condizionano più. Non a caso, l’ultima palle del colloquio con I King a cui facevamo riferi­ mento più sopra, è scritta in mezzo a questo sogno, esattamente sot­ to le gambe della L. Manganelli col tight può assomigliare ad un pennuto può quindi rappresentare l’archetipo del Maschile del regi­ sta, che non è più disposto a subire critiche inutili. Dal bellissimo colloquio con l'oracolo si evince che è molto più concentrato sul la­ voro e che le uniche preoccupazioni riguardano proprio la condu­ zione pratica del progetto, non i giudizi di singole persone che non c’entrano con quanto sta facendo e in definitiva estranee al suo la­ voro, alle quali non va concesso di entrare nei suoi progetti artisti­ ci, per non perdere tempo ed energie che vanno indirizzate al­ l’obiettivo finale.

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1979 - 1980 - 1981

1 marzo 1980 (Sogno fatto un paio di settimane prima dell’uscita del film) Una figura femminile che sembra A., elegante in un abito azzur­ ro con una grande collana, pensa, all’interno del suo fumetto: “Po­ teva essere un signor film”, quindi ha dei dubbi sulla riuscita del progetto di Federico, il film La città delle donne, che invece è pron­ to, come dimostra il viaggio dell’aereo che lo potrebbe simboleg­ giare. “L’aereo bellissimo, fantastico... si levava in volo potente... Un attimo dopo... perdeva quota... spariva volando raso terra ed io tre­ mante di paura restavo immobile... Mi svegliavo. NON PRENDE QUOTA. NON ESPLODE. NON ATTERRA. SPARISCE NEL NULLA IN SILENZIO”. Per fortuna sono solo paure, perché il film-aereo sta per prende­ re il volo. Il disegno è molto bello, occupa una pagina intera con la donna in alto tutta contornata di giallo, quindi da una luce solare. Federico è in basso di schiena, disegnato senza gambe, rivolto ver­ so un orizzonte con fili elettrici a sinistra, a simboleggiare un cam­ biamento energetico, perché i tralicci mostrano dei rombi che sono la figura geometrica che può rappresentare il cambiamento, essen­ do quadrati in rotazione, cioè il passaggio da una figura stabile per eccellenza (il quadrato) ad una in movimento. L’aereo nel disegno ha fatto una virata verso destra ed è comunque in crescita, nono­ stante Fellini lo veda raso terra. Forse però c’è un motivo: al posto del carrello c’è un volante, cioè la possibilità di dirigere lui stesso il volo e di conseguenza la sua vita. In sintesi, il cambiamento che Federico sta facendo grazie a 204

questo film può essere proprio la capacità di condurre sempre più autonomamente la sua vita.

17 febbraio 1980 “AVARCURDÈ DI LOMBARDIN1 CA CUREVA IN BICICLETTA?”

“Così chiede un uomo nudo col cappello in testa ed uno zitello­ ne (in romagnolo, un grembiule)... Non so bene chi è, mi sembra... un droghiere che vendeva a Natale i primi panettoni a Rimini...”. Un sogno completamente ambientato nell’atmosfera di Amar­ cord, cioè nei ricordi dell’infanzia riminese di Fellini. Un viaggio alTintemo dell’archetipo del Maschile, perché quest’uomo in gam­ ba ha l’intuizione che il panettone, dolce milanese, avrà grande suc­ cesso anche in altre città ed è il primo a portarlo a Rimini. Quindi può rappresentare il coraggio, la tendenza a intuire e realizzare nuovi progetti, cosa che anche Fellini è stato molto bravo a fare. Quest’uomo è coperto solo da un grembiule e da un cappello, per il resto si mette a nudo, cioè si mostra ai suoi contemporanei per quel­ lo che è, un innovatore di successo, come Federico. Infatti il panet­ tone, oltre ad avere una forma femminile (sembra quasi una mam­ mella), parla del suo primo amore, Bianca Soriani, la fidanzatina quattordicenne che abitava a Rimini vicino a casa sua, ma non era gradita dalla madre di Federico, forse semplicemente per l’età trop­ po giovane dei due ragazzi, o forse per timore che potesse succede­ re loro la stessa cosa che era successa a lei a Urbano. (Vedi Tullio Kezich, Federico - Fellini, la vita e i film, pagina 22). Quello che sappiamo è che la ragazza nel 1938 si trasferì a Milano con la fa­ miglia e Federico ne soffrì moltissimo. Forse per questo in seguito prese la decisione di trasferirsi a Roma, ma le loro vite non s’incon­ treranno più, perché lei sposerà un altro. La leggenda del panettone ci viene in aiuto: pare che un certo Messer Ulivo degli Atellani, falconiere, abitasse nella Contrada delle Grazie a Milano e fosse innamorato di Algisa, bellissima fi­ glia di un fornaio. Per ingraziarsi il padre, Ulivo si fece assumere nel forno e creò un dolce che ebbe un grande successo, così il pa­ 205

dre gli lasciò sposare la figlia. Questa leggenda, più il disegno di un falco che Fellini traccia sopra la testa del droghiere ci fanno pensa­ re che il sogno ricordi la conflittualità delle famiglie dei due ragaz­ zi. Inoltre, il ciclista Lombardini che viene ricordato aveva corso nella gara ciclistica Milano - Tortona. Forse l’inconscio si serve di questa immagine simbolica per esprimere il desiderio che Fellini aveva avuto di raggiungere Bianchina quando si era trasferita a Mi­ lano. Una sorta di Promessi sposi, confermata dal fatto che in alto a sinistra nel disegno c’è una cassiera, probabilmente la cassiera della drogheria, con un’acconciatura di capelli molto simile quella che viene descritta per il personaggio di Lucia Mondella il giorno in cui era stato stabilito il famoso matrimonio che “non s’aveva da fare” perché Don Rodrigo si era invaghito di lei. Manzoni scrive: “I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltepli­ ci di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento, che si dividevano all’intorno, quasi a guisa de’ raggi d’un’aureola, come ancora usa­ no le contadine nel Milanese” (/ Promessi sposi, capitolo 2). In tut­ to questo affresco di nostalgie non poteva mancare un’immagine femminile gigantesca. Si vedono le gambe ed il pube scoperti di una signora che probabilmente scende le scale della drogheria. A conferma del fatto che questo sogno sia il ricordo del dolore prova­ to da Federico nei giorni della partenza per Milano di Bianchina, in alto a destra nel disegno c’è un treno che corre verso sinistra, cioè forse verso il passato. A questo punto ci sentiamo di dire che la pagina 365 dell’edi­ zione 2007 del Libro dei sogni di Fellini è tutta dedicata alla no­ stalgia e alla paura di perdere affetti in una sorta di sindrome d’ab­ bandono. 11 sogno precedente descrive lo stato d’animo legato al­ la perdita del primo amore; questo seguente di un altro amore gio­ vanile.

21 novembre 1979 “Non si sente nemmeno la voce delle onde” così si esprime in maniera poetica l’uomo col cappello nella visione di Federico. Sia­ 206

mo sulla spiaggia: un uomo, un bambino che tiene in mano un pal­ loncino (che può essere simbolo di leggerezza, di propensione al sogno, all’immaginazione) ed un cavallo (simbolo paterno per ec­ cellenza) che è insieme a loro sono “stupefatti” a causa della par­ tenza della Ines di Riccione, proprio ora che sta arrivando l’inver­ no e loro ne avrebbero avuto ancor più bisogno... Sembra anche questa una nostalgia dell’infanzia. 1 personaggi potrebbero rappre­ sentare lui e il padre e la loro nostalgia della madre, visto che par­ lano di onde del mare, simbolo materno per eccellenza. Oppure, da­ to che il sogno è riferito al dolore per la partenza di Ines, il sogno potrebbe voler suggerire a Federico che lui è nel presente addolo­ rato per paura di perdere da anziano, cioè all’approssimarsi dell’in­ verno, un affetto del suo presente, una persona cara dalla quale ha paura di essere abbandonato, forse A., dato che la professione è la stessa. A piè di pagina c’è un disegno in cui ci sono tre gigantesse che corrono verso sinistra e davanti a loro c’è uno stagno bordato da piante ed un cartello su cui c’è scritto “indispensabile”. Forse possono rappresentare tre figure femminili importanti della sua vi­ ta, anzi, per lui indispensabili, come l’harem che ha descritto nei film. “La palude”, cita il Dizionario dei simboli, Voi. 2, pagina 4, “rappresenta l’occhio che ha troppo pianto”, quindi si conferma la nostra ipotesi che tutta la pagina sia dedicata alla nostalgia, al do­ lore per la perdita di persone care, o perché sono morte o perché si sono allontanate, o perché ci sono stati dei conflitti troppo accesi, tutte situazioni che per Fellini sono state molto dolorose, tanto da ricordarle ancora dopo tanto tempo. “OH LA INES DI RICCIONE!”

“La conoscevo quando avevo quattordici anni... faceva la far­ macista...” scrive Federico sotto ad un bel ritratto della giovane con le “tette più grandi che abbia mai visto”. E al mare, sorridente, con i capelli al vento, un bellissimo sorriso e il titolo del disegno in evi­ denza e scritto in semicerchio. E un altro sogno nostalgico, degli amori giovanili e della giovinezza riminese.

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Marzo 1980 Sogno del foglietto “Si trattava della necessità di trovare un foglietto... generalità, numeri... di un mio amico... Forse ero io stesso... A... aveva inghiot­ tito quel foglietto... Dea cacciata dal talamo dell’Olimpo..scrive Federico. Questo sogno e la sua rappresentazione grafica così for­ temente espressiva confermano He ipotesi che abbiamo più volte espresso nel nostro Fellini e il sogno, cioè che in queste relazioni affettive Federico temeva di perdere non solo la sua forza, ma an­ che l’identità. Il disegno li rappresenta nudi mentre lui cerca nella vagina di lei il foglietto con i dati delle sue generalità. Non solo quindi la sua identità si perdeva nel sesso di lei, ma lei, come una Dea cacciata dal talamo dell’Olimpo, aveva inghiottito il foglietto e in modo ambivalente affermava sia di volerlo restituire, ma anche di non averlo mai visto. Le tracce dei miti dei rapporti tra Giove e Giunone sono molto forti. A. si sentiva una vera compagna, ma Fe­ derico pensava che avesse divorato la sua identità, anche se non in modo consapevole, perché le sue versioni sono contrastanti. In sintesi, il foglietto di taccuino che lui cerca è la sua identità, ma era stato inghiottito da A., anche se non era disposta ad ammet­ terlo. Per questo lui, totalmente affascinato dalla sua bellezza, an­ che se imbarazzato, cerca nella sua vagina questo foglietto e non sa se lo troverà. Forse sono solo angosce, non sappiamo. Certo che lui temeva di perdersi in questi rapporti. Non a caso ha appena girato La città delle donne, nella quale il protagonista Snaporaz è in viag­ gio con la moglie in treno e si addormenta sognando di scendere da solo per inseguire una bella signora che poi lo trascinerà in varie vi­ cissitudini. Per fortuna al suo risveglio si accorge che è stato un so­ gno e vede la moglie vicino a lui. Il messaggio sembra chiaro e lui lo annuncia apertamente al mondo intero: è molto più saggio con­ tinuare la relazione con la moglie piuttosto che inseguire relazioni in apparenza affascinanti, ma in realtà pericolose.

In basso nella stessa pagina c’è un disegno riferito ad un altro so­ gno: Federico è seduto su una spiaggia in mezzo a delle palme. “E l’ora tanto attesa! Manca pochissimo al verificarsi di uno straordi­ nario evento!... Cosa deve apparire sull’infinito orizzonte?” sembra 208

che Federico stia aspettando il sorgere del sole, quindi un nuovo giorno della vita che rinasce, lasciandosi alle spalle almeno un po’ tutte le nostalgie che abbiamo descritto nei sogni precedenti.

Sogno fatto la notte che ho finito il film, 23 novembre 1979 Questo sogno è particolarmente simbolico, forse proprio in con­ comitanza degli avvenimenti, cioè la chiusura del film Lei città del­ le dorme. Un personaggio gli riempie il basco di droga, ma Federi­ co la butta via ed insieme ad un “personaggio oscuro”, che potreb­ be essere la sua Zona d’ombra si avvia verso casa, dove però un piccolissimo poliziotto riesce ad entrare nel portone proprio un at­ timo prima che si chiuda. “ALT! FUORI LA DROGA!” gli intima il poliziotto, ma lui afferma di averla buttata, di non conoscere la persona che gliel’ha data e l’ispettore se ne va. Già da questa pri­ ma parte del sogno possiamo ricavare alcune informazioni. Fellini ha terminato i lavori per il suo film e quindi è libero, non ha più di­ pendenze di nessun genere, né affettive, né contrattuali, che posso­ no essere simboleggiate dalla droga, cioè da un vincolo di stretta di­ pendenza. Quindi le persone che gliela danno potrebbero essere i produttori o persone con cui aveva vincoli, mentre l’uomo oscuro è a sua Ombra che, essendo vicina a lui, forse potrebbe dire che sta cominciando ad accettarla. Il poliziotto piccolissimo è il Super Io che riesce ad entrare in casa, cioè ad avere il suo ruolo, ma non in modo eccessivo, perché infatti è piccolo di statura, quindi si tratta non più di un Super Io sabotatore, ma di saggezza. Sembra che il sogno voglia suggerire a Federico che ha imparato, dopo tante vi­ cissitudini, a gestirsi meglio nei suoi rapporti con i produttori e le troupe in senso lato. Tornando al sogno, nella seconda parte Federico si trova a Ve­ nezia, dove deve affrontare “tre o quattro tipacci, quelli della dro­ ga”, ai quali dice di non averla più. A questo punto vede Peppino Rotunno (che aveva diretto la fotografia nel film citato) che cerca di raggiungerlo saltando un canale con l’aiuto di un sommergibile che emerge “miracolosamente per accogliere Peppino e permetter­ gli di spiccare un altro salto fino a me”. C’è anche un altro sommer­ gibile che tenta di fare la stessa cosa con N. (Normicchia), ma pur­ 209

troppo lei cade, muore e Federico piange disperato: “Sono solo sul­ le rive della laguna grigia e deserta”. 11 disegno, anche se tracciato in bianco e nero, ci aiuta a capire le varie sequenze. Forse Venezia rappresenta il Festival del Cinema e forse è per questo che ci sono altre persone legate alla droga, cioè simbolicamente dipendenze di vario genere legate al mondo del ci­ nema. I sogni parlano un linguaggio simbolico: la droga non è ciò che s’intende normalmente, ma può simboleggiare dei legami, dei vincoli o, più semplicemente, relazioni di stretta dipendenza. Fede­ rico ha paura di restare solo, perché gli è successo molte volte, dai tempi della fine di Giulietta degli spiriti. Infatti si ritrae solo e pian­ gente sulle rive della laguna, mentre, per raggiungerlo, Norma Giacchero, la segretaria di produzione, non ce la fa e muore, Rotunno invece sì. E molto significativo a livello simbolico che per fare la traversata del canale che li separava da Federico, vengano soc­ corsi da sottomarini che, per la forma che hanno, ricordano un Ma­ schile. In sintesi, per difendersi, Fellini ha dovuto fare un cambiamen­ to paragonabile all’attraversamento di un ponte che consente di os­ servare le situazioni da un nuovo punto di vista.

22 gennaio 1980 In un’atmosfera simile a quella di Prova d’orchestra, in una sa­ la di registrazione musicale per registrare la colonna sonora del suo nuovo film, Federico vede “Bacalov sul podio ma non dirige, è co­ me in attesa... Sembra che tutti aspettino che io finisca di scrivere, ma c’è un equivoco, perché io a mia volta stavo aspettando che l’orchestra cominciasse a suonare. Disordine, incertezza. Vedo an­ che Rossellini... è lì per ascoltare... Cattivo odore... Ci sono... mol­ ti conigli morti”. In questa atmosfera che come abbiamo già detto è molto simile a quella di Prova d’orchestra, Luis Bacalov, l’auto­ re della colonna sonora, ha lo stesso ruolo del direttore del film ci­ tato, ma meno dispotico, quindi un lo Osservatore più maturo, mentre Rossellini è una figura paterna, quindi un Super lo benevo­ lo e saggio. Tutto sembra evolvere verso una situazione migliore ri­ spetto a quella del film dedicato all’Onorevole Moro, anche se il 210

cattivo odore ed i conigli morti lasciano intendere che ci sia anco­ ra da fare un forte lavoro di pulizia interiore. Federico si chiede chi li abbia messi, ma soprattutto scrive in lettere maiuscole: “CHE STUPIDO RIDICOLO CONIGLIO: MI FISSA STOLIDO E INERTE, INUTILE E SCHIFOSO NELLA SUA COLPEVOLE INNOCENZA”. I conigli, come le lepri (vedi Dizionario dei sim­ boli, Voi. Il, pagina 16) sono simboli lunari legati alla Divinità Ter­ ra madre; sono lunari perché dormono di giorno e si muovono di notte, sono prolifici e simbolo della vita che ritorna dopo la morte. Alla luce di questa interpretazione, possiamo ipotizzare che il coni­ glio abbia lo stesso ruolo simbolico che aveva l’arpa in Prova d'or­ chestra, cioè un Femminile che, proprio per la sua essenza creativa e prolifica, rischia di essere vittima dell’invidia di chi non possiede queste doti. Infatti la vera protagonista di questo sogno è la confu­ sione che genera l’equivoco su chi sta creando, il musicista o il re­ gista. Quindi il coniglio può rappresentare il talento creativo parti­ colarmente prolifico di Fellini, che lui stesso a volte faticava ad ac­ cettare; per questo lo definisce colpevole - innocente.

5 ALLE 12... O 5 ALLE 24, scrive Fellini in alto a destra, sopra una gigantessa sdraiata su un divano e lui si chiede chi sia: “E UNA MASCHERA? CHI È VERAMENTE LA POTENTE CICCIO­ NA?”. La gigantessa è seduta mollemente su un divano come un’oda­ lisca di Matisse. Dietro di lei quest’orologio che segna l’ora senza sapere se sia quasi mezzogiorno o quasi mezzanotte. Ma l’aspetto chiarificatore del sogno arriva dal dialogo che c’è tra Federico ado­ lescente che parla con un collaboratore, forse Demos Bonini, che nel 1937, come dice Tullio Kezich {Federico -Fellini, la vita e i film, pagina 21), aveva aperto assieme a lui a Rimini, davanti al Duomo, una bottega del ritratto denominata FEBO, dalle iniziali dei due artisti, per attirare i villeggianti. 11 Duomo o Tempio Mala­ testiano, è uno dei luoghi più significativi della città romagnola, da­ to che è stato progettato e realizzato da Leon Battista Alberti ed è un’opera tra le più importanti dell’umanesimo italiano. Poiché nul­ la succede per caso, già da questa posizione noi possiamo intuire che Federico fosse pronto a fare un salto ad assumere un ruolo si­ gnificativo nell’arte e nella cultura italiana, simile a quello dell’Ar­ 211

tista rinascimentale. Questo sogno sembra accennare a tutto ciò, in­ fatti Federico nel disegno, dall’interno della sua nuvoletta dice, ri­ volto all'altro pittore: “...Dice che io e te siamo dei pittori e che lei è l'unica modella possibile per noi due, ma specialmente per me”. Cosa può significare questa frase? Forse che Federico, già dai tem­ pi della collaborazione con Demos Bonini, aveva la capacità di su­ perare in fretta i suoi maestri; per questo la gigantessa ispiratrice gli dice che è particolarmente adatta a lui, cioè alla sua vocazione. A questo punto ci sentiamo di formulare anche un’altra ipotesi, cioè che l’archetipo della gigantessa, che in questo caso è rappre­ sentata da una modella ispiratrice, fosse il suo daimon nel senso de­ scritto da James Hillman nel suo libro // codice deir anima. Questa è la risposta alla sua domanda iniziale: il suo Io profondo gli vole­ va forse suggerire che le gigantesse fossero il suo disegno ispirato­ re, quello in grado di ricordargli chi lui fosse e quale fosse il suo compito in questo transito terrestre. Allora il dubbio se l’orologio segni quasi mezzogiorno o quasi mezzanotte forse non è poi così importante, perché rappresenta comunque un grande cambiamento.

PER TE LA PREPARO QUESTA SFOGLIA DI 100 UOVA, SOLO PER TE!, dice una gigantessa che sembra Jole Silvani, (che abbiamo già citato nel sogno del 22 febbraio 1978) disegnata men­ tre prepara la sfoglia vicino ai gusci d’uovo rotti. Federico, dise­ gnato alla sua sinistra e, come succede raramente, ritratto col volto verso il lettore, ma tutto annerito, risponde meravigliato: “Per me???”. Questo sogno sembra una nostalgia dell’infanzia: Iole è una figura materna che prepara una sfoglia super solo per lui, quin­ di nostalgia anche del periodo in cui Federico era solo con la ma­ dre, prima cioè che arrivassero i due fratelli, ed in particolare Ric­ cardo. Questo giustificherebbe il volto annerito di rabbia per aver dovuto dividere la mamma con un altro fratello quando Fellini bambino era ancora molto piccolo.

10 dicembre 1980 “QUI BRUCIANO I CADAVERI... S’INCENERISCONO... MI AGGIRO SENZA META... NEL LABIRINTICO SOTTERRA­ 212

NEO PIENO DI MORTI... G. mi indica la macchia di sangue sul sedile... CARCASSE DI AUTO SCONQUASSATE DALLA VIO­ LENZA DI URTI TREMENDI”. Federico sogna una sorta d’inferno dove vengono inceneriti dei cadaveri che hanno il volto coperto da una mascherina. Una caver­ na con cadaveri ammassati ovunque e auto distrutte da urti molto violenti. Nel centro del disegno Giulietta indica a Federico una macchia su un sedile d’automobile. Una sorta di lager, un luogo di violenza efferata, un incubo che esprime forse la paura di non riu­ scire a far fronte alle pressioni di cui lui e Giulietta erano oggetto. L’automobile è un simbolo maschile per eccellenza, quindi tutte queste auto distrutte da urti violenti possono rappresentare le ag­ gressioni che lui aveva subito al suo archetipo del Maschile, alla sua capacità di difendersi, di progettare, di costruire la sua vita. An­ cora una volta al centro di tutto, anche figurativamente al centro del disegno, c’è Giulietta che, indicandogli la macchia di sangue sul se­ dile, forse lo vuole avvertire dei pericoli che sta correndo. Sicuro è che questa è un’ennesima dimostrazione di quanto la loro coppia fosse solida e il loro legame unico e fondamentale. In sintesi, l’inconscio di Federico gli suggerisce di fare attenzio­ ne perché i suoi film non solo non sono capiti se non da una picco­ la percentuale di persone, ma suscitano reazioni aggressive nei suoi confronti, alle quali può far fronte solo insieme a Giulietta. Ancora una volta il messaggio è lo stesso che aveva espresso in Prova d'or­ chestra: in un momento di aggressioni esterne, all’interno della coppia è importante essere uniti per poterle superare.

23 aprile 1981 Chiedo al l King della mia insonnia.

La risposta è: 43: Lo straripamento 38: La contrapposizione

“Non ho capito niente. Mi dice che sono in rapporto con l’igno­ bile, però sono obbligato a frequentarlo... altrimenti l’ignobile si ri­ 213

volterebbe contro di me... Far maturare la situazione per abbando­ nare l’ignobile senza conseguenze... Proprio non capisco o forse non voglio capire”. Federico è scoraggiato, è deluso anche dal 1 King, che semplicemente gli sta dicendo di essere prudente e di non avere reazioni troppo forti per potersi allontanare da alcune situa­ zioni per lui difficili senza scatenare vendette.

16 aprile 1981 (La notte dopo rincontro con la Dottoressa Coleman) Federico sogna un attentato al presidente americano Carter nella stazione della metropolitana e uno dei killer ha in braccio una bam­ bina o una bambola. Da sveglio Federico stesso collega questo parti­ colare ad un altro sogno che abbiamo analizzato nel nostro Fellini e il sogno, datato 24 ottobre 1965, nel quale un medico danza con una piccola bambola fra le braccia. Gli agenti di scorta riescono a ferma­ re l’agguato al Presidente e ad uccidere gli attentatori, anche quello che con la bambola voleva avvicinarsi a Carter per poi sparargli. L’interpretazione di Federico è a nostro avviso magnifica, oltre che molto probabile.

“Interpretazione. a) I pericolosi terroristi (nevrosi) vogliono far fuori il Presiden­ te-bambino (Carter è stato un Presidente debole, delicato, insicuro) ma le forze vigilanti (chi sarebbero? Le idee, le cure, la terapia del­ la Coleman?) fanno fuori gli attentatori. b) 1 sistemi della Coleman attentano alla vita del delicato Carter che, seppur debole e incerto (adolescenziale) è pur sempre un Pre­ sidente. Le guardie del corpo che vigilano su questo pericolo inter­ vengono provvidenzialmente. Carter-Bambino è salvo ed io mi congratulo con lui. (Notare che Carter sta al di là di una transenna come un guardia­ no, un controllore e dietro di lui c" è il tunnel buio della galleria del­ la metropolitana)”. “CONGRATUALZ1ON1 SIGNOR PRESIDENTE!!” dice Fe­ derico dalla sua nuvoletta, e il Presidente risponde: “Jesus...”. 214

Sia il sogno che l’interpretazione, e soprattutto il disegno, ci di­ cono una cosa: il Presidente è una vittima, che fortunatamente si salva grazie all’aiuto di difese molto efficienti. Essendo Federico disegnato di fronte al Presidente, se ne può dedurre che rappresen­ ti un suo personaggio interiore, la sua tendenza ad essere vittima, come abbiamo più volte scritto. Per questo è disegnato protetto da una transenna con dietro un tunnel della metropolitana, cioè per fortuna Federico ha delle buone difese che lo proteggono da questa parte che è la sua Zona d’Ombra, e forse per questo dietro il Presi­ dente c’è un tunnel scuro. Anche tutto il disegno sembra un bersa­ glio con al centro appunto il Presidente. Per fortuna gli attentatori sono stati distrutti, anche quello che si serviva di una bambina per sedurre e abbassare le difese del Presidente. In sintesi, Federico ormai è in grado non solo di comprendere i suoi sogni ma anche di farsi un’auto-diagnosi. Il Presidente è anche bambino a voler dire forse che anche se è diventato un uomo im­ portante, Federico ha conservato anche il suo bambino interiore, come ha dimostrato in molti film, da 1 vitelloni con Guido il bam­ bino ferroviere a 8 e l/2 con il bimbo che sta al centro del cerchio della danza finale. Federico si congratula con il Presidente, ma in realtà con se stesso, per essere riuscito anche questa volta a supera­ re tutti gli attacchi che ha ricevuto. Ovviamente le guardie rappre­ sentano le sue difese, il suo lo osservatore che funziona molto be­ ne e che è in grado anche di riconoscere e quindi rifiutare le sedu­ zioni come quella della bambola. Un disegno che rappresenta un’atmosfera simile a quella della scena dell’harem di 8 e ^2, infatti una delle protagoniste de sogno dice dall’interno del suo fumetto:: “È ora di ricominciare SUBITO UN ALTRO PASTROCCHIO! SIAMO TUTTE IN ATTESA CHE RIPIOVA”. Pastrocchio infatti era il nomignolo con cui nel film ci­ tato la madre si rivolgeva al protagonista bambino. Ci sono le prin­ cipali protagoniste della scena, tra le quali la moglie con una can­ dela, due donne nude nella tinozza ed una terza che porta acqua con un secchio. Non sappiamo se il disegno rappresenti un sogno o una nostalgia di quel periodo; forse uno stato d’animo simile, un mo­ mento di crisi d’ispirazione che Federico cerca d superare attingen­ do all’infanzia. Un particolare molto significativo a nostro avviso, 215

anche se può sembrare marginale, riguarda un oggetto che sembra un sacchetto su cui è disegnata la testa di un gatto. Questa potreb­ be riferirsi a Federico che, in quel contesto, è il mattatore e come un gatto gioca con le sue prede, le donne.

15 maggio 1980 Federico incontra, uscendo da Cinecittà, un amico, B.Z., che po­ trebbe essere a nostro avviso Bernardino Zapponi, che ha scritto soggetti e sceneggiature per alcuni dei suoi grandi capolavori come Satyricon, Tre passi nel delirio, Casanova ed altri. E molto scorag­ giato, “come colpito da qualcosa infinitamente superiore alle sue possibilità di sopportazione” e dice dall’interno del suo fumetto: “No, no... no... Tu... a me... no... Non si può far così”. E chiaro che Zapponi è offeso per qualcosa, non sappiamo se con Federico; di certo sappiamo che la collaborazione con Fellini si era conclusa con La città delle donne nel 1976. Nella parte inferiore della pagina è disegnato un giovane dal corpo statuario e il volto un po’ arcigno che si chiede come sia pos­ sibile interpretare tutto ciò e lo fa con un gioco di parole che sem­ bra uno scioglilingua: “TERPRETAR, RETRA, INTERPRETA­ RE? 1TENPRESTARE? PRESTINTAN”. Questi anagrammi sembrano avvalorare l'ipotesi formulata nel nostro Fellini metafisico che alcune frasi famose, come “Asa nisi masa” in 8 e o nomi di personaggi come Edmea Tetua ne La na­ ve va sono frutto di anagrammi.

Poi ci sono due figure femminili: una è una gigantessa che po­ trebbe essere la “Paciocca”, rappresentata a grandi dimensioni e a colori che gli chiede: “Ti ricordi il sogno del gabinetto? Perché mi avevi ficcato là dentro?”, il tema dell’evacuazione e dei gabinetti compare spesso perché, come scrive Freud, la ‘fase anale’ dello svi­ luppo libidico è fondamentale e quindi è normale che compaia spesso nei sogni. Infine, c’è un altro volto femminile un po’ grottesco ma bello che dice: “ANCORA? MA NON È ORA DI FINIRLA?”, cioè, ma 216

non è ora di smettere di pensare a problematiche così remote, non è ora di andare avanti nella vita?

Segue un disegno nel quale un professore o una guida di un mu­ seo mostra a dei bambini un busto di Federico e uno di essi lo indi­ ca, sotto lo sguardo attonito della guida. Dal busto, Federico ha uno sguardo simile a quello di Napoleone e il sogno forse ha un signi­ ficato simile, cioè di una persona di grande valore che è stata esau­ torata, esiliata, ed ora è quasi un personaggio storico, da museo. E molto doloroso comprendere come si sentisse Federico: messo da parte e isolato dopo aver realizzato capolavori d’incalcolabile valo­ re. Certo che la gratitudine non sempre è una caratteristica umana. Possiamo proprio dire che nei suoi confronti non ci fu e che quan­ do stava diventando anziano, ma avrebbe ancora potuto fare cose grandissime, non solo non fu aiutato, ma anzi. In un altro disegno Federico è alla cinepresa e sta riprendendo una figura femminile nuda e prosperosa, dicendo: “Più vere del ve­ ro queste immagini! Di codesta il nome non mi sovvengo”. Federi­ co ha lo sguardo rivolto sia alla donna che sta filmando, sia ad un’altra che sta in basso che gli dice: “SEI IL SOLITO BUGIARDONE! TI RICORDI BENISSIMO CHI È E ANCHE COSA VUOLE DIRTI. SAI CHE C’È? I BAVERI DELLA GIACCA SO­ NO FUORI MODA”. Sembra una donna ferita da lui in qualche modo che si vendica, ricordandogli non solo che è un bugiardo, ma anche che ormai ha fatto il suo tempo e i suoi giorni migliori sono dietro le spalle, anche se non è ancora vecchio. Forse è un’imago materna che lui teme di aver offeso. La cosa che attira la nostra at­ tenzione è che Federico e la donna in basso sono disegnati in bian­ co e nero, mentre la donna che viene filmata è a colori ed è in pie­ di in un prato di erba alta, a rappresentare una rinascita, dato che il verde della natura per associazione ci fa venire in mente la prima­ vera dopo il sonno invernale.

Nel disegno successivo Federico riceve una lettera da un bam­ bino che mentre sta correndo dice: “QUANDO HAI TEMPO (E SE HAI TEMPO) LEGGI QUELLA LETTERINA... INA”. Lui lo guarda stupito mentre dietro di loro c’è una donna che sembra usci­ 217

ta da un quadro di De Chirico o di Picasso, perché è posizionata da­ vanti ad uno specchio che riflette la sua immagine, mostrandola mentre si cinge i seni, ma nel disegno lei è rappresentata con il vol­ to rivolto allo spettatore. Quindi sembra che possieda una testa che può girarsi completamente all'indietro ed è circondata da tante stel­ le, mentre invece lo specchio è appoggiato ad un cassettone e la pa­ rete è decorata con una tappezzeria floreale. In sintesi, pare che nella letterina ci possa essere il rapporto che Federico ha con il Femminile, che a volte rappresenta con una don­ na gigantesca, ma in questo caso ha anche proprietà magiche, per­ ché riesce a guardale sia avanti che dietro la schiena, dimostrando di essere superiore a lui.

4 giugno 1980 Un sogno interamente dedicato ad un incontro con Nino Rota, morto circa sei mesi prima. 11 musicista è seduto accanto ad un ta­ volo e sembra venuto a prenderlo per condurlo da qualche parte, forse per un lavoro. Federico si stupisce perché sa che Rota è già morto, ma sente la voce di Maria (forse una governante) che gli di­ ce di non meravigliarsi perché a volte è successo che alcuni morti si siano risvegliati dopo qualche giorno e Federico risponde: “Ma, come? Nino è morto da sei mesi!”. Rota rimane in silenzio mentre il regista osserva il suo volto al­ la ricerca dei segni della morte, che gli sembra di percepire negli occhi e nella fronte. Infine il musicista si alza e i due se ne vanno insieme. Sia nella trascrizione che nel disegno s’intuisce molto chiara­ mente che il dolore per la perdita dell’amico non è ancora stato ela­ borato, anzi, sembra che l’inconscio voglia suggerirgli che non sia il caso di seguirlo, come invece avviene nel sogno e nel disegno. Ciò che colpisce particolarmente nella rappresentazione grafica è la prossemica tra i due protagonisti: a sinistra Rota è seduto s una sedia mentre Federico è di spalle come spesso si ritrae; mentre a de­ stra i due sono in piedi che camminano dando le spalle all’osserva­ tore. A centro la porta socchiusa della cucina dalla quale esce il fu­ metto con le parole di Maria. Anche in questo caso la mediazione 218

del Femminile è fondamentale per tranquillizzare Federico ed aiu­ tarlo ad elaborare il lutto della perdita di un amico e strettissimo collaboratore per tantissimi anni, fin dai tempi dei primi film. In sintesi, Federico teme di non riuscire più ad andare avanti senza Rota, ma l'inconscio sembra dirgli che l’amico continua ad essergli vicino, sia pur da un’altra dimensione.

Sogni del 12 settembre 1980 Nella parte alta del foglio c’è un bellissimo disegno. C’è una gamba rosea di una donna con il piede infilato in una babbuccia az­ zurra e gialla, mentre trattiene con una catena a mo’ di portachiavi un personaggio in costume col viso di Federico, che ha il cappello con una piuma in mano, mentre dall’apice della sua testa parte la catenella stretta tra le dita della donna che dice dall’interno di un fumetto: “Non è meglio Accademico di Francia che clown?”. Infat­ ti più in basso c’è anche un ritratto di Federico truccato da clown. Sembra che il sogno voglia dirgli che Fellini ha un legame trop­ po stretto con una o più figure femminili, chiaramente molto im­ portanti, che in qualche maniera lo dominano e vorrebbero che smettesse di fare il clown, cioè il cineasta, per diventare un accade­ mico, un professore, una personalità degna di grande stima. Per for­ tuna il costume di Federico è viola come il cappello con la piuma, che può simboleggiare una buona unione degli opposti, dato che il cappello può rappresentare un Femminile e la piuma un Maschile. In sintesi, l’inconscio sembra suggerirgli di essere più libero nelle sue scelte e di continuare a seguire la sua vocazione e non i desideri altrui, nemmeno quelli di persone a lui molto care. Inoltre lo esorta a non trasferire sulle figure femminili importanti per lui l’imago materna, ricreando le dinamiche di stretta dipendenza del­ l’infanzia, simboleggiate dalla catena.

“SEI TROPPO GIOVANE, TROPPO PICCOLO PER QUESTE COSE!” Dice una figura femminile gigantesca seduta ad una tavo­ la di un ristorante, dove ci sono anche altre figure, tra le quali un cameriere che presenta un conto. Questa donna allude ad uno scherzo di Federico, che affermava che anche a letto l’appetito vien 219

mangiando. C’è quindi un parallelismo tra il cibo e la sessualità, ma sempre con le dinamiche del sogno precedente, perché la donna lo tratta come un bambino e lui in qualche maniera lo accetta, perché dice: “NON L’AVEVO MAI VISTA COSÌ POTENTE, SPAVAL­ DA, SICURA... ERA ENORME”. Questo sogno conferma le ipotesi espresse su quello precedente. “SUONANDO SUONANDO IN ALBERO PIANTA MI STO TRASFORMANDO”, pensa dall’interno di un fumetto la gigantes­ sa, mentre ascolta mollemente Federico che suona il violino ed os­ serva le querce che sono a sinistra dei due e si diramano vorticose in una foresta, che ha però due oculi di cielo. Un cagnolino nero al centro del foglio osserva stupito tutta la scena. Qui c’è un chiarissimo riferimento al mito di Apollo e Dafne, in­ fatti la donna ha le gambe verdi che si stanno trasformando in tron­ chi da cui si dipartono dei ramoscelli, anche se la femminilità non vuole morire, perché, con la mano ancora libera, si sta passando il rossetto sulle labbra. Sembra quasi una vendetta di Federico nei confronti del Femminile così forte e potente descritto nei sogni pre­ cedenti. Questa volta è lui a dettare legge, anzi, musica e a ferma­ re il Femminile facendolo regredire ad uno stadio evolutivo inferio­ re, quello vegetale. Il cagnolino, che può rappresentare come più volte detto i legami di dipendenza, osserva, stupito ma anche sgo­ mento, perché l’esito della relazione è drammatico e sancisce l’im­ possibilità di amore reciproco.

10 ottobre 1980 Fellini e Franco Rossi (regista, sceneggiatore e direttore di dop­ piaggio di molti film di Federico, da 1 vitelloni a La dolce vita), al quale era legato da profonda amicizia, sono a cena “in uno squallido ristorantino sul mare” con Claudio Martelli, all’epoca stretto colla­ boratore di Bettino Craxi. Nel 1981 sarà eletto vicesegretario del Partito Socialista Italiano. Alla luce di queste informazioni ci sembra di poter ipotizzare che la cena in questione riveli particolari della vi­ ta politica di Martelli, il quale “vomita dalla bocca un orrendo cala­ maro... lo manovra, lo strizza, lo palpa...”. Sembra che il sogno vo­ 220

glia descrivere le difficoltà relazionali che Martelli ha con una per­ sonalità di rilievo con la quale ha un rapporto molto stretto e che ri­ tiene difficile da afferrare, comprendere come un polipo, simbolo, con i suoi tentacoli, di manipolazione sfuggente. Cerca di strappar­ selo di bocca con le mani, facendo uno sforzo molto evidente e “af­ fascinante e schifoso” per i suoi commensali. Non possiamo dire con certezza di chi si tratti, certamente il sogno registra un grandissimo desiderio di liberarsi da una sorta di dipendenza, per questo vomita il polipo, lo vuole espellere e allontanarlo da sé. 11 ristorante è squal­ lido forse perché è teatro di questa scena disgustosa, mentre fuori dalle finestre si vede un temporale. Altrettanto misterioso è il perché siano proprio due registi come loro ad assistere a questo spettacolo, forse desiderano chiedere aiuti per il cinema ad una personalità di spicco del mondo politico, come Martelli, ma lui sembra intento a ben altri scopi. Forse è lui a volere il loro aiuto, dato che vorrebbe mangiassero chicchi d’uva che lui aggiunge al polipo, e pezzi del­ l’animale stesso. “Sembra un intenditore eccezionale, uno speciali­ sta che sa come si mangiano quei molluschi... ma noi non abbiamo il coraggio nemmeno di toccare quell’orrendo pasticcio...”, scrive in­ fatti Federico riferendosi a Martelli e confermando la nostra ipotesi. “COS’E’? CHE FA?” si chiedono i due registi, senza risponde­ re in fondo al suo appello, forse perché avevano imparato dalle esperienze che non è prudente farlo...

Giugno 1980 Federico consulta ancora l King a proposito di A., che sta fre­ quentando una psicoterapia di gruppo ad Ariccia, e lui prova un po’ di gelosia... Il responso del / King è 53: Lo sviluppo (il progresso) graduale 37: La casata

“L’oca si avvicina alla sponda (l’oca reale è simbolo della fedel­ tà coniugale). A Zurigo, la notte del 26 giugno 80”, scrive Federi­ co, mostrando i suoi sensi di colpa... e forse confidandosi con l’amico fraterno Simenon che viveva lì e che forse era andato a tro­ 221

vare (vedi Carteggio, pag. 86) anche perché avevano in comune l’amore e la grande considerazione per le teorie di Jung.

Luglio 1980 “Sogno Picasso... che mi parla fitto, fitto. Non ti distrarre, mi di­ ce quasi leggendomi nel pensiero... Ascoltami, parlo io!... E giù a dire a raccontare con fervore da maestro e da amico”, scrive Felli­ ni a destra, a fianco di un disegno che ritrae Picasso in maniera molto precisa e riconoscibile, abbronzatissimo con una camicia a fiori, come se fosse appena rientrato dalla spiaggia. Era per lui un Maestro da ogni punto di vista e lo aveva già rappresentato in altri sogni, di cui abbiamo parlato nel nostro Fellini e il sogno a pagina 114 e a pagina 261. Ad ogni modo qui è molto evidente il loro rapporto, ed il suo de­ siderio di ascoltarlo, anche se Picasso lo redarguisce un po’ come una vera figura paterna, e in effetti lo era. Sappiamo che Fellini aveva detto a proposito dei suoi film “Dobbiamo fare una scompo­ sizione picassiana...”. Certo è che Federico non aveva avuto un rap­ porto molto soddisfacente col padre, come ci mostra in molti suoi film, specie dopo la sua morte così repentina e senza un adeguato saluto. Quindi qui Picasso è un po’ anche suo padre che gli chiede di essere ascoltato senza essere distratto dalla sua vita da regista fa­ moso e acclamato in tutto il mondo. Si sentono gli echi del com­ plesso edipico, naturalmente, ed è normale che sia così...

“Chi è quel giovanotto incredibilmente lungo e sottile che mi sorride languido, ironico... che mi sembra stava specchiandosi... un artista... il vero aspetto di un notissimo artista... il suo spirito... so­ no io? Io come veramente sono? Un misterioso delicato ironico spettrale adolescente?”, scrive Fellini, svelandoci molti lati nasco­ sti della sua personalità e una stretta identificazione con Giorgio Gaber, l’artista a cui allude e che ha disegnato molto bene a sinistra a fianco della sua trascrizione. L’artista è tratteggiato in chiaro scu­ ro mentre è davanti ad uno specchio e si accinge a lavarsi le mani, ma con una postura da pianista. Forse il significato profondo del sogno è qui nello specchiarsi, 222

nel vedere allo specchio l’immagi ne di un altro artista col quale pe­ rò ci sono sicuramente punti di contatto, tanto da essere stato scel­ to inconsciamente come alter ego, come riflesso di imago interio­ ri... come lui stesso aveva ben compreso e scritto. In comune ave­ vano entrambi di aver raggiunto fama e successo da giovanissimi e poi di aver faticato ad essere compresi. Chissà, forse il sogno vuo­ le suggerire attenzione e prudenza ad entrambi. Quello che mag­ giormente stupisce è la sinuosità della figura disegnata, con linee curve molto evidenti, forse a simboleggiare la bellezza dell'arche­ tipo del Femminile che li accomunava.

Nel sogno successivo che occupa un’intera pagina ed è illustra­ to con particolare fascino, a nostro avviso si confermano le ipotesi espresse negli ultimi due sogni appena descritti a proposito del rap­ porto di Fellini con il padre. “LA MACCHINA DEL PADRE”

“NON RICORDO PIU’ I NUMERI E LE DATE, NON RICOR­ DO SE È QUESTO IL BOTTONE DEL GRANDE MANTENI­ MENTO. A CHI CHIEDERE?”, scrive Federico al centro del dise­ gno, nel quale lui è in pantaloncini corti, anche se adulto, mentre al­ la sua destra la P. scende maestosa da una scalinata. E una figura femminile gigantesca con i seni nudi che tiene nelle sue stesse ma­ ni ed ha alle sue spalle bagagli e facchini al seguito. Federico è ri­ volto a sinistra, intento ad osservale la macchina in questione di cui ha dimenticato particolari essenziali. Al suo fianco, ai piedi della gradinata, ci sono una tigre ed un leone, che potrebbero simboleg­ giare i suoi genitori. “Una totale improvvisa amnesia mi rendeva incapace di azio­ nare leve e pulsanti... sudando per il terrore di sbagliare... sentivo... che stava scendendo con P... Che sarebbe successo di tutti noi?”. Sembra che Federico, anche alla sua età, avesse ancora il timo­ re di essere mal giudicato dalle figure genitoriali per il suo compor­ tamento a volte libertino. D’altronde per tutta la vita abbiamo biso­ gno dell’approvazione dei genitori, o delle varie figure sulle quali proiettiamo le loro imago. Quindi niente di strano, in tutto ciò, co­ me abbiamo più volte visto Federico provava molti sensi di colpa 223

per le libertà che si concedeva in ambito sentimentale! Forse il film nel quale lo mostra maggiormente è il Casanova, nel quale il pro­ tagonista cerca disperatamente l’amore e l’approvazione materna. In sintesi la macchina del padre Urbano (che ha una spiccata for­ ma fallica) potrebbe essere una sintesi dei suoi ricordi d’infanzia e del suo rapporto con lui, molto edipico e di forte rivalità nei confron­ ti dell’amore della madre che si contendevano, come un po’ succede in tutte le famiglie. In questo caso> il sentimento sembra fosse molto intenso anche a causa delle grandi doti artistiche di Federico, che ren­ devano le rivalità ancora più accese, tanto da “far saltare il palazzo”, cioè la loro famiglia, come scrive Fellini stesso. Significativo è che l’orologio della macchina segni le tre, cioè l’inizio del pomeriggio e quindi di un grande cambiamento come quello alla fine di ogni mat­ tina, per lasciar spazio al pomeriggio. La macchina del padre è anche la sua energia, la sua forza, il suo Maschile, che il regista specie da bambino forse non aveva compreso bene, a causa delle numerose as­ senze per motivi di lavoro del genitore. Federico si è rappresentato tratteggiato di nero, ma colorato di azzurro, sembra proprio una lot­ ta tra titani, fra maschi, per l’amore del Femminile. “DI NUOVO ALL’IMPROVVISO QUESTO VOLTO DI DONNA CHE MI FISSA IN SILENZIO... INVITANDOMI A RICORDARE QUALCOSA...” Un volto di donna molto intenso che sembra voglia comunicare anche con i lettori, contribuisce ad aumentare la sua nostalgia per il passato, la sua paura di non ricordare qualcosa di importante. La nonna rappresentata come nelle famose scene di otto e mezzo, con l’abito lungo e il fazzoletto al collo gli dice di ricordarsi di Alice, forse un amore giovanile, perché uno strano animale, che esce da un tombino a simboleggiare forse il rimorso, gli suggerisce che sia passato tropo tempo e quindi debba prendere una decisione. Fede­ rico è ritratto in basso a sinistra vicino al tombino e con le braccia spalancate come se fosse disarmato, inerme di fronte a quelle do­ mande, che forse trovano una risposta nel riquadro in alto a destra dove una donna nuda con i seni in mostra sta facendo il bagno in­ sieme ad un uomo (che potrebbe essere lui) immerso nell’acqua con solo gli occhi che sporgono dal mare. 224

Segue un altro disegno a nostro avviso particolarmente signifi­ cativo. A destra c’è una donna che ha un mantello da maga decora­ to con stelle a cinque punte che ha in mano un gomitolo che ema­ na raggi di energia. Questo gomitolo corre dalle mani della maga fino all’orifizio anale dell’uomo disegnato più a sinistra, in frac ma con le natiche scoperte ed i pollici delle mani che producono il clas­ sico “schive”, come scrive Fellini stesso ed emanano energia. Da­ vanti a lui tre gradini che si accinge a salire. Sul suo capo una for­ ma fallica che sembra anche un pesce dalla cui bocca esce un cali­ ce di cristallo; il tutto sprigionante energia. Ma l’aspetto più signi­ ficativo è rappresentato dalle parole pronunciate dalla maga: “NON DEVE MAI STACCARE I POLLICI SE VOLETE CHE LA PRO­ DUZIONE DEL FILO D’ERBA CONTINUI INARRESTABIL­ MENTE. NON SOFFRE PERCHÈ È VENUTO PER FARE CIÒ CHE FA”. 11 gomitolo potrebbe essere un’allusione al mito del filo d’Arianna che consente a Teseo di attraversare il labirinto senza perdersi, quindi di gestire la propria vita. Sembra che per crescere questo personaggio (che sta comunque riunendo gli opposti, perché dalla bocca del pesce fallico spunta un calice, cioè un Femminile) debba tenere i pollici uniti, cioè superare la ‘fase anale’ il cui stal­ lo è dimostrato dal filo, inserito nell’orifizio anale, per giungere al­ la ‘fase fallica’ della maturità sessuale, simboleggiata dai pollici uniti in verticale. Sembra inoltre possibile ipotizzare che la maga sia un transfert materno, in questo momento ambivalente nei con­ fronti del figlio, che potrebbe essere rappresentato dalla figura ma­ schile. Perché la madre ambivalente? Da un lato lo vuole aiutare ad evolvere dicendo che non deve staccare i pollici per usare il suo ar­ chetipo Maschile “...è venuto per fare ciò che fa...”, cioè ognuno deve usare la sua identità, però nello stesso tempo tiene in mano il filo del gomitolo, alludendo chiaramente ad un legame di stretta di­ pendenza fra loro.

31 ottobre 1980 “Pronto! Pronto! Ospedale? Pronto? Ospedale!” scrive Federico all’intemo del suo fumetto afferrando la cornetta del telefono. Nel disegno ci sono lui e Giulietta contornati da un tratteggio rosa. 225

“FERITE PROFONDE ALLE DUE GAMBE. RISCHIO Di DISSANGUAMENTO. COME ME LE SONO FATTE? CHI ME LE HA PROVOCATE?”. Federico si è disegnato con le due gambe incomplete e gocciolanti sangue dalla loro parte inferiore. “Sembra che me le sia fatte da solo camminando imprudentemente vicino a delle lame...”. Federico teme che anche Giulietta sia ferita grave­ mente come lui e finalmente un centralinista deir ospedale rispon­ de, anche se la linea cade subito. Per fortuna le ferite si sono tam­ ponate anche se lui è ancora terrorizzato. Da questo sogno sembra molto evidente sia la paura che lui e Giulietta possano morire, ma soprattutto il fatto che continua ad es­ sere imprudente: scrive che le ferite se le è procurate da solo cam­ minando vicino a lame e ferri che lo hanno tagliato. Simbolicamen­ te forse ha frequentato persone e situazioni molto pericolose, pro­ prio come faceva il personaggio del Matto ne La strada. Sempre nella stessa notte fa un altro sogno ambientato a Fregene, in una villa molto simile a quella che avevano un tempo. “Giu­ lietta e sua sorella Mariolina invitano la nostra governante Mariona a cadere in trance e a fare profezie”. Federico vorrebbe avere noti­ zie sul lavoro, ma teme che lei parli invece dei suoi amori. Sembra che lo sconsigli per il momento di fare film e quando ritorna in sé è un po’ scandalizzata da tutte le sue storie e gli dice, privatamente: “Queste sono cose da ragazzo”. Questo secondo sogno riflette inve­ ce l’atmosfera di Giulietta degli spiriti ed ha anche la stessa am­ bientazione, ci conferma che Federico avesse sensi di colpa per i suoi amori e desiderasse che Giulietta non ne venisse a conoscenza. Provava un senso di tenerezza profonda nei confronti della moglie e spesso temeva che a causa dei suoi comportamenti non sempre prudenti finisse per mettere a rischio anche la salute di lei. Simpa­ tico il particolare della bocca di Mariona che sembra cucita, cioè non può rivelare particolari che lui non desidera svelare. E l’atmo­ sfera di Giulietta degli spiriti, quando le sorelle della protagonista la convincono a rivolgersi ad un investigatore privato per dimostra­ re l’infedeltà del marito. Come abbiamo già scritto nel nostro Felli­ ni Metafisico, si allude al mito di Amore e Psiche, quando Psiche vuole illuminare il volto dell’amato istigata dalle sorelle, ma per sbaglio lo ustiona con delle gocce di olio bollente, provocandone la 226

fuga. In realtà, sia nel mito, che nella situazione reale rispecchiata dal sogno, il vero problema non sono tanto i comportamenti delle fi­ gure maschili quanto, in questo caso, le invidie di quelle femmini­ li, perché non tollerano la condizione di privilegio di Psiche e di Giulietta, nonché la condizione molto bella della coppia. Sono mol­ to significative in questo disegno le numerose cancellature nella tra­ scrizione, che stanno ad indicare l’angoscia provata nei confronti dei temi trattati.

3 novembre 1980 Un sogno collegato a quelli precedenti e che occupa un’intera pagina. In basso Federico si trova in un campo, vicino al Nomentano, cioè forse un luogo legato all’identità, al nomen. Qui incontra Beniamino Placido, un critico letterario e sceneggiatore, sta sca­ vando un fossato e rivolto a Federico dice: “Vorrei raccontare del­ le semplici storie che piacerebbero a Flaiano... La storia di uno... che alla fine muore...vivere l’episodio ‘morte’ come ha vissuto al­ tri episodi della sua vita”. Ci sono dei personaggi che avevano le radici in quel luogo che si spostano, si allontanano e con loro uno strano tipo di colore nero legato ad un albero. Egli deride Normicchia per la sua esuberante sensualità. Federico lo segue fino ad una spiaggia: “È sera. Nella luce lunare molte persone si sono accam­ pate in ordinate file, attendendo la cena...”. Norma si compiace di essere stata molto amata dagli uomini. Per chi sarà la fossa? Certo è che anche Federico si avvia verso la spiaggia. In sintesi sembra che il mito di Apollo e Dafne sia rovesciato in quanto è un maschio ad essere legato ad un albero, cioè ad una dimensione inferiore a quella umana, tuttavia la lotta fra i sessi è sempre molto forte. Be­ niamino Placido vorrebbe sotterrtire Norma, forse, ma lei se la ride di gusto... Federico sta facendo i conti con la sua paura della mor­ te e nella seconda parte del sogno lo capiremo molto bene. Per ora fissa intensamente il negretto davanti a sé, che gli fa da specchio, quindi rappresenta una parte di lui, l'Ombra forse, essendo scuro, e il possibile senso di colpa per essersi sradicato dai luoghi dell’in­ fanzia. Federico ora si trova in un luogo che potrebbe essere l’aldilà, 227

ma dato che viene servita loro della carne per cena, potrebbe esse­ re una cerimonia spirituale, vista la presenza di alti prelati della Chiesa. Fellini è seduto accanto al padre, che è l’unico ad essere sdraiato sulla sabbia, forse perché purtroppo è già morto, ed anche Federico teme spesso di morire, come abbiamo visto nei sogni pre­ cedenti. Ma il suo complesso edipico questa volta gli viene in aiu­ to: “Ma io so che più tardi andrò a dormire nella prima fila accan­ to a mia madre”, scrive infatti Federico indicando nel disegno con una freccia il luogo in cui andrà. Le indicazioni che suggerisce que­ sto sogno sono molteplici: la madre e il padre non sono più vicini, inoltre lei è “in prima fila”, quindi simbolicamente forse più evolu­ ta di loro. Infine che Federico si sta preparando a fare un salto evo­ lutivo e a raggiungerla. Ma quale può essere questo salto? Forse una maggiore libertà.

3 agosto 1980 “PRONTO C’E’ FEDERICO A CAVALLO DEL LEONE.DICE CHE STO BENE ANCHE NEGRA!” “BENISSIMO STAI!!!”, dice Federico. “TANTO POSSO FARLA TORNARE BIANCA QUANDO VOGLIO...”, pensa. Questo è il dialogo fra Federico, a cavallo di un felino, un leo­ ne, a simboleggiare la forza del suo Maschile e una gigantessa scu­ ra di pelle che a letto sta telefonando a qualcuno. L’atmosfera è sempre quella dei rapporti fra i sessi, fra il Ma­ schile, molto forte in questo caso, desideroso di possedere più che di amare e il Femminile. Sembra presente il mito di Pigmalione, che crea il Femminile come lo desidera, in una relazione di stretta dipendenza.

4 agosto 1980 Un sogno nel quale il protagonista è un gatto, anzi il gatto inte­ so come archetipo. “Le mille e più trasformazioni del gatto, da og­ 228

gi a risalire nei secoli dei secoli...”, scrive Federico e disegna “im­ magini sempre diverse del muso del gatto mi apparivano per dis­ solvenza sul gatto di oggi fermo davanti all’omino mago che... ope­ rava il prodigio.” Federico è al Circo e il padre di un ragazzo che fa parte dell’ambiente, gli mostra una magia, la stessa magia che un mago fa nel sogno, con occhi ipnotizzanti. La magia consiste nel vedere in un gatto l’essenza archetipica attraverso una sequenza di immagini, una sorta di primi piani del muso. Sia il mago che il gat­ to possono essere personaggi interiori di Federico e l'omino po­ trebbe essere un’imago paterna: è piccolissimo, forse perché, con­ frontato con questo figlio che è diventato così grande, è di conse­ guenza piccolo. 11 gatto è un felino, e il loro cognome è Fellini, quindi l’identificazione diviene molto stretta; è anche un animale sacro per gli antichi egizi. Forse Tipotesi più probabile è che i cin­ que gatti rappresentino la famiglia d’origine di Federico che era composta da cinque individui, madre, padre e tre fratelli, Federico, Riccardo e la sorellina Maddalena. Il mago può rappresentare l’ar­ chetipo del Mago interiore di Federico, che ha veramente dimostra­ to di essere tale. 1 musi dei gatti contornati da raggi colorati gialli blu e verdi possono alludere all’identità ben definita che ha assun­ to questa famiglia, anche grazie all’attività cinematografica del Maestro.

12 novembre 1980 Federico sogna di esser a letto con A., ma in una stanza scono­ sciuta con una vetrata che lascia intravedere una luna dalla luce fredda, cioè simbolicamente un Femminile freddo, non sempre ac­ cogliente, e forse per questo il disegno è tratteggiato con un chiaro­ scuro di bianco e nero, cioè simbolicamente troppo razionale, sen­ za emozioni, che possono essere rappresentate dai colori. Forse so­ no paure di Federico di non trovare più in quella relazione il calo­ re a cui è abituato. Ma non c’è solo freddezza: la loro intimità è di­ sturbata da un rumore, da un fruscio, come quello di un abito che cade. “A... cosa è successo? E il suo spavento mi si comunica. Mi sveglio angosciato col cuore che batte veloce”. In sintesi sembra un sogno che esprime le paure e le angosce di 229

Federico riguardo ad A., la paura di essere scoperti, disturbati, li pa­ ralizza; temono di essere spiati, di non poter più nascondersi. Per fortuna era solo un sogno!

20 novembre 1980 “SIGNORA OSIRIS MA TOTÒ NON FA LA PASSEREL­ LA?”, al Teatro Valle chiede Federico alla diva per antonomasia, forse alla fine di uno spettacolo, in cui tutto il pubblico l’acclama per godersi altre sue piroette. Giulietta e lui salgono sulla passerel­ la e subito altri spettatori li seguono. “Se ne è andato... al ristorante. Mi dispiace... veda di convin­ cerlo lei a tornare”, gli risponde la diva. Federico lo trova mentre sta cenando solo: “La stanno aspettando! Non può deludere così il suo pubblico! Venga. La prego...”, lo implora. “E va bene. Andia­ mo pure”, risponde Totò. Appena fuori si accorge che sono a Rimi­ ni in centro davanti al Castello Malatestiano e quindi lontano dal Teatro, che è vicino al mare. Per fortuna c’è una carrozza che li ac­ compagna, anche se l’ingresso è bloccato dalla folla che lo aspetta, e Totò si nasconde nel suo cappotto rannicchiato quasi come un bambino con il padre, o meglio come un anziano padre con un fi­ glio. Provano ad entrare dall'ingresso attori ma è ancora più ostrui­ to, e Federico non sa se riuscirà a portare Totò dal suo pubblico. E un sogno molto importante per Fellini, che gli ha dedicato un’intera pagina, disegni e trascrizioni. Forse, dato che il sogno si svolge a Rimini, Totò e la Osiris rappresentano i suoi genitori, in particolare Totò, il padre che Federico vorrebbe ancora incontrare e proteggere, cosa che non è riuscito a fare nella realtà, poiché era al ristorante quando il padre morì. I medici avevano rassicurato Felli­ ni che il padre non correva il rischio di morire in quel frangente. In­ vece purtroppo accadde. Qui infatti Totò è al ristorante, è scappato senza dare spiegazioni. Il sogno rielabora simbolicamente la realtà, e il lutto di Federico di non aver potuto salutare il padre, morto ina­ spettatamente. Anche la carrozza sembra avvalorare la nostra ipo­ tesi, infatti ricorda la carrozza delle scene finali del Casanova, al cui interno c’erano però la madre di Giacomo ed il Papa, forse nuo­ vamente un’imago paterna! 230

18 luglio 1980 Questo sogno è particolarmente sorprendente, pur sembrando il solito harem popolato di gigantesse. Infatti al centro della stanza c’è una cavità, un passaggio segreto che era chiuso da un coper­ chio, dal quale Federico sembra essere passato (oppure possa entra­ re), dicendo “HAI VISTO CHE SONO RIUSCITO A VEDERTI DAVVERO?”. Ma quello che sorprende sono i numeri dei due dadi disegnati. La somma del primo fa 9, quella del secondo 7. 11 9 può simboleg­ giare la fine di un ciclo, come per i nove mesi di gravidanza, il 7 la vita. Vicino ai dadi c’è una chiave ed una lettera P, forse della pa­ rola ‘passaggio’, la chiave del passaggio ad un’altra dimensione, chissà. C’è inoltre un orologio che segna circa le 12 meno 5 con due lancette a forma di chiave di violino.

30 dicembre 1980 Un sogno che esprime la paura delle catastrofi, naturali o causa­ te da attività umane. Possiamo dire che siano sogni ricorrenti, co­ me ricorda lo stesso Kezich ne 11 libro dei sogni, nell’edizione ci­ tata, a pagina 11 : “11 sentimento dello sterminio di massa, che ha fu­ nestato la crescita di due generazioni, trapela nelle pagine fellinia­ ne attraverso un ininterrotto proporsi di disastri. Si susseguono ma­ reggiate e inondazioni... incidenti ferroviari, aerei precipitati come quello di Mastorna, il crollo di una gigantesca torre di cristallo (probabilmente ispirato, correndo l’anno 1974, dal coevo kolossal L’inferno di cristallo di John Guillermin), il disintegrarsi silenzio­ so di una torre gotica; l’esplosione di vari dirigibili, l’allarme per lo scoppio delle atomiche e via in un crescendo di distruzione”. In questo sogno un grande dirigibile appena alzato in volo, do­ po aver urtato contro vecchie mura, esplode. A questo punto si può anche citare il film Hindenburg di Robert Wise, che narra dell’in­ cidente realmente accaduto nel 1937 al dirigibile Zeppelin. Fede­ rico anche questa volta appena in tempo prevede il disastro e av­ verte chi sta vicino a lui, forse Tonino Guerra, e insieme scappano via. Si rende conto di aver visto dei segni premonitori come picco­ 231

li aerei che rischiavano di scontrarsi col dirigibile. Fellini si chie­ de dove si trovi, forse sulla spiaggia di Rimini, anche perché in so­ gno appare gracile, debole e giovane. 11 disegno è molto esplicito: c’è un dirigibile che esplode in mille colori fiammeggianti, ma a sinistra si vede molto bene sia il mare che il muro ed anche la spiaggia verde nella quale lui e Tonino si affrettano a mettersi in salvo. Certamente le spiegazioni che dà Kezich sono molto ragio­ nevoli e probabili, tuttavia noi vorremmo aggiungerne un’altra: si­ curamente il riferimento alla giovinezza riminese c’è in quanto as­ sieme a lui si salva anche Tonino Guerra, altro romagnolo eccel­ lente. Ma quello che veramente stupisce è il muro rosa adiacente al mare, di fianco al quale le fiamme assumono un aspetto simile a riccioli barocchi. In sintesi, lo scontro tra il Maschile rappresentato dal dirigibile e il Femminile, rappresentato dalla casa rosa adiacente al mare e dai riccioli barocchi, pur essendo molto duro, non distrugge Federico e Tonino che, avendone capito l’essenza, riescono al salvarsi. Si sen­ tono gli echi di Amarcord e della giovinezza riminese del Maestro, forse la fuga è anche quella che Fellini ha fatto quando si è trasfe­ rito a Roma. Anche questo sogno occupa un’intera pagina e la tra­ scrizione è piena di cancellature,, a confermare il forte coinvolgi­ mento emotivo.

“FINCHÉ LE PARLI DALLA RIVA, NON CI SENTIRÀ MAI!! D’ALTRONDE IL SUO POSTO È ANCORA QUELLO”, dicono due figure femminili dall’alto di una rupe rosa e all’ombra di un bosco, indicando una figura femminile gigantesca che emer­ ge dall’acqua del mare sotto un cielo carico di nubi grigie. Sulla spiaggia Federico si ritrae di spalle con un impermeabile mosso dal vento e dice alla figura femminile: “NON TI CAPISCO!... TORNA A RIVA! !”. Ha il collo avvolto da una sciarpa nera, ad indicare for­ se una difficoltà di collegamento fra emozioni e razionalità. Dietro di lui ci sono le sue orme e alla sua sinistra lo scafo rovesciato di una barca e un teatrino di legno che mette in scena uno spettacolo di due personaggi. Una è una regina perché ha una corona in testa ed un abito color porpora e sembra desiderare di abbracciare una fi­ gura maschile vestita in modo simile ad uno Sherlock Holmes. Il burattinaio sporge da dietro il teatrino e si rivolge a Federico dicen­ 232

dogli: “VUOI TORNARE A LAVORARE O NO BUFFONE? LA RECITA DEVE ANDARE AVANTI!!”. Sembra l’atmosfera dei tempi in cui Federico aveva rotto il con­ tratto con De Laurentiis per il Mastoma, infatti il burattinaio, che può rappresentare il Super Io, lo redarguisce, dicendogli che deve continuare a lavorare. Ma lui, dopo aver lasciato dietro di sé le sue impronte, cioè dopo aver fatto parlare di sé e dimostrato di essere un grande, si rivolge al Femminile ancestrale che esce dalle acque, cioè una sorta di Femminile importante, chiedendole aiuto perché è confuso. Le due figure femminili sull’alto della rupe gli suggerisco­ no di lasciar perdere, perché tanto la Dea non lo può sentire. Fortu­ natamente la regina del teatrino sta abbracciando Sherlock Holmes, a simboleggiare forse che la parte più evoluta del suo Femminile, quella che gli ha concesso di creare opere d’arte sublimi, sta per unirsi all’io osservatore, cioè quell’istanza interiore che ci permet­ te di osservare la realtà in maniera precisa, mediando con le altre istanze, quella del Super lo e quella dell’Es, al fine di un adattamen­ to positivo alle condizioni ambientali e sociali in cui viviamo.

3 dicembre 1980 “In un ristorante lungo l’autostrada del sole, la S. ed io abbia­ mo mangiato bene, ma il conto..,, mi sembra veramente spropor­ zionato... NOVANTAMILA... Anche A. ha detto che è caro. Pa­ gherò lo stesso. Che faccio? 95? Centomila?... La S.P.... ha gli oc­ chi piccoli, socchiusi come aveva i primi tempi del nostro incon­ tro”, scrive Federico, occupando la seconda parte della pagina e dividendola in due sequenze: a sinistra lui sta pagando un conto salato, anche se è disposto a pagarne ancora di più; a destra c’è A. che esce dalla toilette e lui l’ammira come ai primi tempi della lo­ ro conoscenza. Sembra un sogno legato a quello precedente, nel quale era di­ sposto a pagare pur d’interrompere il contratto che riguardava Ma­ stoma, che effettivamente era un conto salato. La sua relazione con A. sembra dargli la forza di andare avanti, infatti la donna è contor­ nata da un’aura gialla che può simboleggiare forte energia.

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La bella fiesolana con i capelli blu e l’abito verde (forse Olim­ pia Cadisi che ha recitato nel Casanova) sorride beffarda, emergen­ do da uno sfondo color rosso-arancio e dice a Federico dall’interno del suo fumetto che avrebbe tante cose da dire ma che lui non ha voglia di ascoltare, né di capire; se ammette di capire dice che non lo riguardano, oppure gli viene sonno. Nel frattempo Federico, che si è ritratto camminando da destra verso sinistra con il volto rivol­ to alla bella, volta le spalle alla “terza nanetta” che lo sta chiaman­ do: “Signore... Mi fermo poi dicono che loro non mi hanno chiama­ to. Questa volta non mi fermo”, scrive Federico. La nanetta di cui parla sembra un personaggio uscito dal suo ultimo film, La città delle donne. È come se Federico stesse facendo il punto con il suo rapporto col Femminile: da un lato belle ragazze che lo rimprove­ rano di essere troppo distratto, e dall'alto figure per lui poco impor­ tanti che lo importunano, salvo poi negarlo. In fin dei conti forse era il pegno che aveva dovuto pagare per la sua arte.

18 dicembre 1980 “LAMA UCCISO DALLE BR CON UN COLPO DI PISTOLA ALLA TESTA”, scrive Federico a lato di un disegno che ritrae il fa­ moso sindacalista della CGIL che era nato a Gambettola, come la nonna Francesca. Federico sogna una cosa che fortunatamente non avvenne, perché Luciano Lama morì nel suo letto molti anni dopo, mentre nel sogno viene ferito alla testa come si vede nel disegno e rimane in coma per tutto il resto della sua vita, benché nel sogno ri­ conosca poi qualcuno, a significare che la sua memoria non è stata completamente cancellata. Possiamo ipotizzare che si tratti di una imago che rappresenti un personaggio interiore di Fellini, perché Lama era nato nello stesso paese della nonna, ed era di appena un anno più giovane. Avevano inoltre in comune le umili origini e la grandezza raggiunta, anche se in ambiti molto diversi. Entrambi inoltre erano stati contestati: Fellini per i suoi film e Lama per le sue idee, in un episodio famoso all’università La Sapienza di Ro­ ma, dagli studenti. Sembra molto probabile che sia una paura di Fe­ derico, soprattutto dopo quanto era successo all’Onorevole Moro. Come dice anche Kezich nell’introduzione al Libro dei sogni, quel­ 234

la generazione non solo aveva subito tutti i traumi legati ai totalita­ rismi e alla guerra mondiale, ma ora aveva anche dovuto affronta­ re le angosce legate al terrorismo. In sintesi, è chiaro che Fellini tema di essere colpito in prima persona dalle Brigate Rosse; soprattutto teme di essere lui a perde­ re la memoria, la lucidità, le consapevolezze.

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1981

Dal 9 febbraio a oggi, che è il 16 febbraio “Che sogni mortificanti che faccio’’, scrive Federico, sottolinean­ do con una grossa riga azzurra. Deve girare un film con Alberto Lattuada, ma l’automobile guidata da Luciano (l’autista di Federico) non riesce a trovare il set ed anzi in una curva entra in un fossato e rimane in bilico con una ruota che gira a vuoto. In questo disegno tratteggiato brevemente, una bordeggiatura azzurra contorna un cie­ lo grigio. La simbologia sembra molto chiara; Federico vorrebbe ri­ cominciare a lavorare con energia come ai tempi della sua collabora­ zione con Lattuada, quindi ai tempi della loro giovinezza, ma non so­ lo non trovano il set: la loro automobile finisce fuori strada, a simbo­ leggiare che non riescono a concretizzare progetti, sogni, eccetera. Fa molta malinconia constatare come un Maestro del genere, ancora giovane perché aveva solo sessantanni, si sentisse messo da parte.

“Non è un sogno. È un disegnino... fatto nelle attese vuote in questo ufficio inutile che vorrei una volta per tutte dar via”, scrive Federico nel riquadro a destra di quello precedente, dove si ritrae con il volto tutto tratteggiato di nero ed un maglione a righe, a sim­ boleggiare la prigionia nella quale si sentiva avvolto e l’umore ne­ ro. 11 suo segretario fiduciario, Enzo De Castro, lo sconsiglia di chiudere l’ufficio, perché si rende conto che significherebbe chiu­ dere il lavoro, anche se Fellini ne vorrebbe semplicemente uno più piccolo, magari in via Veneto. Come scrive Giuseppe Fantasia nell’articolo su Marie Claire del 20 gennaio 2020, De Castro fu colui che materialmente portò il ma­ teriale che confluì ne II libro dei sogni a Giulietta in via Margutta, quando in Federico si presentarono i primi segni della malattia. 236

Marzo 1981 Un sogno che occupa la parte inferiore della pagina, con un am­ pio disegno tratteggiato in chiaroscuro ed una trascrizione con tan­ te cancellature, ad indicarci quante emozioni suscitasse in lui. “Giulietta, per convincermi che la nostra stanza-casa non corre più il rischio di crollare, mi mostra attraverso un grande foro del pa­ vimento, i robusti travi...”. Federico è meravigliato ma anche con­ fortato nello scoprire che sotto la loro stanza ce n’è un’altra nella quale sono piantati dei pali di sostegno. In seguito s’accorge che in questa seconda stanza “c’è sul pavimento un altro foro, attraverso il quale s’intravede in basso ancora un’altra stanza...”. Sembra un sogno nel quale la parte inconscia cerca di rassicura­ re Federico dicendogli che non solo lui e Giulietta sono supportati e protetti, ma che le nostre vite in generale si svolgono attraverso continui spostamenti tra varie dimensioni. La casa può simboleg­ giare l’affettività e questa bella stanza in cui vivono è sicura. Giu­ lietta si prende amorevolmente cura di lui e lo aiuta ad accettare l’essenza del loro rapporto e della loro storia.

A letto, domenica pomeriggio 10 maggio 1981 “Dov’è? Chi è la bambina che piange e chiama aiuto?... Qual­ che giorno più tardi... ho udito una voce che diceva: è morto un bambino”. Federico in sogno percepisce una chiamata d’aiuto da parte di una bambina. Poi qualche giorno dopo, da sveglio, sente dire che purtroppo è morto un bambino. Si tratta di un sogno che esprime quanto lui fosse sensibile.

11 maggio 1981 “FEDERICO!!” Federico si sente chiamare, quasi come un avvertimento, men­ tre sta passando da una rampa di scale all’altra, e si rende conto che manca il pianerottolo, non sa se è crollato oppure se debba ancora essere costruito. 237

“È INDISPENSABILE COSTRUIRE IL PIANEROTTOLO SE SI VUOLE CONTINUARE A SALIRE! OPPURE CAMBIARE EDIFICIO SALIRE ALTRE SCALE. È PROPRIO LA BARACCA NEL SUO INSIEME CHE NON VA PIÙ” Il messaggio, anzi l’avvertimento, che sembra giungere dal suo inconscio appare chiaro, è assolutamente necessario affrontare dei cambiamenti, e il disegno lo mostra con estrema chiarezza. Federi­ co sta salendo le scale di gran lena con molta forza ed energia, ma manca un collegamento, un contatto: il pianerottolo che raccorda le due rampe non c’è, quindi è necessario costruirlo o ricostruirlo. L’oculo che si vede all’altezza del mancato collegamento fa pensa­ re che sia stato distrutto, perché è irregolare come in una distruzio­ ne e l’azzurro del cielo esterno che si vede attraverso il foro è l’uni­ co punto colorato... a questo punto forse si può ipotizzare che si tratti ancora di passaggi di dimensioni, da una più concreta ad una più astratta... In sintesi per evolvere deve collegare il vecchio con il nuovo, il passato con il presente della sua vita, in maniera armoniosa!!

14 maggio 1981 (Era il Grand Hotel di Rimini?)

Federico si sveglia turbato dopo aver fatto questo sogno, che ri­ corda la presentazione delle dame al ballo di Cenerentola, forse al Grand Hotel di Rimini, con Bevilacqua sorridente in costume da maggiordomo settecentesco, con tanto di mazza per annunciare gli ospiti. Federico vede tuta la scena da dietro e osserva l’inchino di Bevilacqua ad A, che è in procinto di entrare nella Sala da ballo o da the. “Intravedo al di là dei vetri... un uomo”. Scrive Federico la­ sciando trasparire la sua gelosia per quel ballo a cui si accinge ad andare senza di lui, che d’altronde la lascia sola. “Perché Bevilac­ qua annuncia... buffonescamente... S.P.?” si chiede Federico. For­ se potremmo rispondergli che sono paure sue, paure che A. si stan­ chi di aspettarlo e smetta di essere Cenerentola e si trasformi in una vera Regina, che prende in mano la sua vita, attivamente, rigoglio­ 238

sa come la pianta che è disegnata alla sua sinistra. Ma sono anche paure che un uomo per lui fidatissimo, tanto da essere un factotum, lo possa tradire...

30 maggio 1981 Un sogno con J.L. Borges che vuole conversare con lui e gli ha portato anche un regalo, una pallina d’oro, inserita in una cornice quadrata e in una triangolare. “Pallina, quadrato e triangolo pur essen­ do fissati insieme mantengono una certa mobilità” scrive Federico a proposito del misterioso dono di Borges, che lui vorrebbe ricambia­ re; ma neppure con l’aiuto di Giulietta riesce a trovare qualcosa che gli sembri adatto. Insieme a loro c’è anche Liliana Betti e Borges sug­ gerisce a Fellini di apprezzarla perché è una persona molto positiva. In sintesi, la pallina misteriosa potrebbe rappresentare il rappor­ to fra loro tre: Giulietta, Liliana e Federico, che mantengono auto­ nomia pur essendo molto uniti, e Borges potrebbe simboleggiare il mistero, l'arte nel suo aspetto più misterioso e profondo, come era anche quella di Fellini.

3 giugno 1981 “E passato un anno e non ho fatto nulla... mi sento invecchiato, indebolito, disamorato; ho seguito progetti che sapevo irrealizzabi­ li e altri che non amavo... ora davvero non so più che voglio da me...” scrive Federico esprimendo molto bene il suo disagio, il suo stato d’animo. Per avere qualche consiglio decide nuovamente di consultare 17 King con questi responsi:

16: Il fervore 62: La preponderanza del piccolo “Non temporeggiare troppo, mi risponde 1’1 King... saper co­ gliere il momento... si facciano piccole cose”. I King gli suggerisce di procedere anche se a piccoli passi, men­ 239

tre attende un progetto importante, per sentirsi realizzato e con la consapevolezza di usare al meglio il proprio tempo. Sembra anche per noi molto saggio questo consiglio: quando ci si sente poco ispirati o stanchi o sfiduciati, l’importante è non fer­ marsi, ma procedere anche se con piccoli passi, con piccoli risultati ma costanti che ci consentano di maturare e di esprimerci comunque. E difficile non commuoversi, di fronte ad un Genio che si sente messo da pai'te, superato, quando invece ha ancora molto da dire e da realizzare... Per fortuna sua e nostra ricomincerà presto!

4 giugno 1981 Da questa trascrizione illustrata da un disegno molto efficace, anche se schizzato velocemente, comprendiamo che Federico ha fatto tesoro dei suggerimenti ricevuti, infatti riesce letteralmente ad eliminare tre ostacoli, tre difficoltà che possono essere simboleg­ giate da tre gangsters che avevano tentato di ucciderlo, cioè proble­ matiche molto forti, dispersioni di energia pericolose che Federico però trova il coraggio di affrontare e di superare! Ci sembra signi­ ficativo che Federico si sia rappresentato nell’atto di accoltellare uno dei delinquenti, e in bianco, mentre gli altri tre sono tratteggia­ ti di nero. Ciò potrebbe voler dire che fanno parte del suo Archeti­ po Ombra, che necessita, come in tutti noi, di essere riconosciuto, accettato ed integrato. Ma come?, direte voi: Federico non solo non li accetta, ma li uccide. Benissimo, a nostro avviso, dato che in so­ gno, così come nell'arte, uccidere un personaggio non significa far­ lo morire, ma integrarlo, insieme a tutti gli altri personaggi interio­ ri (lo ipotizziamo in un nostro articolo su internet intitolato Dottor Jekyll e Mister Hide,). Infatti Fellini dopo essere stato quasi ucciso per essere rapinato in una stradina deserta, ha il coraggio di entra­ re nel bar ristorante e di affrontare i delinquenti che si stanno rilas­ sando bevendo. Sembra proprio l’atmosfera del famoso romanzo di Stevenson. 11 personaggio principale è l’energia e la maniera di usarla o di dispensarla ad altri. Il bar ristorante infatti può rappre­ sentare un’eccessiva generosità nel donare se stessi agli altri che ne possono approfittare... quindi questo affrontarli ed ucciderli è un grande passo avanti per Federico., 240

14 agosto 1981 “SCUSI, CHE VUOL DIRE SOGNARSI CRAX1? CHE DO­ VREI ESSERE PIÙ ABILE, PIÙ SPREGIUDICATO, FURBO, ATTENTO LOTTATORE? SÌ!!” Federico chiede aiuto ad un saggio che gli conferma che le sue intenzioni sono giuste, cioè che sognare un politico di successo può voler suggerire di essere più determinati, di lottare fortemente per realizzare i propri progetti.

14 agosto 1981 In un momento di sconforto per le motivazioni che abbiamo già descritto, Federico consulta nuovamente 17 King con questi re­ sponsi:

48: Il pozzo Il valore 9 al penultimo posto: (Nel pozzo c’è acqua limpida e fresca, si tratta di portarla su e berla... e farla bere...) 46: L ascendere Sublime riuscita. Nell’immagine del pozzo è possibile rintracciare forse la prima ispirazione de La voce della LunaW A fianco una gigantessa che viene accolta con un inchino, che può simboleggiare la sua acco­ glienza al Femminile.

20 settembre 1981 “Che faccio in America?..” scrive Federico e qui troviamo le prime tracce di IntervistaW Sembra proprio che 17 King avesse da­ to un giusto responso di sublime riuscita, nonché uscita dall’empasse di immobilismo e depressione in cui Federico era caduto. “... Ho parcheggiato la mia auto... ora in un ambiente che ricor­ da le aule scolastiche ascolto un dibattito fra giovani studenti di ci­ nema. Meno male; è finito presto... vorrei partire. Il giovanottello... 241

si presta a farmi da accompagnatore... io voglio disfarmi... vender­ la... una struttura di metallo dorato... che sembra un cancelletto... e che io chiamo arpa... la mia arpa...”, scrive Federico nel quadrante a destra del disegno, nel quale sta cercando di svendere la sua arpa, il suo Archetipo del Femminile, artistico, dato che si tratta di uno strumento musicale. Considerando anche il ruolo di vittima che ha Tarpa in Prova d'orchestra possiamo ipotizzare che Federico in questo momento di tristezza e mal inconia veda il suo Femminile ar­ tistico, la sua vocazione come un peso, e sia disposto pure a sven­ derlo, perché per lui non è solo un peso, ma un vincolo, un cancel­ lo, come lui stesso scrive... Che tristezza, davvero!!!

15 ottobre 1981 “...I film progettati sono sempre fermi... le persone... ripropon­ gono le stesse incertezze... io sono come bloccato senza volontà... parlo dell’America sapendo che non vi andrò... non so che vo­ glio...” e per questo Federico consulta nuovamente T1 King. “Mi hai detto di non attendere nella melma... di porre barriere... ai miei dubbi...” Il responso è: 44: tifarsi incontro “Attento all’ignobile che si maschera piacevolmente apparendo debole e gentile”.

Magnifica questa descrizione di coloro che vengono definiti ‘ignobili’, a confronto con i ‘nobili’, e soprattutto l’avvertimento di far loro attenzione perché sono mascherati, sono aggressori ma­ scherati da deboli, per non farsi riconoscere e per non mettere in al­ lerta i loro bersagli. Significativo l’autoritratto di Federico che ha sul capo un punto interrogativo che simboleggia molto bene tutti suoi dubbi, ma è contornato da un bel tratteggio verde, il colore dell’autostima e del­ la rinascita, come quella del risveglio primaverile. Anche se anco­ ra non se rende ben conto, i germogli della rinascita stanno crescen­ do in lui e lo stanno preparando per altri capolavori. Chissà cosa sarebbe successo se Federico avesse accettato le of­ ferte del cinema americano? Non lo sapremo mai! 242

6 novembre 1981 SONO SCOPPIATE LE ATOMICHE

Un ulteriore consulto del / King ha un esito a suo avviso preci­ so, anche se sconfortante, perché descrive il suo stato attuale con il numero 36: L’ottenebramento della luce.

“... La risposta dell'oracolo anche se deprimente, descrive con brutale efficacia lo stato in cui mi trovo. E vero, non sono chiaro, sono oscuro, confuso, non so più vedere”. La stessa notte ha sognato che era cominciata una guerra atomi­ ca. Vede scoppiare le bombe che erano nascoste nel nostro paese, ma per fortuna lui è al sicuro protetto da finestre con vetri molto spessi. Sembra che il suo inconscio lo voglia rassicurare che nonostan­ te attacchi e difficoltà di vario genere, lui è al sicuro protetto in un rifugio! Un disegno molto esplicito accompagna la trascrizione, nel quale Lui e Leonetta osservano dall’interno di un rifugio le fortis­ sime esplosioni che si irradiano all’esterno con forti tratteggi gial­ li e rossi. La lucidità, la tenacia e la costanza che Federico ha avuto nel cercare di conoscersi sempre meglio e di comprendere quali fosse­ ro le azioni più consone ai suoi talenti è tale da renderlo un esem­ pio anche da questo punto di vista.

9 novembre 1981 Federico è su un piroscafo insieme al mago Rol, a cui pone una domanda sul suo lavoro. 11 Mago fa un gioco “che consiste nel far apparire quattro copie della stessa foto...” che sembra dare risposta positiva sull’esito di un film. L’immagine ripetuta è quella di un ra­ gazzetto, dice Federico, ma disegna nelle carte una figura stilizza­ ta, che potrebbe simboleggiare le sue difficoltà affettive del mo­ mento, le quali però potrebbero risalire alla sua adolescenza, dato 243

che lui stesso parla di un ragazzino. Forse allude alle sue difficoltà ad accettare la magrezza del suo corpo di allora ed anche quelle ali­ mentari, che ne erano la causa. Sappiamo infatti che gli amici lo chiamavano Gandhi e che Federico non andava al mare per non mettersi in costume. Ma quello che ci sembra più significativo è forse il particolare dei due bambini che lo dileggiano... Anzi, sembra una conferma al­ le nostre ipotesi, del fatto cioè che le derisioni dei compagni nel­ l’infanzia e nell'adolescenza avevano lasciato ferite che in questo momento di stallo della sua carriera ritornano a fargli male. Per for­ tuna sta viaggiando su un piroscafo, cioè all’interno del Femmini­ le, e cosa ancor più significativa in compagnia di un Mago, che può rappresentare il suo Mago interiore, l’archetipo che consente di rea­ lizzare senza sforzi tutti i progetti. Infatti i ragazzetti delle quattro carte potrebbero rappresentare anche i suoi quattro Oscar, che lo spronano a ripartire perché ce n’è un altro in serbo per lui e più im­ portante di tutti, quello alla camera, che riceverà molti anni dopo.

23 novembre 1981 “La situazione riferita al mio lavoro è immobile da due anni... vegeto. Non faccio nulla... non sogno nemmeno più... Ti ho chiesto troppe volte forse, che cosa mi succede, come debbo reagire... le tue risposte (quelle che sono riuscito a capire o almeno mi è sem­ brato...) sono state... pertinenti, ma io non ho saputo trarne inse­ gnamento... puoi rispondermi ancora una volta? La domanda è sempre la stessa: Qual è la situazione che sto vivendo? Come mu­ tarla?” 11 responso è: 58: Il lago 45: La raccolta Queste parole di Federico sono struggenti e nello stesso tempo fondamentali per insegnarci quanto sia importante sforzarsi di com­ prendere la propria situazione da un punto di vista più ampio del nostro, della nostra coscienza. Federico, pur sentendosi immobile, 244

è instancabile in questo sforzo. In questo caso il responso sembra suggerirgli di continuare la sua ricerca interiore, simboleggiata dal lago, che può rappresentare il sorgere delle consapevolezze incon­ sce, per poi raccoglierne i frutti, come infatti farà presto! Possiamo dire che fosse fin troppo severo con se stesso, anche se poteva sem­ brare il contrario. Quello che definiva ristagno, in fondo non lo era, si trattava invece di una lenta elaborazione di nuove ispirazioni. Certamente, a nostro avviso avrebbe meritato più mezzi e libertà espressiva in questo periodo della vita, nel quale gli incassi dei suoi film non erano più quelli di un tempo...

20 novembre Federico sogna di sedere “inerte e vuoto in un ambiente” che gli ricorda il Foro Romano, assieme ad alcuni suoi conoscenti. “Mi sembra che davanti a me e alle mie spalle ci siano ruderi di colon­ ne e di mura. Del piumato candido uccelletto il cui volo turbinoso e sbatacchiato sto seguendo sconcertato, non è rimasto quasi più nulla. Come farà a volare? E dove pretende di andare?” Sembra proprio che Federico su quell’uccello abbia proiettato se stesso, e nell’ultima parte di questa trascrizione se lo domanda anche lui. È davvero straziante leggere come si percepisse. Pensa di “turbinare senza direzione e senza scopo...”. Al risveglio si chiede chi sia “quel frammento di uccello senza ali, senza zampe, senza becco, senza testa, corpo, coda, soltanto un foglietto bianco di piume e un occhio... cos’è quella cosa... straziante che continua a volare senza senso?”. Queste parole si commentano da sole, ma le abbiamo tra­ scritte perché ci mostrano molto bene come Federico si sentisse, e soprattutto quanta ingratitudine ci fosse nella società di allora nei confronti di un Maestro come lui. Lasciarlo in disparte in quel mo­ do, era quasi come ucciderlo... Il disegno ci dà ulteriori indicazioni: il Foro romano, la piazza, il mercato, potremmo dire oggi, è rappresentato da due colonne gri­ gie, il Maschile, contornato dal colore viola, che può indicare tra­ sformazioni, mutamenti e da linee curve molto armoniose che rap­ presentano il volo dell’uccello di cui si vedono solo le piume bian­ che e un occhio. Federico pensa che dei suoi tempi migliori non sia 245

rimasto quasi nulla, ma si sbaglia, il turbinio ha uno scopo impor­ tantissimo, unire i suoi due archetipi fondamentali: Maschile (la co­ lonna) e il Femminile (le linee morbide). Lui si è ritratto seduto in grigio in basso a sinistra, mentre due persone stanno guardando lo strano uccello contornato dalle linee sinuose e morbide, quasi a sembrare un delfino. Il delfino è un sim­ bolo molto positivo, indica che la situazione è stata affrontata e ri­ solta nel migliore dei modi. Infatti nel quadrante a destra c’è un uc­ cello più grande ed in posizione centrale, cioè padrone di se stesso e del suo ambiente, in armonia con i suoi talenti e con le sue carat­ teristiche.

26 novembre “Esperienza Vibrazione. Tutto in rosso. Non riuscivo ad uscire da queste infinite vaste camere rosse”. 11 disegno lo rende molto bene, e ci fa pensare che l’energia che temeva di non avere più sia finalmente arrivata ed in grandissima quantità. 11 rosso è un colore energizzante per eccellenza, usato in cromoterapia proprio per aiutare a risolvere gli stati emotivi depres­ sivi.

10 dicembre 1981 Federico interroga nuovamente 17 King'. “Com’è la mia situa­ zione generale?” 8: La solidarietà 23: Lo sgretolamento

Il primo responso gli conferma che sta faticando a cominciare nuovi progetti, il secondo gli suggerisce di non agire... “E che altro faccio da un’infinità di tempo?” scrive Federico!

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7 dicembre 1981 Esperienza della vibrazione

AH FINALMENTE DI NUOVO IL CIELO!

“Qualche notte fa sono stato investito dalla potente corrente vi­ bratoria... mi sono sentito trasportare molto in alto... ma libero, tuf­ fato nell'aria notturna e luminosa. E stato bellissimo. Stimolante”. Questa esperienza della vibrazione, come la definisce Fellini stesso, è per lui molto piacevole e positiva, sembra possa farlo usci­ re dal tunnel di scoraggiamento nel quale è rimasto come intrappo­ lato... troppo a lungo oramai! C’è anche un disegno molto esplicito in cui si ritrae tutto colo­ rato di marrone, a letto, mentre una corrente energetica lo solleva e lo porta in alto attraverso un vero e proprio squarcio nel blu del cielo, verso una zona gialla, forse un fulmine, un allargamento di coscienza, un’intuizione, che lo può aiutare a superare la tristezza che può essere simboleggiata dal marrone, con la calma e spiritua­ lità del blu e l’energia del giallo. Finalmente il cielo: nel senso di un ritrovato archetipo del Maschile che può essere rappresentato dal Cielo, in contatto con la Terra, che può rappresentare il Fem­ minile. In sintesi sembra che Federico abbia riconquistato il suo arche­ tipo del Maschile che gli consentirà di realizzare ancora nuovi e im­ portantissimi progetti, e soprattutto di recuperare un po’ di serenità e di soddisfazione personale.

17 dicembre 1981 Federico sta mangiando, quando si accorge che a terra si trova un grosso pesce che sembra solo un sacco della spazzatura ma “è anche un pesce che è stato svuotato di tutto e ora è solo un recipien­ te per l’immondizia e sta per morire. Lo sa?... Forse è già morto e non lo sa...” Federico è molto turbato da questo sogno, forse perché in qual­ che modo si identifica un po’ con il pesce, che non sa neppure se è vivo o morto, e non si accorge di essere diventato un sacco del­ 247

la spazzatura, un contenitore di emozioni negative e tossiche di va­ rio genere a causa della sua oramai costante insoddisfazione. Ma forse la soluzione consiste nell’affrontare il problema simbolica­ mente: mangiarlo, accettarlo ed assimilarlo come si fa con il cibo. Infatti nel disegno lui si ritrae di spalle come al solito, colorato di grigio e marrone, di fronte ad una tavola gialla imbandita con piat­ ti di pesce, attorniata da un ambiente tutto colorato di giallo. Il pe­ sce può rappresentare esperienze di castrazione, dato che può es­ ser pescato da pescatori o essere preda di pesci più grandi, ma an­ che simbolo di risorse profonde. In questo caso sembra che il so­ gno voglia dire a Fellini di affrontare le sue angosce, di procedere nel suo cammino evolutivo, come sembrano suggerirgli le gambe del tavolo con le loro ombre che sembrano piedi, molto simili ai suoi. Il colore giallo forse vuole stimolarlo a scrollarsi di dosso ogni amarezza, per non diventare una sorta di contenitore di “spaz­ zatura”, di tossine di vario genere che vanno elaborate e poi lascia­ te andare.

20 dicembre 1981 “GLI OCCHIALI... SONO ROTTI... SUDICI... NON VEDO NÉ LONTANO NÉ VICINO” Scrive Federico sotto ad un disegno molto efficace nel rappre­ sentare le sue emozioni. Infatti ci sono due tipi di occhiali, quelli da miope incrinati e quelli da presbite rotti, a simboleggiare forse che sta faticando ad osservare bene i fenomeni e gli avvenimenti vicini a lui, e non riesce per niente a vedere quelli lontani. Sempre nel di­ segno spicca il suo volto attonito, stupito e scuro di rabbia nello stesso tempo, mentre emana energia scura e dolorosa. Va detto che gli occhiali possono simboleggiare i filtri, le lenti con le quali ve­ diamo e nello stesso tempo un po’ creiamo anche il nostro mondo; averli incrinati e rotti può voler dire che stiamo facendo un grandis­ simo cambiamento dei nostri punti di vista, oppure che stiamo vi­ vendo un momento di confusione nel quale fatichiamo a percepire la nostra realtà.

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21 dicembre 1981 “In America? Con quel barchino?... La ragazza... proprietaria del motoscafo-cabinato... fa capire che se uno vuole andarci forse è possibile... ignara e nello stesso tempo fiduciosa... tutto dipende da ciò che si vuol fare... Un terzo personaggio, un signore della mia età... sembrava condividere i miei dubbi e nello stesso tempo ascol­ tava... la ragazza...” Federico ci racconta con molta dovizia di particolari questo so­ gno, molto importante a nostro avviso e che illustra la parte inferio­ re della pagina, con una barchetta che sta partendo dal vertice in basso a sinistra per affrontare le onde del mare. Nel cabinato sono in tre: Federico, che può rappresentare la sua parte cosciente e altri due personaggi, un signore della sua età che potrebbe simboleggia­ re il suo archetipo del Maschile e una giovane, la proprietaria del motoscafo, che può essere il suo archetipo del Femminile, più gio­ vane forse perché lo ha costruito con fatica e dopo molti anni ri­ spetto al suo Maschile. La giovane è la proprietaria del cabinato, un altro Femminile, a conferma delle ipotesi precedenti, e femminile è anche la maniera in cui incoraggia la decisione di affrontare il viag­ gio verso l’America, che a sua volta può rappresentare il Nuovo Mondo, un nuovo modo di vivere più spirituale e collaborativo. In sintesi l'affermazione più significativa di questo sogno è che anche con “quel barchino” sia possibile affrontare un viaggio im­ portante, verso un nuovo modo di vivere. Forse l’inconscio gli sta­ va anche suggerendo di andarci davvero in America, dove avrebbe avuto sicuramente più mezzi per realizzare i suoi sogni ed anche più considerazione.

23 dicembre 1981 “Ospite di Agnelli insieme con altre persone... tutti... in un im­ menso lettone... N... fa la civetta con l’avvocato... è già l’alba e... si dirige verso il parco... delusa... Agnelli... dice da vitellone: ostia che culo!... però... mi appare invecchiato...” Con questo sogno Federico passa in rassegna i suoi film più fa­ mosi come La dolce vita per la parte iniziale e l vitelloni, che cita 249

lui stesso. Anche il disegno che lo rappresenta è molto bello e si­ gnificativo. Federico con un pigiama viola è a letto con Agnelli, che invece indossa un pigiama a righe: è come prigioniero di un ruolo da vitellone, come scrive Fellini stesso, forse quello del Don Gio­ vanni e forse può rappresentare un personaggio interiore di Federi­ co stesso, quello del seduttore che non rinuncia ad esserlo nono­ stante non abbia più l’età di uno studente... ed abbia bisogno di so­ nori e forti massaggi ogni mattina per “poter riacquistare un aspet­ to normale e un po’ di lucidità... Certo però che i massaggi sono davvero molto pesanti...” N. potrebbe essere Nonna Giacchero, sua fedelissima segreta­ ria, comparsa in altri sogni: forse lui temeva che si allontanasse. A conferma di queste ipotesi nel disegno la coperta che avvolge Fe­ derico sembra un pugno chiuso di una mano, come a voler dire che è stretto in quel ruolo, forse a causa di rabbie del passato o ance­ strali, del suo albero genealogico. N. invece è immersa nel verde del bosco, nuda, quasi una novella Èva... Nel quadrante sottostante un disegno molto criptico. Federico ritratto a destra ascolta attonito una gigantessa con un abito macu­ lato seduta a fianco di un pianista piccino che suona con il volto completamente rivolto a lui, in una posizione innaturale rispetto al corpo e un’espressione fortemente caricaturale e beffarda. “DEVI FAAAAR L’OPERAAAAA NUDOOOOOOOO...” gli urla la gi­ gantessa, mentre lui è veramente nudo e con gli occhi sbarrati dal­ lo stupore. Sappiamo infatti che non gli piaceva affatto l'Opera, e per di più con quella strana richiesta, come se fosse appena uscito da una doccia o alzato dal letto al mattino. A sinistra davanti a lui c’è un sipario, forse un riferimento anche al fratello Riccardo che aveva la voce da tenore, e alle rivalità infantili per l’amor materno!

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1982

3 gennaio 1982 “Zavoli ed io seduti ad un tavolino l’uno di fronte all’altro in si­ lenzio... il vuoto, il deserto, il nulla”, scrive Federico in basso a de­ stra rispetto ad un disegno che rappresenta i due grandi amici sedu­ ti ad un tavolino giallo come l’aura che li circonda, mentre loro so­ no in grigio come le parole scritte a spirale centrifuga: VUOTO, DESERTO, VUOTO, DESERTO, VUOTO... Zavoli, giornalista di fama internazionale, sta fumando una si­ garetta e sembra indossare una maschera sul volto; Federico di pro­ filo pare guardarlo molto serio, sapendo che gli fa da specchio e che forse è anche una parte di lui. In questo caso cosa potrebbe rappre­ sentare Zavoli, un altro romagnolo famoso, ma che sarà molto più longevo? Forse l’inconscio gli sta nuovamente suggerendo pruden­ za, pazienza e calma, qualità che l’amico possiede più di lui. La spi­ rale di parole grigie e tratteggi gialli è molto evocativa, ci dice for­ se che il deserto e il vuoto si stanno trasformando in energia, sim­ boleggiata dal giallo e che se anche sul tavolo non c’è nulla, la lu­ ce gialla lo sta illuminando, così come farà con la sua vita!

2 febbraio 1982 “Depresso...rinunciatario, ti chiedo ...cosa mi sta succedendo?” 47: Esaurimento “Coraggio. Solo resistendo alla depressione... puoi vincere un destino avverso... se mantieni la fiducia in te stesso a livello molto profondo, sarai più forte...” 251

“FIDUCIA IN TE STESSO”, scrive e sottolinea in verde, come la linea curva che lo protegge, lo separa dal passato forse, dato che si è ritratto con lo sguardo rivolto a sinistra, che può alludere al pas­ sato. Questo responso del 1 King conferma il senso del sogno prece­ dente, Federico ha bisogno di nutrirsi con la fiducia in sé e nei suoi grandissimi talenti. Il suo autoritratto è ripiegato su se stesso, ma l’espressione dei suoi occhi è più vigile, forte, e il suo cappello è tratteggiato con linee che formano tanti rombi, figure geometriche che possono alludere ad un cambiamento, essendo quadrati in rota­ zione. Per di più il cappello ha la forma di un trapezio che invece allude ai blocchi, alle castrazioni, quindi già da questi particolari possiamo ipotizzare che lo stallo stia per finire.

25 febbraio 1982 Infatti... “Oggi in taxi mi è sembrato di dare finalmente un sen­ so al vecchio sogno del dirigibile che... urtando contro un vecchio muro delle colonie marine del litorale di Rimini si disintegrava... ho pensato che quel sogno voleva annunciarmi l’inevitabile fine di un vecchio modo di volare, cioè il suggestivo... velivolo (strumen­ to, modo, stile) con quale si viaggiava nei cieli (fantasia, mentale mondo delle idee) ... non si può più usare, ha fatto il suo tempo. Vecchio il dirigibile, vecchie le mura... litorale dell’infanzia... io stesso nel sogno ero un ragazzetto... bisogna cambiare paesaggio e modo... mezzo di viaggiare nelle proprie fantasie”, cioè di esprime­ re la propria creatività e fantasia attraversi i suoi film, potremmo aggiungere noi. Abbiamo trascritto quasi per intero le frasi di Federico perché sono splendide e confermano le nostre ipotesi ed il nostro modo di commentare i suoi sogni! Il sogno di cui parla è quello del 30 di­ cembre 1980. “Questa notte (coincidenza che fa riflettere) avevo sognato un enorme piroscafo nero... buio che solcava il mare... un avvenimen­ to per il nostro paese... aria di festa a bordo... orpelli... pesanti e fo­ schi... nel sogno... Mariona entrava nella mia camera... giornali... 252

che annunciavano la mia morte...” così continua Federico in manie­ ra particolarmente esplicita e subito ci sembra di cogliere il nucleo dell'ispirazione che lo porterà a realizzare E la nave va. La coinci­ denza di cui parla illustra molto bene il concetto di sincronicità, spiegato da Jung. “...scomparso il re del Cinema”; “sicuramente debellato Felli­ ni...”: le didascalie dei giornali sono molto esplicite e riflettono le sue paure, le sue angosce, ma anche i suoi conflitti e le rivalità di forti antagonisti, che avrebbero desiderato fermarlo, almeno a livel­ lo artistico...

“La potente buia nave appena varata (ma il varo era... segreto) sfilerà al largo fra le 12 e le 13. Può... viaggiare sott’acqua come un gigantesco sommergibile”, scrive Federico e da solo interpreta il suo sogno in maniera magistrale, secondo noi. “E così buia perché è ancora sconosciuta, appartiene all’incon­ scio. Mi si rivelerà come il nuovo poderoso mezzo per viaggiare, sostituendo... il vecchio dirigibile distrutto tempo fa”. A questo punto Federico comprende a pieno anche il senso delle didascalie dei giornali e cioè che un vecchio modo di vivere sta lasciando il posto ad uno più nuovo, efficiente ed adatto al suo presente. Ci ven­ gono in mente le parole dell’amico Simenon che gli scriveva nel lo­ ro carteggio che lui sapeva sempre rinnovarsi a differenza di lui stesso che invece aveva scritto moltissimo e benissimo ma sempre con personaggi o temi simili, mentre Fellini si rinnovava comple­ tamente ad ogni film.

25 febbraio 1982 “La nuova nave buia grandissima (varata di nascosto...) gigan­ teggia sul mare solcandolo impetuosa e potente. Può anche immer­ gersi... in profondità come un immenso sottomarino”, scrive Fede­ rico sotto un disegno che ingrandisce il particolare della pagina pre­ cedente per enfatizzare questi sogni di fondamentale importanza per la sua evoluzione spirituale ed umana. La nave rappresentata graficamente è veramente imponente e, mentre solca le onde di un mare verde che potrebbe essere l’Adria­ 253

tico, da sempre definito verde, fronteggia lo spettatore con grande forza. E sicuramente anche una rappresentazione del suo nuovo Femminile, ricostruito in sordina, varato di nascosto, per non inso­ spettire gli antagonisti, ma ora, dopo tanto penare, è pronto per viaggiare anche in profondità, cioè per scoprire nuovi spazi spiri­ tuali inesplorati. Nel quadrante sottostante Federico si è ritratto mentre si sta li­ brando in volo verso destra, verso il futuro, verso la vita, nel nuo.... v . . vo cielo di cui ci ha parlato nel sogno precedente. E vestito di ver­ de, il colore della rinascita della natura dopo il sonno invernale: an­ che lui sta rinascendo, rinnovato, pronto per nuovi progetti e nuo­ ve avventure mentre il sole sta tramontando sul mare. Un nuovo giorno sta per nascere. Complimenti Federico, ce l’hai fatta anche questa volta, e come!

19 aprile 1982 “Tra due cadaveri. So che devo mettere dei semi di basilico tra le dita dei due morti... per poter tentare la resurrezione”, scrive Fe­ derico per spiegare meglio il senso del suo disegno, nel quale ci so­ no due morti di sesso maschile adulti, nella loro bara, ma aperta. Una pianta di basilico è al centro, vicina alla sua mano ed il suo volto è costernato mentre si pone molte domande, simboleggiate da un grande punto interrogativo. Gli antichi egizi ed i greci ritenevano la pianta di basilico di buon auspicio per il viaggio per l’aldilà e lo usavano per imbalsa­ mare le salme. Nel citato Dizionario dei Simboli a pag. 135 del pri­ mo volume si dice: “si ritiene che le foglie di questa pianta abbia­ no poteri magici... in Congo centrale vengono adoperate per... tener lontani gli spiriti maligni”. Alla luce di queste spiegazioni com­ prendiamo un po’ meglio il collegamento con i morti, ma Federico in sogno usa questa pianta per provare a resuscitarli... Questi mor­ ti forse simboleggiano un ultimo' tentativo di resistere ai cambia­ menti radicali che ha descritto negli ultimi sogni, infatti i morti pos­ sono rappresentare parti di noi che è necessario lasciar andare o in­ tegrare nel resto della personalità.

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20 aprile 1982 “Che pena quegli elefanti ammucchiati... per comporre un... atroce movimento coreografico!”., scrive Fellini a destra di una rap­ presentazione grafica molto efficace e suggestiva. “... Schiacciati nell'arco della volta... inondandosi di escrementi... orrenda fatico­ sissima immobilità... in basso un piccolo elefante... mi strazia... il padrone, domatore ed aguzzino se ne va... lasciandomi solo in tan­ to atroce squallore”. Nel disegno gli elefanti sembrano un quadro di Picasso, tutti ammassati con le zanne luccicanti. Federico è ri­ tratto di spalle mentre osserva il triste spettacolo e il domatore alla sua sinistra si allontana a capo chino e con la frusta in mano. Forse gli elefanti possono rappresentare il gruppo familiare del­ la sua infanzia e il piccolo che gli fa particolarmente pena potreb­ be essere lui stesso bambino, il suo bambino interiore del quale ora si vuol prendere cura, per consolarlo delle ferite subite, perché so­ lo accogliendo le istanze e le necessità del proprio bambino interio­ re si può evolvere, solo dopo aver avuto il coraggio di osservale e di accettarle. Il numero è atroce ed immobile, quindi doppiamente assurdo. Il domatore può rappresentare la Zona d’ombra, in questo caso un personaggio interiore sadico che vuole dominare tutti; ma questo se sta andando, la personalità sta evolvendo verso ruoli più maturi, più comprensivi. Il particolare più significativo è l’arco romanico che contiene tutti, ma nella sottomissione, a differenza del gotico che allude al­ la libertà e alla gioia di vivere (vedi: John Ruskin, Le pietre di Ve­ nezia).

8 maggio 1982 Un disegno molto espressivo che occupa un’intera pagina, nel quale un coccodrillo, tratteggiato e dipinto con particolare maestria, sembra immergersi sott’acqua, mentre sta trascinando con sé un uo­ mo tutto colorato di grigio bluastro, con un occhio già chiuso e la bocca che esprime una smorfia molto dolorosa. Le fauci del cocco­ drillo lo tengono ben stretto all’altezza dei fianchi. Potrebbe essere Federico, ma il volto, che di solito viene rappresentato in modo 255

molto preciso, non è ben riconoscibile. Quello che colpisce è il fon­ dale nerissimo, con una zona al centro del foglio in forte contrasto con l'azzurro delle acque ed il verde del rettile e delle piante acqua­ tiche. Certamente un sogno molto angosciante che sembra suggeri­ re a Federico di fare attenzione o a qualche situazione che sta vi­ vendo, nella quale rischia di essere vittima, o alla sua personale Zo­ na d’ombra che, se non gestita e accettata, può essere distruttiva.

“Mi scusi, non è la metropolitana questa? E perché laggiù vedo l’EUR? È una diversa linea?... Ma è la metropolitana, anche se questo tratto corre sopra come quello di un normale tramwai”. Questo è il dialogo fra Federico e un bigliettaio della metro, che ha dietro le spalle un finestrino dal quale si vede FEUR. Federico è disorientato, non comprende come mai per arrivare a Piazzale Fla­ minio debba vedere l’EUR. 11 bigliettaio gli conferma che si tratta della metropolitana, anche se leggera, perché corre in superficie. Forse Federico è confuso, non sa che direzione prendere per lavora­ re interiormente su se stesso, per andare in profondità nella sua per­ sonalità, ma il controllore, che può rappresentare il suo lo osserva­ tore lo conforta, gli assicura che sta andando nella direzione giusta.

Sogno senza data ... E anche particolarmente criptico. Mentre Normicchia (Nor­ ma Giacchero) “sta facendo lezione con alle spalle l’immagine gra­ fica di un gatto su di un calendario” con una cravatta al collo per rendere la sua immagine più autoritaria, un direttore d’orchestra non è visibile a tutti. Federico stesso non sempre riesce a vederlo, mentre vede sempre Norma e il professor Zerboni che insegue a gattoni una donna nuda. 11 sogno termina con S.P. seduta malinconica sul divano, accan­ to a due ragazze che con le sembianze di Donatella (personaggio de La città delle donne) danzavano allacciate. 11 sogno è arricchito da tanti disegni, compreso l’autoritratto di Federico che, con gli occhi stupiti, si chiede: “Dov’è andato il Direttore?”. Abbiamo già detto più volte nel capitolo del nostro Fellini metafisico dedicato a Pro256

va d’orchestra, che la figura del Direttore può rappresentare l’io osservatore, ed anche in questo sogno, aggiungiamo. A nostro av­ viso si può formulare un’ipotesi: cioè che tutto il sogno tenda a rap­ presentare simbolicamente i rapporti tra il Maschile ed il Femmini­ le, infatti il professore insegue una donna nuda che scappa, quasi come nel mito di Apollo e Dafne; Nonna fa lezione con un abecedario in mano, nel quale, oltre all’ABC, si parla di Parigi, la città dell'amore per eccellenza, e nella pagina di sinistra c’è una bambi­ na felice in una giornata di sole con un ombrello per proteggersi e alla sinistra c’è una giraffa, che può rappresentare una figura ma­ terna particolarmente protettiva, perché con il suo lungo collo può osservare dall’alto tutto quello che succede e proteggere la bambi­ na. Federico riferisce di non vedere sempre dove di trova il Diret­ tore, cioè la sua parte vigile, osservatrice. Questo con la bacchetta indica lo spartito, ma sotto lo spartito c’è il disegno dell’uomo a gattoni che insegue la donna nuda, quindi quello che Federico non riesce a cogliere bene di se stesso è il rapporto con il Femminile, ipotesi confermata dall’espressione di S.P. seduta sconsolata sul di­ vano con accanto le due Donatella de La città delle donne, disegna­ te di profilo con gli occhi allungati come due figure egizie. Le due chiome delle donne, unite, formano una M maiuscola che potrebbe alludere alla figura materna, alla madre, e quindi anche alla giraffa dell’abecedario di Norma. Particolarmente significativa ci sembra l’immagine del calendario, un gatto che può rappresentare un ag­ gressore, ma anche il rapporto con la figura materna. In sintesi, questo sogno molto complesso sembra suggerire a Fe­ derico quanto lui stesso non abbia una percezione chiara del suo rapporto con la madre. Ecco perché si parla di abecedario, cioè di età infantile. Sembra che il sogno voglia dire che l’origine delle sue difficoltà relazionali col Femminile sia proprio qui, nel rapporto edipico.

Maggio 1982 Un sogno la cui atmosfera ricorda quello del 2 aprile 1961 (ana­ lizzato nel nostro Fellini e il sognò). Davanti alla porta della casa di via Lutezia dove Federico e Giulietta si sono conosciuti ed han­ 257

no abitato per tanti anni, Federico disegna alle sue spalle A., più grande ed alta che nella realtà, ma avvolta nell’ombra, mentre “si aggira salendo lenta e pesante... Cosa cerca?”. Molto probabilmen­ te cerca chiarimento e conferma del loro rapporto, ma lui, come ve­ dremo, dimostrerà che in fondo ha sempre mantenuto fede al suo matrimonio. Nel frattempo la porta di casa si apre e compare un poliziotto che lo minaccia con la pistola “mentre tenta di decifrare qualcosa scritto sul contatore” che lui definisce “MONTATUTTO”. Questo contatore può simboleggiare la consapevolezza del suo livello evo­ lutivo, del suo modo di utilizzare le energie e i talenti. In definiti­ va, una maniera che il suo inconscio usa per dirgli che rischia di sprecare energia in queste diatribe. 11 poliziotto lo insegue dicendo che lo deve arrestare, ma il so­ gno s’interrompe, mentre lui ha ancora le mani libere e sta cercan­ do di comporre il numero di Giulietta. “LASCIATEMI ALMENO AVVERTIRE MIA MOGLIE”. “ARRESTO SUBITO”, è scritto in caratteri cubitali proprio sot­ to, vicino a delle manette aperte. Il disegno è tutto tratteggiato in chiaroscuro. A sinistra c’è la vo­ luminosa figura di A. che sale e scende, cioè evolve ma poi torna anche indietro nella sua crescita personale. 11 poliziotto può rappre­ sentare il Super Io che vuole impedirgli questa relazione con A. Fe­ derico se ne rende conto e subito il suo pensiero va a Giulietta, che nonostante tutto è sempre rimasta la donna più importante della sua vita. L’ipotesi è confermata dal fatto che il poliziotto si trova all’in­ terno della casa di via Lutezia, non solo simbolo del loro amore, ma anche della promessa di matrimonio, dato che in quella casa si so­ no sposati. A. gira le spalle a Federico, ma lui, nel quadrante in basso a de­ stra, con il volto rivolto agli spettatori, chiede di poter avvertire Giulietta.

25 agosto 1982 Un gradevole disegno, finalmente colorato, che descrive la rela­ zione fra Federico, sua madre ed una vivace L. Le due donne si so­ 258

no riconciliate dopo molto tempo. Federico mostra di essere soddi­ sfatto da questa pacificazione e si mostra col volto rivolto allo spet­ tatore, la figura intera colorata di blu e azzurro, come raramente ha fatto in tutti questi sogni. La madre è a sinistra: seppure anziana, molto elegante e raffinata, mentre L. ha un bel vestito violaceo ed i capelli blu. Con molta disinvoltura prende a calci Federico, che però lo accetta di buon grado. Anche l'aura dei personaggi è colo­ rata: quella di Federico in giallo, quella della ragazza in verde. In sintesi, il disegno può rappresentare una riappacificazione an­ che all’interno dell’archetipo del Femminile di Fellini, alla luce dei conflitti descritti nei sogni immediatamente precedenti: cioè, per non suscitare la disapprovazione materna, lui accetta di essere mal­ trattato dalle donne, anche se bonariamente. A conferma di que­ st’ipotesi ci sono le figure disegnate sotto, che sono in evidente conflitto fra loro, come due rivali in amore.

25 settembre 1982 Un sogno particolarmente importante dal punto di vista simbo­ lico, che a nostro avviso entrerà a pieno titolo in uno degli ultimi capolavori, Intervista, del 1987. “Debbo inquadrare con due macchine il Teatro 5... Con la se­ conda ho molte difficoltà... Ha il meccanismo della panoramica rot­ to e infine il posto dove sono situato è ingombro e fradicio d’acqua. Perdo anche le scarpe”, scrive Federico sotto un disegno in bianco e nero ma molto esplicito. 11 Teatro 5 campeggia alto come una ca­ sa, anzi, la casa di Federico, il quale non solo è fuori, ma anche più in basso e quindi è come se non riuscisse a raggiungerla. È sdraia­ to vicino ad un albero praticamente senza chioma, solo il tronco e qualche ramo abbozzato, e questo può rappresentare appunto la dif­ ficoltà a ideare e realizzare progetti. Federico è sdraiato in una po­ sizione dove c’è molta acqua che gli fa perdere le scarpe, cioè il Femminile; ci sono inoltre tanti oggetti che sono un disturbo per l’utilizzo di una delle macchine da presa. La difficoltà principale è causata dalla seconda macchina che ha il meccanismo della pano­ ramica rotto, cioè fatica a riprendere un angolo ampio d’immagine. In sintesi, Federico fatica sia ad immaginare che a realizzare i 259

suoi progetti, quindi ad entrare materialmente nel Teatro 5 perché ci sono alcuni oggetti di troppo, cioè alcune situazioni non chiarite che lo appesantiscono e una difficoltà ad avere una visione d’insie­ me. Il sogno è molto chiaro, è come se gli dicesse: se vuoi entrare nel tuo teatro, devi fare ordine dentro di te e armonia tra i tuoi per­ sonaggi interiori, rappresentati dalle due macchine, forse la razio­ nalità e la fantasia o, in sintesi, il Maschile e il Femminile.

2 ottobre 1982 Un sogno particolarmente affascinante e significativo. Federico è aggrappato ad un cornicione e appoggiato su due colonne di di­ versa altezza: quella di destra è un po’ più alta, e vi poggia con il ginocchio, sull’altra con il piede. Il cornicione è in corrispondenza di un’apertura a forma di trapezio, forse per un cavedio, e abbiamo più volte scritto che questa forma geometrica può simboleggiare un blocco, una castrazione, perché rappresenta un triangolo a cui è strato tagliato un vertice, in altezza. Quindi Federico sembra stia af­ frontando uno stallo, cercando di rialzarsi, facendo leva sul suo ar­ chetipo del Maschile, rappresentalo dalle colonne, che sono taglia­ te, ma ci sono, cioè vuole proseguire con la sua carriera e con la sua crescita in senso lato. “Dovevo raggiungere Parise e De Carlo... però nel sogno non apparivano tali, ma diversi...” scrive Federico e possiamo tranquil­ lamente ipotizzare che il suo inconscio sia molto chiaro in questo caso, dato che gli suggerisce apertamente che gli amici non rappre­ sentino se stessi, ma altro, e cioè suoi personaggi interiori, che so­ no stati utilizzati dal linguaggio del sogno per dargli dei messaggi. Innanzitutto li vuole raggiungere, cioè il sogno gli dice che deve fa­ re uno sforzo, che è rimasto inattivo troppo a lungo ed ora, se vuo­ le recuperare tempo, deve affrettarsi ad agire. Goffredo Parise, scrit­ tore e sceneggiatore, aveva collaborato alla sceneggiatura de Le Tentazioni del dottor Antonio, mentre Andrea De Carlo, scrittore, sarà suo assistente in E la nave va. Sembra un consiglio di unire il passato con il presente in maniera armoniosa, come infatti farà... Ma tornando al sogno, Federico sta cercando di colmare un di­ slivello, di riparare una ferita, di rialzarsi e ripartire, ma la MAC­ 260

CHINA si è rovesciata, perché guidava “nel buio più totale” men­ tre cercava di raggiungere un taxi, e ora “...alla luce dei fari... ve­ do sottosopra un paesaggio di rovine; colonne, architravi, frontoni di templi spezzati... su di un terreno che sale rapidamente”. Di nuo­ vo sembra molto chiaro il messaggio che la psiche sta cercando di inviargli, dopo un periodo in cui il suo Maschile, simboleggiato forse dall’auto, si era rovesciato. Federico non riusciva neppure a trovare un taxi, cioè, simbolicamente, qualcuno che lo potesse aiu­ tare a continuare il suo viaggio d’autore. Ora finalmente si sono riaccesi i fanali, cioè ha ricominciato ad avere intuizioni e a vede­ re come uscire da questo doloroso e lungo stallo, rappresentato dal­ le rovine, che possono anche simboleggiare il passato, un periodo della propria vita che non solo è finito e non è più adatto al presen­ te, ma può essere un trampolino per una veloce salita, una crescita rapida dei suoi progetti; di se stesso, in definitiva. Forse per questo scorge dei giovani mentre “...mi trovo... sospeso... in un equilibrio faticoso e continuamente minacciato. Si apre una porta e nel riqua­ dro di luce appaiono dei giovani che... prendono amichevolmente a parlarmi”. “SIAMO GIOVANI... SAPPIAMO CHI È LEI. STUDIAMO PSICANALISI GRUPPO FREUD”. “Parlerei volentieri... ma vorrei scendere... gliel’ho fatta!... il mio tassì”, risponde Federico. Questo dialogo conferma la nostra ipotesi, che Federico stia per uscire da un difficile periodo e che lo stia aspettando un altro di for­ te ascesa, crescita, con la collaborazione di persone giovani... che lo riconoscono per quello che è, un grande Maestro del Cinema ed esperto di psicanalisi. Significativo anche che i giovani siano di orientamento freudiano, mentre lui era da sempre junghiano; forse è un semplice invito alla flessibilità mentale e alla collaborazione anche con persone che hanno diverse idee ed orientamenti. Infine ci sembra importante sottolineare che la scritta sotto il di­ segno sia in obliquo verso l’alto a destra, in crescita anche lei. Veramente un capolavoro, sia il sogno che la trascrizione e la rappresentazione grafica.

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Sogni del 4, 5, 6 ottobre 1982 “FEDERICO. CHE SUCCEDE?” Scrive Fellini in verticale a lato del suo ritratto con gli occhi molto perplessi e dubbiosi, a significare forse che ancora non si rende ben conto di cosa stia per succedere nella sua vita.

“Sospeso ad un decimo piano e trattenuto da una parete di ce­ mento... c’è... mia madre, o Giulietta, con la quale converso. E ca­ sa mia... alle spalle c’è la porta finestra della cucina”, scrive Fede­ rico e comincia a sognare nel senso letterale del termine una nuova vita, a cominciare dalla ‘fase orale’, simboleggiata in questo dise­ gno dalla cucina, regno per antonomasia del cibo e dell’alimenta­ zione, aspetti strettamente legati alla fase libidica in questione. Fa­ tica un po’ ad entrare, cioè ad iniziare il nuovo percorso, ma poi procede verso il nuovo. “Quella stessa notte mi aggiro alla ricerca di una toilette per fa­ re pipì... carcere o manicomio. Una pazza... mi schiaffeggia...”. In questo altro sogno sembra esserci il seguito, cioè un riferimento alla ‘fase anale’ dello sviluppo libidico, dato il bisogno di “fare pi­ pì”, ovviamente legato al controllo degli sfinteri che sono l’aspet­ to principale di questa seconda fase, dopo quella ‘orale’ legata al­ l’alimentazione, dapprima di solo latte e poi, con lo svezzamento, anche solida (vedi Freud: Tre saggi sulla teoria sessuale). Federi­ co sta cercando una toilette in “un labirinto di corridoi sempre più stretti di un carcere o di un manicomio” cioè si sente prigioniero, costretto. Fatica a procedere nel suo viaggio, e lo schiaffo lieve con un asciugamano della pazza può significare però che gli osta­ coli sono leggeri, lievi. Inoltre forse si tratta anche di una remini­ scenza del film dedicato al manicomio femminile che non realiz­ zò mai. In sintesi l’inconscio sembra dirgli di non lasciarsi fermare nuo­ vamente e di procedere, anche se incontrerà degli ostacoli.

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Dicembre 1983 Ed ecco la ‘fase fallica’, non poteva mancare: “...uno zampillo lo faccio arrivare anche sul membro che è piccolissimo come un vermetto”, scrive Federico a proposito di un vetturino macrocefalo, come lo definisce lui, che conduce una carrozza che ha tanto cerca­ to. Infatti in un incrocio, di notte, non trovava né tassì né mezzi per ritornare a casa ed “un sudicio, sudato vagabondo... VENGA CON ME, POSSO TROVARLE UNA CARROZZA” si è offerto di aiu­ tarlo. In tutto questo groviglio ci sono alcuni particolari che sem­ brano molto interessanti. Innanzitutto nell’incrocio fra via Flaminia e Valle Giulia sono inserite nel disegno le ultime parole scritte, vi­ cino alla lettera F iniziale di Flaminia ma anche di Federico Felli­ ni, ed in questo caso l’ultima parola scritta è “mezzi pubblici”. For­ se vuol dire che Federico avrebbe desiderato ed anche meritato, ag­ giungiamo noi, aiuti pubblici, cioè mezzi per i suoi film... cosa che invece non sempre otteneva. Inoltre il vagabondo, anche se sudicio può rappresentare un viandante e quindi anche un personaggio in­ teriore di Federico, che allude alla capacità di percorrere la propria strada e la propria vocazione. Infatti lo accompagna dal vetturino di una carrozza, che lui stesso dileggia per le ridotte dimensioni del suo pene, e con un forte getto d’acqua cerca di purificarlo, di pulir­ ne la storia, l’essenza. Sembra un simbolo paterno per il conflitto sessuale che sottende il tutto: una tipica rivalità edipica, ma non so­ lo; la vettura ha due cavalli, come due erano i fratelli Fellini. Uno è sdraiato a terra, “stremato ridotto solo pelle e zoccoli si riposa”; sembra come stirato da mezzi pesanti ma anche un ponte, mentre l’altro, “il bastardo, cieco e vivacissimo”, potrebbe simboleggiare le risorse potenziali di Federico. “Ma non è completamente cieco. Ci vede, solo che bisogna aprirgli le palpebre...” In sintesi Federico sta ripercorrendo il suo sviluppo libidico con questi sogni, ed ora è arrivato alla ‘fase fallica’ con le conseguenti rivalità edipiche, specie sulla potenza sessuale del proprio membro. “Sacchetto di plastica annodato e contenente un po’ di biada”, scri­ ve a fianco di un disegno dalla chiara forma fallica e forse simbo­ leggia le paure di castrazione tipiche di quel periodo. Ma uno dei due cavalli, che sembra rifiutato perché definito bastardo, in realtà ha solo bisogno di aprire gli occhi, cioè di comprendere meglio la 263

situazione in cui sta vivendo, ampliare le sue consapevolezze e poi ricominciare trottare.

Una notte di dicembre del 1983 Un sogno molto articolato, complesso e dal significato profon­ damente filosofico, esistenziale. Orson Welles lo rimprovera di cer­ care troppo l’aiuto delle Muse, cioè del Femminile, potremmo ag­ giungere noi. Stanno camminando a Cinecittà, in mezzo a macerie e campi dissestati, cioè simbolicamente Federico non si sente più a suo agio nel suo mondo, rappresentato da Cinecittà, che infatti è piena di macerie: forse gli sembra che sia stato tutto distrutto. 11 tempo in cui aveva realizzato grandissimi capolavori gli appare lontano e forse perduto per sempre. In questo contesto, Orson Wel­ les può rappresentare il suo lo osservatore, e un vero e proprio al­ ter ego, dato che era quasi coetaneo essendo nato nel 1915, oltre ad essere un regista geniale ed innovatore come Federico, anche se i loro stili erano molto diversi. Tramite il personaggio interiore di Welles, Federico può prendere contatto con una parte inconscia di se stesso, e con una consapevolezza che in fondo aveva ma non co­ sì precisa, sul fatto che il suo rapporto con il Femminile fosse un po’ particolare e soprattutto gli causasse a volte dispersione di ener­ gie. Poi il sogno si sposta a Rimini, cioè nella sua infanzia, e Fede­ rico simula una perdita di conoscenza per mostrare al collega come le sue parole lo abbiano sconvolto. Compare anche la sua aiuto re­ gista Lina Wertmuller con il marito, che lo invitato a salire da loro in casa, ma lui rifiuta e si nasconde in una “villetta buia e solitaria”, cioè si isola, si appaila come aveva fatto un po’ anche nella vita rea­ le e trova un libro del famoso scrittore russo Tolstoj. “L’aiuto delle muse, leggo sul frontespizio... una fotografia del grande scrittore... che sembra Orson”. Il sogno gli dà un’altra indicazione, l’imago in­ teriore di Orson Welles si fonde con quella di Tolstoj, e gli spiega ulteriormente il senso della frase iniziale. Quando siamo delusi e il mondo ci sembra diverso da quello abituale, “...perché invece di ac­ cusare... (chi?) non diamo la colpa al tremore ingannevole che co­ me un velo di lacrime ci copre gli occhi e ci impedisce di vedere in profondità?”. Fellini si chiede se sia questo l’inganno derivato dal 264

suo cercare l’aiuto delle Muse. A noi sembra facile intuire che sì, ma per lui non poteva esserlo... 11 sogno, in maniera estremamente commovente, sembra dire che Federico non è più solo un grande regista innovatore come Fameri­ cano Orson Welles, ma anche uno scrittore, profondo conoscitore dell'animo umano come Tolstoj, capace di esprimere pensieri pro­ fondamente spirituali. Questo libro e questa iscrizione mostrano un insegnamento di grandissimo valore: quando ci sentiamo delusi, non dobbiamo accusare gli altri ma osservare noi stessi per comprende­ re quali filtri percettivi poniamo di fronte alla realtà, quali proiezio­ ni (caratteristiche, pensieri, desideri nostri) facciamo sugli altri, che magari non si sono neppure resi conto di averci delusi. Gli altri in definitiva non sono al mondo per rendere felici o accontentare noi, ma loro stessi. La saggezza della nostra interiorità profonda o del’ inconscio collettivo ci lascia meravigliati ogni volta di più! 11 sogno prosegue in casa di Orson Welles. Federico si rivolge al collega dicendogli che era fuggito, e Welles risponde che pensava che fosse morto, e temeva di essere accusato di averlo ucciso. Il so­ gno è veramente emozionante: Federico aveva finto di perdere co­ noscenza, e Orson lo aveva creduto morto, temendo di essere accu­ sato della sua morte. Sembra una reminiscenza del grave episodio di salute che lo aveva colpito molti anni prima, ma anche una spie­ gazione simbolica del suo appartarsi un po’ dalle scene e dal mon­ do del cinema, forse a causa anche del cinema americano, simbo­ leggiato da Welles, così diverso dal suo. Poi Federico inventa una storia per compiacere Orson, ammet­ tendo a se stesso di farlo! Racconta che a Rimini mentre lui gli sve­ lava la causa delle sue difficoltà, cioè “Tu cerchi troppo l’aiuto del­ le Muse” come fossero degli iniziati, aveva pensato di scorgere un altro iniziato in una villetta che stava aprendo la porta per loro, ma si era sbagliato, e ciò gli fa perdere i sensi. Anche se il racconto è inventato, come scrive Federico, essendo in sogno ci dà informazioni importanti, forse legate alla famiglia d’origine e alla sua infanzia, durante la quale forse non si era sen­ tito accettato e compreso pienamente. Ma ci dice anche un’altra co­ sa essenziale: Orson Welles e lui stesso (in sogno possono rappre­ sentare due personaggi interiori di Fellini) sono degli iniziati, per­ sone che hanno raggiunto conoscenze filosofiche importanti. 265

“Orson ha ascoltato con la sua aria di re saggio e pacifico... ar­ riva una grossa cagna con i capezzoli pieni di latte e tenta di bere... sembra incinta...”. L’atmosfera è sempre più dantesca... e Orson riesce a portare acqua calda molto gradita alla cagna assetata; for­ se quest’immagine può simboleggiare il desiderio di Fellini di dis­ setare la madre, cioè di accudirla, nutrirla, in sostanza di darle le soddisfazioni che cerca e merita. Il disegno rappresenta anche Nino Rota, che era morto nel ‘79, una gigantessa ed un fantasma che vola oltre una gamba, forse di Fellini stesso. In sintesi un sogno metafisico per eccellenza: Federico sembra conquistare una più ampia consapevolezza di se stesso e della real­ tà che lo circonda.

“Sono a casa con Ute, telefona Giulietta. Tra poco arriva. Ute scappa e Maria l’aiuta a nascondersi. Giulietta l’ha vista?... ad una finestra... due gatti (o due cani?) uno enorme e l’altro piccolissimo sotto il primo con delle zampette sottili... leggere...” Il sottile gioco psicologico fra Giulietta e Federico, che teme di essere scoperto da Giulietta in compagnia di altre donne è continua­ to per tutti questi anni... e ci fa tanta tenerezza, perché dimostra quanto il loro legame fosse forte,, e quanto le altre fossero solo un gioco. Significativo che il disegno sia solo a matita, forse perché non ha avuto voglia di colorarlo, o forse perché voleva che questo am­ bito delle loro vite rimanesse quasi invisibile, perché in fondo era un loro vezzo, simboleggiato dai gattini che vedono dalla finestra, che pare un’immagine simbolica della loro coppia: un gatto più grande ed uno più piccino, come erano loro due in fondo, il picco­ lo un po’ schiacciato dall'altro, con una personalità forte e volitiva. Oppure due cani, cioè una coppia molto unita.

IMPORTANTE Gennaio 1985 “...Antonioni ed altre persone... sapevano di questo clan... il ca­ rosello fatto per Campari... è da considerarsi una committenza... or­ 266

dinato da entità spirituali? È questo che mi suggerisce l’inconscio? Quello cioè di un artista che ha ricevuto la commissione di fare qualcosa per loro?” Molto affascinante questo commento... e non ha bisogno di spiegazioni. Federico sente di essere un eletto, una persona scelta per essere un esempio per i suoi successi, per stimolare anche altri a vivere con autenticità e passione i propri talenti. In effetti guardando attentamente il ‘carosello’ realizzato da Fe­ derico per Campari, si coglie un messaggio molto importante a no­ stro avviso, quello di rendere anche la pubblicità più artistica, di maggiore qualità. Inoltre nella storia spicca il fatto che, dopo aver cambiato più volte paesaggio con il telecomando (a dire forse che oramai la realtà è quella televisiva e non più quella reale) i due pas­ seggeri del treno, che può rappresentare la vita, decidono di pren­ dere un aperitivo, un Campari appunto, che viene mostrato davanti al Battistero di Pisa e alla Torre pendente, come una sorta di torre diritta, quindi un Maschile nuovo, rinato, più forte e resistente alle pressioni di vario genere che lo possono colpire.

20 agosto 1984 “Non ho più preso appunti sui sogni da molto tempo. Questa notte dopo aver chiesto... un suggerimento all’l King su come orientarmi in questa stagione d’inerzia di ristagno e insicurezza... 43, Lo straripamento... non... voler proseguire a tutti i costi... ho sognato... immagini che mi sembra confermino... un invito a non forzare le cose... attendere fiduciosamente che le opposizioni le for­ ze contrarie abbiano esaurito il loro compito... 5, Attesa...” Molto interessante questa diretta corrispondenza fra l King ed i sogni, aggiungiamo noi.

I sogni 20 agosto 1984 Un sogno molto importante, che lo spingerà a nuovi progetti, anche se gli esiti non saranno quelli che lui avrebbe desiderato, da267

to che il film sul libro di Carlos Castaneda Viaggio a Tulum non sa­ rà mai realizzato, nonostante un viaggio con il produttore Grimaldi a Los Angeles e poi in Messico proprio nell’ottobre ‘84, senza lo scrittore, che non lo seguì a Tulum. Castaneda suscitava un fascino enorme su Federico, a causa dei suoi libri sullo sciamanesimo, fin dai loro primi incontri a Milano quando lo scrittore era uno studen­ te dell’Accademia di Brera. “Sdraiato di traverso sul fondo di un letto guardo gli occhi di un giovane... messicano. Forse... Castaneda... più giovane... mi guarda con molta intensità... vuole prendermi gli occhi... penso che il rap­ porto con Castaneda è... connesso con la parte più segreta e auten­ tica di tutto il mio essere...voglio' parlare con il giovane...”, scrive Federico senza riuscire nemmeno in sogno a comunicare con il gio­ vane messicano. In fondo c’era tutto e forse già dal particolare ini­ ziale dell’essere sdraiato di traverso sul letto, come se fosse una sbarra, un limite che impediva la realizzazione. Questo limite era il suo corpo, quindi lui stesso in fondo non voleva il film, come era successo con il Mastorna. Bellissimo questo sogno; alla luce degli avvenimenti a venire nella vita di Fellini, ci spiega molto bene quanto la nostra volontà sia sempre determinante, e come a volte gli ostacoli che tanto ci di­ sturbano li creiamo noi stessi per impedirci di realizzare alcuni pro­ getti che in fondo non accettiamo o che non sono approvati dal Su­ per lo: per questo ci auto sabotiamo! “Segue un lungo sogno caratterizzato da una incredibile confu­ sione: dovevo girare una scena... ma tutto mi era d’ostacolo... as­ senza dei miei aiuti, dell’operatore Guarnieri... con il tutù delle ballerine... in quell’andirivieni caotico mi è impossibile concen­ trarmi... in teatro piove abbondantemente. Rinuncio a girare e de­ cido di tornare a casa, ma non so bene dove, perché Giulietta non so dov’è...”. In questa trascrizione del sogno c’è, a nostro avviso, simboleggiata in sintesi tutta la vicenda legata al film Viaggio a Tulum, ma ambientata nel suo Teatro che è senza tetto, senza dife­ se, senza limiti. Forse il sogno copre la vera ambientazione della storia, cioè Los Angeles e il Messico. Giulietta è sempre il suo ri­ fugio sicuro, la sua vera casa, e quando si trova in difficoltà teme 268

di non trovarla: una conferma migliore del loro amore non ci po­ trebbe essere!

“Ecco un ultimo frammento che sembra la naturale continuazio­ ne del sogno precedente”, scrive Fellini. “E notte... con la mia trou­ pe... dalle palli di Piazza Re di Roma... non si può ancora girare... disteso a terra... davanti a me una serivania...vagabondi... altre per­ sone... sollecitano una palle nel film... tre o quattro donnone... ri­ dacchiano... alludono ad antichi rapporti con me... anche Fracassi è disteso... sopra di noi... il cielo stellato... carico di stelle e di luci che sembrano muoversi continuamente... mutando colorazione e splendore. Lo spettacolo è affascinante, meraviglioso. ...Fracassi... vorrebbe sapere da me che tanto ho contribuito... a demitizzare... varie dottrine... cosa veramente penso su... Io credo che ciò che dobbiamo tentare di raggiungere è la consapevolezza che anche noi siamo parte del creato... anche noi siamo sottoposti a leggi e ritmi della legge cosmica non siamo qualcosa a parte.,scrive e sottoli­ nea Federico, lasciandoci un messaggio di fortissima spiritualità. “Ora il senso del sogno mi sembra coincidere con la risposta del I King... 5: L’attesa... se sai aspettare... senza timore, senza tentare iniziative... lieto di te stesso e della tua vita... identificato con il mo­ mento presente... sapendo che l’universo è perfetto (ecco il cielo stellato del sogno...) nulla e nessuno può aver effetto su di te, in nessun modo e tu sarai libero, sempre”. Le meravigliose parole di Federico si commentano da sole, co­ sa aggiungere ad insegnamenti così importanti? Un semplice grazie di cuore! Ecco, forse è questo il senso della parola ‘iniziato’ dei so­ gni precedenti: la capacità di comprendere concetti di questa porta­ ta. Federico era veramente un iniziato!

Sogno del 20 agosto 1984 Sotto ad un bellissimo disegno, nel quale Federico e Fracassi ammirano il cielo stellato, sdraiatii a terra, quasi come davanti ad un enorme schermo cinematografico... “tutto ciò che possiamo fare è tentare di raggiungere la consapevolezza che siamo parte di questo imperscrutabile mistero che è il creato. Ubbidiamo alle sue leggi 269

inconoscibili, ai suoi ritmi, ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra i misteri”. Ecco, questo ci sembra essere quasi una sintesi di tutto questo bellissimo percorso che abbiamo fatto insieme a Fellini, e dobbia­ mo ammettere che ci ricompensa di tutto l’impegno profuso.

Segue una pagina con un disegno a matita, ma chiaramente per­ cepibile. In una osteria, Federico si è ritratto di spalle come ama fa­ re, ha le braccia allargate, in segno di soipresa, e osservando il ri­ quadro in basso nella stessa pagina, possiamo forse capirne il mo­ tivo. Infatti c'è Federico stesso, ma vestito da mago con un mantel­ lo spiegato al vento per la velocità della sua corsa. Ha in mano un vassoio che sostiene una bottiglia di Campari, sulla cui scritta sta correndo verso sinistra, inseguito da una gigantessa a bocca aperta, con una lingua che fuoriesce vogliosa dalla bocca con le labbra ros­ se e denti molto regolali ma ben in evidenza. Da cosa scappa Fede­ rico? Forse dalla pubblicità, rappresentata dalla gigantessa che sta cercando di raggiungerlo e di mangiarlo. Sappiamo infatti che nel 1984 ha girato un bellissimo spot per la Campari che lo avrà sicu­ ramente aiutato a risollevarsi non solo nell’umore, ma anche finan­ ziariamente, cosa di certo non secondaria. Tuttavia pur nella sorpre­ sa di essere riuscito a realizzare un lavoro artistico di grandissimo valore, anche se pubblicitario, Federico sente che corre, nel senso letterale del termine, il rischio di essere divorato da questo mondo così potente e fagocitante, che richiede dedizione assoluta...

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1986 - 1990

1986 “...Primo giorno dell’anno... consulto 1 King...

1. La situazione generale 61: Verità intrinseca 27: Alimentazione, gli angoli della bocca

2. Ginger e Fred: Sono teso e irritato per la situazione di abban­ dono di cui soffre il film Come reagire...? 63: Dopo il compimento 3. La situazione con R... Che atteggiamento prendere... sento l’impossibilità di continuare. 30: Il risaltan te, il fuoco 51: L'eccitante, lo scuotimento, il tuono. ”

Le registrazioni delle consultazioni del / King sono sempre mol­ to affascinanti e talvolta commoventi, come in questo caso, in cui Federico è addolorato per lo stallo in cui versa il progetto di Gin­ ger e Fred, che per fortuna vedrà la luce. Si tratta a nostro avviso di un ennesimo capolavoro di cui abbiamo estesamente parlato nel nostro Fellini Metafisico in un capitolo ad esso dedicato. L’aver realizzato spot d’autore non gli ha impedito di realizzare un film in­ teramente dedicato a quel mondo, e di avere il coraggio, come al solito, di esprimere le sue idee, che in questo caso erano piuttosto critiche, specie nei confronti della tv commerciale e dei suoi pro­ grammi interamente volti alle vendite, o a diffondere sempre più la dipendenza dal mezzo. L’oracolo gli suggerisce di procedere con gioia, con l’energia 271

spirituale del fuoco e quella rivelatrice del tuono, di scuotersi in­ somma dal suo torpore, dalle sue delusioni e di procedere con sicu­ rezza. Un suggerimento che dà sicurezza anche a noi.

Luglio 1990 Gli ultimi sogni descritti e raccontati da Federico ci fanno tene­ rezza e nello stesso tempo un po’ di tristezza... Fa tristezza comprendere come si sentisse un Genio come lui, sulla soglia dei settantanni, un “disperso fra i dispersi”, come si definisce lui stesso, una persona che non riesce più a sentire i mes­ saggi. Non a caso, quindi, nel finale de Lei voce della Luna fa dire al personaggio interpretato da Benigni, Ivo Salvini: “...augurati di sentirla sempre la voce della Luna...”, perché lui non ci riusciva più! “Devo recapitare con una certa urgenza un messaggio a me stes­ so... dove ho il mio studio. La finestra è chiusa... una lapide di mar­ mo che ha una fessura in alto come quella delle caselle postali... il foglio... contiene è... bianco... nessun messaggio e, sulla fessura... DISPERSO TRA I DISPERSI... È a lui che andrebbe il messaggio che non c’è?”, si chiede Fellini con estrema chiarezza, anche grafi­ ca, disegnandosi con il volto stupito, mentre sta per infilare una bu­ sta aperta, che contiene un foglio' bianco, in una lapide a forma di casella postale... Federico ha già cominciato lentamente a morire o, per lo meno, se non riesce a lavorare ancora, sembra essere il messaggio del so­ gno... DISPERSO TRA I DISPERSI SONO IO?

Agosto 1990 “Dormivo (o ero soltanto semi addormentato?)... una voce sgar­ bata... lancia un richiamo... con l’intenzione... di svegliarmi... il ri­ chiamo si ripete, mi ero riassopito... Hei... Rifletto che ha ragione, debbo svegliarmi, sto dormendo da troppo tempo. HEI SVE272

GLIA!!!”, scrive Fellini, in rosso sottolineato e in stampato maiu­ scolo, sotto un disegno in cui si ritrae a letto addormentato girando le spalle al lettore e il suo pigiama sembra un foglio con tante righe vuote. Questo forse era successo: Federico aveva girato le spalle ai messaggi, era come addormentato, non li coglieva più; tutte le sue delusioni avevano causato questa condizione. Il dolore che si prova nel vedere il suo congedo dal Libro dei So­ gni è davvero difficile da sopportare...

L’ultimo struggente disegno non poteva non essere dedicato ad una donna, anzi ad una gigantessa, che gira anche lei le spalle, cioè la sua bellissima schiena allo spettatore ed il volto malinconico, pensieroso, triste è rivolto a sinistra, al passato. Con le sue sinuose e morbide forme, anche il Femminile di Federico si congeda dal mondo, ma non completamente, perché gli artisti e la loro arte vi­ vono in eterno, per chi desideri ammirarli...

273

Fogli sparsi

C'è una bellissima precisazione che Federico fa all’inizio del Li­ bro dei Sogni e che noi abbiamo già commentato in Fellini e il so­ gno a pag. 13: “Nei sogni mi vedo quasi sempre di spalle con mol­ ti capelli e più magro cioè com’ero venti o trent’anni fa... e così mi disegnerò nei sogni... in questo librone”. Anche molto più alto, ag­ giungiamo noi.

Abbiamo scritto: Il Libro dei Sogni di Federico Fellini comincia con un appunto su se stesso e su come si vede nei sogni, cioè ma­ gro, con i capelli e di spalle come venti o trent’anni prima. Precisa che così si disegnerà in questo libro anche se ormai è ingrassato ed ha perso i capelli, come si è rappresentato nella figura in basso a de­ stra della prima pagina. E interessante questa “regressione” ad un’immagine di sé che lo riporta indietro nel tempo: forse vuol dire che nel profondo si sen­ tiva ancora un ragazzo, anche se aveva 40 anni e in effetti la crea­ tività ed i numerosi progetti sempre per lui incalzanti confermano questa ipotesi. La sua energia continuava ad essere quella di un gio­ vanotto, con la testa a cuore, come si vede dal disegno della prima figura in alto a sinistra della prima pagina, cioè con una mente col­ ma di sentimenti, passioni e idee. E più magro, le difficoltà della vi­ ta non lo hanno ancora appesantito, e soprattutto si vede di spalle, forse a simboleggiare quella parte di lui, l’io osservatore probabil­ mente, che indaga le pieghe della sua anima. La figura snella e al­ lacciata su se stessa si appresta a scoprire tutto quello che può, per fare da mediatrice fra le varie istanze e per aiutarle meglio ad inte­ grarsi fra loro. Federico diventa così un attento osservatore di se stesso da ogni punto vista, teso con sforzo eroico e costante deter­ 274

minazione a smascherare ogni oscuro ambito della sua personalità. Egli diviene indagatore dei sogni verso i quali il suo sguardo si ri­ volge come quello di uno spettatore al cinema. Ci sembra interessante sottolineare l'ombreggiatura verde sme­ raldo che circonda le due figure che lo rappresentano: sia quella giovanile, del passato, che la seconda, quella attuale. La prima om­ breggiatura è solo a sinistra della figura, mente la seconda avvolge completamente il disegno, forse a voler dire che lo sguardo sul pas­ sato (a sinistra) lo aiuterà a guarire il suo presente, essendo il ver­ de smeraldo colore molto presente in natura in particolar modo in primavera, e quindi simbolo di rinascita dopo il letargo invernale. Questo nostro commento alle prime pagine del Libro si può ri­ proporre anche a proposito di questi due fogli sparsi, con l’unica differenza dell’ombreggiatura che circonda le figure, che ora è az­ zurra, cioè del colore riferibile al Maschile per eccellenza, ma ac­ costata al grigio degli abiti, argenteo quello del sogno e periato quello della realtà. Questo accostamento ci riporta nuovamente al­ la congiunzione degli opposti, del Maschile e del Femminile, es­ sendo il grigio colore lunare e quindi associato al Femminile. For­ se questi due fogli registrano una maggiore armonia: in fondo, l’esito di tanto lavoro su se stesso! Significativa è anche la sciaipa al collo del Fellini della realtà, rossa come le frecce che usa per identificarsi: forse confermano quanto abbiamo ipotizzato, perché la sciarpa cinge il collo, che invece è ben evidenziato nel disegno con la testa a cuore. Nel Fellini del sogno le frecce indicano un in­ tento, un desiderio: quello di far comunicare meglio il corpo e la mente tramite il collo, che ha appunto la funzione di coordinarli. Dal collo esce la testa a cuore: il disegno è molto esplicito, da que­ sto lavoro nascerà un nuovo Federico, che riuscirà a gestire meglio le emozioni e a non staccarle troppo dalla razionalità della mente. Quindi il rosso può indicare in questo caso la passione, unita alla razionalità, prima nelle intenzioni e poi nel corpo reale, quello che si avvolge al collo la sciarpa. Nel secondo foglio c’è una differenza nei colori del tratteggio, grigio e color indaco per il Federico dei sogni e azzurro intenso per quello della realtà, ad indicare il passaggio verso una maggiore sta­ 275

bilità, dato che la seconda figura è più stabile rispetto alla prima che è un po’ inclinata verso sinistra, mentre le mani, che in tutte le fi­ gure sono rivolte verso il basso come a proteggersi, a ripararsi in caso di una caduta, nella figura della realtà sono colorate di giallo come la nuca, cioè forse collegate alla razionalità, il fare e l'ideare in armonia, per creare nuovi capolavori...

Giugno 1970 Federico è in taxi; l'autista cinese ha il volto colorato di giallo e contornato da un parabrezza verde che ha la forma di un arco roma­ nico. “Manovra per tornare indietro e raggiungere la stazione dove mi aspetta Bernardino per lavorare... in un caffè. L’autista dice... Fa­ rà prestissimo a raggiungere la stazione (Zig zag). Nel curvare... ver­ so Roma l’auto piega dolcemente un giovane albero... Il cinese mi dice di star buono come se ci fosse pericolo”. Questa trascrizione e il disegno occupano un’intera pagina: l’aspetto più significativo, a nostro avviso, è la manovra per tornare indietro per andare alla sta­ zione dove Federico ha un appuntamento in un caffè con lo sceneg­ giatore e collaboratore Bernardino Zapponi. Dato che stavano lavo­ rando insieme al film / Clowns, simbolicamente questo sogno po­ trebbe voler dire che per andare avanti, cioè per proseguire nella sua carriera, ha bisogno di prendere un caffè, cioè di recuperare la sua energia e, con la manovra a zig zag, evitare ostacoli, come conferma l’autista. Fortunatamente la manovra piega solo dolcemente il giova­ ne albero senza graffiarlo. Forse il “giovane albero” rappresenta la sua giovinezza, dato che / Clowns inizia con alcune scene sulla sua infanzia (vedi il nostro Fellini metafisico, pagina 187). In sintesi, con questo sogno Fellini fa di nuovo un viaggio nel passato per poi raggiungere la stazione di Roma e ricominciare il suo lavoro. 11 percorso è a zig zag perché non è lineare, ma per for­ tuna prosegue, come mostra la freccia tracciata a fianco del taxi. Il giovane albero è flessibile come tutte le giovani piante e indica a Federico una via d’uscita per superare le difficoltà del momento, cioè quella di adattarsi dolcemente alle condizioni senza lasciarsi ferire. Ma perché l'autista è proprio cinese? Forse perché rappre­ senta la tendenza che aveva Federico a lavorare duramente, specie quando stava realizzando un film. 276

Agosto 1968 Fellini riassume brevemente i sogni delle ultime settimane di agosto. “Mi dicono che Picasso è morto... Sarà la verità questa volta? Poi vedo Sordi che piange... E morta la mamma... Lo conforto... Al­ le mie spalle c’è Marcello Mastroianni... insieme diciamo che Sor­ di è pur sempre una grossa bestiaccia come talento e grinta d’auto­ re. Sordi mi indica un cavallo... che... può dare calci. A Fregene... ha nevicato. Giulietta ed io ci riempiamo le mani di neve... tiepi­ da... De Sica in smoking ci saluta...”. Picasso è comparso più volte nei sogni di Federico forse perché le sue scomposizioni cubiste lo avevano molto affascinato. In que­ sto sogno Federico si chiede se sia morto davvero e forse, avendo avuto il famosissimo pittore una vita affettiva molto travagliata, il sogno potrebbe voler comunicare il desiderio che aveva Fellini di vivere serenamente anche la sua vita affettiva e non solo quella pro­ fessionale. Sordi, anche se non è più collaboratore di Federico, ne riscuote ancora la stima nei riguardi del suo talento e il cavallo scu­ ro che può dare calci può essere lui, cioè un attore molto grintoso e col quale però evidentemente c’era una certa rivalità professionale. Molto bella l’immagine davanti alla villa di Fregene, nella qua­ le la neve non è gelata, ma tiepida, cioè alcune durezze del caratte­ re di Federico si stanno sciogliendo, infatti De Sica e i suoi figli sa­ lutano la coppia Federico - Giulietta, a significare che è molto ben accolta all’interno dell’ambiente del cinema.

5 novembre 1968 “E ancora buio... c’è molta gente in una vasta piazza... tutti ri­ petono... La notte è finita!... L’1 King interrogato risponde... Il tem­ po delle tenebre è finito. Da quel momento il film ha cominciato a camminare, quella stessa mattina ho trovato Gitone”. Federico sta organizzando il cast per Satyricon (vedi capitolo omonimo in Fellini Metafisico). Finalmente, dopo un periodo dif­ ficile la situazione si sta sbloccando, ma il particolare più interes­ sante, a nostro avviso, consiste nel fatto che sia il sogno che 17 King suggeriscano la stessa spiegazione, e cioè che il buio si stia 277

schiarendo, che la notte stia per finire, come pronunciano insieme tutte le persone nella piazza in sogno. Gitone è uno dei protagoni­ sti, lo schiavo conteso fra i due amici rivali, Encolpio e Ascilto: an­ che questa sincronicità, il fatto che dopo il sogno Fellini lo abbia subito trovato, ci sembra significativa, sembra voler dire a Fellini di non sprecare troppo tempo in rivalità inutili.

19 novembre 1966 Un appunto dattiloscritto collegato ad un sogno molto importan­ te della stessa data, riportato in Fellini e il sogno: “...faccio ancora una volta come un dovere l’amore con mio padre... il dovere di ac­ contentarlo... in parte mi giustificava”. Il nostro commento, a pag. 244 di Fellini e il sogno, è il seguen­ te: ‘Potremmo dire che si tratti di un sogno edipico, di rivalità tra padre e figlio, come era normale che fosse. Forse Federico, come si sa dalla sua biografia, avrebbe desiderato essere più intimo del pa­ dre e il sogno probabilmente registra il suo desiderio di avere un padre più accogliente’.

15 luglio (foglio di agenda) In una pagina di diario, in mezzo agli appuntamenti con il den­ tista, e con le telefonate da fare, c”è una bellissima dissertazione sul significato simbolico di Destra e Sinistra. “Destra: l’accortezza del­ la ragione, la consapevolezza... valutazione... pragmatica delle co­ se. L’occhio destro consente una visione realistica... lato del brac­ cio che brandisce la lancia... lato maschile, diurno, solare... forza, destrezza, successo. Sinistra... lato femminile... dal latino sinister... sinistro... significato negativo. Luna... il dio delle donne... muore e rinasce... inconscio... sogno”. Una bellissima lezione su Animus e Animai

2 novembre 1969 “Al cinema Barberini Giulietta è alla mia sinistra, e Bernardino alla mia destra, stanno proiettando il Satyricon... sequenza della vil­ 278

la dei suicidi, il film salta al rullo successivo (nel sogno... minotau­ ro). Qualcuno protesta, io stesso.... si accende la luce e si provvede a proiettare il film nel suo ordine.... Giulietta vomita. Bernardino di­ ce: possiamo andarcene...”. 11 sogno sembra suggerire a Fellini che sia meglio non indulge­ re nel raccontare i suicidi, per questo Giulietta, che è sempre la mu­ sa, la sua fatina, vomita, in segno di rifiuto dell’eccessiva tristezza della storia, anche se narra la fine di un’epoca e, come sempre in casi simili, ci sono persone che non riescono ad adeguarsi al nuovo e soccombono.

5 novembre 1969 “Bergman alla mia destra guarda... sprezzante N... greve di sen­ sualità...”. La trascrizione è accompagnata da uno schizzo nel quale Felli­ ni è di spalle, fra N., forse la sua segretaria Norma, e II regista Ber­ gman. N. ha un bel abito rosso con una scollatura generosa, e ride felice, mentre Bergman la osserva con severità. Forse il sogno esprime la rivalità fra i due grandi registi, normalissima d’altronde, in questo caso espressa nei confronti del Femminile, cioè forse Fel­ lini inconsciamente temeva di essere disapprovato da Bergman per la libertà espressiva dei suoi film, molto diversi da quelli del mae­ stro svedese.

11 novembre 1969 ATTENZIONE!?) “Una copiosissima eiaculazione... con N.? Poi arrivano i produttori americani... per mangiare... i residui spermatici... si di un... un vecchio...” Un disegno molto espressivo accompagna la trascrizione, con una donna a gambe aperte, lo sperma che pare schiuma di sapone e tre sagome scure che osservano il tutto. 11 sogno sembra consigliare a Federico di fare attenzione ai pro­ duttori americani, forse anche a De Laurentiis, dato il periodo dei 279

contrasti per il Mastorna. Forse il vecchio che non si vuole mostra­ re potrebbe essere proprio lui. In sintesi l’inconscio gli sta dicendo di fare attenzione perché al­ cune persone importanti vogliono' in qualche modo mangiare i suoi successi, le sue soddisfazioni... di questo forse si trattava, al di là delle questioni tecniche!

“Bernhard mi dice: ‘Mi disegni sua moglie’ ed io faccio la solita fatina”, scrive Federico a fianco di un bellissimo ritratto di Giuliet­ ta - fatina, di cui abbiamo già parlato in Fellini e il sogno a pag. 18.

20 novembre 1960 Anche di questo abbiamo già parlato in Fellini e il sogno a pag. 18.

3 dicembre 1960 “E notte, al volante della mia nuova Jaguar per una strada di cit­ tà (Torino?) molto dissestata, c’è con me Riccardo... come prose­ guire?... Una piccola automobile guidata da Salvato Cappelli... ci supera... Voglio tentare il suo percorso... l’auto sprofonda... saremo inghiottiti dalla buca?...”. Un sogno complesso, ma forse il filo conduttore è legato a Cap­ pelli, giornalista e scrittore che secondo Tullio Kezich è stato un ammiratore di Giulietta Masina. Quindi forse il senso del sogno è tutto incentrato sulle rivalità maschili, rivalità con il fratello Riccar­ do, che come sappiamo sono state molto accese, ed anche con Sal­ vato Cappelli, nei confronti di Giulietta. In 8 e l/2 c* sara anche un personaggio ispirato a lui. Tornando al sogno in questione, Federi­ co sfoggia Tanto nuova, orgoglioso la mostra al fratello, ma la stra­ da è dissestata. L’auto viene colpita da un cavalletto di legno, sim­ bolicamente un maschile non molto forte, ma in questo caso in gra­ do di scrostare la vernice, di fargli un piccolo sfregio: forse Salva­ ti che lo sfida corteggiando sua moglie e per questo, in sogno li su­ pera con la sua auto che attraversa indenne tutti gli ostacoli. Poi si ritrovano in posizione verticale a causa di una buca, cioè 280

un ostacolo che li può fermare per molto tempo, se non fa attenzio­ ne. Per fortuna né lui né suo fratello si lasciano spaventare.

20 novembre 1969 Un altro sogno a nostro avviso legato all'episodio dell’ottobre del ‘43, quando Federico era stato catturato dai tedeschi e caricato su una camionetta per essere deportato in Germania, ma per fortu­ na riuscì a salvarsi saltando giù dal mezzo e abbracciando un uffi­ ciale come se fosse un amico. “Un giovane biondo con gli occhi azzurri... dall’aspetto nordi­ co... indossa... una divisa. E tedesco... fa una vita che si mantiene tale artificiosamente. Decide di suicidarsi... il giovane mi afferra le mani... so che se chiuderà la porta sarò condannato a morire col te­ desco. Mi divincolo disperatamente dalla stretta del giovane... il so­ gno finisce così”. Così scrive Fellini, e sembra molto evidente il contatto con l’episodio citato, nel quale ha dovuto, per salvarsi, staccarsi velocemente dal soldato tedesco. Abbiamo già parlato a lungo di questo episodio in Fellini e il sogno a pag. 16. Ma quello che qui sembra più importante è la considerazione che il giovane biondo dai modi gentili voglia suicidarsi, cioè l’inconscio svela a Federico che quando una persona o un gruppo cadono così in bas­ so da vivere nella violenza più brutale, l’autodistruzione ne è la causa principale e quindi per salvarsi occorre prenderne le distanze in ogni modo e con grande decisione, come aveva dovuto fare lui stesso in quella giornata così pericolosa, ma anche meravigliosa perché gli aveva concesso di vivere ancora, e di non ripetere il co­ pione dello zio Federico. Singolare è che Felini chiami il tedesco “Caro fratellino. Dolce fratellino”; questo particolare ci fa pensare che anche con il fratel­ lo Riccardo la relazione fosse molto distruttiva, come abbiamo più volte scritto nel volume citato. Accompagna la trascrizione un dise­ gno molto esplicito anche se è schizzato velocemente, nel quale a sinistra si vede il ragazzo biondo che ha un filo al collo, una dipen­ denza che viene da sinistra, dal passato, mentre a destra c’è il ra­ gazzo nella vasca che stringe le mani a Federico il quale sta cercan­ do disperatamente di svincolarsi. 281

24 novembre 1969 Questo sogno immediatamente successivo al precedente confer­ ma le nostre ipotesi appena espresse. “I tedeschi mi obbligano a salire su di un autobus insieme ad al­ tri prigionieri. So che ci porteranno a morire... un ufficiale mi pal­ pa le spalle... Ah, geme un altro prigioniero che potrebbe essere un altro me stesso, Non vedo l’ora di morire... E buio, l’autobus va verso il posto del massacro”. Da queste parole di Federico si com­ prende quanto fosse ancora aperta la ferita causata dal trauma del­ la cattura da parte dei tedeschi, come è normale che sia in casi co­ me questi, d’altronde. Inoltre si evidenzia come Fellini avesse im­ parato a leggere i suoi sogni, avendo compreso che i personaggi dei sogni possono essere personaggi interiori, parti inconsce di noi stessi che non conosciamo o che non vogliamo accettare. Infatti il prigioniero che non vede l’ora di morire, può rappresentare la sua Zona d’ombra e la sua pulsione di morte, che sta alla base di tanti personaggi dei suoi film, il Matto de La strada in primis. Il disegno che accompagna la trascrizione è un riquadro in alto a sinistra e raffigura l’ufficiale che gli palpa le spalle per sincerar­ si della loro robustezza, ed ha una sorta di benda sugli occhi, può quindi rappresentare un lo osservatore che in fondo lo vuole rassi­ curare sulla sua forza interiore e sulla sua capacità di affrontare e reagire ai pericoli.

Novembre 1970 “A Rimini, di notte... parlo con Comencini... Giulietta... era co­ me... una nuova moglie... tre gigantesche triglie agonizzanti... mi allontano... sconfortato”. Sopra la trascrizione c’è un disegno tratteggiato molto veloce­ mente in cui spiccano le tre triglie agonizzanti a destra di Federi­ co e Comencini che stanno conversando, mentre dietro a loro due versioni di Giulietta, che però hanno entrambe qualcosa di Gelsomina. In sintesi sembra che i personaggi interiori di Federico si stiano riorganizzando, unendosi in modo nuovo. Infatti Giulietta cambia 282

anche se conserva caratteristiche di Gelsomina, mentre lui stesso, la sua professione, simboleggiata da Comencini, un altro regista, che è rappresentato seduto, assume ancora ruoli da vittima come le tri­ glie morenti. Anche il ruolo da vittima sta scomparendo, anche se lui ancora non se ne rende conto e si allontana sconfortato da Giu­ lietta. Questa, in fondo, era la sua paura più profonda.

Novembre 1970 Un altro sogno molto significativo. “Bernhard che poi diventa Rol presenta un conto da pagare... piuttosto alto... Giulietta mi dà l’assegno a nome congiunto ma io faccio fatica a scrivere la cifra... credo che fosse di...”, scrive Federico e forse il sogno gli sta sug­ gerendo che Rol ha preso il posto di Bernhard e che queste relazio­ ni hanno un prezzo, un pegno, come diceva Jung, che dobbiamo pa­ gare all’inconscio ogni volta che le illuminiamo un po’. In sintesi le relazioni significative della sua vita in ambito psi­ cologico e spirituale hanno avuto dei pegni molto alti da pagare che lui non sempre accettava, infatti non riesce a scrivere la cifra nel­ l’assegno che Giulietta gli dà, a nome di entrambe cioè queste re­ lazioni erano per la loro coppia, non solo per lui ! Questo particola­ re ci sembra particolarmente importante, ribadisce quanto la moglie sia stata l’unico vero amore della vita; ogni aspetto era per la cop­ pia, per ciò che stavano realizzando insieme. 11 prezzo da pagare era forse la reazione dei suoi contemporanei alle sue doti geniali, alle sue amicizie straordinarie, alla coppia con talenti complementari, eccetera. Erano anche le reazioni che lui non sempre accettava né tollerava. Il sogno gli dice che queste erano la controparte della sua genialità e della sua vita eccezionale da ogni punto di vista.

Novembre 1970 Un sogno che registra la sua insofferenza ai dogmi cattolici. “Scendo una breve gradinata di una villa... un giardino... bambini mi avvicinano... e mi domandano... quei bambini sono normali?... 283

Bambini mostruosi... cantano in coro diretti da due preti...” Sem­ bra l'atmosfera del collegio di Guido in 8 e C2, in cui la severità dei preti è eccessiva, tendente a manipolare e dominare l’infanzia.

Sogni di febbraio - marzo 1970 “Due fiamme sull’ala sinistra al momento della partenza. L’ae­ reo si prepara a partire... sta virando su se stesso nelle adiacenze... dell'aeroporto... guardo fuori... vedo... due fiamme”. Un sogno che si inserisce nel filone dei numerosi sogni sulle ca­ tastrofi. Mentre un aereo sta per decollare, ecco comparire due fiamme, che a guardarle con attenzione nel disegno sembrano due corpi femminili, per cui sembra che il sogno gli lasci intendere che forse non spiccava mai veramente il volo, come l’aereo in questio­ ne, perché “l'ala sinistra”, il suo Femminile o le donne della sua vi­ ta facevano scoppiare scintille e poi vere e proprie fiamme. Fellini nel sogno è in compagnia di Elio Scardamaglia, produt­ tore de 1 Clown, al quale il Maestro stava lavorando, e che sarà pre­ sentato a Venezia il 30 agosto del 1970 e trasmesso su Rai Uno la sera di Natale dello stesso anno. I finestrini sono rappresentati come un arco romanico, a confer­ ma della nostra ipotesi, cioè simboleggiano ancora un modo di vi­ vere oppressivo, a differenza di quello rappresentato dal Gotico, che può alludere alla gioia di vivere e di esprimersi con libertà. In sintesi quindi, nonostante il film al quale stava lavorando sa­ rà come al solito molto originale e innovativo, mentre lo stava rea­ lizzando incontrava ostacoli di vario genere causati anche dal suo sabotatore interno, un Super lo molto forte, nonostante tutto. Altro sogno dello stesso periodo, che conferma le ipotesi prece­ denti. “In treno con Buzzati. All’arrivo... stati derubati delle... sce­ neggiature del Mastorna”. Federico e Buzzati in treno, cioè nel viaggio della vita, si sono lasciati derubare di uno dei loro progetti più importanti, quello relativo al Mastorna. Cosa può voler signifi­ care questo sogno? Forse, come abbiamo più volte ipotizzato, che in realtà non lo volessero realizzare veramente per svariati motivi: non possiamo dimenticare che siamo nel 1970, e che anche per 284

l’autore de La dolce vita non era semplice parlare di metempsico­ si, soprattutto con una madre così cattolica!

Sogni del 23 e 25 ottobre 1963 “...Vedevo venirmi incontro in atteggiamento vittorioso Jung. Ha vinto lui!... Aveva le sembianze del prof. Verginelli... amico di Nino Rota... studioso di Teosofia.,., una volta... mi disse... tu sei un fanciullino curioso e pauroso... Jung-Verginelli alla mia sinistra... alla mia destra Freud... era accompagnato da due infermieri... che lo conducevano... al manicomio... qualcuno diceva... ecco le belve che ha dentro... il risultato vittorioso... era... quello...”. Un sogno davvero fondamentale, il cui senso sembra abbastan­ za evidente: Fellini si è inserito, forse senza neanche troppo render­ sene conto, nella durissima contrapposizione fra Freud e Jung, e ha contribuito in maniera sostanziale, con i suoi film famosi in tutto il mondo, a diffondere e a far accettare le teorie del secondo. Molto significative le posizioni: a sinistra Jung, a destra Freud... Perché? Forse Federico identifica Freud con il padre, dato che in questo conflitto edipico per eccellenza lui prende le parti del più giovane, simbolicamente del figlio, con il quale inevitabilmen­ te si identifica.

La notte dopo “Di nuovo Jung, sono ricevuto con simpatia a casa sua... è un bell’uomo alto, giovanile sui 50-60 anni... alla mia sinistra... una donna quieta, silenziosa... forse la moglie... sta lavorando a ma­ glia. Jung è in piedi dinnanzi a me... ascolta un allievo che mi sem­ bra... grossolano... tira a indovinare... vuol darla ad intendere che sa... il tipastro bruno... italiano... chiama Jung... pronunciandolo lang...” . . . . . . Fellini continua il suo rapporto con Jung mediante il sogno, e si conferma che tramite lui rivive il suo Complesso Edipico. L’allie­ vo grossolano che finge di sapere potrebbe essere lui stesso, dato che è italiano. Inoltre essenziale ci sembra la pronuncia lang, cioè, 285

in inglese young, giovane, figlio. Del resto, anche in tedesco Jung ha lo stesso significato.

12

marzo 1965

“Senza ferirmi e senza dolore con un cucchiaio dai bordi ta­ glienti come rasoi mi...” Federico specifica con il disegno cosa sta succedendo, si toglie l’occhio destro, quello della razionalità, men­ tre un medico indica in una lastra “l’occhio sinistro con luna”, cioè quello lunare, che si riferisce alla sensibilità, alla creatività, al Fem­ minile in senso lato. Questo sogno lo abbiamo già commentato in Fellini e il sogno a pag. 191. 11 disegno è particolarmente espressivo sia nel differenziare le caratteristiche simboliche dei due occhi, sia nel mostrare il suo de­ siderio di ridurre la pressione interiore sugli aspetti razionali in sen­ so lato, e di vivere pienamente le sue capacità espressive.

30 dicembre 1980 Un disegno di un sogno che abbiamo già commentato in questo libro, alla stessa data, nella sezione relativa all’anno 1980. “Esplode disintegrandosi in un fulmineo rogo il grande dirigibi­ le appena partito... bisognerebbe capire cos’è che si distrugge... non l’hai ancora capito, aggiungo un anno dopo”.

Questa sezione di fogli si chiude con un ritratto femminile in verde, con un basco azzurro come la collana che le orna il petto. Un Femminile sicuro di sé e delle sue conquiste, anche se ha ancora nostalgia del passato dal quale fatica a staccarsi, come si evince dal suo sguardo rivolto a sinistra, al passato.

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Fogli regalati

29 ottobre 1961 (foglio regalato ad Antonio Geleng, dal Libro dei Sogni volu­ me primo) “Anita gigantessa bellissima appare nei bui locali della Federiz e allarmata mi dice: -Bisogna volar via Federico! - Tenta di solle­ varmi fino a lei... ma io... ho paura... Bisogna fidarsi dell’aria not­ turna che sosterrà il nostro volo, dice... premurosa, materna e mi prende in braccio, si avvia carponi... pende dalle sue braccia un co­ lombo senza vita... la testa penzolante... un oscuro terrore mi rag­ gela il corpo... balbetto il nome di Giulietta, invocandola che mi scuota dal paralizzante torpore...’’. E veramente una fortuna poter leggere questo foglio, perché a nostro avviso è uno dei più significativi fra tutti quelli realizzati da Federico. Si vedono tracce dell’episodio di Boccaccio ‘70, Le ten­ tazioni del Dottor Antonio, anche nel disegno (vedi Fellini metafi­ sico, capitolo omonimo). Anita, gigantessa anche nel disegno, sug­ gerisce a Federico di volar via dalla Federiz, come succederà, per­ ché l’uccello morto che pende dalle sue braccia esprime tristi pre­ sagi. Ma la cosa più significativa a nostro avviso è che il ruolo del protagonista nel film, qui nel sogno è assunto da Fellini stesso; tut­ to questo ci conferma che nell’arte noi proiettiamo i nostri perso­ naggi interiori, anche quando pensiamo di vendicarci di un perso­ naggio reale, come in Le tentazioni del Dottor Antonio. Federico era veramente in pericolo, non tanto nella Federiz, ma nella socie­ tà in senso lato perché, avendo osato portare in scena un lavoro pro­ vocatorio come La dolce vita, aveva suscitato critiche e si era pro­ curato molti nemici. Anita gli dice di avere fiducia nelle forze del­ 287

l’universo, come più volte gli aveva ripetuto anche Bernhard, ma lui è spaventato proprio come il protagonista dell’episodio del film citato. La soluzione fa tacere tutti i detrattori della loro coppia, per­ ché lui, come sempre, chiede aiuto a Giulietta, le chiede di svegliar­ lo dal suo torpore paralizzante. Precedentemente l’aveva ritratta co­ me una fatina: non ci sono dubbi sulla solidità del loro amore e del­ la loro coppia, come hanno dimostrato per tutta la vita.

“Bernhard mi dice: - Mi parli di suo fratello Riccardo. Gli rac­ conto allora questo episodio... della lontanissima infanzia”. Sotto a questa trascrizione c’è un disegno nel quale il padre di Fellini in modo molto evidente loda e applaude il fratello Riccardo che ese­ gue un esercizio ginnico molto bene, circondato da un’aura gialla che può simboleggiare una forte energia, mentre Federico si è rap­ presentato in basso a sinistra con il volto angosciato e gli occhi cer­ chiati di nero, come tutto il corpo. Da questo disegno si possono ipotizzare le cause del grosso conflitto che purtroppo ha caratteriz­ zato le loro relazioni per tutta la vita. Perlomeno nella percezione di Federico il padre preferiva Riccardo perché aveva una fisicità spiccata, molto più della sua, che invece era un ragazzino molto più portato a giochi riflessivi e creativi, che poi si trasformeranno nel­ la grande arte da adulto, perché, come dice Donald Winnicott in Gioco e realtà, il lavoro degli adulti dovrebbe essere sempre il cor­ rispettivo del gioco dei bambini.

12 novembre 1961 Un disegno che sembra fatto ora. “L’esame scritto! Ficcato in un banco di scuola in una piazza notturna di Firenze... la difficoltà del primo tema... è per me insu­ perabile. Brunello Rondi ha già finito... io non so niente di niente... nemmeno mi interessa di sapere. Anche quando ero ragazzo... pre­ go la ragazza del banco vicino di aiutarmi... è molto gentile... ”. Questo sogno conferma l’ipotesi espressa in quello immediata­ mente precedente, cioè che Federico pensasse di se stesso di esse­ re una persona poco istruita e poco interessata alla cultura, forse perché non aveva terminato l’università, anzi si era solo iscritto, e 288

qui sta sostenendo un esame scritto, a Firenze, la città del Rinasci­ mento... e mentre Rondi si alza e se ne va perché ha già finito, lui chiede aiuto ad una compagna vicina di banco, che subito gli legge il suo compito. Sembra una rappresentazione simbolica dell’incon­ tro con Giulietta, del loro primo incontro che in realtà fu alla Ra­ dio, ma simbolicamente a Firenze, nella città d’arte per eccellenza, che ha inventato il Rinascimento. Il disegno è molto esplicito, sul­ la piazza dove i ragazzi sostengono l’esame scritto di italiano si af­ faccia una chiesa, sembra S. Maria Novella; c’è un semaforo e un lampione che illumina il ragazzo più a destra. Federico, per riusci­ re a rinascere dopo il suo arrivo a Roma, ha avuto bisogno di Giu­ lietta e del suo amore! Come racconta Alberto Sordi in un’intervi­ sta, lei fu il suo angelo salvatore, lo aiutò in tutti i sensi, anche con il cibo e lui pian piano cominciò a scrivere superando tante difficol­ tà. Il resto lo sappiamo tutti!

Foglio regalato a Vincenzo Mollica, dal Libro dei sogni volu­ me primo, sogno del 27 dicembre 1960 (Commentato in Fellini e il sogno alle pagine 21-23: ‘si descri­ ve come un direttore di un aeroporto che ha davanti a sé un emi­ grante dai tratti mongolici, che ha bisogno di ottenere da lui un vi­ sto, un permesso di soggiorno, e per il quale lui prova un misto di paura e ribrezzo’). 11 sogno prosegue con: 11 segno del Tao “Bernhard mi disse: - Il giorno in cui lei realizzerà questa figu­ ra... sarà un giorno straordinario -. 11 suo atteggiamento è quello di chi non dubita del proprio diritto e attende con fiducia... Gli comu­ nicavo che non mi era possibile farlo entrare... - lo non sono il ve­ ro capo dell’aeroporto, non ho l’autorità di farla entrare... Sapevo che non ero completamente sincero, e avevo vergogna per questa viltà... Mi spaventava... il richiamo inappellabile... 11 sogno finisce con un grande primo piano di questo volto misterioso °. Alla luce di tutte queste informazioni che Federico ci dà e guar­ dando con attenzione il disegno, ci sembra di poter ipotizzare che l’orientale possa simboleggiare Bernhard, il quale, sicuro di sé e 289

della sua sapienza, consapevole sia di essere straniero (era ebreo) che portatore di una conoscenza non diffusa e non accettata piena­ mente, in qualche maniera chiede aiuto al suo allievo illustre, cioè Federico, che già ne riconosce il valore e ne accetta l'aiuto psicoa­ nalitico, ma con questo sogno si comprende che, anche se tituban­ te e spaventato, è pronto per rendersi portavoce di queste teorie e anzi a diventarne un Maestro. Tutto ciò è confermato dalla prima frase che nel sogno l’orientale pronuncia alludendo aH’armonia che si raggiunge con la congiunzione degli opposti Yin e Yang, cioè del Femminile e del Maschile. Ci sembra uno dei fogli più impor­ tanti del libro, anche perché conferma quanto il legame di Federi­ co e di Bernhard sia stato profondo e con uno scambio reciproco. Infatti Federico ha ricevuto immenso aiuto ed ha ricambiato cer­ cando di spiegare le teorie junghiane tramite i suoi film. Probabil­ mente l’inconscio di Fellini ha scelto di rappresentare simbolica­ mente Bernhard con un saggio orientale che chiede un visto per entrare al direttore di un aeroporto, quindi una personalità impor­ tante di quella cultura da cui vuole essere accettato. L’aspetto orientale è dovuto al fatto che le teorie junghiane si nutrono anche delle filosofie orientali (Tao, Veda, eccetera). Possiamo ipotizzare che questo incontro non sia stato affatto casuale, ma una vera e propria sincronicità, che ha portato benefici a entrambi ed anche all’Umanità.

A lato un disegno senza didascalie che rappresenta dei perso­ naggi su di un pontile che potrebbe essere quello di Rimini. C’è Fe­ derico di spalle con la solita testa a cuore, una donna bionda che po­ trebbe essere Anita Ekberg, un uomo a terra, due figure ecclesiasti­ che, una figura chinata apparentemente a soccorrere quella sdraia­ ta, sul cui capo campeggia un “NO!” molto evidente. Sembra un’at­ mosfera tipica de La dolce vita. Significative sono le onde forti a sinistra (verdi come l’Adriatico, il mare dell’infanzia) a destra az­ zurre (come il Tirreno); dunque possono essere uno spartiacque tra l’infanzia riminese e la maturità romana.

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Foglio regalato ad Antonio Geleng tratto dal Libro dei sogni, volume II 30 ottobre 1974 “SONO FOR... SONO FOR... TOUT VA TRES BIEN... AUCUN DANGER... SONO FOR... TOUT VA TRES BIEN...”

11 bellissimo disegno che illustra questo sogno sembra riferirsi alla tendenza che Federico aveva di esporsi in modo imprudente ai pericoli. Infatti è seduto ad un tavolino proprio sui binari di un tre­ no che, come abbiamo detto più volte, può simboleggiare il viaggio della vita. Seduta davanti a lui c’è una bella signora matronale, non proprio una gigantessa, vestita di viola come la montagna che ha dietro le spalle e ciò potrebbe alludere a un cambiamento che que­ sta donna ha appena vissuto. Certo è che loro sono tranquilli in una situazione che li dovrebbe mettere in allerta, dato che si tratta di un binario, e in più Federico sta parlando al telefono con un fantoma­ tico capostazione che a lui sembra familiare, perché può rappresen­ tare un suo personaggio interiore. Tuttavia questo personaggio, che potrebbe essere un Io osservatore, invece di stimolarlo a percepire meglio la situazione in cui si trova, in realtà contribuisce a questa imprudenza, perché gli dice che va tutto molto bene e non c’è nes­ sun pericolo. Sappiamo quanto i berretti da capostazione siano sta­ ti importanti nei film di Fellini, da Guido, il bambino de 1 vitelloni, a Guido bambino con la divisa da collegiale che nel finale di 8 e l/2 dirige il cerchio della vita, in quanto ispiratori di profonde e profi­ cue intuizioni. Tuttavia, in questo caso, il capostazione contribuisce ad addormentarlo, infatti Federico stesso dice: “Qualcuno mi ave­ va chiamato al telefono e mi stava parlando in modo confuso... un suono familiare... ma nell’insieme... rendevano le parole e il senso del discorso incomprensibile”. In sintesi, sembra che il sogno voglia suggerire a Federico di es­ sere più vigile, più attento.

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LO STANZINO SEGRETO E IL LEONE

Un vecchio sogno del 1972 “... Mi pare un sogno importante. La stanzetta... la scoprivo per caso aprendo la porta del... bagno. Sono stupito... un grosso leo­ ne... prende a girare per la stanza annusandone gli angoli... Cosa succederà di me chiuso qui dentro... ?”. Come abbiamo scritto più volte, Federico è diventato bravissi­ mo ad analizzare e comprendere il senso dei suoi sogni e ha ragio­ ne a dire che si tratti di un sogno molto importante, collegato a quella che Freud chiama ‘la Fase anale’ dello sviluppo libidico, da­ to che si parla di una stanza da bagno che lui ignorava di avere, “an­ che se molto piccola e senza finestre”, come si vede dal disegno. Sembra che il sogno voglia alludere a un salto evolutivo, a un recu­ pero di energia bloccata nello stadio anale che si manifesta forse con l’ingresso del leone, che nel sogno spaventa Federico, ma nel­ la realtà probabilmente può simboleggiare un aumento della forza personale e della capacità di utilizzarla in tutti gli ambiti della vita, compreso il lavoro. Infatti la stanza ed il leone sono colorati di un giallo e di un arancione più accesi di quello che fa da sfondo alla stanza da lavoro disegnata più a sinistra. in sintesi, anche osservando il rombo (una figura che può sim­ boleggiare un cambiamento già avvenuto) all’interno del quale si trovano Federico e il leone, possiamo dire che questo stanzino se­ greto simboleggi energia che lui non sapeva di avere e che ora può utilizzare per il suo lavoro. Forse l’energia che confluirà in uno dei suoi maggiori capolavori, cioè Amarcord, che realizzerà nell’estate del 1973.

5 novembre 1974 “A casa di Bernhard, nel suo studio dove ci sono molti caminet­ ti accesi... vedo le fiamme alte e guizzanti... C’è anche Maiore... 1 due psicoanalisti parlano tra loro... La casa di Bernhard è come una grande pensione dove i pazienti possono mangiare... chiacchiera­ re... Io sono seduto a un tavolo... alla mia destra A. Arriva un vec­ chio signore accompagnato dalla moglie... seriamente disturbato ed 292

io... gli cedo il posto... Maiore potrebbe dirmi che quel tale è in una fase di regressione verso l’infanzia”. Un sogno complesso e importante che, sotto la trascrizione, ha due disegni: il primo che rappresenta lo studio di Bernhard, tutto circondato da sei caminetti accesii con al centro i due psicoanalisti, il professor Bernhard e il professor Ignazio Maiore che conversa­ no. Dietro le spalle di Bernhard una finestra con le tendine tirate che lascia intravedere il cielo blu notturno. 1 caminetti possono simboleggiare la spiritualità, la ricchezza e la profondità degli ar­ gomenti studiati dal professore ed anche la loro forza creativa, mentre il colloquio fra i due psicoanalisti può simboleggiare il con­ flitto tra Freud e Jung che, come abbiamo visto anche dai sogni delle pagine precedenti, aveva molto impressionato e coinvolto Fellini. 11 secondo disegno, nel riquadro più in basso, riporta invece la casa di Bernhard, rappresentata come pensione per i pazienti. Fede­ rico coglie un momento particolare del sogno, cioè quello in cui, mentre lui è seduto insieme ad A., che è alla sua destra, arriva un anziano signore con la moglie: “signora che accompagna il vecchio gentiluomo rincitnillito, è come un’ombra”, “vecchio signore rinci­ tnillito al quale cedo il mio posto”. Federico si rappresenta in pie­ di con una sagoma scura tratteggiata, che lascia intendere pensieri, dubbi, riflessioni, ma quello che a nostro avviso è più significativo è che questo paziente anziano sembri regredito all’infanzia e forse il tutto può di nuovo simboleggiare il lacerante conflitto che divise la Psicoanalisi in maniera troppo rigida tra un padre e un figlio, tra un anziano e un giovane. Sembra che la psiche suggerisca a Fede­ rico di aiutarli a ricomporre questa divisione, cosa che lui ha fatto con tutto se stesso.

Foglio regalato a Giuliano Geleng - dal Libro dei sogni, vo­ lume II 7 ottobre 1975 “Ciao Federico. Ho visto Giulietta, mi dice freddamente Anita Ekberg vestita con un lunghissimo abito nero... Stavo infatti cer­ cando di raggiungere Giulietta... Anita aveva degli occhi stranissi­ 293

mi, bianchi fosforescenti, senza pupille... CON QUEGLI OCCHI NON POTEVA CERTO VEDERE. ERANO COME BRUCIATI DALLA LORO STESSA FOSFORESCENZA”. Un sogno che sembra ambientato in un'atmosfera tipica de La dolce vita, anche se Anita, pur essendo vestita di nero come nella famosa scena in Vaticano, ha però degli occhi molto strani, senza pupilla, che quindi non possono far entrare la luce. Federico incon­ tra Anita in un cortile lungo e stretto, quindi in una sorta di rinasci­ ta, perché il cortile così conformato può rappresentare il canale del parto. Anita con freddezza lo informa di aver visto Giulietta, che lui sta cercando, perché hanno preso strade diverse: Giulietta è scesa a piedi insieme ad un’altra persona, mentre lui si è servito di un ascensore che però aveva un vetro spezzato, come si vede bene dal disegno. In sintesi, questo sogno sembra raccontare come Federico si sentisse quando temeva che Giulietta si fosse innamorata di un al­ tro uomo. Infatti ci sono due sagome disegnate a sinistra del­ l’ascensore nel quale lui si trova. Forse Anita Ekberg rappresenta in questo caso i sensi di colpa che lui aveva nei confronti della mo­ glie, ma anche un Femminile molto intuitivo, con occhi da veggen­ te, che non vedono forse il presente, ma sono profetici, come quel­ li che nell’antichità, come ad esempio, nell’odissea, ha il personag­ gio di Tiresia, cieco ma veggente.

Ottobre 1975 Un sogno nel quale Federico si trova a casa di Agnelli insieme ad altri invitati e tutti insieme mangiano degli spaghetti cucinati dall’Avvocato stesso. Dato che c’è un’intervista ad Alberto Sordi che racconta di un episodio avvenuto in casa Agnelli nello stesso periodo, in cui Sordi era presente, sembra che il sogno di Federico si riferisca a quell’episodio, nel quale l’attore di lamentava di una cena troppo parca e, per rimediare, l’Avvocato aveva fatto cucina­ re una spaghettata. Questo sogno conferma il forte legame di ami­ cizia che per tutta la vita ha legato Federico ed Alberto.

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25 novembre 1975 “A folle velocità l’ascensore sale verso... la camera che mi è sta­ ta assegnata... La camera 672 occupata da bagagli e vestiti di al­ tri...” “È il 672?” Chiede Federico anche nel disegno all'interno del fumetto alla cameriera, che risponde: “Sì, ma questa camera è oc­ cupata. Vede? La sua è l’altra laggiù. Venga”. Federico ha fatto una grandissima crescita spirituale e professio­ nale rappresentata simbolicamente dalla velocissima salita in ascensore e, nella realtà, nel progetto del Casanova, che gli fa fare un grande salto di qualità come autore, essendo un film molto im­ portante. Ma nel sogno, quando arriva al suo piano la cameriera gli dice che la sua stanza, 672, è occupata da altri. Questo simbolico furto di stanza può alludere al furto del master del girato del film, avvenuto a ferragosto del 1975. Per fortuna, però, le bobine verran­ no trovate misteriosamente a Cinecittà nel maggio 1976. Scrive in­ fatti Federico: “Sto dirigendo all'ultimo piano di un altissimo grat­ tacielo una scena particolarmente difficoltosa, non per le esigenze espressive, ma per le incredibili complicazioni della ripresa. Sono stufo... si ode uno schianto di vetri... un padre impazzito ha scara­ ventato fuori dalla finestra il proprio figlioletto...”. Le vicissitudini di cui parla Federico, compreso il gesto violento sotto il piano in cui lui sta girando, che è l’ultimo del grattacielo disegnato, sono simbolicamente forse le vicissitudini che hanno complicato la rea­ lizzazione del Casanova, fra le quali diversi cambi di produttori. Proprio a questi cambiamenti sembra riferirsi simbolicamente la scena del piano sottostante a quello in cui si gira, che può rappre­ sentare una base, le radici di una situazione. In sintesi, il padre impazzito che scaraventa il figlio nel vuoto può riferirsi ai due produttori che si erano defilati, rinunciando al progetto (simbolicamente il figlio che viene scaraventato nel vuo­ to). Infatti nel 1974 De Laurentiis cede il contratto a Rizzoli figlio, che poi a sua volta, nel 1975 rinuncia e subentra Alberto Grimaldi (vedi il nostro Fellini metafisico, pag. 256).

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22 giugno 1980 Foglio regalato a Vincenzo Mollica, dal Libro dei sogni, vo­ lume II Un sogno che viene rappresentato con un disegno tra i più belli di tutto il Libro, come quelli del douanier Rousseau, esposti al MOMA di New York. “Attraversando di notte la grande foresta arrivo alla radura for­ temente illuminata, dove vive e opera il ‘pittore delle belve’ che si aggirano... lente, flessuose, potenti, mandando lampi dagli occhi bianchi, contente di farsi ritrarre. Alcune si mettono in posa”. IL PITTORE DELLE BELVE, lo definisce Federico stesso con una freccia. Sembra relativamente facile ipotizzare che le belve siano tutte le attrici con le quali Federico ha collaborato, donne forti, agili, a lo­ ro agio davanti al pittore/regista, felici di mettersi in posa e di far­ si ritrarre. Molto belli i primi piani delle belve: leopardi, tigri, pan­ tere all’interno della foresta. Significativa anche la rappresentazio­ ne dei due personaggi: Federico ed il pittore, che è un suo perso­ naggio interiore, il suo lato artistico, anche perché Fellini avrebbe potuto essere anche un pittore di successo, pur avendo sempre solo disegnato e tratteggiato velocemente. Interessante è anche che Fe­ derico si ritragga due volte: in alto a destra mentre arriva nella ra­ dura della foresta e sotto, in basso a sinistra con una torcia illumi­ na la zona nella quale il pittore si appresta a dipingere due quadri. Sembra una sorta di progetto e di scoperta di un ennesimo talento, quello della pittura artistica vera e propria. Sappiamo infatti che ne­ gli ultimi anni della sua vita Federico aveva un vero e proprio ate­ lier di pittura (vedi Tullio Kezich, Federico - Fellini, la vita e i film, pag. 382-383: ‘... Un talento pittorico che, lasciandosi alle spalle le caricature, gli abbozzi di scenografie e costumi e gli altri schizzi occasionali, sta prendendo coscienza di certe inedite possi­ bilità di raffigurazione in chiave violentemente espressionista. Sul­ le soglie della vecchiaia, Fellini sembra ora il pittore che aspirava a diventare da giovane’).

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5 giugno 1981 “Mentre Totò, Macario e Pulcinella, seduti tra e nubi fanno una partita a ‘TERFIAT’, sotto, nella laguna, su di un isolotto melmoso il vecchio pittore tenta ancora una volta di ritrarre la donnona po­ tente e bonaria che abita sott’acqua. C’è un piroscafo illuminato fermo all'orizzonte nel chiarore della luna. La donnona rideva”. Il Libro dei sogni si chiude con un disegno tratteggiato in chia­ roscuro con in alto Totò, Macario e Pulcinella che stanno giocando a calle su di una nuvola in cielo, dove chiaramente stanno aspettan­ do Federico e, più in basso, su un isolotto della laguna, un anziano pittore che simbolicamente lo può rappresentare, mentre, indomito, prova ancora una volta a ritrarre una gigantessa che ride bonaria ed abita sott’acqua. Questo lavoro particolarmente poetico si chiude con un pirosca­ fo illuminato dalla luna che lo sta aspettando. Possiamo ipotizzare che sia simbolicamente il suo archetipo del Femminile, finalmente integrato nel migliore dei modi, dato che è illuminato dalla luna. Federico, nella sera della sua esistenza, può vantare un bilancio particolarmente positivo da ogni punto di vista che lo rende un esempio per tutti noi. La commozione che suscita questo disegno con la relativa tra­ scrizione, che è una vera e propria poesia, è indescrivibile, ma la gratitudine è ancora più forte per la bellezza e l’importanza di que­ sti due Libri dei sogni.

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Appendice

/ King, ovvero il “Libro dei mutamenti”, è conosciuto anche co­ me “Oracolo cinese”, anche se questa definizione è molto riduttiva e fa pensare a un tipo di pratica che non ne rispecchia la sostanza. È considerato dai cinesi un libro divinatorio. Per chiarire il livello e le finalità dell’importante opera, frutto della filosofia orientale che viene definita “Tao Te King", cioè “il libro della Virtù e della Via”, bisogna segnalare che l’edizione in­ glese del 1948 e poi anche quella italiana del 1949, hanno la prefa­ zione di Cari Gustav Jung. È utile anche ricordare che la parola gre­ ca Methodos, che intende descrivere i meccanismi della filosofia, può essere tradotta come Via, percorrendo metaforicamente la qua­ le gli oggetti o i concetti che s’incontrano mutano continuamente. Senza voler entrare nel dettaglio della scienza filosofica che sta alla base del / King, possiamo dire che essa descriva il continuo mutamento delle cose di questo mondo, che ne rispecchia la cicli­ cità osservabile da chiunque (ad esempio il ciclo giorno/notte, quel­ lo delle stagioni) ed il fatto che nulla si crea e nulla si distrugge, ma semplicemente muta di stato. Partendo da questo presupposto, il Li­ bro consta di 64 combinazioni o “sentenze”. Queste vengono deter­ minate gettando tre monete, delle quali una delle facce vale due e l’altra vale tre, per risalire a quattro numeri, il sei, il sette, l’otto ed il nove, che determinano le combinazioni, 6 per ogni “oracolo”. Le 64 combinazioni sono formate dall’associazione casuale di due se­ gni: Yin, il Femminile, indicato graficamente con una linea spezza­ ta ------- e Yang, il Maschile, indicato graficamente con una linea continua------ . Le sei combinazioni ottenute vanno segnate su un foglio, partendo dal basso verso l’ alto, a formare una delle 64 “sen­ tenze”. 298

Le combinazioni di segni, come scrive Jung, rispecchiano la sincronicità del momento in cui viene consultato l'oracolo, presu­ mendo che “la caduta delle monete... sia proprio quella che in una data situazione dev’essere, in quanto qualsiasi cosa che avviene in quel momento vi appartiene quale indispensabile parte del qua­ dro”. Inoltre, per citare ancora Jung, “la personalità dell’interro­ gante si presume sia implicata nel responso dell'oracolo”, quindi l’interpretazione delle figure simboliche associate ad una delle 64 combinazioni di segni, deve essere necessariamente quella di chi lo consulta. Un’ultima ma non secondaria implicazione del 1 King è che dei quattro numeri estratti, solo due, il sette e l’otto, corrispondono net­ tamente al Maschile e al Femminile. Gli altri due, sei e nove, ad al­ tri due segni derivati dai primi, che vengono chiamati “mobili”, cioè tendono a trasformarsi nel loro contrario, cioè un Femminile si trasforma in Maschile e viceversa, generando un oracolo diverso da quello originario, rappresentandone l’evoluzione; da qui si può de­ durre che i mutamenti incessanti del mondo vengono rispecchiati da questo meccanismo e l’interpretazione personale delle sentenze ottenute dà un’idea della situazione in cui ci si trova e dà suggeri­ menti su come comportarsi di conseguenza. Ogni oracolo è associato ad un testo che va interpretato e che parla per simboli, come ad esempio “L’Imperatore” “L’uomo sag­ gio”, “Gli stolti”, “il fuoco”, “l’acqua”, eccetera.

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