Della condizione de' Romani vinti da' Longobardi. E della vera lezione d'alcune parole di Paolo Diacono intorno a tale argomento [Second ed.]


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Della condizione de' Romani vinti da' Longobardi. E della vera lezione d'alcune parole di Paolo Diacono intorno a tale argomento [Second ed.]

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DELLA CONDIZIONE DE'

ROMANI VINTI DA' LONGOBARDI ,DÌ PAOLODIACONO

DISCORSO .

DI

.

.

CARLO

TROYA

Edizione Seconda CON OSSERVAZIONI

-

DI FR.à.NCESCO I\EZZONIGO ED APPBNDICBDBl,I,'AUTORE

MILA.NO DALLA SOCIETÀ ·TIPOGl\àFICA. DE' CL~ICI JIDCCCJ:LIV

ITALU.SI

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lz· ..di Ctlrlo•!\ooya ,uono oliar.· «l iUWIN Mli _,_ rrellanati11asua Napoli, ma per tutta _11,itia,clte-i• l#i ,...,,,,.,~ uno·tlaipi1' lotti e ldbon'b,i cono,citori del Medio Evo. Allo 1tudio tkl quale esli coruacro l'intera iua "ila , inlt!rrogandonelle biblioteche e negli archwj, principalmente della nodra peni,ola, i docummd più reconditi di qwlf età 1'1Ùteno,aed o,cura. Frutto di ,ì nobili fatide intrqpre,e il Tro,ra una Storia d"Italia del Medio-Evo, che no,a dubitiamo raq:oglierà i11,è il fiore di un' imme111aenulisiatre congiU11taad un raro aeume di critica filologica e ,torica. E Mli fallace preludio M ,ono (PÒ quattro 110/umiove a guua di introduzione ,i narrano le vicer«dedt'i Barbari che disertarono• f Europa e distrr.mero l'Impero romano: ma più ancora il Discor,o sulla condizione dei Romani vinti dai Longobardi. Nel quale Discorso il chiari,,imo Autore non .,olamenlt! wo'Be con maravisfio,a dottrinn l'argomnllO che ,i era propo,to • ma te11e qua•i una compi,,ta .11oriad,,l diritto barbarieo in Ita/i4. Noi rruammo pertanto di ,;avare ai buoni ,tutl; riproducendo iH" le 1tampe qwl Diacono èhe contiene la .1opiensa di molti t>0lumi, e potrà preservarci d4 molti errori a cui non ttppero sottrar.1ianc!IIJuomini distinti1.1imi.E pere~ la nostra ristampa {o1&edi magsior gùwamento 11iabbiamo pur comprese primamente le Ouervazioni che intorno ~ quel Discorso pr1bblica11a il ConsigliereFrance.1co Rezzonico Ml Giornale dell'Istituto Lombardo-Veoeto, poi rm' Appendice· del Troya in mpo.1ta a' tlubbj promo,,i dal Rezzoniro, finalmente alcuni Cenni di que,t'ullimo ,ull'Appendice del Tro,-a. E in ciò ,odiamo di offerire asli Italiani un e,empio imitabile del modo dipitoso con che ,i dot,reb. bero asitare k qruitioni ktterarie e ,cient!ficl,e.• 'lfon. abbiamo poi dimenticato undici nuo•e Leggi di Rachi ed Astolfo Re de' Lon• gobardi ,coperte rlal Troya e d4 lui riprodotte nella ,uddetta Ap• peudice.

QlltllllOall'ueCJIZionc ci ,iamo ltudiati CM la no,tra edizione riu,cu,e per una parteuatta e compiuta,e per l'allra abbtut.anza

:,uz;,a ed economica.N~te

abbiamo ~lto • a(!8Ù,mloo variato ORii

,critti 4a noi riprodolll, e ne abbiamorispettatoper,ino la divena ortilito il guidrigildoper gli Ecclesiasticisecondo il ri&pettQ.ehe per essi professavano i Fraoebi. La vita d'un Suddiacono ucciso valeva il doppio che non quella d'un cittadino Ripuario: un Diacono &i pagan ciaquecento soldi; seicento Prete, se nato non servo, e novecento un Vescovo(!). Doppia similmente fu nella legge de' Bavari la composizione degli Ecclesiastici(2). Le leggi degli Alemanni punirono l'uccisore d'un Vescovo come se questi fosse un Duca della lor gente (3). Noi non siamo sicuri se il testo delle tre leggi di Teodorico ci sia pervenuto com'e' le.scrisse. Poco monterebbe . per altro far sopra ciò uoa più sottile disquisizione in questo luogo, sapendosi che tale dopo il battesimo di Clodoveo fu la mente de' popoli soggetti, aver cari e venerare i Vescovi. Clotario rivide le leggi degli Alem~i, e sem.. bra -essere stato il Primo di questo nome; cioè il figliuolo t1i çlodoveo, non il Secondo, al quale nacque ·il Ile Dagoberto, che riformolle·di bel·nuovo insieme con le altre del regno de' Franchi.

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§

XIV. Aooi 545-560.

La legge Salica del ManoscrittoScmlleriatio. Nelle Giunte di Clotario l e di Cbildeberlo I alla legge Salica a'ba parimente, che il guidrigildotassato pe' Vescovi (1)

ug. Ripuar.

tit. XXXV.

Leg. Bajuvnr. tit. l. cip. (5) 1.,, . .Jlama,1,tit. Xli. (2)

Ylll 1 1:1, X,

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46 fu di nov•n&o IOldi. Cosi apparisce da un Manoteritto, donde Jo Scbilter (! ) prese uni. eopia della legge Salica., differentein molti e non lievi punti dal Manoscritto di Wol-fembuttel. Nella Sobilteriaoa fra le altre cose parlasi della. tetigione abbracciata da Clodoveo; e però credesi che in questa eopia si fossero eon maggior cura descritte le muluiooi fatte dopo il suo battesimo nella legge Salica. Se preati fede agli antichi prologhi (i) , Cbildeberto v' aggiunse quattro suoi titoli '(3), e Clotario dieci; sì che questa n'ebbe novantatre fino alla novella correzione del Re Dagoberto nel aettimosecolo. S XV. Aoni 543-5&.

I Convitati del Re nelle Gallie. La maggior novità che risulta dalla Sehilleriana, risgoarda i Romani, fra' quali or comparisce l' ordine de' Convilali Clodoveo forse, già divenuto Cristiano, ad aldel Re · cuni più nobili o fedeli di sì fatti Romani avea conferito un tal titolo, del quale nondimeno il Manoscritto di Wolfembuttel non fa ninna parola. Dopo Clotario e Cbildeberto i Convitatidel Re conservarono il grado loro nelle susseguenti emendazioni sì di Dagoberto e si di Carlomagno. La vita d>ognuno di essi ottenne un prezzo doppio di quello cheavea la vita d'nn semplice po,ae11ore fra' Romani; grande stimoloa' desiderj ed alle ambizioui di cestoro. Gli sterili onoridelle Curie.più non giovarono a' Romani, quando al4 euni fra essi ottennero d'entrar nella Corte de' Re. Sol col• (•) Thesm,nu ..bttiqq. Teutonic. t. JI. Ulrnae, 17'l7.Vedi tit. LXXVIT,

S1.- Pe' Vescovi propriamente manca, perchè il testo è lacero in questo luogo; .ma il pulrigildo d'uo Prete è di aéiceoto, e quello d'un Diaconodi treeeuto aoidi. (2) .Apud Heroldum, pag. 1: et Liodebrogium, pag. 'l47•'l48, (3) Quando io acrivea queste parole, non avea veduto ancora le nuoveGiunte alla legge Salica , troHte oou ha guari dal PerlZ io Olanda. Ti1. t.xvm,

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l'entrarvi poteano i vinLi agognare alCWlecaTiche; il regio favore anzi ~oneedè loro da indi in qua le più illustri, e sovente anche io pregiudizio de' Franchi, molti de' quali non aveano dimenticalo d'essere stati fino-a Clodoveocompagr\i e non sudditi d'w1 Principe, così nella Germania come nelle Gallie. Ma se i Convitatidel Re non 'riuscissero ad-ottenere di naturarsi Franchi, la loro vita valea, secondo la Sehilteriana (4), la metà meno della vita d'un Franco detto .Aniru,tione, ovvero cortigiano e fedele del Re. S XVI. Aooi 543-560.

Ordini de' Romani ,econdo la Schilteriana,

Quì può farsi la numeriuione delle qualità diverse concedute a' cittadini Romani dalla legge Salica Schilteriana, senza tener conto de' militari accolti fra' Barbari, e degli altri a cui venne fatto di. conseguire la cittadinanza Salica: 4..0 I Vescovi, tassati col guidrigildomassimo de' Franchi;. i. 0 I Sacerdoti ed altri Ecclesiastici; 8.0 I Convitatidel Re,; 4.0 I pos,e,sori,; 6.0 I lributarj. Di queste cinque generazioni le due prime non aveano a desiderare la cittadinanza Salica. Già i Vescovi aveano parte ne' ccmsigli de' Re; già sedeaoo in primo luogo nelle radunaoze. Clotario, nel_riordinar le leggi degli Alemanni, videsi assistito da trentatre Vesc.ovi, da trentaquattro Duchi, e da settantadue Conti. Ed i Vescovi delle Gallie diceano che la Chiesa vivesae io modo speciale a legge Romana, ovvero secondo il Codice di T~odosio (2), non percbè ciò fosse un privilegio de' soli Ecclesiastici, avendo tutti gli altri Romani ottenuto da Clodoveo e da' figliuoli una propria citi.dinanza Romana col pubblico uso del pa• (1) Tit. LXVIII, (1) Vedi S X.

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• trio dritto; ma percbè il Codice di Teodosio éra pieno di favorie d' esenzioni veno l'ordine Sacerdotale (! ). S XVII. Anni 543-5&, I Capitolari de' Frandù e la legge Mondana del Medio-Ew.

A scemare i danni della varietà di tante leggi per,onali dellenazioni appartenenti. al regno de' Franchi , s' introdussel'uso de' Capitolari, ossia delle leggi comuni a tutte. In essi adoperavasi fra le altre formole questa, che sì fatti Capitolari avesser vigore sopra ogni plebe (2). I Ca?'Olari adnnque divennerouna legge territoriàle, 8eoza cui nonpuò veramente sussistere uno Stato; e ben presto le molteleggi per,onali di ciascun popolo avrebbervi reea&o sì nuova e strana confuaione da sconvolgersi affatto qualunqueconcetto di giustizia distributiva. Nè un Borgognone, per cagioò d'esempio, avrebbe con la sua legge Gondebatdapotuto rovesciare un provvedimento della Saliea, masolo potea valersi della sua quando tacesse quella de' • Franehi,ovvero del popolo dominatore. Lo stesso vuol dirsi dellaRomana in confronto della Salica; ed in fatti un Romanoin molti casi dovea immergere la mano in una caldaia,seoza potersi giovare delle pruove legali del suo pa- trio diriUo. Perciò con. troppa larghezza si è sovente interpetratala qualità peraonaledelle leggi appo i Barbari; ed e' sarebbe stato più vero il dire , che prima la legge de' Salici, padroni delle Gallie, poscia i Capitolari fossero territorialirisguardo a tutte le· altre leggi personali. Nondimeno lo Statuto Salico , il Codice Teodosiano ed ognialtra legge cosi de' Romani come de' Barbari formavanounite insieme un corpo, al quale nel Medio-Evo diessi la denominazionedi legge Monda11a.Ciò era per discernerla (1) Vedi i LXIV. (2) &lictu,n Cl&lotariili. in Coru:ilio Parisiensi Y. Aano 615. · T1ou. Cond. de' Romani, eç. :a '

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. dalla Canonica,la quale talvolta in Francia ed in-Ualia chiamossi eziandio Romana, come innanzi dirò, nel signi6cato speciale che Roma ne fosse l'arbitra unica e la custoditrice. L'essersi non di rado preso il dritto Romano degli Ecclesiastici, cioè quellò che restringevasi all'ordine Sacerdotale, pel drilto Romano in tutta l'ampiezza, è stato causa di grandi errori, a svellere i quali poco valgono le più evidenti ragioni e gli sforzi, sto per dire , ·di molti secoli. S XVIII. Aouo 56o.

Primo Capitola~ di Clotario I. Pruova di ciò che ho esposto fio qui sia il Capitolarepubblicato nell'anno 560, dove Clotario I, provvide non solamente 'alle nece,sità (son sue parole) de' prol'inctaliovvero de' Romani, ma di tutt'i popolisoggettia lui, che io quel tempo avea nelle sae mani unito la monarchia intera di Clodoveo, come altresì le conquiste fatte dopo costui nelle Gallie da' Franchi. Volle Clotario che la prescrizione di trent'anni, purcbè principiata io buona fede, valesse in favor degli Ecclesiastici, e confermò le donazioni fatte alle ehieae da suo avo Childerico.(!). Ancora dispose Clotario, che in assenza di lui dovessero i Vescovi emendare qualunque eoodanna de' Giudici fino al suo ritorno; donde si scorge.qual fiducia egli ponesse ne' Romani, pervenuti all'onore del1'Episcopato. . • Prescrisse finalmente il Re che le cause de' Romani si terminassero secondo le Romane leggi. Ciò erasi fatto fin da' tempi di Clodoveo; ma Clotario, a rimuovere ogni dobbio, volle rinnovarne il comando. E però s'ode più volte nel_detto Capitolarechiamarsi da Clotario il dritto Romano io sussidio della legge Salica (2): sì che ragionevolmente aembrò ad Agatia, storico Greco, il quale scrivea negli anni (,) C'.apit.Chlot. (i) Vedi § IV.

S Xl.

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n per rapponto di Clotario, che i Franchi vivessero cogli ordinamenti, eo' costumi e con le leggi de' Romani (! ). Poco il Re sopravvisse al famoso Capitolare; •laonde la Monarchia tomQ a dividersi fra quattro suoi figliuoli, de' quali Sigeberto ebbe I' Austrasia, e Gootraoo il ~o conquistato su' Borgognoni. §

XIX. Anni· 56g-573.

Alboino in Italia.

Già negli ultimi anni di Ctotario i Longobardi, collegatisi con Narsete, avevano assaggiato l'Italia. La ferocia de' costumi e l'indole disumana fecero che Narsete dovesse rimandar sì tristi ausiliarj nella Pannonia, dove teneano la sede. Ma dopo alquanti anni Alboino, Re loro, decretò di porre a cimento -la fortuna delle armi ne' paesi di quà da' monti. L'Italia, mal difesa da' Greci, a' quali piaceva chiaDUp'Si Romani, tremò all'aspetto d'Alboino scendente dalle Alpi Giulie in compagnia de' Sannati, de' Bulgari, de' Gepidi, de' Sassoni, degli Svevi od Alemanni, de' Pannonj e de' Norici. Paolino d' Aquileia non sostenne d' aspettar l'arrivo di quc' fieri nemici, e con tutto il tesoro della sua Chiesa riparossi nell'isola di Grado. Onoralo di Milano fuggì col suo Clero e con molti Milanesi, come attesta San Gregorio (2) , in Genova. Breve fu la vita d' Alboino, Inteso più ad espugnar le città d'Italia che a dare stabili ordinamenti alle provincie da lui conquistate. Un tratto generoso di lui fu nondimeno trasmesso alla posterità; dell'a. ver egli confermato. Felice, Vescovo di Trevigi, nel possedimento delle terre spettanti a quella Chiesa, mercè un diplomache alcuni credettero favoloso(S), e che altri difesero 0

(1) Lib. I, Histor. cap. :i. Edit. Niebbur, piig. ,7. Bonn, 18:18, in,8. (2) l,ib. 111, episL 3o: .&folti,coacti barbaricd faritate . ...

(3) Maffei, Yerona illustrata, lib. X(, pag. 558 de I voi. 1 dell'edi1iooede' Cianici ital.

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!O valorosamente come vero (t ). I popoli d'Italia , se cf'eC\ia Paolo Diacono, erano cresciuti-a .guisa di biade (2), tut .. tocbè una ferocissima peste avesse orridamente disertato la 11ostra penisola e soprattutto la, Liguria (3),

Clefo. Il tesoro che Alboino congregò dalle spoglie d'Italia cadde nelle mani di· sua moglie Rosmunda, e poseia in quelle de' Greci di Bisanzio. Clefo regnò dopo Alboino per soli di ... ciotto mesi, ed in sì breve spazio di tempo molti possenti fra' Romani, che non ebber vigore a combattere o senno a fuggijre, spense con la spada, narra i,l Diacono (4); molti ·çaccionne fuori d'Italia. Paolo non dice qual fosse il numero de' cittadin_i paragonato con quellQ de' Coloni., de .. gl'inquilinie degli schiavi Romani; ma chi non ignora quanti . latifondi s'allargassero allora io Italia occupati da' nobili, e spezialmente dagli officiali Greci venuti di Bisanzio e del1'Asia,. non che dalle Chiese e dalle Curie, comprendeas.~i di leggieri le funeste facilità con cui Clefo potè condurre .ad effetto i suoi disegni d'impadronirsi delle terre vacanti per le morti, per gli esiglj, per la ritirata de' possessori Gree,i ~ p,r ~e fqglle voloQtari~ 1obardl nonera stabile in una certa quantità di daDaro,comeappo, i Salici , negli omieidj volontarj; ma Jasciavasi all' estima• zionedel Giudiee, secondo i varj gradi cittadineaebi del· (1) Q11anta (majorum noatroruin) adversus gente,ertero1 omnesfuerit1111ctorital impdriiqu• magnitudo (hae !egea) tleclaranl: quoti mari• 1118111 fuu,e apm.,,to e11 Romano, ip1os, r)_Ler Ripuar. lit. LXII. Vedi su tal legge: Polgiesser, De 11.ata , ,ervorum, pag. 299. Lemgoviac, 1736. (7) Servus Eccle,iae secundum possessionem auam reddat tributa. - Lez. Baju11. lit. I, cap. XIV, S-v1 et puaim,

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vflliae di polli ehe si faoesse da' servi alle Olie8e (t). Dalròrrore che anaoo i Germani pel papmento d'ogni tributo·nacquerole fa'fole intorno all'etimoJoaia del nome de' Fnnchi, cioè de' liberi ed esenti dal tributo, come inter• petravaun Cronista del duodeeimo secolo (i): favola fon. datasul vero, ehe i Franchi noo ne pagavano alcuno allo Statosulleterre, salvo solamente il peso d'andare alla guerra. Rotari del pari usò in significato servile questa voce di • tributario, nel favella, della casa ove abitavano i servi (3); e Liutpraodoparlò in ugaal modo nelle sue Giunte ali' Editto(4). I documenti, onde farò motto di mano in mano, ebimQano lribtdario il servo ftnoa' tempi di Desiderio e di PaoloDiacono. Paolo adunque credette non aver bisope d'interpetre, allorcbè scrivea di avere i Duchi ridotto i nobiliRomani a condizione di tributar;, non ne avendo egli aecennato nè potuto seo1a errore accennare una in Italia the simigliasse all'altra delle Gallie. Perciocchè la legge Salieatocca de' trilnda,; che v'erano prima di Clodoveo, t quali egli concedè il guidrigildoo la cittadinanza; ed in Italiai Docbi .noi diedero a' tributarj Romani, che viveaoo primadell'arrivo d'Alboino, affatto djversi da' nuovi del1'ordineche crearono essi l)ucbi dopo Ja Joro venu~.

,,,.

I R""""6Ì ,poglitm del domiRio delle loro terre.

Crede il signor di Savigny (6) che i Romani divenissero semplici debitori d'un canone, ragguagliato al terzo de' frutti; nè scorge alcuna incompatibilità fra il pagarlo ed il ri.. (1) Qua/iter servi 1$ccluicie tributa solvere deb1111111. - Lex Ala•-. tit. un. • (:i)Presso Adrianò Valesio, Notitia Galliarunr, pag. 209~) Leg. 257 Roth. • (4) Lib. VI, leg. 6 Liutprandi. ($)17istoireda drait Jfomqirsetc., l, P· 260, trad, (rau. Par.,1339, in 8°,

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30 manersi cittadini Romani. Ma i Longobardi non conoscevano ancora nel tempo de' Duchi r uso dell' enftteosi· nè de' livelli alla Romana, che indi conobbero, e de' quali non •.tacerò. E dove poi sarebbe stato il gtMrigildo cittadinesco di questo Romano tenuto per semplice debitore d'un eanone? Carlo Pecchia, continuatore di Pietre Giannone, mi _ viene in questo luogo alla memoria; il qual Peccbia, volendo credere alla Romana cittadinanza netl' Italia Longobardll, non dubita d'asserire (i) che i Romani ottennero da' Duchi un guidrigildocittadinesco uguale del tutto a quello de' Longobardi. ,,. Pur e' non è facile il dimostrarlo quanto il dirlo. Se ciò fosse vero, vi sarebbe dunque stata incorporazione piena ed intera della Romana cittadinanza nella Longobarda (2); e però distl'Uzionepiena ed intera della Romana, e con essa della legge -Cornelia de' .Sicarj; ed i nuovi cittadini Longobardi sarebbero stati tenuti al servizio militare come gli antichi. Or come potevano i nobili Romani aversi per citt.adini Longobardi, se già· erano stati ripartiti fra ciascuno de' vincitori ed obbligati a pagargli un tributo? Si chiami canone questo tributo: egli era canone servile od Aldionale., non libero e cittadinesco. Perocchè l' imposizioné del canone tolse agli antichi proprietarj ogni dritto di vendere, donare, ipotecare o di trasferire in altro modo .il dominio deHe lor terre senza Il permesso del Longobardo a cui si doveva il tributo. La conquista purgò in oltre le terre da qualunque dritto precedente in favore de' terzi per causa d'ipoteche, di successioni e di contesò iotomo .alla proprietà. Senza questi effetti legali del canone o tributo imposto, vana sarebbe riuscita la conquis&a·;éd in veee d'una porzione de' lru.tti, la quale doveva essere posta fuori d'ogni controversia, i vincitori, checchè ne dica il Pizzetti (3), non avrebbero acquistato se non una perpetua lite co' Romani, loro Terziatori. (1)

Storia della G. C. della Yicarla, I, p.

121.

Napoli, 1178,io

(2) Vedi § XXII.

(3) .,/ntichilà Toscane; II, pag.

102.

Siena, 1778,

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Voi. io-8.

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4.

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at § XXX, Anno 576.

Conlinuatrione. Cinque ca~e, ninna delle quali si può staocaredall'altra, tolsero. a' Romani, aeampatidal ferro di Clefo e ~e• Duchi, la loro citladinanza , e con essa il doQlioio delle• terre.Furono t.0 La ripartilione de' vinti .fraciascunode' priYati vincitori; 2.0 L' imposisiooe del tributo o del canone del terzo de' fruUi; 3.0 La non imposizione del guidrigildoeitt,adioe&CJO, •stimatoda' Giudici, e pagabile alla famiglia dell' uooiJo; 4.0 Il divieto, prooedente dal dritto di couquista, cbe i Tersiatori.utretti alla prestazione del tributo. o del canooevendessero, alienaSM":ro ed ipoteeassero le terre ; 5.0 L' tiKJlisione., aoehe procedente dalla conquista, di qualunquedritto de' tersi snlle terre ,assogsettate da' Duchi al tributo od al canone. La spada Longobarda tagliò tutt' i nodi , liberando le terre al modo che farebbe appo noi una vendita g~udizialesotto l'asta pubblica. Il prezzo nondimeno che oai si distribuirebbea• ereditori , fu travolto da' 'Vincitori nelle ragi4>ni dellaconquista. Non così operarono i Visigoti, c;bevollero salvaqualunque alienazione preeedente all'arrivo loro nelle Gallie(t): ma essi, e posciai Borgognoni divideano la terra peraccordo cogl'lmperatori. Gli Eruli dappoi e gli Ostrogotirispettarono l'essere de' Romani, ed il poteano bene agevolmente,perché ignoravano l'osò del gwidrigilào,e punivano l' oQiicidio volontario con pene . oorporali , al pari dellalegge Cornelia: era perciò tanto facile il conservare in una stessa provincia con ugual grado la citl.adinan&aRomanae la straniera , quanto rimciva impossibile ottenere un lai fine sotto un padrone Germanico, il quale , oome (1) Leg. Wisig., lib. X, tit. 111,cap. 5. Vedi Storiti d'llaliaJ J, p,

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faceano i Franchi ed i Longobardi, ponesse unieamentenel guidrigildo il dritto di eiltadinaosa. I Longobardi aduoque occuparono l'eminente dominio , l. 0 Di tutt'i fondi urbani e rustici e di qualunque sorta, vacanti per le fughe, per gli esiglj e per le morti de" Romani e de' Greci; • 2.0 Di tutt'i fondi spettanti alle Chiese ed,alle C•rie; 8.0 Di tutti gli edificj pubblici; 4.0 De' boschi, e delle terre incolte o deserte; 5.0 J;)e'mobili e de' crediti di ehi era s&atouceiso 1ocl era fuggito. • -I fondi vacanti d'ogni maniera furono, per quanto sembra, coltivati o tenuti dagli antichi schiavi Romani, dive,_.uti ora servi Germanici, non che dagli Aldii e servi arrivati ultimamente in Italia dalla.Pannonia con Alboino.Del rimanente ho già fatto cenno (l), che •il tributo del terzo, fu accreaciuto e diminuito a senno de' nuovi proprietarj Longobardi, secondo lo stato della maggiore o mino, col• tura è fertilità delle terre. Il terzo, di cui parla Paolo Diacono, si dee riputare piuttosto un limite messo a' deaiderj d'un Longobardo ne' primi giorni della conquista, che.una invariabile o pe,petua raafone di tributo. Nelle carte del Medio-Evo io Italia si veggonosovente Alda e Coloni, c"9 davano la metà de' frutti a' proprietarj della terra, e me però ebbero il nome di .Mezsaiuoli:altri davano solo il quarto, i quali appell~i Quartaroli.

S XXXI.Anno 576. Se i Longobardi al tempo de' Duci.i abita&,ero. nelle città '1'l talia. L'antichissimo costume de' Germani del vivefO in borgate, dispersi per la campagna, durò appo' i Longobardi . per lunga stagione in Italia. Niuno ignora in qual modo ri• (i) VediS XXVII.

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sguardassèro le città coOleprigioni, ed attendessero ad edificar lontane tra esse le case. Oggi frattanto,per una ostinata preoccupuione del nostro spirito, ci piace credere che i Longobardi ne' primi giorni della loro venula, quasi obbedissero alle antiche leggi sul .Metato,si fossero tenuti pressochè a doz1ina ciascuno in casa d'un ..Rom.ano, secondo veggiamo accadere se un esercito passi per alcuna delle nostre città o vi faccia soggiorno.Fuvvi cbi giudicò (l), non. avere io prineipio avuto alcun tetto i Longobardi, e però essere s&atomestiere albergarli presso il Romano; ciò che non avrebber potuto fare senza condurvi le mogli co' figliuoli ed· i servi a1Tivatidi Pannonia. Ma se a' Longobardi giovò abitare nelle città, o se vi furono posti a presidia da' Duchi, ebbero tutto lo spa1io d'aHargarvisi ne' più-sontuosi e splendidi patagi, rimastivòti; ebbero l'agio di -Stai'• sene uniti ed io buona guardianegli ediftoj pubblici, e dl farvisi recare il terao de' fl'uUi senza correre il pericolo di eolloearsi nelle case de' Ter•iawri. Che i tributarj, sopravvauati alle sh'agi, abitasseronelle1 lor case, come dianzi, poco importava eertàmente a• Longobardi; nè questi, avendo a quelli cooceduto·la vita, neprooo il tetto, eome negato aveano la cittadinanza. I Longobardi, se .abitavano io città, non tralaseiavano d'avere anche in campagnala loro sede: le famiglie più nobili del· l'Italia Longobarda diseeodono da' così delti Lambardio Lombardi, che ne' seguenti secoli non più viveano in bor-: gale, ma in castelli ed in ròeebe munitissime fuori delle· eittà. Molti di questi Lombardi si chiamarono altresì Conti Rurali, ebe sovente infest.arono,ed afflissero le città; poscia le città divennero più. forti ed osteggiaronoi Lombar• . di; ma que' tempi non sono ancora venuti , e negli altri onde ora si parla, i Longobardi si teneaoo la più parie in borgate nelle campagne vicine alle città.

( 1)

Pagooocelli, Go11emiMunicipdli, li, p. 24. Berg., 1815. t. 2 in-8. Taou,

Cond. de' Rotllani~ ec.

5

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34 S XXXII. Aouo 5j6.

Di1trt4Zione delle Curie, ovvero degli Ordi~i. Lieve CW'a. per certo essi prendeano delle città ne• primi giorni dopo la loro venuta in Italia: niuna deali ediftqj pubblici e delle mura,.. eccetto iu alcune delle più importanti. Assai nota è la legge di Rotari, che pÙnisce(!) coloro, i quali senza permesso del Giudice ( tanto erano ancora smantellate le mura) entravano ed uscivano liberamente.per quelle a lor posta. Si fatta legge dimostra, i Longobardi aver già rivolto il pensiero a riedificare ciò che aveano distrutto, acciocchè l'erba non crescesse per •~ vie solitarie. Le cu• re, che intorno al mantenimento delle città pigliavano le Curie antiche de' Romani, eran cessatesotto i Duchi; e, se alcun lavoro doveste farsi, commetteasjagli ttotichi schiavi Romani, or divenuti servi, da' Loogobardi-prepo:stia eia• scun luogo dell'Italia conquistata. Presero alcuni scrittori non solo a tenere per certa la cittadinanza Romana del regno Longobardo , ma eziaodio la durata. delle Curie. Noi siamo usi oggidì a risguardarle come sedi antiche di franchigie civili, come ricetti di li• bertà nell'elezione de' Magistrati e come cagione dello sta• bilimento o del risorgimento de' Comuni d' Italia dopo il Mille. Pur ninno- ignora la miseria delle Curie, della quale già favellai (2), nè qui altr-0 soggiungerò, se non quelJo che dieevane Giustiniano imperatore, nella sua Novella (S) dell'anno 54'6, soli ventitre anni prima dell'arrivo di Alboino. Da questa si ravvisa il bel frutto delle tante leggi del Codice ·Teodosiano e delle tante Novelle di Teodosio, di Valentiniano e di Maggioriano dettate per tenere i Decurioni avvinti alle lor Curie. . Libertà civile cbiamavasi a• giorni di Giustiniano il po( 1) Leg. 248 Roth. (2) Istoria d'Jtalia; I, P• 1097•1099,

(3) Ncwella XXXYIU.

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tersi disciogliere da' ,wd ovvero dalle catene ·delle C•rie, o dalla CurialeforltWJ, come allor si parlava. Innumerabili frodiordivausi per affnneani da tal fortuna, e la recente Noricorda le disperazioni di coloro, i quali vellacli Giu.io(() dove nori •erano state giammai •Curie alla Romana, e dove l'Imperio non aven in alcuna stagione•tenuto signoria. Qui dunque nell'elezione de' Ve11eovied in altre religiose oetorrenze si congregavano i Tinialori ai- tempo de' Duchi, e qui solo si vedea una fallace apparernadella vita Roniana. I Duchi, Ariani la più parte, non vietan,oo &em• pre ( San Gregorio l'Attesta [i) ) , che ••esercitasse il culto Cattolieo, quando Ct!SSÒla strage de' Sacerdot.i.AUota molti Lon1obardi adoravano il Dio Vodan: molti delle tribà ,•enute coo essi perseveravano tuttora nell'idolatria, oome i Sarmati ed i Bulgari ; da qualcuno de' Gepidi s' -adorava. forse Zamolxi: ma non mancavano al tutto i Cattolici, fra" quali \'oglionsi annoverare i Longobardi convertili da Sanl'Ospizio intorno a Nizza (.3), e Minulfo ledato·da San Gregorio (4). Caltoliei parimente si debbono riputare i Noriei. ed i Pannonj ed ·allre vicine genti compagne del Re Alboino, alle quali erasi predicato il Vangelo da San Severiuo. La •Sotle de' Roman~, ebe divennero Terzialori d'un Longobardo Cattolico, riuseì al certo più mite della-coodi&ione ' di f.utti gli alLri a' quali toccò un palreno idolatra ·od Ariano. §

XXXVL Ao.ni 5,6-58&.

. Lingua, Latina. - Lettere. - F.ita prioalt.J.de' 'ferzi;ltor.i.

Il ferro de' Duehi non distrusse l'idioma sì eome I• eiltadioanza de' Romani. Già da gran tempo aftnti AU.Oino~ le umane lettere non brillavano di ,·ivissima luee io Roma ,e nell'Italia. Jl Prete Secondo,nato in Trento (era già Prete fin dal 665 ) scrisse la Storia, oggi perduta,, de' 1.,,onso·( 1) Concilior11m L:ihhé-1'lansi, X Il, l'· 239(2) Dialog. lib. Ili, cap. 28.

(3) P11ul.Diacon., lib. lii, cap. {4) LilJ, VII, ~pistol. :i6.

2.

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·bardi,alla quale per avventura spetta un breve, frammento sulla Cronologia, acoperto dal CardinalGarampì nella Badia di· Wcioprteo. Il RomanoSecondo non intermise i suoi studj per la venuta de' Longobardi; e-così fece ancora tra gl'i8D(>biliosj dett•Aldionalo qualche altro Romano, che avesse amato prima d•Alboino le lettere. Ad alcuni Tersiatori, gravati di molti debiti, 1'esenzione da' pesi Curiali, ed il diagravamento de' loro fondi pri• mieri da qualunque ipoteca rendettero profittevole il tributo •del terzo e ean la tranquillità obbrobriosa della conquista , io meuo -alle ruiue della patria. Ma gli Eeclesiastiei Bòo aveano perduto la rimembranza di Roma e della dignità del ·nome Romano. Tra gli anticbi Magistrati e Decurioni, or Teniatori, v'era io oltre chi avea ricche possessioni e splendide parentele nelle proaeime provincie d' Italia nou eooq'1istateda' Longobardi. A qoe' ditgradati cittadini tòroavano fo mente non più le miserie, ma gli onori della Curia, ed i dritti della elezione libera de' Magistrati; frattanto i Pontefici Romani con ogni loro sforzo chiedeano a' Grecidi Bizaosio un eaercito per liberare l'Italia. E quegl~ av11rie lontani padroni promeUeano tuttodi un esercite dal Bosforodi Tracia, tenendo 8e1Dpreviva la speme di vicino ajoto, che avrebbe ricongiunto le due porr.ioni disgregate dellapenisola, e fatto riabbraeeiare i fratelli di Roma e di Ravenna con que' di Pnia e di Milano. In tale aspettativa, ehe restò sempre delusa, i Pontefici Romani, gli Esarchi di Ravenna e tutte le genti dell' Italia non soggiogatada• Duchi riputa,·anola generazione Romana.eaduta sollo lo stranierodominiocome la sola e vera poaeeditrioe delle tenie soggette al tributo del terzo de' frutti, e come non giammai spogliata della cittadinanza Ro.mana, che che avessero voluto fin qui ed operato i Barbari. Gli steasi T~, mentre attendeano I' esereito che o non veniva o veaiva sempre male a proposito, nelle domestiehepami e nelle famigliari lettere od in altri privali loroscritti conUnuarooo sollo i Duchi a riputarsi cittadini Romani, ed anche ad ~r de' titoli primieri delle dignità perdute; appellandosi per avventura Pretori , Duumviri ,

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Deenrioni. ,Di s'lmili scritti, che perirono, -alihiamo indizio sicuro nel frammento eronologieo di Secondo; ivi si -vede ìegoato l'anno bisestile 680 con le note· degli anni eosì del1'Imperatore Tiberio, il quale avea perduto qualunque dominio sul paese di Trento, e cosi del Veseovo Agnello.·Nè omise il buon Prete di notare, che io ·quel medesimo anno risedessero in Italia ·i Longobardi. Altre iscrizioni ci mostrano che i Terziatori segnavano tuttora gli aooi con quelli -degl'Imperatori Greci. Tutto ciò non cangiava la sorte de• vinti agli oecbi de' vincitori. Bugiarda larva era la cittadioanm ·Romana, da cui si· lasciavano lusingare non solo i piò animosi Tenio,tori, ma eziandio i Romani Pontefici e 1li Esarchi. E però non dalle scritture ( se mai venissero a scoprirsi) de' Romani dell'Italia e conquistata e non conquistata da' Longobardi potrebbe scorgersi la vera eoodizione di quelli chè caddero setto la potestà de' Duchi; ma solo da' fatti e da• §li scritti e· massimamente dalle leggi de' vincitori Ì..ongol>ardi. Allor$!hèle stragi ed i saecbegi de' Duchi ebbero uo ter~ioe, l'Aldionato de' Ten:iatori sembra eesere omai riu'SCitomeno ineomportabile per le crudeltà de' patroni Longobardi , che non •pe' loro dispregi de' vinti. Que•ti muti etl iner1ni branehi di Romani diaM il terzo de' fn,tli a eia, ,cun di noi; vivano in tvtlo- il r~,to e &eràronopure a loro talento, priPi di citladiftlln!&a ~ di qada: tale fu l'ioteozione, tale il dello de' Barbari , o sazj o sta(i(,bi di versare il sangue Romano , e tanto ignari delr idioma latino quanto pieni di fiducia nel ferro Longobardo. Lò stato civile del -vinto ra~iudeasi tutto nel concetto che i vincitori aveano delta eecellenza di •lor cittadinanza, e nell'altro della servitù di chi non portava una spada; raccbiudeasi nel concetto de' Germani risguardo a• dritti nascenti dalla con•quista e risguardo all'onta d'ogni tributo. E se a noi ·piaee ehiamar canone il tributo da pagarsi ad un privale) nel se.sto secolo, mettiamo noi stessi ed il nostro tempo in.luogo de'Longobardie della loro et.à, quando i teatri furono chiusi e cessarono i pubbliei spel~li cogli altri diletti de' Ilo-

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IDIOi',e qaando r balia governata dalla spada straniera .non ebbe auri reggimeoti ne' primi tempi se noo le vo-· lootàdi vincitori favellanti ana liogaa diverta.

5 XXXVII. Anni !»So-584/hU'a(franoàr• in '-.PO di ,.,,,.,.. i

...w Longobardi.

Por tuttavolta la gloria dell' antica Roma risealdava di

trattoin tntto anche il petto de' Barbari, come in breve. ai vide àllorebè i ·Re· Longobardi presero il nome di Fla· vj. Negli ultimi anni de' Duchi, per quanto si può giudicare, dovevano alcimi Longobardi voler apprendere il la• lino; ed in ciò ebbe ·forse a travagliarsi qualche Terzialo• re, le cure del quale, aiutate dalla eua perizia nello scrivere, gli ottennero in -prima la carica di Segretario , di Notaro e di coofideate-del patrono: poseia d'essere affrancato, cioè di consègnir la. cittadinanza Longobarda. Costume aolioo di quel popolo •fu d'affrancar gran numero di servi, per eceitarlia combattere virilmente ne• grandi pericolidella guerra: cosi av•enne a• giorni d'Aggo e d'lbbo io l\laarinp, e cosi a quelli del Re Lamislio in Germania. Il rito specialedi liberare i sel'Vi a cagione di guene o di simili ooeorrenze non fu sempre lo ste88o; fuori d'Italia si Jibera-Yaoo,consegnando loro una saetta; in Italia s'affrancarono per impan, ovvero pel voto e pe1de&ideriomaaifestatodal Re (4) , che alcun servo si manomettesse dal padrone , a eausadi pubblica utilità. Muratori credette; non eoosisterein altro il rito della emancipazione per impau, dbe nel manomettere il servo alla presenza del Re (Sl). Qualunque sia stato il rito·, non mancò fra' Twsiatori a~uoo che pel valore mostrato in guena meritasse di vedersi artraoeato per impana : ma già da longa , stagione la ( 1) Qui per impani,· ià -est in Totum Regia dimiUilur. lloth. (2) Murar. ad dielAIII lepm.

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ug.

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a più parte de' Romani, e mi duole il dirle, awan. depodi trattar le armi, che ia nhm tempo eto in Italia la caddero al tatto dalle mani de' Roaaoi delle Qallie. Vado sospet.tando perciò che parziali e non mai generali fossero state le liberazioni de' Ter::iatoriper impan,; dubbio av• valorato dal silenzio d.i Paolo; ai dUJgenle nel ricordare i falli d'Aggo, d'lbbo e di Lamissio: nè sarebbe stato senza C!OntroRomani pericolo il far eombattere in Italia Romanial tempo de' Duchi.

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S XXXVIII. Aaai

58o-584.

lnoorpora::io,ae di ,traniere ciltaàinaue neUa citt.adiHGflZa .Longobarda.

S' è. già narrato (-I) che la ripartizione de' cUtadini Romaai fra ciaseuo Longobardo non fu e non poteva essere 1e non• l' ineorporazione forzosa di -tolto il popolo nella 8el'v-iw Germaniea , eoo.eUuandosempre gli Ecelesiutiei. Or \ooeherò d'un altro antichissimo costume de' Loosobardi risguardo alla incorporazione che fv.ctaoodella cithdiuana tle' popoli superati .nella propria; del che fuvvi notabilis, suao esempio a• gieroi di Tatone, uno de' predecessori d' AllH,ioo..Vinti gli Eruli ( porsione del popolo che fu il primo iipore d' 11.alia) , Tadooe aocrebbe l' esercito Longobardo eo' guerrieri delle geoti da lui domate; Jaopde fra le·achiere Longobarde non s'ascoltò più il nome deaU.En&li, perehè . eramai eonfwro aol nome de' viocit.ori. Q11esti, divenuU a lai modo e. più ricchi e più forti, ·eomioeiarono ad estendere da per oini dove la loro fama gue.-rierc1(2). Al dite di Paolo, Alboino oongiuoee a' suoi per 1-'unpresa d' lt.alfa fMlli delle diverse. •zienl che questo Re ed (1) Vedi i §S XXIV, XXX. _ (2) Ditioru effoai, aucto de diverllis geo&ibu1,quas aupernerant, t':a:ercitu, ultro coeperunt bella ezpetere4 ,t 11irtutisgloriam circum..

quaquè protelare. -

Pauli Diaconi, lib. I., cap. 20.

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48 i suoi predecessori avevano pre,, (!), cioè superate. Vero è nondimeno che I' iocorporuiooe de' compagni d'Alboino segnidopo l'arrivo toro in Italia; essendo i Sarmati, i Bulgari, i Gepidi, gli •S•evi, i Pannooj ed i Notiei venuti, al pari de' Sassoni, eel proprio DOllle , o98ia con la propria cittadinanza ed in qualità di oonfederali; ciò che 0011 può _ dirsi del nome detli Eruli , disfatti da Tatooe. I Longobardi eollocarono eiaeeuna delle compape tribù in alcani particolari eaoteni d'Italia, ov'eue mant.eaneni co-' neai di eiascuoa fino a' giorni di Paolo Diacono, eom'egli atle• sta (2), e di Carlomagno. Alboino adunqae avende, ad e,. &empiode' suoi pl"edeceNOri, lascialo il nome a' Sannati, a' Bulgari, ai Gepidi ed agli Svevi altra volta vinti da' Longobardi, non ébe a' Paononj ed a' Norici, pre880 i qllllli furonoi medesimi Longobardi eollocali da Giustiniano lm,i pentore, non gli assoggettò a niun tributo-ICl'Vilein fuol\ fii ci111CU0 Loegobanlo, ma unì a sè i guerrieri di quelle nuioni con vincoli di 1trettissima lega e società. V' ha non• dimeaoehi pen•, contro l'opinione del Muratori, essere queste,,ei tribù venute nella qualità di serve in Italia (8)·; t.ome-te il nome nazionale, di cui eue t,oderonq Rn quit non baatuse ad assieuraroi della- cittadinanza o non mai tolta o ben presto ad essi rieonoed..- mercé il. oomtrzil, delle armi nella difficile impresa d'Italia; ò come se il Loni Norici ed i Puoenj gehardo avesse giammai qgiopto ma la spada. Rosmunda , nata fra' Gepidi , fu aooompagoata fino a Raveona, come tutti sanno, quando ella feoe oècidereAlboino, dagli steaai Gepidi; nella loro qualità non di servi, ma di guerrieri e di veodieatori.

(1) Certùm ut t11nc.Alboin mtJllos secmn e:r diversi., gentibus, tju,u •el·alil Reges v.Z ipse eeperat, a'd Italia,n_add11.ri11e.- Lib. Il, c. 26. (2) Lib. II, .-ap. 26.

(3) Pagooncelli, lJ ~ p. 64.

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44 S XXXIX. Anni 580-_584.

ParltUa de' Sa,,oni. - Unità di l,gg, •l regno L