Camminare nell'amore: la teologia morale di papa Francesco 9788826600376


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Camminare nell'amore: la teologia morale di papa Francesco
 9788826600376

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Aristide Fumagalli

Camminare nell'amore La teologia morale di papa Francesco

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

ARISTIDE FUMAGALLI

CAMMINARE NELL'AMORE LA IBOLOGIA MORALE DI PAPA FRANCESCO

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

© Copyright 2017 - Libreria Editrice Vaticana 00120 Città del Vaticano Tel. 06.698.81032 - Fax 06.698.84716 [email protected] ISBN 978-88-266-0037-6 www.vatican.va www.libreriaeditricevaticana.va

COLLANA LA IEOLOGIA DI PAPA FRANCESCO JuRGEN WERBICK: La debolezza di Dio per l'uomo. La visione di Dio di papa Francesco Lucro CASULA: Volti, gesti e luoghi. La cristologia di papa Francesco PETER HùNERMANN: Uomini secondo Cristo oggi. L'antropolo­ gia di papa Francesco ROBERTO REPOLE: Il sogno di una Chiesa evangelica. L'ecclesio­ logia di papa Francesco CARLos GALu: Cristo, Maria, la Chiesa e i popoli. La mariolo­ gia di papa Francesco SANTIAGO MADRIGAL TERRAZAS: ''L'unitàprevale sul conflitto". L'ecumenismo di papa Francesco .ARISTIDE FUMAGALLI: Camminare nell'amore. La teologia mo­ rale di papa Francesco JUAN CARLos ScANNONE: Il Vangelo della Misericordia nello spirito di discernimento. L'etica sociale di papa Francesco MARINELLA PERRONI: Kerigma e profezia. L'ermeneutica bi­ blica di papa Francesco PIERO CoDA: ''La Chiesa è il Vangelo". Alle sorgenti della teologia di papa Francesco MAR.K.o IvAN RuPNIK: Secondo lo Spirito. La teologia spiritua­ le in cammino con la Chiesa di papa Francesco

3

ABBREVIAZIONI AL

Amoris Laetitia

CCC Catechismo della Chiesa Cattolica

DCE Deus Caritas Est

EG Evangelii gaudium

EN Evangelii nuntiandi FC

Familiaris Consortio

LF

Lumenftdei

LS

Laudato si'

LG Lumen gentium

MeM Misericordia et Misera

MV Misericordiae Vultus OT

Optatam Totius

VS

Veritatis Splendor

4

PREFAZIONE ALLA COLLANA

Sin dal primo apparire in piazza san Pietro, la sera della sua elezione, è stato chiaro ai più che il pontificato di Francesco si presentava all'insegna di una novità di stile. Il vestire sobrio, il chiamarsi vescovo di Roma, il chiedere - nel "silenzio assordante" di una piazza gremita - la pre­ ghiera del popolo, il salutare con un semplice "buonasera" i presenti . . . sono stati tutti segni eloquenti del fatto che era in atto un mutamento nel "modo di porsi" e, dunque, nel "linguaggio". I gesti e le parole che da lì in poi sono seguiti non hanno fatto che confermare e consolidare la prima im­ pressione. Si potrebbe anzi dire che, in questi anni, l'im­ magine del papato ne sia uscita decisamente trasformata, in un mutamento che investe anche le omelie tenute, i di­ scorsi fatti e i documenti promulgati. Ciò - com'era prevedibile - ha ingenerato pareri anche molto discordanti tra loro, specie per quel che concerne il suo insegnamento. Se molti hanno infatti accolto con gran­ de entusiasmo e simpatia il suo magistero, sentendovi il fre­ sco soffio del Vangelo, alcuni lo hanno invece accostato con distacco e, talvolta, con sospetto. Non sono mancati giudizi anche molto perentori, giunti a mettere in forse l'esistenza stessa di una teologia nell'insegnamento di Francesco.

5

Un tale sommario giudizio poteva far leva sulla dif­ ferente provenienza tra Francesco e il suo predecessore, Benedetto XVI. Quest'ultimo, lo si sa, è stato uno dei più illustri e rilevanti teologi del Novecento e ha indubbia­ mente fatto tesoro della sua personale elaborazione teolo­ gica nel ricco magistero papale, di cui non si finisce né si finirà di apprezzare la profondità. Bergoglio ha alle spalle, soprattutto e primariamente, la lunga e radicale esperienza del religioso e del pastore. Ciò non significa, però, che il suo magistero sia privo di teologia. Il fatto che egli non sia stato, per lo più o sol­ tanto, teologo "di professione" non vuol dire che il suo magistero non sia supportato da una teologia. Se così fos­ se, si dovrebbe con rigore dedurne che la maggioranza dei suoi predecessori siano stati privi di teologia, dal momen­ to che Ratzinger rappresenta l'eccezione più che la regola. In ogni caso, il fatto che si sia potuto discutere della portata teologica del magistero di Francesco così come il fatto che, molto spesso, alcune sue espressioni altamente evocative e immediate siano state talmente abusate - in ambiente giornalistico come in quello ecclesiastico - da farne smarrire la profondità, rende sensata un'operazione come quella cui intende rispondere la collana che ho l'o­ nore di presentare. Avvalendosi della competenza e dello studio rigoro­ so di teologi provenienti da diversi contesti e dalla serietà ormai assodata, si è inteso ricercare quale sia il pensiero teologico che supporta l'insegnamento del Papa, quali ne 6

siano le radici, quale la novità e quale la continuità con il magistero precedente. Il risultato è racchiuso negli 11 volumi che vengono a formare la presente collana, dal titolo semplice e imme­ diato: "La teòlogia di papa Francesco". Essi possono venire letti in modo autonomo l'uno dall'altro, ovviamente; così come in modo autonomo sono stati redatti dai singoli autori. L'auspicio, tuttavia, è che la lettura dell'intera collana possa rappresentare non solo un valido supporto per cogliere la teologia su cui si fonda l'insegnamento di Francesco nei diversi ambiti del sapere teologico, ma anche un'introduzione ai punti cardine del suo pensiero e del suo insegnamento complessivi. L'intento, dunque, non è di tipo "apologetico" né, tanto meno, di aggiungere ulteriori voci alle tante che già parlano del Papa. Lo scopo è quello di cercare di vedere e di aiutare a vedere quale sia il pensiero teologico su cui si basa Francesco e che si esprime, con novità di accento, nel suo insegnamento. Tra le molte scoperte che il lettore potrà fare, leggen­ do i volumi, ci sarà certamente quella di dover constatare come nel magistero di Francesco confluisca tanto la be­ nefica novità dell'insegnamento conciliare, quanto quella della teologia che lo ha preparato e che vi ha fatto seguito. Dal momento che è forse ancora troppo presto perché tutta questa ricchezza costituisca un patrimonio comune, pacifico e pienamente recepito da tutti, non stupisce che 7

l'insegnamento del Papa possa risultare, talvolta, non im­ mediatamente comprensibile a tutti. Allo stesso modo, nell'insegnamento di Francesco ap­ pare ormai come un punto di non ritorno ciò che tanto la teologia recente quanto il magistero conciliare hanno inse­ gnato: che la dottrina, cioè, non è né può essere qualcosa di estraneo rispetto alla cosiddetta pastorale. La verità che la Chiesa è chiamata a custodire è quella del Vangelo di Cristo, che deve essere comunicato alle donne e agli uomi­ ni di ogni luogo ed ogni tempo. Per questo il compito del magistero ecclesiale deve essere anche quello di favorire la comunicazione del Vangelo. E per questo, la teologia non potrà mai ridursi ad un asettico esercizio da tavolino, sganciato dalla vita del popolo di Dio e dalla sua missione di far incontrare le donne e gli uomini del proprio tempo con la novità perenne e inesauribile del Vangelo di Gesù. Non sono mancati, in questi anni, coloro che ascol­ tando alcune espressioni critiche di Francesco concernen­ ti la teologia o i teologi, hanno pensato di doverne dedur­ re una sua personale incondizionata svalutazione. Forse, uno studio più puntuale dell'insegnamento del Papa, come quello offerto dalla presente collana, potrà essere anche utile a mostrare che, se occorre rimanere sempre critici rispetto ad una teologia che smarrisse il suo vitale anco­ raggio alla viva fede della Chiesa, è invece indispensabile una teologia che assuma con "fedeltà creativa" il compito di pensare criticamente quella stessa fede, affinché conti­ nui ad essere annunciata. 8

Di una tale teologia non è certo privo l'insegnamento di Francesco; ed una tale teologia è certo auspicata da un magistero come il suo, così desideroso che l'amore miseri­ cordioso di Dio continui a toccare il cuore e la mente delle donne e degli uomini del nostro tempo. Il curatore ROBERTO REPOLE

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NOTE INTRODUTTIVE

Preceduta dall'inattesa rinuncia al pontificato del suo predecessore, la comparsa sulla scena ecclesiale del primo papa non europeo, proveniente «quasi dalla fine del mon­ do», è stata un'autentica sorpresa. 1 La scelta inconsueta del nome «Francesco», la familiarità del suo primo saluto: «Fratelli e sorelle, buonasera», l'autopresentazione come «Vescovo di Roma», la richiesta al popolo della preghiera al Signore, per essere benedetto prima di dare la sua bene­ dizione, hanno immediatamente rivelato lo stile nuovo del suo pontificato. 2

1. Uno stile teologico Se lo stile può essere designato come «un modo di abitare il mondo», consistente nel «dare una forma» a tut­ ti i suoi elementi che li orienti «verso una delle sue parti essenziali»,3 allora lo stile di Francesco consiste nel presie1 A. RrccARDr, La sorpresa di papa Francesco. Crisi e futuro della chiesa, Mondadori, Milano 2013. 2 M. GRONCHI - R. REPOLE, Il dolce stil novo di papa Francesco,

EMP, Padova 2015. 3 C. THEOBALD, Il cristianesimo come stile. Un modo difare teologia nella postmodernità 1 (= Nuovi S aggi Teologici 78), EDB, Bologna 2009, 14-15.

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dere la comunione ecclesiale promuovendo una «nuova "uscita" missionaria» della Chiesa (cfr. Evangelii Gaudium 20-24, EG), che sia «capace di trasformare ogni cosa, per­ ché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l'e­ vangelizzazione del mondo attuale» (EG 27). Riguardando ogni struttura ecclesiale, la trasforma­ zione missionaria sollecitata dallo stile di Francesco com­ prende anche la teologia, la cui finalità è la stessa «finalità evangelizzatrice della Chiesa» (EG 133). Come lo stile ecclesiale di Francesco interpella la riflessione teologica? Quale teologia traspare dal suo modo di abitare la Chiesa e di orientarla con il suo magistero? 4 E più specificamen­ te - in corrispondenza all'intento di questo libro - qua­ le teologia morale delinea l'insegnamento di Francesco? 5 Rappresenta essa, forse, un punto di svolta? 6 La domanda circa la qualità e il valore teologico­ morale del magistero di Francesco esige previamente di 4 A. Cozzr - R. REPOLE - G. PIANA, Papa Francesco quale teolo­ gia?, Cittadella, Assisi 2016. 5 FONDAZIONE LANZA (ed.), Dove va la morale? Papa Francesco­ e il rinnovamento dell'etica (= Quaderni di Etica Applicata), Proget, Albignasego (PD) 2016; P. CARI..orrr, La morale di papa Francesco, EDB, Bologna 2017. 6 S. GoERTZ - C. WITIING, Amoris Laetitia. Un punto di svolta per la teologia morale?(= L'Abside - Saggi di teologia 79), San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017.

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chiarire la peculiarità della sua teologia. A tale scopo è illu­ minante la sua prima enciclica, Lumen Fidei (LF), laddove si osserva che la teologia «non è soltanto la parola su Dio» pronunciata dagli uomini, «ma prima di tutto accoglienza di quella parola che Dio ci rivolge, parola che Dio pronun­ cia su se stesso». Prima di essere il discorso degli uomini su Dio, la teologia è il discorso di Dio con gli uomini. Dio può divenire «oggetto» di conoscenza della teologia solo perché egli è « Soggetto che si fa conoscere e si manifesta nel rapporto da persona a persona». 7 La distinzione tra i due aspetti della teologia, che ac­ coglie e che indaga la parola di Dio, se per un verso la­ scia immaginare la loro possibile dissociazione, per altro verso ne raccomanda l'unione. Una teologia morale che non si lasciasse «toccare da Dio» e si riducesse a «uno sforzo della ragione per scrutare e conoscere», 8 si con­ figurerebbe come «una teologia da tavolino» (EG, 133), «una morale fredda da scrivania» (Amoris Laetitia, 312, AL), di nessuna utilità e anzi di inciampo per una Chiesa in uscita missionaria. 7 Di cui peraltro Benedetto XVI aveva quasi completato una prima stesura: cfr. FRANCESCO, Lumen Fidei, 29 giugno 2013, n. 7. Tutti i documenti magisteriali citati nel testo sono ripresi dagli Acta Apostolicae Sedis e, se non ancora ivi pubblicati, dal sito: www.vati­ can.va.

8

LF, n. 36.

13

La distinzione dei due aspetti della teologia lascia in­ tendere come essa possa assumere diversa forma in cor­ rispondenza al grado più o meno prossimo all'esperienza vissuta, oppure più o meno elaborato dal punto di vista concettuale. La teologia è un unico processo discorsivo che ha nell'incontro con Dio la sua fonte e nell'indagine riflessiva derivante da tale incontro il suo sviluppo. La pro­ cessualità teologica conosce gradi diversi di elaborazione, corrispondenti alla progressiva intelligenza critica circa l'esperienza vissuta della fede cristiana.

2. Una teologia del Vangelo Il modo di abitare la Chiesa e il mondo che traspare dai gesti e dalle parole di papa Francesco prospetta una forma teologica più vivamente espressiva del contenuto essenziale del Vangelo. Corrispondendo al «principio di concordanza tra la forma e il contenuto»,9 la sua teologia non si riduce all'insegnamento dottrinale ed esprime piuttosto uno stile di vita. La ricerca di un discorso su Dio che sia più vitalmen­ te a contatto col discorso di Dio all'uomo è la tensione che alimenta la teologia di Francesco, non solo in ambito omiletico e catechistico, ma anche al livello magisteriale più autorevole, espresso nelle esortazioni apostoliche e C. THEOBALD, Il cristianesimo come stile. Fare teologia nella post­ modernità, in Teologia 32 (2007 /3), 280-303, 281. 9

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nelle encicliche. Se si definisce il Vangelo come la «fonte di ogni verità salvifica e di ogni norma morale», 10 allora quella di Francesco è più una teologia del Vangelo, che ap­ profondisce il suo fondamento vitale, e meno una teologia dottrinale, che s'addentra nell'elaborazione concettuale. Il Vangelo inteso da Francesco è anzitutto il «messag­ gio buono e liberante, che [ ...] mette l'uditore a confron­ to con una situazione nuova e lo chiama alla decisione».11 Il Vangelo è il kerigma che «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni gior­ no, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti» (EG 164). Al contenuto del kerigma evangelico deve corrispondere una forma dell'annuncio ecclesiale «che esprima l'amore salvifico di Dio previo all'obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla liber­ tà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un'armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche» (EG 165). La teologia che innerva il magistero di papa Bergo­ glio, se riferita ai concetti tradizionali della dottrina mora­ le, può apparire meno definita. Ma non per questo è meno 1

°

CONCILIO DI TRENTO,

accogliere, DH 1501.

Decreto sui Libri sacri e le tradizjoni da

11 W. KASPER, Papa Francesco - La rivoluzione della tenerew e dell'amore. R.adici teologiche e prospettive pastorali (= Giornale di Teolo­

gia 378), Queriniana, Brescia 2015, 37.

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teologica. Anzi, nella misura in cui mira più direttamente a cogliere la parola che Dio rivolge agli uomini nella loro storia concreta, si presenta come una teologia più radicale, nel senso per cui è più prossima alla radice che l'alimenta. Nello stile teologico di Francesco risalta più chiaramente come sia la parola viva di Dio, risonante nella vita con­ creta degli uomini, a ispirare e conformare le parole degli uomini su Dio. La teologia non è, infatti, una logica uma­ na mediante la quale si comprende Dio, alla stregua della formina che il bambino preme sulla sabbia del mare; essa è piuttosto il logos di Dio che s'irradia in forma umana, alla stregua del fiore che sboccia e si schiude al calore del sole.

3. Una teologia del popolo di Dio La centralità dell'annuncio del Vangelo nell'insegna­ mento di Francesco lo configura più come una teologia kerigmatica che come una dottrina teologica. Confrontato con il magistero dei suoi più immediati predecessori, deci­ samente più impegnato nell'elaborazione teologica e nella definizione della dottrina, quello di Francesco potrebbe sembrare alternativo e persino contrastante.12 L'apparente dissonanza è tale solo se si misconosce la differente pro­ spettiva teologica dell'argentino papa Bergoglio rispetto 12

G.

QUARANTA,

Papa Francesco, la morale e il profumo del Vange­ lo, in FONDAZIONE LANzA (ed.), Dove va la morale? Papa Francesco e il rinnovamento dell'etica, Proget, Padana 2016, 25-40.

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a quella condivisa dagli europei papi Wojtyla e Ratzinger. Questi ultimi, nel contesto di un mondo occidentale che, allentando le sue radici cristiane, s'inoltra nel relativismo morale, hanno sollecitato una nuova evangelizzazione, richiamando la dipendenza della libertà morale dalla ve­ rità cristiana 13 e perorando il riconoscimento della legge morale iscritta nella natura umana. 14 La loro teologia si è impegnata nel discernimento delle teorie teologiche e nel contrasto delle ideologie laiche. Papa Francesco, radicato nel mondo latino-america­ no che, oppresso dalle ingiustizie sociali e dalla povertà economica, anela alla riconciliazione e al riscatto dalla mi­ seria, sogna l'evangelizzazione come il mandato di «por­ tare ai poveri il lieto annuncio, [ ... ] a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore» (Le 4,18-19). La sua teologia è annuncio di misericordia e discernimento delle concrete condizioni di vita che la attuano o la contrastano. La teologia di Francesco non è una teologia di scuola, bensì una teologia del popolo. Espressione originale della teologia argentina, la teologia del popolo, pur nell'orizzon13

GIOVANNI PAOLO

14

BENEDETTO

Il, Veritatis Splendor, 6 agosto 1993. XVI, Discorso ai partecipanti al congresso interna­

zionale sulla legge morale naturale promosso dalla Pontificia Università Late­ ranense, Roma, 11 febbraio 2007; Discorso ai membri della Commissione Teologica Internazionale, Città del Vaticano, 5 ottobre 2007; Discorso al Parlamento Federale, Berlino, 22 settembre 2011.

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te della teologia della liberazione, all'analisi socio-politica ed economica della società, spesso ispirata al marxismo, preferisce l'analisi storica della cultura e dell'ethos popola­ re.15 L'originalità della teologia argentina, se per un verso la specifica rispetto alla teologia latino-americana, per al­ tro verso la radica nella teologia europea, vuoi perché la cultura argentina in genere è influenzata da quella euro­ pea, vuoi per la familiarità dei maggiori teologi argentini, spesso formatisi nel vecchio continente, con la filosofia e la teologia europea, specialmente francese e tedesca. Più ampiamente, l'originale teologia argentina rientra nell'o­ rizzonte teologico universale promosso dal concilio Vati­ cano II, con la sua teologia del popolo di Dio (cfr. Lumen Gentium, 9-1 7, LG) e le sue indicazioni circa il rapporto tra chiesa e cultura (cfr. Gaudium et Spes, 53-62, GJ). La teologia del popolo di Dio, in quanto intelligenza della fede della Chiesa, condivide la « forma ecclesiale della fede». La sua elaborazione non è prerogativa esclusiva di taluni soggetti nella Chiesa, i teologi di professione, bensì attività di quel «soggetto credente che è la Chiesa». Atti­ vità ecclesiale comune, la teologia è nondimeno un'attività differenziale, nella quale il contributo peculiare del Magi­ stero del papa e dei vescovi è di assicurare «il contatto con la fonte originaria», offrendo «la certezza di attingere alla W. KASPER, Papa Francesco - La rivoluzione della tenerezza e dell'amore, cit., 27-35. 15

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Parola di Cristo nella sua integrità»16• Nell'ottica ecclesiale, l'apporto teologico di Francesco corrisponde propriamen­ te al carisma apostolico, promuovendo senza sostituire il carisma del ministero teologico. Questa concezione del rapporto tra insegnamento magisteriale e riflessione teo­ logica è chiaramente attestata in AL, laddove Francesco dichiara che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magiste­ ro» (AL 3) e osserva che «la riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza» (AL 2). Nell'intento di illustrare il valore della teologia morale che traspare dai testi più rilevanti del magistero di papa Francesco, lo studio che segue è dedicato, nella prima par­ te, al suo insegnamento di carattere più fondamentale e, nella seconda parte, a quello più specificamente coniugale. L'intento perseguito non consiste nella presentazione di tutte le ramificazioni del rigoglioso magistero morale di Francesco, quanto piuttosto nell'evidenziare la linfa che lo anima. Per questo motivo, le due parti si concentrano, rispettivamente, sull'amore cristiano, quale essenza vitale della teologia morale, e sull'amore coniugale, quale nucleo fecondo della morale familiare.

16

I..F,n. 36.

19

I L'AMORE CRISTIANO CAPITOLO

La teologia di Francesco, caratterizzata in senso ke­ rigmatico e pastorale, potrebbe sembrare distante e poco attinente ai percorsi riflessivi della teologia morale con­ temporanea. 1 In realtà, proprio il difficile rinnovamento della teologia morale auspicato e orientato dal concilio Vaticano II mette in luce la valenza e l'interesse dell'inse­ gnamento di papa Bergoglio. Il rinnovamento della teologia morale contempora­ nea può essere indicato a partire dalla nota direttiva conci­ liare di Optatam Totius (07) 16, che le assegna il compito di illustrare, in chiave più scientifica e biblica, «l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo». Il concilio Vati­ cano II prospetta alla teologia morale lo studio congiunto della relazione dei fedeli con Cristo e della loro relazione con il mondo. La teologia morale indaga l'intreccio delle due relazioni in quanto agito dalla libertà umana,2 studian1 A. BoNANDI, Il difficile rinnovamento. Percorsi fondamenta/i della teologia morale postconci/iare (= Questioni di etica teologica), Cittadel­ la, Assisi 2003. 2 L'ambito della morale, infatti, è quello dell'agire libero, al­ meno minimamente consapevole e volontario: «Ibi incipit genus

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do quindi il nesso che sussiste tra l'attuarsi della libertà rispetto a Cristo, come fede cristiana, e il suo attuarsi nel mondo, come agire morale. La questione del rapporto tra fede cristiana e agire morale ha segnato il corso della teologia morale post­ conciliare, ritmato dai susseguenti dibattiti sulla specifici­ tà della morale cristiana, sulla morale autonoma e l'etica della fede, sulla fondazione delle norme. 3 La questione fondamentale di come la fede cristiana influisca sull'agi­ re morale si è sviluppata nella questione epistemologica di come la fede e la ragione intervengano nel ricono­ scimento dei contenuti morali e, quindi, nella questio­ ne normativa di come la fede e la ragione operino nel processo di determinazione delle norme morali. Uno dei nodi più critici in cui, fin da subito, con la pubblicazio­ ne dell'enciclica di Paolo VI Humanae Vitae (1968), si è accumulata la tensione postconciliare tra fede cristiana e ragione umana è stato quello dell'autorità del Magistero gerarchico in re morali in rapporto alla competenza della coscienza personale. moris ubi primo dominium voluntatis invenitur»: TOMMASO, Scrip­ tum super Sententiis, 1. 2, d. 24, q. 3, a. 2, c. 3 Tra gli studi più sistematici, e anche analitici, della storia recente della teologia morale segnaliamo: B. PETRÀ, Teologia morale, in G. CANOBBIO - P. CODA (eds.), La Teologia del XX secolo. Un bilan­ cio. 3. Prospettive pratiche, Città Nuova, Roma 2003, 97-193, 131-166.

22

Nella difficile ricerca di un'adeguata soluzione alla questione fondamentale del rapporto tra fede cristiana e agire morale, con le sue implicanze epistemologiche e normative, il Magistero pontificio ha richiamato la condi­ zione imprescindibile del «nesso intrinseco e inscindibile che unisce tra loro la fede e la morale»,4 mettendo in guar­ dia dal pericolo della «grave e deleteria dicotomia, quella che separa la fede dalla morale». 5 L'intelligenza critica del rapporto tra fede cristiana e agire morale costituisce la questione fondamentale dell'at­ tuale teologia morale, non solo cattolica peraltro, ma anche protestante e ortodossa. 6 L'indizio della principale risorsa, che in prospettiva, può sostenere il compito di rendere ragione del rapporto tra fede cristiana e agire morale, è reperibile nello stesso numero 16 del decreto conciliare OT che ha sollecitato il rinnovamento della teologico-mo­ rale. Immediatamente prima di riferirsi ad essa, il decreto dispone che, parimenti alla teologia dogmatica, «tutte le altre discipline teologiche vengano rinnovate per mezzo di un contatto più vivo col mistero di Cristo e con la storia della salvezza». Precisamente questo «contatto vivo» col mistero salvifico di Cristo che abita la storia umana è ciò che caratterizza la teologia di Francesco. 4

GIOVANNI PAOLO

5

Ibidem,

6

II,

Veritatis Splendor,

4.

88. B. PETRÀ, Teologia morale, cit., 167.180.190. 23

1. Lafante dell'amore «Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Be­ nedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva" (Deus Caritas Est, 1, DCE) ». L'insegnamento di papa Francesco è un deciso e accorato appello affinché la morale insegnata dalla Chiesa sia auten­ ticamente ed effettivamente cristiana, consenta cioè a ogni uomo e a tutti gli uomini di attingere «alla fonte dell'amo­ re sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo» (EG 7). 1.1 L'incontro personale con Gesù L'incontro personale con Gesù Cristo è un'esperienza di amore, che prende voce nella Parola evangelica e corpo nelle relazioni umane. L'esperienza dell'amore di Gesù sorge dall'ascolto del Vangelo, dal «sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellez­ za ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci» (Evangelii Gaudium, 264, EG). Lo stupore e il fascino dell'amore di Gesù parlato dal Vangelo sprigiona dal racconto della sua misericordia nei confronti della miseria umana. Di grande incisività, per esempio, è il racconto dell'incontro di Gesù con l'adultera (Cv 8,1-11), non a caso proposto da France24

sco come icona conclusiva della celebrazione del Giubileo straordinario della Misericordia. 7 Il peccato della donna e la condanna della legge, che ingombrano inizialmente la scena, vengono fugati da Gesù che perdona la donna adultera. Nel silenzio della scena, sgombrata dal giudizio impietoso della folla, rimangono - secondo la toccante espressione di S. Agostino - «solo loro due: la misera e la misericordia». 8 L'amore di Gesù, raccontato dalla Parola evangelica, prende corpo nelle relazioni umane. Come ciò possa ac­ cadere è raccontato incisivamente dallo stesso papa Fran­ cesco. Nel lontano 21 settembre 1953, giorno della festa liturgica dell'apostolo ed evangelista san Matteo, l'allora diciassettenne ]orge Bergoglio incontra nella sua parroc­ chia padre Carlos Duarte Ibarra. Confessandosi da lui ricorda vivamente papa Francesco - «mi sentii accolto dalla misericordia di Dio». La profondità di quell'espe­ rienza personale è testimoniata dal modo in cui, l'anno seguente, il giovane Bergoglio reagì alla morte di padre Duarte Ibarra. Rientrato a casa dopo il funerale - racconta papa Francesco - «ho pianto tanto quella sera, tanto, na­ scosto nella mia stanza. Perché? Perché avevo perso una persona che mi faceva sentire la misericordia di Dio, quel 7

FRANCESCO,

Misericordia et Misera (MeM), 20 novembre 2016,

Introduzione. 8 AGOSTINO,

In Evangelium Joannis 33, 5.

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"miserando atque eligendo", un'espressione che allora non co­ noscevo e che poi ho scelto come motto episcopale. [ ... ] A me piace tradurre miserando, con un gerundio che non esiste, "misericordiando e scegliendolo", per descrivere lo sguardo di Gesù che dona misericordia e sceglie, prende con sé».9 1.2 La misericordia di Dio L'esperienza dell'amore di Gesù è l'incontro con la misericordia di Dio. Gesù è infatti «il volto della mise­ ricordia del Padre», colui che «con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio». 10 «Tutto in Lui parla di misericordia»11 , la quale «rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato».12 Messaggio tanto centrale nella Scrittura quanto tra­ scurato dalla riflessione teologica, 13 la misericordia è stata 9 FRANCESCO, Il nome di Dio è Misericordia. Una conversazione con Andrea Tornielli, Piemme, Milano 2016, 26-27. L'espressione mi­ serando atque eligendo è ripresa da S. BEDA IL VENERABILE, Omelia 21, che commenta il momento in cui Gesù chiama il pubblicano Mat­ teo, seduto al banco delle.imposte, a seguirlo (cfr. Mt9,9). 1 ° FRANCESCO, Misericordiae Vultus (MV), 11 aprile 2015, 1. 11 Ibidem, n. 8. 12 MeM,n.2. 13 W. KAsPER, Misericordia. Concetto fondamentale del vangelo - Chiave della llita cristiana(= Giornale di Teologia 361), Queriniana, Brescia 2013.

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riscoperta nella sua importanza dal magistero recente del­ la Chiesa, a partire dal memorabile discorso di apertura del Concilio Vaticano II, in cui Giovanni XXIII orientava la Chiesa a preferire «la medicina della misericordia piut­ tosto che della severità». 14 La vena aurifera della miseri­ cordia riscoperta dal Concilio è stata messa in luce dal suc­ cessivo magistero di Giovanni Paolo Il, che l'ha indagata nella sua seconda enciclica, Dives in misericordia (1980) e proposta istituendo la domenica in a/bis come domenica della Divina Misericordia, e di Benedetto XVI, che l'ha approfondita nella sua prima enciclica DCE (2006) ed esposta in chiave sociale nell'altra sua enciclica Caritas in veritate (2009). Riscoperta e approfondita dalla recente tradizione magisteriale, la misericordia viene decisamente colloca­ ta da papa Francesco al centro dell'annuncio evangeli­ co della Chiesa, in corrispondenza alla sua centralità già nell'Antico e compiutamente nel Nuovo Testamento. Per Francesco, «la centralità della misericordia [ ...] rappre­ senta il messaggio più importante di Gesù»,1 5 «il mes­ saggio più forte del Signore».16 Per questo, la «misericor14

GIOVANNI

XXIII,

Discorso nella solenne apertura del Concilio,

11 ottobre 1962. 15

16

FRANCESCO, Il nome di Dio è Misericordia, cit.,

Ibidem,

7.

21.

27

dia» può essere definita come la «parola chiave» 17 del suo pontificato e del suo programma teologico. 18 Fissando il baricentro del Vangelo nella misericor­ dia, Francesco prospetta in modo specifico alla teologia la questione radicale di Dio. 19 La teologia classica e soprattutto la manualistica teologica, sviluppatasi in epoca moderna, miravano a indagare gli attributi essenziali di Dio al di là del suo rivelarsi nella storia della salvezza. L'essenza metafisica di Dio, vale a dire la sintesi dei suoi attributi essenziali, era allora rinvenuta nel suo Essere Sussistente (ipsum Esse subsistens). La teologia trinitaria contemporanea, scrutando il mistero di Dio nella Rivelazione storica in Cristo, invece che l'essenza metafisica considera i modi liberi di agire di Dio, rinvenendone la sintesi nella carità: DCE. Il nome riassuntivo di tutti gli atteggiamenti assunti da Dio nella storia della salvezza è Agapi, rivelante «l'amore di chi si dedica all'altro comunque l'altro sia, anche se l'altro non lo merita, proprio perché trova dentro di sé e non W KASPER, Papa Francesco - La rivoluzione della tenerezza e dell'amore, cit., 49. 18 K . APPEL- J.H. DEIBL (eds.), Barmherzjgkeit und zartliche Iiebe: Das theologische Programm von Papst Franziskus, Herder, Freiburg 2016. 19 Cfr. W KAsPER, Papa Francesco - La rivoluzione della tenerezza e dell'amore, cit., 55. 17

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nell'altro il motivo, la forza di movimento che lo spinge verso l'altro». 20 Entro la prospettiva sintetica dell'attuale teologia tri­ nitaria, si colloca lo specifico sguardo teologico di France­ sco, che privilegia la misericordia quale «primo attributo di Dio», il suo stesso nome. 21 Il punto di vista di France­ sco è quello di chi contempla l'Amore incondizionato con gli occhi dei miseri, ai quali Dio si rivela come Misericor­ dia. L'Amore divino è considerato da Francesco più che nel suo terminus a quo, ovvero nel suo sorgivo darsi agli uomini, nel suo terminus ad quem, ovvero nel suo versarsi nella loro umanità, la più misera. La prospettiva di France­ sco, più che quella di una teologia dall'alto, che contempla Dio in quanto si dona, è quella di una teologia dal basso, che incontra Dio in quanto raggiunge l'uomo nella sua miseria. Difatti, «la misericordia è piuttosto il lato visibile ed efficace verso l'esterno dell'essenza di Dio, che è amore (1Gv 4,8.16); essa esprime l'essenza di Dio benignamente disposta verso il mondo e verso gli uomini e di continuo storicamente piena di premure verso di essi, esprime la sua L. SERENTHA, Gesù Cristo rivelatore del Padre, Centro Ut Unum Sint, Roma 1977, 86; A. Cozzi, Manuale di dottrina trinitaria (= Nuovo Corso di Teologia Sistematica 4), Queriniana, Brescia 2009, 944. 21 FRANCESCO, Il nome di Dio è Misericordia, cit., 75. Il titolo del libro, riportato sul frontespizio e sulla copertina, è autografo di papa Francesco. 20

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specifica bontà e il suo specifico amore. La misericordia è la "caritas operativa et effectivrl ' di Dio». 22 1.3 Misericordia e miseria La misericordia è l'effondersi dell'amore di Dio nella miseria umana. In effetti, il termine latino misericordia indi­ ca il cuore (cory rivolto ai poveri (miseri). Esso, peraltro, tra­ duce i due vocaboli ebraici dell'Antico testamento re'f:zem/ ra'f:z0mfm ed 'f:zesedh e il vocabolo greco del Nuovo testa­ mento éleos, che mirano ad esprimere l'ineffabile amore di Dio per gli uomini in condizione miserevole. 23 Il termine ebraico re'f:zem/ra'/:z0mfm, che propriamente designa le «viscere» e al singolare il «seno materno», in senso traslato esprime il sentimento amoroso, intimo e profondo, che lega due persone, come la madre al figlio (Sai 103,13; Ger 31,20) o i fratelli (Gen 43,30), traducen­ dosi spontaneamente in atti di compassione e perdono. Il tradursi in atto della compassione del cuore già introdu­ ce il significato dell'altro termine ebraico besedh, nonché del termine éleos con cui ordinariamente è reso in greco. Questi due termini, più che il sentire amoroso accentua­ no l'agire amorevole, ovvero la deliberazione consapevole 22

W. KASPER, Misericordia. Concetrofondamenta/e del vangelo, cit., 136.

A. BERLEJUNG - C. FREVEL (eds.), I concetti teologicifondamen­ tali dell'Antico e del Nuovo testamento (= Biblioteca di Teologia Con­ temporanea 143), Queriniana, Brescia 2009, 467-469. 23

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che scaturisce dalla fedeltà, in genere del superiore rispet­ to all'inferiore, dei genitori verso i figli, del sovrano verso i sudditi, attuandosi come bontà pietosa e compassione­ vole. 24 La misericordia, come si evince dalle parole che la indicano, è insieme passione amorosa (re}:zemlralfmfn) e azione amorevole (/:lesedh, éleos). Nei termini della te­ ologia più classica e autorevole di Agostino e Tommaso diremmo che la misericordia è di natura affettiva e ope­ rativa.25 La misericordia è la specificazione più propria che l'amore di Dio, semper maior, assume a contatto con la con­ dizione umana, la quale è connotabile come misera in du­ plice senso, creaturale e morale. In senso creaturale, la condizione umana è misera perché l'essere umano, in quanto creatura, è povero di vita propria. Egli esiste e sussiste solo se e sino a quando ri­ ceve di che vivere. Dovendo la sua vita ad Altri, l'essere umano è in se stesso fragile, poiché la sua vita può venire meno e le può essere tolta. A differenza di Dio, gli uomini sono «mortali». In senso morale, la miseria umana è quella che l'uo­ mo si procura da sé. Si tratta del male che dipende dalla sua responsabilità, che lo affligge per sua stessa colpa, di A. SISTI, Misericordia, in P. ROSSANO - G. RA.VASI - A. GIR­ (eds.), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1988, 978-984, 978. 25 W KASPER, Misericordia. Concettofondamentale del vange/,o, cit, 40. 24

LANDA

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ciò che propriamente costituisce il peccato. È rispetto alla miseria peccaminosa che la Misericordia Divina trova la sua più alta manifestazione. La misericordia infatti, che pervade l'intera esistenza terrena e la missione storica di Gesù, raggiunge la sua massima intensità nei confronti dei peccatori: «Non sono i sani che hanno bisogno del me­ dico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mt9,12-13). Nel mo­ mento supremo e insuperabile della rivelazione dell'amore misericordioso di Dio, Gesù versa il suo sangue «per il perdono dei peccati» (Mt 26,28). La misericordia per i peccatori è il risplendere supre­ mo dell'amore divino, l'innalzarsi imperioso dell'onda che, incontrando lo scoglio, lo sovrasta e lo sommerge con la sua incontenibile potenza. La misericordia si svela mas­ simamente nel perdono, quale «segno più visibile dell'a­ more del Padre, che Gesù ha voluto rivelare in tutta la sua vita». 26 Il per-dono è il dono per-misericordioso, l'iperbo­ lica sovrabbondanza di un amore che riscatta l'uomo dalla miseria peccaminosa «settanta volte sette» (Mt 18,22). 2. L'esperienza dell'amore La Misericordia Divina suscita nel misero l'espe­ rienza di un amore incondizionato, immeritato e gratui26

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MeM, n. 2.

to (cfr. Amoris Laetitia, 296-297, AL), che in quanto tale sorprende e attrae. La misericordia sorprende poiché sovrasta la logica equivalente della giustizia, che all'in­ segna del tribuere unicuique suum ingiunge la condanna al peccatore. La misericordia attrae perché corrisponde alla logica sovrabbondante della carità, che all'insegna del dare omnibus gratis perdona il peccatore. In quanto sovrasta la giustizia e rivela la carità, la misericordia rap­ presenta «la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio» (AL 311). Essa è per­ tanto il «principio ermeneutico»27 per comprendere, ol­ tre che la giustizia e la verità divine, ogni altra proprietà di Dio in rapporto agli uomini. 2.1 La gioia dell'amore La sorprendente esperienza della Misericordia Divi­ na, ovvero di un amore che non si arresta davanti alla mi­ seria umana, ma sovrabbonda nel donarsi gratuitamente, invita alla gioia. Su questa gioia cade l'accento del magi­ stero di Francesco. Non a caso il termine gioia ricorre fre­ quentemente nel suo linguaggio28 ed è, significativamente, 27 W. KASPER, Papa Francesco - La rivoluzione della tenerezza e dell'amore, cit., 54. 28 «Il termine "gioia" (nelle sue varie declinazioni: alegria, gozo ) è uno dei più ricorrenti del vocabolario bergogliano. Esso si declina spesso con aggettivi quali "nuova", "creativa", "spirituale", "profonda", "intima", "immensa", "irrefrenabile", "eterna", "pie-

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il primo sostantivo pronunciato in EG 29 e AL. 30 L'atten­ zione rivolta alla gioia da Francesco è di notevole rilievo per l'intelligenza teologica dell'agire morale: il suo porla all'origine della morale cristiana deve essere adeguatamen­ te apprezzato. A tale scopo è necessario mettere in luce come la gio­ ia intesa da Francesco non sia riducibile al livello emotivo e sentimentale, ma riguardi propriamente il livello morale dell'esperienza amorosa. Nei termini classici della teologia morale occorre riconoscere come la gioia non sia relega­ bile tra le «passioni», ma debba essere ascritta tra le «azio­ ni». La gioia, infatti, per quanto sentita dal soggetto, con­ segue al suo gioire, è frutto del suo fruire l'amore di Dio. Proprio il verbo latino frui è impiegato nella tradizione teologica più classica per significare la specificità dell'atna", "escatologica" (Cfr. J. M. BERGOGLio, In Lui solo la speranza. (15-22 gennaio 2006), Milano - Città del Vaticano,Jaca Book-LEV, 2013, 74 s, n. 2). Alla gioia del Van­ gelo egli ha dedicato in maniera specifica anche alcune meditazioni nei suoi corsi di Esercizi spirituali (Id., Aprite la mente al vostro cuore, Milano, Rizzoli, 2013, 21-29)»: A. SPADARO, Amoris laetitia. Struttu­ ra e significato dell'Esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco, in Esercizi spirituali ai vescovi spagnoli

FRANCESCO, Amoris Laetitia.

Esortazione apostolica postsinodale sull'amore

nellafamiglia(= Documenti ecclesiali), Ancora, Milano 2016, 5-42, 7. 29

«La gioia del Vangelo ... » (EG 1). «La gioia dell'amore ...» 0L 1). Anche dall'incipit dell'altro suo documento più autorevole, l'enciclica Laudato si', traspare il riferimento alla gioia. 30

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tività gioiosa. Secondo Agostino e poi Tommaso, il verbo fruì significa !'«aderire mediante l'amore ad una cosa per se stessa».31 Tutt'altro che egocentrica, l'attività significata dal verbo latino fruì è piuttosto un'attività «allocentrica», poiché ha il suo centro attrattivo in una realtà altra, amata per se stessa. In effetti, la gioia intesa da Francesco è «la gioia del Vangelo [che] riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (EG 1). La gioia cri­ stiana è l'aderire compiaciuto all'amore misericordioso di Dio, riversato nei cuori umani (cfr. Rm 5,5) per mezzo del­ lo Spirito «che sgorga dal cuore di Cristo risorto» (EG 2). La gioia (gaudium), di natura spirituale, non coincide con il piacere sensibile (delectatio); tra l'una e l'altro, però, data la natura spirito-corporea dell'uomo, non vi è estra­ neità. È così che la profondità spirituale della gioia si ri­ flette nella sensibilità psico-fisica, risvegliando una «nuova forma di emozione» e originando «altre espressioni sen­ sibili» (AL 164). Il piacere sensibile, in quanto espressivo della gioia spirituale che nasce dall'amore di Dio, si distin­ gue dal piacere puramente edonistico, la cui misura è il de­ siderio soggettivo a prescindere da ogni alterità. « Mentre il piacere lo è spesso, la gioia non è mai in nostro potere».32 31 AGOSTINO, De Doctrina Christiana, I, 4; TOMMASO, Summa Theologiae, I-II, 11, 1, se. 32 C.S. LEWIS, Sorpreso dalla gioia. I primi anni della mia vita (= Già e non ancora 192), Jaca Book, Milano 19902 [originale inglese: 1955], 19.

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La gioia, propiziata dalla misericordia di Dio, non è il riflesso prodotto dal suo impatto con l'uomo quale oggetto passivo, ma l'effetto dovuto al suo essere accol­ ta dall'uomo quale soggetto agente. L'incontro dell'a­ more liberamente donato da Dio e liberamente accolto dall'uomo resta un mistero «insondabile»33 e «insolvibi­ le».34 Il mistero intreccia senza svelare l'incondizionata misericordia di Dio e l'effettiva responsabilità umana. E quand'anche, come nella più recente teologia, si riconosca alla misericordia di Dio la prima e l'ultima parola, giun­ gendo a sperare che tutti gli uomini saranno conquistati alla gioia del Vangelo,35 non si può escludere la decisiva parola della libertà umana nel concedersi o meno alla mi­ sericordia divina. Qualora l'amore onnipotente di Dio si imponesse all'uomo, violandone la libertà, smetterebbe di essere amore. «È proprio della misericordia di Dio di non ignorare la nostra libertà umana. Dio consiglia, ma non ci costringe, ci sollecita, ma non ci calpesta, né ci fa violenza. Infatti, come afferma Agostino, colui che ti. ha creato sen­ za di te, non ti. giusti.fica senza di te». 36 33

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