Callistene: uno storico tra Aristotele e i re macedoni 9788816950177, 881695017X


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Italian Pages 208 Year 1985

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Callistene: uno storico tra Aristotele e i re macedoni
 9788816950177, 881695017X

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Le Edizioni Universitarie Jaca 17

Ricerche dell'Istituto di Storia Antica dell'Università Cattolica dirette da

Marta Sordi ISSN 0393-1412 1. Autori vari, Alessandro Magno tra storia e mito 2. Giuseppe Zecchini, I druidi e l1opposizionedei celti a Roma 3. Luisa Prandi, Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni

Luisa Prandi

CALLISTENE Uno storico tra Aristotele e i re macedoni

IlJaca Book li

©

1985

Editoriale Jaca Book spa, Milano tutti i diritti riservati prima edizione italiana

dicembre 1985 copertina e grafica Ufficio graficoJaca Book

Questa ricerca ha goduto di un finanziamento del Ministero della Pubblica Istruzione

ISBN 88-16-95017-X per informazioni sulle opere pubblicate e in programma ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Bookspa via A. Saffi 19, 20123 Milano,telefono 4982341

A mio padre

INDICE

Prefazione

9

Capitolo primo Le vicende biografiche a) I rapporti con Aristotde 1. Parentda e discepolato 2. Collaborazione scientifica 3. Segnalazione ad Alessandro 4. Affinità di idee b) Gli anni della spedizione in Asia 1. Onori divini ad Alessandro e JtQOOXlJVT}OLç 2. Partecipazione alla congiura dei Paggi e cause della morte

Capitolo secondo Lo scrittore di Elleniche

11

12 12 14 19 22 25 25 29

35

a) Contenuto dell'opera 1. Avvenimenti dd IV secolo

35 36

2. Excursus b) Callistene e Filippo

11

52 69

Capitolo terzo Lo storico di Alessandro

75

a) Il contenuto dell'opera 1. Riferimenti omerici 2. Utilizzazione di Erodoto 3. Divinizzazione e filiazione divina 4. Competenza militare b) La ricostruzione delle •AÀE~avbQOu teQEilsia sensibilmente anteriore al 335.1' Mi inducono a questa conclusione due elementi. ll primo è la notizia che Aristotele dedicò a Delfi una statua di Ennia per la quale compose anche l'epitaffio 16: poiché il tiranno di Atameo fu ucciso nel 334 si può ipotizzare che Aristotele si sia recato a Delfì o alla fine di quell'anno o nel successivo, e questa potrebbe essere stata un'occasione per occuparsi di un catalogo dei vincitori dei Giochi pitici 17• Il secondo elemento, che completa il precedente, è invece il fano che Callistene quando lasciò la Grecia godeva di una fama di storico costruita sulle Elleniche, oltre che sulle opere minori 18; Cicerone (ad/am. v, 12, 2) testimonia che egli isolò una parte delle Elleniche,quella sulla terza Guerra Sacra, come uno serino autonomo e si sa che in esso figuravano richiami, o forse anche un excursus introduttivo vero e proprio, sulla prima Guerra Sacra 19 : esisteva quindi un'indiscutibile interferenza di argomento fra la 14

Per la prima data dr. Tod, GHI, 11, n. 197p. 248; per la seconda D.M. Lewis,An Aristotle puhliaztiondate, CR 19'8, 108 (prima si pensavaal 331). " Si tratta ovviamente di un'ipotesi, ma anche quella contraria, che il lavoro sia stato tutto terminato dopo tale data e che per questo Callistene abbia lasciato ad Aristotele il proprio materiale, non può essere provata: e&.Boswonh, Aristotle..., 409. 16 La notizia e il testo poetico sono in Diog. Laer. v, 1, 6. 17 Per la data della mone di Ermia rimando a M. Sordi, La cronologùz dellevillonepersùznee "1auiutadi Ermùzdi Atarneoin DiodoroSiculo,Kok.alos19,9, 107-18; per lavisitadi Aristotelea Delfi cfr. Tod, GHI, 11,248; Jacoby,FGrHist, 416. 111 Cfr. Chroust, An'slotle..., 1, 84.,. 19 Frg. 1; e&.infra, 66-8. 15

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni produzione di Callistene e il lavoro fatto in collaborazione con Aristotele, ma non mi sembra possibile avvicinare troppo alla partenza per l'Asia un tipo di ricerca, come questa sui vincitori dei Giochi pitici che si configura, piuttosto che come una conseguenza, proprio come la molla per un approfondimento, realizzato poi nelle Ellenichee testimoniato dallo spazio e dall'autonomia concessa agli anni della terza Guerra Sacra20. Non si sa se dopo la morte di Ermia anche Callistene si recò a Delfi con Aristotele e come nacque effettivamente il progetto dell'livayea4>11, se per iniziativa personale e spontanea oppure in seguito ad un incarico conferito loro ufficialment~ 1, ma in questo secondo caso mi sembra difficile che ciò sia avvenuto in assenza di Callistenc:22.Se la lista dei vincitori dei Giochi pitici fu avviata nel 343 e fu comunque conclusa nel 335, suscita meraviglia che l'inteivallo fra il decreto, anche ammesso che sia posteriore (ma non può esserlo di molto) al 335, e il pagamento dell'incisione nel 327 sia cosl notevole. È sempre possibile, naturalmente, che quello del 327 fosse soltanto l'ultimo pagamento e che, per qualche motivo finanziario o burocratico, l'incisione o il versamento del compenso abbiano subito dei ritardi. La parte avuta da Callistene nella collaborazione non si lascia definire nemmeno approssimativament~,, ma quello che mi sembra importante è che il decreto delfico onorà sia lui che Aristotele in modo paritario, cosa che non autorizza a supporre vistose differenze di impegno. Per quanto riguarda invece la collaborazione fra Aristotele e Callistene dopo la partenza di quest'ultimo per l'Asia ci sono due casi che si configurano come "incarichi di ricerca" nell'ambito più propriamente scientifica2·4. Callistene si prestava, dati i suoi interessi, ad essere un ottimo tramite: si era già occupato infatti delle cause dei terremoti, tanto da dedicare nelle Ellenicheun excursusa questo fenomeno, a proposito del sisma che aveva provocato la distruzione di Elice e Bura nel Peloponneso (/rgg. 19, 20, 21); Poiché lamonografia sulla Guerra Sacra non ~ un'opera preparatoria alle Elknichema una parte di esse divenuta supplemento, e come tale posteriore, il lavoro di Callistenesulla lista dei vincitori pitici non va visto come pensavajacoby, RE, roll. 1685-6, precipuamente in funzione di essa, ma dev'essere comunque anteriore. Contrfl Bosworth, Aristotle..., 409; Chroust, 20

Arislotle..., l, 84-5. 21 Da Delfio dagli Anfizioni: cfr. uno stdtus delle opinioni moderne in Tod, GHI, 11,247. 22 Cfr. anche Tod, GHI, II, 248. 23 Cfr. Jaroby, FrGrHist,414. 2 ,. Non riesco a condividere lo scetticismo di Bosworth, Aristotle..., 411, per questo genere di notizie. 16

Le vicende biografiche può essere sintomatico notare che egli fece propria la teoria accettata da Aristotele2'. Il primo incarico, di cui abbiamo seppur indirettamente notizia in Fozio (Bibl. 249), era originato dal desiderio del filosofo di avere un riscontro autoptico allateoria delle piogge estive come causa primaria delle piene del Nilo. Fozio dice che Aristotele incaricò Alessandro di accertarsi mi,EL della causa, ma che il Macedone non si dedicò mai personalmente a questa ricerca. Si può invece plausibilmente supporre2 6 che Callistene si sia recato con una spedizione bd rijç AliLO:rc{aç nella primavera del 331 ed abbia visto il Nilo gonfio per le piogge; il suo nome risulta legato nelle fonti, da solo o insieme a quello di Aristotele, alla teoria delle piogge estive. Il secondo incarico è quello ricordato dal commentatore di Aristotele Simplicio (in Arist. De coe/on, 12), che dipende da una notizia di Porfirio. In base a questa testimonianza, Aristotele aveva raccomandato a Callistene di inviargli delle osservazioni astronomiche da Babilonia e tale richiesta venne soddisfatta con l'invio di dati che riguardavano i fenomeni di un arco di tempo molto ampio prima di Alessandro e che ampliarono e modificarono le conoscenze dei Greci in materia. Aristotele sperava evidentemente di approfittare della spedizione di Alessandro per ottenere l'accesso ai risultati, fino ad allora gelosamente protetti, degli astronomi caldei27 • Assai dubbio mi sembra invece che Callistene abbia fornito ad Aristotele materiale per l'Historiaanimalium.Secondo Eliano (N.H. XVI, 30), Calliste• ne diceva che in Licia si tosavano anche le capre come negli altri luoghi le pecore e la notizia ha una corrispondenza, anche strutturale, in una breve notazione di Aristotele nell'Historiaanimalium (VIII, 28, 3, 605 b). Per la composizione di quese opera mi sembra esistano buoni argomentr• a favore di una datazione "alta", fra il 347 e il 335 circa, sia per il contenuto ricco di riferimenti allazona di Lesboe dell'Asia Minore fra il Bosforo e la Caria, sia per la mentalità che lo informa e che prelude ai trattati più specialistici sugli animali, cui Aristotele si dedicò sul finire degli anni '30. Il filosofo avrebbe quindi atteso all' Historia anima/ium proprio negli anni in cui Callistene molto probabilmente condivideva con lui il soggiorno ad Asso e poi a Mitilene. "

Frgg.19-20-21;cfr. infra, 42-4. Riassumo qui molto brevemente una complessaquestione, quella della spedizione che avrebbe risalito il Nilo, alla quale dedico, infra, l'App. 11 a, relativa al /rg. 12. 27 Per questo rappono di collaborazione rimando a S. Schiffer, Anstote à Athènes et C.llislhène à Babylone,REA 1936, 273-6. 21 Cfr. P. Louis, ed., Aristate. Hisloiredes animaux,1, Paris 1964,XVI·XXXV. 26

17

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni Al contrario, la tradizione che vedrebbe Alessandro come committente dell,opera sugli animali29 trova meno sostegni: la datazione, che in tal caso sarebbe "bassa", provoca la sovrapposizione di questo trattato, più generale, a quelli di carattere particolare; inoltre non bisogna trascurare che la fauna dell'Asia occupa proporzionalmente un piccolo spazio nell, economia dell' opera. L'unico punto di contatto a noi noto &a Aristotele e Callistene su questo soggetto è costituito in realtà appunto dal frammento di cui ci stiamo occupando, ed è quindi opportuna un'osservazione: se Callistene fosse stato anche in questo caso tramite di informazioni per Aristotele, non per questo bisogna attendersi che facesse spazio a tali informazioni nella sua opera che era di argomento storico; anzi la presenza nelle 'AM:;avbQOu:rtQtl;ELç di un'informazione specialistica mi sembra un argomento contro quell'ipotesi e a favore di una reminiscenza, casuale e personale, del preesistente trattato aristotelico'°. Il collegamento esistente fra i due uomini di cultura è ulteriormente rafforzato dalla considerazione che negli autori posteriori, soprattutto Varrone (De re rust. 11, 11-12) e più concisamente Plinio (N.H. VIII, 203), l'uso di tosare le pecore non viene più localizzato in Licia: Vanone afferma che l'abitudine era diffusa in gran parte della Frigia, e che poi con i peli delle capre venivano fabbricati cilici e oggetti affini,ma che, poiché le prime tracce di quel costume si riscontrano in Cilicia, da quella regione essi presero il nome. Il fatto che in due manoscritti dell' Historiaanimaliumdi Aristotele compaia al posto di "Licia" la variante "Cilicia", 1 dice parecchio da un lato sui tentativi avvenuti in epoca successiva di conciliare le notizie, dall,altro sul significativo "isolamento" del filosofo e di Callistene su questo soggetto». Attestatada Plin. NH, vm, 16,17 e daAthcn. IX, 13, 988. '° Non concordo con Weil,Aristote et l'histoire..., 312, circa una generica dipendenza di Aristotele e dei Peripatetici da Callistcnc. Sul fatto che Callistcncavesseinteressi naturalistici non solo in campo zoologico ma anche botanico testimoniano la menzione del suo nome (potenzialmentenon dubbia, anche se non siamo in grado di abbinarla a notizieprecise)fatta da Plinio fra le fonti per il materialedei libri XII e Xlii della NaturahsHistoria,riguardanti appunto gli alberi e ilfrg.42 = ps-Arist.De,nirausc.132.L'autore dell'opuscolo,dopo aver detto che una delle isole Eolie era chiamata cl»ot.vLxw611 a causa della grande quantità di palme (odierna Filicudi, cfr. K. Zicgler,s.v. Phoinikussain RE xx [1941] coll. 38,-6), riporta senzacondividerla l'opinione di Callistene che la pianta abbia tratto il nome da quello dei Fenici. Il contesto non illuminasull'occasionein cui Callistcncinscrivala notazioneetimologica(l'unicache gli spetti), anche se appare probabile che troVasscposto nell'opera su Alessandro. 11 Cfr. Louis ed., Aristate, in apparato ad /oc. 12 Ricordo qui un frammento d'incerta sede attribuito a Callistene,ilfrg. 46, per l'affinitàse

29

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Le vicende biografiche 3. Segnalazione ad Alessandro Vari autori (Val. Max. VII, ext. 11; Diog. Laer. v, 4; Amm. Mare. xv111, 3, 7; Sud. s.v.) ci informano che Aristotele indirizzò Callistene al seguito di Alessandro. Che Callistene fosse stato "inviato" presso di lui da qualcuno lo afferma Alessandro stesso in una lettera del 327 spedita ad Antipatro": la lettera preannuncia la punizione di Callistene coinvolto nella congiura dei Paggi, minacciando quelli che lo hanno mandato, e Plutarco che la cita (Al. 55, 7) spiega questa generica definizione come un'allusione ad Aristotele. C'è inoltre una notizia di Carete riportata dal medesimo Plutarco (Al. 55. 9) secondo cui Alessandro aveva intenzione di far processare Callistene dal sinedrio in presenza di Aristotele: questo progetto chiaramente ostile ad entrambi (e ai Greci in genere)1_.presuppone l'esistenza di un collegamento fra i due. L,idea che Aristotele abbia raccomandato Callistene ad Alessandro sembra tuttavia conciliarsi male con alcune notizie, peraltro contrastanti fra loro, sul carattere dei rapporti fra il re macedone e lo storico. Fra queste la testimonianza meno problematica è quella di Cicerone (De or.II, 58) che definisce Callistene comesAlexandri: essa infatti caratterizza lo storico solo in quanto accompagnatore o partecipante alla spedizione asiatica e non è determinante per precisare il tipo di legame o la posizione-docente o condiscepolo-rispetto ad Alessandro. Accanto a questa esiste invece una tradizione, ben attestata in età imperiale da Seneca sr. (Suas.1, 5), Favorino (De fori. 20) 1' e Solino (IX, 18), che fa di Callistene il precettore di Alessandro. Sia Seneca che Favorino, dei non con Aristotele stesso almeno con le lince metodologiche che divennero poi tipiche del Pcripato. Il dato che Eschilo componeva le proprie tragedie nell'esaltazione prodotta dal vino, attribuitogli da Luciano, Demosth.enc. 1.5,si ritrovava a detta di Ateneo (x, 428 f) nell'opera su Eschilo di Camelconte, un peripatetico forse allievo di Teofrasto, e di nè molto probabilmente pervenuta, attraverso mediazioni, a Plutarco (Quaest.conv.VII, 10,2 = Mor.71.5),che la riporta con un generico wtOQOUOL. La genesi della notizia, che in Camcleonte e ancor più in Callistene non ha alcuna implicazione negativa, è da riportare all'ambiente aristotelico, al quale si apparenta anche per il metodo dell'indagine, cioè ladeduzione di clementi biografici dai motivi dell'opera di un autore: cfr. Wehrli, Die Schule, IX, 1957, 86; Bosworth, Aristotle..., 413. 33 Per l'autenticità cfr. Hamilton, PAC, 1.5.5e Goukowsky,Essai,.50-.5. 34 Sulla questione del processo cfr. infra, 30-1. che era confluita nel corpusdi " Per l'attribuzione a Favorino dell'orazione xq,t 't\JX'llç Dione Crisostomo (LXIV) cfr. status quaestionise argomenti a favore in A. Barigazzi ed.,

Favorinodi AreÙlte.Opere, Firenze 1966, 24.5-,4. 19

Callistcne. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni quali non va trascurato il carattere retorico dell'opera, si esprimono assai negativamente sul comportamento del re nei confronti dei suoi collaboratori: con tali presupposti la caratterizzazione di Callistene, che era stato vittima dell'intemperanza di Alessandro, come suo maestro rendeva ancora più grave e condannabile l'azione del Macedon~. Questa attribuzione a Callistene del ruolo che era invece stato di Aristotele derivava molto probabilmente dalla maggiore anzianità dello storico di Olinto rispetto ad Alessanche una dro, dalla sua qualità di scrittore, dalla definizione di qnMoocpoç 37 certa tradizione gli tributava , dalle notizie sulla sua indole austera e schiva e, non ultimi, dallo stretto rapporto che lo legava ad Aristotele stesso nonché, forse, proprio dal fatto che la panecipazione di Callistene alla spedizione era stata da lui auspicata. In un certo senso la tradizione che vede in Callistene un maestro di Alessandro, pur essendo frutto di un'interpretazione polemica e ostile al re costituisce proprio nella sua genesi una conferma del ruolo di generico "mandante" che secondo alcuni Aristotele avrebbe ricopcrto}8. La lettura dei fatti totalmente diversa che riporta Giustino (xn, 6, 17) ricorda invece un condiscipu/atusdi Callistene e Alessandro presso Aristotele e contiene l'affermazione che Callistene fu ab ipso rege... accitusper scrivere delle sue gesta. Per quel che riguarda la prima notizia è possibile che si tratti dell'interpretazione, forzata o comunque semplicistica, di un dato reale: la presenza di Callistene in Macedonia negli anni in cui Aristotele curava l'educazione di Alessandro 39• Poiché solo dal 343 Alessandro, allora tredicenne, poteva dirsi discipulusdi Aristotele e poiché a quell'epoca Callistene aveva circa 27 anni, pare difficile che i due potessero, insieme, essere educati da Aristotele. Quanto poi all'iniziativa, apparentemente autonoma, di Alessandro di invitare Callistene a seguire la spedizione e di commissionargli un'opera storica, essa si trova in contrasto non solo con la testimonianza di Diogene e della Suda (per ricordare le principali), ma anche e soprattutto con la già citata lettera dello stesso Alessandro ad Antipatro: anche ammesso che il re, prendendo coscienza che Callistene era una sorta di longamanusdei 36

C&. Brown, ullisthenes ..., 228.

37

e&. infra, 119 sgg.

.,, Al contrario Bosworth, Aristotk ..., 412, ritiene che l'idea della segnalazione fatta da Aristotele ad Alessandro non sia che un falsotardivo, originato dai rapporti del filosofo con Callistcnc e con l'erede al trono di Macedonia, nonché dalla posizione dello storico durante la spedizione asiatica: quest'ultimo punto però, che pure ~ un anello indispensabile della dimostrazione,~ veramente tutto da chiarire; dr. infra, 110-11. 39 Al contrario di quanto afferma Bosworth, Aristotk ..., 412, dr. supra, 13-14.

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Le vicende biografiche tradizionalisti greci, si fosse a tal punto pentito della propria scelta da rinnegarla passandola sotto silenzio, non era per questo conseguente che definisse coloro che condividevano le idee di Callistene come «quelli che lo hanno mandato». Il peso e il tipo di raccomandazione che Aristotele potrebbe aver presentato ad Alessandro circa Callistene dipendono in larga misura dalla fama che quest'ultimo aveva raggiunto prima della spedizione, ed è molto probabile che Callistcne godesse già di notorietà e prestigio e che alla corte macedone fosse tenuto in particolare onore 40• In tal caso Aristotele non avrebbe avuto bisogno di fungere da intermediario. L'unica testimonianza che, a differenza di queste, attribuisca a Callistene in modo abbastanza esplicito una carica ufficiale al seguito della spedizione è un'iscrizione su intonaco parietale rinvenuta fra i resti del ginnasio di Tauromcnio, databile alla seconda metà del II secolo a.C., e contenente i lemmata di alcuni storici greci: Kalli.afttvt}ç ·Oi..uv(ih.oçytytvEto µh x(at •A)IÀ.eçciv6QO\J btLo("to]/Mxyeci4>l.À.oooq>(a come norma informatrice dell'esistenza, sono elementi portanti di una concezione della vita sottoscritta da entrambi. Questa sintonia si mantiene viva e costante negli anni successivi e trova una conferma particolarmente suggestiva nella celebre lettera di Aristotele ad Alessandro' 2 • Il documento, a favore della cui autenticità esistono, come ho avuto modo di sottolineare in altra sede' 1 , molti elementi, risente della

IlE{KJ(i>v 't~o+()ewv ~w:u;/oo q,avEQ(i>ç).oyxn cpovwLç tv àyrocn xean'iaaçlall'àv6(>Òç 1'LO'tEL XQTloap.tvq> ooUoo. 41 Per un'interessante considerazione dell'inno, se tale lo possiamo ritenere, rimando a R. Renehan,Aristotle as a Lyn'c Poet: the HermiasPoem, GRBS 1982, 2-'1-74. 49 Per l'esame rimando infra, 144-6. Soprattutto cli fronte alla violenta ostilità cli Teopompo, cfr. infra, 130. " Sul significato che assume cfr. infra, 1◄,-6. 2 ' Cfr. J. Bidawsky-M.Plezia, uttre d'Aristoteò Alexandresur la Politiqueenversles cités, Wroclaw 1970. Per un altro demento cli affinità cfr. infra, 75. n Cfr. L. Prancli,La lettera di Aristotele ad Alessandro:il problemadi Callistene,RISA I, Milano 1984, 31-4-', al quale rimando per lo status(JU4tstionis e la discussione delle posizioni moderne, e al quale mi rifaccio per le osservazioni delle pagine seguenti; ulteriori argomenti a



23

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni temperie degli anni 330-27, un periodo cruciale per i rapporti fra Alessandro e la cultura greca tradizionale che aveva, al seguito della spedizione, il proprio esponente di spicco in Callistene. Per questo motivo è interessante ritrovare nella lettera alcune affermazioni che hanno da un lato una coincidenza puntuale con idee ricavabili dai frammenti di Callistene o a lui attribuite dalla tradizion~, e dall'altro riecheggiano il substrato ideologico che aveva originato gli scritti su Ermia: il doppio aggancio mi sembra conferisca validità a questi dati e attendibilità alle conclusioni che si possono trarre dal loro esame. Gli argomenti per i quali si delinea una convergenza di opinioni sono almeno quattro. I. L'interpretazione della spedizione asiatica come vendetta antipersiana. Al paragrafo 9.3 della lettera Aristotele ricorda le deportazioni degli abitanti di Mileto e di Eretria operate dai Persiani e a 9.8 afferma chiaramen.te che Alessandro deve comportarsi allo stesso modo con loro per vendicare i Greci. L'immagine di Alessandro "vendicatore", che torna anche altrove nella lettera (cfr. 6, 1; 6.3; 8.7) e ne costituisce uno dei temi principali, era presente nell'opera storica di Callistene. Significativo è il/rg. 28" a proposito della pianura dove si combatté la battaglia del Granico, chiamata Adrastea dal nome del re Adrasto che per primo elevò un tempio a Nemesi: il particolare erudito svela l'interpretazione della prima vittoria in terra d'Asia come una vendetta. Esplicito è pure il/rg. 36'6,quello della preghiera prima dello scontro del 331 a Gaugamela, in cui Callistene racconta che Alessandro invocò gli dei pregando, El'.JtEQ lwtroç ALMEV ladv yt:'yovwç, ò:µuvaL xat m,vutLQQOKJ0 Commentato anche infra, 53-8. 51

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni preda delle rinnovate mire di Sparta. Con le notizie di Callistene conservateci da Polibio collima ad Vifrbumil racconto di Diodoro/Eforo (xv, 89, 12), il quale parla in modo esplicito di xot'VT)dQTIVTl e di auµµ.ax(a. · La presenza di una formale alleanza nella pace del 362./1 è stata forse a tono messa in dubbi11, dal momento che la testimonianza di Callistene, fonte comune di Eforo e di Polibio», non presta il fianco a obiezioni consistenti e per di più non si scontra nelle fonti antiche con nessuna tradizione divergente ma semmai con dei silenzi, come quello di Plutarco (Ag. 35, 3). Esiste inoltre un'iscrizione rinvenuta ad Argo ma redatta in dialetto 1 attic1 in cui i Greci, rispondendo ai satrapi persiani ribelli ad Artaserse 10, garantiscono di rimanere in stato di pace con il Re se non subiranno provocazioni da parte sua: in vari punti il testo fa riferimento alla conclusione ed è significativo quindi per l'attestazione dei due di una XOLVT) dQT1V11, termini, ma quello che più interessa è che i Greci mostrano di avere una linea di politica estera unitaria, sia difensiva che offensiva, nei confronti del Re e dipendente dal suo atteggiamento. Fra le datazioni proposte per l'epigrafe, quella del 362./1 appare molto plausibile, tanto più che si concilia con il fatto che poco dopo, alla richiesta d'aiuto del faraone d'Egitto Taco in rivolta,., Sparta (esclusa dalla pace per la sua ostilità verso Messene) inviò ufficialmente il re Agesilao mentre da Atene, della cui influente presenza fra i coalizzati è traccia il dialetto attico del documento, partl l'ammiraglio Cabria solo a titolo personale.

2. Excursus

frgg. 15-16

= Plut.

Cim. 12) e 13,4

Nella narrazione plutarchea degli scontri del 466 presso l'Eurimedonte e delle conseguenze che la vittoria di Cimane provocò nei rapporti con i Persiani sono contenuti due rimandi a Callistene, uno relativo alla battaglia e l'altro alla "pace di Callia". Il primo scaturisce dalla contrapposizione del dato di Eforo, che Titrauste era il comandante delle forze navali persiane e Ferendate di quelle di Per la bibliografia e la confutazione degli argomenti addotti cfr. B. Ryder,KoineEirene, London 196-', 140-44. 2 ' Cfr. H. Bloch,Studiesin historica/literatu" o/ the 4th centuryB.C., Studies Ferguson, Hesperia Suppl. 1, Cambridge 1940, 323. P. Treves, The Probkm o/a Historyo/Messmi4,JHS 1944, 10,; Walhank, HCP, 482. n Cfr. testo e commento in Tod, GHI, II, 145, ripreso da Walbank, HCP, 482. ,. Cfr. E. Mcycr s.v. Tachosin RE Iv"2 (1932) sopr. coll. 1990-95. H

52

Lo scrittore di Elleniche terra, a quello appunto di Callistene, che il comandante supremo era Ariomande figlio di Gombria; e di Callistene Pluwco segue il racconto dicendo che Ariomande teneva le navi alla fonda presso il fiume, senza alcuna intenzione di attaccare perché attendeva 80 navi fenicie di rinforzo che dovevano giungere da Cipro. Dopo il resoconto della vittoria per mare e di quella immediatamente successiva per terra di Cimone, Pluwco torna a parlare delle 80 navi: esse erano nel frattempo giunte a Idro e quando Cimone lo seppe piombò su quegli uomini cogliendoli impreparati e li sbaragliò". La totale incertezza della localizzazione di Idro limita ovviamente ogni ricostruzione dei movimenti delle flotte persianae ateniese, ma Callistene sembra seguire una versione analoga· a quella di Tucidide (1, 112) che collocava due scontri con i Persiani, uno per terra e uno per mare presso l'Eurimedonte, con l'aggiunta però di una terza battaglia avvenuta dopo che le navi fenicie avevano preso terra a Idro; allo stesso modo Diodoro/Eforo (XI, 62,3), utilizzando un epigramma ufficiale che localizzava le vittorie di Cimone in Cipro, associava una vittoria navale e una terrestre avvenute a Cipro ad una terrestre avvenuta presso l'Eurimedontc. Tanto le due battaglie attestate dalle fonti del v secolo (epigramma e Tucidide) quanto le tre presenti negli storici del IV (Callistene, Eforo), tutte comunque concentrate in un solo giorno, denunciano, con le divergenze dei vari racconti e con il processo di combinazione dei dati ad opera degli storici, l'incertezza e la scarsità di informazione sulla vittoria di Cimone "all'Eurimedonte" e, forse, anche l'indebita o eccessiva connessione creatasi fra l'Eurimedonte e la spedizione ateniese a Cipro immediatamente successiva. Callistcne, negando polemicamente l'esistenza di un formale trattato concluso con la Persia dopo la vittoria di Cimone, attribuiva proprio alla reazione provocata dalla sconfitta subita all'Eurimedonte la decisione del Re di tenersi lontano dalla Grecia e di non osare più azioni militari dirette: questo cp6poc;avrebbe reso possibile a Pericle con 50 navi e ad Efialte con 30 }' Questi i daù; per i problemi inerenti allabattaglia e allatradizione che si formò intorno ad essa seguo Sordi, La vittoriatkll'Eun·medontee la spedizionedi Cimonea Cipro,RSA 1971, 3348. " Ecco il testo: wvto tò fQ'YOVothwç han:dvcooE 'tT)VyvwµT)V toiJ ~amAtooç, watE awMaDaL nrv1tEQ&.p6,rtov ElQifvtrvtxdVT)V,t:rtn:oo µ.h 6Q6µov àd ·mTJvLxiiç MÉXELV italaoor)ç, fvoov6t KllavM xat XEÌ.I.OOVL(J.)V µaxQ.; VTJL xat xcù..xt:µ'36À.q> f.'TI 7tÀiELV. Kai-COL KaìJ.l.a6miç o6 4")'tov dai Cim.meri, di:a da Treri e Lici, e fJatai:a all'epoca del conflitto lidio-persiano fra Ciro e Creso. Come è noto, dell'invasione cimmeria che si abbatté su Sardi trattava l'opera di Callino, e il poeta viene citato esplicitamente da Strabone a proposito della seconda occupazione, quella congiunta di Treri e Lici. Stefano di Bisanzio (s.v. TQiiQOç)sembra confermare il riferimento dicendo che Callino nell'espressione TQTIQÉaçiiv6Qaç iiyOl'V considerava l'etnico bisillabo; anche se questo non significa di per sé che eglicollegasse i Treri con Sardi e non piuttosto solo con Magnesia, di cui sappiamo parlava da un passo di Strabone (XIV, 1, 40)". In tal caso si dovrebbe pensare ad uno sdoppiamento-invenzione di Callistene'' originato da motivi che sfuggono. Per quanto riguarda la terza conquista, ovviamente vasto materiale si trovava in Erodoto (1, 6; 15-6), nelle cui Storie compariva comunque menzione anche dell'impresa dei Cimmeri. Ciò che mi sembra degno di attenzione è che Callistene mostra molta cura nd catalogare coloro che prima dell'epoca di Alessandro conquistarono Sardi e offre anche più materiale dei dati erodotei, ricordando puntigliosamente un'occupazione forse fittizia dei Treri". Si può osservare inoltre che Cfr. Tam, Akxander,274. Cfr. lo stessoTam,Alexander,274; Peanon, IRA, 240; Hammond, Akxander the Greal, 316 n. 86. Diversaè ovviamentela questione della sopravvivenzain Asiadi una colonia parlante greco, cfr. l'ottimismodi A.K. Narain, The Indo-Greelu,Oxford 19'7, 2-3. )6 Cfr. Tam, Alexander,27'. 17 Cfr. Jacoby, FrG,Hist, 426-7. JI Ad un'interpretazione erronea dei veni di Callinoda parte di Callistenepensa U. Cozzali,I Cimmeri,Roma, 1968, 76. 19 Su.iTrericfr.J. Keils.v. Treresin RE VIN (1937) col. 2291 e, più recentemente, G. Wirth, Zum Vo/Jus14mmde, Treren,Klio 1967, 47-'.H e Cozzali, I Cimmerì,sopr. 71-5. w

1 '

87

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni sia quella dei Cimmeri che, a maggior ragione, quella dei Treri non furono occupazioni durature come quella successiva di Ciro ma piuttosto scorrerie e che i primi, secondo Erodoto, si impadronirono della città bassa ma non dell,acropoli. Tanto più stupisce, quindi, il silenzio di Callistene sull'incendio di Sardi ad opera dei Greci durante la rivolta ionica, un'impresa che ricorda da vicino quella dei Cimmeri perché nemmeno i ribelli occuparono la città alta difesa dal satrapo Artafrene (Her. v, 100). I rapporti fra Alessandro e Sardi non sono indicativi al riguardo, perché egli si vide consegnare la città dai Lidi e dal frurarco persiano senza colpo ferire (Arr.Anab. 1, 17, 3). Tuttavia, nell'opera di Callistene, dato l'excursus retrospettivo che passava sotto silenzio i fattidella rivolta ionica, ringresso di Alessandro nell'acropoli si configurava come quello del primo conquistatore greco 40 • I tuoni accompagnati da un violento temporale estivo che secondo Arriano (Anab. 1, 17,5-6) colsero Alessandro mentre esaminava sull'acropoli il luogo più idoneo per edificarvi un tempio di Zeus, proprio dove sorgeva la reggiadel re di Lidia, sono uno spunto che inquadra l'occupazione di Sardi nella manifestazione del favore divino. Anche se non è agevole pronunciarsi con sicurezza, è possibile che questo motivo dei segni inviati da Zeus derivi da Callistene 41 , perché anche per la tappa a Gordio viene ricordato un fenomeno analogo dallo stesso Arriano, che per quell, episodio annovera quasi certamente fra le sue fonti lo storico di Olinto 41 • Come si è visto in precedenza 43 , anche alla storia di Mileto Callistene dedicava attenzione, ricordando la conquista persiana del 494, in stretta dipendenza da Erodoto per quel che riguarda la città (ma innovando in modo disinvolto circa il santuario di Didima). Il confronto fra il frg. 29 (Sardi) e il/rg. 30 (Mileto) induce a pensare che lo storico si soffermasse, per ognuna delle località importanti toccate dalr esercito macedone, a rievocarne il passato, con particolare anche se non esclusivo interesse alle vicende che le connettevano con i Persiani ma con silenzi che avevano il risultato di valorizzare, rispetto a quel passato il ruolo di Alessandro come guida di una spedizione greca.

/rgg. 32-38 = Strab. XIV, 4,1 - XI, 14,3 Nel paragrafo precedente abbiamo già considerato questo frammento per il significato delridentificazione di Tebe e di Lirnesso con due località 40 41

41

·°

Cfr. Pcarson, I.HA, 39-40. Cfr. Bosworth,HCA, U9. Cfr. infra,91-3. Cfr. supra,s,. 88

Lo storico di Alessandro della Panfilia; ritorniamo ora da un altro punto di vista sulla provenienza troiana dei loro abitanti che, secondo Strabone, Callistene sottolineava. In Erodoto (vu, 91) si trova uno spunto per questa asserzione allorché, nel catalogo di coloro che contribuirono militarmente allacostituzione della flotta greca che doveva opporsi ai Persiani, lo storico annovera i Panfill e dice che fanno parte 't. La frase finale sembra indicare che Callistene si associava ad Erodoto: tuttavia se con latestimonianza di Erodoto (1,202) trova coincidenza il particolare che all'uscita del territorio dei Matieni il fiume si divide in quaranta diramazioni, al contrario in nessun passo delle Storievien detto che l'Arasse costituisce il confine fra Scizia e Battriana 44 • Questa notizia, che Strabone dà come erodotea e condivisa insieme allaprecedente da Callistene, non può che risalire invece allo storico di Alessandro quale probabile aggiornamento e completamento alle conoscenze anteriori 4'. 44

Non ai tratta quindi di un e,cc,,,s,u geografico di Callistenetratto da Erodoto e non databile,come afferma Goukowlky, Essai,22. 4' Cfr. Pcanon, IRA, 49 n. u,. Non risolveil problema della fonte l'affermazione(a mio

89

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni Sotto la denominazione di Arasse Erodoto accostava conoscenze relative a fiumi diversi 46, fra cui l'Arasse armeno (Eraskh) e l'Osso (Amu Darya e affluenti), e cioè che il fiume segna il confine fra l'impero di Dario e quello dei Massageti; che viene dal paese dei Matieni come il Gynde (Diala, affluente del Tigri}; che il suo corso è pieno di isole e lagune; che tutte le sue diramazioni, tranne una che dà nel Caspio, si perdono fra le paludi. Quello che però è importante, anche per valutare il successivo intetvento di Callistene, è che Erodoto inserisce il suo excursus sull'Arasse mentre sta narrando il conflitto fra Ciro e i Massageti(I, 201-14): è quindi l'Osso il fiume cui va l'immediato riferimento e al quale, di conseguenza, i suoi lettori erano portati ad attribuire quelle notizie◄ 1 • La testimonianza di Erodoto contiene una confusione piuttosto cospicua, in quanto attribuisce ali'Arasse-Osso, che costituiva il confine fra l'impero di Ciro e il territorio dei Massageti, una nascita nel paese dei Matieni, posto fra l'Armenia e la Susiana (e quindi conveniente semmai ali'Arasse armeno). Questo stesso collegamento fra i Matieni e l'Osso ritorna, come si vede dall'allusione pur fortemente abbreviata di Strabone◄8, in Callistene che dà prova di una fiduciosa dipendenza dalla sua fonte; il particolare delle ramificazioni dell'Arasse, che è il presupposto alla formazione di zone stagnanti e paludose su cui si sofferma la descrizione erodotea e la cui esistenza è verificabile◄9, è forse quello che ha portato Callistene a identificare il fiume incontrato dalla spedizione di Alessandro in Battriana del 32~, cioè probabilmente l'Osso, con quello che secondo Erodoto si divideva in numerose braccia dopo essere uscito dal territorio dei Matieni. Rimane comunque il problema che anche l'aggiunta fatta da Callistene ai dati di Erodoto non risulta geograficamente corretta, dal momento che fra la Battriana e la Scizia si trova la Sogdiana e, semmai, è con quest'ultima che avviso poco fondata) di Jacoby, FrG,Hist, 430, che Strabone attingessele notizie di Erodoto/ Callistene proprio dalla relazione dei due Tessali. 46 I passi delle Storiein cui compare un fiume di nome Arassesono i seguenti: 11 201-2; 205; 208-9; m, 36; IV, 11; 40. Per un commento cfr. How-Wells, A Commml4ry..., 1, 152-3. 47 C&.J,O. Thomson, Historyo/ Ancient Geography,Cambridge 1948, 79; meno probabile mi sembra l'identificazione con lo Jassarte, come propone Hamilton, Akxandn and the Arai, CQ 1971, 109 e n. 6, ma è possibile che di fatto Erodoto (anche se non necessariamentei suoi epigoni) unificasse Osso e Iassarte, e&.How-Wells, A Commml4ry..., 1, 1'2. ◄8 Il geografo ha già citato supraper esteso Erodoto e non ripete qui tutti i particolari. anche perché gli preme soprattutto di mettere in rilievo l'incongruenza. 49 Sulle convinzioni geografiche dell'epoca cfr. Thomson, History..., sopr. 72-82 e 152-68; J.L. Myres, Herodotus,Fatherof History, Oxford 19'3, 32-46. ,o e&. Jacoby, FrG,Hist, 430. 90

Lo storico di Alessandro l'Osso segna il confine della Battrianat e che il confine del regno degli Sciti viene segnato dallt altro grande fiume della zonat lo lassarte (Syr Darya),i.

/rg.54 = Strab.

XIV,

5,28

Strabone afferma che circa gli Alizoni regnava una certa ignoranza ed offre una serie di esempi, che Demetrio di Scepsi aveva desunto da Callistene e da altri autori (anonimi) non immuni da errori sull'argomento. Fra i particolari che il geografo ricorda-si tratta della provenienza delle ricchezze di personaggi famosi-spicca per noi l'asserzione che Mida aveva tratto le sue b. 'tµèv~v l>uvatòç xat µÉ'yaç, voiJv b'oùx ElxEV"(Al. .54,2)'. Il contenuto dell'apprezzamento si articola in una parte positiva, la grande eloquenza di Callistene (che del resto trova varie conferme nelle fonti) e in una negativa, la mancanza di vouç. Dato che il giudizio è messo in stretto rapporto con la libertà di parola (o l'indipendenza) di Callistene, pare una diretta conséguenza intendere vouç come "buon senso", "SCMo"4 : la sua facondia non era disciplinata, secondo Aristotele, da una mente in grado di valutare le occasioni e le situazioni. Anche un'altra osservazione attribuita al filosofo si circoscrive nel medesimo contesto, quella riportata da Diogene Laerzio (v, 4-5) e collegata con la segnalazione ad Alessandro': Callistene parlava al re con troppa libertà e non dava retta ai consigli di Aristotele, per cui si racconta che quest'ultimo lo biasimò, commentando con un verso omerico (1/.XVIII, 95) «mi morirai presto, figlio, a causa di quel che dici». Questo tipo di valutazione sull'indole di Callistene stigmatizza l'uso inopportuno, imprudente, di una facoltà positiva, l'eloquenza, e si configura nello sviluppo della tradizione come un ampliamento e una colorazione particolare di quello citato da Ermippo. Il terzo giudizio, riportato da Giovanni Lido (De mens. IV, 77) come un nòv vouv motteggio di Aristotele, nota che Callistene tòv µèv 1tEQL f;xt:Lv,tòv bè civDQchn:Lvov tbto~E~À'lxévaL. La mancanza di vouç che abbiamo considerato in precedenza viene in un certo modo precisata, e confermato il senso attribuito al termine: Callistene non mancava di intelligenza profonda, anzi forse eccezionale, ma aveva perduto quella capacità mentale tipica dell'uomo di valutare le situazioni. Il fatto che l'apprezzamento fosse ironico non toglie veridicità alla sua sostanza ma piuttosto categoricità e gravità ali'affermazione, della quale sfuma i contorni. Vorrei precisare a questo punto che proprio il confronto delle varie affermazioni attribuite ad Aristotele, che ha permesso di armonizzare riconducendole in sostanza ad un'unica genesi', fa pensare a un tipo di giudizio genericamente culturale e non specificatamente filosofico: Calliste1

Circa la dipendenza da Ermippo di tutto il passo plutarchco, e in panicolare dd giudizio, rimando alle osservazioni infra,App. 111, 167-70. 4 Cfr. Levi, Introduzione..., 22. ' Cfr. supra,19-22. 6 A due giudizi distinti pensa inveceJacoby, RE, col. 1678;contragià Hamilton, PAC, 149. 115

Callistcne. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni ne veniva giudicato privo di voùç o dell'liv&ecinnvoç vouç non perché non avesse una mente filosofica7 ma perché, data la situazione, non si comportava forse nd modo più opportuno. Il collegamento con la n:aeerio(a in un caso e l'uso del perfetto tbtoflef'À'lxtvaL ncll' altro sono elementi che fanno pensare che i giudizi, o meglio il giudizio, di Aristotele risalgaall'epocadella spedizione asiatica (quando maggiormente ebbe occasione di venire alla luce, a contatto con Alessandro, la mancanza di vouç di Callistene) piuttosto che al periodo precedente, in cui indubbiamente Aristotde maturò una notevole conoscenza del congiunto ma per il quale le fonti non offrono alcun aggancio. In ogni caso, il giudizio riportato da Ermippo è tutt'altro che un "epitaffio" aristotelico inteso a incoraggiare una valutazione spassionata ddla tragica sorte dello storico•: anche se Aristotde nutriva delle riserve sul comportamento di Callistene e sull'opportunità di certi suoi interventi, la sua morte fu un avvenimento troppo grave, troppo carico di significati minacciosi per la cultura greca tradizionale, perché il filosofo la giustificasse in modo cosl semplicistico e cinico; tale suo atteggiamento, inoltre, sarebbe in stridente e immotivato contrasto con quello dd principale esponente del Peripato dopo di lui, T eofrasto'. Diogene Laerzio (v, 39), ricordando il paragone attribuito a Platone fra Senocrate e Aristotde, dice che allo stesso modo quest'ultimo aveva messo a confronto Teofrasto e Callistene, osservando che l'uno era instancabile ncll' ampliare le proprie conoscenze e abbisognava di un freno, mentre all'altro, di indole più pigra, sarebbe stato utile un pungolo. Il paragone, uguale a quello più noto fra Eforo e T eopompo, è di per sé topico nel contenuto ma interessante per l'abbinamento dei due autori. Callistene era in effetti legato a T eofrasto, tanto che la sua morte ispirò a quest'ultimo uno scritto intitolato KallLo-DtvTlç~ l'tEQLn:tvDouç (Diog. Laer. v, 44). Cicerone, che definisce Callistene sodalisdi Teofrasto (Tusc. 111, 21 e v, 25) ci permette di gettare un breve sguardo sull'operetta. Che si trattasse di considerazioni astratte sul dolore, suscitate ma solo come pretesto, dalla fine di Callistene, non mi pare si possa sostenerlo 10• Quanto riferisce Cicerone fa pensare piuttosto ad un'operetta impegnata anche 7

L'idea che si tratti di una valutazione di ùpo filosoficoè presente in Pcarson, LHA, 23, mentre ad un giudizio radicato in campo storiografico pensa Mazzarino, PSC,461. 8 Come pensa Jacoby, RE, col. 1681; E. Mcnsching, PmpatetilteriiberAlexander,Historia 1963, 281; contraHamilton, PAC, 149. 9 Cfr. qui di seguito. 10 Come fa Boswon.h,Aristotk ..., 407. 116

La fortuna

storicamente, nella quale T eo&asto esprimeva un giudizio critico su Alessandro e giustificava il comportamento di Callistenc11• 2. Giudizio di Timeo

Un'interpretazione della figura di Callistcne notevolmente antica e di grande importanza per ricostruire lo stemma della tradizione, è quella offerta da Timeo: lo storico siceliota ebbe modo di conoscere l'ambiente ateniese non molti anni dopo la morte di Callistene e di entrare in contatto, e in contrasto, con il Peripato 12• La testimonianza di Timeo viene citata da Polibio (xu, 12 b) come esempio di critica distruttiva, formulata però da uno scrittore a suo giudizio non immune da quelle colpe che biasima in altri, e merita di essere riportata ,:òv per intero: btEivoç (se. T(µç. Callistene è presentato con molto favore e considerato come un uomo che ha improntato allafilosofia la propria vita: Plutarco nel nominarlo per la prima volta lo definisce con l'epiteto ci>LÀOOq>oç e non con l'etnico "di Olinto" e successivamente definisce q>LÀ.oo6cf>o>ç la sua opposizione alla prosleynesis;Arriano a sua volta dice di Ermolao, principale responsabile della congiura dei Paggi, che era cultore di filosofia e seguace di Callistene. Tuttavia non vengono risparmiati rilievial suo carattere, mettendo in luce il gusto del sarcasmo o l'atteggiamento spesso intransigente e scostante che contribuirono ad alienargli il favore di Alessandro e a rendere contemporaneamente credibili le calunnie di cui era fatto oggetto dai suoi oppositori. 22

Per l' anali.si filosoficadei termini e perlamediazioneinterpretativa dellafonte di Cicerone, Antioco di Ascalona, rimando a A. Grilli, Alessandro t Filippontl/4 /iloso/i4tllenistica t ntll'idtoiogidpolitiCJromana,RISA, 1, Milano 1984, 134-5.Al successivodibattito &ale scuole filosoficheappartieneforse nellasua origineanchelatestimonianzadelloGnomol.Val. 368 su Callistcneche, invitato a far perderead Alessandrola sua alterigia,lamentadi essere l'unico •costruttore• &atanti •distruttori": lapresenzadel terminen,q,oc;adindicarel'inclinazionedel re riconduce infattial lessico cinico. 2 ' C&.infra, App. III, 176-9. 24 Poco utilizzabileapparelamenzione,di per ~ interessante,di una statua di Callistcncche Plin. N.H. XXXVI, 36, ricorda collocata negli Horti Snviwni, dal momento che del suo autore Anfiatrato si ignora del tutto l'epoca in cui visse, cfr. P. Orlandini s.v. Amphistratus in Encidoptdu dell'Artt 1111tica, cltusia,,orient•k, I, Roma 19,8, 32,. 2' Trago qui le conseguenzedell'esamepanicolarcgiato dei capitoli,2 ., della Vild Akx/111dri di Plutarco e del confronto con Arriano,A1lllh.IV, 9 .5-14,cui è dedicata l'App. me allaquale rimando. 121

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni Fra questi oppositori che sono qualificati dalla tradizione come ooq>«nat xat x6À.axeç, spicca Anassarco, antagonista cliCallistene sia nella consolatio cliAlessandro dopo la morte cliClito sia nel dibattito sugli onori divini; il giudizio su di lui è fortemente negativo ma quello che è più interessante è che, per aver consolato Alessandro convincendolo che un re non solo non deve tener conto delle convenzioni ma che egli è comunque, come Zeus, rappresentante della giustizia, Anassarco viene accusato cliaver esercitato un influsso negativo sull'indole del Macedone26 • Si awerte qui una replica puntuale ali'analoga accusa cliTimeo a carico cliCallistene: non fu lo storico di Olinto ma il 004>1.crniçAnassarco a corrompere l'animo di Alessandro, spingendolo a superare i limiti umani. o aoq,1.atat che marca la La contrapposizione fra cpalòooq,oç e CJOq>I.O'ttlç tradizione peripatetica non sembra interamente frutto di una polemica ideologica posteriore agli awenimenti: infatti se in vita Callistene era considerato un filosofo (in senso lato) da Aristotele, Teofrasto e da quanti lo apprezzavano, era però visto da Alessandro piuttosto come un sofista. Abbiamo in proposito la testimonianza di Plutarco (Al. 53, 2): egli ricorda che siccome Callistene rifiutava molto spesso gli inviti del re, oppure partecipava ai banchetti in sdegnoso e critico silenzio, Alessandro ebbe modo di commentare con il verso cliEuripide (/rg.905 N 2 ) µww oocp1.otT)v, 6at1.ç oùx ai,,:cp ao6ç.La stessa temperie rivela l'episodio del doppio discorso tenuto da Callistene prima in favore e poi, su diretta sollecitazione di Alessandro, contro cliloro: ho già esaminato la vicenda 27, qui basti notare che Alessandro richiese a Callistene una tipica esercitazione sofistica. Un terzo elemento infine contribuisce ad awalorare i precedenti che derivando da Ermippo appartengono pur sempre allatradizione peripatetica: nella lettera scritta ad Antipatro dopo la scoperta della congiura dei Paggi Alessandro, informandolo che era stato incriminato anche Callistene, afferma che penserà personalmente a punire -ròv aocp1.crniv2'. Tutto ciò non significa che Alessandro attribuisse al termine la connotazione pesantemente negativa che troviamo nella tradizione peripatetica a carico degli oppositori di Callistene2', né che lo storico di Olinto fosse per lui l'unico sofista della sua corte; è fuori di dubbio però che non vedeva in Il concetto ritorna in Plut. De adul. et am., 24 = Mor. 65 c-d, il quale affcmu che Alessandro,corrotto da oocpl.O'to.( e x6)..axiç, mise a mone Callistcne. 27 e&.supra,28-9. 21 C&. supra,19-21 per l'autenticità e 30-1 per un commento. 29 Vale anche la pena di notare che secondo Plut. Al.,,., questi stessi oppositori definivano Callistcneoocpl.O"Cfiç;. 26

122

La fortuna e non faceva nessuna cliHerenza in Callistene il modello di àvt)Qcf>I.À.6oocf>Oç positivo &a lui e gente come Anassarco. Da Plutarco ricaviamo che i dati della seconda fase della tradizione peripatetica su Callistene risalivano ad Ermippo e che quest'ultimo attingeva ai racconti fatti ad Aristotele stesso da Strebo, il lettore di Callistene. Materiale orale, quindi, non utilizzato da T eo&asto per la sua operetta e conseivato negli ambienti del Peripato dove con ogni probabilità conobbe anche una prima revisione e correzione. Alcuni indizi riporterebbero, per questi intetventi, a Demetrio di Falero, che era discepolo di T eo&asto, che in seguito al bando dei filosofi da Atene ad opera di Demetrio Poliorcete si trasferl con Stratone di Lampsaco in Egitto per qualche tempo, e che in esilio si dedicò all'attività letteraria 10• Fra i titoli delle opere a lui attribuite da Diogene Laerzio (v, 80) ve ne sono alc~:n:eot tuXT1ç;, :n:e:etµeyxuµoQOç 6,; µo1.,téxoç, !ooEaL, o[' àyOQEUELç; e in effetticosi awenne per il suo coinvolgimento nella congiura del paggio Ermolao. In questi autori Callistene consciva l'impulsività verbale e l'inopportunità che lo caratterizzavano nel secondo stadio della tradizione peripatetica ma esse, collegate come sono con la disubbidienza ad Aristotele, divengono più gravi e lo lasciano per cosl dire isolato davanti ad Alessandro (quest'ultimo non viene in alcun modo giustificato, ma nemmeno criticato); da parte sua Aristotele, avendo consigliato una linea di prudenza, risulta esente da ogni responsabilità. Questo sganciamento di Aristotele da Callistene, che rinnega e capovolge ,.

C&. infra, App.

,,

Su questo particolare

III,

167-70. dr. supra,32. 124

La fortuna la situazione originaria, è a mio avviso l'elemento primario e distintivo della tradizione ed ha in Diogene la fonnulazione più vicina all'originale, mentre assume nelle fonti latine una diversa colorazione per l'aggancio con il motivo della condiscendenza utilitaristica del suddito verso il sovrano e la presenza di un opportunistico consiglio attribuito ad Aristotele. Anche se è opinione diffusa che la Vita Aristotelisdi Diogene Laerzio dipenda in buona parte da Ennippo)6, in questo caso la presenza di una tradizione ben diversa da quella accolta da Plutarco e sicuramente ermippea impedisce di risalire a lui: si tratta piuttosto di uno scrittore posteriore, perché registra un'evoluzione, interessato a scagionare Aristotele da qualsiasi connivenza con Callistene (che pure non è ritenuto colpevole) e al tempo stesso non ostile ad Alessandron.

4. Tradizione "stoica" Esiste un'altra tradizione favorevole a Callistene, l'unica a difenderlo senza riserve, che è accolta da Curzio Rufo". Gravitas,prompta libertas, coraggio di assumere il ruolo di vindex publicaelibertatis,indole nient'affatto portata all'adulazione, sono le doti riconosciute a Callistene che secondo questa tradizione fu (invece di Anassarco) colui che riusci a consolare Alessandro dopo l'uccisione di Clito. L'oppositore Anassarco scompare nel nulla sostituito da due adulatori di assai minore rilievo, Agide e Cleone, cosi come scompare la contrapposizione tenninologica tra filoso/oe sofista.Dal suo discorso contro gli onori divini per Alessandro, Callistene più che un difensore della tradizione religiosa e politica greca risulta appunto un tipico difensore della libertà di fronte a un tiranno. E proprio da questo si capisce quanto la sua figura sia funzionale al problema del contrasto fra libertà e tirannide. La caratterizzazione negativa di Alessandro era fondamentale (nel vero senso del termine) nell'economia )6 Cfr. Chroust, Aristotk ..., 2,.31. 37

L'evoluzione e gli sviluppi non univoci che ho cercato di individuare all'interno del materialeperipateticomi sembranocostituireuna dimostrazione,fondata su argomentidiversie perciò più utile, di quanto conclude Mcnsching, Peripatetiker ..., 281 dopo aver esaminato l'animus di alcuni scrittori del Pcripato verso Alessandro: che non si può parlare di una disciplina •di scuola• che vincolasse i Peripatetici ad un'uniforme valutazione positiva di Callistcnc.Ad un materiale "peripatetico" generalmentefavorevolea CallistenepensavaTam, Akxandn, 298 . .,. Anche in questo caso, insisto qui soltanto sulle conclusioni, rimandando per J'esame dettagliatoinfra, App. III, 173-76. 12'5

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni di questa tradizione, ed era più importante di quelLi positiva di Callistene, la cui mancanza di colpe ingigantisce la nequizia del sovrano. Affine a quella di Curzio, anche se più enfatica e meno attenta ai particolari, è la testimonianza di Seneca (Nat. Quaest. VI, 23), categorico nell'affermare che nessuna gloria di Alessandro poteva controbilanciare l'assassinio di Callistene. Il fatto che la tradizione codificata in Curzio abbia dei caratteri stoici e scansi, per cosi dire, i riferimenti tipici di quella peripatetica può offrire, forse, un'indicazione di tendenza per la sua origine. Diogene di Babilonia, allievo di Crisippo e maestro di Panczio, accusava infatti nel suo JtEQÌ. EÌryEVECaç (frg. 57 = Quint. 1, 1,9) il precettore di Alessandro, Leonida, di aver radicato in lui dei vitia che gli rimasero anche da adulto)9. Il doppio giudizio negativo su Leonida (che aveva viziato il discepolo) e su Alessandro (che da adulto non si era corretto e che, comunque, portava in sé dei vilill) è molto interessante: benché Diogene attribuisse ad un'educazione sbagliata l'origine dei difetti di Alessandro, non identificava il precettore indegno con Aristotele ma con Leonida. La svalutazione di Alessandro non coinvolge quindi Aristotele, cosl come in Curzio l'esaltazione di Callistene corre su binari diversi da quella peripatetica e non prevede, ad esempio, le accuse ad Anassarco. N cl 1EEQtEÌryEveCaç di Diogene non c'era spazio per un'interpretazione sistematica di Alessandro, e tanto meno di Callistene, ma si può ragionevolmente pensare che egli ne avesse delineato i criteri. Nonostante la profonda differenza di spirito, la tradizione "stoica" su Callistene accolta da Curzio prendeva le mosse da una tradizione di stampo peripatetico: infatti l'unico autore anteriore a lui nel quale coesistano da un lato l'animus verso Callistene tipico degli autori legati al Peripato e dall'altro i particolari caratterizzanti il racconto di Curzio, cioè Trogo-Giustino, dipendeva probabilmente da uno storico del quale Teo&asto era stato maestro, Duridc di Samo 40 • Egli, e non Ermippo, costitul forse il tramite fra le due scuole, per motivi di diverso genere: per il carattere della sua opera, storica e non biografica, che quindi veniva preferita da coloro che scrivevano di storia; oppure (anche se è solo un'ipotesi, dato che si possiede appena l'esiguo riassunto di Giustino) perché Duride dava un'interpretazione di per sé più idonea a tale passaggio, tracciando di Callistene un'immagine senza macchia e non " 40

Per questo spunto dr. Grilli, Akssandro e Filippo..., 124-6. C&. ancora inf,o, App. m, 176-9. 126

La fortuna offrendo, a differenza di Ermippo, appigli o giustificazioni al comportamento di Alessandro.

b) Lo storico 1. Callistene e gli storici del

IV

secolo

Dall'esame dei frammenti delle Elleniche (e delle opere minori) sono risultate tutta una serie di implicazioni fra Callistene e alcuni storici del IV secolo che meritano di essere riprese organicamente, per situare l'opera maggiore nel panorama della produzione storiografica. La scelta del 386 come punto di partenza delle Ellenicherientra nello schema tipico delle continuationes:quando Callistene cominciò a scrivere alla fine degli anni '40, la data più "bassa" raggiunta da un'opera di storia già pubblicata era quella della battaglia di Mantinea (362), traguardo delle Ellenichedi Senofonte che "continuava" Tucidide, come Teopompo e come l'autore delle Ellenichedi Ossirinco. Proprio a quest'ultimo però si riallaccia forse Callistene nella considerazione dell'anno nodale in cui si stipulò la pace di Antalcida 41 come momento conclusivo e nello stesso tempo iniziale di un'epoca. Egli si trovava cosl a trattare, per circa un venticinquennio, gli avvenimenti che Senofonte aveva già raccontato con tendenza filospartana, ponendosi però in una diversa prospettiva. A sua volta Callistene costituiva, insieme a Senofonte, un precedente per Eforo che, secondo la testimonianza di Porfirio (ap. Eus. P.E. x, 3,464), scrisse dopo di lui i libri xx-xxv delle sue Storie (relativi appunto aglianni compresi fra la pace del Re e la terza Guerra Sacra) e che ha lasciato in Diodoro tracce di una possibile dipendenza dallo storico di Olinto 42• Il fatto che Callistene attribuisse particolare importanza alla terza Guerra Sacra, sia facendone l'episodio conclusivo delle Elleniche,sia poi mettendola in autonoma evidenza rispetto al resto della narrazione, indica che la considerava, in bene o in male, un momento risolutivo della crisi di rapporti che interessava le città della Grecia: la Guerra Focese fu l'atto che introdusse Filippo di Macedonia nel mondo politico greco, offrendogli un ruolo di

41

Che l'autore delle Elknichedi Ossirincogiungesse fino agliavvenimenti del 387/6 e si possa identificarecon Cratippo ~ stato dimostrato da Accamc, Ricm:hesulleEllenichedi Ossirinco,VI MGR, Roma 1978, 12,-83 e Cratippo,ibid. 185-212, sopr. 211-2. 42 C&. Wcstlakc, The sources..., 13-18; Shrimpton, The Epaminond4sTradition,316. 127

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni arbitro, e questa realtà getta luce sulla visione storica deII'autore delle

Elleniche. Sebisogna quindi ricercare delle affinitào delle divergenze fra Callistene e i suoi contemporanei, il binario privilegiato porta a Senofonte da un lato e ad Eforo dall'altro, che costituiscono con lui quasi i tre anelli di una catena. L 'utiHzzazione di Senofonte è chiara nei frammenti superstiti dell'opera di Callistene, rivelando però un tipo di approccio abbastanza diversificato: accanto alla conoscenza e alla ripresa pura e semplice di una notizia, come può essere quella degli omina che precedettero la battaglia di Leuttra•>,in particolare quelli verificatisi a Tebe, si trova l'approfondimento erudito del dato senofontco riscontrabile a proposito del mandante di Sfodria◄◄• Più spesso però la possibile conoscenza di Senofonte dà luogo a reinterpretazioni di segno opposto e sono queste a caratterizzare maggiormente il rapporto di Callistene con Io storico ateniese. Ciò avviene a proposito dell'alleanza spartano-ateniese del 3 70/69"', che Callistene narra ironizzando sul comportamento utilitaristico degli Spartani, a differenza di Senofonte per il quale questi ultimi erano stati coinvolti nell'alleanza ma non avevano avuto l'iniziativa; si nota anche a proposito dell'episodio della guarnigione spartana assediata a Cromno 46 , che Senofonte presenta minimizzando le difficoltà di Sparta mentre Callistcne esplicita senza remore la sua critica situazione; diviene molto evidente e particolarmente significativo nel caso dell'identità dell'informatore di Agesilao nel 36247, che per Senofonte era un Cretese mandato agli Spartani dalla divinità e che diviene per Callistene, con una variante che è un ritorno alla realtà, un qualsiasi disertore di T espie. Si noti però che non esistono tracce per ipotizzare una reale polemica di Callistene nei confronti di Senofonte e che l'utilizmione di quest'ultimo si presenta per cosi dire pacifica, come un comodo binario per lo svolgimento dei fatti e non per la loro interpretazione. A sua volta la dipendenza di Eforo da Callistene si configura ancor più diffusa e meno correttiva; se si pensa che per il periodo fino al 386 la fonte primaria di Eforo erano state le Ellenichedi Ossirinco"',risulta comprensibile il suo interesse per l'autore che aveva deciso di continuarle. Dietro la trama del racconto cforco si riconosce la presenza di Callistene

·° 44

.., 46 47

41

Cfr. supra,44-7. Cfr. suprt1,37-9. e&.supra,47-8. C&.Sll/'ra,48-.50. Cfr. Sll/'rtl,.50-.51. Cfr. Accame,Cratippo,191. 128

La fortuna accanto a quella di Senofonte ed è curioso notare che, anche in certi casi in cui Eforo seguiva prevalentemente quest'ultimo storico per il racconto di un episodio, spesso un'allusione successiva ad avvenimenti cui non aveva dato spazio o a cui aveva attribuito (sulla scia appunto di Senofonte) minore importanza suscita l'ipotesi di una fonte alternativa, che leggeva diversamente le vicende e che il più delle volte presenta coordinate affini a quelle di Callistene. T aie potrebbe essere la rassegna finale delle benemerenze di Pdopida"' in cui figura, con un certo rilievo, lo scontro di T egira, che nell'economia dd precedente racconto di Eforo era stato solo brevemente trattato senza neppure il nome ddla località e che invece aveva largo spazio in Callistene dal quale la rassegna avrebbe potuto essere desunta. Tracce di una dipendenza anche in un caso in cui le interpretazioni dei due storici divergevano sono offerte dalla tradizione sul sisma che colpi l' Acaia nd 3 73/2'°: Callistene fu il primo ad associare,erroneamente, Bura ad Elice nd medesimo destino e diede dell'avvenimento una spiegazione scientifica; accanto ad essa esisteva anche una spiegazione etico-religiosa e, fracoloro che la sottoscrissero, Diodoro/Eforo è ancora l'unico a collegare le due località nd sacrilegio che avrebbe provocato la loro distruzione. Eforo seguiva Callistene sulle caratteristiche ddla pace conclusa nd 362./1 dopo Mantinea", ed è possibile che anche per l'excursusdi storia arcaica ddla Messenia che troviamo in Diodoro eglisi rifacesse allo storico di Olinto, che era stato il primo raccoglitore di antichità messeniche. Come per Eforo, Callistene costitul un riferimento anche per T eopompo ma il rapporto fra i due è più complesso' 2 • Lo storico di Chio continuava Tucidide con le sue Ellenichegiungendo fino a Cnido (394), e per questo aspetto i punti di contatto con Callistene sono nulli; ma con le successive Fz1ippiche, dalla presa di potere di Filippo II alla sua morte, Teopompo trattava una materia che coincideva parzialmente con qudla di Callistene e che, soprattutto, i due storici affrontavano con un taglio filomacedone, anche se caratterizzato da un differente atteggiamento. Sul rapporto cronologico "'

Cfr. supra,40-2. '° e&.supra,42-4. " e&.supra,, 1-2. 2 ' Cfr.W.R Connor, Theopompusand/i/th-«ntury Athms, Cambridge.Mss.1968,,. A mio avviso Pearson, LHA, 2,, forza troppo il significatodi quello che egli defìnisccun intttccio di opere fraTcopompo e Callistene, ricavandone anche la convinzionedi una simpatia di quest'ultimo per i canoni della scuola isocratea; dr. invece infra, 132-6. Su Tcopompo, per una presentazionedei problemi e della bibliografia,dr. di recente G. Bonamente,L, storiografo,di Teopompotra oosiciJiJ ed elknismo, AIIS 1973/,, 1-86. 129

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni fra la composizione delle Filippichee quella delle Elleniche(di Callistene) non ci sono indicazioni precise per la parte in comune ma vi sono senza dubbio frammenti dell'uno e dell'altro che sembrano riecheggiarsi sugli stessi avvenimenti: per il IV secolo la vicenda di Ermian, che anticipo dato che Callistene ne faceva oggetto di un'opera di poco anteriore alle Elleniche, e il rapporto coloniale fra Atene e Sais'"; per il v secolo l'esistenza di una pace conclusa fra Atene e il Re''. Sui caratteri dell'idealizzazione di Ermia in Callistene mi soffermo altrove a sufficienza, come pure sul fatto che la presentazione positiva della sua figura non sembra implicare giudizi sul Re o su Filippo. Anche per T eopompo l'obiettivo principale è la figura di Ermia, individuata in una serie inesorabile di connotazioni negative: nulla in Ermia meritava approvazione, dalla sua infame origine ai sistemi di governo, al comportamento con amici e sudditi, all'avidità eccessiva, tranne la giusta punizione e la tragica e crudde morte per crocifissione. Il movente personale nella critica di Teopompd' si rivela quando biasima il tiranno di aver accettato di proteggere Chio e Mitilene solo a patto di servirsi di soldati mercenari e non di un esercito cittadino come esse desideravano. Tale movente e un'indubbia antipatia sono probabilmente sufficienti per giustificare la posizione assunta dallo storico; che il suo livore potesse poi essere acuito dall'esaltazione postuma di Ennia e che egli intendesse demolire la figura del signore di Atarneo che l'entourage aristotelico e soprattutto Callistene avevano voluto accreditare si può supporre anche in base a qualche significativa contrapposizione: Calli. stene esaltava Ermia, considerandolo isolatamente, per la sua statura morale, e T eopompo, in modo analogo, si soffermava sul carattere del personaggio per evidenziarne i vizi; all'ò.QE't11 di cui Ermia è esempio vivente per lo storico di Olinto e alla sua dedizione alla filosofia si contrappone la qualifica e di 3tCMJQ6çe le ripetute accuse di ingiustizia. Anche il tono di 6.oEf3'1ç costantemente sarcastico di T eopompo, di fronte all'accorata ma tranquilla celebrazione di Callistene, rivela nel primo l'intento polemico' 1• In un rapporto analogo è la posizione dei due storici sul legame fra Atene e Sais e su quale delle due città fosse colonia e quale metropoli: si trova Callistene e gli Attidografi concordi nell'attribuire la preminenza ad Atene, e n

Cfr. infra, App.

H

Cfr. supra,-'9-60. Cfr. supra,-'2-5.

"

1,

144-6.

6

Sottolineato da Wormdl, The literarytradition concerningHermiaso/ Atameus, YCIS 1935, 67-8 e 71-2; Chroust, Aristotle..., 41. " Cfr. infra, 146 e n. 15. '

130

La fortuna T eopompo sul fronte opposto in un frammento del polemico Trikaranos.La tradizione della presenza di Atena a Sais, presupposto per un legame di dipendenza di quest'ultima nei confronti della città attica, risaliva in nuce almeno fino ad Erodoto e rispetto ad essa la posizione di T eopompo, che invece non avevaantecedenti, costituisce di fatto una replica. Il problema è chiarire se r affermazione di Callistene si collocasse prima o dopo tale replica, se ne fosse la causa o la rettifica: l'unica cosa certa è che Callistene è il primo autore cui venga attribuita la formulazione esplicita del rapporto coloniale fra Atene e Sais, che era solo implicita in Platone e ancor più in Erodoto; mi sembra quindi più probabile che sia più antica quella che si configura come la "conseguenza storica" dell'identificazione religiosa fra l'egizia Neith e la. greca Atena, e solo successiva la sua confutazione, che basi religiose certo non aveva e che appare semmai funzionale alla negazione dell'autoctonia degli Ateniesi. Se anche in questo caso T eopompo sembra avere degli intenti polemici, sulla questione della pace di Callia i due storici, pur risentendo di una medesima temperie critica e inserendosi entrambi nel filone dei negatori della sua esistenza, prendono due posizioni che divergono senza essere in rapporto di critica reciproca. Callistene infatti si pronunciava contro coloro che accettavano la conclusione di una regolare pace fra Atene e la Persia subito dopo la battaglia dell'Eurimedonte (466) e sosteneva che la condotta di fatto rigorosamente non interventista del Re dopo tale data gli fu imposta non da un trattato ma dalla paura; la "pace di Callia" da lui contestata sarebbe stata stipulata negli anni '60 sotto il regno di Artaserse. Da parte sua T eopompo comprendeva tra i falsi di matrice ateniese l'invenzione di patti conclusi con il re Dario fondandosi sul fatto che il relativo documento epigrafico era inciso in lettere ioniche e non attiche. La presenza del nome del sovrano, che non c'è motivo di espungere, impedisce di assimilare questo trattato a quello contestato da Callistene e costringe a scendere agli anni '20, il che induce semmai a identificarlo con il cosiddetto trattato di Epilico di cui parla Andocide' 8 • Malauguratamente troppo scarsi sono invece gli elementi a nostra disposizione per valutare il tipo di rapporto-interferenza fra Callistene e le tradizioni attidografiche del IV secolo; le due coincidenze che conosciamo, sul sistema di datazione della presa di Troia e sul legame Atene-Sais' 41, lasciano 8

C&. CoMor, Theopompus ..., 84-6. ,., C&. supra,61-2 e 59-60. Per qualche osservazione sul rapporto con gli Attidografìcfr. Jacoby, F,GrHist, III b 1, 193-4 (circa Fanodcmo). '

131

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni infatti l'impressione, a mio avviso, di una trama di riscontri più estesa e non casuale. Considerata sotto il profilo della ricostruzione degli eventi e delle influenze reciproche, la posizione di Callistene appare, in base ai pochi e limitati confronti che si possono istituire, quella di uno storico tendente ad una certa originalità nelle soluzioni interpretative (rispetto a Senofonte), destinato a costituire da un lato un immediato punto di riferimento (per Eforo) e dall'altro il probabile polo di un processo polemico (per Tcopompo). Anche se si passa dalla prassi alle teorie storiografiche elaborate nel IV secolo, la posizione di Callistene appare considerevolmente autonoma. L'unica affermazione esplicita che gli viene attribuita su questo soggetto era probabilmente inserita in un proemio'° (forse quello delle •AM;av6Qou XQO;ELç):6ft tÒV YQ«q>ELV 'ti. ltEl()roµ.tVOV l,lT)ÒatoXELVtOV XQOOO)ffOU, àll'olxe!ouç a'lrt'tE xal totç nQciyµaoa.toùç ).6youç htvaa.. Il contenuto dell'osservazione si può dividere in due clementi, dei quali il secondo costituisce un chiarimento del primo. 1. chi cerca di scrivere su qualche soggetto non devesbagliare il xQ(>acoxov: questo è un termine che richiama indubbiamente la poesia tragica e precisamente la caratterizzazione del personaggio; il suo uso farebbe pensare che per Callistene esistesse un problema di "sceneggiatura" nella presentazione delle figure storiche e soprattutto un problema di individuazione della tipologia e di relativo adeguamento; è fin troppo ovvio, a questo punto·, richiamare i Caratteridi T eofrasto e lareciproca conoscenza e amiciziafrai due uomini di cultura. 11. ma devono collocare in modo proprio e adeguato i ).6yoa.rispetto sia al soggetto che alle xeci;Ea.ç:questa precisazione, svolta in positivo, sul compito dello scrittore di storia si discosta -sensibilmente dalla terminologia tragica per predicare un'aderenza dello stile al contenuto, cioè all'oggetto della narrazione e in particolare alle azioni (del nQ6oconov?). Su questo punto una posizione affine, ma limitata all'ambito della poesia tragica, è quella espressa da Aristotele che nella Poe#casottolinea l'importanza della consequenzialità dei Myoa.; l'accostamento è interessante, anche se forse non eccessivamente sfruttabile perché la condanna aristotelica della storia non pare aver condizionato le scelte di Callistene, che la mancanza di interessi filosofici rendeva probabilmente estraneo a quella problematica. Più decisivo mi sembra, su un altro fronte, il fatto che lo stretto legame istituito da Callistenc fra ).6yo1.e 60

Cfr. Peanon, LHA, 31 che lo attribuiace alle Elkniche.

132

La fortuna nQCi;ELç; si contrapponga alla teorizzazione di Isocrate sul valore assoluto del 'toi:ç 6v6µ.aoLv n; 6LaiÉofnn (Paneg.9): questo esplicito distacco dall'unica esposizione esistente nel IV secolo di una teoria storiografica testimonia di un impegno metodologico oltre che ideologico 61 e la critica implicita all'insegnamento di Isocrate prefigura per certi versi quella di Duride (frg. 1) agli isocratei Eforo e Teopompo per aver trascurato la µ.(µ'lmç e l'ftoovij. Se bisogna ricercare un precedente a questa posizione di Callistene, essa ha forse qualche punto di contatto con quella tucididca 62 per cui i discorsi erano 6'tL èyyu'ta"ta TftççUµJtOOT)'Yç; yvroµTtç; "tÒ>'V àÀ.Ttiroç; ).ex-&tvtcov(I, 22), sulla scorta di ciò che gli oratori avrebbero dovuto esprimere in rapporto alle diverse situazioni. Vi è in entrambi i casi il proposito di un adeguamento alla precisa situazione storica e se è vero che a Tucidide è estraneo ogni tentativo di caratterizzazione dei personaggi secondo una tipologia, mi sembra che la vicinanza dell'affermazione di Callistene ai moduli della poesia tragica risulti accentuata (erroneamente) da ciò che noi sappiamo sugli sviluppi del filone storiografico definito tragico e sul quale ritornerò fra breve. La vicinanza fra Callistene e Tucidide non è in generale molto forte, e nelle Ellenichesi coglie al massimo un riecheggiamento", di fronte all'assidua frequentazione delle Storie di Erodoto, che lascia tracce già nella prima opera e poi dilaga nelle 'Au:;av6QOU1tQ«;ELç°64: non si può quindi dire che lo storico ateniese fosse per lui un modello, ed in questo egli non anticipò l'interesse stilistico per Tucidide manifestato in seguito dal Peripato"; d'altro lato nemmeno la sua passione per Erodoto prefigura l'importanza data all'obiettivo dell'ftbovii di derivazione erodotca dagli stessi Peripatetici, dal momento che si fonda più su basi contenutistiche e ideologiche che metodologiche. Tuttavia il diverso rapporto con Tucidide e con Erodoto e la loro stessa riproposizione da parte di Callistene influenzarono probabilmente il dibattito successivo che condusse, nell'ambito del Peripato, al riferimento differenziato ai due storici. Non è forse improprio collocare Io storico di Olinto in una posizione mediana, che non testimonia però incertezza, nel dibattito sui caratteri dell'opera storiografica, sottolineando che egliscrisse in un momento in cui 61

Cfr. supra,69-74. Cfr. ancora Jacoby, FrG,Hist,431; Mazzarino,PSC, 419. 6 ) Cfr. supra,47-8. Non so però se ci siano dementi per definire Callistene un ammiratore di Tucidide, come fanno E. Will, K.4/listhmes'Helknica, Diss. Wiirzburg 1914, 19-20 e, più recentemente Pcarson, LHA, 31. 64 Cfr. supra,82-93. 6' Sulla posizione di Aristotele e del Peripato cfr.K. von Fritz, Die&deutrmg desArisloteles fu, die Geschichtsschrdbung, Entreticns Hardt IV, Genève 19S6, 83-128 e 129-◄S. 62

133

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni si era in definitiva all'alba delle teorizzazioni: un apporto tanto più degno di nota quindi, perché elaborato in piena e forzata autonomia. Non è impossibile del resto che fra l'attività storica di Callistene e le idee di Aristotele sulla storia si fosse instaurato un complesso rapporto di sollecitazione e maturazione reciproca: anche se le conclusioni di Aristotele sulla storia furono negative, è un merito di Callistene aver insistito da parte sua, aprendo forse la via al suo recupero da parte dei Peripatetici. Al proposito di scrivere commisurando le parole ai fatti corrispondeva uno stile che non raccolse per laverità molti consensi: Cicerone (Ad Q.fr. 11, 11, 4) diceva di condividere l'opinione di aliquot Graeciquando giudicava Callistene vulgareet notum negotium,preferendogli Filisto e Senofonte, e più generalmente (De or. II, 58) riteneva la sua storia scritta in modo quasi retorico; l'Anonimo Del sublime (3,2) ricordava come esempi di stile ridicolmente pomposo e di falso sublime, accanto a Gorgia, Callistene e ancor più Clitarco. Le critiche dei due autori sono accomunate dal riferimento alla retorica, verbale in Cicerone, altrettanto esplicito tramite la menzione di Gorgia, nell'Anonimo. Con tutte le riserve che è giusto esprimere, perché le possibilità che abbiamo di sottoscrivere o di confutare a ragion veduta questa condanna sono limitatissime, essa parrebbe avvicinare Callistene al modo di scrivere degli isocratei. È opportuno contemplare comunque anche l'eventualità che le doti letterarie dello storico di Olinto fossero impari ai suoi propositi e che l'idea di eguagliare con lo stile gli avvenimenti si risolvesse in una composizione artificiosa e insistita su motivi ad effetto. Questo è appunto uno degli elementi che ha fatto identificare in Callistene il fondatore dell'indirizzo tragico in storiografia 66 : è interessante e sintomatico notare che per alcuni egli avviò il genere come esponente ante litteramdel Peripato 67 , mentre per altri lo fece piuttosto in quanto simpatizzante delle dottrine isocratee". Di concreto a suo carico, oltre il giudizio sulla "retoricità" e l'enfasi delle sue opere, che abbiamo considerato, c'è l'espressione usata da Strabone quando dice che Callistene nello scritto su Alessandro :rtQOO"CQl>Ei tot'ttoLç (i 66

Sul problema in generalecfr.la rassegnae discussionedi Walbank, History1111d INgedy, Historia 1960,216-34e più recentementeA. Mastrocinque,La likrov'ont diTtbt (J79a.C.) e k originidellastoriogra/it,tragica,Omaggio Trevcs, Padova 1983,237-47 (rassegnapgg. 246-7) che si propone di rafforzare con un nuovo argomento (dubbio) la teoria peraltro fumosa di W albank circa l'esistenzaab originedella componente"tragica"nellastoriografiagreca, che nel IV secolo avrebbe soltanto avviato la propria fioritura. 67 Cfr. E. Schwartz,Dit Btrichlt uberdit catilinarischtVmchworung,Hermcs 1897, 560. 68 Cfr. B. Ullman, Historyand Tragtdy,TAPhA 1942,2,. 134

La fortuna particolari sul pellegrinaggio a Siwah) che l'Apollo dei Branchidi aveva rilasciato oracoli per Alessandro 69 ; e, meno diretto, il commento di Plutarco che i racconti sul passaggio del mare di Panfilia da parte di Alessandro erano scritti 1tQÒçlxnÀ'lçLv xat {yyxov,collegato ad una narrazione, anonima nella Vita di Alessandro e simile a quella attribuita a Callistene da Eustazio 70• A questo punto è forse opportuno porre il problema di che cosa si intende effettivamente con la definizione di storiografia tragica. Se si ritiene che tutta la storiografia greca sia stata percorsa ab origine da una sorta di filone drammatizzante, che si esprimeva in pratica anteriormente e indipendentemente dalle enunciazioni teoriche 11, ben pochi storici risulterebbero immuni dal sospetto di aver ceduto in qualche caso a questa tendenza che non mi pare il caso però di definire come corrente storiografica. Se invece bisogna postulare l'esistenza di un indirizzo soltanto dopo che vi è stata una teorizzazione in merito 72, è inevitabile notare che bisogna scendere a T eofrasto e a Prassifane per trovare i primi trattati peripatetici sulla storia e che da quel momento in poi è appropriato parlare di storiografia tragica in senso tecnico. Questa seconda lettura, che mi sembra più convincente, implica però che Callistene non possa essere considerato il fondatore del genere, a meno che non lo si voglia considerare un teorizzatore inconsapevole, ma questo è sempre un atteggiamento scorretto e pericoloso. L'osservazione di Plutarco che ho citato in precedenza non contiene un riferimento esplicito a Callistene e, soprattutto, nemmeno alla storiografia tragica; quanto al verbo usato da Strabone, esso rispecchia, circa l'opera storica di Callistene, in primo luogo quella che era l'opinione del geografo e va comunque ricordato (oltre al fatto che Strabone, nonostante tutto si è ampiamente servito delle' AÀ.E;avbeounea;ELç)che eglivisse in un'epoca in cui era normale parlare di una scuola storiografica tragica, che contava già vari esponenti: la sua testimonianza non ha quindi il valore che avrebbe quella di un contemporaneo. Non mi sembra quindi che lo storico di Olinto intendesse ricondurre la storiografia allatragedia per via aristotelica e, tantomeno, sceneggiare privilegiando lo stile alla maniera degli isocratei 71; egli appare piuttosto colui che cercò di dare alla questione una risposta preliminare, temporanea, che

69 70

C&.supra,94-6 e infra, 163-5. e&. supra,96-8.

71

e&. n. 68.

72

C&.n. 67. C&.Jacoby, FrGrHist,415.

n

Calliatene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni costitul un riferimento per i successori di Aristotele, senza per questo supporre che egli avrebbe accolto la loro soluzione.

2, Le AÀ.eçOV6QOU 1CQOçELçe la tradizione posteriore Callistene fu il primo storico a far conoscere la propria opera e questa semplice verità ha innescato una serie di conseguenze a catena, per cui &agli studiosi moderni si è spesso giunti a dare per scontata l'immanenza dello storico di Olinto nella tradizione postcriore 74• Pensare che difficilmente uno storico di Alessandro si sarà potuto sottrarre allatentazione di conoscere che cosa aveva scritto il fondatore del "genere" è una conclusione ragionevole ma sostenere che, per questo motivo, Callistene debba essere necessariamente alla base dell'intera storiografia su Alessandro mi sembra un'esagerazione poco giustificata. Bisogna riflettere che quanti parteciparono alla spedizione asiatica e si dedicarono, come Tolcmeo, Aristobulo, Onesicrito, Ncarco, Carete, a scriverne la storia erano stati, non diversamente da Callistenc, testimoni ocularidella maggior parte degli eventi che narravano, e che perciò da questo punto di vista egli non era superiore a nessuno; inoltre in molti casi quegli scrittori avevano una competenza maggiore della sua per quanto riguarda fattori tipicamente tecnici, tattici, logistici, navali, cerimoniali o altro, e non avevano nulla da imparare da lui. Se si passa poi sul piano delle convinzioni ideologiche, gli scrittori che ho ricordato sono assertori di un'interpretazione della conquista ben diversa da quella panellenica di Callistene, e quindi neppure da questo punto di vista eglicostituiva per loro un modello; per di più lo storico di Olinto era un isolato allaeone di Alessandro e, soprattutto, non ci sono testimonianze di legami con qualche personaggio che poi scrisse come lui della spedizione e che poteva, per amicizia e per rispetto, sentirsi in dovere di attingerealle •AÀ.E;avbQOU nQti;eLç.Non si può infine sottovalutare, anche se non ci sono elementi precisi al riguardo, la concreta possibilità che Alessandro non avesse espresso giudizi entusiastici sull'opera incompiuta di Callistene e che quindi, seppur implicitamente, non ne avesse incoraggiato l'uso. Tutto ciò non significa che Tolemeo e gli altri non si siano serviti di Callistene ma che la loro dipendenza dallo storico di Olinto dev'essere intesa come parziale, forse anche critica, ma soprattutto nient' affatto ovvia. Il 74

C&.Peanon,LHA, 3,, 39, ◄,; Boswonh,Hc.A,1s,. Per un'utilecritica,ben~circotcritta al10loepisodiodi Siwah,cfr. A. Gitti, L'u111111rieli deU.1r.Jivo11e suAkss•ndroM•gno11eU. ricerc.modnn•, Athenaewn 19,6, 39-,7; su questo fronte dr. anche Levi,1,.,,oJ,n,io,.e ..., 26. 1}6

La fortuna discorso si fa leggermente diverso quando si passa a considerare gli storici di Alessandro che non furono testimoni oculario vissero in età successive, come Clitarco o i due Marsia, Efippo, giù fino a Trogo, Plutarco, Curzio e Arriano, dal momento che su costoro gli storici "della prima generazione" avevano tutti quanti un'uguale superiorità e che la preferenza accordata all'uno piuttosto che ali'altro si spiega con i consueti meccanismi di scelta delle fonti. Se si esclude l'attribuzione a Callistene di certe notizie, motivata in realtà solo con l'assoluta fiducia dei moderni nel suo ruolo di storico ufficiale e quindi di fonte base per la tradizione posteriore"', mi sembra che i criteri seguiti per identificare tracce delle •AuçavbQOO :rtQ(l;ELç negli autori successivi riconducano a tre filoni principali: le notizie sui rapporti &a Alessandro e i Greci 76; le menzioni dell'indovino Aristandron; le critiche a Parmenione 11• È stato inoltre notato che l'esteso e regolare uso che di Callistene fa Strabone permette di supporre un'utiHzzazione e una presenza nel testo della Geografiapiù ampie di quello che possiamo ricavare dalle citazioni esplicite 79• A questo vorrei aggiungere, come ipotesi di lavoro, la chiave di lettura crodotea, cioè la possibilità di identificare Callistene, che conosceva e utilizzava lo storico di Alicarnasso, dietro la presenza negli autori successivi di materiale che possa definirsi erodoteo per contenuto o per impostazione. Quanto siano attendibili e produttivi questi diversi sistemi di riconosci~ mento nella tradizione dell'influsso delle •Auçavbeoo :rtQ(l;ELQ06Lo(aoa, dbooçt6v oa xaì. llxeitwQ Jl1,JU ..(q> 'tù>V'EllflVLXO>V«1>1101.v lau'tÒV OUO'tQ(ltEVaitcu.AÀ.f:~avbQq> 't(p MaxE66v1,xal ytv6µnov bd n;ç AHhmdaç E\JQELV tòv NEilov f~ ME(eo>v 6µf3eo,v xa1:'txd vt)Vytvoµtvrov xatacpEQ6µnov. La citazione suscita due problemi: l'inserimento della spedizione nel contesto della permanenza di Alessandro in Egitto e, di conseguenza, la collocazione della notizia nell'opera di Callistene 4 • Consideriamo il primo: Alessandro si trattenne in Egitto all'incirca dall'ottobre 332 al marzo 331; le nostre fonti offrono tre notizie che possono in certo modo essere rapportate ad una missione verso l'interno dell'Egitto. Cur. IV, 7, 5-9 (novembre?): dopo essere giunto fino a Menfi e aver posto sotto il suo controllo la situazione dell'Egitto, Alessandro risall per un tratto il fiume ad inten·o,aAegypti e dopo aver operato uno sbarco sulla riva (sinistra?) ridiscese verso la Mareotide'. Arr. Anab. III, 2, 3-7 (dicembre?): nella zona della Mareotide Alessandro si incontrò con l'ammiraglio Egeloco, proveniente dall'Egeo, che gli 1

trascurare che la stessa affermazione di Fozio eragiàstatafattaprimadi lui da Eratostene il quale si rifacevaevidentemente al medesimo testo, molto prossimo quindi all'epoca di Aristotele, se non autentico. ' La posizione di Lucano viene particolarmente valorizzatada Burstein, Aln.ndn, c.JJisthenes ...., 139-41, soprattutto nel suo rapporto con l'opera di Seneca,in cui si trovavi una citazione di Callistene. ◄ Limitani allo pseudoproblema di valutare il grado di accuratezza di Giovanni Lido nel riportare Seneca, non mi sembra producente; cfr. Pcarson, IRA, 31 e quanto osservi Buntcin,

Akxandn, ullisthenes..., 137-8. ' Che Curzio ricordi qui un episodio genuino ma non entrato nel racconto di Arriano afferma anche Boswonh, HCA, 263; con estrema prudenu e scetticismo aggiungepoi che potrebbe trattani della controversa spedizione alle sorgenti del Nilo.

154

I frammenti "egiziani"

consegnò dei prigionieri chii filopersiani; essi vennero inviati sotto :;corta ad Elefantina per ordine del re6. Cur. IV, 8, 3 (marzo?): al ritorno dall'oasi di Siwah, dopo aver distribuito le cariche dell'Egitto a uomini di sua fiducia, Alessandro avrebbe desiderato spingersi fino all'Etiopia ma non ebbe il tempo 7 • Per una spedizione che avesse l'obiettivo di raggiungere le sorgenti del Nilo questi tre momenti potevano forse essere alternativi, ma i primi due escluderebbero la presenza di Callistene a Siwah (che solo con cautela può essere negata 8) e, soprattutto, soltanto il terzo si accorda anche con l' asserzione che Callistene e gli altri avrebbero visto il fiume già ingrossato dalle piogge'. Partendo in marzo gli esploratori avrebbero raggiunto Elefantina dopo due mesi circa, e in effettifra la fine di maggio e i primi di giugno la crescita del Nilo è già visibile alla prima cateratta. Quanto all'espressione btt Tf]ç;AHhmdaç;, essa potrebbe essere frutto di imprecisione e di ottimismo 10• Gli intenti della spedizione potevano essere più d'uno, e non tutti raggiungibili o comunque raggiunti: al problema che più stava a cuore ad Alessandro, quello delle sorgenti, non fu data risposta, tanto che il Macedone una volta giunto all'Indo e constatata una certa somiglianza fra la fauna dei due fiumi, nutrl per un certo tempo la convinzione di aver reperito le fonti del Nilo 11; fu data invece soddisfazione alle attese di Aristotele in merito alla bontà della teoria delle piogge estive. Come fonte autorevole sulle cause delle piene del Nilo, affiancato o sostituito ad Aristotele stesso, Callistene non viene ricordato solo da Giovan-

6

Su questo episodio cfr. Prandi, AlessandroMagnoe Chio:considerazionisu Syll. 283 e SEG 506, Aevum 1983, 24-32, anche per la bibliografia. 7 C&. Atkinson, CCR, 363, il quale più che a un falsocollegato con i progetti postumi di Alessandro pensa, seguendo Burstein, alla spedizione che stiamo considerando. 8 e&. infra, 161-2. 9 Per le questioni cronologiche e&.a D. Bonneau, La cruedu Nii, Paris 1964, sopr. 66 sgg. 10 L'obiezione rappresentata dalla testimonianza di Diod. I, 37J che nessun esploratore raggiunse l'Etiopia prima dell'invasione di Tolemeo II nd 270, è soltanto apparente: la spedizione pauocinata da Alessandro potrebbe in effetti non aver raggiunto l'Etiopia, dal momento che le fonti parlano solo del Nilo ingrossato; Diodoro potrebbe a sua volta aver semplificato (e&.Atkinson, CCR, 363) la storia dell'esplorazione, ricordando per primo quello che era stato l'intervento più consistente; oppure ancora la sua fonte (Agatarchide, e&.A. Burton, DiodorusSiculus,Book I.A Commentary, Leiden 1972, 137-8) mettere in evidenza quello del 270 per particolare omaggio nei con&onti del Filadelfo: come nota Burstein, Akxandn, Callisthenes..., 141-2, prima di Tolcmco andavano ricordati, se non Alessandro, almeno i mercenari di Necho u. 11 e&. Strab. xv, 1, 2, e Arr. Ind. VI, 6. XXII

1.5.5

Callistene. Uno storico tra Aristotele e i re macedoni ni Lido/Seneca ma anche da Strabone, che rimanda a Posidonio, e dall'Anonymus Florentinus, ed è proprio la testimonianza di questi autori a suscitare qualche problema. Strabone (xvn, 1, ') introduce la citazione dicendo che in realtà la causa delle piene non abbisogna di indagini e nemmeno delle testimonianze porta'Ytfl'Yb. tci>v6~ te da Posidonio, il quale afferma che Kalli.oitM') À.ÉyEL altCav t(l)'YiEQL'Y(l)'Y 3taQà •AQL riolvma la correzione non mi pare indispensabile: l'espressione significa di per sé «Callistene esprime la sua opinione» ed è seguita da una citazione diretta uba'tO>\' nollò'rv xaì. À.aJ.&JtQ0. Il problema è quello, fondamentale,dell'eventualepreesistenzain Alessandro dell'idea della filiazionedivinae del ruolo che ebbeil sacerdote di Ammone,se di suscitatoreo piuttosto di garantedell'idea stessa'•.La mancanza del quesito orarolarc di Alessandronel riassunto di Strabone limita senzadubbio la possibilitàdi indaginema, d'altro lato, non si può nemmeno essere certi che tale quesito comparissenel resoconto di Callistene:forse la voce di Alessandro che interrogavanon venne udita all'esterno, come poi quelladel sacerdote,e in tal casodipendevasoltantodal re informareo meno lo storico su quanto era awenuto all'interno del tempio. A questo proposito abbiamo però la prova che Alessandroera piuttosto avaro cli notizie sull'argomento:quando al termine del suo viaggiogiunse, nell'estatedel 325, allaconfluenzadell'Indo con l'Oceano, Alessandrocompi nella zona del delta alcune cerimoniee sacrifici,affermandoogni volta di compierlixat'btiinmnoµ6v ... tou., Aµµovoç». L'esigenzadi questa precisazionesi spiegacon il riserbomantenutoin precedenzae confortal'idea che il Macedone avessericevuto a Siwah uno, o più, oracoli attraversosimboli, che non furono uditi dal seguitoe che non venneroda lui divulgatiprima del momentoa cui erano o sembravanoriferiti (nellafattispecie,probabilmente il termine della O'tQ oocp~, 6anç airt«i>oocp6ç.Il giudiziopositivo su Callistene viene quindi notevolmente ridimensionatoda queste riserve che sembrano rispccchiarcun desiderio di obiettività nel valutare lo scontro con Alessandro. Introdotto da un ).tynm, viene ricordato un altro episodio, per certi versi negativo per Callistcnc:il doppiodiscorsotenuto durante un simposio, prima a favore e poi contro i Macedoni; questa esercitazione di tipo sofistico, incoraggiatadallo stesso Alessandro, portò Callistcne a manifestarend secondo discorso l'ostilitàdi un Greco nei confronti di coloro che avevano approfittato della divisione esistente in Grecia per conquistarlaz. D risultato dell'esibizione fu, secondo Plutarco, che Callistene riydò il suo odio per i Macedonie rimase isolato. Il cap . .54offre l'indicazione di una fonte: wç;, xal ~ tv cpavEQ 6w.itwv a xeu♦a ffav'tEç;ol ,W..'tLatOLX(ll, ffQ~U'tQ'tOI, 'tO)VMaxEMvwvUX di Callidro trovava argomenti ncll'dxai.eoç rcClQeT)O(a stene. Cosifurono credibili le accuse dei delatori di aver partecipato allacongiura dei Paggi o di esserne stato il mandante. 13 · Storia della congiura di Ermolao. 14 • Aristobulo e Tolcmeo affermano che i Paggi denunciarono Callistene.Ol 6è rcoll.o( dicono che venne coinvoho per l'odio di Alessandro e per la familiaritàcon 6é 'ti.VEmmentaryon Aman's History o/ Akxandn, 1, Oxford 1980 = HCA. L. Bracccsi,Akssandro all'Oasidi Siwah,in «Aspettidell'opinionep,J,i,licanel mondoantico», QSA V, Milano 1978, 68-73. T.S. Brown, ullisthenes and Akxander, A}Ph 1949,22,-48 = Akxander the Grtat. The main Probkms,Cambridge 1966, 29-52. Id., TimanMo/Taurommion, Bcrkdey-LosAngdcs 19'8. Id., Aristodicw o/ Cyme and the B,anchidae,A]Ph 1978, 74-8. Paris 1978. P. Brulé La piraJhie cretoisehll/h,is~,

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