Aspetti dell'alchimia tradizionale

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Titolo originale dell'opera Aspects de l'Alchimie Traditionnelle (Les éditions de Minuit 1953) Traduzione Italiana di Paolo Imperio

© 1953 Les Editions 'de Minuit \

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7, Rue Bemard - Palissy

© 1989 Atanòr s.r. l . - Via Salaria, 416 - 00199 ROMA

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75006 PARIS

RENÉ ALLEAU

ASPETTI dell'

ALCHIMIA TRADIZIONALE Prefazione di Eugène Canseliet con una raccolta di brani tratti da testi alchemici e «La Pietra di Tocco>> di Huginus a Barma

( 1 657) Seguito da un dizionario dei Simboli Alchemici e Spagirici

ATANÒR

IN MEMORIAM

''Veglia per non voltarti con disprezzo ali 'orpello delle forme e di tutti i domini dell 'illusione e dell 'irreale. Poiché, nel sonno dell 'illusione, l 'apparizione delle ombre ti guida verso ciò che ti è mostrato attraverso una tenda trasparente ' '. Ornar ibn al-Faridh (La grande Taiya)

PREFAZIONE

Dopo la nascita dell'Occultismo moderno, nel secolo scorso, responsa­ bile, per la sua ignoranza e vanità, di un incredibile equivoco, si faceva sentire già da molto il bisogno di uno studio approfondito, che esponesse sapientemente, sanamente e chiaramente, lo scopo e l 'ideale dell'alchimia, come l 'universalità dei suoi principi più elementari. Alla fme, questo libro è nato , ed eccolo che presenta l 'immutabile scienza di Ermete, sotto i di­ versi aspetti tradizionali dell'unica e unanime Verità, e che, inoltre, non la monopolizza, osiamo dire, come alcuni hanno tentato di fare, a favore di una o l 'altra civiltà religiosa. Nessuno, meglio di René Alleau- e non diciamo questo perché è nostro amico, discepolo di Fu/canelli e figlio di Scienza come noi- nessuno , meglio di lui, avrebbe potuto trattare questo argomento di bruciante attualità, estendendolo al quadro immenso del mondo antico , alla luce delle sue vaste conoscenze delle antiche filosofie orienta­ li. Il suo giudizio ci sembra tanto più sicuro, la sua autorità tanto più gran­ de, in quanto, persuaso del fondamento positivo dell' alchimia, come egli è, come di tutte le verità incontestabili sulla nostra terra, ha prima verifi­ cato, nella materia, l 'esattezza degli insegnamenti tradizionali e, attraver­ so questa, comunicato fisicamente con lo Spirito. Così proviamo un piacere molto reale nel sentimento di collaborare modestamente a un'opera di sal­ vezza e carità, scrivendo queste poche pagine, dove il lettore, malgrado la prima impressione, scoprirà presto l 'armonia che le unisce intimamente al testo, che esse precedono sullo stesso sentiero . Siccome è più facile esporre ciò che si conosce bene, non ci si stupirà se entriamo nel vivo dell 'argomento , al quale René Alleau apre l 'accesso per il principiante, con una cura di dettagli, di precisione e chiarezza, as­ solutamente mai raggiunta prima di lui. Il lettore ci perdoni, perciò, di tra­ scinarlo, da questa prefazione, nel seno stesso della filosofia alchemica giunta al suo più alto livello di perfezione, per l 'Occidente, con il suo pensiero fiammeggiante del medio evo cristiano. Come René Alleau dichiara citan­ do Francesco Bacone, «l'antichità è la giovinezza del mondo» , ed ecco per­ ché, profondamente, lungamente, lui stesso vi penetra e vi soggiorna, per dissipare gli spazi tenebrosi, che avvolgono la Conoscenza nei nostri tem­ pi terribilmente turbati e caduchi. VII

Con lui, riprendiamo subito le parole di Nicolas Valois, di cui ci sembra inconcepibile che i Cinque Libri manoscritti nella metà del XV 0 secolo non siano mai stati stampati: «La pazienza è la scala dei filosofi e l 'umiltà la porta del loro giardino» . Questa dichiarazione dell 'adepto normanno prende l'inestimabile valore di un apotegma di base, esprimente con net­ tezza le due qualità, che, prima di tutte le altre, devono essere quelle del cercatore e che sottintendono, in lui, la forza e la giustizia, in tutti i sensi derivati da questi due vocaboli. Niente, secondo noi, è più adatto a sottoli­ neare le quattro virtù necessarie nell'arte alchemica, delle donne, scolpite ritte, agli angoli della tomba rettangolare, eretta su ordine della bella e istruita Anna di Bretagna, «la buona duchessa>> nella chiesa dei Carmelitani a Nantes, perché ricevesse i resti dei suoi genitori venerati. Il nostro maestro Fulca­ nelli ha scritto tutto ciò che era possibile rivelare su questa sontuosa dimo­ ra filosofale, su questo mausoleo miracolosamente sottratto al furore popolare del 1793 e riedificato sotto Luigi XVIIJO nella cattedrale Saint­ Pierre. Noi ci dobbiamo semplicemente ricordare qui che il morso e la bri­ glia, l'orologio medievale e il suo ago unico, evocano la Pazienza, con l 'idea del freno a precipitazione, considerato dagli Antichi opera del dia­ volo: praecipitatio a diabolo. Ugualmente questa seconda creatura di mar­ mo, così piena di verginale contegno, che si osserva nel suo specchio convesso e con un compasso aperto al di sopra del serpente attorcigliato ai suoi piedi, figura esattamente l'Umiltà, soprattutto con l'aspetto di vec­ chio venerabile e barbuto che le fa da occipite e la trasforma in un Giano di nuovo tipo . Janua in latino è la Porta . Se il dio Romano a due volti era, sulle strade pubbliche, quello degli archi a volta di grandi dimensioni, lo strano bi­ fronte della regina Anna sorveglia sempre la stretta entrata di cui parla il Vangelo : «Sforzatevi di entrare dalla porta stretta; perché molti, vi dico, cerche­ ranno di entrare e non potranno» . Ecco, precisamente, l'accesso esiguo e nascosto offerto a pochi, che René Alleau ha saputo scoprire, senza risparmiare i suoi sforzi e i suoi sacrifici, nel doppio dominio dello studio libresco e della sperimentazione di labo­ ratorio. Da questa piccola porta, un marchese italiano di nome Palombara, sa­ piente compagno , nell ' arte di Ermete, della strana regina di Svezia Cristi­ na, volle lasciare l 'istruttiva figurazione nel muro esterno della magnifica villa romana. Per miracolo , come si addiceva a un messaggio di tale im­ portanza, il prezioso libro magico del gentiluomo adepto, sotto forma del VIII

solo stipite di pietra, ci resta, a Roma, dissimulato in piazza Vittorio Ema­ nuele, dopo essere scampato alla demolizione della sontuosa abitazione*. Dimora iniziatica tra tutte, di cui una placca di marmo sopra la grande porta precisava la trascendente destinazione, con questa frase latina punteggiata nel 1680: Villae Ianuam Trahando Recludens lason Oblinet Locuples Vellus Medae Giasone, bussando alla porta della villa, scopre e conquista il vello di Medea. Le iniziali delle parole latine di questa frase suggestiva, accostate nel­ l 'ordine in cui si trovano, riproducono , come si vede, il vocabolo vitrio­ lum, vitriol, il quale indica l 'agente chimico segreto che gioca un ruolo capitale nella Grande Opera filosofale. Conviene a questo proposito, sot­ tolineare anche - da parte sua René Alleau molto pertinentemente non ne viene meno - la confusione che provoca troppo spesso la lettura dei vecchi autori, se fatta in maniera superficiale o con idee preconcette. Può capitare che il curioso istruito rilevi, per esempio, i termini mercurio, zol­ fo, aquila nera e leone rosso succedersi in qualche passaggio ove la prati­ HgS. Ciò che significa ca è stretta più dappresso, così da tradurre: Hg + S per lui triturare al mortaio, ftrio a estinzione, argento vivo e fiore di zolfo, ottenendo così solfuro merc�riale, chiamato anche, dagli spagirici, etiope minerale. Ecco l'aquila nera spiegata da questa massa amorfa molto oscu­ rata, che, sublimata in una storta con scalmo e recipiente, si trasformerà, sulle pareti fredde, in una polvere rossa. Con questo cinabro artificiale, con questo vermiglione che è una varietà, allotropica e risplendente, del precedente solfuro nero , a sua volta, il mistero del leone rosso è perfetta­ mente dissipato. Così, il profano sapiente crederà aver defmitivamente per­ cepito il senso di un passaggio di apparenza astrusa, e che costituiva, ai suoi occhi, un problema primario di una semplicità stupefacente. Si vedrà, nella terza parte di «Aspetti dell 'Alchimia tradizionale» cosa sono per gli alchimisti il mercurio, lo zolfo e la prima materia . Dal canto nostro, non ci sembra inutile insistere sugli errori grossolani di interpreta­ zione commessi da uomini eminenti e di sapere, grandi quanto incontesta­ bili. TI modello che colpisce di più , perché di una certa importanza, ci è fornito da un «numero fuori serie» , volume XXXVII, aprile 1948 , della rivista Biologie Médicale, edita da Specia . Contiene un solo articolo , di =

( *) per un approfondimento dell'argomento rimandiamo a: L. Pirrotta La pona ermetica, un tesoro dimenticato, Atanòr, n.d.t. IX

59 pagine , di M . Paul Chevallier intitolato La Table d ' Émeraude, secret de la préparation de l'acide sulfurique. Il sottotitolo riassume tutto l'opu­ scolo , riportando questo testo al livello inferiore delle formule accumulate nelle raccolte di segreti , testo che resta allo stesso tempo il più antico e il più considerato tra i classici dell 'alchimia, e le cui frasi sono così spesso citate dai vecchi autori , alla maniera dei versetti evangelici, in conseguen­ za dei rapporti con la fase esaminata nel processo del lavoro fisico . Lo Sme­ raldo dei filosofi, cioè la gemma preziosa che orna la fronte di Lucifero e nella quale sarà tagliato il Graal, quella dell 'anello di Pelle d 'Asino , è cancellato con un tratto di penna, non esiste più e ha ceduto il posto al solfato ferroso, al vitriolo verde o copparosa commerciali. . . Non è questo il luogo in cui refutiamo punto per punto lo studio di M . Paul Chevallier, d'altronde molto ben condotto e ordinato , pieno di co­ scienza erudita, pubblicato in un decoro di documenti e di immagini ripro­ dotte da libri antichi, che fa di questo opuscolo, in tutti i casi , un documento curioso da ricercare . Ogni malinteso , del resto , viene dalla dichiarazione che il distinto professore della Facoltà di Medicina fa nel capitolo IV, pri­ ma di cominciare la sua traduzione letterale della Tavola di Smeraldo: «L'idea direttrice deve essere : il testo latino è oscuro e filosofico-mistico solo per i non-iniziati; gli iniziati vi trovano una formula chimica di facile lettura» . Che cosa non sarebbe stata la reazione indignata degli Elifas Lévi, dei Papus, dei Guaita e di tutti quanti , se si fossero visti relegare , dalla sorte, tra i non-iniziati! René Alleau mette tutti d'accordo , maghi, chimici, an­ che iperchimici, che, comunque sia, non trarranno mai nulla di reale dai trattati più autentici : «A questo proposito , scrive , né i critici «razionali­ sti» , né gli autori della scuola «Occultista» contemporanea sembrano preoc­ cuparsi degli equivoci e degli errori che comportano inevitabilmente delle interpretazioni «chimiche» o «mistico-morali» . Non aggiungeremo niente, da parte nostra, se non che il vetriolo dei fi­ losofi, sebbene sia un sale, deve il suo colore verde al fluido cosmico , allo spiritus mundi degli alchimisti, che trattiene, dopo averlo ricevuto dal mer­ curio dei saggi. Quest'ultimo è l 'amante di Filalete, la particella del caos primordiale che il Padre ha lasciato sulla terra a disposizione degli uomini di buona volontà, il corpo unico con il quale Egli fa all 'Eletto il dono di suo Figlio . La nozione filosofica dello spirito universale è sinceramente svegliata, in una chiara similitudine, da Etteilla, che non respingeva nulla, né la cu­ riosità dei fastidiosi, né la desolante abiezione di una folla sbizzarrita: x

«Questa prima materia sembra essere la leggera messe che cresce con i tempi sui vecchi tetti di paglia e sulle rovine degli edifici» . (Les Sept Nuan­ ces de l' Oeuvre, pag . 3 ) . Che alchimista singolare fu (sotto l o pseudonimo formato dal suo patro­ nimico Alliette letto all 'incontrario), parrucchiere al48 di via l 'Oseille nel Marais si dava il titolo di «professore d'algebra, fil-astro e restauratore ' della cartomanzia praticata dagli Egiziani»! Si diceva discepolo del conte di Saint-Gerrnain, che affermava essere «il vero e unico autore del «Filale­ te» e di cui annunciava il viaggio a Parigi «nel 1787 o 88 anni più tardi» sebbene il misterioso personaggio fosse deceduto , si pensa, nel 1784 . Ec­ co in quali termini evoca il suo potente maestro , con il quale è tuttavia innegabile che Luigi XV o e Madam de Pompadour, nonostante la rigoro­ sa etichetta dell 'epoca, sospiravano intimamente in lunghe serate , fino al punto da riservargli un appartamento presso il loro durante lo spostamento della corte in provincia: «Difensore della Rosa +Croce , sapiente e saggio Saint-Germain, il fa­ vorito di quasi sessantacinque lustri, che mi avete conferito la prima edu­ cazione di uno dei vostri genitori, venite alla mia preghiera aiutandomi con i vostri saggi consigli a illuminare, sulle alte scienze, i miei inestima­ bili contemporanei» . Quanto alla corporizzazione del jluido universale, l 'immagine offerta da Etteilla si mostra in accordo con le scelte che i vecchi autori, prima di lui , fecero del Nostoc, nello stesso intento . Si conosce quest'alga terrestre, che, a primavera, appare spesso nei viali dei giardini , come una specie di gela­ tina vischiosa e verde scura. Vi scompare, d'altronde, rapidamente, sotto i raggi del sole, senza lasciare la minima traccia, qualsiasi ne sia stata la quantità, anche ingente. Dove questo crittogama prende l 'umidità che lo forma e lo colora e con la quale si presta cosl perfettamente all 'analogia filosofica? Questa gli fa infatti dividere con lo Smeraldo dei Saggi, le nu­ merose espressioni che la segnalano nei trattati: scheggia di maggio, scheg­

gia di luna, arco del cielo, vetriolo vegetale, burro magico, schiuma primaverile, fiore del cielo, grasso di rosa, purgatorio delle stelle, trono della terra, ecc . . . L'etimologia, che traiamo dal greco , è da ricordare in tutti i casi , separiamo il vocabolo nelle sue due sillabe nos e toc; la secon­ da riproduce il sostantivo tokos: parto, nascita; la prima il genitivo di voos, cioè noos: dello spirito. n Nostoc sarebbe dunque, letteralmente, la gene­ razione dello spirito . Ed è ciò che l'artista verifica- per poco che le con­ dizioni esterne di lavoro siano rispettate - nel corso delle reiterazioni dell ' opera prima nello smalto verde oliva che raccoglie e che gli rivela XI

egualmente come l'irraggiamento cosmico sia pesante e odoroso. Questa materia sottile possiede in verità, la ponderabilità del Cristo incarnato , il suo colore verde e il suo odore che è quello del fumo dell 'incenso . È facile immaginarsi quale agente terapeutico costituisca lo smeraldo dei filosofi, per la sorte carica dello spirito cosmico, che, ora l'armonia del mondo conserverà o ristabilirà nel microcosmo umano minacciato di squi­ librio o lasciato all 'anarchia. L 'analogia è completa, poiché, ancora nel secolo scorso , i sapienti consideravano la nostocacea dei nostri prati come rimedio contro il cancro . Del resto, non neghiamo di essere colpiti dall' ir­ resistibile attrazione, che condusse M. Paul Chevallier, specialista della patologia cancerogena, a fare sulla Tavola di Smeraldo di Ermete, il suo studio, abbastanza considerevole, sfortunatamente rimasto nel dominio spa­ girico . Abbiamo parlato di condizioni esteriori di esecuzioni manuali, si sappia bene che queste risiedono nella tripla influenza astrale, atmosferica e umana. Nella Grande Opera, la stagione e lo stato della luna giocano un ruolo pri­ mario cosi come la purezza e la calma del cielo, secondo come sottolinea­ no questi due passaggi categorici di due eccellenti autori : «L'Ariete e il Toro, come i Gemelli che sono in opera, uno al di sopra dell 'altro , e che regnano nel mese di marzo, di aprile e di maggio , inse­ gnano che è in quei periodi che il saggio alchemico deve andare avanti alla materia, e prenderla nell' istante che scende dal cielo e dal fluido ae­ reo» . (Explication très curieuse des Enigmes et Figures de Notre-Dame de Paris, di Esprit Gobineau de Montluisant) . «Prendi il fuoco , considerando tuttavia lo stato della luna, per ciò che riguarda la grande conseguenza. Ci sono i vecchi nell 'arte che hanno spe­ rimentato come scegliendo di avere il fuoco nel declino della luna, la chia­ rezza del fuoco viene a mancare al punto che la stessa luna manca di chiarore. Facendolo considera soprattutto i segni di pioggia, che sono di grande pe­ ricolo e !asciali passare . . . >> (Les Troys Libvres de l 'Art du Potier, del cava­ liere Cyprian Piccolpassi) . Notiamo soprattutto che il singolare maestro vasaio di Durante non ve­ de al riguardo il fuoco volgare del fornello o della lampada, ma quello che gli adepti concordano nel definire filosofico e segreto . Non ci sembra inopportuno ora fornire una testimonianza storica di rea­ lizzazione scientifica della Pietra Filosofale, se non nella sua virtù di Me­ dicina Universale, almeno nella forma orientata verso il regno minerale, nella sua proprietà di trasmutare in oro i metalli inferiori . Ci riferiamo al­ la medaglia fatta coniare, nel 1648 , dall 'imperatore di Germania PerdiXII

nando mo- riprodotta dall 'originale in un'incisione di un trattato di Jean­ Joachim Bécher- che molti personaggi sapienti del XVII0 e del XVmo secolo poterono osservare con libertà e di cui non è impossibile che sia tuttora conservata in qualche museo tedesco. Questo monarca, istruito nelle scienze naturali, volle testimoniare in questa maniera la trasmutazione ese­ guita da lui stesso , a Praga il 15 gennaio 1648 , con la polvere di proiezio­ ne di un alchimista venuto da Vienna, non senza che ebbe preso prima tutte le precauzioni per non essere ingannato . Questo è quanto ci annuncia l'e­ sergo del diritto , di cui Lenghet-Dufresnoy nel secondo tomo della Storia della Filosofia Ermetica, ha fornito l ' immagine privata della sua grazia originale, come si vedrà confrontandola con quella del Tripus hermeticus fatidicus pandens oracula chimica Joh . Joachimi Becheri (l' Oracolo erme­ tico che predice l 'avvenire, aprendo i santuari chimici). Due linee paral­ lele , separano i due piani , indicando , grandezza naturale, 8 millimetri , e spessore del pezzo, il cui diametro misura6 centimetri e mezzo nella real­ tà. Ecco la traduzione della leggenda che copre il rovescio e che Lenglet­ Dufresnoy ha tralasciato di riportare : «Essendo quest'arte di un piccolo numero di uomini, così raramente pro­ duce all 'evidenza. Dio è lodato eternamente , poiché comunica una parte della sua infinita potenza a noi sue più vili creature» . La didascalia di Bécher è accompagnata al riguardo da una nota latina che cerca di spiegare le circostanze della divina metamorfosi: «Questo pezzo d'oro , che viene dall 'argento vivo trasmutato in oro per mezzo di una tintura di cui una parte aveva tinto diecimila parti , è conser­ vato, come ricordo, nel Tesoro imperiale. L'Imperatore redisse di sua mano l 'iscrizione, come fece di sua mano la proiezione con la tintura portata da Richthausen, nominato barone del caos». Barone del Caos ! non dubitiamo che questo singolare titolo nobiliare rifletta la saggezza ermetica dell ' adepto , per ricordo della prima materia, che resta alla base delle operazioni . Studiando questa > . L'ultimo verso del famoso sonetto canta il piccolo pesce di Ermete, l Ich ­ thys delle catacombe cristiane, la rèmora dei vecchi alchimisti, questa pa­ stiglia, minuscola nei confronti della massa minerale impegnata, che ne è la parte solforosa, purissima e spirituale, raccolta, laboriosamente , nel corso dell ' opera seconda, e di cui la rimanenza si offre superbamente bril­ lante e violacea: '

O l' Omega! raggio violetto dei suoi Occhi! Eugène Canseliet 1952.

Savignies, dicembre

XIV

INTRODUZIONE

Nessuno potrebbe avere la pretesa di procedere, in poche centinaia di pagine, a un esame critico della chimica, della fisica, della biologia, della mineralogia e della cosmologia contemporanee . Anche limitandosi al cen­ simento dei lavori e delle opere apparsi nel mondo intero negli ultimi cin­ quant'anni, l 'impresa supererebbe le forze e i mezzi investigativi della mag­ gior parte dei ricercatori. Ma se anche si ammette la possibilità di riunire questa documentazione teorica, non si avrebbe poi il diritto di dubitare dell'esattezza delle valuta­ zioni come della pertinenza dei giudizi di un autore che non avrebbe potu­ to praticare da specialista nessuna delle discipline di cui si permette di trattare? Al contrario , quando si tratta di conoscenze antiche relative al mondo e alla natura, e sulle quali si è esercitata la riflessione umana non per cin­ quant'anni ma per diversi millenni, chiunque sembra credersi autorizzato a redigere un bilancio sommario la cui importanza libresca varia tra un opuscolo in ottavo e quattro o cinque volumi in quarto . Come non stupirsi di questa disinvoltura quando si constatano le diffi­ coltà di accesso , l'estensione e l 'area di dispersione di una letteratura con­ siderevole che conta non solamente i manoscritti delle principali bibliote­ che pubbliche europee, quelli delle collezioni private spesso chiuse a ogni investigazione, ma anche gli stampati redati nella maggior parte delle lin­ gue occidentali e, infine, una quantità di documenti - la cui maggior par­ te non è stata neanche recensita - che compongono in Oriente come in Estremo-Oriente un insieme di un' importanza troppo evidente per poter sistematicamente fingere di ignorarlo . Per quanto concerne la sola alchimia, un catalogo redatto nel XVIII o secolo fissava approssimativamente a seimila, secondo Borel e Lenglet­ Dufresnoy , il numero delle opere pubblicate o comparse in Francia e co­ nosciute all'epoca1 • Si converrà che queste cifre si oppongono già, in

1

Un catalogo contemporaneo, quello della collezione Ferguson, conta più di 20.000 titoli (cfr. bi­ bliografia) . xv

maniera decisiva, alle pretese della maggior parte dei critici che, nel mi­ gliore dei casi, sembrano conoscere un centinaio di trattati. Nei fatti, nes­ suno potrebbe illudersi di giudicare la situazione storica e il significato reale di un insieme di teorie e pratiche a partire da dati eruditi così superficiali. E se, per natura stessa di questa disciplina, tali dati si rivelassero incapaci di rendere conto, di per se, dell'essenziale di un sapere, gli apprezzamenti sulla validità di questo non potrebbero che essere gravemente insufficienti. Se alle difficoltà esterne di accesso si aggiungono l'oscurità dei testi, le lacune e le falsificazioni di molti di loro, la complessità del simbolismo utilizzato, senza neanche insistere sul ruolo determinante della tradizione orale per ciò che riguarda l'essenziale delle pratiche descritte, non sembra molto probabile che i problemi posti dall'esistenza e dal senso esatto di questo antico sapere siano attualmente risolti o possano esserlo in un pros­ simo avvenire. Quale storico delle scienze, che comunque non esita a clas­ sificare l' alchimia in rapporto alla chimica e alla fisica attuali o a interpre­ tarla storicamente in una maniera definitiva, sarebbe capace di spiegare parola per parola una sola pagina di un solo trattato di alchimia? Inoltre, con quale diritto separare l 'alchimia dall 'insieme delle scienze tradizionali? La meccanica generale astratta, se si ignorasse la fisica mo­ derna e il pensiero scientifico contemporaneo, non sembrerebbe l ' effetto di un semplice delirio d ' interpretazione? Qualunque conoscenza non può che essere deformata totalmente se la si studia indipendentemente dal suo ambito generale. Ora questo ambito non è descrivibile semplicemente dalla storia delle idee, delle credenze, delle arti, delle tecniche di una civiltà, né compren­ sibile attraverso la successione o l 'incatenamento degli avvenimenti di un'e­ poca. Questi prodotti costituiscono altrettante parti di un insieme più va­ sto , riflesso dalle istituzioni giuridiche e politiche, altrettanti elementi di una struttura economica e biologica complessa che è essa stessa legata a ritmi di cambiamento spirituali e materiali, tra gli individui, i popoli e i continenti . Nulla potrebbe contestare l 'influenza di questi ritmi sulla vita delle società né sullo sviluppo delle conoscenze, ma chi oserebbe afferma­ re che questi ci sono chiaramente percepibili quando si tratta di un lontano passato , di collettività scomparse e di civiltà morte? A rigore dei ragionamenti relativi alla scienza antica, è dunque una del­ le illusioni più funeste situare la scienza contemporanea in rapporto alla precedente in una prospettiva di semplice filiazione e considerare che le scienze attuali rappresentino i risultati di un'epurazione costanté e progres­ siva delle nozioni magiche primitive . XVI

La storia dello spirito umano come quella delle società non si svolge in maniera lineare. Ci mostra al contrario molte discontinuità, alternanze di regressione ed evoluzione, di crisi e di stati di squilibrio che possono non essere compensati, provocando così degli sprofondamenti considerevoli. Le ricerche e le spiegazioni delle cause delle decadenze cominciano sola­ mente dopo i cataclismi. Resta il fatto che questi inghiottimenti testimo­ niano la fragilità delle conquiste dell'intelligenza come della precarietà delle istituzioni. Certo, queste mutazioni apparentemente improvvise sono preparate in maniera insensibile dall'accumulazione delle contraddizioni e dei punti di rottura tra le strutture antiche e i nuovi bisogni d'adattamento. Provocan­ do tuttavia delle trasformazioni irreversibili come una de$fadazione d'e­ nergie precedentemente efficaci. Sul piano delle collettività, l'oblio gioca un ruolo decisivo quanto sul piano dell'individualità. Tra la nascita del cri­ stianesimo e l'inizio del medioevo si estendono, ad esempio, secoli crepu­ scolari durante i quali nondimeno è trascorsa più della metà della storia conosciuta deli'Occidente cristiano. Su questo cono di tenebre che si sviluppa irresistibilmente appena, par­ tendo dalla punta delle certezze attuali, ci si sforza di raggiungere la base delle verità antiche, né la scienza, né la religione, né la filosofia, né l'arte, sembrano essersi dislocate in linea retta ma sembrano aver seguito spirali multiple la cui maggior parte s'interrompono o si arrestano, si avvicinano o si allontanano, si confondono o si separano, come se la genia umana, imitando la dialettica della natura, procedesse per approssimazione, per brancolamento, per tentativi reiterati, secondo un gioco d'assimilazione e di eliminazione troppo sottile perché si possa avere il diritto di semplifi­ carlo arbitrariamente riducendolo alle leggi di un meccanismo estraneo al­ la complessità e alla profondità della realtà vivente. Quando una modificazione importante delle idee, delle credenze, delle tecniche o delle istituzioni è stata compiuta, sussistono le scorie prodotte da questa trasformazione. Rigettate nell'ombra, continuano ad avere un'at­ tività residua e a reagire sulle forme nuove fino a metamorfosarle a loro volta o fino a provocare sensibili deviazioni dei valori iniziali. Gli storici delle religioni hanno provato l'influenza esercitata sullo sviluppo del cri­ stianesimo dai misteri pagani e dai sistemi filosofici dell'antichità. Ugual­ mente, la formazione delle scienze moderne non potrebbe essere compre­ sa indipendentemente dal loro sostrato religioso iniziale che, alla fine del secolo scorso, impregnava ancora abbastanza profondamente lo spirito scien­ tifico perché quest'epoca si affidasse a un razionalismo «dogmatico» di cui XVII

certi spiriti sembrano, ancor oggi, neanche supporre che appartengono or­ mai al passato. In effetti, lo sforzo della fisica non-newtoniana per aprire al pensiero nuovi domini logici ha provocato non solamente uno straordi­ nario ampiamento dell 'universo tale quale poteva essere concepito all' ini­ zio del XX o secolo ma anche un cambiamento considerevole del raziona­ lismo stesso. Nel XIX 0 secolo, il pensiero scientifico era prossimo a un'attitudine elea­ tica nel senso di un razionalismo chiuso , ripiegato intorno ai suoi dogmi, destinato a imitare la trascendenza di una fede alla quale si era finalmente sostituito. Nel XX 0 secolo, l'oscillazione perpetua tra il polo eleatico e il polo eracliteo, che ha segnato tutta la storia del pensiero occidentale, sembrava aver assunto direttamente le teorie scientifiche e rovesciato le posizioni precedenti provocando lo sviluppo di un razionalismo aperto, sem­ pre preoccupato di conservare una flessibilità metodologica adattata alla scala e all 'estrema fugacità dei fenomeni osservati, in particolare nel cam­ po della microfisica. Bisogna ammettere che questo nuovo razionalismo, per la sua natura dia­ lettica essenziale, è ben più vicino a una logica simbolica di quanto non lo fosse l 'antico, e a questo riguardo alcuni aspetti della fisica contempo­ ranea mostrano dei rapporti incontestabili con i metodi dell 'antica alchi­ mia benché questa analogia riguardi qualche somiglianza di mezzi logici piuttosto che una comunanza di natura. I problemi posti dalla trasmutazio­ ne della materia sono stati risolti dalla scienza, non solamente grazie alla potenza dei mezzi tecnici messi in opera, ma anche a partire dal momento in cui l'utile logico di cui disponeva si è a sua volta trasformato , poiché su tutti i piani della conoscenza umana la mutazione logica gioca un ruolo fondamentale ed esercita un'influenza determinante sull'osservazione dei fenomeni. Cosl , nella misura in cui una disciplina tradizionale come l'al­ chimia ha sostituito deliberatamente il costrutto al dato, il simbolo all' og­ getto - complicando l 'esperienza e scartando l 'illusione di una realtà im­ mutabile e intangibile rivelata direttamente al «buon senso» - si può sti­ mare che ha preceduto di parecchi secoli gli aspetti più rivoluzionari della logica scientifica moderna, proclamando contemporaneamente l 'unità della materia e l 'esistenza di una possibilità di trasmutazione dei corpi semplici, verità di cui, negli ultimmi cinquant'anni, dubitava ancora quasi tutta l'U­ niversità. Ora è troppo comodo pretendere che gli alchimisti abbiano pro­ posto teorie giuste ma che non ottennero a riscontro nessun risultato con­ creto. Non si capirebbe per quale causa misteriosa una teoria esatta non faccia mai capo a un risultato positivo mentre una teoria falsa può provoxvm

care sperimentalmente la produzione di un fenomeno inesplicabile ma rea­ le . Inoltre, a meno di dubitare di tutte le testimonianze storiche , è innega­ bile che la trasmutazione dei metalli in oro è stata realizzata almeno una volta, se si giudica secondo la quantità di documenti relativi a questa espe­ rienza. Questo solo caso sarebbe già sufficiente a porre il problema se­ guente: come, senza ricorrere ai mezzi energetici attualmente conosciuti, si può provocare la trasmutazione della materia? Questo problema è essenziale perché permette, con la sua sola enuncia­ zione, di mostrare quanto sia vano considerare che la tecnica moderna sia, per sua natura, esclusiva di ogni altra tecnica possibile. Senza dubbio sa­ rebbe assurdo pensare che gli alchimisti abbiano conosciuto la struttura atomica della materia come noi l ' abbiamo scoperta, ma niente ci autorizza a stimare che abbiano ignorato il maneggio delle modalità dell 'energia che ci sfuggono forse nelle condizioni abituali dell 'esperienza. Un fenomeno che non fosse né matematicamente prevedibile, né indefi­ nitivamente ripetibile nelle stesse circostanze da qualsiasi sperimentatore, non esisterebbe come fenomeno scientifico osservabile . Tuttavia, non ab­ biamo il diritto di considerarlo inesistente come fenomeno. Una disciplina che prendesse per oggetto lo studio di tali fenomeni non avrebbe alcun va­ lore scientifico concepibile e, nondimeno, sarebbe un sapere vero nel sen­ so che disporrebbe di una logica, di metodi e di mezzi di sperimentazione originali . Allo stesso modo, nella misura in cui una creazione artistica non è né matematicamente prevedibile, né indefinitivamente ripetibile da qual­ siasi sperimentatore nelle stesse circostanie, non la si potrebbe considera­ re come equivalente a un fenomeno scientificamente osservabile, benché possa essere l 'oggetto di un sapere preciso che è l 'estetica. Sembra così che l 'alchimia corrisponda meno a una scienza fisica che a una conoscenza estetica della materia, e che la si debba situare a metà strada tra la poesia e le matematiche, tra il mondo del simbolo e il mondo del numero. Quantunque positiva, sperimentale e concreta, l 'alchimia im­ pronta i suoi principi alla «metafisica tradizionale» di cui rappresenta una delle applicazioni al dominio consiste, al contrario, nel regolare il processo di sostituzione dei simboli tra loro secondo norme iniziatiche trasmesse, e di applicare rigorosamente questi principi tanto all 'elabora­ zione dei testi che alla loro spiegazione sistematica.

4 •Il libro d i Nicolas Flamel, contenente l a spiegazione delle figure geroglifiche che h a fatto mettere nel cimitero dei Santi Innocenti a Parigi•, pag. 1 5 , Bibliothèque des Philosophes Chimiques, tomo II (1741). 5 •Il libro d i Artefio, antico filosofo, che tratta dell'Arte segreta o della Pietra filosofale•, pag. 3 3 . Opera precedentemente citata.

6 •Il libro della Filosofia naturale dei metalli di Messire Bemard, conte della Marche Trévisanne», pag. 2 1 . Opera preced. citata. XXI

Per dare un esempio chiaro prenderemo il gioco degli scacchi , di cui si conosce la semplicità delle regole e degli elementi così come l ' indefinita varietà delle combinazioni. Se si suppone che l ' insieme dei trattati acro­ matici dell ' alchimia si presenta a noi come altrettante parti annotate in un linguaggio convenzionale, bisogna ammettere, prima, onestamente, che ignoriamo le regole del gioco e le cifre utilizzate. Altrimenti affermare che l 'indicazione criptografica è composta di segni direttamente comprensibili da qualsiasi individuo, sarebbe precisamente l 'illusione immediata che deve provocare un criptogramma ben composto . Così la prudenza ci consiglia di non !asciarci sedurre dalla tentazione di un senso chiaro e di studiare questi testi come se si trattasse di una lingua sconosciuta. Apparentemente, questi messaggi si indirizzano esclusivamente ad altri giocatori, ad altri alchimisti di cui dobbiamo pensare che possiedano già, attraverso qualche modalità differente della tradizione scritta, la «chiave>> necessaria alla comprensione esatta di questo linguaggio . Questa «chiave>> può essere semplice, doppia, tripla; poco importa, poiché a noi manca. ll primo approccio ragionevole dovrebbe essere, di conseguenza, il cer­ care di scoprire uno di questi giocatori per domandargli delle spiegazioni. Ma a chi rivolgersi e con quale possibilità di successo? L'assioma di Lao­ Tzu: «Quelli che sanno non parlano; quelli che parlano non sannO>> rimane una regola strettamente applicata al nostro tempo come lo era al tempo del «Tao-te-cing». I rari «iniziati» che conta ancora l 'Occidente non hann o niente in comune con quelli che si proclamano tali, orgoglio che è il segno di una profonda ignoranza. Si dimentica troppo spesso che il verbo «iniziare>> significa letteralmente secondo il senso primario di questa espressione, «fare morire» . Un «iniziato» non è meno separato dal mondo profano di quanto non lo sia un morto. Malgrado le illusioni in cui si compiaciono troppo gli infelici, né i morti né gli iniziati parlano direttamente agli esseri situati su un piano differente da/ loro. A noi di elevarci fino a loro , piuttosto che domandargli di discendere fino a noi . Ma se si prende questo termine di «iniziato» nella sua accezione più sem­ plice, esistono delle iniziazioni solamente artigianali come attestato una volta dalla corporazione . Infatti, un lavorante disponeva di «parole di pas­ so» , di «segni>> e di un insieme simbolico particolare di cui un'espressione era «il gergo di mestiere» . La maggior parte delle corporazioni hanno con­ servato questo «gergo» ancora oggi . Allo stesso modo possiamo pensare che gli alchimisti abbiano composto una lingua speciale, segreta; cosa che, in un'epoca in cui le accuse di eresia comportavano rischi gravi, era senza dubbio necessaria. Ma siccome gli inquisitori non mancavano né di cultuXXII

ra né di penetrazione intellettuale, questa lingua dovette probabilmente se­ guire delle regole speciali, ben più complesse di quanto la maggior parte dei commentatori contemporanei possano supporre. Quando si ignorano queste regole, non resta altra uscita che il ritornare al solo esame dei testi e il lettore deve cimentarsi, privo del «filo di Arian­ na» , in un labirinto dove tutto è stato preparato coscientemente e sistemati­ camente con il fine di gettare il profano in un 'inestricabile confusione mentale . Le ragioni temporali di prudenza non potrebbero giustificare da sole un disegno che sembra a questo punto opposto allo scopo che si propone di raggiungere, in genere, l ' insegnamento della saggezza e della scienza. D 'altra parte, in epoche in cui i pericoli di persecuzione e inseguimento erano praticamente trascurabili, furono pubblicati trattati di alchimia al­ trettanto oscuri di quelli che apparvero durante il medioevo. Pretendere che il solo timore di urtare gli interessi potenti e di provocare il disordine della società e dei costumi trattenne gli alchimisti, impedendogli di divul­ gare il segreto della trasmutazione dei metalli in oro, rappresenta solo una spiegazione illusoria, poiché se l 'alchimia consisteva soltanto nell' enun­ ciato di una formula comunicabile di chimica o di fisica, i mezzi d'investi­ gazione considerevoli di cui disponevano i governi e il potere temporale avrebbero, già da molto, scoperto questa formula. Non ci sono segreti di questo genere che possano resistere alle pressioni della ragion di stato, bi­ sogna essere ingenui per immaginare che una polizia ben organizzata lasci circolare liberamente opere o individui veramente pericolosi per l 'ordine costituito . Se gli alchimisti sono stati relativamente liberi di lavorare e scri­ vere, senza dubbio dobbiamo attribuire questo fatto al loro carattere appa­ rente di sognatori inoffensivi e alla certezza raggiunta in seguito a minuziose indagini che i loro lavori non conducessero ad alcun risultato industrial­ mente utilizzabile. Di fatto , una tale certezza viene soprattutto dall ' ignoranza del vero sco­ po delle ricerche alchemiche, che sembra essere appartenuto a un ordine di realtà con il quale la trasmutazione dei «metalli>> in «oro» offre, essenzial­ mente, un rapporto simbolico. Certo , non vogliamo affermare che gli al­ chimisti si occupavano esclusivamente di ricerche-spirituali e religiose, poiché è fuori dubbio che le manipolazioni alchemiche servivano di supporto ma­ teriale a un'ascesi interiore. In qualche modo, conviene considerare soprat­ tutto l 'alchimia come una religione sperimentale, concreta, il cui fine era l ' illuminazione della coscienza, la «liberazione dello spirito e del corpo» . Uno scopo così elevato merita di attirare tutta la nostra attenzione, XXIII

poiché il carattere dei mezzi utilizzati dall 'alchimia per raggiunger! o pre­ senta un'originalità rimarchevole, nel senso che in nessun momento le me­ tamorfosi interiori dell 'osservatore sembrano essere state concepite indi­ pendentemente dalle mutazioni del sistema osservato . Non solamente l'a­ scesi alchemica proclama l'unità della materia, ma testimonia l'unione della materia e della coscienza come della sovrana potenza dello «spirito liberato» . Così l'alchimia appartiene alla storia delle religioni piuttosto che alla storia delle scienze. Inoltre, se si ammette che lo scopo degli alchimisti era l ' il­ luminazione, si spiega facilmente quale fu la vera ragione dell ' oscurità dei testi alchemici . In effetti, l a complessità del simbolismo alchemico non dovrebbe aver avuto per principio una separazione totale tra l 'iniziato e il profano, altri­ menti, sarebbe stato inutile scrivere il minimo rigo del minimo trattato, inoltre gli iniziati non possono proporsi d' iniziare degli altri iniziati senza cadere nel ridicolo . Supporremo dunque che questi testi si indirizzassero allo stesso tempo ad altri alchimisti , a degli «iniziabili» e a dei profani. A queste categorie di lettori dovevano corrispondere almeno tre sensi dei testi. Da una parte, grazie all 'intermediazione di una «chiave» comu­ ne, il significato tecnico esatto dei termini era immediatamente compreso dagli alchimisti iniziati, d 'altra parte sussisteva una trasmissione eventua­ le che aveva il fine di separare l ' «iniziabile» dal profano . Questa divisione non potendo prodursi a livello di un'interpretazione più o meno esatta, corrispondeva a un'alternativa logica rigorosa: o i testi erano studiati tali e quali senza fissare a dei termini sconosciuti dei valori arbi­ trari o il lettore , imbevuto di pregiudizi, considerava questi simboli come facilmente comprensibili, applicava loro spontaneamente un'interpretazione qualunque e decifrava a priori i criptogramrni . Nel primo caso , la coerenza razionale poneva dei gravi problemi, nel secondo , la coesione delle spiegazioni si stabiliva senza troppe difficoltà come nel caso di qualsiasi sistematizzazione preconcetta. Così l ' > , nome dato all 'illuminazione , «sguardo intuiti­ vo nella natura delle cose» , è ugualmente ottenuto al termine di una lotta estremamente aspra e di un esaurimento totale delle cçmtraddizioni logi­ che. Ma il «satori>> non presenta un aspetto unicamente intellettuale. Verte sulla totalità della vita di un essere alle prese con un ardente confronto con lo sconosciuto. Lo sviluppo eminentemente cinese** dello «zen» ha dato a questi meto­ di un carattere pratico , la cui efficacia, sul piano psicologico , ricorda sin­ golarmente quella del jiu-jitsu e dello judo , sul piano fisico . Pensiamo del 7 Cfr. Essais sur le Bouddhisme zen, 4 volumi, Parigi, Maisonneuve, 1941 /44/46. * Sarebbe più corretto dire giapponese. n.d.t.

**

Ancora una volta l'autore sembra ignorare che lo zen è uno sviluppo giapponese del pensiero buddhista, sebbene possa considerarsi una derivazione diretta del ch'an cinese. n.d.t.

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resto che queste applicazioni sperimentali siano state dedotte egualmente dalla metafisica taoista*** e, in particolare da considerazioni relative al­ l 'equilibrio e al principio di minor azione. Questo accostamento è mag­ giormente significativo per l'alchimia stessa che non potrebbe essere studiata solamente a partire dai dati dell'alchimia greca ma anche riferendosi sen­ za sosta a quelli dell ' alchimia cinese, cioè dell 'alchimia taoista. Tuttavia, tra il buddhismo zen e l 'alchimia esistono differenze seconda­ rie considerevoli poiché «lo scoppio del satori» , che rappresenta lo scopo principale dell ' insegnamento dei maestri dello «zen» , costituisce nel pro­ cesso iniziatico dell 'alchimia una rivoluzione preliminare, un passaggio a una logica differente sulla quale si edifica una fisica dello stato di risve­ glio, fondamento sperimentale della cosmologia tradizionale. Queste considerazioni generali hanno orientato le nostre ricerche da una dozzina d'anni. Senza pretendere di dare con questa breve opera altro che un contributo limitato allo studio dell'alchimia e senza dissimulare che pro­ poniamo soltanto delle ipotesi, ci siamo comunque sforzati di comprende­ re un insieme complesso di teorie e di pratiche piuttosto che giudicarle superficialmente. Abbiamo evitato fmtanto che abbiamo potuto di usare il termine «erme­ tismo» per ragioni precise, la cui principale è che storicamente questo no­ me deve essere riservato alla filosofia posteriore alla scuola neo-platonica di Alessandria e, in un senso aricora più ristretto, a questa scuola stessa, nella misura in cui ! ' «ermetismo alessandrino» , per esempio, è stato og­ getto di studi eruditi particolari. Numerosi autori si ostinano ancora a con­ fondere le teorie dell ' alchimia con il neo-platonismo, ricordiamo che il fondatore della Scuola di Alessandria, Ammonius Saccas , che visse du­ rante il III 0 secolo dell'era cristiana, è separato da un intervallo di cinque secoli circa da un alchimista come Li-Chao-Kiun, il cui indirizzo all' im­ peratore Wu , degli Han anteriori, attesta chiaramente che la tecnica della crisopea e l'alchimia, come sapere autonomo, erano già conosciute dal II 0 secolo avanti l'era cristiana. «Sacrificate al fornello (tsao), dichiara Li-Chao-Kiun, secondo lo stori­ co Se-ma T' sien, e potrete far discendere esseri trascendenti. Quando li avrete fatti discendere, la polvere di cinabro potrà essere trasmutata in oro giallo. Quando l 'oro giallo sarà stato prodotto, potrete fare degli utensili

* * * Tenendo conto di quanto detto nelle note precedenti è comunemente riconosciuto dagli studiosi un certo influsso del Taoismo sul ch'an. n.d.t.

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per la bevanda e il nutrimento e, allora, la vostra longevità sarà prolunga­ ta. Quando la vostra longevità sarà prolungata, potrete vedere il beato (t'chenn) dell 'isola P'ong-lai che è al centro dei mari . Quando lo avrete visto e avrete compiuto i sacrifici Fong e Chan, allora, non morrete8>> . In queste condizioni , attribuire la formazione delle teorie alchemiche al­ l 'influenza delle teorie neo-platoniche sarebbe altrettanto assurdo della pre­ tesa di spiegare lo sviluppo dell 'arte romana con l 'influenza dell 'estetica di Kant. Di fatto, è probabile che in Estremo Oriente come in Occidente, è alla decadenza dei misteri dell 'alta antichità, decadenza già sensibile verso il rvo secolo avanti l ' era cristiana, che bisogna attribuire, da una parte l 'apparizione del taoismo e dell' alchimia cinese, d' altra parte la sintesi sa­ cerdotale greco-egizia che dovette verosimilmente prodursi sotto il regno di Tolomeo, e di cui uno degli effetti fu la formazione del mito di «Ermete Trismegisto» , che ricorda, allo stesso riguardo, quello del leggendario «Im­ peratore Giallo» : Huang-Ti. Senza dubbio, lo sviluppo ulteriore dell'er­ metismo alessandrino improntò a questa sintesi molti dei suoi principi, ma li presenta nondimeno in un insieme di nozioni così diverse, così eterocli­ te, che è estremamente difficile ritrovare un'unità concettuale reale. Ecco perché abbiamo preferito tentare di rifarci a fonti meno profonda­ mente corrotte. Ci siamo appoggiati sullo studio del cabirismo e dei miste­ ri di Samotracia poiché ci è sembrato naturale che dei misteri di fabbri e metallurgi avessero potuto contribuire in parte a una tradizione alchemi­ ca ulteriore legata, senza dubbio, al sacerdozio e all 'artigianato . Sfortuna­ tamente, lo stato dei lavori relativi al cabirismo è molto lontano dal permettere di esporre dati certi . La nostra ipotesi al riguardo della triade cabirica non pretende dunque essere nient'altro che un'elucidazione possi­ bile di certi aspetti delle teorie alchemiche. Tuttavia, nella misura in cui questi sembrano giustificati da un parallelismo abbastanza costante tra l'al­ chimia cinese e l'alchimia greca e dove, metafisicamente, i principi del­ l ' una chiariscono quelli dell 'altra, il nostro punto di vista ha qualche possibilità di essere verosimile. Tra lo scetticismo dello «scientista>> e la credulità dell ' «Occultista>> , sen­ za dubbio esiste la possibilità di osservare, a riguardo dei problemi posti dalle scienze tradizionali, un giusto atteggiamento che fu, d 'altronde, am­ mirabilmente definito da Francesco Bacone nel suo trattato su «La dignità e l 'accrescimento delle scienze>> :

8 Mémoires historiques de Se-ma T ' sien, tomo

III ,

pag .

465 . (Trad. Chavannes) Parigi 1 899. XXVII

«Il primo di questi errori è una certa infatuazione per questi due estre­ mi , l ' antichità e la novità; cosa in cui , queste due figlie del tempo somi­ gliano non poco al loro padre, poiché , come il tempo divora i suoi figli, le due sorelle si divorano reciprocamente, nel senso che l'antichità invia le novità scoperte e che la novità, poco contenta di aggiungere ciò che ha potuto scoprire, vuole escludere e rigettare tutto ciò che l'ha preceduta. Certo , il consiglio del profeta è la vera regola da seguire in ciò : «Tenetevi prima sulle vie antiche poi considerate che è il cammino più dritto e mi­ gliore e camminatevi» . Tale deve essere la misura del nostro rispetto per l ' antichità. È bene fermarcisi un po' e farci un soggiorno ; ma, poi , biso­ gna guardare da tutte le parti intorno a sé per trovare il miglior cammino, e , riconosciuta questa strada, non bisogna divertirsi sul cammino ma avan­ zare a grandi passi . Ma, a dire la verità, l 'antichità è la gioventù del mon­ do e, per l ' esattezza, è il nostro tempo che è l ' antichità, avendo il mondo vegliato>> .

xxvrn

PARTE PRIMA

I PRINCIPI DELL'ALCHIMIA

1

L'isola della falce

Al largo della costa di Enos e dell' imboccatura della Maritza, nel mar Egeo , a una sessantina di chilometri dal litorale della Turchia asiatica, si trova, isolata dalle sue tre vicine, Thasos , Lemnos , lmbros, un'isola sen­ za una baia, senza un golfo , e, più di ogni altra, priva di ripari. Dominante le onde che in estate, scompigliate dalle raffiche di vento del Nord che trascinano i velieri verso Creta e verso l 'Egitto , si alza una mon­ tagna nuda, dall'aspetto selvaggio . Là, qualche pastore vive dell'allevamento delle capre e delle pecore, aven­ do smesso di preparare carbone a causa della distruzione delle foreste che furono dense e profonde. Da duemila anni, tutta l ' isola, quantunque ferti­ le, sembra colpita da divieto, decapitata come il capolavoro che le rovine della sua capitale hanno dato all 'ammirazione del mondo , ma Samotracia vinta ha custodito i misteri della santa Saon dove furono iniziati Giasone, gli Argonauti, Pitagora e Orfeo. Tra due continenti, gettata sulla strada che collega il Mar Nero all'arci­ pelago e questo al Mediterraneo, la terra sacra che fu il centro, per lunghi secoli, del culto dei Cabiri, testimonia, con le sue rocce, che appartenne, prima dello sprofondamento terziario e quaternario, al suolo della Mace­ donia, in un'epoca anteriore alla rottura dell'antico massiccio dell ' Egei­ de. La misura di queste fratture appare dalla ripidità dei pendii sottomarini come dal vulcanismo . Si tratta dunque di un'antica cima, un alto loco che le nuvole, prima dei flutti, cinsero . 3

Erodoto riferisce che i misteri di Samotracia, detta Isola della Falce, in ricordo dell 'arma che vi forgiò Hephaistos-Vulcano per Ceres e i Titani , erano stati istituiti dai Pelasgi, cioè da popolazioni più antiche degli Elleni . Questa opinione sembra maggiormente verosimile in quanto si distin­ gue nettamente dalla tesi generale di questo storico che considera l ' Egitto come la patria prima della maggior parte delle divinità, dei riti e delle ce­ rimonie della religione greca. Ora, la tradizione dei sacerdoti di Dodona, alla quale Erodoto improntò parecchi insegnamenti, non mancò di segna­ lare l 'origine straniera dei misteri di Samotracia, poiché il corpo sacerdo­ tale dodoneo aveva un interesse politico diretto, come ha mostrato Heeren, ad attribuire alle credenze greche un'origine egiziana I contemporanei di Omero guardavano già ai tempi pelasgici come sep­ pelliti in una lontana antichità. Se si ammette, secondo le più recenti ricer­ che, che l ' invasione indo-europea prodotta in Asia Minore tra il 2 . 500 e il 2 . 000 avanti l'era cristiana corrispose allo stanziamento degli Achei sul­ le coste e nelle isole del Mar Egeo, niente ci autorizza a confondere questi Achei con i Pelasgi né, d' altronde ad affermare che gli furono estranei. Ugualmente, se i Pelasgi subirono incontestabilmente l ' influenza della ci­ viltà creto-micenea, ci si sente in diritto di domandarsi se questa influenza non provi semplicemente che, dal secondo millennio, i primi occupanti del­ l ' Attica e dell 'Egeide avessero già perso la loro antica potenza. I numerosi lavori e le tesi, spesso contraddittorie, alle quali hanno dato luogo i problemi multipli posti dai Pelasgi, non ci sembrano stabilire in maniera irrefutabile le origini né la storia di questi popoli. Ecco perché crediamo preferibile adottare a questo riguardo un'opinione media, cioè ammettere che si produsse, là come altrove, una stratificazione di apporti successivi che furono designati, ulteriormente, da un nome generico comune. Così nei culti cabirici si può constatare, a un certo livello analitico, la traccia di riti di fertilità comuni ai Proto-Ittiti e agli Asianici, ma, ad altri livelli, sembra non meno legittimo rilevare indizi d ' influenze fenicia, cre­ tese, ed egiziana. Tuttavia, il fondo del problema resta irrisolto e conver­ rebbe senza dubbio risalire fino al neolitico , cioè al quinto millennio per riconoscere in questi popoli ancora sconosciuti che portarono agli agricol­ tori, la scrittura, il metallo, le tecniche di costruzione e navigazione, i veri fondatori dei misteri religiosi. In effetti , questo movimento, come provano gli scavi archeologici con­ temporanei , ha toccato il focolare di cultura dell ' Egitto settentrionale pri­ ma della fusione del Nord e del Sud che corrisponde all ' adozione del calendario solare, verso il 4.200 a. C. e alla scelta di Heliopolis come ca4

pitale. Si ritrovano ugualmente in Asia Occidentale, all'epoca detta di Uruk, vicina alla precedente, tracce di modificazioni fondamentali : invenzioni della scrittura, della scultura su pietra, apparizione del metallo e dell 'ar­ chitettura. Non si sarebbe in diritto di supporre che una civiltà anteriore all'India pre-dravidica e a Sumer possa aver esercitato la sua influenza tanto nel bacino mediterraneo e l ' Egeide che nel Vicino Oriente e in Asia? L'incon­ testabile superiorità che conferisce a popoli capaci di utilizzare i metalli , la conoscenza delle numerose tecniche che dipendono dalla metallurgia non sarebbe sufficiente a spiegare, non solamente una vera universalità d' in­ fluenza di questi popoli ma anche la sovrapposizione, in un' epoca lontana, di riti metallurgici già complessi ai primi riti agrari? Le modifiche apparse nel neolitico sono troppo considerevoli perché l ' i­ potesi di un'evoluzione naturale, spontanea, non si urti a questa improvvi­ sa discontinuità. D 'altra parte, se si tiene conto dei miti collegati al personaggio del fabbro nelle regioni più lontane e più diverse del globo , dell 'associazione così frequente della nozione di «fuoco>> a quella di , questa ambivalenza, al di fuori delle spiegazioni psicoanalitiche, so­ ciologiche, economiche, parzialmente esatte, può anche riflettere il ricordo di avvenimenti storici reali. In effetti, il metallurgo iniziatore sopporta sem­ pre il peso di una maledizione e se l'iniziazione dei popoli sedentari di agri­ coltori è stata dovuta all 'influenza dei metallurghi scampati a qualche disastro , le tradizioni di questi ultimi hanno potuto contribuire alla forma­ zione della loro immagine leggendaria. Così, senza volerei pronunciare al riguardo di una questione talmente controversa e, pensiamo , insolubile quanto quella di Atlantide, ammette­ remo semplicemente che i misteri relativi a una teurgia del Fuoco sono stati improntati alle tradizioni di una civiltà estremamente antica alle qua­ li, ulteriormente, si sovrapposero nozioni e riti diversi tra i quali l'apporto indo-europeo esercitò senza dubbio un'influenza determinante. Sembra legittimo designare il gruppo dei Dactili Idei , dei Coribanti fri­ gi, dei Cabiri di Samotracia, dei Carcini e dei Sinti di Lemnos, dei Telchi di Rodi e dei Curiti di Creta sotto il nome comune di . Lo storico Ephore afferma che i Dactili Idei erano così chiamati dal monte Ida, monte di Frigia, dove avevano stabilito la loro dimora e Clemente d ' Alessandria aggiunge che fu a causa di un incendio di foresta che sco­ prirono le miniere di rame e di ferro nascoste nei fianchi di questa monta­ gna. Secondo la cronaca di Paros , questo avvenimento si sarebbe prodotto sotto il regno di Pandion, re di Atene, verso il 1 432 a. C . che corrisponde5

rebbe alla fme dei tempi micenei e alla data approssimativa della tomba rupestre di Spata. In questa tomba, situata una quindicina di chilometri a est di Atene, sono stat-i scoperti oggetti in pasta di vetro biancastra e celeste, talvolta decorata di delfini e sfingi, di pezzi d'avorio e di oro in foglie sottili, piuttosto gialle che rosse, e di punte di freccia in bronzo. Così, in que­ st'epoca, il lavoro dei metalli e del vetro sembra aver raggiunto una re­ lativa perfezione, ciò lascia supporre che il corpo sacerdotale dei teurghi del fuoco, in Attica e nell' Egeide, doveva esercitare un'importante in­ fluenza. Secondo Perecide, i Dattili Idei lavoravano il ferro ed erano ritenuti giocolieri e maghi. Gli si attribuiva la conoscenza dei medicamenti e l 'arte di guarire le ferite. Strabone riferisce che i Curiti e i Coribandi, le cui danze raffiguravano le rivoluzioni dei pianeti, erano discendenti dei Dattili. Si è supposto che si chiamò il metro poetico «dactilo>> , poiché il dito del­ la mano era già una misura, e che i fabbri, avendo inventato questo me­ todo di numerazione manuale, furono designati essi stessi da questo termine. Questo legame primitivo tra la poesia e la metallurgia si ritrova d'altronde attestato, ulteriormente, dal doppio senso del greco «poiein>> , «fare, trasmutare» , applicato tanto all 'alchimista «krusopoietes>> o > , termi­ ne il cui senso implica la nozione di «una luce che comincia, di un levare luminoso, di un'origine» , la seconda, ci sembra dunque una deformazione di derivata da due radici, «Aks» ed «Er» mentre «Axiokersos» e rappre­ senterebbero delle derivazioni da due radici e . Secondo que­ st'etimologia possibile, «Axieros>> significherebbe > , secondo due po­ li: positivo e negativo . Questa nozione di > è scritto nella Katha-Upanishad . Ora, al riguardo , è dif­ ficile pensare che i misteri, la cui origine indo-europea sembra molto pro­ babile, non possano essere stati fondati su principi analoghi a quelli dei Veda. Tra il Logos, che Platone nel «Cratilo» identifica a Ermete, e Axieros, primo termine della triade cabirica, esiste una somiglianza essenziale. Senza dubbio converrebbe, se si desiderasse comprendere la portata reale dell ' i­ dealismo platonico , mostrare che questo Logos principiale è distinto dal Logos-Elios che rappresenta la ragione manifestata, l 'intellegibile, e dal Logos-Hephaistos che anima, con il desiderio, le forze multiple della na10

tura, poiché è a questa terza ipostasi del Logos che è riferita la figura di Kora e di Venere-Afrodite, cioè l' idea fonnalmente progettata . D 'altra parte, il marmo del museo Vaticano sembra indicare che il pri­ mo termine della triade cabirica non potrebbe manifestarsi che sotto il ve­ lo dell 'incarnazione sacerdotale. Il sacerdote è il riflesso del Principe supremo, nel senso che il s acrificio commemora il misterioso amore di cui l ' atto primo è stato la manifestazione. L'associazione costante sui monumenti e sulle medaglie del Montone Er­ mete, ricorda d'altronde il ruolo fecondante che la religione antica attri­ buiva al Verbo e come l 'Ermete-Logos, per mediazione di Ermete-Kadmon, divenga l 'Ermete-Ctonio, come «Si fa carne e abita tra noi� . Ugualmente, in virtù del legame costante delle divinità agrarie e di quelle infernali , Er­ mete è detto «psicopompo� o «guida delle anime>> , agente in Cielo , sulla Terra e agli Inferi, come il maestro dei «tre mondi>> che evoca il triregno pontificale. Infine, se si aggiunge a Ermete-Logos , a Ermete-Ctonio, a Ermete-Kadmon, a Ermete Psicopompo, l 'incarnazione itifallica di Erme­ te, padre di Pan e protettore delle greggi, si ritrovano i cinque aspetti fon­ damentali di Mercurio distinti già da Cicerone, che fu, ricordiamolo, iniziato ai misteri di Samotracia. n ruolo principale del Logos appariva simbolizzato, in Oriente come in Occidente, in maniera analoga dal «Vimine» e dal «salice» . Il vimine dei Tesmofori, celebrati in onore di Cerere, era un arboscello che appartene­ va al genere di vimine chiamato «lugos>> ( Vitex agnus castus. Linneo). Era­ Giunone aveva visto la luce sotto il vimine e i rami di vimine servivano da legame alla sua figura. I Lacedemoni credevano che Diana era stata trovata in un ciuffo di vimine, ciò che attribuivano ugualmente gli Egizia­ ni a Osiride e i Tebani a Dioniso . La «Città dei Salici>> gioca un ruolo fon­ damentale nella tradizione estremo orientale, in particolare nei rituali d 'iniziazione delle società segrete ispirate dal taoismo e dal suo simboli­ smo «polare» , dove non sembra più contestabile che nella Bibbia, in cui è indicato che, per la festa dei Tabernacoli, le foglie di salice si univano ai rami di palma. Isaia, parlando di coloro che meditano sulla «parola di­ vina» disse: «nasceranno come tra l 'erba, come il salice presso i corsi d' ac­ qua» , e Davide canta dell'uomo «benedetto» : «è come Un albero piantato vicino a un corso d'acqua, che dà il suo frutto nella sua stagione e le cui foglie non appassiscono>> , comparazione usata anche da Geremia. Infine, tra le speci utilizzate dai canestrieri, la più stimata è quella del «salix pur­ purea>> , salice purpureo , colore imperiale attribuito spesso, in Cina, all' e­ manazione primordiale del Tao, in Occidente, al peplo di Dioniso in quanto 11

Demiurgo , al sangue sacro del Graal e alla «pietra filosofale>> . Axieros o Ermete-Logos, se non sembra umanamente concepibile, è non­ dimeno conoscibile nella misura in cui il «Cuore>> , benché non rappresenti che un punto di una linea infinita, conserva la sua capacità di conoscenza della sua identità consustanziale centrale con la «luce originale>> . Così una scintilla partecipa della natura del fuoco senza che la si possa confondere con il fuoco stesso . La «Parola proferita>> , che è «l'asse del cuore>> , in rap­ porto alla «Parola interiore al Principio>> , che sembra essere l ' «asse della luce originale>> , rimane una, in tanto che «Parola>> , con il «Logos>> supre­ mo , e manifestamente distinta da questo con l'abisso che è attraversato so­ lo, dal raggio silenzioso e oscuro della «Volontà del Principio>> , che appare alla creatura sotto il doppio aspetto dell 'Amore e della Legge le cui due «ruote>> girano attorno ai «poli>> della «luce manifestata>> : cioè del «Sole» , e della «forma>> o della - . Il secondo termine della triade cabirica, «Axiokersos>> , corrisponde ve­ rosimilmente, alla «ruota solare>> e a Elio-Apollo . Il nome di «Elio>> , crete­ se, «Abelios>> e le forme semitiche «Bel» o «Hel>> sembrano poggiare su una radice assiale comune «El» che significa «andare» , come attestano le forme indo-europee «El-U>> , «El-i>> che hanno il senso «sono montato>> , «SO­ no uscitO>> . Questa radice prende talvolta la forma «Ei>> o «l» , con questo stesso senso di «andare>> , sanscrito «Eti>> , «egli va>> , «lanti>> , «essi vanno>> , greco «Eisi>> , lituano «Biti>> , «egli va>> , antico slavone «Ida>> , «io vado>> . In qualche modo , la divinità solare rappresenta, primitivamente, «colui che va>> , «colui che cammina>> , il «Viaggiatore>> . Non è significativo, a questo riguardo , avvicinare la nozione primordia­ le del carattere cinese «Tao>> , composto, secondo i caratteri «Tchuen>> co­ me secondo i caratteri più antichi«Ku-wen>> , da due ideogrammi , uno che contiene la nozione di «testa, principio» , l ' altro, di «andare>> , di «cammi­ nare>> e di «Via>>? Il «Tao>> è così designato come il «Principio del cammi­ no, della condotta, del movimento>> nella misura in cui lo si concepisce come il «principio>> della «via manifestata>> . Tuttavia, conviene distinguere in maniera netta l 'aspetto del «Tao>> che corrisponde esattamente al «Tai-chi>> cinese o «Fatto supremo» caratteriz­ zato da tre attributi che si possono tradurre approssimativamente, con «li­ mite supremo>> (Tai-chi) , «agire>> (wei) e «avere>> (yeu) , da un altro aspetto del «Tao>> e principale in rapporto al precedente: cioè il «TaO>> propriamente metafisica che non è esprimibile che negativamente dal «sensa limiti>> (wu­ ki) , il «non agire» (wu-wei) e il «non avere» (wu-yeu) . Questa distinzione tra il «Tao>> del «Tai-chi>> e ciò che si potrebbe chiamare il «wu-tao» che 12

è il «Tao>> del «Tao>> , la è di un'importanza capitale se si desidera capire da quali nozioni differenti furono edificati il confucianesi­ mo e il taoismo e perché quest'ultimo costituisce, da solo, l'essenziale del­ l 'esoterismo estremo orientale. Allo stesso modo, in Occidente, per ragioni analoghe, ogni sistema ideo­ logico , filosofico o religioso, fondato sull 'essere, l 'avere o l'agire , rap­ presenta e non può che rappresentare una modalità essoterica della conoscenza. Dal punto di vista tradizionale non è dunque il caso di oppor­ re l ' > , l 'armeno «T'anam>> io «bagno» , il gallese «Tawdd» «Stato di fusio­ ne», antico slavo «Tajetu» , ionio «Téké>> . Un'altra radice «Mei>> , ha il senso di «cambiare» , il termine «métallon>> , dovette significare all' inizio «Cosa cambiata o che si cambia con la fusione>> . Un' altra radice fondamentale «Keo» , fondere, appare nel greco «Arki­ mia» , «Kimia>> , di cui il primo significa, propriamente, «adattamento della fusione» , «Ar» avente il senso costante di «adattamento, aggiustamento>> , attestato da «arma» , «armonia>>, «arrestato>> ecc. mentre «Kimia>> da cui de­ riva il termine «chimica>> , dovette designare il lavoro metallurgico stesso . È singolare constatare che i nomi cinesi dei metalli, «K'ien>> , piombo, «T'ie» , ferro , «Tan» , cinabro, «T'ong>> , rame, «K'in>> , oro, sono molto vi­ cini alle radici «Keo>> e «Ta» . Inoltre, il carattere «kin>> indica il metallo stesso, mentre «siao>> indica un'associazione tra l 'idea di «metallo>> e quel­ la di «fusione» , o più esattamente di «acqua>> . Il termine «Lien-tan>> che ha il senso di «alchimia>> è prossimo di «Lien» , «affinare , fondere>>, e di «Lien», «Congiungere, associare». TI carattere «TOan» significa forgiare. Quanto all'espressione «Hoa-hio» , «chimica>> , è ugual­ mente fondata sulla nozione di «fondere>> , «hoa>> . Un altro carattere, «chu>> , «fondere>> , è vicino a «ChU>> , il «punto>> che figura al centro del carattere che indica la «pillola di cinabro>> e di «chu>> , «l'asse>> . Bisogna tener conto, in effetti, non solamente delle analogie dei segni ideografici tra loro ma anche di queste equivalenze fonetiche, se si desidera cercare di compren­ dere, non le derivazioni etimologiche esatte, ma la catena di associazione delle nozioni implicate nel linguaggio stesso , cosa che, crediamo , sia un metodo scientifico inaccettabile ma tuttavia praticamente fecondo nella mi­ sura in cui chiarisce le zone inconsce e sopraconsce del linguaggio1 1 • 11

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Vedremo ancora, che i caratteri cinesi erano sistematicamente deformati o cambiati quando si trat­ tava di attribuirgli un significato «segreto». (Vedi più avanti Lingua profana e Lingua segreta) .

Questo procedimento, correntemente usato in alchimia da numerosi au­ tori, ha ricevuto il nome di «lingua degli uccelli» o «lingua del cavallo>> 12 e, talvolta, «cabala fonetica» . È praticamente impossibile tenerne conto nel­ l' analisi delle dottrine esoteriche che si esprimono sotto il velo di un lin­ guaggio segreto, di un vero «gergo>> che si deve comprendere senza lasciarsi fermare dalla lettera dei testi. Certo , il grande pericolo della «cabala fone­ tica» resta il delirio d'interpretazione e l ' arbitrio degli accostamenti ingiu­ stificati ma, utilizzata prudentemente, costituisce una delle chiavi più efficaci di comprensione intuitiva del senso dell' insegnamento tradizionale . Le ca­ ste sacerdotali depositarie di conoscenze religiose e scientifiche antiche, dispensatrici di idee, hanno esercitato un'influenza determinante sulla for­ mazione del linguaggio . È dunque attraverso lo studio di questo che si pos­ sono ritrovare le tracce delle antiche verità . Vedremo , in particolare, a proposito del linguaggio convenzionale antico, in un ulteriore capitolo, come il «gergo» testimoniava la persistenza delle credenze pagane nel medioevo . Questo «gergo» esisteva anche in Cina, e, per comprendere i termini uti­ lizzati dagli autori taoisti, è necessario insistere sul fatto che la lingua spe­ ciale di Lao-Tze, Chuang-Tze, Lie-Tze, è molto differente da quella dei confuciani e non la si deve mai ridurre a un'interpretazione letterale. Trat­ tati come il «Tao-Te-Ching» sono assolutamente intraducibili perché nes­ sun orientalista saprebbe indicare il potere evocativo di ciascuna parola, di ciascuna frase di questo testo che sembra più vicino a una composizione musicale che all ' esposizione di un «Sistema» filosofico . Questa osserva­ zione si applica altrettanto bene ai testi alchemici orientali e occidentali, che rappresentano altrettante variazioni sottili su un tema unico . Il nome di «Arte della Musica» dato spesso all 'alchimia tradizionale è sufficente a mostrare chiaramente che i metodi della critica scientifica non sono adatti allo studio delle teorie alchemiche e che bisogna, di conseguenza, utilizza­ re altri mezzi d ' investigazione. Questa digressione non ci sembra superflua perché, da una parte, il le­ game che troviamo tra la nozione di «metallo>> e di «fusione>> in Estremo Oriente come in Occidente fu applicata alla «fusione delle nature>> e alla «fusione mistica unitiva» , e, d'altra parte, il terzo termine della triade ca­ birica, Efaisto-Afrodite, Vulcano-Venere, testimonia l 'androginato della «Grande Dea Madre» primitiva, designata con il nome Axiokersa, che si 12

Segnaliamo che nella società segreta cinese della •Triade• , chiamata talvolta •Hong•, i nuovi ini­ ziati vengono chiamati «Ì nuovi cavalli• e che i •mercanti di cavalli• giocano un ruolo molto impor­ tante nelle leggende iniziatiche estremo orientali.

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esprime con il simbolismo doppio dell' «acqua-fuocO>> e del «fuoco-acqua>> , dell ' «acqua ignea>> e del «fuoco acqueo>> , simbolismo essenzialmente me­ tallurgico. Questo rapporto non è meno nettamente indicato nella Bibbia, da questa citazione dei «Numeri>> (XXXI 2 1 , 22 , 23) : «Eleazaro il sacerdote disse agli uomini di guerra che erano andati a combattere : «ecco ciò che è co­ mandato dalla legge che Jehova ha prescritto a Mosè: l'oro , l 'argento , il bronzo , il ferro, lo stagno e il piombo , ogni oggetto che va al fuoco, lo farete passare attraverso il fuoco e sarà puro: tuttavia, sarà purificato an­ cora dall 'acqua di purificazione. Tutto ciò che non sopporta il fuoco , lo farete passare attraverso l 'acqua>>. Ugualmente conviene notare che la Luna, in egizio «Ken>> , la «dama del cielo>> , ! ' «occhio di Tum>> , corrisponde a «ken>> in copto, lo «ctéis>> e al­ l 'immagine stessa del «cono» , forma divina per eccellenza. Ora questo «CO­ no>> , attributo di Venere e di Cabira, in quanto figura geometrica, genera attraverso una sezione obliqua all' asse un'ellisse o un ovale, e diventa al­ lora un attributo fallico solare, sebbene segni, di fatto l'ermafrodismo. Inol­ tre, nel lavoro metallurgico, le operazioni antiche erano concepite come riti di parto dei minerali di cui la Terra era la matrice. Questi riti si accom­ pagnavano con libagioni, sacrifici propriziatori e si effettuavano in epoche determinate astrologicamente secondo complessi calcoli . In Egitto la ma­ nipolazione rituale di certi minerali era riservata esclusivamente al Farao­ ne. I Cabiri «figli di Efaisto» detenevano dunque la chiave dell ' iniziazione «reale>> e, il loro berretto , la tiara del Dio supremo e del «Re dei re>> , come in Asia, era di forma conica. Filippo di Macedonia e la sua sposa, Olim­ pia, furono iniziati, secondo Plutarco, ai misteri di Samotracia. Coloro che dovevano generare uno dei maestri della Terra ricevettero là, forse, i po­ teri e gli ordini che trasmisero legittimamente al conquistatore che cambiò così profondamente la struttura del mondo antico. Sul piano cosmologico, la triade cabirica sembra corrispondere alla «Lu­ na>> , Axiokersa, al «Sole» , Axiokersos, e al centro del nostro universo, Axie­ ros , la cui localizzazione simbolica o «Terra Santa>> era designata dall'immagine dell' «Orsa Maggiore». Questa costellazione, chiamata an­ che «Carro di Davide» o «Gran CarrO>> , ricevette, dall'alta antichità, un culto importante di cui si possono rilevare molteplici tracce in Estremo Oriente, in Oriente e in Occidente. Fu considerata come l ' «arca della tra­ dizione primordiale» di cui testimoniano le parole della Genesi , che non si devono attribuire, in questo senso, alle stelle del Sagittario : «L' arco sa­ rà nella nuvola; e io lo guarderò per ricordarrni dell ' alleanza perpetua tra 16

Dio e tutti gli esseri viventi, di tutta la carne che è sulla Terra. E Dio disse a Noè: «Tale è il segno dell'alleanza che ho stabilito tra Me e tutta la carne che è sulla Terra>> . Così la coppia soli-lunare è distinta dal «centro dell ' energia principiate>> al quale risponde come quarto termine, la situazione della Terra stessa e, più generalmente, di tutti i luoghi terrestri . In effetto , co­ me Casmilo o Ermete-Kadmon riflette, con l ' incarnazione, il mistero del­ l 'unità del Principio e come il Pontefice supremo s 'identifica all ' Uno trascendente, così la Terra, come luogo dell 'incarnazione, è l ' immagine della . Si capisce perché l'antichità poteva concepire un mondo geocentrico o eliocentrico, ammettendo l 'esistenza di un altro centro co­ smico, secondo che si tratti di piani religiosi distinti e, in qualche modo, di dimensioni concettuali differenti. È importante sottolineare qui questo simbolo delle «due Terre>> , la e la «Terra Sacra>> che insieme alla coppia soli-lunare, compon­ gono la (vedi tavola 1 ) . Questa figura mostra, da una parte, la crescita dei due o della dia­ de dal punto centrale della Croce, localizzazione che diventa allora, in rapporto alla con il grafico dell' «Agnello>> , attestato dalle rap­ presentazioni dell ' Ermete-Crioforo o poi da quelle del cristiano . Ugualmente l 'inizio del Vangelo secondo San Giovanni testimonia della continuità dell' insegnamento dei misteri con la differenza stabilita tra le tre > o della falce e del martello o delle tenaglie, ciò mostra nettamente la so­ vrapposizione di riti metallurghi a riti agrari. Geni ignei, teurghi del fuoco sotterraneo, il loro nome è attestato, per la prima volta, nel IV o secolo, da un frammento di Pindaro e un'etimologia molto verosimile fa derivare il termine di Cabiri dal verbo «Kaio>> che significa «bruciare, infiammare, abbracciare, consumare» . Esiste un rapporto certo tra il greco «Kabeira>> , Cabira, i «Kabirim>> fenici di cui parla Filone di Biblo, i «Kerubim» ebrai­ ci e i «Cherubini» cristiani. Lo strumento della Saggezza e dell'Intelligenza essendo il Fuoco, arti­ giano dell'opera universale, il ruolo demiurgico dell'energia ignea era sim­ bolizzato dal Phtah egizio come per l 'Efaisto greco, padre dei Cabiri, armato del martello creatore. Ugualmente questo legame tra il Verbo e il Fuoco è attestato da Geremia (XXIII-29) : «la mia Parola non è forse come il Fuo­ co, disse l 'Eterno, e come il martello che infrange la roccia?>> . n termine «Logos>> , il verbo, la parola, poggia verosimilmente sulla ra­ dice indo-europea «Leuk» che ha lo stesso senso della radice «Dyeu, dyaup», brillare, essere luminoso, da cui derivano il nome «Dio>> , il latino «dies>> , giorno, il sanscrito «divyah» , celeste, il greco «dios>> , divino. La radice «Leuk>> si ritrova in «lux>> , luce; «loge>> , antico islande se, fiamma; , armeno, luce; , antico slavone, luce; , irlandese, chiaro; , gallico, brillante. Il e dello «yang» , vedendo in questi due principi e nella loro alternan­ za, il , i fondamenti delle teorie primarie dell 'I-Ching . In realtà, le espressioni e > , passaggi in prosa che seguono queste linee, gli , commentari in versi, e le ap­ pendici o «ali» , sono state aggiunte in epoche relativamente recenti . Tenendo conto di questi sessantaquattro segni e delle due ripartizioni pri­ mitive analitiche, una per quattro, l 'altra per otto , le quattro «immagini>> e gli otto , è estremamente interessante osservare che si trova, in Africa, e precisamente nella circoscrizione di Bafia, in Camerun , pres­ so i Banen, una divinazione attraverso il ragno-migale (engamb) effettuata dal mago del ragno (Mondo engamb) e che si fonda sull 'utilizzazione di un materiale comprendente quattro bastoncini in scorza di nervatura di palma (efanda , plurale befenda) , otto sassolini (omana, plurale emana) e sessan­ taquattro foglie tagliate in maniera differente (hioful , plurale twoful) . Ora questi tagli ricordano in maniera singolare gli esagrammi dell ' , ciò pone un problema la cui elucidazione chiarirebbe dei punti ancora oscuri sui mutui rapporti delle civiltà antiche . Torneremo forse, in un' altra ope­ ra, sulle scienze divinatorie tradizionali e sui loro principi studiando que24

sti in maniera dettagliata ma, per ora ci limiteremo a mostrare che l ' > della fi­ sica newtoniana, tali associazioni inconsce erano ancora facilmente percepibili . La scienza non esce vergine e completa dal cervello umano , è il prodotto di un parto laborioso, difficile, di una lentissima distillazione d ' idee . n passaggio dalla nozione di alimenti a quella di elementi doveva trasci­ nare uno stravolgimento della nozione di assimilazione che fu allora con­ cepita come una trasmutazione . Parallelamente , la decadenza dei Misteri antichi si accompagnava a una proliferazione di sistemi fisici e filosofici di spiegazioni del mondo . In Grecia, soprattutto , questi sistemi sembrano accordare meno importanza all ' osservazione dei fatti che alla coerenza del discorso. Nessuno degli elementi che erano considerati come la materia unica, l ' «aria» di Anassimene o l ' «acqua>> di Talete, indica una sostanza definita, ma piuttosto una qualità di volatilità o di liquidità osservabile in corpi molto differenti . Si tratta non di stati «fisici>> della materia ma di stati «dialettici» , nel senso socratico; l ' induzione che dal particolare conduce al generale e la definizione che mostra nella nozione generale la vera ra­ gione delle cose, l' «elemento» corrispondeva a una generalizzazione ulti­ ma, a un polo destinato soprattutto a orientare l 'unità di implicazioni della fede al Verbo. La traduzione del termine «Logos» con quello di «Ragio­ ne» , di «Misura>> , è dunque l ' espressione di un errore metafisica ma anche di bisogni profondi di una società le cui basi religiose sprofondano e che deve inventare nuove norme. In Occidente, la rottura decisiva che separa il mondo antico dall 'epoca moderna si è prodotta prima del cristianesimo , e Socrate rimane l 'immagine di una rivoluzione intellettuale che la rivela29

zione cristiana doveva prolungare fino alle sue conseguenze estreme . Allo stesso modo, sul piano scientifico , l 'alchimia fu un tentativo di con­ ciliare religiosamente delle contraddizioni logiche fondamentali che la fi­ sica greca non aveva potuto risolvere . In questo senso, appariva, dopo lo sviluppo esuberante della retorica dei fisici , come un ritorno all ' insegna­ mento dei Misteri . Così essa possiede , dalle sue origini , un doppio carat­ tere, una struttura razionalista e un sostrato irrazionale o sovrarazionale . È precisamente questa dualità di vocazione e di natura che spiega quale attrazione potette esercitare l 'alchimia nel corso dei secoli , sia sugli scetti­ ci che sui credenti , e quali conflitti , discussioni e controversie provocò . Questo ruolo di fermento non deve far dimenticare che si trattava in defi­ nitiva di un metodo sperimentale nascente le cui deviazioni , gli errori , le insufficienze, non furono meno feconde dei conflitti logici e dei capovol­ gimenti affettivi che provocò, aprendo a rare coscienze l' accesso a uno stato nuovo di risveglio . Vicino a questi risultati , la trasmutazione dei me­ talli vili in oro , semplice artificio tecnico , conta ben poco . Uno dei più grandi maestri dell 'alchimia, Eireneo Filalete, dichiara: «Disprezzo e detesto con ragione questa idolatria dell 'oro e dell ' argen­ to, con i quali tutto è misurato e che servono solo alla pompa e alle vanità mondane . . . Spero che in pochi anni, l 'argento sarà disprezzato come le scorie e che si vedrà cadere in polvere questa bestia feroce anti cristiana. n popolo ne è pazzo , e le nazioni delirano, considerando come un Dio questo peso inutile. E dunque questo che deve servire alla redenzione tanto attesa e che non tarderà molto? Quando le piazze della Nuova Gerusalemme sa­ ranno pavimentate d'bra , quando le perle e le pietre preziose chiuderanno le sue porte e l 'albero della Vita, in mezzo al Paradiso , darà, con le sue foglie, la salvezza a tutto il genere umano16» .

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Eyrénée Philalethe, L 'entrée ouverte au palais du roi, 1 669 .

SECONDA PARTE

I SIMBOLI ALCHEMICI

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Lingua profana e lingua segreta

Se, secondo la definizione di Spinoza, nel «Trattato teologico-politico» , «una cosa è conosciuta intellettualmente quando è percepita dal pensiero puro al di fuori delle parole e delle immagini» bisogna constatare che non conosciamo intellettualmente quasi niente. Ma questo «pensiero puro» stesso, ammettendo che esista e sia accessibile all'uomo, se resta tale, non si esprime e non esprime dunque niente della sua conoscenza della cosa, o si espri­ me, usa le parole, le immagini, e in questo caso, comunica una conoscenza non-intellettuale, per definizione, della cosa. Ora, se definisce se stessa, con l'aiuto del linguaggio, in quanto «pensiero puro» , questa conoscenza non è più una conoscenza intellettuale vera di questo pensiero. Dal mo­ mento che il filosofo parla, non pensa più, è pensato. Non ricordandosi che, non solamente il linguaggio possiede un'autono­ mia, ma esercita anche un'influenza sulla nostra facoltà di conoscere, si è separata in maniera assurda la filologia, dalla storia della filosofia, e le categorie della comprensione, dallo studio delle regole grammaticali. Di fatto, sembra più frequente il parlare senza pensare che il parlare pensan­ do. La maggior parte degli psicologi non attribuiscono abbastanza impor­ tanza allo spirito del gioco che interviene tuttavia a tutti i livelli dell'attività psichica. L'uomo gioca altrettanto che il bambino e la differenza dei gio­ chi, secondo l'età, non prova una differenza di mentalità. È altrettanto dif­ ficile per un bambino non ammirare la potenza dell'adulto di quanto sia 33

per un adulto disprezzare la debolezza di un bambino. L'uomo ha bisogno di rompere con un'immagine infantile di lui stesso perché il suo orgoglio, la sua attività sociale, la sua volontà di potenza, non gli permettono di sop­ portarla. -E il modo più efficace di questa rottura sembra essere precisa­ mente il linguaggio. L'indeterminazione è uno dei caratteri più sorprendenti del linguaggio dei bambini . Un soldatino di piombo per esempio, come oggetto, può es­ sere chiamato «cannone>> , , , , e anche talvolta «soldato>> , secondo il bisogno del momento. Agli occhi di un adulto, un soldatino di piombo è definitivamente un soldatino di piombo come due fa due. Si vede così che lo stesso oggetto dipende, sia da un'indetermina­ zione parziale, sia da un'indeterminazione stretta , sia da una divinazione instabile, sia da una definizione immutevole. I bambini tra di loro si capiscono più rapidamente di quanto faccia pre­ vedere, logicamente, l'incertezza del loro vocabolario e, allo stesso riguar­ do, le loro mutue relazioni soffrono meno degli equivoci del linguaggio di quelle degli adulti . Di fatto, legami di complicità si stabiliscono più facil­ mente nella misura in cui siano più difficilmente esprimibili. La coscienza di formare una minoranza dipendente da ordini spesso incomprensibili, mi­ nacciata nei suoi giochi, tende a trasformare ciascun gruppo di bambini in un embrione di associazione segreta. Allo stesso modo, come conviene distinguere il «profano>> dal , si dovrà prima osservare che il è inseparabile dalla e da un «linguaggio segreto>> . La maggior parte delle volte, le parole di questo linguaggio sono improntate a quelle del profano ma ricevono un senso speciale la cui conoscenza è trasmessa solo all'iniziato. Ci asterremo dal citare i numerosi esempi studiati dagli etnologi e dai sociologi ed esamineremo soltanto due dati : da una parte, il legame del «sa­ cro>> al «segreto» , dall'altra, la separazione del linguaggio in due lingue. n carattere «profano» dell'adulto in rapporto a un gruppo di bambini, cor­ rispondente al carattere del bambino in rapporto a un gruppo di adulti , rende evidente che le nozioni di > prete, «cantare>> parlare, «grano» moneta, «russante» maiale, «tiranti» pantaloni, comparazioni co­ muni al gergo di Parigi e ai gerghi stranieri : furbesco-italiano, germania­ spagnolo, calao-portoghese. Questi metodi possono dare un'idea di quelli che usarono gli alchimisti per comporre i loro trattati acromatici e dell'estrema difficoltà che si prova se si desidera scoprire il senso verosimile dei testi . Vedremo, in seguito, per quale ragione abbiamo scelto di adottare un metodo nuovo di analisi simbolica, procedendo nell'esame di gruppi piuttosto che nell'interpreta­ zione di elementi distinti ma, qui ci limiteremo ad attirare l'attenzione del lettore su qualche fatto importante. n capo supremo della corporazione gergale dei Miserabili era chiamato «TI Grande Coesre>> era investito di poteri assoluti , era eletto ogni anno da­ gli Stati Generali della corporazione e indefmitivamente rieleggibile. Mon­ taigne segnala d'altronde nei Saggi (L. xm, 13) , che ai suoi tempi, i miserabili avevano «le loro dignità e i loro ordini politici» . Due ordini superiori, i «Cagov>> e gli «Archisuppòt>> formavano con il «Grande Coesre» una triade. I «Cagov>> erano incaricati dell'esecutivo. Gli «Atchisuppòt» componevano il collegio dei sacerdoti e dei saggi della con­ fraternita, ai quali si affidava la cura d'insegnare e di riformare il «gergo>> . La parola «Coesre» ha avuto delle etimologie molto diverse. La si è ac­ costata all'antico francese «coirau» , bue ingrassato, al dialettale bellan «toi­ re» padrone, toro, al rouergat «Lou couaro» padrone, capo. A. Vitu , nella sua opera sul gergo del xvo secolo, ha ben visto che a dispetto della sua apparenza gergale, questa parola, che gli è sembrata derivare dalla forma­ zione romana, doveva essere molto antica. Pertanto la spiega con il latino «quester» questuare, che avrebbe dato in lingua d'oTI «questeres>> al nomi­ nativo, si sarebbe contratto «Senza problemi» in quesre, querre, coesre. Si tratta di un'etimologia difficile da ammettere. Sarebbe già più giusto acco­ stare «Coesre» a «Coe» , in vecchio francese, che significava la «coda>> ma ciò non spiega niente. Al contrario, se si ammette un'etimologia greca, «Coe­ sre» sembra nettamente ricalcato dal greco «Coes» o «Koes>> che designava il sacerdote cabirico di Samotracia , al quale era conferita la presidenza dei riti di purificazione, di confessione e di espiazione che precedevano l'ammissione dell'iniziato. Secondo Suidas, questo sacerdote aveva il pote38

re di assolvere dali 'omicidio, mine capitale.

ma

lo spergiuro era considerato come un cri­

Ora, se si tiene conto dell'importanza straordinaria che la tradizione dell' «ambiente» conferisce alla parola data come al giuramento, del nume­ ro di assassini che doveva contare la corporazione dialettale in un'epoca di fede in cui l'assoluzione, anche parodica, aveva ancora un senso profon­ do, non è molto verosimile che il «Grande Coesre» era, prima, un capo religioso? Ma questa religione, essenzialmente pagana e tellurica, prova anche l'esistenza, attraverso tutto il Medioevo e una parte del Rinascimento, di correnti di antiche credenze popolari che il cattolicesimo romano non riu­ scì mai a prosciugare né a sviare totalmente. La religione cabirica era, d'al­ tronde, una delle più importanti dell'Italia antica. Si era sparsa nei paesi dei Celti fino in Irlanda dove i lavori di A. Pictet hanno stabilito la sua esistenza da un'epoca antica. Questo autore nota: «li cabirismo, ridotto ai suoi elementi generali, sembra molto semplice ma si complica inestrica­ bilmente nei dettagli per la diversità dei nomi dati agli stessi Cabiri, per le forme impiegate per esprimere gli stessi pensieri, per la molteplicità dei caratteri attribuiti a ciascun Cabiro e per quella degli effetti di cui si sup­ poneva autore» . Questa osservazione si applica esattamente all 'alchimia e alle teorie de­ rivate dall'«I-Ching» , in Estremo Oriente. Si ritrova nell'una come nelle altre, la stessa apparente semplicità che vela, in realtà, un sistema estrema­ mente complesso e un pensiero molto profondo. Per citare solo un esem­ pio, un trattato scientifico tardivo come l'«Huang-ti-nei-ching» , fondato tuttavia su una triade semplice «yin, yang, chi» , non è meno astruso delle opere contemporanee di meccanica generale astratta. Le scienze tradizio­ nali dispongono non solamente di un vocabolario speciale, ma anche di una logica particolare, allo stesso tempo «pre-logica» e «post-logica» , nel senso che non esclude lo sforzo del pensiero discorsivo né del ragionamento abi­ tuale ma che, al contrario, incita a svilupparsi fino alle loro estreme conse­ guenze, a esaurire le loro contraddizioni poiché è solamente a questo stadio, dopo conflitti sempre dolorosi, che comincia la conoscenza trans-razionale che non è discorsiva né intuitiva. Chi ragiona, ragiona: bisogna far crepare il tamburo. Allora, dei due uc­ celli appollaiati sullo stesso albero di cui parlano i Veda, uno chiude il bec­ co, l'altro apre gli occhi . Al ghigno pascaliano : «Chi vuole fare l'angelo faccia la bestia» risponde l'eco della sfida di Paracelso: «La misura della nostra saggezza in questo mondo è vivere come gli angeli nel cielo perché siamo angeli . Ora si tratta di sapere ciò che possono gli angeli . Possono 39

tutto perché in loro abita tutta la Saggezza, tutta la Scienza di Dio. Gli An­ geli possiedono dunque tutta la conoscenza di Dio. Sono puri e innocenti nel Cielo come sulla Terra: non dormono mai, non hanno bisogno di esse­ re svegliati . L'uomo dorme perché è corporale. Così bisogna eccitarlo e risvegliarlo per la scienza degli Angeli, cioè per la scienza e la saggezza di Dio» .

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Regole e metodi di analisi dei simboli

I sociologi, gli psicologi e gli storici delle religioni in genere hanno ap­ plicato allo studio dei simboli e dei miti metodi comparativi , descrittivi o fondati su una teoria unitaria d' interpretazione . Così gli etnografi , gli storici, hanno accumulato dei documenti , delle osservazioni , dei fatti che , ulteriormente, sono oggetto di tentativi di sintesi . Questa sintesi tende così a integrare, da una parte, la logica dei simboli e la formazione dei miti nel processo storico dello sviluppo delle religioni e, d' altra parte, la storia stessa delle religioni nel processo storico dello sviluppo delle civiltà. Co­ me sottolinea chiaramente M. Georges Dumèzil nella sua prefazione al «Trattato di storia delle religioni» di Mircea Eliade : «In materia di religio­ ne come in materia di lingua, ogni stato si spiega e non può che spiegarsi attraverso un'evoluzione , a partire da uno stato anteriore, con o senza in­ tervento di influenze esteme21». Infine , quando si tratterà di determinare , non più una successione di stati ma un insieme di strutture e il «meccani­ smo del pensiero mitico» , lo storico studierà «i rapporti del mito e delle altre parti della religione; e i messaggi del mito , del racconto , della storia, della filosofia, dell' arte, del sogno . Bisogna porsi a tutti gli «Osservatori di sintesi» che si presentano - sono in numero infinito - e, dall ' alto di ciascuno , costituire un repertorio che, spesso , non sboccherà su un pro­ blema preciso e ancora meno su una soluzione, che sarà in genere provvi21

M i rcea Eliade, Traiti d 'histoire des religions, pag. 6, Payot, 1 949 . 41

soria , incompleta come ogni dizionario, ma che faciliterà, chiarirà, ispire­ rà i ricercatori impegnati negli studi storici, analitici o comparativi , prece­ dentemente definitF2» . Questi principi richiamano qualche osservazione . Poggiano , dapprima, su un'equivalenza tra la nozione di «fatto» e la nozione di «fenomeno» . L'av­ venimento storico è un «fatto» . Di conseguenza , gli si possono applicare dei metodi di osservazione scientifica .fisicamente coerenti. Si descriveranno dei «fatti» , si recensiranno degli avvenimenti, si compareranno dei proces­ si, delle strutture e, un giorno, si comprenderanno delle leggi . Questo pro­ getto non è esplicitato nettamente ma lo si sottintende. La storia delle religioni deve condurre a una fenomenologia. Questo atteggiamento è sin­ tomatico di un desiderio profondo dello spirito moderno : creare una «fisi­ ca dell 'osservatore» , che nel dominio delle «Scienze umane» risponderebbe a una «fisica del sistema osservato» in quello delle «Scienze della materia» . Questo desiderio è tipicamente occidentale, nel senso che testimonia la volontà di annullare un conflitto profondo tra la conoscenza del «soggetto» e la conoscenza dell' «oggetto» . Lo sviluppo straordinario delle scienze fi­ siche nel corso degli ultimi cinquant'anni ha colpito la maggior parte degli specialisti di «Scienze umane» e, in particolare, i filosofi , con un insoppor­ tabile complesso d'inferiorità. Dopo Hegel, bisogna riconoscere obbietti­ vamente che le principali rivoluzioni dello spirito umano sono state provocate dai lavori dei fisici, piuttosto che da quelli dei filosofi . Uno scarto senza sosta crescente è intervenuto tra i risultati concreti che hanno sollevato l' am­ mirazione timorosa delle folle e che risvegliano in esse, d'altronde , tutte le paure ancestrali, e giudizi astratti inaccessibili alla maggior parte degli uomini e che poggiano su valori divenuti intellettualmente insufficienti , arcaici o derisori. A una vita materiale, resa ogni giorno più difficile dai bisogni di comodità che suggerisce senza soddisfarli economicamente , e più facile per un gran numero d 'individui per mezzi tecnici di una perfe­ zione ineguagliata, rispondono, al contrario, una povertà spirituale mai rag­ giunta e un'abbondanza estrema di dati intellettuali, impossibile da riunire individualmente in maniera coerente. Si vede cosl che, sul piano materiale come sul piano spirituale l 'Occi­ dente è diventato più povero e più ricco di quanto lo fu in qualsiasi epoca. Questa ricchezza pone altrettanti problemi di questa indigenza . È inesatto affermare che la scienza può risolvere questioni gravi come la prolifera­ zione dei dati. Essa stessa non è più in grado di effettuare una vera sintesi 22 42

Opera precedentemente citata, pag. 8 .

dci risultati che ha ottenuto con i suoi metodi e con i suoi soli mezzi . Ten­

l ativi come quelli di Carrel , Lecompte, Nouy , per esempio , provano che

degli spiriti lucidi, armati di una cultura estesa e profonda, sono diventati

i ncapaci di riunire gli innumerevoli aspetti della scienza moderna. È una situazione tragica di cui , in genere, non si sembra comprendere quale ter­ ribile minaccia faccia pesare sull ' insieme della conoscenza e sulla storia occidentale, poiché l 'azione efficace dipende da un giusto giudizio dei va­ lori e quando questo giudizio non può più essere stabilito a partire da dati generali esatti, l'impotenza è la prima conseguenza del disordine della mente e dello scoraggiamento dello spirito . È dunque dai progressi delle «scienze umane» che l ' Occidente è in dirit­ to di attendere un ritorno a un equilibrio accettabile dei valori e una com­ pensazione alle rotture del livello antologico provocate dali' eccessiva rapidità dello sviluppo delle «Scienze della materia» . Ma, in queste condizioni, la prima esigenza alla quale devono rispondere gli specialisti delle «Scienze umane» è la prudenza. Se, in certe condizioni micro-fisiche, l 'osservatore appare come capace di. falsare i rapporti del sistema osservato, quando si tratta di scienze in cui l 'uomo a sua volta è oggetto d'osservazione, non ci si dovrà preoccupare prima, della situazione dell'osservatore, della men­ talità di questo e del suo primo utehsile che è il linguaggio? Lo storico delle religioni, l 'etnologo , il sociologo, lo psicologo , l ' ar­ cheologo, non sono entità che operano al di fuori della storia e dall 'alto di un osservatorio di analisi o di sintesi, un censimento dei fenomeni o una coordinazione delle strutture . Sono, al contrario , uomini doppiamente vincolati, da una parte , in una situazione storica e sociale concreta, d'altra parte, in un atteggiamento logico determinato dall 'evoluzione stessa di cui vogliono render conto . Questo atteggiamento logico non è autonomo , non rappresenta che una superstruttura che ricopre, nella coscienza stessa del­ l ' osservatore, un humus nascosto, un tufo mistico in cui dei nuovi miti so­ no stati sostituiti dalla cultura e dalle suggestioni dell' insegnamento universitario, a dei miti antichi. n pensiero moderno è un pensiero condi­ zionato, ad esempio , dal mito occidentale della ragione che, a sua volta, è stato elaborato a partire da elementi irrazionali molteplici che compon­ gono queste troppo celebri «evidenze» sulle quali poggiano i «principi d'in­ tellegibilità» che, finalmente, nessuno saprebbe spiegare né definire in maniera razionale. Ecco perché conviene dissipare un equivoco fondamen­ tale: il dominio della storia non è il dominio dei «fatti» né , ancor meno , quello dei «fenomeni» . È quello della ricostruzione dell 'avvenimento , di una «d-composizione» di ciò che è stato «de-composto» dal tempo . La sto43

ria «ri-crea» una durata intellettuale, un concatenamento logico tra momenti aboliti in quanto tali , «ri-fà» i fatti e li deforma altrettanto . Ci sono dei fatti propriamente detti e scientificamente osservabili nella sola misura in cui questi fatti possono essere riprodotti nelle stesse condizioni . Il «fatto religioso» e il «fatto magico» non esistono in quanto «fenomeni osservabi­ li» poichè, nelle scienze umane, l'osservatore stesso è vincolato dai siste­ mi che osserva e vi apporta tanti elementi d'incertezza da non poter accordare credito a un metodo che , pretendendo descrivere «obiettivamente>> i fatti storici , prova così di misconoscere la nozione di fatto e di obiettività . In realtà, tutte le scienze umane sono soggettive ed è al contrario dalla

riconoscenza lucida e sincera di questa obiettività fondamentale che di­ pende il grado di obiettività relativa che possono raggiungere . L'autore di quest'opera, ad esempio , non pretende giudicare o di «potenze>> che impediscono l 'accesso della realtà assoluta ai non-eletti, questa constatazione non spiega in nulla il legame del mito e del simbolo né l ' esperienza religiosa alla quale questo legame corrisponde . Non pene­ tra la natura funzionale profonda dell ' espressione che osserva . Traduce in una lingua chiara, attuale, un linguaggio estraneo , oscuro , sentito come evidente da tutta una parte del nostro essere . Sostituisce dei dati tra loro secondo norme «razionali» , allorché questa sostituzione non può realmen­ te operarsi che secondo delle norme «irrazionali» o «sovra-razionali>> che ambisce ignorare in quanto «norme» , poiché non saprebbe concepirle . A questo riguardo gli studi mitologici contemporanei ricordano la situa­ zione della cristallografia e dell ' osservazione dei minerali, all ' inizio del secolo scorso, prima dei lavori di Hauy che portarono alla creazione della 44

mineralogia moderna. Si sa che Romé de L 'Isle, con il metodo delle troncature, aveva avuto l ' idea di far derivare le une dalle altre le differenti varietà di forme cristal­ line che appartenevano a una stessa sostanze, riconducendo così lo studio della cristalizzazione a principi più esatti. Werner, aveva ammesso sette forme fondamentali da cui credeva poter far dipendere tutte quelle che pre­ sentavano i cristalli di diverse speci . Questi metodi si limitavano a risulta­ ti esteriori senza rapporto con il meccanismo della struttura . Bergmann, cercando si scoprirlo, considerò le differenti forme di una stessa sostanza come prodotte da una sovrapposizione di piani , talvolta costanti , talaltra variabili e decrescenti, intorno a una stessa forma primitiva, ma ferman­ dosi a questi primi cenni, non si occupò né della forma delle molecole né della detenninazione delle leggi, che segue la variazione delle lame decre­ scenti. Quasi nella stessa epoca, Hauy , infine, si propose di combinare la for­ ma e le dimensioni delle molecole integranti con leggi regolari , e di sotto­ mettere queste leggi al calcolo, giungendo così a una teoria matematica e a formule analitiche che rappresentavano tutti i casi possibili, e la cui applicazione alle forme conosciute conduceva a valori d'angolo constante­ mente in accordo con l ' osservazione . I suoi lavori cristallografici lo con­ dussero così a definire la specie mineralogica come una «collezione di corpi le cui molecole integranti sono simili per le loro forme e composte da stes­ si principi uniti tra loro nello stesso rapporto» . Hauy affermava così la coe­ sistenza dei due tipi in ciascun minerale, il tipo geometrico , consistente nella forma della molecola integrante, e il tipo chimico , consistente nella composizione di questa. Questo richiamo alla storia delle scienze offre un grande interesse se si comparano i minerali e i miti come oggetti di una ricerca del meccanismo della loro struttura. Sottolineiamo che non è certo che i miti siano delle creazioni puramente umane e soggettive. In ogni caso eccedono il piano della soggettività individuale. La loro durata considerevole, la loro appa­ renza di costruzione spontanea, la costanza universale delle loro forme, la potenza delle reazioni collettive che scatenano , ne fanno delle energie la cui coscienza chiara discerne solamente la punta emersa ma che, in cer­ te circostanze di minor resistenza di questa coscienza, si rovesciano im­ provvisi e rendono allora manifesta l 'estrema profondità dove poggia normalmente la loro parte inabissata. L'affinità logica , grazie alla quale un mito coordina dei simboli e si edi­ fica attorno a un archetipo costante, non evoca l'affinità chimica con la 45

quale, immerso nella sua acqua materna, un cristallo ricostruisce le sue molecole secondo un tipo geometrico immutevole? E si può giustificare da tali accostamenti tra le creazioni materiali e le creazioni fisiche nel no­ me di un principio superiore di obiettività, che, negando l 'esistenza di un'o­ biettività «in se» , afferma, al contrario , la validità di un' obiettività relativa a un'insieme di trasformazioni e di operazioni? Perché un operatore uni­ versale unico non dovrebbe creare i minerali, i miti , la materia dei nostri corpi e quella delle nostre idee? Come la nostra carne esce dalla terra, i nostri pensieri elaborati nascono dai miti e terminano in miti . Non è necessario attingere esempi del pensiero mitico ai soli Melanesia­ ni, ai Buriati o agli lrochesi poiché, al riguardo , il pensiero detto «moder­ no» offre numerosi esempi di una mentalità «primitiva» e «pre-logica» . Quali idoli aztechi furono inondati maggiormente di sangue umano delle nostre «idee generali» di cui siamo tanto fieri e alle quali tutta una società rende culto? Esistette mai un feticismo comparabile per le sue atroci esigenze, per la tirannia che potette esercitare sugli spiriti, sulle anime e sui corpi, a quello dell 'oro? Un pensiero i cui miti si dissimulano sotto il velo delle idee dovrebbe dapprima studiare e comprendere il suo condizionamento attuale, smascherare le sue strutture profonde prima di pretendere di poter ridurre altri miti alla misura di un' ideologia qualunque . Né la sociologia, né l'etnologia, potrebbero elucidare altro che le idee relative al pensiero mitico , poiché le sue discipline poggiano esse stesse su idee della società, della psiche, delle razze umane. Queste idee sono «obiettive» nella misura in cui si fondano su una «ideo­ logia» razionale, cioè la filosofia che studia le condizioni della validità di un insieme di operazioni e trasformazioni del ragionamento e del linguag­ gio . Ma la loro «obiettività» cessa di essere valida quando si tratta di eluci­ dare, con l'aiuto di questa «ideo-logia», operazioni e trasformazioni effettuate a partire da una «mito-logia» pre-razionale, irrazionale o sovra-razionale . Come l 'osservatore, nel dominio delle scienze della materia, deve scar­ tare, per quanto possibile, dall'esame dell 'oggetto e delle operazioni della natura, i suggerimenti multipli del «buon senso» e delle «evidenze>> dell ' e­ sperienza comune, cosl , nel campo delle scienze umane , il primo passo dell' intelligenza deve essere il liberarsi dalle illusioni oggettivizzanti del pensiero ingenuo . Se il «fatto magico» o il «fatto religioso>> , come abbiamo sottolineato , non è e non potrebbe essere un «fatto» né un «fenomeno>> , nel senso proprio di questi termini, a maggior ragione, i problemi di struttura posti dai miti non potrebbero essere risolti censendo osservazioni «obietti­ ve» da una parte , e collegando questi «documenti>> con l ' aiuto di un' idea 46

generale dell'evoluzione o dell'interpretazione della storia delle civiltà. Quali dovrebbero essere dunque i metodi di un «mitologo» coerente? . Per cominciare , considererebbe come acquisiti i risultati dei lavori dei diversi specialisti . Domanderebbe, non solamente dei bilanci di osserva­ zioni concrete relative alle popolazioni primitive, ma anche e soprattutto , esigerebbe che si applicassero molteplici metodi d ' inchiesta alle condizio­ ni attuali della formazione dei miti contemporanei . L'abitante di Parigi o di New York offre altrettanto interesse al riguardo, del C afro o dell ' Arun­ ta. Inoltre, converrebbe accordare a discipline come la biologia e l 'econo­ mia un'importanza che lo storico delle religioni tende spesso a sottovalutare. Questo insieme di descrizioni e di comparazioni, appartenendo essenzial­ mente alla filosofia e alla storia, non sarebbe che un'introduzione alla «mito­ grafia» propriamente detta. In effetti, il compito particolare di questa consisterebbe nel riunire le differenti varietà di uno stesso mito , non in ragione di una stessa interpre­ tazione di questo, ma a seconda che le sue varietà utilizzino gli stessi gruppi simbolici e classificando semplicemente questi gruppi come si trattasse di cristallizzazioni o forme sufficenti a se stesse in quanto tali . Una volta riuniti questi gruppi simbolici, toccherebbe al mitologo pro­ porre delle teorie dei gruppi e, inversamente , di verificare queste teorie collegando, con l 'aiuto di queste, tutte le varietà possibili di uno stesso mito , indipendentemente dalla loro esistenza storica . A uno stadio superiore di sistematizzazione apparirebbero così gli sche­ mi integranti dei miti, schemi il cui numero deve essere, verosimilmente molto limitato . Infine, conosciuti questi schemi , la nozione di specie mito­ logica potrebbe essere definita razionalmente come collezione di gruppi simbolici di cui gli schemi integranti sono simili e composti di stessi prin­ cipi uniti in uno stesso rapporto . Lo studio di queste speci e delle leggi alle quali sembrerebbero essere sottoposte sarebbe l ' oggetto proprio della «mito-sofia» . Certo , questi metodi corrispondono , in generale, a un approccio del ra­ gionamento comune a molti storici delle religioni ma, a nostra conoscenza almeno , si sono sempre prodotte, sia a livello della «mito-grafia» , sia a quello della «mito-logia» , costanti confusioni dovute a interpretazioni pre­ mature e arbitrarie . Allo stato delle conoscenze attuali, la teoria dei grup­ pi simbolici non esiste, è anche azzardato collegare insieme delle ierofanie, come ha fatto, per esempio , Mircea Eliade, benché questo tentativo sia tra i più interessanti e i più importanti della nostra epoca. È un andare troppo veloce e troppo lontano allo stesso tempo . 47

Il compito dello specialista di «Scienze umane» , nel xxo secolo, non è di definire i rapporti dell 'uomo e delle manifestazioni del sacro in un tem­ po in cui le scienze della materia, il cui avanzamento rispetto alle discipli­ ne precedenti è considerevole, incominciano a intravedere i rapporti della materia e delle manifestazioni dell 'energia. L'uomo , per noi , è un oggetto lontano e le teorie attuali relative al «sacro» sembreranno un giorno vaghe come a noi sembrano esserlo le teorie degli alchimisti del xvmo secolo nei riguardi del «plogistico» . Tuttavia, abbiamo bisogno di teorie , di ipo­ tesi , anche false, in ragione della proliferazione dei dati . Conoscere i pro­ pri limiti di soggettività, non temerli , riconoscerli sinceramente , non confondere la cultura personale, per quanto estesa, con una conoscenza nè con una vera scienza, questi ci sembrano i principi a cui i mitologi e gli storici delle religioni hanno interesse a ispirarsi . In queste condizioni , si comprenderà che le nostre ricerche sui simboli alchemici non mirano a null 'altro che raccogliere «gruppi simbolici» . Se, per chiarezza d 'espo­ sizione, abbiamo dovuto coordinare questi gruppi con l 'aiuto di qualche interpretazione, chiediamo con insistenza al lettore di non dimenticare che si tratta di pure ipotesi e che conviene considerarle come tali .

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Il gruppo simbolico della ��prima materia»

Come abbiamo precisato, esamineremo i principali aspetti del simboli­ smo alchemico non tanto in funzione del sistema d'interpretazione, ma piut­ tosto nella misura in cui le nozioni simboliche studiate corrispondono a delle costellazioni mitiche appartenenti in proprio al dominio dell 'alchi­ mia. Ciascuna di queste costellazioni corrisponde a un nome particolare : «prima materia» , «mercurio» , «zolfo» , �> , Fulcanelli ci insegna a proposito: «Non dobbiamo dimenticare che si tratta di una scienza esoterica . Di conseguenza, una vi­ va intelligenza, un' eccellente memoria, il lavoro e l 'attenzione aiutata da una volontà forte non sono qualità sufficienti per sperare di diventare edotti nella materia>> . Abusano molto, scrisse Nicolas Grosparmy, coloro che cre­ dono che abbiamo fatto i nostri libri per loro , noi li abbiamo fatti per get­ tarne fuori tutti coloro che non sono della nostra setta»24• Ecco perché possiamo affermare che ogni interpretazione «chimica>> della «prima materia» è falsa e che vi si sono visti a torto , il cinabro , l'oro, la magnesia, l 'orpimento, il rame, il sale marino, l ' antimonio, lo zolfo, lo zinco, l 'argento o altri «corpi» chimici, o dei prodotti del regno vegetale e anche, talvolta, del regno animale, a dispetto della raccomandazione espressa dagli antichi maestri che consigliano unanimemente di cercare il misterioso «soggetto dei saggi» nella «radice minerale e metallica» . Il «padre>> di questa «radice» è il Sole, e sua «madre>> la Luna. Tale resta il principio fondamentale da cui «l'investigatore di scienza» non deve mai allontanarsi. Che cerchi dunque di stabilire da dove viene questo termine 23

Antonin Artaud, Le Théiitre et son double, pp. 53 e 54, Gallimard, Paris, 1938. 2 4 Fulcanelli, Les Demeures philosophales, pp. 47-48, Schernit, Paris, 1 930.

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di «radice» e, quando l ' avrà compreso, avrà scoperto una delle chiavi del gruppo simbolico della «prima materia» . Ci limiteremo a ricordare qui i principi dedotti dalla tradizione alchemica occidentale e, in particolare, dalla tradizione cabirica. La triade cabirica composta da tre ipostasi del Logos in rapporto a un quarto tennine che è l 'operatore o il Pontefice, inversamente , una triade materiale formerà il «Carro terrestre» che farà da > così , con l 'iniziazione, situa, simbolicamente, il soggetto sulla > e del­ la «Luna>> , virtualmente situate secondo due ipostasi avverse e complementari del logos indicate dai punti Heta e Mu, risponderanno ai nomi di «Origi­ ne» e di «Via» , sul loro proprio piano, cioè la forma e la luce manifestate. Il punto lota della «Tripla Materia>> è egualmente il luogo designato da­ gli autori tradizionali come il «Nulla>> , il «Nihil>> o il «Nil>> e il «Vuoto>> poiché il livello estremo della Discesa del Raggio della Luce originale, in virtù dell'inversione del senso dei simboli, risponde al «Tutto» e alla «Pie­ nezza>> dell ' Uno trascendente. In un altro senso, il punto lota è il «Caos>> , cioè la «Madre del Raggio>> , la «Madre misteriosa» , la «Misura senza misura>> e la «Pace profonda» al centro della quale il riflesso del Raggio appariva e scompariva senza la­ sciare tracce, come senza turbare l 'eterna purezza, l ' immutabile giovinez­ za e la bellezza nascosta dello «Specchio» della «Figlia del Re>> . La materia e la luce sono tra loro nello stesso rapporto della nozione di misura e la nozione di limite . Nessuna misura esiste senza un dato limi­ te, nessun limite senza una misura ricevuta. La materia e la luce non sono distinte essenzialmente, non essendo che la misura e il limite di una stessa realtà, di questa al di là come di questa al di quà della nostra ragione limi­ tata che è l 'Unità suprema di cui l 'Universo, in tutta la sua espansione con­ cepibile, rappresenta un'immagine armoniosa e sovranamente ordinata. Questa immagine, se ci si può distinguere un «Grande Inizio>> e una «Gran­ de Origine>> non potrebbe permetterei di applicare delle nozioni umane al­ l 'inconcepibile realtà in seno alla quale il Tutto e il Niente si annientano 26 TI fatto d'ignorare la «Saggezza» del Padre impedisce allo spirito di «questo mondo» di raggiungere l' «Intelligenza» del Figlio come di raggiungere la •Scienza» vera. Mentre, solo lo •Spirito Santo• può dare la •Scienza» e l' •Intelligenza• reali, a chi vuole e come vuole. 54

simultaneamente. Ecco perché, conoscendo il carattere incompleto e in­ compiuto della nostra coscienza attuale, la tradizione alchemica si è posta, dapprima, sotto il segno del «Limite>> che attesta il ruolo attribuito agli «er­ meti» antichi, che fissavano i «Confini>> di uno spazio ai quali rispondono i «confini» dell 'intendimento umano . Conviene ricordarsi che questi limiti si applicano altrettanto bene alla triade cabirica che all'alchimia stessa e che così, in ogni campo delle «scienze tradizionali» , se il primo «termine» è posto dalla metafisica pura, questa metafisica nondimeno è superiore , in ragione della sua universalità, a tutte le sue applicazioni particolari . Sull' asse centrale Khi-Teta-Ksi- Tau-lota sono proiettati tre punti distin­ ti dei Khi e Iota. Questi punti corrispondono, da una parte, a una triade > , cosa che spiega, tra gli altri sensi, come l 'attri­ buto fondamentale dell '« Uomo vero» sia la che deve essere resa, simbolicamente, «al piede dell 'Albero» e nei tre mondi sui quali il Giusto esercita il suo doppio potere . La triade della «Tripla Materia» il cui insieme costituisce, simbolica­ mente, la «materia prima» può essere studiato sia, in maniera generale , nei suoi rapporti con la triade della «Tripla Parola>> , cosa che, per esem­ pio , rappresenta uno degli oggetti dell' e della classificazione esagonale dei «mondi>> tradizionali, sia, in maniera ristretta, nel suo rap­ portò con il mondo «Umano» e «terrestre» che, in nessun modo occupa una situazione privilegiata in rapporto ai precedenti. Tuttavia, anche nei suoi stretti limiti, questo mondo «manifestO>> , tri­ dimensionale e temporale, è la base di una «realizzazione operativa>> che può trasferire dal virtuale al reale l 'aggregato umano «immaturo» , in­ completo e incompiuto, di cui ciascuna «scintilla incarnata>> anima la ma­ schera e porta il pesante fardello . La materia è dunque, per l 'aggregato umano come per l 'aggregato ani­ male, vegetale o minerale, la via dolorosa, lenta e profondamente sag­ gia, di una Passione universale e di passaggi effimeri. Ogni venerazione, ogni amore che inspiravano agli alchimisti gli spettacoli di annientamento e resurrezione provocati dalle tecniche segrete del «magistero>> , la per­ fezione dei fatti la cui spiegazione sfida tutti gli sforzi di ciò che chia­ miamo , hanno dato ai trattati tradizionali dei maestri, questo accento e questo stile inimitabile di cui, malgrado i secoli, ciascuno di noi può provate ancora la risonanza sottile, il calore e la luce, sempre vibrante, sotto il mantello nero degli enigmi. Ascoltiamo Ostanés : «La prima cosa che bisogna cercare, è la conoscenza della pietra che fu ricercata dagli Antichi e di cui acquisirono il segreto con il filo della Sciabola27• E gli fu vietato di nominarla o, se menzionata nominalmen­ te, di nominarla con un nome volgare. E conservarono il segreto finché 2 7 Segnaliamo qui che la parola •Tao• significa anche •coltello». In greco, la •sciabola• e il •coltello• sono designati con il termine •makaira•. Questo simbolismo si riferisce a quello della ·Divisione•, della •Partizione• che si ritrova nell'etimologia della parola •Paradiso• che studieremo in seguito. •Makaira• vela il termine •Makario• che significa il •Beato• . Secondo la tradizione alchemica l'in­ venzione dell'alchimia è attribuita agli •Angeli•, in Occidente, e ai •Beati• in Estremo Oriente. 56

potessero rivelarlo alle anime pure . . . La pietra, la si è descritta dicendo che è l'acqua corrente, l'acqua eterna, il fuoco ardente, il fuoco ghiacciato, la terra morta, la pietra dura, la pietra dolce. Lo schiavo fuggitivo, lo stabile e il ra­ pido, la cosa che fa, quella che è fatta; quella che lotta contro il fuoco, quel­ la che uccide con il fuoco; colui che è stato ucciso ingiustamente, colui che è stato preso con la forza; l'oggetto prezioso, l'oggetto senza valore; la più alta magnificenza, la più bassa abiezione; esalta chi la conosce, rende illu­ stre colui che vi si applica; disprezza chi l'ignora, abbassa colui che non la conosce; è proclamato ogni giorno da tutta la Terra. O voi, cercatemi, pren­ detemi e fatemi morire, poi, dopo avermi ucciso, bruciatemi: dopo tutto ciò, resusciterò e arricchirò colui che mi ha ucciso e che mi ha bruciato. Se mi si avvicina con il fuoco vivo, lo rendo ghiacciato. Se mi si sublima intera­ mente e mi si lega fortemente, trattengo allora la vita nelle mie convulsioni estreme e per Dio non mi fermo che quando sono saturato del veleno che deve uccidermi» . Questa ricerca della «prima materia» introduce il neofita nel labirinto al centro del quale i segreti dall' «alta scienza» sono nascosti in una colonna, come i libri del Tempio. Quale migliore esempio di questa cerca si potrà da­ re della descrizione seguente del «Viaggio» iniziatico : «Hai sentito parlare, o straniero, di un labirinto con cui Salomone formò il piano nel suo spirito e che fece costruire con le pietre raccolte in circolo? Questo disegno ne rappresenta la disposizione, la forma e la complicazio­ ne, tracciate con linee fini, in maniera razionale. Vedendo i suoi mille cir­ cuiti, dall'interno all'esterno, le sue strade sferiche che girano in tondo, di quà e di là, su se stesse, impara il corso circolare della vita che ti manifesta così i gomiti scivolosi dei suoi cammini bruscamente ripiegati . Con le sue evoluzioni sferiche, circolari si avvolge sottilmente in cordoni composti; come il serpente pernicioso, nelle sue spire, striscia e scivola, in maniera manife­ sta o segreta. C'è una porta posta obliquamente e dall'accesso difficile. PI Ù ACCORRI DAL DI FUORI VOLENDO LANCIARfi, PIÙ LUI STESSO, CON I SUOI MEANDRI SOTTILI, TI IMPEGNA ALL'INTERNO, VERSO LA PRO­ FONDITÀ , DOVE SI TROVA L'USCITA. Ti seduce ogni giorno nelle tue corse, ti gioca e si burla di te con il ritorno della speranza; come un sogno che t'inganna con visioni vane finché il tempo che regola la commedia si sia smaltito e il trapasso, ahimé, ordinando tutto nell'ombra, ti abbia ric�­ vuto senza permetterti di riuscire a raggiungere l 'uscita.

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4 n gruppo simbolico del «mercurio»

La struttura generale del gruppo simbolico della «prima materia» essen­ do legata direttamente a quella del gruppo del «mercurio» , ci permetterà di studiare questo in funzione dei principi precedentemente indicati . La maggior parte degli autori non dà alcuna precisazione sul «soggetto dei sag­ gi» , né sulle prime operazioni della Grande Opera; questa omissione siste­ matica ha per effetto di provocare un' inestricabile confusione nello spirito del «profano» , che confonde la «prima materia» e il «primo mercurio» o «mercurio comune» . Quasi tutti i trattati cominciano, di fatto, all' inizio della «Seconda opera» e sembrano supporre finita la «prima preparazione» , dif­ ficile più di tutte, che è quella dell ' «agente primo» o «mercurio» . In questo senso, l'enigma della «prima materia» è scientemente ricoperto dall 'enig­ ma del «mercurio» benché, anche se si indovina questo, si scoprono solo i termini del problema posti da quello. In alchimia, questa successione d' in­ sidie e baluardi non è l ' eccezione ma la regola, e ci vuole molta ingenuità per permettersi di giudicare «ingenui» gli antichi maestri a cui Ermete , co­ me a Pandora, aveva insegnato le astuzie e tutti gli artifici del linguaggio . Di fatto , per cercare di ritrovare il «Filo di Arianna» che evoca Artefio , conviene non discostarsi mai dai principi tradizionali astratti , poiché sen­ za questi principi, l' «investigatore di scienza» è condannato a errare inter­ minabilmente nel labirinto . Da principio , qual ' è lo scopo dell' alchimia? Si tratta di «fare l'oro»? Paracelso , nel «Cielo dei Filosofi» , ci insegna che «l'Alchimia è una scienza che insegna a cambiare i metalli di una specie 59

in un'altra specie» . Ma che cosa bisogna intendere con questo termine «me­ talli»? Abbiamo insistito precedentemente che l 'alchimia non è la spagiria e che le tecniche artigianali dei metallurghi e degli orefici hanno velato ricerche di ordine teurgico e sacerdotale, ispirate dall 'insegnamento se­ greto dei Misteri antichi . L'Alchimia, in effetti, constatando che «tutto ciò che è osservabile è simbolico» afferma che > , una notevole quantità di mercurio, di piombo o di stagno, in oro. Al contrario, in questo stato, la sua effica­ cia è limitata al regno minerale . Assorbito sotto forma di «elisir>> esercite­ rebbe un'influenza fisiologica e psicologica non meno sorprendente e guarirebbe un gran numero di malattie. Ma se ci si riflette un pò, in questo non c'è niente che sia in ra_pporto con gli sforzi smisurati che esigono i lavori della Grande Opera. E certo infinitamente più facile guadagnare oro con qualche traffico lecito o non, che fabbricarlo. Quanto alle malattie, l 'arsenale della terapeutica antica disponeva di mezzi così vari e, spesso , efficaci quanto quelli della medicina moderna. Con questi termini di «pie­ tra>> , di «polvere di proiezione>> e di , gli alchimisti designavano realtà meno volgari di queste utilizzazioni banali. L'illuminazione apriva, in effetti, all'adepto delle porte di un regno presso il quale l'oro, la salute, il potere temporale, la celebrità mondana, rappre­ sentano dei ninnoli indegni di un filosofo . Questo regno era - ed è ancora - quello della transcoscienza o del risveglio che si deve, più semplice­ mente, considerare come lo stato , , e della coscienza se non della nostra coscienza attuale. Ora questo stato, come provano i troppo rari bagliori prodotti in noi in certe circostanze da intuizioni di una bellezza, di una verità, di un accordo finalmente PERFETTO , rappresenta nella nostra condizione abituale un incidente imprevedibile, una serie di occasioni felici, di incontri capovol­ genti di cui dubitiamo dal momento che cessano , tanto sono fuggitivi . Non possiamo neanche immaginare ciò che sarebbe una coscienza che si man­ tenesse senza sosta sulla cima di questo punto di estrema lucidità. Certo, per essa, non solamente i metalli vivi ma tutte le forme, tutte le apparen­ ze, sarebbero definitivamente cambiate . Né lo spazio, né il tempo di questa coscienza sarebbero identici al no­ stro senso del tempo e dello spazio . Per l'osservatore situato ai piedi di un' alta montagna attorno alla quale gira una linea ferroviaria, il treno ap­ pare e scompare, a intervalli, in maniera discontinua . Tuttavia, agli occhi dell'osservatore che si trova sulla sommità del monte, il carattere circola­ re del percorso e la continuità del tragitto del convoglio non lasciano posto 61

ad alcun dubbio. Questo osservatore potrà prevedere l'arrivo del treno men­ tre il viaggiatore lo ignorerà e sarà capace di seguire, dopo un inghiotti­ mento apparente, i vagoni diventati invisibili agli sguardi degli abitanti della pianura. Questo semplice esempio dell 'importanza della situazione fisica dell' os­ servatore in rapporto al sistema osservato si applica, analogicamente, al­ l' ordine di riferimento che costituisce lo stato di coscienza dell'operatore in rapporto alle sue operazioni mentali e alle sue percezioni. Se, in effetto, i nostri sensi sono limitati e se apparecchi materiali si rivelano adatti a esten­ dere, in proporzioni considerevoli, le nostre possibilità abituali d' investi­ gazione, il nostro stato di coscienza non resta tuttavia prigioniero di uno schematismo logico e psicologico che, in molte circostanze non corrisponde più alla complessità dei fenomeni scoperti né alla scala di questi. Ora, questo fatto constatabile nel dominio della macra e della micro fi­ sica contemporanee, non sembra aver attirato l 'attenzione dei teorici delle scienze sulla necessità d'includere in tutte le leggi così stabilite questa ri­ serva fondamentale, pertanto attingono la loro coerenza razionale alla coe­ sione di un linguaggio e di uno schematismo essenzialmente simbolici. Al di fuori di questo linguaggio, al di fuori di questo schematismo, al di fuori dei simboli della coscienza umana dello stato di veglia, nessuna legge fisi­ ca è esprimibile in quanto tale. Così esiste un mondo del sogno come un mondo della veglia dove, non solamente la relazione della coscienza e degli oggetti è differente dalla re­ lazione mantenuta, collettivamente, nel mondo della veglia ma dove, an­ cora, il determinismo fenomenico di questo non sembra più coerente né valido . Una concezione scientifica dell'Universo non rappresenta dunque che la concezione di un universo nell 'Universo . Il consenso comune non potrebbe essere sufficiente a stabilire l 'autorità, la verità e la validità ge­ nerale delle leggi. Gli sforzi incessanti che esigeva l 'elaborazione della Grande Opera sem­ brano dunque essere stati destinati a produrre, da una parte, la «proiezio­ ne» della coscienza dello stato di veglia sul piano di uno stato transrazionale di veglia, e, d'altra parte, l ' «ascensione» della materia fino alla luce ignea che ne costituisce il limite. Se si vuole ben riflettere, ora, al fatto che il limite collettivo dello stato di veglia è la morte, si comprenderà in che senso conviene comprendere l 'espressione «elisir d 'immortalità» applicata alla «pietra filosofale>> che, assorbita, trasferiva la coscienza al di là dei confini del «Sé» perituro , in un mondo «nuovo» che, normalmente, è separato dal nostro da una tenda 62

di fuoco. Ricordiamo qui che tale è il senso etimologico del termine : «Parada» , in latino, significa «tenda>> , in iranico, in per­ siano , «Partak» in armeno, «Pardès» in antico francese . In cabala fonetica, questa «tenda» che vela la natura reale della materia è, in parte , per l 'Operatore che i primi lavori hanno messo in possesso del > dell' Operatore umano29• Da una parte all ' altra del punto Teta, i punti Gamma e Pi indicano lo «zolfo>> e il «mercurio» della «Terra Celeste>> ai quali rispondono inversa­ mente, ai punti Nu e Ro , il «mercurio>> e lo «zolfo>> del «Cielo Terrestre>> . Il punto Teta essendo considerato esercitare un' influenza positiva in rap­ porto al punto Tau, l'epiteto dello «Zolfo rosso>> o della «pietra al rosso>> gli è applicato talvolta per indicare la predominanza del suo carattere «sul­ fureo>> . Il punto Tau , invece, essenzialmente «mercuriale>> , risponde alla «pietra al bianco» . Nel simbolismo estremo orientale, si distingue lo «yang puro>> dallo «yin puro>> , lo «yang puro» essendo proprio al «Tao>> del Cielo e lo «yin puro>> al «Tao>> della Terra. Ma si differenzia anche lo «yang dello yang>> dallo «yin dello yang», cioè lo «zolfo dello zolfo>> dal «mercurio dello zolfo>> (Terra Celeste) e lo «yin dello yin dallo «yang dello yin>> , cioè il «mercurio del mercurio» dallo «Zolfo del mercurio>> (Cielo Terrestre) . Non esiste dunque un elemento simbolico semplice chiamato «mercurio>> e un altro chiamato «zolfo>> come sembra credere la maggior parte dei critici moderni , ma dei gruppi complessi di combinazioni . Segnaliamo infine che lo , il «solvente>> , l' «attraente>> , l' , il , } ' , il «perno>> , la , lo , l' > e il «Cervo fuggiti­ VO>> . Nessuno di questi nomi è dovuto alla fantasia degli autori ma ciascu­ no corrisponde a una proprietà del «mercurio>> . Ricordiamo che questo mercurio è «doppio>> : il «primo mercurio» o «mercurio comune>> riconnet­ tendosi al «lavoro della natura>> , il «secondo mercurio» o «mercurio filoso­ fico>> essendo carpito grazie alle sole operazioni dell 'arte. Tutti questi simboli, se si desiderasse esaminarli uno a uno , richiede­ rebbero dei commentari interminabili. Ci permetteremo solamente di atti­ rare l'attenzione del lettore sull'epiteto di «Solvente>> applicato al «mercurio>>, poiché la questione del «solvente universale>> o «Alkahest» fu argomento di controversie appassionate tra i chimici nel XVII 0 e xvmo secolo . Van Helmont dichiara di aver notato questo termine in un'opera di Paracelso «De viribus membrorum>> , libro II : « . . . est etiam alkahest liquor magna hepatis conservandi et confortandi>> (« . . . vi è anche il liquore alkahest per conservare e confortare grandemente il fegato>>) . Pantaleon, Vei­ denfelt, Boerhaave, Boyle, Ludovic, Tachenius hanno studiato il problema del «solvente universale>> , che Glauber interpretava come capace di ridurre tutti i corpi sublu­ nari in un liquore omogeneo che trattiene le «virtù seminali» dei corpi dis­ solti, ci autorizza a vedere nella dei «metalli» per permettere all 'Operatore di estrarne le «virtù» o i , , cosa che costitui­ sce la definizione dell' operazione fondamentale del magistero. Ora, non esiste alcun processo > o «formale>> . Lo «zolfo» è legato , particolarmente, al principio siano presi in un'accezione speciale che conviene precisare. Di fatto , lo è con­ siderato portare la o il e il la o il «regime» . Tutti i «metalli>> , cioè gli esseri dei tre regni sottomessi alla metamorfosi e , in particolare, gli esseri metallici, sono composti di due principi , uno «luminoso» o «sulfureo», l'altro «formale>> o «mercuriale>>, uniti a metà strada dall'energia «armonizzante>> del o del «suono>> . La > mercurica, e il ruolo del «sale>> consiste nel mantenere tra loro un costante equilibrio . Niente potrebbe dare un migliore esempio di questi principi tradizionali del mo­ vimento del cammino umano. Si sa che, per ciascuno dei membri inferio­ ri, si succedono una fase di appoggio e una fase di sospensione . Durante l ' appoggio, la pianta del piede è al suolo mentre la gamba esegue un movi­ mento di rotazione di cui il piede è l ' asse. Durante la sospensione, il piede lascia il suolo, si dirige verso il suo punto di caduta mentre la gamba ese­ gue un movimento di rotazione che ha per asse l 'articolazione dell 'anca. Ugualmente, secondo l'alchimia, conviene considerare la composizione degli esseri dei tre regni in maniera dinamica e non statica nel senso che la loro fase d 'appoggio è detta «formale» o «mercuriale>> e la loro fase di sospen­ sione «luminosa» o «solforica>> , benché l 'equilibrio «salino>> dell 'insieme sia senza sosta mantenuto da squilibri compensati . Riassumendo, se si considera ora l 'ordine delle operazioni, il «mercu­ rio>> è legato alla «prima materia>> come lo «Zolfo>> è legato al «mercurio>> , di modo che gli autori affermano giustamente che il è la loro > è il Calvario, via che un motto iscritto all'entrata della «Cittadella Alchemica>> riassume: Rudes derident quod sa­ pienti magni faciunt et admirantur>> , fa eco all ' antica sentenza del : «Gli ignoranti non fanno che ridere del Tao . Se non fosse soggetto alla loro derisione, non sarebbe il Tao>> . Tale è anche il principio di base dell 'elaborazione lenta e dolorosa detto che gli au­ tori chiamano , a giusto titolo poiché apre le «tre vie>> delle tre opere. , dichiara il Cosmo­ polita. Con questo abbassamento volontario , r «Alta Scienza>> non occupa for­ se, scegliendo di chiamarsi «la scienza dei folli» e assegnando alla lama maggiore del Tarocco , chiamata il «Matto» , il «Folle>> o l ' , un posto paradossale tra il «Mondo>> e il che crea l ' illusione del gioco? I pretoriani non hanno forse mascherato il Cristo da buffone di carnevale? Non si sono forse giocati ai dadi le vesti del > e «donna bianca>> di cui citeremo i principali esempi classici in tre capitoli consacrati esclusivamente ai testi relativi alla , al e allo . Stimiamo - a questo punto - aver dato delle indicazioni teoriche suffi­ cienti e dobbiamo lasciare al cercatore la cura di conciliare dei principi tradizionali giusti, crediamo, con l ' insegnamento testuale dei Maestri del­ l 'alchimia.

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TERZA PARTE

TESTI E DOCUMENTI ALCHEMICI

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La «Prima Materia»

«Altri artisti con uno spirito più penetrante si sono un po' distinti dai so­ fisti; hanno conosciuto la vera materia filosofica; ma non l'hanno saputa mettere in pratica perché leggevano prima un autore, poi un altro, speran­ do di trovare in loro la maniera d'impiegarla. Ma non tutti gli Antichi han­ no preparato questa materia ugualmente; gli uni hanno fatto ricorso a operazioni lunghe e anche pericolose; altri hanno preso una via più corta e più sicura. Ecco perché quelli che vogliono guidarsi con gli Antichi cre­ dono potersi istruire in Raimondo Lullo sui pesi; in Avicenna per le fer­ mentazioni; in Le Trévisan sul fuoco; in Paracelso sulle proiezioni ecc. Si sbagliano; ciascuno di loro ha un proprio procedimento; ecco perché se Geber vi sembra parlare diversamente da Raimondo Lullo; se non trovate in Morien ciò che è in Amaud de Villeneuve, né in Paracelso ciò che è in altri filosofi, non accusate di errori né gli uni né gli altri: tutti sono giunti allo scopo con differenti mezzi, quant'unque operanti sulla stessa materia>>32 • «L'Eterno mi ha creato come sua prima opera Prima delle sue opere più antiche. Sono stata stabilita dall'eternità, Dall'inizio, prima dell'origine della terra. 3 2 Huginus a Barma, Le règne de Satume changé en siècle d 'or, pp. 31-32, Ed. Derieu, Paris, 1780. 77

Fui partorita quando non c'erano abissi, Nessuna fonte carica di acque; Prima che le montagne fossero consolidate, Prima che le colline esistessero, fui partorita; Non aveva ancora fatto la terra, né le campagne, Né il primo atomo della polvere del mondo. Quando dispose i cieli , ero là; Quando tracciò un cerchio sulla superficie dell'abisso, Quando fissò le nuvole in alto E le fonti dell'abisso sgorgarono con forza, Quando diede un limite al mare Affinché le acque non ne superassero i bordi Quando posò le fondamenta della terra, Ero all'opera presso di lui, E lo deliziavo ogni giorno, Giocando senza sosta in sua presenza, Giocando sul globo della Sua terra, E trovando la mia felicità tra i figli dell'uomo»33 • «Nel Suo regno, c'è uno specchio nel quale si vede tutto il mondo. Chiun­ que guarda in questo specchio può vedere e apprendere le tre parti della Sapienza dì tutto il mondo e, in questa maniera, diventerà molto sapiente in questi tre regni, come lo sono stati Aristotele, Avicenna e diversi altri, i quali, come i loro predecessori, hanno visto in questo specchio come è stato creato il mondo»34• «Il caos metallico prodotto dalle mani della natura contiene in se tutti i metalli e non è metallo. Contiene l'oro, l'argento, il mercurio; ma non è oro, né argento, né mercurio»35 • «Questo soggetto si trova in diversi luoghi e in ciascuno dei tre regni; ma se guardiamo alla possibilità della natura, è certo che la sola natura metallica deve essere aiutata dalla natura e attraverso la natura; è dunque solo nel regno minerale, dove risiede il seme metallico, che dobbiamo cer­ care il soggetto della nostra arte»36 • 33 34 3S 36 78

Proverbi, VID, 22-31. Le Cosmopolite, Nouvelle Lumière chimique, pag. 78, Ed. D'Houry, Paris, 1649. Le Psautier d'Hermophile, Mss. anon. del XVIll0 sec. Traitès de la transmutation des mètaux. Citato da Fulcanelli, Mystère des cathédrales, pag. 108, Ed. Schemit, Paris 1926.

«C'è una pietra occulta, seppellita nel più profondo di una fontana, che è vile, abietta e valutata nulla; ed è coperta di fieno e di escrementi; a cui come fosse uno si riflette ogni nome. Perchè, disse il Saggio Morien , que­ sta pietra non è pietra animata, avendo virtù di procreare e generare. Que­ sta pietra è molle, prendendo il suo inizio, la sua origine e razza da Satumo o da Marte, Sole e Venere»37• «Che renda grazia nondimeno nella misura delle sue forze, a Colui che gli conferisce, dall'aurora della sua esistenza, la perfezione di ogni creatu­ ra. Dio nella sua infinita potenza, dona l'essere con i minerali, la vita se­ minate con le piante e le erbe, la vita sensibile o animale con le bestie; e a tutto ciò viene ad aggiungersi la vita ragionevole che è propria agli angeli» 38 • «Aelia Lelia Crispis è il mio nome. Non sono uomo né donna, né erma­ frodito, né vergine, né adolescente, né vecchio. Non sono prostituta, né virtuosa, ma tutto ciò insieme. Non sono morto di fame, né con il ferro, né con il veleno ma per tutte queste cose insieme. Non riposo nel cielo, né sulla terra, né nell'acqua, ma ovunque. Lucius Agata Priscius che non era mio marito, né il mio amante, né il mio schiavo, senza dispiacere, sen­ za gioia, senza pianti, mi ha fatto erigere, sapendo e non sapendo perché, questo monumento che non é una piramide né un sepolcro, ma entrambi . Si tratta di una tomba che non racchiude cadaveri; è un cadavere che non è racchiuso in un sepolcro. Il cadavere e il sepolcro sono uno»39 • «Il sole è il padre di tutti i metalli, la luna è loro madre, quantunque la luna riceva la sua luce dal sole. Da questi due pianeti dipende l'intero ma­ gistero»40. «La composizione parte dall'unità e si costituisce in triade con l'espul­ sione del mercurio ; l'unità di costituzione risulta da una triade di elementi separati. È così che una triade unica, divisa, costituita da elementi separa­ ti, forma il mondo con la provvidenza dell'autore primo, causa e demiurgo

37 Nicolas Flarnel, Le dèsir dèsirè, pag. 144 , Hulpeau, 1629. 3 8 Guillaume de Saint-Thierry, Physique de l 'dme, pp. 101-102 in De la nature du corps et de l 'dme. Trad. J. M. Déchanet, Aubier, 1944. 39 1heatrum chimicum, pag. 744.

4 0 Raymond Lulle, La clavicule.

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della creazione. In seguito, è chiamato Trismegisto avendo progettato se­ guendo la triade ciò che è fatto e ciò che fa>>41 • 42 • «Per aver comprensione di questa Materia, bisogna primariamente sape­ re che Dio fece all'inizio una materia confusa e senza alcun ordine la quale era piena, per volontà di Dio, di molte materie. E da quella trasse i quattro elementi dai quali fece Bestie e Creature diverse, mescolandole. Alcune Creature le ha fatte Intellettive, altre Sensitive, altre Vegetative e altri Mi­ nerali . . . i quali sono creati di Terra e d'Acqua ma la dignità dell'acqua è più terrosa che acquatica. E in questi Metalli, ci sono diverse forme, e mai si possono moltiplicare, se non per riduzione alla loro prima materia>>43 • «La materia è una e tutte le cose, dicono i filosofi, perché è il principio radicale di tutti i misti. Essa è in tutto e simile a tutto poiché è suscettibile di ogni forma ma prima che sia specifica a qualche specie di individui dei tre regni della natura»44• «l Giusti dell'alta antichità svilupparono e ordinarono il cielo e la terra. Tenevano in mano lo Yin e lo Yang e ne disponevano. La sostanza eterea aspirata dal loro principio vitale conservava l'unione dei corpi e dello spi­ rito : tale era il mondo del loro Tao . . . il Saggio segue il Tao delle quattro stagioni . . . trattiene lo Yang a primavera e in estate, lo Yin in autunno e in inverno, assecondando cosl la radice degli esseri. Ecco perché s'immer­ ge con tutti gli esseri nella fonte della nascita e della crescenza . . . Ciò che dall'origine ha penetrato tutto il cielo, è il principio della vita, la sua radice. Questa radice è nello yin e nello yang. Tra il cielo e la terra, nel seno delle sei regioni, è il principio vitale . . . Huang-ti disse: «Lo Yin e lo Yang sono il Tao del Cielo e della Terra. Formano la materia costitutiva, la catena e la trama di tutti gli esseri, i principi produttori, il padre e la madre di ogni produzione di ogni trasformazione, 4 1 Zosimo il Panopolita. 4 2 Zosimo il Panopolita. 43 Messire Bemard, conte della Marche Trévisane, Le livre de la philosophie naturelle des métaux, m• parte. 44 Dom Pemety, Fables grecques et égyptiennes dévoilées. 80

la radice, l'origine della vita e della morte, il seggio dell'essere intellettua­ le . . . il Tao, in Cielo forma il Ch'i e, in Terra, completa la forma»45 • «Nell'alta antichità Due koang hanno trovato il modo di afferrare La manica del Tao con la quale lo si tiene E dimorarono nel suo seno Allora gli esseri trascendenti circolarono Per dare la pace al mondo Così il Cielo girò E la Terra si coagulò Come la ruota del vasaio gira attorno al suo asse Gira e rigira ancora Gli esseri Quando sono stati levigati e incisi Tornano alla semplicità primaria»46• «Quando la virtù riposa nel suo cuore Il Santo dà la vita agli esseri e li crea»47 • «Le cose di questo mondo non si compiono Con l'azione esteriore Bisogna seguire la loro natura>>48 • «La luce è il figlio dell'immateriale L'acqua è sua figlia Entrambi nascono dal senza forma La luce può vedersi Non può essere afferrata con la mano L'acqua può essere condotta seguendo il suo corso Non bisognerebbe violentarla>>49•

45 46 47 48 49

Hoang-ti-nei-King. Trad. di Harlez. Hoei-nan-Tze. Hoei-nan-Tze. Hoei-nan-Tze. Hoei-nan-Tze.

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«La realtà del Tao comincia con il non-avere (wu-yeu) con il senza-forma materiale poi si cambia, si forma e si sviluppa nell'avere (yeu) , l'esistenza sensibile>>50 • «Non si può afferrare solidamente una lama di coltello senza tagliarsi le dita; ci vuole un manico ma quando si afferra il coltello, si tiene allora il manico e non la lama. Ecco perché non si afferra il Tao neanche quando si possiede la scienza del Tao : si tiene solo il manico. Non si può afferrare l'anima; ci vuole un corpo ma quando si considera l'insieme si ha allora il corpo e non l'anima. Non si può raggiungere ciò che separa senza essere immediatamente separato da ciò che si afferra»51 • «Non potete giungere al vostro scopo senza illuminazione e senza pazienza e senza avere il coraggio di attendere, poiché chi non avrà pazienza non entrerà in questi\rte. Come credete di capire la nostra Materia dalla prima volta, dalla seconda o dalla terza? Leggete tutto tante volte da non dubitare e abbiate questo Libro come una luce davanti agli occhi e abbiate pazienza di attendere . . . Poiché cercate un grande Segreto ; perché non volete dunque prendervene la pena? Non vedete che l'uomo uccide l'altro uomo per dena­ ro? Che dovreste fare e quale pena dovreste prendervi per giungere a que­ st'alta Scienza che è di così grande profitto? Quando piantate e seminate, non attendete il frutto fino ai tempi della sua maturazione? Come volete dunque avere il frutto di questi\rte in così poco tempo? Ve lo dico, perché poi non ci malediate, poiché ogni affrettamento in questi\rte viene dal Dia­ volo che cerca di distogliere gli uomini dai loro buoni propositi. Siate fer­ mi e credete al vostro Maestro come noi crediamo al nostro. Per averlo creduto e aver saputo, abbiamo avuto profitto; parimenti se voi ci credere­ te, avrete profitto»52 • «Natura è governata da Natura che la distrugge e la riduce in polvere e la fa diventare niente : poi la rinnova e la rigenera spesse volte. Studiate e leggete per sapere la verità e che cosa l'imputridisce e la rinnova e quali cose sono e come si amano e come dopo il loro amore, gli viene inimicizia e corruzione e come si abbracciano insieme, finché siano fatte Uno>>53 • 50 51 52 53

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Hoei-nan-Tze. Anonimo. •La tourbe des philosophes• , pp. 22-23, in Bibliothèque des Philosophes Chimiques. Cailleau, 1741. •La Tourbe des Philosophes•, pp. 4-5.

«E sappiate che la cosa che comprendiamo, della quale i Filosofi parlano in tante maniere, segue e raggiunge il suo compagno senza fuoco, come 11\.mante tira il ferro. E questa cosa, nell'abbraccio, fa apparire diversi co­ lori ed è trovata ovunque; è Pietra e non è Pietra, cara e vile, chiara e pre­ ziosa, oscura e conosciuta da ciascuno, non ha che un nome e ne ha molti ; è lo sputo della Luna»54• «E vi dico che la nostra Opera deve nel suo primo inizio lavorare con due nature che sono una sostanza»55 • «E io dico : «Così ha fatto Adamo ; ecco perché siamo più figli poiché Eva era della materia di Adamo»56• «O Re, prego Dio, che è onnipotente, che vi tragga dall'errore in cui siete e vi faccia conoscere la verità . Per quanto riguarda me, non ho niente che possa suscitare la vostra ammirazione. Sono uno dei Figli di Adamo, come tutti gli altri uomini . Siamo venuti tutti da una stessa origine e avremo tutti una stessa fine quantunque ci arriveremo per vie diverse. La lunghezza de­ gli anni cambia l'uomo perché egli è soggetto al tempo e lei lo confonde»57• «Per soddisfare la vostra domanda, sappiate che c'è una sola e prima so­ stanza che è la Materia del Magistero ; che da questa Materia si fa Uno; che quest'Uno è fatto con quella e che non vi si aggiunge né si toglie niente»58 • «Ermete disse ugualmente: «La Terra è la madre degli altri Elementi; ven­ gono tutti dalla Terra e vi tornano» . Disse ancora: 60• « . . . mi cadde tra le mani, per la somma di due fiorini , un Libro dorato, molto vecchio e largo. Non era di carta o pergamena, come gli altri , ma era fatto di delicate scorze (da come mi sembrava) di teneri Arboscelli . La sua copertura di cuoio delicato, incisa con lettere e figure strane; quanto a me, credo che potevano essere caratteri greci, o di altre lingue antiche simili>>61 • «Chi fu colui che mi vendette un Apuleio in latino quando avevo già ven­ t'anni salvo errori e che si allontanò così presto? Io che fino ad allora ero stato una sola volta a scuola, che non avevo alcuna nozione di latino, avevo sconsideratamente comprato il libro perché era dorato. L'indomani, mi tro­ vai avanzato in latino come lo sono attualmente e, nello stesso tempo, fui in grado di comprendere il greco, lo spagnolo e il francese>>62 • «Ci sono certezze complete solo nelle arti manuali come quella del fabbro>>63 • «La saggezza, come le altre materie preziose, deve essere sradicata dalle viscere della Terra>>64• «Un antico profeta della nazione giudaica mangiò un libro, e fu letterato fino ai denti; ora voi ne berrete uno e sarete letterato fino al fegato. Tenete aperte le mandibole» . Panurge aveva la gola spalancata, Bacbuc prese il libro d'argento, pen­ siamo che fu veramente un libro a causa della sua forma che somigliava a quella di un breviario, e fu un vero e proprio fiasco pieno di vino Falerna che fece inghiottire il tutto a Panurge. Le livre d 'Artèphius, ancien philosophe, Ed. Cailleau, Paris, 1741, pag. 144 . Explication des figures de Nicolas Flarnel, Ed. Cailleau, pag. 197. Jérome Cardan, Ma Vie, trad. Dayré, Champion, Paris, 1935, pag. 132 . 63 Ibidem, pag. 130. 64 Ibidem, pag. 170.

60 61 62

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«Ecco, disse Panurge, un notevole capitolo, con glossa autentica: questo è tutto ciò che offriva la parola della Bottiglia trismegista?>> . «Allora aprì un bel libro grande, nel quale ci dissero, uno dei suoi mista­ goghi eseguì con una penna d'oro qualche tratto come di scrittura, ma del­ la scrittura non ci apparve niente. Fatto ciò, ci riempì tre otri di acqua fantastica e consegnandocela con le mani disse : «Andate, amici, a protezione di questa sfera intellettuale del­ la quale il centro è in tutti i luoghi e la circonferenza in nessun luogo, che noi chiamiamo Dio : e tornati nel vostro mondo portate testimonianza che sotto terra ci sono grandi tesori e cose ammirevoli. E non a torto, ho riveri­ to Cerere in tutto l'universo, perché aveva mostrato e insegnato l'arte del­ l'agricoltura e per l'invenzione del bled aboly tra gli umani il brutale alimento della ghianda, che tanto si lamentava per la figlia rapita nelle nostre regioni sotterranee, certamente prevedendo che sotto terra sua figlia avrebbe trova­ to migliori cose di quante sua madre ne avesse date al di sopra . . . Ciò che vi appare dal cielo, è chiamato Fenomeno, ciò che la terra vi mostra, ciò che il mare e altri fiumi contengono, non è paragonabile a ciò che è nasco­ sto in terra»65 • «E la voce, che avevo sentito in cielo, mi parlò di nuovo e disse : Và, prendi il piccolo libro aperto nella mano dell'angelo che si tiene dritto sul mare e sulla terra. E andai verso l'angelo, dicendogli di darmi il piccolo libro. E mi disse: «Prendilo e inghiottiscilo; sarà amaro alle tue interiora, ma nella tua bocca sarà dolce come il miele>> . Presi il piccolo libro dalla mano dell'angelo, e lo inghiottii; fu nella mia bocca dolce come il miele, ma quando l'ebbi inghiottito, le mie interiora furono ripiene di amarezza. Poi mi si disse: «Bisogna che profetizzi di nuovo su molti popoli , nazioni, lingue e re»66•

6 S Rabelais, Pantagruel, 6 6 Apocalisse, X, 8-11.

XLVIII , libro V0•

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2 Il «Mercurio»

«Aristeo disse: «La Chiave di quest'opera è l ' arte di sbiancare. Prendete dunque il Corpo che vi ho mostrato e che il nostro Maestro vi ha detto e fatene sottili tavolette e mettetele nell 'acqua della nostra Marina la quale Acqua è permanente e governa il nostro corpo, poi mettete tutto a fuoco lento finché le Tavolette siano rotte e ridotte in Acqua>>67• «Arcimio disse: «Sappiate che Mercurio è nascosto sotto i raggi del Sole e la Luna glieli fa perdere e li prende e domina su di lui: ma tuttavia que­ sto dominio, il Sole glielo ha dato per due giorni; dopo lei lo rende al Sole e comincia a declinare»68• «Allora Mercurio, che non ha più aiuto, discende, poiché tutte le influenze celesti sono contro lui, e il fuoco e Venere; il Sole brucia i suoi raggi fred­ di e umidi ; allora per il grande contrasto tra caldo e freddo Mercurio scin­ tilla, getta scintille spirituali impalpabili, e in questo contrasto discendono tre Segni caldi e secchi e dimora in ciascun segno quarantatrè, ventiquat­ tresimi di un grado e un terzo»69•

6 7 La Tourbe des Philosophes, pag . 3 . 6 8 Ibidem, pag. 34. 6 9 La Tourbe des Philosophes, pp. 36-37.

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«Sappiate tutto, Investigatori di quest'Arte, che lo Spirito è tutto , e che se in questo Spirito , non è racchiuso un altro Spirito simile , niente si avan­ taggia. E sappiate che quando la Magnesia è bianca dopo il nero , questo è compiuto» 70 • «E il Re disse : «Ve le consegnerò . E non potendo sopportare che Beya ebbe accompagnato suo Marito e Fratello Gabertin e che egli dormì con lei, morì e perse il suo colore vivo divenendo pallido , del colore della Donna»7 1 • «Buon Re, è dirvi tanto in poche parole. Sebbene sappiate che ripren­ diamo l 'autorevolezza degli Antichi, ne darò un esempio per voi, ascolta­ te ciò che disse il Filosofo Datin: «Il nostro Ottone, quantunque sia primariamente rosso, è nondimeno inutile se rimane in questo stato ; ma se da rosso è cambiato in bianco, varrà molto>>72 • «Il Saggio disse: «Colui che avrà sbiancato l'Anima, che l ' avrà fatta cre­ scere una seconda volta, che avrà conservato bene il Corpo e ne avrà tolto ogni oscurità e l'avrà privata del suo malvagio odore, potrà far entrare que­ st' Anima nel Corpo; e allorquando queste due parti verranno a unirsi in­ sieme, appariranno molte meraviglie. Ecco perché quando i Filosofi si riunirono davanti Maria qualcuno le disse: Voi siete beata Maria, perché il divino Segreto nascosto e sempre onorato, vi è stato rivelato>>73 • «Non c ' è molta differenza tra il modo di fare questo Magistero e quello con il quale l 'uomo è prodotto . E dico ora che in questo Magistero nulla è animato , niente nasce e niente cresce se non dopo la putrefazione e dopo aver sofferto l 'alterazione e il cambiamento . Ed è ciò che ha fatto dire a un Saggio : Che tutta la forza del Magistero è dopo l'imputridimento . Se non è putrido, non potrà liquefarsi né dissolversi: e se non è dissolto , tor­ nerà nel nulla>>74• «Vi avverto ancora che se non pulite perfettamente il Corpo impuro: se non lo disseccate, se non lo rendete ben bianco , se non l 'animate facendo10 11 72 73 74

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Ibidem, pag . 39. Ibidem, pag . 53 . Entretien du roi Ca/id et du philosophe Morien , pag. 7 8 . Ibidem pp. 82-83 . Entretien du roi Ca/id et du philosophe Morien , pag . 9 1 .

vi entrare l 'anima e se non togliete tutto il suo cattivo odore, in modo che dopo aver pulito, la Tintura cade su di lui e lo penetra, non avete fatto niente del Magistero, non avendo osservato bene il Regime»75 • «Quale bene si può sperare, se la cosa, cioè l 'Acqua Mercuriale, che è la cosa principale e il solo Agente del Magistero , non agisce essa stessa e non unisce a lei il Corpo puro e perfetto e sia un solo e stesso corpo?»76• «E quest'Acqua comunica al Corpo la sua Tintura bianca, la quale lo rende risplendente di una lucentezza inconcepibile. Colui che saprà dun­ que convertire il Corpo in Argento-bianco che sia Medicina, potrà in se­ guito, con quest'Oro bianco, convertire tutti i Metalli imperfetti in ottimo e fine Argento»77• «Quest'acqua dissolve parimenti tutto ciò che può essere fuso e liquefat­ to . È un'Acqua pesante, viscosa o appiccicaticcia, preziosa che merita di essere onorata; la quale scioglie tutti i Corpi nella loro prima Materia, cioè in una Terra e Polvere viscosa o, per essere più chiari, in Zolfo e in Argento-vivo»78• «Lavora dunque con quest'Acqua e avrai da lei ciò che desideri . Poiché essa è lo Spirito e l ' Anima del sole e della Luna, l 'Olio e l 'Acqua solven­ te, la Fontana, il Bagnomaria, il Fuoco contro Natura, il Fuoco umido , il Fuoco segreto, nascosto e invisibile . E l 'Aceto molto agro del quale un antico Filosofo ha detto : «Ho pregato Dio e mi ha mostrato un'Acqua niti­ da che ho riconosciuto essere un puro Aceto, alterante, penetrante e dige­ rente» . Un Aceto , dissi, penetrativo, che è lo strumento che dispone a imputridire, a risolvere e a ridurre l 'Oro e l'Argento nella loro prima Ma­ teria. E c'è in tutto il Mondo questo solo e unico Argento in quest'Arte che ha il potere di dissolvere e rimaterializzare i Corpi metallici conser­ vando la loro Specie» 79 • «Questa acqua s i chiama anche il Vascello della Natura, il Ventre, la Matrice, il Ricettacolo della Tintura, la Terra e la Nutrice. È anche la Fon1s 76 77 78 79

Ibidem, pag . 94 . Ibidem, pp. 1 09- 1 10. Le livre d 'Artéphius, ancien philosophe, pag. 1 1 8 . Le livre d 'Artéphius, pag. 1 19 . Ibidem, pag . 1 22 .

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tana nella quale il Re e la Regina si bagnarono. È la Madre che bisogna mettere e suggellare nel ventre del suo Bambino . . . Ecco perché si amano come una Madre e un Figlio; si prediligono e si uniscono insieme; poiché sono venuti entrambi da una sola e stessa Radice ed entrambi sono di una stessa sostanza e di una stessa Natura . Fintanto che quest'Acqua è l'Acqua della vita vegetale, dà la vita al corpo che è morto , lo fa vegetare, crescere e pullulare; lo resuscita, rendendolo vivo, da morto che era. Fa tutto que­ sto per mezzo della Dissoluzione e della Sublimazione. Poiché in questa operazione il Corpo si cambia in Spirito e lo Spirito è cambiato in Corpo . E allora si fa amicizia, pace e accordo tra i Contrari, cioè il Corpo e lo Spirito , che cambiano le loro nature l'una con l'altra, ricevendo questo cambiamento di nature e comunicandosele mutualmente, mescolandosi e unendosi insieme con le loro più piccole parti»80 • «Notate bene dunque, che questa Separazione, Divisione e Sublimazio­ ne è indubbiamente la Chiave di tutta l'opera. Dopo che la putrefazione e la dissoluzione di questo Corpo è fatta, i nostri Corpi colorati di bianco si elevano al di sopra dell'Acqua solvente. E questo biancore è la Vita»81 • «Perché devi sapere che tutto ciò che è chiaro , puro e spirituale si alza in alto nell ' aria e somiglia a una fumata bianca ed è ciò che si chiama Lat­ te della Vergine. Bisogna dunque, come ha detto la Sibilla, che il Figlio della Vergine sia esaltato e che dopo la sua Resurrezione, la sua Quintes­ senza bianca sia elevata verso il Cielo e che ciò che si ha di g rossolano e di spesso dimori in basso in fondo al Vascello e all 'Acqua . . . E in questo tempo che l 'Argento-vivo piove dalla nostra Aria sulla Terra nuova>>82 • «Il nostro Sole e la nostra Luna in uno stesso Soggetto sono vivi e quelli del volgare sono morti a paragone dei nostri che sono esistenti e perma­ nenti nella nostra Pietra. Dopo che cosa osservate che il Mercurio tratto dai nostri corpi, è simile al Mercurio acquoso e comune e per questa ra­ gione la cosa si ricongiunge al suo simile, si piace con lui e vi si unisce meglio e più volentieri, come fanno il Semplice e il Composto ; ciò che i Filosofi hanno accuratamente nascosto nei loro Libri . Tutto il beneficio 8 o IL livre d 'Artéphius, pp. 1 3 1 - 132. 8 1 Ibidem, pag . 1 3 7 . 8 2 IL livre d 'Artéphius, pp. 1 6 1 - 1 62 . 90

di quest'Arte è dunque nel Mercurio, nel Sole e nella Luna e tutto il resto non serve a niente»83 • «Tant'è che per la grazia di Dio e l 'intercessione della beata e Santa Ver­ gine e dei beati San Giacono e San Giovanni, seppi ciò che desideravo , cioè, i primi Princìpi, non tuttavia la loro Preparazione prima, che è una cosa molto difficile più di ogni altra al Mondo . Ma l'ebbi alla fine appresa dopo gli errori di tre lunghi anni circa, durante i quali non feci altro che studiare e lavorare; cosicché mi si può vedere fuori di quest'Arco (dove ho messo le Processioni contro i suoi due Pilastri) sotto i piedi di San Gia­ como e di San Giovanni, pregando sempre Dio, con il Rosario in mano , leggendo molto attentamente nel Libro e pesando le parole dei Filosofi ten­ tando poi le diverse Operazioni che mi immaginavo con le sole parole»84 • «Dopo questo, in Campo di Sinoplo, cioè verde, sono dipinti due Uomi­ ni e una Donna resuscitanti, dei quali uno esce da un Sepolcro , i due altri dalla Terra; tutti e tre di colore molto bianco e puro , alzanti le mani sui loro occhi e i loro occhi verso il Cielo, sui quali ci sono due Angeli che suonano Strumenti musicali, come se avessero chiamato questi Morti nel giorno del Giudizio»ss . «Considerate bene questi due Dragoni, poiché sono i veri Princìpi della Filosofia, che i Saggi non hanno osato mostrare ai loro figli . Colui che è sotto senza Ali, è il Fisso, o il Maschio; colui che è sopra, è il Volatile , o la Femmina nera e oscura, che prenderà il dominio per diversi mesi . TI primo è chiamato Zolfo o Calura e Siccità, e l 'ultimo, Argento-vivo, o Frigidità e Umidità. Sono il sole e la Luna di fonte Mercuriale e di origi­ ne Solforosa, che con il fuoco continuo si ornano con Abbigliamenti reali per vincere ogni cosa metallica, solida, dura e forte, quando saranno uniti insieme e poi cambiati in Quintessenza. Sono quei Serpenti e Dragoni che gli antichi Egiziani hanno dipinto in cerchio, con la testa che morde la co­ da per dire che erano usciti da una stessa cosa e che solo quella gli era sufficiente, e che nel suo contorno e nella sua circolazione si perfeziona­ va. Sono quei Dragoni che gli antichi Poeti hanno messo a guardia delle Mele dorate dei Giardini delle Vergini Esperidi . Sono loro sui quali Gia8 3 Le livre de Synesius, pp. 1 82- 1 8 3 . 8 4 Explication des figures de Nicolas Flamel, pag. 207 . 8 s Ibidem, pag. 2 1 6 . 91

sone nell' avventura del Vello d'Oro , versò il succo preparato dalla bella Medea: dei discorsi dei quali i Libri dei Filosofi sono così pieni che non ci sono Filosofi che ne abbiano scritti di veri da Ermete Trismegisto, Or­ feo, Pitagora, Artefio , Morien e gli altri fino a me . «Sono i due Serpenti inviati da Giunone, che è la Natura metallica, che il forte Ercole, cioè il Saggio, deve strangolare nella sua culla: voglio di­ re, vincere e uccidere per farli imputridire, corrompere e rigenerare, all 'i­ nizio della sua Opera. Sono i due Serpenti attaccati intorno al Caduceo o Vergine di Mercurio, con i quali esercita la sua grande potenza e si trasfi­ gura e si cambia come vuole, «Colui che ucciderà uno, ucciderà anche l'al­ tro» perché l'uno non può che morire con il suo Fratello. «Questi due (che Avicenna chiama Cagna di Corasmia e Cagna d' Ar­ menia) essendo dunque insieme, nel vascello del Sepolcro, si mordono en­ trambi crudelmente; e con il loro grande veleno e la loro rabbia furiosa, non lasciano mai dal momento che si sono presi (se il freddo non l 'impedi­ sce) poiché tutti e due , dalle loro ferite mortali sbavanti veleno, si sono insanguinate tutte le parti dei loro Corpi, e infine si uccidono a vicenda, si sono gettati nel loro stesso veleno , che li cambia, dopo la loro morte, in Acqua viva e permenente; prima di che, perdono con la corruzione e putrefazione, le loro prime Forme naturali, per riprenderne, dopo una so­ la nuova più nobile e migliore>>86• «L'uomo qui dipinto mi assomiglia come espressione naturale, come la Femmina rappresenta molto ingenuamente Perrenelle. La causa per cui sia­ mo dipinti dal vivo non ha niente di particolare . Poiché non bisognerebbe rappresentare che il Maschio e la Femmina, per cui la nostra somiglianza particolare non era necessariamente richiesta>>87 • «Ti dipingo dunque qui due Corpi, uno di Maschio e l ' altro di Femmi­ na, per insegnarti che in questa seconda Operazione hai veramente, ma non ancora perfettamente, due Nature congiunte e sposate , la maschile e la femminile, o piuttosto i quattro Elementi: e che i Nemici naturali, il Caldo e il Freddo , il Secco e l 'Umido, cominciano ad avvicinarsi amabil­ mente gli uni agli altri e come Intermediari di pace, depongono poco a po­ co l'antica inimicizia del vecchio Caos>>88 • 8 6 Explication des Figures de Nicolas Flamel, pp . 225-226-22 7 . 8 7 Explication des Figures de Nicolas Flamel, pag . 234. 88 Ibidem, pag. 235 . 92

«lnbevi dunque e tingi finché il piccolo Fanciullo sia forte e robusto , per combattere contro l'acqua e il fuoco . Compiendo ciò , farai ciò che De­ magora senior e Alì hanno chiamato : Mettere la Madre nel ventre del Fan­ ciullo che aveva già partorito . Poiché chiamano Madre, il Mercurio dei Filosofi , del quale fanno le Immersioni e fermentazioni; e il Fanciullo , il corpo che si deve tingere, dal quale è uscito questo Mercurio . Ti ho dato dunque queste due Figure per significare l'albinazione o sbiancamento. Così è in questo luogo che hai bisogno di grande aiuto . Poiché tutti vi si sono arenati. Questa Operazione è veramente un Labirinto perché qui si pre­ sentano mille vie nello stesso istante, bisogna procedere dalla fine, al con­ trario dell' inizio , coagulando ciò che prima dissolvesti , e facendo Terra, ciò che prima facesti Acqua89• «Quando avrai sbiancato , hai vinto i Tori incantati , che gettavano fuoco e fumo dalle narici . Ercole ha nettato la Stalla piena di lordura, putredine e di nero . Giasone ha versato il succo sui Dragoni di Colcos e tu hai nella tua potenza il Como di Amantea che (sebbene sia bianco) ti può colmare tutto il resto della tua vita, di gloria, di onore e di ricchezza. Per averlo combattuto validamente e come un Ercole. Poiché questo Achelus , questo fiume umido che è il nero, è dotato di una forza molto potente, oltre che si cambia spesso da una forma in un' altra»90• «O Beata umidità, disse il Rosario , che produci tutte le cose : senza te niente può crescere, vegetare né moltiplicare. I tre che resuscitano vestiti di bianco scintillanti rappresentano il Corpo, l'Anima e lo Spirito della nostra Pietra Bianca»91 • «Ecco perché Dardarius disse nella Turba: Mercurio , è l'Acqua perma­ nente, senza la quale nulla si fa; poiché la sua virtù è un Sangue spirituale, congiunto con il Corpo , che cambia in Spirito con la mistura che si fa di loro; ed essendo ridotto in uno, si cambiano l 'uno e l'altro, poiché il Cor­ po incorpora lo Spirito e lo Spirito trasmuta il Corpo in Spirito , lo tinge e lo colora come Sangue, poiché tutto ciò che ha Spirito, ha anche Sangue e il Sangue è un umore spirituale che conforta la Natura>> . 89 90 91 92

Explication de Figures de Nicolas Flamel, pp. 244-245 . Ibidem, pp. 247-248 . Le Désir désiré, pag . 304, Cailleau, 1 74 1 . Ibidem, pag . 3 1 8 . 93

La soluzione del Corpo e il Congelamento dello Spirito sono due cose ma hanno una sola Operazione poiché lo Spirito si congela con la Dissolu­ zione del Corpo e il Corpo si dissolve con il Congelamento dello Spirito>>n . «Maestro Arnaud de Villeneuve disse: «Tutta la tua intenzione sia di di­ gerire e cuocere la sostanza Mercuriosa e, secondo la sua dignità, degnerà i Corpi; che sono Sostanza Mercuriosa decotta>> . Si potrebbe provare con infinite ragioni che il Mercurio doppio è la sola prima Materia dei Metalli , e non i quattro Elementi. E l'ho voluto provare per far tacere una moltitudine di Vagabondi che, per confermare i loro er­ rori, affermano che i quattro Elementi sono la prima Materia dei Metalli>>93 • «Così ho concluso : La nostra opera è fatta di una Radice e di due sostan­ ze Mercuriali, prese tutte crude, tratte dalla Miniera, nette e pure, con­ giunte da fuoco di amicizia, come la Materia richiede, cotte continuamente, finché due facciano Uno, e in questo Uno , quando sono mescolate, il Cor­ po è fatto Spirito e anche lo Spirito è fatto Corpo>>94• «Una notte accadde che dovetti studiare per discutere l ' indomani : trovai una piccola Fontanella bella e chiara, circondata da una bella pietra. E questa Pietra era sopra una vecchia cavità di Quercia e tutt' intorno era bordata da muraglie per paura che le Vacche o altre Bestie brute, o volatili, vi si bagnassero . Avevo grande voglia di dormire e mi sedetti sopra la Fontana e vidi che si copriva da sopra ed era chiusa. Passò di là un vecchio Prete, e gli chiesi perché la Fontana fosse così chiusa sopra e sotto e da tutti i lati. Fu grazioso e buono e cominciò a dire: Signore, è vero che questa Fontana è di terribili virtù più di ogni altra cosa al mondo ma conosce solo il Re del Paese e lui conosce lei . Mai il Re pas­ sa di qui senza che essa lo tiri a lei . Bagnandosi in questa Fontana per due­ centottantadue giorni, il Re è ringiovanito talmente che non c ' è uomo che lo possa vincere . Così il Re ha fatto chiudere la Fontana, dapprima con una pietra bianca e rotonda, come vedete. E la Fontana è divenuta chiara come il fine Argento e di colore celeste . Poi quando fu opportuno che i 9 2 Ibidem , pag . 3 1 8 . 9 3 Le Trévisan, De la philosophie nature/le des métaux, pag . 358. 9 4 Ibidem, pp. 383-384. 94

Cavalli non vi camminassero, né altre Bestie, vi alzò una tettoia di Quer­ cia, tagliata nel mezzo, che guarda il Sole e l 'Ombra di lui. Poi , come ve­ dete, tutt'intorno è stata eretta muraglia ben chiusa; poiché prima è chiusa in una pietra fine e chiara e poi in cavo di Quercia. Questo perché la Fon­ tana è di terribile natura, penetrerebbe tutto , se fosse infiammata e irrita­ ta. E se fuggisse saremmo perduti»95 • «L'inizio della nostra Pietra è dunque che il Mercurio , crescendo nel­ l' Albero, sia composto e sublimato sollevandolo ; poiché è il Germe Vola­ tile che lo nutre ma che non può crescere senza l'Albero fisso che lo trattiene, come la M ammella fa la vita del Bambino . Da ciò sembrerebbe che questa Pietra è Vegetale, come essendo il dolce Spirito, crescente dal Germe del­ la Vigna, congiunto nell'opera prima al Corpo fisso sbiancante>>96 • «Questa virtù risuonante è veramente in questo Mercurio fisico ; essen­ do in parte di Natura spirituale, è un vero Spirito, depurato e purificato di ogni fecola o residenza terrestre: lo Spirito, dico , vero e fisso, è in par­ te volatile: perché contiene la Natura dell'Uno e dell'Altro Fuoco; ciò che manifesta la sua agrezza o compunzione acquosa, che si nota nelle sue Ope­ razioni, poiché con questo Mercurio mortificato, il Mercurio volgare, co­ me dice il Testo, è facilmente congelato»97• «Il dispetto di vedere che questi Signori si divertivano del mio inciden­ te, mi dava più malinconia del mio malessere. Accorgendosi che le loro maniere non mi piacevano , quello che si era preso cura di intrattenermi, mi consolò, dicendomi di avere un po' di pazienza e che avrei visto chiaro in un momento . Poi andò a cercare un'Erba con cui mi strofinò gli occhi e vidi subito la luce, e il chiarore di questa superba Città di cui tutte le Case erano di cristallo purissimo, che il Sole schiariva continuamente, poiché in quest'Isola, non era mai notte. Non si volle permettermi di entrare in nessuna di queste Case, ma di- vedere ciò che vi accadeva attraverso i muri che erano trasparenti . Notai che l 'abitazione consisteva in un solo piano, composto da tre Appartamenti, ciascun Appartamento con più Camere e Gabinetto di pianterreno .

95 Le Trévisan, Traité de la philosophie naturelle des métaux, pp . 387-388-389 . 9 6 Le Trévisan, La parole délaissée, pag. 403 . 97 Ibidem, pag. 405 .

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N d primo Appartamento apparve una Sala ornata da una tappezzeria di Damasco , guarnita di Galloni d'Oro , bordata da una Frangia uguale . Il colore del fondo della stoffa era mutevole di rosso e verde risaltato da Ar­ gento molto fine; il tutto coperto da una Garza bianca. Poi c ' era qualche stanzino ornato da Gioielli di differenti colori; poi si scoprì una Camera ammobigliata di un bel Velluto nero guarnito da diverse bande di Seta ne­ rissima e lucentissima, il tutto rialzato da un lavoro di Ghiandaia, il cui nero brillava e rischiarava molto . Nel secondo Appartamento si vide una Camera di un Marezzo bianco ondulato, arricchito e rialzato da una semina di Perle Orientali molto fini . Poi vi erano molti stanzini, con mobili di diversi colori , di Seta celeste, di Damasco violetto, di Marezzo cetrina e di Taffetà roseo . . . >>98•

«Lo Yang accumulato compose il Cielo , lo Yin accumulato compose la Terra. Lo Yang fa nascere, lo Ying fa crescere . Lo Yang uccide, lo Yin concentra. Lo Yang forma il Ch' i , lo Yin dà la forma completa. Il Ch' i del freddo genera gli elementi impuri, i l C h ' i del caldo genera gli elementi puri>>99 • 100. 1 0 1 . >1 19 • «Quando l 'Uccello Dorato, detto Diomede, sarà giunto fino al Cancro e da li correrà verso la Bilancia, allora dovrai aumentare un poco il fuoco. E ancora lo stesso quando questo bell 'Uccello volerà dalla Bilancia al Ca­ pricorno, che è il desiderato Autunno, il tempo delle messi e dei frutti maturi» 120 • «Le vesti della figura di San Paolo sono bordate largamente di colori dorati e rosso arancio . O figlio mio , loda Dio, se mai vedrai questo . Poi­ ché già hai ottenuto misericordia dal Cielo» 1 2 1 • «Poi, non più forte e lungamente decotto, prenderà infine il colore rosso arancio e poi il rosso perfetto della Lacca, dove ormai si riposerà>> 1 22 • «Le Nature sono dunque qui trasmutate in Angeli; cioè sono spirituali e molto sottili, sono così delle vere Tinture. Ora ricordati di cominciare la Rubinificazione con l 'apporto det Mercu­ rio arancio rosso, ma non bisogna versarne che soltanto una o due volte,

1 1s 1 19 1 2o 121 1 22 1 02

Le livre de Synésius, pp . 1 9 1 - 1 92 . Explication des Figures de Nicolas Flamel, pag. 2 1 7 . Explication des Figures de Nicolas Flamel, pag. 224. Ibidem, pag . 244. Ibidem, pag . 246 .

secondo come vedrai: poiché questa Operazione si deve perfezionare con il fuoco secco, Sublimazione e Calcinazione secche: e veramente ti ho det­ to ora un segreto che troverai raramente scritto» 1 23 • Ottava figura. Su un Campo violetto scuro, un Uomo rosso porpora, tenendo il piede di un Leone Rosso Lacca, che ha ali e sembra rapire e portare l ' Uomo . Spiegazione della Figura.

n Campo violetto e oscuro indica che la Pietra ha ottenuto, con l 'intera

Decozione, i bei vestiti interamente arancio e rossi , che chiedeva a San Pietro , che ne era vestito , e che la sua completa e perfetta digestione (indi­ cata dall'intero color arancio) gli ha fatto lasciare la sua vecchia Veste aran­ cio . Il Colore Rosso Lacca di questo Leone volante, simile a questa pura e chiara Scarlattina del grano della veramente rossa Granata, dimostra che è ora compiuta in tutta rettitudine e uguaglianza . Che è come un Leo­ ne, ogni Natura pura metallica, e mutante nella sua vera Sostanza, in vero e puro Oro più fine di quello delle migliori Miniere . Così adesso porta l 'Uomo fuori di questa valle di miserie, cioè fuori delle scomodità della povertà e infermità, e con le sue ali lo solleva gloriosa­ mente fuori dalle stagnanti acque d'Egitto (che sono i pensieri ordinari dei Mortali) facendogli disprezzare la vita e le ricchezze presenti, meditare notte e giorno in Dio e nei Santi, desiderare il Cielo Empireo e bere le dolci fonti delle Fontane della Speranza eterna. Sia lodato Dio eternamente, che ci ha fatto la grazia di vedere questo Color Porpora, bello e perfetto , questo bel colore del Papavero campestre della Roccia, questo color di Tiro, scintillante e fiammeggiante , che è in­ capace di cambiamento e alt�razione : sul quale il Cielo stesso e il suo Zo­ diaco non possono più aver dominio né potere, di cui il chiarore raggiante e abbagliante sembra in qualche modo comunicare all 'Uomo qualche cosa di sovraceleste, facendolo (quando lo contempla e lo conosce) stupire, tre­ mare e fremere nello stesso tempo . O Signore, facci la grazia di poterne usare per aumentare la Fede, per la nostra Anima e l 'accrescimento della Gloria di questo nobile Regno . Così sia» 124• Explication des Figures de Nicolas Flamel, pp . 252-25 3 . 1 2 4 Explication des Figures de Nicola Flamel, pp . 259-260.

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«Il calore e la siccità del Fisso, che sono le sue qualità, cominciano a dominare . E secondo i gradi di quest' alterazione del Mercurio con lo Zol­ fo , si fanno diversi colori Metallici , né più né meno di come la Natura faccia nelle sue Miniere. Il primo è il nerume Saturniano , il secondo è il biancore Gioviano , il terzo è Lunario , il quarto Bronzeo , il quinto Mar­ ziale, il sesto Saldante e il settimo , lo chiamiamo con la nostra Arte un livello in più di quanto faccia la Natura. Poiché la facciamo un livello in perfezione Metallica più perfetta in rosso sanguigno e molto orgoglioso . E poiché è più che perfetto, perfeziona gli altri»1 25 • «Poiché è composto come u n Uovo d i tre cose , del Guscio , del Bianco e del Giallo; ugualmente il nostro Uovo fisico è composto di Corpo , Ani­ ma, Spirito, quantunque in verità la nostra Pietra sia una stessa cosa, se­ condo il Corpo, secondo l'Anima, e secondo lo Spirito; ma secondo diverse ragioni e intenzioni dei Filosofi, è detta talvolta una cosa, talaltra un' altra cosa; ciò che Platone ci fa capire quando dice: La Materia fluisce all 'infi­ nito, cioè sempre, se la Forma non arresta il suo flusso . Così è una Trinità nell 'Unità e un'Unità nella Trinità, poiché sono Cor­ po , Anima e Spirito; Zolfo, Mercurio e Arsenico : poiché lo Zolfo spiran­ do , cioè gettando il suo vapore in Arsenico, opera copulando il Mercurio , e i Filosofi dicono che la proprietà dell'Arsenico è di respirare e che la proprietà dello Zolfo è di coagulare, congelare e arrestare il Mercurio . Tut­ tavia questo Zolfo, questo Arsenico e questo Mercurio non sono quelli che pensa il Volgo , poiché non sono gli spiriti velenosi che gli Speziali vendo­ no; sono gli Spiriti dei Filosofi che devono dare la nostra Medicina, al con­ trario degli altri Spiriti non possono niente per la perfezione dei Metalli . Lavorano dunque invano i Sofisti che fanno il loro Elisir con tali Spiriti velenosi e pieni di corruzione: poiché certamente la verità della sovrana sottigliezza della Natura non è in altro che in queste tre Cose: Zolfo, Ar­ senico, e Mercurio Filosofici, nei quali solamente è il riparo e la totale perfezione dei Corpi che devono essere purgati e purificati 126 •

1 2 5 Le Trévisan, De la philosophie naturelle des métaux, pag . 375 . 1 2 6 Le Trévisan, La Parole délaissée, pp. 4 1 5-4 1 6 . Nota . Abbiamo creduto dover citare questo passaggio per mostrare che il terzo termine della tria­ de «mercurio-zolfo-sale», citata abitualmente dai commentatori contemporanei , non è un princi­ pio ma un legame che unisce due principi e, in questo senso, la maggior parte degli alchimisti anteriori a Paracelso impiegano, di preferenza, il termine •arsenico• o non lo menzionano. La (segue)

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«Sia dunque la Pietra Rossa imbevuta nell 'Acqua Rossa, affinché alla fine sia per lunga Decozione o Cottura, che per lunga Immersione o conti­ nuo Imbevimento , sia fatta rossa come Sangue, Giacinto Scarlatto o Rubi­ no , e lucente come un Carbone braciato, messo in un luogo oscuro . E finalmente , che la nostra Pietra sia ornata di un Diadema rosso127» . M i chiesi dov 'erano il Maestro e l a Maestra deli ' Abitazione . M i s i disse che erano nascosti in fondo alla Camera e che dovevano passare in un 'al­ tra più distante, separata da questa solo con degli stanzini di comunicazio­ ne, che i mobili di questi stanzini erano di colori tutti differenti, uno con un Tappeto color Isabella, l 'altro di Marezza citrina e l'altro di Broccato d'Oro purissimo e finissimo . NON Pai'EI VEDERE IL QUAR1D APPARTAMEN1D , poiché dove­ va essere fuori DELL'OPERA; MA MI SI DISSE CHE CONSISTEVA IN UNA CAMERA, I CUI MOBILI ERANO UN TESSU1D DI RAGGI DI SOLE più purificati e concentrati che in quella stoffa di Porpora che avevo visto . . . Tutto ciò che avevo visto fin' ora non era niente al confronto di ciò che mi si prometteva di farmi vedere. Tuttavia non ho pene da consolare, quando rifletto su questo Impero Celeste dove l ' Onnipotente sembra assiso sul suo Trono circondato di Gloria e accompagnato da Angeli, Arcangeli , Cheru­ bini, Serafmi, Troni e Dominazioni. LÀ VEDREMO CIÒ CHE L'OCCHIO NON HA MAI VIS1D, SENTIREMO CIÒ CHE L'ORECCHIO NON HA MAI SENTI1D, POICHÈ È IN QUES1D LUOGO CHE DOVREMO GU­ STARE UNA FELICITÀ ETERNA, CHE DIO STESSO HA PROMES­ SO A COLORO CHE CERCHERANNO DI RENDERSENE DEGNI , ESSENDO STATI TUTTI CREATI PER PARTECIPARE DI QUESTA GLORIA . FACCIAMO DUNQUE TUTTI I NOSTRI SFORZI PER ME­ RITARLA . SIA LODA1D DI0>> 12 8• (continua)

I 27 ' 2s

triade alchemica tradizionale è composta dai termini •prima materia-mercurioczolfo• e il •sale• o •arsenico» appartengono al gruppo simbolico della •prima materia• considerata in uno dei suoi stati e in una delle sue componenti, la •corporificazione». Sotto l ' influenza della •spirazione• del­ lo zolfo, il mercurio è •coagulato• e la •forma• arresta il •flusso• della materia radiante che è la •nostra radice• . Infine, in questo testo, Le Trévisan indica molto chiaramente che l ' alchimia opera sul piano della •sottilità sovrana della natura• cioè su un piano distinto da quello dei fenomeni osservati dalla chimica volgare. Le Trévisan, La Parole délaissée , pag. 436. Fine del Songe vert.

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HUGINUS A BARMA

LA PIETRA DI TOCCO ovvero

PRINCIPI DEI FILOSOFI CHE DEVONO SERVIRE DI REGOLA PER L'OPERA

NOTA

Huginus a Barma è autore di un trattato classico di alchimia: «Saturnia Regna in aurea saecula conversa» . La prima edizione di quest'opera ap­ parve a Parigi nel 1 657, J. W. Dienheim ne pubblicò una traduzione tede­ sca stampata a Nuremberg nel 1674. Una terza edizione intitolata: