235 33 66MB
Italian Pages 980 Year 1972
seconda edizione
ampliata
r
Mario Pazzaglia
Antologia della Letteratura Italiana con lineamenti
di storia letteraria
Seconda edizione ampliata
Volume Primo mwo
Pfimufì
antologia della
LETTERATURA ITALIANA-1 ZANICHELLI
0901374
/
Zanichelli editore Bologna
Copertina di Duilio Leonardi
/
Prima edizione: agosto 1963
Seconda edizione ampliata: aprile 1972
Copyright
I
diritti
qualsiasi tutti
i
©
1972 Nicola Zanichelli S.p.A., Bologna
mezzo (compresi
i
microfilm e
le
paesi.
Finito di stampare nel dalla
adattamento, totale o parziale, con copie fotostatiche) sono riservati per
di traduzione, di riproduzione e di
ROTO-OFFSET
maggio 1990 s.r.l. di
Funo (Bologna)
per conto della N. Zanichelli S.p.A.
Via Irnerio 34, Bologna
-
Indice
Pag.
Medioevo
i
II
1
Lineamenti di Lineamenti di Lineamenti di Lineamenti di
2
2 3
storia letteraria
premessa
:
storia letteraria: storia letteraria storia
spiritualità
letteraria
medioevale
cultura medioevale
la
:
temi della letteratura
:
me
dioevale
4
Lineamenti di
storia letteraria: estetica e poetica del
Medio-
evo 6
Lineamenti
di storia letteraria: autori del
Medioevo
latino
in Italia
8
Le
8
Lineamenti di Lineamenti di evo Lineamenti di
9 10
origini della lingua italiana storia letteraria
le
:
lingue romanze
storia letteraria: latino e volgare nel
storia letteraria:
la
formazione
Medio-
della lingua
letteraria italiana 1 1
Lineamenti di
storia letteraria
:
i
primi documenti
in lingua
volgare
L’indovinello veronese
1 1
12
I
13
La
13
II
placiti cassinesi
postilla
amiatina
Ritmo laurenziano
Duecento
16
II
16
Lineamenti di
storia letteraria:
le origini della
letteratura
italiana
17 19
Lineamenti di Lineamenti di
storia letteraria:
V influsso francese
storia letteraria:
l'ideale cortese
Ìndice
IV
21
Lineamenti Lineamenti
22
Letteratura franco-italiana
22
Lineamenti di Lineamenti di
20
23
II
23
26
l’amor cortese
di storia letteraria
cortesia e borghesia
storia letteraria storia letteraria
Lineamenti
estai
di
1
*
amoros
Amore Amore
31
Sull’effetto dell’amore
32
In che
è si
modo
La
35
Lineamenti di Lineamenti di
39 40 42 42 45 45
47 47
Rambertino Buvalelli
:
Andrea Capellano
s’acquisti l’amore
scuola siciliana storia
letteraria
Giacomo da Lentini
storia letteraria:
Meravigliosamente
Amore Io
è
uno
desio che ven da core
m’ agio posto
Lineamenti
Dio
in core a
servire
Guido
di storia letteraria:
delle
Colonne
Gioiosamente canto
Lineamenti
di storia letteraria
Morte perché m’hai Lineamenti
fatta
Giacomino Pugliese
:
gran guerra
sì
Rinaldo
di storia letteraria:
d’ Aquino
Già mai non mi conforto Lineamenti
Oi
lassa,
di storia letteraria
Lineamenti di
49
Quando
51
II
«
Odo
:
delle
Colonne
’namorata
49
storia letteraria:
primavera Contrasto » di Cielo
Anonimo
la
d’ Alcamo
56
Poesia popolaresca e giullaresca
56
Lineamenti Lineamenti
56
»
pena è pena che viene da natura
33
37 38
Entrée d’Espagne
desiriers (testo e traduzione)
letteraria
storia
31
35
/'«
:
di storia letteraria:
Al cor m’
30
:
duello fra Orlando e Pelias (testo e traduzione')
Lineamenti
26
30 33
di storia letteraria:
di storia letteraria di storia letteraria
:
rime dei memoriali bolognesi
-
v
Indice
56
E
57 58
For de
mia dona
fogliosa
cayba
la bella
Babbo meo
60
La
60
Lineamenti Lineamenti
61
dolce, con’ tu
63
Tuttor eh’ eo dirò «
64
Dolente,
65
Ahi
71
Lineamenti di la
72
Quando
74
de doler tanto
storia letteraria
luce,
’l
mondo
Chiaro Davanzati
Compiuta Donzella
:
foglia e fiora
di storia letteraria
Bondie Dietaiuti
:
Taira rischiara e rinserena
letteratura religiosa del
Lineamenti
:
quando apare
storia letteraria
stagion che
Lineamenti
La
gioì’ » gioiva cosa
pien di smarrimento
lasso, or è stagion
72
74
triste e
La splendente
A
Guittone d' Arezzo
più m’ allungo, più m’è prossimana
Lineamenti di
72
fai
di storia letteraria
di storia letteraria:
Con
71
mal
scuola toscana
62
70
.
la
Duecento
di storia letteraria
:
ispirazione della lirica reli
giosa del Duecento
75
76
Lineamenti di Lineamenti di
storia letteraria
la
:
poesia religiosa
umbra
storia letteraria: la poesia religiosa nell’Italia
settentrionale
77 /
77 80
82 83 85
87 89 91
95 101
102
104
Lineamenti di II
II
d’ Assisi
cantico di Frate Sole
Lineamenti di
O O O O
San Francesco
storia letteraria:
storia letteraria
« Trattato » e
i
:
Jacopone da
T odi
« Detti »
Segnor, per cortesia
corpo enfracedato
papa Bonifazio jubelo del core
Quando t’ Donna de Lineamenti di
aliegre
omo
d’altura
Paradiso storia letteraria
:
Bonvesin da
la
Riva
Di un monaco che era chiamato frate Ave Maria La disputa della rosa e della viola
VI
Indice
107
Lineamenti
di storia letteraria
108
La
in
Sarabanda infernale
n4 n4 1
16
1
16
11
Giacomino da Verona
:
città celeste
dolce
novo
stil
Lineamenti Lineamenti
di storia letteraria di storia letteraria
Guido Guinizzelli
:
Al cor gentil rempaira sempre amore
mia donna laudare
120
Io voglio del ver la
121
Lo
122
Vedut’ho la lucente stella diana sono angoscioso e pien di doglia Chi vedesse a Lucia un var Capuzzo Pur a pensar mi par gran meraviglia
12 3
12 4
125
vostro bel saluto e
’l
gentil sguardo
Sì
Guido Cavalcanti
126
Lineamenti
12 7 128
Avete
129
Chi è questa che vèn, ch’og’ om la mira Voi che per li occhi mi passaste ’l core Tu m’hai sì piena di dolor la mente La forte e nova mia disaventura Perch’i’ no spero di tornar giammai Era in pensier d’amor quan’ i’ trovai
13°
x
32
*34
136 *39
di storia letteraria
’n vo’
Biltà di
li
donna
Lineamenti di
fior’ e la
:
verdura
e di saccente core
storia letteraria
:
*39
Amor, eo chero mia donna
140
Nel vostro
141 I
4I
M2 x
43
M5
Lineamenti
viso angelico
dolce vista e
Ciò eh’
i’
’l
bel
domino
Gianni Alfani
disdegni, più
/Lineamenti di storia letteraria
La
in
amoroso
di storia letteraria:
Quanto più mi
Lapo Gianni
mi
piaci
Cino da Pistoia
:
guardo soave
veggio di qua m’è mortai duolo
146
Io fu’ ’n su l’alto e ’n-sul beato
M7
O'imè
lasso, quelle trezze
monte
bionde
Poeti comico-realistici X
5X
x
52
Lineamenti Lineamenti
di storia letteraria di storia letteraria
:
Rustico Filippi
152
Quando Dio messer Messerino
x
D’una
53
fece
diversa cosa ch’è apparita
VII
Ìndice
154
Lineamenti di
storia letteraria
155
Tre
156
La mia malinconia
157
« Becchin’
158
Per
159
S’
161
i’
si
Cecco Angiolieri
:
m’ ènno
cose solamente
grado
in
è tanta e tale
amor! » «Che vuo’, falso tradito? gran somma ho impegnato le risa
fosse fuoco* arderei
Lineamenti di
mondo
’1
storia letteraria:
Folgore da San Gimignano
162
Di maggio
163
Quando
164
Cortesia cortesia cortesia chiamo
166
La
166
Lineamenti Lineamenti Lineamenti
166 169.
la
sì
vi
luna e
do molti cavagli
poesia didascalica delPItalia centrale di storia letteraria
di storia letteraria: dal
Brunetto nella gran selva Cortesia, lealtà, prodezza
77
Lineamenti
di storia lettera ri^
Consigli di
Falsembiante
178
Consiglio della Vecchia
79
180 182 184
'185 185
187
188
Lineamenti di
:
il
«
aTesoretto
»
Fiore »
Amico
177
1
Brunetto Latini
di storia letteraria:
171
1
diana
la stella
169
176
storia letteraria
:
/'«
Intelligenza »
L’innamoramento Le pietre preziose La Tavola rotonda
La prosa
del
Lineamenti di Lineamenti di Lineamenti di
Duecento storia letteraria storia letteraria
storia letteraria
Quaresima
:
Guido Faba dai « Parlamenta et epistole »
:
188
Epistola di
189
Responsiva contraria
19°
Richiesta di danaro al padre da parte del figlio
190
191
194
»
Lineamenti di d’ Arezzo
a
Carnevale
storia letteraria
:
dalle « Lettere » di Guittone
:
dalla « Rettorica » di Brunet-
Infatuati miseri Fiorentini
Lineamenti to Latini
di storia letteraria
k.
Indice
Vili
La
194 196
rettorica
Lineamenti di animali »
storia letteraria
dal « Libro della natura de-
:
gli
Della natura della serena
197 198
Lineamenti
di storia letteraria:
dal « Tresor » di Brunetto
Latini
Complessione
199
200
Lineamenti
201
202
umori
»
dell’uomo
di storia letteraria
Ristoro d’ Arezzo
:
risveglio della terra a primavera
II
Lineamenti
di storia letteraria
altri savi e
imperadori
203
Papirio
203
Lineamenti di
204
Catone
205
Lineamenti di
dai « Fiori e vita di filosafi ed
:
»
storia letteraria
storia letteraria
dai « Fatti di Cesare »
:
:
dalla « Istorietta troiana »
Ritratto di Elena
205 206
207
e «
ratto di
II
Lineamenti
Elena
di storia letteraria:
dalla «
II
filtro
II
duello di Tristano e Lancillotto
215
Lineamenti
di storia letteraria://
«
Novellino
»
Qui conta d’uno grande moaddo a cui fu detta villania Qui conta come Narcis s’innamorò dell’ombra sua D’una quistione che fu posta a un uomo di corte Qui conta d’uno uomo di corte che cominciò una novella che non venia meno Qui conta d’uno villano che s’andò a confessare Qui conta della gran iustizia di Traiano imperadore Qui conta una bella novella d’amore Qui conta come la damigella di Scalot morì per amore di Lancialotto del Lac
216 217 218 218
219 219 220 222
223
Lineamenti
224
Dal
«
di storia letteraria:
Milione
La moneta
228
II
I
Da
Marco Polo
»
Tartari
224 226
230
»
amoroso
208 21
1
Tavola Ritonda
«
del
Gran Khan
Veglio della Montagna
La
sconfitta di
Monte Aperto
»
IX
Ìndice
237
Dante Alighieri
237 Lineamenti di storia letteraria: 240 Lineamenti di storia letteraria :
242
Cap.
I
24 3
Cap.
II
245
Cap. Cap.
Ili e
249 250
A
ciascun’
251
253
Cap. Cap.
263
li
XIX
Cap.
XXVI
275
Cap. Cap.
XXXV
e sonetti
Donna
Tanto
e sonetto
XXXVI
Cap. XLII
L’introduzione
284 286
L’esilio
288
Il
fondamento
292
Il
fine della vita
Da
al
Beatrice alla
Le due
Donna
della
autorità
«
Convivio
»
Gentile
maestà imperiale
umana «
la
:
Monarchia
»
supreme
297 Lineamenti di storia letteraria
il
:
«
De
vulgari eloquentia »
Volgare illustre Volgare cardinale, aulico, curiale
300 Lineamenti di storia letteraria 301
All’amico fiorentino
302
L’epistola a
Can Grande
303 Lineamenti di storia letteraria
307
il
:
Convivio
294 Lineamenti di storia letteraria
305 306
Vede perfettamente
occhi miei
li
Oltre la spera che più larga gira
281
304
pietosa
gentile e
Videro
27Q Lineamenti di storia letteraria
299
alma
mia donna Amore
Cap. XXIII e canzone
298
»
canzone Donne ch’avete
e
occhi porta la
264
^296
Nuova
XIV
272
279
la
Cap. XVIII
Ne
277 278
vita « Vita
V
Cap. X Cap. XI
255 258
sonetto
la
:
le
« Epistole »
della Scala :
le «
Rime
»
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare Per una ghirlanderà Deh, Violetta, che in ombra d’ Amore
Indice
X
308
Un
309
Così nel mio parlar voglio esser aspro
314 320
Tre donne intorno
dì
Se vedi
me
venne a
si
Malinconia cor
al
mi sono venute
occhi miei di pianger vaghi
li
Divina Commedia
321
Lineamenti
327
Francesco Petrarca
327
Lineamenti
di storia letteraria: la vita
330
Lineamenti
di
di storia letteraria: la «
storia
332
L’accidia
334
Laura
337
La conclusione
341
343 348
349 350 352 356
358 359 360 361
L’ascensione
al
II
Sorga « colloquio »
Saluto
Monte Ventoso
coi classici antichi
tempo
del
di storia letteraria:
opere latine in versi
le
Magone morente
di
all’Italia
Lineamenti
di storia letteraria
:
il
«
Canzoniere
365 3 66
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono Era il giorno eh' al sol si scoloraro Movesi il vecchierei canuto e bianco
368
Quanto più m’ avicino
369
Solo e pensoso
364
i
al
giorno estremo
più deserti campi
dopo
370
Padre del
372
Ne
375 376
Io son
sì
Erano
i
378 382
Chiare, fresche, e dolci acque
388
Di pensier
392
In qual parte del
394
Amor
395 386
Or
ciel,
stagion che
la
Italia
»
Secretum
del
La fuga inesorabile La vocazione
Lamento
Secretum
Vaichiusa
» di
II
Lineamenti
«
il
:
storia letteraria: le altre opere latine in prosa
Lineamenti di L’« otium
letteraria
’l
perduti giorni
i
ciel
stanco sotto
’l
rapido inchina
fascio antico
capei d’oro a l’aura sparsi
mia, ben che
et io
che
’l
’J
parlar sia indarno
in pensier, di
sì
ciel,
in
i
monte
in
monte
quale idea
pien di meraviglia
ciel e la terra e
Per mezz’
»
’l
vento tace
boschi inospiti e selvaggi
»
XI
397 398 399 400 400 401
4o3
4°4 405
406
la nave mia colma d’ oblio Rapido fiume che d’alpestra vena O cameretta, che già fosti un porto
Passa
Due
La vita fugge, e non s’arresta un’ora Che fai? che pensi? che pur dietro guardi? Se lamentar augelli, o verdi fronde
Alma Si
407 408 410 411
412 4*3
414 4i5
416 4i7 418
rose fresche, e còlte in paradiso
Solea lontana in sonno consolarme
felice,
breve è
’l
che sovente torni
tempo
e
’l
penser
Gli occhi di ch’io parlai
sì
veloce
sì
caldamente
Levommi
il mio pensèr in parte ov’era Amor, che meco al buon tempo ti stavi Zefiro torna, e ’l bel tempo rimena
Quel rosigniuol che sì soave piagne Tutta la mia fiorita e verde etade Sento l’aura mia antica, e i dolci colli Li angeli
eletti,
e l’anime beate
mi par d’ or in ora udire Vago augelletto, che cantando E’
il
messo
vai
vo piangendo i miei passati tempi Vergine bella, che di sol vestita I’
419
426
Lineamenti
di storia letteraria:
i
« Trionfi »
428
430
433 433 435
439 439 440
La morte di Laura Trionfo dell’eternità Giovanni Boccaccio Lineamenti Lineamenti Dalle
443
444 445
445
447 447
Rime
Intorn’ ad Il
44 1 442
«
di storia letteraria
fior,
:
la vita
di storia letteraria: le opere
che
minori del Boccaccio
»
una ’l
fonte, in
un
pratello
valor perde
Su la poppa sedea d’una barchetta Vetro son fatti i fiumi, ed i ruscelli
Toccami ’l viso zefiro tal volta Tanto ciascuno ad acquistar tesoro Dal
« Filocolo »
Innamoramento
di Fiorio e Biancofiore
Dalla « Fiammetta »
L’amorosa nostalgia Il
tentato suicidio di
Fiammetta Fiammetta
di
XII
Indice
452
Dal
«
Ninfale Fiesolano
452
Africo e Mensola
456
Africo e
461
Nascita di Pruneo
463
Pruneo
465 468
Lineamenti
genitori
i
e
»
Morte
-
di
Mensola
nonni
i
di storia letteraria
La Cornice:
1.
La La
peste
:
il
«
Decameron
gentile
brigata
473
2.
478
3. Gli onesti diporti
480
4.
Io son
481
5.
La
484
6.
DalPintroduzione
sì
valle
difesa
486
Ser Ciappelletto
498
Melchisedec e
501
Andreuccio da Perugia
517 522
Gerbino
alla
Boccamazza e l’Agnolella di Tacco e l’abate di Clignì
Pietro
539 546
Nastagio degli Onesti Federigo degli Alberighi
554 558
Cisti fornaio
561
Guido Cavalcanti
Chichibìo
564
Frate Cipolla
574
Calandrino e Calandrino e
l’elitropia il
porco
giudice marchigiano
593
II
597 603
Re Carlo La Lisa e Lineamenti
e le fanciulle re Piero
il
di storia letteraria:
il
Boccaccio erudito e uma-
nista
614 614 618 618 620
Dal
«
Trattateli in laude di Dante »
Fattezze e costumi di Dante
Dal « Genologia deorum gentilium La vocazione
»
L’epitaffio del Boccaccio
621
Novellistica minore: Franco Sacchetti
621
Lineamenti di Lapaccio e
623
quarta giornata:
Lisabetta da Messina
Ghino
1
donne
Saladino
il
535
61
vaga della mia bellezza delle
dell’opera
527
585
»
a Firenze
storia il
letteraria
morto
Ìndice
XIII
628
Gonnella medico
6 33
L’orsa e
6 35
La tenzone
639
Lineamenti
e
i
gozzuti
campane
le
per
cimiero
il
di storia letteraria
le
:
rime di Franco Sacchetti
musica Passando con pensier per un boschetto Inamorato pruno
e la poesia per
640 642
644
Poeti minori del Trecento
644
Lineamenti
di
646
Lineamenti
di storia letteraria
647
647
Lineamenti
648
Sta
’l
Lineamenti
650
Lineamenti
1
vile è
oggi a
di storia letteraria
Pietro dei Farinelli
:
Antonio da Ferrara
di storia letteraria:
Se a legger Dante mai caso m’accaggia
Lineamenti
di
E tempio
653
letteraria
di storia letteraria
654
E
Contra Fortuna non
1
si
:
Francesco di Vannozzo
puote andare
storia letteraria
di
Deh, non
Dalla
«
:
Simone Serdim
v’incresca la spesa e l’affanno
656 Lineamenti di storia letteraria 657
Braccio Bracci
gioco tristo che gli uomini sciochi
Lineamenti
656
:
tuo che tu edificasti
1
Lineamenti
storia
654 655
condotto
tal
veggio in Lucca bella mio ritorno
Lineamenti
652
653
Bindo Bonichi
:
a viver fra la gente
di storia letteraria: Pieraccio Tedaldi
E mondo S’i’
Giovanni Quirini
:
mercenai’ nella casa servente
649 650
651
c’è
caratteri generali
:
omo avenne mai
di storia letteraria
648
652
letteraria
Se per alcun puro
Un modo
651
storia
Spagna
»
:
:
Cantari epici e leggendari
Morte d’Orlando
659
La
659
Lineamenti
di storia letteraria
660
Lineamenti
di
661
Dalla « Cronica delle cose occorrenti nei tempi suoi » Apostrofe contro i malvagi cittadini. Bonifacio Vili no-
661
storiografia del Trecento
mina Carlo
storia
letteraria:
di Valois paciere
Dino Compagni
XIV
Indice
663
La
665
II
673
Arrigo VII
sconfitta di
Dino Compagni
trionfo dei Neri ristabilirà la giustizia
673
Lineamenti
674
Dalla « Cronica
di storia letteraria »
giubileo del 1300
674
II
677
Firenze nel secolo
XIV
681
La
b8i
Lineamenti
di storia letteraria
682
Lineamenti
di
letteratura di devozione del Trecento
storia
La
letteraria
690
L’umiltà di frate Masseo
Lineamenti
e
il
e le tortore
II
Conte
695
II
carbonaio di Niversa
Lo
710 71
Matiscona
di
scolaro dannato
cavaliere che rinnegò Iddio
II
Lineamenti
di storia letteraria
Vita di Malco
702
Lineamenti di
A
1
Jacopo Passavanti
di storia letteraria:
693
701
San Fran-
lupo di Gubbio
689
697 698
« Fioretti di
perfetta letizia
San Francesco San Francesco
692
i
:
*
cesco »
683 686
Giovanni Villani
:
frate
Domenico Cavalca
:
monaco
storia letteraria:
Santa Caterina da Siena
Raimondo da Capua
7x6
Umanesimo
716
Lineamenti
721
Pagine di
721
Lineamenti
e
di
dell’ordine dei Predicatori
Rinascimento storia
scrittori
letteraria
umanistici latini
di storia letteraria
:
Poggio Bracciolini
:
La
libe-
razione dei padri dagli « ergastoli »
724
Lineamenti dola
727
:
di storia letteraria:
Giovanni Pico
Miran-
della
Dignità dell’uomo
Lineamenti di
storia
letteraria:
Angelo Poliziano
:
Lode
dell’eloquenza
728
Lineamenti la
di storia letteraria:
lingua latina
Lorenzo Valla
:
Elogio del-
xv
Indice
731
Lineamenti
A. Poliziano
di storia letteraria:
-
P. Cortese'.
Originalità e imitazione dei classici
734
L’umanesimo volgare
734 739 736
Lineamenti di
736
storia
letteraria
Lorenzo de’ Medici Lineamenti
di storia letteraria
Lineamenti
di storia letteraria
Belle, fresche e
739 740
O
741
Cerchi chi vuol
742
Ove madonna
743
Io piansi
le «
:
pompe
le
volge
gli
Lineamenti
di storia letteraria
753
Lineamenti Arianna »
755
Lineamenti
760
Angelo Poliziano
760
Lineamenti
di storia letteraria
762
Lineamenti
di storia letteraria le «
La La
di
storia
Amore
volle
749
786
»
occhi belli
un tempo, come
744
,774 782
Nencia da Barberino
e gli alti onori
di storia letteraria
769
»
dalla «
:
dal « Corinto »
:
letteraria
di storia letteraria
«
il
:
T rionfo
dalle « Selve
:
Stanze per
di
Bacco
d’amore
caccia e l’insidia di
Cupido
L’incontro di Julio con Simonetta II II
regno regno
di di
Venere: Venere :
il
giardino
la
reggia e gl’intagli sulle porte
Lineamenti
di storia letteraria
801
Lineamenti
di storia letteraria
mi
un
la «
:
le «
:
Favola di Orfeo
Rime
I’
803
Chi vuo) veder lo sforzo di Natura Deh!, non insuperbir per tuo’ bellezza
trovai, fanciulle,
805
Luigi Pulci
805
Lineamenti
806
Lineamenti di
storia
808
Orlando,
giganti,
bel
»
mattino
802
di storia letteraria
i
letteraria
:
Morgante
il
«
»
la giostra »
vita felice di Julio
791
804
» e il «
sonno placidissimo, ornai vieni
Lineamenti
764
C omento
Rime
purpuree viole
Morgante
»
»
e
XVI
Indice
819
Morgante Morgante
827
Roncisvalle
835 836
Morte
815
Una
Margutte Margutte all’osteria
e e
Baldovino
di
lettera a
Lorenzo
838
Matteo Maria Boiardo
838
Lineamenti
Medici
de’
di storia letteraria
839 Lineamenti di storia letteraria: 841
Alcuni proemi
845 848
L’apparizione d’Angelica
853
La fontana
857 866
La
II
corte bandita di Carlo
/'«
Orlando innamorato
Magno
dell’òdio e la rivera dell’amore
duello di Orlando e di Agricane
870
La morte Lo sbarco
876
Incontro di Ruggiero e Brandiamante
di di
Agricane
Rodamonte
in Francia
878 883 Lineamenti di storia letteraria
:
il
«
Canzoniere »
879 880
Già vidi uscir di Tonde una matina Dàtime a piena mano e rose e zigli
881
Ligiadro veroncello, ove è colei
882
Fior scoloriti e palide viole
883
Jacopo Sannazaro Lineamenti
di storia letteraria
886 Dall’a Arcadia
»
886
Paesaggio
888
L’amore
891
Ritratto di fanciulla
895
Leon
d’ Arcadia
di Sincero
Battista Alberti
895 Lineamenti di storia letteraria
897 Dal trattato
897 902
«
Della Famiglia
Fortuna e virtù
905
La natura dell’uomo Elogio della ricchezza
907
La
villa
»
»
XVII
Ìndice
912
Leonardo da Vinci
912
Lineamenti
914
Caverna
915
La natura Metodo e
917 919
Dai
di storia letteraria
scienza
« Pensieri »
923
Favole
92 5
La
926
II
Pittura
diluvio
929
Poeti minori del Quattrocento
929
Lineamenti
di storia letteraria
9 29
Lineamenti
di storia letteraria
93°
Non
93°
Ogni
93 1
ti
dicevi
notte pur
Lineamenti di il
quando me convegno
ricordi
Leonardo Giustinian
:
Domenico
storia letteraria:
93 2
La
933
Sospiri azzurri di speranze bianche
934
di Giovanni detto
Burchiello poesia combatte col rasoio
Lineamenti
di storia letteraria
Antonio Cammelli detto
:
Pistoia
934
936
Passò
il
re
Franco,
tuo dispetto
Italia, a
Prosatori minori del Quattrocento
/
936
Lineamenti
di storia letteraria
936
Lineamenti
di storia letteraria
937
Dalle u Vite »
937 940
940
memorialisti e narratori
:
Vespasiano da Bisticci
:
Palla di Noferi Strozzi
Lineamenti
di storia letteraria
L’amalfitano e
gli
impiccati
943
Lineamenti
di storia letteraria
944
Lineamenti
di storia letteraria
La
cicerbita
945 946
Forbeti
947
Le
il
naso
ossa delle
Masuccio Salernitano
:
donne
:
:
letteratura di devozione
San Bernardino da Siena
il
L
XVIII
ìndice
948 ^Lineamenti di storia letteraria
949 Dalla 949
« Vita
:
Feo Beicari
del beato Giovanni
Colombini da Siena
La conversione
950 Lineamenti di storia 952
La predica
955
II
letteraria
:
Girolamo Savonarola
delle profezie
bruciamento delle
«
vanità »
»
Medioevo
Il
Premessa
dà comunemente
Si
il
va dalla caduta dell’Impero
nome di Medioevo a Romano d’Occidente
quel periodo storico che
(476 d. C.) alla scoperta dell’America (1492). Queste date e queste denominazioni con le quali veniamo come a cristallizzare in periodi artificiosamente conclusi il perenne
fluire della storia, hanno un valore largamente approssimativo e rispondono ad esigenze pratiche di studio. Per quel che riguarda in particolare la storia
della nostra letteratura, possiamo considerare concluso
verso la fine del secolo affermarsi
La
XIV;
una nuova cultura e una nuova
periodo medioevale
civiltà:
quelle del Rinascimento.
una piu ampia storia, politica, strettamente congiunta. Le opere letterarie,
della letteratura fa
storia
parte di
economica, ed è ad essa ad essere un momento particolare e distinto di quella consapevolezza
civile,
oltre
il
a partire da questi anni cominciano infatti ad
di se stessa e del
mondo
che l’umanità progressivamente acquista (e cioè
della civiltà), riflettono lo spirito e la cultura, gli ideali,
i
problemi,
le
con-
quindi utile, per una migliore comprensione delle opere che verremo via via leggendo, inquadrarle nel lofo tempo. dizioni storiche e sociali della loro epoca. Ci sarà
Per quel che riguarda il Medioevo, avvertiamo subito che è difficile giungere rapidamente a una definizione sintetica e comprensiva di quasi mille anni di storia. Furono questi i secoli che videro il crollo dell’Impero
Romano,
le
invasioni barbariche nell’Europa occidentale e
progressivo formarsi di nuovi del Cristianesimo vita e del
mondo.
Duecento e dare
il
il
e,
A
con
esso,
stati
e di nuove nazionalità,
raffermarsi di una nuova concezione della
Trecento, quelli cioè terminali del Medioevo, dobbiamo
Feudalesimo,
delle Signorie. il
conseguente pieno trionfo
proposito dei secoli che studieremo piu da vicino,
le
Crociate,
la
lotta
affermarsi della civiltà laica e borghese del tere e
il il
Lo
fra
Chiesa e Impero, il pieno e quindi il formarsi
Comune,
ampiamente Noi qui cercheremo soltanto di
studio della storia vi illustrerà piu
significato di questi eventi.
il
ricor-
il
carat-
indicare
alcuni temi generali del pensiero e della spiritualità medioevali con particolare riguardo alla storia delle lettere.
Antologia della letteratura italiana
2
medioevale
Spiritualità
La
spiritualità medioevale è dominata dalla concezione cristiana della Questa subordina rigorosamente l’esistenza terrena a quella oltremondana, la considera, cioè, un faticoso e spesso doloroso pellegrinaggio che l’uomo, caduto nel peccato originale e quindi corrotto e bisognoso costantemente della luce della rivelazione e della grazia divina che lo illuminino e lo redimano, compie per ritrovare la propria intima vocazione al bene, per diventare degno figlio di Dio e guadagnare la vita eterna nei cieli. Si tratta, rispetto al mondo antico, di una concezione di vita radicalmente diversa. Allora, l’uomo era volto a una piena affermazione di se stesso vita.
e delle proprie capacità costruttive in questo
mondo,
sentito
come
la
pro-
pria unica e vera dimora; ora, alla « virtù » dell’eroe classico subentra quella del santo , quella cioè dell’uomo rivolto a scavare nella propria interiorità per
un
trovare
significato più alto alla propria esistenza terrena e affermare
il
mondo. Ogni aspetto della vita, dei rapporti fra gli uomini e della cultura gravita attorno a questa fondamentale intuizione, o, comunque, cerca di giustificarsi
trionfo dello spirito contro le fallaci seduzioni del
di fronte
ad
essa.
Ad
esempio, nella vita politica e
civile, si
vagheggia
l’ideale
un Impero universale che raccolga in un corpo unitario tutta la cristianità, come fa la Chiesa nel campo spirituale; lo stato cerca di giustificarsi non come espressione di potenza, ma come supremo amministratore del diritto e della di
chiamate a sostenere e diffondere
giustizia; la filosofia, la letteratura sono
le
verità della fede.
Con
il Medioevo fosse un’età di profondamente radicata nelle classi
questo non vogliamo affatto dire che
asceti e di santi: accanto alla religiosità
popolari,
c’
è tutto
un
disfrenarsi di passioni, di violenze barbariche, proprie
di popolazioni ancora primitive,
un insieme
disuguaglianze sociali (basti pensare
al
di superstizioni, di oppressione e di
sistema feudale).
A
partire poi dagli
Europa una nuova civici, più decisamente laica e mondana; la Chiesa stessa si immerge nella lotta politica, rafforza la propria organizzazione temporale e statale, il Cristianesimo tende non solo alla contemplazione dei misteri dell’oltre tomba, ma anche ad attuare un ideale di giustizia e di moralità in questo mondo. Esso rimane comunque
anni intorno
la
al Mille, fiorisce in
concezione di vita dominante, tanto che spesso anche
tempo
La
si
ammantano
di motivi religiosi
c
le rivolte sociali
del
teologici.
cultura medioevale
Fino alla seconda metà del secolo XI, la cultura e la letteratura del Medioevo non hanno carattere nazionale, ma si presentano in tutta Europa con aspetti comuni, e si esprimono in un’unica lingua, il latino. A partire dalla seconda metà del secolo, cominciano ad affermarsi nell’Europa occidentale le singole letterature nazionali, scritte non più in latino, ma in lingua,
come
si
diceva, « volgare »
(in Italia, però,
come vedremo, questo
Il
Medioevo
3
avverrà soltanto nel Duecento); tuttavia ancora per secoli
lingua della cultura piu elevata (scienza, di rado, delFespressione artistica.
filosofia,
Comunque,
le
il
nuove
La si
sia di
non
letterature nazionali
risentiranno profondamente l’influsso della letteratura latina, classica,
latino sarà la
teologia), e ancora,
sia
di quella
quella medioevale.
persistenza per tanti secoli di
una
letteratura esclusivamente latina
spiega con la scarsissima diffusione della cultura che fu propria dei secoli
piu oscuri e travagliati della storia medioevale. Per molto tempo
la
Chiesa
fu quasi l’unica depositaria del sapere. Essa tramandò ai nuovi popoli che
venivano formando,
si
si
appena
affacciavano
portati ancora alla violenza e all’anarchia, e ai popoli conqui-
alla civiltà,
anch’essi imbarbariti e travolti dal crollo
stati,
la
lingua di
di
una
dal
conquistatori barbarici che
ai
Roma,
il
diritto,
dell’antica civiltà
romana,
l’ideale dell’universalità dell’Impero, e cioè
pacifica e civile convivenza
umana,
di
una comune civiltà, ribadita Ma tramandò anche la
senso cristiano della fraternità degli uomini.
grande letteratura di Roma, il pensiero e la poesia dei classici antichi, sia pure interpretandoli alla luce delle verità cristiane. Il latino, la lingua nella quale erano scritti i testi sacri, rimase, com’ è tuttora, la lingua della Chiesa, e i chierici i letterati, l’apprendevano leggendo quegli scrittori pagani che apparivano ancora un modello altissimo di stile e di eloquenza. Vennero cosi scritti in latino i trattati filosofici e religiosi, gl’inni della Chiesa e le preghiere, ma anche le epistole e gli atti pubblici e giuridici, i poemi che celebravano le glorie di un popolo, le opere di storia, e, a volte, composizioni liriche più immediate, sempre cercando di continuare e di emulare la grande tradizione espressiva dei classici. Per molto tempo la Chiesa ebbe nelle sue mani l’educazione del popolo (mediante le prediche e le pratiche collettive della vita cristiana) e dei prin,
cipi, ai
quali impartiva un’istruzione elementare, cercando, al
di educarli a
un costume
di vita
meno
tempo
barbarico e primitivo.
stesso,
Non man-
carono anche scuole laiche (ricordiamo, nel sec. XI la scuola medica salernitana e, nel secolo seguente, quella di diritto romano fondata da Irnerio a Bologna); ma per quasi tutto il Medioevo, la cultura più elevata fu dominata e indirizzata dagli uomini della Chiesa.
Questo spiega come
si
giungesse
a
un’organizzazione gerarchica ^del il fonda-
sapere, per la quale la teologia, o scienza delle cose divine, era
mento e il culmine di ogni scienza. Anche, dunque, nel campo culturale ogni forma di pensiero era, almeno tendenzialmente, orientata verso quello che era sentito come il problema più importante: la salvazione dell’uomo e il suo destino ultraterreno.
Temi
della letteratura medioevale
Alle soglio .del Medioevo,
uno
dei Padri
della
Chiesa,
Sant’ Agostino
(354-430 d. C.), aveva scritto due grandi opere che indicano due direzioni fondamentali della letteratura medioevale. La prima, le Confessioni y era incentrata
sull’intimo
dramma
dell’anima,
sul
richiamo
all’interiorità,
al
Antologia della letteratura italiana
4
problema del rapporto fra alla visione antica di
uomo
e Dio. L’altro, la Città di
Dio sostituiva Caso e del ,
storia regolata dalle leggi cieche del
una
il sentimento della Provvidenza, cioè di un costante intervento divino nel mondo, immettendo cosi nella considerazione delle vicende storiche il senso di una superiore razionalità e una ricerca di progresso spiri-
Destino
tuale e di perfezionamento morale dell’umanità. Attorno a questi motivi
per
vaglierà
autore della lo scibile
secoli
il
Summa
medioevale,
pensiero
da San
Tommaso
si tra-
d’ Aquino,
Theologiae, la vasta enciclopedia che accoglie tutto
e lo prospetta
nella
ventura da Bagnoregio, autore
luce della rivelazione cristiana, dell’ Itinerarium
mentis in
a
Deum
,
S.
Bona-
che parla
della mistica fusione dell’anima con Dio.
La
letteratura medioevale riprende dai pensatori dell’epoca
il
profondo
interesse per la psicologia, lo studio attento e sottile delle complesse vicende
Seguiremo questo motivo nella nostra letteratura ma anche in quella d’argomento laico, amoroso, dalla poesia siciliana a Dante al Petrarca. Anche la concezione provvidenzialistica della storia, con la ricerca che essa comporta di un legame effettivo fra politica e moralità e un concreto impegno di vita autenticamente cristiana, sarà un tema ricorrente nella nostra letteratura delle origini. Questa esigenza di interiorità e di appassionata ricerca morale e spirituale non sarà estranea, come vedremo, neppure alla fantasiosa lettedella vita della coscienza.
delle origini,
non
solo in quella religiosa,
ratura cavalleresca e cortese.
Dobbiamo
infine tener presente, per avvicinarci spiritualmente alla
let-
un sentimento immediato della presenza del divino nel mondo. L’universo appare come un grande libro, nel quale l’anima nostra può leggere, in ogni cosa, la parola creatrice di Dio, un intimo significato spirituale. Diviene cosi spontanea una visione simbolica del mondo, per la quale ogni aspetto della natura, ogni forma dell’essere sono come un presentimento e un’immagipe dell’Essere supremo che tutto ha creato e tutto informa di sé. teratura medioevale, che carattere essenziale di quest’epoca è
Estetica e poetica del
La
Medioevo
spiritualità cristiana
domina anche
l
'estetica (cioè la
concezione del-
l’arte e della poesia, del loro carattere specifico e del loro significato) dell’età
medioevale
Dai Latini e dai Greci,
i
poeti
(Omero, Virgilio) erano
maestri di vita e di saggezza; per questo gnati in
una strenua
lotta
contro
il
i
primi pensatori
paganesimo
stati
considerati
impeavevano
cristiani,
e la sua mitologia,
negato ogni valore alla poesia, considerandola un tessuto di falsità, un eledi corruzione spirituale. Ma già S. Agostino aveva detto che le favole dei poeti, anche se false e illusorie, potevano soddisfare le esigenze della parte
mento
debole e imperfetta del nostro spirito, contribuire a rendere meglio accessibili, parlando un linguaggio piu vicino ai nostri sensi, le verità piu elevate.
Il
Medioevo
5
L’estetica medioevale, muovendo da questi principi, affida alla poesia funzione di presentare agli uomini, soprattutto a quelli culturalmente meno provveduti, le più importanti verità morali e religiose sotto un bel velo di favola, per meglio avvincere l’animo e imprimere in esso più persuasivamente il proprio insegnamento spirituale. È questo il procedimento (non sconosciuto neppure al mondo classico) dell 'allegoria, che consiste appunto nel celare sotto il significato letterale del testo una profonda la
verità.
Tale procedimento venne applicato anche alla lettura della Bibbia (negli della quale si ricercava una prefigurazione della persona e degli insegnamenti di Cristo) e a quella dei classici antichi, che in tal modo riuscirono ad ottenere, per cosi dire, diritto di cittadinanza nella nuova cultura cristiana. Virgilio, ad esempio, divenne un poeta-profeta, che nella sua IV Egloga (in cui vaticinava, in occasione della nascita di un fanciullo, figlio di un console amico, un intimo rinnovamento dell’umanità) mostrava di
episodi
mondo. I classici umana, che la Rivelazione di Cristo non cancellava ma completava, aggiungendo alle verità della ragione quelle della fede. Essi furono inoltre un modello di stile al quale tutto il Medioevo guardò con intensa ammirazione. La grammatica aver presentito la nascita di Cristo e la sua missione nel antichi divennero cosi
un modello
ideale di saggezza
,
e cioè lo studio dei poeti e degli storici antichi nel loro aspetto formale ed espressivo, fu ritenuta
il
fondamento
perché consentiva di penetrare e di acquistare tare
i
delle
arti
liberali
e di ogni
segreti dell’elocuzione e della
scienza,
espressione
pieno possesso della lingua latina, necessario per interpre-
il
che erano scritti appunto in questa lingua. La netta separazione operata dall’estetica medioevale fra contenuto e i
testi sacri,
forma portò a una considerazione speciale della forma espressiva in sé e per sé, e alla formulazione di una rettorica, o arte del bello scrivere, fondata su rigidi principi, ripresi dai grammatici latini degli ultimi secoli. Vennero così stabiliti tre stili, quello grande quello medio quello umile ,
,
anche, rispettivamente, tragico, comico, elegiaco ), adatto ciascuno ad esprimere un certo contenuto (ad es., la Commedia di Dante fu cosf inti-
(detti
tolata
perché da un inizio .
della vicenda,
lieto
il
triste,
l’inferno,
giungeva a uno scioglimento da un proprio les-
paradiso), e caratterizzato anche
da propri modi espressivi. Nonostante questa regolamentazione rigorosa e conservatrice, la letteratura medioevale si venne radicalmente differenziando da quella classica. Fra gli altri fatti, uno soprattutto ci interessa qui porre in rilievo: lo smarrirsi del senso della quantità di ogni sillaba componente le parole latine. Mentre la metrica classica si fondava sull’alternarsi nel verso di sillabe lunghe e brevi, ora ci si fonda sempre più sul ritmo determinato dal numero delle sillabe e dagli accenti, e sulla rima anticipando quello che sarà l’indirizzo esclusivo delle nuove lingue romanze e della nuova poesia. sico e
,
,
In tutta cile e
poi,
la
letteratura latina medioevale
aristocratica,
pur perdendo qualcosa della sua
raffinato era
il
dominò un
ideale d’arte diffi-
portata spesso fino all’artificiosità. Tale ideale trapassò
pubblico a cui
ci si
artificiosità,
rivolgeva, nelle
quanto più vasto e meno nuove letterature nazionali.
Antologia della letteratura italiana
6
Autori del Medioevo latino in
Diamo un
Italia
rapido cenno dei principali autori del Medioevo italiano che
scrissero in latino.
Nel secolo VI abbiamo due autori profondamente cristiani e, nello stesso tempo, ancora imbevuti di cultura e poesia classica e dello spirito della romanità ormai morente sotto i colpi dei barbari invasori. Il piu importante è il romano Severin p Boezio (480-524) che prima ebbe incarichi pubblici c onori dal re goto Teodorico, poi, incolpato di tradimento, fu da lui incarcerato e fatto uccidere. Boezio è autore di un’opera letta e ammirata per che scrisse in tutto il Medioevo, il libro De consolatione philosophiae carcere, poco prima di morire, immaginando che una venerabile matrona, ,
la
venisse a confortarlo e a disporlo a
Filosofia,
un
distacco sereno dalla
usando argomentazioni di filosofi classici e cristiani. L’opera, mista prosa e di versi, fu amata e meditata da Dante.
vita,
di
L’altro
scrittore
è
Magno
Aurelio
Cassiodoro , calabrese, segretario di
Teodorico e dei suoi successori, autore di una raccolta di epistole ufficiali, importanti per le notizie storiche che ci forniscono. Nel sec. Vili visse Paolo Diacono un longobardo del Friuli, che scrisse un’importante storia del suo popolo, la Historia Langobardorum nel sec. X Liutprando vescovo di Cremona e anch’egli longobardo, autore di un’opera storica e polemica, VAntapodosis. Nei secoli immediatamente seguenti, particolare interesse presentano le numerose opere storiche e cronistiche. Ricordiamo Arnolfo (sec. XI), Sire Raul e Ottone Morena il genovese Caflaro, Ugo Falcando che racconta le gesta dei Normanni (sec. XII) e le cronache anonime, del sec. XI, del monastero di Montecassino e di quello della Novalesa. La migliore, letterariamente è quella del frate Salimbene Adami di Parma, vissuto nel sec. XIII, ,
;
,
,
scritta in un latino popolareggiante già assai vicino alla lingua volgare, vivace e ricca di particolari concreti. Per quel che riguarda le scuole di retorica, che elaborarono le artes dictandi ,
manuali di tacassino,
stile
da MonBondompagno da Signa, Bene
epistolare e oratorio, ricordiamo, nel sec. XI, Alberico
Ugo da Bologna
da Firenze , e infine
e,
nel sec. XIII,
la raccolta di epistole dettate
da Pier
delle
Vigne
,
segre-
tario di Federico II.
Quanto
alla poesia,
nachistico che garii (sec.
abbiamo numerosi poemi
di contenuto storico e cro-
come
il Panegyricus Berenimperatori (sec. X), le Gesta Roberti Wiscardi di Guglielmo Pugliese XII), il Liber maiolichinus che celebra la conquista delle Baleari ad
si
ispirano alla tradizione classica,
,
opera dei Pisani e
il
De
rebus siculis carmen di Pietro da Eboli (sempre dello
stesso secolo).
meno classicamente paludati e ispirati piu direttamente canto che un poeta ignoto indirizzava nell’anno 882 alle scolte modenesi, esortandole a vigilare a difesa della città e incuorandole coi grandi esempi di Troia e di Roma, e la poesia dei goliardi che cantano Piu vivi
i
canti
alla vita, quali
il
,
la
vita gaia e spensierata,
alla
l’amore,
corruzione dei costumi
il
vino, irridendo agli ideali ascetici e
ecclesiastici.
Il
Medioevo
7
Più ricchi di poesia gl’inni della Chiesa, da quelli di Venanzio Fortu(sec. VI), a quelli di Paolino d’Aquileia (sec. Vili), ai tre poeticamente più elevati: il Pange lingua di S. Tommaso d’ Aquino, canto di mistico amore, il Dies irae di Tommaso da Celano che svolge il tema del giudizio universale e del tremore dell’uomo davanti all’inesorabile giustizia divina, lo Stabat mater di Jacopone da Todi , che svolge il tema del dolore di nato
Maria davanti Rivolta lirica
alla passione di Cristo.
a
è l’elegia
esprimere
De
sentimenti
diversitate
personali
Fortunae
e
quindi
più
intimamente com-
et Philosophiae consolatione
posta verso la fine del sec. XII dal toscano Arrigo da Settimello , sul tema del libro di Boezio.
Le
origini della lingua italiana
Le lingue romanze
Roma
aveva diffuso fra
le
non
genti sottomesse
solo la propria civiltà,
ma
anche la propria lingua, soprattutto nelle regioni dell’Europa occidentale. Nonostante le invasioni barbariche, queste regioni rimasero strettamente legate alla tradizione romana, tanto da essere ancora chiamate, con termine comprensivo, Romania anche quando da tempo gl’invasori germanici le avevano suddivise in nuove e proprie leggi,
le
pròprie istituzioni,
le
Spagna,
distinte unità statali, la Francia, la
romanice loqui delle
popolazioni
conquistatori.
l’Impero fra
le
prima
Romano
questi
di
Ma
il
Per
secoli, l’espressione
contrapposto a quello dei Germani
territori,
frazionamento l’estremo
e
l’Italia.
romana) fu usata per designare l’idioma
parlare in lingua
(=
politico
diradarsi
dei
conseguito contatti
alla
spirituali
caduta e
del-
materiali
un tempo ne facevano parte, fecero si che dove una lingua sostanzialmente unitaria si sviluppassero delle
popolazioni che esisteva
parlate locali che
si
vennero progressivamente differenziando fra loro e dal ad acquistare il carattere di lingue nuove e distinte.
latino originario, fino
Esse sono:
l’italiano,
il
portoghese,
il
catalano,
il
francese,
il
provenzale,
ladino (parlato nel Friuli, nel Trentino, nel Canton dei Grigioni),
il
il
ro-
meno. Romanze dall’aggettivo romanicus (derivato da Romania) sono dette queste lingue, o anche neolatine perché sono considerate come delle nuove ,
ì
lingue nate sul tronco dell’idioma latino.
Le lingue romanze derivano gran parte del loro lessico dal latino antico, pure con certe alterazioni fonetiche (es. viridis = verde; plebs = pieve), mentre, per quel che riguarda la morfologia e la sintassi, le trasformazioni sono piu decise (sono, ad es., totalmente cadute le declinazioni delle parole). Tuttavia si avverte una maggiore somiglianza fra le lingue nuove e l’antica sia
confrontiamo non col latino letterario che leggiamo nelle opere dei scrittori antichi, ma cqn quello parlato, del quale abbiamo testimonianze scarse ma significative se le
grandi
Latino letterario e latino parlato non sono due lingue distinte,
medesima lingua usata con modi e
ma
la
finalità espressive diversi. Il latino lette-
è la lingua degli scrittori, caratterizzata da una certa sceltezza ed eleganza di vocaboli e di costrutti, mentre quello parlato ha la scioltezza rario
e
semplicità della conversazione
quotidiana e familiare, anche se guarda
Le
origini della lingua italiana
9
come a un modello al quale i parlanti tanto piu quanto maggiore è la loro cultura. Tale differenza sussiste anche oggi, in ogni lingua, ma mentre ora si tende a scrivere come si parla, nei tempi antichi lo scrivere era soggetto a una rigida regolamentazione retocome rica, cosicché il latino letterario subì, col tempo, delle variazioni ma meno rapide e integrali di quelle del latino parlato. ogni lingua In quest’ultimo notiamo, fin dai tempi piu antichi, dei caratteri che lo avvicinano alle lingue romanze: ad es., la tendenza a lasciare cadere le alla
lingua degli scrittori
s’ispirano
—
—
consonanti finali della declinazione, e l’uso conseguente di preposizioni per esprimere i vari complementi, 1* introduzione di forme perifrastiche (es. del futuro amabo donde il nostro amar-ò — amerò), , caduta di vocali e consonanti nel corso della parola (es., mensem -> mesem , it. mese; oculus -» oclus, it. occhio ; vetulus -+ vetlus it. vecchio ), l’uso
amare habeo invece
,
la
,
comune al
=
posto di os; caballus
Le lingue romanze
usati nelle scritture (es., bucca
da quelli
di vocaboli -diversi
—
bocca,
cavallo , al posto di equus).
rifanno
si
al latino parlato,
forme piu popolari
alle
e comuni; per questo furono dette, originariamente volgari , per distinguerle dal latino letterario che
che era
la
lingua
il
comune
Medioevo continuava ad usare
nelle scritture e
dei dotti.
Latino e volgare nel Medioevo Nel secolo Vili d. C. il processo di trasformazione che porta dal latino nuove lingue romanze si era ormai concluso in tutta la Romania e quindi anche in Italia. È dell’ 813 un canone del concilio di Tours che prescrive ai vescovi di predicare in lingua romana rustica per rendere accessibile la parola di Dio ai fedeli che ormai, nella loro maggioranza, non comprendono più il latino. alle
,
Negli ultimi secoli dell’Impero Romano e nei primi del mentre il latino parlato si va disintegrando in una moltitudine locali diverse, il latino letterario rimane fedele alla intransigente grammaticale e scolastica; anche quello insegnato nelle scuole che gli abbreviatores e si
i
notarii
(i
una
di parlate
tradizione
preparano
redattori delle epistole e degli atti ufficiali)
attiene rigorosamente alla tradizione classica. Si tratta sempre,
del linguaggio di
Medioevo,
schiera ristretta di persone colte e di dotti,
comunque, non di una
lingua comune. I
vari
volgari vivono frattanto
una
vita
rigogliosa,
ma, inizialmente,
quasi nulla affidano alla scrittura. Poi, lentamente, divengono anch’essi una
nuova lingua letteraria che quando sorge una nuova
si
accampa di fronte
cultura,
non più
all’antica,
scuole religiose e laiche, bensì più diffusa e popolare;
quando strie,
A
si
ha un generale
risveglio della vita europea,
di traffici, di rapporti più liberi e dinamici fra partire dal
sec.
VI
era
ma
questo avviene
aristocraticamente limitata alle
dopo
un
il
Mille, cioè,
rifiorire
d’indu-
uomini e popoli.
mancato un pubblico colto, fuori dall’amdopo il Mille nelle corti feudali
biente scolastico; esso cominciò a costituirsi
Antologia della letteratura italiana
I0
comunale del Duecento. Nascono ora le nuove romanza, mentre il latino rimane la lingua interna-
della Francia e nell* Italia letterature in lingua
zionale dei dotti ed è usato nelle scritture di carattere culturalmente piu elevato e specialistico, riguardanti, cioè, la scienza, il diritto la filosofia, ecc.
A
noi interessa, ora, seguire la formazione di
un linguaggio
letterario
vari dialetti locali s’impon-
uno solo o due fra i vengono elaborati, trasformati, fino a divenire lingua letteraria comune. Questo avviene o per ragioni politico-culturali (quando la cultura e le lettere si accentrano nella corte dominante) o perché uno dei dialetti può vantare, ad un certo momento, un complesso di scrittori volgare. In ogni nazione,
gono
sugli
e
altri
modello e di esempio. In ogni caso, il diamunicipali, tende ad acquistare stabilità letto perde certe cioè al latino, lessicale e regolarità sintattica, ispirandosi alla grammatica che continua ad essere per secoli lingua ideale ed esemplare, alla cui regolarità si ispirano le lingue letterarie romanze. grandi che servono agli
altri di
caratteristiche
,
La formazione
della lingua letteraria italiana
Una nuova comunione Vili. V’
al
sec.
di
dialetti
è,
diversi,
cioè,
ma
linguistica appare già formata in Italia intorno
in quest’epoca nella nostra penisola tutti
originati dalle modificazioni
parlato e dotati di certe caratteristiche che
li
un complesso
subite dal
latino
distinguono dalle altre lingue
romanze. Il frazionamento dialettale è però maggiore in Italia che altrove, e dipende dal frazionamento delle varie comunità, dovuto a ragioni amministrative,
ai
confini ecclesiastici e politici stabiliti in parecchi punti della
tempo di Roma vi erano in Italia stirpi avevano sovrapposto il latino alle loro diverse lingue originarie: quella celtica a nord, quella umbro-sannita o italica nel centro-sud, quella etrusca in Toscana, ecc. Un fattore decisivo di frazionamento linguistico sembra essere stata la divisione dell’Italia decretata da Diocleziano (fine del III sec. d. C.) nei due vicariati di Roma e di Milano, separati da una linea di confine che va da La Spezia a Rimini; altre divisioni subentrarono, com’è noto, al tempo delle invasioni. La nascita in Italia di un volgare letterario è però piu tarda che in altre nazioni della Romania, perché il latino, come lingua scritta e parlata rimase vivo piu a lungo da noi; inoltre, la situazione politica delle varie regioni e province non favori per molto tempo il sorgere di centri di cultura che penisola e al fatto che anche al
diverse, che
potessero accentrare su di sé l’interesse di tutta la penisola. la parlata volgare si avvia a una forma più eletta e opera di coloro che sono mediatori fra l’alta cultura latina popolo: sacerdoti, notai, giullari. I primi predicavano in volgare al
Originariamente, alla scrittura per
e
il
i notai dovevano saper tradurre le scritture da loro stese in non comprendeva questa lingua; quanto ai giullari, che erano
latino
popolari, cantori, mimi, di vario livello culturale, cercavano di essere
com-
popolo, a chi presi
da un pubblico più vasto che non
poeti
fosse quello della loro città, e
si
Le
origini della lingua italiana
li
una patina
sforzavano, inoltre, di dare alla loro espressione
di raffinatezza
letteraria.
Piu
tardi,
l’intenso rigoglio di vita dell’età
comunale spinge
le
diverse
popolazioni a contatti politici e commerciali frequenti, favorendo cosi il formarsi di una lingua che sia comunemente intesa. Tutti questi fatti aprono
lentamente
al
volgare la via della scrittura, anche
pratiche piu che artistiche,
necessità
e
la
se,
scrittura
per ora, limitata a
comporta sempre una
esigenza di regolamentazione della lingua stessa.
Per tutto il Duecento, i documenti in prosa rimangono in un ambito anche se già il Toscano è in vantaggio sugli altri dialetti perché piu degli altri nel solco della latinità e piu facile ad essere tradotto in dialettale,
scrittura nel sistema grafico latino. si
forma invece
alla corte di
Un
linguaggio letterario vero e proprio
Federico II re di
Sicilia,
insieme con la prima
poesia italiana scritta con intendimento artistico.
Ben
però,
presto,
il
primato passa
Toscana. Mentre
alla
i
Siciliani
si
accostano, eliminando le caratteristiche locali più spiccate della loro lingua, al latino e al provenzale, nel Trecento Dante e il Petrarca diverranno un modello di lingua, oltre che di stile, per tutti i poeti nostri, e alla loro opera si conformerà la lingua poetica italiana, mentre il Boccaccio darà l’avvio
prosa d’arte.
alla
Solo nel Cinquecento tuttavia, tutta l’Italia: sarà
il
si
avrà una lingua letteraria
fiorentino letterario che costituirà
lingua scritta di tutta la nazione; c non
si
il
comune
fondamento
chiamerà più volgare
ma
a
della
lingua
italiana.
I
primi documenti in lingua volgare
importanza letteraria appaiono soldata abbiamo scarsi documenti dell’uso della nuova lingua nelle scritture, e di carattere eminentemente I
tanto
primi nel
Ne
pratico.
testi
secolo
in volgare di qualche
XIII.
Prima
di
questa
riportiamo alcuni.
/ che riproduciamo sono conformi a quelli editi in Le Origini, a cura di A. ViG. Vidossi, B. e T. Nardi, F. Arese e altri, Milano-Napoli, Ricciardi, 1956, tranne quello del Ritmo laurenziatto, conforme a quello edito iu Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960. I
testi
scardi,
L’indovinello veronese (fine del secolo Vili
lare
-
principio del IX)
Questo indovinello fu scoperto nel 1924 in un codice della biblioteca capitodi Verona. Sembra opera d’un chierico e nato nell’ambiente della scuola,
sebbene ricalchi un tema diffusamente popolare.
Se pareba boves, alba pratalia araba albo versorio teneba, negro semen seminaba.
12
Antologia della letteratura italiana L’interpretazione è: Si spingeva avanti
buoi, arava
i
un bianco versorio e seminava una semente
L’indovinello allude all’azione dello scrivere: arato è la pagina,
La
il
versorio bianco è la
un bianco prato e teneva
nera. i
buoi sono
penna d’oca,
il
maggiore nell’interpretazione è costituita l’espressione significa « apparivano » (i significa « assomigliava » (soggetto sottinteso la cosa da Ma il problema piu difficile è un altro, e cioè se la vinello sia latina o volgare. Alcuni studiosi ritengono che per
il
le
dita,
seme nero è
il
prato
l’inchiostro.
difficoltà
dal se pareba\ ad
Migliorini
buoi);
:
di volgarismi (latina sarebbe, oltre a
semen
,
la
per il indovinare).
es.,
Contini
lingua usata nell 'indo-
un
sia
latino infarcito
parola boves ; quanto alla caduta
nei verbi delle consonanti finali -nt e di altre desinenze, si tratta di fenomeno non sconosciuto al latino volgareggiante); ma c’è anche chi ritiene che si tratti di un intenzionale « volgare » nel quale ricorra solo una forma latina {semen). In conclusione si può dire che si tratti di un testo oscillante fra latino e volgare,
ma
I
già chiaramente orientato verso quest’ultimo.
placiti cassinesi
(anni 960 e 963)
documenti nei quali appare per
prima volta consapevolmente e sicurasono quattro placiti o documenti giudiziari campani, il primo del 960, sottoscritto a Capua, gli altri del 963, sottoscritti uno a Sessa e gli altri a Teano. Essi concernono beni di tre monasteri dipendenti da quello di Montecassino, e intendono assicurare, mediante un giudizio promosso non da un vero avversario ma da uno che agiva d’accordo col monastero, la proprietà da parte di questo di tali beni, che si temeva gli potessero venir contestati. I testimoni pronunciano una frase che, evidentemente, è stata preparata dal giudice stesso, dato che ricorre pressoché uguale in tutti i placiti. Essa è il primo documento di un linguaggio cancelleresco, di un « volgare » ripulito e reso in qualche modo « illustre », innalzato cioè a una maggiore eleganza rispetto all’uso quotidiano. Il fatto che i testimoni fossero persone colte e sapessero il latino, eppure usassero l’italiano per la loro deposizione, indica chiaramente l’intenzione di dare pubblicità all’atto, di farlo bene comprendere a tutto il pubblico che assisteva e conosceva soltanto il volgare. I
mente
il
la
volgare, contrapposto al latino,
,
Riportiamo un passo del placito di Capua, dando in corsivo la traduzione del in volgare, che stampiamo in carattere normale.
testo latino nel quale è inserita la frase
Facemmo stare ammonimmo,
e lo
davanti a noi in
nome
veramente sapeva intorno detta d’
carta
Aquino
la toccò
il
con
l’
Sao ko sette parte
E
[la
e
cioè
:
pianta
il
alla causa.
dei
predetto Mari, chierico e
del timore di
campi
E in
Dio che
quello, tenendo in
contestazione
monastero ] che aveva mostrato altra
mano
al
monaco
ci rivelasse ciò
fra
mano
che
la pre-
Rodelgrino
suddetto Rodelgrino ,
e fece questa testimonianza'.
kelle terre, per kelle fini
que ki contene trenta anni
le
pos-
Sancti Benedicti. a
So che quelle
terre
con quei confini che qui [nella carta]
Le si
origini della lingua italiana
13
contengono, le possedette per trent’ anni la parte di San Benedetto il monastero benedettino di Montecassino ». ]
cioè [ 1
Che fini;
si tratti
di « volgare illustre » è dimostrato dai latinismi (fini
parte Sancti Benedicti); da sao che, probabilmente,
campana,
ma
è
= fines = con-
forma idiomatica
settentrionale; dal ritmo solenne e sostenuto della frase.
dell’Italia
questo e negli
Si rivela, in
non
altri placiti
tentativo di giungere ad
il
una
certa unità
formare cioè una lingua comune, sia pure limitatamente all’uso giuridico. I latinismi attestano anch’essi la tendenza a un ordine linguistico, a una stabilità che il dialetto non possedeva; sarà proprio dei primi secoli questo costante incontro col latino del volgare « illustre » o
ad aree sempre più
linguistica relativa
vaste, di
letterario.
La
postilla
amiatina
(anno 1087)
Dopo
non appaiono testi continuati in XI abbiamo due carte sarde e tre testi dell’Italia centrale. Essi sono: un’iscrizione affrescata su un muro della chiesa di S. Clemente a Roma, che commenta la rappresentazione pittqrica di un miracolo del santo, una formula sacramentale di penitenza e, infine, una postilla aggiunta dal notaio Rainerio a una carta del 1087, con la quale un certo Micciarello e sua moglie Gualdrada facevano dono di tutti i loro beni all’abbazia di S. Salvatore sul monte Amiata. Il testo è il seguente: i
placiti cassinesi
per
un
intero secolo
volgare. Soltanto negli ultimi decenni del secolo
de caput coctu
Ista cartula est ille
adiuvet de
illu
qui mal consiliu
li
rebottu
mise in corpu.
L’interpretazione più probabile è la seguente
(soprannome dato a Micciarello, gli
dia ^aiuto
contro
il
col
Maligno,
probabile
che
un mal
:
Questa carta è di Capocotto di ‘Testa dura’), e consiglio gli mise in corpo » «
significato
(Migliorini).
Rispetto
formule cassinesi notiamo qui una
più latineggiante notaio Rainerio sa scrivere solo in latino e non sa scrivere alcuna parola del suo volgare se non riferendola al latino. Appare tuttavia in questo testo una caratteristica delle lingue romanze sconosciuta al latino, cioè l’articolo (illu, dal quale deriva il). (ista, est,
Il
alle
scrittura
caput, adiuvet, ecc.), che è stata spiegata col fatto che
il
Ritmo laurenziano
(secolo XII)
Più frequenti sono
i
monumenti
in volgare del secolo XII.
Fra questi, appar-
componimenti propriamente letterari, Ricordiamo il Ritmo di Sant’Alessio, mar-
tenenti alla fine del secolo, vi sono alcuni soprattutto dei poemetti giullareschi.
chigiano,
il
Ritmo
cassinese, ritmi celebranti
avvenimenti
storici
bellunesi e lue-
x
Antologia della letteratura italiana
4
chesi, c, infine,
Ritmo laurenziano, che fra questi è il più più antico componimento poetico il
il
ed
antico,
molto probabilmente,
italiano
è,
quindi,
pervenutoci.
Esso consta di venti versi ottonari doppi, ed è, evidentemente, opera di un i giullari sono persone dotate di una certa infarinatura culturale, il cui mestiere è quello di divertire con la parola, per ricavarne guadagno, una cerchia di persone), e si può immaginare che reciti questi versi davanti al vescovo al quale è dedicato il suo canto e alla corte di lui. Si giullare (ricordiamo che
molto probabilmente del vescovo di Pisa, del quale il giullare fa lodi spersperando di ottenere per questo in dono un cavallo; se lo ottiene lo mostrerà al vescovo Galgano, uno dei suoi altolocati protettori. Riportiamo, di questo canto, i primi dodici versi, di più facile interpretazione. tratta
ticate,
lo mellior
Salva lo vescovo senato, [...]
c’umque
tutt’allumma
ora fue sagrato
sia
na[to],
cericato.
’l
Né
Fisolaco né Cato
non fue
e
pap’ hall
per suo drudo piu privato,
’l
Suo
[...-ato]
romano
lo
San Benedetto e san Germano de tutto regno cristiano:
’l
’1
mondo
[.
£a non non
fue pagano
che
lare
latino 2.
giullare
Il
:
si
rivolge
umquam
sia
nato.
(...) ora fue: integra e interpreta:
che
consacrato illumina
col
dall’ora
in
cui
fu
suo splendore tutto
Né
Physiologus era un celebre « bestiàrio » (libro contenente le assai favolose nozioni di zoologia del tempo); qui è considerato come nome di persona. Cato è l’autore dei Dieta Catonis, raccolta moraleggiante tenuta in altissima considerazione nel Medioevo. Il giullare dice che il vescovo è più dotato (ringratiato) di quei due sommi luminari. 4. Si può ricostruire: e 7 papa ha lui 3.
Fisolaco, ecc.
:
—
Il
—
dal destro lato. Intendi: il papa lo tiene alla sua destra come il suo confidente più
intimo (drudo piu privato). Drudo e privato sono francesismi, come pure senato al v. 1 (frane, senè = saggio) allumina al v. 2 (fr. allumer = illuminare), e altri termini usati in questa poesia. Francesismi, latinismi, allusioni dotte (cfr. verso 3), an-
fue ques[to] villano: so tal marchisciano.
se
portanti
clero.
il
ci
non bene centrate, servono al giulad elevare il tono del discorso e a fare sfoggio di cultura. Inoltre è da osservare che i giullari, i quali, con la loro vita errabonda, entravano in contatto con diverse comunità, furono, nei primi secoli, im-
a
ecc.
lo
e
Laterano.
.]
destinòe d’esser sovrano
prega di dare salute al vescovo assennato, il migliore che mai (umque, dal
Salva,
1.
Dio
.
peròe venne da lor mano,
del paradìs deliziano,
da ce
ringraziato,
ben’è cresciuto e mellior ato.
gentile vescovato
L’apostolico
sì
letterari
trasmettitori e creatori
tale lingua letteraria Il
5.
di
usi
linguistici
e
una prima rudimencomune.
di
suo nobile vescovato è divenuto mi-
gliore e più prospero
da quando è affidato
sue cure.
alle
6. Integra e intendi: Il papa lo consacrò vescovo nella basilica di San Giovanni La-
terano. ’l
7.
due
destinòe
d’ esser
santi lo destinarono
sovrano,
ad
essere
ecc.:
i
un giorno
papa.
peròe venne... villano: infatti venne mano condotto a noi dal paradiso delle delizie. Certo non fu, questo vescovo, un villano! Sin dai tempi io. da ce’l mondo, ecc. pagani non mi risulta che ci sia stato un tale gentiluomo. 8-9.
dalla
loro
:
Le
origini della lingua italiana
Se
mi dà
monsterròlP
cavai ballano,
cavai
ballano:
un
cavallo
balzano,
con una balza di pelo bianco nelle zampe. Ecco la ragione vera delle lodi sperticate! L’allusione all’ altro protettore al quale il
/
al
bon Gfalgano], mano.
cui benedicente bascio
a lo vescovo volterrano,
11.
15
promette di mostrare il dono, spingere il vescovo al gesto signorile liberalità, che il giullare farà giullare
l’intento di
noscere a
tutti.
-2*
è
Il
Duecento
Le
origini della letteratura italiana
Il
XI
sorgere della nuova letteratura in volgare è posteriore in Italia ai secoli nuova letteratura francese e la sua
e XII, che videro la fioritura della
diffusione in tutta l’Europa; avviene, infatti, soltanto nel Duecento.
Questo non vuol dire che prima mancasse in culturale; solo che gli ingegni
non
si
scienze formalistiche e pratiche: la retorica,
veranno per
secoli,
il
loro
mezzo
una
Italia
rigogliosa vita
volsero alla creazione poetica, il
diritto, la
ma
medicina, che
a
tro-
d’espressione piu naturale e spontaneo nella
lingua dei dotti, cioè nel latino. Basti qui ricordare che nel secolo XII
fiori-
rono in Italia grandi maestri di retorica, quali Alberico da Montecassino, Ugo da Bologna e giuristi insigni, quali il bolognese Irnerio, Accorso, Francesco d’ Accorso, Odofredo; mentre nelle corti normanne dell’Italia meridionale venivano tradotte in latino opere greche e arabe di filosofia e di scienza. Le ragioni del ritardo con cui nasce la letteratura italiana vanno ricercate nelle condizioni nazionali e religiose, politiche e morali, sociali e intellettuali
che caratterizzano
Anche
la vita della penisola.
Duecento le condizioni politiche e culturali delappaiono piu complesse e meno unitarie di quelle degli altri paesi neolatini. Al Centro abbiamo la Chiesa, istituzione non nazionale ma universalistica; al Nord, le corti feudali intrecciano la loro vita con quella ricca di nuovi fermenti politici, economici e culturali dei liberi comuni; nel Mezzogiorno, abbiamo un regno saldamento costituito e fortemente accentratore. Anche il frazionamento linguistico è maggiore di quanto non lo sia nelle agli albori del
l’Italia
altre
nazioni occidentali, data
mancanza
la
molteplicità e disparità dei dialetti e la
una vita nazionale unitaria che favorisca il formarsi di una lingua comune. Per questo una tradizione letteraria nazionale non può formarsi e imporsi rapidamente, come avviene invece nella Francia che vive una vita di
politicamente,
e
quindi culturalmente,
unitaria;
si
determinano piuttosto
tradizioni regionali, ciascuna con proprie caratteristiche e espressivo,
una propria
Tre sono
i
un proprio mezzo
lingua.
principali filoni culturali e letterari del
Duecento: nell’Um-
bria la poesia religiosa, incentrata attorno alla figura di S. Francesco e agli
Il
Duecento
1
7
laude che mantengono un chiaro e consapevole indirizzo popoLombardia e nel Veneto (con prolungamenti nell’area ligure e piemontese) una letteratura didascalica e moralistica, intimamente legata
scrittori di
lare;
,
nella
allo spirito pratico e fattivo del
Comune, mentre
le corti signorili
preferiscono
accogliere la letteratura feudale e cavalleresca della Francia, continuandola
non solo nello spirito ma anche nella lingua; nell’Italia meridionale, dove ha sede la piu universale e raffinata delle corti europee, quella di Federico II, abbiamo, incoraggiato e assistito dal grande Imperatore, un vasto movimento di studi scientifici, matematici, filosofici, e il primo formarsi di una poesia in volgare con intenti schiettamente e puramente artistici, la « scuola poesiciliana ».
tica
Più in ombra rimane, fino alla metà del secolo, la Toscana, che però mantiene stretti contatti con lo studio bolognese, l’università italiana allora più illustre e più frequentata, la vera capitale dell’alta cultura. A Bologna l’intensa attività degli studi giuridici si accompagna ad una nuova fioritura della retorica, caratterizzata dall’aspirazione di dare una nuova dignità allo stile,
sia
Ma
a
quello
della
prosa
in
genere,
sia
a
quello
della
storiografia.
grande protagonista della nostra storia letteraria (come di quella politica e civile del Duecento) è il Comune, anche se l’epoca è ancora, apparentemente, dominata dalla lotta fra Chiesa e Impero. Col Comune si forma una nuova classe di imprenditori, commercianti, artigiani che nella cultura vede non soltanto uno strumento di lavoro, ma anche un mezzo di elevazione, oltre che spirituale, sociale. La nuova classe dirigente, mentre distrugge o modifica profondamente le concezioni e i modi della vita feudale, crea una civiltà decisamente laica, e a laici affida la cultura media in quelle scuole dalle quali esce la maggioranza dei nostri scrittori delle Origini. Le città e gli ordinamenti democratici rendono possibile una nuova organizzazione della cultura, estesa a masse più vaste. La vita del trovatore e del giullare dipendeva infatti dalle corti e dagli umori mutevoli dei signori, l’opera altamente specializzata del dotto si rivolgeva a una schiera il
vero,
limitata di confratelli: ora invece tecipa
si
forma un pubblico più vasto che
attivamente all’elaborazione di nuovi indirizzi culturali e
par-
letterari.
Esso
pfirta nella letteratura la propria abitudine all’osservazione realistica problemi della propria vita e della propria esperienza quotidiana, pur avvertendo ancora vivissimo il fascino della tendenza idealizzatrice della
e
i
cultura cavalleresca.
L’influsso francese Sulla nostra letteratura delle origini è evidentissimo l’influsso francese. al XIII la Francia esercita una vera e propria dittatura
Dal secolo XI
e germanico, non solo nel campo del costume modello al quale si conforma la società aristocratica feudale dell’Europa), ma anche in quello della cultura e delle lettere. In Francia sorge la prima letteratura in lingua volgare, concepita con raffinato intento artistico, che applica le regole retoriche della scuola e spirituale sul
mondo romanzo
(l’aristocrazia francese è
il
Antologia della letteratura italiana
18
della poesia latina
medioevale a un contenuto ispirato
alla vita della società
cavalleresca.
Nella seconda metà del
XI nascono
sec.
le
chansons de geste
poemi
,
epici che esaltano lo spirito religioso, patriottico e guerriero dell’aristocrazia
La più
la Chanson de Roland di Turoldo, che canta morte di Orlando e dei paladini di Carlo Magno, accera Roncisvalle dai saraceni di Spagna guidati da re Marsilio. Il poema
francese.
antica è
l’eroica difesa e la
chiati
una
trasfigura leggendariamente
Magno ad
sconfitta subita dalla retroguardia di Carlo
opera dei montanari Baschi, collegando fantasticamente a quell’epi-
mondo cristiano e mondo chanson è di pochi decenni anteriore alla prima crociata); ma soprattutto esprime alcuni motivi profondi della civiltà feudale: la fedeltà
sodio di limitata portata storica l’epica lotta fra
musulmano
(la
propria terra,
alla
al
proprio signore, alla propria fede religiosa,
l’
amore
prodezza guerriera, il coraggio e la virilità eroica. Per questo le canzoni di gesta, che formano, nel loro insieme, il ciclo carolingio , si diffondono per tutta l’ Europa, la quale nel loro spirito si riconosce e si per
la gloria e la
rispecchia.
Nord della Francia il ciclo delle leggende bretimprese di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Sono poemi profondamente diversi da quelli del ciclo carolingio, non più dominati dal sentimento religioso e patriottico. I cavalieri erranti in essi Nel
toni,
sec.
XII
fiorisce nel
che cantano
le
celebrati, Tristano, Artù, Lancillotto,
spirito
dal fascino dell’ ignoto,
battono
Galvano, Perceval, sono dominati dallo
d’avventura e soprattutto dall’amore, vivono in e
nel
un mondo
avvolto
quale abbondano incantesimi e magie, com-
pericoli soprattutto per acquistare merito presso la più grande poeta del ciclo è Chrétien de Troyes , autore del
affrontano
donna amata.
Il
Thomas e Beroul Medioevo, il romanzo brettone, che esprime un raffi-
Lancelot, dell’ Yvain, del Cligès , del Perceval , ecc., mentre
elaborano un altro grande tema che appassionò
il
d’amore e morte di Tristano e Isotta. Il ciclo nato ideale di vita cortese e cavalleresca, si diffonde soprattutto nella società nobiliare europea,
sione fra
il
mentre
popolo.
A
un
il
ciclo
certo
carolingio
momento,
ha una più immediata diffui due cicli si fondono e
però,
vengono per secoli cantati nelle corti e nelle piazze dai cantastorie, poi da nuovi poeti, quali il Boiardo (sec. XV) e l’Ariosto (sec. XVI) e giungono cosi fino alle soglie del mondo moderno, portando il sogno affascinante di una vita gentile ed eroica. rielaborati
Affine all’epopea cavalleresca è quella di « materia classica » che riprende, i grandi poemi classici. Ricor-
trasformandoli secondo l’ideale cavalleresco,
Roman
de Thèbes , il Roman d’ Enéas, i Faits des Romains e de Troie di Benoit de Sainte More. I poemi di cui abbiamo parlato sono scritti in antico francese, cioè in lingua d’oi/. Invece in lingua d 'oc, cioè in provenzale, è scritta la lirica d’amore che fiorisce, a partire dagli ultimi anni del sec. XI, nelle corti fastose e raffinate della Provenza, e che ha avuto grande influenza sulla nostra poesia dotta, dalla scuola siciliana al « dolce stil novo ». I poeti provenzali ( Bernartz de Ventadorn, Bertrans de Born, Girautz de Borneill ,. Jaufré Rudel, Arnaut Daniel) cantano essenzialmente l’amore, un amore
diamo il
il
Roman
IL
Duecento
19
fortemente idealizzato, che liere alla
si
L-’importanza storica della
promosse un clima
essa
atteggia
come un omaggio
dama, concepita come creatura lirica
provenzale sta soprattutto nel fatto che alto e consapevole propo-
e stereotipata era la materia, tanto più
trovatori provenzali ricercarono nuovi artifici formali e
un
ideale
d’arte
raffinata
cortese del cava-
fonte di grazia e di virtù.
animato da un
letterario
Quanto più monotona
sito d’arte.
eletta,
che influenzò
Dalla Francia vennero anche
i
la
nostra
stilistici,
fino
lirica
modelli dei poemi
Petrarca.
didascalici
particolarmente apprezzati nel Medioevo, volto a
gorici,
al
un
i
definendo e
alle-
d’arte
ideale
che sapesse unire a una perfetta elaborazione formale un contenuto spirituale profondo, un insegnamento universalmente valido. Ricordiamo il Roman de la Rose iniziato da Guillaume de Lorris e concluso da Jean de ,
Meun. È una
sorta di enciclopedia che attorno al
tema
amoMeun, una me-
della vicenda
rosa concentra, soprattutto nella parte scritta da Jean de
ditazione appassionata su fondamentali problemi della vita e della società.
La
letteratura francese esprime,
in
conclusione,
temi più profondi e
i
universali della cultura e della vita europea di quell’epoca, e testimonia
mondo
vigoróso affermarsi, nella vita culturale, del
decisamente
da quello
delle
scuole
ecclesiastiche,
laicale,
distinto
che rimangono
legate all’espressione latina e ai temi filosofico-religiosi.
La sua
il
ormai ancora
vasta diffu-
sione attesta l’intima unità della cultura medioevale europea.
L’ideale cortese
La
letteratura francese del sec.
cortese che
permea
di sé, sia pur
la nostra letteratura
delle origini.
Cortesia viene da corte, ci
XII esprime un ideale di vita cavalleresco subendo successive e intime modificazioni,
come borghesia da borgo La .
riconduce a un luogo ben definito; alla corte, cioè
al
parola,
dunque,
turrito castello del
1
Qui, durante l’anarchia dell’impero carolingio, dopo la morte di Carlo Magno, fra l’imperversare di selvagge incursioni barbariche, si è prima difesa e poi riorganizzata la civiltà europea; qui si è formata un’aristocrazia cavalleresca, fondata prima su basi militari e poi rafforzatasi sul piano economico e politico, che troverà nella prima crociata la grandiosa avventura, uno slancio di eroismo e di fede. Nel XII sec. codesta classe tende a mantenersi rigidamente chiusa nella difesa dei privilegi signore' feudale.
acquisiti,
e
soprattutto per questo elabora
un
ideale di vita più elevata e
da ogni altro pericolo Tale sforzo continua nel Duecento, quando però, sopratcontinua il lento ma inarrestabile declino di tutta la civiltà
raffinata che la distingua dalla borghesia in ascesa e
di livellamento.
tutto in Italia,
feudale.
L’ideale di vita della cavalleria è fondato su di una compenetrazione di qualità morali ed estetiche, fiorite sul ceppo della primitiva esaltazione della
prodezza guerriera. Se nel corso dell’elaborazione secolare di questo all’inizio, la parola cortese accompagnare la parola prode
ideale vediamo,
Antologia della letteratura italiana
20
per denotare semplicemente la saggezza che al
una maggiore
valore per ottenere
soprattutto
nel
XII,
sec.
parola
la
ispirati dalla cultura clericale,
alle virtù eroiche
Cosi
fedeltà alla parola data,
morale
ispirate dalla
il
cavaliere deve sapere unire
di combattente,
piu tardi,
molteplici
significati,
di
arricchisce
si
che unisce
ammirazione non mai spenta per
il
efficienza
motivo religioso quello di una
al
mondo
classico.
(disprezzo del pericolo, del dolore c della morte,
brama d’onore
e di gloria)
aggiungono quelle
si
d’animo, tenacia, dominio di
classica antica (forza
sé,
temperanza) e quelle di ispirazione cristiana, con le quali la Chieda si sforzò di lenire la ferocia del primitivo costume guerriero: la difesa della fede, la generosità verso cioè
liberalità,
vinto, la protezione dei deboli, delle vedove, degli orfani,
il
Ma
degli oppressi.
cavalleresco
dell’assoluto
—e
originale
disinteresse
—
è soprattutto l’ideale della
dinanzi ad ogni vantaggio mate-
Cavalleria è intima vocazione dell’animo e ha in se stessa la propria
riale.
ricompensa. Cortesia diviene cosi la sintesi, fondamentalmente, di quattro virtù cavalleresche:
larghezza, misura, prodezza, gioia ; e cioè: liberalità e magni-
ficenza nel donare, che esprime intima generosità d’animo; temperanza e
dominio dei propri
e quindi onestà e decoro, che si riflettono nei costume di vita; audacia e coraggio guerriero, che affrontano con entusiasmo ogni nobile impresa; e, infine, una parola intraistinti,
nel gesto e nel
tratti,
—
—
che allude al sentimento della propria eccellenza, di si espande libera e armoniosa. La cavalleria restò, coerentemente alle sue origini, un’istituzione laica, anche nello spirito. Il cavaliere appare proteso verso un ideale di perfezione nobilissima, ma sostanzialmente umana e terrena, da vivere e conquistare giorno per giorno nell’ avventura , cioè nell’ impresa nobile ed ducibile
gioia
una pienezza
vitale
che
eroica, nell’urto contro la realtà ostile dal quale la sua eccellenza emerge provata e accresciuta, riconosciuta, soprattutto, degna di lode. Per questo
del
letteratura
nella
sec.
XII sempre maggiore sviluppo ha
fantastico e avventuroso del cavaliere che
si
muove
magie e incantesimi per amore di una donna, di avventura Armi, audaci imprese e amore sono le -soie attività specifiche.
L’amor
e
di
gloria.
cortese
Quanto più lendo,
romanzo
il
fra duelli e battaglie,
la
vita cavalleresca e cortese
si
viene affinando e ingenti-
tanto più viene elaborato c coltivato, nell’arte
come
nella
vita,
il
nuovo ideale dell’amore. L’amore è sentito come un superiore principio che educa e affina l’anima, come stimolo alla perfezione dell’uomo, alla conquista della cortesia; diviene anzi tutt’uno con essa. La poesia esalta il
consapevole
culto
ogni
atto
mento affetto,
nei
turpe che confronti
un’infinita,
dell’amore, il
fonte
di
ogni
bontà e bellezza;
cavaliere compisse nella sua vita sarebbe
dell’amata.
Per
inappagabile
sete
lei
l’amante prova
d’amore;
si
un
rassegna
un
dolce,
infatti
tradi-
intimo
anche quando
Il
21
Duecento
sua donna è, per qualsiasi ragione, lontana o inaccessibile, perché la dell’amore consiste nel gioioso abbandonarsi alFempito stesso del sentimento, del desiderio, senza curarsi di un materiale successo. Anche
la
felicità
come la cortesia, è premio a se stesso. L’amore cortese ha un suo elaboratissimo galateo: bisogna amare la pròpria donna con amorosa lealtà e piena dedizione, obbedire a ogni suo l’amore,
cenno,
come un
vassallo fedele,
compiere, per questo, anche
assurdi, saper celare la propria passione.
L’amore diviene
cosi
gli
atti
più
una grande,
sublime avventura cavalleresca dell’animo.
È tuite:
questo un amore che nasce dai sensi, fuori dalle leggi morali costinon è mai amor coniugale o che possa comunque condurre al matri-
monio. Dietro la finzione dell’amor cortese si cela, dunque, un rilassamento morale dei costumi della società aristocratica. Ma i poeti si sforzano di riscattare questa realtà e di esprimere un ideale di vita in nome del quale la sensualità venga subordinata al sentimento, e l’amore diventi fonte di elevazione spirituale, di più alta e intima civiltà. Con la lirica cortese nasce la poesia dell’interiorità, dell’anima che scruta in se stessa, nello sforzo di definirsi, di comprendersi, di orientare la propria vita verso un’armonica perfezione umana. Si comprende quindi come la lirica d’amore medioevale, dai Provenzali, a Dante, al Petrarca, abbia espresso, attraverso il mito dell’amore, il dramma più vasto e complesso della vita spirituale dell’uomo.
Cortesia e borghesia Sebbene nell’Italia del Duecento il mondo feudale c cavalleresco sia ormai in piena crisi, tuttavia l’ideale cavalleresco non muore, ma rimane valido per la nuova classe dirigente borghese, che intende nobilitarsi e ingentilirsi, e per questo accetta, pur modificandoli, gli ideali dell’aristocrazia.
Rimane
vivo l’ideale della gentilezza e della cortesia, volte, però, non
più a definire una nobiltà del sangue e del privilegio, ma deH’anime e dei costumi, e fondata quindi non sull’ereditarietà, ma sulla capacità e sul
merito individuale e soprattutto sulla cultura. Rimane anche il mito dell’amor cortese, ma, a partire dagli stilnovisti, acquista sempre più il valore
un simbolo
della complessa e problematica realtà interiore, approfondita meditazione filosofica. La cultura, la filosofia e l’impegno politico attuale entrano sempre più decisamente, col laicizzarsi e il divulgarsi della
di
dalla
cultura, nel regno incantato e fantasioso della poesia cavalleresca, la ricon-
ducono a una misura
realistica
restano soprattutto vivi
umana e
l’ideale
più concreta e quotidiana. Di quel di
una superiore
aristocrazia
mondo
individuale,
il sogno d’una vita più bella, fondata sull’intima mitezza dell’animo, su rapporti umani armonici e sereni: un sogno vissuto con nostalgia struggente, in contrasto con la realtà delle lotte feroci che caratterizzarono in quest’epoca la vita comunale.
tutta
terrena, e
civiltà, sulla signorile
Letteratura franco - italiana
Fin dal sec. XII, c ancor più nel XIII, la letteratura francese si diffonde nell’Italia settentrionale non attraverso traduzioni, ma nella lingua originale. La conoscenza della lingua francese è allora largamente diffusa nel
mondo La
letterario e in francese scrivono molti poeti italiani.
« materia di Brettagna »
aristocratici
diviene la lettura preferita degli ambienti
ricchire le biblioteche signorili.
Nel
1270, Rustichello
Le canzoni di danno invece origine a una letteratura
pia compilazione in lingua francese.
dal popolo,
vanno ad arda Pisa ne fece un’am-
feudali ed è raccolta in eleganti manoscritti che
gesta , più apprezzate originale
cavalleresca
detta franco- veneta, perché fiori soprattutto nel Veneto, e perché è scritta in
un
francese approssimativo, inquinato da italianismi e venetismi, cosi da
poter essere intesa anche da persone
meno
colte.
poemi il Karleto (narrazione dell’infanzia e adolescenza di Carlo Magno), YEntrée d’Espagne di un autore ignoto, e la Prise de Pampelune di Niccolò da Verona (appartenente già al secolo XIV). Contemporaneamente, per tutto il secolo e per quello seguente, si ebbero volgarizzamenti e rifacimenti in italiano di poemi francesi dei due cicli (la Tavola Rotonda il Tristano Y Aspromonte, la Spagna). il Rinaldo Quanto alla lirica in lingua d 'oc, mentre nella Francia settentrionale e in Germania viene imitata da poeti che ne ripetono temi, forme, modi, ma usando la propria lingua, in Italia, in un primo momento, essa viene imitata usando come lingua il volgare d’oc. Presso i Savoia, i Malaspina Ricordiamo
fra questi
,
,
di Lunigiana, tutto
gli
dopo che
la
della Provenza;
diffuso
in
trovatori
Estensi,
,
troviamo numerosi trovatori provenzali, soprat-
Crociata degli Albigesi ebbe devastato
ma
queste
italiani
,
corti
in
il
mondo
signorile
già prima del loro avvento, chierici e giullari avevano la
poesia
provenzale.
Nel Duecento
i
principali
lingua provenzale furono Rambertino Buvalelli
bolo-
genovesi Lanfranco Cigola e Bonifacio Calvo, e Sordello da Goito, celebrato da Dante. gnese,
i
Assai più deciso è l’influsso francese nel
opere più importanti del nostro Duecento,
il
campo Tresor
della prosa:
due
fra le
(sorta di enciclopedia)
il Milione di Marco Polo sono scritti in francese, che secondo Brunetto, (e ancora per Dante) « plus delitable et plus comune a toutes gens ». Preferiamo leggere queste opere in traduzioni italiane dell’epoca, tenendo presente che la miglior prosa italiana del Duecento sarà in gran parte prosa di traduzioni dal latino e dal francese.
di Brunetto Latini e è la lingua,
I
testi
sono conformi a quelli
editi
nel citato
volume ricciardiano Le
Origini.
23
Letteratura franco-italiana
L’« Entrée d’Espagne » Fra
i
nel quale
franco-veneti, YEntrée
poemi
l’autore
d’Espagne è forse
più personalmente
rielabora
il più bello, quello materia del ciclo fran-
la
Anzi, abbandonandosi alla sua libera fantasia, l’autore crea un nuovo Orlando, diverso da quello della tradizione, eroico, religioso, solenne. meglio, nella prima parte del poema l’immagine dell’eroe è ancora quella
cese.
O
ma
tradizionale;
nella seconda
muta radicalmente. Orlando,
trattato dura-
mente da Carlo e intollerante dell’offesa ricevuta, lascia l’esercito francese, impegnato in una dura lotta contro i saraceni in Spagna, e si reca in Oriente, in cerca d’avventura; quivi, dimentico di Alda la bella, s’innamora di una saracina e per lei combatte, fiducioso soltanto nel suo valore e libero da ogni altro impegno che non sia quello dell’onore cavalleresco. Con questa nuova immagine di Orlando nasce una nuova grande tradizione narrativa, che si svolge dalla Spagna al Morgante del Pulci, all’ Orlando Innamorato del Boiardo, all’ Orlando Furioso dell’ Ariosto; si avverte, cioè, la fusione dei due cicli narrativi francesi, il carolingio e il brettone. ,
Il
duello fra Orlando e Pelias
Orlando è giunto in Oriente, in nome. Qui combatte come campione
un
forte
guerriero,
dalla fanciulla
Pelias,
come
che,
saracena,
terra
della bella
in
figlia
incognito e sotto falso re di Persia, contro
del
per difendere l’onore del vecchio zio rifiutato
sposo, vorrebbe ch’ella fosse uccisa. Nessuno, fra
i
saraceni,
coraggio di accogliere la sfida di Pelias, solo Orlando insorge in dell’onore cavalleresco e accetta di combattere contro di lui.
ha
il
DXLII Rolant s’atorne, qi proueche salue.
La
riche broine avoit el dos vestue
—
ne doute armes une branche foilue e straint les renges de l’espee esmolue. La file ou roi est devant venue,
l’eume
anch
alache,
i
teil
duremant
s’en argiie,
sargient ne fu por
hom
velie;
angle resanble qi desan de de nue.
Vis la
oit
bien
feit e
gardeiire agiie,
come nif desendue. come graine vendue,
char oit bianche
color vermoil
danteùre menue, qant ert plus ireschue; sa blonde crine ne vos ai manteiie;
boche
petite,
oil oit riant,
—
nome
Antologia della letteratura italiana
24
soz
home, tant
n’a
ciel
ait chiere barbile,
ne la querist avoir en si braz Rolant la garde, trestot le sang .
.
li mue; non la voudroit le ber avoir velie; d’Audein li mambre, tot le vis li tresue.
com dame
Dist la roine,
—
aperceiie:
home de
Lionés, bien sambles
soies frans
home
Se de ceste huevre venés a bone aute merie vos en sera rendue
si
en
parlei
incué trerai
dist
teil
—
il
Atant
se raisons n’est cheiie,
vers fors de la glue
ma
dun Pelyas maudira
De
isue,
—
mervoile tenue.
ert et
— Dame, —
grant nascile;
e n’ aviés recreiie.
venue.
se taist et tien sa
—
boche mue.
trou parler a foulie tenue;
Mais
la
roine an oit grant joie
eiie...
DLXI Or comencent
les
barons lor
bataille.
Des ardiment dels pahors le travaille, mais Tune plus de l’autre acedentaille.
Ne
croi faucons plus maelart asaille
chun
le
Pain
niés Karle le
fiert e
taille;
chuntre sun cols ne valt piate ni madie;
non Des de
a chols duscque au sang
li
vengier pansé a
soi
Ce
i
faille.
aspres plaies le Sarracins baaille,
est la fue,
uns chols
que
le
comengaille.
as zaitis chunfort baille:
zita et pué, sans demoraille,
fuant s’an vait por
mi
la sablonaille;
pur ch’il retorne sa vie a defensaille, de perdre honor ne pose une meaille. Rollant
armes por
le
le suit
come
sparvers la quaille;
une paille non s’en aille;
qu’il ait lor n’i poise
doutance qu’il
ait
nuls chavriol ni croi plus legier
Chun
il
i
saille.
vien davant a l’incuntraille,
le Pain fìst de sa vois une graille, sun uncle claime, Malquidant l’amiraille:
—
Chorez moi
aidier, gentils roi
de grant
vaille,
25
Letteratura franco-italiana
—
que le barbis sparpaille. i doune Rollant a cele intraille, choife n’i valt une toaille;
invers le lion
Tels cols
iaume ni rader detrence plus d’une
mort
le
et la chiuife desmaille,
paume
trespasse la ventaille,
trebuce devant lui tint et paille.
DXLII prodezza lo salvil) si prepara. Indossa la ricca cole armi (più di quanto non tema) un ramo fronzuto le fibbie della spada affilata. La figlia del re gli è , venuta davanti, gli allaccia Velmo, energicamente si dà daffare : non mai siffatto scudiero fu veduto da alcuno; angelo sembra che discenda di nube. Viso aveva ben fatto e sguardo penetrante la carnagione aveva bianca come neve appena caduta, colore vermiglio come porpora, picOrlando,
razza
( che
— non teme — e stringe
,
quando più era irata, il suo biondo ho menzionato! Sulla terra non vi è uomo che, per quanto abbia barbuto il viso, non desideri averla tra le braccia. Orlando la guarda, tutto il sangue gli freme. Non vorrebbe il barone averla veduta ; di Alda 1 si ricorda e tutto il viso gli si copre di sudore. Dice la regina come donna avveduta Lionés 2 ben sembri uomo di 1. grande nascita siate uomo valoroso e non abbiate esitazione; ché se di questa impresa verrete a felice conclusione, così alto merito vi sarà reso, che se ne parlerà e ne sarà meraviglia. Dama, egli dice, se giustizia non è venuta meno, oggi compirò una tale impresa per cui Pelias maledirà la mia venuta. Quindi tace e tien chiusa la bocca. Giudica follia l’aver troppo parlato; ma la regina ne ha avuto gran gioia.... cola bocca, denti minuti, occhi vivaci
crine io
non
vi
—
,
:
—
—
.
—
—
DLXI Adesso cominciano timore
li
travaglia,
ma
i
baroni
la
loro
battaglia :
ora ardimento ora
sentimenti ’uno più dell’altro passeggero i
3 .
Non
credo che falcone assalga con più impeto un anatroccolo di quanto
il
Alda: Alda la bella, promessa sposa Orlando. Il sudore che ricopre il viso di O. indica la fiera lotta che si svolge nel suo animo fra la fedeltà all’amore per Alda e il nuovo trasporto che prova per que-
è il nome che Orlando assudurante il soggiorno in Oriente. 3. l’uno più dell’altro passeggero: l’Autore vuol indicare l’avvicendarsi rapido dei sentimenti nella battaglia feroce e senza
sta fanciulla.
respiro.
di
2 . Lionés:
me
Antologia della letteratura italiana
2Ó
nipote di Carlo assalga e colpisca
né piastra ; non
vale maglia Il
pagano riceve aspre
il
pagano. Contro il suo colpo non che non giunga fino al sangue.
vi è colpo
ferite e
dapprima pensa
vendicarsi.
Ma
è nella
fuga che i miseri cercano scampo; un colpo assestò e poi, senza indugio, se ne andò fuggendo per mezzo la rena. Pur di mettere al riparo la sua vita,
come non gli pesano più che un fuscello di ha che V altro non se ne vada; non credo che
non stima un quattrino
il
perdere Vonore. Orlando lo insegue
sparviero la quaglia ; le sue armi paglia, per
il
timore eh* egli
nessun capriolo
salti
più agilmente.
Quando
se lo vede venire incontro,
pagano fa della sua voce uno squillo di tromba e chiama suo zio, V emiro Malquidant: Correte ad aiutarmi, gentile re di gran vaglia, contro il leone 4 che sparpaglia le pecore. Tal colpo gli dà Orlando per prima cosa, che elmo né cuffia non vale più di una tovaglia ; V acciaio trapassa e la cuffia dismaglia, più di un palmo trapassa la visiera; morto lo trabocca davanti a sé, pallido ed esangue. il
—
—
Rambertino Buvalelli
È
primo trovatore italiano in lingua provenzale di cui ci sia giunta a Bologna e si formò nell’ambiente universitario, dove si era già da tempo affermato il gusto della poesia in volgare, tanto che si acquistavano canzonieri mandati a prendere dalla Provenza. Rambertino fu poi podestà a Brescia, Milano, Parma, Mantova, Verona e Genova e Console del Comune di Bologna, e fu anche legato alla corte estense, dove visse per molti anni il trovatore provenzale Aimeric de Pegulhan. Riportiamo una sua poesia nella quale si ritrovano molti dei temi cail
l’opera.
Nacque
ratteristici della lirica
provenzale: l’elogio dell’amore
lissimo, l’esaltazione della
donna come creatura
come sentimento
nobi-
perfetta, bella, dolce, saggia,
del
come una signora di cui il poeta si proclama vassallo. Qui, donna è veramente una signora feudale, Beatrice d’Este, e l’amore poeta è amore tutto ideale, espresso in forme raffinate e galanti, secondo
un
ideale di gentilezza cavalleresca.
cortese, vista
poi la
Al cor m’estai l’amoros
desiriers
Al cor m’estai l’amoros desiriers que m’aleuja la gran dolor q’ieu sen, et estai si dedinz tant doussamen que mais noi pot intrar autre penssiers,
I.
Contro il leone, ecc. Nell’ episodio 4. Orlando appare in tutta la sua prodez:
za
e
tratto te
nobiltà
dalla
che sono il suo ancor più evidennemico. Osserva, in
cavalleresca
distintivo, viltà
reso del
questo
tutto
conto
lo
passo,
studio
psicologia
della riva
e
dei
la
e
protagonisti.
un insieme drammatico
ficacia.
del
vivacità
sintetico
di
rac-
incisivo
Ne
grande
deef-
Letteratura franco-italiana
27
per que m’es douz lo mais e plazentiers, que per so lais tot autre pensamen, e non pens d’als mas d’amar finamen
e de faire gais sonetz e leugiers.
nom
Pero
TI.
chantar
fai
flors ni rosiers
ni erba vertz ni fouilla d’aiguilen,
mas
sol amors qe-m ten lo cor jauzen que sobre totz amadors sui sobriers d’amar celliei cui sui totz domengiers;
non
ni de ren als
mas de
servir
cor ni talen,
ai
son gen cors avinen
gai et adreich
on
mos
es
cossiriers.
Prions sospirs e loncs cossirs d’esmai
III.
m’a mes
mas lo
s’il
al
cor la bella en cui m’enten,
saubes
cum
mais d’amor e
la
m’auci malamen
pena q’ieu
trai,
tant es valens e de fin pretz verai e tant
si
fai
lauzar a tota gen,
q’ieu ere n’agra merce,
de
qu’il es la flors
IV.
mon
escien,
las meillors
qu’ieu
sai.
A
Dieu coman la terra on ili estai douz pays, on nasquet, eissamen e sa valor e son gen cors plazen, on tant grans bes a tanta beutatz jai, e
-1
q’ieu tant desir. Dieus, coras la veirai!
Don
tals
qe-m ten
doussors inz
q’on q’ieu
V.
cor
al
me
dissen,
lo cor frese e gai e rizen,
Qan me
estei,
cossir
e ben remir son
ades conssir de
son
rie
lai.
pretz cabalos
gen cors covinen,
gai et adreich, cortes e conoissen
el douz esgart e las bellas faissos,
no-m meraveill s’ieu en sui envejos; anz es ben dreitz qu’eu l’am per tal coven
cum
de servir e d’amar leialmen
e son rie pretz retraire
en mas chanssos.
Antologia della letteratura italiana
28
Qan mi
VI. e
soven dels bels digz amoros saubetz dir tant gen,
de ls plazers qe
bella
dompna,
granz qu’eu degra
esfortz
cui fi
m
hom
quant
veramen,
sui
me
loigniei de vos,
temps de genoillos a vostres pes tro que fos franchamen, s’eser pogues, per vostre mandameli, estar totz
bon’ amistatz mesclada entre nos dos.
Bona dompna,
VII.
mal
si
parlier janglos
nuil destorbier volon metre entre nos,
no n’aion
poder a lor viven, q’ie us amarai totz temps celadamen, et on q’ieu an, mos cors reman ab vos. ja
Biatritz d’Est, la mieiller etz c’anc fos
Vili.
e ja
Dieus noca
qu’el
m sai s’ieu de ren men,
mon non
ere
qe n’aia tant valen,
qui voi gardar totas bonas razos.
I.
Mi
sta nel
cuore l’amoroso desiderio
1
che mi lenisce
il
gran dolore
che sento, e vi sta tanto dolcemente, che mai non vi può entrare pensiero; onde ciò lascio
mente 3
mi
altro
male [ d’amore ], così che per cura, e non penso ad altro se non ad amare fina-
è dolce e piacevole
ogni altra
2
il
e a fare versi gai e facili.
non mi invogliano a cantare né fiore né rosaio, né ma solo amore che mi tiene il cuore gioioso ,* ché sopra tutti gli amanti mi innalzo amando colei di cui sono interamente ^vassallo; né di nuli’ altro ho desiderio o volontà, se non di essere al servizio della sua gentile e avvenente persona, gaia e nobile, in cui sta il mio pensiero. II.
Ond’
è che
erba verde né foglia di rosa di macchia,
Riportiamo il testo e la traduzione a cudi G. Vidossi e F. Arese dal volume Le Origini, Ricciardi, Milano-Napoli. 1. l’amoroso desiderio: È una canzone di lontananza. Il poeta, lontano dalla sua donna, soffre, eppure si conforta ripensando ra
alla sua dolce persona.
che mai non vi può entrare, ecc. questo concentrarsi dell’anima su se stessa, sul proprio sognare d’amore e sulla propria interiorità è tono caratteristico della nuova 2.
:
lirica
3.
romanza. amare finamente:
seguire
un
nobile
ed elevato sentimento d’amore, che può albergare solo nei cuori cortesi e gentili, e di questa gentilezza è anzi espressione e
compimento. 4. il cuore gioioso: frequente nella lirica provenzale questo tema della gioia, intesa come senso di pienezza vitale dell’anima, inebriata dal sentimento esaltante e nobili-
tante delPamore.
Letteratura franco-italiana
29
III. Profondi sospiri e lunghi pensieri [pieni] di smarrimento mi ha messo in cuore la bella che io amo, ma s’ella sapesse come dolorosamente mi tormenta il male d'amore e la pena che soffro, è tanto nobile e di fino pregio verace e tanta e la lode che desta in tutti, che
credo ne avrebbe pietà, a mio parere, poiché essa è
io
il
fiore fra le piu
elette ch'io conosco.
A
IV.
nacque, e
Dio raccomando il
suo merito e
la terra dov'ella
dimora
e
il
dolce paese ove
sua gentile e piacente persona, ove
la
vedròl
Da
e gioioso e
si
mi scende al cuore una tale dolcezza che lo rende felice si che, dovunque io sia, sempre penso a lei.
essa
V. Quando penso
tra
me
suo alto pregio perfetto e rimiro
al
trova
quando
tanto grande valore e tanta beltà, ch'io tanto desidero. Dio,
gentile avvenente persona, gaia e perfetta, cortese e saggia e
il
la
fresco
la
sua
dolce
sguardo e le belle maniere, non mi stupisco d' esserne desideroso; anzi è ben giusto ch'io l'ami a questo patto : di servirla e amarla lealmente e di ritrarre nelle
mie canzoni
sue alte qualità.
le
VI. Allorché mi sovviene dei bei detti amorosi e delle cose piacevoli
mi
che
mente
sapeste dire tanto graziosamente , bella donna, di cui sono veravassallo
[
ricordo ]
i
grandi sforzi che dovetti fare quando mi sempre in ginocchio ai vostri
allontanai da voi, ch'io sarei dovuto stare piedi, sinché, se fosse possibile,
una buona amicizia sinceramente na-
scesse per vostra volontà tra noi due.
VII. Nobile signora, se
i
maldicenti ciarlieri
5
vogliono mettere
la
non credano di poterlo fare in tutta la loro vita, ché amerò sempre celatamente, e dovunque io vada, il mio cuore rimane
discordia tra noi, io vi
con
voi. \
Vili. Beatrice d' Este , 6 siete la migliore che
mi
mai sia esistita, e Dio mento minimamente; ché non credo a più stretta giustizia vi sia al mondo una
—
privi della salvazione se io
voler giudicare secondo la
—
[donna] altrettanto valente.
i maldicenti ciarlieri: Uno dei caratdell’amor cortese è la sua segretezza; qui l’ astio contro i « malparlieri » che
5.
teri
di
ne possono diffondere 6.
Beatrice d’Este:
gnore
di
Ferrara.
la notizia, figlia
di
Azzo
VI,
si-
Antologia della letteratura italiana
30
Andrea Capellano Riportiamo alcuni passi del
De Amore
trattato latino
,
da Andrea,
scritto
cappellano del Re di Francia, verso la fine del secolo XII, e subito diffuso per tutta l’Europa. L’opera,
divisa in
tre
intende essere una completa enciclopedia
libri,
dell’amore, che parte dalla considerazione realistica e sensuale di esso e sforza di sublimarla, pur senza dimenticarne l’origine istintiva,
si
nell’ideale
dell’amore cortese. L’amore diviene cosi l’espressione più alta della società
animata dal costante desiderio di ardimento, di gentilezza, dominare l’insopprimibile
aristocratica,
di spirituale elevazione; è un’esperienza volta a
realtà dei sensi e la risorgente sete d’avventura, trasferendole in un’assidua
umana
di
ricerca
perfezione.
come passione d’anima e
« cavaliere »
Il
di sensi,
ma
energie e di entusiasmo; la sensualità diventa
il
come mezzo
fama, di gloria, di gioiosa pienezza di
idealità di Il
considera l’amore non
soprattutto
libro di
Andrea
solo
fonte ispiratrice di di
una più nobile
vita.
è la sintesi della letteratura cavalleresca e trobadorica,
che egli fonde con l’insegnamento dei
classici,
soprattutto del poeta latino
Ovidio che, con la sua Ars Amatoria , gli fornisce il modello della trattazione. Ma pur movendo da lui, Andrea rivede il problema dell’amore alla luce della civiltà a lui contemporanea, secondo un procedimento tipico del pensiero medioevale, che accoglie i più alti orientamenti intellettuali del pensiero classico,
ma
su di
essi
innalza la propria originale interpretazione
della realtà.
Amore
pena
è
una passione dentro nata per pensiero sanza modo 1 di cosa veduta, procedente da forma di generazione diversa dalla persona che
Amore
è
pensa, per la qual passione l’una persona sopra tutte cose disidera d’usare gli
abbracciamenti
dell’altra,
nel
comandamento
dello amore.
e di
riproduciamo una traduzione libro di Andrea, secondo l’edizione curata da S. Battaglia (Andrea Per
il
testo,
trecentesca
del
Capellano,
Trattato
Battaglia,
S. i.
re
Roma,
d’ Amore, s.
a
cura
nell’anima
quando
essa
si
Amocon-
volere compiere tutte cose
centra tutta
nel pensiero e nel
dell’ immagine
vagheggia-
una persona dell’altro sesso. Sin dall’inizio Andrea mette in evidenza che amore è passione e pena,
mento
e
a.).
per pensiero sanza modo, ecc.:
nasce
di
comune
il
carattere
psicologico
un gusto d’indagine del Medioevo.
di
di
esso,
secondo
spirituale che c
tipico
3i
Letteratura franco-italiana
Amore
si
è
pena che viene da natura
Che amore amore
sia passione, a
vedere è lieve 2
non
1 :
imperniò che inanzi che
maggiore angoscia, imperciò che sempre l’uno delli amanti teme che l’amore non prenda fuori che debito fine, e di non perdere invano la sua fatica. Anco teme romore di gente, e ogni cosa teme che può guastare amore, imperciò che cose non compiute si guastano per poco turbamento. Se povero è, teme che la femina non tenga a vile sua povertà; se bello non è, teme che dispregiata non sia la sua bellezza, ò che la femmina non si accosti a più bello amore; (....). Poi che l’amore è da ciascuna parte pesato, non minori nascono le paure: teme ciascuno delli amanti non 3 quello che ha acquistato per di ciascuna parte sia pesato,
molte fatiche, per lavoro altrui che
se,
si
è
perda; la qual cosa più pare grieve
di speranza ispogliato, sentisse la sua fatica
non aver
fatto frutto,
perciò che più è grave perdere guadagnata cosa che essere privato di speranza di guadagnare quella. Ancora ciascuno teme di non offendere lo
suo amante per alcuno
modo:
e tante cose teme, quante a contare
sarebbe troppo grave.
Sull’effetto dell’amore
Effetto dell’amore esser tenebroso
1 :
si
è che
’l
vero amadore di nessuna avarizia può
quello ch’è disconcio e disadorno,
amore
lo fa chiaro
d’adornezze; quello che è di nazione basso, 2 amore lo fa ricco di no-
costumi: quello ch’è superbo, amore lo veste d’umiltà; quello ch’è iunamorato, acconciamente fa molti servigi a tutti. Oh, che mibiltà di
amore, lo qual fa l’uomo di tante virtù risplendente e i buoni costumi! E altra cosa nello amor si truova da non lodare per poche parole: quasi rende 1’ uomo adorno di castità! (....). Quando pienamente pensa
rabile cosa è
abondare in
tutti
l’amante del suo amore, lo aspetto d’ogni altra persona e disadorno.
vedere è lieve:
1.
a
2.
di ciascuna parte sia pesato:
tamente corrisposto. 1.
avarizia...
3.
è facile
vedersi.
a
sia aper-
non: che.
pare non bello
tenebroso:
non può
nazione basso: d’umili
natali.
re cortese è prerogativa di una società ariAndrea tende a includere in stocratica,
ma
anche chi non sia nobile di nascita. Questa rivalutazione dei meriti propri e individuali di ogni uomo è frequentemente tempo, del intellettuali affermata dagli molti dei quali non sono di nobile origine. essa
essere
offuscato dall’avarizia. 2. di
li
(....).
L’amo-
Antologia della letteratura italiana
32
modo
In che
Adunque,
s’acquisti l’amore
savio è chi cerca di trovare nell’ 1
quale di prodezza di costumi
siccome femmina e che schi la
mine
forma non
si
3
maraviglioso
poco
colori,
fiore ».
non
E
adornamento
E
si
lo
liscia
Ai ma-
questo riprende quello ver-
femmina
lisciata
ama
li
d’essere
giovani
adorna
per troppa varietà di
guardi per altra volta
la
imperciò che femmina che
:
di corpo.
« Steano di lunga da noi
diligentemente non
la tenere bella, se
fuori che in dì di festa
:
adorni; forma maschile
vedrai
se
amante
tale
né può convenire d’adornarsi come fem-
dicendo
come femmine sono
di
2 ,
e soprastare ail’adornezza del corpo.
sificatore
che
fa lucente per
conviene
si
amore
da laudare, e non quel che
sia
si
fida solo nel lisciare
non suole essere di costumi molto caricata 4 Adunque, sì come nel maschio detto avemo, così nella femmina crediamo essere onestà di costumi da seguire e non di bellezze. Guarda, dun-
del corpo,
.
que, Gualtieri, né vana bellezza femminile t’inganni, ché
minile suole essere tanta e sarai a
suo melato parlare
’l
godere degli acquistati doni di quella,
5 ,
la sagacità
fem-
che poi che cominciato
lo partire dal
suo amore non
parrà leggieri. Prodezza di costumi cerca amore, nella prodezza de’
ti
'costumi risplendente
6 .
Onde
l’amante savio, ovvero savia, non lascia
7
e’ non sia bello, se abondare lo truova di buoni costumi (....). Similmente femmina non cerchi pure bellezza, overo adornamento, né nobiltà di generazione, però che a nessun savio piace bellezza, s’ ella si truova di bontà vacante: e solo prodezza di costumi fa l’uomo di
perchè
nobiltà lucente, e di risplendente bellezza,
Noi uomini
tutti
da uno
fummo
il
dirivati
9
fa parere e
8 .
uno nascimento avemmo
secondo natura: non bellezza, non ornamento di corpo, non ricchezza,
ma
sola fu
prodezza
di
costumi quella che prima
li
uomini per nobiltà
Ma
conoscere fece e nelle generazioni indusse differenza.
che da
essi
10
molti sono
primi nobili traendo sementivo nascimento, piegando
d’al-
divegnendo bastardi: e se tale proposta converti, Adunque, sola prodezza degna è di corona d’amore.
tra parte tralignano
non
è falsa.
1. prodezza di costumi: nobiltà di costumi, di carattere, di vita. 2. la forma non si conviene, ecc. non s’addice curare studiosamente la propria bellezza, come fanno le donne. 3. versificatore maraviglioso: Ovidio. 4. di costumi... caricata: adorna di buoni :
amore).
non disdegna di non lascia, ecc. 7. amare una persona anche non bella, purché sia di animo nobile e generoso. :
8.
di
risplendente...
parere:
lo
fa
appa-
dotato di splendente bellezza.
rire
da uno fummo dirivati abbiamo avuun unico progenitore (Adamo).
9.
:
costumi.
to
5. e ’l suo melato parlare, ecc.: tale è il dolce parlare femminile che una volta che tu
molti sono coloro che, pur traendo origine
innamorato e abbia cominciato a godedoni di una bellezza femminile, non ti apparirà facile liberarti da quell’amore. ti
re
sia i
6.
risplendente:
che risplende
(riferito
ad
10.
Ma
molti
sono
che
da
essi,
ecc.:
da nobili antenati, si rendono indegni di appartenere all’aristocrazia perché mancano di virtù; cosi al contrario,
origine diventano
nobili
uomini di umile
per la
loro
virtù.
La scuola
siciliana
La prima poesia italiana scritta con intendimento letterario e artistico, non prevalentemente morale e didascalico, come avviene per la poesia relire di Sicilia e Imperatore del //, grande sovrano persegui un ideale di assolutismo illuminato, accentratore anche nel campo culturale. Alla sua corte convenivano gli ingegni migliori del Regno di Sicilia, che comprendeva anche l’Italia meridionale, e delle altre regioni della Penisola. Italiani, normanni, arabi, senza distinzione di razza o di fede religiosa, collaboravano alla formazione e allo sviluppo di una ricca cultura scientifica, filogiosa,
fiori
Sacro
Romano
corte
alla
di
Impero.
sofica, letteraria, la cui
Federico
Questo
piu originale caratteristica fu
spregiudicata, soprattutto laica, in quello
politico,
Federico
come
se
il
fatto di essere libera,
anche in questo campo,
oltre
fu poeta,
II stesso
come
i
Manfredi, Enzo, Federico d'An -
figli
tiochia; e poeti furono alcuni dei più alti funzionari della sua corte: della
che
l’Imperatore intendesse contrapporsi alla curia romana.
Vigna, Iacopo da Lentini, Guido delle Colonne, Rinaldo
Pier
d’ Aquino ;
comunque, all’ambiente cortigiano altri, di cui abbiamo più Giacomino Pugliese, Odo delle Colonne, Iacopo Mostacci genovese Percivalle Boria l’aretino Arrigo Testa, Ruggeri Apuliese, ecc.
e legati furono,
scarne notizie: il
Né
,
,
deve stupire il trovare fra i nostri più antichi poeti tanti notai e giudici; scuole ove si insegnava diritto venivano infatti coltivati anche gli
nelle
studi
di
retorica,
cioè
del
bello
Yars dictandi ,
scrivere,
insomma,
la
cui
conoscenza era necessaria a chi avesse voluto far parte della cancelleria di un principe o di un comune. Ad ogni modo la « scuola » siciliana, e cioè questo cenacolo di scrittori uniti
da comuni predilezioni
raria di
un contenuto
di gusto e di
d’interesse
comune
volti all’elaborazione lette-
stile,
espresso in
forme
stilizzate, segui
fortune della casa imperiale che aveva creato l’ambiente di costume e di cultura a lei propizio: fiori dal 1220 circa, anno in cui Federico II fu eletto le
imperatore,
al
1266,
quando, con
successo al padre morto nel
la sconfitta a
1250,
crollò
Benevento di
re
Manfredi,
definitivamente la potenza della
casa Sveva in Italia.
L’aspetto saliente della poesia dei Siciliani è
il
suo convenzionalismo:
temi e modi d’espressione, situazioni psicologiche rappresentate, vocaboli, persino, ed immagini, ricalcano consapevolmente i modelli francesi e soprattutto provenzali. Questi poeti non vollero innovare, ma emulare i provenzali,
ripetendo
i
loro temi e la loro esperienza artistica. È, la loro, un’arte
Antologia della letteratura italiana
34
strettamente legata agli ideali di vita e di costume di una società aristocratica cortese, nella vita
come
con
le
sue rigide convenzioni. Ciò che conta
nell’arte, ostentare la propria
degni di appartenere
alla corte,
alla
originalità,
non
è tanto,
quanto mostrarsi
sua società elegante e raffinata.
tema dominante, anzi unico della poesia siciliana è YAmor cortese col suo galateo ben definito. La donna è rappresentata con caratteri tipici e astratti: bella (ha bionda testa, chiaro viso secondo una moda definita), Il
,
,
spesso lontana e inaccessibile, dotata di saviezza e intendimento , cioè leggiadria, finezza di educazione e di costume; è paragonata a
una rosa odorosa,
L’amante, servo suo, ha con lei un rapporto di dedizione cavalleresca, di vassallaggio, tiene chiuso gelosamente in sé il suo amore come un sentimento prezioso che affina il suo animo, come sublime e incomparabile gioia. Da questo tema derivano svolgimenti anch’essi obbligati: lamenti per la morte di madonna, canzoni di lontananza e struga
una luminosa
stella.
gente nostalgia d’amore, lamenti per cazioni a
lei
perché
la
partenza dalla donna amata, invo-
sia alfine pietosa, contrasti dialogati
ove amante chiede
madonna rifiuta, salvo poi a giungere, alla fine, ad un accordo. Un repertorio, come si vede, limitato e fisso, con variazioni cosi impercetamore tibili
e
che non bastano a darci
poeta:
è,
che mai
quello dei ci
presenta
siciliani, il
il
senso pieno dell’individualità del singolo
come un
dramma
di
coro,
un elegante giuoco
un’anima o
le
cortigiano,
voci profonde della realtà
ben altrimenti complessa di quegli anni di lotte e trasformazioni radicali, cioè la passione politica e i grandi problemi morali e religiosi. Al nostro gusto di moderni piacciono non tanto le composizioni piu immediatamente ispirate al galateo cortese, ma quelle in cui non diremo con maggiore profondità intima, ma con piu dolce modulazione il poeta esprime il motivo del ricordo d’amore, magari con una aggraziata vena di sentimento, o di sensualità contenuta, o la tristezza di un distacco o anche la gioia dell’amore in sé, ascoltato nel proprio cuore come musica che si espande e si riversa felice. Generalmente le canzoni dei Siciliani sono composte di più strofe, ciascuna in sé conclusa; l’espressione ritmata, scandita, lineare, senza complessità sintattica, tende ad esprimere il sentimento del poeta in un’affermazione chiara, immediata e calata nitidamente negli schemi comuni, piuttosto che a seguirne l’intimo discorso nel suo fluido ondeggiare nell’animo.
L’importanza della scuola siciliana è soprattutto storica. Mentre n£l la poesia d’amore fioriva, sì, ma in lingua d’oc, e in tale lingua scrivevano anche i trovatori italiani, alla corte siciliana si formò un linguaggio poetico italiano, una tradizione di lingua e di stile che fu poi continuata dai poeti della nostra letteratura. I Siciliani assunsero infatti a strumento di espressione il volgare che si parlava nel Regno, o meglio, dalle varie parlate volgari già unificate e dirozzate dall’uso fatto fra persone di una certa levai tura culturale, quali erano coloro che frequentavano la corte fridericiana, trassero un linguaggio poetico stilizzato e affinato, da un lato tenendo come modello il latino (che era ancora la lingua in cui si esprimevano usualmente i dotti), dall’altro il provenzale, che fu imitato più decisamente perché era letterario e aveva dato un nome e un’espressione ai concetti a il modello
Nord
La cui
scuola siciliana
35
attenevano quei poeti. Essi, dunque stabilirono
si
un esempio
di stile,
e di linguaggio poetico italiano selezionato e armonioso, e per questo fac-
ciamo cominciare da Ove manchi gia ricciardiana
:
loro la storia della nostra letteratura.
indicazione in contrario, i testi sono conformi a quelli editi nell’antoloPoeti del Duecento , a cura di G. Contini, Milano-Napoli, 1960.
Giacomo da Lentini Fu derato
notaio, funzionario della corte imperiale di Federico
—
cominciare da
a
scritto fra
il
—
come
caposcuola,
il
Fu
II.
cioè
consi-
come
il
maestro dei Siciliani. Sembrerebbe avere 1233 e il 1240, nel qual caso si potrebbe assegnare a questi della produzione della « Scuola ».
rappresentante piu insigne e
anni l’inizio
Dante il
Meravigliosamente
È una confessione amorosa alla donna amata, ma nella forma del dialogo apparente è espresso piuttosto il monologo interiore del poeta che osserva il proprio dolce e melanconico vagheggiamento delPimmagine di lei scolpita nei suo cuore. Il
poeta pone in evidenza l’esperienza psicologica, interiore dell’amore; quel
momento
contemplazione e sogno e non sa, non osa manifenon osa neppure guardarla, ma sospira: la bellezza di lei è tanto grande che il cuore quasi non può sostenerla, ma un tremore lo prende, quel tremore che proviamo dinanzi alle cose che ci sembrano appartenere a una realtà piu grande di quella che comunemente viviamo. Le prime cinque strofe sono lontane dal convenzionalismo: anche se usa immagin^ comuni ad altri, il poeta le avviva con intimo trasporto. starsi.
in cui esso è pura
Egli passa vicino a
lei
e
Meravigliosamente
la simile
un amor mi distringe e mi tene ad ogn’ora.
Com’om in altro
di
così,
pintura, bella,
facc’eo,
che ’nfra lo core
che pone mente
exemplo pinge
meo
porto la tua figura. 6
Metro: canzonetta di settenari; la fronte è due piedi (abe, abe), la sirma di tre versi
posizione iso'ata che accentra vivamente su di sé l’attenzione, sia per il ritmo lenta-
mente modulato che
(ddc).
ne
qualcosa
di
di
intensifica
mirabile,
di
l’impressio-
fuor
del-
l’usato. 1-3.
Meravigliosamente: in
modo
mirabile,
da destare stupore; mi distringe: mi tiene afferrato con forza. L’ avverbio del tale
V> verso sia per
il
significato sia per la sua
che pone mente, ecc. Come osservato attentamente un modello, ne dipinge l’immagine pienamente conforme, cosi, bella, faccio io, ché porto 4-9.
un
Com’om
pittore
che,
:
r
Antologia della letteratura italiana
mity,
'
jy & 15
mi’ Signore, per sor 'acqua,
^ ujftkr,
dmji qj^cx-U^s of tv*?oene 4W_ -«1/ne c*oc«^ mi’ Signore, per frate focu,
(j-rtoe,
Laudato
si’,
per lo quale ennallumini
ed
si’,
la
iocundo
elio è bello et
Laudato
quale ne sustenta
et
produce diversi
nocte:
^
governa,
et
frutti
con
coloriti
è
senza
1’
immagine,
visto
il
all’inizio
una partizione
simbolo,
come abAncht
nota.
della cosi
Dio
precisa,
si
può
13-14.
ritmo
e
9 potrebbero, insieme, espressione dell’ intimo
lirico del canto.
tusiastico
nella
8
come
espandersi
gioiosa
Nel primo dell’anima
contemplazione
senti l’en-
del
Santo natura
della
sembra
meritamente famoso:
Verso
16.
un’immagine dell’anima
del poeta in questo
L’acqua, poi, è umile e casta perché simbolo di purificazione, usata, come canto.
in diversi culti religiosi, antichi e
tale,
fuoco, che esprimono
vv.
della qua-
delle altre creature.
mino simbolicamente qualche I
mezzo
viene resa possibile la vita dell’uomo e
le
mente
presi
onne tempo: ogni
nubilo: nuvolo,
dino sempre la loro bellezza, bontà o utilità per la nostra vita, e il fatto che richia-
essere
clarite) la loro utilità
variazione atmosferica, per
derni.
divinità.
(
o bontà.
dire che le lodi delle altre creature riguar-
attributo della
20
terr: ‘
et herba.
fiori
bellezza o splendore
irraggia grande splendore; rispetto a
SI
^ £ £ £ g
Il
centro del la loro poes ia è l’amore, sottratto quasi de l tutto ai senù
e conte mplato nel suo aspetto intimo di tensione"e slancio, di esperienza fo ndamentale
rituali essi
della
coscienza.
Contemplando l’amore
intendono cogliere,
comprendere,
definire
nel il
suo aspetto senso
spi-
autentico
dolce
Il
novo
stil
— leve -H» o
qs
of-
cv» irceli ectaw
Per questo, protagonista dei loro canzonieri non è
della vita delFanima.
donna amata, rappresentata come un angelo
la
IX 5
gine luminosa e diafana,
ma
comunque, come imma-
o,
del singolo poeta,
l’interiorità
ridestata
dal-
può anzi
dire
l’amore a una vita più intensa ed elevata.
Lo
non
è
che esso ripercorra tutto
il
«
novo
stil
»
provenzali
trovatori
della
spiritualizzando
che,
come
un’apparizione improvvisa;
cammino
la
l’amore
come
figura luminosa, angelica, ispiratrice di ogni
Neppure nuovo
l’animo. tifica
è
tima gentilezza, e vede nella donna
Ma
la
virtù,
l’amore con
e
si
un
magari, fino
e,
trattava di intuizioni sparse e disorganiche; lo «
data anche sulla meditazione altra esperienza.
novo
stil
»
fon-
sentimentale,
Esse diventano per
filosofica.
ideale che sta al centro della sua
in-
tale
sorgente di un’elevazione morale
la
organizza in una profonda e meditata persuasione
le
donna
la
nobile operazione del-
capace di condurre l’amante verso la perfezione spirituale a Dio.
avevano
cortese,
rappresentata
e
ultimi
agli
concetto centrale dello stilnovismo che iden-
il
o nobiltà vera con
gentilezza
la
virtù
di
fino
concezione
morali
visto
sorgente
si
cortese
lirica
nuovo poeta
il
in sé e sublima ogni
vita e risolve
Per uno stilnovista, l’amore diventa la rivelazione totale
del senso e del significato della vita.
In conclusione, come ha ben detto » consiste in
stile
Sapegno,
il
novità
la
del
« dolce
un approfondimento e affinamento dell’indagine psicoloun affinamento delle forme espressive. Da una parte,
congiunto a in una conoscenza dei problemi d’amore, e in genere della problematica spirituale e psicologica superiore a quella dei poeti precedenti e
_
fondata su di una cultura approfondita che, partendo dalle università
si
Cj
lin-
^ \
gica
cioè,
diffonde, ora, sempre più fra
guaggio delle *
laici.
Dall’altra,
in
una
ricerca di
immagini suggestive capaci
di
di
dare
un
senso
il
più riposte, ineffabili, esperienze interiori.
Anch e
gli stilnovisti
quel lo cortese, cultura,
si
Non
duali.
dialogo
ma
hanno un loro
la
ideale d’arte e di vita aristocratico,
come
non del sangue bensì
della
^un’aristocrazia
ifiamo nel centro vivo della civiltà comunale, dove al
ere ditario
della
etereo;
raffinato,
i
fra
verità
Q
privilegio
va sostituendo l’esaltazione delle forze e delle cap acità indiviT^, è
la
una conversazione convenzionale
loro
spiriti
liberi
c della
e
aperti,
scienza.
entusiasticamente
Secondo
la
loro
di
corte,
volti
alla
concezione,
solo
ma un
^
conquista 1*
5
uomo
ha acquistato una cultura supe- \ riore, giunge a quella raffinatezza spirituale che, sola, rende capaci di vivere la sublime esperienza dell’amore cogliendone il significato pròfondo, di intraprendere quel viaggio, quell* avventura spirituale che con- d duce verso la verità suprema e verso la perfezione morale. E solo lui è Clcapace di obbiettivare i propri sentimenti, cogliendo in loro, di là da ogni^ elemento contingente un significato universale: è capace, cioè di essere poeta, c che, attraverso l’entusiasmo per la dottrina,
^
g
di cantare
come Amore
ditta dentro. Questo, in sostanza, lo stato
diffuso cui ogni poeta dello Stil
Novo dà una forma
sua soluzione.
avverte
In
tutti
però
si
quella
d’animo^;
sua particolare, una^Tp-
religiosità
laica,
per
cosilo*
Antologia della letteratura italiana
n6 dire,
che esalta
nei maggiori: I
testi
a cura di
il
valore e
la
dign ità dei sentimenti umani; soprattutto
Guinizzelli, Cavalcanti, Dante.
sono conformi a quelli compresi nell’antologia ricciardiana G. Contini, cit.
:
Poeti del Duecento,
Guido Guinizzelli Guido Guinizzelli nacque a Bologna, fra il 1230 c il 1240; fu giudice, parteggiò per la famiglia dei Lambertazzi (ghibellini) e fu per questo mandato in esilio a Monselice. Mori circa nel 1276. È tutto ciò che sappiamo della sua vita.
Dalle pagine del suo canzoniere
ci
parla
una voce limpida
e giovane, per-
vasa dall’entusiasmo della scoperta di un nuovo mondo poetico. Lo vediamo ripercorrere e assimilare la tradizione siciliana e toscana, chiamar Guittone
ma distaccarsi progressivamente da ogni modello per genialità Sue sono le immagini nuove che verranno riprese e svolte dagli altri stilnovisti: il motivo della donna angelo, del saluto di lei che porta beatitudine e salvazione all’animo, liberandolo da ogni peccato e donandogli purezza e virtù, del poeta piagato d’amore, che « porta morte » in sé, nel senso che l’amore per il suo carattere passionale, coesistente e contrastante con quello spirituale, pone l’anima, a volte, in un travaglio angoscioso. suo maestro, inventiva.
Quanto ai concetti espressi, se non è nuova l’identificazione di amore e amore e nobiltà vera, che è prerogativa dell’anima e non dote ereditaria, nuovo è l’entusiasmo che tramuta questi concetti in calore intimo e
virtù, di
poesia. Caratteristico del Guinizzelli è pure l’atteggiamento di riflessione sui
propri sentimenti, la passione intellettuale con cui scopre e definisce il proprio animo e gli effetti che l’amore produce in esso. Amore per lui è trionfo di spiritualità, vittoria sui sensi, fervore
d’intima vita. padre », lo considera iniziatore della poesia stilnovistica. E in realtà, se anche la critica moderna tende a limitar la novità delle invenzioni guinizzelliane e a sottolineare i legami che lo uniscono ai poeti precedenti, bisogna riconoscere che il Guinizzelli, che non fu un filosofo ma un poeta, ha risolto quei motivi intellettuali in una nuova forma
Dante chiama Guinizzelli
«
di rappresentazione poetica, in
fantasia e nel cuore degli
un nuovo
stilnovisti;
in
una nuova tonalità espressiva Dante nella Vita Nuova.
tutto
in
« mito » che
si
è impresso nella
un sistema d’immagini « dolce »
e
raffinata
cui
e
soprat-
s’ispirerà
Al cor gentil rempaira sempre amore Questa canzone e considerata il « manifesto » del dolce stil nnovr^ cioè la principali temi della « scuola ». lì suo contenuto è il seguente: amore e il cuor gentile sono inscindibili, connaturati, come il sole e la luce, il calore
definizione dei 1
Il
ì
dolce
stil
novo
I1 7
fiamma (i-io); un cuore eletto, puro, gentile viene ridestato all* amore dalla donna e questo amore è 1* espressione piu alta della sua intima nobiltà (10-30); la vera nobiltà, infatti, non deriva ereditariamente da una tradizione familiare, ma coincide con la virtù che è personale conquista e che l’amore potenzia (31-40); come
c la
)
Dio, risplendendo nell’Intelligenza Angelica, fa si che questa attui nell’universo la creatrice e provvidenziale, cosi la donna, splendendo nell’animo deH'amante, lo dispone al raggiungimento della perfezione morale (41-50); un amore cosi
Sua volontà
concepito non è peccato, ma principio di purezza e di elevazione spirituale, non contrasta quindi con le leggi divine. Molti nella canzone i riferimenti al mondo della scienza, assunti come metafore Il tono del componimento snoda in un tessuto logico organico avvivato dal calore di un’intima scoperta. Non vi è qui un espandersi del cuore, un contemplare il proprio sentimento, cercandone il significato profondo.
attraverso le quali
poeta anima la sua concezione.
il
risente di questa passione intellettuale, che
ma ma
Al cor
gentil
si
rempaira sempre amore
|e\rC
aliaci
Nauseilo in selva a la verdura
né fe’ amor anti che gentil core, né gentil core anti ch’amor, natura:
qVP
’
j
adesso con* fu
'1
sole,
U
'
sì
tosto 1° splendore fu lucente,
né fu davanti
’l
9v
cos ì
^jjpme
come vertude che da
valor
la stella
anti che
’l
in gentil cor s’aprende
in petra preziosa,
no
i
discende
sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre
concetto
sirma (cDcEdE).
posseduta,
«
Amore sempre
ritorna,
come a sua
dimora, (rempaira) nel cuore gentile
(e
qui
gentile significa nobile, per spiritualità ele-
vata e virtuosa),
come
l’uccello
rifugia
si
nella selva fra le frasche ». 3. fe’: fece, anti che:
non appena
prima che.
(adesso con’) fu
5-7. «
ché
sole,
subito
risplendette la sua luce, né la luce fu
prima
il
del sole ».
amore prende stanza nel cuore come il calore nella fiamma splendente ». I n questa s tanza so no tutte immagini vivide il sole il fuòa>f il verde della selva che richiamano il 8-10.
« c
nobile cosi naturalmente
—
—
,
l'entusiasmo
vale
sulla
\
v
d’amore come
Metro: canzone con stanze di io versi. Schema: fronte di due piedi (AB, AB) e
1-2.
jJtC»
calore in clarità di foco.
Foco d’amore
•yX
0.
sole;
amore in gentilezza loco propi amente
e prende
Jff#'
’
della
vita
e
gioia.
Pre-
verità
intuita
e
dimostrazione:
anche
le
immagini tratte dal mondo naturale alludono a un’esperienza immediata, intuitiva. 11-20. Per comprendere questi versi, bisogna rifarsi alla scienza del Medioevo, secondo la quale le pietre preziose avevano una « virtù » cioè la capacità di produrre effetti
a volte magici. Tale virtù era infusa
una stella, dopo che il sole le aveva purificate, io. s’aprende: s’apprende. 13. no i discende: non discende in essa. 14. la faccia, ecc.: l’abbia purificata da ogni in esse da
scoria.
15.
fòre:
Perché amore
fuori.
19.
asletto:
eletto.
accenda nel cuore dell’uomo è necessario che il cuore sia purificato da ogni bassezza; solo allora la donna
20.
si
118
^
„
Antologia della letteratura italiana
per sua forza lo sol ciò che stella
\P~
è vile,
li
dà valore:
li
da natura
così lo cor ch’è fatto
pur, gentile,
asletto,
donna a guisa
Amor
per
di stella lo ’nnamora. tal
ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero: splendeli al su’ diletto, dar, sottile;
no
altra guisa, tant’è fero.
stari’
li
Così prava natura
amor come
recontra
fa l’aigua
il
foco
caldo, per la freddura.
Amore
in gentil
cor prende rivera
per suo consimel loco
com’adamàs
30
del ferro in la minerà.
lo sol lo fango tutto ’l giorno: reman, né ’l sol perde calore; dis’omo alter: «Gentil per sciatta torno»; lui semblo al fango, al sol gentil valore: che non de dar om fé
Fere
vile
che gentilezza in degnità
sia
fòr di coraggio
d’ere’
non ha
sed a vertute
innamora, cioè imprime in lui, come la nella pietra preziosa, quell’amore che è sinonimo di virtù morale.
gentil core,
lo,
re
stella
la
21-24.
Un’altra immagine tratta dal fuo-
co;
però allude non
ma
soprattutto al
verso l’alto.
calore
al
alla
luce,
fuoco tende il ragionastanza seguente
che
fatto
L’immagine
e
il
anticipa
mento
che seguirà nella anche le due prime strofe erano connesse nella stessa maniera): amore è
(del
resto
elevazione, dell’
21.
nobiltà,
ma
nobiltà
autèntica
anima. per
ragion... per qual: allo stesso
tal
modo... che. 22. doplero: torcia. 23. splendeli al su’ diletto: ivi risplende liberamente,
dar,
sottile:
gettivo
luminoso,
indica
la
sottile.
chiarità
Il
della
primo agfiamma, il
secondo quel che di esile, di immateriale, che è proprio di essa, il suo agile elevarsi verso
l’alto.
È una
delle
tante
immagini
vivide che costellano la canzone. 24. « Non gli converrebbe, tanto è fiero, altro modo di
essere ».
25. « Allo stesso modo un animo privo di gentilezza e nobiltà avversa (rencontra) amo-
come
l’acqua, col suo freddo,
cui caratteristica è invece
28-29. prende rivera, ecc.
come che
il
luogo affine a
in
diamante
È
31-40.
la
sé,
sta nella
il
fuoco,
il
calore ».
prende dimora,
:
allo stesso
modo
miniera del ferro.
stanza famosa sulla nobiltà.
tono di intima persuasione e bella quell’immagine finale del cielo risplendente,
Forte
il
intimamente legata alla tonalità immagini fin qui incontrate. Fere, ecc.: Il sole colpisce continuamente il fango: il fango rimane cosa vile e il anch’essa delle
altre
non perde calore (cioè non avviene due alcuna compenetrazione); (poniamo « Io sono nobile che) un uomo altero dica per schiatta » io paragono lui al fango e la vera nobiltà al sole (cioè, l’uomo altero e la nobiltà non riescono a fondersi, a comsole
fra
i
:
:
penetrarsi).
35-38. « poiché non si (om è soggetto indeve credere che la nobiltà consi*
definito) sta in
una dignità ereditaria (degnità
d’ere’),
fuori del cuore (coraggio), cioè del tutto di-\
sgiunta
dai
meriti
personali,
un cuore nobile disposto
alla
se
non
virtù ».
si
ha)
Il
dolce
n9
novo
stil
com’aigua porta raggio e
LvS
’l
Deo
’ntelligenzia del cielo
la
criator più che ’n nostr’occhi
intende suo fattor oltra
ella 1*
e
splendore.
ciel riten le stelle e lo
Splende ’n
:
cielo,
’l
^
^
sole
’l
volgiando, a Lui obedir tole;
ciel
**
e con’ segue al primero,
Deo
del giusto così
beato compimento
dar dovria,
la bella
e>£
vero,
al
donna, poi che
^
’n gli occhi splende
O^^nX
del suo gentil, talento
che mai di
lei
obedir non
Donna, Deo mi stando l’alma mia a
W„
«
Lo
.
,
ciel
39-40. « allo stesso modo, l’acqua traversare dal raggio luminoso, ma
conserva inalterate
le
stelle
e
il
l’uomo altero e virtù non riesce a mantenere in dore
Cioè,
».
dirà:
«Che
lui
davanti.
fa at-
si
cielo
il
loro splen-
privo sé
di
no-
la
biltà.
41-50.
più
È
la
stanza
presente che,
secondo
sofia medioevali,
dell’universo, cieli
più
dottrinale
interpretazione.
difficile
(concepiti
la
e
di
Bisogna tener
scienza e la
filo-
ferma al centro ruotano nove lei
la terra è
attorno
come
a
spessori
sferici,
con-
che piovono su di essa influssi atti mantenere nel nostro mondo la vita degli
centrici)
a
esseri cieli,
e
rinnovellarla
a
continuamente.
I
a loro volta sono mossi, guidati dagli
Angeli che regolano questi influssi attuando l’armonico piano della Provvidenza, ispirato loro da Dio. La spiegazione sarebbe dunque questa « Dio creatore splende davanti all’Intelligenza angelica che muove il cielo, più che il sole dinanzi ai nostri occhi: l’Intelligenza conosce il suo Creatore immediatamente (in quanto è creatura spirituale e perfetta, la sua conoscenza non resta circo:
al cielo cui
scritta
è deputata), e prende ad
ubbidirgli facendo girare (volgiando)
come
il
cielo;
primero) tien dietro (alla visione che l’Angelo ha di Dio) un compimento beato (perché vuole il bene) della volontà del giusto Dio, cosi, in verità (al vero) la bella donna, non appena risplende negli occhi del suo nobile amante, dovrebbe
e
subito
(al
il desiderio (talento) di non staccarsi mai dall’obbedienza a lei ». La bella donna, cioè, dovrebbe ispirare nell’uomo l’ideale
dargli
(jgfar*
disprende.
si
passasti e ’nfin a
&&&»* fJ
\
.
Me
-’
presomisti? »,
venisti
come l’Anl’armonico moto voluto da Dio e tale da produrre un benefico
della virtù e della
gelo imprime nel
influsso
al
perfezione,
cielo
mondo.
A
questo punto il poeta interrompe lo schema dimostrativo per abbandonarla si a un puro giuoco d’immaginazione: scena è in cielo, l’anima del poeta è davanti a Dio che la rimprovera di aver dato una sembianza divina (cfr. la stanza prece51-60.
un amore puramente umano, teril poeta risponde che la sua donna aveva l’aspetto d’un angelo, una bellezza cosi alta, pura che non poteva condurlo a un desiderio peccaminoso, ma ad una elevazione dell’ animo tale da non contrastare dente) a reno.
Ma
con
la
nei
vv.
cato
virtù cristiana.
(il
51-55
Il
un senso
vano amor),
Roncaglia avverte cristiano
del
caratteristico,
a
pec-
suo
avviso, della poesia guinizzelliana. Certo,
problema concetto
della
relazione
dell’amore
fra
umano
il
il
rinnovato
beatificante
e
quello che l’uomo deve a Dio è sentito dal poeta, che, però, non intende, qui, risolbensì mostrare la nobiltà e l’intima moralità degli affetti umani più elevati. Così
verlo,
questo epilogo in cielo serve soprattutto ad nuovo, spirituale sentimento delil l’amore e il problema teologico si muta in un’atmosfera fantastica eletta e gentile. 51-57. «Donna (il poeta si rivolge alla donquando l’anima na amata), Dio mi dirà, Che presumesti? mia sarà davanti a Lui: Hai passato il cielo e sei giunto fino a Me e mi hai posto come termine di paragone di un amore vano (caduco, effimero, come
esaltare
—
—
Antologia della letteratura italiana
eh’ a
Me
Me
amor
c desti in vano
conven
le
per sembianti:
laude
e a la reina del regnarne degno, per cui cessa onne fraude ».
Dir Li poro: «Tenne d’angel sembianza che fosse del
non me fu
Tuo
regno;
amanza
fallo, s’in lei posi
».
mia donna laudare
10 voglio del ver la
La metafora poetica della canzone, per la quale l a donna veniva assomigliata a una figura an gelica, sembra espandersi in questo sonetto, incentrato sulla figura defi’amata. Ella non vive di lineamenti e caratteri definiti: s fuma in un a rappresentazione luminosa, ev anescente, nella dolcezza tenera e ineffabile d’ un fiore, neTT eterea purezza dell' aria, in un incanto di primavera, nella gioia fresca di un
Veramente una bellezza immaterial e. Ma, come appare nelle terzine, dTuna luce spirituale, una promessa di purezza, di bontà, di pace.
colore' vivido.'
è anché fónte
vero protagonista del sonetto è però
11
tica,
di
,1-g
r
piu che .
e ciò eh
™ .
+-r
river’a lei fior*,
cui meriti è sconfitto
cioè, accusa
il
il
peccato
».
Iddio,
poeta di idolatria, per l’ado-
razione che rivolge alla sua donna. 58. poro: potrò. Tenne, ecc: aveva l’aspetto di
un angelo. 60. porre amore in
non fu un peccato il mio lei ». La risposta del poeta d’una ingenuità sorridente, un galante
è
«
complimento alla donna. Questo paragone fra la donna e 1’ angelo resterà vivo negli stilnovisti. Dante, come vedremo, lo approfondirà in senso religioso, per gli
una metafora leggiadra col
e
sple
de e
rasembro e Tare, giano e vermiglio,
ogni cosa terrena, vano di fronte all’eternità): perché la lode (che hai rivolta alla tua donna) conveniva se mai a Me, alla Vergine, regina del cielo (il vero regno) per i
mia donna laudare
lassù bello a ? lei somiglio.
co ^ or di
******
dall’amore.
lui
la rosa e lo giglio:
fWn
Verde
#
,
.
poeta, che esprime, in un’ atmosfera esta-
Io voglio del ver la
ed asembrarli
rD%
ere
ao Wt/d"
ts
c ^ -H^
«u^c>Auajpk lì1^
3
dolce
Il
Q r
(^
r
p (y °i{
^
^
e^ui
ar i a
129
Sfiltf 0/
serena quand’apar l’albore prato d’ogni fiore;
rivera d’acqua e
azzurro ’n ornamenti:
argento,
oro,
Vi
ciò passa le
de sì
«ir*.
aO^
mia donna
la
e
A
U\e
e la valenza
beltate
baau^W
1
^
e
r
or^xo
genul°^aggi(f,^ gu arda; rue&t-tViv^S
su’
’l
T'
che rasembra vi le a chi ciò tanto
quanto
lo
piu d’ogn'altrTiaT canoscenza,
del de
è maggio.
la terra
e^-
ben non tarda.
simil di natura
-4-
Ly
re s
\oi^c^r
ts
\fpt
J ** 4* eA*uoy Chi
4t