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Italian Pages 92 Year 2023
Davide Rossi, docente, storico e giornalista, è direttore del Centro Studi “Anna Seghers” di Milano e dell’ISPEC, Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo della Svizzera Italiana. A Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) è vicedirettore dell’Institut International de Formation et Recherche “Patrice Lumumba”. Autore di svariati saggi dedicati alla storia, alla letteratura, alla cultura e al cinema dei paesi socialisti, ai popoli del Sud del mondo e al movimento internazionale dei lavoratori, è segretario generale del Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente (SISA) e, dal 2021, coordinatore nazionale del Centro di Formazione e Ricerca don Lorenzo Milani. Corrispondente per Sinistra.ch, segue da un ventennio i più importanti festival del cinema, anche come direttore del sito Slatan Dudow Pensieri di Cinema. Dirige dalla fondazione nel 2000 il mensile culturale on line aurorarivista.it. È membro del direttivo della sezione ANPI di Camagna Monferrato.
DAVIDE ROSSI DIRITTO ALL’INCLUSIONE
A dieci anni da Diritto all’esuberanza, Davide Rossi torna a riflettere sul ruolo della scuola italiana. Alla luce dei tempi e dei cambiamenti internazionali che orientano in modo significativo la didattica legata ai saperi, che non vanno soltanto trasmessi, ma anche e soprattutto costruiti dai docenti insieme agli studenti – nel solco di don Lorenzo Milani e di Gianni Rodari –, l’autore ragiona sui baluardi fondamentali di una scuola partecipata e libera, per tutti, che sia in grado di vincere dispersione e abbandoni, ispirandosi all’espressione e alla valorizzazione della fantasia. Una scuola dunque capace di tornare a cercare chi si è perso e chi è rimasto indietro, ovvero una scuola autenticamente inclusiva.
DAVIDE ROSSI DIRITTO ALL’INCLUSIONE
ISBN 978-88-6802-516-8
10,00 euro
9 788868 025168
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PGreco Edizioni
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DAVIDE ROSSI
DIRITTO ALL’INCLUSIONE
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In collaborazione con
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Edizioni Le Ricerche – Losone (Svizzera) Direttore: Jean Olaniszyn - [email protected] Membro corrispondente dell’Accademia delle Arti e delle Scienze della Repubblica Federativa Russa © 2023 – PGRECO EDIZIONI Via Gabbro 4-20100 Milano Per informazioni E-mail: [email protected] www.edizionipgreco.it ISBN: 9788868025168 In copertina: dipinto albanese databile agli anni ’60/’70 del Novecento, raffigurante, con la città di Gjirokastër sullo sfondo, un momento di festosa e piena emancipazione femminile, la maestra accoglie le scolarette latrici di fiorellini, probabilmente il 1° settembre, giorno dei saperi e primo giorno di scuola in tutti i paesi socialisti, nel giubilante saluto delle mamme che hanno colà accompagnato le figlie.
INDICE
2014-2022 Un impegno per immagini e parole nei manifesti del sisa
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Diritto all’inclusione Davide Rossi
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Gli studenti, una presenza imprescindibile del sisa Caterina Colombo
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Manifesto costitutivo
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2014-2022 UN IMPEGNO PER IMMAGINI E PAROLE NEI MANIFESTI DEL SISA
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RESOCONTO DELL’ATTIVITÀ ASSOLTA DAL SISA NEL DECENNIO INTERCORSO TRA IL 13 MAGGIO 2013 E IL 30 APRILE 2023, ANCORA UNA VOLTA UN IMPEGNO PER LA CONSAPEVOLEZZA, LA SOLIDARIETÀ, L’UGUAGLIANZA E LA PACE di Davide Rossi Segretario Generale SISA
Dieci anni sono trascorsi dal nostro primo congresso, svoltosi nella cornice amichevole e prepotentemente suggestiva della Fondazione Rosa Luxemburg di Berlino, nel cuore di quella che è stata la capitale della Germania socialista, la città della nostra amata Anna Seghers, eravamo in una via il cui nome evoca ricordi toccanti e significativi per tutti noi, via della Comune di Parigi. Una scelta chiara, internazionale e internazionalista, nel solco di un impegno, quello del nostro sindacato, che spazia e abbraccia campi desueti per la tradizione sindacale italiana, soprattutto quella, poco cambia se confederale o di base, che negli ultimi anni si è ridotta a svolgere quasi esclusivamente funzioni assistenziali e di patronato, attività pregevolissime e dignitosissime, ma altro dal nostro essere e dalle nostre possibilità. Il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente, infatti è una organizzazione che ritiene necessario offrire opportunità di formazione culturale, sempre gratuita, ricordiamolo, e di dialogo e conoscenza che travalicano di molto lo specifico scolastico e sindacale, per guardare con entusiasmo e passione a orizzonti lontani, a traguardi possibili, alla bellezza di un domani più giusto ed eguale per il quale ci impegniamo con tutte le nostre forze nella certezza che si debba dare un contributo immediato per costruirlo qui e subito, con pacata consapevolezza dei tem-
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pi lunghi della storia, ma senza alcuna esitazione e senza dubbiosi rimandi. Per la pace e in un mondo di pace, queste sempre sono state le nostre parole. Le relazioni internazionali vedono le nostre capacità di dialogo ramificarsi in ogni continente, trovando amici e amiche, compagne e compagni che desiderano camminare insieme a noi per le strade del mondo. Subito mi corre l’obbligo di ricordare, salutare, abbracciare, seppur solo idealmente dati gli sterminati spazi che ci separano, l’amico Jean Musa, segretario generale del sindacato RAS, Rinnovamento dell’Azione Sindacale, della Repubblica Democratica del Congo, salutando ovviamente insieme a lui le donne e gli uomini che con straordinaria determinazione contribuiscono alla costruzione di un’Africa nuova partecipata e solidale, in cui i giovani non partano verso l’Europa, in cui poi la violenza del sistema liberal-liberista li riduce a forme di schiavitù, nei campi, nelle fabbriche, in quell’impalpabile lavoro precario fatto di fatica, di sudore, di umiliazioni, di pochi riconoscimenti e ancor più modeste remunerazioni, ma siano seme e fondamento di tempi nuovi e cuori nuovi, nel solco di Lumumba, di Sankara, di Amilcar Cabral di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo della sua morte brutalmente praticata da chi voleva impedire che Capo Verde e la Guinea Bissau, al pari di tutto il continente, si emancipasse dalla violenza del colonialismo, del neocolonialismo, dell’imperialismo atlantico. Jean Musa ci ha chiesto, mi ha chiesto, di tornare a Kinshasa, di tornare a parlare insieme a lui alle donne e agli uomini, ai lavoratori africani, di tornare a svolgere insieme formazione per i giovani, è quasi un decennio che manco da Kinshasa, farò dunque il possibile, essendo
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sempre più difficile per lui raggiungerci, per tornare nella terra di Patrice Lumumba, padre con Kwame Nkrumah del panafricanismo. Proprio noi, RAS e SISA insieme, nel 2011 siamo stati i soli a commemorarlo nella sua terra nel cinquantesimo della sua scomparsa per mano imperialista. Un saluto caloroso al SISA Svizzera, Sindacato Indipendente Studenti Apprendisti, da cui alla nostra nascita abbiamo mutuato sigla e vessillo, poi declinando diversamente il nostro nome, l’abbraccio fraterno è per i giovani che lo animano oggi e per Massimiliano Ay che nel lontano 2003 l’ha fondato, per poi passare a brillantissima attività nel movimento comunista internazionale, dirigendo dal 2009 con sapiente intelligenza le schiere del Partito Comunista (Svizzera). Ancora mi emoziona ricordare gli albori della nostra amicizia, cementatasi proprio in quel 2003 con un bel convegno decembrino alla Casa del Popolo di Bellinzona sotto i ridenti castelli merlati dedicato a “Lettera a una professoressa” e alla scuola milaniana di Barbiana. Il SISA è poi orgogliosamente parte dell’Unione della Gioventù Antimperialista Mondiale, una organizzazione internazionale promossa dalle amiche e dagli amici dell’Unione della Gioventù di Turchia e dall’Avanguardia Giovanile anch’essa turca, organizzazioni combattive e sempre impegnate nella lotta contro la NATO e le sue politiche di morte e spoliazione delle ricchezze dei popoli e delle nazioni, contro il separatismo etnico, per una autentica solidarietà e amicizia tra i giovani di tutta la terra. Ringrazio tutte e tutti voi che siete qui oggi presenti, in questa importante luogo della memoria antifascista del Monferrato che conferma, al di là dei denigratori della nostra organizzazione che in questi anni non sono mancati, la
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nostra radicale adesione ai valori della Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro. Siamo nel museo della Resistenza, siamo nella casa natale di Vitale ed Eusebio Giambone, due intrepidi comunisti che hanno combattuto per la libertà nostra, di tutti noi, dei popoli tutti fratelli del mondo, caduto Vitale in Spagna nella guerra che il fascismo ha portato a brutale compimento contro la libertà e la bellezza della Repubblica Spagnola ed Eusebio a Torino, intrepido comandante militare ucciso nel 1944. Proprio quest’anno, nel freddo febbraio, io stesso insieme a Francesca Rota e al nostro responsabile regionale SISA Piero Istria ho onorato, a nome di Camagna Monferrato, della sua Amministrazione e della sua sezione ANPI la figlia Gisella nel suo ultimo transito, in una Torino grigia, bigia eppure commossa. Permettetemi poi un caloroso abbraccio a quanti oggi qui delegati, lo sono stati anche al primo congresso berlinese, un segno, nel rinnovamento, della continuità della nostra azione, davvero grazie, voi più di tutti potete stringere nel cuore la complessità, il tanto fatto e il tanto accaduto in questo corposo decennio che ci separa da Berlino 2013. Un altro doveroso ringraziamento va al sindaco di Camagna Monferrato Claudio Scagliotti e al presidente della locale sezione ANPI Luigi Baracco, nonché all’amico che rappresenta in terra piemontese il Centro Studi “Anna Seghers”, Luca Beccaria, così come a Francesca e a Paolo Rota, seme di operosa trasformazione del territorio a servizio degli uomini e del futuro, a tutti loro va ascritto non solo il merito di averci qui ospitato oggi, ma anche quello di aver fortemente voluto che il SISA, il nostro sindacato, diventasse la prima organizzazione nazionale a scegliere un piccolo comune per la sua sede nazionale. La recipro-
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ca collaborazione è un frutto prezioso che darà nel tempo certamente sempre più fecondi e pregevoli risultati, come SISA e come Centro Studi “Anna Seghers” siamo orgogliosi, sinceramente, di poter contribuire al rilancio, alla valorizzazione, alla conoscenza di un territorio splendido come quello rappresentato da questo borgo dall’antica storia e dalla profonda bellezza. Io sono fiero e felice di passare, per quanto posso, più tempo possibile qui a Camagna Monferrato nelle stagioni che vanno dall’equinozio di primavera a quello d’autunno, una porzione d’anno che abbraccia i mesi più assolati e in cui, in collaborazione con le istituzioni locali, siamo copromotori di tante iniziative che vogliono porre Camagna Monferrato al centro dell’attenzione, non solo locale, ma anche per quanto possibile nazionale, con a cuore percorsi di conoscenza, di memoria, con la consapevolezza che la conoscenza e la memoria portano a germogliare il futuro colorandolo della pluralità e della bellezza della vita. Ringrazio gli amici di Genova presenti qui oggi, la collaborazione con loro è un altro seme importante di come sia possibile incontrarsi tra persone libere che credono nel rispetto reciproco e nella libertà, nella cultura come invincibile strumento di crescita personale e collettiva, nella ferma convinzione che avesse ragione il grande filosofo cattolico Emmanuel Mounier, la rivoluzione verrà, ma non dalla violenza, dalla luce. Non traccerò un bilancio dettagliato del decennio trascorso, ma certo sono poderosi e oserei dire roboanti i fatti che in questo decennio hanno attraverso il mondo, l’Europa, l’Italia e con essi la nostra piccola ma fattiva, battagliera, puntuale organizzazione. Vedremo di analizzarne almeno alcuni in un costante contrappunto tra nazionale e internazionale, traendone ispirazione per il nostro lavoro futuro.
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A Berlino, allora, nel mio discorso intitolato “Il diritto all’esuberanza” riepilogavo le linee di quanto avevamo realizzato dalla nostra nascita nell’ottobre 2007, avvenuta, non dimentichiamolo, per volontà di Emilio Sabatino, che dobbiamo ringraziare per l’incredibile e costante lavoro che assolve sui temi scolastici a vantaggio di tutte e tutti gli iscritti e di tante e tanti simpatizzanti, i nostri numerosi aderenti digitali, espressione più viva della relazione sindacale della nostra epoca in cui l’adesione digitale supera di molto la militanza tradizionale, e in egual modo cercavo allora di tratteggiare strade possibili per gli anni che sarebbero seguiti, quelli che abbiamo vissuto. Ieri come oggi siamo nati e abbiamo agito nel solco del pensiero di due uomini, allora quasi sconosciuti e in questo decennio assurti a nuova meritata celebrità, l’uno per la rivalutazione della sua figura compiuta anche dalla chiesa cattolica, al punto che un pontefice, Francesco, si è recato a inginocchiarsi sulla sua tomba, su cui noi per tanti anni prima di lui abbiamo portato un fiore, l’altro per una riscoperta conseguente al centenario della sua nascita che lo ha tratto dalla dimensione meramente riduttiva di narratore per l’infanzia, ponendolo finalmente tra i grandi scrittori italiani dello scorso secolo e tra i teorici della letteratura, riconoscendo la sua opera come fruttifero giovamento per la lingua italiana e per quanti ne fanno promozione pensando e scrivendo, così come insegnando alle giovani generazioni. Don Lorenzo Milani, il più grande pedagogista italiano del Novecento, che ci ha insegnato una didattica inclusiva, coinvolgente, protesa a permettere a tutte e tutti, nessuno escluso, l’accesso al successo scolastico e Gianni Rodari, il teorizzatore del diritto alla fantasia, come spazio umano, sociale, scolastico, psicologico irrinunciabile per abbracciare il futuro.
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Proprio da don Lorenzo Milani e da Gianni Rodari siamo sempre partiti e ripartiti, ricordando che il nostro sindacato non è un partito, non ha una ideologia vincolante, ma ha un vincolo indelebile con questi due giganti, facendo obbligo a tutte e tutti coloro che vogliano collaborare con noi, di riconoscersi nella loro opera e agire nel solco, prima di tutto umano, da loro tracciato. Per questo entrambi sono e saranno sempre nell’articolo 1 del nostro statuto e nel manifesto costitutivo del nostro sindacato. Baluardo indiscutibile di una scelta, la nostra, di piena e assoluta umanità. Colgo qui l’occasione per rivendicare con orgoglio e con emozione la battaglia che stiamo conducendo da sempre a difesa delle ragazze e dei ragazzi musulmani, intanto chiedendo che non si svolgano esami di stato in contemporanea con festività religiose, come avviene per le altre religioni, ugualmente quindi non si svolgano durante il Ramadan. Aggiungo che appena una ragazza velata sia insultata, dileggiata per il suo velo, a scuola o nel percorso verso la scuola e l’università, bene, sa che rivolgendosi al SISA questo bestiale razzismo verrà da noi denunciato, condannato, che non lasceremo sole le ragazze musulmane in un’epoca in cui in Occidente pare tutto sia permesso, nel vestire e nel dire, ma in cui purtroppo ancora un semplice velo, segno della profondità dei sentimenti di una persona, è oggetto di un vergognoso attacco. Le sorelle musulmane lo sanno, nel SISA la loro volontà e la loro dignità verranno sempre rispettate e altamente considerate. Il nostro impegno contro il razzismo è costante, più di tutti ci siamo impegnati in questi anni contro la sinofobia e la russofobia, il razzismo contro le persone, ma anche contro le culture russa e cinese è un altro tratto saliente e drammatico del nostro tempo. Certo contrastiamo anche e
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sempre il razzismo contro africani, arabi, asiatici, latinoamericani, ma noi del SISA poniamo da anni il problema del gravissimo fenomeno dell’odio contro la Russia e contro la Cina, guarda caso le due nazioni che stanno dando un contributo fondamentale nella costruzione di un mondo multipolare e di pace, che hanno gettato i fecondi e positivi semi per una nuova convivenza umana in questo XXI secolo, che deve essere segnato dal rispetto di tutte le donne e di tutti gli uomini, ovvero di tutti i popoli, in un ritorno sincero e concreto alle regole sancite dalle Nazioni Unite, ovvero decise tutti insieme e non solo in modo unilaterale da un manipolo di nazioni che si autodeterminano come detentrici, a loro vantaggio economico e politico, del destino del resto dell’umanità. La memoria e l’impegno contro tutte le mafie hanno rappresentato e rappresentano una costante del nostro sindacato, qui fuori vi è il belvedere Pio La Torre, inaugurato l’anno scorso proprio nella giornata di oggi da Caterina Colombo nostra coordinatrice nazionale studentesca nel 40° anniversario della scomparsa del sindacalista e legislatore comunista, più tardi non mancheremo di onorare il 41° anniversario di questo siciliano esemplare, fulgido esempio di militanza e abnegazioni verso gli interessi collettivi. Ogni anno il 19 luglio poi teniamo qui a Camagna Monferrato, nello stesso belvedere per altro intitolato anche a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la commemorazione di Paolo Borsellino, così come per anni, prima che il Comune di Milano e l’Associazione Libera se ne facessero carico, abbiamo assolto a questo compito a Milano ogni 19 luglio presso l’Albero Falcone fuori dal liceo Volta. Il nostro impegno contro le mafie è condotto da tutte e tutti i nostri responsabili locali, ma con particolare dovizia e de-
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dizione soprattutto dall’amico Andrea del Zozzo, responsabile del Friuli Venezia Giulia, a lui il ringraziamento di tutta l’organizzazione per la sua infaticabile determinazione democratica. Si capisce dunque che siamo una comunità piccola, ma coesa, perché capace di riconoscersi in un orizzonte molto chiaro, i cui contorni sono quelli di una scuola e di una università che siano capaci di essere il cuore della società e non un triste parcheggio di intelligenze e membra abbandonate su un banco, perché crediamo nella costruzione cooperativa e collaborativa e non nella trasmissione dei saperi, perché rompendo inveterate tradizioni, abbiamo abbattuto, primi in Italia, le barriere tra docenti e studenti, chiedendo a entrambi di agire insieme con pari responsabilità per il successo del sindacato e il futuro dei saperi in Italia, perché siamo i primi che oltre un quindicennio fa abbiamo ritenuto che le tematiche ambientali ed ecologiste dovessero essere parte di un impegno per un sindacato della scuola, perché unici in Italia abbiamo un nome ufficiale bilingue, anche in sloveno, Neodvisni Sindikat šole in Okolja, perché, a partire dalla più significativa e più dimenticata tra le minoranze italiane, quella slovena, fosse chiara la nostra irrinunciabile scelta per la pluralità e il rispetto di tutte le lingue e di tutte le culture, troppo spesso dimenticate anche nelle scuole e nelle università in un quadro di generale sudditanza, anche del mondo dell’istruzione, alla lingua che taluni hanno pensato di imporre al mondo come strumento di colonizzazione dell’immaginario personale e collettivo, ovvero arma di mascheramento di un furto di materie prime energetiche e alimentari, camuffato da esportazione della democrazia e dei suoi valori. Diciamolo, non sempre i nostri iscritti, i nostri militanti, i nostri dirigenti locali sono stati tempestivamente presenti
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nella costruzione della nostra organizzazione e delle sue scelte, una maggiore partecipazione, un maggiore slancio nella discussione interna ci avrebbero alacremente giovato e ci gioverebbero ugualmente per il presente e per il futuro, ma come coordinamento nazionale non ci sentiamo, in alcun modo, nella possibilità di muovere rimproveri, piuttosto avanziamo ringraziamenti perché sappiamo che ciascuna e ciascuno di voi, sempre secondo le proprie possibilità di tempo, ha offerto quanto poteva per l’affermazione del SISA. Siamo tutte e tutti volontari, nessuna remunerazione è riconosciuta, anzi come sapete, i membri del coordinamento nazionale spesso sopperiscono alle necessità, con la certezza che più alti sono i compiti assolti, maggiori sono i doveri verso la collettività sindacale. La nostre voce si è levata in questi anni a sostegno degli scioperi del clima promossi dalle giovani generazioni, senza rinunciare a offrire spunti di riflessione documentati e produttivi perché si superino certe superficiali semplificazioni e si possa approfondire un tema tanto urgente nelle sue connessioni concrete e quotidiane, evitando gli improvvidi strattonamenti della politica che cerca di ridurre al solo Co² e alle energie fossili una complessità che vede nell’inquinamento atmosferico e delle acque, nel rifiuto dell’uranio e delle sue scorie, in nuove modalità di trasporto, possibilmente gratuito, in fonti ragionevolmente alternative e naturali, le mille variabili di un dibattito che va aperto e dispiegato e non ridotto a formule impropriamente semplificatorie. Siamo il solo sindacato, neppure CGIL, CISL e UIL possono vantarlo, ad aver mobilitato il 10% della categoria in uno degli appuntamenti voluto dai ragazzi nell’autunno 2019, in ogni caso li abbiamo sostenuti con convinzione dal primo sciopero del marzo 2019,
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tuttavia declinando come detto la partecipazione esponendo le nostre convinzioni, fondate su una lettura approfondita e quindi complessa della realtà dell’ecosistema, abbiamo accolto con convinzione, pur innanzi alla giornata mondiale di mobilitazione ecologista del 3 marzo scorso, la proposta dei ragazzi di Fridays for Future di convergere sulla data di uno sciopero unitario, come abbiamo fatto, l’8 marzo 2023. Una scelta che ribadisce, nel solco di quelle donne russe di Pietrogrado che l’8 marzo 1917 hanno dato vita alla Rivoluzione di Febbraio, muovendosi dalla fabbrica Krasnaja Nit, il nostro impegno per la libertà e l’uguaglianza di genere, contro ogni violenza, contro ogni discriminazione, contro ogni differenziazione salariale, per un cammino di emancipazione che veda donne e uomini insieme nella piena consapevolezza che solo insieme esse ed essi compongono l’umanità, ovvero quel corale corpo di donne e uomini chiamati a costruire il domani. Ci siamo opposti a Renzi e a Draghi, alla tecnocrazia che pensa sia opportuno privilegiare l’interesse di pochi, le multinazionali speculative e le banche, contro la volontà e i diritti dei popoli, di masse sterminate di lavoratori, abbiamo difeso la didattica a distanza in tempo pandemico quando la volevano screditare, l’abbiamo criticata quando ce la volevano imporre a forza. Nostro il primo sciopero in tempo di DAD, nostro il primo sciopero contro il governo Draghi, così come il primo contro il governo Meloni che, con buona pace di molte affermazioni daella presidentessa del consiglio espresse negli anni precedenti, si è piegata alle imposizioni euro – atlantiche, ovvero a quei poteri che tutelano i profitti di piccoli circoli autoreferenziali, contro i diritti di tutte e tutti. Sappiamo che l’orientamento generale nella nostra organizzazione chiede l’uscita dalla NATO e l’uscita dall’Unione Europea, ovvero due strutture so-
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vranazionali che violando il volere popolare impongono logiche e interessi che contrastano con il benessere dei popoli europei e di quello italiano, ribadiremo anche in futuro questo nostro impegno, pur tenendo in considerazione che molte delle nostre e dei nostri iscritti auspicherebbero un orizzonte europeo degno dei valori che un trentennio fa immaginavamo sarebbero appartenuti all’Europa e che invece sappiamo bene e abbiamo dolorosamente visto essere costantemente traditi, vilipesi, calpestati, derisi, dimenticati. Noi che abbiamo indetto 48 ore di sciopero contro la vergognosa riforma delle pensioni del governo Monti, la Fornero, noi che abbiamo indetto lo stato d’agitazione contro il Fiscal Compact inserito nella Costituzione, siamo risolutamente contrari oggi ai trattati europei, di cui da molti anni chiediamo l’annullamento o almeno la totale revisione, perché essi hanno schiacciato i cittadini a vantaggio del vitello d’oro dei profitti, della speculazione di chi spostando la sede delle aziende da una nazione all’altra e da un paradiso fiscale all’altro, anche interno all’Unione Europea stessa, non paga le tasse, riducendo drasticamente le entrate pubbliche e di conseguenza i diritti a scuola e salute previsti dalla nostra Costituzione e da molte altre costituzioni dei paesi europei. Noi che abbiamo contrastato fin da subito l’alternanza scuola – lavoro, che non offre alle ragazze e ai ragazzi nuove opportunità di conoscenza dentro i meccanismi sociali del lavoro, ma propone alle aziende manodopera gratuita, per altro soggetta alle stesse terribili regole – o spesso assenza di regole – che violano le leggi di tutela dei lavoratori e così, come permane in Italia la tragica e terribilmente ricorrente piaga dei morti sul lavoro, nel solo 2022 tre studenti sono rimasti uccisi in fabbrica, nella qua-
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le erano stati messi a far tondelli, non certo a imparare un mestiere. L’alternanza scuola – lavoro si è trasformata in alternanza scuola – morte. Noi ne chiediamo l’immediata soppressione e la costruzione di altri percorsi di dialogo e sinergia tra il tessuto produttivo dei singoli territori e le scuole stesse, magari aumentando il dialogo, le visite di conoscenza, vere proprie uscite didattiche che portino i gruppi classe a confrontarsi con i lavoratori agricoli, industriali e del terziario, riuscendo a vedere e a conoscere quanto offre la loro realtà e quali siano le complesse e spesso dure realtà lavorative. Noi ci siamo battuti contro il cosiddetto “certificato verde”, sotto ogni punto di vista incostituzionale, violatore di una libertà di scelta che è garantita, al pari del diritto al lavoro, dalla nostra Costituzione. Proprio l’anno successivo al nostro congresso di Berlino ho scritto, dopo alcuni viaggi nell’estate del 2014 nei luoghi che hanno visto deflagrare il primo conflitto mondiale, Vienna, Belgrado, Sarajevo, Trst/Trieste, il libro “L’Europa incerta” e a quasi un decennio di distanza possiamo amaramente constatare che il quadro è solo peggiorato e le guerre volute, vedasi l’Ucraina, o ambite, vedasi il Kosovo, dalla NATO sono il paradigma di una impotenza e di una incapacità dell’Europa di essere protagonista nel suo stesso continente, trovandosi invece a rispondere in modo supinamente subalterno a interessi esterni, come tragicamente sempre l’Europa fa in tutti gli altri continenti. Abbiamo soprattutto letto in questi anni il mondo per quello che oggi è e che noi tra i primissimi, insieme a un amico che qui voglio ricordare, Giulietto Chiesa, che insieme a Vittorio Agnoletto ci ha ricevuto come SISA al parlamento europeo nell’aprile 2009, avevamo intuito fino dalla nascita del nostro sindacato, ovvero il deflagrare di
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un nuovo scontro mondiale, di una guerra combattuta con le armi dell’informazione, dell’economia, del commercio, uno scontro senza esclusioni di colpi che avrebbe visto contrapposti da un lato coloro che intendono difendere l’attuale ingiustizia, gli attuali rapporti diseguali, l’attuale violenza, imposta dalla NATO e dalle sue logiche, a tutto vantaggio del sistema capitalistico occidentale, che si riverbera nell’esclusione, nel calpestare i diritti universali dell’uomo a partire da quelli sostanziali dell’uguaglianza sociale, per garantire gli interessi privati di pochi consigli d’amministrazione. Dall’altro il deciso passo della Cina Popolare, figlia del genio politico di Deng Xiaoping, per promuovere un modo più giusto, più eguale, più solidale, un mondo in cui non qualcuno ruba e se ne frega di tutto il resto, come nell’ideologia imperialista di matrice statunitense, ma in cui, secondo i dettami del socialismo cinese e dei grandi classici confuciani e taoisti, solo un crescente benessere di tutte e tutti può garantire la costante crescita della Cina nel quadro mondiale. La Cina ha così iniziato a pagare molto quelle materie prime che gli occidentali pagavano poco rubandole. La cooperazione internazionale cinese ha oramai superato per qualità e fiducia ogni vecchio privilegio degli sfruttatori neocoloniali occidentali. La Cina ha trovato alleati solidi e coerenti in questo cammino. La Russia, capace prima di risollevare il suo popolo dalla disperazione e dalla miseria in cui l’aveva schiacciata la transizione alla modernità occidentale, poi, dopo aver garantito il benessere ai suoi cittadini, riprendendo ad eccellere in alcuni settori, che nella loro strategicità sono fondamentali per garantire il primato mondiale cinese, economico e militare. Il Venezuela del nostro amato amico Hugo Chavez,
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teorizzatore del socialismo bolivariano, che come SISA abbiamo incontrato e di cui ricorre quest’anno il decennale della dolorosa scomparsa, così come l’Iran, repubblica nata da una Rivoluzione che è oggi sotto attacco, nonostante garantisca da oltre quarant’anni l’emancipazione delle donne, alle università sono oggi quasi i due terzi dei frequentanti, rappresentano la metà dei medici e un terzo dei dirigenti d’azienda, una nazione che nel contesto mediorientale agisce con fatica, ma anche con invidiabile determinazione, per l’affermazione del rispetto di tutti i popoli, di tutte le nazioni, contro la prevaricazione e l’arroganza di chi tesse trame regionali che promuovono violenza, odio e separatismo etnico, una delle grandi armi del disordine mondiale. Sarebbe bene che non dimenticassimo quanto l’Iran ha contributo nella vittoria contro il terrorismo dell’ISIS e quanto opera concretamente a sostegno della causa palestinese. Tornando in Italia, noi del SISA ci siamo battuti perché la Costituzione sia applicata, ovvero lo stato rimuova gli ostacoli che negando il lavoro creano disuguaglianza, siamo tra le poche organizzazioni sindacali che si occupano nello specifico del diritto alla casa, un diritto all’abitare che in larga parte d’Europa è garantito con forme residenziali convenzionate, mentre in Italia vige il capestro dell’acquisto da ripagare con mensilità mutuali che immiseriscono le famiglie per decenni e fanno delle banche e non delle famiglie i più grandi proprietari immobiliari della penisola. Abbiamo proposto tra i primi un ripensamento del trasporto, a livello interurbano potenziando bus e treni locali, a livello urbano implementando i trasporti pubblici in maniera considerevole e assidua. Operiamo con forza per il diritto a muoversi in bicicletta attraverso percorsi protetti, chiediamo un totale depotenziamento del trasporto privato
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su gomma, vanto del XX secolo e catastrofe ecologica ed economica di quello e del presente, riverberatasi appunto con virulenza inaudita nel secolo attuale, tragico paradigma, ancorché necessaria in talune circostanze, l’automobile privata, del sistema consumistico – capitalistico. Per i trasporti urbani e interurbani proponiamo di adottare il modello lussemburghese e ora anche maltese, totalmente vincente, ovvero gratuità, al massimo con una tessera annua di venti euro che possa da un lato garantire una entrata minima alle amministrazioni, dall’altra certificare il successo di massa di una tale proposta. La questione climatica, meglio, la questione dei cambiamenti del clima è stata sempre centrale nella nostra organizzazione, ma mai ne abbiamo dato una lettura semplicistica o semplificata, desidero tornare sul tema. È indubbio che mezzo secolo fa in Europa centrale a metà ottobre si usasse il cappotto e oggi è facile passeggiare negli stessi giorni per Milano e per Berlino in maglietta e infradito. L’alterazione del ciclo delle piogge e di quello delle stagioni, una certa tropicalizzazione delle precipitazioni in tutta Europa, più rare, ma più abbondanti e spesso dirompenti per la loro portata, sono confermate non solo dagli studi, ma anche dalla quotidianità delle persone, così come i 49 gradi raggiunti in Sicilia un paio di estati fa sono un picco di calore senza precedenti dai tempi della registrazione di tali dati. Tuttavia nel declamare l’avvento di una imminente apocalisse ecologica e nel ripetere che tutto dipenda dalle emissioni di Co², quindi il ridurle significherebbe la salvezza e trascurarle la catastrofe, vi sono parecchie esagerazioni. Il presidente Xi Jinping ha confermato che la Cina sarà una nazione a zero emissioni nette di Co² entro il 2060, per di più legna e carbone in Africa e in Asia, ma anche in parti
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dell’Europa Orientale e dell’America Latina, sono uno strumento di vita e di miglioramento delle condizioni di donne e uomini che ambiscono con ragione a un’esistenza più degna. Tra l’altro a scardinare le certezze di un primato di eolico, solare ed elettrico sono intervenuti esperti ambientali europei che hanno lanciato l’allarme rispetto alle quantità considerevoli di rame, litio, nichel, manganese, cobalto, grafite, cromo, molibdeno, zinco, terre rare e silicio che si debbono estrarre e come questo spesso avvenga attraverso l’uso di acidi e altre sostanze tossiche, per di più scavando e distruggendo territori e montagne, producendo centinaia di milioni di tonnellate di scarti e distruggendo intere regioni. Preoccupazioni legittime, rilanciate, non sappiamo fino a quanto onestamente, da talune multinazionali, che in ogni caso confermano come la produzione di batterie per i mezzi elettrici aumenti le emissioni di Co², al pari degli aerei che portano i frutti esotici e tropicali in Europa per la gioia dei vegani e dei vegetariani. Come SISA da sempre ci battiamo, nel solco di Thomas Sankara, padre del Burkina Faso libero e rivoluzionario, nel promuovere le produzioni locali e il consumo dei prodotti del territorio, diceva infatti Sankara che si deve produrre localmente e consumare localmente, permettetemi al riguardo di salutare festosamente lo strepitoso lavoro della cooperativa agricola camagnese, impegnata proprio in questo percorso sankariano di ricerca di una eccellenza costruita in casa, frutto di questa terra, potentemente realizzata in questo territorio, proprio oggi festeggeremo questo nostro congresso con le bottiglie di rosso di Camagna Monferrato che segnano un altro importante traguardo conseguito da questo gruppo di donne e di uomini indomiti che amano queste colline, queste vigne, questi prati, questi cieli.
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Emergono allora, per un impegno sui temi ambientali, altre priorità, la cancellazione del nucleare e non il suo drammatico e folle rilancio, che con le sue scorie radioattive è la fonte più considerevole di inquinamento delle terre e delle acque insieme ai rifiuti tossici di ogni tipo, il passaggio massiccio al trasporto pubblico, superando l’automobile privata e il suo carico di costi e guasti ambientali, la riduzione della plastica non riciclata, India, Cina, Filippine, Thailandia, Vietnam e Indonesia hanno rilasciato in mare nel primo anno di questo decennio sette milioni di tonnellate di plastica sui nove milioni totali registrati nel mondo, le nazioni socialiste, Cina e Vietnam, stanno molto rapidamente correndo ai ripari, le altre con maggiore lentezza, ma in ogni caso il problema della compromissione dei mari e delle fonti d’acqua a causa delle micro e nanoplastiche è uno dei più gravi ed urgenti. In egual mondo occorrerebbe lanciare una campagna mondiale per la raccolta differenziata e il riciclo dell’immondizia, pratiche abbastanza virtuose in Europa, molto meno negli altri continenti. Sul riscaldamento terrestre è necessario, ancora una volta, ricordare che la riduzione delle emissioni solari potrebbe, come alla fine del XVI secolo, portare ad alterazioni ben più consistenti del clima e dell’ecosistema, con ricadute durature per secoli, come nel caso di quella piccola glaciazione, effetti che si sono riverberati fino agli albori del Novecento, inficiando molti paragoni tra i ghiacciai di un secolo fa e di oggi come termine di paragone per confermare la prossimità al disastro irreversibile. Ai tempi di Dante, forse ce lo siamo dimenticati, ma da un paio di secoli i vichinghi avevano pascoli in Groenlandia perché veramente era verde e i ghiacci polari erano di dimensioni ridotte, insomma anche senza le fab-
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briche e le industrie dell’uomo contemporaneo è esistito un tempo in cui probabilmente la temperatura terrestre era pari o superiore a oggi. Piuttosto si dovrebbe incentivare la geoingegneria che ha comprovato la possibilità di ridurre il riscaldamento del pianeta, recuperando il calore naturalmente presente nel sottosuolo, proprio la geotermia infatti sarà l’orizzonte futuro del riscaldamento domestico e industriale. Altri fenomeni naturali poi non possono essere esclusi, una tempesta solare come quella del 1859 azzererebbe per un periodo difficile da ipotizzare ogni apparato elettrico terrestre, computer e telefoni, ma anche apparecchiature medicali ed erogazione dell’acqua, oramai quasi sempre soggetta nei centri urbani a motori di spinta, così come l’eruzione di un vulcano di considerevoli dimensioni, come l’indonesiano Tambora nel biennio 1815 – 1817, con ripercussioni anche nel 1818, ha fatto del 1816 un anno senza estate con una temperatura globale crollata repentinamente e una luce solare rarefatta perché incapace di attraversare l’atmosfera. Tutto questo ci deve indurre a immaginare un nuovo paradigma ambientale, ben distinto dalla poco credibile svolta “green” del capitalismo occidentale, una maschera dietro cui si nascondono pessimi interessi e soprattutto la pochezza delle proposte e il disinteresse per un effettivo miglioramento del clima del pianeta, che necessiterebbe, prima di tutto, della fine della rapina delle materie prime energetiche e alimentari compiuta dall’Occidente, la cui pratica predatoria distrugge l’ecosistema nel momento stesso in cui foraggia e arricchisce le multinazionali speculative. I dati delle Nazioni Unite e della FAO dicono che la maggiore responsabilità della situazione attuale è appunto del capitalismo occidentale, poco più di un miliardo di persone, mentre due miliar-
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di di cittadini della terra non hanno accesso all’acqua potabile, quattro miliardi e mezzo non hanno servizi igienici e cure sanitarie adeguate, un miliardo soffre la fame ed è sottoalimentato. Ecco allora che le priorità sopra proposte si incontrano con la costruzione di rapporti internazionali fondati su un multipolarismo rispettoso di ogni nazione, quello promosso da Cina, Russia, Iran e Venezuela e tutti i loro alleati sempre più numerosi in tutto il pianeta, un mondo di pace e di cooperazione in cui il miglioramento generale delle condizioni di vita dell’intera umanità rappresenta la sola possibilità per un futuro di prosperità e di benessere per tutte e tutti nessuno escluso. Per fortuna poi ogni tanto le Nazioni Unite compiono il loro dovere, così a migliaia di chilometri dagli uffici in cui si è inventata la presunta e del tutto aleatoria “svolta green” dell’economia mondiale, nelle vaste distese dai radi e brulli arbusti delle steppe mongole uno straordinario progetto ha dimostrato l’importanza della pastorizia per il futuro dell’umanità e la salvezza dell’ecosistema. I pascoli sulla terra impiegano due miliardi di persone e sfamano i tre quarti del bestiame, quindi ben più degli allevamenti intensivi occidentali, di più, la pastorizia con le sue attività assorbe un quarto delle emissioni di Co². Insomma l’idea tutta europea delle caprette che in Africa distruggono il verde favorendo l’avanzata del deserto è del tutto superata e fuorviante. Gli studi condotti dall’ONU in Mongolia testimoniano come e quanto la pastorizia sia moderna e necessaria, non inutile o legata al passato e improduttiva. Anzi proprio la pastorizia è uno degli elementi essenziali per garantire sostentamento alle città. Più in generale, è necessario che le buone pratiche, come quelle realizzate qui a Camagna Monferrato da Pa-
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olo e Francesca Rota, capaci di produrre cibo ed energia con il loro lavoro, diventino un esempio conosciuto d’amore per il territorio e l’ambiente, stretti in un medesimo cammino, connaturati in una nuova cultura che non vede separati o contrapposti la crescita economica, l’utilizzo consapevole e rispettoso del territorio e una feconda passione ambientalista. Sulla scuola nello specifico e puntualmente è intervenuto il nostro segretario nazionale Emilio Sabatino, tuttavia ci tengo a sottolineare e ribadire alcuni punti. La specificità del SISA nel panorama sindacale italiano non è solo organizzativa, unendo noi studenti, docenti e cittadini che si riconoscono nel nostro impegno, ma anche e soprattutto propositiva. Siamo oramai i soli a insistere per una didattica partecipata e inclusiva capace di costruire i saperi e non trasmetterli. I soli a chiedere un ope legis per la regolarizzazione di tutti i precari, i soli a chiedere una opportunità di uscita straordinaria anticipata, a partire dai trent’anni di lavoro maturato, magari con consensuale parziale proporzionata decurtazione dell’assegno pensionistico, per i docenti che ambiscono a lasciare spazi e opportunità per le nuove generazioni, chiediamo altresì pensione per tutti con quarant’anni di contributi e poi una decurtazione di un quarantesimo per ogni eventuale anno che manchi a partire dal trentesimo. Siamo noi a chiedere il ruolo unico docente, siamo noi a chiedere cento RSU nazionali elette con il proporzionale per fare della contrattazione qualcosa di autenticamente rappresentativo, siamo i soli che ribadiscono con forza la necessità di passare al dirigente scolastico elettivo tra i docenti del collegio docenti, sempre nella possibilità di essere di anno in anno rinnovato o revocato, perché il dirigente
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scolastico deve essere una persona che raccolga la fiducia dei colleghi, non un corpo esterno e separato che ne determini a volte molto impropriamente le modalità di lavoro. Aderire, essere parte, cooperare, collaborare con il SISA rappresenta dunque una scelta culturale e sindacale di ampio respiro, esprime la convinzione che un’alternativa nel tempo presente a una scuola e una università che stancamente rappresentano la ripetizione di loro stesse sia possibile, guardando con slancio, speranza e positività al futuro dell’istruzione in Italia, perché è quanto mai necessario e doveroso provare a dare un concreto e fattivo contributo perché ciò si realizzi. Tutto questo è quanto ci unisce e ci sprona dal giorno della nostra nascita come sindacato. Noi tuttavia con questo congresso vogliamo riaffermare in pienezza di entusiasmo che la scuola per noi è luogo di inclusione, la scuola è il luogo di tutte e tutti, nessuno escluso, non solo di quelli che arrivano alla fine del percorso. A Massimo D’Azeglio il padre raccomandava di dissimulare la frattura del braccio per non impensierire la madre, oggi spesso i docenti sono vittime di aggressione da parte di genitori scalmanati che protestano per una insufficienza, che sia cambiato il metodo educativo non vi è dubbio, che il rispetto per le istituzioni e per la scuola in particolare sia sempre più esile, per non dire inesistente, è altrettanto vero. Tuttavia noi del SISA al netto di una educazione delle nuove generazioni che non fortifica il carattere, ma moltiplica le fragilità, siamo preoccupati e riteniamo che la scuola debba preoccuparsi, come per altro insegnava don Lorenzo Milani, di quelli che restano esclusi, che si perdono per strada o più precisamente che noi docenti abbiamo perso, senza rinunciare alle responsabilità che ci appartengono.
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Sempre più ragazze e ragazzi, dalle medie alle superiori, abbandonano la scuola, travolti dall’ansia, dalla paura, dalla stanchezza, da situazioni di improvvisa aggressività subita ed esercitata, da una incapacità di reggere le prove, le verifiche e le valutazioni. Ogni anno scolastico in Italia centomila ragazzi finiscono bocciati per le assenze per poi ingrossare la dispersione scolastica, sommando fragilità economiche e psicologiche, personali e familiari. Sembrava, come sempre in Italia, un problema meridionale, proprio a Napoli si sono inventati un decennio fa i maestri di strada, docenti che non stanno a scuola, ma vanno in giro per i quartieri a recuperare i giovani che la scuola ha perso, costruendo percorsi didattici immaginati proprio per loro, calibrati sui loro bisogni e sule loro possibilità, portandoli a conseguire almeno quel diploma di terza media senza il quale oggi non si può più fare nulla. Tuttavia questo non è più un problema meridionale, da Trieste a Siracusa, passando per tutte le città, grandi e piccine, il numero dei giovani che chiudono la porta di casa, o a volte addirittura della loro camera, per non uscire più è cresciuta in modo esponenziale, oltrepassando di molto le cifre statisticamente accertate. I ritmi di studio, invero sempre più blandi, le conoscenze richieste, invero sempre più modeste, c’entrano a mio avviso molto poco, si dice e si ripete che queste ragazze e questi ragazzi non reggano i ritmi di studio, in realtà è un coacervo esplosivo di emozioni e sentimenti che turbina dentro di loro e li rende, purtroppo, sempre più estranei alla scuola, come luogo di costruzione dei saperi, come spazio di socialità con i coetanei, la mediazione informatica dei loro cellulari e dei loro computer lenisce, insieme alla distanza da tutto e da tutti, l’ansia sociale e la paura di sbagliare. Reggono, dobbiamo rendere merito ai docenti del SISA, quelle classi in
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cui la maestra e il professore pongono dei temi di dibattito, discussione e confronto, invitano i ragazzi ad approfondirli per portare il loro punto di vista, lasciano esprimere gli studenti, ascoltano e mettono a confronto punti di vista differenti, fatto possibile in storia e geografia, forse in letteratura, meno evidentemente in matematica o in latino. Reggono quelle classi in cui milanianamente il e la docente amano chi si trovano davanti, perché diceva don Milani, l’insegnante non può essere come il prete e la puttana, che amano un po’ e poi si dimenticano di chi hanno avuto sulla panca della chiesa e tra le braccia, l’insegnante deve amare di più i suoi studenti, certamente più di un prete o di una puttana. Insomma la dispersione si trasforma presto in abbandono scolastico, noi del SISA abbiamo iniziato già un decennio fa a promuovere incontri per aiutare giovani e famiglie alle prese con questi ragazzi che si chiamano fuori da tutto, detti, utilizzando il nome giapponese, “hikikomori”, essendo là in Oriente il fenomeno di lunga data visto il clima sociale capitalista brutalmente aggressivo e competitivo. Sono giovani che poi con facilità abbracciano un rapporto ugualmente complicato con il cibo, in taluni casi allontanandosene, in tal’atri immergendovisi, altri ancora incidono il loro corpo, chi tatuandolo ovunque possibile con la speranza che quelle immagini siano parole capaci, gridate dalla loro muta pelle, di arrivare agli altri, tuttavia col rischio che scoloriscano col tempo o peggio non appartengono più loro nel mutare delle loro età, altri, come i monaci dei monasteri medievali, cercano nel dolore sanguinante della carne la più immediata e brutale conferma del loro essere ancora vivi. A queste realtà in ogni caso preoccupanti e con poche risposte, si affianca la scelta di molti genitori di promuove-
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re personalmente o a gruppi scuole parentali, per superare quei vincoli, quelle barriere, quegli ostacoli che hanno impedito la partecipazione attiva e positiva dei genitori alla comunità educante scolastica, ma li ha visti preoccupati, straniati da un rapporto dettato da dinamiche meccaniche, prive di quella capacità di ascolto che coinvolge e rende partecipi. Dobbiamo inoltre ammettere che la maggioranza di queste comunità educative sono pregevoli per abnegazione, per impegno, per dedizione didattica, di più, in molti casi sono capaci di tenere a scuola giovani che altrimenti si perderebbero. Alcune, poche, funzionano male, non ce lo nascondiamo, ma l’esame annuale di passaggio alla classe successiva è il primo elemento sanzionatorio che obbliga queste scuole stesse a interrogarsi sul percorso da loro realizzato. Ora a noi come sindacato nazionale del comparto della scuola si pongono alcune domande in merito a quale rapporto si debba avere con queste comunità scolastiche che hanno intrapreso la via dell’educazione parentale. Ho ascoltato troppe volte un atteggiamento, non tra noi, ma in altri sindacati, tra altri docenti, un po’ sprezzante, quasi che le critiche poste da tali realtà educative al sistema scolastico nazionale fossero del tutto improprie, o ancora si rimproverasse loro che sottraendo studenti al percorso pubblico e statale si mettessero a rischio alcune cattedre e dunque alcuni posti di lavoro. Noi crediamo si debba andare oltre, poiché le scuole parentali, così come la dispersione, sono realtà esistenti e non eludibili, occorre decidere come scuola pubblica con quali modalità relazionarsi con le prime e affrontare poi il dramma della dispersione. La nostra proposta è chiara, netta, semplice. I genitori di questi ragazzi sono contribuenti a tutti gli effetti della
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scuola pubblica e statale, dunque è compito dell’istruzione pubblica e statale farsene carico. Noi proponiamo che per le scuole parentali, sulla base di un reciproco apprezzamento e una reciproca disponibilità, docenti della scuola pubblica possano essere distaccati come insegnanti di queste realtà, con elementi di tutoraggio non impositivo, ma partecipativo del percorso scolastico e anche momenti didattici veri e propri, purché concordati con le scuole parentali stesse. I docenti poi potranno anche partecipare ai collegi docenti della loro scuola di provenienza e titolarità, per allargare la conoscenza di queste realtà all’interno dei percorsi ordinari. Uno scambio che generi dunque relazione e ricchezza didattica, che contribuisca alla partecipazione e all’innovazione, che si faccia carico di tutte e tutti e che non lasci nessuno indietro. Ugualmente chiediamo che in ogni provincia venga creato un contingente di docenti di strada, proporzionato e determinato dal numero di studenti di ogni livello e grado che abbiano abbandonato la scuola negli anni scolastici precedenti. Compito di tali docenti sarà monitorare le situazioni, dialogare con i ragazzi, costruire dove possibili percorsi individualizzati che li portino a rientrare a scuola o almeno a sostenere gli esami per non perdere l’anno. Una grande campagna sociale di recupero alla scolarità e dunque alla socialità di tutte e tutti quei ragazzi che hanno chiuso la porta di casa e della loro camera e hanno messo la scuola e il mondo oltre loro stessi. Noi lo diciamo forte e chiaro è la scuola, la scuola per prima che deve cercare di aprire quelle porte, di restituire a quelle ragazze e quei ragazzi il mondo, passando appunto per la scuola, per l’amore per la vita, per la cultura, per i saperi, per le tante esperienze appassionanti che squarciano attraverso
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lo studio davanti alla nostra coscienza mondi prima ignoti, perché nessuno di noi conosceva Dante o Michelangelo prima che un libro di casa, un genitore, un fratello, un professore ci aiutasse a conoscere quello che prima non conoscevamo. Come SISA dunque chiediamo che vengano definiti i contingenti dei docenti da destinarsi alle scuole parentali e ad affrontare la dispersione scolastica, con un unico vincolo, che tali docenti debbano aderire su base assolutamente volontaria, formando graduatorie separate, ovvero che siano animati da un lato da un rispetto ricambiato da parte delle scuole parentali, dall’altro – sul tema della dispersione – che sappiano come siano chiamati a svolgere un ruolo delicatissimo, volto a salvare il diritto costituzionale dell’istruzione per giovani che sono in una situazione di debolezza estrema. È una grande e affascinante battaglia dunque quella che ci proponiamo, ma abbiamo certezza che i docenti a supporto delle scuole parentali, così come quelli impegnati concretamente in tutti i territori per vincere la dispersione scolastica, siano e saranno un contributo fattivo e indispensabile per la scuola del futuro. Permettetemi di dire di più, sono una occasione per nuovi posti di lavoro, quindi un arricchimento dell’offerta formativa, ma anche per noi un modo per restare fedeli, in questo 2023 che ricorda il centenario della nascita del nostro amato don Lorenzo Milani, di onorare lui che per primo ha inventato una scuola parentale nella sua parrocchia, scuola pubblica perché aperta a tutte e tutti, ma certo scuola non immediatamente connessa con il sistema statale, Barbiana è stata di fatto, pur essendo nella sostanza una scuola privata, appunto una scuola parentale, il punto più alto della nostra istruzione pubblica e statale, che lui e i suoi studenti
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amavano e desideravano, come noi, accogliente, decisa e determinata a trasmettere i saperi, inclusiva. Il diritto all’inclusione, dunque, deve rappresentare una parte fondamentale del nostro lavoro futuro, anche perché in fondo, abbiamo sempre operato perche nessuno resti indietro o venga escluso. Insieme con tutte e tutti, ma tutte e tutti davvero, nessuno escluso, insieme perché solo insieme, anche con ciascuna e ciascun ragazzo che ha smesso di varcare ogni giorno il portone della scuola e a cui noi vogliamo restituire quella scuola da cui si sente tradito, ci sentiremo felici, sentiremo di aver compiuto il nostro dovere di cittadini, di docenti, di sindacalisti. Il nostro dovere come Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente. Quindi, care amiche e cari amici, care compagne e cari compagni, lavoriamo insieme, impegniamoci localmente, agiamo perché le nostre idee di uguaglianza, di rispetto reciproco, di partecipazione, di inclusione, siano capaci di raggiungere nuove persone, nuovi giovani, nuovi insegnanti, perché ci possa essere un sempre più largo impegno militante, perché i gruppi locali agiscano promuovendo quanto il nazionale, nella necessaria sintesi propositiva che è chiamato a svolgere per logicità dei fatti e per dovere statutario, elabora per conto di tutte e tutti noi. Agiamo dunque con entusiasmo, guardando le stelle, come ci ha insegnato la nostra amica e iscritta al SISA, Margherita Hack, che allo scorso congresso ci ha mandato un affettuoso video-saluto e che purtroppo un mese dopo quel nostro incontro di Berlino è mancata. Le stelle fin dai tempi più antichi ci hanno messo nella condizione di poter camminare per conoscere e imparare, come ho scritto nel mio recente libro: “Il cielo e l’infini-
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to”, i magi al pari dei cosmonauti sovietici hanno viaggiato, hanno camminato, chi in cielo, chi in terra, inseguendo una stella, perché non solo sapevano che li avrebbe portati lontano, ma anche che avrebbe spalancato loro nuovi orizzonti e nuove conoscenze, li avrebbe resi sorelle e fratelli delle donne e degli uomini qui sulla terra, ma avrebbe rivelato loro anche lo strepitoso respiro dell’infinito. Questo nostro stare insieme dunque sia un cammino che ambisce a conoscere, a imparare, perché tutte e tutti abbiamo sempre da imparare e da studiare, io per primo cerco ogni giorno di studiare molto, leggendo, approfondendo. Studiamo, camminiamo e andremo ancora più lontano, seguiamo la stella che ci portiamo nel cuore, perché sarà quella stella che ce ne farà conoscere ed amare altre. In cammino dunque, amiche e amici, compagne e compagni, con il vivo auspico che il SISA possa continuare a essere una buona stella che ci accompagna nello studio, nel lavoro, nella vita. Grazie.
30 aprile 2023 Discorso tenuto in apertura del II congresso del SISA – Camagna Monferrato / Museo della Resistenza. Nella casa natale dei martiri comunisti caduti per la libertà di Spagna e d’Italia, Vitale ed Eusebio Giambone.
GLI STUDENTI, UNA PRESENZA IMPRESCINDIBILE DEL SISA di Caterina Colombo Coordinatrice Nazionale Studentesca
Buongiorno sono Caterina Colombo e frequento l’ultimo anno del liceo classico Manzoni a Milano. Grazie all’amicizia con Davide dal 2020 ho raccolto il testimone di Noemi Lanzani (coordinatrice dal 2009 al 2013) e di Giulia Orsenigo (coordinatrice dal 2013 al 2020) e sono diventata Coordinatrice Nazionale Studentesca del Sisa. 1. Il SISA Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente, il solo bilingue italiano e sloveno, della scuola italiana, a segno del nostro costante desiderio di inclusione, è anche l’unico che unisce in una medesima organizzazione studenti e docenti, nonché cittadini tutti che amano la scuola. Nel 2007 si è deciso di dar vita a un sindacato unitario basato sul concetto trasmesso da Don Milani che la scuola sia un luogo in cui non vi è qualcuno, maestri e professori, che trasmette i saperi ad altri, gli allievi, ma sia un luogo vivo in cui grazie alla partecipazione e all’intelligenza di tutte e tutti, nessuno escluso, insegnanti e studenti costruiscano insieme quei saperi che sono fondamentali per offrire alle giovani generazioni gli strumenti per essere cittadini dell’oggi e del domani.
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Gli studenti pensati, immaginati e vissuti non quindi come scatole vuote da riempire, ma persone vive con cui costruire insieme i saperi, ricercare, approfondire e confrontarsi senza paura di avere idee e sguardi diversi, perché solo dalla diversità e dal rispetto reciproco può nascere la scuola che vogliamo. 2. Giunta ormai alla fine del mio percorso scolastico posso affermare che questa visione della scuola è ancora lontana dalla realtà quotidiana. Ogni giorno migliaia di studenti italiani si svegliano, vanno a scuola e passano ore ad ascoltare (in teoria) adulti che lavorano senza passione, senza voglia, molti sembrano quasi costretti. Sono costantemente stressati di non riuscire a finire il programma didattico, mettendosi a confronto con i loro colleghi. Fare l’insegnante non è questo, è invece esercitare la professione d’insegnare, cioè dal latino insignare, imprimere dei segni nella mente di ogni alunno. Sono rari ormai i professori che dedicano delle ore di lezione al confronto con i propri studenti su temi di attualità, politici e sociali. Noi studenti ci lasciamo trascinare, non reagiamo di fronte a un sistema scolastico che piano piano si sta sgretolando sempre di più. Ciò che succede nel mondo se non ci tocca nel personale non ci interessa, è classica la frase “Vabbè ma cosa posso farci io”. Appena accendiamo il nostro telefono siamo bersagliati di notizie, leggiamo i titoli e restiamo sul superficiale non andiamo a fondo. E sbagliamo. Sbagliamo perché un giorno saremo al posto dei politici che oggi tanto critichiamo o capi di aziende che oggi stanno distruggendo il nostro pianeta e per cambiare
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davvero le cose dobbiamo metterci in gioco, mettere in campo i nostri ideali, muoverci. 3. Il SISA studenti si è messo in campo, è sceso in piazza numerose volte, partecipando e guidando manifestazioni. In questi anni in particolare abbiamo aderito alle giornate di sciopero per il clima e per l’ambiente. Ho portato il contributo del Sisa in Libera, “Associazione, numeri e nomi contro le mafie” che ogni anno il 21 marzo porta nelle piazze migliaia e migliaia di studenti e che quest’anno ha dato vita a Milano a una straordinaria e partecipata manifestazione che ha ribadito la necessità di contrastare ogni attività mafiosa e criminale che si infiltra in tutti gli ambiti produttivi, facendo leva sulle opportunità economiche, e con un’altrettanta disastrosa infiltrazione a livello politico e amministrativo, anche al Nord Italia. Il SISA studenti è dunque una componente fondamentale di questo sindacato e per mia parte sono orgogliosa di poter offrire un contributo al pari di tutte e tutti quei ragazzi, delle superiori e universitari, che aderiscono e militano nella nostra organizzazione.
MANIFESTO COSTITUTIVO
SISA Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente NSŠO Neodvisni Sindikat šole in Okolja Syndicat Indépendant École et Écologie Unabhängige Gewerkschaft Schule und Umwelt Sindacato Independente Escola Ambiente Independent Trade Union School and Ecology Docenti, studenti, lavoratori della scuola e dell’università, cittadini democratici, insieme, nel solco di un impegno e di una lotta quotidiana per un domani più giusto e più solidale, decidiamo di dar vita ad un nuovo sindacato che raccolga sentimenti, passioni, sogni, speranze, in un progetto capace di futuro. Il SISA si impegna a promuovere la cooperazione e la coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenti culture, e la salvaguardia dell’ecosistema planetario, in un quadro di condivisione eco-sostenibile della terra e delle sue risorse. Il SISA si batte per la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di ogni forma di prevaricazione. Il SISA si fonda sulla solidarietà e la collaborazione e agisce per l’affermazione della giustizia sociale e dell’uguaglianza.
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Il SISA si riconosce nel pensiero di don Lorenzo Milani, con il quale riafferma con decisione che “la selezione è contro la cultura”. Il SISA intende contribuire alla costruzione di una scuola e di una università, a partire dall’Italia e dall’Europa, fondate sulla libera ricerca, sulla relazione educativa, su una costruzione dei saperi profondamente radicata nella libertà d’insegnamento dei docenti e nella libertà d’apprendimento degli studenti. Il SISA opera nel rispetto delle culture, delle lingue, della creatività e in particolar modo della fantasia, nel solco di Gianni Rodari. Teachers, students, workers of the school and University, democratic citizens, all toghether commeted in a daily fight for an equal and righter tomorrow, we decide to start a new trade union that gahters our passions, feelings, dreams and hopes in a project that looks at the future. SISA has a commitment in promoting cooperation and peaceful coexsistence between peole and individuals, respecting and setting off different cultures, and preventing the planetary ecosystem, in a eco-sustainable sharing of the Earth and its resources. SISA is fighting to end the exploitation of the humans by other humans and any kind of abuse. SISA is based upon the solidarity and the collaboration for the assertion of a social justice and equality. SISA identifys its main thought in don Lorenzo Milani’s statement: “Selection is against culture”. SISA contributes to build a school and a university from Italy across Europe, based on the free research, on the educational relationship, building a knowledge deeply rooted in the freedom of teachers to do their work and in the freedom of students to learn.
Manifesto costituivo81
SISA works in the respect of different cultures, languages, creativity and imagination, following the path that Gianni Rodari left. Lehrer, Schüler, Studenten und demokratische Bürger, wir alle haben uns zusammengeschlossen, um für eine gerechte Zukunft zu kämpfen.Wir haben uns entschieden, eine neue Vereinigung zu gründen, welches unsere Leidenschaften, Emotionen, Träume und Hoffnungen in ein Projekt zusammenfasst, das sich auf die Zukunft richtet.
SISA hat es sich zur Aufgabe gemacht, die Kooperation und friedliche Ko-Existenz zwischen den Menschen, das gegenseitige Respektieren zwischen den verschiedenen Kulturen, die Verhinderung eines globalen Ökosystems und die Schaffung einer umweltfreundlichen Welt zu gewährleisten. SISAkämpft, um dieAusbeutung und jeglischeArt von Missbrauch der Menschen durch andere Menschen zu verhindern. SISA basiert auf der Solidarität und Zusammenarbeit für die soziale Gerechtigkeit und Gleichheit. SISA identifiziert sich mit dem Gedanken des don Lorenzo Milani: «Selektivität ist gegen die Kultur.» SISA versucht eine Schule und Universität von Italien über Europa zu gründen, welches auf freie Forschung und Wissenschaftsaustausch basiert, welches versucht, ein Wissen aufzubauen, das das freie Arbeiten der Lehrer und das freie Lernen der Schüler fördert. SISA arbeitet mit der Anerkennung und dem Resepekt gegenüber verschiedenen Kulturen, Sprachen, Kreativitäten und Vorstellungen und verfolgt dabei den Weg, den Gianni Rodari gegangen ist. Enseignants, étudiants, travailleurs de l’école et de l’université, citoyens démocratiques, ensemble dans le sil-
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Diritto all’inclusione
lon d’une volonté et d’une lutte quotidienne pour un avenir plus juste et solidaire, décidons de créer un nouveau syndicat qui recueille sentiments, passions, rêves et espoirs dans un projet capable d’apporter un futur meilleur.
Le SISA s’emploie à promouvoir la coopération et la coexistence pacifique entre les personnes et entre les peuples, dans le respect et dans la valorisation des différentes cultures et de la sauvegarde de l’écosystème planétaire, dans un cadre de partage éco-soutenable de la terre et de ses ressources. Le SISA se bat pour la fin de l’exploitation de l’homme par l’homme et toute forme d’oppression. Le SISA se fonde sur la solidarité et la collaboration et agit pour l’application de la justice sociale et de l’égalité. Le SISA se reconnaît dans la pensée de don Lorenzo Milani, lequel affirme avec force que : “la sélection est contre la culture”. Le SISA entend contribuer à la construction d’une école et d’une université, à partir de l’Italie et de l’Europe, fondées sur la libre recherche, sur la relation éducative, sur une élaboration des savoirs profondément enracinée dans la liberté d’enseignement des enseignants et dans la liberté d’apprentissage des étudiants. Le SISA opère dans le respect des cultures, des langues, de la créativité et de façon particulière, dans l’ouverture à l’imagination, dans le sillage de Gianni Rodari. Manifesto costitutivo sottoscritto il 4 ottobre 2007 Primi firmatari: Emilio Sabatino, Cristina Cairone, Susy Antonic, Davide Rossi, Noemi Lanzani, Matilde Scotti, Manuela Cavadini, Laura Canella, Raffaella Cavelli, Cristina Montagna, Mattia Capezzoli, Stefano Fregonese, Daniela Palermo.
Manifesto costituivo83
Per informazioni e contatti: [email protected] www.sisascuola.it Il SISA – Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente ha la sua sede nazionale a Camagna Monferrato in via martire Giambone 26 e in collaborazione con il locale Museo della Resistenza organizza e promuove percorsi di valorizzazione del territorio, al fine di favorire la memoria storica e al contempo la conoscenza delle primizie enogastronomiche della landa monferrina, ricca di tradizioni e di prodotti di eccellente qualità.
Il coordinamento nazionale presiede il Congresso. Da sinistra: Davide Rossi, segretario generale, Caterina Colombo, coordinatrice nazionale studentesca, Emilio Sabatino, segretario nazionale.
30 aprile 2023, sezione ANPI Camagna Monferrato, il congresso in corso.
Davide Rossi insieme allo scrittore Giovanni Colombo e al responsabile nazionale SISA Precari Camillo Pellegrino.
Emilio Sabatino, Benedetta Colombo e Davide Rossi sotto il manifesto del primo congresso berlinese del 2013, sono i tre delegati presenti a entrambi i congressi.
I segretari Davide Rossi ed Emilio Sabatino.
Davide Rossi docente, storico e giornalista, è direttore del Centro Studi “Anna Seghers” di Milano e dell’ISPEC, Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo della Svizzera Italiana. A Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) è vicedirettore dell’Institut International de Formation et Recherche “Patrice Lumumba”. Autore di svariati saggi dedicati alla storia, alla letteratura, alla cultura e al cinema dei paesi socialisti, ai popoli del Sud del mondo e al movimento internazionale dei lavoratori, è segretario generale del SISA (Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente) e, dal 2021, coordinatore nazionale del “Centro di Formazione e Ricerca don Lorenzo Milani”. Corrispondente per Sinistra.ch, segue i più importanti festival del cinema, anche come direttore del sito Slatan Dudow Pensieri di Cinema. Dirige dalla fondazione nel 2000 il mensile culturale on line aurorarivista.it. È membro del direttivo della sezione ANPI di Camagna Monferrato. Per i tipi di PGreco ha pubblicato Diritto all’esuberanza, 2013, Michail Bakunin 1814-2014. Il bicentenario di un infaticabile rivoluzionario (2014), Con Tito a Trieste. Dal Fronte Popolare Italo-Slavo all’Unione Socialista Indipendente 1948-1962 (2015), L’Europa incerta. Vienna e i Balcani a un secolo dalla grande guerra (2015), Patrice Lumumba, il Congo, l’Africa (2015), Letteratura albanese. Realismo socialista 1945-1990. Dhimitër S. Shuteriqi, Ismail Kadare, Dritëro
Agolli (2016), Migranti a Lampedusa, studenti a Milano. Un anno di scuola dei ragazzi del Mediterraneo e del mondo presso il CPIA – Centro Provinciale Istruzione Adulti di Milano (2016), I giacobini e l’eguaglianza. Il pensiero di Robespierre e i racconti caraibici di Anna Seghers (2017), Thomas Sankara. La rivoluzione in Burkina Faso (1983-1987) (2017), Anna Seghers la spietata lotta per la felicità assoluta 1900-1983. La vita straordinaria, dura e avventurosa di una scrittrice marxista (2018), L’attualità del pensiero di Karl Marx (2018), Vladimir e la Russia (2019), Rosa Luxemburg indomita rivoluzionaria (2019), Mongolia. Da Gengis Khan al socialismo, alla scelta multipolare nel XXI secolo (2021), Partito Comunista d’Italia 1921-1926. Gli albori di un lungo cammino (2021), Più forti della neve. 7 marzo 1971 Sambenedettese. Ascoli, storia di una partita, del calcio e del mondo di allora (2021), Il cielo e l’infinito. I magi, Gagarin e le stelle tra religione e marxismo (2022).
Finito di stampare nel mese di settembre 2023 da Puntoweb S.r.l. - Ariccia (RM)