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Italian Pages 178 [180] Year 2016
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP)
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP) ediderunt
Guido Bastianini · Michael Haslam Herwig Maehler · Franco Montanari Cornelia Römer adiuvante Marco Stroppa
De Gruyter
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP) PARS I COMMENTARIA ET LEXICA IN AUCTORES VOL. 1 AESCHINES – BACCHYLIDES FASC. 2 ALCMAN – ANTIPHO 2. ALEXIS – ANACREON
De Gruyter
ISBN 978-3-11-030903-4 e-ISBN (PDF) 978-3-11-036572-6 e-ISBN (EPUB) 978-3-11-038591-5 Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.dnb.de abrufbar. © 2016 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston Druck: Hubert & Co. GmbH & Co. KG, Göttingen ∞ Gedruckt auf säurefreiem Papier Printed in Germany www.degruyter.com
Prefazione
In conseguenza di alcuni aggiornamenti in corso d’opera, il primo volume dei Commentaria et Lexica Graeca in Papyris reperta ha modificato nuovamente la struttura editoriale; quella definitiva è la seguente:
CLGP I.1: AESCHINES - BACCHYLIDES Fascicolo 1: Aeschines-Alcaeus (2004) Fascicolo 2: Alcman-Antipho I.1.2.1 Alcman (2013) I.1.2.2 Alexis et Anacreon (2016) I.1.2.2 Andron, Antimachus et Antipho Fascicolo 3: Apollonius Rhodius-Aristides (2011) Fascicolo 4: Aristophanes-Bacchylides (2006; 20122) Viene ora pubblicata la seconda parte del fascicolo I.1.2, curata da Elena Esposito, Antonietta Porro, Marcella Farioli, Monica Molfino, e dedicata ad Alessi e Anacreonte. La preparazione della terza parte (Andron, Antimachus et Antipho) è in fase molto avanzata e se ne prevede la pubblicazione entro il 2017. La soluzione di dividere in più parti il fascicolo I.1.2 è sembrata conveniente, sia per far conoscere agli studiosi ciò che era già pronto, sia per rendere più agile la struttura di un tomo che crescit eundo.
GUIDO BASTIANINI MICHAEL HASLAM HERWIG MAEHLER FRANCO MONTANARI CORNELIA RÖMER
Sul sito www.istitutovitelli.unifi.it si possono trovare informazioni aggiornate sul progetto CLGP; all’indirizzo [email protected] è possibile inviare aggiunte, correzioni, suggerimenti.
Criteri editoriali
I Commentaria et Lexica Graeca in Papyris reperta (CLGP) sono divisi in quattro parti: I) Commentaria et Lexica in auctores. Testi papiracei che contengono testimonianze dell’esegesi ad autori identificati. Tali testi possono appartenere alle seguenti tipologie: hypomnemata; hypotheseis; syngrammata; glossari e lessici a singoli autori; voci di lessici riportabili a un autore; marginalia (scholia e glosse). Sono stati tralasciati i papiri che presentano segni marginali e varianti senza che si riscontri alcun commento e quelli di contenuto esclusivamente biografico, mentre sono inclusi i testi comprensivi di elementi sia esegetici che biografici. A discrezione del curatore, inoltre, potranno essere considerati altri materiali di carattere esegetico. La parte I sarà costituita da quattro volumi, a loro volta suddivisi in fascicoli: 1. Aeschines-Bacchylides 2. Callimachus-Hipponax 3. Homerus 4. Hyperides-Xenophon II) Commentaria in adespota. Testi esegetici riferiti a opere e autori non identificati, raggruppati secondo il genere letterario del testo commentato (epica, lirica etc.). III) Lexica. Prodotti di carattere lessicografico generale (i glossari e i lessici a singoli autori rientrano nella parte I; non sono compresi i lessici bilingui). Si osservi che i termini ‘glossario’ e ‘lessico’ non sono usati come sinonimi: il glossario presenta i lemmi nell’ordine in cui compaiono in una determinata opera di un autore; nei lessici, invece, i lemmi seguono l’ordine alfabetico e possono essere tratti da autori e opere diversi. IV) Concordantiae et Indices. Un articolato sistema di riferimenti incrociati permetterà il reperimento dei materiali secondo diverse “chiavi” di accesso (per es. le citazioni degli autori e dei grammatici). In generale nel CLGP i papiri sono disposti per autori commentati, in ordine alfabetico secondo la forma latina del nome. Per ogni autore si prevede un’introduzione generale, quindi l’esame dei papiri che conservano materiali esegetici relativi alle opere, presentate in ordine alfabetico secondo la for-
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ma latina del titolo (quelle non identificate si trovano in fondo); quando questo criterio non risulta applicabile i testi seguono l’ordine alfabetico per collezione papirologica. Un punto interrogativo dopo il numero assegnato a un determinato papiro contraddistingue, di norma, i reperti attribuiti a un autore in forma dubitativa. Se nessuna attribuzione risulta accettata dal curatore, il papiro sarà pubblicato fra i Commentaria in adespota. Se il carattere esegetico dell’opera non è sicuro, il punto interrogativo seguirà il titolo che identifica il genere dell’opera. Non sono numerati autonomamente, ma solo descritti in brevi schede, individuate da una lettera, i frammenti sulla cui natura permangono incertezze radicali. Le sigle dei papiri sono tratte dalla Checklist of Editions of Greek, Latin, Demotic and Coptic Papyri, Ostraca and Tablets, ed. J.F. Oates, R.S. Bagnall, S.J. Clackson, A.A. O’Brien, J.D. Sosin, T.G. Wilfong and K.A. Worp, BASP Suppl. 9, 20015. Una versione continuamente aggiornata si trova on line all’indirizzo: http://papyri.info/docs/checklist. Le riviste sono abbreviate secondo le sigle de L’Année Philologique. Bibliographie critique et analytique de l’antiquité gréco-latine, Paris 1928-. Per i nomi e le opere degli autori greci si utilizzano le abbreviazioni del Vocabolario della lingua greca di Franco Montanari (= GI, 20133), pp. 15-63: in caso di autori omonimi ivi diversificati con esponente o di opere indicate con un numero, si è ricorso ad abbreviazioni perspicue, confrontando il LSJ ed eventualmente il Thesaurus Linguae Graecae. Canon of Greek Authors and Works, by L. Berkowitz-K.A. Squitier, New York-Oxford 19903 (versione on line aggiornata al sito http://stephanus.tlg.uci.edu). Per le opere e gli scrittori latini si segue l’Oxford Latin Dictionary, Ed. by P.G.W. Glare, Oxford 20122 (versione on line aggiornata al sito http://www.oxfordscholarlyeditions.com/page/abbreviations). All’inizio di ogni scheda si forniscono una serie di indicazioni così suddivise: Prov.: Provenit (luogo di ritrovamento, secondo la denominazione latina, al nominativo). Cons.: Conservatur (luogo di conservazione). Ed./Edd.: Edidit/Ediderunt (edizioni del testo; le abbreviazioni bibliografiche che compaiono in questa sezione possono trovarsi anche sotto la voce Comm.). Tab./Tabb.: Tabula/Tabulae (indicazioni delle immagini esistenti). Comm.: Commentationes numerazione in MP3 e in Pack2, se differente; quindi il numero di LDAB. Le sigle MP3 e LDAB rimandano ai repertori disponibili on line agli indirizzi: http://cipl93.philo.ulg.ac.be/Cedopal/MP3/dbsearch.aspx
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e www.trismegistos.org/ldab. Segue la bibliografia in ordine cronologico e in forma abbreviata: le indicazioni bibliografiche complete si trovano nel Conspectus librorum. Per ciò che concerne i commentari, dopo un’introduzione sul papiro, si offrirà la trascrizione letteraria dell’intero testo con i lemmi in grassetto. Il grassetto sarà usato anche per contraddistiguere i lemmi nelle voci di lessico e nelle annotazioni marginali. Riguardo a queste ultime, si valuterà caso per caso se fornire la trascrizione sia del testo letterario (a volte solo parziale), sia delle note, riproducendo fedelmente la posizione dei marginalia, oppure se indicare unicamente il lemma a cui le note marginali stesse si riferiscono. Se nel papiro vi è iota mutum, nell’edizione del testo viene ascritto; in caso contrario, nel testo è sottoscritto. Le scritture anomale sul papiro sono riportate in apparato papirologico e normalizzate nel testo secondo gli usi correnti (ad es.: nel testo givnomai, in apparato geinomai pap.). Sono usati i numeri romani per le colonne, i numeri arabi per i righi. Si adotta la numerazione dei righi per colonne, anche quando nell’edizione di riferimento compare la numerazione continua. La traduzione, se presente (vi sono casi in cui il curatore non ha ritenuto opportuno inserirla), è posta generalmente dopo gli apparati oppure può trovarsi anche nelle note di commento. Le diverse lingue in cui potranno essere scritti i contributi, inevitabilmente determineranno alcune difformità e/o necessari adattamenti redazionali. Per la citazione del CLGP si utilizzerà il seguente criterio: il nome dell’autore, accompagnato dal numero che contrassegna il papiro, quindi la sigla della raccolta (ad es. Aeschylus 1 CLGP). Per i rimandi interni si usa il simbolo di una freccia (⇒) in unione alle indicazioni della parte (in numero romano: ⇒ III, a significare CLGP III Lexica) o del nome dell’autore, cui si aggiunge il numero identificativo del papiro (ad es. ⇒ Aeschylus 1). All’interno della sezione su un autore, il richiamo a un papiro della stessa sezione è realizzato con il solo simbolo ⇒ seguito dal numero. ELENA ESPOSITO MARCO STROPPA
Curatori
Alexis ELENA ESPOSITO Anacreon ANTONIETTA PORRO MARCELLA FARIOLI MONICA MOLFINO
Gli Editors sono citati in sigla: GB GUIDO BASTIANINI MH MICHAEL HASLAM HM HERWIG MAEHLER FM FRANCO MONTANARI CR CORNELIA RÖMER Edd. Editores omnes Si ringraziano per la disponibilità in occasione dell’esame degli originali D. Obbink e D. Colomo (Sackler Library di Oxford).
Revisori dei papiri
or = originale imm = immagine a stampa o digitale Alexis 1
EE
or
Anacreon 1 Anacreon 2 Anacreon 3 Anacreon 4 (?) Anacreon 5
AP, GB, FM, MS AP, GB, FM, MS AP, GB, FM, MS AP, GB, FM, MS AP
or or or or imm
Per le immagini digitali è stato consultato il sito: www.papyrology.ox.ac.uk/POxy/papyri/the_papyri Si ringrazia la John Rylands Library per l’invio dell’immagine digitale di P.Ryl. I 35.
Siglorum et compendiorum explicatio
ãaaaà ªaaaº ·aaa‚ (aaa) øaaaØ a≥a≥a≥ ª≤≤≤º º≤≤≤ª õaaaÕ |
litterae coniectura additae litterae coniectura restitutae litterae a librario deletae litterae per compendium a librario omissae litterae delendae litterae valde incertae numerus litterarum quae perierunt litterarum vestigia dubia litterae ex testimonio alio antiquo allatae versus finis
adesp. ad l. agn. ap. app. app. crit. app. pap. ca. cet. cf. cfr. cl. col., coll. coni. comm. dub. Ead. ed., edd. ed. pr.
adespotum, adespota ad locum agnovit, agnoverunt etc. apud apparato apparato critico apparato papirologico circa ceteri confer confronta collatus colonna, colonne coniecit, coniecerunt etc. commento dubitanter Eadem editio, edidit, editor, editores editor, editio princeps
XII e.g. es. fin. fort. fr., frr. Id. inf. init. inv. l. n., nn. nr., nrr. p., pp. pap. p.c. poss. pot. r., rr. s., ss. sch. sc. saec. sup. suppl. susp. s.v., s.vv. v., vv. vd. veri sim. vol.
Siglorum et compendiorum explicatio exempli gratia esempio fine fortasse frammento, frammenti Idem inferiore initium inventario legi nota, note numero, numeri pagina, pagine papiro post correctionem possibile, possis potius rigo, righi seguente, seguenti scholium, scholia scilicet saeculum superiore supplevit, suppleverunt, etc. suspicans, suspicatur, suspicantur etc. sub voce, sub vocibus verso, versi vedi veri simile, veri similiter volume
Conspectus librorum
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ROHDE 1914 ROZOKOKI 2006 SANCHIS LLOPISMONTAÑÉS GÓMEZPÉREZ ASENSIO 2007 SCHIRONI 2010
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PARS I COMMENTARIA ET LEXICA IN AUCTORES VOL. 1 AESCHINES – BACCHYLIDES FASC. 2 ALCMAN – ANTIPHO 2. ALEXIS – ANACREON
ALEXIS
L’opera di Alessi di Turii, attivo tra il 350 e il 270 a.C., è a noi giunta in stato frammentario ed essenzialmente per tradizione indiretta: la maggior parte dei frammenti (più di 300) sono testimoniati, infatti, da Ateneo1, un numero minore dalle Eclogae di Giovanni Stobeo (libri III e IV), altri ancora da materiali lessicografici, scoliastici e paremiografici2, nonché da alcuni altri autori vari3. Infine, una citazione si trova nel lessico comico di P.Oxy. XV 1801 (II/III d.C.), un prodotto di erudizione di buon livello. Ad Alessi, inoltre, sono stati, in un primo tempo ascritti, pur dubbiosamente, P.Berol. inv. 11771 (III a.C., cfr. MP3 1641; LDAB 196 = Adesp. Com. fr. 1032 K.-A.), i quindici trimetri giambici comici, conservati sul recto (col. V 10 ss., col. VI 1-5) di P.Didot (II a.C., cfr. MP3 1320; LDAB 1048 = Adesp. Com. fr. 1001 K.-A.), riferiti all’ΔAçwtodidavçkaloç (opera la cui paternità, tuttavia, è controversa), nonché P.Bad. VI 175 (I d.C., cfr. MP3 1308.5; LDAB 2613 = Adesp. Com. fr. 1074 K.-A.), ma tali attribuzioni non sono accolte dai più recenti editori e studiosi del comico4. Anche la citazione di P.Harr. II 171, 20-22 (II sec. d.C., cfr. MP3 2171.01; LDAB 4990 = fr. 68 K.-A., Montañés Gómez 2008, p. 120)5, pone qualche problema, perché nell’Anthologium di Stobeo (III 10, 22, p. 413 H.) l’autorialità del testo è assegnata ad Antifane6. Che di Alessi non sia sopravvissuto alcun papiro e che il solo P.Oxy. XV 1801 documenti una citazione del poeta comico all’interno di materiali ese-
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Si tratta del 62%. Cfr. Arnott 2000, p. 4. Mi riferisco alle opere di Frinico, all’Onomastico di Giulio Polluce, ai lessici di Arpocrazione, Antiatticista, Stefano di Bisanzio, Synagogé, Fozio e Suda, agli Etimologici Genuino e Magno, ad Eustazio, agli Epimerismi omerici, agli scolii ad Aristofane e Platone; alle raccolte paremiografiche di Zenobio, Apostolio (forse Macario, cfr. K.-A. ad fr. *170), ai Proverbi bodleiani. 3 Quali Vitruvio, Gellio, Plutarco, Luciano, Clemente Alessandrino, Diogene Laerzio, Prisciano. 4 Su Adesp. Com. fr. 1032 K.-A., cfr. pure Austin 1973 (CGFP 239), Arnott 1981, p. 356, Id. 1996, pp. 34-44, 833-844; su Adesp. Com. fr. 1001 K.-A., cfr. Austin 1973 (CGFP 288), Arnott 1996, pp. 819830; su Adesp. Com. fr. 1074 K.-A., cfr. Austin 1973 (CGFP 265), Arnott 1996, pp. 830-833. 5 Cfr. Livrea 1985. 6 Vd. Kassel-Austin 1991 ad l., nonché Arnott 1996, p. 196 e Sanchis Llopis-Montañés Gómez-Pérez Asensio 2007, p. 131 n. 109. 2
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getici appare un dato, forse, in parte sorprendente7 – ammesso che non si tratti di una pura casualità8 – se si considera, da un lato, la mole di citazioni in testi grammaticali ed eruditi di età imperiale e successiva e se si pensa, dall’altro, che Alessi è una personalità la cui importanza nella storia dello sviluppo della commedia ateniese è innegabile: egli, infatti, produsse, stando alla Suda [= T 1 K.-A.], ben 245 commedie9, ottenne svariate vittorie e fu indubbiamente apprezzato dopo la morte, tanto che i commediografi latini rielaborarono per il teatro romano diverse sue opere10, un elemento quest’ultimo, da non sottovalutare, poiché nel caso di Menandro, ad esempio, è stato fondamentale per garantirne la sopravvivenza più a lungo di altri autori11. È noto, peraltro, come gli Alessandrini si siano molto interessati ai poeti comici e come Aristofane Bisanzio, in particolare, sia stato un ammirato lettore, nonché editore, di Menandro12, la qual cosa potrebbe implicare che egli si sia occupato anche dei predecessori del commediografo13 e, in maniera specifica, di chi a lui veniva sentito notevolmente vicino, come, per l’appunto, Alessi14. Gli studi sulla lexis comica condotti da Aristofane di Bisanzio15, del resto, e il fatto che Alessi venga citato dal lessico antipurista dell’Antiatticista, operetta che sembra attingesse proprio al dotto alessandrino16, parrebbero confermare tale assunto. Tuttavia, nel momento in cui i filologi del
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È interessante rilevare che una situazione simile si delinea per i principali poeti della Commedia di Mezzo, di cui il solo P.Oxy. III 427, relativo ad Antifane, si è conservato. A questo si aggiungano gli Adesp. Com. di P.Duk. inv. 313r (MP3 1638.21), PSI X 1175 (MP3 1640), P.Köln VII 284 (MP3 1641.01) e il commentario tramandato da PSI Com. 8 2 (MP3 1637.01), tutti testi per vari aspetti problematici. 8 Si ricordi, ad es., che Cantarella 1954, p. 24, a proposito della scomparsa di Menandro a Bisanzio, parlava di “puro incidente materiale”. 9 Tale numero è stato ridotto a 220 da Arnott 1996, p. 14; Id. 2010, p. 284 (vd. già Arnott 1991, p. 332), ma il dato, insieme ad altri riferimenti, è indicativo, indubbiamente, di una lunga e proficua carriera. Cfr. pure Navarrete Orcera 2007, p. 67 e Montañés Gómez 2008, p. 10, ai cui lavori si rimanda per un utile quadro d’insieme su Alessi e la sua produzione. 10 Cfr. le testimonianze nell’edizione di Kassel-Austin (in particolare T 11), nonché Arnott 1996, pp. 3-31, Navarrete Orcera 2007, p. 79, Sanchis Llopis-Montañés Gómez-Pérez Asensio 2007, p. 9. 11 Cfr. Fantham 1984, Cavallo 1986 (2002), pp. 99-100, Nesselrath 2011, pp. 120-121. 12 Cfr. in particolare Pfeiffer 1968, pp. 190-192, Montana 2007, pp. 257 ss. con bibl., Id. 2012, p. 42, Id. 2015, pp. 98, 120. 13 Cfr. Nesselrath 1990, pp. 172-187. 14 I presunti legami di sangue tra Alessi e Menandro altro non indicano, forse, che somiglianze strette nelle loro opere (cfr. Arnott 1996, pp. 26, 31-33, Id. 2010, p. 284) e, tuttavia, alcuni raffronti tra i due commediografi mostrerebbero come, ad esempio, una medesima immagine sia trattata da Alessi “elegantly but more superficially, while Menander develops in a less obvious way” (Arnott 1996, p. 27). Al riguardo, cfr., più diffusamente, Gil 1970. 15 Vd. il Peri; tw'n uJpopteuomevnwn mh; eijrh'çqai toi'ç palaioi'ç, su cui cfr. Cohn 1896, col. 1001, Pfeiffer 1968, pp. 198-200, Tosi 1994, pp. 155 ss., Id. 1997. 16 Cfr. Tosi 1994, p. 162 con bibl. e ora Valente 2015, pp. 31 ss.
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Museo – e tra questi soprattutto lo stesso Aristofane – selezionarono all’interno dell’intera letteratura raccolta nella Biblioteca e schedata nei Pinakes callimachei gli autori migliori, è verosimile che i commediografi della cosiddetta Commedia di Mezzo17 fossero esclusi. Sui motivi di tale esclusione è lecito avanzare soltanto congetture. Una possibilità è che forse – come è stato suggerito – la produzione della Mevçh non avesse una fisionomia peculiare, con caratteristiche proprie, nettamente distinte dalla Commedia Antica da una parte, e dalla Commedia Nuova dall’altra18, e si configurasse, dunque, quale una semplice fase di passaggio tra le due19. L’interesse per l’ΔArcaiva, d’altronde, “proseguiva il programma tolemaico di salvataggio di settori della civiltà letteraria del passato altrimenti destinati alla corruzione e all’oblio, anche a causa della loro minore fruibilità da parte del pubblico contemporaneo” (Montana 2007, p. 259); quanto a quello per la Neva e più nello specifico per Menandro, esso sarà da ricollegare evidentemente – e come si è in parte anticipato – alla “riconosciuta qualità artistica delle sue opere sancita dal gusto estetico del tempo” (Tosi 1994, p. 176). Queste ed altre ragioni non è implausibile che abbiano determinato una prima strozzatura all’interno della produzione comica se, com’è vero, gli autori ejgkriqevnteç divennero i prattovmenoi, ossia quelli destinati ad essere commentati dai grammatici e dai critici20, copiati e letti nelle scuole (nonché in altri contesti). Nonostante ciò, la sopravvivenza delle opere di Alessi ancora nel II-III sec. d.C. non parrebbe gravemente compromessa21, considerato che Ateneo, originario di Naucrati, ma trasferitosi stabilmente a Roma, ne cita ampi brani: tale elemento testimonierebbe che, almeno le commedie più note, dovevano essere ancora presenti nelle biblioteche nella loro interezza, conosciute da un pubblico probabilmente selezionato, e circolare non soltanto sotto forma di brani antologici o mere citazioni nelle raccolte lessicografiche (a cui
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Uso per semplicità questa dicitura con la consapevolezza, tuttavia, di quanto la categorizzazione della Commedia in tre fasi sia problematica e discussa. Cfr., tra i molti, i contributi di Nesselrath 2000 e Sidwell 2000, Arnott 2010; sulla Commedia di Mezzo, in generale, cfr. pure la chiara sintesi di Zimmermann 2006, pp. 166-176. 18 Cfr. Körte 1921, col. 1258, Arnott 1996, pp. 18 ss. e Id. 2010, p. 331, Perusino 1998, p. 205. 19 Nesselrath 2000, p. 240 ha ipotizzato che ragioni in qualche misura analoghe possano aver causato, all’interno della Commedia Arcaica, la “scomparsa” di Eupoli e Cratino e, di contro, la conservazione di Aristofane: “the Alexandrian view of Aristophanes as the focal point of Old Comedy and the promising germ of New may – in the process of selection of dramatic texts that took place in later antiquity and condemned all other such texts to oblivion – have given Aristophanes’ plays one decisive advantage over those of his rivals”. Sui processi di selezione delle opere drammatiche, quali testimoniati dai papiri, si veda anche Blanchard 1981. 20 Cfr. Pfeiffer 1968, pp. 206-208, Montana 2012, p. 42, Id. 2015, p. 120. 21 Ciò accadrà più tardi, quando Alessi non sarà che un nome insieme a Menandro, cfr. T 16 K.-A.
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tuttavia è risaputo che Ateneo attingesse)22. Peraltro, il fatto che il personaggio di Democrito, nei Deipnosofisti, affermi di aver letto più di ottocento drammi della Commedia di Mezzo (VIII 336d) potrebbe indicare che quanto ipotizzato per Alessi valesse anche per altri autori comici della Mevçh. D’altronde tale dato pare accordarsi pienamente con quella rinascenza della cultura greca, correlata ad un generale slancio politico ed economico, che si osserva dallo scorcio del I all’inizio del III sec. d.C. e che “segna non solo la ripresa di opere non attestate o sporadicamente attestate nei secoli precedenti, ma anche, più in generale, una circolazione di cultura assai più vasta che in passato” (Cavallo 1986 [2002], p. 51)23. Che il lessico di P.Oxy. XV 1801, contenente la citazione di Alessi, si collochi in questo arco temporale non è, dunque, forse casuale. Altrettanto si dovrà rimarcare, in primo luogo, che quanto fu recuperato, letto e trascritto attorno al II sec. d.C. era il sopravvissuto di una serie di selezioni e naufragi avvenuti in età ellenistica (vd. supra); secondariamente è opportuno tenere presente che questa fioritura e la diffusione dell’alfabetizzazione potevano comportare perfino fattori di rischio, i quali, come effettivamente accadde, da un lato preservarono porzioni della cultura classica, dall’altro insidiarono la sopravvivenza di quei testi che non erano antologizzati. È infatti forse proprio a partire da questo momento che la situazione, per Alessi e i commediografi della Mevçh, potrebbe aver iniziato a mutare in maniera significativamente negativa. Non riterrei improbabile che un colpo decisivo per la perdita della Commedia di Mezzo sia stato inferto dall’Atticismo, i cui effetti più evidenti si produssero nella tarda antichità e, a lungo termine, nel periodo bizantino24. Il graduale revival di Aristofane a spese di Menandro e dei suoi predecessori è stato spiegato, del resto, essenzialmente sulla base di ragioni linguistiche, con il trionfo di posizioni di Atticismo intransigente, che prescrivevano il recupero purista delle genuine forme attiche dell’età classica25. La Neva, peraltro, era di norma contrapposta all’ ΔArcaiva perché ritenuta linguisticamente inferiore (Tosi 1994, p. 175). Tali posizioni,
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Cfr. in proposito Jacob 2000, pp. 94 ss., Degani 2010, p. XI, nonché Cavallo 1986 (2002), p. 76, che osserva, ad es., come negli scritti del retore Temistio i riferimenti agli autori tragici e comici (ad eccezione di Aristofane) sembrino ripresi da citazioni in altri autori o da gnomologi. 23 Opportunamente lo studioso sottolinea che “un’opera come quella di Ateneo s’inquadra in questa rinnovata, vasta disponibilità di letture, costituendone, peraltro, la degradazione al livello riduttivo ed enciclopedico” (ibid. p. 54). Cfr. pure Perrone 2009, p. 5. 24 Cfr. tra i molti Reynolds-Wilson 1968 (1969), pp. 45-46. 25 Non a caso le citazioni di Alessi nell’Antiatticista mostrano parecchi usi tollerati dall’autore di questo lessico e giudicati anzi corretti in attico proprio sulla base di Alessi, i quali sono, invece, ritenuti aberranti da Frinico e dall’Atticismo oltranzista. Su posizioni di Atticismo moderato si collocano inoltre, com’è noto, Ateneo, Polluce e, con ogni probabilità, Oro. Si consideri in particolare Antiatt. h 2 V. hJmivkakon: “Alexiç Aijcmalwvtῳ (fr. 10 K.-A.) vs Phryn. Ecl. 312 F. hJmivkakon:
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elaborate dai dotti, si sarebbero diffuse al sistema educativo in generale. In epoca tardo antica Menandro – com’è noto – era conosciuto e fruito nella chora greco-egizia all’interno delle cerchie colte, in milieux privati, e tuttavia, la caduta dell’autore dai programmi scolastici26, unitamente a svariate altre motivazioni quali l’assenza o la mancata efficacia di meccanismi istituzionali di recupero sembrano essere stati determinanti per comprometterne la trasmissione al medioevo bizantino (cfr. Cavallo 1986 [2002], pp. 80, 102). Per Alessi e altri autori della Mevçh potrebbe essere successo qualcosa di simile a quanto è accaduto a Menandro: essi, già ridotti ad una circolazione e fruizione elitaria, non sarebbero stati ritenuti modelli di lingua attica corretta, né in seguito, utili alla formazione della classe dirigente e per questo tralasciati27. ELENA ESPOSITO Ringrazio Massimo Magnani, Felice Stama, Renzo Tosi, Piero Totaro per le preziose indicazioni
oujc ou{twç, ajllΔ hJmimovcqhron faqiv, e Antiatt. h 54 V. kammuvein ou[ façi dei'n levgein, ajlla; katamuvein (Alex. fr. 320 K.-A.) vs Phryn. Ecl. 312 F. (fr. 320 K.-A.) kammuvein: toçauvth kakodaimoniva periv tinavç ejçti th'>ç barbarivaç, w{çte, ejpeidh; “Alexiç kevcrhtai tw'/ kammuvein hjmelhmevnwç ejçcavtwç, aiJrei'çqai kai; aujtou;ç ou{tw levgein, devon wJç oiJ a[riçtoi tw'n ajrcaivwn katamuvein, Phryn. Ecl. 212 F. (fr. 326 K.-A.) palaiçtriko;ç “Alexin façin eijrhkevnai, oJ de; ajrcai'oç palaiçtiko;n levgei, nonché Antiatt. a 110 V. (= fr. 11 K.-A.), a 111 V. (= fr. 12 K.-A.), m 25 V. (= fr. 14 K.-A.), l 11 V. (= fr. 23 K.-A.), m 19 V. (= fr. 26 K.-A.), m 21 V. (= frr. 29 e 186 K.-A.); e 25 V. (= fr. 39 K.-A.), n 4 V. (= fr. 40 K.-A.), e 13 V. (= fr. 45 K.-A.), e 5 V. (= fr. 52 K.-A.), a 112 V. (= fr. 69 K.-A.), l 16 V. (= fr. 72 K.-A.), k 82 V. (= fr. 80 K.-A.), p 19 V. (= fr. 81 K.-A.), a 140 V. (= fr. 97 K.-A.), e 97 V. (= fr. 108 K.-A.), d 19 V. (= fr. 127 K.-A.), z 6 V. (= fr. 144 K.-A.), h 5 V. (= fr. 158 K.-A.), e 78 V. (= fr. 162 K.-A.), i 8 V. (= fr. 199 K.-A.), k 1 V. (= fr. 226 K.-A.), b 24 V. (= fr. 231 K.-A.), o 6 V. (= fr. 240 K.-A.), p 1 V. (= fr. 250 K.-A.), p 16 V. (= fr. 251 K.-A.), k 94 V. (= fr. 308 K.-A.), ç 2 V. (= fr. 327 K.-A.), u 13 V. (= fr. 334 K.-A.), f 5 V. (= fr. 335 K.-A.), c 5 V. (= fr. 338 K.-A.). Più problematici i casi di Antiatt. u 11 V. (= fr. 33 K.-A.) e Phryn. Praep.Soph. p. 118, 1 De B.; Antiatt. e 98 V. (= fr. 74 K.-A.), q 11 V. (= fr. 75 K.-A.), a 101 V. (= fr. 79 K.-A.), b 3 V. (fr. 209 K.-A.), per i quali non è immediatamente perspicuo il motivo della citazione. Cfr. Arnott 1996 ad ll. Si tenga presente, infine, la citazione di Prisciano Inst. Gramm. XVIII 211 (fr. 71 K.-A.) che intende illustrare l’uso coinetico del verbo ejntrevpomai + acc. (in luogo dell’attico ejntrevpomai + gen.) nel senso di ‘presto attenzione’ ‘considero’, uso documentato da Alessi e prima di lui non attestato. 26 Cfr. Canfora 1995, p. 158 che rimarca come finché il testo di Menandro “ha goduto dello status di letteratura scolastica (solet hic [Menandro] pueris virginibusque legi diceva Ovidio, Tristia, II 370) esso ha lasciato traccia così ampia da sopravvivere in modo consistente: di nessun altro autore greco abbiamo codici tardo antichi così ampiamente conservati. La fuoriuscita dall’alveo della cultura scolastica lo ha condannato all’estinzione per la semplice ragione che si è smesso di ricopiarlo. Un vero scacco per il ‘maximus poetarum’”; meno categorica Perrone 2009, p. 6: “anche i programmi della scuola antica, che certamente ebbero un loro peso nei processi di conservazione e trasmissione dei testi, non dovevano essere così univoci da determinare rigide esclusioni o inclusioni”. 27 Reynolds-Wilson 1968 (1969), pp. 38 ss. Sulla biblioteca imperiale di Costantinopoli e, più in generale, sulle scuole tardo antiche, come luoghi che permettono il trasmettersi della letteratura classica e “moderna” al medioevo bizantino, si è assistito in anni recenti ad una vera e propria fioritura di studi e iniziative. Basti in questa sede il riferimento al classico Cavallo 1986 (2002), pp. 57 ss.
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P.Oxy. XV 18011, col. II 22-27 = CGFP 343, 50-55 [⇒ III: Lexica]
saec. II/IIIp
Voce di lessico (Hesione, fr. 90 K.-A.)
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Bergai'oç: “Alexiç ejn ÔHçiovn≥ªhi ejçti; kai; kompavçmata ≤ª bergai'on ajpodeivxein uJqlo≥ª ä aujtoi; çkopei'te nu'n: ejgw; dª noç ga;r e≥ij≥çpevpaiken eijç≤ª ä e[çtin d jhJ Bevrgh th'ç Qrav≥ªikhç
(22) Bergai'oç: Alessi nell’Esione “… (23) … sono anche vanterie … (24) bergai'on mostrare una frottola (?) … (25) “ora voi rimanete ad osservare; io … (26) … infatti si è precipitato dentro …”. (27) È Berga [una città] della Tracia …
1 P.Oxy. XV 1801 (MP3 2121; LDAB 5122) (cm 9,2 x 12,6), lacero su tutti i lati, scritto in una corsiva non molto accurata sul recto di un rotolo di papiro (il verso reca un trattato di grammatica, edito da Wouters 1979, nr. 18, pp. 225-230) mostra resti di un lessico in cui i lemmi sono ordinati alfabeticamente non oltre la seconda lettera: più in particolare il reperto conserva parte della sezione contenente la lettera β. Poiché rimangono due sole colonne (la porzione destra della prima e quella sinistra della seconda), la lunghezza dei righi è controversa: di una trentina di caratteri circa, secondo l’editor princeps (Hunt 1922, p. 151); in media di 45 per Naoumides 1961, p. 86; di oltre 60 per Luppe 1967. La disamina della glossa di col. II 22-27 sembrerebbe comprovare l’ipotesi di Luppe (vd. comm.). Il lessico parrebbe dedicato esclusivamente alla lexis comica, benché cautela sia d’obbligo trattandosi di un frammento. Tutti i lemmi sono registrati anche da Esichio eccetto uno (col. II 17 ªbºe≥revçcetoi ⇒ Aristophanes 7 CLGP I.1.4 ed. alt.). Nel nostro papiro, tuttavia, gli interpretamenta sono più estesi, soprattutto per quanto concerne le citazioni. Proprio l’individuazione di questo stretto rapporto con Esichio (cfr. pure Latte 1953, p. XLII) ha indotto a interrogarsi sulla authorship di tale lessico o quanto meno sulle sue eventuali fonti: il lessico di Artemidoro, la raccolta di levxeiç comiche di Didimo, di Teone o di altri eruditi e grammatici sono solo alcune delle possibilità prese in considerazione dagli editori (cfr. ⇒ III: Lexica). In ogni caso, a giudicare dal tipo e dal contenuto delle glosse, dalla loro struttura, dai frequenti riscontri con un ben preciso filone scoliastico e lessicografico, si può senz’altro affermare il carattere dotto di questo strumento, evidentemente destinato ad addetti ai lavori. Su P.Oxy. XV 1801, cfr. pure Esposito 2009, pp. 290-291.
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Alexis
22 il lemma è in ekthesis di ca. due lettere dopo bergaioç spazio bianco 23 dopo kompaçmata spazio bianco ≤ª traccia puntiforme sul rigo di base 25 dopo nun spazio bianco; interpreterei la traccia puntiforme, visibile nell’interlinea superiore, come estremità del secondo montante di n, che intenderei, dunque, come finale di parola; in alternativa si dovrà pensare a un punto in alto, ma si noti che il redattore di P.Oxy sembra non usare stigmai e, più in generale, segni di lettura (si tratterebbe dell’unico caso); questo n parrebbe, peraltro, delle stesse dimensioni del n di autwn in col. I 22 e del n finale di berbiniwn in col. II 29 (molto più alto quello di col. I 27 kalouçin), supponendo che, nel punto in questione il papiro debba essere leggermente riaccostato, essendovi una frattura 26 w≥ç Hunt 1922, e≥i ≥ preferibile (proposto da W. Schmid ap. Weinreich 1942, p. 128) ≤ª attacco di un tratto orizzontale: t≥ Hunt 1922 27 il rigo è in eisthesis di ca. 2 lettere; si tratta dell’ultimo rigo della glossa e, in quanto tale, potrebbe essere di estensione minore della media. —— 22-23 ejn ÔHçiovn≥ªhi Hunt 1922 unde ejn ÔHçiovn≥ªhi: lh'roç, fivloi, tavdΔº Crönert 1922, ejn ÔHçiovn≥ªhi: ........ lh'roç, fivloi, tavdΔº Naoumides 1961 : ejn ÔHçiovn≥ªhi: tiv tau'ta lhrei'ç; tavde fluarovç e.g. Weinreich 1942 : ejn ÔHçiovn≥ªhi × < + < × < + < × < + < ⁄ × < + < tau'tΔº ⁄ Luppe 1967, pp. 101, 108, cl. Aristoph. Ran. 21, 92 ; “deesse videntur explicatio velut ajpo; povlewç Bevrghç (Hsch. b L. 518) et init. trimetri” Kassel-Austin 1991 23 kompavçmata, ªejkplhttomevnoiçº Crönert 1922 : kompavçmatΔ. a\ªrΔ wJç kaino;ç ΔAntifavnhç fanei;ç A. Körte ap. Weinreich 1942, p. 129 fin. mevllwn to;nº ⁄ Bergai'on vel to;n lovgonº ⁄ Bergai'on e.g. Luppe 1967 24 uqlo≥ªn Hunt 1922 unde u{qlo≥ªn hJmi'n e[mellen, wJçº Crönert 1922 : u{qlo≥ªn mevlleiç; B. tiv ga;r; (to; tiv; E. Wüst ap. Weinreich 1942, p. 129) e.g. A. Körte, W. Schmid ap. Weinreich 1942, p. 129 : u{qlo≥ªn vel uJqlo≥ªu'nta: kai; bergai?zein Luppe 1967 25 ejgw; dªidavxw: katamwkwvmeº⁄noç Crönert 1922 : ejgw; dΔ ªejrhvçomai: tivº⁄noç e.g. Weinreich 1942 : ejgw; dΔ ªî uJmi'n fravçwî ⁄ × < + < × < + < × < + < mov⁄noç vel xev⁄noç Luppe 1967, pp. 101-102 cl. Aristoph. Ran. 1155 26 wJ≥ç pevpaiken Hunt 1922, Crönert 1922, Weinreich 1942, Naoumides 1961 : e≥ij≥çevpaiken W. Schmid ap. Weinreich 1942, p. 128, Luppe 1967, Austin 1973, Kassel-Austin 1991 : eijç tªou;ç a[ndraç Crönert 1922 : eijç tªh;n gaçtevra W. Schmid ap. Weinreich 1942, p. 128 : eijç tªh;n koilivan; e.g. Weinreich 1942 : eijç tªh;n oiJkivan e.g. Austin 1973, Kassel-Austin 1991 cl. Aristoph. Pl. 804805 27 e[çtin dΔ hJ Bevrgh th'ç Qra≥vªikhç povliç pro;ç th'i Cerronhvçwi ejx h|ç oJ Bergai'oç ΔAntifavnhç suppl. possis, cl. Steph. Byz. : e[çtin dΔ hJ Bevrgh th'ç Qra≥vªikhç ejx h|ç ΔAntifavnhç oJ kwmikovç Naoumides 1961.
In P.Oxy. XV 1801 le glosse leggibili, almeno nella prima porzione, sono strutturate sostanzialmente in due maniere: 1) Lemma; spiegazione, quindi ulteriori riferimenti (autore, opera, citazione, altre spiegazioni e citazioni, vd. col. II 12-13; 14-16; 17; 20-21; 28). 2) Lemma; autore e opera, quindi ulteriori riferimenti (vd. col. I 21-27; II 18-19; 29-30; 31-32). La glossa in questione appartiene al secondo tipo ed è anche una delle più ampie, tra quelle conservate nel papiro. Essa intende chiarire il significato dell’aggettivo raro bergai'oç2, ‘bergeo’, un etnico derivato da Bevrgh, città della Tracia. Non tanto la rarità del termine, tuttavia, avrà richiesto una spiegazione, quanto piuttosto il senso traslato di ‘incredibile’, ‘inventato’, che esso
2 Le sole attestazioni del vocabolo risultano in Eratosth. fr. I B 7 Berger (testimoniato da Pol. XXXIV 5, 10); cfr. inoltre Pol. XXXIV 6, 15, Posid. fr. 49, 236 Edelstein-Kidd, Strab. Georg. I 3, 1, II 3, 5; 4, 2, Marci. 1, 12, Hsch. b 518 L., Steph. Byz. b 70 B., g 36 B., Const. Porphyr. Virt. II p. 201.
P.Oxy. XV 1801, col. II 22-27
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può assumere e che si giustifica con il fatto che da Berga proveniva un tale Antifane, narratore di viaggi favolosi3 (si ricordi, in proposito, anche il denominativo bergai?zw, nel senso di ‘raccontare fandonie’, ‘mentire’ e il proverbio bergai'on dihvghma4). Quest’uso traslato non avrà creato problemi all’audience ateniese del tempo di Alessi, visto che lo stesso Antifane – il cui floruit si pone nel IV sec. – all’epoca doveva essere ben noto5. Successivamente, però, e in un altro contesto, l’allusione non sarà risultata più così perspicua, e da qui la necessità di chiarirne l’origine. In àmbito lessicografico tale glossa trova alcuni riscontri. Si tengano presenti, in particolare, Steph. Byz. b 70 Bill. Bevrgh, povliç Qrav/khç pro;ç th'/ Cerronhvçw/. to; ejqniko;n Bergai'oç. Çtravbwn (VII fr. 16d Radt) de; kwvmhn aujth;n levgei, ejx h|ç oJ Bergai'oç ΔAntifavnhç oJ kwmikovç6. a[piçta de; ou|toç çunevgrayen, w{ç façin: ajfΔ ou| kai; paroimiva bergai?zein ajnti; tou' mhde;n ajlhqe;ç levgein. levgetai kai; Bevrgion uJpokoriçtikw'ç e Hsch. b 518 L. Bergai'oç: oJ ajpo; povlewç Bevrghç7. Se, alla luce di quanto premesso, la motivazione della glossa è comprensibile, non altrettanto può dirsi della sua struttura, complicata dalla presenza di due paragraphoi sotto i rr. 24 e 27. Hunt 1922, p. 150 scriveva, al riguardo, che in questo papiro “paragraphi are used to mark off the various notes”. Si tratta certo dell’impiego prevalente del segno, ma non esclusivo. In questi righi, infatti, esse sono apposte all’interno di un’unica glossa e hanno evidentemente la funzione di isolare porzioni di testo (vd. infra). Si rilevi inoltre che, a giudizio dell’editore, i righi sarebbero di una trentina di caratteri (così anche Arnott 1996, p. 238), un elemento, questo, da tenere in considerazione – come si vedrà in seguito – proprio al fine di delineare un’articolazione, seppur congetturale, di tale voce.
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Sulla problematica identificazione di tale personaggio, cfr. Schmidt 1894. Si veda pure Chantraine, DELG dove il riferimento è ad Alessandro di Berga, nonché Beekes, EDG, p. 211, s.v. bergai'oç (cfr. invece LSJ, DGE, GI s.v.). Marcotte 2000, p. 227, osserva che il fatto che i soli riferimenti letterari ad Antifane e alla sua patria si trovino essenzialmente in scrittori di opere geografiche “donne à penser que l’œuvre du fantaisiste avait un portée géographique”. 4 Cfr. Keim 1909, pp. 5-6. 5 Cfr. Arnott 1996, pp. 239-240. Marcotte 2000, p. 227 puntualizza che “le personnage d’Antiphane doit avoir eu de son temps déjà una certaine notoriété, puisque c’est sans doute lui qu’il faut reconnaître sous le nom d’un Antiphanès représentant Berga parmi les théarodoques d’Épidaure, vers 365-355 (I.G. IV 12, 94, 19)”. 6 L’espressione ὁ κωμικόϲ, che si trova in Stefano di Bisanzio, deriva evidentemente dalla confusione con Antifane comico. Cfr., da ultimi, Kassel-Austin 1991, p. 574; di diversa opinione era Rohde 1914, p. 270 n. 2. 7 Cfr. pure Ps. Scymn. 650 ss. Çtrumw;n de; para; tauvthn mevgaç potamo;ç pararrei' mevcri qalavtthç ferovmenoç kata; tou;ç legomevnouç kei'çe Nerhv/dwn corouvç: ejfΔ ou| kata; meçovgeion ΔAntifavnouç patrivç kei'tai legomevnh Bevrga, tou' dh; gegrafovtoç a[piçton iJçtorivaç te muqikh'ç gevlwn. La città di Berga è menzionata anche da Strabone (Geogr. VII fr. 16d Radt cit.), Cl. Ptol. Geogr. III 12, 28 e VI 3, 5.
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Prima di vagliare le diverse proposte esegetiche è forse utile ricordare che dell’Esione restano – oltre alla testimonianza di P.Oxy. – due soli altri frammenti (88 e 89 K.-A.), citati da Ateneo (IX 367f, XI 470e). Nell’opera di Alessi la tragica storia di Esione, figlia del re di Troia, Laomedonte, incatenata ad una roccia della costa, perché finisse preda del mostro marino inviato da Poseidone, e poi liberata da Eracle, veniva probabilmente rivisitata in chiave comica8. A che cosa alludesse, tuttavia, la menzione di kompavçmata ‘vanterie’ e il riferimento diretto, o implicito, ad Antifane di Berga – ammettendo naturalmente che i rr. 23 e 24 appartengano a questa commedia – non è dato stabilire9. Crönert 1922, col. 425, ipotizzava che, dopo l’indicazione di autore e opera (r. 22 “Alexiç ejn ÔHçiovn≥ªhi), iniziasse una citazione che si sarebbe conclusa al r. 26: tali versi potevano essere pronunciati da Eracle (cfr. app. crit.). Questa interpretazione non convince, perché presuppone una citazione di cinque righi, che non avrebbe eguali all’interno di questo lessico e sarebbe tanto più inconsueta se, come appare plausibile, i righi di P.Oxy sono eccezionalmente lunghi (vd. infra); non dà conto, per giunta, della presenza delle paragraphoi. Inoltre “his supplement suffers also from metrical errors, since twice a spondee is found in the second foot of a meter” (Naoumides 1961, p. 108); si noti, peraltro, che l’integrazione a fine r. 22 (tavdΔº), appare improbabile se non impossibile: il copista usa l’elisione (cfr. col. I 18 çavfΔ i[çte) dunque ci si attenderebbe o tavº⁄dΔ oppure scriptio plena. Anche Weinreich 1942 pensava che nei rr. 22-26 fosse contenuta un’unica citazione tratta da Alessi ma, sulla scorta di W. Schmid, lo studioso riteneva che la prima paragraphos (sotto il r. 24) indicasse un cambio di battuta (vd. p. 127), che si sarebbe verificato a fine rigo, mentre con il r. 25 doveva darsi un nuovo cambio10. I versi potevano riferirsi alla lotta di Eracle contro il mostro marino (vd. p. 126). Più precisamente i primi due righi della citazione (rr. 2224) avrebbero costituito il commento scettico di un personaggio al racconto dell’impresa di Eracle, da parte di un messaggero; i due successivi (rr. 25-26), invece, non è escluso che rappresentassero la risposta di Eracle, frattanto ar-
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Da notare che un dramma satiresco dal titolo Esione, è attribuito dubbiosamente al tragediografo Demetrio (49 Sn., cfr. TrGF I2 add. p. 351). 9 Lo stesso Arnott 1996, p. 233 n. 1, ad es., si limita ad immaginare che qualcuno nel dramma stesse negando la veridicità di un racconto o di una asserzione. 10 La suddivisione delle battute, proposta solo exempli gratia (cfr. app. crit.) è la seguente: (22) Bergai'oç: “Alexiç ejn ÔHçiovn≥ªhi: A. tiv tau'ta lhrei'ç; tavde fluarovçº ejçti; kai; (23) kompavçmatΔ. a\ªrΔ wJç kaino;ç ΔAntifavnhç fanei;çº (24) Bergai'on ajpodeivxein u{qlo≥ªn mevlleiç… B. tiv ga;r…º (25) A. aujtoi; çkopei'te nu'n: ejgw; dΔ ªejrhvçomai: (26) tivºnoç gavr, w≥Jç pevpaiken eijç tªh;n koilivan… Weinreich rilevava inoltre che aujtoiv doveva contrapporsi a ejgwv (r. 25), e pevpaiken derivare non da paivzw, bensì da paivw, più conforme allo stile della commedia. Lo studioso, parimenti, ammetteva che la relazione tra i righi finali e l’inizio restava comunque poco perspicua.
P.Oxy. XV 1801, col. II 22-27
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rivato a porre fine all’incredulità (vd. p. 131). Con il r. 27 si tornerebbe alla spiegazione del lessicografo. La ricostruzione prospettata, in cui il r. 22 è di 47 caratteri (+ spazio bianco), il r. 23 di 41, laddove r. 24 di 35; r. 25 di 30; r. 26 di 29 e r. 27 di 22, in base alla constatazione che solo pochi dei 300 versi conservati di Alessi hanno più di 30 lettere (la media è di 28, cfr. p. 126) ha l’indubbio merito di cercare una giustificazione per la presenza delle paragraphoi ma, al contempo, desta varie perplessità. Innanzitutto se i rr. 24-26 fossero più brevi degli altri per evidenziarne la struttura metrica – prassi redazionale che peraltro non parrebbe riscontrarsi in col I (⇒ Aristophanes 12 e 24 CLGP I.1.4 ed. alt.) – non si spiegherebbe nemmeno perché la sillaba finale — Çu; me;n e≥uj≥puvrgou klee≥n≥ªn-
pe-
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fivloç w\≥ Pulavkrateç≥ qª çin e[fh: pw'ç ga;r ª brancivda≥ç iJerªevaç ΔApovllwnoç. ΔAriçtotevlhç fhç≥i ;n eª ta ΔApovllwnoç m≥ª pton≥≤ª≤º≤ª≤≤º≤kª wç aj≥poª≤≤≤≤ºç≥≤ª tout≤ª≤≤≤≤ºeª ºqon≤ª ºu≥ª ä ä ä
Nel margine sinistro due paragraphoi ai rr. 6-7 e 12-13; a sinistra del r. 7 tracce di una diplè (Maehler in apparato la segnala come un’apparente diplè obelismene di anomalo disegno tra i rr. 7-8; nella trascrizione diplomatica il segno è indicato invece tra i rr. 6 e 7); una paragraphos a due punte accompagnata da coronide (che si sviluppa lungo i rr. 8-12) tra i rr. 11 e 12 1 º≤t≥ si scorgono i tre vertici di un triangolo: l o a Maehler 2 ≤ª tracce compatibili con a o w Maehler in luogo di p≥, meglio forse i≥t ≥; seguono tracce che suggeriscono m Maehler 3 dopo w tracce di inchiostro in verticale sopra e sotto il rigo di scrittura: r sormontato da un altro segno? O la lunga asta di k ? ≤ç≥ probabile a Maehler 7 º≤ª o, forse anche r Maehler 10 d≤ un breve spazio e, pare, un piccolo apostrofo Maehler ]≤ª parte bassa di un’asta verticale 18 o≤ m o forse anche n Maehler ≤ª p≥ o g≥ Maehler ]≤ª n o m 20 ≤ª forse a di grandezza inusuale Maehler 21 ≤ª sottile asta verticale ——
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Anacreon 3
3 epiqem≥ª ed.pr.; ejpiqeme≥ªn- MH 4 w{ra ≥ ç≥ (3-4 w{º⁄raç≥) ? MH 4-5 peº⁄poih'çqai to; o[n≥ oªma ? Maehler 6 ejgkekalªummevnoç ? Maehler 6-7 çtefaºnhfovron vel dafºnhfovron i{na≥ Maehler e.g. 89 meta;º ⁄ gevlwtoç kai; paidªia'ç Maehler (app. crit.) 9-10 ei[rhº⁄ke to; cariven dΔ w\ ? Maehler 12 ejg≥ ≥ puvrgou vel e≥up ≥j uvrgou klee≥nª≥ nou' Maehler; klee≥nª≥ nou' vel klee≥nª≥ nh'ç (sc. povlewç vel povlioç) ? Haslam; klee≥n≥ªnou' ptolievqrou ? Porro 13 Poluvkrateç vel Pouluvkrateç Haslam qªeoi'ç (monosyll.) ? Haslam in cds 15-16 iJerªevaç tou' (sine tou' MH) ΔApovllwnoç ΔAriçtoº⁄tevlhç fhçivn ? Maehler 17 ta; ΔApovllwnoç m≥ªanteuvmata ? Maehler : vel manteuvmaº⁄ta ΔApovllwnoç Mªilhçi- e.g. MH 18 pto≤≤ª≤ºm≥ Maehler
... chiama(re) ... essere fatto il nome ... al dio ... da Afrodite ... (con?) riso e scherzo ... ha detto (?) ... “grazioso o ...” … infatti sono ebbri ... Tu dell’illustre (città?) dalle belle torri ... amico, o Pilacrate (Policrate?) ... disse: come infatti ... i Branchidi, sacerdoti (di Apollo?) ... Aristotele (?) dice ... i (responsi?) di Apollo 3-6 La trattazione sembra riguardare una denominazione o un epiteto, forse riferito a divinità, se è qew/' la parola che conclude la frase. L’espressione pepoih'çqai to; o[noma (rr. 4-5) potrebbe rinviare all’esegesi di un nome proprio, ma anche i verbi ejpitivqhmi (donde la probabile forma participiale ejpiqeme≥ªnal r. 3) e proçagoreuvw (r. 4) sono frequentemente connessi con designazioni nominali (cfr. e.g. Plat. Symp. 205 b: ejpitiqevnteç o[noma; Crat. 424 d: ojnovmata ejpiqei'nai; Fl. Ios. VIII 109, 5 ejpiqeivh to; o[noma; per proçagoreuvw il senso di ‘designare con un nome’ è forse il più comunemente attestato). 6-7 Il dicolon al r. 6 separa il commento dal lemma (o citazione) che segue, segnalato anche dalla paragraphos sotto il rigo. La diplè che si trova accanto al r. 7 potrebbe indicare proprio la presenza di una citazione. È comunque probabile che appartengano a un’unica frase il participio ejgkekalªummevnoç (per cui Maehler richiama Theogn. 1045; si noti che nel papiro si trova la grafia con n, ejnk-, come più avanti, al r. 15, in brancivdaç, e forse già a fr. 15 II 6, per ejnc-) e i termini dafºnhfovron o çtefaºnhfovron, ipotizzabili per i rr. 6-7: potrebbe trattarsi della descrizione di un partecipante a un rito, a cui si adatterebbero le azioni di scoprirsi il capo e portare corone o serti di alloro. I dati non consentono di andare oltre questa ragionevole ipotesi; segnaliamo comunque un elemento suggestivo, evidenziato da MH, costituito dall’accostamento dei due termini ejgkekalª e ºnhfovron, che richiama gli appellativi dell’Ippolito euripideo Kaluptovmenoç e Çtefanhfovroç, il quale fu vinto tragicamente proprio uJpo; th'ç ΔAfrodivthç (cf. r. 8). 8-11 Il commentatore forse sottolinea il tono di lusus (gevlwtoç kai; paidªia'ç, r. 9: l’unione di gevlwç e paidiav costituisce un’espressione assai diffusa nella prosa greca, soprattutto a partire dall’età imperiale) della poesia di Anacreonte o, più probabilmente, illustra la situazione a cui si riferisce un verso anacreonteo, probabilmente solo citato (non si scorgono segni indicanti lemma) al r. 10: un momento simposiale, in cui si intrecciano ebbrezza (ga;r
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m≥equvouçi≥, r. 11), eros (ΔAfrodeivt ≥h≥ªç, r. 8) e riso (cfr. Anacr. 56, 3-4 Gent. ajglaa; dw'ra ΔAfrodivthç ⁄ ... ejrath'ç ... eujfroçuvnhç). La sequenza ºaio≥rnª alla fine del r. 11 induce a pensare ad aiJ o[≥rnªiqeç, come suggerisce interrogativamente MH, ma le ipotesi di connessione del termine con ciò che resta del testo sono alquanto ardue. 12-17 L’ampio spazio fra i rr. 11 e 12 e il gruppo coronide-paragraphos a due punte segnano l’inizio del commento a un nuovo componimento; il lemma al r. 12 è verosimilmente costituito dall’incipit del carme, la cui struttura metrica parrebbe essere quella del trimetro ionico a minore (cfr. infra, ad r. 13) con anaclasi tra il primo e il secondo metro (+ + < × < + < ª< + + > > >
30
ª≤ºeilhn≥ª aª r≤ª ≤ª ≤ª ≤ª eª h≥ª ≤ª o≥rn≥ª ar≤ª ≤≤ª t≥oiª
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Anacreon 3
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35
p≥o≥ª e≥iª ge≤ª r≤ª ä ä ä
Nel margine sinistro paragraphoi ai rr. 6-7, 9-10, 30-31, 32-33; in prossimità del r. 18 compare un segno costituito da due tratti ricurvi, forse una coronide di aspetto inusuale (ma cfr. infra l’ipotesi della McNamee); dal r. 20 una serie di dieci diplai 3 º≤ possibile h Maehler; non si esclude u 5 º≤n forse e Maehler 10 º≤ probabile h Maehler 17 nwª oppure noª 18 nel margine sinistro z≥h≥v(tei) McNamee 20 r≥ oppure t≥ —— 4 º≤≤ªºa·k‚ge≥taie ª ed. pr. : º ej≥p≥av·ge‚ge≥tai eªijç fovbon ? Haslam 5 frºev≥naç ªmºe;n fobªeravç vel ¤nu'n ta;ç‹ ejn fovbªw/ ou[çaç Maehler e.g. : fªobeºr≥a≥;ªç frºev≥naç ¤nu'n ta;ç‹ ejn fovbªw/ ou[çaç ¤ma'llon‹ h]º Haslam 8 pravxªewç ? Molfino, dein wJç Haslam 9 prºoeirhvkamen ? Maehler 10 a[ge dºh;≥ nu'n Maehler rJht≥ªorikw'ç Haslam 11 gevºg≥raptai suppl. Molfino ejrw'çªan Bernsdorff 2011 11-12 e[rwç ª ... th'çº devrhç ço≥u' çei≥ªovºmenoç Maehler e.g. 17-18 paº⁄tevra fhºçivn vel kaº⁄t≥erãrÃavfh ? Maehler 18-19 ΔAº⁄pi≥vwn ? MH
... timore (?) ... degne di timore ... vennero/venni in città cioè ... che trattiene infatti dall’azione (?) ... ora tu danza ... in senso retorico (?) è stato scritto per una donna innamorata (?) ... sul (?) tuo collo ondeggiando (?) 5-6 Le integrazioni suggerite dall’editor princeps presuppongono un rapporto con Anacr. 60, 2-3 Gent. (= PMG 346, fr. 1) fobera;ç dΔ e[ceiç pro;ç a[llw/ frevnaç. A partire da questo stesso frammento anacreonteo, e ritenendo probabile che esso sia qui addotto come citazione all’interno dell’esegesi di un altro carme (ciò che segue nella colonna non mostra infatti più alcuna relazione con Anacr. 60), Haslam in cds propone una suggestiva ricostruzione del testo ai rr. 5-6: dopo il richiamo a due parole del frammento anacreonteo (fobera;ç frevnaç) vi sarebbe fornita la spiegazione di foberavç, attraverso due alternative: fªobeºr≥a≥;ªç frºev≥naç ¤nu'n ta;ç‹ ejn fovbªw/ ou[çaç ¤ma'llon‹ h]º ⁄ ta;ç fovbou≥ ajxivaç. 7 Un vacuum separa il lemma dalla spiegazione, introdotta da oi|on, che compare già in questo commentario nel fr. 1, 5. Per la menzione di una città, cfr. Anacr. 100 Gent. (= PMG 391). 8 Non è perspicuo il valore nel contesto del termine ejpiçcetikovn, corradicale di ejpevcw (‘tenere’, ‘trattenere’). Una delle ipotesi dell’editor princeps è che l’aggettivo si riferisca a una pausa nel ritmo. Con l’integrazione pravxªewç si prospetta piuttosto l’idea della sospensione di un’azione narrata o l’esegesi di un elemento narrativo che causa il trattenersi dall’azione stessa. 9 Come suggerisce interrogativamente già l’editor princeps (p. 24), probabilmente il commentatore, parlando alla prima persona plurale, rimanda a
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un’osservazione precedente. Siamo alla conclusione di una sezione di commento: il resto del rigo è lasciato in bianco. 10 Per l’integrazione dell’editor princeps (che restituisce un dimetro ionico puro10), cfr. Anacr. 33 Gent. (= PMG 356a a[ge dhv, fevrΔ hJmivn, w\ pai'): va rilevato tuttavia che la sequenza di quattro caratteri integrata a inizio rigo è un poco più lunga di quanto sarebbe ammesso dall’ampiezza della colonna. Con tutta probabilità siamo all’inizio del commento a un nuovo componimento (nel margine sinistro potevano trovarsi coronide e paragraphos a due punte). Nella poesia di Anacreonte è frequente il ricorso all’imperativo per rivolgere inviti, esortazioni e preghiere. Il pronome çuv compare in Anacr. 12; 15, 2; 60, 6 Gent. (= PMG 367; 360; 346, fr. 1), il verbo ojrcevomai in Anacr. 92; 95 Gent. (= PMG 390; 375). Particolarmente interessante l’interpretazione che Bernsdorff 2011, p. 32, offre del verso qui commentato: sulla base del parallelo con un epigramma di Filodemo (AP V 107 = 23 Sider), egli vede nella circostanza cantata da Anacreonte la condizione dell’amante respinto che, trovando consolazione nelle braccia di un’altra donna, apostrofa sarcasticamente la sua antica fiamma dicendole qualcosa come “danza pure, tu, io intanto non sono più sensibile alle tue grazie”. Gli imperativi anacreontei avrebbero dunque una funzione ironica e richiamerebbero in parallelo i contesti in cui il poeta insulta le donne (60 Gent. = PMG 346; 48 Gent. = PMG 427) più che quelli in cui le corteggia. Ben si accorda con l’interpretazione di Bernsdorff il suggerimento di MH di leggere alla fine del r. 10 rJht≥ªorikw'ç, che sottolineerebbe il rovesciamento in senso ironico dell’invito che il poeta rivolge alla sua interlocutrice. 11 L’espressione gevgraptai eijç tinav ricorre nei commenti soprattutto nella sezione introduttiva all’esegesi di un carme, laddove il commentatore intende segnalare a chi il componimento si rivolga: cfr. al riguardo supra, ad fr. 17 II 8; il verbo gravfw ricorre probabilmente nel frammento in esame anche al r. 20. Ancora Bernsdorff 2011, p. 32, mostra persuasivamente che la sequenza ejrwçª non deve essere interpretata come un nominativo maschile, magari da indentificarsi con il dio Eros, ma corrisponde con ogni probabilità alla prima parte del participio ejrw'çan, concordato con gunai'ka: lo stilema gunai'ka ... ejrw'çan ricorre ad esempio in Aristoph. Ran. 1044 nonché in Pl. Resp. 395 d 6-e 2; una specificazione qualificante il personaggio femminile cui il carme è indirizzato è peraltro in qualche modo attesa dopo l’espressione eijç gunai'ka. 12 La proposta di integrazione di Maehler th'çº devrhç ço≥u' çei≥ªovºmenoç, coerentemente con la sua interpretazione della sequenza ejrwç[ come il nomina-
10
Ma cfr. West in Bernsdorff 2011, p. 32 n.16, che interpreta e[rceo come dattilico.
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Anacreon 3
tivo del nome del dio, vuole offrire una immagine dello stesso Eros colpito (‘scosso’, ‘turbato’) dal fascino femminile. Va detto tuttavia che il verbo çeivw si attaglia maggiormente al movimento fisico o a quello di un monile o di una veste che ondeggia sul corpo (si potrebbe in questo caso pensare a una collana che si muove sul collo): cfr. Bernsdorff 2011, p. 32, il quale riporta fra l’altro l’opinione di West che si possa forse leggere un’altra voce di çeivw al rigo successivo (çºei≥o≥m≥ª). 17 Compare probabilmente il nome Sileno, come al r. 21. 18 ss. Si scorge nel margine sinistro un segno costituito da due tratti ricurvi, forse una coronide di aspetto inusuale. Dal r. 20 si ha una serie di dieci diplai, indicanti, secondo l’editor princeps, un passo fuori posto; McNamee 2007, p. 168, le pone in relazione con il siglum zhv(tei) che ritiene si possa leggere nel margine sinistro (in tal caso tuttavia se ne dovrebbe rilevare la forma alquanto singolare), laddove abbiamo individuato la coronide anomala: potrebbe essere, a suo avviso, l’invito a indagare sul possibile disordine del testo. Come suggerisce tuttavia Haslam 1998a, p. 50 n. 1, rifacendosi ai casi analoghi di P.Oxy. III 405, XV 1803, LIII 3699, è probabile piuttosto che le diplai segnalino una citazione. In questo caso, viene naturale richiamare il fatto che ai rr. 17 e 21 parrebbe leggersi il nome di Sileno: forse che la citazione derivi da un dramma satiresco, magari dal Ciclope euripideo? O non si tratterà invece di un’opera erudita, un Peri; tou' dei'na del quale al r. 20 si poteva leggere il titolo? Al riguardo Haslam in cds, richiamandosi al fatto che al r. 17 (e forse al 21) si parla di Sileno (o di Sileni), suggerisce, e.g., qualcosa come (ejn tw/') peri; (tw'n) Çatºuvrwn gravªfei oppure gravªfwn; varrà la pena di ricordare, allora, che Cameleonte fu autore di un Peri; Çatuvrwn (cfr. Sud. a 3668; 3907 A.), così come il grammatico Dracone di Stratonicea (Sud. d 1496 A.). Lo stesso Haslam segnala la possibile occorrenza, tra i rr. 18-19, del nome di Apione. La possibile occorrenza del nome di Apione tra i rr. 18-19 induce poi lo stesso Haslam a formulare, ancorché e.g., una ricostruzione plausibile per i rr. 17 ss. Çeilhno;ªn tw'n çatuvrwn ei\nai to;n paº⁄tevra fhªçi; (Camailevwn oJ Pontiko;ç ?) wJç kai; jAºpivwn ... L’eventualità che nei righi in questione venissero addotte informazioni erudite riguardo ai satiri e a Sileno ci sembra insomma verisimile; di più, come segnala opportunamente Haslam in cds, Cameleonte, oltre a scrivere sui satiri, fu anche autore di un trattato Peri; ΔAnakrevontoç: nulla di sicuro, naturalmente, si può dedurre dalla notizia per quanto concerne l’origine del materiale esegetico e della probabile citazione di fronte a cui ci troviamo, ma è certo che il trattato di Cameleonte fosse una delle auctoritates cui si rivolgevano gli studiosi alessandrini interessati ad Anacreonte, come sottolinea lo stesso Haslam (richiamando altresì l’attenzione sul fatto che questa sezione del commentario dovrebbe fornire elementi atti all’esegesi di un carme in cui compare una donna danzante). E forse – ciò che ci sembra degno di nota – proprio al trattato anacreonteo del Peripatetico fanno espresso
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riferimento altri luoghi del nostro hypomnema (cfr. frr. 27, 7; 44, 4 e relativo commento).
Fr. 26
5 6a
6
10
ä ä ä º≤ ≤ ª tht≤≤ ª a[g≥e ka ª kai≥t ≥o≥ e{≥t ≥≤ª e≥q≥a≤≤ª ºeari≤ª
t≥hn a≥ª wçou≤ªºu≤ª ä kat≥a≥koi≥ª deiça≥k men≤ª qoç≥≤ª nwo≥ª a≤≤ª ä ä ä
Al r. 7-8 paragraphos 4 t≥o≥ : t≥i ≥ ed. pr. e{ pap. 6a scrittura interlineare probabilmente della prima mano Maehler 6 t≥ o anche f≥ Maehler
primaverile (?) ... giacere (?) 4 La presenza dei segni diacritici sopra e indica probabilmente che questa è una parola anacreontea. Forse allora la sequenza precedente dovrà essere letta, come suggerisce MH, kai; to;, a introdurre una espressione poetica addotta come citazione o richiamo. 6a Si può ipotizzare la presenza di una forma dell’aggettivo ejarinovç. 8-9 L’editor princeps pensa a una voce di katakoima'çqai (cfr. fr. 15 II 11), seguita da una glossa kaqeuvº⁄deiç.
Anacreon 3
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5 6a
6
10
ä ä ä ºd≥ªº≤≤ª º≤ª≤≤ºç≥qa≥i ≥ª º≤≤ª≤≤≤ºifei≥ª ºal≥inepª≤ºfªºe≤≤ª º g≥a;≥r tou'to≥ ≤ª º E≥uj≥rupuvl≥h≥ªn
º≤ tauvthn aj≤ª ΔAºnakrevonto≥ç ajn≥ª º≤hmekeinei≥ª ºerh≥ gunai'ka ≤ª≤º≤ª ºkaç≥ aim≥≤ª º≤≤≤≤ª ä ä ä
4 e≤ una breve linea verticale scende dal tratto centrale di e: possibili i, r Maehler 10 ≤ª forse a Maehler 11 la terza posizione è occupata da un piccolo cerchio Maehler
——
4 pºavlin ejpªiºfevreªi ? Maehler 7 fort. ejn tw/' (MH) peri; (Molfino) ante ΔAºnakrevonto≥ç 8 ºm≥hv mΔ ejkei' nei≥ª vel m≥hv me keivnei (lege kivnei) Maehler e.g. 9 fort. duçcºerh' gunai'ka (vel ºerh≥ gu'nai ka) Martano 10 gunai'ºkaç≥ ai{ me MH e.g.
... nuovamente aggiunge (?) ... infatti questo ... Eurypyle ... questa ... di Anacreonte ... donna 6a Il frammento contiene una spiegazione riguardo a una donna menzionata nei versi anacreontei. Il commentatore ne precisa l’identità nella scrittura interlineare sopra tauvthn, di cui rappresenta, con ogni probabilità, la spiegazione: Euj≥rupuvl≥h≥ªn. Il nome di Eurypyle compare in Anacr. 8 Gent. (= PMG 372 xanqh/' dΔ Eujrupuvlh/ mevlei ⁄ oJ perifovrhtoç ΔArtevmwn). Il frammento è riportato da Ateneo (XII 533e = Chamael. fr. 36 W. = fr. 44 Giordano) il quale riferisce anche che Cameleonte Pontico ne trattava nel Peri; ΔAnakrevontoç e spiegava l’attributo perifovrhtoç, di discussa interpretazione, in relazione al nuovo tenore di vita del “villano arricchito”, descritto in Anacr. 82 Gent. (= PMG 388). 7 Compare il nome del poeta. Si può pensare che fosse qui indicato il titolo del trattato di Cameleonte Peri; ΔAnakrevontoç; l’opera costituiva probabilmente la fonte (anche indiretta), dalla quale il commentatore attingeva le
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sue notizie riguardo a Eurypyle. Cfr. già Molfino 1998, p. 319 e n. 8; inoltre Martano 2008, p. 29. A un Peri; jAnakrevontoç si riferisce anche il fr. 73, 10 del nostro commentario.
Fr. 28
5
ä ä ä º≤≤≤ª º≤th crova a≤ª ºiç≥Ú ajpepoivmhnªa bivon meºt≥afora;n th;n t≥w≥'n≥ ª ºe≥taç t≥ou' çu≥b≥wv≥t ≥ªoºu≥≤≤ª ºaª≤≤ºbi≥o≥toçam≥ª≤º≤ªº≤≤≤ei ent≤ª º ª º ª º≤≤ll≥hª≤ºtop≤ª≤≤ºe≥ro≥nanei≥aª º≤ª≤ºe≥aª≤º≤ª≤≤ºi≥anaª≤≤ºt≥ou≥ kata ª ºewç
10
º≤ª≤ºlaª ºça≥ª º·≤nu‚e≤≤ª ºn≥ tª º≤ª º≤≤ª º≤ª ä ä ä
2 º≤ sottile tratto discendente, forse di a Maehler ≤ª possibili ç e r Maehler; ç ci sembra preferibile 5 b≥ : q≥ Maehler 7 apparenti tracce di inchiostro solo a inizio linea 8 º≤ forse p Maehler l un piccolo tratto orizzontale a centro linea si lega a l Maehler 9 a inizio rigo semicerchio chiuso a destra 10 a fine rigo asta verticale 12 º≤ tracce di un’asta verticale 13 tratto orizzontale alto e asta verticale discendente, compatibili con g, p, t
——
3 ajpepoivmhnªa supplevimus 4 th;n meºt≥afora;n th;n t≥w'≥n≥ ªpoimnivwn ? Maehler 5 t≥ou' çu≥b≥w≥vt ≥ªoºu≥ ? Molfino 8 ΔAºp≥e ≥llh' ª º (vel ΔAºp≥e ≥llh'ªçº MH) to; prªovtºeron ? Maehler a]n ei[≥aªçen MH e.g.
... pelle (?) ... ho allontanato (?) (la vita) ... la metafora dei pastori (?) … del porcaio (?) 3 Dopo un dicolon è riportata, in funzione di lemma, una parte del verso commentato nel fr. 1, 5, tovºndΔ ajp≥epoivmhna bivon (cfr. supra, ad l.). Si deve dunque desumere che là il verso fosse addotto come parallelo o come citazione, a corroborare quanto espresso nel commento (cfr. al riguardo Haslam, in cds).
Anacreon 3
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4 Viene ripetuta anche la spiegazione della metafora (cfr. fr. 1, 6 mºetafora; ajpo; tw'n poimnivw(n)). 5 Si può con tutta probabilità individuare il genitivo di çubwvthç ‘porcaio’ (nonostante la difficoltà della lettura di b, a cui Maehler, pur segnalandone la possibilità, preferisce quella di q: si veda, per un carattere dal disegno analogo, il fr. 14, 2). Il termine compare in vocativo (çubw'ta) già nel fr. 15 I 17 (cfr. supra, ad l.). Si potrebbe ipotizzare un nesso tra il personaggio a cui è rivolta quell’allocuzione e la metafora di ambito pastorale tovndΔ ajpepoivmhna bivon; di più, ci si potrebbe chiedere se questo fr. 28 non provenisse dalla medesima col. I del fr. 15 ove troviamo il riferimento al porcaio Eubuleus (in tal caso dovremmo supporre che il fr. 28 si trovasse sotto il fr. 15, del quale è conservato un significativo tratto del margine superiore): dalla forma e dal contenuto dei due frammenti non sembrano – se non altro – ricavarsi elementi in contrario. 8 È forse possibile leggere il nome di Apelle (cfr. fr. 6, 2), personaggio che compare in Anacr. 188 (= PMG Adesp. 957).
Fr. 29 ä ä ä ºtwk≥l≥≤≤ç≥i ≥ç≥o≥ª≤≤º≤ª º meidiovwn prªoçwvpw/ ºlhroç me;n ejpª≤ º≤n≥de ejpi; tou' i≥ª
Il r. 4 è seguito da un’ampia porzione di margine inferiore 1 dopo l tratto verticale —— 2 º meidiovwn prªoçwvpw/ Maehler in app.
... sorridente nel volto 2 Come nota Maehler, leggiamo qui una citazione o un lemma da Anacr. 91 Gent. (= PMG 380) cai're, fivlon fw'ç, cariventi meidiw'n proçwvpw/. Il frammento di commentario presenta una nuova lezione per la voce verbale, la forma epica meidiovwn (anche favoç come appellativo nel saluto è frequente nei poemi omerici, cfr. ad es. Il. XVI 39), a favore della quale sta la lezione meidiovon del cod. A di Imerio, l’autore che tramanda Anacr. 91 Gent. Tuttavia West 1988, p. 2, fa notare che, se si accogliesse per il testo di Anacreonte la lezione meidiovwn, occorrerebbe, per ragioni metriche, intervenire sul vicino ca-
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riventi emendandolo in cariven (avverbiale, in connessione con meidiovwn), lasciando in tal modo sguarnito dell’atteso attributo il dativo proçwvpw/. In P.Oxy. LIII 3695 (⇒ 2), fr. 17, 3 è riportato forse questo stesso verso; purtroppo però leggiamo solo le lettere (ºmeidiª).
Fr. 30
5
ä ä ä º≤ª≤≤≤≤º≤ª º≤ª≤≤ºghçª º≤≤≤ª ºenh ª º m≥e vcri to≥u' ª ºenaç tape≥i ≥ª ajmºf≥ivbolon dev ≤ª º≤ridoçthça≤ª ºu≥taloipax≥ª º≤eª ºepª ä ä ä
5 ≤ª dal tratto centrale di e scende una verticale, troppo breve per i, forse la parte sinistra di p Maehler 6 ≤ª un piccolo occhiello sulla linea, forse base di ç Maehler —— 5 ajmºfivbolon de; p≥ªovteron vel p≥ªw'ç Maehler, cfr. 25 I 4 6 ΔAçtºe≥vridoç ? Maehler, cfr. Anacr. 188 Gent. (= PMG Adesp. 957); Kuvºp≥ridoç non excludit MH 7 ºu≥ ta; loipa; x≥ª vel ºu≥ta loipavz≥ªetai melius quam çkºuv≥taloi pax≥ª Maehler
... fino al ... incerto 4 Si potrebbe pensare a una forma di tapeinovç, attributo di levxiç (opposto a kekoçmhmevnoç) nel linguaggio retorico di Aristotele (Rhet. 1404b6; 1408a19). 5 Benelli 2011 (p. 69) approvando la proposta ajmºfivbolon de; p≥ªovteron dell’editor princeps, suggerisce anche, in alternativa, ajmºfivbolon de; t≥ªo; (eJxh'ç oppure legovmenon). 7 Tra i suggerimenti di Maehler per la divisio verborum, çkºuv≥taloi pax≥ª ci sembra poco credibile (accanto all’estrema rarità della forma çkuvtaloç al maschile, rimarrebbe da giustificare l’improbabile incipit paxª); più verisimile la divisione ºu≥ ta; loipa; x≥ª, per la quale propende anche Benelli 2011.
Anacreon 3
96 Fr. 31
5
ä ä ä º≤ª º≤ª ºtª ºt≥ime≥ª ºpo ç≥eid≥ª ºç≥adet≥ª º≤l≥≤ª º
ªº ª ª º wª º ≤ª ä ä ä º
Lunghi tratti orizzontali negli interlinei tra i rr. 3-4, 6-7, 7-8 1 occhiello, simile a quello di a (già Maehler) 2 tratto obliquo ascendente verso destra, seguito da tracce di linea discendente: l ? 6 ª º≤ forse e Maehler l≥≤ possibile e oppure o Maehler —— 5 ajºpo; ç≥øeØid≥ªhvrou Rea apud Maehler, cfr. PMG 347 fr. 1, 7; ajºpo; Ç≥øeØid≥ªw'noç vel uJºpo; Ç≥øeØid≥ªwnivwn vel sim. MH
5 Lo spazio lasciato dopo po sembra escludere una forma di Poçeidwvn. Le proposte congetturali formulate da MH e segnalate in apparato offrono il vantaggio di presupporre termini con i lungo, quello che può essere sostituito con ei. 6-8 I tratti orizzontali che si trovano nella porzione estrema del frammento sono di dubbia interpretazione. Non è escluso che costituiscano la sobria ornamentazione che accompagna talvolta un titolo nei rotoli papiracei: nel nostro caso potrebbe trattarsi di un titolo finale, come suggerisce anche Haslam in cds (per qualche esempio di ornamentazione analoga cfr. i papiri di Saffo P.Oxy X 1231 e XVII 2076, nonché i volumi omerici segnalati da Schironi 2010, pp. 135, 161, 179; titoli finali apposti, come sarebbe il nostro, a poca distanza dall’ultimo rigo del testo si trovano ad esempio in P.Mich. inv. 5760, dell’Odissea o in P.Mich. inv. 2754, di Alcidamante. Per quanto riguarda i commentari, troviamo titoli finali in P.Amh. II 12, 17-20 ΔAriçtavrcou ⁄ ÔHrodovtou ⁄ a– ⁄ uJpovmnhma; P.Oxy. XXIV 2392 (⇒ Alcman 4), 1-4 Dionªuºçivou e≥poª ⁄ ΔAlkma'noç ⁄ melªw'ºn d v ⁄ uJp(ovmnhma) (cfr. anche Bastianini 2015, pp. 93-95); P.Oxy. XXXI 2536, 39-41 Qevwªnoçº tou' ªΔArºtemidwvrou ⁄ Pindavrou ⁄ Puqionikw'n uJpovmnhma; P.Oxy. LXXIII 4952 (⇒ Archilochus 4), fr. 2 ºoçtom≥ª ⁄ tw'≥n≥ ªtou'º ⁄ ΔArcilovcªouº ⁄ Trimevtrw≥ªnº ⁄ uJp(ovmnhma)).
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Fr. 32
5
ä ä ä º≤≤ ª º≤ª º≤≤ª º≤ª º≤ª º≤ª ºu≥eª º≤≤ª≤º≤ª ºhçe≥n≥ª≤≤º≤≤ª≤≤º≤≤m≥w≥≤ª º≤di≥h≥k≥ei k≥ai≥ª º citw'na ª
2 a fine rigo, º≤ª m stretto Maehler; forse anche h
4 ºe≥d≤im≥i≤eim≥ai≥ª ed. pr.
... chitone 5 Cfr. Anacr. 115 Gent. (= PMG 399).
Fr. 33
5 6 7a 7b
7
10
ä ä ä º≤qu≥ªgaºtevra h≤ª ºa≥nqhn≥ª≤ºnomadi≤≤≤ª ºoneido≥çenn≥ewªºd≥ª≤≤º≤≤≤a≤≤≤ ºi≥a≥≤upereç≤ª≤≤≤≤≤ºu≥aª≤≤ºh ºa≥≤≤≤≤≤ª º≤≤≤i≥o≥≤≤≤n≥ª ºqhç ºp≥≤i≥m≥≤ª≤º≤≤t≥eroi faivno≥n≥tai≥ º≤uto≥ª≤º auth oç a º≤a≤ou≤≤ª≤≤º≤ç ga;r aujthç≥ mainavda≥ç k≥a≥l≥e ≥i ≥'
º≤≤≤ªoJ ΔArºiçtavrceioç ajqetei' º≤oihth≥pª≤ºr≥ihneiep≥i ≥≤ ºf≤≤≤≤n pro;ç ajfroºeçqai≥ paratiqe“kaºt≥aka'ça kai; ouj yuvqoç ou[nomΔ e[couça” ºe≥i ≥çat≤umei ä ä ä
1 dopo q e≥≤ forse r Maehler; ma il tratto ricurvo e quello verticale, che scende sotto la linea di scrittura, sono accostabili a quelli di u dei rr. 11-12 (MH) 4 ºr≥ ed. pr. : ºi≥ MH 8 ep≥r≥≤ª
98
Anacreon 3
(dopo r traccia compatibile con a) Maehler 9 fo≥i ≥t ≥≤n ? MH 11 a≤kaiou ed. pr. : akaiou Benelli 12 ≤ o più che e Bernsdorff 2011 —— 1 qe≥≤ª≤≤ºtera ed. pr., qu≥ªgaºtevra MH 2 fort. oijnºav≥nqhn≥ Maehler (cfr. 5; vel nomen proprium MH), tum ªo[ºnoma diªav 3 º o[neido≥ç vel ºon ei\doç ejn n≥ew/v ? MH 5 fort. o≥i ≥jn≥av≥nqhç Maehler 7b quid velit oç additum, valde incertum aujth'ç corr. in aujta;ç ut vid. 7 fort. ΔAmmwvºn≥i ≥o≥ç≥ Maehler 8 fort. para; tw'/º p≥oihth/' (sc. Homero) vel p≥oihth/' Pr≥ihnei' (dein ejp≥i ≥;) nisi ≤ijhvneie MH 9-10 pro;ç ΔAfro⁄ªdivthn Maehler : foita'n pro;ç ajfro⁄ªdivçia kai; porneuveçqai MH e.g. 1112 Callim. Hecal. fr. 90 Hollis (= 288 Pf.), 1, agn. Benelli: alii alia temptaverant (inter quae ΔAl≥kaivou) 11 parativqe⁄ªtai de; (vel -menoç) to; Kallimavcou MH 12 fort. ajºe≥iv≥çatΔ Bernsdorff 2011; ]e≥i ≥'ça tou' mei⁄ªdia'n West ap. Bernsdorff 2011
figlia (?) ... Enante (o fiore di vite?) il nome a causa di (?) ... sembrano ... infatti che le chiama menadi ... il discepolo di Aristarco atetizza ... verso Afrodite (?) … è citato (?) “Scilla, meretrice, che non porta falsamente il suo nome”…
2 Nella trattazione di una questione lessicale potrebbero inserirsi il nome dell’infiorescenza della vite (oijnavnqh) e l’espressione o[ºnoma diªav; più probabilmente però, come suggerisce MH, Oijnavnqh è un nome femminile (cfr. anche qu≥ªgaºtevra al r. 1), del quale viene di seguito fornita la giustificazione o addirittura l’aition (o[ºnoma diªa; to; ktl.); o ancora o[ºnoma può essere semplicemente l’accusativo di relazione che si accompagna a Oijnºavnqhn, mentre diªav introdurrebbe una nuova sequenza sintattica. Il nome Oijnavnqh è abbondantemente attestato (cfr. e.g. Pol. XIV 11, 1; XV 25, 13; 29, 8. 10; IG II2 1524, 222; 5133, 2; 10205, 1; IX1 193, 6. 12-13), ma quanto si legge nei righi del frammento induce a sospettare che il commentatore stia richiamando – per quale ragione non è dato di arguire, ma forse, come suggerisce Haslam in cds il nome femminile introdotto in un carme anacreonteo gli ricordò una Enante a lui più nota – proprio l’episodio narrato da Polibio (XV 29), relativo a Enante, madre di Agatocle il ministro di Tolemeo IV Filopatore, la quale, versando la situazione del figlio in cattive acque, si rifugiò nel Tesmoforio e, quando le donne della nobiltà le si avvicinarono fingendo di consolarla, le cacciò insultandole come qhriva (cfr. forse r. 7b: mainavda≥ç k≥a≥l≥e ≥i ≥'). Ad un personaggio siffatto (Enante e le altre donne della famiglia di Agatocle non godono di una buona fama nel racconto polibiano) potrebbe adattarsi il termine o[neidoç che si potrebbe individuare al r. 3; soprattutto la sequenza ennew allo stesso rigo, se scandita in ejn new/v, richiama quanto si legge in Pol. XV 29, 8 (ajnew/gmevnou tou' newv), all’interno dell’episodio di Enante (cfr., sull’intera questione, Haslam in cds). 6 Il verbo faivnomai introduce probabilmente una comparazione (çto≥ª anche una forma connessa con iJçtovç o composti, in attinenza con il lavoro di tessitura ovvero con l’albero della nave, magari in una struttura metaforica) cfr. i numerosi paralleli nella scoliografia (p. es. sch. Hom. Il. III 243 hJ iJçtoriva para; Pindavrw/; sch. Hom. Od. XI 269 hJ de; iJçtoriva para; jAçklhpiavdh; sch. Pind. O. 4, 32 Dr. hJ de; iJçtoriva toiauvth).
Anacreon 3
108
10-11 La sequenza potrebbe essere il frutto di una correzione in e[ºm≥ãeÃi·m‚nan di un precedente e[ºm≥imnon (MH); in questo caso al rigo successivo si dovrà leggere, con tutta probabilità, mºe≥vnein i{na≥ ª. Non sarà tuttavia da escludere, per il r. 11, una divisio verborum ºe≥nei nin a≥ª, nella quale si dovrà individuare un lemma oppure una citazione. 13 La correzione interlineare dovrà intendersi come sostituzione di ejpiv al precedente diav, anche se la linea di cancellatura non sembrerebbe comprendere a: si tratta di un intervento di sostituzione di una preposizione (o di un preverbio? In tal caso è ragionevole pensare ad un composto di cravomai) ad un’altra. 14 La sequenza º≤exewçtai≤ª potrebbe costituire una voce verbale compiuta (ejxevwçtai) ovvero contenere la parte finale di un lessema (le tracce di scrittura non sembrano consentire l≥e vxewç o -rexewç) e quella iniziale almeno di un altro (º≤exewç tai≤ª). MH ritiene pressoché certo si debba pensare per il primo elemento a e{xewç; sul piano paleografico non si possono escludere forme con ºn, come dienevxewç, ma il contesto certamente induce a respingerle. Si esclude comunque l’individuazione di un lemma segnalato dalla parte iniziale e quella finale con l’interposizione di e{wç perché questa non sembra essere procedura consueta nel commentario. 19 Sarà forse da individuarsi una voce del verbo mevnw (cfr. supra, rr. 1011); MH suggerisce, e.g., aujtºo≥u' ¤de;‹ mevno≥ªntoç.
Fr. 51, Col. I
5
10
ä ä ä º≤çar º≤i ºn º≤ º≤ar≥ ºnu ºfe ºu≥piai º≤kwn ºw≥p≥nh ºu≤ ºu≥t ≥w≥n º≤n º≤ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722
109
1 º≤ traccia di un trattino obliquo alto, compatibile con u 5 º≤ traccia di un tratto verticale: i possibile 8 la prima lettera è forse i> Maehler 11 a fine rigo forse un piccolo ç —— 6 Dioºnu⁄ªç- e.g. MH 8 º ijpiv ai ? Maehler, ex Od. XXI 395; zhlotºu≥pivai MH e.g.
1, 5 I due righi si chiudono allo stesso modo, con una sequenza che presumibilmente doveva trovare continuazione al rigo successivo con una consonante (anche al r. 5 è esclusa la lettura gavr): è possibile, pur se non certo, che si tratti della medesima espressione, per esempio toºu≥;ç a[r⁄ªcontaç al r. 1, oºi≥J a[r⁄ªconteç al r. 5.
Fr. 51, Col. II
5
ä ä ä ___ otiª _a_l_l_ª (mon≤ª cor. >–– w≥ ªº paª tie≥≤ª diat≤ª ___ n≥ikaª > antiª /
10
ç≥fhl≥ªº≤≤ª
r≤ceiloç ≤ª ≤ªº≤nq≤ ºeim≥enª º ≤≤ª º≤ª ä ä ä
Paragraphoi ai rr. 1, 2-3, 3-4, 6-7, 9-10, 10-11 (ma, per i rr. 2-3, 3-4, cfr. infra, ad r. 3); coronide e paragraphos a due punte tra i rr. 3 e 4; diplè in corrispondenza del r. 8; a sinistra del r. 9 segmento obliquo, discendente da destra a sinistra, che prosegue verso il basso con una linea curva 9 º≤ forse l’angolo alla base di a Maehler —— 4 w\ paªi' Maehler dub., cfr. Anacr. 15 Gent. = PMG 360 9-10 fort. paºra;≥ cei'loç
... o ragazzo ... orlo (oppure: labbro)
110
Anacreon 3
1-3 Si può suggerire, e.g., la lettura di alcune parole: o{ti, r. 1; a[llªoi o ajllªav, r. 2; movnªon, r. 3. 3 Il rigo è aperto da una parentesi tonda, ciò che farebbe pensare ad una espunzione (cfr. Turner-Parsons 1987, p. 16), se lo scriba del commentario non fosse solito cancellare porzioni di testo eliminandole con uno o più tratti di calamo. Si potrebbe allora pensare a una sorta di nota aggiuntiva, apposta a conclusione della porzione di commento precedente (e.g. monªoçtrofikh; hJ wj/dhv), ma forse – giacché dopo la parentesi tonda si trova una lettera di modulo maggiore rispetto alle altre e il rigo è preceduto e seguito, nelle interlinee superiore e inferiore, da tratti orizzontali – non sarà inopportuno richiamare quanto già visto a proposito del fr. 31, 6-8, ove si è ipotizzata una sobria ornamentazione di accompagnamento a un titolo finale. Poiché subito dopo il rigo si trovano una coronide e una paragraphos a due punte, si potrebbe supporre che esse indichino non solo il passaggio a un nuovo componimento, ma addirittura a un nuovo libro: lo scriba potrebbe averlo segnalato con il titolo finale (e.g. Monªoçtrofikw'n wj/dw'n seguito dal numero del libro?) circondato, a mo’ di ornamento, da tratti orizzontali e, ai lati, da parentesi tonde; questi segni, in assenza di una spaziatura adeguata (una trascuratezza giustificabile, in un esemplare librario non particolarmente curato sul piano dell’impaginazione e della grafia), avrebbero adempiuto alla funzione di evidenziare il titolo. 4 Il lemma è certamente tratto dall’incipit del nuovo componimento, probabilmente una allocuzione ad un pai'ç, frequente nei çumpoçiakav (oltre all’indicazione in apparato, cfr. Anacr. 33; 38 Gent. = PMG 356; 396; cfr. inoltre P.Mich. inv. 3498+3250b recto = SLG 286, ora in Borges-Sampson 2012, p. 19: il papiro contiene una lista di incipit di componimenti lirici, uno dei quali – col. III 12 w\ pai' kª≤≤≤ºimen – potrebbe coincidere con il nostro lemma, come segnala anche Haslam in cds). 8 La diplè segnala forse un termine di particolare interesse; una glossa potrebbe essere introdotta da ajntiv. 9-10 Il segno che compare nel margine sinistro, benché richiami in qualcosa il disegno della coronide in corrispondenza dei rr. 3-4 (ma rispetto a quello è molto più semplice), non può essere a sua volta una coronide: è pressoché impossibile, infatti, che sia nuovamente indicato, dopo poche linee di scrittura, il passaggio ad altro componimento. Maehler (p. 36) ritiene si tratti della segnalazione di una omissione, sanata forse nei margini. Haslam in cds parla di antidiplè, cioè di una diplè aperta verso la colonna di testo cui si affianca, e rimanda alla definizione di diplh; e[çw e diplh; e[xw che si legge in Efestione (cfr. Heph. Ench. pp. 75, 12-14. 25-27; 76, 9-10 C.), rilevando però il fatto innegabile che nel contesto in esame la funzione del segno rimane oscura. Anche il suo disegno ci sembra tuttavia incerto: il tratto superiore di una
P.Oxy. LIV 3722
111
diplè e[çw blevpouça è ben visibile, ma non altrettanto, essendo il papiro guasto, quello inferiore (tranne forse una minima traccia); si distingue invece un segno curvo tendente verso il basso, quasi una ‘coda’ di coronide, che non pare agevolmente compatibile col tracciato della diplè. 10 Il termine cei'loç (cfr. fr. 1, 9. 18. 20. 22) confermerebbe l’ipotesi di un contesto erotico-simposiale. Maehler segnala una possibile analogia con Mimn. 11a, 3 W2 (ΔWkeanou' para; cei'loç).
Fr. 52
5
ä ä ä º≤ª≤ºe≥ª≤≤ºea≥≤ª≤≤≤≤ºn≤ª ºç≥me≥ ªlavºboien thnª º≤ ≤ ≤ ≤ r≥ ≤ ≤ k≥atarcoª º≤ o ≥≤ ≤ ≤ ≤ ªº aj≥llhgoriª paºr≥e ≥i ≥lh'fqai≥ ªo[ºcan≥o≥n≥ ª ºr≥o≥n≥t ≥e ≥ç baçtavz≥ªoºu≥ªçi º≤oi≥ ªlovºfoi K≥arw'n ª ºu≥to o[ca≥non ª º≤ª
10
º≤e≥ªº≤ª º≤ª º≤ª º≤≤≤ª ä ä ä
8 ºi≥ Maehler —— 2 ªlavºboien thnª Maehler, sed et ªlavºboi ejn th/' nª distingui potest 5 paºr≥e ≥i ≥lh'fqai≥ ªo[ºcan≥o≥n≥ Maehler 6 fevºr≥o≥n≥t ≥e ≥ç MH baçtavz≥ªoºu≥ªçin Bernsdorff 2011 (-z≥e ≥i ≥ª Maehler) 7 oiJ≥ ? MH lovºfoi Maehler K≥arw'n MH (y≥a≥rw'n temptaverat Maehler)
... prenderebbe(ro) (?) (nel)la ... allegori- ... essere preso impugnatura dello scudo ... portano ... i cimieri dei Carii … l’impugnatura
2 Se le prime lettere del rigo, in realtà di lettura assai incerta, fossero ç≥me≥, vi si dovrebbe individuare l’accusativo del pronome personale di prima persona singolare, inevitabilmente appartenente a un lemma o a una citazione. 3 Le ultime lettere leggibili rimandano ad una voce del verbo katavrcw, attestato, sia nella forma media che in quella attiva, con il significato di ‘co-
112
Anacreon 3
miciare’, ‘dare inizio a’, che sembrerebbe essere adatto al contesto, se il commento è connesso con Anacr. 47 Gent. (= PMG 401; cfr. infra, ad r. 5 e 7) e fa riferimento all’essere stati i Carii gli euJretaiv (e quindi coloro che diedero inizio all’uso) degli oggetti militari che da loro prendono il nome. 4 È presente una forma del sostantivo ajllhgoriva oppure dell’aggettivo o avverbio corrispondenti: siamo, con tutta probabilità, di fronte a una delle tante raffigurazioni metaforiche che dovevano caratterizzare la poesia di Anacreonte e che il commentario in esame documenta con particolare generosità. L’immagine, in questo caso, attinge, come vedremo, all’ambito militare. 5 La lettura o[canon, ‘manico dello scudo’, di per sé incerta, è confermata dalla presenza del termine al r. 8. L’editor princeps rimanda a Anacr. 47 Gent. (= PMG 401) dia; dhu\te Karikoergevoç ⁄ ojcavnoio cei'ra tiqevmenoi. Tenendo conto della precedente indicazione di una allegoria (r. 4), si può pensare a una interpretazione figurata del gesto di imbracciare lo scudo, nel senso di predisporsi ad un contrasto, affrontare una situazione conflittuale: molto opportunamente Haslam in cds pensa ad una metafora della “pugna” amorosa. L’infinito passivo di paralambavnw potrebbe essere collegato ad a≥l j lhgoriªkw'ç (r. 4) in un’espressione del tipo “essere usato (cioè ‘detto’) allegoricamente” (cfr. per quest’uso il fr. 15 II 3). 6 Il verbo baçtavzw può riferirsi all’azione di portare armi: cfr. Bernsdorff 2011, p. 33, che rinvia per questo a Od. XXI 405; Theocr. XVI 78; cfr. inoltre l’annotazione marginale in P.Köln I 12 (⇒ Apollonius Rhodius 4), (b). Il Bernsdorff, leggendo il verbo nella forma della terza persona plurale concordata col participio che la precede, fa presente che Eustazio (ad Il. VIII 193 [563, 3]) definisce ta; o[cana mediante l’espressione diΔ w|n aiJ ajçpivdeç e[contai kai; ajnabaçtavzontai e lo fa subito prima di citare proprio una parte di Anacr. 47 Gent. (= PMG 401). Il parallelo con quanto si legge nel nostro frammento è stringente. 7 Strabone, che ci conserva Anacr. 47 Gent. (= PMG 401), afferma che o[cana e lovfoi, ritrovati dei Carii, erano divenuti simboli del loro valore guerresco (XIV 2, 27 tou' de; peri; ta; çtratiwtika; zhvlou tav te o[cana poiou'ntai tekmhvria kai; ta; ejpivçhma kai; tou;ç lovfouç: a{panta ga;r levgetai Karikav. ΔAnakrevwn mevn ge fhçivn “dia; dhu\te karikoergevoç ojcavnou cei'ra tiqevmenai”, oJ dΔ ΔAlkai'oç “lovfon te çeivwn Karikovn”; cfr. inoltre Eustath. ad Il. II 867 [579 v.d.V., 4-6]; sch. D Il. VIII 193). Come rileva opportunamente Haslam in cds, il passo straboniano, che affida la testimonianza relativa alle due invenzioni carie di o[cana e lovfoi a un passo anacreonteo e a uno alcaico, è evidentemente molto vicino al nostro commentario. È assai probabile che anche qui, dopo un riferimento all’o[canon (r. 5), fosse introdotta, ai rr. 7-8, la medesima citazione alcaica relativa al lovfoç (Alceo è menzionato anche al fr. 1, 21); poi il commentatore ritornava sul termine o[canon (r. 9), forse, secondo Haslam, per introdurne l’etimologia.
P.Oxy. LIV 3722
113
Fr. 53a+b a
5
b
º≤qu≤≤ª ºe≥≤iª≤ªoro≤ª º≤n≥≤ª ºi≥nªºt≥≤ªº≤ª≤≤º≤x≥ªº≤ª º ª º ª º ª º≤to≥i ≥ c≥≥i ≥avz≥ontai ≤ª ºhreªº≤iti≥n≥ª≤º fivlhn≥ ª ºu≥nª≤ºekt≤u≥≤≤ª≤º≤ª ºw≤ª ºn≤ª ä ä ä
Il frammento conserva una porzione di margine superiore. Nella sua ricognizione del papiro, Lobel suggerì di accostare il fr. 53a+b, risultante dall’unione di due piccoli frustuli, al fr. 52; Maehler ritiene però che manchino adeguati riscontri rispetto all’andamento delle fibre nel recto. 5 i≥n≥ª : i≥d≥ª Maehler 6 dopo t, forse o nel primo spazio e q nel quarto Maehler 7 ≤ª parte superiore di un tratto curvo: ç ? —— 4 º≤toi (ou|ºtoi) ciavzontai (sc. oiJ çtivcoi) Maehler 5 tiv dªe;º fivlhn ªlevgei ? Maehler e.g., cfr. Anacr. 93, 3 (= PMG 373); 108, 1 (= PMG 389); to; de; plºh'reªç eºi[ tinªaº fivlhn MH e.g.
... sono contrassegnati con c ... cara 4 Le condizioni del papiro non consentono di inferire con assoluta sicurezza l’ambito di pertinenza del verbo ciavzein che l’editor princeps persuasivamente restituisce: il commentatore sta forse considerando la presenza del segno c nell’edizione di Anacreonte che ha sotto gli occhi o in un’altra di sua conoscenza? Haslam in cds ne sottolinea la funzione atta a evidenziare casi problematici nel testo anacreonteo, secondo un ruolo analogo a quello della diplè nei testi di Omero ed Esiodo.
Anacreon 3
114 Fr. 54, Col. I
18
ä ä ä ºu≥ç º ºra ºroç≥ º eta ºk≤ º≤≤ º≤h º≤ º º≤e ºa≥l ºne ºa º º º≤ º
19a 19b
ºutolo ºgia≥ç
19 20
º≤ º
5
10
15
º º ä ä ä 6 ºk≤ possibile u Maehler 7 diagonale discendente da sinistra a destra, poi due ampi semicerchi uno di fronte all’altro Maehler 19ab una annotazione marginale è disposta su due linee nell’intercolumnio
——
5 ejtav⁄ªkhn vel ejtav⁄ªraxe MH e.g. 19ab taºutolo⁄givaç ? Maehler
19ab Il termine di ambito retorico tautologiva, integrato dall’editor princeps, può essere un’aggiunta collocata nell’intercolumnio, connessa con quanto esposto nel commento a sinistra dell’aggiunta medesima. Cfr. anche McNamee 2007, p. 168.
P.Oxy. LIV 3722
115
Fr. 54, Col. II
5
10 10a
11
15
20
25
ä ä ä ajmfi≥ª g≥ei≥ ru≥t ≥ª pali≥n≥ª l≥we≥ª ä rein dª l≥oi≤≤ª ≤≤tª ä paiª ä ·qe‚≤ª th≥ª
·p‚ª cor. >ä epi f≥e≤ª ≤u≥ª eª ço≥ª ç≤ª ä l≤n≥ª > ≤≤≤ª > ª ºeçª > peçª > ta≥≤ª > o≤≤ª ç≤ª ä pro≥ª ª º≤a≥f≥a≥ Ú ª ä ä ä
Paragraphoi ai rr. 5-6, 8-9, 9-10, 17-18, 24-25; coronide e paragraphos a due punte ai rr. 11-12; in corrispondenza dei rr. 19-23, una serie di cinque diplai 8 il primo carattere sembra di forma
Anacreon 3
116
semicircolare: ç 9 nel margine sinistro segno di significato oscuro: potrebbe essere un piccolo z 19 prima lettera l o k Maehler
4 Si può leggere pavlin (cfr. fr. 27, 4 pºavl≥in ejpªiºfevr≥e ≥ªi). 12 La posizione a inizio rigo, subito dopo la coronide, indurrebbe a ipotizzare si tratti dell’incipit di un carme: Haslam in cds, pur ritenendo opportuno limitarsi a segnalare la natura di incipit della sequenza in questione, richiama l’espressione anacreontea ejpivçtatai turannikav (Anacr. 132 Gent. = PMG 449), sulla quale cfr. supra, il commento al fr. 3, 6. 19-23 Per la funzione delle diplai cfr. supra, fr. 25 II 20-29 e relativo commento.
Fr . 55
5
ä ä ä º≤≤ª º≤a≥≤≤ª ºekauqª ºu≥qhn≥ª ºautw≥ª º≤nmaª º≤çm≥ª º≤≤ª ä ä ä
2 º≤ tracce compatibili con ek Maehler ≤ª forse d Maehler —— 3 ejkauvqªh- vel -ekauvqªh- ? MH
3 Interessante la proposta di lettura di Haslam in cds, che cioè si tratti di una voce ejkauvqªh o di un suo composto (cfr. anche r. 4, dove si potrebbe leggere una prima persona singolare del medesimo verbo), nel senso di ‘ardere d’amore’.
P.Oxy. LIV 3722
117
Fr. 56
5
10
ä ä ä º≤ai≥n≥≤ª º≤k≥am≥ª ºmet≤ª ºne gavr ª ºh odeª ºnorgi≥ª ºnakan≥ª ºaçagri≥ª º≤≤uΔdª º≤≤ª ä ä ä
3 ≤ª traccia di o Maehler; a non si può escludere 9 º≤≤ ça possibile Maehler; ta da non escludersi —— 7 ajkan≥ªq ? MH 8 a[gri≥ªoç (ai\gºaç ajgri≥vªaç ?) MH e.g.
... infatti (?) ... il 6 Quanto si legge suggerisce una voce di ojrgivzomai o dei suoi composti in çun- o ajn-, oppure una forma del sostantivo o[rgion. 9 Oscura la funzione del segno che segue u. Se si tratta di un segno di abbreviazione si potrebbe ipotizzare – come suggerisce MH – tau'(ta) dªe;.
Anacreon 3
118 Fr. 57
5
ä ä ä º l≥o≥vgoç ª º≤ienth≤ª º≤utΔ oçim≥ª ºa : klearª º≤tinid≥ª ºo≥na≥dª º≤b≥açiç≤ª º≤≤ª ä ä ä
2 º≤ forse a Maehler; l pure possibile ≤ª tracce di una verticale e di un semicerchio sovrapposti: k o ç Maehler 7 ≤ª possibili p≥ o g≥≥ Maehler —— 3 tºo≥u'tΔ oJ Çimª Maehler 7 ºu≥ bavçiç ? Maehler
... discorso ... questo (?) il 1 Per il termine lovgoç cfr. frr. 1, 11; 3, 6. Non si può escludere tuttavia una forma composta, come diavlogoç. 3 Maehler ipotizza che il termine apostrofato costituisca la parte finale di un lemma. Il successivo commento è probabilmente dedicato a un personaggio, ad esempio Simalo, menzionato in Anacr. 88 Gent. (= PMG 386). Si potrebbe pensare anche al poeta Simonide, a qualche proposito raffrontato con Anacreonte (cfr. supra, fr. 44, 8), ma la presenza dell’articolo, più spesso assente dinanzi ai nomi di poeti e scrittori, fa preferire la prima ipotesi. 4 Fra le integrazioni proposte dall’editor princeps, oltre a Kleavrªiçtoç (Theocr. V 88) e Klearªivçth (Theogn. I 511, 514), vi è Klevarªcoç (cfr. fr. 1, 17): si tratterebbe dell’erudito peripatetico Clearco di Soli. Sappiamo che una sezione del suo trattato Peri; paroimiw'n era dedicata agli intrattenimenti conviviali e che negli ΔErwtikav egli si occupò della poesia di Anacreonte, secondo una notizia di Ateneo (XIV 639a = Clearch. fr. 33 W.). Clearco poteva costituire quindi una fonte autorevole riguardo a tematiche erotico-simposiali (cfr. Wehrli III, pp. 19, 27-28, 57, 68; Porro 2008, p. 206).
P.Oxy. LIV 3722 Fr. 58
5
5 ºle≥o
ä ä ä º≤ª ºu≤ª º≤ª ºmoª º e≤ª ºli≥o≤ª ºik≥o≥ª º≤≤ª ä ä ä Maehler ≤ª traccia dell’estremità inferiore di un tratto verticale: n ?
Fr. 59
5
ä ä ä º≤ª ºqa≥pu≤ª ºh≥e ≥nc≥ª ºhthçª º≤pª º≤ç≥ ä ä ä
Fr. 60 ä ä ä ºpª ºhtª ºam≥ª º≤≤ª ä ä ä
119
Anacreon 3
120 Fr. 61 ä ä ä º≤ª ºpau≤ª ä ä ä
Fr. 62 ä ä ä ºa≥ª ºiwd≥eo≤ª ä ä ä
Fr. 63 ä ä ä ºdioª ºy≥in≥ª ä ä ä
Fr. 64 ä ä ä ºw—≥ç—otª º≤omª ºnç≤ª º≤ª ä ä ä 1 Vi si potrebbe leggere la sequenza wJç o{te, a introdurre una similitudine (MH).
P.Oxy. LIV 3722 Fr. 65
5
ä ä ä º≤ª º≤erª ºpliª ºateª ºei≤ª ºn≥a≥ª ä ä ä
Fr. 66 ä ä ä ºid≤ª ºeçª º≤ot≤ª ä ä ä
Fr. 67 ä ä ä
5
ºa≥ª º≤≤a≥ª º≤≤ª º≤e≤ª ºe≤ª ä ä ä
121
Anacreon 3
122 Fr. 68
5
ä ä ä ºntª ºeçl≤ª ºw≥n≥≤ª ºn≥ ei≥ª ºç≤ª ä ä ä
Fr. 69
5
ä ä ä ºoª º≤mª≤º≤ª º≤a≥ª≤º≤ª ºtª ºnª º≤oª ºt≥ª ä ä ä
Fr. 70
5
ä ä ä º≤≤≤ª º≤y≥ah≤≤ª º≤≤açthçª º≤≤p≥≤qr≥ª º≤ekur≥t≤ª º≤twn≤ª≤º≤ª º≤o≤enª ºen≥taª ºeron ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722 3 º≤ forse e Maehler 5 ≤ª parte sinistra di un cerchio Maehler —— 3 ejraçthvç ? MH 5 º t≥e kurto≥ª, Maehler, cfr. Anacreont. 57, 27 W.
Fr. 71 ä ä ä 1 º≤e≥ç≥ª 2a
ºk≥ai ª
ºek≤ª º≤ai º≤o 5 ºpi≤ª º≤ç≤o≤≤≤ª ºa≥ç≥≤≤≤ª º≤≤ª ä ä ä 2
Fr. 72 ºte≥wç≥ª º ª ä ä ä Ampio spazio libero sopra la scrittura, forse margine superiore
123
Anacreon 3
124 Fr. 73
5
10
ä ä ä º≤ª ºm≥≤≤≤ª gºunaixiv≤ª º≤ç≥ad≥o≥l≥≤ª º ª ºt≥o≥nau≥≤ª ºqenª≤≤≤ºçhª≤º≤ª≤≤º≤oçª º≤≤çe≤≤≤w≥ªº d— a\qla≥ª º≤≤ª≤º ej≥n≥ Tevw/ o≥i ≥jkh≥çav≥ntw≥ªn º ejn≥ ªtºw/'≥ peri; ΔAna≥krevontoç≥ ª º≤≤tou' Aijovlou e≥t ≥ª≤ºno≥ª ºo≥n kti≥ª≤≤º≤≤ª≤º≤gk≥ª ºemaª º≤aª ä ä ä
4 gli ultimi caratteri del rigo sono molto incerti; d≥o≥l≥ (cui riteniamo segua un semicerchio, compatibile con e e o) MH : c≥a≥m≥ Maehler 11 º≤≤ tracce compatibili con h o ei Maehler —— 3 gºunaixivn≥ ? Maehler, cfr. Anacr. 82, 12 Gent. (= PMG 388) 4 fort. C≥a≥ma≥ªilevwn Martano 8 nikhvºç≥aç≥ ? Maehler ejn≥ T≥e v≥w≥ d— a\qla≥ª Maehler 9 ejn Tevw/ oijkhça≥vntw≥ªn ? Maehler 10 ejn≥ ªtºw/' MH 11 tou' Aijovlou vel aijovlou ? Maehler 12 th;n nh'çºon ktivªçaºç MH e.g.
... a donne (?) ... a Teo (?) quattro gare ... avendo abitato a Teo ... intorno ad Anacreonte ... di Eolo (oppure: del mutevole) 4 La suggestiva lettura c≥a≥m≥ di Maehler (suggerita forse da quanto si legge al r. 10), che ha condotto Martano 2008 (pp. 30-31) a ipotizzare la presenza del nome di Cameleonte, non sembra supportata dai dati paleografici. Più prossima al vero ci sembra la proposta di MH, il quale suggerisce anche, e.g., una integrazione ajd≥o≥l≥e ≥ªçc- (anche ajd≥o≥l≥o- oppure -a dolo- non ci sembrano da escludere). 8 La lettura del nome dell’isola patria di Anacreonte appare suffragata dal confronto con il contenuto dei righi successivi (al r. 10 è menzionato il poeta stesso). Gli a\qla di cui si parla potrebbero essere giochi locali ricordati da Anacreonte oppure gare poetiche a cui egli partecipò. Il commentatore fornisce probabilmente in questo passaggio qualche dato biografico. d— rappresenta il numerale (come forse b— nel fr. 4, 8).
P.Oxy. LIV 3722
125
10 È forse indicata qui la fonte a cui il commentatore attinge. Come si è detto (cfr. supra, ad fr. 27, 7), Peri; ΔAnakrevontoç era il titolo di uno scritto di Cameleonte Pontico (purtroppo la lettura c≥a≥m≥ alla fine del r. 4, sulla quale Martano 2008, p. 30, richiama l’attenzione in merito alla possibilità che si tratti del nome del Peripatetico, è quanto mai dubbia. Sarebbe peraltro strano che Cameleonte venisse nominato a tanta distanza dal titolo del trattato). 11 Riguardo alla probabile presenza del nome di Eolo, West 1988, p. 2, segnala che Strabone (XIV 1, 3 = Anacr. 142 Gent. = PMG 463) attribuisce la fondazione di Teo ad Atamante, discendente dell’omonimo figlio di Eolo (cfr. Paus. VII 3, 6) e adduce come prova proprio il fatto che Anacreonte nei suoi versi chiamava Teo Atamantide.
Fr. 74
5
10
15
ä ä ä ºw≥ª ºtª ºq≥ª º≤≤ª º≤≤ª ºe≥≤kaª º≤≤ª ºo≥ª º≤≤ª ºç≥a≥ª ºu≥fª ºo≥≤ª º≤nª ºk≥ª ºo≤≤≤ª ºp≥ol≥≤çeª ºaª ºp≤≤≤ª º≤ª≤º≤≤≤ª ºe≥≤ª ä ä ä
Anacreon 3
126 Fr. 75
5
ä ä ä ºa≤ª º≤i≥ta≤ª º≤ª≤ºçk≤ª ºxª≤ºn≤ª ºu≥mª º≤d≥≤ª ä ä ä
Fr. 76 ä ä ä ºkaª º≤≤ª ºpraª ºp≥a≥r≥aç≥o≥ª º≤ª ä ä ä
Fr. 77
5
ä ä ä º≤l≥ueª ºanh≥çª º≤qei≥tª ºerhaqª º≤w≥ t≤ª º≤atwl≥ª ºn≥e ≥ª ºo≥çup≥ª º≤≤≤e≤ª º≤ku≥ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722 Fr. 78
5
10
ä ä ä ºet≤ª ºn≥≤na≥≤ª º≤≤≤≤mn≤ª º≤ª≤ºei≥ª º≤ª º≤ª º≤a≥ª º≤hª º≤ª ºnª≤ºfª ºra≥ª ºgaª º≤ia aª º≤≤≤ª º≤≤≤ª ä ä ä
1 ≤ª l o, meno probabilmente, a Maehler 3 seconda lettera a oppure e Maehler
Fr. 79
5
ä ä ä º≤ª≤≤≤≤≤º≤≤≤ª º≤ª º≤ª º≤ª≤≤≤ºa≥o≥ª º≤o≥lª≤ºp≥ª≤≤º≤ª≤≤≤º≤≤ª º≤ª≤ºn≥ peri≥b≥ª≤≤≤º≤≤ª º≤ª ºqa≥i ≥ to≤ª≤º≤ª≤≤≤º≤ª º≤nae≤ª≤≤ºn≥≤ª≤≤≤ºkª ºpe≤ª≤≤≤º≤ª ä ä ä
127
128
Anacreon 3
Fr. 80
5
10
ä ä ä º≤ª º≤ª≤≤≤º≤≤m≥ª º≤≤≤ª≤≤≤ºh≥çh≥ª º≤≤≤ª≤≤º≤ª≤≤≤º≤≤ a≥ª º≤k≥ª≤ºra≥ª≤º≤kidi≥≤≤ª º≤≤bª ºa≥ª≤ºç≥a≥r≤ª º≤du≤l≥ª º≤ç≥ªº≤ç≥c≥ª ºd≥i ≥ª≤ºtoçuª ºm≥oç≥ª º≤mªºb≤ª ä ä ä
6 baªçºç≥a≥r≥iª vel baªçºç≥a≥r≥h≥ª Cockle apud Maehler, cfr. Anacr. 32 Gent. (= PMG 416b Dionuvçou çau'lai baççarivdeç) et 33, 6 Gent. (= PMG 356a)
Fr. 81
5
ä ä ä º≤ª º≤≤ª≤ºç≥a≥ ≤ª º≤≤t≥ªº≤q≤ª≤ºm≥e ≥≤ª≤ºe≥i ≥≤ª º≤≤≤ª≤≤º≤c≥≤≤≤ª≤≤º≤≤ª º≤≤≤≤≤≤≤≤≤ª≤ºh≥≤eiª º≤ª≤≤º≤≤aiç≥ª≤º≤≤≤≤ç≥wª º≤≤ª≤º≤ªº≤≤ª≤≤ºe≥≤≤≤t≥ ª º ª≤≤≤º≤d≥≤≤i≥≤≤ ª º ª≤≤≤≤º≤ª≤≤º≤ª≤º≤ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722
129
Fr. 82 ä ä ä ºçk≥≤u≥e ≥t ≥ª ºe≥llhçiai≥e ≥ª e
4
º≤ª≤ºu≥p·u‚plou≥ª ºein· t≤≤≤·p≥‚ ª
5a
ºto; c–
5
10
15
20
º≤≤≤≤≤≤≤q≥idª ºno≥ª≤≤≤ºnk≤≤≤ª º≤≤ª≤≤≤ºeipeª≤ºnt≥ª ºi≤≤≤≤iqª≤ºwn≤ª º≤≤ª≤≤º≤rª≤≤ºrepe≥ªºiton≤ª ºe≥ia≤ª≤º≤≤≤≤ucian≥≤o≥ª ºom≥≤≤ª≤º≤≤≤o≥uda≥≤ª ºe≥≤k≥≤≤≤ª≤≤≤≤ºnª≤º≤≤ª ºt≥ª≤≤º≤≤≤ª≤º≤ª≤≤≤ºneiªºtoª ºa≥ª≤ºto≥u p≥iqª≤ºno≥u≥hª ºnaik≥ªºa≥ : e≥k≥e ≥i ≥ª≤º≤g≥ar≥ª º≤ri≥e ≥t ≥h≤ce≥≤ª ºo≥n≥erw≥t ≥ª º≤eti≥gal≥aª º≤≤ow≥ç≥in≥ª ºk≥aiª ºe≥çª º≤ª ä ä ä
6 ≤≤ª parte inferiore di l o c seguita da un tratto verticale 8 ≤≤i parte destra di un cerchio, poi l o a Maehler 9 n≤ª p oppure g Maehler; non si esclude ç 10 ª≤º≤ seguirebbe t, poi due lettere triangolari (forse a≥l≥) Maehler; ª≤ºgala possibile MH 16 h≤ possibili g≥, e≥ oppure ç≥ Maehler
——
2 ”Ellhçi vel ΔApºellh'ç i- Maehler 3 baqºu-, tanºu-, vel eºujpevplou Cockle apud Maehler 10 m≥ªeºg≥a≥l≥a≥uciva ? MH 14 piqªaºnou' ? Maehler 15 guºnai'ka: ejkeivªnhº gavr ? Maehler 16 º t≥rieth' ç≥ced≥ªo;n crovnon ? Maehler 17 ºon e[rwtªa ? Maehler 18 gal≥aªqhn< ? Maehler, cfr. Anacr. 28 Gent. (= PMG 408)
... ai Greci (?) ... peplo (?) ... il (segno) c ... verisimile (?) ... donna; infatti quella (?) ... di tre anni circa (?) ... amore (?) ... lattante (?)
Anacreon 3
130
2 Tra le due letture proposte dall’editor princeps, ΔApºellh'ç (cfr. supra, fr. 6, 2) ci pare meno soddisfacente sul piano della divisio verborum: seguirebbe infatti una problematica sequenza iai≥e ≥. È vero tuttavia che dell’ultimo carattere è conservata una traccia minima, per la quale non si può escludere una lettura n: in tal caso una forma ijai≥n≥ª sarebbe plausibile. 3 Maehler segnala la possibilità di integrare, oltre al genitivo di pevploç o di uno dei suoi composti, una forma del perfetto del verbo ploutevw. 5a La parte conservata dell’annotazione interlineare contiene un riferimento a un segno c (cfr. fr. 53, 4), al quale il commentatore ha pensato (soltanto in un secondo momento, evidentemente) di collegare le sue osservazioni, forse con un’espressione del tipo pro;ç o} kai; to; c (cfr. ad es. sch. Pind. P. 4, 318a Dr.). Cfr. anche McNamee 2007, p. 168. 15 Secondo la probabile ricostruzione di Maehler, il commentatore fornisce qui una spiegazione riguardo a una donna. 18 La presenza di una forma dell’aggettivo galaqhnovç (a cui si accosterebbe bene l’avverbio e[ti) rimanda ad Anacr. 28, 2 Gent. (= PMG 408) oi|av te nebro;n neoqhleva ⁄ galaqhnovn, che Ateneo (IX 396 d) cita proprio per illustrare il significato dell’aggettivo in questione.
Fr. 83
5
ä ä ä ºª º ª º≤d≥hkwç≤ak≥≤≤ª ºtaurouç≥h≤≤≤ª º≤a≥i ≥roi≥≤ aujtou' : ouª ºt≥hn≤≤ue≤ª º≤oi≥≤ª ºn≥t ≥o≥ª ä ä ä
Forse sopra il r. 1 porzione di margine superiore 2 h≤≤≤ª tracce compatibili con nai Maehler 4 ≤≤ forse un solo carattere (l ?) il segno verticale nell’interlineo sopra e, che Maehler identifica in iota interlineare, costituisce più probabilmente il tratto verticale inferiore di u del rigo precedente 5 ≤ª un piccolo apostrofo, poi g di ridotta dimensione, Maehler; da non escludersi u o t —— 1 aJ≥d≥hkwvç Maehler dub. 2 º tauvrouç≥ vel çºtaurouvç≥ vel Kenºtauvrouç≥ ? MH
P.Oxy. LIV 3722
131
... tori (?) ... di lui (oppure: nello stesso luogo) 1 MH suggerisce l’individuazione di kwç (o kw'ç), parte di un lemma per il quale si potrebbe ricostruire un inizio di verso h/[dh kw'ç, seguito, e.g., da taker-. 3 Maehler indica come parte di un lemma le lettere º≤a≥i ≥roi≥ (in tal caso si potrebbe pensare a eJºt≥a≥i '≥roi≥, magari al vocativo in una allocuzione). Non vi sono tuttavia elementi probanti a favore dell’ipotesi; anzi, la possibilità di vedere un dicolon nelle tracce di scrittura che seguono (ciò che peraltro Maehler non fa nella trascrizione) indurrebbe piuttosto a considerare questa sequenza come l’ultima porzione di una sezione esegetica.
Fr. 84
5
ä ä ä º≤ª≤≤≤≤≤≤ºm≥≤ª º≤n tr≥≥ovpon ep≤ª º≤a≤ªº≤n oi[no≥u≥ t≥ª º mevc≥r≥i ≥ t≥w'≥n≥ i—ª º≤≤ai≥ pr≥o≥p≥iv≥n≥e ≥i ≥ªn º≤o≥ª≤º≤ª º≤≤ª ä ä ä
2 º≤ traccia di linea curva: o oppure w Maehler ≤ª tratto diagonale ascendente verso destra Maehler; forse l Haslam —— 2 ejpl≥ªhvrwçen ? Haslam 3 oi[no≥u≥ distinxit Haslam 5 pr≥o≥p≥iv≥n≥e ≥i ≥ªn Haslam
... modo ... di vino (?)… fino a dieci … bere (?) 4 Il trattino sopra la lettera indica il numerale, come nei frr. 4, 8 e 73, 8. 5 La proposta di lettura di Haslam ci sembra quanto mai condivisibile (cfr. al riguardo Haslam in cds): non solo propivnw appare essere un verbo familiare ad Anacreonte (cfr. Anacr. 33 Gent. = PMG 356a, 3 propivw; 43 Gent. = PMG 407, 1 provpine), ma Anacr. 33 Gent., nel quale compare, fa espresso riferimento alle proporzioni tra acqua e vino nella mescita, parlando di dieci (v. 3; cfr. supra, r. 4) misure d’acqua per cinque di vino. Sembra dunque possibile che proprio al carme in questione il commentatore stia facendo riferimento, anche se non è dato di sapere se esso fosse l’oggetto principale dell’ese-
Anacreon 3
132
gesi ovvero soltanto un passo parallelo (per un’altra implicazione di Anacr. 33 Gent. nel commentario cfr. supra, fr. 15 II e relativo commento); altrettanto plausibile è l’ipotesi avanzata da Haslam in cds, che il numerale dieci sia da riferirsi al numero di coppe o anche di brindisi. Un’ipotesi alternativa è che il commentatore stia discutendo del periodo di invecchiamento del vino: in questo caso si potrebbe ricostruire una espressione come mevc≥r≥i ≥ t≥w'≥n≥ i— ªejtw'n, che varrebbe a indicare il periodo in cui un certo tipo di vino doveva essere lasciato invecchiare o quello entro il quale doveva essere consumato (cfr. e.g. Athen. I 27b: ajpo; ejtw'n eJpta; ejpithvdeioç pivneçqai mevcri pentekaivdeka). Propivnein potrebbe avere in questo caso un preciso significato etimologico: ‘bere prima’ del tempo opportuno.
Fr. 85
5
ä ä ä ºuk≤ª ºnª ºt≥rapª º≤ta≥i ≥dª ºh≥tª ºtª º≤ç≥ª ä ä ä
Fr. 86
5
ä ä ä º≤wª ºtonª º≤olª ºpo≥i ≥ª º≤≤ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722
133
Fr. 87
5
8 9a
9 10
12a
15
ä ä ä ºei≤dª ºnti≤ª ºqwç ºm≥o≥ç gavr ºpodou ºm≥a≥i ≥diª º ª ºq≥al ª º≤≤
ºua≥≤i ª ºfano(n) ª ºerwn ª ºefa ª mª
º≤ale ª ºnon≤ ª º≤ai≤ª ºh≥≤ª ºt≥ª º≤ª ä ä ä
2 un punto sulla linea, forse un segno di interpunzione Maehler 12a sopra e di r. 13 grande m capitale, oppure ll Maehler —— 5 ajºpodou⁄ªç- vel ajºpovdou ? MH 8 qal⁄ªl- vel qal⁄ªp- vel qal⁄ªy- MH 10 -çtevºfano(n) (cfr. 12 çtºefa⁄ªn- ?) probabile MH
Anacreon 3
134 Fr. 88
5
10
ä ä ä ºi≥≤ª º≤≤≤htª “trºei'ç≥ u{daªtoç º≤≤ tevtr≥ªaton” º≤o≤≤imo≥d≥ª º≤≤r≥≤f≥oi≥nou ª º≤≤tª≤≤º≤≤n≥≤ª º≤ª≤≤º≤k≥r≥≤ª º≤≤l≥o≥l≥ª º≤≤ª ä ä ä
... “tre di acqua ... quarta (parte)” 3-4 Maehler segnala che è citato qui lo stesso verso di Esiodo (trei'ç u{datoç procevein to; de; tevtraton iJe vmen oi[nou, Op. 596) presente nel fr. 15 II 9-10 e forse anche nel fr. 90 (r. 6 º≤ª≤≤≤ºceein t≥≤ª ). La citazione doveva essere inframmezzata da qualche parola di commento oppure parafrasata, poiché, se i rr. 4-5 contenessero soltanto il verso esiodeo, conterebbero un numero di lettere nettamente inferiore alle 27-28 calcolate in base al fr. 17 col. I. 6 Si potrebbe leggere oi[nou, in prosecuzione o richiamo alla citazione di Esiodo; se la lettera precedente è f (e non è certo), si dovrà pensare ad una forma elisa (-fΔ oi[nou) e quindi con tutta probabilità a un lemma o a una citazione poetica (una forma dafoinou- è esclusa per ragioni paleografiche).
P.Oxy. LIV 3722
135
Fr. 89
1 2a
2
5
ä ä ä ºç≤ª º≤≤ç≥t ≥ª
ºne≥≤c≥ª º≤ª≤h≤pª º≤ª≤≤º≤≤ª ºp≥ª º≤ª º≤ª ä ä ä
2 ≤ª una lettera legata a e, improbabile i; c≥ risulta molto piccola e tracciata a centro linea Maehler
Fr. 90
5
10
ä ä ä º≤ª º≤ª≤≤≤≤≤ºoti≥ª º≤≤o≥ª≤º≤≤ªºa≤ª º≤ª≤≤º≤ª≤≤º≤≤i≥ª º≤ª≤≤≤ºb≥o≥i ≥a≥ª º≤ª≤≤≤ºceeint≥≤ª º≤ª≤ºneiaª º≤or≥≤≤ª º≤aª≤º≤ª º Ú ª º≤≤ª≤≤≤≤ºt≥nª≤º≤ª º≤≤≤≤ª ä ä ä
6 proºcevein t≥o≥; ªde; tevtraton Molfino ex Hes. Op. 596
6 Come suggerisce Maehler, la sequenza ºc≥eein fa pensare alla forma di infinito procevein nel verso esiodeo già citato nel fr. 88.
Anacreon 3
136 Fr. 91 ä ä ä º≤ª≤ºerª≤º≤ª º≤≤≤≤ª ºª ä ä ä
Fr. 92 ä ä ä ºtiª ºerª º≤ª ä ä ä
Fr. 93 ä ä ä ºqoç≥ª º≤d≤ª ºa≤ª 5
ºuro≥ª º≤a≤ª ºm≥ª ä ä ä
1 ç≥ o w≥ Maehler 5 º≤ asta verticale ≤ª forse sopra l’ultima lettera aggiunta interlineare Maehler
P.Oxy. LIV 3722 Fr. 94 ä ä ä ºe≥iª º ª ºw≥≤ª º≤ª ä ä ä
Fr. 95 ä ä ä º rwtª º ≤ ≤ ≤ ª ä ä ä
Fr. 96 ä ä ä ºgw≤ª º≤≤≤≤ª ä ä ä
Fr. 97 ä ä ä ºmei≥ª º≤≤ª ºç≥u≥ª
137
Anacreon 3
138 Fr. 98 ä ä ä º ta≥q≥ª º ç≥e ≥m≥ª º oª≤º≤ª º ª ä ä ä
Fr. 99
5
ä ä ä º ª º≤i ª ºo≥te≥ ª º≤çmo≤ª º≤≤ª ä ä ä
Fr. 100 ä ä ä º≤ª ºp≥i ≥ª º≤≤ª ä ä ä
Fr. 101 ä ä ä º≤≤≤ª º≤n≥ª º≤≤ª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722
139
Fr. 102
5
ä ä ä ºaª ºho≥potª e[ºrwtik≤ª ºo≥n ajfrodª º game≥iª ºl≥en m≥ª º≤m≤≤ª ºcwª ä ä ä
3 e[ºrwtik≤ª suppl. Molfino
... amoroso (?) ... Afrodite (?) ... sposare (?) 3-4 Si tratta presumibilmente di commento a poesia erotica. Si individuano una forma dell’aggettivo ejrwtikovç (o il sostantivo e[rwç in dativo) e il nome di Afrodite o un suo derivato (cfr. frr. 16 II 8; 33, 3). 5 Per il verbo gamevw, cfr. Anacr. 54 Gent. (= PMG 424).
Fr. 103 ä ä ä º≤≤ª ºtiª ºnyª º≤t≥o≥ª ä ä ä Fr. 104 ä ä ä ºa≥ª ºkad≥ª ºa≥teª ä ä ä
Anacreon 3
140 Fr. 105 ä ä ä º≤ª º≤ª≤≤º≤ª≤≤º≤ª ºaot≤≤n≤ª º≤ç≤ª≤ºo≥n≤≤ª 5
º≤≤ª≤ºn p≥roç≥ª ºarª ä ä ä
3 ≤n vertice di lettera triangolare Maehler ≤ª n o l Maehler
Fr. 106 ä ä ä º a ≤ ª ä º qhm≥ª≤º≤ª º twn≤ ª ä º≤aratª ä ä ä Paragraphoi ai rr. 1-2 e 3-4 4 º≤ forse r Maehler
Fr. 107
5
ä ä ä º≤≤ª º≤otiª ºu ejpi≤ª º ga;r p≥≤ª ºer≥eª ä ä ä
P.Oxy. LIV 3722
141
Fr. 108 ä ä ä º≤r≥ª ºa≥qª ºein≤ª ºo≥çtª 5
º≤ª ä ä ä
Fr. 109 ä ä ä º ≤ b≥e ≥ ºa—≥kw≥ª º≤≤ª ä ä ä 2 Il trattino sopra a non è parte di una paragraphos. Molto probabilmente segnala a come un numerale.
Fr. 110 ä ä ä ºpo≤≤ª≤≤º≤ª ºaku≥ª ºo≥u≤≤≤ª º≤≤≤≤ª º≤ª ä ä ä
Anacreon 3
142 Fr. 111 ä ä ä ºp≥oa≥ª ºk≥a≥t ≥ª ºp≤≤ª º≤ª 5
º≤ª ä ä ä
Fr. 112 ä ä ä º≤≤w≥≤ªºmo≥ª º≤a≤ ar≥ª º≤potª ä ä ä 2 ai jª Maehler —— 2 ajr- vel ΔAr- ?
Fr. 113 ä ä ä ºn≥eu≥ª º≤e≤n≤ª º≤≤ªº≤eiª º≤≤ª ä ä ä
MONICA MOLFINO ANTONIETTA PORRO
4 (?)
P.Oxy. LXV 4454
saec. IIp
Commentario ad Anacreonte (?) Prov.: Oxyrhynchus. Cons.: Oxford, Sackler Library, Papyrology Rooms. Ed.: HASLAM 1998a, pp. 50-55; ROZOKOKI 2006, pp. 113-115. Tab.: P.Oxy. LXV (= HASLAM 1998a), IX; http://www.papyrology.ox.ac.uk. Comm.: MP3 87.02; LDAB 202.
Gruppo di nove frammenti di rotolo di modesta estensione (il fr. 1, il maggiore, misura cm 3 × 8,9) in scrittura informale piuttosto piccola e curata, tonda e ad asse verticale, databile attorno all’inizio del II sec. e accostabile secondo Haslam a quella di P.Oxy. XV 1809 (Turner-Parsons 1987, n. 19) e di P.Oxy. XIII 1622 e XXVI 2439 (quest’ultimo di poco precedente). La dimensione delle colonne non è determinabile, non essendo conservati gli intercolumni né il margine superiore; il margine inferiore doveva essere di almeno 2 cm (cfr. fr. 3). Il verso è bianco. Nel testo sono presenti alcuni vacua, dell’ampiezza di non più di due caratteri, che dividevano forse il commento dai lemmi; la stessa funzione, o quella di rimarcare l’inizio di un nuovo lemma nel rigo, aveva presumibilmente il segno di paragraphos al fr. 3, che si poteva forse accompagnare ai vacua anche in altri casi. L’assenza dei margini impedisce altresì di verificare l’eventuale presenza dell’ekthesis. Il punto in alto a fr. 3, 3 marcava forse anch’esso il passaggio dal lemma all’interpretazione, solo o accompagnato da un altro punto in alto precedente il lemma, che lo isolava dal testo (ad es. P.Oxy. XXXV 2733 ⇒ Alcaeus 14; P.Oxy. VI 856 ⇒ Aristophanes 2), a meno che esso non fosse un segno d’interpunzione interno al testo anacreonteo. Nel fr. 1 si notano alcuni segni di riempimento, che mirano a ‘giustificare’ il testo sul lato destro; al fr. 2, 7, è inoltre presente un’aggiunta interlineare, probabilmente di mano dello stesso scriba. Sembrano mancare quasi completamente accenti e indicatori di quantità. Il commento è apparentemente di natura grammaticale; sulla base della menzione di Smerdis al fr. 3, 3 Haslam ha riconosciuto in esso un commentario ad Anacreonte1, e ha ipotizzato che il papiro comprendesse il commen1 Dubbi sulla connessione del papiro con Anacreonte sono espressi dal recentissimo lavoro di Leo 2015, p. 9 n. 2.
144
Anacreon 4
to a un intero libro. L’editore, dato il carattere linguistico del commento, esclude l’eventualità che il personaggio citato sia Smerdis figlio di Ciro, e che ci si trovi dunque nell’ambito di un commento al III libro erodoteo.
Fr. 1
5
10
15
ä ä ä ºl≥o≥≤≤≤ª º≤≤o≥m≥≤ª º≤h≥l≥≤ª≤≤º≤≤≤ª ºeçqai: w{çper ga;rª º≤≤≤ç parwnum≤ª º≤inoç om≤i≥ª ºpara≤≤ª≤º≤≤≤≤ª ajpo; toºu≥' ªºi≥– aj≥rcomenaª ºn≥. e[nqa çe qh≥≤ª ºpoi be≥lteiº≤:oute≤ª≤≤≤ºre≥ ºiçtam≥≤ª ºekrathçe ajºr≥r≥enikou' ºmiwn i{ppoç º e≥jpikrat≥ou≥ªç ºufwç t≥a≤ª º≤ç≥i ≥n oJJ g≥raª ºç≥≤≤≤ª ä ä ä
1 ≤≤≤ª forse goçª Haslam 2 prima di o tratto orizzontale mediano, compatibile con e ≤ª tracce di un carattere; l’editor princeps ipotizza h 3 l≤ª forse u ≤≤ª tratto verticale, seguito da un possibile ç e da una lettera quasi del tutto abrasa 5 º≤≤≤ parte superiore di alcuni caratteri, forse ei, poi o o ç Haslam ≤ª è visibile un trattino vicino alla parte inferiore di m 6 º≤ tratto orizzontale, secondo Haslam compatibile con g, t o e tra m e iª e, forse o Haslam 7 ≤≤ª g o t, seguito dalla parte sinistra di g, o o w (Haslam) º≤≤≤ tracce della parte superiore di alcuni caratteri, forse to poi i> o u Haslam ≤ª ç, seguito da un tratto verticale (Haslam) 8 º≤ apice di un tratto verticale uncinato verso destra, come di r o u di i si vede solo la parte inferiore segno riempitivo in fine di linea, presente anche alle rr. 11, 13 e 14 9 ºn≥ o ºa≥i ≥ Haslam, che indica la seconda soluzione come più probabile 11 º≤ minime tracce della parte inferiore di una lettera, a ? Haslam ≤ª parte inferiore di una lettera, forse i o t Haslam 12 ≤ª parte sinistra
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di e oppure o Haslam 14 º≤ r ? Haslam ≤ª spazio vuoto seguito da un tratto sulla linea superiore di scrittura, forse un segno riempitivo (Haslam) 17 ≤ª tracce sotto la linea di scrittura compatibili con x 18 º≤ i oppure h Haslam —— 1 fortasse º lovgoç Haslam in comm. 2 º≤eÚ ”Omhªroç ? MH 3 fortasse q≥h≥l≥ªukºou' vel -ouvç Haslam 4, 5, 9, 10, 15, 17, 18 disiunxit ed. pr. 5 ta;º e≥i ≥jç ç vel ta; eijçº e≥i ≥o≥ç≥ parwvnuma Haslam e.g. 6 oJmo≥i ≥vªwç Haslam e.g. 8, 14, 16 suppl. ed. pr. 9 e[nqa çe qh≥≤ª fortasse lemma Haslam 9-10 qhv≥⁄ªleiai i{pºpoi vel qh≥v⁄ªleiai ... i{pºpoi Haslam e.g. (cfr. Od. IV 635 s.) 12 -ºiçtam≥e ≥ªn- (diºiçtameªn ?) vel eºijç ta; m≥≤ª Haslam e.g. 16 e≥jpikrat≥ou≥'ªçi vel hJº e≥jpikrat≥ou'≥ªça Haslam e.g. 18 fºhç≥i ≥n oJ g≥raªmmatikovç Haslam in comm.
… come infatti … derivat(-) … inizianti per i- (?) … Lì te… meglio (?) … prevalse (?) … del maschile … cavallo … preval[- …
Fr. 2
5
ä ä ä º≤≤≤ª ºl≥ogoç ajph≥rtizeª º≤≤≤a m≥i≥kko;ç fil≤ª º≤hn devdwke kalª ºh≥ katafraç≥q≥e ≥≤ª º≤lwi kaqarw'ç≤ª≤ºeª ≤ª≤ºd—
10
ºa≥i ≥torevxein. kai; t≥a≤ª ºlhvr≥w≥çen. çem≥ª ºh≥ç≥ª≤≤≤≤ºhçeinªºo≥≤ª ºt≥afeç≥t ≥ª º≤≤≤ªºkª ä ä ä
2 º≤ tratto inferiore di una lettera che si congiunge con o, l secondo Haslam 3 º≤≤≤tracce di tre caratteri, gli ultimi forse l e i secondo Haslam ≤ª parte sinistra di e oppure o Haslam 5 ≤≤ª parte superiore sinistra forse di e, poi apice di un tratto verticale, i o n Haslam 6 º≤ parte inferiore destra di a o l Haslam ≤ª tracce di tratto verticale 7 aggiunta interlineare sopra il testo vicino all’intercolumnio destro: tracce compatibili con t o con la parte sinistra di p; dopo la lacuna d sormontato da un trattino orizzontale ≤ª tracce di tratto obliquo, d o l Haslam 8 m≥ª o l≥m≥ª Haslam —— 2, 3, 4, 5, 6, 7 disiunxit ed. pr. 2 oJ ºlovgoç (diavºlogoç, ejpivºlogoç) ajphrtivzeªto ? Haslam in comm. 3-7 fortasse lemma Haslam 8 -ekºlhvr≥w≥çen vel -epºlhvr≥w≥çen Haslam e.g.
Anacreon 4
146
… il discorso si accordava … piccolo … diede bel[- … in maniera pura … E …
Fr. 3 ä ä ä ºa≥t ≥≤ª≤º≤ª ä ºt≥hn≥detecn≥ª º çmerdi:ana≤ª º bruouçakoç≥≤ª
1 dopo ºa≥t ≥ a ? Haslam º≤ª tracce di tratto verticale, t o u Haslam 1-2 tracce di paragraphos sul margine 3 ≤ª tracce di scrittura che Haslam ritiene compatibili con la parte sinistra di p 4 ≤ª tracce di tratto obliquo
—— 2-4 fortasse lemma Haslam
4 º bruvouça koç≥m≥ª- (vel ajkoç≥m≥ª-) Haslam
O (? A?) Smerdies ...
Fr. 4
5
ä ä ä ºma≤ª º≤oçª ºewn twn≥ª º≤nom≥o≥ª º≤a≥lona≥≤ª º≤≤ª ä ä ä
1 ≤ª forse parte sinistra di c Haslam 2 º≤ tratto orizzontale superiore 4 º≤ forse estremità superiore di ç Haslam 5 º≤ tracce di un tratto orizzontale sulla linea superiore di scrittura ≤ª parte sinistra di una lettera rotonda 6 tracce di due caratteri: due tratti verticali sormontati da uno orizzontale (h ?), seguiti dalla parte superiore di un tratto verticale
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Fr. 5 ä ä ä º≤a≥≤≤ª ºfai e≥{wçª ºç≥con çof≥ª º≤afro≤≤ª ä ä ä 1 º≤ ç ? Haslam ≤≤ª tracce di due caratteri, un lungo tratto verticale, e.g. f, seguito dalla parte inferiore di un probabile e (Haslam) 4 º≤ parte superiore di un elemento verticale ≤≤ª d ? (Haslam) seguito da tracce di un altro carattere —— 1 ç≥a≥f≥e ≥vç≥ Haslam e.g.
Fr. 6 ä ä ä º≤ou≥o≤t≥a≤ª ºi≥ç ejpimenª ºkalli≥ª ä ä ä 1 º≤ tracce di una linea verticale tra o e t≥ tratto curvo compatibile secondo Haslam con u parte inferiore di un tratto verticale
Fr. 7 ä ä ä º≤≤ª ºdah≥ª ºanª ºenª ä ä ä
≤ª
Anacreon 4
148 Fr. 8 ä ä ä ºw≥naª ºut≤ª ºn≥≤ª ä ä ä 1 ºw oppure o Haslam
2 ≤ª o ? Haslam
Fr. 9
5
ä ä ä ºri≤ª º≤hª º≤qu≥ª ºçuª º≤dª ä ä ä
1 ≤ª q ? Haslam 2 º≤ linea verticale sul margine 5 º≤ probabilmente i sbarrato; entrambe le lettere hanno uno spessore più consistente, come se fossero frutto di correzione
Fr. 1 3 Haslam suggerisce q≥h≥l≥ªukºou' o -ouvç, (cfr. r. 14 ajºrrenikou') pur ritenendo le tracce iniziali di scrittura poco compatibili con q. 5 La presenza di parwnum≤ª (parwvnuma, “derivato”, o un termine corradicale) fa pensare che ci si trovi in un contesto grammaticale: si tratta infatti di un termine tecnico che indica le formazioni secondarie (cfr. ad es. l’omerico P.Oxy. VIII 1087 frr. 1, 21 e 2, 61). Se una delle letture ºe≥i ≥o≥ç o ºe≥i ≥jç ç proposte da Haslam per la parte iniziale della linea è corretta (le litterae sono quasi tutte incertae), si può ipotizzare che si parlasse di parwvnuma in -eioç o in -ç; Haslam supplisce a titolo d’esempio ta;º e≥i ≥jç ç (o ta; eijçº e≥i ≥o≥ç≥) parwvnuma, osservando però che la categoria dei parwvnuma in -ç è forse troppo ampia per essere oggetto di discussione in questa sede. L’editore non esclude tuttavia l’eventualità che -eioç fosse semplicemente la parte finale di una parola. 6-7 Haslam propone oJmo≥i ≥vªwç, forse in relazione con w{çper alla r. 4.
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º≤inoç potrebbe essere parte di una parola discussa in relazione ai parwvnuma: in tal senso Haslam ritiene possibile alla r. 7 una forma dell’aggettivo paragwgovç (‘derivato‘). Tra º≤inoç e om≤iª alla r. 6 si osserva un vacuum, forse a segnalare il passaggio da un lemma all’interpretamentum relativo, o da un interpretamentum al lemma successivo. L’accenno probabile a parole ‘inizianti per i’ al r. 8 ha indotto inoltre Haslam a suggerire, per º≤inoç al r. 6, un interessante i[ktinoç o ijkti'noç (paronimo di ijktivn), che compare tra i parwvnuma nel già citato P.Oxy. VIII 1087, fr. 2, 60. 8 Il discorso sembra vertere su parole o classi di parole inizianti in i-. La lettura di i non è tuttavia sicura, e inoltre tale carattere avrebbe potuto essere, secondo l’editor princeps, preceduto da un altro, ad es. e oppure o. 9 Il vacuum e la presenza di un pronome di seconda persona singolare dopo n≥ fanno pensare che le parole che seguono appartengano a un lemma. Fra le altre ipotesi Haslam propone e.g. qhv≥⁄ªleiai i{pºpoi o qh≥v⁄ªleiai ... i{pºpoi (cfr. infra, r. 15, i{ppoç e r. 14, ajºr≥r≥enikou'). 10 be≥ltei- per belti-. In P.Oxy. LIV 3722 (⇒ 3), fr. 2, 5 si trova belteio≥n fhçin, forse nell’ambito di una discussione su problemi d’interpretazione. L’espressione bevltion fhçin ricorre spesso in questo senso nel linguaggio scoliastico (cfr. e.g. sch. Pind. N. 1. 49c e 7, 1a Dr.); è dunque probabile che il termine faccia parte del commento. 13-14 Come suggerito dall’editor princeps, potrebbe trattarsi di una forma del verbo ejpikratevw, usato nel lessico grammaticale per indicare la prevalenza di una forma su un’altra e probabilmente presente anche alla r. 16. Data la presenza di ajºr≥r≥enikou' (“del maschile”?) alla r. 14, potrebbe trattarsi della prevalenza di un genere su un altro. 15 Il termine i{ppoç, da solo o in composizione, ricorre in Anacr. 346, fr. 1, 9; 377; 417, 6 PMG; non è tuttavia possibile collegare il commentario a nessuno di questi testi. 16 Haslam suggerisce e≥jpikrat≥ou≥'ªçi o hJº e≥jpikrat≥ou'≥ªça (sc. levxiç ?). Non si possono però escludere possibili alternative, come, ad esempio, quella del genitivo dell’aggettivo ejpikrathvç. 18 Tra altre ipotesi meno probabili (oJ g≥ravªyaç + titolo, oJ g≥ravªfwn + citazione) l’editore propone fºhç≥i ≥n oJ g≥raªmmatikovç, detto forse in riferimento a un grammatico precedentemente citato o nominato dopo l’appellativo stesso. Fr. 2 2 “Il discorso si accordava…”; ajpartivzw è termine tecnico usato nei commentari ad indicare la compiutezza di un discorso e la coerenza del pensiero (cfr. il già citato P.Oxy. LIV 3722 ⇒ 3, fr. 3, 4 ajphvºr≥tiç≥tai ga;r hJ diavno≥ia. Cfr. anche sch. Pind. I. 6, 47e Dr.).
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Anacreon 4
3-7 L’editor princeps suggerisce, pur se con qualche incertezza, che possa trattarsi di una citazione (al r. 7 si evidenzia infatti un vacuum). 3 Come segnala Haslam, m≥i ≥kkovç per m≥i ≥krovç non è voce attestata in Anacreonte (la tradizione indiretta è concorde nel leggere mikrovç ad Anacr. 373, 1 PMG), ma la forma, che ricorre in Callimaco ed Eronda, è data come ionica in Ael. Dion. ap. Eust. 217, 29. È possibile dunque che il r. 3 fosse occupato da un lemma anacreonteo, o, se così non fosse, si dovrà credere che almeno il termine mikkovç fosse una citazione da Anacreonte. 6 Il contesto non chiarisce se kaqarw'ç abbia il significato grammaticale di ‘regolarmente’, ‘correttamente’ o quello più comune di ‘in maniera pura’, né, dunque, se esso facesse parte di un lemma o del commento. 7 Si segnala la presenza di un vacuum (cfr. supra ad fr. 1, 6) dopo ºa≥i ≥torevxein. Si può ipotizzare la presenza di un infinito, rJe vxein oppure ojrevxein (Haslam non esclude peraltro un’articolazione -orΔ e{xein). Un infinito futuro si trova forse anche alla r. 9, e potrebbe essere in relazione con questo. 8 L’editore ipotizza una forma di -klhrovw o di -plhrovw, ad es. -ekºlhvr≥w≥çen o -epºlhvr≥w≥çen, cui segue un vacuum dell’ampiezza di circa due caratteri. Fr. 3 1-4 Data la presenza della paragraphos tra le rr. 1-2 e la sua assenza tra le rr. 2-3 e 3-4 Haslam non esclude che le rr. 2-4 fossero interamente costituite da lemmi (ma cfr. quanto detto nell’introduzione sulla presenza del punto in alto). 2 Forse ºt≥h;n≥ de; tevcn≥ªhn. 3 Vocativo, come suppone Haslam, o, meno probabilmente, dativo. L’eromenos di Anacreonte viene nominato come Çmerdivhç ad Anacr. 366, 2 PMG (Çmerdivh), ma testimoni successivi lo chiamano anche Çmevrdiç (cfr. ad es. Antipat. AP VII 29, 3; Max.Tyr. XVIII 9). Secondo l’editore la parola Çmevrdi chiudeva probabilmente il verso, dal momento che, in caso contrario, essa sarebbe stata in iato con la parola che segue; la motivazione non è tuttavia vincolante. 4 Forse il verbo bruvw (“piena di …”?) o il sostantivo bruvon, che sembra però meno probabile, giacché in tal caso si dovrebbe ricostruire un’espressione, poco confacente al contesto anacreonteo, come bruvou çavkoç ª= çavkkoçº, “un sacco di ulva lattuga”. L’unica connessione, sia pur molto vaga, con la poesia anacreontea risiede nel fr. 37, 1-2 Gentili, ritenuto tuttavia di incerta attribuzione da Page (PMG 505d), ove si legge “Erwta ... bruvonta mivtraiç. Interessante il parallelo istituito da Haslam (pp. 54-55) con Alexis fr. 89 K.-A. (th;n travpezan ... poikivlwn paroyivdwn ⁄ kovçmou bruvouçan).
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Fr. 5 1 L’editore suggerisce ç≥a≥f≥e ≥vç≥. 2 Si può ipotizzare una sequenza ajpo; tou' ... -fai e{wç ª ... : in tal caso la terminazione -fai farebbe parte del lemma anacreonteo. 4 Haslam e Rozokoki (quest’ultima riporta la sequenza afro con i caratteri di un lemma) ritengono si parli di Afrodite. MARCELLA FARIOLI ANTONIETTA PORRO
5 P.Ryl. I 35
saec. II/IIIp
Nota su Anacreonte Prov.: Aegyptus, (?). Cons.: Manchester, John Rylands Library, inv. 35 Ed.: HUNT 1911, p. 73; KÖRTE 1920. Tab.: ⇒ Tab. I. Comm.: Pack2 2151; LDAB 5057.
Frammento di piccole dimensioni (cm 6,2 × 3,6 circa), vergato sul verso del papiro in scrittura maiuscola libraria ad asse verticale, tracciata con un calamo piuttosto sottile; alcune lettere sono di modulo più largo (m, w, n), altre tendono a non rispettare il bilinearismo (r, u). Sul recto, in grafia databile secondo Hunt al II o al III secolo d.C., si trovano dei conti. Il frammento proviene dalla parte superiore di una colonna di testo prosastico; la dimensione delle colonne non è determinabile in assenza di entrambi gli intercolumni. È conservato invece un ampio margine superiore. Alcuni elementi del testo potrebbero far pensare ad una annotazione di carattere grammaticale avente per oggetto il testo di Anacreonte, il cui nome compare con tutta probabilità al r. 4 (Körte, ad esempio, parla di trattato grammaticale, nel quale sarebbe riportata forse, a partire dal r. 5, una citazione anacreontea). Anche se così fosse – e gli elementi ‘a favore’, come si vedrà, non sono numerosi – nulla tuttavia consente di inferire se si tratti di un’opera volta esclusivamente all’esegesi anacreontea o se Anacreonte vi fosse nominato, con finalità esemplificative, solo in questa o in qualche altra circostanza.
5
º≤e Karioqr≥ep≥ªt º k≥ata; duvo mevrh ª º≤ra katagwgh;ª ΔAºnakrevwn qhlª ºa≥rairhmevnaª ºei ojruççouçaª ºç perieballª ºote neatoª ä ä ä
P.Ryl. I 35
153
4 ºn secondo l’ed. pr., che non esclude tuttavia e.g. ºr 7 ]περιβαλλ[ ed. pr., ma nel papiro si legge senz’altro ]περιεβαλλ[ —— 1, 2, 5 suppl. Hunt 1 Kariovqr≥ep≥ªtoç Hunt in app., Körte 4 qhlªukw'ç ? Körte 8 o{te Körte 5-8 Anacreontis verba? Haslam
… Cario … in due parti … approdo (?) …Anacreonte femminile … presi … scavando … gettava (?) intorno … quando (?) 1-4 Karioqrepª secondo Hunt sarebbe parte di una neoformazione, forse il composto Kariovqreptoç (“schiavo Cario nato in casa”?), non altrimenti attestato (ma lo sono bene i composti in -qreptoç). Dal momento che al r. 4 si deve con ogni probabilità restituire ΔAºnakrevwn, il termine potrebbe essere connesso con il Karikoergevoç (o Karioergevoç) attestato ad Anacr. 401 PMG (= 47 Gentili); il discorso avrebbe potuto vertere ad esempio sui composti inizianti in Kario-. Che il testo da cui P.Ryl. I 35 proviene potesse essere di argomento grammaticale indicherebbe forse anche il r. 4, ove si legge qhl-, riferibile a questioni relative al genere dei sostantivi (qhlªuk- ?). È evidente che, in tal caso, l’osservazione contenuta al r. 4 non potrebbe riguardare il termine maschile Karikoergevoç (o Karioergevoç) di Anacr. 401 PMG (= 47 Gentili). Anche kata; duvo mevrh, ‘in due parti’, al r. 2 potrebbe essere usato in un contesto grammaticale, ma espressioni come kata; ... mevrh sono di uso assai più esteso e non connotano un passo in senso specificamente linguistico o retorico. Diverso è il caso di katagwghª al r. 3: se infatti ajgwghv e alcuni composti possono ricorrere anche, pur se non esclusivamente, in riferimento allo stile o alla forma dell’argomentazione (Strab. XIV 1, 41, 9 th;n ajgwghvn tw'n ... dialevktwn; eijçagwghv, ‘introduzione’, paragwghv, ‘derivazione’, ‘flessione’; çunagwghv, ‘conclusione, dimostrazione’ …), non sembrano essere attestati significati simili per katagwghv. Una possibilità, che ci suggerisce MH, potrebbe essere quella di leggere al r. 3 i resti di un solo termine, un composto parakatagwghv, da interpretarsi come termine tecnico pertinente a una specifica categoria di parole derivate. 5-8 Le parole che si leggono in tutto o in parte in questi righi potrebbero suggerire qualche connessione con il nome di Anacreonte precedentemente menzionato. Al r. 5 si riconosce una sequenza ºa≥rairhmevnaª collegabile con il participio perfetto ionico di aiJrevw: diverse attestazioni di questo tipo di perfetto si hanno non casualmente nell’ionico di Erodoto, nel quale peraltro sono attestati anche tutti o quasi i lessemi presenti nei righi successivi del nostro frammento (voci di ojruvççw del r. 6, di περιβάλλω del r. 7 e anche del possibile nevatoç del r. 8). Non si può escludere che la probabile forma ionica del
154
Anacreon 5
r. 5 sia anacreontea: in questo caso vale la pena di osservare che il termine nevatoç che si può leggere al r. 8 (se non si dovrà distiguere in neva toª, espressione non ionica) conosce diverse attestazioni in ambito poetico, sia che si debba intendere come nevatoç connesso con neiovç (= il più basso, estremo) sia che lo si giudichi come derivato da nevoç (= il più recente, l’ultimo), e potrebbe indurre a pensare a una citazione anacreontea che si estende per tutti e quattro i righi. Si osservi che la voce ojruççouçaª è femminile (cfr. r. 4 qhlªuk?); sul piano prosodico si rileva, a r. 8, la sequenza notevole di almeno quattro sillabe brevi. Se nessuno degli elementi sottolineati ci vincola a considerare i rr. 5-8 integralmente anacreontei, non è facile sottrarsi alla suggestione che almeno la forma ionica individuabile al r. 5 (ºa≥rairhmenaª) costituisca un lemma o una citazione da Anacreonte. MARCELLA FARIOLI ANTONIETTA PORRO
INDEX PAPYRORUM
P.Oxy. XV 1801, col. II 50-55 = Alexis 1 P.Oxy. XXII 2321 = Anacreon 1 P.Oxy. LIII 3695 = Anacreon 2 P.Oxy. LIV 3722 = Anacreon 3 P.Oxy. LXV 4454 = Anacreon 4 (?) P.Ryl. I 35 = Anacreon 5
INDEX TABULARUM
Tab. I: P.Ryl. I 35 = Anacreon 5
INDICE I.1.2.2
Prefazione Criteri editoriali Curatori Revisori dei papiri Siglorum et compendiorum explicatio Conspectus librorum ALEXIS 1 - P.Oxy. XV 1801, col. II 22-27. Voce di lessico (Hesione, fr. 90 K.-A.)
V VI IX X XI XIII 3 9
ANACREON 1 - P.Oxy. XXII 2321. Note marginali 2 - P.Oxy. LIII 3695. Note marginali 3 - P.Oxy. LIV 3722. Commentario 4 (?) - P.Oxy. LXV 4454. Commentario ad Anacreonte (?) 5 - P.Ryl. I 35. Nota su Anacreonte
19 27 29 32 143 152
Index papyrorum Index tabularum
155 156
TAB. I
P.Ryl. I 35 ⇒Anacreon 5