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Italian Pages 188 Year 2013
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP)
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP) ediderunt
Guido Bastianini · Michael Haslam Herwig Maehler · Franco Montanari Cornelia Römer adiuvante Marco Stroppa
De Gruyter
COMMENTARIA ET LEXICA GRAECA IN PAPYRIS REPERTA (CLGP)
PARS I COMMENTARIA ET LEXICA IN AUCTORES VOL. 1 AESCHINES – BACCHYLIDES FASC. 2 ALCMAN – ANTIPHO 1. ALCMAN
De Gruyter
ISBN 978-3-11-030296-7 e-ISBN 978-3-11-031559-2 ęĖȱȱȱĖȱȱ ȱĖȱȱ£ĖȱȱȱȱȱĖ ęDzȱȱęĖȱȱȱȱȱ ûȱĴDZȦȦǯȬǯȱĠǯȱ ȚȱŘŖŗřȱȱȱ ¢ȱ ǰȱȦ ėDZȱ ȱǭȱǯȱ ȱǭȱǯȱ ǰȱ ãĴȱ Ljȱȱ ėȱȱ§ȱȱ ȱȱ ¢ȱ ǯ¢ǯ
Prefazione
In conseguenza di alcuni aggiornamenti in corso d’opera, il primo volume dei Commentaria et Lexica Graeca in Papyris reperta ha assunto la seguente struttura editoriale:
CLGP I.1: AESCHINES - BACCHYLIDES Fascicolo 1: Aeschines-Alcaeus (2004) Fascicolo 2. Alcman-Antipho I.1.2.1 Alcman I.1.2.2 Alexis - Antipho Fascicolo 3: Apollonius Rhodius-Aristides (2011) Fascicolo 4: Aristophanes-Bacchylides (2006; 20122) Viene ora pubblicata la prima parte del fascicolo I.1.2, curata da Cornelia Römer e dedicata a Alcmane. La preparazione della seconda parte (Alexis Antipho) è molto avanzata e si prevede di pubblicarla entro il 2013. La soluzione di dividere in due il fascicolo I.1.2 è sembrata conveniente, sia per rendere noto agli studiosi ciò che era già pronto, sia per rendere più agile la struttura di un tomo che crescit eundo.
GUIDO BASTIANINI MICHAEL HASLAM HERWIG MAEHLER FRANCO MONTANARI CORNELIA RÖMER
Sul sito www.istitutovitelli.unifi.it si possono trovare informazioni aggiornate sul progetto CLGP; all’indirizzo [email protected] è possibile inviare aggiunte, correzioni, suggerimenti.
Criteri editoriali
I Commentaria et Lexica Graeca in Papyris reperta (CLGP) sono divisi in quattro parti: I) Commentaria et Lexica in auctores. Testi papiracei che contengono testimonianze dell’esegesi ad autori identificati. Questa parte sarà costituita da quattro volumi, a loro volta suddivisi in fascicoli: 1. Aeschines-Bacchylides 2. Callimachus-Hipponax 3. Homerus 4. Hyperides-Xenophon II) Commentaria in adespota. Testi esegetici riferiti a opere e autori non identificati, raggruppati secondo il genere letterario del testo commentato (epica, lirica etc.). III) Lexica. Prodotti di carattere lessicografico generale (i glossari a singoli autori rientrano nella parte I; non sono compresi i lessici bilingui). IV) Concordantiae et Indices. Un articolato sistema di riferimenti incrociati permetterà il reperimento dei materiali secondo diverse “chiavi” di accesso (per es. le citazioni degli autori e dei grammatici). La parte I contiene i testi che appartengono alle seguenti tipologie: hypomnemata; hypotheseis; syggrammata; glossari a singoli autori; voci di lessici riportabili a un autore; marginalia (scholia e glosse). Sono stati tralasciati i testi che presentano segni marginali e varianti senza che si riscontri alcun commento e quelli di contenuto esclusivamente biografico, mentre sono inclusi i testi comprensivi di elementi sia esegetici che biografici. A discrezione del curatore, inoltre, potranno essere considerati altri materiali di carattere esegetico. I termini ‘glossario’ e ‘lessico’ non sono usati come sinonimi: il glossario presenta i lemmi nell’ordine in cui compaiono in una determinata opera di un autore; nei lessici, invece, i lemmi seguono l’ordine alfabetico e possono essere tratti da autori e opere diversi. In generale nel CLGP i papiri sono disposti per autori commentati, in ordine alfabetico secondo la forma latina del nome. Per ogni autore si prevede un’introduzione generale, quindi l’esame dei papiri che conservano materiali esegetici relativi alle opere, disposte in ordine alfabetico secondo la forma
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latina del titolo (quelle non identificate si trovano in fondo); quando questo criterio non risulta applicabile i testi sono disposti in ordine alfabetico per collezione papirologica. Nel caso particolare di questo fascicolo che raccoglie testi esegetici relativi al solo Alcmane l’ordine dei papiri segue la tipologia di esegesi (cfr. p. 4). Di regola nel CLGP, un punto interrogativo dopo il numero contraddistingue i papiri assegnati a un autore in forma dubitativa. Se nessuna attribuzione risulta accettata dal curatore, il papiro sarà pubblicato fra i Commentaria in adespota. Se il carattere esegetico dell’opera non è sicuro, il punto interrogativo segue il titolo identificativo del genere dell’opera. Non sono numerati autonomamente, ma solo descritti in brevi schede, contraddistinte da una lettera, i frammenti sulla cui natura rimangono incertezze radicali. Le sigle dei papiri sono tratte dalla Checklist of Editions of Greek, Latin, Demotic and Coptic Papyri, Ostraca and Tablets, ed. J.F. Oates, R.S. Bagnall, S.J. Clackson, A.A. O’Brien, J.D. Sosin, T.G. Wilfong and K.A. Worp, BASP Suppl. 9, 20015. Una versione continuamente aggiornata si trova on line all’indirizzo: http://scriptorium.lib.duke.edu/papyrus/texts/clist.html. Le riviste sono abbreviate secondo le sigle de L’Année Philologique. Bibliographie critique et analytique de l’antiquité gréco-latine, Paris 1928-. Per i nomi e le opere degli autori greci si utilizzano le abbreviazioni del Vocabolario della lingua greca di Franco Montanari (= GI, seconda edizione), pp. 4-42: in caso di autori omonimi ivi diversificati con esponente o di opere indicate con un numero, si è ricorso ad abbreviazioni perspicue, confrontando il LSJ ed eventualmente il Thesaurus Linguae Graecae. Canon of Greek Authors and Works, by L. Berkowitz-K.A. Squitier, New York-Oxford 19903 (versione on line aggiornata al sito www.tlg.uci.edu). Per le opere e gli scrittori latini si segue l’Oxford Latin Dictionary, Ed. by P.G.W. Glare, Oxford 1996. All’inizio di ogni scheda si forniscono una serie di indicazioni così suddivise: Prov.: Provenit (luogo di ritrovamento secondo la denominazione latina al nominativo). Cons.: Conservatur (luogo di conservazione). Ed./Edd.: Edidit/Ediderunt (edizioni del testo; le abbreviazioni bibliografiche che compaiono qui possono trovarsi anche sotto la voce Comm.). Tab./Tabb.: Tabula/Tabulae (indicazioni delle riproduzioni esistenti). Comm.: Commentationes numerazione in MP3 e in Pack2, se differente; quindi il numero di LDAB. Le sigle MP3 e LDAB rimandano ai repertori disponibili on line agli indirizzi: http://promethee.philo.ulg.ac.be/cedopal/index.htm e http://ldab.arts.kuleuven.be/ldab_text.php. Segue la bibliografia in or-
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Criteri editoriali
dine cronologico e in forma abbreviata: le indicazioni bibliografiche complete si trovano nel Conspectus librorum. Per ciò che concerne i commentari, dopo un’introduzione sul papiro, è offerta la trascrizione letteraria dell’intero testo con i lemmi in grassetto. Nel caso delle annotazioni marginali, per alcuni papiri si preferisce fornire la trascrizione sia del testo letterario (a volte solo in parte), sia delle note, riproducendo fedelmente la posizione dei marginalia. Se nel papiro vi è iota mutum, nell’edizione del testo viene ascritto; in caso contrario, nel testo è sottoscritto. Le scritture anomale sul papiro sono riportate in apparato papirologico e normalizzate nel testo secondo gli usi correnti (ad es.: nel testo givnomai, in apparato geinomai pap.). Sono usati i numeri romani per le colonne, i numeri arabi per i righi. Si è adottata la numerazione dei righi per colonne, anche quando nell’edizione originale compare la numerazione continua. La traduzione, se presente (vi sono casi in cui il curatore non ha ritenuto opportuno inserirla), è posta generalmente dopo gli apparati; a discrezione del curatore può trovarsi anche nelle note di commento. Minimi dettagli redazionali trovano un naturale adattamento in conseguenza della lingua in cui sono scritti i contributi. Per la citazione dell’opera si utilizzerà il seguente criterio: il nome dell’autore, accompagnato dal numero che contrassegna il papiro e poi la sigla della raccolta (ad es. Aeschylus 1 CLGP). Per i rimandi interni si utilizza il simbolo di una freccia (⇒) in unione alle indicazioni della parte (in numero romano: ⇒ III, a significare CLGP III Lexica) o dal nome dell’autore cui si aggiunge il numero di riferimento del papiro (ad es. ⇒ Aeschylus 1). All’interno della sezione su un autore, il rimando a un papiro della stessa sezione è fatto con il solo simbolo ⇒ seguito dal numero. ELENA ESPOSITO MARCO STROPPA
Revisori dei papiri
or = originale Alcman 1 Alcman 1a Alcman 2 Alcman 3 Alcman 4 Alcman 5 Alcman 6 Alcman 7 Alcman 8 Alcman 9 Alcman 10
CR CR CR CR CR/GB CR CR CR CR CR CR
or or or or or or or or or or or
Per le immagini digitali è stato consultato il sito: www.papyrology.ox.ac.uk/POxy/papyri/the_papyri Si ringrazia Carla Balconi per l’invio dell’immagine digitale di P.Congr.XV 1 e la Direzione della Biblioteca di Ateneo dell’Università Cattolica di Milano per il permesso di pubblicazione. Si ringrazia il Département des Antiquités égyptiennes del Museo del Louvre per l’autorizzazione a pubblicare le immagini di P.Louvre E 3320.
Siglorum et compendiorum explicatio
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litterae coniectura additae litterae coniectura restitutae litterae a librario deletae litterae per compendium a librario omissae litterae delendae litterae valde incertae numerus litterarum quae perierunt litterarum vestigia dubia litterae ex testimonio alio antiquo allatae versus finis
A. a. O. Anm. bes. bzw. cf. corr. dub. e.g. f., ff. Frg. Id. Jh. Kol. loc. cit. Nr. Pap. S. s.v., s.vv. sc. Sch.
am angeführten Ort Anmerkung besonders beziehungsweise confer correctio, correxit, correxerunt etc. dubitanter exempli gratia folgend, folgende Fragment Idem Jahrhundert Kolumne locus citatus Nummer Papyrus Seite sub voce, sub vocibus scilicet Scholion
Siglorum et compendiorum explicatio suppl. u. a. V. vgl. Z. z. B. z. T.
supplevit, suppleverunt, supplementum etc. und andere Vers vergleiche Zeile zum Beispiel zum Teil
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Conspectus librorum
ARENA 1982
BARRETT 1961 BERGK 1865 BERGK 1914 BIERL 2007
BIERL 2011
BLASS 1878 BLASS 1885 BLUMENTHAL 1939 BONANNO 1982 BONANNO 2007
BOWIE 2011
CACIAGLI 2009 CALAME 1977
CALAME 1981 CALAME 1983 CALAME 2001
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Conspectus librorum
CAMPBELL 1988 CAREY 2011
CAROLI 2007 CARTLEDGESPAWFORTH 1989 CASSIO 1993 CASSIO 1997
CASSIO 2007
CAVALLO 1986
CAVALLO 2002 CLAUSS 1983 COLVIN 1999 CUARTERO 1972 CYRINO 2004-2005 D’ALESSIO 1997 DARIS 1979 DAVIES 1986a DAVIES 1986b DAVIES 1991 DAVISON 1961 DEL FABBRO 1979 DEVEREUX 1965 DEVEREUX 1966
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XIV DORANDI 1984 EGGER 1863 ERCOLES 2009 FERRARI 2008 FÜHRER 1971 FÜHRER 1973 FUNGHI-MOST 1995 GARVIE 1965 GARZYA 1962 GENTILI 1976 HAGEL 2004
HARVEY 1955 HARVEY 1967 HASLAM 1977
HINGE 1997
HINGE 2006 HINGE 2009
HUTCHINSON 2001
HUXLEY 1974 IRIGOIN 1984
JOHNSON 2004 LLOYD-JONES 1964 LLOYD-JONES 1965 LOBEL 1957
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Conspectus librorum LUPPE 1973 MAEHLER 1986 MARZULLO 1964 MCNAMEE 1981 MCNAMEE 1992 MCNAMEE 2007 MOST 1987 NANNINI 1988 NICKAU 1977 NÜNLIST 2009 OIKONOMIDES 1940
PAGE 1951 PAGE 1959 PAGE 1962 PAGE 1963 PAVESE 1992 PEEK 1960 PENWILL 1974 PERON 1987 PFEIFFER 1968 PÖHLMANN 1970 PÖHLMANN-WEST 2001 PRAUSCELLO 2006 PRIESTLY 2007 PUELMA 1977 RADT 1985
XV
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XVI RICCIARDELLI APICELLA 1979 RISCH 1954 ROSENMAYER 1966 RUTHERFORD 1977 SCHMIDT 1968 STEINER 2003 THOMMEN 2003 TREU 1964 TSANTSANOGLOU 1973 TSANTSANOGLOU 2006 *
TSANTSANOGLOU 2012
THUMB-SCHERER 1959 TURNER 1987 VALENTE 2009 VEGAS SANSALVADOR 1996 VON DER MÜHLL 1951
VON WILAMOWITZMÖLLENDORFF 1903 VON WILAMOWITZMÖLLENDORFF 1921 WEST 1963 WEST 1965 WEST 1967 WEST 1970 WEST 1982 WEST 1985 WEST 1992 WINNINGTONINGRAM 1928 ∗
Conspectus librorum G. RICCIARDELLI APICELLA, La cosmogonia di Alcmane, QUCC 32, 1979, 7-27. E. RISCH, Die Sprache Alkmans, MH 11, 1954, 20-37; wieder abgedruckt in Kleine Schriften, Berlin-New York 1981, 314-331. T.G. ROSENMAYER, Alcman’s Parthenion I reconsidered, GRBS 7, 1966, 321-359. I.C. RUTHERFORD, An Unnoticed Title at Pindar, Paean 6, 123, ZPE 118, 1997, 1-21. V. SCHMIDT, Sprachliche Untersuchungen zu Herondas, Berlin 1968. C.J. STEINER, Allegoresis and Alcman’s “Cosmogony”: P. Oxy. XXIV 2390 (fr. 5 Page - Davies), ZPE 142, 2003, 21-30. L. THOMMEN, Sparta, Verfassungs- und Sozialgeschichte einer griechischen Polis, Stuttgart 2003. M. TREU, Rez. zu PAGE 1962, GGA 216, 1964, 114-130. K. TSANTSANOGLOU, Duvo ΔAlkma'ne"ï (P.Oxy. 2802), Hellenika 26, 1973, 107-112. K. TSANTSANOGLOU, The Scholia on Alcman’s Parthenion, Hellenika 56, 2006, 7-30. K. TSANTSANOGLOU, Of Golden Manes and Silvery Faces. The Partheneion 1 of Alcman, Berlin-Boston 2012. A. THUMB-E. Kieckers-A. SCHERER, Handbuch der griechischen Dialekte, 2, Heidelberg 1959. E.G. TURNER, Greek Manuscripts of the Ancient World, London 19872. S. VALENTE, Osservazioni su alcuni scoli ad Alcm. PMGF 1, Eikasmós 20, 2009, 61-66. A. VEGAS SANSALVADOR, Ûorqaçiva, ΔOrqiva y “Artemiç ΔOrqiva en Laconia, Emerita 64, 1996, 275-288. P. VON DER MÜHLL, Kultische und andere Mahlzeiten bei Alkman, Archives suisses des traditions populaires 47, 1951, 208214, bes. 212-213. U. von VON WILAMOWITZ-MÖLLENDORFF, Timotheus, Die Perser, Berlin 1903. U. von VON WILAMOWITZ-MÖLLENDORFF, Griechische Verskunst, Berlin 1921. M.L. WEST, Three Presocratic Cosmologies, CQ 13, 1963, 154-176. M.L. WEST, Alcmanica, CQ 15, 1965, 188-202. M.L. WEST, Alcman and Pythagoras, CQ 17, 1967, 1-15. M.L. WEST, Melica, CQ 20, 1970, 205 -215. M.L. WEST, Greek Metre, Oxford 1982. M.L. WEST, Ion of Chios, BICS 32, 1985, 71-78. M.L. WEST, Alcman and the Spartan Royalty, ZPE 91, 1992, 1-9. R.P. WINNINGTON-INGRAM, The Spondeion Scale, CQ 22, 1928, 83-91.
Dieses Buch erschien nach dem Beginn der Drucklegung und konnte daher nicht mehr berücksichtigt werden.
PARS I COMMENTARIA ET LEXICA IN AUCTORES VOL. 1 AESCHINES – BACCHYLIDES FASC. 2 ALCMAN - ANTIPHO 1. ALCMAN
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Alkman hat das Schicksal fast aller der neun lyrischen Dichter,1 die um 200 v. Chr. von Aristophanes von Byzanz in den Rang der ejgkriqevnteç, der Ausgewählten, erhoben worden waren, geteilt. Nur Pindar, dem princeps der neun, gelang der Sprung in die mittelalterliche Überlieferung. Von Sappho besitzen wir immerhin ein Fragment eines Kodexblattes aus Pergament aus dem 6. – 7. Jh.,2 während Alkmans Werke schon nicht mehr vom Medium der Rolle in das neue Medium des Kodex kopiert wurden, weil das Interesse erloschen war. Welche Rolle das Anliegen der Schule und besonders der Rhetorenschulen in der römischen Kaiserzeit für die weitere Überlieferung von Texten gespielt haben, ist bekannt. Alkman eignete sich nicht dazu: für eine Gesellschaft geschrieben, die sich in den Liedern wiedererkennen und daher direkte Bezüge zu ihrer Gegenwart wollte, welche mit der Zeit verblassen musste,3 dazu in einem Dialekt, der kaum noch verstanden wurde, war das Verständnis von Alkmans Chorlyrik zu schwierig geworden (siehe dazu auch weiter unten, zur Sprache). Wie sich ein solches Absterben des Verständnisses, und damit des Interesses an dem Werk vollzieht, kann man an den papyrologischen Zeugnissen der Überlieferung des Dichters Alkman ablesen. Viele der Erklärungen wirken hilflos. Das Wenige, was noch als Zitat in späteren Quellen vorhanden ist, stammt wohl aus Anthologien (siehe unten). Die papyrologische Überlieferung verliert sich im 3. Jh. n. Chr. Dies bedeutet auch, dass im 4. Jh., als der Kaiser Konstantius, wie Themistius berichtet,4 sich bemühte, die Rettung der noch vorhandenen griechischen Literatur zu initiieren, Alkman schon vergessen war. Alle papyrologischen Zeugnisse seiner Werke sind zwischen dem 1. Jh. v. Chr. und dem 3. Jh. n. Chr. datiert, besonders viele stammen aus dem 1. – 2. Jh. n. Chr. Da die spätere mit1
Pindar, Bakchylides, Sappho, Anakreon, Stesichoros, Simonides, Ibykos, Alkaios und Alkman; so zusammengestellt in AP. IX 184; siehe dazu Pfeiffer 1970, 251-253. 2 P.Berol. inv. 9722 = Sapph. 96 Voigt; zuletzt dazu Bonanno 2007, 31-40. 3 Hinge 2006, 1-3 und 282ff. plädiert jetzt allerdings wieder dafür, dass es sich um zeitlose Namen von Rollen, nicht um wirkliche Namen der Zeit handelt. 4 Themistius IV 59d - 60c Downey I 85ff.; dazu Cavallo 1986, 83-172 und 246-271 = Cavallo 2002, 49-175, bes. 57ff.
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telalterliche Überlieferung fehlt, lassen sich auch für die Scholien auf den Papyri keine Vergleichsmomente einer Entwicklung feststellen. In einem einzigen Fall kann ein Scholion mit einem handschriftlich überlieferten Sekundärtext verglichen werden (P.Congr.XV 1 ⇒ 7).5 So vorsichtig man sein muss, was die Zufälligkeit der Funde ausmacht, so wahrscheinlich ist im Falle Alkmans der Zusammenhang von Datierung und Lokalisierung der Funde. Die meisten wurden in der Stadt Oxyrhynchus in Mittelägypten gefunden, also einem Ort wo man sich besonders im 1. – 3. Jh. n. Chr. kritisch mit den Texten der großen griechischen Literatur beschäftigte. Davon zeugen die vielen literarischen Papyri insgesamt, die an diesem Ort ausgegraben wurden und enge Verbindungen zwischen Gelehrten in Alexandria und Oxyrhynchus belegen. Und doch soll der Papyrus mit dem größten Stück eines Parthenions Alkmans (das Pariser Parthenion ⇒ 5) nicht in Oxyrhynchus gefunden worden sein, sondern auf einem Friedhof bei Memphis (Sakkara), wo er angeblich in eine Mumie eingewickelt war.6 Aber auch dieser, und gerade dieser Papyrus zeigt eine intensive wissenschaftliche Beschäftigung mit dem Text. Bei einem weiteren Papyrus mit einem Randscholion ist die Fundlage nicht ganz geklärt, möglicherweise stammt er aus dem Fayum (P.Congr.XV 1 ⇒ 7). Von den 24 Papyri und Pergamenten, welche die Leuven Database of Ancient Books von den Werken Alkmans verzeichnet (darunter auch Stücke mit kurzen Zitaten des Dichters), wurden 13 in die vorliegende Bearbeitung aufgenommen, da sie entweder Kommentare zum Werk (⇒ 1a und b – 4; ⇒ 9; ⇒ Schede b und c), die Texte selbst mit Randscholien (⇒ 5-7; ⇒ 10; ⇒ Scheda a), oder ein Glossar (⇒ 8) enthalten, also eine wissenschaftliche Auseinandersetzung mit dem Werk in der Antike belegen. Nur drei Alkmantexte auf Papyrus zeigen keine Randscholien, wobei zwei der Texte dem Dichter nicht sicher zugewiesen worden sind; alle drei sind zudem sehr klein, so dass vielleicht nur der Erhaltungszustand das Erkennen von Scholien verhindert.7 Die übrigen Papyri sind Kommentare zu anderen Dichtern, in denen auch Alkman u. a. zitiert wird.8 Auch sie machen immerhin deutlich, dass das
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Siehe auch das Glossar => 8, 8. Siehe => 5, Fußnote 1; dieser Papyrus war einer der ersten literarischen Papyri, der nach Europa schon im Jahre 1855 gelangte. In wie weit hier die Vorstellung, dass mit einem Fund in Ägypten auch eine Mumie etwas zu tun haben müsse, eine Rolle spielt, bleibt dahingestellt. 7 P.Oxy. XXXVII 2801 und XLV 3213, wobei hier die Autorschaft umstritten ist; neuerdings hat G. Ucciardello P.Berol. inv. 11777 wieder vorsichtig dem Dichter zugewiesen (PapCongr. XXIII, 693-701). 8 P.Oxy. XXXV 2737, Frg. 1 II 18 (=> Aristophanes 27); P.Lond.Lit. 181, Kol. II 50; P.Oxy. XX 2258 C 2v. 25; P.Oxy. XXXVII 2812, Frg. 1(a), Kol. I 7 und P.Oxy. II 220 Kol. V marg. (=> Aeschylus 8). 6
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Werk in philologischen Kreisen zu dieser Zeit bekannt war; diese Texte stammen ebenfalls aus dem 1. – 2. Jh. n. Chr. Ein besonderer Fall ist P.Oxy. XX 2258 aus dem 7. Jh., ein Kommentar zu Kallimachos, in dem ein Vers Alkmans als Parallele für eine Stilfigur zitiert wird; dieses Zitat stammt doch wohl aus einer Anthologie. Soweit die papyrologische Überlieferung also ein Bild über die Kenntnis des alkmanischen Werkes noch bis ins 3. Jh. n. Chr. zulässt, zeigt sich das Bild der Gelehrtenstube, in der man sich mit dem Werk beschäftigte, nicht das Bild eines Publikums, in dem Alkman aus Freude gelesen wurde, oder gar das Bild der Rhetorenschule. Zu diesem überhaupt nur noch von Gelehrten wahrgenommenen Dichter passt das Erscheinungsbild der Bücher seiner Werke: viele der Handschriften, der Zeit ihrer Entstehung entsprechend ausschließlich Rollen, sind von eher nachlässigen Händen geschrieben, waren also nicht für den Verkauf an ein größeres Publikum produziert, sondern für den Privatgebrauch. Besonders augenfällig ist das Exemplar des 1. Parthenions (P.Paris 71 ⇒ 5), welches in einer Hand mit zahlreichen kursiven Elementen geschrieben wurde; dieselbe Hand steuerte auch zahlreiche Scholien am Rand bei: dies ist offensichtlich ein Exemplar, welches der Gelehrte sich selbst hergestellt hatte. Dagegen ist die Handschrift des Parthenions aus Oxyrhynchus (⇒ 6) äußerst elegant, aber von zweiter Hand mit Scholien am Rand und Lesezeichen im Text versehen. Die weiten Ränder tragen sowohl zur Eleganz bei, boten aber auch den Raum für die Scholien. Bemerkenswert ist in diesem Zusammenhang auch die Ausgabe des Kommentars zum 1. Parthenion in P.Oxy. XXIV 2389 (⇒ 1a): derselbe Kopist hat auch Exemplare von jambischen Trimetern, frühen Elegikern, von Simonides und einem Kommentar zu Ilias XVII produziert, also für eine äußerst gelehrte Klientel Bücher hergestellt. Der äußeren Gestalt der Bücher entsprechen die zahlreichen kritischen Zeichen, Lesehilfen und Korrekturen zwischen den Zeilen. Dazu gehören Paragraphoi und Koronides zur strophischen Einteilung ebenso wie Akzente zum Wortverständnis und Längezeichen zum Verständnis des Metrums. Eine genauere Betrachtung der Zeichen am Rand hat nun vielleicht zu einer neuen Bewertung der Ausdehnung des 1. Parthenions geführt (siehe in ⇒ 5 Einleitung); es scheint auch, dass die Paragraphoi nicht nur zur Kenntlichmachung eines Strophenendes eingesetzt wurden, sondern auch wie im Drama Sprecherwechsel anzeigen konnten (⇒ 5 zu V. 36ff.). Die Akzente und Längenzeichen machen deutlich, dass die Sprache der Texte selbst als ein Problem wahrgenommen wurde, das allerdings in den Randscholien nicht tiefer gehend behandelt wird. Über das einfache Übersetzen der dialektalen Wörter in das Attische gehen die Randscholien nicht
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hinaus, obwohl Apollonios Dyskolos sich eingehender mit dem Dialekt Alkmans beschäftigte. Die Frage nach der richtigen Benennung der Sprache Alkmans (Dorisch?, Lakonisch?) und nach dem Verhältnis der Sprachformen, die wir in den Papyri finden, zu der Sprache Lakoniens im 7. Jh. v. Chr., hat erst in jüngster Vergangenheit zu neuen Ansätzen der Betrachtung geführt. Sicher ist, dass die sprachlichen Erscheinungen, wie sie uns in den Papyri entgegentreten (besonders prominent die Ersetzung des q durch ç), nicht der Sprache des 7. Jh. v. Chr. entsprechen, sondern eine spätere Entwicklung darstellen, die uns so auch in den lakonischen Passagen bei Aristophanes begegnen.9 Andererseits ist intervokalisches ç in den Papyri nie durch die Aspiration ersetzt, obwohl gerade dieses Phänomen im Sparta des 7. Jh. v. Chr. zu erwarten wäre.10 Über solche Phänomene wissen die Randscholien nichts zu sagen. Die Ersetzung des q durch ç ist aber in den Texten fast durchgehend gewahrt;11 an einer Stelle wird q durch von der Hand eines Korrektors darübergeschriebenes ç ersetzt (⇒ 6, Frg. 3, Kol. I 2).12 Geschriebenes Digamma findet sich entgegen manch anderslautender Versicherung im Pariser Parthenion nur an einer Stelle, nämlich in der Kol. I 6, (nicht aber in Kol. II 41) und in ⇒ 7, 8 (beidesmal in dem Wort a[[nax), galt aber bei Apollonios als typisch für Alkman, obwohl es eher ein typisch äolisches, oder episches Sprachelement ist.13 Apollonios nennt Alkman dann auch einen çunecw'ç aijolivzwn14. Hier mag die über lange Zeit gehegte und auch in den antiken Kommentaren und Scholien prominent vorgebrachte Auseinandersetzung über die Frage ihren Ursprung haben, ob Alkman aus Lakonien oder Lydien stammte. Wäre seine Heimat Lydien gewesen, hätte man das Vorhandensein des Äolischen in seinem Werk eher verstehen können.15 Gleichwohl spielt das Argument der Sprache in den Diskussionen über seine Herkunft anscheinend keine Rolle. Neuerdings hat Georg Hinge die Ansicht vertreten, dass der Alkmantext, so wie wir ihn durch die Papyri und Zitate kennen, auf eine schriftliche Fi-
9 Die Erklärung E. Rischs, dass die Sprache Alkmans eine von den alexandrinischen Gelehrten geformte Kunstsprache sei, die auf dem zeitgenössischen Dialekt der benachbarten Cyrenaica basierte, ist überholt (Risch 1954). 10 Colvin 1999, 171. 11 Ausnahmen sind bei Arena 1982, 12-13 angeführt. 12 In der ed. pr. wurden hier zwei Tilgungspunkte gesehen; das sigma entspricht aber ganz der kursiven Schrift der Scholien. 13 Zum Digamma im Alkmantext siehe Hinge 1997 (mit richtiger Angabe des Vorkommens). 14 De Pronominibus 76, 32; diese Charakterisierung findet in dem vorhandenen Textcorpus allerdings keine Bestätigung; siehe schon Page 1951, 155ff. 15 Cassio 2007, 39; mit der Frage der Herkunft Alkmans beschäftigen sich die Nummern => 1a, Frg. 9; => 9, Frg. 1, Kol. III; => Schede (b) und (c).
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xierung der Texte erst in spätklassischer oder hellenistischer Zeit zurückgeht; diese schriftliche Fixierung gebe die Texte so, wie sie bei der noch andauernden Aufführungspraxis (!) gesprochen worden seien, also in der Sprache Spartas der klassischen und hellenistischen Zeit, nicht der Zeit Alkmans.16 Den Gelehrten, die sich noch im 1. – 3. Jh. n. Chr. mit Alkman beschäftigten, standen die Kommentare und Textausgaben verschiedener Autoritäten zur Verfügung. Zwei Themen waren dabei, soweit unsere Überlieferung zeigt, von wiederkehrendem Interesse: die Herkunft Alkmans (stammte er aus Sparta selbst, oder war er ein Lyder?) und das Verständnis des 1. Parthenions, das uns durch den Pariser Papyrus zu großen Teilen überliefert ist. Zu dem 1. Parthenion (⇒ 5) gibt es umfangreiche Randscholien und einen Kommentar (⇒ 1a). Zum Problem, ob es sich dabei wirklich um das 1. Lied im 1. Buch handelt siehe zu ⇒ 5, Einleitung. In der Auswahl der kommentierten Phänomene zeigt sich das Übliche:17 Inhalt der Scholien sind: 1. Worterklärungen zum vordergründigen Verständnis des Textes durch Übertragen der poetischen Wörter in die gängige Sprache der Zeit des Erklärers. Solche Basisinformationen erscheinen am Rand der Texte als Scholien und in dem Glossar (⇒ 8), in dem die Erklärungen nicht alphabetisch, sondern dem Text folgen. 2. Erweiterte Worterklärungen, die Synonyme anführen, oder durch Verweis auf andere Dichter (Homer!) den Sinn des alkmanischen Ausdrucks zu erklären suchen. 3. Sprachliche Erklärungen zur Schreibung besonders von Namen, ihrer Akzentuierung oder der Aspirierung, sowie ihrer prosodischen Wertung im Metrum.
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Hinge 2006, 306-314 und Hinge 2009, 222ff. zur andauernden Aufführungspraxis. Immerhin kann man auf Polybios IV 20, 9 verweisen, wo von der Sitte der Arkadier (!) die Rede ist, die ihre Kinder von Jugend an die alten Lieder auf Heroen und Götter singen, aber auch die Lieder des Philoxenus und Timotheus auswendig lernen und im Theater zu Gehör bringen ließen. Die andauernde Aufführungspraxis könnte einen neuen Impetus in Sparta bekommen haben, als in der Mitte des 3. Jh. v. Chr. im Zuge der „lakonischen Renaissance“ unter Agis IV und Kleomenes III die „traditionellen Chorlieder herausgegeben wurden, um zugleich das Goldene Zeitalter Spartas zu verherrlichen und die der spartanischen ajgwghv zugrundeliegenden Chöre maßgebend zu kodifizieren“ (2006, 311). Siehe dazu auch Cassio 2007, 35-36 und Cartledge-Spawforth 1989, 207ff.; zuletzt Bierl 2011, 417-419, und kaum überzeugend Carey 2011, 446-456; vgl. Aristophanes, Nubes 1353-1372, wo Strepsiades den Pheidippides auffordert, nach dem Abendessen ein Lied des Simonides vorzutragen, und Eupolis, Frg. 148 K.-A.: Ta; Çthçicovrou te kai; ΔAlkma'noç Çimwnivdou te ajrcai'on ajeivdein; dazu Prauscello 2006, 86-87. Zum Problem der Auführungspraxis bis in die späte Zeit siehe auch Cassio 2007, 446-456. 17 Siehe jetzt Nünlist 2009, 14-17.
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4. Textkritik zur Etablierung eines als „korrekt“ empfundenen Textes. 5. Sacherklärungen zur Geographie, Ethnographie, Zoologie, etc., im Falle Alkmans besonders zur Biographie des Dichters (Herkunft). Bemerkenswert ist das Interesse des Gelehrten, anscheinend selbst Kopist des Haupttextes und vieler Randscholien, an der Morphologie des Chores und damit an der Aufführungspraxis des 1. Parthenions. Zu der bis heute umstrittenen Frage, ob ein Chor oder zwei Teilchöre sangen, hatte er oder die ihm noch vorliegende Spezialliteratur eine dezidierte Meinung (⇒ 5). Wie üblich werden zur Stützung der wissenschaftlichen Erkenntnis Autoritäten angeführt; folgende sind in den Kommentaren und Randscholien der Alkmanpapyri genannt: 1) von den großen Gelehrten in Alexandria: Aristophanes (⇒ 5, zu 32 und 95, nicht zu 61, siehe dort); Aristarch (⇒ 1a, Frg. 6, 7; ⇒ 5, 37). 2) von den großen Gelehrten in Pergamon: Krates (?) (⇒ 1a, Frg. 6, 10; Frg. 9, 13 (?)). 3) von den späteren Gelehrten in Alexandria und Rom: Aristonikos (⇒ 6, Frg. 1, Scholion 1, 4); Nikanor (⇒ 10, Frg. 1, 1); Pamphilos (⇒ 5, zu 32); Ptolemaios (⇒ 6, Frg. 1, Scholion 1, 4); Theon (⇒ 2, Frg. 2, 4-5); Tyrannion (⇒ 2, Frg. 2, 5). 4) von Gelehrten in Sparta: Sosibios (⇒ 1a, Frg. 6 I 13 ?; ca. 200 v. Chr.). 5) fraglich, namentlich genannt: Dionysius von Halikarnass (?) (⇒ 4, 1); Sosiphanes (⇒ 5, zu 61; wenn nicht Sosibios gemeint ist); Stasikleides (⇒ 5, zu 79; sonst nicht bekannt). 6) fraglich: ein Knidier, Eudoxos oder Ktesias (⇒ 1a, Frg. 6, 17). 7) von Dichtern: Homer (⇒ 1a, Frg. 35(g) + (i), 24; ⇒ 5, zu 49); Aischylos (?) (⇒ 9, Kol. III 1-2); Pratinas (⇒ 9, Kol. III 1-2); ein lyrischer Dichter (Pindar ?) (⇒ 1, Frg. 9, 8-10). 8) von Prosaschriftstellern: Aristoteles (⇒ 1a, Frg. 9, 12); Pherekydes (⇒ 5, zu 6); Theopomp (⇒ 1a, Frg. 35(g) + (i), 20). Es fällt auf, dass die Gelehrten der römischen Zeit, denen diese Buchexemplare gehörten, sehr wohl auch auf das Wissen der großen Vorfahren ihrer Wissenschaft in Alexandria zurückgriffen, aber besonders an den Ergebnissen der in Alexandria arbeitenden Kollegen ihrer eigenen Zeit interessiert waren und diese gerne anführten. Das mag die spezielle Situation in Ägypten und besonders Oxyrhynchus widerspiegeln, wo man enge Kontakte nach Alexandria pflegte, aber Alexandria war schließlich noch immer der Mittelpunkt der philologischen Welt überhaupt. Sosibios, der als der große Spezialist für Alkman galt, kommt hingegen nur einmal vor, Philochoros, dem in der Suda ein Werk Peri; ΔAlkma'noç zugeschrieben ist, gar nicht (FGrH 328 T1).
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In wieweit die antiken Gelehrten dieselben Probleme bei der Interpretation des Louvre-Parthenions hatten wie ihre neuzeitlichen Kollegen, zeigt sich in dem Kommentar zu dem Lied ebenso (⇒ 1a + 1b) wie in den Randscholien auf dem Pariser Papyrus (⇒ 5). Ob es da um einen Pflug als Weihgeschenk geht oder um ein Gewand, und ob verschiedene Teilchöre sangen, wird im Papyrus am Rand kommentiert. Die Frage, wie viel mehr die antiken Gelehrten über die Aufführungspraxis und damit verbundene Riten wussten, lässt sich kaum beantworten; sie kannten immerhin noch das gesamte, oder doch große Teile des Oeuvres Alkmans. 2008 hat Gloria Ferrari eine vollkommen neue Interpretation des LouvreParthenions erwogen, welche von der Interpreation Calame’s entschieden abweicht (Ferrari 2008). Während Calame (Calame 1977 und 2001) einen Rite des Passage vom Kindsein in das Erwachsensein junger Mädchen als Hintergrund der rituellen Handlung im Lied sah, will Ferrari den Rite de Passage als einen Übergang von einer Jahreszeit zur anderen sehen, nämlich vom Herbst zum Winter im November, wenn die Zeit kommt, in der die Felder mit dem Pflug (!) bearbeitet werden müssen. Für Ferrari ist es dieser Wechsel vom Herbst zum Winter, bei dem sich Sonne, Mond und bestimmte Sterne in einer Konstellation treffen, die von dem Chor nachgestellt und im Gesang rituell beschworen wird. „The chorus is performed by maidens, but it is not about maidens, but about cosmos, both in the sense of political order and constitution of state – and in that of the order of the universe“ (p. 17): Agido ist die Sonne, Hagesichora der Mond und der Chor die Schar der Pleiaden (oder Hyaden). Auch wenn in Ferrarris neuer Interpretation mancher Aspekt auf den schwankenden Füßen einer nicht immer stringenten Folge von Zeugnissen ruht, die zudem aus den verschiedensten Quellen archäologischer und textlicher Natur stammen, kann gefragt werden, ob die Kommentare und Scholien, die uns auf Papyrus erhalten sind, ein solches Verständnis des Liedes eventuell im Blick hatten. Vielleicht lässt sich in den Randscholien des Louvre-Parthenions selbst eine Ahnung von einer „kosmischen“ Interpretation gewinnen; siehe die Scholien zu 36-48, 49, 61 und 98.
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saec. Ip
Kommentar zu Alkmans 1. Parthenion Prov.: Oxyrhynchus. Cons.: Oxford, Sackler Library, Papyrology Rooms. Edd.: LOBEL 1957, 28-48; PAGE 1962, Frg. 1 Nr. 7; Frg. 3a Nr. 2 IV; Frg. 4 II Nr. 8; Frg. 6 S. 7-8; Frg. 7 S. 9; Frg. 8 S. 9; Frg. 9 I Nr. 13; Frg. 23 Nr. 9; Frg. 35 Nr. 11. CALAME 1983, Frg. 1 Nr. 19; Frg. 3 Nr. 2; Frg. 4 II 1-6 Nr. 20; Frg. 4 II 7-11 Nr. 21; Frg. 6 I S. 44-45; Frg. 6 II S. 46-47; Frg. 7a S. 47-48; Frg. 8 S. 48-49; Frg. 9 S. 54; Frg. 23 Nr. 22; Frg. 33 Nr. 23; Frg. 35 Nr. 24. CAMPBELL 1988, Frg. 1 Nr. 7; Frg. 3a Nr. 2; Frg. 4 II Nr. 8; Frg. 6 I Nr. 1 S. 374; Frg. 6 II Nr. 1 S. 374; Frg. 7 S. 376; Frg. 9 T8; Frg. 23 Nr. 9; Frg. 35 Nr. 11. DAVIES 1991, Frg. 1 Nr. 7; Frg. 3a Nr. 2 S. 36; Frg. 4 II Nr. 8; Frg. 6 I Nr. 1 S. 32; Frg. 6 II S. 33; Frg. 7 I S. 34; Frg. 7 II S. 35; Frg. 8 S. 35; Frg. 9 TA1a; Frg. 23 Nr. 9; Frg. 35 Nr. 11. TSANTSANOGLOU 2006, Frg. 6, 7, 8 und 13 S. 24-30. MCNAMEE 2007, Frg. 6 I S. 161-163; Frg. 6 II S. 163-164. Tabb.: P.Oxy. XXIV (= LOBEL 1957), IV, V, VI; www.papyrology.ox.ac.uk. Comm.: MP3 81; LDAB 180 PEEK 1960, 163-180 (Frg. 3 und 4); BARRETT 1961, 685687 (Frgs. 1, 3, 4, 6, 7, 9, 35); DAVISON 1961, 30-48 (Frg. 4); GARZYA 1962, 209-211 (Frg. 6); TREU 1964, 120-121 (Frg. 7); WEST 1965, 188-202 (Bezug auf Frg. 6, 7 und 9); FÜHRER 1971, 233 (Frg. 9); CALAME 1983, 379-383 (Frg. 1); 306-311 (Frg. 3); 383387 (Frg. 4); 387-392 (Frg. 35); CALAME 1977 II passim (siehe Index); CALAME 2001 passim; JOHNSON 2004, 23.
Es besteht kein Zweifel darüber, dass die meisten der 34 Fragmente dieses Kommentars Verse aus dem Louvre-Parthenion behandeln (zu Frg. 35 siehe unten). Als Lemmata sind vorhanden oder als Gegenstand des Kommentars zu identifizieren: V. 58-63 Frg. 6 Kol. I und II V. 75-79 Frg. 7 und 13 V. 82-83 Möglicherweise Frg. 8 V. 95 Möglicherweise Frg. 32 Bei mehreren Fragmenten ist es wahrscheinlich, dass sie Verse vom Beginn des Parthenions behandeln, die uns im Louvre-Papyrus nicht erhalten sind. Sie beziehen sich auf Lemmata, die von den Tyndariden und anderen Gestalten des spartanischen Mythos handeln, nämlich Frg. 1-2 und Frg. 4;
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Frg. 3 handelt zwar von den Dioskuren, ist aber in einem anderen Metrum geschrieben, und stammt aus einem anderen Lied, das offensichtlich zur Stelle im Louvre-Parthenion angeführt wurde. Rätselhaft ist Frg. 4, in dem nach einem später getilgten Titel die Anfangsverse eines weiteren Liedes folgen, nachdem in den Z. vor dem getilgten Titel von Gestalten des spartanischen Mythos die Rede war. Übereinstimmungen zwischen Erklärungen dieses Kommentars und den Scholien im Louvre-Papyrus gibt es fast nicht (aber vgl. zu Frg. 6). Die aufrechte klare Buchhand, die von Lobel in das 1. Jahrhundert nach Christus datiert wurde, ist um Bilinearität bemüht. o kann aber sehr klein ausfallen, oder auch über die obere Linie hinausgehen. Die meisten Buchstaben sind höher als breit. a zeigt eine übergroße Schlaufe am Zeilenanfang. Obwohl Frg. 35 ebenfalls einige dieser Charakteristika zeigt (o in zwei Formen, übergroßes a am Zeilenanfang), fehlt die für die Hand der Fragmente 134 so chrakteristische Streckung der Buchstaben. Die Hand macht insgesamt einen nachlässigen Eindruck. Dazu kommt, dass in Frg. 35 eine Vielzahl von Abkürzungen enthalten sind, die in den früheren Fragmenten völlig fehlen. Möglicherweise ist dies derselbe Schreiber, der nun hastig und in der Voraussicht, mit dem Platz kaum auszukommen, nachlässiger und mit Abkürzungen schreibt. Vielleicht gehört das Stück aber auch in eine andere Rolle. Der Gegenstand des Kommentars in Frg. 35 ist aber auch ein Parthenion.1 Die Hand der Frg. 1-34 gehört einem Schreiber, der auch andere Werke kopierte (Scribe # A 19 Johnson). Dies sind: P.Oxy. 2318 (Iambic Trimeters (?) in the Ionic Dialect; Archilochos? ⇒ Archilochus 6) P.Oxy. 2327 (Early Elegiacs) P.Oxy. 2397 (Commentary on Iliad XVII; Lobel war anscheinend nicht ganz sicher, ob er diese Stücke derselben Hand zuschreiben sollte (Johnson ist sicher, dass es sich um denselben Schreiber handelt) P.Oxy. 2430 (Simonides) P.Oxy. 3210 (Commentary on Alcman?; siehe hier ⇒ 1b).2 Dies ist eine höchst spezialisierte Auswahl von Schriften. Könnte man verifizieren, dass die an den Rändern oder zwischen den Z. dieser Stücke ein-
1
Auch M. Haslam sieht hier einen anderen Schreiber am Werk (Einleitung zu P.Oxy. XLV 3210). P.Oxy. 2694 (⇒ Apollonius Rhodius 4) gehört wohl nicht derselben Hand. Die Zuordnung war von Lobel vorgeschlagen worden (cf. P. Kingston, BICS 7, 1960, 45-56 Einleitung), und von M. Haslam m. M. zu recht in der Einleitung zu 3210 verworfen worden; vgl. Johnson 2004, 23. 2
P.Oxy. XXIV 2389
13
getragenen Scholien derselben (2.) Hand gehören, wäre daraus ein interessanter Schluss über einen Gelehrten zu ziehen, der Kopien bei einem bestimmten Schreiber in Auftrag gab. Die Randnotizen in diesen Stücken sind jedoch zu gering, und ihr Duktus zu stark von den Platzverhältnissen bestimmt, als dass man zu einer sicheren Aussage kommen könnte. Das Layout der Schrift ist großzügig; eine Kolumne enthielt mindestens 33 Z. (frg. 6 Kol. II); Maas’ Law ist in den Frg. 4 und 6 zu beobachten. Jede Z. enthält um die 30 Buchstaben. Die Breite der Interkolumnien schwankt zwischen 1 cm (Frg. 9) und 1, 8 cm (Frg. 6).3 Paragraphoi sind gesetzt in Frg. 6, Kol. II, unter 8 und 26 (unter 24 scheint die Paragraphos ausgestrichen), Frg. 9, Kol. II unter Z. 7 über e, Frg. 23, unter 2, 3 und 4.4 In Frg. 6, Kol. II 26 könnte die Paragraphos ein Lemma anzeigen, aber bei Z. 8 scheint es sich nicht um ein Lemma zu handeln. Frg. 23 ist zu klein, um die Bedeutung der Paragraphos zu bestimmen. In Frg. 4 steht nach Z. 6 eine schöne Koronis neben einer Diple; danach ein eingerückter Titel, der ausgeklammert (getilgt?) wurde (vgl. im Kommentar zu Frg. 4). Der Kommentar zu Alkman wurde wohl von einer zweiten Hand mit Nachbesserungen (Frg. 6 Kol. I 18 und II 26; Frg. 9, 14), Scholien zwischen den Z. (Frg. 1, zwischen 16 und 17) am oberen (Frg. 17), unteren (Frg. 1) oder linken Rand (Frg. 45), und mit Randzeichen versehen. Diese Randzeichen sind: ein schräger Strich (Frg. 6, Kol. II vor Z. 8;6 Frg. 9, rechts von Z. 11;7 Frg. 35a, rechts von Z. 9), ein flacher Strich (Frg. 9, rechts von Z. 4). In Frg. 9, rechts von Z. 6-7 steht eine unterstrichene Schräge von links unten nach rechts oben mit einem Punkt oben links darüber; über dem Ganzen steht ein o; rechts von 9 steht wiederum eine Schräge von links unten nach rechts oben mit einem l darüber; die Bedeutung dieser Zeichen, die gewiss zu der rechten verlorenen Kolumne gehörten, ist nicht klar. Frg. 1-34 enthalten keine Abkürzungen. Zu den Abkürzungen in Frg. 35 siehe dort.
3
Das Interkolumnium in Frg. 35 ist knapp 2 cm breit. In Frg. 35c unter 23, 24 und 28. Die Paragraphos unter 24 korrespondiert offensichtlich zu einem Lemma, in den anderen Fällen ist der Sinn des Zeichens nicht klar. 5 Der Schreiber versuchte offensichtlich, das Scholion wieder zu löschen. 6 Der Strich korrespondiert hier zu einer Paragraphos. 7 Die rechte Kolumne ist hier nicht erhalten. 4
Alcman 1a
14
Frg. 1 = Frg. 7 PMG Erhalten sind vier Lemmata und drei Erklärungen, eine Worterklärung (24) und zwei Sacherklärungen (6-12 und 15-17). Namen von Grammatikern oder andere Autoritäten kommen nicht vor (oder sind verloren). Dieses Fragment des Kommentars behandelt anscheinend Taten und Schicksal der Dioskuren, und könnte sich auf die verlorenen Verse am Anfang des Louvre-Parthenions beziehen. Die Erwähnung von Therapnai als Verehrungsort der Dioskuren könnte ein weiteres Indiz dafür sein, dass das Louvre-Parthenion aus dem ersten Buch der Lieder des Alkman stammt (cf. zu 4-6; siehe zu Frg. 3 (a)). ä ä ä
(b)
4
8
12
º≤≤ª ºeΔ d≤ª≤≤º≤kw'ma ªçiw'n kw'ºma qe≥w'n dΔ ei[rh< ªtai (— d(e;) ajn(ti; tou') preçbuvthç. kai; trivtoç çkovtoç: >— dia; to; mhdevpw mhvte h{lion mhvte çe< ªlºhvnhn gegonevnai ajllΔ e[ti ajdiavkrit≥ªoºn≥ (ei\nai) ªtºh;n u{lhn: ejgevnonto ou\n uJpo≤ª≤º≤≤ p≥ov< roç kai; tevkmwr kai; çkovtªoç º≤ª a\mavr >—
Alcman 2
64
28
te kai; çelavna økai; trivton çkovtoçØ: taç marmarugaç: a|mar ouj yilw'ç ajlla; çu;n hJlivw/: to; me;n provteron h\n çkovtoç mov< non, meta; de; tau'ta diakriqevªntoºç≥ aujtou'
1 ≤n≤ª, Senkrechte, die leicht unter die Linie reicht, n, dann weitere Senkrechte, etwas kürzer und leicht nach rechts gebogen 2 ≤≤≤ª, nach kleinem spatium Punkt oben und Senkrechte, u ?, dann Linie auf dem Boden wie von d, dann Anfang einer Schrägen von links unten nach rechts oben, u≥d≥≤ª Lobel 5 ≤ª, sehr wahrscheinlich g 6 ≤ª≤≤º≤ª, Punkt oben, dann Lücke, dann kurze gebogene Haste auf der Linie, e oder ç 7 hu>lh Pap. 8 oioni> Pap. ≤ª, Schräge oben wie von l 15 oioni> Pap. 18 thn fuçin thn tou c≥alk≥o≥u≥ ulhi Pap., wobei das c aus k verbessert worden zu sein scheint; über dem k≥ von c≥alk≥o≥u≥ ist ein lª geschrieben; ursprünglich mag hier th;n fuvçin th;n tou' kavll≥ouç u{lh/ intendiert gewesen sein 24 ≤ª≤º≤≤≤ pov, hohe Waagerechte, dann wohl kurze Lücke, dann Spur oben und unten wie von ç (auch a möglich), dann wieder hohe Waagerechte, dann eventuell p, aber ganz unsicher 25 º≤ª, Punkt wohl unten auf der Zeile; hier fehlt eine ganze Schicht von Fasern —— 2-3 Qevº⁄tiç restituit Lobel 3 ejk de; tw' pªrevçguç West 1967 (ejk de; tw' pªrevçguç Povroç ⁄ Tevkmwr te: kai; trivtoç çkovtoç) 3-4 tevº⁄kmwr Lobel, ejk de; tw' pªovrw to; tevkmwr: to; de; tevº⁄kmwr ejgevneto tªw'i povrwi ajkovlouqon Page; ejk de; tw' pªrevçguç Povroç Tevkmwr: West 1963 (cf. 1967), Davies 6 poriv≥ªmoºu ªpavntwn ajrch'ç Page dubitanter, th'ç pore≥ªivaç (vel poriv≥ªaç pro pore≥ªivaç) Ricciardelli 7 kataçkeua≥ªçqh'naiº Lobel 9 pavn≥ªtwnº Page 9-10 tetaº⁄ragmevnhn Lobel 1113 suppl. Lobel 16 tau'tºa Page, a{mºa Lobel dub. 21 Kai; trivtoç çkovtoç: ex insequenti lemmate (v. 26) hic perperam commentatorem posuisse censuit Page (1959), probante Barrett, sed explicavit Ricciardelli 1979; cf. 26, ubi lemma perperam additum esse censuit Lobel probantibus fere omnibus 24-25 uJpo; t≥ªaºuj≥t ≥o;≥ Lobel dub. 26 fort. ãe{wçà taç marmarugaç debuit: alioquin obscurum quomodo intellegi possit, Page 26-27 ta;ç marmaruga;ç in textu Calame (comm. 451), sine accentu ceteri, vocem corruptam pro kajmarugaç (sic) proposuit West 1963, 156 dubitanter
Übersetzung nach Funghi-Most Von allen ... Und aus dem ... aber entstand ein Endpunkt (?) ... und von daher ... ein Weg von der ... Als nämlich die Materie zu Beginn gebildet wurde, entstand der Weg gleichsam als Anfang. Alkman sagt also, dass die Materie aller Dinge verworren und unvollendet war. Dann, so sagt er, sei jemand aufgetreten, der alles ordnete, und dann sei der Weg entstanden. Als aber der Weg vorangeschritten sei, sei der Endpunkt gefolgt. Und der Weg ist wie ein Anfang, der Endpunkt aber wie ein Ziel. Als Thetis geboren wurde, wurden diese zum Anfang und Endpunkt aller Dinge, und diese Dinge haben alle eine ähnliche Natur wie die Materie des Erzes, Thetis gleicht dem Handwerker, der Weg aber und der Endpunkt gleichen dem Anfang und dem Ende. Presgys ist anstelle von pre‡buvth‡ („alter Mann“) gebraucht. Und als Drittes Dunkelheit: weil es noch weder Sonne noch Mond gab, sondern die Materie noch ununterscheidbar war. Es entstanden nun aber unter ... der Weg, der Endpunkt, und die Dunkelheit ... Der Tag, der Mond, und als Drittes die Dunkelheit. Das Schimmern (Glimmen?): Nicht einfach der Tag, sondern zugleich mit der Sonne, denn vorher gab es nur Dunkelheit, danach aber, als ... geschieden wurde.
P.Oxy. XXIV 2390
65
Frg. 3 (Lobel: „appears to come from the centre of the upper part of fr. 2 col. II“)
1
4
ä ä ä º≤≤ª º≤h≥mw≥ª º≤ap≥i ≥c≥≤≤ª ºo≥n pan≥d≤ª ºnwde≤ª ºeuaa≤ª ºçe m(e;n) ª ä ä ä
1 º≤≤ª, verschmierte Buchstaben, der erste könnte ein p sein 2 Nach rechts gebogener Fuß auf der Linie, p ? 3 º≤, n möglich ≤≤≤ª, h und Strich für ejçti ? ≤ª, unterer Teil einer Senkrechten 5 ≤ª, oberer Teil eines Buchstabens in Form eines Bogens, am ehesten ç 6 ≤ª, ç ? 7 çem v Pap.
Frg. 4 (Lobel: „Perhaps from fr. 2 col. II“)
1
ä ä ä º≤≤≥ª ºl≥apa≥ª ä ä ä
1 º≤≤ª, eine schräg nach rechts unten auslaufende Haste und ein Punkt auf der Z.
Frg. 5 (Lobel: „Apparently from the neighbourhood of the left-hand side of fr. 2“) ä ä ä 1 º≤≤mª ºutwª ºa≥nt≤ª ä ä ä 1 º≤≤, kleiner Bogen oberhalb einer kurzen Waagerechten auf der Linie; danach Senkrechte.
Alcman 2
66
Frg. 6 (Lobel: „Apparently from the neighbourhood of the right-hand side of fr. 2“) ä ä ä 1 ºtw≥ti ª Rand
Frg. 7 (Lobel: „Apparently from the neighbourhood of fr. 2, col. III“)
1
ä ä ä º≤≤≤e≤ª ºa≥kap≥ª ä ä ä
1 º≤≤≤, ºara möglich; e≤ª, am ehesten p
Frg. 8 (Lobel: „May come from the neighbourhood of fr. 2, col. IV“) ä ä ä 1 ºrª º≤ek≤ª º≤a≤ª 4 ºd≤ª º≤ª ä ä ä 2 º≤, mittlerer Teil einer leicht geschrägten Senkrechten; ≤ª, unterer Teil einer Senkrechten 3 º≤, eine Senkrechte mit nach rechts gebogenem Fuß; ≤ª, hohe Senkrechte, vielleicht f oder y; º≤ª, Waagerechte
Frg. 9 ä ä ä 1
ºae≥ª ºo≥ua≥ ≤ª≤º≤ª ºw≥çperª
4
ºk≥atwª º≤en≥w≥ª
P.Oxy. XXIV 2390
67
ºam≥ª ä ä ä 2 ua≥ ≤ª, nach a Haken nach rechts im unteren Bereich der Zeile
Frg. 10 (Lobel: „Frr. 10-13 also may come from the neighbourhood of the lefthand side of fr. 2“)
1
ä ä ä º≤oçako≤ª º≤≥ot≥e≤ª ä ä ä
1 º≤, winziger Punkt auf halber Höhe an das o anschließend; ≤ª, u möglich 3 º≤, Waagerechte auf halber Höhe; ≤ª, Punkt unter dem Querstrich des e
Frg. 11 1
ä ä ä ºagka≥ª ä ä ä
Unter der erhaltenen Zeile ist der Papyrus von anderen Fasern überdeckt.
Frg. 12 1
ä ä ä º≤ª ºa≥fe≥≤ª≤º≤ª ºo≥≤ª ä ä ä
2 ≤ª, Punkt oben; ª≤º, hohe Waagerechte 3 statt o≥ könnte man auch ein r≥ lesen; Schräge von links oben nach rechts unten
Alcman 2
68 Frg. 13 1
ä ä ä º≤≤ª ºç≥apla≤ª º≤ç≤≤ª ä ä ä
1 ≤ª, unterer Teil von e oder ç, davor Punkt auf der Z. 3 º≤ç≤≤ª, e≥ oder ç≥, danach ϲ gefolgt von a≥ und schließlich oberer Punkt einer Senkrechten
Frg. 14. Der Inhalt des Fragments ist unkenntlich; anscheinend weisen „forked paragraphoi“ an drei Stellen auf Lemmata hin.
1
4
8
ä ä ä ä ä ä 1 ºof≥qª≤º≤ªºof≥qª≤º≤ª >]— >]— ª p≤≤ionol≥p≤≤ionol≥ ª >— >— difu≤ap≥ anª difu≤ap≥a nª 4≤≤≤r≥≤agwgonª ≤≤≤r≥≤agwgonª ª≤º≤≥eceim≤ª ª≤º≤≥eceim≤ª >]— >]— ª≤ºe≥d≤ª içferei d≤ª ª≤ºe≥içferei ºd≥e t≥ob≥ª ºd≥e t≥ob≥ª 8 º≤i≥oç≥ª º≤i≥oç≥ª ä ä ä ä ä ä
1 º≤ª, nach rechts oben gerichteter Fuß einer Haste pl≥e ≥ion nicht unmöglich 3 divfui≥a panª am ehesten möglich 4 º≤≤≤≥r≥≤, oberes Ende einer Haste nach rechts oben zeigend, p≥e ≥r≥i ≥ nicht unmöglich (wohl eher als muriavgwgon) 5 º≤, nach rechts zeigender Fuß einer Haste unter der Linie ≤ª, linker Teil eines runden Buchstabens 6 ≤ª, winzige Spur rechts des d, die noch Teil des d sein könnte 7 º≤, eher d als l 8 º≤, Spur am oberen Rand der Z.
Frg. 15
1
ä ä ä >—ª nª liª Rand ?
P.Oxy. XXIV 2390
69
Frg. 16 Rand
1
ºeko≥imª º panemª º≤ oª ä ä ä
3 º≤, z, x oder b möglich
Frg. 17
1
ä ä ä º≤p≥aç≥ª ºe≥ç≥uebl≥ª º≤çetonpª ºn≥dwra≥ª ä ä ä
1 º≤, Schräge und Senkrechte ºa≥l≥ oder ºl≥i ≥: das p könnte auch ti, sofern die Tintenspur oben rechts nicht zu einer vorhergehenden Z. gehört 2 ºe≥, nur Waagerechte, auch q möglich, danach eher ç als e
Frg. 18
1
4
ä ä ä º≤iª≤º≤ª º≤gwu≥≤ª º≤lit≤ª ºormhª º≤≤≤≤ª ä ä ä
1 º≤i, hohe Waagerechte; º≤ª, Punkt auf der Linie 2 º≤, Waagerechte, etwas tiefer als die des g 3 º≤, am ehesten e; ≤ª, Senkrechte 5 Zunächst drei Spitzen, dann Buchstabe in Korrektur, danach m oder l und winzige Reste einer Senkrechten
Alcman 2
70
Frg. 19. Unkenntliche Reste; eine „forked paragraphos“ zum Anzeigen eines Lemmas. ä ä ä 1 r≥on≥ª oti ≤ª taiª >— ai>≤ª t≥et≥ª ktaª lhk≥ª ä ä ä 2 ≤ª, linker Teil eines runden Buchstabens 4 ≤ª, f≥ möglich
Frg. 20; unten möglicherweise Rand
1
4
ä ä ä ºfip≥ª º≤≤el≤ª ºr≥o≤ª ºr≥al≥k≥ª ºomaçpa≥ª ºeminteª ä ä ä
1 oder ºfi t≥w≥ª 2 º≤≤, Haken unten auf der Linie, dann Punkt auf der Z.; ≤ª, Beginn einer hohen aufsteigenden Schrägen von links nach rechts 3 ≤ª , oberer Teil einer Senkrechten
Frg. 21
1
ä ä ä ºwnª º≤ª ä ä ä
2 º≤ª, oberer Teil einer Schrägen von links oben nach rechts unten
P.Oxy. XXIV 2390
71
Frg. 22 ä ä ä º≤oª ºnialª ºçe≤ª ä ä ä
1
1
ä ä ä º≤oª ºnialª ºçe≤ª ä ä ä
1 º≤, Linie auf der Z.
Frg. 23
1
4
ä ä ä ºalleigaª ºa kaitohª ºp≥wn eçti≥ dΔ ª ºn qe≤≤ª ä ä ä
4 ≤≤ª, Punkte oben
Frg. 24; anscheinend großzügiger unterer Rand ä ä ä 1
º≤e≥i ≥açfª ºwpuroç≥ª Rand
1 º≤, p≥ möglich
Fragment 25 und 26 kommen „evidently from the same neighbourhood“ (Lobel) Frg. 25
1
ä ä ä ºa≥rk≥iª º≤fide≥t ≥on
Alcman 2
72
4
ºwnrun ºerte≤≤n º≤a≥ç≥ ºpaª ä ä ä
1 Über der linken Haste des k Strich, wie ein Akut (Tilgungszeichen ?); k weit auseinandergezogen und nicht typisch für die Hand 2 º≤, m möglich —— 3 ÔRuvndakoç admonet Haslam (cf. Bacchylides, Fr. 50)
Frg. 26 (Fragment ist heute verloren; app. pal. nach Lobel)
1
4
ä ä ä º ª º≤≥ aª ºk≥ai ª ºi≥o≥ç ª ä ä ä
1 Nicht sicher, ob oberer Rand 2 º≤, vielleicht r, aber h, p nicht ausgeschlossen 4 o ist atypisch, aber ich sehe keine andere Kombination der Spuren, welche eine sinnvolle Lösung ermöglichen würde.
Frg. 27
1
4
ä ä ä ºnhç ª º≤epipo≥ª º≤n≥nu≥≤ª ª º º≤≤ª º≤foinª ä ä ä
2 º≤, ç möglich 3 ≤ª, kurze hohe Waagerechte, die auf Senkrechte stößt, ? 6 º≤, Punkt auf der Z. wie von a, l oder m
P.Oxy. XXIV 2390
73
Frg. 28
1
4
8
ä ä ä ºoe≥i ≥ eiç≥i ≥ª ºegiçtonª ºw≥ legei≥ª ºperign≥ª ºçaigaª ºo≥n en≤ª ºr≥ipar≥aª º≤ cr≤ª ä ä ä
1 Lange Waagerechte über dem unsicheren ei, danach ei ungewöhnlich groß 8 º≤, ç gut möglich; ≤ª, Buchstabe mit rundem Rücken
Frg. 29; in Z. 5 anscheinend eine dorische Form. Rand
1
4
º≤li≤≤≤n≥ª º≤r≥ etekª ºpe≥≥rt≥eaª º≤eo≤a≥p≥r≥o≤ª ºde ti;n mª ºetiçma≥nª ºt≥açhçf≤ª ä ä ä
1 º≤, Waagerechte und daran anschließend gebogener kurzer Strich, a ? ≤≤≤, Fuß einer nach rechts oben zeigenden Haste, danach Fuß einer nach rechts unten zeigenden Haste (etwas höher), danach winzige Spuren und das obere Ende einer Senkrechten 2 º≤, zwei winzige Waagerechte auf der Mitte der Z. 4 º≤, kleine gebogene Linie auf der oberen Z. ≤ª, winziger Punkt oben 7 ≤ª, anscheinend Teil eines gebogenen Buchstabens —— 5 ti;n proposuit Page
5 Es scheint keine andere Wortabtrennung möglich; also hier vielleicht Lemma mit dem dorischen Dativ.
Alcman 2
74
Frg. 30; in Z. 2 scheint eine Erklärung für das Wort k≥akivzein zu stehen.
1
4
ä ä ä º≤boia≥ ª º k≥akivzein / kuª º≤ein katalin≥ª ajr]iqmou' aujlo≥ª ºetai aujloª º≤≤daimo≤ª ä ä ä
1 º≤, Punkt im oberen Bereich der Z. 3 º≤, eher a als l 6 º≤≤, sehr verschmierte Spuren; au möglich ≤ª, Punkt auf der Linie —— 1 eºu≥boia ? (vgl. Frg. 31, 2; Frg. 49 Kol. I 7); spatium finem notae indicatur 2 kuªdavzein vel kuªdavzeçqai Lobel : kuªdavçden suppl. Page 1962 3 aujºlei'n kata; Livn≥ªon Haslam
... bedeutet kakivzein. kuª ... der Zahl ... Flöten- ... Flöten2 Der einfache Strich zwischen den beiden Wörtern kann als e[çtin interpretiert werden (so Page 1962, der einen entsprechenden Vorschlag zur Ergänzung von kuª macht); dann hätten wir aber ungewöhnlicherweise zunächst das Interpretament und dann das Lemma. Vielleicht eher º k≥akivzein (ejçti;) kuªrivwç kakologei'n, vgl. Hsch. k 303 kakivzei: kakologei'. Möglicherweise ist aber der Strich hier nur als Trenner zwischen dem Ende eines Interpretaments und dem Beginn eines neuen Lemmas. Zur mannigfachen Bedeutung des einfachen Strichs in Kommentaren siehe McNamee 1992, 17-18. 4-5 Geht es hier um das Spiel auf der Flöte?
Frg. 31 (möglicherweise unterer Rand erhalten) ä ä ä 1 ºhneudª ºboian≥ª º ª ä ä ä 2 Vgl. Frg. 30, 1
P.Oxy. XXIV 2390
75
Frg. 32
1
4
ä ä ä º≤e≥k≥≤ª≤º≤ª ºde≥≤≤≤i≥pe≥ª º≤exeto≥ º≤≤lh º≤≤≤aç Rand
1 º≤, Punkt auf der Z., dann Reste einer Senkrechten; ≤ª≤º≤ª, untere Teile von runden Buchstaben 3 º≤, a oder m 4 º≤≤, Punkte auf der Z. 5 Vor a Senkrechte
Frg. 33 (nach Lobel ist die Position der Fragmente durch die waagerechten Fasern für (a) – (d) und die senkrechten Fasern für (a) – (b) gesichert)
1
4 (b)
8
(a)
(c)
(d)
Rand
Rand
Rand
º≤ap≥ª ºpaª ºeu≥ª º ≤ aª ºewç≥ª
ºm≥ww≥ª º≤d v anponª º≤e; alª ºraiçpª ºbroto≤ª
ºç≥ª
ºi>kn≤ª
ä ä ä
º≤qaum≥ª º≤ta≥l≥l≥ª ºn≥nª ä ä ä
tª nª ≤ª ≤ª ª >—[ cª >—[ lª É ≤ª ≤ª ≤ª ≤ª ä ä ä
(b) 1 º≤, Senkrechte (c) 3 º≤, Senkrechte, auch mit diakritischem Zeichen ? 5 ≤ª, u möglich ≤ª, Rücken eines runden Buchstabens —— (c) 3 Geht es um eine Variante bei der Akzentuierung ? Haslam 6 Lemma, wegen des Tremas auf i ? Haslam
Alcman 2
76
Frg. 34; Erwähnung des Namens Alkman und eines ersten Buches; die Schrift ist hier besonders schmierig.
1
4
8
12
ä ä ä ä ä 1 º≤≤ª º≤≤ª ºl≥h≥ª ºl≥h≥ª ºn≥aª≤ºmhªºn≥aª≤ºmhª 4 º≤eipep≤ª º≤eipep≤ª º≤inmenam≥ º≤inmenam≥ o≥iç ≤ª o≥iç ≤ª º≤ª º≤maª º≤ª º≤maª º≤ ΔAlkmªan º≤ ΔAlkmªan 8 ejºn tw'i a—ejºªn tw'i a— ª ºf≥aelloiª≤ºd≥ e ≥ª ºf≥alloiª≤ºd≥ ≥ª º k(ai;) y≤mwª≤º≤ª º k(ai;) y≤mwª≤º≤ª º≤≤ª º≤≤ª 12 ºn≥t ≥ª ºn≥t ≥ª ºhn≤≤ª ºhn≤≤ª Rand zwei Leerzeilen Rand oder zweioder Leerzeilen
4 º≤, Spur im unteren Bereich der Z. ≤ª, linker Teil eines gebogenen Buchstabens 5 am≥o≥iç vel al≥l≥o≥iç º≤, Punkt auf der Z. 6 º≤ª, oberer Teil eines runden Buchstabens; º≤, oberer Teil einer senkrechten, bis über die Z. reichend 7 º≤, Punkt im unteren Bereich der Z. 10 y≤, kann wohl nur ein i sein º≤ª, Waagerechte auf der oberen Linie
Alkman ... im ersten Buch 7 Wohl ΔAlkmªan. 8 Wohl „Im ersten Buch“. Wenn dies nicht ein Hinweis auf ein anderes Lied ist, welches anders als das hier kommentierte Lied, im 1. Buch steht, bezöge sich der vorliegende Kommentar auf ein Lied des 1. Buches, also ein Parthenion; siehe aber Frg. 49, Kol. II 11, wo ein zweites Buch erwähnt wird (dort dann in Hinblick auf ein anderes Lied?) und Frg. 2 Kol. II, 22 ff. 9 Das f ist sehr unsicher; ijquºf≥avlloi Haslam vorsichtig.
P.Oxy. XXIV 2390
77
Frg. 35
1
4
8
ä ä ä º≤ª≤º≤ª ºl≥a≤çoª º≤ª≤º≤o≥um≤ª≤º≤≤≤ª ºh≥tle≥ra≤ª≤ºf≥ª º≤thimw≤ª ºarmuriag≥ª ºc≥ni≤ª º≤q≥ª ä ä ä
1 º≤ª, unterer Teil eines zumindest zum Teil runden Buchstabens 2 ≤, Punkt oben 3 º≤ª, Punkt wie die Faser zu drehen ist, muss unklar bleiben 4 hochgestelltes l wie in Frg. 33(c) 3; in Frg. 35 ist keine Korrektur davor zu sehen wie in 33 (c); von dem f≥ ist nur ein winziger Punkt unten auf gebogener Faser zu sehen 5 º≤, Punkt unten; ≤ª, Punkt unten 7 Statt c auch k möglich 8 º≤, Senkrechte —— 6 gºa;r muriva g≥ ª Haslam
Frg. 36 (rechter Kolumnenrand) ä ä ä 1 º≤u º≤h≥ç≥ º≤≤af≤ ºron ºuchç ºker≥a≤ ä ä ä 4
1 º≤, Punkt oben 2 º≤, Punkt, wohl auf der Z., Faser eventuell nicht in situ Punkt weit unten 6 lange, hohe Senkrechte
3 º≤≤, e≥ç≥ ?; f≤,
Fragmente 37-39 „come from the same neighbourhood“ (Lobel); die drei Fragmente sind auffällig hell gefärbt.
Alcman 2
78 Frg. 37
1
ä ä ä º≤≤≤ª º≤gatere≥ª ºçq≥akr≥it≤ª ä ä ä
1 Die erste von Lobel noch als mögliches ç oder q gesehene Buchstabenspur ist fast ganz verschwunden; danach a≥i ≥ möglich, gefolgt von einem Punkt auf Mitte der Z. 2 º≤, Punkt oben, u möglich, qºu≥gatevre≥ªç (pace Lobel) 3 ≤ª, runder Buchstabe —— 3 könnte Lemma sein, Haslam
Frg. 38 (möglicherweise unterer Rand erhalten) ä ä ä 1 º≤≤b≥ei≤ª ºhç≤ª ä ä ä 1 º≤≤b≥, kurze Waagerechte auf der Mitte der Z. nach rechts an ein g≥ heranreichend, dann statt b auch a möglich; ≤ª, wohl p
Frg. 39
1
ä ä ä º≤≤ª≤º≤ª ºwçak≥ª ä ä ä
1 º≤≤ª≤º≤ª, Fuß einer Senkrechten, dann a, schließlich Punkt auf der Z.
P.Oxy. XXIV 2390
79
Frg. 40
1
4
ä ä ä º≤bihpioª º≤ko≥u≥nto≥≤ª º ÔHrakleian≥ ª ºou≤≤≤o≤ª ä ä ä
1 º≤, Senkrechte 2 º≤, Punkt oben; o≥≤ª w≥≤, dann Punkt oben, der doch o und folgend Punkt oben und unten 4 ≤≤≤o≤ª, Lobel sah hier xe; danach Spitze einer Senkrechten und möglicherweise u —— 1 Ionisch ? Haslam
Frg. 41
1
4
ä ä ä ºt≤ª ºk k≥≤ª º≤ake≤ª ºç≥at≥o≥ª ä ä ä
1 ≤ª, oberer Teil einer Senkrechten 2 über dem ersten k— waagerechter Strich; nach zweitem k Punkt auf mittlerer Z. 3 º≤, ç≥ oder k≥; ≤ª, runder Buchstabe
Frg. 42
1
4
ä ä ä º≤n≤ª º≤n≥ç≥ª ºn≥ ≤ª ºn≥ e≥ª ºl≥einª ºe≥mª ºwª ä ä ä
Alcman 2
80
1 º≤, zwei Punkte unten; ≤ª, Punkt oben 2 º ≤, hohe Waagerchte, die an eine Senkrechte stößt, t≥i ≥ ? 3 Ob wirklich spatium, nicht sicher; ≤ª, oberer Teil einer Senkrechten
Frg. 43 ä ä ä 1
4
º≤≤ª ºnwª ºn≥≤el≥ª ºw≥çdiª º≤onl≥ª ºb≥a≥le≥ª ä ä ä
1 º≤≤ª, untere Enden zweier runder Buchstaben 3 ºn≥≤, nach n zwei Punkte auf mittlerer Höhe 5 Rest einer Schräge von links oben nach rechts unten
Frg. 44; vielleicht rechter und unterer Rand erhalten
1
4
ä ä º≤≤≤ª ºpo≤ª ºryu º≤ ä ä
ä
ª ª ä
2 ≤ª, Punkt auf halber Höhe
Frg. 45 (a) und (b) gehören nach Lobel zu derselben Kolumne, jedoch passen (a) 3 und (b) 1 nicht direkt zusammen. (a) ä ä ä 1 º nop≥h≥i ≥≤ª ºwçbor≤ª º≤a≥iwª ä ä ä
P.Oxy. XXIV 2390 1 p≥ oder h≥; ≤ª, zwei schräg nach rechts zeigende Enden von Hasten links oben nach rechts unten verlaufenden Schräge
81 3 oberes Ende einer von
(b)
1
ä ä ä [ >— t≤ª t≥≤≤≤≤i≥ ≤ª >—[ ä ä ä
2 ≤ª, Rundung auf der Z. 3 ≤≤≤≤i≥, a, dann Senkrechte mit Strich nach links oben (?), dann n≥, dann ein oben runder Buchstabe wie b, danach die Senkrechte des i≥; ≤ª, runder Buchstabe
Frg. 46; linker Kolumnenrand
1
4
8
ä ä ä ouª kh≥ª bo≤ª bh≥ª twª alª odu≥ª hlª eçª pr≥ª ä ä ä
Frg. 47
1
4
ä ä ä º≤≤ª ºu≥de≥ª ºa≥n ª ºtan≥ª ä ä ä
Alcman 2
82 1 º≤≤ª, halb abgeriebene Spuren
Frg. 48
1
4
ä ä ä º≤toª ºutaª ºu≥ç ª º≤wª ºataª ºh≥ª º ª ºnoª ä ä ä
1 º≤, winziger Punkt neben der Waagerechten des t reicht
4 º≤, Waagerchte, die an das w heran-
Frg. 49 Reste von zwei Kolumnen, von der ersten Zeilenenden, der zweiten Zeilenanfänge. In Kol. I 1-12 mag es um etwas gehen wie in Hesiod, Th. 375ff. (siehe im Kommentar). Kol. II 11 enthält einen Hinweis auf das „Zweite Buch der Partheneia“ oder das „Zweite Partheneion“, nach zwei Z., folgt dann eine „forked paragraphos“.
1
4
8
Kol. I ä ä ä ºk≥riª ºperçh≥ª ºn≥eçqaª≤º º≤hon klh º≤≤hn º≤genei ºu≥boian º ≤de kal ºi≥trofouç ºr≥açthn ºode
Kol. II ä ä ä ª≤≤º≤ª çti≥n≥k≥≤≤≤ª gar≥u≥ç≥eç≥ ≤ª pr≤ª≤≤º≤≤ª gamon≥≤ª hpeigo≤ª ga;r ajndr≤ª e[peita ≤ª mhdiw≤ª ejn b— pa≤ª
P.Oxy. XXIV 2390 12
º≤riare
16
º≤ª≤º≤ª≤≤º º º º
naineª >— genea ≤ª piptw≥ª uJper≥k≥a≥ª fotevrwç ti ≤ª ä ä ä
83
ajm— oiktrª authgeª ≤puretoç ª lev≥gein m≥ª açanagn≤ª >— ≤w≥daim≤ª ΔAriçtofanª zwn i>çwª twç aujto;n≥≤ª o≥uçª≤ºn≥≤ª
(d) Kol. I Kol. II ä ä ä º º≤ç ajndrei< º≤≤ide ºt≥hken ºn komi º≤çaçon≥ ºpetaxen ºnª≤ºne≤≤
rwta eçhn≥ª 12 p≥i ≥paçin tou;ç ª peroum≥ª≤º≤≤ª≤≤≤≤ºein lª diav≥xein ka≥ªtºa≥ç≥trefeiª de; ouj polu;n crovnon oª (a) 16 ei\nai dioiçª≤≤ºn≥ou≥ polu≥ª zhçeçqai menqhrhm≤ª men≥qhraç k≥alou'çi ta;ç ≤ª kai; f≥ronª≤º≤daç dize≤ª >— (b) 20