Civiltà dell'Egeo. Archeologia e società della Grecia nel III e nel II millennio a.C.


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Civiltà dell'Egeo. Archeologia e società della Grecia nel III e nel II millennio a.C.

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Carocci editore

@ Manuali

Insieme alla Mesopotamia, all'Egitto e al Levante, la Grecia dell'età del Bronzo

fu sede di due tra le principali civiltà del Mediterraneo antico: quella minoica e quella micenea. Il volume presenta contesti sociali e cultura materiale del III e del II millennio a.C. in Grecia, nelle Cicladi, a Creta e nell'Egeo orientale ricorrendo a un approccio multidisciplinare: storico, archeologico e antropologico. Vengono così delineati i processi di trasformazione politica e culturale alla base della crescita sociale ed economica che caratterizza l'emergere delle entità statali e delle altre forme di aggregazione territoriale succedutesi nell'area, e la loro intensa e continua interazione con diverse regioni del Mediterraneo. Il cospicuo apparato iconografì.co che correda il testo rende conto dell'elevato livello della produzione artigianale. Rivolto principalmente agli studenti di archeologia, ma anche a chiunque voglia approfondire la conoscenza della Grecia preclassica, il libro costituisce una sintesi aggiornata della ricerca in Egeo, sia dal punto di vista dei modelli interpretativi sia delle evidenze archeologiche. Anna Lucia D'Ag·ata è dirigente di ricerca del CNR e codirettore di una ricognizione archeologica (ReHCAP) nel territorio a sud- ovest di Rethymno, a Creta. Dirige la rivista "Studi Micenei ed Egeo-Anatolici". Con Carocci editore ha pubblicato Storia greca. Terza

edizione (con M. Bettalli e A. Magnetto; �· rist. �o��). Luca Girella è professore associato di Civiltà egee all'Università Telematica Internazionale UNINETIUNO di Roma. Dal1999 partecipa a scavi e ricerche a Festòs, Haghia Triada e Kamilari per conto della Missione archeologica italiana a Festòs, Creta.

€ 49,00

Manuali universitari ��9

Archeologia

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Viale di Villa Massimo, 47 00161 Roma

tel. o6 l 4� 81 84 17 Siamo su: www.carocci.it www.facebook.com/caroccieditore www.instagram. com/caroccieditore

Anna Lucia D 'Agata

Luca Girella

Civiltà dell'Egeo

Archeologia e società della Grecia nel m e nel II millennio a.C.

Carocci editore

@ Manuali

La Premessa e il

CAP .

1 si devono a entrambi gli autori. Luca Girella è autore dei

�-3. Anna Lucia D'Agata è autrice dei

CAPP.

4 -9.

Volume corredato di materiali online, segnalati dal simbolo

• 1 edizione, gennaio�o�3

©copyright�o�3 by Carocci editore S.p.A., Roma

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Impaginazione: Luca Paternoster, Urbino Finito di stampare nel gennaio�o�3 da Eurolit, Roma

Riproduzione vietata ai sensi di legge

(art. 171 della legge�� aprile 1941, n. 633)

Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume

anche parzialmente e con qualsiasi mezzo,

compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

'1J

CAPP.

Indice

Premessa

11

Sigle e abbreviazioni 1.

13

Storia della ricerca, territorio e ambiente, cronologie

15 15

3· 4·

Dai primi ritrovamenti al dibattito contemporaneo L'archeologia egea in Italia 18 Territorio, ambiente e paleoclima 19 n quadro cronologico 21

I.

Grecia continentale

1.

2.

2.

La formazione deLLe società complesse. IL BA

25

27

r.r. Organizzazione e caratteri degli insediamenti l 1.2. Il passaggio dal

NF

al

BA I l

1.3. Le prime organizzazioni gerarchiche (BA n) l 1.4. Lerna e la Casa delle tegole l 1.5. Trasformazioni culturali e influenze anatoliche (BA n-m) l r.6. Un mondo in tra­ sformazione

(BA m) l 1.7. La questione indoeuropea l r.S. Forme di sussistenza, pro­

duzione e scambio intraregionale l 1.9. Organizzazione sociale ed evidenza funeraria l

r.ro. La Grecia settentrionale (Tessaglia, Macedonia) 2.

Le Cicladi

BA I nelle Cicladi l BA II l 2.4. Le figurine di marmo l 2.5. Un mondo in trasformazione: la cultura di Kastrì (BA II-III) l 2.6. Un arcipelago silenzio­ so? Le Cidadi nel BA III l 2.7. L'evidenza funeraria

2 .3 .





55

2.1. Il "sistema" Cicladi nel BA: paesaggio e risorse naturali l 2.2. Il

L'International Spirit:

Creta

le Cicladi nel

82

3.1. Società complesse e gerarchie sociali nella Creta prima dei palazzi l 3.2. Prime for­ me di espansione (il passaggio dal NF al BA I) l 3·3· La formazione degli abitati cen­ tralizzati (BA n) l 3·4· Gli abitati di Myrtos Phournou Koryphì e Vasilikì l 3·5· Forme di sussistenza, produzione e scambi l 3.6. Instabilità e nuovi indicatori di complessità sociale (BA m) l 3·7· Organizzazione sociale ed evidenza funeraria

L'Egeo orientale e l' interfaccia anatolica

1 07 4.1. Uno sguardo verso est l 4.2. Il BA I e le prime esperienze protourbane l 4·3· L'e­ spansione dei centri protourbani nel BA II e l'Anatolian Trade Network l 4·4· Il ruolo del Dodecaneso l 4·5· Continuità e trasformazioni alla fine del III millennio: il BA III l

4.6. L'evidenza funeraria

Civiltà dell'Egeo

3. 1.

Dagli abitati centralizzati ai palazzi. IL BM Grecia continentale 126

125

r.r. Dai villaggi agli abitati centralizzati l 1.2.. Scenari insediativi e organizzazione degli

abitati l 1.3. Organizzazione sociale ed evidenza funeraria l 1.4. Produzioni artigiana­ li: metalli e ceramiche l 1.5. Kolonna e l'interazione all'interno del bacino dell'Egeo 2..

Le isole dell' Egeo: Citera, le Cicladi e l' Egeo orientale con l'interfac­ cia anatolica 147 2..1. Un mondo in trasformazione: le prime fasi della minoicizzazione l 2..2.. Le Cicladi nel BM: sequenze cronologiche e insediamenti l 2..3. Citera e il sito di Kastrì nel BM l 2..4. Necropoli e organizzazione sociale l 2..5. Ceramica e scambi regionali l 2..6. L'E­ geo orientale e l' interfaccia anatolica



Creta 167

3.1. Identità comunitarie e formazione delle prime leadership (M M IA) l 3.2.. La società dei palazzi a Creta: il dibattito scientifico l 3·3· Il MM IB e i primi palazzi: perché a Creta? l 3-4- Il paesaggio cretese nella prima fase palaziale l 3·5· Cnosso l 3.6. Festòs l

3·7· Mallia l 3.8. "Palazzi minori", architettura urbana e sacra l 3·9· Necropoli l 3.10. Santuari l 3.11. Artigianato (figurine, ceramica, pietra, metalli e oreficerie) l 3.12.. Dalle cretule alle scritture: le prime pratiche amministrative l 3.13. La scrittura geroglifica l 3.14. I contatti con l'Egeo, l'Egitto e il Vicino Oriente l 3.15. La fine dei primi palazzi e la New Era di Cnosso: il M M III

41.

Il Mediterraneo globalizzato e il sistema degli Stati secondari. Il BT

227

Alle origini della civiltà rnicenea 227

r.r. La formazione della civiltà micenea l 1.2.. Circoli di tombe a fossa a Micene l 1.3. La

tomba del Guerriero del Grifo a Pilo l 1-4- La natura del potere e l'evoluzione della struttura sociale l 1.5. Amministrazione ed economia

2..

La dimensione regionale della Grecia rnicenea 245 2..1. Confini e regioni l 2..2.. Argolide e Corinzia l 2..3. Beozia edEubea l 2.-4- Messenia l 2..5. Laconia l 2..6. Tessaglia l 2..7. La Grecia senza palazzi: Acaia, Attica, Macedonia l 2..8. Egina



La scrittura 281 3.1. La lineare B e la documentazione testuale l 3.2.. Testi, archivi e scribi l 3·3· La line­ are B e i supporti scrittori: tavolette, noduli, etichette, vasi



La società 285 4.1. Amministrazione e società l 4.2.. L'evidenza funeraria l 4·3· Necropoli, sepolture e gerarchia sociale l 4·4· Evidenza funeraria e valore sociale l 4·5· Religione e attività di culto l 4.6. Produzioni artigianali

5.

Creta nel BT 1-1 1 1

I.

Creta neopalaziale (BT 1) r.r.

315 315

I secondi palazzi e il nuovo ordine politico ( M M IIIA-TM IB) l 1.2.. La natura

del potere e la funzione dei palazzi l 1.3. L'ambiente costruito l 1.4. Organizza­

zione dello stoccaggio alimentare l 1.5. La lineare A e il sistema amministrativo l r.6. Simboli, luoghi di culto e pratiche rituali l 1.7. Organizzazione insediamemale l

1.8. Necropoli e rituale funerario l 1.9. La talassocrazia minoica e la minoicizzazione

I ndice dell'Egeo l I.IO. Il crollo del sistema di potere minoico (TM IB) l !.II. Linguaggio visivo e significato sociale dell'arte egea l I.I2.. Produzione artigianale 2.

Trasformazioni politiche e sociali a Creta nel BT 11-111 361 2..1. Il regno miceneo di Cnosso l z..z.. Creta nel TM II-IIIA2. iniziale l z..3. Il sarcofa­ go dipinto di Aghia Triada l 2..4. Creta nel TM IIIA2. avanzato-IIIB l 2..5. Tombe a camera,

6. 1.

tholoi e rituale funerario l 2..6. Attività di culto l 2..7. Produzione artigianale

Le isole e il Mediterraneo orientale nel BT 1-111 Le isole nel BT I 381

381

I.I. Le Cicladi l 1.2.. Il Dodecaneso l 1.3. L'Egeo occidentale l 1.4. L'Egeo nord­ orientale e la costa anatolica da Troia a çqme l I.5. L'eruzione di T hera 2. 3·

Le isole nel BT 11-111 393 z..I. Le Cicladi l z..z.. L'Egeo sud-orientale: Rodi e il Dodecaneso l 2..3. Cipro nel BT

Il Mediterraneo orientale

400

p. L'Anatolia occidentale l 3.2.. L'identificazione di Ahhiyawa l H· Il Levante l

3-4- L'Egitto



Il commercio internazionale 408 4.I. Il commercio internazionale nel Mediterraneo orientale l 4.2.. I relitti l 4-3- Egeo e Italia

7. I.

Il collasso del sistema politico miceneo L'Egeo tra XIII e XII secolo 419

419

I.I. Archeologia della crisi l I.z.. Il fenomeno della mobilità nell'area mediterranea

8. I.

L' Egeo nel Xli e Xl secolo

Il TE/TM IIIC 425

425

1.1. Cronologia, terminologia e sequenza ceramica l I.2.. Nuove forme di organiz­ zazione: élite militari e

basileis

l 1.3. Necropoli e riti funerari l 1.4. Argolide e Co­

rinzia l 1.5. Attica, Eubea, Beozia, Focide, Locride, Tessaglia l 1.6. Il Peloponneso nord-occidentale l I.7. Messenia e Laconia l 1.8. Cicladi l 1.9. Egeo sud-orientale l I.IO. Creta l

g. 1.

I. II.

Cipro l I.I2.. Cilicia e Levante l 1.I3. Filistia l 1.I4. Italia

Dall'età del Bronzo all'età del Ferro

455

La trasmissione del patrimonio culturale miceneo alla Grecia arcai­ ca 455 I.I. La Grecia palaziale, la Grecia postpalaziale e la Grecia omerica l I.2.. Dalla Gre­ cia postpalaziale alla Grecia arcaica

Bibliografia

461

I ndice dei luoghi

477

Premessa

Il progetto di questo manuale è nato dall'esigenza di coniugare una storia diacronica delle civiltà protostoriche dell'Egeo - fondata sull'enorme quan­ tità di dati e materiali accumulati in quasi centocinquant'anni da una delle ricerche archeologiche più sofisticate su scala mondiale - con un approccio archeologico e antropologico insieme che consentisse di mettere a fuoco le trasformazioni culturali e i processi socioeconomici che, soprattutto nel I I millennio, hanno caratterizzato questa regione come una delle più cultural­ mente avanzate dell'intero Mediterraneo. Il tentativo è stato quello di forni­ re una visione complessiva, a partire dal Bronzo Antico, delle principali cul­ ture archeologiche dell'Egeo - che comprende Grecia continentale, Creta, le Cicladi, le altre isole dell'Egeo e la costa anatolica - e della loro interazione con le società limitrofe, includendo i risultati più significativi raggiunti dalla ricerca archeologica negli ultimi vent'anni. Il confronto con alcune realizzazioni manualistiche italiane del recente pas­ sato è stato proficuo, inducendo a prendere in considerazione sia trattazioni specialistiche degli aspetti filologici e delle scritture egee, sia contributi sul tema della regalità minoica e della civiltà micenea. Si è scelto di non include­ re la protostoria di Cipro, dal momento che a essa in anni recenti sono stati dedicati volumi monografici da parte di specialisti, e di trattare molto sinte­ ticamente l'archeologia dell'isola in relazione alle trasformazioni principali che nel I I I e II millennio hanno interessato la Grecia continentale, Creta e il bacino dell'Egeo. Nella stesura dei singoli capitoli abbiamo cercato di mantenerne in equilibrio le dimensioni in relazione ai temi affrontati. I limiti di spazio imposti dalla collana che ospita il volume hanno reso necessaria l'esclusione dalla trattazio­ ne di molte aree e innumerevoli argomenti che rispetto ai processi considera­ ti centrali nell'elaborazione della materia sono apparsi meno significativi. Un criterio di selettività addirittura drastico è stato applicato alla bibliografia, ridotta a pochissimi testi di base che non riflettono la sterminata produzione nazionale e internazionale che caratterizza l'archeologia egea e che è in larga parte confluita nel nostro testo. La stessa necessaria selezione è stata operata per l'apparato iconografico, consultabile per la maggior parte online. 11

Civiltà dell'Egeo

La traslitterazione dei nomi greci non è stata un'operazione automatica. In linea di massima, ma con molte eccezioni, è stata seguita la traslitterazione fonetica, in altri casi si è preferito usare la forma più comune nella tradizione italiana. Quanto alle date, quando non espressamente indicato, devono in­ tendersi "avanti Cristo". Le carte geografiche sono state elaborate da Emanuele Brienza, le figure, le tabelle e in particolare la TAB. I del CAP. I, da Davide Aquini, che si è anche occupato dell'editing finale della Bibliografia. A Davide va un grazie speciale per la pazienza, la passione e la dedizione con cui per molti mesi ha parteci­ pato al nostro lavoro.

Sigle e abbreviazion i

NI NM NT NF

AC MC TC

AE ME TE

AM MM TM

Neolitico Iniziale Neolitico Medio Neolitico Tardo Neolitico Finale Antico Cicladico Medio Cicladico Tardo Cicladico Antico Elladico Medio Elladico Tardo Elladico Antico Minoico Medio Minoico Tardo Minoico

BF

Bronzo Antico Bronzo Medio Bronzo Tardo Bronzo Recente Bronzo Finale

SubMic SubMin

Submiceneo Subminoico

BA BM BT BR

1

Sto ria della rice rca, territo rio e ambie nte, cronologie

1.

Dai primi ritrovamenti a l dibattito contemporaneo

Le ricerche di Heinrich Schliemann a Troia nel 1870 e la scoperta delle tombe del Circolo A di Micene nel 1876 costituiscono gli esordi dell'indagine sull'E­ geo protostorico provvedendo anche a saldarla sul campo con l'epopea ame­ rica. Questo legame ha caratterizzato per lungo tempo la ricerca in Egeo e ha animato il dibattito archeologico secondo precise linee interpretative: la realtà storica dietro i poemi omerici, le origini della civiltà greca e della sua indoeuro­ peizzazione, la continuità tra la Grecia della preistoria e quella storica, le origini e il carattere delle civiltà "minoica" e "micenea" e della loro interrelazione. Il carattere e gli intenti della prima fase di indagine maturano nel clima della lotta di indipendenza della Grecia dall' impero ottomano iniziata con la rivoluzione del 1821, e derivano dalla volontà di costruire un'identità culturale nazionale attraverso il mito greco e l'epopea america. La prima grande stagione di scavi si è concentrata su varie regioni della Grecia e delle isole dell' Egeo, finendo per identificare le diverse imprese con le scuole archeologiche straniere, in particolare francese, inglese, tedesca, americana e italiana, accanto al Servizio archeologico della Grecia. Già a partire da questa stagione vanno definendosi alcuni tratti metodologici che lasceranno un'impronta stabile sulla ricerca archeologica in Egeo, se si pensa anche soltanto al sistema terminologico ancora oggi adottato per l'articolazione dell'età del Bronzo. Al centro degli interessi era la definizione di "culture" archeologiche, in anticipo rispetto alla prima sistematizzazione da parte di Gordon Childe negli anni Venti del secolo scorso, seguendo un campo di indagine preciso: la cultura archeologica era identificata come un sistema chiuso caratterizzato dalla ricorrenza di elementi comuni con riferimento alla cultura materiale, le tradizioni funerarie e il linguaggio architettonico. Inoltre, in quanto sistema ben definito con connotati etnici, la comparsa, l'evoluzione e la scomparsa delle "culture archeologiche" erano spiegate soltanto alla luce di fattori esterni (invasioni, migrazioni, processi di diffusione). Nell'archeologia dell' Egeo questo approccio ha avuto strascichi lunghissimi e ha in particolare enfatizzato la contrapposizione tra cultura minoica e micenea. 15

Politica e a rcheologia

Civiltà dell'Egeo

Alle ricerche di Schliemann ( Troia, Micene, Orcomeno, identificata con la leggendaria città del re Minia, Tirinto ) seguirono quelle di Christos Tsountas a Micene e nelle Cicladi, che elaborò una prima sintesi della civiltà battezzata come micenea e aprì il dibattito successivo incentrato sull'origine dei Gre­ ci. Contemporaneamente le scoperte di Minos Kalokerinos prima e Arthur Evans dopo sulla collina di Kephala a Cnosso nell'isola di Creta misero a fuoco una nuova cultura denominata "minoica". Gli scavi di Evans, iniziati nel I900, culmineranno nella stesura del monumentale The Palace ofMinos (I92I-35). Non si trattò semplicemente di una messa a punto di stratigrafie e stili ceramici dell'età del Bronzo, ma dell'elaborazione di un modello inter­ pretativo che individuava nella civiltà minoica il leader economico e politico dell'Egeo preclassico e la vedeva rappresentata nella talassocrazia del mitico re cretese Minosse, enucleata nella Guerra del Peloponneso (I, 4) di Tucidide. Rispetto a essa, la civiltà micenea sarebbe stata una semplice e più tarda ema­ nazione. Negli anni compresi tra le due guerre mondiali, furono aperti importanti cantieri di scavo. Sotto l'egida della Scuola americana di Atene, Carl Blegen promosse nuove ricerche a Troia in Anatolia (I932-38) e iniziò gli scavi a Ep ano Englianos in Messenia (I 9 3 9) che portarono alla scoperta del palaz­ zo miceneo di Pilo e del suo archivio di tavolette in lineare B. Grazie anche all'amicizia con Alan Wace, direttore della Scuola britannica di Atene, le ri­ cerche di Blegen nei siti minori di Prosymna, Gonia, Korakou e Zygouries consentirono ai due studiosi di elaborare un modello contrapposto a quello della civiltà minoica, anch'esso articolato attraverso tre epoche, ribattezzate come AE, ME e TE. Sulla scia dei poemi omerici, infine, Blegen suggerì l' iden­ tificazione della Troia omerica con la fase VIIA della cittadella. Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale le scoperte più rile­ vanti furono quelle ad opera di Spyridon Marinatos del sito minoicizzato di Akrotiri sull'isola di Thera, sepolto dalle ceneri di una grande eruzione vulcanica, e la decifrazione della lineare B ad opera di Michael Ventris nel I952. Fu così mostrato che la scrittura micenea corrispondeva a una forma arcaica di greco, e che la civiltà micenea doveva intendersi come il punto di partenza di una linea di ininterrotta continuità culturale tra la tarda età del Bronzo e l'età arcaica e classica della Grecia. A partire dagli anni Sessanta e Settanta l'avvio di ricerche interdisciplinari, la rivoluzione del radiocarbonio e l'archeologia processuale determinarono una svolta epocale nel clima di quella che può essere definita una continua "guerra tra teorie". La ricognizione archeologica in Grecia e sulle isole inizia negli anni Sessanta nel Peloponneso occidentale con la Minnesota Messenia Expedition e coin­ volge, in un'ottica interdisciplinare, le ricerche di superficie con lo studio dei materiali, le analisi paleoambientali, le ricerche etnografiche ed economico­ demografiche, dall'epoca micenea a quella moderna. Contemporaneamente, la datazione al radiocarbonio ( '4C ) rivoluziona le cronologie archeologiche 16

1.

Storia della ricerca, territorio e am biente, cronologie

dell'Egeo preistorico e protostorico. Diventa possibile creare sistemi com­ parativi cronologici tra aree lontane, anche attraverso l'ausilio di altri me­ todi scientifici di datazione, come la dendrocronologia. Tra gli esiti di que­ sta rivoluzione è stato l'avvio di un acceso dibattito sulla datazione assoluta dell'eruzione di Thera che si fa oscillare, di circa cent'anni, tra la datazione tradizionale, fissata alla fine del XVI secolo, e la cronologia "alta'' alla fine del XVII secolo derivata dalla datazione al 14C. Con la rivoluzione del14C l'archeologia egea diventa antropologica e processuale, ponendo in primo piano il dato quantitativo e la fase predittiva, che qualificavano l'archeologia come disciplina scientifica. L'archeologia processuale di Lewis Binford, David Clarke e Kent Flannery analizzava la cultura archeologica come un insieme di sottosistemi correlati, e come una realtà flessibile in termini organizzativi. Tale modello spiegava l'evoluzione delle società umane come esclusivamente influenzate da stimoli interni al sistema stesso. L'opera di svolta di questa prospettiva per gli studi di protostoria egea è The Emergence ofCivilisation di Colin Renfrew (1972). Viene eliminato il tradizionale modello diffusionista che faceva derivare la società palaziale minoica dal Vicino Oriente e quella micenea dall'arrivo di aristocrazie guerriere dal Nord Europa. Le società a struttura tribale dell'epoca neolitica si sarebbero evolute verso strutture più complesse gestite da autorità centrali (chiefdom) fino all'emergere agli inizi del II millennio a Creta di formazioni statali, i palazzi, con un sistema burocratico e di potere formalizzato (Early State). L'archeologia processuale e neoevoluzionista genera presto un dibattito in­ terno e una visione alternativa. Pur rimanendo fortemente ancorata al me­ todo antropologico, essa ingloba gli spunti del neomarxismo, dello strut­ turalismo, della fenomenologia, dell'archeologia dei paesaggi, della gender archaeology, fino agli stimoli provenienti dagli studi postcoloniali e dalla scuola delle Anna/es. Tale nuova prospettiva di indagine è definita postpro­ cessuale a partire dagli studi di Ian Hodder, Michael Shanks e Christopher Tilley negli anni Ottanta e re-interpreta alcuni punti essenziali della ricerca archeologica: il legame tra archeologia e storia, rispetto alla scienza, il ruolo attivo (agency) dell'individuo nei cambiamenti sociali, la cultura materiale intesa come riflesso di una società e come parte attiva del modo con cui i gruppi umani costruiscono le relazioni sociali. Al modello lineare e neoe­ voluzionista si sostituisce un modello in cui prevalgono la discontinuità e multilinearità dei fenomeni indagati, così come l'esistenza, all'interno dei processi di trasformazione, di accelerazioni e momenti di regressione. I prin­ cipali esiti di questa riflessione nel campo della protostoria egea hanno so­ prattutto interessato il tema della formazione dello "Stato arcaico" in Egeo, la messa in discussione del concetto di "palazzo", il passaggio dalle comunità egalitarie del BM alla società stratificata delle tombe a fossa, le indagini a ca­ rattere regionale e la politica economica degli Stati micenei. 17

La "rivoluzione" a ntropologica

Civiltà dell'Egeo 2.

Creta

I l Dodeca neso

O ltre la Messarà

L'archeologia egea in Italia

In Italia l' interesse per l'archeologia egea matura all' interno della stagione pionieristica degli scavi sull'isola di Creta nei siti di Festòs e Aghia Triada, culminanti nella fondazione nel 1909 della Scuola Archeologica Italiana di Atene diretta da Luigi Pernier. Nei primi decenni del secolo scorso, la scuola avviava nuove ricerche in altre due aree dell' Egeo. Nell'Egeo settentrionale il tema dell'etnogenesi etrusca aveva spinto il direttore della scuola, Alessandro Della Seta, a indagare i siti di Efestia, Poliochni e Chloi sull' isola di Lemno. Ma la scoperta del sito di Poliochni proiettò le ricerche italiane verso l'antica età del Bronzo. La rimozione di Della Seta in seguito alle leggi razziali del 1938 segnò una battuta d'arresto, con una ripresa nel secondo dopoguerra quando Luigi Bernabò Brea rimetterà ordine all'eccezionale lavoro di scavo confluito nei due importanti volumi Poliochni. Citta preistorica nell'isola di Lemnos (1964-76). Le ricerche nel Dodecaneso, invece, maturano nel solco della politica espan­ sionistica dell' Italia durante la guerra italo-turca del 19u-12.. A Rodi Ame­ deo Maiuri e Giulio Jacopi tra il 1914 e il 192.8 portano alla luce una delle più importanti necropoli micenee dell'Egeo sulle colline di Makra e Moschou Vounara. Poco dopo, Giorgio Monaco avviava le ricerche a Trianda (l'antica Ialysos), mentre a Kos Luigi Morricone tra il 1935 e il 1946 portava alla luce l'insediamento del Serraglio e le necropoli Eleona e Langada. Nell' isola di Kalymnos nel 192.2. Maiuri scopre presso la grotta di Vathy le tracce di una lunga frequentazione dal NT fino agli inizi del BT. Contem­ poraneamente Della Seta inizia l'esplorazione della Caria in Asia Minore considerandola di strategico interesse per lo studio delle civiltà minoica e mi­ cenea, per la posizione geografica di questa regione e per le numerose fonti che attestano il rapporto con l'isola di Minasse. Questo progetto sarà ripreso dal direttore della Scuola di Atene entrato in carica dopo la Seconda guerra mondiale, Doro Levi, che nel 1960 avvia nel sito di Iasos una campagna di ricerche, poi continuate fino al 2.013. Ma è Creta a rappresentare il centro delle ricerche protostoriche della Scuola con gli scavi di Festòs e Aghia Triada, a formare generazioni di studiosi e a produrre progetti interdisciplinari che hanno fornito un contributo signifi­ cativo allo studio delle civiltà minoica e micenea. Lo scavo di Festòs aperto il 4 giugno 1900 da Federico Halbherr con la collaborazione di Luigi Pernier, fu condotto da quest'ultimo fino al 1909. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1950, Levi inaugura una nuova stagione di scavi a Festòs fino al 1966. Dopo una lunga interruzione, nel 1994, le ricerche sul sito saranno riprese da Vincenzo La Rosa e Filippo Carinci; da allora diverse università e centri di ricerca si sono succeduti nello svolgimento di campagne di scavo, ricerche interdisciplinari e progetti di tutela ancora in corso. Una vicenda simile ha avuto il vicino sito di Aghia Triada, indagato da Halbherr tra il 1902. e il 1914. 18

l.

Storia della ricerca, territorio e am biente, cronologie

Dopo una lunga pausa occupata da mirati interventi e studi di materiali da parte di Luisa Banti e Clelia Laviosa, sarà ancora La Rosa a riprendere l'in­ dagine sul campo con un'intensa stagione di campagne di scavo svolte tra il 1977 e il 2012. Accanto ai siti palaziali, le ricerche cretesi di Levi interessaro­ no anche quelli di Kannià, Kamilari e Petrokephali. In parallelo a Creta sotto l'egida della Scuola di Atene sono state avviate collaborazioni di scavo tra il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e alcune università italiane da un lato, e le soprintendenze greche dall'altro, nei siti di Nerokourou, Thronos Kephala (antica Sybrita), Apodoulou nell'area occidentale dell'isola, Priniàs in quella centrale e Kritsà, ltanos e Achladia in quella orientale. 3. Territorio, ambiente e paleoclima

Le caratteristiche dell'ambiente e del paesaggio della Grecia e delle isole hanno influenzato i processi di formazione identitaria e le trasformazioni socioeconomiche delle comunità protostoriche. La Grecia ha uno sviluppo costiero di oltre 15.ooo chilometri, un terzo circa dei quali relativi alle iso­ le maggiori. Le coste sono per la maggior parte alte e rocciose, frastagliate e articolate. I rilievi che occupano oltre i due terzi della superficie giungo­ no spesso fino al mare. Le isole rappresentano il 17% della superficie, ponti naturali per l'accesso alla penisola greca, ma anche modelli differenziati di insularità, in virtù della straordinaria varietà delle loro dimensioni e della di­ versa interazione con la terraferma. Fra le più estese sono le isole lonie, lungo la costa occidentale (Corfù, Cefalonia, Zante e ltaca), terminali di una via costiera adriatica; a sud si trova Creta con i suoi 8.336 chilometri quadrati; le Cidadi, centro ideale dell' intero bacino egeo, appaiono come una continua­ zione dei rilievi dell'Attica, con una presenza di isole di origine vulcanica, come Thera/Santorini e Melos; l'Eubea misura 3.908 chilometri quadrati e si estende parallelamente alla costa orientale dell'Attica; poco più a nord si trovano le Sporadi settentrionali, con Skiatho, Skopelo e Alonisso; nella par­ te più a nord dell' Egeo è Thaso e da qui si profila un arco di isole di varie di­ mensioni che svilupparono da sempre un rapporto privilegiato con le culture anatoliche: Lemno, Tenedo, Samotracia, Lesbo, Chio, Samo; più a sud sono le isole del Dodecaneso, la maggiore delle quali è Rodi. La complessità e varietà geologica della Grecia ha prodotto una straordi­ naria ricchezza di paesaggi. L'Arco ellenico, generato dall'incontro tra la placca euro-asiatica a nord e quella africana a sud, è una struttura tettonica di forma arcuata lunga circa I.ooo chilometri che va dalle isole lonie a Rodi, da cui ha poi origine l'Arco di Cipro. È formato da tre distinti elementi: uno esterno a sud composto dal susseguirsi di tre fosse oceani che, uno intermedio formato da un arco insulare non vulcanico ma con intensa attività sismica (al cui centro è Creta) e uno a nord. Quest'ultimo è formato da un arco di isole vulcaniche che dalla penisola di Methana prosegue verso Milo e Thera/San19

Civiltà dell'Egeo

Clima e paesaggio

le materie prime

torini e si conclude nel Dodecaneso con Kos, Ghiali e Nisiros. Melos e Ghiali furono le più importanti fonti di approvvigionamento di ossidiana già a par­ tire dal Mesolitico e per tutto il BA. Prima del perfezionamento della lega del bronzo, infatti, questo vetro vulcanico rappresentò la principale fonte di acquisizione di ricchezza per le comunità che lo lavoravano ed esportavano. È stato stimato che dall'ultima glaciazione (circa x8ooo B P ) il livello del mare sia cresciuto di circa 120 metri. Questo processo ha mutato il quadro ambientale dell'Egeo generando ampi bacini di acqua e modellando l'at­ tuale conformazione, e ha segnato il processo di colonizzazione delle isole a partire dal NT (circa so o o ) . Da allora, è stato calcolato che durante l'età del Bronzo la variazione del livello dei mari è stata di circa 2 metri, un dato che confermerebbe la bassa incidenza del cambiamento dell'antica linea di costa nell'articolazione dei siti costieri dell'età del Bronzo. I principali mutamenti climatici dall'ultima glaciazione hanno riguardato, quindi, un aumento del­ le temperature, entro cui è stata riservata particolare attenzione a un'altera­ zione verificatasi intorno al 2200 (4,2-kiloyear BP aridiftcation event) e che caratterizzò l' intero Mediterraneo orientale e la piana mesopotamica con importanti ricadute nell'organizzazione sociale. Climi più asciutti e regimi termici miti nei periodi invernali hanno marcato la formazione della macchia mediterranea, che interessa pianure, isole e pen­ dii meglio esposti dei rilievi fino a una quota di circa I.ooo metri con specie arboree sempre verdi, cui segue, nelle zone interne a nord e ovest con tem­ perature più rigide nel periodo invernale e piovosità generalmente superiore ai 750 millimetri annui, la diffusione di specie decidue e boschi di latifoglie (faggi, querce). Nella fascia compresa tra i 1.ooo e i 2.ooo metri si estendono sui versanti più piovosi vaste formazioni di abeti e di larici, che cedono infine il posto, alle quote più elevate, ai pascoli di alta montagna tipici dei climi alpi­ ni. Le analisi archeobotaniche e lo studio dei paleosuoli hanno chiarito negli ultimi anni i presunti processi di alterazione del paesaggio e del manto vege­ tale ad opera di diboscamenti, dell'erosione meteorica e dell'estensione delle colture agricole. È stato dimostrato che tale alterazione nei millenni della rivoluzione neolitica e dell'età del Bronzo fu minima e comunque caratteriz­ zata fino all'epoca medievale da una serie irregolare ed episodica di erosioni all' interno di un processo di più marcata stabilità ambientale. Nelle zone più aride, come le isole, le comunità dell'età del Bronzo avevano a disposizione suoli sufficienti da destinare a colture diverse, come l'orzo, i legumi e l'olivo. Analogamente, per l'epoca protostorica resti faunistici dimostrano l'adatta­ bilità dei suoli tanto alla fauna selvatica quanto alle specie di allevamento. La varietà geologica ha influenzato pure il quadro delle risorse e dei giaci­ menti minerari. In Anatolia, Mesopotamia e nell'altopiano iranico ebbero luogo le più antiche esperienze di estrazione e lavorazione dei metalli, per poi spostarsi verso ovest lungo la costa anatolica e l'area balcanica e giungere in Egeo. Ricerche archeologiche e analisi archeometallurgiche dimostrano 20

1.

Storia della ricerca, territorio e a m b iente, cronologie

come in Grecia questo processo inizi nel NT ( 5500-4500) e si consolidi nel NF ( 4500-3700) e nel BA. La diversa distribuzione dei giacimenti metalliferi ha segnato, quindi, a partire dal IV millennio e nel corso del III il ruolo strate­ gico di alcuni siti e regioni quali nodi di attrazione e comunicazione con aree anche assai lontane dal bacino dell' Egeo. I principali giacimenti di rame so­ no situati a Cipro, in Anatolia (nella Troade, nella regione del Ponto, nell'a­ rea centro-orientale), nella Tracia orientale e nelle Cicladi (Andros, Siros, Paros, Kithnos, Serifos). Le aree di estrazione dello stagno sono state indivi­ duate in Afghanistan, Asia centrale e lungo la catena montuosa del Tauro, in Turchia sud-orientale. L'argento circola in Egeo già nella seconda metà del IV millennio ed è documentata la tecnica della coppellazione: i giacimenti si trovano in Anatolia, mentre per l'area egea vanno menzionati le isole di Thaso e Sifnos e il sito di Thorikos in Attica. Infine, con l'eccezione dell'iso­ la di Sifnos, della Macedonia e della Tracia, i più importanti giacimenti d'oro sono situati in Anatolia (nella regione della Lidia), in Egitto e nella Nubia. 4. I l quadro cronologico

Il sistema cronologico utilizzato segue le convenzioni terminologiche fissate agli inizi del xx secolo (cfr. TAB. 1 ) . L'età del Bronzo è suddivisa in tre periodi, BA, BM e BT. Per l'Egeo, si ricorrerà alle espressioni convenzionali di civiltà elladica per la Grecia continentale (con AE, ME e T E per le tre epoche dell'età del Bronzo), di civiltà minoica per Creta (AM, MM, TM) e di civiltà cicladica per le isole Cicladi (Ac, MC, Te). Ulteriori distinzioni e sottofasi sono il risultato dell'evoluzione degli stili ceramici. Le sigle di BA, BM e BT si utilizzeranno per l'area anatolica. Quanto alla determinazione delle cronologie assolute, prima dell'aVven­ to delle metodologie scientifiche, la datazione incrociata ottenuta su base storico-archeologica ha costituito il metodo principale e ancora valido per molti aspetti. Essenziali sono stati, fin dagli studi di Evans, i sincronismi con l'Egitto e la Mesopotamia. L'esistenza in queste aree di calendari e liste di re ha consentito di ancorare i reperti mobili a cronologie assolute e intervalli temporali precisi. n ritrovamento di oggetti egei in contesti egiziani e vi­ ceversa ha aiutato a costruire griglie con intervalli cronologici sempre più precisi. Per il III millennio tali sincronismi sono flessibili e approssimativi ed è in questo caso che le datazioni al '4C si sono dimostrate risolutorie e con calibrazioni stabili. Nel BT le correlazioni con l'Egitto faraonico hanno consentito di fissare si­ curi agganci cronologici tra ritrovamenti egiziani a Creta e a Micene (in par­ ticolare nei circoli funerari) e i sovrani della XVIII dinastia. In questa porzio­ ne iniziale del BT coincidente con i sovrani Hyksos e poi i primi della XVIII dinastia l'ingresso delle datazioni scientifiche a partire dagli anni Ottanta ha generato un corto circuito con la cronologia tradizionale investendo la 21

Il tradizionale sistema tripartito

Civiltà dell'Egeo

TABELLA 1

Cronologia dell'Egeo con Le principali sequenze relative* Creta

A nno (a.C.)

Cicladi

Grecia continentale

ACl

AEI

3100

3000 2900

AM l

-

2800 2700 2600

AM IlA

AEIlA

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2500 2400

ACIl AEIIB

AM IIB

2300 2200 2100 2000 1900 1800 1700 1600

AM 111

AC111

AE111

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TM IIIB



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1300

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* Su sfondo g rig io i period i suscettibili alla cronologia alta.

22

TEIIIB

1.

Storia della ricerca, territorio e am biente, cronologie

questione della datazione dell'eruzione di Thera e generando due cronologie parallele, bassa o tradizionale e alta. Il dibattito per decenni si è polarizzato sulla presunta dicotomia tra cronologia bassa sostenibile su base storico-ar­ cheologica e cronologia alta dimostrabile su base scientifica. Secondo la cronologia tradizionale la catastrofe vulcanica andrebbe collocata tra il 1530 e il 152.0. Questa cronologia è stata messa in discussione dalle data­ zioni radiocarboniche con una retrodatazione di centovent'anni calendaria­ li, per cui l'evento eruttivo è stato collocato tra il 1645 e il 16oo. La cronologia alta ha ricevuto importanti consensi nel corso degli anni Novanta e nel primo decennio del nuovo secolo, alla luce delle analisi sulla riduzione della crescita annuale delle sequenze dendrocronologiche e di quelle microchimiche delle particelle vulcaniche identificate nelle carote glaciali artiche. Il metodo ra­ diocarbonico è stato perfezionato con l'adozione di diversi modelli bayesiani e ha permesso di ridurre l'intervallo cronologico al 1628-16oo. Malgrado la robustezza dei modelli statistici, varie perplessità sono emerse dalle discre­ panze tra i vari laboratori AMS (Accelerator Mass Spectrometry, "spettrome­ tria di massa con acceleratore") e dalle variazioni interannuali nel contenuto atmosferico di '4C, non riconoscibili nella curva di calibrazione. La pubblicazione della nuova curva di calibrazione lntCaho nel 2018 ha in­ dicato una profonda anomalia di crescita tra 1525 e 1524 e la ricalibrazione delle date radiometriche al XVI secolo. In tale scenario, le recenti date radio­ metriche fornite dai livelli di tephra vulcanica dal sito di çe�me-Baglararast sulla costa anatolica sembrano avvalorare la cronologia bassa. Dopo il TM IB/TE IIA le datazioni radiometriche sono in linea con quelle tradizionali costruite sui sincronismi tra reperti egei ed egiziani. L'ascesa al trono di Thutmosi III nel 1479 in base ai sincronismi con i materiali egei consente di collocare il passaggio tra il TM IB (data di distruzione dei secondi palazzi a Creta) e il TM II (formazione del regno di tipo miceneo di Cnosso) intorno al 1450. Il cartiglio di Amenhotep III (circa 1388-1351 ) rinvenuto su uno scarabeo della Tomba 4 di Sellopoulo a Cnosso consente di porre il TM IIIAl nei primi decenni del XIV secolo. Il TM IIIA2 è stato invece inserito tra il 1355 e il 1345, per cui la data della distruzione del palazzo di Cnosso nella fase iniziale del TM IIIA2 andrebbe collocata tra il 1350 e il 1340. Rispetto a quelle minoiche, le cronologie elladiche, anche su base radiometrica, presentereb­ bero un'anticipazione di circa un decennio. Un contributo significativo per la fase del TE IIIA2 è costituito dal relitto di Uluburun. Nel carico della nave non è presente ceramica più tarda di questa fase e le analisi scientifiche sui resti del fasciame indicano il 1304 ± 33 su base radiometrica e 1307 + 4/- 7 su base dendrocronologica, suggerendo l'inabissamento dell'imbarcazione negli ultimi anni del XIV secolo. Il 1300 può quindi essere considerato come discrimine cronologico per l' inizio del TM/TE IIIB. Il dato si accorda con le indagini sulla ceramica micenea TE IIIBI di importazione argolica da Qantir, l'antica Pi-Ram esse, sul delta del Nilo in livelli relativi ai regni di Seti I ( 1 29423

I l d ibattito sull'esplosione di Thera

Civiltà dell'Egeo

Agli inizi dell'età del Ferro

12.79 ) e Ramesses II ( 12.79-12.13 ) della XIX dinastia, saldando la fase iniziale del TE IIIB alla prima metà del XIII secolo. Le datazioni dei periodi finali del BT e degli inizi dell'età del Ferro pongono alcuni problemi per l'assenza di contesti chiusi, e per datazioni radiome­ triche oscillanti e sfasature tra le sequenze cretesi e quelle elladiche/conti­ nentali. Il terminus post quem per l' inizio del TE IIIC è costituito dai livelli di distruzione dei palazzi micenei alla fine del TE mB, quindi dopo il regno di Ramesses II e non oltre i primi decenni del XII secolo, come dimostrereb­ bero alcuni scarabei rinvenuti nei corredi delle fasi più antiche delle tombe della necropoli di Peratì in Attica. Ceramica nello stile TE mc iniziale è stata rinvenuta a Ugarit, la cui distruzione è collocata intorno al 1190-1185. Ce­ ramica del TE I I I C medio rinvenuta nei siti di Ugarit e Beth Shean in strati assegnabili al regno di Ramesses VI ( 1143-1136) consente di collocare la fase intermedia del TE I I I C intorno alla metà del XII secolo, mentre rimane poco chiaro il passaggio da questa alla fase finale, convenzionalmente collocata alla fine del XII secolo e con una durata di diverse generazioni fino al 1070-1060. Tale orizzonte cronologico è utilizzato per indicare il passaggio in Grecia al SubMic ( 1070-1000 ) . La durata del TM mc a Creta sarebbe invece più bre­ ve ( 12.w/I190-11oo ) e a esso seguirebbe il SubMin ( 11oo-10oo/975 ) in parte coincidente con la fase più antica dell'età del Ferro.

2

La formazione d elle società complesse.

I L BA

Alle soglie del m millennio il Mediterraneo e la Grecia si configurano come un nuovo mondo per la definizione di un diverso assetto climatico e di un paesaggio più simile a quello che oggi conosciamo, la formazione di società stratificate e lo sviluppo di una navigazione su larga scala. Le trasformazioni climatico-ambientali intervenute sullo scorcio del IV millennio, se non da so­ le, possono aver innescato un processo di trasformazione dei sistemi societari del Neolitico, che impiegò nell'Egeo qualche secolo prima di produrre frutti significativi nella metà del III millennio. Diverse sono state le proposte per spiegare la formazione delle prime società stratificate dell' Egeo. In The Emergence ofCivilisation di Colin Renfrew il BA è lo stadio intermedio nel processo di evoluzione delle comunità dell'E­ geo a metà tra il sistema delle comunità-villaggio del Neolitico e il fenome­ no palaziale del B M e del BT. In quest'ottica, l'architettura monumentale in Grecia nelle fasi più mature del BA è inquadrata all'interno della formazione dei primi chiefdom. È questo il risultato di un processo cumulativo che vide l'interazione di vari fattori, quali la diffusione della coltivazione della vite e dell'olivo, della metallurgia e della lega del bronzo, e lo scambio come mec­ canismo di controllo di beni e oggetti di lusso all'interno che innescarono competizioni tra gruppi. In un'ottica economica di tipo altruistico, fondata sul modello della reci­ procità, Paul Halstead ha proposto un modello alternativo, in risposta alla forte varietà ambientale della Grecia, definito social storage: una sorta di im­ magazzinamento sociale come strategia collettiva per fronteggiare calamità climatiche e insuccessi agricoli, e per accumulare risorse in eccesso utilizzate da gruppi elitari per lo scambio di prodotti artigianali di prestigio. Per Tjeerd Van Andel e Curtis Runnels il motore di questa trasformazione è la rivoluzione dei prodotti secondari già proposta da Andrew Sherratt, nel IV millennio responsabile di un aumento demografico e di un'intensificazione dei contatti extraregionali, accelerati nell'età del Bronzo dal perfezionamento delle tecniche di navigazione. Il controllo dei contatti a lunga distanza e della redistribuzione di oggetti di prestigio appannaggio di pochi centri dell'Egeo avrebbe promosso questi ultimi verso esperienze sociopolitiche complesse. 25

la Grecia nel l l l m i llennio

Renfrew e la nascita del chiefdom

Modelli a lternativi

Civiltà dell'Egeo

Le società com plesse della metà del l l l millennio

La natura del chiefdom

Il modello Cicladi

D 'altro canto, sono emersi i punti deboli dei modelli proposti, come la visio­ ne altruistica del modello del social storage che non tiene conto del clima di costante conflittualità e tensione che caratterizza il Mediterraneo nel III mil­ lennio, come indicano la circolazione di armi e gli abitati fortificati. Infine, la fiducia riposta sul ruolo dei commerci non spiega perché le Cicladi o siti specifici come Mochlos e Kolonna, protagonisti del commercio "internazio­ nale" del I I I millennio, entrano in crisi alla fine di questo. Il modello interpretativo di Renfrew lascia spazio per la comprensione di di­ namiche interne ma anche per meccanismi a più velocità, tipici dei modelli neoevoluzionisti, con arresti e accelerazioni improvvise. Per esempio, le co­ munità della Grecia settentrionale durante il BA manterranno stabilmente strutture sociali di tipo egalitario (cfr. in.fra, PAR. I. IO ) . I segni di una trasformazione verso un sistema societario ed economico più complesso si conoscono in Egeo intorno alla metà del III millennio, in parti­ colar modo nella Grecia centro-meridionale, nelle Cicladi e nell' Egeo orien­ tale, ma non a Creta. È ormai acclarato come l' interazione con le aree esterne al mondo egeo (Anatolia, Egitto, Vicino Oriente) ha permesso la trasforma­ zione e accelerazione di determinati processi: l'uso del sigillo e delle pratiche di sigillatura su cretula (nucleo di argilla recante impronte di sigillo); l'ado­ zione di un sistema metrico ponderale di tipo vicino-orientale e di nuove tecnologie e forme ceramiche (culture di Kastrì nelle Cicladi e di Lefkandì 1 in Grecia); lo sviluppo della tecnologia della metallurgia; l'introduzione della navigazione a vela. La maggior parte di queste "innovazioni" è canaliz­ zata in Egeo attraverso I'Anatolian Trade Network, il terminale occidentale della Great Caravan Route, un circuito che attraversava il cuore dell'Anatolia e tramite la Cilicia raggiungeva l'altopiano iranico fino al cuore della Meso­ potamia. Le organizzazioni sociopolitiche di riferimento sono assimilabili al chiif­ dom. La forza del chiefdom si basa sulla mobilitazione delle risorse per via di accumulazione di prodotti di base e di beni artigianali (staple finance) oppure di oggetti di valore e di prestigio (wealthfinance). Le manifestazio­ ni a livello archeologico di questo cambiamento nell'Egeo sono: un'archi­ tettura monumentale intesa per funzioni residenziali e cerimoniali ( gli edifici a corridoio in Grecia, gli edifici megaroidi a Troia e Liman Tepe), o di immagazzinamento centralizzato (il Rundbau di Tirinto) ; il controllo delle risorse attraverso sistemi amministrativi di conteggio e identificazio­ ne; gli abitati fortificati (Lerna, Kolonna, Kastrì, Troia, Poliochni, Liman Tepe). Diverso è il modello ricostruibile per le Cicladi, dove le ridotte capacità agricole e pastorali delle isole impongono un diverso orientamento delle co­ munità cicladiche, per le quali lo scambio marittimo è il regolatore sociale per procacciare e gestire oggetti di prestigio sui quali si basa il sostentamen­ to economico. I capi di queste comunità, non equiparabili a quelli anatoli26

2.

La formazione delle società comp lesse. Il BA

ci e alle élite continentali, non conoscono residenze di tipo monumentale e sono in grado di gestire ampie comunità con capacità decisionali creando strutture politiche intermedie che non intaccano l'autonomia dei singoli. Un sistema politico di questo tipo, rispetto a gruppi con orientamento ge­ rarchizzato, è più fragile e basato sul principio di una costante negoziazione tra dinamiche verticali e orizzontali, tra bisogni della comunità e voleri dei singoli "capi". A Creta la presenza di pratiche funerarie collettive e l'assenza di residenze monumentali suggeriscono un orientamento di tipo comunitario e corporativo. Tuttavia, nelle fasi mature e finali del millennio (AM II e AM m ) , la gestione di operazioni edilizie monumentali, della produzione agricola e di oggetti di prestigio (Cnosso, Festòs, Mochlos, Vasilikì) lascia sottintendere l'esistenza di leader a coordinamento di tali operazioni. Negli ultimi secoli del I I I millennio (BA m ) cambiamenti climatici, stress produttivi e demografici, fragilità dei sistemi sociopolitici, tensioni interne e conflitti rallentano l'attività agricola e indeboliscono le strutture societarie, già gravose sul piano economico e ambientale, portandole al collasso. In tale scenario, vuoti di potere favoriscono l'afflusso di elementi esterni e l'arrivo di gruppi da est e dall'area dalmatica (facies di Cetina). La trasformazione culturale che segna il passaggio tra BA II e I I I determina nuovi scenari e prepara l'Egeo verso la formazione delle prime strutture statali. A Creta gli elementi della crisi sono riconvertiti nell'A M I I I verso una risposta in chiave resiliente, con la formazione di primi centri protourbani e la dimensione comunitaria nella gestione di pratiche religiose e del culto degli antenati. 1.

Creta

Le trasformazioni a lla fine del I l i m i llen n io

Grecia continentale

1.1.

La Grecia dell'AE pone non pochi problemi interpretativi, per il basso livello di riconoscibilità archeologica e la continuità occupazionale di alcuni insediamenti tra N F e gli inizi dell'AE (cfr. FIG. r). Viceversa, il momento di trasformazione sociale è collocabile nella fase matura dell'AE II. L'AE I I I è un periodo di trasformazione per le regioni della Grecia meridionale, dove il precedente sistema insediativo implode e diverse aree conoscono un momento di arresto. Nel Peloponneso nord-orientale il passaggio dal NF all'AE I è contrassegnato dall'aumento del numero degli insediamenti, nella maggior parte dei casi di piccole dimensioni. Nelle aree di Berbati!Limnes e dell'Argolide meridionale si diffondono abitati posizionati su pendii più bassi o su fondovalle, rispetto a quelli di altura del NF. Alla fine del IV millennio tale strategia comprende un modello differente di utilizzo dei suoli, con un'economia basata sulla combinazione tra attività agricola e pastorizia. L'occupazione del terOrganizzazione e caratteri degli insediamenti

27

Il passaggio dal Neolitico a ll'età del B ronzo

Peloponneso nord-orientale

N 00

FIGURA 1

25

50

100

150

200 Km

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Grecia continentale con i siti dell'AE

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Civiltà dell'Egeo Fasi e sottofasi

Modelli di insediamento

Le prod uzioni cera miche

2.2.

L'inizio dell'Ac I è collocato sulla base delle data­ zioni al 14C intorno al 3100 per concludersi intorno al 2700-26so. La deno­ minazione attraverso facies culturali per questo periodo domina ancora gran parte della letteratura archeologica. Renfrew identifica l 'Ac I con la cultura di Grotta-Pelos, documentata in particolare nelle necropoli di Pe­ los (Melos), Pyrgos e Plastiras (Paros), Krassades (Antiparos), Zoumbaria (Dhespotikon), Lakkoudes, Louros (Naxos), Akrotiraki (Sifnos). Pochi anni dopo Christos Doumas (1977) propone una differente classificazione sulla base dei seguenti "gruppi culturali": Lakkoudes, Pelos, Plastiras e Kampos. A seguito di numerose scoperte, è possibile convenire con una classificazione in due subfasi: la cultura di Grotta-Pelos (o Pelos-Lakkoudes; 3100-29 so) corri­ spondente al passaggio tra il IV e III millennio costituisce una facies archeo­ logica ancora legata a elementi del NF; la cultura corrispondente alla facies Kampos (sull'isola di Paros), invece, è documentata in un gruppo ristretto di isole (Paros, Naxos, Melos, Ano Kouphonisi), ma è utilizzata per indicare la fase di passaggio tra AC I e AC II (cfr. TAB. 1). Testimonianze di una frequentazione dell'Ac I provengono da Naxos (grot­ ta di Zas, fase m), Melos (Phylakopì Pre-City) e Amorgos (Markianì fase I). Quest'ultimo sito era munito di un muro di fortificazione con bastioni semi­ circolari e un sofisticato sistema di drenaggio delle acque piovane, a protezione del lato settentrionale deli' insediamento. Il modello di occupazione della cul­ tura di Grotta-Pelos, con una concentrazione di siti nella porzione meridionale dell'arcipelago, è caratterizzato da abitati di piccole dimensioni, di breve durata, non concentrati sulla linea di costa, ma sparsi ali' interno e situati in connessione dello sfruttamento di terreni arativi. Le ricognizioni archeologiche condotte a Melos consentono di identificare almeno 35 siti in questa fase. La ceramica della cultura di Grotta-Pelos è realizzata con pareti spesse, su­ perfici levigate e decorazione incisa (lncised Pattern-Burnished J.fare; cfr. FIG. 9a). Tra le forme più ricorrenti sono la pisside cilindrica con coperchio e la giaretta a collo distinto. Nella fase finale dell'Ac I è possibile identificare un gruppo omogeneo di contesti, funerari (Kampos a Paros, Louros Tomba 26 nell'isola di Naxos, Aghi Anarghiri Tomba s sempre a Naxos, Agrilia nella piccola isoletta di Ano Kouphonisi a sud di Naxos) e abitativi (Aghia Anna a Naxos, Markianì ad Amorgos), il cui orizzonte cronologico si pone a cavallo tra AC I e AC II e con un set ricorrente di forme ceramiche, molte delle qua­ li presenti anche in necropoli cretesi situate lungo la costa nord ( Gournes, Aghia Photià). Questo orizzonte è riconosciuto come facies Kampos e con­ traddistinto da pratiche funerarie comuni; le forme ceramiche distintive so­ no: la pisside (a corpo cilindrico o biconico) con anse tubolari e coperchio, la bottiglia a corpo globulare con collo distinto e anse tubolari, la padella con ansa a pi-greco, la coppa su piede cilindrico con base ad anello, il bruciapro­ fumi con pareti fenestrate. La decorazione è incisa ed excisa con motivi geoIl BA l nelle Ci dadi

2.

TABE LLA 1

Culture dell'AC

Fasi

Barbe r. Rutter (1983) MacG illivray (1980)

Phylakopì A l

AC l

Phylakopì 1-1 (A2) Aghia lrini I l

Renfrew (1972) Renfrew (1972) Culture

AC l

Doumas (1977) Culture

Grotta-Pelos

Pelos-Lakkoudes

Keros-Siros

Keros-Siros

Doumas (1977) Gruppi

Kampos

AC I I

AC I IA Keros-Si ros

AC I I B

Aghia lrini I l i Kastrì

AC i l iA

Phylakopì l-ii Phylakopì l-iii

AC I I I B

AC I I I MC I

MC

(Chalandrianì, Amorgos, Phylakopì l)

Phylakopì I l

La formazione delle società complesse. Il BA

Kastrì Grouplefkandì l

Kastrì assemblage

Siros Kastrì

Amorgos Amorgos

Phylakopì l

Phylakopì l

metrici (linee orizzontali, verticali, a spina di pesce, zig-zag, croci, spirali) e in qualche caso, come nelle bottiglie, ricopre interamente la superfice del vaso. La produzione di vasi e figurine di marmo conosce la prima diffusione nelle Cicladi. I vasi di marmo sono comuni nelle Cicladi meridionali e contano quattro forme: la giaretta su piede rialzato e collo distinto con anse forate per la sospensione (kandila), il bicchiere con anse forate per la sospensione, la ciotola con anse tubolari e la paletta. Le figurine di marmo appartengono a tre tipi (uno schematico a forma di violino e altri due di tipo naturalistico con maggiore caratterizzazione del corpo, tipi Plastiras e Louros) (cfr. infra, PAR. 2.4). La produzione di vasi e figurine di marmo, associata alla diffusione di necropo­ li e alle tombe con sepoltura singola, suggerisce l'esistenza di un codice in cui l'ideologia del singolo è esaltata. Tale enfasi si riconosce nella prima caratteriz­ zazione della figura umana nella scultura in marmo (in cui non a caso compa­ iono le prime distinzioni di sesso), nella circolazione limitata di vasi antropo­ morfi e nell'incidenza di forme chiuse destinate alla conservazione di unguenti (pissidi), al consumo di liquidi e sostanze fermentate nei corredi funerari. L' insistenza su una rete di contatti a livello locale costituisce una paradossale differenza rispetto alle precedenti culture neolitiche, soprattutto se si guarda all'assenza di oggetti in metallo dai contesti del periodo. Tale insieme di dati consente di comprendere, nel passaggio tra IV e III millennio, gli ingredienti che hanno contribuito a formare la cultura materiale delle Cicladi, ovvero quel complesso di vasi e oggetti di marmo e metallo associati in termini deposizio­ nali ai contesti funerari. Questi elementi non hanno una provenienza neolitica e conoscono la definizione di un codice comune nella cultura di Grotta-Pelos. 59

Phylakopì l

G li "i ngred ienti" della cultura cicladica

Civiltà dell'Egeo

FIGURA 9 a) Ceramica della cultura di Grotta-Pelos; b) ceramica della cultura di Keros­ Siros; c) ceramica della cultura di Kastrì; d) ceramica della cultura di Phylakopì l

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Fonti: a) elaborazione da Berg (2019, figg. 5.22); b) ivi, fig. 5.24; c) ivi, fig. 5.26; d) ivi, fig. 5.27-

60

non in scala

2.

La formazione delle società complesse. I l BA

Nella fase finale dell'AC I la rete si allarga a contatti di media e lunga di­ stanza. Tanto per l'area elladica, quanto per quella cretese (necropoli di Gournes e Aghia Photià) la componente cicladica in termini di corredi, di tipologie tombali e di pratiche di seppellimento suggerisce la presenza di gruppi stanziali, forse artigiani ceramici e metallurgici, provenienti dalle Cidadi. 2.3. 1:/nternationa/ Spirit: le Cicladi nel BA Il L'Ac n è il periodo di maggiore affermazione delle comunità cicladiche in Egeo. La circolazione di prodot­ ti cicladici attraverso una vasta rete di contatti, diretti e indiretti, compren­ dente la Grecia, Creta, la costa anatolica e l'Egeo settentrionale ha spinto all'identificazione di un modello interpretativo denominato International Spirit. La prima parte dell'Ac 11 è conosciuta attraverso la cultura di Keros­ Siros, dall'insediamento di Chalandrianì a Siros e dal deposito rituale di Kavos sull'isola di Keros. La seconda parte si identifica con il cambiamento rappresentato dalla cultura di Kastrì (a Siros), contemporanea all'AE IIB, entro cui convergono alcune trasformazioni della cultura materiale di ascen­ denza anatolica. Le Cicladi ricoprono ora un ruolo centrale nella distribuzione di oggetti esotici (daghe in bronzo con costolatura centrale, pinzette e gioielli, salsiere nell'Ac IlA, boccali e bicchieri nell'Ac IIB, figurine di marmo con braccia congiunte, vasi di marmo), tanto che il numero di importazioni non cicladi­ che nell'arcipelago è davvero esiguo. Alla base di questo sviluppo è l'impor­ tanza dei collegamenti marittimi associati al perfezionamento delle tecniche della carpenteria (grazie alla diffusione di strumenti in bronzo) e all'utilizzo di imbarcazioni lunghe o piroghe (longboats) rispetto alle semplici canoe. Il tessuto connettivo è quello del commercio indipendente (/reelance trade) del metallo come tramite per la negoziazione del potere. Quale meccanismo consentì alle comunità cicladiche di raggiungere un tale livello di complessità sociale ? E cosa ne determinò il collasso dopo l'Ac 11 ? Mentre in Grecia e a Creta la crescita di alcune aree è affiancata da un'orga­ nizzazione insediativa e politica sempre più complessa, da un rapporto più sofisticato tra centri emergenti e territorio per quanto concerne le risorse agricole di base e del controllo nella loro gestione, la fonte del potere del­ le comunità cicladiche risiede, invece, nell' iniziativa privata di navigatori, mercanti, artigiani, e capivillaggio. Il perfezionamento delle tecniche della navigazione a lunga distanza determina una vera e propria ideologia della navigazione che costituisce il tessuto connettivo entro cui tale potere è nu­ trito e negoziato da piccole comunità e singoli individui. Dalla dimensione degli abitati, attraverso l'enfasi iconografica su alcuni particolari manufatti (le padelle) e per mezzo dei quali tale ideologia trova un'espressione signifi­ cativa, fino alla composizione dei corredi funerari, è possibile seguire la para­ bola e il tramonto della società cicladica. 61

U na nuova rete d i contatti

Distribuzione di oggetti esotici

Stratificazione sociale e negoziazione del potere

Civiltà dell'Egeo

l nsediamenti e densità demografica

Nel corso dell'Ac II, in virtù di un paesaggio insulare ristretto e marginale e con un popolamento ridotto, la società delle Cicladi si stratifica, secon­ do un meccanismo basato sulla negoziazione del potere accessibile a grup­ pi ristretti. Lo scambio nell'arcipelago cicladico, infatti, è appannaggio di poche comunità (quelle del versante orientale e delle isole a sud di Naxos) ed è basato sulla supremazia di alcune isole e di segmenti distinti delle co­ munità cicladiche. I protagonisti di questo network non sono in grado di controllarlo (per quanto continuino per diverse generazioni ad alimentarsi attraverso di esso), né tantomeno gestiscono territori e le risorse agricole a essi collegate. Le ricognizioni archeologiche (a Melos, Naxos, Amorgos) e l'occupazione di necropoli per più generazioni suggeriscono un arcipelago densamente popolato già a partire dalla facies Kampos (tuttavia ben sotto le 10.ooo unità). Il modello insediativo è caratterizzato da: incremento di siti di pic­ cole dimensioni (a Naxos, Siros, Ios, Amorgos) verso regioni prima non occupate, come le isole di Christiana, Erimonisia, Delo e Folegandros; carattere longevo e stabile di alcuni siti, dato evidenziabile in massima parte dalla documentazione funeraria (Aghi Anarghiri, Chalandrianì, Aphendika, Aghios Loukas); forte variabilità nella tipologia di insedia­ menti, da piccole comunità rappresentate da poche unità domestiche a comunità-villaggio, per le quali è stata stimata una popolazione media di 100-250 abitanti. Chalandrianì/Kastrì nell'isola di Keros è un insediamento anomalo nel pa­ norama dell'arcipelago, per via dell'identificazione di diversi nuclei abitativi e funerari (cfr. FIGG. 10b-c). Il cimitero è organizzato in quattro aree e com­ prende oltre 700 tombe. Dell'insediamento di Chalandrianì è rimasto ben poco sotto l'abitato moderno, ma è stata calcolata un'estensione superiore a un ettaro, con una popolazione di 200-300 abitanti; la sua frequentazione corrisponde alla fase iniziale dell'Ac II. Nell'Ac IIB l'insediamento si sposta nella vicina località di Kastrì ed è dotato di una poderosa fortificazione, con bastioni semicircolari, di dimensioni ridotte e con una vita piuttosto breve (cfr. infra, PAR. 2.6). Il sito di Markianì (fasi II-III) continua a essere occupato e munito di for­ tificazione (cfr. FIG. 10d). Nell' isola di Naxos, le dimensioni del cimitero di Aplomata suggeriscono l'esistenza di un insediamento di grandi proporzioni nel sito di Grotta, ma l'erosione della linea di costa ha lasciato poche tracce riferibili al periodo. La sequenza nella grotta di Zas si interrompe dopo la fase III e riprende (fase IV) con un orizzonte inquadrabile nella cultura di Kastrì. Il sito di Aghia Irini, situato su un basso promontorio a guardia di una baia protetta sulla costa nord-occidentale dell' isola di Kea, è caratteriz­ zato da una lunga frequentazione durante l'età del Bronzo (periodi II e III = AC IlA e IIB; cfr. FIG. 10a). Il sito era densamente occupato nel periodo (la stima è stata calcolata in maniera variabile tra i 300 e i 1.250 abitanti), ma 62

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

sopravvive soltanto un edificio di grandi dimensioni (Casa D/E). Il volume delle importazioni ceramiche del periodo indica la complessa rete di contatti in cui era inserito l'insediamento : circa il 3o% della ceramica del periodo II e il 2.5% del periodo III è importato, infatti, dall'Attica, Eubea, Melos, Sifnos, Siros. A Phylakopì l'occupazione nel periodo (Città Ii o fase A2.) è compro­ messa dalle fasi successive; l'analisi dei contesti e dei depositi, tuttavia, indica un'estensione dell'abitato dopo l'Ac 1. Ad Akrotiri i sondaggi effettuati per l' installazione dei pilastri del sistema di copertura del sito del TC hanno rive­ lato l'esistenza di un abitato fiorente durante l'Ac, ben collocato in un vasto network comprendente anche Creta. Skarkos, sulla costa occidentale dell'isola di Ios, era posizionato su una bassa collina a guardia di una fertile pianura circostante e a qualche centinaio di metri dalla costa. Fu occupato a partire dall'A c IlA e, dopo un' interruzione di qualche secolo, nel BM e nel BT. Durante l'Ac IlA è stata calcolata un'esten­ sione di poco superiore a un ettaro; l'abitato era organizzato su terrazze di­ sposte in maniera concentrica e con abitazioni a pianta rettangolare separate da strette vie lastricate. Le condizioni di rinvenimento degli edifici (con muri conservati per un'altezza di due metri) e i ricchi strati pavimentali fornisco­ no una delle informazioni più complete degli abitati cicladici del periodo. Il volume delle importazioni ceramiche è considerevole (da Paros, Naxos, Melos, Amorgos, Siros, Thera, Keros e la Grecia) e dimostra l'importanza della posizione geografica dell'isola: Ios costituisce la tappa obbligata per i collegamenti verso Creta, attraverso Thera e Christiana ed è assai verosimile, quindi, che le importazioni da Melos rinvenute a Cnosso e Poros a Creta passassero per Thera attraverso Ios lungo l'asse nord di questa rete. L' isola rappresenta uno snodo commerciale attraverso cui si dipanano due rotte di collegamento, verso le Cidadi occidentali (ricche di metallo) attraverso Folegandros e Sikinos (abitate non a caso a partire da questo periodo) e fino alla Grecia tramite Aghia Irini, e verso le Cicladi orientali secondo la rotta che attraverso il corridoio esistente tra Paros e Naxos giungeva più a nord verso Keros e Andros. Più a est e a sud dell'isola di Naxos, Keros e il vicino isolotto Daskaliò sono oggetto di un' intensa attività archeologica fin dagli anni Sessanta (cfr. FIG. w/J. Il nome di Keros è legato al ritrovamento di un deposito di statuine e vasi di marmo frammentari Keros Hoard entrati nel mercato antiquario alla fine del XIX secolo. Gli scavi lungo la costa ovest dell'isola (fronteggiante Daskaliò) in località Kavos hanno portato alla luce parte consistente di un "deposito speciale" caratterizzato da oggetti intenzionalmente frantumati e deposti ricollegabili, quindi, al Keros Hoard. Il materiale ammonta a oltre 4.ooo oggetti (figurine e vasi di marmo, cera­ mica, lame e strumenti in ossidiana). Le ricognizioni sull' isola escludono un collegamento del deposito con la sfera funeraria e hanno suggerito di vedere in esso un santuario pancicladico frequentato durante l'Ac II da comunità -

I l ruolo di Skarkos

l l "deposito" di Keros

-

Un santuario pancicladico

Civiltà dell'Egeo FIGURA 10 Abitati dell'A(: o) Aghia l rini, periodo 11-111; b) Chalandrianì (Siros); c) dettaglio dell'abitato fortificato di Kastrì a Chalandrianì; d) Markianì (Amorgos); e) Panormos (Naxos); {l Keros/Daskaliò

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Fonti: o) elaborazione da D. E. Wilson, Ayia frini 1/-11/, Kea: The Phasing and Relative Chrano/ogy of the Early Bronze Age Il Settlement, in "Hesperia", 82, 2013, figg. 1-2; b) Broodban k (2000, fig. 63); c) M. Marthari, To Kaarpl TrJç :rupou urr6 ro qJwç rwv cpwvwv T'Jç rrcpf()Oou 2006-2012, in AA.VV., :rrrclpa. ETTIOT'JJlOVIKrj auvérvrrJU'I rrpoç TIJlrjv rrJç AyytAIKaç Nrou(ouyJ..rJ Km rou Kwvaravrlvou Zaxou, TaJlclo ApxmoJ..oyiKWV n6pwv

2017, fig. 4: d) L Marangou et al. (eds.), Markiani, Amorgos: An Early Bronze Age Fortified Settlement: Overview of the 1985-1991 /nvestigations, British School at Athens, Athens 2006, fig. 4.1; e) A. Angelopoulou, The "Kastri Group": Evidence from Korfari ton Amygda/ion (Panormos) Naxos, Dhaska/io Keros and Akrotiri Thera, in Brodi e et al. (2008, fig. 16.1); f) C. Renfrew et al. (ed s.) (2013), The Sett/ement at Dhaska/io, McDonald lnstitute for Archaeological Research, Cambridge, fig. 1. Km ArraMorp1wacwv, AS�va

64

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

provenienti da varie isole, com'è stato dimostrato dalla tipologia differente del marmo. n santuario avrebbe avuto un ruolo di affermazione dell'identità cicladica a livello comunitario: Keros, cioè, avrebbe agito da attrattore sim­ bolico per le comunità sparse nell'arcipelago che nell'atto della deposizione simbolica di oggetti defunzionalizzati avrebbero affermato la loro identità regionale. L'isolotto di Daskaliò, a circa 9 0 metri della linea di costa, era collegato all'isola di Keros nel III millennio e fu sede di un piccolo abitato attivo nella cultura di Keros-Siros e in quella di Kastrì. L'abitato è dotato di particolare perizia costruttiva e planimetrica, con unità domestiche separate da strette vie lastricate, con canali di scolo, e aree di disimpegno collegate tra loro attra­ verso una complessa rete di strade, terrazze e scale. n marmo utilizzato per la costruzione proviene da Naxos, oltre il 90% della ceramica rinvenuta non è prodotta in loco ma importata dalle isole vicine. Daskaliò era un centro con frequentazione stagionale (la cui popolazione poteva raggiungere 400 abi­ tanti), impegnato nella lavorazione del metallo (in particolare nella fusione del rame e dello stagno) che per il carattere internazionale avrebbe agito in tandem con il "santuario" di Keros/Kavos. Nella cultura di Keros-Siros si distinguono tre classi ceramiche (cfr. FIG. 9b ). Una prima, derivata dalla cultura di Grotta-Pelos, è di colore bruno con superfìci levigate e decorata a stampo e/o incisione (Stamped and!or Incised Dark-Surfoced and Burnished �re). Le decorazioni includono spirali, cerchi, motivi curvilinei e "a denti di lupo". n repertorio formale è costituito da pissidi globulari, giarette su piede, anfore a collo distinto e le padelle. Queste ultime di forma discoidale, con profilo concavo e manico bipartito, già presenti a partire dalla fase Kampos, presentano un complesso patrimonio decorativo che associa le due tecniche dell' incisione e stampo e in cui ai motivi geometrici si affiancano rappresentazioni solari, di genitali femminili e di imbarcazioni. Una seconda classe è costituita da vasi decorati con motivi geometrici di­ pinti in scuro su fondo chiaro (Pattern-Painted �re); le forme più comuni sono la salsiera, la pisside, la brocchetta e la tazza su piede. Di particolare interesse sono i vasi teriomorfì: alcuni a forma di riccio sono rappresentati in posizione seduta nell'atto di abbeverarsi da una ciotola. Infine, si distingue una classe realizzata a vernice monocroma (Solidly Painted �re) sul modello della ceramica Urflrnis dell'AE IlA, ma di pro­ duzione cicladica, le cui due forme più ricorrenti sono la salsiera e la cio­ tola troncoconica. La produzione metallurgica e la circolazione di oggetti in metallo sono particolarmente ricche nell'Ac IlA, con un'intensificazione nell'Ac IIB. In argemo e piombo sono realizzati gioielli (bracciali, spilloni, diademi, collane, orecchini), vasi e modellini (cfr. FIG. 6b �). Gli spilloni in argento hanno anche terminazioni a forma di uccello e di capra. Meritano particolare at65

La prod uzione ceramica

Lavorazione dei metalli

Civi ltà dell'Egeo

La lavorazione della pietra

Il regolatore sociale

La navigazione con piroghe

tenzione il diadema in argento dal sito di Kastrì, realizzato con la tecnica a repoussé con motivi a stella, cani e creature alate e i quattro modellini di barca in piombo di possibile provenienza da Naxos, conservati a Oxford e Liverpool (cfr. FIG. 6b: I '1!). L'argento utilizzato per il diadema proviene da Sifnos che costituisce, insieme con le miniere del Laurion in Attica, una delle principali risorse minerarie per l'argento dell'Egeo in questo periodo (rispettivamente il 37 e il 32%) ; il restante 3I%, invece, è di provenienza ana­ tolica, entro cui si inseriscono i modellini di barca da Naxos (cfr. FIG. 7d '1!), la ciotola da Kapros nell' isola di Amorgos e uno spillone dalla necropoli di Chalandrianì. In parte simile è il quadro riguardante la provenienza del rame (per la realizzazione di daghe con costolatura centrale, oggetti da toletta e strumenti vari), per cui all'isola di Sifnos (con il 23%) e al Laurion (26%) si affianca l'isola di Kithnos, mentre una percentuale più bassa del rame è di provenienza anatolica e cipriota. La lavorazione del marmo e della pietra per la fabbricazione di vasi e figurine raggiunge in questo periodo il suo apogeo (cfr. infra, PAR. 2.4). Particolar­ mente ricca la produzione dei vasi di marmo bianco e grigio che, confinata finora alla realizzazione di ciotole, bicchieri e kandila, dopo l'Ac I si allarga al repertorio di coppe su piede, vasetti miniaturistici, pissidi, salsiere, padel­ le, kernoi, figurine di animali (capre, colombe; cfr. FIG. 6a '1!). La maggior parte del vasellame proviene dalle tombe ( 67 esemplari dalla necropoli di Chalandrianì e ISO da quella di Aplomata). Dopo l'Ac II la produzione dei vasi di marmo entra in crisi. Il meccanismo chiave per comprendere il regolatore sociale tra le comunità delle Cicladi è quello dello scambio, basato sulla navigazione e la circolazio­ ne di ceramica, metalli, ossidiana e oggetti di prestigio. Da questo meccani­ smo derivano le attività alla base della sopravvivenza delle comunità: traspor­ to di vettovaglie e animali, matrimoni di alleanze, scambio di doni, accesso a materie prime allogene. Il consumo collettivo di sostanze alcoliche rinsalda i legami delle comunità. Ad Aghia lrini centinaia di salsiere sono attribuibili al periodo II a testimonianza dell'intensa attività conviviale promossa all'in­ terno dell'abitato in occasione dell' incontro di gruppi non locali, in larga misura provenienti dalla Grecia. Skarkos, Akrotiri, Daskaliò e Aghia lrini sono i punti di snodo di questa rete e presentano un'elevata quantità di vasi importati da altri centri cicladici. Le forme coinvolte in questo scambio "in­ terno" sono quelle predisposte per il trasporto e il consumo di bevande, come giare a collo distinto (forse in sostituzione delle bottiglie della fase Kampos), salsiere e coppe. La riproduzione miniaturistica in metallo delle giare da tra­ sporto in forma di punte di spilloni o pendenti suggerisce un ruolo determi­ nante di questa forma per il trasporto di sostanze alcoliche. A partire dall'Ac I-II (facies Kampos) il sistema di contatti intrainsula­ ri si intensifica fino a generare una rete integrata comprendente le isole maggiori e alcuni distretti preferenziali con centri in posizione favorevole. 66

2.

La formazione delle società complesse. Il BA

Tale intensificazione cresce con la pratica della navigazione, per la quale è possibile individuare diversi livelli di interazione traducibili in reti radiali. La diffusione delle piroghe (longboats), la cui introduzione risale alla fine del IV millennio (decorazioni rupestri di Strophilas; cfr. FIG. 7b JEJ), con­ sente di affiancare, accanto alla semplice canoa e a esplorazioni giornaliere con un'estensione compresa tra ro e 20 chilometri di distanza dal punto di partenza, quelle più lunghe di 40 chilometri. Per queste imbarcazioni Cyprian Broodbank ipotizza 2 5 rematori; altri studi calcolano fino a 42 rematori con imbarcazioni lunghe 23 metri. La navigazione con piroghe implica il coinvolgimento nei contatti marittimi di isole più distanti ed è da questo livello più ampio che emergono nell'A c IlA alcuni distretti preferenziali. Lo schema trova una sua traduzione con l'applicazione di simulazioni mu­ tuate dall'analisi spaziale (in particolare la Proximal Point Analysis) da cui derivano due dati interessanti (cfr. FIG. 7/ '1l): l'identificazione di punti nodali all'interno della rete, che corrispondono in larga misura alla docu­ mentazione archeologica disponibile; l'importanza del versante orientale dell'arcipelago rispetto a quello occidentale, quest'ultimo più ricco di miniere metallifere. L' intensificazione degli scambi dopo l'A c I genera veri e propri distretti nell'arcipelago. Il più meridionale ha il suo centro nell'isola di los con il sito di Skarkos. Più a nord, l'area compresa tra Naxos e Amorgos, ha il suo centro in Keros (con il sito di Kavos) e Daskaliò. Altri due distretti importanti sono il gruppo Naxos/Paros e quello di Siros; in quest'ultimo il sito di Chalandrianì/Kastrì controllava il corridoio chiuso sul versante orientale da Mikonos, Andros e Tinos, determinante per lo sbocco verso l'Attica attraverso le isole di Kea ed Eubea. Quella cui si assiste, quindi, è la definizione di una vera e propria ideologia della navigazione. Entro tale sistema ideologico convergono elementi simbolici e codici sociali sulla cui interpretazione la ricerca è ancora aperta. Accanto alle pratiche del tatuaggio del corpo, l'esplosione di immagini connesse al tema della navigazione (barche, pesci, motivi solari, spirali a imitazione di onde marittime) riprodotte con particolare attenzione sulle padelle di terracotta o in altri manufatti costituisce la manifestazione più appariscente (cfr. FIG. 7a JEJ). In determinati casi i motivi, soprattutto nelle padelle, sono combinati con la rappresentazione dei genitali femminili, forse a rinforzare il nesso tra sfera sociale e biologica nei cicli riproduttivi delle comunità impegnate nella navigazione. Un altro codice sociale dominante nel periodo riguarda la figura del guerriero armato di daga, attraverso la realizzazione non frequente di figurine di marmo maschili con i genitali in evidenza, fusciacca tra spalla e petto, e daga. Ancora una volta, la circolazione delle daghe ha una diffusione già alla fine dell'Ac I, ma è soltanto nell'Ac n che essa assume una dimensione ideologica in quanto connessa alla navigazione e lo scambio a lunga distanza. 67

Analisi spaziale e i principali d istretti

Si m boli e cod ici sociali

G uerrieri

Civi ltà dell'Egeo

Il ruolo delle donne

L'ideologia dei Big Men

U na rete internazionale di contatti

L'accesso a tali codici sociali non era esteso a tutti i segmenti della comuni­ tà di riferimento. Lo scambio marittimo di piccola, media e lunga distanza costituisce, dunque, il regolatore sociale delle comunità cicladiche, poiché attraverso esso dipende non solo l'accumulo e lo scambio di oggetti di presti­ gio prodotti e rimessi in circolazione, ma anche il procacciamento di beni di prima necessità e lo scambio di donne. In un'area geografica ristretta, povera di risorse agricole e con un numero contenuto di abitanti, il mantenimento vitale dei gruppi comunitari era garantito da rapporti esogamici attraverso l'inserimento nel corpo sociale di individui extracomunitari. È in quest'ottica suggestiva l'ipotesi di interpretazione delle figurine fem­ minili in marmo come materializzazione del possesso sessuale della donna; il loro successo a partire dalla cultura di Kephala del NF potrebbe riflettere l'importanza del movimento di donne all'interno dell'arcipelago. Il sistema generato (animato da rapporti di forza e conflitti sociali), tuttavia, mostra presto elementi di fragilità. Questi capi cicladici non sono equipara­ bili alle élite emergenti in questo periodo in Grecia o a Creta e la loro forza sociale e politica non è associabile a strutture architettoniche dominanti nel territorio (come gli edifici a corridoio). La possibile materializzazione del loro potere è traducibile nell'unità sociale che era alla base della navigazione marittima, il solo strumento in grado di ga­ rantire il mantenimento del loro spazio vitale. Un modello etnografico più simile alle comunità cicladiche dell'Ac II è quello dei BigMen delle isole della Melanesia. Analogo sarebbe il loro ruolo sociale nell'organizzazione politi­ ca melanesiana, quali leader in grado di aggregare intorno a sé e in maniera rapida ampi raggruppamenti di individui, dando luogo a strutture di tipo intermedio, in cui la presenza di un minimo apparato politico e decisionale non intacca mai l'autonomia del singolo. Il regime dei contatti tra le Cidadi e l' Egeo giunge durante l'Ac II al suo apo­ geo. La circolazione di manufatti di prestigio, infatti, raggiunge diverse regio­ ni: la Tessaglia con Pefkakia, l' Eubea, Kolonna nell' isola di Egina, l' isola di Skiros con il sito di Palamari, la Locride, la Beozia, il Peloponneso orientale (Lerna, Tirinto, Aghiorghitika), il Peloponneso occidentale (Koutoureika, Aghios Dimitrios) e più a ovest, nell'area ionica, Steno nell'isola di Leucade e Pelikata a Itaca; a sud è il sito di Poros a Creta, a est i siti di Liman Tepe e Bakla Tepe sulla costa occidentale dell'Anatolia e, infine, Poliochni nell'isola di Lemno. Alla base dei contatti è un modello di commercio di tipo recipro­ cativo caratterizzato da una somma di operazioni multiple che generano una diminuzione dell'oggetto di scambio in funzione proporzionale alla distanza e al numero di spostamenti (down-the-line trade). In questa rete Mochlos e Kolonna costituiscono uno snodo per la regione di Mirabello e del golfo Sa­ ronico, altri rappresentano nodi di collegamento per traffici interregionali, come Manika (a controllo dello stretto corridoio nord-sud che separava e congiungeva l' Eubea con il resto della Grecia), Liman Tepe (in una situa68

2.

La formazione delle società complesse. I l BA

zione in parte analoga alla precedente nel golfo di Izmir), Troia, Poliochni e Palamari. Diverse forme di contatto con regioni molto lontane dell'Egeo furono mediate, quindi, da centri costieri: è il caso di regioni come la Beozia e Creta centro-meridionale che pur essendo escluse per ragioni geografiche da contatti diretti con le Cicladi, ugualmente ne beneficiarono. Analogo è il discorso per l'Egeo orientale che costituisce una sorta di zona filtro per i contatti con l'Anatolia e il Vicino Oriente: i pochi oggetti orientali (sigil­ li, vasi, vaghi in fa'ience) che raggiungono l'Egeo in questo periodo toccano aree esterne all'arcipelago cicladico (Troia, Poliochni, Palamari, Mochlos, Cnosso) suggerendo, dunque, la possibilità che questa diversa tipologia di manufatti di prestigio fosse consumata nelle aree di ingresso. 2.4.

La produzione delle figurine di marmo (cfr. FIG. n ) è un tratto distintivo della cultura cidadica del BA. Il numero di figurine conosciuto si aggira intorno a x.6oo esemplari, quasi interamente provenien­ ti da scavi illeciti e privi di contesto. La produzione inizia nel NT (cultura di Saliagos) con tipi schematici, a for­ ma di violino e il tipo dellafot lady, ma soltanto con l 'Ac e per diversi secoli raggiungerà qualità altissime. Le misure variano dai IO centimetri ai pochi esemplari realizzati con dimensioni reali, ma la maggior parte ha un'altezza inferiore ai so centimetri. Circa il 9s% della produzione è costituita da figure femminili, con visibili attributi sessuali (pube e seno) ; in misura minore sono rappresentate donne incinte o nella fase postparto. Il marmo è la materia prima utilizzata. Per l'assenza di contesti di provenien­ za, nello studio crono-tipologico è prevalso il criterio stilistico, ancora oggi seguito, che divide le figurine in schematiche e naturalistiche : le prime deno­ minate sulla base della forma, le seconde sulla base del luogo di provenienza. Durante l'Ac I (cultura di Grotta-Pelos) le figurine non superano i IO centi­ metri di altezza, sono per lo più piatte e schematiche (violin, notch-waisted, pebble types). Al tipo schematico se ne aggiunge uno naturalistico (Plastiras) per il quale è possibile differenziare tra figurine maschili e femminili. Inoltre, la testa è maggiormente sviluppata e le braccia portate al ventre sotto il petto non sono incise ma rese plasticamente. Il tipo Plastiras continua nell'Ac I­ II (facies Kampos) insieme con un nuovo gruppo, denominato "Louros", in cui a differenza del precedente i caratteri sessuali rimangono non definiti. In questo periodo le braccia e le gambe sono marcate chiaramente. Il passaggio all'Ac n (cultura di Keros-Siros) segna il momento di maggiore specializ­ zazione della produzione della statuaria antropomorfa cicladica diffusa non soltanto all'interno dell'arcipelago ma anche nel resto dell'Egeo. Inoltre, si canonizza il tipo femminile (ora dominante rispetto a quello maschile) con la testa posta all'indietro, braccia incrociate al ventre, gambe flesse e distinte con i piedi puntati verso il basso (sulla base delle dimensioni, della forma e delle proporzioni anatomiche si distinguono le varianti Kapsala, Spedos, Le figurine di marmo

69

Le produzioni più a ntiche

Evoluzione dei tipi

Civiltà dell'Egeo

FIGURA 11

Schema evolutivo delle figurine di marmo durante il N F e l'AC Antico Neolitico

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Chalandriani

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Fonte: elaborazione da Marthari, Renfrew, Boyd (2017, p. 3, fig. 1.1).

Dokathismata, Chalandrianì). Un tipo, documentato soltanto a Creta (Koumasa), costituisce una variante cretese prodotta in loco. A questo perio­ do appartengono anche le figure realizzate in tre dimensioni (come il suona70

2.

La formazione delle società com p lesse. Il BA

rore di arpa, di doppio flauto e il bevitore) e quelle di gruppo, di dimensioni superiori ai ro centimetri. A partire dalla cultura di Kastrì la statuaria cicla­ dica entra in declino e solo poche figure sono realizzate durante la cultura di Phylakopì 1. Rientrano in questa produzione tarda i tipi maschili stilizzati in veste di guerriero. Segni antichi di riparazione sulle figurine dimostrano un loro utilizzo in altri contesti (domestici e religiosi) prima di entrare nel corredo funerario. La loro persistenza in contesti più tardi, come il deposito del TC 1 di Akrotiri, indica la trasmissione di questi oggetti anche nei secoli successivi come cimeli di famiglia. Alcune figurine femminili conservano tracce di pittura sul volto: non si tratta soltanto della riproduzione di particolari fisiognomici (come gli occhi) o decorativi (capigliature, gioielli), ma pure di segni (punti e linee) che indicano la pratica del tatuaggio del volto e di altre parti del corpo. Tale usanza trova una diretta corrispondenza in corredi funerari caratterizzati da un vero e proprio strumentario utilizzato per la modificazione e decorazione del corpo: aghi, lame in ossidiana, vasetti miniaturistici e tubi in osso, contenenti tracce di azzurrite e cinabro. La produzione fu certamente legata a officine e maestranze per le quali si è tentata (non senza critiche) una possibile identificazione (Copenaghen Master, Goulandris Master, Ashmolean Master). Studi di archeologia sperimentale provano come artigiani privi di apprendistato possono realizzare una figura schematica a forma di violino in 5 ore e una canonica di tipo naturalistico in 6o utilizzando il marmo pario e in 30 ore (diluite in due settimane) impiegando quello più tenero di Naxos. Questo tipo di approccio dimostra, inoltre, come la realizzazione delle figurine potesse avvenire in qualunque area di lavoro con semplici strumenti e non in botteghe specializzate e, soprattutto, come non fosse necessario un impegno a tempo pieno da parte del singolo artigiano. L'aspetto più complesso dello studio della statuaria cicladica è l' interpretazione complessiva delle figurine umane. La provenienza funeraria ha suggerito un valore magico, equivalente all' ushabti del mondo egizio, una sorta di compagno simbolico per la vita oltre la morte. È stato anche messo in luce il valore della fertilità legato alla sfera femminile e a specifici culti domestici o collettivi, la componente simbolica in riti di passaggio aventi il loro fulcro nella decorazione del corpo e il ruolo chiave della donna nella conduzione di tali rituali. Sull'onda degli scavi di Keros e del "deposito speciale", è prevalso un approccio di tipo identitaria-collettivo che interpreta la statuaria cicladica come marcatore identitaria e di status. 2.5. Un mondo in trasformazione: la cultura di Kastrì (BA 11-111) La cultura di Kastrì interessa un periodo di circa due-trecento anni alla fine dell'Ac 11 e compreso tra il 2400 e il 2200 (al 14C tra il 2500 e il 2250 ). Tale orizzonte cronologico allinea la cultura di Kastrì al periodo degli edifici a corridoio in 71

Tracce sul volto

Officine e maestranze

Valori magici e si mbolici

Sincronismi cultura li

Civiltà dell'Egeo

La ceramica dell'AC I I B

Grecia, alle fasi finali dell'abitato di Troia II e quelle iniziali del periodo m, a Poliochni Giallo, ali 'AM IIB a Creta e al momento in cui si assiste a una pro­ gressiva circolazione nell' Egeo dall'area anatolica di oggetti in metallo e di nuove pratiche metallurgiche. La comparsa simultanea di abitati fortificati (Kastrì, monte Kinthos, Panormos ) , inoltre, ha spinto a interpretare questa fase come un momento di pericolo, caratterizzato da movimenti invasioni­ stici (da parte di rifugiati o invasori) provenienti da est. In realtà, è possibile tracciare un quadro più articolato e individuare elementi di forte dinamicità nel segno di una trasformazione sociopolitica. Il momento finale dell'Ac II è una fase di apertura al mondo anatolico ( il cosiddetto Anatolian Great Network), con l'avvento di una nuova "etica di interazione" in cui l'inclusione di nuove pratiche sociali (quelle conviviali le­ gate all'introduzione e circolazione di forme ceramiche di derivazione e imi­ tazione metallica) generò squilibri sociali, determinò scompensi geopolitici e possibili conflitti interni nell'arcipelago: un riflesso archeologico di questa situazione può essere, dunque, la costruzione di abitati fortificati. I cambiamenti ceramici interessano l 'innesto di una diversa tradizione tec­ nologica e formale estranea al momento nell'Egeo e che riguarda poche aree della Grecia e l'isola di Eubea. Nelle Cicladi la ceramica di questa cultura è documentata a Siros, a Markianì (Amorgos) , Daskaliò (Keros ) , Panormos, grotta di Zas (fase IV) e altri centri dell' isola di Naxos, Parikia ( Paros) , Akrotiri ( Thera) , monte Kinthos (Delo) , Akrotiraki ( Sifnos) , Phylakopì e Rivari (Melos ) , Aghia Irini (Kea) e, più a nord, Palamari ( fase m, Skiros) . Si tratta di ceramiche con superfici lucide (di colore rosso, marrone o giallo) realizzate con cottura in atmosfera ossidante. Le forme caratteristiche, alcune delle quali eseguite anche al tornio, sono il boccale e il bicchiere biansato (depas amphikypello) , la coppa biansata, piatti, ciotole con orlo incurvato all'interno e la brocchetta con versatoio (cfr. FIG. 9c). Cambiamenti mino­ ri intervengono anche nel repertorio precedente, come la decorazione delle pissidi con motivi plastici o a cordone e la restrizione della Dark-on-Light Painted u-are su poche forme. Il nuovo set ceramico, tuttavia, ricorre con profonde divergenze in contesti funerari e abitativi. Inoltre, la ceramica di questo nuovo orizzonte costitui­ sce una percentuale minima rispetto al repertorio locale dell'Ac II ( ad Aghia lrini non supera il 13%). Infine, i modi di diffusione del nuovo repertorio ceramico dall'Anatolia non sono pienamente compresi: riferimenti tipolo­ gici interessano Troia IIg-m, Poliochni Giallo, Liman Tepe V2. e, più verso l' interno, Beycesultan, Karata�-Semayiik e Tarso (BA IIIA) , ma non è chia­ ro il possibile ruolo di trasmissione svolto da isole limitrofe (Samo, Chio e Lemno) . Le innovazioni tecnologiche nella lavorazione ceramica e il nuovo habitus nelle pratiche potorie costituiscono, dunque, una componente minoritaria nella cultura materiale delle Cicladi nella seconda metà del m millennio; 72

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

l'introduzione di nuove forme ceramiche, inoltre, non è dovuta a un contat­ to diretto tra le Cicladi e centri dell' Egeo orientale e della costa anatolica, ma è piuttosto il risultato di una selezione autonoma che determinò prefe­ renze in virtù delle differenze sociali e culturali dei gruppi comunitari inte­ ressati. Le somiglianze formali con il repertorio vascolare in metallo (fra cui il teso­ retto rinvenuto a Troia nei livelli del periodo ng) indicherebbero una forte interazione tra le due sfere artigianali, cui seguirebbe la diffusione del tornio veloce e l'imitazione di prototipi metallici in terracotta. Un secondo aspetto peculiare della cultura di Kastrì è la propensione ver­ so abitati fortificati. Questo fenomeno, già presente nel NF a Strophilas (Andros), continua nel corso dell'Ac con il sito di Markianì (Amorgos) e si inserisce in formule diverse in un più ampio contesto egeo (Lerna, Palamari, Poliochni, Troia, Liman Tepe). In questa fase, tuttavia, il numero di siti for­ tificati assume nelle Cicladi un rilievo significativo. Nessuno di essi è legato a eventi traumatici o a distruzioni; ma il fatto che diversi siti della cultura di Kastrì furono poi abbandonati ha senz'altro corroborato l'ipotesi inva­ sionistica a supporto della costruzione delle fortificazioni. Peraltro, il trend insediativo precedente rimane immutato e la tipologia delle fortificazioni è piuttosto variabile e inseribile in dinamiche insediative differenti nell' arci­ pelago. Il sistema difensivo con muro a bastioni disposti a distanza irregolare è documentato a Kastrì e Daskaliò. Nell'abitato di Kastrì il muro di fortifi­ cazione è dotato di sei bastioni semicircolari; all'esterno è un secondo muro di fortificazione rettilineo. All'interno della cinta l'abitato è organizzato per unità disposte in maniera irregolare e separate da vie strette. Tra i rinveni­ menti è un tesoretto di asce, armi e altri strumenti in bronzo. Il sito era anche sede di attività artigianali riguardanti la metallurgia (in particolare la rifusio­ ne e la colatura del rame già estratto). A Naxos e a Delo le fortificazioni di Panormos e monte Kinthos assumono l'aspetto di fortilizi. Quella di Panormos (cfr. FIG. we) aveva una lunghezza complessiva di 25 metri, con mura assai spesse con andamento irregolare e due bastioni (Torri C-D) in corrispondenza dell'ingresso sul lato orientale. All'interno, gli ambienti di forma rettangolare sono di piccole dimensioni e hanno restituito in prevalenza ceramica destinata all'immagazzinamento e alla conservazione di derrate. Le ricognizioni effettuate intorno alla fortifi­ cazione dimostrano l'esistenza di un centro abitato contemporaneo e quindi spingono a vedere il fortilizio come una creazione architettonica all' interno dell'abitato circostante e utilizzato in determinati momenti come area di ri­ fugio. La documentazione ceramica e le figurine in marmo mostrano una conti­ nuità con la cultura di Keros-Siros. Elementi di forte discontinuità, invece, si ritrovano nel campo della metallurgia. Le analisi isotopiche mostrano in questa fase un aumento di rame, piombo e argento di provenienza anatolica. 73

l nterazione fra sfere artigianali

Momenti di incertezza e siti fortificati

Artigiani metallurgi e il distretto a natolico

Civi ltà dell'Egeo

Pratiche protoa m m i nistrative dall'A natolia

Come leggere le trasformazioni dell'AC I I B

Dei rs oggetti in bronzo rinvenuti a Kastrì e sottoposti ad analisi isotopica la metà indica un'origine anatolica corrispondente al bronzo stagnato dei ma­ teriali di Troia IIg, la cui origine rimane ancora non identificata. È probabile, quindi, che lo stagno dall'Anatolia giungesse già sotto forma di lega in bron­ zo nelle Cicladi, forse attraverso il supporto di centri intermedi (Poliochni, Palamari, Chio, Samo) e ancora prima in Anatolia occidentale tramite la via carovaniera ( Great Caravan Route) di collegamento con la Siria e la Meso­ potamia attraverso cui l'artigianato dell'oro e dello stagno, i sistemi di misura per i metalli preziosi e la ruota da vasaio furono introdotti. Un segnale inequivocabile di tale fenomeno è la circolazione di sigilli (in piombo o terracotta) e di cretule con impronte di sigillo, anche in questo ca­ so, come per Palamari (Skiros) e la Grecia, di ascendenza anatolica. n fenome­ no è limitato se confrontato con la documentazione dalla Grecia, e ristretto a pochi centri (Kea/Aghia Irini, Naxos, Amorgos, Melos ), ma la loro circolazio­ ne indica un'accelerazione in termini di registrazione e controllo di derrate, alimenti o altri materiali, operazioni appannaggio di pochi gruppi, comunque non inquadrabili in un sistema centralizzato. Emblematico il caso delle cretule della grotta di Zas a Naxos, in un sito ai margini di un network marittimo assai potenziato nel corso dell'Ac II e che spinge a interrogarsi sul ruolo svolto da quest'isola e dall'insediamento a controllo di una rotta interna. L' intensificazione dei contatti con l'area egeo-anatolica è la chiave di lettura di questa fase finale dell'Ac II. L'interruzione dei contatti con Creta, a causa della ridefinizione locale del ruolo delle élite cretesi, contribuisce ad acce­ lerare questo processo, restringendo lo spazio geografico di azione dell'ar­ cipelago cicladico e avvantaggiando la canalizzazione di tecnologie e prati­ che sociali dall'Egeo orientale. Tale intensificazione del network cicladico nell'Egeo con un corridoio privilegiato verso l'area anatolica aiuta a com­ prendere il carattere della società cicladica alla fine dell'Ac II e di cogliere gli aspetti che portarono alla crisi di tale sistema nell'Ac III (cfr. infra). 2.6. Un arcipelago silenzioso? Le Cicladi nel BA 111 Il periodo compreso tra il

Modelli i nterpretativi e problemi cronologici

2.2.00 e il 1900 segna un momento di discontinuità rispetto alla cultura di Kastrì e di definizione di un diverso orizzonte, quello in cui le Cicladi saran­ no inserite e assorbite dalle esperienze palaziali di Creta e della Grecia nel BM e nel BT. n dibattito si è svolto con posizioni differenti intorno alla definizione della cultura materiale dell'Ac III e alle cause che hanno prodotto il forte squili­ brio. La cultura di Phylakopì I (inquadrabile agli inizi del BM; cfr. TAB. r ) è stata considerata espressione dell'Ac III, poiché diversi contesti mostrano, quasi senza soluzione di continuità, la sua stratificazione sopra i livelli del­ la cultura di Kastrì. Contestualmente, si è proposto di suddividere l'Ac III in due fasi (A e B), associando alla prima la cultura di Kastrì e alla seconda la cultura di Phylakopì 1. Agli anni Ottanta risale la proposta di un vuoto 74

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

agli inizi del BM tra la cultura di Kastrì e quella di Phylakopì I. Quindi, per coloro che riconoscono l'esistenza dell'Ac III, questo si identi­ fica attraverso distinte produzioni ceramiche, alcune in forte continuità con la cultura di Kastrì. Si tratta delle ceramiche con superfici levigate di colore bruno e quelle di tradizione anatolica in rosso, rosso scuro e marrone lucido che includono ancora forme della cultura di Kastrì, come il boccale e la cioto­ la a due anse. La decorazione dipinta è rara e costituisce la novità del periodo, con motivi lineari e geometrici su fondo chiaro. Quanto alle cause che starebbero alla base di un' alterazione del quadro cul­ turale, il caso cicladico può essere messo in relazione con i cambiamenti che intervengono in Anatolia e nel Vicino Oriente sullo scorcio finale del III mil­ lennio, in particolare il crollo dell'impero accadico, la caduta di diversi centri politici della Siria e, tra il 2.100 e il 2.000, l'unificazione della Mesopotamia centro-meridionale sotto i sovrani della III dinastia di Ur. I cambiamenti si verificano in concomitanza con un rialzamento delle temperature, cui fareb­ bero seguito conflitti interni, distruzioni e abbandoni, e un mutamento delle strategie economiche e insediative. L'allargamento del quadro di riferimen­ to obbliga al confronto con una serie di cause e concause (invasioni esterne, epidemie, erosione dei suoli, cambiamenti climatici) che singolarmente non risolvono il caso cicladico nella sua interezza. I dati archeologici convergono verso un quadro di frazionamento delle co­ munità cicladiche dopo l'Ac 11. Il fenomeno più eclatante è l'interruzione della vita in alcuni siti, violenta (Panormos) o per abbandono (Markianì, Skarkos, Kastrì, Grotta-Aplomata, Aghia Irini). Al contrario, segnali di continuità provengono da Daskaliò (fase C) e da Akrotiri, per non tacere dei corredi ceramici appartenenti alla cultura di Phylakopì I dalle tombe di Aghios Loukas (Siros) e Arkesini (Amorgos), e del curioso complesso cera­ mico di carattere rituale (e forse collocabile nella sfera funeraria) di Rivari a Melos. È possibile, dunque, rilevare un cambiamento fondamentale nell'am­ bito dell'arcipelago con la disattivazione di alcuni nodi centrali come Kea e Siros a nord e l'area a sud di Naxos con Amorgos. Se si osserva il modello insediativo prevalente agli inizi del II millennio, con l'affermazione di abitati nucleati come Parikia, Phylakopì e Akrotiri, si deduce che tale cambiamento inizi già alla fine del III millennio e che porterà isole prima ai margini del network cicladico (Melos, Thera, Paros) a rivestire un ruolo sempre più im­ portante. Nondimeno, ceramiche cicladiche sono state rinvenute in contesti stratificati del BA III a Kolonna (fase VI ) , Palamari e a Cnosso (AM m ) . È inevitabile, quindi, concludere che ci si trovi di fronte a un arcipelago me­ no affollato. Le ragioni sono state ricercate in fenomeni per lo più esogeni che arrestano il carattere dinamico della società cicladica. Tra questi, il possi­ bile impatto in Egeo dei cambiamenti climatici intervenuti intorno al uoo nell'area vicino-orientale. Tuttavia, esso da solo non giustifica il mutamento del modello insediativo verso isole più ricche di acqua. D 'altro canto, l'incronologico

75

Cam biamenti in a rea a natolica

Frazionamento i nsed iativo

Possibili spiegazioni

Civiltà dell'Egeo

N uove tecniche di navigazione

Stress a m bientale e riduzione delle materie prime

Dati com promessi

Necropoli stabili

traduzione della navigazione a vela nell'Egeo altera un network fondato su un differente modello di navigazione al quale erano legate specifiche risorse economiche e simboliche. La nuova tecnica di navigazione era conosciuta in Egitto già a partire dalla fine del IV millennio e nell'area del golfo Persico almeno a partire dal v mil­ lennio. Le prime rappresentazioni di imbarcazioni a vela nelle Cicladi si tro­ vano sulla ceramica della cultura di Phylakopì I; analogamente a Creta sono alcune rappresentazioni su sigillo a partire dall'AM III. Rispetto alla tecnica precedente, la navigazione a vela introduce la velocità ( roo-Iso chilometri al giorno), la flessibilità della direzione di viaggio anche in condizioni non ottimali, le capacità di carico (che consentono il trasporto di notevoli quan­ tità di oggetti di prestigio, vettovaglie e bestiame) e la necessità di peculiari punti di approdo (baie profonde, punti di ancoraggio ecc.) quali saranno, per esempio, i centri di Akrotiri, Parikia, Phylakopì e Aghia lrini. Quali le possibili cause della fine dell'utilizzo delle piroghe ? La loro costru­ zione richiedeva l'abbattimento di alberi con oltre trecento anni di vita e uno stress ambientale di questo tipo portò a una riduzione della materia prima da costruzione; inoltre, l' intensificazione dei contatti e l'esigenza di trasportare un volume sempre più alto di prodotti resero le piroghe obsolete, in quanto concepite per accogliere rematori e carichi non numerosi. La navigazione a vela altera le dinamiche sociali e culturali delle popolazioni cicladiche. Tra gli effetti immediati di tale trasformazione sono la scomparsa dei nodi centrali della rete di traffici e il conseguente cambiamento del modello insediativo che converge verso centri in grado di soddisfare nuove dinamiche maritti­ me. Uno sguardo alla distribuzione della ceramica e dei siti della cultura di Phylakopì I evidenzia lo sbilanciamento (con l'eccezione di Aghia Irini) ver­ so la porzione meridionale dell'arcipelago, a riprova, forse, dell'introduzione da sud (e perciò da Creta) della nuova tecnica di navigazione. L'importanza delle necropoli cicladiche è inficiata dal carattere obsoleto delle pubblicazioni (per lo più appartenenti agli inizi del secolo scorso) e dalla sistematica opera di spoliazione delle necropoli a partire dal XIX secolo. A parte poche opere di ricostruzione e lo scavo di alcuni contesti, la perdita di informazioni riguardanti le pratiche funerarie, la composizione dei corredi e i rituali di seconda sepoltura è irreversibile. Eppure, gran parte delle nostre conoscenze delle società delle Cicladi del III millennio rimane per molti aspetti ancorata alla sfera funeraria. A partire dal BA, il popolamento delle Cicladi determina la formazione di in­ sediamenti stabili e l'uso prolungato di necropoli. Situate in prossimità degli abitati, spesso vicino la costa - anche se non mancano casi (come a Naxos) di cimiteri localizzati all'interno -, le necropoli cicladiche sono collocate lungo i pendii di basse colline o sulla sommità di esse. In altri casi, è possibile tro­ vare piccole necropoli organizzate in aree pianeggianti, ma sempre a ridosso 2.7. L'evidenza funeraria

76

2.

La formazione delle società complesse. Il BA

di pendii collinari. Sono comuni, inoltre, le aree di rispetto, create attraverso la lavorazione del banco roccioso o tramite la costruzione di muretti a secco. Le necropoli presentano spesso raggruppamenti di tombe, in due o più aree mantenute per generazioni. All' interno di singoli gruppi risulta singolare il forte addensamento dei sepolcri, spesso con orientamenti differenti. Ad Aghi Anarghiri a Naxos (cfr. FIG. 12b) la suddivisione in due aree ubbidisce a criteri di differenziazione sociale: il settore settentrionale presentava tombe elaborate e con ricchi corredi, mentre quello meridionale contava solo tombe modeste e con corredi poveri. In altri casi, tanto la suddivisone in aree quan­ to il maggiore o minore addensamento potevano riflettere le ripartizioni in famiglie e clan. I cambiamenti che interessano le pratiche funerarie tra AC I e AC II non riguardano tanto la composizione dei corredi, ma le tipologie funerarie e la pratica del seppellimento secondario. Soltanto con l Ac I I , infatti, non solo aumentano le tombe con sepolture multiple, ma si assiste al fenomeno di tombe a cista a più livelli la cui sequenza, ove ricostruibile, illustra i diversi stadi di manipolazione delle ossa. Non sono documentati esempi di cremazione (con la sola eccezione presso Daskaliò) o di ossa bruciate; mentre il caso di Ano Kouphonisi con uno strato di bruciato può essere ricondotto a un rituale post mortem. I defunti erano seppelliti in posizione contratta, con le gambe portate sul petto e le braccia con le mani verso il viso. I piani rombali potevano essere di terra, di roccia o potevano avere lastre di pietra. I defunti erano solitamente seppelliti con la testa rivolta verso l'ingresso della tomba. Un elemento dominante delle necropoli cicladiche è la presenza di corredi modesti, collocati in prossimità della testa del defunto e comprendenti oggetti di marmo o altra pietra ( figurine, vasi, pestelli, mortai, vaghi di collana) , terracotta (vasi, padelle, vasi zoomorfi ) , ossidiana ( lame) , bronzo ( pinzette, aghi, rasoi, ami, daghe, punte di lancia) , argento ( pinzette, vasi, diademi ) , conchiglie. Più rari sono gli oggetti in oro (vaghi di collana) e cristallo di rocca, mentre è curiosa l'assenza di punte di freccia in ossidiana. Il ritrovamento di ciotole, palette e pestelli con tracce di ocra blu e rossa lascia ipotizzare che il corpo dei defunti, o una parte di esso, venisse decorato con ocra attraverso tatuaggi. Lame di ossidiana, spesso frequenti nei corredi funerari, sono state ricondotte a un uso specifico per la deformazione del tessuto cutaneo. La perdita di informazioni antropologiche impedisce una ricostruzione completa del rituale funerario, che è quasi del tutto basata sulla tipologia tombale e sullo studio dei relativi corredi. Per la necropoli di Chalandrianì, per esempio, la differenza tra tombe femminili circolari e maschili rettan­ golari è ipotizzabile sulla base di una forzata attribuzione di genere a deter­ minati oggetti del corredo, qualificando come femminili padelle, palette e pestelli, e come maschili oggetti di metallo, collane di conchiglie e figurine di pietra.

Ca ratteri genera li

'

n

Natura dei corredi

Civiltà dell'Egeo

FIG U RA 12 a) Tipologia generale delle tombe dell'A(; b) pianta della necropoli di Aghi Anarghiri (Naxos) Pianta

Tipo A

Tombe a cista

Tipo

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Tipo

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Tipo

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Fonti: elaborazione da Doumas (1977. figg. 17; 29: a, b, c, f, g. h; 30: d, e, f; 31; 32: d, e; 35: d).

78

2.

La formazione delle società com p lesse. Il BA

Le tombe possono essere ricondotte a tre tipi principali: a cista, a falsa volta (corbe!ledgraves) , a camera; poco documentate sono le sepolture infantili en­ tro vasi (enchytrismoi). La tomba a cista costituisce il tipo tombale più comune nelle Cicladi (cfr. FIG. I2A). Il tipo foderato da lastre di pietra sui quattro lati, è comune nell'Ac I, ma con l'introduzione del rituale di seconda sepoltura nell'Ac I I è più dif­ fuso l'uso di muretti a secco a chiusura del sepolcro. Elemento distintivo è la presenza di una fossa ricavata nel terreno o nel banco roccioso. Le tombe di forma quadrangolare, più spesso trapezoidale e, in rari casi, triangolare, pote­ vano ospitare una o più sepolture, in posizione contratta. In numerosi casi il piano tombale era rappresentato da una lastra di pietra. Nell'Ac II le pratiche funerarie sono più elaborate, per l'uso di collocare "cuscini" di pietra e di lastre di pietra a chiusura della tomba, alcune, come quella della Tomba I3I nel cimitero di Dhespotikon, con motivi incisi. Infine, ciottoli o pietre erano collocati al di sopra della copertura di terra per marcare la presenza del sepolcro. Ad Aghi Anarghiri (Naxos ) lo spazio compreso tra le tombe era riempito di pietre o lastre fino a formare delle piattaforme di colle­ gamento. La presenza delle piattaforme è riportata in poche necropoli (Aghi Anarghiri, Lakkoudes, Lakkoudes A, Akrotiri) , ma la loro reale funzione non è chiara, per quanto certamente legata a rituali in onore dei defunti. Un tipo tombale ricorrente solo nell'Ac II nella necropoli di Chalandrianì (Siros) è quello a falsa volta (corbe/led graves; cfr. FIGG. I2.a-I3a). Le tombe, di forma subcircolare, quadrangolare o poligonale, erano ricavate nella roccia o nel terreno, con un alzato in pietre montate a secco fino a formare una falsa volta ed erano chiuse in alto da una lastra di pietra che fungeva da chiave di volta. Anche in questo caso, si trattava di tombe di piccole dimensioni ( non superano I,S metri in diametro o in lunghezza) , con un piccolo ingresso di­ stinto, che richiama il dromos delle tombe a camera; la porta era chiusa da un muretto a secco o da una semplice lastra di pietra. La necropoli di Chalandrianì è la più estesa delle Cicladi con oltre 700 tombe, in uso per circa tre-quattrocento anni e doveva servire un abitato di ?O-IO o individui. La necropoli era organizzata in 4 nuclei (cfr. FIG. sb) . La maggioranza delle tombe conteneva sepolture singole e solo 9 custodivano 2. o 3 inumazioni: nessuna delle sepolture si è conservata. Il so% dei corredi funerari è costituito da ceramica, seguita da oggetti e strumenti in metallo (IS%) e vasi in pietra (I4%); assai più rara è la deposizione di strumenti in osso, ossidiana, conchiglie, gioielli e figurine di marmo (2.1%; cfr. FIG. I3b). L'analisi della distribuzione dei corredi consente di ragionare sulle possibili differenze di status della comunità di Chalandrianì. Infatti, il 7 s% circa delle tombe conteneva da I a 3 oggetti, il 15% da 4 a 6, il 9% da 7 a IS e solo l'I% fino a 2.9 oggetti. Tale scenario distributivo lascia ipotizzare l 'esistenza di leader locali o familiari ai quali sono state associate le tombe con più alto numero di oggetti e, in particolare, quelle contenenti oggetti di metallo e gioielli. 79

Tipologie tomba li

La più grande necropoli delle Ci dad i

Civiltà dell'Egeo

Le necropoli di Phylakopì e Agrilia

Il caso Akroti ri

Una terza tipologia, poco documentata nell'arcipelago, è la tomba a came­ ra ricavata nella roccia (cfr. FIG. 12a ) . Essa fa la sua comparsa nelle Cicladi nell'orizzonte cronologico della facies Kampos ad Ano Kouphonisi; forse allo stesso periodo appartiene la costruzione delle tombe a camera documen­ tate ad Akrotiri utilizzate fino alla fine dell'Ac III (cfr. infra). A quest'ultimo periodo e a ridosso degli inizi del BM, infine, la tomba a camera è documen­ tata a Phylakopì (Melos). Durante il BA la tomba a camera scavata nella roc­ cia fa la sua comparsa in varie regioni della Grecia (Attica, Beozia, Eubea) e dell'Egeo. Rientrano nello stesso orizzonte, influenzato dalla cultura cicladi­ ca, le tombe di Manika in Eubea e quelle di Aghia Photià a Creta. Le tombe a camera di Phylakopì, scavate agli inizi del secolo scorso, furono rinvenute già saccheggiate. Di forma quadrangolare o circolare, erano rica­ vate nel banco roccioso e dotate di dromos, spesso arricchito lungo le pareti di piccole nicchie. Alcuni sondaggi nell'area della necropoli dimostrereb­ bero che la necropoli fu attiva solo nella cultura di Phylakopì I (Ac IIIB o MC I ) . Maggiori informazioni si ricavano dalla necropoli di Agrilia, pres­ so l' isoletta di Ano Kouphonisi, a sud-est di Naxos. Le tombe scavate sono 9 2., realizzate con un'anticamera esterna di forma trapezoidale o circolare, e camera sepolcrale interna di forma subcircolare ricavata nel banco roc­ cioso. Le tombe contenevano inumazioni singole, rannicchiate e orientate con il cranio verso l'ingresso. Il defunto era accompagnato da un corredo composto da lame di ossidiana, aghi di bronzo, conchiglie, figurine e vasi di marmo, vasellame in ceramica, per lo più rappresentato da pissidi, tazze e coppe su piede. L' ingresso era sigillato da pietre e resti del vasellame usato nella cerimonia di chiusura del sepolcro. In qualche caso il tumulo di pietre era concluso da un sema costituito da una lastra di pietra. In un caso, presso l'anticamera, sono documentate tracce di bruciato da ricondurre a un ritua­ le in onore del defunto. Nei livelli del BA di Akrotiri sono state portate alla luce 25 cavità rocciose. Rinvenute sprovviste di resti funerari e riempite di terra e detriti con ma­ teriale ceramico compreso tra AC II e TC I, sono state spiegate come aree domestiche per l'alloggiamento e conservazione di derrate o come tombe a camera. Di questa opinione è Doumas che in relazione a esse interpreta una struttura composta da due recinti quadrangolari e destinata a funzioni cerimoniali. Nei livelli più antichi sono tracce di cenere e ossi animali, cor­ na di capre, figurine di bovini in terracotta e vasellame di vario tipo, anche miniaturistico. Funzionali all'uso di queste strutture erano anche un pithos e un focolare mobile in andesite. Il complesso doveva servire per cerimonie in onore dei defunti con il sacrificio e l' offerta di animali. Alla fine dell'Ac III la necropoli è defunzionalizzata, forse per consentire un allargamento dell'abitato. Questo atto sarebbe stato siglato dalla costruzione di un tu­ mulo di pietre e ghiaia sormontato da un piccolo recinto contenente vasi in pietra e un set di figurine umane dell'Ac. Ancora agli inizi del BT, quest'area 80

2.

La formazione delle società com p lesse. Il BA

FIG URA 13 a) Pianta delle tombe a falsa volta dalla necropoli di Chalandrianì (Siros); b) oggetti dalla tomba 356

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Fonti: a) elaborazione da J. J. Hekman, The Early Bronze Age Cemetery at Cha/andriani on Syros (Cy­ c/ades, Greece), ]. ]. Hekman, Asse n 2003, fig. 16: b) iv i, fig. 66.

rimase visibile ai suoi abitanti: una sorta di cenotafio a marcare un luogo funerario di lontana memoria e di venerazione degli antenati. La costruzio­ ne del tumulo con il suo cenotafio sigla la chiusura di uno spazio funerario e preserva la comunità dei vivi da possibili contaminazioni con l'area fune­ raria. Utile, in tal senso, ricordare la corrispondenza cronologica con l'AE III e la costruzione di "tumuli rituali" in Grecia (come quello di Lerna), il cui scopo era quello di preservare la memoria attraverso la monumentalizzazio­ ne di strutture in disuso. 81

Civi ltà dell'Egeo 3. Creta

3.1.

Il d ibattito scientifico

Creta tra IV e I l i m illennio

Società complesse e gerarchie sociali neLLa Creta prima dei palazzi Il pe­ riodo compreso tra la fine del IV e la fine del I I I millennio a Creta è cruciale per la comprensione del processo storico che portò alla formazione dei palaz­ zi sull' isola intorno al r9oo (MM IB; cfr. FIG. 14). L' archeologia neoevoluzionista ha interpretato il fenomeno palaziale nell'ottica della trasformazione sociale delle comunità cretesi con struttura a base egalitaria verso un'organizzazione gerarchica, di tipo statale, caratteriz­ zata da una centralizzazione del potere politico e amministrativo nelle mani di un'élite residente nel palazzo. Secondo una visione gradualista la società dell'AM conterrebbe nel m millennio elementi che anticipano la società pa­ laziale, come alcune peculiarità architettoniche di edifici preminenti (aree lastricate, magazzini) e l'esistenza di produzioni artigianali specializzate per culminare agli inizi del II millennio nel fenomeno palaziale. Il cambiamento sociale, intervenuto lungo il III millennio, avrebbe conosciuto un passaggio da un modello di società di tipo comunitario (erede del periodo neolitico), all'interno del quale ruoli ed esigenze di singole unità domestiche sono su­ bordinate al sistema comunitario, a uno inverso, in cui singole unità dome­ stiche divengono i catalizzatori della crescita socioeconomica. D 'altro canto, è stata negata un'organizzazione sociale basata anche su differenze di rango (come leggibili dai corredi funerari delle tombe collettive), così come il tema della complessità sociale è stato interpretato come prodotto di una rivoluzio­ ne innescata da cambiamenti improvvisi, intervenuti sullo scorcio iniziale del II millennio tra MM IA e MM IB. Tale processo investe solo alcune aree di Creta: l'espansione di Cnosso/Poros, Mallia e Festòs costituisce il dato ar­ cheologico più appariscente, al quale si affiancano una crescita demografica e la capacità di alcuni abitati di intercettare l'accesso e il controllo di manufatti di prestigio extrainsulari e di tradurli in un surplus agricolo. I segni di strati­ ficazione sociale sono evidenti, tuttavia, nel MM IA e saranno tali da aprire la strada verso forme di organizzazione protourbana. Una prima svolta nella storia dell'isola è da collocare nel NF (Cnosso : NF IV; Festòs II, noo-3I00/3ooo) quando è chiaro il coinvolgimento della costa nord di Creta con la Grecia continentale e in particolare con l'asse rappre­ sentato dai centri di Kephala (Kea) e dell'Attica nello scambio e lavorazione dell' ossidiana e del metallo. Parimenti, diverse aree dell'isola sono interessate sullo scorcio finale del IV millennio dall'arrivo di genti provenienti dal Do­ decaneso, fattore che determina trasformazioni nell'assetto insediativo (abi­ tati costieri, centri di altura). Nel corso dell' AM I si registra la prima espansione di insediamenti sull' iso­ la, cui si accompagna un progresso tecnico nella lavorazione della ceramica. L'AM I costituisce il momento di distacco dalle culture del Neolitico: nelle regioni centrali di Creta i cambiamenti culturali sono più marcati. Verso la 82

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Civiltà dell'Egeo

parte finale dell'AM I si intensificano i contatti con le Cicladi. Nell' AM II il ruolo strategico di Cnosso e Festòs risalta attraverso la riorganizzazione del tessuto abitativo, in particolare con la formalizzazione di luoghi cerimoniali attorno alle aree dei futuri cortili lastricati dei palazzi. La fase matura del! 'AM n conosce un' interruzione dei contatti con il mondo ci dadi co e un progres­ sivo orientamento verso il Mediterraneo orientale. Alla distruzione di vari centri alla fine dell'AM IIB segue un periodo di ripiegamento che pone Cre­ ta nel quadro più ampio della crisi che interessò l'Egeo e il Mediterraneo orientale negli ultimi secoli del I I I millennio. Nel momento di passaggio tra AM IIB e m (2.2oo) alcune aree dell' Egeo e del Mediterraneo orientale furo­ no interessate da cambiamenti climatici. Nell' AM III e nel MM IA la crescita di Cnosso, Mallia e Festòs, e la riattivazio­ ne di alcune aree strategiche della Creta orientale in connessione un'intensi­ ficazione dell'attività agricola determinano i fattori cruciali di cambiamento verso la definizione dei primi assetti protourbani sull' isola. G li abitati del N F

Le prime fasi dell'AM

p.

Prime forme d i espansione (il passaggio dal N F al BA l ) L'inserimento di centri cretesi all' interno del network attico/cicladico già nel NF alla fine del IV millennio anticipa un fenomeno che si configurerà con maggiore chiarez­ za nella fase matura dell'AM I. Negli ultimi secoli del IV millennio Creta è caratterizzata da insediamenti costieri e siti di altura. Lo sviluppo e l'importanza degli abitati con funzione integrativa per le va­ rie comunità della regione di appartenenza è leggibile a Cnosso (frequenta­ to a partire dal Neolitico aceramico, 700o-6soo) e Festòs (a partire dalla fi­ ne del VI e gli inizi del v millennio), la cui lunga storia insediativa culminerà nella costruzione di monumentali complessi palaziali diversi secoli dopo. A Cnosso (NF IV) la sommità della collina di Kephala viene livellata e uno spazio aperto rettangolare viene ricavato secondo il medesimo allineamento della futura corte centrale (cfr. FIG. 8c JEJ). A Festòs già intorno al IV mil­ lennio (Festòs I) e alla fine dello stesso (Festòs n) strutture abitative sono ubicabili attorno a due aree aperte realizzate come punti di raccolta da par­ te di gruppi coinvolti nella preparazione e consumazione collettiva di cibi e bevande (cfr. FIG. 8b JEJ). Alla fine del IV millennio Festòs era un sito con frequentazione stagionale, posto sulla sommità di una laguna costiera, in se­ guito colmata dall'accumulo di sedimenti formatisi dal fiume leropotamos (cfr. FIG. 8a JEJ). Il passaggio dal NF all'AM a Creta è un processo dinamico a forte caratteriz­ zazione regionale. L'incremento del numero degli abitati si configura come un modello assai complesso tra siti ubicati nell'entroterra e centri costieri; in diverse aree dell'isola la fondazione di questi ultimi può essere addebitata all'arrivo di gruppi esterni. In alcune regioni è possibile suddividere sulla base dello studio dei contesti ceramici una fase iniziale e una finale dell'AM I, come a Festòs, Lebena, Partira nella Creta centrale e Kephala Petràs in quel-

2.

La formazione delle società complesse. I l BA

la orientale. Per quanto riguarda i siti della costa settentrionale, le caratteri­ stiche delle produzioni ceramiche associate ai siti dell'AM IB consentono di equiparare questo periodo alla facies Kampos corrispondente al passaggio tra AC I e AC II nelle Cicladi. L'aumento degli insediamenti e alcuni cambiamenti di carattere economico e tecnologico costituiscono i fenomeni di maggiore rilevanza. Nella valle dell'Aghios Farango il numero dei siti passa da 2. del NF a 1 1 dell'AM I ; attorno al sito costiero Kommòs la crescita passa da 3 a 6; nella Messarà occidentale da 5 a 13. Lungo la costa meridionale piccoli abitati sono a Kalì Limenes, Lasea, Lebena, Chrysostomos, Trypitì. Nell'AM I Aghia Triada, Aghia Irini, Koumasa e Salame restituiscono testimonianze sia abitative che funerarie. Più a nord, ai centri costieri di Poros (naturale sbocco lungo la costa di Cnosso) Gournes, Pyrgos e Amnisos, si accompagna la frequentazione dell'area della Pediada a sud di Cnosso. Altre due concentrazioni sono più a est, nel golfo di Mirabello (Kalò Choriò, Gournià, Vasilikì, Afrodite Kephali, Chrysokamino) e nell'area di Sitia (Kephala Petràs, Aghia Photià, Mesorrachi Skopì). Nelle regioni occidentali, in continuità con il Neolitico, non mancano frequentazioni in grotta (Gerani, Platyvola), mentre centri di nuova fondazione, come Debla, hanno una frequentazione a carattere stagionale. La preferenza verso zone vallive e alluvionali si accompagna allo sfruttamento esponenziale dei terreni per l'agricoltura e la pastorizia. L' introduzione dell'olivo a Creta è da collocare alla fine del Neolitico, ma i segnali di una coltivazione intensiva sono da porre nell'AM 1. Lo sfruttamento agricolo differenziato (olivo, vite, grano, orzo, cereali) determina, accanto allo sviluppo di piccoli abitati con frequentazione stagionale, una maggiore stabilità di quelli con posizione strategica nel territorio. Nella Messarà e nell' Aghios Farango il territorio è organizzato in cluster di insediamenti di piccole dimensioni, serviti da aree funerarie con tombe a tholos. Festòs è il centro dominante e le aree cerimoniali situate sulla sommità della collina, sebbene delimitate nel corso dell'AM I da alcune strutture, furono utilizzate per la consumazione collettiva di cibi e bevande. L'attivazione del vicino centro di Aghia Triada, anch'esso con medesime funzioni, determina tra i due siti un complesso equilibrio insediativo che sarà visibile nei secoli successivi. A Cnosso diverse strutture abitative sono disposte attorno all'area del futuro cortile centrale. L'attivazione dell'abitato di Poros Katsamba, pochi chilometri più a nord sulla costa, crea un binomio inedito al momento sull'isola. Poros si distingue per la presenza di importazioni cicladiche e per la vocazione artigianale nella produzione dell' ossidiana, del rame e dell'argento, mentre a Cnosso (s chilometri più a sud), tanto le importazioni ceramiche quanto la componente artigianale sono assenti e confermano la funzione cerimoniale e religiosa che il sito rivestiva già da generazioni.

l nsediamenti

,

85

Strategie agricole

C n osso e i l suo porto

Civiltà dell'Egeo Produzioni a rtigianali

Ceramica e sviluppi regionali

Altri elementi si intrecciano in questo processo di cambiamento. Il perfe­ zionamento delle tecniche di cottura attraverso alte temperature e atmosfere riducenti consente di raggiungere notevoli progressi nel campo della produ­ zione ceramica e metallurgica. Gli esiti di queste due produzioni artigiana­ li furono differenti nell'isola durante l'AM I e contribuirono a determinare equilibri molto diversi sul piano sociale. Mentre, infatti, nuove classi cerami­ che si diffondono nell'isola, gli oggetti in rame e in metallo in genere sono ancora rari e limitati a pochi centri. Le produzioni ceramiche dell'AM I si differenziano da quelle del NF per scelta di argille, preparazione di impasti e perfezionamento della tecnica della cottura ad alte temperature (cfr. FIG. 15a). Il repertorio vascolare è caratterizzato da un più ampio spettro di forme (aumentano quelle per trasporto e stoccaggio, e la dif­ fusione di set da banchetto con attenzione alle forme per versare). Il progresso tecnologico della ceramica costituisce un volano per la diffusione e circolazione di prodotti derivati dall'agricoltura e pastorizia, come lana, latte, olio, vino, che crearono un miglioramento delle condizioni di vita. Si osserva anche una diffusione regionalizzata per alcune classi ceramiche. La ceramica di Pyrgos (Dark Grey Pattern Burnished U'lzre), di derivazione neolitica, con impasti di colore grigio, superfici levigate e motivi decorati­ vi ottenuti a stecca, comprende forme connesse all'uso di bevande (coppe biansate su base ad anello, coppe su piede, calici), pissidi e piccole giare. La ceramica di Aghios Onuphrios (Dark-on-Light Pattern-Painted U'lzre) co­ stituisce sul piano tecnologico e decorativo la vera novità dell'AM 1. Essa è realizzata con impasti di colore marrone chiaro, rosso o arancio, superfici ricoperte da ingubbiatura di colore bianco rosato e decorazione a motivi ge­ ometrici in rosso. Il repertorio vascolare comprende forme per la conserva­ zione, il trasporto e il consumo di bevande (anfore, giarette, brocche di varie dimensioni) e vasi zoomorfi. Diffusa in tutta Creta è anche una classe con superfici ricoperte da ingubbiatura monocroma senza alcuna decorazione aggiuntiva (Red to Brown Monochrome U'lzre). Il repertorio formale consiste in giare, pissidi con coperchio di varie forme, ciotole e coppe di vario tipo, anfore e vasi da trasporto. La ceramica di Lebena ( White-Painted on Red U'lzre), di fabbrica simile a quella di Aghios Onuphrios, è documentata nella Creta centro-meridionale e ad Aghia Photià. Ha superfici dipinte in rosso e motivi decorativi in bianco. Il repertorio formale è limitato a vasi di piccole dimensioni, come le pissidi con coperchio, i boccali. La Scored Jfare (o Wiped U'lzre, U'lzshed U'lzre), ti­ pica della Creta occidentale, ha superfici con striature verticali e orizzontali. Il repertorio comprende brocche e ciotole e grandi contenitori per liquidi. Di derivazione neolitica è una ceramica con superfìci levigate di colore scu­ ro ( Coarse Dark Burnished U'lzre) con un repertorio formale consistente in coppe e ciotole, diffusa nella parte nord-orientale dell' isola (Mochlos, Aghia Photià, Aghios Charalambos, Pachyammos, Kalò Choriò, Pseira). 86

2.

La formazione delle società complesse. I l BA

FIG URA 15 a) Selezione di ceramiche dell'AM l da Cnosso; b) selezione di ceramiche dell'AM I lA e I I B da Cnosso; c) selezione di ceramiche dell'AM I l i da Cnosso

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87

Civiltà dell'Egeo

Produzione m eta llu rgi ca

Contatti con le Cicladi

La comparsa dei leader

Ad Aghia Photià, Gournes, Poros e nella grotta di Pyrgos è documentata una produzione ceramica di imitazione cidadica (cfr. FIG. 19d: 3). Il repertorio ha numerose affinità con la ceramica cicladica della facies Kampos (Ac I-II) ed è databile a una fase avanzata dell'AM I. La fabbrica è di colore grigio scuro con superfici lucidate e decorate con motivi ottenuti per mezzo di incisioni (pissidi globulari e coniche, kernoi su piede, calici su lato piede e base ad anel­ lo, vasi a bottiglia, vasi a forma di uccello, padelle). Il progresso pirotecnologico potenziò l'attività metallurgica, per cui l'uso di alte temperature e di atmosfere riducenti crearono condizioni ideali per la lavorazione del rame e dell'argento. La lavorazione del rame a Creta, documentata a partire dal NF, si intensifica nel corso dell'AM I. A Kephala Petràs, Chrysokamino, Kavousi, Pachyammos e Poros sono confermati di­ versi stadi di lavorazione del minerale. Oggetti in rame sono presenti, inoltre, in diversi contesti funerari (le grotte di Kyparissi e Pyrgos, e nelle necropoli di Gournes e Aghia Photià) e abitativi (Kalò Choriò) dell'AM I. L'intensifi­ cazione dell'attività metallurgica coincide con il momento finale dell'AM I (corrispondente alla facies Kampos nelle Cicladi) in virtù di una maggiore interazione con i centri cicladici, come dimostrano le importazioni cerami­ che a Poros e l'esistenza di gruppi cicladici stanziali lungo la costa nord (con le necropoli di Gournes e Aghia Photià). Durante l'AM IB e l'AM IIA, infatti, la circolazione di prodotti cidadici sot­ to forma di materie prime (ossidiana) e prodotti finiti (ceramica, figurine di marmo, armi e oggetti in metallo) è concentrata lungo la costa nord e in pochi siti e necropoli dell'interno. I siti cretesi della costa nord furono i terminali per l'arrivo di materie prime lavorate e rimesse in circolazione verso l' interno, ma anche zone di frontiera ideali per l'incontro e la negoziazione tra comu­ nità miste. Strette sono le somiglianze con i rituali funerari di alcune necro­ poli cicladiche come quella di Ano Kouphonisi (Melos). Una figurina in osso dalla grotta di Aghios Charalambos (nella Creta orientale) può considerarsi un'imitazione locale del tipo cicladico in marmo (cfr. FIG. 9c '"t). Nei corre­ di funerari delle tombe di Aghia Photià ritroviamo lame di ossidiana, daghe di bronzo e vasellame che per oltre U 90% è assimilabile a quello della facies Kampos (padelle, kernoi, pissidi di varie forme, bottiglie). Le analisi scienti­ fiche sugli impasti dimostrano che si tratta di vasellame realizzato con argille cretesi che riproducevano forme e motivi decorativi della ceramica cicladica. A partire dall'AM II il quadro incomincia a mutare (cfr. infra, PAR. n).

3.3.

La formazione degli abitati centralizzati (BA Il) L'AM II è il momento di

maggiore articolazione sociale ed economica delle comunità cretesi durante il BA. Il dibattito archeologico riguardante l'A M II è dominato dalla possi­ bile individuazione di forme di organizzazione sociale complessa e di pre­ cursori del modello palaziale a livello architettonico, sociale e ideologico. L'attenzione è stata riservata alla costruzione di edifici con posizione premi88

2.

La formazione delle società com plesse. I l BA

nente nell'abitato e con elementi architettonici (aree lastricate, magazzini) considerati precursori dei futuri edifici palaziali, come la Casa sulla collina a Vasilikì. L'esistenza di leader locali troverebbe la sua maggiore attuazione nella mobilitazione delle risorse di base, nel controllo delle reti di scambio e della manodopera specializzata, nell'accumulo di oggetti di valore e simboli di status (gioielli, pugnali, sigilli) poi deposti nei corredi funerari. Tuttavia, le forme di segmentazione sociale sono assai differenziate sull'isola. Ingredienti fondamentali per comprendere la svolta sociale e politica dei futuri centri palaziali sono la componente simbolica rispetto a quella politicoeconomica e la commensalità. Le analisi sui resti faunistici e l'introduzione di forme ceramiche incentrate sulla distribuzione/ offerta di razioni di cibo e bevande (crateri, calici, ciotole troncoconiche) suggeriscono di vedere in tali occasioni conviviali uno strumento decisivo per rinsaldare gli elementi del corpo sociale e per ricompensare la forza lavoro impiegata per operazioni edilizie di grande impegno. Cnosso e Festòs (e forse anche Mallia), in particolare, in virtù della loro lunga frequentazione, a partire dall'AM II sono poli di aggregazione per le comunità circostanti. Un' organizzazione gerarchica degli insediamenti è presente in diverse aree dell' isola (Messarà, Aghios Farango, Kavousi, Gournià). Nella Creta centrale si rafforza il ruolo degli abitati di antica frequentazione (Cnosso, Festòs) per i quali l'esistenza di nuove strategie sociali è finalizzata al riassetto organizzativo verso un modello protourbano. Per le altre aree la documentazione interessa l'AM IIB e i siti della Creta orientale (Myrtos Phournou Koryphì, Vasilikì). L'organizzazione planimetrica suggerisce una struttura sociale di tipo egalitario, mentre alcune peculiarità architettoniche, come il complesso Casa rossa/Casa ovest a Vasilikì (cfr. infra, PAR. 3.4), e il carattere monumentale di alcuni edifici (Mallia, Palekastro) indicano una crescita di complessità sociale durante l'A M IIB. Nella regione centro-meridionale le ricognizioni archeologiche indicano la crescita di insediamenti e necropoli (cfr. FIG. 9a '11 ) . Il dato insediativo conferma un primo livello di organizzazione gerarchica tra centro dominante, Festòs (per il quale è stata calcolata un'estensione massima di 3>3 ettari), fattorie (concentrate nella zona di Kommòs e nell'Aghios Farango) e villaggi di dimensione variabile. Più a est, tracce di occupazione provengono da Koumasa, Platanos, Koutsokera, Aghia Irini, Aghios Kyrillos, Krotos, mentre la vicina grotta di Miamou, dopo una fase abitativa collocabile nell'A M I, diventa area funeraria. Lungo la costa meridionale sono gli abitati di Lebena e Trypitì. Quest'ultimo, situato sulla sommità di una collina a 8oo metri sul livello del mare per scopi difensivi, era costituito da sette unità domestiche organizzate in maniera asimmetrica ai lati di una strada (cfr. FIG. x6c). Trypitì fu abitato tra l'A M II e il MM IA; una tomba a tholos dell'AM I fu rinvenuta a qualche centinaio di metri a est dell'abitato. Le unità abitative erano costituite da un numero variabile di ambienti, da due a quattro. Il vano principale era 89

La d i mensione com u nitaria

Prospettive regionali

La Messarà

Civiltà dell'Egeo

FIGURA 16 a) Pianta dell'abitato di Myrtos Phournou Koryphì con indicazione del ritrovamento della cosiddetta "dea di Myrtos"; b) pianta dell'abitato di Vasilikì; c) pianta dell'abitato di Trypitì

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90

2.

La formazione delle società complesse. Il BA

dotato di banchina in muratura, armadio a muro e focolare; i vani più piccoli talvolta accessibili dall'alto erano adibiti a immagazzinamento. Ogni unità abitativa era autonoma per la preparazione dei cibi (macine, pestelli, tritura­ tori, asce) e le attività artigianali (lavorazione dell'osso e dell'ossidiana), così come integrate con il territorio, come dimostrano le impronte di sigillo su una cretula di argilla e gli oggetti in rame e argento rinvenuti. Nel cuore della Messarà, il sito di Aghia Triada mostra una crescita sensibile durante l'AM II, come dimostrato dalla costruzione della Tholos A (cfr. FIG. x8b) e di una fattoria poco distante da essa. Tuttavia, è Festòs a rivestire un ruolo dominante nella regione. Le dimensioni del sito sono state stimate in­ torno ai 3 ettari, con una popolazione di circa 1.300 abitanti. Nelle fasi V-VII (corrispondenti al periodo iniziale e finale dell'AM IlA e all'AM IIB) conti­ nuano le opere di terrazzamento, concentrate lungo le pendici occidentali della collina, così come tracce di abitazioni sparse (da ricondurre a fattorie semindipendenti) sono lungo le pendici meridionali, orientali (quartiere di Chalara) e settentrionali (quartiere di Aghia Photinì). Le novità dell'AM n riguardano l' impianto sulle pendi ci occidentali di un quartiere artigianale per la produzione vascolare con frequentazione periodica. Le aree cerimo­ niali collocate sulla sommità della collina sono luoghi di incontro di gruppi di non residenti per la consumazione collettiva di cibi e bevande (attività finalizzate, per esempio, a mobilitare la forza lavoro connessa ad attività ar­ tigianali); inoltre, l'attenzione all'aspetto cerimoniale determina uno slitta­ mento del luogo di residenza sulle p endici della collina e ancora più a valle, in prossimità di terreni coltivabili, come dimostra proprio a partire dall'AM IlA la diffusione nell'area di sepolture collettive in tombe a tholos, il marcatore simbolico attraverso cui le comunità rivendicavano i loro diritti ancestrali sul territorio circostante. Nell'area centro-settentrionale, Cnosso è un abitato di 6,5 ettari, con una po­ polazione di circa :z..6oo abitanti (cfr. FIG. 10 '1!). L'abitazione sopravvissuta nell'area del futuro cortile occidentale ( West Court House) era di notevole importanza durante l'AM IlA, come mostrano le ricche importazioni cerami­ che provenienti dalle Cicladi, un frammento di avorio semilavorato (appar­ tenente a un dente di ippopotamo), oggetti in rame, cretule con impronte di sigillo, figurine e vasi in pietra. Nel corredo ceramico dell'abitazione si sigla il definitivo abbandono della tradizione ceramica neolitica, con l' introduzio­ ne di forme concepite per la consumazione e distribuzione collettiva di be­ vande, come il cratere con versatoio di grandi dimensioni (cfr. FIG. xsb). Da un'altra abitazione collocata nei pressi della futura Royal Road provengono una ciotola in ossidiana importata dall' Egitto e numerose lame di ossidiana provenienti da Melos. Nell 'AM IIB l'intera area del futuro cortile occidentale è organizzata in funzione della costruzione di altri edifici. Una riorganizza­ zione dell'area della collina è ipotizzata, inoltre, sulla base della sistemazione di punti di ingresso da sud, nord e ovest convergenti verso l'area occupata 91

Cnosso e le case nell'area del cortile ovest

Civiltà dell'Egeo

Creta occidentale

Mallia e Creta orientale

oggi dal complesso Centra! Palace Sanctuary!Throne Room a ovest del cortile centrale. n rapporto con il centro costiero di Poros continua ancora durante l'AM IlA, ma si interrompe nel corso dell'AM IIB. L'abitato è un centro per la lavora­ zione dell'ossidiana, del rame e dell'argento e per lo smistamento di pro­ dotti di prestigio verso l'interno: figurine di marmo cicladiche o di imi razio­ ne cicladica (Teke, Archanes), daghe con costolatura centrale in rame (grotta di Pyrgos) e in argento (Archanes). Nella Creta occidentale l'occupazione durante l'AM IIA è documentata pres­ so Stavromenos (vicino Rethymno), Chanià, nella grotta di Platyvola e più a sud a Debla. A ovest di Chanià, l'abitato di Nopighia, nella baia di Kissamos, mostra chiari contatti con la Grecia continentale e le Cidadi attraverso l'iso­ la di Citera. La ceramica dell'AE II rinvenuta presso Kastrì a Citera è del tutto simile a quella di Nopighia. L'insediamento di Kastrì a Citera costituisce la prima "colonia" cretese a Citera, un fatto di assoluta rilevanza considerata la scarsissima circolazione di ceramica dell'AM II nelle Cicladi, al momento documentata solo ad Akrotiri. A Mallia, accanto al futuro centro palaziale, sono da datare a questo periodo la tomba di Krasì (almeno fino all'AM IIA), la frequentazione della grotta di Trapeza e dell'altopiano dei Lasithi. Un'estensione di circa 4 ettari è stata calcolata per il centro di Mallia, con una popolazione di circa x.6oo abitanti, le cui tracce di occupazione, molto disarticolate, provengono dalle aree dei futuri quartieri di età palaziale: Quartier Mu, cripta ipostila, East Magazines, Quartier Delta, Nord-est Abords, Quartier Nu, Sanctuaire aux Cornes. Una traccia inequivocabile di importanza del centro è rappresentata dall'edificio di grandi dimensioni, ma non determinabili, datato all'AM IIB e rinvenuto poco a nord del futuro cortile centrale: era un punto di attrazione per la co­ munità circostante, con uno spazio aperto proprio di fronte a esso. Nell'area del golfo di Mirabello l'occupazione durante l'AM II è significati­ va (con le regioni di Vrokastro e Kavousi) e nei siri di Gournià, Priniatikos Pyrgos, Pseira, Mochlos, Vasilikì e, a sud, quelli di Myrtos Phournou Koryphì e Myrtos Pyrgos nella regione di lerapetra. Il sito di Mochlos, sul versante me­ ridionale di una piccola isola a pochi metri dalla terraferma, conobbe a partire dall'A M II una radicale espansione raggiungendo le dimensioni di o,8 ettari con una popolazione compresa tra i 2.20 e i 330 abitanti. Mentre gran parte delle informazioni del periodo sono consegnate alla vicina necropoli, ben po­ co si è conservato dell'abitato al di sotto delle strutture di epoca successiva. Le ricognizioni di superficie indicano un cambiamento netto del territorio e delle strategie di sussistenza dopo il NF-AM I, con l'aumento di siti lungo la costa e nelle aree vallive interne (da 31 a 92) e di villaggi autosufficienti per cui è stata ipotizzata una popolazione compresa tra i 90 e i 150 abitanti ciascuno. Ancora più a est, infine, sono da menzionare i siti di Petràs, nell'area di Siria, e Palekastro sulla costa orientale. In quest'ultimo sito, si ripresenta un caso 92

2.

La formazione delle società com plesse. I l BA

analogo a quello di Mallia, ancora databile all'AM IIB: tracce di un edificio monumentale di dimensioni non accertabili, infatti, sono state rinvenute nell'area del Block x. 3.4. Gli abitati di Myrtos Phournou Koryphì e Vasilikì I siti Myrtos Phournou

Koryphì e Vasilikì nella Creta orientale offrono la documentazione più esau­ stiva riguardante l'organizzazione degli abitati durante l'A M IIB. A Myrtos l'abitato è impiantato nell'AM IlA, ma pochi ambienti, soprav­ vissuti nella parte centrale, fanno riferimento a questa prima fase (Vani 4751, in grigio nella FIG. 16a). Nell'AM IIB l'abitato si ingrandisce e raggiunge un'estensione di circa o,15 ettari. Tracce forse di un muro di fortificazione e di una torre sono state individuate a nord e a ovest e con due ingressi a sud (dotato di una rampa) e a ovest. Il nuovo abitato contava circa 6s ambienti di forma quadrangolare irregolare e organizzati secondo unità domestiche di dimensione variabile e con diverso orientamento. I pavimenti erano in ter­ ra battuta e alcuni ambienti riportavano ancora pareti stuccate in bianco e rosso. Il soffitto era piatto, con coperture piane realizzate da incannucciati intonacati. Le abitazioni non avevano un piano superiore. Non è chiara la funzione dell'area centrale, apparentemente non costruita e interpretata dal suo scavatore come area aperta e luogo di incontro. Un edificio di particolare rilevanza a sud-ovest (Vani 86-92.) comprende una serie di ambienti adibiti alla preparazione di cibi con funzione d'offerta nei Vani 91 (con banchina) e 92. (con altare). Il Vano 89, con banchine e stru­ menti per la preparazione e conservazione di cibi, conservava - caso unico al momento a Creta - un teschio umano appartenuto a una sepoltura fem­ minile, rimosso e conservato in un contesto non funerario. All' interno del vicino Vano 92., infine, fu rinvenuta la cosiddetta dea di Myrtos, una statua rhytoide in terracotta, realizzata nello stile ceramico di Aghios Onuphrios, alta 2.1,5 centimetri e riproducente una figura femminile stilizzata con seni in evidenza, in atto di reggere una brocca; quest'ultima è dotata di un foro per l'inserimento di liquidi all'interno (cfr. FIG. 1 6a ) . Durante l'AM IIB Myrtos contava 100-12.0 abitanti; il complesso abitativo rispondeva a esigenze di natura comunitaria controllato da un'autorità cen­ trale che avrebbe coordinato le diverse attività (di culto, di stoccaggio e di produzione) identificate in vari punti dell'abitato. Una diversa interpreta­ zione del sito ricostruisce una struttura sociale rappresentata da unità do­ mestiche multifunzionali e interdipendenti. Ogni unità sarebbe autosuffi­ ciente e composta da nuclei familiari di s-6 membri. La natura collettiva e corporativa dei gruppi rappresentati dalle singole unità domestiche si esplica anche attraverso il culto degli antenati (venerazione di teschi all'interno di strutture abitative) e la sua associazione con la sfera religiosa (si pensi alla dea di Myrtos). Nella sua fase finale, prima della distruzione, Myrtos avrebbe quindi avuto un'estensione e organizzazione paragonabile a quella dei vil93

I l complesso sud-ovest e il santuario domestico

l nterpretazion i

possi bili

Civi ltà dell'Egeo

Le Case di Vasilikì

Trasformazioni economiche e sociali

Il ruolo delle Cicladi

laggi cicladici dell'Ac n. Il sito fu distrutto da un violento incendio alla fine dell'AM IIB e non più rioccupato. Una caratterizzazione analoga ha il sito di Vasilikì (cfr. FIG. 16b). Anche il primo impianto di Vasilikì può essere datato all'AM IIA e anche in questo caso solo nell'AM IIB il sito si ingrandisce, fino a contare diverse unità do­ mestiche di costruzione e dimensione superiori a quelle di Myrtos. L'edifi­ cio isolato sulla sommità della collina, ribattezzato come Casa sulla collina, fu in origine interpretato come abitazione di un capo e anche l'evidenza di Vasilikì fu letta come una manifestazione incipiente del fenomeno palaziale. Gli scavi successivi chiarirono come questo edificio non era isolato. Furono portate alla luce altre unità domestiche di pari importanza alla precedente. Alla prima fase della storia del sito (AM IIA) appartengono gli edifici del settore nord e quelle rinvenute al di sotto della futura Casa rossa nella parte meridionale. Nell'AM IIB, la parte meridionale fu riedificata e furono co­ struite due nuove unità domestiche: la più antica è la Casa rossa; nella fase matura e finale dell'AM IIB fu costruita una seconda struttura che si poneva come prolungamento della precedente, la Casa ovest, utilizzata in partico­ lare per lo stoccaggio e per la tessitura. A ovest delle due case era un' area aperta e lastricata. L'architettura di questi due complessi si distingue per le dimensioni, la complessa organizzazione planimetrica e la sofisticata tecnica costruttiva: si pensi all'uso di grosse travi per la preparazione dei solai e di raffinati strati di intonaco rosso (da cui il nome di una delle due abitazioni), non presenti nelle Cicladi o in Grecia in questo periodo. Per il piano su­ periore, invece, è documentato l'uso del mattone di fango; i soffitti, come per Myrtos, erano piani e realizzati con travi di legno sovrastate da canne e fango. Il sito fu distrutto alla fine dell'AM IIB e rioccupato solo parzialmente nell'AM III e nel MM I.

3-5. Forme di sussistenza, produzione e scambi Durante l'AM n, per la prima volta la produzione agricola, l'allevamento e la pastorizia, così come l'acqui­ sizione di materie prime a livello regionale ed extraregionale, la specializza­ zione artigianale, la produzione e la mobilitazione di varie risorse agricole di carattere primario e secondario richiesero una gestione centralizzata su base regionale. A livello locale l 'agricoltura intensiva è il modello di sussistenza prevalente, ma non spiega la trama di contatti regionali ed extraregionali che caratterizza l'AM II. L'artigianato della ceramica, dei metalli, della pietra e dell'avorio raggiunse un alto livello di specializzazione. La circolazione di questi prodotti in conte­ sti abitativi e funerari riflette tanto l' intensificazione dei rapporti a11 ' interno dell' isola quanto di quelli con l'esterno e le Cidadi in particolare. I contatti con le Cicladi si interrompono nell'AM IIB. Il cambiamento coin­ cide con le trasformazioni culturali intervenute nella fase matura dell'AE Il (cultura di Lefkandì I) e dell'Ac II (cultura di Kastrì) e l' introduzione di 94

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

forme ceramiche di ispirazione anatolica, peraltro non documentate a Creta. Al contrario, ceramica minoica della classe Vasilikì è documentata solo ad Akrotiri (Thera). Si conferma, dunque, nell'A M II l' importanza della rotta che dalle Cicladi muoveva verso Creta, con il ruolo svolto ancora una volta da centri costieri come Poros e come terminali per l'arrivo di materie prime (marmo, ossidiana, rame, argento, piombo, smeriglio) e centri di smistamen­ to per la regione centrale di Creta e l'area del golfo di Mirabello. La diffu­ sione in questo periodo di modellini di terracotta di imbarcazioni, come quelli di Palekastro e Mochlos, pone l'accento sul ruolo strategico della navi­ gazione per alcuni centri della costa nord dell'isola. Similmente, altri centri svolgevano funzione di smistamento in altre aree dell' isola. La concentrazione di oggetti di marmo e metallo nella necropoli di Archanes Phournì (cfr. FIG. ua '1l) - in particolare, dalla tholos Gamma, 96 dei 175 oggetti del corredo funerario sono di origine cicladica e comprendono figurine in marmo, daghe in rame con costolatura centrale, gioielli in oro e ossidiana (cfr. FIG. ub: 1-3 '1l) - spinge a interpretare Archanes come un sito con accesso preferenziale ai contatti a lunga distanza e determinante nello smistamento di prodotti cicladici verso sud: figurine in marmo di tipo cicladico sono infatti documentate nella Messarà (Aghia Triada e Koumasa). A Cnosso, a differenza dell'AM I, sono documentate diverse importazioni cicladiche da Aghia Irini e Phylakopì associabili alla fase Keros-Siros, consi­ stenti in giare da trasporto e, in misura minore, salsiere. A Poros le ceramiche cicladiche non sono più realizzate con argille cretesi ma importate. A un certo momento, durante l'AM IlA, i cimiteri di Gournes e Aghia Photià sono abbandonati. L'interruzione delle importazioni dopo l'AM IlA è singolare, soprattutto se confrontata con il continuo afflusso di ossi diana da Melos a Cnosso e a Poros. Questa circostanza va inquadrata in una congiuntura più ampia nella quale rientrano nella seconda parte del BA II i cambiamenti sociali connessi all'arrivo di gruppi dall'Anatolia (cfr. infra, PAR. 4). Creta peraltro ridefinisce i contatti extrainsulari attivando altri network. A ovest di Chanià, l'abitato di Nopighia è interessato da importazioni ceramiche dalla Grecia e dalle Cicladi occidentali, già a partire dall'AM IlA. L'isola di Citera, infatti, ricopre un ruolo cruciale di collegamento tra Creta e il continente greco e la frequentazione cretese a Citera si intensifica nel corso dell'AM IIB, con la fondazione dell'abitato di Kastrì. Sul versante orientale della costa cretese Mochlos accresce il suo prestigio internazionale e conosce un processo di stratificazione sociale inedito, come dimostrano i corredi del settore occidentale della necropoli (Tombe I-III, IV-VI). Da una delle abitazioni, conservata sotto l' Edificio B2, proviene il più grande deposito di nuclei di ossidiana ( 251) rinvenuto a Creta. Similmente, dalla necropoli proviene il più vasto complesso di vasi in pietra e di oggetti in oro (circa il 4o% del totale per l'intero AM a Creta) del periodo : tra questi 95

Centri di smista mento

Cambiamenti nell'A M I lA

Il ruolo di Mochlos

Civiltà dell'Egeo

Un artigianato specializzato

Centri di produzione

La cera mica

dell'A M I l

un diadema realizzato con la tecnica a sbalzo e decorato con figure di cani, simile ad alcuni prodotti cicladici (cfr. FIG. nb: s '11 ) . Ancora gli oggetti in argento e bronzo, così come quelli in faience, avorio, corniola e calcedonio testimoniano una rete di contatti comprendente le Cicladi, l'Attica, l'Egitto e il Vicino Oriente. Si intensifica la produzione e circolazione di oggetti in bronzo, argento e piombo. Le analisi chimiche dimostrano una provenienza varia delle materie prime: il rame dalle Cicladi (Kithnos), dall'Attica (Laurion), ma anche da Creta ( Chrisostomos nella Messarà meridionale e Sklavopoulou nella Cre­ ta occidentale); l'argento dalle Cicladi (Sifnos) e dell'Attica (Laurion) ; da quest'ultima regione proviene anche il piombo. Infine, la presenza di stagno in alcune leghe del rame autorizza a vedere nell'Anatolia e nella Troade le aree di provenienza. Tra gli oggetti in bronzo (ancora una lega di rame ar­ senicato) sono diffuse a Creta le daghe lunghe con costolatura centrale e i pugnali a lama triangolare; alcuni, di pregio, con impugnatura ricoperta in oro (cfr. FIG. nb: 6 '11 ) . Circa il 9o% di questi oggetti è stato rinvenuto nelle tombe a tholos della Messarà (Platanos, Kournasa, Aghia Triada, Kalathianà, Maratokephalo, Portì). La funzione dei pugnali in bronzo è dibattuta. Escludendo che siano armi da combattimento (per le ridotte dimensioni e la sottigliezza della lama), potrebbe trattarsi di oggetti utilizzati in lavori quo­ tidiani per scorticare e tagliare, o attività per le quali contesti sociali come quello della caccia non sono da escludere. La documentazione funeraria dei pugnali spinge comunque a vedere in essi un marcatore sociale e ideologico associabile alle sepolture maschili. Il volume del materiale ceramico rinvenuto in alcuni siti, le diversità stili­ stiche nella realizzazione del vasellame e ancora lo scambio extraregionale in cui tali produzioni erano coinvolte, testimoniano un'economia di scala e complessità tali da richiedere un controllo a livello regionale. Il perfeziona­ mento tecnologico raggiunto nella produzione ceramica generò in molti casi fenomeni di mobilità degli artigiani vasai. Gran parte delle produzioni ce­ ramiche dell'AM IIA di Cnosso è proveniente, infatti, dalla Messarà. Più del­ la metà della ceramica rinvenuta nell'abitato di Myrtos Phournou Koryphì, lungo la costa sud-orientale, durante l'AM IIB è importata dall'area del golfo di Mirabello. Sempre nell'AM IIB, la ceramica di Vasilikì è documentata nella Creta orientale ed esportata in quella centrale. Nelle produzioni ceramiche dell'A M II tramonta definitivamente la tradizion e neolitica; inoltre, s i osserva un processo d i formalizzazione d i set per ban­ chetto e pratiche di consumazione collettiva di cibi e bevande (cfr. FIG. 15b). Si diffonde la brocchetta a corpo globulare come principale vaso potorio; la ciotola/teiera con sgrondo per la prima volta svolge le funzioni tipiche del fu­ turo cratere per la mescita e distribuzione di liquidi; si producono in numero elevato le due forme legate al bere: il bicchiere su base ad anello (jòotedgobletl egg cup) e la ciotola troncoconica o emisferica (skouteli; cfr. infra, PAR. 3.6). 96

2.

La formazione delle società com plesse. Il BA

Alcune classi ceramiche dell'AM I continuano nel corso dell'AM II: la cera­ mica di Pyrgos è documentata ancora nell'AM IIA ma non nell'AM IIB; la ceramica di Aghios Onuphrios rimane diffusa nella Creta centrale e orienta­ le. Una serie distinta di produzioni ceramiche caratterizza, invece, la regione centro-meridionale e la Messarà in particolare, con le classi a vernice mano­ croma rossa o marrone con superfici levigate (Red!Brown Burnished �re) per lo più comprendenti forme da mensa (piatti, ciotole, goblets). Sempre da questa regione si distingue la Fine Burnished Grey �re, raramente esportata anche a nord e a est dell'isola, ma non documentata più nell'AM IIB. Tipiche di questa classe molto fine sono le pissidi di forma cilindrica o globulare con una decorazione realizzata per mezzo di incisioni o a stampo. Nelle regioni centro-occidentali è comune, invece, una ceramica monocroma cangiante dal nero al rosso (Red to Black Slipped �re) anche in questo caso tipica delle forme da mensa. Nel corso dell'A M IIB le ceramiche monocrome e di Aghios Onuphrios sono popolari in tutta l'isola, ma una nuova classe si affaccia sull'orizzonte: la ce­ ramica di Vasilikì (o Mottled �re; cfr. FIG. 9b -"èl). Era realizzata con argille depurate ricoperte da una vernice cangiante dal rosso al marrone ma che per mezzo di particolari accorgimenti di cottura presentava vistose chiazzature sulla superficie. Assai comuni in questa classe sono ciotole, piatti, calici e te­ iere con becco allungato. Forme di scambio regionale sono ravvisabili anche per l 'artigianato dei vasi in pietra, a partire dall'AM IIA di produzione locale (cfr. FIG. 17 ) . Le ciotole e le pissidi cilindriche o biconiche in clorite, decorate con motivi a triangoli e spirali incise sono diffuse sull' isola, principalmente nelle tombe a tholos della Messarà (Aghia Triada, Platanos, Koumasa, Lebena, Aghia Kyriakì), il cui comprensorio degli Asterousia per i numerosi depositi di clorite è l'area di produzione. Alcuni prodotti sono imitazione di prototipi egiziani dell'Antico Regno (cfr. FIG. 17c). La tecnica a incisione e i motivi decorativi manifestano in altri casi elementi di contatto con la Fine Burnished Grey l#lre e con i sigilli in osso di questo periodo, a dimostrazione di un'elevata interferenza tra diverse sfere artigianali. Nell'AM IIB, accanto al polo della Messarà, la maggioranza dei vasi in pietra (per lo più in steatite e clorite di forma miniaturizzata) proviene dalle tombe di Mochlos, con alcuni pregiati reperti (cfr. FIG. 17b) Un aspetto dibattuto è quello del valore amministrativo dei sigilli. A partire dall'AM n è diffuso nell' isola l'uso dei sigilli in osso e in pietra tenera, in misura minore in avorio (cfr. FIG. 12a -"èl). Rispetto ai periodi successivi, il numero dei sigilli dell'A M n ammonta a qualche decina, rinvenuti in contesti funerari nella Messarà, con l'eccezione di Myrtos Phournou Koryphì. Realizzati in forme diverse (conica, piramidale, a disco, ad anello, zoomorfa; cfr. FIG. 12b -"èl) e con un numero ridotto di motivi decorativi (linee incrociate, croci, chevrons), questi oggetti ricoprono la doppia natura

Vasi in pietra

.

97

Circolazione dei sigilli

Civiltà dell'Egeo FIGURA 17 a) Distribuzione dei vasi in pietra in clorite durante l'AM Il; b) coperchio in clorite da Mochlos; c) vasi in pietra dell'AM 11-111 (riga superiore) a imitazione di prototipi egiziani (riga inferiore) compresi tra la V e la Xli dinastia N

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