La filosofia nel XVII e nel XVIII secolo 8865427310, 9788865427316

All’interno della vasta produzione del filosofo tedesco Ernst Cassirer la monografia "Die Philosophie im XVII. und

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La filosofia nel XVII e nel XVIII secolo
 8865427310, 9788865427316

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ERNST CASS IRER

LA FILOSOFIA NEL XVII E NEL XVIII SECOLO Introduzione e traduzione a cura di Giacoxno Borbone

La scuola di Pi tagora editrice

INDICE

Filosofia e critica bibliografica in Emst Cassirer di Giacomo Borbone

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Breve nota editoriale

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LA FILOSOFIA NEL XVII E NEL XVIII SECOLO (1939)

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I. Il. III. IV. V.

Descartes Malebranche Leibniz e Newton La filosofia inglese La filosofia francese del XVIII secolo

Indice dei nomi

29 97 105 111 129

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F'"ilosofia e critica bibliografica in Ernst Cassirer di Giacomo Borbone

1. Cassirer in Svezia

All'interno della vasta produzione del filosofo tedesco Emst Cassirer la monografia Die Philosophie im XVII. undXVIII. ]ahrhundert occupa di certo una posizione unica. E in effetti, a differenza di quanto il titolo sembrerebbe invece suggerire, non ci troviamo al cospetto di un articolato affresco storico-teorico al quale i lettori di Cassirer sono in genere abituati. D'altra parte, uno dei tratti peculiari del suo Denkstil consiste nel saper coniugare, in maniera certamente assai efficace ed originale, problematiche storiche e teoriche, di cui la monumentale e magistrale opera in quattro volumi Das Erkenntnisproblem costituisce un esempio insuperato. Il lavoro che qui presentiamo, invece, si caratterizza per essere una rassegna critica della principale produzione saggistica e monografica concernente la filosofia francese ed inglese nel XVII e nel XVIII secolo prodotta tra il 1936 ed il 1938 -anche se Cassirer non manca di menzionare lavori meno recenti. Qyesto saggio di critica bibliografica è s~to pubblicato da Cassirer nel 1939 per i tipi della Hermann et C. Editeur, Paris (Philosophie. Chronique annuelle, vol. 5/Actualités scientifiques et industrielles, voL 841). Esso appartiene pertanto al cosiddetto "periodo svedese" della carriera accademica di Cassirer1; una fase Su questi aspetti cfr. J. Hansson-S. Nordin, Emst Cassirtr: 'Iht Swedish Yean, Peter Lang, Bern et al., 2006. 1

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certamente felice sotto il profilo scientifico, anche se non può dirsi lo stesso dal punto di vista strettamente personale. Com'è noto, prima di raggiungere definitivamente gli Stati Uniti - dove ebbe modo di insegnare a Yaie prima e alla Columbia Universitypoi, fino alla sua morte avvenuta il 13 aprile del 1945Cassirer aveva soggiornato per quasi sei anni presso l'Università di Goteborg (1935-1941). Dopo la nomina di Hitler a Cancelliere (30 gennaio 1933) Cassirer - in quanto ebreo - aveva ben compreso la gravità della situazione. Le sue preoccupazioni erano più che giustificate, essendo il regime nazional-socialista un mostruoso ed inaudito apparato burocratico-militare teso a spazzar via ogni più piccolo rigurgito di libertà e filantropia. A sottolineare la lungimiranza di Cassirer riportiamo il seguente fatto: il 5 aprile del 1933 il Nostro si dimette da rettore dell'Università di Amburgo e soltanto due giorni dopo il governo nazista emana la cosiddetta Gesetz zur Wiederherstellung des Berufibeamtentums, ossia la "Legge sul servizio professionale statale", che escludeva ebrei ed oppositori politici da tutte le cariche pubbliche. La situazione per l'intera famiglia Cassirer era oramai diventata disperata non soltanto sul piano personale, ma anche su quello morale, come si evince da queste eloquenti parole vergate da Emst in una lettera indirizzata alla moglie Toni: «Gli uomini del nostro genere, in Germania, non hanno più nulla da cercare e da sperare»2• Per tal motivo - dopo alcune brevi soste a Zurigo, Vienna e Berlino - Cassirer e la sua famiglia si recano ad Oxford, dove il filosofo inizia ad insegnare storia della filosofia all'All Souls College in qualità di "visiting professor" dal settembre del 1933 al giugno del 1934, continuando successivamente fino alla primavera del 1935. Nello stesso anno Cassirer ottiene un incarico come professore di filosofia teoretica presso l'Università di Goteborg, grazie soprattutto all'interessamento di Malte Jacobsson, all'epoca professore 1

«Menschen unseres Schlages haben in Deutschland nichts mehr zu suchen und nichts mehr zu hoffen•: in T. Cassirer, Mein Leben mii Emrl Cauirer, Meiner Yerlag, Hamburg, 2003, p. 194.

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di filosofia presso la medesima urùversità e che aveva avuto modo di subire il fascino delle lezioni di Cassirer nel 1909 a Berlino3 • La figura di Malte Jacobsson è di centrale importanza per quel che concerne questa fase della vicenda personale ed intellettuale del filosofo delle forme simboliche 4. Difatti Jacobsson per ben due volte aveva avuto modo di invitare Cassirer in Svezia - rispettivamente nel 1927 e nel 1929 - ma soltanto nel 1935 riesce a convincere il Nostro ad accettare l'incarico, soprattutto grazie anche al posto lasciato vacante dallo stesso Jacobsson. È così che per Cassirer si prospetta una nuova avventura personale ed intellettuale, suggellata da una produzione estremamente prolifica non soltanto sul piano meramente accademico (tenne infatti leziorù e seminari nelle città di Uppsala, Lund e Stoccolma) ma anche su quello scientifico. Fu in quel tomo di anni che il filosofo ebbe modo di dare alle stampe diversi saggi e articoli, molti dei quali apparsi sulle più importanti riviste svedesi dell'epoca come "Lychnos", "'Iheoria" e "Goteborg Kungl. Vetenskaps-och Vitterhets-Samhiilles Handlingar". Tra i saggi sono degrù di menzione lnhalt und Umfang des Begriffi. Bemerk.ungen zu Konrad Marc-Wogau.s gleichnamiger Scbri.ft (1936), Ober Bedeutung und Abfassungszeit von Descartes' "Recherche de la Vérité par la lumière nature/le" (1938), Naturalistische und humanistische Begriindung der Kulturphilosophie (1939), Mathematische Mystik und mathematische Naturwissenscha.ft (1940), Logos, Dik.e und Kosmos in der Entwick.lung der griechischen Philosophie (1941) e così via. Cfr. H. Paet'.rold, Emst Cassirer- Vim Marburg nath New York, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 1995, p. 153. • Significative, a tal proposito, queste parole di Toni Cassirer nella biografia dedicata al marito: .Malte Jacobsson ist gewiB ebensowenig ein Engel, wie die meisten Menschen es sind. Aber es gibt im Leben eines jeden von uns Augenblicke, in denen cin Mensch di, &Ile tines Engtls iibernimmt (Malte Jacobsson non è di certo un angelo, come non lo è la maggior parte degli uomini. Ma nella vita ognuno di noi sperimenta momenti in cui una persona assume il ruolo di un angelo)•, T. Cassirer, Mein Lebm mit Emst Cassirer, cit., p. 232. Corsivo nostro. 3

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Rilevante anche la sua produzione monografica della quale - oltre a Die Philosqphie im 1Z und18. Jahrhundert (1939) - si segnalano: Determinismus undlndeterminismusin der modernen Physik (1937), Descartes. Lehre-Persiinlichkeit-Wirkung (1939), Axel Hagerstriim. Eine Studie zur schwedischen Philosophie der Gegenwart (1939), Torilds Stel/ungin der Geistesgeschichtedes achtzehnten]ahrhunderts (1941) e Zur Logik der Kulturwissenschaften (1942)5 •

2. 1937: sotto il segno di Descartes

Come già accennato Cassirer, in questo suo lavoro di critica bibliografica, si propone di analizzare criticamente - e finanche con una certa vis polemica - la più rilevante letteratura prodotta in merito alla filosofia del XVII e del XVIII secolo. Benché la gamma di autori presi in considerazione copra un asse che spazia dalla filosofia francese fino a quella inglese, egli rileva innanzitutto come il 1937 sia da considerarsi come l'anno che sta sotto il segno di Descartes. Il motivo principale di una siffatta Descartes-Renaissance va individuato in una circostanza ben precisa: il trecentesimo anniversario del Discours de la méthode (1637-1937), che spinse gran parte dei maggiori studiosi e pensatori dell'epoca a ripensare, criticamente, non soltanto la sua imperitura fortuna e quindi l'impatto da esso esercitato sulla filosofia moderna, ma anche gli elementi ancora vivi e fecondi dell'approccio cartesiano ivi contenuto. Nonostante le diverse critiche mosse al pensiero di Descartes, il Nostro ritiene il nocciolo della sua filosofia talmente s Tutti gli scritti su menzionati sono contenuti nelle Gesammtlte Werh, pubblicate in 25 volumi (con in aggiunta un Regùterban,/) dalla casa editrice Meiner Verlag di Hamburg. Per una bibliografia degli scritti di Cassirer rimand.iamo il lettore a G. Raio, Introduzione a Cassirer, Latera, Bari, 2002, pp. 214-221. Ricordiamo inoltre ai lettori la oramai quasi conclusa edizione degli scritti postumi di Cassirer: cfr. Emst CassirerNachgelassene Manuskripte undTexte, 18voll., McinerVerlag, Hamburg, 1995-2020.

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incisivo e presente nel pensiero contemporaneo da rendere quasi impossibile una sua più serena valutazione in termini meramente storiografici. In buona sostanza, il pensiero di Descartes non è ancora divenuto storico, se con tale aggettivo si lascia intendere la possibilità di analizzare un autore sine ira et studio. E in effetti, come scrive Cassirer nelle prime pagine della sua Philosophie im XVII. und XVIII.Jahrhundert, «la dottrina di Descartes non si è ancora spostata cosi lontano da poterne ricavare soltanto un interesse colto e in un certo senso "antiquario". La percepiamo come una forza viva, ancora immediatamente presente» (cfr. ir!fra, p. 29). Descartes viene di solito considerato come il fondatore della filosofia moderna per il fatto di aver rotto i ponticon quella lunga tradizione riconducibile, sostanzialmente, alla Scolastica. Di quest'ultima il pensatore francese rigetta tanto il metodo quanto i contenuti filosofici, spazzando via con un colpo di spugna tutta la sua impalcatura teologica, come anche l'intera base sillogistica di marca aristotelica che ne sosteneva il peso. Nelle sue Lezioni sulla storia dellafilosofia Hegel colse con impareggiabile chiarezza, sia pur in poche righe, il senso della svolta cartesiana: «René Descartes è l'iniziatore della filosofia moderna in quanto essa erige il pensare a principio; il pensare per sé differisce dalla teologia filosofica che viene messa fuori gioco; si tratta d'un terreno completamente nuovo» 6• Benché il merito principale di Descartes venga sempre ricondotto alla rimozione del dominio della Scolastica, tuttavia nella principale letteratura sul tema Cassirer rileva, con una certa soddisfazione, l'ampio spettro di tematiche dedicate al pensatore francese. Il filosofo menziona in primo luogo il fascicolo monografico della Rivista di Filosofia Neo-Scolastica i cui contributi - per la maggior parte di impostazione tomistica - affrontano non soltanto i più noti problemi relativi alla filosofia di Descartes, ma anche questioni storiografiche originali, come anche quasi tutte le implicazioni filosofiche, teologiche, psicologiche e fisiche dell'autore • G. W. F. Hegel, La;ioni sulla storia tkllajilosefia, a cura di R. Bordoli, Later-a, Roma-Bari, 2009, p. 470.

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del Discours. E in effetti questo fascicolo mostra una ricchezza di contenuti non indifferente, che lo rende oggetto di apprezzamento da parte di Cassirer. Pierre Mesnard affronta infatti il problema delle dimostrazioni cartesiane di Dio,Joseph Geyser il problema dell'anima, Bemhard Jansen la dottrina del metodo. Romano Amerio, nel suo Arbitrarismo divino, libertà umana e implicanze teologiche nella dottrina di Cartesio, indaga invece i rapporti tra Descartes e la scolastica. Rudolf Allers, Joseph Bernhart e Alois Mager affrontano le questioni psicologiche ed antropologiche presenti in Descartes, Ludovico de Simone e Edgar de Bruyne quelle morali e André-Marie Dubarle, Raimondo Puigrefagut e J. Sirven le questioni fisiche e matematiche. Degni di nota sono inoltre i contributi che affrontano la posizione storica e l'impatto del cartesianesimo; ci riferiamo ai lavori di Endre von lvanka, di Rotta, di Charles Boyer, di Umberto Padovani. Rilevanti anche i contributi incentrati su questioni più circoscritte relative al pensiero di Descartes, come quello sui rapporti tra Descartes e Antoine Arnauld scritto da Augusto Del Noce, il saggio di Dal Verme sui rapporto tra Descartes e Hume. Cassirercita inoltre gli originali lavori di J. M. Caballeria, Jaime Pujiula e Paolo Rossi, nei quali viene esaminata l'in.8.uenza dei principi di Descartes sul pensiero fisico e biologico contemporaneo. Degno di menzione è inoltre il saggio sui rapporti tra fenomenologia husserliana e princìpi cartesiani scritto da Sofia Vanni Rovighi. Cassirer cita inoltre un'altra importante opera commemorativa dedicata al trecentesimo anniversario del Discours, intitolato Descartes. Homenaje en el tercer centenario del "Discurso del metodo~ composta da tre grossi volumi e pubblicata dalla Università di Buenos Aires. Se il monografico della Rivista di FilosefìaNeo-Scolastica prendeva in considerazione quasi tutti gli aspetti del sistema cartesiano, questi tre volumi lo affrontano invece a 360 gradi. Ma non è soltanto questo il motivo del sincero apprezzamento da parte di Cassirer per questa meritoria e monumentale impresa editoriale, che consiste infatti nell'aver proiettato il pensiero di Descartes non tanto verso il passato - come avviene nella

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Rivista di Filosofia Neo-Scolastica caratterizzata da un marcato taglio storiografico - quanto invece verso il futuro. È soprattutto all'ambito scientifico che vengono dedicati gli sforzi maggiori, per cui il lettore si trova di fronte alla possibilità di osservare da diverse angolazioni la figura del pensatore francese: abbiamo così un Descartes anatomista, fisiologo, biologo, psicologo e medico - anche se Cassirer, in merito al contenuto di questi tre grossi volumi, rileva con un certo rammarico l'assenza di una approfondita analisi delle questioni matematiche che, a suo dire, vengono trattate soltanto occasionalmente. Estremamente critiche sono invece le riflessioni cassireriane sulla monografia di Karl Jaspers dal titolo Descartes und die Philosophie. In quest'opera Jaspers osserva come il tentativo cartesiano di cogliere l'Essere fallisca il suo scopo proprio per via del dualismo presupposto dal filosofo francese. Senza alcun dubbio, rileva Jaspers, Descartes ha indirizzato i suoi sforzi all'Essere ma, alla fine del suo percorso, egli giunge in verità ad una perdita dell'Essere stesso, giacché la ragione di Descartes non poggia i piedi sulla Wirklichkeit, ma astrae da essa isolandosi in maniera alquanto artificiosa. Ciò, a detta di Jaspers, si verifica giacché lo spirito che permea l'intera filosofia di Descartes è quello della scienza moderna, un regno di pure astrazioni matematiche in stridente contrasto con le premesse fondamentali della Existenzphilosophie del filosofo di Oldenburg. Qiiesta forma di reductio, ossia la filosofia ridotta a scienza matematizzante, determina per Jaspers quella che Heidegger-con argomentazioni non molto distanti - avrebbe definito Seinsvergessenheit, oblio dell'Essere7, che nella prospettiva tanto di Heidegger quanto di Jaspers non si lascia

Scrive Heidegger nel § 6 di Stin umi Zeit: « Eingangs (§ 1) wurde ge-.reigt, daB die Frage nach dem Sinn des Seins nicht nur uncrlcdigt, nicht nur nicht zureichend gestellt, sondern bei allem Interesse fùr "Metaphysik" in Vergtssenheit gekommen is!lo, M. Heidegger, Sein und Zeit, in Id., Gesam/ausgabe, I. Abteilung: verojfenticht Sc/,ri.ften 1914-1970), Band 2, Sein und Zeit, Vittorio Klostc rmann, Frankfurta.M., 1977,p. 29. Corsivo nostro. 7

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ridurre ad ente manipolabile e, soprattutto, misurabile. Verrebbe quasi da dire che Descartes, con il suo cogito, altro non fa se non abbandonare la via della verità che la Dea rivela a Parmenide e che si condensa nell'affermazione secondo cui "la stessa cosa è pensare ed essere". In buona sostanza, per Jaspers si viene a determinare una sorta di alterità tra res cogitans e res extensa che annulla quella che invece dovrebbe essere la loro originaria coappartenenza. Ma Cassirer, pur non negando una certa sistematicità di fondo alla monografia di Jaspers, respinge con forza tutte queste critiche. Se per "Essere" intendiamo !'"Intero" o "Totalità" [Das Ganze] allora, secondo Jaspers, a Descartes sfugge proprio quella totalità alla quale egli comunque anela, se non altro perché la verità viene ridotta a chiarezza ed evidenza matematica. Ma per Cassirer un simile approccio indica il voler giudicare un sistema con criteri che non sono i suoi e che, pertanto, non solo non tengono conto del movimento dei pensieri di Descartes e del loro reciproco concatenarsi ed emergere gli uni dagli altri, ma stravolgono del tutto anche il suo stesso stile di pensiero [Denkstil]. Non meno veemente è la critica cassireriana ad un altro aspetto della interpretazione diJaspers e che, nello specifico, concerne il "carattere" di Descartes. In linea con le sue precedenti riflessioni, J aspers rimprovera a Descartes una certa riluttanza verso la vita concreta, verso la Lebenswelt di marca husserliana. Ma considerando non soltanto la letteratura biografica dedicata a Descartes, ma anche il ponderoso carteggio cartesiano, si avverte piuttosto l'impressione opposta. Descartes non era affatto lontano o insensibile alla "vita vissuta", anzi egli voleva afferrare l'unità concreta della sua esistenza; ma questa unità egli intendeva coglierla distinguendo il vero dal falso. O!iello che per Jaspers era un limite - nota Cassirer - per Descartes era invece un compito volto ad una migliore comprensione della propria esistenza. Cassirer non manca di menzionare anche un testo alquanto singolare, ossia Anti-Cartesianismus. Deutsche Philosophie im Widerstand di Franz Bohm, un filosofo nazional-socialista che imputava alcartesianesimo e alla sua attitudine calcolante il vela-

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mento della realtà effettuale, di quella Wirklichkeit che solo nella costituzione politico-nazionale trova il suo elemento costitutivo. A suo dire, sarebbe stata proprio la rivoluzione nazional-socialista a liberare il popolo dalle strette maglie di un siffatto cartesianesimo, espressione di una razionalitàde-effettualizzante [entwirklichenden Rationalitat]. Certo non vale la pena spendere ulteriori parole su un testo privo di qualsiasi interesse e spessore filosofico, ma Cassirer non si esime dal trattarlo per non tradire lo scopo della sua monografia, ossia fornire una rassegna quanto più completa e aggiornata della letteratura su Descartes e il cartesianesimo. Inoltre, con una punta di rammarico, egli afferma che il testo di Bohm «è un'espressione troppo tipica del suo tempo per poterla semplicemente mettere da parte» (cfr. in.fra, p. 57). In questo frangente non meno importante si rivela il problema della libertà, del tutto assente invece nella riflessione Bohm. Tra i contributi più importanti su questo tema Cassirer cita il lavoro La liberti se/on Descartes di Jean Laporte - in cui la libertà viene considerata come l'anima stessa del cartesianesimo - ed un testo di Dilthey del 1914, laddove Descartes viene visto come l'incarnazione stessa dell'autonomia dello spirito. Nel secondo paragrafo dedicato alle interpretazioni generali della dottrina di Descartes, Cassirer menziona - tra i tanti lavori pubblicati - due importanti volumi che, a nostro parere, ben confutano le tesi avanzate da Jaspers nel suo Descartes und die Philosophie: si tratta di RenéDescartes di Léon Brunschvicg e del ponderoso volume Lafilosefìa di Descartes di Francesco Olgiati. E in effetti, Brunschvicg mostra la reale unità tra logica ed etica in Descartes, mentre Olgiati rileva non soltanto un marcato antisostanzialismo in Descartes che ne sancisce il definitivo distacco dalla Scolastica, ma anche il fondamentale concetto di conoscenza che lo distanzia nettamente da una mera teoria del rispecchiamento che Jaspers - e con lui Heidegger - hanno in genere attribuito alla teoria della conoscenza. Il terzo paragrafo del capitolo dedicato a Descartes si chiude con una rassegna delle principali pubblicazioni dedicate all'articolazione e struttura del

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sistema cartesiano, che il Nostro suddivide in geometria, fisica, logica, metafisica ed etica. Interessante è la rivalutazione dell'opera di Malebranche, in particolar modo la sua analisi dell'idea di infinito [die Idee des Unendlichen], con la quale egli supera, in maniera feconda, quanto contenuto nel detto di Pascal secondo cui «nulla può fissare il finito tra i due infiniti che lo rinserrano e lo sfuggono»8• Difatti Malebranche considera l'infinito come l'autentico positivo non soltanto perché viene ontologicamente prima del finito, ma anche perché, per usare la grammatica kantiana, esso costituisce la condizione di possibilità del finito stesso. Come scrive Cassirer a commento delle argomentazioni di Malebranche, «il vero utilizzo che possiamo fare dell'idea di infinito consiste nel fatto che è proprio questa a rendere a noi del tutto accessibili i rapporti all'interno del finito e a renderceli razionali e trasparenti» (cfr. in.fra, p. 101). Ciò ci aiuta a meglio intendere anche l'affermazione di Malebranche secondo cui "vediamo tutte le cose in Dio", giacchè essa esprime - sia pur sul piano teologico - un problema squisitamente matematico in cui il continuum si risolve in un'intuizione immediata dello spirito che serve da fondamento per tutta la matematica. 3. Il tritticofilosofico Locke-Berkeley-Hume Dopo aver dedicato un breve capitolo a Leibniz e Newton, Cassirer si propone di passare in rassegna la principale letteratura dedicata alla filosofia inglese, notoriamente contrassegnata dal trittico filosofico Locke-Berkeley-Hume. Nel caso dell'autore dell'Essay concerning Human UnderstandingCassirer esamina con particolare attenzione la monografia di R.ichard Ithamar Aaron9, 1

B. Pascal, Della nece,sitll della scomme,sa, trad. it. di F. Masini, EST, Pordenone, 1994, pp. 11-12. 9 Cfr. R. I. AMon,Jobn Lcc/1.e, Oxford University Press, London-New York-Toronto, 1937.

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il cui merito principale consiste non soltanto nell'aver attenzionato gli aspetti generali della filosofia di Locke, ma anche in una approfondita indagine delle sue origini storiche. Qyi Cassirer mostra di trovarsi in sintonia con l'intepretazione di Aaron, giacché quest'ultimo - analogamente a quanto da Cassirer scritto nel capitolo dedicato a Locke nel secondo volume del suo Das Erkenntnisproblem - rileva il notevole impatto esercitato dalla filosofia naturale di Gassendi sulla prospettiva concettuale di Locke, che la storiografia critica era invece incline ad associare ai terni e problemi scientifici della filosofia di Hobbes. {)yesto aspetto emerge con maggiore evidenza nella dottrina dello spazio, come precisa Cassirer: «nel Saggio [...] la dottrina dello spazio non si appoggia più essenzialmente ai risultati dell'analisi psicologica, ma allo sviluppo preso dalla fisica moderna. Il suo vero punto di orientamento non è offerto dalle dottrine di Hobbes, ma da quelle di Gassendi e di Newton»10• Inoltre viene ridimensionato il radicale empirismo di Locke, soprattutto alla luce del lavoro di A.ke Petzall Ethics and Epistemology in fohn Locke's Essay concerning Human Understanding. Qi.iesti dimostra infatti la costante tensione tra gli aspetti empirici della psicologia e della dottrina della natura e l'etica razionalistica di Locke; anche se quest'ultimo, a detta di Petzall, non riuscì mai a bilanciare del tutto questa stessa tensione. Nel caso di Berkeley, Cassirer si sofferma soprattutto sulla monografia di John Wild, George Berkeley. A Study ofhis Lift and Philosophy11, con la quale il suo autore non soltanto prende in considerazione gran parte del materiale inedito di Berkeley, ma giunge inoltre ad una proposta ermeneutica in forza della quale egli rinviene il fulcro del pensiero berkeleyano nella produzione matura, soprattutto in un testo come la Siris. Ma un'interpretazione di tal fatta presta il fianco a gravi obiezioni, la prima E. Cassirer, S/()T'ia del/a filosofia moderna, voi. Il, trad. it. di G. Colli, Einaudi, Torino, 1953, p. 280. •0

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Cfr. J. Wild, George BerAeley. A Study ofhis L!feand Philosopl,y, Harvard

Universi!)' Press, Cambridge, 1936.

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delle quali, a parere di Cassirer, si mostra nella impossibilità di confrontare - per significato e spessore filosofico - la Siris con opere come i Principles ofHuman Knowledge oppure con i Dialogues between Hylas and Philonou.s. Un'altra obiezione, ben più importante e seria della prima, consiste nella paradossalità della tesi di Wild, sicché accettandone i presupposti si dovrebbe spiegare come mai il successo di Berkeley fu dovuto proprio alle opere giovanili - da Wild non considerate come l'espressione più compiuta del pensiero berkeleyano. Segue infine un'analisi della filosofia di David Hume, che Cassirer svolge analizzando i contenuti della monografia di Constance Maund dal titolo Hume's 1heory ofKnowledge 12• L'autrice rivaluta il ruolo epistemologico di Hume, che a suo dire anticipa l'individuazione di tutti quei problenù-chiave della moderna epistemologia. Il rigore delle analisi è oggetto di apprezzamento da parte di Cassirer, anche se quest'ultimo ridimensiona il giudizio della Maund sull'epistemologia humeana, che il Nostro considerava viziata dal suo psicologismo. Se Hume, come fenomenologo, aveva uno spiccato senso per i dati di fatto, altrettanto non può dirsi della sua rifiessione epistemologica ostacolata, come si diceva, da uno psicologismo teso a negare «tutto ciò che non può essere ricondotto allo schema delle "semplici" impressioni sensoriali e alla loro connessione associativa» (cfr. infra, p. 124). Contrariamente a quanto sostenuto dallaMaund, in Hume - come anche in Berkeley e Locke - non si verifica nessuna "rivoluzione nel modo di pensare" [Revolution der Denkart], giacché quest'ultima per potersi attuare necessitava di presupposti assenti nell'empirismo inglese (il riferimento alla svolta copernicana di Kant è evidente).

4. Rou.sseau e l'illuminismofrancese 12

Cfr. C. Maund, Humt's 11,eory pfKnO'Wltdgt. A Criticai Examination, Macmillan, London 1937.

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Il capitolo finale di questa monografia viene infine dedicato a Rousseau e all'illuminismo francese. Sulla più recente letteratura dedicata all'autore del Cmtratto sociale il Nostro prende le mosse da 1he Meaning ofRousseau di Emest Hunter Wright13, da La pensée de]ean-]acques Rousseau di Albert Schinz14 e da]ean-]acques Rousseau: Moralist, scritto da colui che sarebbe diventato suo amico e collega a Yale, ossia Charles William Hendel' 5 • Il problema ]ean-]acques Rousseau, per citare l'omonimo scritto dedicato al pensatore francese16, per Cassirer rappresenta ancora uno dei più difficili problemi della storia culturale. E in effetti il filosofo delle forme simboliche, sia pur apprezzando il valore scientifico delle monografie su citate, lamenta tuttavia la mancanza di una risposta alla domanda fondamentale da porsi in merito alla produzione di Rousseau: in cosa consiste la dottrina di Rousseau? D'altra parte, i lavori di Hunter Wright, Schinz e Hendel sembrano ancora chiedersi se tale dottrina effettivamente esista, quando invece - visto e considerato che per Cassirer questa dottrina esiste - bisognerebbe mostrarne i caratteri essenziali. Per Cassirer la produzione di Rousseau non rappresenta affatto un corpus di pensieri slegati fra loro, privo di qualsiasi tratto unitario; al contrario, egli afferma piuttosto che in Rousseau «dobbiamo vedere [...]lo sviluppo di un determinato pensiero, di un'impostazione problematica nuova ed originale. Oi,iesto pensiero è il principio organizzativo della dottrina di Rousseau; se lo si prende come fondamento, allora la sua dottrina della natura e dell'uomo la si può vedere e comprendere

E. Hunter Wright, 1ht MeaningofRousseau, Oxford University Press, London, 1929. 14 A. Schinz, La pmsitde]ean-fa«Jues Rousseau. Essai d'inttrprttationnouvtllt, F. Aloan, Paris, 1929. ,s C. W. HendelJean-]acquts Rousseau: Moralist, 2 voli., Oxford University Press, London-New York, 1934. 16 Cfr. E. Cassirer Das Pro/J/em]ean-Jacques Rousseau, in «Archiv rur Geschichte der Philosophie•, voi. XLI, 1932, pp. 177-213 e 479-513. 13

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innazitutto come una effettiva unità» (cfr. infra, p. 130). Qyesta proposta ermeneutica cassireriana era già stata messa nero su bianco nel suo lavoro su Rousseau del 1932, ma egli è comunque in buona compagnia, giacché un tentativo in linea con le sue analisi è presente nel saggio La philosophie de]-]. Rousseau et fesprit cartésien di George Beaulavon. Secondo quest'ultimo il pensatore francese non si lascia irretire nelle maglie dell'individualismo e dell'irrazionalismo, ponendo piuttosto in luce non soltanto la sistematicità filosofica ma anche l'unità dottrinale di Rousseau - anche se Cassirer respinge di Beaulavon l'accostamento tra Rousseau e Descartes. Ciò è particolarmente evidente nella filosofia della religione di Rousseau, da molti considerata come l'espressione di una religiosità marcatamente mistica e sentimentale. Beaulavon- e qui Cassirer concorda -vede in Rousseau uno strenuo difensore della ragione, sia pur distinta dal razionalismo degli enciclopedisti. Per Rousseau l'intuizione religiosa rappresenta non tanto una negazione ma piuttosto una conferma e giustificazione della ragione: «Le più grandi idee della divinità vengono a noi soltanto dalla ragione»17• Tuttavia Cassirer non concorda con le conseguenz.e che ne trae Beaulavon, giacché il negare una componente mistico-individualistica nella filosofia della religione di Rousseau non implica - quasi per via sillogistica - la conclusione secondo cui bisogna vedere in Rousseau un continuatore del razionalismo cartesiano. Per Cassirer, difatti, le differenu sono abissali, tanto più se si pensa alle consonanu rousseaiane con la praktische Venzunft di Kant: Per Descartes la ragione è e rimane soprattutto ragione teoretica, il cui grande modello è la matematica. Il suo compito essenziale è quello di stabilire un sistema di conoscenza caratterizzato da un'unità rigorosa e compiuta e questa unità, che è il criterio della sua verità, non può ottenerla se non attraverso la forza della deduzione che fa emergere un membro dall'altro e che 17

J.-J. Rousseau, Émile,

()U

De l'lducati()n, in Id., Oeuvres, voi. I.X, Sanson

et Compagnie, Zweibriicken, 1782, p. 73.

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collega necessariamente un membro all'altro. Per Rousseau questo ideale puramente teoretico di "conoscienza razionale" non ha alcuna forza, e ne ha sempre diffidato per quel che concerne la fondazione delle verità morali o religiose fondamentali. Nella Profession defai non parla da nessuna parte come avversario della ragione; ma la ragione a cui si riferisce e della quale difende i diritti è la "ragion pratica". Il suo percorso qui punta più a Kant che a Descartes. L"'istinto divino" [goHlische lnstinkt), come egli descrive la coscienza morale, è per lui di tipo diverso e di origine diversa da tutte le verità che il pensiero puro può trasmetterci (di-. infta, p. 132).

Per Rousseau né il sentimentalismo né il pensiero astratto sono in grado di fornire una spiegazione del fenomeno originario etico-religioso; il primo perché incapace di spiegare la spontaneità dell'Io [die Spontaneitat des Ich], il secondo perché ricerca la sua origine nel puro pensiero piuttosto che nella volontà. Chlude infine il volume il paragrafo dedicato all'illuminismo francese, la cui valutazione complessiva è stata per gli interpreti meno problematica rispetto a quella concernente Rousseau. Ciò, a detta di Cassirer, era stato favorito dal Discours préliminaire di d'Alembert, col quale quest'ultimo esplicitava gli ideali degli enciclopedisti con una tale chiarezza da non lasciare quasi spazio ad ulteriori proposte ermeneutiche. Ma c'è un punto su cui Cassirer focalizza la propria attenzione e cioè sul rapporto tra Descartes e gli enciclopedisti. È ben nota la critica di d'Alembert a quasi tutto il contenuto della filosofia di Descartes che si condensa, in particolar modo, nel rifiuto della fisica, della psicologia e teoria della conoscenza cartesiane. Mentre la fisica di Descartes era stata definitivamente confutata da Isaac Newton, la sua psicologia e teoria della conoscenza avevano ricevuto invece il loro colpo letale - a detta degli enciclopedisti - per mano di Locke con la sua critica delle "idee innate". Cassirer, pur concordando in parte con queste considerazioni, pone ad esse alcune restrizioni che trovano ulteriori conferme storiografiche nei lavori di Cay

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von Brockdorff18, René Hubert19 e Antonio Dal Sasso20• OlJesti, infatti, giungono a conclusioni analoghe in merito all'impatto esercitato dal cartesianesimo sulla filosofia dell'illuminismo francese. Le critiche mosse dagli enciclopedisti a Descartes non devono far passare in secondo piano un aspetto da loro mai del tutto abbandonato, ovvero il metodo del cartesianesimo che essi riconoscono come universale. Se da un lato gli enciclopedisti rifiutano lo "spirito di sistema" di Descartes, non per questo rinunciano allo "spirito sistematico". La filosofia dell'illuminismo francese, scrive Cassirer, «non vuole rinunciare a quest'ultimo e Descartes continua ad apparirle ancora come un vero e proprio maestro e come un modello da ammirare» (cfr. in.fra, p. 135). Insomma, gli enciclopedisti mantengono l'ideale dell'unità del sapere ma spostano il baricentro del sistema delle scienze [der Schwerpuntk der Systems der Wissenschaften] verso l'induttivismo di Bacone e verso la funzione sociale della scienza. Q9esta particolare mescolanza di motivi razionalistici cartesiani ed empirico-fattuali di marca inglese, come rileva Cassirer, era una caratteristica comune presso quasi tutti gli illuministi francesi, come nel caso di Condillac.

5. Conclusione In questa rassegna della principale letteratura filosofico-storiografica sulla filosofia nel XVII e XVIII secolo Cassirer ha mostrato non soltanto il suo mai del tutto assopito interesse per la storia della filosofia moderna, ma anche una non comune capacità nel saper padroneggiare una bibliografia vasta e complessa 18

Cfr. C. von Brockdorlf, Descarles ti /es lt1mièresfranfOiW, in «Rcvuc dc métaphysiquc et dc morale», voi. 44, 1937, pp. 305-324. 19 R Hubert, Descarles ti fEncydopédu, in «Revue de synthèse•, voi. 14, 1937, pp. 29-50. 2'l A. Dal Sasso, La influenza di Cartesio, in «Cartesio nel ter-.ro centenario del Discorso sul metodo», Vita e Pensiero, Milano, 1937, pp. 227-238.

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tenendo sempre a mente i risultati scientifici dei suoi lavori teorico-storiografici dedicati proprio agli aspetti qui trattati. Vaie la pena menzionare i grandi affreschi storico-filosofici alla luce dei quali Cassirer ha sottoposto al vaglio della critica la letteratura menzionata in questa monografia: Das Erkenntinproblem, Die Philos23. Qiiesta conseguenza non era stata tratta nemmeno da Berkeley che, se si considera la sua intera filosofia, non può assolutamente essere definito un "sensualista". La tesi del sensualismo di Berkeley è stata di recente contraddetta con particolare acutezza da Jessop: «La tradizione [che fa di Berkeley un sensualista] - così egli afferma - è mostruosa giacché rende le opere da lui pubblicate inintelligibili e perfino stupide»24• L'interpretazione di Le Royvede il sensualismo di Condillac come una conseguenza indiretta della dottrina newtoniana della scienza. Condillac credeva, in un certo senso, di diventare il "Newton della psicologia", laddove fosse riuscito a ridurre l'intero esserci mentale ad un unico fenomeno di base, così come Newton era riuscito a ridurre tutti i fenomeni materiali al fenomeno della gravità: «Ridurre tutto ad un unico principio,

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Cfr. Georges Le Roy, La psychologie de Condil/ac, Paris 1937, p. 173 e l 'irl.NdC. 2