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Italian Pages 308 [328] Year 2008
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Nell'ottobre del 1938. poche settimane dopo l'accordo quadripartito di Monaco. il governo della Germania nazista espulse più di dodicimila ehrei polacchi. Quattromila furono accolti in Polonia. ma gli altri vennero lungamente trattenuti alla frontiera in condizioni miserevoli. Di lì, nei giorni seguenti. un'anziana coppia inviò una cartolina al figlio. residente a Parigi, per chiedere un po' di denaro. Non appena ricevette il messaggio dei genitori, Herschel Grynszpan si armò di una pistola e chiese di essere ricevuto dall'ambasciatore di Germania. Quando venne introdotto nell'ufficio di un giovane diplomatico, Ernst vom Rath. e questi gli chiese la ragione della visita, Grynszpan estrasse la pistola e sparò cinque colpi. Era il 7 novembre. Poche ore dopo, la Germania fu teatro di quello che molti giornali definirono un «pogrom» e che culminò nella notte fra il 9 e il lU novembre. La parola russa pogrom significa strage, devastazione, massacro, e fu usata per definire le sommosse antiebraiche che esplosero fra l'Ottocento e il Novecento soprattutto in Bielorussia. Ucraina e Moldavia. Ma il pogrom tedesco presentò, rispt:lto al «modello» russo, alcune caratteristiche inedite. Ebbe luogo sull'intero territorio nazionale. Fu condotto da uomini che ostentavano l'uniforme delle SA, milizia del partito nazista. Fu programmato con cura e realizzato con metodica precisione. Più di mille sinagoghe (95 a Vienna) furono devastate e incendiate. Un incalcolabile numero di negozi fu distrutto e saccheggiato. Più di trentamila persone vennero arrestate e avviate verso campi di concentramento. E molto di cic'> che accadde quella notte fu visto. descritto e fotografato dai numerosi corrispondenti stranieri che vivevano allora nel Reich. Mentre i pogrom russi erano caratterizzati. almeno in parte, da una specie di spontanea brutalità e avvenivano là dove la stampa internazionale non era presente, la «notte dei cristalli» andò in scena sotto gli occhi della pubblica opi/11 copatina: foto lO Ullslcin Rild/Archivi Alina-
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I GIORNI CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO COLLANA DIRETTA DA SERGIO ROMANO
MARTIN GILBERT
9 NOVEMBRE 1938 LA NOTTE DEI CRISTALLI Traduzione Ji Gabriella Cursoli
Titolo originale: Kriita/lnacht Traduzione daU 'originale inglese di Gabriella Cursoli
PHOPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Copyright © Manln Gilben 2006 The author asserts the moral righi 10 be identified as the author of lhi.~ work Publi5he. 4 Ruth Bimholz, allora dodicenne, ricordò la scena che si svolse nell'appartamento della sua famiglia a Vienna nelle prime ore del 10 novembre, quando« vi si precipitarono delle persone». I suoi genitori erano in camera da letto. Sentì gli intrusi « spaccare mobili e specchi e urlare. Ero terrorizzata. E qualcuno mi mise un cuscino sulla testa, perché se avessi fatto rumore, probabilmente gli aggressori avrebbero trovato[ ... ] in particolare il giovanotto, Hans » - il ragazzo della sorella maggiore di Ruth - « poiché probabilmente quella sarebbe stata la fine per lui». Gli intrusi presero tutti i gioielli di sua madre e infransero tutti gli speccbi: « Fu un'esperienza spaventosa» per la ragazzina. « Penso che ciò che la rese così terrorizzante fosse il fatto di essere nelle mani di qualcuno che poteva deI
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cidere di farti del male in qualsiasi modo possibile. In particolare per una bambina.» 5 La madre raccontò a Susanne Hatschek, che allora aveva soltanto sei mesi, di come il 10 novembre fossero state entrambe arrestate dalla GESTAPO.« C'era un'arma sul tavolo puntata verso di noi e a mia madre fu ordinato di consegnare le chiavi del nostro appartamento. Lei rifiutò, sapendo che aveva bisogno de11'alloggio per prendersi cura della sua bambina. Se ne andarono, ma il giorno dopo arrivarono sei nazisti armati, perquisirono l'appartamento, gettarono i nostri effetti personali in un lenzuolo e lo trascinarono giù per le scale. Dissero che avevano bisogno della casa per la loro gente, e che l'unico motivo per cui non ci deportavano era che avevamo ~na buona reputazione nel vicinato. L'appartamento fu sigillato e noi restammo per strada, senza casa e senza soldi in pieno inverno. » 6 Lucie Draschler era una scolara dodicenne. « Per me» scrisse, « la giornata cominciò come al solito andando a scuola, ma e' era una tensione palpabile nell'aria, fummo mandati a casa presto con la raccomandazione di non bighe11onare per strada. Quando giunsi a casa c'era tutta la famiglia, mi stavano aspettando tutti con ansia. Riesco ancora a vederci seduti lì, parlando, cercando di mantenere la calma, nascondendoci l'un l'altro la paura. » Non dovettero aspettare a lungo. « All'improvviso ~entimmo dei forti rumori nell'edificio, delle grida e un pesante trapestio. Poi, come temevamo, qualcuno bussò alla porta. Fecero irruzione quattro SA armate e si avventarono su mio padre, picchiandolo e spingendolo per le scale. Due di loro lo seguirono, mentre gli altri due dissero a mio nonno di accompagnarli. Poi accadde la cosa più sorprendente: mio nonno stette lì fermo davanti a loro e si rifiutò di seguirli. Disse loro che lui era un vecchio, che aveva servito il suo Kaiser nella Grande guerra, e che non si sarebbe allontanato da casa sua. » Fu un momento pericoloso. « Avrebbero potuto portarlo via facilmente, era piuttosto debole, ma stranamente girarono i tacchi e se ne andarono senza dire una parola. »
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Dopo che gli uomini si furono allontanati con il padre di Lucie Draschler, la testimone riferiva: « Eravamo tutti in stato di choc. Mio nonno si sentì male, mia nonna piangeva, ed Evy •> - la sorella - « e io sedemmo abbracciandoci, troppo spaventate per muoverci. Mia madre mise il nonno a letto, tentò di calmarci, ma non ci riuscì un granché. » Ma qualcuno li avrebbe presto aiutati. « In mezzo a tutto questo scompiglio arrivò una delle nostre vicine della famiglia Gentile e prese in mano la situazione. Viveva con sua sorella e suo fratello sul nostro stesso piano, ma li conoscevamo a malapena. Insistette per portare me ed Evy nel loro appartamento, dove saremmo rimaste fino al giorno successivo. Tutti e tre erano persone anziane, non erano mai stati sposati e stavano sempre per i fatti loro. Quando assistettero a quanto stava succedendo, decisero di prendere posizione e darci una mano. Ci circondarono di premure, conversarono con noi, continuarono a darci da mangiare, e furono così gentili che a poco a poco ci riprendemmo. » 7 La mattina del 10 novembre molti cittadini viennesi che stavano andando a lavorare, dopo aver letto sui quotidiani del mattino che vom Rath era morto, se la presero con gli ebrei che attendevano il tram alle fermate e li malmenarono. Criminali nazisti si spostavano per le strade sia incoraggiando simili attacchi, sia abbattendo le porte e mandando in frantumi le vetrine dei negozi di proprietà ebraica. Fu attaccato anche un asilo ebraico. Dalla finestra della sua carnera da letto, il dodicenne Fred Garfunkel vide la drogheria sotto l'alloggio della sua famiglia « frantumarsi in mille pezzi», e autocarri parcheggiati a ogni angolo « con soldati che vi tiravano su delle persone dalle strade». 8 A Londra si riferì che alle nove di quella mattina erano scoppiati incendi nelle sinagoghe di Hemalser e Hietzinger: « Quest'ultima, un edificio in stile moresco, la più grande e più bella sinagoga di Vienna, è stata completamente sventrata». Due ore e mezzo più tardi vi furono parecchie esplosioni nel secondo distretto di Vienna, prevalentemente abitato da
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ebrei, poiché « un certo numero di sinagoghe era saltato in aria a causa delle bombe».'> A mezzogiorno del 10 novembre una folla irruppe nella Scuola dei rabbini nel Grosse Schiffgasse, ne trascinò il mobilio in strada e ne fece un falò. Pochi minuti dopo, un'altra massa di gente appiccò il fuoco alla sinagoga del Neudeggergasse. l pompieri arrivarono quando le fiamme si erano già aperte un varco nel tetto. Una sinagoga nello Hubergasse bruciò così velocemente che crollò prima che i pompieri riuscissero a giungere sul posto. Fu notato che quando l'incendio nella sinagoga di Tempelgasse iniziò, si udirono delle esplosioni: le camicie marroni avevano deliberatamente posto dei bidoni di benzina al suo interno. Dal tetto di una sinagoga nel Muttersteg, vandali nazisti catapultarono le Tavole della Legge in pietra decorata sulla strada. Nel quartiere ebraico di Leopoldgasse, gli arredi interni, l'Arca e i Rotoli della Legge provenienti da quattro sinagoghe furono ammucchiati nella via e vi fu dato fuoco. 10 Un resoconto che raggiunse le altre parti del mondo quel giorno raccontò come ad alcuni ebrei « furono dati dei badili e vennero portati alle sinagoghe distrutte, dove vennero costretti a portar via le macerie». 11 li giorno dopo, un titolo del New York Times riportava: le dissero, « ma deve uscire da qui entro le sei di domattina. » Il mattino seguente, ricordava ancora Kurt Fiichsl, « quando la signora Januba si fece vedere, mio padre le disse che stava rubando ciò per cui lui e mia madre avevano lavorato. La donna disse: 'La smetta di parlare in questo modo, o dovrò farla mandare in un campo di concentramento'. Avevo visto questa signora Januba la prima volta in cui era venuta a visitare l'alloggio, e quando capii ciò che stava accadendo ora, mi scagliai contro di lei gridando: 'Ci ha mentito quando è stata qui l'altra volta. Lei è una donna cattiva!' Si spaventò di fronte a questa aggressione e disse: 'Fate uscire il bambino di qui!' E fu ciò che accadde. Mettemmo in valigia quello che riuscimmo a farci stare, lasciammo il resto, e ci trasferimmo da un vicino». 17 A partire dall'annessione tedesca dell'Austria, otto mesi prima, ogni giorno c'erano lunghe file di ebrei fuori dei consolati esteri della città, che tentavano di ottenere visti di uscita dal paese. Il 10 novembre, queste file erano notevolmente più corte. Molti uomini che si erano messi in coda quel mattino furono portati via dalla polizia, in prigione o verso i campi di concentramento. Un quotidiano della sera londinese riferì: « Una gran folla che si riunì, sgomenta, di fronte al consolato inglese di Vienna nella speranza di ottenere un visto, fu arrestata in blocco e portata in carcere ». 18 Ebrei che attendevano in fila fuori dal consolato statunitense furono picchiati violentemente e anche arrestati, secondo « fonti affidabili». 19 Quel pomeriggio « era difficile,. vedere un ebreo nelle strade di Vienna. « Si disse che erano fuggiti nei boschi intorno alla città. » 20 Alle diciassette fu trasmesso alla radio di Vienna
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l'ordine emanato da Goebbels per fermare le « dimostrazioni >,. La polizia e gli ufficiali del Partito nazista cominciarono immediatamente a mandare a casa i dimostranti, dopo di che, come riferì un inviato di un quotidiano inglese, « la situazione divenne un po' più tranquilla ». 21 Poco prima della Notte dei cristalli, una giovane ebrea austriaca, Gertrude Reininger, i suoi genitori e sua sorella erano stati condotti via dalla loro casa di Neunkirchen, una cittadina di provincia. Da lì viaggiarono verso Vienna. In seguito, la donna ricordò: « Sedemmo nell'appartamento scuro e vuoto, sperando che chiunque fosse passato lo avrebbe ritenuto disabitato. Mio padre si nascose nel bagno cieco al suo interno, anch'esso senza luce. Sapevo ben poco di quanto accadeva all'esterno, poiché non osavamo avvicinarci alle finestre. Fortunatamente, nessuno si avvicinò al nostro appartamento ... »22 Gertrude Schneider è la storica che ha studiato le vicende degli ebrei d'Austria; all'epoca aveva dieci anni e abitava a Vienna. Ricordò più tardi che « quattro SA » marciarono nel ristorante kosher di sua nonna - ancora aperto ma, senza che gli intrusi ne fossero a conoscenza, già venduto a un membro del Partito nazista - e procedettero . In tal modo la sua famiglia scoprì« che non c'era stata alcuna rapina al negozio e che la sinagoga era stata incendiata, distrutta». Alcuni giorni dopo Lore Pels, i suoi genitori e il fratello furono costretti ad abbandonare il loro alloggio e a lasciarvi tutto quello che possedevano. Furono trasferiti con molte altre famiglie in un'ex scuola ebraica, con « poco più spazio di quello occupato da un letto» per ciascuno. Come accadde a tutti i testimoni della Notte dei cristalli, quella notte e quel giorno costituirono un triste preludio di quanto seguì. Un cugino che risiedeva negli Stati Uniti offrì al padre di Lore Pels degli affidavit per consentire a tutti e quattro i familiari di emigrare. Questi rifiutò, « affermando di continuo», come rievocò Lore Pels, « che lui era stato al servizio dei tedeschi durante la Prima guerra mondiale». Uno dei suoi fratelli, Ivan Pels, era stato ucciso in battaglia in quel conflitto, combattendo per la Germania. Quando la guerra scoppiò di nuovo, la famiglia si trovava ancora nell'ex scuola ebraica in cui era stata trasferita prima della Notte dei cristalli, dividendo un'unica stanza. L'edificio era stato dichiarato, mentre i cittadini « si ammassavano sui marciapiedi e sputavano sugli ebrei». Durante la loro marcia, gli ebrei furono costretti a cantare incessantemente: « Abbiamo tradito la madrepatria tedesca. Siamo responsabili dell'assassinio di Parigi». n-1 Ebrei condotti a Kchl dai villaggi circostanti furono obbligati a unirsi a questo corteo. Anch'essi vennero insultati dagli abitanti della città, che erano stati chiamati a raccolta per assistere allo «spettacolo» e sputare su di loro al grido di « Abbasso gli ebrei» e « Luridi cani ». 65
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Il viaggio in treno da Berlino a Ratisbona durava sei ore. Chava Rechnitz, i cui ricordi della capitale nelle prime ore della giornata erano stati così vividi, compì quel viaggio per tornare a casa. Scrisse: « Trovai il nostro appartamento deserto e cinque stanze completamente distrutte, vetri infranti, mobili rotti, persino l'amato pianoforte di mia madre, un Bechstein, era a pezzi. Tuttavia la stanza degli ospiti, la camera dei bambini e la mia cameretta e la cucina e le due stanze dei domestici non erano state toccate». Grazie all'intervento di una persona non ebrea, la devastazione della casa di Chava Rechnitz a Ratisbona era stata interrotta: « Appresi in seguito che Paula, la nostra capocameriera, che lavorava da noi da molto tempo, si era fermata nel mezzo del lungo corridoio e aveva detto alla Gioventù hitleriana che il mobilio le apparteneva: glielo aveva regalato mia madre, dato che si sarebbe sposata entro breve tempo. Le credettero, e così ci rimase almeno un posto in cui dormire». 66 A Bayreuth, sede dell'attività in cui si espresse il genio lirico di Wagner - e di spettacoli a cui spesso aveva assistito lo stesso Hitler - furono arrestati sessanta uomini e donne ebrei, e tenuti tutto il giorno in una stalla. Alcuni di loro, secondo quanto riferito dall'Exchange News Agency, « furono scaraventati dalle scale e subirono una commozione cerebrale ». 67 La sinagoga di Bayreuth, che aveva centottantotto anni, fu demolita. Nella cittadina di Ladenburg, dove l'interno della sinagoga fu completamente distrutto, Lea Weems - che aveva sei anni ricordava « un forte bussare alla porta. Mio padre aprì e vidi tre nazisti lì in piedi. Sembravano grandi ai miei occhi di bambina e avevano con loro asce, martelli e seghe. Ci spinsero da un lato e cominciarono a distruggere tutto quello che c'era in casa. Naturalmente non capii cosa stesse accadendo, e i miei genitori cercarono di proteggere me e mia sorella. Quando tutto fu fatto a pezzi, spinsero mio padre e mio nonno per le scale. Io gridavo e mi appesi alla manica di mio padre, tentando di trattenerlo. Vidi una fila di uomini fermi per stra-
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da - erano stati arrestati - e mio padre e mio nonno vennero portati via con gli altri. Mia madre, mia sorella e io non eravamo più in condizione di poter vivere a casa, e dei vicini ci ospitarono e dormimmo sul pavimento di casa loro. Questo è il mio ricordo, molto chiaro, della Notte dei cristalli. In seguito venni a sapere che gli uomini erano stati condotti a Dachau ».68 A Glatz, una città della Slesia a ottanta chilometri da Breslau, viveva una piccola comunità ebraica. Ruth Prager, che all'epoca aveva dieci anni, descrisse in seguito il mattino del 10 novembre: « Camminai in direzione della scuola come al solito, passando vicino ad alcuni negozi distrutti e vedendo la sinagoga che bruciava sullo sfondo, ma non riflettei su questi fatti. Al mio arrivo a scuola, la mia insegnante mi prese da parte e mi consigliò di andare a casa e che poi avrebbe parlato con mia madre. Me ne andai piangendo, perché pensai di essere stata espulsa per aver fatto qualcosa di male. Sembra che al mio ritorno a casa i miei genitori iniziarono a rendersi conto di quanto stava succedendo quel giorno. Nel pomeriggio, stavo giocando con il mio migliore amico non ebreo quando mio padre entrò nella mia stanza accompagnato da due uomini, mi baciò e mi salutò, ma ero talmente concentrata nei miei giochi che alzai a malapena lo sguardo. Fortunatamente, mia madre riuscì a liberare papà dalla prigionia dopo un paio di giorni, ma per lui la tensione fu eccessiva e due settimane dopo fu vittima di un infarto: morì nel febbraio del 1939 ». 69 La diciassettenne Margot Schwarz viveva nella piccola città di Horb. Il 9 novembre era il compleanno del padre. Quella sera lei rimase a casa con il nonno, mentre i genitori trascorsero la serata con alcuni amici. « 1 miei genitori tornarono a casa prima del solito, papà era pallido: vom Rath era morto, le conseguenze non sarebbero state positive. » La ragazza andò a dormire. Non seppe se i genitori riuscirono a prendere sonno quella notte. « Mi svegliai a causa dei vetri rotti. Dalle finestre volavano dentro delle pietre, provocando qualsiasi genere di
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danni nelle camere. Papà aveva l'hobby dei cactus, disposti sulle finestre. Vennero usati come bersaglio.» Di fronte alla casa di Margot Schwarz si trovava il negozio del padre. « Vi fecero irruzione. Balle di stoffa erano sparpagliate per la strada.» Il racconto di Margot Schwarz continuava: « Al mattino, molto presto, vennero ad arrestare mio padre. Lasciarono rimanere a casa il nonno. Aveva oltre ottant'anni. Horb era una città piccola, tutti si conoscevano. Mio padre e l'uomo che lo arrestò erano cresciuti insieme. Avevano anche combattuto insieme durante la Prima guerra mondiale. Uno di loro, addirittura, si scusò: 'Mi dispiace, ma questo è un ordine'. È ciò che dicevano sempre. Più tardi vedemmo un gruppo di uomini del Consiglio della comunità ebraica che venivano condotti alla stazione di polizia». 711 La sinagoga di Horb, costruita due secoli prima, non fu distrutta: dopo la guerra fu smontata e portata in Israele. Una testimone oculare degli eventi verificatisi nella città di Sprottau, in Slesia, Fraenze Hirsch, sei mesi dopo mise per iscritto i suoi ricordi, quando fu al sicuro in Gran Bretagna. « Mentre ci stavamo avvicinando a casa nostra a Sprottau vedemmo folle di persone ovunque, così che comprendemmo che stava accadendo qualcosa, ma pensammo che doveva essere terminato un raduno di qualche tipo, e ce ne andammo dritti a letto. Nelle prime ore del mattino dopo sentimmo un fracasso pazzesco; la vetrina del negozio degli Schindlers era rotta e tutti gli scaffali e le persiane erano distrutti e la merce scaraventata sul pavimento, così che le piume d'oca delle imbottiture erano ovunque, tutte mischiate alle schegge di vetro degli scaffali. Era semplicemente spaventoso.» Il fracasso era « così tremendamente forte per le nostre orecchie», spiegava Fraenze Hirsch, « poiché noi dormivamo nella parte anteriore della casa, i nostri genitori nella stanza da letto che dava sulla strada e io nella cameretta, proprio vicino al muro degli Schindlcrs. Inoltre, sfortunatamente, la finestra era aperta. Così, intorno alle sei del mattino, qualcuno gridò:
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'Anche qui vivono degli ebrei. Chiudete la finestra, cani!!!' Mamma lo fece immediatamente». La mattina dopo, il padre di Fraenze Hirsch « andò come al solito a prendere il latte e la posta», e vide un amico che veniva trascinato via da due poliziotti. Dopo colazione « si recò alla sinagoga e vide che dentro non c'era più niente, soltanto muri spogli. Quelle bestie avevano trascinato tutto fuori nella piazza e lo avevano bruciato. Papà riuscì ancora a vedere il mucchio di cenere. Là vicino era piazzato un estintore, nel caso in cui fosse successo qualcosa! Tutto era stato fatto da un manipolo di uomini delle ss •>. 71 Nella città di Dresda il capo della polizia, durante le espulsioni di massa messe in atto nella notte del 27-28 ottobre, aveva espulso settecentoventiquattro ebrei originari della Polonia tutti cittadini tedeschi - verso il confine polacco a est di Beuthen. Nella Notte dei cristalli c'erano ancora milleottocento ebrei nella città, quando le folle si scatenarono sulle botteghe e sui negozi di proprietà ebraica nella principale arteria commerciale, la Pragerstrasse. Si stavano dirigendo verso la magnifica sinagoga progettata da Gottfried Semper, a cui si doveva anche il progetto del teatro dell'opera di Dresda. Inaugurata nel 1840, due anni dopo che furono conferiti a pieno titolo agli ebrei di Sassonia i diritti di cittadinanza, la sinagoga Semper era una fusione di stile bizantino e moresco. Quando comparve la folla, le SA vi avevano già appiccato il fuoco. I pompieri giunti per estinguere le fiamme trovarono l'ingresso bloccato da un cordone di uomini delle ss e delle SA. Più tardi, in quella stessa giornata, l'alto borgomastro di Dresda, il dottor Kluge, fu in grado di annunciare che « il simbolo dell'avito nemico razziale è stato finalmente annientato». La folla si spostò dalla sinagoga in fiamme per darsi alla distruzione e al saccheggio dei negozi ebraici sulla Seestrasse e sulla Schlosstrasse. Un pittore locale, Otto Griebel, raccontò in seguito come militanti delle SA in uniforme « trascinarono fuori dal vicino centro sociale ebraico un gruppo di insegnanti
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ebrei dall'aria completamente sconvolta e pallidi come dei cadaveri. Misero loro a forza dei cappelli a cilindro accartocciati in testa e li esibirono alla folla ululante, nei cui confronti le sfortunate vittime furono costrette, a comando, a fare un profondo inchino e togliersi il cappello». Mentre si stava recitando questa farsa brutale, Otto Griebel notò che « un passante ben vestito, con i capelli grigi, che sembrava un attore, trovò che ciò fosse troppo, e gridò, colmo d'indignazione: '[ncredibile, questo è pari ai periodi peggiori del Medioevo!' Ma non appena ebbe pronunciato queste parole, fu preso dai funzionari della GESTAPO presenti tra la folla e portato via». Alcuni giorni dopo lo scheletro annerito della sinagoga Semper fu fatto saltare con la dinamite, mentre la scena veniva filmata da una troupe di operatori cinematografici come documentario «educativo». Mentre la sinagoga stava ancora bruciando, un personaggio locale, Franz Hackel, si rivolse a Otto Griebel e mormorò: « Questo fuoco ritornerà! Compirà un lungo giro e poi tornerà da noi». 72 Quel fuoco era destinato a ritornare a Dresda sei anni e tre mesi più tardi. A coronare la sinagoga Semper vi era uno degli oggetti più belli di Dresda, una stella di Davide dorata. Un pompiere tedesco, Alfred Neugebauer, la salvò dal rogo e la nascose in una scatola piena di sabbia per oltre sessant'anni. Alla consacrazione della nuova, moderna sinagoga nel 2001, gli fu concesso l'onore di attaccare la stella sopra l'entrata principale. 7 \ La Notte dei cristalli era terminata. Le parole del salmista avevano trovato un'eco letterale e terribile: « Hanno dato alle fiamme il tuo santuario, hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome; pensavano: 'Distruggiamoli tutti'; hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese». 7·1 L'ammontare di danni e vittime verificatisi la Notte dei cristalli non è mai stato stabilito con esattezza né in modo esauriente. L' 11 novembre fu presentato a Heydrich un rapporto che esponeva i risultati «provvisori». Settantasei sina-
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goghe erano state distrutte e altre 191 incendiate. Erano stati demoliti 29 grandi magazzini di proprietà ebraica e altri 815 negozi distrutti, come anche 117 abitazioni private. Trentasei ebrei erano stati uccisi - questa cifra fu poi elevata a novantuno dalla Corte suprema del Partito nazista. 75 In realtà, il numero di negozi distrutti e di case saccheggiate ammontò a molte migliaia. Il numero complessivo di sinagoghe distrutte fu di oltre un migliaio, nel giro di meno di ventiquattr'ore. Note 1 « Anti-Jewish Disorders in Munich », Tlte Timt'S, 10 novembre 1938. 2 "Havoc in Munich », TI1e Times, 11 novembre 1938. 3 INGI'. M. SADAN (nome da nubile: ENc;F.LHARn), lettera ali' autore, 22 giugno 2005. 4 BERTI!/\ Li;vrnTON (nome da nubile: E:-,,ic;nl!ARD), memorie, in MARK JoNATHAN HARRIS, DEBORAH OPPENHEIMER, Into the Anns of Stra11gers: Stories of Kindatra11s110rts, p. 63. 5 .. Munich Jews Told 'Co in 48 Hours' », News Clmmicfe, 11 novembre 1938. 6 « Suicide Mystery », News Chronide, 15 novembre 1938. 7 Una targa sul luogo dove sorgeva la sinagoga ne ricorda la collocazione e il destino, ma non fa alcuna menzione dell'atto compiuto dal cardinale. 8 RENÈF INOW, conversazione con l'autore, 28 giugno 2005. 9 G!ilnIARD MASC:HKOWSKI, lettera all'autore, 12 luglio 2005. 10 MARIAN1'E GEERNAF.RT (nome da nubile: DAVID), memorie scritte nel 2004, inviate all'autore il 10 giugno 2005. 11 EDGAR Gow, lettera all'autore, 9 settembre 2005. 12 LALrRENCE MILNER Ro111NsoN, lettera del 10 novembre 1938, Foreign Office, FO 371/21637. 13 ADINA KooR, lettera all'autore, 24 giugno 2005. 14 MARIA MARGARETI1E LEV't, testimonianza registrata davanti a un notaio, 25 novembre 1980. Museo Yad Vashem, Archivio Righteous Among the Nations, file 2305. 15 VF.RA BIFR (nome da nubile: DAHI.), memorie messe per !Scritto il 12 novembre 1988; inviate all'autore dal figlio David Bier, 1u settembre 2005.
16 Lettera del 12 novembre 1938, Foreign Office,
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Here is what Happened in Other Towns », Daily Herald, 11 novembre 1938. HANS BIGLAJZER, lettera all'autore, 6 giugno 2005. RITA NrwEL.L (nome da nubile: BRAUMANN), memorie intitolate 10 11ov1•mbre, 1938 (scritte nel 1980), allegate a una lettera all'autore, 28 giugno 2005. EsTHl:.l< ADLER (nome da nubile: Asr, pp. 26-27. 24 Jm1N WYNDHAM, lettera all'autore, 17 agosto 1963. 25 J. HoPE S1MPSON, The Refugee Problem: Rq1ort o.fa S11rr•ey, pp. 323 (Francia), 340 (Gran Bretagna), 397 (Svizzera), e 473, nota 1 (Stati Uniti). 26 PAUL R. BARTROP, «The Dominions and the Evian Conference of 1938 », in ID. (a cura di), False Havens: The British Empire a11d the Holo-
caust, pp. 64-6S. 27 Lettera del 17 gennaio 1999 al Department for the Righteous, Museo Yad Vashem, Archivio Righteous Among the Nations, file 8378. 28 JoN K1MCIIE, DAVII> K1MC1IE, Tht• Secret Roads: The « Ille,~al" MiKrati. Poiché nel secolo precedente la popolazione delle isole era diminuita da 43.000 a 22.000 abitanti, ci sarebbe stato certamente spazio. Ma un mese più tardi, il 15 dicembre, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Cordell Hull, inviò una lettera a
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tutte le autorità coinvolte, definendo la risoluzione degli isolani « incompatibile con la legislazione esistente». Sarebbe stato necessario oltre un anno prima che il dipartimento del Lavoro, che era stato consultato sul progetto, concludesse che l'invito ad accogliere i rifugiati era« coerente con la legislazione esistente e non presentava obiezioni dal punto di vista politico». Anche allora il procuratore generale, Frank Murphy, a cui nell'ottobre del 1939 fu richiesto di fornire un parere legale dal segretario agli Interni Harold Hickes, con l'idea di ripristinare il piano di soccorso, nella sua risposta del marzo del 1940 rifiutò perfino di studiare il problema, « a causa del fatto che il segretario di Stato non aveva richiesto una simile opinione». Con ciò, la proposta si arenò. 16 Il 20 novembre il Consiglio nazionale ebraico per la Palestina, in un telegramma da Gerusalemme, si offrì di accogliere diecimila bambini ebrei tedeschi in Palestina, perché fossero distribuiti fra i duecentocinquanta insediamenti agricoli e centri urbani ebraici esistenti nell'area. Sarebbero state trovate «immediatamente» delle abitazioni per cinquemila bambini, ed « entro quattro settimane» per un secondo gruppo altrettanto numeroso. Il costo complessivo del trasferimento dei bambini dalla Germania e del loro mantenimento nelle nuove case, come anche della loro educazione e formazione professionale, sarebbe stato sostenuto dalla comunità ebraica palestinese e da « sionisti di tutto il mondo». lì L'offerta del Consiglio nazionale ebraico fu discussa al parlamento inglese tre settimane più tardi insieme a un'altra proposta successiva, sempre del Consiglio nazionale, di accogliere diecimila adulti oltre ai bambini. Il segretario alle Colonie, Malcolm MacDonald, disse ai suoi colleghi di gabinetto: « Non ci poteva essere alcuna possibilità di consentire agli adulti di entrare in Palestina, ma il problema dei bambini» - su cui aveva ricevuto forti pressioni - « era più complicato. C'erano abitazioni disponibili per tutti i diecimila bambini e non c'era dubbio che potrebbero essere accolti in Palestina
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senza urtare gli interessi di nessuno. Cerano, tuttavia, altri punti che dovevano essere considerati». MacDonald quindi menzionò la conferenza imminente che avrebbe dovuto tenersi a Londra fra il governo britannico e i rappresentanti degli arabi palestinesi, degli ebrei palestinesi e degli Stati arabi. Egli riferì che sia l'Alto commissario britannico a Gerusalemme sia i diplomatici inglesi nei paesi arabi limitrofi « avevano detto tutti che se a questi diecimila bambini fosse permesso di entrare in Palestina, dovremmo correre il rischio considerevole che gli arabi palestinesi non prendano parte alla conferenza e che, nel caso in cui vi partecipassero, la loro fiducia sarebbe scossa e l'atmosfera dell'incontro rovinata». Anche Lord Zetland, segretario di Stato dell'India, le cui responsabilità comprendevano il mantenimento della fedeltà dei sessanta milioni di musulmani presenti nell'India britannica, si oppose al progetto, avvertendo il gabinetto che lui stesso era « convinto che l'ammissione di questi diecimila bambini in Palestina nel periodo attuale avrebbe [avuto] un effetto molto negativo sull'opinione pubblica musulmana». 18 L'offerta di accogliere i bambini fu dunque respinta. La decisione espressa relativamente al permesso di far entrare un numero simile di bambini in Gran Bretagna fu intrapresa parallelamente all'intenzione di non smuovere le acque in Palestina. La macchina della propaganda nazista continuò a sputare il proprio veleno. Il 23 novembre, l'inviato di un quotidiano inglese riportò da Berlino: « Gli estremi a cui potrebbe giungere questa campagna sono visibili in un articolo che è apparso ieri nello Scltwarze Korps, organo delle camicie nere naziste, che predice lo sterminio fisico degli ebrei. Dice che gli ebrei devono essere condotti in strade riservate, marchiati con un emblema speciale e privati del diritto di possedere della terra o una casa. Quindi, essendo esclusi da tutte le occupazioni
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redditizie, consumeranno velocemente i propri capitali e diverranno criminali, in linea con la loro indole ereditaria». Quando fosse stato raggiunto quello stadio, concludeva lo Schwarze Korps, « ci troveremo di fronte alla dura necessità di sterminare i criminali ebrei con quei metodi che abbiamo sempre usato quando abbiamo avuto a che fare con i delinquenti, vale a dire il fuoco e la spada. Il risultato consisterà nella fine definitiva dell'ebraismo in Germania: la sua completa distruzione». 19 Rivolgendosi ai fedeli della Chiesa cattolica, il 21 novembre papa Pio XI sfidò l'affermazione nazista di superiorità razziale ariana, insistendo sull'esistenza di un'unica razza umana. L'asserzione del pontefice fu messa in discussione dal ministro del Lavoro tedesco, Robert Ley, che in un discorso tenuto a Vienna il 22 novembre dichiarò: « Nessun sentimento di compassione sarà tollerato nei confronti degli ebrei. Rifiutiamo l'affermazione del papa secondo cui non esisterebbe che un'unica razza. Gli ebrei sono parassiti ». 20 Sulla scia della decisa presa di posizione di Pio XI, c'erano state aperte condanne della Notte dei cristalli da parte di parecchi eminenti uomini di Chiesa cattolici, fra cui il cardinale Schuster di Milano, il cardinale belga Van Roey e il cardinal Verdier di Parigi. Dopo la Notte dei cristalli Pio XI, che era papa dal 1922, voleva rompere i rapporti diplomatici del Vaticano con la Germania. Ormai ammalato, fu dissuaso dal farlo dal suo segretario di Stato, Eugenio Pacelli, che aveva negoziato il Concordato con Hitler cinque anni prima. 21 Tre mesi dopo la Notte dei cristalli papa Pio Xl morì. Pacelli divenne suo successore, con il nome di Pio x11. Il 23 novembre, a New York, una manifestazione di massa organizzata dal Joint Boycott Council (Consiglio di boicottaggio congiunto) protestò contro il prolungarsi della violenza antisemita in Germania. Due giorni dopo, a Chicago, dei contestatori bruciarono bandiere con la svastica. 22
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Non passava giorno in cui non fosse assestato qualche nuovo colpo ali' ebraismo tedesco. Il 24 novembre venne riferito da Berlino che agli ebrei sarebbe stato proibito di vivere in regioni di frontiera, in centri turistici o nelle zone residenziali più belle delle città. Nello stesso giorno si ordinò la chiusura di tutti i negozi ebraici che erano stati restaurati nelle due settimane seguite alla Notte dei cristalli e avevano riaperto.« L'appetito nazista per le vittime è insaziabile» scrisse l'inviato di un quotidiano inglese da Berlino. « Adesso si stanno facendo progetti per etichettare come ebrei tutti coloro che appartengono a una razza mista, che finora erano stati equiparati, almeno in teoria, agli ariani. » Ci furono anche proposte per l'abbigliamento, « da idee fantastiche come mantelli gialli, cappelli a punta gialli con stelle di Davide ricamate sopra, toppe di tessuto giallo fissate al petto e alle spalle, fino a idee più semplici come fasce gialle da portare al braccio e spille». 23 Le « toppe di tessuto giallo» a forma di stella di Davide sarebbero state introdotte solo due anni dopo, a eccezione dei campi di concentramento, prima nella Polonia occupata dai tedeschi e quindi nella stessa Germania. 1127 novembre l'inviato dell' Associated Pressa Vienna riferì che le autorità cittadine avevano rimosso le targhe indicanti i nomi delle strade da ottanta vie che erano state intitolate ad austriaci illustri, i quali, per combinazione, erano anche ebrei. Due di questi nomi erano quelli di Joseph von Sonnenfels e Siegfried Marcus. Sonnenfels era « responsabile dell'abolizione della tortura come metodo investigativo della polizia ». 24 Marcus era uno degli inventori dell'automobile: negli anni Settanta dell'Ottocento aveva costruito il primo veicolo con un motore a quattro tempi alimentato a benzina e dotato di carburatore e impianto di accensione magnetica. Nell'ideologia nazista una simile impresa non contava nulla, data la sua origine ebraica. Ebrei tedeschi e austriaci che erano riusciti a trovare asilo in Italia lo cercarono nuovamente per sfuggire alle leggi razziali di Mussolini, introdotte due giorni prima della Notte dei cri-
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stalli e che impedivano agli ebrei di accedere agli impieghi nel governo o nella pubblica amministrazione, o all'insegnamento nelle scuole italiane. Molti cercarono di varcare il confine verso la Svizzera neutrale. li 23 novembre Heinrich Rothmund, capo della divisione di polizia del dipartimento federale svizzero di Polizia e Giustizia, protestò con il ministro degli Esteri svizzero a proposito dei rifugiati ebrei a cui era consentito entrare nel paese. Rothmund aveva scoperto che parecchi consolati svizzeri in Italia avevano rilasciato permessi « a caso» a ebrei austriaci, consentendo loro di giungere in Svizzera. Diversi cantoni svizzeri si erano lamentati per questo afflusso di ebrei. Dei duemilaottocento visti preparati dai consolati svizzeri in Italia nel corso di un solo anno, milleseicento furono emanati a Milano da due funzionari svizzeri, Pio Perucchi e Candido Porta. Per porvi un freno, Heinrich Rothmund insistette che i visti avrebbero potuto essere concessi solo se coloro che li avessero ricevuti avessero promesso di non rimanere in Svizzera, ma unicamente di transitarvi. Perucchi e Porta continuarono comunque a dare permessi a coloro che sapevano di non avere alcuna intenzione di lasciare la sicurezza della Svizzera neutrale. 25 A Berlino il capitano Foley, dopo la Notte dei cristalli, fu ancora più attivo di prima nell'aiutare gli ebrei a lasciare la Germania. Ze' ev Padan in seguito ricordò come al tempo della Notte dei cristalli il padre, Gunther Powitzer, che prima della guerra faceva il tassista a Berlino, si trovasse già a Sachsenhausen. Due mesi prima era stato imprigionato a Brandeburgo per ventuno mesi, con l'accusa di« contaminazione razziale». La famiglia della sua ragazza, composta da simpatizzanti nazisti, aveva riferito alle autorità della sua relazione, nonostante il fatto che lui e la compagna avessero già un figlio piccolo. Dopo aver scontato il suo periodo di carcerazione, Powitzer era sul punto di tornare a casa a Berlino quando un militante delle ss gli disse: « Non sei libero», e fu mandato a Sachsenhausen. Il capitano Foley si recò personalmente al
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campo di concentramento con un visto per la Palestina, e ne ottenne il rilascio. Nel giro di una settimana, Powitzer e suo figlio erano in viaggio su un treno diretto in Italia, e da lì in nave per la Palestina. Foley li accompagnò alla stazione ferroviaria di Berlino per essere certo che fosse loro consentito di lasciare la Germania senza ulteriori ostacoli. 26 Dopo la guerra una delle persone che Foley aveva salvato il cui nome non fu registrato - descrisse il suo metodo e il suo successo in casi individuali. L'uomo scrisse: « In qualità di funzionario preposto al controllo dei passaporti, [Foley) era libero di interpretare regole e regolamenti esistenti a propria discrezione. In una simile situazione, non scelse mai facili vie d'uscita. Non cercò mai di farsi benvolere dall'ambasciatore (Sir Nevile Henderson) né dal Ministero degli Interni, dando una restrittiva e limitata interpretazione delle regole. Al contrario, se aveva la possibilità di aiutare gli ebrei a emigrare non disdegnava interpretazioni fantasiose». Ad esempio in una circostanza Foley emise un visto palestinese di categoria A, concesso a coloro che avessero un capitale di mille sterline, e strettamente inteso per l'utilizzo personale. Questo particolare visto, notò il testimone, fu emesso per una donna in possesso delle mille sterline ma prevedeva anche « che sarebbe stata 'accompagnata dalla madre ammalata' (un'interpretazione che contraddiceva il decreto sull'immigrazione in Palestina sia nella lettera sia nello spirito). E l'autorità di Folcy presso l'Ufficio per l'emigrazione in Palestina era talmente forte, che all'arrivo ad Haifa il funzionario d'immigrazione del porto (un inglese) non mise in discussione la validità del documento». ln un'altra occasione, ricordava il testimone, Foley assegnò un permesso di immigrazione in un dominion inglese a una ragazza diciannovenne, sebbene questa si fosse rivolta a lui subito dopo la sua scarcerazione: aveva scontato due anni di detenzione per attività comuniste. La ragazza non negò di essere stata comunista, anche se ciò l'avrebbe automaticamente esclusa dall'assegnazione di un permesso di soggiorno.
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Dopo averle parlato, Foley decise: « La ragazza adesso ha diciannove anni. Quando era comunista, ne aveva diciassette. A quell'età chiunque è soggetto a commettere una stupidaggine di gioventù senza rendersi conto delle conseguenze». Un'altra volta Foley mise personalmente il timbro su un visto per una colonia della Corona britannica sul passaporto di un ebreo, dopo che il suo ufficio era stato chiuso e il personale era andato a casa, al fine di assicurare l'immediato rilascio dell'uomo da Sachsenhausen. Dopo la Notte dei cristalli, « quando folle di migliaia di persone assediavano il suo ufficio giorno e notte», Foley aumentò il numero dei suoi assistenti da due a sei e raddoppiò gli impiegati, « fatto davvero fuori dall'ordinario in tempo di pace per la Gran Bretagna di quel!' epoca ». 17 Fra coloro che videro Foley al lavoro vi fu il giovane ebreo olandese Wim van Leer. Quarantasei anni dopo egli ricordò «l'autentica solidarietà» di Foley « nei confronti della calca di persone che assediavano senza tregua il suo ufficio con le loro richieste di documenti, domande e necessità di informazioni sull'avanzamento del proprio caso». Van Leer aggiunse: « L'inverno del 1938 fu rigido, e uomini e donne anziani aspettavano fuori fin dalle sei del mattino, facendo la coda esposti alla neve e al vento tagliente. 11 capitano Foley ebbe cura che un fattorino in uniforme facesse passare un distributore di tè su un carrello lungo la fila di gelata sofferenza, e tutto ciò nonostante la gente, resa nevrotica dalla frustrazione e dal freddo, facesse ben poco per alleggerire il suo compito». Van Leer portò ventidue giovani ebrei in Gran Bretagna con lui. Foley consigliò loro la strada da fare, da Lipsia a Emden, vicino alla punta settentrionale del confine tedesco con l'Olanda, quindi attraverso il limite della laguna fino al villaggio olandese di Termunten, e di lì fino ad Amsterdam. A Emden van Leer fu aiutato da un luterano tedesco, che discendeva da una famiglia di profughi perseguitati per motivi religiosi trecento anni prima nei Paesi Bassi spagnoli. Su un
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ultimo viaggio in taxi di van Leer da Lipsia a Berlino, Folcy aveva posto il timbro a tutti i ventidue passaporti. 28 Nessuno sapeva quanto tempo sarebbe rimasto al flusso dei profughi al di fuori della Germania. Foley continuava ininterrottamente il suo lavoro. Era "un piccolo uomo attivo», notò Margaret Reid, una componente del suo staff. « Sembra che lavori quattordici ore al giorno ma senza perdere il buonumore. » 29 Uno di coloro che lo frequentarono di più, Senno Cohn, leader della comunità ebraica di Berlino e beneficiario di uno dei preziosi visti palestinesi, parlò vent'anni più tardi a una cerimonia tenuta appena fuori da Gerusalemme per onorare l'opera di Foley: « Non agì venendo meno al suo dovere, ma in conformità con la sua opinione personale, e in una maniera talmente spassionata che molti ottennero i permessi desiderati, permessi che non avrebbero ottenuto se egli si fosse attenuto strettamente ai suoi regolamenti. Visti turistici, certificati di capitale o di parentela, l'intera, complicata casistica dell'immigrazione palestinese fu da lui manipolata in modo tale che, proprio durante quegli anni di considerevoli limitazioni, vi fu una notevole quantità di immigrazione». Il « punto culminante» delle attività di Foley, nelle parole di Benno Cohn, fu raggiunto durante le « settimane buie» che seguirono la Notte dei cristalli.« Avvicinandosi all'edificio del consolato in Tiergartenstrasse, si potevano vedere donne in coda che attendevano il permesso di entrare. Le stanze del consolato furono trasformate in un rifugio per ebrei che cercavano protezione dalla persecuzione. Nel corso di quelle settimane, trentaduemila uomini erano imprigionati nei campi di concentramento, con le loro mogli che assediavano il console per un permesso di soggiorno che avrebbe significato la liberazione per i propri mariti. Era una questione di vita o di morte per parecchie migliaia di loro. In quei giorni, il grande senso di umanità del capitano Foley divenne manifesto a chiunque. Era a disposizione di coloro che cercavano aiuto giorno e notte. Distribuì generosamente ogni tipologia di per-
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messo, contribuendo così alla liberazione di molte migliaia di persone dai campi.•> Riflettendo sulle motivazioni che animavano Foley, Benno Cohn commentò che egli era « un autentico cristiano, per il quale l'aiuto al prossimo costituiva il primo comandamento. Spesso ci disse che, come cristiano, voleva dimostrare quanto poco avessero a che fare con la vera cristianità i cristiani che allora governavano la Germania. Sapevamo, tuttavia, che egli non agì per il semplice amore di Mordechai, ma allo stesso tempo fu spinto dall'odio verso Haman. Detesta\'a i nazisti e, come mi disse una volta durante una conversazione, li considerava il dominio di Satana sulla terra. Disprezzava le loro azioni mesdùne e sentiva la responsabilità di offrire aiuto alle vittime». 30 Mordechai era un re dell'antica Persia la nipote del quale, Esther, fu data in sposa al re Assuero. Questi fu persuaso a impedire al gran visir Haman di uccidere gli ebrei. Al termine di novembre si mise in atto un'altra strategia per escludere gli ebrei tedeschi dalla vita della Germania. Il 30 novembre entrò in vigore un decreto emanato il mese precedente, prima dell'espulsione verso la Polonia e della Notte dei cristalli. Nessun ebreo che avesse un permesso di esercitare la professione di avvocato avrebbe più potuto farlo. Anche gli avvocati specializzati in brevetti avrebbero dovuto smettere di esercitare l'attività. Gli avvocati ebrei residenti in Austria avrebbero dovuto interrompere l'attività entro la fine dell'anno. Il 30 novembre un quotidiano inglese riferì di un'ulteriore minaccia contro gli ebrei tedeschi presentata nello Sc/rwarze Korps: « Il giorno in cui un'arma ebrea o un'arma acquistata con i soldi ebrei verrà di nuovo alzata contro un dirigente tedesco, quel giorno non rimarranno più ebrei in vita in Germania». 31 Dei trentamila uomini ebrei arrestati e portati nei campi di concentramento immediatamente dopo la Notte dei cristalli, Walter Loeb - quattro zii del quale avevano prestato servizio
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nella Prima guerra mondiale, di cui uno era morto nel 1923 per le ferite ricevute in battaglia - fu tra gli undicimila inviati a Dachau, appena fuori da Monaco. Tempo dopo egli ricordò: « Fummo ricevuti da un 'comitato di accoglienza' che consisteva in un grande plotone di guardie delle 55 massicciamente armate e in tenuta da combattimento, che ci sbeffeggiarono continuamente con insulti a voce alta, come 'Siete tutti destinati a tirare le cuoia, qui' e altri slogan pieni di cattiveria. Alcune guardie attraversarono le nostre file e ad alcuni prigionieri fecero la domanda idiota: 'Sai perché ti trovi qui?' Chiunque rispondesse: 'No', riceveva immediatamente uno schiaffo in viso. Mi fu risparmiato questo supplizio poiché mi passarono oltre». Poi una guardia « gridò che 'il rabbino' facesse un passo avanti. La guardia andò quasi in estasi quando, con sua gioia crudele, ne vide arrivare una quantità enorme, dato che si fecero avanti non solo una, ma parecchie persone dall'aspetto di rabbini, e come ricompensa alla loro obbedienza furono picchiati». Non ci fu cibo per tre giorni « mentre venimmo inseriti nel sistema. Ci fecero fare docce, visite mediche fasulle, e le nostre teste furono completamente rasate. Le docce divennero un supplizio particolare, e le guardie provavano un piacere crudele nell'alternare spruzzi d'acqua bollente e fredda nelle bocche dei prigionieri». Quindi ciascun prigioniero fu interrogato, in particolare sulle sue passate inclinazioni politiche e occupazione. « Di solito i nazisti controbattevano in modo fortemente sarcastico. Pertanto, se uno era un 'uomo d'affari' veniva chiamato 'imbroglione', e se era un artigiano specializzato, ad esempio un elettricista, veniva chiamato 'bugiardo'. Fummo anche fotografati e le misure del nostro corpo vennero prese in una stanza in cui apparentemente si faceva ricerca sulla razza. A ogni prigioniero era attribuito un numero, che dovevamo semplicemente cucire sulla manica dell'uniforme con una stella gialla.» Ogni baracca a cui erano assegnati i nuovi arrivi conteneva
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un migliaio di prigionieri. « Le baracche divennero disperatamente sovraffollate, e noi dormivamo schiacciati come sardine.» Le regole del campo erano severe. Alle otto in punto scattava il coprifuoco, ma le baracche non erano chiuse a chiave.« Chiunque avesse aperto le porte dopo le otto e avesse fatto un passo fuori sarebbe stato colpito immediatamente da una fucilata. I riflettori illuminavano costantemente le baracche durante la notte, e le guardie sulle torri con le mitragliatrici non avrebbero avuto molta difficoltà a individuare i trasgressori. Alcuni prigionieri si suicidarono toccando il filo spinato elettrificato che circondava il campo.» La routine quotidiana cominciava alle quattro e trenta del mattino. «Tutti i prigionieri dovevano sfilare in parata sulla Appel Plalz (piazza dell'adunata). Il comandante o il suo delegato facevano l'appello, ordinando a tutti i prigionieri 'sotto custodia cautelare', come venivamo chiamati, di mettersi sul1' attenti. Questa farsa poteva durare ore, specialmente se la conta dei prigionieri dava luogo a un risultato scorretto. E le guardie diventavano nervose per il timore che un prigioniero fosse riuscito in qualche modo a scappare.» La maggior parte della giornata era occupata « dall'esecuzione di esercizi militari, corse a doppio passo, marce ecc. Alcuni dei prigionieri più anziani si sentirono male e in seguito morirono, poiché non potevano sopportare una routine così rigida». Dopo la seconda settimana a Dachau, ai singoli prigionieri venne ordinato di recarsi in un ufficio « dove ci venne chiesto di dichiarare il nostro reddito personale, conto in banca e altri beni». La motivazione di tale procedura era la multa di un miliardo di marchi che gravava sulla comunità ebraica. « Una mattina, sulla Appel Platz, fu proclamato l'ordine che tutti i milionari si facessero avanti e un certo numero di persone si lamentò. Vicino a me si trovava un anziano banchiere, presumibilmente milionario, che ignorò l'ordine e non si mosse. In quel momento una delle guardie si ricordò del momento in cui quel banchiere era stato registrato. Si mise a inveire contro
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l'uomo, lo fece uscire dalla fila e malmenare, finché non perse i sensi.» Dopo circa un mese, ai prigionieri furono consegnate delle cartoline con cui scrivere a casa tti in Gra n Bret,,gna ~ul treno p.1rtito d,1 tkrlmn pt>r H,,nl-. pf I iPll ,rnd . l" din'mhrl' 1939. , Wit·11cr L1hran11
12. Chdva Reichnitz, poi Chava Cnhn: und fotografi,, s~·attata all'età di quindici anni, poco prima che p,.utissl:' da Berlino per la Gran 8rC'ltj di dil'ci anni, poo) prima della '-LI" parknza d,1llc1 Gl'rlll,llli,1 pe r gli St.1ti Lniti, nel m,i r:to del 19-W. (!1111el Eltc/1111111)
14. A sinistra Adina Kuor, provl•niente da l\.1annheim, un mese e mezz,> dopn il suo arri,·o in Cran Bretagna, il giorno in cui fu fatta evJcu.:ire da Londra. La sua mascht•ra antigas si trova in una scatola appt•sa ,11 collo. (Adi1111 Koor) 1~. /11 11//11 Miriam Walk (poi Miriam Spira), di Berlino, a Londra, durante la Seconda guerra mondiale, presso la scuola di tiroc·inio p,' r infermiere del St Mary's Hospital, nel quartiere di Paddington. (Miri11111 S11ira)
lh. L'ultima dl'portazione da Regensburg, il 2 c1prilL' 1942. Tutti gli uomini, le dl1nne e i L,,11nbi11i me-;si in fil.:i ndla foto furono dep(1rtati ,11 campo di stl·rminin di Bl'lzcc. \;,in vi furnnn superstiti. (/udi~,1,c C,·111t'iJ1d1•. Rege11~lli1rg)
17. A sinistra Theresienstadt, fine dell'estate del 1944: un'inquadratura tratta da un film nazista destinato a ritrarre Theresienstadt come un ghetto modello. Quando il film fu ultimato, coloro che vi erano apparsi furono deportati ad Auschwitz. (Museo Eliraica, Praga)
18. Ebrei tedeschi e austriaci nel distretto di Hongkew di Shanghai; fotografia scattata nel 1940. Nel 1942 la zona fu trasformata in un ghetto dai giapponesi. (Wicna Li/irary)
19. Pietra tombale di Else Wachsner, Shanghai. La donna e il marito partirono da Breslau nel 1939. Lei muri a Shanghai durante la guerra. La sua lapide fu tra le centinaia scaraventate via dai cimiteri durante la Rivoluzione culturale cinese. Fu recuperata nd 2002, in un villaggio a circa venti chilometri da Shanghai. (Dl•ir Bar Ca~
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Il 11.l dicembre 1938 il governo australiano, i cui rappresentanti avevano adottato una posizione contraria all'ammissione di rifugiati ebrei cinque mesi prima, a Evian, acconsentì ad accogliere quindicimila rifugiati nel giro di tre anni, anche se non specificamente rifugiati ebrei. 1 Nel 1939 furono ammessi cinquemila profughi ebrei, un incremento quasi quadruplo rispetto all'anno precedente. Sempre il 11.l dicembre 1938, il primo treno diretto in Gran Bretagna con a bordo bambini ebrei tedeschi raggiunse Hock van Holland. A bordo si trovavano duecentosei bambini che avevano lasciato la Germania con ventiquattr'ore di preavviso, ciascuno con due borse di vestiario. 2 Viaggi simili divennero noti come Kindertransport. In questo primo trasporto di bambini venne data priorità agli orfani, a figli di famiglie monoparentali, bimbi i cui padri erano stati portati nei campi di concentramento dopo la Notte dei cristalli e ragazzi che erano stati minacciati personalmente di essere imprigionati nei campi di concentramento. A ogni bambino era stato permesso di portare una piccola valigia e dieci marchi tedeschi per la sua vita futura in Gran Bretagna.) Da Hock van Holland i ragazzini attraversarono il mare del Nord in traghetto fino al porto inglese di Harwich, un viaggio di circa cento miglia, raggiungendo il suolo britannico alle cinque e trenta del mattino del 2 dicembre. Fra i viaggiatori presenti su questa prima imbarcazione c'era Julius Carlebach, di Amburgo, che festeggiò il suo sedicesimo compleanno un mese dopo il suo arrivo in Inghilterra. In seguito avrebbe prestato servizio militare in tempo di guerra nel servizio se-
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greto della Royal Navy e sarebbe divenuto un eminente specialista di pedagogia, criminologo ed educatore. 4 Mentre il Kindertransport, noto semplicemente come Kinder, trovò come sede di accoglienza la Gran Bretagna, ci furono meno permessi o finanziamenti per le centinaia di migliaia di adulti, fra cui il padre di Carlebach, l'illustre rabbino di Amburgo Joseph Carlebach, che avrebbe perso la vita in un campo di concentramento presso Riga. « Lo sforzo primario» notava il Consiglio provinciale per l'ebraismo tedesco di Hull, « sarà di salvare i bambini. » 5 Uno di questi bambini, il quattordicenne Felix Rinde, che era stato testimone oculare degli eventi della Notte dei cristalli a Vienna, ricordò: « Partii sul Kindertransport il 10 dicembre 1938 e giunsi a Harwich due giorni dopo». Nell'agosto del 1940 lasciò l'Inghilterra per la Repubblica Dominicana, nei Caraibi, dove rimase per tutta la durata della guerra. 6 Fra il 1933 e il 1940 la Repubblica Dominicana accettò seicento profughi. In Gran Bretagna anche la Chiesa e il parlamento chiedevano disposizioni d'emergenza per far entrare quanti più ebrei possibile dalla Germania. L'8 dicembre, nel corso di una trasmissione sul Lord Mayor of London Fund per i rifugiati ebrei in Gran Bretagna, Lord Baldwin, ex primo ministro, disse: « Migliaia di uomini, donne e bambini, privati dei loro beni, cacciati dalle loro case, stanno cercando asilo e protezione alle nostre frontiere, un rifugio dal vento e dalla tempesta». Baldwin aggiunse: « Forse non saranno nostri concittadini, ma sono nostri compagni in quanto uomini. Questa sera voglio perorare la causa delle vittime che si rivolgono all'Inghilterra per chiedere aiuto [... J Migliaia di persone di tutti i livelli di educazione, attività, posizione economica e sociale sono state rese uguali dalla sofferenza. Non ho intenzione di descrivervi cosa significhi essere disprezzati, stigmatizzati e isolati come lebbrosi. L'onore del nostro paese è messo alla prova, la nostra carità cristiana è messa alla prova, e sta a noi rispondere a quella sfida ... » ì Tre giorni dopo la comunicazione di Lord Baldwin, un
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secondo Kindertransport raggiunse la Gran Bretagna, il primo a partire da Vienna. Fra i passeggeri a bordo c'era Herbert Friedman, che aveva assistito alla Notte dei cristalli a Vienna e aveva rischiato l'arresto. Il treno si allontanò da Vienna verso la mezzanotte, proprio quando Friedman stava per festeggiare il suo quattordicesimo compleanno. 1114 dicembre, sei giorni dopo l'appello di Lord Baldwin, il gabinetto di Neville Chamberlain decise di consentire l'entrata in Gran Bretagna a un flusso continuo di bambini ebrei tedeschi. L'unica disposizione in merito consistette nel fatto che le organizzazioni di profughi ebrei in Gran Bretagna garantissero che avrebbero provveduto al loro mantenimento. 8 Cinquemila avrebbero ricevuto permessi immediati. Ce ne sarebbero stati almeno altri cinquemila nella seconda ondata. Se non fosse stato per lo scoppio della guerra otto mesi più tardi e la chiusura dei confini occidentali della Germania, un numero ancora più alto di persone avrebbero compiuto il viaggio verso la salvezza. Ottomila nuovi arrivi furono sostenuti da organizzazioni ebraiche, principalmente dal Centrai British Fund, il Jewish Aid Committee tedesco, l' Austrian Self-Aid Committee e la Women's lnternational Zionist Organisation (w1zo). l comitati quaccheri tedeschi e austriaci e il Comitato cattolico per i rifugiati si presero cura di altri duemila immigrati. Fu istituito un organismo di coordinamento con il nome di Movement for the Care of Children from Germany. In seguito divenne noto come Refugee Children's Movement. Era però sorto un inconveniente. Secondo la legislazione britannica, i bambini non potevano essere distribuiti in abitazioni private in tutto il paese, a meno che ciascuno di loro non avesse un tutore legale. Per assicurare tale esigenza, il parlamento approvò in tempo record il Guardianship (Refugee Children) Act. Il presidente del Refugee Children' s Movement era un nobile protestante del regno, Lord Gorell, che commentò: « È semplice, fuori dall'ordinario - e altresì veritiero - poter
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dire che ho avuto più figli, legalmente, di ogni altro uomo dopo Salomone». 9 Nessun altro paese fece uno sforzo pari a quello della Gran Bretagna per l'accoglienza di figli di ebrei. Coloro che ne beneficiarono non lo hanno mai dimenticato. « Partii da Berlino con uno dei famosi Kindertransport » scrisse in seguito Serem Freier. « Del viaggio in treno mi è rimasta in mente un'immagine, quella del guidatore di una locomotiva olandese che ne lucidava freneticamente le manovelle d'avviamento. A quei tempi gli olandesi erano famosi per la loro pulizia. La sera in cui ci imbarcammo sul traghetto per l'Inghilterra, penso che dormimmo sulle panchine. Al mattino ci fu offerta una colazione di pane bianco insipido e banane. Uno dei ragazzi del nostro gruppo mi confidò, con l'aria di chi la sapeva molto lunga, che si trattava di una tipica colazione all'inglese. Immagino che non avesse mai sentito parlare di bacon e salsiccia, o di uova e prosciutto. Nemmeno io. Salimmo sul treno a Dover e, quando arrivammo a Londra, mio padre mi aspettava alla stazione ferroviaria». 10 Il 23 dicembre Manfred van Son, la cui casa ad Amburgo non era stata violata nella Notte dei cristalli a causa del nome apparentemente aristocratico dei suoi occupanti, raggiunse Londra e la salvezza. Cinque giorni più tardi Arme Lehmann, una ragazzina dodicenne di Berlino, partì da Amburgo per la Gran Bretagna con un vasto gruppo di bambini ebrei tedeschi. Tempo dopo, scrisse: « Furono trovate case presso cui affidarci - sia di ebrei sia non -, si aprirono ostelli, si contattarono collegi, e strutture di campi estivi esistenti da lungo tempo vennero preparate per ricevere questi bambini. Fu un lavoro pazzesco, e tutti noi dobbiamo le nostre vite a questa impresa». 11 l genitori di Anne Lehrnann non rimasero in vita dopo la guerra. Il padre Eugen, che aveva perso un braccio combattendo per la Germania sul fronte occidentale durante la Prima guerra mondiale, era destinato a morire nel ghetto di Theresienstadt. La madre Marta fu deportata da Theresienstadt ad Auschwitz alcuni mesi dopo, e non sopravvisse. La gentilezza
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di una coppia inglese non ebrea, Mary e Jim Mansfield, e della loro famiglia alleggerirono il fardello dell'esistenza di Anne, che durante la guerra venne fatta evacuare da Londra nel villaggio di Swineshead. 12 Robert Smallbones, il console generale britannico di Francoforte, era preoccupato per le implicazioni restrittive del Kindertrans11ort. « Per quanto sia possibile addolcire la condizione degli ebrei in Germania» scrisse all'ambasciata britannica di Berlino il 14 dicembre, « mi azzarderei a pensare che la politica più adatta al momento non sia 'prima le donne e i bambini', ma prima gli uomini; loro sono nei campi di concentramento e in imminente pericolo di vita, e potenzialmente sono loro che guadagnano il pane per tutta la famiglia. Se muoiono loro, il problema di come comportarsi con le famiglie sarà ancora più arduo. Ho appreso che alcuni quaccheri desiderano istituire in Germania un'organizzazione che fornisca cibo e abiti ai non ariani e che si proponga di attuare una graduale e diffusa evacuazione nel giro di un certo numero di anni. A meno che il governo tedesco approvi un simile progetto, è difficile calcolare quale percentuale di questa gente possa sopravvivere alla loro forzata permanenza in Germania. » Smallbones aggiunse che« [avrebbe potuto] essere utile» sottoporre i fatti dell'attuale persecuzione tedesca degli ebrei all' attenzione di quei governi al di fuori della Germania« che si propongono di fare qualcosa per risolvere questo problema». 13 L'emigrazione di ebrei tedeschi verso la Gran Bretagna continuò per tutto il mese di dicembre. Felix Seiner di Vienna, che aveva quattro anni, attraversò il mare del Nord con la sua famiglia. Il padre era uno dei cinquanta medici austriaci a cui erano stati concessi permessi di entrata speciali. « Mi ricordo la scena alla stazione ferroviaria. Non riuscivo a capire perché tutti piangessero. Dopotutto, non si trattava dell'avventura più meravigliosa che potesse capitare?» 14 Elsa Blatt non aveva ancora diciannove anni quando aveva assistito alla Notte dei cristalli nella città di Magonza, dove il
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fratello trentunenne Herman fu percosso tanto gravemente da dover essere ricoverato in ospedale. Tempo dopo, la ragazza ricordò gli sforzi della sua famiglia per abbandonare la Germania, quando il padre fu rilasciato da Buchenwald. « Era dimagrito tantissimo, aveva la testa rasata e non portava un cappotto o una giacca. Li aveva lasciati là, in modo che altri che ne avevano bisogno li potessero usare. Quando gli chiedemmo dov'era stato o cosa fosse successo, ci rispose che non ci avrebbe raccontato nulla, a meno che non ci trovassimo fuori dal paese. Era stato avvertito che se avesse detto una sola parola su ciò che aveva visto, saremmo stati portati tutti quanti insieme al campo. » La preoccupazione principale della famiglia era di ottenere un permesso « per far uscire mio fratello dal paese. Alcuni amici ci spedirono una lettera dal consolato della Repubblica Dominicana in Francia, che diceva che se vi si fosse recato gli avrebbero concesso un visto». l familiari furono costretti ad attendere un'occasione in cui Herman Blatt potesse lasciare l'ospedale senza essere notato, per poi prendere un treno per la Francia. « Decidemmo che la vigilia di Natale, quando tutti sarebbero stati impegnati a festeggiare la loro pace in terra, sarebbero stati troppo affaccendati per preoccuparsi di questo ebreo. Non volevamo che prendesse denaro con sé, perché temevamo che avrebbero potuto fermarlo. Mio padre si tolse la fede matrimoniale e gliela diede, dicendo: 'Io lo so che sono sposato; vendila in Francia, così potrai avere qualche soldo'. Quella sera portai mio fratello al treno. Aspettammo tutta la notte vicino al telefono fino a quando ricevemmo una chiamata a carico del ricevente dalla Francia. Ce l'aveva fatta. Poco dopo, ottenni un permesso come infermiera per andare in Gran Bretagna [... ] I miei genitori furono in grado di introdursi di nascosto in Belgio. Poco dopo, anche mia sorella giunse in Belgio con una caviglia rotta, che si fratturò nel corso della fuga clandestina.» 15 In seguito tutti e tre si diressero in Portogallo, attraversando i Pirenei. Il 21 dicembre la Rhodesia del Nord, colonia inglese che
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aveva offerto rifugio a oltre duecento profughi ebrei, chiuse le porte del paese a ulteriori immigrati. Quel giorno il governatore, Sir John Maybin, scrisse al segretario alle Colonie a Londra di aver dato istruzioni al primo funzionario dell'immigrazione« di non rispondere a ulteriori richieste da parte di rifugiati ebrei tedeschi». l(,
TJ 1939 si aprì con l'arrivo di altri bambini in Gran Bretagna. Il 3 gennaio Ruth Herskovits, che era stata testimone della Notte dei cristalli a Hannover, e la sorella gemella Eva furono portate dai genitori alla stazione ferroviaria di Hannover, dove si imbarcarono su un trasporto di bimbi proveniente da Berlino. « Questo non aveva nulla a che fare con i viaggi che di solito facevamo con i nostri genitori per andare in vacanza» ricordò. « La stazione ferroviaria aveva perso la sua atmosfera di piacevole aspettativa. Quel mattino era semplicemente sporca e deserta.» 17 Tra coloro che mostrarono benevolenza e larghezza di vedute in Gran Bretagna ci furono due insegnanti dell'Inghilterra occidentale, James e Kathleen Crossfield. Accolsero Pauline Makowski, una ragazzina ebrea di dieci anni originaria di Stoccarda. « Fui adottata da una famiglia cristiana dal 16 gennaio 1939 fino a quando lasciai la loro casa nel 1947, per fare tirocinio come infermiera» scrive Pauline. « La loro casa fu sempre considerata casa mia, e i loro figli mi considerano tuttora una sorella. Sono state persone eccezionali e la loro generosità va riconosciuta. » 18 I genitori di Pauline non sopravvissero alla guerra: con le sue parole, fecero « parte dei sei milioni di dispersi ». 19 Richard Attenborough era quindicenne quando sua madre si recò a Londra dalla loro abitazione a Leicester, per tornare indietro portando con sé due ragazzine ebree: Irene, di dodici anni, e Hclga, di nove. Tempo dopo Attcnborough rifletté: « La generosità dei miei genitori costituì soltanto uno dei molti atti di gentilezza del popolo britannico in quei giorni bui».
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Aggiunse: « L'atteggiamento dei miei genitori nei confronti della vita fu sempre quello di ritenere che esista una cosa simile a una 'società', e che questa implichi l'impegno di preoccuparsi, tollerare ed essere solidali verso coloro che sono meno fortunati di noi. Ma accogliere Helga e Irene nella nostra famiglia come sorelle non era pura teoria. Si trattava di esperienza di prima mano. Questi erano esseri umani, a cui alla fine avremmo voluto bene». 20 Reiner Auman e il fratello maggiore George, che avevano entrambi assistito alla Notte dei cristalli a Francoforte, passarono molte settimane a procurarsi i documenti necessari per l'emigrazione. Il padre era stato rilasciato da Buchenwald dopo quattro settimane. Quando tornò a Francoforte, rammentò Reiner Auman, «era come un'altra persona. Adesso era pavido, sulla difensiva e confuso. Mentre fino a quel momento si era parlato di emigrazione un po' per caso, mio padre dovette affrontare il fatto che ora si doveva fare in fretta. La gravità della situazione aveva fatto presa su di lui, e ne sembrava sopraffatto». Reiner, che aveva sedici anni e mezzo, in quelle poche settimane si sentì « trasformato da un tipico adolescente a un giovanotto cresciuto, deciso ed energico•>. Il 15 febbraio lui e il fratello, dotati di passaporto tedesco e visti inglesi, partirono dalla Germania per la Gran Bretagna. I loro genitori li seguirono nell'agosto del 1939, alla vigilia della guerra. In seguito, George prestò servizio con merito nell'esercito degli Stati Uniti sia durante l'invasione dell'Europa sotto il dominio della Germania, sia durante la liberazione dei campi di concentramento. Reiner combatté nel Pacifico, a Okinawa. 21 Sempre in quel gennaio Lutz Wachsner, socio di una ditta tessile che nella Notte dei cristalli si trovava a Breslau con la sua famiglia, vide i suoi piani per l'emigrazione concretizzarsi quando suo figlio maggiore Frank partì per l'Estremo Oriente da Amburgo, a bordo di una nave danese. Il figlio minore Egon, di quindici anni, aveva i requisiti per recarsi in Inghilterra grazie a un Kindertrcmsport, cosa che fece quella prima-
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vera, prestando in seguito servizio militare nell'esercito britannico. Lutz Wachsner e la moglie Else partirono per Shanghai più tardi, in estate. Else Wachsner, che non era in buona salute, mori a Shanghai: la sua pietra tombale, danneggiata ma ancora leggibile, resistette alle devastazioni della Rivoluzione culturale cinese. Solo l'anziana madre di Lutz Wachsner, Rosa, rimase in Germania: sarebbe stata Eoi deportata a Theresienstadt e non sopravvisse alla guerra. 1 1115 gennaio due gruppi di rifugiati ebrei tedeschi raggiunsero Shanghai. Duecento vi giunsero via nave attraverso il canale di Suez. Quarantaquattro arrivarono in treno tramite la ferrovia transiberiana e transmanciuriana, e molti di loro si ammalarono« per il freddo intenso». 23 Furono fortunati. Il 30 gennaio il primo ministro canadese, William Mackenzie King, disse al parlamento di Ottawa « che il Canada non [avrebbe spalancato) le porte a rifugiati politici, ma [avrebbe preso] in considerazione casi speciali considerandoli singolarmente». Un membro ebreo del parlamento, il leader laburista Abraham Heaps, protestò. 24 Il Canada aveva già accolto seimila profughi ebrei tedeschi dal 1933, ma le pressioni, esercitate soprattutto dalla provincia del Quebec, evitarono che il numero di immigrati aumentasse. La Cecoslovacchia aveva dato rifugio a venticinquemila profughi ebrei provenienti da Austria e Germania, ma per quanto ancora avrebbe potuto conservare la propria integrità territoriale, dopo aver perso la regione dei Sudeti a favore della Germania, era un interrogativo che suscitava accesi dibattiti. Parlando a Berlino il 30 gennaio, Hitler dichiarò pubblicamente che in caso di guerra « il risultato non sarebbe stato la bolscevizzazione della terra, e pertanto la vittoria dell'ebraismo, ma la distruzione completa della razza ebraica in Europa ». 25 Sei giorni prima del discorso di Hitler, il feldmaresciallo G~ ring aveva dato segretamente istruzioni a Reinhard Heydrich,
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vicecomandante delle ss e della e EST Aro, di « risolvere» il cosiddetto problema ebraico « tramite emigrazione ed evacuazione ». 26 Heydrich fece del suo meglio per accelerare la partenza di ebrei dalla Germania e dal!' Austria. li suo obiettivo era incoraggiare I'« esodo di massa» dell'ebraismo tedesco. Vi riuscì. Le cifre dell'emigrazione nel corso del 1938 per l' Altreich (la Germania senza l'Austria) erano di quarantamila persone. Nei primi nove mesi del 1939, salirono a settantottomila. All'inizio del 1939 coloro che cercavano di emigrare continuarono le loro ricerche per ottenere dei visti. Il problema non si presentava da parte della Germania, per cui l'emigrazione ebraica era un imperativo della massima importanza, ma da parte delle nazioni riluttanti ad accogliere gli emigranti. A Berlino, il capitano Foley contrastò la pressione esercitata da parte del governo britannico contro la continua emigrazione ebraica verso Shanghai. Egli scrisse ai suoi superiori: « Da parte nostra si potrebbe considerare umano non interferire ufficialmente per impedire agli ebrei di scegliersi i propri cimiteri. Preferirebbero senza dubbio morire a Shanghai come uomini liberi, che come schiavi a Dachau ». 27 In Inghilterra, un accampamento dell'esercito in disuso a Richborough, nel Kent, fu aperto a febbraio per ricevere arrivi di profughi adulti dalla Germania. Poteva contenere fino a tremila persone. Non erano richiesti visti individuali per coloro che vi giungevano: era sufficiente un unico permesso collettivo. Nel giro di dodici mesi, ottomila ebrei erano passati attraverso questo campo profughi per poi giungere in case della Gran Bretagna, per la maggior parte giovani che erano stati inviati a Dachau, Sachsenhausen e altri campi di concentramento dopo la Notte dei cristalli, e che in seguito erano stati · rilasciati. 28 Il 2 febbraio un altro Kindertransport partì dalla Germania. Laurie Lowenthal, che aveva quattordici anni e si trovava ad Aschaffenburg nella Notte dei cristalli, ricordò: « Mia madre mi portò alla stazione e, mentre il treno si metteva lentamente
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in cammino, lei diventava sempre più piccola. Non vidi mai più i miei genitori ». 29 Il 19 febbraio, alla stazione di Vienna, due carrozze ferroviarie di terza classe furono agganciate allo Hock van Holland Express. Vi si trovavano centotrenta tra ragazzi e ragazze ebrei, per i quali i quaccheri avevano preparato delle abitazioni temporanee in Gran Bretagna. }o I ragazzi giunsero sani e salvi nell'isola due giorni dopo. Fra quei giovani ebrei tedeschi che viaggiarono in direzione della Gran Bretagna su un Kindertransport ali' inizio del 1939 c'era Eric Lucas, che nella Notte dei cristalli aveva osservato con orrore la distruzione della sinagoga nel villaggio di Hoengen. « Era una mattina di febbraio fredda e scura » scrisse in seguito, a proposito della sua partenza. « li treno che era destinato a trasportarmi verso la salvezza aspettava sulla piattaforma. Avevo sperato che nel giro di alcuni giorni quel treno avrebbe condotto alla salvezza mia sorella e forse, nel giro di qualche mese, i miei genitori. Quando finalmente mi fu permesso di salire sul treno, mi precipitai alla finestra per cercare i miei genitori, che non avevo potuto vedere da quando avevo lasciato il gabbiotto della dogana. Stavano là in piedi, in lontananza, ma non si avvicinarono al treno. Agitai la mano timidamente, e tuttavia pieno di paura, dopo il controllo che avevo appena superato; ma anche quello fu troppo. Un uomo in uniforme nera corse verso di me. 'Tu, porco ebreo - un altro gesto ancora o una parola da parte tua, e ti terremo qui. Hai passato la dogana.' E così rimasi di fronte al finestrino del treno. In lontananza si stagliava una coppia silenziosa e anziana, a cui non osavo né parlare, né fare un ultimo cenno di saluto; ma riuscivo a vedere molto distintamente i loro volti, alla luce del mattino che si stava avvicinando.» Lucas ricordò come, poche ore prima, « mio padre e poi mi madre avevano posato con dolcezza le loro mani sulla mia testa china per benedirmi[ ... ] Stando in piedi davanti al finestrino del treno, fui improvvisamente sopraffatto dalla certezza lacerante che non avrei mai più visto mio padre e mia madre. Eccoli là fermi, soli, e con la tristezza della morte. Mani
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crudeli ci avevano tenuto separati durante quell'ultimo momento di intimità. Un fervido grido di ribellione contro tutta quella brutalità senza senso e quella crudeltà disumana mi si fermò in gola. O Dio, perché tutto doveva essere così?» Come tanti altri viaggiatori del Kinder, Lucas non dimenticò mai quel terribile momento finale. « Mio padre e mia madre stavano lì. Un uomo anziano, che si appoggiava pesantemente sul proprio bastone e teneva la mano della moglie. Fu la prima e l'ultima volta in vita mia che li vidi piangere entrambi. Di tanto in tanto mia madre allungava la mano, come se volesse afferrare la mia: ma la mano tornava a cadere, sapendo che non avrebbe mai potuto raggiungermi. Il mondo potrà mai dare giustificazione della sofferenza che ardeva negli occhi di mio padre? I suoi occhi erano dolci e gentili, ma pieni di lacrime di solitudine e di paura. Erano gli occhi di un bambino che cerca la gentilezza del viso della madre e la protezione del padre. Quando il treno si avviò fuori dalla stazione per condurmi verso la salvezza, appoggiai il viso contro il vetro freddo del finestrino e piansi amaramente. Coloro che hanno attraversato la Manica, fuggendo verso la salvezza a causa del timore della morte, possono comprendere che cosa significhi aspettare per coloro che sono ancora al di là di esso, bramosi di oltrepassarlo, ma che non raggiungeranno mai queste bianche scogliere che dominano le acque. » Un mese dopo il suo arrivo in Gran Bretagna, Eric Lucas stava tentando di trovare un'ambasciata straniera a Londra che fosse disponibile a dare ai suoi genitori un visto per qualche destinazione lontana. « Lei ha abbastanza denaro per permettere ai suoi genitori di vivere lì senza lavorare?» « Si può mettere insieme una piccola somma. » « I suoi genitori hanno un passaporto valido?» « No, perché possono far richiesta di un passaporto per lasciare il paese solo se sono in possesso di un permesso di soggiorno e dell'autorizzazione a proseguire verso il paese in cui vogliono andare. »
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« Sì, capisco, ma non possono ottenere un permesso fin quando non avranno un passaporto valido. » « I mesi passavano» osservò Lucas, « e la speranza svaniva.» Incapace di ottenere i documenti e i permessi necessari, l'adolescente era sconvolto. I suoi genitori morirono tre anni dopo.} 1
Al confine fra l'Austria e la Svizzera, dove centinaia di ebrei cercavano quotidianamente di passare per sfuggire al dominio nazista, il compassionevole funzionario della polizia svizzera Paul Griininger era nuovamente nei pasticci. L'11 febbraio il capo della polizia svizzera scrisse al suo immediato superiore: « Lei mi aveva assicurato che la responsabilità del controllo sull'immigrazione sarebbe stata sottratta al capitano di polizia Griininger [... ] Ciò nonostante, sembra che questo funzionario pubblico abbia autorizzato o addirittura causato emigrazioni illegali di propria spontanea iniziativa». n Griininger fu sospeso dalle sue mansioni il 3 aprile. Due giorni dopo, scrisse a difesa delle sue azioni: « Ho intenzione di spiegare perché, in un unico caso, ho violato le regole del dipartimento. Ho agito come un essere umano e un funzionario con validi motivi. Uno dei diritti più preziosi di sovranità è il diritto di asilo». La Svizzera aveva sempre rispettato un tale diritto. « Nel corso di tutta la nostra storia abbiamo aperto le porte del nostro paese a rifugiati politici senza pregiudizi, non a causa della simpatia verso le loro persone o ideologie, ma su basi puramente umanitarie. » H Griininger fu multato per avere infranto i regolamenti e, in seguito, licenziato dal corpo di polizia. Il padre di Charlotte Neumann, Yehuda, era stato portato da Wiirzburg a Dachau dopo la Notte dei cristalli. Durante la Prima guerra mondiale, mentre prestava servizio nell'esercito tedesco, era stato ferito, aveva contratto la tubercolosi ed era stato fatto prigioniero dai russi. Dopo diverse settimane a Dachau era un uomo finito.
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Con l'aiuto di Robert Smallbones, il console generale inglese a Francoforte, la figlia di Yehuda Ncumann ricevette un visto per recarsi in Gran Bretagna come collaboratrice domestica. Il 17 febbraio, dopo tre mesi in cui ebbe a che fare con « cavilli legali e vessazioni», ottenne il passaporto tedesco. Dieci giorni più tardi partì in treno per l'Inghilterra, per lavorare nella città settentrionale di Salford. In seguito i suoi genitori furono deportati da Wiirzburg ad Auschwitz. Non sopravvissero, e nemmeno il fratello minore ltzhak Yona, che all'epoca aveva diciassette anni e che morì durante la guerra al campo di concentramento di Majdanek, nella Polonia occupata dai tedeschi. 3·1 Il 23 febbraio, mettendo in atto un ulteriore giro di vite, Goring annunciò a Berlino che entro due settimane tutti gli ebrei tedeschi avrebbero dovuto consegnare « tutti i gioielli e gli altri oggetti d'oro, argento o platino, come anche tutti i diamanti, le perle e altre pietre preziose». Avrebbero dovuto essere ceduti anche coltelli, forchette e cucchiai d'argento. Agenzie dei pegni pubbliche e locali avrebbero offerto « un indennizzo». Chi non si fosse attenuto alle direttive avrebbe ricevuto una multa, oppure sarebbe stato mandato ai lavori forzati per un periodo massimo di dieci anni." Due giorni dopo, il 25 febbraio, mentre il severo decreto di Goring veniva attuato, la GEST Aro diede ordine alla comunità ebraica di Berlino di fornire ogni giorno i nomi di un centinaio di ebrei - tremila al mese -, che sarebbero quindi stati obbligati ad abbandonare la Germania entro due settimane dal momento in cui fossero stati suggeriti i loro nomi. Questo fu esattamente il numero dei pem1cssi di soggiorno che l'intera comunità ebraica tedesca fu in grado di ottenere da paesi stranieri. Ma quei tremila permessi dovevano anche includere ebrei da Vienna, Breslau, Francoforte, Stoccarda, Dresda, Colonia e Amburgo, i centri principali da cui l'emigrazione era organizzata. Notizie devastanti raggiunsero gli ebrei tedeschi il 25 feb-
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braio. A Montevideo, il governo dell'Uruguay aveva rifiutato di far entrare nel paese sessantotto rifugiati ebrei tedeschi a bordo della nave di linea italiana Conte Grande. Anche l' Argentina non volle saperne di farli entrare. E a Georgetown, nella Guyana britannica, fu negato il permesso di scendere a terra a centosessantacinque profughi ebrei tedeschi che erano arrivati su una nave tedesca, la Koe11igstein. A Budapest un funzionario dell'ufficio estero ungherese dichiarò che non sarebbe stato ammesso in Ungheria nessuno degli ebrei tedeschi costretti a partire dalla Germania sulla base della politica recentemente annunciata di espulsioni giornaliere. 36 Tre giorni dopo, l'Argentina rifiutò di consentire l'approdo a un altro gruppo di ebrei tedeschi, ventotto in tutto, che erano giunti a Buenos Aires da Amburgo a bordo della nave di linea tedesca Generai San Martin. Furono costretti a tornare in Germania. 37 Ad Amburgo il produttore di cioccolato Josef Gold era stato arrestato pochi mesi dopo la Notte dei cristalli, e spedito in prigione per il suo coinvolgimento in attività politiche socialiste e antinaziste. Due anni prima aveva combattuto in Spagna sul fronte repubblicano. Dopo essere stato rilasciato, si imbarcò clandestinamente su una nave svedese ad Amburgo e sbarcò a New York. Non aveva alcun visto per emigrare. Trattenuto a Ellis Island, fu nuovamente espulso e riportato in Germania su una nave tedesca. Sbarcato ad Amburgo, Josef Gold fu rimandato in carcere. In seguito, venne sottoposto ai lavori forzati - costruendo i pontili per i sottomarini di Amburgo -, finché non venne inviato a Theresienstadt con la maggior parte degli ebrei amburghesi che erano rimasti. Successivamente deportato ad Auschwitz, Mauthausen ed Ebensee, sopravvisse alla guerra. Anche il figlio, il giovane Edgar, sopravvisse nel villaggio di Reinfeld, nascondendosi presso amici tedeschi della sua famiglia. Sua madre fu mandata in un campo di lavoro vicino a Stoccarda. Anche lei sopravvisse. 38
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La ricerca di luoghi di asilo procedeva ininterrotta. Il lll marzo il Cile accettò l'ingresso dei sessantotto rifugiati a bordo della Conte Gra11de, che erano stati rifiutati sia dall'Uruguay sia dal1' Argentina. J9 Quel giorno, il Guatemala annunciò che avrebbe accolto tutti gli ebrei che avessero già dei parenti residenti nel paese, a condizione « che si impegnassero in attività agricole e si astenessero da attività commerciali». Nel 1938, su queste basi, il Guatemala aveva offerto rifugio a duecentotrentadue ebrei. 40 Il 4 marzo la polizia locale tedesca della città libera di Danzica diresse l'emigrazione di cinquecento ebrei nel giro di poche ore. Cominciando alle tre e trenta del mattino, quando era ancora scuro, uomini, donne e bambini furono disposti lungo la banchina. fl console generale inglese, Gerald Shepherd, li vide mentre arrivavano « con zaini pesanti, fagotti e piccoli bagagli a mano». Dal molo, a partire dalle quattro e trenta, furono fatti salire sui camion.~ 1 La loro destinazione era la stazione ferroviaria principale, da cui avrebbero intrapreso il lungo viaggio in treno verso sud, attraverso l'Europa centrale fino al porto rumeno di Costanza sul mar Nero, da dove si sarebbero imbarcati sulla nave per la Palestina. Nel corso dei mesi di marzo e aprile, quattro treni partirono da Danzica per Berlino, portando un totale di centoventiquattro bambini ebrei. Da Berlino i bimbi continuarono in treno per Hock van Holland, dove si collegarono al Kindertransport che attraversava il mare del Nord verso Harwich. Il 24 marzo, a bordo della nave di linea tedesca Deutscltland, centoventicinque profughi ebrei tedeschi raggiunsero New York, e fu loro consentito l'ingresso nel paese grazie ai loro permessi validi. A bordo si trovava anche il dottor Julius Dorpmueller, vicepresidente delle ferrovie di Stato tedesche, che era giunto negli Stati Uniti « per studiare il funzionamento delle ferrovie americane ». 42 Entro tre anni, in qualità di direttore generale delle ferrovie di Stato tedesche, il dottor Dorpmueller sarebbe divenuto una figura centrale nelle deportazioni di massa in
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treno degli ebrei - fra cui centocinquantamila ebrei tedeschi verso i campi di sterminio e dei luoghi delle stragi. Una settimana dopo, il 11i aprile, Esther Ascher, che aveva assistito alla Notte dei cristalli a Breslau, partì dalla propria città natale per Berlino, proseguì per Monaco e poi verso sud passando per l'Italia e Trieste. Qui prese una nave per Haifa, essendo la fortunata titolare di un certificato palestinese del1' Aliyah per la gioventù, l'organizzazione che gestiva l'immigrazione sionista dei giovani. ·0 Alcw1e strade verso la speranza si chiusero ancora prima che si potessero aprire. Nel gennaio del 1939 Winston Churchill, che allora non ricopriva alcuna funzione politica ma era ancora un membro del parlamento, aveva incontrato un diplomatico albanese, Chatin Sarachi, che faceva parte di una delle più eminenti famiglie cattoliche di quel paese. Durante i cinque anni precedenti, Sarachi era stato primo segretario del1' ambasciata albanese di Londra. Churchill avanzò nei suoi confronti la possibilità di consentire a ebrei tedeschi e austriaci di entrare in Albania. Sei settimane più tardi, dopo essere rientrato in patria, Sarachi scrisse a Churchill di essere stato « autorizzato a trattare, nel caso in cui il problema sia ancora presente ». 44 La promettente lettera di Sarachi fu redatta il 13 marzo. Nel giro di sei settimane Mussolini avrebbe invaso e conquistato l'Albania, mettendo fine alla sua indipendenza e alla possibilità di qualsiasi programma di soccorso di quel genere. Per prestare aiuto ai figli degli ebrei cecoslovacchi, subito dopo l'annessione tedesca della regione dei Sudeti era stata costituita la Sezione bambini del Comitato inglese a favore dei rifugiati cecoslovacchi. Sebbene quei bambini ali' epoca non fossero in pericolo, la loro condizione all'interno della Cecoslovacchia indipendente fu percepita come sufficientemente precaria per giustificare un'opera di soccorso. Alcuni erano rifugiati dalla regione dei Sudeti. Molti erano orfani. A metà ottobre del 1938 la Sezione bambini aveva istituito un ufficio a
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Praga, diretto da Doreen Warriner, una donna inglese. Il 20 dicembre un professore della Westminster School, Martin Blake, si recò a Praga per aiutarla. Egli convinse ad accompagnarlo un agente di cambio ventinovenne, Nicholas Winton, rampollo di religione cristiana di un illustre famiglia di ebrei tedeschi. Winton ritornò in Gran Bretagna alla fine di gennaio del 1939 per assumere la direzione dell'ufficio di Londra. Il 7 marzo un insegnante inglese, Trevor Chadwick, volò a Praga per accelerare le operazioni di soccorso; una settimana dopo, il 14 marzo, egli stesso accompagnò in aereo in Gran Bretagna il primo gruppo di ragazzini ebrei, venti in tutto. « Erano tutti allegramente nauseati » ricordò Chadwick tempo dopo, essendo stati attirati dai sacchettini di carta, > Margit Diamond aggiungeva che una delle cose che rimpianse maggiormente fu che la signorina Lobb morì « prima che io mi trovassi nella condizione di restituire una piccola quantità (non avrei MAI davvero potuto ripagare ciò che lei fece per me, naturalmente) del bene che mi aveva fatto ,,_-1 9 Otto Hutter fu uno dei due giovanissimi rifugiati ebrei provenienti dalla Germania a cui venne offerto un posto presso la Bishop's Stortford School, nell'Hertfordshire. Gli ex alunni della scuola raccolsero il denaro necessario per la loro educazione. In una lettera J.F. Attenborough, presidente dell'Old Stortfordian Club, lanciò questo appello: « Oggi uomini e donne a cui non è imputabile alcuna colpa sono fatti uscire da un paese dopo l'altro in Europa, e ridotti a rifugiati senza un quattrino. Nessuno di noi può restare indifferente alla loro sofferenza, ma pochi di noi possono, contando unicamente sulle nostre risorse, offrire dell'assistenza efficace. Che cosa può fare Stortford, allora? "' 0 Ritrovando questa lettera sessantun anni dopo che la scuola gli aveva offerto un posto, Otto Hutter scrisse: « Potrebbe servire come un nobile esempio di come in Inghilterra gente solidale si associò in quei giorni bui 'per costituire un contributo durevole', in questo caso permettendo a due ragazzi profughi di ricevere una buona educazione. Certo, il grido: 'Che cosa può fare Stortford, allora?' non ebbe risonanza in tutto il paese ma, proprio per questo, è certamente ancora più degno di essere ricordato». 51 Chava Rechnitz - che portava con sé i ricordi della Notte dei cristalli sia a Berlino sia a Ratisbona - si ricordava di essere partita da Berlino il 10 maggio e giunta al porto inglese di Liverpool il giorno seguente, dove rimase,, seduta con all'incirca ottanta altri ragazzi in un grande salone, essendo tra le ultime a essere chiamata dai miei genitori adottivi». Si trattava del capitano e della signora Ed wards, di Wheldrake, nello
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Yorkshire. Per un anno la ragazza si occupò della loro figlia di due anni, finché il 26 maggio 1940 partì dall'Inghilterra su una nave giapponese diretta a Shanghai, dove approdò quasi tre mesi dopo, passando per il capo di Buona Speranza. Sul suo permesso di uscita venne apposto il timbro di NON RITORNO NEL IU:CNO UNITO. 5~
Come il ministro di gabinetto Lord Winterton spiegò a una delegazione di ebrei tedeschi il 18 maggio, il governo inglese riteneva che ci fossero dei limiti, causati da « antisemitismo e xenofobia», oltre i quali temeva che « [sarebbe stato) pericoloso spingersi nell'accettare rifugiati ebrei». H Ciò nonostante, ci si sforzò di farlo. La Stoatley Rough School, che era stata inaugurata nel 1934 per i profughi ebrei tedeschi, ricevette dalla Germania centocinquanta lettere alla settimana per la ricerca di posti. Come risultato dell'impegno profuso dalla scuola dopo il marzo del 1939, il fatto che trenta-quaranta ragazzi fossero emigrati prima dello scoppio della guerra rese impossibile ad altri di lasciare la Germania per raggiungere la Gran Bretagna. La burocrazia poteva essere complicata, opprimente e frustrante. « In un caso» scrisse lo storico della scuola, « stavano disperatamente cercando di far espatriare una ragazzina, il che produsse una corrispondenza tra New York, Stoccarda, Stoatley Rough e Londra che ammontò a trentadue lettere. La ragazza non riuscì mai a raggiungere la Gran Bretagna. » ~~ A seguito dell'occupazione tedesca di Praga nel marzo del 1939, la Sezione bambini del Comitato britannico per i rifugiati dalla Cecoslovacchia aveva raddoppiato i propri sforzi. Trevor Chadwick, tornato a Praga, lavorò in modo straordinariamente duro per radunare i bambini e inviarli in Gran Bretagna in treno. Quando risultò che alcuni dei ragazzini non possedevano i documenti di viaggio richiesti, Chadwick fornì delle carte falsificate e convinse le autorità tedesche a permettere ai bambini di continuare il viaggio verso la Gran Bretagna. 55 L'ufficio di Chadwick a Praga, con l'aiuto della Sezione
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bambini di Londra diretta da Nicholas Winton, fece uscire un totale di seicentocinquantaquattro bambini dalla città di Praga occupata dai tedeschi con destinazione Inghilterra, nel corso di otto viaggi. Il primo gruppo a lasciare Praga dopo l' occupazione, il 19 aprile, comprendeva trentasei bimbi. 56 Alcuni riuscirono a viaggiare privatamente. Il padre del quattordicenne Rudolph Wessely fu, fino all'invasione tedesca, il segretario della Borsa merci di Praga e giudice della corte di arbitraggio. Il 21 marzo fece appello a degli amici che abitavano in Inghilterra per affidare loro il figlio, a cui fu trovata un' abitazione in Gran Bretagna, e che arrivò a Londra il 12 luglio. Ma nonostante il giudice e la moglie si fossero offerti di« svolgere qualsiasi lavoro » in Gran Bretagna, fosse anche di assumere mansioni da domestici nonostante la loro « precedente posizione sociale», per loro non si riuscì a trovare alcun posto. 57 ll 15 aprile Hannelore Heinemann, che allora aveva solo tre anni - suo padre e suo nonno erano stati salvati da una potenziale deportazione in un campo di concentramento dopo la Notte dei cristalli grazie alla custode non ebrea del loro appartamento di Berlino - si imbarcò con i genitori su una nave che partiva da Genova per viaggiare fino a Shanghai. Quello stesso giorno, a New York, cinquecento rifugiati ebrei tedeschi sbarcarono dal transatlantico di linea Washington. In Europa Olanda, Francia, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca continuarono ad accettare profughi ebrei dalla Germania. Durante il mese di maggio tremila rifugiati ebrei provenienti da Germania e Austria raggiunsero Shanghai, raddoppiando il numero di coloro che già vi si trovavano. Ma i luoghi in cui rifugiarsi diminuivano col passare dei mesi. La legislazione antisemita si stava diffondendo anche in Europa. Il 3 maggio una legge ungherese proibì a qualsiasi ebreo ungherese di diventare giudice, avvocato, insegnante o componente del parlamento della nazione. La Repubblica d'Irlanda si oppose caparbiamente ali' ammissione di rifugiati ebrei, respingendo persino una richiesta del Vaticano
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per far entrare nel paese un piccolo numero di medici tedeschi che erano ebrei convertiti al cattolicesimo. 511 Ad Aachen, durante il mese di maggio, il fratello di Vera Dahl, Rudi, festeggiava il suo Bar Mitzvah. La cerimonia, che sottolineava la ricorrenza del suo tredicesimo compleanno e il raggiungimento dell'età virile, fu tenuta in una piccola sala di preghiera, dalla parte opposta del cortile rispetto alla sinagoga incendiata. « C'erano brandelli di libri di preghiera carbonizzati che volavano dappertutto» ricordava Vera Dahl. « La cerimonia fu terribilmente triste per il povero Rudi, che fece molto bene la sua parte [... ] Dopo, camminammo tutti molto silenziosamente verso casa - la cosa importante era non essere visti 'mentre ci riunivamo' o 'compivamo celebrazioni' e, naturalmente, nessuno indossò qualcosa di nuovo. Gli uomini avevano sempre portato cappelli alti in sinagoga, ma ciò, naturalmente, non si faceva più.» ~9 Una settimana dopo, Vera Dahl partì per la Gran Bretagna, avendo ricevuto un permesso per recarvisi come collaboratrice domestica. Durante il blitz lavorò presso il Whittington Hospital di Londra. Il fratello Rudi e i genitori Adolf e Olga furono deportati da Aachen nel 1942 e inviati a est, quasi certamente al campo di sterminio di Belzec. Due dei sei fratelli di sua madre erano stati uccisi in battaglia durante la Prima guerra mondiale, combattendo per la Germania. Gli aspiranti profughi, sfogliando i quotidiani, oscillavano tra la speranza e la disperazione. Il 16 maggio il governo colombiano annunciò che non sarebbero più stati accettati altri rifugiati ebrei, in attesa di un accordo relativo a una « politica di immigrazione chiara e completa». Anche le millecinquecento domande da parte di ebrei che avevano genitori, mogli o figli già residenti in Colombia sarebbero state messe da parte. 60 Il giorno seguente, il 17 maggio, il governo britannico emise la sua « Carta bianca>> della Palestina del 1939, che fissava a un limite massimo di ventimila all'anno il numero degli ebrei che avrebbero potuto essere ammessi in Palestina nel corso dei
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cinque anni successivi. Di questi, cinquemila all'anno avrebbero potuto essere dei rifugiati. Con più di duecentocinquantamila persone ancora intrappolate nella Grande Germania, la Carta bianca della Palestina rappresentò una restrizione ancor più severa sull'emigrazione del sistema delle quote statunitensi, che prevedeva ventisettemila persone all'anno. Un membro del parlamento britannico, Alfred Duff Cooper, che in precedenza aveva dato le dimissioni dal governo per protestare contro il patto di Monaco, si espresse contro le nuove restrizioni, dicendo ai suoi colleghi parlamentari:« È il braccio forte dell'impero britannico che ha loro aperto le porte quando tutte le altre porte erano chiuse. Ora noi dovremmo sostituire quella speranza - che abbiamo fatto rivivere - alla disperazione, e dovremmo sbattere la porta in faccia agli ebrei che hanno vagato tanto a lungo? »1:,1 Per rafforzare le nuove restrizioni, il governo inglese fece pressioni diplomatiche sui governi di Iugoslavia, Romania, Turchia e Grecia perché non ammettessero imbarcazioni con immigrati «illegali» a bordo che avrebbero dovuto proseguire per la Palestina. Il 26 maggio una conferenza interdipartimentale del governo inglese a Londra discusse della possibilità di elargire del denaro al governo rumeno per il valore di quindici giorni di alimenti per ciascun rifugiato «illegale», al fine di incoraggiare i rumeni a trattenere i profughi sotto il loro controllo e quindi a rimandarli in Polonia, Europa centrale e Germania. "2 Gli ebrei di Palestina trovarono un modo inaspettato per eludere simili pressioni e restrizioni. A marzo Pino Ginsberg, l'agente del Mossad che aveva il permesso di risiedere a Berlino da parte della GESTAPO, fu convocato al quartier generale della GESTAPO e gli fu ordinato dallo stesso Heydrich di organizzare la partenza di quattrocento ebrei tedeschi ogni settimana verso la Palestina. L'imperativo della GESTAPO era l'emigrazione degli ebrei, legale o illegale che fosse secondo la prospettiva inglese. Tuttavia la GESTAPO fece richiesta di enormi somme di denaro, che non potevano essere facilmente
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raccolte né dalla comunità ebraica, né dal Mossad. Sotto l'egida del programma GESTAPO-Mossad i primi duecentottanta ebrei partirono da Berlino al termine dello stesso mese di marzo. li treno li condusse a Vienna, dove erano destinati a unirsi a loro altri centoventi ebrei austriaci radunati dal rappresentante del Mossad locale, Moshe Bar-Gilad. Un altro agente del Mossad, attivo a Vienna nello stesso periodo e nato in Austria, Ehud Uberall, ricordò in seguito come ali' alba i centoventi ebrei austriaci, che avevano trascorso la notte nell'edificio della Jewish Agency, situata di fronte al quartier generale della GESTAPO nell'hotel Metropole, « furono svegliati e formarono una colonna che si mise in marcia lungo la strada per prendere il primo tram del mattino verso la Stidbahnhof di Vienna. Il treno proveniente da Berlino e che portava duecentottanta passeggeri era arrivato puntualissimo [... ] Mi diressi là con loro e percepii l'estrema tensione esistente mentre ci avvicinavamo alla stazione, e vedemmo i quattrocento passeggeri destinati a partire entro pochi minuti - e a essere salvati ».MI quattrocento ebrei tedeschi e austriaci raggiunsero in treno Susak, un porto iugoslavo sull'Adriatico, e di lì vennero condotti via mare in Palestina, dove approdarono di notte su spiagge deserte, proprio mentre navi da guerra inglesi al largo stavano tentando di intercettarli. Ogni mese partì un nuovo gruppo di emigranti, attraversando percorsi diversi. Alcuni furono fermati dalla Royal Navy e internati in Palestina, altri proseguirono senza problemi e sbarcarono indisturbati. Nell'agosto del 1939 furono intercettate cinque piccole imbarcazioni, che portavano duecentonovantasette rifugiati tedeschi in totale, e una nave più grande con ottocento persone a bordo, e i loro passeggeri furono internati in Palestina. Fu loro permesso di rimanervi, poiché gli inglesi ne sottrassero il numero dalla quota annuale palestinese. Heydrich approvò personalmente la partenza diretta degli emigranti che lasciarono la Germania nell'ottobre del 1939 da due porti tedeschi, Amburgo ed Emden, per evitare il problema dei permessi di transito attraverso altri paesi. Il
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Mossad aveva già noleggiato le navi, quando lo scoppio della guerra pose fine a questa ininterrotta attività di salvataggio. 64 Oltre l'Atlantico si apriva un ulteriore e più ampio potenziale rifugio: gli Stati Uniti. A Washington Robert F. Wagner senior (senatore democratico dello Stato di New York) il 9 febbraio aveva presentato una delibera congiunta del Senato per portare negli Stati Uniti ventimila bambini profughi ebrei tedeschi fino ai quattordici anni. Quattro giorni dopo, alla Camera dei deputati, il membro del Congresso Edith Rogers (repubblicana, Stato del Massachusetts) aveva presentato un'identica proposta. Entrambe vennero inoltrate alle rispettive commissioni per l'immigrazione del Senato e della Camera, dove furono discusse nel corso di otto giornate, che iniziarono il 20 aprile presso la commissione del Senato e il 24 maggio nella commissione della Camera dei deputati. Uno degli argomenti sollevati contro la legge riguardò il fatto che l'ammissione negli Stati Uniti di ventimila bambini rifugiati dalla Germania e il rifiuto di accettare i loro genitori sarebbe andato contro le leggi di Dio e, pertanto, avrebbe dato adito a una richiesta successiva per l'ammissione di quarantamila adulti: i genitori dei bambini in questione. Le principali obiezioni, ripetute molte volte, consistevano nel timore di « inondare » gli orfanotrofi già sovraffolati, nella possibilità di creare una futura concorrenza per i posti di lavoro in un periodo di accentuata disoccupazione, e nel fatto di trascurare ragazzini americani che già avevano bisogno di assistenza, per aiutare invece dei loro coetanei stranieri. Una notizia riportata da un quotidiano e riferita alla commissione dichiarava: «L'America trascura i propri bambini». Un'altra obiezione che venne sollevata fu che la legge avrebbe consentito a figli di nazisti o di comunisti di entrare nel paese, e senza dubbio ad altri bambini che non pativano la condizione di vittime. C'era il timore di creare un precedente per situazioni analoghe in molti altri paesi - si citarono la Cina e la Spagna -, cosa che avrebbe totalmente disatteso i regolamenti sull'immigrazione in vigore.