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Italian Pages 352 [337] [337] Year 2014
1-2TESSALONICESI nuova versione, introduzione e commento di RINALDO FABRIS
liine
Per quanto riguarda il Primo Testamento, la Collana segue l'ordine del canone ebraico. I deuterocanonici sono posti alla fine. L'espressione «Primo Testamento» sottolinea la continuità, pur nella diver sità, tra i due Testamenti (cfr. Eb 8,7.1 3): essa accoglie l'esito del dialogo ebraico-cristiano, che ha portato a leggere con sensibilità diversa il rapporto tra antica e nuova alleanza e quello tra i due Testamenti.
PAOLINE Editoriale Libri ©FIGLIE DI S AN PAOLO, 2014 Via Francesco Albani, 21- 20149 Milano www.paoline.it edlibri .mi @paoline .it
Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 20092 Cinisello Balsamo (MI) -
PREFAZIONE
Collocata alla fine del corpus epistolare paolino . la l Tessalonicesi è il pri mo scritto cristiano . inviato da Paolo verso il 49-50 dell 'era volgare . Da sempre nel canone cristiano essa è seguita dalla 2Tessalonicesi , che da diversi autori moderni e contemporanei è considerata una lettera « deuteropaolina » , nel senso che sarebbe stata scritta da un discepolo di Paolo . per affrontare la nuova situa zione vitale di una comunità della tradizione paolina. Una delle ragioni a favore dell 'origine non paolina della 2Tessalonicesi è la sua impressionante affinità les sicale e tematica con la prima. della quale riprende le stesse espressioni e formu le. ma in un nuovo e diverso orizzonte culturale e teologico . La lettura del primo testo paolino e cristiano - l Tessalonicesi - apre uno spiraglio sulla nascita e sulla formazione di una Chiesa locale in un ambiente ur bano, caratterizzato dalla cultura e religiosità greco-romana del secolo I. Le ricer che archeologiche degli ultimi decenni nella città di Salonicco hanno portato alla luce resti dell 'epoca romana: foro . teatro . resti della cinta muraria. porte . pietre miliari e soprattutto hanno arricchito il repertorio delle iscrizioni . La documenta zione letteraria dell 'epoca classica e quella del secolo I d.C . - testi degli scrittori greci e latini - consentono di ricostruire l ' ambiente socioreligioso della città di Tessalonica, dove Paolo e Silvano per alcuni mesi hanno proclamato il vangelo di Dio . Qui sorge una comunità cristiana formata in maggioranza da non ebrei, che devono trovare uno stile di vita coerente con la loro adesione di fede cristiana. Costretto a lasciare la giovane comunità cristiana di Tessalonica, da Corinto Paolo detta una lettera pervasa da un ·intensa carica affettiva . Con questo scritto egli supplisce alla visita che vorrebbe fare ai suoi «figli » , impeditagli dalle circo stanze avverse . In questa situazione di emergenza egli affronta due questioni . La prima riguarda il fondamento della speranza cristiana di fronte alla morte prematu ra di alcune persone nella comunità, che vive nell' attesa della « venuta » di Gesù , il Signore risorto . In secondo luogo , dà alcune istruzioni e norme sulla vita di coppia e sull' amore fraterno . Da quello che Paolo scrive verso la fine della lettera si intra vede il profilo della giovane comunità cristiana di Tessalonica, dove un gruppo di persone si prende cura degli altri fratelli cristiani , in un clima di entusiasmo spiri tuale e di intensa preghiera. Nella sua prima Lettera ai Tessalonicesi , indirizzata a una Chiesa appena co stituita, Paolo non affronta le grandi questioni del rapporto tra fede e opere , del significato della morte redentrice di Gesù Cristo o del ruolo dello Spirito Santo
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Prefazione
nella vita dei credenti . Questi temi , appena evocati da qualche formula , stanno sullo sfondo del suo dialogo epistolare , che fa leva sull 'amicizia e sulla fraternità . La l Tessalonicesi è uno scritto pastorale , volto a confortare e incoraggiare i cristia ni di fronte alle avversità dell ' ambiente e alle prove della vita. Nella parte biogra fica narrativa dello scritto , Paolo ci offre una sintesi del suo metodo di proclama zione del vangelo e dell ' accompagnamento pastorale dei cristiani , incentrato sui rapporti di reciproca stima e affetto . Nonostante la ripresa quasi letterale di alcune espressioni epistolari dalla pri ma, la 2Tessalonicesi nasce e si sviluppa in un diverso orizzonte teologico e spiri tuale , caratterizzato dalla cosiddetta « crisi apocalittica >> . In una situazione di ten sioni e conflitti della comunità cristiana con l ' ambiente esterno , l ' autore , che scrive a nome e con l' autorità di Paolo , punta sul tema biblico del « giusto giudi zio » di Dio, per sostenere e consolidare la perseveranza dei cristiani . Nella stessa strategia pastorale rientra la presentazione della venuta del Signore Gesù , che con la sua sola presenza smaschera il « mistero dell' iniquità e annienta l ' avversario » , dietro il quale sta l ' azione di satana. In questo quadro drammatico , ispirato dalla tradizione apocalittica, compare la realtà o la figura enigmatica, che impedisce alla potenza negativa di rivelarsi . Da venti secoli , predicatori e commentatori cristiani tentano di dare un volto o un nome storico sia all ' avversario , identificato con l ' an ticristo, sia al personaggio o alla realtà che ne blocca la manifestazione . L' interesse per la 2Tessalonicesi non si esaurisce nell ' interpretazione di que sto linguaggio e delle immagini di matrice apocalittica . Lo scopo pratico e pasto rale della lettera trova conferma nella serie di esortazioni e istruzioni riguardanti la qualità dei rapporti nella comunità cristiana, dove tutti contribuiscono a uno stile di vita concorde , ordinato e solidale . Nella sezione conclusiva di questa lette ra si riporta la « regola del lavoro » , posta sotto l' autorità di Paolo: « Chi non vuole lavorare , neppure mangi » - 2Ts 3 ,l O- unico testo biblico citato nella Costituzione dell 'Unione Sovietica del 1 936. L' autore della 2Tessalonicesi colloca l ' impegno al lavoro ordinato e tranquillo dei cristiani nella logica dell' amore fraterno , sull' esem pio dei predicatori del vangelo . Ho scelto di tradurre e commentare in un unico volume le due lettere ai tes salonicesi , nonostante che , per le ragioni sopra indicate , oggi si tenda a negare la paternità paolina della 2Tessalonicesi , perché i due scritti , da sempre nel canone cristiano , sono uniti sotto il nome di Paolo . Nell' analisi esegetica del testo ho seguito il metodo storico-critico classico , accogliendo , dov 'era possibile , i risul tati dell ' analisi retorica e di altri metodi come l ' analisi socioantropologica. Per la traduzione del testo greco' ho tenuto presente la revisione della Bibbia CEI del 2008 , ma preferendo una maggiore aderenza all ' originale greco , soprattutto nei punti critici come quello relativo al controllo del « proprio corpo » , dove in sinto nia con il contesto propongo di tradurre il testo nel senso di prendere « moglie » ( l Ts 4,4) . Nell' insieme del commento ho cercato di mettere a confronto il pensie-
1 Nestle-Aland, Novum Testamentum graece, 28 Rividierte Auflage , Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 20 1 2 .
Prefazione
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di Paolo con quello dell'ambiente giudaico della diaspora e del mondo greco romano . Spesso ho riscontrato la consonanza dei valori etici raccomandati da Paolo con quelli proposti dai maestri di filosofia morale dell ' ambiente profano . Sono arrivato alla conclusione che il richiamo ai valori etici condivisi sia dai sa pienti della tradizione biblica, sia dai maestri della filosofia popolare greco-ro mana, rientra nel metodo pastorale di Paolo , praticato nel dialogo epistolare con la Chiesa di Tessalonica. ro
Udine , 30 ottobre 20 1 3 RINALDO FABRIS
ABBREVIAZIONI E SIGLE1
l. Collane, collezioni e opere di consultazione
AB AmUSt .TR AnBib ANTC AThNT BBB BCPP.NT BEThL BNTC BPAA BU BZNW CBNT CIG CIJ CNT CNT(N) DLP.NT ÉB EKKNT EpCom
Anchor Bible , Doubleday , New York - London . American University Studies . Series Theology and Religion , Lang , New York . Analecta Biblica, Pontificio Istituto Biblico , Roma. Abingdon New Testament Commentaries, Abingdon , Nashville . Abhandungen zur Theologie des NT, Theologischer, Ziirich . Bonner Biblische Beitdige , Berlin-Wien . La Bibbia commentata dai Padri . Nuovo Testamento , Città Nuova, Roma. Bibliotheca Ephemeridum Theologicarum Lovaniensium, Uni versity Press , Leuven . Black's New Testament Commentaries, Adam & Charles Black, London . Bibliotheca Pontificii Athenaei Antoniani, Antonianum, Roma. Biblische Untersuchungen , F. Pustet, Regensburg . Beihefte zur Zeitschrift fiir die Neutestamentliche Wissenschaft, W. de Gruyter, Berlin . Coniectanea Biblica. NT Series, Almqvist & Wiksell Intema tional , Stockholm . Corpus Inscriptionum Graecarum , Berlino . J .B . Frey, Corpus lnscriptionum Judaicarum , Roma. Commentaire du NouveauTestament, Labor et Fides, Genève . Commentaire du Nouveau Testament , Delachaux et Niestlé , Neuchatel-Paris . Dabar - Logos - Parola - Nuovo Testamento , Messaggero, Padova. Études B ibliques, Gabalda, Paris. Evangelisch-katholischer Kommentar zum Neuen Testament. Epworth Commentaries , Peterborough-London .
1 Per le abbreviazioni dei libri biblici, cfr. lnstructions for the Contributors, in Biblica 70 ( 1 989) 5 79-580.
Abbreviazioni e sigle
FCentCGRW Fzb GNS HNT
HUT INTBW Interpretation IVPNTC JSNT.SS JSOT KEKNT LAB
LCurBI LD LNTS LoB McMaster.NTS MoBi NAC NB BC NCBC NEB .NT NIC NICNT NIGTC NIVA NT NT.S NTA NTD
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First-Century Christians in the Graeco-Roman World, Eerdmans, Grand Rapids (MI) . Forschung zur Bibel , Echter, Wiirzburg . Good News Studies, Glazier, Wilmington . Handbuch zum Neun Testarnent, Mohr-Siebeck, Tiibingen . Hermeneutische Untersuchungen zur Theologie , Mohr-Siebeck, Tiibingen . lnstitut fiir Neutestamentliche Bibelwissenschaft , Salzburg . A B ible Commentary for Teaching and Preaching , Knox , Louisville (K Y) . New Testament Commentary . lnterVarsity , Downers Grove , Leicester. Joumal for the Study of the NT. Supplements Series, Sheffield Accademie , Sheffield . Joumal for the Study of the Old Testament, Sheffield. Kritisch-Exegetischer Kommentar iiber das NT, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen . Liber Antiquitatum Biblicarum Literary Currents in B iblica! lnterpretation , Westminster, Louisville (K Y ) . Lectio Divina. Commentaires, Cerf, Paris . Library of New Testament Studies , T. & T. Clark , London New York. Leggere oggi la Bibbia, Queriniana, Brescia. MacMaster New Testament Studies , Eerdmans, Grand Rapids (MI) . Monde de la Bible , Labor et Fides, Genève . The New America Commentary, Broadman & Holman, Nashville. The Beacon Bible Commentary , Beacon Hill , Kansas City . New Century Bible Commentary . Marshall, Morgan & Scott, London . Die Neue Echter Bibel Kommentar zum NT, Echter, Wuppertal . The New lntemational Commentary, Hendrickson , Peabody (MA) . The New lntemational Commentary on the NT, Eerdmans , Grand Rapids (MI) . Ne w lntemational Greek Testament Commentary , Eerdmans , Grand Rapids (MI) . The New lntemational Version Applications Commentary Zondervan , Grand Rapids (MI ) . Commento esegetico spirituale , Città Nuova, Roma. Novum Testamentum. Supplements , E J . Brill , Leiden . Neutestamentliche Abhandlungen , Aschendorff, Miinster. Das Neues Testament Deutsch , Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen .
IO
Abbreviazioni e sigle
NTOA NTTS PapyKNT PNTC RNT SBA .NT SBS SCEJC SDL.DS SFSHJ SIG SMBen SNTS .MS SoC SP SPAA SSEJC STAC StAns StB i StUNT TANTZ ThBeitr ThF ThHK VBT WUNT ZBK ZNK
Novum Testamentum et Orbis Antiquus , Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen . New Testament Tools and Studies , E J . B rill, Leiden-Boston Koln . Papyrologische Kommentare zum Neuen Testament, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen . The Pillar New Testament Commentary, Eerdmans-Apollos , Grand Rapids (MI) - Leicester (GB) . Regensburger Neues Testament, F. Pustet, Regensburg . Stuttgarter Biblische Abhandlungen zum Neuen Testament , Katholischer Bibelwerk , Stuttgart . Stuttgarter Bibelstudien , Katholischer Bibelwerk, Stuttgart . Studies in Scripture in Early Judaism an d Christianity , JSOT, Sheffield . Self Directed Leaming . Dissertations Series, Scholars Press , Atlanta (GA) . South Florida Studies in the History of Judaism, Scholars Press , Atlanta (GA) . Sylloge Inscriptionum Graecarum, W. Dittenberger, Leipzig . Monographic Series of « Benedictina » , St. Paul's Abbey, Rome . The Society New Testament Studies . Monograph Series , University Press , Cambridge (UK) . Scritti delle origini cristiane , EDB , Bologna. Sacra Pagina , Liturgica}, Collegeville (MN) . Specilegium Pontifici i Athenaei Antoniani, Antonianum, Roma. Studies in Early Judaism and Christianity Studien und Texte zu Antike und Christentum, Mohr-Siebeck, Tiibingen . Studia Anselmiana, Pontificio Ateneo S . Anselmo, Roma . Studi Biblici, Paideia , Brescia. Studien zur Umwelt des Neuen Testaments , Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen . Texte und Arbeiten zum Neutestamentlichen Zeitalter, Mohr Siebeck, Tiibingen . Theologische Beitdige , Wuppertal . Theologische Forschung , Hamburg . Theologischer Handkommentar, Evangelische Verlagsanstalt, Leipzig . Vechtaer Beitdige zur Theologie , Berlin . Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament, Mohr-Siebeck, Tiibingen . Ziircher Bibel Kommentar, Theologischer, Ziirich . Ziircher Neues Testament Kommentare , Theologischer, Ziirich .
Abbreviazioni e sigle
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2. Riviste
AcTh AlTh ASEs AThJ BBR BeO Bib BiBh BibSac BiTr BJRL BN BR BTB BZ CBQ CTJ CTQ CurTM DetBSJ DR EE EfMex EstBib ETL ETR EvQ Exp ExpTim Filo/NT Forum HBT Hokhma HThR HTS lnsights JBL JETS JHC JPTh JRR JSNT JThS
Acta Theologica Asia Journal of Theology Annali di Storia dell 'Esegesi Asbury Theological Journal Bulletin for Biblica/ Research Bibbia e Oriente Biblica Bible Bhashyam Bibliotheca Sacra Bible Translator Bulletin ofthe John Rylands University Library ofManchester Biblische Notizen Biblica/ Research Biblica/ Theology Bulletin Biblische Zeitschrift Catholic Biblica/ Quarterly Calvin Theological Journal Concordia Theological Quarterly Currents in Theology and Mission Detroit Baptist Seminary Journal Downside Review Estudios Eclesùisticos Efemérides Mexicanas Estudios Biblicos Ephemerides Theologicae Lovanienses Études Théologiques et Religieuses Evangelica/ Quarterly Expositor Expository Tzmes Filolog(a Neotestamentaria Forum Horizons in Biblica/ Theology Hokhma Harvard Theogical Review Hervormode Teologiese Studies Insights Journal of Biblica/ Literature }o urna/ of the Evangelica/ Theological Society }o urna/ for Higher Criticism Journal of Pentecostal Theology Journaljrom the Radica/ Reformation Journal for the Study of the New Testament Journal of Theological Studies
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Abbreviazioni e sigle
JTSA Keryx Listening LouvSt LTP MSJ Neotest. NT NTS P/BA Presbyterion ProtB PSB QC QR RB RCaT RevExp RevSR Rhet RivB RTh StPat SWJT ThBei ThJb ThRv TrinJ TynBul 1ZTh WaW WThJ ZNW
ZThK
Journal of Theology for Southern Africa Keryx Listening Louvain Studies Lavai Théologique et Philosophique Master s Seminary Journal Neotestamentica Novum Testamentum New Testament Studies Proceedings of the /rish Biblica/ Association Presbyterion Protokolle zur Bibel Princeton Seminary Bulletin Qumran Chronicle Quarterly Review Revue Biblique Revista Catalana de Teologia Review and Expositor Revue des Sciences Religieuses Rhetorica Rivista Biblica Italiana Religions & Theology Studia Patavina Southwestern Journal of Theology Theologische Beitriige Theologische Jahrbiicher Theologische Revue Trinity Journal Tyndale Bulletin Tiibinger Zeitschrift fiir Theologie Word & World Westminster Theological Journal Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft Zeitschrift fiir Theologie und Kirche
Parte prima
SEZIONE INTRODUTTIVA
PROFILO LETTERARIO DI 1-2TESSALONICESI
Nel corpus epistolare paolino del NT sono riportate due lettere indirizzate alla « Chiesa dei tessalonicesi ». La prima più ampia - cinque capitoli nelle edi zioni a stampa - è considerata non solo autenticamente paolina, ma anche il primo scritto cristiano . Riguardo alla seconda , invece , più breve - tre capitoli nelle edizioni stampate - in epoca moderna si discute circa la sua autenticità paolina. Il rapporto tra le due lettere è complesso , perché vi si riscontrano con vergenze e divergenze a livello lessicale , stilistico e tematico . Per ricostruire il profilo letterario e la situazione storica e vitale riflessa nel dialogo epistolare dei due scritti , è opportuno tenerli distinti ed esaminarli separatamente prima di con frontarli fra loro .
A) La lTessalonicesi
Negli studi sull 'origine degli scritti neotestarnentari l'attuale l Tessalonicesi è considerata non solo il primo scritto canonico , ma anche la prima comunicazione epistolare di Paolo con una giovane comunità cristiana. Il testo di l Tessalonicesi deve essere letto e interpretato senza lasciarsi condizionare dal confronto con gli scritti successivi , dove Paolo affronta temi nuovi e diversi rispetto a quelli trattati nella lettera indirizzata alla « Chiesa dei tessalonicesi ». Per ricostruire la sua origi ne letteraria e storica - data e luogo di composizione - prenderò in considerazione il lessico e lo stile di l Tessalonicesi , il suo genere letterario sullo sfondo dell'epi stolografia antica e dei canoni della retorica greco-romana. L' analisi del testo sotto il profilo letterario consentirà di rispondere ad alcuni interrogativi posti dalla criti ca moderna sull' unità e sull' integrità del testo di lTessalonicesi . Il punto di arrivo di questo percorso analitico sarà la proposta di una struttura del testo, il più possi bile coerente con la dinamica intrinseca del testo stesso.
l. Il lessico
Per la stesura della l Tessalonicesi sono adoperati 366 termini - alcuni ovvia mente ripetuti - per un totale di 1 475 parole . Prevale la presenza dei verbi e dei sostantivi - rispettivamente 1 28 e 1 04 -, a cui fanno seguito gli avverbi e gli ag-
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Parte prima . Sezione introduttiva
gettivi , rispettivamente con 33 e 3 1 ricorrenze . All'esame lessicografico risalta la preminenza dei verbi della comunicazione « orale » , fra i quali emerge il verbo parakalefn (« esortare , consolare ») - 8 ricorrenze complessive -, associato ai si nonimi come erot[m (« pregare » , l Ts 5 , 1 2) , paramythéstai, marryresthai (« con fortare » , « scongiurare » , l Ts 2 , 1 2; cfr. 4 , 1 4) 1 • Fra i sostantivi occupa il primo posto la triade paolina, con la quale si definisce lo statuto e la struttura portante dell'esperienza cristiana: pistis (fede) , 8 ricorrenze; agape (carità) , 5 volte; elpis (speranza) , 4 volte . Ai primi posti , per tracciare il quadro lessicale di l Tessaloni cesi , si colloca il termine euaggélion (vangelo) , con 6 ricorrenze , in alcuni casi seguito dal genitivo tou Theou ( « [vangelo] di Dio ») oppure tou Christou ( « [ van gelo] di Cristo » , l Ts 2 ,2.8 .9; cfr. 3 ,2). Una terza costellazione lessicale della nostra lettera gravita attorno al termine parous{a (venuta) - con 4 ricorrenze specificata come parousia tou Kyriou hemon /esou (Christou) , « venuta del Signore nostro Gesù (Cristo) » ( l Ts 3 , 1 3 ; 4 , 1 5 ; 5 ,23) . A questo lessema può es sere accostato quello di matrice biblica heméra Kyriou, « giorno del Signore » ( l Ts 5 ,2). Con questa terminologia si definisce l ' orizzonte escatologico del l ' esistenza cristiana. Un tratto distintivo di questo primo scritto paolino è la relativa frequenza di termini rari - hapax biblici o neotestamentari -, fra i quali meritano di essere se gnalati i verbi: propdschein (« patire prima » , l Ts 2 ,2), homéiresthai (« essere affe zionato » , lTs 2,8), aporphan{zesthai (« essere reso orfano » , lTs 2 , 1 7) , sdinesthai (« lasciarsi scuotere » , l Ts 3 ,3), hyperbdinein (« trasgredire » , l Ts 4,6) , enorchizein (« scongiurare>> , l Ts 5 ,27); i sostantivi kolakéia ( « adulazione » , l Ts 2 ,5 ) , symphylétes (« concittadino » , lTs 2 , 1 4); gli aggettivi oligopsychoi (« sfiduciati »; l Ts 5 , 1 4), holote/es (« completo » , l Ts 5 ,23). Fra i vocaboli distintivi di l Ts si pos sono menzionare l' hapax paolino theodidaktoi (« istruiti da Dio » , lTs 4,9) , il verbo thdlpein (« riscaldare » , « prendersi cura » , l Ts 2,7; cfr. Ef 5 , 1 9) e l' avverbio super composto hyperekperissou (« oltre ogni misura » , l Ts 3 , 1 0; 5 , 1 3 ; cfr. Ef 3 ,20) . L'atmosfera del dialogo epistolare è definita dai vocaboli connessi con la pre ghiera di ringraziamento e di intercessione . Il verbo eucharistefn (« rendere grazie ») fa da cornice alla retrospettiva sulla missione e sull 'annunzio del vangelo a Tes salonica, e fa parte della serie di esortazioni-istruzioni per la vita comunitaria, che chiude la lettera ( l Ts l ,2; 2,1 3 ; 5 , 1 8) . Il rendimento di grazie ritorna nella sezione epistolare , dove esplode la gioiosa riconoscenza di Paolo per le buone notizie ripor tate da Timoteo sulla tenuta della comunità tessalonicese ( l Ts 3 ,9) . Un clima di « gioia » (chard), che coinvolge i tessalonicesi e Paolo, pervade la prima parte della lettera ( l Ts l ,6; 2,19.20; 3 ,9) . L' invito a « gioire sempre » fa parte delle esortazioni finali sullo stile di vita della comunità cristiana ( l Ts 5 , 1 6) . Esso è inseparabile dalla preghiera, che scandisce i rapporti tra mittenti e destinatari ( l Ts l ,2; 5 , 1 7 .25).
1 Come eccezione solo per questo volume , nella traslitterazione dei termini greci sono indicati sia i segni diacritici delle vocali lunghe , sia gli accenti , grav i , acuti e circonflessi. Le vocali lunghe con accento sono traslitterate sempre con accento circonflesso . Nella traslitterazione dei dittonghi , l ' accento è posto sulla prima vocale , eccetto la congiunzione kaì all ' interno della frase .
Profilo letterario di l -2Tessalonicesi
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Il lessico affettivo, che fa leva sulle immagini dei rapporti familiari , dà un tono caldo alla comunicazione epistolare . In 1 4 casi su 1 9 ricorrenze del vocabolo adelpMs (fratello) , il vocativo plurale adelphOi (fratelli), ritma il dialogo. I fedeli , che hanno accolto il vangelo e la parola di Dio con entusiasmo, sono egapeménoi, hypò Theou (« amati da Dio » , l Ts 1 ,4) . Essi sono oggetto di un amore-affetto inten so da parte dei predicatori del vangelo, come quello di una nutrice per i suoi figli ( l Ts 2,7-8) . Il loro impegno di guida e accompagnamento pastorale , unito a un duro lavoro per non essere di peso ad alcuno, è paragonato a quello di un padre verso i propri figli ( l Ts 2,9). La terminologia affettiva si intensifica nella sezione, dove si rievoca la separazione forzata del « padre » dai figli che egli desidera profondamente di rivedere: « Noi invece , fratelli , resi orfani di voi (aporphanfzesthai) per poco tem po, di persona, ma non con il cuore , ci impegn ammo intensamente, con struggente desiderio (en poli� epithymfq) di rivedere il vostro volto ... desiderosi (epipothefn) di vederci, come noi di vedervi . . . pregando , oltre ogni misura, notte e giorno, di rivede re il vostro volto » (ITs 2,17; 3 , 1 0). Il riferimento al desiderio reciproco dei predica tori del vangelo e dei cristiani di Tessalonica di « vedere il volto >> ( idefn tòn pr6sopon) esprime bene il loro intenso rapporto affettivo (ITs 2,17; 3 ,6 . 1 0).
2 . L o stile
L'intensità e la vivacità delle relazioni tra mittenti e destinatari della lettera danno una colorazione particolare anche allo stile del dettato epistolare . Questo appare in tutta evidenza nella frequenza e nell' alternanza dei pronomi personali . Il pronome di seconda persona plurale , hymefs (voi), nelle varie forme di declinazio ne , ricorre complessivamente 84 volte , contro le 47 volte del pronome di prima persona plurale: hemefs (noi). Circa 2 volte Paolo prende la parola in prima persona e una volta si presenta con il suo nome: ego . . . Paulos (« io Paolo » , l Ts 2 , 1 8 ; cfr. 3,5). Nella sezione dove si rievoca l 'esperienza dell'annunzio del vangelo a Tes salonica, più volte chi scrive fa appello al ricordo e all 'esperienza diretta dei de stinatari-lettori : « Voi stessi , infatti , fratelli conoscete la nostra venuta presso di voi . . . come sapete . . . come sapete . . . Ricordate , infatti , fratelli , la nostra fatica e il travaglio . . . Voi stessi siete testimoni . . . Sapete pure che come un padre con i propri figli . . . » (ITs 2 , 1 .5 .9 . 1 0 . 1 1 ) . In alcuni momenti lo stile della comunicazione epistolare , alimentata dalla corrente affettiva, assume un tono pleroforico . I vocaboli, spesso sinonimici, so no accostati in forma binaria e ternaria. La ridondanza stilistica appare nel brano dove si fa una retrospettiva della missione e dell ' annunzio del vangelo di Dio a Tessalonica: « . . . Dopo aver sofferto oltraggi . . . (accostamento di due participi: propath6ntes kaì hybriszéntes) , la nostra esortazione non da errore , né da impuri tà, né con inganno . . . (tre vocaboli che gravitano nella stessa area semantica) , mai ci siamo presentati con parola di adulazione - come sapete - né con intento di avidità . . . » ( l Ts 2 ,2 .3 .5) . L' intensità e la continuità del processo di guida e forma zione della giovane comunità da parte dei predicatori del vangelo a Tessalonica sono presentate con tre verbi dello stesso campo semantico: « Sapete pure che
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Parte prima. Sezione introduttiva
come un padre con i propri figli (abbiamo) esortato e incoraggiato e scongiurato (parakalefn , paramythéstai, marryresthai) ciascuno di voi a camminare in ma niera degna di Dio , che vi chiama al suo regno e gloria » ( l Ts 2 , 1 2) . L' abbinamen to dei vocaboli basiléia (regno) e d6xa (gloria) , in forma di endiadi , crea una ri dondanza retorica. L'effetto ridondante del dettato epistolare risalta anche nell' uso degli avverbi: « Voi stessi siete testimoni , e anche Dio , in qual modo santo , giusto e irreprensibile (hos(os , dikdios , amémptOs) siamo stati fra di voi credenti » ( l Ts 2 , 1 0) . Più volte si fa ricorso all' avverbio adialéiptOs (incessantemente) , per scandire il ritmo della preghiera ( l Ts l ,2; 2 , 1 3 ; 5 , 1 7) . L'intensità della preghiera e dell' impegno si esprime con l' avverbio hyperekperissou (« oltre ogni misura » , l Ts 3,10; 5 , 1 3). Nella stessa prospettiva di intensificazione rientra l 'uso dell' aggettivo piìs-pdntes (« tutto/tutti ») - 18 ricorrenze complessive - e dell' avverbio temporale pdntote (« sempre » , l Ts 1,2; 2 , 1 6; 3 ,6; 4,17; 5 , 1 5 . 1 6) . L'accostamento binario dei termini si trova sia nella sezione rievocativa dei rapporti sia in quella delle disposizioni pratiche ( l Ts 3 ,2; 4, l ) . In genere , nelle se zioni dove si rievoca l'esperienza dei rapporti reciproci e si danno chiarimenti sul contenuto della « speranza » e della prassi etica, lo stile delle proposizioni è abba stanza disteso e articolato . Invece , nella serie di esortazioni e disposizioni , che chiudono la lettera, lo stile è molto stringato: in pochi versetti si susseguono ben diciassette imperativi ( l Ts 5 , 1 3c-22). Un tratto distintivo dello stile di l Ts 2 ,1 - 1 2 è l'uso delle costruzioni antiteti che , dove le proposizioni negative sono contrapposte a quelle positive: « Così parliamo, non per piacere agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori . . . non cercando la gloria dagli uomini , né da voi , né da altri , pur potendo farci valere come apostoli di Cristo , invece siamo stati piccoli in mezzo a voi . . . così affezio nati a voi , eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio , ma perfino la nostra stessa vita . . » ( l Ts 2,4 .6-8) . La dialettica delle antitesi si concentra nella serie di esortazioni rivolte alla comunità cristiana che vive nell' attesa del « giorno del Signore » . Su quelli che si illudono nella falsa sicurezza del tempo presente , il giudizio di condanna piomberà d' improvviso « come le doglie (su) una donna in cinta » ( l Ts 5 ,2-3). I fedeli invece sono sottratti a questa rovina, perché « non sono nelle tenebre » , ma sono « figli della luce e del giorno » , non dormono come gli altri , ma « vegliano e sono sobri » , perché « non sono della notte , né delle tene bre » ( l Ts 5,4-6) . La serie di immagini contrapposte - « luce » Il« giorno » , « not te » ll « tenebre » - disposte in forma chiastica, sfocia nella metafora dell ' equipag giamento militare : « Rivestire la corazza della fede e della carità, l ' elmo della speranza di salvezza » ( l Ts 5 ,8). La diversità di toni e accenti nello stile della l Tessalonicesi potrebbe riflet tere l 'uso di tradizioni e materiali disparati : dalle formule cherigmatiche alla ca techesi postbattesimale , dagli elenchi di doveri etici agli schemi di parenesi . Un effetto non irrilevante sullo stile dello scritto inviato alla Chiesa di Tessalonica dipende dal genere letterario in cui si colloca: si tratta di una lettera vera e pro pria, dettata da Paolo e collaboratori , o della ripresa di un discorso inviato per iscritto alla giovane comunità cristiana della metropoli macedone? .
Profilo letterario di l -2Tessalonicesi
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3. Il genere letterario
I l testo citato dagli scrittori cristiani antichi e riportato nei papiri e nei codici dei secoli III-V si presenta con le caratteristiche di una lettera , indirizzata da « Paolo , Silvano e Timoteo alla Chiesa dei tessalonicesi » . Al saluto iniziale : « Grazia a voi e pace » corrisponde quello finale: « La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi » , preceduto dall ' invito: « Vi scongiuro , per il Signore , che questa lettera sia letta a tutti i fratelli » ( l Ts 5 ,27-28) . Qui , in modo inequivo cabile , lo scritto inviato a Tessalonica si presenta come he epistolé (« la lettera »), da leggere da parte di tutti i cristiani delle diverse comunità locali o domestiche che formano la ekklesfa dei tessalonicesi . Questo fatto della lettura pubblica della lettera offre lo spunto ad alcuni autori per assimilarla al « discorso » che obbedi sce alle regole della comunicazione orale, definite dalla « retorica » . Rispetto alla tesi di Ben Witherington III - l Tessalonicesi sarebbe uno scritto retorico con una cornice epistolare -, direi che il testo scritto e inviato ai tessalonicesi è una « let tera » con alcuni elementi desunti dalle convenzioni della retorica2 • L' assegnazione di l Tessalonicesi al genere epistolare lascia aperto il campo alle diverse ipotesi con le quali si cerca di precisare il tipo di lettera. Si tratta di una « lettera di consolazione » (K.P. Donfried) , di una « lettera di amicizia » (J. Schoon Janssen) o di una lettera parenetico-pastorale (Abraham J . Malherbe)3 • Nel testo di l Tessalonicesi si possono intravedere elementi riconducibili alle diverse forme della comunicazione epistolare del mondo greco-romano, ma senza dover neces sariamente incasellare la nostra lettera in un modello epistolografico rigido. La lettera è indirizzata a una comunità cristiana, che ha bisogno di essere incoraggiata e sostenuta nella sua scelta di fede e nel suo impegno a uno stile di vita spesso in contrasto con l ' ambiente socioculturale di una metropoli inserita nel sistema im periale romano. Con la l Tessalonicesi Paolo inaugura una forma di comunicazio ne che attinge al genere epistolare del suo ambiente e del suo tempo , ma con l' originalità e la libertà che corrispondono alle sue esigenze di padre e di guida autorevole di una comunità cristiana . Lo stesso vale per il ricorso alle diverse forme della retorica greco-romana. Nel testo di l Tessalonicesi alcuni autori ravvi sano il genere retorico epidittico o celebrativo, che ha lo scopo di raccomandare e insegnare (C .A . Wanamaker, Ben Witherington III) , altri vi riconoscono il genere deliberativo che ha lo scopo o funzione di consigliare o sconsigliare per prendere una decisione (F.W. Hughes) . Anche in questo caso è preferibile non irrigidirsi su un modello preconfezionato nel quale far entrare forzosamente il testo della nostra lettera . In questo primo scritto epistolare Paolo persegue una sua strategia di co municazione , facendo ricorso con una certa libertà ai modelli « retorici>> in uso nel suo ambiente , privilegiando quello che egli chiama he paraklesis hemon (« la no stra esortazione » , l Ts 2 ,3). 2 B . Witherington III , l and 2 Thessalonians . A Socio-Rhetorical Commentary, Eerdmans , Grand Rapids (MI)- Cambridge (UK) 2007 , pp. 1 6-2 1 . 3 K .P. Donfried - J. Beutler (edd .), The Thessalonians Debate . Methodological Discord or Methological Synthesis ? , Eedermans, Grand Rapids (MI) 2000 .
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Parte prima . Sezione introduttiva
4. Unità letteraria e integrità
Alcuni passaggi bruschi nel dettato epistolare di l Tessalonicesi e la ripresa di espressioni e temi nelle diverse unità - più formule di ringraziamento (l Ts l ,2; 2 , 1 3 ; 3 ,9) - fanno ipotizzare che la lettera attuale sia il montaggio letterario reda zionale di almeno due lettere , scritte da Paolo alla stessa comunità in due momenti successivi . Nel 1 984 Rudolf Pesch ipotizza che nell'attuale l Tessalonicesi siano fuse redazionalmente insieme due lettere di Paolo: l ' una scritta da Atene nel 49 d .C . , recata a Tessalonica da Timoteo , e l ' altra , composta a Corino nel 50 d .C . , dopo l 'arrivo d i Timoteo con le notizie sulla situazione dei cristiani di Tessalonica4 . L'ipotesi di Rudolf Pesch ha un antecedente in quella di Karl-Gottfried Eckart, il quale sostiene che nell ' attuale l Tessalonicesi sono fuse due lettere autentiche di Paolo, con l ' aggiunta di altri elementi non paolini5 • Una ventina d'anni prima, Walter Schmithals propone di scomporre la prima e la seconda Lettera ai Tessalonicesi in almeno quattro scritti , che sarebbero stati ricomposti da un redattore o editore per formare il testo delle due lettere attuali . La fragilità dell' ipotesi di Walter Schmithals dipende anche dalla sua teoria « gnostica » : nelle due lettere Paolo affronterebbe i predicatori e propagandisti di tendenza gno stica presenti e attivi a Tessalonica6 • Nei primi anni Settanta del secolo XX Christoph Dernke, constatando le tensioni nella terminologia e teologia di l Tessalonicesi , se para la prima parte della lettera dal corpo centrale e dalle conclusioni , creando due documenti epistolari distinti , messi insieme nel periodo postapostolico. Nel primo documento , che comprenderebbe l Ts 1 , 2 - 3, 1 3 , si traccia il profilo dell 'apostolo , maestro e modello di fedeltà; nel secondo , formato da l Ts 4,1 - 5,28 , si propone una guida per la vita di comunità sulla base delle tradizioni apostoliche7 • Alcuni autori rilevando tensioni e contraddizioni di alcune peri copi di l Tes salonicesi con l ' impianto complessi vo della lettera e con il messaggio teologico dell'epistolario paolino autentico, ipotizzano che queste siano interpolazioni fatte da 4 R. Pesch, La scoperta della più antica lettera di Paolo . Paolo rivisitato. Le lettere della co munità dei Tessalonicesi (StBi 80) , Paideia, Brescia 1 987 (or. ted ., 1 984) : la prima lettera da Atene comprenderebbe quattro sezioni del l 'attuale I Tessalonicesi, in questo ordine: l Ts 2 , 1 3- 1 6; 2 , 1 - 1 2; 2 , 1 7 - 3,5 ; 4,1 -8; 3 , 1 1 - 1 3 ; nella seconda da Corinto confluirebbero le rimanenti sezioni: ! Ts I , I - IO; 3 ,6- 10; 4,9- 1 8 ; 5 , 1 -28; nel montaggio redazionale sono spariti il prescritto e il poscritto della prima lettera da Atene . 5 K.-G . Eckart, Der zweite echte Brief des Apostels Pau/us an die Thessalonicher, in ZThK 58 ( 1 96 1 ) 30-44: una prima lettera inviata da Paolo a Tessalonica, che comprende le sezioni di l T l , l -2; 2 , 1 7 - 3 ,4; 3,1 l - 1 3 ; qualche settimana dopo avrebbe inviato da Atene una seconda lettera, corrispon dente a l Ts 3 , 1 - 10; 4,1 3 - 5 , 1 l ; 4,9- ! 0a; 5 ,23-26 .28; altre aggiunte del compilatore e redattore: l Ts 2 , 1 3- 1 6; 3 ,5 ; 4 , 1 -8 . l 0b- 1 2 ; 5 , 1 2 .22 .27 . 6 W. Schmithals, Zur Abfassung und altéisten Sammlung der paulinischen Hauptbriefe, in ZNW 5 I ( 1 960) 225-245 ; Id., Die Thessalonikerbriefe a/s Briefkomposition , in E. Dinkler (ed.), Zeit und Geschichte. Festschriftfor R. Bultmann , Mohr-Siebeck , Tiibingen 1 964 , pp. 295-3 1 5 ; W. Schmithals, Die historische Situation der Thessa/onicherbriefen , in Id., Paulus und die Gnostiker. Untersuchungen zu den kleinen Pau/usbriefen (ThF 35), Herbert Reich, Hamburg-Bergstedt 1 965 , pp . 89- 1 57 ; W. Schmithals, Die Briefe des Paulus in ihrer urspriinglichen Form , Theologischer, Ziirich I 984 . 7 C. Dernke , Theologie und Literaturkritik im l . Thessalonicherbrief. Ein Diskussionsbeitrag, in G. Ebeling - E. Jiingel - G. Schunack (edd.), Festschriftfor Ernst Fuchs , Mohr, Tiibingen 1 97 3 , pp . 1 03- 1 24 (cfr. F. Laub, /. und 1. Thessalonicherbrief [ NEB.NT 1 3 ] , Echter, Wuppertal 1 985).
Profilo letterario di l -2Tessalonicesi
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altri autori successivi . Birger A . Pearson considera l a sezione di l Ts 2,1 3- 1 6 una inserzione nel testo di l Tessalonicesi, fatta dopo il 70 d .C., per incoraggiare i cristia ni palestinesi nella lotta contro i giudei che , con la distruzione di Gerusalemme e del tempio, hanno subito il giudizio di condanna da parte di Dio. Il testo polemico anti giudaico di l Ts 2,14- 1 6 sarebbe, secondo Birger A. Pearson , in contraddizione con quello che Paolo scrive in Rm 9- 1 1 sui privilegi e sullo statuto salvifico di Israele 8 • Gerard Friedrich ritiene che il brano di l Ts 5 , 1 - 1 1 , su tempi e momenti del « giorno del Signore » e sulla relativa parenesi , siano una inserzione tardiva ispirata al testo di Rm 1 3 , 1 1 - 1 4 e alla prospettiva escatologica lucana (cfr. At l ,7 ; Le 2 1 ,24 .36)9 • Le riprese e le tensioni nella l Tessalonicesi si possono spiegare con il nor male processo di stesura del testo, che obbedisce ai criteri della comunicazione epistolare, lontana dalla rigidità di un trattato o di un manuale . D' altra parte , nella tradizione manoscritta del testo di l Tessalonicesi , che risale alle citazioni degli scrittori del secolo II, non vi sono segni de li' esistenza di un testo diverso da quel lo attestato nei papiri e nei codici dei secoli successivi . Se c'è stata un 'opera di compilazione di testi separati o di interpolazione , questa dovrebbe essere collo cata prima della formazione del corpus paolino nell' ambito del secolo 1 10 •
5. Struttura della l Tessalonicesi
Sulla base degli elementi lessicali e stilistici del testo di l Tessalonicesi, si può suddividere questa lettera in due parti . I testi di l Ts 1 -3 formano una prima parte letteraria e tematica, che , dopo l 'intestazione , va fino alla conclusione del capitolo 3 ( l Ts l ,2 - 3 , 1 3) . La seconda parte è costituita dagli ultimi due capitoli fino ali ' e pilogo o al postscritto ( l Ts 4,1 - 5 ,22) . Quest'ultimo , suddiviso in unità minori , assieme all 'intestazione fa parte della cornice epistolare ( l Ts l , l ; 5 ,23-28) . Nella seconda parte un tratto stilistico distintivo è il lessema di elencazione: perì dé. . . (« riguardo poi . . . )) , l Ts 4,9 . 1 3a; 5 , l a) . Questo fatto sta all ' origine dell' ipotesi di due lettere , scritte e inviate a breve distanza di tempo ai cristiani di Tessalonica, unite ora insieme da un redattore-editore . Secondo Earl J. Richard, Paolo avrebbe scritto una prima lettera comprendente i capitoli centrali dell' attuale ( l Ts 2 , 1 3 4,2) . A breve distanza di tempo avrebbe dettato una seconda lettera, che include il resto dei capitoli l e 2 e la parte conclusiva dei capitoli 4 e 5 ( l Ts l ,l - 2 , 1 2 ; 4 ,3 - 5 ,28) . Quest'ultima lettera sarebbe la risposta ai quesiti posti dai tessalonicesi in
8 B .A . Pearson , / Thessalonians 2,13-16: A Deutero-Pauline lnterpolation , in ffrhR 64 ( 1 97 1 ) 79-94; EJ. Richard, First and Second Thessalonians (SP 1 1 ) , Liturgica! , Collegeville (MN) 1 995 , pp. 1 7- 1 9 , considera I Ts 2 , 1 4- 1 6 una glossa marginale entrata nel testo. 9 G. Friedrich , / . Thessalonicher 5,1-11, der apologetischer Einschub eines Spiiteren , in ZThK 70 ( 1 973) 288-3 1 5 ; cfr. J.H. Friedrich (ed .), Aufdas Wort kommt es an . Aufsiitze zum 70. Geburtstag l H. Friedrich , Vandenhoeck & Ruprecht, G èittingen 1 978, pp . 252-278. 10 R .F. Collins, A Propos the lntegrity of / Thess, in ETL 65 ( 1 979) 67- 1 06 (cfr. R .F. Collins, Studies on the First Letter to the Thessalonians [BEThL 66] , University Press , Leuven 1 984, pp. 96- 1 35 ) .
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Parte prima . Sezione introduttiva
una lettera riportata da Timoteo 1 1 • La suddivisione della l Tessalonicesi in due lettere prende lo spunto anche dal duplice ringraziamento ( l Ts 1 ,2-3 ; 2 , 1 3 ; cfr. 3 ,9) . Non ci sono argomenti decisivi per sostenere queste ipotesi di frammentazio ne del testo di l Tessalonicesi . Il tratto stilistico dell'elencazione è un modello letterario epistolare per disporre in sequenza la trattazione dei diversi terni. Anche la ripetizione del ringraziamento a breve distanza non è sufficiente per suffragare l'ipotesi di due o più lettere . Ammessa l 'unità della l Tessalonicesi , seguendo il modello letterario episto lare , si può articolare il testo nelle sezioni seguenti: I. L'annunzio del vangelo di Dio a Tessalonica
1Ts 1,1- 3,13
«Avete accolto la parola di Dio con la gioia dello Spirito Santo » Intestazione Ringraziamento e preghiera « Vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio » « Siete diventati imitatori delle chiese di Dio » « Siete voi la nostra gloria e gioia! »
1 Ts 1 ,1-10 l Ts l ,l l Ts 1 ,2- 1 0 JTs 2,1-12 1Ts 2,13-16 JTs 2,1 7 - 3,13
II. Progetto e stile di vita cristiana per i tessalonicesi
1Ts 4,1- 5,28
« Questa è volontà di Dio, la vostra santificazione » « Quelli che sono morti, Dio li radunerà con lui, per mezzo di Gesù » « Voi siete figli della luce e figli del giorno » « Vivete in pace fra voi » Epilogo
JTs 4,1-12 1 Ts 4,13-18 JTs 5,1-11 1 Ts 5,12-28 l Ts 5 ,23-28
Chi si riferisce all ' analisi retorica del testo di l Tessalonicesi, all ' interno del la cornice epistolare , individua gli elementi tipici della struttura del « discorso » come sono presentati nei manuali classici di retorica greco-romana:
Prescritto Esordio Narratio Transizione Exhortatio Peroratio Poscritto Preghiera Saluti Benedizione
l Ts 1 , 1 l Ts 1 ,2-3 l Ts l ,4 - 3, 1 0 l Ts 3 , 1 1 - 1 3 l Ts 4,1 - 5 , 1 5 l Ts 5 , 1 6-22 l Ts 5 ,23-28 l Ts 5 ,23-24 lTs 5 ,25-27 lTs 5 ,28 1 2 •
11 EJ. Richard, First and Second Thessalonians, pp. 1 2- 1 7 (cfr. A J . Malherbe , The Letters to the Thessalonians . A New Translation with lntroduction and Commentary [AB 32b] , Doubleday, New York - London 2000 , pp. 75-77) . 12 B . Witherington III, l and 2 Thessalonians p . 2 8 ; C . A . Wanamaker, The Epistles to the Thessalonians (NIGTC ) , Eerdmans - Paternoster, Grand Rapids (MI) - Exeter 1 9 90, p. 49; C . A . Wanamaker, Epistolary vs . Rhetorical Analysis: fs a Synthesis Possible? , in K .P. Donfried -
Profilo letterario di 1 -2Tessalonicesi
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Al di là della diversa nomenclatura, connessa con il modello epistolare o re torico, nelle varie proposte di struttura della lettera si riscontrano notevoli conver genze . Si conferma l ' articolazione del testo in due grandi parti letterarie , con una cesura tra la fine di l Ts 3 e l 'inizio di l Ts 4. Nella prima parte , dopo una prima sezione , introdotta dalla preghiera di ringraziamento, si ha un brano di stile narra tivo sull' annunzio del vangelo a Tessalonica e sulla rievocazione dei rapporti tra Paolo (collaboratori) e la giovane comunità cristiana macedone ( l Ts l ,2- 1 2 . 1 3 - 3 , 1 3) . Nella seconda parte , d i carattere più esortativo , dopo i l richiamo alle di sposizioni sullo stile di vita cristiana, risalta il blocco di istruzioni ed esortazioni sul destino dei morti e sulla venuta del Signore ( l Ts 4 , 1 3 - 5 , 1 1 ) . Nell' ultima parte del capitolo 5 si concentrano le disposizioni sull 'organizzazione e la vita di comunità ( l Ts 5 , 1 2-22) .
B) La 2Tessalonicesi La 2Tessalonicesi , più breve della prima - con appena tre capitoli, quasi cin quanta versetti (47) nelle edizioni a stampa e 823 vocaboli - da sempre nel canone cristiano fa parte del corpus paolino. Negli ultimi duecento anni si è rafforzato il fronte di quanti negano la sua autenticità paolina. Nel confronto tra le due lettere si rilevano somiglianze e differenze , sia a livello lessicale e stilistico sia sotto il pro filo tematico . Quello che attira l' attenzione è la diversa prospettiva « escatologica » nei due scritti . Nella l Tessalonicesi la venuta del Signore è attesa come « imminen te )) o comunque nell' arco della generazione di quelli che sono ancora in vita. Nella 2Tessalonicesi la venuta del Signore , che metterà fuori gioco quella dell 'avversa rio, è procrastinata perché sarà preceduta dalla crisi del tempo finale secondo lo schema tipico della tradizione apocalittica. Quello che impedisce la piena manife stazione del « mistero d'iniquità )) e il suo annientamento da parte del Signore Gesù è una realtà o una figura che opera nella storia umana, ma sta sotto la regia di Dio.
l . Caratteristiche letterarie e tematiche
Alcune peculiarità lessicali e stilistiche definiscono il profilo letterario della 2Tessalonicesi . Nell'insieme della lettera si contano una decina di hapax leg6me na paolini , neotestamentari o biblici: il verbo ataktefn (« essere disordinato )) , 2Ts 3 ,7) e l' avverbio atdktos (« in modo disordinato )) , 2Ts 3 ,6 . 1 1 ); i cinque verbi com posti: egkauchilsthai (« gloriarsi )) , 2Ts l ,4) , endoxdzesthai (« essere glorificato )) , 2Ts 1 , 10), periergdzesthai (« affaccendarsi )) , 2Ts 3 , 1 1 ) , kalopoiefn (« fare il be ne )) , 2Ts 3 , 1 3 ) e hyperauxdnein (« superabbondare )) , 2Ts 1 ,3); i due verbi rari semeiousthai (« essere segnalato )) , 2Ts 3 , 1 4) e t{nein (« essere punith ) , 2Ts 1 ,9) .
J. Beutler (edd .), The Thessalonians Debate , pp. 274-275 (esordio , I Ts 1 , 1 - 1 0 ; narratio , I Ts 2 , 1 - 3 , 1 0 ; partitio , I Ts 3 , 1 1 - 1 3 ; probatio , l Ts 4 , 1 - 8 .9- 1 2 . 1 3 - 1 8 ; 5 , 1 -3 ; peroratio , I Ts 5 ,4- 1 1 ; exhor tatio , I Ts 5 , 1 2-22) .
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Parte prima . Sezione introduttiva
L' autore accosta i sostantivi in forma seriale , unisce i vocaboli a due a due per formare espressioni aggettivali: « giusto giudizio » di Dio (2Ts l ,5) , « rovina eter na » (2Ts 2 ,9) , « consolazione eterna » , « buona speranza » (2Ts 2 , 1 6) , « uomini corrotti e malvagi » (2Ts 3 ,2) . Crea costellazioni semantiche , affastellando voca boli della stessa area: diogm6i (persecuzioni) , thlfpsis-thlfpseis (« tribolazione/i »), thltbein-thlfbesthai (« tribolare » , « essere tribolati » , 2Ts 1 ,4 .6 .7 ) . Nel testo della lettera compaiono frasi che non si trovano altrove nel NT: « far scontare la pena » (2Ts 1 ,8), « lasciarsi sconvolgere » (2Ts 2 ,2), « accogliere l ' amore della verità » (2Ts 2,10), « non credere alla verità » (2Ts 2 , 1 2) . I l ricorso all ' aggettivo greco pas nelle sue varie articolazioni - pdntes, pdntote, 1 6 ricorrenze complessive - serve a dilatare e amplificare il tenore delle frasi: « Il Signore . . . vi dia la pace sempre e in ogni modo . . . sia con tutti voi » (2Ts 3 , 1 6) . Un tratto stilistico distintivo della 2Tessalonicesi sono le espressioni anti tetiche , quasi una ventina ( 1 8) , concentrate soprattutto nell'esordio e nella sezio ne « apocalittica » (2Ts 1 ,3- 1 2 ; 2 ,3 - 1 0) . L' accumulo di questi elementi rende spesso la costruzione delle proposizioni complicata e contorta . Nell ' insieme lo stile della 2Tessalonicesi è ampolloso e ridondante . La 2Tessalonicesi ha un tono impersonale e astratto . Fin dall 'esordio si av verte questa intonazione formale: « Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi , fratelli , com'è giusto , perché la vostra fede cresce rigogliosa . . . » (2Ts l ,3) . Al tono distaccato del dettato epistolare , privo di emozioni e accenti affettivi , corri spondono l' immagine e il ruolo di Paolo . Riguardo alla venuta del Signore , alcuni creano sconcerto e turbamento nella comunità cristiana, dicendo che il giorno del Signore è già venuto , appellandosi a parole o lettere attribuite all 'Apostolo (2Ts 2,1 -3) . Contro queste interpretazioni allarmistiche l ' autore rimanda alle istruzioni date direttamente da Paolo durante la sua missione a Tessalonica (2Ts 2 ,5 ) . Nella sezione d i carattere parenetico s i accentua l' autorità d i Paolo , predica tore del vangelo , mediante il quale Dio ha chiamato i credenti , da lui « scelti come primizia per la salvezza » (2Ts 2 , 1 3- 1 4) . Perciò li esorta a restare saldi , mantenen do le «tradizioni » nelle quali sono stati istruiti sia mediante la sua parola sia per mezzo della sua lettera (2Ts 2 , 1 5 ) . Egli esprime la sua convinzione , nel Signore , che i fedeli già fanno e continueranno a fare quello che egli ordina (2Ts 3 ,4) . Con lo stesso verbo kataggéllein (ordinare), che conta sull ' autorità dell 'Apostolo, si danno istruzioni e disposizioni sul modo di trattare chi non vuole lavorare e pre tende di farsi mantenere dalla comunità. Lo stile di vita dell ' Apostolo , che a Tes salonica ha scelto di lavorare duramente notte e giorno per non essere di peso ad alcuno, è proposto come modello da imitare . Infatti , alla sua tradizione risale la norma sul lavoro: « Chi non vuole lavorare , neppure mangi » (2Ts 3 , 10). Per chi non obbedisce alle disposizioni date mediante la lettera è prevista la disciplina di separazione ed esclusione dalla comunità, appena attenuata con l ' invito a trattarlo come fratello (2Ts 3 , 1 4- 1 5) . Con questo ruolo autorevole dei mittenti della lettera concorda i l suo profilo cristologico . Nelle istruzioni ed esortazioni si accentua il ruolo di Gesù Cristo, spesso assimilato a quello di Dio . Il titolo Kyrios (Signore) si trova 22 volte , di cui 10 volte in forma assoluta e 9 nell'espressione di tenore liturgico: Kyrios (hemon)
Profilo letterario di l -2Tessalonicesi
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/esous Christ6s; 3 volte in quella più breve : Kyrios (hemon) Iesous. Non si usa mai il nome Iesous senza altri titoli o qualifiche ; l sola volta ricorre il titolo ho Christ6s in forma assoluta (2Ts 3 ,5 ) . U n tratto distintivo della 2Tessalonicesi è la trattazione del tema escatologi co , sviluppato in chiave apocalittica. L' unità di 2Ts 2 , 1 - 1 2 si presenta come una « piccola apocalisse » , inserita nel dialogo epistolare di carattere parenetico . Temi e accenti di carattere « apocalittico » si trovano già neli ' esordio , dove compare il sintagma: « rivelazione del Signore Gesù » (apoktilypsis tou Kyrfou Iesou, 2Ts l ,7) . Con l 'espressione « in quel giorno » (e n t� hemérq ekéin{) l ' autore si appella al giudizio di Dio , per incoraggiare e sostenere la perseveranza dei fedeli , sotto posti a persecuzioni e tribolazioni (2Ts l , 1 0 ) . I n 2Tessalonicesi l 'autore traccia un quadro della parousfa del Signore , che con la sua manifestazione porterà allo scoperto il mistero d' iniquità e annienterà l' avversario, che opera e agisce con l'energia e il potere di satana. Egli vuole ri portare la calma in una comunità sconvolta e agitata da false interpretazioni e co municazioni distorte circa il tempo della venuta e del giorno del Signore . Gli even ti finali saranno preceduti dali' apostasia e dalla rivelazione dell' uomo dell' iniquità, « il figlio della perdizione , che si contrappone e che si innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o è oggetto di culto , fino al punto di insediarsi nel tempio di Dio , mostrando se stesso come se fosse Dio . . . » (2Ts 2 ,3-4). La piena manifestazione dell' avversario ora è impedita da « qualche cosa che lo trattiene >> (tò katéchon, 2Ts 2,6) . Quando sarà tolto di mezzo « chi lo trattiene » (ho katéchon, 2Ts 2 ,7), allora il dramma apocalittico raggiungerà l ' acme nello scontro tra la parousfa del Signore Gesù e quella dell' iniquo (2Ts 2 ,9). Il centro dell' apocalisse di 2Tessalonicesi è costituito dali' annunzio del pieno e totale supe ramento del fronte negativo (2Ts 2 ,8) . Con questa « rniniapocalisse » , ripresa dalla tradizione biblica e giudaica, l ' autore intende rassicurare i fedeli e confermare la loro identità , smascherando gli aderenti al fronte avversario, destinati alla rovina finale .
2. Analisi epistolare e retorica
Per la sua struttura complessiva la 2Tessalonicesi si colloca nel genere lettera rio epistolare . In rapporto ai temi trattati e allo stile si ravvisano diversi modelli della comunicazione epistolare , dalla lettera di consolazione (2Ts l ,3 - 3 ,5) alla lettera di carattere pratico ed esortativo (2Ts 3 ,6- 1 5 ) . Nella prima parte , dopo l ' in testazione e l ' esordio (2Ts 2 , 1 - 1 2) risalta una sezione caratterizzata dal lessico e dallo stile « apocalittico » (2Ts 2, 1 - 1 2) che alcuni autori considerano una interpola zione , un testo estraneo al linguaggio e al pensiero paolini . Ma la cosiddetta sezione « apocalittica » è quella che caratterizza la 2Tessalonicesi e ne giustifica l'esistenza accanto alla prima lettera indirizzata alla stessa Chiesa di Tessalonica . N eli 'ultima parte di 2Ts 2 e nell' intero capitolo 3 si susseguono esortazioni alla perseveranza nella fede e nelle disposizioni di carattere disciplinare relative al caso degli « irre golari » (alcuni cristiani di Tessalonica si rifiutano di mantenersi con il proprio la-
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Parte prima . Sezione introduttiva
voro) . Tra la sezione « apocalittica » e quella della serie di esortazioni e istruzioni pastorali non vi sono connessioni evidenti . Sembrano due modalità della comuni cazione epistolare giustapposte . Questo fatto non compromette l' unità sostanziale della lettera, dove si toccano i diversi aspetti dell'esistenza cristiana e dello stile di vita della comunità. L' analisi della 2Tessalonicesi , secondo i criteri della retorica, conferma la sua unità. Gene L. Green contesta il ricorso ali ' analisi retorica per interpretare un testo epistolare, perché una lettera, anche quando è letta ad alta voce , non è un « discor so » 1 3 . Tuttavia non esclude un possibile confronto con i generi della retorica. La 2Tessalonicesi è catalogata nel genere retorico deliberativo , che ha lo scopo di persuadere , correggere ed esortare . Gli autori che applicano l ' analisi retorica alla 2Tessalonicesi concordano nel riconoscere il ruolo dell 'esordio , che ha lo scopo di favorire il dialogo epistolare (2Ts l , 1 -2.3- 1 2) . La sezione « apocalittica » è consi derata da alcuni il momento argomentativo probatio preparato dalla partitio (2Ts 2,1 -2.3- 1 5 ). Gli ultimi versi di 2Ts 2 sono considerati la peroratio (2Ts 2 , 1 61 7) . La maggioranza degli autori riconosce in 2Ts 3 la forma retorica della exhor tatio, alla quale , verso la fine , si aggiunge un' altra peroratio (2Ts 3 , 1 - 1 5 [ 1 6] ) . Ben Witherington III propone un'analisi retorica del testo più dettagliata, dove , dopo l'esordio , chiamato insinuatio, si alternano propositio (2Ts 2 , 1 1 - 1 2), refutatio (2Ts 2 , 1 - 1 5) , transizione (2Ts 2 , 1 6- 1 7) , probatio-exhortatio (2Ts 3 ,6- 1 2) , peroratio (2Ts 3 , 1 3- 1 5) 14• -
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3. La struttura letteraria della 2Tessalonicesi
Sulla base del l ' analisi epistolare e retorica, e tenendo conto delle varie proposte di articolazione del testo , si può presentare questa struttura della 2Tessalonicesi: I. Invito alla perseveranza in mezzo alle tribolazioni
2Ts 1,1-12
« Il nostro Dio vi renda degni della chiamata »
2Ts 1,1-12 2Ts l , 1 -2 2Ts l ,3- 1 2 2Ts 2,1-12 2Ts 2,13 - 3,5
Intestazione Ringraziamento e preghiera
La venuta del Signore « Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza » II. Una comunità ordinata e solidale
2Ts 3,6-18
« Chi non vuole lavorare, neppure mangi »
2Ts 3,6- 18
Epilogo
2Ts 3 , 1 6- 1 8 .
In tutte le proposte di struttura del testo della 2Tessalonicesi si riconoscono l' apertura e la chiusura di carattere epistolare , chiamate prescritto e poscritto , pro logo ed epilogo (2Ts l , 1 -2; 3 , 1 6- 1 8) . Data l 'ampiezza dell'esordio , caratterizzato
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n G.L. Green , The Letters to the Thessalonians (PNTC), Eerdmans-Apollos, Grand Rapids (MI) Leicester (UK) 2002, p. 72 . 14 B . Witherington III , l and 2 Thessalonians, p. 3 1 .
Profilo letterario di 1-2Tessalonicesi
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dalla preghiera di ringraziamento e invocazione , lo si potrebbe considerare come prima unità della prima parte del discorso epistolare , dove si presenta la situazione «critica » dei destinatari , esposti alle persecuzioni e tribolazioni , e si annunzia il giusto «giudizio di Dio » per dare loro un motivo di fiducia e consolazione (2Ts l ,3- 1 2) . L' ultima unità della prima parte è il «corpo » del discorso epistolare , do minato dal dramma apocalittico, tracciato a tinte molto marcate con lo scopo di incoraggiare e sostenere l ' impegno alla perseveranza dei destinatari (2Ts 2,1 - 3 ,5). La preghiera di ringraziamento e di invocazione , che chiude questa prima parte letteraria-tematica, rimanda, in forma d ' inclusione , all 'esordio (2Ts 2 , 1 3 - 3 ,5 ) . L a seconda parte è caratterizza dalla serie di esortazioni-disposizioni autorevoli date per far fronte al rischio di disordine creato da quelli che non vogliono mante nersi con il proprio lavoro (2Ts 3 ,6- 1 5). Questa combinazione di preghiere, istru zioni ed esortazioni fa della 2Tessalonicesi una lettera « mista )) , con uno scopo prettamente pastorale .
L'AMBIENTE DI 1-2TESSALONICESI
Nelle due lettere indirizzate alla « Chiesa dei tessalonicesi » , i mittenti , Paolo, Silvano e Timoteo, sono gli stessi. Il comune riferimento delle due lettere alla città di Tessalonica giustifica una ricerca sulla storia e l ' ambiente socioculturale della città macedone e sulla missione cristiana nella capitale della provincia romana di Macedonia.
l . La città di Tessalonica 1
La fondazione della città di Tessalonica risale al generale Cassandro , figlio maggiore di Antipatro , generale del re macedone Filippo II . Alla morte di Alessandro Magno , nelle lotte per la successione, Cassandro, dopo la conquista della città di Pydna, nel 3 1 5/3 1 6 a.C . , sposa Tessalonica, sorellastra maggiore di Alessandro. Il padre , Filippo II, l'ha chiamata Thessalonike perché nata nel giorno della sua vit toria (nfke) sui tessali (343 a.C.). Il nome Tessalonica passa alla città fondata da Cassandra nella località dell 'antica Therma, sul golfo del mare Egeo, dove c 'erano ventisei villaggi , conglomerati per formare la nuova città2 • Nel 1 68 a.C . il console romano Lucio Emilio Paolo , con la vittoria di Pydna su Perseo , figlio di Filippo V, mette fine al regno macedone . La flotta ancorata nel porto di Tessalonica è incendiata dai macedoni per sottrarla ai romani , che sac cheggiano la città . Nel 1 46 a.C . , dopo la vittoria (nel 1 48 a.C.) di Quinto Cecilio Metello su Andrisco , un presunto figlio di Perseo si crea la nuova provincia di Macedonia. Il territorio del regno macedone è diviso in quattro distretti autonomi . La città di Tessalonica diventa la capitale del secondo distretto . Con la costruzione , verso il 1 25 a.C . , della via Egnatia, che collega Durazzo sull 'Adriatico - nell ' at tuale Albania - con Bi sanzio , la città di Tessalonica sul golfo Termaico , assume un ruolo importante nella logistica militare e nel traffico commerciale tra l ' Ita lia - Roma - e l ' Oriente3 •
1 C . vom Brocke , Thessaloniki - Stadt des Kassander und Gemeinde des Paulus . Eine friihe christliche Gemeinde in ihrer heidnischen Umwelt (WUNT 2 . 1 25 ) , Mohr-Siebeck , Tiibingen 200 1 . 2 Strabone , Geografia 7 , frammento 2 1 . 3 Strabone, Geografia 7 ,7 ,4 .
L 'ambiente di 1 -2Tessalonicesi
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Marco Tullio Cicerone esiliato da Roma, a metà degli anni 50 a.C . , soggiorna per un certo tempo nella città di Tessalonica. In esilio volontario per sedici mesi negli anni 58-57 a.C., prima a Tessalonica e poi a Durazzo, in conseguenza della legge del tribuno Clodio . Cicerone nei suoi scritti e nelle sue lettere parla della provincia romana di Macedonia e di Tessalonica: « Vengo a trattare delle province. Fra queste la Macedonia, che in precedenza molti imperatori avevano fortificato non con torri, ma con trofei , quelli di tante vittorie e trionfi , era un paese in pace già da molto tempo , pace contesa dai barbari per amore di guadagno disonesto, ma strappata con la forza, in modo che i tessalonicesi , collocati in seno al nostro grande impero, sono costretti a lasciare la città e a fortificare la roccaforte , com'è nostro costume , a tal punto che la nostra via militare , che passa per la Macedonia e arriva ali 'Ellesponto, non solo è divenuta pericolosa per le incursioni predatorie dei bar bari, ma anche segnata e contraddistinta dagli accampamenti dei traci »4• Coinvolta nella guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo Magno, dopo la bat taglia di Farsalo nel 48 a.C . , Tessalonica passa dalla parte del vincitore , tributando a Giulio Cesare onori divini . Dopo la vittoria di Antonio e Ottaviano sugli uccisori di Cesare , Cassio e Bruto, nell' autunno del 42 a.C . a Filippi , Tessalonica, per la sua fedeltà, è dichiarata dai vincitoìi Civitas libera, esente da tributi , con un proprio demos, boule e un collegio di magistrati chiamati « politarchi » . Con la vittoria di Ottaviano su Antonio e Cleopatra ad Azio nel 3 1 a.C . per la città di Tessalonica inizia una nuova era, caratterizzata dalla pax e securitas romana, che favoriscono il commercio e l'edilizia. Il poeta Antipatro di Tessalonica, al tempo di Augusto , parla della città come meter he pdses . . . Makedonfes (« madre dell' intera . . . Macedonia »). Il geografo e storico Strabone , più o meno nello stesso periodo , la descrive come « la città più popolosa » di tutta la regione , « metropoli della Macedonia »5 . Grazie ali' ampia rete commerciale la città di Tessalonica funziona come area metropolitana della Ma cedonia. La via Egnatia la collega verso Est con la colonia romana di Filippi (Bisan zio) e a ovest con Durazzo sull' Adriatico6 . Le strade commerciali verso Nord - i Balcani , città di Stobi e la Pannonia sul Danubio - seguono il tracciato delle valli fiumi che sfociano nel golfo Termaico: il Pineio , l' Aliacmone , l' Assio . Il porto sul mare Egeo mette in contatto Tessalonica con l' Acaia - Atene e Corinto - le isole dell 'Egeo , l'Asia Minore , l ' Italia e il Nord Africa. Nel corso del secolo I dell'era cristiana, quando Paolo intraprende la missio ne in Europa, la città di Tessalonica è la sede del proconsole della provincia roma na senatoria di Macedonia7 • Ali ' epoca ellenistico-romana risalgono i resti degli 4 Cicerone , De Provinciis consularibus orario 2 ,4; Epistulae ad Atticum 3 ,22,4; Epistulae ad familiares 1 4 , 1 ,7 (cfr. ld . , /n Pisonem 36) . 5 Strabone , Geografia 7 ,4. Tito Livio (Ab urbe condita 45 ,30) menziona Tessalonica fra le città celeberrimae della Macedonia. 6 Grazie al ritrovamento di una pietra miliare romana, a IO chilometri a ovest di Tessalonica, risalente al secolo II a.C . , dove è riportato il nome del proconsole romano Gnaeus Egnatius Gai .fi lius, si può far risalire la costruzione della via Egnatia tra il 1 45- 1 20 a.C . 7 Nel 2 7 a . C . l a provincia senatoria d i Macedonia comprende l'Epiro e parte del l ' Illirico; dal 15 a.C . fino a1 44 d.C. la Macedonia, unita alla Mesia, è provincia imperiale; ne1 44 d.C . l ' imperatore Claudio la riporta sotto l ' autorità del senato.
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Parte prima . Sezione introduttiva
edifici venuti alla luce negli scavi archeologici di Tessalonica. In questo periodo si sviluppano le mura della città, l ' agorà romana e le costruzioni civili e religiose: il Caesareum, tempio dedicato a Cesare , Divus lulius - iscrizione - il teatro, lo sta dio , il sistema stradale , l' arco di trionfo sulla via Egnatia (42 a.C.). Stando alle informazioni fomite da Strabone , Tito Livio e Luciano di Samosata , gli abitanti di Tessalonica, al tempo di Paolo, si aggirano sui ventimila-quarantamila, calcolati in base alla capienza del teatro e dello stadio . Collocata al centro di una rete stradale romana efficiente - la via Egnatia, che la collega con l ' Italia e con l ' Asia -, nel secolo I dell'era volgare Tessalonica è abitata e frequentata da commercianti e banchieri . Il porto Termaico sull 'Egeo favorisce il commercio marittimo , dove trovano impiego navicularii e capitani di navi . Oltre al commercio, nella città capoluogo della Macedonia fiorisce l ' ar tigianato : tessitura della porpora, lavorazione dei metalli , conciatura delle pelli , conio di monete , fabbrica di armi; nell' edilizia trovano lavoro muratori e scal pellini . L' intensa attività commerciale e artigianale di Tessalonica è documenta ta dalle iscrizioni , dove sono menzionate le varie associazioni e corporazioni . Fino a metà del secolo I d .C . a Tessalonica, sede del proconsole e dei pretori , staziona un distaccamento di soldati . Fuori dalle mura della città , nei latifondi imperiali, si coltivano viti e olivi . La popolazione di Tessalonica è formata dai diversi gruppi etnici , che nel corso della storia si sono insediati sul suo territorio: traci, macedoni , greci e roma ni . I traci, che appartengono al livello sociale più basso della popolazione , fanno parte delle truppe ausiliarie dell 'esercito romano e praticano il culto del dio-cava liere . I greci , che fanno parte degli insediamenti premacedoni , sono spesso assimi lati , come risulta dal duplice nome - macedone e greco - delle iscrizioni . Nella maggioranza essi appartengono agli strati alti della società. I romani o latini costi tuiscono l 'aristocrazia e la classe dirigente della provincia attorno al proconsole , al pretore e ai questori . Si tratta di una minoranza - come risulta dalle poche iscri zioni latine o bilingui -, ma molto influente . I romani , spesso con nomi greci , sono anche commercianti e liberti provenienti dall' Asia Minore . La presenza di cittadi ni romani è attestata dai nomi gentilizi - Giulio , Claudio - e dai tria nomina . La lingua , come la struttura ammi nistrativa della città di Tessalonica, è greca . Questo risulta dai documenti ufficiali - editti - scritti in greco . Anche il calendario, nell'e poca romana, è greco-macedone . Sulla presenza di ebrei a Tessalonica o nella Macedonia in generale c ' è la testimonianza di Filone di Alessandria. N eli ' opera Legati o ad Gaium - docu mento scritto per raccomandare una delegazione di ebrei di Alessandria ali ' impe ratore Gaio Caligola (37-4 1 d .C .) - Filone riporta una lettera del re erodiano Agrippa I a difesa degli ebrei , che sempre e ovunque hanno dimostrato rispetto e lealtà nei confronti dell' imperatore 8 • Neli' elenco delle regioni , dove sono presen ti gli ebrei , si menziona la Macedonia. Il ritrovamento di alcune iscrizioni fram mentarie greche a Tessalonica dei secoli 11-III d .C . conferma la presenza di alme-
8 Filone di Alessandria, Legatio ad Gaium 28 1 .
L'ambiente di l -2Tessalonicesi
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no due sinagoghe nella città macedone9• Ma a parte la notizia di Filone e quello che scrive l 'evangelista Luca in At 1 7 , 1 - « Giunsero a Tessalonica , dove c 'era una sinagoga » -, non si hanno documenti o reperti sicuri , risalenti al secolo I , sulla presenza d i comunità ebraiche a Tessalonica. I culti praticati a Tessalonica nell 'epoca romana sono sia quelli di origine ma cedone sia quelli importati dai vari gruppi etnici presenti nel suo territorio . Dai traci proviene il culto cittadino di Dioniso , scandito dalle feste dionisiache della vendemmia e del vino , con banchetti e danze notturne . Nel l ' ambito del culto di Dioniso sono attive le associazioni o confraternite cultuali. Altrettanto importanti per la vita sociale di Tessalonica sono le associazioni funerarie , che assicurano la sepoltura e le pratiche commemorative dei defunti . Un culto popolare molto diffu so a Tessalonica è quello del dio Kabiro - chiamato Kdbeiros hagù5tatos ( « Kabiro santissimo >>) -, che evoca il dramma di tre fratelli uccisi nell ' isola di Samotracia, ma che si sviluppa in modo autonomo nella città macedone . In subordine, a Tes salonica è praticato il culto delle divinità egizie - Isis , Serapide , Osiride -, attestato dal ritrovamento di un Serapeion e di un tempietto a Isis. Altre divinità dell 'am biente greco-romano, come la dea Fortuna e Vittoria, sono venerate in forma non ufficiale . Invece , ha un ruolo importante il culto imperiale, segno di lealtà al potere di Roma, presieduto da un collegio di sacerdoti funzionari . Nelle iscrizioni delle monete compaiono i nomi di Augusto - divus Iulius, divifilius - e di Claudio , ac compagnato dall ' appellativo Theos .
2. La missione di Paolo a Tessalonica secondo gli Atti degli apostoli
Per ricostruire la missione di Paolo a Tessalonica sono disponibili il racconto lucano negli Atti degli apostoli (At 1 7 , 1 - 1 0) e le informazioni della l Tessalonicesi e della 2Tessalonicesi , quest'ultima scritta da un discepolo di Paolo . Nel corso del viaggio in Europa assieme a Sila - Luca non menziona Timoteo -, alla fine degli anni 40 dell 'era volgare , Paolo arriva nella città capoluogo della provincia romana di Macedonia. Partendo da Filippi i due missionari diretti verso Occidente seguono la via Egnatia, che dopo circa 1 50 chilometri arriva a Tessalonica. Secondo il mo dello letterario del racconto di viaggio, Luca scrive: « Percorrendo la strada che passa per Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica . . . » (A t 17 , l ) . Il monte Pangeo separa dal mare la pianura, che si estende a ovest di Filippi , creando una vasta zona acquitrinosa. L' antica strada romana, che corre nell 'entro terra a nord del monte , scende verso il mare quando raggiunge la valle del fiume Strimone , attuale Struma. Sulla sponda orientale , su un 'isola formata dal fiume , a circa 60 chilometri da Filippi , sorge la città di Anfipoli . Proseguendo verso Occidente
9 Vi sono almeno sette iscrizioni ebraiche tra i secoli II e III d.C. - cimiteri , sarcofaghi -, rife rite a comunità-sinagoghe della città. La comunità ebraica a Tessalonica è minoritaria, ma abbastan za influente (cfr. M. Telbe, Pau/ between Synagoge and State: Christians, Jews and Civic Authorities in l Thessalonians, Romans, and Philippians [CBNT Series, 34] , Almqvist & Wiksell Intemational , Stockholm 200 1 , pp. 86-90).
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Parte prima . Sezione introduttiva
la via romana attraversa la parte settentrionale della penisola Calcidica, adattandosi al profilo ondulato delle colline , costeggia la sponda meridionale del lago Volvi e poi quella del lago Koronìa. Dopo circa 40 chilometri raggiunge la cittadina di Apollonia. Dopo altri 50 chilometri oltre Apollonia, la via Egnatia arriva alla città di Tessalonica, adagiata nell 'estremità orientale dell' ampia baia del golfo Termaico . Secondo il racconto di Luca, a Tessalonica Paolo e Sila trovano una comunità ebraica, che si riunisce ogni sabato nella sinagoga: « . . . Giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei giudei . Come era sua consuetudine , Paolo vi andò e, per tre sabati , discusse con loro sulla base delle Scritture , spiegandole e sostenen do che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti . E diceva: "Il Cristo è quel Gesù che io vi annunzio" » (At 1 7 , 1 b-3). La proclamazione del vangelo, secondo lo schema dell ' autore degli Atti degli apostoli , inizia dalla sinagoga, dove i predi catori cristiani hanno l' opportunità di trovare ascoltatori ebrei in grado di capire le Scritture e altri simpatizzanti per l 'ebraismo , disposti ad accogliere il loro messag gio di carattere messianico. La predicazione di Paolo a Tessalonica corrisponde allo schema del kerygma primitivo , in cui si proclama la morte e la risurrezione di Cristo secondo le Scritture (cfr. 1 Cor 1 5 ,3-5 ) . Nella prospettiva di Luca il Cristo « doveva soffrire » per risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria (cfr. Le 9 ,22; 1 7,25 ; 24 ,26) . In altre parole , le sofferenze di Cristo fanno parte del disegno di Dio, che porta a compimento le sue promesse (cfr. Le 1 8 ,3 1 ; 22 ,37) . L' autore degli Atti degli apostoli precisa che il Cristo , promesso nelle Scritture , è il Gesù che Paolo va annunziando ai figli di Israele e ai popoli (cfr. At 9 , 1 5 ) . Nell' ambiente della sinagoga l ' annunzio messianico di Paolo non h a molto successo . L' autore degli Atti degli apostoli , in genere propenso a mettere in risalto l'efficacia dell' annunzio cristiano, fa capire che a Tessalonica le cose non vanno per il verso giusto. Dopo alcune settimane, solo un piccolo gruppo di ebrei aderisce al messaggio cristiano proclamato da Paolo e Sila, mentre esso trova molti aderenti presso i non ebrei, che gravitano attorno alla sinagoga. Anche in questo caso Luca segnala il contrasto tra gli ebrei , refrattari al vangelo, e il « gran numero di greci credenti in Dio » , fra i quali vi sono « non poche donne della nobiltà » (A t 1 7,4 ) . Il quadro ricostruito da Luca sulla missione di Paolo e Sila a Tessalonica è storicamente attendibile , nel senso che l' adesione al movimento cristiano, che pren de le distanze sia dalla pratica religiosa ebraica sia dai culti praticati dai tessaloni cesi , è più facile per le donne benestanti dell' aristocrazia cittadina che non per gli uomini . Nelle loro scelte religiose , gli uomini, soprattutto se cittadini romani , sono condizionati da vincoli sociali e civili. Nella presenza e nell'attività dei predicatori del vangelo la comunità ebraica di Tessalonica avverte il rischio che venga erosa la cerchia dei « prose liti » e compromesso il suo influsso nella città macedone . L' autore degli Atti degli apostoli parla di « giudei ingelositi » , che reagiscono suscitando la piazza contro i missionari cristiani. Seguendo uno schema narrativo fisso, Luca at tribuisce la reazione dei giudei di fronte all 'annunzio messianico di Paolo e Sila, al loro zelos (« gelosia » , « fanatismo » , cfr. At 5 , 1 7 ; 1 3 ,45) . I giudei di Tessalonica s i presentano alla casa d i Giasone per cercarvi Paolo e Sila e condurli davanti all ' assemblea popolare (At 1 7, 5 ) . L' autore degli Atti degli apostoli adopera un lessico giuridico e amrnn istrativo coerente e preciso quando
L 'ambiente di 1 -2Tessalonicesi
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parla di démos (assemblea) , distinta dalla folla, perché si tratta di una delle istitu zioni della città di Tessalonica riconosciute da Roma. Non avendo trovato gli ospi ti cristiani a casa di Giasone , trascinano questi e « alcuni fratelli » - cristiani - dai capi della città ( eis polittirchas, At 1 7 ,6) . Anche in questo caso il lessico lucano corrisponde alle fonti letterarie e archeologiche . I politarchi sono una istituzione cittadina preromana con il ruolo di magistrati-giudici , in numero da tre a sette - al tempo di Paolo sono cinque - con responsabilità amministrativa riguardo alla giu stizia e all 'ordine pubblico . Soggetti al proconsole romano, essi ci tengono a mo strarsi leali nei confronti del l 'autorità imperiale . Nelle iscrizioni si menziona il giuramento di fedeltà dei politarchi all ' imperatore . Davanti ai magistrati , i giudei formulano l ' accusa contro Paolo e Sila in termi ni politici : « Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono venuti anche qui ... Tutti costoro vanno contro i decreti dell ' imperatore , perché affermano che c'è un altro re: Gesù » (At 1 7 ,6 .7) . L' accusa prende lo spunto dal loro annunzio che Gesù è il Cristo . L'aspetto sovversivo della predicazione cristiana consiste nel fatto che proclamare Gesù « Cristo » , cioè « re >> , rappresenta un attentato ali ' assoluta sovra nità dell 'imperatore romano . È la stessa accusa che i giudei muovono contro Gesù davanti a Pilato (Le 23 ,1 -2 .5). Luca conclude il suo racconto dicendo che l ' accusa dei giudei mette in agitazione la popolazione di Tessalonica e i suoi magistrati . Giasone è accusato di aver dato ospitalità a Paolo e Sila. Perciò i magistrati , non avendo la possibilità di perseguire i due missionari accusati di « lesa maestà » , richiedono a Giasone - Luca aggiunge anche « agli altri » , cioè « fratelli » cristia ni - una cauzione 10 • Davanti ai magistrati di Tessalonica Giasone si fa garante per Paolo e Sila. Non si capisce bene se i politarchi si accontentino di un impegno verbale o richiedano un versamento di denaro . Non si dice se Giasone si impegna a far allontanare Paolo e Sila dalla città o a consegnarli alle autorità cittadine . In ogni caso, il collegio dei politarchi ha tutto l ' interesse a mantenere l 'ordine pub blico e la quies (tranquillità) , un valore tipico dell' ideologia imperiale . Il nome di Giasone - forma grecizzata dell'ebraico Giosuè o Jehosua/lesoùs - fa rebbe pensare a un giudeo ellenizzato della città greco-romana di Tessalonica. Con il nome di Giasone è conosciuto un cristiano che si trova assieme a Paolo a Corin to verso la fine degli anni 50 d.C . e invia i suoi saluti alla Chiesa di Roma (Rm 16 ,2 1 ) . Assieme a Lucio e Sosìpatro , Giasone è presentato come un « parente » di Paolo . Se fosse lo stesso personaggio, legato a Paolo da vincoli di parentela, sareb be più plausibile l 'ospitalità durante la sua permanenza a Tessalonica e anche il suo impegno a versare la cauzione ai magistrati della città per lasciare andare libe ri i due missionari accusati di sovversione . Nel gruppo che accompagna Paolo da Corinto fino a Tròade è menzionato un certo Sòpatro - contrazione di Sosìpatro, di Berèa - figlio di Pirro (At 20 ,4) . Non è sicura la sua identità con il Sosìpatro di Corinto , parente di Paolo come Giasone . Conosciuto neli' onomastica greca e nelle iscrizioni trovate in Macedonia, il nome Giasone è portato da persone che non 10 Nel testo greco di At 1 7 ,9 ricorre il sintagma lab6ntes tò hikan6n (« prendendo la garan zia ») - che si trova in alcune iscrizioni -, corrispondente alla formula tecnica del diritto romano satis accipere .
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Parte prima . Sezione introduttiva
hanno alcun rapporto con la loro origine ebraica. Nel caso di Giasone del racconto lucano si tratta di un cittadino benestante e stimato di Tessalonica, che si impegna a pagare la cauzione per i due predicatori incriminati . Siccome è menzionato as sieme ai « fratelli >> , si potrebbe pensare che non solo sia un simpatizzante per il movimento cristiano , ma un cristiano che mette a disposizione la sua casa per gli incontri della nuova comunità cristiana. La missione di Paolo e Sila a Tessalonica si interrompe bruscamente . L' an nunzio cristiano, in una città sede del proconsole della provincia romana di Mace donia, che gode i privilegi di città libera, suscita i sospetti presso le autorità locali . I politarchi cercano di risolvere la faccenda in modo amministrativo . Nonostante questa soluzione , per i due i missionari cristiani è troppo rischioso restare ancora in città. I cristiani di Tessalonica organizzano nottetempo la loro partenza verso la località di Berèa, distante oltre 70 chilometri .
3. La missione a Tessalonica secondo la testimonianza di Paolo
Della missione paolina a Tessalonica si parla nella prima lettera, scritta e in viata poco tempo dopo la nascita della comunità cristiana nella città macedone . Nell ' intestazione della l Tessalonicesi - ripresa tale e quale nella 2Tessalonicesi (2Ts l ,1 -2) - compaiono i nomi di tre mittenti - Paolo , Silvano e Timoteo -, anche se il dialogo epistolare è condotto da Paolo , che in alcuni momenti prende la parola in prima persona ( l Ts 2 , 1 8 ; 3 , 1 .5 ) . Stando al testo dell 'intestazione delle due lette re , alla missione di Tessalonica prendono parte Paolo, Silvano e Timoteo . Se que st'ultimo non compare nel racconto lucano degli Atti degli apostoli , si può suppor re che abbia raggiunto Paolo e Sila in un secondo tempo , a Berèa. In tal caso , com'era capitato a Filippi , Timoteo non sarebbe stato coinvolto nell' agitazione di piazza, che costringe Paolo e Sila a lasciare la città. Timoteo dunque può tornare a Tessalonica senza sollevare sospetti o reazioni pericolose ne li' ambiente giudaico e fra la popolazione della città (cfr. l Ts 3 , 1 -2 .6) . Nella preghiera di ringraziamento dell'esordio , Paolo richiama l 'esperienza dell' annunzio del vangelo a Tessalonica, fatto non solo « per mezzo della parola, ma anche con potenza e Spirito Santo e con grande abbondanza >> ( l Ts 1,5). Egli fa l 'elogio dei cristiani della città macedone , perché hanno « accolto la Parola in mezzo a una grande tribolazione , con gioia di Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti nella Macedonia e nell ' Acaia >> ( l Ts 1 ,6-7). Paolo af ferma che , partendo dalla comunità cristiana di Tessalonica, « la parola del Signo re risuona non soltanto nella Macedonia e nell ' Acaia >> , ma, con una iperbole reto rica, dice che la loro adesione di fede « si è propagata dappertutto , cosicché non abbiamo bisogno di parlame >> ( l Ts 1 , 8 ) . Egli mette in bocca ai cristiani della Macedonia e de li' Acaia il racconto del suo incontro con i tessalonicesi , che si sono « convertiti dagli idoli a Dio , per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio » , risuscitato dai morti e costituito Salvatore ( 1 Ts 1 ,9) . Da questo accenno alla « conversione » dei tessalonicesi si intuisce che la maggioranza dei cristiani proviene dalle « genti » e non dagli ebrei .
L 'ambiente di l-2Tessalonicesi
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Alla missione paolina di Tessalonica sono dedicati i testi di l Ts 2-3 , in cui ai cristiani di quella Chiesa si propone un modello di integrità e coerenza nello stile di vita e li si incoraggia di fronte ai conflitti con l ' ambiente . AH ' inizio di l Ts 2 i mittenti si appellano al ricordo dei tessalonicesi per tracciare il percorso e l 'esito della loro missione a Filippi e Tessalonica: « Voi stessi , infatti , fratelli , conosce te la nostra venuta presso di voi: non è stata inefficace , ma, dopo aver sofferto oltraggi a Filippi , come sapete , abbiamo trovato , nel nostro Dio , il coraggio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a una grande lotta » ( l Ts 2 , 1 -2) . Nonostante la diversa prospettiva, la testimonianza di Paolo concorda sostanzialmente con il racconto lucano negli Atti degli apostoli . Il riferimento alla « grande lotta » corri sponde all ' agitazione della piazza da parte dei giudei, che davanti ai magistrati della città accusano i predicatori del vangelo di essere sovversivi . Nella retrospettiva sull ' annunzio del vangelo a Tessalonica Paolo si preoccu pa di contrapporre il suo metodo di predicazione e il suo stile di vita - condiviso dai suoi collaboratori - a quelli dei propagandisti delle varie scuole filosofiche e dei predicatori dei nuovi culti , che percorrono le città dell ' impero in cerca di clien ti dai quali farsi mantenere . Paolo ci tiene a precisare che il suo discorso di esorta zione non proviene da falsità o errore , né si fonda su motivazioni inconfessabili o ingannatrici . Dopo le disavventure di Filippi , dove è stato bastonato in piazza e messo in carcere , ha avuto la forza di proclamare il vangelo che Dio gli ha affida to . A Dio egli si appella per valutare il suo metodo di annunzio e lo stile di vita, descrivendoli in questi termini: « Infatti , mai ci siamo presentati con parola di adulazione - come sapete - né con intento di avidità - Dio è testimone -, non cercando la gloria dagli uomini , né da voi né da altri , pur potendo farci valere co me apostoli di Cristo, invece siamo stati piccoli in mezzo a voi » ( l Ts 2�-7) . Per illustrare il suo disinteresse e l ' assoluta gratuità nell' annunzio del vangelo a Tessalonica, Paolo fa ricorso alla metafora dei « piccoli » , che , nella famiglia e nella società antica, non possono accampare alcun diritto . In un gioco di contrap punto egli introduce una seconda immagine , ispirata alle relazioni parentali , quella della madre-nutrice e quella del padre: « Come una nutrice che si prende cura dei propri figli , così affezionati a voi , eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio , ma perfino la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari . Ricordate , infat ti , fratelli , la nostra fatica e il travaglio , lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi , vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio . . . Sapete pure che come un padre fa con i propri figli abbiamo esortato e incoraggiato e scongiurato ciascuno di voi a c ammi nare in maniera degna di Dio . . . » ( l Ts 2,7b-9 . 1 2) . Paolo può affermare , senza il rischio di essere smentito , che , durante la sua permanenza a Tessalonica , si è mantenuto con il proprio lavoro . La motivazione di questa scelta è il suo profondo affetto per i tessalonicesi , che ha generato e nutrito con l' annun zio del vangelo e con l ' accompagnamento personale . Dopo un secondo ringraziamento a Dio per l ' accoglienza della sua parola da parte dei credenti di Tessalonica - l Ts 2 , 1 3 -, Paolo riprende il dialogo epistolare , raccontando quello che è successo dopo la loro separazione . Spiega perché ha in viato Timoteo e ha deciso di scrivere loro la lettera. Ancora una volta Paolo ricorre alla metafora delle relazioni parentali , dicendo , in modo paradossale , di avere vis-
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Parte prima . Sezione introduttiva
suto la separazione da loro come un genitore che ha perso i figli: « Noi invece , fratelli , resi orfani di voi , per poco tempo , di persona, ma non con il cuore , ci im pegnammo intensamente , con struggente desiderio di rivedere il vostro volto » ( l Ts 2 , 1 7) . Non potendo attuare il suo intenso desiderio di rivedere i cristiani di Tessalonica, perché impedito da circostanze avverse , che egli attribuisce all ' azio ne di satana, Paolo invia il suo fidato collaboratore Timoteo per avere notizie sulla loro perseveranza nella fede nonostante l 'ostilità dell' ambiente . Il ritorno di Timoteo con buone notizie rincuora e fa rivivere Paolo . Egli allora decide di scri vere la lettera per supplire al lavoro pastorale di formazione della comunità che ha dovuto interrompere . La retrospettiva sulla missione e sulla situazione della co munità cristiana di Tessalonica sono la cornice in cui collocare l ' origine e la stesu ra delle due lettere .
ORIGINE LETTERARIA E STORICA DI 1-2TESSALONICESI
A) La lTessalonicesi
Nella prima lettera alla Chiesa di Tessalonica, dopo i ringraziamenti e la re trospettiva sulla missione e sul metodo di annunzio del vangelo di Dio , in una se zione di stile parenetico si presenta il progetto di vita cristiana, incentrato sulla santità e sull ' amore fraterno ( l Ts 4,1 - 1 2) . Prima del l 'epilogo e dei saluti finali, si danno alcune indicazioni pratiche sulla vita di comunità ( l Ts 5 , 1 2-28). In mezzo , tra le esortazioni sullo stile di vita cristiana e le disposizioni sulla vita comunitaria, si trova una sezione parenetica, caratterizzata da termini , espressioni e stile di matrice apocalittica ( 1 Ts 4 , 1 3 - 5 , 1 1 ) . La dimensione escatologica dell'esistenza cristiana è richiamata dalla frequenza del termine parous(a, che ricorre 4 volte nella nostra lettera , sulle 1 1 volte del l ' intero epistolario paolino e le 24 volte del NT ( l Ts 2 , 1 9 ; 3 , 1 3 ; 4 , 1 5 ; 5 ,23) . Nella stessa ottica rientra il riferimento al « giudi zio di Dio » , evocato dalle espressioni bibliche « ira di Dio >> e « giorno del Signore » ( l Ts 1 , 10; 5 ,2; cfr. 4,6b) . Nel duplice ringraziamento a Dio in l Ts l , Paolo elogia la Chiesa di Tessalo nica per l ' operosità della loro fede , per l ' impegno di amore fraterno e la fiduciosa attesa della speranza ( 1 Ts 1 ,3 ; cfr. 2 , 1 3 ) . Nella retrospettiva storico-biografica si riportano le informazioni di Timoteo , inviato da Paolo a Tessalonica per rafforzare i neoconvertiti ed esortarli nella fede ( l Ts 3 , 1 ) . Quello che riferisce Timoteo sulla tenuta dei tessalonicesi conferma l ' immagine di una comunità salda nella fede e perseverante nell'amore fraterno ( l Ts 3 ,6-7; 4,9- 10). Anche quando dà istruzioni sullo stile di vita cristiana, Paolo riconosce che i « fratelli » già si comportano se condo le disposizioni ricevute ( l Ts 4,1 ) . Riguardo all ' amore fraterno non hanno bisogno di essere istruiti o esortati , perché già lo praticano sia all ' interno della co munità sia verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia ( 1 Ts 4,9- 10). Dunque , a parte alcune difficoltà con l ' ambiente esterno - chiamate « tribolazioni » -, la Chiesa di Tessalonica è ben piantata, solida, perseverante e attiva.
l. La crisi di speranza a Tessalonica
C ' è però un aspetto della fede dei tessalonicesi da chiarire . Qual è il destino dei cristiani morti prima della parous(a del Signore? Questo interrogativo provo-
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Parte prima . Sezione introduttiva
ca una crisi di speranza fra i cristiani di Tessalonica. Paolo vuole rimediare alla loro ignoranza e impedire che di fronte ai casi di morte siano travolti da un do lore senza speranza come capita agli « altri » , cioè a quelli che non condividono la prospettiva di fede cristiana ( l Ts 4 , 1 3 ) . Per fondare la speranza dei tessaloni cesi di fronte all 'esperienza della morte Paolo richiama il nucleo della fede cri stiana , centrata sul kerygma, in cui si affermano la morte e la risurrezione di Gesù ( 1 Ts 4 , 1 4 ; cfr. l , 10). Dopo aver richiamato la fede comune , fondata sul kerygma tradizionale , per annunziare l'azione futura di Dio a favore di quelli che si sono addormentati - mor ti in Cristo - Paolo affronta il punto cruciale , che mette in crisi i cristiani di Tessa Ionica davanti ali ' esperienza della morte « prematura » di alcuni membri della co munità. Qual sarà la loro sorte al momento della parousfa del Signore? Ne saranno esclusi? Saranno svantaggiati rispetto ai cristiani rimasti ancora in vita? Con una dichiarazione introdotta dalla formula « sulla parola del Signore » , in modo catego rico si esclude che quelli che saranno rimasti vivi alla parousfa del Signore abbiano un qualsiasi vantaggio rispetto ai cristiani morti . Perché i mittenti della lettera si preoccupano di affermare che essi e i cristiani vivi di Tessalonica non avranno alcun vantaggio sui cristiani morti al momento della parousfa? Come e perché si è creato questo problema, che sembra essere all' origine del dolore disperato della comunità tessalonicese per i loro fratelli morti prima della parousfa? Per rispondere a questo interrogativo si fa ricorso al modo di pensare e di esprimersi presente in alcuni scritti della tradizione apocalittica giudai ca, dove si afferma che sono più fortunati , rispetto ai morti , quelli che saranno vivi al tempo degli eventi finali, cioè alla venuta del Messia e al giudizio di Dio . Com'è arrivata questa teoria « apocalittica giudaica » nella comunità di Tessa Ionica, formata in gran parte da convertiti non ebrei? L' unico appiglio è l 'espres sione « i rimasti » , aggiunta a « i viventi » . Con l'espressione « i rimasti » o « i super stiti », si potrebbe alludere al « resto » di Israele scampato al disastro del giorno del Signore . Si può pensare che i predicatori del vangelo a Tessalonica abbiano tra smesso anche alcune nozioni e visioni di matrice apocalittica sul giudizio di Dio e sulla parousfa del Signore (cfr. l Ts l ,10; 2 , 1 6; 4 ,6) . La crisi di speranza dei tessalonicesi per la morte di alcuni « fratelli » , membri della comunità, potrebbe derivare dal contesto socioculturale della cit tà di Tessalonica, dove il senso di identità e quello di appartenenza dei singoli di fronte al trauma della morte sono rafforzati dalla partecipazione alle associa zioni corporative e soprattutto ai collegia funebri , che provvedono alle onoran ze funebri e alla commemorazione dei parenti o degli amici defunti . Quelli che hanno accolto il vangelo di Dio e fanno parte del l ' ekklesfa cristiana di Tes salonica si chiedono se i membri morti fanno ancora parte della comunità degli eletti da Dio , che attendono Gesù , il Figlio suo , che li libera dalla condanna escatologica ( l Ts l , 1 0 ) . Quale sarà il loro destino alla venuta del S ignore? A questo interrogativo , che mette in gioco la speranza, fondata sulla fede pasqua le , risponde Paolo prima in modo conciso in l Ts 4 , 1 5 , poi con un 'esposizione dello scenario apocalittico , in cui si collocano la risurrezione dei morti e l ' in contro di tutti con il Signore .
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2. La falsa sicurezza di fronte al giudizio di Dio
Nella comunità di Tessalonica, mentre si vive con angoscia l 'esperienza della morte prematura di alcuni cristiani , si discute sui tempi e momenti del « giorno del Signore » , mentre tutti i cristiani sanno o dovrebbero sapere che « il giorno del Signore verrà come un ladro di notte >> ( l Ts 5 , 1 -2) . Il « giorno del Signore » , asso ciato all' immagine minacciosa del ladro notturno , è il giudizio di Dio della tradi zione profetica, giorno di rovina per gli empi . Mentre la «parousfa del Signore » nella prima Lettera ai Tessalonicesi ha una valenza positiva, il « giorno del Signore » è una minaccia di rovina ineludibile per quanti si illudono in una falsa sicurezza: « E quando diranno: "Pace e sicurezza ! " , allora d ' improvviso la rovina piomberà su di loro , come le doglie (su) una donna incinta; e non potranno sfuggire » ( l Ts 5 ,3). Chi sono quelli che dicono: « Pace e sicurezza ! »? Non si tratta di un gruppo particolare di persone distinto dai « fratelli » , ai quali è rivolto il discorso , perché in Ts 5 ,3 non si mettono a confronto due gruppi , ma due momenti simultanei mentre dicono: « Pace e sicurezza ! » sopraggiunge su di loro « improvvisa una rovina » . Il binomio « pace e sicurezza » richiama i temi della propaganda politica della Roma imperiale, che riecheggiano anche nella città di Tessalonica, sede del governatore della provincia di Macedonia. Nel clima celebrativo della pa.x romana , propagan dato da Augusto con la costruzione dell' ara pacis a Roma, nessuna meraviglia che anche a Tessalonica sorga un tempio dedicato all 'imperatore . Nella lettera inviata alla « Chiesa dei tessalonicesi » , che vivono in una città inserita nel sistema imperiale romano , è plausibile che , assieme alla « pace » , ti pico slogan dei falsi profeti , si menzioni anche la « sicurezza » . Il contrasto tra la falsa sicurezza, espressa con lo slogan « pace e sicurezza » , e l ' irruzione improv visa della catastrofe finale - il giudizio di condanna - rientra nel genere letterario apocalittico , attestato anche nella tradizione sinottica . L' irruzione repentina della rovina è paragonata alle doglie del parto . Con questa immagine di matrice biblica si pone in risalto l ' aspetto ineludibile della rovina , che coglie di sorpresa quelli che si abbandonano a una falsa sicurezza (cfr. Ger 6,5 . 1 4 .24-26). Paolo, assieme ai co-mittenti della lettera, interpella i « fratelli » , facendo leva sulla loro identità e sul loro statuto , in netta antitesi con quelli sui quali incombe la rovina del « giorno del Signore » . Egli riprende il termine notte inserito nel quadro della venuta del « giorno del Signore come ladro nella notte » ( l Ts 5 ,3). All' im magine del ladro , che viene all' improvviso « nella notte » , si contrappone l' affer mazione rassicurante: « Ma voi , fratelli , non siete nelle tenebre . . . » ( I Ts 5 ,4a) . Se i « fratelli » di Tessalonica non sono « nelle tenebre » sono sottratti al rischio di esse re vittime dell ' incursione notturna del ladro , che rappresenta la venuta del giorno del Signore . Sullo sfondo di questo quadro apocalittico, nel quale si colloca il « giorno del Signore » , si sviluppa una serie di antitesi - « luce-giorno Il notte-tene bre » - e le esortazioni: « Non dormiamo . . . , vegliamo, siamo sobri » ( l Ts 5 ,8). An che questa sezione di marca apocalittica si chiude , come la precedente , con l 'esor tazione a confortarsi e sostenersi a vicenda ( I Ts 5 , 1 1 ) . Le due sezioni « apocalittiche » della l Tessalonicesi , pur nel loro intento pratico pastorale , lasciano intravedere da una parte la crisi di speranza della co-
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munità cristiana di fronte alla morte prematura di alcuni fratelli e dall ' altra mo strano il rischio di fraintendere il linguaggio simbolico sui « tempi » della venuta del « giorno del Signore » o del giudizio di Dio . Con l ' invio della lettera, che deve essere fatta leggere a tutti i fratelli - l Ts 5 ;27 - si cerca di far luce su questi inter rogativi e problemi , sostenendo e incoraggiando i fedeli che hanno accolto con entusiasmo il vangelo di Dio .
3. Mittenti e destinatari
La questione del « mittente » o dei « mittenti » - autore/i - della l Tessalonicesi è legata all 'intestazione , dove , accanto a Paolo , sono menzionati Silvano e Ti moteo ( l Ts l , l ) . Qual è il ruolo di Paolo e degli altri due co-mittenti nella detta tura della lettera? L' ipotesi di chi propone Silvano come « segretario >> estensore della lettera o di una sua parte non ha solidi fondamenti nel testo . Se Silvano è menzionato subito dopo Paolo , nel corpo della lettera ricorre 2 volte solo il nome di Timoteo, che tiene i rapporti tra Paolo e la comunità cristiana di Tessalonica ( I Ts 3 ,2 .6) . Stranamente , Timoteo non compare nella narrazione lucana della missione cristiana a Tessalonica . Se effettivamente Timoteo non è stato coinvolto nel tumulto di piazza sollevato contro Paolo e Sila (Silvano) nella capitale della Macedonia, il suo invio da parte di Paolo per avere notizie sulla situazione della comunità cristiana è plausibile , perché la sua presenza a Tessalonica non solleva sospetti . Per risolvere la questione dell' autore si potrebbe tener conto dell ' uso dei ver bi e dei pronomi di prima persona plurale nel corso del dialogo epistolare . Il pro nome di prima persona plurale hemefs (noi) ricorre complessivamente 47 volte . In sintonia con questo uso del pronome , la forma verbale predominante è quella della prima persona plurale . Solo in 3 casi Paolo prende la parola in prima persona ( l Ts 2 , 1 8 ; 3,5 ; 5,27) . In l Ts 2 , 1 8 con una certa enfasi egli dice: « Perciò, proprio io, Paolo . . . >> (Di6ti . . . ego mèn Paùlos . . ) . Tenendo presenti questi dati del testo si deve considerare Paolo come autore principale della lettera e interlocutore nel dialogo con i tessalonicesi. Egli coinvolge Silvano e Timoteo , cofondatori della Chiesa di Tessalonica, non solo per rispettare la convenzione epistolare - uso del plurale « noi >> maiestatico nella parenesi -, ma per avere una conferma e un incre mento di autorevolezza ecclesiale e pastorale . Sotto il profilo etnico-religioso, i destinatari della lettera sono in maggioranza « greci >> , cioè non ebrei , come risulta dali' eco che ha avuto l ' accoglienza del van gelo a Tessalonica. I cristiani della Macedonia e dell' Acaia hanno sentito parlare dell' adesione di fede dei tessalonicesi . Essi , infatti - scrive Paolo -, raccontano della sua attività missionaria nel capoluogo della Macedonia, dicendo « come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire al Dio vivo e vero >> ( l Ts l ,9) . Solo riferendosi a dei « greci >> si può dire che sono passati dal culto degli idoli alla fede nel Dio unico, vivo e vero . Però non si può escludere che fra la maggioranza di « greci >> convertiti della prima ora vi sia un nucleo di « giudei >> e soprattutto di « greci >> simpatizzanti o aderenti al giudaismo . Così si spiegherebbe la presenza, .
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nel dettato della lettera, d i allusioni ai testi biblici e , soprattutto , i l ricorso al lessi co e alle immagini della tradizione apocalittica ( l Ts 4 , 1 6- 1 7; 5 , 1 -3). Il fatto che nella lettera si faccia riferimento al lavoro manuale dei predicatori del vangelo e a quello dei destinatari - l Ts 2 ,9; 4 , 1 1 - rende plausibile l ' ipotesi che la maggioran za dei convertiti di Tessalonica siano artigiani e operai , ai quali Paolo, con Silvano e Timoteo , ha annunziato il vangelo di Dio nel loro stesso ambiente di lavoro.
4. Occasione e scopo
Nel corso della lettera stessa si fa riferimento sia ali' occasione sia allo scopo della sua stesura . Lo scritto epistolare inviato alla Chiesa dei tessalonicesi suppli sce alla visita che più volte Paolo ha tentato di fare , dopo il primo annunzio del vangelo, e alla brusca separazione dai suoi figli : « Noi invece , fratelli , resi orfani di voi , per poco tempo, di persona , ma non con il cuore , ci impegnammo intensamen te , con struggente desiderio di rivedere il vostro volto. Perciò , proprio io , Paolo, più di una volta avremmo voluto venire da voi , ma satana ce l 'ha impedito » ( l Ts 2 , 1 71 8). Per avere notizie sulla tenuta della giovane comunità cristiana di Tessalonica, Paolo invia il suo fedele collaboratore Timoteo , che ritorna con buone notizie sulla fede e perseveranza dei tessalonicesi . Allora Paolo ringrazia Dio, pregando inces santemente di poter rivedere il loro volto e completare ciò che manca alla loro fede ( lTs 3,9- 1 0) . Mentre chiede che Dio Padre e il Signore Gesù gli facciano incontrare di nuovo i suoi cristiani a Tessalonica, egli prega perché il Signore li faccia crescere e sovrabbondare nell' amore reciproco e rafforzi i loro cuori rendendo li « irrepren sibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro , alla venuta del Signore nostro Gesù » ( l Ts 3 ,1 1 - 1 3) . Dalla sezione narrativa autobiografica di l Ts 2-3 della lettera si capisce non solo qual è l' occasione della sua stesura e dell' invio alla Chiesa dei tessalonicesi , ma anche qual è lo scopo pratico-pastorale di questo primo scritto paolino che inaugura il canone cristiano . Paolo è preoccupato di avere notizie sulla fede dei tessalonicesi , perché teme che qualcuno sia rimasto sconvolto dall'esperienza delle « tribolazioni » che egli aveva loro preannunziato quando era fra loro ( l Ts 3,3 .4) . Si tratta della reazione ostile dell' ambiente di Tessalonica, dove si guarda con sospetto e si « perseguita » il gruppo dei cristiani (cfr. l Ts 2 , 1 4) . Paolo teme che qualcuno di fronte a queste difficoltà si scoraggi e abbandoni la comunità dei credenti , vanificando il suo la voro di annunciatore del vangelo di Dio . Sullo sfondo di questa situazione critica si profila l ' azione devastante del tentatore ( l Ts 3,5) . Oltre al rischio di frustrazione per il conflitto sul fronte esterno, vi è una crisi interna per la morte prematura di alcuni membri della comunità. Karl Paul Donfried fa l ' ipotesi che i morti di cui si parla in l Ts 4 , 1 3- 1 7 siano alcuni cristiani « martiri » , vittime delle sommosse po polari di carattere politico-religioso a Tessalonica 1 • Nella l Tessalonicesi i testi
1 K .P. Donfried, Pau/, Thessalonica and Early Christianity, Eerdmans , Grand Rapids (MI) Cambridge (UK) 2002 , pp. 4 1 -43; 1 3 1 - 1 34.
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dove si parla di tribolazioni e sofferenze , di lotte e persecuzioni sono distinti dalla sezione in cui si parla dei « morti » con accenti apocalittici e si esortano i fedeli alla reciproca consolazione e al reciproco conforto . Paolo dedica una pagina di questa prima lettera alla speranza cristiana, fondata sul kerygma iniziale della morte e risurrezione di Gesù . Sulla base di questa speranza, egli esorta i cristiani di Tessa Ionica a consolarsi e confortarsi reciprocamente ( l Ts 4 , 1 3 - 5 , 1 1 ) . L' integrazione del processo d i formazione dei tessalonicesi - crescita nella fede e nell ' amore -, che Paolo si propone di fare nella nuova visita alla comunità macedone , occupa la prima parte di l Ts 4 , in cui si richiamano alcune disposizio ni pratiche sulla scelta dello stile di vita, corrispondente alla volontà di Dio e allo statuto di santità dei credenti ( l Ts 4 , 1 -8 .9- 1 1 ) . Meno urgente sembra il problema dell' organizzazione pratica della vita della comunità cristiana di Tessalonica , do ve un gruppo si dedica alla sua guida e cura pastorale ( l Ts 5 , 1 2- 1 3) . In breve , la l Tessalonicesi si presenta come una lettera pastorale , con lo scopo di incoraggia re , sostenere e incrementare il cammino di fede operosa, di carità attiva e di speranza perseverante richiamando il kerygma iniziale e la prospettiva escatolo gica della venuta del Signore .
S. Tempo e luogo di origine della lTessalonicesi
Sul tempo e sul luogo di origine della l Tessalonicesi esiste un consenso di fondo fra gli autori che se ne sono interessati . Il primo scritto del canone cristia no - la prima lettera dell'epistolario paolino -, indirizzata alla Chiesa dei tessalo nicesi sarebbe sorto a Corinto o dintorni , tra il 49 e il 5 1 dell'era volgare . A questa conclusione si arriva integrando i dati della lettera con quelli del racconto lucano della missione paolina a Tessalonica, Atene e Corinto (At 1 7 ,l - 1 8 , 1 8) . La lettera sarebbe stata dettata da Paolo pochi mesi dopo la brusca interruzione della sua missione a Tessalonica, giusto il tempo del viaggio di andata e ritorno di Timoteo, inviatovi per avere notizie sulla comunità cristiana locale ( l Ts 2 , 1 7 - 3 , 1 3) . Per quanti considerano la l Tessalonicesi uno scritto unitario e integro , la sua stesura tra il 49 e il 5 1 dell'era cristiana dipende dalla datazione del viaggio e della mis sione di Paolo a Corinto . Un documento decisivo per la cronologia del viaggio e della missione di Paolo a Corinto è una iscrizione greca trovata a Delfi , dove si riproduce il testo di una lettera che l ' imperatore Claudio ha inviato agli abitanti di Delfi nella prima metà del 52 d .C . Nella lettera si menziona Lucio Giunio Anneo Gallione , procon sole dell' Acaia a Corinto , dal 5 1 al 52 dell'era cristiana2 • Negli Atti degli apostoli si dice che Paolo è stato condotto dai giudei davanti al tribunale di Gallione con l ' accusa di essere propagatore di una religione contraria alla legge (At 1 8 , 1 2- 1 7) . Questo episodio v a collocato verso l a fine della missione d i Paolo a Corinto , dove
2 Testo dell'Iscrizione di Gallione a Delfi , in R. Penna (ed.), L'ambiente storico cultura delle origini cristiane, EDB , Bologna 2()()()4, pp. 25 1 -253, nota 1 34.
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sarebbe arrivato tra il 49 e il 50 d.C . L' ipotesi di una datazione di 1 Tessalonicesi agli inizi degli anni 40 - verso il 40-45 d .C . - dipende dall ' interpretazione del racconto lucano negli Atti degli apostoli 3 • Un secondo dato per l a cronologia di Paolo è l 'editto dell ' imperatore Claudio , che espelle da Roma « i giudei che tumultuavano continuamente per istigazione di un certo Cresto »4 • Paolo incontra a Corinto la coppia cristiana Aquila e Priscilla, che hanno lasciato Roma in seguito all 'ordine di Claudio (At 1 8,2). Se il provvedi mento di Claudio si colloca nella seconda metà del governo di Claudio (4 1 -54 d.C.), Aquila e Priscilla sarebbero arrivati a Corinto , dove incontrano Paolo, verso la fine degli anni 40 (49-50 d.C.). Per ricostruire la cronologia dei viaggi missionari di Paolo si possono utilizzare alcuni dati delle sue lettere autentiche . Dopo la « ri velazione » di Damasco, per tre anni Paolo svolge un' attività missionaria in Arabia - « Arabia Petrea » -, poi ritorna a Damasco . Dopo tre anni, sale a Gerusalemme per incontrare Cefa - Pietro -, quindi si reca nelle regioni della Siria e della Cilicia (Gal 1 , 1 7- 1 8 .2 1 ) . Dopo quattordici anni , in compagnia di Barnaba e Tito , si reca di nuovo a Gerusalemme , dove incontra le « persone più ragguardevoli » , le « colon ne » della Chiesa, Giacomo , Cefa e Giovanni , con i quali fa un accordo sulla mis sione fra le genti e prende l' impegno di aiutare le chiese povere della Giudea (Gal 2 , 1 - 10). Della colletta per i poveri di Gerusalemme Paolo parla nella lettera inviata alla Chiesa di Corinto ( 1 Cor 1 6 , 1 -4) . Questa iniziativa di solidarietà è successiva all 'incontro di Paolo con i responsabili della Chiesa di Gerusalemme , che sarebbe avvenuto prima del viaggio-missione in Macedonia e a Corinto5 . Questa ricostru zione della cronologia paolina conferma la datazione della l Tessalonicesi , scritta e inviata da Corinto tra il 49 e il 5 1 d.C.
8) La 2Tessalonicesi Nella 2Tessalonicesi il dialogo epistolare , dopo la preghiera di ringrazia mento del l ' esordio - 2Ts 1 , 3- 1 2 -, riguarda la duplice crisi della comunità . Da una parte alcuni , prendendo lo spunto dalle persecuzioni e tribolazioni dell ' am biente esterno, creano un certo allarmismo circa la venuta del Signore e la riu nione finale dei fedeli con lui . Dal l ' altra , nella vita della comunità si manifesta una certa tensione , per il fatto che alcuni vivono in « modo disordinato » , in continua agitazione , senza far nulla, perché pretendono di vivere a spese degli
3 Earl J. Richard, facendo proprie le ipotesi dell' École Biblique di Gerusalemme , considera il testo di At 18 un montaggio redazionale di Luca, che fonderebbe insieme due distinti viaggi di Paolo a Corinto: il primo sarebbe avvenuto verso il 45 d .C . , prima di recarsi ad Atene (EJ . Richard, First and Second Thessalonians, pp. 7- 1 0; cfr. M .- É . Boismard - A. Larnouille, Les Actes des deux Apotres [ÉB .NS 1 2 , 1 3 , 1 4] , voli. I-III, Galbada, Paris 1990; J. Taylor, Les Actes des deuxApotres. Commentaire historique. V [ ÉB .NS 23 .30] , Gabalda, Paris 1 994; cfr. J. Murphy-O'Connor, Vita di Paolo, Paideia, Brescia 2003 , pp. 23-46). 4 Svetonio, Vita di Claudio 25 . 5 Sulla cronologia dei viaggi missionari di Paolo, cfr. R. Fabris - S . Romanello, Introduzione alla lettura di Paolo, Boria, Roma 20092 , pp . 1 4- 1 8 .
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altri senza lavorare . Nonostante questa situazione critica della Chiesa dei tessa lonicesi , l ' autore nell ' esordio rende grazie a Dio per la crescita della loro fede e l ' abbondanza dell' amore reciproco (2Ts 1 , 3 ) . Egli riprende la preghiera di ringraziamento a Dio nella parte centrale della lettera perché i fedeli , eletti per la salvezza e chiamati mediante il vangelo , restino saldi nelle tradizioni che hanno ricevuto e mettano in pratica le disposizioni date nel nome del Signore (2Ts 2 , 1 3- 1 6; 3,4-5) .
l . La « crisi apocalittica �
Nella « Chiesa dei tessalonicesi » alcuni cristiani , appellandosi all ' autorità di Paolo , affermano che il « giorno del Signore » è già arrivato ( l Ts 2 , 1 -2) . Nella prima parte di 2Ts 2 si riporta una « miniapocalisse », con lo scopo di disattivare il clima di febbre apocalittica, che rischia di gettare nel panico o di turbare la comu nità cristiana (2Ts 2 , 1 - 1 2) . L' autore , che si presenta come Paolo , assieme ai due co-mittenti di l Tessalonicesi - Silvano e Timoteo -, precisa tempi , modi e segni del « giorno del Signore » , connesso con la parousfa del Signore Gesù Cristo e la « riunione dei fedeli » presso di lui . Egli vuole riportare la calma in una comunità sconvolta e agitata da una falsa interpretazione o da comunicazioni distorte circa il tempo della venuta del giorno del Signore . A questo scopo l' autore traccia il quadro dell' apostasia, che deve precedere la venuta del Signore . Dopo aver richiamato gli insegnamenti dati a viva voce a que sto riguardo, quando si trovava in mezzo a loro (2Ts 2 ,5), presenta il dramma apo calittico , che raggiunge l'acme nello scontro tra la parousfa del Signore Gesù e quella dell' iniquo (2Ts 2,9). Al centro della miniapocalisse vi è l ' annunzio del to tale superamento del fronte negativo (2Ts 2,8). Lo scopo di questo quadro apoca littico , ispirato alla tradizione biblica e giudaica, è di rassicurare i fedeli e confer mare la loro identità, mostrando le cause e presentando l ' esito disastroso degli aderenti al fronte avversario . Con il confronto tra rivelazione-parousfa dell'uomo d' iniquità o « uomo iniquo » - dietro il quale si profila l' azione del satana - e quella del Signore si mettono in guardia i cristiani in crisi a causa dell' allarmismo diffuso da alcuni sul giorno del Signore che sarebbe già venuto . I predicatori « apocalittici » prendono lo spunto dallo stato di persecuzione dei cristiani , che vivono in un ambiente refrattario alla fede e ostile al vangelo . Nella preghiera di ringraziamento, che apre l'esordio della lettera, accanto all ' elo gio della fede e dell' amore dei tessalonicesi - ripreso dalla l Tessalonicesi - l' au tore dichiara di essere fiero nelle chiese di Dio della loro « perseveranza . . . in tutte le persecuzioni e tribolazioni » che devono affrontare . Per sostenerli nella fede perseverante egli si appella al giusto giudizio di Dio , che ricambierà con afflizioni coloro che li affliggono e invece darà sollievo a quelli che sono afflitti . Questo avverrà « nella rivelazione del Signore Gesù dal cielo , insieme con gli angeli della sua potenza, con fuoco fi ammeggiante , per far scontare la pena a quelli che non conoscono Dio e a quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù » (2Ts l ,6-8).
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L' idea della retribuzione da parte di Dio , che rovescia la sorte di quelli che affliggono e di quelli che sono afflitti , è ripresa dalla tradizione biblica e apoca littica. La logica del contraccambio nel l ' agire di Dio si ispira alla « legge del ta glione » , che tende a riportare l 'equilibrio, più che a legittimare la rappresaglia o vendetta . Nel giusto « giudizio di Dio » si ha la condanna di tutti gli empi , sia di quelli che rigettano la rivelazione di Dio sia dei ribelli all ' annunzio del vangelo del « Signore nostro Gesù » .
2. Il disordine provocato da chi non vuole lavorare
A Tessalonica alcuni cristiani non vogliono lavorare e pretendono di farsi mantenere dagli altri , creando tensioni e disagi nella comunità. Paolo e i suoi col laboratori ordinano in modo tassativo che questi tali siano isolati , perché non si attengono alla « tradizione » ricevuta dai predicatori del vangelo, che con il loro esempio hanno dato loro questa norma: « Chi non vuole lavorare , neppure mangi » (2Ts 3 , 1 0) . Nei confronti del gruppo degli « irregolari » si stabilisce che se un membro della comunità non accetta le disposizioni riguardanti il lavoro per gua dagnarsi da vivere , sia segnalato , messo al bando , interrompendo con lui ogni rapporto . Tuttavia, deve essere trattato come un « fratello >> , membro della comu nità, non come un estraneo o nemico (2Ts 3 , 1 3- 1 5 ) . Il fratello da evitare è caratte rizzato da un comportamento definito irregolare o deviante . Non si tratta di errori dottrinali, ma di una prassi o di uno stile di vita disordinato. I cristiani di Tessalonica che non vogliono lavorare non solo sfruttano la generosità degli altri per vivere , ma vanno in giro intromettendosi nelle faccende altrui e in continua agitazione . Non si tratta di schiavi che non possono smettere di lavorare per i loro padroni e neppure di cristiani benestanti che non hanno bisogno di lavorare per vivere . Sono lavoratori manuali liberi , che dovrebbero mantenersi con il proprio lavoro . Nel testo della seconda lettera non si dice qual è il motivo di questo compor tamento « fuori regola >> e contrario allo stile di vita della tradizione cristiana fatta risalire a Paolo e al suo ambiente . Si fa l ' ipotesi che la situazione di disordine nella comunità cristiana di Tessalonica sia da collegarsi con la « crisi apocalittica >> . Nel clima di attesa febbrile della venuta del Signore , alcuni , trascurando i propri impe gni di lavoro e con la loro propaganda « apocalittica » metterebbero in subbuglio la comunità. Però nel testo di 2Ts 3 ,6- 1 5 non vi sono rimandi espliciti o allusioni alla « crisi » apocalittica, di cui si parla nella prima parte di 2Ts 2. In un 'altra ipo tesi si cerca di spiegare il fenomeno del rifiuto di lavorare da parte di alcuni cri stiani di Tessalonica e il conseguente parassitismo comunitario , con la disistima per il lavoro manuale diffusa nel l ' ambiente greco-romano . Si pensa anche che alcuni cristiani poveri di Tessalonica tendano a sfruttare il sistema di patronato clientela delle città romane . Queste ipotesi sono molto fragili , perché nelle disposizioni e norme date per disciplinare il caso dei cristiani « irregolari » a Tessalonica non vi sono elementi certi e decisivi per ricostruire le motivazioni socioculturali di questo rifiuto di la vorare . In breve , nell 'ultima sezione della 2Tessalonicesi , sotto l 'autorità di Paolo
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si trasmette la regola del lavoro proposta a tutti i cristiani per vivere in modo ordi nato e tranquillo . Si raccomanda di imitare lo stile di vita dell ' Apostolo, che ha scelto di lavorare con le proprie mani per non essere di peso ad alcuno nella comu nità e per annunziare gratuitamente il vangelo di Dio .
3. Confronto tra le due lettere
Le due lettere indirizzate alla Chiesa di Tessalonica, diverse in ampiezza, a una lettura comparata mostrano coincidenze lessicali e stilistiche , riportano espres sioni uguali o simili e trattano terni comuni spesso nello stesso ordine . Nelle due lettere si rilevano almeno nove punti di contatto , si contano circa 1 46 termini co muni e 25 casi di somiglianze lessicali e stilistiche . È impressionante la somiglian za della cornice epistolare . Nelle due lettere il prescritto è quasi identico: l Tessalonicesi
2Tessalonicesi
I .IPaolo, Silvano e Timoteo, alla Chiesa dei tessalonicesi, in Dio Padre e Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace .
I .IPaolo e con Silvano e Timoteo , alla Chiesa dei tessalonicesi , in Dio Padre nostro e Signore Gesù Cristo: 2grazia a voi e pace da parte di Dio Padre
e del Signore Gesù Cristo.
Nel poscritto o epilogo epistolare delle due lettere , accanto alle convergen ze , si rilevano anche le divergenze (in corsivo nella seconda colonna): l Tessalonicesi
523Lo stesso Dio della pace poi vi santifichi completamente ... per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo . 528La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi .
2Tessalonicesi 3-1 611 Signore della pace
vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi . 3•1 8La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi .
Nella 2Tessalonicesi non sono riportati né la domanda di pregare per i mit tenti - « Fratelli, pregate anche per noi » ( l Ts 5 ,25) - né l ' invito a salutare « tutti i fratelli con bacio santo » ( l Ts 5 ,26) , né la richiesta insistente di far leggere la lette ra « a tutti i fratelli » ( l Ts 5 ,27). Invece , prima del congedo finale , compare la for mula di autenticazione autografa della lettera: « Il saluto è di mia mano , di Paolo. Questo è il segno in ogni mia lettera; io scrivo così » (2Ts 3 , 1 7 ) . Oltre che nella cornice delle due lettere , si riscontrano affinità lessicali, stilistiche e tematiche anche nel corpo del dialogo epistolare , in particolare nel duplice ringraziamento: A) J Ts 1,1-3.6.10
2Ts 1 ,3.4.10
1 .3Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio 1 2Rendiamo grazie a Dio sempre per voi, fratelli, com'è giusto, per tutti voi , facendo memoria nelle nostre preghiere, continuamente
Origine letteraria e storica di 1 -2Tessalonicesi
3ricordando l'opera della vostra fede, la fatica della carità e 1 'attesa della speranza davanti a Dio e Padre nostro. per la vostra perseveranza... 6E voi siete diventati imitatori nostri
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perché la vostra fede cresce rigogliosa e l'amore di ciascuno di voi verso gli altri abbonda. 4Così noi stessi possiamo gloriarci di voi nel Signore nostro Gesù Cristo ... e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni
e del Signore , avendo accolto la Parola in mezzo a una grande tribolazione ... e tribolazioni che sopportate ... 10e attendere dai cieli il suo Figlio, nella rivelazione del Signore Gesù dal cielo ... che egli ha risuscitato dai morti , Gesù , 10quando verrà - in quel giorno ... che ci libera dall'ira incombente .
B) J Ts 2,13
2Ts 2,13
2.13Proprio per questo, anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio , perché avendo ricevuto la parola di Dio , che avete ascoltato da parte nostra, l'avete accolta, non come parola di uomini , ma com'è veramente parola di Dio , che è attiva in voi credenti .
2•13Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi , fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti ... 14per questo egli vi ha [anche] chiamati mediante il nostro vangelo ...
Affinità espressive e tematiche tra le due lettere si riscontrano nella preghie rivolta a Dio Padre e al Signore Gesù , per la saldezza e la crescita spirituale dei credenti:
ra
J Ts 3,11-13
2Ts 2,15- 1 7
3•1 1 Dio stesso , Padre nostro , e il Signore nostro Gesù, voglia dirigere il nostro cammino . . . 1211 Signore poi vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti . . . 13per rafforzare i vostri cuori , irreprensibili nella santità . . .
2•1 5Così dunque , fratelli , state saldi e tenete le tradizioni , nelle quali siete stati istruiti ... 16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e [il] Dio, Padre nostro , che ci ha amati . . . 17consoli i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola buona.
Somiglianze di fraseologia e di temi tra i due scritti compaiono anche nella serie di esortazioni sul lavoro manuale , per vivere in modo ordinato e decoroso . Lo stesso vale per le disposizioni su come trattare gli « indisciplinati » o « irregolari »: J Ts 4,1 .10-11
2Ts 3 , 1 .12
4•1Per il resto, fratelli , vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù . . .
3•1 Per il resto, fratelli , pregate per noi , perché la parola del Signore corra . . .
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Parte prima . Sezione introduttiva
10bMa vi esortiamo , fratelli . . . 1 1e farvi un punto di onore per vivere in pace . . . e lavorare con le vostre mani . . .
12A questi tali ordiniamo e l i esortiamo nel Signore Gesù Cristo, a lavorare con tranquillità per mangiare il proprio pane .
J Ts 5,14
2Ts 3,6.11
5•14Vi esortiamo, fratelli: ammonite gli indisciplinati . . .
3•6Vi ordiniamo, fratelli . . . d i tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in modo disordinato . . . 3•1 1 Sentiamo, infatti , che alcuni fra voi si comportano in modo disordinato, senza fare nulla e impacciandosi di tutto .
Spesso le istruzioni ed esortazioni sono formulate con gli stessi termini e le stesse espressioni , ma sono collocate in altri contesti , cosicché nei due scritti as sumono accentuazioni e toni diversi. Questo vale per la scelta fatta da Paolo a Tessalonica di mantenersi con il proprio lavoro: J Ts 2,7-8.9
2Ts 3,7.8.9
2•7Pur potendo farci valere
3•7Voi stessi, infatti , sapete come dovete imitarci ,
come apostoli di Cristo, invece siamo stati piccoli in mezzo a voi . Come una nutrice che si prende cura dei propri figli , 8così affezionati a voi , eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio, ma perfino la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari . 9Ricordate , infatti , fratelli , la nostra fatica e il travaglio, lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi , vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio .
perché in mezzo a voi non ci siamo sottratti al nostro impegno, 8né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno,
ma abbiamo lavorato con fatica e travaglio, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi . 9Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare .
Secondo la l Tessalonicesi , Paolo e i suoi collaboratori scelgono di lavorare duramente per non essere di peso ad alcuno , ma soprattutto per mostrare il loro profondo e sincero affetto per i destinatari nell' annunzio gratuito del vangelo di
Origine letteraria e storica di 1 -2Tessalonicesi
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Dio . Nella 2Tessalonicesi lo scopo del duro e diuturno lavoro dei predicatori del vangelo è dare ai cristiani di Tessalonica un esempio da imitare e motivare la re gola sul rapporto tra lavoro e diritto di mangiare .
4. Ipotesi sull'origine letteraria della 2Tessalonicesi
A partire dalla fine del secolo XVIII si mette in dubbio l'origine paolina della 2Tessalonicesi. Tenendo presente il fenomeno letterario della pseudepigrafia nella tradizione biblico-giudaica e nell' ambiente greco-romano, si pensa che un autore cristiano , sotto il nome e l 'autorità di Paolo, scriva la 2Tessalonicesi , utilizzando espressioni e temi della l Tessalonicesi , per rispondere ai problemi posti da una nuova situazione della comunità tessalonicese . Nel 1 789 Johannes Emst Christian Schmidt, per primo , avanza dubbi sull' autenticità paolina della 2Tessalonicesi6• Ferdinand Christian Baur, fondatore della scuola di Tiibingen, nega l ' autenti cità paolina di entrambe le lettere ai tessalonicesi , perché non vi si trovano i temi della teologia di Paolo - giustificazione per la fede e polemica contro le opere della legge dei giudaizzanti -, mentre ha uno spazio notevole lo scenario apocalittico della parousia del Signore per giustificarne il ritardo . Fin dalla sua monografia su Paolo apostolo del 1 845 , egli nega l' autenticità paolina di 1 -2Tessalonicesi e pensa che la 2Tessalonicesi preceda la prima nell'ordine di composizione7 • Sulla scia di Johannes Emst Christian Schmidt , negli ultimi due secoli è andato crescendo il numero di studiosi che negano l ' origine paolina di 2Tessalonicesi . Fra gli autori che hanno dato un contributo per fondame criticamente l' ipotesi della pseudepigra fia si possono menzionare in ordine cronologico: Friedrich H . Kem ( 1 839) , William Wrede ( 1 903) , Herbert Braun ( 1 952- 1 95 3 ) , Charles Masson ( 1 957), Wolfang Trilling ( 1 972, 1 980) , John A . Bailey ( 1 978- 1 979) , Willi Marxsen ( 1 982) e altri più recenti8 • Con l' ipotesi della pseudepigrafia della 2Tessalonicesi si cerca di rendere
6 J E. C. Schmidt, Vermutungen iiber die beiden Briefe an die Thessalonicher, Gelehrtenbuchhandlung, Hadamar 1 798; 1 80 P (J E.C. Schmidt ritiene che il brano di 2Ts 2,1 - 1 2 sia interpolazione di un testo non paolino) . 7 F.C . Baur, Paulus, der Apostel Jesu Christi. Sein Leben und Wirken, seine Briefe und seine Lehre. Ein Beitrag zu einer kritischen Geschichte des Urchristentums, Becher & Miiller, Stuttgart 1 845 ; Id. , Die beiden Briefe an die Thessalonicher, lhre Aechtheit und Bedeutung for die Lehre von der Parousie Christi, in ThJb 14 ( 1 855) 1 4 1 - 1 68 . 8 F.H . Kem , Vber 2 Thess. 2,1-12. Nebst Andeutung iiber den Ursprung des zweiten Briefs an die Thessalonicher, in TZTh 2 ( 1 839) 145-2 14; W. Wrede, Die Echtheit des zweitens Thessalonicherbrief untersucht, Heinrichs , Leipzig 1 903 ; H. Brau n , Zur nachpaulinischen Herkunft des zweiten Thessalonicherbriefes , in ZNW ( l 952/ 1 953) 1 3 1 - 145; C. Masson, Les deux Épftres de Saint Pau/ aux Thessaloniciens , Delachaux & Niestlé, Neuchatel-Paris 1 957; W. Trilling , Untersuchungen zum zwei te Thessalonicherbrief, St. Benno, Leipzig 1 972; W. Trilling, Der Zweite Brief an die Thessalonicher (EKKNT 1 4 ) , Benzinger-Neukirchner, Ziirich 1 980; F. Laub, Eschatologische Verkiindigung und Lebensgestaltung nach Paulus. Eine Untersuchung zum Wirken des Apostels beim Aujbau der Gemeinde in Thessalonike ( B U IO), F. Pustet, Regensburg 1 97 3 ; Id . , Paulinische Autoritiit in nachpaulinischer Zeit (2Thes), in R .F. Collins (ed.), The Thessa/onians Correspondence, pp. 403-4 1 7; J.A. Bailey, Who wrote Il Thessa/onians? , in NTS 25 ( 1 978/ 1 979) 1 3 1 - 145: W. Marxsen, Der zweite Brief an die Thessalonicher (ZNK .NT 1 1,2), Theologischer, Ziirich 1 982; R.F. Collins, The Letters
50
Parte prima. Sezione introduttiva
ragione delle sue caratteristiche letterarie e tematiche e soprattutto del suo rapporto con la lTessalonicesi . Un argomento contro l 'autenticità paolina della 2Tessaloni cesi è la prospettiva escatologica-apocalittica di 2Ts 2 , 1 - 1 2 , che sembra inconcilia bile con quella di l Ts 4 , 1 3 - 5 , l l . Nel corso della storia dell'interpretazione della 2Tessalonicesi sono proposte altre soluzioni alla questione della sua origine e del rapporto con la lTessalonicesi . Nel 1 9 1 0 Aldolf von Hamack fa l' ipotesi che le due lettere siano indirizzate a due gruppi diversi nella Chiesa di Tessalonica: la l Tessalonicesi avrebbe come destinata ri gli etnico-cristiani , la 2Tessalonicesi i giudeo-cristiani9• L'ipotesi di A. von Hamack è fatta propria, con alcune varianti , da Martin Dibelius e Joseph Graafen10• A partire da Ugo Grozio ( 1 64 1 ) , alcuni studiosi propongono di invertire l ' or dine cronologico di composizione delle due lettere . La 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta e inviata prima della lettera che nell 'ordine del canone la precede ed è contrassegnata come « l Tessalonicesi » . Con l ' ipotesi di inversione cronologica delle due lettere si cerca di risolvere le questioni poste dal rapporto letterario e that Pau/ not write: The Epistles to the Hebrews and Pseudoepigrapha (GNS , 28), Glazier, Wilmington (DE) 1 989, pp. 208-226; R .F. Collins (ed.), The Thessalonians Correspondence, University Press, Leuven 1 990; G.H. Giblin, 2Thessalonians 2 re-read as pseudoepigraphal: A revised reaffirmation of the Threat to Faith , in R .F. Collins, The Thessalonians Correspondence, pp . 459-469; L. Hartman , The Eschatology of 2Thessalonians as included in a Comunication , in R.F. Collins (ed.), The Thessalonians Correspondence, pp . 470-485 ; E. Krentz, Tradition heldfast: Theology and Fidelity in 2Thessalonians, in R .F. Collins (ed.) , The Thessalonians Correspondence, pp. 503-5 1 5 ; A.G. van Aarde, The Struggle against Heresy in Thessalonian Correspondence and the Origin of the apostolic Tradition , in R .F. Collins (ed.), The Thessalonians Correspondence, pp. 4 1 8-425; E . Reinmuth , Der zweite Brief an die Thessalonicher (NTD 8/2), Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1 998, pp. 1 57202; P.-G . Mtiller, Anfiinge der Paulusschule. Dargestellt am zweiten Thessalonicherbrief und am Kolosserbriej (AthNT 74) , Theologischer, Ztirich 1 988; P.-G . Mtiller, Der erste und zweite Brief an die Thessalonicher (RNT), F. Pustet, Regensburg 200 l ; B .R. Gaventa, First and Second Thessalonians (lnterpretation), Knox , Louisville (KY) 1 998; P. Metzger, Katécheon. Il Thess 2,1-12 im Horizont apokalyptischen Denkens (BZNW 1 35), W. de Gruyter, Berlin - New York 2005 ; V.P. Fumish, 1 -2 Thessalonians, Abingdon, Nashville 2007 ; H. Roose , Polyvalenz dureh 1ntertextualitiit im Spiegel der aktuelle Forschung zu den Thessalonicherbriejen , in NTS 5 1 (2005) 250-269; V.P. Fumish, Die Thessalonicherbriefe in context urchristlicher Uberlieferung: methologische Rejlexionen , in W. Kraus (ed .), Beitriige zur urchristlichen Theologiegeschichte (BZNW 1 63), W. de Gruyter, Berlin 2009, pp. 343-364; E. Krentz, A Stone that will notfit: the Non-Pauline Authorship of Second Thessalonians, in J. Frey - J. Herzer - M . Janssen - CK. Rothschild (edd .), Pseudepigraphie und Verfasserfiktion in friihchristlichen Briefen - Pseudepigraphy and Authorfiction in early christian Letters (WUNT 246), Mohr-Siebeck, Ttibingen 2009 , pp. 439-470; T. Thompson , A Stone that stili won 'tfit: an introductory and editoria[ Note jor Edgar Krentz 's: « A Stone that will not fit »; As if genuine: lnterpreting the pseudepigraphic Second Thessalonians, in J. Frey - J. Herzer - M . Janssen - C.K. Rothschild (edd.), Pseudepigraphie und Verfasserfiktion infriihchristlichen Briefen - Pseudepigraphy and Authorfiction in early christian Letters, pp . 433-438; 47 1 -488; C M . Kreinecker, 2.Thessaloniker. Papyrologische Kommentare zum Neuen Testament, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottigen 20 1 0 , vol . III ; Y. Redalié, Le deuxième Épftre aux Thessaloniciens (CNT IXc), Labor et Fides, Genève 20 1 1 . 9 A . von Hamack, Das Problem des zweiten Thessalonicherbriefes , in Sitzungsbericht der Preussischen Akademie der Wissenschaft zu Ber/in, philosophisch-historieschen Classe 3 1 ( 1 9 1 0) 560-578 . 1 0 M . Dibelius , Die Briefe des Apostels Paulus an die Thessalonicher /. Il an die Philipper (HNT 1 1 ), Mohr-Siebeck , Ttibingen 1 9 1 1 ; secondo J. Graafen (Die Echtheit des zweiten Briefes an die Thessalonicher [NTA 1 4 .5] , Aschendorff, Mtinster 1 930) , la 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta subito dopo la I Tessalonicesi .
Origine letteraria e storica di 1 -2Tessalonicesi
51
tematico tra le due lettere ( 1 -2Tessalonicesi) 1 1 • Per spiegare il rapporto tra le due lettere alla Chiesa dei tessalonicesi , alcuni autori ricorrono a un' ipotesi estrema: la 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta per sostituire la prima, considerata una pseudolettera paolina. In altri termini , la 2Tessalonicesi sarebbe l ' unica vera let tera scritta da Paolo ai tessalonicesi 1 2 • Accanto a queste diverse ipotesi sull 'origine della 2Tessalonicesi, nate e svilup pate negli ultimi due secoli , continua a trovare consenso la posizione tradizionale dell'autenticità paolina della 2Tessalonicesi . Non solo nell'epoca dei padri e degli scrittori antichi e medievali, ma anche nel periodo moderno e contemporaneo , quan do si sviluppa lo studio critico dei testi del canone cristiano, vi sono sostenitori del l'origine paolina della nostra lettera. Abraham J. Malherbe , che ha dedicato studi monografici e un ampio commento scientifico alle due lettere, afferma l'origine pao lina di 2Tessalonicesi 1 3 • La diversità di stile e di tono della 2Tessalonicesi , rispetto alla prima, si spiegherebbe con il fatto che una nuova situazione si è venuta a creare nella comunità cristiana di Tessalonica a causa del fraintendimento e della falsa in terpretazione della l Tessalonicesi scritta da Paolo. Abraham J. Malherbe , come altri studiosi e commentatori recenti , fonda l' ipotesi deli' origine paolina di 2Tessalonicesi più sulla difficoltà dell ' ipotesi contraria della pseudepigrafia che non su argomenti positivi e reali a sostegno della sua autenticità. D'altra parte, chi afferma che Paolo, a pochi mesi di distanza, ha scritto una seconda lettera ai tessalonicesi non riesce a dare una risposta convincente a questo interrogativo: Com'è possibile che la situa zione della Chiesa di Tessalonica in così poco tempo cambi a tal punto da richiedere dagli stessi mittenti una seconda lettera, in parte simile e in parte diversa per struttu ra, temi , lessico e stile? Ma Gordon D . Fee afferma: è impossibile che un autore , diverso da Paolo, sappia riprendere e ritoccare termini ed espressioni , temi e concetti
11 H. Grotius, Annotationes in Novum Testamentum (Commentaries on the New Testament) , University, Leiden 1 64 1 (1 , 1 032; 11 ,65 1 ); J.C. West, The Order of l and 2 Thessalonians, in JThS 1 5 ( 1 9 1 4) 66-74; J. Weiss, Das Urchristenum, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1 9 1 7 ; W. Hadom, Die Abfassung der Thessalonicherbriefe in der Zeit der dritten Missionsreise des Paulus, C . Berte1man , Giiters1oh 1 9 1 9; L.O. Bristol , Paul 's Thessalonian Correspondence, in ExpTzm 40 ( 1 944) 223 ; T.W. Manson , St. Pau/ in Greece: The Letters to the Thessalonians , in BJRL 35 ( 1 953) 428-447; T.W. Manson, The Letters to the Thessalonians, in M. Black (ed.), Studies in the Gospels and Epistles, University Press, Manchester 1 962, pp . 259-278; R. Gregson , A Solution to the Problems of the Thessalonians Epistles , in EvQ 38 ( 1 966) 76-80; J .C . Hurd, The Jesus whom Pau! preaches (Acts 19,/3), in P. Richardson - J .C . Hurd (edd .), From Jesus to Pau/: Studies in Honor of Francis Wright Beare, Wilfrid Laurier University Press, Waterloo 1 984, pp. 73-89; P. Neri , 2Ts ovverosia, prima let tera ai Tessalonicesi , in Bibbia e Oriente 32 ( 1 990) 230-246; C.A. Wanamaker, The Epistles to the Thessalonians: la 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta e inviata da Atene, prima della l Tessalonicesi, scritta e inviata da Corinto . 12 A. Lindemann, Zum Abfassungszweck des zweiten Thessalonicherbriefes, in ZNW 68 ( 1 977) 35-47: l 'autore di 2Tessalonicesi , che presenta la sua lettera come autentico scritto paolino - 2Ts 2,15; 3,17 - vuole correggere la falsa prospettiva escatologica di lTs 4,13 - 5 , 1 1 circa la venuta del Signore; G. Liidemann , Die grobste Fiilschung des Neuen Testaments: Der zweite Thessalonicherbrief, Klampen, Springe 20 10: l'autore di 2Tessalonicesi , che si nasconde dietro il nome di Paolo, scrive verso il 100 d.C. la 2Tessalonicesi per rimpiazzare la l Tessalonicesi , che egli squalifica come falsa, 2Ts 2,2 . 1 3 A J . Malherbe, The Letters to the Thessalonians; cfr. anche A J . Malherbe, Paul and the Thessalonians: The philosophical Tradition ofpastoral Care, Fortress, Philadelphia 1 98 7 .
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Parte prima . Sezione introduttiva
tipici della l Tessalonicesi senza mai tradirsi come « falsario » 14• Fra i sostenitori del l ' autenticità paolina di 2Tessalonicesi si trovano commentatori classici e recenti di diverse aree linguistiche: James Moffat ( 1 897), Emst von Dobschiitz ( 1 909) , Béda Rigaux ( 1 956) , Emest Best ( 1 972), Howard L Marshall ( 1 983) , Michael D. Martin ( 1 995), Gene L. Green (2002) , Ben Witherington III (2007) 15•
5. L'origine storica della 2Tessalonicesi
La questione dell 'origine storica della 2Tessalonicesi - autore , destinatari , tempo e luogo di composizione - dipende dall ' ipotesi della sua origine letteraria, se è una lettera paolina o pseudepigrafica. Ipotizzandola come una lettera autentica, la 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta e inviata da Paolo, da Corinto , poco tempo dopo la l Tessalonicesi , tra il 50 e il 5 1 o al massimo il 52 d.C . , cioè durante la sua permanenza nella metropoli dell' Acaia. I destinatari sarebbero sempre i cristia ni della Chiesa di Tessalonica, che però subiscono in modo più intenso l ' ostilità dell' ambiente e sono sconvolti perché alcuni, appellandosi a parole o a lettere di Paolo, vanno dicendo che il giorno del Signore è già venuto. Connessi o meno con questo clima di allarmismo apocalittico, alcuni cristiani di Tessalonica provocano disordine e confusione, perché non vogliono lavorare e pretendono di farsi mante nere dalla comunità. Nell' ipotesi della pseudepigrafia la 2Tessalonicesi sarebbe stata scritta da un cristiano anonimo che , sotto il nome e l ' autorità di Paolo , indirizza una lettera alla Chiesa dei tessalonicesi avendo come modello letterario l ' attuale l Tessalonicesi . In realtà, come i mittenti - Paolo , Silvano e Timoteo - sono fittizi , così anche i destinatari e la situazione vitale della comunità sarebbero funzionali al discorso di esortazione che l' autore della lettera crea, mettendo insieme temi della tradizione apocalittica e tradizioni poste sotto l' autorità dell ' apostolo Paolo . L' autore della 2Tessalonicesi presuppone che i suoi lettori conoscano la l Tessalonicesi e altre lettere di Paolo , perché nella formula di autenticazione scrive: « Il saluto è di mia mano , di Paolo . Questo è il segno in ogni mia lettera; io seriv o così » (2Ts 3, 1 7) . Per sé , i destinatari della lettera pseudopaolina potrebbero essere anche altri cri stiani della Macedonia o di altre località, dove si ha la raccolta delle lettere di
14 G.D. Fee (The First and Second Letters to the Thessalonians [NICNT] , Eerdmans, Grand Rapids [MI] - Cambridge [UK] 2009 , pp. 238-24 1 ) nell'elenco dei nove argomenti portati a favore dell'autenticità della 2Tessalonicesi fa leva sulla difficoltà del l ' ipotesi di un « falsario >> che si muove fra gli scogli delle somiglianze e delle differenze tra le due lettere . 15 J. Moffat, The First and the Second Epistles of Pau/ the Apostle to the Thessalonians, in W. Robertson Nicoll (ed.), The Expositor 's Greek New Testament, vol . IV, Hodder & Stoughton , London - New York 1 897 (Eerdmans, Grand Rapids [MI] 1 980); E. von Dobschiitz, Die Thessalonicherbriefe (KEKNT 10), Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1909; B . Rigaux, Les Épitres aux Thessaloniciens (ÉB), Gabalda, Paris 1956; E. Bes t, A Commentary on the First and Second Epistles to the Thessalonians (BNTC), Adam & Charles Black, London 1972; H.l. Marshall, l and 2 Thessalonians (New Century Bible), Morgan & Scott, London 1983; M.D. Martin , l, 2 Thessalonians (NAC 33), Beacon Hill , Kansas City 1995; GL. Green, The Letters to the Thessalonians; Ben Witherington III , / and 2 Thessalonians.
Origine letteraria e storica di 1 -2Tessalonicesi
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Paolo . L' autore della 2Pietro mette in guardia i cristiani d i fronte al rischio d i es sere ingannati dai falsi maestri e profeti che stravolgono le « lettere di Paolo » , il quale nelle sue lettere tratta del giorno e del giudizio del Signore (2Pt 3 , 1 5 - 1 6) . Per quanto riguarda i l tempo d i composizione della 2Tessalonicesi non s i può andare oltre la metà del secolo II, perché il testo è conosciuto nel Canone Muratori (circa 1 80 d.C.) e dagli scrittori cristiani dei secoli 11-111 (Policarpo di Smirne, Tertulliano) . Una data plausibile è la fine del secolo I, tra 1 ' 80 e il 90 d.C. Se le espressioni di 2Ts 2 ,3-4: « . . . L'uomo dell' iniquità, il figlio della perdizione , che si contrappone e che si innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di culto, fino al punto di insediarsi nel tempio di Dio , mostrando se stesso come se fosse Dio . . . » , si riferiscono alla profanazione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C . , la datazione della 2Tessalonicesi dovrebbe essere posta dopo quegli avvenimenti . Anche il luogo di origine della 2Tessalonicesi va cercato nelle città o regioni dove è conservata la tradizione paolina e circola la raccolta delle sue lettere . Po trebbe essere l'Asia Minore (Efeso) , dove si fa sentire in modo più intenso la « per secuzione » di Domiziano , come fa capire l' Apocalisse di Giovanni . Nella lettera del vescovo di Smirne , Policarpo - morto nel 1 55 d.C. -, Lettera ai Filippesi, dove si dice : « . . . Fra di voi ha lavorato il beato Paolo . . . Riguardo a voi , infatti , egli si gloria in tutte le chiese , quelle che allora conoscevano il Signore (alcuni manoscrit ti leggono "Dio") . . . » , forse si allude al testo di 2Ts l ,4: « Così noi stessi possiamo gloriarci di voi nelle chiese di Dio . . . » 16 •
6. Occasione e scopo
Anche la ricerca sull 'occasione e sullo scopo della 2Tessalonicesi è in parte condizionata dalle due o più ipotesi alternative circa la sua origine letteraria e stori ca: una lettera autentica di Paolo e dei collaboratori , inviata alla Chiesa di Tessaloni ca verso il 50-5 1 dell'era volgare , oppure una lettera della tradizione paolina, scritta verso la fine del secolo I , indirizzata a una ipotetica comunità cristiana della secon da generazione . Però l ' analisi del testo della lettera consente di ricostruire sia l'oc casione della sua stesura, sia lo scopo perseguito dall' autore , a prescindere dalle ipotesi della sua origine . Pur riprendendo il formulario epistolare , il lessico e alcune espressioni parenetiche della prima lettera alla Chiesa macedone , la 2Tessalonicesi è uno scritto « originale » , che risponde a una nuova e diversa situazione vitale dei destinatari . L' autore si preoccupa di chiarire alcuni problemi connessi con l' attesa della parousfa del Signore e del giudizio di Dio , per sostenere l ' impegno di fede , la carità operosa e soprattutto la ferma costanza nel contesto della crisi provocata dalle ostilità dell' ambiente esterno e dalla confusione e dal disordine creati da alcu ni cristiani che si rifiutano di lavorare e pretendono di farsi mantenere dagli altri .
16 Policarpo di Smirne , Lettera ai Filippesi 1 1 , 3 (cfr. anche Jbid. 1 1 ,4): >) , tipico del saluto ne li ' epistolario paolino, faceva parte del testo originale , resta inspiegabile la soppressione di uno dei due vocaboli (grazia) . 13 J.M. Lieu , « Grace to You and Peace »: The Apostolic Greeting, in BJRL 68 ( 1 985) 1 6 1 - 1 7 8 .
« Avete accolto la parola di Dio con la gioia dello Spirito Santo » l Ts l ,1-1 O
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i destinatari nella loro condizione spirituale - le tre dimensioni dell 'esistenza cri stiana: « fede , carità e speranza » -, nel loro statuto davanti a Dio Padre: eletti e amati da Dio . I due verbi del ricordo - mnéian poiefn , mnemonéuein (« fare me moria » , « ricordare ») - sono contornati da aggettivi e avverbi , che indicano la totalità degli interpellati e l ' illimitata estensione temporale : pantote (sempre), pantes (tutti) , adialéiptos (incessantemente) . La condizione spirituale e lo statuto teologale dei cristiani di Tessalonica trovano una conferma nel fatto che la procla mazione del vangelo in mezzo a loro da parte dei predicatori è stata efficace, gra zie alla potenza dello Spirito Santo in tutta la sua pienezza. La seconda articolazione letteraria del proemio epistolare si sviluppa dal pun to di vista dei destinatari del vangelo . Avendo accolto la Parola, in una situazione molto contrastata e con un 'attitudine - « gioia » - che può venire solo dallo Spirito Santo , essi sono diventati imitatori degli annunciatori del vangelo e del Signore , al punto da essere , a loro volta, « modello » per i cristiani delle due province dell' im pero romano: la Macedonia e l ' Acaia ( l Ts 1,6-7). Sul tema dell ' imitazione si innesta la terza frase dell 'esordio, dove si presenta la dinamica della parola del Signore e della fede della giovane comunità macedo ne . Dai cristiani di Tessalonica la parola di Dio risuona non solo nelle due sum menzionate province romane , ma la loro esperienza di fede si è diffusa dappertut to , cosicché si parla sia del loro incontro con i predicatori del vangelo sia della loro conversione dal culto degli idoli a quello del Dio unico, vivo e vero , mentre atten dono la venuta del suo Figlio , Gesù , risuscitato dai morti e perciò in grado di sot trarli al giudizio di condanna incombente sui peccatori ( l Ts l ,8 .9- 10) . Negli ultimi due versetti si intravede un'eco dello schema di predicazione dei missionari nell 'ambiente idolatrico di Tessalonica e il tracciato del processo di conversione dei cristiani non ebrei . Hanno lasciato alle spalle il passato - culto degli idoli - e ora stanno al servizio di Dio, nell' attesa del suo Figlio , Gesù , che porterà la salvez za al suo compimento escatologico. Fin dal proemio, il dialogo epistolare si configura come una triangolazione , che colloca al vertice Dio (Padre) , menzionato 6 volte , assieme al Signore (Gesù Cristo , il Figlio) - 3 volte - e i tre mittenti - « noi » (6 volte) e i destinatari , inter pellati con insistenza - « voi » ( 1 1 volte) - e con una forte carica affettiva (« fra telli )) ) . La presentazione elogiativa della comunità di Tessalonica - modello per tutti i cristiani - nella dinamica retorica del discorso crea un clima favorevole alla comunicazione - pathos -, preparando i destinatari ad accogliere le istruzioni e le raccomandazioni della lettera. [ 1 , 2-3] Tutte le lettere paoline , ad eccezione della Lettera ai Galati , si apro no con una preghiera di ringraziamento con il verbo eucharistefn (ringraziare) . La massima concentrazione di questo verbo nel NT, quasi assente nella versione dei LXX , si ha nell 'epistolario paolino - 24 ricorrenze sulle 38 neotestamentarie - con una preferenza per l 'esordio epistolare . Fin dalla sua prima lettera - l Ts l ,2 Pao lo conia un formulario che ripete con una certa regolarità nelle altre lettere . La forma plurale eucharistoumen (« ringraziamo ))) contraddistingue la preghiera di lTs l ,2 , rispetto al singolare prevalente nelle altre lettere paoline . L' intero gruppo dei tre mittenti prende la parola nella preghiera iniziale . Il ringraziamento , rivolto -
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a Dio, è accompagnato dall' avverbio pdntote (sempre) , associato a perì pdnton in un gioco di assonanze fonetiche frequenti nella prosa paolina (cfr. 2Cor 9 ,8). Anche in seguito Paolo preferisce questo avverbio rispetto al più comune aéi (sempre). L' idea di totalità in senso temporale e spaziale - « per tutti voi » - ritorna nella proposizione participi al e, dove si dichiara di fare memoria nelle preghiere adialéiptos (« continuamente , senza mai cessare » ) . Anche questo avverbio è pre ferito da Paolo , associato sia al ricordo sia alla preghiera « incessante » ( l Ts 2 , 1 3 ; 5 , 1 7 ; cfr. Rm l ,9). La motivazione o l ' occasione del ringraziamento a Dio , sempre e per tutti i tessalonicesi , è il ricordo « incessante » da parte del gruppo dei predicatori che si manifesta nelle loro preghiere . Il tema del « ricordo » è ripreso nella seconda pro posizione participiale con il verbo mnemonéuein (ricordare) . Con uno stile ridon dante , si richiama alla mente o si menziona l 'encomiabile situazione spirituale della giovane Chiesa di Tessalonica: « L' opera della vostra fede , la fatica della carità e la costanza della speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro » . La sequenza fede , carità e speranza compare nell'esortazione del capitolo 5 della nostra lettera: « Noi invece , poiché siamo del giorno , siamo sobri , indossando la corazza della fede e della carità, e l 'elmo , speranza di salvezza » ( I Ts 5 ,8). La triade con la stessa sequenza o con leggere variazioni ricorre in pre valenza nel corpus delle lettere di Paolo , al punto che si potrebbe pensare a una sua creazione , a partire da schemi della tradizione primitiva14• Nel testo di l Ts l ,3 colpisce immediatamente la costruzione genitivale della triade paolina: « fede » , « carità » , « speranza » . L' accento cade sui tre sostantivi , qualificati dal rapporto con le tre dimensioni dell 'esistenza cristiana, conosciute come le tre « virtù teologali )) . Il primo termine , érgon (opera) , ricompare nelle istruzioni finali sul modo di trattare quelli che presiedono la comunità nel Signore « a motivo della loro opera, érgon )) ( l Ts 5 , 1 3) . Nell'epistolario paolino questo vo cabolo - 68 ricorrenze sulle 1 69 del NT - è adoperato prevalentemente nella forma plurale érga (opere) - 39 volte al plurale su 23 al singolare -, soprattutto nella Lettera ai Romani e nella Lettera ai Galati , nel sintagma « opere della (di) legge )) . Nelle lettere della tradizione paolina con l'espressione « opere buone )) si fa riferi mento alla vita pratica positiva dei credenti . Lo stesso significato ha il singolare érgon , che indica il loro impegno operativo . Nel testo di l Ts l ,3 l' érgon è posto in relazione con la fede , come in 2Ts l ,1 1 (érgon pfsteos) . Si tratta di un genitivo di origine o, come si dice , auctoris: è l ' impegno che deriva dalla fede . Si potrebbe tradurre « il dinamismo della fede )) , oppure in forma aggettivale « fede attiva )) o « fede operosa )) (cfr. Gal 5 ,6) . Per la prima volta negli scritti di Paolo compare il vocabolo pfstis (fede) , che rimanda a l campo semantico del sostantivo biblico 'emùnah ( « fede-fidu-
1 4 Rm 5 , 1 -5 ; J Cor 1 3 , 1 3 ; Ga1 5 ,5-6; Col 1 ,4-5 ; cfr. Eb 1 0 ,22-24; 1Pt 1,2 1 -22. W. Weiss, Glaube - Liebe - Hoftnung . Zu der Trias bei Paulus, in ZNW 84 ( 1 993) 1 96-2 1 7 , ritiene che la triade paolina si sia sviluppata dalla diade fede-amore ( l Ts 3 ,6) e fede-speranza (cfr. P.G .R . De Villiers , Faith, Hope and Love - A missionary Perspective on three Seminai Motifs in l Thessalonians 1, 3 , in AcTh 23 [2003] 36-53).
> dipende l'elezione dei tessalonicesi . Il ter mine ekloge (elezione), assente nella versione dei LXX , ha le sue radici nella tradi zione biblica, dove si parla di Dio , che per amore ha eletto-scelto Israele (Dt 4,37; 7,6-7 ; 14,2) . Nelle sue lettere Paolo si conforma al lessico biblico , perché riserva il sostantivo ekloge all 'elezione « per grazia » dei patriarchi o di Israele da parte di Dio (Rm 9,1 1 ; 1 1 ,5 .7 .28). Negli scritti neotestamentari compare con maggiore frequen-
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za l ' aggettivo verbale eklekt6s (eletto) , in genere al plurale , per indicare i creden ti che , mediante il vangelo , sono « eletti e chiamati » (klet6i) da Dio (Rm 8 ,3 3 ; cfr. Col 3 ,1 2: « Eletti da Dio, santi e amati , egapeménoi ... »). Con l a categoria del l' elezione i cristiani di Tessalonica acquistano una nuova identità e un nuovo sta tuto . Essi sono assimilati a Israele , il popolo eletto e consacrato a Dio . Mediante l ' annunzio del vangelo sono chiamati da Dio a vivere nella santità e a partecipare alla gloria del suo regno ( l Ts 2 , 1 2 ; 4 ,7 ; 5 ,24) . L'evento dell'elezione è rievocato e comprovato dal racconto della proclama zione del vangelo da parte dei tre missionari a Tessalonica. Per la prima volta in uno scritto cristiano compare il vocabolo euaggélion (vangelo) . Nei testi greci profani o religiosi , come nella versione dei LXX , il termine ricorre , per lo più al plurale , per indicare l' annunzio di eventi favorevoli - vittorie , guarigioni - con i rispettivi com pensi e sacrifici offerti per festeggiarli . Nella versione greca della Bibbia il verbo euaggelfzesthai (evangelizzare) è usato per annunziare la liberazione e il ritorno degli esiliati (ls 40 ,9 ; 52,7 ; 6 1 , 1 ) . Nel NT il lessico evangelico predomina negli scritti paolini . Su 76 ricorrenze complessive neotestamentarie , 60 si trovano nelle lettere di Paolo (48 nelle lettere protopaoline). Si può ritenere che con la sua atti vità missionaria Paolo abbia favorito l ' uso cristiano di questo termine euaggélion. I cristiani di Tessalonica si sono familiarizzati con questo linguaggio , perché nella lettera è adoperato, senza spiegazioni , in tutto 6 volte , con la massima concentrazio ne nella prima parte del capitolo 2 ( l Ts 2 ,2 .4 .8 .9; cfr. 3 ,2). Mentre nelle altre ricor renze di l Tessalonicesi il vangelo è specificato come « vangelo di Dio » o « vangelo di Cristo » , in l Ts 1,5 si parla del « nostro vangelo » , riferendosi all 'attività di pro clamazione o annunzio da parte dei missionari fondatori della Chiesa a Tessalonica . Con una formula retorica di intensificazione - « non solo . . . ma » - si precisa che la proclamazione del vangelo nella città macedone è avvenuta in un clima di forte impatto spirituale . In un gioco di contrappunto la proclamazione del vangelo con la parola (en 16gq) è confrontata con la comunicazione: « in potenza, in Spirito Santo e [in] grande abbondanza �� - Se il senso delle prime due espressioni contrap poste a en l6gq - en dyndmei, en pnéumati agfq - è abbastanza chiaro grazie al confronto con il loro uso nell'epistolario paolino , non così per il sintagma [en] plerophor{a poli�. Gli interpreti si dividono tra un significato soggettivo (« con grande convinzione » [certezza] dei predicatori o dei destinatari del vangelo) e un significato oggetti vo (« con grande abbondanza » o « con grande pienezza o com pimento » [dell ' agire di Dio] ) . Nell 'annunzio tematico della Lettera ai Romani Paolo dichiara che il vangelo è « potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede �� (Rm l , 1 6 ; cfr. I Cor 1 , 1 8 ; 2 ,5 ) . Nel testo di I Cor 2,4-5 la proclamazione del van gelo a Corinto è posta in relazione con lo Spirito e la potenza di Dio (cfr. Rm 1 5 , 1 9) . La presenza e l ' azione dello Spirito Santo sono richiamate subito dopo , quando si parla dell' accoglienza del vangelo da parte dei tessalonicesi ( l Ts 1 ,6) . Essi hanno ricevuto da Dio lo Spirito Santo, che conferma la loro chiamata me diante il vangelo ( l Ts 4 ,8). La prova che i cristiani di Tessalonica sono stati scelti da Dio è la proclamazione del vangelo , accompagnata dall'esperienza della poten za di Dio e del suo Spirito . Si tratta di un'esperienza oggettiva che non dipende dallo stato d' animo dei predicatori o degli ascoltatori . In tale contesto la terza ca-
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ratteristica della comunicazione del vangelo a Tessalonica non può essere « grande convinzione » dei protagonisti umani, ma solo « grande abbondanza » o pienezza dell' agire di Dio . In questo caso il confronto con l ' uso di plerophorfa nel NT non è di grande aiuto , perché il vocabolo si trova in tre testi , che non hanno alcun rap porto con la proclamazione del vangelo (Col 2 ,2; Eb 6 , 1 1 ; 1 0 ,22) . Alla fine i tre mittenti della lettera, rievocando l 'efficacia della comunicazio ne del vangelo ai tessalonicesi , fanno appello alla loro esperienza diretta: « Come sapete quali siamo stati in mezzo a voi e per voi » . L'espressione « come sapete . . . » ritorna con frequenza nel dettato epistolare della prima parte del capitolo 2, dove i predicatori presentano i tratti distintivi del loro modo di proclamare il vangelo di Dio ( l Ts 2 , 1 .2 .5 . 1 1 ) . Il gruppo fondatore della Chiesa dei tessalonicesi non solo è stato « in mezzo a loro » , ma si è anche totalmente prodigato « a loro favore » . Il risultato di questa intensa azione evangelizzatrice a Tessalonica si può constatare nel fatto che i cristiani di quella città sono diventati un modello per tutti gli altri delle regioni toccate dalla missione cristiana in Europa. [1,6-8] I destinatari della proclamazione del vangelo diventano i protagonisti della sua diffusione . La sezione ruota attorno al tema della « imitazione » e del « mo dello » . Il soggetto hymefs (voi) della prima frase e il loro ruolo di « imitatori » sono posti enfaticamente in evidenza. La categoria dell 'imitazione è usata con molta so brietà nell 'ambiente biblico-giudaico. Alcuni esempi del lessico e della categoria dell' imitazione si trovano nel libro della Sapienza e nei testi apocrifi 1 6 • Nella tradizio ne biblica, al posto dell' imitare , si dice di « andare dietro » - hiilak 'a/:zaré -, « segui re » il Signore . Al discepolo si raccomanda di seguire il profeta o il maestro. Invece , nel mondo greco si parla di imitare la divinità, e il rapporto maestro-discepolo è trascritto spesso con il linguaggio e la categoria dell' imitazione 17• Negli scritti del NT la terminologia dell' imitazione è concentrata nell'episto lario paolino . Delle 1 1 ricorrenze dei termini, che gravitano in quest ' area seman tica, 8 sono negli scritti paolini . Il verbo mimefsthai ricorre circa 2 volte nella 2Tessalonicesi (2Ts 3 ,7 .9) . Il sostantivo mimetés (imitatore) compare 2 volte nella l Corinzi e 2 volte nella nostra lettera ( l Cor 4,1 6; 1 1 , 1 ; l Ts l ,6; 2 , 1 4; cfr. Ef 5 , 1 ) . Il vocabolo composto symmimetés (co-imitatore) è adoperato solo i n Fil 3 , 1 7 . Paolo si considera unico vero padre dei cristiani di Corinto , perché egli l i ha gene rati in Cristo Gesù mediante il vangelo . Perciò li esorta a diventare suoi imitatori ( l Cor 4,14- 1 6) . A sua volta egli si presenta come imitatore di Cristo ( l Cor 1 1 , 1 ) 1 8 • Nell'elogio dei tessalonicesi si dice che essi sono diventati « imitatori » dei missionari e del « Signore » in quanto hanno accolto « la Parola in mezzo a una
16 Sap 4,2; 9,8; 1 5 ,9; cfr. 4Maccabei 9,23; 1 3 ,9; Testamento di Asher 4,3; Testamento di Benia mino 3 , 1 ; 4,1 ; Lettera di Aristea 1 88; 2 1 0; 280-28 1 : imitazione di Dio. 1 7 Senofonte , Memorabilia 1 ,6 ,3 ; Epitteto. Diatribe 2 , 1 4 , 1 2- 1 3: si deve imitare la divinità nel parlare e ne li' agire; Plutarco, De sera numinis vindicta 550A: imitazione di Dio; Demetrius l ,6; Luciano, Demonax 1 -2; Plinio, Epistulae 8 , 1 3 . 1 8 M .D. M artin , « Example » and « lmitation » in the Thessalonians Correspondence , i n SWJT 42 ( 1 999) 39-49 .
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grande tribolazione , con gioia di Spirito Santo » 19• Il termine thlfpsis (tribolazio ne) è prevalente negli scritti di Paolo: su 45 ricorrenze complessive del NT, 24 sono nell'epistolario paolino . Oltre che nel proemio , il vocabolo si trova ancora 2 volte in l Ts 3 , per parlare della situazione dei tessalonicesi per la quale Paolo era in angoscia e « tribolazione » . Per questo ha inviato Timoteo: per confermarli ed esortarli nella fede , perché nessuno « si lasci turbare in queste tribolazioni » ( l Ts 3 ,3 .7) . Nello stesso contesto ricorre il verbo thlfbesthai (« essere tribolati ») della stessa area semantica ( l Ts 3 ,4) . Con il vocabolo thlfpsis nella versione dei LXX si rende l'ebraico $iiriìh ( « sventura >> , « ostilità ») per indicare , soprattutto nei Salmi , le prove di Israele e del giusto . Nelle sue lettere , sotto la terminologia della « tribolazione » , Paolo elenca le sue prove apostoliche e quelle dei cristiani. Nel caso dei tessalonicesi si può pensa re ai contrasti e alle ritorsioni che la loro scelta di fede provoca nell 'ambiente so ciale e religioso della città macedone . A questa situazione sembra rimandare quan to è scritto nel v. 14: « Voi , infatti , siete diventati imitatori delle chiese di Dio, che sono in Giudea, in Cristo Gesù , perché anche voi , allo stesso modo , avete sofferto da parte dei vostri concittadini , come anche loro da parte dei giudei » ( l Ts 2,14). La ripresa del termine mimetai, in un contesto dove si parla di sofferenze da parte dei « concittadini » , conferma la dichiarazione di l Ts l ,6 . I tessalonicesi hanno accol to la parola del vangelo in mezzo a una « grande tribolazione » . L' aggettivo polle (grande) , riferito a tribolazione , non le conferisce necessariamente una connotazio ne apocalittica, perché la stessa espressione è adoperata per parlare di grande tribo lazione e angoscia per Israele anche fuori dal contesto apocalittico (cfr. Ne 9,37; l Mac 9 ,27) . I cristiani d i Tessalonica sono diventati imitatori dei missionari e del Signore non solo per la « grande tribolazione » , che ha segnato la loro adesione al vangelo , ma perché questa è paradossalmente congiunta con « la gioia dello Spirito Santo » . Il genitivo s i può intendere come gioia che deriva o h a l a sua fonte nello Spirito Santo . Il nesso tra « gioia » e « Spirito Santo » compare in altre lettere di Paolo (Rm 1 4 , 1 7 ; Gal 5 ,22) . Nella l Tessalonicesi il rapporto dei mittenti - in particola re di Paolo che parla in prima persona - con i destinatari è caratterizzato dalla « gioia » ( l Ts 2 , 1 9 .20; 3 ,9) . Essi sanno che , arrivato a Tessalonica dopo aver su bito oltraggi a Filippi, egli ha avuto il coraggio di annunziare loro il vangelo di Dio in mezzo a « una grande lotta » ( l Ts 2 , 1 -2) . In altri testi delle sue lettere Paolo parla della gioia in mezzo alle tribolazioni della vita apostolica (2Cor 7 ,4) . Ai cristiani di Corinto fa l ' elogio delle chiese della Macedonia, che , pur trovandosi nella grande prova della tribolazione e nell 'estrema povertà , con grande gioia e generosità hanno contribuito alla raccolta di fondi per i cristiani poveri della Giudea (2Cor 8 , 1 -2 ) . In questa logica si può capire in qual senso i cristiani di Tessalonica sono diventati imitatori del « Signore » . Nella 2Corinzi Paolo presen ta ai cristiani di Corinto l'esempio della « grazia del Signore nostro Gesù Cristo » , 1 9 G .P. Benson , A Note on l Thessalonians l ,6, i n ExpTim 107 ( 1 996) 143- 1 44 , nel i 'espressio ne « accogliere la Parola . . . con gioia » , vede un possibile richiamo a Le 8 , 1 3 , dove Gesù commenta e applica la parabola del seminatore .
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che , « da ricco che era, si è fatto povero per voi , perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà >> (2Cor 8 ,9) . Sullo sfondo di questo linguaggio parados sale sta l' evento pasquale di morte e risurrezione di Gesù Cristo , nucleo centrale del vangelo di Dio proclamato a Tessalonica. In un crescendo a effetto , l 'elogio dei tessalonicesi tocca l ' apice con la nuova considerazione introdotta dalla proposizione hoste (« cosicché . . . al punto che . . . »). Nella loro accoglienza del vangelo , da « imitatori » dei missionari e del Signore , i cristiani di Tessalonica sono diventati « modello per tutti i credenti nella Macedonia e nell ' Acaia » . Il vocabolo rypos (modello) evoca l ' idea dello stampo o della ma trice , che serve per forgiare un nuovo prodotto di creta o coniare le monete . Non è solo un modello da seguire , ma un archetipo per la nascita e la formazione dei gruppi cristiani nelle due province dell ' impero raggiunte o attraversate dai pre dicatori del vangelo 20 • L' uso della terminologia dell' amministrazione romana per tracciare il quadro geografico dell 'azione missionaria fa parte del linguaggio di Paolo nelle sue lettere (Rm 1 5 , 1 9 ; l Cor 1 6 , 1 .5 . 1 9 ; 2Cor 1 ,8 ; Gal 1 ,2 1 ) . Le due province della Macedonia e dell' Acaia, menzionate nella l Tessalonicesi , erano state costituite un secolo prima dell' arrivo dei predicatori cristiani (nel 1 42 a.C.). Il riferimento a « tutti i credenti » rientra nello stile retorico dell' iperbole, che ca ratterizza l 'encomio dei tessalonicesi . Esso crea il clima adatto - il pathos - per le successive istruzioni ed esortazioni della lettera. L'espressione metaforica « modello per tutti i credenti » è esplicitata con due dichiarazioni che fanno leva sull' immagine di un suono che riecheggia e di una parola che si propaga dappertutto . La fonte della risonanza o il punto di partenza della parola è posto in risalto all' inizio della proposizione: « (partendo) da voi . . . » ( l Ts 1 ,8). Il soggetto del processo di risonanza è la « parola del Signore » , che ri manda anessico della comunicazione del « vangelo » o dell' accoglienza della « parola » a Tessalonica ( l Ts 1,5 .6) . Il sintagma ho l6gos tou Kyr(ou , inconsueto nell'epistolario paolino , ricorre nei testi biblici dove il Signore parla a Israele per mezzo dei profeti . In l Ts 4 , 1 5 si rimanda alla « parola del Signore » per fondare l ' annunzio della sua parous(a . Il processo di diffusione della parola è descritto con il verbo greco exechefsthai (« far risuonare »), che ricorre solo qui in tutto il NT e in un paio di testi della versione greca dei LXX (Sir 40 ,3 ; Gl 3 , 14; cfr. 3Maccabei 3 ,2). Nella ! Corinzi Paolo paragona il parlare in lingue , senza la carità, a « Un bronzo che rimbomba (echOn) e a un cimbalo che strepita » ( l Cor 1 3 , 1 ) . Il verbo composto di l Ts 1 ,8 dà l' idea di un suono squillante , che si fa sentire lontano . La forma verbale del perfetto exechetai fa capire che si tratta di un effetto permanente o duraturo . In uno stile ridondante di nuovo sono menzionate le due province ro mane dell ' impero - Macedonia e Acaia -, per rimarcare , con la figura retorica dell' intensificazione - « non solo . . . ma . . . » -, la diffusione dell 'esperienza dei cri stiani di Tessalonica . Il soggetto della nuova dichiarazione è la fede dei tessa lonicesi , che regge il verbo exelelythen ( « è uscita » ) , simmetrico al precedente exechetai. Si tratta ancora della forma verbale del perfetto , che indica l 'efficacia 20
P.G .R . De Villiers , Proclaming the Gospel in Macedonia, Achaia and in every Piace. Missions in l Thessalonians / ,6-8, in AcTh 23 (2003) 43-57 .
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perdurante dell 'azione . L'espressione « la vostra fede in Dio » anticipa il processo di conversione e l ' adesione di fede dei tessalonicesi ricostruito in l Ts l ,9 . La figura retorica dell ' iperbole, posta ali' inizio della frase - letteralmente: « Ma in ogni luogo la vostra fede . . . si è propagata » -, è rafforzata, alla fine , dalla figura retorica della praeteritio: « Cosicché non abbiamo bisogno di parlarne » (cfr. lTs 4,9) . Si prepara così la conclusione del proemio, dove si mette in bocca ai protagonisti stessi della comunicazione il racconto della straordinaria esperienza di fede dei tessalonicesi . [ 1,9-10] Entra in scena un gruppo che prende la parola per raccontare sia l ' azione dei missionari arrivati a Tessalonica sia la risposta dei tessalonicesi che hanno lasciato alle spalle la loro esperienza religiosa precedente , per abbracciare la fede i n Dio e nel suo Figlio Gesù, risuscitato dai morti e atteso come libera tore definitivo . Fin dal l ' inizio della proposizione principale , costituita dal verbo apaggéllousin (« raccontano, annunziano »), è menzionato il gruppo-soggetto po sto in relazione con i mittenti: autòi (gar) perì hemon, « loro stessi (infatti) riguardo a noi . . . » ( l Ts l ,9) . Essi raccontano come i predicatori itineranti si sono incontrati con i tessalonices i . Con una frase interrogati va con valore esclamati vo - « quale incontro » ( ? ! ) - si parla dell'éisodos , « ingresso-arrivo » dei mittenti , che hanno incontrato i destinatari della lettera. Il termine éisodos è adoperato all' inizio del capitolo 2 , per parlare dell'arrivo dei predicatori a Tessalonica, dove , con la procla mazione del vangelo di Dio, hanno dato origine alla comunità cristiana ( l Ts 2 , 1 )21 • Nel contesto di l Ts l ,9 , dove si parla della conversione dei tessalonicesi , éisodos assume il significato di « accoglienza » . Questo è il secondo argomento del racconto dei divulgatori: « Come vi siete convertiti dagli idoli a Dio , per servire al Dio vivo e vero . . . » . La conversione dei tessalonicesi è presentata in due risvolti : l'uno negativo , come abbandono degli idoli, e l' altro positivo, come adesione a Dio , che si concretizza nell' impegno al suo servizio. Il cambiamento religioso, con im plicanze etico-sociali , chiamato conversione , è espresso con il verbo epistréphein, frequentissimo nella versione dei LXX - dove in genere traduce l 'ebraico suv (con vertirsi) - e molto raro negli scritti di Paolo (cfr. 2Cor 3 , 1 6) . Oltre che in l Ts 1,9, lo stesso verbo compare nella Lettera ai Galati assieme al verbo douléuein (servire) , per indicare la svolta dei cristiani di quella regione che hanno lasciato la sottomissione alle false divinità, per entrare in relazione - « conoscere >> - con Dio (Gal 4,8-9)22• Con il verbo douléuein (servire) si esprime l' aspetto positivo della « conver sione » collettiva dei tessalonicesi . Dopo essersi rivolti a Dio , si sono impegnati a servire « Dio vivo e vero » . Nell'epistolario paolino, dove ricorre 1 9 volte , il verbo douléuein è adoperato per lo più nel significato sociale , per indicare il rapporto padrone-schiavo, anche se non si ignora la sua valenza metaforica per esprimere la dedizione totale a Dio o al Signore (Rm 1 2 ,1 1 ; 1 4 , 1 8 ; 1 6 , 1 8 ; Gal 4,8 .9) . Nella ver sione dei LXX douléuein , dove spesso traduce l'ebraico 'abad (servire) nel sintag ma « servire Dio » o « il Signore » , equivale a venerarlo o rendergli culto . Anche la 21 S. Kim, Paul 's Entry (eisodos) and the Thessalonians ' Faith (l Thessalonians 1 -3 ), in NTS 5 1 (2005) 5 1 9-54 1 : Paolo per 5 volte connette direttamente il successo del vangelo(-fede) dei tessa Ionicesi con il suo éisodos . 22 M. Pesce, Ricostruzione del kerygma ai tessalonicesi sulla base di l Ts l ,9- 10, in ASEs 2 ( 1 985) 23-47 .
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Parte seconda . Traduzione e commento
coppia formata dal participio presente zon (vivente) e dall' aggettivo alethin6s (ve ro) , riferita a The6s (Dio) , proviene dalla tradizione biblica e giudaica. Nei testi del I 'AT Dio è il « vivente » , contrapposto alle divinità morte (Dt 5 ,26; Sal 42[4 1 ] ,3 ; l l 5 [ l l 3B] ,4-8 ; Ger 1 0 , 1 0) . Nell' apocrifo giudaico del secolo I d .C . , conosciuto come il Libro di Giuseppe e Aseneth, nel contesto dove si parla della conversione Dio è presentato come « il Dio vivente e vero »23 . La formulazione della fede mo noteistica in l Tessalonicesi si innesta sulla tradizione biblica ed ebraica, come av viene in l Cor 8 ,6, dove Paolo , in antitesi con la venerazione di molti dèi e molti signori nella città di Corinto, scrive: « Per noi c 'è un solo Dio , il Padre , dal quale tutto proviene e noi siamo per lui » . Nella seconda parte della professione di fede , citata da Paolo, si prosegue con l ' affermazione riguardante il « Signore Gesù Cristo » ( l Cor 8 ,6). Anche nella l Tessalonicesi alla fede in Dio vivo e vero si salda quella in Gesù , il Figlio di Dio , che i cristiani di Tessalonica attendono come salvatore escatologi co. Nella formulazione della fede cristiana in l Ts 1 , 1 0 si riscontra un lessico spe ciale. L'attesa dei cristiani di Tessalonica è espressa con l' hapax neotestamentario anaménein (« stare in attesa »). Nelle sue lettere Paolo ricorre al verbo ekdéchesthai (attendere) più che al composto apekdéchesthai (« attendere con ansia »). I cristiani di Tessalonica sono in attesa del « Figlio » del Dio vivo e vero . L' appellativo « Figlio » di Dio , riferito a Gesù Cristo , è ricorrente nell 'epistolario paolino (Rm 1 ,4; 8 ,3 .32; Gal 1 , 1 5 ; 4 ,4). È invece inconsueta la qualifica « il Figlio » (di Dio) quando si parla dell ' attesa dei cristiani della comunità paolina, dove si attende Gesù Cristo , il Signore (Salvatore) , o il compimento della salvezza (Rm 8 , 1 9 .23 .25 ; l Cor 1 ,7; Gal 5 ,5; Fil 3,20) . L'identità del « Figlio » (di Dio) atteso è specificata con quattro determinazio ni24 . Il Figlio è una figura gloriosa che appartiene al mondo di Dio, perché viene dai cieli (cfr. Fil 3 ,20) . Questa espressione prepara la seconda determinazione , ti pica della primitiva professione di fede cristiana: « Che egli (Dio) ha risuscitato dai morti >> . Nelle lettere protopaoline con il verbo egéirein , adoperato nella forma verbale attiva - « Dio l ' ha risuscito » - o passiva - « fu risuscitato » (da Dio) -, si presenta l 'evento della risurrezione di Gesù Cristo . Nella maggioranza dei casi, in particolare nelle formule di fede tradizionale , il verbo egéirein , riferito alla risurre zione di Gesù Cristo , è seguito dal sintagma ek (ton) nekron , « dai morti » : 1 5 volte nell'epistolario paolino . Con questa espressione non si afferma solo la realtà della risurrezione di Gesù Cristo , ma il suo significato e la sua valenza di anticipazione e garanzia della risurrezione escatologica (cfr. l Cor 1 5 ,20)25 • 23 Libro di Giuseppe e Aseneth 8 ,5 ; 1 1 ,8 . 1 0- 1 1 ; 1 2 ,5 ; 1 3 , 1 1 . 24 C . Burchard, Satzbau und Ubersetzung von J Thess 1 , 10, in ZNW 96 (2005) 272-273 , afferma che la sintassi della frase di l Ts 1 ,1 0 è complicata: il Figlio (di Dio) è determinato prima con una proposizione relativa e poi con una participiale; la proposta di Burchard è di articolare in modo diver so il testo e tradurlo così: « E attendere il suo Figlio dai cieli, Gesù , che egli (Dio) ha risuscitato dai morti , nostro salvatore dall' ira veniente » . 25 F. England (Afterthought. Excuse or Opportunity? , in Journal of Theology for Southern Africa 92 [ 1 995] 56-59) pensa che in 1 Ts 1 ,1 0 si alluda, in chiave polemica, alla risurrezione del dio Kabirus, venerato a Tessalonica (cfr. C . vom Brocke , Thessaloniki - Stadt des Kassander und Gemeinde des Paulus, pp. 1 1 7- 1 2 1 ) .
« Avete accolto la parola di Dio con la gioia dello Spirito Santo » l Ts l ,1-10
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La terza determinazione del « Figlio >> (di Dio) è data dal nome /esous (Gesù) . Il Figlio (di Dio) , che viene dai cieli e che Dio ha risuscitato dai morti , si identifica con « Gesù » . Il nome Gesù , senza la qualifica « Cristo » , compare circa 10 volte nelle lettere protopaoline - fra cui in l Ts l , 10 e 4 , 1 4 -, per indicare la persona storica conosciuta con il suo nome proprio. La quarta e ultima determinazione del « Figlio » riguarda il suo ruolo soteriologico espresso con il participio presente del verbo rhyesthai (« strappare , liberare »). Nelle lettere protopaoline rhyesthai ricorre circa 10 volte e non sempre nei contesti della salvezza escatologica, dove Paolo preferisce il verbo sqzein (salvare). La prospettiva escatologica in I Ts l ,10 è sug gerita dell ' espressione « (ci libera) dall ' ira incombente »26• L' immagine antropomorfica dell ' ira per parlare del giudizio di Dio, di ma trice biblica, ricompare in l Ts 5 ,9 , in antitesi con soter{a (salvezza) , quella che si ottiene « per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo » . In I Ts 2 , 1 6 si afferma che l' ira di Dio è arrivata alla sua acme sui peccati dei giudei, i quali intralciano l ' an nunzio del vangelo alle genti . Nei testi dell' AT con la metafora orgé (ira) si espri me la reazione di Dio di fronte al peccato di Israele e ali ' arroganza empia e ingiu sta delle nazioni (Sal 78 [77] ,3 1 ; Is 1 0 ,5- 1 1 . 25 ; 30 ,27-28; Ger 50, 1 3 ; Ez 5 , 1 1 - 1 3 ; 30 , 1 5 ; Mie 5 , 14; Sof 1 , 1 4- 1 8) . Il participio presente erch6menos (« veniente »), che accompagna il sostantivo orgé, può avere una valenza futura . Con questo linguaggio , mutuato dall' ambiente profetico e apocalittico , si esprime più la cer tezza dell ' intervento di Dio che non una determinazione temporale . I l testo d i l Ts l ,9- 1 O sarebbe costruito secondo l o schema della professione di fede delle prime comunità cristiane (cfr. l Cor 8 ,6) . La presenza di termini spe ciali e l ' uso di espressioni rare , o non frequenti negli scritti di Paolo , fanno pensare a una composizione prepaolina rielaborata dai redattori della lettera . La mancan za di un riferimento esplicito alla morte di Gesù Cristo nel contesto della sua risur rezione dai morti , secondo lo schema del kérygma primitivo, sarebbe una confer ma che si tratta di un testo prepaolino. Si parla di catechesi battesimale , di modelli della predicazione in uso nella diaspora giudaica, con aggiunte e integrazioni di elementi della fede cristiana. È probabile che Paolo e i suoi collaboratori abbiano utilizzato schemi e modelli tradizionali del loro ambiente di origine . Tuttavia, sot to il profilo storico , non ha senso parlare di schemi di predicazione o di catechesi prepaolina, quando si sa che Paolo per primo ha promosso e organizzato la missio ne cristiana fuori dall ' area siropalestinese , rivolgendosi di preferenza ai non ebrei . Si tratta di un testo dettato da Paolo e dai suoi collaboratori , in cui si riflette lo schema di predicazione della prima missione cristiana fra i non ebrei 27 •
26 D.B . Wallace , A textua/ Problem in l Thessalonians l ,10: ek orges vs . apò orges , in BibSac 147 ( 1 990) 470-479, la tradizione manoscritta oscilla tra ek e apo orges: la seconda lettura consente di vedervi un'allusione al « rapimento ,. prima che irrompa la tribolazione escatologica. 27 C. Blumenthal ( Was sagt l Thess l ,9b- JO iiber die Adressaten des l Thess? Literarische und historische-Enviigungen, in NTS 5 1 [2005] 96- 105), sulla base dell'espressione: « Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire al Dio vivo e vero » , fa l ' ipotesi che i destinatari della missione cristiana a Tessalonica non siano solo i non ebrei, ma anche i > che gravitano attorno alla sina goga-comunità ebraica di Tessalonica, la cui esistenza, a metà del secolo I d.C., sarebbe con buona probabilità attestata da Filone di Alessandria e dalle iscrizioni trovate .
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Parte seconda . Traduzione e commento
L' unità letteraria di apertura della prima lettera alla Chiesa dei tessalonicesi ( l Ts 1 , 1 - 1 0) ha un ruolo fondamentale nel corpus epistolare paolino . Prima di tut to, qui si ha un modello letterario per la comunicazione epistolare nella prima Chie sa: intestazione , preghiera di ringraziamento , annunzio dei terni del dialogo episto lare . Fin dall ' intestazione si definisce lo statuto dell' ekklesfa in rapporto a Dio Padre e a Gesù Cristo Signore . La dimensione teologale della Chiesa è presente anche nella preghiera di ringraziamento rivolta a Dio a motivo della fede , della carità e della speranza dei cristiani di Tessalonica. Sulla preghiera riconoscente si innesta la rievocazione dell' annunzio del vangelo nella città macedone . All 'annun zio della parola di Dio corrisponde l' accoglienza gioiosa da parte dei tessalonicesi , anche in mezzo a una grande tribolazione . Facendo leva sulla categoria dell' imita zione si sviluppa una serie di riflessioni sulla comunicazione . I tessalonicesi , che hanno accolto la Parola con grande entusiasmo , diventano a loro volta annunciatori della parola di Dio, fatta risuonare nel loro ambiente e ovunque , fino alla provincia romana dell' Acaia. Per la prima volta, in un documento cristiano , si traccia il percorso che porta alla nascita di una Chiesa locale: annunzio e accoglienza del vangelo, passaggio dal culto idolatrico alla fede nel Dio unico e vero, che si rende presente e salva per mezzo del Figlio suo Gesù. Nel proemio della l Tessalonicesi sono presenti le coor dinate della missione cristiana, che si realizza sostanzialmente nella comunicazione del vangelo o della parola di Dio , che ha il suo nucleo nell'evento della morte e ri surrezione di Gesù . Non solo i predicatori itineranti proclamano con efficacia il vangelo , ma ogni persona che ha accolto la parola di Dio ha la capacità e l ' impegno di farla risuonare dappertutto . La diffusione della parola di Dio da parte dei cristiani di Tessalonica dà un contenuto più preciso al dinamismo della loro fede elogiato da Paolo assieme all' amore e alla speranza. Fin dall 'esordio della prima lettera paolina si intravede la struttura teologica di una comunità cristiana e il suo dinamismo spirituale . Radicata nel presente , me diante una fede dinamica e un amore operoso , la comunità cristiana si apre al futuro della salvezza di Dio Padre , che ha risuscitato il suo Figlio Gesù dai morti . Nelle ultime righe dell'esordio della lettera si prospetta l 'orizzonte del compimento esca tologico della salvezza, sicuro approdo della speranza cristiana anche di fronte all'esperienza della morte delle persone care .
« VI ABBIAMO ANNUNZIATO IL VANGELO DI DIO »
l Ts 2 , 1 - 1 2 1
2 1 Voi stessi , infatti , fratelli conoscete la nostra venuta presso di voi: non è stata inefficace , 2ma , dopo aver sofferto oltraggi a Filippi , come sapete , abbiamo trovato , nel nostro Dio , il coraggio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a una grande lotta . 3lnfatti , la nostra esortazione non (proviene) da errore , né da impurità, né con inganno , 4ma , come siamo stati approvati da Dio per affidarci il vangelo , così parliamo , non per piacere agli uomi ni , ma a Dio che prova i nostri cuori . 51nfatti , mai ci siamo pre sentati con parola di adulazione - come sapete - né con intento di avidità - Dio è testimone -, 6non cercando la gloria dagli uo mini , né da voi , né da altri , 7pur potendo farci valere come apo stoli di Cristo , invece siamo stati piccoli in mezzo a voi . Come una nutrice che si prende cura dei propri figli , 8così affezionati a voi , eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio , ma per fino la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari . 9Ricordate , infatti , fratell i , la nostra fatica e il travaglio, lavo rando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi , vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio . 10Voi stessi siete testimoni , e anche Dio , in che modo santo , giusto e irreprensibile siamo stati fra di voi credenti . 1 1 Sapete pure che come un padre (fa) con i
1 Si possono menzionare alcuni studi sull' aspetto retorico e sulla teologia di I Ts 2 , 1 - 1 2 : K.P. Donfried, The Epistolary and Rhetorical Context of l Thess 2 ,l -12, in K.P. Donfried, Pau/, Thessalonica and Early Christianity, pp. 1 63- 1 94; F.W. Hughes, The Rethoric of J Thessalonians, in R.F. Collins (ed.), The Thessalonian Correspondence, pp. 94- 1 16; M . Otto , l Thessalonicher 2,1-12: Ein exege tisch-theologischer Oberblick: Paper for Studiorum Novi Testamenti Societas 51 Generai Meeting, Strasburg 1 996, in R. Ebauer - M. Karrer - M. Meiser (edd .), Wissenschaftsgeschichte und Exegese: Gesammelte Aufsiitze zum 65. Geburtstag M. Otto (BZNW 95), W. de Gruyter, Berlin 1998, pp. 383403 ; M. Teani , Lo stile missionario di Paolo alla luce di JTs 2 , 1 - 12, in M.M . Morfino (ed .), Theologica . Miscellanea in memoria di p. Si/ve rio Zedda (Annali della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna III) , Cagliari 1 994, pp. 1 73-20 l ; W. Wiillner, Rethorical Structure of J Thess as paradoxical Encomium, in R.F. Collins (ed.), The Thessalonian Correspondence, pp. 1 1 7- 1 36.
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Parte seconda . Traduzione e commento propri figli 1 2(abbiamo) esortato e incoraggiato e scongiurato cia scuno di voi a camminare in maniera degna di Dio , che vi chiama al suo regno e gloria.
Questa unità letteraria ( l Ts 2,1 - 1 2) si aggancia alla precedente con la ripresa del termine éisodos (« incontro/venuta » , cfr. l Ts l ,9) . In una serie di proposizioni antitetiche si racconta la missione di Paolo, Silvano e Timoteo a Tessalonica, mel tendone in risalto i tratti distintivi di stile e metodo . L' attività dei missionari nella città macedone è caratterizzata dalla proclamazione del « vangelo di Dio » . Nella nostra pericope il termine euaggélion ricorre 4 volte , seguito 3 volte dal genitivo toiì Theoiì (« vangelo di Dio » , l Ts 2 ,2.3 .8 .9) . Nella costellazione del lessico evange lico rientrano i verbi lalefn (dire) - 2 volte ( l Ts 2 ,2 .4) - e keryssein (« proclamare » , l Ts 2,9) . I protagonisti del processo di comunicazione del « vangelo » sono Dio (ho Theos) , che compare in tutto 9 volte , e gli apostoli di Cristo . Una sola volta si riscontra il nome « Cristo » , nel sintagma Christoiì apostolo i (« apostoli di Cristo >> , l Ts 2,7) . Quelli che sono designati « apostoli di Cristo >> sono i mittenti della lettera, che si rivolgono ai destinatari con il pronome personale collettivo « noi >> , simmetri co al « voi » (hymefs) , in tutto 1 3 volte - « voi stessi » (autoi), interpellati 2 volte circa come adelphoi (« fratelli » , 2Ts 2,1 .9) . Nel dialogo epistolare per 6 volte - l Ts 2,1 .2 .5 .9 . 1 1 - si rimanda all 'esperienza diretta dei tessalonicesi , che « conoscono » , « ricordano » e possono « attestare » la modalità e l'efficacia dell' azione missionaria dei predicatori del vangelo di Dio . Lo sviluppo del discorso procede in modo dialettico , facendo leva sulla figura retorica dell'antitesi . Nei primi otto versetti , a una triplice serie di proposizioni ne gative si contrappongono una o due affermazioni positive , introdotte 4 volte dalla congiunzione al/d (ma) . In I Ts 2 ,8 l ' antitesi è rafforzata dalla figura retorica: ou monon . . . alla (« non solo . . . ma »). Nell ' articolazione dell' antitesi gli elementi nega tivi sono raggruppati in serie di tre : « La nostra esortazione non (proviene) da errore , né da impurità, né con inganno . . . Mai ci siamo presentati con parola di adulazione . . . né con intenzioni d i avidità . . . , non cercando l a gloria » ( l Ts 2,3 .5). Anche l ' impegno per la cura pastorale della comunità dei credenti - indicato dal binomio « fatica e travaglio » - è presentato con una serie di tre participi sinonimici: « (Abbiamo) esor tato e incoraggiato e scongiurato » ( l Ts 2 , 1 2) . L'accumulazione delle antitesi nei versetti centrali dell' unità - l Ts 2 ,3-7(8) ha fatto pensare al genere letterario chiamato « apologia » o difesa. Paolo e i suoi collaboratori risponderebbero alle accuse o alle insinuazioni malevole sulla loro missione a Tessalonica2• D' altra parte , l ' immagine negativa del predicatore , evoca ta in questo brano della l Tessalonicesi , mostra notevoli affinità lessi cali e temati che con la denunzia dei falsi predicatori itineranti che il retore e filosofo greco Dione di Prusa, soprannominato « Crisostomo » , fa nei suoi Discorsi (40- 1 20 circa 2 J.A.D. Weima, An Apology for the Apologetic Function of l Thessaolonians 2 , 1 · 1 2 , in JSNT 68 ( 1 997) 73-99; J. Schlosser, Les Épftres de Pau/ aux Thessa/oniciens, pp. 1 08- 1 1 0; T.J. Burke , Pauline Paternity in J Thessalonians , in TynBul 5 1 (2000 ) 59-80 .
«
Vt abbiamo annunziato il vangelo di Dio » l Ts 2 , 1 - 1 2
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d.C .)3 • Da qui deriva l ' ipotesi che Paolo e i due collaooratori , nella stesura della lettera, ne riprendano intenzionalmente il linguaggio per difendersi dall'accusa di essere come i tanti falsi predicatori di passaggio , oppure per contrapporsi e distin guersi da tale categoria di ciarlatani , che frequentano le piazze delle città del mon do greco-romano . Nella presentazione della loro attività missionaria a Tessalonica i predicatori si riferiscono all ' incarico che Dio ha loro affidato di annunziare il vangelo . Per affermare la sincerità e l ' integrità della loro predicazione , essi si appellano alla testimonianza di Dio « che scruta i cuori >> (Ger 1 1 ,20; 1 2 ,3 ) . Le antitesi richiama no i testi biblici , dove si denunziano i falsi profeti che fanno deviare verso l' ido latria (Dt 1 3 , 1 -6) . Nel libro della Sapienza si considera l ' idolatria la fonte di ogni sorta di corruzione e depravazione etico-religiosa (Sap 1 2 ,23-24; 1 4 ,22-29) . Il modello biblico dei veri e falsi profeti e la polemica antiidolatrica possono esse re tenuti presenti per cogliere la dinamica e il senso di l Ts 2 , 1 - 1 2 . La composizione antitetica delle frasi , concentrata nella parte centrale del brano, non è l ' unico criterio per definire il genere letterario di tutta la sezione . Nei primi due versetti , dove si annunzia il tema - proclamazione del vangelo di Dio -, non appare la figura retorica dell' antitesi . Analogamente negli ultimi tre versetti , dove si rievocano lo stile e l ' impegno dei missionari per la cura pastorale dei cre denti , non si avverte il tono polemico o apologetico. L' uso del lessico « pareneti co » - il sostantivo pardklesis e il verbo parakalefn - fa accostare il nostro testo al genere letterario dell'esortazione e dell ' incoraggiamento , dove il « racconto » del la proclamazione del vangelo di Dio a Tessalonica e il richiamo dello stile e del metodo pastorale dei predicatori hanno una funzione esemplare . In questa perico pe di l Tessalonicesi Paolo , Silvano e Timoteo propongono un modello e uno stile di vita che i credenti , e soprattutto i responsabili della comunità, dovrebbero se guire per « camminare in maniera degna di Dio » , che , con l ' annunzio del vangelo, li « chiama al suo regno e alla gloria » . Tenendo presenti i diversi campi semantici , lo stile antitetico della parte cen trale e lo sviluppo tematico dell ' insieme , si può strutturare il testo di 1 Ts 2 , 1 - 1 2 i n questo modo: l Ts 2 , 1 -2 1 Ts 2,3-7a 1Ts 2,7b-8 1 Ts 2 ,9- 1 2
Missione e proclamazione del vangelo di Dio a Tessalonica. Lo stile e il metodo dei predicatori del vangelo di Dio . I tratti distintivi dei predicatori del vangelo di Dio. Lo stile e il metodo del loro impegno per la comunità dei credenti .
Nel racconto della loro missione a Tessalonica i mittenti della lettera, che si presentano come « apostoli di Cristo » , ne fanno un bilancio molto positivo . Lo stile ridondante e pleroforico delle antitesi nella parte centrale rientra nel genere retorico della parenesi. In questa cornice si collocano le due immagini della « ma dre-nutrice » e del « padre educatore » , che esprimono le intense relazioni affetti ve tra i predicatori del vangelo di Dio e i destinatari , i credenti , chiamati « figli » 3 B .W. Winter, The Entries and Ethics ofOrators and Pau[ (l Thessalonians 2 , 1 - 12), in TynBul 44 ( 1 993) 55-74.
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Parte seconda . Traduzione e commento
e « fratelli » . Il contesto ideale per una trasmissione efficace del vangelo è quello stesso in cui si trasmette e si comunica la vita delle persone .
[2,1] Nei primi due versetti , che segnano il passaggio dall 'esordio al corpo della lettera , si propone il tema della sezione : « Annunzio del vangelo di Dio » . La posizione enfatica del pronome auto i ( « voi stessi » ) , seguito dal i ' appellati v o adelph6i (fratelli) , dà il tono allo stile dialogico e familiare della lettera. Anche il rimando ali' esperienza diretta degli interlocutori - 6idate (« conoscete ») - rafforza la reciprocità nel rapporto di comunicazione . Quello di cui si ha un 'esperienza co mune e condivisa non è solo il fatto della missione di Paolo e compagni a Tessa Ionica, ma il suo esito straordinario . Se n 'è già parlato nell'esordio, dove si ripor ta il racconto dei cristiani che hanno raggiunto le province della Macedonia e dell'Acaia ( l Ts 2 ,8-9) . Qui si riprende il termine éisodos, nel suo significato attivo di « ingresso » o « venuta )) , mettendone in risalto l ' efficacia. Ma lo si fa con una frase negativa, che ha una valenza più ampia: « Non è stata inefficace )) . Nel seguito dell'epistolario di Paolo con l' aggettivo ken6s, in espressioni analoghe , si dà risalto alla fecondità del suo impegno missionario e lavoro pastorale . Questa terminologia è concentrata nelle lettere paoline , con 1 2 ricorrenze sulle 1 8 complessive del NT. In l Ts 3 Paolo racconta che ha deciso di inviare Timoteo per avere notizie sulla fede dei tessalonicesi per timore che , messi alle strette dal « tentatore )) , diventasse vana - eis ken6n - la sua fatica apostolica ( l Ts 3 ,5; cfr. Gal 2 ,2; Fil 2 , 1 6; 2Cor 6,1 ) . Non solo l a venuta dei predicatori a Tessalonica non è andata a « vuoto )) , ma ha avuto un esito paradossale . Questo si capisce dal breve resoconto della sequen za dei fatti . Nonostante l 'esperienza traumatica di Filippi , Paolo e i suoi collabora tori hanno trovato il coraggio di proclamare il vangelo di Dio a Tessalonica in una situazione segnata ancora da tensioni e contrasti . Nella dichiarazione , che punta sul verbo parrhesidzesthai (« parlare con coraggio )) , « parlare apertamente ))), la connotazione religiosa della libertà di parola è data dall'espressione di matrice biblica en tq Theq hemon (« nel nostro Dio )) ) . Il gruppo dei missionari provenienti da Filippi , dove hanno subito maltrattamenti e insulti , in Dio hanno ritrovato la fiducia per annunziare ai tessalonicesi il suo vangelo . Con il lessico della « libertà di parola )) (parrhesidzesthai e parrhesfa) nell'ambiente greco si esprime il diritto di parola dei cittadini liberi nella p6lis e la franchezza dei filosofi e retori nei di scorsi pubblici . L' autore degli Atti degli apostoli lo adopera per presentare il corag gio e la libertà degli apostoli e di Paolo nella proclamazione della parola di Dio o del vangelo . Il verbo parrhesidzesthai, che ricorre 9 volte nel NT, è usato dall'au tore degli Atti degli apostoli in tutto 7 volte , nei contesti in cui Paolo annunzia la parola o il vangelo: quattro volte da solo e due assieme a Barnaba (At 1 8,26) . Nel l' epistolario paolino in soli 2 casi il verbo è posto in rapporto con l ' annunzio del vangelo ( l Ts 2 ,2 ed Ef 6 ,20)4 . 4 L' uso del sostantivo parrhes{a è più frequente negli scritti neotestamentari : delle 3 1 ricorren ze, 9 sono nel quarto vangelo, 8 nelle lettere di Paolo, 5 negli Atti degli apostoli , e l in Marco (Mc 8 ,32). Solamente in Atti degli apostoli parrhes{a è associata all' annunzio della parola di Dio-Vangelo e in 2Cor 3 . l 2 : Ef 6 . l 9 .
« Vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio » / Ts 2,/-/2
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[2,2] Nel testo di l Ts 2 ,2 la libertà di parola, fondata sulla fiducia in Dio , è posta in relazione con la proclamazione del vangelo di Dio , come in A t 4,29 .3 1 , dove la parrhesfa degli apostoli è connessa con l ' annunzio della parola di Dio: lalein tòn l6gon tou Theou . Anche il contesto di « conflitto » è analogo nelle due situazioni . L' espressione « vangelo di Dio » ritorna ancora 2 volte circa nella no stra pericope ( l Ts 2 ,8 .9) . Con il genitivo « di Dio » si dice che il vangelo ha la sua fonte in Dio e riguarda la sua azione nella storia per il bene e la salvezza degli esseri umani . Nella l Tessalonicesi l ' annunzio franco e coraggioso del vangelo di Dio avviene en poli� agoni (« in [mezzo a] molta lotta »). L' espressione rimanda a quella dell ' esordio , dove si dice che i tessalonicesi hanno accolto la parola di Dio « in mezzo a una grande tribolazione » ( l Ts 1 ,6) . Nell ' epistolario paolino il lessico metaforico agonistico (agon , agon{zesthai) è utilizzato nei contesti in cui l ' attività missionaria e pastorale si scontra con l ' opposizione e l ' ostilità dell ' ambiente o richiede un forte e coerente impegno (Fil 1 ,30; cfr. 1 Cor 9 ,25 ; Col 1 ,29; 2 , 1 ; 4 , 1 2) . Fin dai primi versetti di questa sezione i l lessico e i temi hanno delle singolari affinità con quelli che si trovano nei discorsi e negli scritti dei retori e filosofi dell ' ambiente greco-romano . Fra i temi comuni , quello dell ' éisodos , « entrata » o ingresso nell ' agone del dibattito pubblico, e quello della libertà di parola. Nel di scorso tenuto nel teatro di Alessandria dal retore e filosofo Dione di Prusa , al tempo di Traiano , si dice che certi cosiddetti filosofi non abbiano il coraggio di comparire davanti alla folla, né di confrontarsi in un pubblico dibattito5• Del di scorso efficace , contrapposto a quello sterile e inutile , che tende solo a dilettare gli ascoltatori , parla Plutarco di Cheronea (46- 1 27 circa d.C.), quando tratta del « co me ascoltare » 6 . Lo stesso autore presenta la parrhesfa (franchezza) come criterio per distinguere il vero amico dali ' adulatore7 • Secondo Epitteto , il saggio che affida il suo destino alla divinità non può non avere il coraggio di parlare con franchezza (parrhesùizesthai) ai suoi fratelli, ai figli, in una parola ai parenti 8 • Dione Criso stomo associa la parrhesfa alla verità, e la contrappone alla kolakéia (adulazio ne) , connessa con la menzogna9 . Nel discorso agli alessandrini , dove contrappo ne i falsi filosofi a quelli veri , afferma che « solo pochi dimostrano franchezza (parrhes{an) nei confronti degli ascoltatori per paura delle loro proteste 10 • Nello stesso discorso biasima i sofisti degeneri che non si presentano davanti alla folla, né osano discutere in pubblico , paragonandoli a quegli atleti che , con varie scuse, non vogliono entrare nello stadio1 1 • [2,3-7ab] In una duplice serie di antitesi si traccia il profilo etico dei predi catori del vangelo , chiamati « apostoli di Cristo >> . La predicazione di Paolo e dei 5
Dione di Prusa (Crisostomo) , Orationes 3 2 ,8 .20 . Plutarco, De recta ratione audiendi, Moralia 4 1 8-D: si devono ascoltare in modo critico i di scorsi , prestando attenzione a quello che dicono più che alla forma e all'aspetto degli oratori , > . Il sostantivo pldne indica l'errore, con implicita l 'idea di deviare, abbando nando la via giusta . Nel suo significato attivo si riferisce alla seduzione e impostura di chi porta fuori strada. Negli scritti di Paolo questo termine - 4 ricorrenze sulle l O complessive del NT - compare nell 'elenco dei vizi che caratterizzano il mondo del culto idolatrico (Rm l ,27 ; Ef 4 , 1 4) . Anche il vocabolo akatharsia (impurità) fa parte del catalogo dei vizi attribuiti agli idolatri o ai cristiani che non si sono con vertiti dalla loro condotta immorale (Rm 1 ,24; 2Cor 1 2 ,2 1 ; Gal 5 , 1 9 ; l Ts 4,7 ; cfr. Ef 4,19; 5 ,3; Col 3 ,5). Negli elenchi dei vizi akatharsia è spesso associato a pornéia (immoralità) e asélgeia (impudicizia) , riferiti al disordine sessuale . Il significato d'impurità sessuale non si adatta al contesto di l Ts 2 ,3 , dove si parla della predica zione non contrassegnata da errore e inganno . In questo caso l 'impurità riguarda lo stile e il metodo del predicatore , esenti da intenzioni « impure >> , subdole o perverse . Il contrario dell' impurità della predicazione è la sua trasparenza e integrità. Il terzo termine d6los (inganno) fa parte della stessa costellazione di pldne (errore) , rimar candone l ' aspetto attivo e soggettivo . In Rm l ,29 d6los è elencato fra i vizi dei greci , pervertiti a causa dell' idolatria (Rm l ,29) . Nella 2Corinzi , dove tocca la que stione dei rapporti con la comunità riguardo alla colletta e al rifiuto di ricevere un compenso per la sua attività di predicatore del vangelo, con un tono ironico , Paolo scrive: « Ma sia pure che io non vi sia stato di peso. Però scaltro come sono, vi ho preso con inganno (d6ltl) >> (2Cor 1 2 , 1 6) . Il contesto richiama quello della nostra sezione di l Tessalonicesi , dove si dice che i predicatori del vangelo, « apostoli di Cristo » , non hanno fatto pesare il loro ruolo e hanno lavorato duramente per non essere di peso ad alcuno ( l Ts 2,7 .9) . Sotto il profilo positivo lo stile e il metodo dei predicatori del vangelo sono caratterizzati dal loro rapporto con Dio . Approvati da Dio , essi hanno ricevuto da 12 I n Epitteto il verbo parakalefn e il sostantivo pardklesis gravitano nell'area del discorso « parenetico >> con il significato di « invito >> , « esortazione >> (Epitteto , Diatribe 3,23 .27-28); cfr. G . Flavio, Vita 87: parakalefn (invitare); Filone d i Alessandria, De opificio mundi 1 57 ; Pseudo-Aristea 229 .238; nei libri di l -2Maccabei parakalefn è adoperato sia nel senso di « confortare >> ( l Mac 5,5 3 ; 1 2 ,50; 1 3 ,3) sia in quello d i > e scu sa. In altri termini , i missionari non hanno predicato il vangelo a Tessalonica con l'intento segreto , subdolo o mascherato , di trame profitto 1 5 • Di questa loro integrità e sincerità d'intenti è « testimone Dio » (cfr. l Ts 2,10; Rm l ,9 ; 2Cor 1 .23 ; Fil l ,8) . Nella terza negazione il participio presente zetountes (« cercando ») - è riferito al sostantivo d6xa(n) (gloria) , specificato dal genitivo di provenienza « dagli uomi ni » , a sua volta precisato con altre due negazioni: « né da voi , né da altri » . In que sto caso il vocabolo d6xa è adoperato nel senso profano di « fama » o « onore » (cfr. 2Cor 6,8}. I predicatori del vangelo non ricercano la gloria umana, perché hanno come prospettiva la gloria di Dio ( I Ts 2 , 1 2 .20) 16 • Questa alternativa è confermata dalla puntualizzazione: « Non cercando (la gloria) dagli uomini » , che riprende quanto detto sopra sulla predicazione del vangelo: « non per piacere agli uomini , ma a Dio » ( l Ts 2,4) . La triplice negazione prepara l' affermazione positiva, introdotta da una propo sizione concessiva: « Pur potendo farci valere come apostoli di Cristo, invece siamo stati piccoli in mezzo a voi » ( I Ts 2,7a) . Il participio presente dynamenoi (« poten do >>), che suggerisce l' idea di un'attitudine permanente , regge l 'infinitiva en barei efnai (« essere di peso »), seguita dall'espressione hOs Cristou ap6stoloi (« come apostoli di Cristo »). La fraseologia « essere di peso » può essere intesa in chiave socioeconomica, nel senso di farsi mantenere dalla comunità, in quanto « apostoli di Cristo » , oppure nel significato di far valere l 'autorità e la dignità di apostoli . La prima interpretazione sarebbe favorita dalla ripresa di questo tema in l Ts 2,9 , dove si ricorda che i predicatori dal vangelo a Tessalonica hanno lavorato duramente notte e giorno « per non essere di peso (epibaresai) ad alcuno di voi » . Ma in l Ts 2,7abc si parla dell'atteggiamento dimesso e amorevole dei predicatori del vangelo, che a Tessalonica - « in mezzo a voi >> - non hanno fatto pesare la loro autorità di « apostoli di Cristo >> . Questa è l ' unica ricorrenza dell' appellativo « apostoli » nella nostra lettera. Inconsueta è anche l'espressione « apostoli di Cristo » . Nell ' intesta zione delle lettere paoline normalmente ricorre la formula « apostolo di Cristo Gesù >> , riferita sempre a Paolo . Data la varietà e la pluralità di accezioni dell' appel-
15 Dione di Prusa, Orationes 1 7 ,6- 1 6 : elenca i danni della pleonex{a , il più grande dei mali ; è un vizio tipico dei retori , che cercano il favore del pubblico per il denaro (Orationes 32,1 1 ; 35 , 1 ) ; Plutarco, Moralia 1 3 1 A : molti retori e sofisti sono mossi dalla ricerca della fama e del profitto; in vece fa l 'elogio del re spartano Agide , libero dalla pleonex{a (Agide e Cleomene 3 , 1 ; 1 6 , 1 ) . 16 La ricerca dell 'onore (doxa) assieme a quella del denaro è tipica dei sofisti e retori criticati da Dione di Prusa, Orationes 1 2 ,5 ; 3 2 , 1 0- 1 1 ; Epitteto, Diatribe 3 ,23 , 1 -38, mette in guardia dai filo sofi che parlano e discutono per farsi vedere e per l ' applauso.
« Vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio » J Ts 2,1-12
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lativo ap6stolos negli scritti paolini , si può applicare la qualifica « apostoli di Cristo » a tutti e tre i mittenti della lettera: Paolo , S ilvano e Timoteo . Essi sono i delegati del « Messia » , incaricati da Dio stesso di proclamare il suo vangelo . La dinamica di tutta la costruzione antitetica precedente sfocia nella dichiara zione positiva, introdotta dalla preposizione avversativa alla: « Invece siamo stati piccoli in mezzo a voi » . L' interpretazione di questa frase è complicata dal fatto che, nella trascrizione del testo greco, i manoscritti si dividono. Nei codici più antichi e autorevoli si legge a/là egenethemen nepioi en mésq hymon (« siamo stati piccoli in mezzo a voi »). In altri codici , in parte corretti , al posto di nepioi si legge epioi (amorevoli) 1 7 • La duplice trascrizione del testo si potrebbe spiegare come errore dei copisti , che hanno omesso - per aplografia - o aggiunto - per dittografia - una enne(n): egenethemen(n)epioi. Tutte e due le ipotesi di errore sono plausibili e per ciò si elidono a vicenda. Non resta che l ' analisi del testo per coglierne la dinamica e scegliere la lettura più coerente . Chi legge epioi (amorevoli) connette la dichiara zione di l Ts 2,7ab con quella che segue , dove compare l' immagine della madre che si prende cura dei suoi figli ( l Ts 2 ,7c) 1 8 • Jeffrey A.D. Weima demolisce gli argo menti di chi sceglie la lezione epioi: il vocabolo nepioi sarebbe più comune rispetto a epioi, perciò preferito dai copisti al posto del termine raro epioi; non è vero , per ché epioi ricorre nel greco profano (42 volte nel secolo I a.C.); nepioi in Paolo avrebbe un significato negativo, e perciò non lo avrebbe scelto come termine di paragone per gli apostoli di Cristo (non è vero: nepioi può essere positivo o neutro); un senso positivo (innocenza) di nepioi si trova negli scrittori greci contemporanei; nepioi come metafora entrerebbe in contrasto violento con la metafora successiva della madre-nutrice; ma una diversa divisione del testo risolve il passaggio brusco o il contrasto tra le due immagini. L' argomento principale a favore della lezione nepioi è questo: funziona bene nella dinamica letteraria di l Ts 2 ,5-7b , perché chiude la serie delle tre negazioni precedenti , dove Paolo si pone in contrasto con il discorso di adulazione , l ' avidità e la ricerca della gloria umana da parte dei predicatori ambulanti criticati da Dione Crisostomo e da altri , e afferma che , nonostante la loro autorità di apostoli di Cristo , sono diventati come « bambini » (piccoli) , innocenti (semplici) in mezzo ai tessalonicesi 19•
1 7 Si legge nepioi nel papiro 65 , P'S . del secolo III , nei codici Vaticano e Sinaitico del secolo IV, nel Claromontanus del secolo VI , nell 'antica versione latina e in alcune versioni copte . 18 J .A.D. Weima, « But We Become lnfants Among You »: The Casefor NEP/01 in l Thess 2,7, in NTS 46 (2000 ) 547-564 . 1 9 A favore della lezione nepioi s i schierano: S . Fowl , A Metaphor in Distress. A Reading of NEP/01 in 2 Thessalonians 2,7, in NTS 36 ( 1 990) 469-473 ; J. Delobel, One Letter too Many in Paul 's First Letter? A Study oj (n)epioi in l Thess 2,7, in LouvSt 20 ( 1 995) 1 26- 1 33; B .R. Gaventa, Our Mother St. Pau[: Toward the Recovery of a Neglected Theme, in PSB NS 1 7 ( 1 996) 29-44; B .R. Gaventa, Apostles as Babes and Nurses in / Thessalonians 2:7, in J.T. Carro! - C.H. Cosgrove - E.E. Johnson (edd.), Faith and History in the New Testament. Essays in Honor of Pau/ W. Meyer, Scholars, Atlanta (GA) 1 99 1 , pp . 1 93-207 ; S. Cotrozzi , l Thes 2,7 - A Review, in FilolNT 12 ( 1 999) 1 55 - 1 60; T.B . Sailors, Wedding Textual and Rhetorical Criticism to Understand the Text of l Thessalonians 2,7, in JSNT 80 (2000 ) 8 1 -98. Gran parte delle versioni e dei commentatori contemporanei sceglie la lezione epioi.
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Parte seconda . Traduzione e commento
[2,7c-8] Sullo sfondo della serie di antitesi precedenti risalta la figura posi tiva della madre-nutrice , che si prende cura dei propri figli . Questa immagine familiare si sviluppa nel lessico affettivo della dichiarazione successiva, dove la comunicazione del vangelo di Dio è posta in parallelismo progressivo con il dono della vita: "' Così affezionati a voi eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio , ma perfino la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari » . Il termine tr6phos (nutrice) non ha riscontri in alcun altro testo del NT. Anche nella versione dei LXX si trova solo in tre testi , di cui due paralleli, senza nessuna rilevanza teologica o religiosa (2Re I l ;2 // 2Cr 22 ,1 1 ) . Invece è molto interessante il testo di ls 49,23 , perché fa parte di un quadro dove risalta l'immagine della tene rezza di Dio trascritta in termini materni . Parlando del ritorno dei deportati in patria, il profeta immagina questo dialogo: « Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato" » . E fa rispondere al Signore: « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai » (Is 49, 1 41 5) . Dopo aver parlato della ricostruzione delle rovine della terra devastata, il pro feta mette in bocca a Sion - la comunità ideale rinata dopo il disastro - queste paro le: « Costoro, chi me li ha generati? Io ero priva di figli e sterile, esiliata e prigioniera, e questi , chi li ha allevati? Ecco , ero rimasta sola, e costoro dov 'erano? » (Is 49,2 1 ) . E il Signore risponde : « Ecco , io farò cenno con la mano alle nazioni , per i popoli isserò il mio vessillo . Riporteranno i tuoi figli in braccio, le tue figlie saranno por tate sulle spalle . I re saranno i tuoi tutori - LXX : tithen6i sou -, le loro principesse le tue nutrici (tr6phoi sou) » (LXX Is 49 ,22-23 ) 20• Le immagini del padre e della madre , per esprimere il rapporto di Dio con il suo popolo , sono presenti in altri testi dell' AT (Dt 32,6; Is 66,10- 1 3 ; Ger 3 1 ,20; Os I l , 1 -4 .8-9) . Paolo chiama tékna mou (« figli miei ») i cristiani della Galazia, ai quali ha annunziato il vangelo durante la prova di una malattia e che ora è costretto a partorire di nuovo nel dolore finché Cristo sia formato in loro (Gal 4,19; cfr. l Cor 4,14- 1 5) . Nel testo di l Ts 2,7c , con il termine tr6phos, accostato al sintagma heautes tékna (« propri figli »), si dà risalto al ruolo della madre che nutre , protegge e si prende cura dei figli che ha generato . Questo aspetto è confermato dali 'uso del verbo thdlpein , che significa « riscaldare >> , « prendersi cura » e « proteggere » (cfr. Ef 5 ;29) . In un paio di testi della versione dei LXX con questo verbo si presenta l ' atteggiamento della madre - uccello e struz zo - nei confronti delle uova o degli uccellini (Dt 22 ,6; Gb 39,14). L' immagine della nutrice , che si prende cura teneramente dei propri figli , è rafforzata nella dichiarazione che segue immediatamente , dove si riprende e si in tensifica il lessico affettivo: « Così affezionati a voi , eravamo disposti a darvi non solo il vangelo di Dio , ma perfino la nostra stessa vita , perché ci siete diventati cari >> . Il participio iniziale , dal raro verbo homéiresthai (« desiderare intensamen te ») - un hapax neotestamentario -, esprime l' attaccamento appassionato dei predi catori del vangelo di Dio. Il verbo homéiresthai nella Bibbia si trova solo in LXXGb 20 Nel cammino del deserto Mosè si lamenta con Dio, perché l ' ha incaricato di portare in grem bo come una balia - hOsèi tithen6s - porta il lattante , il popolo che non ha generato (Nm I l , 1 2) .
«
Vì abbiamo annunziato il vangelo di Dio » JTs 2,1-12
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3 ,2 1 e nel Sal 62(63) ,2 della versione di Simrnaco. Esso esprime il desiderio inten so e l ' attaccamento dei genitori nei confronti dei figli2 1 • Nel seguito del dialogo epistolare i mittenti della lettera dicono che , separati dai fedeli - letteralmente: aporphanisthéntes aph 'hymon (« rimasti orfani di voi ») -, sono impazienti e bra mosi di rivederli ( l Ts 2 , 1 7 ) . L' intensa relazione affettiva propria dei genitori verso i figli rende comprensibile la disponibilità e decisione dei predicatori del vangelo a donare « le proprie vite » . L' imperfetto del verbo eudokein (« essere ben disposto » , « decidere >>) - l Ts 3 , l - esprime l ' atteggiamento di fondo dei missionari che pro clamano il vangelo di Dio a Tessalonica. Paolo si esprime in modo analogo nel proemio della Lettera ai Romani , dove scrive: « Ho infatti un grande desiderio di vedervi , per comunicare un dono spirituale perché ne siate fortificati >> (Rm l , 1 1 ). Con l ' unico verbo metadid6nai si dice che i predicatori erano disposti non solo a « comunicare >> il vangelo di Dio, ma a « donare » perfino la propria vita. Se il vangelo di Dio è l' annunzio del suo amore , che si manifesta in Gesù Cristo nel dono della sua vita, si capisce che la condizione ideale per trasmetterlo è quella di un amore così intenso e totale da « donare la vita » per gli altri . Nell ' ambiente gre co-romano la disponibilità a dare la vita caratterizza la relazione di arnicizia22 • Non è casuale che l ' affermazione sulla disponibilità a dare la vita si chiuda con il richia mo al rapporto di amore che lega gli annunciatori del vangelo ai cristiani di Tessa Ionica: « Perché ci siete diventati cari » ( l Ts 2,8c) . Ai tessalonicesi , che nell 'esor dio della lettera sono interpellati come « fratelli amati ( egapeménoi) da Dio » , i predicatori del vangelo di Dio ora dichiarano che gli sono diventati agapet6i (cari) . Prima di essere un appellativo tipico del dialogo epistolare paolino, l ' aggettivo verbale agapet6i (amati) esprime il legame affettivo profondo creatosi tra i pre dicatori del vangelo e i fedeli che l ' hanno accolto (cfr. l Cor 4 , 1 4 ; 1 0 , 1 4; 1 5 ,58; Fil 2 , 1 2 ; 4 , 1 ) . [2,9-12] Gli ultimi quattro versetti s i aprono con u n richiamo all 'esperienza diretta dei destinatari : « Ricordate . . . Voi stessi siete testimoni . . . Sapete pure . . . » ( l Ts 2,9a . 1 0a. l l a) . A riprova della disponibilità dei predicatori non solo a comunicare ai tessalonicesi il vangelo di Dio , ma a dare la loro stessa vita, si ricordano lo stile e il metodo sia del primo annunzio sia della cura pastorale della comunità dei cre denti . L'appellativo « fratelli » , che fa parte dello stile epistolare , riattiva il contatto tra i mittenti e i destinatari della lettera . La memoria del primo annunzio si concen tra sulla « fatica » e sul « travaglio » dei predicatori che hanno lavorato senza so sta - « notte e giorno » -, per non pesare su nessuno dei fedeli della comunità. Il binomio k6pos e m6chthos evoca la fatica e la pena inseparabili dal duro lavoro 21 In un' iscrizione funeraria trovata a Iconio (Licaonia-Frigia) si legge che i genitori di un ragaz zo morto sono homeir6menoi perì paidOs, - diventa attiva nei credenti che l 'hanno ricevuta e accolta « non come parola di uomini , ma com'è veramente parola di Dio » . Il richiamo al gruppo dei destinatari - « in voi credenti » - offre lo spunto per una « digressione » sulla loro condizione di sofferenza, che li rende « imitatori delle chiese di Dio » della Giudea. La menzione dei « giudei » , ostili alle comunità cristiane della Giudea, innesca una dura polemica nei loro confronti . All' unico vocabolo iouddioi si saldano cinque fra si, di cui quattro sono participi - tradotti con proposizioni relative - e una costruita con l' aggetti vo « ostili »: « Hanno messo a morte il Signore Gesù ... ci hanno perse guitato ... non piacciono a Dio ... (sono) ostili a tutti gli uomini, impediscono a noi di predicare alle genti ... » ( I Ts 2,14- 1 5) . La serie delle cinque affermazioni antigiudai che sfocia in una proposizione introdotta da eis (per) e dall' infinito aoristo del verbo pleroun (compiere) , che regge come complemento oggetto tàs hamart(as (« i pecca ti » , 2Ts 2,15). La composizione di tono polemico si chiude con una sentenza di ca rattere apocalittico . L' immagine dell ' ira, associata al tema dei « peccati » portati al colmo, fa intravedere il giudizio di condanna definitiva o escatologica (2Ts 2,16) . Si avverte una tensione tra la frase iniziale del ringraziamento a Dio , per l'accoglienza della sua parola, e la dura polemica nei confronti dei giudei. Un elemento di continui tà con il tema della « parola » fatta ascoltare e accolta è suggerito dall' infinito aoristo del verbo lalefn (parlare) nel contesto della denunzia dei giudei , che si oppongono all' annunzio della parola alle genti perché giungano alla salvezza (cfr. 1Ts 2,2.4) . Il tono e il contenuto delle cinque dichiarazioni polemiche contro i giudei, che culminano nella sentenza sull ' ira ormai giunta su di loro alla fine , sollevano inter rogativi e sospetti sull 'origine paolina del brano e sulla sua appartenenza al testo originale della lettera. In un articolo , pubblicato in Harvard Theological Review nel 1 97 1 , Beriger A. Pearson , per ragioni teologiche , lessicali, e stilistico-letterarie, considera il testo di 1 Ts 2 , 1 3- 1 6 un' interpolazione , in cui si riflette il modo di pen sare dei cristiani successivo alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.2. L'ipotesi -
2 B .A. Pearson , l Thessalonians 2 . 13-16: a deutero-Pauline lnterpolation , in HTR 64 ( 1 97 1 ) 7994 (ripubblicato in Id., The Emergence o/Christian Religion: Essays on early Christianity, Trinity Press, Harrisburg [PA] I 997, pp . 58-74) . L'ipotesi di B .A. Pearson è ripresa da altri autori , in articoli e com-
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Parte seconda. Traduzione e commento
dell'interpolazione - e inautenticità - del testo di l Ts 2 ,( 1 3) 1 4- 1 6 , rimane minori tana sia negli studi monografici sia nei commenti della l Tessalonicesi . Le peculia rità lessicali , letterarie e tematiche del testo , che appaiono estranee o in contraddi zione con lo stile e il pensiero di Paolo , possono essere interpretate sullo sfondo della tradizione biblica e giudaica, e tenendo conto del genere retorico della « pole mica » , che ama la iperbole , cioè l ' intensificazione o l ' eccesso del linguaggio .
[2,13] Questo è uno dei tre ringraziamenti che scandiscono la l Tessalonicesi ( l Ts l ,2; 2,1 3; 3 ,9; cfr. 5 , 1 8). L'espressione eucharistoumen tq Theq adialéiptos . . . , che ricalca il ringraziamento dell'esordio - l Ts l ,2 -, è introdotta con una fraseolo gia ridondante , rispecchiata nella traduzione: Kaì dià touto kaì hemefs . . (« [E] pro prio per questo , anche noi . . . » ) . L'espressione dià touto (« per questo ») potrebbe riferirsi a quanto è stato detto nei versetti precedenti sull' attività dei predicatori a Tessalonica ( l Ts 2 , 1 - 1 2) . Ma l ' uso del verbo eucharistefn (« rendere grazie >>), se guito dalla proposizione introdotta da h6ti (perché) , dove si esplicita il motivo del ringraziamento , suggerisce di connetterla con quello che segue, cioè con l'acco glienza della parola di Dio da parte dei tessalonicesi . La posizione enfatica del pro nome di prima persona plurale hemefs, rimarcato dal secondo ka(, « anche » (« da parte nostra »), prepara il contesto del nuovo tema del dialogo epistolare . All ' hemefs (noi), posto in apertura della frase , corrisponde alla fine l ' en hymfn , « in voi » credenti . Volutamente , quasi con la stessa terminologia, si riproduce il ringraziamento dell'esordio, mettendo però in risalto il paradosso della parola di Dio, proposta dai predicatori che sono, come gli ascoltatori stessi , « uomini » . Il moti vo del rendimen to di grazie a Dio è l' accoglienza della « parola di Dio » da parte dei tessalonicesi , chiamati « credenti » . In primo luogo , il termine l6gos (parola) è specificato dal genitivo akoes (ascolto) in un sintagma difficile da rendere in una traduzione scor revole: « parola di ascolto » , « parola ascoltata » . Il sostanti vo akoe, che ricorre 8 volte nell'epistolario paolino, nel contesto della proclamazione del vangelo è asso ciato alla fede (Rm l O , 1 6 . 1 7) . Nella formula ripetuta 2 volte nella Lettera ai Ga lati - akoe tes pfsteos - il termine akoe è inteso come ascolto nella fede (Gal 3 ,2 .5) . Nella Lettera ai Romani , la citazione di Is 53,1 commenta e conferma la dichiara zione: « Ma non tutti hanno obbedito (hypekousin) al vangelo » , dove l 'obbedire al vangelo è equiparato a credere all' ascolto (Rm 1 0 , 1 6) . Nella conclusione si afferma .
menti alla lTessalonicesi: H. Boers, The Form Critica/ Study of Paul 's Letters . l Thessa/onians as a Case Study, in NTS 22 ( 1 975/ 1 976) 140- 1 58; H. Koester, Apostel und Gemeind in den Briefen an die Thessalonicher, in D . Liihermann - G . Strecker, Kirche . Feschriftfor Giinther Bornkamm zum 75 Geburtstag, Mohr & Siebeck, Tiibingen 1 980, pp . 287-298; D.D. Schmidt, J Thess. 2 . I 3-16: Linguistic Evidencefor an lnterpolation , in JBL 102 ( 1 983) 269-279; J.G. Gager, The Origins oj Anti-Semitism: Attitudes toward Judaism in Pagan and Christian Antiquity, Oxford University Press , New York 1 983; F. Laub, l. Und 2Thessa/onichebrie (NEB .NT) , Echter, Wiirzburg 1 985, pp. 2 1 -22; E J. Richard, Early Pau fine Thought: An Analysis of l Thessalonians, in J .M . Bassler (ed.), Pauline Theology, l : Thessalonians, Philippians, Galatians, Philemon , Fortress , Minneapolis 1 99 1 , pp . 39-5 1 ; Id ., First and Second Thessalonìans (SC I l ) , The Liturgica! Press, Collegeville (MI) 1 995 , pp. l l9- 1 27 . Già nel 1 845 , Ferdinand Christian Baur, fondatore della scuola critica di Tubinga, partendo dal testo di 2Ts 2,14- 1 6, nega l 'autenticità paolina di tutta la lettera (F.C . Baur, Pauius der Apostel Jesu Christì).
> . Quando i l soggetto è Dio, Paolo adopera la forma attiva del verbo energefn .
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Parte secorula . Traduzione e commento
zione , in rapporto sia con la sofferenza, che richiama la « tribolazione » , sia con l' accoglienza della Parola . L'elemento nuovo è il riferimento alle « chiese di Dio » , definite sotto il profilo geografico e spirituale . Si tratta delle chiese di Dio « che sono in Giudea, in Cristo Gesù » . Neli ' intestazione di l Tessalonicesi si legge questo indirizzo: « AH' ekkles(a dei tessalonicesi in Dio Padre e Signore Gesù Cristo » ( l Ts l , l ) . Il genitivo tou Theou, che specifica il plurale ekklesfai , indica sia l ' origine sia l ' appartenenza . Nell'epistolario paolino il sintagma ekklesfa tou Theou compare 9 volte . Quando ricorre nella forma al plurale, come qui , si riferisce alle chiese di Gerusalemme o della Giudea, prototipo delle altre chiese ( l Cor 1 1 , 1 6 ; cfr. 2Ts l ,4) . In Gal l ,22 Paolo afferma che , dopo la sua visita a Cefa, a Gerusalemme , egli era sconosciuto personalmente alle « Chiese della Giudea che sono in Cristo » . Nel dettato epistolare paolino il riferimento geografico /ouddia abbraccia la regione che fa capo a Gerusalemme, punto di partenza e di arrivo della sua missione (cfr. Rm 1 5 , 1 9 .25 .3 1 ; 2Cor l , 1 6) . Ora si afferma che quelle chiese sono un prototipo per la Chiesa dei tessalonicesi , che ha sofferto da parte dei propri concittadini , come esse da parte dei giudei . Non si dice in che cosa consista la sofferenza nelle due situazioni , né si pre cisa chi sono i « concittadini » che provocano la sofferenza, se giudei o greci . I l verbo pdschein (soffrire) nelle lettere d i Paolo indica una condizione di sofferenza umana, personale e comunitaria, fisica e sociale, in alcuni casi connes sa con lo statuto dei credenti (Fil l ,29) . Per parlare delle sofferenze a causa della fede , nella nostra lettera si adopera il lessico della « tribolazione » ( l Ts l ,6; 3 ,3-4) . Nel corso della sua attività di annunciatore del vangelo fra le genti , Paolo si scon tra con la resistenza dei giudei (cfr. Rm 1 5 ,3 1 ; l Cor 1 1 ,24) . L' autore del libro de gli Atti degli apostoli , che ricostruisce la missione di Paolo, da persecutore a testi mone del vangelo, documenta l' opposizione e ostilità che egli incontra fra i giudei a Gerusalemme e nella diaspora . Un'eco del ruolo di Paolo « persecutore » della Chiesa di Dio si trova anche nelle sue lettere (Gal l , 1 5 .23; l Cor 1 5 ,9; Fil 3 ,6) . Dalle informazioni frammentarie dei testi paolini si intuisce che le « sofferen ze » subite dalle chiese della Giudea sono connesse con la loro condizione di mino ranza religiosa nei confronti dei giudei . In questo caso , il vocabolo giudei non è una designazione di carattere etnico , ma piuttosto di tipo religioso-sociale . Sono i giu dei che , nella stragrande maggioranza, non condividono la fede dei cristiani di ori gine ebraica e la contestano. Nell'epistolario paolino il termine (ho i) iouddioi (« [i] giudei »). spesso in coppia o in antitesi con (« [i] greci ))), designa gli ebrei nella loro identità etnico-religiosa (Rm 3 ,29; l Cor l ,22-24; 9 ,20; 10,32) . In alcuni testi Paolo chiama iouddioi (giudei) anche i giudeo-cristiani ( l Cor 1 2, 1 3 ; Gal 2 , 1 3) . Le soffe renze che le chiese della Giudea subiscono da parte dei giudei derivano da un con flitto ali 'interno dello stesso gruppo etnico , per ragioni religiose . Nel caso della Chie sa dei tessalonicesi , nata in ambito greco o comunque non ebraico - l Ts l ,9 -, le sofferenze vengono dai loro symphylétoi (concittadini), per motivi non solo religio si , ma anche sociali e culturali . Con il termine greco symphylétes si designa chi ap partiene alla stessa phyle (tribù), che costituisce la struttura sociale dei residenti di una città greco-romana. Nella città libera di Tessalonica sono quattro le tribù in cui sono suddivisi i cittadini . Pare che i giudei della comunità ebraica della città mace-
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don e non facciano parte di alcuna delle quattro tribù cittadine4• In questo caso i giudei di Tessalonica non sarebbero implicati nelle « sofferenze » della giovane co munità cristiana. Dando credito al racconto lucano della fondazione della comunità di Tessalonica si potrebbe pensare che almeno indirettamente i giudei della città siano coinvolti nel conflitto e nell' ostilità nei confronti del gruppo cristiano che non si lascia integrare nella vita sociale , culturale e religiosa della città5 • La menzione dei « giudei » innesca una serie di dichiarazioni polemiche sullo stile della vituperatio di matrice retorica, dove non manca la figura dell' iperbole . Nella denunzia di 1 Ts 2 , 1 5 al primo posto si menziona l' uccisione del « Signore Gesù » , che sta sullo sfondo di quella dei profeti della tradizione biblica. Per evi tare questa inversione dell'ordine storico - prima Gesù e poi i profeti -, si fa l 'ipo tesi che nel testo di l Ts 2 , 1 5 si parli non dei profeti biblici , ma di quelli del Nuovo Testamento , che hanno subito il martirio , da Giovanni il Battista a Stefano e Giacomo , figlio di Zebedeo6 • L' attribuzione della responsabilità della morte di Gesù ai giudei rientra nello schema narrativo del quarto vangelo e nell'opera luca na, soprattutto nei discorsi del libro degli Atti degli apostoli rivolti ai giudei (At 2,3 .36; 3 , 1 5 : apoktéinein; 4,10; 5 ,30) . Davanti al sinedrio di Gerusalemme Stefano conclude il suo discorso accusando i suoi ascoltatori di opporsi allo Spirito Santo come i loro padri , che hanno perseguitato i profeti e hanno ucciso - apékteinan quelli che preannunziavano la venuta del Giusto, del quale ora essi sono divenuti traditori e uccisori (At 7,5 1 -52) 1 . Il verbo apoktéinein (uccidere) ricorre solo 5 volte nell'epistolario paolina - su 74 del NT - e mai in rapporto con la morte di Gesù . In Rm 1 1 ,3 con questo verbo si parla dell 'uccisione dei profeti in una cita zione biblica ( I Re 1 9 , 10). È inconsueta anche l 'espressione il « Signore . . . Gesù » , dove i l titolo Kyrios è posto i n evidenza , separandolo dal nome /esous, con l' inter posizione del participio: « Quelli che hanno messo a morte . . . » . Lo stesso verbo regge il secondo complemento oggetto: kaì toùs prophétas (« e i profeti »). In quest'accusa si avverte l ' eco della tradizione biblica, nella quale si denun ziano il rifiuto e l ' uccisione dei profeti da parte dei figli di Israele . Nella preghiera penitenziale dei leviti , riportata nel libro di Neemia, si ripercorrono le tappe della storia dei figli di Israele per riconoscere la loro infedeltà nel rapporto di alleanza con il Signore: « Ma poi hanno disobbedito, si sono ribellati contro di te , si sono gettati la tua legge dietro le spalle , hanno ucciso i tuoi profeti , che li ammonivano per farli tornare a te , e ti hanno insultato gravemente » (Ne 9 ,26; cfr. I Re 1 9 ,10; 2Cr 36,1 5- 1 6; Dn 9 ,9- 1 1 ) 8• La tradizione biblica relativa ai profeti rifiutati e uccisi si prolunga nell 'apocrifo cristiano Ascensione di Isaia del secolo II d .C . , dove si
C. vom Brocke , Thessaloniki - Stadt des Kassander und Gemeinde des Paulus, pp. 1 52- 1 66. 5 K .P. Donfried, Pau/ and Judaism: l Thess. 2,13-16 as a Test Case, in Id ., Pau/, Thessalonica and Early Christianity, pp. 200-202; M . Te1be, Pau/ between Synagoge and State , pp . 1 1 2- 1 1 5 ; N.H. Taylor, Who persecuted the Thessalonian Christians? , in HTS 58 (2002) 784-80 1 ( l Ts 2 , 1 3 - 1 6) . 6 F.D . Gillard , Pau/ and the Killing of the Prophets i n l Thess 2,15, in NT 36 ( 1 994) 259-270. 7 C .B . Amphoux, l Thess 2,14-16: quels Juifs sont-ils mis en cause par Pau/? , in Filo/NT 1 6 (2002) 85- 1 0 1 : eliminando l a virgola che separa i v v . 14 e 1 5 , la serie d i accuse s i riferisce solo a quei giudei che hanno messo a morte il Signore Gesù , cioè i capisacerdoti del tempio. 8 R. Hoppe , Der Topos der Prophetenverfolgung bei Paulus, in NTS 50 (2004) 535-549. 4
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Parte seconda . Traduzione e commento
racconta il martirio di Isaia9 • Il nucleo di questo racconto potrebbe risalire a una fonte più antica, di origine semitica . Anche nell' apocrifo Vztae prophetarum , con servato nella versione latina con interpolazioni cristiane , si narra il martirio dei profeti biblici . Nella sua ricostruzione della storia di Israele , Flavio Giuseppe ri produce il topos del rifiuto e dell' uccisione dei profeti 10• Sulla tradizione biblica e giudaica dei profeti rifiutati e uccisi si innesta il l6gion , riferito nel Vangelo di Luca e nel Vangelo di Matteo , dove Gesù si rivolge alla città santa, rappresentativa dei giudei , esclamando: « Gerusalemme , Gerusalemme , tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te . . . » (Le 1 3 ,34; Mt 23 ,37 ; cfr. 23 ,30-3 1 ) . La seconda accusa rivolta ai giudei - « e ci hanno perseguitato . . . » - si salda con la precedente , accostando al tema della violenza omicida quello della persecu zione . Il verbo composto ek-diokein è un hapax neotestamentario , che suggerisce l' idea della persecuzione violenta. Nella versione dei LXX , dove ekdiokein ricorre circa 20 volte , si riferisce alla persecuzione violenta e ingiusta dei nemici: « Sono potenti i mei nemici , quelli che mi perseguitano ingiustamente >> (Sal 69[68] ,5; cfr. Sal 1 1 9[ 1 1 8] , 1 57) . Nell'epistolario la figura di Paolo « perseguitato » è simmetrica a quella del « persecutore » della Chiesa di Dio ( l Cor 1 5 ,9; Gal 1 , 1 3 .22; Fil 3 ,6). Nella Lettera ai Galati si accenna al fatto che gli etnico-cristiani sono perseguitati dai giudei (cristiani) osservanti (Gal 4 ,29); Paolo stesso è perseguitato a motivo della sua predicazione della croce di Cristo (Gal 5 , 1 1 ; cfr. 6 , 1 2) . Nell 'elenco delle sue peripezie come ministro di Cristo al servizio del vangelo, egli racconta di esse re stato per 5 volte sottoposto alla punizione dei giudei , che prevede la fustigazione di trentanove colpi (2Cor 1 1 ,24; cfr. Dt 25 ,3) . L'immagine negativa dei « giudei » persecutori è accentuata nella terza dichiarazione di carattere religioso: « E non piacciono a Dio » . L'espressione , costruita con il participio del verbo aréskein (pia cere) , è antitetica a quella con la quale si presentano i predicatori del vangelo a Tessalonica: essi cercano di « piacere a Dio » e non agli uomini ( l Ts l ,4) . In una specie di contrappunto con il profilo religioso negativo dei giudei « che non piacciono a Dio » , nella quarta affermazione denigratoria si dice: « E (sono) ostili a tutti gli uomini » . La frase , costruita senza verbo reggente sulla base del l ' aggettivo enantios (avversario) , rappresenta l ' acme della requisitoria, dove si avverte l ' eco di pregiudizi e di slogan antigiudaici dell' ambiente greco-romano . Lo storico romano Cornelio Tacito (55- 1 20 d .C .) , nel quinto libro delle Historiae, nel contesto della guerra antigiudaica condotta da Tito, ricostruendo la storia dei giudei presenta una sintesi delle loro credenze , dei riti e delle pratiche religiose e morali . Dopo aver parlato delle ipotesi sull' origine del l ' osservanza del sabato, continua dicendo: « Questi riti , comunque introdotti , si giustificano per l 'antichità: altre pratiche , perniciose e vergognose , si sono stabilite per la loro depravazione . Infatti , qualsiasi delinquente , rinnegata la religione dei padri , portava là (a Geru salemme) contributi di denaro e offerte , per cui si accrebbe la potenza dei giudei, anche perché fra di loro sono di una fedeltà ostinata, disposti alla compassione , mentre nei confronti di tutti gli altri (nutrono) un odio fazioso (hostile odium) . 9 Ascensione di Isaia 5 , 1 - 1 6. 10
G. Flavio, Antichità giudaiche 9 , 1 3 ,2[265 ] ; 1 0 ,4 ,2 [60] .
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Separati a tavola, divisi a letto , gente incline alla libidine, si astengono dalle stra niere; fra loro nulla è illecito . . . >> 1 1 • Quello che colpisce Tacito è la tendenza dei giudei a distinguersi e separarsi dalle pratiche religiose e morali dell' ambiente in cui vivono . Egli interpreta questa separatezza come ostilità e odio nei confronti degli altri che non fanno parte del loro gruppo etnico religioso . Si tratta del giudi zio di uno scrittore latino , estraneo al mondo religioso culturale giudaico, che ac coglie in modo acritico tradizioni e dicerie nei loro confronti , come quella relativa al culto dell ' asino1 2 • Tacito dipende da altri autori , come Diodoro Siculo, che nei frammenti della sua Biblioteca storica, parlando dell 'assedio di Gerusalemme da parte di Antioco nella guerra contro i giudei , dice che i suoi ministri e cortigiani insistevano perché « sterminasse la nazione dei giudei , dicendo che costoro erano, fra tutte le nazioni , la sola che aborriva unirsi alle altre , e che considerava tutti gli altri uomini come nemici » 1 3 • Il poeta latino Giovenale ( 1 40-50 circa a.C.), riferen dosi all'educazione ebraica, dice che il padre insegna ai figli le credenze e le pra tiche della legge di Mosè , in particolare l ' osservanza del sabato e l ' astensione dalla carne di maiale ; l 'ebreo non tiene in alcun conto le altre leggi , apprende e osserva devotamente solo quelle ebraiche « e mai , a chi non segue il suo culto, ri velerà la strada e solo i circoncisi guiderà a cercare la fonte » 14• Gli stessi scrittori ebrei attestano la presenza e la diffusione di questi pregiu dizi nei loro confronti , nel mondo dei popoli dove sono dispersi . Nel libro biblico di Ester, che rispecchia la situazione degli ebrei nella diaspora del postesilio, si riporta la proposta di Aman al re Artaserse di far sterminare tutti i giudei del regno persiano, dicendo: « C 'è un popolo disperso fra le nazioni in tutto il tuo regno , le cui leggi differiscono da quelle di tutte le altre nazioni . . . » . Nel testo del decreto si dice che è un « popolo ostile » , che vive secondo leggi di verse da quelle di ogni altro , l' unica nazione « in continuo contrasto con ogni essere umano » (Est 3 ,8 . 1 3e). Nel trattato apologetico Contro Apione Flavio Giuseppe riporta i pregiudizi e le accuse antigiudaiche dei greci . Riferendo la testimonianza dello scrittore alessan drino Lisimaco sulle origini degli ebrei, scacciati come lebbrosi dall'Egitto, dice che Mosè « inculcò loro di non essere benevoli verso gli altri uomini , ma di consi gliare loro il male più che il bene , esortandoli a distruggere i templi e gli altari delle divinità » 1 5 • Gli ebrei avrebbero fatto giuramento davanti a Dio di « non voler bene ad alcuno estraneo alla loro stirpe , soprattutto fra i greci » 1 6 • Fra le accuse diffamatorie degli ebrei , sparse negli scritti del retore Apollonio Molone (secolo I a.C.), si dice che sono « atei (kaì misdnthropoi) » 1 1 • Una conferma dell' antigiudai smo nel mondo greco-romano si trova anche nella biografia del filosofo e tauma-
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Tacito, Historiae 5 ,5 , 1 .
1 2 Tacito, Historiae 5 ,4, 1 .
1 3 Diodoro Siculo, Biblioteca storica 34, 1 ; di seguito riporta la leggenda sull'origine degli ebrei, cacciati dall' Egitto come empi , infettati di lebbra e scabbia; Diodoro, per la parte riguardante i giudei e l 'Egitto, dipende da Ecateo di Abdera ( secoli III-II a.C.). 1 4 Giovenale , Satirae 5 , 14 ,96- 106. 1 5 G . Flavio, Contra Apionem 1 ,34[309-3 10] . 1 6 G. Flavio, Contra Apionem 2 , 1 0[ 1 2 1 - 1 22] . 1 7 G. Flavio, Contra Apionem 2 , 1 4[ 1 48] .
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Parte seconda . Traduzione e commento
turgo Apollonio di Tiana (secolo I d.C.), scritta da Lucio Flavio Filostrato (secolo III d.C.), dove, parlando della guerra del futuro imperatore Vespasiano contro i giudei , si dice che questi « da gran tempo ormai sono in rivolta non solo contro i romani, ma contro tutti gli uomini » 1 8 • La quinta frase antigiudaica - « impedendo a noi di predicare alle genti... » spiega e precisa la precedente . Si tratta di quei giudei che non possono piacere a Dio e sono ostili a tutti gli uomini , perché si oppongono all' annunzio del vangelo alle genti , ostacolando in tal modo il loro processo salvifico . La proclamazione del van gelo di Dio ai popoli , oltre i confini etnico-religiosi giudaici , è la missione specifica di Paolo, che risale all ' iniziativa gratuita di Dio ed è riconosciuta anche dalle « CO lonne » della Chiesa a Gerusalemme (Gal l , 1 5- 1 6; 2,7-9) . I cristiani di Tessalonica accogliendo la parola di Dio hanno lasciato alle spalle il culto degli idoli per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli Gesù , il Figlio che li strappa dalla condanna ( l Ts 1 ,9- 10) . Con il verbo sqzein (salvare) e il sostantivo sOterfa (salvezza) , che ri corrono circa 30 volte nell 'epistolario paolino, si esprime l 'evento definitivo della salvezza (cfr. l Ts 5 ,8-9) . Il boicottaggio da parte dei giudei della missione cristiana a favore delle genti è interpretato come il culmine della loro storia di infedeltà. La preposizione eis (per) , che regge l ' infinito aoristo tò anaplerosai (colmare) , può essere intesa come conseguenza o scopo: « al punto di colmare » o « per colmare per sempre i loro peccati » . L'idea che i peccati delle nazioni o di Israele arrivano al colmo, secondo la misura fissata da Dio, è di matrice biblica e apocalittica19 • Alla fine , i n una sentenza che chiude l a serie di accuse , s i dichiara: « Ma s u di loro l ' ira è ormai giunta alla fine » . Nonostante la formulazione concisa e il lessico particolare del testo , il suo senso generale è chiaro: per quei giudei , che hanno portato al colmo la misura dei loro peccati , il giudizio di Dio è sicuro e inesorabile . Con l' immagine biblico-apocalittica dell' ira si rimanda al giudizio di condanna da parte di Dio (cfr. l Ts l ,10; 5 ,9; cfr. Rm l , 1 8 ; 2 ,5 .8). L' aspetto dinamico dell ' inter vento di Dio è espresso mediante il verbo phthanein (« raggiungere , arrivare »), che , in una sentenza comune al Vangelo di Matteo e al Vangelo di Luca, è posto in relazione con la venuta del « regno Dio » (Mt 1 2 ,28; Le 1 1 ,20) . Nelle 5 ricorrenze delle lettere di Paolo il verbo significa « pervenire » - alla meta - « arrivare » . In l Ts 4 , 1 5 ha il senso di « arrivare prima » , « precedere » . Unito alla preposizione epi (su [di loro] ), suggerisce l' idea di qualche cosa che sopraggiunge o piomba addos so a qualcuno . L'espressione conclusiva eis télos può essere interpretata in senso modale - « completamente » - o temporale: « alla fine »20 • Quest'ultimo significa to, con una risonanza escatologica, è suggerito da un logion dei vangeli sinottici ,
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Filostrato, Vita Apollonii 5 ,3 3 . L'arcangelo Gabriele dice a Daniele: « E alla fine del loro regno, quando i loro peccati arri veranno al colmo - plerouménon ton hamarti6n aut6n -, sorgerà un re sfrontato che comprenderà gli enigmi >> (LXXDn 8 ,23; Gn 1 5 , 1 6; 2Mac 6 , 1 4; Sap 1 1 ,9); cfr. Mt 2 3 ,32: « E voi colmate la misura (pli!r6sate tòn métron) dei vostri padri >> ; cfr. Pseudo-Filone , Liber Antiquitatum Biblicarum , origi nale semitico del secolo I d.C . , tradotto in greco e latino (LAB 26 , 1 3); Dio fissa la misura dei tempi (2Baruch 3 1 ,8; 48,2-3; 4Esdra 4,36-37). 20C. Perrot, « La colère est tombée sur eux, àjamais » ( / Th 2,/6), in A. Marchadour (ed.), L'Evangile exploré. Mélanges offerts à S. Legasse (LD 166), Cerf, Paris 1996, pp . 285-299. 19
« Siete diventati imitatori delle chiese di Dio » J Ts 2,13-16
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dove si dice: « Chi h a perseverato sino alla fine sarà salvato (Mt 1 0 ,22; 24 , 1 3 ; Mc 1 3 , 1 3) . Nel nostro testo la formula eis télos, unita alla metafora « ira » (di Dio) , evoca il giudizio di condanna definitiva per quei giudei che , ostacolando l 'annun zio della salvezza alle genti , colmano la misura dei loro peccati . Questo modo di parlare si colloca nella tradizione biblica e giudaica, dove si annunzia il giudizio di Dio per i figli di Israele che ne hanno infranto l ' alleanza2 1 • Una sentenza dello stesso tenore si riscontra in un testo del Testamento di Levi, riferito al giudizio di condanna dei sichemiti : « Ma alla fine l ' ira di Dio li prevenne »22 • Potrebbe essere un modo comune di dire , oppure una glossa cristiana ispirata al testo di l Ts 2 , 1 6 . L a dichiarazione d i l Ts 2 , 1 6 , dettata dal pathos della polemica, h a l o scopo di in coraggiare i cristiani di Tessalonica di fronte ali' ostilità dell' ambiente, appellan dosi al giudizio di Dio nei confronti dei persecutori (cfr. Rm 1 2 , 1 9) . L'unità letteraria d i l Ts 2 , 1 3- 1 6 fa d a ponte tra i l racconto rievocativo della missione paolina a Tessalonica e quello dei suoi rapporti successivi con la Chiesa macedone . La ripresa del tema del ringraziamento dell 'esordio offre lo spunto per fare una riflessione sul rapporto tra annunzio e accoglienza della parola di Dio. Quelli che proclamano la parola di Dio a Tessalonica sono « uomini » come gli ascoltatori stessi . Il superamento del paradosso dell' ascolto della parola di Dio, nella parola di uomini , avviene grazie alla fede , intesa come apertura all ' iniziativa gratuita di Dio . La parola di Dio diventa efficace negli ascoltatori credenti . Il brano che segue , fortemente polemico , si salda al precedente mediante il riferimento alla proclamazione del vangelo di Paolo alle genti per la loro salvezza. Il tema del l ' imitazione e delle sofferenze richiama l ' esordio della lettera, dove i tessalonicesi sono elogiati perché hanno accolto la parola di Dio con gioia , in mezzo a una grande tribolazione , e sono diventati imitatori del Signore Gesù e di Paolo. La polemica antigiudaica non è motivata da ragioni etnico-religiose , come avverrà nella storia successiva dei rapporti tra cristiani ed ebrei, perché Paolo, non ha mai rinnegato la sua appartenenza al popolo ebraico . In questo caso egli utilizza alcuni elementi della storia di Israele - uccisione dei profeti - dell 'ambiente gre co-romano e della tradizione apocalittica, per incoraggiare i cristiani di Tessalonica esposti alle ostilità del loro ambiente
21 Sal 69(68) ,25; J QS 11 , 1 5 ; IV, l 2- 1 3 ; V, 1 2- l 3 ; JQM III ,9; ma l ' ira di Dio non distrugge com pletamente Israele (2Cr 1 2 , 1 2 ; Am 9 ,8). 22 Testamento di Levi 6 , 1 1 .
« SIETE VOI LA NOSTRA GLORIA E GIOIA! »
l Ts 2 , l 7
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3,131
2 1 7Noi invece , fratelli , resi orfani di voi , per poco tempo , di persona , ma non con il cuore , ci impegnammo intensamente , con struggente desiderio di rivedere il vostro volto . 1 8Perciò , proprio io , Paolo , più di una volta avremmo voluto venire da voi , ma sa tana ce l ' ha impedito . 1 9lnfatti chi , se non proprio voi , è la nostra speranza , la nostra gioia e la corona , di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù , alla sua venuta? 20Voi , infatti , siete la nostra gloria e gioia !
3 1 Per questo , non potendo più resistere , abbiamo deciso di essere lasciati soli ad Atene 2e abbiamo mandato Timoteo , nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo , per rafforzarvi ed esortarvi nella vostra fede , 3perché nessuno si lasci sconvolgere in queste tribolazioni . Voi stessi , infatti , sapete che a questo siamo destinati; 4infatti , quando eravamo fra voi , già dicevamo che dove vamo essere esposti alle tribolazioni , come in realtà è accaduto e voi lo sapete . 5Per questo motivo , proprio io , non potendo più resi stere , mandai a prendere notizie della vostra fede , se per caso il tentatore non vi avesse tentati e la nostra fatica non fosse diventata vana. 6Ma ora che Timoteo da voi è tornato a noi e ci ha recato buone notizie della vostra fede , della vostra carità e del buon ricor-
1 La sezione di l Ts 2 , 1 7 - 3 , 1 3 è studiata sotto il profilo della storia delle relazioni tra Paolo e la comunità di Tessalonica: E. Bammel, Preparation for the Perils of the Last Days: l Thessalonians 3,3, in W. Horbury - B . McNeil (edd .), Suffering and Martyrdom in the New Testament: Studies Presented to GM. Styler by Cambridge New Testament Seminar, University Press , Cambridge (UK) 1 98 1 , pp . 9 1 - 100; N. Baumert , « Wìr lassen uns nicht beirren >> . Semantische Fragen in l Thess 3,2f, in FilolNT 5 ( 1 992) 45-60; K.P. Donfried , War 1imotheus in Athen ? Exegetische Oberlegungen zu /Thess 3,1-3, in JJ. Dagenhardt, Die Freude und Gott - unserer Kraft. Festschrift ftir Otto Bernard Knoch zum 65 Geburtstag , Katholische Bibelwerk , Stuttgart 1 99 1 , pp. 1 89- 1 96; in inglese, con qual che modifica, cfr. P.K . Donfried , Was Timothy in Athens ? Some Exegetical Re.flections on / Thess . 3,1-3, in Id., Pau l, Thessalonica and Early Christianity, pp . 209-2 1 9 ; J. Lambrecht, Thank.sgiving in / Thessalonians 1-3, in R .F. Collins (ed.), The Thessalonian Correspondence, pp . 1 83-205 .
« Siete voi la nostra gloria e gioia! » J Ts 2,1 7 - 3,13
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do che sempre conservate di noi , desiderosi di vederci, come noi di vedervi . . . 7Per questo , fratelli , in ogni nostra angoscia e tribolazio ne siamo consolati a vostro riguardo , a motivo della vostra fede , 8perché ora riviviamo , se rimanete saldi nel Signore . 9lnfatti quale ringraziamento possiamo rendere a Dio per voi , per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio , 1 0pregando ol tre ogni misura, notte e giorno , di rivedere il vostro volto e comple tare ciò che manca alla vostra fede? 1 1 Dio stesso , Padre nostro , e il Signore nostro Gesù , voglia dirigere il nostro cammino verso di voi ! 1 211 Signore poi vi faccia crescere e sovrabbondare nell ' amore fra voi e verso tutti , come anche noi verso di voi , 1 3per rafforzare i vostri cuori , irreprensibili nella santità , davanti a Dio e Padre no stro , alla venuta del Signore nostro Gesù , con tutti i suoi santi .
Dopo l' intermezzo sulle « chiese di Dio che sono in Giudea » e i « giudei » che impediscono ai missionari di predicare il vangelo alle genti - l Ts 2,14- 1 6 -, i mis sionari riprendono i contatti con cristiani di Tessalonica, interpellati per la quinta volta adelph6i (« fratelli » , lTs 2 , 1 7 - 3 , 1 3): è l' ultima unità di questa prima parte . Lo stesso appellativo ricompare quando si parla della consolazione per le buone notizie riferite da Timoteo sulla fede e sull ' amore dei tessalonicesi ( l Ts 3 ,7) . Il lessico affettivo ed emotivo contrassegna l' intera sezione , intitolata con l'esclama zione che chiude la prima parte : « Voi (infatti) siete la nostra gloria e gioia! » ( l Ts 2,20) . Il trauma della separazione forzata dei predicatori dalla comunità tessaloni cese è reso con il verbo aporphan(zesthai (« essere reso orfano »), riferito ai genitori che hanno perso i figli ( l Ts 2 , 1 7) . Su questa situazione si innesta e cresce l' intenso reciproco desiderio - il sostantivo epithym(a (brama) e il verbo epipothefn (desi derare) - di rivedersi , idefn tòn pr6sopon (« vedere il volto >> , lTs 2 , 1 7 ; 3 ,6.10). Il rapporto positivo dei missionari con i cristiani di Tessalonica è suggerito da una costellazione di vocaboli a forte risonanza emotiva: 3 volte si adopera il termine chara (gioia) , di cui una volta accompagnato dal verbo chafrein (« gioire >> , l Ts 3 ,9); la gioia è associata all' elp fs (speranza) , alla d6xa (gloria) e al sintagma stéphanos kaucheseos (« corona di vanto » , l Ts 2,1 9-20) . Lo stato d'animo di Paolo, separato dai tessalonicesi con l ' incognita circa la tenuta della loro fede , è espresso con il verbo stégein (« sopportare » 3 volte , l Ts 3 , 1 .5) -, che esprime una forte e in sopportabile pressione . La crisi emotiva in cui si trova Paolo , in attesa del ritorno di Timoteo, inviato a Tessalonica, è indicata con il binomio anagke (necessità) e thlfpsis (« tribolazione » , l Ts 3 ,7 ) . Per parlare della situazione dei tessalonicesi , esposti al rischio di essere sconvolti dalla crisi , si ricorre alla stessa terminologia: thUpseis (tribolazioni) e thUbesthai (« essere tribolato »). L'intensità del dialogo epistolare, percorso da una forte carica emotiva, si può misurare anche dalla frequenza dei pronomi personali , che indicano i due poli della relazione: il pronome di prima persona plurale hemefs (noi) ricorre 1 9 volte; quello di seconda persona plurale hymefs (voi) 24 volte; circa 2 volte emerge il profilo -
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personale di Paolo , che si autopresenta: ego ... Paulos ( l Ts 2 , 1 8 ; cfr. 3 ,5). Accanto a Paolo figura il suo collaboratore Timoteo , inviato come delegato autorevole a Tessalonica ( l Ts 3 2 .6) . Le relazioni e lo scambio di comunicazione tra i missionari e i tessalonicesi si collocano nell 'orizzonte della fede , più volte evocato con le espressioni: émprosthen tou Theou hemon . . . Patròs hemon , « davanti a Dio nostro . . . Padre nostro >> ( l Ts 3 ,9 . 1 3) e al « Signore nostro Gesù Cristo >> ( l Ts 2 , 1 9) . Nuova e originale è la coreografia dell 'incontro finale dei fedeli con il Signore nostro Gesù , indicata con il termine parous(a (« venuta >> , lTs 2 , 1 9; 3 , 1 3) . Sul fronte opposto a quello dei protagonisti del mondo divino , con il quale sono in rapporto i credenti , si colloca la figura di satana, identificato con il « tentatore >> , che contrasta i progetti di Paolo e la fede della comunità ( l Ts 2 , 1 8 ; 3 ,5). La stabilità e la perseveranza dei cristiani di Tessalonica, che hanno abbracciato la fede - 4 volte ricorre il sostantivo pfstis -, sono suggerite dalla duplice ricorrenza del verbo ster(zein (« rafforzare >> , ITs 3 ;2 . 1 3), mentre il progresso e la crescita nell agape - 2 ricorrenze - mediante i sinonimi pleondzein (crescere) e perisséuein ([abbondare] , l Ts 3 , 1 2) . La struttura o articolazione d i questa unità letteraria della l Tessalonicesi in quattro brevi sottounità, salvo qualche minima variazione , incontra un generale consenso: '
l Ts 2,1 7-20 l Ts 3 , 1 -5
lTs 3 ,6-8
l Ts 3 ,9- 1 3
Separazione dei missionari dalla comunità di Tessalonica e va ri tentativi di ripresa dei contatti , impediti da « satana » . Decisione di inviare da Atene a Tessalonica Timoteo , per con fermare la fede della comunità e avere notizie della sua tenuta nella fede . Ritorno di Timoteo con buone notizie sulla fede , sul l ' amore e sul buon ricordo dei tessalonicesi; questo riempie di consola zione e di gioia Paolo e i suoi collaboratori . Nel ringraziamento e nell 'invocazione finali si riassume il dia logo epistolare precedente e si annunzia la serie di istruzioni ed esortazioni dei capitoli successivi .
Oltre al sostanziale accordo sulla struttura di l Ts 2 , 1 7 - 3 , 1 3 , si riconoscono anche alcune peculiarità stilistiche e letterarie . Colpisce la tonalità lessicale del te sto , con forti tinte emotive . In alcuni casi, il ritmo della composizione è molto ra pido , lo stile colloquiale , stringato, con frasi senza verbo reggente , periodi sospesi o anacoluti . La carica emotiva, suggerita dalla terminologia, plasma anche la dina mica del discorso . Sotto il profilo letterario e stilistico , il testo di l Ts 2 , 1 7 - 3 , 1 3 si presta a diverse letture . Nell 'analisi retorica, il carattere biografico e narrativo del dettato epistolare è accostato alla narratio, che precede la probatio . Il tono affet tivo ed emotivo del testo corrisponde al ruolo del pathos nella comunicazione . Nel genere epistolare - lettere di amicizia - il ristabilimento e la conferma delle rela zioni sono funzionali alla parenesi successiva. La ricostruzione della storia dei rap porti tra i missionari e la comunità di Tessalonica ha anche la funzione di motivare l'origine e lo scopo dell' invio della lettera. Inoltre , il fatto che Paolo senta il bisogno di affermare il suo attaccamento ai tessalonicesi e racconti i vari tentativi fatti per riprendere i contatti , anche con
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l ' invio di Timoteo , e alla fine chieda al Signore che gli prepari la strada per rive derli, richiama alcuni tratti dell'apologia. Senza pensare a un modello letterario preciso, chiamato « parousia apostolica » - presenza dell' Apostolo o per mezzo di una lettera o di un inviato -, non si può negare che nelle prime tre sezioni vi siano elementi che rimandano agli schemi e ai modelli letterari presenti anche altrove nell 'epistolario paolino2 • Parimenti , il tono e le espressioni della preghie ra di ringraziamento e delle invocazioni finali riecheggiano quelli dei Salmi e forse sono l ' eco di formule liturgiche della comunità cristiana antiochena. In ogni caso , il duplice rimando alla parousia del « Signore nostro » rientra nel modo di pensare e di esprimere la fede cristiana nella Chiesa primitiva, che si colloca nel l' orizzonte dell' attesa del compimento escatologico .
[2,17] La prima parte del dialogo epistolare , incentrato sulla storia dei rappor ti dei missionari Paolo , Silvano e Timoteo con la Chiesa dei tessalonicesi , si apre con una dichiarazione che ne annunzia il tema. Alla brusca e forzata separazione dalla giovane comunità cristiana di Tessalonica, i predicatori del vangelo hanno risposto con il loro costante impegno per riprendere i contatti, spinti dall' intenso desiderio di rivederli . Il trauma della separazione è espresso con il participio pas sivo del verbo aporphanizestai (« reso orfano »), un hapa.x biblico, che ricorre in alcuni testi della letteratura greca e in Filone di Alessandria3 • La metafora dell'or fano, dalla quale deriva il verbo , si applica sia ai figli , privati dei loro genitori , sia ai genitori che hanno perso i figli. Nei testi greci si adopera in ambedue i casi . Nella nostra lettera sono « resi orfani » dei loro figli i predicatori del vangelo a Tessalonica, che si paragonano alla nutrice e al padre che si prendono cura dei propri figli (cfr. l Ts 2 ,7-8 . 1 1 ) . Tuttavia, si precisa subito che la separazione è li mitata nel tempo e nella forma, perché è un distacco - così si spera - temporaneo e solo fisico, ma non affettivo . La contrapposizione prosopq ou kardiq (« di per sona, ma non con il cuore » ) prepara la dichiarazione successiva sull' impegno a rivederli di persona: idefn tòn pr6sopon hymon (« vedere il vostro volto »). Per riprendere questo contatto , i missionari si sono dati da fare con tutto l ' impegno possibile , perché erano mossi da un desiderio intenso , struggente . L' avverbio perissotérns - un comparativo con valore superlativo -, che accompagna il verbo spouddzein (impegnarsi) , esprime bene l ' impegno straordinario o eccedente dei missionari . Anche l ' uso del sintagma en poli� epithymfq (« con grande brama ») esprime l ' intensità della « passione » , che spinge i predicatori a cercare di ristabi lire i rapporti con la Chiesa di Tessalonica.
2 R.W. Funk, The Apostolic « Parousia ». Form and Signijicance, in W.R . Farmer - C.F.D. Moule R.R. Niebuhr (edd .), Christian History and lnterpretation . Festschrift for John Knox, University Press , Cambridge (UK) 1 967, pp . 249-268; cfr. J. Lambrecht, Thanksgiving in / Thessalonians 1 -3, in RF. Collins (ed.), The Thessalonian Correspondence, pp. 1 83-205 . 3 Sofocle, Antigone 425 , adopera 6rphanos in senso metaforico; Trachinie 942: orphanizoménos; Euripide, Ecuba 1 49 ; Filone di Alessandria, De specialibus legibus 2 ,3 1 , l : interpretando in chiave allegorica la legge biblica sui voti delle donne - vergini , mogli e vedove -, parla dell'anima, che è privata - aporphanisthe - di ogni legame materiale . -
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[2,18] In conseguenza di questo forte desiderio di riprendere i contatti con i tessalonicesi, Paolo , in prima persona, più volte ha preso l ' iniziativa di andare da loro . Solo un antagonista sovrumano - satana - ha potuto troncare o manda re a monte i suoi tentativ i . L' introduzione della figura di satana nella storia dei rapporti con la Chiesa dei tessalonicesi fa capire che Paolo colloca la faccenda nel contesto di uno scontro « apocalittico » tra l ' azione di Dio , che si manifesta e si realizza nell' annunzio del vangelo , e il fronte avversario, rappresentato da satana. L'appellativo greco ho sataniìs (« il satana ») - in ebraico: satàn , in aramaico: satàna ' - ricorre circa 10 volte nell 'epistolario paolino , nei contesti dove sono po ste a rischio la perseveranza e la salvezza dei fedeli ( l Cor 5 .5; 7 .5 ; 2Cor 2 , 1 1 ) . Paolo chiama « ministri » di satana i falsi apostoli e gli operai fraudolenti , che si mascherano da apostoli di Cristo e contestano e contrastano la sua azione missio naria e pastorale nella Chiesa di Corinto (2Cor 1 1 , 1 3- 1 4). Egli considera questo contrasto con i ministri di satana, che si maschera da angelo di luce , come una « spina nella carne , un angelo di satana, incaricato di percuoterlo » (2Cor 1 2 ,7). Nel caso di l Ts 2,1 8 non si capisce chi e che cosa si nasconda dietro la figura di satana, che blocca i progetti di Paolo , il quale vuole ritornare dai cristiani di Tessalonica. Nel seguito della l Tessalonicesi si parla del « tentatore » (ho peirazon) , che potreb be « tentare » (peirazein) i tessalonicesi , azzerando il lavoro dei predicatori del van gelo ( I Ts 3 ,5 ) . Nella ! Corinzi a satana è attribuito il ruolo di tentatore , che può sfruttare la situazione particolare della coppia cristiana (cfr. l Cor 7,5). Siccome in l Ts 3 ,3-4 si parla delle « tribolazioni >> , che inevitabilmente accompagnano la scelta di fede - tensioni e conflitti con l' ambiente familiare e sociale -, si può pensare che sullo sfondo di questa situazione critica Paolo veda in azione satana, il tentatore . Analogamente , nel caso dei suoi vari tentativi di recarsi a Tessalonica, l' azione di satana, che glieli ha bloccati , potrebbe essere identificata con l 'ambiente ostile e pericoloso di Tessalonica, da dove è stato costretto a scappare . [2,19-20] Paolo chiude la ricostruzione dei suoi rapporti con i tessalonicesi con una domanda esclamativa spezzata - manca il verbo reggente -, dove il tono emotivo arriva all ' acme . Ancora una volta egli vuole dire che il fallito incontro con la Chiesa di Tessalonica non può essere segno di mcmcanza di affetto o interesse da parte sua, « perché » essi , assieme agli altri gruppi cristiani - « anche voi » - sono la sua « speranza, gioia e corona di vanto davanti al Signore Gesù , alla sua venuta » . Alla domanda retorica - « Chi . . . (è) la nostra gioia? » - risponde con un' affermazio ne , dove riprende il termine gioia , associandolo a quello della gloria . L'accumulo seriate dei vocaboli manifesta il modo di sentire entusiastico di Paolo nei confronti della giovane comunità cristiana di Tessalonica. Non è l' unica, ma occupa un posto di primo piano nel suo orizzonte spirituale . Identificare i tessalonicesi con la « no stra speranza >> è un modo di esprimersi inconsueto , tenendo presente che con elpfs (speranza) nella nostra lettera si esprime la prospettiva o l ' attesa della salvezza de finitiva ( l Ts l ,3 ; 4,14; 5 ,8). L'espressione: « Voi siete la nostra speranza » , riferita a un gruppo di cristiani, può essere intesa solo come: « Voi siete il motivo o la ragione della nostra speranza » . Lo stesso vale per il secondo vocabolo, chard (gioia) , ripre so subito dopo e nel seguito del dialogo epistolare ( l Ts 2 ,20; 3 ,9) .
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Se ne ha una conferma nell'espressione stéphanos kauchéseos (« corona di vanto » ) , alla quale corrisponde la d6xa (gloria) del versetto successivo . La « CO rona » evoca la vittoria militare e sportiva, utilizzata nell'epistolario paolino come metafora dell'esito positivo - coronamento - dell' impegno di vita dei cristiani e del lavoro apostolico ( l Cor 9 ,25 ; 2Tm 4,8). Nella Lettera ai Filippesi , Paolo chia ma i suoi amatissimi e desiderati cristiani charà kaì stéphanòs mou (« mia gioia e mia corona » , Fil 4 , 1 ) . Nella stessa lettera li esorta a tenere salda la parola di vita per essere a suo vanto - eis kduchema emoi - nel giorno di Cristo, perché la sua corsa e il suo lavoro non siano stati invano (Fil 2 , 1 6) . Nella formula stéphanos kauchéseos , di matrice biblica - Pro 1 6 ,3 1 ; Ez 1 6 , 1 2 ; 23 ,42 - il termine kduchesis (vanto) fa parte del lessico tipico di Paolo per esprimere fierezza, fiducia e sicu rezza , fondate sulla relazione di fede nel Signore4 • Anche se la comunità cristiana di Tessalonica, nata grazie ali ' annunzio del vangelo di Dio da parte dei predicatori itineranti , fin d' ora è per essi motivo e fon te di « speranza, gioia, vanto e gloria » , l ' aggiunta della frase « davanti al Signore nostro Gesù , alla sua venuta )) dà un orientamento escatologico non solo alla « co rona di vanto » , ma a tutta la costellazione dei termini . Per sé il vocabolo gioia po trebbe riferirsi all 'esperienza storica e attuale (cfr. l Ts 2,9) . Allo stesso modo d6xa, nel senso di « onore » , potrebbe limitarsi ali ' orizzonte umano (cfr. l Ts 2 ,6; l Cor 1 1 , 1 5 ; 2Cor 6,8). Tuttavia, la frase interrogativa e la risposta immediata sono trop po connesse per escludere la risonanza escatologica nella dichiarazione finale : « Voi , infatti , siete la nostra gloria e gioia ! » . Per l a prima volta nella nostra lettera i n esame compare i l termine parous(a, dove ricorre ancora 3 volte ( l Ts 3 , 1 3 ; 4 , 1 5 ; 5 ,23) . Nell 'epistolario paolino parous(a ricorre in tutto 14 volte, di cui 6 volte in senso profano - « presenza-ve nuta )) di un personaggio umano - e 8 volte nel senso religioso: « venuta del Signo re )) . Oltre alle4 ricorrenze di l Tessalonicesi e alle 3 ricorrenze di 2Tessalonicesi , nelle lettere di Paolo solo in l Cor 1 5 ,23 parous(a è in relazione con la fede in Gesù Cristo Signore5 • Il termine parousfa , in senso religioso, non ha precedenti nella versione dei LXX , dove ricorre 4 o 5 volte in senso del tutto profano. Flavio Giuseppe , che adopera parousfa oltre 30 volte , nelle Antichità giudaiche con questo vocabolo parla della presenza di Dio6• Nell' ambiente greco-romano con il vocabolo parousfa si designa sia la venuta-presenza dell 'imperatore o di qualche alto funzionario in una città con il relativo corteo , sia la visita-presenza benigna di qualche divinità in un luogo. La notevole presenza nella 2Tessalonicesi di parousfa, con un significato cristologico , potrebbe dipendere dal contesto socioculturale della città di Tessalo nica, dove questo lessico doveva essere ben conosciuto . Parlare della parousfa 4 Nel NT il lessico del « vanto >> è concentrato nelle lettere di Paolo: delle 22 ricorrenze dei due sostantivi kduchesis ( I l volte) e kduchema ( 1 1 volte) 20 sono paoline; delle 37 ricorrenze del verbo kauchiisthai (vantarsi) 35 si trovano nell 'epistolario paolino. 5 Al di fuori dell'epistolario paolino, parous{a in senso religioso (cristiano) si trova nel discor so apocalittico del Vangelo di Matteo (Mt 24,3 .27 .37 .39) , nella Lettera di Giacomo (Gc 5 ,7 .8), nella 2Pietro (2Pt l , 1 6 ; 3 ,4 . 1 2) e nella l Giovanni ( l Gv 2 ,28). 6 G . Flavio, Antichità giudaiche 3 ,5 ,2[80] ; 3 ,8 ,5[203]; 9,4 ,3 [55] ; 1 8 ,8 ,6[286] .
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del Signore nostro Gesù serve a incoraggiare il piccolo gruppo di cristiani che vivono sotto la pressione di un ambiente ostile e sospettoso . In l Ts 5 ;1. si trova anche l 'espressione il « giorno del Signore » , per indicare l ' intervento di Dio , che potrebbe rappresentare il precedente biblico della parous(a cristiana. Nelle altre lettere Paolo tende a evitare questo linguaggio, troppo legato all ' ambiente profa no, per ripiegare sulla categoria biblica del giorno del Signore o semplicemente per invocame la venuta ( l Cor 1 6 ;1.2) . [3,1-5] L' invio di Timoteo a Tessalonica è la soluzione alternativa per rista bilire i contatti con quella Chiesa . Paolo motiva la decisione di mandare Timoteo con il fatto che non riesce a sopportare la situazione di non poter comunicare con i tessalonicesi . Il verbo stégein (« resistere » , « sopportare ») dà l ' idea di qualche cosa che preme e crea tensione ( l Ts 3 , 1 ) . Alla fine , con lo stesso termine , ripete che , « non potendo resistere » , manda Timoteo per avere notizie sulla loro fede ( l Ts 3 ,5 ) . Questo è il secondo motivo o scopo della missione temporanea di Timoteo a Tessalonica. Nella prima dichiarazione , Paolo dice che ha deciso di rimanere da solo ad Atene e di inviare Timoteo per « rafforzare » ed « esortare » i tessalonicesi nella loro fede . Si potrebbe pensare che la « solitudine » di Paolo ad Atene sia relativa, dal mo mento che , secondo il racconto degli Atti degli apostoli , da Berèa dovevano rag giungerlo sia Silvano sia Timoteo (At 1 7 , 1 4- 1 5 . 1 6) . Quando Paolo lascia Atene per scendere a Corinto , sempre secondo il racconto lucano , i due collaboratori non ci sono . Essi lo raggiugeranno qualche tempo dopo, J>iOVenendo dalla Macedonia ([Tessalonica?] , At 1 8 , 1 -5 ) . Nella sua versione dei fatti Paolo non dice nulla di Silvano . Egli invece raccomanda il « fratello » Timoteo, « collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo » ( l Ts 3 ;1.) . Questa presentazione di Timoteo ai tessalonicesi po trebbe sembrare superflua , dal momento che , nell ' intestazione della lettera, Timo teo , assieme a Silvano , è uno dei mittenti ( l Ts l , l ) . Mettendo a confronto il raccon to degli Atti degli apostoli con quello che si dice nella nostra lettera della missione a Tessalonica, si ha questa situazione paradossale . Luca non dice nulla della presen za di Timoteo a Tessalonica, dove sono coinvolti Paolo e Sila-Silvano (At 1 7,5- 1 0) . Timoteo, in compagnia d i Sila-Silvano ricompare a Berèa, dove s i fermano per qualche tempo, dopo la partenza di Paolo per Atene (At 1 7 , 1 4- 1 5) . Nella lettera, al di fuori della menzione iniziale nel prescritto, non si parla di Silvano-Sila, ma solo di Timoteo, delegato di Paolo presso i tessalonicesi . Dai dati desunti dalle due fonti, da tenere distinte senza concordismi , risulterebbe che Timoteo non ha partecipato in prima persona alla missione di Tessalonica, perciò può essere inviato in quella città senza creare sospetti da parte delle autorità, o reazioni ostili nell' ambiente in cui vive la comunità cristiana. Allora si comprende la presentazione che ne fa Paolo , non solo per raccomandarlo come suo autorevole delegato presso i tessalonicesi , ma anche per giustificare lo scopo della sua missione . Timoteo è adelph6s (fratello) , qualificato come synergòs tou Theou en tq euaggelùz tou Christou (« collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo » , l Ts 3 ;1.) . Chiamare Timoteo « fratello )) , nel senso di « cristiano )) , come l o sono tutti i con vertiti di Tessalonica, interpellati come adelph6i, sembrerebbe superfluo , se que-
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sto appellativo non implicasse già un ruolo di stretta collaborazione con Paolo . Nell ' intestazione della 2Corinzi Paolo si presenta come « apostolo di Gesù Cristo » e menziona Timoteo, ho adelph6s (« il fratello » ) , con il quale saluta la Chiesa di Dio che è in Corinto (2Cor l ,l ; cfr. Fm v. l ) . Assieme a Silvano e Timoteo, Paolo, a Corinto , ha predicato « il Figlio di Dio , Gesù Cristo » (2Cor 1 , 1 9) . Il ruolo di Timoteo « fratello » accanto a Paolo nella sua azione missionaria e pastorale trova una conferma nella tradizione epistolare paolina ( l Tm l ,2; Eb 1 3 ,23) . Appare in vece come una qualifica di alto profilo il titolo di synerg6s tou Theou, specificato dal sintagma en tq euaggef(q tou Cristou. Nella lista dei saluti della Lettera ai Romani Paolo presenta Timoteo come synergòs mou (« mio collaboratore » , Rm 1 6 ,2 1 ) . A Filippi sono diversi i « collaboratori » di Paolo , che hanno lottato con lui per il vangelo, fra i quali due donne - Evodia e Sintiche - e Clemente (Fil 4,2-3) . Nella l Corinzi , Paolo e Apollo , didkonoi (ministri) al servizio d i Dio pe r l a nascita e crescita della Chiesa corinzia, sono synergòi tou Theou , nel campo e nell'edifi cio di Dio ( l Cor 3 ,5 .9). Su questo sfondo la qualifica « collaboratore di Dio » , riferita a Timoteo , è perfettamente comprensibile , soprattutto se si tiene conto della precisazione che segue « nel vangelo di Cristo » e dello scopo della presentazione che ne fa Paolo7 • Egli presenta le eredenziali di Timoteo, suo delegato autorevole a Tessalonica, dove può svolgere legittimamente il suo servizio al vangelo di Cristo . A Tessalonica Paolo con coraggio e totale dedizione ha proclamato il vangelo che Dio gli ha af fidato ( l Ts 2 ,2 .4 .8 .9) . Il contenuto essenziale del « vangelo di Dio » è Cristo , al punto che Paolo può parlare del « vangelo di Cristo » (Rm 1 5 ,9; l Cor 9 , 1 2 ; 2Cor 9 , 1 3 ; Gal l ,7 ; Fil l ,27 ) . Lo scopo della missione d i Timoteo a Tessalonica è d i fare quello che avreb be fatto Paolo se avesse potuto rivedere i cristiani di quella Chiesa: « rafforzarli » ed « esortarli » nella loro fede . Con il verbo ster(zein (« rafforzare » o « rendere saldi » ) , ripreso nella preghiera finale di l Ts 3 , 1 3 , nella Lettera ai Romani Paolo esplicita lo scopo della sua visita a quella Chiesa: « Infatti ho un vivo desiderio di vedervi per condividere con voi qualche dono spirituale perché ne siate rafforza ti >) (Rm l , 1 1 ; cfr. 1 6 ,25) . Simmetrico al compito di consolidare l' esperienza di fede è quello di incoraggiare i credenti con parole di conforto e con l ' esortazione . Il verbo parakalefn , che ricorre 8 volte nella l Tessalonicesi , abbraccia l ' intera gamma dell ' azione pastorale per il consolidamento e la crescita della comunità (cfr. l Ts 2 , 1 2 ; 4 , 1 ; 5 , 1 4) . I l compito di Timoteo , inviato a Tessalonica come sostituto di Paolo , è tanto più urgente in quanto c'è il rischio che qualcuno sia scosso dalla situazione con flittuale e dalla pressione dell'ambiente ostile . Per parlare di questo rischio si usa il verbo sdinesthai, un hapax biblico, raro anche nei testi greci profani , passibile perciò di diverse interpretazioni . Dal suo significato originario, connesso con lo 7 Nella tradizione manoscritta dei codici più autorevoli si riporta il testo kaì dlakonon tou Theou, sostituendo synergos con didkonos; altre varianti testuali cercano di evitare l 'espressione troppo ardita synergòs tou Theou. Ma questa è la lettura del testo più sicura, non solo perché è la più difficile , ma anche perché spiega l'origine delle altre .
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scodinzolare del cane che fa festa al suo padrone , alcuni lo interpretano nel senso di « lasciarsi sedurre » da chi approfitta della crisi per far ritrattare la scelta di fede cristiana8 • Altri , in modo più coerente con il contesto dove si parla di rafforzare e consolidare la fede , lo intendono nel senso di « lasciarsi scuotere » o « sconvolge re » dalla crisi che precede la venuta del Signore9• La situazione critica è indicata con il sostantivo plurale thlfpseis (tribolazioni) . Si presuppone un insieme di cir costanze negative, che fanno pressione sui cristiani di Tessalonica. Nel richiamo al rischio di lasciarsi travolgere dalla crisi è implicito l ' invito alla perseveranza. L' intento parenetico è ancora più esplicito nella motivazione , in cui ci si appella ali ' esperienza o alla consapevolezza dei tessalonicesi: « Voi stessi , infatti , sapete che a questo siamo destinati » ( l Ts 3 ,3b) . Al termine della riflessione sulle « tribolazioni >> , che non capitano casualmente ma rientrano in un disegno del quale si deve prendere atto , si rimanda ancora all 'esperienza dei destinatari della lettera: « Voi lo sapete ! » ( l Ts 3 ,4; cfr. 2 , 1 .2 .5 . 1 1 ). Fin dall' inizio della loro espe rienza di fede i cristiani di Tessalonica hanno accolto la parola di Dio « in mezzo a una grande tribolazione » , diventando , in tal modo, imitatori dei missionari e del Signore ( l Ts 1 ,6) . La « tribolazione » , connessa con l ' accoglienza del vangelo di Dio , non è l 'insieme delle sofferenze proprie della condizione limitata degli esseri umani . Non si tratta neppure delle contraddizioni e delle disgrazie ineludibili , attri buite spesso alla fatalità o a un destino avverso . L' idea che i credenti in Gesù Cristo saranno necessariamente esposti alle tribolazioni dipende sia dalla visione apoca littica della storia, sia dal fatto che essi sono partecipi del destino di Gesù « morto e risuscitato » (cfr. l Ts 4 , 1 4) . Nella tradizione biblica e apocalittica l a « grande tribolazione » è connessa con la crisi del tempo finale10 • Negli Atti degli apostoli si riporta un esempio di pardklesis cristiana con una terminologia affine a quella della nostra lettera. Si racconta che Paolo e Barnaba visitàno le comunità cristiane , sorte grazie al primo annunzio del vangelo, « confermando » (epister(zontes) i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede « perché » , dicevano , « dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni » (At 1 4 ,22) . Mettere in conto le tribolazioni, connes se con la scelta di fede , predispone ad affrontarle e a superarle . Fa parte della strategia parenetica prevederle e parlarne in anticipo 1 1 • Paolo conclude le informazioni sulle circostanze che stanno all 'origine del l' invio di Timoteo a Tessalonica, riprendendo la stessa fraseologia di l Ts 3 , 1 -2 , con una variante circa l o scopo della sua missione . Egli s a quali sono i rischi ai quali sono esposti i tessalonicesi . Per lui è importante avere notizie fresche sulla 8 N. Baumert, « Wir lassen uns nicht beirren ». Semantische Fragen in l Thess 3,2/, in Filo/NT 5 ( 1 992) 45-60 . 9 E. Bammel, Preparation for the Perils of the Last Days: l Thessa/onians 3,3, in W. Horbury - B . McNeil (edd.), Suffering arul Martyrdom in the New Testament: Studies Presented to G M. Styler by Cambridge New Testament Seminar, University Press, Cambridge 1 98 1 , pp . 9 1 - 1 00 . 10 Dn 1 2 , 1 ; cfr. Mc 1 3 ,7-8; 2Baruch 70,2- 1 0 ; 4Esdra 5 , 1 -3 ; 1 3 ,30-3 1 ; 1 4 , 1 6- 1 7 . 11 Secondo gli scrittori stoici , una scelta saggia è quella di prevedere e mettere in conto le di sgrazie inevitabil i , per prepararvisi e non lasciarsi sorprendere ( Seneca, Epistulae mora/es 24, 1 5 ; 9 1 ,4; Cicerone, Tusculanae disputationes 3 , 1 4[30]) .
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tenuta della loro fede . Egli teme che , come nel caso dei suoi progetti di viaggio , impediti da satana, anche nella comunità cristiana di Tessalonica sia all ' opera il « tentatore » . Il verbo peirtizein significa sia « mettere alla prova » sia « tentare » . La « prova » delle tribolazioni può sfociare nella tentazione , che porta ad abbandonare la fede . Qui è in gioco tutto il lavoro dei predicatori del vangelo, che si sono impe gnati non solo per far nascere la comunità ma anche per farla crescere e perseverare (cfr. Gal 4 , 1 1 ; Fil 2 , 1 6) 1 2 • [3,6-8] Il ritorno d i Timoteo, che riporta buone notizie d a Tessalonica, se gna una svolta nello stato d' animo dei mittenti della lettera. Il suo « lieto annunzio » è riferito con una certa ridondanza lessicale e stilistica. Il verbo euagge[{zesthai (evangelizzare) evoca l ' euaggélion di Dio , che sta all 'origine e al fondamento della fede dei tessalonicesi . Il contenuto delle buone notizie riferite da Timoteo riguarda prima di tutto la fede e la carità dei cristiani di Tessalonica, poi il buon ricordo che essi conservano dei predicatori del vangelo . Su questo ricordo positi vo , che perdura - « sempre » -, si innesta il loro intenso desiderio di rivederli . Il resoconto sul ritorno e sul « lieto messaggio » di Timoteo è caratterizzato dalla di namica della reciprocità delle relazioni . Timoteo ritorna presso quelli che l'hanno mandato a Tessalonica - « da noi » - quasi come un inviato da parte dei tessaloni cesi , « da voi » . Alla fine , quando si menziona il forte desiderio dei tessalonicesi di rivedere i predicatori del vangelo, si aggiunge subito che anch 'essi desiderano la stessa cosa ( l Ts 3 ,6) . La preoccupazione di dire tutto e subito quello che ha riferito Timoteo fa di menticare di chiudere la serie dei participi con un verbo principale . Il periodo so speso è in parte compensato con la nuova dichiarazione , introdotta come conse guenza o effetto del ritorno-relazione di Timoteo: « Per questo . . . siamo consolati , fratelli . . . , a motivo della vostra fede » ( l Ts 3 ,7 ) . Uno dei motivi dell' invio di Timoteo a Tessalonica era di confortare e incoraggiare - parakalefn - i cristiani di quella comunità. Ora, dopo quello che ha riferito a loro riguardo , sono i missionari stessi - Paolo in primis - a essere consolati . Ne avevano bisogno , perché erano in uno stato di grande angoscia e oppressione . Il binomio antigke e thlfpsis ( « neces sità » e « tribolazione ») fa parte dell 'elenco delle situazioni di crisi , privazioni e sofferenze , fisiche e interiori , che caratterizzano le peripezie di Paolo apostolo (2Cor 6,4; 1 2 ,10). Il linguaggio paolino si ispira al testo biblico dei LXX , dove nei Salmi e nei profeti con la coppia antigke e thlfpsis si presenta la condizione dell'essere umano o del giusto in preda all ' angoscia e alla tribolazione 1 3• Il capo volgimento dello status emotivo riferito in l Ts 3 ,6-7 è analogo a quello raccontato da Paolo nella 2Corinzi , quando ritrova Tito a Tròade: « Sono pieno di consolazio ne , pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione . Infatti , da quando siamo giunti in Macedonia, il nostro corpo non ha avuto sollievo alcuno , ma da ogni parte siamo tribolati : battaglie all 'esterno , timori all ' interno . Ma Dio , che consola gli afflitti , ci 12 L'espressione paolina « faticare invano » ( eis ken6n) potrebbe ispirarsi al testo di Isaia, dove il « servo » si lamenta con il Signore dicendo: « , rico nosciuto come fonte di ogni gioia. La riconoscenza gioiosa, condivisa in un clima di preghiera, è accompagnata dali 'invocazione intensa e prolungata: « Pregando oltre ogni misura, notte e gior no ... » ( l Ts 3 , 10). Ogni preghiera è caratterizzata dalla perseveranza. Si deve pre gare sempre , senza sosta (cfr. l Ts 5 , 1 7 ; cfr. Rm 1 2 , 1 2) . Quello che colpisce nel testo di l Ts 3 , 1 0 è la combinazione della durata - « notte e giorno » - con l ' intensità, espressa con un vocabolo che indica abbondanza traboccante: hyper-ek-perissou (cfr. lTs 5 , 1 3) . L'oggetto dell' intensa e prolungata invocazione dei predicatori del -
14 Fil l ;27 ; 4,1 ; l Cor 1 6 , 1 3 ; Gal 5 , 1 ; cfr. Tucidide, Guerra del Peloponneso 5 , 104; Senofonte, Anabasi 1 , 1 0 , 1 ; Poli bio, Historiae 4 ,6 1 ; 4 ,8 ,9; Dionigi di Alicamasso , Antichità romane 9 ;28 ,50 .
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Siete voi la nostra gloria e gioia! >> l Ts 2 , 1 7 - 3,13
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vangelo riguarda la possibilità di ritornare - « vedere il vostro volto » - nella gio vane comunità cristiana di Tessalonica per completare la loro opera. Questo è lo scopo dell' auspicata visita alla Chiesa dei tessalonicesi: « Completare ciò che man ca alla vostra fede » ( l Ts 3 , 1 0b) . Si tratta di un obiettivo eminentemente pastorale , che in parte corrisponde a quello stesso che presiede alla stesura della lettera. L'idea di completare l 'opera è espressa con il verbo katart(zein (« riparare » , « mettere in ordine ))) . Nell 'epistolario paolina ricorre nei contesti delle istruzioni ed esortazio ni per la vita di comunità ( l Cor 1 , 10; 2Cor 1 3 , 1 1 ; Gal 6,1 ) . Suscita qualche per plessità l' idea che la fede dei tessalonicesi abbia delle lacune , dopo quello che è stato detto sulla loro fede e sul loro amore da Timoteo (cfr. l Ts 3 ,6) . Il termine hystérema (mancanza) , nelle lettere di Paolo in genere , si riferisce a indigenza di carattere materiale ed economico , oppure all ' assenza di qualcuno ( l Cor 1 6 , 1 7 ; Fil 2 ,30) . Può indicare anche una situazione spirituale o condizione di vita, che deve raggiungere la pienezza (cfr. Col i ,24). Nel caso della fede dei tessalonicesi si tratta di approfondirla e farla maturare , soprattutto sul piano pratico, come la sciano capire gli argomenti trattati negli ultimi due capitoli della lettera . [3,11-13] La comunicazione epistolare sui rapporti tra i missionari e la comu nità tessalonicese si chiude con due preghiere di invocazione . La prima, più breve , è rivolta a Dio Padre nostro e al Signore nostro Gesù , la seconda, più articolata, si rivolge al Kyrios , il « Signore )) . La prima richiesta riprende e riassume il tema dominante dell' intera sezione: riprendere e ristabilire i contatti tra i predicatori del vangelo e la Chiesa dei tessalonicesi . Questo auspicio è formulato con la metafora del viaggio o della strada che Dio rende dritta e agevole . La stessa richiesta si trova anche nel proemio della Lettera ai Romani , dove Paolo , che desidera inten samente di vederli, chiede sempre nelle sue preghiere che Dio orienti e guidi la sua strada per arrivare fino a loro (cfr. Rm 1 , 10- 1 1 ) . La richiesta è rivolta nello stesso tempo , con u n solo verbo al singolare , a « Dio e Padre nostro e al Signore nostro Gesù )) . La formula autòs dè ho The6s . . . ( « Dio stesso . . . )) ) ricorre anche nella preghiera finale della lettera ( l Ts 5 ,23) . L'unione di Dio Padre e del Signore Gesù (Cristo) , in una formulazione che risente dell' ambiente liturgico , ricorre regolarmente nell ' intestazione delle lettere paoli ne . Nessuna meraviglia che nella preghiera i due soggetti siano uniti senza solle vare problemi di carattere dogmatico sulla loro identificazione o distinzione . Nella professione di fede Paolo fonde insieme l 'unicità di Dio Padre e la signoria asso luta di Gesù Cristo (cfr. l Cor 8 ,6) . La seconda petizione , rivolta al Kyrios , fa da transizione tra il discorso bio grafico narrativo dei primi tre capitoli della lettera e le istruzioni ed esortazioni degli ultimi due . Il nome divino Kyrios in 1 2 casi su 24 ricorrenze della l Tessalo nicesi , usato in forma assoluta, senza la combinazione con il nome proprio lesous , accompagnato o meno dall' appellativo Christ6s , si riferisce a Gesù . Solo in rari casi , dove si rimanda a testi o espressioni bibliche dell ' AT, Kyrios è riferito a Dio (cfr. l Ts 4,6) . In genere , nell 'epistolario paolina le preghiere non sono rivolte a Gesù-Kyrios , ma a Dio . Però , nel caso di l Ts 3 , 1 2 l ' invocazione rivolta al Kyrios (/esous) potrebbe essere l ' eco di una formula liturgica. Il contenuto della petizio ne riguarda la crescita piena e straripante dell' amore sia nei rapporti reciproci
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Parte seconda . Traduzione e commento
nell' ambito della comunità dei fedeli sia al di fuori nei confronti di tutti . La cre scita a dismisura nell' amore rientra nel repertorio delle preghiere di Paolo (cfr. Fil l ,9) . Anche le sue esortazioni per la vita di comunità si imperniano sull' amore reciproco ( l Ts 4,9; cfr Rm 1 3 ,8). Però quando raccomanda di fare il bene - con divisione - egli invita a oltrepassare i confini della comunità per rivolgersi a tutti (cfr. l Ts 5 , 1 5b; Gal 6 , 1 0) . Alla fine , con una frase ellittica - « come anche noi verso di voi » -, richiama il suo amore verso la comunità dei tessalonicesi, di cui si considera nutrice e padre (cfr. l Ts 2 ,7-8 . 1 1 - 1 2) . Nella seconda e ultima invocazione la preghiera si apre al compimento esca tologico , come nella conclusione delle sezioni precedenti (cfr. l Ts 1 , 1 0 ; 2 , 1 2 . 1 6) . La richiesta immediata riguarda ancora una volta i l rafforzamento dei fedeli (cfr. lTs 3 ,2) . Ora però si parla di rinsaldarli nella loro dimensione personale e profon da, quella dei cuori , « irreprensibili nella santità » . Nell 'epistolario paolino con l ' aggettivo dmemptos (irreprensibile) si esprime l ' integrità etico-religiosa dei fe deli (cfr. Fil 2 , 1 5 ) . La combinazione con il sostantivo hagiosyne (santità) mette in risalto la sua dimensione teologale . Si tratta dell' integrità richiesta a quanti sono in rapporto con Dio , il « santo >> . Questo aspetto è confermato dall 'espressione che evoca la prospettiva teologica: « Davanti a Dio e Padre nostro » (cfr. l Ts l ,3 ; 3 ,9) . La ripresa e la saldatura, alla fine del versetto , dell'espressione: « Alla venuta del Signore nostro Gesù , con tutti i suoi santi » imprimono alla preghiera un orien tamento escatologico . La « venuta-presenza » del Signore Gesù è l 'orizzonte in cui si colloca l 'esistenza dei cristiani di Tessalonica (cfr. l Ts 2 , 1 9) . Del tutto nuovo e originale è il sintagma che l ' accompagna: metà pdnton ton hagfon autou (« con tutti i suoi santi » , lTs 3 , 1 3d). La frase è ripresa da un testo del profeta Zaccaria, dove si dice: « Verrà allora il Signore, mio Dio , e con lui tutti i suoi santi » (Zc 1 4 ,5c) . Nel testo di Zaccaria, dove si parla della teofania nel « giorno del Signore » , i santi - i n ebraico qedosfm , LXX hdgioi - possono essere i membri della corte celeste - gli angeli -, che assistono il Signore, oppure i combattenti della guerra santa, ma anche i rappresentanti del popolo dei « santi dell' Altissimo » , di cui si parla nel libro di Daniele (Dn 7 , 1 8) 1 5 • D ' altra parte Paolo, in oltre 40 testi , con il vocabolo hdgioi, al plurale , indica i cristiani, eletti da Dio e a lui consacrati . Nel l' interpretazione del testo di l Ts 3 , 1 3d si potrebbe conservare la polisemia del termine hoi hdgioi, tanto più che , nel contesto immediato , si parla dei fedeli irre prensibili nella « santità » . In altre parole , i cristiani vivono nell' attesa del Signore Gesù , che viene non solo con i suoi angeli , ma anche circondato da tutti i giusti associati alla sua gloria. L'ampia unità di l Ts 2 , 1 7 - 3 , 1 3 conclude la prima parte della lettera. Redatta con stile tipicamente epistolare , è percorsa da una forte carica emotiva, che rivela il profondo legame tra Paolo e i cristiani di Tessalonica. Per esprimere il suo inten so desiderio di rivederli, Paolo ricorre a un lessico affettivo originale , che evoca la 1 5 Nella Didaché 1 6 ,7 , dove si cita il testo di Zc 1 4 ,5 , hoi luigioi sono i giusti risuscitati ; nei testi biblici i « santi » sono gli angeli o la corte celeste (Sal 89[88] ,6.8; Dt 33,3 ; Sir 42 , 1 7) ; nella tradizione apocalittica i « santi >> , che fanno da corteo o assistenti di Dio nel giudizio escatologico, sono gli « an geli >> (JEnoch 1 ,9, citato in Gd v. 14; cfr. Mc 8 ,38; 1 3 ,27; Mt 1 3 ,4 1 ; 25 ,3 1 ; 2Ts 1 ,7).
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relazione tra genitori e figli . Il fondatore della Chiesa di Tessalonica è preoccupa to , fino all ' angoscia, del rischio che la brusca interruzione dei loro rapporti provo chi una crisi di perseveranza. Il rischio è tanto più reale in quanto i tessalonicesi devono affrontare l ' ostilità dell ' ambiente cittadino . Per questo , in tutti i modi , Paolo ha cercato di ristabilire il contatto diretto con loro , ma è stato impedito . Dietro le difficoltà che hanno impedito di realizzare il suo desiderio di rivederli, Paolo vede in azione l ' avversario dell'opera di Dio: satana. Alla figura del « tenta tore » egli attribuisce le ostilità dell ' ambiente di Tessalonica, che minacciano la fedeltà dei cristiani di quella Chiesa locale . In questa situazione critica si colloca il ruolo di Timoteo , il fedele colla boratore di Paolo , nel servizio del vangelo . Egli lo presenta e lo raccomanda ai tessalonicesi come suo delegato . Timoteo fa da collegamento tra Paolo , che non può recarsi a Tessalonica, e la Chiesa macedone , dalla quale vuole avere notizie sulla loro tenuta di fede . Quando il suo inviato rientra da Tessalonica, Paolo si sente rivivere , perché gli reca buone notizie . Non solo i tessalonicesi restano saldi nel loro cammino di fede , ma conservano un buon ricordo di Paolo e dei suoi col laboratori nella predicazione del vangelo . Per questo , per la terza volta, egli rende grazie a Dio e chiede nella preghiera di poterli incontrare per completare la loro formazione cristiana. L'orizzonte in cui si colloca la preghiera di Paolo è quello dell ' incontro definitivo con il Signore che egli attende assieme ai tessalonicesi . Per la prima volta nel dettato della lettera compare l 'espressione parous{a del Si gnore , la sua venuta gloriosa, che porta a compimento la salvezza di quanti hanno accolto il vangelo di Dio . In questo brano epistolare il messaggio teologico è inse parabile dai rapporti affettivi di Paolo con cristiani di Tessalonica .
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« QUESTA E VOLONTA DI DIO, LA VOSTRA SANTIFICAZIONE »
1 Ts 4 , 1 - 1 21
4 1 Per il resto , fratelli , vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù affinché , come avete ricevuto disposizioni da noi su come comportarvi e piacere a Dio - e così già vi comportate -, progre diate ancora di più . 21nfatti conoscete quali disposizioni vi abbia mo dato per mezzo del Signore Gesù . 3Questa infatti è volontà di Dio , la vostra santificazione: aste nervi dalla fornicazione , 4saper prendere ciascuno la propria mo glie in santità e rispetto , 5non nella passione di bramosia , come le
1 Gli studi su questa unità di l Tessalonicesi , in particolare sull 'interpretazione di l Ts 4,4, si sono moltiplicati negli ultimi decenni: M. Adinolfi , Etica « commerciale » e motivi parenetici in Tess . 4 , 1 -8 , in BeO 1 9 ( 1 977) 9-20; Id ., Le .frodi di l Tess. 4,6a e l 'epicureismo, in BeO 1 8 ( 1 976) 29-38; Id. , La santità del matrimonio in Thes 4,1-8, in RivB 24 ( 1 976) 1 65- 1 84; cfr. Id. , /lfemminismo della Bibbia (SPAA 22), Antonianum, Roma 1 98 1 , pp. 205-227; G. Barbaglio, Analisi formale di l Ts 4-5, in M . Perroni (ed .), Patrimonium Fide i (Studia Anselmiana 1 24), Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, Roma 1 997 , pp. 49 1 -504; J .M . Bassler, Skeuos: A modest Proposalfor illuminating Paul 's Use ofMethaphor in l Thessalonians 4:4, in L.M . White - O .L. Yarbrough (edd .), The Social World of the First Christians: Essays in Honor of Wayne A. Meeks, Fortress , Minneapolis 1 995 , pp. 53-66; N. Baumert, Brautwerbung - Das einheiliche Thema von l Thess 4,3-8, in R .F. Collins (ed.), The Thessalonians Correspondence (BEThL 87), University Press, Leuven 1 990 , pp. 3 1 6-339; N. Baumert, Bruche im paulinischen Satzbau, in FilolNT 4 ( 1 99 1 ) 3-20; C.C. Caragounis, Pairenesis on hagiasm6s ( l Th 4,38), in FilolNT 15 (2002) 1 33- 1 5 1 ; G.P. Carras , Jewish Ethics and Gentile Converts: Remarks on l Thes 4,3-8, in R .F. Collins (ed .), The Thessalonians Correspondence, pp . 306-33 1 ; RF. Collins, « This is the Will of God: Your Sanctification » ( l Thess 4,3 ), in LTP 39 ( 1 983) 27-5 3 ; cfr. R .F. Colli ns. Studies on the First Letter to the Thessalonians, pp. 299-325; pp. 326-335; Id., The Unity of Paul 's Paraenesis in l Thess 4,3-8; lCor 7, 1 - 7. A Significant Parallel, in NTS 29 ( 1 983) 420-429; Id ., The Function of Paraenesis in l Thess 4,1- l 2; 5, 12-22 , in ETL 74 ( 1 998) 398-4 14; T. Elgvin , « To master his own Vessel » . l Thess 4,4 in Light of New Qumran Evidence , in NTS 43 ( 1 997) 604-6 1 9 ; D . Fredrickson, Passionless Sex in l Thessalonias 4,4-5, in WaW 23 (2003) 23-30; R .W. Yarbrough, Sexual Gratification in l Thess 4,1-8, in TrinJ 20 ( 1 999) 2 1 5-232; J.S . Kloppenborg, Philadelpia, Theodidaktos and the Dioscuri: Rhetorical Engagement in l Thessalonians 4,9-12, in NTS 39 ( 1 993) 265-289; M . Konradt, Eidénai ékastos hymon tò heautou skeuos ktdsthai ... Zu Paul 's sexualethischer Weisung in l Thess 4,4f, in ZNW 92 (200 1 ) 1 28- 1 35 ; S . Légasse, « Vas suum possidere » (l Th 4,4), in Filo/NT IO ( 1 997) 1 05- 1 1 5 ; J .N. Rhodes, Translating l Thessalonians 4,4: Making Sense of a Eufemism , in BiTr 50 ( 1 999) 246-248; B .S . Rosner, Seven Questionsfor Pau/ 's Ethics: l Thessalonians 4 , 1 - 1 2 as a Case Study , in Id . , Understanding Paul 's Ethics: Twentieth Century Approaches , Eerdmans-Paternoster, Grand Rapids (MI) - Carlisle 1 995 , pp. 35 1 -360; J .E . Smith , l Thessalonians 4,4: Breaking the Impasse, in BBR 1 1 (200 1 ) 65- 1 05 ; J.E. Smith , Another Look at 4Q416 2,1121 , a Criticai Paratie/ to First Thessalonians 4,4, in CBQ 63 (200 1 ) 499-504.
« Questa è volontà di Dio, La vostra santificazione » J Ts 4,1-12
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genti che non conoscono Dio; 6non violare e sfruttare in questa cosa il proprio fratello , perché il Signore è vindice per tutte queste cose , come vi abbiamo già detto e scongiurato . 7Dio infatti non ci ha chiamati all ' impurità , ma alla santificazione . 8Perciò chi di sprezza , non disprezza un uomo , ma Dio stesso , che vi dona il suo Santo Spirito . 9Riguardo all ' amore fraterno , non avete bisogno che ve ne scriva, perché voi stessi siete stati istruiti da Dio ad amarvi gli uni gli altri , 10e in realtà già lo fate verso tutti i fratelli dell' intera Ma cedonia. Ma vi esortiamo , fratelli , a progredire ancora di più 1 1 e farvi un punto di onore per vivere in pace e occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani , come abbiamo disposto per voi , 1 2affinché vi comportiate decorosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di alcuno . Il. Progetto e stile di vita cristiana per i tessalonicesi (lTs 4,1 - 5,28) . - Nella seconda parte della lettera, Paolo realizza il desiderio espresso nella sua preghiera alla fine della sezione precedente: « Completare ciò che manca alla fede dei tessalo nicesi » ( l Ts 3 ,l O) . Non si tratta di integrare l' annunzio del vangelo che i tessaloni cesi hanno accolto come parola di Dio, ma di trame le conseguenze sul piano della prassi etica e della vita di comunità. Egli richiama le disposizioni già date assieme al primo annunzio e aggiunge alcune indicazioni per vivere in modo coerente con la volontà di Dio e con lo statuto di santità proprio dei cristiani fondato sulla presen za dello Spirito Santo , che insegna loro ad amarsi gli uni gli altri ( l Ts 4, 1 - 1 2) . Un punto che ha bisogno di essere chiarito riguarda il destino escatologico dei cristiani, membri della comunità morti prima della parous(a del Signore (l Ts 4 , 1 3- 1 8). Nella stessa prospettiva dell ' attesa della venuta del Signore presenta lo stile di vita dei credenti , « figli della luce e figli del giorno » ( l Ts 5 , 1 - 1 1 ) . Infine , prima dell 'epilogo epistolare , con stile telegrafico, dà alcune disposizioni pratiche per la vita di comu nità ( l Ts 5 , 1 2-22 .23-28). Dopo la preghiera al Signore per la crescita spirituale e la perseveranza dei tessalonicesi , con la quale si chiude l ' ultima sezione dell' unità precedente della lettera - l Ts 3 , 1 2- 1 3 - se ne apre ora una nuova di carattere pratico esortativo . L' intonazione tematica è data dalla presenza dei verbi parakalein (« esortare » , lTs 4 , 1 . 1 9) e peripatefn (« comportarsi » , l Ts 4 , l bis . l 2) . Nella stessa area se mantica rientrano il sostantivo paraggelUa ( « disposizione » , l Ts 4 ,2) e il verbo corrispondente paraggéllein (« disporre >> , l Ts 4,1 1 ) . Anche la duplice ricorrenza del termine perisséuein (abbondare) contrassegna il carattere parenetico di questa sezione ( l Ts 4 , 1 . 1 0) . La dichiarazione ripetuta più volte , ossia che i tessalonicesi fanno già quello che si richiede loro - l Ts 4 , 1 . 1 0 -, è un indizio dello stile della comunicazione epistolare e del discorso di esortazione e incoraggiamento . Il soggetto dell 'esortazione è il gruppo dei missionari-predicatori , che si appel lano all 'autorità del « Signore Gesù » ( l Ts 4,1 .2; cfr. 4,6) . Il discorso parenetico si
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Parte seconda . Traduzione e commento
svolge nell 'orizzonte dell ' iniziativa di Dio, che chiama e dona il suo Spirito Santo ( l Ts 4,7 .8). Il comportamento pratico dei credenti , che devono « piacere a Dio » , corrisponde alla sua volontà ( l Ts 4,1 .2) . I l contenuto dell 'esortazione è caratteriz zato dal termine hagiasm6s (santificazione) , che compare 3 volte nella prima parte della pericope ( l Ts 4,2 .4 .7) . All ' ambito positivo della « santità » si contrappone quello negativo della pornéia (fornicazione) e dell ' akathars(a (« impurità » , l Ts 4,3 .7) . Nella seconda parte il lessico della « santificazione » è sostituito con quello dell' amore fraterno: philadelphfa, agapan ( l Ts 4 ,9) . L' invito a progredire ancora di più in questo ambito delle relazioni positive si sviluppa nella sezione finale , intro dotta dal verbo philotimefsthai (« farsi un punto d'onore » , l Ts 4,1 1 ) . Il duplice appellativo adelph6i (fratelli) scandisce i l discorso di esortazione e incoraggiamento ( l Ts 4,1 . 1 0) . L' articolazione del testo è suggerita dalle preposi zioni, che fanno da raccordo e segnano la transizione fra le varie parti . Alla fraseo logia iniziale del discorso esortativo - loipòn oun adelphof. . . (« per il resto , fratel li , . . . ») - fa da riscontro quella che introduce l ' argomento della seconda parte: perì dè tes philadelphfas . . . (« riguardo all ' amore fraterno . . . » , l Ts 4 , 1 .9) . Le brevi esor tazioni e disposizioni sono formulate con verbi nella forma dell 'infinito con valen za di imperativo. Agli inviti e appelli pratici seguono le motivazioni, introdotte per lo più dalla congiunzione gdr (« infatti >> , l Ts 4 ,2 .7 .8 . 10). Tenendo presenti sia i diversi campi semantici e lessicali sia la dinamica letteraria della composizione , propongo questa suddivisione del testo di l Ts 4 , 1 - 1 2: l Ts 4 , 1 -2 lTs 4,3-8 lTs 4,9- 1 2
Introduzione generale alla parte parenetica. Prima serie di esortazioni-disposizioni riguardanti le scelte etiche , con le relative motivazioni . Seconda serie di istruzioni ed esortazioni riguardanti i rappor ti tra i fratelli e lo stile vita nella comunità, apprezzati anche dall ' ambiente esterno .
Per contenuto e stile l 'unità di l Ts 4,1 - 1 2 si distingue dalla precedente , caratte rizzata dalle serie di informazioni e comunicazioni sui rapporti intercorsi tra la co munità di Tessalonica e i mittenti della lettera, in primis Paolo personalmente ( l Ts 2,17 - 3 , 1 3) . Le 5 ricorrenze del verbo parakalefn (« esortare-incoraggiare ») - sulle 8 volte complessive di l Tessalonicesi , accompagnato 2 volte dal verbo eroran (« pregare » , l Ts 4,1 ; 5 , 1 2) -, conferiscono un carattere decisamente parenetico agli ultimi capitoli della lettera. I vari e diversi temi dell'esortazione-incoraggiamento sono introdotti dalla formula perì dé. . . (« riguardo a . . . » , l Ts 4,9 . 1 3 ; 5 , 1 ) . La prima serie di esortazioni riguarda la prassi etica dei cristiani , corrispondente alla « volontà di Dio » e al loro statuto di « chiamati » . Lo stile delle esortazioni fonde insieme le formule del discorso autorevole e le espressioni del dialogo familiare . Nella prima parte - lTs 4 , 1 -8 - i mittenti , nel nome del Signore Gesù e appellandosi all 'agire di Dio, esortano i destinatari a fare una scelta coerente con il loro statuto di santità, alternativa rispetto all 'ambiente idolatrico esterno. Nella seconda serie di istruzioni esortazioni si pone l' accento sull'etica di un amore fraterno sempre più intenso ed esteso , che si traduce in uno stile di vita pacifico e onesto, fondato sul lavoro ordi nato e solidale , apprezzato anche da chi non fa parte della comunità cristiana.
« Questa è volontà di Dio, la vostra santificazione » 1 Ts 4,1-12
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[4,1-2] I primi due versetti fanno da introduzione alla serie di esortazioni e norme date dai predicatori del vangelo di Dio alla giovane comunità di Tessalonica. L'espressione: « Per il resto , fratelli . .. » fa da transizione rispetto ali ' unità prece dente di carattere narrativo . I due verbi « vi preghiamo ed esortiamo » segnalano il carattere parenetico del discorso epistolare . Negli scritti paolini l ' uso del verbo erO/an (pregare) , nel senso di « invitare » con insistenza, è molto raro: solo 4 ricor renze (Fil 4,3 ; 1 Ts 4,1 ; 5 , 1 2; 2Ts 2 , 1 ) . Esso rafforza il significato del più comune parakalefn (esortare) , che si trova oltre 50 volte nell 'epistolario di Paolo. Il discor so parenetico dei predicatori del vangelo fa leva sul ruolo e sull' autorità del « Signore Gesù )) , richiamati ali ' inizio e alla fine del cappello introduttivo . L' espres sione en Kyriq lesou (« nel Signore Gesù ))) può riferirsi anche allo statuto o alla condizione dei cristiani , interpellati come « fratelli » . Con la formula dià Kyriou lesou (« per mezzo del Signore Gesù ))) si richiama l' attenzione sull' origine e sulla fonte delle disposizioni autorevoli trasmesse dai predicatori . Tra le due espressioni cristologiche si collocano alcune brevi proposizioni in uno stile contorto, con in terruzioni e riprese . In sostanza, si dice che i cristiani di Tessalonica non solo hanno già ricevuto le indicazioni pratiche su come devono comportarsi per « pia cere a Dio )) , ma già le mettono in pratica. Lo scopo del pressante invito dei predicatori non è quello di dare nuove di sposizioni ai convertiti , ma di incoraggiarli a proseguire con rinnovato impegno sulla strada intrapresa. Nelle 32 ricorrenze del verbo peripatefn (« camminare comportarsi ))) negli scritti paolini si descrive la prassi cristiana come risposta alla chiamata di Dio, corrispondente al verbo ebraico halak (camminare) nella legge o nella via del Signore dell'AT e della tradizione giudaica. L' interrogativa indiretta (« come comportarsi ))) è esplicitata con l 'espressione « piacere a Dio )) , che pone in risalto la dimensione teologica della prassi cristiana. Paolo e i suoi collaborato ri , nell 'annunzio del vangelo, hanno cercato di piacere solo a Dio , non agli uomini ( l Ts 2 ,4; cfr. 2 , 1 5 ; Gal l ,10). Essi ora, come nel dialogo epistolare precedente, si richiamano all 'esperienza dei destinatari : « Infatti conoscete quali disposizioni vi abbiamo dato . . . )) (cfr. l Ts 1 , 5 ; 2 , 1 .5 . 1 1 ; 3 ,3 .4; cfr. 5 ,2) . Il termine paraggelliai (disposizioni) rimarca l ' autorevolezza del discorso esortativo , come risulta anche dall 'espressione « per mezzo del Signore Gesù » , che riecheggia e rafforza quella iniziale « nel Signore Gesù » ( l Ts 4,1 ) . [4,3] Il contenuto dell'esortazione e delle disposizioni date con l'autorità del Signore Gesù è formulato con una serie di verbi nella forma dell ' infinito, che nei cataloghi dei doveri ha il ruolo di imperativo. L'elenco delle prescrizioni , negative e positive , è preceduto da una dichiarazione programmatica: « Questa, infatti, è vo lontà di Dio , la vostra santificazione » ( l Ts 4,3). Il dimostrativo neutro touto (que sto) , seguito dalla congiunzione dichiarativa gdr (infatti) , si salda all 'introduzione generale della parenesi - l Ts 4,1 -2 -, ma nello stesso tempo ne annunzia il contenu to con l' accostamento di due sostantivi: thélema-hagiasm6s (« volontà [di Dio] santificazione )) ). Il primo, senz' articolo , specificato dal genitivo tou Theou ( « [ vo lontà] di Dio ))) ha un'accezione ampia, definita dal secondo termine ho hagiasm6s (« la santificazione »), accompagnato a sua volta dal genitivo del pronome personale hymon (« di voi ))) . Nella sintetica affermazione programmatica: « Questa è volontà
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di Dio »; il sintagma « la vostra santificazione » è un' apposizione che ne esplicita il significato . Una costruzione analoga, senza l ' apposizione del vocabolo hagiasm6s, ricorre alla fine della l Tessalonicesi nell'elenco delle istruzioni per la vita della comunità: « State sempre lieti ... in ogni cosa rendete grazie: questa infatti (è) volon tà di Dio in Cristo Gesù per voi » ( I Ts 5 , 1 8) . Il sintagma « volontà Dio » , con o senz' articolo , ricorre oltre I O volte nelle lettere autentiche di Paolo , per indicare l' iniziativa di Dio nella guida degli eventi - Rm l ,IO; 1 5,32 -, nel disegno di salvez za, oppure presenta la relazione con Dio come fonte dell 'agire etico (Rm 2 , 1 8 , 1 2 ,2; 2Cor 8 ,5). Nel caso dei tessalonicesi la risposta alla volontà di Dio è « la loro santi ficazione >> . Nell'epistolario paolina il vocabolo hagiasm6s ricorre 8 volte - di cui 3 in l Ts 4 , 1 -7 - sulle I O volte complessive del NT. Con questo lessico si esprime sia l' impegno dei credenti , per vivere la loro consacrazione o appartenenza a Dio - Rm 6,19.22 -, sia l' azione di Dio, che li rende santi in Cristo Gesù e per mezzo dello Spirito Santo ( I Cor l ,30; lTs 4,7-8; 2Ts 2 , 1 3 ; cfr. l Ts 5 ,23) . Per attuare la volontà di Dio nel processo di santificazione si danno due dispo sizioni negative e una positiva sullo stile del programma di vita postbattesimale . La prima riguarda l'etica sessuale: « astenervi dalla fornicazione >> . L'espressione apéchestai ap6 (« astenersi da ... >>) ricompare a conclusione della serie di istruzioni pratiche per la vita di comunità: « Astenetevi da ogni genere di male >> ( I Ts 5 ,22) . Nel caso di l Ts 4,3 i cristiani di Tessalonica devono tenersi lontani dalla pornéia (fornicazione) . Con il termine pornéia, che ricorre circa I O volte nelle lettere paoli ne , si designa sia la prostituzione - frequentazione della p6rne (« prostituta » , l Cor 6,1 3 . 1 8; 7 ,2) - sia la convivenza incestuosa ( l Cor 5 , 1 ) . L'espressione di 1 Ts 4,3 : apéchesthai hymiis apò tes pornéias richiama una delle quattro clausole che , secon do Giacomo, devono osservare gli etnico-cristiani: apéchesthai . . . (tes) pornéias (« astenersi ... da[lla] fornicazione »). Le altre clausole riguardano la contaminazione degli idoli e il consumo delle carni degli animali soffocati e del sangue , fonte d' im purità rituale (At 1 5 ,20.29; cfr. 2 1 ,25) . Il contesto del decreto di Giacomo suggeri sce di interpretare pornéia nel senso di « matrimonio illegittimo » , considerato, nella tradizione giudaica ispirata a Lv 1 8 , zenut - corrispondente al greco pornéia -, causa di impurità2• Nel contesto di 1Ts 4,3 .5 .7 , dove si parla di « passione e desiderio sfrenato » e di « impurità » (akathars{a) il significato di pornéia, senza escludere la questione del matrimonio illegittimo , abbraccia l ' intera gamma del disordine sessuale . Nel l' elenco dei vizi , che caratterizzano il degrado etico dei non credenti o dei cristiani prima della loro conversione , la pornéia compare accanto ali' akathars{a (impurità) e asélgeia (« dissolutezza » , l Cor 1 2 ,2 1 ; Gal 5 , 1 9; cfr. Ef 5 ,3 ; Col 3 ,5; Mc 7 ,2 1 ; Mt 1 5 , 1 9) . In alcuni testi la pornéia è una metafora della pratica idolatrica o è associata all ' idolatria (Ap 9,2 1 ; cfr. 1 7,2.4; Os 2 ,2). Secondo la tradizione apocalittica giu daica, la vita degli idolatri è caratterizzata dalla pornéia3 • Gesù ben Sira fra i suoi 2 Pirqe Aboth 2 ,8; Testamento di Ruben 2 ,6; Testamento di Giuda 1 3 ,6-8: contro l'incesto; nella stessa prospettiva sarebbe da intendersi la clausola - parektòs 16gou porneias o me ep{ pornéias - di Mt 5 ,32; 1 9 ,9, dove si prevede lo scioglimento del matrimonio. 3 Libro dei giubilei 20,3-8.
« Questa è volontà di Dio, la vostra santificazione » l Ts 4,1-12
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insegnamenti sulla sapienza ha un piccolo trattato sulla pornéia che comprende l 'adulterio (Sir 23 ,26-37). Fra i consigli che il padre Tobi dà al figlio, come in una specie di manuale etico per la vita, dice: « Guardati , figlio, da ogni sorta di fornica zione - apò pdses pornéias -, prenditi anzitutto una moglie della stirpe dei tuoi padri , non prenderti una donna straniera . . . » (Tb 4 , 1 2) . Nella preghiera della prima notte di nozze con Sara, dopo aver richiamato la disposizione di Dio creatore sul matrimonio, Tobia dice: « Ora non per lussuria - ou dià pornéian - io prendo questa mia parente , ma con animo retto » (Tb 8 ,7). Nell 'apocrifo giudaico Testamenti dei XII patriarchi la messa in guardia contro la pornéia è un tema dominante4 • [4,4] La seconda disposizione , richiamata per attuare la volontà di Dio nella prospettiva della santificazione , è formulata in forma positiva: « Saper prendere ciascuno la propria moglie in santità e rispetto » . L' infinito eidénai, da ofda - for ma del perfetto con valore di presente « so » -, indica la « capacità » , il « saper co me fare ... )) . In questo caso si richiede che i cristiani di Tessalonica siano in grado di « prendere ciascuno la propria moglie in santità e rispetto )) . Con l 'espressione « prendere la propria moglie )) si traduce il testo originale greco , dove letteralmen te si dice : to heautou skeuos ktasthai (acquistare il proprio vaso o strumento) . Dali ' epoca dei primi scrittori e commentatori cristiani fino ai nostri giorni , il testo di l Ts 4,4 è interpretato in due modi . Nel primo si legge il termine skeuos in senso traslato come « corpo )) umano o più precisamente come organo sessuale maschile . In questo caso il verbo ktasthai (acquistare) , inteso in senso metaforico, equivale a « tenere (sotto controllo) »5• In altre parole , si raccomanda a ciascun cristiano l' autocontrollo sessuale, specificato positivamente con l' espressione « in santità e rispetto )) . Nel secondo orientamento interpretativo il vocabolo skeuos, letto sem pre come metafora, è riferito alla « donna )) , che deve essere acquisita o tenuta « in santità e rispetto » . La difficoltà nell' interpretare il testo di lTs 4,4 dipende dal fatto che il sintagma skeuos ktasthai non ricorre in alcun altro testo dell'epistola rio paolino e degli altri scritti del NT. Nelle 23 ricorrenze del NT il termine skeuos il più delle volte è adoperato nel senso comune di « vaso » , « strumento » , « ogget to » . Solo in alcuni testi ha un senso traslato, dove l ' immagine biblica di « vaso » è riferita alla persona umana in rapporto all ' agire di Dio (Rm 9 ,2 1 -23; 2Tm 2,20-2 1 ; cfr. At 9 , 1 5) o alla condizione dell 'essere umano fragile o debole (2Cor 4,7 ; l Pt 3 ,7). In nessun caso skeuos, anche inteso in senso traslato , designa il cor po umano sotto il profilo sessuale e tanto meno l ' organo di riproduzione ma schile . Parimenti mai la donna, nubile o sposata, è indicata con il termine o l ' im magine di skeuos (« vaso » o « strumento » ) . Allo stesso modo nelle 7 ricorrenze
4 Testamento di Ruben 4,6: « Il peccato di pornéia è la fossa dell'anima, in quanto ci separa da Dio e ci avvicina agli idoli »; cfr. Testamento di Ruben 1 ,5- 1 0; 2,8; 3 ,2-8; 4,1 -6,4; Testamento di Si meone 5,3: « Guadatevi , dunque, daila pornéia , perché è la madre dei mali, separandoci da Dio e avvi cinandoci a Beliar >> ; nella Regola della comunità di Qumran i figli della menzogna stanno sotto lo « spirito di lussuria . . . al servizio dell'impurità >> ( J QS IV, I O); Filone di Alessandria fa un elenco dei danni provocati dalla prostituzione (De specialibus legibus 3 ,5 1 ) . 5 l Ts 4 ,4: > (tradu zione CEI 2008); > (traduzione CEI 1 97 1 , 1 974) .
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neotestamentarie il verbo ktasthai è adoperato nel contesto delle transazioni com merciali - escluso Le 2 1 , 1 9 -, per indicare la compera o l ' acquisto-possesso di qualche cosa. Solo in l Ts 4,4 ktasthai è posto in relazione con skeuos, in un con testo che trascende l' ambito delle transazioni commerciali. L'espressione en hagiasmq kaì tim�, che accompagna il verbo ktasthai e sulla quale cade l ' accento della proposta del programma di vita, definito dalla volontà di Dio nel processo di « santificazione » , invita a interpretare il sintagma tò heau tou skeuos ktasthai in senso metaforico, collocandolo nell ' ambito etico delle rela zioni , evocato dal binomio « santità e rispetto » . L' invito ad « acquistare il proprio corpo in santità e rispetto » non ha un significato plausibile se non modificando il senso del verbo ktasthai, letto come infinito perfetto per indicare il possesso del proprio corpo , effetto dell ' acquisto . Ma anche l ' idea del possesso del « proprio corpo in santità e rispetto » è troppo autoreferenziale ed estranea al contesto, dove si propone un'etica di relazioni positive vissute davanti a Dio ( l Ts 4.5-8) . D' altra parte ci si chiede perché , volendo dare disposizioni sul modo di attuare la volontà di Dio nella prospettiva della santificazione , dopo l ' invito generale ad abbandona re ogni forma di immoralità sessuale (pornéia) Paolo non dica in modo chiaro come ai corinzi : « A motivo dei casi di immoralità (dià tàs pornéias) ciascuno abbia la propria moglie » (échastos ten heautou gynafka echéto )? Lo stesso vale per le donne , che devono avere ciascuna il proprio marito ( l Cor 7 ,2) . Il ricorso , in lTs 4 ,4 , all 'espressione enigmatica « acquistare il proprio vaso » si potrebbe spie gare con l' intenzione di combinare insieme un modo di dire di matrice biblico giudaica e quello dell' ambiente greco per parlare di matrimonio6 • Perché, volendo mettere in guardia i cristiani di Tessalonica dalla pratica del la prostituzione , non si dice espressamente , come nella l Corinzi , di non unirsi alla prostituta per non peccare contro il proprio corpo, santificato dall 'unione con il Signore e dalla presenza dello Spirito di Dio? ( l Cor 6 , 1 5-20) . Il ricorso in l Ts 4,4 all'eufemismo skeuos, per indicare il corpo-membro virile o la donna, e l ' uso dell' espressione idiomatica tò heautou skeuos ktasthai non si spiegano se non con la situazione socioculturale di Tessalonica, nota ai destinatari della l Tessalonicesi . ...
6 Neli' AT (LXX) non ricorre l'espressione skeuos kthasthai. Nel testo greco della versione dei LXX il termine skeuos corrisponde all 'ebraico k'lf (> , >) . Raro è l ' uso di k'lf, in senso traslato, riferito ali 'organo sessuale maschile; in l Sam 2 1 ,6 , dove si riporta il dialogo tra Davide e il sacerdote Achimèlec al santuario di Nob, la versione dei LXX si discosta dal testo ebraico; Davide dice: > ; in senso traslato può riferirsi all 'organo sessuale maschile . Plutarco paragona l'unione dei giovani sposi a quella dei > che non possono essere separati (ton skeuon) (Piutarco , Moralia l 38E) . In alcuni testi dell' AT (LXX) il verbo ktiìsthai, che traduce l 'ebrai co qaniìh (acquistare), nell'espressione ktiìsthai (eis) gynafka significa > (Rt 4,5. 10; Sir 36,24[26] ). Anche nei testi greci ktiìsthai gynaìka vuoi dire > .
> : « non nella passione di bramosia, come le genti che non co noscono Dio » . Nel sintagma e n pathei epithymfas sia pathos (passione) sia epithym(a hanno una connotazione negativa. Nell'elenco dei vizi , da rifuggire
7 Alcuni fanno l ' ipotesi che il culto di Dioniso e del dio Kabiro a Tessalonica, con i relativi simboli fallici e disordini sessuali , stia all 'origine dell 'esortazione di ITs 4,3-4 (K .P. Donfried, The Cults of Thessalonica and the Thessalonians Correspondence, in NTS 3 1 [ 1 985] 336-356; Id., Pau/, Thessalonica and Early Christianity, pp. 22-3 1 ; C . vom Brocke , Thessaloniki - Stadt des Kassander und Gemeinde des Paulus, pp. 1 30- 1 3 1 ) .
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da parte dei battezzati , pathos (passione) è menzionato assieme a pornéia (immo ralità) , akathars(a (impurità) ed epithym(a kake (« desiderio cattivo »), ai quali si aggiunge la pleonex(a (avidità) , equiparata all' idolatria (Col 3 ,5; cfr. Tt 3 ,3)8• Nel testo di lTs 4,5 il rimando al mondo corrotto e depravato di quelli « che non cono scono Dio » rincara la dose di svalutazione etica della passione , che nasce dal desiderio sfrenato e se ne alimenta. « Quelli che non conoscono Dio » è una frase ologia di matrice biblica per designare i popoli contrapposti a Israele , il popolo dell' alleanza (cfr. Ger 10,25 ; Gb 1 8 ,2 1 ; Sal 79[78] ,6) . Nell'epistolario paolino con questa espressione sono indicati gli idolatri , estranei o contrari alla fede in Dio , riconosciuto e accolto come creatore e unico Signore per mezzo del vangelo di Gesù Cristo (2Ts l ,8 ; Rm l ,2 1 ; l Cor l ,2 1 ; Gal 4,8; cfr. Ef 2 , 1 2) . Secondo un topos radicato nella tradizione biblica e giudaica, dalla pratica dell ' idolatria scaturisce ogni genere di corruzione e depravazione etica9 • [4,6] Con una terza proposizione si chiude la serie delle disposizioni date per compiere la volontà di Dio nella santificazione: « Non violare e sfruttare in questa cosa il proprio fratello » . Secondo il modello del catalogo dei vizi , al divieto se gue la motivazione , in cui si fa appello al giudizio escatologico di Dio (cfr. l Cor 6,9 . 1 0 ; Gal 5 ,2 l c) . Su questo punto i tessalonicesi sono stati preavvertiti e messi in guardia fin dal primo annunzio da parte dei predicatori del vangelo (cfr. Gal 5 ,2 l b) . I due verbi all ' infinito, preceduti da un unico articolo , sono un' apposizio ne dei precedenti . Non si introduce un nuovo ambito della parenesi, ma si prolun ga ed esplicita quello dell'etica sessuale , connessa con il matrimonio . Il verbo hyperbdinein è un hapax legomenon neotestamentario , il cui signi ficato negativo , nel senso di « trasgredire >> o « prevaricare >> , è dato dall' accosta mento a pleonektefn (« ingannare , defraudare >>) , un hapax paolino concentrato nella 2Corinzi . Nei suoi rapporti con la Chiesa corinzia, in particolare nell'organizza zione della colletta , Paolo dichiara che non « ha fatto ingiustizia, né danneggiato >> , né sfruttato (pleonektefn) alcuno (2Cor 7 ,2; 1 2 , 1 7 . 1 8) . Il pleonektes (avido) e la pleonex(a (avidità) sono elencati fra i vizi del mondo idolatrico e del disordine etico prebattesimale (Rm l ,29; l Cor 6,10; Ef 4 , 1 9; 5 ,3 ; Col 3 ,5). La connotazione econo mico-finanziaria del verbo pleonektefn potrebbe far pensare che il divieto, indicato dai due verbi , riguardi l ' ambito economico-commerciale . Questa ipotesi sareb be confermata dalla presenza del termine prdgma (« cosa >> o « affare >>) , che, soprat tutto nella forma plurale, designa le transazioni commerciali . Ma il contesto imme diato - quello che precede , dove si parla di pornéia ( l Ts 4,3), e quello che segue , dove ricorre il termine akathars(a ( « impurità >> , l Ts 4 ,7) - suggerisce di considerare l' unità tematica del discorso parenetico, concentrato neli ' ambito dell 'etica sessuale . 8 La svalutazione etica del pathos , più o meno connesso con l'epithym{a, si riscontra nei testi della diaspora giudaica - 4Maccabei, Testamenti dei XII patriarchi (Testamento di Giuseppe 7 ,8: « Se uno cade nella passione di desiderio >> {pathei epithymfas ... J) , - in Filone di Alessandria (De specialibus legibus 1 , 1 48) e negli autori greci , soprattutto di orientamento stoico. 9 Sap 14,12-3 1 ; Rm 1 ,24-32; ICor 10,7-8; Oracoli sibillini 3,35-64; Filone di Alessandria, De specialibus legibus 3 ,22-25 : unioni incestuose condannate dalla legge mosaica; De losepho 40-44 ; Libro dei giubilei 25 ,1 ; 30,8; 33 ,20: « E non vi è peccato maggiore della fornicazione (di coloro) che fornicano sulla terra, dato che Israele è popolo santo al Signore . . . >> ; Testamenti dei Xli patriarchi, passim.
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L'articolo premesso al sostantivo pragma - en tq pragmati (« in questa cosa ») - ri manda al discorso precedente sul matrimonio . In questo caso , l 'offesa e il torto fatti al fratello riguardano l' adulterio, che sia nella tradizione biblica-giudaica sia nell'ambiente greco-romano è considerato non solo un disordine etico, ma un danno sociale ed economico nei confronti del marito della donna10• Il protagonista del giudizio « su tutte queste cose » - l ' insieme delle questioni toccate nel discorso parenetico - è il Signore , chiamato appunto « v indice » . L' ap pellativo édikos, riferito al Signore , non ha paralleli nei testi paolini . In Rm 1 3 ,4 il magistrato che, in nome di Dio, condanna il malfattore è édikos . Quelli che su biscono l ' ingiustizia non devono farsi giustizia da sé - edfkein -, perché al Signo re spetta il giudizio di condanna (Rm 1 2 , 1 9; Dt 32,35 ; cfr. Eb 1 0 ,30) . Sullo sfondo della tradizione biblica il protagonista del giudizio è Dio, chiamato Kyrios co me nell'espressione stereotipa « giorno del Signore >> ( l Ts 5 ,2; cfr. Rm 1 2 , 1 9) . Del la sanzione escatologica da parte di Dio , il Signore , i predicatori hanno parlato ai tessalonicesi fin dal momento della fondazione della comunità con insistenza (cfr. lTs 2 , 1 2) . Qui si ha la conferma che , fin dall' inizio, l 'annunzio del vangelo di Dio - il kerygma - è accompagnato da istruzioni ed esortazioni di carattere pratico . [4,7] La motivazione della prassi etica dei tessalonicesi si fonda sullo statuto della comunità cristiana, chiamata non « ali' impurità » , ma a vivere nella « santifi cazione » . Nell ' antitesi dei due sostantivi akatharsfa Il hagiasnu5s si riflette la dia lettica dell 'esperienza battesimale cristiana, innescata dali' iniziativa di Dio con l ' annunzio del vangelo e aperta al suo compimento escatologico (cfr. 1 Ts 2 , 1 2; 5,24) . Nella Lettera ai Romani Paolo richiama la dialettica battesimale dei credenti , che sono passati dal servizio dell' impurità e iniquità a quello della giustizia per la santificazione, eis hagiasm6n (Rm 6 , 1 9) . L' akatharsfa, assieme alla pornéia , è col locata nel catalogo dei vizi degli idolatri e caratterizza lo stile di vita prebattesimale (2Cor 1 2 ,2 1 ; Gal 5 , 1 9 ; Ef 4 , 1 9 ; 5 ,3 ; Col 3 ,5 ) . Nei Testamenti dei XII patriarchi l ' akatharsfa è l' impurità connessa con il disordine sessuale , soprattutto con il ma trimonio illegale e l ' adulterio . Alla donna egiziana - la moglie di Potifar, il suo padrone (Gn 39 , 1 ) -, che tenta di sedurlo , Giuseppe risponde: « Il Signore non vuole che quelli che lo onorano stiano nell' impurità (en akatharsfq) né si compiace degli adulteri » 1 1 • Il patriarca Levi , figlio di Giacobbe , racconta che il nonno I sacco gli ha dato questo insegnamento: « Guardati dallo spirito d' impurità . . . Prenditi dun que , quando sei ancora giovane , una moglie senza macchia, che non sia stata di altri 1 0 Musonio Rufo, il « Socrate romano >> , condanna l 'adulterio non solo per motivi etici - licenzio sità e mancanza di autocontrollo - ma anche perché lede i diritti del marito della donna: « Per quanto concerne altri generi di rapporti , quelli adulterini sono illegittimi al massimo grado (paranomOtatai) . . . Per Zeus , chi va con un'etéra, o con una che non ha marito, non fa ingiustizia ad alcuno (adikei tòn dndra) come invece fa ingiustizia l'adultero al marito della donna sedotta . . . » (Musonio Rufo, Frag menta 1 2 ,3 . 1 5-20 [Diatribe frammenti e testimonianze, a cura di I. Ramelli , Bompiani, Milano 200 1 , pp. 1 66- 1 69]); cfr. Stoicorum veterum .fragmenta [ A ] 244 : « l filosofi seguaci di Zenone rifuggono I ' adulterio ... È infatti contrario alla natura per un essere dotato di ragione che una donna già legalmente legata a un altro generi dei figli illegittimi e distrugga la famiglia di un altro uomo » (cfr. Stoicorum veterum.fragmenta [Ce] 729; Filone di Alessandria, De decalogo 1 2 1 - 1 3 1 , commento al comandamen to biblico che condanna l'adulterio) . 1 1 Testamento di Giuseppe 4,6.
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e che non venga da famiglia pagana » 12 • Tenendo presente la tradizione della pare nesi giudaica, si comprendono le disposizioni date ai cristiani di Tessalonica per vivere nella « santificazione » , secondo la volontà di Dio: « Astenervi dalla fornica zione, saper prendere ciascuno la propria moglie in santità e rispetto » ( l Ts 4,3-4). [4,8] La prima parte della parenesi rivolta ai cristiani di Tessalonica si chiude con un ulteriore richiamo all ' autorevolezza delle disposizioni , che provengono da Dio anche se trasmesse e dettate da predicatori umani (cfr. l Ts 2 , 1 3). Le disposizio ni di carattere pratico sono inseparabili dalla « chiamata » di Dio mediante il vange lo . Da questo dato si trae la conseguenza: « Perciò chi disprezza, non disprezza un uomo, ma Dio stesso . . . » . La sentenza proverbiale si basa sul principio giuridico dell ' istituto dell ' inviato - in ebraico , salfa/:z - noto anche nella tradizione evangeli ca: l' inviato rappresenta colui che l ' ha mandato e parla a suo nome (Le 1 0 , 1 6; Mt 10,40) . La novità del testo di l Ts 4,8 è la presentazione di Dio come colui che , in modo permanente , dona il suo Spirito Santo a quanti accolgono la sua parola. Nella formulazione del testo greco si pone l ' accento sull 'attributo dello Spirito di Dio, tò Juigion (« quello santo ))). Della comunicazione dello Spirito Santo di Dio , attesa per il tempo escatologico , si parla in alcuni testi profetici dell ' AT e anche in quelli degli apocrifi giudaici 1 3 • Nelle sue lettere Paolo esprime la consapevolezza che , mediante Gesù Cristo, il Signore risorto, Dio compie la promessa del dono dello Spirito Santo ai credenti (Rm 5 ,5 ; 8 , 1 5 ; Gal 4,6; l Cor 6 , 1 9 ; 2Cor 3 ,3). L' impegno ad attuare la volontà di Dio nel processo di santificazione per i cristiani di Tessa Ionica si fonda sul dono permanente dello Spirito Santo da parte di Dio . [4,9] Con una formula di transizione - perì dé . . . (« riguardo poi . . . )) ) - si dà avvio a una nuova sezione parenetica, incentrata sull' amore fraterno e sull'impegno costante per la vita di comunità ordinata e decorosa. Con il termine philadelphfa (« amore fraterno ))) gli autori greci designano in genere l ' insieme delle relazioni fra i membri della famiglia naturale , anche se non ignorano il suo significato trasla to per indicare i membri di associazioni religiose e i sodalizi culturali 14• John S. Kloppenborg fa l 'ipotesi che il discorso parenetico di l Ts 4,9 sulla philadelphfa prenda lo spunto dal culto dei due gemelli dioscuri , Castore e Polluce , praticato a Tessalonica. Questo spiegherebbe anche l ' uso del l ' hapax paolino theodfdaktoi (« istruiti da Dio ))) in relazione con la philadelphfa15•
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Testamento di Levi 9,9- 10; cfr. Th 4 , 1 2 . 3 2 , 1 5- 1 7 ; 44,3-4; Ez 1 1 , 1 9 ; 36 ,26-27 ; 37 , 1 4 ; Zc 1 2 , 1 0 ; Libro dei giubilei l ,2 1 .23; 4Esdra 6,26; Testamento di Giuda 24,2-3; Testamento di Levi 1 8 , 1 1 . 1 4 Plutarco ha scritto un trattato Perì philadelphfas , De fraterno amore, dove parla dei rapporti tra i membri di famiglia (Moralia 478A-492D); Luciano di Samosata (Dialogo degli dei 26,2) parla di philadelphfa in rapporto a Castore e Polluce (cfr. Ierocle , Sui doveri 4,27 ,20); più noto e diffuso è l'appellativo philddelphos (Senofonte, Mem 2 ,3 , 1 7 ; Plutarco, Solone 27 ,5 : Solone fa l 'elogio dei due fratelli Cleobi e Bitone, philddelphoi kaì philometorai; Lucullo 40,3 ; cfr. Diodoro Siculo, Biblioteca storica 1 7 ,34. Di philadelphfa parlano gli scrittori della diaspora giudaica (Filone di Alessandria, Legatio ad Gaium 87 .92: in rapporto ai fratelli Dioscuri; cfr. G. Flavio, Antichità giudaiche 4,1 ,4 [26] ; 4Maccabei 1 3 ,2 1 .23 .26; 1 4 , 1 ; 1 5 ,10: parlando dei sette fratelli; 2Mac 1 5 ,14: philddelphos). 1 5 J.S . Kloppenborg , Philadelpfa, Theodfdaktos and the Dioscuri: Rhetorical Engagement in I Thessalonians 4,9- 1 2 , in NTS 39 ( 1 993) 265-289; Plutarco inizia il suo trattato sulla philadelphfa riferendosi ai due gemelli di oscuri . 13 Is
> (Giovenale , Satirae 5 , 1 -3). ...
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Parte seconda . Traduzione e commento
Paolo invece presuppone la pratica dell' amore fraterno , che si manifesta e attua nel l ' amore reciproco fra i cristiani , oltrepassando i confini della comunità locale . Amore fraterno e reciproco si saldano con l' impegno a condurre una vita ordinata e tranquilla, scandita dal lavoro umile e quotidiano per vivere in modo dignitoso e onesto, senza cedere alla tentazione di sfruttare la generosità degli al tri . Quello che qui si propone ai cristiani di Tessalonica è uno stile di vita apprez zato anche negli ambienti profani della loro città. Prima dell' annunzio aperto ed esplicito del vangelo di Dio ai vicini di casa e colleghi di lavoro , c'è una comuni cazione tacita dell' amore di Dio per tutti gli esseri umani, che passa attraverso l' amore fraterno solidale e la vita feriale laboriosa e onesta .
« QUELLI CHE SONO MORTI , ' DIO LI RADUNERA CON' LUI, PER MEZZO DI GESU »
l Ts 4 , 1 3 - 1 8 1
4 1 3Non vogliamo , fratelli , !asciarvi nell ' ignoranza riguardo ai dormienti , perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza . 14Se infatti crediamo che Gesù morì e risorse , così an1 Enorme è la bibliografia su questa pericope di l Ts 4 , 1 3- 1 8 : R.S. Ascough, A Question of Death: Paul 's Community Building Language in l Thessalonians 4,13-18, in JBL 1 23 (2004) 509530; J .M .G . Barclay, « That You mny not Grieve, like the Rest who have no Hope » ( l Thess 4,13). Death and Early Christian ldentity, in M .D. Hooker (ed.), Not in the Word alone. The First Epistle to the Thessalonians (SMBen 1 5 ) , Benedictina - St. Paul's Abbey, Rome 2003 , pp. 1 3 1 - 1 53 ; M .N A. Bockrnuehl , « The Trumpet shall sound »: Shofar Symbolism and its Reception in Early Christianity, in W. Horbury (ed.), Templum Amicitiae. Essays on Second Tempie presented to Ernst Bammel (JSNT. SS 48) , JSOT, Sheffield 1 99 1 , pp. 1 99-225; E.F. Collins, Tradition , Redaction, and Exortation in l Thess 4,13-5,1 l , in Id . , Studies on the First Letter to the Thessalonians (BEThL 66), University Press, Leuven 1 982, pp. 1 54- 1 72; cfr. J. Lambrecht (ed.), L 'Apocalypse johannique et l 'Apocalyptique dans le Nouveau Testament (BEThL 53), Duculot, Gembloux 1 980 , pp. 325-343; E. Cordova Gonzalez, La tradici6n y la redacci6n en l Tes 4,13-5,11 , in EjMex 20 (2002) 1 55- 1 82; MR. Cosby, Hellenistic formnl Receptions and Paul 's Use of APANTESlS in l Thessalonians 4 , 1 7, in BBR 4 ( 1 994) 1 5-34; S. Cotrozzi, Wherefrom and where to? - Translating l Thessalonians 4,14b, in BiTr 52 (200 1 ) 424430; J. Delobel, The Fate ofthe Dead according to l Thess 4 and l Cor 15, in R .F. Collins (ed.), The Thessalonians Correspondence, pp. 340-347; J. Dupont, « Avec le Signeur » à la Parousie . SYN CHRISTOI. L 'union avec le Christ suivant Saint Pau/, Desclée de Brouwer, Paris 1 952, pp. 39-79; C.A. Evans, Ascending and Descending with a South: Psalm 47.6 and l Thessalonians 4.16, in A.C. Evans - J.A. Sanders (edd .), Pau/ and the Scriptures oj lsrael (JSNT.SS 83 - SSEJC l ) , JSOT, Sheffield 1 993, pp . 238-253; R .H. Gundry, A brief Note on « Hellenistic jormnl Reception and Paul 's Use of APANTESIS in Thessalonians 4:1 7 » , in BBR 6 ( 1 996) 39-4 1 ; J.R. Harrison , Paul and the Imperia/ Gospel at Thessaloniki, in JSNT 25 (2002) 7 1 -96; R . H . Gundry, The Hellenization of Dominica/ Tradition and Christianization ofJewish Tradition in the Eschatology of l -2 Thessalonians, in R.H. Gundry, The Old is Better. New Testament Essays in Support of Traditional lnterpretations (WUNT 1 78), Mohr-Siebeck, Ttibingen 2005 , pp. 292-3 1 4 (articolo già pubblicato in NTS 33 [ 1 987] 1 6 1 - 1 78); P.N . Jackson , An lnvestigation of koimdomni in the New Testament: The Concept of Eschatological Sleep , Mellen, Lewiston (NY) 1 996; H . Jurgensen , Awaiting the Return of Christ: A re-examination of l Thessalonians 4,13-5,11 from a Pentecostal Perspective, in JPTh 4 ( 1 994) 8 1 1 1 3; S . Kim, The Jesus Tradition in l Thess 4, 13-5, 1 1 , i n NTS 48 (2002) 225-242; D . Konstan - l . Rarnelli, The Syntax ofen Christoi in 1 Thessalonians 4:16, in JBL 1 26 (2007) 579-593 ; A J . Malherbe, Anti-Epicurean Rhetoric in l Thessalonians , in S . Maser (ed .), Text und Geschichte (Marburger Theologische Studien 50), N .G . Elwert, Marburg 1 999, pp. 1 36- 1 42; PJ. Malysz, Paul 's Use oj the lmngery of Sleep and His Understanding of the Christian Life: A Study in the Thessalonian Correspondence, in CTQ 67 (2003) 65-78; J.P. Mason, The Resurrection according to Pau/, Mellen, Lewiston (NY) 1 99 3 ; H. Merklein , Der Theologe als Prophet: Zur Funktion prophetischen Redens in theologischen Diskurs des Paulus, in NTS 38 ( 1 992) 402-429; J .R . Michaels, Everything that Rises must converge: Paul 's Wordfrom the Lord, in T.E. Schmidt - M. Silva (edd.), To tell Myster: Essays on New Testament Eschatology in Honor oj Robert H. Gundry (JSNT.SS 100), JSOT, Sheffield 1 994,
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Parte seconda . Traduzione e commento che Dio , per mezzo di Gesù , condurrà con lui coloro che si sono addormentati . 1 5Sulla parola del Signore , infatti , vi diciamo que sto: noi , i viventi , rimasti fino alla venuta del Signore , non prece deremo quelli che si sono addormentati . 1 6Perché il Signore stes so , a un ordine , alla voce dell ' arcangelo e al suono della tromba di Dio , discenderà dal cielo . E prima in Cristo risorgeranno i morti ; 1 7quindi noi , i viventi , quelli che sono rimasti , verremo rapiti in sieme con loro nelle nubi , per andare incontro al Signore in alto , e così per sempre saremo con il Signore . 1 8Confortatevi dunque a vicenda con queste parole .
Tale breve unità della prima lettera alla Chiesa dei tessalonicesi anticipa una composizione più ampia, articolata in due unità ( l Ts 4 , 1 3 - 5 , 1 1 ) . Nella prima si affronta il tema della sorte dei cristiani morti prima della parous(a del Signore ( l Ts 4 , 1 3- 1 8) , nella seconda si risponde alla questione dei tempi del « giorno del Signore » , con le relative conseguenze per lo stile di vita dei cristiani ( l Ts 5 , 1 - 1 1 ) . In ambedue si conclude con l a stessa esortazione: parakalefte allelous (« conforta tevi a vicenda » , l Ts 4 , 1 8 // 5 , 1 1 ) . Anche nell ' introduzione tematica ricorre la stessa fraseologia: perì dé. . . (« riguardo a . . . » , l Ts 4 , 1 // 5 , 1 ) . In ambedue i casi la consolazione-conforto reciproco si fonda sulla comunione sicura e stabile « con il Signore » ( l Ts 4 , 1 7c Il 5 , 1 0c). Il lessico della « speranza » - elpfs -, che compare nelle due sezioni - l Ts 4 , 1 3c Il 5 ,8c -, definisce l ' orizzonte escatologico della comunità cristiana. L'articolazione delle due pericopi è segnalata mediante l ' ap pellativo iniziale adelph6i (« fratelli » , l Ts 4 , 1 3a Il 5 , 1 a) . Il tema di questa prima unità è definito dal lessico della « morte » , sia nell' uso metaforico del verbo koimasthai (addormentarsi) - 3 volte - sia nella ricorrenza del vocabolo nekr6i ( l Ts 4 , 1 6c) . Il vocabolario di morte è posto in contrappunto con quello della vita. La categoria di quelli che sono designati con i participi : hoi koim6menoi, hoi koimethéntes (« quelli che dormono » , « quelli che si sono addor mentati »), è in parallelismo antitetico con hoi zontes (« quelli che sono vivi » , « i vi venti »), definiti 2 volte come ho i perileip6menoi (« quelli che sono rimasti » , l Ts 4 , 1 5b . 1 7a) . Per parlare della morte di Gesù invece s i ricorre al verbo dei for mulari di fede apothn�skein (« morire » , l Ts 4 , 1 4a: apéthanen) . Alla situazione di pp. 1 82- 1 95 ; C .R. Nicholl , From Hope to Despair in Thessalonica. Situation l and 2 Thessalonians (SNTS .MS 1 26), University Press, Cambridge (UK) - New York 2004 , pp. 1 9-48 ; M . Otto , l .Thessa/onicher 4,13-18 im Licht des gegenwiirtigen Forschungsstandes, in M. Evang - H. Merk1ein - M . Wolter (edd .), Eschato/ogie und SchO!fung (BZNW 89) , W. de Gruyter, Ber1in 1 997 , pp. 2 1 3-230 (cfr. [BZNW 95] . W. de Gruyter, Berlin 1 998, pp . 404-432); R .E. Otto , The Meeting in the Air ( l Thess 4 , 1 7) , i n HBT 1 9 ( 1 997) 1 92-2 1 2; J . P1evnik, Pau! and the Parousia . A n Exegetical and Theological lnvestigation , Hendrisckson, Peabody (MA) 1 997; J. P1evnik , l Thessalonians 4 ,l 7: The Bringing in ofthe Lord or the Bringing in ofthe Faithful? , in Biblica 80 ( 1 999) 537-546; S . Schreiber, Eine neue Jenseitshof!nung in Thessaloniki und ihre Probleme ( I Thess 4.13- 18), in Biblica 88 (2007) 326-350; C.M. Tuckett, Synoptic Tradition in l Thessalonians? , in R .E. Collins (ed.), The Thessalonian Correspondence, pp. 1 60- 1 82; J .F. Wa1voord, l Thessalonians 4: A centra/ Rapture Passage , in T. Ice - TJ . Demy (edd.), When the Trumpet Sounds, Harvest House, Eugene (OR) 1 995 .
« Quelli che sono morti, Dio li radunerà con Lui, per mezzo di Gesù » JTs 4,13-18
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« morte » si contrappone quella di « risurrezione » , indicata 2 volte mediante il verbo anisttinai (risorgere) , riferito a Gesù e ai cristiani ( l Ts 4 , 1 4 . 1 6c). Nell ' area della morte gravita il verbo lypefsthai (rattristarsi) , mentre in quella della vita do mina il verbo pa raka lefn ( « confortare » , l Ts 4 , 1 3 . 1 8) . L' antitesi tra tristezza e conforto evoca il genere letterario del « discorso di consolazione » , utilizzato nell' ambiente greco-romano anche nelle lettere , chiamate appunto « lettere di con solazione »2 • Tenendo conto del lessico e della dinamica letteraria del discorso epistolare , si può suddividere il testo in questo modo: l Ts 4 , 1 3 Introduzione tematica, partendo dalla situazione dei destinatari . 1 Ts 4 , 1 4- 1 7 Il fondamento della speranza cristiana: l Ts 4 , 1 4 La fede kerygmatica: morte e risurrezione di Gesù e azione di Dio. l Ts 4 , 1 5 Affermazione sulla « parola del Signore )) . l Ts 4 , 1 6- 1 7 Scenario apocalittico dell' incontro con il Signore. Conclusione: invito rivolto ai destinatari . l Ts 4 , 1 8 I protagonisti del dramma tracciato nel discorso di consolazione sono Dio e Gesù Cristo , il Signore . Dio radunerà i morti per mezzo di Gesù ( l Ts 4,14b) . Nello scenario apocalittico ricorre il sintagma « tromba di Dio )) ( l Ts 4 , 1 6b) . Gesù , asso ciato all 'azione di Dio , è menzionato 2 volte con il nome proprio /esous, una volta come Christ6s e 4 volte con il titolo di Kyrios. Il genitivo tou Kyrfou specifica i due vocaboli parousfa (tou Kyrfou) e apdntesis (tou Kyrfou ) , che evocano il tema della sua venuta e dell ' incontro di tutti , vivi e morti risuscitati con il Signore . La relazio ne dei credenti con Gesù Cristo e il Signore , è espressa mediante l ' intera gamma delle particelle congiuntive greche: syn (con), e n (in) , dia (« per mezzo di )) ) , eis (verso) . I protagonisti umani della comunicazione epistolare sono indicati median te l'alternanza del pronome di prima persona plurale - hemefs (« noi )) , 4 volte) - usa to per i mittenti , associati spesso con il destino dei destinatari , designati a loro volta con il pronome di seconda persona plurale hymefs (« voi )) , 2 volte) . Il dialogo epistolare è caratterizzato dalle decise affermazioni iniziali - « non vogliamo . . . crediamo . . . diciamo )) - dalla ripresa delle espressioni - « i dormienti , noi i viventi , i rimasti )) - e dalla ridondanza nel tracciare lo scenario apocalittico , in cui si collocano la discesa del Signore dal cielo, il rapimento e l ' incontro di tutti: credenti , vivi e morti risorti , con lui . Con questo quadro movimentato contrasta la sintetica affermazione finale: « E così per sempre saremo con il Signore )) ( l Ts 4 , 1 7c). Nella stessa prospettiva della comunione con il Signore si colloca l' invito finale , che rivela lo scopo parenetico e pastorale di tutta la sezione: « Confortatevi dunque a vicenda con queste parole )) ( l Ts 4,1 8) .
[4,13] Con una fraseologia ricorrente nell 'epistolario paolino si introduce il nuovo argomento - perì dé. . . -, riguardante , in questo caso, il destino finale dei 2 A. Malherbe ( The Letters to the Thessalonians, pp. 279-280) fa un confronto tra il testo di l Ts 4 , 1 3- 1 8 e le « lettere di consolazione >) dell ' ambiente greco-romano , rilevandone le somiglian ze - situazioni di lutto , lessico , stile - e le differenze: diverse sono le motivazioni di conforto o speranza di fronte alla morte .
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morti (Rm 1 , 1 3 ; 1 1 ,25 ; 1 Cor 1 0 , 1 ; 1 2 , 1 ; 2Cor 1 ,8 ) . Tuttavia la motivazione di questo nuovo attacco epistolare, confermato dall'appellativo adelphoi, fa pensare che non si tratti solo di un formulario stereotipo, ma di un annunzio implicito della questione centrale del discorso . I mittenti della lettera intendono rimediare al l ' ignoranza dei destinatari , che sta alla base della loro crisi di speranza di fronte alla morte di alcuni membri della comunità. Essi vogliono impedire che i cristiani di Tessalonica di fronte ai casi di morte siano travolti da un dolore senza speranza come capita agli « altri » , estranei alla prospettiva di fede cristiana. La situazione di crisi della comunità tessalonicese di fronte alla morte di alcuni cristiani è fatta risalire a diversi fattori , in gran parte ipotetici . Anche l ' ipotesi che i mittenti della lettera rispondano a interrogativi precisi , o addirittura a una lettera dei tessalonice si riportata da Timoteo , non trova un riscontro preciso nel testo . Collio R. Nicholl sostiene che l ' espressione : « N o n vogliamo lasciarvi nell ' ignoranza riguardo ai dormienti . . . » ( l Ts 4,1 3) si riferisca alla reale ignoranza dei tessalonicesi circa la salvezza escatologica dei cristiani morti prima della parous{a del Signore . Con le istruzioni di I Ts 4 , 1 3- 1 8 si cercherebbe di correggere questo errore , che getta in un dolore senza speranza i tessalonicesi3 • Come appare nel seguito del discorso escatologico di l Tessalonicesi , la distin zione tra « noi » e gli « altri » non è di carattere etnico o sociologico - i membri della comunità rispetto a quelli di fuori -, ma si fonda sulla fede in Gesù Cristo morto e risorto, che sta alla base dell 'elpfs cristiana (cfr. lTs 1 ,3 ; 2 , 1 9 ; 5 ,8) . Nella Lettera agli Efesini « senza speranza » sono i greci : « senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza di Israele , estranei ai patti della promessa, senza Dio in questo mondo » (Ef 2 , 1 2) . Nella prima lettera alla Chiesa dei tessalonicesi , composta i n maggioranza da noti ebrei , gli « altri » che non hanno speranza sono i greci , « che non conoscono Dio >> ( l Ts 4,5). In realtà dagli epitaffi funebri , dalle lettere di consolazione degli scrittori greco-romani , dai riti e culti misterici non si può dire che nell' ambiente in cui vivo no i cristiani di Tessalonica sia del tutto assente la speranza, almeno l' idea della sopravvivenza delle anime dei morti4 • Solo degli epicurei Plutarco afferma che so no senza speranza di fronte alla morte e rendono impossibile la vita felice5 • Il vuo to di speranza di fronte alla morte è testimoniato dai versi di alcuni poeti greci . Antipatro di Tessalonica, poeta del secolo I a.C . , è autore di un epigramma funebre per la morte del naufrago Nicanore di Tiro: « Infelice Nicanore, sfigurato dal mare canuto, giaci nudo su un lido straniero o presso le rocce . Quella tua opulenta dimora è scomparsa, e perduta è la speranza della patria Tiro »6 . Nella stessa prospettiva si colloca il poeta siciliota Teocrito del secolo IV a.C . Il pastore Coridone risponde a Batto: « Fatti coraggio , caro Batto . Presto, domani sarà meglio: le speranze (elpfdes) sono per i vivi , i morti sono senza speranza (anélpistoi) »7• 3 C .R . Nicholl , From Hope to Despair in Thessalonica , pp. 1 9-48 ; una rassegna delle varie ipotesi circa la crisi di speranza di tessalonicesi si trova in S . Schreiber, Eine neue Jenseitshoffnung in Thessaloniki und ihre Probleme ( / Thess 4,13-18) , in Biblica 88 (2007) 326-350 . 4 Plutarco, Consolatio ad Apolonium , Moralia l 02C; Cicerone , De amicitia 1 2- 1 4. 5 Plutarco, Moralia 1 100C- 1 105C; cfr. S . Schreiber, Eine neue Jenseitshoffnung in Thessaloniki und ihre Probleme ( / Thess 4,13-18), in Biblica 88 (2007) 339-344. 6 Antipatro di Tessalonica, Antologia Palatina 7 ,286,38 . 7 Teocrito, Idilli 4,42.
« Quelli che sono morti, Dio li radunerà con lui, per mezzo di Gesù » 1Ts 4,13-18
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Per designare i cristiani morti a Tessalonica si ricorre al participio presente del verbo koimiisthai (addormentarsi): hoi koimòmenoi sono « i dormienti »8• Nel seguito del discorso gli stessi sono indicati come nekroi (« morti » , l Ts 4 , 1 6c). Pur riconoscendo nell ' uso di questo vocabolo un eufemismo ricorrente sia nei testi biblici come in quelli dell ' ambiente greco-romano , non si può escludere un implicito rimando alla risurrezione futura. Nel libro di Daniele , dove per la pri ma volta si parla, in modo esplicito, della risurrezione dei morti , si dice che « mol ti di quelli che dormono (katheudonton) nella polvere della terra risorgeranno (anastesontai) » (LXXDn 1 2 ,2; cfr. 1 Ts 4 , 1 6; 5 , 1 0)9 • [4,14] Per rifondare la speranza dei tessalonicesi di fronte all 'esperienza della morte , gli autori della lettera richiamano il nucleo della fede cristiana, centrata sul kbygma , in cui si afferma la morte e risurrezione di Gesù . L' argomentazione si sviluppa in due proposizioni , articolate come protasi - « Se infatti crediamo che Gesù morì e risorse . . . » - e apodosi , introdotta da « così anche . . . » , dove però manca la simmetria o la corrispondenza del verbo « crediamo . . . »; cambiano anche il pro tagonista e il contenuto del credere : « Dio , per mezzo di Gesù , condurrà con lui coloro che si sono addormentati » . L'unico elemento comune nelle due proposizio ni è la menzione di Gesù , che , nella seconda, diventa il tramite dell 'azione di Dio: « per mezzo di Gesù » . Il contenuto della fede, ricalcato sul kerygma primitivo, è espresso in modo originale rispetto all 'epistolario paolino, dove si riportano le for mule di fede . Prima di tutto , il soggetto dei due verbi apéthanen (« morì >>) e anéste (« risorse ») è lesous (Gesù) , mentre nei formulari paolini in genere è Cristo o Gesù Cristo. L'evento della morte di Gesù è indicato con l 'aoristo del verbo apothn�skein (morire) , come negli altri testi delle lettere di Paolo. Per parlare della risurrezione di Gesù Cristo, Paolo in genere adopera il verbo egéirein (risorgere) - 37 ricorrenze complessive nel corpus paolino - per lo più al passivo per evocare l 'azione di Dio (cfr. Rm 4 ,25 ; 1 0 ,9; 1 Cor 1 5 ,4; 2Cor 5 , 1 5) . L'uso del verbo anistdnai (« alzarsi, levarsi ») è molto raro negli scritti paolini ( 5 volte in tutto) . Solo nella sezione di 1Ts 4,1 3- 1 8 compare 2 volte , di cui una nella formula di fede di 1 Ts 4,14 e una in rapporto alla risurrezione futura dei « morti » ( 1 Ts 4 , 1 6) . Il nesso tra le 2 ricorrenze non può essere casuale . La professione di fede nella morte-risurrezione di Gesù fonda anche la certezza della futura risurrezione dei morti (cfr. l Cor 1 5 ,20-22) . Questo dato di fede poteva essere espresso in modo chiaro con una frase per fettamente bilanciata: « Se infatti crediamo . . . così anche crediamo che - o si deve credere che - Dio farà risorgere quelli che sono morti ... » . Invece l 'ellissi del verbo pistéuomen (« crediamo ») e l ' introduzione di Dio come soggetto del verbo dxei (« condurrà »), accanto al ruolo mediatore di Gesù , creano una proposizione con torta e confusa, motivo di molteplici e contrapposte interpretazioni . Il punto più 8 Alcuni manoscritti della tradizione occidentale e bizantina, al posto del participio presente hoi koimomenoi , leggono un participio perfetto hoi kekoimomenoi (« quelli che si sono addormenta ti >>), ricorrente in altri testi del NT (Mt 27 ,52; I Cor 1 5 ,20). 9 Piotr J . Ma1ysz, Paul's Use of the lmagery of Sleep and His Understanding of the Christian Life: A Study in the Thessalonian Correspondence, in CTQ 67 (2003) 65-78, esaminando l 'uso dei verbi koimastlwi e kathéudein , nell 'unità letteraria di l Ts 4,1 3 - 5 , 1 1 , confrontato con quello biblico e degli scrittori profani , vi riconosce un significato metaforico in rapporto alla risurrezione futura.
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discusso e controverso è il sintagma dià tou Iesou , che può essere connesso con l 'espressione « coloro che si sono addormentati » , oppure con l ' azione di Dio indi cata dal verbo d.xei (« condurrà »), nel senso che Dio « condurrà (dià tou /esou) coloro che si sono addormentati » . La lettura del testo è complicata dall' espressio ne syn autq (« con lui >>), collocata alla fine , dopo il verbo d.xei (« condurrà »). Anche questa si riferisce a Jesous , menzionato poco prima. Un tale accumulo di particelle connesse con l'azione di Dio - « per mezzo di Gesù . . . condurrà con lui » - induce i commentatori a collegare la formula « per mezzo di Gesù » con il participio hoi koimethéntes (« coloro che si sono addormentati » ) , nel senso che sono morti « in Gesù » , credendo in lui o beneficiando del suo ruolo salvifico . Alcuni autori inten dono l 'espressione « morti dià tou Iesou » nel senso che sono morti per Gesù , cioè per la fede in Gesù , cioè sarebbero i cristiani martiri di Tessalonica10 • Ma la parti cella dià con il genitivo tou Iesou - non con l ' accusativo dià tòn Iesoun , « a causa di Gesù » - non consente la lettura martiriologica. Anche l ' idea dei « morti per mezzo di Gesù » , fatta coincidere con quella più ricorrente nei testi paolini « morti in Cristo (Gesù) » , fa violenza al testo . Allora è preferibile mettere in relazione la formula dià tou Iesou con l ' azione di Dio, che « Condurrà con lui , coloro che si sono addormentati » , i quali, nel contesto , sono implicitamente già identificati co me « cristiani » , membri della comunità . Il ruolo mediatore di Gesù (Cristo nostro Signore) nell' azione salvifica di Dio a favore di tutti i credenti , vivi e morti , è af fermato in modo esplicito in l Ts 5 ,9 . L'azione di Dio che, per mezzo di Gesù, « condurrà con lui , coloro che s i sono addormentati » , prelude alla parous(a e all ' incontro di tutti , vivi e morti risuscitati , con il Signore , con lo scopo di « essere sempre con il Signore » (syn Kyrfq, 1 Ts 4 , 1 7c). La prospettiva salvifica dell' azione di Dio è confermata dall'uso del verbo dgein in alcuni testi biblici . Sullo sfondo sta l 'esperienza dell 'esodo biblico , mo dello di ogni intervento salvifico di Dio . Egli, che libera i figli di Israele dalla schiavitù dell' Egitto , li conduce attraverso il deserto al possesso della terra pro messa (Es 1 5 , 1 1 - 1 8 ; Dt 32 , 1 2: dgein) . Alla stessa immagine e al lessico relativo fanno riferimento i profeti per parlare del nuovo esodo - ritorno dall'esilio -, che prefigura la convocazione escatologica degli « eletti » dalle estremità della terra 1 1 • [4,15] Dopo aver richiamato la fede comune , fondata sul kérygma tradiziona le per annunziare l ' azione futura di Dio a favore di quelli che si sono addormen tati , si affronta il punto cruciale che mette in crisi i cristiani di Tessalonica davanti all'esperienza della morte « prematura » di alcuni membri della comunità . Quale sarà la loro sorte al momento della parous(a del Signore? Ne saranno esclusi? Saranno svantaggiati rispetto ai cristiani rimasti ancora in vita? La risposta a questi interrogativi è introdotta in modo solenne con una fraseologia che non ha corri spondenti nell'epistolario paolino: « Sulla parola del Signore , infatti , vi diciamo questo ... » ( l Ts 4,1 5a) . Segue un' affermazione perentoria sul destino dei cristiani 1 0 Secondo K .P. Donfried (Pau/, Thessalonica and Early Christianity, pp. 38-46), nel clima di conflitti e tensioni con l ' ambiente di Tessalonica alcuni cristiani sarebbero stati messi a morte per violazione del giuramento di fedeltà all ' impero. 1 1 Is 43,5-7; 48 ,2 1 ; Ger 3 1 (38),8; cfr. Mc 1 3 ,27; Mt 24,3 1 : epi-syn-agein .
« Quelli che sono morti, Dio li radunerà con lui, per mezzo di Gesù » JTs 4,13-18
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morti anzitempo: « Noi , i viventi , rimasti fino alla venuta del Signore , non prece deremo coloro che si sono addormentati » ( l Ts 4,1 5b) . Il sintagma 16gos Kyrfou (« parola del Signore ») ha prodotto una ridda infinita di ipotesi nel tentativo di identificare quello a cui si riferisce questa formula incon sueta: si tratta di una sentenza - un 16gion agraphon - del Gesù storico , non riferita nei vangeli canonici? È una parola della tradizione apocalittica cristiana, attribuita al Signore Gesù? Si tratta di una rivelazione particolare riservata a Paolo? Que st'ultima ipotesi potrebbe trovare una conferma in un testo della l Corinzi , dove si riporta una dichiarazione di Paolo affine a quella di lTs 4 , 1 5 . 1 6- 1 7 : « Ecco vi dico (hymfn légo) un mistero: "Non tutti ci addormenteremo (moriremo) , ma tutti sare mo trasformati , in un istante , in un batter d'occhio , al suono dell'ultima tromba; suonerà, infatti , la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasforma ti" » ( l Cor 1 5,5 1 -52) . Nonostante alcuni elementi comuni di carattere lessicale e tematico, le differenze tra i due testi sono notevoli , soprattutto per il contesto e la diversa situazione dei destinatari . Nella l Corinzi il punto cruciale non è il rapporto tra quelli che sono morti e i viventi al momento della parousfa, ma la modalità della « risurrezione » e la condizione dei corpi dei risorti , che implica, per quelli che sono ancora vivi , una trasformazione . Anche l ' ipotesi che si tratti di un l6gion di Gesù , chiamato Kyrios - cfr. I Cor 7 , l O ; 9 , 1 4; I l ,23 - o della rilettura paolina di una tradizione apocalittica fatta ri salire a Gesù , non è sostenibile , perché in nessun testo della tradizione evange lica si trova qualche cosa di simile a l Ts 4 , 1 5b sul rapporto tra vivi e morti alla parousfa . L'espressione « sulla parola del Signore » , creata sul modello del lin guaggio biblico e della proclamazione del vangelo , è utilizzata per dare forza e autorevolezza alla dichiarazione che segue immediatamente . Nella prima parte della lettera « la parola del Signore » è l ' annunzio dei predicatori del vangelo di Dio a Tessalonica ( l Ts l ,8 ; cfr. 2 , 1 3) 1 2 • Quello che viene introdotto con la formula « sulla parola del Signore » è una dichiarazione dei mittenti della lettera - se si prende sul serio l'espressione hymfn légomen (« vi diciamo ») - dove, in modo categorico , si esclude che quelli che sa ranno rimasti vivi alla parousfa del Signore abbiano un qualsiasi vantaggio rispetto ai cristiani morti . Nel contesto attuale, il verbo phthdnein (arrivare) , già adoperato in I Ts 2 , 1 6c per il giudizio di Dio , non ha un significato né spaziale né temporale , ma qualitativo assoluto - « non avremo alcun vantaggio » - come fa capire la dupli ce enfatica negazione che lo precede . Nell ' interpretazione di questa frase sono state fatte molte ipotesi e prodotte diverse teorie estranee al testo , come quella sull'attesa imminente della parousfa nelle prime generazioni cristiane e sull ' evolu zione del pensiero escatologico di Paolo , che sarebbe passato dalla prospettiva di essere ancora fra i vivi, alla venuta del Signore, a quella di una sua possibile morte prima della parousfa . Nel testo , molto sobrio nella sua formulazione , si stabilisce 12 M .W. Pahl, Discerning the « Word ofthe Lord ». The « Word ofthe Lord » in l Thessalonians 4:15 (LNTS 389), T. & T. Clark, London - New York 2009 , p. 1 69: dopo avere passato in rassegna le varie ipotesi, conclude dicendo che Paolo adopera l 'espressione en l6gq Kyriou per indicare il messaggio escatologico tradizionale , fondato sulla morte e risurrezione di Gesù ( l Ts 4,14).
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un confronto tra due gruppi - i viventi rimasti fino alla venuta del Signore » e « quelli che si sono addormentati » -, per affermare che i primi non li « precederan no » . Quelli del primo gruppo sono presentati con il duplice participio hoi zontes, hoi perileip6menoi (« i viventi , i rimasti »), mentre i morti sono indicati con la so lita metafora del dormire . I mittenti hemefs (noi), assieme ai destinatari della lette ra, si identificano con quelli del primo gruppo , cioè i viventi rimasti fino alla venu ta del Signore . Questo modo di parlare non dice nulla sulle attese di Paolo, Silvano e Timoteo , riguardo alla loro sopravvivenza, né dà informazioni sulla cronologia della venuta del Signore . Dal momento che sono vivi quando inviano la lettera hanno tutto il diritto di collocarsi ipoteticamente nel primo gruppo, con i cristiani di Tessalonica, che la ricevono e la leggono. Perché i mittenti si preoccupano di affermare che essi e i cristiani vivi di Tessalonica non avranno alcun vantaggio sui cristiani morti al momento della parousfa? Come e perché si è creato questo problema, che sembra essere all 'ori gine del dolore disperato della comunità tessalonicese per i suoi fratelli morti pri ma della parousfa? Per rispondere a questo interrogativo si fa ricorso al modo di pensare e di esprimersi presente in alcuni scritti della tradizione apocalittica giu daica. Nell' apocrifo attribuito a Esdra - 4Esdra - si pone il problema del rapporto tra quelli che sono morti e i vivi al momento del giudizio finale . Il profeta si rivol ge a Dio dicendo: « Ma ecco , Signore , tu prometti a coloro che saranno vivi alla fine; ma che cosa faranno quelli che sono vissuti prima di noi , o noi stessi o quelli dopo di noi? » . Il Signore risponde: « Il mio giudizio lo farò simile a un cerchio: come gli ultimi non restano indietro, i primi non vanno avanti » 1 3 • Tuttavia in alcuni passi si afferma che sono più fortunati , rispetto ai morti , quelli che saran no vivi al tempo degli eventi finali (la venuta del Messia e il giudizio di Dio) 14• Con l 'espressione « quelli che sono rimasti » si indicano quelli che saranno vivi al giudizio finale 15 • Questi saranno salvati , partecipando al regno messianico nella terra di Israele . Perciò si dice che « saranno benedetti più di quelli che sono morti » (Apocalisse di Esdra [o 4Esdra] 1 3 ,24) 16 • Com'è arrivata questa teoria « apocalittica giudaica » nella comunità di Tessa Ionica, formata in gran parte da convertiti non ebrei? L' unico appiglio per sostenere questa ipotesi è il participio hoi perileip6menoi (« i rimasti » ) , aggiunto a quello più generico hoi zontes (« i viventi »), e il sostantivo parousfa. Hoi perileip6menoi si accorda bene con l'espressione eis ten parousfan tou Kyrfou, da intendersi in senso temporale: « rimasti fino alla venuta del Signore » . L'espressione « i rimasti » o « superstiti » potrebbe alludere al « resto » di Israele, scampato al disastro del gior no del Signore . Nella versione dei LXX con il participio passivo perileip6menoi si traduce l'ebraico sii ' ar (« rimanere » , « restare »). A partire dal profeta Amos , con l ' immagine del « resto » - in ebraico , se 'iir si esprime sia l ' idea degli scampati al -
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4Esdra 5 ,4 1 -42 (cfr. 6 ,20-25); 2Baruch 30,2; 5 1 , 1 3 . 4Esdra 7 ,26-28 . 1 5 4Esdra 6 ,25 ; 9 ,8 ; 1 3 ,48 . 1 6 4Esdra 1 3 ,32; cfr. Dn 1 2, 1 2; Salmi di Salomone 1 7 ,44-45 ; 1 8 ,6. Quelli che restano in vita prima del giudizio finale sono chiamati anche il « resto » del popolo di Israele (4Esdra 1 2 ,34) .
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disastro del giudizio di Dio, sia la garanzia di un futuro di salvezza per Israele (Am 3 , 1 2 ; 5 , 1 5 ; 9 , 1 ; Is 6 , 1 1 - 1 3) . Gli scrittori greci con il participio passivo del verbo periléipesthai (« essere lasciato ») designano i superstiti di una catastrofe o della guerra17 • I l sintagma he parous(a tou Kyrfou (« la venuta del Signore ») nella nostra lettera è inteso in chiave apocalittica ( l Ts 2 , 1 9 ; 3 , 1 3 ; 5 ,23 ; cfr. 2Ts 2 , 1 ) . Si suppo ne che i cristiani di Tessalonica conoscano la valenza apocalittica del termine parousfa, perché gli autori della lettera non si preoccupano di dame alcuna spie gazione o di fare precisazioni al riguardo . Inoltre , la stessa identica copia di parti cipi - « i viventi , i rimasti » - ritorna nel quadro dello scenario apocalittico, senza relazione immediata con la parousfa ( l Ts 4, 1 7) . Questo insieme di dati rende plausibile l ' ipotesi che i predicatori del vangelo a Tessalonica abbiano trasmes so anche alcune nozioni e visioni di matrice apocalittica sul giudizio di Dio e sulla parousfa del Signore (cfr. l Ts 1 ,1 0 ; 2 , 1 6bc; 4,6) . Tuttavia, la crisi di speranza dei tessalonicesi per la morte di alcuni « fratelli », membri della comunità, potrebbe derivare dal contesto socioculturale della città di Tessalonica, dove il senso di identità e di appartenenza dei singoli di fronte al trau ma della morte si fonda e si alimenta anche grazie alle associazioni corporative e soprattutto ai collegia funebri , che provvedono alle onoranze funebri e alla comme morazione dei defunti 1 8 • Quelli che hanno accolto il vangelo di Dio e fanno parte dell ' ekklesfa cristiana di Tessalonica si chiedono se i membri morti fanno ancora parte della comunità degli eletti da Dio , che attendono Gesù , il Figlio suo , che li libera dalla condanna escatologica (cfr. I Ts 1 , 10). Quale sarà il loro destino alla venuta del Signore? A questo interrogativo, che mette in gioco la speranza, fondata sulla fede pasquale , rispondono i mittenti della lettera prima in modo conciso in l Ts 4 , 1 5b, poi con un'esposizione dello scenario apocalittico , in cui si collocano la ri surrezione dei morti e l ' incontro di tutti con il Signore . [4,16-17] Con la congiunzione h6ti (perché), esplicativa dell 'affermazione di l Ts 4 , 1 5 - « Sulla parola del Signore , infatti , vi diciamo questo . . . » -, si introduce uno scenario apocalittico, dove protagonista è il Kyrios-Christ6s ( l Ts 4 , 1 6 . 1 7) . Si tratta del Kyrios , di cui si parla nel versetto precedente . Sulla sua parola autorevo le , i mittenti della lettera annunziano che tutti i credenti sono accomunati nella stessa sorte , senza alcun vantaggio per quelli che saranno ancora vivi al momento della parousfa del Signore . In un quadro di matrice apocalittica si immaginano la venuta del Signore e l ' incontro con lui di tutti i credenti , sia di quelli che sono morti , i quali risorgeranno , sia di quelli che sono vivi o superstiti fino a quel mo mento . Il Kyrios che viene e con il quale si incontrano alla fine tutti appartiene al mondo di Dio, indicato, nel linguaggio simbolico , con il « cielo » (cfr. l Cor 1 5 ,47 , Rm 1 0 ,6) . I tessalonicesi , che hanno abbandonato gli idoli per servire il Dio vivo
1 7 G. Flavio, Contra Apionem 1 ,35[3 1 2-320] ; in 4Maccabei perileip6menoi sono quelli che restano dei sette figli martiri nella persecuzione di Antioco IV Epifane (4Maccabei 1 2 ,6; 1 3 , 1 8); è chiamato in questo modo il resto del popolo rientrato dall'esilio (LXXAg 2 ,3 [codice S)). 1 8 R . S . Ascough , A Question ofDeath: Paul 's Community Building Language in l Thessalonians 4,13-18, in JBL 1 23 (2004) 509-530.
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e vero , attendono « dai cieli » il Figlio di Dio , Gesù , che li libera dal giudizio di condanna (cfr. l Ts l ,9- 10). I cristiani di Filippi , che hanno accolto il vangelo pro clamato da Paolo, attendono come Salvatore e Signore Gesù Cristo « dai cieli » , la loro madrepatria (Fil 3 ,20) . L' immagine della « discesa » del Signore « dal cielo » è connessa con questa visione simbolica dello spazio e del rapporto cielo-terra . La discesa o venuta del Signore dal cielo è segnalata da alcuni elementi che fanno da cornice alle teofanie bibliche: l'ordine , la voce dell 'arcangelo e la tromba di Dio . Gli ultimi due - la « voce » e la « tromba » , specificati con un genitivo - po trebbero essere la concretizzazione del primo, espresso con il vocabolo kéleusma (ordine) . Questo è un hapax neotestamentario , che compare una sola volta in LXXPro 30,24(27). Negli scrittori greci questo lessema ricorre , in genere , nei con testi marziali , per indicare il segnale di marcia o di attacco 19• Filone di Alessandria dice che Dio è in grado con un solo ordine - henì keléusmati - di radunare , dove vuole , gli uomini dispersi alle estremità della terra20• Lo scenario apocalittico di l Ts 4,16- 1 7 richiama la « piccola apocalisse » sinottica, in particolare quella di Mt 24,3 1 , dove si parla della venuta del Figlio dell' uomo sulle nubi del cielo con grande po tenza e gloria: « Egli manderà i suoi angeli , con una grande tromba, ed essi radu neranno i suoi eletti dai quattro venti , da un estremo all 'altro dei cieli » (Mt 24,3 1 ) . Al posto degli angeli , incaricati di radunare gli eletti , nel testo di l Ts 4 , 1 6 com pare la « voce dell' arcangelo » . Nella tradizione apocalittica Michele è conosciuto come « uno dei principi supremi » e come « il grande angelo » , che vigila sui figli di Israele (Dn 10,1 3; 1 2 , 1 ) . Nella Lettera di Giuda, Michele è chiamato archdngelos (Gd v. 9)2 1 . U n elemento ricorrente nei contesti teofanici e apocalittici è l a phone (voce) , che nell 'Apocalisse di Giovanni è specificata come « voce forte » e « voce di trom ba >> (Ap l ,10; 4 , 1 ) . Nella teofania del monte Sinai , dove il popolo è convocato per ricevere la legge di Dio , al terzo giorno , sul far del mattino, tra tuoni e lampi , in mezzo a una nuvola densa sul monte , si ode un « suono di tromba » , phone tes sdlpiggos (Es 1 9 , 1 6 . 1 9 ; cfr. 20 , 1 8) . Alla fine dei tempi - « in quel giorno » -, al « suono della grande tromba » Dio radunerà i figli di Israele dispersi in mezzo ai popoli ed essi si prostreranno al Signore sul monte santo , a Gerusalemme (ls 27 , 1 3 ; Sal 47 [46] ,6) . Il suono della tromba (sdlpigx) non è solo il segnale della convocazione liturgica, ma anche il segnale della convocazione per la « guerra santa » , nel giorno del Signore22 . Nel Libro della guerra di Qurnran il suono delle trombe dà il segnale dell' allarme , della riunione e dell ' attacco dei combattenti ( J QM 11 ,1 6-111 , 1 2; cfr. VIII , l - 1 5) . Tenendo conto della tradizione biblica e apoca-
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G. Flavio, Antichità giudaiche 1 7, 8 ,3 [ 1 99] . Filone di Alessandria, De praemiis et poenis 1 1 7 . 2 1 Nell 'elenco dei santi angeli « vigilanti >> - chiamati nella versione greca « angeli delle poten ze >> - nel Libro di Enoch , versione etiopica -, Michele figura al quarto posto (l Enoch 20, 1 -7; cfr. 9 , 1 ) . Nel suo viaggio i n cielo, raccontato nel Testamento di Abramo, della fine del secolo I d.C., il patriarca è guidato dall'arcangelo Michele (Testamento di Abramo l ,4 .6, passim); il nome e la figura di Michele compaiono con frequenza anche nel l 'apocrifo noto come Vita di Adamo e Eva e nell'Apocalisse di Mosè, della fine del secolo I , conservato in diverse versioni . 22 Gl 2 , 1 ; Sof 1 , 1 5- 1 6; Zc 9 , 1 4; cfr. 4Esdra 6 ,23-24. 2°
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littica, si può interpretare i l genitivo « tromba di Dio » di l Ts 4 , 1 6 . Esso rileva non solo né tanto la sua origine , quanto la sua qualità e il suo ruolo nel contesto dell 'in tervento escatologico di Dio . Anche nel quadro apocalittico di Mt 24 ,3 1 e della l Corinzi compare la « grande tromba » come segnale dell' evento escatologico ( l Cor 1 5 ,52: en eschtit{ stilpiggi) . Sullo sfondo della discesa del Signore dal cielo , in una cornice di carattere apocalittico, si collocano due eventi menzionati in sequenza: « E prima risorgeran no in Cristo , i morti , quindi noi , i viventi , quelli che sono rimasti , verremo rapiti insieme con loro nelle nubi . . . » . Il fulcro della duplice dichiarazione non è tanto la successione temporale - proton (prima) . . . épeita (quindi) - della risurrezione dei morti e del rapimento nelle nubi , quanto l ' identità della sorte finale di quelli che sono morti e di quelli che saranno ancora vivi quando il Signore discenderà dal cielo . L'identica, simultanea e comune condizione dei morti risorti e dei vivi super stiti è rimarcata mediante l ' accostamento enfatico dell' avverbio htima (insieme) e della congiunzione syn (con). In altre parole , non interessa precisare « se )) e « quan do )) i morti risorgeranno , ma « come )) i due gruppi, quello dei morti risuscitati e quello dei vivi superstiti , si rapporteranno fra loro al momento del rapimento nelle nubi per andare incontro il Signore . Questo è l ' interrogativo che provoca la crisi di speranza nella Chiesa di Tes salonica di fronte ai casi di morte « prematura )) di alcuni fedeli . I cristiani morti fanno parte ancora della comunità degli eletti , amati da Dio, che attendono il suo Figlio Gesù dai cieli per essere liberati dal giudizio di condanna? A questo inter rogativo i mittenti della lettera rispondono con due dichiarazioni poste in sequen za, per affermare la parità di condizione di tutti , dei morti e dei vivi . Riguardo ai morti si afferma che risorgeranno « in Cristo )) . L' espressione en Christq ( « in Cristo ))) , sulla base della sintassi greca e del suo uso nell'epistolario paolino, dove ricorre oltre 80 volte , va collegata con il verbo anastesontai (« risorgeranno ))) e non con il sostantivo hoi nekr6i (« i morti )) )23 • Il vertice del discorso di consolazione , costruito con immagini ed espressioni mutuate dal repertorio biblico e dalla tradizione apocalittica, è l ' affermazione che noi , i viventi , i superstiti , « verremo rapiti insieme con loro nelle nubi , per andare incontro al Signore in alto . . . )) . Con il ricorso al futuro passivo arpages6metha (« saremo rapiti ))) si allude all'azione di Dio . L' immagine del rapimento, espressa con il verbo arptizesthai (« essere preso con forza ))) , rimanda al contesto apocalit tico, dove i protagonisti di visioni e rivelazioni sono « rapiti )) da Dio (Ap l ,10; 4,2; 2Cor 1 2 ,2 .4) . Enoch , il giusto che cammina con Dio , scompare perché Dio l'ha preso con sé (Gn 5,24) . Questa è la sorte dei giusti e dei martiri (cfr. Sap 4,10- 1 1 ; Ap 1 1 , 1 2) . Il rapimento avviene « Con )) o « sulle nubi del cielo )) , immaginate come il veicolo dei personaggi celesti (Do 7 , 1 3 ) . Il protagonista delle visioni del Libro di Enoch è rapito da una nube e da un turbine di vento24• 2 3 D. Konstan - I . Ramelli , The Syntax ojen Christo in JThessalonians 4:16, i n JBL 1 26 (2007) 579-593 : questa interpretazione del testo di l Ts 4 , 1 6c , dove implicitamente si afferma la risurrezione di tutti i morti , non solo dei cristiani - « morti in Cristo » -, si trova nei commentatori e negli scrittori greci antichi, da Ireneo di Lione a Origene, da Giovanni Crisostomo a Massimo il Confessore . 24 l Enoch 39,3; 52 , 1 .
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Lo scopo e la meta del rapimento dei morti risuscitati e dei vivi è l' incontro « con il Signore in alto » . L'espressione eis aéra (« nell' aria ») riprende e confer ma l' idea che il rapimento di tutti e l ' incontro con il Signore avviene in un ambito distinto dalla terra, dove si trovano i morti risorti e i vivi superstiti . In ogni caso, si tratta di uno spazio simbolico , che evoca la dimensione spirituale (cfr. Ef 4 , 1 7 ) . Per parlare di questo incontro si adopera il sostantivo apdntesis , seguito dal genitivo tou Kyrfou (« incontro del Signore »). Il sintagma apdntesis tou Kyrfou è simmetrico al precedente , maggiormente usato nella nostra lettera e negli scritti neotestamentari: parousfa tou Kyrfou . Il vocabolo apdntesis, oltre che in lTs 4 , 1 7 , si trova una volta nel Vangelo di Matteo - nella parabola delle dieci vergini , che vanno incontro allo sposo (Mt 25 ,6) - e in At 28 , 1 5 , dove si racconta l'incontro di Paolo con i cristiani di Roma al Foro di Appio. Più frequente è l' uso di questo lessico nella versione dei LXX - il vocabolo apdntesis ricorre circa 70 volte, soprattutto nei libri storici -, per parlare dell'incontro fra le persone o i gruppi senza un cerimoniale particolare . Nel racconto della teofania del Sinai si dice che Mosè conduce il popolo fuori dall' ac campamento all ' incontro di Dio (eis syndntesin tou Theou, Es 1 9 , 1 7) . Nell ' ambiente greco-romano con questa terminologia s i designa l 'incontro ufficiale e protocollare di un personaggio importante - re, imperatore , funzionario , ambasciatore , eccetera - in una città (l'accoglienza avviene fuori dalla città - i di gnitari e la folla escono per incontrarlo - e lo accompagnano in un corteo trionfale) . Un' accoglienza-incontro, che riecheggia l ' apdntesis, è quella di Gesù a Gerusalem me per l 'ultima pasqua: la folla dei pellegrini venuti per la festa, saputo che arriva va Gesù , gli uscì incontro - eis hypdntesin - recando rami di palme (Gv 1 2 , 1 3) . L' apdntesis , che fa parte del cerimoniale della « visita » (parousfa) è l ' occasione per fare donativi , dedicare templi , offrire ghirlande e corone , bruciare incenso , fare sacrifici , promuovere giochi, erigere archi e statue dedicatorie25 • Con l 'espressione eis apdntesin tou Kyrfou in l Ts 4 , 1 7 si presenta l ' incontro trionfale dei credenti con il loro Signore al momento della sua parousfa , mettendola in parallelo o in antitesi con quello che , nella città di Tessalonica, si riserva ai delegati imperiali? Stefan Schreiber pensa che la presentazione della parousfa e dell ' apdntesis del Signore nella l Tessalonicesi abbia lo scopo di ricostruire e rafforzare l 'identità dei cristiani , messa in crisi sia dalla morte di alcuni membri della comunità, sia dal l ' ambiente socioculturale della città che emargina la minoranza degli aderenti alla nuova fede in Cristo26 • Si oppone a questa lettura del testo di l Ts 4 , 1 7 Joseph 25 Della prassi dell' apantesis parlano gli scrittori greci e latini: Polibio , Historiae 5 ,26,8-9: acco glienza di Filippo il Macedone a Corinto; G. Flavio, Guerra giudaica 7 ,4,1 [68-72] : i romani escono dalla città incontro a Vespasiano; La guerra giudaica 7 � ,2[ l 00- l 02] : accoglienza di Tito ad Antiochia; Antichi tà giudaiche 1 1 ,8,5[329-336] : accoglienza di Alessandro Magno in Samaria; in due lettere inviate all 'ami co e letterato Tito Pomponio Attico, Cicerone deplora l'accoglienza dei suoi avversari - Cesare e Anto nio - in Italia e a Roma, adoperando il termine greco apantesis (Cicerone , Ad Atticum 8 , 1 6,2; 1 6 , 1 1 ,6). 26 S . Schreiber, Eine neue Jenseitsho.ffnung in Thessaloniki und ihre Probleme ( J Thess 4,1318), in Biblica 88 (2007) 326-350; favorevole all ' interpretazione di parousia e apantesis sullo sfondo dell'ambiente greco-ellenistico, è anche R R . Grundy, The Hellenization of Dominica/ Tradition and Christianization of Jewish Tradition in the Eschatology of 1 -2 Thessalonians, in R.H. Grundy, The Old is Better. New Testament Essays in Support of Traditional lnterpretation (WUNT 1 78), Ttibingen 2005 , pp . 292-3 14.
« Quelli che sono morti, Dio li radunerà con lui, per mezzo di Gesù » JTs 4,13-18
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Plevnik. Egli contesta la posizione di E. Peterson ( 1 930) , che interpreta apdntesis come « ricevimento » ufficiale del Signore da parte dei fedeli rapiti in alto . Secondo J. Plevnik, l 'autore del testo di l Ts 4 , 1 3- 1 8 non si ispira al modello della parous(a apdntesis ellenistica, ma alle teofanie della tradizione biblica27 • Nonostante che il lessico e le immagini dello scenario apocalittico - « voce dell' arcangelo » , « trom ba del Signore » - rimandino alla tradizione biblica e apocalittica, dato il risalto che ha il Kyrios Gesù nella duplice espressione parous(a e apdntesis del Signore , è plausibile l 'ipotesi che i mittenti della lettera, inviata ai tessalonicesi per confortarli di fronte all 'esperienza traumatica della morte , facciano riferimento al modello socioculturale della parousia-apdntesis conosciuto nel loro ambiente. Questa lettura di l Ts 4 , 1 7 è confermata dalla dichiarazione finale , dove si con densa il messaggio di consolazione di tutto il brano: « E così per sempre saremo con il Signore » . L'enfasi cade sull' avverbio pdntote (« per sempre >>) e sulla congiunzio ne syn , che precede Kyrios. Nell'epistolario paolino con il sintagma s.Yn Kyriq (« con il Signore ») si esprime la speranza della comunione definitiva o escatologica dei credenti in Cristo Gesù (Fil 1 ,23; 2Cor 5 ,6-9; l Ts 5 ,10; cfr. Col 3 ,3-4) . La formula zione della speranza cristiana - « essere con il Signore » - è molto sobria. Non è per nulla paragonabile ai quadri fantastici dei testi apocrifi giudaici e cristiani, dove , con dovizia di particolari , si descrive la dimora dei giusti e la loro condizione glo riosa e felice nell ' aldilà. Nell' ambiente greco-romano , accanto ai racconti mitici sull ' aldilà dei poeti e letterati , si trovano le affermazioni di filosofi e scrittori che parlano semplicemente dei giusti o degli eroi che stanno in compagnia degli dèi28 • [4,18] L' invito stringato che chiude i l discorso sui « dormienti » - i morti cri stiani prima della parous(a - ne rivela il carattere parenetico e lo scopo pastorale: « Confortatevi dunque a vicenda con queste parole » . L' imperativo del verbo para kalefn (confortare) riprende il tema della « consolazione » ed « esortazione » che percorre tutta la lettera ( l Ts 2,1 2; 3 ,2.7; 4 , 1 . 1 0; 5 , 1 1 . 1 4) . L' aspetto nuovo è la reci procità della consolazione , che assume una dimensione comunitaria, come l' amore fraterno e la pratica del bene (cfr. l Ts 3 ,2; 4,9; 5 , 1 5) . Le parole , sulle quali i cristiani di Tessalonica fondano il loro reciproco conforto, sono quelle del kérygma e della fede della tradizione , in cui si affermano la morte e risurrezione di Gesù e l' iniziati va di Dio che li rende partecipi della sua vittoria sulla morte . Oltre alla cornice apo calittica, in cui si collocano la discesa-venuta del Signore e l'incontro con lui , non si fa alcuna speculazione sul corteo trionfale , sul tempo della venuta - imminente o lontana - e sul luogo della dimora di quelli che saranno « per sempre con il Signore » .
2 7 J . Plevnik, l Thessalonians 4,1 7: « The Bringing in of the Lord or the Bringing in of the Faithjull? » , in Biblica 80 ( 1 999) 537-546. 28 Nella Lettera ad Apollonia , per consolarlo per la morte del giovane figlio, Plutarco dice che , « liberati dall' irrazionalità del corpo, noi saremo con quelli della nostra stessa condizione e vedremo quello che è assolutamente puro » (Moralia 1 080); il giusto che muore è in compagnia di tutti i buoni (Moralia 1 208-C); ai genitori , tristi per la morte del giovane , Plutarco dice che questo non può essere approvato dal loro figlio che > , « notte >> ll « tenebre >> , disposte in forma chiastica, prosegue nel discorso esortativo, segnalato con il passaggio dal pronome hymefs (voi) al pronome hemefs (« noi » , lTs 5 ,5b.6.81 0) . Nella declinazione dei verbi si passa dalla forma dell 'indicativo nella prima parte - l Ts 5 , 1 -5 - a quella del congiuntivo , che ha la funzione di imperativo, nella seconda ( l Ts 5 ,6- 1 0 . 1 1 ) . All 'immagine della « notte >> sono associati sia il « dormi re » sia il disordine notturno , caratterizzato dall' abuso del vino (ubriacatura) . Su questa simbolica del notturno negativo fa leva l ' invito a vegliare e a essere sobri , rivolto a quelli che sono « del giorno » . L' invito alla sobrietà sfocia in un' ultima esortazione , ispirata all 'equipaggiamento militare - corazza ed elmo -, ed è riferito alle tre dimensioni dell ' esistenza cristiana: fede , carità , speranza. Sul tema della speranza, specificata come « speranza di salvezza >> , si innesta la motivazione , in cui si pone in risalto l'iniziativa di Dio nel processo di salvezza, realizzato « per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo >> ( l Ts 5 ,9) . Il ruolo mediatore di Gesù Cristo è espli citato con un riferimento alla sua morte , rimarcandone l'efficacia soteriologica: morto « per noi >> . Al pronome di prima persona plurale « noi >> si salda una dichia razione nella quale si condensa l ' intero discorso di consolazione rivolto ai tessalo nicesi : « Perché , sia che vegliamo sia che dormiamo , viviamo insieme con lui >> ( l Ts 5 , 10). Le due situazioni evocate con il lessico metaforico del « vegliare » e « dormi re >> corrispondono ai due gruppi della sezione precedente: « viventi » e « dormienti » ( l Ts 4, 1 5 . 1 7) . Nella dichiarazione finale si concentrano lo scopo e l' esito dell' inte ro processo salvifico . Il « vivere insieme con lui » - Gesù Cristo Signore - si con trappone all'esperienza della morte , come la luce alle tenebre , il giorno alla notte . Tenendo presenti le concentrazioni lessicali e la sequenza nell' uso dei pro nomi e dei verbi , il testo di l Ts 5 , 1 - 1 1 può essere articolato in questo modo:
J Ts 5 , 1 -3 5,1 5 ,2 5 ,3
J Ts 5,4-5 5 ,4 5 ,5a 5 ,5b
J Ts 5,6-11 5 ,6 5 ,7 5 ,8 5 ,9 5,10 5,1 1
Introduzione al tema: la questione « dei tempi e dei momenti » ; i l « giorno del Signore » viene come u n ladro d i notte; su quelli che dicono « pace-sicurezza » piomba improvvisa la rovina come le doglie del parto .
Identità e destino dei figli della luce e del giorno: non sono esposti ali' irruzione del « giorno >> come ladro notturno; sono figli della luce e figli del giorno; non appartengono alla notte né alle tenebre .
Esortazione a vivere nell 'attesa del « Signore » : non dormire come gli « altri » , ma vegliare ed essere sobri ; quelli della notte dormono e si ubriacano; quelli del giorno sono sobri , indossano la corazza della fede-ca rità e l 'elmo della speranza di salvezza; Dio li ha destinati a essere salvati per mezzo del Signore Gesù Cristo , morto per loro; tutti , vivi e morti , sono destinati a vivere con il Signore; invito a proseguire il reciproco conforto e il sostegno inter personale.
1 48
Parte seconda . Traduzione e commento
Il profilo letterario del discorso sul « giorno del Signore » è dato dalla sequenza dei vari campi semantici, dalla serie di antitesi costruite con le immagini « giorno/ luce », « notte/tenebra » , « dormire/vegliare » . Il significato del « giorno del Signore » è ambivalente . Come giorno del giudizio di condanna è presentato con due immagi ni negative , quella del kléptes (ladro) , che viene di notte , e quella delle doglie del parto ( l Ts 5 ,2-4) . Nella sua valenza positiva coincide con la luce del giorno, contrap posta all'oscurità della notte . Le due metafore - positiva e negativa - rappresentano due opposti stili di vita, indicati mediante la coppia verbale kathéudein-gregorefn (« dormire-vegliare »). La valenza simbolica etica del « vegliare » è suggerita dall' ac costamento del verbo néphein (« essere sobri »), antitetico ai due verbi sinonimi ci methyein-methyskesthai (« essere ubriaco » , « ubriacarsi »). All 'esito finale negativo del giorno del Signore, come giudizio di condanna - 6/ethros (rovina) - si contrap pone quello positivo, indicato dal termine sOter{a (salvezza) , che ricorre circa 2 volte ( I Ts 5,8-9) . Con la terminologia salvifica si esprime il contenuto dell ' elp fs (speran za) , che rappresenta il climax dell 'esistenza cristiana, contrassegnata dalla fede e carità. Questo è il cuore della serie di istruzioni ed esortazioni del discorso sul « gior no del Signore )) . « Vivere )) - in greco, zén - con il Signore Gesù Cristo, morto per noi , è il compimento della speranza di salvezza di fronte all'esperienza della morte . Nel dialogo epistolare con i tessalonicesi il messaggio di speranza è formula to con una serie di antitesi , che rimandano alla dialettica vita/morte . Oltre al gio co delle immagini positive e negative , che coinvolgono emotivamente i lettori ascoltatori , i mittenti della lettera fanno ricorso ad alcune figure retoriche come la praeteritio-paraleipsis iniziale - « non avete bisogno che ve ne scriva )) - e il chia smo di l Ts 5,5 , dove i vocaboli delle antitesi luce/tenebre , giorno/notte sono in crociati secondo il seguente schema: a) « Voi tutti , infatti , siete figli della luce b) e figli del giorno b ' ) non siamo della notte a') né delle tenebre )) . Il ricorso alla figura retorica della praeteritio si dice che non c'è bisogno di scrivere quello di cui in realtà si sta scrivendo - prepara il paradosso o l 'ironia della frase successiva, dove si dichiara che i lettori conoscono « molto bene )) che il gior no del Signore viene di notte come un ladro, cioè « conoscono molto bene )) quello che non si conosce , perché il ladro viene in modo repentino e imprevedibile . Il discorso di lTs 5 , 1 - 1 1 sulla « speranza di salvezza )) , connessa con il « gior no del Signore )) , è costruito con espressioni, immagini e formule mutuate dalla tradizione biblica, soprattutto profetica, ripresa e ampliata negli ambienti apocalit tici giudaici . Il nostro testo ha una singolare affinità con il discorso escatologico della tradizione sinottica, in particolare con l'edizione lucana (Le 2 1 ,34-36) . Nella dialettica luce/tenebre si potrebbe intravedere l ' eco della tradizione battesimale , riflessa nell 'epistolario paolino (cfr. Ef 5 ,8- 14). Anche l' immagine del « rivestire )) le armi , identificate con la triade fede , carità e speranza, potrebbe evocare le istru zioni ed esortazioni battesimali. Ma il contesto immediato e remoto della l Tessalo nicesi non offre alcun appiglio per giustificare un rapporto con la tradizione batte-
« Voi siete .figli della luce e .figli del giorno » JTs 5,1-11
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simale della prima Chiesa. Più plausibile invece è il contatto con le formule kerygmatiche o le professioni di fede delle prime comunità cristiane , nelle quali si riconosce l 'efficacia salvifica della morte del « Signore nostro Gesù Cristo » .
[5,1] I l tema della nuova unità è introdotto con l a fraseologia che nelle lette re paoline scandisce il discorso epistolare: perì dé. . . (« riguardo poi ... »). L'acco stamento dei due vocaboli chr6noi kaì kair6i, preceduti dal rispettivo articolo, può essere letto come un 'endiadi: indicano sostanzialmente la stessa cosa, cioè una que stione « temporale » . Con il termine chr6nos si designa lo scorrere o la durata del tempo, mentre con kair6s si pone l' accento sulla qualità del tempo come occasione o opportunità unica e irrepetibile . Nei testi greci profani e nella Bibbia greca i due vocaboli sono utilizzati in coppia per rafforzarne il significato (Sap 7 , 1 8 ; 8 ,8; Dn 2,2 1 ; 7 , 1 2; cfr. At l ,7) . Nella tradizione apocalittica, dove si pone l'interrogativo sul tempo della fine , si calcolano i « tempi » che la precedono (Dn 1 2 ,6-7 : kair6i)2• Te nendo presente la tradizione apocalittica, dove ci si interroga su « tempi e momen ti » , non c ' è bisogno di supporre che i tessalonicesi abbiano fatto arrivare a Paolo, oralmente o per mezzo di lettera, una domanda esplicita su questo argomento . Su tale questione Paolo e gli altri due mittenti della lettera tagliano corto, ri correndo alla figura retorica della praeteritio o paraleipsis, come avevano fatto precedentemente: « Non avete bisogno che ve ne scriva » (cfr. lTs 4,9) . In realtà, nel motivare la scelta di non trattare la questione « dei tempi e dei momenti » , l' af frontano, ma da un altro punto di vista. Come in altri passaggi del dialogo epistola re essi presuppongono che i tessalonicesi siano già bene informati su tale questio ne: « Infatti , voi stessi sapete molto bene . . . » ( l Ts 5 ,2a; cfr. 2 , 1 ) . [5,2] I l ricorso all ' avverbio akribos (accuratamente) - u n hapax nell 'episto lario paolina autentico - accentua la strategia retorica della praeteritio, creando una situazione paradossale, per non dire ironica: « Voi stessi conoscete molto bene quello di cui .non si sa nulla sotto il profilo temporale ! » . Infatti , i tessalonicesi sanno o dovrebbero sapere che « il giorno del Signore verrà come un ladro di not te » ( l Ts 5 ,2b) . Nel sintagma « giorno del Signore » è presente la categoria tempo rale , ma in una prospettiva che trascende ogni calcolo cronologico . Nella versione dei LXX heméra Kyrfou traduce l 'ebraico yom JHWH (« giorno del Signore »). Con quest'espressione di carattere metaforico ci si riferisce all ' intervento di Dio giu dice , che condanna l ' infedeltà del popolo dell' alleanza e l 'empietà delle nazioni , ma nello stesso tempo difende i poveri e libera dall'oppressione i giusti . Nei testi profetici del postesilio il giorno del Signore è anche il giorno del riscatto di Israele . Per il profeta Amos il « giorno del Signore » è il giorno consacrato al Signore , nel quale il popolo si attende gioia e luce , salvezza e vita, ma il profeta dichiara: « Guai a coloro che attendono il giorno del Signore ! Che sarà per voi il giorno del Signore? Tenebre e non luce ! . .. Non sarà forse tenebre e non luce , il giorno del Signore? Oscurità senza splendore alcuno? » (Am 5 , 1 8 .20) . Il profeta Malachia lo 2 Nel libro apocrifo 4Esdra, alla domanda: > non è associata né alla venuta del Figlio de li 'uomo, né al giudizio di Dio. Ne Il 'Apocalisse chi viene come un ladro è Gesù Cristo, il Signore . L' invito a vegliare (gregorefn) presuppone che il ladro venga di notte . La formulazione del testo più vicina a quella di lTs 5 ,2 si trova nella 2Pt 3 , 10: « Il giorno del Signore verrà come un ladro >> . Ma solo nel testo della lettera ai tessalonicesi si parla in modo esplicito della venuta del ladro en nyktf (« di notte >>) . La menzione della « notte >> prepara la serie di istruzioni ed esortazioni che fanno leva sull' antitesi « giorno » e « notte » ( l Ts 5 ,4-6). L'aspetto minaccioso della venuta del « giorno » , paragonata a quella del « ladro » notturno, ricompare nel v. 4, dove i mittenti si preoccupano di rassicurare i cristiani di Tessa Ionica - « voi fratelli » - con queste parole: « Ma voi , fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro » ( l Ts 5 ,4) . [5,3] Mentre la «parous(a del Signore » nella l Tessalonicesi ha sempre una valenza positiva, il « giorno del Signore » è una minaccia di rovina ineludibile per quanti si illudono in una falsa sicurezza: « E quando diranno: "Pace e sicurezza !", allora d' improvviso la rovina piomberà su di loro, come le doglie (su) una donna
3
Vangelo di Tommaso 2 1 (cfr. 103).
« Voi siete figli della luce e figli del giorno » J Ts 5,1-11
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incinta; e non potranno sfuggire » ( l Ts 5 ,3). Chi sono quelli che dicono: « Pace e si curezza! »? Non si tratta di un gruppo particolare di persone distinto dai « fratelli >> , ai quali è rivolto i l discorso, perché i n Ts 5 ,3 non s i mettono a confronto due grup pi , ma due momenti simultanei: H6tan légosin (« quando dicono ») . . . t6te (allora) , eph{statai (« sta sopra » , « incombe . . . »). Dal loro accostamento deriva una situazio ne paradossale mentre dicono: « Pace e sicurezza ! » sopraggiunge su di loro « im provvisa una rovina » . L' introduzione di un esempio o caso ipotetico , con il verbo impersonale légosin (« dicono >>) , fa parte dello stile della diatriba (cfr. l Cor 1 5 ,35) . I profeti della Bibbia ricorrono al modello del dibattito per mettere in risalto il contrasto tra il modo di pensare umano e l ' agire di Dio . Il profeta Geremia denunzia il comportamento dei capi di Gerusalemme che illudono la gente con parole false: « Dicono: "Pace , pace !", mentre pace non c'è . . . per questo cadranno vittime come tutti gli altri , nell 'ora in cui li visiterò crolleranno » (Ger 6 , 1 3- 1 5) . Analogamente il profeta Ezechiele denunzia i falsi profeti , che ingannano il popolo « dicendo: "Pa ce ! " , e la pace non c ' è » (Ez 1 3 , 1 0 ; cfr. 1 3 , 1 6; Mie 3 ,5 ) . Lo slogan dei falsi profe ti di Israele si concentra nella parola evocatrice sa/om-eirene (pace) . Nella l Tessa lonicesi a eirene (pace) si aggiunge aspluileia (sicurezza) , un hapax nelle lettere paoline , raro anche nella versione dei LXX . Il binomio « pace e sicurezza » , che non ha corrispondenti precisi nei testi biblici , richiama i temi della propaganda politica della Roma imperiale , che riecheggiano anche nella città di Tessalonica, sede del governatore della provincia di Macedonia. Gli storici romani, quando elogiano la politica imperiale di Roma, menzionano insieme pax e securitas4• Aavio Giuseppe è allineato con questo orientamento della storiografia romana quando descrive l ' azione di Erode il Grande che , liberando il territorio da predoni e briganti , rista bilisce « pace e sicurezza »5 • Nel clima celebrativo della pax romana , propagandato da Augusto con la costruzione dell ' ara pacis a Roma, nessuna meraviglia che an che a Tessalonica sorga un tempio dedicato all ' imperatore 6 • Senza pensare a una polemica diretta e frontale contro la propaganda politica imperiale , non si può escludere che nelle parole « pace e sicurezza » vi sia un' allusione al sistema di po tere romano7 • In una lettera inviata alla « Chiesa dei tessalonicesi » , che vivono in una città inserita nel sistema imperiale romano, è plausibile che , assieme alla « pa ce » , tipico slogan dei falsi profeti , si menzioni anche la « sicurezza »8• Il contrasto tra la falsa sicurezza, espressa con lo slogan « pace e sicurezza » , e l' irrompere improvviso della catastrofe finale - il giudizio di condanna -, rientra nel genere letterario apocalittico, attestato anche nella tradizione sinottica. Come il di-
4 Tacito, Historiae 2 , 1 2; 3,53: pax, securitas e salus; 4,74; cfr. M. Velleio Paterculo, Compendium historiae romanae 2 ,89,3-4; 103 ,5 ; il poeta Tito Calpumio celebra il governo di Nerone, dicendo che « rinasce un 'epoca aurea secura cum pace » (Eclogae l ,42; cfr. Cicerone , De clementia 1 ,4,1 -3). 5 G. Aavio, Antichità giudaiche 1 4 ,9 ,2 [ 1 60] ; cfr. 1 5 , 1 0 , 1 [348 ] ; 1 4 , 1 0 ,22[247]: nel decreto di Pergamo si elogia l ' opera dei romani , che assicurano ai loro alleati una pace sicura e stabile. 6 C. vom Brocke , Thessaloniki - Stadt des Kassander und Gemeinde des Paulus, pp. 59-60 . 7 M . Telbe , Pau/ between Synagogue and State , pp . 85-86; 1 4 1 - 1 47 ; K .P. Donfried, Pau/, Thessalonica and Early Christianity, pp . 34; 37-38; 43 ; 1 44- 1 45 . 8 Meno probabile , perché troppo sofisticata, è l ' ipotesi d i Abraham J. Malherbe: pensa che con le parole « pace e sicurezza » si polemizzi contro i falsi profeti cristiani che a Tessalonica simpatiz zano per l 'epicureismo (AJ. Malherbe, The Letters to the Thessalonians, pp. 292; 302-305) .
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Parte seconda. Traduzione e commento
luvio, ai giorni di Noè , sorprese quella generazione incurante del giudizio di Dio, così sarà la venuta del Figlio dell 'uomo9. L' irruzione repentina della rovina è para gonata alle doglie del parto . Con questa immagine di matrice biblica si pone in ri salto l'aspetto ineludibile della rovina, che coglie di sorpresa quelli che si abban donano a una falsa sicurezza. Per avvertire l ' innesto con la tradizione biblica è illuminante il confronto del nostro testo con Ger 6, dove ricorre lo slogan dei falsi profeti , che promettono « pace , pace, ma pace non c'è » (cfr. Ger 6 , 1 4) . Il profeta invita gli abitanti della regione a nord di Gerusalemme a mettersi in salvo - suonate il como-sdlpigx (cfr. Ger 6 , 1 7) -, perché « dal settentrione si affaccia una sventura e una grande rovina » (Ger 6,1 ) . L'assalto avviene di notte - en t� nykti - (Ger 6,5). Quelli che ne sentono parlare sono presi dall' angoscia « come dolori - odfnes - di partoriente » (Ger 6,24) . Alla fine il profeta invita a compiere i gesti rituali di lutto come per un figlio unico, « perché improvviso piomberà su di noi il distruttore ! » (Ger 6,26) . Per esprimere la forte reazione di dolore di fronte alla rovina inevitabile, nei testi profetici si ricorre all ' immagine del parto , con la dicitura: odfnes hos tiktouses (« dolori come di partoriente » , Is 2 1 , 3 ; 26 , 1 7 ; Ger 8 ,2 1 ; 1 3 ,2 1 ; 22 ,23; 50[27,LXXX] ,43 ; Os 1 3 ,3; Mie 4,9). In ls 1 3 ,8 i dolori come di donna partoriente sono connessi con la venuta del giorno del Signore , giorno di devastazione , giorno di sdegno , ira e furore (ls 1 3,6.9) . La stessa fraseologia compare nella versione greca dei Salmi , dove si dice: « Dolori di morte - odfnes thamitou, LXX - mi cir condano » (Sal 1 8 [ 1 7] ,5; 48 [47] ,7; 1 1 6[ 1 1 5] ,3 ; 2Sam 22 ,6) . L' immagine dei dolori del parto si prolunga nei testi della tradizione apocalittica e negli Inni di Qu mran 10• Nella piccola « apocalisse sinottica » , con l ' immagine dei dolori , l' insieme de gli sconvolgimenti sociali e cosmici che precedono la fine è indicato come arche od(non (« inizio dei dolori [del parto] » , Mc 1 3 ,8 ; Mt 24 ,8) . Nel Vangelo di Luca, dove non c'è l ' immagine dei « dolori del parto )) , si esortano i discepoli a tenersi pronti e a non cadere in crapule , ubriachezze e affanni della vita e quel giorno piombi addosso all'improvviso - aphnidios -, perché « come un laccio esso si ab batterà )) sugli abitanti della terra. Da qui l 'invito a vegliare e pregare in ogni mo mento « per avere la forza di sfuggire - ekphéugein - a tutto ciò che sta per accade re e comparire davanti al Figlio dell' uomo )) (Le 2 1 ,34-36) . L'aggettivo aphnidios (improvviso) e il verbo ekphéugein (sfuggire) del testo lucano ricorrono anche in ITs 5 ,3bc . Senza pensare a un rapporto diretto tra i due testi , si può supporre che i mittenti della l Tessalonicesi rielaborino una tradizione dalla quale dipendono il Vangelo di Luca e gli altri due sinottici . L' aspetto inesorabile del disastro, che al l'improvviso piomba addosso a quelli che si nutrono di false rassicurazioni , è mar cato nel testo di tessalonicesi con tre parole: (kaì) ou me ekphygosin ( « [E] in nes sun modo sfuggiranno )) , 1 Ts 5 ,3c) . Una doppia negazione enfatica precede il verbo composto ekphéugein , che ha un significato intensivo . La situazione paradossale e drammatica di quelli che si affidano a false sicurezze , di fronte all'improvvisa e ineludibile rovina che li sovrasta, non poteva essere espressa con maggiore forza e intensità.
9 Mt 24,37-39; Le 1 7,26-30; cfr. Mt 24,48-50; Le 1 2 ,45-46; 2 1 ,34; 2Baruch 48 ,32. 1 0 l Enoch 62,4; 4Esdra 4,40 .42: parto inevitabile; J QH XI(III),7- l 2 ; cfr. Ap 1 2 ,2 .
« Voi siete figli della luce e figli del giorno » J Ts 5,1-11
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[5,4] In un gioco di contrappunto i mittenti della l Tessalonicesi interpellano di nuovo come « fratelli » i destinatari , facendo leva sulla loro identità e sul loro statuto , in netta antitesi con quelli sui quali incombe la rovina del « giorno del Signore » . Si riprende il termine notte, inserito nel quadro della venuta del « giorno del Signore come ladro nella notte » ( l Ts 5 ,3 ) . All ' immagine del ladro, che viene ali ' improvviso « nella notte » (en nykti) , si contrappone l ' affermazione rassicuran te: « Ma voi , fratelli , non siete nelle tenebre . . . » ( l Ts 5 ,4a) . Il vocabolo nyx (notte) , letto in chiave simbolica, rimanda alla situazione negativa indicata come sk6tos (tenebra) . Nell 'epistolario paolino , con il termine sk6tos - che ricorre comples sivamente 10 volte , sulle 3 1 del NT - si indica la situazione di chi è estraneo alla fede o la rinnega con uno stile di vita incoerente (Rm 2 , 1 9 ; 2Cor 6 , 1 4; cfr. Ef 5 ,8 . 1 1 ) . Nella tradizione biblica e giudaica le « tenebre » sono associate alle espe rienze negative sotto ogni profilo . I giudici che favoriscono i malvagi o peccatori camminano nelle tenebre , en sk6tei (Sal 82[8 1 ] ,5 ) . Secondo l ' autore del Libro di Enoch , Dio ha creato la luce per i giusti e le tenebre per i peccatori 1 1 • La legge di Dio è luce , perciò quelli che ignorano la legge di Dio sono nelle tenebre 12• Se i « fratelli » di Tessalonica non sono « nelle tenebre » sono sottratti al ri schio di essere vittime dell ' incursione notturna del ladro, che rappresenta la venu ta del giorno del Signore . L' uso del vocabolo giorno con l ' articolo - he heméra -, per indicare il « giorno del Signore » , corrisponde al modo di parlare tradizionale , non solo nei testi apocalittici (cfr. l Cor 3 , 1 3) . In alcuni testi se ne precisa il senso , con l ' aggiunta dell'aggettivo dimostrativo he heméra ekéine (« quel giorno » , Le 2 1 ,34; cfr. 2Ts l ,10; 2Tm l , 1 8 ; 4,8). L' uso del verbo katalambanein (« prendere afferrare ») evoca l ' immagine delle tenebre notturne , che sopraggiungono al ter mine del giorno (cfr. Gv 1 2 ,36) . Le tenebre della notte favoriscono l 'incursione del ladro1 3 • [5,5] Con una seconda dichiarazione s i conferma l ' identità positiva dei cristia ni di Tessalonica e , nello stesso tempo , si dà la motivazione - gar (infatti) - di quella precedente , formulata in termini negativi: « Non siete nelle tenebre . . . » . L'aggettivo pantes (tutti) non esprime solo l ' idea di totalità, ma rafforza l' intenzio ne di incoraggiare e di dare fiducia. Nessuno dei « fratelli » è escluso dallo statuto di credente , membro dell' ekklesia , definito mediante la categoria filiale e le imma gini della luce e del giorno . L'uso metaforico del termine figlio/figli, per indicare una particolare affinità o relazione di qualcuno con una persona o con qualche co sa, è di matrice biblica. Il sintagma positivo hyiòi tou ph0t6s (« figli della luce ») nel NT compare in contrapposizione con l' ambito negativo delle tenebre o del si stema mondano 14• In nessun testo del NT si trova l ' espressione antitetica « figli
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JEnoch 4 1 ,8 . 4Esdra 1 4 ,20; cfr. Testamento di Levi 2 ,7 .9; 1 9 , 1 . 1 3 Alcuni codici maiuscoli alessandrini e la versione copta bohairica, al posto di klépti!s (« un ladro >>) al singolare, leggono il plurale kléptas (ladri ) , facendolo concordare con il pronome hymfìs e cambiando il senso della frase: « Cosicché quel giorno possa sorprendervi come ladri >> . 14 Le 1 6 ,8; Gv 1 2 ,36; cfr. Ef 5 ,8: tékna tou phot6s (cfr. Ef 2 ,2 , hyiòi tés apeithéias , « figli della ribellione >>). 12
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Parte seconda . Traduzione e commento
delle tenebre » , presente con dovizia nei testi di Qumran 15• Nella l Tessalonicesi , in parallelo la formula « figli della luce » è simmetrica a quella di « figli del giorno >> , che non ha alcun riscontro in altri testi . Si tratta di una creazione paolina, che ri manda al sintagma iniziale « giorno del Signore » , riletto in chiave positiva. Nella seconda parte di l Ts 5 ,5 cambia la formulazione dal positivo al negativo: « Voi ... siete ... noi non siamo . . . »; alle due espressioni con immagini positive - « fi gli della luce » Il « figli del giorno » - si accostano due negative: « notte » Il « tene bre » . La fraseologia biblica « figli di . . . » è sostituita con il genitivo di appartenenza o relazione . Mediante la figura retorica del chiasmo si mettono in risalto i termi ni delle due coppie contrapposte . Con il passaggio dalla seconda persona plurale: « Voi ... siete » alla prima plurale: « Noi non siamo . . . » si prepara la sezione di carat tere esortativo , sviluppata nei versetti successivi ( I Ts 5 ,6-8) . [5,6] Lo statuto dei tessalonicesi , chiamati « figli del giorno » in antitesi con quelli che appartengono alla « notte » , comporta uno stile di vita coerente , indicato con la coppia verbale antitetica: « dormire » ll « vegliare » , alla quale si aggiunge , come ulteriore esplicitazione , « essere sobri » . Con due particelle o congiunzio ni - ara oun . . . , « così dunque . . . » - si introduce il programma di vita che corrispon de all ' identità di figli della luce e figli del giorno, distinti da quelli che non fanno parte della comunità. Questi ultimi sono ho i loip6i (« gli altri »), quelli che non hanno speranza (cfr. l Ts 4 , 1 3 ) . Di fronte alla venuta improvvisa del giorno del Signore , essi si illudono con false parole (cfr. I Ts 5 ,3 ) . La prima persona plurale dei verbi - « non dormiamo . . . vegliamo ... siamo sobri » - fa capire che i mittenti si associano al gruppo dei fedeli impegnati a vivere in modo coerente con il loro statuto . Così se ne rafforzano l ' identità e il senso di appartenenza. Il discorso esortativo fa leva sulla formulazione antitetica - negativa e positi va - dei due membri dell ' invito: « Non dormiamo . . . ma vegliamo e siamo sobri » . Il verbo kathéudein (dormire) , come il sinonimico koimasthai, è utilizzato anche in senso metaforico , per indicare quelli che sono morti (cfr. I Ts 5 , 1 0) . In antite si, il verbo gregorefn (vegliare) , in senso traslato , indica la condizione spirituale di chi , immerso nel sonno , è incosciente , incapace di scegliere e agire . Vi si con trappone lo stato di chi è sveglio, in grado di vivere in modo sobrio e controllato . L'antitesi dei verbi kathéudein (dormire) Il gregorefn (vegliare) fa parte dello stile parenetico del discorso escatologico. Nei vangeli sinottici il discorso sulla fine e sulla venuta del Figlio dell ' uomo si chiude con l 'invito a « vegliare » (gregorefte) , perché i l padrone che viene all ' improvviso non trovi i servi , incaricati d i custodir ne la casa, addormentati (kathéudontas; cfr. Mc 1 3 ,33-36; cfr. Mt 24 ,42-44; cfr. Le 2 1 ,36) . Il verbo gregorefn , dal perfetto egrégora di egéirein (« essere sve glio » ) , negli scritti del NT ricorre 22 volte , per lo più all ' imperativo o in forme equivalenti nei discorsi di esortazione; nell 'epistolario paolino si trova 4 volte , di cui 2 nella I Tessalonicesi ( l Cor 1 6 , 1 3 ; Col 4 ,2 ; l Ts 5 ,5 .8).
1 5 JQS 1,9 . 1 0: bene 'or Il bene bosek; 11 , 1 6 ; III , 1 3 .24.25 ; J QM 1 , 1 .3 .7 .9 . 1 0 . 1 1 . 1 3 . 1 6; III ,6.9; XIII ,16; XIV, I 7 ; XV,9; cfr. 4Ql 74(Flor.) 1,9: « figli della luce »; nell'antitesi > Il > si riflette il sistema dualistico dei due Spiriti ( J QS III , l 3-IV,26) .
« Voi siete figli della luce e figli del giorno » J Ts 5,1-11
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L'esortazione a vegliare è accompagnata dall' appello a « essere sobri » . Sullo sfondo dell ' attesa escatologica i due verbi gregorefn (vegliare) e nephein (« essere sobrio ») sono associati ( l Pt 4 ,7 ; 5 ,8). Delle 6 ricorrenze del verbo nephein nel NT 3 sono nell'epistolario paolino e 3 nella l Pietro ( l Pt l , 1 3 ; 4,7; 5 ,8). Nelle « lettere pastorali » con questo lessico - aggettivo nepluilios (sobrio) - si traccia un ideale etico di sobrietà ed equilibrio, apprezzato anche dai filosofi e maestri di morale dell 'ambiente greco-romano (cfr. l Tm 3 ,2 . 1 1 ; Tt 2 ,2) 16• [5,7] Con una sentenza di stile proverbiale si ripropone il contrasto tra « gior no » e « notte » , come cifra di uno stile di vita antitetico, concentrandosi sul tempo notturno. Con il participio hoi kathéudontes (« i dormienti >>) si riprende il tema del rapporto tra la « notte >> e la prassi indicata con il verbo kathéudein (dormire) , inter pretato in chiave metaforica mediante due verbi sinonimi : methyskesthai (ubriacar si) e methyein (« essere ubriaco >>), associati alla « notte >> . Ne risulta una frase a due membri simmetrici , imperniati sul genitivo temporale nykt6s (« di notte >>):
hoi (gàr) kathédontes nyktòs kathéudousin, kaì hoi methysk6menoi nyktòs methyousin .
« Quelli che dormono, infatti , di notte dormono, e quelli che si ubriacano, di notte si ubriacano » .
I l lessico che indica l'abuso d i vino - « ubriacarsi, essere ubriaco, ubriacatura (méthe), ubriaco (méthysos) » - compare 8 volte nell'epistolario paolino , di cui 2 vol te nella l Tessalonicesi ( l Ts 5 ,7). In quattro testi paolini l'abuso del vino - « ubria carsi » o « essere ubriaco » - fa parte dell'elenco dei vizi , che caratterizzano lo stile di vita di quelli di fuori o dei cristiani incoerenti con il proprio impegno battesimale (Rm 1 3 , 1 3 ; l Cor 5 , 1 1 ; 6,10; Gal 5 ,2 1 ; cfr. Ef 5 , 1 8) . Nella tradizione del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Luca chi si ubriaca non è in grado di « vegliare » nel l'attesa della venuta del Figlio dell 'uomo o di « quel giorno » (Mt 24,49; Le 1 2 ,45 ; 2 1 ,34) . Nella sua requisitoria contro i grandi proprietari di Gerusalemme , che si sono arricchiti con l ' ingiustizia e la corruzione , Isaia ne descrive la vita disordinata dicendo che « vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera: il vino li infiamma » (Is 5 , 1 1 ) . Gli autori greci condannano l 'ubriacatura, come un vizio che contrasta con lo stile di vita del sapiente e della persona responsabile 1 7 • 16 Secondo Platone , poche persone , quando hanno la possibilità di avere molti beni, sanno es sere sobrie (niphei) (Platone, Leggi 1 1 ,9 1 8D); Diogene Laerzio riporta l ' ideale di felicità secondo Epicuro: non consiste nei piaceri materiali , ma in « un sobrio calcolo >> (nephon logismOs) - che tenga lontano ogni eccesso, causa di sofferenza (Diogene Laerzio, Vitae philosophorum 1 0 , 1 32; cfr. Seneca, De vita beata 1 2 ,4). Anche Filone di Alessandria chiama nephon logism6s il controllo razionale dei piaceri, com'è l ' abuso del vino (Filone di Alessandria, De ebrietate 1 66); per Luciano di Samosata, il saggio o filosofo è come una persona sobria, che si è risvegliata dali 'ubriacatura (Luciano di Samosata, Due volte accusato 1 6- 1 7; Hermotimus 47 .83 ; Nigrinus 5). Per l 'autore della Lettera di Aristea a Fi locrate - Pseudo-Aristea - le qualità essenziali di un re sono l ' autocontrollo, l ' incorruttibilità, l 'essere sobrio (nephein) per gran parte della sua vita e la ricerca della giustizia (/bid. 209). 17 Per illustrare la figura del capo, Plutarco porta l'esempio dello spartano Epaminonda, che a una festa sceglie di restare sobrio e sveglio, perché gli altri possano bere (methyein) e dormire (kathéudein) (Plutarco, Moralia 78 1 D; cfr. 8008); Luciano di Samosata, che paragona l 'ubriacatura al sonno, fa la caricatura di Bacco, che ha introdotto nel mondo greco una serie di pseudodivinità oscene (Luciano di Samosata, Deorum concilium 4).
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Parte seconda . Traduzione e commento
[5,8] I mittenti della lettera, coinvolti con i destinatari , propongono uno sti le di vita che si addice ai « figli del giorno » . Il pronome di prima persona plurale hemefs (noi), seguito dalla particella avversativa dé (invece) , segna lo stacco anti tetico tra quelli che sono del giorno rispetto a quelli che sono della notte . Lo se gnala il genitivo di appartenenza heméras ' seguito dal participio di efnai - ontes (« essendo ») - che ha una valenza causale: « poiché siamo . . . » . Il verbo principa le - nephomen (« siamo sobri ») - rimanda ali ' esortazione programmatica prece dente , costruita sull' antitesi tra quelli che « dormono » e quelli che « vegliano e sono sobri » ( l Ts 5 ,6) . L' aspetto originale e nuovo deli ' esortazione a essere sobri è l' invito a indossare le armi della fede , della carità e della speranza. Il participio aoristo medio endysdmenoi può riferirsi a un'azione che precede quella del verbo principale - « siamo sobri » - « dopo avere indossato » , oppure la esplicita: « indos sando >> . In ogni caso si stabilisce un nesso tra la sobrietà e l ' equipaggiamento cristiano. L'immagine del combattente e delle armi in chiave spirituale ha i suoi prece denti nella tradizione del profeta Isaia e del libro della Sapienza. L' intervento di Dio, che libera i deportati dall'esilio e li riconduce nella loro terra, è paragonato a quello di un guerriero forte e vittorioso (Is 42, 1 3) . Di fronte al male e all ' ingiusti zia, che dilagano senza che alcuno vi si opponga , si annunzia l'azione del Signore che interviene con la potenza del suo braccio: « Egli si è rivestito di giustizia come di una corazza e sul suo capo ha posto l ' elmo della salvezza, sOterfou » (LXXIs 59,1 7a) . L' autore del libro della Sapienza immagina il combattimento cosmico del Signore , che incorona i giusti con corona regale: « Li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo . . . indosserà la giustizia come corazza e si metterà co me elmo un giudizio imparziale, prenderà come scudo la santità invincibile , affi lerà la sua collera inesorabile come spada . . . » (Sap 5 , 1 6-20) . L'identificazione delle armi - corazza, elmo - con le caratteristiche dell' agire di Dio - giustizia e salvez za - favorisce la loro interpretazione da parte degli autori della lettera, che le ap plicano allo statuto etico-religioso dei tessalonicesi . La scelta dell ' equipaggiamen to di difesa - corazza, elmo - è in sintonia con l ' invito a vegliare e a restare sobri . Per incoraggiare i cristiani alla lotta contro le potenze spirituali, l ' autore della Lettera agli Efesini riprende dai testi biblici l'intero armamento di Dio - armi di attacco e di difesa - e lo rilegge in chiave metaforica spirituale (Ef 6 , 1 0-20) . Più volte nell'epistolario paolino si utilizza il lessico militare per parlare del combatti mento spirituale dei cristiani e dell'Apostolo (Rm 6 , 1 3 ; 2Cor 6,7; 1 0 ,3-5; 2Tm 2,3-4; 4,7). Una singolare affinità lessicale e tematica con il testo e contesto di l Ts 5 ,8 si trova nel brano che chiude Rm 1 3 , dove Paolo scrive: « E questo voi farete, consapevoli del momento (kairos): è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza (soterfa) è più vicina di quando diventammo credenti . La notte (he nyx) è avanzata, il giorno (he heméra) è vicino . Perciò gettiamo via le opere delle tenebre (tou skotou) e indossiamo (endysometha) le armi della luce (tà hopla tou phOtos) . Comportiamoci onestamente , come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze (méthais), non tra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie . Rivestitevi ( endysasthe) invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne » (Rm 1 3 , 1 1 - 1 4). La metafora delle armi per par-
« Voi siete figli della luce e figli del giorno » J Ts 5,1-JJ
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lare della lotta contro le passioni è ricorrente nei filosofi e maestri di morale del l' ambiente greco romano 1 8 • Nella rilettura cristiana le armi di difesa sono poste in relazione con la fede, la carità e la speranza, la triplice struttura spirituale della Chiesa dei tessalonicesi, menzionata nel rendimento di grazie e nella preghiera dell'esordio epistolare ( l Ts l ,2-3) . La corazza è riferita alla fede e alla carità, che fondano e contrassegnano l ' impegno costante e la fatica attuale dei cristiani . L'elmo è identificato con la spe ranza, specificata come « speranza di salvezza » . La sequenza della triade - fede , carità e speranza - è un crescendo, che culmina nel sintagma elpìs soterfas (« spe ranza di salvezza » ) . Questa dinamica del testo è confermata dalla ripresa del tema della salvezza nel versetto successivo, dove è protagonista Dio, che opera per mez zo del Signore nostro Gesù Cristo. [5,9] Alla « speranza di salvezza » si dà un 'ulteriore motivazione o fondamen to , richiamando l ' iniziativa efficace di Dio riguardo a tutti i credenti , fra i quali si collocano anche i mittenti della lettera: « Dio, infatti , non ci ha destinati ali 'ira, ma all 'acquisizione della salvezza » . L' uso del verbo tithénai (porre) , nella forma del l' aoristo medio-passivo - étheto - esprime lo scopo della decisione o scelta di Dio (cfr. l Cor 1 2 , 1 8 .28; l Tm 2 ,7; 2Tm l ,1 1 ) . La frase - « non ci ha destinati . . . » - ri manda al tema dell 'elezione di Dio, di cui si parla nel proemio (cfr. l Ts l ,4) . Con la contrapposizione dei due lessemi: ouk . . . eis orgen e allà eis peripoiesin si raffor za l ' aspetto positivo dell'azione di Dio, che assicura il possesso della salvezza. Il raro sostantivo peripoiesis - solo 5 ricorrenze nel NT, di cui 3 nell'epistolario pao lino - nella versione dei LXX una sola volta traduce l 'ebraico segullah (« possesso, proprietà >> peculiare , MI 3 , 1 7) . Il sostantivo peripoiesis può indicare sia l'acquisi zione di qualche cosa o di una condizione , sia il suo possesso o la sua proprietà. La specificazione in l Ts 5 ,9 con il genitivo soter{as (salvezza) apre alla prospettiva escatologica. Si tratta dunque di un processo già iniziato con la chiamata e l' elezio ne da parte di Dio, e che tende al suo compimento definitivo. L'acquisizione della salvezza si contrappone ali' ira, che evoca la condanna o la rovina escatologica (cfr. l Ts l ,10; 2 , 1 6; Rm 5 ,9; 9 ,22) . L'esito positivo e sicuro per i destinatari dell'azione salvifica di Dio è garantito dalla mediazione del « Signore nostro Gesù Cristo » . Il ricorso al formulario solenne di matrice liturgica suggerisce l ' idea di una professio ne di fede cristologica condivisa. [5,10] Il processo della salvezza, che ha la sua origine in Dio , si realizza per mezzo del Signore Gesù Cristo « morto per noi » . L' uso del verbo apothn�skein (morire) , per parlare della morte di Gesù Cristo , è corrente nelle formule soterio logiche dell'epistolario paolino (Rm 5 ,6-8; l Cor 1 5 ,3 ; 2Cor 5 , 1 4 . 1 5 ; lTs 4,14) . Negli stessi testi , per esprimere l 'efficacia redentiv a della morte d i Gesù Cristo, si segue un formulario tradizionale , che punta sulla preposizione hypér (« per » , « a favore di », cfr. Gal l ,4; 3,1 3 ; Ef 5,2; l Tm 2 ,6; Tt 2,14) . In alcuni codici - Sinaitico, 18 Per Dione di Prusa, il sapiente combatte duramente contro le passioni (Orationes 49,9- 1 O); cfr. Diogene Laerzio, Vitae philosophorum 6 , 1 2- 1 3 ; Epitteto, Diatribe 3 ,22,94-95; 4,6,14; la virtù e la ra gione sono armi invincibili (Seneca, Epistulae morales 1 1 3,27-28; De ira, l ,1 7 ,2); Dio ha dato all 'es sere umano il l6gos , parola-ragione , come arma di difesa (Filone di Alessandria, De somniis l , 1 03).
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Parte seconda . Traduzione e commento
Vaticano - in l Ts 5 , 1 0 , al posto di hypér, si ha la preposizione peri (per) , che non cambia il significato della formula. Alla base di questo modo di parlare della mor te redentrice di Gesù Cristo, stanno i logia della tradizione evangelica, che , a loro volta, rimandano ai testi biblici della morte del « servo del Signore » , fedele a Dio e solidale con la comunità dei peccatori (Is 5 3 , 1 0- 1 2; cfr. Mc 1 0 ,45 ; 1 4 ,24) . In l Ts 5 , 1 0 l'efficacia soteriologica della morte di Gesù Cristo è posta in rap porto con la questione precedente sulla sorte dei vivi e dei morti al momento della parousia del Signore ( l Ts 4 , 1 5- 1 7) . I verbi kathéudein (dormire) e gregorein (ve gliare) , che nella parenesi precedente sono riferiti allo stile di vita dei cristiani, ora sono ripresi e interpretati in rapporto alla loro condizione: quelli che vegliano sono i vivi , quelli che dormono sono i morti . Questo modo di parlare risale alla tradizione biblica, in particolare al testo di Dn 1 2 ,2: « Molti di quelli che dormono (kathéudein) nella polvere . . . » (cfr. LXXSal 88[87] .6) . L' idea che tutti i cristiani , vivi o morti , in forza della fede battesimale appartengano al Signore risorto è ripresa in Rm 14,9 (cfr. 2Cor 5 , 1 4- 1 5) . L'efficacia salvifica della morte di Gesù Cristo Signore , che abbraccia tutti i credenti , sfocia nella loro piena e definitiva comunione con lui . L'ultimo termine della proposizione finale - retta dal participio « morto per noi af finché . . . » - è il congiuntivo aoristo zesomen (« viviamo »). In alcuni testi paolini il verbo zen (vivere) , in dialettica con il « morire » , è simmetrico o sinonimo di « risor gere » (2Cor 1 3 ,4; cfr. Rm 6, 1 - 1 3 ; 2Cor 5 ,5; 6,9; Gal 2 , 1 9) . In lTs 5 ,1 0 l'annunzio « vivremo » richiama il kerygma e la professione di fede tradizionale in Gesù Cristo morto e risorto . L'accento però è posto sulla prospettiva della comunione definitiva, rimarcata dalla duplice proposizione Juima syn autq (« insieme con lui »), dove sono coniugate insieme l 'unità - syn - e la simultaneità - Juima - della comunione di tutti i credenti con il Signore Gesù Cristo . Rispetto a l Ts 4 , 1 7c , l ' aggiunta del verbo « vivremo >> fa intuire che la comunione con il Signore è pienezza di vita. [5,11] L' esortazione o invito finale , come punto di arrivo e conseguenza di tutto il discorso , ricalca e amplia la conclusione della sezione precedente (cfr. l Ts 4 , 1 8) . Mentre il primo imperativo parakaleite allelous (« confortatevi a vicenda >>) è identico , il secondo oikodomeite heis tòn héna (« sostenetevi uno per uno >>) non è solo un 'amplificazione retorica, ma ne precisa e ne esplicita il significato . Il conforto reciproco si manifesta e attua attraverso la costruzione di una rete di rap porti interpersonali intensi . Il verbo oikodomein (costruire) , assieme al sostantivo oikodome (costruzione), fa parte del lessico parenetico pastorale di Paolo . Nella l Corinzi , trattando la questione dei rapporti fra i cristiani divisi sul partecipare o meno ai banchetti sacri presso i santuari della città, Paolo afferma che l 'agape edifica - crea rapporti positivi - mentre la gnosis gonfia, provocando divisioni e contrasti ( l Cor 8 , 1 . 1 0; 1 0 ,23 ; cfr. Rm 1 4 , 1 9; 1 5 ,2) . Nella ricerca dei carismi , la profezia è da preferirsi perché si esercita in funzione dell'oikodome ( 1 Cor 14,34 . 1 2 . 1 7 .26) . Nella 2Corinzi , più volte Paolo afferma che l ' autorità apostolica rice vuta dal Signore è per l 'edificazione della comunità corinzia (2Cor 1 0 ,8 ; 1 2 , 1 9; 1 3 ,10). Il linguaggio paolino, che utilizza la metafora della « costruzione >> , si ispi ra alla tradizione dei profeti , soprattutto di Geremia, chiamato a « ricostruire » la casa di Israele dopo la distruzione (Ger 1 , 1 0 ; 3 1 ,4) . I filosofi e maestri di morale dell' ambiente greco-romano nei loro discorsi parenetici adoperano la metafora
> ( l Ts l ,4) . Con l'elezione i cristiani di Tessalonica acquistano una nuova
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identità e statuto. Essi sono assimilati a Israele , il popolo eletto e consacrato a Dio. Mediante l ' annunzio del vangelo sono chiamati da Dio a vivere nella santità e a partecipare alla gloria del suo regno ( l Ts 2 , 1 2; 4,7. 5 ,24). Nella parenesi della sezio ne apocalittica l ' idea di elezione si esprime con un 'altra terminologia: « Dio, infatti , non ci ha destinati ali ' ira, ma ali ' acquisizione della salvezza » ( l Ts 5 ,9) . La frase « non ci ha destinati . . . » rimanda all'elezione di Dio, di cui si parla nel proemio (cfr. l Ts l ,4) . L' iniziativa efficace di Dio riguardo ai cristiani di Tessalonica dà una ulte riore motivazione o un fondamento alla « speranza di salvezza » . Con la contrappo sizione delle due frasi si pone in risalto l ' aspetto positivo dell' azione di Dio , che assicura il possesso della salvezza. Con il sostantivo perip6iesis (possesso) , specifi cato dal genitivo sOter(as (salvezza) , si apre la prospettiva escatologica. Il processo , iniziato con la chiamata e l 'elezione da parte di Dio, tende al suo compimento defi nitivo, l' acquisizione della salvezza. Nella seconda parte di 2Ts 2 si annunzia la preghiera di ringraziamento a Dio , esplicitandone la motivazione: l 'elezione dei tessalonicesi per la salvezza e la loro chiamata al possesso della gloria del Signore Gesù Cristo (2Ts 2 , 1 3) . L'idea di elezione si esprime con il verbo hairefsthai (sce gliere) , con il quale nel Deuteronomio si indica l' iniziativa di Dio nel rapporto di alleanza con Israele (Dt 26 , 1 8 ; 33 , 1 2) . L'elezione da parte di Dio costituisce quelli che sono « scelti (aparchen eis sOter(an) , primizia per (la) salvezza . . . » (2Ts 2 , 1 3c) .
Esortazione (partiklesis) (- parola di Dio , perseveranza)
Il significato del termine paraklesis, dal verbo parakalefn, oscilla tra « esorta zione >> e « consolazione » . Nella l Tessalonicesi parakalefn , associato ad altri voca boli sinonimici, è adoperato nel senso sia di « esortare » ( l Ts 2,12; 3 ,2; 4,10; 5 , 1 4) sia in quello di « consolare » ( l Ts 3 ,7; 4 , 1 8 ; 5 , 1 1 ) . Con tre verbi della stessa area semantica - parakalefn, paramythéstai, marryresthai (« esortare » , « incoraggiare », « scongiurare ») - si descrive la cura pastorale di guida e accompagnamento dei singoli fedeli da parte dei predicatori del vangelo a Tessalonica ( l Ts 2,12; cfr. 2,3; 4 , 1 ; 5 , 1 4) . In un paio di testi parakalefn (« esortare-incoraggiare ») è accompagna to dal verbo erOt{m (pregare) , che ne rafforza il significato nel senso dell'esortazio ne pastorale ( l Ts 4,1 ; 5 , 1 2) . Lo scopo delle istruzioni sul destino dei cristiani morti prima della venuta del Signore è quello di confortarsi o consolarsi a vicenda « nel Signore » ( l Ts 4 , 1 8 ) . Lo stesso vale per i fedeli che vivono nell' attesa del giorno del Signore e nella speranza della salvezza ( l Ts 5 , 1 1 ) . Nella sezione autobiografica di l Tessalonicesi Paolo dice ai tessalonicesi che ha inviato Timoteo « per rafforzarvi ed esortarvi nella vostra fede (eis tò sterfxai hymiìs kaì parakalésai) . . . » ( l Ts 3 ,2b) . Egli chiede al Signore che li faccia crescere e sovrabbondare nell 'amore « per raf forzare i vostri cuori . . . (eis tò sterfxai hymon tàs kardfas) » ( l Ts 3 , 1 3) . Nella 2Tes salonicesi al Signore Gesù Cristo e a Dio Padre , che li ha amati e ha dato loro, per grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, si chiede che li consoli nel l' intimo dei cuori e li confermi in ogni opera e parola buona (2Ts 2 , 1 6 . 1 7) . Il verbo parakalefn (confortare) si riaggancia al sostantivo paraklesis, dono di Dio Padre (2Ts 2 , 1 6b) . I doni di Dio sono « ima consolazione eterna e una buona speranza ».
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Lessico biblico-teologico di l -2Tessalonicesi
La qualifica della pardk/esis con l' aggettivo aionios (eterno) e l' abbinamento con la « buona speranza » mettono in risalto la dimensione escatologica della consola zione . L'immagine di Dio, fonte della « consolazione >> in mezzo alle tribolazioni , si accorda con il contesto della 2Tessalonicesi , dove , nell'esordio, si rende grazie a Dio per la loro perseveranza e fedeltà in tutte le « persecuzioni e tribolazioni » che sopportano (2Ts l ,4).
Fede (pfstis) (� annunzio, kerygma , parola di Dio , perseveranza)
Nell 'esordio della l Tessalonicesi la fede (pfstis) , assieme alla speranza e ca rità, forma una triade che definisce l ' identità dei cristiani ( l Ts l ,3 ) . Nell ' espres sione érgon pfsteos (« opera di fede ») si indica l ' impegno che deriva dalla fede (cfr. 2Ts l , 1 1 ) . Si tratta del dinamismo della fede oppure della fede attiva o « ope rosa » (cfr. Gal 5 ,6) . In altri due testi della l Tessalonicesi la fede è associata alla carità, agape ( l Ts 3 ,6; 5 ,8) . Nella l Tessalonicesi il vocabolo pfstis è concentrato nel capitolo 3 , dove si fa riferimento alla « fede » dei tessalonicesi come adesione ferma e perseverante al vangelo annunziato da Paolo e dai suoi collaboratori ( l Ts 3 ,2 .5 .6.7 . 10). Lo scopo della missione di Timoteo a Tessalonica è « rafforzarli » ed « esortarli » nella loro fede , perché « nessuno si lasci sconvolgere in queste tribo lazioni » ( l Ts 3 ,2-3 ) . Paolo l 'ha inviato per avere notizie della fede dei tessaloni cesi, perché teme che siano vittime del tentatore , rendendo vana la sua fatica di annunciatore del vangelo ( l Ts 3 ,5 ) . Dopo il ritorno di Timoteo, che reca buone notizie della loro fede e carità , Paolo si sente consolato a motivo della loro fede ( l Ts 3 ,6-7), perciò egli rende grazie a Dio e prega con insistenza e intensamente di poter rivedere il loro volto e completare ciò che manca alla loro fede ( l Ts 3 , 9- 1 0) . La fede (pfstis) , che rimanda al campo semantico del sostantivo biblico 'emunlìh (« fede-fiducia ») coincide con l ' accoglienza del vangelo o della parola di Dio e lo stile di vita corrispondente . In un secondo ringraziamento , dopo quello dell'esordio , si rende grazie a Dio per l ' accoglienza della sua parola da parte dei tessalonicesi , chiamati « credenti » ( l Ts 2 , 1 3 ) . Essi hanno accolto la parola fatta ascoltare dai predicatori del vangelo , ma che deriva da Dio (cfr. l Ts l ,6) . La parola di Dio è efficace in quelli che l ' accolgono nella fede . Il verbo credere (pistéuein) nella versione greca dei LXX corrisponde al verbo 'aman ( « essere stabile » , « credere »). Il nucleo della fede cristiana è il kerygma, in cui si proclama la morte e risurrezione di Gesù ( l Ts 4 , 1 4 ) . La fede è il fondamento della speran za di fronte all 'esperienza della morte . Nell'esordio della 2Tessalonicesi si ringra zia Dio, ricordando la crescita rigogliosa della loro fede (2Ts l ,2) . Il sostantivo pfstis evoca l ' adesione al vangelo , che , nel seguito , assume i connotati della « fedeltà » nelle prove (2Ts l ,4b) . L'espressione érgon pfsteos (« opera di fede ») ricorre nella terza parte dell 'esordio, dove i mittenti pregano continuamente per i destinatari perché Dio porti a compimento l' opera di fede (2Ts 1 , 1 1 ) . Nella parte centrale dell'esordio si presenta il giusto giudizio di Dio e si annunzia la rivelazio ne del Signore Gesù dal cielo . Nel suo « giusto giudizio » Dio ricambierà con af flizioni gli oppressori , dando sollievo agli afflitti . Nella rivelazione del Signore
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Gesù dal cielo saranno puniti quelli che non conoscono Dio e « che non obbedi scono al vangelo del Signore nostro Gesù » . Agli oppressori e increduli si contrap pongono i credenti , ai quali è stato affidato il « mistero » del vangelo (2Ts l ,10) . Il destino glorioso e meraviglioso dei santi e dei credenti fa da contrappeso alla ro vina eterna riservata agli empi e a quelli che non credono al vangelo del Signore Gesù . L' antitesi tra credenti e non credenti o empi ricompare alla fine della « pic cola apocalisse » , dove la parousfa dell' iniquo si scontra con quella del Signore , che lo annienterà con la sua manifestazione . Gli increduli sono quelli che « non credettero alla verità, ma acconsentirono all ' ingiustizia » . Dio stesso « manda loro una forza di inganno , per credere alla menzogna » , allo scopo o con il risultato di essere condannati nel giudizio finale (2Ts 2 , 1 1 - 1 2) . Nello schema del dualismo apocalittico l' opzione negativa è formulata con il verbo pistéuein (credere) , in parallelo con eudokefn (acconsentire) . Il processo del « credere » rimane una scelta libera e responsabile in una lotta tra forze positive e negative . La presentazione di questo quadro antitetico serve a rafforzare la perseveranza dei fedeli , che Dio ha scelto per la salvezza nella « fede di verità » (2Ts 2 , 1 3 - 1 7 ; 3 ,2c) .
Fratello/i (adelph6s/6i) ( ---+ carità , desiderio)
Nella l Tessalonicesi l ' appellativo « fratello » , che esprime vicinanza e soli darietà, è adoperato con una certa insistenza. Il vocabolo fratello (adelph6s) ricor re complessivamente 1 9 volte in l Tessalonicesi . In 1 4 casi il vocativo plurale adelph6i (fratelli) ritma il dialogo epistolare e conferisce alla lettera il suo carattere « familiare » . Nella 2Tessalonicesi il vocativo adelph6i (fratelli), che ricorre 7 vol te, scandisce il discorso e ne definisce il tono pastorale . In ambedue le lettere ai tessalonicesi un credente , ogni membro della comunità cristiana, è chiamato adelph6s (fratello) (cfr. 1 Ts 4,6; 2Ts 3 ,6 . 1 5) . Tutti i fratelli formano la ekkles{a dei tessalonicesi ( l Ts 5 ,26.27). Fratelli sono anche i credenti dell' intera Macedonia ( l Ts 4 , 1 0) . Paolo chiama Timoteo « fratello » , nel senso di « cristiano )) , come lo sono tutti i convertiti di Tessalonica, interpellati come adelph6i ( l Ts 3 ,2). Ma nel caso di Timoteo questo appellativo sarebbe superfluo , se non implicasse anche un ruolo di stretta collaborazione con Paolo . L'uso dell'appellativo adelph6s (fratel lo) , per designare un membro della comunità , viene dalla tradizione biblica, in particolare dal Deuteronomio. Fin dall' esordio della l Tessalonicesi sono interpel lati come « fratelli amati (egapeménoi) da Dio )) ( l Ts l ,4) . I predicatori del vangelo di Dio ai tessalonicesi dichiarano che sono diventati agapet6i (« cari )) , 1Ts 2 ,8). L' aggettivo verbale agapet6i (amati) esprime il legame affettivo profondo tra i predicatori del vangelo e i fedeli che l 'hanno accolto . Una sezione della parte esor tativa della l Tessalonicesi è incentrata sull ' amore fraterno , chiamato philadelphfa ( l Ts 4,9- 10). Con questo termine gli autori greci designano l ' insieme delle rela zioni fra i membri della famiglia naturale e anche fra i membri di associazioni religiose e sodalizi culturali . In l Ts 4 ,9 si suppone che i destinatari della lettera conoscano il significato cristiano di questa terminologia senza bisogno di ulte riori spiegazioni . A Tessalonica i membri delle associazioni volontarie si chiamano
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« fratelli >> . Fin dali' inizio della loro esperienza cristiana i tessalonicesi hanno rice vuto da Dio , mediante il suo Spirito, l ' impulso ad amarsi gli uni gli altri . Il dinami smo del loro amore fraterno si estende oltre i confini della comunità locale , abbrac ciando « tutti i fratelli » della Macedonia.
Gioia (chard) (� desiderio, speranza)
Il tema della « gioia » caratterizza il dialogo epistolare nella l Tessalonicesi . Il termine chard (gioia) ricorre 4 volte in l Tessalonicesi , mentre è del tutto assente nella 2Tessalonicesi. Il lessico della gioia è concentrato nella seconda parte di l Ts 2-3 ( l Ts 2 , 1 9 .20; 3 ,9). Alla fine , nella serie di esortazioni e istruzioni per la vita di comunità si trova l' invito alla gioia permanente: « gioite sempre » ( l Ts 5 , 1 6) . Fin dall'esordio della lettera, dove si fa l 'elogio dei tessalonicesi , si dice che hanno accolto la parola del vangelo con grande gioia, anche in mezzo a una grande tribo lazione ( l Ts l ,6) . In questo modo essi sono diventati imitatori dei missionari e del Signore non solo per la « grande tribolazione » , ma perché questa è paradossal mente congiunta con « la gioia dello Spirito Santo » . Si tratta della gioia che deriva o ha la sua fonte nello Spirito Santo . Nel seguito della l Tessalonicesi il rapporto dei mittenti - in particolare di Paolo, che parla in prima persona - con i destinatari è caratterizzato dalla « gioia >> ( l Ts 2 , 1 9 .20; 3 ,9) . Nella sezione autobiografica, dove si racconta la reazione di Paolo dopo la separazione forzata dai tessalonicesi , predomina il lessico affettivo. Per 3 volte si adopera il termine chard (gioia) , ac compagnato alla fine dal verbo chafrein (« gioire » , l Ts 3 ,9) . La gioia è associata alla « speranza » , alla « gloria » e ali ' immagine della « corona di vanto » ( l Ts 2 , 1 9) . Lo sfogo emotivo di Paolo s i chiude con l 'esclamazione: « Voi (infatti) siete la nostra gloria e gioia ! » ( l Ts 2 ,20) .
Giorno del Signore (heméra Kyrfou) (� parousfa, giudizio di Dio)
L'espressione « giorno del Signore » (heméra Kyrfou) ricorre una sola volta nella l Tessalonicesi , nella sezione « apocalittica » , per indicare l ' intervento di Dio giudice ( l Ts 5 ,2) . Nella versione dei LXX con il sintagma heméra Kyrfou si tra duce l'ebraico yom JHWH (« giorno del Signore »), che ricorre nei testi dei profeti , da Amos a Malachia. Per il profeta Amos il « giorno del Signore » è il giorno con sacrato al Signore , nel quale il popolo si attende gioia e luce , salvezza e vita, ma il profeta dichiara che sarà un giorno di tenebre e non di luce ! (cfr. Am 5 , 1 8 .20) . Il profeta Malachia lo chiama « giorno grande e terribile del Signore » , che colpirà la terra con lo sterminio, se il popolo non si converte (MI 3 ,23-24) . Per Isaia, il giorno del Signore arriva implacabile con sdegno, ira (orgé) e furore , per fare della terra un deserto , per sterminare i peccatori » (Is 1 3 ,9) . Il profeta Gioele condensa queste espressioni e immagini nell 'annunzio della venuta del giorno del Signore , che sarà devastazione , tenebra e oscurità, giorno grande e terribile (Gl i , 1 5 ; l , l . I l ; 3 ,4; 4,22). L'espressione « giorno del Signore » in l Ts 5 ,2 potrebbe rappresentare il
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precedente biblico della parous{a cristiana. Però, mentre la «parous{a del Signore » nella l Tessalonicesi ha una valenza positiva, il « giorno del Signore » è una minac cia di rovina ineludibile per quanti si illudano in una falsa sicurezza. La venuta del « giorno del Signore » è paragonata a quella del ladro notturno ( l Ts 5 ,2) . Questo paragone affonda le radici nella tradizione cristiana, dai vangeli ali ' Apocalisse di Giovanni (Le 1 2 ,39; Mt 24,43 ; 2Pt 3 , 10; Ap 3 ,3 ; 1 6 ,5 ) . L' aspetto minaccioso della venuta del « giorno » , paragonata a quella del « ladro notturno >> , ricompare nel v. 4, dove i mittenti si preoccupano di rassicurare i cristiani di Tessalonica con queste parole : « Ma voi , fratelli , non siete nelle tenebre , cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro » ( l Ts 5 ,4). L' irruzione del « giorno del Signo re » , che piomba ali ' improvviso , è paragonata alle « doglie del parto » ( l Ts 5 ,3; cfr. Is 1 3 ,6.9) . Nella 2Tessalonicesi si riprende l 'espressione « giorno del Signore » , in un altro clima e contesto . La « piccola apocalisse » della lettera si apre con l' invito a non lasciarsi sconvolgere o spaventarsi per le parole di alcuni che , appellandosi a Paolo , vanno dicendo che il « giorno del Signore » è già arrivato (2Ts 2 ,2) . Il sintagma he heméra tou Kyriou (« il giorno del Signore »), di matrice profetica e apocalittica, è ripreso dalla l Tessalonicesi ( l Ts 5 ,2) . Con quest'espressione meta forica, « il giorno del Signore » o semplicemente « quel giorno » , in alcuni testi biblici e apocrifi ci si riferisce all ' intervento di Dio giudice che condanna l ' infe deltà del popolo dell ' alleanza e l 'empietà delle nazioni , ma nello stesso tempo difende i poveri e libera dall'oppressione i giusti . Questo tema è presente nell 'e sordio della 2Tessalonicesi , dove si parla di « quel giorno » , quello del giudizio di Dio come risposta ai giusti sottoposti a prove e tribolazioni (2Ts l ,7 . 1 0) .
Giudizio di Dio (--+' venuta del Signore , giorno del Signore)
In l -2Tessalonicesi il giudizio di Dio è in parte connesso con quello della
parous{a e del giorno del Signore . Solo nella seconda lettera si parla esplicitamen te del « giusto giudizio di Dio » (dtkaia krisis, 2Ts l ,5) . Nella l Tessalonicesi si ri corre al lessico e all ' immagine biblica dell ' ira (orge) di Dio ( l Ts l ,10; 2 , 1 6; 5 ,9) . I tessalonicesi , che hanno accolto la parola del Signore si sono convertiti dagli idoli a Dio , « per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio , che egli ha risuscitato dai morti , Gesù , che ci libera dall' ira incombente » ( l Ts l ,9- 10) . Nei testi dell' AT con l a metafora dell ' « ira » si esprime l a reazione d i Dio d i fronte al peccato di Israele e all ' arroganza empia e ingiusta delle nazioni . Nel testo di l Ts 2 , 1 6 si afferma che l 'ira di Dio è arrivata alla sua acme sui peccati dei giudei , i quali intralciano l ' annunzio del vangelo alle genti . Nella sezione escatologica si afferma che la speranza di salvezza dei fedeli è salda, perché Dio non li ha desti nati all ' ira, ma all ' acquisizione della salvezza ( l Ts 5 ,9) . Il possesso della salvezza si contrappone all' ira di Dio e al giudizio di condanna. Il giudizio di Dio si profila nello scenario del « giorno del Signore » , che irrompe all' improvviso come un la dro di notte e le doglie del parto su chi si illude con false sicurezze ( l Ts 5 ,2-4) . Nella sezione parenetica, dove si danno alcune disposizioni pratiche per confor marsi alla volontà di Dio e allo statuto di santità, si accenna al giudizio di Dio,
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dicendo che il Signore è « vindice » di tutte queste cose ( l Ts 4 ,6) . Nell ' esordio della 2Tessalonicesi il discorso sul « giudizio di Dio » si fa più insistente . Il ricorso alla categoria del giudizio di Dio è per consolare e incoraggiare i fedeli sottoposti a persecuzioni e tribolazioni . L' autore afferma che le sofferenze attuali dei fe deli sono un « segno » o una « prova » del giusto giudizio di Dio, nel senso che essi possono contare sulla giustizia retributiva di Dio, che punirà con la rovina eterna gli oppressori e darà sollievo agli oppressi (2Ts l ,7-9) . Questo avverrà nella « ri velazione del Signore Gesù >> . Il sostantivo apokdlypsis (rivelazione) richiama l ' ambiente apocalittico, dove predomina il tema del « giudizio di Dio » , come ri sposta ai giusti sottoposti a prove e tribolazioni (2Ts l ,7 ; cfr. l , l Oc: en t� hemérq ekéin{, « in quel giorno » ) . Nel testo di 2Ts l ,8 prevale l ' idea del « giudizio » come condanna di tutti gli empi . L' idea di « vendetta-ritorsione » ( ekdtkesis) è una meta fora per dare risalto al giudizio di Dio che porta allo scoperto le conseguenze dell ' agire degli empi .
Iniquità (--+ rivelazione , venuta del Signore , parousfa )
Per far fronte all ' allarmismo apocalittico creato da alcuni che , sulla base di una presunta parola o lettera di Paolo , vanno dicendo che « il giorno del Signore » è già arrivato, l ' autore , seguendo gli schemi della tradizione apocalittica, traccia un quadro della « crisi » , che deve precedere la venuta e il giorno del Signore . Nello scenario di questa crisi si colloca l ' apostasia, la rivelazione dell ' uomo dell ' iniquità (ho dnthropos tes anomfas) , « il figlio della perdizione » (2Ts 2 ,3 ) . L' anom{a s i riferisce a u n modo d i agire contrario o a l d i fuori della legge n 6mos . Nella versione dei LXX il termine anom{a corrisponde a diversi vocaboli ebraici: 'awen, 'awon , pesa ', rasa ' (« peccato » , « iniquità » , « malvagità » ) . Al centro del dramma apocalittico l ' autore chiama il protagonista della rivelazione futura ho dnomos (« l ' iniquo » , 2Ts 2 ,8) . L' autore della 2Tessalonicesi presuppone che i destinatari siano a conoscenza del confronto apocalittico tra la rivelazione del l ' iniquo e la manifestazione del Signore Gesù nella sua parousfa . Il protagonista, che è già in azione , ma per un tempo controllato e delimitato da « chi lo trattiene » , è presentato come tò mysterion tes anomfas (« il mistero d ' iniquità » , 2Ts 2 ,7) . Con il termine mysterion nel testo dei LXX si traduce l ' ebraico raz in aramaico, raziìh , un vocabolo di origine persiana, che nel libro di Daniele indica non solo una cosa segreta-nascosta, ma il disegno di Dio sulla storia umana (Dn 2 , 1 81 9 .27-30 .47 ; cfr. Sap 2 ,22; 6,22) . Il « mistero d ' iniquità » è già attivo nel tempo presente , ma c ' è qualcosa o qualcuno che ne impedisce la piena manifestazione . Il dramma apocalittico raggiunge la sua acme con la rivelazione e la distruzione dell ' empio per mezzo del Signore Gesù , al momento della sua parous{a epifanica . In questo quadro antitetico si contrappongono due forze , quella negativa dell ' em pio, con la sua rivelazione e parous{a , e quella positiva del Signore Gesù , con la sua manifestazione e parousfa . La parous{a dell ' iniquo avviene con la forza del satana, per compiere ogni sorta di prodigi per far deviare quelli che non amano la verità. -
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Katéchon (chon) ( -+ iniquità, parousfa , rivelazione)
Al centro della « piccola apocalisse » della 2Tessalonicesi compare un duplice participio del verbo katéchein (« tenere » , « trattenere >>) . Il primo è nella forma singolare maschile ho katéchon (« colui che trattiene » , 2Ts 2 ,7) e il secondo in forma participiale al singolare neutro: tò katéchon (« ciò che trattiene » , 2Ts 2 ,6) . Le due forme participiali potrebbero essere state scelte per indicare due ruol o funzioni nel processo di rivelazione dell ' uomo dell ' iniquità, chiamato anche « l 'empio » - maschile , 2Ts 2,8a - e del mistero d' iniquità. Il participio neutro sa rebbe connesso con il sostantivo neutro tò mystérion , mentre quello maschile con il personaggio chiamato ho dnomos . Nel primo caso si tratterebbe di una potenza che agisce per un tempo limitato e nel secondo del suo rappresentante , destinato a scomparire . Si discute se il katéchon sia una realtà-figura positiva, alleata o al ser vizio di Dio , oppure una forza-agente negativa, connessa o alleata con l' avversario e il satana (cfr. 2Ts 9). L' autore , che ne presuppone la conoscenza presso i destina tari della lettera, lascia la cosa nel vago (2Ts 2,6a) . Nella storia dell'interpretazione il katéchon(on) è stato identificato con diverse realtà o figure storiche e simboli che : impero-imperatore romano , missione universale della Chiesa, evangelizza zione dei popoli , Paolo, lo Spirito Santo , il disegno di Dio sulla storia, l ' arcange lo Michele . La formulazione vaga e ambivalente del testo di 2Tessalonicesi sul katéchon , facendo ricorso al linguaggio e alle categorie della tradizione apocalitti ca, invita alla sobrietà interpretativa. L' autore non dà informazioni sul tempo e sui protagonisti del dramma apocalittico . Egli vuole esortare i destinatari della lettera a perseverare , contando su Dio , che ha il controllo della storia umana (cfr. Ab 2 ,3).
Kjrios (-+ giorno del Signore , venuta del Signore)
Nella l Tessalonicesi l ' appellativo divino Kyrios compare in tutto 24 volte su 275 ricorrenze nell'epistolario paolino. Nella metà delle ricorrenze - 12 su 24 Kyrios è adoperato in forma assoluta. Associato al nome proprio lesous - l Ts 2 , 1 9; 3 , 1 1 - o accompagnato o meno dall' appellativo Christ6s si riferisce a Gesù . Solo in rari casi , dove si rimanda a testi o espressioni bibliche dell'AT, Kyrios è riferito a Dio (cfr. l Ts 4,6) . La formula solenne « il Signore nostro Gesù Cristo » rimanda all ' ambiente della professione di fede di matrice liturgica. Nella lTessalonicesi, come nell'epistolario paolino , la preghiera in genere è rivolta a Dio . Nel caso di l Ts 3 , 1 2 l ' invocazione rivolta al Kyrios (lesous) potrebbe essere l'eco di una for mula liturgica. Il ruolo di Gesù (Cristo) Signore nei confronti dei credenti è indica to con le particelle greche did, en , syn (« per mezzo di . . . » , « in » , « con il Signore » , l Ts l , 1 7 : syn Kyrfq) . Anche l e espressioni « parola del Signore » ( l Ts l ,8; 4,1 ), «parousfa del Signore (nostro Gesù Cristo) » - l Ts 3,13; 4,15; 5 ,32 -e « giorno del Signore » ( l Ts 5 ,2) hanno una valenza cristologica in rapporto con la fede e la vita dei cristiani . Il titolo di Kyrios (Signore) caratterizza la cristologia della 2Tessa lonicesi . Sulle 22 ricorrenze di questo titolo divino , 6 volte compare nella formula « il Signore Gesù Cristo » , ampliata, in circa 2 casi , con l ' aggiunta del pronome
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personale « nostro » (2Ts 2,14. 1 6) . In tre testi ricorre l'espressione semplice « il Signore (nostro) Gesù » (2Ts 1 ,7 .8 . 1 2) . L'uso assoluto di Kyrios (« il Signore ») si trova in 6 testi , nell'espressione en Kyrfq (« nel Signore ») e hypò Kyr(ou (« dal Si gnore >> , « nel nome del Signore . . . », 2Ts 2 , 1 3 ; 3 ,4.6) . Anche nella 2Tessalonicesi si trovano le espressioni che presentano il ruolo del Signore : « la parous(a del Si gnore » , « il giorno del Signore » (2Ts 2 , 1 .2; cfr. 2 ,8). L' autore della 2Tessalonicesi non solo associa Gesù Cristo Signore a Dio Padre , ma tende a identificare il ruolo di Gesù Cristo Signore con quello di Dio (cfr. 2Ts l , 1 2 . 14; 3 , 1 6) .
Lavorare (- annunzio , kerygma, carità)
La presenza del tema del lavoro-lavorare in l -2Tessalonicesi è documentata dal verbo ergdzesthai (lavorare) , che ricorre 2 volte nella l Tessalonicesi e 4 volte nella 2Tessalonicesi . Esso è accompagnato dalla costellazione semantica costi tuita dal verbo kopù1n (faticare) e dal binomio k6pos e m6chthos (« fatica » e « tra vaglio » ) , con il quale si presenta il duro e costante lavoro di Paolo e dei suoi collaboratori ( l Ts 2 ,9; cfr. 3 ,5 ) . Nella retrospettiva sul metodo e sullo stile di an nunzio del vangelo a Tessalonica si ricordano la « fatica » e il « travaglio » dei predicatori che hanno lavorato senza sosta - « notte e giorno » - per non pesare su alcuno dei fedeli della comunità ( l Ts 2 ,9) . Lo stesso tema è ripreso nella 2Tessa lonicesi , dove si propone come modello da imitare lo stile di vita dei predicatori del vangelo , che a Tessalonica non hanno mangiato gratuitamente il pane di alcuno , ma hanno lavorato con fatica e travaglio, notte e giorno , per non essere di peso ad alcuno (2Ts 3 ,8 ) . Essi hanno rinunziato al loro diritto di farsi mante nere dalla comunità per dare ad essa un esempio da imitare . Su questo comporta mento esemplare dei predicatori del vangelo si fonda il rapporto tra lavoro e dirit to di mangiare : « Chi non vuole lavorare , neppure mangi » (2Ts 3 , 10). Questa regola è richiamata per contrastare il comportamento disordinato di alcuni che non vogliono lavorare e pretendono di farsi mantenere dalla comunità . Questi sfaccendati , che vanno in giro impacciandosi negli affari altrui , creano disordine e confusione (2Ts 3 , 1 1 ) . Le disposizioni della 2Tessalonicesi su come trattare gli irregolari , che non vogliono lavorare , riprendono un tema già presente nella l Tes salonicesi , dove si ricorda la disposizione data dai predicatori del vangelo perché tutti i cristiani si facciano un punto di onore per vivere in pace , occupandosi delle loro cose e lavorando con le loro mani ( l Ts 4 , 1 1 ) . Con il verbo kopiiìn (faticare) si esprime anche l ' impegno pastorale di quelli che nella Chiesa di Tessalonica si prendono cura della comunità e la proteggono . Tutti i cristiani sono esortati a ri conoscere quelli che fra loro faticano , fanno loro da guida nel Signore e li ammo niscono , considerandoli oltre ogni misura con amore a motivo della loro opera ( l Ts 5 , 1 2) . L'esistenza di tutti i cristiani di Tessalonica è contrassegnata dall' ope ra della loro fede e dalla fatica della carità ( l Ts l ,3) . Nella 2Tessalonicesi si chie de che Dio porti a compimento l 'opera di fede dei cristiani e che il Signore li confermi in ogni opera buona (2Ts l , 1 1 ; 2 , 1 7) .
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Parola di Dio (-+ annunzio , kerygma, vangelo)
La categoria biblica « parola di Dio » , connessa con l ' annunzio del vangelo a Tessalonica, è attestata nella duplice forma ho l6gos tou Kyrfou (« la parola del Signore ») e l6gos tou Theou (« parola di Dio »). Nell'esordio della l Tessalonicesi si fa l 'elogio dei tessalonicesi perché , avendo accolto la Parola in mezzo a una grande tribolazione , con gioia di Spirito Santo sono diventati modello per tutti i credenti nella Macedonia e nell' Acaia ( l Ts l ,6-7) . Infatti , la parola del Signore, partita da Tessalonica, è risuonata non solo nelle due province suddette , ma dapper tutto ( I Ts l ,8) . Dopo la retrospettiva sull' annunzio del vangelo a Tessalonica si riprende la preghiera di ringraziamento a Dio , perché i cristiani della città macedo ne , ascoltando la parola dei predicatori , che sono uomini , l 'hanno ascoltata e accol ta come parola di Dio , che diventa efficace grazie alla loro fede ( I Ts 2 , 1 3 ) . Nella sezione « apocalittica >> , dove si cerca di dare un fondamento alla speranza di fronte ali ' esperienza traumatica della morte prematura di alcuni membri della comunità cristiana, « sulla parola del Signore » si annunzia che quelli che saranno vivi alla parousfa del Signore non avranno alcun vantaggio rispetto a quelli che sono morti ( I Ts 4 , 1 5 ) . L'espressione « parola del Signore » , creata sul modello del linguaggio biblico dei profeti , è utilizzata per dare forza e autorevolezza alla dichiarazione sulla situazione dei vivi e dei morti al momento della venuta del Signore . Nella 2Tessalonicesi si chiede di pregare per i proclamatori del vangelo perché « la parola del Signore corra e sia glorificata » (2Ts 3 , 1 ) . Il lessico e l' immagine della corsa della parola del Signore si ispirano a LXXSal 1 47 ,4 , dove si dice: « Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce » (cfr. Is 55 , 1 0- 1 1 ) . Nella forma passiva del verbo doxazein (glorificare) si intravede l ' iniziativa di Dio nella diffu sione della sua parola grazie alla « corsa » dei predicatori del vangelo, per i quali si chiede che siano « liberati dagli uomini corrotti e malvagi » (2Ts 3 , 1 ) .
Perseveranza (hypomone) (-+ speranza, fede)
Per una comunità cristiana, esposta alle prove e tribolazioni , la perseveranza nella fede è l ' attitudine più raccomandata e richiesta nelle due lettere alla Chiesa di Tessalonica. Il lessico della « perseveranza » ( hypomone) ricorre complessiva mente 3 volte . Nell'esordio della l Tessalonicesi si rende grazie a Dio , ricordando l' opera della loro fede , la fatica della carità e « l ' attesa della speranza nel Signore nostro Gesù Cristo , davanti a Dio e Padre nostro » ( I Ts l ,3 ) . Con il sintagma hypomone tes elpfdos , tradotto con « attesa della speranza » , in realtà si parla della « perseveranza » radicata nella speranza . L' hypomone (perseveranza) espri me il dinamismo della speranza come apertura all ' azione di Dio , che porta a compimento il suo disegno di salvezza (cfr. l Ts 5 ,8 ) . L'atteggiamento della « per severanza » è accentuato nella 2Tessalonicesi , perché si intensificano le sofferen ze dei destinatari a causa delle persecuzioni e tribolazioni da parte dell' ambiente ostile (2Ts l ,4) . Nella preghiera che chiude la serie di esortazioni della prima parte di l Ts 3 si chiede al Signore che diriga i loro cuori « ali ' amore di Dio e alla
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perseveranza di Cristo » (2Ts 3 ,5 ) . Il sintagma he hypomoné tou Christou (« la perseveranza di Cristo ») non ha paralleli negli altri scritti del NT. Si tratta sempre dell' hypomoné-perseveranza dei fedeli , vissuta in rapporto a (Gesù) Cristo . Nella preghiera si chiede che il Signore diriga i cuori dei credenti a vivere nella perse veranza che ha in Cristo il suo fondamento o riferimento ultimo . Nell' area se mantica della « perseveranza >> rientra anche il verbo ster(zein (rafforzare) , che ricorre 4 volte in 1 -2Tessalonicesi , nei contesti di esortazione e preghiera. L' invio di Timoteo a Tessalonica ha lo scopo di rafforzare i cristiani di quella Chiesa ed esortarli nella fede , « perché nessuno si lasci sconvolgere in queste tribolazioni » ( l Ts 3 ,2-3 ) . Paolo stesso chiede al Signore che rafforzi i loro cuori e li renda « irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro » in attesa della « venuta del Signore nostro Gesù , con tutti i suoi santi » ( l Ts 2 , 1 3 ) . Nella 2Tessalonicesi si chiede che il Signore Gesù Cristo e Dio Padre consoli i loro cuori e « li confer mi (sterizein) in ogni opera e parola buona » (2Ts 2 , 1 7 ) . Nello stesso contesto l ' autore rassicura i cristiani che il S ignore - che è fedele - li « confermerà » (ster(zein) custodendoli dal maligno (2Ts 3 ,3 ) .
Preghiera ( � fede , carità, chiamata)
Nelle due lettere si prega per i destinatari e si invitano i tessalonicesi a pre gare . Nell'esordio della l Tessalonicesi , Paolo e i suoi collaboratori rendono gra zie a Dio ( eucharistefn) sempre per tutti , facendo memoria nelle loro preghiere (epì ton proseuchon) continuamente (adialéiptos) , ricordando la loro fede opero sa, l ' amore impegnato e la speranza perseverante ( l Ts 1 ,2-3 ) . Dopo la retrospet tiva sull ' annunzio del vangelo a Tessalonica (2Ts 2 , 1 - 1 2) , si riprende la preghiera di ringraziamento per l ' accoglienza della parola di Dio, che diventa efficace nei credenti ( l Ts 2 , 1 3 ) . Nella sezione dove racconta la sua reazione alle buone noti zie riportate da Timoteo , sulla tenuta della fede e dell' amore dei tessalonicesi , Paolo esclama: « Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio per voi , per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, pregando , oltre ogni misura , notte e giorno , di rivedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede? » ( l Ts 3 ,9- 1 0 ) . Nella serie di istruzioni ed esortazioni che chiudo no la lettera, si invitano i cristiani di Tessalonica a pregare ininterrottamente (adialéiptos) e a rendere grazie (eucharistefn) in ogni cosa ( l Ts 5 , 1 7- 1 8) . Prima del saluto e del congedo finali, i mittenti della lettera chiedono: « Fratelli , pregate anche per noi » ( l Ts 5 ,25 ) . Gli stessi temi del ringraziamento e della preghiera sono ripresi nella 2Tessalonicesi . Nell ' apertura dell'esordio, con uno stile più distaccato e formale , si dice : « Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, com'è giusto , perché la vostra fede cresce rigogliosa e l' amore di ciascu no di voi verso gli altri abbonda . . . » (2Ts l ,3) . Alla fine , con una frase solenne , che ha funzione esortativa, si dichiara: « Per questo anche preghiamo sempre per voi , perché il nostro Dio vi renda degni della chiamata e porti a compimento ogni desiderio di bene e l' opera di fede , con potenza , perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi , e voi in lui , secondo la grazia del nostro Dio e Signore
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Gesù Cristo » (2Ts 1 , 1 1 - 1 2) . Lo stile ridondante e la conclusione dossologica ri velano la matrice liturgica di questa preghiera per i cristiani di Tessalonica. Il tema del ringraziamento a Dio ritorna, quasi con lo stesso formulario, dopo la « piccola apocalisse » , per presentare l ' identità e lo statuto dei credenti chiamati , per iniziativa del Signore , alla salvezza: « Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi , fratelli amati dal Signore , perché Dio vi ha scelti come pri mizia per la salvezza, nella santificazione dello Spirito e nella fede della verità, per questo egli vi ha [anche] chiamati mediante il nostro vangelo , per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo » (2Ts 2 , 1 3- 1 4) . La richiesta di prega re si trova in apertura di 2Ts 3 , anche in questo caso con un sottinteso intento parenetico: « Per il resto, fratelli , pregate per noi , perché la parola del Signore corra e sia glorificata . . . >> (2Ts 3 , 1 ) .
Rivelazione (� giudizio di Dio, giorno del Signore , venuta del Signore, parousfa)
Il lessico e il tema della « rivelazione >> si trovano solo nella 2Tessalonicesi . Il sostantivo apokdlypsis (rivelazione), specificato dal genitivo tou Kyr{ou Iesou (« del Signore Gesù >>) , compare al centro dell'esordio , dove si parla del « giusto giudizio >> di Dio , che ricambia con afflizioni quelli che affliggono i fedeli e dà sollievo agli afflitti « nella rivelazione del Signore Gesù dal cielo , insieme con gli angeli della sua potenza >> (2Ts l ,7) . Il termine apokdlypsis (rivelazione) rinvia alla tradizione apocalittica, dove ci si appella al « giudizio di Dio >> , per confortare i giusti sottoposti alle tribolazioni. Gli elementi che accompagnano la rivelazione del Signore Gesù sono mutuati dalle teofanie dell' AT: il « fuoco di fiamma >> , la « rovina eterna >> , l 'espressione « in quel giorno >> (2Ts 1 ,8-10). Nello scenario apo calittico della 2Tessalonicesi il protagonista è Gesù (Cristo) Signore , che prende il posto di Dio . Egli viene « dal cielo >> , dal mondo di Dio , da dove i cristiani atten dono il « Figlio >> di Dio risuscitato dai morti (cfr. lTs l , 1 0) . È scortato dagli « an geli della sua potenza >> , cioè « angeli potenti >> . Nella tradizione biblica e apocalit tica questo è lo scenario del giudizio di Dio . Il verbo apokalyptein (rivelare) è concentrato nella « piccola apocalisse >> di 2Ts 2 ,3-8 . Per contrastare lo sconcerto e l ' allarmismo provocati da alcuni apocalittici che affermano: « Il giorno del Si gnore è già arrivato » , l ' autore traccia uno scenario degli eventi che precedono la venuta del Signore . Prima viene l ' apostasia, che coincide con la rivelazione del l 'uomo dell' iniquità, il figlio della perdizione , l ' avversario di Dio e il suo concor rente . La rivelazione dell' uomo iniquo , impedita fino a questo momento da una forza che lo trattiene , avverrà nel suo tempo . Al presente è attivo « il mistero del l 'iniquità » , che si rivelerà nella sua parous{a (venuta) quando chi lo trattiene sarà tolto di mezzo . Allora il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con la manifestazione della sua venuta (2Ts 2,8). L'espressione he epiphdneia tes parous{as autou (« la manifestazione della sua venuta ») riprende , con il lessico apocalittico ed epifanico , l ' immagine biblica « soffio della sua boc ca » , che rimanda al testo del profeta Isaia, dove si descrive l'azione del germoglio del tronco di lesse , abilitato dai doni dello Spirito per far trionfare la giustizia (ls
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I l ,4) . Il termine epipluineia (manifestazione) equivale al sostantivo apokdlypsis (rivelazione), ma, associato alla parous[a , ne sottolinea l ' aspetto visibile e pubbli co (cfr. 2Ts l ,7) . Lo scopo di questo scenario apocalittico è di mettere in guardia i fedeli di fronte alla seduzione dell ' avversario e incoraggiarli nella loro perseve ranza di fede e amore .
Santificazione (hagiasm6s) (---+ venuta del Signore , parousfa)
L' area semantica della « santità » è ben rappresentata nella l Tessalonicesi , con qualche eco anche nella seconda. Il sostantivo hagiasm6s (santificazione) ricorre 3 volte nella prima parte del capitolo 4 ( l Ts 4 ,2 .4.7). Questo termine compare una volta anche nella seconda lettera (2Ts 2 , 1 3) . L'aggettivo-sostantivo luigios (santo) ricorre 5 volte nella l Tessalonicesi e una volta sola nella 2Tessalonicesi (2Ts l ,10) . Nella l Tessalonicesi s i trova anche i l sostantivo raro hagiosyne (« santità » , l Ts 3 , 1 3) . Ancora nella prima lettera si incontra il verbo hagùizein (« santificare » , l Ts 5 ,23) . La triplice ricorrenza del sintagma Pneuma luigion (« Spirito Santo ») si inse risce nell'alveo del lessico teologico tradizionale ( l Ts 1 ,5 .6; 4,8; cfr. 2Ts 2 , 1 3). Più originale il plurale hoi luigioi (« i santi »): essi accompagnano la parous[a del Si gnore Gesù ( l Ts 3 , 1 3) . L' immagine del Signore che viene « con tutti i suoi santi » è una eco di un testo del profeta Zaccaria, dove si parla della teofania nel « giorno del Signore » (Zc 14,5c) . I santi - in ebraico, cfdosfm; nella versione greca dei LXX , luigioi - sono gli angeli che assistono il Signore , i combattenti della guerra santa, i rappresentanti del popolo dei « santi del l ' Altissimo » , di cui si parla in Dn 7 , 1 8 . Sullo sfondo della tradizione biblica l 'espressione hoi luigioi autou ( « i suoi santi » , lTs 3 , 1 3d) potrebbe riferirsi sia ai fedeli cristiani sia ai membri della corte celeste che fanno da scorta alla parous[a del Signore . Il primo significato è favorito dal contesto immediato, dove si chiede al Signore che rafforzi i cuori dei fedeli, « irre prensibili nella santità (en hagiosyn{) davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù , con tutti i suoi santi )) ( l Ts 3 , 1 3) . Potrebbe essere mantenuta la duplice valenza del vocabolo hoi luigioi nel senso che i cristiani vivono nell 'attesa del Signore Gesù , che viene non solo con i suoi angeli , ma circondato da tutti i giusti associati alla sua gloria. La stessa ambivalenza si riscontra nel testo di 2Ts l ,10, dove si dice che il Signore verrà - in quel giorno - « per essere glorificato nei suoi santi » . La « santificazione » ( hagiasm6s) fa da cornice alla serie di esortazioni in lTs 4,1-8. La motivazione delle disposizioni date per mezzo del Signore Gesù è la volontà di Dio , « la vostra santificazione » ( l Ts 4,3). Sotto l' aspetto negativo ognu no deve astenersi dalla fornicazione , sotto il profilo positivo ciascuno deve « saper prendere la propria moglie in santità e rispetto )) ( l Ts 4,4) . Una seconda motivazione fa leva ancora sull ' iniziativa di Dio e sulla santificazione: « Dio infatti non ci ha chiamati all ' impurità, ma alla santificazione » ( l Ts 4,7). L' invito finale ad accoglie re queste disposizioni poggia sul fatto che esse risalgono a Dio , che dona ai credenti « il suo Santo Spirito » ( l Ts 4,8). La dimensione teologale ed escatologica della « santificazione )) dei credenti è confermata nella preghiera finale della prima lettera, dove si chiede che il Dio della pace santifichi completamente i fedeli e li « conservi
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integralmente , spirito, anima e corpo, irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo » ( l Ts 5 ,23) . La stessa idea riecheggia nel rendimento di grazie della seconda lettera, dove si dichiara che Dio ha scelto i credenti come primizia per la salvezza, « nella santificazione nello Spirito e nella fede della verità ... » (2Ts 2 , 1 3).
Satana ( -)o iniquità, venuta del Signore , parousia , rivelazione)
L' appellativo in greco ho satanas (« il satana »; in ebraico, siitiin; in aramaico , sii!iinii ') ricorre una volta nella 1 Tessalonicesi e una volta nella seconda ( l Ts 2 , 1 8 ; 2Ts 2,9) . Separato fisicamente m a non con i l cuore dai tessalonicesi , nel suo ar dente desiderio di rivederli Paolo più volte ha cercato di recarsi da loro, « ma satana ce l ' ha impedito » ( l Ts 2 , 1 8). Non si sa chi e che cosa si nasconda dietro la figura di satana, che blocca i progetti di Paolo , che vorrebbe rivedere i cristiani di Tessalonica. Subito dopo egli parla del « tentatore » (ho peirdzon) , che potrebbe « tentare » (peirdzein) i tessalonicesi , rendendo vana la fatica dei predicatori del vangelo ( l Ts 3 ,5 ) . Siccome in l Ts 3 ,3-4 si parla delle « tribolazioni » , che inevita bilmente accompagnano la scelta di fede - tensioni e conflitti con l ' ambiente fa miliare e sociale - si può pensare che sullo sfondo di questa situazione critica Paolo veda in azione satana, il tentatore . Nella 2Tessalonicesi « il satana » compare nel dramma apocalittico , dove si afferma che la parous ia dell ' iniquo avviene « se condo la forza del satana, con ogni potenza, e segni e prodigi di menzogna e con ogni seduzione d' ingiustizia, per quelli che si perdono per il fatto che non accol sero l ' amore della verità per salvarsi » (2Ts 2 ,9- 10). Il protagonista che si nascon de dietro la parousia dell ' iniquo , antitetica a quella del Signore Gesù , è il satana, già attivo nel mistero dell' iniquità (2Ts 2 ,7). Per tracciare la figura e il ruolo di satana nello scontro apocalittico si fa riferimento alla tradizione biblica e apocalit tica. Dal verbo ebraico siifiin (« avversare » , « accusare >>) deriva la designazione dell' avversario di Dio e del l ' accusatore dell 'essere umano davanti a Dio . Con l'espressione hassatiin (« il satana ») è menzionato nel prologo di Giobbe e nel li bro del profeta Zaccaria (Gb 1 ,6- 1 2; 2 , 1 -7 ; Zc 3 , 1 ; cfr. 2Cr 2 1 , 1 ) . Satana, come antagonista di Dio , compare negli scritti apocrifi giudaici e nei testi di Qumran . Con l 'energia che deriva dal satana la parousia dell ' iniquo si manifesta « con ogni potenza, e segni e prodigi di menzogna e con ogni seduzione d' ingiustizia ... » (2Ts 29c- 1 0a) . La parousia dell' iniquo è una parodia della manifestazione di Dio e di Gesù Cristo. Con l' espressione « ogni potenza » , esplicitata con il binomio « segni e prodigi » , nell' AT si descrive la teofania di Dio e, nel NT, l ' azione taumaturgica di Gesù e la testimonianza dei suoi discepoli dopo la sua risurrezione .
Speranza (elpis) ( -)o fede , perseveranza, hypomon é)
Il lessico della speranza ( elpis) predomina nella l Tessalonicesi , con 4 ricor renze , mentre nella seconda lettera se ne ha una sola (2Ts 2 , 1 6) . Nel ringraziamen to dell 'esordio della l Tessalonicesis si rende grazie a Dio , ricordando la fede ope-
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rosa, la carità impegnata e « l ' attesa della speranza nel Signore nostro Gesù Cristo » dei tessalonicesi ( l Ts 1 ,3 ) . Nel l ' espressione he hypomoné tés elpfdos (« l ' attesa della speranza ») l ' accento cade sul sostantivo hypomoné, tradotto con « attesa » , per dare risalto alla perseveranza nelle prove e avversità del tempo pre sente . L' e/p{s (speranza) indica il fondamento e il compimento della salvezza, ra dicata nella fede del Signore Gesù Cristo . Nella seconda sezione apocalittica, dove si parla della venuta improvvisa del « giorno del Signore » , come un ladro di notte e come le doglie del parto , si rassicurano i fedeli dicendo che essi appartengono al giorno , non alla notte . Perciò sono esortati a essere sobri , « indossando la corazza della fede e della carità, e l'elmo, speranza di salvezza » ( l Ts 5 ,8) . L'elmo è iden tificato con la « speranza di salvezza » , il vertice di una progressione che fa leva sulla sequenza fede , carità e speranza. Il tema della salvezza è ripreso nei versetti successivi , dove si afferma che « Dio non ci ha destinati all ' ira, ma all ' acquisizio ne della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo , morto per noi perché , sia che vegliamo sia che dormiamo , viviamo insieme con lui » ( l Ts 5 ,9- 1 0 ) . Il processo della salvezza, iniziato con la chiamata e l 'elezione da parte di Dio, tende al suo compimento escatologico o definitivo . L' acquisizione della salvezza si con trappone all ' ira, che evoca la condanna o la rovina escatologica (cfr. l Ts l , 1 0 ; 2 , 1 6) . L'esito positivo e sicuro pe r i destinatari dell' azione salvifica d i Dio è ga rantito dalla mediazione del « Signore nostro Gesù Cristo morto per noi » . In qual siasi condizione si trovino i credenti in Gesù Cristo - vivi o morti - sono destinati alla piena comunione di vita con lui . La distinzione tra quelli che vegliano , cioè i vivi , e quelli che « dormono » , cioè i morti , riecheggia la questione precedente sulla sorte dei vivi e dei morti al momento della parous{a del Signore ( l Ts 4 , 1 51 7 ) . Con il loro intervento i mittenti della lettera vogliono impedire che i cristiani di Tessalonica, di fronte ai casi di morte di alcuni membri della comunità, siano travolti da un dolore senza speranza come capita agli « altri » , che sono estranei alla prospettiva di fede cristiana ( l Ts 4 , 1 3 ) . Per fondare la speranza dei tessaloni cesi di fronte ali ' esperienza della morte si richiama il nucleo della fede cristiana, centrata sul kérygma , in cui si proclama la morte e risurrezione di Gesù ( l Ts 4 , 1 4) . Sulla base della parola autorevole del Signore , i n modo chiaro e inequivocabile si afferma che quelli che saranno vivi al momento della parous{a del Signore non avranno alcun vantaggio rispetto a quelli che sono morti prima della sua venuta ( l Ts 4 , 1 5 ) . Per fondare questa affermazione si traccia uno scenario apocalittico , in cui si collocano la risurrezione dei morti e l' incontro di tutti con il Signore ( l Ts 4 , 1 6). Alla fine , la speranza cristiana si condensa in una breve dichiarazione: « E così per sempre saremo con il Signore » ( l Ts 4 , 1 7c) . I cristiani affrontano la mor te nella speranza della comunione definitiva o escatologica con Gesù Cristo , il Signore risorto dai morti . In questo orizzonte di fede cherigmatica e di speranza escatologica si collocano le dichiarazioni di Paolo nei confronti dei cristiani di Tessalonica, dai quali si trova separato e che arde dal desiderio di rivederli , perché essi sono la sua speranza, la sua gioia e la corona, della quale può vantarsi davanti al Signore Gesù , alla sua venuta ( l Ts 2 , 1 9) . Nella 2Tessalonicesi , dopo la « picco la apocalisse » di 2Ts 2 , 1 - 1 2 , si riprende il dialogo epistolare con un nuovo ringra ziamento a Dio per l'elezione e la chiamata alla salvezza mediante il vangelo e si
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prosegue con l 'esortazione a tenere saldamente le istruzioni ricevute . A questo invito segue la preghiera perché il Signore doni « una consolazione eterna e una buona speranza » a quelli che egli confermerà nel loro impegno attivo (2Ts 2 , 1 61 7 ) . L'espressione « buona speranza » (elp(s agathe) , un hapax biblico, associata alla « consolazione eterna » , ha una valenza escatologica. Si tratta della salvezza definitiva che Dio, per mezzo del Signore Gesù , dona a quelli che sono degni della sua chiamata e del suo regno , portando a compimento , con la sua potenza, ogni desiderio di bene e l 'opera di fede (2Ts l ,5 . I l ) .
Tribolazione/i ( thlfpsis-thUpseis) ( - perseveranza, hypomone)
La terminologia e il tema della( e) « tribolazione( i) » ( thlfpsis-thUpseis) sono presenti nelle due lettere alla Chiesa di Tessalonica. Nella prima lettera il vocabolo thlfpsis (tribolazione) ricorre 3 volte , al singolare e al plurale ( l Ts 1 ,6; 3 ,3 , plurale; 3 ,7 ) . Nella seconda lettera si riscontrano 2 ricorrenze nell'esordio (2Ts l ,4.6) . Nello stesso contesto ricorre il verbo thlfbein (tribolare) e thltbesthai (« essere tribolati » , l Ts 3 ,4; 2Ts l ,6 .7) . Nell ' area semantica della « tribolazione >> rientra il sostantivo diogm6s(6i) , « persecuzione( i) >> (2Ts 1 ,4) . Anche il verbo pdschein (« soffrire >> , « patire >>) e il verbo composto propdschein (« patire prima ») fanno parte del campo semantico della « tribolazione » ( l Ts 2 ;2 . 14; 2Ts l ,5). Nell 'esordio della prima lettera si fa l 'elogio dei tessalonicesi , diventati imitatori dei predicatori del vangelo e del Signore , perché hanno accolto la parola di Dio en thUpsei poli� (« in una grande tribolazione » , l Ts 1 ,6) . Sullo sfondo di questo lessico e della categoria corrispondente sta la versione greca della Bibbia (LXX) , dove , con il vocabolo thlfpsis, si rende l'ebraico siirah ( « sventura » , « ostilità »). Nei Salmi si adopera questa terminologia per indicare le prove che colpiscono i figli di Israele e il giusto . Nell'epistolario paolino le tribolazioni sono le difficoltà, sofferenze e privazioni dell' Apostolo e dei cristiani, connesse con l ' annunzio del vangelo e la scelta della fede (cfr. l Ts 3 ,7) . Nel caso dei tessalonicesi si può pensare ai contrasti e alle ritorsioni che la loro scelta di fede provoca nell' ambiente sociale e religioso della città macedone ( l Ts 2 , 1 4) . In l Ts 3 Paolo dice che ha inviato il suo fedele collaboratore Timoteo a Tessalonica per rafforzare ed esortare i membri di quella comunità nella fede « perché nessuno si lasci sconvolgere in queste tribolazioni » ( l Ts 3 ,3 ) . Per quelli che accolgono la parola o il vangelo di Dio, le tribolazioni non capitano casualmente , ma rientrano nel suo disegno . Durante la sua permanenza a Tessalonica, Paolo ha preavvertito i tessalonicesi che dovevano « essere esposti alle tribolazioni , come in realtà è accaduto » ( l Ts 3 ,4) . Non si tratta delle sofferen ze proprie della condizione comune degli esseri umani e neppure delle contraddi zioni o disgrazie ineludibili , attribuite spesso alla fatalità o a un destino avverso . L' idea che i credenti in Gesù Cristo saranno necessariamente esposti alle tribola zioni dipende dalla visione apocalittica della storia e dal fatto che essi sono parte cipi del destino di Gesù « morto e risuscitato » (cfr. l Ts 4 , 1 4) . Nella tradizione biblica e apocalittica la « grande tribolazione » è connessa con la crisi del tempo finale (Dn 1 2 , 1 ) . Alla tradizione apocalittica rimanda l' autore della 2Tessalonicesi ,
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che nell'esordio ringrazia Dio per la loro fede rigogliosa e il loro grande amore reciproco . Perciò può gloriarsi nelle chiese di Dio per la loro perseveranza e la loro fedeltà in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sopportano per essere degni del regno di Dio (2Ts l ,4) . L' attuale situazione dei fedeli , perseveranti nelle tribola zioni , è un indizio-prova del giusto giudizio di Dio , che ricambierà con afflizioni coloro che li affliggono e agli afflitti darà sollievo « nella rivelazione del Signore Gesù dal cielo , insieme con gli angeli della sua potenza, con fuoco fi ammeggiante, per far scontare la pena a quelli che non conoscono Dio e a quelli che non obbedi scono al vangelo del Signore nostro Gesù >> (2Ts l ,7 -8) . Il richiamo allo scenario apocalittico , nel quale si collocano le tribolazioni dei cristiani , rientra nello scopo parenetico della lettera: incoraggiare i fedeli perseguitati e sostenere il loro impe gno nella fede .
Vangelo (euaggélion) (� annunzio , kerygma , parola di Dio)
In l -2Tessalonicesi il lessico evangelico è rappresentato dal sostantivo euaggélion (vangelo) , con 8 ricorrenze complessive - 6 volte in l Tessalonicesi e 2 volte in 2Tessalonicesi - e dali 'unica ricorrenza del verbo euaggelfzein (« dare un lieto annunzio >> , lTs 3 ,6). La massima concentrazione del termine euaggélion si trova nella prima parte di l Ts 2, dove si fa una retrospettiva della proclamazione del vangelo da parte di Paolo e dei suoi collaboratori a Tessalonica ( l Ts 2 , 1 -9) . Nei testi greci profani o religiosi , come nella versione dei LXX , il termine euaggélion ricorre per lo più al plurale per indicare l ' annunzio di eventi favorevoli - vittorie , guarigioni - con i rispettivi compensi e sacrifici offerti per festeggiarli . Dal mo mento che il lessico evangelico predomina negli scritti paolini , si può ritenere che con la sua attività missionaria Paolo abbia favorito l' uso cristiano di questa termi nologia. I cristiani di Tessalonica sono familiarizzati con questo linguaggio , perché nella lettera è adoperato senza spiegazioni . Sotto il profilo teologico e cristologico il vangelo in l Tessalonicesi è qualificato con il duplice genitivo euaggélion tou Theou (« vangelo di Dio >>), euaggélion tou Christou (« vangelo di Cristo » , Ts 2 ,2 . [4] .8 .9; cfr. 3 ,2) . Si tratta del « lieto annunzio » che i predicatori cristiani hanno proclamato a Tessalonica « non solo per mezzo della parola, ma anche con potenza e Spirito Santo e con grande abbondanza » ( l Ts 2 ,5). Il vangelo, annunziato da Paolo e collaboratori , è la parola di Dio o la parola del Signore , che i tessalonicesi hanno accolto con la gioia dello Spirito Santo in mezzo a una grande tribolazione ( l Ts l ,6) . Dopo l'esperienza traumatica di Filippi , dove hanno subito oltraggi , i predicatori hanno trovato in Dio la forza di annunziare il suo vangelo in mezzo a una grande lotta ( l Ts 2,3 ) . Siccome l ' incarico di annunziare il vangelo è dato da Dio , lo stile della sua comunicazione non può obbedire ai criteri della propaganda religiosa e politica, ma allo statuto degli « apostoli di Cristo » , che annunziano il suo vangelo con totale disinteresse e gratuità (l Ts 2 ,4-6.7-9) . I missionari cristiani a Tessalonica hanno fatto ascoltare la parola di Dio, che opera in modo efficace nei credenti ( l Ts 2,1 . 1 3). Nella 2Tessalonicesi il lessico evangelico è più stereotipo . Nel quadro apocalittico dell'esordio , dove si parla del giusto giudizio di Dio e della
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rivelazione del Signore Gesù dal cielo, si annunzia la condanna di quelli che non conoscono Dio « e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù » (2Ts l ,8). Nella preghiera di ringraziamento , che segue la « piccola apocalisse » e apre l'unità parenetica di 2Ts 2 , 1 3 - 3 ,5 , si rassicurano i fedeli , scelti da Dio come primizia per la salvezza, dicendo che egli li « ha [anche] chiamati mediante il nostro vange lo » (2Ts 2 , 1 4) . L' iniziativa di Dio va dal l 'elezione alla chiamata, che avviene per mezzo della proclamazione del vangelo da parte dei predicatori che inviano la lettera.
Venuta (parousfa) ( ---+ giorno del Signore , giudizio di Dio , iniquità)
Il lessico della parousfa (venuta) , riferito al Signore Gesù Cristo, è tipico di l -2Tessalonicesi , con 7 ricorrenze complessive: 4 volte nella l Tessalonicesi e 3 volte nella 2Tessalonicesi . Nell 'epistolario paolino parousfa ricorre in tutto 14 vol te , di cui 6 in senso profano « presenza-venuta » di un personaggio umano , e 8 volte in senso religioso: « venuta del Signore » . Oltre alle summenzionate 7 ricor renze di l -2Tessalonicesi , solo in l Cor 1 5 ,23 parous(a è posta in relazione con la fede in Gesù Cristo Signore . Al di fuori dell 'epistolario paolino il termine parous(a in senso religioso-cristiano si trova 4 volte nel discorso escatologico del Vangelo di Matteo (Mt 24 ,3 .27 .37 .39) , 2 volte nella Lettera di Giacomo (Gc 5 ,7 .8) e nella 2Pietro (2Pt l , 1 6 ; 3 ,4 . 1 2) e una volta nella l Giovanni ( I Gv 2 ,28) . Il vocabolo pa rous(a in senso religioso non ha precedenti nella versione dei LXX , dove ricorre 4 o 5 volte in senso del tutto profano . Nell' ambiente greco-romano con il tennine parous(a si designa sia la venuta-presenza dell'imperatore o di qualche alto funzio nario in una città con il relativo corteo, sia la visita-presenza benigna di qualche divinità in un luogo . Nella l Tessalonicesi l'espressione parousfa tou Kyrfou hemon /esou (Christou), « venuta del Signore nostro Gesù (Cristo) » , richiama l' orizzonte escatologico della fede cristiana. Ai cristiani di Tessalonica, che vorrebbe rivedere , Paolo dice che essi sono la sua speranza, la sua gioia e « la corona , di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù , alla sua venuta )) ( l Ts 2 , 1 9) . Nella stessa sezione epistolare egli prega il Signore che li faccia crescere e sovrabbondare nell' amore reciproco « per rafforzare i vostri cuori , irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù , con tutti i suoi santh ( l Ts 3 , 1 3) . I n questo caso l a dimensione escatologica della venuta del Signore è confennata dall' aggettivo amemptoi (irreprensibili) , che ricompare nella preghiera finale della lettera, dove si chiede che il Dio della pace santifichi completamente e conservi integralmente i fedeli « irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo )) ( l Ts 5 ,23 ) . Nella sezione « apocalittica )) di l Ts 4 si affronta la questione del destino dei cristiani morti prima della venuta del Signore . Con la parola autorevole del Signore si rassicurano i cristiani di Tessalonica che quelli che saranno ancora in vita alla venuta del Signore non avranno alcun vantaggio rispetto a quelli che sono morti ( l Ts 4 , 1 5 ) . Infatti , tutti , i cristiani morti che risorgeranno, assieme a quelli che sono vivi , andranno incontro (apantesis) al Signore , che discende dal cielo , per es sere per sempre con lui ( l Ts 4 , 1 6- 1 7) . Con il tennine greco apantesis (incontro)
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nell' ambiente greco-romano si designa l ' incontro ufficiale e protocollare di un per sonaggio importante - re , imperatore , funzionario , ambasciatore - in una città. L'apdntesis fa parte del cerimoniale della parous(a (venuta) di una personalità di alto profilo sociale e politico . La presenza, relativamente notevole , del termine pa rous(a nella l Tessalonicesi in senso cristologico, potrebbe essere collegata con il contesto socioculturale della città di Tessalonica, dove questo lessico doveva essere ben conosciuto. Il richiamo alla parous(a del Signore nostro Gesù serve a incorag giare il piccolo gruppo di cristiani che vivono sotto la pressione di un ambiente ostile e sospettoso . L'espressione il « giorno del Signore » in l Ts 5 ,2, per indicare il giudizio di Dio potrebbe essere il precedente biblico della parous(a cristiana. Il giudizio di Dio , nel suo aspetto di condanna dei malvagi , è evocato dall' immagine antropomorfica « ira di Dio » ( l Ts l ,10; 2 , 1 6; 5 ,9) . Nella 2Tessalonicesi il discorso sulla parous(a del Signore e sul giorno del Signore si focalizza sulla questione del « quando » e del « come » (2Ts 2,1 -2) . L' autore mette in guardia i suoi lettori contro l'allarmismo provocato da alcuni apocalittici , i quali affermano che il giorno del Signore è già arrivato . Egli ricostruisce il processo che va dall'apostasia dell ' uomo iniquo, l' antagonista di Dio, allo scontro tra la parous(a del Signore Gesù e quella dell' iniquo , che sarà annientato dal soffio della sua bocca, al momento della sua manifestazione (2Ts 2 ,8-9) . La parous(a dell ' iniquo , che avviene con la forza di satana, è antitetica a quella del Signore Gesù . La ricostruzione del conflitto tra le due forme antitetiche di parous(a ha lo scopo di rassicurare i fedeli e sostenere la loro perseveranza nella fede e nell'amore .
BIBLIOGRAFIA
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INDICI
INDICE DEGLI AUTORI
Aarde van A . 50, 299 Adams E .R . 30 1 Adinolfi M . 1 1 6, 30 1 Alkier S . 30 l Amphoux C .B . 97 Arici F. 27 1 Ascough R .S . 59, 64, 1 3 1 , 1 39 , 295 ,
30 1 Aune D .C . 228 , 233 Aus R.D. 1 77 Bailey J .A . 49 Bammel E. 1 02 , 1 1 0, 1 3 1 Barbaglio G . 1 1 6 Barclay J .M .G . 1 3 1 , 30 1 Barnouin M . 1 89 Bassler J . 94, 1 66 , 1 77 Baumert N . 1 02 , 1 1 0 , 1 1 6 Baur F.C . 49 , 94 Beale G .-K. 30 1 Becker E .-M . 1 89 Beherman I . 295 Benson G .P. 59, 7 1 Berger M . 1 89 Best E . 52 Beutler J. 1 9 , 23 , 1 60 Bickmann J . 30 1 Binder H . 59, 6 1 , 64 Black D .A . 1 60 Blumenthal C . 59, 75 Bockmuhel M .N.A. 92 , 1 3 1 Boers H . 94 Boismard M .- É . 43 Borschel R . 30 1 Braun H . 49
Breytenbach C. 295 Bridges I .M . 295 Bristol L.O. 5 1 Brocke C . vom 2 8 , 64 , 74, 97 , 1 23 ,
1 5 1 , 300 Broer I . 92 , 1 60 Buck C . 244 Burcard C . 59, 74 Burke TJ . 78, 89, 295 , 30 1 Byrskog S . 59, 64 Cacciari M . 1 89, 27 1 Caragounis C .C . 1 1 6 Carras G .P. 1 1 6 Carro l J .T. 85 Chapa J . 295 Collins R .F. 2 1 , 49-50 , 59, 64 , 67 , 77 ,
92 , 1 02 , 1 05 , 1 1 6, 1 3 1 , 1 45 , 1 6 1 , 206, 295 Combs W.W. 1 89 Cordova Gonzalez E. 1 3 1 Cornelius E .M . 295 Cosby M .R . 1 3 1 Cosgrove C .H . 85 Cotrozzi S. 85, 1 3 1 Crook Z.A . 295 , 30 1 Criisemann M . 30 l Cumont FJ . 223 Cunnigham J. 1 89 Dagenhardt J J . 1 02 De Jonge H J . 1 45 De Silva D .A . 295 De Sii va V. 30 l De Villiers P.G .R . 59, 66 , 72
308
Indici
De Vos C .S . 296 Delobel J . 85 , 1 3 1 Demke C . 20 Demy T.J . 1 32 Dennison J .T. 30 l Derman J .A . 296 Dibelius M . 50 Dinkler E. 20 Dittenberger W. 1 64 Dixon P.S . 1 89 Dobschtitz E. 52 Donfried K .P. 19, 23 , 4 1 , 77 , 92 , 97 , 1 23 , 1 36, 1 5 1 , 1 60 , 1 69 , 30 1 -302 Doughty D .J . 302 Dupont J. 1 3 1 Ebauer R . 77 , 2 1 9 Ebeling G . 20 Eckart K .-G . 20 Elby G.S. 296 Elgvin T. 1 1 6 , 1 22 England F. 74 , 296 Emst M . 296 Evang M . 1 32 Evans C .A . 1 3 1 Fabris R . 43 , 8 8 , 302 Fadini G. 302 Farmer W.R . 105 Fatum L . 302 Fee G .D . 5 1 -52, 302 Focant C. 1 45 Fowl S . 85 Fredrickson D. 1 1 6 Frey J . B . 50 , 223 Friedrich G. 2 1 Friedrich J .H . 2 1 Fudge E . 1 77 Funk R .W. 1 05 Fumish V.P. 50, 302 Gager J .G . 94 Gaventa B .R . 50, 85 , 302 Gempf C . 1 45 Gianotto C . 1 89 , 270
Giblin G .H . 50 , 206 Gillard F.D . 97 Gorday P. 262 Goulder M .D . 6 1 , 296 Graafen J. 50 Green G. L. 26 , 52, 302 Gregson R. 5 1 , 244 Grotius H . 5 1 Grozio U . 50 Gundry R.H. 1 3 1 , 1 42 Hadom W. 5 1 Hamack A . von 50 Harris G .H . 1 89 Harrison A .E . 59, 64 Harrison J .R . 302 Hartman L. 50 Haufe G. 302 He il J .P. 1 45 Hendrix H .L . 1 45 Herzer J . 50 Hester J .D . 302 Holland G .S . 228 , 233 Holmes M .W. 302 Holz T. 92 Hooker M .D . 1 3 1 , 296 Hoppe R. 97 , 1 45 , 296 , 302 Horbury W. 102, 1 1 0 , 1 3 1 Horsley R.A. 303 Horst P.W van 239 Hotze G. 1 45 , 302 How el D .N . 296 Huarte M. 297 Hughes F.W. 1 9 Hughes K .L . 77, 1 89 , 270, 297 Hurd J .C . 5 1 Ice T. 1 32 Iovino P. 302 Jackson P.N . 1 3 1 J anssen M . 50 Jewett R. 228 , 233 Johnson E.E. 85 Jones I .H . 1 77 , 302
Indice degli autori
1tingel E . 20 1urgensen H . 1 3 1 Kahl W. 297 Kampling R. 92 Karrer M. 77 , 2 1 3 Keeny D .E . 297 Keith C. 1 60 Kenfack C . 1 89 Kern F.H . 49 Khionk-Khng Y. 297 Kim S . 59, 7 3 , 1 3 1 Klassen W. 1 60 K1opppenborg 1 .S . 1 1 6, 1 26 Knoch O .B . 1 02 Koch D .-A . 92 Konradt M . 92 , 1 1 6, 1 45 , 1 97 Konstan D . 1 3 1 , 1 4 1 Koster H . 94, 303 Kraus W. 50 Kreinecker C.M. 50 , 1 96, 208 , 225 ,
234 , 303 Krentz E. 50 Krode1 G. 1 89 Kurichianil 1 . 228 Lambertini R. 27 1 Lambrecht 1 . 102, 1 3 1 , 2 1 3 Lamouille A . 43 Lamp 1 .S . 92 Langevin P.- È . 1 6 1 Laub F. 20 , 49 , 94 Lautenschlager M . 1 45 Légasse S . 92 , 1 00 , 1 1 6, 303 Lichtenberger H. 92 Liertart Peerbolte L J . 1 89 Lieu 1.M. 59, 65 Lindemann A. 5 1 Longenecker R .N . 304 Ltidemann G. 5 1 Magnan 1 . 297 Ma1herbe A.J . 1 9 , 22, 51 , 13 1 - 132, 15 1 ,
1 60 , 1 96, 303 Malysz P.J . 1 3 1 , 1 35
309
Manini F. 303 Manson T.W. 5 1 , 244 Marchadour A . 1 00 Marguerat D . 92 , 297 Marshall H .I . 52 Martin D .M . 52, 70 , 303 Marxsen W. 49 , 303 Marz C .-P. 1 45 Maser S . 1 3 1 Mason 1 .P. 1 3 1 Masson C . 49 , 303 McNeil B . 1 02 , 1 1 0 Meiser M . 77 , 2 1 3 Menken M .J J . 228 , 233 , 206, 297 ,
303 Merklein H. 1 3 1 - 1 32 Metzger B .M . 260 Metzger P. 50 , 1 89, 206-207 , 297 Michaelis 1 .R . 1 3 1 Mitchell M.M. 297 Moffat 1. 52 Morfino M .M . 77 Morris L. 303 Mosetto F. 303 Moule C .F.D . 1 05 Moyse S . 1 77 Mtiller P.-G . 50, 303 Murphy-O' Connor 1. 43 Neri P. 5 1 Neyrinck F. 1 45 Nicholl W. R . 1 32 , 1 34, 1 45 , 1 89, 1 96,
298 Nico1etti M. 1 89 , 207 , 27 1 Niebuhr R .R . 1 05 O' Mahony K J . 303 Oestreich B . 1 60 Orsatti M . 303 Otto M. 77 , 2 1 3 Otto R .E . 1 30, 1 32 , 298 Otzen P. 223 Pahl M .W 1 37 , 298 Pearson B .A . 2 1 , 92 , 1 33 , 1 45 .
310
Indici
Penna R . 42 , 1 64 Perroni M . 1 1 6 Perrot C . l 00 Pesce M . 59, 73 Pesch R . 20 Peterson E. 1 43 Plevnik J . 1 32 , 1 43 , 1 45 , 298 Popkes E .E . 303 Porter S .E. 298 Powel C .E . 1 89 Poythress V.S . 1 77 Quarles C .L. 1 77 Rame Ili l . 1 25 , 1 3 1 , 1 4 1 Redalié Y. 50 , 1 80, 1 93 , 303 Reinmuth E. 50 , 303 Richard E J . 2 1 -22 , 43 , 94, 298 . 303 Richards E .R . 304 Richardson P. 5 1 Rigaux B . 52, 262 , 304 Rizzi M. 1 89 Rocker F. 1 89 Rodhes J .N . 1 1 6 Rogge J. 59, 6 1 Roh T. 202 Romanello S . 43 Romaniuk K. 228 , 233 Ronchi De Michelis L. 27 1 Roose H. 50, 304 Rosner B .S . 1 1 6 Rothschild C .K . 50 Roure D. 304 Russel R. 228 , 233 Sailors T.B . 85 Saitz M. 1 69 Sanchez Bosch J . 298 Sanders J .A . 1 3 1 Schille G . 59, 1 6 1 Schlier H . 304 Schlueter C ,J . 92 Schmidt A. 298 , 304 Schmidt D .D . 94 Schmidt J .E .C . 49 , 1 1 2
Schmidt T.E . 1 3 1 Schmithals W. 20 Schoon-Janssen J. 1 9 Schreiber S . 1 32 , 1 34 , 1 42 Schiirrnann H . 304 Segbroeck F. van 1 45 Silva M . 1 3 1 Simpson J .W. 92, 298 Smith A . 304 Smith C . 1 60 Smith G .E . 1 1 6 Sooing T. 298-299 Spiegel E. 1 45 Stacy R .W. 299 Stegemann E. 92 Still T.D . 299 Sumney J .L . 299 Taylor G. 244 Taylor J . 43 Taylor N.H. 92 , 97 Teani M . 77 Telbe M . 3 1 , 97 , 1 5 1 , 304 Thomas R .L . 304 Thompson T. 50 Thurston R .W. 24 Trilling W. 49 , 304 Trudinger P. 299 Tuckett C .M . 1 92 Vang P. 304 Verhoef E. 1 89, 300 Wallace D .B . 59, 75 Walton S. 300 Walwoord J .F. 1 32 Wanamaker C .A . 1 9 , 22, 5 1 , 1 93 , 2 1 7 ,
244 , 300 , 304 Watson D .F. 304 Weatherly J .A . 92 , 304 Weima J .A.D. 7 8 , 85 , 1 60 , 1 89 , 300,
304 Weiss J . 5 1 , 244 Weiss W. 59, 66 West J .C . 5 1
Indice degli autori
White L.M. 1 1 6 Williams D J . 304 Winter B .W. 70 , 228 , 233 Witherington B . 1 9 , 22 , 26 , 52, 1 80, 1 93 , 234 , 304 Wolter M . l 32
Wortham R .A. 92 Wrede W. 49 Wi.illner W. 77 Yarbrough O .L. 1 1 6 Yoder-Neufeld T.R . 1 45
311
INDICE LESSICALE
l . Nomi propri
Agrippa I 30 , 202 Alessandro Magno 28 Andrisco 28 Antioco IV Epifane 20 l Antipatro , macedone 28 Antonio Marco 29 , 1 42 Apollonio di Tiana 1 99 Apollonio Molone , retore 99 Aquila 43 Augusto 39, 1 5 1 Barnaba 6 1 Barsabba 6 1 Batto 1 34 Bruto 29 Cassandro 28 Cassio 29 Cefa 43 Claudio imperatore 29 , 4 7, 20 l Cleopatra 29 Clodio, tribuno 29 Coridone 1 34 Demetra 222 Dioniso 3 1 Domiziano 5 3 , 202 Filippo II 28 Gaio Giulio Caligola 30 , 20 1 -202 Gallione 42
Gamaliele 1 98 Giacomo 43 , 6 1 , 97 , 1 97 Giasone 33 Giovanni di Giscala 1 98 Giovanni , apostolo 43 Giuda il Galileo 1 98 Giulio Cesare 29 , 1 42 , 1 64 Gnaeus Egnatius , proconsole 29 Isis 3 1 Kabiro 3 1 , 1 23 Lucio Paolo Emilio 28 Nerone 202 Nicanore di Tiro 1 34 Osiride 3 1 Ottaviano 29 Perseo , re macedone 28 Petronio, proconsole 202 Pompeo Magno 29 Priscilla 43 Serapide 1 69 Sila 3 1 -32, 34 , 1 07 SiHì.s 6 1 Silvano 44 , 6 1 , 1 07 Sòpatro 33 Sosìpatro 33 Tèssali 28
Indice lessicale
Timoteo 34 , 44 , 62 , 1 07- 1 0 8 , 1 1 1 Tito , imperatore 202 Traiano 8 1
Egeo, mare 29-39 Egnatia, via 28-3 1 Epiro 29
Vespasiano 202
Fàrsalo 29 Filippi 29 , 3 1 , 34-35 , 62 Frigia 87
2. Nomi di località
Acaia 34, 40 , 42 , 62 , 66 Adriatico , mare 29 Albania 28 Aliacmone , fiume 29 Anfipoli 3 1 Antiochia di Siria 6 1 Apollonia 3 1 Arabia Petrea 43 Asia Minore 29-30 , 53 , 6 1 Assio , fiume 29 Atene 29 , 6 1 Azio 29 Berèa 6 1 Bisanzio 28 Comana Pontica 263 Corinto 29 , 3 3 , 42-43 , 6 1 Damasco 43 Delfi 42 Durazzo 28
313
Illirico 29 Italia 29 , 30 , 1 42 Licaònia 87 Macedonia 28-30, 34, 39-40 , 62 , 66, 1 27 , 1 5 1 Mesia 29 Nag Hammadi 6 1 Nord-Africa 29 Pangeo , monte 3 1 Pineio , fiume 29 Pydna 28 Strimone , fiume 29 Tell el Yehoudieh 222 Termaico , golfo 29-30 Tessalonica 28-3 1 Therma 28 Tiro 1 34 Tròade 62 , 1 1 1
INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE ED EXTRABIBLICHE
l . Fonti bibliche
1 .1 . Primo TestQmento
Genesi 3 ,5 3 , 1 7- 1 9 3,19 5 ,24 6,1 1 6,13 15,16 1 8 ,5 39 , 1
20 1 233 237 141 209 209 1 00 237 1 25
Esodo 3 ,2 6,9 7 ,3 9,16 1 1 ,9- 10 15,1 1 - 1 8 19,16 19,18 19,19 20 ,1 8 2 1 ,23-25 23 , 1 9 25 ,2 25 ,3 34,6 36,6
1 85 1 66 209 210 209 1 36 140 1 85 1 40 1 40 1 67 218 218 218 1 66 218
Levitico 2,12
218
18 22 , 1 2 23 , 1 0 24, 1 9-20 24,22
1 20 218 218 1 67 1 67
Numeri 6 ,25-26 1 1 ,1 2 14,16
243 86 1 66
Deuteronomio 4,7 4 ,34 4 ,37 5 ,26 6 ,22 7 ,6-7 7 ,7-8 7 ,9 7,19 1 1 ,3 1 2 ,6 12,17 1 3 , 1 -6 1 3 ,2-3 1 4 ,2 1 9 ,2 1 22,6 25 ,3 26 ,2 26 , 1 0 26, 1 8a 28 ,46 29 ,3
274 209 68 74 209 68 , 274 218 1 7 1 225 ' 209 209 218 218 79 209 68 , 274 1 67 85 98 218 218 218 209 209
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
30 , 1 5 32,6 32 , 1 2 32 , 1 5 32,35 32,35-36a 3 3 ,3 33 , 1 2 34, 1 1
1 70 86 1 36 1 98 1 25 1 84 1 14 218 209
Giosuè 22 , 1 6-22
1 98
Giudici 6,12
244
244 1 22 1 22
JSamuele 20 ,34 2 1 ,6 28 ,20
237 1 22 237
2Samuele 22 ,6 24 , 1 24 , 1 0 24 , 1 7
1 52 211 21 1 211
9 ,9- 1 1 9,10 9 ,37
4,12 8 ,7
97 209 71
121 121
Ester 3 ,8 3 , 1 3c
JMaccabei l , 1 0- 1 5 1 ,20-28 l ,4 1 -45 1 ,54 2,15 9 ,27
226
Giobbe l ,6- 1 2
101
2 , 1 -7 3 ,8 3 ,2 1
2Cronache 12,12
83
Neernia
237 86
l Cronache 29 , 1 8
4 ,3 1
1 ,1 2 ,8 2,18 5 ,8 6 , 1 2- 1 6 6,14
97 211
2Re 9 ,7 1 1 ,2
Esdra
99 99
20 1 20 1 20 1 20 1 1 98 71
2Maccabei
IRe 19,10 22 ,22-23
244 1 98 209 , 287 86 1 98 97
Tobia
Rut 2 ,4 4,5 4,10
1 5 ,2 20 , 1 9 21 ,l 22 , 1 1 33 , 1 9 36, 1 5- 1 6
64 1 94 1 94 1 98 1 83 1 00
208 , 287 208 , 287 203 86
315
316
Indici
7,12 9,1 3 1 5 ,24 1 8 ,2 1 1 9 ,7 26 , 1 2 39 , 1 4 40 ,25-4 1 ,26
203 203 111 1 24 83 203 86 203
Salmi 7 ,3 1 2 [ 1 1 ] ,8 14[ 1 3]4 17,18 1 7 ,49 1 8( 1 7) ,5 24 , 1 7 25 ,2 28[27] ,3 33 [32] ,7 38,9 40[4 1 ] , 10 4 1 [40] ,2-3 42[4 1 ] ,3 44 ,8 47]46] ,6 48(47) ,7 48 [47] ,8 50 ,3 5 1 [50] ,8 55 [54] ,9 5 8 ,3 62[63] ,2 64[63]2 66[65] , 1 8 67 ,36 ,LXX 68 , 1 9 68 ,24 69 [68] ,5 69 [68] ,25 74, 1 3- 1 4 78 [77] ,3 1 79[78] ,6 8 1 , 1 2- 1 3a 82[8 1 ] ,5
209 225 209 224 224 1 52 111 83 209 208 224 237 225 74 200 1 40 1 52 1 87 1 85 210 1 66 224 87 209 209 1 80 224 243 98 101 203 75 1 24 211 1 53
84[83] , 1 2 86[85] , 1 5 88 [87] ,6 8 8 ,8 ,LXX 88 ,23 89[88] ,6 89[88] ,6-9 89[88] ,8 89 , 1 0- 1 1 97,3 1 0 1 [ 100]8 1 03 [ 1 02] ,8 1 04 ,7 1 04 ,26 1 06 , 1 3 1 06 , 1 9 1 06 ,28 1 06[ 1 05] ,47 1 1 1 ,6 1 1 5 [ 1 1 3B] ,4-8 1 1 6[ 1 1 5] ,3 1 1 6 , 1 2 [ 1 1 5 ,3] 1 1 8 ,43 1 1 9[ 1 1 8] ,42 1 1 9[ 1 1 8] , 1 57 1 20[ 1 1 9] ,7-8 1 35 [ 1 34] ,9 1 37 [ 1 36] ,8 1 39 [ 1 40] ,59 1 40 [ 1 39] ,2 1 40[ 1 4 1 ] ,9 1 45 [ 1 44] ,8 1 45 [ 1 44] , 1 3 1 47 [ 1 46] ,2 1 47 ,4
210 1 66 1 58 1 80 200 1 14 1 86 1 14 203 1 85 209 1 66 203 203 111 111 111 1 94 22 1 74 1 52 1 12 111 2 10 98 225 209 1 84 225 224 225 1 66 225 1 94 224, 283
Proverbi 3,1 4 , 1 -4 4 , 1 0 .20 5,1 6,1 6,6- 1 0 6 ,20 7,l
89 89 89 89 89 239 89 89
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
8 ,32 1 0 ,4-5 12,1 1 19,15 20 ,22 24 ,29 25 ,2 1 -22 27 , 1 2 28 , 1 9 30 ,24(27)
89 239 239 239 1 67 1 67 1 67 1 86 239 1 40
Sapienza 2 ,22 3,19 4,2 4 , 1 0- 1 1 5 , 1 6-20 6,22 7,1 8 8 ,8 9 ,8 1 2 ,23-24 1 4 , 1 2-3 1 14,17 1 4 ,22-29 15,1 1 5 ,9 1 9 ,4
205 205 70 141 1 56 205 1 49 1 49 70 79 1 24 83 79 1 66 70 1 00
Siracide 7 ,3 1 1 ,1 7 1 2 ,6 22 ,22 23 ,26-27 28 , 1 -8 36 , 1 0 [LXX] 36,24[26] 40 ,3 41 , l 42 , 1 7 49 ,3
89 1 85 1 85 1 85 121 1 67 1 94 1 22 72 1 85 1 14 226
Isaia 2,10
1 80 , 1 86
2,19 2 , 1 9b 2 ,2 1 5,1 1 6 ,9- 1 0 6,1 1 - 1 3 1 0 ,5- 1 1 1 0 ,25 1 1 ,4 1 3 ,6 1 3 ,9 2 1 ,3 24 , 1 5 25 ,4 26 , 1 2 26 , 1 7 27 ,1 27 , 1 2b 27 , 1 3 29 ,6 30 ,7 30 ,27-28 3 1 ,5 32,1 5- 1 7 35 ,4 40 ,9 42 , 1 3 43 ,5 43 ,5-7 44 ,3-4 45 ,25 48 ,2 1 49 ,3 49 ,4 49 ,7 49 ,9 49 , 1 4- 1 5 49 ,2 1 49 ,22-23 5 1 ,9 52,7 52,12 53,1 5 3 , 1 0- 1 2 54 , 1 3
1 86 1 86 1 86 1 53 21 1 138 75 75 208 1 52 , 279 1 50 , 278-279 1 52 1 87 224 243 1 52 203 1 94 1 40 1 85 203 75 219 1 26 1 66 69 1 56 1 94 1 36 1 26 1 86 1 35 1 86 111 225 171 86 86 86 203 69 1 94 94 1 58 1 27
317
318
Indici
5 5 , 1 0- 1 1 56,8 57 ,3-4 57 , 1 5 59 , 1 7a 61 ,l 6 1 ,6 63 ,4 65 ,23 66 ,5 66 ,6 66 , 1 0 66 , 1 0- 1 3 66 , 1 5
Geremia l ,10 2,5 2,19 3,14 6,1 6,5 6,17 6 , 1 3- 1 5 6,14 6,24 6,26 8 ,2 1 10,10 1 0 ,25 1 1 ,20 1 2 ,3 1 3 ,2 1 22 ,23 3 1 ,4 3 1 [38] ,8 3 1 ,20 3 1 [38] ,33-34 50 , 1 3 50[27] ,43
224, 283 1 94 200 1 66 1 56 69 1 87 1 84 111 1 87 1 84 1 12 86 1 80 , 1 85
1 58 1 98 1 98 1 98 1 52 1 52 1 52 151 1 52 1 52 1 52 1 52 74 1 24 79 , 83 79, 83 1 52 1 52 158 1 36, 1 94 86 1 27 75 1 52
1 3,10 1 3 ,1 6 1 4 ,9 28 ,2 28 ,9 30, 1 5 36 ,26-27 37 , 1 4 3 8 ,23
151 151 211 20 1 1 94 75 1 26- 1 27 1 26 1 86
Daniele 2 ,7 2 ,9 2,1 8 2,19 2 ,20 2 ,2 1 2 ,22 2 ,27-30 2 ,28 2 ,29 2 ,47 7,10 7,12 7,1 3 7,18 8 ,23 [LXX] 8 ,24-25 9 ,9- 1 1 9 ,26-27 9 ,27 10,13 1 1 ,3 1 1 1 ,36 1 1 ,37 1 2,1 1 2 ,2 1 2 ,6-7 12,1 1
268 268 205 1 85 , 205 1 85 1 49 1 85 205 1 85 , 205 1 85 , 205 1 85 , 205 1 85 1 49 141 1 1 4 , 286 1 00 20 1 97 20 1 1 99 , 20 1 140 1 99 , 20 1 20 1 20 1 1 1 0, 1 40 , 1 84 1 3 5 , 1 58 1 49 1 99 , 20 1
Osea Ezechiele 5,1 1 - 1 3 1 1 ,19 1 2 , 1 8- 1 9
75 1 26 237
2 ,2 1 1 , 1 -4 1 1 ,8-9 1 3 ,3
1 20 86 86 1 52
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
Gioele l ,l 1 ,1 1 l ,15 2,1 2 ,9 2,1 3 3 ,2 3 ,4 3,14 4 ,22
Zaccaria 278 1 50 , 278 1 50 , 278 1 40 1 50 1 66 72 1 50 , 278 72 1 50 , 278
Amos 3,12 5,15 5,18 5 ,20 7,12 9,1 9,8
1 38 1 38 1 49 , 278 1 49 , 278 237 1 38 101
Abdia 1 ,5 1 ,1 2 1 ,14 l ,15
1 50 1 84 1 84 1 84
Michea 3 ,5 4 ,9 5,14
151 1 52 75
Naum 1 ,7
1 84
Abacuc 3,16
1 84
Sofonia l , 1 4- 1 5 l , 1 4- 1 8 l ,15 l , 1 5- 1 6 l ,1 8
1 50 75 1 1 1 1 84 ' 1 40 1 50
Aggeo 2 ,3
319
1 39
3,1 8,16 8,19 9,14 12,10 1 4 ,5 1 4 ,5b 1 4 ,5c
209 , 287 210 210 1 40 1 26 1 14 1 85 1 1 4 , 286
Malachia 3 ,2 3,17 3 ,23-24
1 85 1 57 1 50 , 278
1.2. Nuovo Tesltlmento
Matteo 5 ,32 5 ,44-48 6,1 3 7 ,23 10,10 1 0 ,22 1 0 ,40 1 2 ,28 1 3,19 1 3 ,2 1 1 3 ,22 1 3 ,38 1 3 ,4 1 15,19 1 8 , 1 5- 1 7 1 9 ,9 23 ,28 23 ,30-3 1 23 ,32 23 ,37 24,3 24,4 24,4-5 24 ,6 24 ,8 24 , 1 0
1 20 1 67 226 200 237 101 1 26 1 00 226 1 82 209 226 1 1 4 , 200 1 20 242-243 1 20 200 97 1 00 97 1 07 1 94, 1 99 , 29 1 ' 1 97 21 1 1 95 1 52 1 99
3 20
24, 1 1 24 , 1 2 24 , 1 3 24 , 1 4 24 ,24 24 ,25 24 ,27 24 ,29 24 ,3 1 24 ,37 24 ,37-39 24 ,39 24 ,42-44 24 ,43 24 ,48-50 24 ,49 25 ,6 25 ,3 1 27 ,52
Indici
21 1 1 99-200 101 206 209 203 1 07 , 1 94, 29 1 1 95 1 36 , 1 40- 1 4 1 , 1 94 1 07 . 1 94. 29 1 1 52 1 07 . 1 94. 29 1 1 54 1 50 , 278 1 52 1 53 1 42 1 1 4 , 1 85 1 35
Marco 3 ,20 4,17 4,19 7 ,2 1 8 ,32 8 ,38 1 0 ,45 1 3 ,5 1 3 ,5-6 1 3 ,7 1 3 ,7-8 1 3 ,8 1 3 ,9- 1 2 1 3 ,10 13,13 1 3,14 1 3 ,2 1 -22 1 3 ,22 1 3 ,23 1 3 ,25 1 3 ,26-27 1 3 ,27 1 3 ,32-33 1 3 ,33-36
237 1 82 209 1 20 80 1 1 4 , 1 85 1 58 1 97 21 1 1 95 1 1 0, 1 98 1 52 1 98 206 101 1 98 1 99 209 203 1 95 1 99 1 1 4, 1 36, 1 94 204 1 54
1 4 ,24
158
Luca 1 ,28 1 ,79 4 , 1 6-20 4,42 6,27-28 8,13 8,15 9,15 9 ,22 10,16 1 1 ,20 1 2 ,39 1 2 ,45 1 2 ,45-46 1 3 ,34 1 4 ,9 1 6 ,8 1 7 ,25 1 7 ,26-30 1 8 ,3 1 2 1 ,8 2 1 ,8-9 21 ,12 21 ,19 2 1 ,24 2 1 ,26 2 1 ,34 2 1 ,34-36 2 1 ,36 22 ,37 23 , 1 -2 23 ,5 23 ,4 1 24 ,26
243 226 1 73 206 1 67 7 1 , 1 97 206 32 32 1 26 1 00 1 50 , 279 153 1 52 97 206 1 53 32 1 52 32 1 97 . 2 1 1 1 99 206 121 21 1 95 1 52- 1 53 1 4 8 , 1 52 1 54 32 33 33 225 32
Giovanni 4 ,48 6,45 12,13 1 2 ,36 17,12 17,15
209 1 27 1 42 1 53 200 , 226 226
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
Atti degli Apostoli 1 ,7 2 ,3 2 ,22 2 ,36 2 ,43 3 ,1 5 4,10 4 ,29 4 ,30 4,3 1 5,12 5,17 5 ,30 5 ,37 6,7 6 ,8 7 ,30 7 ,5 1 -52 8 ,25 9,15 1 2 ,24 13,15 1 3 ,27 1 3 ,45 1 3 ,49 1 4 ,3 1 4 ,6 1 4 ,22 1 4 ,23 15,12 1 5 ,20 1 5 ,22 1 5 ,27 1 5 ,29 1 5 ,32 1 5 ,34 1 5 ,35-36 1 5 ,40 1 6 , 1 -2 1 6 ,25-29 1 7,l 1 7 ,1 - 1 8, 1 8 17,1-10 1 7 , l b-3
2 1 , 1 49 97 209 97 209 97 97 81 209 81 209 32 97 1 98 224 209 1 85 97 224 121 224 1 73 1 73 32 224 209 62 1 10 62 209 1 20 61 61 1 20 61 61 224 61 62 61 31 42 31 32
1 7 ,4 1 7 ,5 1 7 ,5- 1 0 1 7 ,6 1 7 ,7 1 7 ,9 1 7 ,1 0 1 7 ,1 4 1 7 , 1 4- 1 5 17,15 17,16 1 8 , 1 -5 1 8 ,2 1 8 ,5 1 8 , 1 2- 1 7 1 8 ,26 1 9 ,22 20 ,4 2 1 ,20-22 2 1 ,2 1 2 1 ,25 25 ,5 28 ,6 28 , 1 5
321
32, 6 1 32 1 08 33 33 33 61 6 1 -62 1 08 6 1 -62 1 08 1 08 43 6 1 -62 42 80 62 3 3 , 62 62 1 97 1 20 225 225 1 42
Lettera ai Romani 1 ,4 1 ,8 1 ,9 l ,10 1 , 1 0- 1 1 l ,1 1 l ,1 3 l ,16 l ,18 l ,2 1 1 ,24 l ,24-32 1 ,26 l ,27 l ,28 l ,29 2 ,3 2 ,4 2 ,5
74 1 68 84 1 87 1 13 87 , 1 09 1 34 69 1 00 , 206 , 209-2 1 0 1 24 82, 2 1 1 1 24 21 1 82 21 1 82 , 84, 1 24 1 50 1 66 1 00 , 1 83
322
2 ,8 2,9 2,1 8 2,19 3 ,2 3 ,29 4,14 4,25 5,1 5 , 1 -5 5 ,2 5 ,5 5 ,6-8 5 ,9 6, 1 - 1 3 6,13 6,19 7,1 1 7 ,2 1 8 ,3 8 ,4-5 8 ,7 8,16 8,18 8,19 8 ,2 1 8 ,23 8 ,24 8 ,25 8 ,28 8 ,29-20 8 ,30 8 ,32 8 ,33 8 ,35 8 ,37 8 ,38 8 ,39 9,1 1 9,17 9,2 1 9 ,2 1 -23 9 ,22 10,1 1 0 ,6
Indici
1 00 , 209-2 1 1 171 83 1 53 83 96 226 1 35
64 66
90 1 26- 1 27 227 ' 1 57 1 57 1 58 1 56 1 25 , 200 1 97 24 1 74 171 219 1 26
90 74
90 74 223 74 67 219
90 74, 2 1 8 69 1 82 22 1 1 96 227 68 210 1 23 121 1 57 , 1 66, 200 1 87 1 39
1 0 ,9 10,14 10,16 10,17 1 1 ,3 1 1 ,5 1 1 ,7 1 1 ,16 1 1 ,25 1 1 ,28 1 2 ,2 1 2 ,8 1 2 ,9 1 2 ,9- 1 8 1 2,10 12,1 1 12,12 1 2,14 12,17 1 2 , 1 7-2 1 12,19 1 2 ,2 1 13,1 1 3 , 1 -6 1 3 ,4 1 3 ,8 1 3 ,1 1 13,1 1 - 14 13,13 1 4 ,9 14,17 14,1 8 14,19 1 5 ,2 1 5 ,4 1 5 ,5 1 5 ,9 15,14 1 5 ,1 9 1 5 ,20 1 5 ,23 1 5 ,25 1 5 ,30-32 1 5 ,3 1 1 5 ,33
1 35 88 94, 225 94 97 68 68 218 1 34 , 205 68 8 3 , 1 68- 1 69 1 63 1 27 , 1 70 161 1 27 73 1 1 2 , 1 68 1 67 1 68 1 67 1 0 1 1 25 , 1 84 ' 1 68 171 268 1 25 1 27 294 2 1 , 1 56 1 28 , 1 53 1 58 71 73 1 58 1 58 22 1 22 1 1 09 243 69 , 72 , 96, 209 1 28 1 07 96 1 72 96, 224 1 70 , 243
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
1 6 ,4 1 6 ,5 16,16 16,17 16,18 1 6 ,20 1 6 ,20b 1 6,2 1 1 6 ,22 1 6 ,25
171 218 1 72 242 73 1 70, 243 1 73 3 3 , 62 , 1 09 244 1 09 , 205
l Corinzi 1 ,1 1 ,4 1 ,7 l ,8 l ,9 1 ,10 l ,12 l ,18 l ,19 l ,2 1 l ,22-24 l ,23 2,1 2 ,4-5 2 ,5 2 ,7 2 ,9 2 , 1 2- 1 3 3,13 3,18 3 ,22 4,12 4,14 4 , 1 4- 1 5 4 , 1 4- 1 6 4,15 4,16 4,17 4 ,2 1 5,1 5 ,5 5 ,9 5 , 1 0- 1 1
6 , 1 09 1 68 74 , 1 85 89, 1 50 90 , 1 7 1 , 225 1 13 63 69 , 2 1 0 1 09 1 24 96 84 205 69 69 90 , 205 67 1 95 1 53 1 97 1 96 67 , 8 8 , 1 28 87, 1 64 85 70 89 70 62 , 89, 220 89 1 20 1 06 , 1 50, 1 86 242 84
5,1 1 6 ,6 6 ,8 6 ,9 6,10 6,13 6 , 1 5-20 6,18 6,19 7 , 1 -4 7 ,2 7 ,5 7,10 7,17 7 ,26 7 ,29 8,1 8 ,6 8,10 9 ,3- 1 8 9 ,5 9 ,6 9,12 9,14 9,1 8 9 ,20 9 ,22 9 ,25 10,1 1 0 ,7-8 10,13 1 0 , 1 3b 10,14 1 0 ,23 1 0 ,32 1 1 ,l 1 1 ,2 1 1 ,15 1 1 ,16 1 1 ,23 1 1 ,24 1 1 ,30 12,1 1 2 ,2 1 2 ,4
1 53 , 242 1 67 84 1 24 , 1 84 1 24, 1 5 3 , 1 84 1 20 121 1 20 1 26 1 23 1 20- 1 2 1 1 06 1 37 1 82 1 96 223 158 74-75 , 1 1 3 1 58 237 84 88 1 09 , 237 1 37 237 96 1 66 81 1 34 1 24 225 171 87 1 58 96 70, 236 206, 220, 236 1 07 96 , 1 82 1 37 220 ' 96 1 66 1 34 141 141
323
324
1 2 , 1 0- 1 1 12,13 1 2,16 12,18 1 2 ,2 1 1 2 ,23 1 2 ,24 1 2 ,28 13,1 1 3 ,4 13,13 14,3-4 14,12 14,17 1 4 ,26 14,40 1 5 ,2 1 5 ,3 1 5 ,3-5 1 5 ,4 1 5 ,9 1 5 , 10 1 5 ,20 1 5 ,20-22 1 5 ,23 1 5 ,24 1 5 ,26 1 5 ,43 1 5 ,47 1 5 ,50 1 5 ,5 1 1 5 ,5 1 -52 1 5 ,52 1 5 ,58 16,1 1 6 , 1 -4 1 6 ,5 16,10 16,13 1 6 , 1 3- 1 6 16,15 16,16 16,17 16,19 1 6 ,20
Indici
1 95 96 82 1 57 82, 1 20 1 23 1 23 1 57 72 1 6 1 1 66 ' 66 1 5 8 , 1 69 1 5 8 , 1 69 90, 1 58 1 5 8 , 1 69 1 28 206 1 57 , 220 32 1 35 96 , 98 67 , 74 1 35 , 1 84 , 2 1 8 1 35 1 94, 2 1 8 207 207 219 1 39 90 205 1 37 141 87 72 43 72 62 1 1 2, 1 54 , 220 161 218 1 63 1 13 72 171
1 6 ,2 1 1 6 ,22 1 6 ,23
244 1 08 245
2Corinzi l ,l 1 ,3-4 1 ,8 l ,10 l ,1 1 l ,14 l ,16 l ,18 l , 1 8-20 l ,23 2,1 1 2,15 2,19 3 ,3 3,12 3 , 1 4- 1 5 3,16 3,18 4 ,3-4 4,5 4,7 4,17 5 ,5 5 ,6-9 5 ,9 5,14 5 , 1 4- 1 5 5,15 6,1 6 ,2 6,4 6 ,6 6,7 6 ,8 6,9 6,10 6,13 6,14 7 ,2 7 ,4
63 222 72, 1 34 224 1 72 1 50 96 225 171 171 1 06 210 61 1 26 80 1 73 73 219 210 204 121 90 1 58 1 43 1 28 1 57 1 58 1 3 5 , 1 57 80 204 111 1 66 1 56 1 07 90 , 1 58 90 89 1 5 3 , 200 1 24 7 1 22 1 '
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
7 ,4b-7 7 ,7 7,13 8 , 1 -2 8 ,8 8 ,9 8 ,22 9 9 ,8b 9,13 1 0 ,3-5 1 0 ,8 1 1 ,3 1 1 ,7 1 1 ,9c 1 1 ,12 1 1 ,13-14 1 1 ,14 1 1 ,24 1 1 ,27 1 2 ,7 1 2,10 12,12 12,17 12,18 12,19 1 2 ,2 1 13,1 1 3 ,4 1 3 ,7 1 3,10 13,1 1 13,12 13,13 14,1
1 12 22 1 22 1 71 83 72 83 88 223 1 09 1 56 158 1 97 237 237 88 1 06 210 98 88 1 06 111 209 1 24 1 24 1 58 1 25 1 70 1 58 24 1 1 58 1 1 3 , 1 6 1 168, 223 , ' 243 1 72 227 171
Lettera ai Galati 1 ,2 1 ,4 1 ,6 1 ,7 1 ,10 l ,12 l ,13
63 1 5 , 1 96 90 1 09 1 19 1 85 , 220 98
l ,15 1 ,15-16 1 , 1 7- 1 8 l ,2 1 1 ,22 1 ,23 2,1-10 2 ,2 2 ,3 2 ,5 2 ,7 2 ,7-9 2,14 2,19 2 ,20 3 ,2 3 ,5 3,13 4 ,4 4 ,6 4,8 4,8-9 4 ,9 4,1 1 4,13 4,19 4 ,29 5,1 5 ,5 5 ,5-6 5 ,6 5 ,7 5,10 5,1 1 5,12 5 , 1 8-22 5,19 5 ,2 1 5 ,2 1 b 5 ,2 l c 5 ,22 6,1-10 6,9- 1 0 6,10 6,12
74, 96 1 00 43 43 , 72 96 , 98 96 43 80 , 88 96, 224 210 83 1 00 210 1 58 22 1 94 94 1 57 74 1 26 73 , 1 24 73 73 67 , 1 1 1 236 85 98 1 12 74 , 90 , 223 66 66 210 226 98 1 84 171 82, 1 20, 1 25 90 , 1 53 1 24 1 24 7 1 , 1 27 , 1 66 161 242 1 68 98
325
326
Indici
Lettera agli Efesini 1 ,4 2,4 2,10 2,12 4 ,2 4,14 4,17 4,19 4,2 1 4,22 4,28 5,1 5 ,2 5 ,3 5 ,5 5 ,8 5 ,8- 1 4 5,10 5,1 1 5 ,17 5,18 5 ,29 6,1 6,6 6,10 6,1 0-20 6,19 6 ,20
89 22 1 223 1 24, 1 34 1 66 82 90 , 1 42 8 4 , 1 24- 1 25 220 209 1 28 70 1 57 , 22 1 82, 84 , 1 20, 1 241 25 84 , 1 84 1 53 1 48 1 69 1 53 1 68 1 53 86 1 13 1 68 223 1 56 80 80
Lettera ai Filippesi 1 ,1 1 ,4 1 ,6 1 ,8 1 , 10 l ,15 l ,19 1 ,23 1 ,27 l ,29 1 ,30 2,1 2 ,2
6 1 , 63 1 87 1 50, 1 7 1 84 1 50 , 1 69 1 87 1 72 1 43 1 09, 1 1 2, 1 20 96 81 22 1 89
2,12 2,13 2,15 2,16 2,1 8 2 , 1 9-20 2 ,22 2 ,24 2 ,30 3,1 3 ,6 3,17 3,19 3 ,20 3 ,20-2 1 3 ,2 1 3 ,30 4,1 4 ,3 4 ,2-3 4,4 4 ,7 4 ,8 4 ,9 4 ,9b 4,1 5
87 1 87 89 67 , 80 , 1 1 1 , 1 50 , 224 1 68 62 62 226 1 13, 171 1 68 , 223 89, 96, 98 70 , 236 200 74 90 219 74 87, 220 1 18 1 09 1 68 243 223 1 70 243 63
Lettera ai Colossesi 1 ,1 1 ,4-5 1 ,10 1 ,1 1 1 ,1 3 1 ,22 1 ,23 1 ,24 1 ,27 1 ,28 1 ,29 2,1 2 ,2 2 ,7 3 ,3-4 3 ,5 3,12
61 66 223 1 66 1 84 89 88 1 13 223 1 64 , 220 81 81 70 220 1 43 82, 84, 1 20, 1 24- 1 25 69 , 1 66
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
4 ,2-9 4,12 4 , 1 8a
161 8 1 1 68 ' 244
62 , 1 09 83 225 1 66 62 210 1 57 1 57 88 153 1 63 1 63 153 1 63 1 97 , 1 99 1 63 237 1 86 , 200 208
2Timoteo 1 ,2 1 ,5 l ,10 l ,1 1 l ,18 2 ,3-4 2,14 2 ,20 2 ,20-2 1 2 ,2 1 3 , 1 -9 3 ,10 3 , 10- 1 5 3,13 3,17 4,1 4 ,2 4 ,7 4,8
224 224 239-240
Lettera a Tito
J Timoteo 1 ,2 l ,1 1 l ,12 l ,16 l ,18 2 ,4 2 ,6 2 ,7 2 ,8 3 ,2 3 ,4 3 ,5 3,1 1 3,12 4,1 5,17 5,18 6 ,9 6,14
4,17 4,1 8 5,13
62 62 208 1 57 153 1 56 1 97 1 23 121 1 23 1 99 1 66 62 225 223 208 1 66 1 56 1 5 3 , 208 , 223
88 1 5 3 , 223 88 208 , 223 1 5 7 , 200 1 24 223 245
1 ,8 2 ,2 2,12 2,1 3 2,14 3 ,3 3 ,7 3,15
Lettera a Filemone 6 1 109 ' 1 68 206 244 1 72
l 4 13 19 22
Lettera agli Ebrei 1 ,9 3 ,6 3,12 3,13 6,1 1 6,14 6,1 8 1 0 ,7 1 0 ,22 1 0 ,22-24 1 0 ,23 1 0 ,25 1 0 ,30 1 3 ,1 1 3 ,20 1 3 ,22-23 1 3 ,23
200 206 1 97 209 70 206 223 200 70 66 206 1 94 1 25 , 1 84 1 27 1 70 62 1 09
Lettera di Giacomo l ,l 5 ,7 5 ,8 5 , 1 9-20
64 1 07 1 94, 29 1 ' 107 , 1 94, 29 1 243
327
328
Indici
vv. 1 0- 1 1
l Pietro 1 ,2 1 ,3 l ,4 1 ,2 1 -24 1 ,22 2,17 3 ,4 3 ,7 3 ,9 5,12 5 ,14
219 223 223 66 1 27 1 27 1 28 1 2 1 , 1 23 1 67 61 1 72
2Pietro l ,13 l ,16 2,1 2 ,3 3 ,3 3 ,4 3 ,7 3 ,1 0 3,12 3,16 4 ,7 5 ,8
1 53 1 07 1 94 ' 200 200 1 50 1 07 , 1 94 200 1 50 , 279 1 07 , 1 94 200 1 53 1 53
Lettera di Giuda v. v. v. v.
7 9 14 18
1 86 1 40 1 14 1 99
242
Apocalisse 1 ,3 1 ,9 l ,10 3 ,3 3,10 4,1 4 ,2 6,9- 1 1 6,15-17 7 , 1 -8 9,1 1 9,2 1 1 1 ,1 2 12,17 13,13 13,17 13,18 1 6 ,5 1 7 ,2 1 7 ,4 1 7 ,5 1 7 ,7 1 7 ,8 17,1 1 1 9 ,20 1 9 ,2 1 20 ,4
1 73 227 1 40- 1 4 1 1 95 ' 279 1 50 , 227 1 40 1 4 1 , 1 95 206 1 86 206 200 1 20 141 227 209 268 269 1 50 , 279 1 20 1 20 205 205 200 200 209 208 227
2. Letteratura extrabiblica
l Giovanni 2,13-14 2,1 8 2 ,22 2 ,28 3 ,4 4, 1 -3 4,3 5,19
226 203 , 268 203 , 268 1 07 1 94 , 29 1 ' 200 1 95 203 , 268 226
2Giovanni V. 7
203 , 268
2.1 . Testi peritestamentari
Apocalisse di Esdra (4Esdra) 4 ,33-37 4 ,33-43 4 ,36-37 4,40 4 ,42 4,74 5 , 1 -2 5 , 1 -3
1 49 206 1 00 1 52 152 200 1 1 0 , 1 99 1 10
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
5 ,3 -6 5 ,4 1 -42 6,20-25 6 ,23-24 6 ,25 6 ,26 6 ,49-52 7 ,26-28 7 ,28 9,8 1 1 ,45-46 1 2 ,34 1 2 ,36-38 1 3 , 1 0- 1 1 1 3 ,24 1 3 ,30-3 1 1 3 ,32 1 3 ,48 1 4 ,5-6 1 4 , 1 6- 1 7 1 4 ,20 1 4 ,45
207 1 38 1 38 140 1 38 1 26 203 1 38 1 85 1 38 207 1 38 205 208 1 38 1 10 1 85 1 38 205 1 10 1 53 205
Apocalisse siriaca di Baruch (2Baruc) 1 83 1 3 ,3- 1 0 2 1 ,8 206 21 ,19 149 25 , 1 -4 1 49 1 85 29 ,3 293 29 ,4 1 38 30,2 3 1 ,8 100 203 36-40 1 85 39 ,7 1 99 4 1 ,3 1 99 42 ,4 1 00 , 206 48 ,2-3 1 52 48 ,32 1 85 48 ,39 1 86 48 ,48-50 1 38 5 1 ,1 3 183 5 2 ,5-7 56,2 206 1 10 70,2- 1 0 7 8 ,5 1 83
Ascensione di Isaia 98 5,1-16 Assunzione di Mosè 5 , 1 -6 200 Filone di Alessandria
De Abrahamo 20-2 1 216
24 1 1 28
De decalogo 121-131
1 25
De ebrietate 1 66
1 55
De /osepho 40-44
1 24
De opificio mundi 235 22 82 1 57 239 1 69 De praemiis et poenis 140 1 17 De sacrificis Abelis et Caini 235 32 De somniis l , 1 03
1 57
De specialibus legibus 1 24 l , 1 48 181 1 ,224 2 ,3 1 , l 105 239 2,60 181 2 , 1 73 181 2 , 1 85 1 24 3 ,22-25 121 3 ,5 1 1 86 3 , 1 75
329
3 30
Indici
De vita Mosis 1 ,49 1 ,245 2 ,2 1 5-2 1 6
1 28 , 24 1 1 85 1 73
In Flaccum 240
5
Legatio ad Gaium 87 92 1 88 28 1
1 26 1 26 202 30
Legum allegoriae 3,10 3 ,53 3 , 1 06
181 225 1 85
1 8 ,8 , 1 -8 [257-309] 1 8 ,8 ,6[286] 1 9 ,8 ,2[343-347] 20 ,8 , 1 0[ 1 88]
La guerra giudaica 202 l ,7 ,6[ 1 52] 1 ,24, 1 [470] 205 2 , 1 0 , 1 [ 1 85- 1 87] 202 2 , 1 0 ,3 [ 1 92] 202 2 , 1 0 ,5 [203] 202 235 2 , 1 9 ,2[5 1 7] 235 2 ,22 , 1 [649] 202 6 ,4 ,5 [252] 202 6 ,4 ,7 [260] 1 42 7 ,4 , 1 [68-72] 1 42 7 ,5 ,2[ 1 00- 1 02] 7 ,8 , 1 [260-266] 202
Quis rerum divinarum heres sit
Contra Apionem
77
l ,34[309-3 1 0] l ,35 [3 1 2-320] 2 , 1 0[ 1 2 1 - 1 22] 2 , 1 4 [ 1 48] 2,15[1 5 1 ] 2 , 1 7 [ 1 75] 2 ,4 1 [29 1 ]
239
Quod omnis probus liber sit 69
239
Aavio Giuseppe
Antichità giudaiche 3 ,5 ,2[80] 3 ,8 ,5 [203] 4 , 1 ,4[26] 9 ,4 ,3 [55] 9 , 1 3 ,2[265] 1 0 ,4 ,2[60] 1 1 ,8 ,5 [329-336] 1 2 ,2 , 14[ 1 1 2] 1 2 ,4 ,2[ 1 64] 1 3 ,7 , 1 [2 1 9] 1 3 , 1 0 ,6[297] 1 4 ,4,4[7 1 -72] 1 4 ,9 ,2[ 1 60] 1 4 , 1 0 ,3 [ 1 96] 1 4 , 1 0 ,22[247] 1 5 ,5 ,4[ 1 52] 1 5 , 1 0 , 1 [348] 1 7 ,8 ,3 [ 1 99]
1 07 1 07 1 26 1 07 98 98 1 42 240 63 1 98 220 202 151 1 64 151 235 151 1 40
202 1 07 202 1 97
99 1 39 99 99 1 65 , 235 1 73 239
Vìta 43 87
1 98 82
Libro di Enoch etiopico (l Enoc) 1 ,6 1 ,9 9,1 20 , 1 -7 38 ,3 39,3 40 ,7 40 ,8 40 ,24 4 1 ,8 48 ,7 52,1
1 85 1 85 1 40 1 40 205 141 203 203 203 1 53 1 85 141
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
52,1 -2 52,6 54,6 62 ,4 63 ,3 7 1 ,33 9 1 ,3-7 91 ,15 1 03 ,2-3 1 06 , 1 9
205 1 85 209 1 52 205 205 1 99 1 86 205 205
Libro dei giubilei l ,2 1 l ,23 1 0 ,8 1 1 ,5 1 1 ,1 1 20 ,3-8 23 , 1 1 - 1 7 25 , 1 30 ,8 33 ,20
1 26 1 26 209 209 209 1 20 1 99 1 24 1 24 1 24
Libro di Giuseppe e Aseneth 8 ,5 1 1 ,8 1 1 , 1 0- 1 1 1 2 ,5 1 3 ,1 1 1 8 ,4 1 8,14
74 74 74 74 74 1 67 1 67
Oracoli sibillini 3 ,35-64 4 , 1 1 9- 1 24 5 , 1 37- 1 4 1 5 ,361 -396 1 1 ,1 1 3
1 24 202 202 202 1 67
Pirqe Aboth 2 ,8
1 20
Pseudo-Aristea 1 88
70
207 209 210 229 238 280 28 1 315
33 1
1 67 1 55 70 82 82 70 70 240
Pseudo-Filone
Liber Antiquitatum Biblicarum (LAB)
26 , 1 3 5 1 ,5
1 00 206
Quarto libro dei Maccabei ( 4Mac cabei) 9 ,23 1 2 ,6 1 3 ,9 13,18 1 3 ,2 1 1 3 ,23 1 3 ,26 14,1 1 5 ,1 0
70 1 39 70 1 39 1 26 1 26 1 26 1 26 1 26
Salmi di Salomone 2 ,2 2 ,3 1 2 ,34 1 3 ,6 13,12 14,1 17,1 1 17,14 17,18 1 7 ,24 1 7 ,26 1 7 ,44-45 1 8 ,6
202 1 86 1 86 1 83 1 83 171 202 202 202 208 1 94 1 38 1 38
Terzo libro dei Maccabei ( 3Macca bei) 1 ,1 9 3 ,2
235 72
332
Indici
Testamento di Abramo l ,4 l ,6
1 40 1 40
3 , 10 4 , 1 -6 ,4 4 ,6
240 121 121
Testamenti dei XII patriarchi
Testamento di Simeone
Testamento di Asher
5 ,3
4 ,3 7 ,7
70 1 94
Testamento di Beniamino 3,1 4,1
2.2. Testi di Qumran
70 70
Documento di Damasco (CD)
1 70
Florilegio-4Q1 74
Testamento di Dan 5 ,2
121
111 , 1 8 XX , l 5
I ,9
205 203
1 54
Testamento di Giuda 1 3 ,6-8 24 ,2-3
1 20 1 26
Testamento di Giuseppe 4,6 7 ,8
1 25 1 24
Testamento di Levi 2 ,7 2 ,9 6,1 1 9 ,9- 1 0 1 8 ,6 18,1 1 19,1
1 53 1 53 101 1 26 1 26 1 26 1 53
Testamento di Neftali 2 ,9 3 ,2 4,1 8 ,3
235 235 200 1 94
Testamento di Ruben 1 ,5 - 1 0 2 ,6 2 ,8 3 ,2-8
121 1 20 121 121
Inni (JQH) IV,27-28 V,36 VIII(II) ,39 IX ,23 XI(III),7- 1 2 XV(VII) , 1 0 XV(VII , l 4 XVI (VIII) ,36
205 205 1 27 205 1 52 1 27 1 27 1 27
Libro dei misteri ( J Q2 7) I , l ,7 I , l ,27
206 205
Pesher Habacuc (l QpHab) 11 , 1 -2 VII ,7- 1 4 VII ,8
203 206 205
Regola della comunità ( J QSa) I9 I,10 I,l8 1 ,24 11 ,4 11 ,5 11 , 1 5
1 54 1 54 209 209 63 209 1 0 1 1 86 '
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
11 , 1 6 11 , 1 9 111 , 1 3-IV,26 III , 1 3 III ,20-2 1 III ,22-23 III ,24 III ,25 IV,6 IV, 1 0 IV, 1 2- 1 3 IV, 1 8- 1 9 V, 1 2- 1 3 V,24-VII ,25 VIII ,2 1 -24 IX , 1 8 X , 1 7- 1 8 X ,2 1
1 54 209 1 54 1 54 209 205 1 54 1 54 205 121 101 205 101 242 242 205 1 67 209
2.3. Letteratura rabbinica
Ta1mud babilonese
Megillah 1 2b
1,1 1 ,3 1 ,7 1 ,9 1,10 1,1 1 1,13 1,16 11 , 1 6-111 , 1 2 III ,6 III ,9 IV,9 IV, 1 0 VIII , l - 1 5 XIII , l l XIII , l 6 XIV,9 XIV, l 4 XIV, l 7 XV,9 XVI , l 1
1 54 1 54 1 54 1 54 1 54 1 54 1 54 1 54 1 40 1 54 1 0 1 , 1 54 , 205 209 63 1 40 209 1 54 205 205 1 54 1 54 205
1 22
Baba Me$i 'a 84b
1 22
2.4. Testi cristiani
Agostino
De Civitate Dei 20 ,20 , 1 -2 20 , 1 9 , 1 -3 20 ,26
267 270 267
De nuptiis et concupiscentia 8 ,9
Regola della guerra (l QM)
267
Contra Julianum 5 ,9
264
Ambrosiaster (Ambrosius)
Commentarii in epistulam ad Thessalonicenses primam 264 PL 1 7 ,448-449 Cirillo di Gerusalemme
Catechesi battesimale 15,12
270
Clemente di Alessandria
Pedagogo 1 ,5 1 9 ,2
260 260
Stromata l ,1 1 , 5 3 ,4 5 ,3 , 1 7 ,5
260 260
Clemente di Roma
l Corinzi Composizione sapienziale 4Q416 2 II , 2 1
1 22
333
l ,38 , 1 l ,38 ,4 l ,42 ,3
259 259 259
334
Indici
Cornelio a Lapide (Comelius a Lapide)
Commentaria in l Epistulam ad Thes salonicenses cap. IV 1Ts 4 ,3-6
265 , 267
Ippolito di Roma
De Antichristo 5 6 63
269 269 269
Didachè 8 ,2 1 2 ,3 1 6 ,6 1 6,7
226 238 260 260
Ireneo di Lione
Adversus Haereses
Giovanni Calvino
5 ,24 ,2-4 5 ,25 , 1 5 ,28 ,2 5 ,30 , 1 -3
Commentarius in epistulam ad Thes salonicenses Il
Lettera di Barnaba
2Ts 2 ,6-7
27 1
Giovanni Crisostomo
In Epistulam l ad Thessalonicenses , cap . /V 1 Ts 4� lTs 4,8
264 266
In Epistulam Il ad Thessalonicenses, cap. II 1 Ts 2 ,4
270
Girolamo
Commentaria in epistulam l ad Thes salonicenses, cap. /V PL 30 ,868
267
Dialogo con Trifone 260 260 260
Ignazio di Antiochia
Lettera agli Efesini 10,1
Origene
Contra Celsum 2 �0 2 ,65 2 ,66 5,17 6 ,46
260 260 260 260 260
Pastore di Erma Vsioni Vis . 3 ,9 , 1 0
260
Poli carpo 2 ,2 4 ,3 1 1 ,3 1 1 ,4
259 259 53 , 359 53 , 259
Teodoro di Mopsuestia
Fragmenta in epistulam Il ad Thessa lonicenses
259
2Ts 2 ,2-8
259 259
Apologeticum
270
Tertulliano
Lettera ai Romani 2,1 10 ,3
181 181 260
Lettera ai Filippesi
Giustino 32,2 1 1 0 ,6 1 1 6�
5 ,3 7, l 2 1 ,6
269 268 268 268
32
269
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
Cicerone
De pudicitia 1 3 ,1 1 8 ,1 1
260 260
De resurrectione carnis 1 4 , 1 -20 24, 1 7- 1 8 25 , 1 -2
260 269 269
De amicitia 1 2- 1 4
1 34
De clementia l ,4 , 1 -3
151
De legibus 2,14,16
222
De sorpiace 13
260
De oratore 2 ,87-97
238
Tommaso d' Aquino
Super I epistulam S. Pauli Apostoli ad Thessalonicenses, cap . IV 1 Ts 4 ,6
265
Vangelo di Tommaso 21 1 03
1 50 1 50
2.5. Testi classici greci e latini
De provinciis consularibus oratio 2 ,4
Epistulae ad Atticum 3 ,22,4 8 , 1 6,2 1 6 , 1 1 ,6
Antipatro di Tessalonica
29 1 42 1 42
Epistulae ad familiares 1 4 , 1 ,7
Antologia Palatina
29
29
In Pisonem oratio
7 ,286
36
Aristotele
Laelius
29
83
Ethica nicomachea
25 ,9 1
89 8 , 1 0 ,4 , 1 1 60B 9 ,8 , 1 1 69a 87 1 0 ,3 , 1 1 73b- 1 1 74a 83
Tusculanae disputationes l ,75 3 , 1 4 [30]
1 43 1 10
Rhetorica 1 378B
243
Demostene
Contro Midia 111
Calpumio Tito
83
Eclogae 1 ,42
151
Filippica 1 0 ,72
240
Chione di Eraclea
Ecoglae 1 6 ,5
III Olintiaca 24 1
11
235
335
336
Indici
Orationes 1 8 ,72 26, 1 5
240 240
Diodoro Siculo
Biblioteca storica l ,8 ,1 1 5 , 1 0 ,2 1 7 ,34 34,1
235 1 73 1 26 99
Diogene Laerzio
Vìtae Philosophorum 6 , 1 2- 1 3 10,1 21b 10,1 32
1 57 87 1 55
2 , 1 5 ,8-9 2 ,24,4 2 ,26 ,20 3,13,13 3 ,22 ,82 3 ,22 ,94-95 3 ,22 ,96 3 ,22,97 3 ,23 , 1 -38 3 ,23 ,6 3 ,23 ,27-28 3 ,24 ,3 4 ,5 ,24 4 ,5 ,25 4,6 , 1 4 4 ,9 , 1 1
Dione di Prusa (Crisostomo)
Enchiridion
Orationes
32,3
3 , 1 7-24 4,15 7 , 1 03 7 , 1 25 1 2 ,5 1 7 ,6- 1 6 32,5 32,8 32,10- 1 1 32,1 1 32 ,20 34,52 35 ,1 49 ,9-10 5 1 ,5-7 77178 ,38-39 7717 8 ,38 77178,42
83 81 1 28 , 239 1 28 84 84 83 81 84 8 1 , 84 81 1 28 84 1 57 1 64 1 64 243 89
Dionigi di Alicarnasso
Antichità romane 9 ,28 ,50
1 12
87
Erodoto
Historiae 3 ,46
240
Euripide
Ecuba 1 49
1 05
Fedro
Favole 4,25
239
Giovenale
Satirae 5 , 1 -3 5 , 1 4 , 96- 1 06
1 29 99
lerode
Sui doveri 4,27 ,20
1 26
lsocrate
Areopagitico
Epitteto
7 ,5 1
Diatribe l , 1 0 ,2 2,14,1 2- 1 3
1 59 1 86 1 86 244 89 1 57 81 240 84 1 73 82 1 64 244 244 1 57 1 28
1 28 70
244
Demoniaco 39
222
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
Musonio Rufo
Filippo 1 34
222
Fragmenta
335
3,1 1 1 0 ,54 1 2 ,3 , 1 5-20
Nicode 31
Pindaro
Panegirico 28 72 1 30
222 1 64 1 64
222
Lisia 235 83
Luciano di Samosata
Demonax 1 -2
70
Due volte accusato 1 6- 1 7
1 55
Dialogo degli dèi (Deorum concilium) 4 26 ,2
1 55 1 26
3 , 1 9B 1 3 ,26A
33 1 A
67B-C
1 6C-E
222
220
Gorgia 507B 509C
88 1 67
Le leggi
1 55
30B
1 59 244 222 83 1 55
Timeo
Plinio
Vita di Apollonia di Tiana
Epistulae
1 00
222
Filebo
Lucio Flavio Filostrato 5 ,33
240 242
Fedone
1 55 1 55
Nigrinus 5
222
Platone
1 ,626C 1 ,628B 4 ,7 1 8A 6 ,756CD 1 1 ,9 1 8D
Hermotimus 47 83
2 1 4 S-M
De re publica
Contro Alcibiade 14,18 1 5 ,6-7
Frammenti
Apologia di Socrate
Sulla pace 34
1 67 1 67 1 25
8,13
171
70
Marco Aurelio
Plutarco di Cheronea
Pensieri
Demetrius
3,16
171
1 ,6
70
337
338
Indici
Moralia
Timoleonte
5A 4 1 B-O 50B 59B-6 1 0 66E-74 65B-74E 70E-72E 70E-7 1 A 85F-86A 88F-9E 102C 1080 1 20B-C 121F 131A 1 38E 1 84F- 1 85A 402B 452C-O 478A-492D 5 1 8E 553F 550A 5590 56 1 B 592D-E 78 1 0 798E-F 800B 943A I l OOC- 1 1 05C
5 ,4
235 81 1 64 83 81 83 1 64 243 1 59 89 1 34 1 43 1 43 1 43 84 1 22 235 1 69 243 1 26 24 1 1 86 70 1 86 1 86 1 86 1 55 1 28 1 55 171 1 34
Agide e Cleomene 3,1 16,1
84 84
Demetrio 1 ,6
70 , 238
Polibio
Storie 4,8 ,9 4,6 1 5 ,26 ,8-9 5 ,4 1 ,6 1 8 ,5 1 ,2
1 12 1 12 1 42 1 98 240
Pseudo-Focilide 1 53- 1 56
239
Sallustio
Sugli dei e sul mondo 21
1 43
Seneca
Ad Lucilium 5 ,45 ,7
83
Consolatio ad Marciam 25 , 1 26,3
1 43 1 43
De ira l , 1 7 ,2 2 ,3 2 ,2-3
1 57 1 67
De Vita beata 1 2 ,4
1 55
Epistulae Mora/es 6 ,5-9 6,33 9 , 1 0- 1 1 24 , 1 5 9 1 ,4 1 1 3 ,27-28
238 238 87 1 10 1 10 1 57
Senofonte
Anabasi
Lucullo 40 ,3
204
1 26
l ,10,1
1 12
Ciropedia Solone 27 ,5
1 26
7 ,2 ,6 8 , 1 ,22
235 235
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
Economico 7 , 1 67 8 ,24
Claudio 235 235
70 1 26 83
Sofocle
Antigone 425
1 05
Trachinie 942
1 05
Stoicorum Veterum Fragmenta (l. Arnim) - SVF 244 [4] 729
1 25 1 25
Geografia 7 ,7 ,4 7 , frammento 2 1
28-29 28
Svetonio
Tacito 2 ,8 2,12 3 ,53 4 ,74 5 ,4 , 1 5 ,5 , 1
202 151 151 151 99 99
Teocrito
Idillio 4 ,42
1 34
Tito Livio
Ab urbe condita 29
Tucidide
Guerra del Peloponneso 5 , 1 04
1 12
Velleio Paterculo M .
Vita dei Cesari Caligola 22,3- 1 0
202
Historiae
45 ,30
Strabone
43
Nerone 57
Memorabilia l ,6 ,3 2 ,3 , 1 7 3 ,5 ,20
25
Compendium hisoriae romanae 202
2 ,89,3-4 2 , 1 03 ,5
151 151
339
INDICE FILOLOGICO
agape adikia akatharsia anomia apdntesis apokdlypsis apokalyptesthai aporpahnizesthai apostasia ataktefn atdktos axioun (kataxioun)
1 7 , 68 , 25 1 -252, 277-278 1 6 , 1 82, 272 209-2 1 0 82, 1 1 8 , 1 20, 1 25 200 , 28 1 -282 1 42 285-286 207-208 1 6- 1 7 , 1 05 1 97- 1 99 23 , 1 65 , 234 23 , 1 65 , 234 1 79
chafrein chard
1 68 1 6 , 1 1 2, 1 68 , 278
déchesthai dikaios dtke diogm6s(6i) dokimdzein d6los d6xa
93-94 88 1 79 24 , 1 82 8 3 , 1 69 82 90
egkauchlìsthai eirene
23 , 1 82 65 , 1 5 1 , 163 , 18 1, 249 1 79, 1 84- 1 85 64 , 96, 373-274 68 , 274-275 1 6 , 67 , 287-288 1 83
adelph6s/6i
enorchizein epipothefn epithymia epiphdneia ergdzesthai euaggélion eucharistefn exechefsthai hagiasm6s heméra Kyriou
ekdtkesis ekklesta ekloge élpis Éndeigma
homéiresthai hyperauxdnein hyperbdinein hyperekperissou hypomone
kalefn kalopoiefn kataggéllein katéchon(chon) kerygma keryssein klesis kolakéia kopian ,
1 6 , 1 72 1 7 1 03 ' 1 7 , 1 05 , 274 207-208 239-240 , 290-29 1 1 6 , 69 , 250 , 29029 1 16, 168 , 18 1 , 253254, 284-285 72 1 1 8- 1 19, 1 23 , 1 70, 252 , 286-287 1 6 , 1 46, 149- 1 50, 1 5 3 , 1 96, 278-279 1 6 , 86 23 1 6 , 1 24 1 6 , 1 8 , 1 62 67 1 82 , 227, 283' 284 90 23 , 24 1 24 , 230 25 , 204-206, 279280 3 8 , 75 , 1 35 , 272 , 283 88 1 87 , 273 1 6 , 83 1 63
Indice filologico
k6pos kr(sis Kyrios
1 63 1 83 , 255 , 28 1 24-25, 64, 97 , 1 1 31 1 4, 1 25 , 1 80- 1 8 1 , 250, 280
marryresthai m6chthos mystérion
1 8 , 89-90 87 , 283 205 , 256
olig6psychoi
1 6 , 1 66
paraggéllein paraggelJ(a parakalefn
230 1 19 1 6, 1 8 , 89, 1 1 8 , 1 43 82, 89, 275 236 1 6 , 1 8 , 89 1 6 ,37-39 , 1 07 , 1 36137 , 139, 1 90- 1 94, 253 , 29 1 -292 80-8 1 80-8 1
pardklesis paralambdnein paramythéstai parous(a
parrhes(a parrhesiazésthai
34 1
piane pleonex(a pornéia
223 , 239-240 90 , 1 1 9 1 26- 1 27 1 1 8 , 1 28 1 79 1 9 1 2 1 1 ' ' 1 6 , 66-67 1 82 , ' 276-277 82, 1 97 , 2 1 1 1 24 1 1 8 , 1 20
sdinesthai saléuesthai semeiousthai skeuos ster(zein
1 6 , 1 09 1 96 23, 242 1 2 1 - 1 23 1 09
thdlpein theod(daktoi thltbein - thltbesthai thlfpsis - thltpseis
1 6 , 86 1 6 , 1 27 24, 7 1 , 1 84 1 1 1 ' 1 84 , 289290 23 , 1 86 1 96
periergdzesthai peripatefn philadelphfa phi/otimefsthai pistéuein pfstis
t(ne in troefsthai
INDICE GENERALE
pag .
5
))
8
SEZIONE INTRODUTTIVA
))
13
Profilo letterario di l -2Tessalonicesi
))
15
))
15
l . Il lessico
))
15
2. Lo stile
))
17
3 . Il genere letterario
))
19
4 . Unità letteraria e integrità
))
20
5 . Struttura della l Tessalonicesi
))
21
))
23
Prefazione Abbreviazioni e sigle
Parte prima
A) l Tessalonicesi
B) 2Tessalonicesi l . Caratteristiche letterarie e tematiche
))
23
2 . Analisi epistolare e retorica
))
25
3 . La struttura letteraria della 2Tessalonicesi
))
26
))
28
))
28
))
31
))
34
))
37
))
38
))
38
L 'ambiente di l -2Tessalonicesi l . La città di Tessalonica
2. La missione di Paolo a Tessalonica secondo gli Atti degli apostoli 3 . La missione a Tessalonica secondo testimonianza di Paolo Origine letteraria e storica di l -2 Tessalonicesi
A) l Tessalonicesi l . La crisi di speranza a Tessalonica
39
pag . »
40
4 . Occasione e scopo
»
41
5 . Tempo e luogo di origine di l Tessalonicesi
»
42
2 . La falsa sicurezza di fronte al giudizio di Dio 3. Mittenti e destinatari
B) 2Tessalonicesi l . La
«
crisi apocalittica »
»
43
»
44
2 . Il disordine provocato da chi non vuole lavorare
»
45
3 . Confronto tra le due lettere
»
46
4 . Ipotesi sull ' origine letteraria della 2Tessalonicesi
»
49
5 . L'origine storica della 2Tessalonicesi
))
52
6 . Occasione e scopo
»
53
))
55
»
59
Parte seconda
TRADUZIONE E COMMENTO « Avete accolto la parola di Dio con la gioia dello Spirito Santo » J Ts 1 , 1 - 1 0 « Vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio » Ts 2 , l - 1 2
»
77
« Siete diventati imitatori delle chiese di Dio » l Ts 2 , 1 3 - 1 6
»
92
« Siete voi la nostra gloria e gioia! » J Ts 2, 1 7 - 3 , 1 3
»
1 02
»
1 16
»
131
« Voi siete .figli della luce e .figli del giorno » J Ts 5 , 1 - 1 1
»
1 45
« Vivete in pace fra voi » J Ts 5,1 2-28
»
1 60
« Il nostro Dio vi renda degni della chiamata » 2 Ts l , 1 - 1 2
»
1 77
La venuta del Signore 2Ts 2 , 1 - 1 2
»
1 89
« Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza » 2Ts 2,13 - 3,5
»
213
« Chi non vuole lavorare, neppure mangi » 2Ts 3,6- 1 8
»
228
IL MESSAGGIO TEOLOGICO
))
247
Temi teologici di l -2Tessalonicesi
»
249
))
249
l . Dio Padre , Gesù Cristo Signore , lo Spirito Santo
))
250
2. La proclamazione del vangelo di Dio
))
250
« Questa è volontà di Dio, la vostra santificazione » J Ts 4 , 1 - 1 2 « Quelli che sono morti, Dio li radunerà con lui, per mezzo di Gesù » J Ts 4,13- 1 8
Parte terza
A) Temi telogici della l Tessalonicesi
3 . Una comunità di figli e fratelli
pag . 25 1
4. « Dio ci ha chiamati alla santificazione »
»
252
5 . La speranza cristiana di fronte alla morte 6 . « Pregate ininterrottamente »
))
252
))
253
7 . Sintesi conclusiva
))
254
B) Temi telogici della 2Tessalonicesi
»
254
l . Il « giusto giudizio » di Dio
»
255
2. La rivelazione e la venuta del Signore Gesù
»
256
3 . « Scelti da Dio come primizia per la salvezza »
»
256
4 . « Chi non vuole lavorare , neppure mangi »
»
257
5 . Sintesi conclusiva
»
25 8
1 -2 Tessalonicesi e il canone
»
259
l . Storia del testo
»
259
2 . Letture « varianti »
»
260
»
262
»
263
»
265
»
268
Lessico biblico-teologico di l -2 Tessalonicesi
»
272
Bibliografia
»
293
Bibliografia ragionata
»
295
Bibliografia generale
»
30 1
»
305
Indice degli autori
»
307
Indice lessicale
»
312
Indice delle citazioni bibliche ed extrabibliche
»
314
Indice filologico
»
340
»
343
Storia dell 'interpretazione di l -2 Tessalonicesi l . « Controllare il proprio corpo o prendere moglie » ?
2 . « Noi , i viventi , quelli che sono rimasti alla venuta del Signore » 3 . Il katéchon e l 'Anticristo
Indici
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