Viabilitá e insediamenti nell'Italia antica 8882653080


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Viabilitá e insediamenti nell'Italia antica
 8882653080

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Volume pubblicato con il contributo di: Regione Lazio - Assessorato Ambiente M . J. U.R. - P.R.I.N. • La fanna della città e del territorio•

ATLANTE TEMATICO DI TOPOGRAFIA ANTICA AlTA 13

-

2004

VIABILITÀ E INSEDIAMENTI NELLITALIA ANTICA

di BRETSCHNEIDER

a cura

di

Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli

redazione: Laura Petacco, Stefania Quilici Gigli ISBN 88-8265-308-0 €) Copyright 2004 by •L'ERMA• DI BRETSCHNEIDER - Via Cassiodoro, 19

È vietata la riproduzione di

· 00 1 93 Roma. Tutti i diritti rise rvat i . testi e illustrazioni senza il permesso scritto del direttore della ri\'ista e dell'editore.

INDICE L. LuCCHESE, I ponti romani di Pont-Saint-Martin, Bard, Saint-Vincent, Chdtillon, Aosta e Ltvérogne .........................................................................................................................

p.

G. GAMBACURTA, Appunti sulla tecnica stradale protostorica nel Veneto antico ..................

7 25

G. PELLEGRINI, Item ab Aquileia Bononiam: un itinerario di età romana tra la via Emilia ed ilPo ...............................................................................................................................

43

B.

65

FARFANETI , La via del confìne ............................................................................................

�ATTELLI, .L'irraggiamento viario da

Forum Livi (Forli) e Forum Popili (Forlimpopoli) rn età antica .......................................................................................................................

81

CH. CESARETTI, /l ponte sull'Ausa a Rimini e la sua storia ...................................................

1 13

M. GAGGiom, Le iscrilioni della Galleria del Furio. Il problema dei Foroiulienses cagnomine concupienses (Plin. nat. 3, 1 1 3) .............................................................................. M. PASOUINUCCI, S. MENCHELLI, Viabilità, popolamento rurale e sistemalioni agrarie

121

P.

nell'ager Firmanus ............................................................................................................. G. CIAMPOLTRINI, Vie rurali d'età romana nell'ager Lucensis: nuove acquisilioni.. ..............

135 147

R. RAIMONDI, La viabilità romana a nord di Chiusi tra Chiana ed Arno ..............................

157

CL CALASTRI, Una nuova villa con fronte a torrette dall'agro di Cosa .................................. R. REA, La via Latina al IV miglio. Tor Fiscale ......................................................................

1 73 1 87

AG.L. FISCHETTI, La cosiddetta via Antiatina ........................................................................

217

CL. NEGRINI, La via Sekiatella tra via Padiglione Campana e via Spaccasassi, nei comuni di Nettuno, Aprilia e Lanuvio ............................................................................................

229

ST. QUILICI GIGLI, Circumfuso volitabant milite Volsci . Dinamiche insediative nella wna pontina ..............................................................................................................

235

L. PETACCO, Note di architettura funeraria rupestre dei Campi Flegrei .................................

277 291

P. CAPUTO, La Grotta di Cocceio a Cuma: nuovi dati da ricerche e saggi di scavo ...............

309

B.

33 1

FR. LONGOBARDO, Problemi di viabilità in Campania: la via Domiliana .............................

GIARDINA, La fossa Neronis di Baia: tra Lucrino e Fusaro ...............................................

M. Russo, Per viscera rupis. Vie pubbliche e private in galleria, in tagliata e in trincea di Surrentum...........................................................................................................................

335

M. SPANU, Aufìnum ................................................................................................................ M. RocciA, Insediamenti antichi nel territorio di Ferrauano ............................................... E. FELICI, La "montagna" di Nissoria: le opere di fortifìcalione ............................................. Appendice: L. LANTERJ, /l rilievo aerofotogrammetrico ..................................................

38 1 393 41 1 43 1

Ricerche sul Parco degli Aurunci R. DE FILIPPIS, Una antica chiesa nel Convento di San Domenico sull'Appia antica a Fondi

435

L. QUILICI, Santuari, ville e mausolei sul percorso della via Appia al valico degli Aurunci

44 1

ABBREVIAZIONI .......................................................................................................................

545

• Local ità e

aree prese in C'Same nel volume.

Alcune ricerche qui pubblicate hanno usufruito dei contributi del M.I.U.R.- Programma di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale anno 2003 (Progetto .. La forma della città e del territorio• ).

I PONTI ROMANI DI PONT-SAINT-MARTIN, BARD, SAINT-VINCENT, CH ÀTILLON, AOSTA E LÉVÉROGNE Il paesaggio della Valle d'Aosta è contrad­ distinto dalla presenza di una vallata centrale, lungo la quale scorre la Dora Baltea, fiume che ha la sua sorgente tra i ghiacciai del Mon­ te Bianco, e da tredici vallate laterali tributarie che portano alle alte cime alpine. Nell'anti­ chità tale conformazione ha pesantemente in­ ciso sulla realizzazione di un asse primario di viabilità e sulle opere ad esso collegate. Sin dall'Ottocento gli studiosi si sono sof­ fermati sulla datazione di tale asse viario e dei

ponti connessi. Sebbene la documentazione scarsa e spesso fortuita non permetta di scio­ gliere tanti dubbi sui tempi e sui modi della penetrazione romana nella regione, che culmi­ na con la fondazione di Augusta Praetoria nel 25 a.C. ( 1 ), è indubbio che a quest'epoca vada fatta risalire la costruzione della via consolare delle Gallie (2) e dei suoi ponti. Infatti , solo a pacificazione awenuta (3), poteva essere pos­ sibile per le maestranze impostare il tracciato della strada e dare avvio alle imponenti opere

Ricerca svolta sull'ambito delle attività promosse dal­ la Cattednl di Topografia dell1talia antica dell'Università di Bologna. Oltre a quelle della Rivista, ho fatto uso delle seguenti abbreviazioni: ADA.M 1 988: J.-P. ADAM, L'arte di costruire presso i Ro­ tnllni. Materillli e tecniche, Milano 1 988. AUBERT 1 860: E. AUBERT, La Val/te d'Aoste, Parigi

LUGLI 1 957: G. LUGLI, la tecnica edilizia romo.na, Roma 1957. MOLLO ME.zz.ENA 1 982: R. Mou.o MEZZEN A, •Augusta Praetoria. Aggiornamento sulle conoscenze archeologiche della città e del suo territorio•, in Atti del Congresso sul bi­ millerUlrio della città di Aosta, Bordighera 1 982, pp. 1 47-257. MOLLO MEZZENA 1 99 1 : R. MOLLO MEZZENA, •Viabi­ lità romana in Valle d'Aosta: il ruolo dei valichi alpini. Aspetti storico-archeologici•, in Viae publiccu romo.ncu, Roma 1 99 1 . pp. 235-242. MOLLO MEZZENA 1 992: R. MOLLO MEZZENA, cl.a strada romana in Valle d'Aosta: procedimenti tecnici e costruttivi•, in ATTA 1. 1 992, pp. 57-72. NICCO 1 983: R. NICCO, Pont-Saint-Martin, Aosta 1 983. PROMIS 1 862: C. PRoMIS, Le antichità di Aosta. Augu­ sta Prcutoria Salassorum, Torino 1 862. TIBALDI 1 900: T. TIBALDI, La regione d'Aosta attraver­ so i secoli: studi critici di storia. l. Torino l 900 . VALLE o'AoSTA 1 986: Valle d'Aosta nelle immagini dei viaggiatori dell'ottocento, Torino 1 986. VAN BUREN 1 938: A. W. VAN 8UREN, cNew items• , in AIA XLil. 1 938. pp. 407-423. lANKER 1 989: P. ZANKER, Augusto e il potere delk im­ mo.gini, Torino 1 989.

1 860. AUBERT 1 862: E. AUBERT, U!s voies romnines � la Vallie d'Aoste, Paris 1 862. BAROCELU 1 934: P. BAROCELLI, •Ricerche e studi sui monumenti romani della Valle d'Aosta• , in Aosta. Rivista della Provincia, VI, Aosta 1 934. 8AROCELLI 1 948: P. BAROCELU, Fomw. /ta/i.a.e, Augu­ sta Prtutoria, Regio Xl, l, Roma 1 948. 8AROCELLI 1 952-53: P. BAROCELU, •Aosta•, in Bol­ �ttino della Societd Piemontese di Archeologia e Belk Arti, 1 952-53, pp. 20-26. �

ae�::��=i�·::����:,�.d�::�r;:=l�ike�Si�:�:

il Politecnico di Torino, nell'a.a. 1 995- 1 996. BLAKE 1 947: M.E. BLAKE., Ancient Romo.n Construc­ tion in ltaly {rom the Prehistoric Period to Augustus, I, Wa­ shington 1 947. CARDUCCI 1 959: C. CARDUCCI, •l'architettura in Pie­ monte nell'antichità•, in Atti del X Con�so di storia dell'architettura, Roma 1 959, pp. 1 5 1 - 1 86. CAVORSIN: C. CAVORSIN, tesi di laurea: Viabilità anti­ ca in Valle d'Aosta. Il ponte di Saint-Vincent, relatore R. Marino, discussa presso llJniversità degli Studi di Firen­ ze, facoltà di Architettura, nell'a.a. 1 994- 1 995. 1 899: A. &/azione dell'uffi­

D'A.NoRADE

D'A.NoRADE,

cio regionale per la conservazione dei monumenti del Pie­ monte e della Liguria, I, Torino 1 899. DE TILLIER 1 737: J.B. DE TILLIER, Historique de la Vallée d'Aoste, Aosta 1 737. GAL 1862: J.A. GAL, Coup d'oeil sur ks antiquilés du Duchi d'Aoste, Aoste 1 862. GA.LLIAZZO 1 995: V. GALLIAZZO, Ponti Romani, Trevi­ so 1 995. GAZzou. 1 963: P. GAZzou., Ponti mmaru, Firenze 1963.

(l) Pochi sono i passi deUe fonti. CASSIO DIO LXXIV, l ricorda le difficoltà legate alla romanizzazione del lenito­ rio; STRA&. IV, 6- 12 si sofferma ad analizzare le ragioni d'interesse dei Romani per questa zona, fondamentale via di transito. ( 2 ) Gli studiosi hanno dibattuto a lungo sulla datazio­ ne della strada consolare; in effetti, sicuramente sul fondo valle esisteva da tempo un tracciato stradale noto e da sempre frequenlato (al III millennio, infatt i , risalgono coevi rinvenimenti nella Francia occidentale, in Svizzera e in Valle d'Aosta, che attestano l'esistenza di un'impanante asse di penetrazione verso Occidente:), su cui poi le legioni romane intervennero per provvedere ad u na pri ma strul­ turazione per esigenze di carattere militare nel periodo di belligeranza ( MOLLO MEZZENA 1 98 2, pp. 149-150 c 1988 p. 1 2 6) . (3) ST B . IV. 7.

RA

L. LUCCHESE

viva roccia, dopo aver fatto rientrare la strada ai vertici dei conoidi. In vista dei valichi (Aipis Graia e Alpis Poenina), invece, la via e i ponti perdevano la loro monumentalità, la prima per trasformarsi in comoda mulattiera, e favo­ rire così un pronto ripristino in seguito ad eventuali danneggiamenti provocati da slavine e valanghe, e i secondi per diventare passerelle in legno. I resti della via romana e di alcuni dei suoi ponti furono individuati sin dall'Ottocento con una certa approssimazione da E. Aubert e con una maggior precisione da C. Promis e da A. d'Andrade ( 5 ) , a questi lavori si sono poi affiancati quelli di Barocelli e Carducci (6) e infine le analisi di R. Mollo Mezzena (7) sulle caratteristiche tecnico-costruttive e i rapporti plano-altimetrici della strada. Ai ponti, però, non è mai stato dedicato uno studio particola­ reggiato, ma sono solo stati censiti nei catalo­ ghi di Gazzola e di Galliazzo (8), in cui tutta­ via mancano alcuni manufatti e a volte i dati non sono aggiornati.

fig. 1. Pont-Saint-Martin: particolaZT dell'arcata.

di ingegneria: i tagli nella roccia, l'innalza­ mento di sostruzioni sui precipizi, il supera­ mento di avvallamenti, lo scavo di trincee e la creazione di rilevati (4). Principale preoccupazione per i costruttori fu il pericolo delle alluvioni della Dora Baltea, quindi il tracciato della strada fu realizzato evitando il più possibile il piano di fondovalle, mantenendosi in costa ad una quota minima tale da garantire dal pericolo di esondazioni; mentre le spalle dei ponti vennero fondate su

(4) MOLLO MEZZENA 1992, p. 57. (5) Ai quali va riconosciuto il merito d i awr ritrovato ogni traccia possibile dell'antica via consola1'C: At:RERT 1860e 1862; PROMIS 1862e D'ANDRADE 1899. (6) 8AROCELLI 1934, 1948 c 1952-53: CARDUCCI 1959. (7 ) MOLLO MF.ZZENA 1991, pp. 235-242; EADEM 1992. pp. 57-72. (8) GAZZOI.A 1963: GALLIAZZO 1995.11.

Caratteristiche strutturali Sono noti in Valle d'Aosta 16 ponti roma­ ni (9), alcuni integri, altri allo stato di ruderi più o meno consistenti, altri onnai del tutto scomparsi. Tuttavia, oggetto del presente la­ voro sono solo i manufatti di Pont-Saint-Mar­ tin, Bard, Montjovet, Saint-Vincent, Chatillon, Aosta e Lévérogne, perché sono gli unici che permettano un'attenta lettura analitica e comparata; non possibile per gli altri a causa dell'esiguità dei resti o dei continui restauri e riadattamenti. I manufatti presi in esame presentano ca­ ratteristiche analoghe: fondazioni dirette im­ mediatamente sulla roccia delle sponde di un corso d'acqua ( I O), una sola luce, pile a pianta rettangolare in opera quadrata, arcata e conci radiali e un evidente senso di adattamento all'ambiente. I costruttori utilizzarono prevalentemente rocce sedimentarie quali il tufo calcareo (Bard, Montjovet, Saint-Vincent e Chatillon). facilmente reperibile nella regione, c la pud-

(9) Ponl-&lint-Martin, B:.mJ (Bar omonimo), Bard ( s t r�da ). V�rrès. Mnntjnvl"l. Saint-Vinù'nt, Chàtillon, Aosta. Grcss.;an, Ayma\·ilks. V i l k·m·un·. Lén�rognL•, la Salir. P ré - Saint · D idi t· r. La Th u i l e.· e Pont·Sen-and. ( 10) Fanno L'1..·..:ainm· i punti di Ao�ta hpal la d�stra t: sinistr:d t'di Bard IAIIhard. �pi\110\ d\'slltleto e Friuli, 1 996, 1 06- 1 09, 1 37-

•.

QJA V X . I 994. pp. 1 38- 1 53 .

G. GAMBACURTA

30 Si fornisce qui una scheda strutturale della strada di via dei Mosaici, che è non solo la pri­ ma rinvenuta in ordine di tempo, ma anche quella in cui la sequenza è documentata in

modo più completo; le caratteristiche costitu­ tive degli altri tracciati stradali, del resto, ri­ calcano questo esempio in modo significativa­ mente costante.

ODERZO. VIA DEI MOSAICI

(asi

elementi costitutivi

dGta-

z.ione

spessori

strullure laterali

piano

inter facce

misure

orientamento

usu"'

COMPLESSO VII VII l a.C.

Apporto di ciottoli in matrice sabbiosa con inclusi fittili

Fosse laterali

No

SE/NO

Inciso in testa e ai margini da interventi tardi

VII l a.C.

Apporto di ghiaia e ciottoli quasi privo di matrice sabbiosa; ricco di ossa animali, fr. fittili, anfore, laterizi; più pulito e compattato in testa

Fosse laterali

Sl

SE/NO

Deposito di accrescimento da frequenla.Zione antropica; scarsa manutenzione

VI

Stesura a matrice limosabbiosa con frustuli carboniosi, rari frammenti di ossa animali; in parte prevalente ciottoli alla base . ghiaia minuta e compattata in testa



SE/NO

Incisa parzialmente da interventi posteriori; riempie in degrado le fosse laterali; scana manutenzione

No

SE/NO

Inciso in modo irregolare da interventi posteriori, mostra un profilo irregolare in testa, solchi carrai

COMPLESSO VI meli

(((.((

a.C .

Fosse laterali

COMPLESSO V IV·

Stesura a ghiaie e sabbia; sabbia sciolta alla base e compattata in testa; profilo pano-com•esso

IV

fine V a.C.

Stesure alterne e non continue di impasto rosso arancio, breccia, elementi fittili piatti; con sistenza cementata, più friabile e sabbioso ai margini

111

ll metà V a.C.

Stesura con pocamatrice sabbioso-limosa, 9ij(;·" di ghiaia. I pettivaml'ntc WISEMAN 1 989 e BOSIO 1 99 1 , pp. 6 1 · 84. Per approfondire il ruolo strategico di Aquileia e il !->Ìgnificato politico di qut·sta annessione si rimanda a A. SAIHOR J . �La fnnna1inne politica dell1talia: la Cisalpi· na", in d 'Jtuha, Roma 1 994, pp. 1 1 1· 1 23 , ivi P P - l \l:l-119. da cui abblamo lr.tllo la citazione.

(5)

���. ��� ���ufo�i� s� ��m���o�o5�! "��o:bi �o� cl:

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A 1 1 1 1 cht' (;nlll

ITEM AB AQUILEIA BONONIAM

45

capolinea meridionale del percorso, si concilia con le nostre supposizioni. Poiché essa fu, con Aquileia, l'ultima colonia di diritto latino fon­ data a nord degli Appennini successivamente alla guerra annibalica, risulta evidente l'inci­ denza che l'ideazione di un allacciamento via­ rio tra i due poli medesimi, dovette assumere nella determinazione di quel carattere •difen­ sivo• ad essi profondamente connaturato ( I O). L'attribuzione dell'odonimo via Aemi/ia Lepidi alla direttrice in questione rimane, per ora, solamente una convenzione; se potessi­ mo tuttavia confermare il coinvolgimento di Marco Emilio Lepido nella progettazione dell'itinerario, e dimostrare che si tratta del primo strutturato asse concepito per servire il settore nord orientale in funzione di Aqui­ leia, il suo inquadramento nell'orditura viaria (edizione P. Wesseling) Iter ab Aquileia m. p. Bononi.am Concordia m. p. Altino m. p. Patavis m. p. Ateste m. p. m. p. Anneiano m. p. Vico Variano Vico Semino, o Servù-10 m. p. Mutina m. p. Bononia m. p.

CCJNI (sic. ) : XXXI XXXI XXXII

XXV

XX XVIII XX XXIII XVIII

messa a punto da Roma acquisterebbe un va­ lore straordinario. ltem ab Aquileia Bononiam: l'ltinerarium Anto­ nini e il problema del percorso Due secoli più tardi, nel quadro della via­ bilità che prenderà forma all'interno dell'Jtine­ rarium Antonini, figurerà un percorso raccor­ dante le medesime stazioni capolinea, che per­ ciò reputiamo possa essere lo stesso di cui ebbe a riferire Strabone. Questa fonte, attualmente la sola in grado di fornire indizi concreti ad una ricerca che in­ tenda far riemergere dal suolo le remote vesti­ gia della Bologna-Aquileia, ci offre un tracciato articolato come evidenziato nella tab. t ( I l ): (edizione O. Cuntz)

Item ab Aquileia Bononi.am Concordia Altino Patavis Ateste Anneiano Vico Variano Vico Semino Murina Bononia

m. m. m. m. m. m. m. m. m. m.

p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.

? : XXXI XXXI XXXII

XXV

XX XVIII XX XIII XVIIJ

(edizione K. M iller) ltem ab Aquileia Bononi.am Concordia Altino Patavis Ateste Anneiano Vico Variano Vico Semino Mutina Bononia

2 1 7 (sic. ) : 31 31 32 25 20 17 20 23 18

Di primo piano è la vexatissima quaestio in­ centrata sull'identificazione dei toponimi di An­ neiano, Vico Variano e Vico Semino, per i quali si attende a tutt'oggi un risolutivo riscontro sul terreno; siffatta lacuna è aggravata dalla circo­ stanza che ci vede dinanzi all'unico passaggio della guida itineraria in cui si nominano le tre poste stradali, prive di confronto anche in altre fonti. Osservando poi che le riportate cifre mi­ liarie divergono, a seconda dell'edizione critica,

unicamente in rapporto al tratto compreso tra Ateste e Mutina, si avrà un'idea delle implica­ zioni che tali variazioni assumono nel contesto: il problema del riconoscimento dei luoghi che si celano dietro le antiche denominazioni, risulta acuito dall'assenza di certezze circa la loro di­ stanza da tappe note quali Modena ed Este. Nondimeno, il fatto che la loro menzione com­ paia all'interno di un documento che general­ mente trascura fermate di piccola entità, man-

a e cont���� �eft��i::���li;:�"�m���s:!n�i��! u�� teoria presentata da G. BRIZZI, •L'Appennino e le due Ita­ lie•, in Cispadana e letteratura antica, Bologna 1 987, pp. 26-72, ove all'interno del grandioso piano di realizzazione della via Emilia, l'autore intravede •il primo tradursi sul terreno di un'intuizione strategica che avrà fortuna e svi­ luppo enonni durante tutta la successiva et� imperiale: l'idea di linu.s • , ivi p. 44. ( l i ) Desumiamo l'estratto dal lavoro dei tre principa­ li editori, seguendo l'ordine cronologico di pubblicazione: P. WESSELING, Vetera Romanorum /tineraria, Amstelae-

dami 1 73 5 . pp. 2 8 1 -282; CUNTZ 1 929. 2 8 1 -282, p. 42; K. M t LL E R , ltineraria R o m a n a , Roma 1 964, 2 8 1 -282, p. LXII. I codici medievali che hanno garantito la tra­ smissione del testo, il più antico dei quali si data al VII secolo d.C., sono forieri di lectiones non ovunque coinci­ denti, al punto da rendere talvolta arduo agli editori il compito di risalire all'archetipo. In questo ambito, la scelta di riportame le più autorevoli edizioni critiche. nasce in considerazione delle discordanze relative alla restitu zione di alcune cifre miliaric; apparentemente di scan;o interes­ se. queste incongruenze numeriche hanno inc iso nella for­ mulazione delle proposte interpretative dt'gli esege t i .

G. PELLEGRINI

46

siones o mutationes che troviamo ad esempio nell'Itinerarium Hierosolymitanum, o tra le vi­ gnette della Tabula Peutingeriana . ci porta a ri­ tenere che Anneianum, Vicus Varianus e Vicus Serninus fossero stationes di nevralgica impor­ tanza sull'asse dell'Emilia Altinate, poiché ve­ rosimilmente ubicate in punti chiave del trac­ ciato ( 1 2). Non lontano dal vero ci sembra, per­ tanto, chi ne ricerca le tracce in coincidenza dei passi di cui la strada doveva servirsi per transi­ tare i principali fiumi che incrociava lungo il tragitto, vale a dire l'Adige o il Tartaro, il Po ed il Panaro/Scultenna, owero, come avremo oc­ casione di argomentare in seguito, il torrente Samoggia ( 1 3). Un'ulteriore e non meno urgente questione genera interrogativi tra gli interpreti del brano: si tratta dell'anomala indicazione di XVIII mi­ lia passuum previsti tra Modena e Bologna, le quali, si è calcolato. dovevano invece situarsi anticamente a circa XXV miglia l'una dall'al­ tra, lungo il rettifilo della via Emilia ( 1 4). Le perplessità cagionate da tale ambiguità nu­ merica, aumentano se si valuta che, altrove. l'ignoto autore dimostra di conoscere l'effettiva estensione del suddetto trai! d'union, segnalan­ done per l'appunto una lunghezza di XXV m. p .• dato che riscontra conferma in diverse auto­ revoli fonti ( 1 5). Dunque, l'isolata trasmissione della cifra di XVIII miglia nella compagine del testo in esame. lectio che trova coesi gli editori, sareb­ be da imputarsi ad una svista dei copisti, owe­ ro indicherebbe una precisa, quanto impene­ trabile volontà del compilatore antonino? Le riflessioni indotte da queste problemati­ che hanno innescato il dibattito tra gli studio-

si, ai quali si deve la nascita di tre indirizzi in­ terpretativi, conosciuti come • ipotesi occiden­ tale» , •mediana» ed •orientale»; essi derivano la loro definizione dalla posizione del traghet­ to padano che si teorizza dovesse sfruttare la direttrice, ruolo affidato rispettivamente ad Ostiglia, Castelnuovo Bariano, presso Castel­ massa nella provincia di Rovigo, e Vigarano PieveNigarano Mainarda in territorio ferrare­ se, la cui reciproca ubicazione sul corso del fiume condiziona profondamente la fisiono­ mia dell'intero tracciato viario, che viene cosl a strutturarsi lungo traiettorie di ponente, cen­ trali, o di levante. Nei due ultimi casi poi, le stazioni di Ca­ stelnuovo Bariano e Vigarano vengono fatte coincidere con il Vico Variano della citazione itineraria. Non essendo ancora emersa una documen­ tazione archeologica sufficientemente proban­ te, in grado di precisare il teatro ove antica­ mente si snodava la strada, i tre orientamenti coesistono ad animare l'annosa querelle, amal­ gamando elementi di sostanziale debolezza con argomentazioni efficaci e persuasive, inca· paci tuttavia di prevalere in modo decisivo le une sulle altre, a motivo della loro dipendenza da dati spesso aleatori. A destare i maggiori dubbi pare sia comun­ que l'ipotesi •occidentale• . laddove essa preve­ de l'inserimento lungo il percorso della tappa di Hostilia: scelta arbitraria ed incauta dinanzi ad una fonte che ne omette in tale circostanza qualsiasi riferimento, pur provando di non ignorarne l'esistenza se subito oltre ne fa men­ zione nel contesto di un collegamento •A Vero­ na Bononia• ( 1 6). Non si comprendono, quin-

( 1 2 ) Per maggior chiarezza si veda il confronto opera­ to tra le citate fonti itinerarie in M. CA1.20LARI, ·Ricerche sugli itinerari romani. l'Jtinerarium Burdigalense•. in Studi in onore di Nereo Alfìeri, Femara 1 997, pp. 1 26- 1 89, ivi pp. 1 47- 1 53, ove l'autore evidenzia che nel trattare dei medesi­ mi percorsi viari, l'ltit1erarium Burdigalense, e in qualche la Tabulo. Peutingeriana, restit uiscon o descrizioni più dettagliate rispetto ad un essenziale ltinerarium Antonini. ( 1 3) Cfr. infra p. 8. Hanno suggerito di ravvisare nei tre dubbi toponimi dell'itinerario l'implicita allusione ad altrettanti passaggi nuviaJi RosSEITO 1 982. pp. 1 96· 1 98; CALZOURI 1 986, p. 7 1 . ( 1 4) Si veda SoNORA MAZZOU, DALL'Acuo 1 983, p . 8. (l 5) /tin. Anton. . 99, 4-5: Iter qrwd a Medio/w pa Pi­

quale estensione del tratto Mutina-Bononia. si evince dal­ la somma delle distanze parziali che separano la località n t �� ���� 1���rmJ� p�)�����li��:�� :n-Onak• ipoll·�i d i la\·orn :-.m1ita dalla riOessione intorno ad una curio:-.a vignetta .. della Tabula Peutingeriana, che rit1.· n i a mo po�:-.a cdar�.· i n i fi a ti e attinenze con il caso

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ltinerarium adnotatum e itinerarium pictum: citazioni a confronto (24)

All'interno del quarto degli undici segmenti che compongono la Tabula Peutingeriana risai-

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ITEM

AB AQUILEIA BONONIAM

51

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.. ......... ·

Fig. 3. Configurazione del tracciato della Bologna-Aquileia nelle principali ipotesi •orientali•. Per i segmenti comuni a più di una ricostruzione si è scelto di utilizzare il tratto continuo. ta una traccia, incisiva quanto criptica, in cui già alcuni studiosi hanno inteso adombrare il ricordo deU 'ltem ab Aquileio. Bononiam (fig. 4). In uno spazio compreso tra la dorsale appenni­ nica a sud, le poste stradali di Murina ad ovest e Bononia ad est, ed il Padus flumen a nord, si distingue la singolare stilizzazione di un siste-

ma fluviale rappresentato da due condotti, na­ scenti dal crinale degli Appennini con alveo di­ stinto, i quali si fondono in unico corso a set­ tentrione della via Emilia per proseguire uniti sino al Po. Ad un dipresso di siffatto ordito idrico si snoda un sottile tratto di colore rosso appena percepibile, che sembrerebbe scandire

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l'esistenza di una strada, la quale, perfettamen­ te parallela alla linea disegnata dai fiumi, si configura in foggia di Y ( 2 5 ) . Quale ne sia l'identità potremmo meglio comprendere, se conoscessimo il nome degli affluenti del Po che si celano dietro l'enigmatica raffigurazione: quando infatti, nell'ambito della mappa, una strada corre lungo l'alveo di un fiume, non so­ no generalmente indicate né le stazioni, né le distanze miliarie pertinenti, poiché nell'ottica dell'estensore la sola presenza del corso d'ac­ qua era evidentemente sufficiente a renderne riconoscibile il percorso. Di conseguenza, è le­ cito postulare che il rilievo conferito a questo gruppo fluviale avesse una valenza fondamen­ talmente itineraria, vale a dire fosse destinato a precisare la via che, scendendo dal Po, si di­ ramava in due tronchi fino a penetrare in terri­ torio montuoso, in stretta connessione per l'ap­ punto con la relativa idrografia. t:. noto che nel settore emiliano la posizio­ ne in cui i fiumi di provenienza appenninica intersecano la via Emilia, è qui perlopiù resa correttamente, benché talvolta si riscontrino imprecisioni riguardanti gli idronimi di riferi­ mento (26). Pertanto, da più parti si sono volu­ te distinguere nella suddetta traccia le sem­ bianze del sistema Reno-Scultenna, in virtù del luogo in cui entrambi i collettori idraulici in­ crociano il decumano padano: immediatamen­ te ad occidente di Bononia il primo, presso Fo­ ro Gallorum , di cui spezza il nome, il secondo. Riprendendo a questo proposito uno stu­ dio di Filippo Borgatti comparso all'inizio del secolo scorso, apprendiamo in quali termini egli abbia accostato la linea rossa che all'inter-

no del tratto in forma di Y si mantiene più ad occidente, con il segmento cispadano della Bo­ logna-Aquileia, escludendo di fatto dalla que­ stione il secondo tronco viario che la carta an­ tica indica nelle circostanze di Bononia, il quale egli ha denominato via Lamarum (27). Questa interpretazione, per quanto positiva ci sembri l'intuizione di un possibile nesso tra la presente raffigurazione e 1'/tem ab Aquikia Bo­ noniam, risulta irragionevole laddove lo studio­ so, nell'intento di far collimare le due fonti in oggetto, si è trovato nell'imbarazzo di includere nel percorso segnalato sulla Tabula il toponimo Mulina, che l'ignoto redattore non contempla all'interno del bifido tracciato; questa tappa dunque, della quale egli ha finito per negare la coincidenza con l'odierna Modena, viene asso­ ciata fuori da ogni logica ad un Ca.stro Mutilo attestato nei pressi di Forum Gallorum, dove la direttrice anzidetta parrebbe transitare. Ciò premesso, intendiamo postulare l'even­ tualità che il punto in cui la via Emilia valica il fiume, che si evidenzia alla sinistra di chi osser­ va il citato particolare della carta antica, possa non essere Foro Gallo rum. Quando infatti per l'anonimo compilatore si profili l'esigenza di contraddistinguere le stationes più significati­ ve, che si avvicendano lungo i percorsi di mag­ giore frequenza, egli si affida di solito a com­ plesse e diversificate iconografie; dove, al con­ trario, gli occorra precisare l'ubicazione delle tappe itinerarie minori, egli utilizza un espe­ diente grafico ricorrente: si tratta dell'inseri­ mento di una sorta di •gradino• che interviene ad interrompere la linearità dei rettifili stradali, e al quale corrisponde, ove consentito dal limi-

(25) Tab. Peut. , segm . IV, 4, ed. Konrad Miller. Questa panicolare proposta di lettura ci sembra possa non essere peregrina, in quanto i tratti di colore rosso che ivi seguono i segni verde-azzuni afferenti i fiumi, sono stati interpreta­ ti già altrove come indicatori di tracciati stradali. � verosi­ mile che in tali circostanze il compilatore si sia rifatto a fonti che precisamente indicavano itinerari lungo i corsi d'acqua: cfr. Bos1o 1 983, pp. 6 1 . Ad essi si � attribuita, ta­ loliil , la funzione di collegamenti co ncepiti pc.- le esigenze specifiche dell'alaggio: DALL'AGLIO 1 998, p. 74; talaltra, in­ vece, si è inteso ravvisare nelle medesime raffigurazioni la teslimonianza di collettori di inleresse non soltanlo locale, ma di reputata valenza logistica nel comp l es so della viabi� lilà messa a punto da Roma. Si veda, in proposito, l'identi­ ficazione del tratto rosso che fiancheggia il fiume attestato Ira le stazioni di Panna e Tannetum ( Tab. Peut. , segm. IV. 3), in cui si tende a riconoscere l'Enza.. con u n tronco dC"Ila \'ia Pa rm a- L u c c a : P.L. DA.LL'Acuo, • la \'iabi l i t à di età ro­

1 989, pp. 243-256, ivi p. 2 5 1 ; ovvero l'interpretazione che scorge il tracciato della Flaminia minore nella linea che si snoda parallelamen1e all '/su {lu.mt!n (Tab. Ptu.t., segm. IV. 4-5): N . ALFIERI, •La via Flaminia minore•, in La viabilittl trt2 Bologna e Finmu . . . . cit., pp. 95-104, ivi pp. 99- 1 00. Ri­ guardo poi alla traccia di cui ci stiamo occupando, in più di un'occas ione vi si è letta un'allusione grafica ad un siste­ ma di percorrenza terrestre, che dal crinale appenninico risaliva le valli dei due relativi fiumi: G. BoTrAZZI , ·Le co­ municazioni antiche il modenese e la Toscana in età ro­ mana e nel Medioevo• , in Storia e ricerca su./ campo fra Emi/iD. e Toscana Vll : LA viabilittl appenninica daii'Ettl Anti­ ca ad O�:Ri. A tt i delle giornale di Studio, 12 luglio, 2, 8, 12 agosto, 13 sellembre 1 997, Porretta Tenne, Pistoia 1 998. pp. 47-77. ivi p. 64. (26) Cfr. Tab. Pew. . segm. IV, 2-5.

mana del settore occidenlale dell'Appennino emiliano • . in

/..Q viabiliu� tm Bolol(.na e Firen:.e nel tempo. Problemi J:t'lle­ mli e nuon• acquisi:.ioni, A ll i del Com·t•gno, 28 st•tlembrt• r ottohre / 989, Fionmwola, S. Benedetto Val di Sambro

fra

( 2 7 ) F. BoRGAITT, L'agro fe"arese ne/l'ettl romana , C i t t à di Ca !olel l o 1 906, pp. 22-28, 37-40. Segnaliamo altresì J. Z E N N A R I , Adria e il .�uo territorio allrt2Wr'SO i secoli, A d r i a 1931.. pp. 76-78 c BOITA.ZZI, CALZOURJ 1 990, pp. I S - 1 9 . O\'C' l egg i am u allusioni ad un'eventuale relazione t ra la suddl'tla t nu.:t:ia c l ' ltt' m ab Aqu.ikia Bononiam.

IV;

Fig. 4. a. Codu Vindobcmensis 324. Tabula Peulingeriana, seg m . b. c. d. Tabula Peulingeriaua , edizione di Konrnd M i ) . lrr. 1 887·88. particolari: b. segm. t v , portione compn:ndente le stazioni d i Modena. Bologna e Aquileia: c dt!llaglio del sistema fluviale parallelamente al quale si evidenzia la tracda ros� indit.'ativa d i un P'!'rt: orso tcrrestn.•. \' ow il toponimo Foro Gallonmr è spezuno dall3 l inea del corso d'acqua; d. an3logamemc- al ..:aso pn.'\:I.'Ùent\', H polt'onimo Florrntia subisce una separa1.ione da par1e dd fiume.

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tato spazio a disposizione, la parte iniziale del toponimo che identifica la rispettiva posta (28). Nel caso specifico, per circostanze indeter­ minabili, sono assenti non soltanto l'idronimo, che ci guiderebbe nell'individuazione più sicu­ ra del passaggio di cui l'Emilia si awaleva per tragittare il corso d'acqua, ma anche il consue­ to •angolo• dal quale si potrebbe evincere con maggior precisione la posizione del foro. Del resto, escludiamo che l'artificio illustrativo dell'alveo fluviale che spezza in due porzioni il toponimo. possa considerarsi una soluzione alternativa al •gradino• escogitata dall'autore, e che neppure il rilievo conferito al crocevia tra la strada perifluviale e l'Emilia, valga da criterio per la localizzazione di Foro Gallorum. Il confronto con simili contesti riscontrabili in altri punti della Tabu/a, appare in tal senso eloquente (29). Osservando poi , ad esempio, il fiume che si interpone tra le fermate di Panna e Tanne­ tum e l'itinerario che ne segue la sponda sini­ stra, o il flumen lsex che scandirebbe il trac­ ciato della Flaminia minore, volendo circoscri­ vere l'indagine ai luoghi della Cispadana, si noterà che entrambi vengono traghettati dalla via Emilia in corrispondenza di passaggi che la Tabula trascura, perché presumibilmente ir­ rilevanti ai fini della viabilità (30). Orbene, siamo inclini a ritenere che tale omissione, co­ si evidente in alcuni punti della mappa, possa leggersi anche nella traccia di nostro puntuale interesse, la qual cosa ci offrirebbe la facoltà di calcolare la posizione di Foro Gallorum più ad ovest, conformemente alle relative annota­ zioni chilometriche che lo situano a sole VIII miglia da Mulina , verosimilmente in coinci­ denza delle prime lettere che ne formano il no­ me, come indurrebbe il principio compilativo normalmente seguito dalla fonte. D'altra par­ te, l'eventualità che in quelle adiacenze vi fos­ se una località non degna di menzione, in un ambito itinerario nel quale si volesse dare

esclusivo risalto alle stazioni strettamente fun­ zionali alla percorribilità, potrebbe trovare conferma nell'ltinerarium Antonini, che nei passi in cui descrive la via Emilia, mai nomina tappe intermedie nel segmento compreso tra Mulina e Bononia ( 3 1 ). Tali argomentazioni ci persuadono a con­ cepire in una nuova ottica la supposta con­ gruenza tra la strada in forma di Y, riprodotta sulla Tabula Peutingeriana, e il tracciato cispa­ dano dell'ltem ab Aquileia Bononiam. Reputia­ mo owero plausibile intravedere nella linea rossa, che nel progredire dal Po verso sud ad un certo momento si bipartisce in due tronchi, seguendo l'andamento dei collettori fluviali, la riproduzione cartografica di quella medesima direttrice che, oltrepassando il Po nei pressi di Vico Variano, degradava sino a toccare la po­ sta di Vico Semino, zona di confluenza dei corsi d'acqua raffigurati e, sulla scorta della •teoria del bivio• postulata da Nissen, punto di separazione dell'itinerario nelle due bretelle speculari dirette a Mulina e Bononia In merito alla diversione facente capo a Bologna, indubbia ne risulterebbe l'allusione iconografica in quel segmento che l'alacre pic­ tor fa pervenire sulla via Emilia poco ad ovest di tale centro, contrassegnato dal motivo tipi­ co della doppia torre. Meno compatibile con le indicazioni fomi­ te dall'itinerarium adnotatum, è il secondo dei due tronchi viari illustrati, che dovrebbe ap­ prodare a Mutina. Nondimeno, in coerenza con quanto poc'anzi teorizzato, si potrebbe convenire che all'anonimo antonino interes­ sasse unicamente porre in risalto la possibilità di raggiungere Modena da Vico Semino, ma che di fatto questo collegamento non fosse di­ retto, bensl occorresse portarsi dapprima dal vicus ad un luogo sulla via Emilia, come pro­ verebbe il relativo riscontro sulla Tabula, e in seguito, percorrendo un breve tratto verso ove­ st del medesimo decumano padano, giungere

(28) Per approfondire il signiFicato delle svariate ico­ nografie e simbologie legate alla Tab11la Peutingeria"a s i rimanda a A. e M . L EVI , Itinerario picta. Contributo allo studio della Tabula Peutingeria11a , Roma 1 967: Sosto 1 983, pp. 834 1 1 9. Per quanto riguarda, inoltre, la rispon­ denza tra il c i tato • g rad ino• lungo i ret tifili stradali e le

graficamente ca ra t te rizza t o , non viene specificato; esso non può infatti coincidere con FlorentiJJ. , la quale sorge in

prime lettere che cost ituis�ono i l topon imo di rif�ri mento,

si osservi il reitenn�i del fenomeno lu ngo il pcn:orso del la via Emilia ricono�cibilc sull'irÌitt•rar·itml fJÌCtllm. ( 2 9 ) Si noti l'analogia i n Tab. p,.,a. , st·�m. IV. 3 , t•d. Konrad M i l lcr. lvi. il fiume cd il pamlk•lo t r·a t t o m� ..o che fra m m en t a no i l polc.• onimo Flon•uriu , i n t c rsc.•�o:ano l a via Emilia in un punto c h e . per qu, delle m u t a t i ones di ad Medias, identi­ fi..:ata con il ponte sul Samoggia, e Viclorioble, da porsi nei pre!oos i d i Fm!ooa lta: /IÌPI. Brm/ig. , 6 1 6, 6-9. Circa l'intell'�la­ zionc.• del pas�o si Vt.•da SONORA MAZZOLJ, DALL 'AGLIO \ 9S 3 . pp. 9- 1 1 .

ITEM AB AQUILEIA BONONIAM

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a Mutina, prima tappa degna di nota ad occi­ dente di Bononia (32). Quale sito, se non Foro Gallornm , potrebbe allora corrispondere al punto di convergenza tra la sinuosa traccia rossa proveniente dal Po e il percorso della via Emilia, in un'area che, per quanto ingannevole e fuorviante in tal sen­ so possa essere il disegno, risulterebbe a metà strada tra Bologna e Modena? Nell'affrontare la questione è opportuno ri­ volgerei alla carta dei paleoalvei, la cui analisi è finalizzata all'identificazione, in termini di ipotesi, dei fiumi che si celano in quella vaga, quanto suggestiva rappresentazione della fa­ bula picta, e quindi al riconoscimento dell'area di loro confluenza, nelle cui prossimità abbia­ mo teorizzato possano giacere le remote vesti­ gia di Vico Semino (33). L'indagine coinvolge essenzialmente tre corsi d'acqua, le cui vicende sono inscindibil­ mente legate al comprensorio di nostro speci­ fico interesse: si tratta di Panaro!Scultenna, Reno e Samoggia. Come si può evincere dall'osservazione di fig. 5, in cui forniamo una sintesi della paleoidrografia di età roma­ na, con riferimento ai domini dei suddetti fiu­ mi, la situazione si presenta complessa e di problematica lettura. È questa, infatti, una zona che nel corso dei secoli è stata costantemente funestata dai noti fenomeni di esondazione fluviale, i cui conseguenti diffusi sovralluvionamenti hanno determinato l'obliterazione per alcuni consi­ stenti tratti delle tracce fossili fluviali, al pun­ to da pregiudicare la ricostruzione dell'obso­ leto ordito idrico, che in assenza di probanti affioramenti archeologici, si configura come un inestricabile palinsesto difficilmente arti­ colabile nelle varie fasi cronologiche. Ciò nondimeno la moderna ricerca, tuttora in fieri, ha saputo produrre in merito interes­ santi risultati.

Esaminiamo dapprima, in sintesi, i dati emersi intorno al caso del paleo Panaro che denomineremo Scultenna, idronimo diffuso in età romana anche se di origini quasi certa­ mente pre-romane, in quanto l'appellativo at­ tuale vi subentrò a partire dall'Alto Medioevo per effetto di un evento che ne causò una con­ siderevole alterazione nel percorso, da cui emerse l'esigenza di distinguere il neonato al­ veo dal precedente (34 ). È di Frontino la notizia secondo la quale il fiume Scultenna scorreva nelle adiacenze di Modena, ciò che alimenta il presupposto che in quell'epoca esso superasse la via Emilia all'incirca nell'odierna posizione (35). Più pre­ cisamente, gli studiosi concordano nello stabi­ lire che allora, pervenendo in area pianeggian­ te, le sue acque divagassero in un'area com­ presa tra Castelfranco Emilia ed il letto dell'attuale Panaro, il quale ricalca oggi il mar­ gine occidentale dell'antico conoide di deiezio­ ne. I numerosi lacerti di alvei fossili riconosci­ bili nei territori di Castelfranco e Nonantola, sono tuttavia di incerta datazione, e soprattut­ to ne risulta ardua un'eventuale correlazione con quelli, pure cospicui, segnalati tra Ravari­ no e Crevalcore. Malgrado tali lacune interpre­ tative, i ricercatori reputano che questa impor­ tante idrovia si caratterizzasse con un traccia­ to molto più orientale dell'odierno fino a tutto il Medioevo, anche se già in età romana il suo percorso pare attestato più a nord ovest rispet­ to al periodo anteriore. Verosimilmente, dal­ l'innesto sulla via Emilia sino a Bomporto il suo andamento rispecchiava a grandi linee quello del moderno corso, mentre nella zona di pianura più a settentrione se ne riscontre­ rebbero le più vistose oscillazioni. lvi, infatti, si è rivelata una linea sinuosa che per Rami di Ravarino e il Canaletto si porta a Guisa Pepoli, per poi smarrirsi tra Crevalcore e Cento; que­ sta traccia, nota come •Panaro di Guisa Pepo-

(32) Se le nostre deduzioni fossero confermate, sa­ remmo in grado di accordare piena va1idità all'intuizione di Nissen, che riceverebbe cosl una sorprendente ratifica da un documento cartografico come la Tabula Peutingeria­ na, la quale. a voler prescindere dai numerosi problemi di esegesi che presenta, dalle grossolane imprecisioni e da quella rappresentazione distorta e debolmente oggettiva dell'erbe che essa offre, costituisce pur sempre un valido supporto per la ricostruzione del sistema itinerario roma­ no: cfr. supra nota 20. (33) Lungi dall'intenzione di intraprendere una trat· tazione esaustiva della paleoidrografia che coinvolge l'area di Pianura Padana circoscritta dagli atluali alvei di Reno ad est, Panaro ad ovest, Po a nord e via Emilia a

sud, è nostro proposito illustrarne per sommi capi la fisio· nomia limitatamente all'epoca romana, con la precipua fi. nalità di mettere in luce i riflessi che tale genere di discor· so esercita all'interno di questa ipotesi di lavoro. La rico-­ struzione che presentiamo non scaturisce da una ricerca condotta personalmente a riguardo, bensì muove da altrui contributi di studio dei quali si offre di volta in volta un'inerente bibliografia. (34) La diffusione dell'idronimo Scultenna in epoca m· mana è attestata in Llv. XLI , 1 2 , 7·9 ove la citazione conte· stuale all'evento bellico del 1 72 a.C.. che \'ide Liguri Roma· n i affrontarsi sulle rive del fiume, ne comprova l'amichità: si vedano anche STRAB. V, l . 1 2 ; PUN . . 1101. I , 1 1 8. .

e

II

( 3 5 ) fRONT I N . , Stratt•gematico n , I I I . 1 3 , 7 ; 1 4 , 3 .

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G. PELLEGRINI

l i > . risulta pienamente inserita all'interno della maglia centuriale modenese, della quale scan­ disce la direzione dei limites, ciò che consente di disporre di un valido terminus posi quero per la datazione del presente paleoalveo (36). L'indagine effettuata sul microrilievo, ha con­ vinto gli esperti ad accertare la confluenza del suddetto fiume nel Po in una zona compresa tra Bondeno e Porotto-Cassana, dove rispetti­ vamente vi si immettevano le acque del Gabel­ lu.s e del Reno (37). Quanto alla fisionomia del paleo Reno, es­ sa si presenta estremamente complessa almeno sino all'epoca medievale, a partire dalla quale possiamo interpretare con maggior sicurezza le evidenze riscontrate. L'area entro cui le sue acque hanno divagato nel corso dei secoli, è stata a più riprese turbata da un susseguirsi di alvei di Reno soprattutto posi-romani, che ne hanno profondamente sconvolto l'asse tto. Per­ tanto, se la ricerca ha confermato un itinerario più orientale di quello odierno, antecedente allVIll secolo a.C., solamente in termini di ipo­ tesi possiamo dedurre che esso rimase attivo fino ai primi secoli dell'era cristiana, poiché ignoriamo quando precisamente si registrò quel significativo spostamento della sede verso ovest, da cui ne consegui lo stabilizzarsi del fiume su posizioni non molto dissimili dalle at­ tuali. Inizialmente, dunque, dalle adiacenze di Bologna, area di conoide ove il percorso oscil­ lava da ovest verso est, le remote tracce ne in­ dicano il passaggio per i territori di Castel

Maggiore, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale e Poggio Renatico, onde proseguiva si­ no a terminare nel Po tra Porotto e Cassana per l'appunto, dopo una sua eventuale previa confluenza nel sistema Secchia-Panaro (38). Successivamente il fiume, abbandonato il precedente corso, si spostò verso ovest descri­ vendo un ampio meandro tra Bologna e Arge­ lato, che l'andamento sinuoso del Fosso Riolo sembra ricalcare in persistenza; nella fascia territoriale compresa tra Argelato e Sant'Ago­ stino si sono riconosciuti, poi, almeno due pa­ leoalvei diacronici: il primo, più occidentale, diretto a Galliera, il secondo a lambire la Volta di Reno e Castel d'Argile, dove si bipartiva ver­ so Poggetto e Pieve di Cento rispettivamente. Si è calcolato che siffatto corso relitto si sia mantenuto pressoché inalterato fino all'XI se­ colo d.C .. quando ancora esso sfociava nel Po nei pressi di Vigarano (39). D'altra parte, vi è chi deduce un ramo fos­ sile del Reno dalle evidenze emerse nella zona di Argelato e Castel d'Argile fino a Cento e Re­ nazzo, ascrivendone l'inizio dell'attività ad un periodo che si estende tra la tarda antichità e l'Alto Medioevo, in quanto gli si vuole imputa­ re una fondamentale responsabilità nella can­ cellazione di alcune consistenti porzioni di centuriazione in quel comprensorio (40). Per quanto concerne infine il torrente Sa­ moggia, disponiamo di una bibliografia piut­ tosto esigua che ci consente di effettuare sol· tanto alcune, brevi considerazioni (4 1 ).

(36) CREMO N I N I 1 987, pp. 6-7; CA.LZOLARI 1 988, p. 1 02; IDEM 1 989, p. 36; a quest'ultimo studio si rimanda, altresl, per la correlazione tra l'andamento del •Panaro di Guisa Pepoli• e il tessuto centuriale modenese. Nel mede­ simo contesto, l'autore ribadisce la difficoltà di stabilire una cronologia sicura della traccia individuata a sud di Ravarino e Crevalcore, la quale, vista la menzione che ne fanno alcuni documenti databili tra l'Xl ed il XVl secolo, potrebbe doversi riferire all'epoca tardo-antica o altome­ dievale: ibidem, p. 40; CASTALDTNI, RAIMONDI 1 98 5. p. 1 56. Segnaliamo inoltre che il sito di Guisa Pepoli. venen­ dosi a trovare su di un'unità morfologica topograficamen­ te favorevole, come il dosso che anualmente cela la sede relitta dello Sculttmna veda, viene reputato da taluni stu­ diosi luogo idoneo all'ubicazione di Vico &rnino : BoTTAZ· Zl 1 988, p. 1 69; BoTTAZZI , CALZOLARI 1 990 , p. J 8. Quanto all'alveo fossile del Panaro che, passando a nord est di Ca­ stelfranco Em i l i a , doveva proseguire all'incirca verso i ter­ ritori di San G i o v a n n i in Pcrsicl• t o . C e n t o . Dosso, Sant'Agostino, Mirabello, Vigarano, Sl'g n a l at o in CALZO­ LARI 1 98 1 . p. 4 5 , è stato annoverato piU d i recl•nte t ra i pn­ l eo corsi a t t ivi prima dell'VIII secolo a.C.: c i L CAST ALDI N I , RA I M O N D I 1 98 5 , fi�. 3 p. 1 5 5 . ( 3 7 ) CREMOJ\; I N I 1 98 7 , p. I O; S. CREMOI'..: I l'..: l . � La h a s ­ sa pianura modenl.'sc: em l u gra f i a dci d o m i n i fl u \"i a l i d i S ecc h i a l' Panaro .. . i n L 'F.mt!ia i11 e t à nmuma . M mk n a

1 987, pp. 85·96, ivi pp. 93·94: CALZOLARI 1 988, p. 1 02. Non si deve, tuttavia, trascurare l'ipotesi che prevede la fusione tra il sistema rappresentato da ScultenruJ e Gabel­ lus ed il Reno, in un'area poco a nord di Mirabello, dun­ que prima del loro ingresso in Po. al quale confluirebbero uniti nei pressi di Porotto: CASTALDINI, RAIMONDI 1 985, fig. 3 p. 1 55. ( 3 8 ) A. M . TRAVAG LI VISSER, • La villa romana di Cassana. Ricerche e scavi dal 1 97 5 al 1 977•, in Lo. vi/lo romana di Cassana. Documenti archeologici per la storio del popolame,to rustico, Ferrara 1 978, pp. 33-72, ivi p. 40; CASTALDINI, RAIMONDI 1 985, p. 1 56. In 8oiTAZZI, CAL­ ZOLARI 1 990 , p. 1 6, fig. 2 p. 1 7 , leggiamo che il Reno do­ veva superare la linea della via Emilia in conispondenz.a del cosiddetto •muro di Reno• , attestalo poco ad ovesl del centro d i Bologna. (39) CASTALDI NI, RAIMONDI 1 985, fig. 3 p. 1 55, p. 1 57 C' re la t i va bibl iografia. Dopo il XVI secolo d.C., in seguito nd un'ennesima rot ta , il Reno non figurerà più tra gli af­ nucnli dd Po: ibidm1, pp. 1 58 - 1 59. (40) U G G E R I 1 9t\7 . p p . 73-74. ( 4 1 l L"a na l i si che st:guè' fa riferimento in pan.icolare a R . ScAR A N J . � 0:-.:-.l'n azioni su l l a documentazione archeo­ log i c a del cnm p rcnsmi o fra S . Giovanni in Persiceto e No­ nantob M . in S1rada Mat·�tra. Ot1aderni dello Biblioteca Co­ wmwlt• .. c;. C. Cmn•,. tl1 S. Gul\'allni in Persiceto l, Bolo·

ITEM AB AQUILEIA BONONIAM

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57

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Fig. 5. Sintesi illuslrativa delle aree di tra Modena, Bologna

e Ferrara.

pertinenza dei fiumi Panaro, Sa.moggia e Reno per l'età romana. nel comprensorio

Benché siffatto idronimo sia documentato soltanto a partire dal Medioevo, ci sono suffi­ cienti elementi che inducono a postulame l'at­ tività anche per l'epoca antica, quando il suo alveo, più occidentale di quello attuale, doveva

interessare i l Centese. Invero, s i presume che allora esso potesse rappresentare la linea di confine tra l'ager mutinensis e bononiensis, nonostante tale funzione rimanga dubbia, poi­ ché non si può escludere che ad adempiervi

gna 1 968, pp.

1 72 ; U si può, quindi. sostenere che la via Nonan­ tolana corrisponda ad un percorso d i età romana e. preci ­ samente, ad un asse centuriale obl i quo su c u i . pcrlop i ù , i fautori dell'indirizzo • o rie ntale .. tendono ad impostare la bretella della via Emilia Altinate facente capo a Modena: cfr. fig. 3 e CALZOLART 1 98 1 , p. 76; IDEM 1 984, pp. 1 42 , 1 52 . 1 56. (49) Per a pp ro fo nd i re la q u c sl i o ne . s i rimanda a l l ' i n ­ d a g i n e condolta da Picrluigi Tou.i sulla b a s e ddl'in lerpre­ la7.icmc di fotografie acn•c �ca l l a i e i n una porziom: dd l c c

ziocm10 ingegnensuco proprio dei romani avrebbe privilegiato, come ci attenderemmo, un teatro che fosse al riparo da tali incon­ venient i . A rendere tuttavia quanto meno ammissibile questa eventualità, intervengono autorevoli studi che hanno documentato, in ambienti dai requisiti analoghi a quello di nostra competenza, l'esistenza di itinerari romani in evidente relazione con percorsi flu­ viali. Condizionamenti diversi sono all'origine di queste scelte. ma in genere esse sembrano muovere dall'esigenza di armonizzare gli ele­ menti essenziali di un paesaggio in costante evoluzione, come in un palinsesto dove i segni tangibili della presenza romana si compene­ trano con le tracce della precedente frequenta­ zione, che si impongono quali linee guida del­ la nuova organizzazione territoriale ( 49). Questo parallelo ci permette di non esclu­ dere a priori che simili valutazioni avessero indotto i Romani, anche in quella circostanza, a costruire una strada nelle immediate adia­ cenze di u n fiume, laddove la necessità di seguire una pista preesistente o, ad esempio, di valorizzare eventuali rapporti con direttrici cisappenniniche, lo avesse richiesto. Conclusioni Una strada, la Bologna-Aquileia, verosimil­ mente concepita per assolvere ad un preciso ruolo politico-strategico sin dall'età repubbli­ cana, la cui fisionomia ci giunge approfondita da una fonte del III secolo d.C. e che, ipoteti­ camente. figurerebbe anche nella compagine della viabilità di IV secolo, quando le esigenze che ne avevano motivato la costruzione dove­ vano risultare ormai anacronistiche.

Valli Grandi Veronesi: P.L. Tozzi, Memoria del/d TemJ. Firenze 1 987, pp. 38-4 1 . note 73-74 p. 59, relative tavole d i riferimento. Sulla scorta delle particcr lari considerazioni che egli trae dall'osservazione delle aerofotografie in oggetto, apprendiamo l'esistenza di t�o��cce riconduc i b i l i ad itinerari terrestri messi a punto in età mana, fm1ementc condi7.ionati nella loro fisionomia dalla presenza di paleoalvei, a loro volta strettamente collegati a strutture an1ropiche attive a partire dall'età del Bronzo. Sebbene questi casi non abbiano particolari attinenze con l'arteria d i cui ci st ia mo occupando, essi luttavia rappre­ sentano una prova eloquente della presenza di assi peri­ fluviali d i epoca rom a n a in territorio pianeggiante. Questa s l ratcgia appare indotta da motivazioni intrinseche alla di fica pertincm·.a, ma il fatto che essa sia stata n• r i f i c a l a sul l c rrcno mediante un'approfondita ricerca s c i e n t i f i c a , offre maggiore verosimiglianza alla ricostru­ z ione da noi pmposta.

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ITEM AB AQUILEIA BONONIAM

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Fig. 7. Ricoslruzione ipotetica del percorso cispadano dell '/tem a b Aquileia Bononiam. In eviden7.a le due diversioni orienta­ le lungo ì fiumi. Nel riquadro in aho a sinistra, dettaglio dell'area in esame. Conveniamo di affidare al periodo repub­ blicano le origini del primitivo tracciato, fa­ cendo risalire l'inclusione di Mulina nel conte­ sto itinerario ad una fase successiva, quando fu creata una bretella di raccordo al preesi­ stente asse, come conseguenza di un muta­ memo nei rapporti con la capitale, e di una trasformazione intervenuta all'interno dell'as­ setto stradale transappenninico, che elesse Modena privilegiato trait-d'union lungo la via Emilia. tra Roma e la Cisalpina. Con il venir meno delle premesse che ave­ vano sino a quel momento regolato la piena

vitalità del sistema Flaminia minore!Bologna­ Aquileia. coeso veicolo di penetrazione roma­ na in Val Padana, ricevettero notevole impulso le direttrici imperniate su Mutina. punto di ri­ ferimento per le viae Cassia e Clodia, vettori centripeti dell'ordito viario rivolto al settore nord italico. Supponiamo di leggere un'allusione a que­ ste programmatiche inlerrelazioni, che venne­ ro via via istituendosi tra Italia centrale e Val Padana, nella vignetta della Tabula Pewinge­ riana in questione. laddove ambedue i tronchi viari pertinenti alla traccia esam inata, paiono

G. PELLEGRINI

62

non esaurirsi sull'asse della via Emilia ma, co­ me indicherebbe la presenza del tratto rosso anche a sud di essa, preludere a collettori su­ bappenninici nei quali andrebbero a penetrare a seguito dei rispettivi fiumi. Il nostro ragionamento ci porta a consi­ derare una strada, nota nel Medioevo come via Cassiola, i cui lacerti sono ancora ben di­ stinguibili nell'attuale cartografia, che con­ giungeva con un rettifilo la zona di Monteve­ glio con il ponte della via Emilia sul Samog­ gia e, da indi, progrediva con andamento analogo verso San Giovanni in Persiceto e Decima di Cento ( SO). Ci domandiamo se il tracciato della •piccola Cassia• , nella sua va­ riante •persicetana• , di cui ci informa la do­ cumentazione medievale, non possa in qual­ che modo riflettere il ricordo di un anteriore itinerario di epoca romana (S I ). La sua pale­ se analogia con il percorso sopra postulato, di pertinenza della Bologna-Aquileia, nel tronco diretto da Vico Sem ino alla mutatio ad Medias, potrebbe celare l'eventualità che di questa antica direttrice, la Cassiola diven­ ne ad un certo momento il naturale prolun­ gamento verso l'Appennino, confermandone l'attività anche in epoca successiva a quella romana.

Del resto, non ci sembra che l'odonimo Cassiola possa rappresentare un valido ostaco­ lo in tal senso, infatti, ne conosciamo una ge­ neralizzata ed ampia diffusione durante il Me­ dioevo, quando la tendenza era di conferire la medesima denominazione a più varianti viarie afferenti ad una medesima importante arteria, in quanto la situazione geografica perlopiù fa­ voriva l'impianto di alternative ad un percorso principale; siffatti tramites erano pensati qua­ le parte integrante di un'unica via di comuni­ cazione e, pertanto, risultava superflua ogni distinzione nominale che valesse ad isolarli uno ad uno all'interno di questa compagine. Non ci pare quindi peregrina l'ipotesi di un assorbimento, da parte dell'appellativo medie­ vale, dell'odonimo romano, su cui del resto sussistono incertezze, la qual cosa potrebbe aver originato la repentina obliterazione della sua memoria nei secoli successivi (52). Dall'approfondimento di questa supposta relazione potrebbe derivare, infine, la possibi­ lità di far luce sul destino di una strada, che nonostante le nobili premesse da cui prese le mosse, per cause ancora ignote, fece ad un certo momento perdere traccia di sé.

(50) BONORA MAZZOLI, DALL'AGLIO 1 983, pp. 8- 1 1 ; BoTTAZZI 1 988, p. 1 68; fOSCHI 1 998, pp. 8 1 -82. Rammen­ tiamo in proposito un noto passo di Cicerone in cui si ri­ ferisce che •tres viae sunt ad Mutinam . . . tres ergo, ut dixi,

esso registrò un'analoga, generalizzata propagazione du­ rante il Medioevo.

viae: a supero mari Flaminia, ab in{ero Aurelia, media Cas­ sia » : Ctc., Phil. , XII, 9. � opinione diffusa che la via Cassia

interposta tra l'Aurelia e la Flaminia, debba identificarsi con l'asse che da Pistoriae valicava l'Appennino in direzio­ ne della Val Padana, della quale la via Cassiola in questio­ ne sarebbe un diverticulum. (5 1 ) Per approfondire la conoscenza della medievale via Cassiola, si rimanda a FoSCHI 1 998, pp. 87- 1 00, ove si indivi­ duano tre percorsi alternativi del medesimo iter, di cui la va­ riante •persicetana• rappresenterebbe quello centrale. (52) A suffragare la verosimiglianza che l'odonimo medievale Cassiola sia. ad un certo punto, subentrato a quello classico di Aemilia, ammesso che tale fosse effetti­ vamente la denominazione di età romana, interviene il ca­ so sostanzialmente affine della principale via Emilia, che fu chiamata via Claudia nel tratto compreso tra Bologna e Piacenza: cfr. DALL'Acuo 1 998, p. 5 l . Segnaliamo, inol­ tre. che la stessa altuale via Nonantolana, nel cui tracciato diversi studiosi vogliono intravedere la pcrpetuazione di un segmento della Aquileia-Bologna. affcn:nte alla diver­ sione Mulina-Vico .'M!m i no ( fi g . 3), compa re come •.Hro.ta Claudia comunis per quam itttr Nc ma ntu la m .., in un docu­ mento dd XIII secolo: cfr. CALl.OLA R I 1 984, nota 32 pp. 1 42 - 1 4 3 . In entrambi gli esempi riportati l'odonimo di ri­ ferimento è quello di Clodia, o Claudia, per il quale vale quanto si C de t to a proposito dd tc1mint> Cassia, in quanto

GIADA PELLEGRIN I

Referenze grafiche: Figg. 1 -3, 5-7, rielaborazioni dell'autrice su base /GM (l : t OCl.OOO ) . In particolare, in fig. 5, le zone di afferenza di Panaro e Reno sono state desunte da D. CASTALDIN I , RAI· MONDI, •Geomorfologia dell'area di pianura Padana com­ presa Cento, Finale Emilia e Agostino•, in Alli deJJ4 Società dei Naturalisti e MatertUJiici di Motkna CXVI. sr. VI, Modena 1 985, pp. 1 4 7- 1 76; mentre quella del Samog­ gia è stata ricostruita su basi bibliografiche: R. ScARANI, •Osservazioni sulla documentazione archeologica del com­ prensorio Giovanni in Persiceto e Nonantola•. in Stra­

S.

fra

S.

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ITEM AB AQUILEIA BONONIAM

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Oltre a quelle della rivista, sono state utilizzate le se­ guenti abbreviazioni: SoNORA MAZZOU, DALL'AGUO 1 983: G. SONORA MAzzo­ LI, P.L. DALL'AGLIO, • la viabilità romana nella pia­

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LA VIA DEL CONFINE

Con il nome di via del Confine si identifica attualmente il rettifilo lungo all'incirca undici chilometri che, con orientamento nord ovest­ sud est, corre a pochi chilometri dal litorale nell'entroterra dei comuni di Cervia e Cesena­ tico, congiungendo le frazioni di Pisignano e Villalta. Questa strada rappresenta uno dei maggiori assi viari nel contesto della Romagna costiera, inoltre costituisce la linea di divisio­ ne, appunto il confine, tra i comuni di Cervia (sul versante marittimo) e Cesena (nel versan­ te interno) ( l ). In antico, oltre a questa parte di percorso, la strada proseguiva con anda­ mento regolare sia verso nord che verso sud,

sfruttando il naturale rialzo del terreno in prossimità dei cordoni di dune sabbiose parai· leli alla linea di costa (fig. 1 ). Sul lato settentrionale, la strada attraversa­ va il corso del Savio piegando leggermente ver­ so levante, poi continuava al di là del fiume nuovamente rettilinea, con un percorso ricala cato probabilmente dall'attuale via Ponte della Vecchia (2), per incontrare in località Borghet­ to I (fig. l n. l ) la via del Dismano, l'importante rettifilo che univa Ravenna a Cesena (3). Supe­ rata la via Dismano, sembra abbastanza sicuro che la Confine proseguisse con il medesimo orientamento: il tracciato si riconoscerebbe an-

Ricerca svolta sull'ambito delle attività promosse dal­ la Cattedra di Topogr.1fia dell1talia antica deii'Unive�ità di Bologna.

FARFA.NETI 2000 : B. FA.RFANETI, Cesenatico romana. Archeologia e territorio, Ravenna 2000. FOSCHI 1960-6 1 : U. FOSCHI, •Strade romane Ra­

Oltre a quelle della rivista, ho fatto uso delle seguenti abbreviazioni: Aemilia 2000: Aemi/itl. LA cultura ronuJna in Emilia Romngna cUù /Il sec. a.C. aU'ettl costantiniana, a cura di M . M ARI N I CALVANI (Catalogo della Mostra, Bologna 2000 ) , Venezia 2000 .

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66

B. FARFANETI

cora fino a Borgo Muratore nel !roncone di strada che si stacca dal Dismano in direzione nord ovest con il nome di via Vecchia Garet­ ta (4). Rimane incerto ove si dirigesse in segui­ to la via e le teorie formulate a riguardo non trovano conferme archeologiche. Una delle ipotesi più interessanti è quella avanzata da Bottazzi, il quale ritiene che la strada si inol­ trasse fin nel cuore della Pianura Padana, rap­ presentando il secondo elemento organizzativo della regione assieme alla via Emilia (5). A di­ mostrazione di questa ipotesi, Bottazzi reca tratti stradali da lui riconosciuti paralleli alla via del Confine anche al di là della via Vecchia Garetta, in particolare nei dintorni di San Pan­ crazio e di Santa Maria di Fabriago (6). Anche Susini è dell'avviso che la via del Confine dovesse proseguire oltre il settore noto, seppur con un diverso itinerario: come Bottazzi, suppone che la strada, dopo Pisigna­ no, toccasse i centri di Russi, Bagnacavallo, Lugo ma poi, a suo parere, avrebbe piegato verso nord per raggiungere un valico sul brac­ cio più antico del Po e arrivare ad Argenta; da qui sarebbe poi tornata a puntare verso il mare Adriatico e si sarebbe spinta verso le co­ ste venete a ridosso delle Alpi orientali (7). Non pone problemi, invece, la ricostruzio­ ne dell'originale andamento della strada nel settore meridionale: oltrepassata Villalta di Cesenatico (fig. l n. 2), infatti, la via del Confi­ ne procedeva con andamento rettilineo fino a Rimini, congiungendosi all'altezza di Castella­ bate (fig. l n. 3), all'incirca nell'immediato en­ troterra di Igea Marina, con un'altra strada antica, che si originava sempre da Rimini, ma arrivava dritta a Ravenna fiancheggiando il li-

(4) MAIOLI 2000 , p. 29. (5) BcrrrAZZI 1 994, pp. 83-84, teorie poi riproposte in

G . BoTTAZZI, c l.e '"centuriazioni'" di Ravenna e Voghen· 1.a • , in CARB XLIII. 1 997. p. 105. (6) 8oTTA ZZI t 994, p. 83. Per la proposta alcuni trani

relativi alla continuazione della strada sono stati ricono­ sciuti anche attraverso le foto�rafie ael'ft': M.C. 8AZZOC­ CHJ, d.a romaniz7.azione dell'Emil ia-Romagna orientale e il problema della ricostruzione del l e vie in epoca roman a • , i n GRUPPO ARCHEOLOGICO DECI MANO (a c u ra d i ) , Storia e archeologia tJeri/ territorio, Raven na 1 982, p. 75. (7) G. SllSINI, c la CUI"\'8 SOltO i l Garampo: geografia antica del Cesena t e • , i n JI Co. mJbbio XXI, 1 995. p. 6. (8) Oue!oo t a è la strada nella q u a l e si idcntiri�a con n·r­ tcz7..a uno dei percorsi della la via Po pi lia , la strada conso­ lare costruita nel 1 32 a.C. , che un iva Rimini a d Adria pas­ sando per Ravenna. I l problema del riconosc imento del tra.c�iato della Popilia verrà t rallalo più !oo pcc i fic:atamente in seguito (9) Da questo punto in 3\'an t i per '\·ia del Confine" si

!orale (8); questa parte comune ad entrambi i percorsi attualmente coincide con un tronco­ ne della S.S. 1 6 Adriatica (9). Diversi sondaggi eseguiti negli anni Settanta hanno messo allo scoperto il tracciato tra ViUalta e Castellabate in più punti, inoltre agli inizi del XVI secolo buona parte del !roncone sud della via del Con­ fine era ancora chiaramente distinguibile ( I O): in particolare Girolamo Fantaguzzi ( I l ), cele­ bre storico cesenate, racconta nel suo Caos che alcuni sapienti savignanesi ne avevano rintrac­ ciato il percorso fino a Rimini ( 1 2). Caratteristiche strutturali della strada La conoscenza della sistemazione della massicciata in epoca romana deriva proprio dalla serie di sondaggi condotti tra il l 977 ed il 1 978 dagli incaricati del comune di Cese­ natico nell'area a sud est di Villalta dove, in base alle fotografie aeree, venne localizzata sulla superficie dell'arativo una lunga scia di materiali appartenenti ad un tracciato gla­ reato ( 1 3). La strada venne intercettata nelle vici­ nanze di Sala di Cesenatico ( 1 4) e venne fat­ ta una sezione trasversale per definirne con precisione le misure; nell'occasione, fu prele­ vato il campione della stratigrafia che è at­ tualmente esposto neii'Antiquarium di Cese­ natico (fig. 2 ) . La massicciata è risultata ricoperta d a u n grosso pacco di argilla e l i m o di origine allu­ vionale (fig. 3, n. 1 ), di spessore variabile a se­ conda dei diversi punti sottoposti al controllo tramite sezione ( 1 5). Durante la prima campa-

intenderà non solo la pane di tracciato attualmente percorribile, ma la strada nel suo insieme, compresa dei set101i il cui percorso � stato ricostruito con sicurezza: da Rimini a Borghetto l. (l 0) SANTORO BIANCHI 1 988, p. 86, nola 72. ( I l ) G. FANTAGUZZI, Caos. Cronache Ctsenati d�i s«c. XV-XVI, mn. secc. XV-XVI (Bibl. Com. Cesena, nn. 1 6464), c. 1 38. ( 1 2 ) Anche in seguito, comunque, abbiamo teslimo­ nianze dirette della riconoscibilitl della strada: ancora nei primi decen ni del XIX secolo, infatti, il Nardi sostiene di a\·crla seguita a 11-a t t i da Sala di Cesenatico fino all'altezza di San Maum Pascoli. L. NARDI, fki compiti. F�ste e giuo­ dri l.'Ompitalì dt'�li antichi e dell'antico Compito so.vignane­ ·"e in Roma�o:11a, Pesa ro 1 827, p. 88. ( 1 3 ) Le \'arie fas i de-lla ricerca in BALLERIN 1 993 , pp. 1 6- 2 2 .

( 1 4) I n particol:u-e venne localizzata nel Podere Mari­ n i , alla pmfond ità di l·ir'Ca un melro. ( 1 5 ) VE( i ( ì i A N I 1 977, p. 8.

VIA DEL CONFINE

67

Fig. l. La via del Confine (andamento nord ovest-sud est) e la via dd Dìsmano (andamenlo nord-sud). l numeri indicano le principali località menzionate nel testo; le lettere corrispondono ai miliari, riconosciuti o ipotìz7.ati. relativi alla via del Confine.

gna d'indagine la strada venne seguita fino alla località chiamata "La Montaletta" ( 1 6). a poca distanza dal punto di attraversamento

del torrente Pisciatello, noto come "Ponte Ros­ so" (fig. l n. 4). conducendo sezioni stratigra­ fiche circa ogni 1 00 metri . Con la seconda

( 1 6 ) Il nome indica una zona nota per essere soprae­ lcvata rispetto alla campagna cin:ostance '"' lungo la quale si hanno, da sempre. massicci affioramenti di materiale

ghiaioso sulla superficie dci campi arati. Il toponìmo è analogo a qudlo di ·Montalctto··. situato invece nel Comu· ne di CerYìa e lungo il tracdato ancora percorribile ddla

B. FARFANETI

68

Fig. 2. Tassello prrlevato dalla strada in localit� Sa.Ja di Cesenatico (Cesenatico, Antiquarium).

campagna di ricognizione, sempre in direzio­ ne Rimini, si raggiunse approssimativamente il torrente Pisciatello. dopodiché i sondaggi furono definitivamente abbandonati. Veggiani ha messo in evidenza come, tuttavia, il segno della strada non si interrompa mai completa­ mente e solo poco più a sud est di Ponte Ros­ so. nel podere di Ca' Zoffoli, riaffiori nuova­ mente, apparendo nelle foto come una lunga striscia di ghiaia biancastra che solca i campi. ben visibile soprattutto dopo le arature ( 1 7).

via del Confine, contraddistinto dallo sh..•sso forte rilievo a confmnto dei terreni limitrofi: BALlERIN 1 99 3 . pp. 1 7 . 24. Le due località sono state spesso associati..' dando adito ad a k u ne l'onfusioni intt:rprctativc, sopraHutto per quanto ril:!uarda la localiu.azione dc:i miliari . ( 1 7 ) VF.GGI -' � 1 1 97 7 . p. 8. ( 1 8 ) ( O F. M 1 97 7 , p. 8: BAU. E R I � 1 99 3 , p. 1 7 . ( 1 9 ) L1v. X L I . 2 7 . 5 . ( 2 0 ) Am:ht.• n d caso i n c.: u i c:n m p a i a no ma!--.kd.. o RA MA.n.ou 1 980, pp. 323-324 ( 6 1 ) SONORA MAZZOU 1 980, p. 324; SA.� T O R O B I A � ­ UH 1 988, p. 8 9 . ( 6 2 ) DAu.'A< ; u o 2 0 00 . pp. 5 4 - 5 5 .

B. FARFANETI

76

successiva rispetto a quella più interna; è stato proposto che possa trattarsi dell'espressione diretta della volontà politica del console P. Po­ pilio Lenate, notoriamente awerso al piccolo appoderamento contadino in favore, invece, di un sistema più legato al latifondo e, quindi, più confacente ad un tipo di suddivisione agraria poco restrittiva come sembra essere stata questa costiera (63). La via del Confine, quindi, rispose contem­ poraneamente sia alla funzione di base per l'organizzazione agraria e la vita commerciale della zona che vi gravitava attorno, sia alla funzione di collegamento stabile e sicuro fra i comprensori riminese e ravennate. Se fino ad ora l'importanza di questi legami fra Rimini e Ravenna era stata solamente ipotizzata, recen­ ti studi sulla cinta muraria di Ravenna repub­ blicana hanno evidenziato come già alla fine del III sec. a.C. maestranze e materiali si muo­ vessero con disinvoltura lungo il corridoio co­ stiero (64). Vi sono validi argomenti per soste­ nere che alla fabbricazione dei grandi mattoni quadrati di modulo greco di cui era costituita la cortina difensiva ravennate parteciparono figuli provenienti dalla zona di Rimini, ma soprattutto di Cesenatico, dove si trovava il grande complesso produttivo di Ca' Turchi (fig. l , n. l O) che ha restituito mattoni dello stesso tipo (65). Alla luce di tali considerazio­ ni, è lecito ritenere che in un periodo assai più precoce di quanto finora si fosse sospettato la Romagna litoranea fosse munita di un'agile rete di trasporti, nel contesto della quale la via del Confine doveva avere un ruolo di primaria importanza. La via del Confine e la rete itineraria costiera. Il problema del riconoscimento della via Popilia Come abbiamo visto, la via del Confine rappresentava una delle strade di maggiore importanza nel contesto territoriale della Ro­ magna antica e, proprio per questo motivo ri­ sulterebbe particolarmente importante defini(63) G. CHOUOUER, • Les c�nturiations de Ro ma gnc orientale. Ét ude morphologiquc .. , i n MF.FRA 93, 1 98 1 .

p . 847; S . SANTORO BtANOH. « Le strutture agrarie Jdla fa sc i a cost iera • . i n /m;t'diamemi rurali in Emilia Romu�tul Marcire, M i l a n o 1 989, pp. 53-54. (64) M A � Z E L L I , oc lc m u ra d i Rawnna rcpu bhlka­

V.

na .. . i n AITA 9, 2000. pp. 1 9-24 (65) La lomacc..• era localin.olla i m medi�natico: fARFANETI 2000 , p. 33. Referenze grafiche c fot og rafi c he:

La documcntazionc grafica c fotografica e dell'autri­ ce. ad cccc7.ione delle figg. 3 , 5 , foto B. B a l leri n .

L'IRRAGGIAMENTO VIARIO DA FORUM LM (FORLI ) E FORUM POPILI (FORLIMPOPOLI) IN ETÀ ANTICA Il presente contributo si propone di rico­ struire la rete viaria in cui si inserivano Fo­ rum Livi e Forum Popili sulla base di una se­ rie di dati interdisciplinari : la distribuzione degli i nsediamenti lungo gli assi viari, deli­ neata grazie ai ritrovamenti archeologici; la morfologia del territorio; le rappresentazioni cartografiche, storiche e moderne; le fonti

epigrafiche e quelle storiografiche e docu­ mentarie classiche e medievali; le soprawi­ venze toponomastiche legate sia al passaggio di strade che alla realtà prediale circostante; e infine l'ubicazione di pievi di origine alto­ medievale, che segnalano spesso gli assi stra­ dali rimasti in uso dopo la fine dell'impero romano.

Il presente contributo è il risultato di una ricerca con­ dotta come tesi d i diploma in Topografia dell'Italia antica, presso la scuola di Specializzazione in Archeologia del­ I'Universit.à di Bologna. Ringrazio il prof. Lorenzo Ouilici, relatore, per i pre7.iosi suggerimenti e le dott.sse Chiara Guamieri e Maria Grazia Maiali, Ispettrici dei territori di Forll, Forlimpopoli e Ravenna, per i permessi di consulta­ zione dell'Archivio della Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna accordati.

strutturale della pianura romagnola antica • , in Storia di Bagnacavallo, l, Bologna 1 994, pp. 7 1 -95. BOTTAZZI l 995: G. BoTTAZZI, •le centuriazioni di Arimi­ num: prospettive di ricerca•, in Pro poplo arimenese.

Oltre a quelle della rivista si sono utiliz7..ate le seguenti ab­ breviazioni: Aemilia 2000 : Aemilia. La cultura romana in Emilia Roma­ gna dal i/l secolo a.C. all'età costantiniana, a cura di M. Marini Calvani, Venezia 2000. Agro .lkcimano 2000 : In agro .lkcimano. Per un catalogo

cUI patrimonio storico an:heolo�:ico del territorio a sr4d di Ravenna, a cura di G. Montevecchi, P. Novara, Ra­

venna 2000. ALDINI 1 990: T. ALDINI, Il Museo archeologico civico di Forlimpopoli, Forlimpopoli 1 990. ALDINI 1 994: T. ALDINI, •Percorsi del rio Ausa a Forlim­ popol i • , in Forlimpopoli. Documenti e Studi V, 1 994, pp. 1 3-56. ALDINI 1 995: T. ALDINI, • le Pon.e urbiche di Forlimpopo­ li•, in Forlimpopoli. Documenti e Studi VI , 1 995, pp. 63-66. ALDINI 1 996: T. ALDINI, •No� sulle variazioni del profilo altimetrico del suolo forlimpopolese in epoca stori­ ca• , in Forlimpopoli. Documenti e Studi VII, 1 996, pp. 83- 1 1 1 . ALDINI 2000: T. ALDINI, •Archeologia bertinorese•, i n For­ limpopoli. Documenti e Studi Xl. 2000 . pp. 23-66.

ASAER: Archivio della Soprintendenza Arclreologica del­ l'Emilia RonwK'1a. BorrAZZI 1 988: G. BoTTAZZI, •Le \'ie oblique nelle ce nt u ­ riazioni emiliane•, in Vie romane tra l'Italia cmtrale e la Pianura Padll nt�. Ricerche nei territori di Re�io Emi­ lia, Motkna e Bologna , Modena 1 988, pp. 149- 1 9 1 .

BoTTAZZI 1 993: G . BoTTAZZI. • Le centuriazioni romagno­ le ed i Solonates Sahusque Galliani .. , in AttiMemPro­ vR XUII, 1 992, pp. 1 69-232. BoTTAZZI 1 994: G. BoTIAZZI, •Il reticolo ccn turiale d i Ba­ gnacavallo: la sistemazione pat:s.aggi�t ica cd i n fra-

Atti del convegno internazionale ·Rimini antica. Una respublica fra terra e rtUJre• (Rimini /993), a cura di A. CALBI, G. SUSINI, Faenza 1 995, pp. 329-354.

CA, f. 99: N. NIERI CALAMARI, Edizione Archeologica del/a Carta d'Italia al /00. 000, foglio 99 (Faenza), Firenze 1 932.

CA, f. 1 00: N. NIERI CALAMARI, Edizione Archeologica de/la Carta d'Italia al 100.000, foglio 100 (Forlì) , Firenze 1 932.

CA, f. 1 00 suppl.: C.A. MASUELLI, in StEtr 1 94 1 , pp. 279-

28 1 . CALBI 2000: A CALBI, • la prosopografia della seconda co­ lonizzazione•, in Aemilia 2(M)(), pp. 29 ss. CALZOLARI 1 987: M. CALZOLARI, • l toponimi fondiari ro­ mani della regio Vlll augustea. Il contributo della do­ cumentazione mrdievale•, in L'Emilia in età romana. Ricerche di topografia antica, Modena 1 987, pp. 97- 1 59. CENERINI 1 984: F. CENERINI, •Alcuni frammenti epigrafi­ ci del Museo archeologico di Forlh, in SR XXXV , 1 984, pp. 279-294. CENERINI 1 992a: F. CENERINI, •Regio VIII. Aemilia. Fo­ rum Livi • , in Supplementa ftalica, X, Roma 1 992, pp. 33-59 CENERINI 1 992b: F. CENERINI, •Regio VIII. AemiJia. Fo­ rum Popi l i • . in Supplementa ltalica, X, Roma 1 992, pp. 1 1 -3 1 . CF.!'II E RINI 2000 : F . CENERINI, • I l territorio delle Ville Uni­ te: le fonti epigrafiche di epoca romana • . i n Agro De­ cimano 2000 , pp. 43-67. Cl lOlJOUER 1 98 1 : G. CHOUOUER, • lcs centuriations de Ro­ magne orientale•, in MEFRA 93, 2, 1 98 1 , pp. 823-868. DONATI 1 9 89 : A. DONAT I , • Lettura, scri t l ura: i processi della comunicazione antica • . in Storia di Forlì 1 989. pp. 1 63- 1 76. ERc:oLA N I COCCHI 1 989: E. ERC'OLA�I C O C C H I . oc Storia monetale d el teni lorio forliwsl" • , i n Sto ria di Forli 1 989, pp. 209-228. FAI�I. MAJOLI 1 992: S. FA I � I . L M AJOI l , LtJ Romul{t/a nt' l­ la cartografìa a Slllttlf'a dal Cit1qllt'Ct'lllo tlli'Onoa/1/o ,

R i m i n i 1 992.

P. BATTELLI

82

Con questi strumenti si è tentato di indivi­ duare le viae publicae e le vie secondarie che si irradiavano dai due centri urbani o dalla via Aemilia in loro prossimità, facendo luce su una serie di assi di comunicazione cui le fonti tardoantiche non accennano minimamente. Lo sviluppo della viabilità di Forum Livi e Forum Popili si inserisce nel quadro della pe­ netrazione romana nella Pianura Padana, ma­ turata dopo la battaglia di Sentinum (295 a.C.) e manifestatasi innanzitutto con la fondazione della colonia latina di Ariminum (268 a.C.) e la sottomissione degli Umbri Sapinates di Sas­ sina (266 a.C.). Nella fase iniziale della conquista conti­ nuarono ad essere usati i percorsi indigeni di

crinale ( l ) e di controcrinale (2) che risalivano e collegavano le vallate fluviali appenniniche, da quel momento però gerarchizzati in rap­ porto ai centri toccati, e si imposero progressi­ vamente quali principali assi di penetrazione la pedemontana e i tracciati di fondovalle, at­ testati a mezza costa da un lato o dall'altro del compluvio, e necessitanti di ponti per l'attra­ versamento degli affluenti fluviali. Incominciò cosi un graduale allestimento di infrastrutture viarie, che portò ad una rifondazione del siste­ ma itinerario, finalizzata alla comunicazione dei centri conquistati con Roma e l'Etru­ ria (3). Parallelamente all'appoderamento e alla regimazione idraulica della pianura, ac­ quistarono progressiva importanza i centri esi-

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( l ) La cui percorribilità era agevole per l'assenza di guadi, la continuità di altimetria e la più ampia visibilità. (2) Sentieri intervallivi sviluppati nei limiti del possi­ bile su una stl·ssa linea di quota per consentire il collega­ mento degli inscdiamenti di promontorio, ma che richie­ devano il supcmmento di fossi e torrenti. { 3 ) G. CoNTI, P. TAMBURINI, R. TANI , Dentro il lenito­ rio. Atlalltt' dd/e 1·allate {Orlil•esi. Forll 1 988, in part . il cap. I l . Ciclo d1 comolidamt'IJto dal /l

sec. a.C. al VI sec.

L'IRRAGGIAMENTO VIARIO DA FORUM UV! E FORUM POPILI

83

stenti lungo la direttrice pedemontana nei punti di incontro dei fondovalle, presso i gua­ di principali. Dopo l'attrezzamento nel 1 87 a.C. della via Aemilia, che unificava il sistema a pettine delle vallate, gli insediamenti indige­ ni ubicati lungo di essa dovettero infatti essere o,ggetto di rifondazioni ufficiali e ricevere nuo­ vo impulso; le divisioni agrarie invece produs­ sero uno sviluppo di insediamenti rustici, pro­ mossi al rango di vici o pagi soprattutto a li­ dosso dei principali nodi centuriali. Una parte delle strade indagate in questa sede è impostata sulle direttrici di fondovalle dei fiumi che intersecano il percorso pede­ montano consolidato dalla via Aemilia, e ri­ prende sicuramente sentieri naturali già segui­ ti in epoca preromana (del resto la stessa posi­ zione in cui sono sorti i due centri indigeni poi divenuti fora romani è legata al passaggio di corsi d'acqua). Nel caso delle vie fluviali a sud della via consolare, una volta verificata la presenza di insediamenti romani nella fascia dell'asse pre­ sunto e l'esistenza di indizi toponomastici, si è potuto contare per la ricostruzione ipotetica del tracciato sul condizionamento fisico offer­ to dai corrugamenti e dai solchi che partono dal principale crinale appenninico, i quali hanno determinato una volta per tutte il corso dei fiumi nel settore montuoso e collinare, e su fonti quali gli Anna/es Stadenses ( 4) e la De­ scriptio Romaruliole ( 1 3 7 1 ). Più difficile è stata la ricostruzione dei per­ corsi stradali lungo i fiumi nella pianura, per la

variabilità dei loro corsi, soggetti ai cambia­ menti climatici e ai dissesti idrogeologici; in questo settore gli assi itinerari sono stati deli­ neati sulla base delle alzaie di paleoalvei rico­ noscibili nella viabilità odierna, talora confer­ mate dalla toponomastica (5), e sulla base della carta di distribuzione degli insediamenti roma­ ni. anche se questi. inserendosi parimenti nel popolamento sparso del tessuto centuriale, non sono riferibili univocarnente alle strade fluviali. Il riconoscimento degli assi centuriali o la loro eventuale integrazione è invece agevole, per la buona conservazione della trama del­ l'appoderamento nella pianura romagnola; semmai più arduo è valutare il loro ruolo nella rete itineraria, distinguendo fra viae privatae con funzione esclusivamente confinaria e dre­ nante, viae vicinales legate a modesti sposta­ menti locali e assi maggiori percorsi da traffici di un certo tenore, su medie distanze. Comun­ que la preminenza di determinati cardini cen­ turiali è rivelata dal fatto che essi costituisco­ no assi di origine e di riferimento della trama ortogonale o confini amministrativi della per­ tica (6), oppure dalla presenza lungo di essi di nodi stradali i mportanti per la viabilità locale (7) o per spostamenti di media (8) e lunga (9) distanza; in altri casi un indizio sulla natura itineraria di un asse centuriale è stato fornito dalla presenza di un ponte lungo il suo tracciato ( I O), dalla funzione di principale via a servizio di una determinata area ( I l ), o an­ cora dalla parziale persistenza fino ai giorni nostri, nonostante piccole alterazioni ( 1 2).

(4) in Hannover 1 859, compilati probabilmente tra 1 240 e 1 256, traendo dati da un documento del XII secolo: le notizie riportate si datano fra il l l41 e il l i 53. (5) Cfr. la pieve di San Lorenzo in Vado Rondino, a San Pietro in Vincoli, che è connessa al corso antico del Ronco. (6) t:. il ad esempio del cardine Vecchiazzan