Thomas Munzer Teologo della rivoluzione

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FELTRINELLI

---- ___ BIBLIOTECA DI FILOSOFIA

ERNSTBLOCH

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THOMAS MUNZER TEOLOGO DELLA RIVOLUZIONE A CURA DI STEFANO ZECCHI

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Titolo dell'opera o,;ginale: Thomas Miinzcr als Thcologe der Revolution (Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1969) (Copyright C 1962 by Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main. Tutti i diritti riservati) Tradu%k,ne dal tedesco di Simona Krasnovsley e Stefano lecchi

Prima edizione: aprile 1980 Copyright by

e

Giangiacomo Feltrinelli Editore

Milano

Indice

Pag.

7

Nota del curatore

9

Introduzione La filosofia morale del comunismo,

29

I.

Su come va letto

30

II.

Fonti, biografie e ristampe

34

III. La vita di Thomas Miin1.er

34

J. Nascita

34

2. Influssi

35

J. Peregrinazione

36

4. Disputa

37

j. Il proclttma di Praga

41

6. Allstedt e la lega segreta

s,

di Stefano Zecchi

7. In esilio

62

8. Considerazioni sul chiliasmo della gue"" dei contadini e dell'aMbattismo

72

9. Il manifesto ai minatori

78 10. 1..4 battaglia di Frankenbausen 86 11. Esito della rivoluzione

96 12. Munzer, figura e presen:JJ J 10

IV. Orientamento della predica e della teologia miinzeriana

110 110 114

1. L'uomo allevialo 2. Sul diritto di violenu del bene

J. Digressione sui compromessi della chiesa tra il mondo e Cristo J.J. Il borghese medio, 114. - J.2. Calvino e l'ideologia-denaro, 116. - J.J. Luu,o e l'ideologia dei principi, 120. - J.4. La fede

'

Indice di Lutero, 129. - J.5. La strullura dei livelli terreni e ullraltrreni del ca11olice1imo, 139. - J.6. La setta e il radicalismo erelico, 155.

6

161

4. Conlin1111zione: il quietismo tedesco e il signore luterano

165

5. L'uomo as1olu101 ovvero i 1enlieri dell'i"uiione 5.1. La paura, 166. - 5.2. Lo sgreuamento, 167. - 5.J. Il di1/acco, la piu pro/onda non nonostante l'uguale materia carnale, viene donata l'autorità voluta da Dio, perché, 161

'l"hom,1.r 1\1 iim:.cr lrnlur,u Jd/a rivolu:donc

i11ws1i1i d;t essa, reprimano legalmente i seivi del peccato. Il cnsua­ rn·�;imo diventa cos{ scrvitu per convinzione, non soltanto per devo­ :donc; non c'è stata alcuna rivoluzione che non sia scaturita dalla morale degli schiavi per abbattere sia i protettori sia ciò che ne de­ riva: la morale dei signori. Il servo pio non protesta però neppure col pensiero. La que­ stione della limitata comprensione del suddito è in ultima analisi una questione religiosa. Innanzitutto l'uomo pio deve disimparare a fare resistenza. Chi sta zitto davanti al buon Dio, chi fa governare soltanto al buon Dio, quando è sufficiente la volontà del Padre, chi sa perciò che quello che fa Dio è fatto bene, riconoscerà la quiete come primo dovere del cittadino. Proprio queste pacifiche formulette appena citate fiorirono non senza motivo nel periodo piu servile della Germania: nella pia miseria seguita alla guerra dei Trent'anni. Amico, sono contento, vada come voglia, questa era la Marseillaise tedesca, e il luterano come il gesuita vi suonava anche le campane. E con tanto piu piacere, in quanto questa specie di quietismo, accanto al suo carattere di castrazione, ne esibisce anche uno infantile; soprat­ tutto, affinché non manchi l'imbroglio, ne mostra uno molto virile, presente anche al di fuori del cristianesimo, nel1a Stoa e in Spinoza: ramor fati. Aflliggersi accresce soltanto l'afflizione, il soggetto che morde la catena che lo lega la sente solo di piu: si raccomanda perciò il distacco proprio del comportamento virile. Chiaramente però questo tipo di quietismo, a differenza di quello deferente, è duro e la sua arte di incassare colpi, di subire il destino, ricorda la calma del pugile che fronteggia l'assalto alla pari e non quella di chi, essendo sempre colpito, si accomoda alla frusta. L'amor fati, per quanto anch'esso sia lontano da ogni accesso alla "necessità domi­ nata", comprende tuttavia l'illusione di una certa reciproca media­ zione uomo-destino: la fairness.,. di questo amore del destino ne pre­ suppone una simile da parte di colui che è capace di questo amore. L'amor fati nella sua noblesse21 aveva perciò sempre guardato al fato come ad un qualcosa di grandioso, conforme ad una legge sublime, o eventualmente, nel senso di Spinoza, come ad un fato incurante della luce delle mete. Il quietismo sottomesso vede invece di fronte a sé un despota di elevata individualità, che dai tempi dell'antico Dio del Sinai non manca di umori vulcanici e che alla sua provvidenza fa prendere dei sentieri piu terribili che sublimi. Dunque, per tutti quelli che seguono il quietismo e ne fanno l'apologia, è soltanto una conse­ guenza che ! >elemento terrificante, in questo loro Dio-del-destino, sia addirittura essenziale: ciò, contemporaneamente, dispensa dalla teo­ dicea, poiché questa è soltanto il tentativo, che contraddice se stesso, di un quietismo disturbato nel sonno, il quale vuole ragionando ri­ tornare attraverso la veglia nel sonno. A dire il vero fu la miton In inglese nel testo. 27 In francese nel testo.

162

( )ric·111,mu•11/o

ddla p"·dica e dC'lla lcologia 111ii11z,·rit111a

logia stessa a fornire i mezzi alla teodicea necessaria in ogni tempo: i greci proiettarono il destino al di fuori della loro religione, come moira al disopra degli dei e quindi anche di Zeus che le fu sotto­ messo, diventando cos1 privo di responsabilità; per lo stesso scopo, 1a religione cristiana si prese cura del diavolo. Ma tutti questi capri espiatori sono stati rimossi e sostituiti dall'unica teodicea plausibile: se non c'è alcun Dio, nessuna chiesa può vivere. La limitata com­ prensione del suddito viene perciò mantenuta nella religione in modo che proprio ciò che per rintelletto come per il cuore è inconciliabile con il proprio Dio sia appunto Dio stesso. Questo è senza dubbio uno dei piu raffinati preparati d'oppio che sia mai arrivato sul mer­ cato religioso; non a caso Ja sua circolazione coincide in modo parti­ colare con i periodi di dispotismo politico, con il suo velato masochi­ smo e Ja sua crudeltà, con la fuga della piccola borghesia dalla li­ bertà (Signore, solleva tu stesso il carro) e con la cosiddetta irra­ zionalità. "Le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri": questa frase biblica viene ora completamente ipostatizzata senza il figlio dell'uomo, per onorare i signori piu alti che controllano, e il Dio eteronomo che è il loro rillesso. Oggi i suoi tre piu illusui testimoni sono il grande scrittore Kafka, il meno grande sacerdote Karl Barth, che tuttavia discende solenne (almeno dal tempo della sua esegesi dell'Epistola ai Romanit' e l'esperto collezionista di tabu, Rudo]f Otto. I romanzi di Kafka avvengono al margine di una trascendenza di cui non si può saper niente se non che viene tenuto un ]ibro e sarà emesso un giudizio; a loro appar­ tiene, lungo il sentiero costantemente presente e costantemente im­ praticabile che conduce a Dio, tutta la paura della predestinazione calvinista. Tutte le nostre azioni sono riferite ad un'intenzione, il cui senso e il cui significato nessuno ottenne mai di sapere, mentre il piu profondo significato ha la sua segretezza nel non possedere nes­ sun senso e nessun significato. Gli uffici nd caste11o, l'eterno processo nel tribunale sono incommensurabili con la comprensione; ogni pre­ sunta conoscenza di ciò che mantiene gli uomini in costante riferi­ mento con se stessi, ma anche in costante esclusione da se stessi, è unicamente un segno dell'essere completamente in errore. Certa­ mente però in Kafka, ciò di cui non si dà comprensione, non solo è riempito dalla trascendenza divina, ma mostra anche quell'anoni­ mità dd potere che contraddistingue il tardo capitalismo e la sua forma di dominio. Vagrimensore K nd Castello, Josef K nel Pro­ cesso continuano ad insistere sul proprio diritto di fronte a questo potere, aspettando che una breccia renda possibile un accesso, anche se inutilmente. Karl Barth, invece, si sa orientare meglio nella tra­ scendenza, aJmeno fin tanto che il suo Dio dice un no eterno al mondo, del tutto indifferentemente da come appare. I movimenti delle parole e dei muscoli della creatura sono allora non-senso e impudenza 21

K. Bnm, Der Riimerbriel (1919) (tr. it. L'Epistol, ai Rofllani, Milano 1967).

163

·n,m,"u Mii11ic·r tn,logo dello riva1"1.ione

d;1v;1111 i a Dio; in tal modo quindi il Deus absconditus riesce nello !>lesso tempo a schiacciare sia l'homo explicitus che l'homo abscon­ ditus. Barth spaua via l'incantesimo liberale; non esiste davanti alla totale autorità divina nessun intervento, cosi come per Lutero non esiste un parlamento di creature. Per Barth, ineccepibile repubbli­ cano, tutti i re e imperatori, in quanto uomini, sono scomparsi dalfo terra, ma sono conservati nel Pater omnipotens, in un'essenza dunque che come chimera cominciò ad essere riconosciuta già dopo Luigi XIV. L'abisso tra uomo e Dio ha per Barth l'effetto significativo di far scomparire il volto proprio, certamente umano, del figlio de1l'uomo. Gesu, a suo tempo il Messia del nuovo eone, coincide qui comple­ tamente, al di là delle tre persone della trinità, con il Pater omni­ potens: "La fede cristiana consiste ora solo in questo, che Dio e sol­ tanto Dio è il suo oggetto". Tabu quindi, dove si volge Io sguardo, religione intesa come timore e servitu, come sacro dispotismo su tutta la linea della genuflessa deferenza. Contro la "semplice di­ pendenza", ancor cos{ inoffensiva, di Schleiermacher, Hegel aveva osservato che i cani sarebbero i migliori cristiani: cosa che diventa vera innanzitutto in questa tiranno6.lia. Rimane Rudolf Otto, il "ta­ buista", il riduttore del "Sacro" al denominatore comune cli ciò che incute timore e suscita, anzi, orrore. Dappertutto "numinoso", "my­ sterium tremendum" e certamente come valori positivi, totalmente positivi, perché non ci siano equivoci. E almeno Gesu, come "my­ slerium fascinosum", come colui che seduce e abbatte, deve essere inserito in· questa dimensione, nella dimen�ione del "totalmente al, . . ' ehe per de fi1ruz1one . tro , : c10 è non-umano. Il "totaImente a I tro " è in questo modo un recipiente irrazionale che può essere riempito con tutti i contenuti reazienari. E coloro che sostengono questo, i meri mitologi della bestia