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English Pages iv, 441 [418] Year 2007
Contents Second to Third Century prolegomeni ad un congresso: considerazioni sull'esercito romano dell 'alto Impero.....
GiovanniBrini
L'armée romaine en mer Rouge et autour de la mer Rouge aux Iléme et Illémc siécles apr. J.-C.: propos de deux inscriptions latines découvertes sur l'archipel Farasan. Francois Villeneuve
13
New Light on the Roman Military Base at Dura-Europos: Interim Report on a Pilot Season of Fieldwork in 2005 SimonJames
29
From Praepositus Pretenturae to Dux Ripae.The Roman 'Grand Strategy' on the Middle Euphrates (2nd - 3rd cent. AD) ......... Tommaso Gnoli
.49
The Roman Legionary Camp at Legio, Israel: Results of an Archaeological Survey and Observations at on the Roman Military Presence the Site.............. Tepper Yotam
57
The development of the Roman forces in northeastern Anatolia. New evidence for the history ..... of the erercitus Cappadocicus Michael A. Speidel
73
Late Third to Seventh Century The Nabataeaan —Roman Negev in the Third Century CE .... Tali Erickson-Gini
.91
The Paved Road from Petra to the 'Arabah —Commercial Nabataean or Military Roman? Chaim Ben-David
101
Dignitatum: A Prolegomenon to the 2006 Excavations.............. Be'er Shema —Birsama of the Notitia Dolinka Benjamin J.
.11 1
Crossing the Negev in Late Roman Times: the Administrative development of Palaestina Tertia Salutaris and of its Imperial Road Network.............. Israel Roll
. 119
From the Constructive Technique Used in the Military Architecture of the Limes Arabicus to its Conservation and Valorisation Giuseppe Claudio Infranca
131
Military Architecture of the Limes Arabicus: Strategy, Commercial Routes, Quotidian Life Maysoun Al-Khouri Economic Conditions, Security Problems and the Deployment of the Army in Later Roman Palestine. Part I: Economy and Population .... .........
143
. 153
Israel Shatzman Fluctuating Provincial Borders in Mid-4thCentury Arabia and Palestine Joonas Sipilä
..... 201
Zosimos 11.34.I and 'The Constantinian Reform': Using Johannes Lydos to Expose an Insidious Fabrication Peter Brennan
.. 21 1
Two Steges of Anuda (AD 359 and 502-503) and the Experience of Combat jn thc Latc Roman Near East Noel Lenski Nm al Operations I)unng Pers•an Expedition of Emperor Juhan (363 AD). ..
217
Eduard •Amr Ibn •Adi. Mavia. the Phylarchs and the Latc Roman Army: Peace and War in the Near East.....
Ariel S. Levin Liarmée romaine et la défcnse de la Syric du Sud. Questions de méthode et nouveau document ... Maurice Sartre and Eteatnybs vog&Öov in Roman Arabia ( I st —3rd Century). 'EOvåexos-, Central Power. Local Administration, and Nomadic Environment .....
243
. 263
• .......... 275
ThomasBrüggemann Moines. militaircs et défense de la frontiére orientale au VIC s. ..... Geoffrev Greatrer Archaeological and Ancient Litera.ryEvidence for a Battle near Dara Gap, Turkey, AD 530: Topography. Texts and Trenches................ - .. Christopher Lillington-Martin The Byzantine Military in the Petra Papyri - a Summary. Zbigniew T. Fiema
. 285
299
. 313
The Operational Methods of the Late Roman Army in the Persian War of 572-591 Frank R. Trombley
321
Una guarnigione bizantina a Roma nell'ctå di Gregorio Magno: i Theodosiaci.......... ... Pietrina Pellegrini
357
Jews, Rats, and the Battle of Yarmük ......... David Woods
. 367
The Organization of the Army Cavalry in Late Roman Warfare.......... Hugh Elton
. 377
Centuriones ordinarii et ducenarii dans I'armée romaine tardive (Ill e -VIe s. apr. J.-C.) .
. 383
SylvainJanniard Campidoctores Vicarii vel Tribuni: The Senior Regimental Officers of the Late Roman Army and the Rise of the Campidoctor ................. P. Rance
395
From the Late Roman to the Early Byzantine Army.Two Aspects of Change ............... .. Oliver Schmitt
Egypt L 'occupation militaire tardive dans les oasis d'Égypte. L'exemple de Douch... .
.. .... .... 421
M. Reddé
Africa L'armée romaine d'Afrique de 375 å 439: Mythes et réalités ............. .. Yann Le Bohec
ii
. 431
Acknowledgements The congress *'The latc Roman army in the Near East from Diocletian to the Arab
conquest" was held on 10 —14th May 2005 at thc Universitå della Basilicata at Potenza and Matera and at the Sala per confercnzc del comunc di Acerenza.
Thc organization of the congress was supported by the following institutions: Ministcro dell' Universitå e della Riccrca; Universitå dclla Basilicata: Comunitå Montana dell' Alto Bradano; Comune di Accrenza; Provincia di Matcra; Ente Parco della Murgia Materana. The editors thank prof. Antonio Lcrra for his generous help in the organization of the congress.
Introduction This present volume includes the papers delivered at thc Congress. with additional submissions from Dolinka, Rance and Speidcl, who were not present at the congress but supplied their papcrs at a later stage. Ficma chaired one of the sessions and although not delivering a paper at the congress was able to include one for publication. Pierrc-Louis Gatier delivered a paper, but was not able to supply it for publication. John Cascy, Guido Clemente, Wolf Liebeschuctz and Roger Tomlin did not deliver papers, but chaired sessions. Relating to the thcme of the congress, most papers dealt with the Late Roman army in the Near East from Diocletian to thc Arab conquest. Nevertheless it should be noted that the paper by Brizzi is intended as an introduction to the passage from an Early Empire army to one of Late Antiquity. The topics proposed by Villeneuve, James and Gnoli were of great interest to the organizersof thc congress although pertaining to the second and third centuries. Tepper's paper focuses on the history of a military camp in Israel, from its construction in the second century A.D. to its abandonment, probably in Late Antiquity. Speidel's paper deals with the history of the army in Cappadocia from Early Empire to Late Antiquity. Shatzman's paper represents the first part of a largc body of research. It does not
specifically focus on the army, but is intended as the platform for his broad work in progress on the history of the Late Roman army in Palaestina. Reddé and Le Bohec were invited to deliver a special paper on the Late Roman army in Egypt and Africa. Finally, although not presenting at the conference, Pellegrini has provided a contribution on a military unit acting in Italy, supposed by some scholars to have originated from the Near Eastern army.
iii
Prolegomeni ad un congresso: considerazioni sull 'esercito romano dell 'alto Impero Giovanni Brizzi Università di Bologna
La relazione introduttiva ad un convegno risponde di solito, per necessità o per convenzione, soprattutto alle esigenze di una sintesi preliminare; e cosi sarà, inevitabilmente, anche oggi. Chi vi parla ha trattato in prevalenza, nel suo iter di storico militare antico, d'armamento. di tattiche, di mentalità; ma ha prudentemente fermato i suoi studi proprio sul limitarc dell'epoca che interessa i partecipanti a questo Colloquio,
contentandosi di toccare soprattutto i primi tre secoli dell'era nostra. E forse per questo chc l'amico Ariel mi ha invitato a tracciare qui, in una sona di premessa al tema del Colloquio stesso, un profilo di massima dell'esercito romano in età altoimperiale.
decidere anche sacralmcntc l'csito dellc gucrre. Ciò avviene. a parere di molti, perché ad opporsi all'Urbc non sono più Stati organicamentc costituiti, ma popolazioni barbarc, c perciò scntitc da un lato comc prive di un'identità vera e propria, dall'altro forse incapaci davvero di accettare il verdetto di una battaglia campale; sicché vengono a mancare, anche in guerra, le convenzioni ritenute necessarie in passato a formalizzare apertura, svolgimentoe chiusura delle ostilità.
A mio avviso, tuttavia, ciò è vero soltanto in parte. Questa prassi sembra, infatti, non essere stata sempre del tutto ignota, per esempio, a quelle genti germaniche che costituirono il principale nemico centroeuropeo di Roma:
Troppo vasto per poter essere esaurito nello spazio di una vi cra stato un tempo in cui, nella piana del Po, Boiorix, il semplice relazione, un tema simile esige inevitabilmente re dei Cimbri, poteva non solo sfidare Caio Mario a delle scelte. chiede, cioè, di essere inquadrato in via battaglia, ma invitarlo a fissare con lui la data c il luogo preliminare e circoscritto entro limiti precisi che in di uno scontro evidentemente considerato decisivo. Ora qualche modo lo definiscano; ma queste scelte debbono però questo tempo era passato; e, se è vero che forse privilegiarc comunque. secondo me, il requisito difficilmente i barbari avrebbero accettato ancora di essenziale della riflessione e dello sguardo complessivo. rimettersi ad un simile verdetto, è vero altresi che i Riprenderò dunque in questa sede un tema già trattato, la Romani consideravano ormai ogni realtà come "either res funzionalità d'insieme dell'esercito altoimperiale, Romana or res nullius". Credo che pochi concetti cercando di arricchirlo, per quanto possibile, con elementi possano evidenziare questo stato di cose come la nozione di novità; ma curando soprattutto di fornirc i dati di lime.s. almeno nel significato oggi più comunemente necessari al confronto con la struttura tardoantica che attribuito alla parola. Poco familiare alle popolazioni costituisce il tema di questo colloquio. Proviamo dunque limitrofe all'impero, dedite talvolta addirittura a forme di a partire da una constatazione solo in apparenza seminomadismo, l'idea di un confine rigido verso il sorprendente: nei confronti dei nemici esterni l'età barbaricum era stata ormai accantonata quasi ovunque altoimpcriale è caratterizzata dall'assenza quasi assoluta dai Romani stessi, i quali avevano finito per intenderla di grandi battaglie campali. Se contro Ic popolazioni del abitualmentenon nella forma di una linea ideale tracciata centro Europa non mancano certo conflitti anche di vaste sul terreno; ma, in modo assai più pragmatico, come una proporzioni, questi assumono talvolta, da una parte e fascia dalla profondità variabile il cui rispetto era dall'altra, la veste inquietantedell'invasione, più spesso affidato, secondo i rapporti di forza esistenti in loco, vivono la prassi limitata della reciproca incursionc o della all'energia o alla discrezione dei singoli governatori scorreria rapida, della razzia o della rappresaglia a provinciali. Ciò sia a causa dell'ormai consolidato devastare il tcmtorio nemico, ma conoscono in ogni caso principio della pax Romana; sia del fatto che, mancando soprattutto le forme elementari della guerriglia c ogni accordo con una controparte politica riconosciuta, dell'imboscata; c, anche quando danno vita a fatti d'armc veniva a mancare sostanzialmente anche ogni rispetto di maggiore rilievo, questi non trascendonoperò quasi delle regole. Un simile vacuum non poteva, naturalmente, mai il livello dello scontro disorganico e senza rcgole c non estendersi ai canoni della guerra in generale. mancano per lo più dei caratteri che avevano connotato come fcliccmcntc Ic Non può invece le 'bataillcs rangécs' essere questa, tuttavia, la sola risposta. Esiste, campali dei secoli battaglie Francesi —, Ic i chiamano infatti, un settore almeno delle frontiere imperiali lungo il preccdcnti, i iusta proelia dei Romani, quei confronti cioè secondo crismi c liturgic prestabilite che, per il carattere agonalc riconosciuto loro (la definizione è di Johann Basti, qui, ricordare l'affermazione di Polibio (XXXV. l) secondo cui, Huizinga), crano statc chiamatc spesso, in passato, a al tempo suo, «in Grecia e in Asia una sola battaglia o, più raramente due. erano sufficienti per deciderc l'esito di una guerra...». Per un commento cfr. Walbank 1979: 640-641. 2 Plut., Mar. 25.4-5.
cosi Alfòldi 1952:5.
TilE LATE ROMAN ARMY IN THE EAST
quale il limes segue davvero una linea netta c precisa; e la definizione degli spazi tra poteri i quali non solo si rispettano c si temono. ma evidentemente si riconoscono in via ufficiale, è precisa al punto che. per sottolinearla. gli incontri diplomatici tra i rispettivi rappresentanti avvengono talvolta su isolotti situati al centro del fiume che separa il territorio delle oppostc potenze. Il fiume in questione è, ovviamente. l'Eufrate c il potere alternativo a Roma è quello dell'impero partico. Eppure finanche tra questi nemici Ic tonti non ricordano quasi mai autentiche battaglie campali. I grandi episodî risolutivi appaiono singolarmente rari se non assenti; e se, tra Augusto e i primi anni di Matu) Aurelio non accade mai che i Parti penetrino nello spazio romano, i iusta proelia mancano anche nel caso opposto, quando cioè sono i Romani a invaderc il territorio nemico, c persino quando —cosa che, a partire dall'età di Traiano, accade per ben tre volte in meno di un secolo —le armate imperiali si spingono ad assalire e distruggere le capitali d'Occidente del regno 7 arsacide. Evidente in occasione di tutti questi conflitti, tale atteggiamento assume proporzioni addirittura sconcertanti al tempo dell'Optimus Princeps. Per esplicita testimonianza di Cassio Dione, infatti. le forze romane dilagano in territorio partico senza incontrarc alcuna vera resistenza; e intere regioni si arrendono senza combattere, al punto che l'imperatore, sorpreso e preoccupato per l'inerzia del nemico, reputa addirittura necessario mantener vigili le suc truppe con periodiche
Per quanto riguarda l'incontro di Caio Cesare con gli ambasciatori partici: Cass.Dio LV.lOa; Hier., ad a.2017. Cfr. lust. XLI.I.I: Parthi penes quos velut divisione orbis cum Romanis facta nunc Orientis imperium est; sulla spartizione del mondo anche Strabo XI.5 15.
Forse il solo evento militare di autenticorilievo nel corso di questi conflitti fu la battaglia cosiddetta di Dura Europos, vinta da Avidio Cassio durante la guerra partica di Lucio Vero. Di questo fattod'arme restano, purtroppo, solo i brevissimi accenni trasmessi da Luciano (hist. conscr. 19.20; 28): certo, come ammette l'autore stesso, non si può liquidare uno scontro simile "in neppure sette parole", ed è poco credibile che i Parli abbianoperdutooltre 70 mila dei loro controdue soli morti (e nove feriti) romani; ma dovette trattarsi senz'altro di una grande battaglia (e di una strepitosa vittoria romana). Altri combattimenti, anch'essi vittoriosi, sostennero, nel corso di questa stessa guerra, ancora Avidio Cassio a Circesium, sullTufrute. e, dopo la
presa di Nisibi, forse P. Marzio Vero lungo il corso del Tigri; mentre, durante il conflitto combattuto da Traiano uno scontro forse più impegnativo di altri fu quello che portò alla disfatta delle forze di
Sanatrukes. Tutti questi. però, sembrano episodi in qualche modo minori; c, per quanto possa apparire strano, ne sappiamo ancor meno che della battaglia di Dura Europos. 6 Questa è un'osservazione che ho già avanzato più volte. Per un'analisi più dettagliatadegli eventi rinvio qui ad alcuni miei lavori passati (cui sarà inevitabile fare, anche in seguito, costante riferimento): Brizzi 1981: 191-193; Brizzi 1983b•.25-27 e soprattutto Brizi 2002: 165-171. Trannc, forse, che in quello combattuto sotto Marco Aurelio. V. supra. nota 5. La differenza rispetto alle altre due guerre consiste nel fatto che questa era stata cominciata dai Parti stessi; i quali, quindi, si sentirono probabilmente impegnati a combatterla fino in fondo. Quanto invece
esercitazioni ed allarmi simulati.
evidentemcntc allo
scopo di cvitar loro pericolosi rilassamenti. Più volte Io stesso Dione sottolinea comc spazi enormi vengano traversati dalle legioni nclla più totale "asscnm dl IO c ciò fino all'occupazione della Babilonia c nemici addirittura fino alla presa di Ctcsifontc, che Osrocs abbandona in gran fretta, lasciando nelle mani del vincitorc una figlia e soprattutto il trono d'oro, simbolo della regalità arsacide. Che vi sia stata, durante questa guerra, una vera e propria controffensiva partica personalmente non lo credo affatto; c dunque, poiché su
una cosa almeno pcnso si possa convenir tutti senza eccezione —e cioè sulla superiore mobilità di un'armata come quella orientale, composta essenzialmente di cavalieri — è evidentemente proprio questa forza, che potrebbe costringerc il nemico a battersi e non lo fa, ad evitarc il confronto, mostrando con ciò una ritrosia che pare senz'altro venata di paura.
9 10
Cass.Dio LXV111.23.2. LXV111.26.42.
Non manca, naturalmente, chi è di parere del tutto contrario: tra gli altri Dierauer 1868: 154,nota 4: Petersen 1968: 214; Lepper 1948: 188. Anche di recente qualcuno (Bennett 1997: 201) si è detto convinto che sia stata la controffensiva arsacide in Mesopotamia a permettere Io scoppio della vastissima rivolta ebraica; mentrealtri (come Cizekl 994: 376-385,part. 384) hanno supposto che i primi a sollevarsi siano stati i Giudei della Partia e che la loro azione abbia poi spinto ad insorgere quei correligionarî i quali vivevano ormai da tempo dispersi nelle provincie orientali dell'impero romano. Queste ipotesi, tuttavia, sembrano da scartare entrambe: benché. infatti, l'interdipendenza fra i diversi teatri dell'insurrczione sia ammessa sostanzialmente da tutti (cfr.. tra gli altri, Pucci 1981: 98-99 e 104-119; Bruun 1992: 99, n 3; Firpo 1999: 72), sembra certo che a muoversi per prime siano state proprio le comunità ebraiche che abitavano le regioni al di qua
dell'Eufrate, grazie anche al fatto che se ne erano momentaneamente allontanati i presidi; mentre la diaspora babilonese non si sollevò che in un secondo momento, quando la guerriglia divampata nelle retrovie
costrinse le forze romane ad allentare la morsa sulle terre di recente conquista. Non vi è motivo di dubitare dell'asserto di Eusebio (HE IV.2.1) secondo cui il focolaio iniziale della rivolta va cercato in Cirenaica duranteil XVIII anno di Traiano, vale a dire nel 115/116; anche perché il dato sembra confermato da alcuni documenti papiracei, i
quali parlano di disordini già in corso qui e in Egitto prima del 117 (cfr. Fuks 1953: 131-158); prima cioè, che chiunque sia stato a
riaccendervi la lotta —cominciassero ad agitarsi le regioni della bassa Mesopotamia. Firpo 2001 : 233-245, propone uno stimolante collegamento con il sisma che devastò Antiochia, avanzando l'ipotesi che, letto dagli estremisti ebraici in termini apocalittici, tale evento sia stato tra i fattori scatenanti della rivolta. Quanto a me, della realtà di una 'controffensiva' partica continuo a dubitare: non solo, infatti, non vedo
di quali nuove energie questa avrebbe potuto alimentarsi (nulla, nella situazione interna del regno arsacide, era veramente cambiato rispetto
all'inizio della guerra...), ma mi sembra addirittura che il comportamento attendistico abbia finito per configurarsi. da parte degli Arsacidi, come una sorta di opzione strategica obbligata, che fu adottata di nuovo circa un secolo dopo. Al di là del fatto che la mia opinione trovi un parziale conforto nel parere di autorevoli studiosi (come lo Henderson 1949: 127 s.; secondo cui l'azione di Sanatrukes e di Parthamaspates andrebbe addirittura datata ad un periodo anteriore al 116/117), una constatazione resta, comunque, inevitabile malgrado tutto: qualunque risposta si voglia dare al quesito iniziale, non fu la 'contronensiva' purticu a favorire l'insurrezione ebraica. dovunque essa sia cominciata, ma furono i Parti a giovarsi di quest'ultima per tentar di allontanarei Romani dalle loro terre. Del problema, ad ogni modo, mi sono già occupato altrove (cfr. Brizzi 2002: 167 ss.; Brizzi, in corso di
alle campagne di Settimio Severo, sc durante la prima di esse «non si registra apparentemente opposizione di sorta alla penetrazione romana nel territorio panico», la seconda non dura, tra l'imbarco a Brindisi e ln presa di Ctesifonte, «neppure sei mesi» (cosi Calderini 1949: 59 e 70).
Il terminedgaxti ritoma più volte in Cassio Dione - LX VIII. 18.3b;
19.2 , e compare —a 19.4 —l'espressione vizvv...üval/lov. vittoria senza spargimento di sangue.
stampa); c non è mia intenzione ritornarvi qui.
2
GIOVANNI BRIZZI: PROLEGOMENIAD UN CONGRESSO
Proprio questa potrebbe, dunque, configurarsi come una significativa ed importante concausa a spiegare l'assenza, in età altoimperiale. di quelli che abbiamo definito, con Huizinga, gli scontri agonali: quello romano era, forse. un esercito al quale tutti i nemici si guardavano ormai benc dall'offrirli. E tuttavia se al fatto che Ic armate dell'Urbe incutessero un salutarc spavento si può senz'altro credere quando si parla dei barbari del centro Europa —i quali, frazionati in una miriade di tribù spesso in lotta tra loro. rimasero a lungo incapaci di minacciare seriamente l'impero —la spiegazione lascia invece perplessi quando è riferita ad un organismo militare da sempre ritenuto fra i più temibili del mondo antico. Se, infatti, i moderni si sono dichiarati spesso convinti che, potendo esplicare appieno «la classica combinazione di potenza di tiro e 12 forza d'urto», la simbiosi tra cavalleria pesante ed arcieri a cavallo «revolutionised ancient warfare»;13 questa opinione sembra, cosa ancor più singolare, essere stata in certo qual modo recepita dai Romani stessi. Su di essi la disfatta di Carrhae ha avuto un effetto traumatico forte e duraturo al punto di conferire all'evento «il valore simbolico di scontro tra Occidente c Oriente» e di darc origine ad una produzione scritta «che si è poi rinnovata con puntuale ricorrenza» in occasione di ogni conflitto contro gli Arsacidi. 14 per tutta l'ctà altoimperiale resta, nondimeno, inconfutabile un fatto. Se sono stati i Romani ad essere sconfitti nel primo scontro campale sostenuto con i Parti, sono stati tuttavia sempre loro, in seguito, ad assumere l'iniziativa, invadendo ripetutamente, tra gli inizî del II e quelli del III secolo d.c., Ic terre del nemico orientale e provocandone le armate a battaglia. Certo, secondo un atteggiamento topico assai frequente, l'interesse per il nemico e l'innata tendenza romana ad esaltarlo dovettero generare anche in questo caso un'eco ricorrente nella letteratura di Roma imperiale, certo dovettero dar vita ad una sorta, se cosi si può dire, di vezzo culturale. Credo però che questo fenomeno sia stato capace di produrre soprattutto testi retorici o celebrativi e forse qualche trattato etnografico, simile in fondo, anche come impostazione, alla Germania di Tacito; e non, se non in misura assai ridotta, opere tecniche volte alla reale soluzione militare del problema partico o trattazioni storiche vere e proprie. Queste ultime comunque, quando sono sopravvissute, sembrano —si tratti di Cassio Dione o di Cornelio Frontone — mostrarci, sia pur di riflesso, il problema come assai meno grave di quanto comunemente si immagini.
che l'esercito di Roma abbia adeguato in fretta le suc strutture. annullando di fatto molto rapidamente la minaccia militare partica: ciò attraverso un processo il quale, secondo me, era già in gran parte compiuto ncl momento in cui si generalizzarono rintroduzione c l'impiego della Iorica segmentata c del pilum pesante. Proprio questi strumenti. infatti, contribuirono in larga di fronteggiarc con misura a mettere Ic legioni in grado 15 successo Ic cavalleric orientali. Mi sia concesso, qui. di soffermarmi alquanto su quest'ultimo punto, poiché esso sta alla base di tutto il mio ragionamento ultcriore. Formulata oltre un ventennio fa. la mia ipotesi non ha avuto finora, debbo ammetterlo. molta fortuna; ma ciò anche a causa, credo di poterlo dire, dell'atteggiamento aprioristico e forse non sempre scientificamente corretto di un settore almeno della critica. Mentre infatti uno dei presuppostiavanzati allora —quello secondo cui la Iorica segmentata, preziosa ovunque. dovette offrire il contributo più rilevante proprio sul fronte dell'Eufrate, come protezione efficace contro Ic16 frecce degli hippotoxotai —è stato confutato spesso; l'altro, quello relativo all'impiego prevalente del pilum pesante come arma decisiva contro le cavallerie corazzate soprattutto contro i catafratti partici o sarmatici —è stato, viceversa, ripreso più volte, senza però che il mio nome 17 sia stato citato quasi mai. Riconsideriamo dunque, quest'idea anche alla luce delle conoscenzepiù recenti. Delle due minacce portate dalle cavallerie arsacidi quella costituita dai catafratti era forse la meno grave: la loro ridotta autonomia e la loro scarsa 19 18 manovrabilità, colte già dalle fonti antiche, sono state ulteriormente sottolineate da alcuni studiosi moderni; i quali sono giunti alla conclusione che «la loro terribilità» consistesse «forse...più nell'aspetto che nelle reali 20 possibilità di utilizzazione». Sicuramente inferiori alle cavallerie leggere,21 i catafratti potevano essere messi in IS Cfr. Brizi 1981: 177-201; Brizi 1983b: 9-30. 16 Cfr., ad esempio, Bishop-Coulston 1993: 85. 17
E benché.si noti. i due presuppostisiano forrnulati insieme, l'uno a complementodell'altro, nel contestodel medesimo articolo: cfr. Brizzi
1981: 183-184, 195-195, 198 s. 18 Alcuni dei primi lavori relativi alla cavalleria catafratta sono in lingua russa: dell'evoluzione di questocorpo e di quello degli arcieri montati
prima della battaglia di Carrhae parla. per esempio, Pugachenkova
1966: 27-43. Cfr. anche: Chazanov 1968: 185-191. Su di essi si vedano, inoltre, Rubin 1955: 264-283; Eadie 1967: 161-173; Gamber 1968: 14 ss.; Bivar 1972:273-291; Speidel 1984: 151-156; Coulston 1986: 60-68. 71-75: Hyland 1990: 148-156;Mielczarek 1995; Mielczarek 1999: 101105; Harl 1996: 601-627. 19Dovuta al peso e all'ingombro delle corazze a protezione del cavallo e del cavaliere lust. X LI. 2. IO: ceterum intolerandiforent, si quanta his est impetus vis, tanta et perseverantia esset. Cfr. Plut., Crass. 18; Heliod., Aethiopica. IX. 15.6. 20Così Gabba 1974: 32. Del tutto analogo è il commento che Cipolla 19992: 8 riserva all'omologa formazione del Medio Evo: «molto pittoresca, ma poco maneggevole». 21Credo che quanto mai opportuno sia, a questo proposito, un parallelo con le cavallerie medievali. L'Europa, forse soprattutto quella tedesca, faceva affidamento soprattutto sulla cavalleria pesante, gravemente inferiore rispetto alle cavallerie leggere orientali, mongole o turche che fossero: ancora il Montecuccoli (Aforismi. lib. III, cap. VII, p. 236)
Solo apparente, la contraddizione interna a questo quadro può in realtà essere risolta semplicemente ammettendo cosi Luttwak 1981:65. Cosi Raschke 1978: 821 nota 727. Sia pure ormai datato (Rostovtzeff 1935: 162-163; Debevoise 1938: 93; e in certa misura, malgrado l'opportuno scetticismo sulla reale forza dei catarratti, persino Gabba 1974:9 ss.; in particolarep. 14), il topos che vuole i Parti militarmente superiori ai Romani almeno sul piano tattico sembra, presso la moderna critica, assai difficile da sfatare. Cosi Gabba 1974: 14 e nota 16; p. IO e nota IO; 9-1 1. 3
THE LATT Rt»4AN ARMV
FAST
grave diffreoltà ancbe formazsont organamate d' fantcoa PorchC 11loro trtV'rego. oltre ad essere bmJtato alla pianura. nduccva pcr form od una sola. breve canca. Sia pur travolgente. al tcml'nc della quale occorreva far rifiatare I cavalli. 1 catafrattl divenivano vulnerabili 011•attacco d) una fanteria orgamznta ed armata come quclla romana. purchc venissero assaliti poma dl poter prendere lo slanc•o o subito dopo averlo esaurito Lo conferma secondo mc oltre ogni dubbio un passo dl Tacito. sta pur rifento all'analoga realtà sannattca• quasi irresistibili quando cancano (ubi per turmaç advenere VL.rulla acies obstlterit... ). i catafratti sono invece Incapaci di battersi se vengono attaccati da pedestrem pugnam tam ignavum.
in questo caso.
al quella 'l gtavelk'tto avrà. su cavalrn d} staffe cancaru• 'n ranch' serratu (le corazre con esito letale c.
cavalxre cm
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persino supenon se II ca»allo nfam I'ammale traKuna d' solito con se anche seguono, trnpacoatl dalle gualdrappe c del loro cavallcn. e Incapaci dl ostacolo imprevrsto St può che. soltanto da una distanza molto rat,.N tcrnata. una pila pesanti fosse addinttura ln grado dl arrcsqarele della cavalleria corazzata.
infatti, è lo stesso tegimen,ferreis laminis aut praeduro
Dando dunque per acquisita (o almeno per consolidataa sumcienza...) la prima parle della mia teona. provolutis....inhabile ad resurgendum. Si deve dunque relativa cioè alFimpiego del quella Pilum pesante, vorrei concluderc che Ic cavallcric corazzate, a disagio non qui insistere ancora un poco su natura c funzioni del appena perdono la loro mobilità. possono esser tra gli strumenti in esame. Per la nascita dellasecondo contrastate sia adottando uno schieramento di fanti loti(a segmentata —attribuita a lungo. secondo la datazione piu compatto e profondo, impossibile da sfondare, sia comunemente accolta, all'età di Claudio si era proposta disponendo veli sottili di truppe se%uitia breve distanza di recente una datazione diversa. rialzandola al regno dl da corpi di rincalzo più consistenti: qualora si ostinino Tiberio e supponendo che essa costituisse l'evoluzione dl ad attaccare schieramentidell'uno o dell'altro tipo, una un'armatura di tipo gladiatorio messa in campo durante volta esaurita la loro forza d'urto, i catafratti. ormai fermi I'insurTezione di Floro c Sacroviro. Per quanto riguarda c incapaci di girarsi rapidamente, potranno essere a loro la sua diffusione, viceversa, ci si cra costantemente volta attaccati e distrutti. attenuti al parere, a lungo dominante tra gli studiosi. secondo cui questo tipo di corazza, di uso comune lungo Solo uno schieramento vi è nel quale la fanteria romana limites europei, cra Invece sostanzialmente ignoto proprio risulta immediatamente vulnerabile: quello per coorti, che sul fronte orientale. A questo categorico asserto SI espone all'urto delle masse corazzate schieramenti creduto di trovare un sostegno inoppugnabile era nella profondi abbastanza da costituire, se mi si passa il constatazione che i frammenti di Iorica segmentata termine, un bersaglio pagante, ma non tanto da risultare venivano tutti dalle regioni dell'Europa settentrionale. indigesto, poiché può essere travolto e spazzato via con il Chi, come me, cercava di affermare il contrario ribatteva, semplice peso della carica. Si tratta, però, proprio della certo, che l'ormai secolare tradizione nel campo degli formazionc adottata più spesso dalle armate imperiali; studî sul limes e l'enorme sviluppo della ricerca sicché quanto mai opportuna risulta rintroduzione del archeologica all'intemo di pilum pesante. Dotato di una forza di penetrazione almeno in parte spiegare alcuni paesi europei potevano la concentrazione dei reperti in enormemente accresciuta e resa estrema dalla somma queste regioni soltanto; 28 ma doveva poi arrendersi delle velocità contrapposte, quella dell'arma stessa e di fronte all 'apparente evidenza del dato proposto. esaltava il vantaggio del Turco. derivante dall' «unico e proprio suo modo di battagliare. avendo egli cavalli più veloci e più agili de' nostri e meno aggravati degli arnesi di briglie. selle e arrnature». Sulla superiorità della cavalleria leggera. di quella mongola in particolare cfr. Moryson 1903: 35, 47; Oman 1924: 346; Oman 1937: 758-759: Sinor 1956: 45-46. Come i tardi epigoni europei, anche I•alta aristocrazia arsacide sacrificò forse «tattica e strategia al sogno impossibile di colpire il nemico rimanendo invulnerabile» (la frase è di Lot 1946: 429) 22Il passo (Tac.. Hist. I. 79) ricorda come una schiera di Rossolani forte di ben 9 mila uomini, penetrata in Mesia, venga sorpresa dai fanti di Roma; i quali, agili pur nelle loro armature, attaccano con gladio e pila questi cavalieri corazzati, in tuttosimili a quelli partici, e li distruggono agevolmente. 23E il suggerimento offerto da diverse fonti, come Erodiano (IV. 14.7) o Maurizio (Strat. XI.2, p.259). 24 Una tattica del genere fu adottata nel 272 da Aureliano a Immae contro i cavalieri palmireni di Zabdas (Zos., Historia nova 1.50:3-4) e da
Ora, tuttavia, entrambi questi asserti si sono definitivamente rivelati privi di fondamento. Mentre infatti i rinvenimenti da Kalkriese costringono a risalire senz'altro l'adozione della Iorica segmentatafar da parte delle Ù-upperomane all'età di Augusto, frammenti di corazze di questo tipo sono stati trovati di recente anche fuori dall'Europa, in Marocco, ma soprattutto in 2.sOltre
a quanto citato supra. alla nota , si veda anche: Brizzi 2002:
160-162, 172-174; Brizi 2003: 142. 26 Cosi Bishop and Coulston 1993: 85. Fors 'anche per l'auctoritas della quale godeva colui che per pnmo ne aveva proposto una ricostruzione plausibile: cfr. Russell Robinson 1975: 9. Cfr. anche, a mero titolo di esempio, Simkins 1979: 17.
Costantino contro i lancieri corazzati di Massenzio alla battaglia di Tonno, nel 312 d.c. (Paneg.Lat. X.22-24): cfr. Gabba 1974:28-29, note 65, 67 c 68. Va ricordato tuttavia che, in questi scontri mancava, ai catafrattl, la copertura, indispensabile, degli arcieri a cavallo.
Cfr. Brizi 2002: 173. 29
Cfr., tra gli altri. Franzius 1995: 69-88; Schlüter 1999: 125-159.
Cfr. Thomas 2003: l.
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GIOVANNI BRt77.1 PP(R
Isnele. contesti archeologici relativi alla pnma grande rtvolta giudaica. naturalmente questo secondo il punto che Più ci interessa: caduto ormai. in presenza dei nuovi reperti. il principale rilievo mosso alla nua teoria, si possono infatti riconsiderarne presupposti c argomentazione. A talc proposito sorprende, in particolare, il fatto che 11mio punto di vista sembri non csser stato minimamente compreso dai critici: tanto più che, in realtà, esso non si discosta poi molto dal loro, o almeno dall'ipotesi originaria cui affermano di aderire.32 Neppure a me, infatti, sfugge come il principale problema posto dalla Iorica hamata —quella cotta di maglia cui la coraza di nuovo tipo si affianca senza sostituirla —nasca in realtà dalla sua natura flessibile. A causa di questo carattere, si è detto, qualsiasi urto spingerà i suoi anelli nelle carni del soldato con una forza proporzionale alla violenza dell'urto stesso; sicché la pelle, i tessuti c le ossa sottostanti ne riceveranno, comunque, un danno di
qualche entità. Al contrario. grazie alla sua struttura rigida, la Iorica segmentata proteggerà il fantc romano anche da questo effetto. Ma tale spiegazione, per quanto intelligente e persuasiva, mi sembra tuttavia solo parziale, alcuni particolari poiché ignora estremamente significativi. Ai suoi sostenitori sembra in primo luogo essere sfuggito il fatto che, almeno a distanza ravvicinata, le sole offese veramente pericolose per chi indossi una Iorica hamata vengono dai colpi di mazza e dai fendenti inferti con asce o spade pesanti: se infatti, in sé, la pressione degli anelli rappresenta poco più che un fastidio, cui si può ovviare semplicemente frapponendo un'imbottitura spessa e morbida, per esempio un farsetto, tra l'armatura e il corpo, l'integrità fisica del soldato rimarrà invece ben più esposta alla forza del trauma. La minaccia più grave è dunque quella portata dalle armi che, con un termine tecnico moderno, sogliono definirsi da botta: anche se non riusciranno in alcun modo a lacerare o a squarciare la trama degli anelli metallici, capace di ripartire l'energia del colpo su una superficie molto ampia, una forte percossa o un fendente energico potranno infatti, se aiutati dal peso dell'arma, fratturare un osso o provocare una lesione interna invalidante e talvolta mortale. Al contrario, è solo perforando le maglie che una stoccata diritta può ferire od uccidere chi indossi un corpetto metallico; altrimenti ogni affondo, anche il più violento avrà, per la forza limitata del braccio umano, effetti sostanzialmente modesti. Per riuscire fatale un colpo di punta deve dunque essere inferto con un'arma acuminata,
AO
simile ad csempto alla misericordia o allo sforuiags•co. 1 cosiddetti 'pugnali assass:m• del Rinasctrnento fallano. solo armi simili. Infatti. capaci d) agirc su un ancl!o alla volta. riescono a forzare la coesmnc dl una cotta di maglia. SI tratta. tuttavia. dl uno strumcnto c add•nttura di un concctto chc paiono del tutto Ignoti allc gcntl del centro Europa. equnpagg•atesrrsso con spade lunghc c
pesanti. ma dalla punta smussata. I Romant non ignoravano certo questa abitudtnc del barbari d' colpirc caesim piuttosto chc punctrm: eppurc - fors•anchc pcrchC
contavanoSia sulla loro collaudataccccllcnza nella lotta corpo a corpo. Sia sul sostegno reciproco abitualmcntc assicurato loro dai compagni dl linea all'intcrno degli non SI erano mal curati, finora. di schieramenti difensivo che nsahva almeno armamento modificare un c Ciò malgrado avessero punichc: all'età delle gucrre i incontrato da secoli avversari i quali. come i Celti o sferrarc Gerrnani, erano provvisti di asce c spade adatte a alla soprattutto fendenti di taglio. Ove ci SI attenga una con spiegazione proposta, ci si scontra dunquc logicache singolare aporia, cronologica forse più ancora E non solo: non si può ignorare neppurc il fatto che pcr attutire i colpi dcllc armi da botta. i soli — ripeto veramente pericolosi, sarebbe comunque bastato semplicementeaggiungere al giaco di maglia una coppia di spallacci rigidi. La soluzione prospettata,quindi, è comunque solo parziale, poiché non chiarisce quale funzione dovessero avere Ic lame metalliche poste a protezione del busto.
Per comprendere fino in fondo la funzionalità della nuova armaturaè infatti necessario, secondo mc, chiarire anche quest'ultimo dettaglio. Certo, la corazza a segmenti, assai più corta della Iorica hamata, aveva un peso molto minore di quella; e tale pregio incise indubbiamente non poco nel determinarne la fortuna presso le fanterie imperiali. Ma essa doveva presentare altresi vantaggi di natura diversa; e in particolare doveva offrire una protezione molto maggiore contro un tipo di arma offensiva che non abbiamo ancora considerato. In realtà vi è stato chi ha colto in parte questo problema, e, giungendo a conclusioni analoghe alle mie, ha affermato che la cotta metallica «n'empêche ni les traumatismes,ni méme les blessures ouvertes dans le cas d'un trait acéré ou très violent»; ma nessuno, che io sappia, si è sbilanciato a definire l'arma capace di ottenere un simile risultato.
Natura e caratteri di essa si possono invece, a parer mio, desumere facilmente proprio dalle considerazioni che abbiamo proposto sopra. Mosse dall'energia cinetica impressa loro dagli archi da guerra, le frecce migliori, terminanti con l'aguzza cuspide poligonata che gli 36 Anglosassoni chiamano «bodkin head», portano un
Come Gamla —ant. Gamala Masada, Zippori —ant. Sepphoris —: cfr. Syon 2002: 134-153(la notizia del rinvenimento è a p. 145. Brevi cenni in Arma 6, 1994: 16; e 7, 1995: 8); Stiebel 2003: 215-244.
Cosi Feugère 1993: 129 (il quale, peraltro, non si cura in alcun modo di citare i miei lavori, tutti anteriori al suo...).
Ulteriori riferimenti, anche a testi tuttorainediti, in Cowan 2004: 1-3. Quello di Williams 1977: 77; cfr. Bishop and Coulston 1993:85. Ibid. 34 Che il Williams 1977 ha probabilmenteestrapolatoper analogia dagli studi degli specialisti sugli armamentimedievali.
36 Secondo il Taybugha«le più affidabili tra le punte di freccia sono quelle a sezione triangolare o quadrata. Esse sono usate in battaglia e per trapassare ogni tipo di corazza»: cfr. Latham-Paterson 1970: 25-26. 5
t
ROMAN
IN
EAST
colpo dg natura ln tutto stnule a qucllo della misericordia o dello sfondawaco medlevall, ma assai piu potente; c nescono cosi n forare 11farsetto dl maglia. squarciandone la trama. Più pcricoloso di quals•asl fendcntc è dunque. per il Romano. l'impatto di un dardo di qucsto tipo, quando almeno esso venga scagliato da un arco potente: comc il longbow. l'arma lunga inglesc, sarà in grado, secoli dopo, di perforare la cotta dei cavalieri francesi, cosi si deve concluderc che Ic frecce dCl Pani non solo spingessero dolorosamcntc gli anelli della Iorica hamata nella carnc dei nemici, ma addinttura rtuscisscro a lacerarli con esito mortale.
Al contrario, «la cuirassc scgmentéc est une véritable armure: elle pcrmct dc supporter sans dommage des coups bcaucoup plus violents». Solo la necessità di proteggersi contro simili colpi può dunque, secondo me, spiegarc appieno la nccessità di avvolgere il busto con gli scomodi segmenta metallici. Lc frecce scagliate dall'arco partico necessariamentc lunghe, ondc pcrmctterc al braccio di tenderc completamente l'arma; ma al tempo stesso sottili c leggerc per non ridurnc troppo la portata — saranno fisicamente inefficaci contro una corazza a piastra di idonea consistenza. Una Iorica segmentata che pesa intorno ai 9 chilogrammi ha lame spesse oltre un millimetro (forsc addirittura mm 1.25...);e lo spessore è raddoppiato dal loro sovrapporsi su quasi tutto il tronco del soldato. Urtando contro questa superficie resistente c compatta, è verosimile dunque che Ic frecce vibrino al momento dell'urto, rimbalzando fino a cadere, o che il loro fusto si spezzi.
sostenuto da più parti. «a bow designed for usc is likcly to bc morc powerful than a horse bow almeno vcrosimlc che una corazza capace dl resister e alla piu poderosatra Ic armi dcl pnmo tipo. Il longbr,» inglese appunto. offnssc a rnaggior rag.onc una difesa efficace anchc contro l'arco composto partico.
Come Ic armature del XV secolo. la lortca segmemata doveva dunque esser vulnerabile solo a quadrelll con, e massicci. molto PIO pesanti dcllc semplici frecce scagliati in antico dalla potenza delle macchine da guerra e tuttavia ultenori espcnmenti di re-enactment dimostrano che persino questi dardi —pur certo capaci, con la scmpltce fora d'urto, di produrre traumi «disabling or killing thc victim» —avrebbero faticato a perforare una corazza a scgrncnti. E dunque, sc C scnz'altro chc una presenza tanto rnassiccia dl questo strumento nell'Occidente romano non può spiegarsi solo con la casualità dei rinvenimenti o con l'ipotesi di un suo uso generalizzato solo durante la normale attività di guarnigione, si potrà d'altronde escludere, d'ora in avanti, anche l'ipotesi contraria; che, cioè, le forze dell'Oriente romano ne abbiano ignorato l'esistenza. Si potrà, a maggior ragione, escludere altresi —come già suggeriva la logica — che l'adozione del pilum pesante e della corazza a lame da parte dei Romani rappresenti solo il frutto di un concorso di circostanze.
Con simili conclusioni sembra singolarmente accordarsi, del resto, anche il dato di alcune fonti letterarie. 11 problema di trovare contra equitem Parthum...ullam armaturam... era stato avvertito già all'indomani di
Forrnulata più volte da chi scrive e precisata nel corso 41 degli anni, anche questa ipotesi è venuta, io credo, confermandosi col tempo. Forse non é giusto concedere una fiducia incondizionata alla sperimentazionemoderna dei cosiddetti 're-enactors ', ma non è permesso nemmeno dubitare della serietà degli esperimenti di alcuni tra loro; cd è quindi assai significativo il fatto che prove di tiro condotte con repliche del longbow inglese contro una copia di Iorica segmentata abbiano visto le frecce rimbalzare spesso o il loro fusto infrangersi dopo una penetrazione assolutamente superficiale. confronto può essere solo indiretto; ma se, come si è
Sulle armi medievali capaci di perforareuna corazza cfr. EdgePaddock 1988; 35; 91. Assolutamente categorica è, in proposito, la testimonianza di Plutarco
Carrhae;
c, qualunque sia stato il progetto originario che
portò alla creazione della Iorica segmentata, fu proprio rispetto alla minaccia partica che l'armatura di nuova concezione si prestò a dare nei fatti una risposta affidabile, o al momento stesso della sua messa in linea, già sul finire del regno di Augusto; o, comunque, poco tempo dopo, quando se ne dovettero fatalmente intuire potenzialità ed efficacia. Ad ogni modo tali doti sembrano esser state senz'altro note ed apprezzate da tempo agli inizi del II secolo: sottolineando come i soldati di Traiano, avvezzi alle terribili ferite causate dalle falci dei Daci, spregino ormai le punture inflitte dalle frecce partiche, Frontone non fa infatti, a mio avviso, solo della facile propaganda, ma sottolinea un fatto reale: gli
Cfr., p. es., Coulston 1985: 291.
Alla distanza di 50 metri il dardo di una modema carroballista è riuscito a forare la piastra superiore della Iorica, «piercing I .25 mm thick steel hoops», rna ha solamente intaccato, sia pur quasi traversandola,quella inferiore: cfr. Wilkins - Morgan 2000: 93. La morte o l'invalidità sarebberoderivate non da una ferita, ma dalla
a proposito della battaglia di Carrhae: Plut., Crass., 24-25. Benché l'autore greco accenni a punte ritorte o provviste di alette, sembra più probabile che le punte da guerra impiegate contro bersagli corazzati fossero, appunto, quelle a sezione triangolare o quadrata. Cosi Fcugère 1993: 129. 40Come ricorda Plinio (nat.hist.XVI, 159-161), nel mondo romano le frecce erano ricavate da un particolare tipo di canna (l'harundo donar);
profonda imbutitura prodotta nella Iorica in conseguenm del colpo.
La frase è di Cicerone, in una lettera a Papirio Paeto scritta pochi anni
dopo Carrhae (seconda metà del mese di febbraio 50 a.C.): ad Fam IX.25.l. 46Fronto. Princ.Hist. 9: ..in bello profectus est cum cognitiv militibus hostem Parthum contemnentibus. sagittarum ictus post ingentia
e, per quanto fosse forse più robusto, il fusto dei dardi partici non doveva differire di molto da questo. Oltre a quanto citato supra cfr. Brizzi 2003: 138 ss. July 1994: 36-39. Cfr. Hardy 1992 : 236; cfr.
Dacorumfalcibus inlata volnera despicatui habentibus.
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GIOVANNI
anneri a cavallo e i loro dardi fanno ora assai meno paura che non in passato. E tuttasia., se pure ne rappresenta forse il momento centrale. l'adozione del pilum pesante e della Iorica segmentata non esaurisce affatto il processo di mutamento interno all•esercito di Roma; un processo il quale. Impostato come si è visto forse immediatamente dopo la disfatta di Carrhac. conosce una vasta serie di rmdifichc successive. chc giungono senza interruzione almeno all•eti di Adriano. Fino dal tempo di Antonio le armate imperiali cominciano ad incorporare. in funzione antipartica. forti nuclei di frombolieri balearici e cretesi. i cui proiettili sono. da un lato. mortali anche per i catafratti. hanno, dall'altro, una gittata almeno pari a quella dell'arco panico: e questo schermo, incaricato di sul campo le grandi forrnazionidi fanteria pesante, i Romani continuano poi costantemente a potenziarlo e addensarlo, aggiungendovi nuclei di lanciatori di giasellotto e di arcieri cretesi. siriaci o levantini, dotati a loro volta, questi ultimi, di armi forse più potenti rispetto all•arco stesso impiegato dagli hipporarotai. Entrano in linea inoltre, forse a partire dall•età di Traiano. nuove e potenti macchine mobili da getto, le cosiddette carroballistae: le quali, vera artiglieria da campagna ante litteram, sono le prime a poter essere schierate e impiegate direttamente sul campo di battaglia. *l Sempre durante I•età antonina, infine, si compie l'ultimo passo: l'esercito romano conosce un forte processo di potenziamento e sFcialimzione delle forze montate, accresciute con tipologie nuove e assai rafforate numericamente. Se rintroduzione di reparti catafratti sembra esser stata, Lo I•em•cu dl
esemio. Cassio Dione (XLlX.20.3) quandoricorda contro i cavalieri coramti di Pacoro da parte
f«-ze dl Ventidio Basso (38 a.C.). Vegeno (Epit., 11.23)arcieri e frombolieri avevano amn a
lunga gat2ta-•a ben 600 psedl di distanz giungeva. ad esempio. il tiro fusritwus. una gande fionda attaccata ad un bastone (cfr. 1996: 91 1 Ma anche le semplici frombole colpivano assai e con notesole emcacia La portatadi tiro dei frombolieri rodil
m età greca. doppia rispetto a quella dei loro omologhi persiani e a qxlla degli archi migliori (Xen., Anab. 111.3.10);una caranensuca- questa- che sembra essersi conservata anche in età Già durante le sfortunate spedizioni di Antonio, infatti, gli him•yoxotül pamcl asesano perduto la capacità.decisiva a Carrhae.di
colpire Indisturbati. e avevano dovuto pagare un pesante tributo al tiro da frombolien: Plut-. Ant- 41.6-7:42. l; 45. I . dl Di «a Xreen to protect the close-order legionary infantry from enemy paria precisamente il Coulston 1985: 293.
E
PROLEOOMFNIAO UN
q prima del III secolo, poco più che un esperimento. 2 agtt equites legionis si affiancano ora alcuni nuovi corpi dl cavalleria Fsantc: per esempio i contarti. che Impregano il contus. la lunga lancia tenuta con entrambe«mani. e sono perciò pnvi sia di scudo. sia di corazza. I COTTE ricorda la Tattica di Amano. proprio Adriano stabilisce infine che alcuni reparti indigeni a cavallo. siano essi Parti od Armeni. Celti o Sarmatl, conservano armi ed equipaggiamento caratteristici della nazione d'origine c ne mantenegano i metodi dl combattimento: tra le unità leggere entrano cosi definitivamente in linea in questo stesso momento, reclutati in aree come la Cirenaica c la Numidia. Creta ed il Levante. sia i cosiddetti numeri. le formazioni indigene tra cui eccellono i Mauri. i formidabili squadroni berberi che si sono distinti già sotto Traiano, sia gli equites sagittarii, arcieri a cavallo che imitano quelli arsacidi. le Di fronte alla crescente efficienm delle forze imperiali partica vengono possibilità tattiche dell'armata la cavalleria esempio, per Ora, più. affievolendosi sempre da manovrabile poco e impacciata sé per pesante, di sempre, risulta ancora più esposta alle nuove armi da getto romane; e, formata com'è dagli esponenti dell'alta aristocrazia arsacide, pare forse troppo preziosa per essere sacrificata in attacchi che rischierebbero di riuscirle fatali. Una frase di Erodiano autorizza a sospettare che essa venga, di fatto, ritirata dai campi di battaglia del Levante; e che, tranne rare eccezioni, ne resti sostanzialmente lontana per circa un secolo.
Come si è detto, tuttavia, le possibilità dell'esercito arsacide dipendono dall'azione combinata delle sue componenti a cavallo: è solo la loro sinergia a metterle in condizione di sostenere uno scontro campale vero e proprio e persino, in certi casi, di logorare schieramenti chiusi di fanteria. Quella compiuta dai Parti è dunque una scelta strategica effettiva; e si spiega semplicemente con la loro nuova, gravissima condizione di inferiorità tattica. Davanti alle truppe romane che penetrano in forza nel loro temtorio, le armate partiche si limitano dunque di solito, profittando dell'unico vantaggio rimasto, la superiore mobilità delle loro cavallerie, a ripiegare per evitare un contatto prolungato, che significherebbe l'annientamento; e barattano cosi lo spazio, che non manca, con il tempo necessario ad organizz.are una 52La prirna ala di catafratti ad essere documentata (CIL XI 5632) risale all'età adrianea: cfr. Gabba 1974: 32; Dixon-Southem 1992: 76.
Creati anch'essi nell'età di Traiano o Adriano. forse in previsione di conflitti con i Sarmati: cfr. Gabba 1974: 33: Coulston 1986: 69; DtxonSouthern 1992: 75-76. La loro efficacia doveva esser rilevante, paragonabile forse a quella dei lancieri del XIX secolo. Aman., Tact..44. Cfr. Gabba 1974:39. E noto il ruolo svolto da Lusio Quieto durante le guerre dacica e partica di Traiano, prima alla testa di quelle genti rnaure di cui egli era un capo (HA. Hadr., 5.8). poi al cornando di un'annata intera: Syxne 1958: 242. Cfr. Gabba 1974:4041. Cfr. Coulston 1985: 288-289; 293-294; Dixon-Southem 1992: 77 Herodian. 111.5.7-9.La sola eccezione, d'altronde plausibile. sembra essere costituita dalla guerra combattuta sotto Marco Aurelio; quando, avendo preso l'iniziativa essi stessi. i Parti vi si impegnarono veramente a fondo.
es Identemente, di gittata rnaggiore. Sulla superiore m dotazione agli arcieri a piedi v. supra. nota 43.
Veget- Eptl 11.25. Ogni legione disponeva di cinquanta (o macchine di questo tipo. Di dimensioni ridotte, rna questo particolare lanciadardi poteva essere mantenuto n»lto costantemente ln assetto da battaglia e seguiva le legioni a bordo di cam
o da muli (v. Colonna Traiana. Scena XL): il formato trainati da pau poccolo era stato reso possibile dallo stesso carattererivoluzionario
dell'amu che rer la pnrna volta aveva le componentiprincipali interamente in metallo; cosa che appanco propulsivo e braccia
ase'2 aunxntato di molto sua potenza. Da ultimo Wilkins 1995: 5-59. Cfr- anche Marsden 1969. 164-167. 188-190, PI. 9-13; Le Bohec 1989: 147. Sulla filosofia dnmpiego delle rnacchine da guerra. e in particolare Brizi 1983a:64 ss. (con precedentebibliografia). &lie 7
LATE ROMAN ARMY IN THEEAST
qualche difesa. È semmai solo la cavalleria leggera chc ha il compito di ritardare l'avanzata del nemico.
Carrhac era riuscito al Parti. riesce costantemente seguito. a Roma
Priva dell'appoggio ravvicinato dei cavalieri corazati.
Di fronte ad un uditorio composto di sFc1ahsti tanto insigni non oso. naturalmente, addentrarmi ln un che conosco assai meno: le strutture e il funzionamento dell'esercito tardoantico. Mi limiterò dunque a trarre qui alcune conclusioni d•ordine generalc. inoltre soprattutto sull•analogia. Si è affermato spesso che la scelta del tardo impero di affidarsi sempre più a corpi di cavalieri obbedisse a motivazioni di ordine tatt)C0 e strategico insieme: cercasse cioè da un lato l'ctàiciena sul campo, puntasse dall'altro ad una nu)bilità superiore per rispondere alle nuove esigenze della difesa. Ebbene mi sia permesso. almeno in parte, di dissentire: quanto all'efficienza tour court. la superiorità tattica delle legioni sulle cavallerie. pesanti e leggere. come •nocciolo duro' di un'arrnata da campagna è. io credo. emersa in modo inconfutabile da quanto siamo venuti dicendo finora.
anche questa componente posstedc però. quando deve attaccare forti contingenti misti di truppc nemiche, opzioni tattiche assai limitate. Gli hippotarotai hanno infatti ormai definitivamente perduto la loro preziosa capacità stand et —la facoltà di colpire. cioè. restando oltre la portata della reazione avversaria che li aveva resi invulnerabili sul campo di Carrhae —:per giungere a tiro delle fanterie imperiali essi dovranno superare ora. come si è detto. un forte sbarramento costituito da arcieri, frombolicri e macchine da getto. con risultati deludenti
oltretutto. viste le nuove armature di cui i nemici dispongono. Oltre che poco redditizia e molto costosa in termini di vite, un'azione troppo insistita rischierà poi di riuscir loro fatale. Non potendo infatti contare più su un'azione raccordata con i catafratti. le formazioni leggere partiche dovranno infatti affidare la loro salveza all'estrema mobilità, poiché, una volta sfiancati i cavalli in un contatto prolungato. rischierebbero di essere raggiunte e annientate dalle unità di cavalieri che scortano ormai abitualmente le grandi formazioni nemiche di fanteria, cavalieri che sono spesso molto più abili di loro nel combattimento corpo a corpo.
Questa superiorità degli eserciti altoimperiali concerne poi per buona parte anche il settore della tecnologia. Si ripete spesso che le fanterie tardoantiche erano a loro volta coraaate, e sono senz'altro pronto a crederlo: ma lo era una parte soltanto dei loro effettivi, e andavano diffondendosi sempre più le armature di tipo leggero, di solito a lamelle o a scaglie, la cui efficacia protettiva non era neppur lontanamente paragonabile a quella della Iorica segmentata. Della sopravvivenza di questa corazza in seno agli eserciti tardoantichi ancora si discute. Se l'ultima rappresentazione per cosi dire umciale di essa è quella che compare sull'arco di Settimio Severo.61 esemplari di Iorica a segmenti si sono riconosciuti sulle stele successive di alcuni soldati: quella, ad esempio, di M. Aurelio Alessiano, conservata al Museo Nazionale Archeologico di Atene, o quella di un legionario da Alba Iulia, in Dacia. Cosi si tende ora a pensare che l'impiego di quest'arma sia continuato fino alla metà almeno del III secolo; ma si sia fatto via via più ridotto, limitandosi infine esclusivamente alle truppe di prima 63 linea. Di qualità non meno inferiore erano gli elmi. Anche per essi il semplificarsi del processo di fabbricazione evidentissimo, per esempio, nella tipologia cosiddetta 'ad arco', come pure in tutte le altre, Spangenhelme o Gardenhelme che siano —,che dovrebbe consentire tempi minori di lavorazione, si associa al rarefarsi anziché al moltiplicarsi dei reperti; e ciò
Per tomare dunque al punto donde siamo partiti, agli Arsacidi non rimangono molte risorse; e tra queste non figura. se non come ertrema ratio. lo scontro campale. Anche negli spazi del teatro armeno e di quello mesopotamico si assiste cosi al rarefarsi dei grandi fatti d'arme: contro piccole unità isolate le forze partiche potranno sempre ricorrere alla guerriglia o all'agguato, mentre le formazioni più massicce saranno almeno parzialmente vulnerabili con rapide incursioni, necessariamente seguite però da una pronta ritirata e chiuse semmai dal colpo mortale sferrato durante la fuga,
dalla 'freccia del Parto' divenuta proverbialenelle fonti romane.S9 ln certo qual modo obbligata, una simile strategia lascia però le armate nemiche libere di condurre a termine quelle operazioni poliorcetiche in cui esse eccellono; e, per contro, la progressiva occupazione delle città finisce fatalmente, a sua volta, per restringere ancor più e rendere precarî gli spazi di manovra (e di sopravvivenza...) necessarî alle cavallerie partiche. Tra due strutture militari —che, giova dirlo, restano tuttora sostanzialmente incompatibili (o, come si direbbe oggi, asimmetriche...) —vince quella che giunge ad imporre all'altra i proprî metodi di combattimento: ciò che a
Come è stato ricordato da Feugère: 129.
6" Cfr. Brizi 2002: 190. Cfr. Coulston 1995: 13-17.
Cfr. Brizi 1981: 196; Brizi. in corso di stampa.
Cfr., tra gli altri. Cowan 2000: 27, 41, 63.
Sulla predisposizione alla guerra per imboscate: Chapot 1907.45. Tale caratteristica è forse all'origine «de l'accusation de perfidie» rivolta dai Romani al nemico orientale (ibid.. p. 46). Sulla 'freccia del Parto': Plut.. Crass. 24; verg.. Georg. 111.31•, Herodian. 111.7.Pur se "there is nothing inherently •Parthian' about the 'Parthian Shot', poiché
Per questo fenomeno è stata proposta una spiegazione che. francarnente. mi pare quanto rnai cervellotica (e che ha lasciato perplessi anche altri: si veda. per esempio, Perassi 2002: 31 nota 29): quella del Feugère 1993: 143-144.secondo cui sulla diminuita quantità di questo particolare tipo di reperti in età tardoantica avrebbe in qualche modo inciso l'abbandono di pratiche rituali come quella di consacrare
l'abilitò di saettare rivolti alt•indietro è tipica di tutti gli arcieri montati, dagli Sciti in poi (Coulston 1985: 292. con bibliografia). è legittimo il dubbio che il colpo scagliato durante la fuga abbia costituito a lungo la principale. se non unica, risorsa delle cavallerie leggiere arsacidi. tanto da finire per diventarne il tratto distintivo: Brizzi 1981: 196.
gli elmi gettandoli nei fiumi. Al di là del fatto che tale consuetudine pare di per sé poco attestata (e comunque non tale da incidere in modo significativo sulla frequenza dei ritrovamenti), altre (v. infra) sembrano essere, in realtà. le cause di questo fenorneno.
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GIOVANNI BRIUI: PROLFGOMENIAD UN CONGRESSO
mcno di lui vede nclla legione una spe•CICdl 'magico toccasana' per l'Impcro, c persino a Tacito.
Induce dn un Into pcnsnrc ad una 'rivoluzione' nci proce"l produttivi dovuta olla npccializzazionc sctnprc tninorc c al forte rcgresso tecnologico delle maestranze, prcstor fcdc alla testimonianza di spingc dall'altro VcgcZ10 quando nttcstn la progressiva diminuzione, in seno all'esercito, di coloro che continuavano a portarc un ortnnmento difcn%jvodi qualsiasi tipo. Persino in un ycttore che, viccvcrsn. conoscc durantc l'ctà tardoantica qualche sviluppo, valc n dir quello dcllc macchinc da guerra, la filosofin d'impiego evidenzia un significativo ripicgorsi su stesse (Icllc dottrinc tattichc c strategiche
Per i problemi militari posti dalla crisi gli antichi avevano vagheggiato, a dire il vero, anchc una soluzione diversa, c ciò prima ancora chc al loro studio si dedicasse lo stesso rebus Vegezio: quella proposta dall'Anonymus de profilandosi, andava bellicis. Ma. di fronte al dramma che portante sarcbbc servita veramente a qualcosa l'idca guerra da dell'autorc, rispetto alla quale Ic macchine sarebbe mezzo; illustrate nell'opera crano soltanto il ricostituirc la servito a qualcosa, cioè, il progetto di di una risorse potenza dell'impero fondandola sulle Certo, primitiva? tecnologia ancora assolutamente laudator inguaribilc Vegczio è stato considerato un sciorinarc temporis acti: e vi è chi lo ha accusato «di che venerandi «nomi soluzioni impossibili» c di sciupare è, venerando nome ormai sono l'ombra di se stessi...» («il hanno altri naturalmcntc, la legione»). Certo. a Vcgczio Ma, a sua opposto proprio l'Anonymus de rebus bellicis. di costui volta, lo spirito «mervcilleusement inventif»
Pcr ln sua struttura composita. I'cscrcito dcll'Alto Impero ml ricordo ln Grande Arméc di Napolconc: un insicmc estrcmarncnte equilibrato, c dunque assai funzionale, di popoli c forzc diverse c complementari ausiliari, cavalleria, artiglieria. genio etc. abitualmentc impicgntc al meglio dellc loro possibilità in opcrazioni combinate di teatro; tna al cui interno erano comunquc Ic fanterie od esserc numericamcntc preponderanti. Ovc si consideri in qualchc modo legittimo il parallelo, questo risolve ogni nostro dubbio nnchc sulla mobilità dcllc legioni stcssc: quel requisito chc nessuno ha mai negato ai fanti di Napoleone, valc a dirc ln capacità di spostarsi fulmincatncnte per raggiungere i teatri di gucrra più lontani. non si potrà, io credo, negarlo neppure alle truppe di Roma. Altri sono. semmai. i limiti dell'esercito altoimpcrialc; c di natura principalmente strategica, legati ai risvolti politici di un comando pericolosissimo a delegarsi. al numero degli cfTcttivi, scarso rispetto alla molc dci compiti, alla progressiva disaffezione per la milizia chc riducc gravementc Ic possibilità di reclutamento.Ma di ciò non vi è tempo di parlarc qui. Certo volta a mascherare in qualche modo un'efficienza ormai in partc ridotta, la preponderanza, funzionale c di rango anche se non numerica, dcllc cavalleric all'interno dclla nuova struttura ticnc dietro. secondo me, alla trasformazione ormai inarrestabile di un impcro al cui intcrno vicnc affermandosi la tendenza assolutista c teocratica dci sovrani e sembrano prcvalcrc, di conscgucnza, i modclli politici c culturali dell'Oricntc; un Oricntc il qualc, non a caso, proclama da sempre la superiorità della cavalleria sulla fanteria.
di dubbia non ha prodotto, in fondo, se non strumenti bollato hanno lo ancora efficacia; sicché altri studiosi come «cin vcrr0ckter Projektenmaker». modo Tutti questi sono certamcntc giudizî in qualche ingcncrosi poco fondati; ma a mio avviso sono anche un crisi verso entrambi i nostri autori. In realtà, di fronte alla voci diverse le ahimé, irreversibilc dell'Impero, sia se attualità, di oggi dibattono la questione, ancor la tuttora forse — leva di meglio affidarsi ad un esercito senso un su contare possa si soluzionc migliorc, purché civico paragonabile a quello delle poleis classiche —o se convenga piuttosto ricorrere ad una forza di professione, appoggiata se non integralmente sostituita dalle soluzioni —miracolistichein questo caso, assai più che miracolose della tecnologia. Tutti indifferentemente però, sia l'anonimo de rebus bellicis, che invoca «la frusta di 72 Catonc» (come qualcuno ha definito la riforma sociale da lui auspicata per creare una società meno ingiusta e risvegliare cosi lo spirito civico dei Romani); sia il nostalgico nazionalista Vegezio; sia persino il ben più affidabile Ammiano,che vede nell'esercito l'espressione del populus, avvertono, benché forse in modo non sempre
cosciente, il senso della crisi profondissima in corso. Come l'escrcito della Rivoluzione francese, figlio della leva in massa, anche quello romano altoimperiale, pur divenuto una forza professionista, continua almeno idcalmentc a vivere del rapporto genetico esistente da sempre, in Roma, tra soldato e cittadino; e quando quest'ultimo scompare, trasformato in suddito da un potere imperiale sempre più assoluto, è la natura stessa della struttura militare che, inesorabilmente, cambia. L'affievolirsi dell'orgoglio civico e la scomparsa del
Non è un caso, dunquc, ncppurc chc l'cfficicnza dcllc Icgioni altoimpcriali venga, in seguito, costantcmcntc rimpianta; un fatto che non è dovuto solo ad una malintesa nostalgia pcr il buon tempo andato. NCIquadro della Icttcratura latina il punto di vista di Vcgczio,
nazionalista e partigiano di una antiqua consuetudo chc egli vorrebbe ad ogni costo ristabilita, si rim a precursori illustri, ad Ammiano Marccllino. per cscmpio, che non
la soluzione proposta da James 1986: 131-134;James 1988: 271.
cosi Gabba 1968:89 s. 69COSI Mazzarino 1959: 52. '0 cosi Piganiol 1947: 200.
273
veget , Epit. 1.20. Sia permesso. qui, rinviare semplicemente alle conclusioni proposte ln un precedentc lavoro dl chi scrive: Brini 1983a: 67 ss.
'l cosi seek 1894:c. 2325. '2 Giuffré 1974: 1 15.
9
THE LATE ROMANARMY IN THE EAST
senso serviano del munus, il servizio da rendersi allo Stato, minano le fondamenta stesse della società classica, sicché l'ideale del cittadino oplita il medesimo. in fondo. che anima da sempre il Icgionario —non riesce a sopravvivere alla crisi. Come è stato esemplarmente detto. nella sempre minor importanza della fanteria. «basc tradizionale fino al III secolo dell'esercito romano, si riflette malinconicamente il decaderc delle strutture cittadine dell 'impem, vale a dire dell'elemento caratteristico della civiltà classica, e, per contro, l'emergenza di un differente tipo di cultura c di vita».
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technical note. In JAS 4: 77.
Il
L'armée romaine en mer Rouge et autour de la mer Rouge aux 11èmect 111èmesiècles apr. J.-C.: à propos de deux inscriptions latines découvertes sur l'archipel Farasan Francois Villeneuve UniversitéParis I (Panthéon—Sorbonnc)
J'ai eu l'occasion de publier récemment avec deux collègues, puis seul, une inscription latine découverte sur
l'ile Farasan al-Kubra en mer Rougel (fig. l). Mais il faut parler maintenant des inscriptions latines de Farasan. En effet, quinze jours avant ce colloque tenu à Potenza et Matera, une mission aux îles Farasan, aimablement autorisée par le Vice-Ministère des antiquités et des musées du Royaume d'Arabie Saoudite, m'a permis, en compagnie de Mme Laila Nehmé et de Mr. Thamer alMalki, et guidé par M. Ibrahim Miftah, de visiter les sites antiques de la moitié ouest de Farasan al-Kubra et de découvrir une seconde inscription latine, très fragmentaire. Par la suite, en décembre 2006, une seconde mission m'a permis d'achever l'inventaire des sites (ouest de Farasan al-Kubra, visite des autres îles) — qui peut être considéré à peu près complet à présent (fig. 3) —mais sans découverte d'autres textes latins. Cette communication sort un peu des limites du colloque:
elle concerne une période antérieure, le 11èmesiècle principalement; et une zone périphérique, parce que les nouveaux documents présentés ici proviennent du sud de la mer Rouge méridionale, qui ne peut pas être considérée, proprio sensu, comme «Proche-Orient»: Egypte, Syrie, ou Mésopotamie antiques. Ces documents, nouveaux et intéressants,ne sont pas dépourvus, on va le
voir, de liens avec l'Egypte et avec la Syrie. Ils sont problématiques en bien des points, de la lecture des pierres à l'interprétation historique et géographique des textes: il paraît donc souhaitable de les faire connaître à des publics savants de spécialistes variés. Il est heureux que le Pr. Ariel Lewin en accepte la publication commentée dans les Actes de ce colloque.
Egypte n'ont rien apporté de substantiellcmcnt neuf sur Ic dispositif de l'armée romaine .
Rome entre évidemmenten contact avec la mer Rougc au moment de l'annexion de l'Egypte, qui lui donne le contrôle du littoral depuis Clysma jusqu'à Berenikc.
Presque immédiatementaprès, en 26-25 ou 25-24 av. J.Aclius C., a lieu l'expédition militairedu préfet d'Egyptc conduite est L'expédition Gallus vers l'Arabia Felix. principalementpar voie de terre, depuis le territoire du royaume nabatéen et son port méridional sur la côte arabique, Leuke Kôme. Elle témoigne évidemment, à cette date, de velléités de reconnaissance ct d'expansion très loin au sud (Arabie et Ethiopie, dit Strabon, XV1.4.22),pour le contrôle de l'approvisionnement en encens et myrrhe, peut-être pour le contrôle de la route de l'Inde. Son échec, catastrophique pour Ic corps expéditionnaire, pourrait avoir détourné définitivement Rome d'une telle idée, et en tout cas de prendre Ic contrôle des routes caravanières arabiques et de l'Arabia Felix. L'armée de Gallus échoue devant Marib et remonte par voie de terre, en soixante jours de marche, vers le nord jusqu'à une localité nommée par Strabon (XV 1.4.24) Egra Kôme, située en territoire nabatéen mais au bord de la mer Rouge: ce n'est donc pas la ville de Hegra (située à l'intérieur des terres); le savant saoudien A. Ghabban pense avoir identifié les vestiges de cette Egra Kôme au
Ra's Kurkuma,à 45 km au sud d'al-Wajh (fig. l), plus précisément sur le site d'al-Qusayr, où se trouvent les restes d'un temple nabatéen et un petit port localement appelé Karakuma.4 De cette Egra Kôme, les forces restantes de Gallus font voile, en onze jours, vers le port égyptien de Myos Hormos.
l. Les données classiquement disponibles sur la politique militaire romaine en mer Rouge (fig. 1 & 2)
Malgré cet échec, il n'est pas certain que l'expédition d'Aelius Gallus soit la dernière menée par Rome en direction de l'actuel Yémen. Des témoignages assez obscurs du Périple de la mer Erythrée et de Pline l'Ancien laissent entrevoir une autre opération romaine de reconnaissance en mer Rouge (Golfe
Ces données ne sont pas très nombreuses et beaucoup d'entre elles sont problématiques. Mais leur nombre augmente ces dernières années grâce aux fouilles conduites à Berenike sur la côte égyptienne de la mer Rouge et aux surveys du désert oriental de l'Egypte; en revanchc les fouilles maintenant achevées à Aqaba / Aila en Jordanie et à Qusayr al-qadim / Myos Hormos en
arabique: Pline, II. 169) et Arabie (id., VI. 141.160) et une énigmatique destruction d' Aden (Eudaimôn Arabia: Périple, 26: 8): le tout correspondant peut-être à un unique épisode, une expédition dirigée par Caius César, en I apr. J.-C. Hormis, en ce qui concerne Aila, la confirmation de l'installation de la Xème légion Fretensis, au IVème siècle, et sa présence dans cette ville au Vème siècle et peut-être au-delà: v. p. ex. Parker S.T. 2005: 415.
Villeneuve et al. 2004a & b', Villeneuve 2004. 2 Villeneuve 2006; Villeneuve S.P.
4 Ghabban
13
1994.
THE LATEROMANARMYIN THE EAST
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(GOLFE d'ADEN) ION
Carte des toponymes modernes
S. VATTEON1-2'M)3 Fig. l: carte dc la mer Rouge, toponymie actuellc (F. Villeneuve, S. Vatteoni, 2003) 14
FRAN(
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I N MI R Rovcjr
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ARABIA
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Syerx
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'ARABIA DESERTA-
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20N (al-Faw)
KINGDOM OF MEROE M croc
Najran
AlhTida
azan / Ambe
SABA (SIAvah)
Adulis PONTUS
• .Marib (Daraqish)
8
QATABAN
ABYSSINIA
•ramna•
HIMYAR
Kumkekaunenr .
Axtun
Kyus
Muza 7
Okcl•s
Arabia
ER rrHRAEAN SEA Aualites
(GULF OF AUAUTES)
500 km
Map of ancient place-names S. VATTEONI F. VILLENEUVE- 2005
Fig. 2: carte de la mer Rouge, toponymie antique (F. Villeneuve, S. Vatteoni, 2005) 15
ION
LATF. ROMANARMY IN THE EAST
En tout état de causc. Ic seul témoignagc épigraphique romain découvert jusqu 'ici au sud de la latitude de Hegra,
du côté arabique de la mcr Rouge. l'a été au Yémen. C'cst l'inscription gréco-latine fragmentaire de Baraqish dans le royaume de Saba. publiée par Costa 1977. Elle comporte le nom, ct peut-être sculement le nom, en deux lignes en latin puis en unc ligne cn grec, d'un
PubliusCornc(lius)... / eques M.... Il y a discussion
parrni ICSsavants sur la nature de l'inscription, épitaphe ou dédicacc: sur sa datc; enfin sur la fonction de ce Cornelius «cques»: chevalier, cavalier (M = Maurus,
Au Ier siècle, au total. Ic dispositif romain: contrôle les du désen quelques ports égptiens oriental principalcmcnt Myos Hormos ct Berenike: sc heurte à piraterie pour la navigation commcrciale vers l' la' Indien et tente de protéger les navires cn embarquantdes archers; ne contrôle absolument ricn sur la côtc arabique dangereuse, hostile ct mal connue. à l'exception du port, assez «nordique». de Leuke Kôme, port au minimum amical, au mieux contrôlé par une garnison romaine: n'a nullement pris pied sur Ic continent arabique, et circulent, loin de la côte, les caravanes nabatéenneset
qatabanites.
selon Costa 1977), ou portant le cognomen Eques.6 C'est
donc un documentbien difficile à utiliser. La découverte toutc récente à Sirwah, tout près de Baraqish, d'une inscription bilingue sabéo-nabatéenne — la première connue —datée de 6 av. J.-C., une dédicace monumentale de bâtiments de culte faite par le Nabatéen Taymw fils de Kwshay, semble pouvoir confirmer l'idée admise par la majorité des savants depuis longtemps:après l'expédition de Gallus, ICS caravanes nabatéennes continuent leurs activités et prospèrent, entre Hcjaz et Saba, sans signc aucun d'une activité romaine sur le continent.
Qu'en est-il sur la côte et en mer? Le Périple de la mer Erythrée ne dit quasiment ricn de presque toute la côte arabique jusqu'aux îles de Katakekaumene et Camaran, très au sud (fig. 2) sauf que cette côte est infestée de récifs et de pirates (Périple: 20). Il fait cependant mention —assez au nord probablement —du port de Leuke Kôme et d'un centurion / ekatontarches/os qui est établi là, chargé de protéger un paraleptes, percepteur de la douane des 25% (Périple: 19). Ici se pose classiquementun triple problème non résolu: la date de l'information, c'est-à-dire la date de la rédaction du Périple, probablement vers 50 apr. J.-C.; la localisation de Leuke Kôme, pour laquelle trois zones échelonnées sur 600 km de côte ont été proposées (fig. 2); l'appartenance de ce «centurion»,de sa troupe et de ce poste de douanc: nabatéens, ou romains? Normalement nabatéens, avant l'annexion romaine de l'Arabie; mais peut-être romains, si l'on songe qu'une tête de pont douanière et policière liée à Berenike ou à Myos Hormos peut fort bien avoir été imposée au roi nabatéen par l'amicus romain. Il y a donc là aussi bien des incertitudes. En revanche, une chose est certaine: sensiblementà la même époque, nous trouvons chez Pline (VI. 101) la mention importante que la flotte du commerce romain qui partait annuellement des ports égyptiens vers l'Inde devait être accompagnée de cohortes d'archers (cohortibus sagittariorum), à cause de la détestable piraterie des Arabes, basés sur des îles.
L'annexion en 106 du royaume nabatéen, transforrnéen province romaine d'Arabie, avec une longue côte (fie 2) qui va du Sinaï à la côte du Hejaz —probablementà la latitude de Hegra, mais rien n'est assuré quant à la « frontière » sur la côte pour l'instant —peut avoir été suivie d'une politique de contrôle maritime plus organisé. Mais le seul témoignage en ce sens est celui d'Eutrope donc tardif, sur la création d'une classis Maris Rubri par Trajan, ut per eamfines Indiae vastaret. Mais il n'y a par ailleurs pas la moindre donnée pour corroborer l'existence de cette flotte. Où serait son port d'attache? Certainementpas à Aila / Aqaba, où les fouillesrécentes9 n'ont rien montré en ce sens; au demeurant, le régimedes vents en mer Rouge ne rendait pas intéressante la localisation d'un port important à l'extrémité nord du Golfe d'Aqaba, puisque dans la moitié nord de la mer Rouge les vents soufflent toute l'année du nord vers le sud, rendant délicate toute navigation de retour sudnord.lOEn Egypte, les données disponibles sur Clysma, Myos Hormos = Qusayr al-qadimll et Berenike12ne permettent pas de penser à de véritables ports militaires. Sur la partie septentrionalede la côte d'Arabie Saoudite, les recherchesne sont qu'embryonnaires, et l'on n'en est encore qu'à essayer de localiser les ports anciens et à les identifier à des sites antiques. En revanche, les connaissances ont beaucoup progressé ces dernières années sur l'organisation de la côte égyptienne et la protection de l'arrière-pays et des itinéraires entre Coptos sur le Nil et les ports maritimes. Nous savons maintenant que ce réseau de voies et de fortins s'est beaucoup développé au 11ème siècle, y compris dans la seconde moitié de ce siècle. Il est clair que cet alourdissement du contrôle militaire, qui allait de pair avec un strict contrôle douanier —bien documenté dans les années 150 par le fameux papyrus «de
* Breviarium, V111.3.2.
9 Parker 2005, avec la bibliographieantérieure sur les fouillesde ce savant à Aqaba. 10Facey 2004.
Bowersock 1983 y voit l'épitaphe d'un militaire de l'expédition de Gallus. mort sur place; Costa 1977 y reconnait une dédicace du IVème siècle apr. J.-C. d'après des critères paléographiques.
Il Peacock - Blue 2006. 12Sidebotham - Wendrich W. 1998;2001-2002.
t' Demougin 1980. Information aimablement foumie par N. Nebes, 15.09.2004; par M. C.A. Macdonald sur la présentationde ce documentpar N. Nebes au Seminar for Arabian Studies, London, juillet 2005. Photographie
mais les fortins y sont ensuite abandonnés; en revanche, la route reste densément protégée jusqu'au début du 111ème Coptos—Berenikè
publiée dans Guntcr 2005: 39.
siècle. 16
Cuvigny & al. 2003', Reddé 2002. Plus précisément, la route CoptosMyos Hormos est densément protégée jusqu'au milieu du 11èmesiècle.
FRANCOIS VILI.ENCUVL: L'ARMI.L
Hillat al-Mtqvàf
'aba
-Qaiaat È-arasan
•Èôrasan DisôO µupicoç Ò 'AÀ.É~a.v5poç tTa.paX911 (Alexandcr was badly upset at the suddenness and unexpectedness of thc report that had come).9 The on1y possible explanation for the Roman inerti a that lasted about five years towards the new lords of Iran who were very busy in strenghtening their uncertain and tbus vulnerable powcr is rcprcscntcd by an horriblc mistake of undereslimation of thc opponent, a rnistake that left some traccs in thc above-mentioncd passage by Cassius Dio about thc vanc Persian thrcats. Such an error should be attributed to the peripheral apparati of tbe empire because Scverus Alexander acted decidedly as soon as he received the news:10 A huge organizing effort witb movcments of troops from the Danubian front and from Aegypt, as much as from ali provinces in thc Near East took piace. lt is probable that this time too, like afterwards, thc practorian fleets from Misenus and Ravenna werc mobilized and they should have had the task to ensure supplies to the anny and to dispiace the legio /I Par/hiea that was stationed in Albano Laziale.11 The procurator of Syria Palaestina, C. Furius Sabinius Aquila Timesitheus, received the extraordinay task of e.me/or re/iqllol'/lm al1l/Oflae sacrae e.~peditioflis. 12 and extensive requisitions werc done in Aegypt and Pamphylia.13 The ambitious pian of attack
In the month of Former Kanun of the year hundred and fifty-two, in the third year of Autokrator Caesar Marcus Antonius Gordianus the Fortunate and Victorious, and in the second year of Aelius Septimius Abgar tlte king, son ofMa'nu pa$gribii, son of Abgar the king, who was honoured with tbc IJypateia in Urhoy, in Edessa, the great city, motber of the cities of Bel Nahrin (transl. Drijvers, with arrangements).17
~Hdn. V1.2.1.There is a problem ofte:ottualtradition pn:ciscly aoouttbe cypber oftbe year ofreign ofSeverns Alexander. Codiccs actually read 't
V1COÀ.À.TJCd tn thc In thc
of
Thc
of having buffer zonc constituted 'forward by some vassal reigns or countrics at thc same time independent
Conung back to the limes arabicus wc here describe typologics of thc military installationscreated betwthe the third and fourth century AD (Fig. 5):
een
1. The castra and thc large castella that housedfirst
the legions of Rome and those of Byzantiumafterthe fall of the Western Empire:
dcfcnc« strtxturcs of thc •etc constructed m a d.lffcrnt 'o the upgraphtc The caura housed the cntirc Roman legion. Up to now Eton.hng t*C1x-• •alls. rult•dc•. and ditcbcs•. only two of thcsc great military scttlcmentshavebeen that •crc thc castella. found. cvcn though it is know from historical sourcesof corncn»cntlyconncctcd. other sitcs which would havc housed other legiomsWith and tut sy•.em ttut tightly cmtrollcd thc thc samc characteristics, as in the casc of Aquaba withthe D •as tbc X Fretentis. Tbc two castra mentioned arc thoseof el. structve •ncncs
of the Roman army
a
a
"tsccdcd With conformation.
that. trcau•c of thc lack of of a trxc of Arabia. wcrc prcfcrably •n the Rcrnan fcchmquc. ut'lrnng thc •tth of comtructron stnxlurc for the gonal or rraluna Novo the hodgc• of •alls was pnpcdcutK 10 the thc constructionof the fortifications used o' I'meg arab«ug, as thc lapse bctwccn
Thc so-called largc castella which housed a wholelegion or a largc part of one. they wcre nothing but castrathat wcrc n military variant bccausc of their conformation in thc Shapc of a cuvtclla. The dimension of the large cattella vary between I to 2 ha, they come in two vcrsions according to their planimctry: a) quadrangular, Ulnm as Rasns und Da•janlya; b) rectangular. al-Iladid and llumaymu.
arui the other 's quitc brief.
or thr larvc castella, focal potnts of the by the other less ltnponant utrre tbc Roaun trtxvs were deployed to
TE
LcJun. which has an cxtcnsion of 5.50 ha, and of Udruh
with an cxtension of 6.00 ha, both have a rectangular
Jtuh•ii u •
Amongst thcsc large castella there is that of UmmclJimal that varies slightly from the quadrangulartom becausc of orographic reasons. but must bc (ussimilated
this typology the
carned auntlsary
al(Mtg limes arabicus, 'l nugnly compogd by
41
148
MAYSOUNAL-KIIOURI:MILITARYARCHITECTURV or no
23
o
23 m
c
1
0
100m
o
23m
0
10 n
10m
Fig. 5: Typology of military installations on Limes arabicus
2. The castella where the Roman troops were permanentlybased: Thecastella housed some troops of the Roman legions and as the large castella had a quadrangular or rcctangularshape. They differed only by2the dimension that varied between 3500 and 6200 m . The known castellaof the limes arabicus are: Qasr Azraq, Deir el Kahf,Khirbet el-Fityan.
3. Cohortcastella in which it is presumed that both Romanand auxiliary troops were housed: Thecohort castella5 applied the length of ca 40m to the sidesof the square, measure that corresponded to the widthof the front of a cohort. A cohort was a unit that
Causetti 1939: 12.
149
constitutedthe garrison (presidium)of the castellum. The castellumwas in fact a military community that did not have the status of colony or municipium. To the quadrangulartypology belonged the castles of Umm elWalid, Qasr el-Baij, and Jawa, on the other hand those of Khirbetel-Qirana,el-Quweira,Qasr eth-Thuraiya, Qasr el Hallabat, Khan ez-Zafaran and Muhattet el Haj, present a number of towers for sighting and defence. Finally, the castles with trapezoidal shape are: Qasr Uweinid, Umm el
Jimal, and Qasr el-Kithara. The dimensions of these castles vary between 1500 and 2000 m2. 4. The blockhouses exclusively for auxiliary troops: The blockhouses housed the auxiliary troops and their dimensionswere always inferior to 1000m".
THE LATE ROMANARMY IN TilE EAST
The blockhouses were: Qasr Ascikhim (Fig. 6). Qasr el'Al that has a quadrangular shape, Khirbct ez-Zona also quadrangular but with towers in the comers. Rujm Beni Yasser was of trapezoidal shape. A scparatc matter is the
different from those proposed by some arc who had carried out the initial studies on the divisions madc by the archaeologists account some formal aspects that have no in
for being
common with the truc
peculiariti% military settlements of the limes arabicus. It is
5. Thc turris or the burgus: The Turris positioned along the limes arabicus were observation posts, for liaison and transmissionof fire or smoke signals, for thc defencc of watcr sources and advanced defence. As far as their architectonic forms are concerned they were built with a quadrangular or circular plan. Along the limes arabicus the towers that have becn found are the exact same number of the ones that were once positioned in front of the enemy lines. Proof of this is the discovery. made during the surveys camcd out of
the territory around Qasr Aseikhim, of two towers belonging to the limes arabicus. Onc has a rounded shape, it garrisoned a water source; the other, with a quadrangular plan. was used for signalling. These new discoveries, which were made during the archaeological Missions of the Istituto Superiore per le lecniche di conservazione dei Beni culturali e dell 'ambiente "A. De Stefano arc the sign that other surveys must be carried out to complete the exploration of the limes arabicus.
architectural levels of the original ta dt a tem ctic military settlements.
The archaeological discoveries along the lime, to this day havc not yet given a comprehensive arabic the military architectures built by the because no fortifications belonging toRomans. Persian, who the historical sources either mentioned opposed themselves to thc Roman limes, have had found. It has been remarked that superficial been favourcd to accurate and punctual surveys archaeol rescarch. Furthermore, it has been disclosed the restorationsof some of these ancient thatduri integrations have been used, irreversiblymasonries polluting originality of thc monuments with modem materiah impugning a future reading of the monu themscJves.
The ncw subdivision, is exclusively linked to theoriginal
The burgus, on the other hand, were created separately from the military plan, designated for thc enforcement of
public law, this was a villagc with an embryo of
aspects of the functions, typologies and volumctcrs, to allow the reading of the tacticarchitectural dislocatim that the Roman army had been able to impose in centuries of domination over the borderlands of
thelime,
municipality. However, this small civilian community had small pertinencc with the limes arabicus, bccausc no
arabicus.
trace of any such thing has been found. On thc other hand, therc are some examples of burgus speculatorius, which was a small stationing,that ensureda street-policc
is from these considerations drawn form subdivision of the military settlements of the arabicus that wc learned with wonder that the lime, mix simplicity and technical preparation was always of at
scrvicc and/or vigilance of thc public order in the proximity of the villages of the limes arabicus. Finally, some examples of station havc also bccn found
in thc limes arabicus, these were military settlements made up of a few graduates or war veterans that carried out the task of fighting brigandage,very frequentin thc oriental borderlands.
This subdivision docs not only concern the military aspects and the architectonicdimension,but also matters concerning the stratcgic dislocation in the territory, as the schematism here introducedis only used to clarify and understandthe limes arabicus in its original conception. It is wcll known that the evolution and rhythm of the huge Roman frontier was not of a single kind, but that it was quite flcxiblc in the different regions in which it had becn promoted and where it had developed.
To this purpose, wc have studicd this classification recurring to the volumetric, typological and functional architectonic aspects. Thus, this new classification of the
basc of every military structure built by the Romans. perimeter wall, for example, constitutes the rmst important part of the fortification. This was fundedon
model of the plain fortresses that had preceded architecture. The choice for the pseudo-isodomus technique for these constructions is not casual.
As far as thc planimetry is concerned, the enclosare usually was of quadrangular shape and, at tirrrs,
rectangular, often with rounder comers. mathematical proportions at the base of the military settlements of rectangular shape were almost constantly
between 3:2 and 5:4. In the fortifications,the interruptions of the enclosures for the access doorswere always minimal, as these arc weak points in caseof attack. On the other hand, in the large military settlemcnts
wherc the legions of Romc were dislocatedthe doors were different in order to show the courage of the Rorrun soldier, even though the Roman architects createdtowers
of diffcrcnt manufacture and dimensions in orderto protect them.
military installations of thc limes arabicus is quitc
150
MAYSOUNAL-KHOURJ: MILITARY ARCHITECTURE OF THE
Plonlmtrla
Fig. 6: Plan of Qasr Usaykhim To that purpose, the towers, together with the ramparts, werethe principal elements of the settled defence where thevariouswar machines for the defence of the military settlementsofthc limes arabicus were installed. Bibliography
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Economic Conditions, Security Problems and the Deployment of the Army in Later Roman Palestine. Part I: Economy and Population Israel Shatzman The Hebrew University of
is the first part of a study that aims to Thepresentpaper conditions prevailing in Palestine in economic reviewthe I Empire, to Roman examine the security the Latcr as region, known that from the available problemsof can be learnt and from sources physical remains, written the deployment discuss and and installations of prescnt to army units and, finally, to analyse the Roman the
The topics mentioned abovc are not new and have long been discussed and debated by not a few scholars. My justification for presenting yet another study of the subject is threefold. First, in my opinion erroneous conceptions and misguided approaches to the availablc evidence, both literary and archaeological. linger on and bedevil many publications, old and most recent, dealing with Later Roman Palestine. The term limes Palaestinae is a good example: not only its nature and basic characteristics are still disputed, but also not a few scholars ignore the problems and use it in a simplistic manner, thus endowing it with an arbitrary meaning; in consequence wrong analyses and conclusions about the Roman government's approach to and perception of the economic conditions, security problems and military situation in Palestine are met in their publications. Second, the limitationsand diverse nature of the sources of evidence are often not recognized and taken in consideration.Third, the need to examine the economic
correlationbetween these three factors. More specifically,
the questionsprobed in this study are the following: if palestine prospered economically and demographically in
the Later Roman Empire, is it an indication that the available sources tend to magnify the gravity of the securityproblems. thus distorting the true, real conditions undcr which people worked, travelled, traded, manufacturedand marketed their products, managed their social activities. in short lived? Or, rather, should that prosperitybe construed as a result of the success of the Romanauthorities to maintain law and order internally and to protect the country from external threats and inroads?Needless to say, that could be only one factor, presumablynecessary but not sufficient, among others that contributedto a flourishing and viable economy. If, conversely, it can bc shown that fluctuation, or even continueddeterioration over a long time, combined with shrinking of the population, marked the Palestinian economy,should that be regarded as a vindication of the reliabilityof those sources that are interpreted to indicate the prevailingof formidable problems of insecurity, as well as a proof of the failure of the army to cope with thoseproblems? Another pertinent and baffling question is whether the Roman authorities were more concerned with the danger of inroads and invasions posed by external enemies rather than with internal factors that threatenedto disrupt and cause havoc to the peaceful economic and social activities of the population of Palestine.
Jerusalem
conditions, to the extent that they are known, vis å vis the
security problems and the deployment of the army units and vice versa, is usually neglected. The treatment of these problems and topics in this study is not meant to be and cannot be exhaustive but is detailed enough to present my approach to and interpretation of them.
Introductory Remarks and Observations
2
Chronologically the terms Later Roman Palestine and Later Roman Empireare used in this paper to refer to the period from Diocletian to the early 7th century. Many scholars call it, sometimes starting with Constantine'sdefeat of Licinius and foundationof Constantinopole (324) or his death (337), Byzantine, or early Byzantine period. For Israeliarchaeologists.the Roman period in Palestine, or Eretz Israel for thatmatter.extends from 37 (or 63) BCE to 324 CE. subdivided into Early Roman period (37 BCE — 132 CE) and Late Roman period (132 CE - 324 CE); the Byzantine period spans the years 324 CE to 638 CE, that is. to the Arab conquest. See, e.g., Stem 1993: 4, 1529; Tsafrir 1996:280 n.5. In refemng to such defined periods, they are given in
It is widely held that the economy and population of Palestine reached their peak in the Later Roman Empire; that was the most prosperous period of Palestine before modern times.3 The demographic growth and economic prosperity of the country is all the more remarkable and striking if it is true, as not a few scholars have argued, that Palestine witnessed a widespread and profound crisis in the 3rd c., political, economic and social.4 According to these scholars, Palestine, like other provinces, was severely affected by the constant wars conducted by and the recurrent defeats of the Roman armies in their
quotation marks • The terrn Palestine needs clarification for its meaning has changed over
(1994: vii-ix) may serve as good examples. For the purpose of this study
Palestine is mainly used to refer to the territones included in the
provinces Palaestina Prima, Palaestina Secunda and Palaestina Tertia, for those territories formed one military command. probably as early as Diocletian. However. for obvious reasons. the discussion, particularly of
the economic conditions, is not confined to those territories, and thus includes, for example, the region of westem Galilee and the northem Golan that belonged to the province of Phoenicia; cf. Dauphin 1998: 3940.
see. e.g.. Avi-yonah 1958; Broshi 1979; 2001; Dan 1985: 293-318;
time and. for various reasons, can mean different things as used by differentpeople. The considerations involved in the preparation of the Palaestina published, maps or Roman Palestine and Judaea respectively.by Avi-Yonah (1940: 1-5) and Tsafrir, Di Segni and Green
Safrai 1994:436-458; Tsafrir 1996: Hirschfeld 1997; Bar 2004b. 4 see, e.g., Avi-yonah 1976b: 89-108; Levine 1982; Sperber 1991: 178179; Schåfer 1997: 170-175.
153
THE LATE ROMANARMY IN THE EAST
engagements against foreign cnemies. the Gcrmans in Europe and the Sassanians in thc East. who invaded the empire time and again. as well as by thc collapse of the central Roman government. charactcnzed by incessant rebcllions of generals and rapid turnover of emperors. In consequence. the population of Palcstine suffered frotn forced labour, requisitiomng of goods and livestock, and retum to exchange in kind, which resulted in reduction in the number of settlements. abandonmentor land. migration of rural inhabitants into the cities without being ablc to find employment. a (Imp in food production. widespread poverty and demographic decline.
Things. however. arc not as simplc and clear as that. To begin with, the Ard c. cnsis. In a recent article D. Bar has denied the very c.xistencc of such a cnsis in Palestine; "on
the contran he claims. "this gcncral period saw n growth in population and in thc number of settlements that pmspcnty had started carlicr. when the Jcwish
the failure of thc Bar Kokhba
and continued
enjoyed a of nearly SOOyears "of calm, in which uars. plagucs, and earthquakes "ere Given ctmtradtctory
a short discussion of the
No nuyor extcmal tnvastons or fighting bctwccn for the irnrrnal throne took place in Palestinc jn the 3rd c—except the conquest of thc country by sources. It cannot be dctcmuncd uhcthcr or not thc short Palmyenc rule thc rcgarmng of the control of the by Aurelnn caused cxtcnsivc damages. financial othcrutse.• However. thc recurrent
war-sIn the East tn the 3rd c . that IS. those of Caracalla.
Alcxandcr Soe•nr€. Gordian Ill. Philip thc Arab. Valenan. Aurehan Carus - preceded by thc civil war between Pesccnnius Niger and Scpumius Severus and thc latter •s carnrzlgns against Parthia and Ilatra in Mesopotamta tn thc 190's - might havc strained thc
resources of thc "(Fulat•on of Palestine; 't too. and not only that of the provinces dtrcctly involvcd, was presunubly required to makc contnbuuons to thc lopsucal needs of the army dunng thosc wars. (iivcn thc kinds of fo«istuff. livestock and commoditics nccdcd, as well as the practice of levying taxes in kind" and thc cvcr43 2002. 2004b. Cited p I Ox REA'o.-tzefT'9