Studi su Isocrate: la communicazione letteraria nel IV sec. a.C. e i nuovi generi della prosa 0684241993, 0685833591, 8871402286


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Studi su Isocrate: la communicazione letteraria nel IV sec. a.C. e i nuovi generi della prosa
 0684241993, 0685833591, 8871402286

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SEMINARI ROMANI DI CULTURA GRECA QUADERNI

QUADERNI DEI SEMINARIROMANI DI CULTURAGRECA Collana diretta da Maria Grazia Bonanno, Roberto Pretagostini, Luigi Enrico Rossi

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1. R. Pretagostini (cur.), La letteratura ellenistica. Problemi e prospettive di ricerca, pp. 224, anno 2000

2. E. Dettori, Filitagrammatico. Testimonianze e frammenti,pp. 244, anno 2000 3. L. Sbardella, Filita.Testimonianze eframmentipoetici,pp. 224, anno 2000 4. E. Magnelli, Studisu Euforione, pp. 212, anno 2002 5. E. Rocconi, Le paroledelleMuse, La formazionedel lessicotecnicomusicale nellaGreciaantica,pp. 156, anno 2003 6. R. Nicolai (cur.), Pl'tMOI. Studidi poesia,metricae musicagrecaoffertidagli allievia LuigiEnricoRossiperi suoisettant'anni,pp. ~, anno 2003

7. R. Nicolai, Studi su Isocrate.La comunicazione letterarianel W tiec.a.e. e i nuovigeneridellaprosa,pp. 224, anno 2004

Roberto Nicolai

STUDI SU ISOCRATE La comunicazione letteraria nel IV sec. a.e. e i nuovi generi della prosa

Edizioni Quasar Roma2004

Questo volume è pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filologia greca e latina dell'Università "La Sapienza" di Roma

© Roma 2004, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl, via Ajaccio 43, 1-00198 Roma, tel. (39)0684241993, fax (39)0685833591

ISBN 88-7140-228-6 Finito di stampare nel mese di giugno 2004

SOMMARIO

1 1 7 8 10

Premessa 1. Pubblicazione scritta e scelte di poetica 2. L'educazione umanistica e Isocrate 3. Avvertenze e ringraziamenti Quadro sintetico delle opere di Isocrate

13 13 13 15 17 20 24 26 29 29 32 34

Introduzione 1. L'oratoria tra oralità e scrittura 1. 1. Pubblicazione scritta e pubblicazione orale 1. 2. L'oratore che scrive 1. 3. L'oratore che rivede e pubblica i discorsi 1. 4. Lo stile oratorio tra oralità e scrittura 1. 5. L'oratore che non parla in pubblico 1. 6. La pubblicazione scritta e la scoperta dello specifico letterario 2. Un problema di genere 2. I generi letterari come strategie comunicative 2. 2. La mistione dei generi nella teoria letteraria antica 2. 3. Il sistema letterario di Isocrate

37 37 40 40 45 47 49 54 54 58 63

di Isocrate Parte I. Il genere dei i..6-yo1. I. 1. I generi letterari: la terminologia antica I. 2. Isocrate e i generi della prosa I. 2. 1. La classificazione del Panatenaico I. 2. 2. Il significato di µaì..aicoç I. 2. 3. Classificazione dei generi e scelte educative I. 2. 4. La classificazione dell' Antidosi I. 3. I generi letterari: la prassi I. 3. 1. L'Antidosi come discorso di genere misto I. 3. 2. Epitafio e panegirico I. 4. Scopi politici e faciessimbuleutica

VI 63 64 66 67 74 74 76 78 79 83 87 87 88 91 93 95 96 96 97 99 101 102 103 105 107 110 110 111 112 114 118 118 120

129 129 131 135 136 141

Studi su Isocrate

I. 4. 1. Il Panegiricocome discorso politico I. 4. 2. La pubblicazione scritta delle orazioni deliberative I. 4. 3. Il croµpouÀEOO.v di Isocrate I. 4. 4. I A6yo1di Isocrate e il genere epidittico I. 5. Materia storica e rapporto con la storiografia I. 5. 1. La materia storica come patrimonio acqwsito I. 5. 2. La tradizione difesa I. 5. 3. La tradizione negata I. 5. 4. Gli exempla I. 5. 5. Il confronto con la storiografia: Isocrate e Tucidide I. 6. La competizione con la poesia: i modi dell'encomio I. 6. 1. Dall'encomio poetico all'encomio in prosa I. 6. 2. Il confronto tra poesia e prosa: l' Evagora I. 6. 3. Encomio e protrettico I. 6. 4. L'autoelogio I. 6. 5. Encomio e apologia: Elenae Busiride I. 7. L'Antidosi come manifesto della paideiadi Isocrate I. 7. 1. La finzione giudiziaria I. 7. 2. Apologia e autoelogio I. 7. 3. Gli allievi I. 7. 4. Le autocitazioni e il confronto con le leggi 1.7.5. Trmoteo I. 7. 6. La centralità della paideia I. 7. 7. Corollario: i discorsi giudiziari del corpusdi Isocrate I. 8. Le orazioni deliberative fittizie e la loro funzione politicopaideutica I. 9. Dall'epideixisal dialogo I. 9. 1. Isocrate e i filosofi I. 9. 2. Isocrate il dialogo filosofico I. 9. 3. Strutture dialogiche: Areopagitico,Antidosi, Filippo I. 9. 4. La scena scolastica del Panatenaico I. 10. La forma epistolare I. 10. 1. Il genere epistolare tra V e IV secolo I. 10. 2. Epistole e discorsi in forma epistolare: Busiride,A Demonico,Filippo Parte Il. Modi della composizione e forme della pubblicazione Il. 1. La funzione paradigmatica II. 2. L'efficacia politica dei A6yo1 Il. 3. La tecnica di composizione dei A6yo1. Il. 3. 1. Le scene scolastiche fittizie Il. 3. 2. La redazione scritta

Sommario

142 142 146 146 148 158 158 161 164 168 172

VII

II. 3. 3. Conclusione Il. 4. L'ambientazione (artificiale) dei discorsi II. 5. Il problema delle datazioni Il. 5. 1. Data (o periodo) di composizione e data drammatica Il. 5. 2. La datazione delle orazioni deliberative fittizie e delle epistole Il. 6. La formazione del corpus:alcuni problemi Il. 6. 1. I discorsi apparentemente incompleti Appendice. Orazioni apparentemente incomplete del corpus Lysiacum Il. 6. 2. La doppia redazione del discorso Sulla pace Il. 6. 3. Le presunte varianti d'autore Il. 7. Un epilogo. Isocrate maestro e editore di se stesso

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Bibliografia

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Indice dei nomi e delle cose notevoli

213

Indice dei passi discussi

PREMESSA

1. Pubblicazione scrittae sceltedi poetica È opinione comune che il momento di frattura più significativo nella

storia della poetica greca debba essere individuato nell'opera dei poeti ellenistici e in particolare di Callimaco. Callimaco, si è detto giustamente, ha composto il primo liber poetico dell'antichità, i Giambi,in cui l'ordine dei carmi e il loro stesso contenuto sono influenzati dal canale di comunicazione, la scrittura e il libro, e sono liberi dai vincoli imposti da specifiche occasioni di pubblicazione. Mi limito a riportare qualche formulazione. Secondo Gregorio Serrao 1 «Il poeta perde l'uditorio: tra il poeta e il suo pubblico si frappone ora il libro. Il poeta non può più rivolgersi direttamente agli ascoltatori e coinvolgerli emozionalmente nel suo canto: la poesia perde in immediatezza e spontaneità e si rivela più meditata e pensosa; perde quel carattere collettivo che accomunava il poeta all'auditorio e diventa più personale e più individualistica». Roberto Pretagostini 2 si sofferma sulle conseguenze dell'affermazione della scrittura: «Ormai svincolato dai condizionamenti consci e inconsci che si verificano nel rapporto diretto con un pubblico di uditori, e che di fatto finivano per privilegiare il rispetto delle tradizioni culturali ormai consolidate, e al tempo stesso ben conscio delle nuove possibilità che sul piano espressivo il sistema della composizione scritta permetteva di raggiungere, l'autore alessandrino può realizzare un'opera letteraria che risulta da un lato più meditata ed individualistica e dall'altro più concisa e raffi-

1 Serrao 1977, p. 171. Una posizione diversa rispetto a quelle qui riportate in Cameron 1995, che sottolinea gli aspetti di continuità nell'esecuzione e nella stessa professione poetica. Per il concetto antico di pubblicazione rinvio a van Groningen 1963 e ora a Dortmund 2001, spec. pp. 107-124 (riferito alla situazione romana del I sec. a. C.). Di grande importanza sono le considerazioni sul rapporto tra produzione di letteratura e forme della pubblicazione di Citroni 1995, spec. pp. 3-29. 2 Pretagostini 1988, p. 290 s. Vd. anche Pretagostini 2000, p. 7, che parla a ragione di «una vera e propria rivoluzione nel sistema della comunicazione letteraria» determinata dal «definitivo imporsi del sistema della composizione e della fissazione per iscritto del testo». Sul «carattere eminentemente libresco» della comunicazione letteraria in età ellenistica vd. Fantuzzi in FantuzziHunter 2002, p. 26.

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Studi su Isocrate

nata, ma soprattutto non tradizionale, attenta al nuovo, si potrebbe quasi dire sperimentale». Secondo Peter Bing3 già all'inizio del IV sec. la scrittura era pienamente interiorizzata, ma il cambiamento trovò espressione nell'autorappresentazione del poeta soltanto in età ellenistica: «Here, in the first generation of poets after the death of Alexander the Great in 323 B.C. we shall find a crucial role played by the book. Although in Greece the "primary oral culture" [...] had long since changed into a literate one, with writing fully interiorized by about the early 4th cent. B.C., this inward change found outward expression in the poet's seH-image only in the new Age». Secondo Maria Grazia Bonanno 4 «L'ormai generalizzata diffusione libresca della cultura, anche poetica, è certo il dato distintivo - rispetto al passato - dei nuovi modi della comunicazione, e della mutata destinazione della letteratura. I riflessi dell'ormai compiuto passaggio ad un testo scritto per essere letto (e riletto) sono avvertibili nella maniera propriamente 'alessandrina' del riuso della parola altrui: l'allusione, la cui esistenza (e consistenza) dovrà dirsi "subordinata al libro" [Pfeiffer] non meno dell'esistenza stessa della filologia». Luigi Enrico Rossi5 descrive il fenomeno dal punto di vista dei generi letterari e delle loro leggi: «Venendo a mancare il legame con l' occasione (la festa religiosa, il simposio ecc.), il poeta fu portato a elaborare il proprio prodotto con maggiore libertà, addirittura con arbitrio. Era vincolato, sì, al rispetto di un codice, ma era un codice che lui stesso si creava, liberandosi dalle leggi dei generi letterari tradizionali. Il genere letterario, che determinava forme e contenuti in rapporto alla destinazione dell'opera, diventò cosi una struttura aperta a infuùte possibilità di innovazione e di sperimentazione».

Queste formulazioni ci restituiscono un quadro attendibile di quello che è avvenuto nell'ambito della poesia. Resta da indagare se il grande cambiamento nei modi della comunicazione letteraria che interessa la poesia ellenistica sia stato preceduto e preparato da analoghe trasformazioni avvenute nel campo della prosa. Affrontando problemi così ampi sarà opportuno guardarsi da certe formule pericolose e anacronistiche attraverso le quali si pretende di sintetizzare un processo lungo e complesso. Una di queste è la contrapposizione tra l'età degli intellettuali organicamente inseriti nel contesto cittadino e l'età dei letterati, che si rivolgerebbero esclusivamente a una élite colta e sarebbero per lo più disinteressati alla vita politica, ormai nelle mani di regimi mo-

Bing 1988, p. 10 s. Bonanno 1990, p. 22. Sul rapporto tra filologia e poesia nella nuova «cultura del libro» vd. le osservazioni di Bonanno 1995. Per i concetti di oralità e auralità e per il processoche ha portato all'affermazione del libro come canale di pubblicazione della letteratura rinvio a Rossi 1992, che fa riferimento alla principale bibliografia precedente. 5 Rossi 1995, p. 586. Sul distacco dell'opera letteraria dall'occasione esterna e sulla conseguente libertà di elaborare un proprio codice innovando e sperimentando rispetto ai generi tradizionali vd. ora Rossi 2000c, spec. p. 153, e Fantuzzi in Fantuzzi-Hunter 2002, spec. pp. 22 e 25. 3 4

Premessa

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narchici 6• È probabile che una simile visione schematica sia influenzata dal desiderio, più o meno inconscio, di avvicinare la letteratura ellenistica e il contesto socio-politico in cui nasce alla (o a una) moderna concezione del fatto letterari7.È del tutto evidente che i regni ellenistici non distruggono il tessuto urbano delle città greche, anzi tendono a riprodurre quel modello attraverso la politica delle nuove fondazioni, sottoponendo però le città a un controllo superiore. Che le città non abbiano un'autonoma politica estera non implica che non si facesse più politica. Anzi, ancora in età imperiale romana le città greche avevano una loro attiva vita politica interna e un rapporto dialettico con le autorità romane. È stato il modello ottocentesco dello Stato nazionale e accentratore a produrre la visione distorta di un mondo greco che dalla galassia delle città-stato8 si trasforma di colpo in un insieme di grandi stati nazionali. Un altro pericolo da evitare è insito in ogni periodizz.azione: quello di stabilire cesure nette tra un'epoca e l'altra (sul modello, ad es. della Geistesgeschichte),quasi che le innovazioni siano frutto di occasionali colpi di genio e non di lunghi processi storico-culturali. Nel nostro caso si deve riconoscere che le novità della poetica ellenistica sono state preparate da quei generi poetici che più si prestavano alla sperimentazione e all'innovazione: mi riferisco soprattutto all'elegia, caratterizzata già in età arcaica da un'ampia gamma di contenuti 9• Infine è bene rinunciare a stabilire coincidenze - suggestive quanto insidiose - tra uso della scrittura e sviluppo del pensiero razionale: la visione secondo cui la scrittura sarebbe alla base di un'integrale rivoluzione nel modo di conoscere e interpretare la realtà è stata in que,;t'ultimo decennio precisata e corretta 10• In questa sede intendo limitarmi al campo della teoria e

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In questa chiave è salutare 1aprovocazione di Cameron 1995. Sulla posWone di Callimaco, divilo tra la città (Ci.rene) e la capitale del regno (Alessandria) vd. Lehnus 1993. 'I Per questo è d'obbligo rinviare alla celebre definizione di Droysen dell'ellenismo come «età moderna del mondo pagano», che originariamente trovava posto Jtella prefuione "privata" al ll volume della Geschichte des Hellenismu~0843) ed è poi confluita nella Historik(cito dalla tra• duzione italiana: Droysen 1943, p. 71). Per la vicenda intellettuale di Droysen e del concetto di ellenismo vd. Canfora 1987 e spec. pp. 5()..54. 8 Sui problemi posti dai concetti moderni di polis e di città-11mtovd. Gawllntka 1985, Murray 2000 e Niço4ii 2001a, spec. pp. 656-658 con la bibliografill ivi discussa, Vd. ora anche la sintesi dei multati ottenuti dal "Polis Centre" di Copenhagen in Hansen 2003. Per una visione del mondo greco dal punto di vista dei centri urbani minori vd. Gehrke 1986, 9 Vd. Vetta 1992, spec. p. 188 s.; Fantuzzi in Fant\lZZi-Hunter 2002, p. 35, a proposito di clU'mi hmodici in distici del IV sec. a. C, toVd. r questo Porciani 1994, il quale sottolinea «che non esiste, pre,so gli.·antichi, un'i&lve alla fine della commedia politica e, per la tragedia, all'opera innovativa di Agatone. Innovatore nell'epos e nel1'elegia fu Antimaco di Colofone, ma la portata della sua opera, apprezzata da Platone e vivacemente dibattuta dagli alessandrini, in gran parte ci sfugge. Spunti di grande interesse vengono anche da Cherilo di Samo e in particolare dal fr. 2 Bemabé, dove il poeta, ultimo erede di una lunga e gloriosa tradizione, lamenta la difficoltà di trovare nuove strade per il suo canto. La scelta della materia storica da parte di Cherilo anticipa una tendenza dell' epica ellenistica. Anche nel caso di Cherilo la perdita della sua opera ci impedisce di comprenderne appieno le caratteristiche. Più in generale, ci troviamo in grande difficoltà nel valutare, per il naufragio dei testi, l'intera produzione esametrica preellenistica. Già verso la metà del V secolo, con i sofisti, l'educazione era divenuta appannaggio di professionisti e aveva acquistato una posizione centrale sia nell'ideologia politica ateniese sia nelle relazioni sociali (si veda, ad esempio, l'attenzione che la commedia dedica a questo tema). La sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso e la tirannide dei Trenta furono certamente eventi traumatici, che incisero profondamente nella vita politica e nei rapporti sociali. Il distacco tra uomini politici e semplici cittadini aumentò progressivamente. L'educazione della classe politica divenne un problema centrale e fu oggetto di contesa tra retori e filosofi. La politica stessa divenne una ttxv11,con le sue regole e i suoi maestri. Il carattere tecnico assunto dalla politica, a cui sono collegate la storiografia di tipo tucidideo per un verso e l'eloquenza (Lisia, Trasimaco, Isocrate, Alcidamante) per l'altro, è uno dei motivi che determinano il successo della scrittura e del libro come canali di comunicazione. La grande prosa attica nasce dunque come una letteraturasperimentale, che esplorale possibilitàdel nuovo canaledi comunicazionee, al tempostesso,è da essocondizionata.Di qui, oltre che dall'intento autoelogiativo e dall'utilità didattica, nasce l'esigenza di spiegare il proprio codice. A differenza della poesia contemporanea, la letteratura in prosa destinata a diffusione scritta appare del tutto svincolata dall' occasione 15 (e quindi, secondo la formulazione di

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Sui motivi della sopravvivenza del ditirambo vd. Fantuzzi in Fantuzzi-Hunter 2002, p. 23

s. 15 Vd. per questo Rito6k 1991, p. 159. Sull'importanza dell'occasione nell'articolazione dei diversi generi poetici fino al V secolo vd. Gentili-Cerri 1983, p. 106: «Il canto si qualificava in rapporto alle diverse occasioni della vita sociale ed al tipo di esecuzione vocale e strumentale richiesta da ogni singola occasione».

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Studi su Isocrate

Tucidide, K'ttlµa ~ aia) 16, composta per la lettura privata o per la recitazione di fronte a un uditorio ristretto e di fatto disponibile a un pubblico non solo ateniese. In quest'ottica si potrebbe dire - ed è questa un'ipotesi di lavoro che voglio verificare - che la concezione del prodotto letterario plasmato sulle caratteristiche e sulle potenzialità del canale scrittorio è già fortemente presente nella prosa storica, filosofica e retorica di Tucidide, Platone e Isocrate17.Nel momento in cui si spezza il vincolo con l'occasione nasce una letteratura in prosa con caratteri diversi rispetto ai decenni precedenti, una produzione che individua il proprio pubblico e il proprio codice, che si inserisce in una tradizione e interagisce con essa, ma è pienamente consapevole delle nuove condizioni nelle quali si svolge la comunicazione letteraria. A differenz.adi Tucidide e di Platone, che avevano contenuti forti e innovativi da comunicare, Isocrate non ha, in apparenza, grandi novità da proporre. Anzi deliberatamente dichiara la superiorità dell'elaborazione formale sull'innovazione dei contenuti (vedi ad es. ad Nic.41, su cui torneremo) 18.Proprio l'attenzione rivolta alla forma stilistica e alla sua definizione, unita alla costante preoccupazione didattica, porta Isocrate a riflettere continuamente sulle proprie scelte letterarie. Per questo motivo l'indagine sarà incentrata su Isocrate, che, tra l'altro, dei tre grandi archetipi della prosa letteraria attica, è stato senza dubbio il più trascurato. La sua opera è apparsa pedante e ripetitiva, priva di originalità e anche di forti tensioni morali. Questo giudizio, condiviso già da Ermogene, ha prodotto una delle più evidenti aporie della storiografia letteraria: l'autore che più di ogni altro ha inciso sull'educazione occidentale e che - attraverso la mediazione di Cicerone - ha imposto il suo modello paideutico fino al Rinascimento e alle soglie del XX secolo 19è stato più o meno

16Sulle

interpretazioni antiche del pauo tucidideo vd. Nicolai 1995. Gentili.Cerri 1983, p. 10, interpretano le plll"Oledi Tucidide come affermazione del valore durevole dell'opera affidata alla scrlttur11,contrapposta alle opere destinate all'effbnero successo nelle recitazioni. Vd. anche Longo 1978, spec. p. 519 s., e L,mza1979, p. 56 s. ContraPorciani 1994, spec. pp. 377-384. 17In termini molto netti si esprime Andersen 1987, p. 44: al tempo di Tucidide sarebbe sorto un pubblico di lettori; Platone e Isocrate sarebbero sulla soglill che conduce verso la Schrlft- und '8uchkulture sarebbero consapevoli delle perdite che il passaggio comportava. Ma non si sarebbero accorti di due conseguenze della Schriftlichkeit:1. ai testi scritti, proprio in quanto scritti, si riconosceva un'eccezionale autorità; 2. la diffusione scritta della letteratur11 determinò una nuova differenziazione sociale e culturale: «Die Schriftkultur ist immer nur eine Teilkultur•. Tuttavia Isocrate sembra pien11mente consapevole dell'autorità derivante dall'opera scritta (si veda ad es. l'insistenza sul verbo ypa+ro,su cui vd. infra,II. 3. 2) e sembra anche attento al pubblico, socialmente e culturalmente selezionato, a cui si rivolge. Castaldi 1981, p. 202, parla aragione di uditorio selezionato attraverso il rifiuto dei normali canali, Su Tucidide che stabilirebbe la sua autorità rimarcando il ruolo della scrittura e preaentandosicome scrittore veridico, vd. Edmunds 1993. Sui condizionamenti prodotti dalla scrittura sulle scelte di Tucidide vd. Crane 1996. Su questi problemi vd. da ultimo Morrison 2004. 18Vd. Castaldi 1981, p. 201. 19Sul modello paideutico di Isocrate vd. soprattutto Jaeger 1959, pp. 77-267. Per una buona e veloce sintesi sulla fortunll di Isocrate vd. Uvingstone 1998, p. 263 s. Vd. anche lo studio onnai

Premessa

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consapevolmente messo da parte. In particolare la teoria letteraria di Isocrate e, sul versante della prassi, il suo sistema letterario, che rappresentano un decisivo momento di svolta, non hanno ricevuto le necessarie attenzioni. Questo libro vuole essere un contributo alla comprensione di questo aspetto cosi importante dell'opera di Isocrate. 2. L'educazioneumanisticae Isocrate

Ritornare criticamente a Isocrate può essere anche un motivo per riflettere sull'educazione che siamo soliti definire umanistica in un momento in cui o si prescinde completamente dalla nostra storia culturale o si ergono inutili trincee verbali in difesa degli studi classici20• L'opera e l'attività didattica di Isocrate hanno infatti posto in primo piano l'educazione retorico-letteraria 21, cercando di coniugarla con contenuti politici condivisi da ampi settori dei ceti abbienti. Questo progetto ha avuto una straordinaria fortuna sul versante della teoria e della prassi educativa: fino a pochi decenni fa la scuola occidentale ha privilegiato gli aspetti linguistici, retorici e letterari a scapito delle discipline tecniche e scientifiche, che sono state relegate a un rango inferiore. L'educazione umanistica è cosi diventata ipsofacto appannaggio delle classi più elevate, finendo per legarsi alle ideologie che queste classi di volta in volta propugnavano22. Dopo la seconda guerra mondiale e l'esito infausto delle ultime ideologie del classicismo, c'è stato un moto di reazione contrario alla cultura classica. Parallelamente l'antropologia e la storia hanno sottolineato la distanza tra il mondo greco-romano e il nostro. Sotto questa duplice spinta la funzione esemplare della cultura classica si è esaurita: è finita l'epoca dello sfruttamento ideologico e ne ha beneficiato la comprensione storica delle culture greca e romana. Questi effetti positivi sono stati accompagnati però da un'inevitabile crisi del modello educativo fondato sulle culture classiche, come se, esauritosi lo sfruttamento ideologico, quelle culture non avessero più nulla da dire. Ma continuiamo a usare Isocrate come chiave per tentare la comprensione del presente. Isocrate proponeva ai suoi allievi, perché li imitassero, discorsi esemplari su temi tradizionali. Sono discorsi fittizi, non destinati a es-

invecchiato di Burk 1923, pp. 199-224. Sulla ricezione di Isocrate nella Roma del II sec. a. C. vd. ora Pinto 2002. Sulla fortuna di Isocrate in età rinascimentale vd. Burk 1923, pp. 211-217, e Gualdo Rosa 1984, con interessanti osservazioni sulla 'rimozione' di Isocrate nella storia degli studi (pp. 1-4). 20 Ancora attuali per molti aspetti sono le considerazioni di Finley 1975 = 1981, pp. 290-324, nelle quali Isocrate occupa un posto centrale. 21 Si veda la chiara formulazione di Ostwald-Lynch 1994, p. 602: Isocrate ha trasformato la retoricada un'arte dell'argomentazione e del dibattito in un potente strumento educativo. 22 L'educazione umanistica, fondata sulle culture greca e romana, ha determinato vari momenti di classicismo nella storia della cultura europea. Su questo vd. Canfora 1980.

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Studi su Isocrate

sere recitati. Attraverso questi discorsi l'allievo veniva a conoscenza di un patrimonio etico consolidato (i discorsi parenetici: vd. ad Nic. 41) e insieme di un bagaglio di conoscenze storiche o meglio di paradigmi storici fondanti per la sua identità di Greco e di Ateniese. Parlo di paradigmi storici perché Isocrate, che pure oratore non è, usa la storia da oratore, sul modello degli autori di epitafi. È una storia alterata, dove gli antichi miti sono attualizzati e i fatti recenti sono trattati alla stregua dei miti (paneg.8), con un'operazione di continua mitopoiesi. Non è un caso che nella scuola antica la storia non abbia mai goduto di una posizione autonoma 23 • Dal tempo di Isocrate, dunque, la scuola crea e trasmette miti politici, che hanno un permanente valore paradigmatico. La scuola di Isocrate non ricercava il bene assoluto o la felicità: pretendeva di insegnare a vivere e a operare in una comunità politica. Per fare questo si serviva di paradigmi, recuperando i miti politici della tradizione (autoctonia degli Ateniesi, guerre persiane etc.) e rendendo paradigmatici fatti più recenti. La stessa operazione, a ben guardare, è stata compiuta dalla scuola occidentale fino ad oggi. In conclusione i problemi e le scelte che la scuola di oggi si trova di fronte sono in parte gli stessi che venivano dibattuti al tempo di Isocrate: l'alternativa tra educazione umanistica e formazione tecnica; l'interpretazione del passato da proporre agli allievi insieme ai paradigmi e ai valori su cui fondare la società; il legame tra scelte paideutiche e appartenenza di classe sociale o di parte politica. La distanza dall'antico e la ricostruzione critica della nostra storia culturale possono permettere oggi, forse per la prima volta, di superare quei conflitti che l'educazione umanistica ha trascinato con sé dal tempo in cui Isocrate ha aperto la sua scuola ad Atene24• 3. Avvertenzee ringraziamenti

Per Isocrate ho seguito, pur consapevole delle sue manchevolezze, l' edizione della Collection Budé curata da G. Mathieu e É. Brémond (Paris 19291962), da cui si cita. La recente edizione di B. G. Mandilaras (MiinchenLeipzig 2003) presenta già a un primo sguardo tali problemi da renderne sconsigliabile l'uso. Ho abbondato in citazioni per offrire, per così dire, ante oculos i testi discussi. Salvo diversa indicazione, le traduzioni sono mie. Il quadro sintetico di p. 10 s. fornisce per comodità dei lettori i dati cronologici essenziali (in genere relativi alla data di ambientazione) e indicazioni schematiche sul genere delle varie opere di Isocrate. La bibliografia finale comprende esclusivamente gli studi utilizzati e citati nel corso del volume.

23 24

Su questo tema rinvio a Nicolai 1992. Di grande suggestione a questo proposito le considerazioni di Rossi 1983.

Premessa

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Varie parti di questo lavoro sono state presentate in seminari organizzati dalla cattedra di Letteratura greca (Luigi Enrico Rossi) dell'Università di Roma "La Sapienza" e in altre sedi universitarie italiane. Ringrazio tutti coloro che nelle varie occasioni sono intervenuti con suggerimenti e proposte. Particolare gratitudine va a chi ha letto e discusso con me queste pagine: Andrea Blasina, Giulio Colesanti, Emanuele Dettori, Andrea Ercolani, Sotera Fornaro, Luigi Enrico Rossi, che ha seguito tutte le fasi della ricerca ed è stato interlocutore insostituibile nelle diverse (e numerose) fasi redazionali. Ringrazio infine lo stesso Luigi Enrico Rossi, insieme a Maria Grazia Bonanno e a Roberto Pretagostini, direttori dei «Seminari Romani di cultura greca», che hanno accolto questo libro nella collana dei «Quaderni».

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Dati cronologici ---

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Evagora (IX) Archidamo (VI)

Epistola I a Dionisio

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alcuni anni dopo la morte di Evagora (374/373) ambientato dopo il 367; composto forse un decennio dopo (Blass)

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prima del 367

processo tenuto nel 403 o nel 402 Contro Callimaco (XVIII) ; processo tenuto nel 402 o nel 401 -Contro Lochite (XX) processo collocato congetturalmente tra il 400 e il 396 (Mathieu) Sulla biga (XVI) processo tenuto tra il 398/97 e il 395/94: viene collocato nel 396-395 L_ Trapezitico (XVII) processo tenuto tra il 393 e il 391 Eginetico (XIX) processo tenuto nel 391 o nel 390 ' Co~tro i sofisti-(XIII) circa 391 o 390 Encomio di Elena (X) 390-380; dopo la composizione del Fedro secondo Mathieu Busiride (XI) dopo il 390 Panegirico (IV) ambientato nel 380 circa (è stata ipotizzata una doppia pubblicazione: 385/84 e poi 380) A Demonico (I) nessun appiglio per la cronologia; forse sezione dopo il 380 A Nicocle (II) dopo il 374/373, forse intorno al 370 : Plataico (XIV) ambientato dopo il 374 o il 373 INicocle (III) 368 circa

Contro Eutino (XXI)

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,_Titolo

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epidittico: encomio concluso da un protrettico simbuleutico fittizio

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epidittico (encomio) in forma epistolare epidittico fittizio (unisce tratti del genere simbuleutico con altri tipici dell' epitafio) parenetico in forma epistolare (contiene una ' sezione encomiastica) parenetico sui doveri del buon re simbuleutico fittizio ' parenetico sui doveri dei sudditi; contiene un autoelogio epistola (composta o conservata solo in parte: fittizia?)

giudiziario (composto o conservato solo in parte: modello di oratoria?) giudiziario giudiziario epidittico sul tema dell'educazione epidittico: encomio

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. giudiziario (fittizio?): deuterologia giudiziario giudiziario (composto o conservato solo in parte: modello di oratoria?)

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Genere

Quadro sintetico delle opere di Isocrate

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ambientata e composta nell'autunno del 338, dopo Cheronea (Signes Codon.er la

Epistola III a Filippo

~11:t finP riPl Uh)

composto tra il 342 e il 339

Panatenaico (XII)

rnmnAct-;t

ambientata nel 340 o nel 339

Epistola IV ad Antipatro

rnncl,1Pr.:t

ambientata prima dell'ottobre 340; Signes Codon.er la considera composta tra il 343 e il 342

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ambientata tra la primavera e l'autunno del 344; Signes Codon.er la considera composta tra la fine del 345 e l'inizio del 344

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Epistola V ad Alessandro

Epistola II a Filippo

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ambientata dopo il 346-345

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Epistola VII a Timoteo

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ambientato nella primavera del 346

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Filippo (V)

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353-348

Epistola VIII ai magistrati di Mitilene

ambientata nel 356

composta nel 354

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ambientato durante la guerra sociale (357-355); composto prima cieli'Antidosi (354)

Antidosi (XV)

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Epistola IX ad Archidamo

Sulla pace (VIII)

ambientato nel 357 (Jaeger)

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Areopagitico (VII)

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ambientata nel 359 o nel 358

Epistola VI ai figli di Giasone

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epistola

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epidittico fittizio: encomio di Atene; autoelogio; contiene sezioni dialogiche

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epistola; Signes Codon.er la considera affine alle epp.7 e 8

epistola

epistola

epistola (forse esemplare: tema del buon governo)

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protrettico in forma epistolare; contiene sezioni dialogiche

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epistola di contenuto privato

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misto: cornice giudiziaria; riflessioni filosoficopedagogiche; citazioni; contiene una sezione dialogica

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epistola (composta o conservata solo in parte: fittizia?)

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simbuleutico fittizio

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simbuleutico fittizio; contiene una sezione dialogica

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epistola (composta o conservata solo in parte: fittizia?)

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INTRODUZIONE

1. L'oratoriatra oralitàe scrittura 1. 1. Pubblicazionescrittae pubblicazioneorale

Il quadro che ho cercato sommariamente di delineare nella premessa contiene in sé un gran numero di aporie e di questioni aperte. Cercherò di formulare le principali. Anzitutto la transizione da una cultura orale o aurale a una cultura nella quale le opere letterarie sono diffuse attraverso il canale scrittorio è un processo complesso, che non si lascia ridurre a formule semplici. In primo luogo va premesso che la dimensione orale e quella aurale restano vive anche nelle culture più largamente alfabetizzate e interagiscono con la comunicazione affidata alla scrittura 1• In secondo luogo è necessario ricordare che tra V e N secolo soltanto una parte della popolazione era in grado di leggere e scrivere2 e che anche nella comunicazione letteraria il canale orale e quello scrittorio convivevano. Il fenomeno non coinvolgeva soltanto generi come il teatro o l'oratoria, che richiedevano la pubblicazione orale, ma riguardava anche vari generi di poesia, la storiografia, la filosofia. Non sappiamo come concretamente avvenisse una pubblica recitazione dei ÀO'yoi di Erodoto: possiamo immaginarlo sulla base delle scene di pubbliche recitazioni dei sofisti nei dialoghi di Platone e della prassi ellenistica3 • Che Erodoto recitasse i suoi ÀO'yoi è poi confermato dall'analisi interna, che mostra un'economia generale del testo e una sintassi funzionali alla pubblicazione orale4. Considerazioni

1

Vd. per questo Thomas 1989, p. 15 s., Thomas 1992, pp. 3, 89 e passim;vd. anche Edwards 2000, p. 230. 2 Vd. Harris 1989, che tende a ridimensionare il fenomeno dell'alfabetizzazione nel mondo greco e romano, e l'articolata discussione proposta in Humphrey 1991; ma vd. anche gli importanti contributi di Nieddu 1982 e Nieddu 1984 e di Thomas 1989 e Thomas 1992 nonché la sintesi delle testimonianze proposta da Pohlmann 1988. 3 Momigliano 1978 svaluta tutte le testimonianze tarde e gli indizi a favore delle pubbliche recitazioni degli storici di V e IV secolo. La sua argomentazione è ineccepibile, ma non tiene conto dei rapporti di Erodoto con i sofisti e delle testimonianze sulle loro esibizioni pubbliche. Per le testimonianze epigrafiche sulle recitazioni pubbliche degli storici vd. Chaniotis 1988, p. 365 ss. 4 Vd. per questo Thomas 1992, pp. 102-104,e Thomas 2000, in particolare i capp. 6, 7 e 8. A questi studi si rinvia anche per ulteriore bibliografia. Per un'analisi dello stile di Erodoto risulta

14

Studi su Isocrate

analoghe si possono fare anche per gli altri generi di prosa, almeno fino all'ultimo quarto del V secolo. Nel IV secolo la prassi di recitare in pubblico discorsi epidittici continua e convive con l'improvvisazione. Lo testimonia l'opuscolo di Alcidamante Sugliautoridi discorsiscrittiouverosui sofistr-s. Verso la fine della sua trattazione (30) Alcidamante riconosce che la scrittura ha una sua limitata utilità e dichiara di servirsene per mostrare la propria superiorità a quanti si fanno un vanto di essere in grado di comporre discorsi scritti. Ma la composizione scritta svolge anche un'altra funzione (31): xpò ç 6è 'tou 'tOlç 1eaì 't cii v è x l 6 E i ç E 0> v E i'.v E 1Ca 't mv E i ç 't o ù ç OX À. O U ç è 1C♦ E p O µ É:V O>V rut'tOµffl 'tOU'Y~ V. 'to'ì.ç µÈV yàp JtOÀÀ.alClç 1\µ'ì.V èv't\yYXv&ll.c.ov < 't o ù ç 'Yp a 7t ) 't o ù ç 6 À.6 'Yo u ç • iamç av 11 µ COV a \I 't o a X E 6 1 a ç 6 V 't O) V à1eouovwç èA.anova 't'iìç àçiaç Mçav 1ea8' 1\µci>vMijk}1tv.

a

roµev·

Oltre a ciò, mi impegno nella scrittura a n c h e i n v i s t a d e 11 e e s i bizioni che si tengono davanti a un folto pubblico; quanti infatti ci frequentano spesso, li invitiamo a saggiare la nostra abilità nell'improvvisazione, ogni volta che siamo in grado di affrontare adeguatamente e in bello stile qualunque argomento propostoci; invece a quanti vengono a d a s c o l t a r c i in occasioni fortuite e non ci hanno mai incontrati prima, cominciamo coll'esibire qualcuno dei nostri scritti: abituati, come sono, ad ascoltare dagli altri i d i s c o r s i s c r i t t i , a udirci i m p r o v v i s a r e essi si farebbero di noi un'opinione inferiore al dovuto. (trad. di Guido Avezzù)

Alcidamante recita un discorso composto per iscritto quando ha di fronmentre i suoi frequentatori abite un pubblico numeroso (tlç toùç oXM>Uç),

utile lmmerwahr 1966, pp. 46-78. Per le tecniche narrative epiche vd. ora Rengakos 2001. Per l'originaria articolazione dei À.Oyote la successiva sistemazione editoriale alessandrina vd. Cagnazzi 1975. 5 Su Alcidamante vd. Van Hook 1919, Gastaldi 1981, Avezzù 1982 (con edizione, commento e ampia bibliografia), Eucken 1983, pp. 121-140, Vallozza 1985, Erler 1987, p. 43 s., Friemann 1990, Rito6k 1991, O'Sullivan 1992, pp. 23-105, O'Sullivan 1996, p. 125 s., Liebersohn 1999 e ora MariB 2002. Da segnalare in particolare l'interpretazione di Eucken e O'Sullivan, che 01tendono la ~lemica di Alcidamante come rivolta specificamente contro un tipo di stile. Ho riprodotto il testo di Avezzù, che accoglie l'integrazione di Radermacher. L'integrazione rende del tutto perspicua l'opposizione tra i discorsi improvvisati e quelli preparati per iscritto; il testo tràdito potrebbe essere tuttavia difeso, intendendo À.Oyoçcon il valore pregnante di "discorso formale", "discorso preparato".

Introduzione

15

tuali, in particolare, credo, gli allievF, fanno esperienza delle sue capacità di improvvisatore. Le bn&i.~'U aÙ'tcp'tOU611µaycayou(J'\)Vvrom8ai. µ01 'tflV ooçav 'tflV wt' aÙ'tO'\Ì'tO'\ÌA.OyO\l )'EVT\ vA.6yrov, oinvEç 1tEp̵qi.UA.E'UE\jllçe la sua opera, definita 1CT11µa. Èça.i.eì.(1. 22. 4). 2. Un problemadi genere 2. 1. I generiletteraricomestrategiecomunicative L'ermeneutica moderna ha recuperato e valorizzato i generi letterari come importante strumento critico59, ma la nozione di genere letterario rimane, per molti aspetti, ambigua e sfuggente. Nell'accezione più immediata e comune i generi sono uno strumento di classificazione della produzione letteraria60, che consente di assegnare a ogni opera un'etichetta e una colloca-

58

Per i passi relativi alla teoria del icmv6vin Isocrate vd. Wersdorfer 1949, pp. 36-43; sull'originalità all'interno della genericcompositionvd. Caims 1972, p. 98 s. 59 Su questo vd., tra gli altri, Caims 1972, Conte 1980, Schwinge 1981, Conte 1991, Segai 1992, alcuni dei contributi raccolti in Galinsky 1992 e in Harder-Regtuit-Wakker 1998. Per una sintetica storia delle posizioni nei confronti dei generi letterari vd. Gentili-Cerri 1983, pp. 103-105.Per la possibilità di studiare i generi letterari nell'ottica della Rezeptionsgeschichte vd. Nauta 1990. Per una sintesi recente Depew-Obbink 2000b, spec. 1-6; il volume contiene anche una selezionata e aggiornata bibliografia. 60Rossi 2000c, p. 157, osserva a ragione che «è un'ovvietà ormai [ ... ] dire che il genere come istituto letterario dai contorni positivisticamente fissi non esiste, perché ne esistono solo le sue continue metamorfosi, riconoscibili da vari punti di partenza e da sempre ulteriori punti di arrivo». Tuttavia proprio l'inevitabile uso classificatorio dei generi continua ad alimentare l'equivoco della loro fissità.

30

Studi su Isocrate

zione all'interno del sistema letterario. Ma proprio l'idea di sistema letterario ha messo in crisi la concezione del genere come contenitore e ha spostato l'attenzione sulle funzioni e sulle interrelazioni: il genere è stato descritto in termini di strategia comunicativa, alla luce della quale si possono spiegare le intersezioni tra generi diversi. La visione dei generi alla base del classico studio di Kroll61 sulla Kreuzung der Gattungen,fondato principalmente sull'analisi della poesia ellenistica e romana, appare oggi quantomeno meccanica 62• Da un lato si è precisato il concetto di genere e si è delineata la storia del rapporto tra leggi dei generi e prassi letteraria; dall'altro si è cercato di chiarire in che cosa consista l'innovazione e in che limiti l'autore antico avesse coscienza di trasgredire il codice del proprio genere. Anche in questo caso una visione rigida e meccanica è stata sostituita dalla descrizione dinamica di un sistema in movimento 63• Secondo la felice e fortunata formulazione di Luigi Enrico Rossi64, dalle leggi non scritte e rispettate dell'età arcaica, attraverso le leggi scritte e rispettate di età classica, si giunge alle leggi scritte e non rispettate di età ellenistica. Rossi ha in questo modo evidenziato l'aspetto prescrittivo dei generi, fondamentale in un sistema letterario legato a concrete occasioni di esecuzione, e l'importanza della scrittura nell'evoluzione della prassi poetica e della riflessione sulla poesia. La rottura del vincolo tra opera letteraria e occasione ha determinato anche importanti conseguenze sul piano della classificazione per generi della produzione precedente: «in un'epoca nella quale sono venuti meno i contesti situazionali cui era destinata la poesia del passato, questa viene ormai letta come letteratura tout court e, di conseguenza, classificata

61

Kroll 1924 (ora tradotto in Belloni 1991, p. 15 ss.), su cui vd. Conte 1991, pp. 161-163: la

Kreuzungdi Kroll si fonda sull'idea del laboratorio letterario, mentre è più corretto intendere il genere in termini di strategia. Vd. ora Morton Braund 2001 e Barchiesi 2001, importante per la cont~h1alizzazione storica dello studio di Kroll e per la messa a fuoco delle questioni aperte nella critica letteraria attuale. 62 Vd. Rossi 2000c, p. 149, per il rifiuto dello Spiel mit den Formen.La Kreuzung viene talvolta applicata come una formula acquisita e senza le necessarie precisazioni sul valore che si attribuisce ad essa: è il caso, ad esempio, di Rosen 1992 a proposito del Mimiambo8 di Eroda. 63 Vd. Fantuzzi 1980 e soprattutto Fantuzzi 1993 e ora Rossi 2000c. Per un caso specifico, quello di Teocrito, vd. Fantuzzi 2000, che evidenzia la preferenza di Teocrito per soggetti umani o non divini andando in questo modo oltre i limiti tradizionali dei generi. 64 Rossi 1971, la cui ricostruzione non è scalfita dalle obiezioni di Calarne 1974. In particolare non si può condividere Calarne 1974, p. 125, secondo cui non vi sarebbe vera riflessione sui generi finché non si è posto il problema della loro classificazione, sia su base etica o estetica sia sulla base di criteri editoriali. Al contrario si può dire che una vera e vitale riflessione sui generi si esaurisce proprio quando si sente l'esigenza di una classificazione. Del tutto opinabile è anche la distinzione tra riflessione poetica e riflessione sui generi (p. 124 s.). Calarne muove da una concezione meccanica del genere letterario come mero strumento di classificazione e non coglie il vero nucleo problematico: determinare il momento di frattura che separa la fase delle leggi scritte e rispettate da quella delle leggi scritte e non rispettate.

Introduzione

31

non in base ai criteri originari di ordine pragmatico, ma a criteri interni di tipo retorico, fondati sulla struttura del discorso e dei suoi contenuti» 65 • Studi più recenti hanno cercato di precisare i termini della transizione dalla seconda alla terza fase e hanno contestato l'intenzionale trasgressione delle leggi in alcuni autori del primo ellenismo, ma in linea generale la ricostruzione di Rossi conserva tutta la sua validità. Hutchinson 66 ha sottolineato da un lato le innovazioni introdotte già nel IV secolo nel campo della poesia, soprattutto a causa del prevalere dell'esametro e del distico; dall'altro ha ammonito a non intendere le novità della poesia ellenistica soltanto in termini di generi letterari. Ma il campo di indagine di questo studio è rimasto limitato alla poesia. Sempre ai generi poetici è relativo un recente contributo di Rossi67 nel quale la Kreuzung der Gattungen di Kroll viene riconosciuta come espediente funzionale all'evoluzione del sistema letterario e non come meccanico gioco di forme. È significativo che nella conclusione, dove si afferma che i Greci hanno riutilizzato pressoché integralmente il patrimonio di forme della loro tradizione letteraria, al nesso 'mistione dei generi' si sostituisca quello di 'contaminazione dei generi', intesa come «il principale espediente della continuazione vitale di una tradizione» 68• I meccanismi e i limiti della contaminazione dei generi letterari sono oggetto di indagine in uno studio di Marco Fantuzzi e Richard Hunter, specialmente nel I capitolo, Occasionidi perfonnancee generiletterari,che si deve a Fantuzzi. Il risultato più importante è, a mio avviso, il ridimensionamento dell' «atteggiamento ludico - intellettualismo, sperimentalismo, capricciosità a cui si è spesso voluto ridurre il riuso alessandrino dei generi letterari ~reditati dalla tradizione» 69• Non che siano mancati esperimenti letterari e giochi

65 Gentili-Cerri

1983, p. 108. Hutchinson 1988, p. 15 s. Vd. anche Cameron 1995, pp. 145-154, secondo cui Callimaco non introdurrebbe alcuna innovazione rivoluzionaria rispetto ai generi tradizionali. Già Dover 1971, p. LXX s., aveva affermato che, se venisse scoperta molta poesia di fine V e di IV secolo, potremmo stabilire che la poesia ellenistica non è nata con i grandi alessandrini, ma con la morte di Euripide e di Sofocle. Per il processo di rinnovamento dell'epos e per la traduzione di materiale lirico in versione recitativa vd. Rossi 2000c, spec. p. 153-155. Vd. ora Barchiesi 2001, spec. pp. 151-153, che respinge la tesi della deliberata infrazione delle leggi dei generi, cercando spiegazioni valide caso per caso: scrivere epinici in esametri sarebbe una risposta alla scomparsa dei metri lirici dal sistema letterario e non una sfida a una poetica normativa; inni in distici elegiaci esistevano prima di Callimaco; i Giambi di Callimaco si presenterebbero come puri giambi e non come un esperimento di polyeideia.Barchiesi tende ad appiattire la posizione di Rossi su quella di Kroll e non tiene conto del carattere consapevolmente schematico della sua formulazione, che voleva segnalare momenti di frattura e non proporre gabbie rigide. 67 Rossi 2000c, che tiene conto delle considerazione di Fantuzzi 1980 e Fantuzzi 1993. 68 Rossi 2000c, p. 159. 69 Fantuzzi-Hunter 2002, p. 40. Vd. anche Pretagostini 1984, p. 116: dall'analisi dell'Idillio II esce smentita «l'immagine di un Teocrito che, perfettamente allineato con gli altri poeti alessandrini, si compiace di giocare sul piano solo dei significanti»; p. 117: attraverso un nuovo modo di

66

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Studi su Isocrate

formali, ma questi, secondo Fantuzzi, hanno interessato un numero relativamente ristretto di poeti minori. Il nuovo sistema letterario adattò i generi tradizionali e le innovazioni più profonde riguardarono la poesia lirica, che nelle epoche precedenti era strettamente legata alle occasioni e ai contesti 70 • Le conclusioni a cui giunge Fantuzzi, che collega a ragione lo studio filologico della poesia del passato con la presa di coscienza della sua inattualità, consentono di sottrarre la poesia ellenistica al confronto, storicamente inattendibile, con lo sperimentalismo e l'amore per l'innovazione proprio di tanta poesia moderna.

2. 2. La mistionedeigenerinellateorialetterariaantica Nel cercare di comprendere cosa fosse sentito come trasgressione e cosa rimanesse invece nell'alveo della tradizione di un genere letterario è necessario verificare in che misura può essere di aiuto la teoria critico-letteraria antica 71• I testi a cui si farà riferimento sono molto più tardi rispetto ai fenomeni che stiamo esaminando, ma i loro autori, a differenza di noi, vivevano all'interno di un sistema letterario che, accogliendo la periodizzazione di Rossi, non aveva subito significative soluzioni di continuità a partire dal primo ellenismo. I retori usano spesso il concetto di forma mista o di genere misto, ma sempre in riferimento alla A.Éçtço alle apµoviat: è il caso di Dionigi di Alicarnasso. Non sembrano invece sensibili alla mistione di generi letterari diversi. Fanno eccezione i due trattati pseudodionisiani nepì ÈO"XT\µcxnoµfvrov.Prendiamo ad esempio l'analisi dell' epitafio di Pericle in Tucidide nel primo dei due trattati (U.-R. II, p. 306, 12-15): àì..ì..àlCUÌ 80\l1CUOi611c; 6 u o u 1t o 8 É a Et e; a u µ 1t À. É 1CEt ÈV 't~ Èmypa♦oµÉvq> 'Em 'ta♦iq>· 't fì e; µÈ:Vyàp È y 1Cro µ t a a 't t 1Cfì e; ì 6 É a e; Èa'tÌv ò Èm'tll♦toç, G\lµXÀ.ÉJCE'tat 6È Ì OÉ a G \l µ j3O \l À. E \l 'tl 1C11·

Ma anche Tucidide i n t r e c c i a d u e s o g g e t t i in quello che si intitola Epitafio: l' epitafio infatti appartiene a 11 a f o r m a e n c o m i a s t i c a , ma viene intrecciata 1 a f o r m a s i m b u 1 e u t i c a .

accostarsi alla poesia alessandrina «si potrà evitare ... di fare di questi autori dei raffinati giocolieri di parole anche quando non lo sono, o quando almeno non lo sono in maniera esclusiva». In proposito vd. le sintetiche considerazioni di Bonanno 2000, p. 210. 7 Fantuzzi-Hunter 2002, p. 24. 71 Alla teoria letteraria antica si è spesso fatto ricorso per studiare un genere atipico come il romanzo: vd. p. es. Reardon 1991 e Marini 1991 (sul problema della denominazione del genere 'romanzo'); sul romanzo come forma aperta, ma non priva di proprie convenzioni letterarie, vd. Fusillo 1989. Sulla particolare sperimentazione letteraria del Satyricon di Petronio vd. ora Christesen-Torlone 2002, con bibliografia. Rossi 2000c, p. 154, osserva che di generi letterari, nei testi retorici e grammaticali antichi, si parla molto a proposito della letteratura alessandrina e molto meno in riferimento alle epoche precedenti «perché la natura di un fenomeno la si riconosce meglio nel momento in cui quel fenomeno si trasforma».

°

Introduzione

33

Il trattatista precisa poi che delle tre parti costitutive dell' epitafio Tucidide ha omesso il 8piìvoç per non abbattere i concittadini all'inizio della guerra e spiega in che modo ha fuso insieme (x:pfunç)encomio e (J'\)µ(3ouÀt\: punto di

contatto sono le gesta degli antenati, rievocate nell'encomio e usate per esortare al valore gli ascoltatori. Gli esempi proposti nel trattato spaziano da Omero a Demostene, passando per Euripide, Platone e Senofonte. Il trattatista non considera la mistione di generi - o meglio di temi e forme caratteristici di generi diversi - come una trasgressione o un'innovazione, ma come una tecnica letteraria del tutto normale 72. A suo modo intende i generi come strategie aperte e non come contenitori chiusi. L'ottica dei due trattati TTEpì Èax11µanaµivcovè stata completamente travisata in uno dei pochi-studi moderni che se ne sono occupati 73 • Bons descrive infatti il procedimento studiato nei due trattati in termini di àµcp1(3oÀ1.a e associa la mistione di generi diversi individuata dal secondo trattato in Panegirico,Filippoe Antidosi alle esigenze indotte dalla composizione scritta 74. Inoltre identifica lo stesso procedimento in areop.64-69, che unirebbe l'elogio della democrazia (funzione deliberativo-protrettica) con la funzione forense di difendere l'autore. Ora, non soltanto in questi due trattati retorici, ma in tutta la produzione retorica e critico-letteraria antica, non si tiene alcun conto dell'oralità e della scrittura né sul piano della composizione né su quello della pubblicazione. Inoltre i due trattati non intendono spiegare un'anomalia o un'innovazione, ma un procedimento letterario normale. E, proprio perché normale, non si può definire in termini di àµcp1(3oÀ1.a, procedimento questo profondamente diverso e molto più raro. Il caso di panath. 240-241, addotto da Bons 75, conferma la straordinarietà del procedimento: Isocrate dichiara esplicitamente di essersi servito della àµcp1(3oÀ1.a e deve dichiararlo perché abitualmente non se ne serve76.Peraltro la àµcp1~0À1.a del Panatenaico- connessa con l'esegesi, o meglio con l' autoesegesi - non è sovrapponibile ai casi di compresenza di funzioni diverse ai quali viene accostata da Bons. Infine, se è vero che la composizione scritta determina importanti conseguenze nella strategia comunicativa di un autore, anche maggior attenzione deve essere prestata al momento della pubblicazione.

72 Si confronti il secondo trattato, dove si conclude (U.-R. II, p. 348, 22 ss.) che non esiste J..oyoç aox11µcittatoç. Sul significato di J..oyoçaox11µcittatoç nella trattatistica retorica vd. Dean Anderson 2000, p. 58 s. 73

Bons 1993. Sui due trattati vd. Schopsdau 1975 con bibliografia e ora Russell 2001. Sulle teorizzazioni antiche dell'ambiguità e sulla prassi poetica fino alla tragedia vd. Stanford 1939. 74U.-R. II, p. 347. 75 Bons 1993, p. 166 s. 76Brémond in Mathieu-Brémond, IV, 1%2, p. 82 s., sottolinea giustamente l'eccezionalità del procedimento impiegato da Isocrate e segnala che Isocrate, che pure abbonda di notizie sul proprio metodo didattico, prima del Panatenaiconon ha mai fatto cenno dell' àµ♦tJ3olla.

34

Studi su Isocrate

Dunque la trattatisticaanticanon tratta la mistionedi tratti caratteristicidi generidiversicometrasgressione o innovazione.Ciò deriva dalla totale mancanza di prospettiva storico-letteraria, per cui Omero è trattato alla stregua di Demostene. I retori antichi valutano quello che leggono senza darsi cura delle originarie condizioni di composizione e di pubblicazione. Il loro scopo non è scrivere una storia della letteratura, ma selezionare, spiegare e proporre modelli per l'imitazione. Dalla trattatistica antica si può ricavare anche che i generi letterari non erano etichette corrispondenti a forme combinabili a piacimento: nell' epitafio Tucidide fonderebbe, secondo il trattatista, encomio e orazione deliberativa, ma, anche se non è detto esplicitamente, l' epitafio rimane un epitafio. Cosi, quando si trovano giudizi su un'opera che avrebbe caratteri di un genere diverso dal proprio, si deve pensare che sono questi caratteri a permeare di sé l'opera, senza che l'opera stessa si trasformi in una sorta di mostro mitologico a due o più teste. Il caso più famoso è quello della i>1to8emçdell' Alcesti di Euripide, nella quale si afferma che il dramma KroµtKcotÉpaVèxn n)v Ka'taa'tpo+tjv e che sarebbe aaruptKcotEpV,on tlç xapàv Kaì TlOOVIÌV Ka'taa'tpicl)El1tapà 'tÒ tpaytKov. Il grammatico tardo che ha redatto questa i>1t08Emç non credeva certo di aver di fronte una commedia o un dramma satiresco e nemmeno una tragicommedia. Sono stati gli studiosi moderni a sopravvalutare e a travisare le sue parole 77•

2. 3. Il sistemaletterariodi Isocrate Quello che non interessava ai retori antichi è per noi di fondamentale importanza, soprattutto per comprendere meglio la transizione dalle leggi scritte e rispettate alle leggi scritte e non rispettate e il ruolo che Isocrate può aver giocato in questa transizione. Gli studi più recenti su Isocrate si sono concentrati o sul problema delle modalità di pubblicazione e sull'interazione con il pubblico (Usener) o su quello della definizione del genere e delle sue funzioni (Too). È mancata un'integrazione dei due punti di vista. Too78ha convincentemente dimostrato l'unità della produzione di Isocrate, tutta volta a creare l'identità dell'autore e riassumibile nella formula dei 1t0Àln1Coì À.6yot 79• Ma

77

Il problema non è tanto la natura dell' Alcesti quanto la sua collocazione in luogo del dramma satiresco. Su questo vd. da ultimo Marshall 2000. Sull'evoluzione del dramma satiresco e delle sue funzioni vd. Rossi 1972. 78 Too 1995, p. 23 ss. Secondo Livingstone 1998, p. 272, i À.vcivn6iKcov12, à ì..ì..à 1tcivtaç toutouc; Ècioaç 1tEpÌÈmV t ij t E 7tO Ì.. El vouç È1tpayµatEUOµT1V t O Ù ç 7tE p Ì t IDV O U µ 4>E p O V t CO " a ì t o ì e; à À ì..o t e; "E ì..ì..TIo t o u µ p o u ì..E u o v t a e;, Kaì nollci'>vµÈV ÈvKaì tci'>vwJ...rov ì.&ci'>v 8uµ T1µcitcov yɵovtaç, OÙIC òì..iycov6' ClVtl8ÉOECOVJCaÌ7tapl000ECOV tci'>vÈv tooc;PT1topria1c;61aì..aµ1toooci'>v Kaì toùc; ç, Ot>8'OÀA.t18TJoav, allot aè ttVEç Jt E p ì t à ç É p m t 11o E i ç 1c:a ì t à ç à 1t o 1c:pi o Et ç 'YE"fOVa, presentano però anche evidenti differenze. Insomma ogni scritto costituisce un esempio a sé di un genere o più precisamente di un sottogenere e ben difficilmente si può affermare che due À.Oyotdi Isocrate appartengono esattamente allo stesso genere. Di questo fenomeno non sfugge l'importanza sul piano didattico, se teniamo presente che uno dei cardini dell'insegnamento d'Isocrate è la dottrina del 1empoçapplicata a una letteratura composta per iscritto e diffusa attraverso la scrittura. I. 3. I generiletterari:la prassi I. 3. 1. L'Antidosi comediscorsodi generemisto Un buon punto di partenza è certamente costituito dall'opera che lo stesso Isocrate considerava più trasgressiva, almeno sotto il profilo del rispetto dei generi e delle loro leggi, l' Antidosi.All'inizio dell'opera (10 s.) Isocrate dà ragione delle peculiarità del discorso sotto il profilo delle scelte tematiche (e quindi della struttura e di certe particolarità, come la citazione di opere precedenti) e dell'estensione: Èan v yàp tci>v yeypaµµÉvrov È v 1 a µ È v È v 6 l 1Ca a t TIp i q> x p É x o v t a p TI8 11V a l , tà 6È 1tpÒç µÈV toÙç 'tOlO'\l'tO'l>çàyci>vaç OÙX apµOt'tOVta, 1t E p Ì 6 È ♦ 1 A.o a o ♦ i a ç 1tEJtaPPT1maaµh,a1Caì&6flA.ro1Cota't'IÌV 6uvaµ1v a\Ìt11ç· fonv 6é t 1 1Caì to10'6tov, o tci>v vErotÉprov totç Ènì tà µa8tiµata lCaÌ 'tflV 1ta16Eiav òpµci>a1v 't o i> Ào 'Yo u x:aì xpòc; axcioac; 'tàc; ùxo8éoeic; 'tO.U'tac; yeypaµµÉvou 1t0iapllHtilpolitica a lungo rnggio e volontà di interwnto in una Hiluazimw politirn 1.ft-11•rminata: !K>nole modalità di compl>sizionc l' di pubblirnziom• il rendl•n• porn plausibill• che lsrn:ratl•abbia voluto l'SCrdtare la sua influl•n1~1 su prohll•mi rnntingt•nti. l't•rlmm11957, p. :ll7, i;ottoli1wala n•ntralità di Atene nelle sceltt•pl>litichl•di li;orratl•t• ridiml•ni;iona siil 111 ronc·1•zion1• pant•llt•nirnsia l'adt'lliont•Ili programmi t!Hpansionisticidi Filippl>,Sul fili/'f'I' romc srritto p11nellcnimvd. Doht•srh 1%8. 111Cf. pl•n'I llud11on-WilliamH1949, p. 68: il riforim1.•ntoalla "no11tradttà" presuppone un pubblico 11tcnit•iw; nl'I l'atll'girimi:-quindi as11cntela finziont• drnmmatka rhc troviamo nell' Archidamo, nel l'lataico,nt•II'Art•or1a,11itirn, nl'I S11/lal'IICI' c in ,mtid. 14 ss. 1:oss1.•rva1.ioncdi Hud11oni.·('m•rt•ntemcnte rispettata Wllliam11rnnst•ntt• di distingut•rt• qut•i discorsi in rni l'ambi1.•nli11.io1w da quelli che traggono spunto dil un'ipolt•tka i;itua1.iont•Nt•nzapt•r t)lll'Ntorostruin• intorno ad essa un conteHtu omogt•neo. Il mt•todo di indagine di I ludson-Williams i> riprei;o d11Usener 1994, su cui vd. su,,ra,lntruduzitme,1. 5. Sulla destinazione del l'ani•girima un pubblico prevalentemt•nte atcnit'llt' vd. anche Ryder 1%5, p. 50, Nt•nmdo cui Isocrate propugnava una lt•adashipdei soli Ateniesi. K2 La prt.•valcnza dell'aspetto didascalico, a cui 11i ns11odanoil contenuto politico e quello epidittico, rh1ultava l'hi11raa Cicerone. Nel De legibus,elencando l gcntiri a cui si dovrà dedicare l'uos11/utisl'I /awlis1111t1• 11d111•rsu11mo giunto alla conosn•nza (I. 62), menziona la 11mlill,qua1ira1'1'1•11ta dcndu111 ,·dat,,;11is ci11i/1us. Du Ml•snil 1H79, p. 8:l, rifl•risre questa dcfinizimw ,11tlisrnrso politiço di tipo i111x·rnt1.•o. N1.•ll'l'lt•m·i11.iotll' di(. 'ict•ront•t•rnno mmpn·si il J.ll'llt'rcdt'lib1.•rntivo,tJlll'llo giudiziario t• una Nt•rit•di J.ll'lll'riindm1i tradizionalmt•nh• ndl't•pidittico o assodati nd l'sso: l't•ncoe, Infine, la 11toriografia.La rollocnzione dt'I genert.•isonatco tra mio, il protrcttirn, la m11s11/11lio l'encomio e il protnittico rende chiaro che Cictironc a11i;ociavaquesto J.ll!lll'reall't•pidlttko, pur rkonoscendo la ,ma autonomi,,. HoCf.

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Studi su Isocrate

adeguato ai contesti ed elaborato in funzione della pubblicazione scritta. I discorsi di Isocrate, infatti, non venivano recitati nelle feste panelleniche o in occasione dei funerali pubblici, ma erano destinati alla lettura o al massimo alla recitazione in contesti privati, come l'Eroticoche Lisia pronuncia nella casa di Morico, dove era ospite di Epicrate (Plat. Phaedr.227b 4 s.). Una conferma di questo può venire dall'esame delle possibili reazioni del pubblico, ovviamente muovendo dall'ipotesi teorica che i discorsi siano destinati a una specifica occasione. Prendiamo ad esempio il Panegirico:se supponiamo un uditorio panellenico e il contesto dei giochi olimpici, dobbiamo ipotizzare o un pubblico molto distratto oppure una violenta reazione degli Spartani e dei loro alleati di fronte alle rinnovate ed esplicite pretese egemoniche di Atene. Il contesto panellenico era appropriato agli appelli alla concordia tra i Greci, ma non avrebbe ammesso un discorso che subordinava la riconciliazione ali' accettazione dell'egemonia ateniese. Sull'altro versante, se ipotizziamo che il discorso fosse destinato a una celebrazione di fronte a un pulr blico ateniese, questo pubblico lo avrebbe potuto considerare una replica fuori luogo degli epitafi e non avrebbe compreso la necessità di sviluppare il tema panellenico. Insomma il Panegiricofunziona soltanto come discorso fittizio, svincolato da una precisa occasione e anzi creatore di una nuova occasione, nello spazio della comunicazione letteraria affidata alla scrittura. Nella forma i discorsi di Isocrate si possono accostare al genere epidittico, ma nella specifica accezione di discorsi esemplari, finalizzati all'insegnaQuesto potrebbe portare ad avvicinare le opere di Isocramento della 'tÉX\'TJ. te a quelle del suo maestro Gorgia, inducendo a trascurare il fatto che Isocrate aspirava a essere maestro di una 'filosofia' pratica e politica, secondo la definizione chiarissima che leggiamo in Hel. 4 s.: àll' oµroçOU'tO> .pcxvqxiìçtmvcov tmlìnçav-ccovO'tl~lOV EO'tlV, 1tEpÌ còvcxv nç 1tp()81t'tOO, 'lfE'l)oiìµrixavr\aaa9oo. 'A.éryov, en JtEf)Ì-còv-co,rov-cou-cov 6ia-cpif3oumv·ouçexpfìv,~~nv 1tpOvnpòç 'tÒVnoÀ.Eµovnv&>vcov, àUà icaì 'tfìç ç KaÌ ÀÉ-yElV ICaÌ1tpll't'tElVµ116Evòç ~nov mivt\an 'tCOV 'EUt\vc.ov.(77).

Gli altri li esortiamo alla cultura lodando persone estranee, perché imitando coloro che vengono elogiati aspirino a tenere il loro comportamento; io invece e s o r t o te e i tuoi non servendomi di esempi estranei, ma di esempi tratti dalla tua stessa famiglia e ti c o n s i g 1 i o di impegnarti per diventare superiore a tutti i Greci nel parlare e nell'agire.

E come protrettico il discorso si chiude, con l'esortazione a Nicocle a perseverare nello studio e nell'impegno intellettuale. Alla funzione protrettica è connesso il taglio dell'encomio, che, come è stato notato e come dichiara lo stesso Isocrate al § 73, privilegia le imprese e le qualità intellettuali, trascurando volutamente (74) un motivo topico dell'epinicio, la bellezza fisica. La rinuncia a questo motivo consente a Isocrate di riaffermare la superiorità del discorso (che viaggia e induce all'imitazione) sulla statua, un tema caratteristico - per motivi professionali - della poesia encomiastica di Simonide e di Pindaro 131• Con la funzione protrettica è connesso il problema più generale degli scopi e dei destinatari dei discorsi 'monarchici' di Isocrate. W. Eder 132 ha proposto che l'encomio del monarca esemplare nel IV secolo fosse legato al tentativo di un rinnovamento aristocratico di Atene dopo la sconfitta nella guerra sociale. I consigli indirizzati al monarca servirebbero in realtà per educare l'aristocrazia di Atene. Al di là della motivazione in una specifica crisi politica di Atene, la proposta di Eder introduce una categoria di potenziali destinatari privilegiati, che può dare concretezza al discorso etico-politico di Isocrate.

131 Su questo vd. 132 Eder 1995b.

Svenbro 1984.

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L'intreccio tra encomio e discorso di esortazione si ritrova nell' ep. 9, ad Archidamo, che si apre con una recusatiodell'encomio e con l'affermazione Archidamo a eccezionali imprese militari. La di voler esortare (1tapmca.ÀE1.v) facilità di svolgere l'encomio di Archidamo introduce un'elaborata preterizione, dove ritornano i motivi caratteristici dell'encomio: la genealogia 133, le imprese delle stirpi doriche, le qualità degli Spartani e i pregi della loro costituzione, le doti del padre e la condotta in battaglia di Archidamo stesso (3 s.). Isocrate poi ricorda la preferenza ingiustamente accordata ai lodatori i quali, «se danno ammonimenti rispetto ai consiglieri (to'iç croµl3ouÀE0000t), (1tapmvrocnv)senza essere invitati a farlo», sono considerati degli importuni (6). Una variazione di questo motivo si trova nel Filippo,dove il consiglio e l'incitamento a grandi imprese sono considerati come il più alto elogio (153). Il fattore che unisce encomio e parenesi è, naturalmente, l'esemplarità, come risulta in modo esplicito nell'esordio dell' A Demonico.Anche in questo caso l'encomio del padre di Demonico, Ipponico, è appena accennato e rinviato a una successiva occasione (9-11)134 e il discorso è una parenesi attraverso precetti 135• Nella breve sezione encomiastica dedicata a Ipponico, ricorre, in principio e in fine, il motivo dell'esemplarità: Demonico potrà richiamare l' esempio del padre (9) e dovrà diventare «imitatore ed emulo del valore paterno» (11).Poco prima Isocrate aveva distinto la sua opera dai discorsi protrettici, che invitano allo studio dell'eloquenza, ma non spingono a dare dimostrazione nel comportamento delle proprie innate virtù morali (3 s.) e aveva dichiarato di non scrivere una mxpadrimç, bensì una mxpai.vemç,con cui consigliare Demonico sugli scopi a cui mirare, sulle azioni da evitare, sulle persone da frequentare e sul modo migliore di amministrare la propria vita (5). Il trattamento della materia encomiastica conferma che ogni discorso di Isocrate appartiene a un genere (o meglio sottogenere) specifico, che l'autore tende a definire e precisare attraverso esplicite dichiarazioni teoriche, sempre organicamente inserite nell'argomentazione 136• Siamo partiti da un encomio vicino alla poesia per tematica e struttura (l'Evagora), nel quale Isocrate evidenzia i differenti strumenti stilistici di poesia e prosa. Il motivo dell' encomio che diventa parenesi si ritrova, in forma epistolare nell'ep. 9, dove, però, la parenesi prende il sopravvento sull'encomio, e nel Filippo,dove la

133 Sul

trattamento della materia genealogica da parte di Isocrate vd. Gotteland 1998. A quanto sappiamo Isocrate non avrebbe mai realizzato questo progetto. Un caso analogo è ~elio del progettato encomio di Conone, di cui fa cenno in Euag.57. 1 Sulla struttura del discorso e sui meccanismi di connessione tra le varie sentenze vd. van Groningen 1941 e Rosenkranz 1966. L'autenticità è controversa: tra gli altri considerano spurio il discorso Jebb 1893, p. 82, e Mikkola 1954, p. 277. 136 Agli esempi già citati aggiungo panath.39-41, dove il precetto tecnico (l'encomio richiede il confronto con altre città di potenza simile) introduce e giustifica la comparazione tra Sparta e Atene. 134

ParteI. Il generedei A.&yotdi Isocrate

93

parenesi si fa essa stessa encomio. L'A Demonicopresenta una tipologia ancora diversa: la struttura è quella dell'epistola morale (2: rutécna>..Kt(l)V 6T1ÀC.t>8EtçMouç 'tç ÈmcmtWV. àU; È1t'l)VE..El.av.

nepì 6è 't'tÒv ou'tmç ÈXElVCOOJtEP

Io non rimasi certo in silenzio accanto a lui, ma elogiai la sua indole e il suo

impegno, ma sul resto, su quello che aveva detto, non dissi nulla, n é c h e aveva colto nel segno interpretando il mio pens i e r o n é c h e s i e r a s b a g 1 i a t o , ma gli permisi di rimanere nel suo atteggiamento.

In questo modo i lettori rimangono sospesi tra i dati emersi dal confronto tra Atene e Sparta e l'esegesi del discepolo, che però, suggerisce Isocrate, non

193 Su

questo punto d. Erler 1993: Isocrate non potrebbe accettare l'interpretazione del discepolo filospartano perché questi avrebbe seguito il metodo proprio dell'Accademia di Platone (doppio livello di lettura dei dialoghi). In questo modo il Panatenaicosi configurerebbe come una difesa del metodo di Isocrate e una risposta ali' Accademia. L'esegesi di Erler viene a conautorizzi ad accogliere la teovergere con quella di Gray 1994a, la quale nega che il Panatenaico ria della reader-reception (proposta da Kennedy 1989, p. 497: il Panatenaicoproverebbe che un autore antico poteva essere disposto ad ammettere per la sua opera più di un significato). Sui Aoyo1~floAo1 nel contesto del discorso vd. Zucker 1954, in part. pp. 25 ss. e 31.

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Studi su Isocrate

risolve l'enigma del suo discorso. Prima di affrontare in dettaglio alcune delle questioni poste dall'esegesi del discepolo, dobbiamo cercare di comprendere il senso della lunga sezione dialogica che occupa la seconda parte del Panatenaico.Una chiave di lettura si può trovare accostando un passaggio del discorso del discepolo con la breve sezione conclusiva (261-272). Proprio all'inizio del suo intervento il discepolo afferma che il vero motivo per cui Isocrate ha convocato i suoi allievi è quello di metterli alla prova, verificando le loro capacità intellettuali e cercando di capire se ricordavano qualcosa di quello che avevano appreso e se erano in grado di comprendere in che modo il discorso era stato scritto (236). Nella conclusione Isocrate ricorda l'iter compositivo del discorso, interrotto a causa di una malattia e ripreso in seguito all'insistenza di alcuni amici che erano a conoscenza della parte già composta (266-270)194• Non manca un breve cenno al genere del discorso, contrapposto a quelli epidittici e giudiziari. In particolare del discorso viene sottolineato il carattere didattico e perché costruito secondo le 'tecnico', cioè rivolto all'insegnamento della 'tÉX\ITl ÈµÈ sue regole. Dopo aver dichiarato che scopo del discorso è spiegare 'tà.111:pì -yE'yEVTlµÉVvooKiaamv, àUà 1tEplµÉVE1V eroe; àv òµovoiìam 6uv110mcn to'ìç tmv èm&lJCVUµÉVOJV 1t0Uiiv ȵ1tE1.piav mv· tCOV yàp O'Ut©6lOllCOUVtOJV tàç a'ÒtCOV &avoiaç OÙIC fonv oonç àv tO'Ì>çtOlOOtOUç àv01\touçtlvai voµianev.

exou-

e volevo anche consigliare quelli che hanno opinioni contrarie, in primo luogo di diffidare delle loro stesse opinioni e di non considerare veri i giudizi formulati da persone oziose e irriflessive, e poi di non esprimersi precipitosamente su quello che non conoscono, ma di aspettare il momento in cui siano in grado di pensarla allo stesso modo di chi ha molta esperienza sui temi esposti; se daranno questo ordine ai loro pensieri, non vi è chi potrebbe considerarli dissennati.

A che cosa si riferiscono le parole che Isocrate pone a suggello del discorso? La prima ipotesi che si può formulare consiste nel riferirle al mutato atteggiamento del discepolo filospartano dopo la seconda lettura del discorso. Infatti la sua prima reazione è una risposta secca (201 s.), che viene riferita in discorso indiretto e che provoca una replica piuttosto elaborata da parte di Isocrate. A questa segue una precisazione che attenua la polemica e limita la portata di quello che aveva detto in precedenza. Anche a questa Isocrate risponde in modo talmente convincente da inibire il proseguimento

194 Su

questo punto cf. Natoli 1991.

ParteI. Il generedei À.O'yot di Isocrate

117

della discussione. Il discepolo se ne va mortificato, dopo aver provato su di sé la massima delfica (230). Dopo la seconda lettura il tenore delle parole del discepolo è completamente diverso e l'analisi del discorso di Isocrate si traduce in un elaborato encomio del vecchio maestro. Dunque, il confronto tra Atene e Sparta si risolve, dopo il dialogo, nella riaffermazione della superiorità di Atene e della bontà degli argomenti di Isocrate. Nel PanatenaicoIsocrate traduce in procedimento retorico (l'ambiguità supposta dal discepolo e non esplicitamente negata) l'ironia caratteristica del1'argomentare socratico. Il motivo di questa complessa costruzione è duplice: da un lato c'è il desiderio di inserire il dialogo nell'orazione (come Platone quasi a voler dare proaveva inserito l'orazione nel dialogo: Fedro,Menesseno), va della sua capacità di dominare anche la forma letteraria caratteristica del1'educazione filosofica; dall'altro si deve certamente tenere presente una forte motivazione politica. Isocrate non amava gli eccessi in cui talvolta era incorsa la democrazia ateniese, anzi la sua predilezione andava a forme ben ordinate di democrazia, come la costituzione degli antenati delineata nell' Areopagitico195. Come tutti i moderati correva facilmente il rischio di essere accusato di sentimenti oligarchici (vedi sopra per Areop.56 ss.) o, peggio, di essere considerato fautore della monarchia (si veda antid.69 s. relativo all' A Nicocle)e sostenitore dell'espansionismo di Filippo. L'encomio di Atene contenuto nel Panatenaicopuò essere inteso come una risposta a chi gli chiedeva una presa di posizione politica più decisa. In quest'ottica si può parzialmente recuperare la tesi di Wendland, secondo cui il Panatenaico sarebbe un discorso deliberativo (cioè politico) rivestito delle forme di un encomio e, al tempo stesso sarebbe una pseudologia educativa, giacché l'autore era ben consapevole della libertà con cui aveva lavorato sulla materia storica 196 • L'importanza della tematica educativa nel Panatenaico è stata di recente sottolineata da Simon Goldhill 19'7, secondo cui Isocrate non mirerebbe soltanto a formare oratori, ma lettori e ascoltatori dotati degli strumenti critici per analizzare e valutare un discorso, in definitiva cittadini abili nell'uso e nella ricezione della parola. In conclusione, l'ambiguità, scelta come chiave di lettura dal discepolo filospartano, si rivela come un espediente per mascherare la linearità del

195 Sull'ideologia politica di Isocrate vd. da ultimo Moysey 1987 e Sancho Rocher 2002, con riferimento alla bibliografia precedente. 196 Wendland 1910, pp. 142 e 172. Vd. anche Kroner 1969, pp. 106 (per la mancanza di un pubsi deve considerare come un'opera pubbliàstica) e 118 blico o di un interlocutore il Panatenaico (aprendosi al dialogo Isocrate intenderebbe dimostrare coi fatti di dare spazio alle opinioni altrui e rintuzzare l'accusa mossagli da ignoti sofisti e riferita al§ 19). Non mi sembra da accogliere Loraux 1981, p. 96, secondo cui nel Panatenaicoil confronto con Sparta avrebbe ragioni essenzialmente retoriche. Anche nel discorso Sullapacesi è voluto vedere un intreccio tra forma del discorso deliberativo e contenuto epidittico (biasimo): Gillis 1970, p. 196. 197 Goldhill 2002, p. 76 s., che fa riferimento a panath.271-273.

118

Studi su Isocrate

pensiero di Isocrate: l'elogio di Atene richiede il confronto con Sparta; questo confronto viene presentato in forma di dialogo, del quale si lascia al lettore l'esegesi198 • Ma l'interpretazione non può che essere la seguente: l'encomio di Atene esce sottolineato e precisato dal dialogo, da cui emerge anche l'immagine di Isocrate educatore sommo 199• Parallelamente il lettore è indotto a respingere il metodo esegetico del discepolo filospartano che, secondo un'ipotesi recente e ben argomentata, coincide con il metodo allegorico praticato nell'Accademia di Platone200. I. 10. La formaepistolare I. 10. 1. ngenereepistolaretra V e IV secolo Lo studio delle epistole e dei discorsi in forma epistolare presenti nel corpusisocrateo non può prescindere dalla questione più generale del genere epistolare tra V e IV secolo. Dobbiamo anzitutto procedere a una elementare distinzione dei prodotti riconducibili al genere epistolare. Possiamo enucleare quattro categorie principali: 1. lettere e messaggi scritti per fini pratici e senza ambizioni letterarie; 2. epistole che uniscono una finalità politica a una forma letterariamente elaborata; 3. epistole fittizie inserite in opere di genere diverso, ad esempio storiche; 4. epistole composte per esercitazione nelle scuole di retorica, quindi prive di immediate finalità politiche201• La prima categoria ci è nota soltanto a partire dall'età ellenistica, grazie ai papiri, ma dobbiamo supporre che l'uso di inviare messaggi scritti si sia diffuso verso la fine del V secolo. Una più precisa definizione del fenomeno è possibile grazie a un passo del VII libro di Tucidide (7. 8. 2 s.)202 • Nicia vuole informare gli Ateniesi sulla difficile situazione del corpo di spedizione in Sicilia:

198 Cf.

Gray 1994a, p. 229: l'epilogo è un espediente retorico per guidare il pubblico a una presa di posizione definitiva nei confronti di Sparta. 199 Cf. Schiiublin 1982, che recupera l'unità sostanziale del discorso e le sue interne corrispondenze. Vd. anche Signes Codoi'i.er 1998, che evidenzia il carattere di lezione del Panatenaico, messo in risalto dalla discussione con gli allievi. Secondo Signes Codoi'i.er con quest'opera Isocrate avrebbe inteso difendere le sue idee sull'educazione; la scelta di tessere l'elogio dell'Atene antica gli avrebbe consentito di rivendicare il suo patriottismo e al tempo stesso di essere fortemente critico nei confronti della politica contemporanea della città. 200 Erler 1992 e 1993 (su cui vd. anche supra, n. 193). Diversamente Livingstone 1998, p. 276: Isocrate non stabilisce se l'esegesi del discepolo filospartano sia giusta oppure no. Vd. anche p. 277: il discepolo filospartano conclude e parla in luogo di Isocrate rendendo immortale la sua voce. L'apprezzamento di Isocrate per il discepolo in grado di appropriarsi della paideiadel maestro (265), sottolineato giustamente da Livingstone 1998, p. 280 s., non determina però automaticamente l'approvazione dell'esegesi proposta dal discepolo. 201 Prescindo per ora dalle teorie antiche sul genere epistolare, per le quali rinvio a Koskenniemi 1956 e a Berger 1984, p. 1035. 202 Vd. in proposito le considerazioni di Longo 1978, pp. 520-522, e di Longo 1981, p. 61 s. Vd. ora anche Rosenmeyer 2001, pp. 57-60.

ParteI. Il generedei A6yot di Isocrate

119

6È µ11 oi. 1tEµ1t6µEVOt 11 lC ~a9rlaav µa8ovtaç toùç 'A9TJvai.ouç J3ouÀEOOaa8at1tEpÌ ri\ç àA118Ei.aç. icaì. oi. µÈV ci>xovto ♦tPovtEç, oiìç àltÉa'tEtÀE,tà ypaµµata icaì. ooa Ua aùtoùç àm v.

♦ of3ouµEvoç

Ma temendo che gli inviati, o per incapacità oratoria o per difetto di memoria, o nell'intento di tenere un discorso che risultasse gradito alla massa, non riferissero le cose come stavano, s c r i s s e u n a 1 e t t e r a : riteneva che fosse il modo migliore perché gli Ateniesi potessero venire a conoscenza del suo pensiero, senza che fosse minimamente offuscato nelle parole di un messo, e potessero quindi deliberare sul veritiero stato dei fatti. E così gli inviati partirono per portare la lettera, con gli altri particolari che occorreva riferissero a voce. (trad. di Aldo Corcella)

Giunti ad Atene i messi riferirono quello che era stato loro comunicato a voce, risposero alle domande e consegnarono la lettera, che venne letta agli Ateniesi dal ypa.µµa.'teuç(7. 10). All'inizio della lettera - il cui testo sarà stato ricostruito da Tucidide con criteri simili a quelli seguiti per i discorsi e quindi rientra nella terza delle nostre categorie - Nicia afferma che gli Èma'toÀ.a.'ìç (7. 11. 1). Il Ateniesi conoscono i fatti precedenti Èv w.À."fE'ìv che non si addice al discorso: Isocrate dichiara di non aver voluto fare una Èm&t.l;tç,ma di aver voluto mostrare a Policrate come si devono svolgere l'elogio e l'apologia (44). Dopo aver ribadito che l'opera di Policrate rende un pessimo servizio a Busiride (44-47), Isocrate informa brevemente su quello che doveva essere il vero scopo dell'opera di Policrate: «lasciare ai filosofi un esempio di come bisogna scrivere le apologie riguardo alle accuse turpi e ai soggetti difficili» (48). Il pericolo maggiore insito in discorsi del genere è quello di screditare la cultura, che già naviga in cattive acque (49). Isocrate ribadisce poi la sua competenza e la sua volontà di rendersi utile, che lo hanno spinto a vou8ESono, questi, due termini chiave per la comprensione 'ttlv e a cruµJk>uÀEUav. dell'intero discorso: l'encomio di Busiride è un tema che non appassiona Isocrate (al§ 49 invita Policrate a non scegliere cattivi soggetti), ma viene affrontato esclusivamente a fini didascalici e polemici. Il Busiridedunque è un protrettico in forma epistolare che ha per oggetto la tecnica dell'encomio, esemplificata da un sintetico elogio di Busiride. Come abbiamo visto, la cornice epistolare permette di analizzare criticamente l'opera di Policrate e di fissare i ruoli del destinatore (autorevole professionista dell'educazione), del destinatario (costretto dalla sorte all'insegnamento e quindi bisognoso di consigli) e del pubblico (che viene messo a parte di uno scritto formalmente riservato al destinatario). L'A Demonicoè un protrettico che è presentato come un dono inviato al 209 destinatario (2: à1ttatw..Kciaot tov& tòv ì.oyov oo'lpov) . Nell'esordio Isocrate distingue la sua opera dai protrettici che invitano allo studio dell'oratoria (3 s.: 1tapa1Cw..oumv, 1tapcx:1CÀ:r1mv) e definisce il discorso una xapai.vEmç, sottolineandone il contenuto etico (5). L'A Demonicoè certamente meno complesso del Busiride sotto il profilo del codice letterario impiegato: la dedica non nasconde intenti polemici e il discorso si snoda senza interruzioni (come l' elogio di Busiride inserito a titolo di esempio nel Busiride).Nel discorso parenetico poi non c'è ambiguità tra il dedicatario e il più vasto pubblico dei lettori: la scelta di rivolgersi a un personaggio definito contribuisce a dare con-

209Prescindo

in questa sede dalla discussa questione dell'autenticità.

ParteI. Il generedei ÀO"fotdi Isocrate

123

cretezza agli ammonimenti morali, ma non cela il rapporto di complicità tra autore e lettori che abbiamo osservato nel Busiride. E veniamo al Filippo,discorso apparentemente diversissimo dagli altri due, ma che a ben vedere presenta dei punti di contatto con essi. Il Filippoè un protrettico in forma epistolare, che non vuole essere una Èm6El.l;tc; né un encomio (17). Nel FilippoIsocrate costruisce una scena scolastica: critiche degli allievi nei confronti del suo progetto, lettura e successiva approvazione, a cui segue l'invito a inviare al più presto il discorso (18-23). In questo caso la forma epistolare è funzionale al rifiuto del discorso panellenico in quanto politicamente inefficace (12 s.): rivolgersi a Filippo significa cercare di mettere in pratica il progetto del Panegirico,che però, sotto le spoglie del discorso panellenico, era rivolto ad Atene e ne avvalorava le pretese egemoniche. In uno snodo cruciale del discorso, quando passa a parlare della spedizione contro la Persia, dopo aver affrontato le questioni interne alla Grecia, Isocrate fa alcune considerazioni sul suo ruolo che possono essere utili per comprendere lo scopo dell'intero discorso (81 s.): icaì µt't 8auµciVOO'tllç 8paVaµÉVllV OXÀ.C!> XP11'tTIV èxo,xn 'tTIV ~v coo8'ol6v t' dvm 1tepìtcovaùtcovnoìJ..axcoç èç11rflaaa8micaì ta tE µeyw.a ta1tetvà 1t0111am icaì toìc;µiicpoìc;µtye8oc;nep18eìvm,icaì ta te 1taÀa1à icatvci>c; 6teÀ8eiv icaì nepl tci>v veroatì y e y e v 11µ é v rov à p x a i ro e; e i 1te ì v , oùicén ~ictéov taut' éati. 1tepìmvltEpot 1tp6tepov eiptjicaatv, aÀÀ' dµeivov ticeivrov eineiv 1te1patéov. a i µ è v y à p 1tpa!;e1c; ai 1tpoyeyev11µéva1 icotvaì 1tcia1v ,\µiv icateÀe i ♦ 8 11a a v , tò 6' tv icmpciìtautmc; icataxp,iaaa8m icaì tà npoatjicovta nepì. éicaa'tTlc; ÈV8uµ11811vm icaì toìc;òv6µamv eù6ta8éa8m tci>ve'Ò♦povouvtrov l616vèanv.

Poiché i discorsi hanno tale natura che è possibile fare molte esposizioni sugli stessi argomenti e rendere piccole le cose grandi e dare grandezza alle piccole, ed esporre in modo nuovo le cose antiche e parlare come se fossero antiche di quelle avvenute d i r e c e n t e , non si devono evitare quei temi sui cui altri in precedenza hanno parlato, ma si deve cercare di parlare meglio di loro. I n f a t t i l e imprese passate ci sono state lasciate come ered i t à c o m u n e , ma servirsene al momento opportuno e argomentare in modo appropriato su ciascuna e dare la giusta collocazione alle parole è proprio delle menti superiori.

A quello che ho già osservato (vd. supra, I. 5. 1) aggiungo ora che l'espressione tò 6' ÈvKcxtpcp tcxutmç Kcxtcxxptjacxa8m rivela attenzione alla costruzione interna del discorso, che deve risultare organica e coerente 1• È un Kcxt1 Cf.

Vallozza 1985, p. 121 s.: in Isocrate 1ca1poçsignifica "opportunità formale", "appropriata estensione".

130

Studi su Isocrate

poçinsomma

funzionale al discorso scritto, che costringe l'autore a tenere presenti più livelli strutturali: anzitutto il contesto reale in cui avviene la pubblicazione (ad es. la scuola) o le occasioni in cui si suppone che possa avvenire (lettura privata, lettura presso altri retori etc.); in secondo luogo l'ambientazione intorno alla quale è costruito l'intero discorso (Sulla pace,ad es.) o parte di esso (le sezioni giudiziarie dell' Antidosi, ad es.); in terzo luogo le possibili intersezioni tra i due piani (quando vengono richiamate le circostanze - vere o fittizie - della composizione e/ o della pubblicazione parziale del discorso, come, ad es., nel Panatenaico).L'esposizione di fatti passati dunque deve rispondere a criteri di opportunità correlati con la funzione politica e didattica che il discorso intende svolgere. In quest'ottica l'affermae parlare zione sulla potenza della parola, che può esporre tà nw..aià 1eoo.vcoç à.pxaicoçsui fatti recenti, acquista una consistenza maggiore di quella che poteva possedere in Tisia o in Gorgia: lo scrittore agisce infatti su una pluralità di piani temporali, che devono essere integrati tra loro per la buona riuscita del discorso. Esporre i fatti recenti à.pxaicoçsignifica dar loro la solennità propria dei grandi fatti storici selezionati dalla tradizione: è quello che Isocrate fa nel1'Antidosi quando rievoca i successi militari di Timoteo (101-128). A proposito degli epitafi, Nicole Loraux ha osservato che gli oratori ufficiali lasciano intendere che tutti i successi ateniesi rientrano nel mito, cioè si avvicinano alla poesia nella forma e alle gesta eroiche nel contenuto, e che la storia degli epitafi è caratterizzata da una certa unità di ton2.Conferire la solennità e l'esemplarità del remoto passato ai fatti recenti è effettivamente operazione propria della poesia: l'esempio più chiaro sono i Persianidi Eschilo, in cui un fatto molto recente (avvenuto otto anni prima) acquista lo statuto del mito anche grazie alla distanza spaziale della corte persiana dove si svolge l' azione3. L' à.pxaiowye'ìv di Isocrate, come abbiamo visto, ha dei precisi riferimenti metodologici che si riflettono nella teoria e nella prassi del 1tapç KaÌ 1tavtci1taotV ÒVO'lltO>ç· C.O !tOÀÀ.àç Mo!;EKpcittv 1tE 1tì..11o t a K6 t mv t o ù ç È 1tt 611µ o u v t a ç p o u ì..E u o a o 8 a t µEt' a ù t ci>v 1to t E p o v à ♦ a v t o t É o ç ii 6ta6otéoç to"ìç pouì..oµévotç ì..aµ1tavtci1taoiv Èottv tOUtO>V -yvcoo8ÉVtO>V où&µiav 6tap civ Et v , ÒltOtEpa6' àv Èmvotç OOçl],tauta ltOlÉÌV. tptPtìv ÈltOtT12°e coinvolgere gli allievi, con i quali Isocrate discuteva i terni dell'opera e a cui proponeva letture parziali (7): tO\OUtcov6È noUrov )xyoµévcovijA.maav, OO'Ol7tEp ijicouaav, 6 la 6 o 8 é v t o ç t o u ì..6 y o u 6iaì..OOE0'8m tòv 1t0ì..Eµov uµciç icaì yYCOO'lµaxriaavtaç Jk>uì..EooE0"8ai n ICO\VÒV ayaeòv 7tEpÌuµci>vautcov.

Dopo che furono dette molte cose del genere gli ascoltatori che c'erano sperarono che, u n a v o 1 t a p u b b 1 i c a t o i 1 d i s c o r s o, voi avreste posto fine alla guerra, vi sareste ricreduti e avreste preso una qualche buona decisione comune su voi stessi.

E si deve notare, infine, che la presentazione del discorso agli allievi (oaourep i\icouaav) viene tenuta distinta dal momento della pubblicazione vera e propria (taoo0Év'toç 'tou M>you).

20

Vd. per questo anche Phil. 84.

ParteIl. Modi dellacomposizionee forme dellapubblicazione

141

Il. 3. 2. La redazionescritta La presenza della scrittura nel processo compositivo è costantemente

sottolineata da Isocrate. Coloro che praticavano l'insegnamento della retorica componevano abitualmente discorsi scritti, come testimonia soph.9: oihro 6' àvata91\tcoç a'Ùtoi21 tE 6uiicetvtat icaì. toùç àUouç EXElV 'll1tEtA.t\~mvcootE, i\ tciìv i6trotciìv tlVÈç aÙXE'ipov ypa,ovtEç toùç A.oyouç t o (J XE 6 l (X ç o '\)(J t V • oµcoçumaxvouvtat tOtOUtO'l>ç ptjtopaç toùç (J'l)VOVtaç 7t0t11µivov'toç 1tpOO(l)1tO'\l Kaì 1tpa-yµa'toç Mio À.o'yo1 -yi-yvov'tat,C001tEp lto001v ai 'tE'tpaÀ.0-ylat'Avn~'tOç ... outro 6È èxa K neptì..af3tlvéiwyxavro tl] litavoi~ ica8oprov,ictÀ..

infatti a causa dell'età non posso comprendere con il discorso tutto quello che scorgo con il pensiero, etc.

ParteII. Modi dellacomposizionee forme dellapubblicazione

173

Dopo le famose e discusse considerazioni sulle dominazioni tiranniche e sulla giusta egemonia, Isocrate pone una condizione: che i Greci non pensino che la potenza ateniese sia per loro causa di schiavitù, ma di salvezza (144). E conclude (145): ltOAÀci>V OCKClÌKv,cap6vt©v 6tatanìvm 7tf)Òç11µéiç.

Dopo che i presenti ebbero apprezzato la loro disquisizione, uno di loro, il più intraprendente, aveva cercato di calunniarmi, d icend o che io disprezzo tutte le cose di questo genere e demolisco la cultura degli altri e ogni forma di educ a z i o n e e affermo che tutti chiacchierano a vuoto a eccezione dei miei allievi: queste parole provocarono il risentimento di alcuni dei presenti nei miei confronti.

Ma sono davvero giustificati l'indignazione e il turbamento di Isocrate di fronte a queste accuse? A ben vedere l'anonimo sofista afferma che Isocrate disprezza i discorsi sulla poesia e sui poeti, un genere rifiutato da Isocrate in antid. 45 (oi re7tep\toùç 1tot11tà.ç~tÀ.OOOCl>Tlvypaµµa.t©Vànvitt©vaùtci>vXproµEVot fuatdouµev, tò octci>vì..oy©v7téivtoùvavtiov 7tÉoov8Ev·

Mi stupisco quando vedo che sono considerati degni di avere dei discepoli costoro che non si avvedono di portare ad esempio di un'attività creativa un insieme ordinato di

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Studi su Isocrate

re go 1 e. Chi non sa infatti, fatta eccezione per loro, che l'arte delle lettere è immobile e rimane la stessa sicché servendoci delle stesse lettere raggiungiamo sempre lo stesso risultato, mentre all'arte dei discorsi succede tutto il contrario?

I discorsi, continua Isocrate (13), hanno tre requisiti fondamentali: si devono accordare al Katpoç, devono essere adeguati al tema (1tpÉ1tov)e, infine, devono proporre delle novità (Kmvcoçèxeiv; cf. 12 µ11&'.v& trov aùtrov totç pia1CE1.v Wv11tm). L'insistenza sull'innovazione è qui funzionale allo scopo polemico: altrove Isocrate prende una posizione diversa, privilegiando la perfezione formale sull'originalità 145• L'eloquenza veniva dunque insegnata proponendo dei procedimenti fissi che l'allievo avrebbe dovuto meccanicamente riprodurre. Poco oltre (17), esponendo le sue idee sull'educazione, Isocrate afferma che il maestro non deve trascurare nulla di ciò che si può insegnare e, inoltre, deve presentare se stesso come esempio (oo.pa&tyµa). La differenza tra Isocrate e gli altri retori risiederebbe dunque nella capacità di proporre modelli di eloquenza adatti alle singole circostanze, adeguati ai temi, sostenuti dalle argomentazioni più efficaci,e ineccepibili sotto il profilo della dispositioe dell' elocutio(16)146• Per fare questo il maestro deve essere sensibile alla varietà delle possibili occasioni ed elaborare per ciascuna di esse un'appropriata strategia comunicativa. Per questo motivo la strada migliore è quella dei discorsi fittizi, studiati proprio per trovare una risposta a tutte le variabili che si possono verificare. Il metodo didattico di Isocrate e quello da lui attribuito agli altri retori si possono confrontare con la sezione dell'opuscolo di Alcidamante relativa alla facilità con cui si compongono discorsi scritti (4): èv 1t0Utj}ocxpovQ>yp: 122 µaÀUKoç:44-47,98 µépoç: 40 µ11Cpo+:68 1'>11mç: 146 PTJtOpllCaÌ.ttxvw: 43 p,\trop:65,74

Indicedei nomi e dellecosenotevoli

OTUUl.OV:

82

tÉp'lfl.ç:88, 95, 180