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Italian Pages [503] Year 2007
Volume stampato con il contributo di fondi COFIN 2003 Prototipi,interpre-
tazioni e deformazioni:Callimacoe l'epinicio, Teocritoe Virgilionell'esegesi antica
©2007 Copyright by Edizioni dell'Orso s.r.l. 15100Alessandria,via Rattazzi47 Tel. 0131.252349- Fax 0131.257567 E-mail: [email protected] http: / /www.ediorso.it Redazioneinformatica:Margherita I. Grasso È vietata la riproduzione,ancheparziale,non autoriullta,con qualsiasimezzo effettuata,compresa la fotocopia, anche a uso intemo e didattico.I.:11lecito saràpenalmente perseguibilea normadell'art.171dellaLeggen. 633 del 22.04.1941
ISBN 978-88-7694-967-8
Premessa
Il lettore potrà a buon diritto chiedersi se valesse la pena produrre questo volume, dopo che altre due edizioni commentate degli epigrammi di Stratone hanno visto la luce proprio nell'ultimo decennio. Spero che se avrà la pazienza di addentrarsi nella lettura, almeno qualche risposta a tale interrogativo possa trovarla da sé. Per parte mia, posso dire che le esigenze cui la mia opera si propone di ottemperare sono da un lato quella ecdotica, dal momento che per le sezioni post-filippee del XII libro dell'AnthologiaGraecaun testo critico aggiornato, che si fondasse sia su un riesame della tradizione (ivi compresi, almeno in parte, i numerosi apografi del Palatino, privi di interesse come portatori di tradizione ma testimoni preziosi del lavoro testuale compiuto su questi testi nella grande stagione della filologia tardo-umanistica), sia su un vaglio esaustivo delle analisi filologiche moderne, ancora mancava; dall'altro, e soprattutto, quella storico-letteraria, nella speranza che l'analisi approfondita della poetica di Stratone e del suo rapporto tutt'altro che epidermico con la tradizione letteraria contribuisca a recuperare un'immagine dell'epigrammista di Sardi un po' più complessa rispetto a quella di scanzonato virtuoso che ancora si annida tra le pagine di numerosi volumi anche recenti. Quest'opera ha avuto una lunga gestazione: iniziata nel 1999 come tesi di laurea, è proseguita fino al 2004 come dissertazione di dottorato, per essere in seguito sottoposta a una revisione che si è conclusa solo nell'autunno del 2005, ed è stato solo all'inizio del 2007 che il libro ha trovato la sua definitiva destinazione editoriale. Mi preme qui ringraziare il prof. Enrico V. Maltese per aver accolto, con pronta sollecitudine, il lavoro nella collana da lui diretta. In un arco di tempo così ampio il mio pensiero relativamente a certe problematiche ha avuto modo di modificarsi e oggi forse non tutte le opinioni che ho formulato mi troverebbero concorde; se il lavoro risentirà inoltre delle inevitabili stratificazioni dovute alla sua genesi, confido almeno che gli abbia giovato la possibilità di approfondire meglio e in diverse fasi di riflessione critica le molteplici problematiche relative a questi testi, scherzosi sì, ma niente affatto elementari. I debiti di gratitudine
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Premessa
che ho contratto in questi anni sono numerosi. Desidero ringraziare, in primo luogo, professori e colleghi dd Dipartimento di Scienze dell'antichità dell'Università di Firenze, dove un primo nucleo dd commento ha preso forma come tesi di laurea, e di quello di Glottologia e Filologia classica dell'Università di Udine, dove è proseguito come tesi di dottorato. Ringrazio in particolare Augusto Guida, che mi ha seguito in qualità di tutor offrendomi un sostegno non solo intellettuale, Gianpiero Rosati, che ha avuto la pazienza di leggere alcune parti dd commento, Franco Maltomini, coordinatore dd dottorato medesimo. A quest'ultimo, e al compianto Roberto Pretagostini, questo lavoro fu sottoposto come tesi di dottorato. A entrambi sono grata per i suggerimenti che mi diedero in quella circostanza, e al prof. Pretagostini per avermi seguito anche nella fase di revisione successiva. Un lungo soggiorno di studi presso la Faculty of Classics di Cambridge, nd 2002, mi ha consentito di ultimare la stesura del commento; particolarmente preziosa mi è stata, in quella circostanza, la supervisione di Richard Hunter, che ha letto con pazienza l'intero lavoro contribuendo a migliorarlo in più punti; a Colin Austin vanno i miei ringraziamenti per la generosità con cui ha messo a mia disposizione la sua straordinaria sensibilità per la lingua greca tentando soluzioni testuali ad alcuni dei luoghi stratoniani più problematici. Una visita alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi nd gennaio 2003, dove ho potuto esaminare gli apografi della tradizione 'francese', è stata possibile grazie ai fondi dd Programma di ricerca COFIN 2001 La
culturaellenistica.Il libro,l'operaletteraria,l'esegesiantica. Ringrazio Kathryn Gutzwiller per avermi ospitato presso la Faculty of Classics della Cincinnati University nell'ottobre 2003 e per avermi consentito, in qud frangente, di discutere di alcuni passi stratoniani nd corso di un workshopsull'epigramma da lei organizzato, nonché per aver accettato di scrivere una premessa a questo lavoro; Alex Sens, per l'ospitalità presso il Center of Hellenic Studies e la Georgetown University di Washington, dove ho potuto presentare alcune delle mie ipotesi su Stratone, e per il tempo che in quella circostanza mi ha dedicato. Hanno contribuito in varia misura a queste pagine, leggendone delle parti, aiutandomi a reperire materiale bibliografico o mettendo a mia disposizione loro lavori ancora inediti, David Bain, che molti suggerimenti avrebbe avuto ancora da darmi, Marilisa Giannuzzi, che mi consentì di leggere, a suo tempo, la sua tesi di laurea su Stratone, Regina Hoschde, Leofranc Holford-Strevens, Niklas Holzberg, Alberto Pavan, Veronica Prada Moroni, Bijoy M. Trentin, Caroline Vout, Maria Ypsilanti.
Premessa
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Difficile mi è trovare parole adeguate per esprimere la mia piena gratitudine verso Marco Fantuzzi, che ha seguito e incoraggiato questo lavoro in ogni sua fase, rendendolo, in ultima analisi, possibile, e verso Enrico Magnelli, che all'impagabile sostegno scientifico ha sempre affiancato una sincera amicizia. Senza di loro queste pagine sarebbero molto diverse, o forse non esisterebbero affatto. Debiti più personali ho verso Daniela Camardese, senza la quale certi momenti sarebbero stati ancora più bui, Carlotta C., per la profondità, Carlotta V. per la spensieratezza, Christian, compagno paziente e affettuoso, mio padre e mia sorella, che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno. L'ultimo pensiero, infine, va alla mia mamma, i cui occhi dolenti mi hanno insegnato la sostanziale vanità di tutto questo. Firenze, febbraio 2007
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The epigrams in Strato's Moooa Tiat6ucftare of considerable importance for the history of ancient erotic poetry and for the epigrammatic tradition. This comprehensive commentary, criticai edition, and translation by Lucia Floridi offers a rich foundation on which to build future studies of a seriously neglected poet. Apart from Sardis as his city of origin, nothing biographical is known of Strato. Internal indications piace his date sometime between the middle of the first century A.D. and the middle of the second; Floridi prefers the Flavian period on the basis of Strato's probable imitation of Rufinus and the probable allusions to Strato in Martial and in the poet who wrote the introductory poems to the CorpusPriapeorum.Strato's epigrams are almost entirely pederastie, although Floridi allows for the possibility that we have remnants of other collections on other themes. His tone, which is consistently erotic without a hint of sentiment and satiric/parodic without serious invective, places him at the complex intersection of the romantic and the satiric in the tradition of GrecoRoman short poetry. Floridi's study, with its full, leamed, and poetically sensitive treatment of the epigrams, should become the standard edition of Strato. 1 She offers a full and readable apparatus criticus, based on autopsy of the Palatine and Planudean manuscripts, as well as some of the minor sylloges and apographa with their many unpublished readings. Her thorough study of Strato's metrica! practices, which establishes a similarity to the looser metrics of other imperial poets, provides a useful complement to Guichard's study of the metrics of Asclepiades and his contemporaries.2 In addition to an introductory study of the epigrammatic forms used by Strato, and of his style, themes, and tone, Floridi provides in the body of her commentary literary readings of individuai epigrams, which 1 There
are two other recent, but less complete, commentaries on Strato: Gonzalez Rinc6n 19%, Steinbichler 1998. 2 Guichard 2004, pp. 113-33.
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KathrynGutzwiller
are often the first such published. She fully explores the sexual innuendos and often disguised obscenities without succumbing to a certain scholarly tendency to read with a prurient eye to sexual allegory. While commentaries must by their nature focus primarily on the particular, Floridi provides the beginning point for literary study of Strato in at least two important directions. In confirming the sometimes disputed conclusion that an editor, probably Cephalas of Constantinople, constructed Book 12 of our Greek Anthology around Strato's collection of pederastie poetry, she provides analysis of what was obviously the opening sequence and the concluding poem, or o♦payiç, of Strato's Moooa Ila16uc11.Just as Meleager opens the section of erotic epigrams in his Garland with a sequence of poems introducing the programmatic themes of wine, garlands, and xap1ç (AP 5. 134-49),3 so Strato's collection opens with a series of epigrams on programmatic and generalizing themes. In AP 12. 1 = 1 Floridi he sets out Zeus as his patron deity (èic Atòç àpxroµea0a),and though he includes in the text a pseudo-scholarly acknowledgement ofhis allusion to Aratus' opening line (ica0còçEÌPT11CEV "Apa-roç), the parodie point, Floridi observes, is a reference to Zeus' role in the epigrammatic tradition as the divine model for the joys and pains experienced by the pederastie lover. There may also be here an allusion to the opening of the Theocritean epigram collection. While in that collection the dedication of plants to the Heliconian ('&1iccov1amv,AP 6. 336. 2 = I. 2 Gow) goddesses doubles as an invocation to those deities, Strato recalls the beginning of the earlier epigram book only to reject the Heliconian ('&1iccov1a6aç)Muses because as female deities they have no involvement with love of boys. Likewise, in AP 12. 2 = Floridi 2 the reader is told, with the playfully pedantic term µtìç11te1,not to expect in Strato's «tablets» the old themes of epic and drama, such as Priam at the altar or the sufferings of Medea and Niobe. The absence of ltys and «nightingales», proclaimed in the tuneful, all-dactylic second couplet, likely alludes both to the Procne-Philomela story and to Hellenistic euphonist theory, which developed the analogy of poetry and bird song.4 Strato cares no more for the sweetness of sound than he does for heroic seriousness. The poem thus evinces the imperial trend to disavow both
3 Gutzwiller
1997. See R.Janko, Philodemus"On Poems"Book 1, Oxford 2000, cols. 100. 5, 114. 26 for the nightingale and col. 103. 6-10, where ltylus (a variant of ltys) is cited as a euphonious word. Both birds reoccur in PHerc.994 cols. 16. 24, 17. 20, also from On Poems;see Janko 2000, p. 329 n. 1.
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classica! grandeur and Hellenistic 'excess' in techne. This introductory sequence next proceeds to epigrams that introduce the topic of pederastie love in a general way, a1lwell explained by Floridi: the names for penises of different shapes, the channs of boys of various ages, the different colors of boys, an allusion to the venality of boys through the numerica! equivalence of the letters in the Greek words for anus and for gold, and the sexual inferiority of a maiden to a boy (AP 12. 3-7 = 3-7 Floridi). Finally, just before the first poems about individua! eromenoi, Strato narrates in AP 12. 8 = 8 Floridi an attempted seduction of a boy plaiting garlands, undoubtedly a reference to the Garlandsof Meleager and Philip and a signal that the introductory sequence, with its demonstration that Strato belongs to and innovates upon the Greek poetic tradition, now comes to an end. Strato's book follows the model of Meleager's Garlandin other ways as well. Meleager structures parts of his anthology, particularly the erotic book, in short sequences tied together by thematic similarity and verbal linkage. Because the editor of AP 12 included long sections of Strato's Musa at the beginning and end of his pederastie book to frame the epigrams by various authors that form its central core, most of Strato's collection, it seems, survives in its original order. Strato does not attempt the pervasive thematic structuring found in Meleager, but he does have a number of paired poems, as Floridi notes, and he does occasionally link through verbal repetitions. To take one example, the sequence AP 12. 178-83 = 19-24 Floridi, which opens with two epigrams to a boy named Theudis, is linked by the themes of erotic fire (178, 180, 182), the Graces (nç xapiç, 179. 6; Xapn:eç, 181. 2; nç xapiç, 183. 1), and kissing (cpiAe'ìç, 182. 1; cpiì..ilµamv,183. 1; cpiAe'ì,183. 4). While all are conventional themes, these verbal encouragements to read the group as a designed sequence bring increased interest to the continuous permutations of erotic experience. In his acppayiç(AP 12. 258 = 98 Floridi), placed as the last poem in Book 12 and separated from other Strato epigrams by two programmatic poems by Meleager (induding the xopc.oviçepigram, AP 12. 257 = 129 Gow-Page, that surely marked the end of the Garland),Strato disavows personal participation in the many erotic experiences of his collection and daims that he has written his epigrams in the service of other boylovers. Perhaps with reminiscence of the circular structure that Meleager gave his erotic book,s a number of Strato's epigrams leading up to the 5 Gutzwiller
1998, pp. 282-301.
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exculpatory conclusion pick up themes introduced in the first poems in the collection: the color of boys (AP 12. 5 = 5 Floridi, 12. 244 = 86 Floridi), the preference for boys over women (12. 7 = 7 Floridi, 12. 245 = 87 Floridi), sexual punning on mythical names (12. 11 = 11 Floridi, 12. 247 = 89 Floridi). An epigram addressed to a bee, AP 12. 249 = 91 Floridi, which, as Floridi explains, is a dose variation of an epigram by Mdeager (AP 5. 163 = 50 Gow-Page), may act as Strato's acknowledgement of his debt to the earlier epigrammatist as both an erotic poet whose tone he modifies and as an anthologist whose methods he adapts to a single-authored book. Meleager wonders why a bee grazes Heliodora's skin and concludes it comes to announce that Eros has a sting both sweet and bitter. Strato wonders why the bee flies past his boy's face, a boy called «my honey», and attempts to drive off the insect with threats about his own «sting», which, Floridi points out, is a sexual threat of the type common in Catullus and Priapic poetry. But this bee has «flower-collecting feet>>(àv9oÀ.6youn ... 1toomv) and hives full of «honey-boys» (~ì..i1tat6~), language which strongly suggests that the bee is presented not only as a sexual rivai but also, metapoetically, as an anthologizer who threatens to steal Strato's poetry. When Strato tums bee to sting in tum, he expressly activates the old metaphor of the poet as bee and honey as verse. To push the reading even further, we might see in the more aggressive sexual posturing of this variation of Mdeager a renunciation of the earlier intermingling of the poet's own verse with that culled from others in favor of Strato's single-authored collection of boys bdoved by others. Floridi's commentary also provides an excellent platform for study of the badly understood rdationship between imperial Greek epigram and Latin poetry. Her study confirms the opinion of many scholars that Strato's collection was part of the mix of Greek and Latin sources lying behind Martial's epigrams. 6 More problematic, it seems to me, is the question of whether Strato read and acknowledged Latin authors. His satiric/parodic tone in the service of erotic poetry has few predecessors among earlier Greek epigrams, though this may be a result of limited and sdective survival. Roman culture, however, as clearly evidenced by Catullus, accommodated explicit, sometimes threatening sexual talk, as well as the expression of romantic feeling, in short poetry, and the possibility that Strato was influenced by this Roman tendency to mix the erotic and the satiric should not be ruled out of hand. 6
See, for instance, Hoschde 2006, pp. 58-61.
Forward
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Floridi points out that AP 12. 208 = 49 Floridi, in which Strato imagines the sexually arousing physical contact that his «little book» will have with a boy who reads it, begins with a phrase - eù-ruxéç, où ct>8ovéro, P1PÀi61ov- that is surely related to the first phrase in Ovid's Tristia 1. 1, parve- nec invideo- ... liber. We may observe as well that Strato's eim.>xéç . . . P1PÀi61ov,with its rare diminutive form, is an almost exact counterpart to felices ... libellos (1. 1. 9), which a few lines later condudes Ovid's programmarle declaration of the Tristia'ssad tone by comparing its misfortune (in/e/ix, 1. 1. 4) with other more fortunate books. H there was a lost common source for these similarities, it was likely an important one, since both poets are writing about essential characteristics of their poetry books. The likelihood that Strato was working directly with the Ovidian text is increased, however, by a number of linguistic similarities between the epigram and another poem, Amores 2. 15, the elegy in which Ovid dreams of becoming a ring that he sends to his mistress. It has long been recognized that Ovid's ring poem is an expansion of a common type of epigram sometimes called an 'erotic wish', in which the speaker wishes to be transformed into an object in order to further his erotic desires. Strato's P1PÀi61ovepigram is not strictly an erotic wish, but it has a number of characteristics of the type, including a makarismos(eù-ruxéç, µax:apu:notatov) and a sexually arousing description of the physical contact between object and beloved. Amores 2. 15 contains the same proclamation of the object's good fortune and the speaker's envy (/e/ix ... anule; invideo donis ... meis, 7-8) found in Strato's opening phrase, and Strato's descriptions of physical contact are suggestively similar to Ovid's word choice: àva8Ài'l'et (2), adstringens (20); tpuct>epo'iç... xepì xeiÀem.v (3), umida /ormosae ... ora puellae (17); u1tox:0À1t1ov (5), inque sinum (14); x:e'iva [= aiooìa] 81yeiv (6), tetigissepapillas (11) and tangam ... ora (17). Since Ovid's ring poem was well enough known to produce three graffiti at Pompeii, 7 it seems not unreasonable to suppose that it reached the ears of Strato as well, in whatever part of the Greco-Roman world he resided. Floridi's edition and commentary appears at a time when scholars are just starting to discover and actively explore the abundant riches - for both literary and cultura! studies - that lie hidden in the mass of surviving epigrams. Although nota well-known poet, Strato is one of the most significant figures in this tradition. Not only is he important for establishing the relationship between Greek and Latin epigrams of the imper7
See McKeown 1987-98, voi. III p. 316.
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ial period, but he also provides one of our best resources for reconstructing the cultura! ideology of pederasty during the long span between Plato's Symposium and later sources such as Plutarch's Amatorius and ps.-Lucian's Amores. Floridi's thorough presentation of the manuscript tradition and of technical matters such as metrics and poetic structure combine with her comprehensive analysis of Strato's debt to his predecessors and brilliant literary readings of his epigrams to provide a standard for future projects on other epigrammatists.
KathrynGutzwiller University of Cincinnati
Introduzione
Ce Straton [. .. ] était un homme exquis et moqueur, avide de prouver l'inanité de tout ce qui n'est pas le plaisir lui-meme, peut-etre pour s'excuser d'y avoir sacrifié tout le reste. Marguerite Yourcenar, Mémoiresd'Hadrien
I. Cronologia Le notizie rdative a Stratone, autore di un centinaio di epigrammi di ispirazione pederotica contenuti nell'Antho/ogiaPalatina,sono estremamente scarse. Il lemma preposto da Costantino Cefala al XII libro lo dice Moooav) e la di Sardi (TJÌV[tcovP] l:tpatrovoç tOUl:ap6tavou Tiat6t1C1ÌV provenienza microasiatica è in qualche modo confermata dai riferimenti geografici presenti nei suoi componimenti (di un viaggio da Smirne a Sardi parla il poeta in 43; 34 allude al culto delle Nemesi di Smirne; in 69, infine, è menzionata Efeso come patria della persona amata). Della sua vita non sappiamo nulla, e persino la datazione rappresenta un problema di soluzione non facile. La mancata inclusione degli epigrammi di Stratone nei due l:'ttcj>avot induce ad assumere come terminuspost quem l'anno della pubblicazione della Coronadi Filippo di Tessalonica, owero il 40 d.C. ca., in accordo con la datazione tradizionale (cf. Gow-Page 1968, I, pp. XLV-XLIX; un tentativo di collocarla negli ultimi anni dd regno di Claudio o sotto Nerone è stato effettuato da Cameron 1980 e 1993, pp. 56-65). Un sicuro terminus ante quem è invece rappresentato da Ausonio (IV sec. d.C.), traduttore, in Ep. 43, della coppia 51-52 (cf. infra ad locc.)e tale limite superiore può essere abbassato al 250 d.C. ca. se si accetta l'identificazioémypaµµatrov menzionato, senza ne con il nostro dello Stratone 1tot11't1Ìç il gentilizio, da Diogene Laerzio 5. 61 in una lista di personaggi cdebri che portarono questo nome. 1 1 Per
la datazione di Diogene Laerzio cf. Schwartz 1903, col. 738. Per la proposta di Steinbichler 1995 di individuare nella datazione di Sesto Empirico il terminus ante quem per Stratone cf. infra ad 89. 6. Non ci viene purtroppo in aiuto, in questo contesto, il rapporto, tanto certo quanto difficile da definire, tra la raccolta stratoniana e gli Amores pseudo-lucianei, un'operetta che mostra affinità vistosissime, sia sul
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Introduzione
Ulteriori precisazioni cronologiche sono state tentate utilizzando differenti criteri.
I. 1. L'età adrianea. 0 101 e Artemidoro Capitone Una teoria risalente a Schneider 1772, p. 130 e riproposta con decisione, più cli recente, da Cameron 1982, pp. 168-70 e 1993, pp. 65-9, colloca Stratone sotto il regno cli Adriano sulla base dell'identificazione del Capitone dei cui colliri è schernita l'inefficacia in °101 con Artemidoro Capitone, medico cli età adrianea che si guadagnò il favore imperiale in virtù della sua edizione cli Ippocrate (cf.Gal. 15. 21 Kiihn) e che parrebbe essersi occupato anche cli composti oculistici (cf. Gal. 12. 731-2 Kiihn).2 Il fatto che 0 101 sia l'unico epigramma cli carattere propriamente scoptico tra quanti sono tramandati sotto il nome di Stratone ha indotto a metterne in dubbio la paternità (cf.infraad /oc.), e se in effetti stupisce il carattere aberrante del componimento rispetto al resto della produzione stratoniana, l'accordo dei testimoni circa l'ascrizione (sia in P che piano dei contenuti che delle forme espressive, con gli epigrammi di Stratone (i paralleli sono evidenziati, di volta in volta, nel corso del commento). La datazione degli Amores è infatti a sua volta discussa, ma l'opinione oggi prevalente tende a collocarli intorno alla fine del III sec. o all'inizio del IV sulla base dell'allusione, al cap. 7, alla decadenza delle città della Licia, che parrebbe presupporre l'invasione dei Goti e di Sapore (cf. Macleod 1967, pp. 147-8; Degani-Cavallini 1991, pp. 18-20 con bibliografia precedente; di diverso parere Buffière 1980, p. 481, che li colloca nel II sec., ma proprio sulla scia delle affinità con Stratone, per cui egli dà per scontata una datazione al II sec.). In assenza di indicazioni cronologiche più precise il dialogo sarà pertanto da considerare, assai verosimilmente, come un esempio della ricezione cui la Ilat6ttj Moooa andò incontro. Non dissimili considerazioni si possono esprimere a proposito delle affinità, forse meno numerose ma comunque significative, tra Stratone e Achille Tazio, altro autore la cui datazione è discussa (per una rassegna recente delle varie ipotesi cf. Morales 2001, pp. XIV-XV), ma che molto probabilmente sarà posteriore a Stratone (è di solito collocato per lo meno intorno al 150 d.C.), e pertanto suo possibile conoscitore. Altrettanto problematica la definizione del rapporto con opere come l'Amatorius di Plutarco o il romanzo di Longo, che non testimoniano tuttavia forse di nient'altro che di una generica comunanza di temi e di motivi, interpretabile nel senso della vicinanza cronologica, ma non necessariamente della dipendenza. 2 Non ci sono prove sicure che il Kam:tcovqui menzionato sia Artemidoro Capitone, Kama Galeno, dopo averlo introdotto con la dicitura 'Ap-reµi6copoçò èmKÀ.TJ8eìç m:tcovin 15. 21 Kiihn, si riferisce a lui definendolo semplicemente Kam:tcov:cf. 15. 24,358; 16. 485,837; 17. A. 154, 730, 795; 17. B. 97-8, 104,310 K. (Cameron 1993, pp. 68-9).
Introduzione
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in PI il componimento è accompagnato dal lemma :E'tpa'trovoç)impone quanto meno una certa cautela. Escludere aprioristicamente che un autore di epigrammi pederotici possa aver composto anche epigrammi di altra natura sarebbe d'altronde immetodico, e non è certo impossibile che Stratone, la cui musa rivela senz'altro affinità significative con la produzione scommatica di I sec. (cf. infra, II), abbia occasionalmente scritto anche componimenti incentrati su uno cncciìµµadi tipo non erotico. L'identificazione del medico Kam 'trovcon Artemidoro Capitone, a sua volta, non ha mancato di suscitare perplessità e polemiche, e se nessuna delle obiezioni mosse a questa ipotesi ne consente, in definitiva, una sicura esclusione,3 le basi altamente congetturali su cui essa poggia legittimano quanto meno un certo scetticismo intorno alla sua fondatezza.
I. 2. La cronologia relativa I. 2. 1. Stratone e Rufino Elementi utili alla definizione della cronologia del poeta sono giunti dalla valutazione della cronologia relativa, ovvero dall'analisi dei punti di convergenza tra l'opera di Stratone e quella di autori che con essa mostrino affinità significative.4 È stato da tempo rilevato come la produzione epigrammatica di Stratone riveli notevoli punti di contatto con quella dell'unico altro autore che abbia coltivato il genere dell'epigramma erotico nel periodo intercorrente tra il principato di Augusto e il regno di Giustiniano, Rufino, anch'egli di provenienza microasiatica (cf.AP 5. 9 = 1 Page). A presentare le affinità più macroscopiche sono le coppie Rufin. AP 5. 9 = 1 Page - Strat. 69 e Rufin. AP 5. 21 =7 Page - Strat. 72 (per una più dettagliata analisi comparativa cf. infra ad locc.Ci limiteremo, qui di seguito, a una presentazione sintetica del problema).
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All'osservazione di Page 1978, p. 26 ad es., che un protetto di Adriano sarebbe stato «not a likdy target for satire of this kind», si può facilmente rispondere, con Cameron 1993, p. 68, che «we do not know how seriously the satire was intended, how long Capito enjoyed the emperor's favour, or what Strato's social position was»; Keydell 1950, p. 500, dal canto suo, obiettava come l'epigramma rivdi, attraverso la menzione dd faro, una familiarità con l'ambiente di Alessandria che il Sardiano Stratone non avrebbe potuto avere, ma è possibile un'identificazione alternativa con il faro di Smirne: cf. infra ad 0 101. 6. 4 Per alcune riflessioni metodologiche sul problema della cronologia relativa cf. Axelson 1960.
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Introduzione
Quanto alla coppia Rufin. AP 5. 9 = 1 Page ~ Strat. 69, oltre all'identità di contenuto - entrambi i componimenti sono incentrati sul lamento per la lontananza della persona amata, che rende insopportabile la solitudine del letto (cf. Rufin. AP 5. 9. 3-4 ~ Strat. 69. 6)-gli epigrammi sono accomunati dalla coordinata spaziale (in entrambi vi è menzione di Efeso), da quella temporale (l'assenza della persona amata si misura nell'arco di un giorno: cf. Rufin. v. 7 auptov ~ Strat. v. 5 x0tç6ç) e da coincidenze verbali (cfr. infra ad 69). Che tra i due componimenti esista un rapporto di dipendenza pare possibile sostenerlo con buona sicurezza (pacePage 1978, pp. 23-4). Ma chi è l'imitato e chi l'imitatore? Cameron 1982, p. 165 notava che il carme rufiniano si segnala per la maggiore originalità della concezione (la forma epistolare non trova riscontro nella versione stratoniana e resta isolata, più in generale, all'interno dell'intero panorama epigrammatico) e che in esso risulta parte integrante della costruzione poetica almeno un elemento che per Stratone rappresenta invece solo un dettaglio, ovvero il dato geografico - qualsiasi altra città si sarebbe potuta adattare al contesto stratoniano, mentre in Rufino la menzione di Efeso, che si estende, in enjambement,per due versi, si realizza attraverso una precipua e insostituibile sineddoche. Ma se questo argomento non è, tutto sommato, irreversibile - la presenza di elementi 'originali' non comporta necessariamente priorità cronologica, e l'integrazione al motivo tradizionale di dettagli tutt'altro che derivativi è frequente strategia con cui gli autori di riprese topiche giocano al 'rilancio' rispetto ai modelli - è soprattutto la differenza di tono a deporre a favore della recenziorità dell'epigramma stratoniano. Quest'ultimo è contraddistinto, come si tenta di dimostrare infra ad loc., da un'ironia leggera, non aliena da una certa oscenità, che si lascia agevolmente interpretare come rivisitazione parodica di un modello 'serio'. Improbabile che il lamento appassionato di Rufino sia stato ispirato da un componimento contrassegnato da un patente umorismo. A conclusioni non dissimili porta il confronto tra Rufin. AP 5. 21 = 7 Page e Strat. 72. I testi sono accomunati da analogie tematiche (entrambi sono variazioni sul motivo del gloatingover/ulfilment), strutturali (alla rievocazione della passata altezzosità della persona amata tiene dietro la contemplazione soddisfatta della desolazione presente) e, soprattutto, espressive (pressoché identico è l'emistichio finale della chiusa). Anche in questo caso pare lecito postulare che la priorità spetti a Rufino: l'avverbio vuv del v. 6 si configura, in Stratone, come una goffa ripetizione del vuv del v. precedente, mentre nell'epigramma rufiniano sottolinea la nuova idea 6è taq>ov... CJE 1t0pepxoµe8a; inoltre 1tapcontenuta nell'espressione ci>ttoç èxemcip'tTICJEV iouÀ.ç, e si noti come il vivido è1ttmctptaro in Strat. 10. 1 sia sostanzialmente immotivato, mentre in Rufino sottolinea la velocità con cui si avvererà la profezia ammonitoria. Non sarà forse il caso di sopravvalutare, paceCameron 1982, p. 167, le analogie tra Strat. 41 e Rufin. AP 5. 42 = 15 Page, che in comune non hanno altro se non la trattazione dello stesso tema e l'attacco con µtaci>,' né di soffermarsi su singole coincidenze espressive o generiche somiglianze che non necessariamente testimoniano di una dipendenza, e che verranno comunque segnalate nel corso del commento, ma vale qui la pena menzionare un ultimo punto di convergenza: Strat. 48 e Rufin. AP 5. 35 = 11 Page. 6 Le differenze tra i due epigrammi sono ovvie - il componimento rufiniano inscena un malizioso certamenestetico che offre il pretesto per la 'Attacchi con la prima persona singolare di un verbo che esprime affezione/disaffezione rispetto all'oggetto discusso sono piuttosto frequenti nell'epigramma, e servono ad anticipare il tono e/o il contenuto dell'epigramma stesso. Alcuni ess. infra ad 41. 1. 6
m,yàc;aircòc;b:p1.va 'tp1.cov· e'O..ovto yàp aircaì &i;aaa1. 'Y'UJ.LVflV àcnepom)vµeÀ.écov. x:ai p' 11µèv 'tpoxaM>ic; ~çoµtV11 yd.aaiv01.c; ).eux:uà,ro yÀOmcov T1v8eev eua+iu· 'tTJc; 6è 61.atpoµÉV11c; ~1.viO'OE'tO XI.OvÉll fflip;, JtO~ÉOI.O p66ou µallov èpu8po'tép11· Tl6è yaÀ.11vt6COO'a xapaayaieffettuata ai vv. 3-8, e la chiusa arguta è in qualche modo subordinata all'ammirata contemplazione del1'oggetto della contesa; la versione stratoniana, al contrario, è tutta incentrata sull'agudezaconclusiva, e l'epigramma mira alla concisione della battuta faceta - ma altrettanto evidenti sono le analogie - entrambi i componimenti trasferiscono la gara mitica a una singola, oscena, porzione di bellezza, entrambi si concludono con l'affermazione iperbolica della superiorità dell'umano sul divino, inquadrata peraltro dal medesimo costrutto ipotetico. Credo sia lecito cedere alla tentazione di interpretare un epigramma come ispirato dall'altro, ed è più verosimile che la versione stratoniana, più elaborata (il motivo della gara anatomica si innesta, in virtù del paragone con la Anadyomenedi Apelle, sul toposecfrastico della celebrazione dell'opera d'arte attraverso il richiamo al motivo mitologico del giudizio di Paride: cf. infraad loc.),sia successiva a quella di Rufino piuttosto che viceversa.7 Individuati dunque come probabili dei debiti della musa paidica stratoniana verso l'opera epigrammatica di Rufino, si può assumere la datazione rufiniana come terminuspost quem per quella di Stratone. La cronologia di Rufino poggia anch'essa su basi congetturali, ma se Page 1972, pp. 23-7 proponeva di collocare il poeta nel IV sec. d.C. sulla base di argomentazioni di ordine soprattutto prosodico e linguistico, gli studiosi propendono oggi per una retrodatazione al 1/11 sec. d.C. (Cameron 1982; Robert 1982; Hoschele 2006, pp. 49-61); assumendo dunque che Stratone sia stato successivo di una generazione a Rufino, quest'ultimo potrebbe essere stato attivo intorno alla metà del I sec. d.C., ed è negli anni immediatamente successivi che il poeta di Sardi potrebbe aver coltivato la sua musa paidica.
I. 2. 2. Strat. 1-2 e Priapea1-2 Non si oppone a questa ipotesi cronologica la possibilità che i componimenti introduttivi del corpusPriapeorumsiano costruiti su imitazione dei due proemi della IlatStlCT)Moooa, come è stato ragionevolmente ipotizzato (cf. infraad 1-2). La datazione dei Priapeaè anch'essa discussa - alcuni sono propensi a ricondurli all'opera dei poeti del circolo di Mecenate, e li collocano dunque in età augustea, 8 ma altri ne estendono la composizione per l'intero arco del I sec., così da lasciare spazio per l'influen7
La valutazione di questo elemento intertestuale in relazione al problema cronologico, con conclusioni analoghe, è ora in Hoschele 2006, pp. 105-6. 8 Cf., e.g., Biichder 1863, p. 383 = 1915.
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za di Marziale9 e Petronio; 10 una terza posizione è quella di Buchheit 1962, pp. 109 ss., che li colloca subito dopo Marziale (t 104 d.C.).11 In ogni caso, se si trattasse di una raccolta, come alcuni ritengono, nulla vieterebbe di postulare una stratificazione cronologica dei testi in essa inclusi, che potrebbe trovare la sua punta recenziore proprio nei due proemi, composti ad hoc per le esigenze della pubblicazione, 12 la quale potrebbe essere avvenuta, in accordo con questa ricostruzione, tra la fine del I sec. e l'inizio del II d.C. 13 Una simile ipotesi non sarebbe inconciliabile neanche con la possibilità che i carminasiano il prodotto di un singolo autore, impegnato nella disposizione 'artistica' del materiale all'interno del libro: 14 degli 80 componimenti che sostanziano la raccolta priapea, solo i proemi mostrano affinità significative con la Ilat6t1etì Moooa, il che sembrerebbe indicare che gli epigrammi di Stratone siano stati pubblicati quando le singole componenti del corpuserano già state composte, e che il poeta-redattore, impegnato nella preparazione del libro, si sia ispirato ai carmi di apertura dell'opera recentissima di Stratone per provvedere di un'introduzione la raccolta stessa. Se i Priapeafossero stati dunque composti da un singolo poeta successivo a Marziale, 1' si potrebbe supporre che la loro pubblicazione sia avvenuta non molto tempo dopo la comparsa della raccolta stratoniana.
I. 2. 3. Stratone e Marziale Difficoltà maggiori suscita la precisazione del rapporto tra Stratone e Marziale. Le somiglianze tra l'opera dell'uno e quella dell'altro sono state talora sopravvalutate, 16 ma almeno in due casi le affinità sono talmente 9
Cf., e.g., Galletier 1920, p. 21. Cf., e.g., O'Connor 1984, p. 99. Di recente anche Triinkle 1999 si è espresso in favore di una datazione non posteriore al I sec. d.C. sulla base di considerazioni inerenti la metrica e la tecnica compositiva. 11 Secondo Citroni ad Mart. 1. 4. 2 la pubblicazione dei Priapea potrebbe essere avvenuta in seguito a quella del I libro di epigrammi del poeta di Bilbilis. Per una rassegna delle diverse opinioni succedutesi nei secoli cf. O'Connor 1984, pp. 77-100. 12 A un frontespizio composto dal poeta-redattore pensava anche, e.g., Miiller 1913, p. XLIV. 13 Addirittura agli anni intorno al 120-130 pensa Bowie 1990, p. 57, in conformità con la sua propensione a collocare Stratone sotto Adriano. 14 Cf. Kloss 2003; Holzberg 2005. 15 Cf. Kloss 2003, p. 485. 16 Cf. Autore 1937, la cui analisi è senz'altro viziata e da una eccessiva sottigliezza e da un pregiudizio estetico.
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evidenti che risulta difficile negare l'ipotesi di un contatto: cf. Strat. 16 ~ Mart. 9. 25; Strat. 32 ~ Mart. 4. 7. Per quanto riguarda la coppia Strat. 16 ~ Mart. 9. 25, identico è il tema, analoga l'impostazione allocutoria, sorprendente la coincidenza nella chiusa incentrata su un exemplummitico. Difficile esprimersi sulla base dei criteri, soggettivi, della 'banalizzazione' o dd 'miglioramento' intorno alla priorità di una versione rispetto all'altra, ma non sarebbe inverosimile ipotizzare che qui Marziale, come altrove, abbia dilatato il modello greco in ampli/icatio:vd. infraad /oc. Analoghe considerazioni possono essere espresse circa la seconda coppia di epigrammi, Strat. 32 ~ Mart. 4. 7. L'idea intorno a cui sono costruiti i testi è la stessa: un solo giorno ha provocato la prodigiosa metamorfosi dd puer glabro in adulto irsuto. È Stratone a ispirarsi a Marziale, condensandone lo spunto e sostituendo alla piatta associazione oppositiva «ragazzo/uomo» quella, più elaborata, «Troilo/Priamo», o è piuttosto Marziale a ridaborare Stratone, amplificandolo e approfondendolo in senso umoristico (iltrasferimento dell'osservazione della comparsa dei peli dall'èpavtov; Lucill. AP 11. 131, sul poeta Ilo-raµrovche inonda di versi; adesp. AP 11. 222, su XeiÀV che suggerisce Aeixrov).32 In questo contesto vale forse la pena menzionare anche l'occasionale ricorso stratoniano all'isopsefia in 6 - la tecnica isopsefica, certo non esclusiva dell'epigramma scoptico, è talora utilizzata nell'XI libro per stabilire equivalenze umoristiche, e proprio un epigramma dell'XI, adesp. AP 11. 334, coincide con Strat. 6 nell'applicazione del principio numerico a due sole parole anziché, come era regolare, alle due componenti del distico o all'intero componimento (cf. infraad loc.); c. parodia delle convenzioni epigrafiche: questa tecnica, su cui si incentrano molti degli epigrammi scoprici dell'XI libro (cf., e.g., la serie lucilliana sugli atleti, su cui vd. Robert 1968), è uti32
Per ca/embourse contrepetteriesnell'XI libro cf. anche Aubreton 1972, pp. 46-8.
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lizzata da Stratone in 73, un componimento in cui i moduli epitafici vengono impiegati per dar voce a una irriverente aspirazione al lutto; d. p aro di a o m eri ca, e in genere 1et te rari a: l'uso di stilemi o frasi omeriche per suscitare il riso attraverso l'applicazione a un contesto diverso da quello di loro originaria pertinenza è un altro tratto che accomuna l'epigramma di Stratone e l'epigramma scoptico, e in esso è dato riconoscere, più in generale, l'eredità della tradizione letteraria di matrice parodica. Nell'XI libro il linguaggio omerico è utilizzato soprattutto per volgere in parodia le movenze espressive di poeti, retori e grammatici (cf., e.g., Poll. AP 11. 130; Lucill. AP 11. 132; 11. 134; 11. 140; Luc. AP 11. 400; 11. 401), ma non mancano impieghi di altro tipo (cf.,e.g., Lucill. AP 11. 191, dove una frase iliadica, al v. 1,33 sottolinea l'incompetenza sanguinaria di un barbiere, o Lucill. AP 11. 253, dove l'esametro Od. 19. 163, al v. 3, è utilizzato per deridere un danzatore fermo come pietra); in Stratone il linguaggio dell'epica è sottoposto principalmente a un travisamento sessuale, così che si determini un vistoso contrasto tra la prosaicità della situazione e la solennità del linguaggio - tecnica, anche questa, non estranea al genere scoptico: cf., e.g., Nicarch. AP 11. 328, storiella pruriginosa interamente intessuta di citazioni omeriche. 34 Ma il gusto per la parodia è uno dei tratti più tipici della poesia stratoniana, e si esprime in forme diverse: 1. r i u s o 'l e t t e r a 1e' e t r a s fi g u r a z i on e d e 1 m a t e r i a 1e 1e t t e r a r i o p r e c e d e n t e: vengono di volta in volta coinvolti in questo processo Omero (cf.,e.g.,4. 8; 25. 3), Arato (cf. 1. 1), Callimaco (4. 6); si tratta di citazioni puntuali (o, nd caso di Callimaco, di un vistoso effetto d'eco) di versi e stilemi che, avulsi dal loro contesto originario, sono piegati a veicolare significati dd tutto diversi, per lo più osceni. Si determina così uno iato incolmabile tra significante e significato, con sproporzione umoristica. In ambito scommatico, oltre agli ess. omerici riportati più sopra, cf.,e.g., Maced. AP 11. 370. 4 = 37. 4 Madden, dove l'apprezzamento pindarico sull'acqua come la migliore delle cose35 veicola l'augurio del poeta a che il volto femminile imbrattato di belletto riacquisti la sua freschezza naturale; Luc. AP 11. 400. 5-6, che acclama, con parodia aratea,36 la Grammatica onnipotente, di cui «piene sono le vie, pieno il mare e i porti». 2. p aro di a d i t on i e mo ve n z e es p re s s iv e: risultati analo33 Il. 5. 455. 34 Cf. Nisbet 2003, pp. 3' 36
Pind. 0/. 1. 1. Arat. Phaen.3-4.
82-5 e ora Magnelli2005.
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ghi di contrasto tra fonna e contenuto si ottengono attraverso l" adozione impropria' di stilemi e tratti espressivi pertinenti a un determinato genere letterario per ammantare di una pretenziosa veste espressiva le realtà più basse e triviali (in questo contesto un ruolo preponderante è svolto dalla parodia didascalica - cf. soprattutto 3 e 68 ma su un analogo contrasto sono costruiti molti altri componimenti: cf., e.g.,l'enfasi paratragica del colloquio tra il poeta e l'ape predatrice in 91, o la sproporzione tra il tono aulico del lamento e il motivo triviale che lo provoca in 69). 2a. p a r o d i a e t r a s fi g u r a z i o n e d i i n t e r e a r g o m e n t a zio n i: il caso più eclatante è rappresentato da 67, che coinvolge un celebre passo del Simposioplatonico (Plat. Symp. 183d-e), ma cf. anche 81, dove le personalissime riflessioni di Stratone sulla condizione senile si innestano su una fitta trama di allusioni alle considerazioni espresse su quello stesso tema da illustri poeti del passato, culminante nella citazione omerica del v. 3.
II. 2. Lingua e stile Da quanto detto emerge come il con trasto s t il i s tic o sia un altro degli elementi caratterizzanti la poesia stratoniana. Alla sua realizzazione concorre l'impiego di un linguaggio composito, che si avvale di citazioni e riecheggiamenti dotti (cf.supra,Il. 1), composti altisonanti (cf., e.g., la risemantizzazione parodistica degli epici po6ooo1Cn>AOç, pooo7t11XUa'tVU p66a, µropà 6' 'l>AalC'tCOV / ou8' ai>'tcp1tapéxet 'tàya8òv ou8' è'tépcp,dove l'apologo del «cane alla greppia» viene a fondersi con quello del «cane tra le rose»). L'uso di espressioni proverbiali, con occasionale risemantizzazione a scopi comici, ricorre anche in ambito scommatico: cf., e.g., adesp. AP 11. 417, dove la dissuasione dall'eros di una vecchia che vuole sedurre il poeta si attua, nell'incipit,attraverso il ricorso alla 1tapotµia registrata da CPG I. 43, Zen. II. 41, ÒAAT'jV6pùv PaMvtçe, prosegue, nella chiusa, con il riadattamento del proverbio À.Eu1eòv i6eiv 1e6pa1ca, a indicare la vanità dello sforzo amatorio della repellente ypaia; Ammian. AP 11. 229, che 37 Gli
effetti comici della trasformazione di espressioni proverbiali esistenti nell'adeguamento a un dato contesto erano riconosciuti già dagli antichi: cf. Cic. De or. 2. 64. 258; Quinti!. 6. 3. 98; Kindstrand 1978, pp. 83-4.
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Introduzione
trasforma eupe 8eòç tòv àì..ttp6v (cf. Theocr. 10. 17 con Gow ad /oc.) in 111tOOQ"fpa tòv Éamftçaçtoveupev.
II. 3. Stratone poeta pederotico e satirico La Ilat3ucn Moooa di Stratone rivela dunque molteplici punti di contatto con la tradizione dell'epigramma scoptico di età imperiale, 38 e questo consente di qualificare l'autore, in ultima analisi, come un poeta satirico, anche se di ispirazione pederotica: il tono romantico e trasognato è sostanzialmente alieno alla sua musa. Lo spirito giocoso non è di per sé estraneo alla tradizione dell'epigramma di contenuto amoroso, 39 ma l'epigramma erotico di età ellenistica e tardo-ellenistica privilegia sostanzialmente la scenetta galante, ed è spesso animato da una sensualità febbrile che mai si riduce, come in Stratone, a mera passione istintuale. Certo è il genere stesso dell'epigramma che spesso impone l'impiego di determinate tecniche e il perseguimento di certe finalità - la agudeza,in particolare, è spesso l'elemento che conferisce all'epigramma la sua raison d'étre.40 Stratone tuttavia senza dubbio estremizza la tendenza al motto di spirito e all'ironia, e non teme di ricorrere a grevi oscenità per suscitare il riso, secondo una tecnica adottata sporadicamente anche dagli autori inclusi nei due l:té~ot, 41 ma che conosce una diffusione sistematica solo con i poeti successivi all'età della seconda Corona (alcuni componimenti di Lucillio, e soprattutto di Nicarco, 42 si contraddistin-
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Ovvero con la tradizione dell'epigramma scoptico che mira al yél.oiov e non allo 'l'O"(~: cf. Brecht 1930, pp. 1 ss.; Longo 1967, in particolare pp. 92 ss. per la storia dell'evoluzione dd genere; Rozema 1971, pp. 57 ss.; Blomqvist 1998. 39 Uno humourdelicato ispira per es. Mel. AP 5. 151 = HE 4166 ss., costruito su toni paratragici (cf. l'imitazione stratoniana 91, che nella chiusa marcatamente oscena dà l'esatta misura della distanza che separa l'ispirazione dd nostro da quella dd suo modello); accenti ironici e distaccati caratterizzano anche l'esperienza amatoria di Filodemo- cf., e.g., AP 5. 107 = GPh 3188 ss. = 23 Sider; AP 5. 121 = GPh 3206 ss. = 17 Sider. 40 Cf., in proposito, le osservazioni di Giangrande 1973a. 41 Cf. già il tono crudo di certi epigrammi dioscoridei -AP 5. 54 = HE 1497 ss.; AP 5. 55 = HE 1483 ss.; AP 12. 37 = HE 1511 ss. -le situazioni boccaccesche inscenate da Mel. AP 12. 41 = HE 4504 ss.; AP 12. 95 = HE 4398 ss. - l'allusività oscena di Antip. Sid. AP 12. 97 = HE 632 ss. e, soprattutto, il piglio scanzonato e triviale di certi componimenti di Mare. Arg.: AP 5. 105 =GPh 1329 ss.; AP 5. 116 =GPh 1345 ss.; AP 11. 320 = GPh 1491 ss.; AP 9. 732 = GPh 1503 ss. 42 Cf. Longo 1967, pp. 85-91.
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guono per la crudezza del linguaggio e per il ricorso all'elemento osceno, come si è avuto occasionalmente modo di vedere; una sensualità voyeuristica e morbosa, che si esprime in immagini e parole irriverenti, ispira anche le composizioni di Rufino, del cui rapporto con Stratone si è discusso più sopra; nell'ambito del XII libro cf. Scythin. AP 12. 22; 12. 232; Front. AP 12. 174; di Scitino e Frontone sappiamo poco o nulla, ma la mancata inclusione dei loro epigrammi nelle due Coroneci fa presumere con buona sicurezza che si tratti di autori vissuti in età imperiale). Attraverso il suo atteggiamento scanzonato e a tratti dissacratorio Stratone provvede così alla 'riattualizzazione' del tema pederotico e ne propone il 'rilancio', in un periodo in cui, sotto la spinta delle mutate condizioni storiche e sociali, esso aveva assunto una posizione sostanzialmente marginale rispetto a quello eterosessuale. Le tematiche della poesia di ispirazione paidica di epoca arcaica e classica vengono così puntualmente riprese, ma solo per essere capovolte. Le antiche finalità educative e lo zelo paideutico di teognidea memoria si riducono a una serie di norme 'tecniche' di mera condotta sessuale (cf. in part. 3 e infra ad /oc.);con le convenzioni sociali tradizionali si entra per lo più in umoristico contrasto: barba e peli possono essere tollerati (cf., e.g., 10; 19); l'età non rappresenta più, necessariamente, un ostacolo alla frequentazione sessuale, e neanche il matrimonio (9); il ragazzino troppo giovane per l'eros può diventare una preda particolarmente appetibile alla luce dello scarso controllo cui è sottoposto (46); i maestri che approfittano della vicinanza degli allievi adolescenti per abusarne sessualmente non sono guardati con riprovazione, ma con invidia (28; 62); la 'disparità' connaturata al rapporto omoerotico, con la sua rigida suddivisione di ruoli, è a tratti superata in nome del nuovo principio della 'pariteticità' sessuale (cf. 53; 79). Un ruolo importante è rivestito, in questo processo di dissacratoria 'riattualizzazione', dal modello rappresentato dalla poesia di argomento eterosessuale, cui Stratone si ispira alla ricerca di norme comportamentali e situazioni poetiche. Non a caso Meleagro, cantore privilegiato, in ambito epigrammatico, dell'amore per le donne, è l' auctor cui il poeta si richiama programmaticamente all'inizio della raccolta, chiarendo, con una fitta trama di allusioni, l'intenzione di emularne l'opera poetica sostituendo agli interessi prevalentemente eterosessuali del Gadareno i propri interessi paidici (cf.2. 5-6 e infra ad /oc.). Modelli eterosessuali vengono così 'pederoticizzati', con ironia più o meno sottile (cf.,e.g., 91, costruito sulla falsariga di Mel. AP 5. 151 = HE 4166 ss.), o di essi ci si serve per esprimere convincimenti sessuali di opposto segno (cf.,e.g.,la ripresa del linguaggio meleagreo - in particolare di Mel. AP 5. 208. 2 = HE 4047 in 79. 3, un epigramma che pare voler riaffermare, in polemica con il
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componimento del Gadareno, la superiorità dell'eros maschile su quello femminile). Ma soprattutto significativo è che le tematiche pederotiche siano umoristicamente rivisitate alla luce dell'etica eterosessuale: il puer ritroso all'eros è assimilato alla puellainesperta che teme il suo primo incontro col sesso (53. 2 e infra ad /oc.);i partnersdevono trarre dall'amplesso mutuo piacere (53), contro la norma che negava il coinvolgimento apolaustico del ragazzino nel rapporto sessuale; da parte del mite; si sollecita, come ovvia conseguenza, la partecipazione disinibita all'atto (cf., e.g., 50), in contrasto con una tradizione quanto meno reticente nei confronti della sua risposta alle sollecitazioni dell'épaa't'Jlc;. Perduta ormai la valenza pedagogica e in qualche modo iniziatica che l'aveva caratterizzata nei secoli precedenti, la poesia greca di argomento pederotico trova in Stratone un interprete capace di rivitalizzarla con gli strumenti dell'umorismo e dell'ironia e di farle conoscere, in ultima analisi, la sua estrema fioritura.
III. Tecnica della versificazione 43 Alla definizione della personalità poetica stratoniana concorre, come specificato più sotto (ID. 4), l'analisi della tecnica della versificazione.
III. 1. Realizzazioni di verso nell'esametro Sono attestate 16 tipologie esametriche, ciò che suggerisce un tipo di versificazione piuttosto controllato. 44 I versi con un solo spondeo sono 88, vale a dire il 38,94% del totale; seguono gli esametri con due spondei, 71 in tutto, pari al 31,4 % ; la tipologia olodattilica è rappresentata 58 volte, per una percentuale del 25,66% ; solo 8 i versi con tre spondei, per un 3,53%; un unico verso con quattro spondei, per appena uno 0,4%. 4' Mancano, come è quasi scontato, realizzazioni olospondaiche. 46 43 Vengono
presi in esame i 94 epigrammi contenuti nel XII libro e i 5 tramandati nell'XI, per un totale di 453 versi, 226 esametri e 227 pentametri. Ho evitato di includere nelle statistiche, oltre agli epigrammi anonimi della Pan'sinadi cui ho pur discusso la possibilità di un'attribuzione a Stratone, 00 102, quasi certamente da assegnare a Meleagro, e 3. 3 e 0 80, che presentano uno stato testuale estremamente incerto. 44 32 le tipologie attestate in Omero, un numero che si riduce fortemente in età ellenistica: Arato ne ha 28, Apollonio 26, Callimaco, addirittura, 20. Cf. van Groningen 1953, p. 34. ◄S Si tratta di 6. 1, inserito all'interno di una giocosa isopsefia. 46 In età ellenistica «no lines are found with contraction in every biceps» (West
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Tab. 1. Spondei per verso spondei O 1 versi 58 88 % 25,66 38,94
2 71 31,4
3 8 3,53
4 1 0,44
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I I
Si hanno, in totale, 872 dattili : 258 spondei, rispettivamente 77 ,16% contro 22,83%, per una media di 3,85 dattili per verso contro 1,15 spondei (ratio da:sp = 3,37). Sotto questo punto di vista, Stratone si rivela piuttosto distante dalla media di 4,12 dattili per verso contro 0,88 spondei attestata per il Callimaco degli epigrammi (ratioda:sp = 4,69) o da quella di 4,13 contro 0,87 (ratioda:sp = 4,72) degli Aitia47 e mostra pertanto una sensibilità moderata per quello che è stato definito il «goiìt du dactyle»48 dell'età ellenistica e di una parte rilevante della poesia di età imperiale.49 Per ciò che riguarda invece la disposizione degli spondei all'interno del verso, Stratone non risulta molto distante dalla tendenza, costante in tutta la grecità e particolarmente evidente in età ellenistica, a una maggiore concentrazione di bicipitiacontratti nelle prime due sedi dell'esametro, come risulta evidente dalla seguente tabella: Tab. 2. Distribuzione degli spondei nei metra IV metron I II ID 31 tot. w. 96 84 45 % 37,2 32,5 17,4 12,01
V 2
0,77
Sarà se mai da notare che, in contrasto con la tendenza alla collocazione dello spondeo in II sede, progressivamente operante nella poesia esametrica greca sia stichica sia elegiaca a mano a mano che si procede da Omero verso il tardoantico, 50 il nostro epigrammista favorisce nettamente la realizzazione spondiaca del I metron. 1982, p. 154), un fenomeno che prosegue in età imperiale (cf. West 1982, p. 178 e n. 47, che rileva come già quattro spondei siano rarissimi). 47 I dati sono attinti da van Raalte 1988, tav. I A. 48 Vian 1961, p. 28. 49 Cf. West 1982, pp. 177-8. 50 Cf. West 1982, p. 154: «Callimachus and Apollonius bave less contraction of bicipitia than Homer, except in the second foot». La tendenza alla concentrazione dello spondeo in seconda sede è operante in tutta la poesia esametrica greca, fin da età arcaica, anche se l'atteggiamento dell'epica omerica è più bilanciato nella distribuzione dello spondeo tra il primo e il secondo metron. Cf. van Raalte 1986, p. 46; Magnelli 2002, pp. 61-2 n. 18; per l'esametro elegiaco, molti dati sono forniti da van Raalte 1988, tav. II A.
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Introduzione
La preferenza stratoniana per il I metron risulta con particolare evidenza nei versi con un solo spondeo e in quelli con due. Ecco i dati relativi ai versi con un solo spondeo: Tab. 3. Versi con un solo spondeo tipologia sdddd dsddd ddsdd % 40,9 31,8 17,04
dddsd 9,09
dddds 1,13
Analoga la situazione relativa ai versi con due spondei: Tab. 4. Versi con due spondei tipologia ssddd sdsdd % 40,84 18,3
sddsd 14,08
dssdd 14,08
dsdsd 11,26
ddsds 1,4
La predilezione per la realizzazione ssddd è in accordo con la tendenza generale della poesia alessandrina, e in particolar modo con quella elegiaca.'1 Ma torniamo alla valutazione dei dati relativi alla distribuzione degli spondei nei metra,riportati nella Tab. 2. La percentuale di bicipitiacontratti in terza sede è piuttosto alta se confrontata con la tendenza callimachea a evitare un terzo piede spondiaco: meno rigorosi, in generale, gli altri poeti ellenistici, che pur mostrando una più bassa percentuale di spondei in terza sede rispetto che in prima o in seconda, hanno comunque percentuali più alte del 7 ,74 % di Callimaco e più vicine al 17,4 % di Stratone.' 2 Lo spondeo in quarta sede gode di scarsa fortuna in età ellenistica,' 3 in accordo con la tendenza a evitare fine di parola in coincidenza con la dieresi bucolica (legge di Naeke): la percentuale di Stratone si attiene agli standard ellenistici,' 4 ciò che tuttavia non gli impedisce di violare la norma di Naeke in ben 7 casi (cf. infra,p. 30). È interessante notare la bassa percentuale di cmov&uiçov-reç,in conformità con la scarsità di spondei in quinta sede che caratterizza l' esametro elegiaco:" solo due, in due esametri appartenenti a distici conse' 1 Per
le percentuali relative all'esametro stichico cf. van Raalte 1988, p. 49 (tav. V); per l'esametro elegiaco, in confronto con quello stichico, cf. van Raalte 1986, tav. II
A.1. 2
Apollonio ha il 13,45%, Arato il 15,33%, il Teocrito bucolico è il più vicino a Stratone con il suo 17,8%. Cf. van Raalte 1988, p. 40, tav. m. -'3 Cf. West 1982, p. 154. .,. Dati in van Raalte 1988, p. 40, tav. m. "Cf. van Raalte 1986, p. 151; West 1982, p. 157. '
Introduzione
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cutivi cli uno stesso epigramma, 68, dove la scelta dello spondeo in quinta sede può avere ragioni stilistico-espressive (il ritmo pesante del verso cli stomaco su cui si concentra ben si presta a descrivere la pesanteZZtJ l'attenzione del poeta) e obbedisce alle esigenze della parodia esiodea (cf. infraad loc.).56 Regolarmente, Stratone fa precedere lo spondeo nel quinto piede da un bicepsnon contratto e termina il verso con una parola dalla struttura quadrisillabica. 57
III. 2. Incisioni e leggi metriche58 a. Esametro
Cesuramaschilecontro cesurafemminile. La marcata predilezione per la cesura femminile, operante in tutta l'età ellenistica 59 e valida per l'esametro elegiaco già in età arcaica, 60 trova scarso riscontro in Stratone: 106 le occorrenze cli Bl, contro 119 occorrenze di B2: 46,9% contro 52,65%. Il nostro poeta si rivela piuttosto distante dalle percentuali rilevate per Callimaco (epigr. 21,97% contro 78,03%; Aitia 13,29% contro 86,71 %), Antipatro di Sidone (35,8% contro 64,2%), Meleagro (38,68% contro 61,07%) e, più tardi, i poeti del Ciclo (35% contro 65%), che mostrano tutti una netta predilezione per l'incisione dopo il terzo trocheo piuttosto che per quella dopo il terzo longum.61 Il sostanziale bilanciamento nell'uso delle due incisioni del terzo piede trova tuttavia confronto, ad esempio, nel Teocrito bucolico (44% cli occorrenze cli B1 contro il 56% di occorrenze di B2)62 e soprattutto in Arato (50,3% di occorrenze cli B2 contro il 49,7 di B1: cf. Magnelli 2002, p. 70 n. 44), e all'interno della tradizione epigrammatica in autori come Leonida (44,18% cli B1 contro 56 Sull'uso
stilistico-espressivo della contrazione dd quinto bicepssia in poesia greca che latina, cf. Norden 19273,pp. 442-6. 57 Callimaco, Euforione, Nicandro, presentano sempre, in caso di mrov&uiçoV'tEç, un quarto bicepsnon contratto e tendono a terminare il verso con parola quadrisillabica o, più raramente, trisillabica o esasillabica: cf. West 1982, p. 154; Magnelli 2002, p. 69. 58 Per l'individuazione delle 'parole metriche' mi sono attenuta ai criteri stabiliti da Cantilena 1995, pp. 11-28, con precisazioni di Fantuzzi 1995, pp. 228-9 n. 27; Magnelli 1995, pp. 140-1 e Magnelli 2002, p. 58. 59 Cf. West 1982, p. 153. 60 Cf. Van Raalte 1986, p. 164, tav. III. 61 Le percentuali si ricavano da van Raalte 1986, tav. m. Per i due Antipatri, cf. Argentieri 2003, p. 53, per i poeti dd Ciclo,Page 1978, p. 29. 62 Fantuzzi 1995, p. 242.
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Introduzione
55,82% di B2), Antipatro di Tessalonica (45,9% contro 54,1 %), Rufino (44,2% contro 51,9%), 63 mentre Filodemo ha addirittura una leggera predilezione per la cesura maschile (52% contro 48%). 64 Sotto questo punto di vista Stratone poteva dunque vantare vistosi precedenti in ambito epigrammatico. Si ha un caso di scavalcamento dell'incisione nel terzo piede, 65. 1, dove essa è sostituita da eftemimere, ciò che rappresenta senz'altro un' anomalia in termini 'alessandrini'. 6' Incisionedel quartopiede. A BI si accompagna, per lo più, C2 (BI da sola 69 volte, per una percentuale del 30,5%, 66 22 volte con concomitante presenza di Cl, per una percentuale del 9,73%; le occorrenze totali di BI+ C2 sono 91, per una percentuale del 40,23%), secondo un atteggiamento già diffuso nei poeti della Coronadi Filippo, che tendono a far seguire a cesura pentemimere una pausa alla fine del quarto piede (cf. Gow-Page 1968, I, p. Xl.ID), più raramente, la sola Cl (13 volte, per una percentuale del 5,75%). Anche a B2 Stratone fa seguire, di preferenza, dieresi bucolica (52 volte, pari al 23 % dei casi, si ha B2 + C2; 20 volte, pari all'8,84% B2 + Cl + C2; 21 i casi di B2 + Cl, per una percentuale del 9,29%). 163 le occorrenze complessive di dieresi bucolica, per untotale del 72,12%. 76 le occorrenze di eftemimere, pari al 33,6%. Stratone mostra dunque di condividere la generale predilezione per la dieresi bucolica tipica dell'età ellenistica.67 Più anomalo l'atteggiamento del poeta nei confronti dello scavalcamento dell'incisione nel quarto piede: in ben 26 casi, pari all' 11,5% del totale degli esametri, all'incisione in B non si accompagna alcuna incisione in C68 - una percentuale che trova confronto nell'esametro stichico (cf. Magnelli 2002, p. 73 e n. 57), ma che in ambito epigrammatico parrebbe piuttosto eccentrica. Leggedi Bulloch.69 Due i casi di infrazione: 9. 1; 52. 3. 63 Cf.
Page 1978, p. 29. Sider 1997, p. 44. 6 ' In Callimaco non si ha mai scavalcarnento della cesura centrale (cf. Mass 1979, § 90; West 1982, p. 153) e il fenomeno è raro in tutti i poeti ellenistici (un po' più libero verso questo tipo di restrizione si mostra Arato, refrattario anche ad altre delle regolamentazioni callimachee), specie elegiaci (West 1982, p. 157). Rarissime le infrazioni alla regola nell'epigramma ellenistico: cf. Fantuzzi 2002, p. 89 n. 37; nessuna in Rufino e nei poeti del Ciclo:cf. Page 1978, p. 38. 66 Le percentuali riguardano il totale dei versi. 67 Cf. West 1982, p. 153. 68 Lo scavalcarnento avviene in 18 casi con parola grammaticale, in 8 con parola metrica. 69 Cf. Bulloch 1970. Si considerano i versi che presentano dieresi tra terzo e quarto 64 Cf.
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Primaleggedi Meyer.70 Quindici le violazioni: 8 con parola grammaticale (si tratta di 8. 3; 33. 1; 42. 3; 44. 1; 46. 3; 60. 5; 62. 3; 91. 1), 7 con parola metrica 71 (36. 7; 61. 1; 64. 3; 77. 1; 89. 3; 94. 1; 100. 1). Secondaleggedi Meyer. Si riscontrano 15 casi di parola giambica di fronte a Bl: 4. 3; 36. 7; 38. 1; 42. 3; 46. 3; 53. 7; 54. 1; 61. 3; 62. 3; 62. 5; 64.3;77. 1;89.3;92.5;94. 1. MeyerI + MeyerII. 7 i casi di violazione allaI legge di Meyer accompagnata da violazione alla Il: 36. 7; 42. 3; 46. 3; 62. 3; 64. 3; 77. 1; 94. 1. Leggedi Giseke.4 i casi di parola iniziante nd primo piede che vada a 72 8. 1, 64. 1, 65. 1; 86. 1 (in tutti terminare con la fine dd secondo biceps: e quattro i casi, si tratta di parola metrica). Leggedi Hilberg.Si hanno due casi di fine di parola dopo un secondo metron realizzato da spondeo: 32. 1; 51. 3 (da notare che in entrambi i casi il secondo bicepsè un monosillabo autonomo, il che sembra rendere in qualche modo meno grave l'infrazione, per effetto della tritemimere che precede: cf. Hollis 1990, p. 20; Magnelli 2002, p. 76 n. 70). Ponte di Hermann.Due i casi di fine di parola dopo il quarto trocheo: 29. 1; 87. 3 (nessuno dei due casi si direbbe giustificato da imitatio Homericao da altri fattori intertestuali). E/temimeredopo terzopiede spondiaco.Quattro i casi: 16. 1; 53. 3; 64. 5; 0 101. 1.73 74 Legge di Tiedke-Meyer. Si ha concomitanza di fine di parola dopo piede e sono privi di dieresi bucolica (l'assenza di cesura centrale, come si è detto, awiene solo una volta in Stratone). Per il problema della eventuale pausa sintattica alla cesura centrale o alla dieresi bucolica, parimenti contemplata da Bulloch, cf. Fantuzzi 1995, p. 230 n. 3. 70 La 'I legge di Meyer' concerne il divieto che parola iniziante nel primo piede vada a terminare con la prima breve del secondo dattilo. Cf. Maas,S94. 71 Che i casi di infrazione con Wortbildalle leggi metriche, pur rappresentando 'eccezione', fossero sentiti come meno 'gravi' rispetto a quelli con parola grammaticale, è stato convincentemente dimostrato da Magnelli 1995, pp. 135-64. La precisazione sulla diversa natura dell'infrazione in Stratone, se anche non va a modificare i dati complessivi, può forse consentire una più precisa valutazione della sua pratica versificatoria. 72 Sull'esatto contenuto della norma di Giseke e sulla confusione relativa alla sua enunciazione, cf. Magnelli 1995, p. 136. I quattro casi di infrazione che si registrano in Stratone riguardano comunque tutti un secondo piede bisillabico, per cui mi è possibile mantenere distinte le deroghe a Giseke e a Hilberg senza dover precisare casi di deroga a entrambe: non si verifica mai il caso di fine di parola spondiaca al secondo piede che sia iniziata nel primo. 73 Non si prendono in esame i casi in cui insieme a eftemimere sia possibile anche dieresi bucolica: cf. Fantuzzi 1995, p. 230 n. 34. 74 Anche in questo caso, come nel precedente, la norma si applica soltanto ai versi in
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il quarto e il quinto longum in sei casi: 2. 1; 12. 1; 53. 1; 65. l; 75. 1; 82. 1. Leggedi Naeke. Si registra sette volte fine di parola dopo un quarto piede bisillabico: 6. 1; 8. 3; 21. 1; 35. 3; 45. 3; 49. 7; 61. 3. Monosillabofinale. Nei due casi in cui il verso si conclude con un monosillabo onotonico,n Stratone lo accompagna regolarmente con dieresi bucolica: 60. 1; 100. 1. Per ciò che riguarda invece la tendenza a far sì che tra C2 e il monosillabo finale ci sia una sola parola (grammaticale o metrica) di struttura coriambica, essa è rispettata in 100. 1, non in 60. 1ciò che non sorprende, in vista della sostanziale varietà di atteggiamenti riscontrabile già nella poesia esametrica tra m e I sec. a.C. (il rispetto assoluto della 'regola' è nel solo Callimaco e in alcuni epigrammisti dell'età della prima Corona,come Meleagro, Posidippo, Dioscoride. Più variegato l'atteggiamento di poeti come, e.g., Apollonio, Mosco, Bione, Nicandro: cf. Magnelli 2002, pp. 79-80). La percentuale delle violazioni alle leggi metriche nell'esametro è dunque la seguente: Leggi metriche
Primaleggedi Meyer Secondaleggedi Meyer MeyerI + MeyerII Leggedi Giseke Leggedi Hilberg Ponte di Hermann Leggedi Tiedke-Meyer Leggedi Naeke Leggedi Bulloch Monosillabofinale C senzaB Cl dopoterzopiede spondiaco
Infrazioni 15 15 7 4 2
2 6 7
% 6,6 6,6 3,09 1,76 0,88 0,88
2,65
2
3,09 0,88
I
I
1 4
0,44 1,76
L'alta percentuale di infrazioni alla prima e alla seconda legge di Meyer di per sé non suscita particolare stupore: tra le regolamentazioni callima-
cui la cesura eftemimere è l'unica incisione possibile nel quarto piede, non a quelli con concomitante dieresi bucolica, poiché quest'ultima, ponendosi come alternativa, fa inevitabilmente sentire di meno la pausa dopo la quinta arsi (cf. Fantuzzi 1995, p. 231 n. 40). 7' Cioè non facente parte di parola metrica: cf. Maas S 138; Fantuzzi 1995, p. 232 n. 44.
Introduzione
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chee, sono proprio queste due a godere della minore fortuna 76 e Callimaco stesso presenta svariate violazioni sia all'una che all'altra. La prima legge di Meyer è ignorata con una cena disinvoltura già dagli epigrammisti della prima Corona77 (Leonida di Taranto ha il 4,9% di infrazioni, Dioscoride il 5,5%, Asclepiade addirittura il 10,7%; un po' più controllato è Antipatro di Sidone, con l'l,9%); per la seconda legge di Meyer, la percentuale di deroghe di Stratone è assimilabile a quella di Meleagro (6,4%}; Asclepiade ha 1'8,3%, Leonida il 2,9%. Non meno liberi si mostrano verso l'applicazione della legge metrica gli autori della Coronadi Filippo, generalmente più controllati nella versificazione rispetto ai loro predecessori. 78 Più grave è invece il dato relativo alla contemporanea violazione di Meyer I+ Meyer Il: il 3,09% di Stratone è decisamente superiore alle medie ellenistiche, che oscillano dalla percentuale minima di infrazioni rappresentata dallo 0,06 % di Callimaco, a quella massima del 2,5% di Meleagro.79 Le due deroghe alla legge di Hilberg non rivelano un atteggiamento panicolarmente eterodosso: lo 0,88% di Stratone, più elevato dello 0,43 % del Callimaco degli Inni, è avvicinabile allo 0,99% del Teocrito bucolico o allo 0,8% di Antipatro di Sidone80 e resta al di sotto tanto del 2,52% di Apollonio o dell'l,53% del Teocrito epico, 81 quanto al 2,4% di Asclepiade o al 2,9% di Leonida; più controllati gli epigrammisti della Coronadi Filippo, in cui si registrano solo 5 eccezioni su un totale di 1887 esametri, per una percentuale dello 0,3 che si avvicina molto allo standard callimacheo,82 ma un re-incremento dei valori si riscontra nella prima età imperiale: una percentuale non troppo dissimile da quella stratoniana è in Lucillio (2 i casi di deroga, AP 11. 143. 5, con monosillabo, e AP 11. 240. 1, per un totale dello 0,74%), 83 mentre Nicarco presenta ad76 Cf.
Magnelli 1995, pp. 156-7. n Le percentuali relative ai poeti della Coronadi Meleagro per le infrazioni alle leggi di Meyer, Giseke-Meyer e Hilberg, si ricavano da Magnelli 1995, pp. 148 ss. 78 Cf. Gow-Page 1968, I, p. XLN. 79 Cf. Magnelli 1995, pp. 157-8. 80 Cf. Argentieri 2003, p. 54. 81 Cf. Magnelli 2002, p. 75. 82 Cf. Gow-Page 1968, I, p. XLN. 83 I dati relativi a Lucilio e Nicarco per le violazioni alle nonne di Hilberg, Naeke e al ponte di Hennann sono attinti da uno studio in fieri sulla inner metric degli epigrammisti della prima età imperiale che sto conducendo insieme a Enrico Magnelli. Per Lucilio, lo spoglio è stato condotto sugli epigrammi di sicura attribuzione, per un totale di 270 esametri; 101 gli esametri sicuri di Nicarco, in cui risultano inclusi i versi non mutili provenienti da POxy 4501-2.
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dirittura 5 casi di deroga (AP 5. 39. 1; 11. 74. 1; 11. 82. 1; 11. 407. 3;84 11. 332. 5, con monosillabo), 8' per una percentuale del 4,95. Per quanto riguarda le quattro infrazioni stratoniane alla norma di Giseke,86l'l,76% del nostro poeta, nettamente superiore allo 0,21 % del Callimaco degli Inni o allo 0,90% di quello elegiaco, è awicinabile all'l,80% di Apollonio o all'l,47% di Arato. Meleagro ha una percentuale di infrazioni dell'l,6, Leonida addirittura del 2,94. Più grave il numero di 2 violazioni al ponte di Hermann: assolutamente inviolabile per Callimaco e, in generale, per i poeti ellenistici,87 è infranto una sola volta in HE (si tratta di Mel. AP 5. 160. 1 = HE 4132); nella Coronadi Filippo ci sono 3 eccezioni,88 pari allo 0,15%, di cui 2 in Filippo (AP9. 247. 5 = GPh 2929;APl215. 3 = GPh 3120), 1 in Filodemo (AP 5. 126. 1 =GPh 3314 =22. 1 Sider, dove la violazione ha forse ragioni stilistiche: cf. Sider ad /oc.),autori notoriamente meno ortodossi nell'osservanza delle leggi metriche rispetto a molti degli altri epigrammisti della seconda Corona.Tra gli epigrammisti successivi, nessuna violazione in Rufino,89 ma 1 in Lucillio,90 2 in Nicarco 91 e 3 in Pallada, 92 ciò che sembrerebbe confermare la minore accuratezza metrica registrata nell' esametro elegiaco a partire dalla seconda metà del I sec. d.C.93 Anche la norma di Tiedke-Meyer viene più volte ignorata, con una percentuale del 2,65 che per l'età ellenistica si lascia confrontare, pur restandone al di sotto, solo col 3,89 del Teocrito epico o col 3,73 di Arato. 94 84
In tutti e 4 i versi c'è contemporanea violazione alla legge di Giseke. L'infrazione si registrerebbe inoltre in POxy 4502. 34 se vi si dovesse leggere, con Parsons, 6' au1:4>&. 86 Per le percentuali relative a Callimaco, Apollonio, Teocrito e Arato, qui e più oltre, cf. di nuovo Magnelli 2002, pp. 80-1. 87 Solo l'arcaizzante Arato (cf. Magnelli 2002, p. 76 n. 72) e il Teocrito epico (cf. Fantuzzi 1995, pp. 227 ss.) osano porre fine di parola dopo il quarto trocheo. 88 4, secondo Gow-Page 1968, I, pp. XLill-XLIV, ma AP 11. 173 = GPh 3158 s., che contiene una violazione, è erroneamente ascritto a Filippo da P, ed è senz'altro di epoca successiva (di Lucillio, secondo la Planudea;di Pallada, secondo Jacobs: cf. Gow-Page ad loc.). 89 Cf. Page 1978, p. 38. 90 Si tratta di AP 11. 276. 1, ciò che rappresenta lo 0,37%; tra i dubia, il ponte di Hennann è violato in AP 11. 173. 1. 91 AP 9. 576. 4 e POxy4502. 30, per un totale dell'l,98%. 92 Cf. Page 1978, p. 38. In AP 9. 6. 1, citato da Page, l'infrazione è in realtà il frutto di infelici congetture di J acobs e di Hecker. 93 Cf. West 1982, p. 181. 94 Cf. Magnelli 2002, p. 81. 8 '
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Non maggiore sensibilità dimostra Stratone per la tendenza - operante in tutta la poesia esametrica greca fin da età arcaica e divenuta inderogabile in Callimaco9' - a porre un dattilo prima della dieresi bucolica (legge di Naeke): la percentuale delle violazioni è pari al 3,09, ciò che supera i valori più alti di infrazioni registrate in età ellenistica: il Teocrito epico ha 'appena' il 2,50% di deroghe, 96 Arato il 2,61 %; se in HE sono individuabili 3 eccezioni alla norma su un totale di 2374 versi,97 la Coronadi Filippo non rinuncia a rispettarla neanche una volta.98 2 le deroghe in Rufino99 - ciò che su un totale di 100 esametri significa una percentuale, non trascurabile, del 2 % - in Lucillio 2 sono i casi sicuri, AP 11. 134. 3 (ove però a causare l'infrazione è una citazione omerica) e AP 11. 309. 5, per un totale dello 0,74%, 100 mentre non si riscontra alcuna infrazione in Nicarco. La versificazione stratoniana in sede esametrica si mostra, dunque, informale e piuttosto refrattaria all'applicazione delle 'leggi' callimachee: in particolar modo - e questo è tanto più significativo - egli si rivela sostanzialmente poco sensibile all'applicazione delle norme concernenti il IV piede, come il ponte di Hermann o la legge di Naeke, che pure risultano le due regole più importanti e generalmente più rispettate nella tradizione poetica che Stratone aveva alle spalle. Ma vedremo (infra,m. 4) come tale libertà non prenda corpo, forse, in modo indiscriminato. b. Pentametro
Secondaleggedi Meyer.101 31 i casi di parola giambica a conclusione del primo hemiepes:8. 8; 13. 2; 16. 4; 16. 8; 19. 4; 24. 4; 34. 2; 38. 4; 40. 6; 41.4;43.2;54.2;60.2;61.2;61.4;69.4;61.2;61.4;69.4;71.2;71.4; 0 73.2;73.4;74.2;75.2;77.2;90.4;93.2;94.4;95.4; 101. 10.102 Parolaaccentataallafine del pentametro.Stratone mostra scarso rispetto per la tendenza, particolarmente rispettata dagli epigrammisti della seconda Corona(cf. Page 1978, p. 30), a evitare di concludere il pentame95 Cf. Naeke 1835, 96 Per il dettaglio,
pp. 516-8.
cf. Fantuzzi 1995, p. 231.
97
E non stupisce che una delle infrazioni sia proprio in Arato AP 12. 129. 3 = HE 762: cf. Gow-Page 1968, I, p. XLIY. 98 Cf. Gow-Page 1968, I, p. XLIV. 99 Cf. Page 1978, p. 38. 100 Violazione si registrerebbe inoltre in AP 11. 77. 1 se vi si conservasse la v.l. '06ooatmç (con sinizesi) di P; tra i dubia,AP 6. 164. 1 se si leggesse 1eallvoi (ma ci sono altre due varianti: cf. l'apparato di Stadtmiiller). 101 Sulla 'II legge di Meyer' nel pentametro, cf. Maas, § 95. 102 Resta dubbio il caso di 98. 4, dove nç;, pur non avendo valore pronominale, sembrerebbe non continuativo.
34
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tro con parola ossitona o perispomena: ventuno le infrazioni alla regola (parola ossitona conclude 4. 6; 6. 2; 14. 2; 22. 2; 29. 2; 45. 2; 45. 4; 48. 4; 49. 2; 53. 6; 56. 2; 62. 4; 94. 2; 98. 4; parola perispomena si pone alla fine di 1. 2; 3. 6; 5. 4; 16. 8; 20. 2; 46. 2; 68. 2). 103 Vocalelungaper naturaa conclusionedel primo hemi'epes.104 La sillaba che conclude la prima metà del pentametro tende a contenere - o a essere - vocale lunga o dittongo. Rari i casi di allungamento per posizione o con -v paragogico: in Stratone si verificano 17 casi di allungamento per posizione(8.2;26.4;29.2;37.2;45.2;56.2;63.2;71.4;72.4;72.6;86. 2; 88. 4; 89. 6; 93. 4; 0 101. 2; 0 101. 8; 51. 2), 3 con -v (52. 2; 52. 4; 66. 2), un caso di brevisin longo (59. 2), se non si emenda (cf. infra ad loc.).105 Ecco il prospetto riassuntivo delle violazioni a leggi metriche nel pentametro: Leggi metriche
infrazioni Meyerll 31 21 Parolaaccentataa fine pentam. Sillabalungaper naturaa conclusionedel primo hemiepes 21
% 13,6 9,2 9,2
Alla seconda legge di Meyer, Stratone deroga con straordinaria frequenza anche nel pentametro, in accordo con la sostanziale indifferenza verso la collocazione di parola giambica di fronte a pentemimere già mostrata nell'esametro. Gli epigrammisti della prima Corona non si mostrano, d'altronde, molto più rispettosi della regola: Asclepiade ha una percentuale di violazioni pari all'8,3, Meleagro all'll,8; tra gli epigrammisti della seconda generazione, violazioni piuttosto frequenti sono in Antipatro e Filippo. 106 La tendenza a evitare sillaba accentata alla fine del pentametro si rivela progressivamente operante in poesia elegiaca: se Teognide ha una percentuale del 22%, il Callimaco degli epigrammi è già sceso al 17%; Antipatro di Sidone è il primo a mostrare un certo rispetto verso la regola (2,1% di eccezioni), 107 seguito in questo dagli epigrammisti della Corona di Filippo, che hanno 73 eccezioni in 1887 versi, per una percentuale del 3 ,9% - ma la stretta osservanza della norma emerge in tutta la sua chia103 Vd.
anche West 1982, p. 182. Maas, S22. 1 Il fenomeno, rarissimo, è presente 2 volte in Teognide; 2 casi incerti in HE, nessuno in GPh, Rufino, Lucillio, Nicarco o negli autori dd Ciclo, 1 in Pallada (cf. Page 1978, p. 32; West 1982, pp. 181-2). 106 Cf. Gow-Page 1968, I, p. XLIV. Antipatro di Tessalonica ha tre violazioni, pari all'l,6% (cf. Argentieri 2003, p. 55). 107 Cf. Argentieri 2003, p. 55. 104 Cf.
°'
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rezza se si considera che alla percentuale, già di per sé non molto elevata, contribuiscono principalmente autori tradizionalmente poco sensibili a questioni metriche, come Crinagora e Filodemo. 108 Con la seconda metà del I sec. d.C., si assiste a un graduale re-incremento dei valori (solo il 2% di eccezioni in Rufino, ma Lucillio ha il 10,3%, Nicarco il 2,9%, Pallada il 9,9%). 109 Il 9,2% di Stratone è dunque del tutto in linea con le tendenze attestate per il I/II sec. d.C. Per quanto concerne la collocazione di sillaba lunga per natura a conclusione del primo hemiepes,è anche questa una tendenza che si registra soprattutto negli autori della Coronadi Filippo: contro il 15,5% di sillabe allungate riscontrabile in Teognide, in GPh si registra solo un 3 % (di nuovo imputabile, in larga misura, all'indifferenza di Crinagora per il ritmo del verso). Il 9,2% di Stratone è avvicinabile, ancora una volta, al 10% di Rufino, al 9% di Lucillio e Nicarco, al 10% di Pallada. 110
III. 3. Prosodia lato. Il comportamento di Stratone nei confronti dello iato è piuttosto libero: 111 4 i casi sicuri (8. 7; 50. 3; 88. 1; 88. 3), 112 per una percentuale dello 0,88. Co"eptio epica.34 casi di co"eptio negli esametri, 9 nei pentametri. Si tratta, per lo più, di 'normale' abbreviamento di terminazioni verbali come -µat e -tat o di congiunzioni come 1eai (in 9 casi dopo B2, la tipologia più comune un po' in tutta la poesia esametrica greca); anche le posizioni sono quelle generalmente approvate dalle comuni regole prosodiche (di fronte a dieresi bucolica, alla fine del primo o del quinto dattilo nell'esametro; alla fine del primo dattilo sia nel primo che nel secondo hemiepesdel pentametro), ma si ha anche, per l'esametro, 1 caso di correptiodi fronte a B2 113 (79. 3 aùtoì àmmpo~) 114 e 2 di co"eptio dopo 108 Cf.
West 1982, p. 159; Page 1978, p. 30. ricavati da West 1982, p. 182. 110 Dati in Page 1978, pp. 30-1. 111 Anche se un po' meno di quanto non credesse Page 1978, p. 36. 112 Non vengono presi in considerazione 3. 3 e 0 80. 1, dallo stato testuale troppo incerto. Allo iato, fortissimo, che si avrebbe in 8. 1 in accordo col testo tradito 1ta'ì6a è1tav81tÀOKoi>vta pone rimedio il 11:.auvav8o1tÀ01CO\lvta di Colin Austin: cf. infra 109 Dati
ad /oc. m La posizione è particolarmente sgradita, tanto che non se ne trovano esempi negli epigrammisti del Ciclo.Cf. Page 1978, p. 35. 114 Nel verso si registra anche un altro caso di co"eptio, alla fine del secondo dattilo.
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la prima breve del dattilo 11' (60. 1116rièm; 66. 3 x:aì àyaÀµa); un caso di co"eptio dopo la prima breve del primo dattilo nel pentametro (67. 2
cppaçeuo,uoç). Elisionedi nomi e verbi.116 23 casi, 11 negli esametri, 12 nei pentametri. Stratone non evita di praticare l'elisione neanche in sedi tendenzialmente refrattarie a essa: 117 di fronte alla cesura centrale sia nell'esametro (12. 1; 89. 1),118 che nel pentametro (14. 4; 38. 2; 89. 2). Co"eptio Attica. Negli esametri, il nesso muta+ liquida non va ad allungare la sillaba breve precedente in 50 casi all'interno di parola o parola metrica, in 16 casi in sandhi; fa invece 'posizione' 44 volte all'interno cpÀ.Éyodi parola, grammaticale o metrica, 1 sola volta in sandhi ( 19. 3 µat). Nel pentametro, si hanno 26 casi di co"eptio interna e 16 tra due parole, contro 31 casi di allungamento interno e 1 in sandhi ( 17. 4 µe 1Cptnt-a::tç). Stratone pratica dunque la co"eptio all'interno di parola con notevole libertà, sia negli esametri che nei pentametri: siamo ben lontani dallo zelo mostrato dagli autori ellenistici per evitare il fenomeno. 119 Più ortodosso è invece il suo atteggiamento nei confronti del trattamento del nesso tra due parole. La radicalizzazione della co"eptio in sandhi si lascia ricondurre a una tendenza generalmente attestata in poesia greca fin dall'età ellenistica: 120 la sillaba finale di parola tende a essere breve di fronte a parola successiva iniziante con il nesso m. + 1.già in epigrammisti come Nosside, Anite, Asclepiade, 121 Leonida; il Callimaco degli epigrammi, con un 5% di co"eptio e un 5% di allungamento, si mostra generalmente incline a evitare l'uso di parola iniziante per m. + I. di fronte a parola terminante per vocale, una volta però che si sia deciso a non eludere l'incontro, è piuttosto bilanciato nell'uso o meno della cor-
en
115 Di solito
la co"eptio in poesia ellenistica tende a verificarsi dopo la seconda breve del bicepspiuttosto che dopo la prima: cf. Maas S 129; per l'epigramma, cf. Page 1978, pp. 35-6. 116 Non si considerano, owiamente, i numerosi casi di elisione di particelle, pronomi, preposizioni, awerbi, oltre che di emi. Cf. Page 1978, pp. 33 ss. 117 Cf. Gow-Page 1968, I, pp. XLII-XLill. 118 Non prendo in considerazione casi come 8. 5, dove l'elisione di fronte all'incisione dd terzo piede coinvolge una particella come ~119 Dati utili in Slings 1993, pp. 29-37. Sul comportamento di Callimaco nei confronti della co"eptio all'interno di parola, cf. anche Fantuzzi 1988, pp. 159 ss., che pone in rilievo come il poeta di Cirene si senta meno vincolato al rispetto per l'ortodossia della prosodia omerica in un genere letterario come quello epigrammatico. 120 Cf. di nuovo Slings 1993, con particolare attenzione per la tav. 1, pp. 36-7. 121 Per i dati relativi ad Asclepiade cf. Guichard 2004, p. 120.
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reptio. La tendenza a praticare co"eptio in sand.hi mostrata dagli epi122 grammisti del m sec. si radicalizza negli autori della seconda Corona: sillaba finale di parola è normalmentelasciata breve di fronte a m. + I. atteggiamento prosodico a cui Stratone si attiene con estremo rigore. Riassumiamo ora sinotticamente, per maggiore chiarezza, i dati relativi
allaco"eptioAttica: Interno di parola
Trattamento nesso m. + I. nell'esametro
+ p.
-p.
+ p.
-p.
numero di casi %
44 39.6
50 45.04
1 0,9
16 14,4
sandhi
Interno di parola
Trattamento nesso m. + I. nel pentametro
+p.
-p.
+ p.
-p.
numero di casi %
31 41,9
26 35,1
1 1,35
16 21,6
sandhi
Crasi.9 casi nell'esametro, 1O nel pentametro. Il fenomeno coinvolge, per lo più, articoli o congiunzioni, soprattutto, 1eaL123 Ili. 4. Conclusioni La pratica versificatoria di Stratone si segnala dunque per la natura sostanzialmente informale, con un atteggiamento piuttosto libero anche nei confronti di quelle che erano avvertite come le restrizioni più importanti in sede esametrica, ovvero il ponte di Hermann e la norma di Naeke, in linea d'altronde con la scarsa accuratezza metrica registrata per gli autori della prima età imperiale. Da un'analisi della distribuzione delle violazioni, tuttavia, sembrerebbe emergere la deliberata intenzione del poeta di realizzare talora un distico non troppo raffinato, in conformità con il linguaggio esplicito e il tono colloquiale che sono spesso appannaggio dei suoi epigrammi. Se sono in122 Cf. Gow-Page
1968, I, p. XXXIX;Fantuzzi 1988, p. 159. è «commonest in the poets that concem us with xai or the article». West 1974, pp. 85-6.
123 La crasi
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fatti molti i componimenti di Stratone a segnalarsi per la fattura metrica non perfetta (cf., e.g., 64, dove viene violata la norma di Giseke al v. 1 e Meyer I+ II al v. 3 ), le infrazioni più serie avvengono quasi sempre in epigrammi dal tono più marcatamente colloquiale (cf., e.g., l'infrazione a Naeke in 6. 1, dove è utilizzato l'esplicito 1tpm1et6c;, la violazione al ponte di Hermann in 87. 3, un verso che contiene l'osceno ,ruyi~etv, la deroga alla legge di Hilberg al v. 3 dello scabroso 51) o comunque meno sostenuto (cf., e.g., la deroga a Naeke in 8. 3, un epigramma costruito intorno a un colloquio basato su un doubleentendredi tipo sessuale):124 non si verificano mai nei componimenti 'programmatici' (1-2) o in quelli dalla veste espressiva più controllata e dal tema meno spinto (come, e.g.,20; 34). Sembra lecito concluderne che Stratone, pur essendo sostanzialmente disinvolto nella costruzione del verso, al pari di altri autori della prima età imperiale, come Lucillio e Nicarco, sapesse dosare con una certa perizia la sua disinvoltura, in accordo, di volta in volta, con le diverse esigenze tematiche e stilistiche.
IV. Tradizione IV. 1. P e i suoi apografi P (Palat. gr. 23 ): consetvato presso la biblioteca Palatina di Heidelberg, il codice contiene la monumentale raccolta di epigrammi greci che da esso prende il nome di Antologia Pala.tina,e che è basata, sostanzialmente, sull'antologia assemblata intorno all'anno 900 da Costantino Cefala, protopapa a Costantinopoli nel 917.12' Datato, su basi paleografiche, intorno alla metà del X sec.,126 presenta una struttura complessa: è costituito sostanzialmente di due blocchi, Pa, vergato dallo scriba conosciuto come A, e Pb, opera dei copisti indicati con le sigle B, B2, B3. Il lavoro di copiatura fu coordinato da J,127 che scrisse peraltro di sua mano la parte iniziale, quella centrale e quella conclusiva del codice, fornì i componimenti di lemmi e fece aggiunte e correzioni all'intero lavoro. Poco dopo il completamento della copiatura, il manoscritto fu preso in mano da C, il 'corrector', che introdusse a sua 124 Fa
eccezione 35. 3, dove però la violazione alla nonna di Naeke è causata da un nome proprio. 125 Sull'antologia di Cefala cf. Cameron 1993, pp. 121-59. 126 Cf., da ultimo, Agati 1984. 127 Una recente proposta di Cameron 1993, pp. 300-28, lo identifica con Costantino
Rodio; contraOrsini 2000.
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volta note marginali, correzioni e aggiunte, basandosi su una copia del1'antologia di Cefala diversa da quella 128 utilizzata dai suoi predecessori, e che lui stesso identifica con la copia di Michele ò xapta+uÀ.Qç;il contributo di C si ferma dopo AP 9. 563, quindi non interessa la parte contenente il XII libro (ff. 569-607,vergati da B).129 La vicenda del codice è piuttosto complessa e, per certi aspetti, alquanto misteriosa: non se ne hanno notizie precise fino all'inizio del 1600,ovvero finché non ne fu individuata la presenza ad Heidelberg (lo 'scopritore' del Palatino fu, a quanto pare - cf. Aubreton 1980, pp. 5-6 - Sylburg, che si trovava già alla biblioteca Palatina quando vi comparve il codice, e non Salmasio, come si è a lungo ripetuto), ma si presume che prima di allora sia passato per le mani di vari umanisti (cf.Aubreton 1980, pp. 1-5; Cameron 1993, pp. 178-201);dopo il 1622 fu donato al papa Gregorio XV da Massimiliano di Baviera insieme ad altri manoscritti heidelbergensi, ed è a Roma che il codice fu suddiviso in due tomi; in età napoleonica fu trasferito a Parigi, dove la seconda parte, di dimensioni più ridotte rispetto alla prima (ff. 615-709 vs. ff. 1-614),è rimasta anche in seguito alla restituzione del corpo principale del manoscritto alla biblioteca Palatina ed è oggi siglata come Paris. suppi. gr. 384 (cf. Gow-Page 1965,I, p. XXXIII). AP è articolata, come noto, in quindici libri, suddivisi per argomento. I componimenti di Stratone, come si è detto, sono conservati principalmente nel libro 'pederotico', il XII, mentre una esigua minoranza è inclusa nell'XI, che raccoglie gli epigrammi conviviali e satirici. Gli apografi: l'entusiasmo con cui fu salutata, all'inizio del XVII sec., la 'scoperta' del codice Palatino, è testimoniata dal numero cospicuo di copie (parziali), dirette o indirette, che ne furono approntate a opera di dotti umanisti, e che risultano in molti casi preziose perché conservano l'attività esegetica dei loro eruditi possessori, sia nella forma di congetture inserite direttamente nel testo, sia nella forma di note marginali. In essi un'attenzione particolare è riservata al XII libro, contenente componimenti per lo più ignoti alla recensione planudea (cf.infra, Iv. 2). È possibile individuare, sostanzialmente, due tradizioni distinte: la tedesco-olandese, che ruota intorno alle due recensioni di Sylburg e ScaliA, B, B2, B3 e J abbiano utilizzato uno stesso esemplare dell'antologia cliCefala è stato dimostrato da Cameron 1993, pp. 102-8. 129 Sulla struttura cli P vd. l'introduzione cli Preisendanz al facsimile dd manoscritto; Gow-Page 1965, I, pp. XXXIII-XXXVIII; Cameron 1993, pp. 97-120; Sider 1997, pp. 48-9. 128 Che
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gero, e la francese, di poco posteriore alla precedente, e legata a personaggi come Guyet e Bouhier. Gli apografi di P viaggiarono tuttavia ampiamente attraverso l'Europa, seguendo percorsi intricati e talvolta oscuri, e arricchendosi, di volta in volta, di ulteriori interventi, talora con 'contaminazione' delle diverse tradizioni. Ne consegue che l'attribuzione delle congetture è quanto mai difficoltosa e incerta, e specialmente l'individuazione dd contributo di Claude Saumaise, tanto spesso citato in connessione con l'AntologiaGreca,costituisce un problema di non facile soluzione. Fondamentale, sotto questo aspetto, è lo studio condotto da Aubreton, 130 cui il presente lavoro sostanzialmente si attiene. I criteri seguiti da Aubreton nell'attribuzione delle congetture non sono tuttavia sempre facilmente identificabili, 131 e il controllo autoptico dei manoscritti della tradizione francese, 132 insieme alla revisione dd materiale a stampa contenente interventi sul testo della Palatina,ha talora indotto a ope130
Aubreton 1980 e 1981; Aubreton e Buffière 1994. Sylburg paiono essere attribuiti gli inteiventi che si leggono nel Leidensis Vossianus gr. O. 8 e nei manoscritti a esso correlati, allo Scaligero quelli del Leidensis B.P.G. 34 Be delle copie tratte da esso, mentre l'attività congetturale di Gruter è ricostruita a partire dal Lipsiensis Rep. I. 4. 55; con 'Bouhier' sono segnate le letture del Paris. suppi. gr. 557, pp. 257-323 (cf.infra, p. 43, 'la tradizione francese'; vd. comunque, per un caso di inattendibilità dell'apparato di Aubreton e Buffière, infra ad 12. 4), mentre a Guyet parrebbero essere attribuite le correzioni leggibili tanto nel Paris. gr. 2742, quanto nei Paris. suppi. gr. 886 e 557 (prima parte). A Salmasio, infine, sembrerebbero essere assegnati tutti gli inteiventi che non è possibile ricondurre a diversa paternità, indipendentemente dal fatto che negli apografi gli siano o meno esplicitamente attribuiti. La situazione è chiaramente intricata, e il rischio di incorrere in errori elevatissimo, soprattutto in considerazione del fatto che alcune congetture compaiono contemporaneamente in più di un apografo, e in casi del genere è pressoché impossibile stabilire se si tratta di correzioni indipendenti o se la coincidenza è dovuta a un contatto. Se pur si è ritenuto opportuno tentare delle attribuzioni, segnando con un generico 'edd.' solo quegli inteiventi troppo diffusi per poter essere ricondotti ragionevolmente alla paternità di un singolo studioso, non sarà qui certo superfluo ripetere quanto osseivato in altra occasione da Colin Austin 1987, p. 65 n. 1: «as one travels back through the centuries, the npcinoç eupenìç of many an emendation tums out to be a very elusive bird indeed». 132 Gli apografi 'parigini' sono stati sottoposti ad autopsia nel corso di una visita alla Bibliothèque Nationale de France nel gennaio 2003; in quell'occasione si è avuto modo di esaminare anche manoscritti che qui non si è ritenuto opportuno menzionare, come il Paris. suppi. gr. 45, strettamente legato all'apographonGuyeti, di cui condivide errori e omissioni, il Paris. Coislin. 352, i Paris. suppi. gr. 1168 e suppi. gr. 448D, nel cui esiguo numero di epigrammi pederotici non sono inclusi componimenti di Stratone. 131 A
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rare scelte diverse da quelle dell'editore, 133 di cui si darà ragione, volta per volta, nelle note ad /ace. Qui di seguito mi limiterò a menzionare i manoscritti più significativi dal punto di vista della tradizione in genere e di quella stratoniana in particolare, rinviando, per una rassegna più completa, ai citati Aubreton 1980 e 1981; cf. inoltre Hutton 1946, pp. 8-13.
A. La tradizione tedesco-olandese a. Sylburg 1. Le i de n si s V ossi a n u s g r. O. 8: datato con precisione, grazie alla filigrana, tra il 1593 e il 1596, si ritiene che discenda dall'apografo di Sylburg; più tardi sembra essere appartenuto a Gérard Vossius (1577-1649) e Isaac Vossius (1618-1689). 134 Il XII libro, preceduto dal titolo ~tpatcovoç tO'Uuxp6tavou, vi è collocato in posizione iniziale (pp. 1-75), secondo una tendenza che si protrae per circa due secoli. Copia fedele di P, ne conserva spesso le lezioni senza senso. In margine tuttavia ci sono letture alternative di due mani diverse, di cui l'una, la più recente, presenta lezioni che si è soliti attribuire al Salmasio. 2. Be r o 1in e n si s S p a n h e m i a n u s 44: sorta di compendio degli scritti di E. Spanheim, 135 gli epigrammi dell'Antholagzasi leggono ai ff. 1oor.122r. Copia del Vossianus, inizia anch'esso con una scelta di epigrammi del XII libro (ff. 1oor.115r), introdotti di nuovo dal titolo ~tpatcovoç tou uxp6tavou. Presenta numerose correzioni marginali, alcune esplicitamente attribuite al Salmasio, secondo quanto anticipato dalla nota premessa alla copiatura degli epigrammi (epigrammata
graecaineditadescriptaa Frid.Sy/burgioex ms. bib/iothecaePa/atinae quaesunt penes1s. Vossi'umcum a/iquotemendationibusCl.Sa/masz"i in marginea/iisque),ma che si leggono spesso già nel Vossianus senza alcuna indicazione di paternità, vergate in margine da una scrittura che si è soliti attribuire a Daniel Heinsius (cf.Aubreton 1980, p. 9 n. 1). 3. Li psi e n si s Re p. I. 4. 56b: codice vergato da La Croze nel 1716 a partire dallo Spanhemianus, di cui ingloba nel testo molte correzioni marginali. Vi si trovano anche lezioni che compaiono nella tradizione degli apografi francesi e altre che si leggono nella recensione dello Scaligero. 133 Molte
delle imprecisioni che contraddistinguono l'apparato di Aubreton saranno d'altronde dovute alle vicissitudini editoriali del volume, uscito postumo e senzala revisione finale dell'autore, cui ha cercato di sopperire l'intervento di Buffìère e Irigoin. 134 Cf. Aubreton 1980, pp. 5-15; Guichard 2004, p. 92. 135 Sul rapporto di Ezechiel Spanheim con l'Anthologia cf. Hutton 1946, pp. 267-8.
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b. Scaligero 1. Le i de n si s B. P. G. 34 B: copia di P realizzata da Joseph Scaliger all'inizio del XVII sec. Il XII libro vi si trova in posizione iniziale con il titolo Itpatoovoç Ilat6ucf1 Moooa. Presenta un elevato numero di buone correzioni al testo del Palatino, alcune delle quali coincidono con quelle che si è soliti attribuire al Salmasio, e derivano forse da sue comunicazioni private (per la collaborazione tra lo Scaligero e il Salmasio d. Aubreton 1980, pp. 35-50). 2. Li psi e n si s Re p. I. 4. 55: copia del Leidensis dello Scaligero realizzata forse da Gruter, con la Itpatoovoç Ilat6t1CflMoooa in posizione incipitaria, corredata delle stesse lezioni marginali; alcune di esse tuttavia portano un segno iniziale, forse una S, che potrebbe essere un'attribuzione tanto al Salmasio quanto allo Scaligero. Questo codice è servito di base all'edizione di Reiske 1754; 1766. 3. Leninopolitanus 148: copia del Leidensis B.P.G. 34 B, secondo Hutton 1946, p. 9 da attribuire alla mano di Heinsius. Contiene lezioni notate 'Se.', i.e. Scaligero, S., i.e. Salmasio, due o tre di Heinsius e un buon numero senza indicazione dell'autore ma che sono per lo più erronee. 4. Lipsiensis Rep. I. fol. 35: riconducibile forse anch'esso alla tradizione scaligeriana, benché una soscrizione aggiunta tardivamente lo metta in relazione con il Vossianus di Sylburg (d. Aubreton 1980, pp. 15-20 e p. 46). Presenta una scelta di epigrammi erotici tratti dai libri V e XII, con un tentativo di classificazione per autore. I componimenti inizialisono introdotti dal titolo Itpatoovoç tou Kap6tavou (sic). 5. Dr es densi s Da 29 (o li m 546c): copia del precedente, come rivela lo stesso errore nel titolo, che deriva dallo scambio di un sigma lunato con un C latino. 6. Gotti n g e n si s P h i 1o 1. 6: copia del Dresdensis, con classificazione degli epigrammi per autore; contiene 42 componimenti di Stratone. La tradizione rappresentata dal Lipsiensis Rep. I fol. 35 è alla base della prima edizione a stampa di parte della produzione pederotica stratoniana, realizzata da Klotz nel 1764. c. Co di e i 'm i s ti' Accanto ai manoscritti finora esaminati, che rappresentano, nella sostanza, l'opera di Sylburg e quella dello Scaligero, si trovano, nel XVIII sec., dei codici compositi in cui le due recensioni risultano mescolate. 1. Le i d e n si s B. P. G. 88: compilato nel 1748 da J os. Daniel van Lennep, è poi appartenuto a J. Schrader, P. Fontein e H. de Bosch, ciascuno dei quali ha aggiunto nuovi epigrammi, note e osservazioni. Nei
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primi sette fogli le omissioni dello Scaligero (Leidensis B.P.G. 34 B) vengono integrate con il materiale proveniente dal Vossianus di Sylburg: epigrammataex AnthologiaVossianaquaenon legunturin codice
Scaligeri. 2. Trai e et a n u s 20, olim 51 (16)2 : scritto da P. Bunnann a partire dal Leidensis B.P.G. 34 B dello Scaligero e dal Leidensis Vossianus gr. O. 8 di Sylburg. Le lezioni offerte in margine sono puntualmente accompagnate dalle sigle «Se.», «Scal.» o «Scal. in mg.» e «Voss.». 3. H e i g e n si s 76 H 14: opera di P. Bunnann nipote, presenta struttura analoga al Traiectanus, con medesima contaminazione della tradizione scaligeriana con quella di Sylburg. Concludendo: la tradizione rappresentata dal codice di Sylburg e dai suoi discendenti riproduce piuttosto fedelmente P con occasionali correzioni; la prima vera recensione del materiale epigrammatico di P è approntata dallo Scaligero, anche se la sua selezione è meno ricca rispetto a quella effettuata da Sylburg.
B. La tradizione francese 1. Par i s. g r. 2742: codice appartenuto a Guyet, anche se non da lui scritto, nonostante la nota informativa che precede il XII libro lo asserisca esplicitamente (cf. Aubreton 1981, pp. 30-1), può essere datato con buona sicurezza, grazie alla filigrana, intorno al 1650. Gli epigrammi del XII libro, collocati in posizione incipitaria, seguono sostanzialmente l'ordine di P, con rare eccezioni (ad es. Strat. 50, 53 e 54 compaiono alle pp. 20-21, quando è già in corso la copiatura del V libro). Tra gli stratoniani del XII libro risultano assenti la serie 69-75, 77-78, 49 e 52; 68 è mutilo dei vv. 3-4, mentre di 79 è copiato solo il distico finale. Il manoscritto è provvisto di un vero e proprio apparato critico, fatto di scoli sia in greco che in latino e di glosse esplicative. Si ritiene che Guyet si sia in buona parte basato sul lavoro del Salmasio (Hutton 1946, p. 187; Aubreton 1981, p. 13). I punti di contatto con la recensione dello Scaligero sono d'altro canto piuttosto numerosi, e poiché Guyet viaggiò molto si può ipotizzare un contatto diretto. 2. P a r i s. s u p p I. g r. 886: strettamente legato al codice precedente, la Ila1auc11Moooa è contenuta alle pp. 23-57; vi si fa menzione di un codex Gaulmini(Gilbert Gaulmin, 1585-1665) e di un codexTanni (il gesuita}. Tarin, 1586-1660), non ancora identificati con sicurezza, ma da cui provengono lezioni per lo più erronee e inaccurate, e di un codex Guieti, i.e. il Paris. gr. 2742, da cui derivano le lezioni che si tende ad attribuire al Salmasio. Le note marginali coincidono in larga parte con
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quelle del Paris. gr. 2742, ma il codice si presenta, per certi aspetti, più accurato (gli epigrammi 6-7, ad es., non sono unificati come nel Paris. gr. 2742, ma vi risultano distinti) ed è più completo (vi si leggono 49 e 52, la serie 69-75 e 77-78; 68 e 79 vi compaiono integralmente). 3. P a r i s. su p p 1. g r. 557: posteriore al Paris. suppi. gr. 886, presenta analoghi riferimenti ai codicesdi Gaulmin e di Tarin, e ha anch'esso note di Salmasio e di Guyet, annunciate programmaticamente nel titolo (Anthol. Graec.epigramm.inedita cum notis Claudii Salmasii et FrancisciGuyeti);al pari del Paris. suppi. gr. 886 ha anche i componimenti di Stratone omessi dal Paris. gr. 2742. Una novità significativa per quanto riguarda gli epigrammi pederotici: dopo essere già stato copiato una prima volta, il XII libro compare di nuovo alle pp. 257323, dove si leggono, di seguito, gli epigrammi AP 12. 1-99, corredati di traduzione latina, apparato critico e note esplicative, frutto dell'attività esegetica di Jean Bouhier (sul cui rapporto con l'Antologia Greca cf. Hutton 1946, pp. 523-6. Questo apographonBuherianum,insieme al Paris. suppi. gr. 886, fu utilizzato da Brunck per la sua edizione degli epigrammi allora inediti). 4. P a r i s. s u p p 1. g r. 243: appartenuto a Huet, 136 presenta strette somiglianze con i tre manoscritti precedenti, in particolare con il Paris. gr. 2742, di cui condivide l'ordine (cf.ad es. 50, 53 e 54 copiati quando è già iniziato il V libro) e le omissioni (49, 52, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 77, 78; 68 e 79 sono mutili). Dopo essere stato copiato alle pp. 1-31 il XII libro compare di nuovo alle pp. 225-252 scritto da una mano diversa. In questa seconda occorrenza della musa stratoniana mancano le notae Guyeti, ma il testo è sostanzialmente lo stesso e anche l'ordine è di nuovo quello del Paris. gr. 2742 con analoghe omissioni.
IV. 2. Planude e Stratone P 1:prima della pubblicazione del codice palatino a opera di J acobs, o comunque della sua circolazione 'ufficiale', l'antologia di epigrammi greci più celebre era quella assemblata da Massimo Planude nel 1301 (cf. Cameron 1993, pp. 75-7), di cui il Venet. Mare. 481 rappresenta la copia autografa. 137 Nonostante la raccolta planudea sia anch'essa basata, con ogni probabilità, sull'antologia di Cefala (cf.Cameron 1993, pp. 160 ss.), il materiale è disposto diversamente che in AP e anche la selezione ope136 Per
il cui interesse verso gli epigrammi dell'antologia cf. Hutton 1946, pp. 206-8. Mi è stato possibile visionare il manoscritto su microfilm presso la Faculty of Classics della Cincinnati University. 137
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rata è spesso differente; presso gli editori moderni dell'AntologiaGreè pertanto invalso il criterio di stampare i componimenti noti solo da Planude in appendice all'AntologiaPalatina,di cui viene a rappresentare il XVI libro. Il Venet. Mare. gr. 481 è costituito di due blocchi: PI a, contenente sette sezioni di epigrammi (la-7a), e PI b, che aggiunge alle precedenti altre quattro sezioni, più o meno disposte secondo lo stesso ordine tematico; secondo quanto esplicitamente asserito da Planude (f. 81v), una volta terminata la stesura di Pia egli si imbatté in un testimone più ricco (B) di quello su cui fino ad allora si era basato per redigere la sua antologia (A), e decise pertanto di aggiungere una seconda parte a completamento della prima, al cui interno la si sarebbe dovuta inglobare nelle copie successive del codice. 139 Le sezioni tematiche 1-4 (a e b) e 6 sono a loro volta suddivise in sottogruppi (x:e'°A.CXta), per cui un'indicazione del tipo PI 2a 47. 7 (è la posizione di Strat. 99 nella Planudea)significherà che l'epigramma è nella seconda sezione del primo blocco planudeo (Pia), dove si pone come settimo componimento del quarantasettesimo sottogruppo (cruµca138
1t0nx:àameiaµata). 140
Particolarmente interessante, per il nostro proposito, è il fatto che Pianude omise, verecundiaecausa,molti degli epigrammi erotici che trovava nell'antigrafo. L'intenzione censoria del monaco è esplicitata all'inizio del tµty1an rceptéxetat ètatptx:a nsuo settimo libro - èv tcp6etcpèp&Sµcp
va a1t0~yµata
[ ... ] OO'aµ,; xpòc;;tò aaeµv6tepov Kaì aiCJXP6tepova-
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7tOKÀi Vetat' tà yàp tOtafua 7tOÀÀÒ ÈV tcp
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- e in effetti la sezione amatoria della Planudearisulta senz'altro molto più ridotta rispetto al suo omologo nella Palatina(anche se, come è stato più volte notato, 141 gli epigrammi trascritti da Planude non sono, nella maggior parte dei casi, meno pruriginosi di quelli colpiti dalla sua censura moralistica; per limitarsi a Stratone, si noti il paradosso dell'inclusione 138 Cf.,
per primo, Diibner 1846-77; a selezionare i componimenti planudei non inclusi nel Palatino e a numerarli secondo l'ordine ancora oggi seguito fu, tuttavia, già Jacobs 1813-7 (cf. Aubreton e Buffière 1980, pp. 1-3). n 9 Curiosamente, tuttavia, il più antico apografo del Venet. Mare. gr. 481, vale a dire BM Add. 16409, non presenta l'unificazione voluta da Planude: lo scriba lesse quanto scritto nel f. 81Vsolo quando arrivò a copiare questa pagina, e non poté pertanto seguire la prescrizione in essa contenuta; la prima copia unificata, Paris. gr. 2744, si ha intorno al 1315-20 ad opera di un allievo di Demetrio Triclinio- cf. Aubreton 1969a; Cameron 1993, pp. 351-62. 140 Per uno specchio illustrativo dell'organizzazione della Planudea,con indicazione delle concordanze con AP, cf. Beckby IV, pp. 560-70. 141 Cf. ad es. Aubreton e Buffière 1994, pp. XV-XVI.
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di 51, salvato dalla sua qualificazione di 'scoptico', e l'omissione invece del suo duplicato, 52, della cui natura scabrosa si faceva garante l'inclusione tra i 7t,nei quattro risulta erroneamente unito a 0 101: ne consegue che il lemma componimenti successivi, viene a implicare Stratone piuttosto che il loro legittimo autore (cf. anche Aubreton 1972, pp. 22-23).
,:ou
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Mi limiterò qui a citare quelle che contengono epigrammi di Stratone: 14, 1. Appendi x Barberi no - V a tic a n a: contenuta in 3 manoscritti, Paris. suppi. gr. 1199 (scritto intorno al 1480-1500, è stato scoperto dopo la pubblicazione dell'Appendixda parte di Stembach 1890. 146 Gli studi condotti sui tre testimoni dimostrano che il Parisinus è il più fedele all'archetipo, ma le omissioni in esso presenti inducono a escludere che possa essere identificato con esso), qui indicato, sulla scia di Aubreton e Buffière 1994, come Apps·; 147 Vat. gr. 240 (ca. 1560) = App v. e Vat. Barb. gr. 123 (ca. 1504-9) = AppM·; è composta esclusivamente di epigrammi erotici e si pone come un complemento a Planude. Contiene 5 epigrammi stratoniani: 1; 2; 4; 37; 78 (solo vv. 3-4). 2. S y 11o g e Par i sin a: nota anche come S y 11o g e C ram e r i a n a, dal nome del primo editore (Cramer 1841, pp. 380-8), è contenuta in un codice del XIII sec., Paris. suppi. gr. 352 (SS); una copia riadattata della Syllogesi trova poi in un manoscritto quattrocentesco, Paris. gr. 1630 = SP (ha solo tre epigrammi del XII libro: AP 12. 18; 12. 50; 12. 235 = 75, e soltanto quest'ultimo appartiene a Stratone; vi si leggono inoltre 00 102 e 0 104). La raccolta è di particolare interesse perché presenta 28 epigrammi pederotici, 17 dei quali già noti attraverso P (AP 12. 18; 12. 19; 12.21; 12.29; 12.50; 12.58; 12. 118; 12. 181; 12. 185; 12. 196;12.209; 12.214; 12.223;12.224;12.235;12.237;12.241;di questi 11 sono di Stratone: AP 12. 21 = 15; 12. 181 = 22; 12. 185 = 26; 12. 196 = 37; 12. 209 = 50; 12. 214 = 56; 12. 223 = 66; 12. 224 = 67; 12. 235 = 75; 12. 237 = 78; 12. 241 = 82), + 11 altrimenti ignoti (10 di essi sono pubblicati da Cougny rispettivamente comeApp. Anth. 3. 171; 3. 170; 3. 169; 4. 67; 4. 69; 4. 70; 4. 71; 4. 72; 4. 73; 5. 5; un undicesimo, presente in Cramer 1841, p. 388 e Dilthey 1877, p. 12, è sfuggito all'editore francese: cf. infraad 0 58) e che, tramandati anonimi, parrebbe14 '
Tra i manoscritti contenenti le cosiddette 'sillogi minori' sono stati sottoposti a controllo autoptico il Paris. suppi. gr. 1199 (App. B-V); i Paris. gr. 1630 e suppi. gr. 352 (SyliogeParisina);i Paris. gr. 2720 e 1773 + il Laur. 57. 29 (SyllogeEuphemiana); lJt è stata inoltre esaminata sul facsimile del Palat. gr. 23 realizzato da Preisendanz 1911. 146 Cf. Mioni 1978; Aubreton 1978. 147 Cameron 1993, p. 164, preferisce indicare il Parisinus come K, per evitare confusioni con la SyllogeParisina,regolarmente S; la collocazione della sigla in apice ad 'App.' elimina tuttavia qualsiasi ambiguità. Diverse soluzioni sono state adottate da Mioni 1978; Gallavotti 1983, pp. 117-23.
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ro riconducibili, in alcuni casi, alla paternità stratoniana (cf. 0 103; 0 76; 0 104 + 0 58 e infra ad /occ.;si è evitato di prendere in considerazione Cougny 3. 169 e 170, di cui Cameron 1993, pp. 238-9 ha evidenziato la natura eterosessuale, Cougny 4. 70 e 4. 71, con buona verosimiglianza di Meleagro, vista la rispettiva presenza, in essi, di Muto,coç e IO..e6PouÀOç,entrambi antroponimi cari al Gadareno; 148 Cougny 5. 53; 4. 69, scarsamente in linea, per le caratteristiche tematiche, con la musa stratoniana; 149 di 00 105, infine, si discute la possibilità che appartenga a Stratone per escluderla: cf. infraad /oc.). 3. S y Il o g e I: contenuta nel Palat. Vat. gr. 128 (XV sec.), contiene Strat. 75 e 78, ma mutila quest'ultimo dei primi due versi e lo unisce al precedente come se si trattasse di un unico componimento. 4. S y 11o g e E up h emi a n a: interessa al nostro proposito solo perché contiene 00 102, l'epigramma che Planude ascrive alternativamente a Stratone o a Meleagro (cf. supra). In E è anonimo. La Syl/oge, compilata probabilmente all'inizio del X sec. (cf. Cameron 1993, pp. 254 ss.), è contenuta in quattro manoscritti del XV/XVI sec.: Paris. gr. 2720 (ER); Laur. 57. 29 (EF); Paris. gr. 1773 (EP); Vat. gr. 1943 (Ev). Non ha epigrammi pederotici. 5. S y 11o g e I 1t: probabilmente una scelta di epigrammi basata sulla stessa collezione dalla quale deriva E, è vergata nei fogli iniziali del Palat. gr. 23 (AV BrvcrD1"vel al-sl: cf. Preisendanz 1911, coll. XXIIXXV) da una mano oggi concordemente assegnata al XII sec. (cf. Cameron 1993, p. 257 e n. 7). Contiene anch'essa 00 102, che attribuisce a Leonida.
IV.4. Il XII libro dell'AnthologzaPalatinae la I1at6t1C1Ì Moooa di Stratonedi Sardi Nonostante il lemma introduttivo faccia menzione esclusiva dell'opera di Stratone (1eaì tlç èìvEÌTlVEt xciv'trovoot 'troveipflµévrov 't'JÌv-yvromvÈ1e8éµk:voc;'t'JÌv['trov P] Itpci'trovoc;'toi>Iap6tavoi> Ilat6t1C'IÌVMoooav à148 E
come osserva Cameron 1993, p. 231, «writers of erotica do not normally borrow the names of their predecessors» (vd. comunque la presenza di una Eliodora in un epigramma da ascrivere con ogni probabilità a Filodemo: cf. infra ad 24. 1); struttura e contenuto parrebbero peraltro compatibili con l'ipotesi meleagrea. 149 Cougny 4. 69 è una variazione, non particolarmente originale, sul motivo della notte troppo corta per gli amanti, per cui cf., e.g., Mel. AP 5. 172-3 = HE 4136 ss.; per Cougny 5. 53 cf. infra ad 37, n. 113.
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xe1epu'lfaµ11v, iìv airtòç ruxiçrov1tpòçtoùç 1tÀT1ai.ov àxeoeiKVUto,tép'lfl.v OtlC€lOV't'T\Và1tayyeÀiavtIDV emypaµµatCJ>V, OUtòv VOUV,1tOtO'Uµ€VQç.
exou toivuv tcovèçiìç· èv xopeiatç yàp ii ye arocpprov, Katà tòv tpaytlCOV, oi.>6tacp8ap11aetat),dei 258 epigrammi che compongono il XII libro della Palatinasoltanto 94 effettivamente gli appartengono; i restanti 164 sono di autori vari, riconducibili prevalentemente, ma non in maniera esclusiva, allo I:téci,avoçdi Meleagro. Gli errori di classificazione presenti nel libro 1' 0 consentono di escludere con buona sicurezza l'ipotesi che con il titolo I:tpatrovoç tOUI:ap6tavou Tiat6t1C1Ì Moooa il compilatore intendesse riferirsi a una antologiadi epigrammi pederotici assemblata da Stratone, il quale, alla stregua di Meleagro di Gadara o di Filippo di Tessalonica, avrebbe affiancato ai suoi componimenti altri epigrammi di argomento affine, opera dei suoi predecessori o dei suoi contemporanei. 1' 1 È stato tuttavia oggetto di discussione se il XII libro, così come esso si presenta, derivi dalla selezione effettuata da Cefala (come sostengono, ad esempio, Gow 1958, pp. 24-5; Cameron 1993, pp. 238-41) o se sia stato l'intervento di un compilatore successivo a provocare la combinazione del libellusstratoniano con materiale di diversa derivazione (così Aubreton 1969b; Clarke 1976; Gonzalez Rinc6n 1996, pp. 25-9). Verso la seconda ipotesi ha spinto soprattutto la considerazione del fatto che sarebbe stato innaturale per Cefala nominare il solo Stratone se egli fosse stato effettivamente intenzionato a includere nella sua silloge pederotica l'opera di una pluralità di epigrammisti. Il sostanziale disordine interno del libro, d'altra parte, è stato interpretato come il risultato di una serie di accidenti meccanici che è sembrato possibile ricostruire presupponendo un archetipo costituito di soli epigrammi stratoniani. Il materiale risulta in effetti disposto in maniera singolare - la raccolta si apre con una sezione stratoniana (AP 12. 1-11), ciò che non sorprende in vista del titolo, e prosegue con una sezione eteroclita (AP 12. 12-12. 35) composta di epigrammi provenienti dalle Coronedi Meleagro e di Filippo con occasionali inserzioni più tarde (AP 12. 13; 12. 15; 12. 16; 12. i,o Cf., e.g., Md. AP 12. 53 = HE 4328 ss., collocato tra gli epigrammi pederotici la terminazione -iov del diminutivo femm. è stata scamperché dedicato a C'J>aviov: biata per un maschile; altri esempi in Paton 1918, p. 280; cf. inoltre Cameron 1993, p. 31. m Come pensava, ad es., Ouvré 1894, pp. 83-4, e come è talora ripetuto ancora oggi (cf., e.g., Maréchaux 1995, p. 8). I due proemi e la payi.c; sono stati d'altronde chiaramente composti in vista della pubblicazione di un libelluse non di un'antologia: Stratone vi fa riferimento esclusivo ai propri versi.
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21, dello stesso Stratone; AP 12. 22, di Scythin.); con AP 12. 36 inizia un'ampia sezione 'meleagrea' che si conclude con AP 12. 171; poi tre epigrammi di varia provenienza (Euen. AP 12. 172; Philod. AP 12. 173; Moooa di Stratone, Front. AP 12. 174); con AP 12. 175 torna la Ila1.6ucf1 che prosegue sostanzialmente fino alla fine, interrotta soltanto dalla breve inserzione eteroclita AP 12. 230-233 (epigrammi, rispettivamente, di Callimaco, Stratone, Scitino e Frontone) e da Mel. AP 12. 256-7, due componimenti che, per la loro natura liminare, sono stati accostati alla a~a-yiç stratoniana (12. 258) a conclusione del libro - ed è difficile individuare, all'interno di un amalgama così complesso, un qualche criterio organizzativo, razionale o 'artistico' che sia; Aubreton 1969b ha pertanto ipotizzato che l'assetto attuale del libro sia il frutto di stadi successivi della trasmissione. In accordo con la sua ingegnosa ricostruzione, basata sul calcolo dei versi che compongono le singole sezioni, l'antologia di Cefala avrebbe conosciuto solo gli epigrammi di Stratone - o, per l'esattezza, solo parte di essi (AP 12. 1-11 + 12. 175-229) - contenuti in un trinione di 27 rr. per pagina; a questo trinione originario uno scriba avrebbe poi unito un binione contenente una breve silloge eteroclita che avrebbe compreso anche epigrammi di Stratone; 152 il binione avrebbe a sua volta conosciuto, tra i ff. 2-3, l'inserzione di un trinione di 30 rr. a pag. costituito di epigrammi della Coronadi Meleagro + tre epigrammi di diversa provenienza (AP 12. 172-4) aggiunti in coda ai meleagrei; si avrebbe così avuto, a questo punto, un quinione composito+ il trinione 'stratoniano'; l'ordine attuale del libro sarebbe dovuto a un ulteriore passaggio: i fogli iniziali di ogni quaderno sarebbero stati scissi nella parte mediana provocando così la dislocazione dei ff. 5, 3 e 4, con conseguente separazione della sezione Strat. AP 12. 1-11 dal suo seguito naturale (i.e. Strat. AP 12. 175-229)153 e con spostamento nella parte finale del libro della breve sezione eteroclita costituita da AP 12. 230-3 + Strat. 12. 234-55. La ricostruzione di Aubreton, che non tiene conto dei tre epigrammi conclusivi, è stata successivamente rielaborata da Clarke 1976, il quale ha tentato l'individuazione di uno stadio ancora precedente al fine di dimoMoooa era nota a Cefala, e che a contenerla strare che l'intera Ila1.6t1CT1 sarebbe stato un originario quaternione di 27 rr. a pag. Questo spiegherebbe il perché della comparsa di epigrammi stratoniani in sezioni miste. 153 E tale sezione, prima collocata nella seconda parte del codice corrispondente all'ipotizzato trinione stratoniano, verrebbe ora a trovarsi, per un accidente un po' troppo fortunato, in posizione iniziale, cosl che il titolo a essa preposto sarebbe di nuovo legittimamente l'incipitdel libro. 1'2
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Ma simili ipotesi si basano sull'errata assunzione che tra l'antologia di Cefala e la compilazione di P siano trascorsi circa 150 anni, 1' 4 mentre è ormai noto come tale lasso di tempo debba essere ridotto di circa un secolo (cf.supra,IV. 1), ed è difficile credere che una serie di accidenti così complessa possa essersi verificata nel giro di pochi decenni; 1" è senz'altro meno dispendioso pensare che il compilatore abbia unito epigrammi provenienti da fonti diverse rinunciando ad amalgamarli sistematicamente, 1' 6 ma cercando solo qua e là di imporre una qualche unità alla sua collezione;1,., quanto alla natura delle singole sezioni, il fatto che l'espansione della raccolta stratoniana sia realizzata con materiale proveniente principalmente dalle stesse fonti che usava Cefala, i.e. la Coronadi Meleagro e quella di Filippo, induce senz'altro a preferire l'ipotesi che il compilatore sia Cefala in persona, e non un anonimo scriba che avrebbe espanso l'antologia di Cefala awalendosi dello stesso materiale da lui utilizzato per crearla. Il confronto con le sillogi minori che contengono epigrammi pederotila SyllogeParisinae ci, d'altra parte - i.e. l'Appendix&rberino-Vaticana, la stessa Planudea- dimostra che anch'esse attingevano a una selezione 'composita' analoga a quella su cui si basa il XII libro, ed è di nuovo più naturale ritenere che l'ipotizzata fonte comune delle su menzionate raccolte e della Palatinasia l'antologia di Cefala piuttosto che una medesima versione 'espansa' di essa. Il fatto che Stratone dia il contributo più massiccio al libro, dal canto suo, potrebbe essere sufficiente a spiegare la menzione esclusiva del suo nome nel preambolo, e non si vede peraltro perché l'ipotetico scriba-redattore avrebbe dovuto conservare il titolo originario del libro di Cefala una volta modificatane la sostanza (cf. Cameron 1993, pp. 240-1). 1' 8 154 Aubreton
1968, pp. 46-7, 56-63 datò infatti P alla seconda metà dell'XI sec. m In Aubreton e Buffière 1994, p. XXXVIII, in effetti, si mostra un atteggiamento molto più possibilista verso l'ipotesi che l'assetto attuale del libro sia da imputare alla volontà deliberata di uno scriba e non ad accidenti della trasmissione. m, La raccolta stratoniana sarebbe stata adoperata, in altre parole, «as the framework for the creation of the book of pederastie epigrams that incorporates the work of other poets» (Gutzwiller 1999, p. 222). 157 Si noti ad es. come a Flacc. AP 12. 12 = GPh3843 s., su un giovane cui è spuntata la barba, faccia da contrappunto Strat. 12, su medici «imberbi» (cf. Clarke 1976, p. 380); nell'interruzione della sezione stratoniana conclusiva con i 'liminari' Mel. AP 12. 256-7 è possibile scorgere la volontà di amalgamare, alla fine, le due fonti principali da cui è stato tratto il materiale del libro, i.e. la Coronadi Meleagro e il libellusdi Stratone. 1' 8 Un'obiezione che è possibile muovere anche all'ipotesi di Nisbet 2003, p. 24, se-
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Comunque stiano le cose, il lemma introduttivo al XII libro dà sicura indicazione dell'esistenza di un libellusdi epigrammi di Stratone - confermata peraltro dai due componimenti introduttivi e da quello conclusivo, che si giustificano pienamente in ottica 'editoriale'; il modo in cui ci si riMoooav - semferisce a essO-tflV ~'tpa-rcovoçtO'U l:ap61.avou Ila1.6t1C1ÌV bra autorizzare l'ipotesi che, per lo meno a partire da un certo momento in poi, 159 tale libelluscircolasse sotto il titolo di Ilat6t1C'TlMoooa. 160 L'esame della successione degli epigrammi non consente di individuare un criterio specifico nella loro disposizione - non c'è ordine alfabetico, né è riconoscibile un ordinamento sistematico in sottogruppi tematici 161 - ma condo cui Cefala, nell'introduzione al XII libro, avrebbe riciclato un lemma più antico piuttosto che comporne uno lui stesso. Ma quale ne sarebbe l'origine? E perché postulare una sorta di pluralità autoriale per le prefazioni che aprono i libri di P quando, per stile e per tono, esse mostrano caratteristiche comuni piuttosto vistose (cf. Cameron 1993, p. 137)? 159 Improbabile che il titolo risalga allo stesso Stratone, e non solo in vista del rifiuto delle Muse come fonti di ispirazione poetica attuato programmaticamente in 1 (cf. infra ad loc.): a differenza delle antologie, per cui è ricordata la prassi della titolatura, non esistono testimonianze specifiche intorno a titoli per singoli libelli, i.e. per raccolte di epigrammi di un singolo autore curate dall'autore stesso, secondo la terminologia di Argentieri 1998, p. 2. Vero è che simili auto-edizioni sono andate sostanzialmente perdute (il 'nuovo Posidippo', forse riconducibile a questa tipologia, è mutilo nella parte iniziale, e non dà pertanto alcuna indicazione utile in proposito), ma nelle fonti antiche all'opera di un singolo epigrammista ci si riferisce per lo più attraverso la generica formula 'nome del poeta+ èv ('tOtaa ritengono anche Clarke 1976, pp. 382-4 e Gonzalez Rinc6n 1996, pp. 29-30, peraltro scettici intorno all'attribuzione stessa a Stratone (cf. infra, n. 167). 16 ' Perché scrivere due nuovi epigrammi se si avevano a disposizione i componimenti 'originari', e non includere piuttosto questi ultimi nel libro? 166 Non sappiamo esattamente quanto del papiro milanese sia andato perduto, e visto che i componimenti erano disposti sia per tema che per tipologia, è difficile pronunciarsi con sicurezza intorno all'assenza, nella raccolta, di alcunidegli epigrammi già noti, che potrebbero essere stati, semplicemente, nella porzione del rotolo a noi non pervenuta; per l'esistenza di una pluralità di libri di Posidippo cf. comunque Gutzwiller 1998, pp. 150-70.
Introduzione
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100 non facessero parte della Ilaiouc,; Moooa, e che il compilatore dell'XI libro (i.e.Cefala) li abbia desunti da un'altra fonte 167 (probabilmente dall'Antho/ogiondi Diogeniano, che fornisce molto del materiale satirico confluito nell'XI libro), piuttosto che ipotizzarne l'originaria pertinenza al libel/uspederotico, da cui li avrebbe esclusi una complessa successione di anelli: Cefala, pur leggendoli nella IlaiotlCTlMoooa, li avrebbe giudicati più scoprici che erotici, e li avrebbe quindi collocati nell'XI libro; copiando poi per esteso, nel XII, la Ilaioucit Moooa, avrebbe evitato laripetizione dei testi già selezionati, ma sarebbe stato così attento da includere comunque 84 e 52, ricordando le lievi differenze che li separavano dai loro 'doppioni' (e a questo punto sarebbe anche lecito chiedersi perché a questi due epigrammi prima giudicati scoptici si darebbe adesso la qualifica di pederotici), con meriti mnemonici che altrove non è certo possibile riconoscergli. 168 Alla luce delle nostre conoscenze è difficile fare affermazioni più sicure intorno agli aspetti editoriali della produzione stratoniana - estensione originaria del libelluspederotico e sua presentazione, eventuale esistenza di altri libri - ma non si sarà molto lontani dal vero dicendo che gli 'scoptici' di Stratone furono separati dalla IlaiotlCTl Moooa molto prima della compilazione dell'AntologiaPalatinae prima ancora di Cefala, i.e., con ogni probabilità, dall'autore in persona, che per ragioni che noi possiamo soltanto tentare di indovinare (li giudicava forse di qualità inferiore rispetto a quelli accolti, o li aveva già pubblicati in un libro precedente, o, semplicemente, non li aveva ancora scritti?) non incluse quei testi nel li-
bellus.
167 Ma
non c'è ragione di metterne in dubbio, con Gonzalez Rinc6n 1996, p. 30, la paternità stratoniana; che tra gli stratoniani dell'XI libro ispirati all'eros paidico almeno 100 sia spurio ritiene anche Clarke 1976, pp. 383-4. Nella direzione opposta andava Stadtmiiller, che proponeva di attribuire a Stratone anche altri dei satirici dell'XI libro, nella fattispecie AP 11. 337, 11. 338, 11. 339. 168 Ripetizioni di uno stesso epigramma in libri diversi della Palatinanon sono infrequenti, e possono essere imputate alla distrazione di Cefala: cf. Cameron 1993, pp. 43 ss.; Gutzwiller 1998, pp. 301-2.
Testo
Conspectus siglorum P PI
Palat. gr. 23 ppc P post correctionem pac P ante correctionem Venet. Mare. 481 Plpc PI post correctionem PJ•c PI ante correctionem
App. B-V Appendix Barberino-Vaticana App 5· Paris. suppi. gr. 1199 App v. Vat. gr. 240 AppM. Vat. Barb. gr. 123
s
SyllogeParisina
S5 SP Palat. Vat. gr. 128
E
SyllogeI SyllogeEuphemiana ER Paris. gr. 2720 EF Laur. 57.29 Paris. gr. 1773 Ev Vat. gr. 1943 SyllogeI,r (Palat. gr. 23, ff. Av Brvcr nrv vel al-sl) EP
lJt codd. edd.
Paris. suppi. gr. 352 Paris. gr. 1630
codici editori
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Testo
1 (AP 12. 1) «Cominciamo da Zeus», come ha detto Arato: ma voi, o Muse, oggi non vi disturberò. Se infatti io amo i ragazzi e i ragazzi frequento, questo cosa ha a che fare con le Muse dell'Elicona?
2 (AP 12. 2) Non cercare nei miei scritti Priamo accanto agli altari, né i lutti di Medea e di Niobe, né Iti nelle stanze interne, né gli usignoli tra le fronde: di tutto ciò a profusione hanno già scritto gli antichi. Cerca piuttosto il dolce Eros mescolato alle gaie Cariti e il Bromio: a costoro non si addicono le sopracciglia aggrottate.
3 (AP 12. 3)
Le appendici dei fanciulli, Diodoro, si suddividono in tre categorie. Apprendine i nomi: la punta ancora intatta chiamala tlalut, tcocot quella che comincia appena a muoversi, quella che ormai sobbalza in mano dilla «lucertola»; quella perfettamente cresciuta, lo sai come devi chiamarla ...
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4 (AP 12. 4)
Del dodicenne il fiore mi godo: ma di lui molto più desiderabile è il tredicenne; germoglio dolcissimo degli Eroti chi compie due settenni, più piacevole ancora chi comincia il terzo quinquennio. I sedici anni sono l'età degli dei: il diciassettenne cercarlo non spetta a me, ma a Zeus. Chi poi desidera un ragazzo ancor più vecchio, allora non fa più ragazzate, ma cerca ormai: «così a lui rispondendo».
5 (AP 12. 5)
Mi piacciono i chiari, ma amo anche i biondi e gli ambrati, ho cari d'altronde gli scuri. Né rifiuto le fulve pupille: ma soprattutto, sono gli occhi neri e splendenti che amo.
6 (AP 12. 6)
Culo e oro hanno lo stesso valore: contando per caso questo un giorno ho scoperto.
7 (AP 12. 7)
Nella vergine non c'è sfintere, non c'è il bacio semplice, non l'odore naturale della pelle, non quel dolce linguaggio spinto, né lo sguardo schietto, e ancora peggiore è quando impara. Tutte son fredde di dietro: ma quel che è peggio, dove posare la mano errabonda non c'è.
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8 (AP 12. 8) Vidi un ragazzo che intrecciava un grappolo di fiori poco fa, passando vicino al mercato delle corone: né passai oltre illeso, ma fattomi a lui vicino quatto quatto gli chiesi: «A quanto me la vendi la tua corona?». Più rosso dei suoi fiori divenne, e abbassato il capo rispose: «Vattene via, che non abbia a vederti mio padre». Comprai ghirlande come pretesto e tornato a casa incoronai gli dei, pregando per averlo.
9 (AP 12. 9) Ora sei proprio bello, Diodoro, e maturo per gli amanti; ma neanche se ti sposi noi ti lasceremo.
10 (AP 12. 10)
Se anche ti spuntasse la lanugine che s'accompagna ai peli, e i riccioli biondi e morbidi delle tempie, neanche così io rinuncio al mio amore: la sua bellezza, - ci sia la barba, ci siano i peli - è nostra.
11 (AP 12. 11) Ieri, per tutta la notte, avevo Filostrato, e ... - come dirlo? non mi riuscì, anche se lui tutto mi si offriva. O amici, vostro amico non consideratemi più; gettatemi piuttosto dalla torre: son proprio diventato un Astianatte, «che non sta su».
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12 (AP 12. 13) Medici imberbi, malati d'amore, trovai una volta, intenti a frizionare un farmaco naturale. E quelli, scoperti, mi pregavano di mantenere il silenzio; e io risposi: «Tacerò, ma voi curate anche me».
13 (AP 12. 15) Se una panca, ai bagni, ha morso il sedere di Grafico, di me che son uomo, che ne sarà? Anche il legno ha sentimenti!
14 (AP 12. 16) Non nascondere l'amore, Filocrate: basta il dio a calpestare il nostro cuore. Dammi piuttosto un bacio gaio. Verrà il giorno in cui sarai tu a chiedere ad altri questa grazia.
15 (AP 12. 21) Fino a quando ci scambieremo baci rubati e ci faremo muti cenni d'assenso con occhi avari? Fino a quando parleremo senza nulla concludere, aggiungendo ai rinvii ancora vani rinvii? Sciuperemo la bellezza, indugiando. Ma prima che arrivino i peli invidiosi, Fidone, aggiungiamo alle chiacchiere i fatti!
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16 (AP 12. 175) Non essere geloso dei tuoi schiavetti con i commensali, oppure non mettere a loro disposizione delicati coppieri. Quale uomo è infatti d'acciaio di fronte all'amore? E chi non è vinto dal vino? Chi non guarda con interesse i belli? Son queste le occupazioni dei vivi: laddove non c'è né amore né ebbrezza, se vuoi, vattene pure, Diofonte, e invita con te a banchetto Trresia o Tantalo: l'uno non può veder nulla, l'altro può vedere soltanto.
17 (AP 12. 176) Perché sei così cupo, Menippo, e perché sei coperto fino alle caviglie, tu che prima sollevavi la veste sopra il ginocchio? Perché mi passi accanto a capo chino e non mi saluti neanche? So cosa mi nascondi - sono arrivati quelli ll di cui ti parlavo ...
18 (AP 12. 177) Ieri sera, all'ora in cui ci si dice «buonanotte», non so se davvero o in sogno, Meride mi ha abbracciato. Tutto il resto l'ho ben chiaro nella mente - cosa mi ha detto, cosa mi ha domandato ma se mi ha anche baciato lo devo congetturare: se infatti è vero, perché, fatto dio, mi aggiro ancora sulla terra?
19 (AP 12. 178) Presi fuoco, quando Teudi rifulgeva tra gli altri fanciulli come il sole che sorge tra gli astri. Per questo brucio ancora, quando è oscurato dalla notte del pelo: anche al tramonto, il sole è pur sempre il sole!
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20 (AP 12. 179)
1ì avevo giurato, o Cronide, che mai, neanche a me stesso, avrei riferito ciò che Teudi mi disse di prendere. Ma l'anima infida s'invola esultante nel cielo, e il bene non sa tenerlo celato. Via, lo dico, e tu perdonami-«Ha detto si!» Zeus padre, che gusto c'è in una grazia se resta nascosta?
21 (AP 12. 180) Una grande calura mi affligge: ma tu, ragazzo, smetti di muovere all'aria vicino a me il lino leggero. Ho dentro di me un altro fuoco, acceso dai calici, e dal tuo movimento ancor di più ravvivato.
22 (AP 12. 181) Mentono, o Teocle, quando dicono che sono buone le Cariti, e che sono tre a Orcomeno. In cinquanta saltellano intorno al tuo volto, armate di arco, conquistatrici delle anime altrui.
23 (AP 12. 182) Ora mi dai tutti questi baci, quando s'è spento il fuoco d'amore, quando, del resto, non ti considero più un dolce amico. Me le ricordo quelle battaglie infelici - e tuttavia, Dafni, anche se è tardi, che abbia luogo il pentimento.
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24 (AP 12. 183) Che piacere eè, Eliodoro, nei tuoi baci, se non rispondi al mio impeto con bocca ardente, ma con labbra serrate, in punta, immobile, come a casa, senza di te, mi bacia la tua immagine di cera?
25 (AP 12. 184) Non darti da fare per conquistare Menedemo con l'inganno, ma fagli un cenno con le sopraccigliae subito lui ti dirà apertamente: «Fa' strada». Non c'è indugio, «precede persino chigli fa da guida»; non di un canale, ma di tutto un fiume è più disponibile.
26 (AP 12. 185) Questi ragazzi sdegnosi, vestiti di porpora, a cui noi non ci accostiamo, sono come fichi maturi su alte rocce finiscono in pasto agli avvoltoi, o Difilo, e ai corvi.
27 (AP 12. 186) Fino a quando aggrotterai il sopracciglio sdegnoso, Mentore, senza neanche dire «salve», come se tu dovessi restare giovane per sempre, come se per sempre tu dovessi danzare la pirrica? Guarda la fine. Ti giungerà la barba, male ultimo, ma sommo: e allora saprai cos'è la mancanza di amici.
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28 (AP 12. 187) Come puoi insegnare ai ragazzi a leggere,Dionisio, se non sai neanche modulare la voce? Dalla nota acuta sei passato subito a quella grave, dalla tensione più sottile a quella più gonfia. Io non ce l'ho con te, devi solo esercitarti. Modulandole entrambe, dì agli invidiosi«ì..»e «a».
29 (AP 12. 188)
Seti faccio torto baciandoti, se qùesto lo consideri un oltraggio, infliggimila stessa pena: baciami anche tu!
30 (AP 12. 189) Chi ti ha coronato tutto di rose? Se un innamorato, ah, beato lui! Se invece è stato tuo padre, allora li ha anche lui, gli occhi!
31 (AP 12. 190) Felice chi ti ha dipinto, e felice quella cera che ha saputo cedere alla tua bellezza. Magari fossi un tarlo o una tigna sinuosa, cosi da balzare su questo legno e mangiarlo.
32 (AP 12. 191) Ma ieri non eri un ragazzo?E neanche per sogno era giunta questa barba! Com'è successaquesta sciagura? Tanta bellezza di prima oscurata dal pelo! Ahimè, che prodigio! Ieri eri Troilo, come puoi essere, oggi, Priamo?
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33 (AP 12. 192) Non mi piacciono i capelli lunghi e i troppi riccioli, allievidi arte, non di natura: voglio piuttosto il ragazzo sportivo, sporco di polvere, la pelle del corpo tutta lucida d' olii. Il mio amore è dolce perché semplice:la bellezza ammaliatrice reca in sé l'impronta della femminea Afrodite.
34 (AP 12. 193) Non lo capisci, Artemidoro, che ti dicono qualcosa le Nemesi di Smirne - «Non superare mai il segno». Ma tu declami, arrogante e selvaggio,sempre fingi, in un modo eccessivopersino per un attore. Ricordati di quel che ti dico, ragazzo superbo: amerai anche tu, e allora reciterai la parte dell'Esclusa.
35 (AP 12. 194)
Se Zeus rapisse ancora dalla terra al cielo ragazzimortali per fame coppieri del dolce nettare, l'aquila, con le sue ali, avrebbe già condotto Agrippa, il mio bello, al servizio dei beati. Lo giuro su di te Zeus, padre del cosmo: se tu lo vedessi, avresti subito in odio il frigio Ganimede!
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36 (AP 12. 195) Nei prati amici di zefiro non son tanti i fiori a sbocciare, fitti splendori di primavera, quanti sono i ragazzi nobili che vedrai, Dionisio, plasmati dalle mani di Cipride e delle Cariti. E guarda tra questi come spicca Milesio, simile a rosa che rifulge coi suoi petali profumati. Ma forse non sa che, come un belfiore dalla calura, così la giovinezzaè distrutta dal pelo.
37 (AP 12. 196) Come occhi hai scintille, divino Lucino, o meglio lampi infuocati, mio signore. Non riesco a guardarti in volto neanche per poco tempo, tali sono i bagliori che lanci coi tuoi occhi.
38 (AP 12. 197) «Cogli il momento propizio», disse uno dei Sette Saggi,o Filippo: tutto ciò che è nd suo fiore è assai amabile: anche il cetriolo quando per primo appare nell'orto è prezioso, ma una volta maturo, è cibo per scrofe.
39 (AP 12. 198) Dei giovani sono amico e non prediligo un ragazzo a un altro sulla base della bellezza:ognuno ha la sua.
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Testo
40 (AP 12. 199) Quel che ho bevuto mi basta: si è dissolto ormai l'equilibrio della mente e quello della lingua. E la lucerna si divide in una doppia fiamma,e cerco di contare i commensalie sempre li vedo doppi. Ormai non mi eccito più per il solo coppiere del vino: fuori stagione vedo anche l'Acquario.
41 (AP 12. 200) Odio i baci difficilida conquistare, e le parole proterve, e la resistenzavigorosa della mano; ma neanche quello che ti cade tra le braccia, che subito vuole tutto e tutto si concede, neanche quello mi piace. Vogliouna via di mezzo tra questi, un ragazzo che sappia sia concedersi, sia non concedersi.
42 (AP 12. 201) Se non verrà subito Cleonico, non lo accetterò più in casa, proprio no - lo giuro su ... va bene, non giuro. Se infatti ha fatto un sogno, e non è venuto per questo, se anche fosse presente domani, non moriremo per oggi...
43 (AP 12. 202) Eros alato mi condusse attraverso il cielo, Damide, quando vidi la tua lettera che mi diceva che qui eri giunto. Subito da Smirne sono venuto a Sardi: sarebbero arrivati dopo di me, se avesserocorso, Zetes e Calais!
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Testo
44 (AP 12. 203) Baci me che non voglio, bacio te che non vuoi, mansueto se fuggo, scontroso se ti assalgo.
45 (AP 12. 204) «Oro per bronzo» è proprio il caso di dire: a dare e ad avere giocano Sosiade il bello e Diocle il peloso. Ma chi scambierebbe le rose col rovo, chi i fichi coi funghi? Chi scambierebbe l'agnellino da latte col bue? Guarda bene cosa dai, sciocco, e cosa ricevi in cambio: questi sono i doni che Diomede faceva a Glauco.
46 (AP 12. 205) Non poco mi stuzzica il tenero figlio del vicino: e quanto al volere, ride non inesperto. Non ha più di dodici anni. Ora i grappoli non son custoditi: quando maturano invece, guardiani e palizzate...
47 (AP 12. 206) Se a questo gli dici «prendi il corpo nel mezzo, stendilo, stringilo e poi spingilo e cascaglisopra e tienilo sotto», sei pazzo, Diofanto: a stento posso farle io queste cose - diversa è la lotta dei fanciulli. «Sopporta l'attacco e sta' fermo, Ciri, e resisti quando ti viene addosso». Impari prima a cooperare che a operare.
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Testo
48 (AP 12. 207) Ieri al bagno Diocle dalla vasca ha fatto risalire a galla la sua lucertola, simile all'Afrodite che emerge dai flutti. Se a Paride avessero mostrato questa quel giorno sull'Ida, l'avrebbe senz'altro preferita alle tre dee.
49 (AP 12. 208) Fortunato sei, libriccino, ma non te ne voglio - leggendoti un ragazzo ti premerà contro il mento o ti terrà sulle morbide labbra, o ti awolgerà tra le umide cosce, tu sommamente beato! Tante volte frequenterai il suo grembo, o gettato su un seggio oserai, senza paura, toccarlo lì... Tante cose gli dirai in silenzio: ma ti prego, libriccino, parlagli un po', soprattutto, di me.
50 (AP 12. 209) Non starmi disteso accanto così accigliato e triste, Difilo, non essere un ragazzo del branco. Ci siano baci pruriginosi e giochi preliminari all'amore, effusioni, graffi, t ...t, parole.
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51 (AP 11. 225) Sono in due sul letto, due attivi e due passivi. Pensi che siano quattro, e invece sono tre. Se mi chiedi «com'è possibile?» conta due volte quello nel mezzo, che si sbatte prestando aglialtri due comune servizio.
52 (AP 12. 210) Se ne contano in tutto tre nel letto, due attivi e due passivi. Sembra che io racconti un prodigio. Eppure non c'è inganno: quello nel mezzo presta servizio agli altri due, facendo godere di dietro e godendo davanti.
53 (AP 12. 211) Se tu fossi del tutto novizio a quel che ti chiedo, avresti forse ragione a temere, giudicandola cosa terribile. Ma se il letto del tuo padrone ha fatto di te un esperto, perché non vuoi darlo a un altro se quello che ricevi è lo stesso? E poi quello ti chiama quando ne ha bisogno, e dopo ti congeda e si addormenta senza dirti parola- tanto lui è il padrone! Ben altro lusso c'è qui: giochi paritari, comuni chiacchiere ... Quanto al resto, tutto lo farai su richiesta, non a comando.
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54 (AP 12. 212) Ahimè: perché sei di nuovo così abbattuto e triste, ragazzo mio? Dimmelo chiaro,non ti dolere. Cos'è che vuoi? Mi mostri la mano aperta? Sono perduto! Chiedi forse denaro? Ma questo, dove l'hai imparato? Non ti piacciono più focacce e dolcetti col sesamo e il miele e il gioco del tiro a segno con le noci? Ormai hai la mente rivolta al guadagno. Possa morire chi te l'ha insegnato! Me lo ha rovinato, il mio ragazzo.
55 (AP 12. 213) Hai appoggiato al muro la coscia bellissima, Ciri. Perché provochi la pietra? È impotente!
56 (AP 12. 214) Dammelo, e prendi denaro in cambio. Mi dirai: «Son ricco». Allora concedi la grazia, come un re.
57 (AP 12. 215) Ora sei primavera, poi estate, poi. .. che aspetti, Ciri? Deciditi - presto sarai stoppia.
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58 (Cramer 1841, p. 388)
Ora è nel suo fiore il bel Nicostrato: su, da lui attingete, come dalla fonte acqua fresca d'estate.
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Testo
59 (AP 12. 216)
Ora stai dritto, sciagurato, e non defletti, ora che non c'è nulla da fare! Ieri quando c'era, invece, neanche un respiro mandavi!
60 (AP 12. 217) Già te ne vai allaguerra, tu che sei un ragazzo ancora inesperto e tenero. Guarda che fai! Cambia idea. Ahimè, chi ti persuase a impugnare la lancia, chi a prendere in mano lo scudo, chi a cdare qud tuo bd capo dietro un dmo? Beato - chiunque egli sia - qud nuovo Achille che nella sua tenda potrà godere di un tale Patroclo!
61 (AP 12. 218) Fino a quando dovrò sopportare che tu rida soltanto, senza dire parola? Dimmelo chiaramente, Pasifilo, sì, proprio tu. Chiedo, e tu ridi; chiedo di nuovo e non rispondi; piango, e tu ridi. Barbaro, sono queste cose da ridere?
62 (AP 12. 219) E chiedete anche un onorario, maestri? Siete proprio ingrati! E che? È forse cosa da poco guardare i ragazzini e parlare con loro, e abbracciarli, e baciarli? Non vale forse questo, da solo, cento monete d'oro? Me li mandi, se qualcuno ha bei ragazzi:e bacino me, e prendano da me come compenso ciò che vogliono.
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63 (AP 12. 220) Non per aver rubato il fuoco te ne stai legato in catene, sciocco Prometeo, ma per aver sciupato l'argilla di Zeus. Quando hai creato gli uomini, ci hai messo i peli: di qui la terribile barba, e gli stinchi che si fanno pelosi dei ragazzi. Per questo ti strazia l'aquila di Zeus, quella che rapì Ganimede: la barba anche per Zeus è un cruccio.
64 (AP 12. 221) Vola al cielo divino, vai portando con te il fanciullo, o aquila, dispiega la tua doppia ala. Vola con il tenero Ganimede e bada di non far cadere il coppiere dei calici dolcissimi di Zeus. Ma attento a non ferire il ragazzo con la zampa dagli artigli ricurvi, perché Zeus non abbia a soffrire oppresso da questa pena.
65 (AP 12. 222) Un giorno, cogliendo l'occasione, un maestro dava lezioni a un ragazzo imberbe: messolo in ginocchio, lo faceva esercitare nel mezzo, toccandogli con la mano entrambi i granelli. Ma venne il padrone, per caso, perché del ragazzo aveva bisogno. Il maestro allora subito lo serrò con i piedi e, giratolo di schiena, gli stringeva la gola col braccio. Ma il padrone, per nulla inesperto di lotta, gli disse: «Smetti, così me lo strozzi, il ragazzo».
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66 (AP 12. 223)
Mi basta davvero il piacevole volto dd ragazzo quando si avvicina: non mi interessa vederne anche il di dietro mentre si allontana. Allo stesso modo, d'altronde, la statua dd dio e la cella le vediamo di fronte - il retro non andiamo a vederlo per niente.
67 (AP 12. 224) Abbiamo insieme imboccato una buona strada, ma pensa fin da ora, Difilo, a come potrà essere anche durevole. Entrambi abbiamo avuto in sorte un bene alato: in te c'è la bellezza, in me l'amore, entrambi al momento opportuno. Ora per un po' sono insieme in armonia: ma se restano senza reciproca custodia, «se ne vanno via in un battito d'ali».
68 (AP 12. 225) Al mattino, quando si leva il bagliore dd sole, il cane ardente non si unisca mai al toro: che Demetra ricca di frutti, inumiditasi, non vada a bagnare la sposa irsuta di Eracle.
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69 (AP 12. 226) Per tutta la notte, gli occhi umidi, bagnati di pianto, tento di recare sollievo all'animo insonne per il dolore. Un dolore che tutto mi ha sopraffatto, alla partenza del mio compagno. Se ne è andato nella sua Efeso, ieri, Teodoro, mi ha lasciato qui solo. Oh, se non torna alla svelta, non lo sopporterò più, questo letto solitario.
70 (AP 12. 227)
Se anche, quando mi si avvicina, voglio distogliere lo sguardo da un bel ragazzo, dopo averlo incrociato subito mi volto.
71 (AP 12. 228) Che il ragazzo immaturo pecchi nella stagione dell'incoscienza, grande vergogna arreca all'amico che lo persuade, ma se, ormai giovanotto, si presta a fare l' amasio, doppiamente turpe questo è per lui che si concede. C'è un tempo, però, in cui per l'uno non è più sconveniente, per l'altro non lo è ancora - è l'età che abbiamo adesso io e te, Meride.
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72 (AP 12. 229) Com'è buona la dea per la quale ci sputiamo sul seno, Alessi, e di cui abbiamo sacro timore, Nemesi dall'incedere lento. Tu non ti accorgevi che si avvicinava- credevi che la bellezza invidiosa sarebbe durata per sempre. E ora quella se n'è andata: è giunta la dea ispida e aspra! E noi, suoi servi, di te ormai non ci curiamo più.
73 (AP 12. 231) A Euclide, colmo d'amore, morì il padre. Ah, sempre beato! Prima aveva un padre benevolo verso ogni suo desiderio, ora ha un morto che lo protegge. E io invece di nascosto continuo i miei giochi d'amore! Ah, destino ingrato e padre immortale!
74 (AP 12. 234) Se ti vanti della tua bellezza, ricorda che anche la rosa fiorisce: una volta appassita, però, viene gettata via col letame. Al fiore e alla bellezza è toccata in sorte la stessa durata - entrambe il tempo invidioso le fa appassire.
75 (AP 12. 235)
Se invecchia la bellezza, condividila prima che scompaia; se invece resta, perché hai paura a donare ciò che resta?
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76 (Cougny4. 73)
Seè sempre fresco il tuo fiore, mio caro, custodiscilo: se invece appassisce, perché lo neghi a chi vuole sedurti?
77 (AP 12. 236) Un eunuco ha dei bei ragazzetti - ma a che gli servono? E anche a loro fa un torto sacrilego. Davvero è come il cane alla greppia con le sue rose scioccamente abbaiando dd suo bene non gode lui stesso e non ne fa godere ad altri. 78 (AP 12. 237) Addio, finto nemico dd male. Addio, ignobile, tu che ieri giuravi che non l'avresti più dato. Non giurare più. Ti ho scoperto, ormai, e non mi sfuggi: so dove e quando e a chi e a che prezzo.
Testo
101
79 (AP 12. 238) Si offrono l'un altro mutuo piacere i cuccioli di cane, nell'ardore della giovinezza. Vicendevolmente si montano di schiena, facendo ora gli attivi, ora i passivi. Non c'è prevaricazione: ora lo mette chi prima lo ha preso, ora di nuovo offre il deretano. Tutto davvero secondo il proverbio: rispettando il suo turno, come si dice, l'asino gratta l'asino.
0
80 (AP 12. 239)
Chiedi cinque? t ...t Ti basta l'oro? Bastò anche a Danae!
81 (AP 12. 240) Ormai bianche ho le chiome sulle tempie, e il cazzo penzola inerte tra le cosce; i miei testicoli sono inutili, mi raggiunge odiosa vecchiaia. Ahimè, so inculare e non posso!
82 (AP 12. 241) Hai lanciato l'amo e hai me come pesce, figliolo: trascinami dove vuoi, ma non correre, che non ti sfugga.
Testo
103
83 (AP 11. 21) Prima Agatone aveva la lucertola come un dito rosato: ora ce l'ha invece già come rosato braccio.
84 (AP 12. 242) Prima, o Alcimo, mostravi la lucertola simile a un dito rosato: ora ce l'hai già come rosato braccio.
85 (AP 12. 243)
Se l'inculare mi ha perduto e per questo mi è venuta la gotta, Zeus, trasformami in forchetta!
86 (AP 12. 244) Se vedo un ragazzo chiaro, son perduto; se uno color del miele, prendo fuoco: se un biondo, subito tutto mi sciolgo.
87 (AP 12. 245) Ogni animale irrazionale fotte soltanto: noi, esseri razionali, questo abbiamo in più degli altri animali abbiamo inventato il metterlo in culo. Quanti sono schiavi delle donne, nulla di più hanno degli animali irrazionali.
105
Testo
88 (AP 12. 246) Una coppia di fratelli mi ama. Non so chi di loro scegliere come mio signore: mi piacciono entrambi. L'uno se ne va, l'altro viene: dell'uno bellissima è la presenza, dell'altro l'assenza.
89 (AP 12. 247) Come un tempo a Troia da Creta, Teodoro, Idomeneo condusse il suo scudiero Merlone, così io ti ho come amico abilissimo. Quello infatti ora era servo, ora compagno. E tu, per tutto il giorno, sbrigami le faccende, ora però- sì per Zeus! - sperimentiamo il Merione ...
90 (AP 12. 248) Chi può sapere se l' amasio sfiorisce, stando con lui tutto il giorno e non separandosene mai? Chi può non piacere oggi, se piaceva ieri? E se piace oggi, che può succedergli perché non piaccia più domani?
91 (AP 12. 249) O ape nata dalla carcassa di un bue, come ti è venuto in mente, scovato il mio miele, di volare sul volto d'alabastro del mio ragazzo? La smetti di ronzargli intorno e di voler toccare la sua pelle purissima con le tue zampette raccoglitrici di fiori? Vattene, fuggiasca, ai favi produttori di miele, bada che non ti punga: anch'io ho un pungiglione- quello dell'amore.
107
Testo
92 (AP 12. 250) Di sera, dopo cena, mentre me ne andavo a far baldoria, io, lupo, ho trovato un agnello fuori dalla porta di casa, il figlio del vicino Aristodico: l'ho abbracciato e l'ho riempito di baci, facendo molte promesse di doni. E ora cosa posso portargli? Non è degno certo d'inganno, né di spergiuri vespertini.
93 (AP 12. 251) Prima ci davamo bacetti innocenti restando fermi ai preliminari: eri infatti ancora un bambinetto, Difilo. «Ma ora ti prego, in nome di quelli di dietro, che non ci saranno» domani: tutto sia secondo l'età.
94 (AP 12. 252) Ti darò fuoco con la torcia, o porta, incendierò il tuo inquilino e poi, ubriaco, fuggirò via lontano; navigherò, ramingo, sul mare Adriatico color del vino e cercherò rifugio in porte che di notte si aprono.
95 (AP 12. 253) Dammi un po' la mano, non così da interrompere la danza, anche se quel ragazzo si fa beffe di me. Se per sfortuna non ci fosse vicino suo padre, non mi vedrebbe di certo ubriaco invano!
109
Testo
96 (AP 12. 254) Da quale tempio, da dove viene questo stuolo splendente di Eroti? O gente, mi si annebbia la vista. Chi è schiavo tra questi, chi invece è libero? Non so proprio dirlo. Un uomo ne è padrone? Impossibile! Ma se lo è, allora è molto più potente di Zeus, che ebbe Ganimede solo, pur essendo il dio che è. E questo invece ne ha tanti!
97 (AP 12. 255) Ma non te lo dice neanche la parola, bestiaccia? Neanche con l'etimologia ci arrivi? Si dice «amante dei ragazzi», Dionisio, non «amante dei vitelloni». A ciò puoi forse obiettare qualcosa? Io allestisco i giochi Pitici, tu quelli Olimpici: i concorrenti che io scarto, tu li ammetti in gara!
98 (AP 12. 258) Qualcuno forse in futuro prestando orecchio a questi miei giochi poetici, penserà che son tutte mie queste pene d'amore. Io scrivo invece sempre epigrammi ora per l'uno, ora per l'altro tra quanti amano i fanciulli - è un dio che mi ha donato quest'arte.
111
Testo
99 (AP 11. 19) Adesso bevi e ama, Damocrate: non sempre berremo, non sempre ci uniremo ai ragazzi. Cingiamo i nostri capi di corone e cospargiamole di profumi, prima che siano altri a portare sulla nostra tomba queste cose. Le mie ossa si inzuppino ora di vino: una volta morto, le inondi pure il diluvio di Deucalione.
100 (AP 11. 22) Drago è un efebo troppo bello; ma lui, che è un drago, come fa ad accogliere nella sua tana un altro serpente?
0
101 (AP 11. 117)
Capitone, il medico, ha unto gli occhi di Crise, che prima vedeva un'alta torre alla distanza di otto stadi, un uomo alla distanza di uno, una quaglia a dodici cubiti, e sapeva distinguere una pulce a due spanne. Ora non vede più una città alladistanza di uno stadio, né può scorgere il faro illuminato a due plettri; a stento vede un cavallo a una spanna, al posto della quaglia di prima, non vede più nemmeno un grosso struzzo. Se non la smette di applicare su di lui i suoi unguenti, tra poco il poveretto non sarà più in grado di vedere nemmeno un defante che gli sta a fianco!
113
Testo 00
102 (AP/213)
Se anche sul dorso ti si distendono ali veloci e lanci da lungi frecce di archi scitici, ti fuggirò, Eros, sotto terra: ma a che giova? Neanche lo stesso Ade che tutto doma sfuggì alla tua forza.
0
103 (Cougny 4. 67)
Osserva il narciso, e abbandona i pensieri arroganti: questo fiore di superbia l'ha generato amore. Onora chi ti ama e guardando come le azioni tornano indietro cerca di non concepire pensieri che oltrepassino il segno. La corona che vedi ancora lì appoggiata sulla fonte ebbe a dolersi dell'immagine riflessa della bellezza.
0
104 (Cougny 3. 171)
Custodisco il tuo bacio prezioso, come miele di un favo, come il profumo impalpabile di una mela matura. Lo custodisco e lo trattengo sulle labbra, e se mi si avvicina qualcuno dicendomi «salve», subito mi volto indietro. È già questo di per sé un gran male, unire a questo fuoco un altro fuoco d'amore.
115
Testo 00
105 (Cougny4. 72)
Ragazzo,perché sei così magro? Le tue carni non sono più fiorenti come un tempo, nei tuoi fianchi amabili non c'è ombra dell'antico splendore. Qualidolori consumano il tuo bel fiore? Non ti sarai mica specchiato nella fonte di Narciso?
Commento
1-2 I due componimenti, concepiti in un rapporto di complementarità, svolgono funzione proemiale; essi forniscono informazioni intorno ai contenuti del libelluse contengono precise dichiarazioni di poetica. 1 si apre con la citazione del primo emistichio dei Phaenomenadi Arato, È:K dtòç apx~o8a, attraverso cui Stratone si inserisce all'interno della tradizione innodica che imponeva al poeta di 'prendere le mosse' da una divinità per dare inizio al canto (per l'inizio da Zeus cf., e.g., Ion. fr. 2. 6 Gent.-Pr.; Pind. Nem. 2. 3; altri ess. in Fantuzzi 1980, p. 163 n. 1; Kidd ad Arat. 1), una tradizione di cui Arato era stato 'ripromotore' in età ellenistica, cosi come Terpandro ne era stato l'iniziatore in età arcaica (cf.Fantuzzi 1980; Fakas 2001, p. 5 e n. 1). Nel secondo distico, in contrasto con le convenzioni, il poeta rifiuta invece di rendere omaggio alle Muse, di cui protesta l'inadeguatezza a patrocinare un canto che ha come argomento esclusivo l'interesse per i mi&ç, e anche sotto questo aspetto Arato poteva costituire per Stratone un precedente. Se l'antico dio proemiale aveva infatti trovato la propria collocazione nei Phaenomena in virtù dell'interpretazione stoica cui era stato sottoposto, le Muse esiodiche, pur invocate ai vv. 16-8 in omaggio alla tradizione, erano state relegate in una posizione del tutto marginale, a testimonianza del declino della loro fortuna come divinità proemiali, e della loro sostanziale estraneità ai contenuti del poema. Ma se è vero che Zeus era stato invocato da Arato come divinità stoica strettamente pertinente ai temi cantati (cf.Kidd 1997, pp. 10-2; Fakas2001, pp. 18-39), anche nel componimento stratoniano si attua una rimotivazione dell'appello al dio proemiale: lo Zeus stratoniano non è altri che il lussurioso rapitore di Ganimede, in accordo con un motivo caro all'epigramma ellenistico e che lo stesso Stratone non manca di variare (cf.35; 63; 64; 96), 1 e ciò colora in senso parodico la citazione aratea, chiarendo la sostanziale insofferenza stratoniana per le formule stantie della tradizione letteraria, e per coloro che con esse continuano ad annoiare il lettore. L'attacco 'arateo' consente infine al poeta di proiettare una luce 'didascalica' sulla propria raccolta, in acPer un'analoga rimotivazione in chiave pederotica dell'inizio da Zeus cf. Ov. Met. 10. 148-9 ab love, Musa parens- cedunt lovis omnia regno- I carminanostra move, cui puntualmente segue la narrazione del ratto di Ganimede da parte di Giove: vd. Bomer ad /oc. 1
118
Commento.
Epigrammi 1-2
cordo con la tipologia letteraria cui appartengono i Phaenomena,e introducendo un aspetto importante della l1at6tx:ii Moooa, che in più di un caso appare improntata alla didaxisdi tipo erotico (d. infra ad 3 ). Una volta attuata l'invocazione a Zeus - e, con essa, l'esautorazione delle Muse dal loro ruolo di divinità preposte al canto - Stratone effettua, nel componimento successivo, un programmatico rifiuto della tematica eroico-tragica, dichiarando, di contro, le proprie scelte poetiche. La recusatioviene a ibridarsi con la praeteritio(d. Lausberg 1998, pp. 393-4) secondo uno schema diffuso nella lirica corale (d., e.g., l'Ode a Policratedi Ibico o il Grande Partenio di Alcmane). Come nella lirica arcaica, viene operata una selezione dei contenuti in base all'occasione del canto (recusatio),che non implica tuttavia la svalutazione del proprio lavoro poetico. Se le recusationeslatine di età augustea (cf., e.g., Ov.Am. l. 1; 2. 1. 11 ss.; Hor. Carm. l. 6; 2. 12; 4. 2; 4. 15; Epist. 2. l. 250 ss.; Prop. 2. 1; 3. 3; 3. 9) contenevano infatti la topica menzione dell'inadeguatezza del poeta a cantare i temi solenni della tragedia e dell'epica (è il motivo dell' excusatio:d., e.g., Hor. Carm. l. 6. 9 tenues grandia;Epist. 2. l. 257 sl quantum cuperem,possem quoque etc.),2 Stratone giustifica la propria opzione riferendosi, semplicemente, all'impiego smodato di tematica eroica effettuato dai suoi predecessori, con un tono disimpegnato che ricorda da vicino Anacreont.4, dove è istituita analoga contrapposizione tra i temi tradizionali, che non interessano al poeta, e l'allegria ridente di vino, Eros, Afrodite (cf. v. 4 ti 3 yàp µaxaun x:àµoi;). L'assenza, in Stratone, dell'elemento apologetico, in un componimento che pur pare influenzato da motivi 'romani' (vd. infra ad v. 6), deve senza dubbio essere interpretata alla luce dell'alta considerazione che il poeta ha dei propri xaiyvta, cosi come essa emerge dalla rivendicazione della natura divina dell'ispirazione poetica nella ~payiç apposta al libro (cf. 98. 4). Il giudizio negativo nei confronti della poesia di tono elevato consente d'altronde di porre su di un piano del tutto differente i propri giochi epigrammatici, rivendicando per essi la prerogativa della novità, ma anche, implicitamente, del pregio letterario di contro alla scarsa qualità di tanta poesia ripetitiva e obsoleta. Il componimento presenta una struttura bipartita: a una pars destruensin cui si precisano le tematiche rifiutate (e i miti scelti a esemplificare la poesia tradizionale di tono 'alto' sono non soltanto i più diffusi in letteratura, ma anche i più luttuosi, in contrasto con il tono ridente che il poeta, nel distico finale, rivendica alla propria produzione), segue una pars construenscon cui Stratone inserisce se stesso, attraverso la variazione su un distico di Meleagro, all'inter2
Sulla controversa questione terminologica relativa a recusatioed excusatioin poesia greco-romana d. Pavese 1992, pp. 21-3; D'Anna 1989, p. 79; Nannini 1982; Serrao 1995. 3 I vv. 1-11 dd carme si leggono, con lievimodifiche, in P, dove costituiscono l'epigramma AP 11. 48, tramandato sotto il nome di Anacreonte.
Commento.
Epigrammi 1-2
119
no di una tradizione alternativa, ma anch'essa capace di rivendicare le proprie ascendenze culturali e i propri auctores.4 I due componimenti che aprono la Ilat6t1C1\Moooa presentano sostanziali affinità con i due proemi dei CarminaPriapea(già Jacobs 1801, pp. 49, 51 richiamava questi ultimi, ma il primo a valutare sistematicamente le analogie è stato Buchheit 1962, pp. 11-3 e 109-12): la selezione delle divinità attuata in 1 trova esatto parallelo in Priap.2, dove la raccolta si pone provocatoriamente sotto l'egida del dio fallico, con identico rifiuto delle castaesorores(d. infra ad 1. 2); Priap. 1, a sua volta, ripete la praeteritiostratoniana con analoga delimitazione dello spazio letterario di pertinenza della raccolta (cf.vv. 3-6 non soror
hoc habitat Phoebi, non Vestasacello,I nec quae de patrio verticenata dea est I sed ruber hortorum custos, membrosioraequo, I qui tectum nullis vestibus inguen habet), cui si accompagna il medesimo rifiuto del cipiglio austero dei moralisti che conclude 2 - Priap. 1. 1-2 carminisincompti /usus lectureprocaces,I conveniensLatio pone superdlium - Strat. 2. 6 toin:otç 6' *ueç o'ÙKè1tpe1tov; ma è soprattutto la distribuzione delle argomentazioni tra due componimenti complementari a suggerire conoscenza diretta, ed è condivisibile l'opinione di Buchheit, I.e.,che i priapei dipendano da Stratone, senza che questo comporti necessariamente una datazione del nostro poeta in età neroniana: d. Intr. I. 2. 2.
1 v. 1: il celeberrimo indpit arateo era già stato imitato da Theocr. 17. 1 È:K Atòç apxcoµf:a9aKaì è:çAia A1fYEtE Mo'imn (sulla priorità di Arato d. Fantuzzi 1980; Kidd ad Arat. 1; Fakas2001, p. 5 n. 1), ed è probabile che Stratone coinvolga, nel suo distanziamento ironico dalla solenne tradizione didascalica di cui Arato era stato iniziatore (d. supra),anche i toni celebrativi della poesia eulogistica. Per l'espressione d. Pall. AP 10. 50. 1 ff\VKip1CT1v ou +i,µt, 1Ca8òx; eip11Kev «qui Stratonem ante oculos habuisse videtur» Uacobs 1801, p. 49); ff0µ11poç, per l'attacco con citazione proemiale d. anche, e.g., Lucill. AP 9. 572. 1-4 «Moooarov'F.J..tKOOvta6rov apxcoµf:8' aei6etv», / èypa~ 1tOtµaivrov, m'yoç,
'Haioooç. I «µfivtv det&, 8ea», KaÌ «av6pa µot èvvexe, Moooa», / etxev '0µ11peiq,Kallt61t11ot6µatt. v. 2: d. Priap.2. 4-8 nec Musas tamen, ut soleni poetae, I ad non virgineum locum vocavi.I Nam sensusmihi corquede/uisset,I castasPieriumchorumsorores I auso ducerementulam ad Priapi- e la castità delle Muse motiva il loro ripudio anche nel contesto stratoniano, cui si aggiunge la sostanziale estraneità delle divinità femminili a una poesia che ha come argomento esclusivo l'eros efebico, come è chiarito dal verso successivo. 4
Su questi temi cf. Floridi 2001, pp. 79-88.
120
Commento. Epigramma 1
Per il rifiuto delle Muse cf. anche, e.g., Ov. AA 1. 27-9 nec mihi sunt visae Clio CliusquesororesI servantipecudesvallibus,Ascra, tuis; I usus opus movet hoc. v. 3 ei. yàp éyò.>1ta'i.6açte ♦lÀCO: nell'espressione è stato ravvisato il riechegte ♦ù.E'i., di giamento, forse per il tramite di [Theogn.] 1255 oÀOv 'A♦Po6i'tTIV µeta6tcbKmv).L'impiego parodistico della formula in ambito epigrammatico non è esclusivodi Stratone - cf. adesp. AP 11. 125. 5, dove allude al reciproco servizioche un medico e un becchino si scambiano;Mart. 1. 45, che se ne avvalein un contesto di polemica letteraria di discusso significato17 - un dato, questo, che non stupisce alla luce della tradizione comica che del tòv 6' à1taµe1P6µevoçavevafatto l'emblema delle ripetizioni smodate dello stile epico: cf. Porph. fr. 409 Smith 'tÒ yàp 'tÒV6' à1taµe1P6µevoç1tpootcp11 Kpeimv imò Kpatlt\10µ116-rtç (Antim. fr. 90 Matthews) myco,'Oµitpou Kroµcp6tteévtoç vou 6tà 'tÒ 1t>.Eovaootèv tcp 'tÒV6' à1taµetP6µevoç (Cratin. fr. 355 K.-A.)· &tep outmç 1te1tatT1µévov oùK Ò>KVTttmv i.oaçe-cat; AP 6. 327. 1 = FGE 1884 elç 1tpòç eva \jl'llcj,otM>vai.o8avetat: il legno, al pari della pietra (per cui cf. infra ad 55. 2), può essere emblema di àvato0ticri.a: cf., e.g., Clem. Alex. Prot. l. 4. 1 )..i8ot 6è ICOÌ çuÀ.a OÌ. a+f}oveç,1tpÒç6è ICOÌ À.t8mvàvato0titotepoçav8pcmtoç M>v11n 'CCOVàvata8frcmv nv i..TI [Theocr.] 23. 33 i\çe1 1ea1pòçe1ee'i.voç 61tavi1ea1eaìtù ci,1Miae1ç; per un altro 1eaìero profetico in Strat. cf. 34. 5. Nel passo stratoniano l'uso del presente, come d'altronde la repentinità del
164
Commento. Epigrammi 14-15
trapasso dalla richiesta erotica alla profezia ammonitoria, suggerisce la rapidità con cui la previsione verrà ad avverarsi (per il 'presente profetico' cf. anche 26. 4 e infra ad /oc.). v. 4 aÌ.flloaunrovÈp(J)'troV; Aristoph. Be. 1048; Strat. 67. 2 (altri ess. in LSJ, s.v., III. 2; cf. inoltre Vetta ad [Theogn.] 1264, che chiarisce come, in Teognide, la xaptç amorosa conservi un valore complesso, a dispetto della banalizzazione in senso puramente carnale che si attua a partire dalla commedia: cf. Henderson 19912 , p. 160); analogo l'uso di xapiçoµat: cf., e.g., Aristoph. Be. 629, 1045 (per altre occorrenze in commedia cf. Henderson 19912, p. 160); Plat. Symp. 182b, 182d; adesp. AP 5. 2. 4 (altri ess. in LSJ, s.v., I. 3; vd. anche Cantarella 1988, p. 42).
15 La dichiarazione di insofferenza per l'atteggiamento esitante del puer, refrattario a concedersi nonostante i taciti segnali d'assenso inviati all'èpaO't'llç, sfocia nel consueto toposammonitorio della brevità dell'età giovanile. Un precedente, tematico e strutturale, è fornito da [Theogn.] 1299 ss. ro1tai., µÉXPt tivoç µe 1tf)O~i>çeat; I ... I àU' è1tiµe1.vov,èµoì ai: 8ioou xaptv· OÙKÉn 81\PÒVI eçeiç Kunpoyevouç ooìpov i.oc:ne+avou, dove la richiesta erotica, analogamente sollecitata dal motivo della fugacità della giovinezza, trova identica introduzione formale nel µÉXPttivoç, secondo una fortunata formula incipitaria destinata a costituirsi come topos nell'epigrammistica tarda (cf. Vetta ad [Theogn.], I.e.,e infra ad v. 1). Anche qui tuttavia, come in 14 (cf. supraad /oc.),la tradizione 'teognidea' pare modificata: il puer di Teognide si nega e basta, mentre quello stratoniano vorrebbe concedersi, e bisogna solo vincerne l'indecisione ... v. 1 1eA.tvoµev... tà cl>tA.'iiµata: il tema della segretezza imposta al rapporto amoroso, per lo più dalla sua natura adulterina, è particolarmente caro all'elegia di età augustea, dove/urtum,/urtivus e sim. conoscono una specializzazione semantica in relazione al 'furto' erotico (ess. e rinvii bibliografici in Fedeli e derivati adProp. 1. 16. 20; McKeown adOv. Am. 1. 4. 63-4), mentre 1CAÉ1ttro non hanno, in greco, un ruolo altrettanto istituzionalizzato (qualche occorrenza si registra nell'epigrammistica tarda, dove è ipotizzabile l'influsso elegiaco: cf. Agath. AP 5. 267. 6 = 83. 6 Viansino ♦tA.Ì.flV ... into1CA.e1ttoµévriv; Paul. Sil. AP 5. 219. 1 = 66. 1 Viansino 1eA.tvroµev,'Pooo1tfl,tà ♦iÀ,iµata, che forse dipende segnatamente dal nostro epigramma; cf. anche Rufin. AP 5. 18. 2 = 5. 2 Page iliµµam con n. ad /oc. e poi Musae. 182 into1eAÉ1t'tElV 'A+,>o8i'tflve 289
Commento. Epigramma 15
165
♦tM>ffl'tOffltt µ1-y,iµevat;14. 296 eic; ei>vt1v~t'tci>vte♦iì..ouc; À.T18oVtE 'tOlCTlac;; Mimn. fr. 7. 3 Gent.-Pr. Kp'U1t'ta6i11 ♦tM>'tT'lc; Kaì.µeiÀ.txa6copa1eaì.euvri e poi, e.g.,Eur. Crei.fr. 82. 7 Austin 'tOUµòv À.a8paiaveµxoMJ>µiVTI Kl'.mptv;Eubul. fr. 67. 8 K.-A. À.a8paiavKwptv; altri paralleli in Kost ad Musae. 1 Kpu♦i.c.ov ... ep(l)tC.OV. axpt tlvoc;:sulla scia di [Theogn.], I.e.,lo stilema introduttivo compare in Rufin. AP 5. 103. 1 = 37. 1 Page (che condivide, con l'epigramma stratoniano, l'anafora nella variante J!iXPt/ axpt); Autom. AP 11. 346. 1 = GPh 1553 (in contesto diverso da quello erotico); Front. AP 12. 174. 1; di nuovo in Strat. 27. 1; 61. 1; Paul. Sii. AP 5. 221. 1-2 = 67. 1-2 ViansinoJliXPttlvoc;♦ì..o-y6ea aav U1t01CÀ.É1ttovtec; Ò1tCOJtllV / ♦Ptov àUriÀ.c.ov Pliµµa tt't001C6µe8a;(che parrebbe un'imitazione del nostro epigramma: per un'analisi comparativa dei due componimenti cf. Steinbichler 1998, p. 68); la protesta stratoniana trova preciso parallelo in Ach. Tat. 2. 19. 1 Jlixpt tlvoc;em 'tiaaov,:a yeveiotç; Eratosth. Schol. AP 5. 277. 3-4 à1tex8aipco yàp èx:eiVf\v/ 'tÌlV1:pixa 'tÌlV+aovepi\v, fflV 1:axùtooµéVf\v; vd. anche Pn'ap.3. 4 cum tenet obsessasinvidabarbagenas.a. inoltre Rufin. AP 5. 21. 2 = 7. 2 Page, dove i segnali fisici ddl'invecchiamento sono definiti, con non dissimile brachilogia, ai. 6taA.ooi.~tÀOt. 4lei.6cov:l'antroponimo, per quanto comune in tutta la grecità (cf.LGPN, I-
Commento. Epigrammi 15-16
167
IIIB, s.v.), è chiaramente selezionato per la sua allusività all"avarizia' del giovinetto, che esita a concedere all'èpaO't'itçil tesoro della sua bellezza; +ei6oµat è voce tecnica per indicare un atteggiamento di oculata parsimonia (anche in Phan. contesti erotici: cf., e.g.,Asclep. AP 5. 85. 1 = HE 816 +ei&u 1t0p8eviT1Kev exe1v,ai Xapt-reç 6è xaptv; Paul. Sil. AP 5. 260 = 70 Viansino).
Z11vo,i).çc 1CaUoç
~V
Se la modificazione intervenuta nel numero delle Cariti e la loro moltiplicazione è in qualche modo indebitata al toposlaudativo della rappresentazione della donna amata come 'quarta Grazia', che ebbe molta fortuna in ambito epigrammatico (cf.Rufin. AP 5. 70 = 26 Page; adesp. AP 5. 95; Call. AP 5. 146 = HE 1121 ss.; Leont. API 283; vd. anche Mcl. AP 5. 137 = HE 4228 ss.; adesp. AP 9. 515; per una rassegna del motivo della 'quarta Grazia e della decima Musa', che include ess. latini, cf. Mariotti 1967, pp. 1085-96), l'originalità dell'innovazione mitografica è più chiaramente percepibile nella seconda parte della revisione stratoniana, relativa alla negazione delle prerogative di delicata dolcezza universalmente riconosciute alla triade: la rappresentazione canonica delle Cariti - vergini innocue, senza veli, aggraziatamente legate l'una all'altra in un reciproco abbraccio (per la simbologia connessa al toposiconografico cf. MacLachlan 1993, pp. 49-51; per le testimonianze figurative cf. LIMC Ili. 2, pp. 152-67) - è radicalmente modificata tramite il trasferimento alle dee degli attributi tradizionali di Eros, raffigurato, secondo una tendenza che si afferma a partire dall'inizio del V sec. a.C. e che trionfa nel primo ellenismo (cf. Lasserre 1946, soprattutto pp. 94-5; 112-3; 155 ss. per il motivo dell'Eros guerriero da cui si sviluppa quello di Eros arciere), come un dio bellicoso dotato di arco, persecutore delle anime degli amanti (cf.infraad v. 4). Il divario fra tradizione e innovazione si ricompone, tuttavia, nel complimen-
186
Commento. Epigramma 22
to implicito alla descrizione del volto dell'amato come assediato dalle Cariti: il potere seduttivo che le dee, ineditamente guerriere, conferiscono al puer non è dissimile, in ultima analisi, da quello che la tradizione erotica canonica considerava come il dono per eccellenzadispensato dalle delicate sorelle (e si ricordi, per l'associazionetra una regione anatomica e le Cariti, la movenza eroticolaudativa che celebravala bellezza della persona amata rilevando l'emanazione di xaptteç dal suo corpo, o da parte di esso: d., e.g.,Od. 6. 237; Asclep. AP 5. 194.4 = HE 971; Diod. AP 5. 122.3 = GPh2108; Philod. AP 5. 13. 5-6 = GPh 3170-1 = 9. 5-6 Sider; il volto, in particolare, è sede di grazie erotiche, per la presenza in esso degli occhi, associati, fin da Esiodo, alle dee: in Hes. Theog. 910 le Cariti stillano eros dalle palpebre, secondo un'immagine cara allaletteratura di argomento amoroso, che ne inverte i termini depositando la xapiç negli occhi della persona amata- d., e.g.,Sapph. fr. 138 V. c:rto8tt1eavrat ♦i À.OçI 1eaìtàv e1t'òaaota' 6µ.'ltétaoovxaptv-in accordo con il ruolo centrale rivestito dallo sguardo nell'innamoramento: d. West ad Hes. l.c.;infra ad 37). L'innovazionestratoniana ebbe una certa fortuna, almeno per ciò che riguarda la negazione polemica della trinità delle Cariti: l'influsso epigrammatico è forse riconoscibile già in Nonn. D. 34. 36 ss. ci>ç µ.èvà1eooo,I tpeiç X..itµatacf. 29. v. 1 'ID.t66mpe: antroponimo piuttosto comune (cf. LGPN, 1-IIIB, s.v.), compare spesso nella Palatina- cf., e.g.,Apollonid. AP 7. 378. 1 = GPh 1149; Nicarch. AP 11. 18. 1; Lucill. AP 11. 134. 1, 2 e 4; AP 11. 137. 1; AP 11. 138. 1; AP 11. 183. 1; adesp. AP 11. 244. 1; e soprattutto Posidipp. AP 12. 168. 4 = HE 3089 = 140. 4 A.-B., dove è il nome di un amasio - come il suo corrispettivo femminile, portato dalla celebre Eliodora di Meleagro (il nome compare 16 volte negli epigrammi del Gadareno, ma non gli è esclusivo: cf. Sider ad Philod. 13 = AP 5. 24, considerato come meleagreo da Gow-Page ad HE 4218 ss., ma la cui ascrizione a Filodemo non è più messa in dubbio). vv. 1-2 ei µe MPpotm v ... / ... n1V Mévav6pov,on l,ltvet tòv av6pa. mov, òç 'tlÌVµév 1tap8évovè1c:OÀ.E1 vv. 1-2 àll' ènveuoov / ò41>P001.: con paradossale rovesciamento- rimarcato dal rilievo dato all'espressione dall'enjambement- è all'èpaO"t'Tlç1tp6Puxe e infra ad /oc.) e dallacitazione epigrammaticache ripropone, nella chiusa, il topico argomento profetico della solitudine che attende il ragazzinoriottoso (cf. infraad /oc.). Sull'epigrammavd. anche Taran1985,pp. 99-100. v. 1 àXPt'ttvoi;: cf. 15 e supraad /oc. vv. 1-2 't'TlV ò♦Pua ... / .. . '),i:ymv: l' ò♦puç indica comunemente serietà sdegnosa (cf.,e.g.,2. 6 e supraad /oc.;in un contesto erotico cf., e.g.,Rufin. AP 5. 27. 3 = 9. 3 Page 1t0i>6' ò♦Puei;;); il motivo del saluto negato, a sua volta, è topicamente connesso all'arroganza sprezzante della persona amata (cf. supraad 17. 3). I due tratti sono analogamenteassociatiin Rufin. AP 5. 92. 1-2 = 33. 12 Page uvoi>'tat 'Po001t11 't(pKaU.et, icl\v1t0'tE«xaipe» I e'i1tm,'tai..1,v 336 Adler; vd. ThGL, VIII. 230, s.v. «prospicuus, spectabilis, prae ceteris visendus ... hoc derivatum esse dicemus ex im:epo♦9iìvat»), ma Hesych. u 448 Schmidt imtpo1t'tov·µéya, 1eaì.inttp 'tÒµé'tpov suggeriscecome l'idea di grandezza possa essere sfociata in quella di 'eccesso' - di qui la nozione di alterigia sdegnosa:cf. Hesych. u 454 Schmidt imtpo♦Puç· imtpo1t'toç òpa tou Piou· tomo tò à1t6cp8eyµa l:oÀ.Cl>v elxe tcp K.poiocp;con una tecnica di appropriazione adottata anche altrove (cf. infraad 38. 1), Stratone conferisce al proprio argomento ammonitorio l'efficacia garantita dall'appello alla saggezzasapienziale. Il 'tÉM>ç su cui il poeta richiama l'attenzione del puer è, in prospettiva omofila, la fine dell'età giovanile,che viene cosi implicitamente assimilataalla morte (e cf. d'altronde Rufin.AP 5. 12. 4 = 2. 4 Page 1eaìtò 'tÉM>ç 8avatoç}, secondo una comune ambiguità metaforica (cf.supraad 19). v. 5: la 'calamità' destinata ad abbattersi sul ragazzino riottoso è lo spuntare della barba (per 1tOY'(mv in relazione a questa tematica cf. 10. 4 e supraad loc.), presentata, in linea con l'immaginario lugubre introdotto dalla citazione 'soloniana', come l'ultimo male e il più grande88 - una definizione che si addice perfettamente al 8avatoç: cf., in particolare, Apollonid. AP 7. 389. 1 = GPh 1153 lCOÌ tlç òç OÙlCE'tA.fl 1C01CÒV eaxatov utia lCA.aOOQç; v. 6: la topica predizione intorno alla solitudine affettiva che attende il puer sdegnoso si esprime attraverso la puntuale ripresa di Alc. Mess.AP 12. 30. 3 = HE 46 lCOÌ ♦tAiovtoç OOfl01tavtç(cf. supra).
yvcoou
88
Lumb 1920, p. 94 riteneva che il testo tradito rendesse Stratone «gUiltyof bathos»,e correggeva in àll' oµtyurrov: «but, what is the greatest evi1of all,you will know then indeed (icai)» - ciò che non è assolutamente necessario.
204
Commento.
Epigramma 28
28 Su un maestro di musica, incapace di istruire opportunamente il discepolo. L'epigramma costituisce una variazione sul motivo della natura equivoca dei rapporti maestro/ allievo (cf. 62; 65; 69 e infra ad locc.),ed è evidente che dietro la terminologia musicale si nascondano doublesentendresosceni, in accordo con una tradizione metaforica ben documentata (cf.,e.g., adesp. AP 5. 99 i\8EÀOV, ro1Ct8apq>6é,1tapaooi>àvmcpoooat 6uvaµat 1tUÀ.Erovoc; òxfiac;;per metafore analoghe in latino cf. Adams 1982, pp. 145 ss.). Si deve forse intendere, in vista dell'espressione conclusiva, 1C.àµ+o'tÉpouc;se. +aorrouc; (cosi Diibner ad /oc.): «modulando sia il suono acuto che quello grave», ovvero, con anticipazione dell'immagine finale, «intonando sia lambda che alfa»(= notazioni musicaliindicanti, rispettivamente,una nota alta e una bassa)= «arrecando oltraggio sessuale sia alla bocca che al xpoo1e-c69>, con riferimento alla doppia minaccia probabilmente veicolata dai grafemi (cf. infra),e insieme con ripresa dell'immagineincipitaria dell'opposizione bocca/ regione genitale veicolata metaforicamente da vit'tTI / fxxpux.+9.(cf. supraad vv.3-4). -coi.e; cl>8ovepoi.c;: per l'espressione cf., e.g., Eph. Epigr.III. 137. 111 invidiosis mentula; CIL 3. 10189. 16 (Dalmatia) Dindari vivas et invidis ment[u]la[m], con riferimento all'efficaciadel fallo come rimedio apotropaico contro l'invidia (cf.Adams 1982,p. 6; Dickie-Dunbabin 1983). Per l'idea di +aovoc;cf. anche infraad 74. 4. Mµp&x 1eaìà~ 'J..i:ye: parodia evidente di Arat. AP 11. 437 = HE 766 s. aiatoo ~lO'tlJLOV, òc;È:V Jtétpatcn1Ca9ritat, / rapyapéoov1talCJÌV f}iìtaKaÌ~ 'J..i:yoov, con le notazioni musicali che si sostituiscono alle originarie lettere dell'alfabeto, in linea con la metafora canora; s'impone d'altronde il confronto con Cat. 16. 1 e 14 pedicaboego vos et i"umabo (cosi già Boissonadeap. Diibner ad /oc.), dal cui senso l'espressione stratoniana non deve distanziarsi di molto (per questo tipo di aggressioneverbale come rimedio contro la malevolenza cf. Adams 1982, pp. 124, 128, 133-4). Se lambda sia qui da intendere come iniziale di À6ei.vtA.éy(l)» (Jocelyn 1980,p. 17; vd. d'altronde Men. Dys. 892 o'ÙÀ+é&yov, àxò t6Jtou elç t61t0vµetami6mv.Sulla (o)mv, vd. Davies-Kathirithamby1986,pp. 97-8);il significatodi «gonfiarsi»,invocato da Maxwell-Stuarta sostegno dell'ipotesi che dietro l'immaginesi nasconda un doppiosensoosceno, è attestato nella prosa medica (d. LSJ,s.v., 3), ma non credo che sia qui lecito pensare a una sovrapposizionesemantica. si chiariscela ragione che spinge il poeta a vagheggiare tà çu).a tairta faYC.O: un'identificazione tanto avvilente:la caratteristica dieta di 8pi.v e tepn&bv, che consente all'èpaO"tllc; l'immaginaria compenetrazione con l'amasio, è richiamata con una perifrasi piuttosto esplicita. Per la possibilitàadditata da Maxwell-Stuart- e rielaboratada GonzalezRincon ad /oc.- che il testo nasconda una metafora oscena, si ricordi che il termine çuÀOvricorre un'unica volta in commedia con un possibilevalore sessuale, Aristoph. Lys. 680, dove sembrerebbe alludere al pudendum femminile (d. Henderson 19912, p. 114, ma il senso osceno, peraltro non sicuro, sarebbe determinato esclusivamentedal contesto) e che in latino è attestato l'uso di trabs, paluse similiper alludere al fallo (d. Adams 1982,pp. 23 s.), analogamentea (d. Henderson 19912, p. 123):se anquello che avvienein greco con poJtaÀOv che si volessericonoscerea çuÀOvun significatoosceno, non sarebbe possibile attribuirgli quello di xpc.o1et6c;, richiestoeventualmentedal contesto, e l'espressione finale potrà quindi difficilmentecontenere un'allusione allapedicatio.
32 Sulla comparsa improvvisadelle tpi.xec;,che hanno oscurato la bellezza del xalç. L'epigramma, come da tempo rilevato (Jacobs 1801, p. 79; Friedlander 1886,pp. 337-8),mostra marcate affinitàtematiche e strutturali con Mart. 4. 7 cur berequod dederas,hodie,puer Hylle, negastt:I durustam subito,qui modo mitis eras?I Sed iam causarisbarbamqueannosquepilosque.I O nox quam longa es, quae/acis una senem! I Quid nos derides?Here qui puer, Hylle,/uisti, I
216
Commento.
Epigramma 32
dic nobis,hodie qua rationevir es?;analogo l'inquadramento della maturazione fisica dell'amasio in una prodigiosa antitesi tra lo ieri e l'oggi e analoga è l'impostazione allocutoria, con l'apostrofe al 1t0'i.c;concitata e perplessa, per cui pare innegabile che tra i due carmi ci sia un rapporto di dipendenza; il fatto che nell'epigramma di Marziale manchi proprio l'elemento più gustoso del1'elaborazione stratoniana - ovvero l'esempio mitologico con cui è riproposta icasticamente, a conclusione del carme, l'antitesi su cui è incentrato il componimento - potrebbe deporre a favore della recenziorità di Stratone; la maggiore estensione del componimento di Marziale, nondimeno, ha fatto parlare di ampli/icatiodell'originale greco, 9' e a favore della priorità stratoniana parrebbe d'altronde deporre anche il v. 4, dove llio è iperbolicamente definito senex, in opposizione al più opportuno vir del v. 6 - il che sembrerebbe presumere l'originale greco in cui la repentina crescita dell'amasio è in effetti descritta, attraverso l' exemplummitico, in termini di dilatata senescenza. Per il rapporto Stratone-Marziale cf. anche supraad 16; Intr. I. 2. 3. Si noti come l'allocuzione stratoniana sia vivacizzata dall'inserzione di espressioni colloquiali, che conferiscono all'apostrofe un andamento incalzante e concitato. v. 1 èxaéc;: topica l'opposizione tra due momenti temporali, cui corrispondono diverse caratteristiche fisiche: cf. infraad 83-84. 1-2. ooo' ovap: espressione idiomatica comune, utilizzata in riferimento a un evento del tutto insolito e/o inatteso, tale da non essere plausibile «neanche in sogno»: molti esempi in Headlam-Knox ad Herod. 1. 11; cf. anche Page ad Rufio.30. 4 = AP 5. 76. 4. vv. 1-2 7tOY'(CJlV I 'Ì\ÀU8e:cf. 17. 4 i\Àu8ov ac; e'AEyov,se. 1:pixec;;per 7tOY'(CJlV cf. supraad 10. 4. v. 2 1tmçàvétnl 1:0i>to1:ò 6atµ6vtov: la repentina comparsa delle 1:pixec;è presentata nei termini di un evento prodigioso e soprannaturale; si noti l'ambigua allusività di àvaPaivm: utilizzabile metaforicamente in relazione al compiersi di eventi (pur se non comune: cf. comunque Herodot. 7. 10. 8. 2; Pleit. 7. 13, del III sec. d.C.; LSJ,s.v., III), come il testo,prima/acie,suggerisce, contiene una sottile allusione allo spuntare dei peli, azione che il verbo può tecnicamente designare: cf. Xen. Symp. 4. 23 ('iouÀ.Oç)KA.etvi~ 6è xpòc; 1:ò01tta6ev i\6ri àvaPaivet (già Meineke 1842, pp. 228-9, contro lo scetticismo di Jacobs 1801, p. 80,96 faceva notare che «àvaPaivetv autem et àva,:pe'i.v dicuntur plantae pullulantes»; cf. anche Boissonade ap. Diibner). Cosl Burnikd 1980, p. 116; Sullivan 1991, p. 91; a un'imitazione di Stratone da parte di Marziale pensano anche Buchheit 1962, p. 112; Siedschlag 1977, p. 3; Obermayer 1998, p. 79 n. 268; di parere opposto Autore 1937, p. 66; non prendono posizione Gonzalez Rincon e Steinbichler, mentre Cameron 1982 postula fonte comune. 96 «àvaj3aiVEtvaggrediendi sensu vix occurrit, et desideratur pronomen. Quare vide, an Strato scripserit: xcoc;c:lcip' finit0ut0 'tÒ &nµ6vtov;».
9'
Commento.
Epigramma 32
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v. 3 1eaì'tPlXÌ .•. 1eaM:il verso suggerisce rimmagi.ne della 'notte del pelo', che cala a 'oscurare' il roseo splendore del ragazzino (cf. supraad 19. 3): 1eaÀw1:mè verbo topicamente associato alla notte, che avvolge ogni cosa nella sua bruma oscura (cf., e.g., Il. 13. 580; 14. 439), ma lo stilema 1:pixìe1eaÀU'lfE pare improntato sull'omerico vu1etl 1CaÀU1t'tEtv (cf. Il. 5. 23 vu1etl 1eaÀu'l'aç; 13. 425 vu1etl 1COÀU'1'at), con la probabile suggestione funebre che esso reca con sé. Nella seconda delle occorrenze iliadiche la vuçè infatti la tenebra della morte, secondo una metafora comune, e non sarà forse un caso che la iunctura omerica, scarsamente ricorrente nella letteratura successiva,compaia di nuovo in contesti epitafici: cf. Leon. AP 7. 440. 1 =HE 2014; Crinag. AP 7. 633. 2 = GPh 1868 (per la tendenza all'assimilazionedella fine della bellezza puerile alla morte, cf. supraad 19). ~u. tl 1:ò8auµa: ~u è esclamazione comunemente utilizzata in testi destinati all'esecuzione scenica, dove veicola per lo più dolore e rabbia (soprattutto in tragedia: cf., e.g., Soph. Aj. 983; El. 920; Eur. Hipp. 936), o, meno frequentemente, attonito stupore (cf.,e.g., Aristoph. Av. 1724; Soph. Ph. 234; Eur. El. 262); nel testo stratoniano l'interiezione intenderà probabilmente combinare il dolore e la meraviglia dell'epaapi'tllçè un hapax:si tratta, probabilmente, di un neologismo stratoniano, coniato sulla base dd sostantivo vacj>apia.
222
Commento.
Epigramma 33
Il pentametro presenta un problema testuale: il riferimento alla lucentezza dovuta all'uso di oli appare inequivocabile (tradizionale l'ammirazione per lo 'splendore' del corpo dell'atleta appena uscito dal ginnasio: cf., e.g.,Theocr. 2. 79-80 O't'Jl8ea6è crrl.1..fx>vta xo1..ùiliov ii 'tÙ l:eì..ava, / roçàxò yuµvaoioto KaA.Òv 7t6vovcipn 1..11t6vtc.ov; Charit. 1. 1. 5 t6-re 6è Xatpéaç àxò tci>vyuµvaoic.ové:Jxj61çevoi1ea6eo-ti1..Pc.ov C007tep 'tlo sim.: cf. LSJ,s.v., I. 1; di qui quanto la tanto la correzione di Boissonade ap. Diibner ad loc.,A.t1ta1voµéVll, 02 congettura di Pauw 1eaì.xpouì µeA.éc.ov cipn 1..matvoµévc.ov,1sulla scia di Theocr., I.e.,e la spiegazione tentata da Aubreton e Buffière 1994, p. 68: «par hypallage A.t1tatvoµévt1 s'accorde avec XPQtTI au lieu de aap1ei»),potrebbe essere interpretato come un dativus relationis(cf.Moulton III, 238 d), per cui si avrebbe l'esplicitazione del passaggio dall'attenzione per la testa a quella per il resto del corpo (si potrebbe tradurre «e quanto al corpo, il colore conferito alle membra dall'olio»). La ridondanza della successione dei tre termini resta però sospetta, per quanto non si possa escludere che la compiaciuta insistenza sull'anatomia dell'épcbµevoçabbia finalità espressive (e d'altronde una certa abbondanza descrittiva è appannaggio dell'intero epigramma: cf. v. 3 pintoç ò vaci>apiniç;v. 6 9tt1..'U'téPT1ç ... na,iT1ç). v. 5 116ùç... 7t68oç:«il mio amore è bello semplice». 1t68oçè qui «oggetto del desiderio» piuttosto che «desiderio», come, e.g., in adesp. AP 12. 152. 1 Mµroooçdovrà farlo davvero, ma per impersonare il ruolo dell' exclususamator (cf.infra ad v. 6). v. 5 intepri~ve: l'intep11~via, secondo la definizione di Teofrasto, è un atteggiamento di altezzoso disprezzo che deriva da un'eccessiva considerazione di sé (cf. Char.24. 1 ÈO'tt 6è ,; intep11~via 1ea'tacpp6VTtV'taµi) 'ta1CEtvoua8at, recita una massima attribuita a Oeobulo - cf. Dem. Phal. fr. 114 Wehrli = SOD 87 ap. Stob. Bel. 3. 1. 172 (1). L'agg. intepii~voç, non molto frequente in poesia (cf.,e.g.,Hes. Theog. 149; Sol. fr. 3. 36 Gent.-Pr.; Aesch. Pr.404), ha solo un'altra occorrenza nella Palatina, Autom. AP 11. 326. 5 = GPh 1573 ~A8eç èaro µav6p11ç,intepri~ve, dove è analogamente rivolto a un fanciullo riottoso nel contesto di un appello alle Nemesi erotiche (cf.supraad v. 1) -ciò che può far pensare a una dipendenza (per le affinità tra l'epigramma di Automedonte e Strat. cf. anche infra ad 50 e ad 78. 1); cf. inoltre 0 103. 2 'tou8' intep11~vi11çav8oç ècpooev èproç e infra ad
/oc. 1eaì O'Ùcj)tAflCJEtç: cf. supraad 14. 3-4. v. 6 1eaì 1eroµcp6iiCJEtç 'ti)v «'A1Co1eA.EtOµéVTtv»: il destino di esclusione che grava sul fanciullo borioso si esprime attraverso il ricorso al titolo di una commedia di Posidippo, la 'An:01CA.Et0µéVTt, di cui sopravvivono solo esigui frammenti (cf.Posidipp. frr. 2-6 K.-A.). Al di là dello specifico referente comico, il tennine evoca un campo semantico ben noto: à1t01eA.Eiro è termine tecnico nella 107E può forse essere utile ricordare che è noto per lo meno un tpayucòç imoKplTiiçcon questo nome: d. Stefanis 1988, p. 91. 416.
Commento. Epigrammi 34-35
227
commedia nuova per indicare la condizione dell'exclususamator- cf., e.g.,TImocl. fr. 2.5. .5K.-A.; Men. fr. 163. 3 K.-A.; vd. Crusius 1896, p. 368 - e rinvia inequivocabilmente all'ambito tematico del mpa1CÀ.aooi8upov,una situazione che ci è familiare dalla commedia e dall'epigramma (per una rassegna del topos in letteratura greco-latina cf. Copley 19.56;per l'epigramma cf. segnatamente Taran 1979, pp . .52-114).L'epcbµevoçriottoso diventerà a sua volta epaoiitç, e sarà allora lui, con puntuale nemesi, a dover subire il rifiuto della superba bellezza di turno (e per la possibilità che ci sia un'allusione alla nuova attività istrionica che attende Artemidoro, prima attore tragico che si divertiva a fare il 1emµcpooç per schernire l' epaoiitç, poi attore comico a tutti gli effetti, costretto, suo malgrado, a recitare il ruolo dell'escluso, cf. supraad v. 4). Alla stessa metafora istrionica ricorre, in analogo contesto, Front. AP 12. 233 fllV ÒICµTlV «8T]O'aUpÒv» EXElV,1CCllµcp6É, VOµiçe1ç,/ OÙICei&ì>c;aimiv 1c1..iìc; 4>avepC1>tepoc;, aov èv àUotc; / àv&mv eìaptvo'ic;1c:cv..òv ÈMµve p66ov,che presenta, con il nostro epigramma, evidenti affinità strutturali ed espressive. Ma se nel modello ellenistico la similitudine è istituita semplicemente per rivolgere un complimento all'amasio, il paradigma floreale veicola, nel nostro componimento, la consueta considerazione intorno alla fugacità della bellezza, le cui finalità ammonitrici, per quanto non esplicitamente dichiarate, sono insite nel distico conclusivo: Milesio è ignaro del destino di precoce marcescenza che grava su di lui - ciò che lascia intravedere una condotta inopportunamente sdegnosa, che preclude al ragazzino la possibilità di godere del caduco fiore di giovinezza. L'argomento suasorio non è indirizzato direttamente al puer, ma è mediato attraverso l'allocuzione a un terzo (un èpacmic;che Stratone erudisce?)-un artificio che conferisce alle parole del poeta valore di oggettiva paradigmaticità. Il topos della fugacità della bellezza puerile viene dunque improvvisamente a innestarsi, con il distico finale, sul motivo laudativo dell'eccellenza della persona celebrata rispetto a un gruppo, e il secondo tema giunge, in definitiva, come rmpoaoolCTl'tOV rispetto al primo, secondo la tendenza stratoniana a tradire le attese suscitate dall'incipitattraverso una chiusa inattesa (cf. lntr. II. 1, p. 16). Il componimento si segnala per la ricercatezza espressiva. vv. 1-2: àv8oc;,ampiamente utilizzato come metafora per segnalare l'eccellenza di una persona rispetto a un gruppo (molti ess. in DGE, s.v., II. 2), è di frequente impiegato in relazione alla bellezza fisica (cf., e.g., Theogn. 994; Nonn. D. 4. 126), con inevitabili associazioni di freschezza giovanile (il «fiore» è spesso specificato come i\Ptlc; av9oc;- cf., e.g., Il. 13. 484; Hes. Theog. 988; Sol. fr. 16. 1 Gent.-Pr.; altri ess. in Magnelli ad Alex. Aet. fr. 3 - mpac;av8oc;cf., e.g.• Xen. Symp.8. 14 - e sim.: cf. DGE, s.v., II. 1). Analogo significato metaforico ha il richiamo alla primavera, stagione dalle forti implicazioni erotiche, oltre che esistenziali (per la corrispondenza tra le stagioni dell'anno e le fasi della vita umana cf. supraad 19. 4; infra ad 57): il concetto, tipicamente greco, che esista un momento opportuno per ogni cosa, e la sua specializzazione in rapporto alla piena maturità sessuale (cf. già Sol. fr. 18. 5-6 Gent.-Pr. e infraad 38. 2), si esplicita in campo erotico nel nesso istituito tra Eros e la stagione primaverile, simbolico momento di rigoglio adatto al manifestarsi della passione amorosa - cf. [Theogn.] 1275-8 còpa'ioc; 1c:aì"Epmc; èmtéUetat, i\viKa xep Yiì/ àv&mv eìaptvo'ic;8aUet cieçoµtvrr / tiìµoc;"F.pmc; 1tpo1..tJtCÒv
Kintpovxept1c:auta vi;aov / elmv è1t'àv8pcimouc; cmépµalj>épmv 1c:atàYiìc;e Vetta ad !oc.- per cui fiori e prati fioriti costituiscono l'habitatnaturale del dio dell'amore 110 e spesso costituiscono, con concretizzazione dell'immagine, l'ameno scenario in cui la passione amorosa trova il suo appagamento. 111
°
11
Cf., e.g.,Alcm. PMG 58. 1-2 = fr. 147. 1-2 Calarne;Plat. Symp.196a-b. Sui prati fioriti come spazi simbolici di Eros cf. Bremer 1975;Calarne 1992,pp. 119 ss. 111 Cf. già Il. 14. 347 ss. per l'unione év èiv8ecnve poi, e.g.,Hes. Theog.278-9; Archil.SLG
234
Commento.
Epigramma 36
Il primo distico risulta dunque già profondamente connotato in senso erotico, e la descrizione naturalistica si presenta come la cornice ideale in cui collocare il paradigma (per le implicazioni erotiche sottese alla descrizione del Àetµcbv,d. di nuovo Bremer 1975). L'enfasi stratoniana, nei due versi, è sulla bellezza estrema dei prati fioriti (i fiori sono àyÀaiat, «splendidi ornamenti» dei Àetµcoveçprimaverili), ma anche sulla quantità delle corone floreali che è possibile scorgere in essi (d. ,ruKtvaie; e t6aaoun a introdurre la similitudine: correlato con òaaouc; in una iuncturadi sapore omerizzante - che Stratone ha mutuato dal modello Rhian. AP 12. 58. 3-4 = HE 3206-7, cit. supra- ha in sé implicita l'idea di una pluralità indefinita, e perciò ancora più eclatante)- ciò che risulta funzionale all'esaltazione della rosa che pur risplende tra tanti splendori. v. 1 ♦W>çé"°pot: agg. raro - la prima occorrenza è in Hedyl. HE 1843; torna poi in Theaet. AP 10. 16. 7; Nonn. D. 11. 496; 24. 104 - richiama inevitabilmente la stagione primaverile, e contribuisce alla descrizione dei metaforici prati in termini di focusamoenus:il soffio di Zefiro, caratteristico della primavera, ricorre abitualmente nelle descrizioni di ambienti naturalistici idealizzati, a partire per lo meno da Od. 4. 565-8; 7. 117-9; per uno Zefiro particolarmente 'erotico' d. Rufin. AP 5. 36. 5-6 = 12. 5-6 Page 1eal 'Pooo1t11c; µèv ÈÀaµn:e µéaoç µ11pcov 1t0Àirttµoç/ ola po6ò>v1t0Àtcpc,xtç6µevoç çe♦upcp (sulla cui esatta interpretazione d. Bornmann 1988, pp. 6-7). XÀOç,epvoç, 8péµµa, µeU6,iµa; in particolare su 8aÀ.Oçcf. Sens ad Asclep. AP 5. 194. 3 = HE 970), e suggeriscel'attività demiurgica ddle divinità chiamate in causa, che non si sono limitate, tradizionalmente, ad 'allevare' una persona dalla prodigiosa bellezza, ma ne hanno plasmate le fattezze, usurper antonomasia dd genere umano, Prometeo (su pando il ruolo dd 7CMJO't1'1(; cui cf. 63 e infra ad /oc.,in particolare n. ad v. 3; al di fuori di un contesto 'prometeico' si può confrontare Theocr. 7. 43-4 èaoì I miv è1t' àMJ8ei«;i7tE7tMlaµévovÈlCdtÒçepvoç).
KU7tpoyevouç: prezioso epiteto di Afrodite utilizzato soltanto in poesia devata; compare ndl'epica in Hes. Theog. 199 (e West ad /oc.) end terzo Inno Omericoad Afrodite (10. 1) ed è poi attestato ndla lirica e ndl'degia: cf., e.g., Pind. 0/. 10. 105; Sapph. fr. 22. 16 V.;112 fr. 134 V.;Aie. fr. 380 V.;Sol. fr. 24. 1 Gent.-Pr.; [Theogn.] 1304, 1308, 1323, 1332 etc. 112
È proprio in calce a questo frammento saffico che Wolf 1733, p. 241 diede per la prima volta una trascrizione dell'epigramma, con la seguente traduzione latina: non tantis/loribus Zephyriamantiapubescunl(f/avescunt)I praia in crebrissplendoribusveris:I quantos nobiles liberos,Dionysie,videbis,I manuum Venerisplasmataet Charitum.I Egregiein bis Milesius ecce/loret, I quemadmodumrosasplendensodoratis/oliis. I Sed/orlasse non novit, uh° /los pulcherex astu, I ila/ormam ex crineperire.
236
Commento. Epigramma 36
v. 5 eçoxa: neutro avverbiale tipicamente omerico (cf.,e.g.,Il. 5. 61; 14. 257; 24. 113; Od. 4. 171; 8. 487; 9. 551 etc.; su oxa, eçoxov, eçoxa, cf. Leumann 1950, pp. 133-6), segnala una dizione poetica elevata: cf., e.g.,Sapph. fr. 112. 5 V.;Pind. 0/. 1. 2; Theocr. 11. 6; Apoll. Rh. 1. 858; Call. Hymn. Dian. 184, 189; Nic. Ther. 141; Oppian. Hai. 1. 58; 2. 148; 3. 430; 4. 172; Nonn. D. 8. 334; 13. 204; in ambito epigrammatico vd., e.g.,Antip. Thess. AP 5. 30. 2 = GPh 104. M1ì..1101oç: propriamente un etnico, è attestato come antroponimo in un'epigrafe epirota (I sec. a.C. I I sec. d.C.) e in una proveniente da Corinto (I a.C.): cf. LGPN, voi. IIIA, s.v. (un'altra dubbia occorrenza del nome, di età probabilmente ellenistica, è registrata nel I voi.); è probabile che il nome sia scelto per le implicazioni di voluttuosa raffinatezza sottese alla menzione dell'area milesia e dei suoi abitanti (cf. Smith, DGRG II, s.v. Miletus, p. 356), in accordo con uno stereotipo esteso a tutte le popolazioni ioniche e soggetto a differenti sfumature semantiche (per l'effeminatezza asiatica come negativa àvav6pia cf. supra ad 35. 6), ed è forse lecito cogliere una leggera vena ironica nell'applicazione di un antroponimo che evoca lussuria a un amasio che il contesto lascia supporre poco accondiscendente (cf.supra). nvi&: comune in poesia, a partire dall'età ellenistica, per richiamare l'attenzione su un oggetto o una persona: cf., e.g., Theocr. 2. 33; 3. 10; 5. 23; [Plat.] AP9. 506. 2 = FGE 625;Call. AP7. 89. 8 = HE 1284; Phil. AP6. 236. 3 = GPh 2644; Nonn. D. 20. 62; 42. 301 (per il contrasto con à8pitcre1çcf. supraad v. 3 ). 9aU.et: l'uso metaforico del verbo per indicare il fiorire di giovinezza è attestato per lo meno a partire da Archi!. fr. 188. 1 West où1eé8' òµroç 9aU.etç ci1taì..òv XPé>a;particolarmente adeguato alla metafora floreale, si ricarica semanticamente nell'applicazione al fiore/ fanciullo, come in Mel. AP 5. 144. 4 = HE 4159 Z1w~iì..a Ilet8ouç ,i6ù 'tt8tlì..Ep66ov; AP 12. 256. 6 = HE 4413 oi.vav9ri 6' mc; nç e9aì..ì..e '1-ioov;Mare. Arg. AP 5. 118. 3-4 = GPh 1353-4 òv vuv µèv 9allovta, µapat v6µevov 6è 1tpòç,;m / oveat. v. 6: ì..aµ1t00indica fulgore, anche metaforico (cf. supra ad 19. 1); l'immagine stratoniana è improntata su Rhian. AP 12. 58. 4 = HE 3207, cit. supra, ma cf. anche Asclep. AP 5. 210. 4 = HE 831 ì..aµxouo-'roçp6&:at 1eaì..u1eeç; Musae. 62 1eaì p66a ì..Eu1eoxi toovoç intò o-♦upà ì..aµxeto 1eoupt1ç;l'applicazione di ì..aµ1tooe sim. a elementi floreali - reali o metaforici - è d'altronde regolare (cf., e.g., Arist. Col. 794b3; Mel. AP 5. 143. 2 = HE 4235; Greg. Naz. AP 8. 119. 4), e i lessici registrano l'equivalenza semantica di ì..aµxetv e àv9e'iv, utilizzati entrambi in senso figurato per indicare eccellenza: cf. Hesych. 'Y 298 Latte yeì..Elv· ì..aµxetv. àv9iìv; 'Y624 L. yì..acj,up6ç·àv&i,p6ç, ì..aµxpoç; Suda a 2497 Adler àv8epi1eoov,àv9Tipcovi\ ì..aµxpmv. Analogo parallelismo tra lo splendore della rosa e quello della persona amata è istituito da Aristaen. 2. 211eaì ooov tò p66ov +at6p6-repov 'tiìç allt1ç xtci,u1ee1t6aç 1eaì ì..iav 1ea8'éat>'ttlv eùoo1etµoUOT1ç, toooirtov 1eaì tci>vèm~oov yuvat1emvintepci,épetç. vv. 7 -8: il distico finale esplicita il parallelismo tra la caducità della rosa e la
Commento.
237
Epigrammi 36-3 7
transitorietà della bellezza di Milesio, metaforico fiore ignaro della sfioritura che lo attende (d. supra). L'espressione è1e 1eauµa'toç riprende l'immagine delle stagioni dell'anno cui corrispondono diverse fasi della vita umana (d. supraad vv. 1-2); alla freschezza della rosa come simbolo di splendore corrisponde tradizionalmente la secchezza delle sue spine o dello stelo - unici resti di una sfolgorante bellezza e infra ad (per l'opposizione p6&v / Jkitov d. supra;vd. anche '57.2 1eaì..aµ11 /oc.);all'azione devastante della calura estiva sul mondo vegetale corrisponde l'effetto deleterio che il pelo ha sulla bellezza del fanciullo; la descrizione naturalistica si conclude con un accenno alle tpixeç che nel contesto non manca di destare stupore (d. supra). é1e'tptxoç: una sottile punta ironica è forse implicita all'espressione: 8pi~ è talvolta utilizzato, secondo un uso semi-proverbiale, come emblema o di irrilevanza tout court (cf., e.g., Aristoph. Ran. 614 açt6v n 1eaì tptxoç «buono a nulla»), o dell'irrisoria distanza che separa qualcuno da qualcosa: d., e.g., Theocr. 14. 9 8pi~ àvà µéooov [se. v èµo'Ù 1eaì µaviaç], o l'espressione é1e 'tPtXòc;1epéµatat· éxì tcov o'66pa Ktv6uveoovtc.ov,registrata da Diogenian. 4. 41, CPG I. 238 (altri ess. in Gow ad Theocr., I.e.;LSJ,s.v., II. 2; Tosi 1991, pp. 60-1): all'oggettiva menzione delle 'tpixeç si aggiunge forse, con divertito umorismo, il suggerimento che Milesio sia separato dal momento della scomparsa delle sue attrattive puerili solo 'da un capello' (d. d'altronde l'analoga espressione idiomatica italiana 'per un pelo'; in questo contesto si giustifica anche l'uso del sing.),secondo la consueta predicazione della brevità della giovinezza, e del fascino a essa connaturato.
eon
37 Come avverte Athen. 13. '564b riportando il pensiero di Aristotele (fr. 96 Rose= 43 Gigon), gli occhi della persona amata sono la parte del corpo su cui maggiormente si appunta l'attenzione dell'épaJC-,come indica la vocale breve, derivino dalla radice di A.UJCoç (cf. Chantraine, DELG p. 6.50, s.v.) e non da quella di A.et>JC6ç (da cui discendono i nomi in Aet>JC-:cf. Chantraine, DELG p. 633, s.v.), a differenza dei latini Lucius, Lucia, Lucina (cf.Ernout-Meillet, DELL, s.v., p. 372), è difficile sfuggire all'impressione che At>Kivoçvoglia essere un nome significativo in un epigramma costruito intorno all'asse semantico della luminosità. In un ambiente caratterizzato da interferenza greco-romana è d'altronde plausibile la risemantizzazione di certi antroponimi ellenici alla luce degli omofoni latini. 114 v. 2 àJCtlvaç: la descrizione dei bagliori dello sguardo in termini di splendore astrale (àJC'ti.çè «raggio» di luce, spesso riferito al sole) è inaugurata da Pind. fr. 123. 3-4 Maehler 'tàç 6è 0eoçévou àJCtlvaç 7tpòç òaamv / µapµapuçoi.aaç 6pa1Cei.ç,in un contesto scopertamente omofilo; cf. poi Mel. AP 12. 127. 3-4 = HE 4422-3 6tMai 6' àJCtlvéç µe JCa'té♦A.eyov· ai µèv "Epm'toç, / 1tat6òç à1t' ò♦0xvoç... ♦M>ya: il motivo del vino che fa vedere doppio è anch'esso tradizionale (d., e.g., Eur. Ba.918 s.; Nic. Alex. 28 s.; Ov.AA 3. 764). In particolare per il raddoppiamento delle lucerne, elemento costitutivo dell'apparato simposiale, cf., e.g., Hor. Serm. 2. 1. 24-5 ut semel icto I accessit/ervor capiti numerusque/ucernis;Petron. 64. 1 et sane iam /ucernaemihi plures videbantur ardere;Iuv. 6. 304-5 cum iam vertigine tectum I ambulat et geminis exsurgit mensa /ucernis.Per la costruzione d., e.g., Herodot. 2. 17. 3 Ne'Uoç ... axiçe'tal 'tpl♦aoiaç ÒOO{x;. Il tradito xcòç introdurrebbe una comparazione poco adeguata al contesto (diverso il caso, e.g., di [Mosch.] 3. 123 ss. Gow xroç 'Of)♦éi xp61eev/ ... I 1eal ereBicovJtéµvet IC'tÀ.,dove xroç ... 1eai inquadra un parallelismo, in forma di comparazione, tra due eventi distanti nel tempo, e 1eai vale «anche», diversamente che in Stratone); accolgo pertanto, con tutti gli editori, l'economica correzione di Guyet. v. 4: l'ambivalenza allusiva dell'espressione anticipa la pointe erotica che conclude l'epigramma: oltre a indicare, letteralmente, i molti tentativi fatti dal poeta per restituire ai convitati il loro numero originario - tentativi resi irrimediabilmente fallimentari dall'appannamento delle facoltà visive procurato dal vino - essa suggerisce, in virtù della specializzazione di 1tetpciçcoin relazione agli approcci sessuali (d. infra ad 55. 2), le pressioni erotiche cui Stratone sottopone gli altri commensali, nello stesso tempo eccitato dal vino e giustificato da esso nella sua maggiore impudicizia. v. 5 èx' oi vox6ov OEooPtlµal: si esplicitano gli effetti afrodisiaci dell' ebbrezza stratoniana: aoptcoha, al passivo, il significato di «to be agitated, excited» (LS],s.v., Il 3), anche in senso specificamente erotico (cf.,e.g., Philostr. lm. 1. 8. 1 creooPtl'tal ... èpcon1eci>ç); la figura del coppiere, a sua volta, ha inevitabili associazioni omofile, ed è un motivo comune quello del fascino esercitato sui commensali dagli schiavetti preposti alla mansione della mescita del vino (d. supraad 16). v. 6: il verso contiene un'allusione alla costellazione dell'Acquario (oopox6oç) che, secondo una tradizione attestata a partire dall'età tardo-ellenistica e romana, deriverebbe dal catasterismo di Ganimede a opera di Zeus (cf., e.g., [Eratosth.] Catast. 1. 26; Luc. Dia/. deor. 10. 3; Serv. ad Aen. 1. 28; Hygin. Astr. 2. 29; Oem. Alex. Hom. 5. 17. 3; vd. Friedlander 1910, col. 740): in linea con il peculiare effetto di 'raddoppiamento' prodotto dal vino, descritto nei vv. precedenti, all'oivoxooç viene improvvisamente ad affiancarsi, per eccitare il poeta, il suo 'doppio', elegantemente indicato dalla metafora astronomica (e si noti, in questo contesto, l'ambiguità ammiccante di µouvov del v. precedente, interpretabile tanto come avverbio, quanto come agg. qualificatore della 'solitudine univoca' dell'oivox., cui l'ebrietà del poeta pone rimedio). Il coppiere mortale viene cosi paragonato al giovinetto frigio, secondo una movenza laudativa topica in ambito epigrammatico (d. supraad 35) e l'esemplarità pe-
250
Commento.
Epigrammi 40-41
derotica dd mito di Ganimede proietta a sua volta una luce scopertamente sessuale sul Pli1retv dd poeta, 123 che viene cosi implicitamente assimilato al sommo padre olimpico, con le sue ben note debolezze paidiche. In simile contesto varrà la pena ricordare la suggestiva ipotesi diJacobs 1801, p. 87, secondo cui la chiusa suggerirebbe scherzosamente il 'superumano' interesse del poeta per l' amasio di Zeus - «iam igitur poeta, cui vinum audaciam facit, mortalibus gaudiis non contentus,Jovis delicias mente appetit». L'epigramma verrebbe a concludersi con il ribaltamento dd topos della rivalità tra Zeus e l'amante mortale, con la paradossale inversione per cui sarebbe l'uomo ad avere 'titaniche' mire sull'èpmµ.evoc;cdeste, piuttosto che viceversa. mipcopa: in linea con la metafora astronomica la natura 'visionaria' dell'improvvisa apparizione dell'oopox6oc; è chiarita dall'avverbio - «out of season» (cf. LSJ,s.v. mipcopoc;,ov, I). A dispetto dd tempo fittizio dell'epigramma, presumibilmente da identificare con i mesi estivi (l'Acquario è associato alla stagione delle piogge - cf., e.g., Verg. G. 3. 303-4 cum /rigidus olim I iam cadit extremoqueinroratAquarius anno; vd. Kidd ad Arat. 282-99), 124 la costellazione 'acquatica' si offre, fuori stagione, alla vista dd poeta; a un secondo livello d'altronde, in accordo con la dichiarazione incipitaria dd conseguimento del µétpov simpotico, xapcopa potrebbe voler alludere al carattere intempestivo della comparsa dell'u6pox6oc; (per il senso di «untimdy» cf. di nuovo LSJ, s.v., I), che si offre alla vista del poeta quando ormai l'eccesso 'etilico' è stato già raggiunto (cf. anche Gonzalez Rinc6n ad /oc.).
41 Variazione sul tema comune dell'espressione delle proprie preferenze eroticf. Honest. AP che, con la tradizionale opzione per una soluzione di µ.eCJ6'tllc;: .5.20 = GPh 2400 ss.: la donna non deve essere né troppo giovane né troppo vecchia (più conciliante Nicarch. AP .5.38, che assegna 'compiti' differenti alle differenti età); Rufin. AP .5.37 = 13 Page: né troppo grassa né troppo magra; analogo l'ideale estetico vagheggiato da Mart. 11. 100, in cui il motivo trova ben più sapido trattamento (cf.Kay ad /oc.); Mart. 2. 36: il fanciullo non sia né troppo curato, né troppo trascurato. Per la scdta tra compiacenza e ritrosia un confronto parrebbe offerto, e.g., da Timocl. fr. 24 K. A., dove il concetto sa123 Ma
non credo,paceGonzalez Rinc6n 1994; 1996, p. 199, che con l'uso di l3At1t0> Stratone intenda servirsi, a scopi parodici, del vocabolario tecnico dell'astronomia, in cui espres8empro, òpam, alludono al reciproco 'rimirarsi' dei sioni verbali come ~1t0>, Èml3At1t0>, «signos asociados por configuraci6n»; soggetto del verbo è il poeta stesso, e non si vede come al senso proprio possa sovrapporsi quello metaforico. 124Sarà comunque solo un caso, paceGonzalez Rinc6n ad /oc.,che la 'cronologia' del componimento venga a coincidere con quella che, nella tradizione epica e lirica - d. Hes. Op. 582 ss. e West ad /oc.;Aie. fr. 347 V.; Theogn. 1039 ss. - era considerata come la stagione più adatta alla bevuta.
Commento. Epigramma 41
251
rebbe veicolato dal medesimo ricorso all'immaginario bellico con cui si apre il nostro epigramma (ma l'interpretazione del frammento è invero discussa); Philod. AP 12. 173 = GPh 3254 ss. = 11 Sider; Mart. 4. 42. 11; Aus. Ep. 39; particolare somiglianza con Stratone mostrano Rufin. AP 5. 42 = 15 Page µ1000flÌv àcl>Eì..iì, µ1000flÌVoo'.>+pova ì..lav· / 11µèv yàp ppa6éox;. 116è 8ék1 taxécoç;Mart. 1. 57 qualem, Flacce,velim quaerisnolimve puellam?I Nolo nimis
/aa1em di/ficilemquenimis. I Il/ud quod medium est atque inter utrumqueprobamus:I nec volo quod cruciatnec volo quod satiat (Autore 1937, p. 57 s., pensa a Marziale come fonte per Rufino e Stratone: anche se non si può del tutto escludere l'ipotesi inversa, ovvero che sia Marziale a imitare i poeti greci, le affinità in questo caso saranno più probabilmente dovute ad analogia tematica, vista l'assenza di segnali testuali o strutturali significativi. Per la questione della cronologia relativa cf. comunque lntr. I. 2). Che in amore sia gradevole incontrare una certa resistenza è un topos consolidato, secondo l'applicazione alla sfera erotica del motivo moraleggiante secondo cui l'essere umano è attratto principalmente da ciò che sfugge al suo possesso: cf. Xen. Hier. 1. 30; Call. AP 12. 102 = HE 1035 ss., ripreso da Hor. Serm.1. 2. 105 ss., e Ov.Am. 2. 2. 9; Philod. AP 12. 173. 5-6 = GPh3258-9 = 11. 5-6 Sider; Mart. 5. 83; Aristaen. 1. 12; altri paralleli in Citroni ad Mart. 1. 57; Sider ad Philod., I.e.;Prinz 1912. Cf. anche infra ad 44. 1. vv. 1-2: il ricorso a espressioni verbali indicanti il proprio grado di affezione / disaffezione rispetto all'oggetto discusso è un modulo retorico diffuso per introdurre un intervento personalizzato già nella prassi simposiale (cf. Vetta 1980, p. LIII); per le sue occorrenze negli epigrammi dedicati al tema dell'espressione delle proprie preferenze in campo erotico, cf. supraad 33; per l'attacco con µ1000,cf. Lucill. AP 11. 132. 1; Rufin. AP 5. 42. 1 = 15 Page; Pall. AP 10. 95. 1; in posizione non incipitaria, cf. Call. AP 12. 43. 3 = HE 1043; adesp. AP 12. 104. 2 =HE 3663; Parmen. AP9. 43. 3 = GPh2594; Philod. AP 11. 34. 4 = GPh3291 = 6. 4 Sider; Pollia. AP 11. 130. 2; Pall. AP 10. 96. 7; in poesia latina, per l'attacco con odi, cf. almeno Ov.AA 2. 683 (altri ess. in Jan-
ka ad /oc.). 6ucmepiì..rptta: è questa l'unica attestazione dell'agg. nel significato di «difficile da ottenere»; forse la risemantizzazione stratoniana risente dell'uso di n:ep1ì..aµl3avcoin contesti militari (cf. LSJ,s.v., I. 2), in accordo con la presentazione metaforica dell'incontro con il ragazzo ritroso nei termini di uno scontro violento. La metafora bellica è chiaramente richiamata dall' hapax µax1µCOOT1ç (per un'altra formazione aggettivale stratoniana formata sulla base di questo suffis+mvii, a sua volta, può avere l'accezione specifica di so, cf. 5. 1 µeì..11ppouµeva1tcp oct,o6pcp tiìç xaì..nç Kaì.tiìç àvt18éoecoç.
252
Commento. Epigramma 41
Da notare il ritmo incalzante del distico, con x:ai anaforico, che riproduce l'andamento concitato dello scontro. vv. 3-4: con perfetta simmetria, nel secondo distico è presentata la seconda tipologia rifiutata. èv àyx:acnv: questa forma di dativo plur. di àyx:rov,con vocalismo a grado zero, è attestata, oltre che in Stratone, nel solo Oppian. Hai. 2. 315, ma è dubbio se una forma elisa àyx:acr' non sia alla base dell'avverbio àyx:aç, che in Omero è adoperato regolarmente davanti a vocale (cf. Chantraine, DELG p. 11, s.v. àyx:-). eù&ù 8éÀ.Ovra/ x:al mpéxovra xu&tv: da notare la disposizione chiastica degli elementi. Per l'espressione eù&ù 8éÀ.Ovraa indicare subitanea disponibiper lità sessuale cf. Philod. AP 5. 46. 8 = GPh 3187 = 20. 8 Sider eù&ù 8éACJ>; xapéxco cf. supraad 11. 2; per l'impiego assoluto, all'attivo, cf., e.g., Aristoph. Lys. 227-8; 362. La iuncturaxu&tv 1tapéxe1v torna in [Philod.] 38. 5 Sider it 6è xu&tv mpéXEt xaau ~tAO'tTl'tt,un componimento tramandato dall'apografo Lips. Rep. I fol. 55, dietro cui è stata riconosciuta la mano di un falsario del XVI/XVII sec. (ottima discussione in Sider ad /oc.): la puntuale ripresa di un nesso che ricorre nel solo Stratone, unita al fatto che il componimento pseudo-filodemeo è incentrato, analogamente a quello stratoniano, sulla presentazione oppositiva di due tipologie erotiche, legittima forse l'ipotesi che l'anonimo autore del carme abbia avuto presente il nostro epigramma e ne abbia ripreso un'espressione (nessuna menzione di questa possibilità in Sider). con cui si esprime il rifiuto del fanciullo L'espressione où xavu &tin 8éACJ>, troppo compiacente, bilanciando simmetricamente il µtaco iniziale conferisce alla pars destruensdel componimento un andamento circolare; elegante anche il gioco di contrasti che viene a determinarsi tra il volere del puer e il disvolere del poeta, rimarcato dalla simmetrica collocazione a fine di verso dei due opcf. infra ad posti eù&ù 8éÀ.Ovra/ où 8éACJ> (sulla connotazione erotica di 8éACJ> 44; sulla manieristica elaborazione del topos della mancata corresponsione (v. 3), in coppia con mamorosa, cf. inoltre 29 e supraad /oc.). Il primo 8éACJ> péxco (v. 4), specifica il valore carnale del volere erotico, che viene necessariamente proiettato anche sul secondo (v. 4), apparentemente neutro. Per l'insofferenza verso un'eccessiva disponibilità erotica vd., e.g., la sapida conclusione dell'episodio del ragazzo di Pergamo in Petron. 87, in particolare l'espressione non piane iam molestum erat munus (87. 8). vv. 5-6: dopo il rifiuto dei due estremi - ciascuno presentato in un distico singolo - gli ultimi due versi contengono l'esplicitazione della preferenza del poeta. Alla generica opzione per una scelta di medietà (v. 3 tòv èx: tomcov àµ~1 v µécrov) fa seguito la specificazione della natura di essa, consistente nel tradizionale giusto equilibrio tra ritrosia e accondiscendenza (cf.supra). V. 6 1tapéxe1v ... x:al 1tapéxe1v: cf. supraad V. 4.
µn
Commento.
Epigramma 42
253
42 Riconducibile alla topica della renuntiatioamoris,l'epigramma presenta, in forma drammatizzata, la solenne rinuncia dell'èpaO'trlç all'amasio, cui segue, come punto di arrivo di un conflitto che si consuma tutto nello spazio interiore dell'animo del poeta, puntuale ritrattazione, secondo l'elaborazione tradizionale del motivo (cf.,e.g.,Theocr. 30; Ov.Am. 3. 11; in ambito epigrammatico vd. Mel. AP 5. 184 = HE 4370 ss.; per una rassegna del motivo cf. Caims 1972, pp. 79 ss.). Pur nella formale adesione al toposil componimento si rivela anti-tradizionale nelle modalità della 'riammissione' della persona amata prima esclusa: in luogo delle consuete proteste contro la forza incontrastabile del sentimento amoroso, l'èpaO'trlç accomodante inventa una giustificazione al ritardo dell'èpteetç, / o♦pa xaì..tv x:e'ivovteaì ♦iì..éovta ♦urnç, dove il circolo arcaico è definitivamente infranto dal riproporsi, al v. 4, della situazione iniziale, che esclude la possibilità di ogni ricomposizione del dissidio). Il verso successivo giunge come 'glossa esplicativa' del perenne gioco di fughe e inseguimenti: in esso è presente il verbo +e'U"foo, canonicamente deputato, da Saffo in poi, a esprimere la provvisoria riottosità della persona amata di fronte alle profferte dell'amante. Ma a dispetto dell'apparente ortodossia dell'imitazione, il secondo emistichio non contiene l'immancabile 6to'.>x:oo, polo positivo della scissione: a esso si sostituisce un'espressione verbale apparentemente sinonimica, èmryoo,che aggiunge però, significativamente, una sfumatura di violenza quasi bellica alla caccia amorosa, estranea al tradizionale OlCOIC(l), v. 1: oltre al citato passo teocriteo, e all'imitazione fattane da Macedonio, cf., e.g., [Luc.] Am. 22 +e'U"fovteça OlCOKElV e6et Kat OlCOKOvteç a♦' cove6et +euyetv; sulla stessa linea concettuale di un rovesciamento del normale principio di reciprocità cf. Theocr. 11. 75 tl tòv +e'U"fovta6to'.>Ketç; Call. AP 12. 102. 5-6 = HE 1039-40xouµòç epooç'tOt6a6e· tà µèv +e'U"fovtaOlCOKElV / oioe, tà 6' èv µéaacp teeiµeva 1tap1tétatat; per la formulazione in positivo della norma di 6i1C11 nella sfera erotica, che diventa una variante del principio della giusta reciprocità, cf., oltre ai citati Bonanno 1973 e Falivene 1981, Sider ad Philod. 23 =AP 5. 107 =GPh 3188 ss.; vd. inoltre Fantuzzi 2004. 129
Il primo a proporre l'accostamento fuJacobs 1801, p. 90, che mostrò cosl la validità dd testo tradito contro il furore diortotico dei predecessori (Brunck 1773, p. 212 commentava cosi la lezione di P: «nullo, aut pessimo sensu»).
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Commento. Epigrammi 44-45
La perenne distonia tra le intenzioni dell'amante e quelle della persona amata, per il tramite della letteratura alessandrina, diventa luogo comune in poesia latina, laddove il principio 'si fugge chi ama, si ama chi fugge' trova giustificazione nella maggiore appetibilità di ciò che non può essere agevolmente conquistato: cf. Hor. Serm. 1. 2. 105 (rielaborazione di Cali., /.c.); Cat. 8. 10; Ov. Am. 2. 9. 9-10; 2. 19. 36; Mart. 5. 83 insequeris,/ugio;/ugis, insequor;haec mibi mens est: I velie tuum nolo, Dindyme, nolle volo, per cui è stata ragionevolmente ipotizzata la dipendenza da Stratone (cf. Lausberg 1982, p. 309. Sui rapporti Stratone-Marziale cf. Intr. I. 2. 3). Sull'evoluzione del topos cf. anche, in generale, Nisbet-Hubbard adHor. Carm. 1. 33. giustapposti in cui Da notare l'elegante costruzione del verso, con due KCOMl il movimento alternante di voleri e disvoleri è espresso tramite la disposizione chiastica dei corrispondenti elementi sintattici; un simile vezzo stilistico accomuna d'altronde molti dei passi in cui è presente il tema, per conferire maggiore efficacia all'opposizione concettuale: cf. McKeown ad Ov. Am. 2. 9. 910. v. 2: di nuovo un isocolon,questa volta costruito con perfetta simmetria sintattica, ribadita dal doppio omoteleuto EUKOM>ç / 6Uça sua volta, corrispondente al latino pilosus(d. Cat. 16. 10 non dicopueris,sed his pilosis,che contrappone esplicitamente gli irsuti ai pueri delicati,in modo analogo al contrasto x:CXM>ç vs. 6aoi'.>çperseguito da Stratone), è usato topicamente in relazione alla comparsa delle tpixeç (d., e.g.,Alc. Mess. AP 12. 30. 1 = HE 44,; 'ICVllµfl, Nilcavape, 6acruvetat; Diocl. AP 12. 35. 3 = GPh 2098 elta 6acruv8eiç;Stat. Flacc. AP 12. 26. 4 = GPh 3854 6aoi'.>ç; Strat. 63. 4 ~11 mun 6acruvoµéVT1; per il motivo dell'eicn tpixeç cf. supraad 10), a segnalare l'avvenuta maturazione del ragazzino, e a esso è sottesa una nozione inevitabilmente negativa. 4tox:~:iìç:l'antroponimo è applicato a un èpcbµevoçin 48. v. 3 tlç x:aAux:açcruvéx:ptvePatc.p:per il contrasto p6&v / Patov d. supraad 36. In particolare, per i x:aAux:eçstratoniani, d. adesp. AP 12. 40. 3-4 = HE 3700-1 yuµVJ1V 'Avn♦iÀOU ç11tcov xaptv cbçè1t'àx:av8atç / E'Uf)T\'Y1i è il rosa e non il bianco, e i..Euic6c; è designazione coloristica spesso usata, in commedia, per denigrare i patbici:d., e.g., Alex. fr. 322 K.-A. i..Euic6nvyoc; con Arnott ad /oc.;Cali. Com. fr. 14 K.-A. i..Euic67tp0>1C't0c; e Henderson 19912, pp. 211-2; Cantarella 1988, p. 71; vd. anche supraad 5. 1. 134A dispetto dell'opinione di Page, che considera -JtayEt «without force» anche in Rufino (così anche Cameron 1982, p. 162), Baldwin 1980 fa notare che l'epiteto contribuisce alla descrizione 'metallurgica' dd corpo nudo della ragazza iniziata ai vv. 1-2. m Già in margine al Paris. gr. 2742 si notava «corrumpebat muneribus icat' civri.cppamv ICOÌEtpcovllCwc;».
Commento.
Epigramma 46
263
46 Sull'attrattiva esercitata da un fanciullo ancora acerbo, e come tale non soggetto alla rigida sorveglianza che rende difficoltoso l'avvicinamento dei xa'i&ç giunti a piena maturazione erotica. L'epigramma prevede l'infrazione del principio, rigidamente formulato in 71, che proibiva la frequentazione sessuale del ragazzino troppo giovane, pena l'onta che ricadeva sul seduttore (per le regole 'cronologiche' della pederastia cf. supraad 4). Tuttavia che il fanciullo sia 'maggiorenne' nella volontà, se non nell'età, lo chiarisce il xpòç tò 8éu1v 6' où1eàµuttta ye'Af/.del v. 2, che salva in parte la 'reputazione' del poeta. Il primo distico pare ispirato a Rufin. AP 5. 75. 1-3 = 29. 1-3 Page yeitova 1tap8évoveixov 'AµuµroVflV, 'A+J)o6itit, / i\ µou fllV 'lfUXTlV e♦uyev OÙlCÒA.iyov. / a"l>'t'it µ011tpoaéxa1çe lCtA..,anche se poi l'epigramma stratoniano segue una diversa direzione (in Rufino l'avventura erotica è descritta in tutti i suoi sviluppi, fino alla gravidanza indesiderata che suggella il rapporto; Stratone si limita invece a porre gli estremi della relazione amorosa, ma al tono narrativo subentra, nella seconda parte del componimento, la riflessione dell'epacntiç intorno all'opportunità del rapporto, e l'episodio in effetti resta senza una conclusione, anche se non è difficile indovinare quale sarà, quella conclusione). La condizione di immaturità sessuale si esprime, nella chiusa, con una metafora desunta dal mondo vegetale, secondo la comune tendenza poetica all'assimilazione delle età umane al diverso grado di maturità di piante e frutti; il componimento prevede dunque, in ultima analisi, il ribaltamento del topos erotico dell'esemplificazione del destino di marcescenza che grava sulla persona amata attraverso il paradigma vegetale (cf.26; 38 e supraad locc.). Per le attrattive di una bellezza ancora immatura (analogamente descritta dall'immagine dell'uva acerba: cf. infra ad v. 4) cf. Philod. AP 5. 124 = GPh 3218 ss. = 16 Sider, imitato da Hor. Carm.2. 5 (cf. in part. vv. 9-10 tolte cupidinem I immitis uvae). Sull'individuazione da parte dell'amante esperto di una bellezza precoce cf., e.g., Antiphil. AP 5. 111 = GPh 855 ss.; vd. anche Diosc. AP 12. 14 = HE 1507 ss. v. l 1ta'iç ... tou yei.tovoç: cf. 92. 3 e infraad 56. 1. où1eÒÀ.i.yroç: per la litote cf. Rufin. AP 5. 75. 2 = 29. 2 Page, cit. supra;cf. anaiµa Poòç 1eéxuche Call. Aet. fr. 43. 83 Pf. = 50. 83 Massimilla où1eÒÀ.i.yroç che offre peraltro conta1; 80. 21 -reuxe1tou IluÀi.ou 1epéooovaç où1eÒÀ.i.yroç, 136 fronto per la forma avverbiale ÒÀ.i.yroç, piuttosto rara (oltre ai luoghi callimachei se ne conoscono alcune attestazioni prosastiche: cf., e.g., NT 2Pet. 2. 18; Hp. Prorrh.2. 24). 116
Anche se è forse eccessivo vedere nell'uso stratoniano dell'espressione un'imitazione di Callimaco,paceLuck 1959,p. 35 n. 6.
264
Commento.
Epigramma 46
a1taA6ç:l' agg. anticipa l'equazione metaforica Miç / frutto che si ha nella chiusa: comunemente utilizzato, in poesia greca, per descrivere donne e fanciulli eroticamente appetibili (cf., e.g., Sapph. fr. 122 V.;fr. 126 V.; [Theogn.] 1341; Theocr. 14. 25; Asclep. AP 12. 161. 1 = HE 902; vd. anche Dunbar ad Aristoph. Av. 667-8; in prosa cf. il tardo [Luc.] Charid.4), può nondimeno indicare la freschezza di elementi appartenenti al mondo vegetale (cf.,e.g., Herodot. 1. 132. 2; Xen. Oec. 19. 18; vd. anche LSJ,s.v., I; l'ambiguità metaforica si conserva in Cratin. fr. 195 K.-A. vuv 6' ftv 'i&oMev6aiov fiPci>vt' aptlcoc;I oix:aì Aeux:6ç·cip' viça1t..11 1tape1téµwco; [Theocr.] 27. 1Oa cna♦u:>..ìç cna♦ìç ecnat; altri esempi in Gow ad Theocr. 11. 21; vd. anche l'uso del motivo in ambito funerario: GVI 1883. 6 (Napoli, 1/11 sec. d.C.) ti 1:pu-y~ç oµ~icaç fi:>..11ei~; dove l'allocuzione è rivolta a Plutone. La frase stratoniana, con l'accenno alla mancata sorveglianza dell'uva non ancora matura, sembrerebbe avere sapore popolare (vd. d'altronde la natura topica delle immagini che esemplificanola condizione di maturità erotica in
Commento.
Epigrammi 46-47
265
26 e 38, cui il nostro componimento può essere avvicinato da un punto di vista tematico: d. supra). iìv 6' a1Cµa011: si noti come il passaggio dalla forma plur. del sogg. grammaticale al sing. del verbo espliciti l'equivalenza oµ+cJKec; = Jtai.c;; per aKµaçrod. supraad 38. 2. +PouptaKai. cnc6A.On:ec;: le «guardie» e le «palizzate» cui Stratone allude sono, fuor di metafora, le precauzioni prese dalle famiglie per proteggere i Jtai.&c;maturi per il rapporto omoerotico dalle avancesindiscriminate degli èpamai (sulla questione d. Dover 1978, p. 83): da passi come Plat. Lys. 20&, 223a si evince, ad esempio, che a uno schiavo poteva essere affidato il compito di vegliare sul ragazzino durante i suoi spostamenti quotidiani (vd. d'altronde, in prospettiva eterosessuale, la serva che spesso compare, per strada, al fianco della sua padrona: d., e.g., Diotim. AP 5. 106 = GPh 2190 ss.). Per l'idea del controllo 'erotico' d. anche, e.g., in contesti eterosessuali, Xen. Eph. 1. 4. 7 mp8évoc;èycò+PoupOuµÉVJt; Aristaen.2. 5 1tat6acncaptov aropov'A+f)o6i't'll, E'tl9aÀaµEOOµEVOV, E'tlcl>pOupOuµÉVJtV. Di ascendenza omerica il pl. cnc6A.On:ec; nel senso di «palizzata»: d., e.g., Il. 7. 441; 8. 343; Od. 7. 45. Nella letteratura successiva compare, e.g., in Xen. Anab. 5. 2. 5; Herodot. 9. 97.
47 Travisamento di esercizi atletici, secondo una prassi comune in letteratura erotica (d., e.g., Aristoph. Pax 894 ss. e Henderson 19912, pp. 169 ss.; [Luc.] Asin. 9-10 con il puntuale commento di Poliakoff 1986, pp. 101 ss; Strat. 65), 137 e che deriva, sostanzialmente, dalla sistematizzazione del processo metaforico che assimila l'eros a un combattimento corpo a corpo, diffusissimo in letteratura greco-latina: d. e.g., Aesch. Ag. 1206 con Fraenkel ad loc.;Eur. lon 939; Mart. 10. 55. 4 (altri ess. in Adams 1982, pp. 157 ss.); il componimento inscena una lezione di ginnastica, in linea con il topos epigrammatico dell'ambiguità dei rapporti maestro/ allievo: d. infra ad 62. L'impostazione dialogica dell'epigramma ha dato luogo a dubbi sulla corretta attribuzione delle battute: Brunck 1773, p. 212, sulla scia degli apografi francesi da lui utilizzati (cf. Intr. :rv:1. B. 3), 138 giudicò lacunoso l' indpit, che altri hanno tentato semplicemente di correggere (d., e.g., Salmasius ap. Brunck ad loc.i\v 1t0un +f)ovéuç;Boissonade ap. Diibner ad /oc.vuv 1:oirt'·col c1>rovco; Giangrande 1963, pp. 258-60 iìv 'tOU'tq>vauuc;,con il senso, perspicuo 137 E
al di là delle trovate umoristiche di tanta letteratura, è ben noto l'impulso che la frequentazione, esclusivamente maschile, dei ginnasi - e la norma che imponeva agliatleti di allenarsi nudi- diede alla diffusione dell'amore efebico nel mondo greco: cf. Dover 1978, pp. 54 ss. 138 In mg. all'apographon Guyeti e ai manoscritti da esso dipendenti si legge la nota «hunc epigram. distych. deessevidetur».
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Commento.
Epigramma 47
sotto il profilo sportivo, di «eseguire la presa» e con quello, interpretabile sessualmente, di «mettere mano»; 139 nella stessa direzione il xpoaiuç di Koenen, accolto da Poliakoff 1986). Paton stampa la crux al v. 1, ma traduce, seguendo il suggerimento testuale di Salmasius, «if you are minded to do this» e ripartisce poi le battute tra il maestro Diofanto (vv. 1-2) e Stratone in persona (vv. 36). Beckby crede che le due voci siano, rispettivamente, del pedotriba e del1'allievo Ciri, che interverrebbe, sdegnato, a lamentarsi con il maestro per la difficoltà degli esercizi che gli si comanda di eseguire - ciò che lascia tuttavia inspiegato il µa0é'tco finale, che sembrerebbe chiamare in causa un terzo interlocutore. Boissonade ap. Diibner ad /oc. immaginò che tre personaggi fossero presenti sulla scena dell'epigramma, di cui uno muto: il maestro (vv. 1-2), un allievo agens (vv. 3-4) e uno patiens, a cui Diofanto si rivolgerebbe improvvisamente al v. 5, cosi da giustificare il precetto 'aggressivo' dei vv. 1-2, al pari di quello 'passivo' del v. 5 (ed è questa, all'incirca, l'esegesi accettata da Gardiner 1905, pp. 15-6; Poliakoff 1986, pp. 129-30; Gonzalez Rinc6n ad /oc.; secondo questa lettura con il µa8é'tco finale Diofanto, che sta ora parlando al patiens, si riferirebbe di nuovo all'agens:d. Gonzalez Rinc6n «vamos a enseiiarle nosotros esto, Ciris, antes de que lo tenga que aprender solo»; Poliakoff 1986, p. 128: «first let him leam to do it with cooperation before he does his own workouts»). Ma l'esegesi più soddisfacente, a mio avviso, è quella di Aubreton e Buffière ad !oc.,140 che conservano il testo tradito e introducono sulla scena la voce del poeta stesso, il quale, rivolgendosi al maestro Diofanto, interverrebbe a correggerlo e gli si sostituirebbe nell'opera ammaestratrice: il discusso incipit del1'epigramma diventa in questo modo la protasi di un periodo ipotetico la cui apodosi è collocata al v. 3 (où ♦povéetç, At♦avte); nell'intervallo che viene a determinarsi è inserita la battuta di Diofanto, così come Stratone la riferisce ('tò µéaov MXPE... / ... 1eaì Kpmvve1eoovè1CJte1t0taµéva,e poi diffuso in ambito romano, dove si legò topicamente al volito con cui Ennio var. 17 Vahlen2 nemo me lacrimisdecoretnec/unera/letu I /axit: cur? Volilovivosper ora virum tradusse il 11>1ta0> saffico (cf. Lennartz 1999, che pone in rilievo la valenza ossimorica del nesso volito vivus, laddove volito, al pari di 11>1ta0>, indica tecnicamente il movimento fluttuante delle anime nell'Ade - cf. Bulloch ad Call. Hymn. Lav. Pali. 130): cf., e.g., Verg. G. 3. 8 s. temptandavia est, qua me quoquepossim I tollere humo victorquevirum volitareper ora; [Sall.] Ep. Caes.2. 13. 4 per gen-
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Commento. Epigramma 49
tes omnesfama virtutis tuae volitabit;Cic. Rep. 1. 26 speremustamen nostrum nomen volitare et vagarialtissime. La descrizione del libellus che 'si aggira ripetutamente, tra i lettori potrebbe richiamare, prima facie, questa tematica, suggerendo l'ambizione del poeta all'ideale sopravvivenza garantita dalla gloria letteraria - lo sviluppo successivo dell'epigramma rivela tuttavia la natura ben più concreta dell'aspirazione stratoniana, che mira a ottenere, in virtù del libro / messaggero d'amore, una 'ripetuta frequentazione' di tipo esclusivamente carnale. v. 6 toAµ:liaetc;1eeiva 8tyeiv a~fkllc;: il poeta simula timidezza e introversione, in accordo con l'atteggiamento di cauta trepidazione che accomuna le variazioni sul tema del dialogo con l'opera; per 8tyyavco d. supraad 3. 3; 1eeiva allude, genericamente, alla regione genitale - d. l'uso dei deittici con cui in commedia, per esigenze di scena, si indica il pudendum: d. Henderson 19912, p. 117. V. 7 2tOAM6' ev ,;peµiu 1tpOÀ.aAT1CJEtc;: 7tpOÀ.aA.eCO, «chatter first» (LSJ, s.v., I), con riferimento agli argomenti 'preliminari' che il PtPÀ.i6tovdovrà affrontare prima di parlare esplicitamente dell'amante, ma anche con allusione al ruolo di 'corteggiamento' che esso è chiamato a svolgere - gli epigrammi offerti in omaggio ai mi6ec; sono strumento di persuasione amorosa, come chiarisce l'espressione conclusiva; per la lettura solitaria d. Prop. 3. 3. 19-20 tuus in scam-
no iactetursaepelibellus,I quem legaiexspectanssolapuella virum. vv. 7-8 aU' imip TlJLCDV I ... 7t'U1CV01Ej)OV tt À.aÀ.et: si esplicita la richiesta al libro perché si faccia messaggero d'amore, un ruolo particolarmente congeniale al manufatto librario, alter ego del poeta e sua 'voce' trasferita su carta (d. d'altronde l'ambiguità che soggiace all'espressione imip TlJLCDV ... À. mxpax:éx:Àttat di KÀi.voo; per mxpax:Ài.voo ei.'tEx:aì àvr\p; Crinag. AP 5. 119. 3 = GPh 1775 ei µ,;crot xapi.ecrcraxapax:Ài.votto réµeUa; adesp. AP 5. 2. 3 yuµ.vr\vµot 6tà vux:tòç OÀ11vtaç:maxco è abbastanza comune come eufemismo per indicare attività sessuale passiva, in particolare omoerotica (cf.Henderson 19912, p. 158; Adams 1982, p. 190), al pari del latino patior, da cui il tecnico pathicus (cf. Adams 1982, pp. 189-90; 1ta8tte6çnon è registrato dai dizionari, ma cf. il graffito di età imperiale romana pubblicato da Roueché 1989, p. 245 = 1993, p. 39 con quanto osservato da Bain 1997, pp. 81-2, e ora Nicarch. POxy. 4502. 31); 6paco, all'opposto, come altri verbi che indicano l'agire (cf. ,tpattco,/aào e Adams 1982, p. 204), è inteso a segnalare un ruolo attivo. L'opposizione xaaxco I 6pacoè anche in 52. 1-2 (e si ricordi la traduzione ausoniana: qui/aàt et patitur); 79. 4 (mentre per il solo xaaxco cf. 71. 3); è piuttosto comune il ricorso a simili espressioni polari per indicare versatilità sessuale: cf., e.g., Demosth. 18. 130 xavta xoteiv x:aì.xac,xetv; Luc. Ind. 23 x:aì.mc,xetv x:aì. xoteiv tai>ta; Pseudo/. 17 ei ttç i6ot x:ivat6ov x:aì. àx6ppnta 1t0touvta x:aì.xac,xovta. v. 3 i\v 6è m'.>&u, 7tcilc; toirto;: per la possibilità che la richiesta di spiegazioni ulteriori da parte dell'interlocutore intenda porsi come mimesi di una interaV.
286
Commento.
Epigrammi 51-52
zione didascalica, cf. supra (e se l'ipotesi è corretta, la domanda potrebbe caricarsi di una maliziosa ambiguità: non solo «come è mai possibile?», ma anche, forse, con un certo interesse personale, «come si fa?»); lo stilema ricorda Cat. 85. 1 quare id /aciam /orlasse requiris,dove è analogamente motivato dall'enunciazione di un paradosso, anche se di ben altra natura. tòv èv µiaoc:p:d. in particolare Mart. 11. 81. 2 et iacetin medio sù:capuellatoro. v. 4: per èpya in riferimento all'atto sessuale d. supra ad 50. 3; per i corrispettivi latini - opus,opera,labor- cf. Adams 1982, pp. 156-7. aéoç è «duty, task, charge, office» (cf.LSJ, s.v., IV): la prestazione sessuale è equiparata a una qualsiasi mansione servile; per un'espressione analoga cf. Pind. Ol. 1. 44-5 ,iÀ0e 1eaì ravuµii6T}ç / Z11vì'teovt' è1tì x,>éoç. v. 6 µ116èÀOyouµe-ca6ouç: cf. infra ad v. 7; µe-ca6i&,µt ricorre spesso in relazione alla reciprocità dello scambio in contesti amorosi: cf. supraad 14. 3. vv. 7-8: la chiusa dell'epigramma esplicita il 'programma' erotico stratoniano, che prevede il rifiuto di ogni costrizione sessuale e promuove piuttosto la cooperazione tra i partnersper il conseguimento di un mutuo piacere - ciò che comporta, in modo eterodosso, l'ammissione di quel coinvolgimento apolaustico dell'èproµevoç nel rapporto sessuale che la prospettiva tradizionale tendeva a negare (cf. Dover 1978, pp. 52-3; 103-4 e ora Vattuone 2004, in particolare pp. 157-9, che mette comunque in guardia contro il rischio insito in schematismi troppo rigidi; un riesame delle testimonianze offerte dalla pittura vascolare in De Vries 1997, con precisazioni di Vattuone 2004, pp. 248-51; per la rappresentazione, del tutto eccezionale, di un fanciullo che risponde alla penetrazione con un'erezione vd. la scena incisa su una gemma ellenistica conservata a Leida, Rijksmuseum Het Koninklijk Penningkabinet, inv. 1948, con quanto osservato da Oarke 1998, pp. 38-42; per rappresentazioni di una condivisione del piacere inerente all'atto da parte del puer in letteratura latina cf. Williams 1999, pp. 185-6). v. 7 1taiçetç ioo: su 1taiçm, miyvtov, cf. supraad 50. 4. Che i partnersdebbano ricavare mutuo piacere dalla µiçtç è principio diffuso in ambito eterosessuale: cf. soprattutto Ov. AA 2. 727-8 ad metam properatesimul! Tum piena voluptas,I cum pariter vieti /emina virque iacent;3. 800 quo pan'ter debent/emina virque /rui, che fa del motivo oggetto di erotodidaxis;vd. anche, e.g., Theocr. 2. 143; Ov.Am. 1. 5. 26 (con McKeown ad loc. per altri paralleli); Ov. AA 2. 683-4. u 3 1eotvà À.'taco è qui equivalente di ai 'téco,come spesso nd greco post-classico: d. ISJ, s.v., III; la sintassi dd verso è forse più chiara se si sottintende, in linea con i precedenti xaiçetç; ioa, Kotvà ÀlCÙV "Iµepov, oùx onxétpov, / àll' onlCTIV 'l'UXPQ> 1tÙp àooµavn Pa),.ei. Da notare come, nell'epigramma stratoniano, si rinunci al consueto procedimento metaforico che prevede l'assimilazione alla pietra della persona refrattaria all'eros; con una sorta di inversione dei termini, è l'oggetto inanimato a subire un processo di umanizzazione. Si noti anche come, nella chiusa, della pietra sia ribadita l'insensibilità: non sarà forse un caso che il poeta rinunci ali'à6uvatov - impiegato invece a proposito dello çuÀOvdi 13 - in un contesto in cui sarebbe stato piuttosto scontato (più consolidata come immagine di insensibilità rispetto al legno, la pietra è frequentemente sfruttata per simili espressioni paradossali: cf. supra):anziché ricorrere a un'immagine ormai logora, Stratone ribadisce l'insensibilità dell'demento insensibile par excellence, tradendo le attese dd lettore abituato all'à6uvatov sulla pietra, e giocando piuttosto sull'inedita interpretazione dell'àva1o9Tioia dd Ài8oç in termini di umana impotenza. où 6uvatat: cf. supraad 11. 1.
56 Il poeta offre denaro al puer in cambio dei suoi favori sessuali, e alla possibile obiezione della prosperità finanziaria dell'èpmµevoç controbatte prontamente con la richiesta di una prestazione gratuita. Da un punto di vista strutturale, l'epigramma è assimilabile a 75, un solo distico che, con apparente rigore logico, tenta la persuasione amorosa attraverso la presentazione di due alternative antitetiche finalizzate al conseguimento dello stesso risultato. Il tono vivacemente colloquiale, e il tema della contrattazione erotica, consentono d'altronde di accostare il componimento a certi epigrammi ellenistici di forma mimica in cui era inscenato il colloquio tra una prostituta e il potenziale cliente - cf. Antiphil. o Philod. AP 5. 308 = Antiphil. GPh 865 ss. = Philod. 21 Sider; Philod. AP 5. 46 = GPh 3180 ss. = 20 Sider; adesp. AP 5. 101 = FGE 1076 ss.; vd. anche 8. La variazione stratoniana, nella concisa brevità, mira allarapidità fulminea della battuta faceta. v. 1 ooç µot 1eaì MPexaÀ1eov:cf. supraad 45. 1. èpeiç onV lCQÌ xeiµci>va è1ttO'tfivat,ooç aùtò 1tpòç "F.peotoç; d. anche Ep. 17 B.-F. ecrnv èap 1eaì1eaì..M>-uç 1eaìpo6ou. La metafora è sviluppata sistematicamente da Paul. Sii. AP 5. 258. 5-6 = 52. 5-6 Viansino oòv yàp en ~v61tmpov im:ép-repov e'iapoç àU:r1ç,/ xeiµa oòv àì..M>tpiou8epµ6tepov 8épeoç, nel contesto della celebrazione della non più fresca bellezza della donna amata. Il distico è confrontabile con °58: d. infraad loc. v. 1 èap: piuttosto ovvia l'associazione tra la giovinezza - il periodo del massimo rigoglio esistenziale - e la primavera - il periodo del massimo rigoglio della natura (in questo contesto si ricordi anche l'uso figurato di eap come «fior fiore»: d., e.g., Demad. fr. 4 Blass = 0 68 De Falco etrlPot ... eap 'tO'U &iµ.oue la spiegazione del processo metaforico effettuata da Arist. Rhet. 1411a3; d. inoltre il composto rufiniano elap6µao8oç -AP 5. 76. 1 = 30. 1 Page - utilizzato per descrivere i freschi seni di una fanciulla) - entrambe dotate di una forte valenza erotica (per il legame tra Eros e la primavera d. supra ad 36. 1-2) ed entrambe connotate in termini di irrimediabile fugacità: se la transitorietà dell'età giovanile è uno dei motivi più ricorrenti nel XII libro e, in generale, in letteratura amorosa (d., e.g.,67 e infraad loc.),per l'esplicitazione della brevità della stagione primaverile - interpretata in termini fortemente esistenziali - d., e.g., Ov. Met. 10. 85 aetatisbrevever; Mart. 2. 46. 2 e 9. 12 (13). 2 breve ... ver. Il susseguirsi incalzante delle stagioni è suggerito, nel componimento stratoniano, dalla paratassi. µetéxetta 8époç:l'estate della vita è l'adolescenza (d. Gal. Plac.cit. supra), periodo che precede la piena maturità virile e che comporta la comparsa delle tpixeç, tradizionalmente paventata dai cultori dell'eros omofilo (d. supraad 10); 8époç è d'altronde fortemente evocativo della prima peluria efebica: l'uso
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Commento. Epigramma 57
metonimico nel senso di «messe» (cf. LSJ,s.v., II) ne comporta talvolta l'impiego metaforico in relazione alla prima barba: cf. Cali. Hymn. Del. 298 8époç 'tÒ1tp6è ,q,òç 'tÒ&fy..uµlaet 1t0Uà 1eaì npoµ118ei KO't11PO'to, doveva essere poi diventata un luogo comune (cf. anche Luc. Pr. Es. 7; Men. Sent. 664 Jaekel): cf. Men. fr. 508 K.-A.el't' ou 6t1ealc.oç 1tpocm:e1tanauuµivov I ypac1>001. 'tòv Ilpoµfl8éa 1tpòç'taiç 1tÉ'tpatç, / ICOÌylve't' amcp Àaµ1taç, àUo 6' oooè ev / àya8ov; ò µtaeiv otµ· Q1tOV'taç 'tO'Ùç8eoi>ç,I yuvai1eaç e1tÀ.a10ç EÙpetllç d. supraad .54.7-8.
172 La
favola ricorre anche in altre versioni: d. van Dijk 1997, p. 1.52n. 119. vero che in Luciano l'innovazione satirica dello sdegno di Zeus per l'invenzione ddl'uomo prevede l'assegnazione di una ragione anti-tradizionale all'ira dd Cronide, ma là la nuova motivazione si affianca a quelle antiche senza escluderle, a differenza che nd frammento menandreo e nell'epigramma di Stratone. 174 E in umoristico contrasto con esse: al rifiuto della causa mitica dell'ira di Zeussi sostituisce, paradossalmente, un dcmento che la tradizione esiodea includeva già nella punizione divina: Pandora, secondo quanto narrato negli Erga,è donata da Zeusagli uomini in conseguenza dd furto dd fuoco. Con umoristico reversal,nd frammento menandreo il frutto dell'ira di Zeus diventa causa di quell'ira stessa. 173 È
312
Commento.
Epigramma 63
quello umano (la misoginia dell'interlocutore comico si proietta su quella divina: in Stratone, analogamente, lo sdegno umanissimo del pederasta per gli elementi fisici che deturpano la bellezza del ragazzino è attribuito anche a Zeus, secondo la ricaratterizzazione pederotica del Cronide attuata fin dal proemio del /ibellus). Varrà forse la pena ricordare che il testimone di Menandro è [Luc.] Am. 43, un'operetta che ha notevoli punti di contatto con gli epigrammi del nostro autore (cf. Intr. In. 1), e che documenta l'attenzione per il passo menandreo, nei primi secoli dell'era volgare, da parte di un certo tipo di letteratura pederotica - il che autorizza forse l'ipotesi che il nostro poeta abbia conosciuto il luogo comico, e che da esso abbia tratto uno spunto. Si noti comunque la differenza di tono tra Menandro e il nostro componimento: l'eterodossa causa dell'ira divina è filtrata, nel frammento comico, attraverso una prospettiva soggettiva che riconduce la rivisitazione del mito nei limiti di una personale illazione (olµ.'). Ben più deciso il tono dell'epigramma: l'innovazione mitografica si pone come una rettifica delle 'insensate' credenze tradizionali, rivolta direttamente, non senza boriosa supponenza, al protagonista stesso della vicenda. È probabile che il carme voglia fittiziamente presentarsi come ispirato a un quadro o a una scultura raffiguranti il supplizio di Prometeo, tema comune nelle arti figurative fin da età arcaica e ben documentato anche per i primi secoli dell'era volgare 17' (per la documentazione cf. Bapp 1902-9, coll. 3086-100; al1'abitudine di raffigurare Prometeo in catene fa riferimento anche il frammento menandreo in questione; cf. poi Ach. Tat. 3. 6 ss., in particolare 3. 8. 1 6é6etat µ.èv ò Ilpoµ.118Ei>Àµ11'tllc;; Aesch. Pr. 18 ai1tUµ.11nc;; Erinn. AP 6. 352. 1 = HE 1797 = 3. 1 Neri ì..qìmeIlpoµ.a8eu, che fornisce un parallelo strutturale per il vocativo preceduto dall'epiteto) - doti già implicite nell'etimologia, e puntualmente negate da Stratone con l'accostamento antifrastico del nome proprio e dell'epiteto. vv. 2-3 tòv 1t11À.Òv ... / ... tpixac;: il termine 1t11À.6c; rinvia al mito della creazione dell'uomo dal fango, attestato per la prima volta, in Grecia, nel racconto esiodeo della nascita di Pandora (Op. 60-82) e poi comunemente trasferito al genere umano nella sua globalità, con o senza riferimento al ruolo svolto da Prometeo (cf. Aristoph. Av. 6861tÀ.aaµata 1t11Àu e Dunbar ad /oc.,che ricorda la diffusione della credenza in molte culture); tradizionale, in tal senso, anche l'espressione 1tÀ.attcovàv9p(l)1touc;:1tÀ.6èµoviµouÈ:paçeu deliberativi (cf. Kiihner-Gerth II pp. 372-4), il verso è chiaramente improntaKaKòv T̵ap; 14. to a Omero: cf. Il. 9. 251 +,>açeu 07tmçAavaoimv ÒÀEç11cretç EO'tat ta6e epya; Od. 13. 376 +,>açeu 01tmçµV11açeo ... vat6éO'l xeipaç ètlnlcretç. Ai♦tÀ.E: cf. supraad 26. 4. µoviµT1:µ6vtµoç è agg. che ricorre assai raramente in poesia (Eur. Or. 340; Soph. OT 1322; Men. fr. 193. 1 K.-A.; GVI 1796. 4 [Cividale del Friuli, II sec.
o,uoç
o,uoç
188 I
due passi sono già stati accostati da Gonzalez Rinc6n ad /oc.
326
Commento.
Epigramma 67
d.C.]), mentre è comune in prosa, soprattutto in scritti di tipo filosofico; tanto più perciò è dato riconoscere, nell'uso stratoniano, la ripresa platonica (cf.supra). La forma a tre uscite è unica di Stratone; gli agg. in -tµoç hanno per lo più due uscite nel greco classico, secondo una tendenza rispettata anche nel1'età successiva (cf. Moulton II, p. 158); non mancano, tuttavia, occasionali 'eccezioni': cf., e.g., la forma CÌ>cl)eAtµT\ per cò+ÉAtµoç,-ov in Plat. Resp. 607d; +PoviµT\per +(>ovtµoç,-ov in Plut. Mor. 1070b. v. 3 2t'tT}v6v: quello di Eros alato è un clichémolto solido, per quanto l'immagine sia soggetta, di volta in volta, a sottili variazioni semantiche: dal significato di «veloce», secondo il primo uso metaforico dell'agg., si passa a quello di «leggero» (e cf. anche l'epiteto di 1eou+oç,attribuitogli in Eubul. fr. 40. 5 K.-A. - cf. Hunter ad /oc.- e Paul. Sii. AP 9. 443. 2 = 38. 2 Viansino), che Stratone interpreta come «transitorio», «incostante» (per altri esempi di 2t'tT}VO1c:t6ç, in un'iscrizione latina su cui ha richiamato l'attenzione Buchheit 1962, p. 146 (cf. anche Adams 1981, p. 133; Obermayer 1998, p. 187): CIL 10. 4483 (Capua) caca,ut possimusbene dormireet pedicarenatis candidas;vd. anche Lucil. con Paulo/Festo, fr. 1205 Krenkel haec inbubinat, at contrate inbulbitat , p. 32. 1 M. 'inbulbitare'est puerili stercoreinquinare;trovano una spiegazione, in quest'ottica, espressioni come Priap.69. 4 quot pondo est tibi mentulam cacandum;68. 8 et pediconum mentula merdaleaest (cf. Buchheit 1962, pp. 1446; Goldberg ad locc.;vd. anche Williams 1999, p. 29 e n. 79). Per la forma dell'indovinello 'mitologico' cf. adesp. AP 14. 43 ei.µì Jt6Aou µiµ1U1a·6uco6é µe &i\peçayoucn, I 1tp6a8e µèv 'Hpty6VT1c;, nam~1tc; 6' on-
Commento. Epigramma 68
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8ev· / 'Hpa1eÀ.éouç1:11peiµe cruveuvénc;, ii Sé µe cJ,oifx>u/ teipet vuµ+a ♦iÀTl 1t0Uét1Ct6atoµéV11,con la 'soluzione' di Paton, vol. V, p. 47: «est scrotum. Bestia Erigones est canis (mentula), bestia Pasiphaes taurus (podex), Herculis conjux est Hebe (pubes), Phoebi vero Daphne (laurea qua utebantur ad pilos urendos)». Per giochi a sfondo sessuale basati su doublesentendresastrologici in ambito epigrammatico cf. Mare. Arg. AP 5. 105 = GPh 1329 ss.; Philod. AP 11. 318 = GPh 3334 ss. = 31 Sider. Per un analogo precetto epigrammatico di condotta sessuale (omoerotica), espresso in forma negativa, cf. Nicarch. POxy. 4502. 1-8 (ep. I), dove il poeta vieta il ,royitetv con non dissimili considerazioni intorno alla sconvenienza dell'atto in certe (non chiarissime, a causa dello stato lacunoso dei versi) circostanze. 190 v. 1: tipicamente esiodea la prassi di congiungere una prescrizione o un divieto a un momento della giornata o dell'anno (cf.,e.g., Hes. Op. 724), spesso inquadrato da coordinate astrali (cf.,e.g., Hes. Op. 383-4; 727-8) - una prassi già volta in parodia daArchestr. frr. 27. 1; 37. 1-3 Olson-Sens. Stratone cerca di imitare Esiodo anche sul piano formale: frequenti, nel poeta di Ascra, gli attacchi di esametro con où6é1t0te, µTISÉ1t0te,µiprote (cf.,e.g., Hes. Theog.221; Op. 737, 744, 757), talora utilizzati, come qui, per introdurre un invito o un comando (cf.Hes. Op. 717, 724; per gli attacchi con µiptote cf. infraad v. 3 ); all'elevatezza della dizione concorre la forma epica T)EÀiou,accostata a ~oc; in una iuncturadi sapore omerico (cf. ~oc; ,ieÀioto in, e.g., Il. 1. 605;5. 120; 8. 485 etc.; Od. 4. 540,833; 10. 498; 11. 93 etc.) che ricorre anche in Hes. Op. 155;frr. 58. 12; 362 M.-W.;poetica la forma sincopata àvtéUov1:oc; per àva'téUovtoyoevta riferito a icuva, che sovrappone al senso proprio di «fiammante», adeguato alla descrizione della calura rovente della canicola-il sorgere di Sirio segnalavail culmine dell'estate, e icoov è comunemente utilizzato come sineddoche per «canicola»: alcuni esempi in LSJ, s.v., V - quello metaforico di «bruciante di passione», «voglioso», più pertinente sul piano erotico (♦ÀÉym e derivati hanno comunemente questo significato, in accordo con la diffusa concezione di Eros come fuoco: in ambito epigrammatico cf., e.g., Alc. Mess. AP 5. 10. 3 = HE 40; Asclep. AP 12. 46. 2 = HE 877; Diosc. AP 5. 138. 2 = HE 1472; Mel. AP 5. 139. 6 = HE 4151; AP 12. 80. 2 = HE 4083; AP 12. 109. 1 e 4 = HE 4308 e 4311; AP 12. 127. 3 e 6 = HE 4422 e 4425; Philod. AP 5. 123. 6 = GPh3217 = 14. 6 Sider; Rufin. AP 5. 75. 2 = 29. 2 Page; AP 5. 87. 6 = 31. 6 Page; adesp. AP 12. 89. 3 e 4; Strat. 19. 1 e 3); in µio-yea8at, infine, è presente la malizia dell'allusione al congiungimento erotico: ben attestato, fin dall'epica arcaica, l'uso eufemistico del verbo per indicare rapporto sessuale (cf.LSJ., s.v., b 4). v. 3: all'indicazione del divieto Esiodo fa di frequente seguire una frase introdotta da µ,; 1t0te, intesa a specificare le ragioni per cui un atteggiamento è sconsigliatoo proibito (cf.,e.g., Hes. Op.399,555,605,sempre a inizio di esametro); Stratone imita puntualmente questa movenza sintattica, che trova peraltro paralleli, in poesia arcaica, in Theogn. 76 (attacco di pentametro); [Theogn.] 1307 (seconda sede d'esametro). 1eap1t0ooxouA1U1t1tepoç
Commento.
Epigrammi 74-75-0 76
351
ovap i\Jxx; Rufin. AP 5. 74. 5-6 = 28. 5-6 Page, cit. infraad 0 103. Senza paralleli la costruzione di x:auxaoµat + dat. v. 2 µapav9év: µapaivcoè comune in simili contesti metaforici: cf., e.g.,Philod. AP 5. 80. 2 = 2. 2 Sider = [Plat.] FGE 595; Mare. Arg. AP 5. 118. 3 = GPh 1353; Ireneo Referendario AP 5. 251. 6; Maced. AP 11. 374. 7 = 38. 7 Madden; Ach. Tat. 1. 8. 9; Philostr. Ep. 55 Benner-Fobes. èi♦vco oi>vK01tpiotç:si noti il contrasto stilistico prodotto dall'accostamento di èi♦vco, avverbio di uso per lo più poetico, diffuso in tragedia (cf.DGE, s.v.), e x:61tptov,che evoca ben più prosaici orizzonti. Con la brutalità dell'espressione lessicale si intende sottolineare l'indegna sorte riservata a un fiore tanto bello, e si intende suggerire il disgusto che la rosa appassita, come il ragazzo non più giovane, provoca negli estimatori di un tempo. Per una variante stratoniana dell'immagine di marcescenza con valenza esistenziale cf. 38. 3-4; per la bellezza appassita che viene gettata via con i rifiuti cf. adesp. AP 12. 107. 3-4 = HE 3750-1 µup'tovecoÀOv / èppi♦8co çTtpo'i.ç cpup6209 µevov cncup(iÀOtç.
èpi♦Tl: forma poetica per èppi♦Tl; per la
t breve dell'aoristo passivo cf. Chan-
traine, DELG p. 975, s.v. v. 4 ♦8ovécov ... xpovoç:è comune l'attribuzione delle umane sciagure all'invidia malevola di entità soprannaturali; altre volte la 'gelosia' maligna è imputata più semplicemente agli elementi che impediscono di godere di qualcosa o di qualcuno: cf. supraad 15. 6; 72. 4; per i concetti di cp86voçe pacncaviacf. anche supraad 28. 5. 6. I.:espressione ricorda da vicino Hor. Carm. 1. 11. 7-8 dum loquimur/ugerit invida I aetas (e cf. Nisbet-Hubbard ad loc.);cf. anche Philostr. Ep. 17 Benner-Fobes ♦8owpòç yàp ò xp6voç x:aì nìv èiv8ouçcopavàcpaviçetKaÌ 'tTlVKOAÀO'Uç OKµT)V a1tayEt. èçeµapaw: il valore causativo di èx:µapaivco,composto raro, trova confronto nel solo Thphr. Jgn. 11, ma è comune per il verbo semplice; l'azione devastatrice del tempo è frequentemente espressa da µapaivco: cf., e.g., Soph. Aj. 714 1tav8'ò µéyaç xp6voç µapaivet; D. H. 2. 3. 8 ò 1taV'taµapaivcov'tà x:aA.à xpovoç e soprattutto Theocr. 23. 28 x:aì 'tò p6&>vx:aMv ècm, x:aì ò xpovoç
airtò µapaivet.
75-0 76 Due argomentazioni antitetiche tentano, in 75, la persuasione di un amasio riottoso: se la bellezza svanisce, bisogna allora approfittarne finché si è in tempo, secondo il ben noto motivo del carpediem;se invece resta, perché rifiutare un bene che non viene meno se condiviso? (un argomento suasorio non dissimile utilizza Ov.AA 3. 89 ss. - e vedi Gibson ad loc. per altri paralleli; cf. an209
Che nell'espressione sia lecito ravvisare un riferimento al perduto charme del puer lo precisa Taran 1979, p. 50.
352
Commento.
Epigrammi 75-°76
che Priap. 3. 1-2 da mihl quod tu I des licet assidue, nil tamen inde perite Goldberg ad /oc.;per l'ascrizione planudea a Meleagro d. supraad74). L'epigramma, per struttura e contenuto, rivela forti affinità con °76, un distico anonimo della SyllogeParisina,edito per la prima volta da Cramer 1841, p. 383 e poi ripubblicato da Meineke 1843, p. 395; Piccolos 1853, pp. 156-7 e, infine, Cougny 1890 (App. Anth. 4. 73), per il quale già Meineke 1843, p. 395 suggeriva la paternità stratoniana («videtur Stratonis carmen esse»), secondo un'ipotesi ripresa e precisata da Lausberg 1982, p. 300 e Cameron 1993, pp. 225-6 (cf. anche Steinbichler 1998, pp. 90-1). Il componimento anonimo, i cui tratti espressivi sarebbero già di per sé sufficienti a giustificare l'ipotesi di un'attribuzione a Stratone (cf. in particolare il v. 2 e infra ad /oc.), si presta in effetti a essere interpretato come Selbstvariationsu 75: identico l'impianto strutturale, con le due alternative inquadrate dall'opposizione ei µèv / ei 6é; identico l'intento ammonitorio, che pur si realizza, in °76, nell'apparente concessione alla ritrosia dell'amasio, mentre in 75 il procedere serrato dell'argomentazione logica azzera ogni distanza tra le due possibilità contemplate. Stratone non di rado torna su argomenti già trattati per variare se stesso (il motivo stesso del carpediem è tra i più diffusi nell'ambito della produzione poetica stratoniana; casi limite sono rappresentati dalle coppie 51-52; 83-84: d. comm. ad locc.),dando talvolta luogo a contraddizioni, più o meno marcate (cf., e.g., 66-70; 79-87). Nessuna difficoltà dunque a ravvisare nella coppia di epigrammi un esempio ulteriore di una prassi di auto-variazione già ben documentata.
75 v. 1: sintesi dell'argomento ammonitorio classico, per cui d. 26; 38 e supra ad locc.;per µeta6i&>µ.t d. 14. 3 e supraad /oc. 0
76
1 8aAÀ.Etç:cf. supraad 36. 5. µapaiVTI:verbo topico in simili contesti: d. supraad 74. 2. v. 2 tl ~véetç: l'attacco di pentametro trova esatto confronto in 53. 4 ti +eovéetç oouvat tairtò Av,vi>ven ~µovri (d. Gowµovri cJ'ÙJJ.OVfl
Page ad /oc.;Stembach 1890,p. 12; Gonzalez Rinc6n ad /oc.;Pretagostini 2003, p. 1.57). Difficilevalutare l'attribuzione di App. B-V a Nwnenio di Tarso, epigrammista che è per noi poco più di un nome (un solo componimento, di contenuto pederotico, gli è ascritto nella Palatina,AP 12. 28; l'Appendixgli assegna anche un altro distico - d. Stembach 1890, pp. 83-4 - che varia di pochissimo Mel. AP 12. 60 = HE 4.508s.), ma le condizioni della trasmissione (in App. B-V sono omessi i primi due versi, per un salto da pari a pari - da 7.5.2 a 78. 3: d. Stembach 1890,pp. 11-2),218unite al fatto che il componimento, per tono e linguaggio,219si lascia agevolmente ricondurre a Stratone, inducono ad assegnare maggior credito al lemma di P. 217
In vista degli esclusivi interessi pederotici di Stratone è invece senz'altro da escludere la si nasconderebbe un'allusione al yuvailettura di White 2002, p. 164, secondo cui in po&x ttiov µ6ptov e i KaÀà ffllt6ia del v. 1 sarebbero «beautiful female slaves» piuttosto che ragazzini. 218 Da un esame autoptico è risultato che la fusione tra 75 e 78 in S5 reclamata da Cramer 1841, p. 385 e Stembach 1890, p. 12 in realtà non ha luogo: un segno diacritico distingue chiaramente 75 dal componimento successivo; per quanto riguarda l'ordine dei versi che compongono 78, i vv. 2 e 4 si trovano, nel Paris. suppi. gr. 352, alla pagina successiva rispetto a quella che contiene 78. 3, sulla colonna di destra. Poiché nel manoscritto gli epigrammi sono vergati di seguito su due colonne, è evidente che i primi due righi della colonna di sinistra, oggi perduti in lacuna, contenevano i vv. 1-3. Lo scriba copiò dunque dapprima, per un salto da pari a pari analogo a quello avvenuto nel Palat. Vat. gr. 128, il v. 3 dopo 75, ma una volta accortosi che i due componimenti erano distinti riscrisse integralmente l'epigramma a pagina nuova, seguendo il corretto ordine dei versi, non senza aver prima atetizzato il verso in eccesso ponendo dei puntini sotto di esso. 219 L'imitazione di Meleagro - uno dei modelli cui Stratone si richiama più di frequente -
Commento.
Epigramma 78
357
v. 1 µto01t6vripe 1te1tMXaµ.éve: µtoo1t6vripoç è termine che nella Nea individua un preciso carattere, quello dello «spregiatore del male» (cf.il titolo della commedia di Antifane, fr. 1.57 K.-A.; vd. anche Men. Dys. 388 e Handley ad /oc.); non è improbabile che Stratone, nel tacciare di ipocrisia il puer, intenda alludere a questo tipo comico, per cui l'espressione verrebbe a significare 'tu che hai recitato la parte del buono, come un attore' (per un'altra accusa di teatralità in Stratone cf. 34, dove il Witz epigrammatico è più chiaramente incentrato sul gioco intorno a un titolo di commedia); per il valore spregiativo di 1te1tMXaµ.évov cf. Phot., II, p. 7.5 Naber 1te1tMXaµ.évov·1Ca1Coupyov; Hesych. 1t 1463 Schmidt 1te1tÀ.aaµ.évov·µ11àA.118éç,\IIEOOOç / où1eol6a (e se è lecito postulare un'imitazione, sarebbe significativo l'abbassamento parodico ottenuto in virtù dell'applicazione di una frase che descriveva la comparsa improvvisa di una bruciante passione amorosa alla realtàprosaica di vili commerci sessuali). Per espressioni analoghe in contesti erotici d. anche adesp. AP 5. 51. 2 = FGE 1083 tlç 6è 1eaì nç 1eaì 7tci>ç, it 8eòç ol6e µé>V11; Ov. Am. 2. 8. 27-8 quoque loco tecum /uenm quotiensque, Cypass~ I narrabo dominae quotque quibusque modis.
79 In aperta contraddizione con quanto sostenuto in 87, dove la superiorità dell'eros paidico su quello femminile è dimostrata attraverso l'opposizione tra l'esclusiva eterosessualità delle bestie, esseri irrazionali che obbediscono solo agli istinti della natura, e l'omofilia umana, frutto di una superiore conquista culturale, Stratone dipinge un vivace quadretto di omosessualità animale. L'epigramma può essere inteso come una nuova difesa dell'amore maschile (d. 7 e supra ad /oc.), incentrata sulla demolizione dell'argomento tradizionale 220
Come mi suggerisce Enrico Magnelli.
Commento.
Epigramma 79
359
utilizzato dai denigratori dell'eros omofilo per dimostrare il carattere aberrante del sesso 1tapà +ul;/ a xelp -yàp'tàv xeipa. ICµµastratoniano sia un puer, di cui il poeta intende schernire l'improvvisa maturazione fisica, segnalata, in modo anti-tradizionale, dalla crescita del suo attributo virile e non dalla comparsa dei peli, spauracchio classico dei pederasti (cosi parrebbero intendere gli esegeti), o se, al contrario, si tratti di un èpa.eUKOV, d. supraad 5. 1. à1t0Uuµat: simili espressionienfatiche sono comuni nd linguaggioerotico: cf., e.g., Asclep. AP 5. 162. 3 = HE 844 oixoµ' "F.peotEç, ÒM>Àa,6toixoµat; Philod. AP 12. 173. 1 = GPh 3254 = 11. 1 Sider 6TU1oiµe Kteivet 1eaì8épµiov; AP 5. 132. 1 =GPh 3228 = 12. 1 Sider àttoM>Àa6tKaimç;AP 5. 132.6 = GPh 3233 = 12. 6 Sider 8ué µe; Prop. 1. 10.5 cum te complexamorientem(per altri ess. di moriorutilizzatoiperbolicamentein riferimento a chi è afflitto dalle pene d'amore d. ThU VIII. 1494). µeAixpouv:cf. supraad 5. 1. v. 2 1eaioµat:il verbo rinvia alla comunissimaimmaginedi amore come fuoco, su cui d., per lo meno, Ffeiffer ad Call. fr. 195.23; Pearson ad Soph. TrGF 474. 2-3; Gow adTheocr. 3. 17; 7. 55; Nisbet-Hubbard adHor. Carm.1. 33. 6; McKeownad Ov.Am. 1. 1. 26. Per il diffuso impiego di Kaioµat metaforico, cf., e.g., Sapph. fr. 48. 2 V.;Pind. Pyth. 4. 219; Call. Hymn. Ap. 49 con Williams ad /oc.;Hermes. fr. 7. 37 Powell, Coli.Alex.; Fragm.Gren/ell.16; Md. AP 5. 96. 2 =HE 4297, cit. ad v. 1; Stat. Flacc. AP 5. 5. 6 = GPh 3801; Rufin. AP 5. 88. 2 = 32. 2 Page; Charit. 4. 6. 2; Alciphr. Ep. 3. 31. 1 Schepers;Sudae 409 Adler è1e1Caioµat oou· èpcooou; per Kauµa cf. supraad 21. 1. çav86v:cf. supraad 5. 2. eù8ùc;oA.Oç ì.tA.uµat:la metafora dello 'struggimento erotico', anch'essa comune, è di solito veicolatada fllKOµate derivati: cf., e.g.,Anacr. fr. 139 Gent.; Diosc. AP 7. 31. 1 = HE 1575;Longo 1. 18. 1; ma cf. A00tµeA11ç come epiteto di Eros (Hes. Theog. 121; Sapph. fr. 130. 1 V.; Carm.pop. PMG 873. 3) e 1t08oç (Archil.fr. 196 West; Alcm. PMG 3. 61 = fr. 26. 61 Calarne). Enfatico l'uso dd perfetto in luogo dd presente, che presenta come già avvenuta un'azione non ancora verificatasi(cf. Kiihner-Gerth I p. 150);il diverso tempo verbale nd terzo KCOAOV, che introduce un demento di variationella simmetriacompositiva,suggerisce,in qualche modo, la preferenza stratoniana per l'ultima tipologia (cf.Lausberg 1982,p. 325).
87 La superiorità dell'eros omofilo su quello eterosessualeè sostenuta da Stratone con un epigramma dal pretenzioso tono raziocinante:solo gli esseri dotati di ragione si dedicano alle pratiche omoerotiche; chi è vittima dell'amore per le donne non si distingue in nulla dalle bestie insensate. La problematica discussa, che si inquadra nd filosoficodualismo tra natura e cultura, trova una certa diffusione nell'età della Seconda Sofistica- d. Ach. Tat. 2. 35-8; Max. Tyr. Diss. 18. 1; 19; Longo 4. 12. 2 e, soprattutto, [Luc.]
376
Commento.
Epigramma 87
Am. 33 ss. - ma vanta precedenti più antichi: già Plat. Lg. 636a-c, 836c-e aveva espresso la propria riprovazioneverso l'eros maschile avvalendosidella distinzione tra amore 1eatà ~mv e amore 1tapà ~mv, l'uno praticato anche dagli animali, guidati dall'istinto verso la procreazione, a garanzia della sua liceità, l'altro dagli uomini perversi, che per una folle distorsione si dedicano a un'attività del tutto aliena alla natura, con l'accostamento àppévwv 1tpòçèippevaçfi &quicovxpòç &quiaç. La prospettiva platonica è condivisada Massimo di Tiro, che si erge a paladino della naturalezza contro l'abominio di una prassi perversa, e da Longo, dove è sostenuto che mai nessuno vide tpayov ... paivovta tpayov, oùot 1eptòvàvtì tcovòiwv 1ept6v,oooè àÀ.EKtpoovaç àrn tcov àÀ.EKtopi&ov toùç àuKtpoovaç; vd. inoltre Plut. Mor. 990d-f, dove la saggia moderazione delle bestie è analogamente contrapposta all'intemperanza umana (sul Gryllusplutarcheo cf. Indelli 1995) e, infine, Agath. AP 10. 68 = 53 Viansino,che allude all'epigrammastratoniano per capovolgernei termini (cf. Viansinoad /oc. e infra ad v. 1). In ambito latino, la medesima argomentazione è utilizzata da Ov. Met. 9. 731-4 per dimostrare l'innaturalezza dell'amore tra donne. Il punto di vista di Stratone trova invece esatto confronto in [Luc.]: cf. soprattutto Am. 36 ti 61ì1tapCl>v, v. 4 çq>Cl)v; v. 2 7tA.éov, v. 4 mov) e parechesi (v. 1 èiÀOyov / v. 2 èiUwv / v. 4 CÌÀ.Òywv): in posizione incipitaria è stabilita la follia ottusa di chi si dedica ai rapporti eterosessuali;segue la rivendica237 A garantirlo sono le Leggiplatoniche, ma anche l'opuscolo plutarcheo potrebbe essere precedente, o comunque contemporaneo, a Stratone, e il passo citato delle Metamorfosi ovidiane testimonia di una diffusione dell' exemplum animale già alla fme dd I sec. a.C. Per il rapporto tra Stratone e l'operetta pseudo-lucianea cf. Intr. In. 1.
Commento.
Epigramma 87
377
zione della superiorità intellettuale di chi pratica, razionalmente, il mryiçei v (v. 1, dopo la dieresi bucolica, fino all'incisione centrale del secondo esametro); con la seconda parte del v. 3, e fino alla fine del secondo distico, torna, in Ring-Komposition,la critica contro la 'bestialità' di chi difetta del A.6yoç, espressa con puntuale ripresa linguistica (v. 1 mv w.oyov ç4>ov,v. 4 tci>vaA.6ymvçqxov). Il contrasto ÀO'yucoi/ w.oyot è peraltro ribadito dall'identica strutturazione dei vv. 2-4 ('tCDVau.rov çqxov toirt' exoµev tò 7tÀ.ÉOV/ 'tCDVaA.6ymvçqxovouaèv exoucn mov), cui la sostituzione di au.rov con aA6ymve di toirto con oooév assegna significato perfettamente antitetico. Per il tema della superiorità di un genere di amore sull'altro cf. anche 7 e supra ad loc.;vd. inoltre 79, dove, con brusco mutamento di prospettiva, è descritta una scenetta omofila desunta dal mondo animale, forse con non dissimili intenti di polemica erotica (cf. supraad loc.). v. 1 xav ... µ6vov: con xav si esprime, in accordo con la riproduzione delle movenze dell'argomentazione filosofica, l'universalità della premessa maggiore. I.:espressione aì..oyov ç4>ovrinvia alla canonica distinzione tra uomo e animale sulla base della prerogativa esclusivamente umana del A6yoç - cf., e.g., Oeanth. SVF I, fr. 515. 6 ou ... µetéxeiv A.6youtà çcpa; Chrys. SVF II, fr. 131 imapxmv; in Democr. 68B164 D.-K. A6yoç ò 1eatà +uvtai: i.e. oooi où xuyiço'UO'l.v; si noti come il dativo, sminuendo l'importanza dell'agente e focalizzando l'attenzione, per converso, sull'azione espressa dal verbo, concorra alla svalutazione misogina della donna.239 (e non sarà forse un caso che il dat. d'agente, con Kpa1:Éoµai,sia di solito riservato a enti astratti o oggetti inanimati - cf., e.g., Aesch. Eum. 148 UJtVq> 1epa't'll8ei.oa;Plut. Cam.23. 5 UJtVq> Kaì o'ivq>- in una sorta di degradazione dell'intera categoria femminile al rango di esseri irrazionali). v. 4: la chiusa asserisce la perfetta identità degli esseri irrazionali e dei seguaci dell'amore eterosessuale, in base all'equivalenza logica tra la premessa maggiore e il termine medio: quanti non xuyiço'UO'l.v,sono à).oyoi. Se infatti i bruti si dedicano solo al Ptvei.v e il xuyiçeiv è ciò che contraddistingue gli esseri dotati di ragione, quanti non xuyiço'UO'l.vpraticano, necessariamente, solo il Ptvei.v, non hanno la prerogativa degli animali razionali e sono di conseguenza, a loro volta, dei bruti.
88 Nuova espressione dei concilianti gusti di Stratone in materia amorosa (d. supraad 5; 39; 86), che si realizza attraverso la variazione sul toposerotico ddl'incertezza tra due alternative, spesso incentrato sull'opposizione amore facile / amore difficile (cf. supraad 41). Il poeta gioca con il consueto bipolarismo 'disponibilità e sua negazione', funzionale, nello sviluppo tradizionale del motivo, all'espressione dd principio per cui in amore si tende a preferire ciò che sfugge al possesso (sul motivo cf. anche supraad 39), ma lo reinterpreta nei termini di una presenza e di un'assenza puramente fisiche: la contingente disponibilità di un amasio e la temporanea mancanza dell'altro diventano paritarie ragioni di un duplice desiderio (e non sarà di certo casuale la circostanza della consanguineità tra i due rivali, che accentua l'idea della pariteticità tra le 239 Anche
se è senz'altro eccessiva la pretesa della Furlani 1987, p. 225, che la forte misoginia di Stratone, al pari del disprezzo per la donna ostentato nei coevi scritti in prosa sul1'argomento, sia spia «di un'insicurezza maschile», cui farebbe riscontro «l'effettivo svezzamento della donna e la sua prorompente preminenza intellettuale, economica, sociale»; le argomentazioni misogine di Stratone sono il riflesso di una tradizione antichissima, che da sempre aveva avvertito l'esigenza di ribadire la superiorità, anche fisiologica, del maschio sulla femmina.
Commento.
Epigramma 88
379
due alternative: cf. v. 1 e infra ad /oc.). L'incertezza tra due opzioni si risolve nella scelta accomodante di ciò che è di volta in volta a portata di mano - il che tuttavia non esclude il 'canonico' desiderio per quanto è lontano: il binomio 'tÒ 1tap6v / 'tÒ ì..etx6µevov diventa espressione di una complementarità necessaria all'appagamento dell'incontinente èpatì..e'i: termine applicabile a ogni coppia di elementi, incluse due persone, çevyoç è riservato a due fratelli già in Aesch. Ag. 44 òxupòv çeuyoç 'A'tpetoov; Cere. fr. 65 Lomiento 11vKaiJ..tm'.Yymv çevyoç èv l:upaKoooatç: la perifrasi con gen. appositivo, che comporta il verbo al sing., consente di presentare come una unità inscindibile i due rivali in amore (e si ricordi che çevyoç è comunemente utilizzato in riferimento a due sposi o a due amanti, a ribadire la compattezza della coppia da esso designata: cf., e.g., [Luc.] Am. 11 èpmnKòv çevyoç). à6eMj,etrov: variante omerica per à6eì..♦avaç in 11. 4. Da un punto di vista stilistico il componimento si segnala per la patina epicheggiante, suggerita dal contesto omerico. vv. 1-3 otov . . . 1:o'iov:il confronto stabilito tra il personaggio omerico e il giovane Teodoro è inquadrato in una struttura correlativa dal sapore chiaramente omerizzante (cf. Chantraine, GH II p. 236) e il primo distico richiama alla memoria la presentazione iliadica di Idomeneo e Merlone: cf. Il. 2. 649-51 ciU.ot8' Ot KptttllV É1CO't0µ1tOÀ.lV àµcj,evéµov,:o, / 1:COV µèv ap' '16oµeveùç OOUpÌ. 1e>.mòçirYeµ6veue / Mf1pt6vriç,:' à1:a>.av,:oç'Evua>.icpàv6pet♦6vtUv. 1 à1tÒKpitt11ç:per la particolare fama di cui la regione godeva nel mondo antico cf. infraad v. 6. 0e66rope: è il nome dell'amasio anche in 69. 5 (cf. supraad /oc.), ciò che tut· tavia non autorizza a postulare identità di referente (cosi Oarke 1978a, p. 440; Steinbichler 1995, p. 87 n. 20, che notano anche altri nessi linguistici tra i due
Commento. Epigramma 89
381
epigrammi, come mvvuxa di 69. 1 in rapporto a 1taVT)J1€poç, Étaipou di 69. 3 in rapporto a Étatp6ouvoCJU Àéycov; av8oÀOyotm: agg. meleagreo: cf. AP 12. 95. 2 = HE 4399 1eaì KaUeuç àv8oÀ6yot Xapt teç. v. 4 à1CT1potatou:l'immagine è dotata di una certa carica sensuale: al significato neutro di «incontaminato», «intatto», funzionale alla presentazione idealizzata del volto del puer, si aggiunge la nozione di purezza verginale sottesa talvolta all'uso dell'agg. in tragedia: cf., e.g.,Eur. Tr.675; Or.575 (Àéxoç};senza confronti la forma del superlativo. v. 5 J1€Ài1tat6aç:neologismo stratoniano di sapore paratragico: la componente -1tatç, pressoché estranea all'epica arcaica (l'unica eccezione è costituita da eintatç in Hymn. Hom. 30. 5), è particolarmente produttiva in tragedia, soprattutto con Eschilo (cf.,e.g.,Supp.3211teV'tT11COvtmtatç; Th. 533 av6pomtç Ag. 721 e~tÀ01tatç; Eum. 38 avti1tatç). Stratone mutua un tratto espressivo qualificatorio di un genere 'alto' rinnovandolo tuttavia sul piano semantico: alla seconda parte del composto è assegnato un valore attivo, per cui il termine viene a significare «produttore di miele», secondo un'operazione che trova confronto in Theocr. AP 9. 437. 8 = HE 3481 Potp001tatç, (la vite) «che produce grappoli»; il neologismo gioca inoltre con la doppia valenza di 1taiç, «figlio» I «fanciullo», ciò che lo rende profondamente evocativo del campo semantico intorno a cui ruota il componimento. 6pa1tén: termine aulico mutuato presumibilmente da Mel. AP 12. 80. 6 = HE 4087 (detto all'anima che tenta di sfuggire al dominio di Eros), ma di uso già tragico: cf., e.g., Soph. TrGF 174. In considerazione della strutturata organizzazione 'socio-politica' del regno delle api, e della rigida gerarchia sovrano-a 243 24 '
Sull'errataidentificazione del sesso dell'ape regina presso i greci cf. Davies-Kathlri-
thamby 1986, pp. 62-3.
Commento. Epigrammi 91-92
387
/ suddite in esso operante - tratti riconosciuti già dagli antichi, secondo una ben nota tendenza all'interpretazione antropomorfica dei componamenti entomologici (d. Davies-Kathirithamby 1986, pp. 59 ss.)-l'epiteto risulta curiosamente appropriato alla µÉÀ.tooa, «fuggiasca» dal regime oligarchico cui è soggetta. v. 6: con un paradossale rovesciamento, consentito dall'ambiguità semantica dell'espressione finale, Stratone minaccia di annientare la presunta rivale ricorrendo ai suoi stessi mezzi: accanto al significato di «mordere», «ferire», «pungolare», OOKVCOpuò essere utilizzato in relazione alla puntura di insetti (d., e.g., Il. 17. 572); l'espressione 1eévtpoveponoç, improntata su Mel. AP 5. 163. 4 = HE 4251 xucpòv àeì.1epa6i~. 1eévtpov"Eponoc;exet, recupera la metafora, già tragica (d. Eur. Hipp. 39), di Eros come assillo (per altre occorrenze dell'immagine nella poesia successiva d., e.g., Nonn. D. 42. 210; 48. 509 su cui vd. Gigli Piccardi 1985, pp. 52-5): la nozione di dolorosa e amara inquietudine a essa sottesa è tuttavia trasformata in uno stimolo concreto, in un'arma da usare contro altri, che rende combattivo e pericoloso l'amante toccato nei suoi affetti.È probabile che in Kévtpov, come suggerito da Gonzalez Rinc6n, si celi un double entendre sessuale, secondo un uso di ascendenza comica (d. Aristoph. V. 225 ss.; 408, 1115, 1121 e Henderson 19912 , p. 122; l'ambiguità scabrosa è anche in Sotad. fr. 1 Powell, Coli.Alex., su cui vd. Pretagostini 1991; Lorenzoni 2001, pp. 221-2): l'ammonimento conclusivo, condotto con toni paratragici, verrebbe ad assumere le concrete connotazioni di una minaccia sessuale, in linea con un topos panicolarmente caro alla poesia priapea (il dio itifallico prospetta tradizionalmente ai ladri impenitenti la punizione della mentula:cf., e.g., Phil. API 240 = GPh 3126 ss.; Priap. 11; 22; 28; 31; 35; sul motivo vd. Richlin 19922 , pp. 120 ss.), ma presente anche altrove (d., e.g., Nicarch. AP9. 330. 7-8 = HE 2733-4 mpé;etc; / m,yiçat; Cat. 16. 1 e 14 pedicabovos et i"umabo; Man. 11. 63. 5 pedicant ... curiosos).La chiusa scabrosa, oltre a essere conforme alla prassi poetica stratoniana, connoterebbe in più precisi termini di distorsione umoristica tanto la ripresa meleagrea, quanto la parodia tragica, e accentuerebbe la natura paradossale dell'allocuzione alla µÉÀ.tooa,ponando alle sue estreme conseguenze il processo di umanizzazione cui l'insetto è sottoposto nel corso dell'epigramma.
92 Resoconto di un'avventura erotica: il poeta ha sedotto un puer ricorrendo a generose promesse, e ora si chiede come fare per non deludere l' amasio. v. 1: l'episodio è collocato nella ben nota scena del 1eroµoçnotturno (d., e.g., adesp. AP 12. 116 =HE 3794 ss.; Mel. AP 12. 117 =HE 4092 ss.; Taran 1979, pp. 52-114; Gutzwiller 1998, pp. 140 ss.), pendant tradizionale del simposio (µe"taoopmov, «after supper, i.e. at one's wine» - cosi LSJ,s.v. 2: per la natura paradossale dell'espressione nel contesto metaforico cf. infra ad v. 2; per l'uso in relazione alla sfera notturna d., e.g., GVI 1988. 11-2 Umbro, li/I sec. a.C.)
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Commento.
Epigramma 92
V'UKta6è 1tl1Cpotat11V µeta66pmov imvooavtEç I OÌlCO'UµeV µéAa8p[ov flep244 c; yàp À.UKot toùç cipvaçàya1tciìcnv, omeotà yuvata 1t08o001.v oi véot, Kaì ÀuKo♦lÀia tomcov ò 1t68oç(adattamento eterosessualedel già citato proverbio). v. 3 uiòv ... tou yeitovoç: cf. 46. 11ta'i.ç... tou yeitovoç e supraad /oc. 'Aptm:o6iKou:antroponimo non raro (cf. LGPN, 1-IIIB,s.v.), che potrebbe tuttavia essere stato selezionatoper la nozione di rettitudine a esso sottesa, che in ultima analisi,a rendeha un suo peso nell'epigramma (è il rispetto di 6i1C11, re ragione degli scrupoli 'morali' che il poeta ostenta nella chiusa). 244 Integrazione
di Nikephoros, accolta da Peck. Cf.già Dilthey 1878-9, p. 13 «in Stratonis epigrammate qui excurrit enh:mµoç,commodc opprimit puerum, dum is forte sub ipsa porta adstat, tamquam agnum lupus; generatim qui dicuntur vel em.icmµotesse vel enticmµciaatnvi aut 1tpoçnva, in domos invadunt neque consistunt foris». 246 Il passo è stato interpretato anche come esametro: d. adesp. eleg. 2a West2. 24 '
Commento.
Epigrammi 92-93
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v. 4 èçe♦iÀuv: il composto, interpretato da LSJ, s.v. 1, come «kiss heartly», è poco più di un hapax (per il valore completivo conferito da ÈKal verbo d. supraad 19. 1 èçe♦UY11v): unica altra occorrenza in GVI 1979. 6 (Tessalonica, Il/III sec. d.C.) xoUoùç èc;♦tA.tflV ÈK'tflCJOµflv av6pac;é-raipouc;,dove il senso parrebbe quello di «love dearly» (d. LSJ,s.v. 2). op1eotçxoUà xaptç6µevoç: «offrendo molti doni e accompagnando le promesse con giuramenti» (per l'efficacia di una simile tattica di seduzione d., e.g.,l'episodio del ragazzo di Pergamo in Petron. 85-7; che l'èpcbµevoçsia persuaso all'eros dai doni dell'èpac:rniçè d'altronde cosa nota: d., e.g., Tib. 1. 9. 11 muneribusmeus est captuspuer, Mart. 11. 58. 1-3 cum me velie vides tentumque, Telesphore,sentis, I magnarogas... I et nisi iuratusdixi 'dabo'.. .; vd. anche supraad 54), come si evince dalla domanda che il poeta, al verso successivo, pone a se stesso - vuv 6' airtcp tl ♦épc.ov 6c.op,iaoµat;per questo valore concreto di xaptç. d. LSJ, s.v., Il; per il dat. modi d., e.g., Od. 10. 43; 14. 387 (altri ess. in LSJ,s.v., I. 1). vv. 5-6 oin:' mta'tT)ç... / ... è1ttop1CO(J'\)Vf1c;: che il puer non meriti l'inganno (da intendere come mancato adempimento alla promessa di ricompensarne con doni i favori erotici) è forse da leggere alla luce del suo status sociale, e il nome del padre, 'Aptm66t1eoc;,sembrerebbe aggiunge qualcosa a questa nozione (d. supraad v. 3). Il senso dell'espressione conclusiva non è del tutto chiaro: l'ipotesi di un'allusione allo 'spergiuro italico', da intendere alla luce di un 'pregiudizio asiatico' verso il mondo romano (cf. Brunck 1773, p. 215 «fuit tempus, quo apud Graecos, Asiaticos praesertim, Romana perfidia in proverbium abire potuit, eodem modo, quo perfidia Punica apud Romanos»; simile spiegazione fu forzata da Geffcken 1931, col. 278. 37-40 a corroborare l'ipotesi di una datazione adrianea per Strat., ma cf. Oarke 1984, p. 215 n. 4), è seducente,247 ma non è confermata da alcuna evidenza; se si intende é01tepiT1 come «serale» (e le promesse sono state d'altronde fatte di sera, µe-ra66pmov)si può invece pensare a una generica correlazione tra le ore notturne e l'amore - d. supraad 69. 1 - a sua volta tradizionalmente legato alla sfera dei giuramenti non mantenuti - cf. supraad 20 e 78. 2 - ma l'espressione resta comunque poco perspicua. è1ttop1CO(J'\)Vfl: variante di èmop1eia imposta dal ritmo dattilico, non ricorre altrove; per -auvoc;I -(J'\)Vfl cf. anche 88. 2; 89. 4 e supraad locc.
93 Preghiera a Difilo, ormai nell'età giusta per essere amato, affinché acconsenta all'atto, dopo aver a lungo praticato innocenti preliminari. La richiesta sessuale è veicolata, al v. 3, secondo una tecnica cara a Stratone (cf.4. 8, 25. 3; 45; 67. 6; 81. 3), dalla trasfigurazione di un verso omerico, pie247 Cf.
Pretagostini 2003, p. 166.
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Commento. Epigramma 93
gato a esprimere l'argomento ammonitorio classico della fugacità della bellezza puerile, minacciata dalle tpixeç (d. supraad 10). Per il tema opposto della violazione della norma che sconsigliava la frequentazione del puer troppo giovane d. 46. v. 1 àvn1tp6aoma ♦iA,;µata: l'espressione indica baci innocenti, probabilmente in punta di labbra, come quelli di cui Stratone lamenta la scarsa voluttà in 24 (d. supraad loc.), adatti a un 1taioopiov (d. v. 2 e infra ad loc.) - in accordo con Eust. Od. 1880. 61 esisteva d'altronde un tipo di bacio chiamato proprio mioopiov, «a little boy's ... kiss, that is, without the tongue» (Henderson 19912 , p. 182); sarebbe interessante poter verificare se la definizione àvn1tp6aom. ♦iA. è un'invenzione stratoniana, come appare alla luce delle nostre attuali conoscenze, o se compariva già, ad es., nella sezione Ilepì ♦iATl µatmv del Ilepl à♦po6immv filenideo (per cui d. supraad 24). Per il motivo della 'gradualità' dei baci, con la raccomandazione a trattenersi, in principio, dall'impeto lascivo, d. [Luc.] Am. 53 tpi'tTIV1tE1pavèruryet ♦tAfw,atoç, oùK 1tpocreyyiaaç xeiumv, à 1tpÌVTIvaooat eù&ù 1tEpiEpyov,àU' itpéµa XElATI tEA.Eimç,à1téepyq>,,:fl JtEip~ (e in effetti nel passo stratoniano sembrerebbe indicare, propriamente, l'ano: d. d'altronde 50. 3-4 tà xpò epymv / miyvia). v. 2 à1eµ,;v:d. supraad 53. 1. ~i♦iu: d. supraad 26. 4. mtoopiov: per quanto non ci sia bisogno di seguire la rigida scala terminologica di Eust. Il. 727. 15-8 (- Il. 962. 8-10 - Od. 1788. 52 ss.), dove il 1taiooA.épiov, intermedio tra il 1tat6iov e il mt6iOKoç, è tò 1tEpt1tatoi>v1eal i\61'! çemç àvnA.aµl3av6µevov, è evidente come nel contesto il diminutivo, che indica la fase in cui Difilo era ancora troppo giovane per intrattenere rapporti completi con l'èpacrt11ç,abbia valore cronologico, a differenza che in 65. 8, dove è semplice equivalente di m'iç. v. 3 citazione letterale dell'esametro con cui Elpenore, nella Né1euta omerica (Od. 11. 66), dava avvio alla sua preghiera per ottenere da Odisseo una sepoltura eroica, supplicandolo in nome «di coloro che hai lasciato dietro di te, e che non sono ora presenti» (i.e. tcov Katauuiµµévmv o'iKot, come chiarisco-
Commento.
Epigrammi 93-94
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no gli schol. V ad /oc.;la formula compare, con leggere varianti, anche in I/. 15. 665 tcòv intep èv8a6' èym yo'Uvaçoµ,at où mpe6vtmv). La trasfigurazione in senso sessuale avviene in virtù della pertinenza dell'espressione avverbiale om.8ev all'indicazione anatomica (d. supraad 52. 4): con l'aggiunta di uc:nEpov al v. successivo la preghiera 'in nome della JtUYTI' si trasforma nel consueto appello alla fugacità della bellezza puerile, che le tpixec; provvedono irrimediabilmente a oscurare (per il dettaglio prosastico della loro 'fioritura' nella regione anale d. in particolare Mel. AP 12. 33. 4 = HE 4483). Il part. pres. aveva turbato gli studiosi prima dell'individuazione della citazione odissiaca da parte di Schneider 1772, p. 8~ 48 (Brunck 1773, p. 215, menzionava la correzione di Salmasius 1tapea6vtmv, cui obiettava di essere «minime necessarium, et ne graecum quidem» e osservava a sua volta «dixisset mpeaoµévmv, si per metrum licuisset»), e in effetti la collocazione della frase nel verso risulta un po' forzata, e altrove Stratone si impegna in un più preciso adattamento di espressioni omeriche al contesto sessuale (d. 4. 8; 25. 3; 81. 3; 94. 3 con nn. ad /occ.),ma nel nostro caso la parziale discrasia tra il senso richiesto dal contesto e quello della frase 'citata' sarà stata intesa, come spesso nella pratica dell'allusione (d. Hinds 1998, soprattutto pp. 10 ss.), a denunciarne l'eterogeneità. v. 4 èmm ... 1ea8''flÀtKittv:ogni età ha le sue 'competenze' erotiche - un principio che Stratone ribadisce ossessivamente nel corso della llat6tlCTlMoi>aa, spesso, come qui, a scopi di persuasione amorosa: d. supraad 71.
94 Variazione sul motivo comune del mpax:ì..aooi&upov, che offre al poeta il pretesto per abbandonarsi, piuttosto che alla topica espressione dei sentimenti provati per la persona amata, a una violenta minaccia incendiaria: l' exc/usus amatornon si rassegna al destino di desolata solitudine che gli si prospetta, ma afferma con decisa protervia la propria volontà di appiccare il fuoco allaporta - e con essa anche al suo èvo11eoc;- per andare poi subito in cerca di amasi meno 'difficili'. Il secondo distico è improntato al doubleentendresessuale, in contrasto con la pretesa di elevatezza espressiva, suggellata dal riuso di una celebre formula omerica (v. 3 è1t' oi.vOJtCX JtOvtov). L'ipotesi di Gonzalez Rinc6n 1993; 1996, pp. 272-3, che l'epigramma rielabori Theocr. 14 trasformando il materiale dell'idillio in un 1tapax:ì..aooi&upov non convince: le asserite somiglianze tra i due testi non sono altro che coincidenze nella variazione su un motivo comune, e non si vede come l'arruola248
Che portava a confronto, per la detorsiosessuale cli espressioni omeriche, il riadattamento cliI/. 14. 346 àyx:àç ȵap1t-reKpovou xaiç fiv 1tapax:otttv «de coitu ccrvorum» da parte cli [Oppian]. Cyn. 2. 201 µap1t-retaè x:aì àyx:àç ÈXEl xapax:otnv e rinviava, per il latino, ad Ausonio, «qui plurima Aeneidos loca, ut Strato, ad sensum obscoenum detorsit» (cf.soprattutto il Cento Nuptia/is).
392
Commento.
Epigramma 94
mento teocriteo, soluzione estrema per l'eros infelice (per questa opposizione amore/ guerra cf. supraad 60), sia conciliabile con l"esilio' stratoniano, obbediente a una prospettiva tutt'altro che rinunciataria. aé, 8i>pn / ... µe8i>cov:l'attacco allaporta chiusa, simbolo v. 1-2 èµ,tPflOCO dell'indifferenza della persona amata, è un motivo ben documentato in letteratura - soprattutto nella letteratura teatrale - che riflette, con ogni probabilità, una prassi effettiva: cf., e.g.,Herod. 2. 34 ss. e Headlam-Knox ad /oc.;Theocr. 2. 128; Plaut. Pers.569 e Woytek ad /oc.;Bacch.1118-9; Ov.AA 3. 567;Am. 1. 6. 57-8 e McKeown ad /oc. Nessun confronto per la situazione descritta da Stratone è tuttavia offerto dalle variazioni epigrammatiche sul tema, dove il lamento dell' exc/ususamatorsi presenta generalmente in una forma sentimentale e sublimata, non aliena da un certo patetismo. 249 La variazione stratoniana, con la sua inedita violenza - alla minaccia incendiaria, cui gli amanti esclusi solitamente ricorrono per vincere le resistenze dell'amato, si unisce addirittura la minaccia omicida, che elimina senz'altro ogni sentimentalismo - si pone in termini di aperto contrasto rispetto alle convenzioni epigrammatiche, e la frattura si fa ancora più drastica nd secondo distico, dove il 1tapa1c:Àauoi.8upovsi trasforma, da topico gesto d'amore, nella sfacciata dichiarazione della pronta capacità dell'èpaO't'llç impaziente di trovare altrove una consolazione al rifiuto. v. 1 evot1c:ov:pur non estraneo allaprosa (cf., e.g., Tue. 4. 61; Plat. Criti. 113c), è termine che ricorre con una certa frequenza in tragedia (cf., e.g., Aesch. Pr.415; Supp. 537; Soph. Tr. 1092; OT 1524; Eur. Andr. 446), in linea con la ricercatezza espressiva dell'epigramma. cruµ♦ì.él;aç: nd composto è implicita l'idea della globalità della combustione - l'incendio coinvolgerà la porta, chiamata a designare metonimicamente l'abitazione intera, e colui che si nasconde dietro di essa. v. 2 µe8i>cov:il richiamo alla scena comastica attraverso un singolo dettaglio è tipico della concentrazione epigrammatica: cf. Copley 1956, pp. 15 ss.; cf. anche 92. 1 e supraad /oc. eù&ùç axetµt ~aç: l'avverbio, che segnala bruscamente il cambiamento di scena -la porta dell'amato è abbandonata e il poeta inizia la propria fuga perigliosa - è motivato dalla circostanza oggettiva dell"omicidio', che impone al reo di farsi esule (cf.Aubreton e Buffière ad /oc.;ci,uyaçè 'tecnico' in rdazione all'allontanamento dalla patria, sia esso volontario o imposto da una sentenza legale - cf. LSJ,s.v.), e dalla necessità di esprimere l'energia repentina con cui
249 Cf.
Copley 1956, p. 27, che sottolinea opportunamente la divaricazione che si determie dd susseguente 1tapa®ooi.8upov e la sua istituziona tra la prassi popolare dd iccoµoc; nalizzazione letteraria come topico gesto d'amore: «the song that began as a boisterous ballad of the streets has ended as the conventional gesture of a sentimentalized and completdy unrealistic lover».
Commento.
Epigramma 94
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l'amante rifiutato intende recarsi ad altre «porte», i.e. da amasi più disponibili. v. 3: il verso si segnala per il riuso della formula omerica èm.o'iv02ta x6vtov (cf. Il. 2. 613; 5. 771; 7. 88 etc.), e in accordo con la citazione il fraseggio è coè forma ionica di participio aostruito intorno a riecheggiamenti epici: 7tÀ.Ci>cmç risto attestata in prosa (cf., e.g., Herodot. 4. 156. 2 etc.), ma il composto èm1Ù.cooaç è in Il. 3. 47 (cf.inoltre, e.g.,Oppian. Hai. 3. 213 àva1Ù.cooaç; Nonn. àA.11"CTlç è sostantivo odissiaco, dove è attribuito esclusiD. 2. 239 è+a1Ù.cooaç}; vamente ai mendicanti (cf.,e.g.,6. 124; 17. 483; 18. 333,393; 20. 377), mentre i tragici ne estendono l'uso anche agliesiliati (cf.,e.g., Aesch. Ag. 1282; Soph. OC 50, 746), ed evoca, in ogni caso, un destino di raminga solitudine (cf.,e.g., Emped. 31Bl15. 13 D.-K. ♦vyàç 8e68ev x:aì àA.1l"CTlç, dove, in coppia con ♦u yaç, è usato in senso figurato per descrivere la condizione umana; altri ess. in DGE, s.v., I), contribuendo all'assimilazione dell'exclususamatora un infelice eroe del mito costretto a penose peregrinazioni marittime, 2' 0 con un'enfasi che risulta senz'altro caricaturale. Ma a qualificare in termini parodici il riuso epico è soprattutto la specificazione geografica, che suggerendo un percorso fisico e oggettivamente localizzabile sottrae l'omerica distesa marina-indefinita e perciò tanto più spaventosa - alle sue suggestioni fantastiche, e 'attualizzandola' ne ridimensiona in qualche modo l'aulicità, preparando alla pointe finale in cui è data ragione del viaggio in termini che contraddicono l'impressione di patetica sofferenza data dalla descrizione dilatata della navigazione. Ma se è chiara la funzione stilistica svolta dall'agg., non altrettanto evidente è perché la scelta del poeta si appunti proprio sull'Adriatico e non su un altro mare; l'esegesi tradizionale vi vede un'allusione alla presunta facilità dei costumi italici (cf. Jacobs 1801, pp. 124-5, «oblique perstringit lascivos ltalorum mores, apud quos pueri amantes facilius admittant», condiviso da Diibner e, in tempi più recenti, da Beckby e Aubreton e Buffière), che farebbe sperare al poeta di ottenere dai giovinetti stranieri i favori che il suo èpcbµevoçgli rifiuta caparbiamente (ma per quale motivo il mondo occidentale dovrebbe avere tale fama non è chiaro); secondo Murgatroyd 1985, pp. 254-5l'Adriatico sarebbe stato scelto invece per la sua fama di mare burrascoso (cf.,e.g., Hor. Carm. 1. 3. 15; 1. 33. 15; 2. 14. 14; 3. 9. 23; vd. Smith, DGRG I, s.v.Adriaticummare, p. 28), funzionale alla presentazione della navigazione stratoniana, che egli interpreta come metafora dell'amplesso amoroso, nei termini di una «vigorous 2 1 ' pedicati'o».
'°
2
Cosl anche Pretagostini 200.3, pp. 162-.3. m Cf., pur nella diversità della situazione, Prop . .3.24. 11-2 ipsaI naufragusAegaea- vera /atebor - aqua, dove i flutti sono quelli della passione e dove è scelto il burrascoso mar Egeo a suggerire le insidie del navigiumamoris,ciò che risulta quanto mai appropriato in vista della sua connessione con Afrodite: cf. Stat. Theb. 8. 477 AegaeaeVenerise Fedeli ad Prop., I.e.
394
Commento.
Epigramma 94
Ma l'umorismo del verso sarebbe senza dubbio più perspicuo se nella designazione geografica si individuasse un /usus in nomine: 'A6ptavoc;, certo possibile come specificazione geografica,252 è antroponimo che conosce una certa diffusione in territorio greco in età imperiale (LGPN, 1-IIIB, s.v., riporta una decina di attestazioni iscrizionali, tutte posteriori al II sec., e in effetti il nome si diffuse in area ellenica soprattutto per influsso dell'imperatore Adriano; 2'-3 basterà tuttavia il gioco intorno al mare / xaic; a giustificare la selezione di un antroponimo romano nell'epigramma, e vd. d'altronde, per un caso di translinguismo riguardante un nome proprio, la probabile trasfigurazione paretimologica di Au1eivoc;in 37. 1). Il gioco intorno al nome proprio, che obbedisce a una prassi comune in ambito epigrammatico (d. infra ad 100; lntr. Il. 1, p. 18), sarebbe assimilabile a Philod.AP 10. 21. 7-8 =GPh 3252-3 =8. 7-8 Sider ocpl;éµe, Kimpt, I Na'ia1eoùc;1'6ri, 6e01t0n, xpòc;Àtµévac;,dove la preghiera a Cipride, dea acquatica tradizionalmente invocata nei 'naufragi' erotici (cf. Nisbet-Hubbard adHor. Carm. 1. 5. 16), culmina nella richiesta di approdare nel 'porto sicuro' di Naiade (un gioco analogo conclude anche Philod.AP 5. 107. 8 = GPh 3195 = 23. 8 riµeic;6' èv 1eoÀ.1tOtc; nµe8a Na'ici6oc;,dove 1eoÀ.1tOc; è certo da intendere in senso anatomico, ma, come nota Sider ad /oc., «in this poem of nautica! imagery ... there is also a pun on its sense of watery gulf or expanse, especially since the girl involved is named Naias, i.e., Naiad»); per il mare 'nominato', con doppio senso amoroso, d. anche Mel. AP 12. 157. 4 = HE 4645 mµ+i,Àq>mi&ov VllXOµatèv n:eÀ.ayet,dove mµ+uA.Oc;,all'apparenza specificazione geografica, è in realtà funzionale a esprimere la varietà di mi6ec; (1tciµ♦uÀ.Oc; lett. «di ogni razza») disponibile nel mare magnum della passione erotica in cui nuota il poeta. Nell'ottica del /usus in nomine il verso verrebbe allora a contenere un umoristico riferimento a una concreta alternativa erotica - quella rappresentata dal mie; Adriano, sulla cui maggiore disponibilità all'eros rispetto all'anonimo interlocutore dell'epigramma il verso finale, con il suo double entendreosceno, non lascia dubbi (d. infra ad /oc.),e anche la 'navigazione' che il poeta minaccia di intraprendere assumerebbe le connotazioni di un navigium amons di cui sarebbe a questo punto chiara la natura sessuale (cf. Henderson 19912, pp. 161-6, in part. p. 164 per JtÀico= Ptvéco; Adams 1982, p. 167). Alla minaccia contenuta nel primo distico - una sorta di renuntiatioamoriscondotta con toni particolarmente violenti - il poeta farebPer il mare Adriatico cf., e.g., Eur. Hipp. 735-7 èmmvnov / rilµa tciç 'A6ptTtvciç / àKtciç;D. H. 1. 2. 4 e 2. 49. 3 'A. 8aAaaaa; altrettanto possibile è comunque ·A6ptanK6ç cf., e.g.,Plut. Cam.40 8aAaaaa;Diod. Sic. 4. 56. 8 K6À.Jt0v-e Smith, DGRG I, s.v., p. 27, nota anzi come la designazione comune per il mare Adriatico fossequella di ò ·A6piaç, se. K6À.Jt0çetc.; solo «at a later period or in exceptional cases ... we find the exprcssions it 'A6ptXcj ooµev· / IC'ITYCÌ> yàp ema1e·àvtì. Ba1exi6aA.i8oç;GVI 201.5.7-8 (Tivoli, Il/III sec. d.C.; il testo è riportato ad 16. 7-8); GVI 1906 (Roma IIVIV sec. d.C.; i vv. 9-12 sono tramandati, con varianti poco significative, nella Palatina,dove costituiscono l'epigramma 11. 8); sul toposfunerario dd memento morivd., in generale, Lattimore 1942, pp. 2.56-8. Herodot. 2. 78, dal canto suo, ricorda l'abitudine egizia di condurre il simulacro di un cadavere nella sala dd convito, affinché ognuno fosse richiamato alla coscienza dd proprio destino (per altre attestazioni di questo modo di sentire presso gli Egiziani cf. Lloyd ad /oc.). La contrapposizione tra l'assenza di sensazioni connaturata alla morte e i piaceri ddla vita - identificati, per lo più, con cibo, vino, eros, in accordo con l'ambientazione simposiale di tanta poesia arcaica - si costituisce ben presto come topos letterario - cf., e.g., Sol. fr. 18 Gent.-Pr.; Theogn . .567-9, 973-6, 1007-12; Eur. Aie. 788 ss.; Amphis fr. 8 K.-A.- puntualmente recuperato dal1'epigrammistica: molti esempi di variazione sul tema ndla prima sezione delcf. l'XI libro della Palatina{1-64), che reca, non a caso, il titolo di Kaoroµe8a: d. Eur. Aie. 831-2 é1ecbµaçov1eapa / me+avotc; 1t'U1Cao8eic;; Cratin. fr. 105. 7 K. -A. µeÀ.tÀ'tcp Kapa 1t'U1Caçoµat; orac. ap. Demosth. 21. 52 1eap11me+avotc; m>Kaoavrac;;Archestr. fr. 60. 1 01son-Sens (e n. ad !oc.)àeì. 6è me+avotm 1COP'fl 1tapà 6a'i-ra m>1eaçou.Il verbo è utilizzato assolutamente nel senso di «cingersi il capo di corone» in Rufin. AP 5. 12. 1 = 2. 1 Page (per il rapporto con l'epigramma di Strat. cf. supra,n. 263). vv. 5-6: in Ring-Kompositiontorna l'esortazione a bere, con cui si era aperto l'epigramma, che il poeta rivolge questa volta direttamente a se stesso. Prosegue l'atmosfera pensosa intrisa di malinconica ebbrezza; all'ambivalenza lugubre del distico centrale fa da pendant la menzione degli òatéa, cui l'artificiosa distinzione stratoniana (le ossa su cui è invocata abbondanza di vino sono quelle del poeta vivo, come rivendica concitatamente il nesso èv éµoi, chiamate a indicare metonimicamente il corpo intero; solo al verso successivo esse assumono la tradizionale connotazione funeraria) non sottrae il funebre potere evocativo (per gli òatéa funzionali al motivo del memento mori d. Asclep. AP 5. 85. 3-4 = HE 818-9 év 6' 'Axépovn / òatéa 1eaì.07t06tit, 1tap8éve, 1ee106µe8a; per la loro menzione in contesti propriamente funerari d., e.g., Antip. Sid. AP 7. 23. 5 = HE 250; Phaedim. AP 7. 739. 3 = HE 2923; Greg. Naz. AP 8. 205. 1). v. 5 µt8u: è termine epico per «vino» (cf.,e.g., Il. 7. 471; 9. 469; Od. 4. 746; 7. 179; 9. 9 etc.). v. 6 ~uKaÀ.icov: «l'acqua di Deucalione» è antonomasia per «diluvio», «flusso idrico abbondante» (cf., e.g., Lucill. AP 11. 131. 1 où-t' é1tì.~UKaÀ.icovoc; oocop, o-re1tavt' èyevit8'fl).26' Stratone tuttavia evita la perifrasi e utilizza il semplice nome come metonimia per «diluvio». La figura metonimica è funzionale all'opposizione vino/ acqua con cui si chiude il carme - un'opposizione forse memore della lunga tradizione di polemica letteraria che aveva ravvisato nel dualismo più profondi significati simbolici (cf. Degani-Burzacchini 1977, pp. 29-30; Crowther 1979). La rivendicazione della pertinenza dell'acqua al mondo dei morti potrebbe inoltre contenere un'allusione al destino 'idrico' che attende il defunto, secondo l'iconografia tradizionale che prevede che nel1'aldilà egli faccia esperienza dell'Acheronte. 265 Con
altre finalità si allude all'episodio mitico in Nicarch. AP 11. 71. 2, dove il lCO'tatlucome emblema di lontananza cronologica.
aµoçè richiamato
412
Commento.
Epigrammi 99-100
La chiusa si segnala comunque per l'arguzia, che interviene in qualche modo a stemperare il tono malinconico dd componimento: la negazione di ogni contatto tra il regno dei vivi e il regno dei morti implica l'inutilità degli onori tradizionalmente tributati al monumento funebre (e il vino, come noto, era uno di questi: vd. Lattimore 1942, pp. 126 ss.), e anzi, nell'ottica tutta terrena dd simposiasta, il vino versato sulle tombe costituisce uno spreco immotivato: i defunti non ne traggono alcun giovamento, e coloro che sono ancora vivi ne vengono ingiustamente e inutilmente privati (per una prospettiva analoga cf. adesp. AP 11. 8 = GVI 1906.9-12). Si ha in questo modo un'appropriazione, da parte dd poeta ancora vivo, dd motivo iscrizionale dd rifiuto delle offerte funebri, attestato, e.g., in GVI 1363 {cit. supra),dove è il defunto a proclamarne l'inutilità - in una sorta di dissacratorio testamento, Stratone rivendica a se stesso il diritto di inzuppare ora le sue ossa di vino, ricusando l'offerta intempestiva che forse qualcuno, un giorno, vorrà dedicare alla sua memoria.
100 Lusus in nomine finalizzato all'espressione di una verità oscena; l'insistita passività sessuale di ~pax:rov, la cui età matura dovrebbe essere garanzia ddl'abbandono dd ruolo di eproµevoç da parte dd giovinetto (cf. infra ad v. 1 e+riPoç), offre il destro per un'allusione all'atto della pedicatiobasata sull'equivoco ~ax:rov = 6pax:rov/ o♦tç, con quest'ultimo termine che aggiunge all"innocente' sinonimia con ~ax:rov = 6pax:rov il proprio valore di maschile ai6o1ov. La tendenza a scherzare sulla significatività dei nomi, e a identificare l'individuo con la qualità o la caratteristica che il nome stesso evoca, è tanto antica quanto ben documentata (vd., in proposito, le osservazioni di Marzullo 1953, in particolare pp. 99-105); la reviviscenza a scopi comici dell'etimologia sottesa al ri>ptov ovoµa, o l'adozione ad hoc di un nome significativo per enfatizzare un aspetto che risulti distintivo di un personaggio, è una prassi poetica che l'epigramma eredita dalla tradizione dd giambo e della commedia (sui nomina /icta giambici vd. Bonanno 1980; per la commedia vd. i pionieristici Steiger 1888; Frohde 1898, oltre al cit. Marzullo 1953). In Stratone il gioco onomastico è frequente: sono molti i casi in cui è possibile cogliere un legame etimologico, più o meno sottile, tra il nome dd puer cantato e il tema dd componimento (per il dettaglio vd. le note ai singoli carmi; cf. inoltre Intr. Il 1, p. 18); l'esempio fornitoci da questo epigramma risulta particolarmente plateale,266 con un Witz interamente incentrato sull'interpretazione di ~ax:rov come nome parlante. La perplessità pseudo-razionalistica espressa nd componimento gioca sull'idea greca per cui la persona è il nome che porta; ~ax:rov, in virtù dd valore sessuale che il poeta attribuisce al sinonimo ♦tç, diventa esso stesso 266 Ma
non e' è ragione, paceClarke 1976, pp . .38.3-4,di dubitare della paternità stratoniana.
Commento.
Epigramma 100
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l'oggetto cui il nome allude. Di qui il 'paradosso' dell'accondiscendenza del ragazzo verso una passività amorosa che contrasta nettamente con la sua natura virile. v. 1: ~a1erovè nome 'storico' portato da alcuni personaggi celebri (cf. PapeBenseler, WGE, s.v.; è antroponimo diffuso in tutta la grecità: cf. LGPN, 1IIIB, s.v.), tra cui il mitico legislatore ateniese; è noto come la significatività del nome ispirò a Demostene l'argomento 'etimologico' con cui celebrò le doti 'draconiane' dell'inflessibile nomoteta- cf. Demosth. 60. 30 '(\&oav Ke1epo1tità µèv ci>c; èan 6pa1erov,tà 6' ci>c; èanv àv8pcmtç u&xt tòv é:amcovàPXllYOV, y6µevov· où1e allo8év 1t08ev ii tcp tiìv O"l)VEO'l v µèv aùtou ,tpoooµotoi>v 6è 6pa1eovn - e l'esempio di Dracone è tra quelli ricorav8pC01tcp, tiìv c;: le fonti divergono nella definizione cronologica dell'efebia (cf. ThGL, IV. 2558-9, s.v. è♦riPoc;), tuttavia pare lecita la generalizzazione che fissa intorno ai diciotto anni la maggiorità civile che consentiva l'iscrizione nelle liste efebiche (cf. Thalheim 1905 col. 2737; Marrou 19944, p. 149; Dover 1978, p. 66; vd. anche LSJ,s.v.). Con la qualificazione di è♦TIPc; Stratone intende probabilmente segnalare la sopraggiunta maturità di Apa1erov,in accordo con il limite cronologico dei diciassette anni imposto dal poeta alla frequentazione dei pueri (cf.4) - ciò che rende ragione del /usus in nomine pseudo-razionalistico con cui è schernita la passività sessuale del ragazzo (cosi intende anche Steinbichler 1998, p. 138; in 71. 3-4, un epigramma di tono precettistico, Stratone esprime d'altronde in modo inequivocabile la riprovazione che ricade sul giovane che accetti il ruolo passivo quando oramai ha passato l'età: cf. supra ad /oc.). Il fanciullo che può svolgere il ruolo di amasio, d'altro canto, nel mondo greco è per lo più definito mie; (cf. Dover 1978, pp. 15-7, con la precisazione di p. 85 «the junior partner in homosexual eros is called pais ... even when he has reached adult height and hair has begun to grow on his face, so that it might more appropriately be called neaniskos,meirakion or ephebos»),e la Palatinasi attiene a tale convenzione linguistica (vd., a questo proposito, la rivendicazione 'etimologica' di Stratone in 97; fanno eccezione Mel. AP 12. 78. 3 =HE 4444 e forse adesp. AP 12. 143. 1 =HE 3706 - ma il verso è molto corrotto: cf. Gow-Page ad /oc.-in cui è♦riPc; è utilizzato per segnalare l'oggetto d'amore dell'é:pacmic;). In accordo con questa interpretazione, è forse possibile riconoscere un'allusione ironica nell'espressione apparentemente elogiativa ayav 1ecv..6c;: Kta, etxev "F.pox;1eaì µ,; ~petpo~poç; AP 12. 78. 1-2 = HE 4442-3 ei. XMXµoo· 1ttepà µ116'è:m VCO'tO>V/ t6ça te 1CQ1.~pétpav; per le 1t'tÉpuyeçtaxi vai di tax1vàc;ei.c;è:tépo-uç mpuEros cf. Mel. AP5. 179. 10 = HE 4037 è:1C1tétaoov yaç; per l'agg. 01Cu811e6c; con riferimento all'arco del dio cf. Mel. AP 5. 179. 2 = HE 4029 01Cu811Cflv i.0661eov~pétp11v (e in generale, per l'arco 'scitico' di si può infine confrontare Mel. AP Eros cf. Gow adTheocr. 13. 56), per ci1ei6ac; 12. 76. 2 = HE 4477 xuptPlittouç ... 1t68mvci1ei6aç;ci1epoPoAriçè probabilmente voce del verbo ci1epoPoA.ém (cf.Zon. AP 6. 106. 4 = GPh3455) come intende Gow correggendo il tradito ci1ei6eçin ci1ei6aç(cf. anche Aubreton e Buffière), e non ace. pl. di un agg. ci1epoPolitc; non altrimenti attestato (di qui la correzione di Diibner, ci1epo'3eulç,ancora accolta da Beckby; il testo tradito, ci1epoPoAric; ci1ei6eç,è stampato da Paton). v. 3 ci,ei>çoµ', "F.pox;:cf. Mel. AP 5. 57. 2 = HE 4075 ci,ei>çet'"F.pox;. imò yciv:la forma dorica è decisamente non-stratoniana. CT.anche infra ad v.
4. tl 6è xA.éov:due volte in Meleagro per esprimere l'inutilità della ribellione all'amore: AP 5. 176. 1 =HE 4022; AP 12. 122. 5 =HE 4456; per la frase idiomatica, equivalente del latino quid prodest?,cf. Gow ad Theocr. 8. 17. v. 4 1tav6aµatmp: inedito come epiteto di Ade (l'agg. ricorre per il sonno in Omero - cf. Il. 24. 5; Od. 9. 373 - ed è poi applicato, di volta in volta, al tempo - cf., e.g., Simon. PMG 531. 5 - al 1ea1p6ç- Posidipp. API 275. 2 = HE
°Cf. Hopkinson
27
1994, pp. 192-4.
Commento.
Epigrammi
00
102-0 103
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3155 = 142. 2 A.-B. -all'oro-cl., e.g., Paul. Sii. AP 5. 217. 4 =39. 4 Viansino - a Eros - cf., e.g., Nonn. D. 2. 223; 31. 171 - a !mero - Nonn. D. 34. 34 etc.), che è tuttavia tradizionalmente qualificato come 1epa-rep6ç(Il. 13. 415; Od. 11. 277) e à&iµamoç (Il. 9. 158), a sottolineare il paradosso della sua capitolazione di fronte a Eros. miv ... pcbµav ... 'Ai6aç:la patina dorica dell'ultimo verso depone decisamente contro l'attribuzione a Stratone (cf.anche Gonzalez Rinc6n; S ha le forme ioniche critv,pcbµ11v e 'Ai6aç è tramandato solo da Planude e da u, mentre le altre sillogi hanno 'Ai6'11mpà riptov av8éoV'ta (Kaibel,Epigr.Gr. 811. 3 = FGE 2131; cf. Robert 1987, pp. 136-7; Cameron 1993, p. 237; Zimmerman 1994, p. 18; per un'analisi del componimento cf. Gamberale 1993) - un evento, quest'ultimo, che avrà fatto presumibilmente crescere la popolarità del santuario, e del mito a esso connesso (ma è ovviamente impossibile, vista l'incertezza del terreno su cui ci si muove, utilizzare questo dato in relazione alla vexata quaestio della cronologia stratoniana). µ11x:ényai>pa ♦POVTlpa ♦POVTlµa'ta), richiama Mel. AP 12. 33. 3 = HE 4482 'ta6' òpcov µ11yai>pa ♦poocroot>, dove il principio sapienziale è utilizzato nell'ambito pederotico dell'eicn 'tpixec;, ed è per di più introdotto, come nel nostro carme (cf.v. 1 crx:É\jlatvapx:tcroov; Mel. AP 12. 33. 3 = HE 4482 'ta6' òprov), dall'ammonimento a riflettere sull'exemplum additato dal poeta (la metamorfosi di Narciso, nell'epigramma anonimo, la 'metamorfosi' del glabro fanciullo in giovinetto irsuto in Meleagro). intePT1♦avi11c; av8oc;: da intendere senz'altro in senso letterale (il narciso è il fiore che nasce dall'arroganza), ma con un probabile gioco sull'uso di av8oc; + gen. nel senso di «culmine», «fior fiore» (cf. J..SJ, s.v., II. 2).
422
Commento.
Epigramma 0 103
imepT1+avii,ç: il termine, comune in prosa, è praticamente estraneo al linguaggio poetico (d. Men. fr. 196. 2 K.-A.; Pall. AP 10. 93. 2); vd. tuttavia 34. 5 imepll+ave e supraad /oc. Degna di menzione la proposta di Martin West, ap. Cameron 1993, p. 234, di trasporre il primo distico dopo gli attuali vv. 3-4:274 si avrebbe cosi un indpit sentenzioso che enuncia il principio generale (tlµa tòv crtépyovta ... &oopKwç), suggellato dal precetto sapienziale (µ116èvintèp tòv µétpov) che verrebbe a trovarsi esattamente nella stessa sede in cui compare in 34 (e anche in 38 la massima del Katpòv yvm8t è collocata in posizione iniziale); poi l'exemplum mitico-floreale, suddiviso nei due momenti della colpa (il fiore è conseguenza di imep11+avia erotica) e della punizione (l'immagine riflessa) - ma l'ordine di S resta tutto sommato preferibile: esso imprime al componimento un andamento più mosso, richiamando peraltro immediatamente l'attenzione sul nucleo concettuale del carme - la trasgressione amorosa severamente punita - cui fa seguito tanto il principio generale, quanto il nuovo e più specifico richiamo allavicenda esemplare di Narciso. apv. 3 tlµa tòv crtépyovta: è il consueto invito a rispettare il codice di 6i1CT1 plicato alla sfera amorosa - d. supraad 29 e 44 - la cui infrazione è stata pagata da Narciso a caro prezzo, come il poeta, nella chiusa, non manca di ricordare. nµam, che implica «the honour rendered to superiors, as by men to gods, by mento their elders, rulers or guests» (d. LSJ,s.v.) risulta perfettamente appropriato al contesto 'sacrale'; per l'uso di crtépym in relazione all'amore sessuale, raro in età classica (d. LSJ,s.v., I. 3), ma più comune a partire dall'età ellenistica, d. Sider ad Philod. 23. 3 =AP 5. 107. 3 = GPh 3190 µn AimEt ~ Ai11v crtépyovta oe (variazione sul tema della 'giusta' reciprocità erotica); il verbo ricorre anche in 5. 2. mÀ.impo+a 6' èpya 6eoopKcbc;:le situazioni umane sono soggette a stravolgimenti - è il consueto principio della nemesi erotica, che interviene a punire fanciulli riottosi, facendo loro patire ciò che un tempo hanno inferto; mÀ.impo+a, che letteralmente indica «ciò che torna indietro» (ed è, tra l'altro, forma rara: d., e.g., [Oppian.] Cyn. 2. 99; schol. ad Aristoph. Nub. 298. 13 p. 274 Koster), è particolarmente pregnante in relazione a un exemplum mitico incentrato sul 'ritorno' di un'immagine riflessa (cf. v. 6 µop+flc; ei.K6vac;àvn,:u-
xouc;). v. 4: l'ammonimento sapienziale è questa volta pronunciato direttamente dall'èpavx:01tpioiçèpi♦"l,276 ma nel testo accoglie la correzione di Martin West èxepeta8év, «pressedclose up against, or leani'ng over, the spring», da cui èt' èpe1a8év suggeritomi da Colin Austin, anch'esso paleograficamente vicino al testo tradito, e che aggiunge un'opportuna nota di contrasto tra il tempo mitico dell'errore di Narciso e le conseguenze ancora attuali di quell'errore. D'altra parte non è certo se lo a,;e♦civcoµa indichi una corona di fiori recisi, regolarmente intrecciati (secondo la consueta simbologia, esemplificata dall'epigramma rufiniano, che fa dello cnt♦avoç il memento mori della bellezza giovanile),277 o un gruppo di narcisi ancora attaccati al suolo, disposti in cerchio (a,;e♦civcoµa può indicare una «corona» metaforica, ad es. di torri, come in Soph. Ant. 122 o di persone, come in Aristoph. Ec. 304a: altri v, Ma credo che non possano sussistere dubbi sulla liceità di correggere, con Meinelce, lo 'Uuaoç che il µiÀt possono essere descritti come çav9oi: per l'oro cf., e.g., Gal. 7. 708 K.; per il miele Simon. PMG 593. 2). vv. 1-2 cilc; àxò mµpÀOu/ lCTIPiov... 1te1tatvoµivou: due delicate similitudini, entrambe connotate eroticamente, illustrano la preziosità del ♦U'Jlla: il favo e l'alveare richiamano la sfera semantica del miele, emblema di dolcezza che si combina tradizionalmente con il motivo del bacio (cf. supraad 91. 1); la mela, a sua volta, comunemente offerta come pegno d'amore (cf.,e.g., Call. frr. 6775 Pf.; Philod. AP 5. 80 = 2 Sider = [Plat.] FGE 594 s.; Theocr. 6. 7; 11. 10; sulla simbologia del frutto vd., in generale Littlewood 1967), è ovviamente evocatrice della sfera erotica (e questa nozione è in qualche modo accentuata da 1te1tatvoµivou, usato qui propriamente per l'elemento vegetale, ma comunemente trasferito alla maturità umana: cf. supraad 9. 1; che la mela giunta a piena maturazione voglia indicare una passione erotica altrettanto 'maturata' e quindi prossima alla 'marcescenza'?: cf. le implicazioni che il medesimo participio ha in 38. 4 et'ta O'UCOV pPcoµa 1te1tatv6µevoç). Si noti come l'immagine del profumo esalato dal frutto (per JtVei>µanel senso di «odore» cf. LSJ, s.v., II. 5; cf. Plut. Mor. 647b 1t. Papù ... à♦te1aa, detto di un albero) circondi di un'aura impalpabile il vagheggiamento amoroso (banalizzava il testo Meineke scrivendo µ'JlÀOuxvauµa 1te1tatvoµivou), in contrasto con la chiusa, dove, nel pieno delle sue facoltà percettive, l'épac:miç si rivela piuttosto reattivo agli stimoli del reale (per l'analogo ridimensionamento di un tono troppo entusiastico cf. la chiusa di Philod. AP 5. 121. 5-6 = GPh 3210-1 = 17. 5-6 Sider 'totau'tT'IV cnépyotµt eu 41. 3, 70. 2; Ei>Eroc; 86. 2, 94. 2, 'ID..toocopoc;-E 24. 1 0 104.4 t1À.t t6µT1voc; -ov 71. 1 35. 3, 49. 7 ,;µelc; 26. 2; -mv E'Ùvouxoc;77. 1 ,;µtiepoc; -tépriv 14. 2; ,;µéiepov 10. 4 Eoo6µoc; Eoo6µotc;36. 6 t1vi.6e 36. 5 éUJtVOiri7.2 E'Ùpi01CmE'Ùpov6. 2, 12. 1, 92. 2; E'Ù- t1vi.1c:a43. 1, 59. 1, 59. 2 'Hpa1c:AiìTl94. 1; -atç 94. 4 Ì"fVUll -,iç 17. 2 vl6r} -u48. 3 i.6toç i6i11v69. 4 16oµeveuç 89.2 i11tp6ç 0 101. 1; -ouç 12. 1 iicav6ç 14. 2 iicavco -et 81. 3 ÌÀapoç -a'iç 2. 5; -ou 14. 3 1.0\lÀOç10. 1 "i1t1toç -ov 0 101. 7 i.ooç -ov 74. 3; -a 53. 7 'i0t11µt "iatatat 79. 6; èata6ta ic,xv6ç -ta-i,iç 28. 4 i.ocoç 36. 7,53.2,54.4,62.2 vltuç -w2. 3 ixOOç -uv 82. 1 ica8opaco icatt6e'iv 0 101. 6 ica8cbç 1. 1 icatv6ç 60. 5
0
101. 10
icaiptoç -a 67. 4 icatpoç -6v 38. 1, 71. 1 icaico -oµat 86. 2; -6µevov 0 101. 6 icaic6J3ouÀoç -e 63. 1 icaic6ç -fiç 73. 4; -6v 27. 5, 0 104. 5; icaictotépa 7. 4 KaÀa'iç 43. 4 icaMµ11 57.2 icaUco -e'iv 3. 6; -éoaç 53. 5 icaÀÀoç 10.3,67.4, 72.4, 74.3;-et31. 1, 74. 1 ICOÀ.Oç9. 1,45.2, 0 58. 1,95.2, 100. 1; -6v 35. 3, 70. l; -ouç 16. 4; -6v 15. 5, 36. 7' 39. 2, 75. 1, 00 105. 3; -a 32. 3, 62. 5, 77. 1; ICalltatOV 88. 4 icV 41. 5, 96. 3, 96. 4; -01.ç2. 6, 36. 5; -Ol01. 62. 3, 77. 2; -ouç 26. 1, 97. 6;
Index verborurn
473
1tape1µ1(mpa, eiµi.) -ei.1142.3; -ov 88. 4; -eOvtCllV 93. 3 mipetµt (1tapa, elµt) -16vm 66. 2 ,captpxoµat -6µe8a 72. 6; -oµevoç 8. 2; 1tapiµ.8ov 8. 3 ,capéxw -et 77. 2, 77. 4; -oumv 79. l; mipexe 16. 2; JtaPÉXOVffl41. 4; ·0V'tl 71. 4; -etv 41. 6 [bis]; mpaaxoµévou 11. 2 1tapiµ.t~ 1tapt1A.11Ca 71. 3 1tap8évoç -q,7. 1 mpoi.µtov 79. 7 ,capopaw mpt6e'i.v 70. 1 7tcipwpoç -a 40. 6 1taç 97. 3; miv-raç 51. 2, 52. 1, 98. 2; aa1 7. 5; ,cav 87. 1; 1tavt6ç 27. 3; mivt'(a) 2. 4, 11. 2, 32. 3, 34. 4, 38. 2, 90.2,93.4,96.2 1tat6otpil3tlç 65. 1 Ilaai♦tA.oç -e 61. 2 1taiyviov -a 50. 4, 98. 1 ,caaxw-oumv 52. 2; -ovmç 51. 1; -etv Jtaiyvtoç 54. 6 71. 3; mi8w 13. 2; -mv 90. 4; -e'i.v79. 4 1tatMp1ov 65.8,93.2 1tafllp 8. 6, 30. 2, 73. 1; 1tatpoç 73. 4, 1ta16uc6ç -a71. 3 1ta16iov 50. 2, 54. 2, 54. 8; -a 62. 2, 62. 95. 3; 1tatépa 73. 2; 1taiep 20. 6, 35. 5 na-rpoxA.oç -01eA.q> 60. 6 5,77. 1 1tat6otpt(:léw è1ta16otpiPe165. 2 ,caoo -eo 21. 1; -au91. 3; -auç 95. 1; ,cauaat 65. 8 1taiçw 73. 3; -et 4. 7, 45. 1; {etç53. 7 1ta'i.ç 32. 1, 46. 1, 49. 2, 60. 1; 7tat66ç33. Ila♦iri -riç 33. 6 7téça -riç 17. 1 3, 65. 4, 91. 2; Jtat6a 8. 1, 28. 1, 39. 1, ,cei8w -ovtt 71. 2; 7té1te1am120. 5 64. 1, 71. 1; Jta'i.21.1; 1tai6cov3. 1, 47. ,ce'i.pa ,cei.paç 93. 1 4; -ai(v) 1. 3, 16. 1, 19. 1, 63. 4, 99. 2; 1tetpaçw -eiç 55. 2; -cov40. 4 1tal6açl.3,26.2,35. 1,36.3 7tetpaw -coµev89. 6; 1tetpa91ln °103. 4 't1'lç -OU33. 3 7tOMJtt'Jtpi 1tOA.fl 47.4 7tÉA.'t1'1-riv 60. 3 7tɵ7tCll•É'tCll 62. 5 1tOA.1V 54. 1, 61. 3, 71. 4, 79. 6, 97. 4; 7tév8oç -ea 2. 2 7t0A.169.5 4. 4 Jtevtaç -a6oç -a 0 103. 3 JtaA.i.atp*ç 7tevta1Ct 22. 3 7tav6aµatwp 00 102.4 7tévt'(e) 0 80. 1 Jtavtiµepoç 89.5 7téoç 81. 2 7tavvuxoç -a 69. 1 1te1taivw -oµevoç 38. 4; -µévou 0 104. 2 1tavicoç 66.4,79. 1 7tÉ7tetpoç 9. 1; -a 26. 3 mivu 41. 4 1tepi.PAE1ttoç -ov 55. 1 1tapafxxivw -Pciç70. 2 7tapa1CA.1.VCll -ICÉlCA.lt'JO 50. 1; -e1CÉ1CA.l't07tept6é~toç -ov 89. 3 ,cepiepyoç -a 16. 4 95.3 7tep17tÀ.é1CCll -7tA.eX8eiç 92. 3 1tapa1eµaçw -et 90. 1 7tept7top♦'l>poariµoç -cniµouç 26. 1 1tapa7tɵ7tCll-oµat 5. 3 7tept('J1CtptaCll •COOt 22. 3 Jtapatpéxw -é6paµeç 17. 3 ta'l>'tTlç48. 4; -11v27. 1, 48. 3, 60. 4; tofu'(o) 1. 4, 6. 2, 29. 1, 32. 2, 51. 3, 54.4,61.4,62.4,64.6, 71.4, 75.2, 79. 7, 85. 1, 87. 2, 97. 4, 98. 4, 0 103. 0 76. 2; ·q> 2, 0 103. 5, 0 104. 5; 'tOU'tOU 0 104. 6; taina 2. 4, 23. 1, 31. 4, 47. 4, 61. 2, 74. 4, 98. 1, 99. 4; 'tOU'tCOV 3. 2, 34.5 OU'tCllv Jti.vco m6µe8'(a) 99. 2; Jti.t:99. 1; mÉ'tCO
1touç 1t00aiv65. 5, 91. 4 1tpé1tco-OV'ta34. 3; E1tpE1t0v 2. 6 xpéaPuc; xpeapu'tépou 4. 7 Ilpiaµoç 32. 4; -ov 2. 1 1tpiv 15. 5, 17. 2, 32. 3, 73. 2, 75. 1, 0 101. 7, 00 105. 2 1tpoayco 1tf)OO'YE 25. 2 1tpoPu1tco xp6Puxe 27. 4 99.5 1tp00t0001CCO -COV 65. 1 1tl1t'tCO-Et 3. 1 2Wiçco -oµ'(at) 18. 6; -µéVflv7. 6 1tpooi&lµt ~t6o{>ç79. 6 1tpo1ea'ta1epi vco 1tpoù1ea'té1ept ve 48. 4 2Wi; -a1eEç54. 5 ,wiaµa 24. 4; -m 36. 4 xpoÀ.aÀ.ém-11aeiç49. 7 2Winco -cov63. 3; xex)..aaµéve78. 1 Ilpoµri8euç -EU63. 1 0 JtÀE:OvelC'téco -El'tal 79. 5 1tpo6a0e 52.4,93. 1 1tÀ:J'laioç-ov 1O1. 10 xpoa8eµa -éµa'ta 3. 1 JtÀ.Oucnoç56. 1 1tpo01tl1t't(i)1tp00Jte~94.3 m,ei>µa 104. 2 1tpoa♦épco -EVTIVOXaç 54. 3 1M yiçco -Etç 65. 8 Jtpoa♦riµt -é♦ri 18. 4 1tpO(J(i)JtOV 66. 1; -a 22. 3 ,ro&rypaco -ci>v85. 2 1tpo'ta(J(J(O39. 1 1t08etv6ç -6-tepoç4. 2 1tpo'tepoç -0\ 2. 4 1t68ev 54.4,91. 1,96. 1 1tpouvet1eoç -a 50. 3 1t68oç 33. 5; -ov 4. 7 1t0téco -étç 60. 2; -civ 47. 4; 1te1t0iT11CEJtp6♦amç -aaet 8. 7 53. 3; JtOet85. 2; JteJtOfllCQç xpoco8éco 1tp~ 47. 2 82. 1 00 1tp(911V 78.2,83. 1,84. 1 1t0'ioç 1t0iou96. 1; 1t0'iat 105. 3 1tpC01C'toç 6. 1 JtOÀ.toç-ai 81. 1 0 1tpci>'toç38. 3; -riç67. l; -ov 47. 6 1t0À.tç -tv 101. 5 1t'tépu; -uyEç00 102. 1; -Qç 64. 2; -uyECJ1t0Uci1Ct 40. 4, 49. 5 atV 35. 3 1t0À.{)çJtOUcj> 96. 5; JtO'UÀ.'U 4. 2; JtOUci 1tfl1V0ç43. 1; -OV67. 3 49. 7, 92. 4; JtÀelOV 71. 2; wov 87. 2, 1t't'UCO -oµev 72. 2 87. 4, 99. 5, 00 102. 3; JtÀE:UV 46. 3 1t6voç -ouc;98. 2 1t'\1Y1l -11v13. 1 Jtuyiçco -EtV81. 4, 85. 1, 87. 3 JtOV'tOç-OV94. 3 1t'U8toç 1t'U8t'(a)97. 5 1t0pvt1C6ç7. 3 -aroµe8a99. 3 1t'U1Caçco 1t6mç -toç 40. 1 1t'U1Ctv6ç-a'iç 36. 2 1t6aoç -ou 8. 4, 78. 4 1tUKVoç-6-tepov49. 8 1t0mµoç -ou 25. 4 1tUv8avoµat e1tUv8aveto 18. 4; 1tu8u 1tO'taOµat Jte1t0fll'tal20. 3 1t0't'(E) 6. 2, 12. 1, 60. 5, 65. 1, 68. 3, 89. 51. 3 1tUp 21.3,63. 1, 0 104.6;-i 0 104.6 1, 91. 5, 00 105. 1 m'>pyoç -ou 11. 3; -ov 101. 2 JtO'toç -ov 16. 7 JtO'\) 38. 3, 50. 3 1tupixri -riv27. 4 JtO\) 7.6,78.4 xupaoP6À.Oç -ouc;37. 2 0
0
475
Index verborum
,rupa6c; 23. 2 nci,ywv 10.4,27.5,32. 1,63.4,63.6 JtCOÀ.éCO ·Etç 8. 4 JtCOÀ.Oç •Ol79. 2 JtCOc;11. 2, 18. 6, 28. 1, 32. 2, 32. 4, 51. 3, 78.4, 100.2 pitµa -am v 97. 2 pi.µ~ 43. 3 j)l7tll -fj 21. 4 pi.ntco phvat'(e) 11. 4; épi.+ri74. 2 j)OOOOOKTUÀ.Oç -ov 83. 1, 84. 1 pooov 36. 6, 74. 1; -0tç 30. l; -a 77. 3 P0001tl'IX'l>c; -uv 83. 2, 84. 2 p{ntoç 33.3 pcbµfl -av 00 102. 4 aaÀEuco -6µevov 51. 4; -µÉvriv3. 5 aavi.c; 13. 1 llipè,teç -ac;43. 3 aa~ aap1ei.33.4;aapKEç 00 105. 1 aaupa -av 3. 5, 48. 1, 83. 1, 84. 1 (Ja~ 18.2 CJTlµEpov1.2,42.4,90.3 aitaaµov -a 54. 6 a8Evap6c; -itv 41. 2 myaco -co12. 4 vta8. 1 CJ'UVEtµt-chv90. 2; -ECJCJOµE8a 99. 2 0 104. 3 CJUVÉXCO aupµa 31. 3 auc; -cov 38. 4 CJ♦t"f'YCO ·çEl 49. 3 a♦t"flC'tllP7. 1 axitµa -ata 3. 2 CJXtçoµat ECJXlatat40. 3 2:comaooc; 45. 2 TavtaÀ.Oc; -ov 16. 7 tapo6c; -q>64. 5 tamç ·lV 28. 4 taupoc; taupcp 68. 2 taxa 98.1 taxwoc; -ai. 00 102. 1 mxoc; 65.5 mxuc; 28.3,69.5
Index verborum
476 00
102. 1 Tetpecri:r1c;-T)v16. 7 tEKµaipro -oµat 18. 5 U!lCVOV 82. 1 U!À.etOµl.V 1. 2 intepT)+aviT) ·T)c;0 103. 2 intepi)+avoc; -e 34. 5 im:épontoc; -ov 27. 1; -a 34. 3 intepnétoµat -nétaaat 91. 2 U1toçrovvuµt -ç(J)O'ac; 65. 5 U1to1e6oooc; -ov 49. 5 U7t01Cpivro-oµevoc;34. 4 U1toup-yéro-et 52. 3 U7t'ttoei6rov15. 6 ~pro -et 71. 2; -rov 92. 5; -etv 99. 4; oiaoµev 61. 2
477
lndex verborum
32.3, 73.4 ~uyc.o 10. 3, 44. 2; ~{x;oµ'(at) 00 102. 3; i♦uyev 00 102. 4; ♦uyro 82. 2 trlµi 8. 4; -ai 8. 6, 65. 8; EIPllV 12. 4 O ♦8avc.o ·El 25. 3; ♦8apuytoç -ov 35. 6 ♦uraç 94.2 ~e.o ne~µévoç69. 1 ~e.o -av3. 4 -ii1. 2; -iìç 12. 2 ~x:oç ♦\lia:p. 350 excusatio:pp. 118, 404-7 fugacità della bellezza: pp. 197-202, 231-37, 296-9, 389-91 (vd. anche carpediem;eiaì tpixec;) giudizio di Paride: pp. 6, 270-4, 379, 403-4 giuramento infranto: pp. 180-2, 357 (vd. anche p. 389) 'giusta' reciprocità erotica: pp. 208-10, 256-8, 422 gloatingoverful/ilment: pp. 4, 15, 1703, 342-5 (vd. anche pp. 189-92) in amore è gradevole incontrare una certa resistenza: pp. 251-2, 258, 368, 378-80 inizio da Zeus: pp. 117-9 legno come emblema di insensibilità: p. 162 (capovolto) lex talionis:pp. 208-10 malearism6s:pp. 210-1, 211-5, 276, 277,305,348 'magari io fossi. . .': pp. 210-1, 211-5, 274-7 mendacità del mito: pp. 184-9 mollezza asiatica: pp. 230-1 (àvav6pia), 236 natura divina dell'ispirazione poetica: p.407 'non solo a me l'amore, ma anche agli dei': vd. rivalità dio-amante mortale opposizione amore-guerra: pp. 302-5 padre come ostacolo agliamori puerili: pp. 146, 345-50,396-7 xapaKA01XJi.8upov: pp. 226-7, 391-6 paragone tra persona amata e personaggio del mito: pp. 231, 249-50, 270-4, 302-5, 380-3, 398-402 (vd. anche divinizzazione dell'amante)
488 parallelo tra vita umana e fasi del giorno / dell'anno: pp. 179-80, 233, 237, 296-9 pedicatio minacciata come punizione: p.387 pianto dell'usignolo: p. 121 praeteritio:pp. 118, 119 profezia ammonitoria: pp. 162-4, 2023, 224-7 (vd. anche gloating over /ul/ilment) ,q>C01:oç eupeff)ç: pp. 290-1, 293, 311 quarta Grazia/ decima Musa: p. 185 recusatio:pp. 118, 405 renuntiatioamoris:pp. 253-5, 394-5 riprovazione per l'eccessiva accondiscendenza del partner. p. 252 rivalità dio-amante mortale: pp. 131-2, 227-31,250,255-6,315,318 saluto negato: pp. 172-3, 202,426 seranuminum vindicta:p. 344 01Cci,µµacontro l'incapacità professionale: pp. 204-5, 414-7 sguardo abbassato: pp. 146 (e rossore), 172 sopravvivenza della fama poetica: pp. 277-8 splendore della persona amata: pp. 222 (reale), 237-41 (degli occhi), 176-80, 236, 400, 428 (metaforico) statua / pietra emblema di rigidità emotiva: pp. 162, 193, 294-5 'tputopveia: pp. 284-7 umanizzazione della materia inerte: pp. 160-2, 214, 294-5 umanizzazione di personaggi del mito: pp.310,315,319 vecchiaia che impedisce l'amore: pp. 364-7 venalità dell'eros: pp. 138-9, 245, 2904, 308, 358, 362-4 vino alleato di eros: pp. 122, 168-9, 182-4,247-50,397,409
poetica, lingua, stile ace. in -ro: p. 294 àl>uva'tov:pp. 160-2, 295 agg. in -lµoç a tre uscite: pp. 325-6
Indice delle cose notevoli allitterazione: pp. 318, 358 anafora: pp. 165, 252, 302, 304, 305-6, 309,317,357,358,376,410 anastrofe: p. 210 ànpoa661CT)'t0v: pp. 14 n. 29, 16, 18990, 192,233,334-5,342,398 arti figurative (influenza delle): pp. 312, 316 (Leocare) asindeto: pp. 283,369 assonanza:pp.294,319,321 brachilogia: pp. 128, 166, 173 brevisin longo:pp. 34, 302 chiasmo: pp. 135, 252, 257, 258, 2867, 326,357,369,380,383 climax:pp. 16,131,132,138,283,290, 305-6,307-8,358,362,417 contrasto tra stile e contenuto: pp. 1920, 139, 170-2, 180-2, 194-7, 253-5, 256, 261, 328-32, 337, 351, 360, 364-7, 369, 372, 376-8, 391-6 dati'vusrelations:p. 222 doppio aumento: p. 274 double entendre-.pp. 18, 38, 143-6, 154-60, 195-6, 204-8, 269, 273, 277, 304, 320, 328-32, 336-7, 354, 387,391,394-5,414 endiadi: pp. 136, 280 enjambement: pp. 4, 132, 136, 195, 286-7, 303,326 epicedio: pp. 346-50 epifora: pp. 305-6 eziologia: pp. 309-15, 384-5, 421,423, 424 ypicjK)ç: pp. 285, 328-9 hapax stratoniani: pp. 20-1, 131, 135, 142-3, 145, 149-50, 181, 199, 2056, 221, 223, 251, 293, 321, 331-2, 339, 344-5, 352, 360-1 iato: pp. 35, 126-7, 144,364 interrogative enfatiche: pp. 152, 298, 303-4, 308 ipallage:pp. 126,222,341 iperbato: pp. 210,229,230 iperbole: pp. 6, 8, 16, 160-1, 196, 216, 217,230,232,238,239,255,270-1, 277,344,350,375,398,402, 4157
Indice delle cose notevoli isopsefia: pp. 18, 25 n. 45, 138-9 /ibel/us stratoniano: pp. 52-5, 129-30, 162-3, 285, 370-1 /usus in nomine. vd. nomi significativi medio per l'attivo: p. 148 metonimia: pp. 137-8, 205, 297-8, 305, 320,331-2,371,372,392,411 nomi significativi: pp. 9-10, 18, 152, 163, 166-7, 187, 191, 195, 201-2, 218,236,239,272,273, 294,299300, 305, 338, 371-2, 373, 382-3, 388, 394-5, 412-4, 416 paralogismo: pp. 16-7, 295-6, 350, 351-2; 375-8 (sillogismo) paratassi: pp. 297, 304, 358, 370 parechesi: pp. 18, 344-5, 376 paretimologia: pp. 18, 152, 153-4, 218, 239, 299-300, 380, 382-3, 416 parodia aratea: pp. 117-9 (vd. anche parodia esiodea) parodia esiodea: pp. 27, 185-6; 328-32 (parodia esiodea / aratea) parodia omerica: pp. 19-20, 21, 12930, 133-4, 194, 196-7, 258-62, 3245, 327, 358, 366-7, 371-3, 380-3, 389-91, 391-5
489 parodia tragica: pp. 20, 161-2, 335-8, 384-7 perfetto in luogo del presente: p. 375 presente profetico: pp. 163-4, 200 professionismo poetico: pp. 406-7 proverbi: pp. 21-2, 120, 169-70, 17980, 183, 197-8,203,204,215,2301, 232 n. 109, 237, 244, 259-60, 294, 309, 310 n. 170, 355-6, 360, 361,380,388,417,421 ribaltamento: pp. 132, 149, 151, 153, 168, 169,228,229,247,250,254-5, 259,263,275-6,294,299,307,309, 315, 346-50, 355, 369, 383, 400-1 (vd. anche ci1tp006o1e11tov) ridondanza espressiva: pp. 20, 136, 222, 224, 238, 258, 329-30, 331-2, 359,417 Se/bstvariation:pp. 198, 322, 352, 358, 370-3 c:reµvot11ç: pp. 122-3 similitudine: pp. 196, 233, 234, 238, 244,297,298-9,425 sineddoche: pp. 4,184,225,331,407 mtov&iaçcov: pp. 26-7, 330, 332, 426 transculturalismo greco-romano: pp. 9, 12,125,134, 164-5,239,275
Indice del volume
Premessa
p.
V
Forwardby Kathryn Gutzwiller
IX
Introduzione I. Cronologia I. 1. L'età adrianea. 0 101e Artemidoro Capitone I. 2. La cronologia rdativa I. 2. 1. Stratone e Rufino I. 2. 2. Strat. 1-2e Priapea1-2 I. 2. 3. Stratone e Marziale I. 3. L'ipotesi ellenistica: Strat. 0 80 I. 4. Conclusioni
1 2 3 3 6 7 11 12
II. L'epigramma di Stratone Il. 1. Forma e struttura Il. 2. Lingua e stile Il. 3. Stratone poeta pederotico e satirico
13 13 20 22
III. Tecnica della versificazione III. 1. Realizzazioni di verso nell'esametro III. 2. Incisioni e leggi metriche III. 3. Prosodia III. 4. Conclusioni
24 24 27 35 37
Iv. Tradizione IV. 1. P e i suoi apografi
38 38 41 43 44 46
A. La tradizione tedesco-olandese B. La tradizione francese IV.2. Planude e Stratone Iv. 3. Le sillogi minori Iv. 4. Il XII libro dell'AnthologiaPalatina e la TTat6tlCT} Moooa di Stratone di Sardi Testo Commento
48 57 117
492
Indice del volume
Bibliografia
431
Tavoladelle concordanze Index verborum Indice dei passi discussi Indice delle cose notevoli
459 463
479 483