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Italian Pages 310 [321] Year 2009
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GRECO, ARABO, LATINO Le vie del sapere STUDI
Comitato scientifico Ernesto Berti, Paolo Bettiolo, Antonio Carlini, Cristina D’Ancona, Franco Ferrari, Gianfranco Fioravanti Testi. Volumi pubblicati: 1. Plotino, Che cos’è l’essere vivente e che cos’è l’uomo? (I 1 [53]) Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Carlo Marzolo, Prefazione di Cristina D’Ancona 2. Plotino, Sulle virtú (I 2 [19]) Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Giovanni Catapano, Prefazione di John M. Rist 3. Al-Fārābī, L’armonia delle opinioni dei due sapienti, il divino Platone e Aristotele Introduzione, testo arabo, traduzione e commento di Cecilia Martini Bonadeo, Prefazione di Gerhard Endress 4. Roberto Grossatesta, La luce Introduzione, testo latino, traduzione e commento di Cecilia Panti, Prefazione di Pietro Bassiano Rossi
Studi. Volumi pubblicati: 1. Marco Di Branco, Storie arabe di Greci e di Romani. La Grecia e Roma nella storiografia araba medievale, Introduzione di Antonio Rigo, Prefazione di Roberto Reali 2. Francesco Celia - Angela Ulacco (a cura di), Il Timeo. Esegesi greche, arabe, latine, Prefazione di Gianfranco Fioravanti 3. Lucrezia Iris Martone, Giamblico, De Anima. I frammenti, la dottrina, Prefazione di Henri Dominique Saffrey 4. Bruno Centrone (a cura di), La Retorica di Aristotele e la dottrina delle passioni 5. Claudia Lo Casto, Teleia Zoe, Ricerche sulla nozione di vita in Plotino, Introduzione di Franco Ferrari, Prefazione di Christoph Horn
Marco Di Branco
Storie arabe di Greci e di Romani La Grecia e Roma nella storiografia arabo-islamica medievale Introduzione di Antonio Rigo Prefazione di Roberto Reali
Di Branco, Marco Storie arabe di greci e di romani : la Grecia e Roma nella storiografia arabo-islamica medievale/ Marco Di Branco. - Pisa: Pisa university press, c2017. - (Greco, arabo, latino. Le vie del sapere. Studi ; 1) 938.0072 (21.) 937.007202 (21) 1. Grecia antica- Storiografia araba medievale 2. Roma antica - Storiografia araba medievale. CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa
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In dice Prefazione
Antonio Rigo .................................................................................................................. p.
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Uno sguardo sul mutameuto. Paesaggi e culture tra Bisanzio e l'Islam
Roberto Reali................................................................................................................. ,
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lntroduzione................................................................................................................
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Capitolo I - Una rosa nel deserto? Le cronache tardoantiche e protobizantine e Ia nascita della storiografia universale islamica ............ !.1. II dibattito sulle origini ................................................................................ I.2. Modelli possibili ............................................................................................ !.3. Contestualizzazione senza continuismo .................................................. !.4. Gesta Dei per homines: le cronache tardoantiche e protobizantine ..... !.5. Un modello d'eccezione: la Chronographia di Giovanni Malala ........ !.6. Storiografia universale fra Bisanzio e l'Islam ........................................... !.7. L'enigma delle 'traduzioni mancate' ..........................................................
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15 15 20 22 24 26 30 32
Capitolo II- Al-Yiiniiniyyiin: i Greci .................................................................. II.1. La scomparsa della Grecia classica ............................................................ II.2. Al-Ignqiyyiin ................................................................................................. II.3. Yunan e Qal;tan: genealogie e ideologia ................................................ II.4. Tradizioni a confronto: i Greci nelle opere storiche siriache e arabo-cristiane........................................................................................... Capitolo III- L'eroe dai molti volti: Alessandro nella storiografia arabo-islamica..................................................... III. 1. KaMe; ~acnf.euc;: il mito di Alessandro e !'Oriente cristiano.......... III.2. Un eroe 'flessibile'. Uso e abuso della leggenda di Alessandro nella letteratura siriaca e mediopersiana................................................ III.3. Alessandro nella letteratura araba dell'epoca umayyade: Salim Abu '1-'Ala' e Ibn al-Muqaffa' ....................................................... III. 4. II caso dei Nawadir al-faldsifah (Rarita dei.filosoji) di I:Iunayn ibn Isl;aq .................................................................................. III.5. II 'pio distruttore': Alessandro negli storici arabi di Persia (Dinawari, Pseudo-A~ma'I, I:Iamzah al-I~fahani, Miskawayh, Ia'alibi) ................................................................................. III.6. D.u '1-Qarnayn: i due volti di Alessandro............................................... III.7. Alessandro nelle grandi cronache universali (Ya'qubi, Tabari, Mas'udi e Ibn al-A.tir) ...............................................
, 37 , 37 , 43 , 47
, 54
, 57 , 57
, 59 , 62 , 67
, 69 , 83 , 89
III.8. I diadochi e i muluk al-tawii'if attualizzazioni e cronologie immaginarie............................................... p.1 01 Capitolo IV- Al-Riim: da Romolo a Costantino............................................. IV.1. Una storia dimenticata: la Monarchia e la Repubblica romana negli storici arabi.................................................... IV.2. Banu '1-A~far ............................................................................................... IV.3. Impero e religione da Augusto a Costantino ........................................ IV.4. I 'fratelli nemici': Rum e Persiani nella sezione preislamica della storia universale di Ia'alibi ............................................................. IV.5. Lo "stratagemma" di Costantino e la nascita dell'Impero cristiano.. Capitolo V- DalKittib Hurufyus a Ibn Haldiin: i Greci e i Romani nelle opere storiche dell' Occidente islamico ................ V.I. Dalla scoperta all'edizione: il Kitiib Hurilfiyiif della Columbia University ........................................................................ V.2. Notizie (e domande) sulKitiib Hurilfiyiif .............................................. V.3. Da Bisanzio ad al-Andalus: storie di libri e ambascerie ....................... V.4. Il 'mistero' dei traduttori ............................................................................. V.5. Tradurre Orosio in al-Andalus .................................................................. V.6. Greci e Romani nel Kitiib Hurilfiyiif ....................................................... V.7. Le 'tre storie' di al-Andalus: la Storia di Ibn I:Iabib, la Cronaca Pseudo-lsidoriana e la Cronica del moro Rasis .................... V.8. Ibn Haldun, i Greci, i Romani ..................................................................
, 107 , 107 ,110 , 112 , 133 , 136
, 143 , 143 ,145 , 147 , 151 , 154 , 158 , 166 , 189
Capitolo VI - Roma o Costantinopoli? Nota sull'immagine di Roma nei geografi arabi medievali........................... ,223 Appendice I sei principi di Qu~ayr 'Amrah: l'Isliim e la tradizione tardoantica ....................................................................... §.1. I 'misteri' di Qu~ayr 'Amrah ....................................................................... §.2. L' enigma svelato? .......................................................................................... §.3. I sei sovrani ..................................................................................................... §.4. Un'opera 'polisemica'? ................................................................................. §.5. Principi e ambascerie .................................................................................... §.6. Una scoperta dimenticata: il Muqawqis a Qu~ayr 'Amrah .................. §.7. Il Profeta oil califfo? Il dipinto dei sovrani e il suo contesto iconografico...................................................................... §.8. Sulayman ........................................................................................................
,231 ,231 ,232 ,234 ,239 ,241 ,243 ,249 ,251
Illustrazioni.................................................................................................................. ,255 Bibliografia .................................................................................................................. ,261
Prefazione 11 viaggiatore che ha occasione di visitare la moschea degli Umayyadi a Damasco, dinanzi alia decorazione musiva della facciata, e subito spinto a vedervi una splendida realizzazione in linea con 1' iconografia tardoantica e bizantina e realizzata durante l'epoca formativa dell'Islam. I mosaici damasceni evocano una questione che si trova al centro del dibattito scientifico degli ultimi decenni, ovvero quella dei rapporti tra la nascente civilta islamica e la tradizione greco-romana nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente. 11 problema estato affrontato (e in apparenza risolto) in due diversi modi. Da un lato si eparlato (e si parla) di una sopravvivenza dell'Ellenismo nella civilta arabo-islamica, individuando una sorta di continuita dal mondo tardo-antico all'Islam, dall'altro si e rimarcato invece un "Agarismo" fieramente e sostanzialmente autarchico quale tendenza dominante della nuova civilra in formazione (tra gli ultimi Michael Cook e Patricia Crone). Nell'indagine sulle relazioni trail mondo tardoantico e l'Islam dei primi secoli ci si esoffermati in modo particolare, sin dagli inizi del Novecento, sulla storia del pensiero e sulla filosofia, lungo il percorso «da Alessandria a Bagdad», con ricerche che hanno raggiunto negli ultimi anni una loro piena maturita (Dimitri Gutas, Cristina D'Ancona), e sull'arte e l'iconografia, spesso lungo la linea tracciata da Oleg Grabar. In questo panorama spicca la pressoche totale assenza di studi dedicati alia nascita della storiografia islamica e aile sue relazioni con quelle pili antiche, un' assenza dovuta ai giudizi lapidari di insigni studiosi che hanno sostenuto una «generazione spontanea» della storiografia islamica (Hamilton A.R. Gibb in testa) e, in subordine, che i cronisti musulmani non hanno comunque mai consultato le fonti storiche greche (Bernard Lewis). Secondo la vulgata corrente, insomma, non sarebbe mai esistita alcuna relazione tra la storiografia greco-romana e quella islamica. La monografia di Marco Di Branco viene finalmente a colmare questa lacuna ed edestinata a diventare un'opera di riferimento imprescindibile per questo ambito di studi. La sua indagine, finalizzata innanzitutto a contestualizzare la nascente storiografia islamica nel mondo delle cronache tardoantiche e protobizantine, evita qualsiasi facile tentazione di "continuismo" e individua nelle opere cronografiche di Giovanni Malala e dei successivi autori di espressione siriaca un modello e un approccio in sostanza simili a quelli riscontrabili in ambito islamico. Dopo aver letto Di Branco eallora facile replicare a Lewis,
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Storie arabe di Greci e di Romani
il quale lamenta il fatto che i musulmani non avessero alcuna curiosita per le vicende del mondo greco narrate da un Erodoto o da un Tucidide, osservando che neppure i Bizantini, eredi legittimi dei Greci sene interessavano: all'Atene di Pericle Malala dedica una sola riga della sua Chronographia. Illibro di Di Branco, che rivolge la sua attenzione non solo ai primi storiografi musulmani, ai grandi autori delle cronache universali (un nome fra tutti: al-Tab ad) e agli storici arabi di Persia, rna anche alle opere storiche dell'Occidente islamico, rappresenta un'ampia e completa presentazione della visione della Grecia e di Roma antiche in terra d'Islam. Per tal modo, la Grecia e Roma diventano anche uno strumento nelle mani del moderno studioso per individuare il 'filo rosso' che lega dun que la storiografia islamica alle tradizioni precedenti, al di la di qualsiasi inconsistente ipotesi di continuita o di rottura. Le tappe di questa affascinante percorso nei testi dall'VIII al XV secolo sono cosi scandite, nelloro ordine cronologico: i Greci, Alessandro Magno, Roma da Romola a Costantino. Saggiamente 1' autore si arresta con 1' avvento del Cristianesimo. Da 11 infatti co min cia realmente un"altra storia: che si mescala con la controversistica e la polemica religiosa musulmano-cristiana. L' interpretazione offerta dall' autore, sorretta da uno sguardo e da un metoda perspicaci (con i quali illettore dei precedenti libri di Di Branco
e
gia familiare), si alimenta di una straordinaria e aggiornatissima conoscenza delle fonti e della bibliografia ad esse relativa; e affianca 1' indagine sui testi degli storiografi e dei letterati a quella sugli dementi ricavabili dall'epigrafia e dall' iconografia. Un' impostazione che risale, in ltalia, agli scritti di Ugo Monneret de Villard (spesso citato daDi Branco), e travail suo coronamento nella parte finale dellibro, con una riconsiderazione a nostro vedere definitiva della celebre scena dei sei principi di Qu~ayr 'Amrah: contributo importante, nello specifico, per la storia e la datazione di quella splendida residenza umayyade (e per la parte qui fatta all'elemento iranico), rna al tempo stesso per il tema pili ampio e importante che interessa 1' insieme di questa libra: l'Islam e la tradizione tardoantica.
Antonio Rigo
Uno sguardo sul mutamento Paesaggi e culture tra Bisanzio e l'Islam Puo sembrare, a prima vista, curioso che un Dipartimento del Consiglio Nazionale delle Ricerche e, per di pin, di un settore che si occupa di Patrimonio Culturale abbia deciso di contribuire alia stampa di un libro che ha come obiettivo quello di esaminare in maniera filologica I' immagine di Grecia e di Roma nella produzione letteraria e storica dell' Islam delle origini. Naturalmente si puo pensare che nessuno oggi consideri i confini disciplinari come un discrimine assoluto nel definire i campi della ricerca; una metodologia multidisciplinare in questi ultimi tempi ha avuto buona stampa. II successo di questo termine sopravanza ormai anche il mantra dell' interdisciplinarieta, il quale viene costantemente ripetuto tanto da generare, a volte, punte di fastidio o di noia per chi cerca di fornire a questa impostazione degli strumenti pin rigorosi di un embrassons nous deleterio non solo per i molti lavori che si pubblicano in suo nome, rna anche per chi crede, leggendo questi saggi, di avere finalmente raggiunto un punto di vista nuovo od originale. In aggiunta a cio, possiamo dire che lavorando su concerti cos£ generici come il paesaggio e la natura immateriale di quest'ultimo, discutere della tradizione greca e romana nella cultura islamica ha un significate, addirittura, di utopia intellettuale. Un'utopia che a volte si raccoglie in ipotetiche visioni delle relazioni o di sguardi d' insieme su mondi che ci sembrano lontani: quanto pin e grande questa lontananza, tanto pin queUe sintesi d' insieme possono essere cos£ confuse e considerate come una banale dissolvenza cinematografica. E abitudine per chi obbedisce al mantra sopra ricordato disegnare queste visioni d'insieme come dominate dall'astratto o dal generico; allo stesso modo viene usata, accanto alia formula della multidisciplinarieta, quella del multiculturalismo: un grimaldello per illustrare sovrapposizioni, commistioni, usi che le varie culture elaborano e che poi sembrano trasmettere, in termini quasi magici, ad altri individui di altre culture che - pare - in termini altrettanto magici le recepiscono. Nulla di pin utile allora di un volume che con rigore filologico e strutturando una materia di grande complessira riesce a fornirci i veri 'sguardi' di collegamento tra culture e soprattutto ci rimette in primo piano il problema
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Storie arabe di Greci e di Romani
del metodo. Nessuna vera trasmissione culturale e data al modo della trasmissione televisiva, bensi efondamentale comprenderne la maniera, i mezzi di traduzione, l'universo mentale che recepisce i documenti e soprattutto l'obiettivo che questa trasposizione contiene nella sua originale intenzione. I lavori di Dimitri Gutas sul movimento di traduzione di testi greci da parte della cultura araba dei califfati ci hanno dato in modo sistematico una traccia che le varie discipline che si sono occupate di questo problema avevano, a suo tempo, rilevato. Cogliere la dimensione sociale dell'utilizzo della cultura greca come strumento di egemonia culturale che l'Islam in piena conquista di un vasto territorio (anche europeo) ha fatto proprio eil merito di studi che vanno proprio nella direzione di interpretare questo movimento come il tentativo di creare un supporto culturale al tentativo di legare la nuova religione al dispiegarsi della egemonia politica dei califfati di Damasco e di Bagdad. L' artificio intellettuale che la cultura araba crea per recepire la cultura greca come parte di una pili antica cultura zoroastriana proveniente dalla Persia permette infatti ai califfi di promuovere una traduzione continua di classici greci e latini che non conosce sosta dall'VIII sino al X secolo dopo Cristo. Questo tentativo non e pero un divertimento delle classi colte del mondo arabo, attratte dalla conoscenze di altri mondi e di altre culture, rna la messa a punto di un vero e proprio strumento di conquista intellettuale che corre parallelo alla conquista militare. La cultura islamica e quindi in questo momento superiore, a detta degli stessi califfi, a quella europea, poiche mentre Costantinopoli e il mondo bizantino tendo no a dimenticare la radice greca classica del suo sviluppo culturale, il mondo arabo l'ha fatta propria e la urilizza ai suoi fini politici di conquista. A questa iniziale impostazione lo stesso studioso aggiunge pero che « siamo ancor lontani dal poter scrivere la storia dello sviluppo di ciascuna di queste discipline scientifiche lungo tutto il periodo del movimento di traduzione; ancora molti testi devono essere editi, tradotti e studiati». 1 Uno sguardo sintetico ha quindi innanzitutto la conseguente necessita. di un confronto con i testi di quella cultura; lo studio della tradizione di alcune opere del mondo greco e latino messe in circolazione da questo movimento
1 D. Gutas, Pensiero greco e cultura araba, a cura di Cristina D'Ancona, Einaudi, Torino 2002, p. 129.
Paesaggi e culture
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di traduzione e la paziente ricostruzione dell'insieme di questi documenti. Ma soprattutto e necessaria, per comprendere appieno il fenomeno culturale posto sotto i nostri occhi, un confronto critico con le varie interpolazioni e interpretazioni che i traduttori arabi compiono di questi testi dandoci cosi non solo gli dementi di vicinanza, rna soprattutto la distanza concettuale con cui vengono recepiti. Avere a disposizione questa mappa che si sta faticosamente ricostruendo negli ultimi anni getta uno sguardo nuovo anche sui modi e sulle energie che hanno permesso questo straordinario travaso intellettuale tra le due sponde del mediterraneo. L' interesse della cultura islamica per i testi greci ci riporta cosi sempre al modo in cui questi testi sono assimilati e agli obiettivi politico sociali che si prefiggono. Non stupisce, quindi, che il ritratto e il mito di Alessandro Magno siano 1' immagine in cui egli appare «eroe flessibile, su cui si cristallizzano valori positivi o negativi che variano a seconda dei contesti politici, sociali e culturali e dei momenti storici» un conquistatore che diviene, nei testi arabi, un difensore del Dio unico e addirittura un «figlio spurio del faraone Nectanebo, alludendo a una sua origine egizia, cos! [come]il racconto di Dinawari ne fa addirittura un rampollo di Dario Il». 2 None quindi una semplice trasposizione l'esame di questi testi da parte di chi intraprende illavoro di traduzione ed e proprio questo aprirsi alle modifiche e alle suggestioni che la cultura islamica ha formato di queste figure della tradizione greca e romana che ci rende guardinghi su cosa possa diventare una traduzione di contenuti da una cultura ad un'altra. Abituati come siamo a leggere questi mondi come perfettamente compatibili, scorgiamo in questo percorso, illustrato da Di Branco, la diflicolta e la genialita con cui figure del mondo classico divengano contenuti del mondo arabo e si trasformino in qualcosa di differente in cui il nome e lo stesso rna il senso muta e si trasforma in qualcosa di originale. Forse il caso pili emblematico di questa trasformazione e quello della creazione dell' immagine fisica della Roma imperiale, che diviene, in molti testi arabi di questo periodo, coincidente con quella di Costantinopoli. I geografi che vogliono rappresentare, nelle loro descrizioni, la grandezza della citta capitale dell'Impero insistono su questa identificazione e la prima descrizione nella letteratura araba della citra di Roma avviene proprio sotto il segno di
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Cfr. nel testo, p. 76.
6 Storie arabe di Greci e di Romani
questa sintesi: «essa possiede tre lati sui mare: I' orientale, il meridionale e I' occidentale( ... ) Vi sono inoltre quarantamila bagni. Nella citta si trova una chiesa paragonata al Sion di Gerusalemme, la cui lunghezza e di un miglio. Al suo interno e un altare di smeraldo verde, su cui si cdebra 1' Eucarestia, lungo venti braccia e largo sei; lo sostengono dodici statue d' oro puro, alte, ciascuna, due braccia e mezzo». 3 Questa descrizione richiama alia mente non la citta di Roma, rna il como d'oro di Costantinopoli e la chiesa di Santa Sofia nella stessa citta. Quello che puo sembrare pero una confusione o una identificazione errata eil sintomo di quell'esigenza culturale in cui il mondo romano viene immaginato e descritto da una civilta che per potenza militare e rdigiosa vuol richiamarsi a qud mito di potenza unitaria che utilmente puo quindi confondere la Roma latina e quella d'Oriente. Sono, queste, delle testimonianze preziosissime per chi voglia costruire un metodo di lavoro razionale anche per chi opera con dati della rappresentazione materiale, i quali si osservano distesi su un territorio come una superficie continua da osservare in modo sincronico. In un paesaggio queste distanze e queste traduzioni sfuggono e vengono quasi sempre dissolte nell' insieme degli edifici che si sovrappongono. I dettagli, le interpolazioni e le traduzioni che, nd corso dei secoli, quelle rappresentazioni hanno attraversato vengono dimenticate, eppure queste stesse rappresentazioni contengono i segnali che ci possono far correggere visioni d' insieme metodologicamente fuorvianti. Senza questo lavoro nessuno studio, soprattutto quello di un paesaggio, avra quella forza interpretativa che puo essere fornita solo dal mostrare la difficolra e illavoro che si costituisce all' interno di un ambiente e di un terri to rio e che rappresenta la sua vera ed originale peculiarita. Possiamo oggi osservare Istanbul o Siviglia cercando di cogliere la citta cristiana che diviene ottomana o la citta araba che diviene cristiana, sottolineandone e separandone i vari dementi e ponendo nd tempo, oltre che nello spazio, le vicende di quella immagine che abbiamo sotto gli occhi. Qualcosa pero ci manca. Manca la capacira di cogliere come quella interpolazione, quella trasformazione, non sia il frutto di una semplice giustapposizione di periodi, rna un lavoro di traduzione di questi dementi in altro che, come risultato, edifferente dai momenti temporali o materiali che lo compongono.
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Cfr. nel testo, p. 225.
Paesaggi e culture
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Per questo illavoro metodologico di Di Branco e coerente con lo studio di discipline quali il patrimonio culturale o lo studio del paesaggio. Lo e perche al suo interno si riesce a cogliere questo sforzo di trasformazione e di immaginazione che non vive solo del gusto estetico o della bella veduta. Se vi estato, infatti, un preciso e forte momento di utilizzo di parte della cultura araba del mondo classico vi estato, contemporaneamente, un cambiamento conseguente a quel fenomeno anche dei luoghi che questo utilizzo hanno subito. Dal punto di vista metodologico equindi essenziale ripercorrere i vari capitoli di questa storia della trasformazione, perche la lettura e la metodologia che se ne trae esostanzialmente quella che deve farci lavorare attorno a pezzi di pietra o di collina i quali, solo apparentemente, non assomigliano a questo palinsesto da commentare filologicamente. Lo stesso Di Branco in appendice al volume ce ne fornisce immediata e diretta testimonianza. Nella descrizione del ciclo pittorico della residenza umayyade di Qu~ayr ~mrah si puo scorgere, come elemento materiale di questa impostazione, il ciclo pittorico che rappresenta sei sovrani che rendono omaggio al Profeta. Questa iconografia non epero solo una rappresentazione simbolica della conquista dei territori da parte dell' Islam, rna una vera e propria pittura storica in cui nei vari periodi della conquista sono rappresentate le figure politiche assoggettate dalla nuova religione: «Se cosi fosse (... ) i sei sovrani si troverebbero proprio al cospetto di colui che, inviando loro le ambasciate e convocandoli idealmente presso di se, li aveva esortati a convertirsi alla nuova fede che egli annunziava». 4 lmpostazioni pittoriche ed artistiche classiche e nuovi messaggi che vengono veicolati attraverso queste sono l'esempio chiaro di come un metodo che tracci questi dementi con rigore possa alla fine produrre notevoli risultati anche in settori solo apparentemente lontani. Vi sono quindi pili motivi di vicinanza tra questo libro e gli sforzi quotidiani che si fanno nella direzione di una analisi del patrimonio culturale, di quanti non ve ne siano nel caso di molti volumi, i quali illustrano in modo del tutto naturale che le citta sono il frutto di diverse civilta, che i luoghi sono il risultato di una stratificazione di varie epoche e i palazzi sono il meraviglioso vedere di generazioni di uomini e di culture che hanno modifica-
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Cfr. nel testo, p. 250.
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Storie arabe di Greci e di Romani
to, abbellito, mutato lo spazio. Questi testi danno infatti per scontato che questi cambiamenti siano neutri, indolori, quasi che gli uomini, guidati solo da un superficiale estetismo che contraddistingue invece molti interpreti di cose paesaggistiche, modifichino illoro mondo senza mai chiedersi cosa esso significhi e come possa realmente rappresentare una parte di se stessi utilizzando e traducendo linguaggi provenienti da altre culture. E questo un grave errore al quale ci abituiamo ben presto; e l'abitudine - diceva uno scrittore francese - il peggior modo di avvicinarsi alla realta perche ce la rende familiare e, per questo motivo, ci nasconde lo sforzo che le costato per arrivare sino ai nostri occhi.
e
e
Roberto Reali
Introduzione E insomma lo storico cerchi di rassomigliare allo Zeus di Omero, il quale ora guarda Ia terra dei Traci e un attimo prima guardava Ia terra dei Misi. Luciano
E pit! gratificante - e pili difficile - pensare in modo concreto e comprensivo, contrappuntistico, agli altri di quanto non lo sia pensare esclusivamente a "noi". Ma ciO significa anche non cercare di
dominare gli alcri, non cercare di classificarli o di inserirli a forza in un ordine gerarchico e, soprattutto, non ripetere continuamente che Ia "nostra'' culcura (o il nostro paese) eIa prima fra tutte (o che non lo e, per que! che conta). L' intellettuale ha ben altri e pili validi compiti da assolvere. E.W.Said Studia Ia scoria, le biografie, le esperienze delle nazioni: cosi facendo, sara come se nello spazio della cua breve vita entrasse il tempo di chi ha gia vissuto. Non biasimare il mondo se ti volta le spalle: se tu inseguissi il mondo saresti distratto dalla tua ricerca.
'Abd al-Latif al-Bagdadi
AI tema affascinante del Fortleben der Antike nella cultura araba medievale sono stati dedicati negli ultimi decenni molti importanti contributi: basti ricordare, fra gli altri, I'opera di Franz Rosenthal sull'eredidt classica nell'Islam; 1 il saggio di ~bdurral;man Badawi sulla trasmissione della filosofia greca al mondo arabo; 2 il volume di Carmela Baffioni su quel vero e proprio profilo di 'storia della filosofia greca' delineato da Sahrastani nel suo Kitdb al-milal wa
'l-nibal, 3 e soprattutto i numerosi e fondamentali lavori di Dimitri Gutas. 4 Tuttavia, queste opere sono quasi unicamente incentrate sulla sopravvivenza- e sull'influenza- del pensiero filosofico e scientifico dei classici greci all'interno della civilta arabo-islamica (solo illibro di Rosenthal si apre, sia pure
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Rosenthal (1975). Badawi (1968). 3 Baffioni (1990). 4 V. almeno Gutas (2002) e Gutas & Endress, ed. by (1992-). 2
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Marco Di Branco. Storie arabe di Greci e di Romani
in maniera cursoria, su un orizzonte pin ampio, mentre il recente volume su «i Greci oltre la Grecia» dell'opera collettiva sui Greci curata da Salvatore Settis limita il campo 'greco-islamico' all' arte, alla filosofia e alle scienze), 5 e si interessano solo marginalmente di materie quali arte, letteratura e storiografia. Cio ha, almeno in parte, un fondamento nella realta dei fatti, giacche - come e noto - i testi letterari greci non furono tradotti in arabo, rna al tempo stesso costituisce un limite alla pin completa comprensione dell' atteggiamento islamico nei confronti della cultura antica: lo stesso Rosenthal, nella sua voce dedicata ai Greci nell' Encyclopedie de !'Islam, sottolineava giustamente che seppure le relazioni greco-arabe « sont veritablement au cceur des etudes islamiques aujourd' hui »' resta comunque da indagare «de fa~ on approfondie la signification de 1' heritage de la Grece antique pour chacun des agents, comme pour 1'ensemble forme par ceux-ci, de la vie intellectuelle musulmane ». 6 Questo lavoro si propone dun que di colmare una lacuna nel campo degli studi relativi alle forme di conservazione della tradizione classica nell' Islam: esso ha infatti come oggetto la storia greca e romana quale essa e percepita, narrata e rappresentata nella storiografia arabo-islamica medievale fra VIII e XIV secolo d. C. cioe a partire dalle prime opere storiche arabe preservate per giungere alla pin celebre cronaca universale musulmana, il Kittib al-1bar di Wali al-Din 'Abd al-Ral;man Ibn Baldun (m. 808/1406). L' arco cronologico che si e scelto di esaminare va dalla Grecia classica all' impero di Costantino, evitando in tal modo di sconfinare nelle questioni concernenti i rapporti politici, militari e religiosi fra il mondo islamico e Bisanzio, sui quali del resto esiste gia un' abbondante bibliografia specifica? Ugualmente, non saranno qui affrontate- con l'eccezione di una breve nota terminologica -le numerose e affascinanti problematiche concernenti le descrizioni arabe delle citta di Roma e Costantinopoli, oggetto di uno studio
5 Settis,
ed. (2001). Rosenthal (2005), 374. 7 Per una sintesi sull' immagine araba di Bisanzio v. ultimam. El Cheikh (2004a). 6
Introduzione
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specifico di Giuseppe Mandala in corso di svolgimento presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane, a cui volentieri si rinvia. In un saggio particolarmente significativo e stimolante pubblicato una dec ina di anni fa, 1' antropologo Malek Chebel ha efficacemente analizzato le grandi manifestazioni di quello che egli stesso definisce
1' «immaginario arabo-islamico», soffermandosi in particolare sull'immaginario religioso, estetico, sessuale e politico. 8 A questi settori di ricerca devono pen) aggiungersi le ulteriori categorie (magistralmente indagate da Jan Ass mann nel suo celebre Das kulturelle Geddchtnis )9 di immaginario storico e di memoria culturale, neUe quali e possibile inquadrare illavoro che qui si propone. I racconti islamici di storia greca e romana, narrati con i vivaci colori dell' alterira, costituiscono infatti uno degli strumenti della «costruzione del ricordo» finalizzata all'autorappresentazione della comunira musulmana, che si definisce per contrasto rispetto all'identita attribuita ai popoli che l'hanno preceduta nel processo di translatio del potere universale. In questo gioco delle parti emerge da un lato la visione della storia 'classica' come tappa fondamentale dell' estrinsecarsi del disegno provvidenziale divino, dall' altro il diverso ruolo che gli storici arabi assegnano ai Greci, individuati come possessori di una sapienza di cui !'Islam e legittimo erede, rispetto a quello affidato ai Romani e Bizantini, considerati responsabili della fine della scienza e della filosofia greca proprio per aver accolto la rivelazione cristiana. La contraddittorieta di tale impostazione dice molto sull'ambiguita e la pluralita di atteggiamenti che caratterizzano il tormentato rna fecondo rapporto fra cultura islamica e mondo greco-romano. Fra gli scopi principali di questa ricerca v'e certamente quello di meglio precisare i termini della relazione fra pensiero storico bizantino e pensiero storico arabo-islamico, anche rimettendo in discussione il categorico assunto
8
Chebel (1993).
9
Assmann (1992).
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Marco Di Branco. Storie arabe di Greci e di Romani
di Bernard Lewis, secondo cui «the universal historical curiosity is still a distinguishing, almost an exclusive, characteristic of Europe and her daughters: oriental societies study their own history; perforce they also study the history of the West which has influenced or dominated them». 10 Al di la di ogni polemica, quest'ultima affermazione, nella sua sconcertante banalita (tanto piu inaccettabile in quanto proveniente da uno studioso di straordinaria dottrina quale Lewis), sembra davvero un portato di quell'atteggiamento tendenzioso nei confronti del mondo orientale, e in particolare del mondo islamico, cos£ ben descritto da Edward W. Said nel suo celebre Orientalism.U D'altra parte, 1' idea della necessita di contestualizzare l'Islam nascente (e dunque anche la sua storiografia) all'interno del piu ampio quadro della cultura dell'epoca, senza artificiose contrapposizioni, era gia ben presente nella riflessione di Marshall G.S. Hodgson, 12 che invitava appunto a riconoscere come lo sviluppo della focies islamica presupponesse e si edificasse sulle risorse culturali di tutta la regione mediterranea. A tal proposito, va tenuto presente che dall'osservatorio privilegiato sulla formazione della storiografia musulmana costituito dalla rappresentazione della 'storia antica' (doe preislamica) da essa elaborata si puo correre il rischio di accentuare gli aspetti di continuita e sottovalutare gli dementi di cesura fra tradizione tardoantica e tradizione islamica: a questo specifico e complesso problema e dedicata 1' appendice posta a conclusione del lavoro, nella quale, prendendo le mosse dall' analisi di alcuni dei famosi dip inti di Qu~ayr ~rah, si cerca di mettere in luce come sia pericoloso insistere troppo sulla «continuity