Storia della comunicazione 887983813X, 9788879838139


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STORIA DELLA. COMUNICAZIONE MASSIMO BAlDINI

IL SAPERE ENCICLOPEDIA TA CABIL NEWfON diretta da Roberto Bonchio 11 sapere è un'enciclopedia componibile che, ri poni.

61 GUY FINK-ERRERA,

La produzione dei libri di testo nelle università medievali, cii.,

p. 143. 62 GUGLIELMO CAVALLO,

dioevo, cii., pp. XXXI-XXXII.

«Introduzione» al volume

AA.vv.,

Libri e lettori nel Me-

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I I 1 ·t tLTURA MANOSCRITTA O CHIROGRAFICA

hl ichc, ma solo raccolte private o biblioteche di scuole filosofiche, ma in questo caso si trattava poco più di una «stanzuccia» in cui ,i conservavano le opere del fondatore e dei suoi discepoli più eminenti al fine di tramandarne il pensiero nella sua integrità. Fu a partire dal Ili sec. a.C. che vennero fondate le prime biblioh:che pubbliche, tra le quali le più grandi furono quelle di Pergamo e del Museo di Alessandria. Tuttavia, queste due biblioteche insieme alle altri grandi biblioteche ellenistiche furono «sostanzialmente (e paradossalmente) biblioteche "pubbliche" senza pubblico, altrettanto "esclusive" quanto, da una parte, le raccolte librarie delle scuole filosofiche, dall'altra gli archivi-biblioteche del Tempio o del palazzo di tradizione orientale, modelli ch'esse fondono»63. Ad esempio, la biblioteca del Museo di Alessandria non era pensata per il pubblico, ma per i dotti del Museo: «a fruire dei libri era una assai ristretta comunità, anche se non si trattava di filosofi, ma di filologi, poeti-filologi o scienziati, e vi sovrintendeva, invece dello scolarca, un "sacerdote del Musco" nominato dal sovrano». Da ciò deriva la situazione paradossale, quanto a fruizione della cultura scritta, in cui versava la società ellenistica: era «una società analfabeta e dotta» 64 . Le biblioteche ellenistiche erano sorte per soddisfare in primo luogo le manie di grandezza dei sovrani del tempo, primi tra tutti i Tolomei, e per assecondare le loro politiche culturali. I testi, però, finivano con l'essere conservati in una situazione quasi «sepolcrale». Controverso è il numero dei rotoli posseduti dalla biblioteca di Alessandria, anche se per i tempi doveva essere notevolissimo. Interessante, inoltre, è la tesi sostenuta da Galeno, secondo la quale la nascita delle grandi biblioteche aveva incrementato la fabbricazione dei falsi. A Roma si ebbero le prime vere biblioteche pubbliche soltanto durante l'età imperiale. Quelle private si erano però già costituite almeno un secolo prima. Fu, infatti, a partire dalla metà del II sec. che i Romani iniziarono a portare a Roma come bottino di guerra le biblioteche dei sovrani vinti. La prima che giunse nella capitale fu la biblioteca di Perseo, re di Macedonia, che era stato sconfitto dal console Lucio Emilio Paolo nel 168 a.C. La seconda fu quella di Apellicone, un generale e filosofo greco, essa conteneva anche i resti delle raccolte di Aristotele e Teofrasto e finì, come bottino di guerra, nelle mani di Silla che aveva conquistato Atene nell'86 a.C. La terza apparteneva al re del Ponto Mitridate ri_, (ill