Storia del secondo Tempio. Israele tra VI secolo a. C. e I secolo d. C. 8805059161, 9788805059164

Il periodo che va dal VI secolo a.C. al I d.C. è l'epoca durante la quale la Bibbia ha assunto la sua forma attuale

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Italian Pages 551 [552] Year 2002

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Storia del secondo Tempio. Israele tra VI secolo a. C. e I secolo d. C.
 8805059161, 9788805059164

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Israele tra VI secolo a.C. e 1 secolo d.C.

«Se ogni cosa si osserva nel suo evolversi/in dall'origine, se ne potrà avere la visione mjgliore » ARISTOTELE

ISBN

88-05-059'

1 11111 11 1111 11 11111

9 788805 059

SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO

,·r

PAOLO SACCHI

Storia del Secondo Tempio Israele tra

VI

secolo a. C. e I secolo d. C.

SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE TORINO

© 1994 by SEI - Società Editrice Internazionale -Torino

www .seieditrice.com

Prima edizione: marzo 2002 Ristampa 2002

4 3 200.3

5 6 2004

7

8 9 IO 2005 2006

Nei casi in cui non è stato possibile comunicare con gli aventi diritto, l'Editore ha notificato all'Ufficio della proprietà lettera­ ria artistica e scientifica che l'importo del compenso è a loro disposizione, contestualmente al deposito dell'opera previsto dal­ l'art. 105 della legge 22 aprile 1941, n. 633. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell'ope­ ra o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata per iscritto. La SEI potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodur­ re una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all'Associazione Ita­ liana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'Ingegno (AIDRO) -via delle Erbe, 2 - 20121 Milano -Te!. e Fax 02/80.95.06. Grafica Chierese - Arignano (To)

Indice

x1 xm xvII

J

Premessa Presentazione Sigle Introduzione r. Origine, destinazione e scopi dell'opera, 3 2. La terminologia, 5 3. Gli orientamenti di fondo del pensiero ebraico, 6 Le novità di que­

sto rifacimento, r6

Parte prima 23

IL TEMPO DELL'ESILIO

I. Gli avvenimenti r. Gli avvenimenti che condussero alla catastrofe, 23 2. La Giudea sotto il dominio babilonese, 25 3. Il re di Giuda in esilio, 27 4. I successori di Yehoyakin sotto l'impero persiano, 34

45

II. La cultura giudaica nel VI secolo a. e .

r . Geremia, 45 2. I movimenti culturali ebraici durante l'esilio, 5r 3. I sacerdoti, gli anziani e Ezechiele, 52 4. Ezechiele e la nuova cul­

tura, 57 5 . Il re in esilio e la sua corte, 6r 6. Il metodo dello storico di corte, 66 7. Isaia Secondo e il massimo sviluppo dell'ideologia reale, 73 8. I problemi aperti, 76

Parte seconda 89

I.

IL PERIODO SADOCITA

Il primo sadocitismo (5 20-400 circa a. C . )

Gli inizi, 89 2. L'ambiente e i fermenti del primo sadocitismo, 92 3. La situazione economico-sociale, 99 4. Le nuove idee: il mondo di mezzo, roo 5 . Fine del primo sadocitismo, ro3 r.

INDICE

VI

II. Neemia 2. La cronologia di Neemia e di r . I libri di Ezra e di Neemia, ro5 Ezra, rro 3. Neemia a Gerusalemme (prima missione), rr2 4. L'opera sociale di Neemia, rr5 5. La seconda missione di Neemia, rr8 6. L'im­ portanza della figura di Neemia, r20 7. Universalismo e nazionalismo durante il primo sadocitismo, r22 8. La colonia Elefantina, r25 III. I samaritani r . Lo scisma, r27 2. La stabilizzazione del samaritanesimo, r29 Torah samaritana, r30 4. Il messianismo samaritano, r32

IJ5

3.

La

IV. Gerusalemme dagli inizi del IV secolo a. C. al dominio dei

Seleucidi

1. Gli avvenimenti e il quadro generale, r35 2. Le linee generali del pen­ siero del secondo sadocitismo, r42 3. Ezra, r44 4. La corrente eno­ chica, le origini dell'apocalittica e il Libro dei Vigilanti, r48 5. Il li­ bro dell'Astronomia, r55 6. Il Cronista e la sua opera, r56 7. Giob­ be, r6o 8. Qohelet, r65 9 . L'ellenismo, r78

Parte terza

LA PALESTINA DAL DOMINIO DEI SELEUCIDI ALLA

DISTRUZIONE DEL SECONDO TEMPIO

I89

I. La Palestina sotto i Seleucidi: i Maccabei r. Tra Tolomei e Seleucidi, r89 2. Lo sfacelo etico-politico, r96 3. La fine del sadocitismo, r98 4. La difesa della tradizione: le forme della reazione, 203 5 . Onia IV, 204 6. Il nuovo Patto di Damasco e gli esseni, 205 7. Mattatia Maccabeo, 209 8. L'apocalittica del II seco­ lo a. C.: movimento di fuga?, 2r5 9. Da Giuda a Simone Maccabei, 2r6

225

II. Gli Asmonei r . La Gerusalemme ellenizzata: Simone, 225 2. Giovanni Ircano, 228 3. Aristobulo I, 233 4. Alessandro Yanneo, 234 5 . Alessandra Sala­ me, 238 6. Ircano II e Aristobulo II, 24r 7. La nuova situazione po­ litico-sociale, 245 8. Da Antipatro a Erode, 248

258

III. La Giudea al tempo di Gesù di Nazaret 1 . Il regno di Erode il Grande, 257 2. La Giudea al tempo di Erode, 263 3. La successione di Erode, 264 4. Gli Erodi, 267 5 . La Giudea sotto i procuratori, 27r

INDICE

Parte quarta

279

VII

I GRANDI TEMI DEL GIUDAISMO MEDIO

I. Introduzione ai problemi r.

Le

caratteristiche generali del periodo del giudaismo medio, 279

pesher e l'interpretazione della storia, 286

29r

II. Il problema della conoscenza

r. La visione apocalittica e l'illuminazione essenica, 29r e la legge, 298 3. La conoscenza razionale, 299

302

III. Il predeterminismo e il problema del male

330

IV . La salvezza

La conoscenza

r . Osservazioni generali, 330 2. Salvezza e purificazione, 33r 3. Giu­ stificazione e Giudizio, 338 4. La salvezza per l'essenismo, 348 5 . La salvezza in ambienti più tradizionalisti, 35r

V. Il messianismo

385

VI. Il giusto

I. Forme messianiche anteriori al 200 a. e., 357 2. La rinascita del mes­ sianismo nel II secolo a. C . , 363 3. Figure superumane del giudaismo antico e medio, 365 4. Il messianismo superumano, 367 5 . Il messia­ nismo duplice, 374 6. La rinascita del messianismo davidico, 378 7. Il messianismo cristiano nel giudaismo del tempo, 383 8. La riduzione dei compiti messianici, 384

r. Il giusto nel Siracide, 385 2. Giusti e iniqui nel Maestro di Giusti­ zia: la rivalutazione della povertà, 394 3. Il giusto come categoria sociale in testi della seconda metà del I secolo a. C . , 395 4. Gli 'anawim, gli «umili», 398

VII. La vita oltre la morte: anima immortale e risurrezione dei corpi 1 . La morte come problema, 402 talità dell'anima, 4r 2

4r5

Il

r. Il predeterrninismo, 302 2. Il problema del dualismo, 3o8 3. L'uomo e il male, 3r2 4. Il male come volontà maligna: il diavolo, 3r8

357

402

2.

2.

2.

La risurrezione, 409

VIII. Il sacro e il profano, l'impuro e il puro

3. L'immor­

r. Il sacro nell'epoca ebraica, 4r5 ·2. L'impuro in epoca ebraica, 4r9 3. Il rapporto fra l'uomo e Dio secondo la teologia del Patto, 42r 4. Im­ purità e peccato secondo alcuni testi preesilici, 424 5. La legislazione sacerdotale: l'impuro come forza puramente fisica, 425 6. Ezechiele e

INDICE

VIII

una coerente teologia del sacro, 428 7. Il sacro durante il primo sado­ citismo , 430 8. La crisi della categoria tra la fine dell'età persiana e l'epoca ellenistica, 4JI 9. L'impurità causa del peccato degli uomini, 432 IO. Impurità e sacertà nell'essenismo, 433 l l. Impurità e sesso nel giu­ daismo medio, 436 l2. Il problema dell'impurità nel confronto con la mo­ rale pagana, 44r 1 3 . Le norme di purità come problema per gli stessi ebrei, 442 1 4. Il cristianesimo e la radicalizzazione delle idee di Isaia circa l'impuro, 444 1 5 . Altre risposte al problema dell'impuro nel giu­ daismo del I secolo, 449 16. Il sacro e il giuramento, 450 +

454

IX.

I due calendari

l. La struttura,

462

X.

454

2. Diffusione e storia dei due calendari,

456

Gesù nel suo tempo

I problemi storici, 462 2. Gesù e la teologia della Promessa, 466 3. Il punto di partenza di Gesù, 468 4. Il Figlio dell'Uomo e la giustifica­ zione, 469 5 . Gesù e la sua morte, 47r I.

473

Fonti per la storia ebraica dall'esilio fino alla distruzione del tempio

487

Piccola bibliografia

499

Indici

«Ogni discorso resta a mezzo, ché l'uomo non riesce a concluderlo» Qohelet r,8

Premessa

Nel 1 976 uscì la mia Storia del mondo giudaico . Da allora ho conti­ nuato a riflettere sulle strutture e sull'evoluzione del pensiero giu­ daico dalla sua formazione fino al sorgere del cristianesimo. Cosl, esau­ rite le copie di questa edizione, ho pensato di rivedere il libro prima di farne una seconda; ma i cambiamenti e le aggiunte, derivanti dalle nuove scoperte nel campo delle letterature apocrifa e qumranica, sono stati di tale entità da consigliare anche un titolo nuovo. Lo spirito dell'opera resta, in ogni caso, il medesimo, tanto da lasciar vivere gran parte della vecchia introduzione. In questa nuova stesura sono stato aiutato dai seminari tenuti in comune con vari colleghi del­ l'Università di Torino e dagli scambi di opinioni con collaboratori, dottorandi di ricerca e laureandi. Mi piace ricordare in particolare i nomi di Gabriele Boccaccini, di Franco Bolgiani, di Piero Capelli, di Claudio Gianotto, di Edmondo Lupieri, di Corrado Martone, di Adele Monaci Castagno, di Liliana Rosso Ubigli, del compianto Angelo Vivian. Ringrazio affettuosamente per aver letto il manoscritto e avermi dato preziosi consigli gli amici Giinter Stemberger e Romano Penna, che, inoltre, ha scritto la presentazione del libro, nonché Piero Capelli che ha rivisto le bozze con molta attenzione e ha curato gli indici. PAOLO SACCHI

Presentazione

Nella storia della ricerca sui condizionamenti culturali delle origini cristiane, a partire almeno dalla seconda metà del sec. XIX, dominò per un certo tempo l'alternativa, se si dovesse privilegiare l'influsso dell'elle­ nismo o del giudaismo. Fu a lungo favorito il primo preteso corno del dilemma, così che per esempio un classicista come P. Wendland non esitava a scrivere nel I907 che il cristianesimo come religione di redenzione si può spiegare solo sulla base di una «pura mistica pagana». Su questa linea, sia pure con accen­ tuazioni diverse (come il ricorso alla categoria del sincretismo o la prefe­ renza data a singoli temi), si possono collocare Autori insigni come H. Gunkel, E. Norden, W. Bousset, R. Reitzenstein. Anche in Italia si coltivò questo versante, sia da parte laica con i lavori di E. Buonaiuti e A. Omodeo, sia da parte cattolica con i nomi di L. Tondelli e P. Rossano. Il pendolo si spostò verso l'area giudaica soprattutto, inizialmente, con A. Schweitzer, e poi a un livello più filologico con gli studi di E. Schii­ rer, P. Billerbeck, C. G. Montefiore, G. Foot Moore, W. D. Davies. Dopo le scoperte di Qumran la ricerca giudaistica, prima limitata sostanzial­ mente alla letteratura rabbinica (che ha il limite di essere tutta poste­ riore al sec. 1), si intensificò e si estese a più vasto raggio, tanto che oggi si può considerare dominante, rappresentata com'è da Autori come ]. H. Charlesworth, ]. Maier, ed E. P. Sanders, per non dire anche di ebrei come ]. Neusner e D. Flusser. In effetti, se il cristianesimo dopo i suoi inizi dispiegò le ali nell'am­ pio mondo greco-romano, non si può dimenticare che il nido in cui conobbe la luce fu il mondo giudaico, anche se quest'ultimo, come docu­ mentano gli studi di M. Hengel, era già contrassegnato da innegabili impronte ellenistiche. In ogni caso, il recupero della ebraicità di Gesù e di tutta la prima comunità cristiana, quando non si tratti di un 'opera-

XIV

PRESENTAZIONE

zione miope e faziosa, contribuisce in sommo grado a tracciare un qua­ dro metodologicamente co"etto e storicamente attendibile della complessa situazione all'interno di Israele attorno al volgere dell'era. I lavori di Paolo Sacchi si contraddistinguono, almeno in Italia, come frutto degli studi di un autorevole giudaista, che tiene opportunamente d'occhio anche il nascente cristianesimo. «Le sue ricerche», come osser­ vava il compianto A. Vivian nella Premessa alla Festschrift pubblicata in suo onore nel r990, «partendo dalla critica testuale biblica, passano per il giudaismo antico in tutta la sua variegazione e giungono fino al­ la trattazione di difficili aspetti settoriali come l'apocalittica». È proprio questa ricerca a tutto campo che permette all'Autore di chiarire maggior­ mente il panorama in cui si inserisce l'incipiente cristianesimo, e offre ai cristianisti un affidabile punto di riferimento su cui poggiare i propri passi. Già la prima sintesi del pensiero storico di Paolo Sacchi, quale si ha nella Storia del mondo giudaico, risalente al r976, includeva una dichia­ razione d'intenti oggi ripresa nell'Introduzione a questa edizione nuovis­ sima: «Quest'opera non vuole essere una storia della Palestina, né una storia del giudaismo; vuole piuttosto illustrare, inquadrare e discutere certi aspetti del pensiero giudaico precristiano che possono servire a compren­ dere meglio le prime posizioni cristiane» (§ r). Occo"e subito ricono­ scere che queste parole possono sembrare un po ' riduttive. Il libro è pur sempre il prodotto di un qualificato studioso di giudaismo, che s 'inte­ ressa della Palestina e della storia d'Israele compresa tra l'esilio babilo­ nese e il fatidico anno 70 d. C. Quindi il materiale che vi si rinviene riguarda, né più né meno, le vicende di quello che recentemente G. Boc­ caccini propose di etichettare come «antico e medio giudaismo». Il lavoro però ha una sua notevole originalità d'impostazione, che si può misurare in un confronto per esempio con la classica efortunata Storia d'Israele (vol. II) di G. Ricciotti. Risalente all'ormai lontano r932, questa non poteva per ovvi motivi dispo"e né dei vari ritrovamenti archeolo­ gici posteriori (primo fra tutti quello dei manoscritti del Mar Morto), né delle molteplici acquisizioni degli studi più recenti. Perciò l'opera del Sacchi gode dell'innegabile vantaggio dell'aggiornamento. Ma in più il Sacchi si distingue nettamente dal genere stesso «Storia d'Israele» (a cui appartengono anche le pregevoli opere di M. Noth, G. Fohrer, ]. A. Sog­ gin e altre) per il fatto che non si limita a raccontare gli avvenimenti, siano essi politici, religiosi, bellici, dinastici, o altro. Egli invece scrive un'opera di vera e propria «Geistesgeschichte». Sua preoccupazione costante è di intrecciare la na"azione storica con le dimensioni (religioso-culturali)

PRESENTAZIONE

xv

di volta in volta caratteristiche di un 'epoca e gravide di conseguenze per le generazioni successive. Ciò avviene in tutti i capitoli delle prime tre parti del volume, che sono appunto a base narrativa. Ma nella quarta parte, che è poi più di un terzo del libro, l'attenzione si concentra esclu­ sivamente su questioni e tematiche dottrinali e di pensiero. È appunto a questo livello che sta l'apporto più interessante dell 'opera di Sacchi, il quale vi si muove con grande disinvoltura e competenza. Ed è partico­ larmente qui che si può prendere atto di quanto le correnti del pensiero giudaico abbiano influito sul formarsi del cristianesimo; infatti, gran parte delle dottrine rintracciabili già negli scritti del Nuovo Testamento non si spiegano adeguatamente, se non si riconducono a queste matrici o almeno al loro condizionamento. Valga per tutte la chiarificante distinzione sac­ chiana tra «teologia della Promessa» e «teologia del Patto», fondate rispet­ tivamente su di una gratuita elezione divina e sulla umana osservanza della Legge: distinzione, che spiega molte cose all 'interno della conce­ zione protocristiana della redenzione. Come ormai ci hanno insegnato gli studi giudaistici, al tempo di Gesù e della prima chiesa non esisteva un vero e proprio giudaismo ortodosso, ma la fede d'Israele si esprimeva in correnti e prospettive varie, a volte anche molto diverse, sia pure sulla base di akuni essenziali elementi comuni (tanto che ]. Neusner parla addirittura di «giudaismi» al plurale). Ebbene, il cristianesimo delle origini, che per certi versi si può considerare come uno dei movimenti di rinnovamento sorti all'interno di Israele, riflette quella stessa complessità; sicché una sua drastica reductio ad unum non può (anzi, non poté) avvenire, se non al prezzo di un impoverimento del­ /'originario, ricco patrimonio ideale, anche se questo deborda spesso gli stretti argini della logica. «La Bibbia ha settanta volti», dirà un poste­ riore testo rabbinico (Num R. r3, r5); e questo è vero in generale per l'approccio sia giudaico sia cristiano al mistero di Dio e della salvezza. Per il suo carattere fondante, lopera di Sacchi a rigar di termini può servire come introduzione storica non solo al cristianesimo, ma anche al rabbinismo, che è parimenti epigono ed erede del periodo del Secondo Tempio (essendo entrambi «figli di Rebecca», secondo la felice espres­ sione di A. F. Segai). Ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano. L 'avervi accennato è sufficiente per rendersi conto di quanto sia impor­ tante e fecondo il periodo studiato e di quanto utile possa risultare il lavoro che qui presentiamo. Infatti, come scrisse acutamente Aristotele, «se ogni cosa si osserva nel suo evolversi fin dall 'origine, se ne potrà avere la visione migliore» (Polit., I, r 25u). ROMANO PENNA

Sigle

r r r r

chr cor Giov Macc I Re r Sam r Giov rH rH [EE], ecc. rQH rQM rQpHab rQIS' rQS rQS' rQSb 2B / 2 Baruc 2 chr 2 Cor 2 Is 2 Macc 2 Re 2 Sam 2E / 2 Ezra 2H 3 Baruc 3 Is

Primo Libro delle Cronache. Prima Lettera ai Corinzi. Prima Lettera di Giovanni. Primo Libro dei Maccabei. Primo Libro dei Re. Primo Libro di Samuele. Prima Lettera di Giovanni. Enoc Etiopico. Indicazione del libro specifico all'interno di rH. Hodayot. Rotolo della Guerra. Commento a Abacuc. Grande rotolo qumranico di Isaia. Regola della Comunità. Regola dell'assemblea. Raccolta di benedizioni. Apocalisse Siriaca di Baruc. Secondo Libro delle Cronache. Seconda Lettera ai Corinzi. Isaia Secondo, Deuteroisaia. Secondo Libro dei Maccabei. Secondo Libro dei Re. Secondo Libro di Samuele. Libro di Ezra e Neemia canonico. Enoc slavo. Apocalisse greca di Baruc. Isaia Terzo, Tritoisaia.

XVIII

3 Macc 3E / 3 Ezra 4 Macc 4E / 4 Ezra 4QEn 4QEnAstr 4QMMT 4QpGen 4QpPs I IQMelch Agg AION AISG Am ANET ANRW Ant rud ApSof A(R)AST ASE ASNSP AssMos ASTI At e Roma Aug BA BASOR BAT Bell rud Beo BHK BHS BJRL BN BO

SIGLE

Terzo Libro dei Maccabei . Terzo (o primo) Libro di Ezra. Quarto Libro dei Maccabei. Quarto Libro di Ezra. Frammenti aramaici di 1H. La lettera in esponente indica il frammento. Frammenti aramaici del LA. La lettera in esponente indica il frammento. Miqiat ma'ase hattorah . Commento al Genesi detto « Benedizioni dei Patriarchi». Commento ai salmi; segue numero del salmo. Melchisedek figura celeste Aggeo. Annali dell'Istituto Orientale di Napoli. Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo. Amos. Pritchard J. B., Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament, Princeton 19693• Aufstieg und Niedergang der Romischen Welt. Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche. Apocalisse di Sofonia. Atti della (Reale) Accademia delle Scienze di Torino. Annali di Storia dell'Esegesi. Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Assunzione di Mosè. Annual of the Swedish Theological lnstitut. Atene e Roma. Augustinianum. Biblica! Archaeologist. Bulletin of the American Schools for Orientai Research. Biblica! Archaeology Today. Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica. Bibbia e Oriente. Biblia Hebraica del Kittel. Biblia Hebraica Stuttgartensia. Bulletin of John Rylands Library. Biblische Notizen. Bibliotheca Orientalis .

SIGLE

BPC CAH Cant CBQ CHJ contra Dan DBS DD Deut DJD DN

AP

Ebr EC EE ER EsBfbl EVO EvTh Ex ExpTim Ezra EZ FO Gal Gen Ger Giob Gios Giov Giub Giud Gle Hab HAT HistRel HTR

XIX

La Sainte Bible (diretta da Pirot e Clamer) . Cambridge Ancient History. Cantico dei cantici. Catholic Biblica! Quarterly. Cambridge History of Judaism. Giuseppe Flavio, Contra Apionem. Daniele. Dictionnaire de la Bible, Suppléments. Documento di Damasco. Deuteronomio. Discoveries in the Judaean Desert. Scuola nomistica particolarmente evidente nel Deuteronomio, da cui il nome. Lettera agli Ebrei. Enciclopedia Cattolica. Epistola di Enoc. Enciclopedia delle Religioni. Estudios Bfblicos. Egitto e Vicino Oriente. Evangelische Theologie. Esodo. The Expository Times. Ezra canonico. Ezechiele. Folia Orientalia. Lettera ai Galati. Genesi. Geremia. Giobbe. Giosuè. Vangelo secondo Giovanni. Giubilei. Giudici. Gioele. Abacuc. Altes Testament Deutsch. History of Religions. Harvard Theological Review.

xx HUCA ICC IEJ IJH

SIGLE

Hebrew Union College Annual. lnternational Critica! Commentary on the Holy Scripture. Israel Exploration Journal. Hayes J. H. e Miller ]. M . , Israelite and Judaean History, Lon­ don 1 977· Is (2 Is; 3 Is) Isaia (Isaia Secondo e Terzo) . Israel Exploration Society. IsrExpsoc JBL Journal of Biblica! Literature. JfBT Jahrbuch fiir biblische Theologie. JJS Journal of Jewish Studies. JNES Journal of Near Eastern Studies. Jewish Quarterly Review. JQR JSJ Journal for the Study of Judaism. JSOT Journal for the Study of the Old Testament. JSPs Journal for the Study of the Pseudepigrapha. Journal of Semitic Studies. JSS JTS Journal of Theological Studies . LA Libro dell'Astronomia. LA Studii Biblici Franciscani Liber Annuus. LAB Liber Antiquitatum Biblicarum. Lam Lamentazioni. LettAr Lettera di Aristea. Lev Levitico. Libro dei Giganti. LG LN Libro di Noè. LP Libro delle Parabole. LS Libro dei Sogni. Luca Vangelo secondo Luca. LV Libro dei Vigilanti. Per le ulteriori suddivisioni LV 1a ecc., cfr. nota 8 p. 1 4 8. LXX Testo greco della Bibbia. Mal Malachia. Marco Vangelo secondo Marco. Matteo Vangelo secondo Matteo. Mi Michea. vedi 4QMMT. MMT Neh Neemia.

SIGLE

NT NTS NVB OrAnt Os PdP PEQ pHab Prov Ps Pssal Qoh RI

XXI

Novum Testamentum. New Testament Studies . Nuovissima Versione della Bibbia. Oriens Antiquus. Osea. La Parola del Passato. Palestinian Exploration Quarterly. vedi 1 QpHab. Proverbi. Salmo. Salmi di Salomone. Ecclesiaste, Qohelet. Autore dei libri storici e di parti del Pentateuco, escluso certamente il Deuteronomio e parti indeterminate dell'opera del Sacerdotale. RANL Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. RB Revue Biblique. RealJE Realencykloplidie des Judentums. RecSR Recherches de Science Religieuse. RevSR Revue des Sciences Religueuses. Religion in Geschichte und Gegenwart. RGG RHPhR Revue d'Histoire et de Philosophie Religieuses. RivBibl Rivista Biblica. RJE Revue des Etudes Juives. Epistola ai Romani. Rom Revue de Qumran. RQ Ricerche storico-bibliche. RSB RSLR Rivista di Storia e Letteratura Religiosa. Rivista degli Studi Orientali. RSO Rivista Storica Italiana. RStlt Rotolo del Tempio. RT Sap Libro della Sapienza: Society of Biblica) Literature - Seminar Papers . SBLSP La Sacra Bibbia (diretta da S . Garofalo). SBT Studi Classici e Orientali. sco Semitica. Sem Canti dell'Olocausto del Sabato. shsh

XXII

sir sof StAns Stlr Test Aser Test Dan Test Giob Test Giuda Test Gius Test Levi Test Neft Test Ruben Test sim Test zab ThRund Thz TLZ TSK TWAT TWNT TXIIP vo VT VTS wdo ZA Zacc ZAW ZDMG ZDPV ZNW ZRGG

SIGLE

Ecclesiastico o Siracide. Sofonia. Studia Anselmiana. Studia Iranica. Testamento di Aser. Testamento di Dan. Testamento di Giobbe. Testamento di Giuda. Testamento di Giuseppe. Testamento di Levi. Testamento di Neftali. Testamento di Ruben. Testamento di Simeone. Testamento di Zabulon. Theologische Rundschau. Theologische Zeitung. Theologische Literaturzeitung. Theologische Studien und Kritiken. Theologisches Worterbuch zum Alten Testament. Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament. Testamenti dei Dodici Patriarchi. Vicino Oriente. Vetus Testamentum. Vetus Testamentum Supplements. Welt des Orients . Zeitschrift fii Assyriologie und vorderasiatische Archiiologie. Zaccaria. Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft. Zeitschrift der deutschen morgenlandischen Gesellschaft. Zeitschrift des deutschen Palastinavereins. Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft und die Kunde des alten Christentums. Zeitschrift fiir Religions- und Geistesgeschichte.

I libri appartenenti alla letteratura rabbinica non sono abbreviati. I prefissi M, T,

b e i indicano che la citazione si riferisce rispettivamente alla Mishnah, all a Tosefta, al Talmud babilonese e a quello palestinese (jernshalmi). I testi della letteratura apo­ crifa sono normalmente tratti, quando esistenti, dall'edizione a cura di P. Sacchi, Torino 1 98 1 , 1989 (2 voll.).

Storia del Secondo Tempio

Introduzione

1.

Origine, destinazione e scopi dell'opera

Questo libro nasce dall'esperienza di insegnamento fatta in alcuni corsi tenuti presso l'Università di Torino. Cercavo di presentare agli studenti di ebraico classico, gran parte dei quali frequentavano anche il corso di storia del cristianesimo, i principali temi intorno ai quali si era affaticato il pensiero ebraico e giudaico prima del sorgere del cristianesimo. Ritengo che la comprensione storica delle origini cri­ stiane comporti la necessità di conoscere le tematiche fondamentali del pensiero giudaico che, ovviamente, non si presentano in maniera sistematica, ma hanno subìto un lento e poderoso travaglio di espe­ rienze che sono state spirituali, ma, come tutte le cose alle quali ha dato opera l'uomo, fortemente condizionate dagli eventi storici. Per questo il libro, pur dando maggiore spazio ai problemi del pensiero, non ignora almeno gli avvenimenti fondamentali della storia palesti­ nese . Quest'opera non vuole pertanto essere una storia della Palestina, né una storia del giudaismo; vuole piuttosto illustrare, inquadrare e discutere certi aspetti del pensiero giudaico precristiano che possono servire a comprendere meglio le prime posizioni cristiane. Non già che ci sia ragionevole speranza di cogliere negli antecedenti di un qual­ siasi avvenimento la sua natura più profonda, ma di fatto una spiri­ tualità è a noi comprensibile nei limiti in cui si rivela storicamente sia attraverso le scelte che opera nel patrimonio tradizionale, sia attra­ verso le innovazioni che in esso produce. Condizionamento della tra­ dizione, intesa nel senso più lato fino a comprendere tutto ciò che a quella tradizione si presenta comunque e dovunque pensato, e libertà innovatrice costituiscono un'unità che lo storico cerca di compren­ dere ponendo a confronto i due termini, la cui autonomia è fatto pura-

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INTRODUZIONE

mente razionale, in quanto è la loro fusione intima e totale che costi­ tuisce l'essenza stessa della storia. È utile pertanto, per gli scopi di questo volume, andare indietro nel tempo per mettere in luce certi fatti sia ideologici sia politici, nei quali si perdono le radici delle tensioni e delle divisioni del tempo di Gesù di Nazaret . Il discorso - pur avendo un andamento, nelle grandi linee, cronologico - si sviluppa soprattutto per temi. Al tempo di Gesù il giudaismo si presenta come una religione pro­ fondamente radicata nella vita spirituale e politica della Giudea. Era percorso da profonde tensioni, di cui noi cogliamo la manifestazione storica sia nella formazione di varie sette o partiti, sia nelle scelte poli­ tiche strettamente legate a motivazioni teologiche. Ricordo i farisei e i sadducei, entrambi menzionati nel vangelo, e gli esseni, nel van­ gelo non menzionati, ma in seno ai quali sorsero molti problemi che influenzarono il cristianesimo sia per eredità sia per opposizione cosciente. Questo il quadro all'interno del quale si svolge questo lavoro; la scelta dei temi affrontati - più numerosi di quanto possa sembrare guardando solo l'indice generale è stata determinata specialmente dall'importanza che essi hanno avuto nella formazione del primo pen­ siero cristiano. -

« Partiti », «Sette»: è possibile trovare presso gli studiosi sia l'uno sia l'altro termine. La scelta dell'uno o dell' altro è determinata dalla prospettiva dello studioso. Preferiscono il termine « partiti » coloro che nelle parti del tempo di Gesù sono più disposti a vedere il peso politico che ebbero sul loro tempo piuttosto che a prendere in considerazione la matrice religiosa della loro for­ mazione, che non sempre in effetti è facile ritrovare nelle scelte politiche. Userò il termine « sette» perché mi sembra che la componente religiosa sia in ogni caso fortissima nella formazione dell'ideologia di queste parti. Gli esseni non sono mai nominati nel vangelo, ma è impensabile che non fossero conosciuti né da Gesù né dagli evangelisti. Circa la possibilità che gli esseni siano effettivamente presenti nella narrazione evanjjle!ica, si vedano alcuni articoli del Daniel. 1 Il termine lO"GTJVO� o lO'O"ttTo� è greco e non trova riscontro sicuro né nell'ebraico né nell'aramaico. L'ipotesi più probabile è r. Une mention paulinienne des esséniens de Qumran, in «RQ» 5, 1 966, 553-568; Esséniens, zé/otes et sicaires et leur mention par paronymie dans le NT, in « Numen» 13, 1966, 88-115; Les hérodiens du NT, sont-ils des esséniens?, in «RQ» 6, 1967, 31 -54; Les esséniens et l'arrière-fond historique de la parabole du bon Samaritain, in «NT» 1 1 , 1969, 71 -104; Nouveaux arguments en faveur de l'identification des hérodiens et des esséniens, in «RQ» 7, 1970, 397-402.

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quella che lo vuole derivato dall'aramaico bsy'. Comunque, il problema del­ l'essenismo è di puro confronto storico di ideologie: partendo dall'esseni­ smo, qual è definito e descritto da autori ebrei ellenistici come Filone e Giu­ seppe Flavio, cerchiamo di ritrovare nelle opere del giudaismo precristiano, qualunque sia la lingua in cui furono composte, una matrice ideologica simile alle indicazioni forniteci da questi autori. 2

2.

La terminologia

È bene chiarire l'uso che in quest'opera sarà fatto di alcune parole. È utile distinguere fra ebraismo (in senso stretto) e giudaismo. Si

dà il nome di ebraismo alla civiltà e religione ebraiche anteriori all'e­ silio; si dà il nome di giudaismo alla civiltà e religione ebraiche a par­ tire dall'esilio . In seguito alla grande crisi del I sec. d. C . dovremo parlare di giudaismo rabbinico, o, più semplicemente di rabbinismo.3 Va però osservato che il termine « ebraismo » può anche essere impie­ gato ad indicare tutto l'insieme della civiltà e religione degli ebrei dalle prime origini fino ai giorni nostri. La distinzione fra ebraismo e giudaismo è giustificata dal fatto che durante l'esilio si posero par­ ticolari problemi che aprirono alla religione ebraica prospettive nuove. Sono restato piuttosto perplesso circa l opportunità di impiegare la parola « Messia », perché è noto che essa ha assunto nella teologia cristiana valori ignoti ali' Antico Testamento. Ho pertanto deciso di usare la parola « unto » là dove l'ebraico veterotestamentario avrebbe usato masiaf?; ho usato invece la parola « Messia» ad indicare quella figura senza un nome preciso, ma che domina alcune pagine dell' An­ tico Testamento e della letteratura apocrifa, la quale era attesa per il futuro ad apportare la salvezza ad Israele o anche a tutte le genti. A questa figura del futuro, talvolta chiamata «profeta » (Deut 1 8, 9 sgg.), talaltra chiamata con appellativi vari, quali « stella» (Num 24, 1 7) , « germoglio » (ls 1 1 , 1 ) ecc . , riservo il termine d i « Messia » che, per­ tanto, non va visto come semplice adattamento fonetico di masiaf?. 2. Per una storia della questione dell'etimologia, cfr. Vermes G., The Etymology of «Essenes», in «RQ» 2, 1 960, 427-443; cfr. inoltre Milik J. T., Ten Yeal! of Disco­ very in the Wilderness of Judaea, London 1 959, p. Bo, n. 1 e Cross F. M., The Ancient Library of Qumran and Modem Biblica! Studies, New York 1 958, 1 9602, p. 5 1 , n. 1 . Si veda anche la fondata presa di posizione in favore del tradizionale bsy' di Mu­ raoka T., «Essene» in the Septuagint, in «RQ» 8, 1973, 267-268. 3. Per la distinzione fra ebraismo e giudaismo, si veda Simon M. e Benoit A., Le iudai'sme et le christianisme antique, Paris 1968, p. 4.

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In quanto al passo del Deuteronomio che parla del profeta, esso non indica, nelle intenzioni dell'autore, una figura del futuro, ma una istituzione per­ manente di Israele. La cosa emerge chiara dal contesto: prima si parla dell'i­ stituzione della monarchia, poi del sacerdozio e in terzo luogo del profeti­ smo. L'interpretazione messianica del passo risale ai samaritani, i quali, respinti dal canone i Profeti, interpretarono il passo in questione come se di profeti ve ne fossero soltanto due: Mosè e un secondo pari a Mosè che sarebbe giunto come restauratore.4 L'antichità delle concezioni samaritane circa il «profeta » come figura messianica è estremamente probabile.5 In quanto al problema dell'inesistenza di un termine preciso che nell'Antico Testamento indichi la figura messianica, e il problema, d' altra parte, di indi­ care tutti gli attributi e funzioni che l'Antico Testamento le attribuisce, cfr. Coppens, Le messianisme royal, Paris 1 968, nelle pagine introduttive.

3. Gli orientamenti di fondo del pensiero ebraico

Allargandosi l'orizzonte delle singole discipline e sentendosi il biso­ gno di una conoscenza dell'uomo sempre più vasta a fondamento di ogni conoscenza storica, negli ultimi decenni si è posto il problema del «pensiero ebraico ». Gli studi di questo tipo non mirano tanto alla comprensione del pensiero ebraico in quanto oggettivatosi in un sistema, compito che sembra lasciato essenziamente ai teologi e agli storici della teologia, quanto allo studio dei modi di fondo del pensiero, del suo modo di scorrere e di porsi di fronte al reale. Questi studi, anche se spesso molto stimolanti, non sono in gene­ rale accettabili nella loro impostazione di base. È però necessario par­ larne perché i princlpi su cui si fondano sono molto diffusi. La scuola che meglio rappresenta questa tendenza è la cosiddetta scuola di « teo­ logia biblica ». Essa cerca di cogliere le strutture del pensiero ebraico nelle strutture stesse della lingua. Parte cioè dal presupposto di una completa corrispondenza fra ritmo del pensiero e ritmo della lingua. Per quanto la cosa di per sé non sia impossibile, come mostra una disciplina nuovissima, la psicolinguistica, siamo tuttavia ancora lon­ tani dal possedere i mezzi per poter ricostruire la mentalità di un popolo attraverso le strutture della sua lingua. 4. 5.

Cfr. MacDonald, The Theology o/ the Samaritans,

lbid. ,

pp.

360 sg.

p.

1 60.

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È più facile intuire che esiste un rapporto tra lingua e modo di pensare, che indicare in che cosa effettivamente questo rapporto consista. Ricordo alcune idee fra le più diffuse e più capaci di influenzare la cultura in senso lato. Basta una conoscenza anche superficiale della letteratura greca e di quella ebraica, per notare che fra le due culture vi sono differenze notevolissime, che vanno al di là di ciò che i lette­ rati chiamano temi o interessi. Tutto il modo di ragionare e di vedere le cose è diverso nelle due letterature, nelle due civiltà. Per cercare di puntualizzare e di comprendere il fenomeno, si è sostenuto, per esempio, che ciò che caratterizza il pensiero ebraico di fronte a quello greco è il fatto che il primo sarebbe dinamico e il secondo statico. Tutto ciò sarebbe facile a cogliersi nella struttura stessa della lin­ gua ebraica, dove, al contrario che in quella greca, tutto è in movi­ mento. La tesi sarebbe dimostrata soprattutto dalla natura del verbo ebraico, il cui significato fondamentale esprimerebbe sempre un movi­ mento anche nel caso in cui si tratti di verbi che indicano immobi­ lità, come « stare», « sedere » o «giacere ». L'argomento è dato dal fatto che questi verbi possono anche essere usati nel senso di « mettersi nella posizione indicata». Naturalmente, poi si afferma che il fatto che possano essere usati anche in questa seconda accezione deve essere considerato fatto pri­ mario. Si tratta di un'argomentazione che confonde elementi lingui­ stici e filosofici e che non ha alcun valore probante. Basti pensare che il fenomeno di verbi che possono essere usati sia come ingressivi sia come imperfettivi è comune a tutte, credo, le lingue, ed è deter­ minato dall'uso dei tempi e dal contesto. Si pensi, per esempio, all'e­ spressione