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Italian Pages 138 Year 1990
Carlo Castelli
SESSO E GGRESSIVIT Alle radici della violenza sessuale
PSICOSESSUOLOGIA STUDI E RICERCHE
FRANCO ANGELI
Carlo Castelli
SESSO E AGGRESSIVITÀ Alle radici della violenza sessuale
FRANCOANGELI
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale dell'Università degli Studi di Trento
Copyright © 1990 by Franco Angeli Libri s.r.l., Milano, Italy È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata, non autorizzata. I lettori che desiderano essere regolarmente informati sulle novità pubblicate dalla nostra Casa Editrice possono scrivere, mandando il loro indirizzo, alla "Franco Angeli, Viale Monza 106, 20127 Milano", ordinando poi i volumi direttamente alla loro Libreria. I
INDICE
Introduzione
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1. Stimoli erotici e aggressività
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1. Premessa 2. Determinanti dell'aggressività 2.1. Variazioni dell 'arousal 2.2. Stimoli erotici e aggressività: modelli teorici 2.2.1. Il modello del «Transfer dell 'Arousal» (T.d.A.) 2.2.2. Il modello del «Cognitive Labelling» (C.L.) 3. Attivazione sessuale e aggressività 3.1. Interazione tra pulsione sessuale e aggressività 3.2. Stimoli erotici e comportamento aggressivo 3.2.1. Effetto facilitante 3.2.2. Tra inibizione e facilitazione 3.2.3. Valenza edonica e potenziale eccitatorio 4. Ruolo dei «cues» di inibizione e di disinibizione 4.1. Valore discriminante dello stimolo sessuale 4.2. Dall'attivazione aggressiva all'attivazione sessuale
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2. La violenza sessuale
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1. Premessa 2.1 Fattori discriminanti a livello individuale 2.1. Caratteristiche degli autori di violenza sessuale fi 2.1.1. L'ipotesi della devianza psicopatologica
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2.1.2. Ipotesi e modelli di classificazione 2.1.3. L'ipotesi culturalista 2.2. Il «rape index» 3. Lo stupro: propensione e risposta sessuale 3.1. Le reazioni della vittima 3.2. Propensione allo stupro
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4. Lo stupro nelle relazioni normali 4.1. Caratteristiche e motivazioni 4.2. Il ruolo degli atteggiamenti
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3. Fonti sociali di attivazione
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l . Il problema degli effetti dei mass media 1.1. La violenza 1.2. Il sesso 1.3. Le ricerche: ambito e problemi 2. Il fenomeno pornografia 2.1. Erotismo e pornografia: difficoltà di definizione 2.2. Le dimensioni del fenomeno 2.3. Pornografia e reati a sfondo sessuale 2.3.1. Devianza attuale e passata fruizione 2.3.2. Disponibilità di pornografia e andamento dei reati sessuali 2.4. Modello multifattoriale degli effetti dei mass media 3 . Gli effetti sulla sfera sessuale 3.1. Eccitazione sessuale 3 .1.1. Differenze tra i due sessi 3.1.2. Differenze legate alle caratteristiche individuali 3.2. Saturazione dell'effetto 3.3. Il comportamento sessuale 4. Le relazioni con la sfera aggressiva 4.1. Le rappresentazioni di sesso e violenza 4.2. Opinioni e atteggiamenti in ambito sessuale
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Conclusioni
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Bibliografia
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INTRODUZIONE
La crescente risonanza che il fenomeno della violenza sessuale sta acquistando negli ultim"i anni è certamente legata all'aumento delle denuncie di tale reato, riscontrabile non solo in Italia, ma anche in tutti gli altri paesi legati alla cultura occidentale. La responsabilità di questo aumento può essere ascritta all'influsso di molteplici fattori, non ultimo il modificarsi della consapevolezza del proprio ruolo sociale da parte delle donne, che le ha portate a ribaltare, almeno negli strati culturalmente privilegiati, la propria accettazione della sudditanza, individuale e sociale, nei confronti dell'uomo. Laridefinizione di un proprio inserimento attivo nella vita sociale può, quindi, aver contribuito ad una maggior disponibilità a denunciare i torti subiti, non ultimi quelli nella sfera sessuale, tradizionalmente tenuti più nascosti per la passività quasi omertosa del passato. Altri segnali, però, tendono a sostanziare l'ipotesi che il fenomeno sia realmente in aumento, probabilmente in parallelo con quanto avviene per i comportamenti devianti e criminali, in una società in trasformazione rapida e non sempre adeguatamente controllata, che produce aree di disadattamento, soprattutto urbano, di nuova definizione. Anche nell'ambito della famiglia e delle normali relazioni di coppia sembra verificarsi un significativo emergere dell'uso della forza, da parte del maschio, nei rapporti con la donna, con maltrattamenti, percosse e vere e proprie violenze sessuali. Ne sono testimonianza la massa delle denuncie fatta attraverso le recenti istituzioni del telefono azzurro (per maltrattamenti e violenze sui bambini) e di quello rosa (per le violenze alle donne). Anche se occorre, in questi casi, una certa cautela nel valutare eventuali meccanismi di enfatizzazione, inevitabilmente scatenati dalla semplice esistenza dei due servizi, i dati finora raccolti, a poco tempo dal loro inizio, sono impressionanti sia per numero che, soprattutto, per qualità dei comportamenti denunciati. L'attenzione al fenomeno raramente ha orientato gli studiosi delle 7
scienze sociali ad attuare ricerche specifiche con l'intento di sondarne i meccanismi e di evidenziare le variabili coinvolte nel determinismo causale della violenza sessuale. Ci si limita, a volte, a elaborazioni teoriche basate sui convincimenti personali e a stigmatizzazioni che tendono ad identificare alcune cause molto generali. I commenti a cronac~e.4L~t~l~11_za se.~§uale continuano ad essere_tm., prontati,. infatti, a te?r,i~J~S.~!l.~~..z.2:5Pirate d~--~~Illplic;~~tJ_c~~ !~()tie 4eu:1. 1 ; ~S,?~alità(la-·presenza di _tratti ~sico~atici _negli ~utori ?i tali reati) o da poco più sofisticate teone soc10log1cl!e c.irca glq:ffe_tJqle} çqps:i,uu.o 1 -: di materiale erotico (se non francamente pornografico), il cui incremento-andrebbe visto, pertanto, come un fattore di crescente preoccupazione per la diffusione di reati sessuali. Le spiegazioni offerte dalle due teorie possono naturalmente venire rese compatibili, con la combinazione dei rispettivi elementi: sarebbe __ il_ con,~u-~9_gi.J!l_.~!J§çe. I correttamente le sue reazioni alla reale fonte della sua eccitazione (Zillmanri et al., 1974b; T~nnenbaum e ZiHmann, 1975; iule e Nesdale, 1976a, b).In termini più specifici, sono presi in considerazione ora gli atteggiamenti e le opinioni che condizionano la risposta aggressiva (Malamuth, 1983; 1986), ora gli schemi mentali che funzionano, per l'esperienza che richiamano, da mediatori cognitivi per l'innesco della risposta aggressiva (Wyer et al., 1985), ora i meccanismi di controllo cognitivo che valutano, interpretano e danno significato alle varie situazioni e agli elementi del contesto, con esiti comportamentali differenziati in base alle esperienze dei singoli individui (Kornadt, 1974; 1985). Le ricerche sperimentali realizzate nell'ambito di entrambi i modelli hanno quasi sempre impiegato il paradigma dell' aggression machine \:I"" di Bus~ (1961 ), largamente applicàio"neUe ncerclie sulle determinanti dèiFaggressività (cfr. la rassegna di Baron, 1977). ~~.§.,9.•C.9.nsiste..ueLsilllulare un e_sIJe~ill'le~~!) ~L~J?prendimento, nel q?~le il s9gs.etto deve sommìii~ftrare un rinforzo negativ.o]i~IgTf'efre>rt e;ompiµti_q~..èrmer
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sperimentale (che è, in realtà, un collaboratore del ricercatore), stabitendo 11 numero e l'intensità degli shocks elettrici da erogare dopo i singoli errori del partner (predisposti, in realtà, secondo un apposito programma dal ricercatore). I confronti tra le frequenze e le intensità degli shocks somministrati da gruppi di soggetti a) esposti a determinati stimoli (nella fattispecie, a stimoli erotici o erotico-aggressivi) prima dell'inizio o dopo una prima parte del compito sperimentale, o b) sottoposti a qualche forma di intensa attivazione emotiva (per es., una provocazione, una valutazione frustrante o insulti dal partner, prima dell'inizio del compito sperimentale), permettono di valutare l'effetto di incremento o di inibizione dell'aggressività di base prodotto da fattori relativi allo stimolo; alla situazione o a qualche caratteristica cognitiva e/o di personalità dei soggetti. Come stimoli per valutare gli effetti dell'arousal sessuale sul comportamento aggressivo sono stati impiegati: a) b) e) d)
le fantasie sessuali auto od etero-indotte; la lettura o l'ascolto di descrizioni di atti sessuali; l'esposizione a fotografie di nudi o di atti sessuali; l'esposizione a brevi films, con atti sessuali simulati o reali (associati o meno a comportamenti violenti).
L'espressione del comportamento aggressivo, tramite gli shocks elettrici, é stata a volte sostituita dalla somministrazione di suoni o rumori disturbanti, oppure da valutazioni (negative) del comportamento e/o di qualche prestazione del partner (a volte del ricercatore stesso, se ha innescato, attraverso qualche forma di provocazione, la collera del soggetto). In alcuni studi si è anche valutato, attraverso misure di autovalutazione (self-report), il livello di extra-punitività o il desiderio di colpire l'altro.
2.2.1. Il modello del «Transfer dell' Arousal» (T.d.A.) La formulazione più organica del modello T.d.A. è stata effettuata da Zillmann (1971; 1972; 1978; 1985), secondo il quale i residui di uno stato di eccitazione preesistente possono essere trasferiti su uno stato emotivo successivo, ossia vi può essere un'integrazione delle attività fisiologiche originate da varie fonti, non necessariamente collegate. Poichè l'intensità con cui un'emozione è percepita dall'individuo è in funzione del livello di eccitazione prevalente in quel momento (Schacter, 1964 ), reazioni eccitatorie non direttamente connesse ali' ag-
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gressività possono influenzare lo stato emotivo ed i relativi sentimenti
e,:f aumentare la possibilità e l'intensità. del s11ccessivo comportamento aggressivo. --·n modello T.d.A. si basa sulle seguenti assunzioni: a) la percezione interna non è di solito specifica per le reazioni ·eccita-
torie (parimenti aspecifiche), ma influisce su di loro, determinandone l'intensità (a seconda del livello di consapevolezza); b) l'eccitazione viene di solito collegata alla condizione (nel senso di antecedente immediato) che sembra esserne la causa, senza adeguata attenzione al ruolo di eventuali altri fattori (che potrebbero parimenti condizionarne l'espressione); e) la lentezza con cui diminuisce l'attivazione del sistema nervoso autonomo condiziona la lentezza con cui decade l'eccitazione (soprattutto se inizialmente era intensa), permettendo l'integrazione dei suoi residui in stati emotivi potenzialmente indipendenti. Nelle situazioni in cui già esista, vengono combinati in una disposizione ad aggredire (per una precedente o concomitante attivazione aggressiva) anche i residui eccitatori derivanti da altri tipi di attivazione. Ciò avviene se l'individuo non dispone di indicatori estero- ed enterocettivi per identificare correttamente le fonti di eccitazione residue. Tale combinazione intensifica l'esperienza di fastidio che, a sua volta, potenzia il successivo comportamento aggressivo. Nel caso di una stimolazione erotica, l'attivazione emozionale indotta può venire trasferita su risposte aggressive, in presenza o a seguito dell'esposizione a cues aggressivi, insiti nella situazione e/o nello stimolo erotico.
2.2.2. Il modello del «Cognitive Labelling» (C.L.) La prospettiva teorica del comportamento aggressivo basata su un principio push è stata da tempo corretta con il riconoscimento dell'importanza degli aspetti cognitivi e/o di personalità nelle reazionì comportamentali agli stimoli situazionali. Di tale revisione è prova, per esempio, la reinterpretazione di Berkowitz (1978) della teoria frustrazione-aggressività in chiave cognitivista. Sono ormai numerosi anche gli studi che utilizzano costrutti cognitivisti (ad es., il processo di attribuzione causale), che hanno documentato, in particolare, come il livello di rabbia e della successiva condotta
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aggressiva, in risposta a provocazione o frustrazione, non dipendano soltanto dall'entità di quest'ultima, ma anche dalla possibilità di attribuirla a qualche caratteristica della situazione, ad es. all'intenzionalità (Nickel, 1974), alla giustificabilità dell'azione frustrante (Bumstein e Worchel, 1962), o alla prevedibilità, da parte del soggetto agente, degli effetti dannosi della sua azione (Drych e Rule, 1978). Solo nell'ultimo decennio, si è configurato un modello più .decisamente e coerentemente cognitivista del comportamento aggressivo, secondo il quale i processi cognitivi contribuiscono sia ali 'attivazione che ali' espressione della collera, sotto forma di ira e di aggressività. Se in alcuni casi queste ultime costituiscono una risposta impulsiva, immediata e, quindi, non cognitiva e incontrollata, in altri casi vi sarebbe un processo di mediazione cognitiva (di valutazione e attribuzione delle cause, del danno subito e delle eventuali giustificazioni) influenzato dalle esperienze passate, dalle caratteristiche di personalità dell 'individuo e dalle sue aspettative sugli elementi del contesto e sul comportamento degli individui interagenti (Ferguson e Rule, 1985). La regolazione cognitiva avverrebbe, pertanto, sia attraverso processi di mediazione che accompagnano il manifestarsi delle azioni (percezione e connessione/confronto con l'esperienza passata e con i segnali della situazione; anticipazione dei possibili esiti), sia attraverso l'organizzazione mentale delle attività reali, che comporta previsione, pianificazione, valutazione, selezione delle mete, nonchè la modifica, in itinere, dei comportamenti e della loro qualità, al variare delle condizioni esterne. Parallelamente, anche certe variabili di personalità (come le caratteristiche temperamentali, i sistemi di valori, norme e credenze, la struttura e la valutazione del sè) che si associano a livelli e modelli diversi di comportamento aggressivo, e che ne influenzano le modalità di espressione, sono considerate come intermedie fra attivazione della collera e comportamenti aggressivi (Fraczek, 1985). Inoltre, processi e strutture cognitive possono costituirsi e funzionare come fonte autonoma di motivazione all'aggressione (Fraczek, 1977). In termini motivazionali, il comportamento aggressivo può essere determinato da una motivazione stabile, che si attiva a seconda delle caratteristiche specifiche della situazione, con l'intervento di operazioni o di schemi cognitivi che tendono ad attribuire un'etichetta specifica agli stati emotivi e agli elementi contestuali che li influenzano. In tal modo viene sottolineato (in un recente modello di teoria motivazionale dell'aggressività: Komadt, 1985) sia il rapporto persona-situazione, sia l'intervento strutturante dei processi cognitivi, sia il ruolo dei processi emotivo-affettivi nelle condotte aggressive.
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Negli studi sul rapporto tra stimoli erotici e comportamento aggressivo l'approccio cognitivista ha portato soprattutto all'elaborazione di ipotesi su meccanismi di etichettatura (per cui sovente si parla di Cognitive Labelling per l'intero approccio: White, 1979) e/o di innesco, mediati da vari processi cognitivi. Da un lato (soprattutto negli studi di Malamuth e collaboratori; cfr. infra) si ipoti~.3--~~~--1.~ -~~~_