Segni e sogni della terra: il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti 8841597151, 8841599014, 9788841597156


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Segni e sogni della terra: il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti
 8841597151, 8841599014, 9788841597156

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terra il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti

□^AGOSTINI

La realizzazione editoriale di questo volume è stata curata da Electa, Milano Elemond Editori Associati per conto dell’Istituto Geografico De Agostini Catalogo 141457 ISBN 88-415-9715-1 © 2001 by Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara www.deagostini.it Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, senza autorizzazione scritta dell’Editore.

Enti Promotori Comune di Milano, Settore Cultura, Musei e Mostre

D^AGOSTINI Con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Comune di Milano

Sindaco Gabriele Albertini

Cultura e Musei Assessore Salvatore Carrubba

Responsabile scientifico per l ’attività espositiva di Palazzo Reale

Mostra Ideazione e curatela

Euphon

Direttore Centrale

Assicurazioni Generali AXA Colonia AXA Nordstem Leon Eeckman Blackwall Green Marsh Ltd Gras Savoye Aon Jauch & Hilbener AG Aon Limited

Direttore del Settore

Carlo Pirovano (coordinatore) Peter Barber Giovanni Caprara Umberto Eco Enrico Gamba Marica Milanesi Giuseppe Motta Paolo Rossi Monique Pelletier Rudolf Schmidt Pasquale Tucci

Coordinamento generale

Organizzazione

Alessandra Mottola Molfino

Elena Dalle Rive Ilaria Dupré Mariacristina Nasoni

Segreteria

# pala^ oReale

Paola Cianfrone Maria Antonietta Benasciutti

Dirigente

Progetto Allestimento

Sandrino Schifimi

Studio Nulli & Sermisoni con Edoarda De Ponti e Claudia Buccellato

Domenico Piraina

Segreteria Organizzativa Giuliana Allievi Cristina Andena Antonella Cantatore Laura De Luca Giulia Sonnante

Progetto grafico FG Confalonieri

Video installazione Segni e sogni della Terra Studio Azzurro musiche di Tangatamanu

Assistenza Tecnica

Video in mostra

Andrea La Boccetta Luciano Madeo Angelo Goitom Custodia Corpo di Guardia di Palazzo Reale Cooperativa Tesis

ESA Agenzia Spaziale Europea ASI Agenzia Spaziale Italiana Alenia Spazio Telespazio Paolo Cavallotti

Con il sostegno di finn

Comune di Milano

Educazione/Settore Servizi Educativi Assessore

Curatela scientifica

Direttore Centrale e Direttore del Settore

Responsabile Ufficio Mostre

Sezione didattica

Illuminazione

Flavio Caroli

Ufficio Stampa

Gruppo Bodino

Andrea Nulli Carlo Pirovano Silvana Sermisoni

Chiara Borali Silvana Sermisoni

Maria Grazia Vernuccio

Realizzazione allestimento

Ufficio stampa Paola Avigdor Elena Banfi ha collaborato ai testi Fabio Riva

Ufficio stampa Electa, Milano

Relazioni Pubbliche e rapporti con gli sponsor Mavellia MS & L

Fort Fibre Ottiche

Impianti audiovisivi

Bruno Simini Francesca Della Porta

Trasporti

Alberto Ferrari

Organizzazione Ufficio Iniziative Educative Culturali, Coordinamento Angela Bernasconi

Ideazione e testi Fiorenza Mariotti/Teatro Laboratorio di Figure

York Fine Transport Propileo

Installazioni

Restauri

Grafica materiali didattici

Elena Allodi Elenio Sampema

Soi Sistemi Comunicativi

Prevendite, prenotazioni e visite guidate Circuito Box Tickets

Prenotazioni scuole, gruppi e visite guidate Ad Artem Ellesse Promo

Biglietteria Box Tickets La mostra è stata realizzata grazie alla preziosa collaborazione della Bibliothèque nationale de France di Parigi e della British Library di Londra

Sponsor

pk‘-Biscom

cagenzia é vspadai» P

A len ia te le s p a z io

In collaborazione con COBRIEREDELLASEDA

Toporao

Catalogo Testi di Peter Barber ( Giovanni Caprara Paolo Cavallotti Umberto Eco Enrico Gamba Marica Milanesi Giuseppe Motta Monique Pelletier Carlo Pirovano Paolo Rossi Rudolf Schmidt Pasquale Tucci

Direzione editoriale Istituto Geografico De Agostini Alberto Dragone

Coordinamento editoriale Mariacristina Nasoni con Magda Pirovano

Progetto grafico FG Confalonieri

Centro Iconografico Istituto Geografico De Agostini Maria Serena Da IIagli a Grazia Pedinile

Traduzioni Servizi Editoriali: Donatella Minuto Praneesca Checchia Giusi Valent Guido Lagomarsino Conrad Michaels Un ringraziamento va a Cristina Garbagna, Maria Grazia Luparia, Alessandro Migliorato

Si ringraziano i prestatori: Alenia, Roma Archivio di Stato, Bologna Archivio di Stato, Como Archivio di Stato, Firenze Archivio di Stato, Milano Archivio di Stato, Reggio Emilia Archivio di Stato, Torino Archivio e Biblioteca Capitolare, Vercelli Archivio Storico Diocesano, Milano ASI Agenzia Spaziale Italiana, Roma Biblioteca Universitaria, Bologna Biblioteca Ambrosiana, Milano Biblioteca Angelica, Roma Biblioteca Civica “A. Hortis”, Trieste Biblioteca Civica Berio, Genova Biblioteca Civica Bertoliana, Vicenza Biblioteca Civica, Padova Biblioteca Comunale, Treviso Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò”, Brescia Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze Biblioleea Nazionale Braidense, Milano Biblioleea Nazionale Centrale, Firenze Bibliolecn Nazionale Marciana, Venezia Biblioleea Nazionale "Viitorio Emanuele III", Napoli Hibliollii',(|iie llislorique ile la Ville ile Paris BibliolliiN|iie municipale D'Albi Bibliolhèque nationale ile Erance, Paris Bibliolhèque lloyale de Belgique, Bruxelles The British Library, London The British Museum, London Catedral de E1 Burgo de Osma, Soria Centre Historique des Archives Nationales, Paris Civica raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Milano Civico Museo Marinaro Camogliese “Gio Bono Ferrari”, Camogli The College of Arms, London Collezione Gabriele Falciasecca, Pesaro Collezione Schmidt, Wien Collezione Thomasz Niewodniczanski, Bitburg Collezione Wohlschlager, Wien Master & Fellows of Corpus Christi College, Cambridge Duchy of Cornwall, London Ebstorf Kloster, Ebstorf ESA Agenzia Spaziale Europea, Roma Hereford Cathedral, Hereford Institut Géographique National, Saint-Mandé - Paris Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze

Istituto Geografico Mililnre, Firenze Istituto Nazionale per In Cnilien. Itiiiun MAK - Ósterreichisches Miihciiiii lllr angewandte Kunst, Wien Musée national des Aris iihìiiIii(iii 'n Guimet, Paris Musée Savoisien, Chambéry Musei Capitolini, Antiquui'iiini Comunale, Roma Museo Archeologico Nazionnle, Aquileiii Museo Correr, Venezia Museo della Civiltà Ruminiti, Bulini Museo della Specola, Bologna Museo di Palazzo Poggi, Bologna Museo Navale di Genova, Begli Museo Navale Intemazionale del Pnnenle Ligure, Imperia Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano National Maritime Museum, GreenwieliLondon National Museum and Galleries on Merseyside, Liverpool Museum, Liverpool National Museum of Iran, Islamie Museum, Teheran The National Museum of Seienee & Industry, London Osservatorio Ximeniano - Firenze Osterreichische Nationalbibliolliek, Globenmuseum, Wien Osterreichische Nationalbibliolhek. Wien Romisch-Germanisches Zentralillusemii, Mainz Sammlungen des Ftirsten von Liechtenstein, Vaduz Castle The John Rylands University Library. Manchester The Royal Collection Trust, The Brini Room, The Royal Library, Windsor Castle Service historique de la Marine, Armées Société de Géographie, Paris Soprintendenza Archeologica delle Marche, Ancona / Museo Piersanli, Matelica Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, Berlin Telespazio, Roma

Un ringraziamento va agli studiosi, ai direttori, e ai curatori dei musei e delle biblioteche, ai collezionisti che hanno fornito la loro collaborazione e assistenza durante la preparazione della mostra, in particolare: Piero Allegrini, direttore Museo Piersanti, Matelica.

Boi il Ί I Anderson, dircelo!', file British Miis c iiiii , I onduli Jean Piene Aiigremy, Présidenl Ili Iil li >11u-ι|iii - nationale de Frutice, Paris Bianeaslella Anlonino, direttrice Biblioleea Universitaria, Bologna Ben/ο Alcoli, Biblioteca Civica “ A. I li il Iin". Trieste Franeii Animili, direttore, Biblioteca Medicea Laurenziana, F'irenze Marie Pillile Arnauld, conservateur giuliani I lenire Historique des Archives nalioniilea, Paris Maini ( il iniiiin Bacchi, responsabile 1111ii1io libri antichi e rari Biblioleea II iii \iί nitni in, Bologna Davide llanziito, direttore Musei e Biblìoleelie Biblioteca Civica, Padova Λunii In llalori, direttore Biblioteca Angelica, Buina Nalbalie llnzin, conservateur Musée ualional des Arts asiatiques - Guimet Jean Piene Beauvois, chef du Service liinlnl ii||li' de la Marine, Armées Anna Bellinazzi, responsabile procedure di |tiι·η|ilii, direttore Archivio di Stato, Firenze Marglierila llenettin, Biblioteca Civica, Padova Filippo Belando di Pralormo, Torino Malia Barbara Bertini, direttore Archivio di Sialo, Milano Sylvie lligoy, Centre Historique des Areliiven nalionales, Paris Viiieen/o Boni, Biblioteca Nazionale "Villono Emanuele IH”, Napoli Fabrizio Brìi ioli, direttore, Museo della Specola, Bologna Brillio llosalra, Archivio Storico I lioeesano, Milano Annidimi Illuni, ufficio mostre Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia Pieiangelo Campodonico, Museo Navale, I .m o n i

Gill ( ,ιιιιιιοΙΙ, assistant librarian Parker I .linai v. ( drpus Christi College, I Inulalilge Audioii ( alitile Istituto Geografico Mililaie, Firenze Beali ice I ’.npaul, Sammlungen des Fllialeu uni Liechtenstein, Vaduz Gasile Amia ( Titilli Garlanda, direltore All'Invio e Biblioteca Capitolare, Vercelli I luge ( ’.obbe, director Western IVIiiiii ini i ipls, The British Library, Dindon Pierre ( ioekshaw, conservateur eli chef IliIiliiilIkm|ll -

" \^irrcecoiifoaiicJìlqap&aoiuiuclii;icroiUoearbolicocXi'vjcsp;clJijiu:tci OSD.ince

e un globo terrestre, più piccolo, perché le fun­ zioni del clero e quelle degli scienziati sono ormai confuse.

B.n.F., Cartes et Plans,

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ip by Diogo Hittro, Stvtlta 1829.

priamente cartograhche si mettono progressi­ vamente all’opera corpi specializzati, come quelli degli ingegneri militari o degli agrimen­ sori. I cartografi —generalmente chiamati geo­ grafi o cosmografi —possono, inoltre, mettere le loro competenze al servizio del monarca o di qualsiasi altra autorità, creando così un legame diretto e personale con il potere. L a misurazione del mondo In Europa, il mito fondatore della misura­ zione del mondo risale al consolato di Giulio Cesare e Marco Antonio. La storia dei quattro “geometri” — Nicodemo in oriente, Didimo in occidente, Teodoto al settentrione, Policleto al meridione - ai quali viene affidato questo com­ pito figura nella Cosm ographia attribuita a Julius Honorius, anteriore al 376. L’impresa è notevole (per ogni parte del mondo ci sarebbe­ ro voluti circa venti o trentanni) ma difficil­ mente la storia resiste alla critica storica, anche se questo non impedisce che venga tra­ mandata dalla tradizione medievale. La ram­ menta il ritratto di Giulio Cesare che figura

sulla carta del mondo di Henricus Hondius, pubblicata dal 1631 al 1680 nelle edizioni successive derivate dall'atlante di Mercatore. L’impresa diretta da Agrippa è più verosimile: comincia con la redazione di commenti (Commentarii) che forniscono le misure utilizzate per disegnare la carta del mondo abitato; la sua esistenza è attestata da Plinio (Plinio III, 17) e la sua esposizione pubblica in un portico ne testimonia la funzione politica. Come abbiamo visto, grazie a Claudio Tolo­ meo il Rinascimento europeo ha avuto accesso alle carte geografiche del mondo dell’Anti­ chità, ma si tratta di un mondo incompleto, che non supera i 180° di longitudine; è un mondo che va quindi completato a est, ma anche a Nord e a Sud. E a questo che si dedicano i cosmografi della fine del XV secolo su mappe come quelle di Henricus Martellus o su globi come quello di Martin Behaim (1459-1507). E, quando si tratta di spartirsi le scoperte, la Spagna e il Portogallo fanno elaborare le loro carte geografiche del mondo — che diventano veri e propri strumenti strategici — basandosi

su una linea di divisione, il meridiano creato dai cartografi e sancito dal trattato di Tordesillas del 1494. Così, per esempio, nasce nel 1529 il grande planisfero elaborato da Diogo Ribero, transfuga portoghese passato al servi­ zio di Carlo V e morto nel 1533. Progressiva­ mente, nella produzione di carte marinare ven­ gono adottati i metodi dei cosmografi: all’inizio del X V I secolo viene introdotta la scala delle latitudini e il planisfero di Ribeiro è uno dei primi a riportare la scala delle longitudini. In Francia, lo sviluppo della cartografia mondiale, svoltosi sotto il controllo del pote­ re reale, è legato ai progressi della marina, più lenti che in altri Paesi; i due ministri di Luigi X III e Luigi XIV, Richelieu (16241642) e Colbert (1661-1683), incoraggiano tali progressi. Ma si mette anche in moto una produzione cartografica a stampa in grado di fare concorrenza agli olandesi. Il primo atlan­ te del mondo pubblicato in Francia è opera del geografo del re, Nicolas Sanson (16001667); i suoi lavori, raccolti nel 1658, vengo­ no ancora utilizzati alla fine del X V II secolo da Alexis-Hubert Jaillot (1632 circa - 1712) nella redazione àeW A tlas nouveau e non sor­ prende che le sue carte non siano “conformi alle ultime osservazioni dell’Académie des Sciences” . In effetti, malgrado i rapidi pro­ gressi fatti nella conoscenza del mondo, gene­ rati dalla costituzione di circuiti commerciali, nel X V II secolo sussistono ancora due proble­ mi fondamentali: il calcolo delle longitudini e la conoscenza della grandezza precisa della Terra. Le due questioni verranno introdotte nel programma dell’Académie des Sciences istitui­ ta da Luigi XIV nel 1666 e verranno risolte dagli astronomi e dai geometri. Per portare a termine lavori che possano contribuire alla sua gloria, il re fa appello a scienziati stranieri: il primo dei Cassini, Gian Domenico (16251712), passa dal servizio del papa a quello del re Sole. Erede di Galileo e professore di astro­ nomia all’Università di Bologna, pubblica nel 1668 le tavole dei movimenti dei satelliti di

Planisfero di Diogo Ribeiro, Siviglia, 1 5 2 9 , manoscritto. Fac-simile conservato a Parigi, B.n.F., Cartes et Hans, Ge C 818.

Giove (Ephemerides Bononienses mediceorum syderum), che gli apriranno le porte dell'Académie des Sciences. Viene inoltre invitato a dare il suo parere sulla costruzione dell’osservatorio di Parigi, dove si installa nel 1671. Traccia una carta della Luna, calcola la distan­ za fra la Terra e il Sole e, nel 1699, diventa il primo astronomo “pensionnaire” dell’Acadé­ mie des Sciences. Grazie a Cassini, l’osserva­ zione simultanea di uno stesso fenomeno (l’oc­ cultazione dei satelliti di Giove) da due posti diversi, prevista dalle tavole compilate dallo scienziato, diventa un procedimento abituale per calcolare le differenze di longitudine. L’Académie organizza spedizioni in tutto il mondo, e le nuove coordinate geografiche così raccolte servono a disegnare sul suolo di una delle torri dell’osservatorio di Parigi, un grande mappa­ mondo in proiezione polare, visitato da Luigi XIV nel 1682. Coronelli avrebbe dovuto ispi­ rarsi a questo documento per disegnare la geo­ grafia del globo terrestre destinato a Luigi XIV, ma, a causa dei tempi ristretti, ignora i lavori

dell’Académie, cosa che invece non farà il famoso cartografo francese Guillaume Delisle (1675-1726). Fra i viaggiatori che portano informazioni sul mondo si annoverano alcuni missionari, in particolar modo gesuiti. Già nel XV I secolo padre Matteo Ricci (1552-1610) — che avrebbe fatto conoscere la Cina agli euro­ pei — aveva suscitato l’interesse dei letterati cinesi mostrando loro una carta del mondo. Nel X V III secolo, e più precisamente nel 1735, un altro gesuita, padre Jean-Baptiste Du Halde (1674-1743), pubblica la Description géographique, historique, chronologique, politique de l'empire de Chine et de la Tartarie chinoise, utilizzando le memorie inviategli da ventisette suoi confratelli. Nella maggior parte dei casi, le carte che completano l’opera sono state redatte dai gesuiti di Pechino su ordine del­ l’imperatore K’ang-Hi. Per preparare questi documenti per la stampa Du Halde si rivolge a Jean-Baptiste Bourguignon d’Anville (16971782), geografo del re di Francia. Sempre nel 1735, il mondo scientifico euro-

CARTE E POTERE

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peo è diviso dalla controversia sulla forma della Terra. Nel 1720, Giacomo Cassini (figlio di Gian Domenico, 1677-1756) è giunto alla conclusione che la sfera terrestre si allunga in prossimità dei Poli, basandosi sulle misurazio­ ni dei gradi di latitudine effettuate lungo il meridiano dell’osservatorio di Parigi che va da Dunkerque a Perpignan. In realtà questa disputa fa parte di un più ampio dibattito, sca­ turito dai P h ilosop h iae naturalis prin cipia m athem atica di Isaac Newton (1642-1727), pubblicati nel 1687, nei quali lo scienziato inglese dimostra che è possibile dedurre le leggi di Keplero che governano il moto dei pia­ neti dalla legge unica sulla gravitazione uni­ versale. Tutte le opposizioni mosse contro Newton riguardano un punto preciso: la Terra ha una forma appiattita, come pensa Newton (e, quindi, la sua figura assomiglia a quella di una cipolla), oppure allungata, come un datte­ ro o un limone? Malgrado le difficoltà finanzia­ rie del momento dovute alla guerra, l’Académie des Sciences organizza due viaggi sovven­ zionati dal re di Francia per concludere final­ mente il dibattito nell’interesse dei navigatori che devono poter disporre di misure esatte. Viene portato a termine per primo il “viaggio a Nord”, nel 1737; Pierre-Louis Moreau de Maupertuis (1698-1759) ne fa un resoconto “chia­ ro ed elegante”, accessibile al pubblico. La spedizione all’Equatore, invece, lunga e diffi­ cile viene complicata da conflitti di persone che contrappongono Charles-Marie de La Con­ damine (1701-1774) a Pierre Bouguer (16981758). Tuttavia, permette di misurare tre gradi di meridiano all’Equatore, fra Quito e Cuenca. Ormai si è del tutto certi che la Terra è appiat­ tita ai Poli: Newton aveva ragione. Necessità delle ipotesi: il mito del mare occidentale A cavallo fra il X V II e il X V III secolo, Guil­ laume Delisle rivede interamente l'immagine del mondo, riferendosi all’Académie des Scien­ ces e ai risultati da essa ottenuti. Ma non crea

VraiE description d es Gaules, av ec Iss conlins d'AIlemaigne, & Italys, di Jean Mivet, Parigi 1570. L'ampliamento di un'edizione anteriore è stato dipinto fra il 15B0 e il 1 5 6 5 nella Loggia Bella del Vaticano. Parigi, B.n.F., Cartes et Plans, Hés. Ge C 4 877.

questa nuova immagine da solo: lavora insieme al padre, Claude (1644-1720), più storico che geografo, che gli insegna a imparare dai rac­ conti di viaggio, mentre Gian Domenico Cassi­ ni lo inizia all’astronomia. 11 lavoro dello “stu­ dio Delisle” verrà proseguito da Philippe Buache (1700-1773), genero e successore di Guil­ laume Delisle, del quale ripubblicherà le carte, e da Joseph-Nicolas Delisle (16881768), l’altro figlio di Claude. Nel 1700, Guil­ laume pubblica un mappamondo, un globo e le carte dei continenti, servendosi di un centinaio di posizioni determinate astronomicamente. Non tutte le informazioni, però, possono essere diffuse: il segreto di Stato o le esitazioni dei geografi spiegano alcuni silenzi. E ciò che suc­ cede nel caso del mare occidentale, una profonda scollatura sulla costa occidentale del Nordamerica, che già figura sulla Carte de la Nouvelle France et des pays voisins (firmata da Guillaume Delisle nel 1696 e rimasta mano­ scritta) oltre che su un globo manoscritto pre­ sentato al cancelliere Louis Boucherat un anno dopo. Questo tratto di mare potrebbe aprire un interessante passaggio fra la regione dei Gran­ di Laghi e il Pacifico, permettendo alla Francia di prendere il controllo di una nuova rotta verso oriente. Ma le fonti da cui i geografi attin­ gono sono abbastanza affidabili da rischiare la reputazione? Il mare occidentale resterà quin­ di nei documenti manoscritti di Claude e Guil­ laume Delisle, per uscirne soltanto a metà del X V III secolo grazie ai buoni uffici di JosephNicolas Delisle e di Philippe Buache. Questa

teoria, però, non rimane segreta molto a lungo: nel 1700, Jean-Baptiste Nolin (1657-1708) presenta al re un grande mappamondo, inciso ad arte, i cui tracciati riproducono quelli di Guillaume Delisle, nei quali figura anche il mare occidentale. I Delisle intentano immedia­ tamente una causa di plagio cartografico che durerà sei anni; finiranno per ottenere la con­ danna dell’avversario per aver pubblicato un'i­ potesi che apparteneva loro di diritto. La misurazione dello Stato Le produzioni cartografiche nazionali cominciano a svilupparsi nel Rinascimento, quando la graduale sparizione del sistema feu­ dale lascia spazio a nuove costruzioni territo­ riali fondate su un autentico sentimento nazio­ nale. Le carte regionali della G eographia di Tolomeo vengono ampliate e aggiornate; in Francia l’opera del geografo greco viene rivista da Oronce Fine (1494-1555) che, a partire dal 1525, pubblica la Nova totius Galline descriptio, dopo aver riformato latitudini e longitudini. Questa carta riscuote un grande successo e viene utilizzata come modello da altri cartogra­ fi del X V I secolo. In questo periodo, a volte le carte illustrano la storia regionale o nazionale: ne è un esempio il famoso Leo Belgicus, una carta dei Paesi Bassi a forma di leone pubbli­ cata nel 1583 all’interno della descrizione sto­ rica e topografica del barone austriaco Michael von Aitzing (1530 circa -1598). Questo zoomorfismo verrà ripreso dai cartografi olandesi del secolo successivo. Altre carte invece hanno

p ro seg u o n o a n c h e n e lla p rim a m e tà d e l X V I I I

Ja c o p o S ta g n o n e n e l 1 7 7 2 . D u ra n te le c a m p a ­

s e c o lo , e d iv e n ta n o p ro c e d u re c o r re n ti. T ali

re a liz z a te

g n e d’I t a lia B o n a p a r te n e fa rà s e q u e s tr a r e le

o p e ra z io n i

la s t r e d i ra m e p e r p o rta rle a P a r ig i, d o v e s e ne

Z a n n o n i ( 1 7 3 6 - 1 8 1 4 ) - astro n o m o e ca rto g ra fo

s a lv a g u a rd ia d e lla la g u n a e la v a lo rizzazio n e

s e r v irà p e r s c o p i m ilita ri. B is o g n e r à a s p e tta re

fo rm a to si

d e lla te rra fe rm a . In In g h ilte r r a è d e te rm in a n te

il X I X s e c o lo p e r c h é u n a n u o v a c a rto g ra fia p iù

P o lo n ia , a lla S v e z ia e a l la D a n im a rc a . F a tto

il ru o lo d e l p rim o m in istro d e lla re g in a E lis a -

e s ig e n te v e n g a affid a ta d a V itto rio E m a n u e le I

p rig io n ie ro d a i fr a n c e s i n e l 1 7 5 7 , R iz z i Z a n n o ­

b e tta , lord B u rg h le y : q u e s to g ra n d e a m a n te

a l nu ovo c o rp o re a le d i S ta to M ag g io re.

n i si s t a b ilis c e a P a r ig i, d ove p a r te c ip a a ttiv a ­

su

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d e lla c a rto g ra fia r ic e v e tu tte le b o zze d e lle

M e n tre B o rg o n io s i d e d ic a a lle te rre S a b a u ­

m e n te a lT e d ito ria c a r to g r a fic a , tr a c c ia n d o le

c a r te d e lle c o n te e in g le s i e g a lle s i re d a tte d a

d e , C o lb e rt in v ia i su o i in g e g n e ri - s c e lt i d a lu i

c a r te d i d iv e r si P a e s i s tr a n ie r i. P ro d u c e c o s ì

C h ris to p h e r S a x to n d a l 1 5 7 4 a l 1 5 7 7 .

p e rs o n a lm e n te - s u lle c o s te fr a n c e s i. I l m in i­

u n a p rim a c a r t a d e l re g n o d i N ap o li in s c a la

L e c a r te n a z io n a li, p e rò , v en g o n o re a liz z a te

stro fr a n c e s e v u o le d o ta re l a m a rin a d i c a r te

1 / 4 0 0 .0 0 0 c i r c a , b a s a n d o s i su i d o c u m e n ti c h e

fra le p a re ti di u n o stu d io , e h a n n o q u in d i i loro

p r e c is e e , a llo s te s s o te m p o , p re p a ra r e l a p ia ­

g li so n o s ta ti c o m u n ic a ti; q u e s ta c a r ta v e rrà

lim iti. B is o g n e r e b b e s o s titu irle c o n rile v a m e n ­

n ific a z io n e d e l lito r a le . P u r b a s a n d o s i su a lc u ­

d iffu s a n e l 1 7 6 9 e n e l 1 7 7 1 . M a le d u e p r in c i­

ti s u l te rrito rio e ffe ttu a ti d a c iv ili o m ilita ri c h e

n e p o siz io n i d e te rm in a te d a g li a stro n o m i d e i-

p a li o p e re d i R iz z i Z a n n o n i v en g o n o re a liz z a te

m isu rin o le d is ta n z e p e r tria n g o la z io n e . M a si

fi A c a d é m ie d e s S c ie n c e s , il

Neptune frangois,

tra tta d i im p re s e lu n g h e e c o s to s e , c h e r ic h ie ­

a tla n te d e lle c o s te p u b b lic a to n e l 1 6 9 3 , n o n

d on o u n p e r s o n a le b e n a d d e stra to , e q u e sto

p u ò a v v a le rs i d e lla tria n g o la z io n e g e n e r a le d el

a N a p o li: so n o YAtlante marittimo delle due Sicilie (d u e e d iz io n i, 1 7 8 5 e 1 7 9 2 ) , e YAtlante geografico del regno di N apoli ( 1 7 8 8 - 1 8 1 2 ) .

s p ie g a p e r c h é l a tra sfo rm a z io n e d e lle c a rto g ra ­

re g n o , p o ic h é q u e s t’u ltim a , p ro p o sta n e l 1 6 8 1

Q u e sto c a rto g ra fo , d iv e n ta to u n o s p e c ia lis ta

a L u ig i X I V d a don J e a n P ic a r d ( 1 6 2 0 - 1 6 8 2 ) ,

a s s a i rin o m a to in E u ro p a , h a a r r ic c h ito la su a

v e rrà p o rta ta a te rm in e

e s p e r ie n z a

fie n a z io n a li a v v e n g a c o s ì le n ta m e n te . E s is to n o tu tta v ia d e lle e c c e z io n i, c o m e l a

Carta g en era­

le de Stati d i Sua Altezza R eale — M a ria G io ­

so lta n to

nel

1744.

fr e q u e n ta n d o

lu o g h i

e

p e rs o n e

P ic a r d , m e m b ro fo n d a to re d e lP A c a d é m ie d es

d iv e r se , e si p u ò d ire c h e p iù s i è a v v ic in a to a l

v a n n a B a ttis t a d i S a v o ia — re a liz z a ta d a G io ­

S c ie n c e s , n o n c re d e a lla p ro d u zio n e ra p id a di

te rrito rio d a r a p p re s e n ta re p iù la s u a o p e ra è

v a n n i T o m aso B o rg o n io ( 1 6 2 0 c ir c a - 1 6 8 3 ) su

c a r te d e lle p ro v in c e r ile v a te s u l te rrito rio . P ro ­

m ig lio ra ta .

r ic h ie s t a d e l d u c a C a rlo E m a n u e le I I d i S a v o ia

g e tta , d u n q u e , d i s ta b ilir e u n “ r e tic o la to g e n e ­

(m orto n e l 1 6 7 5 ) e p u b b lic a ta n e l 1 6 8 0 (c o n o ­

r a le ” d e l re g n o fo rm ato d a lla c o n c a te n a z io n e

s c iu ta a n c h e c o m e C a rta d i M a d a m a R e a le ). In

d i tria n g o li, c h e s e r v irà d a b a s e a lle n u o v e

C o n te m p o ra n e a m e n te a lle c a r te d e l m o nd o

L a misurazione della città

q u e sto p e rio d o so n o p o c h i g li S ta ti e u ro p e i c h e

c a r te , p r e s e n ti e fu tu re . I l c o n c a te n a m e n to d ei

e a lle c a r te re g io n a li, s i sv ilu p p a n o le m en o

d isp o n g o n o d i c a r te u ffic ia li c o s ì d e tta g lia te (la

tria n g o li v e rrà s ta b ilito d a lla m is u ra z io n e , s u l

a s tra tte p ia n te o v e d u te d e lle c ittà , c h e s u b i­

C a rta d i M a d a m a R e a le è in s c a la 1 / 1 9 2 .0 0 0 )

te rrito rio , di u n a b a s e d i p a rte n z a , s e g u ita d a lla

ra n n o a n c h ’e s s e u n ’e v o lu z io n e d a lla p ro s p e tti­

e c o n u n a ra p p re s e n ta z io n e d e i r ilie v i c o s ì so r­

m is u ra z io n e d e g li a n g o li d e i tria n g o li, c h e p e r­

v a c a v a lie r a fin o ad a rriv a r e a l p ia n o g e o m e tri­

p re n d e n te . B o rg o n io è a d d e tto a lla c o rte di

m e tte rà d i c a lc o la r e le lu n g h e z z e d e i la ti d ei

c o . N e l X V I s e c o lo fio ris c o n o i “ r itra tti” u r b a ­

T o rin o , m a a n c h e “ in g e g n e re ” d e lle fo rtific a ­

t r ia n g o li.

n i, ov vero d e lle v e d u te in p ro sp e ttiv a c h e p re ­

zio n i s i d e d ic a a lle sp e d iz io n i su l p o sto p e r

D u n k e r q u e -P e r p ig n a n — v a le a d ire il m e rid ia ­

sto a g g iu n g e ra n n o a lla v is ta p a n o ra m ic a la

rile v a r e c a r te e p ia n i. P a r te c ip a c o s ì a lla p u b ­

n o d e ll’o sse rv a to rio d i P a rig i — e s i c o n tin u e r à

p ro fo n d ità c h e le m a n c a . Q u e s te v e d u te ra p ­

b lic a z io n e d i u n b e llis s im o a tla n te , il Theatrurn statuum R eg iae Celsitudìnis S abau d iae Ducis (T eatro d e g li s ta ti d i S u a A lte z z a R e a le il

lu n g o le

d u c a d i S a v o ia ), e d ito n e l 1 6 8 2 ad A m sterd a m

Si

c o m in c e r à

d a lla

“tra v ersa ”

d el

p re s e n ta n o la c it t à n e lla s u a to ta lità , p arten d o

re g n o . L a m is u ra d e i g rad i d e l m e rid ia n o d arà,

d a o s s e rv a z io n i d ir e tte , e n e riv e la n o la p e rs o ­

in o ltre , u n a m ig lio re c o n o s c e n z a d e lla “ g ra n ­

n a lità ; c o m e i ritra tti d i p e rs o n e , c h e d iv e n g o ­

d ez z a d e lla T e rra ” . D op o l a m o rte d i P ic a r d n e l

no s e m p re p iù r e a lis t ic i, a n c h e i ritra tti d e lle

d a g li e re d i di Jo a n B la e u . P e r re a liz z a re la

1 6 8 2 , q u e s to p ro g etto v e rrà affid ato a G ia n

c it t à a ttra v e rs a n o in q u e s to p e rio d o u n a fa s e

g ra n d e C a rta d i M a d a m a R e a le , B o rg o n io la v o ­

D o m e n ic o C a s s in i, c h e s i d e d ic h e r à d a su b ito

e v o lu tiv a . N e lla lo ro fo rm a d e fin itiv a , i “ ritra t­

ra an zitu tto n e g li a r c h iv i, p o i, fra il 1 6 7 6 e il

a lla m is u ra z io n e d e l m e rid ia n o . In te rro tti d a lla

t i ” c itta d in i rip ro d u co n o la fo rm a d e lla c ittà ,

1 6 8 0 , e ffe ttu a rile v a m e n ti s u l te rrito rio , se n z a

g u e rra , i la v o ri v e rra n n o te rm in a ti n e l 1 7 1 8

s p e ss o

c o n la p a rte c ip a z io n e d i G ia c o m o C a s s in i.

d is e g n a n o l a re te s tra d a le e le co stru z io n i p rin ­

tu tta v ia s e r v irs i d i u n a tria n g o la z io n e g e n e r a le . L a c a r ta d i B o rg o n io , p a rz ia lm e n te rip re s a e

fro n tie r e te rre s tri e m a rittim e

L e o p e ra z io n i d i tria n g o la z io n e in F r a n c ia

PO T E R E

di

V e n e z ia p e r stu d ia re i p ro b le m i rig u a rd a n ti la

E

in g ra n d ita v e rs o e s t, v e rrà d i nu ovo in c is a d a

q u e lle c h e , a p a rtire d a l X V s e c o lo , ven g o n o

C A R T E

u n o b ie ttiv o p u ra m e n te a m m in is tra tiv o , co m e

d e lin e a ta d a l tr a c c ia to d e i b a stio n i,

c ip a li, e la s c ia n o a n c h e in tu ire l a d e n s ità d e lle

89

R e n p re s to le p re fe re n z e d e i m ilita ri s i o r ie n ta ­

la c ittà , sim b o lo d e l te rrito rio d i c u i e s s a n u tre

no su i p ia n i g e o m e tric i, p iù p r e c is i. Q u e sto

l'e c o n o m ia . F r a i p rim i ritr a tti tro v iam o g ran d i

tip o

v e d u te , in c is e su le g n o , c o m e q u e lle d i G e ru ­

a m b ie n ti e d ito r ia li — in iz ia lm e n te r e tic e n t i —

s a le m m e , d i F ir e n z e e di A u g u sta . L a s e c o n d a ,

c o m e d im o stra la p ia n ta g e o m e tric a d i T o rin o ,

p e r s o s titu ire le c o stru z io n i m e d ie v a li c o n fo r­

c o p ia fe d e le d i u n o rig in a le re a liz z a to a F ir e n ­

c o m p le ta ta d a u n b e l p ro filo d e lla c it t à e p u b ­

tific a z io n i p iù r e s is te n ti. E in fa tti n e lla p e n is o ­

di

p ia n t a

fin is c e

per

c o n v in c e r e

g li

N e l c o rso d e l X V I s e c o lo , g li in g e g n e ri fo r­

C A R T E

E

PO T E R E

L a conoscenza del territorio: piante delle fortificazioni e carte topografiche

a re e e d ific a te . I n c ita n o a l v ia g g io , c e le b r a n d o

ze tr a il 1 4 7 1 e i l 1 4 8 2 , r a p p re s e n ta , in p rim o

b li c a t a ad A u g u s ta v e rs o il 1 7 2 0 , il c u i tito lo

la ita lia n a c h e n a s c e la fo rtific a z io n e b a s t io n a ­

p ia n o , u n a rtis ta c h e g a r a n tis c e c h e la v e d u ta è

ric o rd a la g lo ria p a s s a ta e p re s e n te d e lla c ittà .

ta , b a s a t a s u ll’in te rra m e n to d e lle o p e re e c o n ­

s ta ta e ffe ttiv a m e n te d is e g n a ta su l p o sto . L a

P o c h i a n n i p rim a , n e l 1 6 9 7 , la v e d u ta a v olo

c e p it a p e r r e s is te r e ag li a tt a c c h i fr a n c e s i. L’o r­

v e d u ta di A u g u sta , p u b b lic a ta n e l 1 5 2 1 , la s c ia

d ’u c c e llo d i R o m a d iv e n ta u n a p ia n ta g e o m e ­

g a n iz z a z io n e d i u n ’a r tig lie r ia m o d e rn a d a p arte

a p p a r ire c h ia r a m e n te il tr a c c ia to d e lle v ie . L a

t r ic a firm a ta d a D o m e n ic o d e R o s s i ( 1 6 4 7 -

d i u n o sta to c e n tra liz z a to v a q u in d i d i p a ri

c it t à è a n c o r p iù d e g n a di n o ta p e r c h é h a o rig i­

1 7 1 9 ).

p a s s o c o n lo sv ilu p p o d e lle fo rtific a z io n i, affi­

n i ro m a n e , m a l ’im p o rta n z a d e l d o cu m e n to rig u a rd a a n c h e la fu n z io n e e c o n o m ic a d e lla c ittà . I l ritra tto d i M ila n o , p u b b lic a to a R o m a

d ato a in g e g n e ri p ro v v isti d i co m p e te n z e t e c n i­

Le carte militari fra segreto e pubblicità

c h e e m ilita r i, in g rad o d i tr a c c ia r e p ia n te p re ­

P e r d ife n d e re o in g ra n d ire il te rrito rio n a z io ­

c is e e fa c ilm e n t e u t iliz z a b ili. N e lla s e c o n d a

1571,

n a le , i re s p o n s a b ili d e g li e s e r c iti h a n n o b is o ­

m e tà d e l X V I s e c o lo le n u o v e c ittà fo rtific a te

c e le b r a u n a b e l la c ittà , g ra n d e , fo rte e p o p o lo ­

gn o d i c a r te c h e p e rm e tta n o lo ro d i c o n d u rre le

c o s tr u ite lu n g o le fr o n tie r e d e g li S ta ti e u ro p e i p e rm e tto n o d i re a liz z a re p ia n te di c it t à id e a li

da

90

m a tis i in I t a lia c o n c e p is c o n o nu ovi tr a c c ia ti

A n to n io

L a fre ri

(1 5 1 2 -1 5 7 7 )

nel

s a , il c u i c o m m e rc io è fio re n te . Il lu stro d i u n a

o p era z io n i te n e n d o c o n to d e lla g e o g rafia d e lle

c it t à è fo n d ato a n c h e s u ll’im p o rta n z a d e i p o te ­

re g io n i in q u e s tio n e . N o rm a lm en te q u e s te c a rte

d ai t r a c c ia ti g e o m e tric i re g o la ri. È c o s ì c h e

ri d i c u i e s s a è s e d e e s u lla s o lid ità d e i su o i

to p o g ra fich e -

c h e s p e ss o e n tra n o a fa r p a rte

v ie n e e d ific a ta , a p a rtire d a l 1 5 9 3 , la fo rtezza

b a s tio n i, c o m e m o stra n o la p ia n ta d i R o m a a

d e i te s o ri d i g u e rra — v en g o n o te n u te s e g re te

v e n e z ia n a d i P a lm a n o v a s e c o n d o u n p ia n o

vo lo d ’u c c e llo p u b b lic a ta a d A m ste rd a m fra il

d ai d e te n to ri d e l p o te re , c h e in te n d o n o r is e r ­

ra d io c e n tr ic o , e c h e v ie n e r ie d ific a ta n e l 1 5 4 5

1 6 9 1 e il 1 6 9 3 , c h e è d o m in a ta d a lla ra p p re ­

v a rsi l ’e s c lu s iv a d e lle in fo rm a z io n i in e s s e c o n ­

la c it t à fr a n c e s e d i V itry -le -F ra n < jo is s u lla b a s e

se n ta z io n e d e lla C h ie s a , e l a p ia n ta d i P a rig i

te n u te . P e ra ltro , le c a rte m ilita ri serv o n o a c o n ­

d e lla p ia n ta q u a d ra ta d e l b o lo g n e se G e ro la m o

d e l 1 6 1 5 , in c is a d a M a tth ie u M e ria n ( 1 5 9 3 -

s e rv a re la m e m o ria d e ll’u tilizzo d e l te rre n o ;

M a rin i. A llo s te s s o te m p o , a n c h e la c o n o s c e n ­

1 6 5 9 ) , so rm o n ta ta d ai ritra tti d e l g io v a n e L u ig i

c e le b r a n d o la b u o n a so rte d e i v in c ito ri, g u id a ­

za d e lle fo rtific a z io n i n e m ic h e

X I I I e d e lla r e g g e n te M a r ia d e i M e d ic i. A b b e l­

n o l e s c e lt e d e i fu tu ri s tra te g h i e , q u a n d o il

n e c e s s it à ; v e n g o n o , in fa tti, c o n d o tte v e re e

lita d a la v o ri im p o rta n ti, u n a c it t à te s tim o n ia la

p o te re

p ro p rie

p ro p rie o p e ra z io n i d i sp io n a g g io , in v ia n d o su l

g ra n d e z z a d e i su o i p ro te tto ri, e p o ic h é u n a

a z io n i m ilita ri, q u e s to tip o di c a r te pu ò e s s e r e

p o sto u o m in i in c a r ic a t i d i fa re i rilie v i n e c e s ­

c ittà s i id e n tific a a n c h e a ttra v e rs o i su o i m o n u ­

in c is o p e r e s s e r e d iffu so p iù la rg a m e n te .

s a ri, m e n tre le p ia n te g ià e s is te n ti ven g o n o

p o litic o

v u o le le g ittim a re

le

d iv e n ta u n a

m e n ti p r in c ip a li, la m a p p a v ie n e s p e ss o c o m ­

L e p rim e p ia n te m ilita r i c o n o s c iu te rig u a r ­

r a c c o lte in v o lu m i. U n a d e lle p iù a n tic h e c o l­

p le t a ta d a lla lo ro ra p p re s e n ta z io n e , c o m e n e l

d a n o le fo rtific a z io n i e le lo ro im m e d ia te v i c i ­

le z io n i e u ro p e e d i p ia n te d i fo rtific a z io n i è

caso

n a n z e . S u c c e s s iv a m e n t e , p e r illu s tr a r e la re te

o p e ra d ei d u c h i d i S a v o ia E m a n u e le F ilib e r to

d e lla

v e d u ta

di

N a p o li

p u b b lic a ta

a

N o rim b e rg a d op o il 1 7 3 4 .

d e i p u n ti s a ld i c h e a s s ic u r a la d ife s a d e lle

( 1 5 5 3 - 1 5 8 0 ) e C a rlo E m a n u e le I ( 1 5 8 0 - 1 6 3 0 ) :

fo r tific a z io n i

z o n e d i fr o n tie r a e d e lle lo ro v ie d ’a c c e s s o

c in q u e v o lu m i d i ta v o le , n e lla m ag g io r p arte

ric o rd a c h e l a p ia n ta d e lla c it t à c o n tr ib u is c e

so n o s ta te c a rto g r a fa te in te r e re g io n i. I l c a m p o

d e i c a s i m a n o s c ritte , in fo rm a n o s u lla s itu a z io ­

a lla d ife s a d e l te rrito r io : i r ilie v i s is te m a tic i di

d’a z io n e d e g li in g e g n e ri d e lle fo r tific a z io n i è

n e d e lle fo rtific a z io n i in F r a n c i a e in S a v o ia , e

q u e s ti p u n ti fo rti so n o s ta ti s p e ss o affid ati a

g e n e r a lm e n te lim ita to a lle p ro v in c e c h e v e n ­

d e s c riv o n o a lc u n e a z io n i m ilita r i, c o m e p e r

in g e g n e ri le c u i p ia n te so n o s o lita m e n te r a c ­

g o n o lo ro a ffid a te e c h e e s s i c o n o s c o n o p a r t i­

e se m p io

c o lte in a tla n ti c h e fo rm a n o c o lle z io n i se n z a

c o la r m e n te

C a rlo E m a n u e le n e l 1 5 9 2 .

La

r a p p r e s e n ta z io n e

d e lle

bene.

D iv e r s o

è

il

la v o ro

d ei

l ’a s s e d io

di A n tib e s

in tra p re s o d a

p rezzo . G li im p e ra tiv i m ilita r i in c ita n o i c a rto ­

c o s id d e tti “ in g e g n e ri g e o g ra fi” : e s s i a c c o m p a ­

G li in g e g n e r i d e lle fo r tific a z io n i riv e la n o i

g rafi, s ia n o e s s i a r c h ite tti, in g e g n e ri o a n c h e

g n a n o g li e s e r c i t i in m a r c ia p e r e ffe ttu a r e

lo ro ta le n ti a ttr a v e r s o d iv e r s i d o c u m e n ti c a r ­

p itto ri, a p re n d e re le m is u re e s a tte . L eo n a rd o

r ilie v i c a r to g r a fic i d i ric o g n iz io n e , r e g is tr a r e

to g r a fic i, c o m e d im o s tra l ’o p e r a e s e m p la r e d e l

d a V in c i a n n o ta n e i su o i q u a d e rn i le m isu re di

l e a z io n i in c o r s o o ra p p r e s e n ta r e il te rre n o

c e le b r e

M ila n o , Im o la e d e lle fo rte z z e m a rc h ig ia n e .

g u a d a g n a to s u l n e m ic o .

( 1 5 7 7 - 1 6 5 1 ) , g e o g ra fo e in g e g n e r e d e l re n e l

in g e g n e r e

fra n c e se

Je a n

de

B e in s

CARTE E P OT E R E

Delfinato nel 1607. De Beins disegna nume­ rosi documenti, principalmente vedute in prospettiva di valli o città, elaborate a partire da schizzi fatti sul posto, e anche la carta generale del Delfinato, ottenuta assemblando diverse vedute. Questa carta verrà incisa su rame, ma non avrà una grande diffusione; tut­ tavia, la sua riduzione figurerà in alcuni atlanti, dal 1622 al 1654, assicurando la cele­ brità all'ingegnere francese. Per le città che deve fortificare, de Beins disegna anche dei “paesaggi”, collocando la città nel suo quadro orografico, e dei “profili” che forniscono l'al­ tezza relativa dei monumenti. Partecipa per­

sino alla celebrazione degli assedi in cui si distinguono gli ingegneri delle fortificazioni. Il XVII secolo è contrassegnato dai lavori del celebre ingegnere francese Sébastien Le Prestre de Vauban (1633-1707), che interessa­ no particolarmente Luigi XIV, intenzionato a portare a termine la razionalizzazione delle frontiere e la loro materializzazione da solide fortificazioni. Fra il 1679 e il 1693, infatti, il sovrano, carte alla mano, dedica a questo pro­ getto un viaggio all’anno. Il monarca continua la tradizione delle raccolte di piani di piaz­ zeforti, creando inoltre una nuova collezione, quella dei plastici. Inizialmente i primi model­

li lo aiutano a prendere decisioni di carattere strategico o diplomatico, poi la collezione diventa uno strumento di prestigio, destinato ai visitatori di spicco. L’espansione delle grandi carte topografiche militari segue a breve distanza. I ,e guerre della fine del X V II e dell’inizio del X V III secolo, lunghe e costose in termini di risorse umane, obbligano a far viaggiare contingenti numerosi che bisogna concentrare sui luoghi scelti per la battaglia. Il comando militare ha bisogno di carte che lo informino sulla topografia, e di memorie che forniscano un resoconto sulle risorse naturali di cui possono approhttare gli

L e baìllagE du Greyzivaudan et Trieves, attribuitoa-Jean, de Beins, [ G r e ^ ^ le V Ìè l^ manoscritto. Parigi. B.n.E.



Cartes et Plan&

Rés. Ge C 2 3 577.



P O T E R E E A RTE

e s e r c iti. In questo periodo, gli ingegneri geo­ g r a f i irancesi, generalmente formati dalle loro s t e s s e famiglie, provano già di essere militari c a p a c i di analizzare il territorio e di proporre soluzioni ai loro capi. Tuttavia, le prime opere non sono esenti da c r ìtic h e , come, per esempio, la carta dei Pire­ n e i di Roussel e la Blottière, terminata nel ^^-TO, la cui parte sul Roussillon è criticata p e r c h é poco esatta e “più una vista d’insieme c h e un dettaglio motivato”. Nella seconda metà ^ e l XVIII secolo, vengono compiuti importanti p ro g ressi sulle frontiere della Francia e nelle s u e colonie; ormai gli ingegneri si basano sulla

C a r t e du HoussUl^ du V a J e s p t efparfe du ConSent

s u r Jaquelle se touve Ie s

fron tières fa Catalogne c ^e LanguefaC' di Roussel

e

L a

E ^

Blottière, fra il

171b

Ί.730, manoscritto.

P a r i g i , Β.Π.Ε, Cartes et plans,

Ge A 1 DB5.

k.

triangolazione generale raccomandata da Picard nel secolo precedente per tracciare i loro lavori. E ciò che emerge in particolare dalla carta del Sud-Est della Francia, cominciata da Pierre-Joseph de Bourcet e portata a termine da Jean-Claude Éléonore Le Michaud d’Argon (1733-1800), due ingegneri appartenenti al corpo delle fortificazioni. Bourcet, originario del Delfinato, dà prova di una perfetta cono­ scenza del territorio e del suo utilizzo militare: nel 1747, durante la seconda occupazione della contea di Nizza, si trova al fianco del maresciallo de Belle-Isle, impressionato dalle

sue conoscenze. La contea viene rilevata prima di essere restituita alla Savoia. A parti­ re dal 1749, i lavori vengono continuati in Francia verso il Nord; dal 1749 al 1754, ven­ gono diretti da Pierre-Joseph de Bourcet. Seb­ bene la carta sia in scala 1/14.400, è comple­ tata da memorie che descrivono ciò che essa non può rappresentare. D’Argon continua l’o­ pera di Bourcet e permette il completamenteo della Carte des frontières Est de la France depuis Grenoble ju squ ’à Marseille. L’ingegnere intende mantenere il segreto militare per que­ sta zona di indubbia importanza strategica e sospetta la diffusione di fogli concorrenti della Carte de F rance di Cassini, frutto della carto­ grafia civile. A questo proposito scrive: “Le catene montuose che presentano soltanto determinati passaggi su una frontiera irta di ostacoli, possono essere considerate vere e proprie fortificazioni; è quindi essenziale non indicarne né il lato debole né il punto forte al nemico, ed è di capitale importanza far sì che la conoscenza di tali catene sia proficua sol­ tanto per noi”. Eppure la carta del Delfinato di Bourcet è già stata oggetto di una riduzione incisa dall’ingegnere geografo Villaret in scala 1/86.400, pubblicata nel 1758, ma la cui dif­ fusione è sicuramente controllata. La carta incisa diventerà una necessità durante le guerre napoleoniche che favorisco­ no la diffusione di documenti presso le truppe in campagna, lontano dalle frontiere francesi. In Italia il Consolato e l’Impero concepiscono vasti progetti di fortificazione. Così, al fine di sbarrare la valle del Chiese - a Ovest del lago di Garda - Bonaparte decide di fortificare la postazione della Rocca d’Anfo. L’ingegnere Frangois Haxo (1744-1838) produce allora una delle prime carte a curve di livello, la cui pre­ cisione faciliterà l’elaborazione del progetto di fortificazione. Tuttavia, perché Bonaparte possa realizzare la complessità dell’impresa, bisogna ancora costruire un plastico, meno preciso, ma più facile da comprendere.

fitta n d o d i q u e s ta p a s s io n e p e r l a stra te g ia ,

Conclusioni te c ip a n o d ire tta m e n te o in d ire tta m e n te a ll’e s e r ­

m ilita ri (b a tta g lie o a s s e d i) d a n n o lu o g o a ra p ­

a d a tti. P e r a c c e le r a r e la p ro d u z io n e , a v o lte

c iz io d e l p o tere m o stra c h e le c a r te , gli a tla n ti e

p re s e n ta z io n i, s p e s s o in c is e , c h e n e p e rp e tu a ­

ric o rr o n o a c a r te g ià e s is te n ti, co m e fa , p e r

i g lo b i sono s ta ti u tilizzati n e i m odi p iù d is p a ­

n o la m e m o ria . G li in g e g n e ri m ilita r i ven g o n o

e s e m p io ,

(1 6 6 1 -

ra ti. S o n o se rv iti ad a c q u is ir e le co n o s c e n z e

c o in v o lti p ro g re ss iv a m e n te in q u e s ti la v o ri s to ­

1 7 1 1 ) q u a n d o p u b b lic a u n a c a r ta d e l te a tro d i

in d is p e n s a b ili, h a n n o ra p p re s e n ta to i te rrito ri

r ic i, s ia n o e s s i m a n o s c ritti o sta m p a ti, p e r d u e

g u e rra in I t a lia a ll’in iz io d e l X V I I I s e c o lo .

so tto m e ssi a ll’a u to rità d i u n p o te re , m a h an n o

A p a rtire d a l X V I s e c o lo , g li a v v e n im e n ti

l ’o la n d e s e

P ie r r e

M o rtie r

a n c h e te stim o n ia to u n a d o m in azio n e s im b o lic a ,

m o tiv i p r in c ip a li: d a u n a p a rte , i m o n a rc h i e i

C o m e g li a ltri d o cu m e n ti d is e g n a ti n e l X V I

m in istri d e s id e ra n o c e le b r a r e le v itto rie d ei

e X V I I s e c o lo , le c a r te d e lle b a tta g lie p ro d o tte

a n zi, p u ra m e n te s c ie n tific a , su te rrito ri v ic in i o

lo ro e s e r c it i u tiliz z a n d o le c o m p e te n z e d i s p e ­

d a B e a u lie u s i lim ita v a n o a r a p p re s e n ta re la

lo n ta n i. L o sv ilu p p o d e lle p ro d u zio n i c a rto g ra ­

c ia lis t i fa c ilm e n te c o n t r o lla b ili; d a ll’a ltra , gli

c ittà a s s e d ia ta c o n il tr a c c ia to d e lle fo r tific a ­

fic h e n a z io n a li r is p e c c h ia l ’e m e rg e re d i S ta ti

in g e g n e ri s te s s i sp e ra n o d i tro v a re n e lle p u b ­

zio n i e le p o sta z io n i o c c u p a te d a lle tru p p e

p iù o m en o c e n tra liz z a ti, r e s p o n s a b ili d i t e n i t o ­

b lic a z io n i u n a fo n te d i re d d ito n o n tr a s c u r a b i­

a s s e d ia n ti

La

ri c h e rie n tra n o in lim iti d e fin iti d i sp azio , e la

le . In F r a n c ia , R ic h e lie u in c o ra g g ia g li in g e ­

re g is tr a z io n e c a rto g ra fic a d e l m o v im en to d e g li

lo ro u tilità è in fu n z io n e d e lla p r e c is io n e d ei

g n e ri a u n ’a ttiv ità c h e s i in s e r is c e in u n a p ro ­

e s e r c it i è p iù ta rd iv a , e r is a le a ll’in iz io d e l

d o cu m e n ti p ro d o tti. S o n o i d e te n to ri d el p o tere

p a g a n d a u ffic ia le b e n o rg a n iz z a ta : q u a n d o u n a

X V I I I s e c o lo , c o m e m o stra la c a r ta d e lla b a tta ­

c h e in c ita n o i ca rto g ra fi a p a rte c ip a re a p ro g et­

g u e rra è g iu sta , è n e c e s s a r ia m e n te f e li c e ; p e r­

g lia d i B lin d h e im (o d i H o c h sta d t) d e l 1 3 ag o ­

ti c h e co p ro n o in te ri te rrito ri, m a c a r te o m o g e ­

sto 1 7 0 4 .

n e e e d e tta g lia te ven g o n o a lla lu c e le n ta m e n te

lo m e n o è q u e llo c h e p ro c la m a n o

pam phlets,

in

un

d e te rm in a to

m o m en to .

lib e l li e in c is io n i a ffis s e d opo o g n i v itto ria . Il

G li im p e r ia li, in s ie m e a ll’e s e r c ito in g le s e e

p e r c h é son o c o s to s e e d e sig o n o u n p e rso n a le

m a e stro e u ro p e o d e lla c e le b r a z io n e ca rto g ra fi­

o la n d e s e , c o m a n d a ti d al d u c a d i M a rlb o ro u g h ,

c o m p e te n te . Q u e s te c a rte , d e tte “ to p o g ra fich e ” ,

c a è s ic u r a m e n te il fr a n c e s e S é b a s tie n d e P o n -

la sp u n ta n o s u ll’e s e r c ito fr a n c e s e e b a v a re s e .

c h e son o o p e ra d i in g e g n e ri c iv ili o m ilita ri,

ta u lt, sig n o re d i B e a u lie u ( 1 6 1 2 c ir c a - 1 6 7 4 ) ,

Q u e s to d o c u m e n to , p u b b lic a to ad A m ste rd a m

p o n g on o il p ro b le m a d e l se g re to ca rto g ra fico : il

c h e a p re l ’e p o c a d ’oro d e lle m a p p e d e lle b a tta ­

e d e d ic a to a lla re g in a A n n a S tu a rt, c e r c a di

p o tere a m a il se g re to c o m e il seg reto a m a il

g lie . N e l 1 6 4 7 u n p riv ile g io r e a le g li c o n c e d e

r a p p re s e n ta re i m o v im en ti s u c c e s s iv i d i d iv e r­

p o te re . M a le c a r te ra c c o n ta n o a n c h e le v itto rie

l ’e s c lu s iv a

d e g li a s s e d i

s i c o r p i m ilita r i c h e si sp o sta n o a N o rd -O v e st

e i p ro g re ssi te rrito r ia li; a llo r a d iv en tan o d o c u ­

v itto rio s i; in q u e s to m odo v ie n e p ro te tto d a lla

d e l D a n u b io , c o s te g g ia n d o il G iu ra sv e v o . In

m e n ti di p ro p a g a n d a la c u i d iffu sio n e è c a ld a ­

c o n c o rre n z a d e g li in g e g n e ri e d e g li sta m p a to ri,

q u e s to m o d o , la c a r ta n o n è p iù p ie tr ific a ta n e l

m e n te in co ra g g ia ta .

m a è a n c h e c o s tr e tto a in c id e r e i d o c u m e n ti il

te m p o .

s u lla

p u b b lic a z io n e

p iù ra p id a m e n te p o s s ib ile , c o s a c h e n o n r ie s c e

F r a le c a r te d e lle c a m p a g n e fig u ra l a c a r ta

s e m p re a fa re . L e s u e g ra n d i c a r te in p iù fo g li,

d e i su o i ta le n ti. E s s e n d o d e s tin a te a lla d iffu ­

Reconnaissance militarne et topographique de la ligne occupée p a r Varmée fran g aise sur le la c d ’Idro, la Chiesa [C h ie s e ], rO glio et le P ò, c h e im m o rta la l ’a rm is tiz io c o n ­

s io n e , p o sso n o ra g g iu n g e re u n p u b b lic o p iù

c lu s o fr a la F r a n c i a e l ’A u s tria il 1 5 giu g n o

n o te v o li p e r le q u a lità a r tis tic h e e to p o g ra fich e , g li p e rm e tto n o d i d a re p ro v a d e lla m o lte p lic ità

m a n o s c r itta d e lla

v a sto d e lle c o m p o s iz io n i d ip in te d e lla s te s s a

1 8 0 0 “ p e r il b e n e d e lla F r a n c ia e il rip o so d e l­

ep oca.

l ’E u r o p a ” , c o m e s o s tie n e q u e s to d o cu m e n to

In o ltre , c o p re n d o le re g io n i c h e serv o n o o

firm a to a M ila n o d a A u g u ste C h a b rie r. Q u e sto

so n o se r v ite c o m e te a tro d i g u e rra , le c a r te

e le m e n to te s tim o n ia c h e ra ra m e n te le c a r te

r ic h ia m a n o l’a tte n z io n e d e l p u b b lic o , fa c e n d o ­

so n o n e u tr e . G e n e r a lm e n te serv o n o a p r e p a r a ­

g li a p p re z z a re

re la g u e rra , m a , ra p p re s e n ta n d o le v itto rie , la

m e g lio

i su ccessi

n a z io n a li.

N e lla F r a n c ia d i L u ig i X IV , s e g n a ta d a n u m e ­

g iu s tific a n o , e , n e l c a s o d i u n a rm istiz io o u n

ro si c o n flitti a rm a ti, le p a s s e g g ia te p u b b lic h e

tra tta to d i p a c e , fa n n o v e s tir e a l v in c ito r e i

so n o fre q u e n ta te d a s tra te g h i in fe rv o ra ti, e le

p a n n i d e l p a c ifis t a p e r c h é h a a c c e tta to d i in te r ­

p a n c h in e serv o n o p e r s p ie g a re le c a r te . A p p ro ­

ro m p e re il co n flitto .

POTERE

L’e sa m e d ei d o cu m e n ti ca rto g ra fic i c h e p a r­

ri s i a ffre tta n o a p u b b lic a r e i d o c u m e n ti p iù

E

in c o ra g g ia ta d ai d e te n to ri d e l p o te re , g li e d ito ­

C A R T E

Le carte delle operazioni, m em orie del territorio

93

CARTE E P OTE RE

Vcnctiarum ampissima δί tna.

tnukis circumiacentibus infuiis. Murano:

•M -i~)bro

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Cbursi C i fitÙS tu tti t r e k *

tie fu e h m

1 VéncriarSduitashabetin circuiti! miliaria Italica orto, fina | «ftuario maririm o.Tuetururbécótra marefuriofumltttusquoij j aam naturale ex mari eminés,quod inquino? locis tranfitó ruj' tis&TportSpracbet, maxime apud duo cartella, & apud Chiodi ciuitatéepiTcopaIem,difbntcm ab tirbemiliaribus tf. efiijfiaRinere uerfusFerrariam. Sunt per circuiti! urbes 25 infoiar,quzititj j omnes à religiofìs habitantur.Reliqua patene ex piAura ipit j

94

C h io z a ,

j s Antonio'

pcturbs Veneriate parrochias 6idC monaileria^t.Totfaabèt lesquot_uicos.Pontespubfièi in ea,pr3eter priuatos,funi ,co . già accomoda omnibus ufibus5plusmintmie Sooo.Innaualr, lumi icjmuro cingitur, afsiduè quadringenrioccupanturhomi còfìciendis triremibus atq; alijs marnimis parandis rebusinten [Murano infoia, eximia conficiucur uitrea uafa, qusruuIgòO y bappellantur,&:peromncsrtgiones circumferuntur.

^N atu rale littUS

*Us^cronamduct CATAVO-

44. Sebastian Miinster C o s m o g r a p h ia H. Petri. Basilea, 1572 opera illustrata da incisioni su legno 31 X 22 cm Bitburg, Collezione Tomasz Niewodniczanski L’opera di Miinster s’inscrive nel con­ testo religioso del Rinascimento. Questo autore, che era stato un francescano, aderì ufficialmente alla Riforma nel 1529. Inse­ gnò l’ebraico e successivamente teologia all’Università di Basilea, di cui divenne rettore nel 1547-1548. Considerava la teologia e la geografia due discipline

inscindibili. La sua C osm ographia, di cui fu pubblicata una prima edizione in tede­ sco nel 1544, venne tradotta in latino nel 1550, riscuotendo un grande successo. Dopo una breve introduzione matematica e fisica, descrive i continenti prendendo come punto di riferimento i fiumi; l’opera è costituita da tre libri sull’Europa e due libri dedicati parte all’Asia e parte all’A­ frica e alle nuove Terre. In Italia, Miinster conosceva il Po e i suoi affluenti, in parti­ colare l’Adige, e il Trentino. La C osm ographia, creata per un pubbli­ co colto, era un'opera di compilazione corredata da numerose illustrazioni, in particolar modo da carte già pubblicate

nell’edizione della G eographia di Tolo­ meo che Miinster pubblicò nel 1540, oltre che da un gran numero di piccole carte molto schem atiche e da vedute di città in prospettiva cavaliera che furono molto apprezzate e che vennero utilizzate nel 1573 a Sabbioneta per il ciclo delle carte murali commissionato da Vespasia­ no Gonzaga. Il “dipinto” di Venezia apparso nella C osm ographia rappresen­ ta un’isola in mezzo alle isole, dove la densità dell’area edificata è tale che dif­ ficilm ente si intravedono le piazze. (.Monique P elletier) B ib lio g ra fia : Biittner, Burmeister 1979; Colletta 1984.

A R T E E P O T E R E

un’appendice geografica. Sul retro di ogni carta, in un riquadro attribuito a Hans Holbein (1 4 9 7-1543), figura una breve descrizione della regione rappre­ sentata. Miinster aveva un particolare interesse per la Germania, per la quale coniugò le proprie conoscenze e quelle di altri topo­ grafi che avevano familiarità con i luoghi cartografati. Il formato di quest’opera è ridotto rispetto a quello delle altre edi­ zioni della G eographia di Tolomeo. Le legende e i nomi geografici sono stati impressi con l’aiuto di caratteri metallici inseriti in blocchi di legno, metodo che Miinster utilizzò anche per la sua Cosmog ra p h ia. (M onique P elletier) B ib lio g ra fia : Skelton 1966.

Il processo d’integrazione dell’opera di Tolomeo nella geografia del R inasci­ mento ebbe notevoli ripercussioni sull’e­ voluzione della cartografia. Lo scopo degli editori della G eographia era quello di dare una versione esatta del testo redatto da Tolomeo (vera e propria guida per i cartografi), ridisegnare le vecchie carte e aggiungerne di nuove. Ai meravi­ gliosi manoscritti seguirono edizioni con incisioni su legno e su rame. La G eographia di Tolomeo, pubblicata da Miinster e dedicata al vescovo di Basilea, propone una traduzione latina del testo del geografo greco, rivista e commentata dall’editore, ed è composta da quarantotto carte (ventotto carte anti­ che e venti carte moderne) oltre che da

45. Sebastian Miinster, a cura di G e o g r a p h ia u n iv ers a lis, vetu s e t n o v a , c o m p ie r te li» C la u d ii P t o l e m a e i A le x a n d r in i e n a r r a tio n is lib r o s V i l i H. Petri. Basilea. 1545 atlante con carte incise su legno 3 1 X 2 1 cm Bitburg, Collezione Tomasz Niewodniczanski

95

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T ufcorun,Luna,Populonium,Luca,ϊίο τ ιη ύ φ . Suirium^tena. I atinorum,Aniium,FormeM mortivi, Suren.

tum,H ola. Lucanorum,Buxenlum,Compia. io im,Leucooctra. M ag n e G rec ie,L o c ri. Tarentinorum jarm *mm,Heritum.

: C a la b r ie ,t ìy d r u s . Subani

Apulorum,Egnatia,Sip*

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lflonium ,Larinum . Pclignorum,Ortoo,Cki;i tea. Piccnorum,Ancona,Firmium,tìadrk *

trucinorum, Tea-, f*nm,ATimm.

G allorum Boiorum,Rauenna. venetorm , Pi» # . Carnorum.A: quileia. H iU rie, T crg eflu m . C a im m o w h ì .trina, Verona,

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[Tridctttum ,Crem ona. Salafìorum ,Eporedia.

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l'crini, Opini, Sims ì ìm I bri, Coymafenf. lÈS Cìuìtatcs. Pauca,F//· |ρΗ fe ràjA Iiftj C luni i/ ffl um, Aluca,Lurinir ||pg

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la chimica. La prima seduta si tenne il 22 dicembre 1666. All’inizio del funziona­ mento dell’Academie i membri più emi­ nenti erano sicuramente l’olandese Christiaan Huygens (1629-1695), fisico e astronomo, e l’astronomo italiano Gian Domenico Cassini (1625-1712) che rice­ vette la nazionalità francese nel 1673. L'incisione di Le Clerc, che rappresenta la visita del re e di Colbert aH’Académie, venne utilizzata come frontespizio in diverse pubblicazioni della fondazione reale, fra le quali le M émoires pou r servir à l'histoire natu relle des an im au x di Claude Perrault (1671), poi YHistoire des plantes di Denis Dodart (1676). Rievoca­ va le discipline praticate (l’anatomia, la storia naturale, l’astronomia); in primo piano si vedono una carta e la pianta di una città fortificata; quest’ultima attira l’attenzione del re e di Colbert. Dalla finestra, si intravedono l'Orto botanico e l’Osservatorio. (M onique P elletier) B ib lio g ra fia : Picolet 1987.

E P O TER E

La fondazione dell’Académie royale des Sciences in Francia fu fortemente incoraggiata da Colbert, ministro di Luigi XIV, che auspicava che la nuova istitu­ zione si sostituisse alle accademie priva­ te dall’esistenza effimera. Questa crea­ zione reale si ispirò alle accademie stra­ niere di grande fama scientifica: in Italia, VAccademia dei Lincei e PA ccadem ia del cim ento, fondata nel 1657; a Londra la R oyal Society, ufficialmente riconosciuta nel 1662. Alla nuova accademia furono affidate cinque discipline: la matemati­ ca, l’astronomia, la botanica, l’anatomia e

C A RTE

56. Sébastien Le Clerc Visita fli Louis XIV e di C olbert all’Académ ie des S c i e n c e s Parigi. 1671 incisione su rame 42,5 x 32 cm Parigi, Bibliothèque nationale de France, Estampes, Q bl, 1666

107

57. Giacomo Cassini P la n is p h e r iu m t e r r e s tr e se c im d u m r e c e n t io r e s a s tr o n o m o r u m o b s e r v a t io n e s F. Halma, Amsterdam, dopo il 1696 incisione su rame 60 X 73 cm Parigi, Bibliothèque nationale de France, Cartes et Plans, Ge C 8480 L’Académie royale des Sciences non era destinata a sostituirsi ai cartografi, ma ad aiutarli nel loro lavoro procurando documenti di base, come, per esempio la C arle d e F ran ce corrigée o il grande map­ pamondo in proiezione polare disegnato sul suolo di una delle torri dell’Osserva­ torio di Parigi che lo stesso Luigi XIV visitò nel 1682. Mentre proseguiva la riforma della cartografia francese, l’Académie des Sciences continuava a rac­ cogliere posizioni determinate tramite metodi astronomici, inviando spedizioni alla Caienna, a Gorée, nelle Antille, nel Mediterraneo, in Sudamerica e alle

Canarie. Gian Domenico Cassini e il figlio Giacomo si recarono in Italia; Gia­ como inoltre andò da solo nelle Fiandre, in Olanda e in Inghilterra. Gian Domeni­ co redasse YInstruction g én érale pour les observations géographiqu es et astronom iques à jd ir e dan s les voyages, che veniva messa in pratica nel corso di veri e propri stages organizzati all’Osservatorio. I risultati ottenuti con tutti questi viaggi sono stati riportati sul grande mappa­ mondo. L’unico ricordo di questo monu­ mento della cartografia è una riduzione di Giacomo Cassini (1677-1722) pubblicata nel 1696 da Jean-Baptiste Nolin (16571708) con quarantatre luoghi indicati da una stella che ne convalidava la posizio­ ne. Questa carta incisa venne ripresa dal­ l’olandese Frans Halma (1653-1722) che la ornò di un’elegante raffigurazione delle quattro stagioni e la dedicò all’elettore palatino Giovanni Guglielmo (16901716). (Monique Pelletier) B ib lio g ra fia : Levallois 1988, pp. 1329.

CARTE E P OTERE

A n riifse n te n t

la Tarlarle Chinoifc Ja JLfXgymnm· Ae Corèo J Ir Tibrr yn .-MMe .w6'7>w«/·.

fat/ii'o/.uh' ( 'ih/ehirc/tiiu ·ψ//>/./n.i ye Ha«u.. dite de t d/tA.iye/ie KmhoueAutv de Li Jfivtrine ' drafTJiore • FernuGrata) .Janut. ΡΎαπηαρα. a- Quito. ) . F .r , Z. C.'teline.mi. /ira de i'dv.s iaJi.ut n,· J ’M M n /m re ■ „../d deAt J/aidiau,.: J JiMepi-m.dieiaFa-/ne. . /. TaAiunCi /liner.· d ì.uvuym rum tuteaParoirre. ■ (i/ttiAtya 1’u/vr.■■..·« . tur, Fm .Y.ifrv Marne de Iruttpottlo , ( AiyW/e aJeArr Λ. Man. 'liAA), F .n /s. Ct. Tth .ite/.e .fu /..tee de d f.ii. fu/i./iii r . d f.J . Lia.fra , fiirw rer

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I L V I A G G I O , LA S C O P E R T A , LA C A R T A

107. Abramo Ortelio N o v a lo liu s te r r a r u m o r b is iu x ta n e o t e r ic o r u m tr a d itio n e s d e s c r ip t io . A b r a h [ a m o ] O r te lio A n v erp ia n o A u c t[o r e ]. A n n o d o m in i M .C C C C C .L X Illl Anversa, 1564 stampa da rame su cajta 88 x 150 cm Londra, The British Library, Maps C.2.A.6

Questo “universale” è poco noto, ben­ ché sia la prima carta geografica pubbli­ cata da uno dei più importanti cartografi del XV I secolo. La proiezione è cordiforme, tagliata a 70°S: il Polo Sud non è visi­ bile. E aggiornata al 1562 per l’Europa settentrionale (descritta dai primi mer­ canti inglesi in Moscovita) e per l’Ameri­ ca settentrionale; si serve di carte nauti­ che iberiche recenti per il continente americano, le coste dell’Africa e l’oceano Indiano; ma per l’interno dei continenti del Vecchio mondo fa ancora riferimento, come tutti i suoi contemporanei, pur esprimendo dubbi e con sospensioni di giudizio, a Plinio, Tolomeo e Marco Polo. L’enorme sviluppo del continente meri­ dionale, adottato dopo il 1560 da tutti i

cartografi europei, gli permette di inglo­ bare in un’ipotesi unica tutte le terre di incerta collocazione nell'emisfero meri­ dionale, sia che risalgano a fonti porto­ ghesi, come il paese dei pappagalli (“Psitacorum regio”), o a Marco Polo (“Locach regio”), o ad ambedue le fonti (“Zenzibar M.Pauli Veneti ex coniectura hic ponitur. A nonnullis hic tractus Bresilia dicitur”. Si pone qui per congettura Zanzibar di M. Polo Veneto. Alcuni chiamano questa regione Brasile). Nell’emisfero settentrionale, Ortelio adotta invece la soluzione opposta, facen­ do delle coste note nell’Atlantico setten­ trionale non una terra unica, ma una serie di isole (“Gronlandia”, “Terra de Labra­ dor” , “Terra Nuova” e “Canada”), e

dichiarando che “Litora seplentrionalia Americae nondum sunt perlustrata, eaque prorsus incognita: et an mare hic sit an terra nondum constat” (Le coste settentrionali dell’America non sono sta­ te ancora esplorate e sono del tutto scono­ sciute: non sappiamo se qui ci sia mare o terra). Che era lo stato d’animo di tutti i cartografi del Cinquecento, e anche del secolo a venire, di fronte a gran parte del­ le terre più lontane: la consapevolezza della propria ignoranza e la rinuncia a ogni pretesa di presentare qualche cosa di diverso da una ragionevole ipotesi. (M arica M ilanesi) B ib lio g ra fia : Schilder 1987, pp. 355; Shirley 1987 (1984), scheda 114 (pp. 129-133), tav. 97.

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108. Giuseppe Rosacelo U n iv ersale d e s c r ittio n e d i tu tto il m o n d o Venezia, 1647 (I edizione 1597) rame su carta in 10 fogli 108 X 185 cm Venezia, Museo Correr, Cart. 56

Questa grande carta murale ha come modello quella in diciotto fogli di Petrus Plancius (1592), che con il suo successo internazionale segnò l’inizio del secolo d’oro della cartografia olandese. A sua volta, il Plancius aveva utilizzato come base cartografica l’universale di Merca­ tore del 1569, aggiornato con carte por­ toghesi più recenti. Rosacelo, un autore di testi cosmografici ed editore della G eographia di Tolomeo, abituato a utiliz­ zare materiale cartografico preesistente, “italianizza” la carta sostituendo alla proiezione di Mercatore una proiezione ovale e senza elementi nautici, nello stile di Giacomo Gastaldi, più familiare ai suoi potenziali acquirenti. Ai bordi, e all’interno del continente meridionale, aggiunge lunghi testi in cui sono elenca­ te le “province” delle diverse parti del

mondo, secondo l’ordine di Tolomeo; riempie il disegno delle terre - e partico­ larmente del continente meridionale con illustrazioni tratte dai V iaggi di Theodore De Bry (una raccolta illustrata di grande successo pubblicata a Fran­ coforte nell’ultimo decennio del Cinque­ cento) che descrivono i costumi degli abitanti della Virginia e della Florida. Ai quattro angoli, le allegorie femminili dei quattro continenti. 11 successo di questo pastiche fu notevo­ le: la carta venne ristampata almeno quattro volte e intorno al 1620 la lastra venne corretta per inserire, a sud della Terra del Fuoco, lo stretto di Le Maire e Capo Hoorn, scoperti nel 1 6 1 5 -1 6 1 7 . (M arica M ilanesi) B ib lio g ra fia : Shirley 1987 (1984), n. 205, tav. 163 (pp. 222 sgg.).

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108. Giuseppe Rosacelo U n iv ersale d e s c r ìt t io n e d i tu tto il m o n d o Venezia, 1647 (I edizione 1597) rame su carta in 10 fogli 108 X 185 c m Venezia, Museo Correr, Cart. 56

Questa grande carta murale ha come modello quella in diciotto fogli di Petrus Plancius (1592), che con il suo successo internazionale segnò l’inizio del secolo d'oro della cartografia olandese. A sua volta, il Plancius aveva utilizzato come base cartografica l’universale di Merca­ tore del 1569, aggiornato con carte por­ toghesi più recenti. Rosacelo, un autore di testi cosmografici ed editore della G eographia di Tolomeo, abituato a utiliz­ zare materiale cartografico preesistente, “italianizza” la carta sostituendo alla proiezione di Mercatore una proiezione ovale e senza elementi nautici, nello stile di Giacomo Gastaldi, più familiare ai suoi potenziali acquirenti. Ai bordi, e all’interno del continente meridionale, aggiunge lunghi testi in cui sono elenca­ te le “province” delle diverse parti del

mondo, secondo l’ordine di Tolomeo; riempie il disegno delle terre - e partico­ larmente del continente meridionale con illustrazioni tratte dai V iaggi di Theodore De Bry (una raccolta illustrata di grande successo pubblicata a Fran­ coforte nell’ultimo decennio del Cinque­ cento) che descrivono i costumi degli abitanti della Virginia e della Florida. Ai quattro angoli, le allegorie femminili dei quattro continenti. Il successo di questo pastiche fu notevo­ le: la carta venne ristampata almeno quattro volte e intorno al 1620 la lastra venne corretta per inserire, a sud della Terra del Fuoco, lo stretto di Le Maire e Capo Hoorn, scoperti nel 1615 -1 6 1 7 . (M arica M ilanesi) B ib lio g ra fia : Shirley 1987 (1984), n. 2 05, tav. 163 (pp. 222 sgg.).

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D E S C R IT T IC E N E V N IV E R S A L E D E L L A T E R R A Parcitain duevolumi, Nel Piimo de* quali li contengono gli O tto Libri della Geografia'

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C L. T O L O M E ' O ,

Nuouamcntc con (ingoiare ftucjio rincontrati, &corretti D A L L E C C E L L * '° S IG . G IO . A N T . M A C I N I P A D O V A N O Publico Matematico nello Studia diBolognaJ,

Convnalergkìfime (fi ctpiofifiimefipefitionedel medeftmofipr.il Prime de’ detti Libri d interne eprecetti (fi ette regole dette Ceegrefia. . NelSecondovifonopolleXXVH.TauoleAntichediTolom«o,ecXXXVII.alire>fodemc,tutterenifte HeinalcuniluoghiacciciciutcStillulltatcdaiicchillimiCommentarti didettoSìg. Magi ni, lèqusli nonpurdi minutoropprtftntmoflii, tjualiià,diuifloni, monti,fumi, porti,fitti, caflcUodituttelepeni & Prouìntiedtl tSHonda, to' loro nomi esfnticbi & Moderni; inopicnighu.tuiaitc infarinano dellonaturo,de'coflumi,delleflgnorie, delleroghiliie'gonend,& interamentedelloflato dituttelenotimidcWvniuerfo,cofiuc tempipaflati, comene'prefetti. Opera vtiliflima & fpccialmentc nccciTaria allo Audio dclTHiftoric, Dal Letizio ntliltelieuo Tredotta-. DAL R . D. LE O N A R D O C E R N O T I V IN I T I ANO C A N O N I C O DI S. S A L V A D O R E . Con due Indici copiofilimi.

Con lìcerne# de' Superiori, t f Trimlegi.

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V E N E T I A,

M. D. X C V I I I .

Approdo Gio. Battifta, & Giorgio GalignaniFratelli.

All’inizio del XV secolo vennero tra­ dotti in latino gli otto libri della Geog ra p h ia dello scienziato greco Claudio Tolomeo, già ben noto come autore di testi astronomici e cosmografici. Per due secoli, Tolomeo fu il “principe dei geo­ grafi”: le sue carte erano le prime a esse­ re basate sulle coordinate astronomiche, e per quanto piene di riconosciuti errori fornirono il punto di partenza per ogni successiva correzione che le scoperte geografiche apportarono all’immagine della Terra. Anche la cartografia nautica, dal X V I secolo, cominciò a utilizzare le coordinate. In attesa di ulteriori corre­ zioni basate su qualche credibile espe­ rienza moderna, la cartografia tolemaica continuò inoltre a essere una fonte per la

rappresentazione dell’interno di Asia e Africa fino al X V III secolo. Le carte di Tolomeo non rappresentava­ no la sfera terrestre, ma solo la parte conosciuta di essa: secondo lui, tuttavia, al di là della zona nota, in direzione meridionale, orientale e settentrionale, si estendeva una terra sconosciuta di dimensioni non valutabili. Le grandi scoperte geografiche esclusero subito elle questa terra ignota fosse congiunta all’A frica meridionale e chiudesse a mezzogiorno l’oceano Indiano, che Tolo­ meo considerava un mediterraneo; ma nulla impediva che il Nuovo Mondo, o il desiderato Continente meridionale, ne facessero parte. La storia delle scoperte oceaniche, fino alla seconda metà del Settecento, è anche la storia della fram­ mentazione e dell’individuazione del continente unico di Tolomeo —composto dalle terre note e da quelle ignote —nei cinque continenti della nostra esperien­ za. (Metrica M ilanesi) B ib lio g r a fia : Milanesi 1992, vol.I,

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GEOGRAFIA

109. Claudio Tolomeo G e o g r a p h ia a cura di Giovanni Antonio Magini, traduzione di Lazzaro Cernoti, Fratelli Galignani, Venezia, 1597, voi. II Padova, 1596 stampa da rame su carta 30 X 22 cm Milano, Biblioteca Ambrosiana, S.M.N.VI.46

pp. 9 3 -1 0 4 .

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110. C a rta d o C o b o d e R o a e s p e r a n (a a te M on basa c o n i a d e m o n s t r a c à o d o R io Z an beze a o n d e fo y a F ro ta q u e m a n d o o P r in c e p e d e P o r i ugni e s t e A n n o d e 1 6 7 7 F e it a p o r J o à o T e ix fe ijr n A lb e r n a s era L [ i] x [ b o n ] a (Carta dal capo di Buona Speranza fino a Monbasa che mostra il fiume Zanbeze [Zambezi] dove si è recata la flotta mandata dal Principe del Portogallo in questo anno 1677. Fattta da Joào Teixeira Albernas a Lisbona) Lisbona, 1677 manoscritto miniato su carta 50 x 61,5 cm Parigi, Bibliothèque nationale de France, Soc. Gèo. Og. 21 I portoghesi raggiunsero nel 1512 i territori auriferi del regno di Mutapa sul basso Zambesi (Zimbabwe, Africa orien­ tale), che essi chiamarono Motapa o Monomotapa; e con questo nome la regione, con i suoi “montes de ouro” (montagne d’oro), fu conosciuta per secoli in Europa; ma la prima esplora­ zione vera e propria del Paese risale sol­ tanto ai primi decenni del Seicento. Gli olandesi avevano distrutto l’Estado da

India e il monopolio portoghese del com­ mercio delle spezie e dei prodotti orien­ tali e si erano insediati al capo di Buona Speranza. I portoghesi cercavano di sta­ bilire un itinerario terrestre tra i loro possedimenti in Angola e in Mozambico, di farne delle colonie stabili e di poten­ ziare il commercio dell’oro africano; molti missionari portoghesi, inoltre, risiedevano in Abissinia e furono i primi a segnalare le sorgenti del Nilo Azzurro. I portoghesi erano, insomma, gli unici europei ad avere una buona conoscenza dell’interno dell’Africa e le loro carte erano molto richieste e riprodotte in tutti gli atlanti. La carta esposta è la fonte per il disegno di questa regione nei globi e nelle carte di Vincenzo Coronelli (1683 e 1689). L’autore, “cosmografo” del re del Portogallo, l’aveva venduta clande­ stinamente a un diplomatico francese: cosa che i cosmografi ufficiali dei re di Spagna e del Portogallo, benché tenuti al segreto, facevano abitualmente da più di centocinquant’anni. (M arica M ilanesi) B ib lio g r a fia : P ortu g a liae... 1960, V, pp. 31 sgg.; Whitfield 1998, p. 166.

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111. D ie s e C h a r te iib e r S ib e r ie n nim t iliren A n fa n g zu m T o b o ls k e O stw erts bis a n d ie e iis s e r s te G r e n z e von S u k o ts k ij g e m a c h l u n te r d e m C o m m e n d d e s c a p t . C o m m a n d eu rs B e r in g a fn n o ] 1 7 2 9 (Questa carta della Siberia comincia a Tobolsk e prosegue verso Est fino al confine esterno dei Sukotskij. Fatta sotto il comandi) del Capitano Comandante Bering nel 1729) Mosca (?) 1729 rotolo manoscritto; inchiostro e colori su carta 58,5 x 134,5 cm Londra, The British Library, K.Top.l 14.43.1 (Roll Cab. 11)

Il danese Vitus Bering guidò tra il 1725 e il 1729 una spedizione attraverso la Siberia fino all'oceano Pacifico, con l’incarico di esplorarne e rilevarne le coste settentrionali, ancora sconosciute. Non si sapeva ancora se America e Asia fossero separate o collegate da una terra settentrionale. Bering esplorò il mare di Ochotsk, la penisola di Kamchatka e le coste che si stendono a settentrione di essa, fino a penetrare nel mar Glaciale Artico: scoprì in tal modo lo stretto che porta il suo nome e verificò così final­ mente una teoria che era stata formulata duecento anni prima: quella della sepa­ razione tra i due continenti. Questa carta mostra l’itinerario di Bering da Tobolsk, nella Siberia occidentale, lungo il corso dei fiumi Jenissei e Lena, fino all’estre­ mità nord-orientale delTAsia. Una serie

di vignette, prese dal vivo, illustrano l’a­ spetto e gli usi dei popoli attraverso i cui territori si era svolta la spedizione. Que­ sti popoli sapevano disegnare mappe molto precise, orientate sugli astri: come quella delTAmerica settentrionale, la conoscenza della Siberia da parte degli europei ebbe come punto di partenza la capacità dei nativi di rappresentare effi­ cacemente il proprio territorio. Il loro sistema di riferimento era costituito dal­ la rete fluviale; lo stesso vale anche per questa carta, pur disegnata da un euro­ peo, poiché la spedizione si era svolta seguendo le uniche “strade” esistenti, cioè il corso dei grandi fiumi siberiani. (M urica M ilanesi) B ib lio g ra fia : Okladnikova 1998, pp. 32 7 -3 4 9 ; Whitfield 1998, pp 137-139.

che aveva risalito il fiume dal delta al Min­ nesota (1700). D’Iberville ha a sua volta ottenuto le sue informazioni da un nativo, che gli ha disegnato una carta del fiume, dei suoi affluenti e dei popoli che lo abita­ no nella sua regione, con le distanze tra un luogo e l’altro espresse in tempi di naviga­ zione. 11 “cartografo da tavolino” raccoglie il materiale scritto, spesso mettendosi in contatto diretto con l’esploratore, e prepa­ ra una serie di domande di chiarimento da rivolgere all’informatore; contemporanea­ mente, cerca suggerimenti e verifiche in fonti antiche: sulla posizione del delta del Mississippi, per esempio, fonti spagnole della prima metà del Cinquecento si rive­ lano più attendibili dei primi esploratori contemporanei a Delisle, che la credono molto più a occidente di quanto non sia. (M arica Milanesi) B ib lio g ra fia : Lagarde 1995, pp. 129145.

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Attraverso la documentazione archivi­ stica è talvolta possibile ricostruire il pro­ cesso di stesura di una carta a partire da informazioni orali, da relazioni scritte, da schizzi tracciati dai viaggiatori. Mostriamo qui uno degli abbozzi preparatori e due fogli pubblicati di una carta della Louisia­ na —la valle del Mississipi dalla latitudine dei Grandi Laghi al Golfo del Messico che missionari ed esploratori francesi stanno esplorando dal 1675. L’autore, Guillaume Delisle, è considerato il più grande dei cartographes de cabinet (carto­ grafi da tavolino) del XV111 secolo. Lo schizzo è la prima traduzione grafica di una serie di informazioni orali e scritte for­ nite dagli esploratori Henry de Tonty, com­ pagno di Cavelier de la Salle nella prima discesa del Mississipi fino al mare (1682); Louis d’Iberville, che nel 1699 era riuscito a individuare, venendo dal mare, il delta del Mississippi; Pierre-Charles Le Sueur,

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113. Guillaume Delisle C a r te d e la R iv iè r e d e M ississipi su r le s m é m o ir e s d e M .L e S u e u r q u i e n a p r is u v e e la b o u s s o le to u s le s to u rs e t d é to u r s d e p u is la m e r ju s q u ' à la R iv iè r e S a in t-P ie r r e e t a p ris l'h a u te u r d u p a l e e n p lu sie u rs e n d r o its (Carta del fiume di Mississipi basata sulle memorie del Signor Le Sueur che ne ha rilevalo con la bussola tutti i meandri dal mare fino al fiume di San Pietro e ha preso l’altezza del Polo in parecchie località), fol. 1 e 2 (Louisiana), Parigi, 1702 rame su carta, in 5 fogli 56 x 82 cm ogni foglio Parigi, Bibliothèque nationale de France, Cartes et Plans, Fonds du Service Hydrographique de la Marine, Portefeuille 138 bis, Div. 3, pièce 2

159

112. Guillaume Delisle P a r t ie d u M ississipi e t riv ieres a d ja e e n t e s (Parte del Mississipi e fiumi adiacenti) Parigi, s.d. manoscritto su carta, in 5 fogli 37 X 25 cm Parigi, Centre Historique des Archives Nationales Marine, 6 J J 75, pièce 241

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114. James Cook C arta nautica delle isole M arquesas Oceano Pacifico, 1774 manoscritto su carta 49,5 x 35,5 cm Londra, The British Library, MS Add. 15,500. 8 Questa carta nautica fu disegnata da James Cook nel 1774, nel corso del suo secondo viaggio di esplorazione degli oceani meridionali e del Pacifico (17721 775). Dopo aver navigato per due anni alle latitudini australi, fino quasi alla costa antartica, Cook aveva concluso che il continente meridionale tanto cercato dai navigatori non esisteva; si era quindi diretto verso settentrione per continuare l’esplorazione del Pacifico, iniziata nel viaggio precedente (1768-1771). L’a­ vrebbe conclusa nel terzo viaggio (17761779), incrociando su ambedue le coste del Pacifico settentrionale fino allo stret­ to di Bering e scoprendo le Hawaii, dove morì. Le tre spedizioni oceaniche guidate da lui disegnarono con precisione sulle carte le coste dell'Australia, della Tasma­ nia, della Nuova Zelanda, dell’Asia nordorientale e dell’Alaska, oltre a un gran numero di arcipelaghi del Pacifico. Cook era un esperto nella cartografazione delle coste: aveva lavorato per anni, in condizioni difficilissime, a Terranova. Le sue navi, panciute e con poco pescag­ gio, erano state scelte apposta da lui per facilitargli il compito di cartografare mari sconosciuti. 11 cronometro di Harrison, imbarcato sulle sue navi a partire dal secondo viaggio, gli permise di cal­ colare con molta precisione la longitudi­ ne anche di isole, come le Marquesas, che erano già state scoperte nei secoli precedenti, ma la cui posizione era rima­ sta alquanto dubbia. Questa carta nautica mostra la rotta delle navi attraverso le Marquesas; un inserto dà il dettaglio di Resolution Bay. nell’i­ sola di Santa Christina, con i rilevamenti di profondità. In basso ci sono i profili costieri di alcune delle isole - Resolu­ tion Bay a Santa Christina, le estremità settentrionali di La Domineca (Hiva Oa) e Hood’s Island, e di nuovo Santa Chri­ stina, all’estremità meridionale. Questi profili, che servono a riconoscere la costa cui una nave si avvicina, fanno par­ te del corredo standard degli atlanti nau­ tici fin dalla fine del Cinquecento. (.M arica M ilanesi) B ib lio g r a fia : Whitfield 1998, pp. 122-124.

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115. Matthew Flinders G e n e r a l C h a rt / o f / T erra A u stralie I o r I A u stra lia / sh o w in g / th è p a r t e E x p lo r e d b e t w e e n 1 7 9 8 a n d 1 8 0 3 / b y / M .F lin d ers C o m m a n d e r o f H .M .S . In v e s tig a to r stampa su carta 71,5 X 98 c m Londra, The British Library, Maps Tab. 437. A II disegno costiero dell’Australia occidentale comparve nelle carte fin dall’inizio del Seicento, quando navi olande­ si in rotta verso Giava dal capo di Buona Speranza, portate troppo a est dai venti occidentali, incominciarono a prendere terra su una costa sconosciuta che si estendeva da nord a sud per una lunghez­ za imprecisata. Verso metà secolo (16421643 e 1644), Abel Tasman venne man­ dato in esplorazione dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali per sco­

prire se il paese offrisse risorse commer­ ciali e se fosse possibile trovare una buo­ na rotta tra l’Indonesia e il Cile. Tasman scoprì la Tasmania e la costa occidentale della Nuova Zelanda, ma non trovò gli stretti che separano l’Australia dalla Nuova Guinea e dalla Tasmania, né potè raggiungere le coste sud-orientali e orientali dell’Australia, le più ricche di risorse per gli europei: le ricerche furono così abbandonate. Solo più di un secolo dopo inglesi e francesi diedero il via alle spedizioni che fecero conoscere l’Ocea­ nia all’Occidente. Matthew Flinders, dopo aver partecipato alla seconda spedi­ zione Bligh nel Pacifico (1791), fu il pri­ mo a circumnavigare completamente l’Australia (tra 1799 e 1803), cui diede il nome, e a pubblicare la carta completa delle sue coste. (M arica M ilanesi) B ib lio g r a fia : Schilder 1976; Spate 1988; Whitfield 1998, p. 125.

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118. John Hanning Speke M ap o f t h è L a k e V icto ria R e g io n Londra 1863 stampa su carta 55,5 X 42,5 cm Londra, The British Library, 2358,e,15 Fino alla fine del X V II secolo, nelle carte geografiche il corso superiore del Nilo è rappresentato secondo Tolomeo: una catena di montagne coperte di neve le cui acque si raccolgono, a sud delPequatore, in due grandi laghi, i cui emis­ sari confluiscono a formare il grande fiu­ me egiziano. Una variante cinquecente­ sca ipotizza che da uno di questi laghi nascano non solo il Nilo, ma tutti i grandi fiumi africani. AlTinizio del Seicento, i missionari por­ toghesi in A bissinia scoprirono le sor­ genti del Nilo Azzurro, che comparvero nelle carte verso il 1680; ma rimaneva irrisolto il problema delle sorgenti del Nilo equatoriale, che nessuno aveva mai visto. Poiché risalire il fiume nel tratto sudanese appariva impossibile, verso la metà dell’Ottocento venne scelto come punto di partenza Zanzibar: da secoli gli arabi della costa avevano informato i portoghesi dell’esistenza di montagne innevate e grandi laghi nell’interno, vici­

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119. M ap o f A r a b ia , illu stra tiv e o f W .G .P a lg r a v e ’s J o u m e y in 1 8 6 2 - 6 3 Londra 1865 stampa su carta 40 x 50 cm Londra, The British Library, 10077.dd.21 Tra la fine dei regni Crociati in Terra­ santa e la seconda metà del X IX secolo, per gli europei fu estremamente difficile attraversare i territori islam ici disposti intorno al Mediterraneo meridionale e orientale. Anche quando i grandi Stati non erano in guerra, le comunità locali erano comunque ostili ai non credenti che si avventurassero tra di loro senza una veste diplomatica - lo stesso tipo di ostilità che avrebbero destato dei privati viaggiatori arabi in Europa. Tradizional­ mente, attraverso i territori dell'Islam gli europei viaggiavano travestiti da mer­ canti musulmani; ma questo significava possedere delle conoscenze della lingua e della cultura araba che pochi erano in grado di procurarsi; e i rischi erano comunque altissim i, soprattutto per chi tentava di penetrare nella penisola Ara­ bica. L’Islam divenne “di moda” dopo la

campagna d’Egitto e le guerre napoleoni­ che: l’esplorazione del Nord Africa e del Medio Oriente ebbe tutti i caratteri tanto di una sfida intellettuale quanto di una prova di coraggio e di resistenza alle fati­ che e al deserto. L’Arabia, in particolare, rimase teatro di pochissime imprese individuali, che non arricchirono di mol­ to la conoscenza —già praticamente ine­ sistente - che gli europei avevano di quel Paese. Quella rappresentata da questa carta è la prima traversata del deserto del Nefud fatta da un europeo, il gesuita inglese W.G. Paigrave, per recarsi dalla Palestina al golfo Persico. Un'impresa che produsse la prima immagine carto­ grafica credibile di un territorio la cui ultima descrizione da parte di un carto­ grafo non musulmano risaliva a Claudio Tolomeo ed era inattendibile. Tutto ciò che gli europei conoscevano della peni­ sola Arabica erano le coste; quelle del mar Rosso, peraltro, solo da quando l’ap­ plicazione del vapore alle navi aveva reso praticabile un mare in cui la naviga­ zione a vela in direzione settentrionale, a nord della Mecca, è resa impossibile dal vento per tutto Tanno. (M arica M ilanesi) B ib lio g r a fia : W hitfield 1998, pp. 138-139.

no all’equatore, confermando le notizie di Tolomeo. Durante una spedizione pro­ mossa dalla Royal Geographical Society di Londra nel 1858-1859, John H. Speke e Richard Burton, ex ufficiali d ell'eser­ cito del Bengala, scoprirono ed esplora­ rono il lago Tanganika e il lago che chia­ marono Vittoria; in una nuova spedizione intrapresa con Jam es Grant (18601863), Speke riconobbe nelTemissario del lago Vittoria il corso superiore del Nilo, e lo discese fino al Sudan. Henry Morton Stanley, nel 1875, circumnavigò il lago Vittoria e confermò definitiva­ mente la scoperta; e fu ancora lui, nel 1889, a scoprire il massiccio del Ruwenzori, che si può identificare con i monti della Luna di Tolomeo e degli arabi. Solo Pimmissario del lago Vittoria rimase ine­ splorato fino al 1892. La carta mostra in rosso l’itinerario di Speke e Grant da Mombasa a Zanzibar, e di là verso l’interno. I corsi ipotetici degli emissari che vanno a formare il Nilo sono tratteggiati; il disegno carto­ grafico frutto di informazione indiretta (mercanti arabi) pure tratteggiato, è più sottile. (M arica M ilanesi) B ibliografia·. Whitfield 1998, pp. 172-173.

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178. Ruggero Boscovich, Cristoforo Maire Nuova c a rta geografica dello Stato ecclesiastico 1755 128

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Pesaro, Collezione privata

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Questa è la prima carta d’Italia rea­ lizzata in riferimento a una triangolazio­ ne geodetica. La triangolazione del Boscovich (17111787) ha come estremo inferiore Roma cupola di San Pietro — e come estremo superiore Rimini —foce del fiume Ausa — i rilevamenti iniziano da Roma e proce­ dono verso nord. Il territorio compreso tra i due estremi è coperto con otto trian­ goli aventi per vertice i monti Gennaro, Cimino, Pennino, Tezio, Catria, Carpegna, Luro. La spedizione, come quasi tutte le spedizioni cartografiche, ha i suoi intoppi: il maltempo, le difficoltà di accesso ai luoghi e anche un “incidente diplomatico”. I rilievi dal monte Carpegna non posso­ no essere effettuati per un’azione milita­ re da parte di soldati del Granducato di Toscana, in seguito a un’annosa contro­ versia sui confini tra i due Stati. Bosco­

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vich deve attendere quasi un anno tra il 1751 e 1752, prima di poter mettere in stazione il suo quadrante sul monte Car­ pegna. La triangolazione fornisce come l’intelaiatura della carta dentro cui posi­ zionare città, monti, fiumi. In tal senso Boscovich, e soprattutto il confratello padre Cristoforo Maire, ottimo topografo, eseguono appositi rilievi sul terreno, integrati e coordinati in sede di stesura della carta con informazioni ottenute da persone dei luoghi e con l’apporto della cartografia precedente. Si può ben dire che in cartografia tutto è riciclabile. Va notato l’orientamento moderno della carta col nord al bordo superiore e la pressoché esatta inclinazione della peni­ sola. Tramonta per sempre l’Italia in cli­ nata e ingrossata della cartografia Cin­ que-Seicentesca. (Enrico Gam ba) B ib lio g ra fia : D izionario b io g ra fico d eg li italian i, voi. X II, a d vocem.

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B E N E D I C T I XIV. P O N T .

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SUSCEPTA A PATRIBUS SOCIET. JESU

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R ooe r i o J osepho B o s c o v i c h .

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La tavola rappresenta gli strumenti geodetici costruiti appositamente per la expedition e, in particolare il settore astronomico, il quadrante e il sistema per la misura delle due basi geodetiche, quella a Roma sulla via Appia e quella di controllo sul litorale tra Rimini e R iccio­ ne. Il settore astronomico o zenitale fun­ geva da strumento dei passaggi; munito di cannocchiale serviva a rilevare l’ango­ lo rispetto allo zenit di una stella nel momento ileIla culminazione, cioè del passaggio al meridiano. Conoscendo tale angolo è immediato tro­ vare la latitudine del luogo. Il quadrante

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serviva a rilevare gli angoli dei triangoli in cui il territorio veniva suddiviso. Era munito di due cannocchiali: uno solidale con l’intelaiatura del quadrante, l’altro mobile in quanto solidale con l’a­ lidada del quadrante. Il quadrante veni­ va disposto in posizione verticale quando si effettuava la misura dell’altezza di un luogo rispetto al piano orizzontale. Infine le aste sorrette da treppiedi per la misura delle basi. La lunghezza delle aste è di 27 palmi romani pari a 6,032 m, il mate­ riale è legno ricavato da un vecchio albe­ ro di nave. Boscovich è il primo a intro­ durre questo apparato di misurazione delle basi che perfezionato, rimarrà in uso fino agli inizi del Novecento. L’at­ trezzatura strumentale della litteraria expeditione viene appositamente costrui­ ta a Roma nell’officina del Collegio romano dal prete-m eccanico Agostino Rufo. Difficoltosa si rivela la costruzione del quadrante che richiede circa un anno di lavoro. (Enrico Gam ba) B ib lio g ra fia : D ictionary o f Scientific B iography 1970-1976, voi. I, a d v ocem .

L’ I S T I N T O

179. Ruggero Boscovich, Cristoforo Maire D e lit t e r a r ia e x p e d it io n e p e r P o n t ific ia m d itio n e m a d d im e tie n d o s d u o s m e r id ia n i g r a d u s Roma, 1755, in 4° 27 x 20 x 4 cm Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò”, FA 7B. 363

MDCCLV.

IN T Y P O G R A P H I O

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EXC U D EBA N T N ICOLA US » ET MARCUS PA L E A R IM I

PR/ESIDUM PERMISSU.

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L’ I S T I N T O D E L L A MI S U R A

181. Reichenbach e Utzschneider Strum ento Universale di R eichenbach Monaco di Baviera, 1814 strumento in ottone, con parti in bronzo e scale graduate in argento 6 5 X 5 2 cm (diametro in pianta) Firenze, Osservatorio XimenianoFirenze, n. inv. 5889

180. Traugott Lebrecht Ertel, Georg Ertel Teodolite rip etitore di E rte l & Solili Monaco di Baviera, 1840 circa ottone diametro 35 cm, lunghezza cannocchiale 42 cm Bologna, Museo della Specola, Dipartimento di Astronomia, Università degli Studi di Bologna, inv. MdS-80 Il teodolite ripetitore è uno strumento che serve essenzialmente per misure geodetiche, utilizzando il metodo della misura ripetuta degli angoli. Questo modello è del tipo a un solo can­ nocchiale. Sopra al cannocchiale trova alloggiamento la livella che serve a verifi­ care l’orizzontalità dello strumento. Il cannocchiale è ancora dotato di ottiche e coperchio. Il cerchio interno porta i nonii graduati per la misurazione, che avviene utilizzando due microscopi sorretti da un braccio ruotante, mentre su quello ester­ no si trova il lembo graduato in argento.

Vi si legge l’iscrizione E rtel & Sohn in M iinchen. Traugott Ertel si mise in società nel 1814 con Georg Friedrich von Reichenbach uno dei maggiori costruttori di strumenti dell'Ottocento, divenendo in breve il suo successore e il fedele erede della sua tecnica costruttiva. Firmarono insieme molti strumenti con la sigla R ei­ chen bach und E rtel, ma dopo il ritiro di Reichenbach nel 1820 Ertel continuò da solo, finché nel 1834 venne raggiunto dal figlio Georg, con cui istituì il marchio Ertel & Sohn che sarebbe durato fino al 1890. Ertel realizzò fra l’altro i grandi cir­ coli meridiani per gli osservatori astrono­ mici di Christiania, Glasgow e Varsavia, oltre a quelli di minori dimensioni per la Specola di Bologna, per l’Istituto Idrogra­ fico della Marina di Genova, poi trasferito nel 1924 all'Osservatorio di Brera, e per gli osservatori romani del Campidoglio e del Collegio Romano, quest’ultimo ora a Catania. (Fabrizio B ònoli) B ib lio g ra fia : Baiada Bònoli, Braccesi 1995, p. 175; Miotto, Tagliaferri, Tucci 1990, p. I I I .

Nel 1812 scrivendo a Gauss, Georg von Reichenbach affermava: “Sto attual­ mente pensando ad uno strumento che sarà il risultato di tutte le mie esperienze fatte fino ad ora e che deve essere ugual­ mente adatto a tutte le osservazioni astronomiche e terrestri”. E nel 1814 scrivendo all’astronomo Schumacher aggiungeva: “I nuovi strumenti per i signori Barone von Zach e Oriani li ho chiamati strumenti universali perché rimpiazzano molteplicemente tutti i pos­ sibili strumenti di misura”. Dei soli tre esemplari prodotti, lo stru­ mento dell’astronomo de Zach venne da questi ceduto nel 1819, al prezzo di 4 096 franchi, a Maria Luisa di Borbone, du­ chessa di Lucca, per la quale stava alle­ stendo la specola di Marlia presso la città toscana. Alcuni anni dopo nel 1832, in seguito alla trattativa condotta da M ichele Bertini direttore della specola di Santa Maria Corteorlandini, e da Gabriello Grimaldi direttore del Reai Liceo di Lucca con Giovanni Inghirami, lo strumento fu acquistato dall’Osserva­ torio Ximeniano di Firenze al prezzo di 4 6 0 francesconi. L’Inghirami, direttore dell’Osservatorio Ximeniano dal 1814 al 1844, astronomo e figura di primo piano della geodesia italiana ottocentesca, utilizzò questo strumento con continuità fino al termine del suo operato scientifico, per rideter­ minazioni di basi geodetiche e campagne di misura volte a integrare e completare l’opera precedente della Carta Geometri­ ca della Toscana. Lo strumento si presenta attualmente nelle condizioni nelle quali è stato tra­ mandato in seguito alla fine dell'uso cor­ rente (1850 circa), essendo stato sottopo­ sto a semplici operazioni di pulizia e limitati interventi di restauro conservati­ vo, in particolare a livello delle scale di misura e dei nonii. (E m ilio B orchi) B ib lio g ra fia : Repsold 1908, pp.101102; Rombai 1984, p. 65.

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182. C a rta g iu r is d iz io n a le d e l G r a n d u c a to d i T o s c a n a s e c o n d o l a d iv is io n e p r e s e n t e secolo XVIII disegno a colori su carta 6 3,5 x 95,5 cm Firenze, Archivio di Stato, Piante della Reggenza, 196 n. 2 La carta risulta delineata da Ferdi­ nando Morozzi e costituisce un interes­ sante punto di confronto con la successi­ va cartografia “geometrica” , eseguita mediante rigorose triangolazioni sul ter­ reno e riferimenti astronomici. Si noti il bordo superiore della carta orientato ver­ so est e non a nord secondo la convenzio­ ne moderna; si noti anche la diversa pre­ cisione nei rilievi delle diverse zone. E ben distinguibile il profilo del tutto approssimativo dell'isola d’Elba, proba­ bilmente ripreso da vecchie carte e non controllato, così l’eccessiva convessità della costa da Livorno verso nord, l’Ar­ gentario, e altro. La mancanza delle coordinate può essere dovuta alla desti­ nazione tematica della carta che riporta i confini delle Giurisdizioni. (E nrico G am ba) B ib lio g ra fia : Im ago et descriptio T usciae...1993.

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183. Giovanni Inghiraini C arta dei triangoli fondam entali, di appoggio e di dettaglio della T oscana Firenze, 1820-1830 carta stampata in nero (base muta) con riporti manoscritti (cfr. prove del pennino sul lato inferiore) 63 x 54 cm Firenze, Osservatorio Ximeniano, Fondo Cartografico, coll. 11-23

Questa carta, autografa dell’Inghirami, direttore dell’Osservatorio Xim enia­ no di Firenze dal 1814 al 1844, astrono­ mo e geodeta di prim’ordine, fa parte del corpus grafico di lavorazione eseguito a mano nell’ambito della più che quindicennnale impresa geodetica di costruzio­ ne e compilazione della Carta Geometri­ ca della Toscana (1814-1832). In epoca lorenese, il Granducato di Toscana si poneva all’avanguardia ri­ spetto alla maggior parte degli altri Stati della penisola italiana per quel che con­ cerneva l’azione scientifica e tecnica di cura e intervento sul territorio. In tale ambito si colloca la riforma del Catasto Granducale, che per poter essere portata avanti necessitava di una moderna base geometrica che coprisse tutto il territorio toscano e dei presupposti geodetici per una cartografia ufficiale dello Stato, una fra le prime in Italia nell’epoca moderna. Si tratta di una carta di “lavoro” sulla quale sono segnate fitte triangolazioni manoscritte con inchiostro di china, in rosso (fondamentali), in verde (di appog­ gio) e in marrone (di dettaglio) centrate soprattutto su Populonia, Giuncarico, Scansano, Orbetello, Radicofani, Monte­ pulciano, Siena, Volterra, Firenze, Mon­ te Senario. (Christian Holtz) B ib lio g ra fia : Il F on do C artografico... 1992, p. 13.

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184. Gaspero Manetti C a r ta g e o m e t r ic a d e l G r a n d u c a to d i T o s c a n a divisa p e r c ir c o n d a r i c o m u n ita tiv i su lla p ro p o r z io n e d i 1 a l 5 1 0 .0 0 0 Firenze, 1834 carta a stampa su cartoncino, colorata 50 x 4 3,5 cm Firenze, Osservatorio Ximeniano, Fondo Cartografico, coll. V-53 Carta amministrativa, nord in alto; 2 0 0 miglia toscane di 67,301 al grado

pari a cm 6,3. Ottimo lavoro policromati­ co ricavato per riduzione dalla classica base della Carta Geometrica dell’lnghirami, che raffigura la suddivisione del Granducato di Toscana nei suoi distretti comunali con i segni convenzionali delle città di prima e seconda classe, capoluoghi comunitativi, cancellerie, residenze d'ingegneri, poste, strade regie (in ros­ so), provinciali (in verde) e comunali (in giallo). B ib lio g ra fia : Il F on do C artografico... 1992, p . 74.

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185. Simone Catalini Bussola a se cco firmata “Simone Catalini fecit in Livorno a. 1720” legno diametro 15 cm Genova-Pegli, Museo Navale, inv. n. 3331

24B

186. Bussola a sospensione card an ica X IX secolo legno e metallo Genova-Pegli, Museo Navale, inv. n. 3380 L’origine della bussola, chiamando con tale nome un qualsiasi marchinge­ gno che sfrutti la proprietà dei corpi magnetizzati di rivolgersi in una direzio­ ne fissa, è cinese. La tradizione parla dei cosiddetti “carri magnetici” intendendo delle figurine mobili connesse a una sbarretta magnetica che indicavano la direzione sud. Sempre secondo una tra­ dizione cinese, questa scoperta risali­ rebbe al III millennio a.C. In mare l’ago magnetico fissato a un leggero galleg­ giante, era posto in un recipiente conte­ nente acqua. Questo primitivo modello di bussola giunge in Europa tra il X II e X III secolo, l’epoca delle repubbliche marinare, probabilmente a opera degli amalfitani. La prima accurata descrizio­ ne della bussola è del 1269 ne\VEpistola d e m agn ete di Pietro Peregrino di Manicourt in cui si parla di una bussola ad ago imperniato fornita di graduazione. I suc­ cessivi avanzamenti consistono nel dise­ gno di una rosa dei venti sottoposta all'a­ go e nella rosa dei venti mobile perché connessa all’ago magnetico. L’esistenza della declinazione magnetica, cioè del

fatto che il nord segnato dalla bussola non coincide con il nord geografico, ovvero che meridiano magnetico e meri­ diano astronomico formano un angolo detto appunto “declinazione magnetica”, risale a Cristoforo Colombo. L’ulteriore perfezionamento che rese la bussola veramente utile ai naviganti è la colloca­ zione dello strumento in sospensione cardanica. (Enrico Gamba) B ib lio g r a fia : Bennet 1987; Kiely 1947, 2 voli.

Questa calamita fa parte di un gruppo di cinque impiegate da Galileo nei propri studi sui magneti, particolarmente inten­ si soprattutto tra il 1600 e il 1609, dopo la pubblicazione del De m agnete (Londra 1600) di William Gilbert. L’attenzione per i problemi dell’attrazione magnetica provocarono studi e intensi scambi di opinioni tra gli scienziati di mezza Euro­ pa. Galileo si dedicò a queste indagini per le quali spesso “armò” caiamite: infatti per rendere più forte la loro capa­ cità di attrazione, le rivestì di materiale metallico (ferro oppure ottone), spesso anche abbellito da incisioni e decorazio­ ni. Lo scienziato inoltre donò al Grandu­ ca Cosimo II una calam ita armata che poteva tenere sospesa una pesante massa di ferro in (orma di urna. (M ara M iniati) B ib lio g ra fia : Hackmann 1995, p. 84; Miniati 1991, p. 62.

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187. Calam ita arm ata secolo XVII feiTo, magnetite, ottone 7,3 x 7,5 cm Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, inv. 9

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188. Carlo Maria Fiorini, Giovanni Lodovico Quadri (attribuito) D eclin atore m agnetico secondo Giovanni L od ovico Q uadri Bologna, prima metà del X V III secolo legno e ottone 5 X 60 X 16 cm Bologna, Museo della Specola, Dipartimento di Astronomia, Università degli Studi di Bologna, inv. MdS-52

Le carte geografiche sono solitamente riferite al nord geografico, mentre l’ago della bussola segna il nord magnetico. Questi due nord non coincidono, in quanto il nord magnetico si orienta secondo il campo magnetico terrestre che varia da luogo a luogo ed è anche variabi­ le nel tempo. L’angolo formato dalla dire­ zione del nord magnetico e da quella del nord geografico, misurato dai declinatori (o declinometri), si chiama declinazione magnetica e viene riportato su molte car­ te topografiche e nautiche. Mentre in Ita­ lia la declinazione magnetica assume

valori piuttosto bassi e l'errore che si commette trascurandola, per distanze di pochi chilometri, è generalmente di qualche decina di metri, in alcune zone della Terra quest’angolo può essere di zero gradi e in altre può arrivare sino a 50°. Da qui si capisce l’importanza di questi strumenti per la navigazione. Fu Cristoforo Colombo a scoprire nei suoi viaggi questo fenomeno, senza com­ prenderne la causa, che venne poi spie­ gata dall’astronomo Edmond Halley alla fine del Seicento. Lo strumento esposto è stato realizzato,

secondo il modello delineato da Giovan­ ni Lodovico Quadri, nel 1743 probabil­ mente da un valente orologiaio bologne­ se Carlo Maria Fiorini, ed è in grado di misurare la declinazione magnetica e le sue variazioni. Dei due strumenti, quello ottagonale misura l’azimut, l’altro —una bussola - la direzione del meridiano magnetico. Il cerchio della bussola era originariamente protetto da un coperchio di vetro. (Fabrizio Bònoli) B ib lio g ra fia : Baiada, Bònoli, Braccesi 1995, p. 176; Basso R icci, Cafarella, Meloni, Tucci 1997.

L’ I S T I N T O D E L L A MI S U R A

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189. A strolabio (li Egnazio Danti 1568 bronzo e legno diametro 27 cm Genova-Pegli, Museo Navale, inv. n. 3653 Il padre domenicano Egnazio Danti (1536-1596) è l’autore del primo trattato a stampa sull’astrolabio in lingua volgare, il Trattato d e ll’uso et d ella fa b b r ic a d e ll’a ­ strolabio, Firenze 1569. L’astrolabio giunge in Europa nel X secolo, nell’XI Ermanno lo storpio abate di Reichenau scrive il De m ensura astrolabii in cui spiega le operazioni grafiche per traccia­ re lo strumento. Il modello di astrolabio al quale Danti dedica la maggior parte del suo Trattato deriva dalla sap h ea - il nome arabo del disco dell’astrolabio - inventa­ ta nel 1070 da Al-Zarkali, latinamente Arzachele, e ripresa nel 1550 da Don Juan De Rojas Sermiento. Sono astrolabi cosiddetti “cattolici” o “universali" per­ ché validi per ogni latitudine in quanto viene scelto come piano di proiezione il piano del meridiano, in particolare il pia­ no dei coluri (coluro equinoziale: cerchio

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190. O rrery 50 x 76 cm (diametro) Londra, The National Museum of Science & Industry, inv. 1952-73 Si tratta di un modello meccanico riproducente il moto di Sole-Terra-Luna, con dettagli come l’inclinazione degli assi della Terra e del Sole, la rotazione della Terra e del Sole sui rispettivi assi, l’inclinazione dell’orbita lunare, la rota­ zione della linea dei nodi formata dalla intersezione tra il piano dell'orbita della Luna e quello della Terra, che produce il ciclo delle eclissi e la rotazione del siste­ ma Terra-Luna attorno al Sole. Questo modello fu costruito nel 1712 da John Rowley, fabbricante londinese di strumenti, per il suo protettore Charles Boyle conte di Orrey. Rowley in segno di gratitudine chiamò questo modello “thè Orrery”, nome che da allora è rimasto in uso per indicare questo tipo di m acchi­ ne. In Inghilterra i primi modelli mecca­ nici ideati per riprodurre in tre dimen­ sioni i fenomeni del sistema Sole-TerraLuna con funzioni prettamente didatti­ che, furono fabbricati agli inizi del XV III secolo a opera degli orologiai Thomas Tompion e Gorge Graham. L’orrery qui esposto restò in possesso della famiglia del conte di Orrery sino al 1974 quando venne acquistato dal Science Museum di Londra. (Enrico G am ba) B ib lio g ra fia : L’E. Turner 1991.

passante per i poli e per i punti d’interse­ zione dell'eclittica con l'equatore; coluro solstiziale: cerchio passante per i poli e i punti dell’eclittica di massima e minima declinazione cioè corrispondenti alla posizione del Sole ai solstizi). In tale proiezione il disegno dell’astrolabio appare simile al disegno del mappamon­ do. Danti unisce questo tipo di astrolabio a quello ordinario: “Con gran facilità si può innestare il planisferio del Rojas con l’astrolabio ordinario, come io ho già fatto in più strumenti che ho fatti fabbricare per diversi signori e gentiluomini. Potrassi in una delle tavole dell'astrolabio inta­ gliare un mappamondo in prospettiva come ho fatto in quello dell’illustrissimo cardinale de’ Medici, il quale mettendolo sotto la rete dell’astrolabio e girando la rete, si vedranno tutte le stelle sopra qual provincia del mondo passano vertical­ mente”. Danti aveva intrapreso una pro­ pria produzione di astrolabi. L’esemplare presentato è del tipo tradizionale e man­ cante della rete. (Enrico Gam ba) B ib lio g r a fia : D izionario b iog rafico d eg li ita lia n i, voi. 32, a d vocem ; Trento 1989.

Tipico astrolabio nautico portoghese, lo strumento proviene dal lascito di sir Robert Dudley (1 5 7 3 -1 6 4 9 ), ingegnere navale inglese vissuto presso la Corte medicea. E costituito da uno spesso cer­ chio graduato solo nella metà superiore. I due diametri si incontrano al centro, dove è imperniato l’indice appuntito, girevole e munito di visori. La parte infe­ riore presenta una sezione zavorrata sul­ la quale è incisa la data “ 1608". Sul cer­ chio si trova la firma “Goes”, che rinvia a Francisco de Goes, artefice attivo a

Lisbona tra il 1587 e il 1632. Lo stru­ mento serviva per misurare l’altezza del Sole, che veniva indicata dalla diottra sulla scala dei gradi quando un raggio passava attraverso il foro anteriore e col­ piva il centro della piastra posteriore. Analogo all’astrolabio ordinario, l’astro­ labio nautico si distingueva soprattutto per la posizione arretrata dei traguardi sull'alidada e per una maggiore pesan­ tezza. Quest’ultima permetteva di con­ trobilanciare le oscillazioni dovute al rollio della nave quando lo strumento veniva sospeso in posizione verticale per le misurazioni. L’astrolabio nautico fu impiegato tra XV e X V III secolo per determinare la latitudine attraverso la misura della declinazione della Stella Polare o del Sole. (M ara M iniati) B ib lio g r a fia : Miniati 1991, p. 34; Stimson 1988.

[ I S T I N T O D E L L A MI S U R A

191. Francisco de Goes A strolabio nautico portoghese 1608 ottone diametro 19,7 cm Firenze. Istituto e Museo di Storia della Scienza, inv. 1119

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192. O ttante Londra, Hughes ebano, avorio e ottone; custodia in legno 30 X 22 cm Camogli, Civico Miseo Marinaro “Gio Bono Ferrari”, inv. 176 Lo strumento è appartenuto a Giusep­ pe Garibaldi imbarcato sul brigantino “ Nostra Signora delle grazie” in qualità di primo ufficiale e di comandante. Pren­ de il nome dal fatto che il settore graduato comprende un’ampiezza di 45° ossia di 1/8 dell’intera circonferenza di 360°. L’i­ deazione dello strumento risale a Newton - sulla traccia di precedenti ricerche di Robert Hooke — che lo propone in una lettera del 1669 andata disattesa, alla Royal Society; successivamente nel 1731 John Hadley presenta sempre alla Royal Society due prototipi dello strumento. L’anno prima oltre Atlantico a Filadelfia, Thomas Godfrey aveva costruito un ana­ logo dispositivo. L’ottante risolve in modo molto più preciso nei risultati e facile nell’impiego il problema di misurare l’al­ tezza di un corpo celeste rispetto all'oriz­ zonte, fondamentale per la conoscenza della latitudine e della longitudine, quest’ultima misurata utilizzando contempo­ raneamente un cronometro. Lo strumento è composto da una mira, che può essere

un cannocchiale, e da uno specchietto argentato solo nella parte inferiore, fissa­ to di fronte alla mira. Intorno al centro del settore ruota l'alidada: un estremo di essa scorre sulla graduazione e serve per la lettura del valore dei gradi, l'altro estre­ mo porta uno specchietto il cui centro coincide col centro di rotazione dell’ali­ dada. L’alidada viene fatta ruotare finché la luce di un astro riflettendosi prima sul­ lo specchietto mobile e poi sulla metà inferiore dello specchietto fisso si indi­ rizza nell’asse del cannocchiale. Attra­ verso quest’ultimo si vedrà contempora­ neamente l’immagine dell’astro e la linea dell’orizzonte: queste vanno portate a coincidere. Per il gioco delle due rifles­ sioni l’angolo rilevato è la metà dell’altez­ za dell’astro, per questo la graduazione sul settore porta valori doppi, ovvero 45° sono segnati come 90°. La conformazione dello strumento fa sì che le oscillazioni della nave non influenzino le misurazioni in quanto l’orizzonte e l’immagine dell’a­ stro si spostano contemporaneamente, si alzano e si abbassano insieme nel campo del cannocchiale. Corredano l’ottante appositi filtri per consentire la rilevazio­ ne dell’altezza del Sole. La denominazio­ ne di sestante è attribuita all’analogo strumento perché dotato di settore ampio 60°. (Enrico Gamba)

I S T I N T O D E L L A MI S U R A

1 193. S olcom etro a b arch etta 1850 circa Imperia, Museo Navale Internazionale del Ponente Ligure

John Harrison, tuttavia il loro impiego diffuso non è immediato. Sia l’ottante che il cronometro fino a metà Ottocento restano attrezzature in uso presso una minoranza di naviganti. (Enrico Gam ba)

194. S olcom etro m eccan ico 1895 circa Imperia, Museo Navale Internazionale del Ponente Ligure

Il più antico tipo di solcometro, impiega­ to nel periodo della navigazione a vela era quello “a barchetta”. Con tale dispo­ sitivo la velocità della nave veniva deter­ minata misurando di quanto la nave si allontanava in un certo tempo da un pun­ to fisso della superficie del mare. Tale punto veniva ottenuto lanciando in mare un galleggiante, la “barchetta” , munito all’estremità di una sagola graduata che veniva filata in mare mentre la nave era in movimento. La barchetta era un settore circolare di circa 2 0 cm di raggio e con un’apertura di circa 90°. Essa veniva unita all’estremità libera della sagola mediante una “patta d’oca” formata da tre sagolette che facevano capo ai tre vertici del settore. Al bordo inferiore della barchetta veniva applicata una strisciolina di piombo per zavorrarla e poterla quindi disporre ver­

1 solcometri sono strumenti per la misura della velocità di una nave e di conseguenza per il calcolo, seppure approssimato, delle distanze percorse. Il solcometro ha assunto forme e caratteri­ stiche diverse nei secoli, come mostrano i due modelli esposti. La velocità della nave permetteva di risalire al percorso compiuto seguendo una certa rotta, quin­ di conoscendo lo spostamento in latitudi­ ne, rilevato con l’astrolabio nautico o con la balestriglia, si ricavava seppure approssimativamente lo spostamento in longitudine. La realizzazione di crono­ metri da marina affidabili risale agli anni Sessanta del Settecento per opera di

25D

ticalmente quando era in acqua al fine di aumentarne l'attrito. La sagola aveva una lunghezza di circa 300 m ed era avvolta a un rullo o tamburo che veniva sostenuto a mano, mentre la sagola veniva filata fuori bordo dall’estrema poppa. La misura della velocità si otteneva filando la sagola per un breve tempo, di solito 30 secondi, ossia la centoventesima parte d ell’ora. Se in tale intervallo veniva filata una lunghezza di sagola uguale alla centoventesima parte di un miglio, ossia 15,43 m. la velocità oraria della nave era di un miglio, e così via. Praticamente la velocità della nave era indicata dai tratti di sagola lunghi cia­ scuno 15,43 m che venivano filati in 30 secondi, pertanto la sagola veniva gra­ duata in tratti di 15,43 m. Lo strumento classico mediante il quale si misurava il tempo, mentre la sagola veni­ va filata, era la clessidra con una quantità di sabbia che passava da un’ampollina all'altra in 3 0 secondi. Col solcometro a barchetta si potevano misurare velocità poco elevate, non superiori alle 10 miglia, e comunque con molte imprecisioni dovu­

te tra l’altro al variare dello stato igrosco­ pico della sabbia. (Flavio Serafini) 11 tipo di solcometro meccanico esposto può considerarsi il successore del solco­ metro a barchetta. Misurava la velocità della nave mediante un’elica chiamata “elica-pesce” , rimorchiata e messa in rotazione dalla pressione dell’acqua sulle sue pale. Tale pressione imprimeva all’e­ lica un moto rotatorio la cui velocità si ammetteva fosse proporzionale alla velo­ cità della nave. Inoltre a uno stesso cam­ mino percorso dalla nave, anche con velocità differenti, corrispondeva sempre lo stesso numero di rotazioni dell’elica e di conseguenza lo strumento, oltre a esse­ re un misuratore di velocità, era anche un registratore automatico del percorso, ovvero cammino. Le rotazioni dell'elica infatti venivano trasmesse a un contagiri che indicava direttamente il cammino percorso dalla nave. La trasmissione avveniva rigidamente, con pochissima torsione della sagola ed era resa regolare da un volantino disposto vicino al punto in cui la sagola si agganciava al contato­ re. (Flavio Serafini)

Il cronometro da marina nacque nel Settecento per la necessità di stabilire la longitudine in mare. Mentre la latitudi­ ne, ricavabile dalla misura dell’altezza di un astro sull’orizzonte, non ha mai presentato eccessivi problemi per i navi­ ganti, la longitudine era più difficile da ottenersi con la stessa precisione, doven­ dosi determinare l’istante di transito di un oggetto celeste. Ciò implica un’eleva­ ta precisione nella misura del tempo, cosa praticamente impossibile per secoli con gli usuali strumenti di bordo, quali le clessidre: un errore di appena due minu­ ti poteva mettere una nave fuori rotta di 30 miglia. Il problema emerse con enor­ me importanza nel corso delle grandi tra­ versate oceaniche del XV I e X V II seco­ lo; grandi Osservatori astronomici quali quelli di Greenwieh e Parigi, vennero realizzati a metà del Seicento proprio con questo scopo primario. Tuttavia la solu­ zione si ebbe solo nel 1735 a opera di un artigiano dello Yorkshire, John Harrison, il quale realizzò il primo modello di cro­ nometro da marina. Il cronometro ottocentesco esposto è sta­

20 x 2 0 x 2 0 cm

Bologna, Museo della Specola, Dipartimento di Astronomia, Università degli Studi di Bologna, inv. MdS-75

to utilizzato dagli astronomi bolognesi fino alla metà del Novecento; recente­ mente revisionato, è ancora perfettamen­ te funzionante. Sul quadrante si legge la scritta: B arra u d / M aker to thè R oyal N avy / 41, C ornhill / London / n. 2 3 6 5 . Quest'ultimo numero permette di risalire all’epoca di fabbricazione, datandolo intorno al 1850. La sospensione è carda­ nica, lo scappamento a scatto è di tipo Earnshaw e la carica può essere mante­ nuta per otto giorni. (Fabrizio Bònoli) B ib lio g ra fia : Andrewes 1996; Baiada, Bònoli, Braccesi 1995, p. 182; Sobel 1996.

. I S T I N T O D E L L A MI S U R A

195. C ron om etro da m arina di Paul Philip B arram i Londra. 1850 circa argento e ottone, doppia cassa in mogano

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196. Sejjed Nuh Efendi C arta n autica tu rca in Deniz K itabi secolo XVI - prima metà secolo XVII (1648-50?) codice cartaceo miniato 42 X 27,3 c m (carta) 43 X 28,3 X 4 cm (codice con legatura) Bologna. Biblioteca Universitaria, MS 3609, cc. 55v-56r “Seyyed Nuh Efendi” è un nome ricorrente tra gli esecutori di carte nauti­ che. È rappresentata la laguna di Vene­ zia, la città è chiamata “Veneding” , a destra Murano, chiamata “la città di Muràn” . La tradizione cartografica araba presenta caratteri simili a quella o cci­ dentale. Un tipico prodotto della carto­ grafia empirica è lo Svago p er ch i è appassion ato di g irare il m ondo ovvero il Libro di Ruggero, terminato nel 1154 dal geografo Edrisi dopo quindici anni di ricerche, è un tipico prodotto della carto­ grafia empirica, ricavato da relazioni di viaggi, privo di supporti astronomici e quindi legato alle valutazioni di distanze e di itinerari. Le carte comprendono l’A­ frica fino all'equatore, il Nord Europa, l’Asia. A ll’altro estremo troviamo l’alta geografia-geodesia, per così dire. Il califfo al-Mamun, IX secolo d.C., grande mecenate delle scienze astronomiche (a lui si deve la costruzione nell’8 2 9 del­ l’osservatorio di Bagdad), promuove la prima misurazione della circonferenza

terrestre dopo quella di Eratostene del 111 secolo a.C. Nella pianura di Sinyar viene misurata la distanza tra due loca­ lità la cui latitudine differiva di 1°, le misure della distanza risultano essere 57 miglia arabe e 56 1/4 miglia arabe, per una media di 56 2/3 miglia arabe. Non è possibile trasferire con accettabile esat­ tezza questo valore in misure moderne: un valore possibile della lunghezza del grado di meridiano è di 119 km, misura abbondante per circa 9 km. A quanto risulta sembra che questa rilevazione geodetica non abbia avuto una ricaduta sulla cartografia, rimanendo un’operazio­ ne con hni puramente astronomici. Misu­ re come la distanza Terra-Luna, il diame­ tro lunare, erano espresse in riferimento al diametro terrestre; volendo quindi pas­ sare ai valori assoluti occorreva determi­ nare le dimensioni della Terra. Un altro notevole risultato della carto­ grafia araba è la correzione di un cospi­ cuo errore risalente a Tolomeo. Nelle carte tolemaiche al Mediterraneo è attri­ buita un’ampiezza in longitudine di ben 62°, nella prima metà del X III secolo alMarrakushi porta l’ampiezza a 42 ° 3 0 ’, valore prossimo a quello attuale di 41° 3 9 ’. Il raffronto tra il valore antico e quello attuale va preso con “beneficio d’inventario” : 4 1° 3 9 ’ sono ricavati pren­ dendo come estremi Gibilterra —long. 5° 2 Γ W — e Damasco - long. 36° 18’ E. (.Enrico Gam ba) B ib lio g ra fia : Bausani 1979.

I S T I N T O D E L L A MI S U R A

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197. Vesconte de Mainilo P orto lan o 1535 inchiostro e acquerello su tre fogli di pergamena, montati su supporto ligneo 4 8 X 70 cm Torino, Archivio di Stato, Archivio di corte. Biblioteca antica Bellissim a carta nautica rappresen­ tante il bacino del Mediterraneo con l'in­ serzione a sinistra dell'immagine del glo­ bo terrestre. Sopra il globo la scritta: “Vesconte de Maiollo composuit hanc cartam in Ianua [Genova] anno Domini 1535 die III septembris”. Il notevole pre­ gio estetico della carta con le vivaci raffi­ gurazioni di città, animali, catene mon­ tuose, navi, regnanti, stemmi araldici, rivela la destinazione “nobile” della stes­ sa in quanto le carte a uso marinaresco non indulgevano a queste superflue co­ reografie. L’impianto resta comunque quello nautico tradizionale con le rose dei venti e le linee di direzione. Le carte nau­ tiche sono collegate all’impiego della bus­ sola e costituiscono il supporto per una sorta di navigazione stimata, risultato di un insieme di competenze esperienziali e tecniche. I naviganti dell’epoca avevano a disposizione bussole poco attendibili, astrolabi nautici che fornivano dati parec­ chio approssimativi, la rotta veniva segui­ ta mettendo insieme informazioni etero­ genee, ossia i dati di bussola e astrolabio si frammischiavano alla osservazione del­ le correnti, dei venti, insomma ad una serie di valutazioni, di “segreti”, patrimo­ nio della tradizione marinara. Spicca evi­ dente la mancanza sulla carta di meridia­ ni e paralleli, tipici della navigazione con strumenti scientifici come Tottante e il cronometro. Il decisivo progresso rispetto alle carte nautiche medievali e rinasci­ mentali è segnato dall’opera di Gerhard de Cremer (1512-1594), latinamente Mercatore. L’esigenza dei naviganti di poter predeterminare agevolmente la rotta sulla carta è soddisfatta dal Mercatore nella Nova et au cta orbis Terrae (lescriptio a d usum navigantium, Duisburg 1569. La navigazione d’altura ovvero oceanica, da porto a porto mantenendo costante la dire­ zione grazie alla bussola, richiede Tintersezione dei meridiani secondo un medesi­ mo angolo - rotta lossodromica - . Nella carta disegnata secondo la proiezione che porta il nome del Mercatore, questa rotta è resa facilmente tracciabile come segmen­ to rettilineo in quanto i meridiani sono linee rette parallele ed equidistanti. Essendo essenziale la “conformità” della carta, ossia il mantenimento degli angoli —cioè che meridiani e paralleli si taglino a 90° tanto in realtà quanto sulla carta occorre che i paralleli, anch’essi resi come linee rette parallele, abbiano una distanza che aumenta al crescere della latitudine. Tecnicamente si può parlare di trasformazione logaritmica della proiezio­ ne stereografica. (Enrico Gamba) B ib lio g ra fia : Mongiano 1983.

t

L’atlante consta di undici tavole tipo carta nautica stampate in nero su carton­ cino di varie misure e scale; nord in alto. Sono tutte bollate dal Dépót Général de la Marine e prezzate 1/2 franco ciascuna, risultano numerate - dall’editore - dal n. 780 al n. 790 e vi sono riprodotte le coste dell’Argentina, Pestuario del Rio della Piata, le coste del Brasile, con carte generali e di maggior dettaglio. La carta esposta è la n. 787 (con profon­ dità marine, banchi di sabbia, coste e pianta della citta-porto di Montevideo), incisa da E. Collin (57,5 X 8 6,5 cm e sca­ la di 6 0 0 0 m pari a 2 9 cm e 4 miglia marine pari a 3 6 cm). Jean Francois Isidore Caplin (17791850 circa) fu un celebre incisore parigi­ no di carte per conto del Dépót de la Marine e dei Ponts et Chaussées; fra queste va ricordata pure una mappa del litorale napoletano. Jean Marie Hacq era allora il compilato­ re, ovvero riportava le diciture topono­ mastiche e la simbologia sopra le carte della Marina, come farà anche per la car­ ta delle coste italiane. B ib lio g ra fia : Il F on do C artografico... 1992, p . 74.

. ' I S T I N T O D E L L A MI S U R A

198. Jean Francois Isidore Caplin incisore, Jean Marie Hacq compilatore P ia n d u P o r i e t d e la R a d e d e M o n te v id e o d a n s le R io d e L a P ia t a 1833 in Atlante nautico d ell’Am erica m eridionale Parigi, Dépót Général de la Marine, 1833 11 carte a stampa su cartoncino fine riunite a costituire un “piego” di carte da nautica 60 X 89 cm circa, le 8 carte grandi 52 X 73 cm circa, le 3 carte piccole con dettagli Firenze, Osservatorio Ximeniano, Fondo Cartografico, coll. V-52.

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199. C am era doppia Santoni 1926 metallo e vetro 70 X 4 0 x 4 5 cm Firenze, Istituto Geografico Militare, inv. 9-04-01 La camera fu progettata e realizzata dall’ingegnere Ermenegildo Santoni nel 1926. È composta da due camere colle­ gate tra loro rigidamente in maniera che gli assi ottici (ormino un angolo di 30°. Il formato delle lastre fotografiche è di 13 X 18 cm, la focale degli obbiettivi è di 2 10 mm, alle camere può essere applica­ to il periscopio solare ideato dal Santoni nel 1940. Santoni è anche inventore dello stereocartografo, una complessa macchina ottico-m eccanica che consente di tracciare la mappa di un territorio a partire dai rilievi fotogrammetrici. (E nrico Gam ba) B ib lio g ra fia : Santoni 1971.

La Terra ridisegnata dallo spazio G iovan n i C a prara

Il 1 aprile 1960 gli Stati Uniti lanciavano Tiros-1, primo satellite meteorologico. La sua prima immagine, trasmessa lo stesso giorno, mostrava zone continentali ricoperte dalle nuvole. “È uno sviluppo meraviglioso”, esclamò il presidente Eisenhover quando gliela fecero vedere sette ore dopo il lancio del satellite da Cape Canaveral. La fotografia non era eccezio­ nale, anzi rispetto agli standard odierni sembra primitiva, di bassa qualità, ma per i meteorolo­ gi era un fotogramma storico perché rappresen­ tava l’inizio di una ricognizione regolare e con­ tinua dell’intero sistema climatico del pianeta. Tiros, realizzato dalla NASA, aveva la forma di un tamburo sfaccettato ricoperto di celle solari. A bordo disponeva di due camere eia ripresa le quali nei tre mesi di vita del satellite raccolsero 649.077 fotografie di formazioni nuvolose di ogni genere; presto i meteorologi impararono a integrare utilmente i fotogrammi spaziali nelle loro carte con i simboli del tempo. Mentre il mondo militare sviluppava rapida­ mente e segretamente le sue tecnologie per i satelliti spia e i previsori del clima si impegna­ vano sul fronte delle immagini atmosferiche, si sviluppava l’interesse anche per satelliti civili in grado di osservare il pianeta per scopi scien­ tifici e applicativi. In questo senso aiutava il lavoro avviato proprio per i satelliti meteorolo­ gici ma la via non si rivelò facile. Alla NASA cominciarono a occuparsene sin dagli inizi degli anni sessanta e, volendo inventare nuove tecniche che andassero al di là delle tradiziona­ li riprese fotografiche, presto emersero rilevanti difficoltà. Il potenziale utilizzatore delle immagini, il Geological Survey americano, chiedeva un sistema semplice ma il programma di osserva­ zione della Terra, essendo diventato un capitolo importante dei piani spaziali da realizzare dopo lo sbarco dell’uomo sulla Luna, puntava a qual­ cosa di sofisticato. Alla fine, per le pressioni dell'Agenzia per lo sviluppo intemazionale, del dipartimento dell’Agricoltura e del Geological Survey, negli uffici della NASA, verso la fine

I primi satelliti civili a osservare la Terra furono quelli dedicati alla meteorologia. II primo fu Tiros-1 lanciato dalla NASA nel 1 9 6 1 . L'Europa manda in orbita il suo satellite meteorologico Meteosat-1 (a sinistra) nel 1977.

I.A T E R R A RI D I S E G N A T A D A L L O S P A Z I O

Intorno alla metà degli anni cinquanta la comunità scientifica intemazionale decideva di varare un piano di indagine della Terra che avesse caratteristiche globali. Ci si era resi conto che il pianeta era un corpo unico, da stu­ diare nella sua interezza anche se si volevano decifrare delle realtà locali. Per questo nasceva l’operazione battezzata “Anno Geofisico Inter­ nazionale” che mobilitava mezzi e uomini nei cinque continenti come mai era accaduto prima di allora. Ricercatori nelle stazioni sulla terra­ ferma, sulle navi negli oceani, sugli aerei, per­ seguivano tutti lo stesso scopo. Ma proprio l’impiego del l'aviazione ad alta quota aveva dimostrato un fatto importante: allontanandosi dalla superficie si aumentava la possibilità di scrutare con efficacia consistenti aree del pianeta. Ciò aveva dei limiti nelle pos­ sibilità offerte dai mezzi aerei dell’epoca per quanto riguardava la quota suggerendo, per superare l’ostacolo, la costruzione del primo satellite artificiale. Dallo spazio, infatti, su un’orbita alta qualche centinaio di chilometri, il punto di osservazione non solo avrebbe garanti­ to una visuale ben più ampia rispetto al passa­ to in termini di superficie scrutata, ma avrebbe pure consentito di sorvolare tutta o la maggior parte del globo a seconda dell’inclinazione orbi­ tale che si sarebbe scelta. Fu così che gli Stati Uniti avviarono il pro­ getto del primo satellite artificiale, e altrettanto fecero i sovietici mantenendo, però, un rigoroso silenzio. Sino al 4 ottobre 1957, quando Mosca annunciò al mondo che lo Sputnik-1, il primo

satellite artificiale della storia, ruotava intorno alla Terra. A bordo, tuttavia, non aveva alcuno strumento di osservazione ma solo una trasmit­ tente che diffondeva un flebile bip. Il fatto creò serie preoccupazioni militari a Washington rendendosi conto il Pentagono che dallo spazio poteva arrivare una gravissima minaccia davanti alla quale il Paese sarebbe stato disannato. Ciò spingeva verso il rapido sviluppo della tecnologia spaziale sino ad allo­ ra sottovalutata, puntando anzitutto all’ideazio­ ne di un sistema di sorveglianza della Terra che porterà gli Stati Uniti a lanciare il 28 febbraio 1959 il primo satellite-spia (Discoverer-1). I sovietici faranno altrettanto due anni più tardi, verso la fine del 1961. Nascevano così, per esi­ genze legate alla difesa, i primi sistemi di ripre­ sa dallo spazio. In pratica, si trattava di grandi macchine fotografiche automatiche con pellico­ le impressionate durante la ricognizione e poi stivate in capsule che, lasciate cadere sulla superficie, erano quindi recuperate. Ovviamen­ te i soggetti delle riprese erano obiettivi di inte­ resse militare. Nel 1961 partivano anche i primi voli umani e le fotografie scattate dagli astronauti dalle navicelle, che mostravano vasti spicchi della Terra, suscitavano un grande interesse sia dei geologi sia dei meteorologi. Erano soprattutto questi ultimi a muoversi per primi perché le previsioni del tempo toccavano direttamente gli aspetti economici: una migliore previsione poteva, per esempio, ridurre le difficoltà nei tra­ sporti di merci e persone.

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LA T E R R A R I D I S E G N A T A D A L L O S P AZ

25B

degli anni settanta, prendeva forma il progetto E R T S - 1 (dalle iniziali di Earth Resources Tech­ nology Satellite), poi ribattezzato Landsat-1. Nel 1969, intanto, la Camera dei rappresen­ tanti americana approvava il piano di studio delle risorse terrestri con mezzi spaziali presen­ tandolo come un investimento utile a tutta l’u­ manità. Landsat-1, che utilizzava la stesso tipo di veicolo progettato per i satelliti meteorologi­ ci Nimbus, veniva lanciato dalla base di Vandenberg, in California, il 23 luglio 1972. Oltre a essere il primo della nuova famiglia di veicoli spaziali, era anche il progenitore di tutti gli osservatori che sarebbero stati costruiti nei decenni seguenti per scrutare la Terra. I.andsat-1 volava su un’orbita alta 920 chilomeIl i e in diciotto giorni compiva una ricognizione di tutta la superficie del pianeta che sorvolava. Molti utilizzatori avrebbero preferito che la NASA avesse fatto ricorso a una tecnica di ripre­ sa fotografica consueta, ma alcune limitazioni tecniche da una parte e l’opposizione del Pen­ tagono dall'altra, spinsero ad adottare due tipi di sensori di natura diversa: una camera televi­ siva ItliV (Retum Beam Vidicon) e un radiome­ tro IVIS S (MultiSpectral Scanner).

Il satellite americano Lansat-1

La valutazione della superficie

(in alto). L'illustrazione mostra

agricola (nella foto una regione

come i suoi obiettivi

del nord della Gran Bretagna)

scandagliarono la superficie

è stata una delle prime

terrestre da una quota

attività svolte dai satelliti

di 7 0 0 chilometri riprendendo

Landsat per valutare

immagini nelle diverse

le condizioni e la diffusione

bande spettrali.

delle coltivazioni.

La camera, però, dopo essere stata impiega­ ta sui primi tre Landsat veniva abbandonata per scarsi risultati. Lo scanner multispettrale, inve­ ce, si sarebbe evoluto, dimostrandosi una buona soluzione. Lo strumento, nato all’Università del Michigan per interessi sia civili sia militari, rispondeva in particolare alle necessità del Dipartimento dell’Agricoltura mentre i geologi ritenevano troppo bassa la sua capacità di riso­ luzione che infatti nelle versioni successive sarà notevolmente migliorata. Lo scanner multispettrale raccoglieva la radiazione solare riflessa o emessa dalla super­ ficie terrestre in quattro lunghezze d’onda diffe­ renti che corrispondevano a quattro colori: il verde, il giallo, il rosso e l’infrarosso vicino. Uno specchio basculante a bordo del satellite indi­ rizzava la radiazione verso i sensori i quali tra­ mutavano i differenti livelli di lunghezza d’onda in segnali elettrici che opportunamente confe­ zionati erano trasmessi a terra. Qui venivano ricomposti dando origine all’immagine del terri­ torio sorvolato. Il satellite al suo passaggio riprendeva una fascia larga 185 chilometri con una risoluzione di 80 metri. Così Landsat-1 costruiva le prime nuove mappe della Terra ottenendo un grande succes­ so nella comunità scientifica intemazionale e iniziando una vera rivoluzione nell’osservazione e nella rappresentazione della superficie del nostro pianeta. Ma l’impiego degli scanner multispettrali cambiava anche il modo di riprendere oceani e

continenti. Dal momento che ogni banda dello spettro poteva rappresentare un aspetto diverso del territorio indagato, questo dava la possibi­ lità di costruire carte finalizzate alle varie esi­ genze che potevano essere agricole, geologiche, ambientali eccetera, Per esempio, si poteva individuare con facilità la presenza di inqui­ nanti nelle acque e, quindi, costmire mappe dedicate alle condizioni di fiumi, laghi e mari. Uno dei primi impieghi della cartografia tematica ha riguardato proprio l’agricoltura per­ mettendo di effettuare dei censimenti delle col­ tivazioni calcolando la produzione. Non solo. La diversa frequenza riflessa dalle piante nelle dif­ ferenti fasi della crescita permetteva pure di controllare lo sviluppo e di identificare addirit­ tura l’insorgenza di alcune malattie delle piante. Anche i minerali presenti nel suolo hanno la loro specifica “rifiettanza” e ciò permetteva la redazione di mappe mineralogiche utili, per esempio, nella prospezione petrolifera. Inoltre le riprese dal satellite, proprio per le loro sva­ riate proprietà, offrivano pure un panorama del territorio, prezioso nella pianificazione del suo utilizzo e della sua amministrazione su scala regionale. L’insieme dei pregi favoriva da una parte l’e­ stensione dell’uso del telerilevamento da satel­ lite in numerose nazioni e dall’altra il perfezio­ namento delle tecniche di osservazione. Tra le prime nazioni a impadronirsi del nuovo stru­ mento c’era l’India che già nel 1979 lanciava il satellite Bhaskara-1 al quale faceva seguito

LA T E R R A R I D I S E G N A T A D A L L O S P AZ I O

l’ambizioso programma IR S (da Indian Remote Sensing). L’uso delle immagini Landsat prospettava, al di là degli aspetti scientifici, la possibilità di uno sfruttamento commerciale ipotizzando un futuro analogo a quello delle telecomunicazioni spaziali, diventate un lucroso business a livello planetario. Già nel 1979 l’amministrazione Car­ ter aveva affidato la gestione del programma Landsat alla NOAA (National Ocean and Atmospheric Administration) perché avviasse la pri­ vatizzazione del settore. Pur essendo le discus­ sioni in materia molto contrastate (molti ritene­ vano che il momento non fosse ancora arrivato), il Congresso americano nel 1984, sotto la presi­ denza Reagan, approvava la legge sulla com­ mercializzazione dei dati raccolti con il telerile­ vamento spaziale e l’anno successivo affidava a

un raggruppamento industriale privato (E O S A T , Earth Observation Satellite Corporation) la responsabilità del programma Landsat mentre l’archivio delle immagini rimaneva presso il Dipartimento del Commercio. Negli anni seguenti il molo di EO SA T era finalizzato solo alla commercializzazione delle immagini men­ tre l’organizzazione del programma e la gestio­ ne dei dati erano governati congiuntamente dalla N A SA , dalla N OAA e dal Geological Survey. Anche l’Unione Sovietica in questo periodo entrava in scena con dei satelliti per l’osserva­ zione della Terra: i Resurs-F e Resurs-O. Entrambi utilizzavano le stmtture della navicel­ le quasi sferiche dei primi voli umani Vostok. Il primo della serie F, che ha una vita orbitale molto ristretta, intorno a un mese e mezzo, viene lanciato nel 1986 e fa ricorso a tecniche di foto­

grafia tradizionale collaudate in campo militare con le pellicole impressionate recuperate in capsule lasciate cadere sulla Terra. Esse offro­ no il grande vantaggio dell’elevata risoluzione: dai 5-8 metri dei primi Resurs-Fl e 2 ai 2 metri di Resurs-F3. Si trattava di un livello record per il mercato cartografico e consapevoli di ciò i sovietici creavano una società, la “Resurs-F Worldmap”, che riuniva diversi operatori mssi, il servizio cartografico federale di Mosca e la società britannica Jebco Information Service. La nuova società metteva a disposizione un archivio di due milioni di immagini ma effet­ tuava anche ricognizioni cartografiche su richiesta. Inoltre distribuiva delle fotografie (degradate) raccolte dalle camere K V R - 1 0 0 0 imbarcate sui satelliti militari. Con il Resurs-O, il primo dei quali viene lanciato nel 1988 sotto il falso nome di Kosmos1939, si fa ricorso, invece, alla tecnica degli scanner multispettrali analoghi a quelli dei Landsat americani con uno spettro che va dal visibile all’infrarosso vicino e con risoluzioni sino a 45 metri. Il primo della nuova famiglia partiva alla fine del 1994. La loro vita orbitale era al massimo di cinque anni e la commercia­ lizzazione delle immagini era affidata al consor­ zio Sovzond. Nella tecnologia delle riprese spaziali un

Un'immagine a media risoluzione del golfo di Napoli

Urialtra immagine del golfo

dell'acqua. La fotografia mostra

raccolta dal satellite americano

di Napoli ripresa dal satellite

lo scarico di una piccola

Landsat. Questi satelliti

Landsat con una frequenza

centrale elettrica nel porto

riprendono una fascia della

diversa (all'infrarosso)

di Napoli e l'acqua più fredda

superficie terrestre larga

che permette di costruire

riversata nel fiume Sam o.

1 8 0 chilometri.

una mappa della temperatura

257

LA T E R R A R I D I S E G N ATA D A L L O S P AZ I O

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balzo in avanti si registrava con l’entrata in scena dei francesi che nel febbraio 1986 spedi­ vano nello spazio il satellite Spot-1 (Satellite Pour l’Observation de la Terre). 11 governo ne aveva autorizzato la costruzione ancora nel 1978 e il programma veniva realizzato dall’a­ genzia spaziale francese Cnes con l’obiettivo di elevare ulteriormente la risoluzione delle imma­ gini generando, per questo, dissidi nella comu­ nità intemazionale. Anche perché si decideva di creare la società privata Spot Image allo scopo di commercializzare subito le fotografie. Ma ormai la tendenza era segnata, tanto che poco dopo, nel dicembre 1986, la stessa Assemblea generale dell’ONU adottava una riso­ luzione relativa ai “Principi sul telerilevamen­ to” per garantire l’accesso ai dati in maniera non discriminatoria e a costi ragionevoli a livel­ lo intemazionale. Proprio la commercializzazio­ ne delle immagini rilanciava il dibattito sulla libertà del l'osservazione dallo spazio, una pos­ sibilità sino ad allora rimasta (per oltre ventan­ ni) monopolio ed esclusiva dei Ministeri della Difesa americano e sovietico, gli unici a posse­ dere satelliti spia. Spot-1 volava a 830 chilometri d’altezza ed era dotato di un rilevatore a barrette chiamato H RV (Haute Résolution Visible) che lavorava nel campo pancromatico con una risoluzione di dieci metri e, in multibanda (tre bande spettra­ li), con risoluzione di 20 metri. Con le barrette dei sensori si eliminava lo specchio basculante (e delicato) dei Landsat americani. Inoltre Spot poteva effettuare delle riprese laterali modifi­ cando l’assetto del sistema H R V consentendo, oltre a una maggiore elasticità nelle osservazio­ ni. anche la ripresa di immagini stereoscopiche. Spot Image ottiene nel frattempo un discreto successo commerciale tanto che il suo giro d’af­ fari passa da 15 milioni di franchi nel 1986 a 207 milioni nel 1995. La stessa tecnologia viene poi impiegata anche dai satelliti giapponesi Momo (Maritime Observation Satellite) mentre un nuovo passo avanti era compiuto questa volta dagli indiani

nel 1995 con il lancio del loro satellite IR S -lc. Il rilevatore Pan di cui era dotato nella banda spettrale pancromatica conquistava una risolu­ zione di cinque metri. Tutte le tecniche di osservazione sino a que­ sto momento utilizzate erano di tipo “passivo”, cioè registravano onde elettromagnetiche rifles­ se in vario modo dalla superficie. Ma gli scienziati sapevano che si poteva intervenire anche con sistemi di tipo “attivo”, lanciando contro la superficie segnali elettroma­ gnetici che opportunamente raccolti e analizza­ ti dopo la loro riflessione sulla superficie pote­ vano rilevarne le caratteristiche. Il sistema atti­ vo non aveva poi le limitazioni di quello passivo (che funzionava solo di giorno e quando il cielo non era coperto dalle nuvole), perché le onde elettromagnetiche penetravano le coltri nuvolo­ se e il loro funzionamento era garantito pure nella fase notturna. Anche in questo settore c’e­ rano già esperienze in campo militare, soprat­ tutto per la ricognizione delle flotte navali. La prima esperienza civile, e comunque più “fine”, la effettuava la NASA nel 1978 con uno sfortunato quanto utile veicolo cosmico, il Seasat-1, che diventerà il capostipite della nuova generazione di satelliti radar per la ricognizione della Terra. Seasat rimaneva attivo cento giorni e poi un guasto nel sistema di generazione di energia lo rendeva definitivamente silenzioso. Ma il risultato lu tale da dimostrare, in partico­ lare, la sua efficacia nel mappare le condizioni

superficiali degli oceani Pacifico e Atlantico, e nel fornire anche rilevamenti deH’America del Nord e dell’Europa. Sulle acque rivelava le manifestazioni esterne delle correnti sommerse e le direzioni delle onde oceaniche mentre del suolo riprendeva bene le rugosità, le pendenze e le strutture geologiche. 11 tutto con una risolu­ zione di 25 metri su una fascia di ricognizione larga cento chilometri. Il Seasat-1 era dotato per la prima volta di un radar ad apertura sintetica SAR (Syntetic Aper­ ture Radar) che emetteva onde nella banda L con una lunghezza di 23 centimetri. Si tratta di un radar che con una tecnica di impiego e di elaborazione particolari permette di funzionare come se la dimensione della sua antenna fosse molto più grande di quello che è in realtà. Ed essendo i I risultato proporzionale alle dimensio­ ni, il vantaggio che si ottiene è notevole. Nonostante le buone possibilità dimostrate da Seasat, soltanto i sovietici nel 1987 (quasi dieci anni dopo) spedivano in orbita un satelli­ te sperimentale, il Kosmos-1870, e nel 1991 l’Almaz-1, un grande veicolo automatico deri­ vato dai laboratori orbitali abitati Salyut. Almaz disponeva di un radar SAR in banda X che riprendeva immagini con una risoluzione di 15 metri, commercializzate da una società ameri­ cana (Space Commerce Corp.). Per quanto riguardava gli oceani in partico­ lare, l’agenzia spaziale francese CNES assieme alla NASA riprendeva il lavoro di Seasat, lan­ ciando nel 1992 Topex/Poseidon. Nella stessa direzione dei radar ad apertura sintetica stava lavorando dagli inizi degli anni ottanta anche l’Agenzia spaziale europea ESA che lancerà nel 1991 il suo Ers-1 (European Remote Sensing Satellite), una macchina deci­ samente evoluta che garantirà buoni risultati. Il suo radar ad apertura sintetica lungo 10 metri funzionava in banda C (con una frequenza di 5,3 GHz) e una risoluzione di 30 metri. Con esso si potevano realizzare carte topografiche numeriche tridimensionali con una precisione in altezza intorno a 10 metri. Il centro di rac-

Una mappa del golfo di Napoli realizzata dal satellite europeo Ers. Dui l'immagine raccolta con il radar ad apertura sintetica del satellite è colorata artificialmente per mettere in evidenza le diverse linee di livello.

Sempre ccrn il satellite Ers si è

spostamenti del terreno

il fenomeno del bradisismo

realizzata anche questa mappa

su lunghi periodi di tempo

discendente che ha ahhassato il

radar dell'area napoletana.

e con una precisione migliore

livello del suolo di 2 0 centimetri

Un particolare del Vomero

In questo caso utilizzando una

di un centimetro. La mappa

in sette anni. Si vedono bene

con le zone interessate

tecnica particolare chiamata

riporta gli spostamenti nella

altri due fenomeni a Volla

da un lieve abbassamento

di "interferometria differenziale"

provincia di Napoli tra il 1992

nel quartiere del Vomero.

(5 centimetri in sette anni)

si riese a mappare i piccoli

e il 1999. È evidente

come rilevato dallo spazio.

R1 DI S E GNAT A DALL O S P AZI O

nia, per esempio, sulle vecchie carte erano indi­ cati rilievi per duemila chilometri che doveva­ no dare vita a cascate che nessuno aveva mai visto. Le nuove misure dimostravano che non esistevano. Così pure nel deserto del Sahara era segnalata una parete sabbiosa lunga 200 metri mai formatasi, oppure in Sudan dove le ricogni­ zioni precedenti descrivevano la presenza di un esteso canyon profondo 150 metri e lungo 100 chilometri. In realtà, in quella zona, l’altimetro di Ers dimostrava che il terreno è piatto. Il nuovo atlante dell’ESA, chiamato M odello di ele­ vazione digitale di tutta la Terra, ha un errore massimo in alcuni casi di soli due metri ed è contenuto in dieci CD Rom, cinque per gli ocea­ ni e cinque per i continenti. Altre nazioni costruivano in seguito satelliti con radar ad apertura sintetica: Giappone (Jers), Russia (Okean-O), Ucraina (Sich), Cana­ da (Radarsat), affinando sempre più risoluzioni e capacità di osservazione. Nel 1994 si assiste a un nuovo balzo. Nell’a­

LA T E R R A

colta e gestione era in Italia, presso il centro Esrin dell’ESA, a Frascati. Gli scopi di Ers-1 (al quale seguiva poi Ers-2 quasi uguale nelle caratteristiche, tranne che per lo strumento Come per la mappatura dell’ozono) riguardava­ no l’osservazione degli oceani per controllare le correnti marine, la sorveglianza e la copertura dei ghiacci, la raccolta dati sulle onde e i venti oceanici utili alle previsioni meteorologiche, il rilevamento di inquinanti nelle superfìci mari­ ne, il rilievo dei cambiamenti sulle terre emer­ se (espansione della desertificazione, movimen­ ti nelle stmtture geologiche, diffusione delle colture ecc.). Oltre al radar SAR il satellite dell’ESA faceva ricorso ad altri strumenti tra cui un radar alti­ metro (a 13,8 GHz) in grado di misurare l’altez­ za con una precisione di 10 centimetri. Era con questo apparato che l’ESA realizzava un nuovo atlante altimetrico dell’intero pianeta scoprendo numerose inesattezze fino a quel momento igno­ rate nella mappatura delle nazioni. In Amazzo-

prile di quell’anno, dopo alcune sperimentazio­ ni negli anni ottanta, una missione della navet­ ta battezzata Space Radar Laboratoiy (Srl-1) collaudava una coppia di radar (uno dei quali ad apertura sintetica) che funzionavano come un unico sistema su tre frequenze diverse e con polarizzazioni diverse: in banda L (onde di 23 centimetri di lunghezza), in banda C (6 centimetri di lunghezza), l’antenna della NASA, e in banda X (3 centimetri), l’antenna fornita assie­ me dall’ASI italiana e dalla DARA tedesca e costiuita da Alenia Spazio-Domier. Durante il volo (al quale fece seguito un secondo nell’ottobre dello stesso anno) il radar SIR-c/x-SAR era capace di raccogliere immagini simultanee con diverse lunghezze d’onda. Ciò permetteva di misurare la struttura della vege­ tazione e i cambi stagionali, valutare le caratte­ ristiche dei suoli e la rugosità delle superimi, le condizioni delle foreste tropicali, i mutamenti e le proprietà delle coperture ghiacciate, oltre a una serie di valutazioni degli ambienti oceanici legate alle caratteristiche fisiche, compresa anche la loro topografia. Il tutto con un conte­ nuto di informazioni molto superiori e dettaglia­ te rispetto ai radar di Seasat o Ers. Inoltre con questi radar, ma soprattutto con quello in banda L, si potevano anche esplorare i primi strati sotterranei del terreno sino ad alcuni metri di profondità. In tal modo, scanda­ gliando il corso del Nilo, si scoprivano i percor­ si dell’antico letto nascosti nel sottosuolo. La

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LA T E R R A R I D I S E G N A T A D A L L O S P A Z I O

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tecnologia permetteva di realizzare non solo le mappe dell’oggi ma anche quelle del passato. Il passo successivo si compiva nel febbraio 2000 quando la navetta Endeavour della N ASA effettuava la Shuttle Radar Topography Mission (S R T M ).

L’obiettivo era ancora più ambizioso e proiet­ tato nel futuro: realizzare in dieci giorni la prima e più accurata mappa topografica digita­ le tridimensionale dell’intero pianeta fra una latitudine di 60 gradi nord e 56 gradi sud; vale a dire un’area corrispondente all’80 per cento delle terre emerse sulle quali abita il 95% della popolazione mondiale. Lo sponsor maggiore dell’operazione realizzata da N A SA , D L R tedesca e A S I italiana, era la N IM A (National Imagery and Mapping Agency) vale a dire l’agenzia del Pen­ tagono responsabile delle immagini della Terra. Il sistema usato era quello dell’interferometria radar ma questa volta realizzata immediata­ mente grazie all’impiego di due radar: uno col­ locato nella stiva della navetta e l’altro all’estre­

mità di un braccio lungo 60 metri che si esten­ deva dall’astronave una volta giunta in orbita. La distanza fra i due rappresentava la base per il rilievo interferometrico. Nelle passate missio­ ni Finterferometria si realizzava invece osser­ vando lo stesso punto in passaggi successivi e integrando poi i dati tenendo conto dello spo­ stamento dello shuttle. Le due coppie di radar nella stiva e sul brac­ cio estensibile erano in banda C (della N A SA ) e X (di A S I e D L R e costruiti sempre da Alenia Spazio-Dornier) e scandagliavano una fascia di superficie larga 225 chilometri mentre Endea­ vour volava a un'altezza di 233 chilometri. Dalla montagna di dati raccolti a intervalli di 30 metri, secondo una griglia di quadrati con questo lato, uscirà la prima mappa tridimensio­ nale della Terra con un’accuratezza di 20 metri in orizzontale e 16 metri in verticale. Le appli­ cazioni saranno numerose. E oltre a quelle mili­ tari, dove gli interessi maggiori riguardano una modellizzazione precisa dei continenti per

Il satellite Ers dell'ESA europea Π satellite francese Spot il

dotato di un radar ad apertura

primo dei quali era mandato in

sintetica. Lanciato nel 1 9 9 1

orbita nel 1 9 6 8 e aveva la

è in grado di mappare

possibilità di realizzare mappe

le superficie con una

con un dettaglio di 10 metri.

risoluzione di 3 0 metri.

disporre di riferimenti precisi nel volo dei mis­ sili, oppure la realizzazione di programmi per simulatori di volo, ci sono le applicazioni scien­ tifiche legate alla geofisica, alla ricerca sismica, al controllo dei vulcani, all’idrologia. Nel campo civile la nuova mappa consentirà di migliorare i sistemi di navigazione degli aero­ plani passeggeri, pianificare meglio l’uso del terreno, soprattutto nelle grandi opere di inge­ gneria (dighe, ponti, strade ecc.) e posizionare più accuratamente le linee di trasmissione del­ l’energia oppure i ripetitori dei sistemi di comu­ nicazione. Ma ciò che impressionerà di più nel­ l’uso del nuovo atlante tridimensionale, grazie alle elaborazioni effettuate dei dati digitali ori­ ginali, sarà la possibilità di navigare nelle rap­ presentazioni della superficie, tra monti, valli e oceani come fossimo davanti a un imponente videogioco planetario. Negli anni novanta la sempre maggiore attenzione verso i problemi ambientali e la necessità di conoscere con maggior precisione i meccanismi che governano i cicli del nostro pianeta, portava alla costruzione di grandi vei­ coli spaziali come Terra e Aqua della N ASA spe­ cializzati rispettivamente nella ricognizione continua delle terre emerse e delle superfici marine. In Europa nasceva Envisat dell’ESA, una macchina imponente di otto tonnellate con un corpo centrale alto 10 metri e che una volta dispiegato nello spazio con il suo pannello di celle solari, raggiungeva una lunghezza di 25 metri, pari a quella di un edificio di otto piani.

LA T E R R A R I D I S E G N A T A D A L L O S P A Z I O

I d ie c i stru m en ti o sp ita ti a bord o sfo rn eran n o di co n tin u o m ap p e ag g io rn ate d e i g h ia c c i o dei m ari, d e lle reg io n i te rre stri o d e lle a n o m a lie d e ll’a tm o sfe ra co m e le a lte ra z io n i d e lla fa s c ia d e ll’ozono. E d isp o rrà a n c h e di un ra d a r ad a p e rtu ra s in te tic a p e r p ro seg u ire i rilie v i e ffe t­ tu ati d ai p re d e c e s s o ri s a te lliti E r s . N egli S ta ti U n iti lo sforzo p e r c o n o s c e r e m eg lio il p ia n e ta h a p o rtato a n c h e a lla n a s c ita di

E O S D IS

(E a rth O b se rv a tio n S y ste m D a ta and

In fo rm atio n S y ste m ), u n a m b iz io so s iste m a di in fo rm a z io n e

g e o g ra fic a

rig u a rd a n te

l ’in te ro

g lobo e n ato al fin e di m o d e lliz z a m e il fu n zio ­ n am en to . N el frattem p o l’in iz ia tiv a p riv ata più se r ia m e n te co n v in ta d e l business d e ll’o sse rv a ­ zio n e te rre s tre h a av v iato in iz ia tiv e d a lle q u a li son o u s c iti p ic c o li s a te lliti; c o m e Ik o n o s, p e r e se m p io , c a p a c i d i r a c c o g lie r e , g razie a nu ove te c n o lo g ie , im m ag in i co n riso lu z io n i d a 1 a 5 m etri e n tran d o q u a si in co n flitto c o n il liv e llo di rico g n iz io n e m ilita re . A n c h e s e le u ltim e in iz ia ­ tiv e p riv ate son o c o n se g u e n z a d e llo S p a c e C om m e rc ia liz a tio n A c t v arato n e l 1 9 9 4 d al governo a m e ric a n o , c o m u n q u e la d iffu sio n e d ei d ati rig u ard an ti la s u p e rfic ie te rre s tre rim a n e la rg a ­ m e n te sotto il c o n tro llo s ta tu n ite n s e . E p u r lib e ­ ralizzan d o , il co n g re sso d i W ash in g to n n e l 1 9 9 6 vo tava un e m e n d a m en to c h e im p e d iv a la r a c ­ c o lta e la d istrib u z io n e di im m ag in i rigu ard anti Is r a e le s e ra c c o lte c o n s iste m i c h e g a ra n tisco n o m ag g io r d e tta g lio risp e tto a q u e llo d e lle ric o ­ gn izio n i m ilita ri. C o n o scia m o

s e m p re

m e g lio

la

s u p e rfic ie

d e lla T e rra e le su e ra p p re se n ta z io n i d iv en tan o se m p re p iù d in a m ic h e p e r e s s e r e re s e m aggior­ m e n te a d e g u a te a u n a re a ltà a m b ie n ta le in v e lo ­ c e c a m b ia m e n to . N e llo s te ss o te m p o P in sta b ilità s o c ia le in d iv e rse a re e d e l p ia n e ta d e te rm i­

La sezione della mostra “La Terra vista dallo spazio” è stata realizzata grazie a l contributo di: ESA (Agenzia Spaziale Europea), ASI (Agenzia Spaziale Italiana), Alenia Spazio e Telespazio. ESA, Agenzia Spaziale Europea, come organismo europeo responsabile per la ricerca e lo sviluppo del settore spaziale., promuove la conoscenza delle applicazioni spaziali e la loro importanza nella vita quotidiana quali la cartografia ed il monitoraggio ambientale a livello globale.

n a ta d a d iffic ili situ azio n i e c o n o m ic h e , d a lla fa c ilità d e lle c o m u n ic a z io n i, d ai b u ssi m ig rato­ ri d e lle p o p olazio n i sta sp in g en d o v erso u n a g e stio n e

p iù

a c c u r a ta

d elP in fo rm a z io n e

ch e

ra p p re s e n ta la T e rra. S e m b r a co n trad d itto rio , m a — s i fa n o tare — in situ azio n i d i c r is i e s s a c o s titu is c e un p rezio so e le m e n to di d ife sa .

ASI, Agenzia Spaziale Italiana, promuove e conduce i progetti spaziali realizzabili a livello nazionale e coordina le iniziative internazionali alle quale l ’Italia partecipa. Si occupa di programmi scientifici con il lancio di satelliti soprattutto astronomici ma anche di osservazione ambientale con costellazioni satellitari destinate in particolare alla ricognizione e a l controllo d e l l area mediterranea. Alenia Spazio società del gruppo Finmeccanica è la maggiore azienda spaziale nazionale. Ha costruito oltre 200 satelliti

Π disegno illustra come il satellite Ers delTESA conduce le sue ricognizioni della terra volando a una quota di 7 0 5 chilometri.

e partecipato a i consorzi industriali intemazionali per la realizzazione dei programmi spaziali europei. La società riveste un ruolo di rilievo nelle tecnologie dedicate a ll’osservazione della Terra e nella realizzazione di moduli abitativi per la Stazione Spaziale Intemazionale. Telespazio è società leader nel settore dei sistemi e servizi spaziali, nelle telecomunicazioni via satellite, dei servizi televisivi, delTinfomobilità del monitoraggio e controllo di apparati e territorio e nel telerilevamento. Telespazio propone servizi che vanno d a ll’assistenza a l lancio e a l posizionamento in orbita del satellite, d a ll’ingegneria a lla gestione operativa dei sistemi di terra.

Il cyberspazio. Mappe e viaggi in un nuovo spazio sospeso tra il reale e il virtuale P a o lo C a va llo tti

I l c y b e rs p a z io d i G ib s o n è u n u n iv e rso di

a v v e rtire di a v e re b e n c h ia ro c h e c o s a s ia il

re ti d ig ita li d i c o m p u te r, un m o nd o n e l q u a le

c y b e rs p a z io e c h e fo rs e s o la m e n te n o n c i s i e ra

m u ltin a z io n a li, co rp o ra z io n i e p ira ti in fo rm a ti­

m ai so ffe rm a ti a rifle tte re a rig u ard o .

c i si s c o n tra n o p e r la c o n q u is ta d e i d ati e d e lle

Gasa è il cyberspazio

e c o n o m ic o .

in fo rm a z io n i. E un nuovo fro n te c u ltu ra le ed o rig in e

D a ll’u s c it a d i Neuromante in po i il c o n c e t ­

d a lla p a ro la g r e c a kyber, n a v ig a re , e in d ic a

to di c y b e r s p a z io è s ta to r ip re s o , riu tiliz z a to e

Il

te rm in e

“ c y b e rs p a z io ”

p re n d e

q u in d i le tte r a lm e n te u n o “ sp a z io n a v ig a b ile ” .

m o d ific a to m a il c o n te s to n e l q u a le h a tro v ato

L’in v e n to r e d e l te rm in e c y b e rs p a z io è lo

la s u a c o llo c a z io n e è c o m u n q u e s e m p re sta to

s c ritto r e W illia m G ib s o n c h e n e l 1 9 8 4 , n e l su o

q u e llo d e l m o n d o d e lla c o m u n ic a z io n e e in fo r­

L a g ra n d e e v o lu z io n e e riv o lu z io n e in fo rm a ­

ro m an zo fa n t a s c ie n tific o Neuromante, d e s c r iv e

m a z io n e v ia c o m p u te r e q u e llo d e lle r e a ltà

t ic a a v v e n u ta n e g li u ltim i d e c e n n i e tu tte le

u n o sp a z io d ig ita le e n a v ig a b ile , un m o n d o

v irtu a li.

n u o v e a p p lic a z io n i c h e c o n e s s a so n o e m e rs e

e le ttr o n ic o , v is u a le e c o lo ra to , n e l q u a le in d i­

O ggi c iò c h e v ie n e in d ic a to c o m e c y b e r s p a ­

h a n n o d e lin e a to d e g li sp azi e d e lle g eo g rafie

v id u i e s o c ie t à in te ra g is c o n o c o n in fo rm a z io n i.

zio n on è u n o sp a z io o m o g e n eo , m a è l ’u n io n e

“ C y b e r s p a z io .

to ta lm e n te n u o v e ris p e tto a q u e lle g ià e s is te n ­

U n ’ a llu c in a z io n e

v is s u ta

di d iv e r si c y b e rs p a z i in e s p a n s io n e , o g n u n o

ti. H a in iz ia to a p re n d e re fo rm a u n tip o d i s p a ­

c o n s e n s u a lm e n te og n i g io rn o d a m ilia rd i d i

zio di n a tu ra d iv e r sa , c o n c a r a tt e r is tic h e p ro ­

o p e ra to ri le g a li, in o g n i n a z io n e , d a b a m b in i a

p rie e u n ic h e , u n o sp a z io m e n o c o n c re to e ta n ­

c u i v e n g o n o in s e g n a ti i c o n c e tti m a te m a tic i...

g ib ile d i q u e llo c h e lin o ad a llo r a si c o n c e p iv a :

U n a ra p p re s e n ta z io n e g ra fic a di d ati ric a v a ti

n o lo g ie di In te rn e t (e a i su o i serv izi d i in fo r­

il c y b e rs p a z io .

d ai

m a z io n e e c o m u n ic a z io n e ); q u e lli in te rn i al

Il te rm in e c y b e rs p a z io è o rm a i a b b a s ta n z a c o n o s c iu to , m a p o c h e so n o le

p e rs o n e c h e

ban ch i

um ano. lu c e

di

ogni

Im p e n s a b ile

a llin e a t e

nel

c o m p u te r

d el

c o m p le s s ità .

n o n -s p a z io

s is te m a L in e e

d e lla

di

m e n te ,

c o n le p ro p rie c a r a tt e r is tic h e . È

p o s s ib ile

d e lin e a r e

a lc u n e

g e n e r ic h e

c a te g o r ie di c y b e rs p a z i: q u e lli le g a ti a lle t e c ­

m o nd o d e lla r e a ltà v irtu a le ; q u e lli d e lle te c n o ­ lo g ie

c o n v e n z io n a li

di

te le c o m u n ic a z io n e

a m m a ss i e c o s te lla z io n i d i d a ti. C o m e le lu c i d i

(te le fo n o e fa x ); in p iù , d a lla co n v e rg e n z a di

te , c h e c o s a si in te n d a q u a n d o s e n e p a rla .

u n a c it t à , c h e si a llo n ta n a n o ” (W illia m G ib s o n ,

q u e s te te c n o lo g ie sta n n o orm ai n a s c e n d o nu ovi

P e n s o p e rò c h e p e r in iz ia re a p e r c e p ir e q u e s ta

Neuromancer, 1 9 8 4 ) .

sp azi ib rid i.

h a n n o le id e e c h ia r e su c h e c o s a s ia v e ra m e n ­

n u o v a d im e n s io n e n o n s ia n e c e s s a r io arriv a re a lu n g h e e c o m p le s s e d is s e rta z io n i t e c n ic h e o in fo r m a tic h e . Q u a n d o s i n a v ig a in In te rn e t n on si h a fo rs e la s e n s a z io n e di m u o v e rsi in uno s p a z io ? Q u an d o c i si a g g ira tra i siti W eb non si h a fo rs e la s e n s a z io n e c h e il s ito d el n ostro v ic in o d i c a s a p o s s a e s s e r e p iù d iffìc ilm e n te ra g g iu n g ib ile e “ lo n ta n o ” d i u n sito d a ll’a ltra p arte d e l p ia n e ta ? N on è q u e s ta u n a n u ova g e o g ra fia ? S e s i in c o n tr a n o a ltre p e rs o n e in u n a “ s ta n z a ” d i c h a t n o n si s ta fo rs e g e n e ra n d o uno sp azio d i in te ra z io n e s o c ia le nu ovo , c o n re g o le e d im e n s io n i p ro p rie ? I v id e o g io c h i e le r e a ltà v irtu a li n o n c r e a n o fo rs e n u o v e d im e n s io n i co n g e o g ra fie a u to n o m e ? C h i non h a m ai p e rc e p ito i file c o n te n u ti d a l p ro p rio c o m p u te r co m e d isp o sti in u n o sp a z io o rd in a to o o r d in a b ile a l q u a le s i a c c e d e p e r p o te r “ r ic h ia m a r e ” gli oggetti s u l m o n ito r? P e n s o s ia s u ffic ie n te p o rsi

Lo sviluppo di

AHPANET Jw*© 1975

(1 9 6 9 -1 9 7 5 ).

A -flurK 1972

IL CYB E RS PAZI O

q u e s te o a ltr e d o m a n d e sim ili p e r in iz ia re ad

263

IL CYBE RS PAZI O

N e l c a s o d i in fo rm a z io n i c h e h a n n o r i f e r i ­

L e in fra stru ttu re d e lle re ti si p re sta n o a e s s e r e

m e n ti g e o g ra fic i e a ttr ib u ti s p a z ia li (le ICT), la

r a p p re s e n ta te in m a p p e g e o g ra fic h e u sa n d o le

re a liz z a z io n e d i u n a m a p p a o d i u n a r a p p r e ­

t e c n ic h e c l a s s i c h e d e lla ca rto g ra fia . A n c h e i

s e n ta z io n e v is iv a c i fo r n is c e i m e zzi c o n i

d ati c h e v ia g g ia n o s u lle re ti c h e co m p o n g o n o

q u a li v is u a liz z a r e e d e s c r iv e r e l a s u a s tru ttu ­

in te r n e t, le lo ro o rig in i e d e s tin a z io n i, i loro

ra . C i p u ò in o ltre r iv e la r e im p o rta n ti in tu iz io ­

p e r c o r s i, p o sso n o e s s e r e ra p p re s e n ta ti. In o ltre

n i su c h i c o n t r o lla l ’in fra s tru ttu ra , su c h i h a

le ICT p o sso n o e s s e r e c o n s id e r a te e ra p p r e s e n ­

a c c e s s o a l c y b e r s p a z io , su c o m e il s is te m a

ta te in re la z io n e a i v a lo ri d em o g ra fici a l fin e di

p u ò e s s e r e a n a liz z a to e m is u ra to e su c o m e e

p o te r s tu d ia re le c a r a tt e r is tic h e e la lo c a z io n e

d a d o v e il c y b e r s p a z io v ie n e u s a to . M a , co m e

d e lle p e rs o n e c h e a c c e d o n o a l c y b e rs p a z io e ai

a b b ia m o d etto , c i so n o fo rm e di c y b e rs p a z io

su o i serv izi.

c h e p o sso n o e s s e r e p riv e d i rife rim e n ti g e o g ra ­

M o lte d i q u e s te m a p p e so n o s ta te re a liz z a te

fic i o d i a ttrib u ti sp a z ia li o di e n tra m b i; in q u e ­

d a r ic e r c a to r i a c c a d e m ic i o d a e sp e rti d e l s e t ­

sti c a s i le fo rm e e a ttrib u ti sp a z ia li d e i d a ti d el

to re p e r u tiliz z a r le a fini c o m m e r c ia li. L e d iv i­

c y b e rs p a z io p o sso n o e s s e r e m a p p a ti a ttra v e rso

d ia m o i d u e s e z io n i: m a p p e d e lle in fra stru ttu re

u n p ro c e s s o c h ia m a to d i

spazializzazione. V ie n e

e m a p p e d e l tra ffico .

c io è a p p lic a ta u n a stru ttu ra s p a z ia le d ove n o n n e e s is te g ià u n a e n o n c e n e è u n a is tin tiv a ­ m e n te a p p lic a b ile , q u e sto v ie n e fatto a l fin e di

ICT e cyberspazi E im p o rta n te in o ltre , p e r c a p ire e ap p ro fo n ­

2B4

M appe delle infrastrutture. Statiche e anim ate

fo rn ire g li stru m e n ti p e r v isu a liz z a re e c o m ­

L e p iù c l a s s i c h e m a p p e d e lle in fra stru ttu re

p re n d e re lo sp azio . V ie n e u tiliz z a to il p o te re

so n o q u e lle c h e ra p p re s e n ta n o le a rc h ite ttu re d e lle re ti. S o n o s e m p lic i m a p p e g e o g ra fic h e

d ire l ’a rg o m en to d e lla g e o g ra fia d e l c y b e r s p a ­

d e lla

zio , p o rre a n c h e la d is tin z io n e a l suo in te rn o tra

d iv e r s e fo rm e , co n l’in te n to d i d e s c r iv e r e sp azi

s u lle q u a li v e n g o n o t r a c c ia t i p u n ti e lin e e ra p ­

c iò c h e è p a rte d e lle ICT e q u e lli c h e so n o i

in fo rm a tiv i c o m p le s s i in u n a n u o v a v e s te p iù

p re s e n ta n ti i n o d i d e lle re ti e i c o lle g a m e n ti tra

c y b e rs p a z i to ta lm e n te v irtu a li. L e ICT (;inform ation an d com unication technologies) — le te c n o ­

fa c ilm e n t e

in fo rm a z io n i v en g o n o tra sfo rm a ti in stru ttu re

p rim e

lo g ie d e ll’in fo rm a z io n e e d e lla co m u n ic a z io n e

s p a z ia li a ttra v e rso l’a p p lic a z io n e d i c o n c e tt i

d e lla re te d i ARPANET (q u e lla d a c u i è n a ta l ’in ­

— so n o c o n c r e te e m a te ria li e h an n o g ià r ife r i­

c o m e la g e r a r c h ia o la p ro ssim ità .

te ra In te rn e t): so n o m a p p e e stre m a m e n te s e m ­

r a p p r e s e n ta z io n e

s p a z ia le ,

n e ll e

su e

in te r p r e ta b ile . G li a ttrib u ti d e lle

d i lo ro . U n e se m p io c la s s i c o è q u e llo d e lle m appe

r a p p re s e n ta n ti

i c o lle g a m e n ti

m e n ti g e o g ra fici e c o n n o ta z io n i sp a z ia li p ro p rie

C r e a r e m a p p e , s ia in s e n s o le tt e r a le s ia

p lic i, m a d i u n a g ra n d e im p o rta n z a s to r ic a p e r

(so n o le r e ti, i c a v i, i c o m p u te r .. .) ; i c y b e r s p a ­

m e ta fo ric o , p u ò c o s ì fo rn ire g li stru m e n ti p e r

p o te r s e g u ir e la c r e s c it a d i q u e s ta p rim a re te

zi so n o in v e c e p riv i d i co n n o ta z io n i sp a z ia li o

fa c ilit a r e la c o m p re n s io n e , la n a v ig a z io n e e

c o s ì im p o rta n te . S o n o s ta te re a liz z a te u n g ra n ­

g e o g ra fich e (c o m e p e r e se m p io il W e b , i m ondi

d o c u m e n ta re l ’e s te n s io n e d i q u e s te s v a ria te

d is s im o n u m e ro d i m a p p e d i stru ttu re d i re ti,

v irtu a li, i file d i u n c o m p u t e r ...) o co m u n q u e ,

fo rm e d i c y b e rs p a z i.

sp o n so riz z a te d a i g o v ern i o fa tte c o m m e r c ia l­

Mappe delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ict)

re le c a r a tt e r is tic h e e l ’e s te n s io n e d e lle v a rie

a n c h e s e n e so n o p ro v v isti, h a n n o u n a n a tu ra v irtu a le (m o d elli v irtu a li d i p o sti re a li).

Cartografia del cyberspazio

m e n te a sc o p o d i m a rk e tin g , a l fin e d i m o stra ­

N e g li u ltim i v e n ti a n n i il c y b e rs p a z io s i è

re ti c h e n a s c e v a n o e v e n iv a n o p o te n z ia te n e l c o r s o d e g li a n n i.

L a re a liz z a z io n e d i m a p p e d e l c y b e rs p a z io è

in g ra n d ito a v e lo c ità im p re s sio n a n te . N o n o ­

C i so n o a n c h e m a p p e ad a re e di d e n s ità c h e

u n a p r a tic a c h e o ltre a e s s e r e a ffa s c in a n te e d

s ta n te c iò , il su o la to m a te r ia le e ta n g ib ile , le

m o stra n o su un d e te rm in a to te rrito rio la m ag ­

e v o c a tiv a h a u n a c o n c r e t a u tilità p r a tic a , p ro ­

ICT, r e s ta p e r lo p iù in v is ib ile . L a g ra n p a rte

g io re

p rio c o m e la re a liz z a z io n e d e lle m a p p e “ c o n ­

d e lla s u a in fra s tru ttu ra è n a s c o s ta so tto te rra ,

d e lla re te o p p u re d e g li in d iriz z i In te rn e t (in d i­

v e n z io n a li” . L a v is u a liz z a z io n e g e o g ra fic a , in

o s p ita ta in sta n z e a n o n im e , o r b ita n e llo sp a z io

rizzi IP). Q u e s te m a p p e p o sso n o v e n ir re a liz z a ­

tu tte le su e fo rm e e m a n ife s ta z io n i, è s e m p re

o è c h iu s a in s c a to le m e ta llic h e . E p p u re , p ro ­

te a zo n e d i c o lo r e , a ttra v e rso p u n ti c o lo ra ti o

o m in o re

p resen za

d e ll’in fr a s tn ittu r a

p a rte in te g ra n te d i c o m e n o i c a p ia m o il m o n d o ,

p rio p e r il lo ro e s s e r e “ m a te r ia li” , le ICT p o ss o ­

p o sso n o a n c h e e s s e r e tr id im e n s io n a li e so n o

e q u e s to è v a lid o a n c h e p e r il c y b e rs p a z io .

no v e n ire fa c ilm e n t e ra p p re s e n ta te in m a p p e.

u tili p e r o s s e rv a re c o m e è d is trib u ita la c o n -

La rete dorsale di bahh-b che connette molti istituti scientifici in Italia.

IL CY B E R S P A Z I O

o ltre tre n ta re ti c o m m e r c ia li, e d u c a tiv e e di

n e ttiv ità n e lle d iv e r s e zo n e d e l p ia n e ta . E im p o rta n te s o tto lin e a re c h e q u e s te m ap p e

r ic e r c a . È u n a m a p p a b id im e n s io n a le c h e c o n ­

d e m a rc a n o co n fin i d iv e r si d a q u e lli istitu z io ­

s e n te di e s a m in a r e s in g o la rm e n te le d iv e rse

n ali d e g li s ta ti, se g n a n d o c o s ì i n u o v i co n fin i e

re ti s e le z io n a n d o le , d i p o te r v isu a liz z a re le re ti

le d iv e r se lin e e d i d e m a rc a z io n e d e l c y b e r s p a ­

p e r c a r a tt e r is tic h e o n a tu ra e di p o te r “ zo o m a­

zio risp e tto a lla g e o g ra fia m o n d ia le .

r e ” n e lle d iv e r se re g io n i m o n d ia li. O v v ia m e n ­

U n a s e q u e n z a d i m a p p e s ta tic h e , n e può

te p e r le loro c a r a tt e r is tic h e d i in te ra ttiv ità

g e n e ra re u n a a n im a ta a l fin e d i tra s m e tte re un

q u e s te m a p p e s i p re s ta n o m e g lio a e s s e r e r e a ­

m u tam e n to n e l te m p o . U n b u o n e se m p io di

liz z a te trid im e n s io n a lm e n te , c o m e p e r e se m p io

q u e sto tip o di m a p p e è q u e llo r a p p re s e n ta n te il

la ric o s tru z io n e in

c a m b ia m e n to di p o siz io n e d ei s a te llit i u tiliz z a ­

p r e s e n ta i c o lle g a m e n ti co m e a r c h i trid im e n ­

ti d a lla r e te In te rn e t risp e tto a lla te rra .

sio n a li su u n g lo b o te rre s tre . 1 d iv ersi a rc h i

Mappe delle infrastrutture. Interattive

d iv e r se p a rti d e lla re te .

VRM L

d e lla r e te M B o n e c h e

so n o c l ic c a b il i e q u in d i re n d o n o a n a liz z a b ili le Le

m appe

in te ra ttiv e d e lle

in fra stru ttu re

c o n s e n to n o d iv e rsi tip i d i in te ra z io n e a l le tto re d e lle m a p p e . A lc u n e c o n s e n to n o il c a m b io di p u n to di

v ista

s ia

g e o g ra fic a m e n te

s ia

nel

te m p o , a ltre c o n s e n to n o di m o d ific a re la p re ­

M appe d elle infrastrutture. D inam iche M ap p e s ta tic h e , a n im a te e in te ra ttiv e , p e r q u a n to c o m p le te e b e n re a liz z a te , h a n n o il d ife t­ to d i d iv e n ta re m o lto ra p id a m e n te o b so le te .

s e n ta z io n e d e i d a ti, c a m b ia n d o la c la s s ific a z io ­

L e c a r a tt e r is tic h e e le stru ttu re d e lle re ti

m o strato il n u m ero di nod i p a s s a ti e il te m p o

n e o la s im b o lo g ia o p p u re “ zo o m m an d o ” su

so n o in c o n tin u a e v o lu z io n e e u n a m a p p a n on

im p ieg a to ad a ttr a v e rs a rli. C i so n o d iv ersi tip i

u n a d e fin ita c a te g o r ia d i d a ti, a ltr e a n c o r a c o n ­

a g g io rn a ta d iv e n ta q u in d i v e c c h ia in p o c h is s i­

di

sen to n o a ll’u te n te d i s c e g lie r e i d a ti d a so tto ­

m o te m p o . L e u n ic h e m a p p e c h e n o n so ffro n o

boy, u n

p o rre a ll’in d a g in e d e lla m a p p a . In c e r te m ap p e

d i q u e s to lim ite so n o le m a p p e d in a m ic h e c h e

q u e s te p o s s ib ilità p o sso n o e s s e r e c o m b in a te .

a u to m a tic a m e n te s i a g g io rn an o n e l tem p o . L’e ­

P e r l a lo ro c a r a tt e r is tic a d i in te ra ttiv ità q u e ­ s te m a p p e s i p re s ta n o a e s s e r e c o n s u lta te a t­ tra v erso il W eb in m o d o c h e l’u te n te p o ss a co n fa c ilità v e d e r e e in te ra g ire c o n le m a p p e a ttr a ­

se m p io p iù c la s s ic o e fam o so d i m ap p e d in a ­

traceroute , d a N e o tra c e , il p iù fa m o so , a G e o ­ traceroute trid im e n s io n a le .

Mappe d el traffico S o n o s ta te r e a liz z a te d iv e r se

m ap p e c h e

m ic h e so n o i

traceroute. 1 traceroute so n o d e lle s e m p lic i a p p lic a z io n i

re g istra n o il tra ffico s u lla re te d i In te rn e t in

di In te rn e t c h e tr a c c ia n o in te m p o re a le su u n a

lin e e di d im e n s io n i o co lo ri d iv e rsi a sim b o le g ­

d iv e rsi

m o m e n ti.

A lc u n e

m appe

u tiliz z a n o

c a r tin a g e o g ra fic a il p e rc o rso c h e fan n o i p a c ­

g ia re la m ag g io re o m in o re q u a n tità di flati c h e

U n o ttim o e s e m p io d i m a p p a in te ra ttiv a è

c h e tti d i d a ti s u lla re te di In te rn e t p e r ra g g iu n ­

v ia g g ia n o s u lle d iv e r s e tra tte d e lle re ti. In q u e ­

Mapnet c h e c o n s e n te d i e s a m in a r e l ’in fr a s tn it­

g e re d a l n o stro c o m p u te r u n a c e r ta d e s tin a z io ­

sto m odo si c e r c a di m o stra re q u a li so n o le

tu ra d e lla re te d o rs a le d i In te r n e t, c o m p o sta da

n e ; in o ltre c o n q u e s te a p p lic a z io n i c i v ie n e

ro tte p re fe re n z ia li e m a g g io rm e n te u tiliz z a te

v e rso il p ro p rio c o m p u te r c o n n e s s o in re te .

d ai d ati c h e v ia g g ia n o su In te r n e t. S a r à p o s s i­ b ile c o s ì v e d e re q u a li so n o i p a e s i o le re g io n i tra le q u a li c ’è u n m ag g io r in te r s c a m b io s u lla r e te d i In te r n e t e c h e q u in d i so n o p iù “ v ic in e ” n e l c y b e rs p a z io a p r e s c in d e r e d a lla loro lo n ta ­ n a n z a n e llo sp a z io re a le . C i so n o m a p p e d i q u e s to tip o s ia b id im e n ­ s io n a li c h e tr id im e n s io n a li, s ta tic h e , a n im a te e in te ra ttiv e . E s e m p io c e le b r e è la m a p p a in te ­ ra ttiv a d e l tra ffico re a liz z a ta d a S te p h e n E ic k p re s s o i L a b o ra to ri B e ll. U n d iv e rso tip o d i m a p p a d e l tra ffico è q u e l-

MESCO CIUDAD DE

Mappa interattiva tridimensionale della rete SANTA FE DE BOG0TA

M Bone (Tamara Munzner e IEEE). H traceroute N eoTrace.

265

IL CYBE RS PAZI O

u n iv e rs ità o la to p o lo g ia d e lla re te d i u n a c e r ta n a z io n e o p p u re di u n a s p e c ific a re te p riv ata. T u tte q u e s te m a p p e , n o n seg u e n d o r ife r i­ m e n ti g e o g ra fic i, c e r c a v a n o di m o stra re un tip o di “ v ic in a n z a ” d iv e rsa d a q u e lla fis ic a , u n a v ic in a n z a d e tta ta d a u n a m ig lio re o p iù a r tic o ­ la ta c o n n e s s io n e tra d u e n o d i di u n a re te . U n o sp le n d id o e se m p io di q u e sto tip o di m ap p a è Γ Internet

M apping Project re alizzato da

C h e sw ick e B u rc h . L’a p p lic a z io n e re a liz z a ta dai d u e ric e r c a to ri d ei L a b o ra to ri B e ll è in grad o di tr a c c ia r e d e lle m ap p e ra p p re se n ta n ti le d iv e rse re ti di In te rn e t e la loro in te rc o n n e s s io n e . In q u e sto m odo, a n a liz z a n d o le re ti se c o n d o la loro m ag g io re o m in o re c o n n e s s io n e c o n le a ltre è p o s s ib ile in d iv id u a re u n te o ric o “ c u o re ” d e lla re te di In te rn e t e q u e lli c h e p o sso n o in v e ce e s s e r e d efin iti c o m e le su e “ p e rife rie ” . lo c h e v is u a liz z a su u n a c a r ta g e o g ra fic a la

266

Mappe topologiche delle reti

M appe degli spazi di informazioni su Internet

d iv e r s a q u a n tità d i d ati c h e p a s s a n o p e r i W eh

L e m a p p e to p o lo g ic h e , p e r loro s te s s a n a tu ­

L a c re a z io n e di m a p p e d eg li sp azi di in fo r­

se rv e r. In q u e s te m a p p e il tra ffico v ie n e v is u a ­

ra , so n o p iù a s tra tte ris p e tto a q u e lle g e o g ra fi­

m a z io n i, a d iffe re n z a d e lle m ap p e to p o lo g ic h e

lizzato c o n c o lo n n in e di d iv e r s e a lte z z e .

c h e v is te p re c e d e n te m e n te .

d e lle re ti, im p lic a l'a p p lic a z io n e di u n a g ran d e

C i so n o o ttim i e se m p i d i m ap p e d in a m ic h e

In q u e s te m a p p e la lo c a liz z a z io n e g e o g ra fi­

di q u e s to tip o le q u a li c i m o stra n o in te m p o

c a d e lF in fra s tru ttu ra n on h a a lc u n a im p o rta n ­

r e a le la s itu a z io n e d e l tra ffic o su In te rn e t n e lle

z a, il lo ro c o m p ito è q u e llo di riv e la r e a ltre

Q u an d o si p a rla d i sp a z i d i in fo rm azio n i ci

d iv e r se re g io n i d el m o nd o fa c e n d o s a lir e e

c a r a tt e r is tic h e d e lle re ti. P e r e se m p io le s p a ­

si p u ò rife r ir e a sp azi v irtu a li d ove i n av ig ato ri

s c e n d e r e le c o lo n n in e su m a p p e s ia b id im e n ­

z ia liz z a z io n i p o sso n o e v id e n z ia re l a m a g g io re o

so n o in g rad o d i in te ra g ire c o n ris o rs e in a n i­

s io n a li s ia a tre d im e n s io n i. U n e se m p io so n o i

m in o re c o n n e s s io n e tra d iv e rse p a rti d i re ti,

m a te di in fo rm azio n i (c o m e le p a g in e W e b , i

“ p a lazzi d e l tra ffic o ” re a liz z a ti da L a m m , R e e d

c o s a c h e le ra p p re s e n ta z io n i g e o g ra fic h e non

d o c u m e n ti, g li a rc h iv i FTP, le im m a g in i, i d a ta ­

e S c u llin p e r v isu a liz z a re il traffico su l W eb.

p o sso n o m o stra re .

b a s e ) o p p u re m u o v e rsi in sp azi d ove p o sso n o

Spazializzazitme del cyberspazio F in o a q u e s to m o m en to a b b ia m o tra tta lo le m appe

che

ra p p re s e n ta n o

il

lato

m a te ria le

d e lle ICT, o ra è in v e c e il m o m en to di so ffe rm a r­

q u a n tità d i m e ta fo re s p a z ia li a d ati c h e n on h a n n o a lc u n rife rim e n to di sp azio .

I primi esempi di mappe topologiche del

c o m u n ic a re c o n a ltre p e rs o n e in m a n ie ra a s in ­

cyberspazio che siano stati realizzati sono i

c ro n a (m a il, n ew sg ro u p , m a ilin g lis t) o p p u re

disegni che rappresentavano i primi quattro

s in c r o n a (c h a t, MUD e m o n d i v irtu a li).

computer che collegati tra di loro formavano la rete di ARPANET nel dicembre del 1969.

c i su q u e lli c h e so n o i te n ta tiv i d i c r e a r e u n a

C o n c r ite r i s im ili s i è p ro se g u ito n e l te m p o

spazializzazione d e l c y b e r s p a z io . In q u e s te

a r a p p re s e n ta re la c r e s c it a d e lla r e te d i ARPA­

m a p p e d ati p riv i di p ro p rie tà sp a z ia li v en gon o

NET co n m a p p e to p o lo g ic h e c h e m o stra v a n o i

ra p p re s e n ta ti in sp azi g ra fic i d e fin iti, in m odo

d iv e r si n o d i e i c o lle g a m e n ti tra di lo ro , e v i­

d a e s s e r e re si p iù fa c ilm e n te c o m p re n s ib ili.

d e n z ia n d o c o n lin e e d iv e r se la q u a lità d e l c o l-

Q u e sto tip o di sp a z ia liz z a z io n i im p ieg a n o l ’uso

le g a m e n to tra i d iv e rsi c o m p u te r d e lla r e te . S i

d i d iv e rse t e c n ic h e g ra fic h e e m e ta fo re v isiv e ,

è p ro se g u ito a re a liz z a re q u e s to tip o d i m ap p e

d a ra p p re se n ta z io n i s ta tic h e e b id im e n s io n a li

to p o lo g ic h e d i re ti a n c h e n e g li a n n i s u c c e s s iv i;

fin o a p a e sa g g i d in a m ic i e a tre d im e n sio n i.

ta lv o lta m o stran d o la stru ttu ra di re ti lo c a li di

Mappa interattiva del traffica

L'Internet Mepping Project

di Internet (Stephen Eick,

realizzato da Bill Cheswick

Laharatari Bell).

e Hai Burch.

03 Dee 1994 I

Copyright (c) 1994 John December ([email protected])

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S e a rc h e r o r In d e x G a te w a y o r L in k

S u b je c t T re e &

R o o t List

C Y B E R S P A Z I O

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M appe delle risorse di informazioni Su Internet ci sono tanti spazi di informa­ zioni disponibili; il più affermato ormai da un po’ di anni è il celeberrimo World Wide Web, ma prima di lui ne esistevano già diversi (Gopher, WAIS, Telnet). La mappa di John December è una spazializzazione che ci offre un'ottima via per concettualizzare i diversi spazi di informazioni presenti su Internet; questi spazi hanno giusta­ mente bordi fluidi e complessi oltre a moltepli­ ci interconnessioni tra di loro. Ci sono mappe che usando la metafora delle m appe “p iatte” bidimensionali spazializzano differenti tipi di informazioni disponibili sulla rete. Un esempio è l'applicazione chiamata ETMap che traccia una cartina delle gerarchie nelle categorie di siti elencati da Yahoo!. Le NewsMaps tracciano invece una mappa molto simile a quella di un territorio che mostra il contenuto di oltre novecento servizi di notizie presenti Online. Il sito delle Pagine Gialle inglesi visualizza il suo contenuto disponendo­ lo su una mappa che riprende quella della metropolitana di Londra. Ci sono programmi (come per esempio Astra Site M anager) fatti apposta per creare mappe rappresentanti la stnrttura dei contenuti di un sito, evidenziando i collegamenti tra le diverse sezioni. Altri programmi visualizzano irrvece i movi­ menti che più frequentemente i visitatori com­ piono all’interno di un determinato sito. In contrasto con queste mappe “piatte”, alcu­ ni sviluppatori hanno sperimentato l’applicazio­ ne al cyberspazio di metafore di paesaggi gene­ rando quindi mappe tridimensionali di p a esa g ­ gi di informazioni, spesso anche interattive. Ci sono esempi di p aesag g i di informazioni che sono semplici visualizzazioni tridimensionali di spazi virtuali quali i contenuti di grossi siti Web (come la MAPA realizzata alla Dynamic Diagram); ma esistono anche mappe che rappre­ sentano paesaggi immersivi consentendo all’u­ tente di “entrare” nello spazio. Sono rappresen­

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tazioni molto interessanti del cyberspazio, anche perché sono quelle che di più si avvici­ nano all’idea di Gibson di “paesaggi di dati”. Un esempio interessante è quello del browser Harmony, un programma di navigazione che oltre alla normale visualizzazione delle pagine, crea dei paesaggi tridimensionali basati sulla struttura delle informazioni multi­ mediali. Altro “paesaggio del cyberspazio” molto coinvolgente è quello che viene genera­ to dall’applicazione Map.Net che rappresenta i siti come costruzioni di diverso aspetto e dimensioni, con i siti più popolari e importan­ ti rappresentati come i palazzi più alti. Ci sono infine mappe di spazi di informa­ zioni che generano veri e propri am bienti di informazioni. La differenza con i paesaggi sta nel fatto che in queste spazializzazioni vengono piena­

Mappa concettuale degli spazi

d i inform azione su Internet realizzata da John December.

mente utilizzate tutte e tre le dimensioni, l’u­ tente è immerso in un ambiente di realtà vir­ tuale e può vedere e manipolare i modelli da ogni angolo e posizione, volandoci dentro e intorno. Esempi di questi spazi possono essere lo Starlight visual Information analysis environment realizzato presso il Pacific Northwest National Laboratory che analizza complesse raccolte di informazioni multimediali, oppure W ebPath, applicazione che visualizza una navigazione sul Web rappresentando i conte­ nuti multimediali e i loro collegamenti. Mappe d ella com unicazione asincrona e sincrona Oltre a essere una miniera di informazioni di ogni natura e forma il cyberspazio è anche un importante mezzo per l’interazione sociale tra le persone.

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C Y B E R S P A Z I O

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Ogni giorno moltissime persone parlano, discutono, giocano muovendosi in questo spa­ zio digitale, utilizzando soprattutto applicazio­ ni della rete di Internet. Questi media sociali possono essere asincroni (email, mailing list, newsgroup, forum di discussione) oppure sin­ croni (chat, giochi multiplayer, MUDs, mondi virtuali). Particolari ed estremamente affasci­ nanti sono le visualizzazioni di questi media di comunicazione. Per quanto riguarda l’interazione asincrona non esistono moltissime mappe rappresentanti il cyberspazio percorso dalla comunicazione via m ail. Un tentativo è stato quello di P arasi­ te realizzato da Camion e Szeto. P arasite era un applicativo che cercava di visualizzare le mail nel loro essere immagazzi­ nate in mailbox. Senza dubbio la comunicazio­ ne sincrona è quella che meglio si presta a studi e riflessioni spaziali. Nell’interazione in tempo reale le persone condividono lo stesso

media contemporaneamente, un media che offre nuovi spazi nei quali esplorare l'identità così come la possibilità di creare e ridefinire nozioni di comunità. L’esempio più famoso di interazione sincro­ na nel cyberspazio è senza dubbio quello delle chat. Molti sociologi e psicologi hanno studia­ to il mondo delle chat ma un nuovo modo per esplorare le relazioni sociali e le interazioni tra i partecipanti a queste conversazioni in linea è quello di mapparle. Un progetto di questo tipo è quello dei Chat Circles di Viegas e Donath dei MIT Media Lab. I Chat Circles offrono una nuova interfaccia grafica per la comunicazione via chat, rappre­ sentando i diversi partecipanti con cerchi colo­ rati di colori e dimensioni legate alla loro par­ tecipazione alla conversazione. I cerchi sono disposti a seconda delle loro interazioni del momento e hanno al loro interno le parole scritte dall’utente rappresentato dal cerchio.

I Chat Circles offrono senza dubbio l’oppor­ tunità di poter vedere aspetti che le normali interfacce delle chat non mostrano, come ad esempio la presenza di utenti che non scrivo­ no, ma unicamente osservano la conversazione degli altri. L’interazione sincrona più palesemente spa­ ziale è però senza dubbio quella dei Mondi Vir­ tuali. I Mondi Virtuali hanno interfacce grafi­ che che rappresentano visualmente i paesaggi fisici e gli avatar dei partecipanti, mostrano esplicitamente la geografia visuale e la struttu­ ra topologica degli ambienti. Molte sono le interfacce di mondi virtuali navigabili sulla rete, tra questi il Leonardo Virtuale del sito del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, realizzato in colla­ borazione con il laboratorio HOC del Politec­ nico di Milano, nel quale i visitatori del sito possono prendere un’identità virtuale con caratteristiche fisiche proprie (un avatar) e aggirarsi per una ricostruzione dei chiostri del Museo interagendo con gli altri visitatori e con alcune macchine di Leonardo da Vinci. Ora è in via di realizzazione una nuova versione del Leonardo Virtuale, in cui si potrà esplorare la città ideale di Leonardo. L’esempio più impor­ tante e rappresentativo di Mondo Virtuale è AlphaWorld. AlphaWorld, accessibile via Internet, gene-

I Chat C ircles realizzati

Map.Net\paesaggio

da Fernanda Viegas e Judith

tridimensionale del Web.

Donath dei MIT Media Lab.

IL C Y B E R S P A Z I O

ra un vero e proprio mondo, complesso, gran­ dissimo e dalle enormi potenzialità, nel quale gli utenti non solo si possono aggirare visualiz­ zandolo in soggettiva, ma hanno la possibilità di interagire con lo spazio modificandolo, costruendo case, interagendo con le altre per­ sone e con gli oggetti e le costruzioni. Un vero e proprio cyberspazio, visuale, tri­ dimensionale, immersivo, ricco di informazio­ ne, interazione, comunicazione e libertà d’a­ zione e di movimento.

Visioni artistiche del cyberspazio Il disegno e la rappresentazione della geo­ grafia del mondo è sempre stata, oltre che stu­ dio, anche sogno; non si poteva quindi finire di parlare di mappe del cyberspazio senza mostrare i sogni e le visioni che questo spazio virtuale ed elettronico ha generato nelle menti artistiche dei nostri anni. Abbiamo già visto come la stessa parola “cyberspazio” prese origine non da uno studio scientifico ma dall’ispirazione artistica di Wil­ liam Gibson nel suo romanzo Neuromante. Ugualmente questo nuovo concetto di spazia­ lità virtuale, misterioso ed evocativo ha spesso ispirato la fantasia di scrittori e cineasti. Del resto, per la sua stessa natura e potenzialità, il cyberspazio è un campo fertile per ogni mente creativa, lasciando una totale libertà di espres­ sione a chi lo volesse rappresentare in una qualunque sua forma. Vale la pena di ricordar­ ne solo alcuni esempi rilevanti. Già nel 1982 il film Tron di Steven Lisber-

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ger narrava di due persone che riuscivano a entrare dentro a un computer e a muoversi nel suo spazio virtuale. Memorabile la scena dell’inseguimento tra moto luminose dentro ai flussi di dati. Il film Johnny M nemonic del 1995 realizzato da Robert Uongo traeva spunto da un racconto dello stesso William Gibson; in esso più volte si trovano sequenze rappresen­ tanti il cyberspazio, tra queste una navigazione in Internet e un caricamento di dati particolar­

mente immaginifici. Sempre nel 1995 nel film Hackers di Iain Softley veniva rappresentata una città di dati di ispirazione gibsoniana, con grattacieli luminosi di informazioni e pulsanti circuiti di computer. Nel film The Matrix di Andy e Uarry Wachowski del 1999 il cyber­ spazio è visto invece come un misterioso codi­ ce verde di computer visualizzato in cascata. Ua miglior raccolta di mappe del cyberspa­ zio è quella realizzata da Martin Dodge nel suo bellissimo sito www.cybergeography.org del quale esiste una versione italiana (www.cybergeography.it) curata da Paolo Cavallotti per il sito del Museo della Scienza e della Tecnolo­ gia di Milano (www. museoscienza.org). Si faccia riferimento a questo sito per poter vedere tutte le mappe di cui si è parlato qui e molte altre ancora.

Π L eonardo Virtuale del sito del Museo della Scienza

Starlight visual Information

e della Tecnica di Milano

anafysis environment realizzato

realizzato in collaborazione

presso il Pacific Northwest

con il laboratorio HOC

National Laboratory.

del Politenico di Milano.

Glossario a cura di Giuseppe Motta

aerofotografìa Tecnica di ripresa fotografica generalmen­ te da bordo di aerei, ma anche da palloni sonda e da satelliti artificiali. aerofotogrammetrìa Branca della fotogrammetria, utilizzata per allestire carte topografiche di base a scala 1:25.000 o a più grande scala (1:10.000 - 1:5000 - 1:1000), che impie­ ga aerofotogrammi, utilizzando strumen­ ti di restituzione analogica, analitica o numerica. 270

altimetrìa Branca della topografia che si occupa dei metodi per la determinazione sia della quota di un punto sia della differenza di quota fra due punti rispetto a una superfi­ cie di riferimento non necessariamente piana. Nel rilevamento sul terreno l’altimetria può essere determinata con misure dirette o indirette. In cartografia Paltimetria si può rappresentare mediante piani quotati, curve di livello o isoipse, curve batimetriche o isobate, tinte ipsometriche, sfumo e tratteggio. altimetro Strumento per la determinazione della quota assoluta riferita al livello medio del mare o della quota relativa rispetto a un’al­ tra assunta come riferimento. L’altimetro più usato è un normale barometro metalli­ co che porta, accanto alla scala delle pres­ sioni in millimetri di mercurio o in millibar, una scala delle altezze tarata in metri o in piedi; la pressione atmosferica infatti diminuisce al crescere dell’altezza sul livello del mare: le variazioni di pressione non sono però esattamente proporzionali alle variazioni di quota, perché interven­ gono fattori variabili come i valori locali della temperatura e dell’umidità dell’aria e la distribuzione dei valori di pressione in superficie; quindi i dati forniti dall’altime­ tro barometrico sono imprecisi tanto più quanto maggiore è il dislivello che si intende misurare. Su principi diversi fun­ zionano il radioaltimetro e il radaraltimetro, strumenti che garantiscono una mag­ giore precisione. anaglifìa Tecnica di stampa per la visione in rilievo di un oggetto, ottenuta da due immagini stereoscopiche, stampate sullo stesso foglio di carta con inchiostro rosso, quella

relativa all’occhio destro, e con inchiostro blu-verde (colore complementare del ros­ so), quella relativa all’occhio sinistro. L’ef­ fetto del rilievo si ha osservando l’anaglifia con speciali occhiali aventi una lente ros­ sa a sinistra e una blu-verde a destra. In tal modo ciascun occhio vede esclusivamente l’immagine che gli corrisponde e la fusio­ ne delle due immagini dà in nero la visione del rilievo. Questa tecnica, che ha avuto in passato un buon successo, trova oggi applicazione quasi esclusivamente nel settore cartografico e precisamente nella stampa anaglifica delle curve di livello. astrolabio Strumento portatile astronomico-nautico usato fino al X V III secolo. Serve essen­ zialmente per determinare l’altezza del Sole, o di un astro qualsiasi, sull’orizzonte. L’astrolabio è stato gradualmente sostitui­ to dal teodolite e dal sestante. L’astrolabio piano è il tipo più comune, costituito da un disco di rame o di ottone con orlo graduato su cui ruota un’alidada (o diottra) munita di traguardi per fissare l’astro. atlante (geografia e letteratura) Atlante geografico: cenni storici Il termine a. fu proposto per la prima volta da Gerardo Mercatore come titolo del grandioso atlante da lui iniziato nel 1585, ultimato dal figlio e pubblicato nel 1595 a Duisburg col titolo di Atlas, sive cosmographicae m editationes de fa b r ic a mundi et fab ricatifig u ra (in precedenza a tali rac­ colte di carte era attribuito il nome di Theatrum, come per esempio il Theatrum Orbis Terrarum di Abramo Ortelio, pubbli­ cato ad Anversa nel 1570). La prima rac­ colta di carte a noi nota è quella che accompagnava la famosa G eografia di Claudio Tolomeo (secolo II), opera che rimase fino al tardo Medioevo come il mas­ simo compendio delle conoscenze geogra­ fiche. L’allargarsi delle conoscenze della Terra all’epoca delle grandi scoperte geo­ grafiche promosse, a partire dal secolo XV I, una ricca fioritura di atlanti, firmati da famosi cartografi fra i quali i già citati Ortelio e Mercatore, il Coronelli, il Bleaw, ecc. Con il secolo X V III, quando i princi­ pali Paesi europei diedero inizio, con rigo­ re scientifico, al rilevamento topografico del proprio territorio, i geografi e i carto­ grafi ebbero a disposizione delle fonti a grande scala, da cui poter ricavare le tavo­ le, a scala assai più piccola, per gli atlanti

geografici. Nel secolo X IX ebbe inizio una revisione critica di tutte le opere già esi­ stenti e, con il progresso delle tecniche di riproduzione e di stampa, aumentarono anche le esigenze di rappresentazione del contenuto. Oltre alla raffigurazione più precisa di tutti gli elementi pianimetrici (coste, fiumi, confini ecc.) e all’introduzio­ ne di un maggior numero di toponimi e simboli, la rappresentazione del rilievo e la possibilità di stampare carte a più colori sovrapposti segnarono praticamente la nascita dell’atlante moderno, che differi­ sce da quelli precedenti, realizzati in base all’esperienza e al gusto del geografo e del cartografo. Fra gli atlanti moderni primeg­ giano quelli di scuola tedesca (lo Stieler’s H andatlas, 1816, dell’Istituto J. Perthes di Gotha; l’A llgem eine H andatlas, 1881, di K. Andree; il Neuer H andatlas, 1894, di E. Debes) e francese (l’Atlas universel de géographie, 1887, di L. Vivien de Saint-Martin e di F. Schrader; YAtlas historique et géographique V idal-L ablache, 1894), creati nel secolo scorso e giunti fin quasi ai nostri giorni. Alla scuola tedesca si rial­ lacciano, con notevoli innovazioni, il Grande Atlante G eografico dell’Istituto Geografico De Agostini di Novara (1922) e YAtlante Internazionale del Touring Club Italiano (1927), diretto da L.V. Bertarelli e 0 . Marinelli, aggiornati, ampliati e arric­ chiti nelle successive edizioni e conosciu­ tissimi anche all’estero. Sempre di queste due grandi aziende editoriali italiane sono da segnalare: della prima il rifacimento (ma si tratta, in realtà, di un’opera comple­ tamente nuova sia per contenuto sia per esecuzione tecnica) del Grande Atlante Geografico (1987) e un nuovo Grande Atlante d ’Ita lia (1987), le cui carte sono accompagnate da una ricca sezione tema­ tica e da una serie di immagini da satellite; della seconda i 3 volumi delYAtlante Enci­ clopedico, rispettivamente dedicati all’Ita­ lia (1986), all’Europa (1987) e ai Paesi extraeuropei (1988), seguiti da altri volu­ mi a contenuto storico. La produzione tedesca offre anche in questo secolo opere di grande mole e pregio, tra cui, oltre a un a. derivato dal Grande Atlante Geografico dell’Istituto Geografico De Agostini (Goldmanns Grosser Weltatlas, 1955), Grosser Herder Alias (1958), Grosser Bertelsm ann Weltatlas (1961), Meyers Neuer H andatlas (1970) e Bertelsm ann Atlas International (1984) pubblicati nella Germania occi­ dentale; nella Germania orientale, invece,

tra le pubblicazioni più significative si ricordano: H aa ck H ausatlas (1965) e H aack Grosser Weltatlas (1968). In Gran Bretagna è sempre viva la tradizione della Bartholomew di Edimburgo (Times Atlas o f thè World, 1967; Oxford World Atlas, 1973), ma attualmente ha una grossa dif­ fusione un atlante costituito da video­ dischi, realizzati (1986) dalla BBC. Domesday, accessibili con un microcomputer. Per la Francia va segnalato YAtlas internation al Larousse politique et économ ique (1965), per la Spagna il Gran Atlas Aguilar (1970) in 3 volumi, per la Polonia YAtlas Swiata (1962), dal quale è stata tratta un’e­ dizione inglese, per la Cecoslovacchia il Ceskoslovensky Vojensky Atlas (1965). L’U­ nione Sovietica ha edito nel 1954 YAtlas Mira, a cura di A.N. Baranov, e in seguito (1968) ne è stata tirata un’edizione in caratteri latini (The World Atlas), cui si sono affiancati anche atlanti regionali dedicati ad alcune repubbliche federate e altri sull’economia del Paese. Gli Stati Uniti, che nel 1964 avevano pubblicato il N ation al G eographic Atlas o f thè World, nel 1967 YOdyssey World Atlas e nel 1969 YInternational Atlas (prodotto da una col­ laborazione tra la Rand MacNally di Chi­ cago e la Philip di Londra), ne hanno alle­ stito un altro in forma di D igital Inform a­ tion D isplay System, grazie alla collabora­ zione della N A S A e del Bureau of Census. A livello mondiale va rilevata la pubblica­ zione di nuove edizioni, o il rifacimento delle precedenti di molti atlanti nazionali. In questo ambito è da ricordare YAtlante N azionale d ’Italia, in collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Touring Club Italiano. Atlante geografico: tipologia In base al tipo delle carte contenute, gli atlanti vengono distinti in atlanti, interna­ zionali o atlanti m ondiali o grandi atlanti, che rappresentano la categoria più presti­ giosa del settore: sono formati da una serie di tavole (fisiche, politiche, fisico-politi­ che), arricchite da un corredo di carte tematiche raffiguranti tutti i Paesi del mondo; atlanti tem atici, con cartine eco­ nomiche, linguistiche, storiche, geologi­ che, archeologiche ecc. (si ricorda il pri­ mo: P hysikalischer Atlas di H. Berghaus, pubblicato verso la metà del secolo scor­ so); atlanti scolastici, con un contenuto di carte geografiche variabile a seconda del tipo di scuola cui sono destinati; atlanti nazionali, in cui sono rappresentati tutti

àzimut In topografia, sulla superficie piana (entro un raggio di 15 km, pari al cosiddetto cam­ po topografico), si definisce azimut di B rispetto ad A l’angolo a che la direzione uscente da A e passante per B forma con il meridiano su cui è posto A, misurato posi­ tivamente in senso orario. L’azimut di A rispetto a B dicesi azimut reciproco. La somma dei due azimut è uguale a 180°. azimutale In topografia e geodesia si definisce cer­ chio azim utale il piatto generalmente di vetro che nei teodoliti, tacheometri ecc. riporta incise le graduazioni per misurare angoli orizzontali, detti anche angoli azi­ mutali. carta Carta geografica: generalità Le carte moderne sono il prodotto di una triplice elaborazione, proiettiva, figurativa e grafica. Il primo intervento per la realiz­ zazione di una carta riguarda infatti la scelta, in relazione alle finalità e all’area abbracciata, e l’esecuzione di un certo tipo di proiezione geografica, atto a consentire la rappresentazione più fedele possibile sul piano della carta della superficie terre­ stre o di una sua parte. I sistemi di proie­ zione si riferiscono sempre a figure terre­ stri considerate a grandissime linee. Per la rappresentazione dell’orografia, ossia degli elementi relativi al rilievo, dell’idro­ grafia, cioè degli elementi relativi alle acque, mari, fiumi, laghi ecc., e delle ope­ re artificiali occorre l’opera del topografo e del cartografo, i quali inseriscono nel reti­ colato geografico, costruito in base alla proiezione scelta, la figurazione dei punti secondo la loro rispettiva posizione geo­ grafica e secondo precise interpolazioni, ed eseguono infine la rappresentazione grafica definitiva per mezzo del disegno.

Le operazioni finali necessarie all’edizio­ ne di ogni carta sono di competenza del­ l’arte grafica e riguardano la riproduzione e la stampa. I tipi, i contenuti e le dimen­ sioni spaziali delle carte variano a seconda degli scopi e degli usi cui sono destinate. Carta geografica: classificazioni e tipologia Quindi vari sono i criteri di classificazio­ ne. Il primo è dato dal tipo di proiezione geografica adottato. Ciascuna proiezione, infatti, mediante proprie formule di corri­ spondenza con il piano, consente di trac­ ciare sulla carta il reticolato geografico (meridiani e paralleli), di misurare su di esso le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) dei punti del terreno e quindi di stabilire la corrispondenza biunivoca tra questi e quelli riportati sulla carta. Si hanno, pertanto, carte isogone, equivalen­ ti, equidistanti, afilattiche ecc. Tutte com­ portano delle differenze, che riguardano valori angolari, areali e di lunghezza, fra la superficie oggettiva (il globo) e quella subiettiva (la carta), differenze che diven­ tano sempre più sensibili col crescere del denominatore della scala e dell’estensione del territorio considerato. Altro fondamen­ tale elemento di classificazione è la scala, cioè il rapporto dimensionale tra le lun­ ghezze grafiche e le corrispondenti sul ter­ reno. Essa varia in relazione allo scopo e alla funzione della carta. Quindi si hanno: le carte geografiche, a piccola scala o a grande denominatore (a partire da 1: 1.000.000), che riportano gli essenziali elementi orografici, idrografici e antropici delle grandi divisioni fisiche e politiche della Terra in modo da dare l’idea imme­ diata, ai fini per lo più dimostrativi e didat­ tici, delle caratteristiche d’insieme; le car­ te corografiche (scale da 1: 1.000.000 a 1: 100.000) che, raffigurando elementi naturali e antropici di zone (c/ioros=regione), consentono maggiori possibilità di dettaglio; le carte topografiche, a media scala (da 1: 10.000 a 1: 100.000), che costi­ tuiscono la cartografia di base o fondamen­ tale di uno Stato, forniscono la rappresen­ tazione fedele del terreno e riportano con esattezza e abbondanza i particolari natu­ rali e artificiali; i pian i, le pian te topografi­ che e le m appe catastali, a grandi scale (oltre 1:5000), che, rappresentando con notevole esattezza e cura gli elementi spe­ cifici di zone limitate o particolari, hanno scopi essenzialmente tecnici. Queste rap­ presentazioni e le carte topografiche sino al 50.000 vengono rilevate direttamente sul terreno; le altre vengono derivate dalle carte topografiche mediante riduzione di scala, spoglio di particolari e generalizza­ zione. Particolari rappresentazioni geo­ grafiche a piccola scala sono: i plan isferi, che danno l’immagine piana dell’insieme del globo terrestre; i m appam ondi, che rappresentano in piano il globo terrestre distinto in due emisferi; i globi, ohe sono riproduzioni sferiche della superficie della Terra, della Luna o di altri pianeti. I plani­ sferi, i mappamondi e in genere le carte a piccola scala trovano diffusione negli atlanti. Riguardo al contenuto e allo scopo

le carte si classificano in: generali, temati­ che e speciali. Quelle gen erali o del terre­ no (topografiche, corografiche, geografi­ che) hanno esclusivamente lo scopo di rappresentare il terreno e gli oggetti visibi­ li su esso distribuiti dando il maggior numero possibile di informazioni. Le carte tem atiche consistono in rappresentazioni grafiche che su appropriata base cartogra­ fica e mediante simboli evocatori, colori, figurazioni convenzionali ed espressioni grafiche come diagrammi, cartogrammi, stereogrammi ecc., consentono correlazio­ ni geografiche e dimostrazioni statistiche, qualitative e quantitative, relativamente a fenomeni fisici (geologia, tettonica, clima, flora, fauna ecc.), a fenomeni antropici (demografia, razze, religioni, lingue, c i­ viltà economiche ecc.), a fenomeni econo­ mici (utilizzazione del suolo, produzioni minerarie, fonti di energia, distretti indu­ striali, correnti di traffico, vie di comuni­ cazione ecc.). Le carte speciali o applicate infine sono delle carte tematiche rispon­ denti a precise esigenze di ordine pratico; comprendono per espio carte nautiche e aeronautiche, amministrative, clinografiche, forestali, geomorfologiche, geologi­ che, minerarie, archeologiche, stradali, turistiche ecc. (v. oltre). Carta geografica: rappresentazione del terreno La rappresentazione del terreno è l’obietti­ vo fondamentale delle carte generali e, in particolare, di quelle topografiche, perché il terreno costituisce l’oggetto essenziale e fondamentale di ogni carta. Effettuato l’in­ quadramento geografico e geodetico della carta la rappresentazione altimetrica e pianimetrica viene realizzata geometrica­ mente dal topografo mediante rilievi (o levate) di campagna, in modo da fornire la rigorosa immagine figurativa degli aspetti naturali e umani del terreno, e completata col disegno e con l’applicazione di partico­ lari tecniche cartografiche. La rappresen­ tazione altim etrica pone il problema di rendere su lina superficie bidimensionale (la carta) gli elementi tridimensionali del­ le accidentalità della superficie terrestre. Esso viene risolto o ricorrendo ad astrazio­ ni geometriche (curve di livello, tinte ipsometriche ecc.) o a effetti naturalistici, cioè ad artifici che, prescindendo dall’esattez­ za geometrica, danno la sensazione plasti­ ca del rilievo (sfumo, tratteggio ecc.), o infine all’indicazione delle quote, che danno le altezze dei vari particolari sulla superficie convenzionale del livello medio dei mari (geoide). Le curve di livello o isoi­ pse, affermatesi verso la prima metà del­ l’Ottocento, sono linee geometriche conti­ nue, le quali sezionando idealmente i rilievi con piani orizzontali paralleli al livello del mare uniscono i punti che han­ no uguale quota, riproducendo così l’an­ damento morfologico del terreno. Sono distinte in ordinarie e direttrici e sono separate da un intervallo costante detto equidistanza, corrispondente di solito a un millesimo della scala. Per mettere in risal­ to particolari topograficamente importanti non riproducibili con le curve ordinarie si

ricorre all’interposizione di curve ausiliarie tratteggiate a equidistanza inferiore. La stessa funzione delle curve di livello han­ no le curve batimetriche, che uniscono punti di uguale profondità e servono a rap­ presentare le forme dei fondi marini e lacustri. Per i terreni piatti, dove le curve sarebbero inespressive, si ricorre al piano quotato, cioè a una fitta quotazione di par­ ticolari che consente di valutare anche piccole differenze di livello. Si usa per car­ te a grande scala, per lavori di bonifica e di sistemazioni idriche e per i fotopiani. Que­ ste sono carte di terreni pianeggianti rica­ vate da mosaici di fotografie aeree geome­ tricamente corrette da appositi strumenti raddrizzatori, interpretate da ricognizioni sul terreno e tradotte in segni topografici. Il tratteggio è un artificio grafico che risale al Seicento. Consiste nel dare valore alle pendenze mediante serie di trattini di lun­ ghezza e spessore variabili, disposti secondo le linee di massima pendenza. L’effetto plastico si ottiene sia raffittendo e ingrossando i trattini in ragione delle pen­ denze, sia con il gioco delle luci e delle ombre risultante da effetti di illuminazio­ ne zenitale od obliqua del terreno. Il meto­ do è laborioso ed è ormai sostituito da uno sfumo a mezzatinta il cui effetto di ombreggio è ottenuto considerando il rilie­ vo illuminato da NW (lumeggiamento a luci oblique). Nelle carte a piccola scala, dove l’uso delle curve non è possibile a causa della sintetizzazione delle forme, si ricorre alle tinte ipsometriche, introdotte già nel 1842. L’effetto plastico, sintetico ed essen­ ziale, risulta dalla colorazione convenzio­ nale, con varie tinte o con sfumature di una stessa tinta, di fasce altimetriche poste fra prestabiliti valori di curve di livello. Alle tinte altimetriche si associa, di frequente, lo sfumo o il tratteggio. L’esi­ genza di rappresentare in modo veristico il rilievo ha dato anche origine ai plastici, nei quali la terza dimensione è ottenuta dalla sovrapposizione di strati di un certo spessore (in cartone, legno, gesso), delimi­ tati dalle curve di livello. I gradini fra stra­ to e strato sono poi smussati e colmati con materiale duttile. L’applicazione sempre crescente di materiali plastici industriali (polivinili e vinili) ha consentito di produr­ re in serie carte a rilievo precedentemente stampate in piano e poi formate da matrici su gesso. Tali carte in rilievo sono destina­ te a usi dimostrativi e soprattutto didattici. La rappresentazione plan im etrica consiste nel riportare in proiezione sulla carta i particolari naturali (idrografia, vegetazio­ ne, colture) e artificiali, riproducendone gli aspetti per mezzo di espressioni grafi­ che e di simboli detti segni convenzionali, che esprimono l’idea e le caratteristiche essenziali degli oggetti e danno la corri­ spondenza tra la realtà fisica e quella grafi­ ca. Questo convenzionalismo può essere: metrico, se riporta sul piano della < particolari in proiezione; e saltaj^ g i^ la l scala non consente il riport^jììetricjj descrittivo, se esprime la natn/àJlei | colari mediante segni o coler accentuano il valore informativ

G L O S S A R I O

gli aspetti fisici, antropici, economici, politico-amministrativi e culturali di uno Stato; una categoria simile è costituita dagli atlan ti regionali, che trattano - a somiglianza di quelli nazionali - tutte le caratteristiche geografiche (nel senso più lato del termine) di una determinata regio­ ne; atlanti speciali, che illustrano determi­ nati aspetti morfologici e paesaggistici di una particolare regione, di uno Stato o di tutta la Terra, come ΓAtlante d ei tipi g e o ­ grafici di 0 . Marinelli, raccolta di rilievi topografici al 25.000 e al 50.000 dell’Isti­ tuto Geografico Militare di Firenze, che illustrano i differenti aspetti del paesaggio italiano; atlan ti storici, che costituiscono una categoria a sé stante ma potrebbero rientrare in quella degli atlanti tematici, in quanto contengono la raffigurazione carto­ grafica di Stati, regioni e città in successivi momenti storici, nonché la rappresenta­ zione di battaglie famose, di fatti e feno­ meni appartenenti alle diverse epoche del passato; atlanti autom obilistici o stradali, ohe illustrano la struttura viaria di una regione, di uno Stato, di una parte del mondo.

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presentazione senza comprometterne il valore metrico. La rappresentazione delle rocce costituisce un caso particolare del convenzionalismo, che traduce la realtà morfologica in segno che accoppia preci­ sione geometrica ed espressività artistica. La rappresentazione del terreno è comple­ tata dalla scelta e dall’inserimento dei toponimi, importanti elementi cartografici che consentono di individuare gli oggetti fisici e antropici, di mostrare i rapporti naturali e cartografici che questi hanno con le varie attività umane, di qualificare il valore topografico, geografico e logistico dei particolari. Quelli contenuti nelle car­ te fondamentali e nelle mappe catastali assumono valore ufficiale nella toponoma­ stica. Le rappresentazioni cartografiche, nel campo pratico, consentono l’orienta­ mento sul terreno, lo studio di itinerari, la valutazione delle risorse naturali e delle attività umane, la localizzazione e la misu­ ra di punti, di lunghezze, di aree, di volumi (cartometria). Nel campo geografico, spe­ cie se integrate da apporti tematici, con­ sentono la visualizzazione insostituibile del territorio e, attraverso l’interpretazione del paesaggio geografico, nelle sue struttu­ re e correlazioni, favoriscono la soluzione di problemi inerenti l’ecologia, l’urbanesi­ mo, il turismo, lo sviluppo industriale, la valorizzazione agraria ecc. Inoltre, la com­ prensibilità delle carte in campo interna­ zionale, a prescindere dalla conoscenza delle lingue, mostra la maggiore utilità pratica di queste rispetto a descrizioni e monografie. Carta geografica: allestimento L’allestimento di una carta geografica, che è spesso compito di istituti privati, si svol­ ge attraverso varie fasi. La prima consiste nella preparazione degli “originali” del disegno e dei nomi, realizzati dal disegna­ tore in base alle istruzioni del geografo e del cartografo riguardanti la scala, il for­ mato, la proiezione, il numero dei colori, i principi sulla generalizzazione dei parti­ colari, sull’amplificazione degli stessi, sulla scelta dei nomi e sulla loro trascrizio­ ne da lingue scritte in alfabeti diversi da quello latino. L’ultima fase consiste nella realizzazione delle “pellicole definitive”, cioè di tante pellicole trasparenti quanti saranno i colori con cui si vuole stampare la carta geografica; in esse i tratti del dise­ gno, come pure le campiture dei colori, piene o retinate, appariranno rappresenta­ ti in nero fotografico qualunque sia il colo­ re cui ognuno di loro darà luogo nella stampa. Dalle “pellicole definitive”, infat­ ti, si passa fotomeccanicamente all’inci­ sione delle lastre metalliche per le mac­ chine da stampa: i singoli colori dipendo­ no quindi dagli inchiostri che le lastre riportano sulle carte a mano a mano che esse vengono stampate. Le fasi intermedie del lungo e laborioso processo, che porta alla realizzazione delle “pellicole definiti­ ve”, sono rappresentate da pellicole tra­ sparenti e indeformabili alla temperatura e alPumidità, onde permettere che il dise­ gno possa essere riprodotto fedelmente e senza subire alcuna alterazione, che

darebbe luogo nella stampa a dei “fuori registro”. Gli “originali” passano dal dise­ gnatore cartografo ad altri tecnici, che li scompongono nei loro vari elementi per ricomporli poi fotomeccanicamente o foto­ graficamente nelle “pellicole definitive”, una per ogni colore di stampa. Tra questi tecnici, alcuni sono spesso chiamati impropriamente “incisori”, perché in pas­ sato la riproduzione degli “originali” era eseguita mediante l’incisione del disegno su speciali pietre, dette “litografiche”, dalle quali il disegno veniva poi trasmesso su altre pietre, le cosiddette “pietre da tra­ sporto”, che costituivano le matrici di stampa. Nelle fasi intermedie gli “origina­ li” vengono scomposti non solo nei vari colori con i quali la carta sarà stampata, ma anche, tenendo conto delle tecniche di riproduzione diverse, nei loro elementi costitutivi, e cioè nel disegno della plani­ metria, nelle campiture di colore, nel dise­ gno della montagna e nei nomi, nella cor­ nice, nel reticolato geografico e nell’idro­ grafia. Il disegno della planimetria (cioè di tutti quegli elementi topografici che sulla superficie terrestre e sul piano della carta hanno un’estensione lineare o coprono una superficie, come per esempio le coste, i fiumi, le vie di comunicazione ecc.), alle­ stito dai disegnatori, viene trasferito su un supporto trasparente (foglio di plastica o lastra di vetro) coperto di una patina opaca stesa uniformemente; l’“incisore” con uno speciale strumento provvisto di una punta di zaffiro o di acciaio “incide” la patina opaca, o più esattamente Tasporta, in cor­ rispondenza dei segni calcati sopra, met­ tendo allo scoperto il supporto trasparen­ te: questo viene così a rappresentare la copia negativa del disegno che si vuole ottenere. Da esso, mediante un semplice passaggio fotografico, si otterrà una copia diapositiva che costituirà la pellicola defi­ nitiva. I singoli colori di fondo in passato si ottenevano generalmente stendendo delle campiture opache su pellicole trasparenti, corrispondenti alle superfici che dovevano essere rappresentate nella carta finita con determinati colori; dalle campiture si otte­ nevano fotograficamente le “maschere”, cioè i loro negativi, dalle quali si passava infine dopo le retinature e gli abbinamenti necessari alle pellicole definitive dei sin­ goli colori; attualmente il procedimento più usato è lo “strappo dei colori”, o stripping, che consiste nell’asporto progressivo di sottilissime pellicole di una copertura opaca stesa uniformemente su un supporto trasparente (vetro o plastica), seguendo con esattezza i contorni delle superfici; a “strappo” avvenuto, la pellicola rappre­ senta una “maschera”, dalla quale si pro­ segue come nel procedimento esposto sopra. La montagna può essere riprodotta col tratteggio, mediante l’impiego di curve di livello e di tinte graduate per le varie zone altimetriche o con lo sfumo; in que­ st’ultimo caso, che è attualmente il più dif­ fuso, si esegue il disegno del rilievo ad acquerello o con polvere di grafite su di un apposito foglio, su cui siano stati tracciati precedentemente i corsi d’acqua e le

coste; a lavoro ultimato, si eliminano foto­ graficamente i simboli idrografici e si provvede alla riproduzione del disegno della montagna per ottenere la matrice di stampa. I nomi, che una volta s’incidevano su pietra, vengono ora generalmente “pun­ tati” su appositi supporti trasparenti; si esegue la composizione dei nomi in tipo­ grafia o mediante l’uso di speciali macchi­ ne fotocompositrici e si ottiene una pelli­ cola, dalla quale i nomi vengono ritagliati singolarmente e fatti aderire accurata­ mente al loro posto prestabilito sul sup­ porto. I passaggi per arrivare alle “pellico­ le definitive” sono molto numerosi e richiedono un’estrema precisione; ciò aiu­ ta a spiegare le notevoli difficoltà che si incontrano per effettuare gli aggiornamen­ ti necessari affinché la carta non invecchi rapidamente. Carta geologica Carta sulla quale sono rappresentate le aree di affioramento delle varie unità o corpi geologici che costituiscono il territo­ rio considerato, i loro limiti e, in alcuni casi, alcuni elementi strutturali mediante simboli convenzionali. Ogni carta geologi­ ca è completata da una legenda che illu­ stra le partizioni cronologiche e le princi­ pali formazioni litologiche. In stretta rela­ zione con la scala della carta è la maggiore o minore convenzionalità dell’informazio­ ne geologica in quanto al crescere della scala aumentano la precisione della rap­ presentazione e il numero degli elementi che vi possono essere rappresentati. Se la base cartografica è a media o a piccola sca­ la, vengono normalmente indicate solo le grandi unità cronostratigrafiche raggrup­ pando insieme i terreni che appartengono a uno stesso sistema o a uno stesso eratema; se la base cartografica è a grande sca­ la, possono invece essere rappresentate sia le unità cronostratigrafiche minori (serie e piani), sia quelle litostratigrafiche (formazioni). Mediante opportuni simboli possono inoltre essere precisate le caratte­ ristiche geometriche (direzione, immer­ sione, inclinazione) delle varie unità; ele­ menti strutturali quali faglie, sovrascorrimenti, assi di pieghe sia superficiali sia sepolte; indicazioni della presenza di cave, miniere, sorgenti ecc. Quando si impieghi come base una carta topografica a isoipse, le scale adottate sono la 1:100.000, la 1:50.000 e, per rilievi di maggiore precisione, la 1:25.000, mentre per scopi particolari, come ricerche mine­ rarie, rilevamenti per strade, gallerie ecc., si utilizzano carte a scala maggiore. In questo caso dai rapporti esistenti tra i limi­ ti delle formazioni, o le linee strutturali, e le isoipse, è possibile risalire alle caratte­ ristiche geometriche delle superfici limite formazionali e strutturali, nonché allo spessore approssimato di un dato com­ plesso. Un altro elemento che può essere riconosciuto, e che riveste notevole impor­ tanza, è lo stile tettonico di una regione. Alla carta geologica, che è la base neces­ saria per ogni ulteriore indagine geologi­ ca, sedimentologica, tettonica ecc., posso­ no essere affiancate delle carte sulle quali

sia rappresentato un particolare aspetto della geologia. Tra queste si hanno le carte litologiche sulle quali vengono raggruppa­ ti sotto lo stesso simbolo i terreni affioranti che hanno la stessa natura petrografia (argille, arenarie, calcari ecc.) e gli stessi caratteri (calcari compatti, fessurati ecc.) senza che necessariamente abbiano lo stesso periodo di formazione. Una carta derivata è quella della permeabilità·, vi sono indicati, mediante simboli diversi, i terreni in base al grado e al tipo di permea­ bilità all’acqua presentato. Se si riportano invece sulle carte batimetriche gli affiora­ menti delle rocce di diversa natura esi­ stenti sui fondali marini, si ottengono le carte batilitologiche, le quali servono appunto a rappresentare la litologia dei fondi marini. La costruzione delle carte batilitologiche fornisce un’ottima base per lo studio delle variazioni della zona litora­ le che maggiormente risente dell’azione morfologica del mare. Dal confronto di carte batilitologiche della stessa zona ese­ guite in tempi successivi si può seguire l’evoluzione dei fondali e risalire alle cau­ se della loro modificazione anche in fun­ zione della diversa litologia delle forma­ zioni rocciose. La ricostruzione della distribuzione areale dei sedimenti al momento della loro formazione, indipen­ dentemente dalle loro vicende geologiche successive, è indicata sulle carte p a le o li­ tologiche che si integrano con quelle p aleog eog rafich e, le quali rappresentano invece le condizioni geografiche di un dato momento della storia geologica della Ter­ ra. Se invece su una carta viene riportata la distribuzione degli affioramenti in una data epoca geologica con le loro recipro­ che implicazioni, si hanno allora le carte paleog eolog ich e. Le carte stratigrafiche differiscono da quelle geologiche perché su di esse viene rappresentata, non limita­ tamente alle porzioni affioranti, l’estensio­ ne areale della forma e della giacitura di un’unità stratigrafica. A questo tipo posso­ no essere ricondotte, oltre alle già citate carte paleolitologiche, anche le seguenti: carte d i fa c ies , che rappresentano la varia­ zione areale di uno dei molti aspetti che caratterizzano un’unità stratigrafica (per esempio carte di bio e di litofacies); carte delle isopache, che permettono di mostrare la variazione di spessore in una data for­ mazione o unità stratigrafica mediante linee, dette isopache, tracciate unendo tutti i punti in cui queste formazioni pre­ sentano uguale spessore (carte di questo tipo sono usate per ricostruire bacini sedi­ mentari e per rappresentare, nella geolo­ gia dèi petrolio, corpi geologici sepolti); carte delle isolite, rappresentate dalle linee che congiungono i punti in cui un determinato tipo, litologico presenta lo stesso spessore (fondamentalmente una carta delle isolite non è altro che una carta delle isopache quando sia presente un solo tipo litologico); carte paleotettoniche, basate sulla combinazione di carte di fa c ie s e delle isopache: mostrano la distri­ buzione di elementi paleotettonici negati­ vi e positivi durante la sedimentazione di

midità e la nebulosità; inoltre vengono indicati, ricorrendo a colori e a simboli convenzionali, le aree di instabilità, le aree di nebbia e di pioggia, le principali masse d’aria, i fronti caldi e freddi e i loro probabili spostamenti. Oltre a questa carta generale se ne costruiscono altre limitate alla rappresentazione di un determinato fenomeno riferito a prestabilite ore sinotti­ che o a periodi di tempo più lunghi; tra queste rientrano le carte delle isalloterme, delle isallobare, delle temperature massi­ me e minime, delle precipitazioni, dei dia­ grammi termodinamici ecc. Tutte queste carte, insieme a quelle sinottiche, vengono ormai elaborate direttamente da computer dedicati allo scopo e collegati con la rete internazionale delle informazioni meteo­ rologiche. Utilizzando opportuni modelli matematici analitici e previsionali si passa poi dalla situazione osservata alle situa­ zioni previste a breve, media e lunga sca­ denza, situazioni che vengono presentate graficamente attraverso carte meteorologi­ che dette “previste”. Con l’avvento dei grossi calcolatori elettronici veloci o super­ calcolatori e con il diffondersi della tele­ matica, le carte meteorologiche “attuali” e “previste”, non solo vengono elaborate direttamente dai super-calcolatori, ma vengono anche inviate in tempo reale agli utenti collegati in rete, oppure inviate via radio fac-simile per gli altri utenti. Carta aeronautica Carta appositamente predisposta e realiz­ zata per la navigazione aerea. Ne esistono diversi tipi, riconosciuti e codificati uffi­ cialmente; hanno particolare formato per essere impiegate comodamente a bordo degli aeromobili. Le carte topografiche realizzate secondo la proiezione conforme di Lambert sono in varie scale (da 1:250.000 a 1:1.000.000) e servono prin­ cipalmente per la navigazione aerea a vista: riportano le caratteristiche geografi­ che della parte di territorio al quale si rife­ riscono, le indicazioni relative alle radioassistenze, le varie aerovie c quanto ancora può essere utile alla navigazione aerea. Tra le carte particolari vi sono: le carte di atterram ento, che riportano le indicazioni relative a ostacoli esistenti nella zona intorno agli aeroporti; le carte di avvicinam ento strum entale, sulle quali sono indicate le installazioni relative ai vari sistemi di atterraggio e le altitudini minime da osservare per la sicurezza del volo; le carte delle radioassistenze, con l’in­ dicazione per il territorio riportato sulla carta stessa, di tutte le installazioni di radioassistenza; la carta p er navigazione a erea p olare, realizzata secondo precise norme radiogoniometriche (data la conver­ genza dei meridiani), per il volo sulle regioni polari; le carte radar, che riportano le caratteristiche orografiche del terreno come appaiono sugli schermi radar (usate per l’addestramento); le carte sinottiche del tempo, sulle quali, mediante particola­ ri segni grafici, vengono evidenziate le condizioni atmosferiche esistenti al momento della compilazione nel territorio al quale sono riferite.

Carta nautica Particolare carta geografica in cui oltre alla delineazione dell’andamento costiero sono riportate, a seconda delle possibilità offerte dalla scala, tutte quelle particola­ rità idrografiche che possono interessare un utente, dalla rappresentazione grafica delle profondità alla natura dei fondali, dall’indicazione della presenza di scogli, secche, bassi fondali, banchi a quella di correnti, di relitti, di segnalamenti diurni e notturni. La proiezione comunemente adottata nella cartografia nautica è quella detta di Mercatore o, impropriamente, cilindrica ridotta. La carta in rappresenta­ zione di Mercatore è isogona, equivalente per piccole figure e parzialmente isometri­ ca; non è possibile rappresentarvi i poli, e le zone di alta latitudine risultano notevol­ mente deformate ma dato che le maggiori correnti di traffico marittimo non toccano le alte latitudini, questa limitazione non è significativa. Si usano inoltre carte nauti­ che in proiezione gnomonica, tanto a pic­ cola scala, che consentono il facile trac­ ciamento delle rotte ortodromiche, ossia della via più breve, e pertanto più rapida e più economica, tra i punti di partenza e di arrivo, quanto a grande scala, denominate p ia n i nautici, per rappresentare porti, rade, zone di ancoraggio ecc. Su tutte le carte nautiche vengono riportate le gra­ duazioni in longitudine (con riferimento al meridiano di Greenwich) e in latitudine. I primi di latitudine sono divisi per conven­ zione internazionale in decimi anziché in secondi, per consentire la lettura delle distanze con la precisione del decimo di miglio (1 miglio è pari alla lunghezza lineare di un primo di meridiano). Le linee batimetriche o isobate, ossia le linee otte­ nute congiungendo punti di uguale profon­ dità, sono sempre indicate in nero, anche sulle carte a colori, con apposito simboli­ smo; sulle carte nautiche italiane vengono indicate, a seconda della scala, le isobate dei 2, 5 ,1 0 ,2 0 , 5 0 ,1 0 0 e 2 0 0 m. L’indica­ zione dei segnalamenti luminosi e sonori, dei radiofari e delle stazioni radiogonio­ metriche, dei riflettori radar ecc. è riporta­ ta secondo una simbologia adeguata e con­ cordata. Le carte nautiche possono essere classificate in: carte ocean iche, a scala superiore a 1:3.000.000; si usano per trac­ ciare rotte lossodromiche intercontinenta­ li e per trasportare per punti dalle carte gnomoniche le rotte ortodromiche. Sono costruite sia in rappresentazione di Mer­ catore sia in proiezione gnomonica. Carte gen erali, con scala compresa tra 1:3.000.000 e 1:500.000; servono per il tracciamento di grandi itinerari e alla navigazione di altura; a causa della deli­ neazione sommaria della costa e per la mancanza di molti segnalamenti diurni e notturni non possono essere usate per la navigazione costiera. Carte costiere, con scala compresa tra 1:500.000 e 1:50.000; con l’accuratezza massima resa possibile dalla scala sono riportati la linea di costa, la batimetria, la toponomastica e i segna­ lamenti marittimi. P ian i nautici, carte a grande scala in proiezione gnomonica in

cui figurano tutti i particolari relativi a fon­ dali, segnalamenti, ormeggi, pericoli ecc. dei porti e delle rade. Carta celeste Mappa, fotografica o disegnata manual­ mente, nella quale, mediante un sistema opportuno di coordinate celesti, sono riprodotte le posizioni e altri dati relativi a oggetti celesti notevoli. Le carte celesti sono generalmente riunite in atlanti e alle­ gate ai relativi cataloghi. cartografìa Scienza che abbraccia il complesso di operazioni scientifiche, tecniche e artisti­ che necessarie, sulla base dei risultati dei rilevamenti originali del terreno e di quelli ricavati dall’interpretazione dei dati di una documentazione, a consentire tanto l’elaborazione e l’allestimento di carte, di piani o di altri sistemi di espressione quanto la loro lettura e utilizzazione. Oggetto precipuo della cartografia è la rea­ lizzazione delle carte, intese come partico­ lare sistema di espressione della realtà: a tal fine essa si avvale dei contributi infor­ mativi di molte discipline scientifiche per illustrare sia il terreno sia le molteplici manifestazioni dei fenomeni naturali e umani, sia la loro distribuzione spaziale e le eventuali interazioni. Etnologia La produzione cartografica tra i popoli di interesse etnologico è poco rilevante e ancora assai mal nota; nella maggior parte dei casi più che di raffigurazioni di una realtà geografica si tratta di itinerari mitici o religiosi di cui spesso il significato è segreto. Le carte, sebbene non indichino con esattezza le distanze, sono in genere accurate e ricche di particolari. Importan­ te è la scelta del materiale, poiché da ciò dipende la possibilità di portarle con sé: gli aborigeni australiani usano bastoni da messaggio con riferimenti topografici; tra gli Indiani delle Pianure è diffusa la rap­ presentazione pittografica su pelli di bisonte; gli Eschimesi sono stati capaci di riprodurre mirabilmente le caratteristiche di tratti costieri su pezzi di legno oppure su fogli di carta fomiti dagli Europei. Di pre­ gevole fattura sono le carte azteche su tela 0 su tessuto fatto di fibre di agave, dove le impronte dei piedi su strisce di diverso colore indicano le strade. Le carte nauti­ che sono rare: le più conosciute sono quel­ le delle isole Marshall (Micronesia) fatte con conchiglie che indicano le isole, collegate fra loro con fibre di palma che rappre­ sentano le rotte. Storia: dalle origini a l XV secolo 1 primi tentativi cartografici di cui si è a conoscenza sono dovuti ai Babilonesi e agli Egizi; risalgono al III millennio a.C. ed ebbero come oggetto la delimitazione di proprietà fondiarie o la rappresentazione rudimentale e imprecisa di itinerari terre­ stri e di peripli marittimi, allo scopo di materializzare la direzione e la misura degli spostamenti compiuti. Successiva­ mente anche i Persiani e i Fenici espresse­ ro capacità simili. Furono però le specula­ zioni cosmografiche degli antichi filosofi

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una data unità stratigrafica; carte palin spastiche, che rappresentano una ricostru­ zione della posizione originaria dei corpi rocciosi in un determinato momento della storia geologica, antecedente al loro spo­ stamento per cause tettoniche. Queste ultime sono impiegate per analisi strati­ grafiche di quelle zone che mostrano di essere state soggette a intensi fenomeni di ripiegamento e nelle quali pertanto gli ele­ menti paleotettonici e le caratteristiche stratigrafiche e strutturali sono diversi da quelli originali. Carta geofisica Rappresentazione grafica dell’andamento dei principali fenomeni fisici di cui è sede la Terra. Particolare importanza sia teorica sia pratica hanno le carta gravimetriche e magnetiche. Le carte gravim etriche più interessanti sono quelle a isoanomale, nel­ le quali vengono rappresentate, sulla base di una carta geografica, le anomalie gravimetriche rispetto al campo normale, cioè al campo di gravità ridotto al geoide. Esse permettono di rilevare l’ineguale distribu­ zione di densità nel sottosuolo e hanno for­ nito molte indicazioni sui fenomeni oroge­ netici e sulla crosta terrestre. Le carte m agnetiche rappresentano la distribuzio­ ne dei valori degli elementi del campo magnetico sulla superficie terrestre. Si distinguono: carte a linee isogone, ossia a linee che uniscono i punti di eguale decli­ nazione magnetica, carte a isocline o di eguale inclinazione magnetica, carte a isodiname o di eguale intensità della compo­ nente verticale od orizzontale del campo magnetico oppure dell’intensità totale del campo. Recentemente sono state introdot­ te le carte a isopore, nelle quali vengono tracciate le linee che uniscono tutti i punti della superficie terrestre nei quali si ha la stessa variazione annua degli elementi del campo. Grande interesse hanno anche le carte sismiche·, tra queste le carte che dan­ no la distribuzione su scala mondiale delle aree sismiche attive, dove cioè i terremoti si verificano con maggior frequenza. Que­ ste carte sono spesso collegate con altre che indicano la distribuzione dei vulcani attivi e delle fasce di orogenesi recente. Oltre alle carte sismiche generali, se ne costruiscono altri tipi, come le carte a isosiste, nelle quali sono disegnate le linee che uniscono i punti in cui la scossa è stata registrata con la stessa intensità; sono uti­ lizzate nella localizzazione degli epicentri sismici. Carta meteorologica Carta geografica sulla quale vengono riportati, con opportuna simbologia, gli elementi meteorici che determinano lo stato del tempo sulla regione considerata. La carta meteorologica principale, utiliz­ zata come base per la previsione del tem­ po, è la carta sinottica: essa fornisce un quadro riassuntivo dei dati meteorologici raccolti a una stessa ora, detta sinottica, da diverse stazioni distribuite sopra il territo­ rio in esame. I principali elementi riportati sono la temperatura e la pressione mediante il tracciamento delle isoterme e delle isobare, i venti a diverse quote, l’u­

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greci che diedero alla cartografia una base scientifica sia pure elementare. Ad Anas­ simandro (secolo VI a.C.) si attribuisce la realizzazione della prima mappa del mon­ do allora conosciuto. I geografi ionici dei secoli VI e V a.C. disegnavano la Terra come un disco circondato dall’Oceano; da un disegno della Terra in forma oblunga del secolo IV a.C. sono derivati i termini di latitudine e di longitudine. Pitagora e Ari­ stotele sostennero invece l’ipotesi di una Terra sferica; la circonferenza della stessa fu calcolata con notevole precisione da Eratostene di Cirene nel secolo III a.C. e successivamente da Posidonio, che invece arrivò a un risultato erroneo, di ben un ter­ zo inferiore al reale; quest’ultimo valore fu tuttavia accettato da Claudio Tolomeo (secolo II d.C.), il fondatore della geografia matematica e della cartografia razionale, e, per l’autorità di questo grande geografo, ritenuto valido per secoli al punto da influenzare Toscanelli e Colombo. Di Tolo­ meo ci è giunta una raccolta di 27 carte di cui una generale, comprensiva del mondo allora conosciuto. A Eratostene spetta anche il merito di aver introdotto un reti­ colato arbitrario di inquadramento trac­ ciando i meridiani e i paralleli passanti per alcuni punti principali, mentre a Ipparco si deve l’adozione di un reticolato geografico determinato geometricamente. La cartografia romana ebbe un chiaro indi­ rizzo pratico e perseguì finalità ammini­ strative e militari. Prodotto caratteristico, di cui rimane una pregevole copia di età medievale, detta Tabula Peutingeriana dal nome di un umanista di Norimberga, Peutinger, fu Yitinerarium scriptum eseguito nel 375 d.C. da un certo Castorius: su un rotolo di pergamena alto appena 34 cm e lungo poco meno di 7 m è rappresentato lo sviluppo stradale del tempo per un totale di circa 120.000 km, in un contesto carto­ grafico forzatamente deformato e stirato, riproducente in modo schematico cono­ scenze geografiche di derivazione tolemai­ ca. Dopo l’età classica, in seguito alle invasioni barbariche la cartografia decad­ de. Una notevole ripresa si ebbe dal secolo X per merito degli Arabi che, grazie a misure accurate delle dimensioni della Terra e alla compilazione di tavole di lati­ tudine e di longitudine molto precise, ese­ guirono ottime carte nautiche del Mediter­ raneo e dell’Oceano Indiano. Nei secoli X II e X III le crociate, l’uso dell’ago cala­ mitato e Tintensificarsi delle relazioni commerciali consentirono il rifiorire della cartografia europea soprattutto in campo nautico. Di questo periodo rimangono per esempio oltre 100 copie del famoso Porto­ lan o norm ale, carta molto precisa illu­ strante i contorni costieri del Mediterra­ neo e del Mar Nero e destinata alla rappre­ sentazione delle distanze tra i maggiori porti. Le grandi scoperte geografiche pro­ mossero un radicale rinnovamento della cartografia, favorito anche dal progresso delle varie discipline scientifiche, dall’in­ venzione della stampa e dai grandi inte­ ressi politici ed economici suscitati dalle nuove terre. Tra le tante notevoli carte del

periodo rinascimentale si possono ricorda­ re la carta del mondo in 12 fogli pubblicata nel 1507 da Martin Waldseemilller, impor­ tante perché per la prima volta compare il nome America, e quella compilata nel 1529 da Diego de Ribera, perché per la prima volta l’oceano Pacifico appare nelle dovute proporzioni. Storia: le grandi scuole cartografiche Dal secolo XV al X V III in diversi Paesi europei si svilupparono e raggiunsero livelli tecnici elevatissimi varie scuole cartografiche, in relazione al complesso andamento del quadro politico-economi­ co. La supremazia in campo cartografico passò successivamente dalla scuola porto­ ghese a quella bavarese e renana, poi alla fiamminga, alla oxfordiana e infine a quel­ la olandese. Tra le opere più significative di questo periodo si possono ricordare la carta di Gerhard Kremer, detto Mercatore, il quale costruì una proiezione originale che porta il suo nome e che è tuttora usata nelle carte nautiche, e il primo atlante moderno, il Theatrum Orbis Terrarum, opera del fiammingo Abramo Oertel, detto Ortelio, discepolo di Mercatore. Agli inizi del secolo XVII l’olandese Snellius misurò per primo una base geodetica e applicò la triangolazione per la determinazione delle distanze e delle altezze, dando così Tavvio all’epoca veramente moderna della carto­ grafia. La prima carta topografica rigorosa­ mente geometrica è quella di Cassini, pub­ blicata nel 1746 e illustrante in 18 fogli il territorio francese. Il perfezionamento degli strumenti e delle tecniche di misura, nonché la costituzione di un’Organizzazio­ ne internazionale per le misure geodetiche (1864), consentì nel secolo successivo l’al­ lestimento da parte di vari Stati delle car­ tografie nazionali topografiche e derivate. Inoltre nell’Ottocento la cartografia si dif­ ferenziò ampiamente in seguito alla sua applicazione in molti settori dell’attività umana, dal rilevamento geologico all’inda­ gine meteorologica e climatica, dal campo didattico a quello economico, storico, industriale e amministrativo. Storia: lo sviluppo tecnologico dei secoli XIX e XX Un ulteriore e sensibile progresso tecnico si è avuto infine a partire dalla seconda metà del X IX secolo con l’avvento della fotogrammetria terrestre e, in tempi più recenti, prima deH’aerofotogrammetria, poi dei sistemi di telerilevamento. Questi ultimi producono specifiche immagini della superficie terrestre derivate dall’ela­ borazione di dati raccolti da satelliti artifi­ ciali appositamente preparati. Tra i vari satelliti sono da ricordare il Landsat Them atic Mapper, in opera dal 1983, il france­ se SPOT, in opera dal 1986, e il giappone­ se MOS, in opera dal 1987. L’impiego dei satelliti consente di realizzare in tempi brevissimi la copertura cartografica di aree molto vaste, anche a grande scala, e ha reso superflue molte operazioni di rile­ vamento geodetico appoggiate a stazioni terrestri. Contemporaneamente allo svi­ luppo dei sistemi di telerilevamento è pro­ seguito quello della cartografia compute­

rizzata, in grado di soddisfare la necessità di efficienti sistemi informativi relativi al territorio. L’intensificarsi delle relazioni intemazionali e l’accresciuto interesse per vaste aree della Terra prive di valide basi cartografiche hanno favorito la cooperazio­ ne internazionale in questo settore. I prin­ cipi e i metodi di realizzazione di una carta del mondo al milionesimo, proposta già al congresso dell’Unione geografica interna­ zionale tenutosi a Berna nel 1891, furono successivamente definiti in vari altri con­ gressi: dal 1953 l’ufficio di coordinazione è stato posto alle dipendenze dell’ONU. Altre realizzazioni dovute a cooperazione internazionale sono la carta aeronautica del mondo al milionesimo, pubblicata dall’iCAO, e la carta batimetrica degli oceani al decimilionesimo, pubblicata dall’Uffi­ cio idrografico del Principato di Monaco, mentre è in corso di realizzazione una car­ ta della copertura vegetale al milionesimo. Funzioni e fin alità d ella moderna cartografia Oggi le finalità e le funzioni della cartogra­ fia hanno assunto dimensioni diverse da quelle del passato anche recente. L’evolu­ zione tecnologica, le nuove esigenze sociali, politiche, economiche e militari, la necessità di disporre di informazioni sempre più rapide e complete e l’opportu­ nità di avere in campo internazionale carte dalle caratteristiche il più possibile omo­ genee impongono nuovi impegni, quali l’unificazione delle rappresentazioni car­ tografiche, la normalizzazione dei termini tecnici, l’istituzione di banche dati che raccolgano informazioni cartografiche su formati standardizzati idonei allo scambio, quali FISO 8211 in via di adozione a livel­ lo intemazionale. L’Italia, dopo lo sciogli­ mento della Commissione Geodetica Ita­ liana, avvenuto nel 1977, partecipa all’at­ tività scientifica intemazionale nel settore della cartografia con i propri organi carto­ grafici di Stato, con i vari istituti universi­ tari e con l’Associazione Italiana di Carto­ grafia. In ambito europeo il coordinamento dell’attività cartografica è curato dal Comitato Europeo dei Responsabili della Cartografia Ufficiale. Oltre alle metodolo­ gie tradizionali, che consistono nel dise­ gnare a mano la cartografia di base a gran­ de scala, prodotta dal Catasto (mappe al 2000) e dalle Regioni Amministrative (carte tecniche regionali al 5000 e al 10.000) e quella a media scala prodotta dall’Istituto Geografico Militare al 25.000, usando la restituzione stereofotogramme­ trica, si può fare cartografia impiegando anche un solo fotogramma aereo. In tal caso la carta non ha il terreno rappresenta­ to mediante il disegno e il convenzionali­ smo cartografico, ma è ottenuta dalla foto­ grafia opportunamente raddrizzata alla scala voluta (raddrizzamento). Nel caso che il terreno fotografato sia pianeggiante si ottiene una fotocarta e nel caso che il terreno sia collinoso si ottiene una ortofotocarta. In entrambe, l’immagine fotografi­ ca viene integrata con le sole curve di livello e con alcuni toponimi e quote. Tali carte, che non devono essere confuse con i

fotopiani e con i fotomosaici, sono general­ mente a grande scala (5000-10.000), eccezionalmente a media scala (25.000). Cartografia numerica L’avvento dell’elettronica e dell’informati­ ca ha rivoluzionato i processi tecnologici nel settore dell’elaborazione dei dati rela­ tiva all’acquisizione e alla grafica delle informazioni cartografiche. Mediante le tecnologie informatiche e la costituzione di banche dati geotopocartografiche è pos­ sibile svolgere indagini conoscitive sulla realtà territoriale e antropica prima impensabili. Dopo un lungo periodo di ricerca iniziato negli anni sessanta, sono state utilizzate, dal 1970 in poi, procedure volte a sviluppare processi di automazione cartografica in grado di accelerare i ritmi di produzione e di aggiornamento con con­ seguente riduzione dei costi. Il prodotto di questa prima fase presentava la cartografia nella sua veste grafica tradizionale conte­ nente le consuete informazioni. La carto­ grafia così realizzata anziché essere dise­ gnata manualmente era disegnata automa­ ticamente mediante tracciatori a testa otti­ ca connessi a complessi elettromeccanici (plotter piani o a tamburo) asserviti a ela­ boratori. Dopo gli anni ottanta è iniziata una seconda fase che, perfezionando le realizzazioni precedenti, è stata stimolata dal sempre maggiore sviluppo delle poten­ zialità e flessibilità di sistemi informatici, idonei a gestire informazioni territoriali correlate fra loro. Nella cartografia tradi­ zionale tre sono i parametri che caratteriz­ zano una carta: il contenuto, il sistema di rappresentazione e la scala. Il contenuto a sua volta diversifica il prodotto cartografico in carta di base e carta tematica. Questa differenziazione appartiene ormai al pas­ sato. Il trattamento informatico dei dati infatti consente non solo di associare a cia­ scuna entità territoriale tutte le informa­ zioni volute sia di base sia tematiche, pri­ ma non graficamente rappresentabili a causa del convenzionalismo cartografico, ma anche di localizzarle rispetto al siste­ ma di riferimento prescelto. Un’organizza­ zione delle informazioni territoriali così concepita, pur presentando complessi problemi di struttura per l’inserimento, la conservazione, il trattamento e la gestione dei dati acquisiti, porta alla realizzazione di un sistema informativo geografico terri­ toriale, nel quale le informazioni sono georeferenziate e risiedono in un calcolatore, memorizzate su un supporto idoneo a suc­ cessive elaborazioni. La disponibilità di informazioni territoriali su base informati­ ca quindi consente non solo di rinnovare i metodi produttivi della cartografia mediante l’automazione dei processi di elaborazione, ma anche di realizzare un nuovo prodotto cartografico, cioè di fare cartografia num erica. Tale cartografia risulta rinnovata nelle procedure di produ­ zione e adeguata nei contenuti informativi: la carta tradizionale è il suo preminente prodotto, ma non è l’unico. In questa dire­ zione si concentrano gli sforzi della mag­ gior parte degli enti cartografici degli Stati più industrializzati. L’acquisizione dei

conoscitive sul territorio. Oltre a ciò le informazioni di base possono essere inte­ grate con altre di carattere socio-economico, fisico, geologico, sismico, ecc., senza dover necessariamente realizzare carte tematiche tradizionali. Cartografia italian a La cartografia italiana vanta una gloriosa tradizione e conserva un grande prestigio nel mondo. Opera sporadica e individuale di insigni cultori nei secoli passati, diven­ ne unitaria e nazionale con la raggiunta unità politica del Paese e con la costituzio­ ne, nel 1872, dell’Istituto Geografico Mili­ tare ( iG M ) cui fecero seguito nel tempo gli altri enti cartografici dello Stato; l’Istituto Idrografico della Marina, l’Amministrazio­ ne del Catasto e dei Servizi Tecnici ed Era­ riali, il Servizio Geologico d’Italia, la Sezione Fotocartografica dello Stato Mag­ giore dell’Aeronautica. La artografìa. dell ’ iG M , dopo l’adozione dell’ellissoide inter­ nazionale, è quasi tutta disegnata nella rappresentazione conforme Universale Trasversa di Mercatore ( u t m ) inquadrata nel sistema geodetico europeo (ED50). La cartografia di base italiana è alla scala 1:25.000. Si compone di 3545 elementi cartografici, denominati tavolette, che hanno le dimensioni di 70302 in longitu­ dine e 50 in latitudine. Proviene dai rilievi eseguiti in gran parte con metodo aerofoto­ grammetrico. È pubblicata in nero, a tre o a cinque colori (una edizione esclude l’al­ tra). L’aggiornamento di questa carta, denominata serie 25/1r, è stato sospeso quasi totalmente nel 1974. Dal 1989 l ’ iG M ha iniziato una nuova produzione di carte al 25.000 denominata serie 25, che differi­ sce dalla precedente per taglio geografico e per contenuti informativi più idonei alla realtà territoriale che si vuole rappresen­ tare. La nuova produzione in via di allesti­ mento si compone di 2298 elementi carto­ grafici denominati sezioni, che hanno le dimensioni di 100 in longitudine e 60 in latitudine. Le sezioni, elaborate con rilie­ vo aerofotogrammetrico numerico o tradi­ zionale e successivamente disegnate con metodologie automatiche o manuali, sono nella rappresentazione conforme Univer­ sale Trasversa di Mercatore; il sistema di riferimento geodetico è riferito all’ellissoi­ de intemazionale con orientamento medio europeo (ED50). Ha l’orografia a curve di livello con equidistanza di 25 m, i confini di stato e i limiti amministrativi regionali, provinciali e comunali. È pubblicata in un’unica edizione a 4 colori. Il taglio geo­ grafico di una sezione è sottomultiplo della carta d’Italia alla scala 1:50.000 serie 50 e abbraccia una zona di terreno pari a circa 150 km2contro i circa 100 km2della tavo­ letta. Dalla cartografia di base l ’ iG M elabo­ ra quella derivata a scale più piccole: la serie 250 alla scala 1:250.000, regionale a 13 colori, e altre carte al 500.000 e al 1.000.000. Inoltre la tradizionale carta al 100.000 è in via di sostituzione con una carta ricavata dalle immagini del satellite Landsat geometricamente corrette e mosaicate, stampata in quadricromia e denominata spaziocarta (serie 100/S).

cartogramma È una carta che rappresenta su un fondo cartografico di base la distribuzione di fat­ ti o fenomeni geografici, economici, demo­ grafici, antropici ecc., utilizzando dei dia­ grammi a colori o a tratteggi graduati secondo una scala di riferimento. A diffe­ renza della carta tematica il cartogramma non tiene conto della esatta posizione geo­ grafica dei fenomeni rappresentati. A seconda del sistema di realizzazione del diagramma si hanno cartogram m i a m osaico, a curve isometriche, a punti areali e volumetrici. cartometrìa L’insieme delle tecniche impiegate per effettuare misurazioni sulle carte geografi­ che. A tale proposito, particolare attenzio­ ne richiede la valutazione degli errori che possono derivare dagli strumenti utilizzati (per esempio, il planimetro), dalla instabi­ lità dei supporti (per esempio, la pur lieve variazione delle dimensioni della carta in differenti condizioni ambientali o in segui­ to a riproduzioni) e, soprattutto, dai proce­ dimenti di determinazione della scala e di generalizzazione. La cartometrìa si avvale sempre più, oggi, di banche-dati automa­ tizzate e di apparecchiature elettroniche, le quali consentono di ottenere risultati maggiormente affidabili. catasta Inventario di beni immobili con i dati rela­ tivi alla capacità di reddito di questi beni e delle persone che li possiedono. Per beni immobili si intendono sia quelli urbani (catasto edilizio) sia quelli rustici (catasto terreni). Il catasto ha una funzione di carattere civile, in quanto tramite esso si accerta la proprietà immobiliare, e una funzione di carattere fiscale, in quanto ser­ ve come base per applicare le imposte sui beni immobili. Sia il catasto edilizio sia il catasto dei terreni portano alla realizzazio­ ne di mappe ottenute mediante rilevamen­ ti pianimetrici dei fabbricati e del territo­ rio; pur basandosi su rilevamenti cartogra­ fici geometricamente assai curati, non sono probatori cioè non danno la prova giuridica della proprietà. La copertura dell’intero territorio italiano è data da più di 300.000 mappe catasta­ li alle scale prevalentemente 1:1000 1:2000 e, nelle zone montane, 1:4000. compensazione In topografia e geodesia, correzione appor­ tata ai valori, angolari e lineari, misurati nel corso del rilevamento di una rete topo­ grafica o geodetica. Nel caso più comune di rilevamento per triangolazione o poligonazione, la compensazione si effettua per semplice ripartizione su ogni singola misura dell’errore complessivo delle n misure eseguite: se e è l’errore totale, ogni misura viene corretta per som ma algebrica del termine e/n ottenendo così gli n valori compensati. coordinate geografiche Si definiscono coordinate geografiche di

un punto il numero di gradi, primi e secon­ di di latitudine e di longitudine che lo individuano sulla superficie terrestre. curva di livello Linea che sulla carta geografica unisce tutti i punti aventi la stessa elevazione rispetto al livello del mare.

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dati per la formazione di cartografia num erica può avvenire principalmente mediante la digitalizzazione di cartografia convenzionale preesistente, la numerizzazione di modelli stereoscopici fotogram­ metrici, l’elaborazione di immagini digita­ li fotografiche e non fotografiche. La digi­ talizzazione di cartografia preesistente è il processo più immediato e può essere manuale, semiautomatico e automatico. I primi due sistemi di acquisizione danno origine a dati “vector” e i componenti del sistema sono: un tavolo digitalizzatore, un’unità di tracciamento e un’interfaccia con il calcolatore. Il terzo, quello automa­ tico, impiega un’unità di scansione che esplora con sensori fotosensibili la super­ ficie da digitalizzare. I dati, acquisiti in forma “raster”, vanno convertiti successi­ vamente con apposito programma in forma “vector”. La numerizzazione di modelli stereoscopici fotogrammetrici è il proces­ so che presenta al momento i maggiori vantaggi. Il principale è quello che i dati vengono prelevati direttamente in forma numerica dai fotogrammi durante la fase di restituzione senza essere inquinati dalla grafica, come accade nella cartografia tra­ dizionale. Ciò significa che la posizione topografica dei punti è acquisita senza tener conto della rappresentazione carto­ grafica, che avviene in un secondo momento. Il sistema di acquisizione è costituito da uno strumento di restituzione con un apparato di digitalizzazione che memorizza la posizione dei particolari con precisione topografica e da una stazione interattiva fuori linea, che completa ed elabora i dati di quegli elementi non rile­ vabili dai fotogrammi ma derivati dalle ricognizioni sul terreno. L’elaborazione di immagini digitali fotografiche e non foto­ grafiche è certamente il sistema di acqui­ sizione più complesso. Richiede uno stru­ mento di restituzione dotato di videocame­ re con dispositivi per la correlazione delle immagini o di un sistema di trattamento che renda geometrica l’immagine digitale con una precisione sufficiente a soddisfare le esigenze di una cartografia di base. Durante l’elaborazione dei dati è necessa­ rio che lo strumento di restituzione ricono­ sca gli oggetti, separi un particolare da un altro e associ a ciascuno le coordinate nel sistema di riferimento prescelto. L’acqui­ sizione dei dati sopradescritti necessita di strutture e procedure di gestione molto complesse che danno origine alle banche dati. Al termine della fase di acquisizione ogni particolare puntiforme, lineare o areale è caratterizzato da un codice alfanumerico a cui sono associate le coordina­ te e una serie di attributi descrittivi che lo caratterizzano. Ciò consente di estrarre particolari topografici che appartengono non solo alle grandi famiglie quali la pla­ nimetria, l’orografia, l’idrografia, la vege­ tazione ecc., ma anche a sottocategorie della stessa famiglia. In tal senso è possi­ bile visualizzare sullo schermo in tempo reale tutti i particolari “pozzo” oppure “ponte” oppure “vigneto”. Tale possibilità consente di condurre indagini statistiche e

cronografo Strumento registratore di intervalli di tem­ po, solitamente brevi, nel quale l’organo scrivente (punta, pennino, fascio lumino­ so, pennello di elettroni ecc.), collegato a un oscillatore con frequenza costante, traccia una serie di linee o di punti equidi­ stanti sul nastro di carta patinata o fotosensibile, o sulla pellicola fotografica, che si svolge a velocità costante, oppure anco­ ra sullo schermo di un oscilloscopio. declinazióne magnetica Angolo che il meridiano magnetico, indi­ viduato dalla posizione assunta da un ago calamitato, forma con il meridiano geogra­ fico; la misurazione della declinazione si effettua col declinatore magnetico, in sen­ so orario a partire dal N geografico e quin­ di la declinazione risulta negativa e occi­ dentale od orientale e positiva a seconda che il polo N magnetico sia a W o a E del polo geografico. L’angolo varia da punto a punto della superficie terrestre e per ogni luogo vi sono variazioni nel tempo: le più regolari sono quelle diurne. Le variazioni annuali e secolari sono più lente e meno regolari: per l’Italia la declinazione è occri dentale e diminuisce in media di 80all’an­ no. La declinazione presenta alcune irre­ golarità di carattere accidentale e di note­ vole entità dovute a cause varie, come le tempeste magnetiche, la presenza di giaci­ menti di minerali magnetici, l’attività vul­ canica ecc. La conoscenza del valore della declinazione ha molta importanza sia per lo studio teorico del campo magnetico ter­ restre, sia per usi pratici (per esempio per la navigazione): si costruiscono perciò speciali carte magnetiche su cui vengono segnate per ogni territorio le isogone, cioè le linee che uniscono tutti i punti con un determinato valore dell’angolo di declina­ zione. deviazióne In geodesia, deviazione d ella verticale in un punto A della superficie terrestre è l’angolo e che la verticale alla superficie geoidica forma con la normale alla super­ ficie ellissoidica di riferimento. A causa della deviazione della verticale i valori calcolati delle coordinate geografiche e dell’azimut di un punto della superficie terrestre non sono uguali ai valori delle coordinate geografiche e dell’azimut otte­ nuti mediante determinazione astronomi­ ca. La deviazione della verticale è, per definizione, nulla in un solo punto detto “principale o fondamentale” al quale, a seguito di misure astronomiche di altissi­ ma precisione, viene attribuito lo stesso valore di coordinate sia sul geoide che sul­ l’ellissoide. Per l’Italia tale punto è l’os-

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servatorio astronomico di Roma-Monte Mario. In tale punto le due superfici, quel­ la reale (geoidica) e quella geometrica (ellissoidica) sono coincidenti. Ogni altro punto, in cui la deviazione della verticale è nulla, è puramente incidentale in quanto raramente si può verificare la condizione di coincidenza tra verticale al geoide e normale aH’ellÌssoide. In tutti gli altri punti quindi le normali alle due superfici non sono coincidenti. Ciò è dovuto alle irregolarità presenti sulla superficie geoi­ dica. I punti sui quali si conosce la devia­ zione della verticale sono detti “punti di Laplace” e sono di estrema importanza ai fini della conoscenza della superficie geoidica. diottra Strumento che serve a individuare punti, linee o piani di riferimento nello spazio. La diottra o alidada diventa strumento fon­ damentale per i topografi, utilizzato assie­ me con la tavoletta pretoriana dalla metà del Seicento fino ai primi decenni del Novecento. La diottra viene posizionata sulla tavoletta pretoriana, sulla quale viene stesa la carta, in modo da poter spazzare le diverse dire­ zioni ruotando intorno a un punto. Mediante questo strumento si tracciano le linee visuali secondo cui vengono rile­ vati punti notevoli del terreno, come cime di alture o campanili. L’intersezione delle linee visuali tracciate a partire da due punti uniti da una retta danno automati­ camente la posizione dei vari punti sulla carta. distanziómetro Strumento topografico che permette la misura indiretta della distanza tra due punti del terreno; la distanza massima misurabile è di 500-600 m. ellissoide di rotazione L’ellissoide di rotazione è la superficie geometrica che più facilmente permette di sviluppare analiticamente i calcoli per la determinazione di punti sulla superficie dinamica reale della Terra, detta geoide. L’aver assunto l’ellissoide di rotazione come la superficie geometrica più assimi­ labile a quella terrestre è teoricamente giustificato se si considera la Terra come un corpo planetario in origine fluido, dota­ to di moto di rotazione proprio, con velo­ cità angolare costante. Fu Newton che per primo intuì, in base a considerazioni idrodinamiche, che la forma della Terra era un’ellissoide di rotazione schiacciato ai poli e con Tasse minore coincidente con quello polare di rotazione. Intuizione poi confermata dalle misure organizzate dal­ l’Accademia francese delle Scienze e con­ dotte, in Perù (1735-1741), da Bouguer e La Condamine e, in Lapponia (17361737), da Clairaut e Maupertuis. La più nota determinazione dell’ellissoide fu quella eseguita nel 1841 da F.W. Bessel (astronomo, matematico e geodeta tede­ sco, 1784-1846), che misurò 10 archi di meridiano con 38 determinazioni di latitu­

dine. L’ellissoide di Bessel fu adottato in moltissimi Paesi tra i quali l’Italia, che lo utilizzò per realizzare la prima cartografia unitaria del territorio nazionale a partire dal 1878. Agli inizi del secolo X X vennero introdotti, per la determinazione dei para­ metri dell’ellissoide, metodi più complessi al fine di ridurre al minimo gli scostamenti tra verticale al geoide e normale all’ellis­ soide. Successive determinazioni furono quelle di A.R. Clarke (geodeta inglese, 1828-1914) nel 1880 e di J.F. Hayford (geodeta statunitense, 1868-1925) nel 1909 il cui ellissoide fu adottato nel 1924 come ellissoide intem azionale dell’Unione Geodetica e Geofisica Internazionale ( U G G Ì ) . Oggi, a seguito delle recenti deter­ minazioni fatte con l’impiego dei satelliti artificiali, si hanno nuovi valori dei para­ metri dell’ellissoide; gli ultimi sono quelli relativi al cosiddetto WGS 84. equidistanza In topografia e cartografia, differenza di quota tra due curve di livello successive rappresentate su una carta. L’equidistanza è generalmente pari a un millesimo del denominatore della scala della carta e per­ tanto per le scale 1:10.000, 1:25.000, 1:50.000 l’equidistanza è rispettivamente di 1 0 ,2 5 e 50 m. fotogrammetria Complesso dei procedimenti e dei metodi per ricostruire oggetti a tre dimensioni, utilizzando la prospettiva e la metrica con­ tenuta nei fotogrammi. I campi di applica­ zione sono molteplici: il più tradizionale consiste nell’elaborazione di cartografia a grande e media scala, ma la fotogramme­ tria è utilizzata anche per il rilievo dei monumenti, in balistica, in medicina, in astronomia, in aeronautica ecc. I primi tentativi di rilevamento fotografico furono eseguiti nel 1855 da I. Porro e nel 1878 da P. Paganini, ma la fotogrammetria si svi­ luppò rapidamente solo con l’introduzione del metodo stereoscopico a opera di K. Pulfrich e di E. Van Orel (1909). Le ripre­ se fotografiche aeree diedero ulteriore impulso alla fotogrammetria che attual­ mente ha sostituito quasi completamente il rilevamento tradizionale, in particolare per rilievi su grandi estensioni e su terreni con punti inaccessibili. La fotogrammetria consiste essenzialmente nel riprendere fotograficamente un tratto di terreno e nel ricostruirne la topografia dalle immagini dei fotogrammi. A seconda di come le foto­ grafie vengano prese da terra o da un aereo, la fotogrammetria si distingue in terrestre e in aerea: in entrambi i casi la precisione raggiungibile è paragonabile a quella consentita dai normali procedimen­ ti topografici. La ripresa aerea fotogrammetrica viene eseguita a quota e velocità costante, asse della rotta rettilineo, e i fotogrammi sono realizzati a intervalli di tempo tali da assi­ curare che ognuno ricopra longitudinal­ mente del 60% -80% il tratto di terreno ripreso da quello precedente (zona stereo­ scopica). La sequenza dei fotogrammi si

chiama strisciata; più strisciate parallele formano un blocco; ogni strisciata deve ricoprire lateralmente la strisciata adia­ cente del 10% - 20% per consentire i con­ catenamenti necessari. fotointerpretazióne Metodo di indagine per ricavare informa­ zioni dalle fotografie aeree o dalle immagi­ ni da satellite utilizzabile per scopi topo­ cartografici, geologici, morfologici, idrolo­ gici, forestali, archeologici, militari ecc. L’esame sistematico delle immagini foto­ grafiche, e non, porta a riconoscere i parti­ colari naturali o artificiali rappresentati, mettendo a confronto le forme degli oggetti così come risultano dalle fotografie e le forme degli oggetti acquisite dalla realtà. La fotointerpretazione viene applicata sistematicamente dal disegnatore quando, osservando nella zona di sovrapposizione di due fotogrammi aerei, restituisce la car­ ta topografica o la mappa per fare la carto­ grafia di base o catastale. fuso orario In geografia fisica, sono chiamatifu si orari le 24 parti, con un’ampiezza di 15° ciascu­ na (360°:24=15°), in cui è stata suddivisa la superficie terrestre per poter dotare tutti i Paesi di un’ora convenzionale. Ogni fuso adotta l’ora del proprio meridiano centrale e, a causa della rotazione terrestre, pre­ senta un’ora di ritardo rispetto al fuso posto immediatamente a W e un’ora di anticipo rispetto a quello posto immedia­ tamente a E. Il fuso orario iniziale (1° f., dell’Europa occidentale) è quello che ha per meridiano centrale quello di Greenwich. Il fuso orario in cui si trova l’Italia (2° f. ) è quello il cui meridiano centrale passa per l’Etna, ed è detto fuso dell’Europa cen­ trale. Tale convenzione, proposta dal canadese F. Fleming nel 1884, è stata adottata dalla maggioranza degli Stati, modellando le linee di divisione sull’anda­ mento dei confini nazionali. GPS Sigla di G lobal P ositioning System (Siste­ ma di posizionamento globale) che desi­ gna i sistemi di assistenza alla navigazione aerea e marittima e di tracciamento di coordinate geografiche e di quota realizza­ ti utilizzando costellazioni di satelliti che emettono segnali che vengono registrati e decodificati. I satelliti (21 operativi e 3 di riserva), si spostano su sei orbite circolari di 20.182 km di quota, inclinate di 55° sull’Equatore, che coprono tutto il globo in modo tale che da qualsiasi punto della Terra ne siano visibili quattro contempora­ neamente. I messaggi inviati a Terra con­ tengono i parametri dell’orbita del satellite e relative correzioni, le informazioni sul­ l’orologio di bordo, alcuni termini corretti­ vi per il calcolo del ritardo di propagazione del segnale, oltre che notizie sullo “stato di salute” del satellite. Inoltre ogni 6 secondi viene inviata una parola di riferimento, che contiene il tempo in cui il satellite ha iniziato a inviare la parola. È così possibile conoscere l’istante in cui si è verificato l’e­

vento secondo il tempo locale del satellite. Tramite tale messaggio si può calcolare la distanza tra satellite e stazione ricevente. Una volta conosciuta la posizione istanta­ nea del satellite e calcolata la sua distanza rispetto al ricevitore, si è in grado di rica­ vare le coordinate del punto di ricezione dei segnali. Il G P S può essere usato per la determinazione in tempo reale dei dati di posizione di mezzi terrestri, navali e aerei, ma anche per le applicazioni geodetiche di elevata precisione. I principali vantaggi del G P S rispetto alle misure geodetiche tra­ dizionali sono evidenti. Infatti il sistema è indipendente dalle condizioni meteorolo­ giche; non è necessaria la intervisibilità fra punti da determinare; la precisione delle misure è uguale per tutti i punti rile­ vati. Il G P S ha consentito di creare appa­ recchiature per tenere sotto controllo, anche in caso di furti, la posizione di auto­ treni, autoveicoli commerciali, ambulan­ ze, per il controllo in modo del tutto auto­ matico del traffico aereo. geodesìa Scienza che si occupa della determinazio­ ne della forma e delle dimensioni della Terra. La reale superficie fisica della Terra per la sua irregolarità e instabilità nel tem­ po non può essere presa come oggetto del­ l’indagine geodetica. Teoricamente si può definire la forma della Terra come quella della superficie equipotenziale secondo cui si sarebbero disposte le masse, suppo­ ste liquide, per effetto dell’attrazione new­ toniana, esercitata dalle masse stesse, e della forza centrifuga generata dal movi­ mento di rotazione terrestre; le vicissitudi­ ni geologiche, particolarmente evidenti nell’ambito della crosta, hanno alterato, non però in modo fondamentale, questa superficie ideale designata col nome di geoide. Compito della geodesia è quindi quello di determinare una forma semplifi­ cata della Terra, analiticamente definibile e utilizzabile come superficie di riferimen­ to, che si discosti il meno possibile dal geoide. La ricerca della forma della superficie ter­ restre può essere fatta attraverso lo studio analitico delle possibili configurazioni di equilibrio assunte da una massa fluida eterogenea rotante, sottoposta all’azione di forze sia attrattive sia centrifughe oppure determinando le dimensioni della Terra soprattutto per mezzo di esatte misurazioni di archi di meridiano e di parallelo, basate su tecniche di triangolazione e di livella­ zione; altre ricerche si basano su determi­ nazioni della variazione dell’accelerazio­ ne di gravità, effettuate su tutta la superfi­ cie terrestre. La g eo d esia spaziale, utiliz­ zando i satelliti artificiali, determina sia le relazioni di posizione fra punti della superficie anche molto distanti fra loro sia i parametri del campo gravitazionale terre­ stre con approssimazioni, in alcuni casi, anche maggiori di quelle ottenibili con i metodi tradizionali. Il primo impiego geo­ detico dei satelliti artificiali risale all’ini­ zio degli anni sessanta, con l’obiettivo di effettuare misure di distanza da un punto a

geodètica La geodetica è la linea di minor percorso congiungente due punti di una superficie. Sono linee geodetiche: la retta di un piano, la circonferenza massima di una sfera, l’e­ lica di un cilindro, l’ellisse meridiana di un ellissoide di rotazione. geòide Superficie equipotenziale del campo gra­ vitazionale terrestre corrispondente al livello medio del mare e conseguente alla non uniforme densità e distribuzione delle masse terrestri. È la superficie dinamica reale della Terra la cui espressione analiti­ ca non è esprimibile in termini finiti. La superficie del geoide risulta in ogni suo punto normale alla direzione della forza di gravità (materializzabile con la direzione di un filo a piombo) e nell’insieme assume pertanto un aspetto irregolare e ondulato. Tali ondulazioni tendono ad addolcire le asperità della superficie terrestre; rispetto all’ellissoide di riferimento si hanno deviazioni con dislivelli non superiori a 200 m. Il geoide costituisce superficie di riferimento per le determinazioni altime­ triche dei punti della superficie terrestre, mentre è sostituito dall’ellissoide di riferi­ mento per quelle pianimetriche. grafometro Strumento per misurare angoli orizzontali, usato in passato in agrimensura e in mari­ na, nel tipo costituito da un semicerchio graduato orizzontale il cui zero corrispon­ de alla prora della nave. Veniva utilizzato per traguardare il punto di cui si voleva prendere il rilevamento polare. La con­ temporanea lettura sulla bussola del valo­ re della prora della nave permetteva di avere il rilevamento vero da tracciare poi sulla carta nautica. Greenwich Città della Gran Bretagna, nella contea metropolitana della Grande Londra (Inghilterra), sulla destra del Tamigi, sob­ borgo sud-orientale della capitale. E famo­ sa per il suo osservatorio, fondato nel 1675 e oggi trasformato in museo dopo il trasfe­ rimento della sede a Herstmonceux, nel Sussex, località più idonea alle osservazio­ ni. La posizione dell’osservatorio è servita per fissare il meridiano zero o iniziale, con­ siderato come origine delle longitudini. gròma Strumento topografico usato dagli agri­ mensori romani (gromatici) per tracciare allineamenti, ripartire e misurare terreni. È costituita da un bastone a punta, da infiggere nel terreno, portante all’estre­ mità superiore due aste rigide e tra loro perpendicolari alle cui estremità sono sospesi quattro fili a piombo con i quali si

possono individuare due direzioni o due piani tra loro perpendicolari. isòbata Curva di livello che unisce tutti i punti di un bacino marino o lacustre aventi uguale profondità rispetto al livello di superficie. È detta anche curva batimetrica. isoipsa Lo stesso che curva di livello, latitùdine La latitudine geografica è la distanza ango­ lare di un punto dall’equatore misurata sul meridiano passante per quel punto, cioè l’angolo tra il piano dell’equatore e la dire­ zione della verticale in quel punto. livèlla Strumento che permette di verificare se un piano o una retta sono perfettamente oriz­ zontali; viene quindi usato in topografia, in edilizia e quando si voglia mettere esatta­ mente “in piano” un qualsiasi oggetto; può essere anche utilizzata per misurare picco­ li angoli di inclinazione di una retta sull’o­ rizzonte o di un asse rispetto alla verticale. livellazione Complesso delle operazioni topografiche atte a determinare il dislivello tra punti oppure l’altitudine di punti rispetto alla superficie di riferimento identificabile con il livello medio del mare. A seconda delle modalità di determina­ zione e delle grandezze misurate, la livel­ lazione si può genericamente distinguere in geometrica, trigonometrica e barome­ trica. I tre metodi differiscono anche per le precisioni ottenibili e per gli strumenti utilizzati. Per eseguire il rilevamento altimetrico di un territorio è necessaria una rete di livel­ lazione di alta precisione. In Italia questa rete geodetica fondamentale ha uno svi­ luppo complessivo di circa 14.000 km ed è ubicata lungo le più importanti strade sta­ tali. La rete è costituita da poligoni, i cui lati sono rappresentati da tre o più linee. Ciascuna linea inizia e termina in un pun­ to nodale ed è materializzata da capisaldi disposti a circa 1 km l’uno dall’altro. Di ciascun caposaldo è disponibile la quota sul livello medio del mare al decimo di millimetro. Le misure vengono effettuate con strumenti di alta precisione. livèlla Strumento topografico impiegato nelle livellazioni geometriche, atto a individua­ re una visuale orizzontale nello spazio, e utilizzato per misurare differenze di livello tra punti del terreno ai fini della determi­ nazione delle quote altimetriche. livèllo del mare Teoricamente s’intende per livello d el mare la quota che la superficie marina pre­ senterebbe stabilmente se non fosse disturbata da moto ondoso, maree, venti ecc. La quota della superficie marina in un dato istante si calcola come distanza verti­

cale da un punto di riferimento posto sulla terraferma; la media delle quote ottenute dalla sistematica osservazione delle varia­ zioni di livello mediante strumenti regi­ stratori (mareografi, medimareografi) per prolungati periodi di tempo, dell’ordine di decenni, lungo un determinato tratto di costa, viene assunto comunemente come livello di riferimento (livello medio del mare o livello fondamentale o zero geogra­ fico) a partire dal quale, sulle carte, si misurano le altezze o le profondità. Nella cartografia italiana il livello medio del mare è riferito al mareografo di Genova per la penisola, a quello di Catania per la Sici­ lia e a quello di Cagliari perla Sardegna. Il livello di riferimento per le carte nautiche (zero idrografico) non sempre coincide con quello medio del mare, ma, a seconda del­ le caratteristiche dei bacini marini consi­ derati, può esser fatto coincidere con altri valori medi significativi, come il livello delle più basse maree, il livello medio del­ le basse maree, la media dei minimi di bassa marea ecc. longitùdine La longitudine g eografica è definita come l’angolo compreso tra il piano meridiano passante per un punto P della superficie e il piano meridiano scelto come origine, normalmente quello passante per l’ex osservatorio astronomico di Greenwich; equivale alla misura in gradi e frazioni di grado dell’arco di parallelo compreso tra il meridiano fondamentale e quello del pun­ to considerato. Per convenzione i valori di longitudine si considerano positivi verso E, negativi verso W: pertanto le longitudi­ ni orientali vanno da 0° a +180°, quelle occidentali da 0° a -180°. lossodromia a lossodromia Linea tra due punti di una superficie sfe­ rica che taglia i meridiani sotto un angolo costante. Nella rappresentazione carto­ grafica di Mercatore la lossodromia è una linea retta in quanto i meridiani della superficie terrestre sono rappresentati da rette parallele. Per tale motivo la carto­ grafia in proiezione di Mercatore trova largo impiego nella navigazione maritti­ ma e aerea. lumeggiamento In cartografia è il metodo usato per eviden­ ziare i rilievi sulla carta tiopografica; con­ siste nelTimmaginare il rilievo illuminato da NW (lumeggiamento obliquo) o verti­ calmente dall’alto (lumeggiamento zenita­ le) disegnando sulla carta le ombre che ne risultano. Le ombre, con gradazioni più o meno intense, sono rese manualmente mediante lo sfumo con pastelli, acquerelli o con l’areografo. Anticamente le ombre erano rese con tratteggi di vario spessore e lun­ ghezza, disposti lungo le linee di massima pendenza. Oggi lo sfumo può essere realizzato in for­ ma digitale utilizzando il modello tridi­ mensionale del terreno ( D T M ) ricavato dal­ le curve di livello.

mappa Si definisce mappa una rappresentazione cartografica a grande scala, in genere superiore a 1:5000, di un territorio o di parte di esso. Il termine è genericamente usato per indicare le carte catastali a scala 1:2000 e 1:4000 dove sono rappresentate le particelle relative alla proprietà. Con finalità particolari vengono realizzate anche mappe a scala 1:500 e 1:1000 dei centri storici o, a scala ancora più grande, come cartografia di dettaglio per opere stradali, idrauliche ecc. In informatica, una m appa di bit è la rap­ presentazione su schermo di immagini immagazzinate nella memoria di un elabo­ ratore. Ciascun elemento delTimmagine (pixel) è rappresentato da una serie di bit. In uno schermo monocromatico il numero di bit corrispondenti a ciascun pixel deter­ mina il numero di livelli di grigio che pos­ sono essere rappresentati sull’area del pixel. Se si ha un solo bit per ogni pixel l’immagine sarà rigorosamente in bianco e nero senza alcuna tonalità di grigio. Gli schermi utilizzati per elaborazioni di immagini sono in genere dotati di 256 tonalità (livelli) di grigio, il che comporta che ogni p ixel necessita di 8 bit (1 byte) perché il suo contenuto di grigio venga memorizzato. Analogamente, in uno schermo a colori il numero di bit per ogni pixel determina le tonalità disponibili. Le immagini rappresentate da una mappa di bit richiedono notevoli spazi di memoria; infatti una sola schermata ad alta defini­ zione richiede più di un milione di bit di memoria. In geografia della percezione, le m appe m entali sono le rappresentazioni ideali che ciascun individuo compone di una data porzione di spazio, in particolare di una città. Le immagini cartografiche soggettive (ottenute mediante interviste o create dagli stessi individui) forniscono informazioni sulla concezione personale dello spazio in ordine a posizione, forma, limiti, funzioni e struttura dello spazio stesso. Particolarmente interessanti i risultati (nonostante la notevole difficoltà della loro analisi e una pratica impossibi­ lità di ricavarne leggi comportamentali generali) per quanto riguarda gli ambienti urbani, per i quali è risultato possibile scomporre le mappe per componenti (per­ corsi, nodi, margini, distretti, punti di rife­ rimento). Mappe prodotte da più individui relativamente a un medesimo spazio offro­ no immagini molto differenti, in particola­ re per quanto riguarda le posizioni reci­ proche attribuite a più oggetti o le distan­ ze; tuttavia, taluni aspetti (per esempio, valutazione qualitativa di un quartiere) tendono a presentare una certa omoge­ neità fra individui diversi e rivestono un ruolo non irrilevante nella persistenza di date funzioni nell’ambito di uno spazio (per esempio, la permanenza di residenze di lusso in un quartiere generalmente valutato in maniera positiva). mappamóndo Carta geografica che rappresenta l’intera superficie terrestre divisa in due parti che

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uno o più satelliti di posizione nota in fun­ zione del tempo e nello stesso riferimento cartesiano geocentrico in cui è inserito l’ellissoide di riferimento. Le tecniche distanziometriche più usate sono doppler, laser, interferometriche.

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corrispondono ai due emisferi (settentrio­ nale e meridionale oppure occidentale e orientale). Per estensione, nome dato impropriamente al globo terrestre, sfera girevole intorno a un asse, sulla quale è raffigurata la superficie terrestre. La carta geografica che rappresenta l’inte­ ra superficie terrestre senza interruzione di continuità si dice planisfero. mareògrafo Strumento per la misurazione e la regi­ strazione delle variazioni verticali del livello del mare rispetto allo zero conven­ zionale mareografico. Quest’ultimo è rife­ rito a un caposaldo fisso sul terreno che costituisce l’origine delle linee di livella­ zione geometrica di alta precisione e quindi riferimento fondamentale per le misure altimetriche.

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meridiano M eridiano geografico o terrestre, circolo massimo passante per i poli, indicato dal­ l’intersezione con la superficie terrestre di un piano passante per l’asse di rotazione e per un punto qualsiasi della superficie stessa. Per ogni punto della superficie ter­ restre è quindi possibile tracciare il relati­ vo meridiano (meridiano locale). Per con­ venzione ci si limita a considerare solo quelli a distanza angolare reciproca di 1 grado e dato che abitualmente si intende per meridiano il semimeridiano, cioè la metà di ogni circolo massimo (l’altra metà è detta antimeridiano), i meridiani risulta­ no 360. Sono numerati tanto verso E quan­ to verso W da 0a 180 a partire da uno scel­ to come fondamentale, detto anche meri­ diano di riferimento o meridiano origine o meridiano zero. Nell’uso internazionale per meridiano fondamentale si è assunto quello passante per l’ex osservatorio astro­ nomico di Greenwich; vari Stati per la pro­ pria cartografia adottano meridiani parti­ colari, solitamente quello passante per la capitale: così la cartografia ufficiale italia­ na, edita dall’Istituto Geografico Militare, adotta come fondamentale il meridiano che passa per l’osservatorio astronomico di Monte Mario in Roma, a 12°27é082 di longitudine E da Greenwich. Il piano pas­ sante per il meridiano fondamentale e per il suo antimeridiano divide la Terra nei due emisferi occidentali e orientale. Ogni meridiano è diviso in 180 parti, dette gradi di meridiano. nadir Punto della sfera celeste opposto allo zenith. ortodromia od ortodròmìa Curva di minimo percorso tracciabile sul­ la superficie di una sfera e in particolare tra due punti situati sulla superficie terre­ stre. Dati due punti su una superficie sfe­ rica, l’ortodromia, o linea ortodromica, è il minore dei due archi di circonferenza staccati sul cerchio massimo, avente per estremi i due punti dati. In particolare, se si assimila la superficie terrestre a una superficie sferica, l’ortodromia è il mini­

mo cammino che una nave deve compiere per andare da un punto a un altro. N avi­ gazion e p er ortodrom ia o navigazione ortodrom ica, quella che si compie basan­ dosi sulle ortodromie, cioè per circoli massimi. Poiché, tranne per casi partico­ lari (navigazione secondo un meridiano o secondo l’equatore), tale navigazione richiederebbe un continuo cambiamento di rotta, normalmente si chiama naviga­ zione ortodromica quella che si effettua lungo una spezzata lossodromica avente solo una serie di punti in comune con la curva ortodromica che unisce i punti di partenza e di arrivo. Rispetto alla naviga­ zione lossodromica, quella ortodromica consente un risparmio di percorso, sensi­ bile sulle grandi distanze. ortofotocarta È una fotografia corretta dalle distorsioni dovute alla non verticalità dell’apparec­ chio fotografico o dal rilievo con sovrastampate alcune informazioni geografiche quali curve di livello, toponomastica ecc. in modo da poterla utilizzare come una carta topografica. ortoproieziòne Tecnica utilizzata in fotogrammetria per effettuare il raddrizzamento differenziale di uno stereogramma o di un fotogramma al fine di rendere geometrica l’immagine fotografica. ottante Strumento che in passato veniva utilizzato in astronomia nautica. È in tutto simile al sestante, da cui differisce per l’ampiezza sia del campo visivo sia del lembo gradua­ to, che nell’ottante è di 45° (cioè un ottavo di angolo giro) e nel sestante di 60°. parallèlo I paralleli sono circonferenze minori gia­ centi su piani perpendicolari all’asse di rotazione terrestre e quindi paralleli all’Equatore che è l’unico parallelo a essere un circolo massimo. Per conven­ zione si considerano 180 paralleli, 90 a nord e 9 0 a sud, distanti l’uno dall’altro di 1°, in modo che corrispondano ai 90° di latitudine nord e sud. Ogni parallelo è suddiviso in 360° (gradi di parallelo) e le lunghezze delle circonferenze vanno diminuendo dall’Equatore ai poli; facen­ do riferimento all’ellissoide internazio­ nale, un grado di parallelo varia da 1 1 1 .3 2 4 m a 0 °d i latitudine a 0 m a 90° di latitudine (parallelo puntiforme). Sono paralleli di particolare interesse geogra­ fico e climatico, oltre all’Equatore (0° di latitudine), il Tropico del Cancro e il Tro­ pico del Capricorno (rispettivamente, 23°27é di latitudine nord e sud), e i circo­ li polari artico e antartico (rispettivamen­ te, 66°33φ di latitudine nord e sud). planimetrìa Settore della topografia che studia i metodi e gli strumenti atti a determinare le proie­ zioni di punti della superficie terrestre sul piano di riferimento senza prendere in

considerazione le differenze di quota di detti punti. In cartografia, per planimetria si intende la rappresentazione di tutti i particolari presenti sul terreno (ferrovie, strade, abitati, ponti ecc.) con l’esclusione delle curve di livello, dei corsi d’acqua, della rappresentazione della vegetazione e della toponomastica. planisfèro Carta geografica che rappresenta l’intera superficie terrestre senza interruzione di continuità. plastica Nel linguaggio cartografico, il plastico è una carta in rilievo usata per lo più per scopi didattici, che consente di avere un’efficace rappresentazione orografica del terreno in quanto permette di materia­ lizzare anche la terza dimensione. Gene­ ralmente è realizzato in materiale vinilico, termoformato su una matrice in gesso dopo che la carta vera e propria è stata stampata in macchina litografica. plotter In informatica, registratore per disegni di alta qualità su carta o su altri supporti che può essere comandato dal sistema di input/output di un elaboratore. I plotter sono una periferica molto diffusa degli ela­ boratori personali, possono essere a colori, a tamburo o piani e hanno prestazioni diverse in termini di dimensioni, precisio­ ne e velocità; l’apparato scrivente può essere a matita, penna, punta di zaffiro per incidere, raggio laser, ecc. pòlo P oli terrestri sono i due punti estremi in cui Tasse terrestre incontra la superficie della Terra: quello che si trova a settentrio­ ne si chiama Polo Nord o boreale o artico, quello che sta dalla parte opposta Polo Sud o australe o antartico. Occorre però distin­ guere tra poli veri, che sono propriamente i due punti d’incontro con la superficie ter­ restre dell’asse istantaneo di rotazione, e p oli geografici, che sono i punti d’interse­ zione con la superficie terrestre dell’asse polare di simmetria delTellissoide di rota­ zione a cui si assimila la Terra. Il nostro pianeta si comporta come un grande magnete con asse geomagnetico, un po’ inclinato rispetto all’asse terrestre, ai cui estremi vi sono i poli magnetici; questi sono individuati dalla direzione dell’ago della bussola e la loro posizione è mutata nel corso dei tempi (spostamento dei poli) per cause assai complesse. Il polo N ha polarità negativa, quello S polarità positiva e le loro posizioni nel 1968 erano rispettivamente di 78°N, 101 °W e 6 7 °S , 142°E. portolano Carta o libro che contiene l’elencazione metodica dei porti e la descrizione minu­ ta delle coste. I portolani moderni con­ tengono anche la descrizione dei fondali, delle correnti, delle maree, dei venti, dei segnali ecc.

proiezióne cartografica La proiezione cartografica è la rappresen­ tazione approssimata, ridotta e simbolica della sfera su una superficie piana, con il minor numero di deformazioni possibile; presenta caratteristiche diverse per quanto concerne il modo di trasportare sul piano il reticolato dei meridiani e dei paralleli. La proiezione è detta isogon ica (o conforme) quando conserva sulla carta gli angoli che una data direzione forma con i meridiani e i paralleli; equidistante quando le distanze della carta sono proporzionali a quelle del­ la sfera; ed equivalente quando sono pro­ porzionali le superfici. Nessuna proiezione riunisce le tre doti delTisogonia (o confor­ mità), dell’equidistanza e dell’equivalen­ za: si cerca pertanto di costruire carte che, pur senza essere rigorosamente né isogoniche, né equidistanti, né equivalenti, rispondano con la massima approssima­ zione a tutte e tre le esigenze. Le proiezio­ ni. più semplici sono quelle dette vere o pure, risultanti dalla proiezione geometri­ ca del reticolato geografico della sfera ter­ restre su una superficie piana (proiezioni prospettiche) o su una superficie avvolgente (proiezioni di sviluppo). Proiezioni prospettiche Se la superficie piana è tangente ai poli, è detta polare; se è tangente all’equatore è detta equatoriale; se, infine, è tangente a un qualsiasi altro punto è detta trasversale od obliqua. Secondo la posizione del punto di vista (o punto di proiezione, da cui si proietta sul piano la parte di sfera terre­ stre), si hanno la proiezione centrografica o gnom on ica (punto di vista al centro della sfera), la proiezione stereografica (punto di vista alla superficie della sfera), la proie­ zione ortografica (punto di vista all’infini­ to). Le proiezioni prospettiche, in special modo la stereografica, vengono usate per rappresentare la Terra divisa in due emi­ sferi. Proiezioni di sviluppo Le proiezioni di sviluppo si ottengono svi­ luppando in piano la superficie curva su cui in precedenza si è proiettata la superfi­ cie della sfera. Si immagina di circoscrive­ re alla sfera una superficie cilindrica (proiezioni cilindrica) o conica (proiezione conica) proiettando su di essa il reticolato dei meridiani e dei paralleli. Generalmen­ te il cilindro risulta tangente all’Equatore (proiezione cilin drica norm ale) e il cono tangente a un parallelo qualsiasi oppure secante lungo due paralleli. Tra le proie­ zioni coniche e cilindriche modificate per ottenere particolari risultati si ricordano: la p roieù on e conica equidistante, la proie­ zione cilindrica equivalente e la proiezione cilindrica di Mercatore. Su quest’ultima, di grande utilità per le carte di rotta maritti­ me e aeree, la linea lossodromica può esse­ re tracciata come una linea retta. Le proie­ zioni coniche si prestano a rappresentare zone che hanno un’estensione abbastanza grande in longitudine, ma non in latitudi­ ne. Per ovviare alle deformazioni presenta­ te dalle proiezioni geometriche, soprattut­ to nelle zone più lontane da quella centrale di tangenza, si possono apportare opportu­

raddrizzaménto Complesso delle operazioni in fotogram­ metria per ottenere un’immagine fotografi­ ca in proiezione ortogonale, corretta e in scala proiettando su di un piano di riferi­ mento un fotogramma realizzato con mac­ china da presa in posizione non verticale. restituzióne In topografia, complesso delle operazioni pertinenti al rilevamento fotogrammetrico necessarie a ricostruire nello spazio un modello dell’oggetto fotografato da due punti di vista differenti, utilizzando una coppia di fotogrammi realizzati con una macchina da presa fotogrammetrica, al fine di determinare le coordinate dei suoi punti in un sistema di riferimento e suc­ cessivamente di rappresentarlo a una scala prefissata in planimetria e in quota. réte Geofisica: le reti geodetiche italiane, storia d a l 1863 alla fin e degli anni trenta Costituiscono l’ossatura per tutte le suc­

cessive operazioni necessarie all’inqua­ dramento geometrico e altimetrico del ter­ ritorio nazionale sia per fini cartografici sia per esigenze di carattere scientifico. L’im­ pianto, l’aggiomamento e la manutenzione delle rete è di competenza dell’Istituto Geografico Militare ( i g m ) , organo cartogra­ fico di Stato. La maggior parte degli Stati preunitari aveva reti proprie, dimensiona­ te su basi geodetiche e stazioni astronomi­ che diverse. A seguito della costituzione del Regno d’Italia i membri della futura Commissione Geodetica Italiana nel 1863 decisero di verificare e dare carattere uni­ tario alle reti esistenti. Il programma ini­ ziale prevedeva la costituzione di una serie di catene di triangolazione al fine di misurare almeno tre archi di parallelo e tre archi di meridiano, appoggiate a basi geo­ detiche e completate da stazioni astrono­ miche. Contemporaneamente erano previ­ ste determinazioni altimetriche con meto­ di di livellazione trigonometrica e nel 1863 l’iGM iniziò i lavori dalla Sicilia per essere successivamente estesi all’Italia meridionale e settentrionale. Nel 1878 furono concluse le osservazioni fino al parallelo di Roma, appoggiate alle basi geodetiche di Catania, del Crati, di Foggia e di Lecce e nel 1883 quelle a nord del parallelo di Roma appoggiate alle basi geodetiche di Somma, Udine e Piombino. Solo nel 1902 fu realizzato il collegamento con la Sardegna appoggiato alla base di Ozieri. Parallelamente ai lavori di triango­ lazione, sempre a cura dell’lGM, iniziarono nel 1878 anche quelli per l’istituzione del­ la rete di livellazione geometrica necessa­ ria a dare la giusta altimetria alla futura carta topografica d’Italia. I lavori di livel­ lazione furono completati nel 1900 lungo 7200 km di strade per complessivi 10.500 capisaldi. Nell’arco di 4 0 anni, dal 1863 al 1902, furono finanziati e compiuti i lavori più onerosi di tutta l’attività geodetica ita­ liana: i complessi calcoli di compensazio­ ne si protrassero dal 1902 al 1918 e com­ portarono la risoluzione di oltre quattrocento equazioni di condizione con l’impie­ go esclusivo di tavole dei logaritmi a dieci decimali sui quali era necessario effettua­ re interpolazioni iperboliche. Per esigenze di calcolo furono considerati otto blocchi di triangolazione. Nel periodo dal 1902 al 1906 fu eseguita la compensazione dei tre blocchi a nord del parallelo di Roma dimensionati sulle basi geodetiche di Somma, Udine e Piombino. Il calcolo ven­ ne eseguito sull’ellissoide di Bessel orien­ tato a Genova-Monte Telegrafo. Nel 1908 fu compensato il collegamento con la Sar­ degna, dimensionando il blocco sulla base di Ozieri. Dal 1910 al 1918 furono affron­ tati e risolti i calcoli dei rimanenti quattro blocchi, tre in Italia meridionale e uno in Sicilia, dimensionati sulle basi di Foggia, Lecce, del Crati e di Catania sempre sul­ l’ellissoide di Bessel orientato a Genova. Nei 1919 fu pubblicato l’immane lavoro scientifico. Nei 20 anni successivi la rete di triangolazione fu oggetto non solo di ripristini, ma anche di ampliamenti (il collegamento della Gorgona alla Corsica,

quello della Val d’Aosta alla rete francese e quello del Trentino Alto Adige alla rete nazionale) e di nuove materializzazioni quali quelle realizzate con il pilastrino metallico Trombetti a partire dal 1933. Geofisica: le reti geodetiche italiane, storia dal 1940 a oggi Nel 1940 la Commissione Geodetica Ita­ liana decise di cambiare l’ellissoide di Besselorientato a Genova-Monte Tele­ grafo, non più rispondente alle esigenze scientifiche, con quello di Hayford 1924, in seguito più noto come “ellissoide inter­ nazionale”, orientato a Roma-Monte Ma­ rio. Tale cambiamento, attuato per seguire le raccomandazioni formulate dall’Asso­ ciazione Internazionale di Geodesia nel 1924, impose il trasporto della rete trigo­ nometrica nel nuovo sistema di riferimen­ to. Il calcolo fu condotto tra il 1940 e il 1942 per i soli vertici di I ordine e comple­ tata nel 1948 per gli altri ordini. E da tener presente che nel 1940 erano iniziati anche gli studi di G. Boaga per semplifica­ re sia nel campo geodetico che in quello cartografico i calcoli sulla rappresentazio­ ne conforme di Gauss e che nel 1946 fu effettuata la compensazione di tutte le reti europee, che determinò il nuovo sistema di riferimento “European Datum 1950ED50” sempre riferito all’ellissoide inter­ nazionale, ma con orientamento medio europeo e in conseguenza di ciò fu deciso di riferire al nuovo sistema anche la carto­ grafia, adottando la proiezione U T M in sovrapposizione al sistema nazionale Gauss-Boaga. Il decennio 1940-1950 fu quindi quello dei grandi cambiamenti non solo geodetici (ellissoide internazionale con orientamento medio europeo ED50) ma anche cartografici (proiezione univer­ sale trasversa di Mercatore UTM). Negli anni cinquanta con l’impiego dei primi distanziometri elettronici si misurarono alcuni lati oltre che ripetere molte misure angolari. Negli anni sessanta si stabilì di procedere alla prima revisione completa della rete fondamentale di I ordine, migliorando la segnalizzazione dei vertici, misurando molti lati con geodimetri laser e tellurometri e determinando numerosi azimut di Laplace. La configurazione defi­ nitiva della rete è quindi quella dei primi anni settanta. La rete di triangolazione geodetica italiana è composta da 346 pun­ ti di 1° ordine e, dopo quella svizzera, è statisticamente la più alta d’Europa con ben 97 punti oltre i 2 000 m di quota, di cui 28 oltre i 3000 m; il lato medio è di circa 40 km, quello più corto è di 7 km e quello più lungo raggiunge i 134 km nel collega­ mento tra Rocca Ficuzza in Sicilia e Pan­ telleria. La rete di livellazione fu oggetto di revisione, ripristino e nuovi calcoli nel periodo 1941-1970 che portarono a una nuova rete: quella di livellazione di alta precisione, costituita da 13.500 capisaldi dislocati lungo 12.700 km di linee. Negli anni successivi al 1970 i risultati delle osservazioni italiane sui vertici di 1° ordi­ ne, conseguenti la revisione degli anni sessanta, unitamente a quelli delle altre reti nazionali, contribuiscono alla ricom­

pensazione del nuovo riferimento europeo (European Datum 1979-ED 79), aggiorna­ to nel 1987 con misure di geodesia spazia­ le. Presso l ’ iG M solo nel 1983 fu possibile realizzare la compensazione rigorosa in un unico blocco della rete di triangolazione di 1° ordine, dando origine a un nuovo sistema di riferimento nazionale, quello IGM83. Le coordinate dei vertici così compensate hanno portato a un più corret­ to orientamento dell’ellissoide intemazio­ nale orientato su Roma- Monte Mario e a un più preciso dimensionamento della rete nazionale. Con l’avvento delle tecno­ logie satellitari negli anni ottanta sono cambiate le procedure operative per la determinazione di precisione di punti sul­ la superficie terrestre grazie al sistema di posizionamento globale (G lobal P ositioning System- G P S ) . Con un progetto iniziato nel 1992 l ’ iG M sta realizzando una rete di punti geodetici di “ordine zero” determi­ nati con metodologia G P S che nell’arco di quattro anni dovrà coprire tutto il territo­ rio nazionale. Geografia Rete urbana. C oncetto di tipo sistemico applicato allo studio della distribuzione e della funzione regionale degli insiemi di città in un’area data. Le città vengono considerate come nodi nell’ambito dei flussi (di trasporto, di comunicazioni, di persone, di informazioni) che attraversa­ no e plasmano l’assetto della regione, determinando anche polarità differenzia­ te e gerarchizzate. In questa maniera, mentre si riconosce che certe città emer­ gono a livello regionale e sovraregionale, assumendo un ruolo di preminenza e polarizzando una consistente porzione dei flussi esistenti, allo stesso tempo si giunge alla conclusione che tutta la rete urbana va considerata unitariamente e che cia­ scuna città inserita nella rete urbana svol­ ge una funzione essenziale per l’insieme del sistema. Più rilevanti, pertanto, delle forme di semplice gravitazione su singoli centri urbani appaiono le interconnessio­ ni fra le varie città e quella che si potreb­ be considerare una sorta di “divisione del lavoro” fra le città componenti la rete urbana; di conseguenza, si ammette che ogni variazione riguardante ogni singola città finisce con il ripercuotersi sugli equilibri dell’intera rete urbana. In questi termini, il concetto di rete urbana viene utilizzato sia in fase di analisi e studio dei sistemi urbani, sia nelle operazioni di riassetto e sviluppo di regioni, specialmente quando queste siano dirette a sana­ re gli squilibri prodotti da una eccessiva polarizzazione su città egemoni. rilevaménto In topografia e fotogrammetria il rileva­ mento ha lo scopo di giungere all’allesti­ mento di una carta a grande scala (mappa catastale e carta tecnica regionale) oppure di una carta a media scala (carta topografi­ ca di base). Il rilevamento si effettua prati­ camente con misure di lunghezza, di ango­ li e di dislivelli atte a individuare la posi­ zione e la quota di punti caratteristici del

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ne correzioni alla costruzione geometrica: le proiezioni così ottenute si dicono proie­ zioni m odificate. Risultati più efficaci si hanno costruendo il reticolato geografico di base per mezzo del calcolo analitico, stabilendo cioè a priori formule in grado di soddisfare determinate condizioni. Rappresentazioni Tali proiezioni, dette più propriamente rappresentazioni, possono essere costruite tanto per carte a media e grande scala, quanto per carte a piccola e piccolissima scala. Per mostrare la distribuzione di un determinato fenomeno su scala mondiale ^ i costruiscono planisferi con proiezioni non solo equivalenti ma anche con distor­ sioni generali della forma molto contenute: ciò è possibile tracciando la proiezione non a partire da un solo meridiano fondamentale ma da diversi meridiani, ognuno centrato su una delle parti del globo che si vogliono mettere in evidenza. Tali proie­ zioni assumono un andamento interrotto, generalmente lobato. Proiezione di Gauss La proiezione di Gauss (matematico, astro­ nomo, fisico e geodeta tedesco, 17771855) è una rappresentazione conforme cilindrica inversa che viene utilizzata nel­ la cartografia a grande scala di moltissimi Paesi. È detta “rappresentazione”, perché la carta che ne deriva non segue alcun cri­ terio geometrico come nelle proiezioni pro­ spettiche, ma è costruita solo in base a for­ mule di corrispondenza dedotte per via analitica. È “conforme”, perché gli angoli misurati sul terreno hanno lo stesso valore degli angoli calcolati sulla carta. È “cilin­ drica”, perché la rappresentazione ha qualche affinità con una proiezione cilin­ drica. È “inversa”, perché il cilindro è tan­ gente all’ellissoide lungo un meridiano, a differenza di quella di Mercatore che ha il cilindro tangente lungo l’equatore. Per tale motivo nei Paesi anglosassoni la rappre­ sentazione di Gauss è detta Universale Trasversa di Mercatore ( u t m ) .

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terreno relativi alla superficie di riferi­ mento. In genere si impiegano le tecniche della triangolazione, intersezione, poligonazione, irradiamento, livellazione, ecc. Occorre ricercare in primo luogo i punti trigonometrici e i capisaldi di livellazione delle reti geodetiche fondamentali esi­ stenti nell’area di interesse al fine di pro­ gettare e realizzare la rete di raffittimento per l’inquadramento geometrico mediante operazioni sul terreno che prevedono la determinazione plano-altimetrica dei punti di raffittimento; questi costituiscono i vertici delle triangolazioni di ordine infe­ riore rispetto a quelle fondamentali, con poligoni di lati più corti per meglio inqua­ drare l’area in esame. Il numero dei punti di raffittimento dipendono dalla scala del­ la carta, dalla natura del terreno e dagli strumenti impiegati. Nel rilevamento topo­ grafico i punti di raffittimento servono per determinare i punti di stazione detti anche punti di dettaglio, mentre nel rilevamento fotogram m etrico i punti di raffittimento servono per determinare i punti di appog­ gio per il calcolo delle coordinate dei pun­ ti fotografici mediante la triangolazione aerea da utilizzare durante la restituzione fotogrammetrica.

280 scale Una delle conformazioni più antiche di orologio solare, chiamata dai Greci pòlos o s c a fi. La superficie emisferica dell’orolo­ gio è divisa in dodici porzioni. Lo gnomone è costituito da uno stilo la cui punta coin­ cide col centro geometrico della superficie emisferica, l’ombra della punta dello gno­ mone indica le ore sulle linee orarie sotto­ stanti. Si comprende che la conformazione dell’orologio è ispirata alla forma della sfe­ ra celeste; l’orologio vuole riprodurre in piccolo il percorso giornaliero del Sole.

I

scala In topografia e cartografia la scala è il rap­ porto di similitudine tra la distanza rappre­ sentata sulla carta, e quella obiettiva del segmento reale D. Le scale possono essere numeriche e grafiche. In quelle numeriche il rapporto è scelto in modo che il numera­ tore sia sempre l’unità e il denominatore sia dato dalla relazione D/d. Da ciò si deduce che tanto più grande è la scala tan­ to più piccolo è il denominatore prescelto. Spesso si usa la scala gra fica , che è costi­ tuita da un segmento di lunghezza oppor­ tuna, suddiviso in parti proporzionali alle distanze obiettive e numerato in corri­ spondenza delle suddivisioni. Il rapporto di scala è talmente importante che in car­ tografia le carte si dividono in: piante (grandissima scala, fino a 1:500), mappe (grande scala, fino a 1:4000), carte topo­ grafiche (media scala, fino a 1: 100.000), carte corografiche (piccola scala, fino a 1: 1.000.000), carte geografiche (piccolis­ sima scala, oltre 1:2.000.000). scanner Unità periferica di entrata di calcolatore elettronico, in grado di leggere testi (risparmiando così il lavoro di copiatura

sulla tastiera del calcolatore), ma anche di trasformare in numeri binari (cioè di digi­ talizzare) immagini grafiche complesse. Lo scanner è diventato un componente essenziale dell’editoria individuale {Desk Top Publishing) per creare documenti complessi contenenti sia grafica sia testo. schiacciaménto Per schiacciamento dell’ellissoide terre­ stre si intende il rapporto della differenza tra semiasse maggiore e minore dell’ellis­ soide con il semiasse maggiore. sfera armillare Antico strumento astronomico che rappre­ senta le orbite dei diversi pianeti. Viene chiamata “tolemaica” o “geocentrica” se ha al centro la terra, “copernicana” o “eliocentrica”, se è il sole ad essere posto al centro delle orbite della terra e degli altri pianeti. solcometro Strumento per misurare da bordo la velo­ cità delle navi. Il tipo più antico che risale al XV I secolo è denominato solcometro a barchetta ed è ancora in uso su qualche imbarcazione a vela. Si tratta di un misu­ ratore di percorso (appunto il solco della nave) costituito da una pesante tavoletta triangolare di legno (barchetta) fissata con una lunga sagola a un rullo posto sulla poppa: nel tempo prefissato di 30 secondi (la 120ma parte di un’ora) si misurava quanta sagola si era srotolata in mare tra­ scinata dalla barchetta, risalendo così al cammino percorso. Per conoscere la velo­ cità si annodavano sulla sagola dei cavetti a intervalli regolari; quindi, contando quanti di questi nodi si vedevano scendere in acqua nel tempo di 30 secondi, si pote­ va calcolare la velocità (espressa in nodi). squadro Strumento topografico che consente di tracciare sul terreno due allineamenti appartenenti a piani verticali tra loro per­ pendicolari. stàdia Strumento topografico impiegato sia per la misura indiretta delle distanze che per la determinazione dei dislivelli. tacheòmetro Strumento topografico usato per la deter­ minazione di distanze e dislivelli e, in generale, nel rilevamento celerimetrico. Deriva dal teodolite, strumento geodetico, da cui si distingue per le dimensioni più ridotte e per la minore precisione ottenibi­ le nelle misure. tavolétta In topografia è così denominato lo stru­ mento impiegato nel rilievo diretto del ter­ reno e utilizzato per la determinazione di punti con metodi grafici e non numerici. In passato fu impiegato per la realizzazione della cartografia rilevata. Oggi è impiegato solo in rilevamenti speditivi di piccola entità in quanto il rilievo diretto è stato

completamente soppiantato dal rilievo aerofotogrammetrico che consente mag­ giori precisioni e una geometria più vali­ da. In cartografia, con il termine tavoletta è designato ogni elemento cartografico della carta d’Italia alla scala :25.000 elaborata dall’Istituto Geografico Militare. E così chiamata perché le prime tavolette della Carta d’Italia furono rilevate a partire dal 1877 con la tavoletta pretorian a a rilievo diretto per divenire “fotogrammetriche” a partire dal 1929. La tavoletta pretoriana prende il nome dal matematico e astronomo tedesco Johannes Praetorius (1537-1616) ed è uno strumen­ to topografico costituito da uno specchio di legno, detto tavoletta, rettangolare o qua­ drato, di 50-60 cm di lato, fissato in posi­ zione orizzontale mediante viti di sostegno e di spostamento sopra un treppiede. Sulla faccia superiore dello specchio viene steso un foglio da disegno. La tavoletta è corre­ data di una riga metallica millimetrata, di un cannocchiale distanziometrico, di livella e bussola. Puntando il cannocchiale si rilevano le posizioni degli oggetti e si riportano grafi­ camente sul foglio da disegno. teodolite Strumento geodetico e topografico impie­ gato nelle osservazioni terrestri per la misura di angoli azimutali e zenitali e atto, mediante opportuni accessori, anche alla misura di distanze e di azimut magnetici e geografici. topografìa Scienza che studia i metodi per la determi­ nazione pianimetrica e altimetrica di pun­ ti con le relative tecniche di misura e gli strumenti per le osservazioni ai fini del rilevamento terrestre di una limitata estensione di territorio di circa 15 km di raggio detto cam po topografico. La topografia è una delle scienze più anti­ che, conosciuta già dagli antichi Egizi, dai Greci, dai Romani e dagli Arabi. Divenne scienza nel senso moderno a par­ tire dai secoli X V I-XV II con l’introduzio­ ne, tra l’altro, da parte di Snellius del metodo della triangolazione. Tra la fine del secolo X IX e gli inizi del secolo XX si costruirono il tacheometro e il teodolite, strumenti che favorirono. Lo sviluppo eccezionale delle operazioni di rilevamento, ulteriormente migliorate e sveltite dall’introduzione della fotogram­ metria terrestre ed aerea. toponomastica In cartografia la toponomastica è l’insie­ me dei nomi trascritti su una carta per individuare particolari geografici e inse­ diamenti urbani sia riferiti a nomi propri che a fenomeni fisici. La toponomastica offre uno dei maggiori contributi informa­ tivi alla lettura e consultazione di una car­ ta poiché i singoli toponimi spesso riflet­ tono non solo particolarità geomorfologi­ che del terreno ma anche le vicende stori­ che e culturali dei popoli che hanno abita­ to quel territorio.

triangolazióne In geodesia e in topografia la triangolazio­ ne è il metodo per determinare le coordi­ nate pianimetriche di punti di riferimento (in geodesia detti punti trigonometrici e in topografia detti punti d’appoggio) median­ te la misura di tutti gli angoli e di una distanza distribuiti in modo da costituire una rete a maglie triangolari. La triangola­ zione su una vasta estensione di territorio rientra nel settore della geodesia e quella di dettaglio nel campo della topografia. La triangolazione a erea è il procedimento per determinare coordinate di punti fotografici individuati su strisciate aerofotogramme­ triche al fine di consentire Torientamento assoluto delle coppie di fotogrammi nella restituzione fotogrammetrica utilizzando solo alcuni punti precedentemente deter­ minati sul terreno. II metodo delle triangolazioni, introdotto nel 1617 dal geodeta Snellius, consiste nella risoluzione di una serie di triangoli aventi a due a due un lato in comune. La triangolazione italiana eseguita dall’I­ stituto Geografico Militare copre il territo­ rio nazionale con quattro ordini di punti trigonometrici che formano le reti del I, II, III e IV ordine; esse sono costituite da maglie triangolari con lati progressiva­ mente più corti (da 30-60 km a 10-12 km). trilateraziòne In geodesia e topografia così si definisce il metodo di rilievo di una rete di punti, uti­ lizzando solo misure di distanze. È stato introdotto con l’avvento degli apparati per la misura di distanze, quali tellurometri e geodimetri. Operativamente si può affer­ mare che le misure di trilateraziòne con­ corrono alla formazione di una rete di triangolazione, integrando le misure ango­ lari con misure di lunghezza dei lati ai fini di un migliore dimensionamento della rete stessa e raramente le misure di trilaterazione sono utilizzate senza il concorso di quelle angolari. zenit Intersezione con la sfera celeste della ver­ ticale innalzata da un punto della superfi­ cie terrestre. zenitale In topografia Vangelo zenitale è l’angolo che la direzione della visuale ottica uscen­ te dallo strumento forma con la verticale (direzione del filo a piombo), passante per il punto di stazione.

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Questo volume è stato stampato presso lo stabilimento Mondadori Printing spa, via Castellana 98, Martellago (Venezia) nell’anno 2001

Musée de l’Homme, Paris Musée Savoisien, Chambéry Musei Capitolini, Antiquarium Comunale, Roma Museo Archeologico Nazionale, Aquileia Museo Correr, Venezia Museo della Civiltà Romana, Roma Museo della Specola, Bologna Museo di Palazzo Poggi, Bologna Museo Navale di Genova, Genova-Pegli Museo Navale Intemazionale del Ponente Ligure, Imperia Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano © National Maritime Museum, London National Museum and Galleries on Merseyside, Liverpool Museum, Liverpool National Museum of Iran —Islamic Museum, Teheran Osservatorio Ximeniano - Firenze Osterreichischen Nationalbibliothek, Wien MAK - Osterreichisches Museum ftir angewandte Kunst, Wien Réunion des Musées Nationaux, Paris Romisch-Germanisches Zentralmuseum, Mainz Royal Collection © 2001 Her Majesty Queen Elisabeth II © Royal Geographical Society, London Science Museum/Science & Society Picture Library, London Service historique de la Marine, Armées Silvano Silvia, Firenze Soprintendenza Archeologica delle Marche, Ancona Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, Berlin VS - Visual Service, Genova Si ringraziano inoltre per la cortese disponibilità tutti i collezionisti privati che hanno collaborato alla realizzazione della campagna fotografica. L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non identificate.