Reimmaginare la Grande Galleria. Forme del sapere tra età moderna e culture digitali 9791280136695


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Reimmaginare la Grande Galleria. Forme del sapere tra età moderna e culture digitali
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Reimmaginare la Grande Galeria. Forme del sapere tra età moderna e culture ry oftht Bodl,ian Libra')', Bodleian Library, Oxford 2015. 15. P. Munafò, N. Muratore, Bibliotheca Angelica Publicat commoditati dicata, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, pp. 15--31; A. Serrai, Ang1lo B.occa fondatori dilla prima biblioteca pubblica 1urop1a, Sylvesa-e Bonnard, Milano 2004. 16. A. Paredi, Storia dtlt'Am.brosiana, Neri Pozza, Milano 1981.

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zoologici, materiali archeologici e numismatici e strumenti scientifici, e trova corrispondenza nelle biblioteche dei principi europei del tempo, quale quella di Alberto V di Baviera a Monaco, di Ferdinando del Tirolo a Ambas o di Rodolfo II a Praga. La biblioteca più importante era però quella di Giulio di Brunswick-Lunenburg, signore di "\-Volfenbiittel, che, dopo aver aderito alla Riforma, costituisce una delle più vaste raccolte del tempo, arricchita con numerosi acquisti soprattutto nel 1571-1572, in un'ala delsuo castello, aprendola all'uso pubblica1 7 • L'ultimo passaggio di questo lungo percorso sarà rappresentato dalla creazione di un edificio appositamente destinato per la biblioteca. Il primo esempio fu quello dell'Università di Leida dove nel 1657, abbandonando il vecchio locale allestito prima con tradizionali plutei, successivamente accostati, costringendo i lettori a studiare in piedi, la biblioteca venne organizzata in un palazzo a sé stante. In esso il primo piano era integralmente utilizzato come sala di lettura, illuminata da grandi finestre e dotata di scaffali murari di ben sette piani, ma ai quali i lettori non potevano avvicinarsi, essendo protetti da una balaustra, necessitando quindi l'intervento del bibliotecario che risiedeva, tra l'altro, al piano terra del palazzo18 • Si trattava di un fatto epocale, destinato a ripetersi successivamente solo raramente, ma che interrompeva la commistione della biblioteca con altre istituzioni, anche se funzionalmente connesse, dando ad essa un'autonoma dignità spaziale.

17. A treasu:re ho use of books. The library of Dulie Augu.st of Bru.nswic~ Wolfmbutùl, Herzog AugustBibliothek, Wolfenbilttel 1998. 18. C. Berkvens-Stevelinck, Magna commoditas: sroria della biblioteca universitaria di Leida 1575-2000, PrimaveraPress, Leiden 2001.

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Tra inventio e imitatio: il giardino ideale di Agostino Del Riccio come materializzazione della machina memoria/is Koji Kll\Nakino*

1. Spazi architettonici e invenzioni retoriche Nel 1565 venne pubblicato a Monaco un trattato in apparenza modesto ma in realtà pionieristico dal punto di vista della storia del collezionismo. Si tratta dell'Inscriptiones vel tituli theatri amplissimi ... 1 del medico belga Samuel von Quiccheberg (1529-67), curatore delle importanti collezioni della corte bavarese. Nato nel milieu fortemente influenzato dall'arte della memoria e dall'impulso enciclopedico dell'epoca, questo trattato viene considerato la prima teorizzazione museografica, in cui viene presentato un progetto di museo enciclopedico, composto da un edificio a forma di anfiteatro, una biblioteca e diverse botteghe. A un'attenta analisi del testo, il museo ideale del medico si presenta come una specie di spazio "retorico", cioè il complesso architettonico è stato progettato

• Ringrazio il professor Maurizio Vivarelli per avermi dato l'opportunità di contribuire a questo volume. 1. Samuel von Quiccheberg. Inscriptiarus v1l titldi tktatri amptisimi, compllcùntis r1rum univmitatis singu!as maùrias et imagines eximias, ut idem recte quaqiu dici possit: Promptuarium

artificiosarum miraculosarumqiu rnum, ac omnis rari th1sauri Il pretiosae sup,t11ctilis, structurae atqiu picturat. quae hic simul in theatro conquiri consuluntur, ut 1orum Jr,qu,nti insp,ctiinu tractationiqiu singularis aliqua rnum cognitia et pnutmtia admiranda, cito, /acili ac tuto comparari possit, Ex Officina Adami Berg typographi, Monachii 1565.

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basandosi su concetti legati all'ar.s rhetorica classica, come ad esempio la teoria dei loci communes, l'arte della memoria e la cosiddetta "Topica"2 • Come dimostra anche il famoso teatro della memoria di Giulio Camillo (1480-1544), a cui il progetto ambizioso del medico belga si ispirò, alcuni - se non tutti - ambienti dedicati alla classificazione e all'esposizione, oltre ad essere luoghi di educazione visiva, dovevano anche essere in grado di offrire ai visitatori efficaci schemi cognitivi utili a produrre nuove idee. Non mi sembra pertanto azzardato riconoscervi una specie di adattamento all'architettura dell'inventio retorica, ar.s sviluppata appunto per trovare idee adatte per fabbricare nuovi pensieri. A questo proposito appare opportuno riprendere in esame il rapporto tradizionale tra l'ar.s rhetorica e la res aedificatoria, ossia tra i testi scritti e gli spazi fisici8. Se l'atto di scrivere può essere paragonabile alla costruzione di edifici, allora la progettazione di edifici fisici potrebbe basarsi su teorie retoriche sviluppate per composizioni letterarie. In quest'ottica lo stesso atto di descrivere con le parole gli spazi fisici composti, appunto, "retoricamente", presenta una serie di temi che sembra suggestivo riesaminare. Anziché analizzare singolarmente le brevi ecfrasi architettoniche sparse nel corpo dell'opera4, tralasciando tutto il resto, potrebbe essere di maggior interesse considerare il testo nella sua interezza come una specie di prodotto retorico, i cui obiettivi principali erano "informare", "commuovere" e "divertire" i lettori5 • Sotto questo punto di vista sarebbe necessario valutare tali

2. K. Kuwakino, TIit great tJuatr1 of creative tko-ught: tJu Inscriptiones ve! tituli theatri amplissimi ... (1565) by Sam11.1l von Quicchtbtrg, cjournal of the History of Collections•, n. 25 (3), 2013, pp. 303--324. 3. Su questo si vedano: L. Bolzoni, La stanza dtlla mtmoria. Modelli lttterari , iconografici nell'età della stampa, Einaudi, Torino 1995; Ead., Calilto lttùJre di poesia, in L. Tongiorgi Tomasi, A. Tosi (a cura di), Il cannocchiali I il pennello: mwva sciema e nuova arti nell',tà di Galileo, Giunti, Firenze 2009, pp. 47-57. 1'ra i numerosi studi dedicati alla cosiddetta "archiceccura in cesto" si vedano sopraccucco: R. Eriksen, TIit Building in tJu TIXt: Albtrti to ShaAesp,ar, and Milton, The Pennsylvania State Universi[)• Press, Universi[}' Park PA 2001; C. Skenazi, L, Poìtt archil,cle tn France: constructions d'un imaginairt monarchiqu,, Champion, Paris 2003; C. Smith,J.F. O'Connor, Building tht Kingdom: Ciannouo Man,tti on tJu Maurial ami Spiritual Edijiet, ACMRS in collaboration with Brepols, Tempe, AZ Turnhouc 2006. 4. Sull'ecfrasi si veda: R. Webb, Ekphrasis, Imaginationand Pmuasionin.Ancient /Uutorical Theory and Practic,, Ashgace, Farnham 2009. 5. Cicero, De oratore, Il, 115, 121, 128; Quintilianus, Instilutio oratoria, III, 5. 2.

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Tra inventio eimitatio: il giardino ideale di Agostino Del Riccio

testi non come strumenti per trasmettere unilateralmente determinate immagini prefissate, bensì come mezzi per aiutare i lettori a inventare o concepire nuove idee e nozioni.

2. Agostino Del Riccio e l'Agricoltura sperimentata In questa prospettiva, i trattati agronomici scritti dal frate domenicano Agostino Del Riccio (1541-98) ci offrono esempi particolarmente interessanti per approfondire ulteriormente questi argomenti all'interno del clima intellettuale della prima modernità6 • Non solo curatore degli orti del convento di Santa Maria Novella, ma anche possessore di vaste e profonde conoscenze riguardanti il mondo naturale, il domenicano scrisse verso la fine della sua vita una serie di opere su diversi argomenti. Tra queste la più importante è l'Agricoltura sperimentata, redatta nell'ultimo decennio del Cinquecento a Firenze, un'enorme opera inedita, intesa come una sintesi di ogni conoscenza e di ogni pratica inerenti all'agricoltura e giardinaggio 7• Ricca di digressioni ed episodi apparentemente inopportuni ma assai pregnanti, essa si presenta come una specie di affascinante commistione tra sapere scientifico e umanistico. In questa sede intendiamo focalizzare l'attenzione sull'ultimo capitolo del trattato in cui si illustra il sontuoso giardino ideale per un re8. Rileggendo l'intera opera dal punto di vista della retorica, ritengo sia possibile evidenziare caratteristiche assai dinamiche

6. Su Del Riccio e le sue opere si vedano: P. Barocchi, Introdu:i.ione, in A. Del Riccio, Istoria dille pùtre, SPES, Firenze 1979, pp. IX-XXIX; D. Heikamp, Agostino dll Riccw, Del giardino di un re, in G. Ragionieri (a cura di), Il giardino storico italiano. Probl#mi di indagine sulle fonti uturarie, storiclu, Olschki, Firenze 1981, pp. 59-64; F. Tani, Il manascritto dtll'Agricoltura sptrimmtau di Agostino Del Riccio dilla Biblioteca Naiio-nau Ctntrale di Firna.e, Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, tesi di laurea in Storia del disegno dell'incisione e della grafica, anno accademico 1989-90; R. Gnoli, Introdu:i.ione, in A. Del Riccio, Isto-riadllupietre, a cura di R. Gnoli, A. Sironi, UmbertoAllemandi & C., Torino 1996, pp. 11-51; E. O lita, Giardino e orti dll compusso monastico jiormtino di Santa Maria Novtlla negli scritti inediti del domenicano Agostina del Riccio (1542-1598), Università degli studi di Firenze, Facoltà di architettura, tesi di laurea in Tutela e Recupero del Patrimonio Storico-Architettonico, anno accademico 1997-98. 7. A. Del Riccio, Agricoltura speri=ntata; Agricoltura uorica, BNCF, ms. Targioni Tozzetti 56, I-III. 8. Su questo giardino si vedano: H. Brunon, L'oriwmte tnciclopedico: la catawgaiione dll sapere nel "giardina di ~ " di Agostino Dtl Riccio, in G. Baldan Zenoni-Politeo, A. Pietrogrande (a cura di), Il giardino e la memoria del mondo, Olschki, Firenze 2002, pp. 59-75; K. Kuwakino, L'architetto sapitntt. Giardino, teatro, citta co= se/umi mnemonici tra il XVI e il XVII stcow, Olschki, Firenze 2011, pp. 15-130.

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e creative che permettono di valutare adeguatamente tale progetto immaginario nel clima culturale dell'epoca. Innanzitutto, che il domenicano conoscesse a fondo l'ars rhetorica viene dimostrato dall'essere autore anche di un manuale sull'arte della memoria. Come si è accennato sopra, secondo Cicerone e Quintiliano, autorità supreme dell'antica retorica, gli effetti essenziali che l'oratore dovrebbe suscitare sono l'informare, il commuovere e il divertire. Questi tre elementi, infatti, costituiscono alcuni dei motivi portanti dell'Agricoltura sperimentata. Lo stesso Del Riccio dichiara di inserire volutamente una serie di digressioni piacevoli proprio perché i lettori possano imparare agevolmente i saperi specializzati, "divertendosi" al contempo 9• Considerando le caratteristiche dell'opera, inoltre, i lettori potrebbero essere addirittura invitati a mettere in pratica ciò che hanno imparato dai testi. Per realizzare ciò, sempre secondo i teorici dell'antica retorica, è necessario suscitare nella mente di chi legge un'affezione talmente forte da produrre un'intensa voglia di agire realmente. A questo proposito, risultano assai importanti gli effetti prodotti dalla cosiddetta "ecfrasi", descrizione vivida dotata di straordinarie potenzialità figurative, che il domenicano utilizza in diverse parti dell'opera. Su questo torneremo più avanti. A un'attenta lettura del testo, inoltre, emergono aspetti che potrebbero riguardare l'invenzione retorica, poiché l' opera è composta in modo tale da aiutare i lettori a concepire nuove idee combinando organicamente le diverse notizie contenute nel volume. Infatti, quest'opera enciclopedica, i cui argomenti vengono disposti in ordine alfabetico, non è stata pensata per una lettura sequenziale dall'inizio alla fine, bensì per essere consultata per specifici argomenti quali ad esempio, oltre alle caratteristiche peculiari di ogni specie vegetale, il modo di annaffiare, di concimare, di comporre pergole. Proprio per facilitare questo tipo di utilizzo, l'autore afferma di aver preparato la "Tavola Universale", cioè

9. Infatti il domenicano dice di aver scritto il suo crattato agronomico «mescolando istorie breve, motti, favole, detti, imprese et ala-e cose piacevole,. affinché i lettori potessero imparare l'utile arte dell'agricoltura divertendosi nel contempo: A. Del Riccio, Agricolturaspnimmtata cit., II. c. 341v.

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indici analitici che elencano tutti i nomi e concetti importanti del trattato 10• Anche se non ci sono giunti tali indici tranne qualche frammento 11 , è certo che il domenicano li considerava uno strumento indispensabile per l'utilizzo "creativo" della sua opera. Infatti, nella spiegazione su cosa sia la "Tavola Universale", Del Riccio la paragona a simili indici aggiunti al grande tomo di San Tommaso d'Aquinc1 2 • Secondo il domenicano, questi ultimi vengono utilizzati in modo tale da poter trovare gli argomenti necessari per portare a termine i complicati dibattiti teologici. Dunque, Del Riccio sperava che anche i suoi lettori avrebbero navigato liberamente nell'immenso mare delle informazioni per poi combinarle per ottenere le conoscenze di cui avevano bisogno. 3. Il giardino di un Re e le 32 grotte Da questo punto di vista sembra dunque assai suggestivo l'ultimo capitolo dell'Agricoltura sperimentata, intitolato appunto Del giardino di un Re 18 • Queste pagine descrivono la progettazione di un magnifico giardino, costruito con le diverse tecniche di giardinaggio e conoscenze agrarie illustrate nelle sezioni precedenti. In altre parole, questo capitolo rappresenta non solo una grande digressione piacevole, ma anche una dimostrazione esemplare da parte dell'autore per insegnare ai lettori come utilizzare il trattato in modo creativo. Nell'illustrare i vari elementi di questo giardino ideale, Del Riccio dedica più di due terzi della descrizione all'illustrazione del cosiddetto enorme "bosco regio", che contiene nei suoi labirinti vegetali ben 32 grotte, a ciascuna delle

10. Tra i numerosi riferimenti a tale tavola, ad esempio: «Però qui saranno nominate da me brevemente, perché dove manco, mi rimetto al capitolo de' frutti nani che ho fatto, il quale troverai con facilità alla tavola universale•, A Del Riccio, Agricoltura sperimentata cit., III, c. 53v. 11. «Tavola Universale del secondo libro dell'Agricoltura sperimentata•, in Biblioteca Estense Modena, ms. Campori 623.y.D.l.16, cc. 323..$32. Nel manoscritto della BNCF (F. Landau-Finaly 78, cc. 35-43) è, invece, compresa la «Tavola delle cose più notabili che si contengano in questo secondo libro dell'Agricoltura sperimentata».. 12. «In vero è talvolta utile che si puote dir che sia fatta per modo di conclusioni che i dotti srudiono quella, si ricordono delle materie et dottrine buone e sante abbracciate da' Padri et concili di Santa Chiesa, [ ... ]», A. Del Riccio, Agricoltura spmmnitata cit., II I, c. 52r. 13. Ivi, cc. 42v-92v.

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quali viene assegnato un determinato soggetto letterario, storico o scientifico. Il tema viene rappresentato tramite ornamenti enciclopedici realizzati con pitture, sculture, rilievi, fontane, automi e, talvolta, uomini travestiti, che il domenicano descrive in modo ecfrastico. Pur non essendo presenti illustrazioni del giardino, grazie all'ecfrasi i lettori possono dipingere nella loro mente immagini assai vivide e concrete. In sintesi, questo capitolo costituisce una cosiddetta "invenzione", cioè un insieme di dettagliate descrizioni scritte sulle iconografie delle arti visive. Confrontando le due liste in appendice, che contengono rispettivamente l'elenco di tutti i soggetti delle grotte e quello delle loro possibili fonti, si capisce immediatamente che per quasi tutti questi soggetti, Del Riccio prende spunto da modelli reali a lui contemporanei, che probabilmente il domenicano ha avuto modo di osservare in prima persona durante la sua lunga attività religiosa e agronomica. Benché questo giardino ideale sia stato spesso valutato come un prezioso documento per ricostruire la storia del giardino, i critici non vi hanno però rilevato alcuna originalità. Tuttavia, analizzando questo progetto come un'opera "retorica", emergono aspetti assai interessanti sul concetto retorico di "invenzione". Innanzitutto, questo giardino è eccessivamente ampio e sontuoso per essere realizzato concretamente. Lo stesso Del Riccio ne è consapevole, quando afferma che ognuno deve estendere o ridurre o modificare a seconda delle risorse disponibili14 • In altre parole, ciò che è presentato non costituisce un modello da imitare fedelmente, bensì funge da esempio ideale da consultare per poi essere modificato dai lettori. Questo richiama esempi simili che riguardano il concetto del perfetto oratore dei trattati della retorica classica. Il cosiddetto doctus oraior, dotato di sapere enciclopedico, rappresenta dunque un esempio ideale utile a illustrare comprensivamente diverse discipline necessarie all'ars rhetorica15. Confrontandosi con tale modello ineccepibile e assoluto, ognuno lo adatta in accordo alle proprie capacità. 14. Ad esempio: «[ ... ) et ognuno si dee distendere in farli (scii: vari elementi del giardino ideale) [... )•, ivi, c. 44r. 15. Cfr. «[... ] nunc de oratore, vestro impulsu, loquor, summo scilicet. semper enim, quacumque de arte aut facultate quaeritur, de absoluta et perfecta quaeri solet. [...) de

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Ritengo che anche il giardino ideale di Del Riccio venga concepito con un simile punto di vista. Anziché esaminare in prima persona i numerosi capolavori contemporanei, i lettori, per avere spunti o suggerimenti utili per la progettazione del proprio giardino, possono semplicemente consultare gli esempi raccolti da Del Riccio, che li ha selezionati rigorosamente tra numerosi giardini coevi, sfruttando le proprie competenze e conoscenze. Visto che le fonti sono chiaramente indicate, non sarebbe stato difficile per i lettori copiare i dettagli o, eventualmente, modificarli. Cito qua di seguito le parole del domenicano inserite nella illustrazione della grotta dedicata al cervo: ma tu per variare puoi mutare detto animale in cervio, o vero in qualche altro animale, et qui puoi apparare che da questi ingegni che ho detto, ne puoi cavare mille, ma mutare inventioni et figure, ma io ne scrivo assai di simil grotte amene et belle, per consolatione di quelli che non l'hanno viste, et le possino fare ne' suoi giardini et orti, se non così belle, almeno che rassembrino quelle che descrivo. 16

Come si vede chiaramente, utilizzando appunto la parola "inventioni", l'autore afferma che questa descrizione costituisce un modello da cui i lettori possano trarre spunto per diverse idee e concetti. Le descrizioni di Del Riccio offrono dunque una specie di criterio esemplare sulla base del quale ognuno può valutare le proprie invenzioni. Un concetto simile si trova verso la fine del capitolo, quando si danno consigli ai costruttori degli automi messi nelle grotte. Leggiamo infatti, «laonde havendone (sci!: grotte) descritte trentadue il sagace artiere può apparare da quelle et multiplicare ruote, contrapesi et altri ingegni et far quante grotte vuole» 17• Cioè un abile ingegnere può inventare nuove macchine a partire dai modelli presentati nel testo. Da quanto fin qui è stato detto, dunque, ci sembra di poter affermare che il testo di Del Riccio potesse costituire una specie di schema euristico che permetteva a chi lo leggeva di concepire concetti originali divertendosi.

swnmo oratore dicam necesse est. vis enim et natura rei, nisi perfecta ante oculos ponirur, qualis et quanta sit, intellegi non potest», Cicero, De oratore, III, 22, 84-85. 16. A. Del Riccio, Agricoltura sperirMntata cit., III, c. nv. 17. Ivi, c. 9lr.

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4. Commuovere i lettori Per implementare tali concetti nel mondo fisico, è necessario spingere i lettori all'azione. Ritengo che proprio qui, oltre al "divertire", rivesta importanza un altro effetto essenziale della retorica, cioè "il commuovere". Nell' ars rhetorica classica viene sviluppata una serie di tecniche che possano stimolare l'anima di lettori o ascoltatori, tra cui spiccano appunto la cosiddetta ecfrasi e i vari insegnamenti ad essa relativi18 • Come si è accennato precedentemente, Del Riccio descrive gli ornamenti delle grotte con parole assai vivide e commoventi, cioè ecfrastiche. Le immagini vive e le forti affezioni prodotte dai testi sono analoghe agli effetti prodotti dalle decorazioni delle grotte nei visitatori che hanno modo di osservarle. Ne è un buon esempio la grotta dedicata a Bacco e al vino, in cui il domenicano sottolinea frequentemente le reazioni di gioia e le risate che suscitano i soggetti delle pitture parietali, dettagliatamente descritti, in chi li osserva. Per rafforzare ulteriormente tali forti affezioni, l'autore tenta addirittura di ricorrere alla potenza della sinergia prodotta da immagini parietali assai comiche di un'orchestra in atto di suonare, composta da rospi personificati. Un altro esempio è offerto dalla grotta dedicata alla leggenda di Tisbe e Piramo narrata da Ovidio. In essa la scena tragica del suicidio dei due giovani viene rappresentata da una serie di azioni compiute da raffinati automi. Secondo il domenicano la scena viene realizzata con movimenti talmente realistici da apparire, cito, «come se fusse viva et come se tal caso fusse stato allora» 19• Tale sensazione di assistere realmente alla scena è, come si è già sottolineato, identica a quella provocata dalle descrizioni ecfrastiche. Oltre agli esempi citati, ce ne sono numerosi che sottolineano la gioia, la paura, la curiosità suscitate dalle immagini rappresentate nelle grotte. Che forti sentimenti spingessero la gente all'azione viene affermato indirettamente dal domenicano quando racconta 18. A questo proposito, oltre allo studio citato nella nota 5, si veda anche: H.F. Plett,

Enargeia in Classical Antiquity and the Earty Modem Agi: Tlu Aestlutics of Evidenc,, Brill, Leiden-Boston 2012. 19. A. Del Riccio, Ar;ricolturasptritMntata cit., III, c. 86r.

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le reazioni vivide di chi osserva i movimenti raffinati degli automi più progrediti che erano presenti nei giardini coevi. Leggiamo infatti: però mi contenterò per ora in questo libro dir qui tutti gl'ingegni che io ho visto che faccino muovere per via d'acqua figure diverse, là dove vanno tutti i popoli a vederli et con gran maraviglia son considerati, et quando escono de' giardini di quelli, sovente ragionano fra loro; altresl gli dicono altri che non gl'hanno visti, laonde il tale s'accende d'una voglia non piccola di andarli a vedere. 20

Nei confronti di esibizioni straordinarie messe in scena attraverso tecnologie meccaniche, dunque, la gente, incuriosita, divertita e spaventata, viene spinta a muoversi. Per riassumere, potremmo dire che l'ecfrasi impiegata efficacemente dal domenicano funge anche da strumento che invita i lettori a implementare le idee concepite nella mente.

5.Ecfrasiesortativa Qua vorrei introdurre un'idea interessante e assai importante in questo contesto, cioè la cosiddetta "ecfrasi esortativa" che è stata presentata recentemente dalla storica dell'architettura rinascimentale Yvonne Elet nello studio dedicato a Villa Madama di Raffaello21 • Si tratta di un'interpretazione es tensiva dell' ecfrasi classica e la sua definizione è: «la descrizione ecfras tica dedicata alla rappresentazione di luoghi o oggetti ancora inesistenti per esortare i lettori a realizzarli». Secondo la storica statunitense, la retorica antica e medievale non affidava all' ecfrasi tale funzione. Tuttavia, si possono trovare durante l'epoca rinascimentale diversi testi che illustrano dettagliatamente edifici, giardini e città ideali che non esistono ancora nel mondo fisico. Mentre la maggior parte di tali composizioni letterarie era scritta per una semplice adulazione di patroni o principi, alcune opere sfruttano il potere dell' ecfrasi in modo assai creativo per convincere i destinatari a realizzare ciò che vi è descritto. 20. Ivi, c. 6lr. 21. Y. Elet, .Architectural Invtntum in Renaissanc, RorM: .Arlists, Humanists, arul tll1 Planning of Raph\.. Merlotti, N,gli archivi d,l .8.e. La uttura negata d,U, opere di Gianno-ne nel Pinrumte sabaudo (1748-1848), «Rivista Storica Italiana•, CVII (1995), n. 2, pp. 331-386; P. Caroti, L'Archivio Casa reau: itirurari e dispersioni delu carte "s,greu", «Il Risorgimento•, LVIII (2001), n. 1, pp. 59-82; P. Gentile, Lecarùdti re d'Italia tra dispersioni, ,puralioni, occulta7114nti, (paniali) ritrovamenti, «Passato e Presente•, l 06 (2019), n. 2, pp. 73-89 nonché P. Caroti, Il fonde Casa di sua maestà all'Archivio di Stato di Torino. Storù di vuoti, di assmu, di dispersioni: il caso di/l'Archivio d1U'Inlmdema g,n,rale della Casa di Eugenio di Savoia Carignano (1834-1888), in Trous d'archives, trous de mémoire7, Actes du 9• colloque des archivistes de !'Are alpin occidental (Vaucluse, 17-19 ottobre 2019), pp. 87-101 (edizione on-line https://archives.vaucluse.fr/). 16. G. Fea, Cenno storico sui .8.lgi archivi cit., pp. 56-65. Sui contrasti che animarono all'epoca di Fea il contesto lavorativo dei Regi Archivi di Corte, ove non sempre rutto il personale si dimo~trò particolarmente attivo, si veda per esempio G.P. Romagnani, Storiografia e politica culturale cit., p. 48.

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Reimmaginare la Grande Galeria. Forme del sapere tra età moderna ecultmecigitali

delle quali Fea e i suoi colleghi si posero esplicitamente. La lettura che emerge di quasi due secoli di storia degli archivi sabaudi e, in particolare, del Seicento è dunque sostanzialmente negativa, pur con le attenuanti che derivano da un periodo oggettivamente travagliato per gli archivi, punteggiato da occupazioni, discontinuità dinastiche, guerre civili, traslochi di centri di comando, pestilenze 17.

2. L'opera degli archivisti ducali e l'Histoire généalogique de la Maison de Savoie

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Il giudizio negativo di Fea si appunta, in particolare, sull'attività dell'archivista Cesare Felice Rocca che, assurto alla carica di consigliere, archivista, chiavaro e custode dell'archivio del Castello nel novembre 1657 18, diede alla luce nel 1660 un «Inventario generale delle scritture del Reggio Archivio» 19. Il sistema di conservazione e ordinamento delle scritture utilizzato da Rocca si basò sul rispecchiamento tra spazi fisici- le ventidue guardarobe contraddistinte da numerazione romana - e concettuali2°. Tale logica «ideale-topografica» era la medesima alla base delle operazioni di inventariazione condotte da Clairvaux a Chambéry a metà Quattrocento21, che era stata, tuttavia, applicata in quel contesto su un corpus documentario ben più ampio dal punto di vista 17. Su tale periodo C. Rosso, Uowni, poteri rulla Torino barocca (1630-1675), in Storia di Torino, IV: G. Ricuperati (a cura di),La città fra crisi e ripresa (1630-1730), Einaudi, Torino 2002, pp. 7-195. In generale, sul consolidamento dell'interesse della storiografia sul Seicento sabaudo si veda C. Rosso, Il Seicerw ritrovato: società, istitw:wni, economia nel secolo barocco, in B_>\.. Raviola, C. Rosso e F. Varallo (a cura di), Gli spazi sabaudi cit., pp. 113-123 e la ricca bibliografia citata. 18. Avvocato, Rocca sarebbe rimasto in carica fino alla sua morte, avvenuta il 27 ottobre 1702 (G. Fea, Cmno storico sui .R1gi archivi cit., pp. 56 e 64). 19. L'inventario è oggi conservato in ASTo, .Archivio deU'.t!.rchivio di Stato, b. 1080, reg. 3809. 20. Per la struttura ordinamentale adottata da Rocca si veda Appendice documentaria doc. 1. 21. Sul perdurante influsso della logica adottata da Clairvaux anche negli ordinamenti successivamente condotti sugli Archivi di Corte si veda P. Ruck, L'ordinammto digli archivi ducali cit., pp. 27-28. Più in generale, sull'applicazione di un simile criterio, per esempio nel caso degli interventi condotti sull'archivio della città svizzera di Lucerna o sull'archivio segreto vescovile di Trento, si vedano rispettivamente RC. Head, Knowing tike a state: tlu transfonnation of politicalknowudg, in Swiss archivi invmtories, 1470-1770, •Journal ofModern History, 75 (2003), n. 4, pp. 745-782, in particolare pp. 755-759 e R Ioppi, L'archivio dlt Principato vescovile di Tnnto: stnutur, buroCTaticlu , prassi di prodw.ione, cons,roaiione I tradùioru dccum,ntaria (secc. XIV-XX), tesi di dottorato di ricerca in «Culture d'Eu-

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Tra amministrazione.

storia e genealogia

quantitativo, ma dalla natura tipologica più limitata e con una sensibilità tecnico-giuridica ormai ampiamente superata. L'ordinamento archivistico che traspare dall'inventario di Rocca si basa sulla collocazione fisica delle scritture raggruppate per materia e tipologia, in base a un criterio prima di tutto politico-feudale, con le prime guardarobe occupate dalla documentazione relativa ai rapporti con Papato, Impero, Francia, a trattati con altri stati e alle politiche matrimoniali dei duchi di Savoia. Il secondo criterio adottato è quello topografico-amministrativo, in base al quale si susseguono titoli e atti relativi alle terre soggette, di qua e di là dalle Alpi, e a quelle non più ricomprese nei domini sabaudi. Compare, infine, rispetto al paradigma Clairvaux, la documentazione dal più marcato carattere di "sedimento", ma non meno importante dal punto di vista informativo, tanto da essere tesaurizzata nella porzione più rilevante dell'archivio ducale: i protocolli dei segretari ducali, una sezione di «Historie della Real Casa di Savoia», gli atti relativi al cerimoniale, un cospicuo nucleo di carteggi, diplomatici e non solo, atti relativi a "materie" economiche. Chiude l'inventario, a mo' di aggregato, la documentazione relativa al ramo Savoia-Acaia, estinto nel 141822 , e alla titolarità del Regno di Cipro. Dal punto di vista descrittivo, lo strumento registra sotto forma di stringatissimi regesti la documentazione sciolta, della quale si indica la tipologia, o le altre unità documentarie (libri, libretti, registri, mazzi ecc.), riportandone in maniera sintetica il contenuto e collocandole all'interno di ciascuna partizione secondo un criterio cronologico, senz'altra segnatura. L'inventario, redatto "in pulito" da Rocca, dall'aspetto semplice ma solenne, fu da questi dedicato al duca Carlo Emanuele II, non reca segni di aggiornamento e rarissime sono le tracce di utilizzo corrente28 •

ropa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee•, Università degli swdi di Trento, Diparòmento di Lettere e filosofia, ciclo XXXII, relatore E. Curzel, a.a. 2018-19, pp. 161-166. 22. Su tale nucleo si veda il recente P. Buffo, LadocumenùuiD',u tki principi di Savoia-Acaia. Prassi e jisiD'nomia di una burocraiia notarili in costnaione, Deputazione subalpina di storia patria, Torino 2017, pp. $09.$21 e la bibliografia ivi citata. 23. Per esempio, a margine della descrizione dei documenti relativi all'Abbadia di San Ramberto, una mano del secolo XVIII ha annotato: «!es inriwlation des contracts de l'Abbaye de St. Rambert ne sont pas justes on lesa reparées dans le noveau sommaire qu'on en faita (ASTo, Archivio dell'Archivio di Stato, b. 1228, reg. 4284, p. 41).

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L'inventario, secondo Fea, si sarebbe in realtà collocato a valle dell'opera iniziata dal predecessore di Rocca, Giovanni Giacomo Laggerio, cui Rocca non avrebbe riconosciuto alcun merito24• Ma soprattutto, rispetto agli inventari Clairvaux, vero e proprio paradigma archivistico per Fea2'\ l'inventario Rocca risultava parziale, latore infatti di un «un ordine affatto diverso da quello che scorgesi negli antichi inventarii»26 , noncurante del canone dell'unità fra "ordinamento logico" e "ordinamento fisico" delle scritture nella successione delle guardarobe, oltre che estremamente sintetico nelle descrizioni: «il contenuto di ciascuna scrittura era poi generalmente molto più circostanziato negli antichi inventarii che non in quello scritto dal Rocca, nel quale sovente le carte vedonsi, dirò così, solo accennate senza far parola del loro contenuto»2;_ È d'uopo, tuttavia, sia in ossequio a un consolidato filone di studi d'ambito archivistico tutto italiano, sia a quello più recente che ha visto coinvolti fianco a fianco storici e archivisti di vari paesi e che ha fatto parlare di un vero e proprio archival turn negli studi storici28, cercare di leggere la storia degli archivi e, in particolare, di questo passaggio delle vicende di quelli sabaudi, svincolandole dalle «logiche di una ricostruzione tutta interna alla pura e semplice "storia delle carte"» e di rapportarle invece, più in generale, a «quella degli assetti di potere e delle istituzioni politiche, amministrative e culturali» 29, così da rendere più intelligibili

24. G. Fea, Cenno storico sui Rtgi archivi cit., pp. 56-57. Si segnala che le fonti indicano diverse varianti del cognome dell'archivista ducale: oltre a Laggerio, Lageri, Légery. 25. Sul modello rappresentato dagli inventari Clairvaux per la successiva tradizione archivistica sabauda si veda B. Andenmatten, G. Castelnuovo, Produ:lio,u e conservazione documentarie cit. 26. G. Fea, Cenno storico sui &gi, archivi cit., p. 60. 27. Si vedano le considerazioni di Fea sull'inventario di Rocca ivi, pp. 59-63. La citazione èap. 61. 28. Su tale incensa stagione di scudi si vedano F. De Vivo, A. Guidi, A. Silvestri, Introdlkiione ad un percorso di studio, in lid. (a cura di), .Archivi , archivisti in Italia tra rrudioe".Jo ,d età moderna, Viella, Roma 2015, pp. 9-39 e O. Poncec, .Archiv,s et kistoire: dipasser les tournants, «Annales. Hiscoire, Sciences Sociales•, LX...X.IV (2019), n. 3, pp. 711-743. 29. Cosl in S. Vitali, Conoscer, per trasfonnar,: rifonne amministrative , ambivalenze archivistiche mtla Toscana di Pietro Leopoldo, «Ricerche Storiche•, XXXII (2002), n. 1, pp. 101125, in particolare p. 101. Ci si è di recente soffermati sulla necessità di coniugare lo studio degli archivi con quello della storia delle forme documentarie e della storia delle istituzioni «pour apprécier correctement la nature, les motivations et la transmission du matériel écric que nous ont livré hommes ec instirutions du passé• in O. Poncec, Entr, pa-

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le molteplici dimensioni del fenomeno. Tale approccio ha confermato la centralità dei personaggi (e delle loro carte, laddove disponibili) che operarono nella gestione degli archivi. È così possibile ricostruire la storia di un determinato archivio anche, se non soprattutto, attraverso le biografie di coloro che vi lavorarono80 • L'opera di inventariazione di Clairvaux - elevata a canone da Fea - aveva rappresentato la piena espressione del modello archivistico tardo-medievale, un modello al contempo di tesaurizzazione della parte più preziosa dell'archivio ducale conservato a Chambéry e di sua rappresentazione ideale, che si poneva in continuità con le operazioni di allestimento dei libri iurium e dei cartulari di età bassomedievale, tanto da assumere successivamente più le vesti di documento/monumento essa stessa, che non uno strumento di reperimento81 • L'evoluzione del sistema istituzionale e documentario del Ducato - come in linea di principio di ogni altra realtà europea alle soglie della prima età moderna - avrebbe però reso del tutto insufficienti le strutture fisiche (cassiae, coffina, capsae, scrinia ecc.) a contenere82 , i modelli ideali a rappresentare e le tecniche notarili a descrivere un sedimento documentario sempre più ampio, fluido e continuamente plasmato dalle mutevoli esigenze di apparati statuali, a loro volta sempre più complessi88• Influenzata dalla natura bicipite del ducato, dalle lunghe e reiterate vicissitudini belliche, con annessi esili della corte ed esodi affrettati verso luoghi più sicuri delle carte più preziose, la geografia conservativa sabauda della prima età moderna

trimairu privi, iruditùm et État: /,es vici.ssitudes tuS papi,rs rus ministres de la monarchie française (XIV-XVII" sue/e), in M.d.L Rosa et al. (coords.), Il.,covered voices, nroJJJ0ttnd questions:Jamily archives and historical research, Imprensa da Universidade de Coimbra, Coimbra 2019, pp. 35-51, in particolare pp. 36..$8. 30. F. De Vivo, A. Guidi, A Silvestri, lntrodw.ionl ad un ptrcorso di studio cit. 31. Tanto da divenire fonte della redazione di «copiari-inventari• nel corso del XVI secolo (P. Rtick, L'ordinamento rugli archivi ducali cit., pp. 1$6-139 e B. Andenmatten, G. Castelnuovo, Prodw.ionl e conserviuione documentarie cit., p. 337). 32. Sulle strutture conservative sabaude si veda P. Rtick, L'ordinamento degliarcluvi ducali cit., pp. 145-148. Più in generale, sull'evoluzione delle infrastrutture archivistiche si veda P. Delsalle, L'archivi.stique sous l'.Ancien JUgime, le Trisor, l'.Arsenal, et l'Histoirt, «Histoire, Économie et Société•, XII (1993), n. 4, pp. 447-472, in particolare pp. 450-452, poi ripreso in Id., Une histoirt del'archivistique, Unh·ersité du Québec, Quebec 1998, pp. 102-106. 33. Ci è soffermaci sul rapporto fra evoluzione degli assetti istituzionali e della natura degli strumenti inventariali in R.C. Head, Mirroring governane, cit., pp. 321-324.

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era venuta caratterizzandosi per un marcato policentrismo, che aveva declinato di qua e di là dai monti la tendenza alle riunioni archivistiche tipica di quel periodo. Nel corso del XVII secolo i principali nuclei del patrimonio archivistico ducale erano rappresentati dalle carte radunate a Torino nel «Castello», oggetto dell'inventariazione di Rocca, dagli archivi camerali di Torino e da quelli di Chambéry, dalle disiecta membra ricoverate sull'onda di varie emergenze nei castelli di Bard e Nizza o in altri rifugi temporanei come Vercelli e Montmélian84 • A tali nuclei occorre poi aggiungere la gran parte delle carte dei gabinetti dei singoli principi, regnanti o non regnanti, come anche i loro carteggi di carattere personale e confidenziale, che giacevano per periodi di tempo più o meno lunghi nei loro appartamenti e nelle loro private "librerie" 85 • Il contesto generale nel quale matura la redazione dell'inventario portato a compimento dall'archivista Rocca è questo ed è il medesimo nel quale matura, per esempio, quello della biblioteca ducale redatto da Giulio Torrini nello stesso torno di anni86 • Entrambi i complessi documentari

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34. Oltre a G. Fea, Cenno sùrrico sui Regi archivi cit., si veda l'efficace ricostruzione dei "movimenti" dei nuclei archivistici ducali, di qua e di là dalle Alpi, in L. Gentile, I fondi archivistici thll'Archivio di Cort,, mnnoria di uno Staùi sovrar,gionall, in M. Gamillo (a cura di), Archivi sul confine. Cessioni territoriali, trasferim,nti docummtari a 70 anni dal Trattato di Parigi thl 1947, atti del convegno internazionale (Torino, Archivio di Stato, 6-7 dicembre 2017), pp. 89-105, in particolare pp. 89-92, 104-105. 35. Su cale dinamica, rilevabile in generale negli archivi dinastici, si veda F. Valenti, Profilo storico thU'ArchiTJÌo segr,w estens,, in Id., Scritti e lnioni di archivistica, diplomatica , storia istitiaionat,, a cura di D. Grana, Ministero per i beni e le attività culturali, Roma 2000, pp. M3-383, in particolare pp. 356-357 [ed. or. Introduzione, in Archivio di Stato di Modena, Archivio segr,to 1stms1. Stiion, Casa, Stato: inventario, Ministero dell'interno, Roma 1953, pp. VII-LI (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XIII)]. Per rimanere al caso sabaudo, Samuel Guichenon, sul quale torneremo più avanti, per la sua storia genealogica di casa Savoia si era messo in contatto col protomedico ducale e bibliotecario Pierre Boursier alla ricerca di alcuni carteggi della seconda metà del Cinquecento e del regno di Vittorio Amedeo I. L'episodio è citato in '\~ Casttonovo, Samiul Cuiclunon , la storiografia del Seicento, Giappichelli, Torino 1965, pp. 119-120. Sull'uso di destinare gli epistolari di alti dignitari e uomini di governo alla Biblioteca reale nella Francia della prima modernità si veda E. Chapron, Tlu «Suppllm,nt to AltArchivts•: th1 Bibliothèque Royall of Paris in th1 Eighteenth-Cmtury, «Storia della Storiografia», 68, 2015, n. 2, pp. 53-68. 36. Sull'inventariazione della Biblioteca ducale condotta da Giulio Torrini si veda M. Albenga, Inventario della Biblioteca ducali del protomedico, bibliotecario Giuuo Torrini (1659), tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, relatore M. Guglielminetti, a.a. 1990-1991, disponibile all'indirizzo http://archiviodistatoditorino. beniculturali.it/larchivio/la-biblioteca-asto/la-biblioteca-antica/torrini. Più in generale, sulla biblioteca ducale si vedano i numerosi contributi apparsi nei recenti M. Carassi, I.

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erano stati ereditati da Rocca e Torrini dopo una lunghissima gerenza di chi li aveva preceduti in carica87 , in entrambi i casi la mancanza di strumenti complessivi di controllo intellettuale aveva con ogni probabilità aggravato la percezione di trascuratezza e disorganizzazione nella quale versavano, caratteri questi peraltro spesso, più in generale, assai ricorrenti negli stilemi retorici che giustificavano la messa in cantiere di simili interventi di riordinamento88 • Allargare lo sguardo a ciò che sta intorno all'attività di Rocca e del suo predecessore Laggerio aiuta molto a comprendere ragioni e origine della loro opera, contestualizzandola89. Poco si comprenderebbe infatti dell'inventario del 1660 - se non i limiti già rilevati da Fea - qualora ci limitassimo a valutare il tenore della breve introduzione e lo schema ordinamentale o le tecniche descrittive adottate. La redazione dell'inventario Rocca - parziale e limitato al «Reggio Archivio», ovvero «l'Archivio de' titoli e scritture concernenti le ragioni» del patrimonio ducale conservato nel Castello40 - si inserisce infatti in un preciso contesto, caratterizzato da alcuni elementi di cui tener necessariamente conto. Prima di tutto, l'attività degli archivisti ducali era in quel periodo più che dalle attività di descrizione e repertoriazione delle carte, interamente assorbita dall'attività di reperimento, organizzazione e allestimento delle prove documentarie a corredo storico-giuridico della miriade di interminabili controversie giurisdizionali, patrimoniali, di-

Massabò Ricci, S. Pettenati (a cura di), Il teatro di tutte le scienu e le arti. Raccogliere libri prr coltivareidte in una capitale di età moderna. Torino 1559-1861, catalogo della mostra, MIBAC, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte-Centro studi Piemontesi, Torino 2011 e F. Varallo, M. Vivarelli (a cura di), La Grande Galleria. Spazio del sapere , rappresrntazwne del mando nell'età di Carlo Emantule I di Savoia, Carocci, Roma 2019. 37. L'avvocato Giovanni Giacomo Laggerio era stato archivista dal 1626 al 1657, il protomedico Pietro Ludovico Boursier, bibliotecario dal 1633 al 1659. 38. Si veda, per esempio, O. Filippini, Memoria della Chiesa, m111Mria de!hJ Stato. Carlo Cartari, t'Archivio di Casul Sant'Ang,to, il Mulino, Bologna 2010, pp. 99-100. 39. In generale, sulla stretta connessione fra strumenti di corredo archivistici e il più generale contesto che li produsse si vedano le considerazioni svolte in P. Benigni, Dall'trudi:i:ione alla cultura di governo: cenni su alcuni strumenti di corredo tra i secoli XVI e XVIII, «Le Carte e la Storia., IV (1998), n. 1, pp. 22-33 nonché, con riferimento ad altri casi europei, RC. Head, Mirroring governane,: archives, inventories and potitical Jmowledgt in ,arly modem Switzerland and Europe, ,,.Archival Science.., 7 (2007), pp. 317-329. 40. Rocca era stato designato responsabile di tale nucleo documentario (G. Fea, Cenno storico sui Regi archivi cit., p. 56).

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plomat:i.che, fiscali e di altra natura che vedevano coinvolto il potere ducale in ragione della particolare natura della statualità di antico regime e, in particolare, di quella seicentesca41. Attività oscure, che non solo non dovevano lasciare molto tempo ai nostri archivisti, ma che non dovevano avere un gran riscontro in termini di riconoscimento del loro lavoro se nel 16.56 Laggerio aveva lamentato in una lettera al marchese di San Tommaso, Guglielmo Francesco Carron, primo segretario e consigliere di stato diSA.R., di non ricevere lo stipendio da più di quattro anni42 • Ben altra visibilità agli occhi dei loro superiori garantì invece la celerità con la quale gli archivisti ducali fornirono il supporto documentario all'opera dello storiografo di corte, cavaliere dell'ordine deiSS. Maurizio e Lazzaro, Samuel Guichenon, incaricato sul finire degli anni Quaranta del Seicento della compilazione di una storia genealogica di casa Savoia48, che sarebbe stata data alle stampe a Lione nel 166044• L'incarico al Guichenon si inseriva in una tendenza più generale, quella dell'indagine genealogica e dell'autorappresentazione dinastica45 , dalla quale scaturirono esiti

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41. Se ne vedano molti esempi nei carteggi d'ufficio del Rocca in ASTo, fugi Archivi, cat. I, b. 1 bis e ivi, Lettere particolari, R, b. 41, fase. Rocca Cesare Felice. Si richiama questo aspetto, tipico del ruolo degli archivisti di antico regime, a proposito di Ludovico Antonio Muratori in F. Valenti, Profilo storico d8U'Archivio s,guto cit., pp. 366.$67. Più in generale, sulla natura "giurisdizionale" della statualità di antico regime si vedano L. Mannori, Pn- una ''prmtoria» d,l/a f u.mion, amministrativa. Cultura giuridica , attività dei pubblici apparati nell'età d,l tardo diritto comum, «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno•, 19 (1990), pp. 323-504 e Id., B. Sordi, Storia d,l diritto amministrativo, Laterza, Roma-Bari 2001. 42. G. Fea, Cenno storico sui R1gi archivi cit., p. 57 e ASTo, Lttttre particolari, L, b. 2, fase. Lageri, 1656 agosto 1° e 1656 agosto 14. 43. Assai ampia è la bibliografia sullo storico bressano, nato nel 1607 e morto nel 1664, e sulla sua opera "piemontese". Si rammentino V. Castronovo, Samutl Cuichtnon cit.; G. Ricuperati, Fra c&rù , Stato: la storia di casa Savoia da Cuicheno-n a Lama, in Id., Lt avv,ntur, di uno «Stato ben amministrato». &ppres,nùuioni t rtalià mllo spa:iio sabaudo fra antico R,gime , Rivolw:iom, Tirrenia, Torino 1994, pp. 19-56; C. Rosso, Samrul Cuichtnon ... Histoir, Cinialogiqut, scheda n. 312, in M. Carassi, I. Massabò Ricci, S. Pettenati (a cura di), Il Teatro di tutte t, scim:u, t, arti cit., pp. 317-318; G. Noma di Nomaglio, Un croclvia d,llastoriografta sabauda: Samu,l, Cuicheno-n, la sua Histoire généalogique, in F. Porticelli, A. Merlotti, G. Mola di Nomaglio (a cura di), Pumonu bonn,s nouv,llls. TIStim&nian:u di storia sabauda nei fondi della Bibliateca =ionalt universitaria di Torino n,l 600° anniversario d8lDucato di Savoia, Centro Studi Piemontesi, Torino 2016, pp. 12-20. 44. S. Guichenon, Histoiu gmialogiqru di la Maison di Savoie, Barbier, Lyon 1660, voll. 4, poi ristampata come Briolo, Torino, 1778-1780, voll. 4. 45. R. Bizzocchi, C,ntalogi1 incrtdibili. Scritti di storia nell'Eurf>a modlrna, il Mulino, Bologna, 200~.

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archivistici comuni a molte realtà. Affidate a veri e propri professionisti della materia46 , queste opere si intrecciavano spesso con attività di censimento, spoglio, copia, ordinamento e inventariazione degli archivi delle dinastie e delle casate nobiliari, delle quali volevano indagarsi le origini su basi documentarie47• Tali operazioni, di natura prettamente archivistica, erano talora condotte in prima persona dagli stessi eruditi48, o comunque in stretta connessione con essi49• È proprio questo il caso di Samuel Guichenon, grazie ai 46. Si vedano in tal senso i contributi apparsi nel recente J. Eickmeyer, M. Friedrich, V Bauer (a cura di), Cenealogical Knowledgt in the Making. Tools, Practices, and Evidence in Early Moium Europt, De Gruyter Oldenbourg, Berlin 2019 e, in particolare, M. Friedrich, How an Earty Modem Genealogist got his Info-rmation. Jacob WiJlulm Imhoff and the respublica genealogica, pp. 66-98 e O. Poncet, The Gmealogist at Work. André Duclusne (1584-1640), pp. 199-220. 47. Sullo sereno nesso fra "prospettiva genealogica" e riorganizzazione degli archivi gentilizi nel corso dell'età moderna si vedano i contributi editi in M.d.L. Rosa (org.), Arquivos d8 familia, séculcs XIII-XX: que presente, que futuror, HEM, Instiruto de esrudos MedievaisCHAM, Centro de historia de Além-Mar- Caminhos romanos, Lisboa 2011. Per una sintesi si veda ivi Ead., Apresentaçao Arquivos d8 famllia: para um roteiro de temas e problemas, pp. 15-29 e, in relazione al caso del patriziato toscano, E. Insabato, Idmtità civica e strategie conservative negli archivi det patriziato toscano (secoli XVII-XIX), pp. 559-580, in particolare pp. 566-573. Il tema è affrontato anche in Ead., Un momento fondamentau per gli archivi di famiglia: il Settecento, in It futuro d8lla memoria, atti del convegno internazionale di scudi sugli archivi di famiglie e di persone (Capri, 9-13 settembre 1991), Ministero per i beni culruralie ambientali, Roma, 1997, voi. I, pp. 289-310. Per un interessante caso disrudio si veda E. Mori, L'Archivio Onini. La famiglia, la storia, t'invmlario, Viella-Archivio storico Capitolino, Roma 2016, pp. 171-178. 48. È il caso, per esempio, di Giacomo Daino, cancelliere dell'Archivio piccolo ducale a Mantova nei decenni centrali del Cinquecento. Daino compilò sulla scorta dei documenti da lui ordinati, inventariati e compendiati la Series chronologica capitaneorum, marchionum ac ducum Mantuae usque ad annum 1550, ove ricostrul la genealogia di casa Gonzaga. Su Daino e la sua opera si vedano P. Torelli, L'archivio Gomaga di Mantova, Mondadori, Ostiglia 1920, pp. :00..-V-XXXVII e A. Luzio, L'archivio Gomaga di Mantova. La corrispondnua familiare, amministrativa e diplomatica d8i Gomaga, A. Mondadori, Verona 1922, p. 12; più in generale, R.. Comaschi, Daino, Giacomo, in Dùionario Biografico degli Italiani, vol. 31 (1985), pp. 698-699. A Firenze, Cosimo Della Rena, fu il responsabile dell'archivio della Segreteria vecchia medicea fra il 1660 e il 1682: pur non lasciando il segno sull'ordinamento delle carte, ne utilizzò l'imponente massa per le sue ricerche storico erudite quale genealogista di numerose famiglie gentilizie. In merito si veda S. Baggio, P. Marchi (a cura di), Misctllanea medicea I (1-200), Ministero per i beni e le attività culturali, Roma 2002, pp. 7-8. 49. È il caso del gesuita Domenico Gamberti, i cui lavori presso la corte estense di Modena furono facilitati dal lavoro del bibliotecario ducale Ludovico Tagliavini, dal 1662 addetto all'Archivio segreto ducale affinché completasse il grande repertorio archivistico avviato dal predecessore, Niccolò Susari. Su tale opera si veda L. Turchi, Matrimoni e memoria genealogica fra tardo medice-r dls Charus, si veda Y. Potin, Trisl>T, lcrits, pt>uvoirs. Archives et bibliotkìques d'État tn France à la fin du Moy,n Àgt, CNRS Éditions, Paris 2020. Più in generale, sulla vasta rete di contatti fra eruditi nella Francia del XVII secolo, con rife. rimento anche a Guichenon, si veda Id., Cercles savants tt pratique glnlalagiqu, m France (fin XVI' siìcle-milùu du XVII' siìcu), in O. Rouchon (dir.), L't>plratit>n ginlalogiqru. Ctdtures et pratiqtus 11.1.ropimnes, Xf,l-XVIII• siìcll, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2014, pp. 101-136. 56. V. Castronovo, Samuel Cuiclunt>n cit., pp. 103-126. 57. BIF, ms. 646, f. 722r, 1658 gennaio 25 (Appendice documentaria 2). Sull'evoluzione della maglia amministrativa territoriale nel Piemonte sabaudo di antico regime, riflessa in maniera evidente sullo schema ordinamentale degli Archivi di Corte, si veda M.L. Sturani, Dividlr,, g1>vtrnar1 , rappresentar, il territt>rit> in unt> state di antico regime. La costruiit>nt della maglia amministrativa nel Pi111umtl sabaudo (XVI-XVIII sec.), Edizioni dell'Orso, Alessandria 2021. 58. BIF, ms. 645, c. 462r-v, 1658 settembre 15 (Appendice documentaria 3). Già nell'aprile 1658, Rocca aveva aggiornato il marchese di San Tommaso dello stato di avanzamento dei lavori, senza peraltro far cenno ai suoi contatti con Guichenon (ASTo, Lettere particolari, R, b. 41, fase. Rocca Cesare Felice, 1658 aprile 20). 59. BIF, ms. 645, c. 465r-v, 1659 febbraio 2 (Appendice documentaria 4). 60. Ivi, c. 463r-v, 1658 ottobre 14 (Appendice documentaria 5). A tal proposito si veda

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nuò a garantire l'estrazione e l'invio di copie dei documenti necessari alla Histoire généalogique, dopo aver ottenuto dal marchese di Pianezza, Carlo Emanuele Giacinto di Simiana influente consigliere di Madama Reale, l'autorizzazione a procedere senz'altra formalità61 • Rocca poteva così presentare all'inizio del 1660 il frutto del suo lavoro alle altezze reali «che lo hanno aggradito assai»62 , non senza palesare la sua gratitudine al Guichenon i rapporti col quale sono documentati fino alla fine dell'anno63 • Il legame esplicito fra l'attività. di ordinamento dell'archivio principiata dal Laggerio, l'inventariazione condotta da Rocca e il lavoro di Guichenon consente dunque di valutare al meglio la natura, in particolare, di questo secondo intervento. Come rilevato per altri contesti, l' «Inventario generale delle scritture del Reggio Archivio» del Rocca appare soprattutto come un "catasto", un elegante censimento deicoryora documentari che facevano parte integrante delle ricostruzioni erudite che ne avevano sollecitato la rassegna, il compendio e l'utilizzo (e talora l'edizione a stampa arobusto corredo delle storie genealogiche). È possibile così comprendere la mancanza di attributi di matrice tecnicodescrittiva come le segnature o la parzialità. del suo raggio di azione. Una sorta di ritratto di un particolare dell'archivio, quello dei titoli più rilevanti, solenne, offerto in dono al duca e poco adatto a rappresentare la mutevole forma degli assetti documentari e a supportarne gli usi correnti e i frequenti aggiornamenti64. L'inventario Rocca, infatti, come molti altri strumenti compilati in situazioni simili nel resto anche ivi, c. 457r-v, [1658] novembre 30; c. 468r-v, 1659 marzo 19; f. 454v[l659] aprile 18 e c. 467r-v, 1659 aprile 23. 61. Ivi, c. 46lr, s.d. ma post 1659 luglio 31. Sugli ostacoli frapposti alla ricerca del Guichenon in Savoia da parte di alcuni organi amministrativi si veda \~ Castronovo, Samuel Guichnum cit.,

p. ll7.

62. BIF, ms. 645, c. 47lr-v, 1660 febbraio 10 (Appendice documentaria 6). 63. Rocca chiese e ottenne da Guichenon di far sapere «al personaggio•, presumibilmente il marchese di Pianezza, la mole di lavoro da lui svolta nella ricerca di documenti utili alla suaHistcire (ivi, f. 475, 1660 novembre 6 e f. 476, 1660 dicembre 6). 64. Presenta caratteri simili, per esempio, l' «Inventario di tutti e' libri et scritture• della cancelleria fiorentina delle Riformagioni, redatto nel 1545 dall'erudito e letterato toscano Gabriello Simeoni e da questi dedicato al duca Cosimo I. Su tale strumento e su Simeoni si vedano P. Benigni, C. Vivoli, Progetti politici e orgaiumuione di archivi: storia della documentazu/ru dei Nove conseroatari della giurisdùioru e dominio fiorentino, «Rassegna degli Archivi di Stato», XLIII (1983), n. 1, pp. 32-82, in particolare pp. 40-41 e P. Benigni, Dall'erudizione alla cultura di governo cit., pp. 23-25.

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Tra amministrazione.

storia e genealogia

della Penisola65, sarebbe stato dina poco tempo reso ancor più parziale dal movimento centripeto dei nuclei documentari disseminati66, come visto, in diverse sedi conservative e dal nuovo rapporto che l'apparato sabaudo avrebbe iniziato a maturare col proprio arsenale documentario. Tale rapporto si sarebbe materialmente realizzato all'inizio del nuovo secolo, dopo la morte di Rocca, attraverso la concentrazione del materiale archivistico ducale prima nel Palazzo nuovo (1707), infine nel palazzo juvarriano dei Regi archivi (1734), e attraverso la sua sistematica descrizione su nuove basi, dando così avvio a una nuova fase della storia degli archivi sabaudi67 •

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65. Per esempio, a proposito della già citata opera di Giacomo Daino e sugli interventi successivi sull'archivio ducale mantovano si veda P. Torelli, L'archivio Gom:aga di Mantova cit., pp. XXl\."VII-XI..I. 66. Nel 1691, per esempio, era rientrato a Torino dal castello di Nizza, ove era statoricoverato nel 1536, un consistente nucleo archivistico che fu inizialmente destinato all'Archivio camerale, stante l'indisponibilità di spazi nel Castello dichiarata da Rocca. Su tale episodio si veda G. Fea, Cenno storico sui .8.,gi archivi cic., p. 64. 67. Su tale svolta, si veda M. Carassi, I. Ricci Massabò, Cli archivi d1l principi. L'organina1wn1 dilla mmwria pn il govnno dillo Staio, in Il Tesoro dtl principi. Titoli, caru, m1moril p,r il govtmo dillo Staio, catalogo della mostra documentaria (16 maggio-16 giugno 1989), Archivio di Stato di Torino, Torino 1989, pp. 21~9. in particolare pp. 24-28.

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Appendice documentaria

la Grande Galena. Forme del sapere tra età moderna e culture digita&

1.

Proemio dell' «Inventaro generale delle scritture del Reggio Archivio ordinate da Cesare Felice Rocca, consegliere et archivista di SAR» e indice dei titoli. 1660 gennaio 31, Torino ASTo, Archivio dell'Archivio di State, b. 1080, reg. 3809.

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La generosità colla quale si compiacque vostra altezza reale col parere et conseglio di madama reale d'honorarmi della custodia de' più pretiosi ornamenti di sua corona, cioè delle scritture giustificanti li acquisti de' Stati che possiede, et li privilegii e dignità ereditarie della sua Real casa col titolo di suo consegliere et archivista, fu stimolo assai efficace per animarmi al travaglio stimandosi fortunate fatiche quelle s'impiegano alla servitù attuale di un gran prencipe. Ma se ne accrebbe in me il desio et se ne vidde nel Reggio archivio il bisogno quando, dalla visita fattane d'ordine di vostra altezza reale due sono anni sono, si trovorono cosl disordinate e confuse le scritture che ben si conobbe che anco nelli archivii penetrano li fulmini della guerra, i lor danni. Né per questo mi spaventai, anzi cominciando da capo intrapresi d'ordinarlo tutto col ricavarne un inventaro generale. Fu questa fatica fatta come si vede cento sessanta anni sono, ma il gran numero di scritture che dall'hora in poi si sono agiunte, guaste, levate e mutate da un luogo all'altro la rendono hora totalmente inutile. Doppo quel tempo, non v'è alcuno de' miei antecessori che l'habbia rinovata e se ben ne habbiano havuto buona volontà non l'hanno però posta in effetto, o per altre occupationi, o per cause delle guerre. Se a me è riuscito il terminarla con ogni raggione a vostra reale altezza devo dedicarla. Non vi è opera più le spetti di questa. E tanto più v'ha la altezza vostra reale gran parte quanto maggiore et efficace è stata la gratia che m'ha fatto quando s'è degnata d'honorar colla sua presenza le mie fatiche. Non v'è eloquenza eh' esorti meglio i soldati a soffrir i travaglii della guerra che la presenza del prencipe, né potea vostra altezza reale persuadermi con miglior// argomento a servirla con tutta quella assiduità che in me è stata possibile. Questo sarà sempre il mio genio qual tanto più s'accrescerà

at\

se saranno gradite da vostra altezza reale queste mie fatiche quali facendole humilissima riverenza le offerisco e dedico con l'autore di vostra altezza reale. Dal Reggio archivio, ll 31 gennaio 1660, fedelissimo suddito humilissimo et obedientissimo servitore Cesare Felice Rocca//

T111 mnministrazione, storia e genealogia

Indice de' titoli. Guardarobba prima Bolle et brevi de' sommi pontefici Sinodi de' concilii di Costanza, Basilea et Losanna Ordini et altre scritture della Corte di Roma in stampa Giustificationi di reliquie et indulgenze Della giurisdittione delli inquisitori Scritture et discorsi delle ragioni sopra li ecclesiastici Atti reduttionali de' benefici vacanti Ragioni particolari sopra le chiese et beneficii ecclesiastici Scritture di religioni, decime et del voto a san Carlo Investiture et privilegii imperiali

BA

Guardaroba II Trattati et leghe colla corona di Francia Trattati con Spagna, prencipi d'Italia et di Allemagna Matrimonii de' prencipi e prencipesse di Savoia Testamenti et altre disposizioni d'ultime volontà de' medemi Guardarobba III Monferrato Guardarobba IV Città et confini di Torino Provincia di Torino Ivrea et provincia Crescentino Dezana San Gennaroa

a.

Cosi p,r Cenuario

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la Grande Galleria. Forme del sapere tra età moderna e culture cigitzi6

Vercelli et provincia Biella et provincia Masserano et Crevacuore// Guardarobba V Susa e provincia Provincia di Carmagnola Pinerolo e provincia Savigliano e provincia Mondovì e provincia Cuneo e provincia Fossano e provincia Cherasco e provincia Chieri e provincia Guardarobba VI

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Terre della Chiesa d'Asti Montafia, Tiole, Rovatto, Mare Città d'Asti Provincia d'Asti Marchesato di Saluzzo Guardarobba VII Marchesato di Ceva Roccaverano, Olmo et Cessole Altare, Finale et altri feudi vicini de' Carretti Marchesato d'Incisa Morra Novello e Consortile Zuccarello Spigno e Ponzone Pornassio, Mendatica, Borghetto, Montegrosso, Cosio Tenda, Limone Vernant Marro e Prela Prencipato d'Oneglia Vintimiglia Monaco, Mentone, Roccabruna, Turbia Guardarobba VIII Contado di Boglio Città e contado di Nizza Ducato d'Auosta

Tra amministrazione, storia e

genealogia

Guardarobba VIIII Savoia Genevese Fossigni Chablais Ternier Galliard Mauriana Tarantasia Bugey di qua dal Rodano Guardarobba X Bugey di là dal Rodano Bressa Baronia di Gez Prencipato di Dombes Signoria di Beaujeu Mascon Lionese; Borgogna Guardarobba XI Delfinato Guardarobba XII Paese di Vaud Guardarobba XIII Geneva// Guardarobba XIIII Trattati et altre scritture con Svizzeri Trattati et altre scritture de' Valesani Copie di diverse scritture et trattati de' Grisoni Guardarobba XV Protocolli e registri de' secretarii di Savoia dal 1301 sin al 1554 Guardarobba XVI De' tributi generali del Paese

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Reimmaginare la Grande Galeria. Forme del sapere tra età moderna ecultmecigitali

Delle case de' duchi di Savoia et spese d'esse Del sale Delle zecche et miniere Guardarobba XVII Precedenza et altri ceremoniali Scritture de' cavalieri di diversi ordini Historie de' prencipi stranieri His torie della Real casa di Savoia Dignità et honori de' prencipi stranieri ai duchi di Savoia Luogotenenze et tutele de' prencipi et prencipesse di Savoia Statuti et ordini de' conti e duchi di Savoia Scritture de' magis traci et de' secretarii Guardarobba XVIII Lettere de' prencipi della Real casa di Savoia tra loro Lettere de' cardinali Della Repubblica di Venetia De' prencipi e repubbliche d'Italia e gran mastri di Malta. Delli imperatori elettori, arciduchi et altri prencipi e città d 'Allemannia Delli re di Polonia, Boemia, Svetia, Danemarca, Inghilterra et Sta.ti d'Olanda Delli Svizzeri, Grisoni, Valesani e Geneva Delli re di Francia, prencipi del sangue; di Nemours e di Lorena Delli re di Spagna et Portogallo// Guardarobba XVI III Lettere d'ambasciatori de' duchi di Savoia a Roma Alla Repubblica di Venetia A Milano et prencipi di Lombardia Alli imperatori prencipi dell'Impero, re d'Inghilterra, Sta.ti d'Olanda Alli Svizzeri Guardarobba X,"{ Lettere d'ambasciatori de' duchi di Savoia in Francia In Spagna et Portogallo

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Tra amministrazione. storia e genealogia

Registri d' artiglierie Spese militari Discorsi politici, elogii, poesie, comedie Guardarobba XXI De' duchi di Nemours Contributioni imperiali Registri et inventarii di diverse scritture Del Stato di Milano et Lombardia Guardarobba X,~11 De' prencipi d'Acaia Del Principato d'Acaia Del Regno di Cipro et titolo reggio.

2. Lettera di Cesare Felice Rocca a Samuel Guichenon 1658 gennaio 25, Torino BIF, ms. 646, c. 722r.

Illustrissimo signore e padrone mio osservandissimo, havendomi sua altezza reale honorato della carica di suo consegliere et archivista vacata per la morte del signor avvocato Laggerio, ho stimato darne parte a vostra signoria illustrissima se ben non habbi l'honor di conoscerla che per la fama delle sue rare qualità et vivacità del suo spirito. Spero però d'haver acquistato con questa carica l'affetto che vostra signoria illustrissima portava al mio antecessore, pregandola di valersi liberamente di me in tutto quello stimerà ch'io possa servirla e stimerò fortuna particolare l'honor de' suoi commandi. In tanto confidato nella di lei gentilezza, prendo ardire di pregarla d'una gratia che mi gioverà assai alla fatica che ho intrapreso d'un inventario generale di tutte le scritture che si trovano nelle guardarobbe di detto archivio che da cento e più anni in qua non si è fatto. Questa è che vorrei una nota in scritto o in stampa di

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Reimmaginare la Grande Galeria. Fonne del sapere 11'8 età modema e culture