Regole elementari della lingua italiana. Compilate nello studio di Basilio Puoti. Parte prima. Parte seconda [I-II, Eleventh ed.]


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Regole elementari della lingua italiana. Compilate nello studio di Basilio Puoti. Parte prima. Parte seconda [I-II, Eleventh ed.]

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REGOLE ELEMENTARI DELLA

LINGUA ITALIANA y

*

v

»

COMPILATE NELLO STUDIO

*

vs.

DI BASIDIO PHOT! >

DECIMAPRIMA EDIZIONE DILIGENTEMENTE EMENDATA

PARTE PRIMA

DALLA LIBRERIA E TIPOGRAFIA SIMONfANA Strada Quercia n.° 17. »

1841. i

«

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4

\

9

#

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POSTA INNANZI ALL’ OTTAVA EDIZIONE.

Nel metter nuovamente sta

grammatica

di dire

,

,

che se

fu data fuori

,

voglio

mi

a

stampa queconceduto

sia

le altre sette volte

che , benignamente venne accol-

da’padri di famiglia e da’ maestri con ; più ragione ho a sperare che oggi essa lor

ta

non debba

spiacere. Dappoiclièsapendo per

lunga esperienza di molti anni

quanto , comporre un’opera ordinata aHinsegnamento posi ogni mia cu, difiìcil

cosa è

il

emendar sempre e cor-

ra e diligenza in

reggere questo ti

mio

libretto.

E non mi stet-

sol contento a quelle correzioni

medesimo potea

farci

;

,

che io

anzi volentieri le

altrui osservazioni accolsi

,

e pregai

luno che liberamente mostrar

mi

pur

ta-

volesse

IV 1

i

imo lavoro. Ancora un giorno furono miei

tra gio-

difetti del

vani, che

scolari,

essendo alcuni che onoratamente e con molta lode ora insegnano la lingua e la toscana eloquenza, del costoro aiuto

che con granmolto ,

,

de amorevolezza vollero porgermi

sonomi giovato. Ed essendo

già assai

essi

intendenti e pratichi delle cose della favella, ed a fanciulli insegnando ed a giovani e a donzellle ancora, meglio che altri fetti

poca J1

han potuto scorger utilità

mi

sono

stati

di-

i

del libro, e di

non

in correggerla.

perchè di bassezza d’animo potrei es-

ser tassato

,

se

i

nomi almeno

di Leopol-

do Rodino e di Francesco de Sanctis io qui non riferissi,! quali pel buon giudizio e per la grande diligenza adoperata in

questo lavoro nuova e più certa prova

han dato del

loro valore e

de che mi portano.

Ma

mi

delFamor gran-

io lor

dando que-

sto merito di lode, che solo dar posso alle

loro fatiche,

non ho

questa opericciuola fezione.

in

sia

animo di

dire,

che

ora giunta alla per-

Anzi conoscendo

la

grande

coltà, non* dirò di render perfette

,

diffi-

ma

sce-

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Googte

V

vere almeno di sorta

,

di tal

la

dottrina congiungono la cortesia

dover seguitare ad essermi larghi de loro

consigli.

mi

opere

falli

torno pur ora a pregare tutti quelli

che con di

gravi

Perocché solo in questa guisa

basterà la vita* spero di potere

no rendere più

Ed

,

se

gior-

ed acconcio all’am-

utile

maestramento della gioventù librettino.

un

avendo posto

questo 1

fine all

mio

emen-

dazione della prima parte, col medesimo aiuto e colla diligenza stessa

bitamente ad emendar

mi

farò su-

seconda, che spe-

la 1

ro in breve poter dare a giovani per allargata e corretta

,

mestieri di altro libro per le regole della

modo

che non abbian più tutte

apparar

nostra nobilissima favella.

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/iWER TIMENTO.

Perchè questa Grammatica fittevole

a chi

torni veramente pro-

farà a studiarla

si

mestieri avvertire alcune cose

,

,

crediamo esser

che ci è paruto di

non dover trasandare.

E primamente vorremmo

per (sfuggir la noia

che lo studio delle lingue ar-

,

recar suole a? giovanetti

il ,

maestro inolio non

trattenesse sopra ciascun tratlatello si

avvede

,

il

primo , passi

proceda insino alla

fine.

in questa guisa corso lutto il

farsi

da capo

e più tritamente

della

sponendo

Grammatica

comprendere

le

il

,

in

pura

zia.

Ma

subito all ’ altro,

Dipoi quando avrà

libro

e

,

e

se

,

sarà ut il cosa

dichiarando

il

tutte le

bel

modo a far

La

maestro obbligare

favella

,

e

dappoiché

,

ma

i

suoi di-

dir solo le regole , ed

con corretta ed urbana pronuni

semplici e nudi precetti della

assai poco utili riescono ,

s.

il

loro

seconda volta

allorché ripetono la lezione di non recitar

parole del libro

Grammatiéa

*

parti

l'ingegno de’ discepoli

ragioni delle cose.

spezialmente dovrà scepoli

quando

ed andar con maggior diligenza

,

potrà comportare , incominci per

le stesse

che

s’in-

che gli alunni hanno mediocremente com-

preso ed imparato e cosi

e che

,

,

se

non

s'in-

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vnr segna ai giovani di ben ravvisarli nelle scritture , ehè così meglio si comprendono e più indelebilmente ,

suggellano nella

si

memoria

;

esortiamo

maestri a voler di buon ora porre ’

i

i

prudenti

giovanetti

a

Eperchè

si

questa necessaria ed utile esercitazione.

possa in questa parte ancora proceder da tutti con sicurtà e con cguat metodo non ci rimarremo dal , dire quali sono i libri che noi crediamo meglio ac-

comodati e più

utili

anni passati che

a



Non

giovanetti.

demmo

in luce

il

sono molti

Governo della

Famiglia del Pandolfìni

e questo libro , che ora , abbiamo ristampalo per la seconda volta , è al tutto acconcio a questo fine. Potrebbesi ancora adoperare

la prima parte di uri Antologia di prose italiane con annotazioni da noi messa a stampa o i Fatti ,

Enea

di

,

è

ha guari la quarta volta sono per nostra cura. Il qual libro molto

che non

cetiuti in luce

da pregiare per

la

purezza

della favella

la semplicità e grazia dei costrutti

mo le

ve

;

,

e

per

e noi speria-

che debba riuscire utilissimo alla gioventù per

abbondanti annotazioni che

ci

siamoci ingegnali di sporre

quasi la Grammatica.

abbiamo e

fatte , do-

dichiarar tutta

INTRODUZIONE

§.

La

1.

Della

Grammatica

Grammatica dà

hi

,

e delle sue parti.

regole di parlare e scri-

vere correttamente.

Questo parlare e scrivere le

quali

assono

si fa

per via di parole,

essere di dieci maniere

ARTJ|QU>PRO>«MF-VEnRp-PA>TI£IPIO POSI^UtfE-CONGI UNIONE delle qifhli le

invariabili la

,

nc*ie-

INTERPltìTO - e RIPIENO

prime cinque

cioè

medesima li

-

:

-A VVERBjp-I’HEr-

si

mantengono

varano,

le altre

nel discorso

;

sono

sempre

faccia.

considerare queste parti del discorso separa-

tamente l’una

dall’altra

,

proprietà e le variazioni

esaminando

tutte le loro

che possono patire

,

si

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,

i

,

IO

»

*

,



appartiene alla prima parte della Grammatica

die

,

è detta etimologia.

Le regole

bene unire e accordare insieme que-

di

comprese

ste parti sono

nella sintassi

che dice-

,

ancora costruzione.

si

Nella terza parte, detta ortografia, s’insegna

come

debban

si

Nella quarta

le parole scriver correttamente.

detta ortoepia

,

contengon

si

,

le

regole del ben pronunziare.

Or poiché

parole son composte di sillabe, e

le

queste di lettere

;

è necessario che prima di ogni

adira cosa si parli delle lettere e delle sillabe.

5-

Le

2

Delle

.

S

T

,

sciolte si

questo

,

vocale

V

,

:

i,

elle

i
' * '

/c

•*

«

f C&9HM

'

'

tA- i/i -»

,

/

**,-•

J

icé a.

-

emmr-

**&& **&*+&

' •'/B&S+nè^

£«'

*Om

' iy' h%*- :!.*€ MH%*^ ' 9e c /

A+&Ì* Ud* *WV

:

A* Uf4

&//&/')$

jf

m

Iti'l!‘

e quegli.

debbono, e parlandosi di uomo

fuori della chiesa

f

.

noi avvisiamo non doversi ora' affatto imitaIl papa fece mandare ogni gente del popolo

cosa

per

^ssa

Che fu dai

,

Inf.

lora si trovano messi nei casi obbliqui

re.

6

Filocop,

aiutasse.

rena arida e

amore

)

me

io 6

chiesa.

che

Passav.

d

mole che contro mia

ti

.

un lboes,' questi paquegli i. perdoni, questi (sd^o)

venesse. Dant. Inf.

vuole che io

cosi

— Si rappresemi J quegli —— 92 — .

chiesa

natura in

te



mcrudelisca.

Boc. 3i. >'

ALTRI.

Intorno a questo pronome, oltre quello che abbiam detto nella prima parte , solo è da aggiugnere che

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30 spesse fiate

suole adoperare assolulamente nella

si

prima persona invece di maniera rifonica dir

si

io

;

quando

e ciò,

vuole da chi

in

una

parla che egli

mai non farebbe alcuna c'osa, la quale altri potrebbe^ Io ve lo dico a/fìa fare. Cosi quando noi diciamo di bene ^ ^perchè altri non vorrebbe aver cagiona



di adirarsi-)

—E

to

non mi

si sia



COSÀ di leggieri^ ,

vede che

si

Boccaccio nov. 3a

nel,

piendo che questo

si sia

ben

altri

,

si

sta riferiio ;k1

legge

altr/ non

— Non sap-

volgerebbe

si

non sapendo che questo

cioè to

volgerei cosi di leggieri.

CHIUNQUE^ QUAICUEO. Chiunque devesi solamente usare di

debbono

,si

,

se

sentimento

in

qualunque uomo, qualunque donna

invaghir

;



i

giovani

alcune volte io trovano

Lo V anno serbare ma meglio se chiunque vasello. Crescenz. 5. 6.

adoperato riferito a cosa negli antichi scrittori cedro

si

puote tutto

nel chiudi con

,

Qualcuno poi con grazia sustantivo

mento

me

Ciò

si

te^

/’

san prigion

tuo saldo e

,

ma

se pietà

qualcuna

saetta.)

an-

Fa

signor , vendetta. Petr. Ganz. 2 $.

trova adoperato talvolta invecedi^wesfi plu-

rale di questo., ne’ fatti di

gente ...



V arco

e di

suol congiungere col

solo quando è adoperato in senti-

di alcuno

cor serba di

ma

,

si

pronome dimostrativo. Onde

Enea

da

— Per

lato di

leggesi

questa cagione mori molta

Enea due gran

principi Tre-

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——

ai

inni

furono EuriaJo e Niso. Rubr. a6.

ciò

,

fuggirono

parte de' Saneei

dall' altra

degli Abati e di quei della

Giov. Vii.

— Ma

G

lib.

Pressa e più

— Si —

furom

e ciò

,

altri.

ora non sarebbe da' fare.

PKOXOMI AGGETTIVI.

DS’

:

r

I

iiro, NOSTRO.^

rt/o,

iif/0,

rosmo. '

I

tre [ìronomi mio., tuo

I

,

abbiam detto che fanno

miamo dover buon secolo

E

terminare

nomi

ai

in

,

a

suoi

ora

;

sti-

tutte le volte

sustantivi

,

che al plu-

terminano con questa medesima vocale-^-i^ue-

è fuggito sotto le

braccia mia. Fra Giord. 299.

nervi tuoi farò divorare e

i

pere. Vii. S.

osserverete le

a 35

miei., tuoi

avvertire eh’ è uso degli scrittori! del di farli

ebe sono appresso rale .«li

suo, nel plurale maschile

— Ma

.

Margh.

i

3 ^.



le

ossa

tva

Fi farà salvi

rom-.

{\ì\o) se

couasda.vesta sua. \il. S.Gio.,Batt: modo lenendo molto deb latino

^

questo

ora non vorrobbesi usare.

Ancora nel verso ed

in grazia della

rima invece

di tuoi e suoi plurale troviamo tui e sui

mandò

chi fur

quel del

Nello

mo ma

c'

stil

maggior

lui.

Dant.



Inf,

ilfi

.,

so sa

suo sua, allisse

a’

le

nomi

voci

!i.

56

.

Da

— Allora — £ non

fratello, sorella,, moglie

MocuE-VAnol mi disse la

vidi

in

mio mia, tuo tua,

Signore ecc. Sarei udito da FRATELMo,.se io pri&si. Boc. n. 77.

d’Ual.

do-

io.

cerchi sui. Ivi. 2.

i

comico e familiare troviamo cambiate

to ta .,

li

ha minori

l'

,

a-,

crederà. Boc.

scorsa alla reina. Fior.

giammai menare

stregghia

A

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22 ragazzo aspettato da signorso. Dant. Questo

fare

Inf.

29-



ma

sol

da

,

che molto pratichi sono della

quelli

r

potrebbe ancor oggi

si

favella, e del-

arte dello scrivere.

Non sempre , quando son a cui riferir

pronome

deve

si

foro,

ma

più le persone e le cose

possessivo suo

il

spesso

si

,

adopera

si

usa anche suoi

Tribuni parve luogo e tempo di assalire

manoscr.

versari. Liv.

decad. 3.

dranno qud volume aperto tutV

i



il

Alti

suoi av-

— Come — Ma questo e'

Nel qual

si

ve-

scrivon

SUOI dispregi. Dant. parad. io.

i

scambio devesi c^gi far solamente quando

voce

la

loro potrebbe ingenerare equivoco.

Comechè

pronomi mio,

i

tuo., suo., nostro.,

vo-

stro adoperati assolutamente senza alcun sustantivo

espresso e con

l’

articolo innanzi nel plurale signi-

fichino parenti., amici

,

domestici ecc.

pure è ne-

,

cessario avvertire che si possono benissimo adope-

^

rare'Hn sentimento più esteso, di persone cioè appartenenti in qualunque guisa al soggetto del di-

scorso



suoi

Boleslao., riscontrato i

(soldati) che

Ciamboli,

fuggivano'., stentamente gli 'fe' voltare. sior. Eur. lib. 6.

occhi di si

paura

a

intenta

non udì

le

,



Tutti

Vdsci convertiron

gridando a CamUla;

seguitar

pur

colui

(

ma

Arunte

)

ella

gli

era

che ella

grida de' suoi. Fatt. d’En. rub. 4^.

Da ultimo nostro e viamo adoperati colui

i

vostro elegantemente

nel parlare

familiare

li

tro-

ad indicar

che resta in casa a pranzo con chicchessia

Per oggi

vt contenterete eh' ella sia

Sibil. at. 3.

nostra, La^.

2.

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23 Avverlànento.

Non vogliamo omettere di qui avvertire cbe ni scrittori

mai non adoperarono

i

i

buo>

pronomi mìo, tuo

e suo quando vollero indicare ola parte di un tutto,

o quando il possessivo dovrebbesi mettere innanun nome di cosa appartenente a quello die Gaddo mi si gettò disteso a' piedi. fa r azione La dorma prestamente gli si giitò Dant. Inf. 32 0 se essi mi cacnelle braccia. Bocc. n. 12 ciassero gli occhi, 0 mi traessero i denti. Booc. n. Bi. Io mi vo intarUo a cavare gli stivali. Fizi a

— .



renz. Trinuz.





— £’

altro di rimessa in disamina

gran forza

si scote da’ fanti di sì

in uno stipite

ann.

4

-

96.

U capo

,

— E prestamente ,

e di capo

pccrlando, disse.

Bocc. n.

tatosi di dosso

,

e

U

Davanz.

la schiavina (i) git-

cappello, e fiorentino



27.

esempi sarebbe stato errore

,

sfracellossi

che quivi spirò.

In tutti questi

dire

il

— a’mtct

pie-

di - nelle sue braccia - gli occhi miei - i denti mieigli stivali miei-il

cappello

;

suo capo-la

^chè questo è

sua schiavina-U suo

un sozzo gallicismo da do-

versi cautamente causare.

£SSO, ESSÀ.

Questo pronome alcune volte invece di quello. (1)



i

trova adoperato

Schiavina è una veste lunga di panno grosso pro-

priamente da schiavi e

si

Conventi alla pecora vendere

,

e la portavano atiche

i

pellegrini

romili.

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,

24 la sua lana per pagare esso debUo. Fav. Esop.

i

3

.

cioè quel debito. Anzi alcune volle incontra di leg-

come

gerlo ripetuto invece di questi, e quelli, F. Guit.'

leu'.

e cioè dormente 0 che dormiva i giovani giuocando. Boc. g. 6 fin.

cioè che giuocavano.

Se

il

gerundio

trova accompagnato dal verbo

si

mandare., sta invece

dell’ infinito-

cando ciò che fare intendeva.

mandò a

significare.

— Per

Jlfandò

Bocc.

signifi•,

cioè

suoi ambasciatori

man-

34

n.

.

dò loro dicendo, com'era venuto in Lombardia.

mandò

Stor. Pisi. 87; cioè

andare, venire, mandare

frequenza continuata gerundio.

A me

,

dell’

loro

a

dire. Coi verbi

stare, significa

medesimo incresce andarmi tanto

tra tante miserie ravvolgendo. Boc. Int. gli

che fosse

un nuovo

siderando. Boc. n. 75.

talune volte fare

uccellane

—Anzi

anch’ essi

U

,

tutto

gerundi.

tutto

la sventurata

donna faceva. Boc.

cosi

,

senti

pensando

molto sassosa. Vit.

S.

,

— Parendo-

il



venne con-

questi verbi si sogliono

guatando per

dando

una certa

azione del verbo posto in

E

andando

miserabile pianto che n.

pervennero

77.

— E an-

ad una

valle

Ant.

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43 Innanzi a'genindi

preposizione in

pone



talvolta

—Molestavalo mettendogli immaginazioni — Conviene a ama di

esser

gire

,

e

,

Vit.

in conversando colla gente

vizi. Galat.

1

e

chi

S. Ant.

piacmde i

di di

in

e di notte laidissimi per^ieri fantasie.

con grazia la

il

fug^

47- Gli antichi ci solevano an-

cora mettere avanti la preposizione con, ed ma più di rado j ed (^gi bisogna quasi al tutto astealtre,

nersene.

Avvertimento.

>

SI avverta che

i

gerundi, e

gl’infiniti

non pOTSono

mai ricevere innanzi di sè le particelle mt , c» , ti , queste si , vi ; e quando incontra adoperarli con dice particelle, allora esse si affiggono, onde non si

mi

benedicendo.)

ma

chiamarmi.

ma Ma

benedicendomi

,

mi chiamare

,

se sono preceduti dalla parti-

può el^niemente l’afflsso mettere innanzi Non mi parendo che questa ( voce ) ci rappresenti bene in ogni sua parte la voce romana.

cella negativa, si



Borgli. Col. lat.

facciamo a dirci

r

altro. Geli.

3^— Ma vedi U

vero

Gap. Bott.

,

,

non

e

io voglio che noi ci

ingannare Iwn

8.

r.

de’ participi.

Primamente vogliamo avvertire che presente quantunque

si

il

participio

trova spesso adoperato nel

caso retto, pure ora sarebbe da usar di rado. taginesi altresì

Liv.

Man.

furon

— Coloro

rotti i

,

quali

son camminanti Boc. Inlr.

i

quali danti

per

li

I Car-

le spalle.

dubbiosi paesi

— Chi non possente raf-

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a frenare V ira

rogge e fremisce per la stizza

,

crede avere animo

di

Itone.

^

Boez. Vare. 4> '3.

si



Ke’ casi obbliqui poi si potrebbe più agevolmente adoperare-.4//ora allora

3

3.

.

si

dimostra

— Al

mal

non rispondere

|parlante

grave ingiuria. Amra. Ant. dante aiuto

Arminio ferite

la virtù del dante

,

conosce la benignità ec. Sen. Benef. Vare.

si

si

è a lui

—E

5- 3. r. 3.

sforzava di tirar via. Boc.

lui gri-

n.

87

.

faceva vedere con mani., con voce., con

si

sostenente

battaglia. Tac. Dav. ann.

Da ultimo intorno

al participio

presente

avvertire che alcuni scrittori sonostati

soliti

3

35.

.

vuole

si

apporvi

r affìsso , come egli di te non curantesi. Boc. Fiam. Ma ora non sarebbe da fare se non con sommo 7 :

.

risguardo.

DELLE PREPOSIZIONI.

1

mo

Quantunque

.

annoverato

la

nella

prima parte

preposizione

noi

volte usata con eleganza in

non abbia-

a tra quelle

luogo, pure è da por mente che questa

cambio

della preposizio-

ne in quando precede un nome proprio di altri luoghi particolari,

come

di stato in

trova molte

si

di città

comechò casa

fosse

nome

appellativo

proprietà di lingua specialmente in

patria riceve ancora avanti di sè

a casa mia

Se

io fossi

mi

tengo io

d altro

Boc. n. 45



come

vostro .amico

non farei

io

,

^

se

,

,

e

Trovandosi egli

volta a Parigi in povero stato. Boc. n. 7

una

la

,

.

—E

pure per

significalo di

preposizione



io sono alla vostra

che nè di questo

,

,



non quanto vi piacesse.

.

2 Così ancora benché nella prima pane non sia .

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45 posta

avvenire che quando

go

ma

,

si

va

,

,

ma

ma

ma

molto spesso

vuole esprimere

si

che da’ grammatici

oltre della preposizione

preposizione tn,

a

dicc-si

con questa differenza che

,

J’

altra

,

U mandò ad

Francia

quando

una provincia

,

come

la

pri-

città,

termine del moto èun

— Ad imprender Boc. 98. — Come

,

luo-

la

filoso-

ec.

Atene.

0 in Ispagna

il

luogo

il

moto a

adopera ancora

si

usa parlando di lutali i particolari,

si

castello ec.

regno fia

suole adoperare questa

.

3 .° Da ultimo quando

go

si

,

— Veggendol da casa

passare. Boc. n. a5

che

di quelle

pure stimiamo dover qui

,

passaggio non è per un luo-

il

vicino ad esso

preposizione

in cui

numero

preposizione da nel

la

indicano molo per luogo

se in

n.

0 in alcun altro luogo lon-

,

tano andar volesse. Doc. n. 4^.

Ma quando

si

deve esprimere

gualche luogo , questo dalla preposizione in

l’

suol far

si

entrare dentro a

sempre precedere

— Ringraziamo

Iddìo in pri-

ma., e poi entreremo nella vigna. Vit. SS. PP. 79. DEGLI AVVEASr.

Primamente cali

qui

,

qua

,

si il

deve avvertire che degli avverbi

primo

adopera quando

si

città (li

,

piazza, stanza ec.

,

il

luogo più universale,

vincia ec.

simo

li

— Aon

secondo quando

,

come

si

tratta

come paese, regno, pro-

credi tu di trovar qui chi

dea. Bt)c. n. 1

,

cioè in Parigi

a destra qua remote. Dant. Purg. dovrà

dirsi di costì e costà

lo-

vuole

si

esprimere un particolar luogo e circoscritto

,

batte-

il

— Anime — Lo

di quivi e colà

sono

stesso

7.

,

e del-

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46 le

due

particelle ci e vi considerate

come avverbi lo-

cali, de’ quali

il

primo deve usarsi quando il luogo è

determinato

il

secondo quando è indeterminato. Se

,

andar

io fossi voluto

dietro à" sogni

rei venuto. Boc. n. 36.

una

piccola

— Sempre

^

io

non

ci sa-

attenta stava

per doverlo vedere

finestretta

ad

se vi

passasse. Boc. n. 26.

Qui, sti

,

costi,

sù , qui giù

non

li

onde non

si

ec.

-,

si

possono usare ne’ compo-

potrebbe dire qui sù

ma

,

costi

sù,

li

dirà sempre quassù, quaggiù,

si

lassù, costaggiù, ec.

Quanto

agli avverbi di comparazione, è

vare che molti di essi

come

si

da osser-

trovano talvolta adoperati

semplici ripieni innanzi a’ comparativi e su-

perlativi

Ancora

sappiamo pensare

della più

maggiore che noi non

— Giugurta

,

uomo sopra

tutti

quelli che sostiene la terra, più scelleratissimo Sali,

niug.

R.Xa pessima figliuola alla più pessima madre.

Vit. S. Giov.

Bau.

— Narciso era un giovane mol-

to l)ellissimo Nov. ant.

Ma

si

guardino

i

troppo frequentemente adoperare questi quali

,

se adoperati con

grazia al discorso

stano

il

,

Rovani di ripieni, i

garbo crescono forza

usati

e

spesso e senz’ arte de-

riso in chi l^ge.

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DELLA SINTASSI

Le

parole del discorso

vogliono avere fra loro

una regolala disposizione e dependenza

-,

e quella

parie della giaminatica, in cui queste risole s’inse-

gnano,

E

cliiama Sintassi.

si

perchè alcune volle

fa

uopo allontanarsi da queste regole per dure o maggior grazia o più efficacia al discorso, cosi la sinin semplice suole dividersi e figurata.

tassi

La

sintassi semplice poi si divide in sintassi di

concordanza e di reggimento

come debbonsi

dell'orjzione; questa

bili

pendere

Ma

quella dà le regole

come Luna debbesi

far da-

dall’ altra.

innanzi ad ogni altra cosa, essendoci mestie-

di sovente

ri

;

fra loro accordare le parti declina-

adoperare

vocabolo proposizione

il

,

crediamo esser nostro debito brevemente e con chiarezza

diffinir

prima questa voce. Proposizione è un

di parole si ordinate

numero concetto

,

omero

giudizio

,

della

che significhino

un

nostra mente.

Or

una proposizione per esprimere un concetto, oltie al verbo,

dove avere un soggetto

,

ch’è dal verbo legato col soggetto,

quando

il

de allorché creò ste

il

e un attributo

o un

oggetto

,

,

verbo esprime un’azione transitiva. Onsi

mondo

dice



il

— IdiUo

è giustissimo

mondo fu

crealo



da Dio

Iddio ,

que-

saranno proposizioni.

l.e

proposizioni del discorso possono essere di

maniere, di cui

semplici.,

abtomo

due

e composte. Semplici sono quelle

dato sopra

gli

esempij composte per

.

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48 un concesso di proposizimi sem-

sono

contrario

per modo^ che

plici legale tra loro

da una

dependano

tutte

di esse, che n' è la principale.

Onde

in

que-

esempio del Boccaccio

E quivi essendo già le ta-

vole messe, ed ogni cosa

erbucce odorose e di bei

st’

fiori

seminata, avanti che

comandamento G.

3.

caldo sorgesse più, per

il

reina si misero

della

La proposizione principale è

mangiare

,

a mangiare. misero a

si

dalla quale tutto le altre semplici de-

pendono. Nella proposizione semplice non è sempre necessario esprimere tutte e tre le parli, polendo alcu-

ne di queste esser

sottintese.

Onde dicendo,

vivo,

senz’altro, in questo verbo si contiene l’intera pro-

posizione

:

to

son vivente

la bibbia, questa è

ovvero dicendo leggo

;

anche una proposizione sempli-

ce compiuta, quantunque in essa non sia espresso soggetto

io.

il

Può da ultimo una proposizione sem-

plice esser compiuta,

ancorché in essa

teso l’oggeilot così p.

e. io

sia sottin-

mangio è conapiuta pro-

zione, benché non sia espresso l’oggetto, o la cosa

che

io

mangio.

SINTASSI DI CONCORDANZA. Deile phrti del discorso solo le declinabili possono accot dare tra

sé-,

e però noi parleremo per ordine

della concordanza di queste. ,

4

s-

Concordanza i.

••

degli aggettivi co'sustantivi.

Gli oggettivi e

i

participi uniti al

verbo essere.

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——

49 e a un nome sustantivo che si vogliono ancora considerare come aggetlivi , non potendo star soli nel discorso',’ 'ma dovendo essere uniti ad un sustaniivo o espresso o sottinteso, debbono con que-

sto concordare

in

genere e numero - Serèwwno al

nostro Creatore la mente pura da ogrì ira

ogni desiderio, terreno. dei

che’ le

filosofi

Anim. Ant.

può

D. 4

*

Amm.

Ant. D.

18. r.

4

da

c

Gli amici, quanto' fare

2.

eleggiamo noi liberi da' disordinati

,

,

sentenza

debbono essere temperate.

vinìi r.

Fu

S. Ant.

Vit.

si

apix'titi.

-

Avvertimento. «

nomi ogni

I

nili,

corno

cosa.^ ‘persona.,

bestia., oca., ec.

e

soprannomi femmi-

i

dati a

maschio

si

trovano

talvolta cogli aggottivi di genere mascolino- /h veri-

tà io non so



tu vedi che ogni cosa è pieno. Boc. n

:

Rivoltato adunque (^ni cosa

stume

antico. Tac.

Dav. L.

i.

non

,

pur disposto (parla

a

volere

che

Lo

stesso

n.

debbe

soldati - Alla fine

Re

uscirono

da'Sanesi. Ivi

.

Quella be-

che era uomo)

conoscessero la loro

dirsi di gente.,

quando

signilica

malmenati la gente del

essendo

con

12.

3

66.

di Francia. Giov. V.

gente

di Tolano,

tutti gli yiretini

vergogna. Boc.

1

— Siccome persona

desideroso di povertà. Vit. S. Frane. stia era

.

vedea co-

si

12.

47

-

^



grande paura accompagnati

17.— Non

pertanto noi crediamo

che essendo queste maniere poco frequenti appresso i

buoni scrittori

2/ Quando ll

in

,

oggi non

si

debbano imitare.

una proposizione

ci

sono più su-

3

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:

5o starnivi singolari, Taggetlivo,

sce

debb’ esser posto

,

che a

tutti si riferi-

numero plurale - Me$ser

iij

Nicia e Callimaco son ricchi. Macch. scalco e

’l

Il Mali-

Vescovo sentendosi parimente

traGtti.

Bocc. n. 53. 3.°

Quando

i

sostantivi d’uoa

medesima proposi-

zione sono di genere diverso, Taggettivo si metterà in genere maschile, ch’è

più nobile. Quivi Cur-

il

rado e la sua donna soppravvenuti. Boc.

Ma

alcune volte

si suole

accordare

n.

i€.—

coll’ ultimo

so-

stantivo tanto nel genere quanto nel numero, spe-

cialmente parlandosi di cose inanimate-iVtun campo

fa mai ortiche

si y

ben coltivato

,

che in esso o triboli

o alcun pruno non

si trovasse

o

,

mescolato

ira r erbe migliori. Boc. Conci.

Avvertimento,

Deesi avvortire che quando in una proposizione

sono più ^starnivi

l^ti con una

congiunzione, al-

lora deve aver luogo la regola antecedente, di tersi

doè l’aggettivo o

met-

ma

participio in plurale*,

se

i

sustantivi sono preceduti da preposizioni, allora l’ag-

gettivo

neo con

si

può .mettere

gli altri

giovani

Boc. gior. 6. introd.

in singolare-jEsswuto

me^o a

— Ed

giocare

egli appresso

a

Dio-

tavole.



con Gri-r

selda lungamente e consolato visse. Boc. n. ult.

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——

——



5i

2-

S-

Concordanza

I.

11

nome

del

sona del so°^tto-Z.3 nalurcde

a

col verbo.

verbo va sempre messo nel numero e per-

diverse cose.

Àmm.

Ant.

atlitudiiie ci dispone

Molti sono, che

r.

temono l'infamia^ e pochi la coscienza.

Ivi.

Cluni.

2i3. a. Nondimeno il verbo av&re adoperato in sentimento di essere molte volte si trova messo in singola-

quantunque

re,

te galee e legni

a



il

soletto

terra. G. V.

porto., li ruppe., e git-

Al mostrar dd guanto

17.

non aveva falconi

rispose che quivi

ché guanto

la.

al presente, per-

v' avesse luogo.

cora quando

il

Che quan-

fosse plurale

avea in quel



Boc. n. 34 Così anverbo è usato impersonalmente, si -

suole accordare nella stessa guisa col soggetto-Pe-

rocché io so bene quanta intelligenza

bisogna a persuadere Dio. L.

per

I.

%

superbi.

cittadini

i

ci dispiacciono. Geli. Gap. Boti.

3

.

c che forze

si scemasse le spese. G. V, Dalla quale nas