Pesare le parole 3 - una grammatica per la scuola [Parte IV Varietà di lingua Parte V Il testo] 9780244347383


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Pesare le parole 3 - una grammatica per la scuola [Parte IV Varietà di lingua Parte V Il testo]
 9780244347383

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ADRIANO COLOMBO

PESARE LE PAROLE 3 una grammatica per la scuola

Parte IV: Varietà di lingua Parte V: Il testo

2017

L’origine, gli intendimenti e la possibile destinazione di questo lavoro sono dichiarati nella Presentazione del primo volume (Pesare le parole) stampata da Lulu a partire dal 2013. Pesare le parole 2 è stato stampato dallo stesso editore nel 2017.

© Adriano Colombo 2017 ISBN: 978-0-244-34738-3 stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA

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PARTE QUARTA

VARIETÀ DI LINGUA

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L’origine, gli intendimenti e la possibile destinazione di questo lavoro sono dichiarati nella Presentazione del primo volume (Pesare le parole) stampata da Lulu a partire dal 2013. Pesare le parole 2 è stato stampato dallo stesso editore nel 2017.

© Adriano Colombo 2017

stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA

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INDICE PARTE IV: VARIETÀ DI LINGUA 1. Tanti modi per dire una cosa 1.1. Scritto e parlato 1.2. Formale e informale: i registri 1.3. I linguaggi settoriali 2. La lingua nel tempo e nello spazio 2.1. Una famiglia di lingue 2.2. La storia dell’italiano 2.3. I dialetti e le varietà regionali dell’italiano 2.4. Come è cambiato l’italiano 2.5. Le altre lingue nell’italiano PARTE V: IL TESTO 1. L’interpretazione del testo 1.1. Il non detto 1.2. “Per modo di dire”: l’espressione indiretta 2. L’ organizzazione del testo 2.1. Raccontare e descrivere 2.2. Esporre e commentare 2.3. Argomentare 2.4. Dare istruzioni

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1. Tanti modi per dire una cosa La signora G.S. è ossessionata dal suo vicino signor P. che tiene sempre il televisore acceso a tutto volume, anche di sera. Una sera va a suonare alla porta di P. e gli dice: a) Per favore, la smetta con quella televisione, quante volte glie lo devo dire! Il bambino non riesce a prender sonno. Se proprio non può spegnerla, abbassi almeno il volume! Senta, se non la smette finirà che le faccio causa. Passa del tempo e P. continua a comportarsi allo stesso modo. La signora S. pensa che forse scrivendo può fare più impressione; mette dunque nella buchetta della posta del suo vicino questa lettera: b) Egregio sig. P., Visto che parlando non ho ottenuto niente, con questa mia La prego formalmente di non tener acceso il televisore dopo le dieci di sera, o di abbassare almeno il volume a un livello sopportabile. Come le ho già detto più volte, il rumore che viene dal Suo appartamento è molto fastidioso e non lascia dormire mio figlio. Desidero avvertirLa che se le cose non cambiano sarò costretta a rivolgermi a un avvocato.

Distinti saluti. Dopo che anche questo tentativo non ha avuto nessun risultato, la signora decide di andare veramente da un avvocato, il quale invia al signor P. la seguente lettera raccomandata: c) Egregio sig. P., La signora G.S. mi incarica di rivolgermi a Lei per un ultimo tentativo di amichevole composizione della controversia insorta a causa della Sua abitudine di tenere acceso il televisore a elevato volume anche nelle ore notturne. La predetta signora fa presente che tale comportamento è causa di grave disturbo, e in particolare ostacola il riposo notturno di un suo figlio in tenera età. A nome della mia cliente, La invito pertanto a voler cessare l’ascolto televisivo dopo le ore 22, o quanto meno a ridurre al minimo il volume dell’apparecchio. In caso contrario, la signora si vedrà costretta ad adire per mio tramite le vie legali. Distinti saluti.

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I tre brani che abbiamo presentato dicono pressappoco le stesse cose, ma hanno un aspetto diverso: - il brano a è un brano di lingua parlata; esso è caratterizzato da un rapporto faccia-a-faccia tra chi parla (l’emittente) e chi ascolta (il destinatario); - i brani b e c appartengono invece entrambi alla lingua scritta; in questo caso tra l’emittente e il destinatario c’è una certa distanza: il testo viene letto in un momento e luogo diverso da quelli in cui viene scritto; - se poi paragoniamo i due brani scritti, vediamo che nel caso c la distanza tra emittente e destinatario è maggiore che nel caso b: infatti l’avvocato non conosce il suo destinatario, e gli si rivolge in un tono più ufficiale; la lettera c è più formale della lettera b. La piccola storia che abbiamo presentato ci mostra dunque come la lingua che usiamo può variare, può avere caratteristiche diverse a seconda delle circostanze. In particolare mette in rilievo due tipi di differenza: - la differenza tra uso parlato e uso scritto; - la differenza tra un uso più o meno formale della lingua. In questo capitolo analizzeremo più in particolare queste variazioni nell’uso linguistico.

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1.1. Parlato e scritto Trascrivere non è scrivere I ragazzi di una classe di scuola media sono stati in visita a un’azienda zootecnica, e hanno registrato su nastro le spiegazioni che venivano date loro dagli addetti alle diverse lavorazioni. Ritornati in classe, hanno trascritto le registrazioni. Ecco un brano di quella che si riferisce alla produzione del latte: a1) Adesso la mungitrice succhia il latte che va inspirato voi vedete e va lì dentro sì va lì dentro a quel vaso poi parte e poi va al frigo che lo mette a quattro gradi sotto zero dopo va nei bidoni no dopo va nei bidoni quando passa per il frigo e giù nei bidoni è già pronto per bere e questo qui è passato per l’igiene e adesso se uno vuole lo può bere senza bollirlo si può bollirlo ma questo va direttamente all’ospedale e non so se lo bollano. Questa è una trascrizione “grezza”: le parole sono state messe su carta così come erano state pronunciate. In questa forma, alla lettura il discorso risulta molto confuso, quasi incomprensibile. Eppure, quando i ragazzi lo sentivano dalla viva voce dell’operaio, lo hanno capito benissimo. Questo significa che un discorso che funziona perfettamente come discorso orale non può restare tale e quale quando lo mettiamo in forma scritta. Vediamo quali operazioni dobbiamo fare su questo brano, se vogliamo che diventi un testo scritto chiaro e accettabile. La punteggiatura. In primo luogo, il discorso orale si poteva seguire perché il parlante, variando l’intonazione della voce, inserendo delle pause, rendeva chiari i rapporti tra le parole, le raggruppava in frasi, faceva capire con quale intenzione era usata una certa espressione. Per rendere chiare queste stesse cose nella forma scritta, non possiamo certo usare le intonazioni e le pause; al loro posto disponiamo però di un altro mezzo, la punteggiatura. Inseriamo allora nel brano i segni d’interpunzione necessari: a2) Adesso la mungitrice succhia il latte che va inspirato, voi vedete, e va lì dentro: sì, va lì dentro a quel vaso; poi parte e poi va al frigo, che lo mette a quattro gradi sotto zero. Dopo va nei bidoni, no?, dopo va nei bidoni; quando passa per il frigo e giù nei bidoni è già pronto per bere; e questo qui è passato per l’igiene, e adesso se uno vuole lo può bere senza bollirlo: si può bollirlo, ma questo va direttamente all’ospedale e non so se lo bollano.

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In questa forma, il discorso è già più chiaro; mantiene però ancora tante caratteristiche che ne fanno un testo orale trascritto, non un testo scritto. Analizziamo queste caratteristiche, e vediamo quali altri mutamenti dovremo apportare per ottenere un vero brano scritto: - le espressioni di contatto: parlando in presenza dei suoi destinatari (i ragazzi), l’operaio introduce delle espressioni che gli servono a richiamare la loro attenzione, ad assicurarsi che lo stiano seguendo: voi vedete, no?; queste espressioni non hanno senso in un testo scritto, che è fatto per essere letto da qualcuno che non è presente nel momento in cui si scrive; - i riferimenti alla situazione: quando l’operaio dice adesso si riferisce al momento in cui sta parlando; quando dice va lì dentro, si riferisce a qualcosa che i ragazzi possono vedere: queste espressioni sono comprensibili perché il parlante e i destinatari del discorso si trovano nella stessa situazione; dovranno essere sostituite da altre espressioni in un testo scritto, destinato ad essere letto in momenti e in luoghi diversi; - le ripetizioni: spesso, quando parliamo, ripetiamo alcune parole: o perché non siamo sicuri che siano state sentite, o perché la ripetizione ci serve a prendere tempo, mentre cerchiamo le parole per la frase seguente: va lì dentro: sì, va lì dentro; dopo va nei bidoni, no?, dopo va nei bidoni; nella lingua scritta queste ripetizioni non hanno motivo di essere; - le espressioni poco accurate: quando parliamo, non abbiamo il tempo di scegliere con cura le parole da usare o di organizzare con precisione la sintassi delle frasi; per questo la lingua parlata è sempre un po’ più trascurata della lingua scritta, non può rispondere agli stessi requisiti di proprietà e correttezza. Nel nostro discorso, per esempio, si dice va inspirato al posto di viene aspirato, si preferisce l’abbreviazione frigo al termine frigorifero, ecc. Tenendo conto di tutte queste cose, proviamo adesso a “tradurre” il discorso orale in un vero testo scritto: a3) La mungitrice succhia il latte, che viene aspirato in un vaso, quindi passa nel frigorifero che lo porta a 4 gradi sotto zero; da lì viene immesso nei bidoni. Quando è passato per il frigorifero e poi nei bidoni, il latte è già pronto per essere bevuto: è stato sterilizzato e se si vuole lo si può bere senza bollirlo. Una parte del latte di questa azienda va direttamente a un ospedale, dove non so se lo bollano. * 10

Intercalari, ripetizioni, mutamenti di piano Esaminiamo ancora le caratteristiche della lingua parlata attraverso altri esempi. b1) Per quanto riguarda i viaggi, insomma, è importante insomma conoscere la gente, conoscere insomma come la pensa, insomma è chiaro, è istruttivo insomma... e forma l’uomo, secondo me; è chiaro, no? Questo brano è caratterizzato dalla continua ripetizione della parola insomma; questa parola non ha una funzione comunicativa, non dice niente al destinatario: è un semplice intercalare. Anche se non comunica niente, l’intercalare serve al parlante per prendere tempo, mentre cerca le parole per esprimere il suo pensiero. Ha dunque una funzione simile alle ripetizioni che abbiamo notato nell’esempio a1. Tradotto in forma scritta, il brano b potrebbe essere: b2) Per quanto riguarda i viaggi, secondo me è importante conoscere la gente, conoscere come la pensa: questo è istruttivo, e forma l’uomo. @ Oltre all’intercalare insomma, abbiamo eliminato dal brano b una tipica espressione di contatto: qual è? * c1) Certi bambini hanno sbagliato perché volevano fare molto in fretta. Io me ne sono accorto perché io adesso che ragionavo sul brano molto più lentamente, ho ragionato meglio e mi ero accorto delle risposte esatte. In questa trascrizione, a una prima lettura capiamo ben poco; ci mancano alcune informazioni essenziali. Ma se mettiamo davanti al brano un’introduzione, tutto diventa chiaro: c2) In una prima media, i ragazzi hanno svolto un questionario che riguardava un brano letto; qualche giorno dopo, l’insegnante ha portato i questionari corretti e ha spiegato quali fossero le risposte giuste. Segue una discussione, durante la quale un alunno dice: “Certi bambini hanno sbagliato perché volevano fare molto in fretta. Io me ne sono accorto perché io adesso che ragionavo sul brano molto più lentamente ho ragionato meglio e mi ero accorto delle risposte esatte.”

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L’introduzione che abbiamo aggiunto rende esplicite tutte le cose che il ragazzo non ha detto, perché nella situazione in cui parlava non c’era bisogno di dirle: tutti sapevano che si stava parlando di un questionario, e capivano che lui intendeva confrontare due momenti, quello in cui il questionario era stato svolto e quello in cui si commentavano i risultati. Vediamo dunque che nell’uso orale della lingua molte informazioni possono essere lasciate implicite, perché il parlante e i destinatari si trovano in una stessa situazione; nella lingua scritta, gli elementi della situazione devono essere resi espliciti. * Osserviamo ora il seguito dello stesso discorso: c3) Invece con la fretta dietro, nei primi giorni molti si sentivano emozionati, e poi c’era soltanto un’ora a disposizione per cui hanno dovuto fare in fretta. Qui il ragazzo intendeva dire le seguenti cose: A) Per fare il questionario c’era soltanto un’ora a disposizione; B) per questo si è dovuto lavorare in fretta; C) inoltre il questionario è stato fatto nei primi giorni di scuola, e molti si sentivano emozionati; D) questo spiega perché si sono fatti molti errori. Ma nel parlare, il ragazzo non ha il tempo di organizzare tutte queste idee, di metterle in ordine e chiarire i loro rapporti: quindi comincia da una qualunque (la B), poi gli viene in mente la C, quindi ritorna alla A, e lascia implicita la conclusione (D). Questo è un esempio di ciò che accade normalmente: il discorso parlato è di necessità meno pianificato che il testo scritto: non c’è il tempo per progettarlo, non si può tornare indietro a correggere ciò che si è già detto. Una tipica conseguenza di questo fatto sono i mutamenti di piano che si verificano nel discorso orale: si comincia una frase pensando di finirla in un dato modo, ma a metà strada si cambia idea; il primo progetto di frase resta a mezzo, e il seguito non va d’accordo con l’inizio dal punto di vista della sintassi. Ecco un esempio: d) Che si può pensare della televisione libera? La stessa cosa delle altre: in effetti nemmeno ci sono grandi... secondo me è sulla stessa... sulla stessa bilancia le metto tutte quante. @ Provate a dare una forma scritta a questo brano.

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Mettiamo un po’ d’ordine L’insieme delle analisi precedenti ci ha dunque chiarito che la lingua parlata e la lingua scritta si usano in modi diversi. Questa diversità dipende principalmente da tre fattori: l’intonazione e le pause, la situazione di comunicazione, il tempo a disposizione. Seguendo i tre fattori, possiamo ora dare un ordine sistematico alle osservazioni che abbiamo fatto sugli esempi: 1° L’intonazione: L’espressione parlata si aiuta molto con la variazione dei toni di voce e con le pause. La lingua scritta (che è fatta per l’occhio, non per l’orecchio) sostituisce questo mezzo espressivo con la punteggiatura. 2° La situazione: Il parlante e il suo destinatario si trovano nello stesso luogo in uno stesso momento, in una situazione “faccia a faccia”; il parlante può aiutarsi coi gesti, può indicare le cose che gli stanno intorno; può far riferimento agli oggetti circostanti con i dimostrativi questo e quello, allo spazio con avverbi come qui e là, al momento della comunicazione con espressioni di tempo come adesso, ieri, oggi, tra un minuto; nella lingua scritta queste espressioni devono essere sostituite con altre che designino gli oggetti, lo spazio e il tempo in un modo valido anche per un qualcuno che leggerà il testo in tutta un’altra situazione. @ Esempi di questa caratteristica del parlato si trovano nel brano a1: in quali espressioni? Abbiamo già parlato delle espressioni che fanno riferimento alla situazione in cui avviene la comunicazione, definendole espressioni deittiche: ► Parte II, rubriche “Saperne di più” che seguono i § 1.7., 1.8.

Inoltre chi parla è portato a usare frequenti espressioni di contatto che servono a tener viva l’attenzione del destinatario, come senti, sai?, capisci?, ecc. Queste espressioni non si trovano nella lingua scritta. @ In quali dei brani presentati si trovano esempi di queste espressioni? 3° Il tempo a disposizione: quando parliamo, non abbiamo il tempo di fermarci a scegliere con cura le parole e le frasi da usare (possiamo fare qualche pausa, ma solo per qualche secondo, altrimenti il nostro destinatario si spazientisce); soprattutto, non abbiamo la possibilità di tornare indietro per rivedere e correggere ciò che abbiamo detto, come accade quando componiamo un testo scritto. Da questo derivano alcuni fenomeni tipici del parlato: - le ripetizioni e gli intercalari, con cui chi sta parlando cerca di prendere tempo per pensare a ciò che sta per dire;

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- la poca accuratezza nella scelta di parole appropriate e di frasi corrette (tutti gli esempi la mostrano); - i mutamenti di piano: nel discorso parlato si incontrano di frequente frasi lasciate a mezzo, incomplete, oppure scorrette dal punto di vista della sintassi: tutto questo viene accettato nella lingua parlata molto più facilmente che nella lingua scritta. * Conclusione: - la lingua parlata differisce dalla lingua scritta per tre ragioni: l’uso delle intonazioni e delle pause, la situazione in cui avviene la comunicazione, il tempo a disposizione per progettare le frasi; - di conseguenza, non si può mai “parlare come si scrive” o “scrivere come si parla”; il passaggio dal parlato allo scritto non è una semplice trascrizione, ma richiede di progettare il testo in modo sostanzialmente diverso.

Imparare dagli errori L’anacoluto. Abbiamo visto che nella lingua parlata si verificano spesso dei mutamenti di piano: una frase viene cominciata in un modo e continuata in un altro; una costruzione sintattica viene lasciata a mezzo, e continuata da una diversa. Questi fatti sono normali e accettati nel parlato, perché chi parla non ha il tempo di elaborare compiutamente le sue frasi; quando però gli stessi fenomeni compaiono in un testo scritto, sono giustamente considerati errori di sintassi: chi scrive infatti ha tutto il tempo di ritornare sul suo testo per dargli una forma di sintassi corretta, e chi legge ha il tempo di accorgersi se qualcosa non quadra. Un mutamento di piano in un testo scritto costituisce un errore chiamato anacoluto. Vediamo qualche esempio, tratto da compiti di ragazzi di scuola media. a) *Il ragazzo, mentre pensava a una principessa, la principessa gli apparve. In questo periodo la frase principale ha la forma: *Il ragazzo... la principessa gli apparve. Chi ha scritto ha cominciato pensando Il ragazzo come soggetto della frase, poi ha cambiato piano: ha usato come soggetto la principessa.

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Per correggere questo errore, basta spostare il ragazzo nella posizione di soggetto della frase subordinata, in modo che la principale ne abbia uno solo: a1) Mentre il ragazzo pensava a una principessa, la principessa gli apparve. b) *Dal fatto che noi importiamo calciatori stranieri, non vuol dire che il nostro calcio è scadente. In questo caso, la frase principale non ha soggetto: infatti, dopo Dal fatto che... ci aspetteremmo un verbo come non deriva che...; invece chi ha scritto ha considerato Dal fatto... come soggetto del verbo non vuol dire che.... Qui sono possibili due correzioni: b1) Dal fatto che noi importiamo calciatori stranieri, non deriva che il nostro calcio è scadente. b2) Il fatto che noi importiamo calciatori stranieri, non vuol dire che il nostro calcio è scadente. c) Vincenzino quando tornò a casa era molto contento: lo spostamento da un lavoro di campagna a un lavoro industriale e l’entusiasmo di avere trovato un lavoro che rendeva molto denaro *e Vincenzino di questo era molto felice. Qui la frase è più lunga, ma il meccanismo dell’errore è lo stesso: dopo i due punti, lo spostamento... e l’entusiasmo... sono posti come soggetti di una nuova frase principale; ma a un certo punto chi scrive si dimentica di averli posti come soggetti, per cui queste due espressioni restano come sospese a mezz’aria, non si collegano a nessun’altra. Una correzione potrebbe essere: c1) ...lo spostamento da un lavoro di campagna a un lavoro industriale e l’entusiasmo di avere trovato un lavoro che rendeva molto denaro lo rendevano molto felice. d) Mia nonna è andata da quel signore a pregarlo gentilmente che, quando i fichi fossero stati maturi, *di raccoglierli. Qui l’errore riguarda la forma della frase dipendente da pregarlo: in un primo tempo la frase è progettata come esplicita (introdotta da che); poi il progetto cambia, e viene usato l’infinito introdotto da di. Evidentemente le correzioni possibili sono due: d1) ...a pregarlo gentilmente che, quando i fichi fossero stati maturi, li raccogliesse. d2) ...a pregarlo gentilmente di raccogliere i fichi, quando fossero stati maturi.

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Tutte le frasi che abbiamo dato come esempi di errori sarebbero state accettabili se fossero state dette invece che scritte: gli errori consistono appunto nell’aver usato per iscritto le stesse parole che si sarebbero usate parlando. Bisogna dunque rendersi conto che scrivere non significa semplicemente trascrivere ciò che si direbbe a voce: la scrittura richiede una elaborazione più attenta della forma. Non si può “scrivere come si parla”.

ESERCIZI 1. I brani seguenti sono trascrizioni da interviste fatte a diverse persone,riguardanti le loro opinioni sulla televisione e altri argomenti. Nelle trascrizioni è stata già introdotta la punteggiatura. Riscrivete i brani dando loro la forma di testi scritti. a) I programmi d’attualità sono sempre un po’ camuffati, secondo il mio punto di vista,sono sempre come se si facesse... non so, uno spettacolo, perché non è dal vivo, non è proprio... è sempre registrato. b) - Ma complessivamente, qual è il suo giudizio sulla televisione? cioè, ci sono delle critiche che lei muove? - Sì, ebbe’,in questo periodo parecchie, perché è da parecchio che non fanno qualche cosa come... diciamo come si deve; ripetono cose che hanno già fatto: sul secondo per esempio spesso stanno ripetendo già dei telefilm, dei gialli,che hanno già fatto nel primo. Insomma è un periodo che veramente a questi due canali non fanno niente,tanto che faccio io, quasi quasi non lo pagherei proprio il... la tassa che si paga. c) - Perché dice che all’estero si vive meglio? - Ma perché sono tutti altri sistemi,forse perché sono tradizioni diverse dalle nostre; eh... non lo so, eh... che parliamo tanto per dire; insomma, per l’esattezza, va be’, parliamo per esempio dei treni, e questo può sembrare un esempio così... insomma, una precisione bestiale, insomma,sempre precisi, poi sempre compìti; insomma è chiaro, la Germania, la Francia, l’Olanda insomma: tutti quanti così. 2. Questi brani sono tratti da una trasmissione radiofonica in cui gli ascoltatori intervengono per telefono. Nel primo, un ascoltatore pone un quesito e un esperto risponde; nel secondo, un’ascoltatrice racconta una storia personale. Riscriveteli come nell’esercizio precedente. 16

a) Ascoltatore: - Era una curiosità la mia... siccome in Europa ogni stato ha un Sud e un Nord e il Sud ha una certa mentalità e un Nord, diciamo, tra virgolette, più attivo (questo non è per fare del razzismo, chiaro no?), però volevo chiedere: nell’emisfero opposto si verifica lo stesso fenomeno? Esperto: - Ma...certamente sia nello sviluppo economico che, diciamo, nello sviluppo culturale c’è sempre una parte delle zone che si sviluppa più rapidamente, quindi direi che questo fatto si può ritrovare... in ogni luogo ci sono piccole distinzioni geografiche, storiche, eccetera... che rendono più difficile lo sviluppo globale, no? E che quindi favoriscono certe zone rispetto ad altre. b) Io sono una di quelle che ho lavorato vent’anni per un uomo il quale, dopo vent’anni che mi ha preso gli anni più belli della vita, che gli ho dato la mia dote, che ho lavorato due anni come impiegata all’inizio del matrimonio per lui, perché lui aveva voluto sposarsi che era richiamato, quindi l’ho mantenuto io, mi ha preso pure i soldi della dote e si è messo su nella sua attività e un bel momento ne ha trovata un’altra di tredici anni meno di me... e mi ha piantata con due bambine senza una lira! 3. I brani seguenti sono tratti dalla discussione in classe su dei test di lettura e di scienze. Questa volta la trascrizione è senza punteggiatura. Metteteli in forma scritta, inserendo anche la punteggiatura necessaria. a) Giuditta: Credo che tutti i test siano stati più o meno ben dosati però l’ultimo era un po’ strano da capire era un po’ complicato da capire perché c’erano certi concetti che erano un po’ nascosti forse per cui ci son ostati più errori in quello che in altri. Federico: Per me sono stati tutti abbastanza facili solo qualche domanda che era difficile da capire cosa ci veniva chiesto. b) [Si discute su una domanda che riguardava la trasmissione ereditaria di difetti fisici. Una bambina dice:] - Io da grande ho il pancione e a causa di un incidente sono incinta e a causa di un incidente mi ingessano la gamba soltanto che il figlio non è che nasca senza una gamba o con la gamba ingessata perché non è che io sono nata così non è che abbia quel difetto da quando sono piccola io l’ho avuto a causa di un incidente quindi non c’entra niente.

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c) [Sulla stessa domanda interviene l’insegnante:] - Vorrei ripetere quello che ha detto Versari mi sembra che tu abbia detto questo che non è possibile che i figli nascessero zoppi perché la madre è diventata zoppa in seguito a un incidente non è che è nata zoppa se fosse nata zoppa allora quella lì sarebbe stata una caratteristica trasmessa a lei dai suoi genitori allora in questo caso tu dici potrebbe essere che lei trasmetta la caratteristica ai figli.

Esercitazione Registrate un brano di lingua parlata: un brano di una trasmissione televisiva o radiofonica (in cui la gente parli spontaneamente, non legga un testo scritto); oppure un brano di una lezione di un insegnante, o di una conversazione in classe; oppure un brano di un’intervista fatta da voi. Mettete questo brano in forma scritta, attraverso tre fasi: a) trascrizione del brano parola per parola (“sbobinatura”); b) inserimento della punteggiatura; c) riformulazione in una forma adatta alla lingua scritta. 4. Correggete gli errori di anacoluto nelle frasi seguenti. a) La storia, io ci capisco poco. b) Io, appena ho sentito la notizia, mi sono venute le lacrime. c) L’anno scorso non mi impegnavo molto a scuola, pensando che,con un minimo di studio, fosse abbastanza per andare benino. d) Quasi tutti i temi liberi che mi vengono dati dalla professoressa, come argomento scelgo sempre lo sport. e) Quando uscimmo sembravo uno che avesse fatto la sauna, ma al solo pensiero che dopo pochi giorni avrei avuto la Cresima mi raffreddava i bollori. f) Le mie maestre, dopo aver sentito i nostri commenti negativi sul museo, siamo andati fuori senza completare la visita. g) Il periodo in cui si ebbero le maggiori persecuzioni contro i Cristiani si ebbero nel III secolo dopo Cristo. h) Per impedire che i vari popoli dell’Italia di ribellarsi, i Romani li trattavano in modi molto differenti.

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1.2. Formale e informale: i registri Scelte di registro Mettiamo a confronto due brani comparsi in due giornali nella rubrica delle lettere dei lettori: a) Se mi è concesso desidero esprimere solidarietà a Laura, 14 anni, che ha richiamato l’attenzione sulle penose condizioni del Parco Rignon. Anche in Borgata Parella lo storico, stupendo Parco della Tesoreria manifesta i sintomi di una decadenza inaccettabile. Ciò si verifica nonostante da tempo si sia costituito un Comitato per la sua salvaguardia e valorizzazione. Un Comitato costantemente presente con proposte e sollecitazio ni purtroppo regolarmente ignorate. b) Fino a sette cabine di seguito e nemmeno un apparecchio funzionante. Tempo fa la Sip aveva parlato di un sistema che permetteva alla centrale di venire subito avvisata del guasto. Ma come mai allora la stessa cabina rimane per più giorni in tilt? Quello che più mi fa perdere la pazienza, oltre ovviamente ai vandalismi che non sono in alcun modo giustificabili, è il trovare così spesso accesa la luce rossa. In questi casi la Sip potrebbe correre subito ai ripari. Le due lettere hanno un argomento simile: la denuncia di una situazione di disagio per i cittadini; simile è anche lo scopo, che è di ottenere che gli organi interessati affrontino il problema. Il modo in cui è usata la lingua è però abbastanza diverso nei due testi: l’autore del testo a vuole dare al suo scritto un tono più ufficiale, più sostenuto, lontano dall’uso parlato; l’autore del testo b si esprime invece più “alla buona”, come se si rivolgesse ad amici. Questa caratteristica che distingue i due testi si chiama registro: il testo a è scritto in un registro più formale, il testo b in un registro più informale (o meno formale). ► dei registri abbiamo già parlato nella Parte III, § 2.1.: là abbiamo considerato soltanto l’aspetto lessicale, la scelta delle parole; qui prendiamo in considerazione l’insieme delle caratteristiche di registro. * Esistono registri diversi perché la lingua ci offre sempre la possibilità di scegliere tra modi diversi per esprimere il nostro pensiero; ciascuno di noi, quando parla o scrive, compie delle scelte, anche se non se ne rende conto.

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Osserviamo alcune delle scelte compiute dagli autori delle due lettere, che caratterizzano i loro registri.

testo a) POTEVA SCRIVERE IN UN REGISTRO PIÙ INFORMALE

HA SCRITTO

desidero esprimere solidarietà a Laura manifesta i sintomi di una decadenza inaccettabile Ciò si verifica nonostante

sono d’accordo con Laura sta andando in malora Questo succede anche se

testo b) POTEVA SCRIVERE IN UN REGISTRO PIÙ FORMALE

HA SCRITTO

Fino a sette cabine di seguito e nemmeno un apparecchio funzionante.

Di recente mi è accaduto di tentare di telefonare da un apparecchio pubblico sito in una cabina, e di non trovarlo in funzione per ben sette volte consecutive. Ciò che è più irritante

Quello che più mi fa perdere la pazienza

Non è detto che la scelta di un registro sia sempre assolutamente la stessa dal principio alla fine di un testo; per esempio, nel testo b si incontra anche l’espressione oltre ovviamente ai vandalismi che non sono in alcun modo giustificabili, che è piuttosto formale.

* Rapporto di confidenza, rapporto di distanza Nei due testi che abbiamo analizzato, la scelta del registro avveniva soltanto in base ai gusti personali dei due autori. Nella maggior parte dei casi, invece, la scelta dipende dalla situazione in cui un testo viene prodotto, in particolare dal rapporto che si stabilisce tra chi parla o scrive (l’emittente) e chi ascolta o legge (il destinatario).

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Immaginiamo due lettere scritte in una stessa circostanza: c) Maria Pia scrive alla sua inseparabile amica Sabina, che è già partita per le vacanze: Cara Sabina, senti che cosa mi è capitato stamattina. Io e papà stavamo tornando a casa in macchina, eravamo andati a fare le ultime compere per il mare; quasi all’angolo della nostra strada, un tale è uscito con il suo furgone da un garage, senza guardare, e ci ha tagliato la strada. Papà ha frenato, ma è andato lo stesso a sbattere contro il fianco del furgone. Quello è robusto e non si è fatto quasi niente, ma alla nostra macchina un fanale è andato in briciole, e c’è anche una bella bozza sul davanti. Papà è sceso infuriato, sai com’è fatto mio padre, pareva che volesse mangiarsi quel signore che, poveretto, cercava di giustificarsi, ma ha dovuto riconoscere che la colpa era sua. Bene, tutto questo poteva anche essere divertente (anche se per un momento ho avuto un po’ di paura), ma la conseguenza è che la nostra macchina dovrà stare un po’ di giorni dal carrozzaio, e ci tocca rimandare la nostra partenza. E così dovrai aspettarmi fino alla prossima settimana. Figurati come mi sento io: che rabbia! Questo è il mio anno scalognato! Ad ogni modo ci vuol pazienza. Ci rivedremo presto. Intanto ti saluta con tanto affetto la tua

Maria Pia d) Lo stesso giorno, il padre di Maria Pia scrive alla società di assicurazione del proprietario del furgone per chiedere il risarcimento dei danni: Oggi 5 luglio 1987 alle ore 12,45 circa, mentre a bordo della mia vettura targata MI 34527B percorrevo la via F. Albani in direzione Fiera Campionaria, poco prima dell’incrocio con via Masaccio il sig. C.D., vostro assistito, a bordo del furgone targato CO 334987, è uscito da un’autorimessa sita sulla mia destra, al numero civico 37, senza ottemperare all’obbligo di dare la precedenza sebbene uscisse da una proprietà privata. Nonostante una brusca frenata, non ho potuto evitare l’urto tra i due veicoli. Il conducente del furgone ha riconosciuto che aveva compiuto la manovra distrattamente, con ciò ammettendo implicitamente la propria responsabilità. Sono pertanto a chiedere il risarcimento dei danni subiti dalla mia vettura, che è a Vostra disposizione per gli accertamenti del caso presso l’autocarrozzeria V.M., a Milano, via Corelli 124. Distinti saluti. 21

@ Quale delle due lettere è scritta in un registro più formale? La ragione dei due diversi registri è evidente: Maria Pia si rivolge a un’amica con la quale è in confidenza; il padre si rivolge invece a degli sconosciuti con i quali entra in contatto soltanto per ragioni economiche. Alla base della lettera c c’è dunque un rapporto di familiarità, mentre la lettera d tende a mantenere le distanze tra l’emittente e i destinatari. Questa diversità dei rapporti influisce sulle scelte di registro che caratterizzano i due testi: - Maria Pia e la sua amica si conoscono bene; la lettera c può quindi riferirsi a molti particolari dandoli per già noti alla sua destinataria (quasi all’angolo della nostra strada, sai com’è fatto mio padre); nella lettera d invece, tutto ciò che serve alla ricostruzione dell’episodio deve essere specificato con la massima esattezza; Un altro motivo di questa maggiore precisione deriva dallo scopo della lettera d: essa deve avere valore legale, per cui non deve essere possibile nessun equivoco sulle circostanze dell’incidente, come la data, l’ora, il luogo, l’identificazione dei veicoli ecc. - la lettera c ha un tono personale, commenta i fatti, esprime i sentimenti che l’autrice ha provato; la lettera d tende invece alla impersonalità; - Maria Pia usa una sintassi semplice, fatta in gran parte di frasi coordinate; suo padre usa invece una sintassi più elaborata, costruisce periodi complessi; - il lessico della lettera c è fatto in gran parte di parole e locuzioni che si userebbero anche in una conversazione tra amici; la lettera d usa invece espressioni ricercate, che sarebbe molto difficile usare parlando. @ Individuate nella lettera c le espressioni di tono parlato, e nella lettera d le espressioni ricercate. * Di solito un registro formale è più difficile da usare, perché è più complesso ed elaborato, mentre un registro informale lo usiamo tutti spontaneamente fin da quando abbiamo imparato a parlare. Può però accadere anche il contrario: certe persone sono talmente abituate a usare un registro molto formale che per loro diventa più difficile esprimersi in modo semplice; la ricerca dell’espressione più elaborata, distaccata dall’uso comune, può portare a forme lambiccate e innaturali. Eccone un esempio (si tratta di un avviso stampato sul retro di un biglietto per l’autobus): 22

e) Sui veicoli con riscossione automatica la corsa va convalidata mediante introduzione del biglietto nella apposita obliteratrice ed il viaggiatore è tenuto a controllare l’avvenuta convalida. In mancanza di obliteratrice il biglietto deve essere sostituito da apposita contromarca fornita dal bigliettaio. Probabilmente una buona parte di coloro che usano l’autobus non sono in grado di capire niente di un testo come questo. Chi lo ha scritto ha dunque commesso un errore di registro, perché scegliere il registro adatto vuol dire anche tener conto della possibilità di capire che ha il destinatario. @ Provate a riscrivere il testo f in modo che sia più semplice e chiaro.

* Conclusione: - ci sono sempre diversi modi per esprimere uno stesso pensiero; in particolare, si può scegliere tra un registro formale (più elaborato, ufficiale, distaccato dall’uso comune) e un registro informale (familiare, vicino al parlato quotidiano); - si usa un registro più formale quando tra l’emittente e il destinatario c’è un rapporto di distanza, o perché non si conoscono, o per ragioni di rispetto; si usa un registro più informale tra persone che hanno un rapporto stretto e alla pari; - un registro formale è caratterizzato da: • lessico più ricercato; • sintassi più elaborata; • tendenza a un’espressione più impersonale; • tendenza a precisare in modo esplicito ogni particolare di ciò che si ha da dire.

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ESERCIZI 1. Tra i seguenti brani tratti da giornali,riconoscete quelli scritti in un registro più formale e quelli in un registro più informale. a) Per lo sciopero nazionale dei veterinari dipendenti dalle Ussl, proclamato per domani e il 10 dicembre,il prefetto E.V. ha richiamato l’attenzione “di tutte le componenti pubbliche interessate- come si afferma in un comunicato della prefettura perché in tali giorni sia rigorosamente assicurata la vigilanza sanitaria sulle carni e sui prodotti ittici che formano oggetto di contrattazione all’interno e all’esterno dei mercati all’ingrosso”. b) Un pellicciaio e un panettiere ricevono pressanti richieste di denaro accompagnate da minacce del tipo “ti bruceremo il negozio” oppure “ti rapiremo la figlia”.Spaventati,i due commercianti si rivolgono alla polizia. Pochi giorni di indagini, poi i casi vengono risolti. Chi erano i ricattatori? La mafia? La camorra? il racket delle tangenti? Niente di tutto ciò: a minacciare il pellicciaio era la moglie... c) Il consiglio di amministrazione dell’Enel - nel quadro del “progetto ambiente”, cioè delle norme di autodisciplina contro l’inquinamento che l’ente si è dato a fine luglio - ha stanziato per la megacentrale di Tavazzano un investimento aggiuntivo di 330 miliardi che porta il costo complessivo dell’impianto a quasi 1500 miliardi. d) In riferimento a quanto riferito nell’articolo “Le Fortuzzi contrarie alle aule in prestito”, apparso il 23 maggio 1986, le insegnanti della scuola materna Baraccano smentiscono quanto dichiarato dai genitori di alcuni alunni della stessa “Fortuzzi” e cioè che il trasferimento provvisorio nei locali delle scuole Fortuzzi non sarebbe accettato “volentieri” dal corpo insegnante della Baraccano. e) Si firma al bar (da Rocco) oppure dal fruttivendolo del paese. Ma alcuni volontari vanno anche a raccogliere le firme porta a porta. La petizione popolare ha preso il via, nella piccola frazione di Villa Fontana, 1873 abitanti, lo scorso lunedì. Si chiede al “Consiglio Frazionario” (l’organo direttivo locale) una cosa piccola piccola: che l’appartamento sopra alla farmacia venga destinato all’attuale farmacista.

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2. Ecco una serie di avvisi al pubblico scritti in un tipico registro formale. Provate a tradurli in un registro informale. a) Esempio: (Sulla porta di un reparto di radiologia) LE PAZIENTI IN STATO DI GRAVIDANZA SONO PREGATE DI RENDERLO NOTO PRIMA DI ENTRARE IN SALA DIAGNOSTICA.

→ Le donne incinte ci avvertano prima di passare da questa porta. b) (All’ingresso di un giardino pubblico) USO CICLABILE RISERVATO AI BAMBINI DI ETA’ INFERIORE AI 12 ANNI c) (Su un cartello di fermata d’autobus) I SIGG. PASSEGGERI SONO TENUTI A PREMUNIRSI DI BIGLIETTO O ABBONAMENTO ED A CONVALIDARLO APPENA SALITI IN VETTURA. I TRASGRESSORI SONO PASSIBILI DELLE SANZIONI PREVISTE DALLA LEGGE.

d) (Su un distributore di benzina a self service) ACCERTARSI DELL’AVVENUTO INCASSO CHE VIENE INDICATO DA UN SEGNALE ACUSTICO E DALLA VISUALIZZAZIONE SULL’INDICATORE. ATTENZIONE: AGLI EFFETTI DEI QUANTITATIVI EROGATI FA FEDE IL CONTATORE DI CIASCUN DISTRIBUTORE. 3. Questi sono avvisi in registro informale. Riscriveteli in un registro molto formale. a) Esempio: TORNO SUBITO. → Si avverte la spettabile clientela che l’esercente è momentaneamente assente e rientrerà tra breve. b) Venerdì prossimo ci sarà uno sciopero: gli autobus non andranno dalle 8,30 alle 10,30. c) (Cartolina inviata da una compagnia di assicurazioni) STA PER SCADERE LA TUA POLIZZA

4. Nel romanzo La macchina mondiale, lo scrittore Paolo Volponi immagina di trascrivere i verbali delle dichiarazioni rese a un magistrato dai vicini del protagonista, i quali lo accusano di aver maltrattato la moglie. I verbali sono scritti nel registro formale tipico di questi documenti. Ne riportiamo qualche brano. Provate a riscriverli in un registro più informale, in modo che assomiglino a ciò che i testimoni potrebbero aver detto veramente al giudice.

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a) Spesso,data la vicinanza della mia abitazione a quella del Crocioni, la Meleschi Massimina appariva in pubblico con delle lividure al viso per le percosse del marito. Posso peraltro affermare che le scenate di violenza del Crocioni avevano luogo principalmente all’interno della sua abitazione. b) Delle scenate di violenza alle quali ho potuto assistere posso riferire che qualche mese dopo le nozze,mentre mi trovavo a lavorare nel mio campicello vicino, il Crocioni Anteo maltrattava la moglie con schiaffi e percosse mentre la stessa effettuava dei lavori pesanti nell’appezzamento di proprietà del marito,a circa quaranta metri dal mio posto di osservazione. Non posso precisare i motivi che aveva il Crocioni Anteo di adottare un simile comportamento. 5. Riproduciamo un articolo da un giornaletto fatto dagli alunni di una classe della scuola media di Camposano (Napoli). Immaginate di scrivere sullo stesso argomento un articoletto di cronaca su un quotidiano locale. Rivolgendosi a un pubblico più vasto, il nuovo articolo dovrà essere in un registro più formale; in particolare bisognerà: - precisare i riferimenti di tempo e di luogo (potete inventarvi quelli che mancano); - eliminare le espressioni in prima persona (plurale e singolare); - ridurre i commenti; - rendere più formale il lessico,sostituendo espressioni di registro familiare come “ragazzacci”, “la roba”. ATTI VANDALICI NELLA NOSTRA SCUOLA Quest’anno nella nostra scuola si sono verificati molti atti vandalici. Si crede che gli autori di questi irresponsabili atti siano dei ragazzi diciassettenni. I danni sono stati notevoli. Dapprima questi ragazzi,entrando dalla finestra della palestra, aprirono le valvole dei termosifoni e fecero allagare la scuola; ma non si accontentarono di questo, infatti ci fu un altro allagamento. L’ultimo reato che hanno commesso questi ragazzacci è stato quello di rompere il lucchetto del nostro armadietto e di bruciare alcune cose. Io penso che le persone che commettono questi vandalismi sono veramente irresponsabili, perché recano danni a loro stessi in quanto la scuola è di tutti noi, e quindi la dobbiamo difendere come difendiamo le nostre case. Io sono stata molto colpita da questi gesti vandalici, perché non immaginavo che ci fosse gente capace di tutto questo, di rovinare cioè la roba di tante altre persone.

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1.3. Linguaggi settoriali a) L’impiego dei robots nell’industria automobilistica si sta sempre più diffondendo, grazie alla numerose operazioni che riescono a compiere nelle catene di montaggio, dalla saldatura a punti delle scocche delle vetture alle operazioni di manutenzione delle macchine per pressofusione, alla fucinatura, al caricamento delle macchine utensili, alla movimentazione dei pezzi nelle presse di stampaggio e fucinatura. @ Come definite il registro di questo brano? formale o informale? Oltre al registro, questo brano ha qualcos’altro di caratteristico; esso può essere compreso esattamente solo da chi conosce il settore di attività di cui parla, la tecnologia dell’industria automobilistica. Chi non è esperto di questo settore, capisce approssimativamente che si parla di macchine e di lavorazioni industriali, ma non è in grado di attribuire un significato preciso a molte delle espressioni del brano. Si tratta di un testo scritto in un linguaggio settoriale. Ogni settore di attività umana ha un proprio linguaggio, che aggiunge alla lingua comune i termini tecnici necessari a definire con precisione i significati speciali propri del settore. Un linguaggio settoriale è dunque caratterizzato soprattutto da un lessico speciale, cioè da parole che sono usate solo in quel linguaggio, oppure che in esso assumono un significato particolare. Per esempio, nel brano a troviamo: - parole usate solo nel settore della tecnologia meccanica: saldatura a punti, scocca, pressofusione, fucinatura... - parole che nel settore della tecnologia meccanica assumono un significato particolare: • robot nella lingua comune è usato spesso nel senso di “automa, macchina che imita la forma e i comportamenti dell’uomo”; nella tecnologia significa più esattamente “macchina automatica a controllo elettrico o elettronico”: nel senso tecnologico, il robot non è definito dal fatto di avere qualcosa che assomiglia a testa, braccia e gambe, ma dalle operazioni che può compiere; • pezzo nella lingua comune può designare qualunque parte di un oggetto o materiale (un pezzo di carta, di stoffa...); nella tecnologia indica una parte meccanica che deve essere montata con altre per costruire una macchina: così non ogni pezzo di ferro qualsiasi è un pezzo nel senso tecnologico. ► di questo aspetto del lessico abbiamo parlato in modo più particolareggiato nella Parte III, § 1.3.

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Grazie al lessico speciale, un linguaggio settoriale ottiene due caratteristiche importanti per il suo uso: - la precisione: quando si parla di argomenti tecnici è necessario definire con la massima esattezza ogni oggetto e operazione, non si può lasciare qualcosa nel vago, come spesso si fa nella lingua comune; - l’economia: ogni termine tecnico riassume una quantità di conoscenze proprie del settore, e permette di richiamarle rapidamente alla mente; spesso si potrebbe usare, al posto del termine tecnico, un giro di parole della lingua comune: per esempio, si potrebbe scrivere, al posto di fucinatura, “lavorazione a caldo”; questo renderebbe il discorso più chiaro per i non esperti; ma per gli esperti, sarebbe una lungaggine inutile; il lessico speciale è dunque economico nel senso che permette agli esperti di comunicare tra loro in modo rapido ed efficace. * La divulgazione Tra i linguaggi settoriali e la lingua comune esistono gradazioni intermedie. Si usa un linguaggio strettamente settoriale quando il discorso si svolge tra esperti. Ma quando ci si rivolge a un pubblico più generale, si cerca di avvicinare il più possibile il linguaggio usato alla lingua comune, riducendo al minimo l’uso dei termini speciali, o spiegandoli via via che vengono introdotti. In questo caso, il linguaggio usato sarà meno settoriale e più divulgativo; “divulgare” significa appunto rendere comprensibile un argomento tecnico o scientifico al “volgo”, al pubblico dei non esperti. La divulgazione è propria ad esempio dei libri di testo, o almeno delle loro parti iniziali, che vogliono far comprendere gradualmente un argomento nuovo a degli scolari, che per definizione non sono ancora esperti in materia. Ecco per esempio un brano di un libro di testo che tratta un argomento simile a quello del brano a: b) Le vere macchine automatiche sono nate con l’elettronica. Esse sono in grado di eseguire tutte le operazioni necessarie alla realizzazione di un pezzo, dall’inizio alla fine, seguendo un programma di lavoro così come potrebbe fare un operaio. Esse, partendo dalla barra di metallo, sono in grado, secondo l’occorrenza, di forare, tornire, filettare ecc. sino al prodotto finito: una intera officina in una sola macchina che racchiude più unità operatrici.

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@ In questo brano non mancano termini del lessico speciale della tecnologia; sapete elencarli? Si tratta però di termini poco lontani dalla lingua comune e abbastanza comprensibili anche per chi non è esperto. Essi sono poi inseriti in un brano in cui la sintassi è semplice, e che accompagna il lettore seguendo passo passo le fasi del fenomeno descritto. Così, il brano b è accessibile a un pubblico molto più vasto di quello che può capire completamente il brano a. In compenso, è molto meno economico: tutto ciò che dice il brano b si può considerare come una spiegazione di una sola parola del brano a, la parola robot; se si volesse dare una spiegazione analoga per ciascuno dei termini speciali del brano a, ci vorrebbero pagine e pagine.

* Le esagerazioni La scelta di usare un linguaggio più o meno settoriale deve dunque dipendere dai destinatari a cui ci si rivolge e dallo scopo che si vuole raggiungere: dare informazioni specialistiche a persone già esperte del settore, o spiegare certi concetti a persone che ne sanno poco o nulla. Non sempre coloro che scrivono di argomenti tecnici o scientifici sanno tener conto di questi criteri. Può accadere che anche in testi che dovrebbero essere divulgativi si usi un linguaggio molto settoriale, o per abitudine, o per fare sfoggio del proprio sapere. Ecco ad esempio l’inizio di un articolo scritto da un medico, che metteva in guardia i lettori di un quotidiano contro i pericoli che si corrono prendendo il sole per farsi un’abbronzatura, senza adeguate precauzioni: c) È poco noto che esistono alcune malattie cutanee direttamente provocate o influenzate dalla luce solare, anche se nel loro complesso sono tutt’altro che rare. Queste fotodermatosi hanno diverse e complesse cause, caratterizzate però tutte da fotosensibilità, cioè da reazione anormale della cute in rapporto alla irradiazione solare. Esse interessano le parti scoperte: faccia, collo, dorso delle mani, etc., con eritemi, pomfi, papule, vescicolazioni. Questo brano è pieno di termini del lessico speciale della medicina. Alcuni di questi sono spiegati nel contesto; un lettore attento, anche se non esperto di medicina, capisce che fotodermatosi significa “malattie cutanee direttamente provocate o influenzate dalla luce solare”; e dopo fotosensibilità trova una spiegazione, introdotta da cioè. Ma i termini eritemi, pomfi, papule, vescicolazioni non sono spiegati.

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Ci sono poi espressioni che avrebbero potuto facilmente essere sostituite con altre più comprensibili: - malattie cutanee → malattie della pelle - reazione anormale della cute in rapporto alla irradiazione solare → una reazione insolita della pelle esposta al sole. L’autore di questo brano non ha saputo dunque uscire dal linguaggio specialistico con cui si rivolge ai suoi colleghi, e tener conto del pubblico più vasto per cui si scrive sui giornali.

* Conclusione: - un linguaggio settoriale è caratterizzato dall’insieme dei termini tecnici propri di un determinato campo di attività (lessico speciale); - i termini tecnici possono essere parole che si usano esclusivamente in quel settore, oppure parole usate anche nella lingua comune che assumono un significato tecnico particolare; - un linguaggio settoriale serve per uno scambio di informazioni preciso ed economico tra gli esperti di un settore; quando ci si rivolge ai non esperti, bisogna usare un linguaggio divulgativo, meno economico ma più facile da capire.

Per saperne di più Altre caratteristiche dei linguaggi settoriali Oltre al lessico speciale, i testi scritti in un linguaggio settoriale presentano spesso altre caratteristiche, non proprie di quei testi soli, ma particolarmente frequenti in essi. La nominalizzazione è un fenomeno che abbiamo già studiato (► Parte III, § 1.5.): essa consiste nel trasformare una frase in un gruppo nominale, utilizzando un nome derivato da un verbo o da un aggettivo. Per esempio, l’espressione L’impiego dei robots nell’industria automobilistica risulta per nominalizzazione da I robots vengono impiegati nell’industria automobilistica Come abbiamo già osservato, le nominalizzazioni servono a rendere un testo più breve e compatto; per questo si prestano particolarmente a essere usate nei linguaggi settoriali, che mirano di solito alla massima brevità. Per esempio:

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a) Già ai tempi della formulazione della teoria cellulare, Schleiden aveva richiamato l’attenzione sul nucleo come diretto responsabile della riproduzione cellulare. Ma è stato possibile giungere ad una esatta valutazione del suo ruolo solo attraverso un miglioramento graduale dei metodi di indagine microscopica sui tessuti viventi degli esseri pluricellulari. Le espressioni evidenziate sono nominalizzazioni; osserviamo come ciascuna condensa una frase: - i tempi della formulazione della teoria cellulare < i tempi in cui fu formulata la teoria cellulare - la riproduzione cellulare < il fatto che le cellule si riproducono - una esatta valutazione del suo ruolo < valutare esattamente il suo ruolo - attraverso un miglioramento graduale dei metodi di indagine microscopica < via via che sono migliorati gradualmente i metodi per studiare al microscopio L’impersonalità: chi scrive in un linguaggio settoriale vuole concentrare l’attenzione del lettore sui fatti tecnici di cui parla; qualsiasi riferimento ad azioni ed opinioni personali potrebbe essere sentito come un disturbo. Di conseguenza, nei testi in linguaggio settoriale - sono molto rari i commenti personali, le espressioni di opinioni e sentimenti (come abbiamo visto nel paragrafo precedente, questo fatto caratterizza in generale anche i registri formali); - si usano di preferenza quelle forme verbali che permettono di non nominare chi compie una certa azione: le forme impersonali e le forme del passivo; per esempio: b) Nel forno gli oggetti vengono lasciati cuocere lentamente a una temperatura di circa 800 gradi, sino a completo indurimento dell’impasto. Si ottiene così la terracotta, porosa, di color rosso mattone e tenera alla scalfitura. Sono prodotti in terracotta vasi per fiori, mattoni, tavelle, foratini, tegole ecc. In questo brano non viene mai nominato chi fa cuocere gli oggetti in forno, chi ottiene la terracotta, chi produce diversi oggetti. Questo effetto è ottenuto col si impersonale (si ottiene) e con le forme passive vengono lasciati e sono prodotti; se al posto di queste forme si usassero quelle attive, bisognerebbe dare un soggetto ai due verbi; invece la forma passiva permette di lasciare sottinteso il complemento d’agente. @ Anche nel brano b sono presenti due nominalizzazioni: sapete riconoscerle?

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ESERCIZI 1. I brani seguenti sono scritti in diversi linguaggi settoriali. Per ciascun brano A) dite di quale linguaggio settoriale si tratta; B) elencate i termini tecnici che si trovano solo in quel linguaggio settoriale; C) elencate i termini tecnici che si usano anche nella lingua comune, ma nel linguaggio settoriale assumono un significato particolare. a) Gli elettroni ruotano attorno al nucleo a una distanza rilevante rispetto alle sue dimensioni e con velocità fantastiche e costituiscono soltanto una piccolissima frazione della massa dell’atomo. Ad ogni protone del nucleo corrisponde un elettrone, così carica elettrica positiva e negativa si bilanciano e l’atomo completo è elettricamente neutro. b) L’ameba è un animale unicellulare, un protozoo, e si riproduce attraverso una divisione in due della sua cellula; la divisione avviene prima con sdoppiamento del nucleo e poi per strozzamento della membrana cellulare fino a dar luogo a due cellule figlie più piccole. c) Nel caso di condanna di un automobilista per omicidio colposo, i giudici dispongono, con la sentenza,la pena accessoria della sospensione della patente, fino a tre anni. Contro questa disposizione,contenuta nell’articolo 91 del codice della strada, l’avvocato R.F. ha sollevato una eccezione di incostituzionalità. d) Il centrocampista laziale in azione sulla destra ad una decina di metri dall’area pisana,ha finto di accentrarsi per chiamarsi dietro diversi avversari e, spazzato così tutto il versante destro, con una giravolta improvvisa s’è allargato proprio da quella parte per poi misurare sottorete un traversone perfetto. 2. In ciascuna coppia di frasi è evidenziata una stessa parola, e sotto è data la definizione di uno dei suoi significati, proprio di un linguaggio settoriale. Dite A) in quale delle frasi la parola è usata nel significato definito; B) di quale linguaggio settoriale si tratta. a1) Prost, Lauda e Piquet si daranno battaglia sul circuito inglese. a2) Alcuni vedono nell’introduzione dei circuiti integrati il momento di passaggio dalla seconda alla terza generazione degli elaboratori. circuito = “sistema di conduttori e di apparecchi predisposto per essere percorso da corrente elettrica”

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b1) Le condizioni tecniche in cui avviene l’offerta dei prodotti agricoli costituiscono un motivo d’inferiorità in una economia che si sviluppa e che, quindi, si trasforma incessantemente. b2) La busta che contiene questo foglietto potrà essere utilizzata per far avere la propria offerta, riconsegnandola in San Pietro alle Signore del Comitato onoranze. offerta = “quantità di beni messa in vendita sul mercato” c1) La teoria dell’evoluzione delle specie presuppone che la riproduzione della vita avvenga con piccole variazioni casuali di alcuni caratteri. c2) Abbiamo discusso in classe,vedendo quali sono le nostre preferenze scolastiche,il nostro comportamento in certe situazioni, e il nostro carattere. carattere = “particolarità variabile in una specie animale o vegetale” d1) Nelson Piquet,campione in carica, è tornato ai vertici delle prestazioni. d2) Una carica elettrica elevata distribuita su una sfera metallica genera un campo elettrostatico. carica = “quantità di energia elettrica” 3. Provate a riscrivere i seguenti brani traducendoli in un linguaggio meno settoriale e più divulgativo. a) L’impollinazione incrociata da un fiore all’altro, assicurata dal vento e dagli insetti, è la migliore garanzia per la conservazione e il miglioramento dei caratteri positivi posseduti dalla specie. b) (Dal foglietto illustrativo di un medicinale) AVVERTENZE. L’esposizione del prodotto a basse temperature può causare l’opacizzazione o la solidificazione, parziale o totale, del liquido oleoso. In tal caso è sufficiente immergere la fiala in acqua tiepida sino a completa chiarificazione. c) Il reale andamento della domanda di auto nuove di fabbrica dall’inizio di quest’anno accusa cedimenti di notevole entità. In contraddizione con la stasi attuale delle vendite, produzione ed esportazione continuano invece a mantenersi su quote positive. Le conseguenze di questa confusa situazione si cominciano tuttavia ad avvertire nelle giacenze di auto in attesa di collocazione: benché lo stoccaggio non abbia ancora raggiunto dimensioni preoccupanti, è ormai certo che il ritmo produttivo dovrà presto adeguarsi alla fiacca tendenza del mercato.

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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Diamo due brani trascritti da discussioni tenute in classe in un Istituto professionale di Napoli; dovete tradurli in forma scritta. Il primo brano richiede di inserire la punteggiatura, e poche altre modifiche; nel secondo una punteggiatura è già inserita, ma le modifiche da fare sono più profonde. a) Come si disse l’altra volta forse sarebbe meglio aggiungere un altro anno a questi quattro anni perché il ragazzo che viene dalle scuole medie forse è bravo nelle materie teoriche ma non è altrettanto bravo nelle attività manuali avrebbe bisogno di più tempo per assimilare tutto quello che la scuola ti dà. b) Io sono rimasto deluso su... su parecchie cose, cioè... citandone qualcuna, no? ci sono dei ragazzi di prima, anche di seconda, cioè... mentre... giocando a pallone, no? adesso faccio un esempio: viene il vicepreside e si prende il pallone, no? e stavano giocando altri ragazzi della quinta, e non si prende il pallone; cioè questo mi fa innervosire a me, perché... noi che siamo, diciamo, bambini? e non possiamo giocare; cioè la colpa ce la danno solo a noi, mentre a quelli di quinta non fanno niente. Secondo me questo lo fanno per paura, i professori. 2. Classificate ciascun brano in uno dei seguenti gruppi: A) trascrizione di un discorso parlato; B) brano scritto in registro informale; C) brano scritto in registro formale. a) L’esame di licenza media dell’anno scolastico 1981/82 è stato oggetto di particolare attenzione e interesse nel mondo della scuola: a tre anni dall’entrata in vigore dei nuovi programmi ha offerto, infatti, la prima possibilità di verifica sulle innovazioni introdotte. b) Eva, comunque la questione della mentalità, come lei dice, tra Nord e Sud è indubbiamente molto legata alla storia e al tipo di sviluppo economico che c’è stato, ecco; non è credo, un problema di nascita, questo certamente non è. c) Un’altra materia che non fate e che io saprei è educazione civica. Qualche professore si difende dicendo che la insegna sottintesa dentro le altre materie. Se fosse vero sarebbe troppo bello. Allora se sa questo sistema, che è quello giusto, perché non fa tutte le materie così, in un edificio ben connesso dove tutto si fonde e si ritrova? d) I ragazzi di Napoli e della Campania, se vogliono andare a fare l’odontotecnico, c’è un numero limitato di posti disponibili.

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3. Classificate ciascun brano in uno dei seguenti gruppi: A) registro formale, linguaggio non settoriale; B) registro formale, linguaggio settoriale; C) registro informale, linguaggio non settoriale; D) registro informale, linguaggio settoriale. a) Ritorna al Teatro della Scala l’opera che impose perentoriamente il nome di Giuseppe Verdi ai milanesi, quel “Nabucodonosor” che sembrò riassumere l’aspirazione patriottica della società risorgimentale. b) Come le dicevo, a piazzare i martinetti per far scivolare il traliccio verso il mare non ci andava un gran che, né di fatica né di mestiere, bastava metterli in quadro e bene orizzontali. c) Stamattina mi sono svegliato tardi. È l’abitudine della domenica, questa. Svegliandomi tardi mi sembra di godere la domenica. d) Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio: “non si dice lalla, si dice aradio”. e) I registri sono modalità di uso della lingua, realizzate mediante scelte operate a tutti i livelli: può bastare un’esecuzione orale più indulgente a pronunce regionali, più rilassata, sfornita di intonazioni e di pause caratterizzanti, a modificare il registro linguistico, nel senso di un ribasso di “formalità”; e viceversa.

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SCRIVERE Vi presentiamo delle situazioni in cui qualcuno deve dire o scrivere qualcosa. Componete dei brevi testi, usando un linguaggio adatto al rapporto fra emittente e destinatario e allo scopo che il primo vuole raggiungere. a) SITUAZIONE: Nella scuola il riscaldamento funziona male e fa molto freddo nelle aule. A) Un ragazzo si lamenta coi genitori,cercando di ottenere che il giorno dopo non lo mandino a scuola. B) Una classe scrive collettivamente una lettera al preside, chiedendogli di intervenire perché il problema sia risolto, o altrimenti di chiudere la scuola. b) SITUAZIONE: Per due settimane Pierino dovrà andare in ambulatorio ogni mattina alle otto per farsi fare un’iniezione, e non potrà arrivare a scuola in orario. A) Il medico spiega a Pierino la situazione e lo invita a farsi fare un permesso per poter entrare a scuola in ritardo. B) Il padre di Pierino scrive al preside per ottenere il permesso di ingresso ritardato a scuola. c) SITUAZIONE: In una colonia marina, i bambini non sopportano una vigilatrice troppo severa. A) Un bambino scrive ai genitori lamentando la situazione e chiedendo che lo facciano tornare a casa in anticipo. B) Un gruppo di bambini scrive alla direzione dell’Ente che gestisce la colonia chiedendo che la vigilatrice sia sostituita. d) SITUAZIONE: Nella scuola si terrà una festa per premiare i vincitori dei Giochi della Gioventù. A) Scrivete un cartello per informare i compagni della festa e del suo programma. B) Scrivete una lettera d’invito ad alcune autorità.

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2. La lingua nel tempo e nello spazio a) E Gesù, partendo di là, venne presso al mar della Galilea; e, salito sopra il monte, si pose quivi a sedere. E molte turbe si accostarono a lui, le quali aveano con loro degli zoppi, de’ ciechi, de’ mutoli, de’ monchi ed altri molti, e li gettarono à piedi di Gesù; ed egli li sanò. Talché le turbe si maravigliavano, veggendo i mutoli parlare, i monchi esser sani, gli zoppi camminare e i ciechi vedere; e glorificavano l’Iddio d’Israele. b) Gesù se ne andò di là recandosi in riva al lago di Galilea. Qui salì su un monte e si mise seduto. Ed ecco venire verso di lui molta gente, che portava con se’ zoppi, ciechi, storpi, sordomuti e tanti altri malati. Li deposero ai piedi di Gesù ed egli li guarì, facendo stupire la folla che scorgeva i sordomuti parlare, gli zoppi camminare e i ciechi vedere. E ringraziavano il Dio di Israele. Queste sono due traduzioni dall’originale greco di uno stesso passo del Vangelo di Matteo: la prima si trova in una Bibbia stampata nel 1887, la seconda è apparsa nel l973. Il confronto delle due traduzioni ci fa vedere quanto sia cambiata la lingua italiana in circa 100 anni. Nel testo più antico (a) ci sono numerose forme che non si usano più nell’italiano di oggi: - quivi per qui; - aveano per avevano; - le forme apostrofate delle preposizioni articolate: de’, a’; - parole come mutolo per muto; @ elencate voi altre forme del brano a oggi disusate. Non bisogna credere che cento anni fa la gente parlasse e scrivesse abitualmente come nel brano a: l’autore di quella traduzione ha usato una lingua già antiquata al suo tempo. Resta il fatto che nel 1887 questa lingua era accettata in un testo che doveva andare in mano alla gente comune; oggi questo sarebbe inconcepibile. *

c)Essends pu Geso’ partì da là, l’ande’ vsen a e mer d Galileja, e arape^ che fo’ ins un mont, e steva a le’ a sde’; dov essendsi acuste^ una massa d zent, ch j’aveva cun lor di mott, di zig, di zopp, di strancale’, e molt etar, i ji stinde’ dnenz a i su pi, e lo uj arsane’: d manira tel, che la zent iss maravieva, vdend, che i mott i parleva, che i zopp i camineva, che i zig i vdeva lom: e i deva gloria a e Dio d’Israjell.

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Questa è una terza traduzione dello stesso passo del Vangelo di Matteo. Questa volta non si tratta di una lingua italiana un po’ mutata, ma di una lingua diversa dall’italiano: il testo c è in dialetto romagnolo (per la precisione, il dialetto di Faenza). Si tratta dunque di una lingua parlata in Italia, ma solo in un’area limitata: il testo c è incomprensibile fuori dalla Romagna, e da qualche zona vicina che ha un dialetto affine. Gli esempi ci hanno mostrato come la lingua cambia nel tempo (testi a-b) e nello spazio (testo c). Di tali cambiamenti ci occuperemo in questo capitolo. Essi hanno un carattere diverso dalla varietà linguistiche che abbiamo studiato nel capitolo precedente; quelle varietà dipendono in buona parte da una scelta dell’utente della lingua: è lui che sceglie se usare la lingua parlata o la scritta, se usare una linguaggio settoriale o la lingua comune, e così via. Invece i mutamenti della lingua nel tempo e nello spazio non sono scelti da noi: dipendono dal luogo in cui nasciamo e dal periodo in cui viviamo.

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2.1. Una famiglia di lingue

In questa cartina sono registrate le parole che significano “buono” in diverse lingue europee. Appare subito evidente che quasi tutte le parole differiscono tra loro, ma presentano a gruppi delle somiglianze. Dato che le medesime somiglianze di gruppo si possono riscontrare per numerose altre parole, possiamo dire che le lingue stesse formano tra loro dei gruppi affini, che chiamiamo famiglie linguistiche. Nella cartina, tratteggi diversi circoscrivono le tre principali famiglie linguistiche europee: portoghese inglese lingue spagnolo danese neolatine francese lingue norvegese (o romanze) italiano germaniche svedese rumeno olandese tedesco polacco ceco lingue slave serbo-croato bulgaro russo

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Occupiamoci della famiglia linguistica a cui appartiene l’italiano. Come si spiega la somiglianza della parola “buono” nella nostra lingua e in quattro altre lingue nazionali? La risposta è facile, se alle cinque parole ne aggiungiamo una sesta appartenente a una lingua “morta” (cioè una lingua che da gran tempo non si parla più): il latino.

latino bonus

portoghese spagnolo francese italiano rumeno

bom bueno bon buono bun

Le parole delle cinque lingue moderne considerate hanno un’origine comune in una parola latina. Possiamo fare lo stesso confronto con un gran numero di parole: latino

portoghese

spagnolo

francese

italiano

rumeno

caelum

ceo

cielo

ciel

cielo

cer

bos

bol

buey

boeuf

bue

bou

ridere

rir

reir

rire

ridere

rîde

Questi esempi possono bastare a suggerire una conclusione: l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno derivano tutte dal latino. Questo significa che duemila anni fa, nei paesi in cui oggi si parlano queste lingue, si parlava latino. Il termine di lingue neolatine, che designa questa famiglia linguistica, indica appunto la loro comune origine latina. Negli esempi abbiamo considerato solo quelle lingue neolatine che oggi sono lingue nazionali, cioè le lingue ufficiali di stati nazionali. Ad esse se ne potrebbero aggiungere moltissime altre, che sono riconosciute solo in un ambito regionale, come il catalano in Spagna, il romancio del cantone svizzero dei Grigioni, in Italia il friulano, il sardo, e altre che sono parlate ma poco usate per iscritto e non riconosciute ufficialmente, come e i numerosi dialetti. Tutte queste sono lingue derivate dall’unico ceppo latino. * Il latino, lingua dei dominatori Come è avvenuta l’evoluzione dal latino alle lingue neolatine? E perché da una sola lingua ne sono nate tante?

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Per rispondere a questa domanda dovremo ripercorrere a grandi linee tutta la storia europea dall’antichità all’era moderna; perché non si può parlare delle lingue e della loro storia senza parlare dei popoli che le parlano e delle loro vicende. In origine il latino era la lingua di un piccolo popolo che abitava una zona a Sud delle foci del Tevere, il Latium degli antichi, molto meno esteso del Lazio attuale. Questo popolo diede origine alla città di Roma, la quale nel corso di alcuni secoli, prima sottomise tutti gli altri popoli che abitavano l’Italia, poi creò un grande impero che si estendeva tutto intorno al mare Mediterraneo. In tutta questa vasta area il latino, la lingua dei dominatori, divenne la lingua ufficiale: in essa erano scritte le leggi, gli editti degli imperatori che dovevano essere applicati fino nelle zone più remote. Ma oltre ad essere la lingua scritta e ufficiale, in molte zone dell’impero il latino cominciò ad essere anche lingua parlata: parlavano latino i funzionari che venivano inviati da Roma a governare le province e a riscuotere le tasse; parlavano latino i commercianti che da Roma si spargevano per l’impero a fare i loro affari; parlavano latino anche gli eserciti romani stanziati in ogni provincia. Di solito poi i soldati che avevano servito per anni negli eserciti imperiali al momento del congedo ricevevano in premio (come “liquidazione”, diremmo oggi) un terreno da coltivare, situato in qualche lontana provincia; si trasformavano così in coloni residenti, coloni che parlavano latino. Accadde così che prima in Italia, poi in tutta la parte occidentale dell’impero, le varie popolazioni cominciarono ad abbandonare a poco a poco le loro lingue native, che naturalmente erano molte e diverse, e adottarono il latino. Questo non accadde nella parte orientale dell’impero, comprendente grosso modo la Grecia, l’Asia Minore, la Siria e l’Egitto. In queste regioni infatti, già prima della conquista romana esisteva una lingua comune, usata dalle persone colte, nelle amministrazioni dei vari stati, nel commercio: era il greco, una lingua che aveva un grandissimo prestigio e per la quale gli stessi Romani avevano grande rispetto. Nella parte orientale dell’impero il latino fu sempre affiancato dal greco come lingua ufficiale e non giunse mai ad essere parlato da una parte consistente della popolazione. *

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Il latino parlato in queste diverse regioni non era dappertutto identico. Ogni popolo, nel passare a questa lingua per lui nuova, manteneva qualche traccia di quella che aveva parlato prima: soprattutto il suo modo di pronunciare il latino risentiva delle abitudini di pronuncia precedente. Insomma, il latino era parlato con un “accento” diverso nelle diverse regioni. Possiamo renderci conto di questo fatto se pensiamo a ciò che succede nell’Italia di oggi, dove una larga parte della popolazione sta passando dai diversi dialetti all’italiano nazionale: l’italiano parlato nelle diverse regioni ha caratteristiche diverse, soprattuttto nella pronuncia;e l’”accento” regionale (che è una conseguenza dei diversi dialetti) si sente distintamente anche nel modo di parlare di quelle persone che ormai non sanno più parlare il dialetto della loro regione. Fino a quando l’impero romano mantenne la sua unità, queste differenze locali non furono molto forti. Coloro che parlavano latino si potevano capire anche se venivano da zone molto distanti, nonostante le differenze di “accento”: si parlavano diverse varietà di una stessa lingua, non lingue diverse.

* Crolla l’impero romano, nascono i volgari Le cose cambiarono a partire dal V secolo dopo Cristo (cioè dopo il 400 d.C.), quando l’impero romano d’Occidente fu travolto dalle invasioni barbariche ed ebbe inizio il periodo storico che chiamiamo Medio Evo. In alcune parti del vecchio impero, dove il latino non si era radicato del tutto, questa lingua scomparve e fu sostituita da quelle dei nuovi popoli dominatori: questo accadde in Gran Bretagna, dove si parlarono le lingue degli Angli e dei Sassoni, e nella regione balcanica, dove si affermarono le lingue degli invasori Slavi (con l’eccezione di quel territorio che prese il nome di Romania appunto perché vi si continuò a parlare la lingua dei Romani); più tardi accadde lo stesso nell’Africa del Nord, dove il latino fu soppiantato dall’arabo. * Anche nelle regioni in cui il latino non scomparve, la fine dell’impero romano ebbe importanti conseguenze linguistiche.

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I primi secoli del Medio Evo furono secoli di grande miseria e arretratezza: i commerci si ridussero al minimo, le città si spopolarono, la popolazione diminuì ovunque. Basta pensare che l’Italia, che contava 7 milioni di abitanti al tempo dell’impero romano, si ridusse a un milione circa. In queste condizioni, i rapporti tra le diverse regioni si ridussero: ogni città, ogni villaggio viveva chiuso in sé stesso, le occasioni di contatto con persone provenienti da altre zone erano molto rare. Non c’era più un’amministrazione imperiale unica, e le amministrazioni dei diversi regni che si formarono funzionavano poco e male. Si andava verso la fase storica del feudalesimo. Inoltre diminuì il numero delle persone colte che sapevano leggere e scrivere; in molte regioni scomparvero le scuole dove si era insegnato il latino. Come conseguenza di tutto ciò, le differenze linguistiche si andarono accentuando; in ogni zona la lingua parlata dalla gente ebbe uno sviluppo diverso, non influenzato da quello di altre regioni. Così quelle che in un primo tempo erano semplici differenze di “accento” diventarono tali da impedire la comunicazione: in capo a qualche secolo, un abitante di Parigi non era più in grado di intendersi con un abitante della Toscana, un lombardo non capiva un siciliano. Dalle diverse varietà del latino parlato erano nate lingue diverse. Lingua parlata e lingua scritta Tutto questo riguardava però solo la lingua parlata, la lingua dell’uso comune, quella che allora veniva detta lingua volgare (dalla parola latina vulgus, che significa “popolo, gente comune”). L’unica lingua che si continuava a scrivere era il latino. Per lunghi secoli, dalla caduta dell’impero romano fino oltre l’anno 1000, la situazione linguistica nei paesi europei fu dunque la seguente: - lingua scritta: il latino; - lingua parlata: decine o centinaia di volgari diversi. * La situazione cominciò a cambiare a partire dal secolo XI (dopo l’anno 1000), quando in Europa la vita economica e sociale ebbe una ripresa: l’agricoltura e i commerci progredirono, la popolazione tornò ad aumentare, rinacquero le città. Tutto questo comportò uno sviluppo anche sul piano culturale. Nei primi secoli del Medio Evo la capacità di leggere e scrivere si era ristretta a un numero ridottissimo di persone, quasi solo agli uomini di Chiesa: erano questi che avevano conservato l’uso scritto del latino.

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Col rinascere nelle città di una vita più intensa, aumentò il numero di quelli che avevano bisogno e desiderio di usare la scrittura: mercanti, uomini di legge, coloro che partecipavano alla vivace lotta politica nei comuni. Tutti costoro avevano bisogno di usare una lingua scritta, ma che non fosse così diversa da quella che parlavano come era il latino. Si cominciò pertanto a scrivere anche nei diversi volgari. Il passaggio all’uso scritto dei volgari rappresentò un grande mutamento nella coscienza che si aveva della lingua che si usava. Fino a che l’unica lingua scritta era stata il latino, i volgari erano stati considerati forme inferiori, le “forme volgari” del latino, unica lingua “vera”; da quando si cominciò a scriverli, i volgari vennero riconosciuti per quello che realmente erano: lingue nuove, diverse dal latino e diverse fra loro. Conclusione: - le lingue si trasformano col passare del tempo; - una lingua, trasformandosi nel tempo, si può differenziare in lingue diverse; in questo modo si creano le famiglie linguistiche; - l’italiano appartiene alla famiglia linguistica neolatina o romanza, cioè alla famiglia delle lingue che derivano dal latino; - l’italiano e le altre lingue neolatine (francese, spagnolo, portoghese, rumeno, più tante altre che non sono lingue nazionali) si sono formate nel periodo compreso tra la caduta dell’impero romano e l’anno 1000 circa.

ESERCIZIO Completate con la parola italiana le seguenti serie di derivazione dal latino alle lingue neolatine. a) latino: nox portoghese: noite spagnolo: noche francese: nuit rumeno: noapte b) latino: vetulus portoghese: velho spagnolo: viecho francese: vieil rumeno: vechiu

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italiano__________________

italiano__________________

2.2. La storia dell’italiano Tanti volgari italiani Nel secolo XIII, un poeta siciliano, Stefano Protonotaro da Messina, cominciava così una canzone d’amore: a) Pir meu cori alligrari chi multu longiamenti senza alligranza e joi d’amuri è statu, mi riturnu in cantari... [“Per rallegrare il mio cuore / che molto a lungo / senza allegria e gioia d’amore è stato, / io ritorno a cantare...”] Nella stessa epoca, Brunetto Latini, notaio fiorentino, in un suo poema dava insegnamenti morali come questo: b) Amico, primamente consiglio che non mente e ‘n qual parte che sia tu non usar bugia... [“Amico, in primo luogo / ti consiglio di non mentire, / e, dovunque tu sia, / non far uso della bugia...”] Un altro loro contemporaneo, Bonvesin da la Riva, frate milanese, cominciava con questi versi un componimento sulle buone maniere a tavola: c) Fra Bonvesin dra Riva, ke sta in borgo Legnian, de le cortesie da desco quilò ve dise perman; de le cortesie cinquanta ke se de’n servar al desco fra Bonvesin dra Riva ve’n parla mò de fresco. [“Frate Bonvesin della Riva, che abita in borgo Legnano, / delle buone maniere da tavola qui vi parla direttamente; / delle cinquanta regole che si devono osservare a tavola / frate Bonvesin della Riva ve ne parla ora senz’altro.”] Questi esempi di testi poetici ci mostrano come nel Duecento l’uso di scrivere in volgare cominciò ad essere abbastanza diffuso in gran parte d’Italia. È facile però constatare che non si scriveva in un volgare italiano, ma nei diversi volgari di diverse regioni: si riconosce il siciliano in forme come amuri, cantari del testo a, mentre nel testo c una forma come dise per dice mostra una caratteristica presente anche oggi nei dialetti settentrionali. @ Il testo b, sebbene sia antico come gli altri due, si capisce più facilmente; sapreste dire perché? 45

Anche negli altri paesi neolatini si erano sviluppati molti volgari diversi. In alcuni di questi paesi, però, presto era cominciato un processo di unificazione, di nascita di una lingua nazionale; erano quei paesi in cui si andava consolidando una monarchia nazionale: la Francia, il Portogallo, e la Spagna (o meglio i due regni di Castiglia e di Aragona, in cui si usavano rispettivamente il castigliano - lo spagnolo attuale - e il catalano - la seconda lingua della Spagna attuale). L’unità politica, in questi paesi, favoriva l’unificazione linguistica: la lingua della capitale si diffondeva nel resto del paese, tendeva ad affermarsi come unica lingua scritta, a poco a poco cominciava ad essere parlata anche da coloro che avevano una lingua madre diversa. In Italia, niente di tutto questo: l’Italia, come è noto, raggiunse l’unità politica solo nella seconda metà dell’Ottocento; ciascuna regione mantenne le proprie tradizioni, le proprie caratteristiche, tra cui la propria lingua. * Il volgare fiorentino diventa italiano Così in Italia una lingua nazionale si affermò più tardi che in altri paesi, fra il Trecento e il Cinquecento. Questa lingua non fu quella della capitale, per il semplice fatto che l’Italia non aveva una capitale, ne aveva molte. La base della lingua nazionale italiana fu il volgare fiorentino. Perché proprio il fiorentino? Le ragioni possono essere state molte: - ragioni geografiche: come la Toscana occupa una posizione geografica centrale tra le regioni italiane, così i volgari toscani sono in qualche modo intermedi tra quelli settentrionali e quelli meridionali; per un lombardo era più facile imparare il fiorentino che il siciliano, e viceversa per un siciliano; - ragioni linguistiche: i volgari toscani, fra tutti i volgari d’Italia, erano tra i più simili al latino; le persone colte che scrivevano conoscevano tutte il latino; così era per loro più facile imparare il fiorentino che un altro volgare diverso dal proprio; - ragioni economiche: fra il Trecento e il Quattrocento Firenze fu il maggiore centro economico italiano: mercanti e banchieri fiorentini si sparsero per tutta Italia; è naturale che ci sia stata una tendenza ad adottare il fiorentino come lingua degli affari; - ragioni culturali e letterarie: la cultura fiorentina fu in quei secoli all’avanguardia in Italia e in Europa; in particolare i tre grandi scrittori fiorentini del Trecento, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, furono imitati dai letterati di tutta Italia.

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L’italiano lingua “morta nei libri” Al termine di questo processo, nel Cinquecento, possiamo dire che esiste ormai una lingua nazionale: la sua base è il volgare fiorentino, ma non è più uno dei tanti volgari; è l’italiano, scritto e letto dagli uomini colti in tutta Italia. L’uso scritto dei diversi volgari italiani è stato progressivamente abbandonato, o si è ridotto a casi eccezionali: a questo punto non abbiamo più tanti volgari, su un piede di parità, ma tanti dialetti, confinati a un uso quasi esclusivamente orale, che si contrappongono a un’unica lingua (l’italiano scritto). L’italiano era dunque scritto e letto in tutta Italia, non parlato. A differenza che in altri paesi europei, in Italia la lingua nazionale rimase patrimonio di quella piccola minoranza di persone colte che sapevano leggere e scrivere. Fino a tutto l’Ottocento, per la grandissima maggioranza della popolazione italiana l’unica lingua conosciuta rimasero i rispettivi dialetti. Per gli altri, di solito l’italiano era solo una lingua scritta, la lingua dei libri. Anche per loro, la lingua viva, parlata tutti i giorni, era il proprio dialetto. Prendiamo per esempio uno dei più grandi scrittori dell’Ottocento, che col suo romanzo I promessi sposi diede un enorme contributo alla diffusione dell’italiano; ebbene, per Alessandro Manzoni la lingua della conversazione quotidiana era il suo dialetto milanese; oltre a quello, conosceva bene il latino e il francese, le lingue dei suoi studi; l’italiano fu per lui la più difficile da imparare. Un altro esempio ci mostra come si parlasse dialetto non solo negli ambienti popolari, ma anche al vertice della società. Nel primo capitolo de Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa narra di un incontro tra il protagonista, il principe di Salina, e l’ultimo re di Napoli Ferdinando II; la scena si svolge nel 1860. Il re va incontro al principe dicendogli: “Ne’, Salina, beate quest’uocchie che te vedono”. Dunque anche in una corte era normale parlare dialetto piuttosto che italiano. *

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Gli italiani cominciano a parlare italiano Quando nel 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, l’italiano era dunque una lingua sconosciuta alla grande maggioranza della popolazione; era ancora una lingua dei libri, posseduta solo da coloro che avevano una discreta istruzione; e a quell’epoca, meno dell’1% degli italiani frequentavano una scuola dopo le elementari. L’esistenza di uno Stato nazionale unitario modificò gradualmente questa situazione. Una serie di fattori portò un numero crescente di italiani a spostarsi da una regione all’altra, a trovarsi in situazioni dove la conoscenza del proprio dialetto nativo non bastava più per comunicare: questo accadeva agli impiegati pubblici, che potevano essere trasferiti in un punto qualunque del paese, a coloro che si spostavano in cerca di lavoro, ai giovani arruolati nel servizio militare di leva. Anche la scuola ebbe la sua parte in questo processo: mano a mano che diminuiva la percentuale degli analfabeti, aumentava il numero di coloro che potevano entrare in contatto con l’italiano attraverso il suo uso scritto. Secondo i dati dei censimenti nazionali, gli analfabeti totali erano il 75% della popolazione nel 1861, il 49% nel 1901, il 13% nel 1951, il 3% nel 1981.

La diffusione dell’italiano parlato fu molto lenta: si è calcolato che ancora nel 1950 il 13% degli italiani conosceva soltanto il proprio dialetto. Gli altri erano in grande maggioranza bilingui: erano cioè in grado di capire l’italiano e di parlarlo (più o meno bene), ma usavano anche un dialetto, soprattutto nelle situazioni più informali (in famiglia, con gli amici). Nella seconda metà del Novecento, l’italiano parlato ha fatto passi da gigante, in seguito alle trasformazioni che hanno investito il nostro paese: - lo sviluppo industriale ha portato milioni di italiani a spostarsi dalle campagne alle città, e dal Sud al Nord del paese: per tutti costoro conversare in italiano è diventata una necessità; - l’istruzione di base (elementare e media dell’obbligo) è finalmente diventata una realtà per tutti o quasi tutti; l’analfabetismo si è ridotto a una percentuale minima della popolazione; - soprattutto, i mezzi di comunicazione di massa (il cinema, la radio, la televisione), che oggi sono fruiti da tutta la popolazione, hanno potentemente diffuso la conoscenza dell’italiano.

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Così da pochi decenni l’italiano è diventato per la prima volta veramente lingua nazionale, cioè una lingua conosciuta e usata da quasi tutta la popolazione. Accanto ad esso, i dialetti restano la seconda lingua: una buona parte degli italiani è in grado di capire un dialetto, e una parte lo usa nella comunicazione familiare. La situazione linguistica in Italia dall’antichità a oggi impero secoli secoli secoli romano V-XII XIII-XV XVI-XIX lingua latino e latino latino italiano scritta volgari lingua latino con volgari volgari dialetti parlata varianti

oggi italiano italiano e dialetti

Conclusione: - in Italia, la formazione di una lingua nazionale dai molteplici volgari è avvenuta più tardi che in altri paesi europei; - la lingua italiana è nata tra i secoli XIV e XVI, sulla base del volgare fiorentino; - per lunghi secoli, fino a tutto l’Ottocento, l’italiano è rimasto una lingua quasi esclusivamente scritta, conosciuta solo dalle persone colte; - a partire dall’unità politica italiana, l’italiano ha cominciato a diffondersi nella popolazione anche come lingua parlata; - solo da pochi decenni l’italiano ha cominciato ad essere la lingua d’uso comune per la maggioranza degli italiani.

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ESERCIZIO Vi proponiamo delle situazioni di uso della lingua nei secoli passati. In base alle notizie che vi abbiamo dato, dovete immaginare quale lingua veniva usata in ciascuna situazione. a) Al tempo dell’Impero romano, in una città italiana un gruppo di Cristiani si riunisce a pregare. In quale lingua pregano? b) Nel 1150, un frate tiene una predica ai fedeli di Milano. In quale lingua predica? c) Lo stesso frate scrive un trattato di devozione alla Madonna. In quale lingua lo scrive? d) Nel Trecento (secolo XIV) un mercante fiorentino scrive una lettera al suo agente d’affari a Napoli. In quale lingua? e) Nell’Ottocento (secolo XIX) un avvocato bolognese conversa con un cliente della stessa città. In quale lingua? f) Lo stesso avvocato bolognese scrive una lettera a suo figlio che è in viaggio. In quale lingua?

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2.3 I dialetti e le varietà regionali Tanti dialetti a) ITALIANO: Meglio un uovo oggi che una gallina domani. b) PIEMONTESE: A l’è mej ‘n euv ancheuj che na galina doman. c) VENETO: Mejo ‘n ovo nco’ che ‘na gai’na doman d) TOSCANO: Megl’un ovo oggi he una gallina domani. e) ROMANESCO: Mejjo l’ovo oggi ch’a gallina domani. f) CAMPANO: Meglie ll’uove ogge c’a jalline rimane. g) SICILIANO: Megghiu oji l’ovu ca rumani a jaddina. Abbiamo qui presentato le traduzioni di un proverbio in sei dialetti parlati nell’Italia di oggi: due settentrionali, due centrali, due meridionali. @ Se conoscete uno o più dialetti di altre regioni, potete aggiungere altre traduzioni. Il confronto ci mostra somiglianze e differenze, come quelle che abbiamo notato paragonando parole delle varie lingue nazionali neolatine (# $ 2.1.). Anche nel caso dei dialetti, possiamo far risalire le parole simili a una comune origine latina: piemontese euv piemontese galina veneto ovo veneto gai’na latino toscano ovo latino toscano gallina ovum romanesco ovo gallina romanesco gallina campano uove campano jalline siciliano ovu siciliano jaddina Da questi confronti possiamo ricavare due conseguenze importanti: - i diversi dialetti d’Italia derivano tutti dal latino, allo stesso modo che le lingue nazionali neolatine; dunque i dialetti non sono qualcosa di meno nobile, di inferiore, rispetto alla lingua; non sono degenerazioni dell’italiano , come alle volte si è portati a credere;

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- tra i dialetti d’Italia esistono differenze tanto grandi quanto quelle che ci sono tra le varie lingue nazionali neolatine: il piemontese non è più diverso dal francese che dall’italiano; tra il siciliano e il romanesco c’è forse più differenza che tra l’italiano e lo spagnolo. I dialetti sono lingue Possiamo riassumere queste considerazioni dicendo che i dialetti parlati in Italia non sono varietà dell’italiano. Parliamo di diverse varietà di una stessa lingua quando le differenze non sono tali da impedire di capirsi a coloro che le usano. Ora è chiaro che il siciliano è incomprensibile per un lombardo, e viceversa. Fanno eccezione i dialetti dell’Italia centrale: il toscano e il romanesco nei nostri esempi, a cui si possono aggiungere i dialetti dell’Umbria e di parte delle Marche; questi sono abbastanza comprensibili a chi conosca l’italiano. @ Questo fatto ha una ragione storica evidente, che potete indicare da soli, se ripensate a ciò che abbiamo detto dell’origine della lingua italiana. * Che cosa distingue un dialetto da una lingua? Dunque, i dialetti sono lingue come le altre. Ma allora perché li chiamiamo “dialetti”? Per quali ragioni diciamo che l’italiano (o il francese, o lo spagnolo...) “è una lingua” e che il romanesco (o il milanese, il siciliano...) “è un dialetto”? La differenza, come abbiamo visto, non è storica, e nemmeno è propriamente linguistica: non sono le caratteristiche di pronuncia, o di lessico, o di grammatica, che ci fanno dire “questa è una lingua”, o “questo è un dialetto”. La differenza riguarda piuttosto l’estensione dei territori in cui una lingua è usata, e le circostanze in cui è usata. Dal punto di vista geografico, la cosa è evidente: l’italiano è usato in ogni parte del territorio nazionale, mentre ciascun dialetto si adopera in una sola regione, o provincia, a volte in una singola località. Da punto di vista delle circostanze di uso, di solito i dialetti sono usati solo nelle situazioni più informali: in famiglia, tra amici; anche gli argomenti di cui si parla in dialetto sono limitati, riguardano per lo più solo la vita quotidiana: sarebbe ben strano che si tenesse in dialetto una conversazione su argomenti di storia o di matematica.

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La differenza più notevole è poi che l’italiano è usato da secoli come lingua scritta. I dialetti sono invece generalmente limitati all’uso orale; certo esistono libri, poesie, a volte anche qualche giornale, scritti in dialetto, ma sono casi rari; tanto è vero che di solito i dialetti non hanno nemmeno un’ortografia ben definita: se ci si prova a scrivere in un dialetto, spesso non si sa bene come trascrivere i suoi suoni. Da tutto questo deriva che i dialetti sono effettivamente poco adatti ad essere usati in molti campi importanti della vita sociale: il campo degli studi, quello della politica, del diritto, della religione, ecc. Ma questo non significa che siano per natura inferiori alla lingua italiana; significa solo che il loro impiego in questi campi non è stato coltivato. Del resto, abbiamo visto che la lingua italiana non è altro che uno dei dialetti, che per varie circostanze si è imposto in tutta la nazione e in tutti gli ambiti d’uso. * Quanti parlano un dialetto e quanti parlano italiano? Il rapporto numerico tra i parlanti dialetto e i parlanti italiano è notevolmente cambiato nel corso del tempo. Alla fine dell’Ottocento, tutti gli italiani sapevano parlare un dialetto, e una gran parte conosceva solo il proprio dialetto. Già nel 1982 quasi il 30% degli italiani usava abitualmente solo l’italiano; coloro che conoscevano soltanto il dialetto erano ridotti a una piccola minoranza (non più del 5%); tutti gli altri erano bilingui, alternavano cioè l’uso dell’italiano e del dialetto secondo le circostanze. * Le varietà regionali di italiano L’italiano che oggi viene usato da una massa crescente di cittadini del nostro paese non è però dappertutto lo stesso italiano. Quando parliamo con una persona che non è nativa della nostra regione, ce ne accorgiamo quasi sempre subito; riconosciamo cioè una serie di caratteristiche di lingua tipiche delle diverse regioni, che chiamiamo “accenti” regionali. Questo fatto è largamente sfruttato dagli attori comici del cinema e della televisione per creare “macchiette” caratterizzate da un accento regionale. Non è però un fatto limitato a situazioni umoristiche, o alle persone meno istruite; l’”accento” regionale è tipico anche delle persone di cultura elevata e che occupano le massime posizioni sociali.

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Ogni regione ha dunque un proprio italiano regionale: un tipo di lingua influenzato dal dialetto locale, ma che non è dialetto; tanto è vero che usano un italiano regionale anche coloro che non sanno parlare il dialetto. È bene insistere su questa distinzione: i dialetti sono lingue diverse, reciprocamente incomprensibili; gli italiani regionali sono varietà di una stessa lingua. * Le caratteristiche che contraddistinguono i diversi italiani regionali permettono di raggrupparli in alcuni tipi principali: la varietà settentrionale, quella toscana, quella romana, quella meridionale; ad essa se ne possono aggiungere alcune parlate da un numero minore di persone, come la varietà sarda. Accenneremo ora ad alcune di queste caratteristiche. Le caratteristiche fonetiche (cioè, di pronuncia) sono le più numerose ed evidenti, come è naturale, dato che le varietà regionali sono soprattutto un fenomeno della lingua parlata: - i dialetti dell’Italia settentrionale non conoscono la distinzione tra consonanti semplici e doppie; di conseguenza in queste regioni si tende a pronunciare [atacare], [guera], [dona], per attaccare, guerra, donna (questa tendenza si avverte particolarmente nel Veneto); - i toscani introducono un’aspirazione dopo le consonanti occlusive [c], [p], [t], quando si trovano tra due vocali; pronunciano quindi [amiho], [ditho], [lupho]; - i romani, seguiti in questo da tutta l’Italia meridionale, tendono a raddoppiare alcune consonanti quando si trovano tra vocali: dicono [robba], [aggile], [la bbella ggente]; - nell’Italia meridionale i gruppi consonantici [-nt-], [-nc-], [-mp-] sono per lo più pronunciati [-nd-], [-ng-], [-mb-]: si tende a dire [quando] per quanto, [anghe] per anche, [cambo] per campo. Le caratteristiche di sintassi sono meno numerose ed evidenti: la maggior parte degli usi sintattici tipici del parlato sono diffusi in ogni parte d’Italia, come a me mi, o ci ho detto per gli (le) ho detto. Come fenomeni tipicamente regionali si possono ricordare il modo lombardo di fare la negazione: so mica per non so, o l’uso meridionale di rendere transitivi verbi che in italiano sono intransitivi: esci la valigia per fa uscire la valigia, scendi il cestino per cala il cestino. *

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Le caratteristiche lessicali (che riguardano cioè le parole e i loro significati) delle varietà regionali d’italiano sono tanto numerose che nessuno è mai riuscito a farne una lista completa. Si tratta soprattutto di parole che riguardano oggetti o azioni della vita quotidiana, cioè di quelle parole che sono usate più spesso nella lingua parlata che nella lingua scritta; infatti la lingua scritta tende per sua natura ad essere più uniforme in tutto il paese. Vediamo alcuni esempi: - nell’Italia settentrionale si chiama vera l’anello matrimoniale, che nel resto d’Italia è chiamato fede; altri termini tipici dell’Italia settentrionale (o di alcune sue regioni) sono michetta (“panino rotondo”), secchiaio (“lavabo di cucina per le stoviglie”); - in Toscana e in alcune regioni meridionali si chiama per lo più cacio quello che altrove è detto più comunemente formaggio; - come esempi della varietà romana si possono ricordare fruttarolo (“fruttivendolo”), abbioccare (“appisolarsi”), zozzo (“sudicio”); - nell’Italia meridionale si dice per lo più le lenti per gli occhiali; fatica nel senso di “lavoro”; si usa imparare nel senso di “insegnare” (“chi ti ha imparato queste cose?”); - in Sicilia troviamo il verbo sconoscere nel senso di “ignorare, non sapere”. * Tutte queste differenze regionali nel lessico ci possono talvolta provocare qualche difficoltà di comunicazione; ma nell’insieme esse costituiscono un grande “deposito” di parole a cui l’italiano attinge continuamente. Sono innumerevoli le parole che in origine erano di uso solo regionale e che ormai sono usate in ogni parte d’Italia, hanno arricchito il lessico della lingua nazionale. Facciamo qualche esempio: parole di origine settentrionale: balera (“sala da ballo”), , sberla, secchione (“sgobbone”); pelandrone (“persona pigra”: piemontese); parole di origine romanesca: bullo, burino, bustarella (“somma di denaro data per corrompere”), fasullo, menare (“picchiare”), racchio (“sgraziato”), zompare (“balzare”); parole di origine napoletana: carosello, fesso (“sciocco”), iettatura, pizza, sfizio (“divertimento, soddisfazione”).

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Conclusione: - i dialetti italiani costituiscono tante derivazioni indipendenti dalla lingua latina; - ciò che distingue un dialetto da una lingua non è una sua presunta “inferiorità”, ma il fatto di essere usato in un’area geografica limitata, per lo più solo in forma orale e per gli usi più quotidiani e familiari; - una parte crescente della popolazione italiana passa dall’uso del dialetto a quello dell’italiano; di conseguenza si sono formate le varietà regionali di italiano, contraddistinte da caratteristiche soprattutto fonetiche e lessicali; - una quantità di parole passa continuamente da un uso regionale a un uso italiano nazionale.

Per saperne di più Le minoranze linguistiche La situazione linguistica in Italia è ricca e diversificata non solo per i dialetti, ma anche per la presenza di lingue di minoranza: lingue che appartengono a gruppi diversi da quello dei dialetti italiani. Possiamo distinguere tra le lingue di confine e le isole linguistiche. Lingue di confine: è normale che nelle regioni di confine si mescolino persone che parlano lingue diverse; infatti i confini politici degli stati non separano mai nettamente le diverse comunità linguistiche; in Europa non esistono stati in cui si parli una sola lingua. Seguendo i confini settentrionali della Repubblica italiana, incontriamo tre “penisole” di lingua straniera: - nella Valle d’Aosta, parte della popolazione parla un dialetto francoprovenzale; come lingua ufficiale (cioè usata nell’amministrazione pubblica, e insegnata nelle scuole) è riconosciuto il francese, accanto all’italiano; - nella provincia di Bolzano (Tirolo meridionale, o Alto Adige), la maggioranza (circa 280.000 persone) parla un dialetto tedesco; il tedesco è lingua ufficiale accanto all’italiano; - ai confini orientali, nelle province di Trieste, Udine e Gorizia, vivono alcune decine di migliaia di sloveni; la loro lingua, che è la lingua ufficiale della repubblica di Slovenia, è riconosciuta nell’insegnamento scolastico.

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Isole linguistiche: si tratta di gruppi che parlano lingue diverse non appoggiate a quella di uno stato confinante; per lo più queste lingue non hanno un riconoscimento ufficiale, e il loro uso tende a ridursi col passare del tempo. Ecco le principali: - le lingue ladine costituiscono un ramo distinto della famiglia linguistica neolatina; sono parlate da gruppi sparsi nelle Alpi; una lingua ladina è il romancio, riconosciuto ufficialmente nel cantone svizzero dei Grigioni. In Italia, lingue ladine sono parlate da circa 35.000 persone in alcune valli nelle province di Bolzano e di Trento: hanno un riconoscimento ufficiale solo nella prima. Appartiene al gruppo ladino anche il friulano; - isole di lingua albanese si trovano sparse in numerosi comuni di tutte le regioni meridionali e della Sicilia; sono i discendenti di comunità albanesi che si trasferirono in Italia tra il Quattro e il Cinquecento, per sfuggire all’invasione turca; pare che gli albanesi d’Italia siano circa 100.000, ma il numero dei parlanti questa lingua diminuisce costantemente, soprattutto per l’emigrazione dalle regioni meridionali; - sono meno numerosi (circa 20.000 persone) i gruppi che parlano greco moderno, concentrati oggi in una zona dell’Aspromonte (provincia di Reggio Calabria) e in una del Salento (provincia di Lecce); pare che la presenza del greco nell’Italia meridionale risalga all’antica colonizzazione greca, prima della conquista romana, quando l’Italia meridionale si chiamava “Magna Grecia”; - infine vivono in Italia circa 50.000 zingari, che parlano il romani, una delle lingue del gruppo zingarico; si tratta di un popolo proveniente dall’India, che nel Medio Evo si sparse progressivamente in buona parte dell’Europa. In Italia gli zingari sono nomadi; la loro lingua non ha nessuna protezione ufficiale, ma si mantiene grazie all’attaccamento di questa gente alle proprie tradizioni.

ESERCIZIO Uno studioso dell’Ottocento raccolse le traduzioni dell’inizio di una novella di Boccaccio nei dialetti di centinaia di località italiane. Diamo un brano delle traduzioni nei dialetti delle città capoluogo di otto regioni: Campania, Emilia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana; - provate a riconoscere a quale regione appartiene ciascuna traduzione; - se c’è un dialetto per voi comprensibile, traducete il brano relativo in italiano moderno.

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a) I dio dunque, ch’al temp del prim Re de Cipri, dop che Giouffre’ de Bojon a l’a conquista la Tera Santa, l’è arivà, che ‘na fumna de bona famia de Guascogna a l’è andaita an pelegrinage al Sepolcro; e al ritorn, arivà a Cipri, l’è staita insu”lta vilanament da certi birbant. b) Al temp del prim re de Cipro, dopo che Goffredo Bulion l’ha avuu conquistaa Terrasanta, gh’è staa ona sciora de Guascogna, che l’è andada in pellegrinagg al Santo Sepolcher. In del tornà, quand l’è rivada a Cipro, gh’è staa di canaja, che ghe n’han faa de sott e doss. c) A degh donca, ch’in t’al teimp dal prem Re d’Zipri, dop l’aquest fat dla Tera Santa da quel franzeis ch’al geven Gufred d’Buio’n, l’intravegne’ che una zentildona d’Guascogna andò pelegrinand al Sepoulcher: e in t’al turnar indrì, da ladrunzet e om d’malafata ai fo fat vergogna.

d) V’ache donch’a sapere, come quarmente ai ttempo di pprimo Re di Ciprio, chand’ì Ggoffredo di Buglione ebbe agguantacha la Terra Santa, è s’abbatte’ che una signorona di Guascogna la volle i ppellegrinando a i ssanto Seporcro; e n’i ttornare, come la fu a Ciprio, certi mascalzoni gnene dissono e gnene feciano di chelle nere. e) Dunqua ve dico, ch’ar tempo der primo Re de Scipri, doppo che s’ereno impadroniti de Tera Santa pe vvia de Gottifredo de Bujone, na signora de Guascogna agnede ar Zeporcro, e in der ritorno, arivata a Scipri, l’inzurtorno scerti vassalli. f) A chille tiempe che c’era o primmo Rre a Cipro, doppo che Gottifre’ de Buglione conquistaie Terra Santa, ‘na signora nobele de Guascogna iette ‘mpellerinaggio a o Santo Seburco, e po’ se ne tornaie, e sbarcaie a Cipro, e là cierte birbante scostumate le facettero ‘no brutto servizio. g) Te digghie, c’a le tiempe du prime Re de Cipre, doppe ca Gottifre’ Buglione vencì e addeventò ncapete de terra Sante, nce fò na segnure de Uascogne ca scì che le pellegrine au Sante Sebbolcre: e quanne ternò ndrete, passanne pe Cipre, da nzerte chiappe de mbise le fò fatte nu male servizie. h) Adunca dicu chi a li tempi di lu primu Re di Cipru, ddoppu chi Guffredu di Bugghiuni fici la cunquista di la Terrasanta, successi chi ‘na gintildonna di Guascogna iju ‘n pilligrinaggiu a lu Santu Sepulcru. Turnannu e juncennu a Cipru, alcuni scilirati l’offisiru assai.

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STORIA DI PAROLE 1. Cafone e galantuomo. Il termine cafone è oggi usato in ogni parte d’Italia nel senso di “persona rozza e maleducata”. È un termine meridionale, che in origine significava semplicemente “contadino”. Nella società meridionale dei secoli scorsi, ai cafoni si contrapponevano i galantuomini: questo secondo termine aveva già in origine il significato attuale di “persona onesta, dabbene”; ma nel Sud veniva usata per indicare i possidenti. Un termine che conteneva un giudizio positivo fu usato per designare i ricchi; il termine che indicava la parte più povera della popolazione è passato a significare un giudizio nettamente negativo. In questo modo la storia delle parole riflette i pregiudizi e le ingiustizie della società. 2. Ciao. Nella commedia La locandiera di Carlo Goldoni (1752), un personaggio si congeda dagli altri dicendo: «Amici, vi sono schiavo». E’ un modo di salutare simile ad altri usati nei secoli passati, come Servitor vostro, Vi sono servitore. In Veneto invece si diceva appunto Schiavo vostro, schiavo. Pronunciata in dialetto veneto, l’espressione diventava s-ciao. Da qui è derivata la forma di saluto ciao, che si è diffusa solo nel Novecento, prima nelle regioni settentrionali, poi in tutta Italia. La cosa curiosa è che ciao è oggi un saluto molto familiare, usato tra coloro che si danno del tu, mentre deriva da una formula esageratamente cerimoniosa.

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2.4. Le altre lingue nell’italiano Parole in prestito

Mafia, sparito un altro dossier Strage di uccelli e api

Un diserbante killer

dossier (francese) “fascicolo di documenti” killer (inglese) “assassino”

flash (inglese) “lampo prodotto per fotografare “; Cronaca flash “breve notizia urgente” L’équipe cittadina è diretta équipe (francese) “gruppo di lavoro” dal professor Schwartz racket (inglese) Tentata estorsione a un pellicciaio. Il “estorsione, banda che compie racket? Macché, è solo la moglie estorsioni” hobby (inglese) “passatempo HOBBY e sogni preferito”.

Tennis - Lendl, Becker, Wilander ed Edberg: ecco il poker d’assi che si giocherà la vittoria

tennis (inglese) “uno sport”; poker (inglese) “gioco a carte”; nello stesso gioco, “combinazione di quattro carte uguali”; da cui “quartetto”

Parole e civiltà Le parole che abbiamo spiegato sono parole importate nell’italiano da lingue straniere; esse si dicono prestiti. Basta sfogliare un qualunque giornale per incontrarne un gran numero: i rapporti sempre più fitti tra le nazioni mettono in rapporto anche le lingue, producono queste pacifiche “invasioni” di termini stranieri.

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Le influenze tra le lingue riflettono le influenze tra le civiltà; dietro ogni prestito c’è una piccola storia, un momento del passaggio da un paese all’altro di oggetti, costumi, idee. Prendiamo un esempio dal tedesco e uno dallo spagnolo: a) Liberi sei arrestati nel blitz di Tivoli. Blitz è una parola tedesca che significa “lampo”; durante la seconda guerra mondiale i tedeschi usarono la strategia del Blitzkrieg (“guerra lampo”), che diffuse il termine, tra i lutti e le rovine, in tutta Europa. Di recente la parola è stata ripresa nel senso di “operazione di polizia improvvisa ed estesa”, che ha nell’esempio a. b) Nel marzo del 1976 il golpe dei militari rovesciò l’improvvido governo di Isabelita Peron. golpe è una parola spagnola usata nella locuzione golpe de estado, che corrisponde all’italiano colpo di stato (“presa del potere violenta e improvvisa”). La frequenza dei colpi di stato nei paesi dell’America Latina ha fatto sì che anche in italiano si adottasse il termine spagnolo. Ora in italiano abbiamo anche il derivato golpista, “chi cerca di organizzare un colpo di stato”. I prestiti dal francese sono numerosi, e spesso sono entrati nella lingua italiana già da decenni, o addirittura da secoli, perché i rapporti fra Italia e Francia sono sempre stati intensi. Prendiamo alcuni esempi da settori in cui l’influenza francese è particolarmente rilevante: - nel capo della cucina: dessert, purè, omelette, ragù; - nel campo dell’abbigliamento: paltò (o, nella forma francese originaria, paletot), gilè (gilet), mise (“abbigliamento “), toilette. Ancora più numerosi i prestiti dall’inglese; per una parte essi riflettono influssi della Gran Bretagna sul nostro paese (per esempio, moltissimi sport sono arrivati in Italia di là); i più recenti, e i nuovi che ogni giorno si aggiungono, sono il segno della supremazia economica e culturale degli Stati Uniti negli ultimi decenni. Citiamo solo alcuni campi della vita sociale in cui questa presenza è particolarmente evidente: - nello sport: è un prestito inglese la stessa parola sport; poi i nomi di molti sport: basket (in concorrenza con l’italiano pallacanestro), rugby, hokey...; e termini specifici di ciascuno sport, come gol (o, nella forma originaria, goal), corner, sprint, round... - nello spettacolo: film, show, rock, star, fan, spot...

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- nel campo dell’industria e dell’economia: manager, import-export, staff (“gruppo di tecnici o dirigenti”), turnover (“ricambio del personale che va in pensione”), dumping (“politica di vendere all’estero sottocosto i propri prodotti”)... - in tutte le scienze e tecniche più moderne abbondano termini inglesi; ma il campo dell’informatica è completamente dominato da questa lingua: computer, input (“dati in entrata”), output (“dati in uscita”), hardware (le apparecchiature), software (i programmi)... @ Provate ad aggiungere qualche termine a queste liste. * Gli adattamenti Non bisogna pensare che l’”invasione” delle parole straniere nell’italiano sia un fenomeno recente. Osserviamo questo esempio che risale al 1827 (è tratto da I promessi sposi di Manzoni): c) Renzo entrò; vide sospeso per aria, e sostenuto da ritorte di rami, un graticcio, a foggia d’hamac; ma non si curò di salirvi. La parola che Manzoni scrive hamac e che stampa in corsivo, come parola straniera e insolita, è la stessa che oggi conosciamo come amaca; è un prestito da una lingua indigena di Haiti, portato in Europa dagli spagnoli. Nella forma attuale noi non riconosciamo più l’origine straniera: la parola è stata adattata all’italiano. L’adattamento può dunque far perdere a un prestito il suo aspetto straniero; ecco qualche altro esempio: - bistecca è un adattamento (che risale all’Ottocento) dell’inglese beefsteak, “costola di bue”; - turista è un adattamento dell’inglese tourist, che a sua volta deriva dal francese tour (“giro, viaggio”); - vagone è un adattamento del francese wagon, che a sua volta risale all’inglese waggon; - sci è l’italianizzazione del norvegese ski (e nei primi tempi in cui la parola fu usata in Italia, la si scriveva ancora col k). Un’altra forma di adattamento si ha quando la parola straniera non viene italianizzata del tutto, ma viene scritta così come si pronuncia, secondo l’ortografia italiana. Ne abbiamo già visti esempi: gol (da goal), paltò (da paletot), ecc. Alcuni prestiti poi mantengono la loro forma originaria, ma si radicano talmente nell’italiano che se ne possono derivare parole secondo le regole della nostra lingua (► Parte III, § 1.4.). Per esempio:

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- da sport ricaviamo sportivo; - da film abbiamo filmare, filmico; - da golf (prestito inglese) si è ricavato il diminutivo golfino. * Indietro nel tempo Gli incontri di popoli e civiltà diverse, e di conseguenza gli scambi tra le lingue, sono un fenomeno proprio di ogni tempo e di ogni paese. L’italiano è fondamentalmente una continuazione del latino; tuttavia tanti altri popoli hanno avuto un peso nella storia del nostro paese e hanno lasciato tracce nella lingua italiana. I primi secoli del Medio Evo sono caratterizzati dalle dominazioni di popoli di stirpe germanica, come Ostrogoti, Longobardi, Franchi; a queste genti guerriere dobbiamo diverse parole di ambito militare, come guerra, elmo, tregua, guardare (in origine “fare la guardia”); ed anche altre parole della lingua comune come bianco, bosco, roba, schiena... Gli Arabi dominarono a lungo la Sicilia ed ebbero col nostro paese rapporti non solo di guerra, ma commerciali e culturali. Le parole che dobbiamo a loro hanno a che fare soprattutto con la navigazione e il commercio (ammiraglio, magazzino, tariffa), con l’agricoltura (si tratta delle coltivazioni introdotte presso di noi dagli Arabi: albicocca, caffè, carciofo, cotone), con la scienza: il nostro sistema di scrittura dei numeri è di origine araba, e così le parole cifra e zero. Un altro gruppo di parole risale alla scoperta dell’America, che fece arrivare da noi oggetti e prodotti prima sconosciuti; sono parole che risalgono alle lingue indigene del nuovo continente e furono portate in Europa dai conquistatori spagnoli. Abbiamo già ricordato amaca; si possono aggiungere cacao, cioccolata, mais, patata. Nei secoli seguenti, l’influsso prevalente sulla lingua italiana fu quello francese. A partire dal Settecento le idee e le parole hanno una circolazione europea; i dotti di tutta Europa adattano la propria lingua agli sviluppi del pensiero moderno sul modello francese. Molte parole che già esistevano in italiano acquistano nuovi significati: sono parole come economia (e i suoi derivati economico, economista...), industria (e industriale), commercio (e commerciale), rivoluzione (nel senso politico: prima la parola si riferiva solo alle “rivoluzioni” di un corpo nello spazio), progresso, burocrazia... Infine, nell’ultimo secolo, e sempre più negli anni recenti, l’influsso predominante è esercitato sull’italiano dall’inglese.

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Dei prestiti inglesi abbiamo già parlato; è importante sottolineare, anche in questo caso, che si tratta in gran parte di parole che hanno una circolazione mondiale: parole come sport, rock, manager sono comprese e usate in ogni parte del mondo, e la loro diffusione ci dice come oggetti, idee, mode, diventino ormai in breve tempo patrimonio di tutta l’umanità. Conclusione: - nella lingua italiana si usa un numero crescente di parole di origine straniera (soprattutto francese e inglese), che si dicono prestiti; - i prestiti possono mantenere la loro forma originaria o essere più o meno adattati alla pronuncia e all’ortografia italiana; - la penetrazione di parole straniere in italiano è un fatto che risale alle origini della nostra lingua; in ogni epoca i rapporti politici, economici, culturali con popoli stranieri hanno portato parole nuove nel nostro vocabolario. I DUBBI Il plurale dei prestiti stranieri a) Il Messina tenta la fuga, il Lecce a Genova vuole evitare il sorpasso. E ci sono anche tre derbies. b) All’uscita dall’ospedale, assieme ai flashes, mi aspetta Artemio Mora. - derbies è il plurale, in inglese, di derby, parola entrata nell’uso italiano, prima col significato di “corsa di cavalli”, e poi in quello di “partita tra due squadre della stessa città, o della stessa regione”; - flashes è il plurale inglese di flash, che in italiano significa “lampo dei fotografi”. Chi ha usato queste parole nella forma plurale inglese ha voluto mostrare la sua conoscenza di questa lingua. Ma dal momento che una parola è entrata stabilmente nell’uso italiano, è meglio considerarla invariabile nella forma; altrimenti, alla difficoltà di usare parole dalla pronuncia e ortografia inconsueta si aggiungerebbe quella di dover conoscere le regole e le eccezioni della formazione del plurale in inglese, in francese, e in altre lingue. La regola più opportuna e facile da applicare è dunque: in italiano, i prestiti stranieri non cambiano la forma nel plurale.

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Per saperne di più 1. Prestiti italiani in altre lingue. Ci sono anche molti esempi di parole italiane entrate in lingue straniere; i rapporti tra le civiltà e le lingue sono sempre reciproci. La diffusione di oggetti o costumi italiani può essere accompagnata dalla diffusione delle relative parole: per esempio, pizza e spaghetti sono parole comprese e usate in gran parte del mondo. Un campo in cui l’Italia ebbe un predominio assoluto nei secoli passati è quello della musica; ne sono testimonianza parole come piano, presente in inglese e in francese (e adattata alla pronuncia delle due lingue), orchestra (inglese orchestra, francese orchestre, tedesco Orchester), opera nel senso di “melodramma” (inglese opera, francese opéra, tedesco Oper), concerto (inglese concerto, francese concert, tedesco Konzert), e numerose altre. Altri esempi tratti da ambiti diversi: - nel lessico inglese troviamo solfatara, fiasco nel senso di “insuccesso”, umbrella (“ombrello”); - in francese, per applaudire un’esecuzione teatrale o musicale si grida bravo! (pronunciato bravò); - nel tedesco parlato si dice Prima!, nel senso di “bene, buona idea!”: l’espressione deriva dall’italiano commerciale prima qualità. 2. Prestiti latini in italiano e in altre lingue. Video e audio, deficit, referendum sono esempi di prestiti dal latino. È un po’ strano parlare di “prestiti dal latino” in una lingua che sostanzialmente deriva tutta dal latino. Ma i prestiti sono parole che non sono passate dal latino all’italiano seguendo l’evoluzione della lingua, ma sono state prese dal latino in un determinato momento, per scelta deliberata; e hanno conservato la forma latina senza adattamenti. I prestiti dal latino sono spesso comuni a diverse lingue moderne; è questo il caso delle parole che abbiamo citato: - deficit (“passivo di bilancio”) è la forma verbale latina che significa “(qualcosa) manca”; la parola fu adottata dapprima in francese, e da lì è passata nell’italiano; - referendum (“votazione popolare su una questione specifica”) significa letteralmente in latino “ciò che si deve riferire”; il termine fu usato dapprima in francese, in Svizzera; - video (“schermo televisivo o di computer”) è in latino la forma verbale “vedo”; il termine è stato coniato negli USA e da lì si è diffuso in tutto il mondo; 65

- audio (“la parte sonora di una trasmissione televisiva”) è stato creato allo stesso modo dalla voce latina per “odo, sento”.

STORIA DI PAROLE 1. Jeans. Questo prestito inglese è entrato in italiano da non molto tempo, intorno al 1956, quando si diffuse per la prima volta la moda di questo tipo di pantaloni, proveniente dall’America. La storia di questo oggetto tipicamente americano risale a un prodotto italiano, di cui restano le tracce nella parola che lo designa. Da secoli in America un tessuto di cotone compatto, di colore azzurro cupo, veniva chiamato Jeans fustian, cioè “fustagno di Genova”, perché si trattava di una stoffa importata, proveniente dal porto di Genova. Nell’Ottocento si cominciarono a chiamare blue-jeans i calzoni e le tute da lavoro fabbricati con questa stoffa. Quando l’oggetto e la parola sono arrivati da noi, si era oramai persa la memoria della loro origine genovese. 2. Camera. Questa parola ha oggi due significati molto diversi: A) stanza”; B) “macchina fotografica, o macchina da ripresa”. Nel primo significato, si tratta di una normale continuazione di una parola latina. Nel secondo significato, invece, è un prestito inglese. L’elemento essenziale di una macchina fotografica o cinematografica è la camera oscura, cioè una scatola in cui la luce può entrare solo da un piccolo foro per andare poi a impressionare la pellicola. Al tempo in cui fu inventata la macchina fotografica (intorno al 1840), in Inghilterra essa venne chiamata appunto camera: un prestito italiano all’inglese. Dall’inglese la parola è ritornata a noi, con il nuovo significato. 3. Quintale La parola che indica questa unità di misura è un prestito adattato all’italiano dallo spagnolo quintal; lo spagnolo aveva preso questa parola dall’arabo qintar; gli Arabi, a loro volta, avevano preso la parola dal greco kentenarion, che è poi un adattamento del latino centenarium.

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latino: centenarium greco: kentenarion arabo: qintar spagnolo: quintal italiano: quintale

ESERCIZI 1. Le parole evidenziate sono prestiti stranieri. Voi dovete dire, per ciascuna - da quale lingua proviene; - come si pronuncia; - che cosa significa. Potete trovare le risposte in un dizionario. a) L’America impazzì per la miniserie tratta dal bestseller di Alex Haley ed i produttori tornarono alla carica con Radici 2. b) La sostituzione della leader del terzetto con Patti Kotero ha giovato alla popolarità del gruppo anche se il cliché è rimasto pressoché invariato. c) Merito primo dell’exploit della pellicola diretta da Martin Brest è senza dubbio la presenza da protagonista di Eddie Murphy. d) Dicono gli oppositori al decreto che la hall di un albergo e la sala di attesa di un aeroporto potrebbero essere lasciate libere ai fumatori. e) Nella sensibilità popolare la predeterminazione del sesso del nascituro non ha mai costituito un tabù. f) Abbigliati con mises molto casual per le prove (un completo di jeans e maglia nera, un ampio pullover di cachemire a rombi su pantaloni neri e un giubbotto maculato) i Duran Duran eseguivano i tre brani previsti, mentre fuori accadeva l’altrettanto prevedibile show: tre ragazze svenute, molte che tentavano di forzare il blocco... 2. Nei brani seguenti, dovete individuare voi i prestiti stranieri; poi fate come nell’esercizio precedente. a) Appena sceso dallo skilift, avevo un po’ di paura, ma poi mi è passata, vedendo che riuscivo abbastanza bene. b) Abbiamo cominciato col preparare dei test, e dopo aver risposto con la massima attenzione ne abbiamo discusso in classe. c) Per decidere la battuta si è tirato a sorte, per il primo game è stata a mia disposizione. Il primo set me lo sono aggiudicato per sei a quattro. d) No, non esco più. Puoi mettere la macchina in garage. e) La biologa L.C. racconta che una volta stava stesa sul pavimento di casa sua per fare un po’ di relax insieme a Lady, la sua lupa addomesticata. f) Robi aveva un bel maglione verde, io mi ero messa tutta sexy, con l’abitino nero corto che mamma dice che è troppo provocante.

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3. Il romanzo Una lepre con la faccia di bambina di Laura Conti è scritto come se fosse il diario di un ragazzo non ben padrone della lingua. Questo ragazzo usa i prestiti stranieri senza rendersi conto che sono stranieri, per cui li scrive così come li sente pronunciare. In ciascuna delle frasi seguenti, tratte da quel romanzo, c’è un prestito straniero mascherato da una grafia italiana. Dovete riconoscerlo, riscriverlo con la sua giusta ortografia e dire da quale lingua proviene. a) Sulla sedia accanto al letto c’era anche un cambio completo: slip e canottiera, i gins, una maglietta, i sandali. b) Mi ha fatto lo sciampo con i guanti di gomma. c) Aldo continuava a allenarsi per il cròl e mi prendeva in giro perché non so nuotare. d) Mi ha fatto impressione il lusso della sala d’ingresso: la mochett, i cristalli scuri, le lampade moderne. e) Dietro il banco c’era la reclàm di un safari nel Kenia. f) Quel desainer finlandese, o svedese, aveva disegnato dei mobili molto diversi da quelli della fabbrica di mio padre. 4. La maggior parte dei dizionari riportano l’etimologia di ciascuna parola, dicono cioè da dove deriva. Usando uno di questi dizionari, dite, per ciascuna delle parole seguenti, se deriva - dal latino; - da una lingua germanica antica; - dall’arabo; - dal francese. a) albergo b) arsenale c) correre d) gabinetto e) galleria f) galoppare g) marciare h) limone i) pesca (frutto) k) povero l) ricco m) trincea

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PROVA DI VERIFICA Gli esercizi seguenti sono del tipo vero/falso: troverete delle liste di affermazioni relative agli argomenti trattati in questo capitolo; accanto a ciascuna affermazione sono segnate le lettere V e F. Voi dovete sottolineare - la V se l’affermazione è vera, in base alle spiegazioni che sono state date nei paragrafi precedenti; - la F se l’affermazione è falsa. In alcuni esercizi, intitolati DOMANDA, la forma della risposta da dare è diversa, ed è precisata di volta in volta. Parte prima vero/falso 1. Una famiglia linguistica è un insieme di lingue che derivano l’una dall’altra. V F 2. Le lingue che appartengono a una stessa famiglia si riconoscono perché hanno numerose parole somiglianti. V F 3. Le principali famiglie linguistiche europee sono la germanica, la slava e la neolatina. V F 4. La lingua portoghese deriva dallo spagnolo. V F 5. La lingua spagnola deriva dal latino. V F 6. Le lingue neolatine si sono formate circa due secoli fa. V F DOMANDA In quali dei seguenti paesi europei si parla una lingua neolatina? (Rispondete sottolineando SI’ o NO accanto a ciascun paese elencato). 7. Bulgaria SI’ NO 8. Francia SI’ NO 9. Inghilterra SI’ NO 10. Italia SI’ NO 11. Portogallo SI’ NO 12. Romania SI’ NO 13. Russia SI’ NO 14. Spagna SI’ NO

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Parte seconda vero/falso 15. Durante gran parte del Medio evo, il latino fu l’unica lingua scritta in Europa. V F 16. Durante il Medio evo, in tutta Italia si parlò una stessa lingua, detta “volgare”. V F 17. La lingua italiana si è formata sulla base del volgare fiorentino. V F 18. La lingua italiana è stata creata da Dante Alighieri. V F 19. La lingua italiana è stata usata dalla maggioranza della popolazione italiana a partire dal Cinquecento. V F 20. La lingua italiana scritta si è modificata nel corso dei secoli. V F 21. Oggi l’italiano si è pienamente sviluppato, e perciò non si modifica più. V F DOMANDA Quali tra i seguenti fatti hanno contribuito a diffondere l’uso parlato dell’italiano dopo l’unità d’Italia? 22. La formazione di un esercito nazionale. 23. L’annessione di Roma nel 1870. 24. La diffusione dell’istruzione obbligatoria. 25. Lo sviluppo industriale. 26. La forte somiglianza tra l’italiano e i vari dialetti.

SI’ SI’ SI’ SI’ SI’

NO NO NO NO NO

Parte terza vero/falso 27. I dialetti parlati in Italia sono varietà della lingua italiana. V F 28. I dialetti parlati in Italia derivano dal latino. V F 29. Si dice “dialetto” una lingua parlata in modo rozzo e sgrammaticato. V F 30. La lingua italiana è più armoniosa ed elegante dei dialetti. V F 31. Rispetto all’italiano, i dialetti sono usati in un ambito di argomenti più ristretto. V F 32. Per “italiano regionale” si intende il dialetto parlato in una certa regione. V F

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33. Per “italiano regionale” si intende il dialetto parlato in una certa regione. V F 34.Molte parole usate in tutta Italia traggono origine da un dialetto. V

F

Parte quarta vero/falso 35. L’uso di far entrare parole straniere nell’italiano è cominciato negli ultimi vent’anni. V F 36. A volte una parola straniera viene adattata alla pronuncia e ortografia italiana. V F 37. Si potrebbe parlare e scrivere l’italiano senza usare parole straniere. V F 38. Alcune parole italiane derivano dalle lingue degli invasori Goti e Longobardi. V F 39. Alcune parole italiane derivano dall’arabo. V F 40. La maggior parte delle parole italiane deriva dal francese. V F DOMANDA Tra le seguenti parole, quali sono prestiti dal francese e quali dall’inglese? 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48.

cabaret cliché computer film garage gol paltò rock

FRANCESE FRANCESE FRANCESE FRANCESE FRANCESE FRANCESE FRANCESE FRANCESE

INGLESE INGLESE INGLESE INGLESE INGLESE INGLESE INGLESE INGLESE

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PARTE QUINTA

IL TESTO

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1. L’interpretazione del testo a) Il signor Carlo A., al volante della sua fuoriserie, ha incontrato ieri, davanti al nostro storico Municipio, Franco B., che provava una splendida Alfa Romeo. Le esequie avranno luogo questo pomeriggio. Questa finta notizia di cronaca appartiene al genere dell’”umorismo nero”; è inventata per far ridere. Ma in che modo fa ridere? Noi ridiamo di ciò che nel testo non è detto: leggendo le esequie avranno luogo..., capiamo all’improvviso che l’”incontro” è stato uno scontro, con conseguenze mortali; l’improvvisa rivelazione cambia il senso di ciò che avevamo già letto, e questo rende comico il testo; se invece il testo riportasse esplicitamente questa informazione, non ci sarebbe niente da ridere. È abbastanza frequente, anche in testi seri, che qualche passaggio essenziale non sia esposto esplicitamente: nel discorso c’è come un vuoto, che il lettore (o l’ascoltatore) deve riempire, se vuol capire il senso. Il lettore deve cioè interpretare ciò che legge, andando al di là delle informazioni che sono date esplicitamente. * b) Il buon Gilberto Il buon Gilberto era molto desideroso di imparare e perciò stava sempre attento a quello che dicevano i grandi. Una volta sentì dire da una donna: - Guardate la Filomena come vuol bene alla sua mamma: le porterebbe l’acqua nelle orecchie. Il buon Gilberto rifletté: “Magnifiche parole, le voglio proprio imparare a memoria”. Qualche tempo dopo la sua mamma gli disse: - Gilberto, vammi a prendere un secchio d’acqua alla fontana. - Subito, mamma, - disse Gilberto. Ma intanto pensava: “Voglio mostrare alla mamma quanto le voglio bene. Invece che nel secchio, l’acqua gliela porterò nelle orecchie”. Andò alla fontana, ci mise sotto la testa e si riempì d’acqua un orecchio. Ce ne stava quanto in un ditale e per portarla fino a casa il buon Gilberto doveva tenere la testa tutta storta. - Arriva quest’acqua? - brontolò la mamma che ne aveva bisogno per fare il bucato.

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- Subito, mamma, - risposte Gilberto, tutto affannato. Ma per rispondere drizzò la testa e l’acqua uscì dall’orecchio e gli andò giù per il collo. Corse alla fontana a riempire l’altro orecchio: ci stava esattamente tanta acqua come nel primo e il buon Gilberto doveva tenere la testa tutta storta dall’altra parte e prima di arrivare a casa l’acqua si era tutta versata. - Arriva quest’acqua? - domandò la mamma stizzita. “Forse ho le orecchie troppo piccole”, pensò rattristato il buon Gilberto. Intanto però sua madre aveva perso la pazienza, credeva che Gilberto se ne fosse stato a giocherellare alla fontana e gli allungò due scapaccioni, uno per orecchio. Povero buon Gilberto. Si prese in santa pace i due scapaccioni e decise che un’altra volta avrebbe portato l’acqua nel secchio. Anche questa favoletta fa ridere basandosi su uno dei meccanismi di interpretazione del testo. Il buon Gilberto prende alla lettera l’espressione le porterebbe l’acqua nelle orecchie, crede cioè che essa significhi solo ciò che significano le parole di cui è composta. Se qualcuno volesse correggere il suo errore, gli direbbe: - Bada che portare l’acqua nelle orecchie è un modo di dire. Significa in realtà “essere pronto a qualunque sacrificio”. Un modo di dire è un’espressione che ha un senso diverso dal suo senso letterale, che richiede di essere interpretata al di là del normale significato delle parole. * I due esempi mostrano che per capire ciò che un testo vuol dire bisogna spesso andare al di là del nudo significato delle parole: bisogna capire anche ciò che il testo non dice esplicitamente, o dice in modo indiretto, “per modo di dire”. Quando leggiamo un testo o ascoltiamo un discorso, siamo impegnati in un doppio lavoro: da un lato dobbiamo capire il significato delle parole, dall’altro dobbiamo capire quel di più di senso che il testo non comunica in modo esplicito e diretto. Chiamiamo interpretazione questo secondo aspetto della comprensione di un testo.

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1.1. Il non detto Dove piove? a) SIGNORA: - Venga dentro, che piove. SIGNORE: - No, grazie, tanto piove anche qui. Che cosa fa ridere in questa barzelletta? Sembra che il signore non abbia capito il senso dell’invito della signora; lo ha interpretato come se volesse dire: “la invito a entrare, perché qua dentro piove, e bagnarsi è piacevole”, mentre il senso che tutti daremmo alla frase è: “la invito a entrare, perché lì fuori piove, e bagnarsi non è piacevole”. Viene cioè interpretato a rovescio ciò che la signora non ha detto perché non ce n’era bisogno, perché era ovvio, in quella situazione. È normale che il luogo dove piove sia un esterno, e che alla gente non piaccia bagnarsi. Il ridicolo consiste nel fatto che il signore della barzelletta non capisce ciò che è normale capire, anche se non viene detto. Il presupposto La barzelletta ci ha aiutato a mettere in luce un fatto di cui di solito non ci accorgiamo: molto spesso, nei testi orali o scritti, qualcosa non viene detto esplicitamente, perché è ovvio, perché dirlo appesantirebbe inutilmente il discorso. Si lascia al lettore o ascoltatore il compito di ricostruire mentalmente un’informazione, un passaggio del discorso. Possiamo chiamare presupposto ciò che viene taciuto in questo modo. Perché queste domande? Vediamo adesso qualche esempio “serio” di presupposto. Il primo è tratto da un articolo di cronaca, in cui si parla di una serie di incendi di automobili parcheggiate di notte nelle strade cittadine: b) Il fatto è stato naturalmente segnalato alla polizia, che ha iniziato le indagini. Ma l’identificazione del piromane si presenta sempre molto difficile. Quando si verifica un incendio del genere, gli agenti chiedono naturalmente al proprietario della macchina se ha interessi politici, se ha ricevuto di recente minacce, se ha seri attriti con qualcuno. In questo brano, ciò che non viene detto è in che modo le informazioni chieste dagli agenti di polizia possono servire a identificare i colpevoli. Possiamo formulare così i passaggi del discorso presupposti:

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- “se il proprietario della macchina ha interessi politici, allora si potrà cercare il colpevole tra persone di idee politiche opposte” - “se ha ricevuto di recente minacce, bisognerà cercare di scoprire chi lo ha minacciato” - “se ha seri attriti con qualcuno, costui potrebbe essere il colpevole”. Chi sono Rossi e Galderisi? Nei due esempi precedenti, i presupposti erano molto semplici e facili da ricavare: si tratta di conoscenze elementari che si può presupporre che qualsiasi lettore abbia. A volte però può succedere che si lasci non detto qualcosa di molto specifico, che non tutti possono sapere. L’esempio seguente è tratto da una corrispondenza giornalistica dai campionati del mondo di calcio del 1986: c) Patto d’onore tra Rossi e Galderisi: d’ora in poi, fino all’annuncio ufficiale della formazione anti-Bulgaria, nessuno dei due rilascerà dichiarazioni sul tema centravanti della Nazionale. In questo caso, per interpretare la notizia, il lettore deve sapere: - che Rossi e Galderisi sono due giocatori che fanno parte della “rosa” da cui si sceglieranno quelli che scenderanno in campo contro la squadra della Bulgaria; - che il posto di centravanti dovrebbe toccare a uno dei due, ma l’allenatore non ha ancora deciso a chi; - che in questa situazione è naturale che si crei una rivalità tra i due giocatori; - che se uno dei due rilasciasse dichiarazioni ai giornalisti su questo argomento, anche l’altro direbbe la sua, e questo potrebbe suscitare polemiche che turberebbero la serenità della squadra in un momento delicato. Leggendo queste cose ad anni di distanza dai fatti, su un libro di grammatica, può sembrare strano che si diano per scontate tante notizie così precise; ma la cosa non era per nulla strana per chi leggeva la pagina sportiva di un quotidiano nel maggio del 1986. Il giornalista che scriveva sapeva di rivolgersi a un lettore già informato su molti particolari della situazione, e non stava a ripeterli. Non avrebbe scritto nello stesso modo se avesse dovuto spiegare la situazione a una persona che non sapesse nulla di calcio; non scriverebbe nello stesso modo se raccontasse la storia di quel campionato del mondo oggi. Da questo esempio possiamo ricavare due conseguenze:

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- ciò che rimane presupposto in un testo dipende dalle conoscenze che dovrebbe già avere colui al quale ci si rivolge (nell’esempio: un lettore di cronache sportive, che di calcio se ne intende); - ciò che rimane presupposto in un testo dipende dalla situazione (cioè, le circostanze di tempo e di luogo) in cui il testo viene prodotto e ricevuto (nell’esempio: la notizia sarà letta nello stesso periodo in cui avvengono i fatti, per cui molte notizie di contorno sono già note). Conclusione: - nei testi scritti e orali, è normale che alcune informazioni vengano presupposte, cioè non espresse: sono quelle informazioni che l’ascoltatore o il lettore può ricavare per conto proprio, perché fanno già parte delle sue conoscenze; - la quantità delle informazioni che si possono presupporre, cioè dare per scontate, dipende dalla persona a cui ci si rivolge (che può sapere più o meno cose) e dalla situazione in cui avviene la comunicazione.

Imparare dagli errori I presupposti eccessivi Non è sempre così facile stabilire quali conoscenze il lettore dovrebbe possedere già, e quindi possono essere presupposte. Prendiamo ad esempio questa notizia scientifica apparsa su un quotidiano:

Gonfia gli oceani l’effetto serra Inevitabile l’erosione delle coste FILADELFIA — Il livello degli oceani potrebbe aumentare nei prossimi cento anni da un minimo di sessantun centimetri ad un massimo di tre metri e 36 centimetri provocando danni alle coste e contaminando con acqua salata le attuali riserve di acqua potabile. A far aumentare il livello degli oceani è il cosiddetto «effetto serra»: maggiori concentrazioni di ossido di carbonio e di altri gas fanno sì che l’atmosfera riesca ad assorbire una maggiore quantità di calore solare, fenomeno destinato ad aumentare di diversi gradi, nel prossimo secolo, la temperatura della superficie terrestre.

alcuni gas producono l’effetto serra

la temperatura sulla Terra aumenta

? sale il livello degli oceani

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Chi ha scritto questo articolo ha lasciato implicito un passaggio importante: perché mai l’aumento della temperatura della superficie terrestre farebbe salire il livello degli oceani? Chi conosce già l’argomento, conosce la risposta: l’aumento della temperatura farebbe sciogliere una parte delle calotte di ghiaccio polari, aumentando la massa di acqua allo stato liquido. Con questa informazione si completa la catena delle cause e degli effetti a cui si riferisce l’articolo, e tutto diventa chiaro. Solo che l’articolo non sembra scritto per lettori che posseggano già queste informazioni scientifiche; se l’autore ha inteso scriverlo per lettori comuni, non particolarmente preparati, si può dire che ha commesso un errore di comunicazione, lasciando nel non detto qualcosa che non poteva dare per presupposto. * 2. L’eccesso di informazioni. L’errore comunicativo contrario consiste nello spiegare esplicitamente ciò che non ha bisogno di essere spiegato. Se qualcuno ci dicesse b) Io sono molto affezionato al mio cane, che ha quattro zampe. direbbe una cosa perfettamente vera, eppure penseremmo che è uno sciocco, oppure che ha voglia di scherzare. Ognuno di noi, appena sente la parola “cane”, pensa a un animale con quattro zampe: dunque questa informazione appartiene alla conoscenza comune a tutti, è naturalmente presupposta. Nei testi scritti dai ragazzi a scuola si incontrano a volte casi molto simili a questo. Per esempio: c) L’agricoltura, avendo adottato mezzi agricoli più progrediti, produceva maggiori quantità di cibo per la popolazione. Che i mezzi usati dall’agricoltura sono agricoli, è una di quelle verità che non hanno bisogno di essere dette. d) Lo sviluppo dell’industria provocò l’esodo della popolazione dalla campagna per stabilirsi in città, in quanto si credeva che lì fosse il centro dei commerci e degli scambi. Che le città sono il centro dei commerci e degli scambi è sempre stato vero ed è sempre stato noto a tutti; non ha senso dire che la gente crede una cosa, quando è ovvia.

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ESERCIZI 1. Dopo ciascuno dei brani seguenti sono poste una o più domande su qualcosa che nel testo non è detto, ma è necessario per interpretarlo. a) E così andando, cogli occhi agli uccelli che volavano, si trovò in mezzo a un crocevia, col semaforo rosso, tra le macchine, e fu a un pelo dall’essere investito. Mentre un vigile con la faccia paonazza gli prendeva nome e indirizzo sul taccuino, Marcovaldo cercò ancora con lo sguardo quelle ali nel cielo, ma erano scomparse. - perché il vigile aveva la faccia paonazza? - perché prendeva nome e indirizzo di Marcovaldo? b) Mi stesi supino sul fondo di quel povero scafo, raccomandando devotamente l’anima al Creatore: ero sicuro che, uscendo dagli stretti, saremmo andati a finire contro qualche furioso frangente, dove tutti i miei guai avrebbero trovato una pronta fine. - in che modo “i miei guai avrebbero trovato una pronta fine”? c) Silvano disse che l’importante era l’anello che il morto portava al dito. Un anello storico, di grande valore, con uno smeraldo antico intagliato. Quest’anello glie l’aveva descritto un facchino della ditta delle pompe funebri, suo amico, che aveva aiutato a vestire il cadavere. Un re l’aveva regalato al morto; e questi aveva chiesto di essere seppellito con l’anello al dito. Silvano concluse dicendo che il defunto viveva solo con una cameriera, la quale, però, quasi certamente, quella notte non ci sarebbe stata perché aveva paura: altro discorso riferito dal facchino. Non dissi nulla mentre lui continuava a darmi informazioni sulla casa, la strada, l’ubicazione dell’appartamento. In realtà pesavo il pro e il contro. - a che cosa dovevano servire le informazioni sulla casa, la strada, l’ubicazione dell’appartamento? - di che cosa “pesavo il pro e il contro”? d) Quel giorno c’era interrogazione di greco, ed ero indeciso sulla scusa da trovare. Avevo pensato di mettere in scena uno “Scusi, posso uscire, ho il sangue al naso”, ma all’entrata della scuola vidi Frazzoni e Baldi con due fazzoletti che sembravano le bende di un garibaldino. “Se vuoi del sangue, è rimasto un po’ di coniglio in macchina”, mi disse Frazzoni. - perché l’autore aveva bisogno di una scusa? - chi erano Frazzoni e Baldi? - perché i loro fazzoletti “sembravano le bende di un garibaldino”? - che c’entra il coniglio in macchina? 81

2. Spesso il non detto produce un effetto comico; ecco due esempi: a)

In che cosa consiste la stranezza del discorso di Pippo? b) Il signor Veneranda entrò nel negozio del cappellaio. “Io avrei bisogno di un cappello” disse il signor Veneranda al commesso che gli era venuto incontro. “Subito” rispose il commesso premurosamente. “Ne abbiamo un grande assortimento e lei troverà certo quello che le piacerà.” “Piano, piano,” disse il signor Veneranda “io non ho detto affatto che voglio comperare un cappello, ho detto che avrei bisogno di un cappello.” “Noi siamo qui per servirla” rispose il commesso allargando le braccia. “Non me ne frega proprio niente,” disse il signor Veneranda “io non ho affatto intenzione di farmi servire da voi. Io dico solamente che avrei bisogno di un cappello perché quello che ho è vecchio e rotto e se me lo metto ci faccio una brutta figura. E se voi di cappelli nuovi ne avete tanti, meglio per voi. Metteteveli.” - il signor Veneranda nega di aver detto che vuole comprare un cappello. Lo ha detto o non lo ha detto? Con quale frase? - la frase del signor Veneranda potrebbe essere interpretata diversamente in una diversa situazione? 3 In ciascuna delle frasi seguenti (tratte da temi scolastici) è contenuto qualcosa che non avrebbe dovuto essere detto, ma presupposto, perché è ovvio. Indicatelo. a) Ho iniziato la prima superiore e per ora mi trovo bene perché, come alle medie, ci sono professori, e per ora tutti sono buoni. b) Accettare la pena di morte credo significherebbe privare le persone della possibilità di vivere dopo aver commesso dei reati.

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1.2. “Per modo di dire”: l’espressione indiretta L’ironia a) La didascalia posta sopra questa vignetta è un esempio di ironia. Le parole dicono il contrario di ciò che vediamo raffigurato, e il contrasto fa sorridere. L’ironia è uno dei casi in cui un’espressione ha contemporaneamente due sensi: - un senso letterale: ciò che le parole significano, prese “alla lettera” (nell’esempio a: “Topolino veglia instancabile”); - un senso inteso: ciò che l’autore intende dire (“Topolino si è addormentato proprio quando avrebbe dovuto vegliare”). Quando leggiamo o sentiamo un’espressione ironica, dobbiamo dunque compiere un lavoro di comprensione doppio: in un primo momento capiamo il senso letterale; ma qualcosa ci avverte che quello non può essere ciò che l’autore intende veramente dire; dobbiamo allora cercare mentalmente il vero significato, il senso inteso. Vediamo un altro esempio: b) ...l’on. Pili scrisse violenti articoli sui giornali, esigendo dai magistrati, contro di me, tutta la severità reperibile nel codice penale. ...arrivò perfino a scrivere che usare riguardi a “un cane idrofobo (la similitudine era in mio onore) costituiva un delitto contro la patria e contro l’umanità”. La similitudine di cui si parla consiste nel paragonare una persona a un cane idrofobo; è questo un onore? Quando leggiamo questa espressione, ci rendiamo conto che l’autore non può aver voluto dire ciò che le sue parole significano alla lettera; capiamo allora che deve aver inteso dire, ironicamente, un’altra cosa: - senso letterale: “la similitudine era in mio onore”; - senso inteso: “la similitudine era un insulto volgarissimo contro di me”. *

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Nei due esempi precedenti, il senso letterale è il contrario di ciò che sappiamo essere vero, e questo ci avverte che bisogna interpretare l’espressione come ironica, e cercare un altro senso inteso. Il gioco di “dire il contrario” è un modo molto comune di fare ironia, ma non è l’unico. A volte il senso letterale è semplicemente assurdo, e questo basta a farci capire che l’espressione è ironica. Consideriamo per esempio questa storiella: c) Il soldato Itzig è un ragazzo sveglio, ma indisciplinato: vuol fare tutto di testa sua. Un superiore gli dice: “Itzig, qui tu non fai per noi. Voglio darti un consiglio: comprati un cannone e mettiti per conto tuo.” Che un individuo privato si compri un cannone è chiaramente assurdo; “mettersi per conto proprio” si dice di un dipendente che abbandona il suo datore di lavoro per impiantare un’attività propria, ma non è una cosa immaginabile quando si parla di eserciti e di guerra. Dunque il consiglio del superiore di Itzig non può essere preso alla lettera, è ironico; il senso inteso sarà più o meno: “non puoi continuare a fare come se l’esercito fosse un’azienda, da cui ciascuno può andarsene quando vuole”. Questo esempio mette in evidenza un altro aspetto dell’ironia: l’ironia è quasi sempre rivolta contro qualcuno o qualcosa, che mette in ridicolo; l’ironia ha di solito un bersaglio. Nell’ esempio c il bersaglio è il soldato indisciplinato; in a si tratta di Topolino (è messa in ridicolo la sua scarsa vigilanza); in b il bersaglio è l’avversario politico dell’autore (si mette in ridicolo la volgarità dei suoi insulti).

* A volte l’ironia consiste semplicemente nell’uso di un’espressione esagerata: d) Il modo in cui, oggigiorno, i figli interrompono i genitori, è una vera e propria vergogna nazionale. Se qui l’autore avesse scritto semplicemente è una vergogna, avremmo potuto pensare che dicesse sul serio. Ma egli esagera apposta l’espressione (è una vera e propria vergogna nazionale) per farci capire che le sue parole non corrispondono al suo pensiero; l’esagerazione serve a mettere in ridicolo chi si scandalizza troppo del fatto che i figli interrompano i genitori. *

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L’esagerazione, o iperbole L’esagerazione è un mezzo di cui ci serviamo comunemente nel parlare e scrivere, anche al di fuori dall’ironia. Se, per esempio, a una persona che arriva tardi a un appuntamento diciamo: e) È un secolo che ti aspetto! non c’è ironia, perché nessuno viene messo in ridicolo. Ma certo l’espressione non va interpretata nel suo senso letterale (“ti aspetto da cento anni”), ma nel suo senso inteso (“ti aspetto da troppo tempo”). Questo tipo di espressione indiretta si dice iperbole, ma possiamo anche chiamarla, con un termine più comune, “esagerazione”. Vediamone un esempio tratto da uno scrittore: f) ...il mio amore danzerà al suono dell’arpa e del violino. Danzerà tanto leggera che i suoi piedi non toccheranno il pavimento. Ancora una volta, il senso letterale dell’espressione è assurdo: nessuno può muoversi sollevato per aria! Dunque bisogna risalire a un senso diverso, un senso inteso: “danzerà con tanta leggerezza che sembrerà che i suoi piedi non tocchino il pavimento”. Non c’è ironia, in questo caso: è un giovane innamorato che parla con molta serietà della sua bella. L’esagerazione serve a creare un’immagine di grazia. * La metafora g) [La principessa Allegra sta ricevendo diversi pretendenti, per scegliere colui che la sposerà]. Si fece avanti il secondo pretendente, un principe così bello che la gente fece: - Oooh! - tutta insieme. - Maestà, - disse il principe, - il mio amore è una fiamma che... - Allarme! Chiamate i pompieri, - gridò Allegra. - O almeno datemi una secchia d’acqua: non voglio che questo povero giovane si bruci i baffi con la fiamma del suo amore. Qui Allegra, per prendere in giro il suo pretendente, fa finta di interpretare alla lettera un’espressione che lui intendeva fosse interpretata in senso figurato; il senso che il principe voleva dare alle sue parole era “il mio amore è ardente come una fiamma che...”; voleva dunque fare un paragone, una similitudine tra il suo amore e una fiamma; ma per rendere più incisiva la sua espressione, ha tolto il come e ha trattato “amore” e “fiamma” come se fossero una cosa sola. L’espressione il mio amore è una fiamma contiene dunque una specie di similitudine nascosta; questo tipo di espressione si dice metafora.

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L’esempio seguente mostra come la metafora può nascere da una similitudine: h) [Il “Barone rosso”, celebre asso dell’aviazione tedesca durante la prima guerra mondiale, racconta uno scontro tra la sua squadra aerea e una squadra aerea inglese:] Gli inglesi volavano a casaccio come uno sciame di moscerini. Scompigliare uno sciame che vola così bene insieme non è facile. La squadra aerea avversaria è dapprima paragonata esplicitamente a uno sciame di moscerini: come uno sciame...; questa è una similitudine. Subito dopo, però, è chiamata senz’altro sciame, senza più il come: scompigliare uno sciame...; questa è una metafora. * Come le altre forme di espressione indiretta, la metafora richiede al lettore un piccolo ragionamento: il senso letterale non può essere quello che lo scrittore ha inteso veramente dire; dunque bisogna cercare un altro senso, cercare la similitudine nascosta. A volte questo ragionamento è molto semplice e facile, tanto che quasi non ci accorgiamo della della metafora, come in questo esempio: i) [Uno scolaro di scuola media descrive un cimitero di guerra che ha visitato]. Era un mare di croci e fiori. La similitudine nascosta si può ricostruire così: “croci e fiori formavano una distesa vasta come un mare”:ma questo significato viene afferrato immediatamente da chi legge, senza che abbia bisogno di fermarsi a riflettere. Altre volte invece le metafore sono più insolite e più complesse, e richiedono al lettore uno sforzo di attenzione. Questo accade soprattutto con metafore create da scrittori che usano un linguaggio originale e raffinato. Per esempio: k) [Il manovale Marcovaldo deve restare in città in pieno Agosto, perché non ha i soldi per andare in vacanza. Nella notte tende l’orecchio ai passi e alle voci dei rari passanti]. In ogni presenza umana Marcovaldo riconosceva tristemente un fratello, come lui inchiodato anche in tempo di ferie a quel forno di cemento cotto e polveroso, dai debiti, dal peso della famiglia, dal salario scarso. Per interpretare questo passo, dobbiamo ricostruire mentalmente ben quattro similitudini nascoste:

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- per Marcovaldo, chi era costretto come lui a restare in città era come un fratello; - non potersi muovere dalla città era come esservi inchiodato; - nella calura estiva la città era calda come un forno; - il cemento delle case era caldo come se fosse stato cotto dal sole. Conclusione - un’espressione indiretta o figurata richiede di essere interpretata in un senso diverso da quello che significano normalmente le parole di cui è composta; essa ha cioè un senso letterale e un diverso senso inteso; - nell’ironia, qualcosa o qualcuno viene messo in ridicolo usando un’espressione che dice il contrario di ciò che l’autore pensa, o assurda, o esagerata; - l’iperbole è un’espressione esagerata, usata per dare particolare rilievo a un’idea; - la metafora è un’espressione che va interpretata in senso figurato, perché contiene una specie di similitudine nascosta: un paragone a cui sia stato tolto il come.

ESERCIZI 1. In ciascuno dei seguenti brani è contenuta almeno una espressione ironica; A) sottolineate l’espressione ironica (che può consistere in una sola parola, o essere molto più estesa); B) provate a formulare il “senso inteso” dell’espressione. a) Esempio → A) Quel Manetta ha l’abilità di arrivare... B) “è sempre importuno, arriva sempre...”

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b) Non c’è miglior cura per l’insonnia di una conferenza sulla geodesia, la scienza che studia la forma della terra e le sue dimensioni. c) Uno dei miei aggressori, tale B., squadrista e noto compagno del signor N., sentì il bisogno di recarsi a casa di mia madre, vecchia e malata, e d’insultarla. Anch’egli era fuggito, la notte della mia aggressione, e si era distinto per la velocità con cui aveva sgomberato la piazza. d) È una porta passabilmente scalcinata, in fondo a un corridoio passabilmente scalcinato in un edificio che era nuovo pressapoco nell’anno in cui le stanze da bagno a tutte piastrelle sono diventate la base della civiltà. 2. Nel seguente brano umoristico, ci sono diverse espressioni ironiche. Sottolineatele. (ATTENZIONE: non tutto ciò che fa ridere è per questo ironico; perché ci sia ironia, bisogna che l’espressione sia indiretta, cioè con un senso diverso dal letterale). Fu la mucca, a svegliarmi, la prima mattina. [...]. Guardai l’orologio: erano le due e mezzo. Pensai che, forse, sarebbe tornata a dormire, ma, secondo lei, il giorno era già cominciato. […] La mucca era vicino al recinto, con la testa nell’interno del giardino. Mi parve che fosse ansiosa di non farci perdere nulla della sua esibizione. […] Le dissi di “star buona. L’idea di avere un pubblico, parve incoraggiarla, perché aggiunse al suo repertorio una dozzina di note extra. 3. Provate a riformulare in modo ironico le idee che qui sono espresse in modo diretto. a) “Dando uno schiaffo a Maria, ti sei comportato da vero villano” b) “Decisamente non sai disegnare” c) “La lezione di grammatica è stata così noiosa, che quasi mi addormentavo” d) “Anche se il prezzo del petrolio non aumenta, gli sceicchi del Golfo Persico resteranno ricchissimi”. 4. In ciascuno dei brani seguenti si trova almeno una metafora. Sottolineatela. a) Per ore ed ore vagarono in una foresta ostile di case, nel frastuono del traffico, intirizziti e sgomenti. b) Comincia all’alba l’orchestra delle sveglie nelle case operaie, e sulle rotaie, passa un tram. c) Nelle grosse tasche del giaccone le posate suonano il tamburo contro la pietanziera vuota.

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d) Quando ebbe toccato tutti i paesi del circondario, andò in città. Era la prima volta che ci andava, e non sapeva che fosse tanto grande. Non sapeva nemmeno che fosse tanto rumorosa. I tram si rincorrevano con furia lungo i binari. Le automobili si davano la caccia, di strada in strada, fermandosi solo pochi momenti ai semafori. e) E adesso gli dava fastidio quel semaforo che si accendeva e si spegneva. Era laggiù, lontano, un occhio giallo che ammicca, solitario. f) Venne l’inverno. Una fioritura di fiocchi bianchi guarniva i rami e i capitelli e le code dei gatti. Sotto la neve le foglie secche si sfacevano in poltiglia. 5. In ciascuno dei seguenti titoli di giornale è contenuta una metafora: - sottolineate la metafora; - provate a riformulare il suo significato senza usare metafore. a) Esempio: PARMA-GENOA UN MATCH CHE PROFUMA DI SERIE A → “fa sperare nella serie A (chi lo vincerà)” b) PREMIATO PER IL RECORD NELLA POLE-POSITION, HA SCATENATO L’ENTUSIASMO DEI TIFOSI PIQUET INFIAMMA BOLOGNA c) LA DECISIONE IERI ALL’ALBA, SE NE RIPARLERÀ IL PROSSIMO SETTEMBRE

SLITTA IL PIANO REGOLATORE d) ANDANDO ALLA SCOPERTA DEI FAVOLOSI GUADAGNI DEGLI EROI DELLO SPORT CI SI IMBATTE IN UNA REALTÀ QUASI INCREDIBILE

I MILIARDI DEGLI STADI SONO BRICIOLE

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2. L'organizzazione del testo a) Passava il tempo e i russi non riprendevano l’azione, ogni tanto qualcuno usciva e correva per pochi metri e tornava poi a nascondersi. Improvvisamente incominciarono a cadere laggiù delle bombe di mortaio. Scoppiavano così precise che parevano messe lì con le mani. Erano i mortai da 81 di Baroni, e Baroni non sciupava né bombe né vino. b) Nella nomenclatura in uso vengono definiti mortai le bocche da fuoco a tiro curvo (la cui lunghezza di canna va dai 6 agli 11 calibri), cannoni i pezzi a traiettoria tesa (di oltre 20 calibri), obici le armi a caratteristiche intermedie (tra i 12 e i 20 calibri). Sono considerati piccoli calibri i pezzi fino a 100 millimetri; medi tra i 100 e i 210; grossi oltre i 210. In entrambi questi brani si parla di armi da fuoco; eppure la loro impostazione è diversa, e diverso è l’atteggiamento che richiedono al lettore. Leggendo il primo, il lettore è portato a chiedersi: “e poi, che cosa succede?”; nel leggere il secondo, questa domanda non avrebbe senso, perché in quel brano non succede niente, non c’è un prima e un poi: la domanda che ci si può fare è: “quale sarà la prossima nozione?”. Dunque i due brani fanno cose diverse: il primo racconta degli avvenimenti, il secondo espone delle nozioni. Chiamiamo modi testuali il raccontare, l’esporre, e altri che presenteremo, come il descrivere, il commentare, l’argomentare. * Finora ci siamo occupati del testo nei suoi aspetti più “fini”: i modi di collegare le diverse frasi (Parte II, capitolo 3), l’interpretazione del significato di determinate espressioni (capitolo 1 di questa parte). In questo capitolo considereremo invece delle parti più “grosse” di un testo, i brani. Considereremo i diversi modi in cui i brani organizzano le idee e i diversi scopi che vogliono raggiungere. Questi aspetti sono importanti soprattutto per la lettura e la scrittura. Capire un testo scritto, infatti, significa non solo capire le parole e le frasi di cui è composto, ma capire in che modo si organizzano le idee presentate in ogni sua parte (i diversi modi testuali presenti nel testo), lo scopo che ogni brano vuole raggiungere, le richieste che pone al lettore, insomma quello che il testo in ogni momento fa. Per scrivere un testo sensato e coerente, d’altra parte, bisogna tener conto di tutti questi fattori.

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2.1. Raccontare e descrivere La narrazione a) Dalla cronaca di un giornale: Un tossicodipendente che aveva cercato di proteggere uno spacciatore, è stato arrestato dalla polizia per favoreggiamento. A.T., 31 anni, quando è stato avvicinato dagli agenti, ha tentato di disfarsi di alcune dosi di eroina che sono state poi recuperate dai poliziotti. Portato in commissariato ha fornito una precisa descrizione dello spacciatore. Gli agenti hanno così fermato R.R., 23 anni. In un confronto all’americana il T. non ha riconosciuto nel R. lo spacciatore che gli aveva venduto la droga. Entrambi sono stati arrestati, uno per detenzione e spaccio di stupefacenti e l’altro per favoreggiamento. b) Da un libro di testo di storia: Già nel 1733 John Kay inventò la spoletta volante, che raddoppiava la produttività dei telai e nel 1764 James Hargreaves ideò una nuova e più veloce macchina per filare. La trasformazione fondamentale fu però quella introdotta nel 1768 da Richard Arkwright, il quale realizzò una filatrice completamente meccanizzata e azionata dall’energia idraulica. c) Da un romanzo: “È lei!” disse il signor Burnaby, proprietario del Tre Corone, guardando l’amico. I due uomini rimasero a contemplare con tondi occhi e bocche semiaperte la Rolls Royce rossa che si era fermata davanti all’ufficio postale. Scese una giovane donna bionda, dalla figura slanciata, dai lineamenti schietti ed energici. Indossava un abito che sembrava (ma sembrava soltanto) semplicissimo. A passi rapidi e decisi entrò nell’ufficio. d) Una favola: La rana e il leone. Un leone udì una rana gracidare ed ebbe paura perché credeva che fosse una grossa bestia a emettere quel grido così forte. Aspettò un istante per vedere di che si trattasse: la rana uscì dal pantano. Il leone la appiattì con la zampa, dicendo: “D’ora in poi non mi spaventerò più, prima di avere visto”.

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Questi quattro brani appartengono a testi di tipi assai diversi tra loro, ma hanno una caratteristica in comune: tutti e quattro raccontano qualcosa; in tutti si parla di avvenimenti che si svolgono nel tempo, di personaggi che compiono delle azioni. Diciamo che questi brani sono tutti esempi di narrazione. Possiamo definire la narrazione un modo testuale che si trova in diversi tipi di testo:

narrazione

cronaca storia romanzo, racconto, novella favola, fiaba eccetera

* Fra i testi narrativi, oltre ai sostanziali elementi comuni, esistono anche delle differenze. Un primo tipo di differenza riguarda il rapporto con la realtà: - i brani a (cronaca) e b (storia) si riferiscono ad avvenimenti realmente accaduti. Questo non significa che tutto ciò che si trova in un testo di cronaca o di storia sia necessariamente vero: il cronista e lo storico possono sbagliare, o anche mentire. Significa però che da questi testi ci aspettiamo che raccontino avvenimenti realmente accaduti; - i brani c (romanzo) e d (favola) raccontano avvenimenti immaginari. Questo è evidente nel caso d, che parla di un mondo di fantasia dove gli animali parlano. Nel caso c invece si raccontano fatti verosimili, che potrebbero realmente accadere; ma quando leggiamo un romanzo, sappiamo in anticipo che l’autore è libero di inventare, non è tenuto a raccontare fatti accaduti. * Un’altra differenza fra i testi narrativi, la più importante, riguarda lo scopo per cui sono scritti e vengono letti: - il brano a ha lo scopo di informare: si leggono le notizie di cronaca per sapere che cosa succede nel mondo; - il brano b trasmette pure delle notizie, ma di un tipo diverso: sono notizie storiche, che restano importanti anche dopo un lungo periodo di tempo; diciamo che il suo scopo è quello di istruire; - il brano c appartiene ad un testo scritto essenzialmente per divertire: si leggono romanzi soprattutto per svago, anche se poi questa lettura ci può servire anche a scopi più “seri”, come arricchire la nostra cultura, ricavare insegnamenti morali, e così via;

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- il brano d ha una “morale”, vuole insegnare una regola di comportamento (quella che enuncia il leone alla fine); il suo scopo fondamentale è persuadere. * L’ordine della narrazione In quale ordine si raccontano degli avvenimenti? I fatti da raccontare possiedono già un loro ordine per così dire “naturale”: è l’ordine in cui si sono svolti nel tempo, o in cui si immagina che si siano svolti. Questa successione nel tempo si chiama ordine cronologico. Il modo più semplice di ordinare una narrazione è seguire l’ordine cronologico: si racconta prima ciò che è successo prima, poi ciò che è successo dopo. Ecco un esempio: e) NARRAZIONE

ORDINE DEI FATTI

Fausto era uscito di casa senza una meta. Il cielo era coperto, non tirava un alito di vento. Arrivato sul ponte, si appoggiò alla spalliera e rimase per qualche minuto a fissare l’acqua plumbea segata dal pilone. Poi riprese la strada, indirizzandosi verso il centro.

1. Fausto uscì di casa 2. arrivò al ponte e sostò per qualche minuto 3. riprese la strada

Possiamo chiamare ordine naturale questo modo di raccontare seguendo l’ordine cronologico. Spesso la narrazione si discosta dall’ordine naturale: ciò che è raccontato prima non è ciò che è accaduto prima nel tempo. Parliamo in questo caso di ordine artificiale della narrazione. Per esempio: f) NARRAZIONE

ORDINE DEI FATTI

Verso la metà di febbraio cadde la tramontana e prese a soffiare un vento umido. Ai soffi di questo vento mi sentii rianimare, benché in una maniera triste, come se mi avesse sussurrato all’orecchio: “Su, coraggio, finché c’è vita c’è speranza”. Ma proprio perché sentivo che l’inverno era finito e cominciava la primavera, capii che non ne potevo più di andare a lavorare nel laboratorio dello zio. Ero entrato nel laboratorio un anno prima.

1. un anno prima ero entrato nel laboratorio dello zio 2. durante l’inverno la tramontana mi aveva fatto soffrire 3. a febbraio cambiò il tempo 4. mi sentii rianimare 5. capii che non ne potevo più di lavorare nel laboratorio

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Come vedete, nella narrazione l’ordine cronologico è profondamente modificato: basta considerare che il primo fatto in ordine di tempo è raccontato per ultimo. Utilizzando la numerazione che abbiamo dato ai fatti nell’ordine cronologico, possiamo dire che la narrazione segue questo ordine: [3] → [2] → [4] → [5] → [1] * Perché seguire un ordine diverso da quello cronologico? Di solito perché chi racconta (il narratore) mette avanti per primo il fatto che considera più importante, o quello che gli pare più adatto ad attirare l’attenzione del lettore. Le notizie di cronaca, in particolare, cominciano sempre con il fatto centrale, quello che “fa notizia”, che non è quasi mai il primo in ordine cronologico; da quello la narrazione risale all’indietro, ai precedenti e alle circostanze del fatto centrale. Ecco un esempio: g) NARRAZIONE

ORDINE DEI FATTI

TRENTO - È andata praticamente a vuoto la rapina compiuta da due malviventi ai danni della filiale di Coredo, in Val di Non, della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Tra le mazzette di banconote depositate, per ordine dei rapinatori, in una borsa, il cassiere è riuscito ad infilarne una trattata con particolari reagenti chimici che “scoppiando” all’improvviso ha diffuso un gas lacrimogeno. Disorientati i malviventi sono fuggiti. Gli stessi rapinatori, pochi minuti prima dell’assalto alla filiale della Cassa di Risparmio, avevano fatto un analogo colpo nella vicina sede della Cassa Rurale, dove però erano riusciti ad impadronirsi di una quarantina di milioni.

1. due malviventi hanno fatto una rapina alla Cassa rurale 2. dopo pochi minuti hanno rapinato la Cassa di Risparmio 3. il cassiere ha inserito nella loro borsa una mazzetta banconote antirapina che ha emesso un gas lacrimogeno 4. la rapina è andata a vuoto 5. i malviventi sono fuggiti

@ Utilizzando la numerazione usata nell’ordine cronologico, ricostruite l’ordine dei fatti nella narrazione. *

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Narrazione e commento Confrontiamo le cronache di due giornali diversi che si riferiscono allo stesso avvenimento: h) Come è tradizione è cominciato lo spettacolo sportivo sul piazzale della Fiera di Bologna nell’ambito dell’edizione 1986 del Motor Show. I centauri sono scesi in pista per la prima giornata di gare della categoria “super biker”, che proseguiranno oggi, per concludersi domani con la tanto attesa finale.

i) Senza cerimonie ufficiali ma con interessi ed entusiasmi subito dilaganti da parte di una platea costituita immediatamente da presenze record, l’edizione 1986 del Motorshow è splendidamente decollata ieri mattina per l’undi cesima volta al quartiere fieristico di Bologna, dando il via a quelli che non a torto sono considerati gli appuntamenti sportivi più eclatanti della stagione per gli appassionati delle due ruote.

Il fatto riferito è lo stesso, ma il tono usato dai due cronisti è molto diverso. L’autore del brano h dà la notizia in tono oggettivo, neutrale, senza dare una propria valutazione su ciò che accade. Chi ha scritto il brano i vuole invece produrre nel lettore un’impressione positiva sul fatto. In primo luogo sceglie quei particolari che possono dare all’avvenimento un aspetto festoso e appassionante: entusiasmi subito dilaganti, presenze record: queste possono essere cose che si sono effettivamente constatate, ma il fatto di metterle in rilievo serve a influenzare il giudizio del lettore. A un certo punto, poi, inserisce dei veri e propri commenti, cioè l’espressione di giudizi personali: sono le parti del brano che abbiamo evidenziato in corsivo. Anche una narrazione storica può essere più o meno “oggettiva”, oppure “orientata” in modo da produrre una certa impressione sul lettore. Osserviamo per esempio come uno storico presenta gli atteggiamenti di Garibaldi verso lo Stato pontificio: k) In alcuni casi Garibaldi perse addirittura la testa contro il Vaticano; di rado sosteneva le sue idee con moderazione. Diceva che il governo di Roma non era che il governo di Satana. Allorché in Roma due rivoluzionari furono condannati a morte, con rabbia fece la vana minaccia di uccidere per rappresaglia due preti in ogni città italiana. @ Con quali espressioni lo storico fa capire il suo giudizio su ciò che racconta? 95

Narrazione e descrizione l) Il signor Cholmondeley si fece strada tra i tavolini. Era grasso e portava un anello con smeraldo. Il largo viso quadrato gli ricadeva in pieghe sul colletto. Aveva l’aria di un possidente, o fors’anche di un individuo fortunato, più del consueto, nel vendere cinture femminili. Si sedette al tavolo di Raven e disse: “Buonasera”. Questo è, nell’insieme, un brano narrativo: racconta una serie di azioni di un personaggio (si fece strada..., si sedette... e disse). Al suo interno ci sono però alcune frasi (quelle evidenziate) che non raccontano propriamente nulla, ma descrivono il personaggio; per esempio, la frase Era grasso e portava un anello con smeraldo non racconta qualcosa che accade nel tempo, ma presenta qualcosa come è, qualcosa che non cambia nel corso degli avvenimenti raccontati. La descrizione è un modo testuale che si trova spesso alternato alla narrazione. Durante una descrizione il tempo è come fermato e ci vengono presentati i vari aspetti di un personaggio, o di un oggetto, o di un ambiente, di un paesaggio ecc. Ecco per esempio una descrizione di paesaggio: m) La mattina dopo Tom, quando si destò, non ricordava più dov’era. Si levò a sedere, si fregò gli occhi guardandosi attorno: finalmente capì. Era un’alba grigia e fredda; un senso beato di pace, di riposo, di calma riempiva il bosco silenzioso. Non si muoveva una foglia; tutta la natura, si sarebbe detto, si raccoglieva in una meditazione profonda, non turbata dal minimo rumore. Luccicavano sulle foglie e sui fili d’erba le perle della rugiada. @ Dove comincia la descrizione in questo brano? I due esempi ci possono chiarire un altro aspetto della descrizione: in ogni descrizione c’è una scelta dei particolari più significativi. Non si può mai descrivere “tutto” quel che si vede o si sente; chi scrive sceglie quegli aspetti che possono meglio dare una certa impressione generale che gli interessa comunicare. Per esempio, nel brano descrittivo l lo scrittore parla dell’anello con smeraldo portato dal personaggio, e trascura ogni altro aspetto del suo abbigliamento; questo particolare gli serve per dare quell’impressione di agiatezza un po’ volgare che caratterizza il personaggio. Nel brano m sono scelti tutti quegli aspetti di silenzio, immobilità, di bellezza, che possono dare un’impressione di pace e serenità.

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Conclusioni: - la narrazione è un modo testuale che caratterizza testi come il romanzo, il racconto, la cronaca, la storia ecc.; essa presenta degli avvenimenti (reali o immaginari) che si succedono nel tempo; - la narrazione può avere diversi scopi, come informare, istruire, divertire, persuadere; - la narrazione può seguire un ordine naturale (secondo l’ordine cronologico degli avvenimenti) o un ordine artificiale (che non rispetta l’ordine cronologico); - una narrazione può contenere dei commenti, con cui l’autore fa intendere il suo giudizio sui fatti raccontati; - all’interno di una narrazione si trovano spesso brani di descrizione.

ESERCIZI 1. Quali tra i seguenti brani sono brani narrativi? a) “Dlin! Dlon! I passeggeri muniti del biglietto per il volo di linea Stoccolma - Madrid sono pregati di recarsi all’uscita n. 3. Grazie!” Cindy aveva atteso con trepidazione la chiamata del suo volo, così si affrettò insieme alla sua amica Glin verso il cancello d’ingresso. b) In ogni grande causa non conta il numero dei combattenti, ma è la qualità di cui sono fatti che costituisce il fattore decisivo. I più grandi uomini del mondo sono sempre stati soli. Prendete i grandi profeti, Zoroastro, Buddha, Gesù, Maometto - tutti sono stati soli, al pari di molti altri che potrei nominare. Ma essi avevano una fede viva in se stessi e nel loro Dio. c) Carol entrò sorridente. “Sono felice di rivederti. Hai fatto buon viaggio?”, domandò, accorgendosi poi dell’uomo accanto a Lisa. d) Occorre essere particolarmente vigili per cercare di prevenire i pericoli ai quali un bambino può andare incontro. Non lasciare mai pentole o contenitori con liquidi bollenti alla portata del bambino: nemmeno quando si è presenti nella stanza. e) Melisenda si accorse che i genitori erano già arrivati appena svoltarono l’angolo vicino all’abbeveratoio e la casa, che fino ad allora era stata nascosta dalla collina, apparve da lontano in fondo alla strada polverosa. f) L’infermiere passò a Luisa suo figlio. La madre lo prese e sorrise. “Lo chiamerò Gesù Maria.” Dalla finestra entrò un raggio di sole che andò a toccare il bambino; la ragazza strinse il piccolo al petto.

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2. I seguenti sono tutti brani narrativi. Distinguete - quelli che si riferiscono ad avvenimenti reali, con lo scopo di informare o istruire; - quelli che si riferiscono ad avvenimenti immaginari, con lo scopo prevalente di divertire. a) Per qualche minuto rimase a guardare la casa, senza saper che fare, quando a un tratto un domestico in livrea venne correndo dal bosco (Alice stabilì che quello era un domestico a causa della livrea, altrimenti l’avrebbe giudicato un pesce) e bussò violentemente alla porta con le nocche. b) C’era una volta un falegname, si chiamava Tre Bottoni. Forse si chiamava anche Giacomo o Napoleone, ma era stato soprannominato Tre Bottoni da tanto tempo che nessuno si ricordava più il suo vero nome, neanche lui. c) Nuovo record mondiale di distanza in circuito chiuso per aeromodelli radiocomandati. L’ha stabilito l’imprenditore torinese G.A., 39 anni, socio dell’Aero Club Torino, che ha fatto percorrere al suo velivolo 1239 chilometri in 13 ore 43 minuti 51 secondi, alla media oraria di 90,240 chilometri. d) - Ha detto che avrebbe ballato con me se le avessi portato delle rose rosse, - gridò il giovane Studente, - ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa! Dal suo nido nel leccio l’Usignolo lo intese e si sporse a occhieggiare tra le foglie e stupì. e) La caduta di Napoleone ebbe in Italia immediate e vistose conseguenze. I vecchi sovrani tornarono nei loro Stati sotto la protezione dell’esercito austriaco, mentre il Veneto e la Lombardia venivano dichiarati parte integrante dell’impero asburgico: ci si avviava così verso una restaurazione, cioè verso un ritorno - per quanto era possibile - al passato. f) Il mio battaglione era sulla linea di armistizio, alla frontiera jugoslava, quando a Parigi si riunì la Conferenza della Pace. L’esercito era democratico. Non avevamo noi proclamato, per cinque anni, di batterci per una causa di libertà e di giustizia? Il messaggio di Wilson era popolarissimo tra i combattenti e grande fu la delusione quando sembrò che i 14 punti, ad uno ad uno, crollassero al contatto della diplomazia europea. g) Dopo un autunno e un inverno, e dopo la fatica del carnevale che li vide impegnati in Valcuvia, venne finalmente per i quattro suonatori la Quaresima e un po’ di giusto riposo.

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3. Presentiamo dei brani di cronaca e di storia che seguono un ordine artificiale; i pezzi del testo che si riferiscono a momenti diversi sono separati con //. Voi dovete: - fare un riassunto schematico in ordine cronologico, usando la numerazione progressiva indicata in margine; - ricostruire l’ordine della narrazione, disponendo in questo ordine i numeri assegnati alle varie parti del testo. Nei primi brani l’esercizio è già svolto in tutto o in parte. a) Esempio: È ricoverato alle Molinette con prognosi riservata S.R., 19 anni, // che ha subito gravi lesioni.// Viaggiando in vespa sulla Ciriè-Torino, si è scontrato con una Golf guidata da I.P., 25 anni. Ordine cronologico: [1] Viaggiando in vespa si è scontrato [2] ha subito gravi lesioni [3] è ricoverato alle Molinette Ordine della narrazione: [3] → [2] → [1] b) S.F., 22 anni, originario di Siracusa, è stato arrestato dai carabinieri di Comacchio.// È stato sorpreso ieri, alle 5,30, mentre cercava di forzare il registratore di cassa dell’Hotel Eden, al Lido degli Scac chi (Ferrara).// Processato per direttissima, è stato condannato a un anno e 6 mesi. Ordine cronologico: [1] [2] [3] Ordine della narrazione: [2] → [1] → [3] c) È tornato ieri sera in Sicilia il: militare agrigentino C.R., 21 anni, congedato dopo sei mesi di servizio militare perché considerato non sano di mente.// Il giovane era stato giudicato abile e arruolato alla visita di leva /ed/ era partito per Roma il 16 dicembre scorso.// In seguito ad un litigio con un commilitone, C.R. venne rinchiuso nel carcere militare di Forte Boccea.// In seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il militare era poi stato trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Filippo Neri di Roma.// Il caso è stato portato all’attenzione dalla madre del giovane, che avrebbe ora intenzione di fare una denunzia alla Magistratura.// Suo figlio infatti quando partì per la naja era in ottime condizioni di salute.

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Ordine cronologico: [1] C.R. era stato giudicato abile ed arruolato [2] era partito per Roma [3] quando partì era in ottime condizioni di salute [4] in seguito ad un litigio venne rinchiuso in carcere [5] venne trasferito nel reparto psichiatrico di un ospedale [6] congedato, è tornato in Sicilia [7] la madre intende fare una denuncia Ordine della narrazione: d) M.V., il tecnico israeliano che ha rivelato i segreti nucleari del suo Paese, è stato rapito da agenti israeliani mentre era in viaggio da Londra a Parigi e riportato in Israele con un regolare volo di linea della “El Al”.// Lo rivela il quotidiano “Financial Times” aggiungendo che // V., in attesa di essere processato per tradimento e spionaggio dagli israeliani,// sarà quasi certamente condannato a 25 anni di carcere. // V. scomparve misteriosamente da Londra il 30 settembre scorso,// dopo avere rivelato ad un settimanale britannico segreti nucleari israeliani,// per riemergere alcune settimane dopo in un carcere israeliano. Ordine cronologico: [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] Ordine della narrazione: e) Quando nel 1558 Elisabetta salì al trono, L’Inghilterra era travagliata da numerosi contrasti politici e religiosi.// Prima di lei aveva regnato la sorellastra Maria Tudor, che aveva tentato, contro la volontà della popolazione, di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. Un tentativo che era stato caratterizzato dalla condanna al rogo di centinaia di protestanti e che aveva meritato a Maria il soprannome la Sanguinaria.// Elisabetta con senso della misura e grande abilità politica ripristinò la Chiesa anglicana, ma dimostrò nel contempo un’estrema tolleranza anche per le altre confessioni religiose. Ordine cronologico: Ordine della narrazione:

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4. Fate come l’esercizio precedente sui seguenti brani di romanzi e racconti. Questa volta dovete trovare voi i limiti tra i vari momenti della narrazione. a) Lavata dalla pioggia l’aria di aprile odorava di fresco: il suo profumo era perfino pulito. Riparata dagli alberi stillanti ancora acqua che la sovra stavano, Bria rallentò il passo. Ho forse sbagliato, si chiese, insistendo perché Pratt mi riceva nel suo ufficio? Quando, quella mattina, l’a veva chiamata chiedendole di vederlo, suo marito avrebbe voluto che s’incontrassero in un ristorante. Sarebbe stato perlomeno, ragionò lei in quel momento, un posto impersonale, che non le avrebbe suggerito ricordi sgradevoli. L’ufficio di Pratt era, invece, come un deposito di sogni infranti... Loro due vi si erano scambiati parole amare, ognuno aveva inferto all’altro, tra quelle pareti, ferite dolorose... Ordine cronologico: Ordine della narrazione: [1] [2] [3] [4] b) Trovarono ancora funghi per tutti e, in mancanza di cesti, li misero negli ombrelli aperti. Qualcuno disse: - Sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme! - Invece ognuno prese i suoi funghi e andò a casa propria. Ma si rividero presto, anzi la stessa sera, nella medesima corsia dell’ospedale, dopo la lavatura gastrica che li aveva salvati dall’avvelena mento: non grave, perché la quantità di funghi mangiati da ciascuno era assai poca. Ordine cronologico:: Ordine della narrazione: 5. In ciascuna delle seguenti coppie di brani narrativi, dite quale ha un carattere più neutrale e quale è più orientato a far capire il giudizio del narratore sui fatti raccontati. a1) Diocleziano, innalzato al potere supremo nel 284 dalle legioni della Pannonia, portò nella vita politica un’atmosfera di novità redentrice. Nel suo lungo regno ventennale egli dedicò al compito del governo le energie di un potente spirito instancabile. a2) Nel 284 divenne imperatore un generale, Diocleziano. Fu lui a introdurre nell’Impero quelle profonde modificazioni che gli permisero per altri due secoli di sopravvivere.

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b1) Nel pomeriggio del 10 giugno 1924 l’on. Matteotti percorreva il Lungotevere Arnaldo da Brescia per recarsi a Montecitorio, quando fu assalito da alcuni uomini usciti da un’auto mobile ferma in quel posto, i quali lo colpirono a pugni, ed essendosi egli svincolato e messo a correre giù per la scaletta che scende al fiume, fu inseguito, colpito alla nuca con un corpo contundente e trascinato nella macchina. b2) Il 10 giugno, l’on. Matteotti fu rapito, mentre si recava alla Camera, e ucciso nella campagna romana. Era una lezione di stile imperiale al Parlamento turbolento. È questo un fatto ormai noto in tutto il mondo. Io ero a Roma. Come i miei colleghi, appresi la notizia all’improvviso. Ad esser sincero, io non rimasi sorpreso. Mi sembrava del tutto naturale che avvenisse a Roma quanto era già avvenuto in ogni parte d’Italia. c1) Il derby Cesena - Bologna è stato “aperto” ieri da una incredibile scritta comparsa nella curva in cui si affollavano gli ultrà del Cesena: “18-1-1987: seconda strage”, con evidente riferimento a quella avvenuta alla stazione di Bologna. Ogni commento sull’intelligenza degli autori di siffatta trovata è superfluo. I tifosi bolognesi, in replica, non sono andati per il sottile. Alla fine del derby, infatti, decine di auto sono state prese di mira e danneggiate da gruppuscoli di tifosi rossoblù, che hanno fatto finire all’ospedale anche sei persone, fra cui un maresciallo dei carabinieri. Una di esse ha avuto una mandibola fratturata. c2) I tifosi-teppisti hanno provocato incidenti all’esterno dello stadio dopo Cesena-Bologna. Secondo una prima ricostruzione della polizia, un gruppo di tifosi bolognesi avrebbe danneggiato, in una strada secondaria, un numero imprecisato di auto e lanciato sassi contro tifosi cesenati e uomini della polizia. I feriti sono sei: tra essi un maresciallo dei carabinieri. F.C., 17 anni, colpito dall’asta di una bandiera, è stato ricoverato all’ospedale Bufalini per una frattura. 6. Nei seguenti brani narrativi, identificate le parti che esprimono un commento dell’autore. a) Risultati a sorpresa al Caesars Palace di Las Vegas. Lo statunitense Duane Thomas ha battuto John “The Beast” Mugabi per k.o. alla 3.a ripresa, conquistando il titolo mondiale dei superwelter. b) Alessandria d’Egitto pare proprio non portare fortuna all’”Achille Lauro”. Il 7 ottobre scorso - come si ricorderà - fu dopo una sosta in quel porto che la nave venne sequestrata da un gruppo di terroristi palestinesi; ieri è andata ad incagliarsi mentre entrava nello stesso porto. Nessuna conseguenza, comunque, per i 600 turisti a bordo.

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c) Senza più alcuna difficoltà o paura i due nemici, ormai rappacificati, cavalcarono l’uno a fianco dell’altro verso i palmizi dell’oasi. Non deve stupire il fatto che due uomini pronti a uccidersi fino a pochi istanti prima divenissero improvvisamente buoni compagni, poiché questa era cosa assai comune negli antichi tempi. Gli uomini di quelle epoche eroiche e sanguinarie, infatti, poiché passavano gran parte della loro esistenza a fare la guerra, erano ben lieti, nei momenti di tregua, di godersi in pace la vita anche in compagnia di coloro che fino al giorno prima avevano ferocemente combattuto. 7. Quali tra i seguenti brani sono descrizioni? a) Siamo in viaggio da più giorni. Nel cielo appaiono i primi aeroplani. Oltrepassiamo treni di munizioni. Cannoni, cannoni. Eccoci sulla ferrovia da campo; io cerco il mio reggimento, ma nessuno sa dove si trovi. In qualche luogo passo la notte, in qualche luogo mi danno da mangiare e poche vaghe istruzioni. E col mio zaino e col mio fucile riprendo il cammino. b) Per poter lavorare non basta avere le mani ed un cervello; occorrono anche i mezzi di produzione, ossia la terra, gli attrezzi di lavoro, le macchine, le officine, ecc.... e qualunque altro strumento utile al lavoro. c) Il locale era una specie di bar con un piccolo quadrato per ballare e una terrazza, un posto adattato al movimento dei turisti. Si udiva una chitarra e nello sfondo vidi una cantante di fado. Sulla terrazza alcune tavole erano occupate da stranieri. d) Una mattina andando a prendere Helen trovai con lei un certo Krause che mi fu presentato come funzionario del locale consolato germanico. Quando entrai Helen mi parlò in francese e mi chiamò Monsieur Lenoir. e) Sulla nave, un piroscafo per passeggeri, si stavano facendo le operazioni di carico. Ai vivi bagliori delle lampadine scoperte si stivavano carichi di carne, pesce, conserve, pane e legumi; facchini trascinavano a bordo i bagagli e una gru sollevava casse e colli così silenziosamente che pareva non pesassero nulla. f) I due sedevano a poppa con le mani sui ginocchi e sorridevano: il ragazzo, un riccio sugli otto anni, era tutt’occhi, con uno stupefatto sorriso da puledro; l’uomo, una testa ispida e grigia, un corpo rosso mattone dai muscoli lunghi, aveva un sorriso lievemente triste, con una sigaretta spenta appiccicata al labbro.

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8. I seguenti sono brani narrativi che contengono una parte descrittiva. Dite dove comincia e dove finisce la descrizione. a) Non avevo percorso cento metri, che già avevo raggiunto il fortino. Ecco com’era: una sorgente d’acqua limpida scaturiva quasi al sommo di una collinetta; sulla collinetta e attorno alla sorgente era stata costruita una robusta capanna di tronchi d’albero, adatta a ospitare - in caso di bisogno - una quarantina di persone. Quella capanna, a ogni lato, era munita di feritoie per i moschetti. All’intorno avevano diboscato un ampio spazio: l’insieme era completato da una palizzata alta sei piedi senza porta né aperture, troppo robusta per essere abbattuta in poco tempo e senza fatica, troppo esposta per poter riparare gli aggressori, che sarebbero senz’altro caduti in mano di quelli che si trovavano nella capanna, i quali, standosene tranquillamente al riparo, avrebbero potuto far fuoco sugli altri come su tante pernici. Stavo pensando a questo, quando nell’isola echeggiò il grido di un uomo colpito a morte. b) Mi avviai tutto euforico per l’occasione di vedere altre navi e altri marinai, e camminai facendomi strada fra una moltitudine di gente, carretti e balle di merce, perché il porto era in quel momento al massimo dell’attività, fin quando trovai la taverna in questione. Era un piccolo locale abbastanza luminoso e allegro; l’insegna era stata ridipinta di fresco, le finestre avevano linde tende rosse e il pavimento era stato accuratamente coperto di sabbia. Il locale guardava su due strade, e una porta aperta su ciascun lato rischiarava sufficientemente la larga e bassa sala, nonostante le nuvole di fumo che l’avvolgevano. c) Si riscosse con un sobbalzo quando s’accorse che erano arrivati alla Fonte dei Ginepri. L’acqua scaturiva limpida dalla grotta sotterranea in cui pullulava e si raccoglieva in una conchetta di forma quadrangolare il cui specchio era ora sbarrato da un ramo schiantato dal fulmine. I detriti dell’inondazione si ammucchiavano sulle due sponde. Lasciarono il cavallo ai piedi d’una magnolia ed esaminarono il terreno in cerca di segni che indicassero la presenza di alligatori. d) Messer Goro tirò le redini del mulo, ed iniziò la laboriosa discesa della sua rispettabile pancia, che, appena a terra, sistemò a balcone sulla grossa cintura bullonata di rame. La vecchia era già volteggiata di groppa. Nell’alba gelida, fragile come cristallo, il castello gonzaghesco di Castiglione delle Stiviere svaporava lontano in un roseo di conchiglia, con le sue case a grappolo d’intorno. Ma il mugnaio e la vecchia non lo degnarono di un’occhiata; scrutavano una crollante casaccia che aveva il tetto di stoppie come una capanna di contadini.

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Per saperne di più 1. Descrizioni in testi non narrativi La descrizione si può incontrare anche in testi diversi da quelli narrativi. Per esempio: a) Il pigiama è in maglia poliestere di colore nero con grandi fiori rossi, composto da casacca a “kimono” bordata in tinta unita, maniche tre quarti e cintura da annodare; pantaloni neri con lunghezza alla caviglia Questa descrizione è su una rivista femminile e accompagna la fotografia di un capo d’abbigliamento. È una descrizione di carattere “tecnico”, che ha lo scopo di informare il lettore sulle caratteristiche dell’oggetto presentato. Descrizioni di tipo tecnico si possono incontrare nei libri di scienze, nei manuali di istruzioni, nella pubblicità, e così via. 2. L’ordine della descrizione Una descrizione è sempre costituita da una scelta di aspetti e di particolari adatti a produrre una determinata impressione. L’ordine in cui questi sono disposti può variare; però un ordine ci deve essere. In alcuni casi l’ordine della descrizione segue il movimento che potrebbe avere lo sguardo in un osservatore. Per esempio: b) Il canneto finiva tutt’a un tratto; dopo le canne c’era il cielo e il mare. La riva scendeva a balzi in strette fasce coltivate, che stuoie diritte proteggevano dal sole, e dopo cominciavano i rotondi sassi marini, e il mare risaliva, onda per onda, fino all’orizzonte. Questa descrizione è ordinata in modo da accompagnare lo sguardo di un osservatore che si affacci dove comincia la discesa: prima si vedono le balze e le fasce coltivate, poi la spiaggia di ghiaia, poi il mare; e a questo punto lo sguardo risale verso l’orizzonte. In questo modo il lettore ha l’impressione di essere lui a osservare la scena. Una distinzione importante può essere quella tra il primo piano (le cose più vicine all’osservatore) e lo sfondo. Ecco due descrizioni simili (si tratta del porto di una piccola città olandese), che sono ordinate secondo questa distinzione, ma una in senso inverso all’altra: c) Potevano essere le otto del mattino. La nebbia non era ancora del tutto dissipata. Un mercantile finlandese usciva dal porto guidato da un rimorchiatore. Dinanzi a un piccolo caffè all’angolo della banchina, si svolgeva una confusa riunione di uomini in zoccoli e in berretto da marinaio, che discutevano in crocchi.

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d) Erano una decina d’uomini in pesante maglione bianco con berretto da marinaio e zoccoli verniciati; alcuni addossati alla porta della città; altri dritti sulle loro gambe che larghe brache rendevano monumentali. Fumavano, ciccavano, ma soprattutto scaracchiavano e di quando in quando, a una battuta, ridevano da scoppiare battendosi le cosce. A qualche metro c’erano i loro bastimenti. Dietro, la piccola città chiusa entro le sue dighe. Un poco più lontano una gru scaricava il carbone d’un battello da carico. @ Quale delle due descrizioni segue l’ordine primo piano - sfondo? e quale segue l’ordine inverso sfondo - primo piano? Nelle descrizioni di persone, un procedimento comune è quello di dare prima un’impressione generale della persona (la statura, la corporatura, l’atteggiamento, eventualmente il modo di vestire), poi presentare alcuni particolari significativi: e) Era un uomo alto, robusto, massiccio, di carnagione bruna, con la treccina incatramata penzolante sulle spalle del sudicio vestito azzurro, le mani ruvide e solcate, le unghie nere e mozze, la guancia attraversata dalla cicatrice dello sfregio, di un bianco livido e sporco.

SCRIVERE 1. L’ordine della narrazione Vi presentiamo alcune storielle di Ferdinando, che sono costituite ciascuna da quattro quadretti “muti”. Traducendo in parole le storielle, si possono creare dei piccoli testi narrativi. Ciascuno di questi raccontini può avere due versioni: - una in ordine naturale, che segue l’ordine cronologico in cui sono disposte le vignette; - una in ordine artificiale, che comincia dalla fine. Provate a costruire le due versioni di ciascuna storiella (alcune di queste versioni sono già scritte, per facilitarvi il compito). a)

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Ordine naturale: Ferdinando ha comperato da una contadina un paniere di uova, e lo carica sul portabagagli della sua automobile per portarlo a casa. Durante il viaggio il sole cocente fa schiudere le uova, e all’arrivo Ferdinando trova una bella covata di pulcini! Ordine artificiale: Una bella covata di pulcini esce dal portabagagli di Ferdinando: il sole cocente ha “covato” le uova che il nostro eroe stava trasportando a casa, dopo averle comprate da una contadina. b)

Ordine naturale: da scrivere. Ordine artificiale: Ferdinando può finalmente concedersi il lusso di un bel pranzo al ristorante: se lo paga coi soldi che ha trovato in un vaso, mentre frugava la cucina alla ricerca di qualcosa con cui prepararsi da solo il mangiare, dopo aver letto un libro di ricette. c)

Ordine naturale: da scrivere. Ordine artificiale: da scrivere.

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2. Finali di storie Esistono molti procedimenti per inventare storie. Vi proponiamo il seguente: diamo il finale, la frase conclusiva; voi dovete immaginare e scrivere una storia che possa concludersi in quel modo. a) Esempio: Frase finale: Fu così che la lepre catturò il cacciatore. → In una gelida mattina di Gennaio, Peppino uscì a caccia col suo cane Tom. La campagna era coperta da uno strato di neve alta più di un metro. Mentre avanzava faticosamente, Peppino scorse in lontananza un leprotto, e Tom si lanciò al suo inseguimento. Il leprotto non si andò a rifugiare nella macchia, ma si mise a correre in cerchio attorno al punto in cui era Peppino, che cercò di mirarlo col fucile. La lepre spiccava bene sul bianco della neve, ma si muoveva così in fretta ed era seguita così da vicino dal cane che Peppino non osava sparare. La lepre continuava a correre in cerchi sempre più veloci e sempre più stretti, e Peppino continuava a girare su sé stesso fissando il mirino del fucile. A un certo punto Tom non ebbe più la forza di correre, e venne ad accoccolarsi accanto al padrone, mugolando disperato. Peppino continuò a girare in tondo cercando di mirare la lepre, finché fu preso da un capogiro e il fucile gli cadde di mano. Quando si riebbe, si accorse che a forza di girare aveva scavato una buca nella neve e non riusciva più a muoversi. Sotto al suo naso, il leprotto ballava una specie di danza di vittoria. Fu così che la lepre catturò il cacciatore. b) Frase finale: Piangendo amaramente, il coccodrillo uscì da scuola e se ne ritornò al suo fiume. c) Frase finale: Più tardi si svolse un processo: la professoressa Di Furia Eustachia fu condannata per sequestro di persona ai danni dello scolaro Scoccioni Amilcare. d) Frase finale: Terrorizzato, il fantasma corse a rifugiarsi in un vecchio baule dimenticato in soffitta; non ebbe più il coraggio di uscirne, e forse è ancora là. e) Frase finale: Mi sono tornato a voltare in direzione dell’albero: il marziano era sparito. f) Frase finale: Ormai un servizio regolare di astronavi trasportava ogni giorno tonnellate di cioccolata dalla luna alla terra.

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2.2. Esporre e commentare L’esposizione a) I feudi erano spesso molto estesi: ecco perché i signori più potenti (grandi feudatari o vassalli), dopo aver accettato l’investitura, concedevano a loro volta parte del territorio ricevuto a propri dipendenti (valvassori), i quali facevano altrettanto con i loro fedeli (valvassini). Si ebbe così una specie di catena, l’ultimo anello della quale era costituito da semplici militi, che esercitavano il mestiere delle armi e non disponevano di alcun feudo. Questo brano è tratto da un libro di storia, ma non racconta propriamente niente: non presenta una successione di fatti, ma una certa situazione nei suoi caratteri generali. E neppure descrive, perché non presenta delle sensazioni, ma piuttosto dei concetti; non cose che si vedono o si sentono, ma idee, elementi di pensiero. Questo brano appartiene a un modo testuale diverso da quelli che abbiamo visto finora, che si può chiamare esposizione: il brano espone (o spiega) aspetti del sistema feudale. L’esposizione è tipica dei libri di testo scolastici, e in generale dei manuali tecnici e scientifici, delle enciclopedie, ecc.; serve a trasmettere informazioni di carattere generale; il suo scopo è istruire. Oppure, alle volte, lo scopo dell’esposizione è dimostrare ciò che si è imparato: gli scolari, quando svolgono una relazione, o rispondono a un questionario, o a un’interrogazione, di solito devono esporre qualcosa. Fissiamo bene che cosa distingue l’esposizione dalla narrazione e dalla descrizione: si narrano fatti particolari, si descrivono oggetti particolari; si espongono invece concetti generali. * Causa e conseguenze Per capire bene un’esposizione, è necessario capire quali informazioni fornisce, ma sopratutto in quale rapporto stanno queste informazioni tra loro. Per esempio, il brano a si può analizzare secondo uno schema causa-conseguenza:

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I feudi erano spesso molto estesi: ecco perché i signori più potenti (grandi feudatari o vassalli), dopo aver accettato l’investitura, concedevano a loro volta parte del territorio ricevuto a propri dipendenti (valvassori), i quali facevano altrettanto con i loro fedeli (valvassini).

causa

conseguenza 1

aggiunta

conseguenza 2 Si ebbe così una specie di catena, l’ultimo anello della quale era costituito da semplici militi, che esercitavano il mestiere aggiunta delle armi e non disponevano di alcun feudo.

Ecco un altro brano espositivo strutturato in modo simile: b) L’evoluzione della regione ha portato alla concentrazione delle attività e degli insediamenti nei territori pianeggianti, con preferenza lungo le coste e a Roma. Di conseguenza nella parte interna si è verificato lo spopolamento dei centri abitati; questo fenomeno però è meno sensibile nelle aree di collina e soprattutto in quelle comunicanti con le zone vallive e pianeggianti. Tutto ciò ha portato ad un elevato costo della vita nelle zone di concentrazione ed all’impoverimento delle zone più interne di montagna e di collina, in via di abbandono.

informazione di partenza (causa) precisazione conseguenza limitazione conseguenza 1 conseguenza 2

@ In questo brano possiamo riconoscere un piano di informazioni principali, basate sul rapporto causa-conseguenza, e un secondo piano di informazioni accessorie, che completano o limitano le precedenti. *

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Generale e particolari Un altro schema che si incontra spesso nell’esposizione è quello che va da un’informazione generale agli aspetti particolari di quella stessa informazione. Vediamone alcuni esempi. c) Informazione generale e dati particolari Di tutte le pubblicazioni a stampa quelle che hanno una maggiore diffusione sono i quotidiani. Infatti i quotidiani esistenti nel mondo sono circa 6900 con una tiratura giornaliera complessiva di 362 milioni di esemplari. L’Italia conta oggi circa 80 quotidiani, con una tiratura media giornaliera di 5.800.000 copie.

informazione generale

dati particolari che spiegano l’informazione generale

d) Informazione generale ed esempi In tutti i tempi, antichi e moderni, l’uomo ha dovuto progettare i propri mezzi di trasporto tenendo in considerazione le condizioni del tempo.

informazione generale

Il progettista navale fu costretto a disegnare la sua nave pensando ai venti e alle tempeste che esempio 1: sul mare avrebbe dovuto affrontare in mare; sulla terraferma, invece, ha dovuto considerare gli effetti del freddo intenso, come il congelamento dei radiatori con raffreddamento ad acqua e l’inefficienza dei lubrificanti in presenza di basse temperature.

esempio 2: sulla terraferma a)basse temperature

Le alte temperature possono significare radiatori che bollono, superfici stradali che si fondono, e dilatazione delle parti metalliche essenziali.

b) alte temperature

In tutti i casi è importante saper riconoscere l’informazione più generale presente in un brano: è quella l’informazione più importante che l’autore ha voluto darci, è quella da ricordare e da collegare a ciò che è stato detto prima e che verrà detto in seguito. * 111

Altri schemi Gli schemi che possono stare alla base di un brano espositivo sono tanti, e non è possibile catalogarli tutti. Ci limiteremo a fornire ancora un esempio: e) DA DOVE VIENE TUTTA QUESTA ACQUA? Gli oceani e i mari ricoprono la maggior parte della superficie della Terra, esattamente il 71%, mentre le terre emerse non costituiscono che il 29%. Da dove viene tutta questa enorme massa d’acqua? Quando il nostro pianeta era una palla incandescente era circondato da uno strato densissimo di vapori; circa 3 miliardi e mezzo di anni fa iniziò a raffreddarsi e i vapori si condensarono e caddero sulla Terra sotto forma di pioggia. Così ebbero origine gli oceani.

informazione di partenza il problema

la risposta

conclusione

Questo brano ha una struttura chiaramente articolata: - all’inizio viene data un’informazione con lo scopo di stimolare la curiosità del lettore; - segue una domanda che pone il problema a cui il brano vuole rispondere; - poi c’è una piccola narrazione che spiega l’origine dell’acqua sulla superficie terrestre; - la conclusione serve a chiarire che ciò che si è detto è una risposta alla domanda posta. @ Immaginiamo ora che due persone riassumano il brano e in questi due modi diversi: - “il brano spiega che gli oceani e mari ricoprono la maggior parte della superficie della Terra”; - “il brano spiega l’origine degli oceani e dei mari”; quale delle due frasi coglie il nucleo essenziale del brano? *

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La definizione Quando si espongono dei concetti, un aspetto essenziale, per la chiarezza del discorso, è che ci si intenda bene sul significato dei termini che vengono usati. Infatti un’esposizione tecnica o scientifica può aver bisogno di usare parole proprie di un determinato linguaggio settoriale (→ 2.2.), che potrebbero essere nuove per molti lettori, e dunque vanno spiegate quando vengono introdotte per la prima volta; oppure parole di uso comune, che acquistano però un significato particolare, che va chiarito, nell’ambito di quel linguaggio settoriale (→ Parte IV, 2.3.); ancora, ci sono parole che hanno un significato vago, e vengono usate da persone diverse in sensi diversi. Da qui l’importanza della definizione, che è quel passaggio di un’esposizione in cui chi espone dà una specie di avvertenza al lettore: “attenzione, in questo testo la tale parola sarà usata da ora in poi con questo preciso significato”. Ecco un esempio: f) Il Socialismo, come ogni cosa vitale, è piuttosto una tendenza che un corpo di dottrine rigorosamente definibile. Ma credo che arriveremo quanto più vicino possibile all’essenza del Socialismo se lo definiremo come quella tesi che vuole la proprietà comune della terra e del capitale.

PREMESSA: definire il socialismo è difficile

LIMITAZIONE: non sarà una definizione perfetta DEFINIZIONE

* Esposizione e commento g) EMIGRAZIONE Quando gli uomini devono spostarsi verso territori diversi da quelli in cui sono nati ed hanno abitato, per lo più a causa dell’impossibilità di trovare lavoro nel luogo d’origine, si ha il fenomeno dell’emigrazione. È questo un fatto molto grave e doloroso, sia per la sofferenza che costa agli emigrati la lontananza dalle loro famiglie e dai luoghi ove hanno vissuto, sia perché le loro capacità di lavoro risultano sottratte al loro Paese.

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Questo brano, nella prima parte (fino al punto), ha un carattere puramente espositivo: presenta in termini “neutrali” il fenomeno dell’emigrazione, e insieme dà anche una definizione del termine “emigrazione”. Dopo il punto però le cose cambiano: la frase è questo un fatto molto grave e doloroso esprime un giudizio, una valutazione di chi scrive sul fenomeno; in questo punto all’esposizione si mescola il commento. Anche l’ultima affermazione (le loro capacità di lavoro risultano sottratte al loro Paese) esprime un giudizio personale: si potrebbe anche sostenere che le capacità di lavoro degli emigrati non erano “sottratte” al loro Paese, perché in questo restavano inutilizzate. * In questo paragrafo e nel precedente abbiamo presentato il commento come qualcosa che si aggiunge alla narrazione o all’esposizione. Possono esistere però brani, o interi testi, in cui il commento diventa il modo testuale prevalente: se vengono date informazioni, esse servono soltanto a permettere all’autore di esprimere i suoi giudizi in proposito. Ecco un esempio di brano interamente commentativo: h) Come uomo Napoleone era indubbiamente brillante, di grande ingegno e di molteplici interessi, intelligente e pieno di fantasia, benché il potere lo rendesse piuttosto scontroso. Come generale non aveva uguali, come individuo pareva che da lui si irradiasse una sensazione di grandezza. Egli fu indiscutibilmente un uomo grandissimo. Fu l’”uomo” del secolo XVIII, l’uomo della Rivoluzione e nello stesso tempo l’uomo che aveva ristabilito l’ordine. Solo una cosa egli aveva distrutto: la Rivoluzione giacobina, il sogno di libertà, di uguaglianza, di fraternità, il sogno del popolo che si solleva in tutta la sua maestà per scuotersi di dosso l’oppressione. Conclusione: - l’esposizione è un modo testuale che presenta una serie di concetti generali, con lo scopo di istruire il lettore; essa è tipica di testi come i libri scolastici, i manuali tecnici e scientifici, le enciclopedie; - in ogni esposizione i diversi concetti sono collegati da rapporti di causa-conseguenza, generale-particolare e altri rapporti concettuali: per capire un’esposizione bisogna comprendere questi rapporti; - quando chi scrive introduce i propri giudizi personali su ciò che espone, all’esposizione si mescola il commento; alcuni brani o testi possono essere interamente di commento.

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Imparare dagli errori La coerenza di un testo espositivo Abbiamo visto come in ogni brano espositivo le diverse idee sono collegate le une alle altre in modo da formare un tutto coerente. La coerenza è il requisito fondamentale di un testo espositivo. Questo requisito costituisce spesso una difficoltà per i ragazzi quando devono scrivere un testo espositivo. Accade che si limitino ad allineare delle idee l’una dopo l’altra, senza preoccuparsi di stabilire e mettere in chiaro le relazioni che le collegano. * Un primo difetto elementare di coerenza può essere la contraddizione, cioè il dire cose in contrasto l’una con l’altra. Ecco un esempio: a) A me non piace tanto la neve, perché bagna tutto quanto. Per me la neve in città è molto bella, perché riempie la città di bianco, e i colori delle case fanno spiccare ancor più la sua bellezza. A me non piace tanto la neve e Per me la neve è molto bella sono un caso evidente di contraddizione. Essa si potrebbe risolvere con un’espressione di passaggio che spieghi come possono stare insieme le due idee contrastanti; per esempio: a1) A me non piace tanto la neve, perché bagna tutto quanto. Però devo anche ammettere che la neve in città è molto bella, perché... * Per avere coerenza non basta evitare le contraddizioni. Bisogna anche che le diverse idee siano messe insieme in modo sensato, che si capisca perché una certa idea compare in un certo punto. Accade invece a volte che i ragazzi si limitino ad allineare delle idee l’una dopo l’altra, senza stabilire e mettere in chiaro le relazioni che le collegano. Esempio: b) I giorni in cui ci sono delle interrogazioni si va a scuola meno allegramente, con i nervi tesi, anche se sappiamo di saper rispondere alle possibili domande; // bisogna anche riconoscere che non si studia certo per la maestra, ma si studia per sè stessi, perché in un certo senso chi studia bene e con impegno vuol bene a sè stesso. Qui è segnato con // il punto in cui questo tema fa un improvviso salto da un’idea a un’altra. Forse la bambina che ha scritto aveva in mente un legame tra le due idee, del tipo: “saremmo meno tesi e nervosi se ci ricordassimo che non si studia certo per la maestra...”. Se questo passaggio viene inserito nel brano, esso diventa meno incoerente. 115

Vediamo ora un caso più complesso, tratto da un tema svolto in una 3a superiore: c) [1] La comunicazione televisiva ha assunto un ruolo importante nella vita di gran parte della società attuale. Essa è entrata a far parte della nostra esistenza quotidiana allo stesso modo dell’automobile o dell’aspirapolvere. [2] In genere ci si trova di fronte a due posizioni contrastanti: da una parte la televisione sarebbe un mezzo di persuasione di cui il cittadino medio non è in grado di fare un’adeguata critica; dall’altra essa costituirebbe un utile mezzo di informazione culturale. [3] La televisione ha la funzione principale di informare in modo talmente rapido da portare in brevissimo tempo milioni di persone alla conoscenza dei fatti più importanti. [4] Spesso si spinge un bottone e ci si mette a guardare il piccolo schermo senza neppure rendersi conto di ciò che è previsto nel programma. I quattro pezzi di cui è composto questo brano non sono minimamente collegati fra loro: ciascuno inizia un discorso da capo; in questo modo si ha una lista di frasi, non un testo. Vediamo come si potrebbero ricomporre questi pezzi in modo sensato: c1) [1] La comunicazione televisiva ha assunto un ruolo importante nella vita di gran parte della società attuale. Essa è entrata a far parte della nostra esistenza quotidiana allo stesso modo dell’automobile o dell’aspirapolvere. Di conseguenza, [4] spesso si spinge un bottone e ci si mette a guardare il piccolo schermo senza neppure rendersi conto di ciò che è previsto nel programma. D’altra parte, la televisione ha una funzione positiva: quella [3] di informare in modo talmente rapido da portare in brevissimo tempo milioni di persone alla conoscenza dei fatti più importanti. Accade così che [2] ci si trova di fronte a due posizioni contrastanti: da una parte la televisione sarebbe un mezzo di persuasione di cui il cittadino medio non è in grado di fare un’adeguata critica; dall’altra essa costituirebbe un utile mezzo di informazione culturale.

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ESERCIZI 1. Quali tra i seguenti sono brani espositivi? a) Tra le varie parti dello scambio hanno molta importanza quelle mobili che sono dette “aghi”; esse si spostano sempre insieme, in quanto sono collegate mediante tiranti e hanno due posizioni estreme ben stabilite che permettono ai veicoli di istradarsi sull’una o sull’altra. b) Una parte delle ferrovie metropolitane non sono sotto terra: a Londra soltanto 130 dei 400 km. della metropolitana è sotto il livello stradale. c) La prima automobile fu costruita dal tedesco Karl Benz nel 1885; l’anno dopo, un altro tedesco, Gottlieb Daimler, costruì un’auto che andava abbastanza velocemente. d) Vasco de Gama arrivò a Calicut il 27 maggio 1498. Altre spedizioni navali seguirono la sua, e nel 1510 i Portoghesi si installarono a Goa, sulla costa occidentale dell’India, facendone la loro principale base di operazioni nell’Oceano Indiano. e) Come è tipico dei paesi sottosviluppati, l’agricoltura è in India di gran lunga il settore prevalente. Nell’agricoltura lavora infatti circa il 70% della popolazione attiva, contro un 12% nell’industria e un 18% nel terziario. f) La pianura era immersa in un gelo luminoso, una spettacolare brinata era fiorita sui rami degli alberi, sembrava di attraversare una foresta di coralli bianchi: chissà cosa avremmo trovato in montagna. g) Il potere feudale è solo apparentemente nelle mani del sovrano: esso risulta in pratica suddiviso fra i grandi, piccoli e medi feudatari. 2. Quali tra i seguenti brani espositivi contengono una definizione? a) Nello studio della Terra si dicono rocce gli ammassi di uno o più minerali. Si distinguono in semplici, se sono di un solo minerale (calcari, dolomie, ecc.) e composte, se formate dall’associazione di più minerali. b) Il movimento della popolazione veneta negli ultimi anni è stato molto vario secondo le diverse province. Ad esempio tra il 1951 e il 1961 la popolazione è diminuita a Rovigo e a Padova.

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c) Il dispositivo che permette al veicolo ferroviario o ai treni composti di più veicoli di passare da un binario a un altro, è detto “scambio” o “deviatoio”. d) La specie può essere definita come un insieme di individui che presentano caratteristiche uguali e che hanno figli con le stesse caratteristiche. e) Fendibilità. Indica la caratteristica che alcuni legnami presentano di lasciarsi spaccare aprendosi regolarmente lungo il senso delle fibre con l’uso di cunei o scuri. f) La tecnica di lavorazione dei materiali legnosi si basa quasi esclusivamente sulla caratteristica tecnologica di tagliabilità. 3. I seguenti brani espositivi sono impostati sullo schema affermazione generale - aspetti particolari. Dite per ciascun brano quale è l’affermazione più generale e importante che contiene, scegliendola tra le alternative elencate sotto. a) Il commercio nel Veneto ha manifestato un fortissimo sviluppo, avvicinandosi sempre più alle aree economicamente più mature. Soprattutto va ricordato il naturale sviluppo del commercio all’ingrosso a Verona, a Padova e nel porto di Venezia. L’informazione principale contenuta in questo brano è che: ‒ nel Veneto il commercio all’ingrosso è concentrato soprattutto a Verona, a Padova e nel porto di Venezia. ‒ il commercio nel Veneto ha manifestato un fortissimo sviluppo; ‒ il commercio nel Veneto va avvicinandosi sempre più alle aree economicamente più mature. b) PLASTICITÀ A FREDDO Il più semplice metodo nella lavorazione di un materiale è quello di plasmarlo direttamente con le mani come si fa per l’argilla, il pongo, il cemento, il gesso ecc. Per far ciò bisogna che i materiali posseggano in maniera elevata una proprietà importante, la plasticità a freddo. Altri materiali posseggono questa proprietà, ma in misura minore, come il piombo, il rame ecc. L’informazione principale contenuta in questo brano è che: ‒ il più semplice metodo nella lavorazione di un materiale è quello di plasmarlo direttamente con le mani; ‒ la plasticità a freddo è una proprietà importante di alcuni materiali; ‒ il piombo, il rame, ecc. sono meno plastici a freddo dell’argilla, del pongo, del cemento e del gesso. 118

c) La sonda (che è l’insieme delle apparecchiature necessarie alla perforazione) si muove come un macinino, che sgretola la roccia mediante un trapano. Esistono diversi tipi di trapani, secondo la durezza del terreno da scavare. Per le rocce più resistenti si usano trapani con punte di diamante. L’informazione principale contenuta in questo brano è che: ‒ la sonda sgretola la roccia mediante un trapano; ‒ esistono diversi tipi di trapani; ‒ la sonda è l’insieme delle apparecchiature necessarie alla perforazione. 4. Nei seguenti brani sottolineate le informazioni più importanti, quelle che vorreste ricordare se li doveste studiare. a) La radio non è quell’elegante mobiletto con manopole che siamo soliti vedere, ma un insieme di apparati e congegni elettronici capaci di irradiare e ricevere messaggi servendosi di onde elettromagnetiche. b) In molti paesi del mondo, canali e fiumi hanno perso da lungo tempo ogni importanza come via di comunicazione. Chiarito questo, bisogna aggiungere che il trasporto per fiumi e canali è ancora importante in determinati paesi; il sistema di fiumi e canali che gravita attorno al Reno è straordinariamente attivo e l’impressionante sviluppo del porto di Rotterdam, allo sbocco del fiume, ne è la riprova. Oggi quello di Rotterdam è il porto più grande del mondo. c) Consideriamo un rospo e un fungo: è assai facile capire quale di questi due organismi sia l’animale e quale la pianta. Non è invece così semplice dare una definizione che si adatti a tutti gli animali o a tutte le piante: un rospo e un fungo infatti sono differenti sotto numerosi aspetti, ma questi aspetti non sono validi per tutte le piante e gli animali. d) Per facilitare e ordinare lo studio dei composti (il cui numero è molto elevato), la chimica si è innanzitutto divisa in due grandi rami: uno si occupa delle sostanze cosiddette inorganiche, l’altro delle sostanze organiche, cioè di quelle che costituiscono gli organismi viventi o che da essi in qualche modo derivano.

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5. Nei seguenti brani sottolineate le parti che esprimono un commento dell’autore. a) La cronaca recente ci segnala che soltanto nel 1967 il parlamento dello Stato del Tennessee ha votato una legge favorevole all’inserimento delle teorie darwiniane nei programmi scolastici: fino a quella data le informazioni sulle teorie stesse sono state evidentemente fornite sottobanco, in modo non ufficiale. Le brutte abitudini sono difficili da perdere. b) Si è detto che negli ultimi diecimila anni l’uomo ha scoperto l’agricoltura, l’allevamento, il motore a vapore, l’elettricità, l’energia nucleare, i missili per i viaggi spaziali. Veramente è il caso di dire che tutto si è svolto anche troppo in fretta. c) La legge stabilisce i periodi di caccia, le specie che non possono essere cacciate, la lista degli animali “nocivi” che possono essere cacciati, le pratiche amministrative che occorre fare per diventare cacciatore e così via. Tutta la legislazione italiana, tuttavia, è inadeguata alla realtà del patrimonio faunistico italiano. Per il nostro codice vale ancora il principio romano secondo il quale il diritto alla caccia è un “diritto naturale” che porta l’uomo a considerare come propri anche gli animali selvatici. d) Il caffè contiene la caffeina, che è una sostanza stimolante del cuore e del sistema nervoso. Non ne va mai fatto abuso. La chimica moderna ha però provveduto a ottenere polvere di caffè senza caffeina, di buon aroma e priva di pericoli per il cuore. Due tazzine di caffè al giorno sono la dose giusta per una buona digestione e per sentirsi tonificati senza incorrere in disturbi. e) Uno dei film più apprezzati della Mostra del Cinema ‘86. Uno di quei classici film britannici nei quali eleganza, intelligenza e divertimento si mescolano. Tratto dal romanzo di E. M. Forster, il film racconta come Lucy, accompagnata da una parente, in vacanza a Firenze ai primi del secolo, incontri il giovane connazionale George e, complice l’atmosfera, ceda per un attimo alla passione. f) Il libro che ho letto è intitolato “90 perché di geografia”. Esso propone novanta domande, e poi ad ognuna dà la risposta adeguata. Le domande riguardano problemi di geografia: terremoti, vulcani, ambiente, zone climatiche. Io penso che questo libro sia molto utile da leggere e lo consiglio agli appassionati di geografia.

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6. I seguenti brani espositivi sono scomposti in vari pezzi presentati senza ordine. Ricostruite l’ordine in cui i pezzi stavano nel testo originale. Dovete anche inserire la punteggiatura opportuna tra i vari pezzi rimontati. a) [1] l’acqua calda arriva nelle case direttamente da una centrale e il vapore prodotto dall’acqua calda viene utilizzato per produrre energia [2] in alcuni paesi è stato attuato un sistema di “teleriscaldamento” [3] in questo modo il risultato è duplice e il consumo di petrolio è dimezzato b) [1] s’è sbagliato anche Collodi, autore di “Pinocchio”, che definì il suo personaggio burattino, mentre a essere precisi non lo è [2] la marionetta è invece dotata di un corpo solido completo [3] il burattino di solito possiede solo la testa, di legno o cartapesta; il corpo, le braccia e il tronco sono solo di stoffa [4] burattini e marionette: le parole spesso vengono confuse c) [1] nella sua versione più diffusa è costituita da un ago magnetico sostenuto da un perno centrale [2] vi sono vari tipi di bussola, che sfruttano fenomeni diversi e indicano la direzione con una precisione più o meno accurata [3] l’ago può ruotare liberamente nel piano orizzontale per disporsi parallelamente alla direzione del campo magnetico terrestre, indicando così la posizione del nord geografico [4] il tipo più semplice e noto è la bussola magnetica

SCRIVERE Causa e conseguenze 1. Presentiamo degli schemi per la stesura di brani espositivi, basati sul rapporto causa-conseguenza. Voi dovete: - completare lo schema, inserendo le parti mancanti; - scrivere un brano ricavato dallo schema, sviluppando i concetti presentati e collegandoli logicamente. a) Esempio: CAUSA: Nella prima guerra mondiale i mezzi difensivi erano più efficaci di quelli offensivi. CONSEGUENZA 1: Attaccare ed avanzare era molto difficile. CONSEGUENZA 2: La situazione sui fronti tendeva ad essere statica. CONSEGUENZA 3: La guerra durò più a lungo del previsto.

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→ [1] Al tempo della prima guerra mondiale, l’evoluzione della tecnica militare aveva prodotto strumenti molto efficaci di difesa contro gli attacchi nemici: le trincee, i reticolati di filo spinato, le micidiali mitragliatrici. In queste condizioni, un attacco costava un numero enorme di vite umane e difficilmente poteva avere successo; [2] di conseguenza avanzate e spostamenti del fronte si verificavano raramente: gli eserciti rimanevano come inchiodati gli uni di fronte agli altri. [3] Ecco perché una guerra che si era creduto potesse risolversi in poche settimane durò invece quattro lunghi anni. b) Influenza del mare sul clima CAUSA: CONSEGUENZA:

Le regioni più vicine ai mari hanno in generale un clima più mite rispetto a quelle più interne.

c) Il periodo delle ferie In Italia una gran parte della popolazione ha le ferie in uno stesso periodo. CONSEGUENZA 1: Milioni di Italiani partono per le vacanze nel giro di pochi giorni. CONSEGUENZE 2: CAUSA:

d) Funzionamento della pentola a pressione CAUSA: CONSEGUENZA 1: Quando l’acqua si riscalda, il vapore acqueo non può fuoriuscire, e la pressione interna aumenta. CONSEGUENZA 2: L’acqua bolle a una temperatura superiore ai 100 gradi. CONSEGUENZA 3: 2. Provate a riscrivere gli stessi brani variando l’ordine in cui vengono presentati i concetti: cominciate dall’ultima conseguenza, e poi risalite alle cause. Esempio: brano a) → La prima guerra mondiale durò molto più a lungo di quanto si fosse previsto inizialmente: gli eserciti restavano per mesi come inchiodati lungo i vari fronti, senza che si verificassero avanzate decisive da nessuna delle due parti. Questo accadde perché, all’epoca, l’evoluzione della tecnica militare aveva prodotto strumenti molto efficaci di difesa contro gli attacchi nemici […]. In queste condizioni, un attacco costava un numero enorme di vite umane e difficilmente poteva avere successo.

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2.3 Argomentare Tesi e argomenti Mettiamo a confronto due brani di argomento simile: a) [Da un manuale di Educazione civica:] Cos’è lo Stato? In modo estremamente sintetico potremmo rispondere che esso è il risultato di tre elementi: a) un territorio, grande o piccolo che sia, con dei precisi confini; b) una popolazione che nasce, vive, lavora su quel territorio ed ha la cittadinanza di quello stato; c) un insieme di leggi, cioè di regole che i cittadini devono rispettare. Non si tratta di regole libere; giuste o sbagliate che siano, esse obbligano al rispetto anche chi non è d’accordo. b) [Così scriveva Gandhi, il grande apostolo della nonviolenza e dell’indipendenza indiana:] Lo Stato rappresenta la violenza in forma concentrata e organizzata. L’individuo ha un’anima, ma lo Stato, essendo una macchina senz’anima, non potrà mai rinunciare alla violenza alla quale deve la propria esistenza. Il primo brano è chiaramente espositivo: l’autore spiega il concetto di Stato, analizzandolo nei suoi elementi. Il secondo brano ha un carattere diverso: presenta un giudizio sullo Stato (“lo stato è basato sulla violenza”), che non è comunemente accettato da tutti: è un’opinione personale. Lo scopo dell’autore del primo brano è insegnare un concetto a chi non lo conosce; lo scopo dell’autore del secondo è convincere chi legge della giustezza del suo giudizio. Definiamo il brano b un brano argomentativo. In un brano argomentativo possiamo distinguere: - una tesi, che è l’idea di cui l’autore vuole convincere il lettore; - uno o più argomenti, che sono le idee che devono servire a convincere il lettore della giustezza della tesi; sono come i puntelli che sostengono la tesi.

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Nell’esempio, potremmo schematizzare tesi e argomenti in questo modo: “lo Stato rappresenta la violenza” | perchè | argomenti 1. “non ha un’anima (e quindi non ha criteri morali)” 2. “deve la propria esistenza alla violenza, e quindi non può rinunciarvi”

tesi

Che cosa distingue un’argomentazione da un commento? Sia l’una che l’altro presentano opinioni, valutazioni, giudizi personali. La differenza è che il commento si limita a presentarli, mentre l’argomentazione cerca di convincere il lettore ad accettarli, a credere o a fare una certa cosa. Dunque una frase come Ho trovato il film molto interessante. è un commento, mentre Invito tutti a vedere quel film, perché è molto interessante. è già una piccola argomentazione. Ci possono comunque essere casi in cui la distinzione non è netta, brani che possono definirsi altrettanto bene “argomentazione” o “commento”. Del resto tutte le distinzioni tra i modi testuali ammettono delle sfumature intermedie.

* La tesi di un brano argomentativo può essere un’opinione (qualcosa che si vuole portare il lettore a credere, come nell’esempio b), ma può essere anche un’azione, un comportamento: qualcosa che si vuol portare il lettore a fare, come nel seguente esempio: c) [Da un manuale di Educazione tecnica:] Avete visto quanti interessi, quanto denaro stanno dietro alla produzione dei fumetti, e allora... in guardia! Chi stampa mira ai vostri soldi: anche 300 lirette, moltiplicate per ogni ragazzo, fanno una bella somma! Date i vostri soldi a chi pubblica storie intelligenti e ben fatte. La tesi di questo brano si può riassumere così: “state in guardia, scegliete fumetti intelligenti e ben fatti”; @ riassumete voi gli argomenti che sostengono questa tesi.

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Chiamiamo dunque argomentazione un modo testuale che presenta una tesi (un’opinione o un comportamento a cui si vuol fare aderire il lettore) e la sostiene con degli argomenti. L’argomentazione si può trovare in testi di vario tipo, soprattutto quelli che hanno a che fare con questioni riguardanti la vita dell’uomo in società: testi che parlano di politica, di economia, di morale, di religione. Pensate per esempio ai discorsi degli uomini politici, alle prediche che si fanno in chiesa, a molti articoli di giornale. Anche i testi della pubblicità sono per lo più argomentativi: cercano di portare argomenti per convincere il pubblico della bontà di un prodotto. * Schemi dell’argomentazione Un’argomentazione può avere degli sviluppi un po’ più complicati di quelli che abbiamo presentato finora. Chi argomenta vuole convincere, e sa che non tutti sono d’accordo sulla sua tesi. Sa che si potrebbero usare argomenti per sostenere una tesi contraria alla sua. Spesso allora l’autore dell’argomentazione si mette a confronto con la tesi avversaria, cerca di parare le possibili “mosse” di un avversario, demolendo gli argomenti contrari o le obiezioni che si potrebbero fare ai suoi. Vediamo qualche esempio. concessione d) [Ancora dall’opera di Gandhi:] Chiamare la donna il sesso debole è una calunnia; è un’ingiustizia dell’uomo nei confronti della donna. Se per forza s’intende la forza bruta, allora sì, la donna è meno brutale dell’uomo. Se per forza s’intende la forza morale, allora la donna è infinitamente superiore all’uomo. Non ha maggiore intuizione, maggiore abnegazione, maggior forza di sopportazione, maggior coraggio? Senza di lei l’uomo non potrebbe essere.

tesi concessione

argomento 1

argomento 2

Qui l’autore sa che alla sua tesi si potrebbe facilmente opporre un argomento: fisicamente, la donna è certo più debole dell’uomo. Allora si affretta a concedere subito questo punto all’avversario (quando dice allora sì), ma insieme lo svaluta, lo presenta come secondario: si tratta solo di forza bruta; poi avanza i suoi argomenti, che riguardano la forza morale. 125

anticipazione e) [dall’Encyclopédie settecentesca:] Non ci si venga più a dire, contro l’utilità delle invenzioni nell’industria, che ogni macchina capace di diminuire di metà la manodopera, toglie immediatamente alla anticipazione degli argomenti contrari alla metà dei lavoratori i mezzi di sussistenza; propria tesi che gli operai disoccupati dovranno mendicare a carico dello Stato piuttosto che apprendere un nuovo mestiere. Simili obiezioni sembrano irragionevoli e insensate: infatti - dobbiamo chiederci - è meglio prevenire l’industria degli altri paesi nell’impiego delle macchine oppure argomenti a favore della attendere che ci costringano ad adottarne propria tesi l’uso per tener testa alla concorrenza sugli stessi mercati? Il profitto più sicuro sarà sempre della Nazione che sarà all’avanguardia nell’industrializzazione. La tesi di questo brano non è dichiarata esplicitamente, ma è evidente: “è bene introdurre le nuove macchine nell’industria”. Al tempo in cui questo testo è stato scritto, molti si opponevano a questa tesi con l’argomento che “l’introduzione delle macchine crea disoccupazione”. Questo argomento viene presentato e respinto subito all’inizio: Non ci si venga più a dire che...; viene cioè anticipato. Poi gli autori passano al proprio argomento: “se non introduciamo le macchine nel nostro paese, esse verranno introdotte in altri paesi, e la nostra industria sarà rovinata dalla concorrenza estera (e dunque avremmo ugualmente disoccupazione)”. * l’argomentazione nascosta f) [Da un tema di un ragazzo nero americano:] Dov’è la nostra gente? Perché a scuola non è menzionata nei libri di storia? Perché ci sono figure di persone bianche nei libri di storia e mai di negri? Com’è che un ragazzo o una ragazza negri o chiunque voglia conoscere i fatti dei negri deve rovistare a fondo nella biblioteca scolastica, o andare in una biblioteca pubblica per trovare ciò che gli interessa sapere?

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La tesi di questo brano si può formulare così: “non è giusto che i libri di storia trascurino la storia dei neri”. Questa affermazione non è però fatta esplicitamente, è come nascosta da una serie di domande. Gli argomenti consistono in una serie di esempi del fatto che è denunciato. g) [Da un giornaletto parrocchiale:] Nella celebrazione domenicale dell’Eucaristia, Dio incontra l’uomo e rinnova la Sua alleanza con lui. Da questo incontro scaturisce per noi quella gioia che nasce dal sentirsi amati gratuitamente e per sempre. Questo incontro domenicale è festa gioiosa; è un evento importante da vivere con partecipazione, ritrovandosi insieme, per celebrarlo gioiosamente, in comunione con i fratelli. Questo brano ha all’inizio un andamento espositivo: sembra che voglia soltanto spiegare il significato religioso della Messa. Nell’ultima parte però si rivela il suo scopo, che è argomentativo: vuole convincere i fedeli a partecipare alla Messa con un atteggiamento gioioso e di comunione fraterna. A questo punto si capisce che le prime frasi sono in realtà argomenti che servono a sostenere la tesi presentata alla fine. L’argomentazione “nascosta” è particolarmente usata nella pubblicità. Infatti, se un messaggio pubblicitario dichiara troppo apertamente la sua tesi (un certo prodotto è buono e va acquistato), il lettore pensa subito che quel messaggio è fatto per interesse, ed è portato a diffidarne. Per questo si cerca spesso di mascherare lo scopo pubblicitario del messaggio. Ecco un esempio: h) Prima regola per chi frequenta la montagna e i campi da sci: non soffrire mai il freddo. La più emozionante delle discese e la più entusiasmante passeggiata possono essere rovinate dal freddo. La XXX, che conosce le regole del vivere bene anche a temperature polari, ha realizzato diverse linee di abbigliamento “caldo” per ragazzi e ragazze: berretti, sciarpe, cappelli (ci sono anche bellissimi copricapo imbottiti di morbido piumino, guanti, simpatici “copriorecchie” e maglioni. Questo testo sembra all’inizio un’esposizione sul problema del freddo in montagna; poi dà un’informazione (La XXX ha realizzato diverse linee di abbigliamento...); solo alla fine si capisce qual è il suo vero scopo. @ Provate a formulare la tesi e gli argomenti del brano f. Conclusione: l’argomentazione è un modo testuale che presenta una tesi (un’opinione o un comportamento a cui si vuol fare aderire il lettore) e la sostiene con degli argomenti.

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ESERCIZI 1. Quali tra i seguenti sono brani argomentativi? a) Siamo tutti sempre pronti a prendercela con gli altri, quando violano una norma del traffico, ma siamo piuttosto propensi a permetterci ogni tanto qualche violazione. Gli incidenti si verificano proprio in questi casi. Ognuno di noi dovrebbe perciò occuparsi non tanto delle violazioni altrui, quanto delle proprie, e vincere la tentazione di prendersi quelle piccole libertà, che spesso purtroppo sono causa di gravi incidenti. b) Dall’alto dell’Acropoli di Cuma l’elegante Casina era apparsa come un tulipano, un fiore bianco e rosa sull’acqua. Uno spettacolo di eccezionale richiamo. Ma i cancelli non si erano aperti. Abbandonata da decenni, chiusa, collegata con la terraferma attraverso un pontiletto di legno marcio, la splendida Palazzina era rimasta proibita anche ai ragazzi della scuola media “Marechiaro”. c) Caro signor Sindaco, sono una bambina di 11 anni e vorrei esporre in questa lettera alcuni miei pensieri sui problemi della nostra città. Uno in particolare riguarda i servizi pubblici: nessuno spazzino può eseguire bene il suo lavoro, perché i rifiuti abbandonati nelle strade e le automobili posteggiate nei luoghi vietati lo impediscono. Inoltre l’immondizia viene depositata fuori orario e in mucchi disordinati. Questa è la prova che a Napoli non c’è la partecipazione e la sensibilizzazione di ogni cittadino. Le chiedo quindi anche a nome di altri miei compagni di scuola di stabilire un premio per la classe elementare o media che riesca a svolgere il miglior tema sull’argomento “Città pulita”. Così forse fra qualche anno, quei ragazzi, che oggi hanno studiato, saranno buoni cittadini, e questa città sarà meno sporca. d) Nelle centrali termonucleari la nuova energia sostituisce il carbone quale fonte di calore necessaria alla produzione di vapore, ottenuto dalla ebollizione dell’acqua come negli impianti tradizionali. Il vapore prodotto fa girare le turbine, le quali azionano i generatori di corrente elettrica che attraverso le varie reti si irradia nelle varie regioni.

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e) Puntare tutto sul nucleare per me è sbagliato, in quanto si corre il rischio di fare lo stesso errore di quando ci si è basati esclusivamente sul petrolio. L’uranio è una fonte naturale non rinnovabile; oggi è un minerale facilmente reperibile a costi non molto elevati. Quando però il petrolio sarà finito, sicuramente anche il prezzo dell’uranio salirà vertiginosamente. Per cui l’Italia, pur tentando di limitare l’uso del petrolio, si troverà sempre nella stessa condizione di dipendenza attuale, in quanto dovrà sempre sottostare ai paesi esportatori: di petrolio prima, di uranio poi. 2. Provate a riassumere la tesi e gli argomenti di ciascuno dei seguenti brani argomentativi. a) Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola d’oro della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l’imposizione a tutti di questa condotta sarebbe un’insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno. Tesi: “la regola d’oro della nostra condotta è la tolleranza reciproca”. Argomenti: b) Spero che la compagnia di navigazione “Tirrenia” si degni di chiarire il motivo per cui ogni anno posticipa l’inizio delle prenotazioni dei collegamenti con la Sardegna. Questo fatto provoca resse indescrivibili negli uffici di prenotazione da parte di persone che, come me, hanno scelto questa isola per le vacanze estive. Dal momento che il sistema di prenotazione è computerizzato, penso che sarebbe più utile e civile attivarlo all’inizio di ogni anno solare. Tesi: Argomenti: 1) “posticipando le prenotazioni, si creano resse” 2) “il sistema di prenotazione è computerizzato” c) Il gettare immondizie nella strada è qualcosa di analogo allo sputare in terra. Le immondizie non le vogliamo in casa nostra, perché... sono immondizie, cioè sono sporche, e con il calore e con il tempo vanno a male, putrefacendosi e producendo cattivo odore e sostanze pericolose per la salute. Se noi lasciamo sulla strada i rifiuti di casa nostra, tutti i vicini di casa si sentiranno autorizzati a fare lo stesso: e così nei pressi della nostra abitazione non si potrà più vivere. Tesi: Argomenti:

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d) Acquistare un’automobile nuova è diventato impegnativo; preoccupiamoci quindi di mantenere sempre efficiente quella che abbiamo curandone non solo la meccanica, ma anche la carrozzeria. Si sa che alla manutenzione bisogna dedicare un certo tempo, ma è sempre tempo speso bene: una carrozzeria in ordine dura di più e soprattutto mantiene più elevato il valore commerciale della vettura. Tesi: Argomenti: 3. Nei seguenti brani argomentativi si trovano, oltre alla tesi e agli argomenti, una o più concessioni alla tesi avversaria e le repliche che tolgono valore alle concessioni. Individuate questi elementi. a) Ho seguito le lettere delle mamme che hanno scritto in questa pagina sul problema della cura dei propri figli. Sono d’accordo che in molte famiglie il secondo stipendio è indispensabile e si è in certo qual modo costretti ad affidare i propri figli ad istituzioni sociali; ma purtroppo si aggiunge il fatto che oggi giorno anche nelle famiglie più abbienti la donna non accetta più di fare solo la mamma. È ricorrente fra donne questo discorso: casalinga solo? Mai! Un momento: le donne con figli debbono essere principalmente mamme e se è loro consentito farlo a tempo pieno possono anche vantare la loro realizzazione! Tesi: “le donne che hanno figli dovrebbero rinunciare a lavorare per dedicarsi tutte a loro” Concessione: “è vero che in molte famiglie il secondo stipendio è indispensabile” Replica: Argomenti: b) Vorrei rispondere alla lettera che propone: “Non siano tagliati i platani sulla statale Torino-Pinerolo: piuttosto si vada più adagio!” D’accordo che tutte le strade hanno i loro incidenti, ma come mai in quel tratto sono così numerosi? Come mai dove non ci sono i platani, oltre il Bivio Botteghe, gli incidenti scompaiono quasi del tutto? I platani sono e restano un grosso pericolo per chi transita in quel tratto. Provate ad informarvi presso gli ospedali. Vi diranno quanti “clienti” procurano loro quei platani. Amare la natura è bello, ma siamo anche in dovere di amare i nostri simili. Tesi: Concessione: Replica: Argomenti: 130

SCRIVERE Come comporre un testo argomentativo Nella vita sociale, abbiamo spesso occasione di sostenere delle tesi, siamo spesso chiamati a esprimere le nostre opinioni; per questo è importante imparare ad argomentare in modo chiaro, coerente ed efficace, sia a voce che per iscritto. Vediamo come si può procedere per costruire un buon testo scritto argomentativo: 1. In primo luogo, bisogna definire bene il problema di cui ci si vuole occupare; perché il testo sia argomentativo, deve trattarsi di un vero problema, che si può formulare come una domanda; argomentare non vuol dire semplicemente parlare di qualcosa, ma dare una propria risposta a un dubbio, a una difficoltà, a una questione sulla quale esistano pareri e linee di azione diversi. Ad esempio, un titolo come “Il traffico nei grandi centri urbani” non si presta a uno svolgimento argomentativo, ma piuttosto descrittivo (si descrive il traffico) ed espositivo (si espongono i problemi che ne derivano). Per ricavarne un testo argomentativo, bisogna definire una domanda, come per esempio: “È opportuno chiudere i centri storici delle città al traffico privato?” 2. Bisogna poi definire bene la tesi che si intende sostenere; dato che scrivere ci aiuta molto a chiarire le nostre idee, sarà bene mettere la tesi per iscritto, prima di cominciare a scrivere il nostro testo. In seguito poi decideremo in quale punto del testo presentarla. 3. Prima di mettersi a scrivere, bisogna analizzare bene gli argomenti che si vogliono usare; sarà bene farne una lista sintetica. 4. Dato che ogni tesi può essere controversa, deve confrontarsi con una o più tesi contrarie, sarà bene pensare in anticipo anche agli argomenti contrari alla nostra tesi, e redigerne un’altra lista; nella stesura del testo, poi, cercheremo di affrontare gli argomenti contrari con le mosse della concessione e dell’anticipazione. 5. A questo punto si può passare alla stesura vera e propria del testo; prima però bisogna decidere in quale ordine si vogliono presentare la tesi, gli argomenti a favore e gli argomenti contrari da respingere. Ad esempio, si può presentare la propria tesi all’inizio del testo, seguita dagli argomenti (“io non sono d’accordo sulla chiusura dei centri storici al traffico privato perchè...”); oppure, dopo un’introduzione, si presenteranno gli argomenti, per concludere con la tesi (“il traffico produce rumore, puzza, inquinamento ecc. ...; per questo penso che bisognerebbe chiudere i centri storici”). L’importante è che la tesi sia bene in evidenza nel testo.

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Esempio Supponiamo di dover scrivere un testo argomentativo sul tema citato prima: 1. Domanda: “È opportuno chiudere i centri storici delle grandi città al traffico privato?” 2. Scelta della tesi: Ciascuno sceglierà quella che corrisponde meglio alle sue opinioni. Oltre alle due tesi più radicali, che si possono esprimere con un semplice “Sì” o “No”, possono esistere tesi intermedie, come ad esempio: “È bene chiudere solo alcune vie di particolare interesse storico e artistico”, oppure “È bene chiudere i centri, ma solo in alcune ore del giorno”. 3. Elenco degli argomenti: Questa fase si presta ad essere svolta in gruppo; non, si badi bene, con una discussione in cui ciascuno cerca di convincere gli altri alla propria tesi, ma con una conversazione in cui ci si limita a raccogliere e registrare ciò che viene detto o potrebbe essere detto a favore o contro una certa tesi. Un buon metodo può essere quello di registrare gli argomenti favorevoli e contrari su due colonne parallele, affiancando quelli che si riferiscono agli stessi fatti: A FAVORE Il traffico produce fracasso e inquinamento

CONTRO Chi abita lontano dal centro e deve venirci per lavoro, come farà se non può usare l’auto?

Nel traffico congestionato, ci si muove in macchina più lentamente che a piedi. Inoltre i mezzi pubblici funzionano peggio e costano di più. Se la gente può passeggiare tranquillamente a piedi per il centro, ci verrà più volentieri per incontrarsi e fare acquisti.

Basterebbe costruire parcheggi sotterranei, liberando le strade dalle auto parcheggiate, e lo spazio per circolare ci sarebbe. Se non si può entrare in centro in macchina, nessuno vorrà venirci: le strade saranno deserte e i negozi dovranno chiudere.

@ Potete continuare voi gli elenchi. La lista in due colonne potrà servire, nella stesura del testo, per “parare” gli argomenti contrari alla propria tesi. Ad esempio, uno che sia contrario alla chiusura del centro può fare una concessione al primo argomento opposto alla sua tesi, per poi limitarne la portata, così:

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“È vero che il traffico è rumoroso e inquina l’atmosfera; ma perché non ci si preoccupa piuttosto delle condizioni di fracasso e inquinamento in cui sono costretti a lavorare tanti operai nelle fabbriche? Che cos’e’, in confronto, un po’ di rumore di motori e un po’ di puzza di gas di scarico?” Uno che sia favorevole alla chiusura, potrebbe anticipare l’ultimo argomento contrario in questo modo: “Dicono che, se si chiudono i centri storici alle auto, la gente non ci verrà più a fare acquisti e i negozianti non avranno più clienti e falliranno. Io penso invece (e l’esperienza lo dimostra) che quando la gente può passeggiare per il centro, senza il fastidio del traffico, ci viene più volentieri, anche per fare acquisti.” STESURA: Prima di passare a scrivere il testo, bisognerà preparare una scaletta di ciò che si vuole scrivere. Per far questo, bisognerà decidere: - in quale punto si vuole presentare la propria tesi; - in quale ordine presentare i propri argomenti; - quali argomenti avversari si vogliono parare con la concessione o l’anticipazione.

ESERCIZI 1. Proponiamo una serie di argomenti a favore e contro sulla DOMANDA: “Sono utili, giuste, necessarie le bocciature nella scuola media?” A FAVORE Se i ragazzi non hanno il timore di essere bocciati, non studiano. Ripetendo una classe, un ragazzo ha il tempo di recuperare le sue lacune. Se tutti sono promossi, la scuola non fa distinzione tra il merito e il demerito.

CONTRO I ragazzi dovrebbero essere indotti a studiare dall’interesse per le materie, non dalla paura. Un ripetente si trova spaesato tra nuovi compagni più giovani di lui, e si disaffeziona allo studio. Se un ragazzo non ha imparato, è la scuola che ha fallito il suo compito; bocciandolo scarica su di lui le proprie responsabilità.

- provate ad aggiungere altri argomenti a favore e contro; - per ciascuna coppia di argomenti, scrivete un brano che respinge l’argomento contrario e espone l’argomento favorevole alla vostra tesi.

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Esempio: 1a) Dicono che, se i ragazzi non hanno paura di essere bocciati, nessuno studierà più; ma io penso che se un insegnante riesce a suscitare un vero interesse per la sua materia, allora i ragazzi studieranno anche senza la minaccia della bocciatura. 1b) È vero che bisognerebbe studiare per il puro interesse di imparare, senza bisogno che qualcuno ci minacci di bocciarci, ma questa è solo una bella teoria; nella pratica, nessuno studia se non ha paura di certe conseguenze. - svolgete un testo argomentativo completo sulla vostra tesi. 2. Svolgete un testo argomentativo sulla questione presentata qui sotto, utilizzando gli argomenti proposti e altri che potrete aggiungere. Questione: “Bisognerebbe proibire la caccia, o almeno limitarla fortemente?” A FAVORE La caccia è un divertimento crudele basato sull’uccisione di animali indifesi. I sondaggi dimostrano che la maggioranza della popolazione è contro la caccia. I cacciatori sono troppi: si affollano nelle campagne, rovi nano le colture e gli ambienti naturali. La caccia alimenta il mercato delle fabbriche di armi, che sono le stesse che producono per la guerra.

CONTRO Se uccidiamo gli animali di allevamento per mangiarli, perché non dovremmo uccidere i selvatici cacciando? La caccia è uno sport di massa, i cacciatori sono milioni; non è giusto privarli del loro svago. Chi va a caccia ama la natura; i cacciatori sono interessati alla conservazione degli ambienti naturali. La caccia dà lavoro a decine di migliaia di persone addette alla produzione e al commercio di fucili, munizioni e abbigliamento.

3. Per una delle domande poste qui sotto - scegliete la vostra tesi; - fate un elenco degli argomenti a favore e contrari; - scrivete un testo argomentativo. a) È utile la scuola a tempo prolungato? b) È utile insegnare a scuola la storia antica? Non sarebbe meglio concentrare lo studio sul mondo contemporaneo? c) Sarebbe bene liberalizzare il commercio e il consumo delle “droghe leggere”? 134

2.4. Dare istruzioni e norme a) Chiunque circola con un veicolo per il quale non è stata rilasciata la carta di circolazione è punito con la sanzione amministrativa da lire duecentomila a lire due milioni. b) Patate Maria. Tagliate a fette delle patate dopo averle sbucciate. Mettetele in un tegame con metà acqua e metà latte in modo da coprirle e una noce di burro. Salate e fate cuocere lentamente fino a condensare il liquido. c) Di ciascuno dei seguenti numeri: 42, 54, 96, indica: a. l’insieme dei divisori; b. l’insieme dei divisori primi; c. l’insieme dei divisori composti. d) Si gioca in due giocatori o in due squadre di due o più giocatori: prima di iniziare un giocatore sceglierà il colore dei propri pezzi e a questa scelta si atterrà per tutta la durata del gioco. In nessun caso un giocatore può usare pezzi dell’avversario. e) Caricamento della pellicola 1) Aprire il dorso della fotocamera mediante completa estrazione del pomello di caricamento. 2) Inserire il caricatore nella sede della pellicola. Fatto questo, ripremere nel suo alloggiamento il pomello di ribobinamento. 3) Si estragga alquanto lo spezzone iniziale della pellicola e lo si inserisca in una delle fessure sulla bobina ricevitrice. Ecco cinque campioni prelevati da testi di generi assai diversi. Si tratta di brani estratti dal regolamento di un gioco, dal libretto di istruzioni che accompagna una macchina fotografica, dal Codice della circolazione stradale, da un libro di ricette di cucina, da un libro di testo di matematica. @ Abbiamo elencato i testi di provenienza in ordine diverso dagli esempi a-e; dite a quale testo appartiene ciascuno degli esempi. Questi testi diversi hanno una caratteristica in comune. Tutti hanno in qualche modo lo scopo di regolare il comportamento del lettore; in sostanza dicono al lettore: “se vuoi circolare con un veicolo, devi avere la carta di circolazione” (a), “se vuoi cucinare le patate Maria, fai in questo modo” (b), “se vuoi giocare a questo gioco, segui le presenti regole” (d), e così via. Diciamo che questi testi appartengono al modo testuale regolativo, o, più semplicemente, che sono testi regolativi.

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Sono dunque tipici testi regolativi: - le disposizioni di legge, i regolamenti, gli statuti di associazioni e simili; - le istruzioni per l’uso o il montaggio di apparecchi vari; - le regole dei giochi; - le ricette di cucina; - le consegne degli esercizi (si chiama “consegna” quella parte di un esercizio che prescrive come bisogna fare per risolverlo). In questo caso parliamo di “testi” regolativi e non di “brani”, perché in generale il modo regolativo riguarda interi testi, e non singole parti, come accade per i modi narrativo, espositivo ecc.: un regolamento, un codice, una ricetta di solito non contengono altro che regole. Anche i testi argomentativi (► 3.3.) hanno spesso lo scopo di far fare qualcosa; li distingue dunque da quelli regolativi il fatto che i testi argomentativi vogliono convincere il lettore, mentre quelli regolativi non hanno questo scopo: chi scrive una ricetta, o degli articoli di legge, o dà la consegna di un esercizio ecc., non si preoccupa di convincere; vuole solo avvertire il lettore di quali regole deve seguire nel caso che intenda fare una certa cosa.

Chiarezza innanzitutto La caratteristica principale che deve possedere un buon testo regolativo è la più completa chiarezza; infatti un testo regolativo detta norme che devono valere per tutti i membri di un certo gruppo (leggi, regolamenti, ecc.), e quindi non dovrebbe lasciare adito ad equivoci o interpretazioni diverse; oppure dà istruzioni per insegnare a fare qualcosa a chi ancora non ne è capace, e quindi deve permettere di eseguire certe operazioni anche se non se ne ha nessuna esperienza. Di conseguenza, un testo regolativo: - non dovrebbe avere niente di “non detto” (► 2.1.); per esempio, per chiunque abbia un minimo di esperienza di cucina è del tutto ovvio che le patate vanno salate; eppure le ricette contengono sempre questa specificazione (esempio b); - non deve contenere espressioni indirette (► 2.2.) come metafore, espressioni ironiche ecc.; per esempio, non sarebbe opportuno che la regola In nessun caso un giocatore può usare pezzi dell’avversario (esempio d) venisse formulata così: “il giocatore provi pure a combattere con le armi dell’avversario, e vedrà che bel risultato!”

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- deve essere estremamente preciso in ogni particolare; per esempio, la sanzione amministrativa da lire duecentomila a lire due milioni (esempio a) non potrebbe essere formulata come “circa mezzo milione”, perché il cittadino ha diritto di sapere esattamente quali sono i limiti della pena a cui va incontro se viola una certa norma; - si serve spesso di un linguaggio settoriale molto tecnico, cioè molto preciso; osservate per esempio con quali termini il testo e designa le varie parti dell’apparecchio fotografico; - deve essere chiaramente ordinato e diviso in parti, in modo che si possa facilmente ritrovare la norma o l’istruzione che interessa; per questo le leggi e i regolamenti sono divisi in articoli e commi, e anche i testi che danno istruzioni contengono spesso elenchi marcati con numeri o lettere (esempi c, e). Conclusione: chiamiamo regolativi i testi che contengono norme da osservare o le istruzioni necessarie per fare qualcosa; essi sono caratterizzati dallo scopo di regolare il comportamento del lettore; devono essere il più possibile chiari, espliciti, ordinati.

ESERCIZI 1. Quali tra i seguenti brani appartengono a testi regolativi? a) Al suono della prima campana si deve entrare ordinatamente nella propria aula, aspettando in silenzio l’arrivo dell’insegnante; al termine delle lezioni si esce altrettanto ordinatamente senza correre né per le scale né per i corridoi. b) L’ingranditore: è un congegno simile ad una macchina fotografica, che permette di ottenere dal negativo dei positivi di diverse dimensioni. In commercio ne esistono di vari tipi. c) Accendere la lampada e regolare le dimensioni e la nitidezza dell’immagine, che si proietta su di un cartoncino bianco, preventivamente sistemato sul piano di appoggio. d) Le rigaglie di pollo. Lavare bene fegatini, creste, le interiora di pollo, mettere in una teglia con olio e salvia, cuocere non a lungo, salare (ma a fine cottura perché il fegato non indurisca). e) Lo scopo principale per cui gli alimenti vengono cotti è quello di renderli più saporiti e, soprattutto, più digeribili. La cottura, infatti, provoca negli alimenti trasformazioni chimiche e fisiche, facilitandone la digestione. 137

2. Provate a scrivere, con tutta la precisione necessaria, la ricetta di qualche preparazione culinaria molto semplice, che conoscete. Per esempio: a) Uova fritte in tegame. b) Un’insalata mista a vostra scelta. c) Un dolce, a vostra scelta. 3. Riproduciamo alcune norme da un Regolamento interno per gli alunni di una scuola media: - Si deve avere cura di non sporcare i muri e le porte delle aule e del servizi e di non rovinare i banchi con disegni o incisioni. - Durante l’intervallo si deve restare nei corridoi, le porte delle aule restano chiuse. Non è concesso lasciare il proprio piano se non per gravi motivi, comunque previa autorizzazione. - Al termine delle lezioni non lasciare libri o altri oggetti di uso scolastico sotto i banchi, ma collocarli ordinatamente negli appositi armadietti. a) Provate a scrivere un regolamento per gli insegnanti che si riferisca agli stessi momenti e aspetti della giornata scolastica. Metteteci ciò che vorreste che gli insegnanti facessero o non facessero. b) Scrivete una serie di regole per una classe che esce di scuola, accompagnata da un insegnante, per visitare un monumento o una mostra. Riferitevi in particolare ai momenti in cui la classe: - cammina lungo un marciapiede; - attraversa una strada; - si ferma per osservare un monumento e ascolta le spiegazioni dell’insegnante. 4. Diamo le regole di un semplice e noto gioco a carte (“Ruba mazzetto”) in disordine, come si potrebbero dire a voce o come le scriverebbe uno che non padroneggi la tecnica di scrivere testi regolativi. Riscrivete le regole con un linguaggio più preciso, in un ordine sensato, e dividendole in articoli numerati. Vince quello che alla fine ha il mazzetto più grosso. Si prende una carta con una carta uguale. All’inizio in tavola ce ne sono quattro, poi quelle che rimangono. Si può rubare il mazzetto di un altro giocatore, se si ha una carta uguale a quella che si vede di sopra. Però il mazzetto bisogna lasciarlo scoperto, in modo che si veda l’ultima carta. Di carte se ne danno tre per volta.

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5. Provate a scrivere le regole del tennis da tavolo (o pingpong) individuale, seguendo la seguente traccia: 1. come si assegna la battuta all’inizio del gioco e in seguito; 2. come si esegue la battuta; in quale caso deve essere ripetuta; 3. come deve essere respinta la pallina; 4. in quali casi un giocatore perde un punto; 5. come ha termine la partita. Esempio: 2. La battuta si esegue colpendo con la racchetta la pallina sospesa in aria, senza toccarla con le mani; la pallina deve rimbalzare prima sul proprio campo, poi su quello avversario. Se la pallina giunge nel campo avversario dopo aver toccato la rete, la battuta va ripetuta; se la pallina tocca la rete per tre volte consecutive, il giocatore perde un punto.

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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Scegliete l’espressione che caratterizza meglio ciascun brano. a) In una città circondata di grandi boschi c’è una casa per metà coperta dalle foglie verdi e rosse della vite vergine. Ci abita un bambino che si chiama Mauro. Quella casa io la conosco bene. È dipinta del colore dei mandarini e ha intorno un prato con dei cespugli rossi di fiori di azalee. racconta Il brano descrive la casa di Mauro. commenta b) Il sottosuolo ha fornito al Texas nuove fonti di ricchezza a partire dalla fine del XIX secolo. Il 36% dei carburanti liquidi degli Stati Uniti proviene da esso; i giacimenti non sono tuttavia sfruttati a fondo in quanto costituiscono una riserva strategica. Non si devono dimenticare inoltre il carbone e diversi. Il brano

espone racconta descrive

le ricchezze minerarie del Texas.

c) Da indagini accurate risulta che il turismo attuale, residenziale, “di possesso” (ville, lottizzazioni, condomini) rende alla collettività locale circa cento volte meno di quanto renderebbe il turismo proprio di un parco nazionale, che ha per fine il soggiorno in un ambiente naturale intatto, anziché la sua appropriazione e manomissione edilizia. È dunque questo tipo nuovo di turismo (turismo scolastico, aziendale, naturalistico, escursionistico, familiare, di fine settimana) che va incoraggiato con ogni mezzo. Il brano

espone racconta sostiene

la vantaggiosità di un nuovo tipo di turismo.

d) Può associarsi agli Amici della Terra chiunque, anche non cittadino italiano, accetti il presente Statuto, versi la quota annuale nella misura stabilita dagli organi dell’Associazione e si impegni a rispettare i deliberati dell’Assemblea congressuale. Il brano

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descrive commenta l’iscrizione a un’associazione. dà norme per

2. Come l’esercizio precedente. a) In questo libro Pasolini è più poeta che scrittore: nelle sue descrizioni della natura e degli abitanti dell’India vi sono tanti particolari che fanno trasparire un amore esaltato per tutto ciò che è nuovo e sconosciuto. Il brano

racconta descrive commenta

un libro di Pasolini.

b) L’uomo che aveva gettato quel grido poteva avere trentadue o trentaquattro anni. Era alto, con la pelle bianca, i lineamenti fini, aristocratici, gli occhi azzurri, dolci e baffi neri che ombreggiavano le labbra sorridenti. Il brano

descrive commenta dà norme per

un personaggio.

c) I pirati diedero intrepidamente l’abbordaggio aggrappandosi alle murate. Tutti i difensori caddero. Presso l’albero di maestra un solo uomo, armato di una pesante e larga sciabola d’abbordaggio, rimaneva ancora. Era l’indiano Kammamuri, il quale si difendeva come un leone, smussando le armi del nemico e percuotendo a destra ed a sinistra. Il brano

espone descrive racconta

un assalto di pirati.

d) Questi legni, che filano con una sorprendente rapidità e che, grazie al bilanciere che hanno sotttovento ed al largo sostegno che portano sopravvento, sfidano i più tremendi uragani, sono generalmente usati dai pirati malesi, i quali non temono di assalire con essi i più grossi vascelli che s’avventurano nei mari della Malesia. Il brano

espone racconta sostiene

le caratteristiche di imbarcazioni malesi.

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3. Dite se ciascuno dei seguenti brani è A) narrativo B) descrittivo C) espositivo D) commentativo E) argomentativo F) regolativo. a) A Roma, fra romanisti che vogliono picchiare gli atalantini, e viceversa, ci vanno di mezzo i poliziotti. Ci deve essere un’industria dell’idiozia, e arrivare con sciarpe su cui è stampato “Roma merda” non è il modo migliore per passare un tranquillo pomeriggio. Ma questa gente tutto vuole, meno che passare un pomeriggio tranquillo. b) Alex si mise in tasca la fionda, ed uscì per primo. Io e Gambadiragno lo seguimmo, affrontando con una certa paura il terreno scoperto. Ma attraversammo la ferrovia senza che ci fosse lanciato contro un solo sasso. c) La notte era bellissima. Il silenzio era soltanto rotto, di quando in quando, dalla brezzolina che veniva dal mare, e che curvava, con lieve sussurrìo, le foglie degli alberi. d) Ogni azienda ha un capitale che le serve per condurre la propria attività. Questo capitale può appartenere a una sola persona o famiglia, oppure può essere di proprietà di moltissime persone, ciascuna delle quali ne possiede una parte, una quota. e) Il regista ha tentato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema degli armamenti nucleari, puntando sull’arma del sentimento, cioè sul dolore per la perdita di un caro amico, di un familiare, e accennando poi all’improbabile possibilità di ricostruire un mondo distrutto. Il film secondo me, puntando quasi tutto sul sentimento, ha classificato il proprio stile come quello di un telefilm o addirittura delle telenovelas brasiliane. f) La casa, il verde, la scuola, i trasporti, i rifornimenti, i prezzi ti toccano da vicino ed influenzano in modo decisivo le tue condizioni di vita e lo stesso formarsi della tua personalità. Ed allora perché non dovresti fin dalla tua età prendere contatto con gli organismi preposti alla soluzione dei problemi stessi?

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Appendice 1: Fonti degli esempi ed esercizi PARTE IV 1.1. a1) da R. Gamberini, “L’intervista”, in A.Colombo, Guida all’educazione linguistica, Zanichelli 1979, b1) da R.Sornicola, Il parlato, Il Mulino 1981, c1)-c3) da IRRSAE Emilia-Romagna, registrazioni di conversazioni in classe, s.d., d) da Sornicola cit. Esercizi: 1. da Sornicola cit. 3. IRRSAE EmiliaRomagna cit. 1.2. a) “La stampa” 31.7.1986, b) “Il resto del Carlino” 26.5.1986, e) biglietto ATAN, Napoli. Esercizi: 1. a)-b)-c) “Corriere della sera” 7.12.1986, d)-e) “Il resto del Carlino” cit. 5. “La voce di Secondè”, S.M. “Virgilio” di Camposano (NA). 1.3. a) “Quattroruote”, maggio 1977, b) Gianni, Micarelli La riscoperta, Bulgarini 1977, c) “Il mattino” 2.7.1986. Esercizi: 1. a) Mezzetti, La natura cit., b) fonte perduta, c) “Corriere della sera” 7.12.1986, d) “La gazzetta dello sport”, 19.1.1987; 2. a1) “Intrepido” cit., a2) E. Pentiraro, A scuola con il computer, Laterza 1983, b1) P. Sylos Labini, Problemi dello sviluppo economico, Laterza 1970, b2) volantino religioso, c1), d2), Mezzetti, La natura cit., c2) tema, d1) “Intrepido” cit. 3. a) fonte perduta, b) foglietto illustrativo, c) “Quattroruote” cit. Esercizi di ricapitolazione: 1. trascrizioni in un Istituto per odontotecnici, Napoli; 2. a) IRRSAE Liguria, L’esame di licenza media, Tilgher 1984, b) Radio3, c) Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, L.E.F. 1967, d) trascrizioni cit.; 3. a) “Corriere della sera” cit., b) P. Levi, La chiave a stella, Einaudi 1978, c) L. Mastronardi, Il maestro di Vigevano, Mondadori 1972, d) Scuola di Barbiana cit., e) M.L. Altieri Biagi, Linguistica essenziale, Garzanti 1985. Capitolo 2: a) Il Nuovo Testamento e i Salmi, Claudiana 1887, b) fonte perduta, c) Il Vangelo secondo Matteo volgarizzato in dialetto romagnolo faentino dal sig. A. Mori, Londra 1865. 2.3. a)-g) F. Sabatini da G. Rohlfs, Studi e ricerche su lingua e dialetti d'Italia, Sansoni 1972. Esercizio: G: Papanti, I parlari italiani in Certaldo, Livorno 1875. 2.4. Tabella di titoli: “La stampa” cit., “Il messaggero” 28.5.1986, “Corriere della sera” 8.12.1986. “Topolino” 19.5.1983, “Corriere dello sport” 8.12.1986; a) “Il tempo” 12.8.1983, b) “La stampa” 3.8.1983. I dubbi: a) “Corriere dello sport” cit., b) “Il monello” cit. Esercizi: 1. a) “L’unità” 9.12.1984, b) “Il monello” cit., c) “Ragazza in” cit., d) “il messaggero” cit., e) fonte perduta, f) Corriere della sera” cit.; 2. a)-c) temi, d) “Kolossal” cit. e) Bargellini, Fratello, Monfroni, Scienze, 1, Signorelli 1979, f) “Ragazza in” cit. 3. L. Conti, Una lepre con la faccia di bambina, editori Riuniti 1978.

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PARTE V Capitolo 1: b) G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi 1971. 1.1. b) “Il Resto del Carlino”, 6.5.1986, c) “Il messaggero”, 28.5.86. Imparare dagli errori: a) “Il Resto del Carlino, 28.5.86, c)-d): temi. Esercizi: 1. a) Calvino, Marcovaldo cit., b) R.L. Stevenson, L'isola del tesoro cit., c) A. Moravia, Racconti romani II, Bompiani 1973, d) S. Benni, Bar sport, Mondadori 1986; 2. a) “I grandi classici di Walt Disney”, giugno 1980, b) C.Manzoni, Il signor Veneranda, Rizzoli 1984; 3. temi scolastici. 1.2. a) “I grandi classici di Walt Disney”, n. 12, b) E. Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Mondadori 1974, c) S. Freud, Il motto di spirito, cit. in L. Olbrechts-Tyteca, Il comico del discorso, Feltrinelli 1977, d) J.K. Jerome, Loro e io, trad. I. Omboni, Rizzoli 1951, f) O. Wilde, Il principe felice e la casa dei melograni, trad. M. Gallone, Rizzoli 1950, g) G. Rodari, Venti storie più una, Editori Riuniti 1971, h) M. von Richtofen, Io sono il barone rosso, in L’avventura del volo, Edizioni scolastiche B. Mondadori 1985, i) tema, k) I. Calvino, Marcovaldo, Einaudi 1966. Esercizi: 1. a) “Gli albi di Topolino”, n. 1083, b) R.J. Schadewald, Quante forme curiose ha il mondo, c) E. Lussu, Marcia su Roma e dintorni, cit. d) R. Chandler, Troppo tardi, trad. I. Omboni, Mondadori 1981; 2. J.K. Jerome, Loro e io, trad. I. Omboni, Rizzoli 1951; 4. a) G. Rodari, Venti storie più una cit., b)-c) I. Calvino, Marcovaldo, Einaudi 1973, d) Rodari cit., e)-f) Calvino cit.; 5. a) “L’unità” 28.11.1986, c) “Il resto del Carlino” 28.5.1986, b) “Corriere dello sport” 7.12.1986, d) “La stampa” 31.7.1986. Capitolo 2: a) M. Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Einaudi 1965, b) Enciclopedia dei ragazzi II, De Agostini 1979. 2.1. a) “Il mattino”, 2.7.86, b) AA.VV., Storia 2 cit., c) A. Christie, Poirot sul Nilo, trad. E. Piceni, Mondadori 1980, d) L. Tolstoj, I quattro libri di lettura, Longanesi 1979, e) C. Cassola, Fausto e Anna, Rizzoli 1982, f) A. Moravia cit., g) “Il mattino”, 2.7.86, h) “Corriere della sera”, 7.12.86, i) “Corriere dello sport”, 7.12.86, k) D. Mack Smith, Garibaldi, trad. G.E. Valdi, Laterza 1982, l) G .Greene, Una pistola in vendita, trad. P. Jahier, Mondadori 1976, m) M.Twain, Le avventure di Tom Sawyer, cit.. Esercizi: 1. a) Rosa rosa rosa pazzo, cit., b) Gandhi, Antiche come le montagne, trad. L. Pigni Maccia, Comunità 1969, c) L. Hardy, La scelta del finale, trad. D. Marciano, Bluemoon 1985, d) “Intimità”, 16.1.1987, e) B. Pitzorno cit. f) M. Downey Broxon, La notte del quinto sole, in R. Asimov, Antologia di Fantascienza 4, SIAD Edizioni 1984. 2. a) L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, trad. E.Bossi, Bompiani 1968, b) Rodari, Venti storie cit., c) “La stampa”, 31.7.86, d) O. Wilde, Il principe felice e la casa dei melograni, trad. M. Galloni, Rizzoli 1960, e) A. Brancati, Fare storia 2, La Nuova Italia 1985, f) E. Lussu, Marcia su Roma cit. f) P. Chiara, Il balordo, Mondadori 1979.

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3. a) “La stampa”, 31.7.86, b) id., c) “Il mattino”, 2.7.86, d) “Corriere della sera”, 7.12.86 e) AA.VV., Storia 2, B. Mondadori 1982. 4. a) F. Wilson, Amarsi a Lisbona, trad. M. Napolitano Martone, Bluemoon 1985, b) I. Calvino, Marcovaldo cit. 5. a1) H.A.L. Fisher, Storia d'Europa, trad. A. Prosperi, Laterza 1948, a2) Monaco, Mazzoni, Giorni anni secoli, Zanichelli 1984, b1) Salvatorelli, Mira, Storia del fascismo, b2) E .Lussu, Marcia cit. , c1) “Il Resto del Carlino”, 19.1.87, c2) “La Gazzetta dello Sport”, 19.1.87. 6. a) “Corriere dello Sport”, 7.12.86), b) “Il Resto del Carlino”, aprile 1986, c) Scott cit. 7. a) E.M.Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, trad. S.Jacini, Mondadori 1977, b) Monaco, Mazzoni, cit., c) E. M.Remarque, La notte di Lisbona, trad. E. Pocar, Mondadori 1973, d) id., e) id., f) I.Calvino, I racconti, Einaudi 1958). 8. a) Stevenson cit., b) id., c) M.K.Rawlings cit., d) Boldrini cit. Saperne di più: a) “Intimità”, 16.11.1987, b) Calvino, Racconti cit. c) G. Simenon, Maigret in Olanda, trad. G. Cantini, Mondadori 1978, d) id., e) Stevenson cit. Scrivere: 1. Mik, Ferdinando, Rizzoli 1976. 2.2. a) Brancati cit., b) Perucci La Rocca Pittella cit., c) Cappè, Natali, Tecnica espressione creativa, S.E.I. 1979, d) Sauvain cit., e) Monaco, Mazzoni, cit., f) B. Russell, Socialismo anarchismo sindacalismo, trad. C. Pellizzi, Longanesi 1968, g) Perucci La Rocca Pittella cit., h) E.J. Hobsbawn cit. in Brancati cit.. Esercizi: 1. a) I. Angelini, Tutti i segreti dei treni, Salani 1954, b)-c) Sauvain cit., d)-e) Sofri cit., f) Goldoni cit., g) Brancati cit.. 2. a)-b) Perucci, La Rocca, Pittella cit., c) Angelini cit., d) G.Panini, Le origini dell'uomo, Mondadori 1977, e)-f) Gianni, Micarelli La riscoperta, Bulgarini 1977. 3. a) Perucci, La Rocca, Pittella cit., b) Gianni, Micarelli cit., c).Cappè, Natali cit. 4. a).Cappè, Natali cit., b) Sauvain cit., c) Il grande libro della natura, dati perduti, d) Enciclopedia dei ragazzi De Agostini 1979. 5. a)-b) Panini cit., c)-d) Enciclopedia cit., e) “Repubblica”, 30.1.87, f) “La voce di Secondè”, giornalino scolastico. 6. a) tema scolastico, b)-c) Enciclopedia cit. 2.3. a) Monaco, Mazzoni cit., b), d) Gandhi cit., c) Cappè, Natali, cit. e) in Brancati cit., f) AA.VV. Ragazzi negri, trad. M. Argilli, Feltrinelli 1969, h) “Topolino”, 18.11.1984. Esercizi: 1. a) Brancati cit., b)-c) “Il mattino” 2.7.1986, d) Gianni, Micarelli cit., e) tema scolastico; 2. a) Gandhi cit., b) “La repubblica”, 28.1.87, c) Brancati cit., d) “Quattroruote”, maggio 1977. 3. a) “Il Resto del Carlino”, 28.5.86, b) “La stampa”, 31.7.87. 2.4. a) Testo Unico delle norme sulla circolazione stradale, b) E. Gavotti, Menù per un anno, Garzanti 1970, c) Rinaldi, Carini, Matematica 1, Zanichelli 1979, d) Regolamento delo gioco “Strategicon”, e) Libretto di istruzioni Yashica. Esercizi 1. a) Regolamento della scuola media “Marconi”, Correggio, b), c), e) Cappè, Natali cit., d) L. Codacci, Civiltà della tavola contadina, Sansoni 1981.

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Esercizi di riepilogo. 1. a) Carpi cit., b) Aa.Vv. Gli americani, trad. F. Bernasconi, Rizzoli 1978, c) Perucci, La Rocca, Pittella, cit., 2. a) tema, b)-d) E. Salgari, I pirati della Malesia, Boschi 1977. 3. a) “La repubblica”, 3.2.1987, b) G. Petter, Ragazzi di una banda senza nome, Giunti 1972, c) Salgari cit., d) Enciclopedia cit., e) tema scolastico, f) Perucci, La Rocca, Pittella, cit.

Appendice 2 Piano dell’opera PARTE I – LE FORME

(Volume 1)

1. Categorie grammaticali 1.1. La concordanza 1.2. Parole variabili e invariabili 1.3. Numero 1.4. Genere 1.5. Tempo. Il verbo 1.6. Tempi composti 1.7. Persona 2. La frase semplice 2.1. Predicato e argomenti 2.2. Nucleo e circostanti 2.3. Soggetto e complementi 2.4. Predicato nominale 2.5. Preposizioni 2.6. Complemento oggetto 2.7. Numero variabile di argomenti Virgole e punti 3. Classi di parole 3.1. Il nome 3.2. Complementi del nome 3.3. Apposizione 3.4. L’aggettivo. Complementi dell’aggettivo 3.5. L’avverbio 3.6. L’analisi della frase semplice Virgole e punti 4. La frase complessa, o periodo 4.1. Subordinate del verbo: oggettive e soggettive 4.2. Subordinate esplicite ed implicite 4.3. Altre subordinate del verbo Subordinate del nome e dell’aggettivo 4.4. Subordinate circostanti 4.5. Frasi coordinate 4.6. Coordinazione tra elementi di una frase

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4.7. Gradi di subordinazione. L’analisi del periodo Virgole e punti 5. Determinanti e pronomi 5.1. L’articolo 5.2. Altri determinanti 5.3. Pronomi 5.4. Altri pronomi 5.5. Pronomi personali 5.6. Pronomi-avverbi: ci (vi), ne 5.7. Pronomi e frasi relative 5.8. Altri pronomi e avverbi relativi 5.9. Pronomi, determinanti e avverbi interrogativi 5.10. Frasi interrogative indirette Virgole e punti 6. Il verbo 6.1. La coniugazione 6.2. Coniugazioni particolari e irregolari 6.3. Attivo e passivo 6.4. Forma riflessiva e pronominale 6.5. Si impersonale e passivante 6.6. L’uso dei verbi ausiliari 7. Frasi irregolari 7.1. Frasi nominali 7.2. Frasi scisse e messa in rilievo

PARTE II – LE FUNZIONI

(Volume 2)

1. I concetti 1.1. La causa 1.2. Il fine 1.3. La conseguenza 1.4. L’ipotesi 1.5. La causa negata: frasi concessive 1.6. Il tempo e la durata 1.7. La successione nel tempo 1.8. Determinazioni di luogo 1.9. Il modo 1.10. La comparazione 2. Agire con le parole 2.1. Esclamazioni. Espressioni di desiderio 2.2. Frasi imperative 2.3. Atti linguistici 2.4. Atti linguistici indiretti. Domande retoriche. 2.5. La negazione 2.6. Commenti

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3. La testura 3.1. Riprese di nomi 3.2. Riprese di frasi 3.3. Riprese avverbiali 3.4. Altri segnali di organizzazione del discorso Virgole e punti 4. L’uso dei tempi e dei modi 4.1. L’uso dei tempi: il presente 4.2. I tempi del passato 4.3. L’uso relativo dei tempi 4.4. L’uso dei modi. Il congiuntivo 4.5. Uso del condizionale 4.6. Uso dei modi indefiniti: infinito e gerundio 4.7. Il participio 4.8. Discorso diretto e discorso indiretto

PARTE III: PAROLE E SIGNIFICATI 1. La formazione delle parole 1.1. Parole composte 1.2. Parole derivate con prefisso 1.3. Parole alterate 1.4. Parole derivate con suffisso 1.5. La nominalizzazione 2. Una parola, tanti significati 2.1. L’estensione dei significati. 2.2. Significati in contesto. 2.3. Significati specializzati. 2.4. Come è fatto un dizionario 3. Relazioni di significato 3.1. Sinonimi 3.2. Significati inclusi 3.3. Contrari 3.4. Combinazioni di significati. Presupposizioni

PARTE IV: VARIETÀ DI LINGUA PARTE V: IL TESTO Vedi Indice di questo volume

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