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Italian Pages [334] Year 2017
ADRIANO COLOMBO
PESARE LE PAROLE 2 una grammatica per la scuola
Parte II: Le funzioni Parte III: Parole e significati
2017
L’origine, gli intendimenti e la possibile destinazione di questo lavoro sono dichiarati nella Presentazione del primo volume, stampata da Lulu a partire dal 2013.
© Adriano Colombo 2017
stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA ISBN
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INDICE PARTE II – LE FUNZIONI 1. I concetti 1.1. La causa 1.2. Il fine 1.3. La conseguenza 1.4. L’ipotesi 1.5. La causa negata: frasi concessive 1.6. Il tempo e la durata 1.7. La successione nel tempo 1.8. Determinazioni di luogo 1.9. Il modo 1.10. La comparazione 2. Agire con le parole 2.1. Esclamazioni. Espressioni di desiderio 2.2. Frasi imperative 2.3. Atti linguistici 2.4. Atti linguistici indiretti. Domande retoriche. 2.5. La negazione 2.6. Commenti 3. La testura 3.1. Riprese di nomi 3.2. Riprese di frasi 3.3. Riprese avverbiali 3.4. Altri segnali di organizzazione del discorso Virgole e punti 4. L’uso dei tempi e dei modi 4.1. L’uso dei tempi: il presente 4.2. I tempi del passato 4.3. L’uso relativo dei tempi 4.4. L’uso dei modi. Il congiuntivo 4.5. Uso del condizionale 4.6. Uso dei modi indefiniti: infinito e gerundio 4.7. Il participio 4.8. Discorso diretto e discorso indiretto
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PARTE III: PAROLE E SIGNIFICATI 1. La formazione delle parole 1.1. Parole composte 1.2. Parole derivate con prefisso 1.3. Parole alterate 1.4. Parole derivate con suffisso 1.5. La nominalizzazione 2. Una parola, tanti significati 2.1. L’estensione dei significati. 2.2. Significati in contesto. 2.3. Significati specializzati. 2.4. Come è fatto un dizionario 3. Relazioni di significato 3.1. Sinonimi 3.2. Significati inclusi 3.3. Contrari 3.4. Combinazioni di significati. Presupposizioni
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PARTE SECONDA
LE FUNZIONI
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1. I concetti a)
Diventeranno certo famosi, perché la trasmissione avrà successo.
b) Diventeranno certo famosi, se la trasmissione avrà successo. c)
Diventeranno certo famosi, quando la trasmissione avrà successo.
Finora abbiamo studiato soprattutto la forma delle frasi semplici e complesse. Da questo punto di vista, fra i tre esempi a, b, c non ci sono differenze: si tratta sempre di una frase principale che regge una frase subordinata circostante: diventeranno certo famosi perché
se
quando
la trasmissione avrà successo Se però consideriamo i tre esempi dal punto di vista del significato, è evidente che ci sono delle differenze: abbiamo sempre gli stessi due fatti (“diventeranno famosi” e “la trasmissione avrà successo”), ma la relazione tra i due fatti cambia: - nell’esempio a, il secondo fatto (“la trasmissione avrà successo”) è visto come causa del primo: CAUSA diventeranno famosi
perché
la trasmissione avrà successo
- nell’esempio b, si dice che il primo fatto (“diventeranno famosi”) si verificherà nell’ipotesi che si verifichi il secondo: IPOTESI diventeranno famosi
se
la trasmissione avrà successo
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- nell’esempio c, il secondo fatto (“la trasmissione avrà successo”) determina il tempo in cui avverrà il primo: TEMPO diventeranno famosi
la trasmissione avrà successo
quando *
Causa, tempo, ipotesi sono tre concetti che la nostra mente usa per stabilire relazioni tra i diversi fatti di cui vogliamo parlare; ce ne sono parecchi altri, oltre a questi tre, e in questo capitolo analizzeremo i più importanti. Per esprimere questi concetti, la lingua può servirsi di congiunzioni subordinanti (come perché, se, quando, e altre), ma può servirsi anche di altre espressioni: frasi subordinate implicite, complementi, frasi coordinate. Ciascuno dei paragrafi seguenti presenterà i vari modi di esprimere uno stesso concetto.
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1.1. La causa INGRESSO a) Addosso a noi non potevano sparare perché eravamo troppo vicini a loro. possiamo riconoscere in questa frase una relazione causa/effetto, così: CAUSA “eravamo troppo vicini a loro”
EFFETTO “addosso a noi non potevano sparare”
b) Fluttuiamo nell’aria come palloni gonfiati... così potremo sfuggire a nonna Abelarda dopo le rapine! in questo caso lo schema è: CAUSA “fluttuiamo nell’aria...”
EFFETTO “potremo sfuggire...”
@ Inserite in schemi dello stesso tipo i concetti espressi dalle seguenti frasi: c1) Le pompe di benzina sono chiuse, perché i gestori sono in sciopero. c2) I gestori delle pompe di benzina sono in sciopero, e così le pompe sono chiuse. c3) Le pompe di benzina sono chiuse per lo sciopero dei gestori. d) Feci un’ottima cena, giacché ero affamato come un lupo. e) Scoprendo i fiori della Veronica, fu felice. f) A me questa scuola non mi sembra proprio adatta, dato che c’è moltissimo disegno tecnico. g) Vi ho investito ed è mio dovere soccorrervi. h) A causa della sua indole taciturna e poco espansiva, la gente lo considerava un po’ strambo.
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a) La famigliola dovette abbandonare l’alloggio, perché l’affitto era diventato troppo caro. @ Fate uno schema semplificato di questo periodo (per comodità, consideriamo dovette abbandonare come un unico predicato). Abbiamo dunque una frase principale e una subordinata circostante introdotta dalla congiunzione perché. Questa è una descrizione della forma del periodo a. Analizziamo ora il significato dello stesso periodo. Le due frasi semplici esprimono due fatti: “A” “la famigliola dovette abbandonare l’alloggio” “B” “l’affitto era diventato troppo caro” Quale relazione c’è tra i due fatti? Possiamo esprimerla dicendo che “B” è la causa (o la ragione, il motivo) di “A”, oppure che “A” è l’effetto (o la conseguenza, il risultato) di “B”: CAUSA “B” (l’affitto era diventato troppo caro)
EFFETTO “A” (la famigliola dovette abbandonare l’alloggio)
Questo rapporto è espresso dalla congiunzione perché. Diciamo allora che perché è una congiunzione causale, e che la subordinata che introduce è una frase causale. Notate che, nello schema “CAUSA → EFFETTO”, l’ordine dei pensieri è scambiato rispetto a quello in cui si presentano nel periodo a: La famigliola dovette... perché l’affitto era diventato... CAUSA
EFFETTO
Questo accade perché lo schema rappresenta l’ordine logico dei pensieri: logicamente, la causa precede l’effetto (infatti, se la causa non ci fosse l’effetto non si verificherebbe); nell’espressione linguistica, invece, la congiunzione perché introduce la causa dopo che la reggente ha espresso l’effetto. * Oltre a perché, esistono altre congiunzioni causali: b) Stavolta, siccome la distanza era breve, non montai a cavallo. c) L’altra grande passione del mio Gene è la moto. E poiché siamo inseparabili, non ci ho pensato due volte a seguirlo. d) Le giornate minacciavano di diventare un po’ noiose, dato che Marie non conosceva nessuno della sua età. 10
e) Una delle ragazze propose di andare al suo pub preferito, visto che delle tre lei era la più esperta. f) A me questo argomento interessa molto, in quanto credo che questo problema ci tocchi da vicino. @ Identificate la causa e l’effetto nelle frasi precedenti. Queste congiunzioni sono meno usate di perché, ma sono necessarie quando si voglia mettere la frase causale prima della reggente: nelle frasi b e c non sarebbe possibile usare perché mantenendo lo stesso ordine delle parole. * g) Caro Livesey, ignorando se vi troviate al castello o se siete tuttora a Londra, spedisco questa lettera in doppio, ai due indirizzi. h) Preso da compassione per il malcapitato, il buon uomo lo rialzò da terra. i) Più d’una lepre venne uccisa e ridotta in fricassea per aver troppo amato i cavoli. @ Riconoscete una causa e un effetto in queste frasi? Osserviamo la forma del verbo nelle frasi subordinate che esprimono la causa: - in g è un gerundio (ignorando = “poiché ignoro...”); - in h è un participio congiunto (preso da... = “siccome era preso da...”); - in i è un infinito passato preceduto dalla preposizione-congiunzione per (per avere amato = “perché aveva amato...”). Si tratta dei modi indefiniti del verbo che, come abbiamo visto (► Parte I, § 4.2., 4.4.), servono a formare frasi subordinate implicite. Negli esempi g, h, i si tratta di frasi causali implicite. * l) In questi paesi l’industrializzazione si era manifestata più tardi e quindi la classe operaia aveva una presenza ancora limitata. In questo esempio abbiamo due frasi coordinate collegate dalla congiunzione e; la prima esprime una causa di ciò che è detto nella seconda. L’avverbio quindi, all’inizio della seconda, significa pressappoco “in conseguenza di ciò che abbiamo detto”: si tratta di un rinvio testuale alla frase precedente. @ Provate a riformulare il concetto espresso in l con una subordinata causale introdotta da perché o da poiché.
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È dunque possibile esprimere una relazione causa/effetto, oltre che con la subordinazione, con la coordinazione. Oltre a quindi, nella seconda frase coordinata possiamo avere perciò, così (di tono più familiare, non adatto in un testo come l), o anche un complemento come per questo, di conseguenza... A volte può bastare anche la semplice coordinazione, senza nessun particolare segnale della relazione causale: m) L’involto era cucito e il dottore fu costretto a tagliare i punti con le forbici da chirurgo. @ Riconoscete una causa e un effetto in questa frase? In un caso come questo, la forma linguistica ci presenta semplicemente due fatti in successione: l’idea che uno sia la causa dell’altro è lasciata all’intuizione del lettore. * n) Il nostro ricercatore non ha potuto organizzare una spedizione per mancanza di fondi. CAUSA “mancanza di fondi”
EFFETTO “non ha potuto organizzare...”
Abbiamo qui un’altra possibilità ancora di esprimere una relazione causale: la causa non è espressa da una frase subordinata, ma da un complemento all’interno di una stessa frase semplice, introdotto dalla preposizione per. Chiamiamo complemento di causa l’espressione per mancanza di fondi. Oltre a per, anche le preposizioni da e di esprimono a volte una relazione causale: o) Alice dalla paura svenne. p) Cominciò a piangere di rabbia. * Riassumendo, abbiamo tutta una gamma di possibilità per esprimere una stessa relazione concettuale. Osservate in quanti modi sarebbe possibile riscrivere il primo esempio: a)
La famigliola dovette abbandonare l’alloggio perché l’affitto era diventato troppo caro. (subordinata esplicita) a1) La famigliola dovette abbandonare l’alloggio, essendo l’affitto diventato troppo caro. (subordinata implicita)
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a2) L’affitto era diventato troppo caro, e così la famigliola dovette abbandonare l’alloggio. (coordinata) a3) La famigliola dovette abbandonare l’alloggio per l’aumento dell’affitto. (complemento) Naturalmente, non in tutti i casi sono possibili tutte queste alternative; e anche quando sono possibili, non tutte sono altrettanto buone: per esempio, la a1 qui sopra è un’espressione poco naturale nella lingua di oggi. Bisogna saper scegliere, di volta in volta, l’espressione più adatta. * Conclusione: una relazione causa/effetto può essere espressa con: - una frase subordinata causale introdotta da una congiunzione causale (perché, poiché, siccome, dato che...); - una subordinata causale implicita (gerundio, participio, infinito preceduto da per); - una coordinazione tra frasi, di solito con l’aiuto di avverbi come quindi, perciò, così... - un complemento di causa, di solito introdotto dalla preposizione per.
ESERCIZI 1. Vi diamo delle coppie di frasi tra le quali si può stabilire una relazione causa/effetto. Unitele in un periodo, mediante una subordinazione causale oppure una coordinazione che esprima la stessa relazione. CAUSA EFFETTO a) Esempio i mezzi pubblici sono i pendolari non possono andare bloccati dalla neve a lavorare → i pendolari non possono andare a lavorare perché i mezzi pubblici sono bloccati dalla neve → i mezzi pubblici sono bloccati dalla neve, perciò i pendolari non possono andare a lavorare b) Sofia non può lavorare c) i ragazzi giocano con la slitta d) abbiamo pochi soldi
qualcun altro dovrà farlo al suo posto per i ragazzi va bene che cada tanta neve dobbiamo liberarci dei figli.
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2. Nelle frasi seguenti ci sono delle subordinate causali implicite. Riconoscetele e provate a sostituirle con delle causali esplicite, oppure con delle coordinate. a) Custodito dai Bassotti, il mio oro non è mai stato tanto sicuro! b) Il nido è internamente bruno, ma di fuori è verde, essendo intrecciato d’erba. c) I due, vedendo che la macchina non si poteva estrarre dal fosso, si misero in cammino. d) L’ora di colazione era vicina e tutti si accinsero a scendere tranne Mary che, non avendo udito nessun rumore in camera di Joan, volle andare a svegliarla. e) Sapeva, per averli già provati nel passato, cos’erano gli artigli e le zanne dell’orso. 3. Nelle frasi seguenti ci sono delle coordinate che esprimono una relazione di causa. Trasformatele usando delle subordinate causali. a) Questo monte è perennemente coperto di nubi, per questo nessuno vi è mai potuto salire. b) Sei il mio cavallino preferito... e non mi stanco mai di cavalcarti! c) Non voglio separarmi da lui! è il mio cavaliere preferito!
d) Nei campi tutti i legumi gelano, perciò il loro prezzo è salito alle stelle. e) La festa sarà in costume! procura quindi di travestirti in modo originale! f) Dalla lettera che mi hai scritto, ho potuto capire che tu sei molto brava a scuola, e perciò ti consiglierei un liceo scientifico. g) Per fortuna non pioveva da un pezzo, così non c’erano pozzanghere. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi, e identificate le subordinate causali esplicite ed implicite. a) Al corso mi divertivo molto, ma smisi subito di frequentarlo perché gli orari non me lo consentivano, dato che avevo anche la scuola per cui preoccuparmi. b) Avendo appreso che siete giornalista e che quindi è vostro dovere informare l’opinione pubblica, ho dovuto agire così. c) Temo di aver procurato a quel ragazzo una vita da cani, giacché, essendo nuovo al lavoro, mi diede cento occasioni di rimproverarlo e umiliarlo.
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Per saperne di più 1. La causa e l’ordine delle parole Le diverse espressioni che possiamo dare alla relazione “causa/effetto” ci permettono di variare l’ordine in cui presentiamo i due concetti: a) La famigliola dovette abbandonare l’alloggio perché l’affitto era diventato troppo caro. (ordine EFFETTO > CAUSA) a1) *Perché l’affitto... la famigliola dovette... (ordine CAUSA > EFFETTO: non ammesso con perché) a2) La famigliola dovette... siccome l’affitto... a3) Siccome l’affitto... la famigliola dovette... (con siccome, poiché, dato che tutti e due gli ordini sono ammessi) a4) L’affitto era diventato... e così la famigliola... a5) *La famigliola dovette... e così l’affitto... (con la forma coordinata, e l’uso di un avverbio di rinvio testuale, solo l’ordine CAUSA → EFFETTO è ammesso; altrimenti si ottiene una frase di significato diverso, o addirittura insensata). 2. Tante cause, tanti tipi di causa. b) Questa palla rimbalza perché... b1) ...perché è di gomma. b2) ...perché è piena d’aria. b3) ...perché la ho tirata contro il muro. Tutte e tre le frasi possono essere vere in una stessa situazione; infatti una palla non rimbalza se è fatta di legno, se è piena di sabbia, o se nessuno la lancia. Questo esempio ci dice che per ogni fenomeno non esiste una sola causa, ma un numero indefinito di cause. Quando esprimiamo una relazione causale con perché (o con un’altra espressione di causa), noi scegliamo fra le tante cause possibili quella che in quel momento ci interessa. Nella lingua noi siamo liberi: diciamo ciò che vogliamo dire, non siamo obbligati a “copiare” la realtà in un unico modo determinato.
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c) Pierino è stato promosso perché... c1) ...perché nell’ultimo periodo dell’anno ha studiato. c2) ...perché in qualche materia aveva una valutazione sufficiente. c3) ...perché in questa scuola si tende a non bocciare. Anche qui, possiamo trovare un’infinità di “cause”, tutte ugualmente vere, per uno stesso fatto. In questo caso, il fatto di cui si vuole esprimere una causa non è un fenomeno fisico, sottoposto alle leggi della natura: si tratta invece di una decisione presa liberamente da alcune persone. Abbiamo dunque due tipi di causa abbastanza diversi: - la palla dell’esempio a deve obbedire a certe cause fisiche; - i professori che decidono, nell’esempio b, tengono conto di alcune ragioni, hanno dei motivi per scegliere, ma scelgono loro. La cosa importante da capire è che la lingua unifica nel significato di un’unica parola (perché, o altre espressioni di causa) delle relazioni concettuali che non sono sempre le stesse. * d) Le pallottole laggiù arrivarono perché vedemmo i russi nascondersi tra i cespugli. Qual è la causa e quale l’effetto in questo esempio? Possiamo dire che il fatto che i russi si nascondevano è la causa per cui le pallottole arrivavano? Sarà vero piuttosto il contrario. Infatti si potrebbe dire altrettanto bene: d1) Vedemmo i russi nascondersi tra i cespugli perché le pallottole laggiù arrivavano. CAUSA “le pallottole arrivavano” “
EFFETTO “i russi si nascondevano”
Eppure la frase d è corretta e non è per niente assurda. Come ce la possiamo spiegare? Il suo significato è: “potemmo capire che le pallottole laggiù arrivavano, perché vedemmo i russi nascondersi tra i cespugli.” CAUSA “vedemmo i russi nascondersi tra i cespugli”
EFFETTO “ capimmo che le pallottole laggiù arrivavano
Con questo abbiamo scoperto ancora un altro significato che può avere perché: spesso con perché non esprimiamo la causa per cui qualcosa accade, ma la ragione per cui possiamo pensare, capire, dire qualcosa.
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Ecco altri esempi: e) Ho fatto un’esperienza nuova, perché per la prima volta sono andato via senza i miei genitori. (l’essere andato via senza i genitori non è la causa per cui ho fatto quella “esperienza nuova”, ma il motivo per cui posso dire che quella è stata un’esperienza nuova). f) Non andate a riferirglielo, perché magari si offende. (la possibilità che si offenda è il motivo per cui io consiglio di non andare a riferire).
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1.2. Il fine INGRESSO a) Barzamino pensò alla camminata che doveva fare per arrivare a letto. b) ...camminò di buon passo verso casa. Ma, per darsi un po’ di coraggio, si mise a canterellare che la notte era nera. Il significato delle frasi messe in evidenza si può spiegare così: (a) (b)
“...se voleva arrivare a letto...” “...siccome voleva darsi un po’ di coraggio...”
Queste frasi contengono l’idea che qualcuno vuole raggiungere uno scopo. @ Negli esempi che seguono, riconoscete le frasi dello stesso tipo e provate a spiegarle nello stesso modo. c) Corse incontro al babbo, per aiutarlo a scaricarsi. d) Per riempirsi la pancia, si arrangiava come poteva. e) Per far presto a mangiare l’uva, Jolando faceva così: si metteva in bocca il grappolo tutto intero e tirava con una mano dalla parte del picciuolo. f) Il bastardo dopo pochi passi si fermò e si voltò per guardare indietro. a) Quel mattino era sceso zoppicando fin lì per respirare una boccata d’aria. La frase messa in evidenza è una subordinata esterna implicita, col verbo all’infinito introdotto dalla preposizione per (che in questo caso fa da congiunzione). Dal punto di vista del significato, per respirare ecc. rappresenta lo scopo, o il fine per cui il personaggio era sceso ecc. Chiamiamo subordinata finale la frase per respirare una boccata d’aria: AZIONE “era sceso fin lì”
FINE “respirare una boccata...”
Tra il fine e la causa ci sono notevoli affinità: infatti il fine non è altro che il motivo per cui facciamo una certa cosa. La frase a potrebbe anche essere scritta così, trasformando la finale in causale: a1) Era sceso fin lì perché voleva respirare una boccata d’aria. 18
CAUSA “voleva respirare...”
EFFETTO (AZIONE) “era sceso fin lì” *
Le frasi finali sono quasi sempre di forma implicita, con per + infinito; ma si possono anche incontrare frasi finali esplicite: b) Vorrei tenere qui Jim Hawkins a dormire, e vorrei far portare una fetta di pasticcio freddo perché faccia uno spuntino. AZIONE “far portare una...”
FINE “faccia uno spuntino”
La forma più comune delle finali esplicite è perché + congiuntivo. @ Provate a sostituire, in b, il congiuntivo faccia con l’indicativo fa; come cambia il significato? La scelta del congiuntivo in questo caso è importante perché la stessa frase, all’indicativo, viene interpretata come causale. Il congiuntivo è il modo tipico per esprimere un’intenzione, un desiderio, che è il significato della frase finale. @ Nella frase b, non sarebbe possibile trasformare la finale esplicita in una implicita con per + infinito (provate: il significato cambia). Perché?
*
Oltre a perché, esistono altri modi di introdurre una finale esplicita, ma sono di uso piuttosto raro: b1) ...affinché faccia uno spuntino. b2) ...in modo che faccia uno spuntino. affinché è una congiunzione antiquata, di tono molto ricercato; in modo che è invece un’espressione di tono più familiare, usata soprattutto nel parlato. * c) Andiamo insieme, così ci faremo compagnia. c1) Andiamo insieme per farci compagnia. A volte una coordinazione con l’avverbio così esprime qualcosa di molto simile a un rapporto finale.
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* d) Per denaro, questa onesta creatura farebbe qualsiasi cosa. In questa frase, il complemento introdotto dalla preposizione per indica lo scopo per cui il personaggio farebbe qualsiasi cosa; lo chiamiamo complemento di fine. In realtà, è quasi impossibile distinguere il complemento di fine dal complemento di causa: in d, per denaro è anche la causa del comportamento del personaggio. In questo esempio: e) Desideravo una ventina di uomini, per l’eventualità di scontri con indigeni. il significato di per si può spiegare sia come “pensando a, in vista di” (scopo), sia come “a causa di”. La cosa non deve sorprendere perché, come abbiamo detto, il fine si può concepire come un tipo particolare di causa. * Conclusione: per esprimere il fine (o scopo) per cui è compiuta una certa azione, si usa: - per lo più una frase subordinata implicita con per + infinito (frase finale); - a volte una finale esplicita con perché + congiuntivo; - a volte una coordinazione tra frasi; - un complemento introdotto dalla preposizione per (complemento di fine, che non si distingue in sostanza dal complemento di causa).
ESERCIZI 1. Riconoscete le frasi finali e i complementi di fine che si trovano negli esempi seguenti. a) Non riesco a dormire, sono del tutto incasinata e la mamma insiste perché vada a farmi vedere dal dottor Langley. b) Mi sono infilato i calzoncini e sono scappato giù scalzo per non fare rumore, per non farmi sentire dai miei. c) Queste scarpe stavano lunghe a Lorusso e infatti, ogni mattina, ci metteva dei giornali affinché non gli uscissero dal piede. d) Col suo diploma fresco nel cassetto, Joe si era arruolato sul Mavourneen per un ingaggio di andata e ritorno. e) L’archeologia è la scienza che studia le testimonianze lasciateci dalle civiltà antiche, al fine di permettere la ricostruzione della loro storia. 20
2. Dite se le subordinate introdotte dalle congiunzioni evidenziate sono causali o finali. a) Uno di loro gli teneva tappata la bocca con la mano, perché non gridasse. b) Non l’avevano messo nella stessa cella dei due ladri perché era un bambino, ma era in arresto anche lui. c) Tutto questo è stato possibile raccontarlo perché un topo, il vecchio Pacifico, lo ha lasciato scritto. d) A Gene hanno fatto grosse offerte perché mi cedesse, ma non mi lascerà andare per tutto l’oro del mondo. e) Si metteva in bocca il grappolo tutto intero e tirava con una mano dalla parte del picciuolo, in modo che tutti i grani gli restassero in gola e il graspo uscisse fuori bello pulito. 3. Vi diamo delle coppie di frasi coordinate in cui compare l’avverbio così. Provate a esprimere lo stesso concetto usando una subordinata causale o finale. a) Dopo due o tre partite in squadra mi sapevo disimpegnare abbastanza bene, così potevo fare anch’io la mia bella figura. b) Ho abbassato la carlinga e affusolato il fianco del mio quadrireattore, così sarà molto più aerodinamico.
c) Siamo saliti in cima alla collina, così potevamo vedere il panorama. d) Mi sono alzato tardi, così ho perso il treno delle 8. e) Mi alzo sempre presto, così riesco a prendere il treno delle 8. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi, e individuate le subordinate causali e finali. a) Io per fare questa scuola mi dovrò impegnare nella lingua straniera perché i risultati alle medie non sono molto brillanti. b) Francesco doveva preparare la colazione per i suoi due fratelli più piccoli, perché la mamma usciva assai presto per andare a servizio in casa di certi signori. c) In cuor mio pensai che lo zio Silas avesse detto delle bugie per non addolorare troppo la zia Sally e Benny, e forse anche perché credeva di non essere stato visto. d) Il cavaliere e io osservammo, stando alle sue spalle, il quaderno che lui apriva, dato che il dottor Livesey mi aveva gentilmente invitato ad avvicinarmi, per goder l’emozione della scoperta.
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1.3. La conseguenza INGRESSO a) Il sindaco russa così forte che non riesco a tener fermo il formaggio! Il significato di questa frase può essere chiarito riscrivendola in questa forma: a1) Non riesco a tenere fermo il formaggio perché il sindaco russa troppo forte! Provate a riscrivere nello stesso modo le frasi seguenti: < è necessario cambiare l’avverbio evidenziato nella reggente>
b) Io ti ho tenuto lontano dal lavoro dei campi per tanto tempo che ora tornare a quelle fatiche così gravi ti sarebbe veramente difficile da sopportare. c) Voi vi scaldate tanto che non riesco a dir parola. d) Quei dipinti erano così ben conservati che sembravano abbastanza recenti. e) Wagner s’innamorò fortemente della musica, tanto da divenirne uno dei più appassionati ed audaci cultori. f) Signori, il mio nuovo romanzo è talmente buono che non ve lo mando nemmeno. a) Povero Soldino! gli piace tanto quel cavallino della giostra, che gli si è perfino addormentato in groppa! In questa frase possiamo riconoscere una relazione di causa/effetto: CAUSA “gli piace tanto quel cavallino della giostra”
EFFETTO “gli si è perfino addormentato in groppa”
La frase introdotta dalla congiunzione che esprime l’effetto: è una subordinata consecutiva (da conseguenza, che vuol dire più o meno lo stesso che “effetto”). Non sarebbe però possibile usare la frase consecutiva, se nella reggente non ci fosse una parola che la anticipa, la richiede: @ Provate a togliere tanto dalla frase a; è corretta la frase che risulta? Le consecutive hanno una caratteristica diversa dalle subordinate che abbiamo visto finora: per introdurle non basta una congiunzione subordinante (che), ma è necessario che nella reggente si trovi un’espressione che ce le fa aspettare (l’anticipatore della consecutiva). 22
@ Riconoscete l’anticipatore nei seguenti esempi. Osservate se si tratta di un avverbio o di un determinante. b) Gli spagnoli avevano una paura così incredibile di lui che, vi dico, qualche volta ero orgoglioso che fosse inglese. c) Avevano avuto talmente paura di quel leone che, prima di decidersi a scendere dalla quercia, avevano lasciato passare un mucchio di tempo. d) Si mise a correre con tanta fretta che inciampò nel primo gradino. e) Il Gran Ciambellano distribuì certe occhiatacce che la folla cominciò a ondeggiare peggio dell’acqua in un mastello. Il valore dell’anticipatore si può chiarire confrontando l’uso degli avverbi tanto e molto: f1) Ho riso tanto, che mi è venuto mal di pancia. f2) *Ho riso molto, che mi è venuto mal di pancia. Sebbene il significato dei due avverbi sia molto simile, tanto esige la consecutiva, molto non la ammette. Solo raramente, in testi di stile familiare, si può trovare una consecutiva senza anticipatore: g) Aveva di nuovo una terribile paura, ma gridava che l’avrebbero sentito a un chilometro di distanza. * h) In questi periodi gli uomini riuscivano a circolare più facilmente, cosicché alcuni gruppi poterono raggiungere il continente australiano. cosicché è il risultato della fusione dell’anticipatore così e della congiunzione che; se vogliamo considerare come una consecutiva la frase introdotta da questa parola, dobbiamo dividerla nei due pezzi che la compongono, e considerare cosi(c)- parte della reggente, -ché congiunzione subordinante; altrimenti, possiamo considerare le frasi tra le quali si trova cosicché come coordinate. * i) Valcareggi nel debutto con la Fiorentina ha trovato una Juve tanto prudente da arretrare perfino Platini in difesa. Questa frase equivale a: i1) ...tanto prudente che ha arretrato perfino Platini in difesa. Nell’esempio i compare una subordinata consecutiva implicita, con il costrutto da + infinito, che è normale per questo tipo di frasi.
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Conclusione: le frasi subordinate consecutive esprimono una conseguenza di ciò che è detto nella reggente; sono anticipate, nella reggente, da una parola che esprime intensità (così, tanto, tale, talmente...). Nella forma esplicita sono introdotte dalla congiunzione che, nella forma implicita sono all’infinito introdotto dalla preposizione-congiunzione da.
ESERCIZI 1. Riconoscete le frasi consecutive nei seguenti brani; distinguetele in esplicite ed implicite; indicate quale parola fa da anticipatore. a) Quanto a nervi ne avevano talmente tanti che si rosicchiavano tutte le unghie di tutte le mani, per un totale di centodieci unghie. b) Il fenomeno gli parve così strano che balzò sul calesse, frustò il cavallo e scappò via a gran velocità. c) Piccolo, magro, con le spalle un po’ curve, Barzamino aveva le gambe così storte che, quando era sull’attenti, ci passava in mezzo un bulldog. Le calzette gli si raggrinzivano intorno ai polpacci, che parevano schide da menare la polenta.
d) Un fotografo dilettante che avesse cercato di scattare istantanee in un locale di classe come quello senza il permesso della direzione sarebbe stato buttato fuori con una tale velocità che avrebbe continuato a rimbalzare fino a Hollywood. e) Avremo il vento favorevole, una traversata rapida, e senza la minima difficoltà troveremo il luogo, e tanto denaro da rotolarcisi dentro. 2. Nelle frasi seguenti si trovano delle consecutive implicite; trasformatele in esplicite. a) Eravamo tanto stretti da sembrare sardine sott’olio. b) Molto spesso quando gli chiedevo la paga si limitava a soffiare dalle narici, fissandomi così ferocemente da costringermi ad abbassar lo sguardo. c) È un ladro tanto abile da riuscire a commettere le sue truffe senza incappare nei rigori della legge. d) Ad ogni spinta in avanti le sue braccia divenivano sempre più pesanti, tanto da obbedire con fatica al suo desiderio di fuga. e) Uno dei piloti inglesi è talmente sciocco da staccarsi dalla formazione.
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3. Negli esempi seguenti si incontrano delle consecutive esplicite. Trasformatele in implicite, quando è possibile. a) La gente si spaventò tanto che si mise a scappare da tutte le parti. b) - Ai Vostri ordini - biascicò Pisello, inchinandosi. Ma era così piccolo che l’inchino non si vide. c) Erano tanto preoccupati per la sua salute che si dimenticarono di tener d’occhio la capigliatura. d) Allora le mie gambe cominciarono a correre così veloci che caddi nelle sabbie mobili. e) Ci sentiamo tanto superiori all’avversario che non dubitiamo nemmeno per un attimo della vittoria. 4. Perché in alcuni casi è impossibile trasformare la esplicita in implicita?
5. Fate l’analisi dei seguenti periodi, individuando le subordinate consecutive. a) La velocità dell’aereo è talmente forte che non riesco a sporgere la testa dalla carlinga senza che il vento me la comprima sulla spalliera. b) Sul ponte di comando passeggiava nervosamente il capitano, al quale per distrazione avevano dipinto la barba solo su metà della faccia, tanto che lui doveva cercare di non mostrare mai la metà sbarbata per non fare brutta figura. c) Mentre saggiava la via, urtò contro una catena di scogli subacquei, e l’urto fu così violento che lo lanciò nell’acqua.
Per saperne di più Frasi consecutive e frasi causali. Dato che ogni causa ha una conseguenza, è spesso possibile esprimere uno stesso rapporto di concetti con una consecutiva o con una causale: a) Erano talmente stanche che non sistemarono neppure i bagagli. a1) Siccome erano molto stanche, non sistemarono neppure i bagagli. Nelle due frasi si sono scambiate le parti tra principale e subordinata: a) a1)
CAUSA frase principale subordinata causale
CONSEGUENZA subordinata consecutiva frase principale
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1.4. L’ipotesi INGRESSO a) Se vado a raccontare che mi hanno spinto dentro dal finestrino nessuno mi crederà. Possiamo riconoscere in questa frase un rapporto ipotesi/conseguenza, così: IPOTESI “poniamo il caso che io vada a raccontare...”
CONSEGUENZA “in questo caso nessuno mi crederà”
b) Se avessi un figlio come te, gli avrei già staccato le orecchie a furia di schiaffi. Questa frase è dello stesso tipo di quella precedente, con una differenza: l’ipotesi non è reale (quel tale non ha un figlio di quel genere) e quindi nemmeno la conseguenza è reale (non gli stacca le orecchie ecc.). Lo schema potrebbe essere: IPOTESI NON REALE “poniamo il caso (ma non è vero) che io abbia...”
CONSEGUENZA “in questo caso gli avrei staccato le orecchie”
@ Negli esempi seguenti, riconoscete le frasi dello stesso tipo e inseritele in schemi come quelli qui sopra. c) - Se avrà freddo, lo scalderemo noi - dissero pensando a Paolo. d) Se ne dovranno pure andare, se non vogliono essere sorpresi da qualche guardia notturna.
e) Se non fosse stato così spaventato, avrebbe certamente udito un leggero fischio che usciva dall’ombra di un portone. f) Muovevano la testa insieme, a sinistra, a destra, di nuovo a sinistra. E se si voltava una si voltavano tutte e tre. g) - State attente - gridava loro dietro il Motociclista -. Se c’è lo stuoino infilatevi sotto, così non prenderete freddo aspettando l’alba. Se la porta è aperta, cercate la calza appesa al camino ed entrateci. Se c’è la cassetta per le lettere, potete provare a ficcarvi dentro.
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a) Blandly manderà una nave alla nostra ricerca se non saremo tornati entro la fine d’agosto. Abbiamo qui un periodo composto di due frasi semplici: una principale e una subordinata esterna introdotta dalla congiunzione se. Il significato del periodo si può analizzare in questo modo: IPOTESI “può darsi che entro la fine d’agosto non siamo tornati”
CONSEGUENZA “in questo caso Blandly manderà una nave alla nostra ricerca”
Si chiama ipotesi il ragionamento con cui immaginiamo che qualcosa possa accadere, per pensare quali ne sarebbero le conseguenze. Chiamiamo frase ipotetica la subordinata introdotta da se; chiamiamo periodo ipotetico il periodo composto dalla frase ipotetica e dalla sua reggente che esprime la conseguenza. Nello schema l’ipotesi è posta a sinistra e la conseguenza a destra, perché logicamente l’ipotesi precede la conseguenza (solo dopo aver pensato l’ipotesi possiamo pensare la conseguenza). Nel periodo a, invece, la frase ipotetica viene dopo la frase-conseguenza; ma l’ordine si potrebbe tranquillamente scambiare. Siamo cioè liberi, nella lingua, di esprimere prima l’ipotesi o prima la conseguenza. b) Se non avessi tanto da fare, mi fermerei volentieri! Mentre nell’esempio a l’ipotesi era considerata possibile (“c’è la possibilità che non siamo tornati entro...”), in questo secondo esempio l’ipotesi (e quindi anche la conseguenza) è presentata come non reale. Colui che parla intende dire: “So che ho tanto da fare, e di conseguenza non posso fermarmi; ma voglio fare lo stesso l’ipotesi di avere tempo: in quel caso mi fermerei volentieri”. In schema: IPOTESI NON REALE “poniamo il caso (ma non può essere) che io non abbia tanto da fare”
CONSEGUENZA “in quel caso mi fermerei volentieri”
Il carattere non reale dell’ipotesi e della conseguenza, nella frase b, è espresso dai tempi e modi dei due verbi: nella frase ipotetica abbiamo il congiuntivo imperfetto (anche se l’ipotesi è riferita al presente: “se adesso non avessi...”); nella reggente c’è il condizionale presente. Ecco perché non parliamo solo di “subordinate ipotetiche”, ma anche di “periodo ipotetico”: la forma di questo costrutto non riguarda solo la subordinata, ma anche la reggente. 27
c) Avrei continuato a vendere quel giornale indefinitamente, se non fosse stato per l’orgoglio razziale d’un amico di famiglia. Anche in questo caso l’ipotesi è non reale (chi racconta sa che non continuò a vendere ecc.); la differenza, rispetto all’esempio b, è che qui l’ipotesi non reale è riferita al passato; di conseguenza cambiano i tempi usati. * Abbiamo dunque due tipi di periodo ipotetico: - ipotesi possibile: si usano tutti i tempi dell’indicativo, a seconda del tempo in cui si collocano ipotesi e conseguenza. Esempi: d) Lo riavrai solo se ci mollerai il tuo prezioso carico! e) Se viene commesso un reato, la macchina emette automaticamente la sanzione prevista. f) Se scioglievo le trecce, sembravo addirittura più vecchia della mia età. - ipotesi non reale: • collocata nel presente: congiuntivo imperfetto nella ipotetica, condizionale presente nella reggente (esempio b); • collocata nel passato: congiuntivo trapassato nella ipotetica, condizionale passato nella reggente (esempio c). * La forma del periodo ipotetico della non-realtà (congiuntivo dopo se condizionale nella reggente) è difficile da usare per molti di coloro che parlano e scrivono italiano, e dà luogo a molti errori. L’errore più diffuso consiste nel mettere il condizionale anche nella subordinata ipotetica, cioè dopo se: g) Se *avrei avuto un giudizio migliore, sarei stato promosso. @ Come si corregge questo errore? Esiste però una forma semplificata, che permette di aggirare la difficoltà: h) Se sapevo fin da piccolo che il tennis era uno sport divertente, non avrei perso tanti anni inutili nella ricerca di uno sport adatto a me. Qui l’imperfetto indicativo sostituisce il congiuntivo trapassato (se avessi saputo), rendendo le cose più facili, in modo accettabile in un discorso senza grandi pretese. Semplificando ancora, si può mettere l’imperfetto indicativo anche nella reggente: h1) ...non perdevo tanti anni... 28
Conclusione: per esprimere una ipotesi, si usa una frase subordinata ipotetica, introdotta dalla congiunzione se. La frase ipotetica e la sua reggente, che esprime la conseguenza dell’ipotesi, formano insieme il periodo ipotetico. Esistono due tipi di periodo ipotetico: - ipotesi possibile: si usano i tempi dell’indicativo; - ipotesi non reale: si usa il congiuntivo (imperfetto o trapassato) nella frase ipotetica, il condizionale (presente o passato) nella reggente.
ESERCIZI 1. Vi diamo delle coppie di ipotesi e conseguenze. Costruite per ciascuna coppia un periodo ipotetico, facendo attenzione all’uso dei modi e dei tempi. IPOTESI CONSEGUENZA a) “può darsi che quello che “in questo caso non ti farò mi hai detto sia vero” pentire della tua offerta” b) “può darsi che tu tenti di “in questo caso non ti riveprendere quelle perle” drò mai più” c) “poniamo il caso (ma non “in quel caso non starei qui è vero) che io sia miliardaa sgobbare” rio” d) “poniamo il caso (ma non “in quel caso non ti saresti è vero) che tu abbia capito comportato così” le mie parole” 2. Negli esempi seguenti, riconoscete le frasi ipotetiche e distinguete i due tipi di periodo ipotetico. a) Qualche volta, se lo vedevano presso l’uscio, chiamavano dentro uno dei tedeschi della casa. b) Come potresti soddisfare tutti i tuoi capricci, se io non sgobbassi come uno schiavo, giorno e notte? c) Non doveva essere molto distante dal villaggio dei bianchi, se non sbagliava. d) Le autostrade, se non vengono percorse con la mente fissa soltanto alla meta finale, offrono ai viaggiatori una rapida successione di paesaggi.
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3. La congiunzione se può introdurre, oltre alla frasi ipotetiche, le frasi interrogative indirette totali (► Parte I, § 5.10). Distinguete i due casi negli esempi seguenti. a) Se hai trovato notizie su Marco Polo, immagina di essere l’inviato di qualche giornale o della televisione ed intervistalo al suo ritorno dalla Cina. b) Informati se le navi a vela vengono oggi regolarmente usate per scopi commerciali. c) Gli chiesi se era un astronauta. d) Se potessi, ci verrei volentieri anch’io. e) Non so ancora se sono incinta o no e non lo potrò sapere per altri dieci o dodici giorni. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi, identificando le frasi ipotetiche. a) Se tutto è tranquillo e trovi da mangiare, tira questo spago e noi arriveremo! b) Un giorno d’estate chiesi a mio nonno se mi poteva dare un pezzo di terra per piantare delle patate. c) Se volessi scegliere un istituto tecnico, potresti fare la mia stessa scuola, comunque dovresti chiedere consiglio ai tuoi professori, se proprio sei indecisa, perché io non posso sapere se sei in grado di fare le scuole che ti ho consigliato, o se dovresti fare una scuola professionale.
Per saperne di più 1. Frasi ipotetiche “finte” a) Se voglio lavorare di notte, bisogna che mi trovi uno studio... Il significato di questa frase non è “poniamo il caso che io voglia lavorare di notte; in questo caso bisogna che...” perché il personaggio sa benissimo che vuole lavorare di notte. Il significato sarà piuttosto “dato che voglio lavorare di notte, bisogna che...” Il rapporto fra i due concetti (“voglio lavorare di notte” e “bisogna che...”) è dunque causale, piuttosto che ipotetico; eppure si esprime benissimo con se. È uno dei tanti “giochi” che la lingua ci permette di fare con le sue forme.
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* b) Il linguaggio politico, se qualche volta cerca di essere persuasivo per convincere il pubblico a dar ragione a chi parla, quasi sempre però si rivolge a un uditorio scelto e ben preparato. Anche in questo caso la frase introdotta da se non esprime un’ipotesi, ma un fatto che l’autore considera certo tanto quanto quello espresso nella reggente. Qui il se serve a mettere in contrapposizione due affermazioni ugualmente valide; cosa che si potrebbe esprimere anche con una coordinazione, con le espressioni da un lato... dall’altro... . 2. Frasi ipotetiche ellittiche c) Se sconfitti, i milanisti saranno relegati ad otto punti dalla capolista. Abbiamo in questo esempio una frase ipotetica in cui la forma verbale è ridotta (se sconfitti = “se saranno sconfitti”; l’ausiliare è sottinteso). Una frase di questo genere si dice ellittica; molti tipi di subordinate si possono trovare in forma ellittica, ma la cosa è particolarmente frequente con le ipotetiche. d) I “Tre della Santabarbara”, così detti perché non accettano trasferimenti se non insieme. In questo caso è sottintesa l’intera forma verbale; @ come si completa la frase ipotetica? e) Non posso avvicinarmi di più, se no lei mi riconosce! se no = “se mi avvicino di più”: l’intera frase ipotetica è condensata in due parole. f) E bada di non farci qualche brutto scherzo, altrimenti ce la paghi. altrimenti = “se no” = “se ci fai qualche brutto scherzo”: l’avverbio altrimenti equivale a una intera frase ipotetica.
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1.5. La causa negata: frasi concessive INGRESSO Anche se ero cambiata esteriormente, dentro mi sentivo sempre la stessa. a1) Ero cambiata esteriormente, eppure dentro mi sentivo sempre la stessa. Il periodo a è fatto di una subordinata e di una principale; il periodo a1 è fatto di due frasi semplici coordinate, e mantiene lo stesso significato. a)
b) Noi possiamo entrare anche se lo spettacolo è già cominciato. b1) Lo spettacolo è già cominciato, ma noi possiamo entrare lo stesso. Il periodo b è trasformato allo stesso modo del periodo a, ma in questo caso, per mantenere il significato, si è dovuto scambiare l’ordine delle due frasi semplici. @ Trasformate nello stesso modo i periodi seguenti, utilizzando una coordinazione con ma o eppure. c) Cara Dolly, anche se ti potrà sembrare strano, chi ti scrive è un ragazzo. d) Non era volgare e non le dispiaceva, anche se non lo trovava particolarmente attraente. e) Mi pare di diventare tutto rosso, anche se non c’è proprio nulla da vergognarsi. f) Sebbene suo marito andasse spesso in viaggio per affari, ella odiava star sola. g) Benché fossero semplici novelle, le accettavo per vere perché volevo credere in esse. h) Nonostante sia molto costosa, questa tecnica si afferma. a) Sono andata a sciare e mi sono divertita molto, anche se sono caduta qualche volta. @ Fate l’analisi di questo periodo. Consideriamo la relazione tra la subordinata introdotta da anche se e la sua reggente mi sono divertita molto. La relazione fra i concetti espressi da queste due frasi semplici si può spiegare così: “sono caduta qualche volta, e quindi ci si potrebbe aspettare che non mi sia divertita molto; invece mi sono divertita molto”.
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Chi scrive immagina insomma una relazione causale del tipo a1) Non mi sono divertita molto perché sono caduta qualche volta. e, dopo averlo immaginato, nega che questa relazione di causa/effetto si sia verificata in realtà: di solito quando si cade non ci si diverte, ma in questo caso non è stato così. Possiamo allora chiamare la relazione espressa da anche se una relazione di causa negata: CAUSA “sono caduta qualche volta”
EFFETTO SUPPOSTO “non mi sono divertita”
EFFETTO VERO “mi sono divertita molto”
Notate che il significato della congiunzione anche se è ben diverso da quello del se ipotetico; infatti qui si parla di un fatto dato per certo, non di un’ipotesi. Si chiamano concessive le frasi subordinate che esprimono una relazione di causa negata, e le congiunzioni che le introducono. Il significato della subordinata si può spiegare anche così: “Ammetto (concedo) che sono caduta qualche volta; eppure...”; da qui il termine “concessiva”. * Esistono diverse altre congiunzioni concessive; a differenza di anche se, esse vogliono tutte il congiuntivo: b) La notte estiva rimaneva tepida, benché già stesse scendendo una nebbia leggera. c) Il suo terzo film, “Beverly Hills Cop”, registra il tutto esaurito, sebbene la storia sia di quelle un po’ scontate... d) Nonostante abbiamo messo nella gabbia una sbarra divisoria, i canarini si picchiano ancora qualche volta. e) Per quanto incredibile potesse sembrare, quelle pitture dovevano essere opera di antichi abitatori della grotta di Altamira. * f) Liedholm ha validi motivi per puntare a un risultato positivo, pur dovendo rinunciare nuovamente ad Hateley. La frase pur dovendo rinunciare... equivale a f1) ...anche se deve [sebbene debba] rinunciare... Si tratta dunque di una concessiva implicita, che ha la forma pur + gerundio.
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* g) Nonostante la leggenda, il lupo non è affatto pericoloso per l’uomo. In questo esempio la parola nonostante introduce un gruppo nominale: è dunque una preposizione (in d, invece, introduceva una frase subordinata, funzionando come congiunzione). Il significato resta quello della causa negata: “a causa della leggenda, ci si potrebbe aspettare che il lupo sia pericoloso per l’uomo; invece...” Abbiamo in questo caso un complemento concessivo. * In tutti gli esempi visti finora, la causa negata è presentata come un fatto reale: per esempio in b il fatto che “stava scendendo una nebbia leggera” è presentato come certo; si nega soltanto che questo fatto fosse causa di una notte non tiepida. Esiste anche un tipo diverso di frase concessiva: h) Anche se per un miracolo Spicciola fosse riuscito a raggiungere la nuova abitazione del suo amico, quella notte non ci avrebbe trovato Francesco. In questo esempio troviamo i tempi e modi tipici del periodo ipotetico della non-realtà: congiuntivo trapassato nella subordinata, condizionale nella reggente; e infatti il significato è: “facciamo il caso (ma non è vero) che Spicciola fosse riuscito a raggiungere ecc.; ci si può aspettare che in quel caso ci avrebbe trovato Francesco; invece...” La frase introdotta da anche se rappresenta dunque in questo caso una ipotesi non reale e insieme una causa negata. Chiamiamo concessiva ipotetica una frase di questo tipo. @ Provate a mettere, in h, sebbene o benché al posto di anche se: che cosa cambia?
*
i) Anche se ha accettato di fare “Vanità”, Agostina Belli è lontana migliaia di anni luce dalla donna-oggetto che impersona sul piccolo schermo. i1) Agostina Belli ha accettato di fare “Vanità”, ma è lontana migliaia di anni luce dalla donna-oggetto che...
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Una subordinata concessiva può quasi sempre essere sostituita da una coordinazione con ma, eppure (o anche però, tuttavia). Abbiamo con questo un’altra possibilità di esprimere una relazione di causa negata.
*
Conclusione: una relazione di causa negata può essere espressa nei seguenti modi: - Subordinata concessiva: • esplicita: anche se + indicativo; sebbene, benché, nonostante, per quanto + congiuntivo • implicita: pur + gerundio. - Coordinazione con ma, eppure, però, tuttavia. - Complemento concessivo: nonostante + gruppo nominale. Se la causa negata è una ipotesi non reale, si ha una frase concessiva ipotetica: anche se + congiuntivo imperfetto o trapassato + condizionale nella reggente.
ESERCIZI 1. Nei seguenti brani riconoscete le diverse forme di espressione della causa negata. a) L’Italia fu trascinata in guerra assolutamente impreparata, nonostante Mussolini proclamasse di avere a disposizione “otto milioni di baionette”: anche se fosse stato vero (ma non lo era), la guerra non si faceva più con gli scontri corpo a corpo, ma coi carri armati. b) La marina, benché dotata di navi moderne e di ottimi equipaggi, non disponeva di radar.
c) L’automobilista si è accorto solo all’ultimo istante della manovra del ragazzo e nonostante un disperato colpo di freni, non è riuscito a evitare l’investimento. d) Nel mese di Giugno sono andati all’estero circa 46 miliardi per nuovi giocatori stranieri ed oltre cento miliardi hanno cambiato proprietario, pur rimanendo in Italia. e) Questo era tutto, ma per breve che fosse, colmò il cavaliere e il dottor Livesey di gioia.
f) In compagnia del Pilota Seduto non avrebbe avuto paura nemmeno se le fosse toccato di gettarsi col paracadute.
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2. Nelle frasi seguenti mettete il costrutto con anche se al posto delle varie altre forme di subordinata concessiva. a) Benché avessi vissuto tutta la vita su una costa, avevo l’impressione di non esser mai stato al mare prima d’allora. b) Ma la quinta sera zia Lena la lasciò uscire, per quanto lei stessa non mettesse il naso fuori di casa dopo le otto. c) Suo padre si dedicò completamente all’istruzione artistica del figlio e, sebbene questi non fosse un artista precoce, riuscì ugualmente a realizzare i propri sogni. d) Anche quando Richard cresce, pur comprendendo la differenza tra le due razze, non ne riesce a capire il motivo. e) Certe volte mio padre si divertiva a gridare delle frasi tedesche. Pur non sapendone il significato, io capivo, dalla sua aria proterva, che dovevano essere parole terribili. f) Il capitano stava sdraiato su un materasso a poppa, perché, quantunque si fosse discretamente ripreso, aveva ancora bisogno di riposo. g) È piuttosto sorprendente che, malgrado i mali siano noti, finora non si siano trovate soluzioni adeguate. 3. Nelle frasi seguenti fate la sostituzione inversa (benché, sebbene... al posto di anche se), quando è possibile. a) Questo racconto parla di un argomento che ancora oggi è un problema, anche se in parte è stato risolto. b) La sostituzione della leader del terzetto ha giovato alla popolarità del gruppo anche se il cliché è rimasto pressoché invariato. c) La lettera che segue, anche se scritta in prima persona, non rispecchia solo la condizione di una donna e di una coppia. d) Ma il poliziotto, sullo schermo, non poteva certo sentire. Ed anche se avesse sentito, non avrebbe potuto abbandonare il suo posto.
4. Nelle frasi seguenti è messo in evidenza un complemento concessivo. Sostituitelo con una frase subordinata. a) Esempio: Nonostante la nostra agiatezza, noi vivevamo come selvaggi. → Sebbene fossimo agiati, noi vivevamo come selvaggi. b) Nonostante la sua collera, il re non poté fare a meno di ammirare il coraggio e la risolutezza del giovane cavaliere. c) Il cavaliere e io, nonostante il pericolo, cucinammo all’aperto. d) La diligenza ci raccolse verso sera e, nonostante l’andatura veloce e l’aria fredda della notte, cominciai a sonnecchiare fin dall’inizio. 36
5. Nelle frasi seguenti sono messe in evidenza delle coordinazioni che possono essere sostituite con una subordinazione concessiva. Fate le sostituzioni. a) Esempio: C’era molto fumo, ma non dava fastidio perché la porta era spalancata. → Anche se c’era molto fumo, non dava fastidio perché... b) I suoi occhi scuri sfiorarono appena Marie, ma lei ebbe l’impressione che le leggessero dentro, acutissimi. c) È un piccolo gioiello! Non è ancora completo, però potete già usarlo! d) Sembra una barzelletta, eppure è la verità. e) Non ero ancora troppo esperto, però volevo andare a provare le piste più difficili. f) La neve provoca disastri e slavine, però ci diverte. 6. Fate l’analisi dei seguenti periodi. a) Le due svedesi erano scomparse ed al loro posto si erano seduti due ragazzi inglesi che le chiesero subito se anche lei era svedese e pretesero di festeggiare la conoscenza con abbracci e carezze, benché Marie si tirasse indietro. b) Per andare a San Luca c’era il pullmino, noi però, anche se c’era, siamo andati su a piedi perché ci andava di fare una passeggiata. c) Egli di denaro ne aveva tanto che non riusciva a finirlo, per quanta buona volontà ci mettesse.
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1.6. Il tempo e la durata INGRESSO 1. Nelle frasi seguenti, inserite al posto dei puntini le congiunzioni quando oppure mentre. a) Marie gli era vicinissima e lo osservò curiosa, ammirata, ... lui picchiava sul banco con una moneta e canticchiava tra sé. b) Marie non protestò ... Peter le si sedette accanto. c) Le sue braccia fendevano con forza l’acqua, ... i piedi ritmicamente davano la velocità. d) ... il nostro paese era alle prese coi problemi del dopo unità, nelle maggiori potenze europee lo sviluppo economico e industriale avanzava a pieno ritmo. e) “Gl’Italiani”, scrisse il nazista Goebbels, “sono felici ... possono consegnare le armi, e anche più felici ... possono venderle!” 2. Nelle frasi seguenti dovete inserire al posto dei puntini le preposizioni in, a, durante, o anche nessuna preposizione. a) - Caro re Babebì! Il vostro usurpatore ... quest’ora sta per entrare nel vostro regno. b) ... piena notte qualcuno interviene in suo aiuto. c) - Ecco quel che vi dico! - annunciò ... il magro desinare. d) ... trent’anni Barzamino sapeva fare più o meno i seguenti lavori. e) ... il 1790, ... la Rivoluzione Francese, una commissione di scienziati decise di adottare come unità di misura per le lunghezze la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre. a) Quando Marchetto tornò alfine con una scodella fumante e due pagnotte, Maja spalancò gli occhi. b) Il cipiglio di Marchetto si schiarì un po’, quando il soldato vide il viso estatico della bambina. Le frasi semplici introdotte da quando sono subordinate circostanti che hanno la funzione di determinare il momento in cui accade il fatto descritto nella principale. Se immaginiamo lo scorrere del tempo come una linea, queste frasi fissano un punto su questo asse del tempo: quando Marchetto tornò... tempo
Maja spalancò gli occhi 38
La congiunzione quando fissa dunque la coincidenza tra due eventi nel tempo: la chiamiamo congiunzione temporale, e chiamiamo frasi temporali le subordinate da essa introdotte. * c) Quando doveva fermarsi, il Motociclista alzava un braccio. In questa frase, quando significa “tutte le volte che...”; indica dunque la coincidenza non tra due eventi isolati, ma tra due eventi che si ripetono più volte: quando doveva fermarsi tempo
il Motociclista alzava un braccio * Esistono altre congiunzioni (o espressioni equivalenti a congiunzioni) che possono introdurre una subordinata temporale, con un significato affine a quando: d) Appena svoltò nel viale, dai suoi occhi cominciarono a scendere molte lacrime. e) Come vide l’orrendo volto distorto in un sorriso, ebbe un brivido. f) Tutte le volte che deve sternutire, si leva con grazia il tampone... g) h) i) k)
* Cratis non rispose, ma in quel momento Paco piegava per una stradetta in leggera discesa. All’inizio di quell’inverno il babbo si ammalò. Verso Natale il babbo si aggravò. La sera dell’Epifania, Francesco era andato al Cinema Speranza.
Le espressioni evidenziate sono complementi di tempo: all’interno di una frase semplice, hanno una funzione simile a quella delle subordinate temporali nel periodo. Gli esempi mostrano che i complementi di tempo possono essere introdotti da diverse preposizioni e a volte (esempio k) possono comparire senza nessuna preposizione. I complementi di tempo sono gli unici complementi circostanti ad avere questa possibilità. * Il momento in cui si svolge un fatto può essere infine determinato da diversi avverbi di tempo: l) La terza figura si avvicinò premurosa ed il gomitolo di cenci che l’avvolgevano si agitò un poco, si aprì: allora apparve il visino delicato di una bambina. 39
m) Traversarono due rigagnoli d’acqua; ora la valle era più larga. n) Non pretenderai che io sia sempre fedele? * o) Perché non mi spali il giardino mentre mi preparo? p) Sarà una bella sorpresina che gli arriverà tra capo e collo mentre sta dormendo. Anche la congiunzione mentre stabilisce una relazione di tempo tra la subordinata che introduce e la sua reggente; ma con una differenza rispetto a quando. @ Provate a sostituire quando a mentre nei due esempi; che cosa si ottiene?
Mentre presenta un fatto nel suo svolgimento: non un punto nel tempo, ma qualcosa che dura nel tempo: mentre mi preparo tempo
mi spali il giardino mentre sta dormendo tempo
gli capiterà tra capo e collo Gli schemi mostrano che l’altro fatto, quello rappresentato dalla reggente, può avere anch’esso una durata più o meno uguale al fatto espresso dalla temporale (esempio o), oppure può essere concepito come un punto incluso nella durata della temporale (esempio p). * q) Camminando il Mauro continuò a salutare con la mano. camminando = “mentre camminava”; una subordinata implicita al gerundio può avere lo stesso valore di una temporale con mentre. * r) A scuola, durante la lezione di italiano, non facevo altro che rimuginare. La preposizione durante significa “mentre era in corso...”; crea un complemento di tempo analogo alla frase temporale introdotta da mentre.
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s) Zagar balza fuori dalla banca minacciando con la pistola Pertica e Palla. Intanto la terribile Carlomagno ha vinto la sua battaglia. t) Nel frattempo Ulenspiegel, a cavalcioni di Jef, attraversava le terre e le paludi del ducato. @ Provate a spiegare il significato dell’avverbio dell’espressione avverbiale nel frattempo.
e
intanto
*
Conclusione: il momento o il periodo in cui accade qualcosa può essere espresso da una frase subordinata temporale, da un complemento di tempo o da un avverbio di tempo. Ci sono due serie di espressioni temporali: quelle che indicano un momento concepito come un punto nel tempo (tipo quando) e quelle che indicano il tempo concepito come durata (tipo mentre): subordinata esplicita subordinata implicita complemento avverbio
punto nel tempo quando, appena, ... in, a , nessuna prep. allora, ora, ...
durata mentre gerundio durante intanto
ESERCIZI 1. Nei brani seguenti riconoscete tutti i circostanti di tempo (frasi subordinate, complementi, avverbi). a) Quando mio padre comparve, il capitano ordinò rudemente un bicchiere di rum. Quando gli fu servito, se lo bevve lentamente, da intenditore. b) Per farla corta, la mattina dopo appena spuntò il sole un uomo tolse le assi che sbarravano la porta. c) E adesso che hai cantato andiamocene. d) Così la bambina, che nel frattempo era diventata una signora, e suo padre, che intanto aveva messo i capelli bianchi, furono finalmente creduti. e) La morte prematura aveva impedito al Cavour di mettersi al lavoro in tal senso, lasciando ai suoi successori un compito estremamente difficile che ancora oggi non è stato portato a termine. f) Il giorno dopo, durante la ricreazione, ho cercato di convincerla. g) Mentre rasenti la superficie lunare, e solo allora, colpirai le torri, le autoblinde, le navi da lancio e i satelliti.
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2. Negli esempi seguenti, dite se le subordinate temporali si riferiscono a un evento isolato (= “nel momento in cui”) o a una serie di eventi ripetuti (= “ogni volta che”). a) Quando i suoi occhi si furono un poco assuefatti al buio, Francesco vide che i due tipi avevano una maschera nera sulla faccia. b) Quando la sera rincasavo me ne andavo in camera mia, mi chiudevo dentro, e mi davo tutto alle bizzarre gesta di bizzarri uomini, in lontane, bizzarre città. c) Una sorpresa accoglie Pippo appena ha messo piede in Africa. d) Appena l’asino rizzava le orecchie o si batteva i fianchi con la coda, le vecchie scappavano urlando. 3. Negli esempi seguenti ci sono delle frasi temporali implicite al gerundio. Trasformatele in esplicite. a) Intanto, vagando per strade e sentieri, Ulenspiegel vide sulla strada maestra un asino bardato di cuoio. b) Il capo poliziotto, cercando di ripararsi con le mani da quei pugni, provava a scusarsi. c) Che bellezza - pensava correndo - non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi. a) Quando vide che lei non si muoveva, rise fra sé. b) Mamma tornò a sentirsi bene appena sbarcammo e ci trovammo di nuovo al chiuso. c) Quando il piroscafo ebbe gettato la passerella, e mio padre e io ci alzammo, anche la cagna si alzò pronta, agitando la coda, senza mostrare nessuno stupore.
Per saperne di più 1. Mentre oppositivo. a) Gli animali si muovono, mentre le piante restano fisse. In questo esempio mentre non ha valore temporale: non significa “durante il tempo che le piante...”; in questo caso mentre serve piuttosto a contrapporre due concetti, e potrebbe essere sostituito, in forma coordinata, da un avverbio come invece. Chiamiamo oppositivo questo uso di mentre.
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2. Complemento di durata. b) La calca lo ha spinto nell’aereo in un batter d’occhio. In questo esempio, il complemento introdotto da in non serve a determinare in quale momento è accaduto un fatto, ma quanto tempo è durato. Parliamo in questo caso di complemento di durata. Il complemento di durata è spesso introdotto dalla preposizione per: c) Il bimbo ha passeggiato nei dintorni, senza che nessuno lo notasse, per almeno mezz’ora. Può anche incontrarsi senza preposizione: d) I nostri amici si mettono in marcia in uno stupendo scenario. Ora lasciamoli un momento in questa vignetta... @ Osservate in questo esempio il diverso valore dell’avverbio ora e del complemento un momento.
ESERCIZI 1. Nelle frasi seguenti distinguete tra il valore temporale e il valore oppositivo di mentre. a) Mentre il governo provvisorio francese stava prendendo i suoi primi provvedimenti politici, la rivoluzione dilagò nell’impero austriaco. b) Mentre l’arpa degli Egizi si suonava da fermi, per la sua forma voluminosa, quella degli Assiri, più piccola, era sempre portatile. c) Io possiedo due canarini, maschio e femmina; il maschio ha le penne bianche, mentre la femmina è gialla con sfumature grigie e nere. d) Il ragazzo tutto disperato esce di casa e mentre corre trova uno specchio magico. 2. Nelle frasi seguenti, dite se il complemento messo in evidenza determina il tempo o la durata. a) Nella notte a qualche chilometro sta volando il piccolo biplano. b) I tre giocavano quel giorno a nascondino nelle immediate vicinanze del campo d’aviazione. c) Noi a nascondino non ci giocheremo più per un pezzo! d) Durante la notte un ladro spia dalla faccia di topo svegliò il commissario. e) Per un paio di settimane il babbo riservò tutta la sua attività al salvamento dei raccolti. 43
1.7. La successione nel tempo INGRESSO a) Marchetto dovette bussare per parecchie volte, prima che un gabellotto venisse a guardare dallo spioncino. Che cosa è successo PRIMA, che cosa è successo DOPO? PRIMA “Marchetto dovette bussare”
DOPO “un gabellotto venne a guardare”
@ Rispondete alla stessa domanda per le frasi seguenti: b) Molto prima che il racconto fosse terminato, il signor Trelawney si era alzato in piedi. c) Cavalcammo tutta la strada di buon passo fino a che ci arrestammo alla porta del dottor Livesey. d) Dopo aver liberato me questa notte potrebbe aver preso il tesoro. e) Finiti gli studi, si accingeva a ritornare in Africa. f) Prima di decidersi a scendere da quella quercia avevano lasciato passare un mucchio di tempo. a) Dopo che ebbi fatto colazione, il cavaliere mi diede un biglietto indirizzato a John Silver. La subordinata introdotta da dopo che stabilisce con la reggente una relazione di tempo che si può rappresentare così: dopo che ebbi fatto colazione TEMPO
il cavaliere mi diede un biglietto Lo schema vuole dire che la frase temporale fissa un punto nel tempo dopo il quale comincia il periodo in cui si colloca il fatto descritto nella principale. * Questa stessa relazione di tempo può essere espressa in diverse altre forme: b) Barzamino, dopo aver dato un saluto ai pochi amici che ancora giocavano a briscola, uscì dall’osteria. Subordinata implicita: dopo + infinito. 44
c) Tirò via e, infilate le mani in tasca, camminò di buon passo verso casa. Subordinata implicita: participio passato (= “dopo aver infilato...”). d) ...vide, stupito, una barca volante che, dopo alcune evoluzioni, scese dolcemente vicino a lui. Complemento di tempo: dopo in questo caso è preposizione. @ Costruite per queste frasi uno schema simile a quello dato per a. * e) Rispose che era rientrato nel pomeriggio, ma poi era salito al castello per pranzare. In questo caso lo stesso tipo di relazione temporale è espresso da due frasi coordinate, con nella seconda l’avverbio poi (anche dopo può essere avverbio con lo stesso senso). Il periodo e potrebbe essere, in subordinazione: e1) ...dopo essere rientrato nel pomeriggio, era salito... Una differenza tra coordinazione e subordinazione è che: - la subordinazione permette di scambiare l’ordine tra le frasi semplici, mantenendo invariato il significato: e2) ...era salito al castello dopo essere rientrato... - invece nella coordinazione l’ordine tra le frasi non può essere scambiato, perché corrisponde alla successione tra i fatti: e3) *...era salito al castello ma poi era rientrato... Spesso basta una semplice coordinazione, senza avverbio, a dare l’idea di una successione nel tempo: f) Il falso re dei Tattà ha aperto lo sportello e si è buttato giù col paracadute. @ Trasformate questa coordinazione in una subordinazione. * g) Prima che io diventassi re i cavalli a dondolo non dondolavano affatto. Prima che io diventassi re TEMPO
i cavalli a dondolo non dondolavano
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Lo schema mostra che prima che introduce un rapporto di tempo inverso rispetto a dopo che, come è ovvio. Tra i due schemi c’è un’altra differenza accidentale: nella frase g il fatto espresso nella principale non è un punto nel tempo, ma una durata; questo dipende dal tempo verbale usato (imperfetto).
Notate che, dopo prima che, è necessario usare il congiuntivo, mentre con dopo che si usa di solito l’indicativo; la ragione è che prima che introduce un fatto che ci si aspetta, che fino a quel momento esiste solo nel pensiero. Anche questa relazione di tempo si può esprimere in varie forme: h) Mi compro un toast e una birra prima di riprendere il rallye. i) I russi, prima dell’alba, incominciarono a sparare. Questi due esempi corrispondono a b e d nella serie dopo: - esempio h: subordinata implicita (come b); - esempio i: complemento di tempo (come d); @ manca però una implicita al participio, corrispondente all’esempio c; perché non può esistere?
* k) Camminando il Mauro con la mano finché arrivò all’angolo della strada. finché arrivò all’angolo TEMPO
continuò a salutare Lo schema è molto simile a quello che abbiamo dato per prima che, come è simile il significato delle due congiunzioni; la sola differenza è che prima che esprime un’attesa (e infatti si costruisce col congiuntivo), mentre finché introduce un fatto che segna il termine di un altro: arrivò all’angolo segna il termine di continuò a salutare. l) Francesco non smise di picchiare sulla saracinesca fin che non udì i loro passi. finché non (o fin che non, o fino a che non) non ha un valore sostanzialmente diverso da finché; il non indica qui solo una sottilissima sfumatura di significato (finché = “fino al momento in cui”; finché non = “per tutto il tempo che”).
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La stessa relazione di tempo può essere espressa in forma di complemento o di preposizione + avverbio: m) Pertica e Palla fino alla cattura della Carlomagno sono rimasti in prigione. n) Si defilarono così dal tiro dei mitragliatori che avevano sparato fino allora. * o) Da quando ero piccolo e guardavo con i miei genitori le partite di calcio per televisione, sono stato appassionato di questo sport. p) Da quel giorno non lo ho più rivisto. q) Il mio proprietario mi ha sottratto a una sorte ingrata che mi attendeva in un canile. Da allora ho giurato di non abbandonarlo mai. Con la preposizione da, seguita da una frase temporale (o), da un complemento (p), da un avverbio (q) indichiamo il punto di inizio del periodo (durata) in cui si svolge il fatto descritto nella frase. Da quel giorno TEMPO
non lo ho più rivisto * Conclusione: per esprimere i rapporti di successione nel tempo esistono diverse serie di espressioni: subordinata esplicita subordinata implicita
dopo che
complemento
dopo + infinito passato participio passato dopo + nome
avverbio
poi, dopo
prima che + cong. prima di + infinito
finché
da quando
prima di + nome prima
fino a + nome fino allora
da + nome da allora
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ESERCIZI 1. Riconoscete le diverse espressioni di tempo nei seguenti brani. a) “Ci siamo!” esclamò gioioso Riccardo, balzando a terra, ancor prima che l’auto si fosse arrestata, tanta era la smania di sgranchirsi le gambe, dopo quel lungo viaggio. b) Il cinema chiudeva assai tardi, dopo la mezzanotte, ma Francesco doveva restarvi ancora un’oretta a scopare il pavimento. c) Rimase immobile per qualche secondo, fin che la voce di uno dei ladri gli ingiunse... d) Orbene Barzamino, dalla primavera all’autunno, quasi tutti i pomeriggi lo chiamavano alla villa Scimpanzè... e) A questo punto, finita la festa, Barzamino, che era stato lì fino in ultimo per veder partire la diligenza, tornò dal conte. 2. Nelle frasi seguenti una successione nel tempo è espressa mediante una coordinazione con l’avverbio poi. Trasformatele in una subordinazione con dopo. a) Lo stradiotto si accomodò in sella, poi sputò in terra, indignato. b) La donnola percorse la galleria orizzontale poi iniziò a salire. c) Pacho fa vincere la squadra e poi ha un malore. 3. Fate l’operazione inversa alla precedente, trasformando la subordinazione in coordinazione. a) L’acqua piovana si spande su tali terreni dopo aver attraversato la coltre più superficiale. b) È una lavoratrice di ferro! Dopo aver sarchiato le mie aiuole ha pagato i miei conti... c) Dopo aver battuto ogni record d’incasso in America, il suo terzo film registra ora l’esaurito anche da noi. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi. a) Tornò senza rane, e alla contessa Scimpanzè che gli chiedeva come fosse andata la compera e quanto avesse speso, rispose che in verità di rane ce n’erano sì, ma che erano andate via prima che le potesse comprare. b) Quando aveva terminato di vendere i giornali Francesco, prima di tornare a casa, correva a dare un’occhiata al trenino elettrico esposto nella vetrina della Befana. c) Dopo aver seguito il suo, Joe era andato a dare un’occhiata al bagaglio che aveva lasciato nel dormitorio.
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Per saperne di più 1. Quanto tempo dopo? a) Ero talmente sconvolta, dopo la morte di Roberto... b) Io mi ero addormentata; dopo cinque minuti mi sono risvegliata. Nelle due frasi, i due complementi introdotti da dopo determinano il tempo in modo diverso: - in a si dice che una certa situazione si è prodotta dopo un certo avvenimento: dopo la morte di Roberto TEMPO
ero sconvolta - in b si dice invece quanto tempo dopo è successo un fatto, a partire da un momento definito in precedenza; si misura cioè un intervallo di tempo a partire da un punto di riferimento: PUNTO DI RIFERIMENTO
INTERVALLO
dopo cinque minuti TEMPO
mi ero addormentata
mi sono risvegliata
In b il punto di riferimento si trova nel testo precedente (si ha cioè un rinvio testuale a mi ero addormentata); ma potrebbe anche essere espresso nel complemento o nella subordinata introdotta da dopo: b1) Mi sono risvegliata cinque minuti dopo la fine della trasmissione. b2) Mi sono risvegliata cinque minuti dopo essermi addormentata. c) Le ferrovie italiane, che nel 1859 raggiungevano i 1758 km, dieci anni dopo ne contavano 6176. Quando dopo indica un intervallo di tempo, spesso viene collocato dopo il gruppo nominale, invece che davanti, con un valore incerto tra preposizione e avverbio. @ Costruite per questa frase uno schema sul tipo di quello dato per b. Naturalmente queste diverse possibilità si hanno anche con prima; @ trovate voi degli esempi.
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2. Il punto di riferimento deittico. d) Warthel, fra dieci minuti trovati davanti all’entrata principale dei giardini pubblici. Il complemento introdotto da fra significa “dopo dieci minuti, a partire da adesso”; la differenza, rispetto a dopo, è che qui il punto di riferimento è il momento in cui il personaggio sta parlando (“adesso”). Per capire quale momento è determinato dal complemento fra dieci minuti, dobbiamo dunque far riferimento alla situazione in cui la frase viene usata; il valore di “adesso” è evidentemente diverso a seconda del momento in cui avviene la comunicazione. Chiamiamo riferimento deittico un riferimento di questo tipo. ►di altre forme di uso deittico si è parlato nella Parte I, § 5.3., rubrica Saperne di più. e) Il lungo tunnel è il vanto delle ferrovie italiane. Due mesi fa il Capo dello Stato vi si recò. @ Sapendo che questo esempio è tratto da un giornale, come dobbiamo fare se vogliamo stabilire la data della visita del capo dello stato? Il complemento due mesi fa significa “due mesi prima di adesso”: determina dunque il tempo attraverso un riferimento deittico allo stesso modo del complemento fra, con la sola differenza che fra fissa un intervallo di tempo da adesso in avanti, mentre ...fa lo fissa all’indietro. @ Costruite voi per la frase e uno schema sul tipo di quello dato per d. Questo ...fa è uguale a una voce del verbo fare, da cui deriva, ma funziona in tutto come una preposizione, con l’unica particolarità che si colloca dopo invece che davanti al gruppo nominale.
3. Avverbi di tempo deittici f) Ieri quel leone è stato visto in quel quartiere con un bambino bruno... Oggi quel leone è stato sentito ruggire in quel quartiere. g) Una magnifica idea, ma adesso ascolta! Sono venuto per invitarti alla festa della neve che si terrà domani sera! Gli avverbi di tempo evidenziati nelle due frasi fanno riferimento alla situazione in cui vengono pronunciati: oggi è il giorno in cui si sta parlando, ieri il giorno precedente, ecc.
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1.8. Determinazioni di luogo INGRESSO @ Osservate attentamente il disegno qui sotto e rispondete alle domande seguenti con la maggiore precisione possibile. a) Dove si trova il cow boy che dorme col cappello calato sugli occhi? b) Dove si trova il personaggio che dice: “E smettila di litigare sempre con le vicine!”? c) Dove si dirige il carro tirato da un cavallo? d) Da dove proviene il personaggio che batte il naso in terra?
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a) In quel viale le case avevano dei giardinetti con alberi e fiori e in quasi tutte c’era un negozio. b) Al villaggio Magnone un Tattà avverte Babebì dell’avvicinarsi di un camion della polizia. In queste due frasi i complementi introdotti dalle preposizioni in e a sono complementi circostanti che determinano il luogo in cui c’è qualcosa o accade qualcosa: sono complementi di luogo. Le preposizioni che possono introdurre un complemento di luogo sono numerose: sono tutte quelle che possono indicare una relazione nello spazio. Vediamone alcune: c) Da una finestra aperta Pertica e Palla hanno visto tutto. d) Il cane sta abbaiando sotto quell’alberone! e) Ogni arnese scattava da solo premendo dei bottoncini con dei numeri allineati sui due lati. f) Giada chiuse la porta dietro a sé. g) Da secoli il vento sibilava tra le foreste vergini. h) Un aeroplano tedesco “Cicogna” è atterrato vicino alla colonna. i) Dopo la fascia di pianura asciutta, e proprio nel cuore della Pianura Padana, c’è la pianura umida. Questo esempio ci mostra come una preposizione tipicamente temporale (dopo) possa servire anche a indicare una successione nello spazio, un luogo (e lo stesso può accadere con prima). k) Il biplano rosso-giallo vola a venti metri dall’aereo di linea. In questo caso il luogo è determinato per mezzo della distanza da un dato oggetto; è qualcosa di simile alle determinazioni di tempo del tipo “quanto tempo prima/dopo”. Il fatto è che la nostra mente si rappresenta il tempo e lo spazio in modi simili. Del resto anche le preposizioni in e a, come abbiamo visto, possono determinare sia il tempo che il luogo.
* Con la stessa funzione dei complementi, possiamo avere avverbi di luogo: l) I miei genitori mi iscrissero a un corso di pallacanestro. Anche lì mi stancai presto. m) Il bambino si avvicinò e Ester gli porse un pacco. - Qui dentro c’è un po’ di fumetti - gli sussurrò. *
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I complementi e gli avverbi di luogo che abbiamo considerato fin qui erano tutti circostanti, cioè elementi non richiesti necessariamente dal predicato della frase. Ci sono però dei verbi che, per il loro significato, esigono un complemento di questo tipo. In questi casi il complemento di luogo ha funzione di argomento del verbo (► Parte I, § 2.1.): n) Costui abitava in quei lontani tempi a Babbioneta. o) David era quasi stupito di essere a casa. p) Il leone restò in strada. Un argomento di luogo è richiesto in particolare da quei verbi che indicano un movimento. In questo caso il complemento (o avverbio) di luogo può indicare il luogo verso il quale è diretto il movimento: q) Più tardi andò in camera sua, e col pensiero ritornò a Piazza del Duomo. r) Lui non risponde, le prende la mano e l’accompagna verso casa. s) - Mauro puoi venire qui un momento? Oppure il complemento può indicare il luogo dal quale proviene il movimento: t) Dalle loro bocche esce un grido. O altre determinazioni ancora: u) Sono passato per la finestra. v) Passò davanti all’ edicola. Gli esempi mostrano che il complemento di luogo può essere secondo argomento di un verbo intransitivo (esempi q, s, t, u, v) o terzo argomento di un verbo transitivo (esempio r). * w) Tutti vollero restare a guardarlo fin che fu entrato in casa. w1) Tutti restarono alla finestra fin che fu entrato ... w2) Tutti restarono alla finestra a guardarlo fin che... Questi esempi mostrano come il complemento di luogo argomento di un verbo può essere sostituito (es: w) o accompagnato (es. w2) da una subordinata della forma a + infinito. Questo costrutto è particolarmente frequente con i verbi di movimento: x) Io non critico chi va a lavorare ogni giorno, chi va a messa la domenica mattina e a trovare gli zii al pomeriggio. In questa frase il complemento di luogo a messa e la subordinata a trovare... sono coordinati fra loro e subordinati allo stesso verbo va: questo dimostra che i due costrutti sono equivalenti.
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Finora non abbiamo incontrato nessuna frase subordinata esplicita che serva a determinare il luogo; le uniche frasi di questo tipo sono quelle introdotte da dove. Come sappiamo (► Parte I, § 5.8., 5.10.), dove può essere avverbio relativo riferito a un nome della reggente: y) Arrivammo in un posto dove si faceva una festa. Oppure può essere avverbio interrogativo, che introduce una interrogativa indiretta: z) Chiedemmo al vigile dove avevano portato la nostra macchina. * Conclusione: per definire il luogo in cui si verifica un fatto si usano complementi di luogo, introdotti da diverse preposizioni, o avverbi di luogo. Complementi e avverbi di luogo possono essere sia circostanti, sia argomenti. Hanno un significato di luogo anche le subordinate introdotte dall’avverbio dove, che sono relative o interrogative indirette.
ESERCIZI 1. Identificate tutte le espressioni di luogo (complementi, avverbi e frasi subordinate) nel seguente brano. I proiettili passavano sopra le nostre teste e pareva che alzando una mano si potessero toccare. Andavano a scoppiare sul fiume davanti a noi, sulle postazioni dei russi e nel bosco di roveri. Nei nostri ricoveri filtrava giù la sabbia fra i pali e dall’ orlo delle trincee franava la neve. Un paio di colpi arrivarono corti sui nostri reticolati e vicino alle nostre tane. Lasciai fuori soltanto due vedette nelle postazioni coperte e il tenente mandò ad avvisare di allungare il tiro. Appena giorno l’artiglieria smise di sparare e i primi scaglioni di russi incominciarono a passare il fiume. Mi aspettavo un attacco davanti a noi, invece forzarono a sinistra, più in giù del caposaldo di Cenci. Forse, penetrati di là, avrebbero voluto entrare nella valletta che ci divideva, e inoltrarsi poi verso le cucine e i comandi. Laggiù, ove attraversavano, il fiume era più largo; nel mezzo c’era un’isoletta coperta di vegetazione e la riva dalla nostra parte era paludosa, tutta a insenature e coperta da alte erbe secche e da cespugli.
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2. Nel seguente brano identificate tutte le espressioni di luogo e tutte quelle di tempo. La diligenza ci raccolse verso sera al Royal George; io fui spinto fra Redruth e un vecchio corpulento e, nonostante l’andatura veloce e l’aria fredda della notte, cominciai a sonnecchiare fin dall’inizio e poi dormii come un ghiro su per le colline e giù per le valli. Quando, alla fine, un colpo alle costole mi svegliò e apersi gli occhi, mi accorsi che eravamo fermi di fronte a un grande caseggiato in una strada cittadina.
Per saperne di più 1. Stato e moto Tradizionalmente, i complementi di luogo vengono classificati in: - complemento di stato in luogo: si ha coi verbi che non indicano movimento: a) Giuseppe è rimasto in casa. - complemento di moto a (verso) luogo: con verbi di movimento, indica la destinazione del movimento: b) Giuseppe è entrato in casa c) Giuseppe si è avviato verso casa. - complemento di moto da luogo: sempre con verbi di movimento, indica il punto di partenza del movimento: d) Giuseppe è uscito dalla scuola. - complemento di moto per (attraverso) luogo: indica il luogo attraverso il quale avviene un passaggio: e) Giuseppe è passato per la porta. Questa classificazione può valere per quanto riguarda i significati, ma non dice nulla riguardo alla forma dei complementi: confrontate gli esempi a e b: la forma del complemento è identica (in + nome), cambia solo il significato del verbo. In italiano si usano le stesse preposizioni per i complementi di stato e per quelli di moto. Anche la preposizione da, che di solito indica un punto di partenza (esempio d), può indicare un luogo in cui si sta o una destinazione: f) Giuseppe è rimasto (è andato) da Francesca. @ Che cosa significa da in questo esempio? 55
2. Luogo figurato g1) Mi trovo in giardino. g2) Mi trovo in difficoltà. In questi esempi abbiamo lo stesso verbo seguito dalla stessa preposizione; solo che giardino è un luogo, difficoltà non lo è. Si può però dire che il concetto in difficoltà è espresso come se si trattasse di un luogo. Parliamo in questi casi di complemento di luogo figurato. 3. Avverbi di luogo deittici h) A destra del cancello c’è una cabina pubblica. Ti chiameremo là. In questo esempio il significato dell’avverbio là si determina con un riferimento a ciò che è stato detto prima: là = “alla cabina pubblica”. L’avverbio funziona dunque con un rinvio testuale. i) Ehi! guarda là! In questo caso non c’è niente nel testo, in ciò che viene detto, che aiuti a precisare il significato dell’avverbio. Per capire che cosa intende il personaggio che dice là bisognerebbe essere accanto a lui, e seguire la direzione del suo sguardo. Il significato dell’avverbio è dunque relativo alla situazione in cui viene usato. Parliamo in questo caso di uso deittico dell’avverbio di luogo. Gli avverbi più comunemente usati in modo deittico sono qui e qua, lì e là, che possono anche combinarsi con altri avverbi di luogo (lì dentro, quassù, ecc.).
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1.9. Il modo INGRESSO @ Dopo ciascuna frase è posta una domanda (o due), a cui dovete rispondere con parole tratte dalla frase stessa. a) Il freddo sul mare corre come una mandria di cavalli. - In che modo corre il freddo sul mare? b) Astolfo scruta le strane figure a una a una, strabuzzando gli occhi miopi. - In che modo Astolfo scruta le strane figure? c) Un poliziotto sbuffò come se qualcosa gli desse noia. - In che modo sbuffò il poliziotto? d) Berengaria afferrò la mano di Riccardo e la baciò. Riccardo la guardò con tenera ammirazione, e le chiese poi con affetto che cosa poteva fare per lei. - In che modo Riccardo guardò Berengaria? - In che modo le chiese che cosa poteva fare per lei? e) Dopo un po’ Tom comincia ad annusare l’aria e tosto si mette ad abbaiare gioiosamente correndo verso un gigantesco albero. - In che modo Tom si mette ad abbaiare?
f) Le finestre avevano linde tende rosse e il pavimento era stato accuratamente coperto di sabbia. - In che modo il pavimento era stato coperto di sabbia? a) Gli altri si erano dovuti accomodare come meglio potevano. La subordinata introdotta da come significa: “nel modo migliore che potevano”; determina cioè il modo in cui si svolge il fatto descritto nella principale. La chiamiamo subordinata modale e chiamiamo come congiunzione modale. Le frasi modali sono per lo più circostanti, come in a; a volte possono però avere anche la funzione di argomento del verbo reggente, come in questo esempio: b) Fai come vuoi. dove la subordinata come vuoi occupa il posto che potrebbe avere un complemento oggetto (fai questo) o un avverbio argomento (fai bene, fai male).
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Queste subordinate possono avere anche il valore di un predicato nominale: c) Sono come tu mi vuoi. Le frasi modali possono essere usate per esprimere una similitudine: d) La notte piovve: come i contadini dopo mesi di siccità si svegliano e balzano di gioia al rumore delle prime gocce, così Marcovaldo si levò a sedere nel letto... La similitudine è un procedimento per chiarire un fatto (Marcovaldo si levò a sedere...) paragonandolo a un altro (come i contadini...). L’esempio c presenta anche un altro fenomeno abbastanza comune: la frase modale può essere ripresa, nella reggente, dall’avverbio di modo così. * e) Era una vecchia signora piccolissima e secca e vestiva come se avesse avuto vent’anni. La subordinata introdotta da come se si può spiegare così: “vestiva nel modo in cui si sarebbe vestita se avesse avuto vent’anni (ma non li aveva)”. Questa subordinata combina cioè il significato di modo con quello di una ipotesi non reale; infatti troviamo qui i modi e i tempi tipici del periodo ipotetico della non realtà (► § 1.4.); @ di quali tempi e modi si tratta? Chiamiamo modale ipotetica la subordinata introdotta da come se. A volte basta un semplice come a creare una modale ipotetica: f) Tanta gente parla dell’amore come fosse qualcosa di ben preciso, di definito. Anche quasi, quasi che può assumere il valore di come se: g) Quasi che la terribile vecchia avesse davvero la facoltà di penetrare il pensiero, la voce chioccia risuonò di nuovo... * h) Il traffico scorre lento come sempre nelle ore di punta. Le parole introdotte da come significano: “nel modo in cui [il traffico scorre] sempre [lento] nelle ore di punta”; rappresentano dunque una frase modale abbreviata, ellittica. L’uso di come con una frase ellittica è anche più frequente di quello che introduce una frase completa. Esso può servire a introdurre una similitudine: 58
i) In sua presenza rimaneva muto come un pesce. Può anche introdurre una esemplificazione: k) Le sostanze inorganiche non bruciano o, se bruciano, come ad esempio il magnesio, non sviluppano vapore acqueo. * l) Ho capito che non avrei potuto continuare a vivere come loro, seguendo le loro aspirazioni, i loro ideali e i loro luoghi comuni. m) L’aereo lascia il campo facendo rombare i suoi motori. Nell’esempio l un come modale ellittico è seguito immediatamente da una frase al gerundio che ha lo stesso valore: “vivere in questo modo: come loro [vivono] seguendo le loro ...” Lo stesso si può dire del gerundio facendo in m. Abbiamo dunque un tipo di frase modale implicita al gerundio. * n) La Bambola Nera, al suo primo volo, si comportò con molto coraggio. o) Barzamino camminò di buon passo verso casa. p) Vivi in perfetta armonia con il tuo spirito e il tuo corpo. I complementi messi in evidenza in queste frasi, introdotti da diverse preposizioni, definiscono il modo in cui si svolge il fatto espresso dal verbo: sono esempi di complemento di modo. Si possono riconoscere dal fatto che ciascuno di essi potrebbe essere sostituito dall’espressione in questo modo: n1) La Bambola Nera si comportò in questo modo: ... * q) Nell’ultimo set mi sono detto: Davide, cerca di concentrarti e di giocare le palline correttamente, se no il tuo avversario ti può far perdere. correttamente = “in modo corretto” r) Ordinai i giornali quella sera stessa e attesi ansiosamente. ansiosamente = “con ansia, in modo ansioso” s) Può darsi che abbia fatto male i conti... male = “in modo sbagliato” Quelli messi in evidenza qui sopra sono avverbi di modo; sono tali, in particolare, quasi tutti quelli che terminano in -mente. t) Mi piacerebbe vendere giornali perché così potrei leggerli. così = “in questo modo (vendendo giornali)”
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Così è un avverbio di modo generico: il suo significato deve essere completato da un rinvio testuale; @ a quali parole rinvia così nell’esempio t? Questo spiega perché così possa essere usato per riprendere il significato di una frase modale introdotta da come (si veda all’inizio l’esempio d). * Conclusione: il modo in cui si svolge il fatto descritto in una frase può essere espresso: - da una frase subordinata modale, introdotta da come; la frase modale può essere anche ipotetica; - da un complemento di modo, introdotto da diverse preposizioni; - da un avverbio di modo.
ESERCIZI 1. Nei brani seguenti ci sono frasi modali (complete o ellittiche) introdotte da come. Dovete classificarle in: - frasi complete (non ipotetiche / ipotetiche) - frasi ellittiche a) Esempio Come abbiamo fatto scappare i gatti, faremo scappare i perditempo! → frase completa non ipotetica b) Il pifferaio fu acclamato come un liberatore. c) Non ha ancora niente, davanti è piatta come un maschio. d) Al francese non è riuscita la grande accoppiata Giro-Tour che in passato ha contraddistinto le migliori annate di campioni come Coppi, Anquetil, Merckx e Hinault. e) Non c’è libertà e se tenti di evadere tutti ti segnano a dito come fossi evaso di prigione! f) A metà circa la struttura della piramide mutava la propria inclinazione come se non si fosse avuto il tempo di terminarla in forma regolare, come la prima, che sorgeva poco distante. g) La fotografia si afferma, prima in contrasto con le arti figurative tradizionali, poi influenzandole, così come influenza e modifica il costume. h) I grandi mammiferi, come tigri, elefanti e rinoceronti, stanno solo nella parte asiatica.
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2. Negli esempi seguenti riconoscete tutte le espressioni di modo (frasi, complementi, avverbi). a) Lo ricordo come fosse ieri, che veniva con passo strascicato verso l’ingresso della locanda. b) Non ho capito bene la spiegazione. c) Quando passò vicino alla panetteria, uscì di corsa il fornaio Carlotto. d) La cifra viene detratta automaticamente dal suo conto in banca. e) Andò a finire che scesero tutt’e tre dal treno e si diressero barcollando e saltellando, com’era il loro costume, verso la porta indicata. f) Io parlo come deve parlare un duro! 3. Come sappiamo (► Parte I, § 5.10.), come può introdurre, oltre alle modali, anche frasi interrogative indirette. Distinguete i due casi negli esempi seguenti. a) L’ispettore, stando in piedi rigido, raccontò l’accaduto come se stesse recitando una lezione: e avreste dovuto vedere come i due nobiluomini, tesi in avanti, si scambiavano occhiate. b) Come può essere avvenuto non me lo chieda, perché nemmeno io lo so, così come non le so spiegare il motivo o le cause. c) Ti spiego come sono arrivato alla decisione. Come sai, a me è sempre piaciuto smontare e rimontare oggetti... d) Francesco si guardava continuamente attorno, come se temesse di vedersi comparire alle spalle, da un minuto all’altro, il brutto ceffo del bandito. e) Francesco avrebbe voluto raccontare la sua storia, spiegare come erano andate le cose. 4. Fate l’analisi dei seguenti periodi. a) Lo ricordo mentre guardava tutt’intorno alla baia, fischiettando tra sé, come era solito, per poi intonare quell’antica canzone marinara che in seguito avrebbe cantato così spesso. b) Ahimè! tutte le mie tasche sono bucate e per i buchi se ne vanno a spasso tutti i miei bei ducati, fiorini e talleri come una legione di sorci che scappino la gola di un gatto. c) Era tanto emozionato e confuso che continuò per un pezzo a lamentarsi e guaire come se gli avessero schiacciato la coda.
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Per saperne di più 1. Come modale e come predicativo. a) La viola deriva dalla "viola da braccio" (così chiamata perché si suonava tenendola imbracciata come un violino). come un violino = "come si tiene imbracciato un violino": qui come introduce una modale ellittica. b) Il contrabbasso come strumento solista venne usato per la prima volta da Mozart. Qui come... non significa "come si usa uno strumento solista", non stabilisce cioè un paragone tra due realtà distinte; in questa frase l’idea è piuttosto che il contrabbasso era veramente uno strumento solista quando venne usato ecc. In questo caso come non introduce una modale ellittica, ma un complemento predicativo del soggetto. ► Di questo costrutto abbiamo parlato nella Parte I. § 2.6., rubrica "Saperne di più", n. 2.
Altri esempi: c) Assumiamo il segmento C come unità di misura. (Non è possibile spiegare: “come se fosse l’unità di misura”, perché, dal momento che lo assumiamo come tale, il segmento è l’unità di misura: complemento predicativo dell’oggetto). d) Lo scriba è ancora un bambino e già viene inviato come messaggero. (Non "come viene inviato un messaggero": lo scriba è messaggero, in quanto viene inviato come tale: predicativo del soggetto). 2. Complemento di mezzo e) Io m’intendo di elefanti. Con un bastoncello lo guiderò a dovere. Il complemento con un bastoncello non rappresenta tanto il modo di guidare, quanto lo strumento con cui si guida. Questo costrutto viene chiamato complemento di mezzo. La distinzione è però molto sottile e spesso non si riesce ad applicarla: f) La contessa apre un battente della finestra e lo chiama con uno strillo. uno strillo è un modo di chiamare o un mezzo con cui si chiama? Non è necessario risolvere la questione; evidentemente per la lingua “modo” e “mezzo” non si distinguono nettamente.
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3. Con generico, gerundio generico g) Il ranaio con gli occhi sbarrati resta lì, fermo, a guardare le sue rane che scappano. con gli occhi sbarrati non è né un modo di restare fermo, né un mezzo per restare fermo: qui con indica soltanto, in modo generico, che due fatti avvengono insieme. h) Poi, morsicandosi la lingua e strappandosi i capelli, si rotola nella polvere urlando come un ossesso. Anche ai gerundi evidenziati in questa frase non si può dare un valore preciso (modo, mezzo, tempo, causa...). Questo uso generico è molto frequente per la preposizione con e per il gerundio. Ecco altri esempi: i) È bello dormire con la luna che ti accarezza i capelli. k) Qualcuno se ne va scuotendo la testa. 4. Senza l) Pahor seguiva le lezioni senza sforzo. @ Come sarebbe il contrario della parte sottolineata di questa frase? La preposizione senza indica qui il contrario di un complemento di modo; ma corrisponde al contrario di qualsiasi complemento introdotto da con, in particolare nell’uso “generico”: m) Ho ottenuto di venire qui a Dahsur, per vivere i miei ultimi giorni senza preoccupazioni. Senza può reggere anche un infinito: n) Si trascinava avanti senza comprendere, senza vedere dove; lanciandosi contro nemici inesistenti; urlando, gemendo. Questo esempio mostra come senza + infinito equivale al contrario di un gerundio: infatti i due costrutti di questo tipo sono seguiti da una serie di gerundi, con uguale funzione.
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1.10. La comparazione INGRESSO a) Lo zio Gustavo è più anziano di mio padre. In questa frase l’avverbio più stabilisce un paragone tra due termini (lo zio Gustavo e mio padre); il secondo termine del paragone è introdotto dalla preposizione di. La proprietà messa a confronto è “l’essere anziano”. Possiamo dunque analizzare il paragone secondo questo schema: - 1o termine del paragone: lo zio Gustavo - 2o termine del paragone: mio padre - espressione che introduce il 2° termine: di - proprietà confrontata: “essere anziano” @ Analizzate gli esempi seguenti secondo lo stesso schema: b) L’occhio del babbo era più acuto dell’olfatto di Giulia. - 1o termine del paragone: - 2o termine del paragone: - espressione che introduce il 2.o termine: - proprietà confrontata: c) Era più in pericolo l’istruttore di noi. d) Niente può essere più bello, egli pensava, che il possedere un piccolo bimbo proprio. e) Questo intervento mi irritò ancor più delle maniere superbe dell’uomo. f) Ma l’asino non si muoveva più di un pilastro. a) Restammo a osservare i lupi che avanzavano in fila sul ghiaccio. Un maschio più curioso degli altri si avvicinò. L’avverbio più, posto davanti all’aggettivo curioso, istituisce un paragone (o una comparazione): quel lupo maschio aveva la proprietà di essere curioso in grado maggiore degli altri. Si dice, in un caso come questo, che l’aggettivo curioso è usato nel grado comparativo; il complemento degli altri si chiama secondo termine di paragone.
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La forma più comune del secondo termine di paragone è di + gruppo nominale; in alcuni casi esso può anche essere introdotto da che: b) Avremmo avuto un’occasione più unica che rara di vedere da vicino un branco di lupi. (qui di non si potrebbe usare perché il paragone è tra due aggettivi) c) La sindrome ET (Elizabeth Taylor) è più diffusa fra la gente qualunque che a Hollywood. @ Perché qui non si potrebbe usare di?
Il secondo termine di paragone può anche essere costituito da una frase subordinata comparativa introdotta dalla formula di quanto: d) Il problema si è presentato più difficile di quanto avessi previsto. In molti casi, poi, il secondo termine di paragone non è espresso: e) Solo quando furono più vicini s’accorse che gli uomini erano armati. (si intende: “più vicini di prima”). * f) Lo stadio Bentegodi sarà questa volta meno amaro? L’avverbio meno istituisce anch’esso un paragone, in senso contrario a più. @ Qual è il secondo termine nella frase e? Espressione della causa: - frase subordinata causale esplicita: perché Sono ammalato perché ho preso freddo. siccome, poiché, dato che... Siccome ho preso freddo, sono ammalato. - frase subordinata causale implicita: gerundio Avendo preso freddo, sono ammalato. per + infinito passato Sono ammalato per aver preso freddo. participio passato Uscito senza cappotto, ho preso freddo. - coordinazione equivalente: (e) quindi, (e) perciò, (e) così... Ho preso freddo, e così sono ammalato. - complemento di causa: per, a causa di Mi sono ammalato per il freddo. da, di Mi sono ammalato dal freddo. >Espressione del fine: - frase subordinata finale implicita: per + infinito presente
Recita per divertirli.
- frase subordinata finale esplicita: perché + congiuntivo
Recita perché si divertano.
- coordinazione equivalente: così...
Recita, così si divertono.
- complemento di fine: per
Recita per divertimento.
>Espressione della conseguenza: - frase subordinata consecutiva esplicita: tanto, così, talmente... che Ho preso tanto freddo, che mi sono ammalato. - frase subordinata consecutiva implicita: tanto, così, talmente... da + infinito Ho preso tanto freddo da ammalarmi. - coordinazione consecutiva: e così, cosicché Ho preso freddo, e così mi sono ammalato. 72
>Espressione dell’ipotesi: - ipotesi possibile: se + indicativo ... indicativo nella reggente Se prendi freddo, ti ammali. - ipotesi non reale: se + congiuntivo ... condizionale nella reggente se + imperfetto indic. ... imperfetto indic. nella reggente Se avessi preso freddo, ti saresti ammalato. Se prendevi freddo, ti ammalavi. >Espressione concessiva: - frase subordinata concessiva esplicita: anche se + indicativo sebbene, benché, nonostante, per quanto... + congiuntivo Anche se ho preso freddo, non mi sono ammalato. Sebbene abbia preso freddo, non mi sono ammalato. - frase subordinata concessiva implicita: pur + gerundio Pur avendo preso freddo, non mi sono ammalato. - coordinazione equivalente: ma, eppure Ho preso freddo, eppure non mi sono ammalato. - complemento concessivo: nonostante Nonostante il freddo, non mi sono ammalato. - frase concessiva-ipotetica: anche se + congiuntivo Anche se avessi preso freddo, non mi sarei ammalato. > Espressione del luogo: - complemento di luogo: in, a, sopra, sotto, tra, davanti a, dietro (a), lungo... Vive in una grande casa. - avverbi di luogo: qui, là, sopra, sotto, dentro, fuori... Vive qui. - subordinata esplicita (relativa o interrogativa indiretta): dove Vive nella casa dove è nato.
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> Espressione del tempo: un punto nel tempo
|
svolgimento nel tempo
- frase subordinata temporale esplicita: quando, appena | mentre Quando mi ha visto, mi ha salutato.| Mentre passava, mi ha salutato - frase subordinata temporale implicita: | gerundio | Passando, mi ha salutato. - complemento di tempo: in, a, nessuna preposizione In quel momento, mi ha salutato. - avverbi di tempo: allora, ora, ... Allora mi ha salutato.
| durante |Durante la passeggiata, mi ha | salutato. | intanto | Intanto mi salutava.
> Espressione della successione nel tempo: - frase subordinata temporale esplicita: dopo che. prima che + congiuntivo, finché, da quando Dopo che ho guardato i cartoni animati, mi metto a studiare. Prima che ritorni mia madre, mi metto a studiare. Guardo i cartoni animati finché (non) ritorna mia madre. Da quando c’è un programma di cartoni animati, mi metto a studiare più tardi. - frase subordinata temporale implicita: dopo + infinito passato Dopo aver guardato i cartoni animati, mi metto a studiare. prima di + infinito Prima di mettermi a studiare, guardo i cartoni animati. - complemento di tempo: dopo, prima di, fino a, da Dopo il programma di cartoni animati, mi metto a studiare. Prima del ritorno di mia madre, mi metto a studiare. Guardo i cartoni animati fino al ritorno di mia madre. Sto guardando i cartoni animati da mezz’ora. - avverbi di tempo: poi, dopo, prima, fino allora, da allora Prima guardo i cartoni animati, poi mi metto a studiare. Avevo guardato i cartoni animati fino allora. 74
> Espressione del modo: - subordinata modale esplicita: come Mi ha guardato come si guarda un portento. - subordinata modale ellittica: come e verbo sottinteso Mi ha guardato come uno sciocco. - subordinata modale implicita: gerundio Mi ha guardato sorridendo. - subordinata modale ipotetica: come se + congiuntivo Mi ha guardato come se mi vedesse per la prima volta. - complemento di modo: con, di, in... Mi ha guardato con attenzione. - avverbi di modo: così, avverbi in –mente Mi ha guardato attentamente. > Espressione della comparazione: - comparazione di maggioranza e minoranza: più e meno davanti a un aggettivo, avverbio, nome, a un complemento, a un’intera frase - secondo termine di paragone: che + aggettivo, avverbio, nome, complemento di quanto + frase subordinata comparativa di + nome È stato più sfortunato che colpevole. È stato più sfortunato di quanto meritasse. È stato più sfortunato di suo cugino. - superlativo relativo: il più + aggettivo È stato il più sfortunato di tutti. - superlativo assoluto: aggettivo o avverbio + suffisso –issimo È stato sfortunatissimo.
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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Dite se le frasi subordinate messe in evidenza sono - causali - finali - ipotetiche - temporali a) Se stiamo qui, calmi e buoni, forse non se ne accorgeranno nemmeno. b) Purtroppo, io (pensai guardandolo), anche quando mi farò uomo, non potrò mai essere pari a lui. c) Aveva indosso il suo giubbotto da lavoro, chiuso alla vita. In fretta ci ficcò dentro il coniglio, s’abbottonò, e perché il dottore non gli vedesse quel rigonfio sussultante sullo stomaco, lo fece passare dietro, sulla schiena. d) Marcovaldo prese le sue carte, e riportò il coniglio sul petto perché doveva voltarsi e uscire. e) Il Maggiordomo lanciò un’occhiata preoccupata all’ingresso: e siccome già qualcuno arrivava, in quattro salti fu là. f) Peter si provò varie volte, ma ogni volta, prima che potesse menare i piedi, affondava. 2. Dite se le frasi subordinate messe in evidenza sono - consecutive - concessive - modali - comparative. a) Io parlo come deve parlare un duro! b) Hai una voce così potente che non si può fare a meno di ascoltarla! c) Sebbene re Riccardo conoscesse appena di vista il Cavaliere del Leopardo, questi entrò nella tenda con il portamento di chi è abituato a frequentare gli appartamenti reali. d) In quel momento mi venne una tale antipatia contro di lui che pensai seriamente di dargli una spinta e buttarlo di sotto. e) Prima che fossimo pronti per imbarcarci trascorse assai più tempo di quanto il cavaliere non avesse previsto. f) Mi ridestai di soprassalto, accaldato e in sudore come fossimo d’estate.
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3. Le frasi subordinate evidenziate in questi esempi possono appartenere a tutte le otto categorie elencate nei due esercizi precedenti. Identificatele. a) Visto che era così semplice, e che c’era di nuovo bisogno di legna, tanto valeva seguire l’esempio dei bambini. b) Se avessi preso le mie precauzioni, adesso mio fratello sarebbe ancora qui con me. c) Ormai non gli crederei, anche se me lo giurasse. d) L’uomo ebbe la furberia di non reagire; si portò anzi le mani al viso, come se il terrore lo travolgesse. e) Mentre parlava così a sé stesso, il sole si rischiarò al sole splendente. f) Quest’uomo ammirevole si è letteralmente fatto in quattro per servire i miei interessi, e altrettanto posso dire che hanno fatto tutti a Bristol non appena hanno avuto il sentore del porto verso il quale salperemo. g) Un’ira feroce oscurò il volto del re, ma per quanto terribile fosse il suo aspetto, lo scozzese non si lasciò turbare. h) Trattare l’argomento richiesto dal tema per me è molto difficile, dal momento che non mi sono mai posto il problema. 4. Nei seguenti brani sono evidenziate delle subordinate implicite all’infinito; dite se hanno valore - causale - finale - consecutivo - temporale. a) Quest’uomo ammirevole si è letteralmente fatto in quattro per servire i miei interessi. b) Essa arrossì, per avermi creduto un ladro, e mi fece un piccolo saluto. c) All’apparire del piroscafo, mi avviai con passo infingardo verso il molo. d) Per un momento, avevo provato tanta antipatia contro Lorusso da essere anche capace di ammazzarlo. e) Capivo che, dopo aver rifiutato il mio aiuto a Silvano, l’avrei fatta sporca approfittando delle sue informazioni. f) Il ladro approfitta della situazione per portare a termine un altro colpo.
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5. Nelle frasi seguenti sono evidenziate delle subordinate implicite al gerundio o al participio passato. Dite se hanno valore - causale - temporale - concessivo - di modo o mezzo.
a) Tenendosi nell’ombra e passando per i vicoli della periferia, Bill Bonner e i suoi due compari arrivano cinque minuti dopo al “French Restaurant”. b) La vecchia, vedendo il suo cane vivo, fece per abbracciarlo. c) Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla, cominciò per disperazione a dare calci e zuccate nella porta. d) Rimosso il terriccio, estrasse con la mano una tavoletta di pino. e) Pur essendo una femmina, amava l’audacia e l’avventura: nuotava con me, e in barca mi faceva da timoniere. f) Essendo così vario il territorio della regione lombarda, altrettanto vario è il suo clima. 6. Fate l’analisi dei seguenti periodi in questo modo: - prima ricostruite lo schema del periodo col metodo indicato nella Parte I, § 4.7.; - successivamente, vedete quali delle frasi subordinate che avrete riconosciute rientrano in una delle categorie indicate negli esercizi precedenti. a) Prima che Lisa potesse reagire, l’uomo le afferrò i folti capelli ramati, tirandoli indietro per sollevarle il viso. b) Meriti la riconoscenza di tutti noi, perché hai tolto dalla rovina e dal disonore una povera famiglia innocente e hai salvato da una ingiusta condanna un uomo rispettabile e onesto, che un crudele brigante aveva coperto di infamia. c) Pensando alla mia famiglia decisi che dovevo nascondere quella mia cattiva azione, per non dare ai miei cari un profondo dolore e per non gettarli nella completa rovina. d) Nella mia mente rivedevo tutti gli avvenimenti di quella sera, e pensavo tristemente a quanto eravamo stati felici, prima che quel malaugurato giorno mutasse improvvisamente le nostre sorti. e) Se ne andò così quietamente che non l’avrei udito, se non fossi stato in ascolto aspettando appunto quello.
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7. Come l’esercizio precedente. a) Anche se non abbiamo ancora studiato l’elettricità e le sue applicazioni, siamo così circondati da elettrodomestici che possiamo spiegare egualmente il funzionamento di un termostato. b) Appena la pianta è abbattuta si completa l’opera di sfrondamento, quindi si provvede a togliere la corteccia per facilitare l’evaporazione della linfa ed impedire l’annidarsi di parassiti dannosi al legno. c) Tutte le nozioni tecnologiche che l’uomo è andato acquistando dalla preistoria ad oggi ai fini di soddisfare le proprie esigenze realizzative hanno assunto, come abbiamo detto, caratteri e nomi ben specifici. d) I salariati sono all’incirca 40 milioni, e il loro numero è in aumento, perché molti piccoli proprietari, quando non ce la fanno più, passano a lavorare sotto padrone per un salario di fame. e) Se non ci fosse stato il carbone probabilmente i nostri bisnonni avrebbero continuato a fare i viaggi a cavallo o in carrozza per un bel pò di tempo prima di trovare un altro modo pratico per far muovere un treno sulle rotaie. f) La situazione non si presenta così rosea come potresti pensare dopo quanto hai letto fin qui. 8. Dite se i complementi evidenziati sono - di causa - di tempo - di luogo - di modo. a) Il mattino seguente, dopo il temporale, ritornammo al boschetto e non trovammo alcuna traccia. b) I “clippers” (velieri nordamnericani da carico) avevano venticinque o più vele ed erano noti per la loro velocità ed eleganza. c) La sposa mi guardò con ammirazione sincera. d) Durante la tua assenza, e precisamente due mesi fa, quei birbanti hanno assalito in forze il villaggio. e) Al Pincio faceva buio davvero, per via degli alberi e anche c’erano pochi fanali. f) Mi accorsi che eravamo fermi di fronte a un grande caseggiato in una strada cittadina.
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9. Dite se i complementi evidenziati sono - di fine - di mezzo - di durata - complemento concessivo - secondo termine di paragone. a) “Possibile?” si chiese per tutta la notte insonne. b) Peter alla fine riuscì a raggiungere i giardini con l’aiuto della barchetta di Shelley. c) Era convinto di poter raggiungere i giardini, nonostante la difficoltà dell’impresa. d) Viveva solo per la sua musica. e) L’uomo ha molto più cuore di tutti quanti gli animali. f) Riuscii ad attraversare il fiume per mezzo di sassi che avevo messo l’uno accanto all’altro. 10. Nei brani seguenti si trovano esempi dei diversi tipi di subordinate e di complementi presentati negli esercizi precedenti. Riconosceteli. a) La sposa intanto guardava con occhi spalancati la piazza del porto, e la gente, perché era la prima volta che veniva nell’isola. b) All’incrocio della via principale, passando davanti a una nicchia, dov’e’ esposto, dietro una grata, un quadretto di Maria Vergine, essa levò la destra, e, con aria grave e raccolta, si fece il segno della croce. c) Io mi sdraiai sulla panca, dopo aver preso dal cassetto un libro che in quell’epoca leggevo sempre in cucina mentre mangiavo. d) Non avendo trovato nessuna ventola in cucina, si dette a soffiare lei medesima sui carboni, con grande energia. e) Ero pieno di una tale soddisfazione che non avevo più pazienza di stare a discorrere. f) Se in Italia le masse operaie avessero espresso, prima dell’inizio delle ostilità, una minima parte di quell’avversione che manifestavano a guerra ultimata, è certo che la guerra non si sarebbe mai fatta.
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2. Agire con le parole a) b) c) d) e) f)
Tu porti il regalo alla nonna. Tu non porti il regalo alla nonna. Tu porti il regalo alla nonna! Se tu portassi il regalo alla nonna! Porti il regalo alla nonna? Porta il regalo alla nonna!
Evidentemente, tutte queste frasi hanno una parte di significato in comune: in tutte si parla di uno stesso fatto, che possiamo rappresentare con uno schema predicato-argomenti: portare tu
il regalo
alla nonna
(scriviamo il verbo all’infinito per rappresentare il significato che è comune alle diverse forme del verbo che appaiono nelle frasi) Possiamo chiamare contenuto questa parte di significato che resta uguale nelle diverse frasi. Quello che cambia, da una frase all’altra, è lo scopo che vuole ottenere chi la usa: - la frase a serve semplicemente a dichiarare che qualcosa sta succedendo; - la frase b dichiara che quello stesso fatto non succede: è una dichiarazione negativa; - la frase c è un’esclamazione: serve a esprimere meraviglia, o commozione, o un altro sentimento intenso; - la frase d è pure un’esclamazione, ma esprime un sentimento definito: il desiderio che una certa cosa sia fatta; - la frase e è una domanda: serve per chiedere all’interlocutore un’informazione; - la frase f è un ordine (oppure un’esortazione, un consiglio): serve per chiedere all’interlocutore di fare una certa cosa. L’affermazione e la negazione, l’esclamazione e l’espressione del desiderio, la domanda, l’ordine sono diversi scopi comunicativi che possiamo cercare di ottenere usando una frase.
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Possiamo rappresentare il contenuto e lo scopo comunicativo dei nostri esempi in questo modo: scopo comunicativo a) [Io dichiaro che] b) [Io nego che] c) [Io mi meraviglio che] d) [Io desidero che] e) [Io ti domando se] f) [Io ti richiedo che]
contenuto
tu porti il regalo alla nonna.
Nei prossimi paragrafi esamineremo alcuni degli scopi comunicativi che le frasi possono avere, e alcune delle forme linguistiche che servono a esprimerli. Non bisogna però pensare che sia possibile dare un catalogo completo degli scopi comunicativi; le cose che si possono fare con la lingua sono infinite, e le nostre analisi possono definire solo i casi più semplici e più tipici.
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2.1. Esclamazioni. Espressioni di desiderio INGRESSO @ In alcuni punti dei brani seguenti abbiamo inserito il segno ?!. Dovete decidere se in quelle posizioni va inserito un punto esclamativo [!] o un punto interrogativo [?]. Pinocchio si trovò svegliato all’improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera. Era l’oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era sonata. “E i miei compagni sono pronti?!” gli domandò il burattino. “Altro che pronti?! Sono partiti due ore fa”. “Perché mai tanta fretta?!” “Perché il Gatto ha ricevuto un’imbasciata che il suo gattino maggiore, malato di geloni ai piedi, stava in pericolo di vita.” “E la cena l’hanno pagata?!” “Che vi pare?! Quelle lì sono persone troppo educate, perché facciano un affronto simile alla signoria vostra.” “Peccato?! Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere?!” disse Pinocchio, grattandosi il capo.
a) Mi avete rovinato il tamburo che non è neanche mio! b) Meglio! Niente tamburo, niente feste!
Questa vignetta è tratta da una riduzione a fumetti della fiaba Il pifferaio di Hamelin. I topi hanno invaso il paese; un personaggio lamenta le loro malefatte e i topi commentano dalla chiesa di cui si sono impadroniti.
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Le frasi a e b sono esclamazioni: nella lingua parlata, esse sono caratterizzate da una particolare intonazione e da una pronuncia più forte e vivace del solito; nella scrittura, si cerca di rendere questi effetti di pronuncia col punto esclamativo [!]. Lo scopo comunicativo più tipico a cui possono servire le frasi esclamative è l’espressione di sentimenti. Osservate la vignetta in cui compare la frase a: il personaggio che la pronuncia non ha bisogno di informare i suoi interlocutori (i topi) del fatto che gli hanno rovinato il tamburo; lo sanno benissimo! Egli non informa, ma esprime il suo disappunto e la sua protesta. In un momento successivo della storia, i paesani di Hamelin vedranno i topi andarsene e grideranno: c) - Se ne vanno! - Se ne vanno proprio! - Per fortuna! @ Come chiamereste l’emozione che esprimono queste esclamazioni? * Osserviamo ora l’esempio b: le frasi esclamative sono due e sono frasi incomplete. Le esclamazioni si usano in momenti di particolare emozione. L’emozione spesso non lascia il tempo di elaborare una frase completa, con tutti gli elementi sintattici (soggetto, predicato, complementi) al loro posto. È quindi naturale che le esclamazioni siano spesso frasi nominali (► Parte I, § 7.1). Altri esempi di frasi esclamative nominali: d) Bè, povero me - singhiozzò il papà. e) - Aiuto! C’è un leone! Un leone gigante! * Abbiamo già notato (► Parte I, § 5.10., “Saperne di più”) che nelle frasi esclamative si possono spesso incontrare parole usate di solito in senso interrogativo, come i determinanti che, quale, quanto e l’avverbio come: f) - Ma che confusione! Che bambini disordinati! g) - Quante storie per un cerino! h) “Ah, come si respira bene qui!” fece Riccardo, euforico. *
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i) Ehi! Abbiamo visto che l’emozione può far condensare la frase esclamativa in forma nominale. In questa vignetta l’emozione e... l’urto delle cose sono tali che Topolino non può nemmeno formulare una frase nominale: l’espressione che pronuncia si riduce a un suono quasi inarticolato, al confine tra l’espressione linguistica e il semplice rumore. Espressioni di questo genere si chiamano interiezioni. Le interiezioni possono anche inserirsi all’interno di discorsi più articolati, come ah nell’esempio h. * k) Se tu sapessi chi sta seduto qui sulla sbarra ai piedi del tuo letto! l) I tre giocavano quel giorno a nascondino nelle immediate vicinanze del campo d’aviazione. Non l’avessero mai fatto! In questi esempi abbiamo delle esclamazioni che formulano un desiderio. Si tratta di un desiderio non realizzabile: in k il significato è: “Vorrei che tu sapessi... ma non puoi sapere” (desiderio riferito al presente); in l è: “Sarebbe stato meglio che non l’avessero fatto; ma lo hanno fatto” (desiderio riferito al passato). @ Specificate il modo e i tempi dei verbi sottolineati nelle due esclamazioni. Il modo e i tempi sono gli stessi delle frasi ipotetiche della non realtà (►§ 1.4.). Se invece il desiderio è realizzabile, il modo resta il congiuntivo, ma il tempo è per lo più presente: m) “Stasera, quando rincaserete, troverete che vostra moglie vi avrà regalato un altro bambino”. “Che la Vergine l’assista!” esclamò il giovane “e voglia Iddio che questa volta arrivi un maschio!” L’esempio mostra che esprimere un desiderio realizzabile equivale a esprimere un augurio, che molto spesso ha la forma di un’invocazione alla divinità. Se poi l’augurio è rivolto al male, allora costituisce una maledizione: n) - Presto! ci stanno dando la caccia! - Che il cielo li fulmini! A volte l’espressione del desiderio o dell’augurio si può anche avere senza il punto esclamativo: r) Dio mi scampi e liberi dal dir male del Natale. 85
Conclusione: le frasi esclamative esprimono un’emozione; sono caratterizzate dall’intonazione nella lingua orale, dal punto esclamativo nella lingua scritta. Spesso sono frasi nominali, o si riducono a semplici interiezioni. Le frasi che esprimono un desiderio o un augurio sono al congiuntivo: imperfetto o trapassato per il desiderio irrealizzabile, presente per il desiderio realizzabile.
ESERCIZI 1. Dite se le esclamazioni contenute nei testi seguenti sono frasi nominali, e se contengono determinanti o avverbi interrogativi. a) - Aiuto! - La voce di Palla! È nei guai! - Lo supponevo! b) Cip è proprio fortunato! Per la seconda volta qualcosa lo trattiene nella caduta... c) Che idea fantastica, Topolino! Sei un vero amico! d) - Il giornale non l’ho mai letto. Ma il supplemento illustrato! Che racconti!... adesso sto leggendo I Cavalieri dalla casacca purpurea. - I cavalieri dalla casacca purpurea! - esclamai. e) - Perbacco... come si è spaventato! 2. Alcune tra le esclamazioni contenute nei testi seguenti esprimono un desiderio o un augurio. Riconoscetele. a) b) c) d)
Dio, se qui adesso ci fosse mio padre! Questo è niente. Il peggio deve ancora venire! “Se me ne ricordo!” esclamò ridendo la più anziana delle donne. E nessuno ci ha mai messo le mani sopra, su quell’oro! Ah, se almeno non si dovesse passare attraverso i diavoli per arrivarci!
3. Nei testi seguenti sono contenute delle espressioni di desiderio. Distinguete quelle che esprimono un desiderio irrealizzabile e quelle che esprimono un augurio o maledizione. a) - Che il signore vi conservi, caro Barzamino. b) Magari lo avessi fatto! c) Ma che confusione! Che bambini disordinati! E se la piantasse quello lì! d) - Che vadano tutti all’inferno, accidenti a loro! - esclamò. 86
2.2. Frasi imperative INGRESSO @ Individuate i verbi al modo imperativo nel seguente brano. Passando dinanzi al bosco di Peteghem, Lamme disse a Ulenspiegel: - Io cuocio; cerchiamo un po’ d’ombra. - Cerchiamola - rispose Ulenspiegel. Si sedettero nel bosco, sull’erba e videro passare davanti a loro una frotta di cervi. - Sta bene attento, Lamme - disse Ulenspiegel, armando il suo archibugio tedesco. - Ecco i grandi e vecchi cervi, che portano fieramente la loro ramaglia a nove corna; ecco i graziosi cerbiatti, che sono i loro scudieri e trotterellano al loro fianco. Vanno a dormire. Gira la ruota dell’archibugio come faccio io. Spara! Il vecchio cervo è ferito. Un cerbiatto è colpito alla coscia, fugge. Seguiamolo finché non cade. Fa come me, corri, salta e vola. a) - Tu entra al ristorante e lascia fare a noi! b) - Forza! andiamo dunque a provare come sanno fare le bistecche al “French”... - E auguriamoci che ci sappiano davvero fare. c) - Guardate! vanno verso il ristorante! I verbi evidenziati nei tre esempi sono all’imperativo; come sappiamo questo modo ha tre persone: seconda singolare, prima e seconda plurale. @ Riconoscete le tre persone negli esempi. Quasi tutte le forme dell’imperativo sono identiche alle forme corrispondenti dell’indicativo presente: come si fa allora a distinguerle? Oltre alla differenza di significato, c’è una differenza formale: i pronomi atoni (► Parte I, § 5.4., 6.6.) stanno davanti al verbo se questo è all’indicativo, si attaccano dopo il verbo all’imperativo. Confrontate: b1) - E auguriamoci che ci sappiano davvero fare. b2) - E ci auguriamo che ci sappiano davvero fare. - nella frase b1 c’è un imperativo: il personaggio rivolge un invito a sé e al suo compagno; - nella frase b2 il verbo è all’indicativo: il personaggio si limita ad affermare che lui e il suo compagno si augurano ecc. 87
d) Non rimettete a domani quel che potete far oggi. e) Oh, mamma, digli di no, non ci pensare più, te ne prego! Abbiamo qui delle forme di imperativo negativo: esse si formano preponendo al verbo un non, e questo è normale; ma se si tratta di un imperativo di 2a persona singolare, accade un fatto particolare: @ che forma ha il verbo evidenziato nell’esempio e? Ecco altri esempi di questa regola: f1) Parti! g1) Tocca quella leva! f2) Non partire! g2) Non toccare quella leva! Nell’imperativo negativo la posizione dei pronomi atoni è libera: non ci pensare (esempio e) e non pensarci sono forme egualmente corrette. * La funzione dell’imperativo è di esprimere un ordine, un invito, una preghiera, e cose del genere: h) “Olà, giandarmi! Pigliatemi lì quell’Arlecchino, legatelo ben bene e poi gettatelo a bruciare sul fuoco.” i) Figuratevi il povero Arlecchino! k) “In questo caso,” gridò fieramente Pinocchio, “in questo caso conosco qual è il mio dovere. Avanti, signori giandarmi! Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme.” Nell’esempio h il burattinaio Mangiafoco si rivolge ai propri burattini: il suo è un ordine. Nell’esempio k Pinocchio ripete quasi le stesse parole; ma Pinocchio non ha l’autorità per dare ordini ai gendarmi dei burattini: la sua è allora piuttosto una esortazione. Nell’esempio i, infine, è lo scrittore che si rivolge ai propri lettori, esprimendo l’invito a immaginare la scena.. Il valore preciso dell’imperativo dipende insomma dal rapporto che c’è fra chi lo usa e colui al quale si rivolge: se il primo esercita sul secondo un potere, allora si tratta di un ordine; se il rapporto è da pari a pari, si tratterà di un invito, un’esortazione. Se infine un inferiore si rivolge a un superiore, l’imperativo avrà il valore di una preghiera. * l) Qualcuno vada a cercare un dottore! m) Se è stato Carlo a provocare l’incidente, si muova lui! Anche queste frasi esprimono un ordine o un invito, che non è però rivolto direttamente a un interlocutore (seconda persona), ma riferito a una terza persona. Non esiste un imperativo di 3.a persona: in questi casi si usa il congiuntivo, detto congiuntivo esortativo.
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Il congiuntivo esortativo si usa anche quando ci si rivolge direttamente a qualcuno non dandogli del “tu”, ma col “lei” di rispetto (► Parte I, § 5.5., rubrica): n) Signora Hudson, per favore, vada a comperarmi una dozzina di palloncini. * Le frasi imperative hanno spesso forma esclamativa: per chiedere ad altri di fare qualcosa, è naturale che si alzi la voce. E come le esclamazioni, anche le espressioni imperative possono essere condensate in forma nominale: p) E voi, pronti a seguirmi! q) Fuoco! Fuoco su quei maledetti cani! r) Pietà, signor Mangiafoco! s) Via, via! Meno ciarle e fuori i denari! * Conclusione: le frasi imperative esprimono un ordine un consiglio, un’esortazione, una preghiera; hanno il verbo all’imperativo. Per la terza persona e per il lei di rispetto si usa il congiuntivo esortativo. Per l’imperativo negativo alla seconda persona singolare si usa la forma dell’infinito.
ESERCIZI 1. Nelle frasi seguenti sono evidenziati alcuni verbi all’infinito. Dovete individuare quelli che sono usati come imperativo negativo. a) Se devi sparargli e non perdere altro tempo - disse l’uomo che stava sul secondo cavallo. b) - Maura, tesoro, calmati... Non fare così... Avrai fatto un brutto sogno. c) - Stanotte ho avuto di nuovo quell’orribile incubo. Per fortuna Sergio era vicino a me. E’ così tenero, così paziente... Non puoi credere, mamma, quanto gli sono grata. d) - Non lo voglio più vedere. E’ un prepotente e un mascalzone. e) - E non urlare... vuoi che senta mio padre? - E già... non dobbiamo disturbare il grande Nazareno Stipa... f) Gretel si mise a piangere, Hansel disse: “Non piangere, mi sporcherò le scarpe di colore bianco, così dopo seguendo le tracce potremo tornare indietro.”
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2. Nei seguenti brani sono messe in evidenza delle frasi nominali di intonazione esclamativa. Dovete distinguere se sono semplici esclamazioni o se hanno valore imperativo. a) “Topi! Topi da tutte le parti! È spaventoso!” “E le parolacce che dicono! Cose da osteria!” “C’è un solo modo per risolvere il problema: tutti dal sindaco!” b) - Non hai digerito lo scherzo dell’incendio della prateria? - Proprio per niente, vecchio mio! Se non fossimo stati svelti di gambe, a quest’ora ci troveremmo sicuramente in un mare di guai e... - Zitto! - Che hai sentito? - Uno sparo! - Occhi spalancati, adesso! c) - Fermi tutti! - sibilò il capo poliziotto puntando e ripuntando la sua pistola. - Fuori il leone o vi arrestiamo!
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2.3. Atti linguistici INGRESSO a) - Kammamuri, - gridò Sandokan - conduci la tua padrona sul ponte. - Dovremo saltare in mare, capitano? - chiese il maharatto. Le espressioni evidenziate si possono spiegare così: - “ti ordino di condurre...” - “domando se dovremo saltare in mare”. @ Spiegate nello stesso modo le espressioni evidenziate nei brani seguenti: b) Il capitano era apparso sul ponte e si dirigeva coraggiosamente verso di loro col revolver nella destra. - Che cosa succede? - chiese egli, con voce imperiosa. - Lo vedete bene, capitano - disse Sandokan. - Dov’è l’ambasciatore?... - Là in mezzo, pronto a sparare su di voi, se non vi arrendete. - Miserabile! - Calma, capitano, non insultate il capo dei pirati di Mompracem. c) “Aprimi!” intanto gridava Geppetto dalla strada. “Babbo mio, non posso,” rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra. “Perché non puoi?” “Perché mi hanno mangiato i piedi.” a) - La casa ha preso fuoco. a1) - È proprio vero. a2) - Non è vero, tu menti! b) - Corri a prendere un secchio d’acqua! b1) - *È proprio vero. b2) - *Non è vero, tu menti! Della frase a si può dire che è o che non è una bugia, mentre dire le stesse cose a proposito della frase b sarebbe assurdo. La frase a è dichiarativa: dichiara che certe cose stanno in un certo modo, e una dichiarazione può essere vera o falsa. La frase b è imperativa: ordina o consiglia di fare una certa cosa. Una frase imperativa non può essere né vera né falsa, perché non fa nessuna dichiarazione. Ordinare, consigliare, pregare ecc. non è tanto dire qualcosa, quanto fare qualcosa. 91
* c) - Pierino, hai fatto i compiti? c1) - *Questa è una bugia! Anche della frase c non si può pensare che sia una verità o una bugia: può essere vero o non vero che Pierino ha fatto i compiti, ma questo riguarda l’eventuale risposta, non la domanda; la domanda in sé non è né vera né falsa, perché una domanda non dichiara niente. * Un ordine o un consiglio è un’azione che si compie per far fare una certa cosa a un’altra persona; per questo un ordine o un consiglio può essere giusto o sbagliato, può essere eseguito o non eseguito, ma non può essere vero o falso. Anche una domanda è un’azione con cui si cerca di ottenere da un’altra persona un certo comportamento: la riposta. Dunque una domanda può essere opportuna o inopportuna, rivolta alla persona adatta o no, ma non può essere vera o falsa. Chiamiamo atti linguistici le espressioni come gli ordini e le domande, che non possono essere vere o false. Atti linguistici espliciti d) Torna indietro!
d1) Io ti
ordino di consiglio di invito a supplico di ...
tornare indietro.
Nelle frasi d1 l’imperativo torna è sostituito da un verbo alla prima persona (ordino, consiglio, ecc.) che rende più esplicito l’atto linguistico che si vuole compiere. Allo stesso modo può essere resa esplicita una domanda. Ne abbiamo un esempio famoso nel capitolo XXV dei Promessi sposi, nel punto in cui il cardinale Federigo chiede a Don Abbondio perché non ha fatto il suo dovere di curato: e) “Signor curato; perché non avete voi unito in matrimonio quella povera Lucia col suo promesso sposo?” “Monsignore illustrissimo avrà pur sentito parlare degli scompigli che sono nati in quell’affare: è stata una confusione tale (...)” “Domando”, riprese il cardinale, “se è vero che, prima di tutti codesti casi, abbiate rifiutato di celebrare il matrimonio”.
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Il cardinale formula dapprima la sua domanda con una normale frase interrogativa diretta; quando vede che Don Abbondio cerca di non rispondere, ripete la sua domanda in forma più esplicita (domando se...). Altri atti linguistici: promesse, giuramenti. f) “Vi prometto,” disse il burattino singhiozzando, “che da oggi in poi sarò buono.” g) - Padrone, giuro che il quartiere è stato passato al setaccio tegola per tegola, mattone per mattone, - rispose il commissario. La promessa e il giuramento sono nuovi esempi di atti linguistici; con essi, infatti, chi parla si assume un impegno con conseguenze pratiche: mancare a una promessa o giurare il falso sono azioni riprovevoli, addirittura punite in certi casi. La promessa e il giuramento non possono mai essere bugie: nell’esempio f chi promette è Pinocchio, e noi sappiamo che non manterrà la promessa; ma l’azione di promettere resta vera: non potremo mai dire che non è vero che ha promesso. Così nell’esempio g potrebbe darsi che il giuramento fosse falso: ma il fatto di aver giurato resterebbe comunque vero. Atti linguistici “di contatto”. Ci sono poi atti linguistici che servono a stabilire e mantenere il contatto tra chi parla e il suo interlocutore. A volte ci si rivolge all’interlocutore, chiamandolo per nome o con un titolo, per richiamare la sua attenzione: h) Come va, piccolo grande Cip? i) L’avverto, signora, che il riposo del mio maestro sarà garantito da una quindicina di queste bombe! Queste espressioni si chiamano espressioni vocative. Gli insulti e il loro contrario, gli elogi, sono espressioni vocative che, oltre a richiamare l’attenzione dell’interlocutore, esprimono l’intenzione di offenderlo o, al contrario, di manifestargli un giudizio positivo, facendogli piacere: k) “Ah, furfante! Dunque i denari te li sei nascosti sotto la lingua? l) “Bravo, ragazzo!” gridò il contadino, battendogli su una spalla. Anche queste espressioni non possono essere bugie. Certo possiamo pensare che Pinocchio (protagonista degli ultimi due esempi) non meriti di essere chiamato “furfante” o non sia stato “bravo”: ma resta lo stesso vero che l’insulto o l’elogio gli è stato rivolto. 93
Sono tipici atti linguistici di contatto i saluti, che servono ad aprire o chiudere una conversazione, cioè a stabilire o interrompere il contatto tra gli interlocutori. Espressioni come m) Ciao! n) Buongiorno. significano: “ti ho riconosciuto e voglio parlare con te; apro il contatto”; oppure: “adesso considero conclusa la conversazione; chiudo il contatto”. I saluti sono formule di cortesia: non è considerato cortese aprire o chiudere una conversazione senza segnalarlo con un saluto. Appartengono allo stesso ambito della buona creanza gli atti linguistici di scusa e di ringraziamento: o) “Scusi, signor Serpente, che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da parte, tanto da lasciarmi passare?” p) “Addio, Pinocchio,” rispose il cane; “mille grazie per avermi liberato dalla morte.” * Conclusione: le frasi imperative e le domande sono esempi di atti linguistici, sono cioè espressioni che costituiscono vere e proprie azioni nei confronti dell’interlocutore. Un’espressione è un atto linguistico quando non può essere giudicata vera o falsa, non può essere una bugia o una verità. Un atto linguistico può essere reso esplicito usando un verbo alla prima persona come ordino, consiglio, domando, che dichiara l’atto linguistico che si sta compiendo. Oltre a quelli imperativi e interrogativi, ci sono altri tipi di atti linguistici, come le promesse, i giuramenti, e gli atti linguistici di contatto (saluti, espressioni vocative, insulti, elogi, ed espressioni di cortesia come scuse, ringraziamenti).
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ESERCIZI 1. Nei brani seguenti sono evidenziate delle espressioni che costituiscono atti linguistici. Dite se si tratta di - ordini, consigli, esortazioni; - domande; - promesse, giuramenti; - espressioni vocative; - saluti; - atti di cortesia (Scuse, ringraziamenti); - insulti o elogi. a) Il medico venne fatto entrare e re Riccardo lo salutò con sollievo. - Benvenuto, amico! De Vaux, mio fedele, e tu, testardissimo scozzese, che io viva o muoia, avrete la mia eterna gratitudine per avermi condotto quest’uomo. b) Il re si rizzò di scatto, fissando gli occhi sul presunto colpevole. - Ah, è di lei che mi vuoi parlare? Che cosa mi devi dire? c) - Silenzio! - tuonò - Infame presuntuoso! Dovrei farti strappare la lingua a pezzi solo per aver osato pronunziare il nome di una nobile damigella cristiana! d) - Domandalo a mia madre, se dico bugie. e) -Sul mio onore! che io possa cadere fulminato se dico il falso: giuro che ho creduto fin dal principio alla sincerità d’ogni tua parola, e non ti ritengo una mentitrice! 2. Nei brani seguenti, riconoscete i diversi tipi di atti linguistici di cui si è parlato. Una stessa frase può contenere più atti linguistici. a) - Fermatevi, signori clienti! b) - Salve, ragazzi! Che cosa avete scoperto? c) - Prometto di tornare - assicurò solennemente. d) - Mi scusi signor postino - disse il papà. e) - Ma dov’è l’Africa signor commissario? - Ciuco di un asino! L’Africa è a sud. g) - Sei proprio in gamba Mauro! - mormorò il papà fermandosi e, mentre quei due se ne andavano, gridò con voce di pianto: - Ciao! Torna presto. Che bravi che siete!
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Per saperne di più Le domande parziali e la presupposizione. a) - Avete insegnato in altre scuole inglesi, signorina Blanche? b) - Dunque, signorina Shapland, che cosa sapete d’interessante su questa faccenda? Abbiamo distinto le frasi interrogative in totali e parziali (► parte I, § 5.9.): le prime aspettano una risposta del tipo “sì/no” (esempio a), le seconde contengono un pronome o avverbio interrogativo (che cosa nell’esempio b) e aspettano una risposta determinata da quel pronome o avverbio. Come atti linguistici, le interrogative parziali sono più complesse delle totali. Chi pone una domanda totale non sa niente in anticipo sulla cosa che chiede; invece, chi pone una domanda parziale parte da qualcosa che considera già noto, e chiede di precisare un aspetto. Per esempio, il significato della domanda parziale b potrebbe essere spiegato in questo modo: “Voi sapete qualcosa d’interessante su questa faccenda; ditemi che cosa”. Chiamiamo presupposizione questa affermazione che è come nascosta dentro una domanda parziale. A volte la presupposizione è qualcosa di ovvio, come in questo esempio: c) Tom chiese al cameriere: - Come si chiama quel passeggero? Tom presuppone semplicemente che quel passeggero abbia un nome, come è normale. Ma in quest’altro caso: d) - È già qui. Sempre puntuale il signor Robinson. - Ditemi - chiese Adam. - Chi è in realtà? Qual è il suo vero nome? le due domande contengono presupposizioni molto più impegnative: quel signore non è in realtà chi vuol far credere, ha un vero nome diverso da quello con cui si presenta. A volte la presupposizione della domanda parziale può essere anche insidiosa. Se un poliziotto chiede a uno che è sospettato di furto: e) Dove hai nascosto la refurtiva? mentre fa questa domanda, afferma già: “tu hai nascosto la refurtiva in qualche posto”. Se il sospettato vuole negare di aver rubato, non può rispondere a quella domanda, deve dire per esempio “In nessun luogo, perché non ho rubato”. E potrebbe essere accusato di sfuggire alle domande.
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ESERCIZIO Riconoscete le domande parziali. e precisate quale presupposizione è contenuta in ciascuna. Esempio: a) - Chissà in quale altra impresa si cimenterà miss Coralyne? → “miss C. si cimenterà in qualche altra impresa” b) - Sembra che qualcuno abbia intasato i circuiti con dei videgiochi! - Paperino, ne sai qualcosa? - Quante partite hai fatto? c) - Dì un po’, chi ti ha detto di vendere questi giornali? d) - Che cosa volete sapere da Jennifer? e) - Per quale motivo vi hanno mandato da me? f) “E ora le quattro monete dove le hai messe?” gli domandò la Fata. g) “Come mai sapete che ho detto una bugia?” h) “Perché ridi?” gli domandò Pinocchio.
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2.4. Atti linguistici indiretti. Domande retoriche INGRESSO
a) “Povero grullerello! Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro?” = “dovresti sapere che, facendo così...” b) “Annoiata?”, le chiese lui, sorprendendola. “No, affatto”, rispose Lisa. Come avrebbe potuto annoiarsi davanti a quei quadri? = “certo non avrebbe potuto annoiarsi...” Queste domande sono formulate in modo tale che non aspettano una vera risposta, ma servono piuttosto a fare delle affermazioni. @ Dite voi qual è l’affermazione espressa negli esempi che seguono. c) “Non c’è bisogno di gridare, ti sento. Hai ricevuto il telegramma?” “E perché altro ti chiamerei?” d) - Questa scuola non mi piace. Non mi piacciono i posti in cui avvengono delle sparatorie. E poi le bambine non sono rispettose. - Non sono più delle bambine, no? e) Il 31 ottobre, i fascisti di Cagliari si mostrarono in pubblico. La polizia e le guardie regie li ammiravano rispettosi. Non erano essi i rappresentanti del nuovo governo? f) - Come avrei potuto mentire? Purtroppo ho detto la verità. g) Non è vero che Mario può rimanere a colazione? h) Corrado, sei un ingenuo... hai mai visto una donna che ami un povero? a) - Dico a voi, giovanotto. Mi andreste a prendere un’aranciata? @ Quale atto linguistico è espresso in questa frase? La forma della frase è interrogativa, ma lo scopo non è quello di ottenere una risposta: lo scopo è che il giovanotto porti un’aranciata. L’atto linguistico reale non è dunque una domanda, ma una preghiera, che potrebbe essere espressa con un imperativo: a1) Per favore, andatemi a prendere un’aranciata. Abbiamo in questo caso un atto linguistico indiretto: la forma della frase è diversa dallo scopo comunicativo: forma: interrogativa atto linguistico indiretto: scopo comunicativo: imperativo 98
* b) Devi trovarti domattina presto al magazzino del signor Holmer, dove caricherai tre o quattro barilotti di whisky... Questa frase serve a comunicare degli ordini, che potrebbero essere espressi con degli imperativi: b1) Trovati domattina... e carica... Nella frase b non troviamo però questi imperativi, ma un indicativo presente (devi) e un indicativo futuro (caricherai); abbiamo dunque: forma: dichiarativa atto linguistico indiretto: scopo comunicativo: imperativo * c) Toccami con un dito e ti faccio saltare le cervella! Abbiamo qui una situazione rovesciata rispetto ai primi due esempi: c’è una frase di forma imperativa che ha uno scopo comunicativo diverso: il personaggio che dice la frase c non vuole certo essere toccato! Il senso della frase è c1) Se mi tocchi con un dito ti faccio saltare le cervella. forma: imperativa atto linguistico indiretto: scopo comunicativo: ipotesi * Fra tutti i tipi di frasi, quelle che più spesso sono usate per uno scopo diverso dalla forma sono le frasi interrogative. Ne abbiamo già incontrato un esempio in a. Vediamone un altro analogo: d) Clarabella sta diventando una brava cantante! Perché non la aiutiamo a trovare una scrittura? @ Analizzate forma e scopo comunicativo della frase in neretto. Le frasi interrogative usate per uno scopo comunicativo diverso dal domandare si dicono interrogazioni retoriche. Negli esempi a e d lo scopo comunicativo dell’interrogazione retorica era di tipo imperativo. Un altro caso molto frequente è che l’interrogazione retorica abbia uno scopo dichiarativo, serva cioè ad affermare o negare qualcosa:
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e) - Ma in fin dei conti - gridò tra i singhiozzi la Bambola Nera perché non potrebbe venire anche il Pilota Seduto da questa bambina Livia? Gli aeroplani sono forse fatti soltanto per gli uomini? Il senso delle due frasi di forma interrogativa è: e1) Anche il Pilota Seduto potrebbe venire... e2) Gli aeroplani non sono fatti soltanto per gli uomini. Osservate che cosa è successo nel passaggio dalla forma interrogativa a quella dichiarativa: forma interrogativa perché non potrebbe venire...? sono forse fatti...?
forma dichiarativa potrebbe venire... non sono fatti...
Il non che si trova nella forma interrogativa sparisce in quella dichiarativa, e viceversa. In altri termini, le interrogazioni retoriche sono usate spesso per dichiarare il contrario di quello che in apparenza domandano. * Conclusione: si ha un atto linguistico indiretto quando una frase è usata per uno scopo comunicativo diverso da quello che è manifestato dalla sua forma. Tra gli atti linguistici indiretti, i più comuni sono le interrogazioni retoriche; esse servono spesso a dichiarare il contrario di ciò che apparentemente domandano.
ESERCIZI 1. Tra le frasi interrogative che compaiono nei seguenti dialoghi, distinguete quelle che sono usate per porre vere domande e quelle che sono interrogazioni retoriche. a) - Come sceriffo era mio dovere prendere atto delle accuse di quattro uomini concordi nel giurare di aver visto Sander colpire Red Merrit. - Calma! Prima di continuare, rispondete a una mia domanda: che indagini avete fatto, in merito? - Occorreva forse farle? Spring e gli altri avevano riportato il corpo di Merrit in paese, raccontato come si erano svolti i fatti e firmato una regolare deposizione. - E non avete nemmeno pensato che le cose potevano essere andate diversamente? 100
- Non spettava a me dare un - Uhm!... Sapete chi mi ricordate? Un tal Ponzio Pilato di cui ho inteso parlare in una certa vecchia storia. b) - Lo sanno tutti che qui intorno ci sono gli Apaches. - D’accordo. Però non mi piace lo stesso l’idea di averli fra i piedi, specie quel Willer. - E credi che a me piaccia? - Uhm!... E allora cosa aspettiamo a levarcelo dai piedi prima che diventi troppo pericoloso? - Diavolo!... Conciato come sono, se tentassi di farlo, commetterei un vero suicidio! - Ma se lo facessimo noi, troveresti qualcosa da ridire? 2. Le interrogative che compaiono nei testi seguenti sono tutte retoriche. Dovete esporne il senso in forma dichiarativa o imperativa, secondo i casi.
a) Esempio: Chi poteva immaginarlo? → Nessuno poteva immaginarlo. [senso dichiarativo] b) Esempio: Bah, andiamo a vedere! Vieni anche tu, Topolino? → Vieni anche tu, Topolino! [senso imperativo] c) - In Cina ho liberato una città dalle zanzare e in India dai pipistrelli... quindi, perché non dovrei liberare Hamelin dai topi? d) - Senti, Topolino... Perché non ti occupi tu di questo caso? Io sono molto impegnato! e) - Parti subito e cerca rifugio sotto le bandiere sicure del Saladino. - Così, forse, potrei nascondere il mio disonore, ma come potrei rispettare mai più me stesso? f) - Sappi che il Saladino è disposto a sigillare questo sacro patto accettando come sposa una dama imparentata con il re d’Inghilterra. - Quale bestemmia osi mai pronunziare, infedele? Quale cristiano tollererebbe mai l’idea che una delle nostre più nobili dame vada sposa a un musulmano? - Ignori forse che in Spagna molte donne cristiane sposano principi arabi?
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2.5. La negazione INGRESSO a) - Non vi è nulla che possiate dirmi a vostra discolpa? = “c’è qualcosa che potete dirmi...?” b) Spicciola non attendeva che quell’invito. = “Spicciola attendeva solo quell’invito” In certi casi la negazione non, unita ad altre parole, produce l’effetto di un’affermazione. @ Riscrivete le frasi seguenti togliendo il non e mantenendo lo stesso significato. c) Non è improbabile che l’iniziazione alla sigaretta, che di solito avviene nell’età verde, sia innescata dalle raccomandazioni dei genitori a tenersene lontani. d) Passati da Roma la settimana scorsa, The Cult hanno provocato un sorprendente (ma non inatteso) ritorno all’epoca dei disordini e degli sfondamenti. e) A questo punto la signora B. non ha potuto fare altro che chiedere l’intervento del giudice. f) Non resta a questo punto che attendere la decisione del pretore. g) La squadra ha acquistato i “tre della Santabarbara”, così detti perché non accettano trasferimenti se non insieme. a)
Passava il tempo e i russi non riprendevano l’azione.
Questo periodo è composto di due frasi semplici coordinate dalla congiunzione e; entrambe sono frasi dichiarative, ma la prima (passava il tempo) afferma un certo fatto, la seconda (i russi non riprendevano l’azione) nega che un certo fatto si sia verificato. Possiamo chiamare la prima frase semplice dichiarativa-affermativa, la seconda dichiarativa-negativa. La negazione non accompagna solo frasi dichiarative. Può trovarsi in espressioni di desiderio: b) Non lo avessero mai fatto! in frasi imperative: c) Non ci pensare più! in frasi interrogative (delle quali riparleremo tra poco): d) Perché oggi non sei venuto in fabbrica?
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Non esiste dunque una categoria di “frasi negative” in sé, ma esistono frasi dichiarative-negative, imperative-negative, ecc. La negazione si può aggiungere a ogni altro scopo comunicativo. * Negli esempi dati finora l’avverbio di negazione non precede immediatamente il verbo, perché serve a negare tutto il contenuto della frase. In alcuni casi, però, il non nega solo una parte della frase, e viene posto davanti a quella: e) Si defilarono così dal tiro dei mitragliatori di Cenci che avevano sparato fino allora ma non dalle nostre armi. Qui la negazione non riguarda tutto il fatto “si defilarono ecc.”, ma solo “dalle nostre armi”. Definiamo questi casi negazione parziale. Ci sono casi in cui la negazione parziale è meno evidente: f) Noi non ci occuperemo di tali piante sotto l’aspetto scientifico, ma ne studieremo invece la forma. @ Questa frase vuol dire che “ci occuperemo” o che “non ci occuperemo” di quelle tali piante? Il non precede il verbo, eppure il suo effetto va a scaricarsi solo sul complemento sotto l’aspetto scientifico; il significato è “ci occuperemo di tali piante, ma non sotto l’aspetto scientifico”. g) L’uso crescente dell’automobile e del treno non solo consente spostamenti più o meno lunghi, ma stimola anche l’uso delle carte geografiche. Qui la negazione riguarda esclusivamente l’avverbio solo: “consente sì spostamenti, ma non fa solo questo”. * Ci sono alcune parole diverse da non che contengono in sé una negazione: h) Non sapeva dove andava, né gli importava. né, congiunzione negativa (= “e non”), di solito è usato dopo una prima negazione. i) Erano i mortai da 81 di Baroni, e Baroni non sciupava né bombe né vino. Qui né è usato davanti ai due termini di una coordinazione: serve a rafforzare la negazione già espressa con non.
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k) Lei si spinse in avanti per non perdere nemmeno una nota della prossima canzone. nemmeno (come gli altri due avverbi neanche, neppure) è usato di solito dopo una negazione, per rafforzarla; @ se si toglie nemmeno dall’esempio k, il significato cambia? l) Nessuno parla mai di voi. m) State tranquillo, non parleremo con nessuno. In l nessuno, posto prima del verbo, basta da solo a dare un significato negativo a tutta la frase; in m compare dopo un non, e ripete la negazione. Lo stesso può accadere con gli altri pronomi negativi niente e nulla. * Un significato di negazione può anche essere “nascosto” in parole che non hanno nessuna somiglianza di forma con non: n) Manca l’abitudine ad osservare quanto la realtà sia complessa. manca = “non c’è” o) Per Richard tutto questo è incomprensibile. incomprensibile = “tale che non si può comprendere” @ Sapete indicare altri verbi o aggettivi che contengono un significato negativo? p) È uscito un libro intitolato “Come riuscire a vivere senza denaro”. Costa venticinque euro! @ Quale parola contiene una negazione in questo esempio? q) Se tu fossi stato un viaggiatore del Medio Evo, avresti incontrato altri viaggiatori che andavano a piedi. La frase messa in evidenza è una ipotetica della non-realtà: come dice il suo nome, essa contiene un significato negativo: “tu non sei stato un viaggiatore del Medio Evo”. r) Chi può immaginare che Floro d’Avenza sia io? pensò Floro. La frase in neretto è una interrogazione retorica che nasconde una negazione: “nessuno può immaginare...” * Con la negazione si possono ottenere certi “giochi di significato” sottili, che richiedono una certa attenzione per essere compresi. Ne abbiamo già visto uno, la negazione parziale (esempio f); un altro di questi “giochi” è la doppia negazione:
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s) Non esiste un mestiere nel quale non vi sia chi dà ordini. Questa frase significa: “In tutti i mestieri c’è qualcuno che dà ordini”: i due non, sommati insieme, creano un’affermazione. t) Tra i re non cessarono le liti. Qui abbiamo un non esplicito e una negazione nascosta in cessare (= “non continuare”). Quindi il significato di non cessarono è “non non continuarono”, cioè “continuarono”! u) Quella notte Tom non chiuse occhio: non fece che rimuginare i suoi piani per il mattino dopo. non fece che... (= non fece nient’altro che...) significa “fece solamente questo (rimuginare i suoi piani ecc.)”. * v) Tenere una casa in ordine non è uno scherzo! non è uno scherzo = “è una cosa seria” w) Era una delle prime volte che andavo a sciare e non ero ancora troppo esperto. non ero troppo esperto = “ero poco esperto” x) Era senza dubbio qualcosa di enorme dal modo in cui tirava. senza dubbio = “certamente” In questi ultimi tre esempi, un concetto viene affermato negando il suo contrario (“cosa seria” = “non scherzo”, “poco” = “non troppo”, “certamente” = “senza dubbio”). Questo gioco di significato si chiama litote. * Conclusione: la negazione di un concetto è di solito espressa dall’avverbio negativo non, ma può nascondersi anche in diverse altre parole. La negazione è totale quando nega tutto il contenuto di una frase, è parziale quando nega solo una parte della frase. Con la doppia negazione si afferma un concetto negandolo due volte; con la litote si afferma un concetto negando il suo contrario.
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ESERCIZI 1. Negazione parziale. Dopo ciascuno dei brani seguenti sono poste delle domande alle quali dovete rispondere SÌ o NO in base a ciò che è detto nel brano. a) Quando l’imperatore Corrado assediò Milano, l’arcivescovo fu salvato non dai vassalli ma dalle milizie cittadine. - l’arcivescovo fu salvato? SÌ NO - l’arcivescovo fu salvato dai vassalli? SÌ NO b) Al Motor Show non c’è solo il meglio della produzione mondiale di auto, ma anche di motociclette e di bici. - al Motor Show c’è il meglio della produzione mondiale di auto? SÌ NO c) Da anni mi dedico allo studio del lupo allo stato selvaggio: ebbene, in tutto questo tempo non sono mai riuscito ad avvicinarmi a un lupo a meno di quattro metri e mezzo. - sono riuscito qualche volta ad avvicinarmi a un lupo? SÌ NO - sono riuscito a vedere un lupo a tre metri di distanza? SÌ NO d) Il figlio o il nipote di un alcolizzato non sarà necessariamente alcolizzato; il figlio o il nipote di chi beve tè tenendo ben dritto il mignolo della mano che stringe il manico della tazza non seguirà necessariamente il curioso vezzo. - il figlio di un alcolizzato deve per forza essere alcolizzato? SÌ NO - il figlio di un alcolizzato può essere alcolizzato? SÌ NO 2. Negazione “nascosta”. La parte messa in evidenza nelle frasi seguenti può essere interpretata come una negazione “nascosta”. Dovete riscriverla modificandola in modo da usare non. a) esempio I nostri soldati parteciparono al conflitto senza capire quale ne fosse il vero motivo. → e non capivano quale ne fosse il vero motivo. b) Parlava, parlava continuamente, senza prender fiato. c) Che quella sera potesse trovar moglie a Nicò pareva impossibile. d) Si racconta che il sindaco tentò di aprire un varco nella montagna, ma inutilmente. e) Il caos dipende anche dal fatto che è difficile far discutere tutta questa gente. f) L’incontro tra Reagan e Gorbaciov è troppo ravvicinato per poter essere risolutivo nel settore strategico.
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3. Doppia negazione. Dopo ciascuno dei brani seguenti sono poste delle domande alle quali dovete rispondere SÌ o NO in base a ciò che è detto nel brano. a) Non c’era tafano sul dorso di un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede, che Marcovaldo non notasse. - Marcovaldo notava un tafano sul dorso di un cavallo? SÌ NO b) Gli altri uccelli non hanno che poche note che ripetono costantemente, mentre l’usignolo crea e varia sempre il suo canto. - gli altri uccelli hanno solo poche note? SÌ NO c) Se non avesse avuto quello spavento, non avrebbe mai visto il quadro esposto nella vetrina centrale della galleria d’arte. - aveva avuto quello spavento? SÌ NO d) A Francoforte, dove si riuniva l’assemblea dei rappresentanti delle nazioni tedesche, i conflitti non mancavano. - c’erano conflitti? SÌ NO e) Non poté fare a meno di passare accanto al Secondo Ufficiale, c’era un motore da lubrificare poco più in là. - passò accanto al Secondo Ufficiale? SÌ NO 4. Litote. La parte messa in evidenza nelle frasi seguenti può essere interpretata come una litote. Dovete riscriverla modificandola in modo da eliminare non o senza. a) esempio: Io per fare questa scuola mi dovrò impegnare nella lingua straniera perché i risultati alle medie non sono molto brillanti. → sono mediocri. b) Il giornale non l’ho mai letto. Non è gran che. c) Per me la cosa non rappresentava un mistero. d) Non doveva essere molto distante dal villaggio dei bianchi, se non sbagliava. e) Ho visto dei lupi balzare sulla groppa di un alce adulto e senza sforzo affondare i denti in una massa di pelame folto e pelle coriacea spessa dieci centimetri. f) È l’ultima cartuccia spaziale in commercio, è senza dubbio la più appassionante.
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Per saperne di più Parole che accompagnano la negazione. a) Cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. b) Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai. Nell’esempio a l’avverbio mai basta da solo a dare significato negativo alla frase (mai fermavano = “non fermavano in nessun caso”). Nell’esempio b, invece, mai accompagna una negazione e la rafforza. Come nel caso del pronome nessuno, anche per mai l’uso più frequente è il secondo (accompagna e rafforza una negazione). @ Provate a dare alla frase b un significato contrario (affermativo). Che cosa dovrete mettere al posto di mai? c) - È Pippo! E chi l’avrebbe mai detto? @ Come si spiega l’uso di mai in questo esempio?
* d) Il ragazzo, che non dava più segni di vita, veniva trasportato all’ospedale per un estremo tentativo di rianimazione. @ Provate a dare alla frase d un significato contrario (affermativo). Che cosa dovrete mettere al posto di più? Quando è usato come avverbio di tempo, più si trova soltanto in frasi negative, preceduto da una negazione (non...più, nessuno...più). ► Dell’altro uso di più, per formare comparativi e superlativi, abbiamo parlato nel § 1.10. * e) Nonostante la leggenda, il lupo non è affatto pericoloso per l’uomo. L’avverbio affatto si usa quasi soltanto per rafforzare una negazione precedente. Attenzione: affatto, da solo, non ha valore negativo; una frase come e1) ...il lupo è affatto pericoloso per l’uomo. sarebbe affermativa (= “è molto pericoloso per l’uomo”). Un uso come questo è però quasi scomparso dall’italiano moderno. *
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f) Non aveva alcuna intenzione di legarsi ad una donna per il resto della vita. f1) Non aveva nessuna intenzione... @ Queste due espressioni hanno significato uguale o diverso? Il determinante alcuno, al singolare, si usa in frasi negative, con lo stesso valore di nessuno quando è preceduto da una negazione. @ Alcuni, al plurale, ha un valore del tutto diverso; costruite un esempio con questo determinante (o pronome) e spiegatene il significato.
ESERCIZIO Date alle seguenti frasi negative un significato contrario (affermativo), togliendo la negazione e compiendo gli altri adattamenti necessari. a) Esempio: Per qualche tempo, ad Hamelin, non si parlò più di topi. → si parlò ancora... b) Non mi era mai capitato in pieno inverno di correre a questa ora per un caso di follia! c) Roberto è lì, immobile. Il sole ha smesso di brillare nei suoi occhi sbarrati, che non sorrideranno mai più. d) La polizia non riscontrava alcun segno di lotta. e) L’opinione di zia Addie non contava, e d’altronde essa non avrebbe affatto badato a quello ch’io facevo. f) Hastings era riuscita a darle una cosa mai conosciuta: la libertà piena, assoluta.
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2.6. Commenti INGRESSO a) La tomba apparteneva sicuramente a un aristocratico. = “è sicuro che la tomba apparteneva...” b) Nelle zone terremotate, dove la gente vive in roulottes prive di riscaldamento, purtroppo una persona è morta assiderata. = “è spiacevole il fatto che una persona...” @ Il significato degli avverbi messi in evidenza si può spiegare inserendo una breve frase nel testo. Trovate voi la frase corrispondente agli avverbi negli esempi che seguono. c) Naturalmente, gli Stati Uniti non sono solo New York. d) Probabilmente, ciò che può servire a scoraggiare il ricorso al tabacco è l’appello alla coscienza. e) Purtroppo non so assolutamente niente. f) La tomba è stata sicuramente violata. g) Certamente ci sarà da studiare, molto da studiare. a) Con chi era Giovanna R. quando è morta? Perché, se è morta naturalmente, è stata abbandonata in quel modo? b) Mi portano all’ospedale per il controllo di prammatica. Naturalmente tutti parlano di incidente di gioco. L’avverbio naturalmente ha un significato diverso nei due esempi. In a significa “è morta in modo naturale, per cause naturali”. In b significa: “ciò che sto per dire è naturale, c’era da aspettarselo”. In a naturalmente è avverbio di modo (► § 1.9): dice in che modo è accaduto il fatto descritto nella frase (“è morta”). In b invece naturalmente non si riferisce al modo in cui tutti parlano; con questo avverbio colui che racconta esprime un giudizio su ciò che sta dicendo. Si può dire, in un certo senso, che in b l’avverbio è “di 1a persona”; infatti esprime un giudizio di chi parla o scrive: “io ti dico che questo è naturale”. Chiamiamo avverbi di frase gli avverbi usati per esprimere un giudizio di chi parla o scrive sul proprio discorso. * La categoria più importante degli avverbi di frase è costituita da quelli che esprimono un giudizio sul grado di certezza di ciò che si sta dicendo:
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c) Il tedesco stava lì, con gli occhi spenti, la faccia stanca. Forse pensava all’inverno del suo paese... Qui forse significa: “non sono del tutto sicuro di ciò che sto dicendo”. d) Nessun cacciatore, certamente, aveva sostato tanto a lungo in quella grotta sconosciuta per poter condurre a termine un lavoro così complesso. e) Sicuramente Armando penserà che il rapimento sia staro organizzato da Alfonso Kirk. @ Come spiegate il significato dei due avverbi in neretto negli ultimi due esempi? Notate che in e l’avverbio di frase è posto all’inizio, in d è all’interno della frase, ma isolato fra due virgole. Queste sono le posizioni più normali per un avverbio di frase che, siccome commenta tutta una frase, deve avere una posizione un po’ isolata rispetto ad essa. * f) La stessa galleria, quella dell’Italicus. Ancora un treno come bersaglio. Purtroppo si parla di attentato. g) - Peccato, non posso avvicinarmi di più, se no lei mi riconosce. h) Finalmente Riccardo si quietò e concentrò tutta la sua attenzione sul proprio galleggiante. Anche gli avverbi evidenziati in questi esempi sono avverbi di frase che esprimono un commento di chi parla o scrive su ciò che sta dicendo. Il commento in questo caso non riguarda il grado di certezza di ciò che si afferma, ma piuttosto l’atteggiamento che ha chi parla o scrive verso le cose che dice: - purtroppo, peccato significano: “ciò che sto dicendo mi dispiace” (atteggiamento di disappunto, di contrarietà); - finalmente significa: “questo fatto era atteso e desiderato, era ora che succedesse” (atteggiamento di sollievo). * La stessa funzione di un avverbio di frase può essere svolta anche da espressioni che hanno la forma di complementi (preposizione + nome): i) Merito primo dell’exploit della pellicola diretta da Martin Brest è senza dubbio la presenza da protagonista di Eddie Murphy. k) Forse l’avrei gettato veramente di sotto, perché ero stanco di girare e lui mi dava troppo sui nervi, se, ad un tratto, per fortuna, due ombre nere non ci fossero passate accanto, allacciate: una coppia. @ Quale dei due complementi in neretto esprime un grado di certezza, e quale un atteggiamento? 111
Esistono altri modi per commentare il grado di certezza di una frase, oltre agli avverbi e complementi di frase. l) Per quanto impossibile potesse sembrare, quelle pitture dovevano essere opera di antichi abitatori della grotta di Altamira. dovevano essere equivale a un commento di questo tipo: “quello che dico non è proprio certo, ma con ogni probabilità è così”. m) - Mauro, ti ricordi dove sta il Davide, quel bambino che hai incontrato allo zoo? - Quello che ha il papà poliziotto? - rispose il bambino. - Anche lui aveva un leone. Robin. Gliel’avranno portato via poverino! avranno portato è un futuro anteriore, ma il significato non è futuro: Mauro parla di qualcosa che è già successo; il verbo al futuro esprime il fatto che non può essere del tutto certo di ciò che dice. n) Si fanno sempre più consistenti le voci e le indiscrezioni secondo le quali l’autopsia non avrebbe rilevato segni di violenza e si sarebbe pronunciata per una morte dovuta a cause naturali. I due verbi evidenziati sono al condizionale: usando questo modo l’autore vuole dire: “non sono sicuro che ciò che dico sia vero, non lo dico io, mi limito a riferire quello che ho sentito dire”. È un modo molto usato dai giornali per non assumersi la responsabilità di una notizia non certa. * o) Le ragazze del paese, a quanto so, non ascoltano i vignaioli. p) Lavorano forte, si direbbe, ma ci mettono qualcosa di teso, di segreto. In questi esempi abbiamo messo in evidenza una piccola frase incastrata dentro il discorso principale, tra due virgole. Una frase di questo tipo si dice incidentale. Anche le frasi incidentali sono spesso usate per esprimere un commento dell’autore su ciò che dice. Il significato delle due frasi evidenziate è pressappoco: “dico ciò che mi risulta, o che mi sembra, ma non posso esserne del tutto sicuro”. * Conclusione: gli avverbi di frase sono avverbi usati per esprimere un commento di chi parla o scrive su ciò che sta dicendo. Il commento può riguardare il grado di certezza di quel che viene detto, oppure esprimere un atteggiamento di chi parla o scrive. Per commentare il grado di certezza delle proprie affermazioni si possono usare anche altri mezzi, come certe forme verbali (futuro, condizionale, dovere + infinito), o frasi incidentali. 112
ESERCIZI 1. Agli avverbi evidenziati dovete attribuire uno dei seguenti significati: A) “sono sicuro di quello che dico” B) “non sono sicuro di quello che dico” C) “quello che dico mi dispiace” D) “quello che dico era atteso e desiderato” a) Purtroppo non ho voluto crederle, e invece i suoi presentimenti si rivelarono fondati. b) Qualcuno continua a pagare per la tomba di mia madre... forse il giudice aveva torto, non sono sola al mondo. c) Erano mesi che insistevo e finalmente la mia proposta è passata! d) Io sono risultato atto sia al classico che allo scientifico, e sicuramente opterò per la seconda indicazione. e) Rina compie pulizie molto sommarie, rispetta il mio disordine artistico (ahimè) e non fa nulla per cambiare le mie abitudini. f) La mossa del Cremlino è indubbiamente abile. 2. Dite se gli avverbi evidenziati sono o non sono usati come avverbi di frase. a) Forse non aveva trovato tutto ciò che aveva cercato, disperatamente, a Göteborg. b) Certamente la parte commerciale e quella spettacolare sono quelle che attirano maggiormente il pubblico. c) Prima che una caccia spietata li decimasse,i lupi vivevano quasi in ogni parte del mondo. Oggi purtroppo il loro habitat si è estremamente ridotto. d) Forse la rivalità sportiva con i polacchi ha stuzzicato l’amor proprio degli azzurri, in altre occasioni eccessivamente teneri e gentili. e) Certo le prime notizie non possono dare un quadro completo. f) Devo parlare ancora con il professore, ma penso che gravi problemi non ce ne siano davvero.
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TIRIAMO LE SOMME > Scopo comunicativo: ciò che si vuole ottenere usando una frase. Per esempio: comunicare un’informazione,esprimere un’emozione o un desiderio, ordinare o pregare, domandare, promettere, insultare... > Frasi esclamative: sono caratterizzate dall’intonazione, esprimono un’emozione. Esempio: Il treno è già partito! [esprime meraviglia, o dispiacere] - interiezioni: sono esclamazioni ridotte a un suono inarticolato o quasi. Esempio: Ahi! - espressioni di desiderio: Esempi: Se il treno fosse arrivato in orario! [esprime un desiderio non realizzabile] Che il cielo ce la mandi buona! [desiderio realizzabile: augurio] > Atti linguistici: sono espressioni che costituiscono vere azioni nei confronti del destinatario; non possono essere vere o false, perché non affermano niente. - frasi imperative: esprimono un ordine, un consiglio, un invito, una preghiera Esempi: Vieni avanti. Non venire avanti. [imperativo negativo] Venga avanti! [imperativo di rispetto] Avanti! [frase nominale di senso imperativo] - domande (frasi interrogative dirette): chiedono un’informazione Esempi: Hai preso le chiavi? [totale] Dove hai messo le chiavi? [parziale] - promesse, giuramenti, ecc. - atti linguistici “di contatto”: espressioni vocative, insulti, elogi, saluti, scuse ecc. > Atti linguistici indiretti: espressioni che hanno uno scopo comunicativo diverso da quello che appare dalla loro forma. Esempio: Devi venire anche tu. [forma dichiarativa, scopo imperativo] - interrogazioni retoriche: frasi di forma interrogativa usate per uno scopo diverso dal domandare.
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Esempi: Mi accompagni? [= “ti prego di accompagnarmi”] Come hai potuto? [= “non avresti dovuto”] > Negazione: può aggiungersi a qualsiasi tipo di frase e di scopo comunicativo. - “giochi di significato” consentiti dalla negazione: ◦ negazione parziale Esempio: Non lo ho riconosciuto subito. [= “lo ho riconosciuto, ma non subito”] ◦ negazione “nascosta” Esempio: Mi rifiuto di obbedire. [= “non voglio obbedire”] ◦ doppia negazione Esempio: Non ce n’è uno che non abbia capito. [= “tutti hanno capito”] ◦ litote Esempio: Non è davvero un genio! [= “è davvero poco intelligente”] > Commenti: espressioni con le quali chi parla o scrive esprime: - il grado di certezza di ciò che sta dicendo; - il proprio atteggiamento verso ciò che sta dicendo. - avverbi di frase Esempi: Forse non ci sono riuscito. [grado di certezza] Purtroppo non ci sono riuscito. [atteggiamento] - frasi incidentali Esempio: La radioattività, come ben sappiamo, è molto pericolosa. [grado di certezza] - altre forme di commento Esempi: A quest’ora sarà già arrivato. Può darsi che sia già arrivato. A quanto si dice, sarebbe già arrivato. [grado di certezza]
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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Ciascuna delle espressioni in neretto va assegnata a una delle seguenti categorie: A) esclamazioni che esprimono un’emozione come meraviglia, sorpresa, ecc.; B) espressioni di desiderio; C) atti linguistici imperativi (ordini, esortazioni, consigli, preghiere ecc.); D) domande “vere”; E) insulti o elogi. Nel caso di atti linguistici indiretti, dovrete considerare l’atto realmente compiuto. a) b) c) d) e) f)
Tutti qui e di corsa! Che villa! E’ più grande della villa comunale! Ti prego, Topolino, aiutala! Vorrei solo cantare e avere un pubblico disposto ad ascoltarmi! La smetta di svenire, Watson. Mi sta annoiando. Povero commissario! - Diamogli una mano!
2. Come l’esercizio precedente. a) - Brava Marina! Hai sempre delle idee meravigliose - gridò il papà. - Sì dai! Travestiamolo - disse il Mauro. - Che idea Marina! . b) - Che imbecille, asino, ignorante che sei! - strillò Lupara rosso di fastidio. - Non sai neanche che i leoni vivono nelle savane dell’Africa?! Sei un povero zuccone! E allora parti veloce verso l’Africa, chiaro? c) - Volete sedervi e dire che cosa sapete della signorina Springer? - le disse Kelsey con un sorriso. d) Qualche volta, quando la ragazza veniva presa dalla malinconia, la padrona sospirava: “Se i preti sapessero quanti danni nascono dalle loro prediche!” 3. Qui sotto sono riportati dei brani tratti da interviste ad atleti famosi. Sotto ciascun brano ci sono tre frasi; una sola di queste tre frasi ha un senso che si può ricavare dal brano. Dovete indicare quale. a) È ovvio che vado per vincere il Giro, non posso non dire così, tutti vanno per vincere. - non posso dire che tutti vanno per vincere. - devo dire che vado per vincere il Giro. - posso dire che non vado per vincere il Giro.
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b) Il ciclismo non è mai stato ricco come adesso. - il ciclismo è sempre stato povero, e lo è anche adesso. - il ciclismo non è più ricco come una volta. - il ciclismo è più ricco adesso che in passato. c) Non ci sono così tanti uomini di classe da poter guidare tutte queste squadre. - non ci sono tante squadre quanti sono gli uomini di classe. - nessuna squadra è guidata da un uomo di classe. - gli uomini di classe sono pochi in confronto al numero delle squadre. d) Noi nell’aizzare il pubblico, con il nostro comportamento in campo, abbiamo delle gravi responsabilità. Lo capisco. Ma io non posso fare diversamente. - io non posso fare a meno di aizzare il pubblico col mio comportamento. - io mi comporto diversamente da quelli che aizzano il pubblico. - io non posso avere delle gravi responsabilità. e) Ai tempi di Perugia ero immaturo; lo riconosco, ho fatto i miei sbagli. A Milano no, volevo solo chiarezza, che mi dicessero le cose in faccia. - a Milano non volevo che mi dicessero le cose in faccia. - a Milano non ero immaturo. - a Milano non volevo chiarezza, ma che mi dicessero le cose in faccia. 4. Riportiamo alcuni passi di un articolo di giornale. Per ciascun passo dovete dire se la notizia che contiene è data dal giornale per certa o soltanto per probabile. a) Continua a Francoforte la situazione d’emergenza a quattro giorni dalla morte di un dimostrante travolto da un’autoidrante della CERTO PROBABILE polizia. b) La tensione si è diffusa anche tra i dimostranti che all’inizio si erano mantenuti tranquilli. CERTO PROBABILE c) Da parte sua la polizia agisce con una durezza che non si vedeva in Germania dalla fine degli anni Settanta. CERTO PROBABILE d) Può darsi che in parte questa durezza si spieghi col fatto che i poliziotti di Francoforte sono impiegati da quattro giorni a pieno tempo e senza soste a presidiare la città. CERTO PROBABILE e) La stessa tattica adottata dalla polizia sembra tutt’altro che destinata a tranquillizzare gli animi. CERTO PROBABILE
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3. La testura a) Nel frattempo il cristiano aveva ricuperato la sua mazza, e il saraceno, temendo quell’arma pericolosa che lo aveva atterrato, cambiò tecnica. Tenendosi un po’ a distanza, [ ] descrisse due giri al galoppo intorno al suo avversario, quindi [ ] gli scaricò addosso sei frecce con tale precisione che solo la perfezione della corazza del cristiano riuscì a renderle innocue. In questo brano, abbiamo segnato in neretto tutte le espressioni che rinviano ad altre espressioni precedenti, cioè richiedono, per essere capite, di tornare ad esse col pensiero. Per esempio: - sua = “del cristiano” - quell’arma pericolosa = “la sua mazza” - lo = “il saraceno” @ indicate voi a che cosa rinviano altre parole. Si tratta di casi di rinvio testuale (► Parte I, § 5.3.), dovuti a pronomi (come lo), determinanti (come sua), interi gruppi nominali (come quell’arma pericolosa). Abbiamo poi tracciato sul testo una serie di “fili” che rappresentano i rinvii testuali. Si vede come il maggior numero di “fili” va a raggiungere il cristiano e il saraceno, cioè i due protagonisti della scena. Ci sono anche due “fili” che partono da una casella vuota, indicata col segno [ ]: in quei punti un soggetto è sottinteso e noi, per capire, dobbiamo ritrovare mentalmente nel testo un significato da ricollocare in quel punto. Per esempio, quando leggiamo descrisse due giri..., dobbiamo pensare: “il saraceno descrisse...”. Anche in questi punti, dunque, c’è un rinvio testuale. In ogni testo si possono trovare “fili” di questo genere. Se non ci fossero, il testo apparirebbe sconclusionato, privo di continuità. I “fili” di rinvio testuale stabiliscono dei collegamenti tra le varie parti del testo, lo tengono insieme.
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Chiameremo questo fenomeno la testura di un testo. (“Testura” significa in origine “tessitura”, cioè appunto “intreccio di fili”). * Considerando il seguito del brano già citato, metteremo in rilievo altri fenomeni di testura. b) Tuttavia la settima freccia parve trovare una via per penetrare nella solidissima armatura, perché il cristiano cadde a terra. Ma quale non fu la sorpresa del saraceno quando, sceso a sua volta da cavallo per esaminare le condizioni del cavaliere abbattuto, si sentì improvvisamente afferrare dal crociato, che era ricorso a tale strattagemma per riuscire ad agguantare il nemico. Anche questa volta il saraceno riuscì a salvarsi grazie alla sua presenza di spirito. Infatti, senza por tempo in mezzo, slacciò il cinturone a cui si era aggrappato il cristiano... Tuttavia = “contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare” Ma = “contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare” Anche = “oltre a ciò che ho detto prima” Infatti = “spiego ciò che ho detto” Il gruppo nominale tale strattagemma rinvia non a un altro gruppo nominale, ma a ciò che è stato detto in un’intera frase (“cadde a terra”). Le altre espressioni in neretto hanno dei significati che abbiamo cercato di spiegare qui sopra: sono espressioni di collegamento tra una parte e l’altra del testo, e contribuiscono quindi anch’esse alla sua testura. * Tutto ciò che abbiamo studiato finora si riferiva alla forma e al significato delle frasi semplici e complesse (periodi); ora stiamo entrando in un argomento più ampio: infatti i fenomeni di rinvio testuale, i “fili” della testura, possono anche collegare tra loro periodi diversi. Osservate il secondo brano: le parole tuttavia, ma, anche, infatti cominciano un periodo collegandolo a quello precedente; anche il gruppo nominale tale strattagemma rinvia a ciò che è detto in un altro periodo, prima di un punto fermo. Il nostro argomento non è più solo la frase, ma il testo: un insieme di frasi che formano un tutto compiuto, sono collegate da una certa continuità di significato. La testura è appunto l’insieme dei mezzi di cui la lingua si serve per assicurare questa continuità.
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3.1. Riprese di nomi INGRESSO 1. Nel brano seguente sono messi in evidenza alcuni pronomi e alcuni determinanti possessivi, che rinviano per il significato a gruppi nominali precedenti. Dovete segnare per ciascuno il “filo” che lo collega al gruppo nominale al quale rinvia. I primi “fili” sono già tracciati come esempio. Dopo qualche tempo l’uccellino portò anche i suoi piccoli, perché aveva fatto il nido e glie ne erano nati quattro, e anche loro beccavano di gusto il biscotto della vecchia zia Ada, e venivano tutte le mattine, e se non lo trovavano facevano un gran chiasso. 2. In questo altro brano sono messi in evidenza dei nomi che rinviano per significato ad altri nomi. Collegateli allo stesso modo. L’inglese Robert Hooke, esaminando al microscopio una sottile fettina di sughero, notò che questo materiale si presentava suddiviso in tante minuscole cellette. 3. Nel brano seguente abbiamo indicato con parentesi quadre [] i punti in cui è sottinteso un soggetto che si può ricavare dal testo precedente. Collegate con un “filo” lo spazio tra le parentesi quadre al nome che lo deve riempire col proprio significato. Una volta a Piombino piovvero confetti. [ ] Venivano giù grossi come chicchi di grandine, ma [ ] erano di tutti i colori: verdi, rosa, viola, blu. Un bambino si mise in bocca un chicco verde, tanto per provare, e [ ] trovò che [ ] sapeva di menta. Un altro assaggiò un chicco rosa e [ ] sapeva di fragola. a) Ieri il nome di Emilio Ravasio è tornato, crudelmente, sulla bocca di tutti. Emilio Ravasio è morto ieri pomeriggio: all’ospedale di Palermo i medici hanno staccato i fili che tenevano in vita Emilio Ravasio da quindici giorni, da quando Emilio Ravasio era arrivato in barella, con il cervello irreparabilmente leso. 121
In questo brano c’è qualcosa di strano: il nome del protagonista della notizia, è ripetuto quattro volte in poche righe. Certo, se si deve raccontare una notizia a proposito di una persona, è necessario fare riferimento a quella persona più volte; eppure sappiamo che, per farlo, non è necessario ripetere sempre le stesse parole: la grammatica ci offre altri mezzi per riferirci a un oggetto del nostro discorso. In realtà quello che abbiamo presentato sopra non era il testo veramente scritto dal giornalista; il vero testo è: a1) Ieri il nome di Emilio Ravasio è tornato, crudelmente, sulla bocca di tutti. Il ventiquattrenne corridore dell’Atala è morto ieri pomeriggio: all’ospedale di Palermo i medici hanno staccato i fili che lo tenevano in vita da quindici giorni, da quando [] era arrivato in barella, con il cervello irreparabilmente leso. Il nome del protagonista ricorre una sola volta, la prima; le altre tre volte l’autore si riferisce alla stessa persona usando mezzi diversi: • Il ventiquattrenne corridore dell’Atala: è un gruppo nominale che ci dà altre informazioni sul protagonista (l’età, la squadra di appartenenza); ma noi non capiremmo di chi si parla, se non tornassimo con la mente al nome proprio dato prima; abbiamo dunque un gruppo nominale che rinvia a un altro gruppo nominale: possiamo chiamare questo fenomeno ripresa nominale; • lo: è un pronome che rinvia al protagonista grazie alla funzione di rinvio testuale che già conosciamo (► parte I, § 5.3.): possiamo chiamare questo fenomeno ripresa pronominale; • l’ultima volta, al posto del nome del protagonista non compare nulla: il soggetto di era arrivato è sottinteso perché si può facilmente recuperare dal contesto; questo fenomeno si chiama ellissi (abbiamo indicato col segno [] la posizione in cui il soggetto viene sottinteso). * Quando parliamo o scriviamo, abbiamo spesso bisogno di tornare a far riferimento a un oggetto del nostro discorso, cioè a qualcosa che abbiamo già nominato; se ad ogni frase introducessimo argomenti diversi, il nostro discorso non avrebbe continuità, sarebbe tutto un “saltare di palo in frasca”. Ripresa nominale, ripresa pronominale ed ellissi sono tre modi di far riferimento a un oggetto del nostro discorso già nominato; essi ci permettono dunque di assicurare la continuità del discorso, senza dover ripetere fastidiosamente gli stessi nomi. In altri termini, questi tre fenomeni sono tra i “fili” che compongono la testura di un testo: 122
a2) Ieri il nome di Emilio Ravasio è tornato, crudelmente, sulla bocca di tutti. Il ventiquattrenne corridore dell’Atala è morto ieri pomeriggio: all’ospedale di Palermo i medici hanno staccato i fili che lo tenevano in vita da quindici giorni, da quando [] era arrivato in barella, con il cervello irreparabilmente leso. Osserviamo i “fili” di ripresa pronominale in quest’altro brano: b) L’ardente sole di Siria, non ancor giunto al punto più alto del suo arco, dardeggiava coi suoi raggi infocati un cavaliere rossocrociato, uno dei tanti che avevano abbandonato le loro case del Nord per raggiungere l’esercito cristiano in Palestina. Osservate: • suo, suoi, loro qui non sono pronomi, ma determinanti possessivi; ma è evidente che i possessivi, dato che rinviano sempre a un possessore, creano dei “fili” di testura anche se non sono usati come pronomi; • uno rinvia a tanti che a sua volta rinvia a cavaliere: abbiamo dunque un rinvio in due fasi, la prima “in avanti”, la seconda “all’indietro”. Osserviamo come prosegue questo stesso brano: b1) L’ardente sole di Siria, non ancor giunto al punto più alto del suo arco, dardeggiava coi suoi raggi infocati un cavaliere rossocrociato, uno dei tanti che avevano abbandonato le loro case del Nord per raggiungere l’esercito cristiano in Palestina. Il cavaliere avanzava lentamente fra le dune sabbiose che circondano il Mar Morto, attraverso quell’aridissima regione che già la Bibbia, ai tempi di Mosè, aveva descritta come una terra tutta sassi e sale, sulla quale neppure gli uccelli osavano passare in volo. Sopra questo paesaggio desolato e deserto il sole ardeva con intensità insopportabile... Abbiamo messo in evidenza due casi di ripresa nominale: un cavaliere rossocrociato il cavaliere Il nome è ripetuto uguale, ma l’articolo cambia da indeterminativo a determinativo; @ sapete spiegare questo mutamento?
quell’aridissima regione...
questo paesaggio
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Qui è il dimostrativo questo a segnalare che il paesaggio è già noto, che deve trattarsi di qualcosa che è già stato nominato. In conclusione, nelle riprese di nomi l’articolo determinativo e il determinante dimostrativo possono funzionare come segnali del già noto: ci avvertono che si sta parlando di qualcosa che è già stato nominato, ci invitano a cercarlo nel testo precedente. Ci si può chiedere come mai anche in le dune sabbiose e in quell’aridissima regione troviamo un articolo determinativo e un dimostrativo, sebbene quegli oggetti siano nominati per la prima volta. È perché i due gruppi nominali sono determinati, subito dopo, da frasi relative (che circondano... e che già la Bibbia...). In questi casi il determinativo e il dimostrativo sono segnali che anticipano che l’oggetto sarà determinato subito dopo nel testo.
* c) Noi inchiodiamo questa molletta al muro e ci attacchiamo la nuova ricetta! d) Io nella mia camera mi trovo bene, lì sono indisturbata. Questi esempi mostrano che anche alcuni avverbi, soprattutto di luogo, possono avere una funzione di ripresa pronominale. * Osserviamo adesso una serie di ellissi: e) Tom marinò la scuola, [] si divertì un mondo, e [] tornò a casa giusto in tempo per dare una mano a Jim, il piccolo negro, a segare la legna per l’indomani. Per essere più esatti, [] ritornò in tempo per raccontare a Jim le avventure della giornata, e Jim fece i tre quarti del lavoro. Tom è nominato all’inizio del brano, e poi è sottinteso davanti a ogni verbo a cui fa da soggetto. Notate però che l’altro nome Jim è ripetuto subito dopo che è stato nominato; perché in questo caso non c’è ellissi? Vediamo che cosa succederebbe se la facessimo: e1) ...ritornò in tempo per raccontare a Jim le avventure della giornata, e [] fece i tre quarti del lavoro. @ Come è cambiato il significato? Quando un soggetto è sottinteso, c’è come una casella vuota da riempire; per prima cosa, la mente del lettore va a cercare l’ultimo soggetto precedente e lo colloca nella casella vuota. Ecco perché, leggendo e1, siamo portati a pensare che il soggetto di fece sia lo stesso di ritornò, cioè Tom. Ecco perché l’autore del brano “vero” per evitare equivoci ha ripetuto Jim. 124
C’è dunque un principio importante da ricordare, a proposito dell’ellissi: il soggetto sottinteso deve essere lo stesso del verbo precedente, non si può cambiare soggetto mentre lo si sottintende. * Conclusione: la continuità di un testo richiede di far riferimento più volte a uno stesso oggetto del discorso. Se non si ripete lo stesso nome, ci si può riferire a ciò che si è già nominato con un nome diverso da quello usato la prima volta (ripresa nominale), o con un pronome (ripresa pronominale), o sottintenderlo (ellissi). Nella ripresa nominale, l’articolo determinativo o un determinante dimostrativo segnalano che si tratta di qualcosa che è già stato nominato. Nella ellissi, per evitare equivoci di solito si può sottintendere solo un soggetto uguale a quello del verbo precedente.
ESERCIZI 1. Nei brani seguenti i gruppi nominali evidenziati rinviano ad altri gruppi nominali precedenti (ripresa nominale). Accanto a ciascuno di quelli evidenziati scrivete il nome o i nomi a cui rinvia. a) La roccia dove si trovano i fossili è formata da vari strati; questa pietra [ ] si chiama arenaria ed è più tenera di altre rocce. b) I sostenitori del Bologna, che erano andati allo stadio per assistere a una vittoria della squadra del cuore [ ], erano molto arrabbiati. c) Una nave da guerra tedesca traversava il mare, mentre un caccia bombardiere volava alto nel cielo. Dopo essersi avvistati i due mezzi da guerra [ ] cominciarono a bombardarsi. d) Gli storici hanno capito che i problemi degli uomini non si riducono alle guerre e ai trattati diplomatici, ma che prima ancora di tutte queste cose [ ], esiste la lotta quotidiana dell’uomo per vivere, per affrontare la natura.
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2. Nei brani seguenti sono evidenziate le parole che creano una ripresa pronominale o nominale, e sono segnate con [ ] le ellissi. Tracciate i “fili” da questi luoghi ai nomi a cui rinviano. a) Nel mio giardino ci sono due merli. Tutti i giorni [ ] fanno il bagno nella vasca dei pesci. Io mi diverto a guardarli dalla finestra. Qualche volta esco in giardino ma loro continuano a lavarsi o a mangiare perché [ ] sono abituati a vedermi. b) I Portoghesi erano troppo deboli per conservare a lungo da soli il controllo dei vastissimi territori di cui [ ] si erano impadroniti e presto arrivarono altre potenze europee, rivaleggiando fra di loro per ottenere i maggiori vantaggi. c) Cristina era impaziente di incontrare il professore. Lo [ ] attendeva nel salone e [ ] cercava di immaginarselo. Con lei c’era anche suo padre. L’atteso professore arrivò in perfetto orario; Cristina sentiva il cuore battere forte. 3. In questi brani trovate voi le parole che creano una ripresa nominale o pronominale e i punti in cui c’è un’ellissi, e poi tracciate i “fili”. a) Un saggio in India una volta scommise con un mago che questi non sarebbe riuscito a vincerlo, al che il mago batté il saggio leggermente sulla testa e lo trasformò in una colomba. b) Nella piccola stazione, Floro d’Avenza salì sul direttissimo e prese posto in uno scompartimento affollato. Gli altri viaggiatori guardarono un momento come un intruso quell’uomo inzaccherato di fango, inzuppato di pioggia, con l’ombrello grondante e i pantaloni rimboccati sulle caviglie, il quale poteva essere scambiato per un placido mercante di campagna. Prese posto in un angolino e socchiuse gli occhi. Gli altri viaggiatori ripresero la conversazione che l’entrata del nuovo venuto aveva brevemente interrotto. 4. Nei brani seguenti, tratti da compiti di ragazzi della scuola media, sono messe in evidenza delle maldestre ripetizioni di nomi che possono essere in parte eliminate ricorrendo ai procedimenti della ripresa nominale o pronominale e dell’ellissi. Riscrivete i brani in modo da ridurre le ripetizioni.
a) Il mio cane si chiamava Kety ed era di razza volpina. Aveva il pelo color crema e rosso; il mio cane era vivace e voleva giocare con i piccoli e con i ragazzi come noi; una volta il mio cane stava per ammazzare una gallina, ma sono arrivato in tempo per impedirglielo.
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b) All’inizio, quando ce li hanno regalati, i canarini erano in una piccola gabbia, mentre ora sono in una gabbia molto più grande. Nella gabbia c’è il divisorio, una sbarra di ferro che divide la gabbia. c) Dopo la terza media, tutti ci troveremo di fronte all’importante scelta della scuola superiore che si frequenterà, e questa scelta è un momento magico perché da questa scelta dipenderà il nostro ingresso nel campo del lavoro.
Per saperne di più 1. Ellissi del verbo. a) La foto a lato mostra un modello di nave egizia e la foto di questa pagina [ ] un vaso fenicio. In questo esempio ci sono due frasi semplici coordinate; nella seconda (la foto di questa pagina un vaso fenicio), il verbo è sottinteso, perché è facilmente recuperabile con un rinvio a quello precedente; una ellissi di questo tipo è più rara di quella del soggetto. 2. Ellissi con antecedente diverso dal soggetto. Alla fine del paragrafo precedente, abbiamo dato questa regola: “Nella ellissi, per evitare equivoci di solito si può sottintendere solo un soggetto uguale a quello del verbo precedente.” Abbiamo scritto “di solito”, perché questa regola non va intesa rigidamente. Consideriamo questo esempio: c) Chiusi la macchina e mi diressi alla porta principale. [ ] Era alta, bianca, larga e aveva una toppa che avrebbe lasciato passare un topo. @ Quale soggetto è sottinteso nel punto indicato? Il nome sottinteso non è il soggetto della frase precedente; ma questo era di prima persona (“io”), mentre il verbo della seconda frase è di terza persona (aveva), e quindi nessun equivoco è possibile. Invece, in questo caso: d) Mio cugino fa la seconda superiore e la sua famiglia ha una taverna dove [*] trascorre il Natale con la famiglia. quando chi legge arriva a dove trascorre, automaticamente recupera come soggetto quello precedente (la sua famiglia); solo arrivando alla fine della frase si capisce che chi ha scritto intendeva sottintendere mio cugino, che non è il soggetto immediatamente precedente. Possiamo concludere che il soggetto si può sottintendere solo quando può essere recuperato senza la minima possibilità di equivoco. 127
Imparare dagli errori 1. Riprese pronominali. a) Ho raccontato l’accaduto a mia madre. Il giorno dopo c’era il ricevimento dei genitori e la maestra le spiegò tutta la situazione. Mia madre è venuta a casa molto brusca e mi ha dato una bella sgridata. Il giorno dopo durante la ricreazione ho cercato di convincerla, ma lei non ha cambiato opinione. @ A quale nome rinviano i due pronomi evidenziati? A una prima lettura, si pensa al nome femminile più vicino, che è mia madre; ma il particolare della ricreazione ci fa capire che l’autrice voleva riferirsi alla maestra. Insomma, il contesto non è abbastanza chiaro da permettere al lettore di ritrovare facilmente il rinvio del pronome. In casi come questi, è necessario ripetere il nome. b) La popolazione contadina era costretta a farsi sfruttare al massimo solo per riuscire a mantenere sé stesso e la propria famiglia. Qui non si trova un nome (maschile singolare) al quale riferire sé stesso. Evidentemente l’autore pensava a il contadino, ma non aveva scritto questo nome. @ Come si può correggere questo errore? Questo tipo di errore è piuttosto frequente. Esso ci insegna che, quando usiamo un pronome, il nome a cui lo riferiamo deve trovarsi espresso nel testo, non basta che sia nella nostra mente. c) Non si può parlare solamente della questione italiana e puntare l’indice accusatore sulle sue azioni. @ A quale possessore rinvia il possessivo sue? “le azioni della questione italiana” non dà senso; chi ha scritto intendeva “dello stato” o “del popolo”, ma non ha messo uno di questi nomi nel testo. 2. Ellissi. d) Don Gino diede a Vincenzo un pacchetto di roba bianca e [*] lo consegnò a una signora. Chi ha scritto intendeva che Vincenzo consegnò il pacchetto; ma chi legge è portato a sottintendere il soggetto precedente, che è Don Gino. Per rendere chiaro il testo basta mettere un pronome al posto dell’ellissi: e lui lo consegnò...
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e) All’inizio la lotta sociale si espresse con il luddismo, così chiamato dal nome dell’operaio che promosse la distruzione delle macchine, alle quali [*] attribuivano la responsabilità della loro condizione. Qui il soggetto da sottintendere è gli operai, un’espressione che nel testo precedente non si trova, e quindi va inserita a questo punto. f) L’esperienza mi ha insegnato a mantenere un buon rapporto con gli amici, senza provare per nessuno eccessivi entusiasmi, e a non confidarmi se non sono sicuro che [* ] sia un vero amico. Il soggetto di sia un vero amico è la persona a cui non bisogna confidarsi, che però non è nominata in nessun modo. Bisogna perciò introdurre un pronome che rappresenti questa persona: f1) ...e a non confidarmi a qualcuno se non sono sicuro che sia un vero amico.
ESERCIZI 1. I pronomi evidenziati sono usati in modo scorretto perché non è chiaro a quale nome si riferiscono. Correggete questi errori. a) Io ero a scuola e mio padre era a casa col mio gatto. Il gatto stava mangiando della carne e ha perso un dente che gli dondolava. Quando sono tornata, mio padre me l’ha detto e io non ci credevo. Poi gli ho fatto aprire la bocca e ho visto che gli mancava davvero il dente. b) Penso che il terremoto sia la cosa più brutta che poteva capitare. Ora tutta l’Italia sta cercando di aiutarli... c) Da grande potrò andare a lavorare, sempre se lo trovo. d) Il ragazzo andava a bussare alle porte di certi appartamenti per vendergli la droga. 2. Nei brani seguenti le ellissi sono scorrette, perché il soggetto sottinteso non è il soggetto precedente. Correggete gli errori. a) Al ritorno di Marco, il quale non si era trovato bene dalla zia, [*] vide che il paese era stato fatto evacuare. b) Un uomo chiese se qualcuno voleva andare al Cantiere Rizzuto, ma Vincenzo era troppo piccolo e [*] non lo prese. c) Molti individui acquistano televisori a colori pensando di avere una visione più realistica dei fatti, mentre in realtà [*] hanno le stesse funzioni di quelli in bianco e nero.
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3.2. Riprese di frasi INGRESSO Quando abbiamo studiato i pronomi (► Parte I, § 5.3.), abbiamo visto che essi possono rinviare non solo a un nome, ma al significato di un’intera frase. @ Nei brani seguenti sono messi in evidenza dei pronomi che rinviano appunto a un’intera frase; per ciascuno dovete specificare il significato a cui rinvia. Esempio: Divido la mia camera con mia sorella, ma ciò non mi dispiace. → ciò: il fatto di dividere la mia camera con mia sorella a) Fido era il cane della casetta numero uno e ne proteggeva gelosamente gli abitanti, e per farlo a dovere abbaiava con impegno ogni volta che vedeva passare qualcuno degli abitanti delle altre novantotto casette, uomo, donna o bambino. Lo stesso facevano gli altri novantotto cani. b) Spesso le ferrovie offrono la possibilità di partire dal centro di una città e di arrivare nel centro di un’altra; il che per un uomo d’affari può significare molto. c) I capi di stato dovrebbero orientare la loro politica sulla strada della pace e distruggere tutte le armi fino ad ora costruite per realizzare qualcosa di più utile per l’umanità. Questo secondo me dovrebbero fare. d) Anche quando viene dichiarato lo stato d’allarme generale, sembra quasi che la gente non si renda conto dell’effettivo pericolo: fa scorta di viveri, cerca di preparare rifugi antiatomici, ma il tutto è fatto superficialmente, senza immaginare quello che succederà. a) C’era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male. @ A che cosa rinvia il pronome messo in evidenza? In questo esempio il pronome non rinvia a un gruppo nominale, ma al significato di un’intera frase precedente; anche questo tipo di rinvio crea un “filo” che contribuisce a dare continuità al testo: C’era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male. Abbiamo dunque una ripresa pronominale di frase. 130
Un pronome può rinviare anche a un pezzo di testo più ampio di una singola frase. Per esempio: b) La lista degli elementi più abbondanti nella materia vivente non coincide con quella degli elementi più abbondanti nella crosta terrestre. (Per esempio un elemento abbondantissimo nella crosta terrestre, ma scarsissimo nella materia vivente è l’alluminio). Questo vi sembrerà un discorso campato in aria... Qui questo rinvia a tutto ciò che è stato detto nei due periodi precedenti. * c) Durante il VI secolo Roma comincia ad avere già l’aspetto della polis greca e questo progresso dice che certamente i Latini erano entrati in diretto contatto con la superiore civiltà etrusca. Il dimostrativo questo ci dice che progresso deve riferirsi a qualcosa di noto, qualcosa che è già stato nominato; però nella frase precedente non si parla esplicitamente di progresso, non c’è un nome che abbia questo significato. È piuttosto il significato di tutta la frase Roma comincia ad avere già l’aspetto della polis greca che viene ripreso e riassunto con l’espressione questo progresso. Possiamo chiamare questo fenomeno una ripresa nominale di frase. * d) Tempo fa un boscaiolo stava per abbattere un albero quando notò che c’era inciso sopra un cuore con due iniziali. Depose l’ascia e usò invece la sega per sbatterlo giù. Mi sfugge la morale di questa storia... @ A che cosa rinvia il gruppo nominale evidenziato? Come le riprese pronominali (esempio b), anche le riprese nominali possono riferirsi a più di una frase, a un brano ampio. Conclusione: un pronome o un gruppo nominale possono rinviare al significato di un’intera frase, o anche di un brano più ampio. Queste riprese pronominali o nominali di frase creano altri “fili” di continuità in un testo.
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ESERCIZI 1. Specificate il significato a cui rinvia ciascuno dei pronomi o dei gruppi nominali evidenziati. a) Tra i marinai del Lago Rotondo ce ne sono di tutte le età: il che voi potete spiegarvi benissimo... b) Non potete restar buoni tutto il tempo quando siete sulla sponda del Lago Rotondo; e la ragione ne è che voi ve ne dimenticate, e quando ve ne ricordate, siete ormai così bagnati che poco importa se vi bagnate un pochino di più. c) I contadini indiani hanno imparato da millenni a lottare con la natura per il possesso e il controllo dell’acqua. Hanno costruito dighe, e una fitta rete di canali, hanno scavato pozzi e bacini di raccolta (...). Ma questa lotta con la natura è ancora impari... d) Noi vogliamo che i nostri genitori ci raccontino dei nonni e dei bisnonni, delle vicende dei loro tempi (...). Non è difficile riconoscere in queste curiosità le radici della curiosità che è tipica dell’uomo il quale, con la sua intelligenza, vuole capire se stesso attraverso la comprensione del passato. Ma questa ricostruzione del passato non è poi tanto semplice... 2. Nel brano seguente sono messi in evidenza esempi di meccanismi di testura che possono riguardare tutti i tipi che abbiamo studiato finora, e cioè: - riprese pronominali di nomi; - riprese nominali di nomi; - riprese pronominali di frasi; - riprese nominali di frasi; - ellissi. Per ciascun punto evidenziato dovete indicare a che cosa rinvia. (Per facilitarvi il compito, i punti del testo messi in evidenza sono numerati). Proprio mentre si formava un forte regno nell’Italia meridionale, la Chiesa viveva uno dei momenti più difficili della sua (1) storia in quanto [(2)] veniva sempre più sottoposta e asservita al potere imperiale. Tale situazione (3) si era venuta determinando con l’imperatore Ottone I. Costui (4), infatti, per indebolire i grandi feudatari, si era messo a distribuire privilegi e feudi a vescovi ed abati, dando vita così ad una feudalità ecclesiastica: operando in tal modo (5), egli (6) pensava di contrapporre ai potenti feudatari laici i vescoviconti, che (7) non avevano eredi cui (8) trasmettere i feudi. 132
3.3. Riprese avverbiali INGRESSO A ciascuna delle parole messe in evidenza dovete associare uno dei seguenti significati: A) “al contrario di ciò che si è detto” B) “al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare” C) “in aggiunta a ciò che si è detto” D) “come conseguenza di ciò che si è detto” E) “come spiegazione di ciò che si è detto” a) La casetta era talmente piccola che bastava un’occhiata per vedere tutto quello che c’era dentro. Eppure conteneva tantissime cose. b) Con l’agricoltura nascono i villaggi, l’uomo diventa sedentario, deve abbattere le foreste, deve attendere i frutti da una stagione all’altra, alle asce di pietra levigata sostituisce gli utensili di bronzo e di ferro, deve perciò trovare i minerali, scavare le miniere, deve in sostanza lavorare e soffrire in senso moderno. c) Il lavoratore corre rischi sempre più gravi. Infatti oltre a risentire, come tutti, dei mutamenti di ambiente è anche soggetto alle malattie legate al posto di lavoro. d) Erroneamente chiamato “re della foresta”, il leone è invece il “re della savana”. e) L’industria canadese dell’alluminio è la terza del mondo. Importanti sono anche le industrie siderurgiche, tessili, meccaniche, chimiche. f) Per sfuggire a questa decadenza fisica della città, chi poteva si trasferiva altrove, cercando nell’estrema periferia cittadina un modo di abitare più sano e tranquillo. Le città si sono così vuotate poco per volta dei loro abitanti più benestanti. a) Il passaggio dalla pianura asciutta a quella umida è segnato dal pullulare delle sorgenti che riportano in superficie le acque colate negli strati profondi dell’alta pianura. Si forma così la zona delle risorgive... = “nel modo che abbiamo detto” Il significato di così in questo brano è: “nel modo che abbiamo detto”. L’avverbio rinvia al discorso precedente e crea un “filo” di continuità del testo, con un meccanismo molto simile a quello delle riprese pronominali e nominali.
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In questo caso così ha funzione di connettore testuale: è cioè qualcosa che serve a connettere, a tenere insieme il testo. È altrettanto giusto dire che così in questo esempio è un avverbio di modo; la stessa parola ha contemporaneamente i due significati di modo e di connettore testuale). * b) Ogni tanto qualcuno usciva e correva per pochi metri e tornava poi a nascondersi. = “dopo le cose appena dette” L’esempio mostra che anche un avverbio di tempo può fare da connettore testuale. c) Tu entri a scuola con cinque o sei anni di ritardo e quindi dovrai studiare di più e seguire corsi speciali più severi. = “per la ragione che ho detto” Abbiamo in questo caso un avverbio di conseguenza con funzione di connettore testuale. d) Due settimane più tardi entrò nella scuola del tempio e ben presto capì quanto lievi, incomplete e quasi inutili fossero state le poche nozioni che il vecchio prete gli aveva impartito... Presto assaggiò anche i colpi di bastone... = “in aggiunta a ciò che ho detto” L’avverbio anche serve ad aggiungere un concetto a un altro che si è già espresso; ha dunque la funzione di rinvio al testo precedente propria di un connettore testuale. e) Sentiva un gran freddo. Un tremore convulso l’aveva invaso. Eppure le sue braccia fendevano con forza l’acqua. = “nonostante ciò che ho detto” Il significato di un connettore come eppure è un po’ complicato da spiegare. Se uno è preso dal freddo e dal tremore, ci si può aspettare che non abbia più forza; l’eppure serve ad avvertirci che in questo caso l’aspettativa non si realizza: il personaggio aveva ancora forza nelle braccia. Per rappresentare questo significato, abbiamo bisogno di uno schema in tre fasi:
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“Sentiva un gran freddo e un tremore convulso l’aveva invaso” (ci si potrebbe aspettare che non avesse più forza) al contrario “le sue braccia fendevano con forza l’acqua” Una connessione di questo tipo si dice avversativa. Conclusione: molti avverbi possono avere una funzione di connettori testuali: essi cioè rinviano a qualcosa che è stato detto, e in questo modo creano un “filo” di continuità nel testo.
ESERCIZI 1. Scegliete il connettore più adatto fra quelli presentati fra parentesi quadre. a) Marco appartiene a una famiglia benestante, mentre Sara a una di poveri meridionali. Questo problema fra loro non esiste: [ però infatti inoltre ] continuano a frequentarsi anche se i genitori di Marco sono contrari. b) Nelle riserve e nelle paludi l’acqua ghiacciata ha tolto il cibo a tutti gli uccelli che [ eppure perciò inoltre ] devono vagabondare lì attorno. c) Il progresso che un paese può raggiungere non è certamente un dono del cielo, [ perciò però anzi ] è una conquista che si fa gradualmente. d) Apprezzo molto quegli scrittori che impostano i loro romanzi sulla realtà attuale. Non riesco [ così invece quindi ] a tuffarmi con uguale passione nelle opere antiche. e) Dal sottosuolo malese provengono vari metalli, tra cui lo stagno, di fronte al quale il rimanente passa in seconda linea: in questo settore, [ infatti tuttavia anche ], la produzione malese è la prima del mondo. Nel paese, [ insomma infatti inoltre ], hanno sede grandi raffinerie. f) Un giorno, all’improvviso, i tedeschi bruciavano un villaggio, e non sapevano perché proprio quello e non un altro. Erano tutti uguali: c’era in tutti l’azione armata, la cospirazione, il terrore, [ invece infatti eppure ] bruciavano quello e non un altro.
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2. Accanto a ciascuno dei connettori evidenziati scrivete la lettera che corrisponde al suo significato, scelto fra questi: A) “in aggiunta” B) “di conseguenza” C) “in questo modo” D) “contrariamente a quel che si potrebbe pensare” a) A Seveso una fabbrica ebbe delle perdite di diossina, che in pochi giorni inquinarono quasi tutto il paese. Quando il veleno iniziò il suo lavoro, iniziarono anche [ ] le esperienze di due ragazzi. b) La diossina aveva inquinato gran parte del paese, ma [ ] la popolazione sembrava non preoccuparsene. c) Marco tutte le cose che sa se le è dovute imparare da solo, perché i familiari gli mentono sempre su tutto, anche sulle cose più banali, così [ ] lui fa molta più fatica di Sara a maturare. d) Si dovrebbe informare meglio il consumatore sulla qualità di ciò che acquista. Si verrebbe così [ ] a creare un tipo di consumatore più esigente, meno manipolabile. e) Il divieto di fumare in ufficio e nei trasporti pubblici è già qualcosa. Non dobbiamo tuttavia [ ] illuderci che la restrizione delle aree permesse al fumo serva a ridurre il consumo di sigarette in generale. f) Se un ago calamitato si orienta in una direzione molto vicina alla direzione Nord-Sud, è perché la Terra agisce su di esso come farebbe un magnete. Lo spazio che circonda la Terra è dunque [ ] sede di un campo magnetico. 3. Scegliete ora fra questi significati: A) “in aggiunta” B) “di conseguenza” C) “ho detto questo perché...” D) “al contrario” a) Il violoncello è importante nell’orchestra sia come strumento melodico sia come strumento di accompagnamento. Inoltre [ ] la sua voce preziosa, morbida, nobile e le sue doti di agilità fanno di questo strumento un eccezionale solista da concerto. b) Non possiamo definire la folla dei tossicodipendenti con l’etichetta della malattia o della devianza. Ogni caso è diverso dall’altro. Quindi [ ] non esiste una sola ricetta di terapia. c) Il film ha avuto secondo me un inizio piuttosto squallido; infatti [ ] narrava, senza una trama ben precisa, le storie di vita quotidiana di alcuni americani. d) Adesso si parlerà di fatalità, di destino; è invece [ ] il caso di ricordare i misteri, nemmeno troppo profondi, di una morte. 136
Per saperne di più 1. Connessione di aggiunta. a) Il cavallo quel giorno non voleva camminare. Pioveva, sai, e anche i cavalli hanno i loro capricci. = “in aggiunta a...?” In questo caso, non troviamo nel testo l’idea a cui si aggiunge quella introdotta da anche; ma capiamo che cosa intende dire l’autore: “altri animali, i bambini ecc. hanno i loro capricci, e anche i cavalli”. Spesso l’idea a cui anche aggiunge qualche cosa è sottinteso in questo modo. 2. Connessione di spiegazione. c) Una tomba etrusca dipinta in questo modo non è mai stata trovata; alcune sue caratteristiche sono infatti assolutamente inedite. Infatti serve a indicare che una certa frase è una spiegazione, una giustificazione di un’affermazione precedente. Il significato di questo connettore si può spiegare con la formula: “dico questo perché...”: c1) Una tomba etrusca dipinta in questo modo non è mai stata trovata; dico questo perché alcune sue caratteristiche sono assolutamente inedite. Il significato di infatti è dunque simile al significato di perché, ma non uguale; in molti casi, lo scambio tra queste due parole produce un’improprietà. Per esempio, sarebbe stato improprio scrivere: c1) Una tomba etrusca dipinta in questo modo non è mai stata trovata, *perché alcune sue caratteristiche sono assolutamente inedite. 3. Connettori di tempo e non d) Le quattro pareti sono tutte dipinte; nelle figure predominano il rosso, poi l’azzurro, il verde e il nero. @ Che cosa significa poi in questo esempio? Lo possiamo definire avverbio di tempo? Avverbi di tempo come poi, ancora possono essere usati con un significato di “aggiunta” piuttosto che di tempo. e) I dipinti sembravano troppo raffinati, troppo ben fatti, e quindi non potevano essere opera dei rozzi abitatori delle caverne. quindi = “in conseguenza di ciò che si è detto” 137
f) Spostarono la costosa attrezzatura sul bordo del torrente. Quindi calzarono verdi stivali. @ Che cosa significa quindi in questo esempio? Quindi è usato per lo più con un significato di “conseguenza”, ma può avere anche un valore temporale. 4. La connessione avversativa g) Gigi è molto alto, ma non gioca bene a basket. Che cosa significa l’inserimento di ma in questa frase? Molti campioni di basket hanno una statura molto alta, di conseguenza nella nostra mente l’idea di essere alti e quella di giocare bene a basket sono associate. Se parlo della statura di Gigi, ci si può aspettare che oltre che alto sia un buon giocatore di basket: il ma smentisce questa aspettativa. Un significato di ma è dunque “contrariamente a quel che ci si potrebbe aspettare”. h) Chiuse gli occhi per la felicità, ma subito li riaprì, per non perdere la vista di Francesco che dormiva. Anche questo ma si può spiegare allo stesso modo: se uno chiude gli occhi, ci si può aspettare che li tenga chiusi; invece... Hanno un valore analogo a ma i connettori testuali però, tuttavia, eppure: i) La notizia di una possibile guerra nucleare si andava diffondendo, senza però essere presa troppo in considerazione. però = “contrariamente a quello che ci si sarebbe aspettato”. k) Quello che gli stava davanti non era un giocattolo, ma un cane vero. In un caso come questo, ma ha un valore un po’ diverso: non c’è nessuna aspettativa che venga smentita; qui ma serve semplicemente a mettere in rilievo il contrasto fra due idee. I connettori testuali che si avvicinano di più a questo secondo valore di ma sono invece e anzi: l) La signora Pensotti è una donnetta bassa e grassa, venuta da poco dal paese. La signora Dirce è invece magra e lunga.
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ESERCIZI 1. Per ciascun anche evidenziato nelle frasi seguenti, specificate a quale idea aggiunge l’idea che introduce; dite se si tratta di un’idea esplicita o sottintesa. Esempi a) Il tredici marzo, a Vienna, una rivolta capeggiata da elementi borghesi, ma alla quale parteciparono anche lavoratori e studenti, mise fine al trentennale potere del Metternich. → anche = “oltre agli elementi borghesi” (idea esplicita) b) Questa opposizione approfittò dei timori che le spinte più democratiche suscitavano in molti ambienti borghesi anche d’ispirazione liberale. --> anche = “oltre che negli ambienti borghesi più conservatori” (idea sottintesa) c) Uscii profondamente scossa da quell’episodio. Le loro parole continuarono a tornarmi alla mente, anche1 nei momenti più impensati: mentre mi avventavo sul solito panino al prosciutto, oppure quando ascoltavo i dischi dei Beatles. Anche2 a scuola non facevo altro che rimuginare. d) La marina, benché dotata di navi moderne e di ottimi equipaggi, (come lo erano anche1 quelli dell’aviazione), non disponeva di radar. Anche2 l’equipaggiamento del nostro esercito lasciava piuttosto a desiderare. e) Il Verona ha saputo dimostrare che anche nel calcio chi sa essere umile è destinato alla fine ad essere esaltato. 2. I connettori messi in evidenza possono avere uno dei seguenti valori: - di tempo; - di conseguenza; - di aggiunta. Scrivete il valore che ha ciascuno nello spazio tra parentesi quadre. a) esempio: Abbiamo visto che questa scuola è basata soprattutto sul disegno; poi [aggiunta] c’è un corso fotografico dove si impara innanzitutto a fotografare, poi [tempo] a sviluppare. b) C’era del fango e si scivolava molto, allora [ cadere ci siamo attaccati agli alberi.
] noi per non
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c) Dobbiamo riflettere su quelle che erano le risorse alimentari della gente del Medio Evo. L’allevamento di animali domestici allora [ ] era poco diffuso. d) Tenendosi un po’ a distanza, descrisse due giri al galoppo intorno al suo avversario, quindi [ ] gli scaricò addosso sei frecce. e) Tenete presente che il computer è un perfetto “idiota” e quindi [ ] da solo non prende proprio nessuna iniziativa. f) Sara dorme nella stessa stanza dell’Assuntina e quando l’Assuntina va fuori di sera col fidanzato lei aspetta che i suoi guardano la tele e poi [ ] va fuori anche lei. g) Mia madre dice che Sara vien su come una vagabonda, ma se poi [ ] sa che d’estate gira anche di sera, allora [ ] dice che non può venir su una ragazza perbene.
Imparare dagli errori L’uso appropriato dei connettori è importante per l’organizzazione del discorso; infatti un testo in cui i connettori mancano o sono usati male è sconnesso, procede a salti. In questo campo non si possono dare regole precise, perché le sfumature sono tante e ogni caso è diverso dagli altri; può essere utile però riflettere su esempi in cui un testo potrebbe essere migliorato sostituendo, aggiungendo o cambiando un connettore. Indicheremo col solito asterisco * i connettori usati impropriamente e con le parentesi quadre [ ] i punti in cui un connettore potrebbe essere utilmente inserito. Connessione di aggiunta a) Le scuole erano molto costose e *inoltre molte erano aperte solo ai ricchi. inoltre dovrebbe collegare due idee che si sommano, ma che restano distinte; invece “essere aperte solo ai ricchi” non è sostanzialmente una cosa distinta da “essere molto costose”; la prima idea può essere concepita come una conseguenza o come una spiegazione della prima: a1) Le scuole erano molto costose e perciò / infatti molte erano aperte solo ai ricchi. Connessione di conseguenza b) Sono stati scelti gli episodi più rappresentativi ed è stato poi proposto alla televisione di trasmetterli. *Così dopo un primo momento in cui sembrava non ci fosse alcun problema, la trasmissione è stata prima sospesa e adesso ritirata.
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Come connettore, così può significare “in questo modo” o “di conseguenza”; nessuno di questi significati è adeguato in questo testo; in esso si parla di un’aspettativa che non si è realizzata, e quindi la connessione più adatta sarebbe avversativa: b1) Ma dopo un primo momento... c)
Nelle città i contadini trovarono nuove possibilità di sopravvivenza, ma le condizioni di vita a cui erano costretti erano misere. La città *perciò acquista sempre maggiore importanza... La maggiore importanza della città non è una conseguenza delle condizioni di vita dei contadini: il secondo periodo introduce un argomento del tutto distinto; perciò è da togliere.
Connessione di spiegazione d) Non dico di lasciarci piena libertà, ma un minimo all’età di 16 anni ci vuole, e anche un pizzico di fiducia, *perché ho constatato che molti miei amici non godono di tutta la fiducia che vorrebbero da parte dei loro genitori. Il ragazzo intendeva dire: “dico questo (ci vuole anche un pizzico di fiducia) perché ho constatato che...”; voleva cioè spiegare il perché di certe parole che aveva usato. Per esprimere questo rapporto infatti è più adeguato che perché: d1) ...e anche un pizzico di fiducia; infatti ho constatato... Connessione avversativa e) [Si parla degli effetti della televisione: persone che diventano schiave del televisore, liti in famiglia per la scelta dei programmi.] L’unico rimedio sarebbe quello di avere un televisore per ogni componente della famiglia, ma ciò porterebbe ad una sempre maggiore sottomissione ad esso. Secondo me [ ] la televisione è un mezzo di comunicazione utile e giusto. Sono molti i benefici che può arrecare. Nel primo periodo vengono criticati severamente gli effetti della televisione. Subito dopo si comincia a parlare dei suoi vantaggi: naturalmente si possono contrapporre questi due aspetti in un unico discorso, ma il passaggio dagli uni agli altri andrebbe segnato con un connettore avversativo; per esempio introducendo però o tuttavia nel punto indicato.
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ESERCIZIO Provate ad analizzare gli errori indicati dall’asterisco sull’esempio della rubrica precedente, rispondendo a queste domande: - perché l’uso del connettore è poco appropriato? - come si potrebbe correggere? a) I morti sono stati 16 e i feriti 180, ricoverati nell’Ospedale Maggiore di Bologna. *Infatti 10 anni fa, cioè il 4 agosto 1974, in quella stessa galleria c’è stato un altro attentato.
b) In molte regioni italiane si sono avute alluvioni. Così anche per il Piemonte che è attraversato dal Po, *quindi questo fiume si è
ingrossato paurosamente. c) Si è parlato del nostro tempo libero. È risultato che ognuno di noi ha tre o quattro passatempi, a seconda delle situazioni e del tempo a disposizione. La maggioranza *però non vorrebbe cambiare il modo di trascorrerlo.
d) Non mi piace tutta la musica moderna, solo certa mi va, come quella di Vasco Rossi, *invece quella di Eros Ramazzotti mi piace e molto.
e) Sono innegabili i meriti che i mass media hanno nella diffusione della cultura *anche in tutti i paesi.
f) S. Francesco si ispirava al ritorno alla vita evangelica e apostolica, cioè all’umiltà, alla povertà e alla totale adesione alla volontà della Provvidenza. Francesco si è *perciò inserito in un periodo di crisi per la Chiesa...
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3.4. Altri segnali di organizzazione del discorso INGRESSO Le espressioni in neretto hanno un significato equivalente a quello di uno dei seguenti connettori testuali: - così - dunque - inoltre - insomma - tuttavia Scrivete accanto a ciascuna espressione il connettore equivalente. a) Gli Stati Uniti sono un paese moderno, e di storia ne hanno poca. Gli edifici più antichi non appartengono ai bianchi conquistatori, ma agli indiani sconfitti e sottomessi. In più [=“ “] sono assai pochi, perché gli indiani vivevano in tende e non edificavano in pietra. b) I nostri soldati parteciparono al conflitto senza capire quale ne fosse il vero motivo. Nonostante tutto [=“ “], quegli uomini compirono il loro dovere fino in fondo. c) Durante questo corso ci siamo familiarizzati con l’ecologia, la scienza che studia tutti gli esseri viventi nel loro ambiente. Abbiamo scoperto i loro adattamenti, la loro funzione nell’economia naturale e, in definitiva [=“ “], i rapporti che legano fra loro i vegetali e gli animali di una comunità biologica. d) La teoria cellulare si può considerare una delle pietre miliari della biologia moderna. Essa viene formulata anche in questo modo [=“ “]: la materia vivente ha sempre una struttura cellulare. e) Il pesce è abilissimo a estrarre dall’acqua di mare gli elementi che gli occorrono. Questa abilità si manifesta in tutti gli esseri viventi. Conclusione: [=“ “] gli esseri viventi non prendono a casaccio tutti gli elementi chimici che si trovano nel loro ambiente... a) Gli automezzi della N.U. che di solito trasportano l’immondizia allo stabilimento di Rocca Prenestina si trovano a percorrere un tragitto lunghissimo. Ecco perché nei prossimi giorni molti cassonetti della zona est rischiano di non essere svuotati. = “come conseguenza di ciò che si è detto”
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L’espressione Ecco perché... ha la funzione di collegare due periodi, mostrando che il secondo esprime una conseguenza di ciò che ha detto il primo. Il suo significato equivale a quello di un avverbio (connettore testuale) come perciò, che potrebbe essere sostituito a Ecco perché nel testo. b) Il “linguaggio degli animali” è un fatto istintivo e meccanico che non ha nulla a che vedere con il linguaggio umano. Ciò nonostante può essere interpretato e capito. = “al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare” Ciò nonostante equivale a un connettore avversativo come potrebbe essere eppure, tuttavia. I due esempi dimostrano che, oltre agli avverbi connettori testuali, altre e svariate espressioni possono essere usate per assicurare la continuità di un testo, stabilendo dei rapporti tra le sue varie parti. Per riferirci a tutte le espressioni che possono avere questa funzione, parleremo in generale di segnali di organizzazione del discorso. Certo possiamo interpretare l’esempio b anche dicendo che ciò costituisce una “ripresa pronominale di frase” (► 3.2.); tale interpretazione non è in contrasto con quella che abbiamo dato qui, dove abbiamo considerato ciò nonostante come un blocco unico. Non ci sono confini netti tra i diversi modi di assicurare la continuità di un testo.
* I segnali di organizzazione del discorso possono essere i più diversi e possono esprimere anche significati che con un avverbio non si potrebbero esprimere. Per esempio: c) Negli Stati Uniti sono pochissimi i quotidiani diffusi su tutto il territorio nazionale. I più importanti sono il New York Times e il Washington Post. Per il resto, la grande maggioranza dei quotidiani letti dagli americani sono molto provinciali. = “esclusi i pochi di cui ho parlato” d) Il fatto che gli Stati Uniti siano una federazione di stati comporta conseguenze, grandi e piccole. Per esempio, da uno stato all’altro, cambiano i prezzi dei prodotti, perché cambia l’ammontare delle imposte. = “ora introduco un esempio di ciò che ho detto”
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e) Quasi tutte le grandi città hanno conosciuto un duplice fenomeno: da un lato un rapido sviluppo industriale, con la nascita di grandi fabbriche alla periferia; dall’altro una vasta immigrazione. Qui abbiamo un segnale di organizzazione del discorso fatto di due parti (da un lato... dall’altro...) che si richiamano vicendevolmente: essi ci avvertono che due parti del testo vanno considerate “in parallelo”, come se fossero inserite allo stesso punto: un rapido sviluppo industriale un duplice fenomeno: una vasta immigrazione I pezzi montati “in parallelo” possono essere anche più di due: f) Gli animali non possiedono un linguaggio nel vero senso della parola, ma ogni individuo possiede per istinto tutto un codice di movimenti espressivi con il quale rendere evidente una situazione. Per esempio il pigolio degli uccelli appena nati rende evidente la richiesta del cibo; oppure il drizzarsi dei peli sul dorso di un cane dimostra che sta per aggredire un rivale; o, infine, la posizione della coda di un cane ne manifesta la sicurezza o la paura.
1) il pigolio degli uccelli... esempi di movimenti espressivi:
2) il drizzarsi dei peli... 3) la posizione della coda...
Come appare dagli esempi, il montaggio di pezzi di testo “in parallelo” si incontra particolarmente nei testi che contengono una esposizione di carattere scientifico. * Un’altra categoria di segnali importanti per l’organizzazione del discorso è costituita da quelli che richiamano un argomento che è già stato trattato, o anticipano che un argomento sarà trattato: g) Come i lettori ricorderanno, la teoria che qui proponiamo si basa sull’applicazione al sistema nervoso della legge di Haeckel. h) Il pesce è abilissimo a estrarre dall’acqua di mare gli elementi che gli occorrono, anche se diluitissimi. Questa abilità si manifesta in tutti gli esseri viventi, come vedremo più avanti. Queste formule servono a guidare la mente del lettore avanti e indietro nel testo, in modo che riesca a comprenderlo come un insieme organico, e non una successione slegata di idee. Conclusione: oltre agli avverbi connettori, varie altre espressioni possono stabilire dei collegamenti tra le parti di un testo, rinviando all’indietro a ciò che si è detto o preannunciando ciò che sarà detto. 145
ESERCIZIO Sono qui messi in evidenza dei segnali di organizzazione del discorso che strutturano parti del testo “in parallelo”. Mettete in evidenza il parallelismo in questo modo: Esempio: Non solo l’uomo vede negli oggetti forme umane, ma attribuisce loro anche i suoi sentimenti. vede negli oggetti forme umane → l’uomo attribuisce loro i suoi sentimenti a) L’uomo del XX secolo, mentre da un lato sta distruggendo molte specie animali, riduce le riserve naturali e sfrutta in maniera incontrollata e crudele le risorse zoologiche, dall’altro sta riscoprendo negli animali qualcosa che lo interessa. b) Gli animali sono diventati il simbolo di difetti o qualità esclusivamente umane, non solo nelle favole, che sono piene di animali parlanti, di volpi astutissime, e di stupidi orsi ma anche nella realtà. c) In realtà, proprio i Grandi Laghi sono all’origine dello straordinario sviluppo di questa regione, sotto un duplice punto di vista. Da un lato, infatti, le loro acque forniscono all’industria una straordinaria quantità di energia elettrica. Dall’altro lato, essi sono il centro di di una rete di vie d’acqua... d) Negli esseri viventi l’acqua non è solo abbondante: essa è anche indispensabile. e) Nel campo dei viaggi e dei mezzi di trasporto, i progressi si sono verificati di solito sotto due aspetti: in primo luogo, ci sono i progressi dovuti all’invenzione di nuovi veicoli, poi vengono quelli dovuti all’evoluzione della viabilità. f) Re Riccardo e i suoi uomini erano giorno e notte a cavallo, pronti ad apparire ovunque ci fosse bisogno delle loro spade, riuscendo non solo ad aiutare i cristiani, ma spesso anche a ricacciare gli infedeli.
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TIRIAMO LE SOMME > Ripresa pronominale di un nome: un pronome rinvia a un gruppo nominale. Esempio: La vecchia zia Ada andò ad abitare al ricovero dei vecchi. Essa si scelse subito una poltroncina... > Ripresa pronominale di una frase: un pronome rinvia al significato di un’intera frase. Esempio: - Zia Ada, dove sono i vostri figli? La vecchia zia Ada non lo sapeva più. > Ripresa nominale di un nome: un gruppo nominale rinvia al significato di un altro gruppo nominale. Esempio: La signora si scelse subito una poltroncina... > Ripresa nominale di una frase: un gruppo nominale rinvia al significato di un’intera frase. Esempio: Non parlava con nessuno. Questo suo atteggiamento pareva strano. > Ellissi: un soggetto è sottinteso, perché lo si può ricavare facilmente dal contesto. Esempio: La vecchia zia Ada si scelse subito una poltroncina accanto alla finestra e [ ] sbriciolò un biscotto secco sul davanzale. > Connettore testuale: un avverbio che stabilisce un collegamento tra due parti di un testo, rinviando a ciò che si è già detto. Esempio: - Brava, così verranno le formiche, - dissero le altre due vecchine, stizzite. Invece venne un uccellino... > Segnale di organizzazione del discorso: qualunque espressione che serve a tenere insieme un testo, rinviando in avanti o all’indietro. Esempio: Nonostante tutto, le due vecchine continuavano a brontolare. > Testura: è l’insieme dei fenomeni qui presentati, che servono a dare continuità a un testo stabilendo dei legami di significato tra le sue diverse parti.
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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. I pronomi e gli avverbi messi in evidenza rinviano a un gruppo nominale o a un’intera frase. Specificate per ciascuno a che cosa rinvia. a) Esempio: Mi sbrigherò a condurvi in riva al gran Lago Rotondo che è la meta preferita di tutti i frequentatori dei giardini. Esso è nel bel mezzo di questi e una volta arrivati lì voi non desiderate di andar più lontano. → che = “il gran Lago Rotondo” → esso = “il gran Lago Rotondo” → questi = “i giardini” → lì = “al gran Lago Rotondo” b) L’incidente aveva contrariato il ministro. All’uscita della stazione, tranne la polizia, non c’era anima viva. Il che lo contrariò maggiormente. c) Il gruppo fascista volle sfilare per la città, con le armi e al canto degli inni fascisti. Ne nacque un pandemonio. d) Nel clima tropicale umido le piogge abbondano, ma solo nei mesi estivi. Anche qui non vi sono grosse variazioni stagionali di temperatura. e) C’è una differenza fondamentale tra le plastiche prodotte dall’uomo e i polimeri naturali. Le prime sono fatte da monomeri tutti uguali uniti insieme... f) In una società complessa emergono moltissimi problemi che i comuni meccanismi di decisione non sembrano in grado di risolvere. E ciò perché il confronto tra le varie tendenze spesso non avviene tra i partiti, ma all’interno dei partiti stessi. 2. I gruppi nominali messi in evidenza rinviano a un altro gruppo nominale o a un’intera frase. Specificate per ciascuno a che cosa rinvia. a) Esempio: “Sedetevi dunque!” gridò il ministro. Con quest’ordine egli si rivolgeva al gruppo dei fascisti. --> quest’ordine: “l’ordine di sedersi” b) Il muletto di messer Goro inciampò per la decima volta su di un sasso del sentiero, ed il grasso mugnaio ebbe un grugnito esasperato.
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“Silenzio, messere, per la vostra fortuna!” gli soffiò nel collo una voce gracchiante di vecchia. L’uomo voltò il viso sulla spalla per fulminare con lo sguardo la donna che gli stava aggrappata al dorso. c) Per molto tempo si è sostenuto che l’Africa fosse un continente senza storia, e che solo l’arrivo degli europei l’avesse ridestata da un lungo sonno. Questa idea si collegava all’opinione che si aveva sugli africani in Europa: che si trattasse di esseri inferiori, di uomini il cui sviluppo mentale si era interrotto dopo l’infanzia. Questo razzismo era talmente diffuso che quando si scoprirono i resti di antiche civiltà africane la maggior parte degli studiosi pensò che quelle civiltà fossero opera di popolazioni non africane. d) Nell’epoca feudale, le continue lotte tra i feudatari, la mancata coltivazione della maggior parte delle terre, le ricorrenti carestie, finirono per rendere primitiva e insicura la vita. In simili condizioni non c’era stato tempo per poetare, per scrivere, per discutere su problemi più ampi di quelli materiali. Ecco perché in questa tormentata età soltanto gli appartenenti al clero ebbero il tempo di riflettere e di esprimere i loro pensieri e i loro sentimenti. 3. Individuate i connettori testuali e gli altri segnali di organizzazione del discorso. a) Le visite dei membri del governo nell’Isola, per il passato, erano state rarissime. Sembrava perciò alla popolazione che i governi si disinteressassero dell’Isola. La visita del nuovo ministro apparve pertanto un avvenimento importante. b) Il problema ecologico interessa l’umanità intera ed è quindi necessario conoscerne gli aspetti più generali, tuttavia il primo passo per questo studio è il confronto diretto con la realtà del proprio ambiente; non ha senso, infatti, parlare di ecologia se la realtà nella quale viviamo tutti i giorni resta fuori dalla nostra attenzione. D’altra parte la conoscenza dell’ambiente circostante è assolutamente indispensabile per ogni cittadino.
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4. Nei brani seguenti sono evidenziati fenomeni di testura di tutti i principali tipi studiati: - riprese pronominali e nominali di nomi e di frasi; - ellissi; - connettori testuali. Per ciascun punto evidenziato, dovete indicare quale è il suo significato, o a quale significato rinvia. (I punti messi in evidenza sono numerati). a) “Noi non saremo un gruppo parlamentare, ma un plotone di azione e di esecuzione” aveva proclamato Mussolini, subito dopo le elezioni. Ne (1) [(2)] dettero immediatamente prova cacciando dalla Camera il deputato comunista Misiano. Era questi (3) noto in Italia come disertore di guerra. Per questo merito (4), soprattutto, [(5)] era stato eletto deputato. I fascisti considerarono il fatto (6) incompatibile con la dignità nazionale. Parecchi di loro (7) erano stati eletti deputati solo perché [(8)] avevano ucciso dei socialisti. Non [(9)] potevano quindi (10) consentire lo scandalo. Sicché (11) l’on. Misiano fu aggredito in piena Camera. Esempi: (1) = “del fatto che sarebbero stati un plotone ecc.2 (2) = “noi (i fascisti)” b) La degradazione fisica non risparmia l’interno delle abitazioni: letti, poltrone o divani con le molle rotte, lampadine che (1) non si accendono, tapparelle bloccate sono all’ordine del giorno. Naturalmente, anche (2) negli Stati Uniti esistono artigiani in grado di riparare queste cose (3). Tuttavia (4), essi (5) lavorano per lo più per le grandi compagnie di costruzioni e [(6)] non fanno lavori di manutenzione spicciola. A questi ultimi (7) dovrebbero provvedere ditte specializzate, che (8) chiedono però prezzi altissimi. Così (9), quando una tapparella si blocca, se la cosa (10) avviene in una delle poche case dei ricchi, il guasto viene subito riparato; se invece (11) avviene in una famiglia dal reddito medio-basso...
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2.4. L’uso dei tempi e dei modi Nel corso del capitolo 6 della parte I abbiamo presentato tutte le forme della coniugazione dei verbi, classificate in tempi (presente, futuro, imperfetto...) e modi (indicativo, congiuntivo...). Abbiamo detto però ben poco del significato di queste forme, cioè di come si usano, che cosa servono a esprimere. Spieghiamoci con degli esempi: a) Oggi fa caldo. b) Domani il presidente Mitterrand parte per Londra. c) Nel corso del Medioevo cominciano a costituirsi i primi stati nazionali. In tutte e tre queste frasi il tempo del verbo evidenziato, inteso come forma verbale, è il presente; ma il significato di questo tempo verbale è diverso nelle tre frasi: - nella frase a indica qualcosa che sta accadendo: tempo verbale: presente significato: “presente” - nella frase b indica qualcosa che deve ancora accadere: tempo verbale: presente significato: “futuro” - nella frase c indica qualcosa che è accaduto in passato: tempo verbale: presente significato: “passato” Uno stesso tempo verbale (forma) può dunque riferirsi a periodi diversi nel tempo (significato). Ancora: quando diciamo “l’imperfetto è un tempo del passato”, intendiamo dire che il tempo verbale imperfetto (forma) indica qualcosa che è accaduto in un tempo passato (significato). In questo capitolo studieremo dunque i diversi significati che possono avere i tempi verbali. * Studieremo anche come si usano e che cosa significano i modi verbali. Per esempio, tra queste due frasi: d) Penso che domani è domenica. e) Penso che domani sia domenica. la differenza di forma è che nella d il verbo evidenziato è all’indicativo, nella e è al congiuntivo. A questa differenza di forma corrisponde una differenza di significato, che andremo a indagare. 151
4.1. L’uso dei tempi: il presente INGRESSO Coniugate i verbi tra parentesi quadre in un tempo dell’indicativo, in modo che siano adatti alla frase in cui si trovano. Dite ogni volta quale tempo verbale avete usato. a) È meglio che scappi a lavorare. A volte il mio tram [essere] pieno a quest’ora e non [volere] restare aggrappata fuori col rischio di arruffarmi i capelli. b) Stasera la nonna [venire] a casa con noi e ci [restare] fino al termine della scuola. c) Stamattina, guardando fuori dalla finestra, [vedere] che il nuovo verde sta uscendo dalla terra. d) - Salve, io [chiamarsi] Eugenio. [essere] di origine messicana anch’io... Mi [dare] un whisky? e) Prima che Vasco de Gama circumnavigasse l’Africa, un altro navigatore, il genovese Cristoforo Colombo, [attraversare] l’Oceano Atlantico e [scoprire] un nuovo continente. f) L’omaggio avveniva così. Il conte [chiedere] al futuro vassallo se [volere] divenire in tutto e per tutto il suo uomo e quello [rispondere]: “Lo [volere]”. g) Il cuculo [deporre] le uova nel nido di altri uccelli. a) In questo periodo Guido studia poco. b) L’anno prima Guido ha studiato / studiava / studiò | poco. c) L’anno prossimo Guido studierà poco. Queste tre frasi esemplificano la distinzione fondamentale che si stabilisce nel tempo: quella tra presente, passato e futuro. Se ci rappresentiamo il tempo come una linea lungo la quale scorrono le nostre esperienze, gli avvenimenti, possiamo rappresentare la distinzione in questo modo: TEMPI VERBALI
(forme)
studiava ha studiato studiò
studia
studierà
PASSATO
ADESSO
FUTURO
TEMPO REALE
(significato)
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Il significato dei tempi verbali si stabilisce in relazione a un punto di riferimento, che nello schema è indicato con ADESSO; con ADESSO intendiamo il momento in cui una data frase viene pronunciata o scritta. Supponiamo che qualcuno abbia scritto la frase c nel 2005; per lui l’anno prossimo era il 2006, dunque per lui il tempo da usare era il futuro (studierà), anche se per noi che leggiamo il 2006 è già trascorso. Il punto di riferimento (ADESSO) può variare all’interno di uno stesso testo, a seconda del momento in cui si immagina che una frase venga detta o scritta: d) - Toh - disse Giuseppe, - anche la lepre va a sposarsi. Pazienza, tirerò a un fagiano. In questa frase incontriamo due punti di riferimento: - il primo è quello dell’autore che sta raccontando la storia: per lui gli avvenimenti della storia si collocano tutti nel passato (che in questo caso è il passato immaginario delle storie inventate): disse TEMPO REALE PASSATO
ADESSO
FUTURO
(per il narratore) - il secondo è quello del personaggio Giuseppe: il suo punto di riferimento è il momento in cui parla: va a sposarsi
tirerò
TEMPO REALE PASSATO
ADESSO
FUTURO
(per il personaggio)
Il presente Il presente indica dunque qualcosa che accade nello stesso momento in cui si sta parlando o scrivendo. Questo “momento” non va però inteso in senso stretto; è abbastanza raro che si parli di qualcosa esattamente nell’istante in cui accade. Un esempio può essere dato dalle cronache radiofoniche o televisive: e) I Rapids si difendono come possono dall’incalzare degli Encantos... Più spesso il presente si riferisce a qualcosa che dura nel tempo, a un periodo di tempo in cui è incluso il momento in cui si sta parlando o scrivendo: f) Quest’anno sono in terza media. 153
sono TEMPO REALE ADESSO
PASSATO
FUTURO
Oppure a qualcosa che si ripete abitualmente: g) Quando io e la mamma parliamo di cose un po’ scottanti, il babbo inalbera un certo sorrisetto e ci dice di smetterla. |
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parliamo | |
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TEMPO REALE PASSATO
ADESSO
FUTURO
Parliamo al presente anche delle cose che consideriamo valide sempre: h) La maturità di una persona non si misura dall’età ma dal modo in cui reagisce svegliandosi in pieno centro in mutande. Questa frase enuncia (scherzosamente) un principio generale; il suo “presente” abbraccia passato, presente e futuro: non si misura TEMPO REALE PASSATO
ADESSO
FUTURO
Questo uso del presente è tipico dei discorsi di carattere scientifico, che parlano di realtà che sono in certo modo fuori del tempo: i) I maggiori laghi africani si concentrano nell’Africa orientale. k) Il Sole riscalda in misura diversa i vari punti dell’atmosfera. * l) Io per Natale mi faccio regalare un videogioco. m) La scuola finisce tra un mese. In queste frasi il tempo verbale è il presente, ma il fatto di cui parlano deve ancora succedere: il tempo come significato è il futuro. Noi possiamo capire questo significato perché nella frase c’è un complemento di tempo (per Natale, tra un mese) che ci dice quando accadrà il fatto di cui si parla. Questo uso del presente-futuro è molto comune nella lingua parlata di tono familiare; in uno stile più accurato, si userebbe il futuro. @ Riformulate le frasi l e m usando il tempo verbale futuro.
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Conclusione: la distinzione fondamentale nel significato dei tempi verbali è tra presente, passato e futuro. Presente, passato e futuro si intendono come relativi a un punto di riferimento, che è il momento in cui una frase viene enunciata. Il tempo verbale presente si riferisce a qualcosa che sta accaendo mentre si parla o scrive; può riferirsi anche a un periodo di tempo lungo, o a qualcosa che accade abitualmente; si usa per affermazioni generali valide in qualsiasi tempo.
ESERCIZI 1. Collocate i verbi evidenziati sulla linea del tempo, così: a) Esempio: Gli regalerò qualcosa di splendido che mi hanno offerto in vendita giorni or sono. → hanno offerto regalerò TEMPO PASSATO
ADESSO
FUTURO
b) - Vanno verso il ristorante! - Potremo così coglierli di sorpresa. c) Le parole che ho scritto quando ero fuori di me sono solo delle righe contorte. d) Ho lasciato il posto e così avrò tempo per cercarne uno più interessante. e) Abbiamo comprato un televisore usato per quindici dollari. Non funziona troppo bene ma rallegra l’appartamento. f) Mentre io tratterò la cessione del giacimento, tu sorveglierai che nessuna mosca-spia ci svolazzi intorno! g) C’è chi preferisce anticipare la fine dell’età antica all’anno 330 d.C., quando l’imperatore Costantino trasferì la sua sede nell’antica città di Bisanzio. 2. Dite se i verbi al presente evidenziati si riferiscono A) a un fatto che accade nello stesso istante in cui la frase viene enunciata; B) a un fatto che dura un certo tempo o che si ripete abitualmente; C) a un principio generale che vale in ogni tempo a) Abito alla Lungara, in uno stanzone lungo, largo e alto che guarda il Tevere.
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b) Quando vedo che nascono i pesciolini, io li tolgo dal vaso, se no gli altri tre pesci li mangiano. c) Era una di quelle mattinate chiare, luminose, quasi estive, che abbiamo qui in California all’inizio della primavera. d) Tex si guarda intorno in cerca di uno dei camerieri e infine, vistolo, si volta per fargli un cenno... e) In quel punto gli alberi grossi eran querce e sotto le querce la vegetazione nana non prospera. f) Mi sento ancora completamente svuotata e ogni cosa che faccio mi costa fatica. 3. Dite quali tra i verbi al tempo presente evidenziati hanno un significato che si riferisce al futuro. a) Ragazzi, domani si parte. b) Fra una settimana partiamo per le vacanze. Vuoi venire con noi? c) Una mattina passò di là una vecchietta, lo sentì che borbottava e gli domandò: - Cos’hai da lamentarti, pastorello? - Mi lamento perché non conosco il resto del mondo, così mi toccherà di restare sempre povero. -Se mi fai un piacere, ti insegno io il modo di diventare ricco. d) - Vi prego! Alfred è mio nipote! Non farebbe male a una mosca, vi do la mia parola! - La prossima volta che venite a trovarmi terrò una mosca pronta, così lui si divertirà a non farle male.
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4.2. I tempi del passato INGRESSO @ Scegliete la forma verbale più adatta tra quelle poste in alternativa. è apparsa a) A tavola non ci fu molta allegria. La zia Sally appariva ha permesso apparve desolata e stanca e permetteva ai bambini di bisticciarsi. permise ha fatto b) D’un tratto, vidi qualcosa che mi faceva gelare il sangue per fece lo spavento. c) Speravo di far perdere le mie tracce a quei tizi che mi corrono dietro. sono procurato Per questo mi procuravo quei vestiti, per camuffarmi. procurai ho posato d) Appena posavo gli occhi su quel tacco, pensai: “Qui posai ha nascosto nascondeva i brillanti”. nascose Passato prossimo e passato remoto. a) Oggi Beth è venuta a studiare a casa mia. b) Le prime trasmissioni televisive a carattere pubblico iniziarono a Londra nel 1936. Prossimo significa “vicino” e remoto significa “lontano”: in prima approssimazione, dunque, il passato prossimo indica un momento più vicino a quello in cui si parla o scrive, il passato remoto un momento più lontano. Non bisogna però prendere questa distinzione in modo rigido; la vicinanza o la lontananza dipendono dal punto di vista di chi enuncia una frase: è “prossimo” ciò che lo riguarda ancora nel momento in cui parla o scrive, è “remoto” ciò che sente ormai staccato dalla sua esperienza attuale. Confrontate:
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c) Sono nato nel 1958. d) Il giro d’Italia del 1969 fu vinto da Felice Gimondi. La frase c parla di un avvenimento più lontano nel tempo di quello della frase d; ma per chi dice sono nato, questo è un fatto che lo riguarda da vicino, è l’inizio di qualcosa che è ancora in corso (la sua vita); invece un avvenimento sportivo di una ventina d’anni fa è qualcosa che ormai non ci riguarda più direttamente. e) L’organizzazione scientifica del lavoro si diffuse rapidamente non solo in America ma anche in Europa. f) L’aumento della produzione ha avuto i suoi vantaggi... Queste due frasi parlano dello stesso fenomeno: l’inizio della produzione di serie nell’industria moderna; però: - la frase e parla della diffusione di questa innovazione come di una cosa che ormai è accaduta e si è conclusa; per questo usa il passato remoto; - la frase f parla di una conseguenza (l’aumento della produzione) che fa sentire ancora oggi i suoi effetti: per questo usa il passato prossimo. * Si usa il passato prossimo per riferirsi a un fatto che si considera in relazione diretta con una situazione presente: g) Continuo a chiedermi come ho fatto ad essere così scema. Si usa anche per indicare qualcosa che è cominciato nel passato e produce ancora effetti nel momento in cui si sta parlando: h) Oh ma perché mi sono cacciata in questo imbroglio? mi sono cacciata in questo imbroglio significa anche “mi trovo adesso in questo imbroglio”. * Al contrario, il passato remoto è il tempo che si usa tipicamente per narrare avvenimenti storici: i) Le repubbliche marinare svolsero un compito importantissimo nel corso delle crociate. Si usa anche nella narrativa: le storie inventate si raccontano di solito come se fossero accadute in un tempo lontano, staccato da noi: k) Una mattina, al Polo Nord, l’orso bianco fiutò nell’aria un odore insolito e lo fece notare all’orsa maggiore.
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L’imperfetto. l) A dieci anni avevo già la chiave di casa. A sei anni andavo a scuola da sola. - il primo imperfetto (avevo già...) indica una situazione che in passato si è protratta per un certo tempo, ha avuto una durata. Se nella stessa frase usassimo il passato prossimo: l1) A dieci anni ho avuto la chiave di casa. il significato cambierebbe: “ho ricevuto dai miei genitori la chiave, in un momento determinato”; - il secondo imperfetto (andavo a scuola) indica un fatto che si è ripetuto più volte in passato. In questo caso, il passato prossimo: l2) A sei anni sono andata a scuola da sola. significherebbe che il fatto è accaduto una sola volta. Prendiamo un altro esempio da un testo di tipo storico: m) Delle crociate la gente comune del Medio Evo ne sapeva forse meno di quanto ne sappiamo noi. Allora non c’era alcun mezzo di informazione. Le notizie arrivavano dopo molto tempo e passando di bocca in bocca si deformavano. I primi due imperfetti (sapeva, c’era) indicano una situazione statica, durata per un lungo periodo. I due seguenti (arrivavano, si deformavano) indicano un fatto che si è ripetuto più volte. @ Provate a sostituire questi imperfetti con dei passati remoti: che cosa succede? * Normalmente l’imperfetto si alterna con gli altri due tempi del passato (passato prossimo e passato remoto) all’interno dello stesso brano o anche della stessa frase. Vediamo alcuni casi tipici. Si usa l’imperfetto per indicare che un fatto è contemporaneo (cioè, accade nello stesso tempo) rispetto a un altro fatto: n) Il pastore si fermò incantato a guardare la gente che discuteva e contrattava con animazione. I due imperfetti indicano qualcosa che accade nello stesso tempo in cui accade il fatto principale (si fermò). In questo caso l’uso dell’imperfetto è obbligatorio: sarebbe sbagliato scrivere n1) ...si fermò a guardare la gente che *discusse... Si usa l’imperfetto nelle descrizioni che si trovano di tanto in tanto intercalate nelle narrazioni. La differenza tra narrazione e descrizione è: 159
- narrazione: si raccontano cose che sono accadute; - descrizione: si mostrano certe cose come erano. o) Siamo andati in gruppo verso il quartiere sfollato, abbiamo visto i rotoli di filo spinato e i soldati, ma non sembrava un film di guerra: i soldati erano allegri, soffrivano il caldo, stavano con la camicia aperta e le maniche rimboccate e si sventolavano coi berretti. In questo brano i primi due verbi al passato prossimo costituiscono la narrazione (quello che è successo); la serie seguente degli imperfetti costituisce la descrizione (quello che c’era). p) Adagio adagio giunsero alla porta e gettarono un’occhiata all’interno. C’era un camino; le finestre non avevano più imposte; una scala malsicura saliva al piano di sopra. Delle ragnatele tappezzavano le pareti. In punta di piedi i due monelli entrarono. @ Distinguete i momenti di narrazione e i momenti di descrizione in questo brano. Ancora nei racconti, l’imperfetto serve talvolta a creare lo sfondo sul quale si collocano gli avvenimenti che si vogliono raccontare: q) Un pover’uomo viveva con la famiglia in una brutta casupola, ai margini della città. Era disoccupato, sua moglie era ammalata e spesso la dispensa era vuota. Una sera egli mise a letto i suoi due bambini prestissimo... La serie dei verbi all’imperfetto serve a creare la situazione iniziale, lo sfondo della storia. Col primo passato remoto (una sera egli mise...) comincia la storia vera e propria. Questi esempi ci hanno mostrato che la scelta tra l’imperfetto e gli altri due tempi del passato è una faccenda delicata e comporta spesso delle sfumature di significato sottili. A volte è una scelta obbligata (si deve usare l’imperfetto), a volte dipende dalle intenzioni di chi scrive, da come intende presentare i fatti (si può usare l’imperfetto). Conclusione: il passato prossimo e il passato remoto si usano entrambi per raccontare fatti accaduti in passato: il primo presenta i fatti come più vicini a chi parla o scrive, più importanti per i loro effetti nel presente; il secondo presenta i fatti come più lontani e distaccati dall’esperienza presente. L’imperfetto presenta una situazione che è durata per un certo tempo nel passato, o che si è ripetuta; in alternanza con gli altri due tempi del passato presenta una situazione statica (descrizione, o sfondo).
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ESERCIZI 1. Scegliete la forma verbale più adatta fra quelle poste in alternativa. a) è stato Il vicolo era in salita, ma la Freccia Azzurra superò il fu dislivello senza rallentare. b) ho aperto Sedemmo sulla panchina e, per prima cosa, aprivo il portafogli ho trovato ha contenuto aprii e trovavo che conteneva soltanto venti euro. trovai contenne c)
ha pensato Mentre il ragazzo pensava a una principessa guardando lo pensò è apparsa specchio, la principessa gli appariva , perché lo specchio apparve è stato era magico. fu
2. Sostituite il passato prossimo col passato remoto nei brani seguenti. a) Una sera sono venuti degli uomini che non conoscevamo e hanno chiesto di fare una riunione perché c’erano delle cose importanti da discutere: mio padre e i suoi amici li hanno invitati nella saletta vicino al bar, e tutti si sono seduti in cerchio; noi ragazzi eravamo in piedi dietro le sedie. b) La festa dai Martin è stata divertente. Dick Hill mi ha riportato a casa. Aveva la macchina di suo padre e così siamo andati in giro per la città a vedere le decorazioni luminose. 3. Sostituite il passato remoto col passato prossimo nei brani seguenti. a) Mi ha raccontato che una sera dopo mangiato andò a coricarsi, e mentre stava per addormentarsi, arrivò suo padre ubriaco, che senza un motivo lo picchiò e lo mandò a dormire fuori di casa. b) Una mattina, stavo seduto sul terreno dietro la casa, a picchiare delle mandorle con un sasso, quando vidi sbucare un piccolo animale molto grazioso, di una specie fra il gatto e lo scoiattolo. Aveva una grossa coda, il muso triangolare con baffi bianchi, e mi osservava con attenzione. Io gli buttai una mandorla sgusciata, sperando di accativarmelo. Ma il mio gesto lo impaurì, e fuggì via. 161
4. Dite se i verbi all’imperfetto evidenziati si riferiscono a un fatto che si è ripetuto più volte. a) Il burattinaio Mangiafoco pareva un uomo spaventoso, specie con quella sua barbaccia nera che a uso grembiale, gli copriva tutto il petto. b) Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere. c) Mentre il principe entrava nel salotto dove venivano ricevuti gli ospiti, Lisa si recò nella stanza attigua. d) Olga non aveva ancora sedici anni quando Sergio la sposò. e) Faceva spesso questo lavoro per aiutare la matrigna. f) Quando la sera rincasavo me ne andavo in camera mia, mi chiudevo dentro, e mi davo tutto alle bizzarre gesta di bizzarri uomini, in lontane, bizzarre città.
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4.3. Uso relativo dei tempi INGRESSO In ciascuna delle frasi seguenti sono messi in evidenza due verbi che si riferiscono a fatti che si collocano in momenti diversi. @ Dovete indicare quale verbo si riferisce a qualcosa che accade PRIMA e quale si riferisce a qualcosa che accade o deve accadere DOPO.
Esempi: a) Martino lo sapeva perché l’aveva chiesto un po’ a tutti. → PRIMA: aveva chiesto DOPO: sapeva b) I miei amici dicevano che sarei uscita dal cinema sconvolta. → PRIMA: dicevano DOPO: sarei uscita c) Quando avrà studiato altri due anni, saprà davvero bene il latino! → PRIMA: avrà studiato DOPO: saprà d) A cena non ho mangiato perché mi era venuto di nuovo il mal di stomaco. PRIMA: DOPO: e) La vicinanza dei turchi preoccupava l’Imperatore di Bisanzio, che aveva mantenuto buoni rapporti col Papa. PRIMA: DOPO: f) Quando Paganini ebbe terminata la sonata, nel salone scoppiò un applauso da far tremare i candelabri. PRIMA: DOPO: g) Questa trota mi piacerà di più quando l’avrò cucinata! PRIMA: DOPO: Uso relativo dei tempi nel passato a) Il lavoro cadde dalle mani della signora, e il suo volto si soffuse dello stesso strano colore del giorno prima, quando il Principe le si era avvicinato.
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Tutti i tempi verbali, in questa frase, sono tempi del passato, come è normale in una narrazione. Ma gli avvenimenti raccontati si svolgono in due momenti distinti: c’è un momento in cui avvengono i fatti principali, raccontati al passato remoto (il lavoro cadde, il suo volto si soffuse); e c’è un momento precedente (il giorno prima): per indicare ciò che è avvenuto in questo momento precedente, viene usato il trapassato prossimo (si era avvicinato). si era avvicinato
si soffuse
TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA
DOPO ALLORA ALLORA
ADESSO
In questo schema, ADESSO indica il momento in cui il narratore racconta: rispetto a quel momento, tutto è passato. ALLORA indica il momento degli avvenimenti principali raccontati: questo momento fa da punto di riferimento: rispetto ad esso c’è un PRIMA e un DOPO. Il trapassato prossimo è un tempo dell’anteriorità nel passato: indica che qualcosa si è svolto in un tempo anteriore (cioè precedente) a un tempo passato. Il trapassato prossimo può essere in relazione con qualunque dei tre tempi principali del passato; oltre che col passato remoto (esempio a), col passato prossimo (esempio b)e con l’imperfetto (esempio c): b) Ho visto che erano andati via. c) Soltanto tre degli uomini caduti durante l’azione respiravano ancora: il pirata che era stato colpito alla feritoia, Hunter e il capitano Smollet. * d) Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò subito a bofonchiare e a piangere. si fu levata
cominciò
TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA
DOPO ALLORA ALLORA
ADESSO
In questo esempio, si fu levata indica un fatto anteriore al fatto passato cominciò; per esprimere questo fatto è impiegato il trapassato remoto. Il trapassato remoto è il secondo tempo dell’anteriorità nel passato; si usa solo in relazione a un passato remoto, e solo in frasi temporali introdotte da appena, quando, dopo che; è dunque di uso molto più limitato che il trapassato prossimo. * 164
e) All’inizio pensavo che le scuole superiori sarebbero state divertenti. Anche questa frase si riferisce nel suo insieme a qualcosa che si è svolto nel passato: il tempo principale è un imperfetto (pensavo); l’altro verbo (sarebbero state) indica qualcosa che, in quel momento passato, doveva ancora accadere: è dunque un fatto successivo (o posteriore) a un fatto passato. Potremmo definirlo una specie di “futuro del passato”: se infatti ci riportiamo al momento in cui la protagonista “pensava”, possiamo formulare il suo pensiero così: e1) “le scuole superiori saranno divertenti”. pensavo
sarebbero state
TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA
DOPO ALLORA ALLORA
ADESSO
La forma verbale usata per indicare la posteriorità nel passato è il condizionale passato: sebbene il condizionale sia un modo, in questo caso funziona in tutto come un tempo. f) Le dissi che l’avrei aspettata. @ Ricavate dall’esempio f uno schema analogo a quello della frase e. * Il condizionale passato è una forma un po’ difficile da maneggiare; per questo, nei discorsi di tono più familiare, lo si sostituisce volentieri con forme dell’imperfetto: g) Erano davvero un po’ zingare, dicevano il futuro. Dicevano che dovevano nascere dei bambini orribili, col muso come le lepri oppure come i lupi, sempre per via della diossina. In questo brano il verbo dovere (dovevano nascere) serve a indicare un evento che non si è ancora verificato nel passato; in uno stile più accurato si sarebbe detto: g1) dicevano che sarebbero nati... * Due fatti possono anche essersi svolti nello stesso momento o periodo nel passato, essere cioè contemporanei. Come abbiamo già accennato nel paragrafo precedente, la contemporanietà nel passato viene indicata dall’imperfetto:
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h) A un certo momento, quando il silenzio gravava su tutti noi come un incubo, il negro apparve di nuovo sulla porta. gravava apparve TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA
DOPO ALLORA ALLORA
ADESSO
* Riassumendo, un fatto del passato, rispetto a un certo momento del passato, può essere: anteriore: si usa il trapassato prossimo (in alcuni casi, il trapassato remoto); posteriore: si usa il condizionale passato; contemporaneo: si usa l’imperfetto. I tempi indicati sono usati in senso relativo: servono cioè a collocare un certo fatto in relazione a un punto di riferimento nel passato. Questo punto di riferimento può anche non essere indicato esplicitamente da un altro verbo nella stessa frase: i) In quei giorni si era da poco annunciata la primavera, ed era oramai trascorso un anno da quando Tom Sawyer ed io avevamo liberato Jim, il nostro vecchio negro... In questo periodo tutti i tempi sono trapassati prossimi: si riferiscono a degli avvenimenti anteriori rispetto a un momento che nella stessa frase è indicato genericamente da quei gioeni: siamo agli inizi di una narrazione, e noi capiamo che si racconta qualcosa che è accaduto prima del momento in cui comincerà il racconto vero e proprio. k) I sicomori si ergevano a circa trenta metri da noi. Ancora pochi minuti e avremmo potuto parlare con Jake. Qui il condizionale passato si riferisce a qualcosa che deve ancora accadere nel momento in cui si svolge il racconto; questo momento non è indicato da un altro verbo nella stessa frase. *
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Uso relativo dei tempi nel futuro l) Io non me ne anderò di qui se prima non ti avrò detto una gran verità. I due verbi di questa frase si riferiscono entrambi a eventi del futuro, cioè a cose che non sono ancora accadute nel momento in cui il personaggio parla (il punto di riferimento ADESSO). Ma uno dei due fatti (avrò detto) deve verificarsi prima che si verifichi l’altro (me ne anderò): è dunque anteriore rispetto all’altro. avrò detto
me ne anderò
TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA ADESSO
DOPO ALLORA ALLORA
Il futuro anteriore si riferisce a un evento futuro, anteriore a un altro evento futuro. * Oltre che di anteriorità nel futuro, si potrebbe parlare anche di contemporaneità e posteriorità nel futuro; ma per indicare queste relazioni abbiamo un unico tempo, il futuro semplice: m) Mentre tu sorveglierai la strada, io andrò a esplorare il bosco. (due eventi contemporanei nel futuro) n) Prima esplorerò il bosco, poi attraverseremo il fiume. (due eventi nel futuro, uno posteriore all’altro). * Conclusione: i tempi verbali sono usati in senso relativo quando indicano che un certo evento è anteriore, posteriore o contemporaneo rispetto a un certo momento preso come punto di riferimento nel passato o nel futuro. Nel passato, i tempi usati in senso relativo sono: - il trapassato prossimo (o a volte il trapassato remoto) per indicare anteriorità; - il condizionale passato per indicare posteriorità; - l’imperfetto per indicare contemporaneità. Nel futuro, si usa il futuro anteriore per indicare che un evento è anteriore a un altro evento futuro.
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ESERCIZI 1. (Trapassato prossimo, imperfetto, condizionale passato). Scegliete il tempo più adatto tra le forme poste tra parentesi quadre. a) Quando abbiamo visto che la giornata era buona, abbiamo deciso che [eravamo andati / andavamo / saremmo andati] al mare. b) Eccoli! Mi stavo giusto chiedendo quando si [erano decisi / decidevano / sarebbero decisi] a uscire. c) Mi avete pazientemente ascoltato mentre [avevo detto / dicevo / avrei detto] cose che non mi era possibile provare. d) A quello starnuto Arlecchino, che fin allora [era stato / stava / sarebbe stato] afflitto, si fece tutto allegro in viso. e) Non [aveva fatto / faceva / avrebbe fatto] ancora mezzo chilometro, che incontrò una Volpe zoppa e un Gatto cieco. f) Mi pareva che senza le scarpe non [avevo potuto / potevo / avrei potuto] più continuare a vivere. g) La ragazza si precipitò sopra di lui che [era stato / stava / sarebbe stato] disteso immobile per terra. h) Sul giornale c’era l’annuncio della morte di quel personaggio, su due colonne; e poi c’era scritto che il funerale [aveva avuto / aveva / avrebbe avuto] luogo il mattino dopo. 2. (Trapassato prossimo e trapassato remoto). Come l’esercizio precedente. a) Quando [aveva / ebbe] trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare. b) Non [aveva / ebbe] ancora fatto il primo passo, che sentì agguantarsi per le braccia. c) Appena i tre medici [erano / furono] usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio... d) Dopo che [avevo / ebbi] fatto colazione, il cavaliere mi diede un biglietto indirizzato a John Silver. 3. (Futuro semplice e futuro anteriore). Come gli esercizi precedenti. a) Quando la nonna [partirà / sarà partita] da solo un minuto, comincerete a sentire la sua mancanza. b) Mentre io [tratterò / avrò trattato ] la cessione del giacimento, tu sorveglierai che nessuna mosca-spia ci svolazzi intorno! c) Potrai guardare la televisione quando [finirai / avrai finito] di fare i compiti. d) Mia madre dice che quando [sarò / sarò stata] grande, prenderò sul ridere i miei problemi di adesso. 168
4. (Analisi dei tempi relativi). Collocate i due verbi evidenziati in ciascuna frase su uno schema come questo: TEMPO REALE PRIMA DI ALLORA
DOPO ALLORA ADESSO
ALLORA
a) Ho inteso dei bimbi dichiarare che essi non avevano mai visto una fata. b) Le persone che la sorvegliante aveva udito avvicinarsi erano due giardinieri. c) Dopo tutto non c’era furia, perché la mamma non si sarebbe stancata mai d’aspettarlo. d) Una sera, mentre parlavamo di queste nostre preoccupazioni, vedemmo uscire la zia Polly con una lettera in mano. e) Tom propose di andare dietro a quei due, che avrebbero fatto la nostra stessa strada. 5. Per ciascuno dei verbi evidenziati, dite quale relazione di tempo esprime (tempo anteriore, contemporaneo, posteriore). Esempio: Cercava di persuadersi che Lisa avrebbe trovato la felicità in quella unione. → avrebbe trovato: posteriore rispetto a cercava. a) Lo stesso Urbano vedeva chiaramente l’utilità pratica di una spedizione che avrebbe portato lontano dall’Europa tanta gente che creava fastidi e disordini. b) Il popolo, di 120 anni di guerre che si erano svolte oltre il mare, conosceva solo le tasse che aveva dovuto pagare per equipaggiare gli eserciti, il rimpianto per i paesani che erano partiti per non fare più ritorno, le canzoni e le leggende che i menestrelli cantavano nelle piazze. c) Il Principe le aveva detto che sarebbero partiti dopo un’ora.
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6. (Trasformazioni di tempo). Nelle frasi seguenti, vi diamo l’indicazione di modificare il tempo di un verbo. Dovete riscrivere la frase adattando il tempo di tutti gli altri verbi alla modifica indicata. Esempio: Martino comincia a pensare che farà bene a tornare indietro. comincia > cominciava → Martino cominciava a pensare che avrebbe fatto bene... a) So che si sono sposati e sono andati ad abitare presso la sorella di lei che fa l’infermiera. so > seppi b) Giuro che non guarderò mai più Iole né alcuna altra donna. giuro > giurai c) Ho paura di vedere Roger ogni volta che volto un angolo dell’ingresso. ho > avevo d) A pranzo devo dire alle ragazze che non si è fatto vivo. devo > ho dovuto e) Barzamino, che coraggioso non è (a parte che far la guerra non è stato, non è e non sarà mai il suo mestiere), trema come una pioppina ai fiati del primo vento di marzo. trema > tremava
Imparare dagli errori L’uso relativo dei tempi nel passato può indurre facilmente in errore. a) ...fece una descrizione di come *avvenne il fatto. Il fatto deve essere avvenuto prima di quando venne descritto: anteriorità nel passato. Correzione: ...fece una descrizione di come era avvenuto il fatto. b) ...scoprì che il gigante era un uomo che da una strega malefica *fu trasformato in quel modo. @ Correggete voi. c) Disse che sarebbe ritornato uomo, solo se una donna l’*avrebbe medicato. Il “medicare” è posteriore a disse; ma siccome è una condizione per “ritornare uomo”, questo è il punto di riferimento da considerare; rispetto a questo, “medicare” è anteriore: il gigante ritornerà uomo se prima una donna l’avrà medicato. Nel passato, questo rapporto diventa: c1) Disse che sarebbe ritornato uomo, solo se una donna l’avesse medicato. 170
Per saperne di più Il futuro “modale” a) - Chi sarà mai quel giovanotto con i baffi neri che mi sta guardando? b) - Strano! è un fermatubi... di quelli usati da vostro zio! Forse sarà caduto in mare... oppure non serviva e l’han buttato via! Nell’esempio a è evidenziato un verbo al futuro, in b al futuro anteriore. Il significato di questi tempi verbali non è però futuro; infatti in a il verbo si riferisce a qualcuno che è presente nel momento in cui si parla, in b a qualcosa che è già successo. Si potrebbe dire altrettanto bene: a1) - Chi è mai quel giovanotto... b1)...Forse è caduto in mare... L’uso del futuro e del futuro anteriore serve solo a sottolineare l’incertezza della domanda o dell’affermazione: chi sarà mai...? dà un’idea di incertezza maggiore che chi è mai...? Dunque in questo uso il futuro e il futuro anteriore non hanno un vero valore di tempo, ma piuttosto di modo; possiamo parlare di un uso modale del futuro. ► a questo uso si è accennato anche nel § 2.6.
Esercitazione di ricerca Provate a chiedervi: perché mai proprio i tempi del futuro, tra tutti i tempi dell’indicativo, possono servire a esprimere incertezza?
ESERCIZIO 1. Sono evidenziate delle forme di futuro e futuro anteriore. Dite, per ciascuna, se ha un significato riferito al futuro o se ha un valore modale di incertezza. a) Non è facile apprendere il mestiere di scriba. Prima di essere uno scriba la tua schiena avrà assaggiato molte volte il dolore dei colpi di bastone e le tue dita saranno stanche di stringere la cannuccia. b) Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò onore.
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c) Gli studiosi ricorderanno che qualche anno fa, un pastore, errando nel golfo d’Aqaba, s’imbatté in una caverna che conteneva parecchie giare e due biglietti per Holiday on Ice.
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4.4. L’uso dei modi. Il congiuntivo INGRESSO @ Scegliete la forma verbale più adatta fra quelle tra parentesi quadre. a) Il preside non vuole che [entrate / entriate] prima del suono della campana. b) So che le cose [stanno / stiano] proprio così. c) Dubito che le cose [stanno / stiano] proprio così. d) È certo che ti [sei / sia] sbagliato. e) È possibile che ti [sei / sia] sbagliato. f) È necessario che queste lettere [partono / partano] entro questa settimana. g) Speravo proprio che non [pioveva / piovesse]. h) Lui ebbe l’impressione che se la [volevano / volessero] svignare. i) Non vorrei che se ne [va / andasse] prima che io [ho / abbia] potuto parlargli. k) Potrebbe aver avuto la notizia dopo che [ha / abbia] parlato con me. a1) Tutti pensavamo che Jack era morto. a2) Tutti pensavamo che Jack fosse morto. @ In che cosa consiste la differenza tra le forme verbali evidenziate? Vediamo ora se a questa differenza di forma ne corrisponde una di significato. La frase a1 significa: “tutti riflettevamo sul fatto che Jack era morto”; si tratta di un dato di fatto, una notizia certa. La frase a2 significa: “tutti avevamo l’opinione che Jack fosse morto”; che “Jack sia morto” può essere vero o non vero: nella frase è presentato solo come qualcosa che sta nella mente di alcune persone. In base a questi esempi possiamo dunque concludere che: - si usa l’indicativo per riferirsi a fatti presentati come esistenti nella realtà; - si usa il congiuntivo per riferirsi a fatti presentati come opinioni, come cose che esistono nella mente di qualcuno. Questo principio vale soprattutto per le frasi subordinate introdotte da che; in esse si trova di preferenza il congiuntivo quando la frase reggente esprime cose come: • aspettativa (timore, speranza...): b) Aspetto che Teresa sia pronta. 173
c) Huck aveva un gran terrore che la parte da lui avuta nella tragedia potesse trapelare. • desiderio o volontà: d) Non voglio che la camera sia in disordine. • richiesta (ordine, consiglio, preghiera...), proibizione, concessione...: e) Ma almeno lascia che io soltanto sia urtato di nervi. • valutazione (cioè l’idea che qualcosa è bene o male, opportuno o inopportuno, giusto o sbagliato...): f) Era giusto che re Federico, già re di Sicilia per via degli antenati materni, ereditasse ora il regno di Germania. g) Bisogna che vi sbrighiate. • apparenza: h) Sembra che Cip abbia assunto le indagini. • credenza, immaginazione, ipotesi: i) Lei immaginava che fosse prestissimo. k) C’era il caso che Lorusso avesse veramente ammazzato quell’uomo. Questa è solo una serie di esempi, non una lista completa di tutti i casi in cui si preferisce usare il congiuntivo. * l1) Questo significa che qualcuno è stato ucciso. l2) Questo non significa che qualcuno sia stato ucciso. m1) Dico che lei è convinta che per le strade la moltitudine sia in attesa di vedere soltanto lei. m2) Si direbbe che lei sia convinta che per le strade la moltitudine sia in attesa di vedere soltanto lei. In questi casi basta una negazione (esempio l2) o una forma dubitativa (esempio m2) a far preferire il congiuntivo nella subordinata, dandole il senso di qualcosa che è pensato più che esistente nella realtà. * Tra i primi due esempi (a1 - a2) e quelli seguenti, c’è una differenza importante. In a1 e a2 abbiamo uno stesso verbo reggente (pensare), e la subordinata ha un significato diverso se si sceglie l’indicativo o il congiuntivo: “cosa esistente in realtà”, “cosa esistente nel pensiero”. Possiamo parlare di un congiuntivo con significato proprio. Questo è il caso più raro.
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In tutti gli altri esempi, la scelta del congiuntivo consegue in modo automatico dal significato della frase reggente, senza aggiungervi nulla. Dopo espressioni come credo che..., sembra che..., bisogna che..., è giusto che..., ecc., bisogna sì usare il congiuntivo, ma il significato di “credenza”, “apparenza”, “valutazione”, ecc. si trova già tutto nella reggente. Il congiuntivo è senza significato proprio. Dunque, nella maggior parte dei casi il congiuntivo non è necessario ad esprimere un significato: lo si usa per correttezza, perché la tradizione della lingua italiana suggerisce di usarlo. Questo spiega perché c’è una certa libertà nell’uso del congiuntivo: si trova spesso al suo posto l’indicativo, soprattutto nella lingua parlata e familiare, o nell’uso delle persone poco colte. Ma non solo in quello. Osservate: n) Temevo che non tornavate... o) Credo che avevo da poco imparato a camminare, quand’egli mi comperò una barca. Nell’esempio n ci aspetteremmo, più correttamente: n1) Temevo che non tornaste. e nell’esempio o: o1) Credo che avessi da poco imparato... L’esempio n è tolto da un fumetto: si può pensare che l’autore non si sia preoccupato molto della correttezza, o che abbia voluto imitare il modo di parlare comune. L’esempio o, invece, è tratto da un romanzo di Elsa Morante, una scrittrice famosa, che usa una lingua piuttosto ricercata (come dimostra, nella stessa frase, l’uso di egli). La scelta tra l’indicativo e il congiuntivo è dunque variabile; in generale, si può dire che l’uso del congiuntivo tende lentamente a ridursi e che dipende: - da fattori storici: si trova meno spesso il congiuntivo nei testi più moderni; - da fattori geografici: il congiuntivo è meno usato nell’Italia centromeridionale che in quella settentrionale; - da fattori stilistici: il congiuntivo è meno usato nel parlato e nella lingua di tono familiare. * Finora ci siamo occupati solo di frasi subordinate introdotte dalla congiunzione che. Vediamo quando si usa il congiuntivo in altri tipi di frasi.
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Il congiuntivo nelle subordinate circostanti p1) Tutte le cose inutili che capitavano nell’isola venivano regalate a lui perché ci giocasse. p2) Tutte le cose inutili che capitavano nell’isola venivano regalate a lui, perché ci giocava. @ Che differenza di significato c’è tra queste due frasi? @ Di che tipo sono le due frasi introdotte da perché? ► Se non sapete rispondere, andate a rivedere il paragrafo 1.2. Quello della congiunzione perché è un tipico caso di congiuntivo con significato proprio; solo l’uso del congiuntivo ci permette di distinguere la frase finale dalla causale. * q1) Io mi misi a ridere, sebbene non ne avessi voglia. q2) Io mi misi a ridere, anche se non ne avevo voglia. @ C’è differenza di significato tra queste due frasi? Nel caso delle subordinate concessive (► § 1.5.), abbiamo una regola rigida: - sebbene, benché, per quanto + congiuntivo - anche se + indicativo. La scelta del congiuntivo è determinata da questa regola, e non dal significato. * r1) Se Jim è d’accordo, apriremo il pacco. r2) Se Jim fosse d’accordo, apriremmo il pacco. @ C’è differenza di significato tra queste due frasi? Se c’è, in che cosa consiste? ► Se non sapete rispondere, andate a rivedere il paragrafo 1.4. Nel caso delle subordinate ipotetiche, il congiuntivo ha una precisa funzione: segnala l’ipotesi non reale. Lo stesso tipo di congiuntivo si trova nelle concessive ipotetiche (► § 1.5.): s) Il poliziotto non poteva certo sentire. Ed anche se avesse sentito, non avrebbe potuto abbandonare il suo posto. e nelle modali ipotetiche (► § 1.10.): t) Egli ragionava con lei proprio come se essa potesse sentirlo. *
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u1) Prima che fossimo pronti per imbarcarci, trascorse più tempo di quanto il cavaliere non avesse previsto. u2) Dopo che fummo pronti per imbarcarci, trascorse più tempo di quanto il cavaliere non avesse previsto. Nelle frasi temporali, abbiamo obbligatoriamente il congiuntivo con prima che, l’indicativo con dopo che; @ come si spiega questa regola? Il congiuntivo nelle frasi indipendenti Il congiuntivo è un modo tipico delle frasi subordinate e si incontra raramente nelle frasi indipendenti. Conosciamo già i due casi principali: v) In fondo al corridoio vi era una lapide su cui era scritto: “Che tutto questo rimanga impresso nella mente degli uomini, perché per gli uomini è accaduto questo.” w) Dio, se qui adesso ci fosse mio padre! Questi sono esempi del congiuntivo usato nelle frasi che sono espressioni di desiderio (►§ 2.1.). @ Quale differenza di significato c’è tra il congiuntivo presente dell’esempio v e il congiuntivo imperfetto dell’esempio w? x) Non mi vengano a dire che la pirateria non esiste più! È un esempio di congiuntivo esortativo (► § 2.2.): esso ha un significato simile all’imperativo, e si usa nella terza persona, di cui l’imperativo è privo. * Conclusione: il congiuntivo presenta un fatto come esistente nella mente di qualcuno, mentre l’indicativo presenta un fatto come esistente nella realtà. L’uso del congiuntivo è tipico delle frasi subordinate, mentre è raro nelle frasi indipendenti (espressioni di desiderio, congiuntivo esortativo). La scelta del congiuntivo è quasi sempre determinata dal significato della frase in cui si trova (es.: Spero che...), oppure da regole sull’uso di certe congiunzioni (es.: Sebbene...), mentre più di rado il congiuntivo ha un significato proprio (es.: Penso che abbia sbagliato, Te lo dico perché tu possa correggerti). In molti casi si tende a sostituire l’indicativo al congiuntivo, nell’uso linguistico moderno e più familiare.
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ESERCIZI 1. Tra la forma verbale all’indicativo e quella al congiuntivo, scegliete la più adatta in una lingua formale. a) Andiamo dunque a provare come sanno fare le bistecche al “French”, e auguriamoci che ci [sanno / sappiano] davvero fare... b) Se vedi Sam, digli che [ho / abbia] fatto come voleva lui. c) Tutti pensano che [siete / siate] morto. d) I due signori si rammaricarono che Cane Nero se la [era / fosse] svignata. e) In generale non ho molta fiducia nelle vostre scoperte, ma vi dirò che questo John Silver mi [piace / piaccia]. f) Era ansioso che gli uomini si [decidevano / decidessero] ad andare a letto. g) Il babbo aveva detto che lo [lasciava / lasciasse] andare da Icaro nel pomeriggio. h) Non posso spiegarlo bene, ma ho avuto la sensazione che la mente [rotolava / rotolasse] all’indietro, come se si [stava / stesse] ripiegando su se stessa. 3. Questi esempi sono tratti da un romanzo in cui la scrittrice imita il modo di scrivere di un ragazzino, che non usa mai il congiuntivo. Abbiamo evidenziato una serie di forme verbali all’indicativo. Sostituitele con il congiuntivo nei casi in cui questo sarebbe più corretto in una lingua formale. a) Sara ha sempre paura che io guardo il disordine e la sporcizia del suo orto e della sua casa. Non capisce che io, nel giardino di casa mia, mi annoio. b) Sara dorme nella stessa stanza dell’Assuntina e quando l’Assuntina va fuori di sera col fidanzato lei aspetta che i suoi guardano la tele e poi va fuori anche lei. Basta che torna prima dell’Assuntina. d) Mia madre non è mai stata molto contenta che sono amico con Turi, e dice che gli amici li devo scegliere meglio. e) Quando siamo arrivati all’albergo ho visto che era proprio così lussuoso come diceva mia madre: e io che credevo che era di lusso l’albergo dove andiamo tutti gli anni a Cervia.
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Esercitazione di ricerca Non sempre gli storici contemporanei alle crociate hanno raccontato le cose esattamente. Non tanto perché fossero bugiardi, ma perché anche loro spesso erano male informati. In questo brano ci sono due frasi introdotte da perché; la prima è al congiuntivo (fossero), la seconda all’indicativo (erano).Tutte e due le frasi sono causali: esaminano i motivi per cui gli storici antichi non hanno raccontato le cose esattamente; @ come si spiega l’uso del congiuntivo nella prima?
Per saperne di più 1. Il congiuntivo nelle frasi interrogative indirette e relative Interrogative indirette a) Il resto dello scompartimento era occupato da alcuni giovanotti che non si capiva se fossero studenti o giocatori di calcio in viaggio per una partita. b) Un giorno d’estate chiesi a mio nonno se mi poteva dare un pezzo di terra per seminare delle piante. c) Nemmeno il fratello sapeva dove il padre fosse. d) Incontravano qualche raro passante, ma non osavano chiedergli dov’era un bosco. In queste frasi l’indicativo e il congiuntivo si alternano senza sostanziali differenze. @ Si potrebbe usare l’indicativo al posto del congiuntivo e viceversa? @ Nei casi in cui si incontra il congiuntivo, è un congiuntivo con o senza significato proprio? Relative Nelle frasi relative si incontra il congiuntivo solo in alcuni casi particolari. e1) Manderemo una delegazione che presenti le nostre proposte. Qui il congiuntivo sottolinea che “presentare le proposte” è un’intenzione di chi manderà la delegazione. Il significato è quello di una frase finale: e2) Manderemo una delegazione perché presenti... Se invece si usasse l’indicativo: e3) Manderemo una delegazione che presenterà... 179
“presentare le proposte” non sarebbe un’intenzione, ma semplicemente qualcosa che si prevede. Il congiuntivo ha dunque in questo caso un significato proprio, anche se è solo una sfumatura. f) Io sono già pronto, col cappello in testa e il soprabito addosso; atteggiamento tanto più strano e incomprensibile, per chi sapesse che debbo uscire con mia moglie... Qui il significato della relativa ha una sfumatura ipotetica: “se uno sapesse che debbo uscire con mia moglie, troverebbe tanto più strano e incomprensibile...” Si trova anche il congiuntivo in frasi relative che si agganciano ad espressioni come non c’è nessuno che..., questo è il solo che..., il fatto più strano che...: g) Non ci sono parole che possano esprimere quello che provo. h) Il palazzo reale è la più graziosa residenza che si possa immaginare. i) Ci vanno quasi tutti al “French”, perché è il solo saloon dove si mangi bene. @ In quale di queste frasi il congiuntivo potrebbe essere sostituito dall’indicativo? 2. Il che sottinteso k) Per via di terra il normale percorso giornaliero pare raggiungesse una media di 30 o 40 km. In questa frase è normale che pare sia seguito da una frase al congiuntivo (soggettiva); è invece meno normale che manchi, a introdurre questa frase, la congiunzione che. L’espressione più completa sarebbe: k1) ...pare che raggiungesse... La congiunzione che viene a volte sottintesa, quando dovrebbe introdurre una subordinata al congiuntivo. La cosa si spiega: dato che il congiuntivo è un modo tipico delle frasi subordinate, può bastare da solo a farci capire che una frase è subordinata; e la congiunzione che ha l’unica funzione di segnalare la subordinazione. La congiunzione che viene sottintesa soprattutto quando vicino c’è un altro che (sia esso congiunzione o pronome relativo): l) Ora pretenderà che io le dica quale di essi mi sembra [ ] vada meglio per l’occasione. = “...mi sembra che vada meglio...” m) - Per me il caso è chiuso. - Ma non per Rick Sander, che non credo [ ] intenda abbandonare la sua concessione. 180
ESERCIZIO 1. Dite quali dei congiuntivi evidenziati potrebbero essere sostituiti con l’indicativo. a) ...e adesso che sai tutto, puoi renderti conto di quanto sia importante che tu mantenga il segreto. b) Fulvio si chiede dove vada, si chiede se ci sia un luogo dove possa placarsi quella disperata nostalgia di lei che gli riempie il cuore... c) I bambini si ricordano questo, e ciò spiega perché trovino ingiusto che tra gli uomini comandino i grandi. d) Non c’era uno di quei monelli che non morisse dalla voglia di darci almeno un’occhiata. f) Pierino è l’unico che sia riuscito a svolgere il problema.
Imparare dagli errori @ In queste frasi c’è un uso errato dell’indicativo al posto del congiuntivo. Correggete gli errori e provate a spiegare perché dovrebbe essere usato il congiuntivo. a) Io adesso ho ventuno pesciolini: sette sono quelli che avevo prima, quattordici quelli che sono nati, sperando che non muoiono. b) Per evitare che un uomo in possesso della chiave per far partire le armi nucleari impazzisce e le fa partire, si è creato il sistema della “doppia chiave”. c) Al momento dell’esplosione si avrebbe un forte calore che comporterebbe la carbonizzazione di tutte le persone che sono a pochi chilometri di distanza. d) Mi incominciai a preoccupare se nella mia vita ci sarebbe stato uno sport che potevo praticare senza stancarmi.
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4.5. Uso del condizionale INGRESSO @ Nelle seguenti frasi sono evidenziate delle forme verbali al condizionale; dite per ciascuna se può essere sostituita con una forma dell’indicativo senza modificare sostanzialmente il significato della frase; se sì, fate la sostituzione. a) Continuammo a fissare il fantasma, finché Tom mi sussurrò:Pensi che potremmo dargli sulla voce? - Oh, Tom, non dire di queste cose! Io morirei subito! b) Sarebbe stato troppo bello potersene andare a casa come se non fosse successo niente... c) Alle volte desidererei proprio uscire con un ragazzo e così saprei d’aver avuto un vero appuntamento. d) Potrei avere un sacco di appuntamenti, se non facessi la difficile. e) Devo trovare qualcuno che conosce i problemi della droga e parlargliene. Forse potrei parlarne con qualcuno all’università di papà. Ma no. Infatti questo qualcuno sarebbe obbligato a dirglielo e allora sarei incastrata. a) Se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di sbadigli. b) Saresti davvero contenta se accettassi questo matrimonio, mamma? @ Di che tipo sono questi periodi? ► Se non sapete rispondere, andate a rivedere il § 1.4. Conosciamo già l’uso fondamentale del modo condizionale: esso esprime la conseguenza: - di un’ipotesi non reale (esempio a: se il mio babbo fosse qui, = “non è qui”); - a volte, di un’ipotesi possibile e non ancora verificata (esempio b = “sarai contenta... se accetterò...”). * Questo tipo di condizionale si trova anche in periodi in cui non compare esplicitamente una frase ipotetica. Confrontiamo: c) d)
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Se tu fossi stato un viaggiatore del Medio Evo, avresti incontrato altri viaggiatori che andavano a piedi, a cavallo... Che genere di traffico avresti potuto vedere sulle antiche strade cinesi o romane?
È chiaro che nella frase d è implicita un’ipotesi non reale del tipo di quella che si trova nella c: “Se tu avessi viaggiato sulle antiche strade cinesi...” e) Senza l’acqua, la vita sulla terra sarebbe impossibile. Qui l’ipotesi non reale è contenuta nel complemento senza l’acqua = “se non ci fosse l’acqua”; questo spiega il condizionale sarebbe. f) Il film descrive quello che potrebbe succedere all’indomani dello scoppio di una guerra nucleare. Qui l’ipotesi (possibile) è contenuta nell’espressione all’indomani di... = “se scoppiasse una guerra...”. * Il condizionale può anche servire a esprimere un fatto non reale o possibile, senza che derivi da un’ipotesi: g) Che stupida! avrei dovuto saperlo. = “non lo sapevo” (non realtà). h) Si lasciò andare sulla poltrona, asciugandosi il sudore che gli bagnava la fronte. Si sarebbe detto che stesse molto male. = “nessuno diceva che stesse molto male, ma qualcuno avrebbe potuto dirlo” (possibilità). Con un indicativo la differenza di significato sarebbe evidente: h1) Si diceva che stesse molto male. * Ci sono casi in cui la differenza di significato del condizionale dall’indicativo si riduce a una sfumatura: i) - Quel Willer ha una forza tremenda. - Comunque sia, non vedo perché dovrei preoccuparmene. In questo caso l’uso dell’indicativo non cambierebbe di molto il significato: i1) ...non vedo perché devo preoccuparmene. Il condizionale sottolinea che per il personaggio la preoccupazione è solo una vaga possibilità; con questo egli mostra il suo distacco da ciò che sta dicendo. La funzione del condizionale è qui di attenuare un’affermazione. k) - Io avrei un piano per trovare i ladri... In questo caso il personaggio potrebbe ben dire: k1) - Io ho un piano... L’uso del condizionale serve ad attenuare la sua affermazione, a presentarla in modo più discreto. 183
* Vediamo ora un uso del condizionale in cui questo modo ha una funzione ben individuata: n) Secondo la leggenda, il secondo re di Roma sarebbe stato Numa Pompilio. Usando il condizionale, l’autore vuole qui dire: “Che Numa Pompilio sia stato il secondo re di Roma non lo dico io, lo dice la leggenda: la notizia non è sicura”. Questo uso del condizionale è abbastanza frequente nei giornali, quando viene riportata una notizia di cui non si è sicuri: o) La Libia avrebbe chiesto all’Urss missili aria-aria e mare-aria. Questa funzione del condizionale si può definire uno scarico di responsabilità: l’autore non si assume la responsabilità di una certa affermazione. Si tratta di uno dei modi in cui chi parla o scrive può commentare il grado di certezza del proprio discorso (► § 2.6.). * C’è infine un uso del condizionale di cui abbiamo già parlato in questo capitolo: p) Cercava di persuadersi che Lisa avrebbe trovato la felicità in quella unione. @ Che cosa indica il condizionale in questa frase? ► Se non sapete rispondere, andate a rivedere il § 4.3. Il condizionale ha in questo caso un valore di tempo, più che di modo. Questa apparente stranezza si può spiegare: il condizionale indica in questi casi qualcosa che, in un certo momento del passato, deve ancora accadere, e ha dunque un carattere di incertezza. E l’incertezza è un significato presente in tutti gli usi del condizionale. * Conclusione: il condizionale esprime fondamentalmente qualcosa che è presentato come la conseguenza di un’ipotesi non reale o soltanto possibile. Tale ipotesi può anche essere implicita nel discorso, o molto vaga. Da questa funzione del condizionale derivano le altre: - quella di attenuare il valore di un’affermazione; - quella di scarico di responsabilità sulla verità di un’affermazione; - quella di tempo che indica la posteriorità nel passato.
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ESERCIZI 1. Dite se le forme verbali al condizionale evidenziate servono a esprimere: A) un fatto non reale o possibile; B) uno “scarico di responsabilità” su un’affermazione. a) La presenza di iodio 131 in quei cartoni si spiegherebbe con il fatto che mezz’Italia beve latte importato dalla Germania. b) Dovrei, per curarti, conoscere almeno la causa del tuo dolore. c) Per l’amante, l’amata è sempre la cosa più bella del mondo, anche se un estraneo non la distinguerebbe da un bidone della spazzatura. d) Secondo i calcoli di certi geologi specializzati nello studio della storia della Terra, l’America Latina si sarebbe staccata 200 milioni di anni fa dall’Africa. e) Un tempo, quando lo zio Silas era molto benvoluto, nessuno avrebbe tollerato che gli venisse rubato il grano, senza intervenire in sua difesa. f) Il ministro degli Esteri sovietico si accingerebbe ad incontrare quanto prima il segretario di Stato Shultz. 2. Dite se le forme verbali al condizionale evidenziate servono a esprimere: A) un fatto non reale o possibile; B) l’attenuazione di un’affermazione; C) un rapporto di tempo (posteriorità nel passato). a) Che cosa avrei potuto fare con questo vecchio legno su cui mi trascino? Quando ero capitano lo avrei raggiunto e lo avrei acciuffato con queste vecchie mani, ma ora... b) Cominciai a rendermi conto che avremmo avuto una seria scaramuccia ed esaminai l’esca del fucile. c) - Vorrei solo cantare e avere un pubblico disposto ad ascoltarmi! - Allora ti converrebbe partecipare a qualche spettacolo di beneficienza! d) Se tu fossi sposata, non avresti bisogno di nessuno, e io morirei più tranquilla. e) Egli sapeva che non avrebbe più potuto tornare ad essere una vera creatura umana. f) Voi avete probabilmente osservato che la vostra piccola sorellina desidera stare sveglia quando dovrebbe dormire o rotolarsi sul pavimento quando ha indosso il suo vestitino migliore.
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3. Nelle frasi seguenti il condizionale esprime la conseguenza di un’ipotesi (non reale o possibile) che non è espressa esplicitamente con una frase ipotetica. Rendete esplicita questa ipotesi. a) Esempio: Portava grandi occhiali blu e i baffi. Penso che non l’avrebbe riconosciuto neppure sua madre. → “se lo avesse visto” b) È ovvio che vado per vincere il Giro. E vincerlo per la terza volta vorrebbe dire qualcosa di straordinario. c) I due cani si trovano in una situazione che, espressa in termini umani, sarebbe la seguente:... d) Anche Alienor era più interessata di quello che stava capitando in casa che della incoronazione. Altrimenti non avrebbe chiesto il parere di una bambina piccola. e) - Nipote! se ti promettessi 25 dollari... - Per un venticinque mi infilerei anche nella pelle di una pulce! f) Valentina è orgogliosa e, probabilmente, vedendomi apparire allo sportello, fingerebbe di non riconoscermi. g) Voi in fondo non desiderate che i poliziotti vedano quella foto, vero? Per una ragione o per l’altra finirebbero col mettere in croce la ragazza.
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4.6. Uso dei modi indefiniti: infinito e gerundio INGRESSO 1. Nelle frasi seguenti ci sono delle subordinate introdotte dalla congiunzione che. Trasformatele in subordinate all’infinito. a) Esempio: Nei prossimi anni spero che arricchirò la mia collezione di francobolli con dei soggetti nuovi. → ...spero di arricchire... b) Quando io e la mamma parliamo di cose importanti, mio padre inalbera un certo sorrisetto e ci dice che la smettiamo. c) Bisogna che troviamo un bravo dottore. d) Li pregò che gli permettessero che partecipasse anche lui al gioco. e) Quella ragazza è ossessionata dall’idea che è brutta. f) Quella ragazza è convinta che ha un fascino irresistibile. g) Finalmente, dopo che ebbe inghiottito saliva per una o due volte, parlò. 2. Nelle frasi seguenti - identificate tutti i verbi al gerundio; - dite se questi gerundi fanno parte di forme composte con l’ausiliare stare o se servono a formare delle frasi subordinate implicite. a) Non montai a cavallo, ma corsi reggendomi alla cinghia della staffa di Dogger fino al cancello. b) Poiché la nebbia si stava rapidamente addensando, cominciava a far buio. c) Erano circa le tre di un pomeriggio pungente, gelido e nebbioso e io stavo per un momento sulla porta pieno di tristezza, pensando a mio padre. d) Le mie azioni stanno perdendo terreno su tutti i mercati! Si dicono modi indefiniti del verbo quelle forme verbali che non si coniugano secondo la persona (► Parte I, § 6.1.). Essi sono: - l’infinito presente e passato: partire, essere partito; - il gerundio presente e passato: partendo, essendo partito; - il participio, presente e passato: partente, partito. Non avendo la persona, i modi indefiniti non possono fare da predicato di una frase indipendente (con poche eccezioni, che vedremo); la funzione tipica dei modi indefiniti è di costituire frasi subordinate implicite. 187
L’infinito a) Da tre giorni non mi è stato possibile vedere una mezza riga di compito. b) Il Consiglio della contea ha deciso di riaprire i frigoriferi. c) Alienor si vantava con gli altri servi di essere nata libera. d) Zagar riesce a passare alle spalle dei due. e) La gente del paese avrebbe avuto una gran voglia di prendere Joe l’indiano. f) Egli era stato ben attento a non confessare nulla. g) Sono venuto in montagna per pescare. h) Dopo aver inutilmente annaffiato dei semi di nasturzo, telefonai a un amico fiorista. Abbiamo qui esempi delle varie funzioni che può avere una subordinata all’infinito: di soggetto (esempio a), di complemento oggetto (b), di altro complemento del verbo (c-d), di complemento del nome (e), di complemento dell’aggettivo (f), di complemento circostante (g-h). ► Se qualcuno di questi termini non vi è chiaro, andate a rivedere, nella Parte I, i § 4.2., 4.3., 4.4. Notate che, nell’esempio b, di non ha una vera funzione di preposizione; se infatti al posto dell’infinito avessimo un gruppo nominale, esso sarebbe senza preposizione (complemento oggetto): b1) ...ha deciso la riapertura... In c ed e invece, di ha il suo pieno valore di preposizione: c1) ...si vantava della sua nascita. e1) ...aveva una gran voglia di spettacoli. * È facile capire la differenza tra i due tempi dell’infinito. L’infinito presente esprime un fatto contemporaneo a quello della reggente (esempio a: vedere è contemporaneo a non mi è stato possibile); può anche esprimere un fatto posteriore a quello della reggente (esempio b: riaprire è posteriore a ha deciso). @ Quale rapporto di tempo è espresso dall’infinito passato? (osservate gli esempi c e h). * Le subordinate circostanti all’infinito possono esprimere una varietà di relazioni fra concetti. @ Quali concetti esprimono negli esempi g e h? @ Elencate gli altri concetti che possono essere espressi da questo tipo di subordinate (► li potete trovare nel § 1.11).
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Abbiamo visto (esempi b/b1, c/c1, e/e1) che spesso è facile sostituire una subordinata all’infinito con un gruppo nominale. In realtà, un verbo all’infinito funziona contemporaneamente come verbo e come nome: - come verbo, perché fa da predicato della frase subordinata, ha un proprio soggetto (sottinteso) e può avere dei propri complementi; - come nome, perché nella frase reggente ha le stesse funzioni di un nome (soggetto, complemento oggetto, complemento con preposizione). Diciamo che l’infinito è la forma nominale del verbo. Ci sono infatti casi in cui un infinito viene trattato in tutto come un nome: viene cioè preceduto dall’articolo, può essere accompagnato da aggettivi, regge complementi del nome: i) Il continuo asciugarsi dei pozzi sta mettendo in seria crisi le mie industrie. k) All’apparire del piroscafo, mi avviai verso il molo. ►Su questo punto si tornerà nel capitolo sulla formazione delle parole (Parte III, § 1.4., 1.5.) * Il gerundio Unito al verbo stare in funzione di ausiliare, il gerundio serve a creare un particolare tipo di forme verbali composte: l) Ehi, guarda Huck! Il fantasma sta masticando un pizzico di tabacco. m) Quella cosa stava scivolando lungo la strada, al riparo dell’ombra degli alberi. Queste forme composte indicano che l’evento espresso dal verbo è in corso di svolgimento. In tutti gli altri casi, il gerundio serve a formare delle frasi subordinate circostanti (implicite). Queste subordinate possono esprimere una grande varietà di rapporti concettuali. Possono esprimere: - un rapporto di causa (►§ 1.1.): n) Gli storici, fidandosi poco dei racconti degli scrittori antichi, sono andati a controllare le notizie. (= “siccome si fidavano poco...”); - un rapporto di tempo (►§ 1.6.): o) Uscendo dall’acqua, tirò un sospiro di sollievo. (= “quando uscì...”, o “mentre usciva...”);
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- un rapporto di modo o mezzo (►§ 1.9.): p) Le campane di tutte le chiese avevano strappato i cittadini dal sonno suonando a distesa. (“suonare” è il modo in cui le campane avevano svegliato i cittadini, o anche il mezzo per svegliarli); - preceduto dall’avverbio pur, esprime un rapporto concessivo (o di causa negata: ►§ 1.5.): q) Vi illudete che ritorni pur sapendo quel che lo aspetta? (= “anche se sa...”). Spesso il significato della subordinata al gerundio non rientra chiaramente in una di queste categorie; il rapporto espresso dal gerundio è infatti molto generico: r) Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, voleva protestare. Qui la frase al gerundio può essere interpretata come causale (= “poiché si sentì...”) o come temporale (= “quando si sentì...). A volte si usa il gerundio semplicemente per accostare due fatti, senza stabilire nessun rapporto preciso; il significato del gerundio può addirittura equivalere a quello di una coordinazione: s) All’improvviso la macchina sbandò, uscendo fuori strada. (= “sbandò e uscì fuori strada”). * Il gerundio presente e il gerundio passato si distinguono perché esprimono un diverso rapporto di tempo rispetto alla frase reggente: t) Lui si passò le mani sulla faccia, sporcandosela. u) Il giovane Imperatore, avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche. @ Che rapporto di tempo c’è tra la frase al gerundio e la reggente nell’esempio t? e nell’esempio u? * Il soggetto di un verbo al gerundio è quasi sempre sottinteso, ed è quello della reggente. @ Dite quale è il soggetto del gerundio negli esempi s, t, u. Solo di rado, e in un modo di scrivere piuttosto antiquato, si trova un soggetto del gerundio espresso, diverso da quello della reggente: v) Ti restano pochi minuti di vita, avendo tu ricusato di bevere la medicina.
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Conclusione: l’infinito è la forma nominale del verbo: serve a formare subordinate implicite con funzione di soggetto, oggetto e di vari complementi con preposizione. Può anche essere usato come un vero e proprio nome. Il gerundio serve a formare subordinate implicite circostanti, con un significato che può essere causale, temporale, modale, concessivo, o restare generico. I tempi dell’infinito e del gerundio (presente e passato) sono sempre usati in senso relativo: esprimono contemporaneità o anteriorità rispetto alla reggente.
ESERCIZI 1. Dite se gli infiniti evidenziati hanno funzione: A) di soggetto; B) di complemento oggetto; C) di complemento del verbo con preposizione; D) di complemento del nome; E) di complemento dell’aggettivo. a) Ad un certo momento ella tentò di guardare furtiva: Tom finse allora di non accorgersene. b) Quei regalucci da nulla contribuivano non poco a mettere in pace la coscienza di Tom. c) Per il momento parve miglior partito non metterlo in stato d’accusa. d) Fin che Tom non vedeva coi suoi occhi il cadavere appeso non era certo di poter respirare liberamente. e) Non gli riuscì di riposare bene, quella notte. 2. Dite se le subordinate all’infinito evidenziate hanno significato: A) di causa; B) di fine; C) di conseguenza; D) di tempo; a) “Balzano da tre, cavallo da re”, le aveva soffiato Cratis prima di issarla in groppa. b) Ed ecco, uno degli inglesi è così sciocco da staccarsi dalla formazione. c) Si portò agli occhi il fazzoletto per asciugare le lacrime. d) Conoscevo quel padiglione per averci dormito certe notti che non avevo neppure i soldi per pagare la branda del portiere. e) Dopo essersi rivestiti, nascosero le armi e lasciarono il campo.
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3. Nelle frasi seguenti si trovano, tra gli altri, degli infiniti usati come nomi. Individuateli. a) Nel cielo illuminato dalla luna si propaga lo smorzato gracchiare della sega contro il legno. b) Allo spegnersi della lampada, un fioco riflesso lunare si svelò nella stanza. c) Al tempo che io stavo per compiere quattordici anni, Immacolatella, che ne aveva otto, trovò un fidanzato. d) Il ragliare d’un asino alle spalle di Maigret, in un prato, ruppe il silenzio. Bastò questo a frantumare l’immobilità del paesaggio. e) Nei maschi, con il maturarsi della capacità riproduttiva, si sviluppa anche l’istinto di aggressione. 4. Scegliete la forma adatta tra infinito presente e infinito passato. a) Sapeva, per [provarli / averli provati] già in passato, cos’erano gli artigli e le zanne dell’orso. b) Gli corse incontro, per [aiutarlo / averlo aiutato] a scaricarsi. c) Fecero un’altra ora di cammino prima di [raggiungere / aver raggiunto] lo stradone. d) Mio padre mi porta a casa i francobolli, dopo [staccarli / averli staccati] dalle lettere in ufficio. e) Si era proposto di [cercarlo / averlo cercato] nel pomeriggio. f) Si pentì di non [cercarlo / averlo cercato]. 5. Dite se le frasi al gerundio evidenziate hanno un significato A) di causa; B) di tempo; C) di modo o mezzo; D) concessivo; E) generico. a) Vendendo poca roba in borsa nera, portando pacchi e facendo commissioni, riuscivo sì e no a sfamarmi. b) Camminando per la strada non facevo che guardare ai piedi dei passanti; oppure mi fermavo davanti le vetrine dei calzolai e restavo lì a contemplare le scarpe, confrontandone il prezzo. c) Agli spari, i due contrabbandieri si arrendono credendosi raggiunti dalle guardie. d) I contadini, pur borbottando di malavoglia, si davano da fare per approntare il fieno del marchese. e) I due riuscirono ad uscire dalla macchina, ritrovandosi però nell’oscurità della notte.
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6. Indicate qual è il soggetto sottinteso degli infiniti e dei gerundi evidenziati. a) Il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di questa impertinenza, continuò... b) Dopo avere starnutito, il burattinaio, seguitando a fare il burbero, gridò a Pinocchio: “Finiscila di piangere!” c) Mi riferisco a mio padre e mia madre che, essendo gli adulti con cui vivo, sono anche quelli che conosco meglio. d) Arrivando a Delfzijl quel pomeriggio di maggio, Maigret non aveva a sua disposizione che pochi elementi sul caso che lo portava nella piccola cittadina. e) Leggendo questo libro cercheremo di saperne un po’ di più. f) Il re pregò i suoi gentiluomini di allontanarsi, ma de Vaux si rifiutò di ubbidirgli, non fidandosi a lasciare il suo re convalescente solo con un traditore, e il re fu costretto a permettergli di rimanere.
Per saperne di più L’infinito in frasi indipendenti a) Un tipo così per bene andarsene senza pagare la camera! In questa frase l’infinito andarsene fa da predicato della principale; questo accade in alcune frasi esclamative (►§ 1.1.), come l’esempio a, e in frasi imperative: b) Mida, re dei Frigi, aveva avuto in dono dagli dei una virtù straordinaria: ciò che egli toccava, diventava oro. Immaginarsi se non ne approfittavano i suoi cortigiani. (= “immaginatevi”) c) Buono, tesorino, non piangere! @ C’è un caso in cui l’infinito si usa in funzione di imperativo non eccezionalmente, ma per regola; sapete quale è? ►Se non sapete rispondere, andate a rivedere il § 1.2. Si trova a volte anche l’infinito al posto dell’indicativo in una frase dichiarativa (► cap. 2, Introduzione), in certi momenti di racconto particolarmente concitato: d) E Pinocchio a notar più lesto che mai, e via e via e via, come anderebbe una palla di fucile. Questo uso è detto infinito narrativo.
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ESERCIZI 1. I seguenti sono esempi di frasi indipendenti con predicato all’infinito. Dite se si tratta di frasi A) esclamative; B) imperative; C) narrative. a) E gli assassini a correre dietro a lui come due cani dietro una lepre. b) Non esagerare con queste visite, bambina mia. c) Io, l’arciduca d’Austria, il rappresentante del Sacro Romano Impero, io sottomettermi al re di una mezza isola, al nipote di un pirata normanno! No, per tutti i santi! d) Non dirlo troppo forte, mister Sam Spring. e) Sulla strada dei contrabbandieri, ecco irrompere Zagar. f) Ma pensare che mio figlio aveva potuto ubriacarsi! 2. Nelle frasi seguenti, alcuni infiniti sono usati normalmente in frasi subordinate implicite, altri sono usati in frasi indipendenti. Riconoscete questi ultimi, e classificateli come sopra. a) Mi sto riposando prima di cominciare a correre! b) Ed ecco, dopo poco, la diligenza spuntare dall’ultima curva. c) “Pensare che un simile straccione aspiri alla mano di Nonna Hutto!” disse il babbo. d) Non avete ancora lavato i piatti? Presto, scattare! e) “Non ti tormentare, bambina mia,” disse, con la stessa voce spenta con la quale poco prima aveva risposto al Principe. f) Gallina si incarica di tenere a bada i contrabbandieri, ormai rassegnati a finire in cella.
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Imparare dagli errori Il soggetto dell’infinito e del gerundio. Il soggetto dell’infinito e del gerundio è di regola sottinteso ed è quello della frase reggente. Un errore molto comune consiste nel sottintendere un soggetto diverso da quello della reggente. Ecco qualche esempio: a) La strega prese come ostaggio Hansel e Gretel doveva pulire Hansel per farlo diventare bello e * venderlo a un alto prezzo. @ Quale soggetto si dovrebbe ricavare per venderlo secondo la grammatica? Dal senso si capisce che invece il soggetto di venderlo dovrebbe essere la strega. Una correzione sarebbe passare a una forma esplicita: a1) ...per farlo diventare bello perché potesse essere venduto a un alto prezzo. b) I genitori escono e, dopo *essersene andati, Jim innervosito esce. La frase che regge dopo essersene andati è Jim esce; quindi come soggetto dell’infinito si dovrebbe ricavare Jim invece che i genitori; @ Come si può correggere la frase? c) Da mia nonna ho appreso poco in quanto, non *abitando con me, ho avuto poche occasioni di vederla. Come soggetto della frase al gerundio si dovrebbe ricavare “io” (soggetto della reggente ho avuto...), invece che “mia nonna”. @ Sostituite il gerundio con una subordinata esplicita, in modo che non ci siano equivoci sul soggetto. d) Dagli insegnanti ho appreso come inserirmi nella società, *facendomi imparare cose nuove. @ Quale soggetto si dovrebbe ricavare per facendomi secondo la grammatica? @ Come si può correggere la frase in modo che non ci siano equivoci sul soggetto? e) Il regalo di Natale mi è già stato fatto *andando tre giorni in montagna. “io”, che deve essere il soggetto di andando, non è il soggetto della reggente; la frase può essere corretta così: e1) ...portandomi tre giorni in montagna. In questo modo il soggetto di mandandomi, anche se non è il soggetto della reggente, è il complemento d’agente (sottinteso) di mi è stato fatto; così la frase risulta accettabile.
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4.7. Il participio INGRESSO 1. Nelle frasi seguenti, sono evidenziate delle forme di participio passato. Dite se A) fanno parte di forme verbali composte (tempi composti o forme passive), oppure B) sono usate da sole. a) Abbagliato dalla luce, Marcovaldo si fa piccolo piccolo e resta lì, immobile, aggrappato a un orecchio del testone, con la sega che è già arrivata a mezza fronte. b) Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari, cominciarono a saltare e a ballare. c) Le tragiche vicende vissute m’avevano fatto svanire il terrore dei morti. In queste altre frasi, dovete individuare voi i participi passati, e distinguerli come sopra. d) Hands giaceva come lo avevo lasciato, tutto ripiegato su di sè come un fagotto, con le palpebre abbassate quasi che fosse troppo debole per sopportare la luce. e) Dopo la solitaria trasvolata atlantica, Charles Lindbergh fu accolto a New York con gli onori che si riservano agli eroi. f) Effettuati una serie di accertamenti, il capo della polizia si è recato personalmente nella casa indicatagli, ha bussato alla porta, trovandosi di fronte a un uomo mascherato che si è messo a sparare all’impazzata. 2. Nelle frasi seguenti, individuate tutte le forme di participio presente. a) La festa dai Martin è stata divertente. b) Da quando penso al nonno morente, non voglio più morire. Ho paura di vivere e ho paura di morire, proprio come dice quella vecchia canzone negra. c) Per tutto il giorno seguente continuammo a sorvegliarci a vicenda: era una situazione sfibrante. Per noi due, poi, era veramente ossessionante.
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Il participio, sia presente, sia passato, ha una caratteristica che lo distingue da tutte le altre forme verbali: può essere singolare o plurale, maschile o femminile. Ha cioè una flessione di numero e genere, come l’aggettivo; e come l’aggettivo, concorda con un nome: - un libro entusiasmante, una lettura entusiasmante, delle letture entusiasmanti; - un libro scritto bene, dei libri scritti bene, una lettera scritta bene, delle lettere scritte bene. Se l’infinito è la forma nominale del verbo, possiamo dire allora che il participio è la forma aggettivale del verbo. * Il participio passato Unito agli ausiliari essere e avere, il participio passato serve a formare i tempi composti attivi. Serve anche a formare le forme passive dei verbi transitivi, unito agli ausiliari essere o venire: a) Trova qualcuno che abbia navigato su barche a vela. b) La ferrovia era diventata il mezzo di trasporto più importante del mondo. c) Le prime rotaie furono realizzate nei tempi antichi. d) Le barche a vela vengono usate per divertimento. ► Abbiamo già studiato questi casi nella Parte I, § 6.1., 6.3. * Consideriamo gli usi del participio passato da solo, senza ausiliare. Esso può essere usato in due modi: • può formare col proprio soggetto una frase subordinata circostante implicita (participio assoluto): e) Gettata via la cicca dispettosamente, meditò. Questo tipo di frase ha per lo più un significato temporale: “dopo aver gettato via la cicca...” • può essere subordinato a un nome della frase reggente (participio congiunto): f) Gli venne l’idea di costruire una rozza slitta fatta di tronchi, trascinata da numerose persone. Questo costrutto equivale a una subordinata relativa: f1) ...una rozza slitta che era fatta di tronchi, che era trascinata da numerose persone. *
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Quando il participio passato non regge un proprio complemento e non ha un proprio soggetto diverso da quello della reggente, non si distingue più da un aggettivo: g) Come si struggeva di uscire da quella sala semibuia e passeggiare fra quelle aiuole tutte fiorite, fra quelle fresche fontane! fiorite è il participio passato di fiorire; ma in questa frase non c’è niente che lo distingua dagli altri aggettivi (semibuia, fresche). In quest’altro esempio: h) Io rimasi molto sorpreso. il participio passato di sorprendere fa da predicato nominale, ed è modificato da un avverbio (molto): è in tutto un aggettivo. i) Gli arricchiti di guerra ostentavano la loro ricchezza. In questo esempio, un participio passato fa da testa del gruppo nominale soggetto: si comporta dunque come un aggettivo sostantivato (► Parte I, § 3.1., rubrica 1). * Ricordiamo che il participio passato: • ha valore attivo coi verbi intransitivi: k) Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola. • ha valore passivo coi verbi transitivi: l) Ci sono qua e là alcune piume, perdute dai tordi... • se però il verbo transitivo è usato in forma riflessiva o pronominale, il participio passato non ha valore passivo: m) Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra. Nell’esempio l il participio perdute ha significato passivo (= “che sono state perdute...”); invece nell’esempio m perdutosi non ha valore passivo (≠ “che era stato perduto”), ma conserva il valore pronominale (= “che si era perduto d’animo”). * Il participio presente Il participio presente si usa molto più raramente di quello passato. Quello di molti verbi è completamente disusato: perdere: perdente (si usa) entusiasmare: entusiasmante (si usa) trovare: *trovante (non si usa)
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Nell’italiano moderno, il participio presente non forma mai una frase subordinata: non ha un soggetto proprio né propri complementi. Si usa come aggettivo: n) È proprio una città meravigliosa, eccitante, splendida. Spesso è usato come nome (aggettivo sostantivato): o) Il mio piede urtò qualcosa di cedevole: era la gamba di un dormiente. Molti participi presenti sono ormai diventati normali aggettivi (allarmante, bollente, divertente) o normali nomi (cantante, corrente, insegnante): li usiamo senza pensare ai verbi ai quali appartengono. ► Di aggettivi e nomi derivati dai participi si riparlerà nella Parte III, § 1.4., Rubrica 1. * Conclusione: il participio è la forma aggettivale del verbo. Il participio passato può avere un soggetto proprio, formando una subordinata circostante implicita (participio assoluto), o può essere unito come aggettivo a un nome della reggente (participio congiunto). Se non ha complementi propri, non si distingue da un comune aggettivo. Il participio presente, di uso meno frequente, è sempre usato come aggettivo o come nome.
ESERCIZI 1.
Nelle frasi seguenti si trovano participi passati assoluti e participi passati congiunti. Riconosceteli.
a) Tornato in cabina, mi ero infilato di nuovo le scarpe. b) Non appena superata l’imboccatura, la terra ci circondò da ogni parte. c) Calmatasi l’acqua, lo vidi abbandonato sulla chiara sabbia lucente nell’ombra del fianco della nave. d) Cinque di essi, risvegliati all’improvviso dal primo sonno dell’ubriachezza, stavano in piedi con le facce rosse e gonfie. e) Incoraggito da questa prima vittoria, si liberò a forza dalle unghie degli assassini e, saltata la siepe della strada, cominciò a fuggire per la campagna. f) Calmatasi la gazzarra suscitata dall’incidente, Tom fece uno sforzo sincero per applicarsi allo studio.
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2. Nelle frasi seguenti riconoscete i participi passati e dite se hanno valore attivo o passivo. a) Arrivati in città, i due incappano in qualcosa di madornale. b) La signora Carmela Tritatonni, rilasciata dopo un breve interrogatorio, torna a casa con un diavolo per lacrimone. c) Nonostante tutto, molte donne sarebbero felici di sposarlo, abbagliate dal titolo, dalle immense ricchezze... d) Lo sguardo spaventato della signora de Subrans si fissò sul volto impassibile di Sergio. e) Considerata la tua giovinezza, non sarà male per te avere un marito serio, che saprà guidarti. f) Al lume del fanale della moto, l’agente Astolfo sorprende un monellaccio arrampicato su un cartello. 3. Nelle frasi seguenti riconoscete i participi presenti e dite se sono usati come aggettivi o come nomi. a) Com’è bello il cavaliere! E che armatura splendente! b) Alla fine Poirot si ritrovò, piuttosto ansante, in uno scompartimento con una collezione di valige in parte sue... c) Intanto il sole si era abbassato e la brezza spirava leggera nel crepuscolo fra i pini ondeggianti. d) Alle acute e penetranti grida del pappagallo i dormienti si svegliarono e balzarono in piedi. e) Stanno organizzando un finto sequestro, sfruttando la rivalità dei due più grossi trafficanti di droga. f) Infine i fratelli Wright costruirono una macchina volante: era un biplano con una apertura alare di circa 70 metri.
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4.8. Discorso diretto e discorso indiretto INGRESSO 1. Negli esempi seguenti ci sono dei verbi di “dire” seguiti da frasi subordinate. Dovete trasformare queste subordinate in frasi tra virgolette [“....”], che riportano il discorso pronunciato, secondo il modello dato. a) Esempio: Il re inglese gli volse le spalle dicendo che non aveva tempo per i pazzi e le loro pazzie. → ...dicendo: “Non ho tempo per i pazzi e le loro pazzie!” b) Le parole del re furono interrotte da sir Neville, che arrivava trafelato a dire che la bandiera era sparita e che certamente il cavaliere che era di guardia era stato trucidato. c) Riccardo le chiese che cosa poteva fare per lei. d) Robina disse che si sarebbe provata a seguire il mio consiglio. 2. In queste altre frasi, fate la trasformazione inversa: da una frase tra virgolette a una frase subordinata. a) Esmpio: Il re gli disse allora: “Ho capito che sei pronto a esaudire il mio desiderio”. → Il re gli disse allora che aveva capito che egli era pronto a esaudire il suo desiderio. b) “Chi ti ha conferito il titolo di Cavaliere del Leopardo?” chiese il re. “L’ho ricevuto dalla spada di Guglielmo il Leone, re di Scozia” rispose il giovane. → Il re gli chiese chi ______________________________ → Il giovane rispose che ___________________________ c) Il saraceno lo guardò stupito e rispose: “La mia legge mi permette di rallegrare il viaggio con canzoni che mi sono care”. → Il saraceno rispose che _______________________________ d) El Hakim, che pareva indovinare i suoi pensieri, gli disse: “Tu mi dovrai ubbidire in tutto e per tutto”. → El Hakim gli disse che _____________________________
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a) “A me questo posto piace”, rispose Anna. b) “Tu non sei mai stata fidanzata?” le chiese Bice. c) Gelsomino sospirò: ‒ Quando avrò dei soldi manderò un vaglia al comune per pagare il lampione. In questi esempi un narratore riporta le parole di un personaggio così come immagina che siano state pronunciate. Questo modo di riferire un discorso si chiama discorso diretto. Il discorso diretto deve essere chiaramente staccato dal resto del testo: si tratta di distinguere ciò che dice il narratore da ciò che dice il personaggio. A questo scopo si usano due tipi di segni d’interpunzione: - le virgolette (esempi a-b); oppure - il trattino (esempio c). A volte alcune parole del narratore (soprattutto i verbi di “dire”, come disse, domandò ecc.) vengono interposte in mezzo al discorso diretto. In questo caso ciascun pezzo di discorso diretto deve essere aperto e chiuso dai segni che lo distinguono: d) “Ora non hai pensieri”, aggiunse rivolta a Anna, “ma ti voglio vedere il giorno in cui avrai marito e figlioli.” e) ‒ Ma io sono un gatto, ‒ disse Zoppino, ‒ anche se ho soltanto tre zampe disegnate col gesso rosso. * C’è un altro modo per riferire un discorso. Le frasi dette dal personaggio vengono poste in dipendenza da un verbo di “dire”: a1) Anna rispose che a lei quel posto piaceva. b1) Bice le chiese se non era mai stata fidanzata. c1) Gelsomino sospirò che quando avrebbe avuto dei soldi avrebbe mandato un vaglia al comune per pagare il lampione. Questo secondo modo di riferire un discorso si chiama discorso indiretto. È “indiretto” perché le parole pronunciate dal personaggio entrano a far parte del discorso del narratore e quindi non sono più riprodotte esattamente come sono state dette, ma subiscono una serie di adattamenti.
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Vediamo questi adattamenti confrontando gli esempi a-b-c con a1-b1c1: - non ci sono più segni di interpunzione che stacchino il discorso dal resto del testo; invece il discorso è introdotto dalla congiunzione che (che introduce frasi oggettive) o, se è una domanda, prende la forma di interrogativa indiretta (esempio b1); - si modificano le persone verbali: la prima persona diventa terza persona, perché chi parla è il narratore, e quindi “io” non può riferirsi al personaggio. Non si potrebbe scrivere: a2) Anna rispose che a *me quel posto piaceva. Lo stesso accade per la seconda persona (esempi b-b1): - si modificano i tempi verbali: se il verbo di “dire” è al passato, tutti i verbi del discorso indiretto devono avere tempi relativi del passato, perché il momento del “dire” diventa il punto di riferimento temporale (► § 4.3.); @ osservate ciascun verbo dei discorsi diretti in a-b-c e dite quale tempo verbale ha preso nei discorsi indiretti in a1-b1-c1. - questo in a è diventato quello in a1; infatti il dimostrativo questo indica “vicinanza”; ma ciò che è vicino per il personaggio, non è vicino per il narratore; il narratore non dice questo posto, perché lui non si trova sul luogo. Modifiche di questo genere possono interessare varie espressioni di tempo e di luogo. Per esempio: f) ‒ Domani sarò ospite alla tavola dell’arciduca d’Austria ‒ si disse. diventa in discorso indiretto: f1) Si disse che il giorno dopo sarebbe stato... * Non è possibile elencare tutte le trasformazioni che può subire un discorso diretto nel diventare indiretto. Ci limiteremo a qualche altro esempio: ‒ Vattene, ‒ gli fu risposto ‒ e mostra quella moneta il meno possibile, se non vuoi passare dei guai. g1) Gli fu risposto che se ne andasse e mostrasse quella moneta il meno possibile, se non voleva passare dei guai. g)
@ Che cosa diventa nel discorso indiretto un imperativo del discorso diretto?
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h) “Che dovrei fare?” domandò Anna piano. @ Trasformate questo discorso in indiretto. @ Che cosa diventa nel discorso indiretto un condizionale presente del discorso diretto? * Le modifiche di cui abbiamo parlato sono molto frequenti, ma non si applicano automaticamente in tutti i casi di discorso indiretto; tutto dipende dal rapporto che c’è tra chi narra e la persona di cui si riferiscono le parole: i) La nostra professoressa di ginnastica, quando facciamo danza moderna, continua a dirci che questo esercizio darà forza e salute al nostro fisico per quando avremo dei bambini. @ Mettete il discorso che segue che in forma di discorso diretto (continua a dirci: “...”). In questo caso i tempi verbali restano gli stessi nelle due forme, perché il tempo del verbo di “dire” è un presente (continua a dirci), e dunque non cambia il punto di riferimento temporale. @ Invece c’è un cambiamento di persona: quale? k) Gli ho scritto una lettera di dieci pagine in cui gli dicevo che lo aspetterò. Questo esempio sarebbe, in forma diretta: k1) ...in cui gli dicevo: “Ti aspetterò”. Anche qui il tempo non cambia, perché chi racconta considera il passato prossimo ho scritto così vicino da essere ancora parte del presente. Anche la prima persona non cambia, perché chi narra è la stessa persona che parla (o scrive) nel discorso: “io gli dicevo che io lo aspetterò”. Invece la seconda persona della forma diretta (ti) diventa terza persona (lo). * Finora abbiamo parlato di discorsi “pronunciati”; ma è ovvio che le tecniche del discorso diretto e indiretto si possono applicare anche a un discorso scritto (esempio k), o soltanto pensato: l) “Ecco che non è difficile”, pensò Giovannino. è un discorso diretto pensato, che in forma indiretta diventerebbe l1) Giovannino pensò che non era difficile.
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Conclusione: per riferire le parole dette (o scritte, o pensate) da qualcuno, si possono usare due forme: - il discorso diretto riproduce le parole proprio come sono state dette; deve essere isolato dal resto del testo per mezzo delle virgolette o di un trattino; - il discorso indiretto è posto in dipendenza di un verbo di “dire”; in esso il narratore riproduce il discorso con parole sue; di conseguenza i tempi e le persone verbali, più alcune altre espressioni, devono subire vari adattamenti.
ESERCIZI 1. In questo brano sono stati tolti tutti i segni d’interpunzione del discorso diretto. Voi dovete rimetterli. L’anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall’uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un’antenna della televisione sul berretto. Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta. Come siete indietro su questo pianeta, osservò, qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì. Di questo mese? domandò il professor Tibolla. Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque. 2. Come l’esercizio precedente. Il signor Veneranda entrò dal fotografo. Buon giorno disse voltando il sedere mi faccia una fotografia per tessera. Come come chiese balbettando il fotografo sbalordito come sarebbe a dire? Sarebbe a dire che io desidero una fotografia per tessera e che lei me la fa rispose il signor Veneranda dandosi un colpo con la mano, sulla natica. Ma lei disse il fotografo piagnucolando lei mi volta il sedere! Andiamo! Sentiamo un po’. Io le volto che cosa? Il sedere. Bene, io le volto il sedere ma voglio una fotografia per tessera disse il signor Veneranda dandosi un altro colpo sulla natica cosa le fa se io le volto il sedere? Non si sarà mica offeso?
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3. Nei brani seguenti ci sono delle frasi di discorso indiretto. Trasformatele nella forma del discorso diretto. a) La regina gli disse che era felice di vederlo completamente ristabilito. → La regina gli disse: “_______________________ b) Quando siamo tornati in giardino, ha cominciato a raccontarmi che sarebbe andato in una scuola militare per un anno e mezzo finché non avrebbe avuto l’età per andare all’università. → ... ha cominciato a dirmi: “_______________________ c) Robina disse che sarebbe scesa di lì a un minuto. → Robina disse: “_______________________ d) Scese di lì a venticinque minuti. Disse che sarebbe scesa prima, se non avesse dovuto aspettare Veronica. → Disse: “_______________________ e) La zia Sally ci sussurrò di fingere di non vederlo, per non metterlo ancor più in imbarazzo. Ci spiegò che, da quando aveva cominciato ad avere quelle crisi, era sempre immerso in chissà quali pensieri. Però il vecchio non si rendeva conto di essere cambiato. Inoltre era diventato ancor più sonnambulo di prima: spesso accadeva che egli girasse di notte per la casa o uscisse anche fuori. Ma se ci fosse capitato di vederlo, avremmo dovuto lasciarlo fare indisturbato. → Ci spiegò: “_______________________ 4. Nei brani seguenti ci sono delle battute di discorso diretto. Mettetele in forma di discorso indiretto. a) Finché il papà decise di parlare forte. Disse: ‒ Hai ragione, Mauro, Ulisse non può tornare in gabbia. Non è giusto. Però come facciamo a nasconderlo? → Disse che Mauro... b) ‒ Ieri sera non hai parlato di un signore amico dei leoni? ‒ chiese la mamma al Mauro. → La mamma chiese a Mauro... d) ‒ Come fate a raggiungere la savana se andate a nord? ‒ chiese il papà. → Il papà chiese... e) ‒ Dick comincerà una nuova vita, ora, ‒ disse Robina. ‒ Son certa che diventerà un eccellente agricoltore.
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6. Come l’esercizio precedente. a) “Se vuoi farti un’idea di quel che significa un lavoro veramente duro, prova a dedicarti all’agricoltura. Eppure son certo che ti piacerebbe”, mi scriveva Dick. b) Filippo rispose con calma alla sfida irosa di Riccardo: ‒ Non sono venuto per suscitare nuove liti, ma per conciliarne una. Ci lasceremo come buoni fratelli, e se ci sarà contesa fra noi, sarà per dimostrare qual è il più valoroso sul campo di battaglia. c) “Ragazzi,” disse, “abbiamo avuto una giornata calda e siamo tutti stanchi e di cattivo umore; così un giro a terra non farà male a nessuno. I canotti sono ancora in acqua: potete prenderli, e chiunque lo desideri può andare a terra e passarvi il pomeriggio. Sparerò un colpo di cannone mezz’ora prima del tramonto.”
Per saperne di più Il discorso indiretto libero a) Feci notare a Robina, gentilmente, ma con fermezza, la totale assurdità della cosa. Come potevo abbandonare lì tre bambini incapaci, senza nessuno che li custodisse? Che cosa avrebbe combinato Veronica in mia assenza? In questo brano, nella parte che abbiamo evidenziato, il narratore riferisce un discorso che lui stesso ha fatto. I tempi verbali sono quelli tipici del discorso indiretto: Come potevo corrisponde a “Come posso” del discorso diretto, Che cosa avrebbe fatto a “Che cosa farà”. I tempi sono insomma quelli che si avrebbero se il discorso fosse introdotto da un verbo di “dire”: a1) ...Le chiesi come potevo... che cosa avrebbe fatto... Ma questo verbo di “dire” nel testo non c’è. Abbiamo insomma una specie di forma intermedia tra il discorso diretto (le frasi sono indipendenti) e il discorso indiretto (si usano i tempi relativi nel passato). Questa forma intermedia si chiama discorso indiretto libero.
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ESERCIZIO Nei seguenti brani, individuate le parti che sono di discorso indiretto libero, che cioè riproducono i discorsi o in pensieri di un personaggio. Dite anche quale personaggio dice o pensa quelle frasi. a) Il ministro parlò come amico e come rappresentante del governo. Grande era stata la sua amarezza e grande la sua sorpresa; il governo era immediatamente intervenuto per punire i colpevoli: io avevo diritto a tutte le soddisfazioni possibili; bisognava pacificare la città. b) Quando Tom si destò, Sid, già vestito, era disceso. C’era la luce, l’atmosfera di una mattinata bene inoltrata. Tom si stupiva. Perché non l’avevano chiamato come al solito, insistenti e fastidiosi? Ecco una novità sospetta, che non prometteva nulla di buono. In cinque minuti si vestì e scese abbasso, ancora sonnolento, e con un senso di disagio.
Imparare dagli errori Quando si fa uso del discorso indiretto, un errore che si può commettere è di mescolare al discorso indiretto espressioni che sarebbero proprie del discorso diretto. a) Dopo aver ritrovato la macchina, pagammo la multa e ce ne andammo a casa. Mio padre disse che non ci *ritorniamo più. L’espressione usata da questo ragazzo è quella che suo padre ha detto, che starebbe bene come discorso diretto: a1) Mio padre disse: “Non ci ritorniamo più”. @ Quale espressione dovrebbe essere usata nel discorso indiretto? b) Stavamo tirando le palle di neve, quando arrivò mia madre e mi disse: ‒ Stefano, noi fra un po’ andiamo a fare un giro in montagna col babbo. Io le chiesi se potevo *venire con voi e lei mi disse di sì. venire con voi è ciò che il ragazzo ha effettivamente detto: ma in discorso indiretto, voi deve diventare loro; anche venire si deve cambiare in andare: infatti, nel momento in cui il ragazzo racconta, le persone con cui doveva andare non sono lì presenti. @ Come risulta la frase corretta?
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TIRIAMO LE SOMME I tempi verbali sono forme che hanno per significato la collocazione nel tempo di un determinato fatto. Punto di riferimento temporale è il momento in cui una frase viene enunciata. Presente, passato e futuro si distinguono in relazione a esso. Uso dei tempi del passato: • passato prossimo: indica un fatto vicino dal punto di vista di chi parla o scrive, che ha ancora effetto nel presente. • passato remoto: indica un fatto ormai staccato dall’esperienza presente. • imperfetto: indica una situazione che è durata, o che si è ripetuta. Esempi: Pioveva da una settimana. Pioveva tutti i giorni. Uso relativo dei tempi: tempi che collocano un fatto rispetto a un punto di riferimento nel passato o nel futuro. Esempi: Contemporaneità nel passato: Ci accorgemmo che pioveva. (“ALLORA”) Anteriorità nel passato: Ci accorgemmo che era piovuto. (prima di “ALLORA”) Posteriorità nel passato: Pensammo che sarebbe piovuto. (dopo “ALLORA”) Anteriorità nel futuro: Usciremo quando avrà smesso di piovere. Uso dei modi finiti: • l’indicativo presenta un fatto come esistente nella realtà. • il congiuntivo presenta un fatto come esistente nella mente di qualcuno. • il condizionale presenta un fatto come la conseguenza di un’ipotesi non reale o possibile. Esempi: Vedo che piove. Spero che non piova. Cosa faresti, se piovesse? Potrebbe piovere.
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Uso dei modi indefiniti: • l’infinito è la forma nominale del verbo. Serve a formare subordinate con valore di soggetto, oggetto, complemento. Può essere usato come un vero nome. Esempi: Bisogna partire. Mi preparo a partire. L’idea di essere partito mi entusiasma. Sei sicuro di partire? L’improvviso spegnersi della luce lo spaventò. • il gerundio serve a formare subordinate circostanti con diversi significati. Esempi: Sbagliando si impara. Hai voluto intrometterti, sbagliando. Avendo sbagliato i calcoli, non trovava la strada. • il participio passato è la forma aggettivale del verbo. - con soggetto proprio, forma subordinate circostanti (participio assoluto) Esempio: Perduta la pazienza, si è messo a strillare. - unito a un nome, forma una subordinata del nome (participio congiunto) Esempio: Ritrovò la collana perduta da sua moglie. - può essere usato come semplice aggettivo. Esempio: Si sentì perduto. • il participio presente è usato sempre come aggettivo o come nome. Esempi: Una notizia agghiacciante. La corrente elettrica. Discorso diretto: riferisce un discorso con le stesse parole che sono state pronunciate. È isolato dal contesto con le virgolette o il trattino. Esempi: ‒ Sono molto contento, ‒ disse. Disse: “Sono molto contento”. Discorso indiretto: riferisce un discorso con le parole del narratore, ponendolo in dipendenza da un verbo di “dire”. Esempio: Disse che era molto contento.
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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE Uso dei tempi dell’indicativo 1. Scegliete la forma verbale più adatta tra quelle segnate tra parentesi quadre. a) Verso la metà del diciannovesimo secolo, il traffico nel centro di Londra [è stato / era / fu] talmente congestionato che alcuni abili ingegneri [hanno avuto / avevano ebbero] l’idea di farlo scorrere al di sotto del livello stradale. b) Con la nuova dinastia ebbe inizio un periodo di lotte politiche e di contrasti religiosi, che [è finito / finiva / finì] con una violenta rivolta contro Carlo I, che [ha voluto / voleva / volle] governare da sovrano assoluto. c) Era tanto che [speriamo / abbiamo sperato / speravamo] in una nevicata, e quando [giunge / è giunta / giungeva] siamo stati felici. d) C’era una volta un ragazzo di nome Giovanni; i suoi genitori erano morti, ma Giovanni sapeva chi [è stato / fu / era stato] ad ucciderli. e) Il giovane chiese che cosa [deve / doveva / dovette] fare per guarire e la vecchia [risponde / ha risposto / rispose] che avrebbe dovuto attraversare tutto il bosco e [giunge / giungeva / sarebbe giunto] alla casa di un gigante che [custodisce / custodiva / avrebbe custodito] una brocca d’acqua che guariva qualsiasi tipo di lividi. f) Dopo un po’ di tempo arrivarono i quattro giganti, i quali [hanno notato / notavano / notarono] che le vivande [sono state / furono / erano state] assaggiate da qualcuno. 2. Coniugate i verbi tra parentesi quadre nella forma dell’indicativo adatta al contesto. a) Quando [riaprire] gli occhi mi trovai a giacere su un masso di ghiaccio. b) Diciassette dicembre 1093: la data più fausta nella storia dell’aviazione. In piedi su di una spiaggia degli Stati Uniti, due uomini aspettano. [scrutare] con inquietudine il cielo livido. Un vento di tramontana aspro fa stringere le spalle delle poche persone presenti. Non molte: cinque in tutto. [essere] quelle che, rispondendo all’appello dei fratelli Wright, [venire]. Fra questi cinque curiosi uno avrà per caso l’onore di manovrare l’apparecchio fotografico che [fermare] la storica scena. c) Dopo un poco, giunsero anche gli altri ragazzi, quelli che già l’anno prima [fare] parte della nostra banda.
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d) Il letto del torrente [essere] asciutto, dato che non pioveva da molti giorni. Noi lo risalimmo per alcune decine di metri, sino ad un punto in cui un enorme masso, che [collocarsi] di traverso fra le due sponde, formava una specie di riparo naturale. e) Le prime testimonianze archeologiche della ruota risalgono alle civiltà cittadine della Mesopotamia. Si [pensare] che l’idea di far ruzzolare un oggetto pesante abbia avuto origine dall’uso di far scorrere dei tronchi sotto il carico che [dovere] venire mosso. 3. Nei brani seguenti, dovete cambiare il tempo del primo verbo (un tempo del passato al posto di un presente). Riscrivete ciascun brano adattando tutti i tempi verbali al primo mutamento. a) La piccola comunità neolitica vive e lavora attorno al villaggio di capanne; il terreno coltivato appartiene a tutti e i prodotti della terra vengono equamente divisi tra le varie famiglie e, di conseguenza, la proprietà privata è limitata alle suppellettili, agli arnesi e alle armi. → La piccola comunità neolitica viveva... b) Nel 594 a.C. uno degli arconti è Solone, un nobile che appartiene ad una parte dell’aristocrazia favorevole ad una riforma che permetta una vita più giusta a tutti i cittadini della polis. Solone divide i cittadini in quattro classi. → Nel 594 a.C. uno degli arconti era Solone... c) Annie è distesa sul divano e il suo sguardo si disperde tra le fiamme del caminetto. I suoi pensieri vagano nel passato e ritornano al momento in cui Steve e lei si incontrarono per la prima volta durante una vacanza in Svizzera. E’ immersa nei ricordi quando lo squillo del telefono la riporta bruscamente alla realtà: - Pronto? Una voce familiare le risponde: - Annie, sei tu? → Annie era distesa sul divano... d) Nella colonna si sente sovente imprecare e litigare. Siamo diventati irascibili, nervosi, per una cosa da nulla si trova da dire. Un giorno entriamo in una capanna; abbiamo sentito lì dentro cantare un gallo. Vi sono molte galline, ne prendiamo una per ciascuno. Camminando le spenniamo per mangiarle alla sera. Un aeroplano tedesco “Cicogna” è atterrato vicino alla colonna; vengono caricati dei feriti. Tra qualche ora quelli saranno all’ospedale. Ma non m’importa niente di nulla. → Nella colonna si sentiva...
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Uso dei modi 4. Scegliete la forma verbale più adatta fra quelle poste tra parentesi quadre. a) Cara Cinzia, ti ringrazio molto per la tua lettera; non immaginavo proprio che tu [scrivevi / scrivessi] a me. b) Il principe partì alla ricerca di qualcosa che lo [potesse / potrebbe] guarire e, cavalcando nel bosco, incontrò una vecchia che [stentava / stentasse] a portare un carico di legna e l’aiutò. c) Ti sconsiglio di fare il corso per geometri, perché non [trovi / troveresti] facilmente un lavoro. d) Passa qualche secondo prima che la mia mente [assimila / assimili] tutta l’importanza di quanto gli occhi [vedono / vedano]. e) Le strade consolari furono abbandonate nel medio evo, soprattutto perché l’insicurezza dei tempi [rendeva / rendesse] pericoloso viaggiare in pianura. f) Se si [mettessero / metterebbero] insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si [otteneva / otterrebbe] una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Discorso diretto e indiretto 6. Trasformate in discorso indiretto le frasi che sono in discorso diretto. a) “Io non ho chiuso occhio, stanotte”, disse Anna. → Anna disse che... b) “M’annoierò senza di te” disse Fausto con sufficienza. → Fausto le disse che... c) “Tu non sei mai stata fidanzata?” le chiese Bice. → Bice le chiese... d) “Smettila di scherzare,” disse Piero. “Con te non si può mai fare un discorso serio. → Piero gli disse... e) “Quelle ragazze giocano divinamente,” disse Enrico osservando i movimenti di Laura e Cristina. “Sono arrivate ieri sera; le ho viste mentre si sistemavano in hotel.” → Enrico disse... f) Jessica deve annunciare ad Annie la sua partenza ormai prossima: ‒ Come tu sai i miei impegni sono gravosi, non mi lasciano molto tempo libero e presto dovrò tornare in California. → Jessica dice ad Annie che...
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PARTE TERZA
PAROLE E SIGNIFICATI
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1.
La formazione delle parole
@ chiuduscatole è una parola italiana? Si può rispondere “no”, perché la parola non è registrata in alcun dizionario italiano, oppure perché non è mai stata usata, e probabilmente non lo sarà mai dopo quella vignetta. Altrettanto ragionevolmente si può sostenere che, dal momento che la parola è stata stampata una volta, entra a far parte della lingua italiana, anche se solo per un momento. Comunque, una cosa è certa: ognuno di noi, anche se non ha mai visto né sentito la parola chiudiscatole, è in grado di attribuirle un significato; capisce cioè a che cosa servirebbe un oggetto di quel nome. Questo perché la parola è composta di due pezzi che conosciamo: chiudi- (dal verbo chiudere) e -scatole. I due pezzi si trovano già in parole composte seriamente esistenti: - chiudilettera (talloncino gommato simile a un francobollo) - apriscatole Estraendo un pezzo da ciascuna di queste due parole, si può formare il chiudiscatole.
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ragazzeria è una parola che fino a pochi anni fa non esisteva. Anche questa parola è stata formata seguendo un modello già presente nella lingua italiana: salume -→ salumeria (“negozio di salumi”) orefice → oreficeria (“negozio dell’orefice”) ragazzo → ragazzeria (“negozio di abbigliamento per ragazzi”)
* I due esempi che abbiamo presentato servono a illustrarci una importante proprietà della lingua: la lingua contiene dei meccanismi che permettono di formare continuamente nuove parole, derivandole da parole già esistenti o unendo insieme parole esistenti. Chiamiamo lessico di una lingua l’insieme delle parole che vengono usate in essa; i dizionari (o vocabolari) sono i libri che cercano di registrare il lessico di una lingua; ma nessuno di essi riesce a registrarlo interamente (e pensate che i più ricchi contengono centinaia di migliaia di parole diverse!). Non è possibile registrare definitivamente tutto il lessico di una lingua, perché esso è in continua crescita. In questo capitolo esamineremo i principali meccanismi che consentono questo continuo arricchimento del lessico.
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1.1. Parole composte a) caffelatte b) macinacaffè Queste due parole sono composte ciascuna di due pezzi, facilmente riconoscibili: a1) caffè- (e) -latte b1) macina- -caffè Le due parole hanno in comune il pezzo caffè, che è anche, di per sé, un nome della lingua italiana. Gli altri due pezzi diversi si differenziano anche perché appartengono a diverse classi di parole: latte è un nome macina- deriva dal verbo macinare Possiamo allora distinguere le parole composte in tipi diversi a seconda delle classi di parole a cui appartengono i pezzi che le costituiscono; per esempio: - tipo nome + nome: caffelatte; (altri esempi: capostazione, funivia, pescecane...) - tipo verbo + nome: macinacaffè; (altri esempi: scaldabagno, portaordini, reggipetto...) * Questi due tipi di composti sono i più diffusi e produttivi: sono cioè molto usati per produrre parole sempre nuove. Spesso, infatti, le parole composte vengono create per designare nuovi oggetti o nuove attività introdotti dal progresso tecnico: per esempio, capostazione e capotreno nacquero nella seconda metà dell’Ottocento, col diffondersi delle ferrovie in Italia; termini come aspirapolvere o tergicristallo esistono da meno di un secolo, da quando esistono gli oggetti che designano.
* Altri tipi di parole composte, un po’ meno diffusi e produttivi, sono: - nome + aggettivo (pastasciutta), o aggettivo + nome (malacopia); - aggettivo + aggettivo: grigioverde, dolceamaro... - avverbio o preposizione + nome o aggettivo: sottobosco, lungomare, sempreverde... - avverbio + verbo (per lo più al participio): beneducato, malvivente... - verbo + verbo: dormiveglia, fuggifuggi...
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* c) fiammifero d) frigorifero e) sonnifero Queste altre tre parole hanno in comune il pezzo -fero, il quale non costituisce, da sé, una parola della lingua italiana. Questo componente ha però ugualmente un proprio significato, nel senso che contribuisce in modo regolare a determinare il significato delle parole in cui entra: - fiammi-fero = “che produce fiamma” - frigori-fero = “che produce freddo” - sonni-fero = “che produce sonno” Si tratta di un elemento derivato dal verbo latino fero (“portare”, “produrre”). Anche il primo pezzo delle tre parole è di origine latina: fiammi- e sonni- sono quasi uguali a parole italiane, ma frigorisignifica “freddo” solo per chi conosce il latino. @ Sapreste indicare altre parole composte col pezzo -fero?
* f) automobile = “veicolo che si muove da sé” (non trainato da animali) g) autografo = “ciò che uno ha scritto da sé, di propria mano” h) autogoal = “goal fatto a sé stessi” In questi esempi, il pezzo comune è auto-, elemento derivato dal greco, che significa “da sé”, o “a sé stesso”. Osserviamo il secondo pezzo delle tre parole: - mobile è una parola italiana (si tratta, beninteso, dell’aggettivo che significa “che si può muovere”, non del nome che significa “arredo di casa”); - -grafo è un elemento derivato dal greco, che significa “scrivere” (lo si trova per esempio in dattilografo); - goal è un termine preso a prestito dall’inglese. Vediamo dunque che le parole composte si possono formare mettendo insieme pezzi delle più diverse provenienze. * Ciò che abbiamo detto del componente auto- non si applica però a un composto come i) autostrada che significa “strada riservata ai veicoli a motore”, e non certo “strada che si è fatta da sé”.
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Che cosa è successo? Come è noto, auto è entrato nell’uso come parola autonoma, abbreviazione di automobile (così come si usa moto per motocicletta, foto per fotografia ecc.; questa abbreviazione serve poi a sua volta a formare nuovi composti, in cui al posto del significato originario ha quello di “automobile”. In questo modo, veniamo ad avere una doppia serie di composti: auto- = “da sé, a sé” auto- = “automobile” autocritica autocarro autonomia autoraduno autoritratto autostop @ Utilizzando un vocabolario, potete allungare di molto le due liste. * Conclusione: molte parole composte si formano mettendo insieme pezzi che rappresentano a loro volta parole esistenti di per sé in italiano; questi composti si possono distinguere a seconda della classe a cui appartengono le parole componenti: i due tipi più comuni sono nome + nome e verbo + nome. Altri composti si formano con elementi derivati dal latino o dal greco: questi elementi possono combinarsi anche con parole già esistenti in italiano.
ESERCIZI Classificare 1. Nelle seguenti parole composte: - identificate i pezzi che le compongono; - riconoscete le classi di parole a cui appartengono i pezzi. esempi: asciugamano → asciuga - mano, verbo + nome piedipiatti → piedi - piatti, nome + aggettivo accendisigari benpensante cassaforte cassapanca lanciarazzi mezzogiorno paracadute parapiglia 2. Come l’esercizio precedente. attaccapanni cambiavalute cartamoneta caposquadra ferrovia giallorosso guardalinee pallacanestro
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Esplorare la produttività 3. Scrivete il maggior numero di parole che riuscite a trovare composte con porta-. Esempi: portalettere, portamonete... (potete aiutarvi con un vocabolario; ma attenzione a distinguere i composti con porta- da parole formate in altro modo, come portale, portantina...) I significati dei composti 4. Gran parte dei nomi composti del tipo verbo + nome hanno un significato che rientra in una delle seguenti categorie: A) “persona che svolge una certa attività” (esempio: affitta camere); B) “oggetto prodotto con una certa funzione” (esempio: parabrezza); C) “persona con un certo atteggiamento, designato in modo scherzoso o spregiativo” (esempio: guastafeste). Assegnate a uno dei tre tipi le parole seguenti: cantastorie cavapietre cavatappi contaballe contachilometri guardaboschi montacarichi piantagrane 5. Diamo una serie di definizioni del significato di nomi composti, tratte da diversi dizionari. Per ciascuna definizione dovete trovare a quale nome corrisponde. a) “zona pianeggiante notevolmente elevata sul livello del mare” b) “il tamburo di dimensioni maggiori” c) “persona incaricata di sorvegliare e dirigere i muratori nei lavori” d) “spatola di vimini intrecciati impiegata per battere vestiti o tappeti di lana allo scopo di liberarli dalla polvere” e) “piolo di pietra o cemento posto a lato della strada per indicarne il margine” f) “sbarra infissa a lato d’una scala o sul soffitto di autobus, tram e simili, per appoggiarvisi o per sostenersi” Abbreviazioni, composti di abbreviazioni 6. Tra i seguenti composti, distinguete quelli in cui tele- ha il suo significato originario (“a distanza”) da quelli in cui è un’abbreviazione di televisione. telecamera telecronaca telefono telequiz telescopio telescrivente
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7. Trovate dei composti con moto- in cui questo elemento significa “a motore”, e altri in cui funziona come abbreviazione di motocicletta. 8. Stesso esercizio con foto- = “luce” e foto- abbreviazione di fotografia.
Esercitazione di ricerca Nei composti del tipo verbo + nome, la parte verbale termina a volte per a (lustrascarpe, alzabandiera), a volte per i (copricapo, prendisole). Ciò non avviene a caso: quella che entra nel composto è una particolare forma della coniugazione del verbo. @ Osservando un certo numero di esempi, e confrontandoli con le coniugazioni, cercate di stabilire di quale forma si tratta. a
Per saperne di più 1. Condensazioni @ È un nome composto netturbino? Noi sentiamo che ha a che fare in qualche modo con nettezza urbana, ma in netturbino non troviamo le due parole componenti intere. Si tratta di un tipo particolare di composto, in cui una o entrambe le parole componenti vengono fatte a pezzi prima di venir saldate insieme. Questo procedimento è piuttosto recente: pare che il primo esempio sia stato Confindustria, del 1931. Altri esempi sono cartolibreria (1939), fantascienza (1953), cantautore (1961), musicassetta (1973). 2. Coppie di nomi. @ Che cosa è carro merci? Non possiamo considerarlo un nome composto vero e proprio, almeno fino a che lo scriviamo in due parole staccate (ma può anche darsi che in futuro questo uso cambi: molte parole composte sono nate così). Ma non possiamo nemmeno considerarlo un normale gruppo nominale, perché in questo caso diremmo carro delle (o per le) merci. È una specie di via di mezzo: da un lato sopprimiamo la preposizione, dall’altro manteniamo staccate le due parole nella scrittura.
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L’uso di queste coppie di nomi si diffonde nella lingua di oggi, per ragioni di brevità e comodità. Ecco qualche altro esempio: fine settimana, caro affitti, busta paga, ufficio acquisti... @ Continuate voi la lista. Un tipo leggermente diverso è notizia-bomba, viaggio-lampo (in questo caso si inserisce di solito un trattino fra i due nomi). In questo tipo, tra i due nomi non è stata soppressa una preposizione, ma c’è una specie di rapporto di paragone: “la notizia è come una bomba”, “il viaggio è (rapido) come un lampo”. Altri esempi: governo-ombra, processofarsa, discorso-fiume... @ Altri esempi del genere si possono trovare in abbondanza sui giornali.
I DUBBI 1. Il plurale Quando una parola è composta di due parole italiane, la formazione del plurale può avvenire in uno dei seguenti quattro modi: a) ponendo al plurale solo il primo componente: il caposervizio -→ i capiservizio b) ponendo al plurale solo il secondo componente: l’arcobaleno → gli arcobaleni c) ponendo al plurale entrambi i componenti: una cassaforte → delle casseforti d) lasciando invariata tutta la parola: un parabrezza → dei parabrezza In qualche caso, la scelta di uno dei tipi è obbligata (per esempio battipanni non può che restare invariato, perché è composto di un verbo e di un nome che è già al plurale). Ma nella maggioranza dei casi la scelta avviene in modo piuttosto capriccioso, ed è difficile formulare regole in proposito.
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STORIA DI PAROLE 1. L’etimologia Etimologia è una parola composta di elementi di origine greca: etimo = “forma originaria di una parola” -logia = “studio di...” L’etimologia è dunque lo studio dell’origine delle parole di una lingua. Quando analizziamo le parole composte per stabilire da dove derivano i pezzi di cui sono fatte, noi studiamo l’etimologia di questa particolare categoria di parole. Nelle parole composte, si combinano insieme non solo delle forme, ma anche (fino a un certo punto) i loro rispettivi significati. Per esempio, l’etimologia di cronometro è: forme crono+ -metro = cronometro Possiamo dire che “misura cronometro.
significati “tempo” (elemento di origine greca) + “misura” (pure di origine greca) = “misura del tempo” del tempo” è il significato etimologico di
In questo esempio, il significato che usiamo realmente (“orologio di precisione”) è abbastanza vicino a quello etimologico. Ma in altri casi il significato etimologico e quello realmente usato sono molto più differenti. Per esempio, fotografia, si compone di foto- “luce” + -grafia “scrittura” e il significato etimologico risultante, “scrittura della luce”, dà un’idea molto vaga di ciò che intendiamo per fotografia. 2. Slittamenti di significato a) bibliografia c) discografia b) biblioteca d) discoteca Queste parole risultano dalla combinazione di quattro pezzi: - biblio-: “libro” (elemento di origine greca) - disco (parola italiana) - -grafia: “scrittura, scritto” (elemento di origine greca) - -teca: “raccolta” (elemento di origine greca) 225
Combinando i significati dei pezzi, risultano i seguenti significati etimologici: a1) bibliografia = “elenco di libri su un certo argomento” b1) biblioteca = “raccolta di libri” c1) discografia = “elenco di dischi” d1) discoteca = “raccolta di dischi”. Questi significati etimologici corrispondono abbastanza bene a quelli effettivamente usati, tranne che nel caso di discoteca. Questa parola è entrata in uso intorno al 1925 proprio col significato di “raccolta, collezione di dischi”. Ma oggi viene usata quasi esclusivamente in un altro senso, entrato in uso una ventina d’anni fa: “locale in cui si fa musica da ballo mediante dischi”. Si può dire che la parola è “slittata” da un significato a un altro. Il motivo dello slittamento del significato si può intuire: in un locale in cui si suonano centinaia di dischi ogni sera, deve esistere una vasta raccolta di dischi. Se poi consideriamo il composto inglese disco-music, ormai entrato anche nell’uso italiano, troviamo un altro slittamento: il pezzo discofunziona come abbreviazione di discoteca. Infatti disco-music significa “musica da discoteca”, non “musica su disco”.
ESERCIZIO a) omicida, suicida, insetticida - distinguete i pezzi da cui sono formati questi tre composti; - qual è il significato dell’elemento comune ai tre? - cercate altre parole composte con lo stesso elemento. b) termometro, termosifone - queste due parole hanno in comune l’elemento termo-; hanno qualcosa di comune anche nel significato? - cercate altre parole che cominciano con termo-; - quale sarà il significato dell’elemento -metro? - cercate altre parole formate con questo elemento. c) antropofago = “che mangia gli uomini” (antropo- = “uomo”, -fago = “che mangia”) zoologo = “studioso degli animali” (zoo- = “animale”, -logo = “che studia”) - che cosa significherà allora antropologo?
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1.2. Parole derivate con prefisso a) vicepreside b) vicesegretario c) rifare d) riscrivere e) straricco f) stracolmo
vice- + preside vice- + segretario ri- + fare ri- + scrivere stra- + ricco stra- + colmo
Queste parole sono formate con l’aggiunta davanti a una parola già esistente di un pezzo (vice-, ri-, stra-) che non esiste come parola a sé. Questo pezzo si chiama prefisso. Diciamo per esempio che vicepreside è un nome derivato da preside mediante il prefisso vice-; si dice anche che preside è la base da cui deriva vicepreside: prefisso vice-
+ base = parola derivata + preside = vicepreside
Gli esempi a-f riguardano nomi, verbi, aggettivi: sono queste le classi di parole interessate al fenomeno della derivazione con prefisso. * Anche se non esistono come parole autonome, i prefissi hanno un significato proprio, cioè modificano in modo abbastanza regolare il significato della parola-base a cui si aggiungo no. Per esempio: vice- = “persona che può sostituire...” ri= “ripetutamente” stra- = “al massimo grado” Dal punto di vista del significato, la maggior parte dei prefissi rientrano in tre grandi categorie: - prefissi che danno alla parola derivata un significato contrario a quello della parola-base: contento → scontento fare → disfare - prefissi che indicano un certo grado di intensità, grandezza, importanza, ecc. testimone → supertestimone moderno → ultramoderno serio → semiserio (“serio a metà”) - prefissi che hanno il valore di una preposizione o di un avverbio di tempo o di luogo: fatto → antefatto (“fatto accaduto prima”) navigare → circumnavigare (“navigare intorno”) 227
Prefissi come super-, ultra-, ante-, circum- non sono altro che preposizioni latine. Ci sono anche preposizioni italiane che entrano a formare parole come oltretomba sottobosco In casi come questi, si può parlare di derivazione con prefissi, oppure si può dire che si tratta di parole composte, dato che oltre e sotto esistono come parole italiane autonome. Insomma, il confine tra parole composte e parole derivate con prefisso non è molto netto. Conclusione: i prefissi sono elementi che non esistono come parole autonome, che si attaccano davanti a un nome, a un verbo o a un aggettivo e ne modificano il significato, creando una parola derivata.
ESERCIZI Analizzare i derivati 1. Nei seguenti nomi derivati dovete: - separare il prefisso dal nome-base; - vedere se il prefisso rientra in una delle categorie di significato che abbiamo dato, e cioè: A) significato contrario; B) grado di intensità o importanza; C) significato di una preposizione di tempo o di luogo. (Non tutti i prefissi rientrano in una delle tre categorie) a) arcivescovo b) bisnonno c) controrivoluzione d) deflusso e) disonore f) superalimentazione 2. Stesso esercizio sui seguenti verbi derivati: a) decongestionare b) intromettersi c) sgonfiare d) sorvolare e) strafare f) surriscaldare 3. Stesso esercizio sui seguenti aggettivi derivati: a) antifascista b) extrafino c) impreciso d) internazionale e) scarico f) subacqueo
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Esplorare la produttività 4. Cercate il maggior numero che riuscite a trovare di verbi derivati mediante prefisso da mettere. 5. Stesso esercizio a partire dal verbo porre. Dalla definizione alla parola, dalla parola alla definizione 6. Nelle frasi seguenti una parola è stata tolta e sostituita con una definizione tra parentesi quadre. Dovete ritrovare la parola tolta, sapendo che si tratta di un derivato con prefisso. a) Questo comportamento sarebbe [contrario alla Costituzione]. b) Si camminava a fatica su quel pavimento [fatto di pezzi non ben combacianti]. c) La povera famiglia vive in un [appartamento che si trova in parte sotto il livello del suolo]. d) Ho un dente molto cariato, e ho paura che il dentista me lo voglia [tirare via]. e) La gravidanza è difficile e si teme un parto [che avviene prima del tempo giusto]. f) Quel tale si è rovinato tenendo una condotta [senza regole morali]. 7. Cercate di dare una definizione del significato delle seguenti parole derivate con prefisso. (Potete aiutarvi con un vocabolario). a) disservizio b) estromettere c) immettere d) invisibile e) subaffitto f) superpotenza
Per saperne di più Prefissi di origine greca a) apolitico = “non politico” b) analcolico = “non alcolico” c) antispastico = “contro gli spasmi” d) iperacidità = “eccesso di acidità” e) ipoalimentazione = “alimentazione insufficiente” f) paratifo = “malattia simile al tifo” In queste parole compaiono dei prefissi diversi da quelli mostrati finora: sono di origine greca (per questo meno facili da interpretare).
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Questi prefissi nella lingua di oggi sono molto produttivi, si usano cioè per formare sempre nuove parole, soprattutto nei vari campi scientifici: notate che gran parte delle parole che abbiamo dato come esempi appartengono alla medicina. * g) neonato h) neolitico @ Che cosa vuol dire l’elemento neo- comune a queste due parole? @ Come si chiama il periodo che precede il neolitico? di quali elementi è composta la parola? @ Sapete trovare altre parole che cominciano con neo-? Elementi come neo- e paleo- si possono premettere a un gran numero di parole e possono servire a formarne di nuove. Si comportano cioè come prefissi. Troverete altri esempi del genere negli esercizi che seguono.
ESERCIZI 1. C’è un prefisso ante- o anti-, di origine latina, che significa “davanti, prima”, e un prefisso anti- di origine greca, che significa “contrario”. Distinguete i due significati nei seguenti nomi e aggettivi derivati: antiaereo anticamera antipasto anteprima antifurto antenato antiruggine 2. Ci sono parole composte con l’elemento para- che rappresenta il verbo parare, e parole derivate col prefisso di origine greca para-, che significa “simile a...”. Distinguete i due elementi nelle parole seguenti. Esempi: paravento: “oggetto che serve a trattenere il vento” → para- da parare parastatale: “qualcosa che non è proprio statale, ma pubblico” → paraprefisso greco parafulmine paralume parapetto parapsicologia paramilitare paranormale parascolastico paraurti 3. Cercate il significato delle seguenti parole: monogamia poligamia monoteismo politeismo - Che cosa significano i prefissi mono- e poli-?
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1.3. Parole alterate a) L’Isle Royale è un’isoletta boscosa del Lago Superiore. @ Come definite il significato del nome isoletta? È evidente che esso risulta da una modificazione di isola: isola + -etta = isoletta Il pezzo -etta, che si aggiunge dopo la parola, si chiama suffisso; esso modifica il significato aggiungendovi una determinazione di dimensioni: “piccola isola”. Questo modo di modificare le parole si chiama alterazione; isoletta è un nome alterato, -etta è un suffisso di alterazione. Per la precisione, il suffisso vero e proprio è solo -ett-, mentre -a è la desinenza: isol- -a tema desinenza
isoltema
-ettsuffisso
-a desinenza
* Nel paragrafo precedente abbiamo parlato di prefissi, qui abbiamo introdotto i suffissi: sia gli uni che gli altri sono pezzi che si possono aggiungere alle parole, e che non esistono come parole autonome. La differenza è che: - i prefissi si aggiungono prima di una parola; - i suffissi si aggiungono dopo il tema di una parola. * Altri esempi di nomi alterati: b) nasino c) casetta d) omone e) ventaccio La modificazione del significato può riguardare le dimensioni dell’oggetto (-ino, suffisso diminutivo, -one suffisso accrescitivo) o anche il nostro atteggiamento affettivo verso l’oggetto: casetta significa “casa piccola e graziosa”, ventaccio significa “vento forte e fastidioso”. * Oltre che ai nomi, l’alterazione si può applicare agli aggettivi: f) bellino g) piccoletto h) difficilotto i) furbastro 231
In questi casi la modificazione del significato riguarda il grado della proprietà designata dall’aggettivo (difficilotto = “piuttosto difficile”), ma soprattutto un atteggiamento affettivo: bellino = “grazioso”, furbastro = “furbo in senso negativo”. * k) giocherellare l) scribacchiare m) scoppiettare n) tossicchiare sono esempi di verbi alterati. La modificazione del significato portata dal suffisso si può definire così: tossicchiare: “tossire in modo debole e intermittente” scribacchiare: “scrivere distrattamente, con scarso impegno” @ Provate a dare voi una definizione per gli altri due verbi. * L’alterazione si applica con una certa frequenza ai nomi : moltissimi nomi possono essere alterati, e ciascuno di noi può crearne di nuovi. È meno frequente con gli aggettivi e ancora meno coi verbi: i verbi alterati sono in numero limitato. Anche alcuni avverbi possono essere alterati: pianino, adagino, un pochetto, benone. Conclusione: L’alterazione è un procedimento che modifica il significato delle parole con l’aggiunta di suffissi. Si applica ai nomi (caso più frequente), ad alcuni aggettivi e ad alcuni verbi.
ESERCIZI 1. Nei brani seguenti ci sono dei nomi (e un aggettivo) alterati. Dovete trovarli, dire da quale parola-base sono ricavati e spiegarne il significato. Esempio: Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che destò una mezza rivoluzione. → teatrino: “piccolo teatro” → marionette non è un alterato: infatti non c’è nessun nome-base da cui potrebbe derivare. Fate attenzione a questi “falsi alterati”.
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a) Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro... b) La pioggia durò poco ma lasciò le strade coperte da un tappeto di confetti profumati che scricchiolavano sotto i piedi. Gli scolari, tornando da scuola, ne trovarono ancora da riempirsi le cartelle. Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa.
c) Le tre moto che erano finite contro l’albero erano un groviglio fumante di tubi e lamiere nerastre. Sul ramo della quercia quei quattro sembravano degli uccellacci strani: degli uccellacci colorati con dei caschi, dei guantoni, degli occhi a occhialoni. 2. Provate a formare il maggior numero possibile di alterati per ciascuno dei seguenti nomi: donna libro ragazzo strada casa
3. Lo stesso coi seguenti aggettivi: buono
cattivo
giovane
grande
stupido
4. Trovate un verbo alterato per ciascuno dei seguenti verbi: cantare (ne sono possibili due) leggere parlare rubare
sputare
5. Dite da quale parola-base deriva ciascuno dei seguenti alterati; osservate come talvolta il tema della parola-base si modifica: cagnolino fiumicciattolo mattacchione micetto omuncolo ramoscello sbevazzare
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Per saperne di più 1. Alterazione in catena gonna → gonnella → gonnellina gonnellina è una specie di alterato doppio: due suffissi di alterazione (-ell- e -in-) vengono applicati “in catena” a gonna. @ Ricostruite la “catena” delle alterazioni di queste parole: grassottello omaccione pochettino tavolinetto 2. Cambiamento di genere barca -→ barcone bottega → botteghino In casi come questi si verifica uno strano mutamento di genere grammaticale dal nome-base al nome alterato; @ in che cosa consiste il mutamento? @ Questo fenomeno può riguardare solo i nomi, non gli aggettivi o i verbi. Perché?
ESERCIZIO Trovate i nomi alterati e dite in quali c’è un mutamento di genere rispetto al nome-base. a) Laggiù, ove attraversavano, il fiume era più largo; nel mezzo c’era un’isoletta coperta di vegetazione. b) Spararono delle brevi raffiche correndo curvi verso l’iso lotto nel mezzo del fiume. c) Il tedesco si era scaldato e aveva bevuto con i quattro o cinque uomini dentro lo stanzone dell’Agnese. d) Andavo con amici in un campetto vicino a casa, a dare quattro calci a un misero pallone. Un giorno un signore ci interruppe e ci chiese se qualcuno di noi volesse far parte di una squadretta che allenava. e) Con gli slittini e con i bob noi scivoliamo sulla neve e ci divertiamo.
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STORIA DI PAROLE 1. Alterati fossili. lampadina capannone sigaretta
= = =
“piccola lampada” ? “grande capanna” ? “piccolo sigaro” ?
Certo queste parole sono nate come alterati, col significato che abbiamo indicato. Ma col passare del tempo il loro significato si è reso indipendente da quello del nome-base; oggi per noi una lampadina è un oggetto del tutto diverso da una lampada. Ormai ciascuna di queste parole ha diritto a un posto suo nel lessico italiano. In questi casi possiamo dire che una parola è un alterato fossile: cioè, è un alterato dal punto di vista della sua origine, non per il suo uso attuale. In certi casi, il mutamento di significato è stato tale che facciamo fatica a riconoscere che all’origine si trattava di un alterato. Per esempio: canna → cannone cavallo → cavalletto → cavallone spago → spaghetto In altri casi, si può restare incerti se considerare una certa parola un vero alterato o un alterato fossile, cioè una parola indipendente: - un maglione è una “grossa maglia” o un oggetto tutto diverso? - una scarpetta è una “piccola scarpa” o tutta un’altra cosa? Sono gli autori dei dizionari che decidono, caso per caso, come trattare queste parole. Per esempio, molti di loro non nominano scarpina perché lo considerano uno dei tanti alterati che si possono sempre formare, mentre elencano scarpetta come parola indipendente. *
frate → fratello suora → sorella Che rapporto c’è tra queste parole? In latino “fratello” si diceva frater e “sorella” soror. Frate e suora sono le continuazioni dei termini latini, e in origine significavano proprio “fratello” e “sorella”. Ma fino dal Medio Evo, si sono specializzati nel significato attuale di “membro di un ordine religioso”, e a poco a poco non si sono usati più nel significato originario. Il loro posto è stato preso allora da fratello e sorella, che in origine erano solo degli alterati diminutivi. 235
Riassumendo: LATINO ATTUALE
frater
ITALIANO DELLE ORIGINI
ITALIANO
“fratello”
fratello
“religioso”
frate
frate
2. Il cappello e il cappuccino. Vi presentiamo la famiglia dei derivati fossili di un’unica parola. Si tratta di cappa, che significava in origine “mantello” (oggi rimane solo nei significati di “parte alta del camino “ e di “conchiglia a due valve”). Fino dai primi secoli della lingua italiana, tre alterati di cappa si sono resi indipendenti, indicando vari tipi di indumenti: cappello, cappotto e cappuccio. Da cappuccio deriva poi cappuccino, “frate dell’ordine francescano”, dall’abito caratteristico di questo ordine religioso. E infine, all’inizio del Novecento compare l’altro significato di cappuccino, “caffelatte scuro”, evidentemente dal colore di questa bevanda, che ricorda quello dell’abito dei frati cappuccini. CAPPA cappello
cappotto
cappuccio
cappuccino(1) “frate” cappuccino(2) “caffelatte”
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3. Casino Questa parola usatissima nel linguaggio volgare ha una storia curiosa. In origine si tratta di un innocente diminutivo di casa, usato per indicare una villetta di campagna. Poi la parola passa a indicare un luogo di ritrovo per gente ricca: fino all’Ottocento, nel Sud, il “casino dei nobili” era il luogo di riunione dell’alta società di un paese. Da qui il significato di “casa da gioco”: con questo significato il termine passa al francese, e ritorna in italiano con l’accento tipico di quella lingua: casinò. Nasce intanto l’altro significato di “casa di prostituzione”, di cui si hanno notizie dal Settecento, che dà alla parola il suo carattere volgare. Da qui il significato di “chiasso, confusione”, che pare nasca all’inizio del Novecento, e oggi è talmente prevalente da far dimenticare tutti gli altri. Nel linguaggio parlato familiare è nato un altro spostamento di significato: si dice “un casino di...” intendendo “una grande quantità”. Forse in futuro questo significato soppianterà tutti gli altri e si perderà anche il ricordo del carattere volgare della parola.
diminutivo di casa ↓ “villetta di campagna” ↓ “ritrovo dei nobili” ↓ “casa da gioco” (casinò)
“casa di prostituzione” ↓ “confusione” ↓ “grande quantità”
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1.4. Parole derivate con suffisso a) romanzo → romanziere b) cane → canile c) coltello → coltellata Abbiamo qui degli esempi di derivazione ottenuta con l’aggiunta a una parola di un suffisso: le parole della prima colonna sono le parole-base, quelle della seconda colonna sono parole derivate; -iere, -ile, -ata sono suffissi di derivazione. * Anche l’alterazione (§ 1.3) si ottiene con l’aggiunta di suffissi. Qual è allora la differenza tra alterazione e derivazione? Osservate: NOME-BASE NOME
ALTERATO
NOME DERIVATO
romanzo
romanzetto (“romanzo poco importante”)
romanziere (“autore di romanzi”)
cane
cagnolino (“cane piccolo”)
canile (“dimora per cani”)
coltello
coltellaccio (“coltello grosso e pericoloso”)
coltellata (“colpo dato con un coltello”)
Gli alterati modificano il significato solo per certi aspetti (le dimensioni, l’atteggiamento verso l’oggetto); i derivati indicano cose del tutto diverse: un romanzo è un’opera, un romanziere una persona; un coltello è un oggetto, una coltellata è un atto. Può però accadere che una parola passi dalla categoria degli alterati a quella dei derivati. Per esempio cartella, cartuccia sono certo nati come alterati (diminutivi) di carta, ma oggi per noi sono dei derivati (o “alterati fossili”, § 1.3 Storia di parole), perché indicano oggetti ben diversi dalla carta. d) bosco → boscoso e) scuola → scolastico f) telefono → telefonare g) scandalo → scandalizzare
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*
In questi esempi la trasformazione operata dal prefisso è ancora più profonda che nei primi esempi a-c: in quelli avevamo dei nomi derivati da altri nomi; qui abbiamo ancora dei nomi nella prima colonna, ma non nella seconda; @ a quali classi appartengono i derivati della seconda colonna? La proprietà più importante dei suffissi è appunto quella di poter trasformare la classe delle parole; questa trasformazione può avvenire tra nomi, verbi e aggettivi in tutte le direzioni possibili, e ancora da aggettivi ad avverbi. Abbiamo così ben otto possibili tipi di derivazione: - nome → nome (N>N) macchina → macchinista - nome → aggettivo (N>A) nazione → nazionale - aggettivo → nome (A>N) piccolo → piccolezza - nome → verbo (N>V) canale → canalizzare - verbo → nome (V>N) leggere → lettura - aggettivo → verbo (A>V) solido → solidificare - verbo → aggettivo (V>A) sopportare → sopportabile - aggettivo → avverbio (A>Av) dolce → dolcemente
*
h) deliberare → delibera (V>N) i) spintone → spintonare (N>V) Queste sono evidentemente derivazioni, con trasformazione della classe della parola. Ma nella parola derivata non appare nessun suffisso: se togliamo le desinenze (deliber/are, deliber/a) troviamo esattamente lo stesso tema. Diciamo in questi casi che c’è una derivazione con suffisso zero (come dire, un suffisso che “c’è ma non si vede”). In molti casi di questo genere, come k) viaggio viaggiare l) canto cantare non possiamo nemmeno dire se il verbo deriva dal nome o il nome dal verbo, dato che non compare un suffisso in nessuno dei due e che le due parole sono egualmente antiche. Col segno indichiamo appunto che le due parole sono imparentate, ma non si può dire quale sia la base e quale il derivato. *
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m) largo → allargare (A>V) n) bosco → disboscare (N>V) Anche queste sono derivazioni con trasformazione della classe di parole. Nel derivato c’è però un prefisso che non appare nella parolabase, mentre il suffisso è “zero”. Prefisso e suffisso zero si applicano insieme: non esiste un aggettivo *allargo o un nome *disbosco. In questo modo si formano molte derivazioni A->V (ingrandire, abbellire...) e alcune N >V (sbucciare, imboccare...). Conclusione: la derivazione mediante suffissi porta alla formazione di parole nuove cambiando sostanzialmente il significato della parolabase. I suffissi (a differenza dei prefissi) possono trasformare la classe della parola a cui si applicano, facendo derivare un nome da un aggettivo, un aggettivo da un verbo, e così via.
ESERCIZI Classificare 1. Diamo una lista di parole derivate. Per ciascuna dovete dire - da quale parola-base deriva - qual è il tipo di derivazione. Esempio: debolezza → base: debole tipo: A>N ampiamente bontà informazione largheggiare mitragliatrice sicuramente stupidaggine telefonata telegrafare 2. A volte uno stesso suffisso può avere funzioni diverse. Dite se nelle seguenti parole il suffisso -ino è: - suffisso di alterazione (diminutivo); - suffisso di derivazione N>A; - suffisso di derivazione V>N; - suffisso di derivazione N>N. arrotino canino cavallino A> frullino postino
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caprino cavolino stradino
Esplorare la produttività 3. Per ciascuno dei seguenti suffissi trovate almeno cinque parole derivate. -ario o –aio -ale -ista -ivo -mente -tà 4. Da ciascuna delle parole elencate dovete ricavare uno o più derivati, seguendo il tipo di derivazione indicato.
a) V>A durare mangiare b) N>A carta fantasia sangue scuola c) A>N brutto lontano pallido rigido d) V->N abitare cucire fondere pretendere e) nome di cosa > nome di persona bar castello f) nome individuale > nome collettivo bestia dente
distruggere sperare gita fante
5. I seguenti sono verbi derivati con prefisso e suffisso “zero”. Trovate la parola-base da cui derivano e osservate come essa è a volte modificata nella derivazione. Esempio: accorciare → base: corto (modificata) assottigliare avviare decaffeinare dissetare traslocare
decentrare rasserenare
6. Ricavate verbi derivati con prefisso e suffisso “zero” dai seguenti nomi e aggettivi: compagno fetta giovane muto profondo quadro
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I suffissi e i significati 7. La maggior parte dei suffissi hanno un significato costante, cioè influiscono sempre nello stesso modo sul significato delle parole che entrano a formare. Qui sotto vi diamo quindici derivati, che contengono a tre a tre cinque suffissi. Voi dovete: - identificare i cinque suffissi; - dire quale tipo di trasformazione provoca ciascuno; - attribuire a ciascun suffisso uno dei seguenti significati: A) “che può essere...” B) “persona o apparecchio che...” C) “che ha o che dà...” D) “fabbrica di...” E) “insieme di...” a) borsettificio d) gioioso g) maglificio k) portatore n) trasformatore
b) canneto e) giustificabile h) percorribile l) querceto o) vizioso
c) esaminatore f) grazioso i) pineta m) trasformabile p) zuccherificio
Riconoscere i derivati 8. Nel brano seguente - cercate tutti i derivati che potete riconoscere; - ricostruite per ciascuno la derivazione (o la catena di derivazioni) da cui è formato. Esempio: insicurezza: → sicuro > insicuro > insicurezza Durante l’epoca dei Merovingi, i Franchi furono presi da un senso di insicurezza. Tra i re non cessavano le liti: non esisteva il commercio, le città si spopolarono, i prodotti della terra non bastavano per tutti. Questo rendeva difficili le condizioni di vita. All’inizio dell’ottavo secolo molti uomini liberi chiedevano protezione ai re e a persone libere. Per ottenere questa si svolgeva un rito: l’uomo si inginocchiava davanti al futuro protettore e gli porgeva le mani; facendo questo si diventava “uomo” del proprio signore, impegnandosi a servirlo per tutta la vita, divenendo vassallo. In cambio si riceveva il feudo. Distribuendo terre e beni di loro proprietà i re cercavano di assicurarsi la fedeltà dei guerrieri franchi più forti e dei proprietari terrieri più ricchi.
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LE FORME Derivazioni in catena e a raggiera. Famiglie di parole. vicino → avvicinare →avvicinamento (A->V->N) tempo → temporaneo → temporaneamente (N->A->Av) giorno → giornale → giornalista → giornalistico (N>N>N>A) sono esempi di derivazione “in catena”: dopo l’aggiunta di un suffisso (e di un eventuale prefisso) se ne può aggiungere un altro, e l’operazione si può ripetere tre o quattro volte. Le parole che derivano l’una dall’altra in questo modo si può dire che formano una famiglia di parole. * Altre famiglie di parole si formano con l’aggiunta di una varietà di suffissi a una stessa parola-base:
lavorare o lavoro
lavorante lavoratore lavorazione lavorio lavorabile lavorativo
Se oltre a diversi suffissi una parola ammette diversi prefissi, la famiglia diventa ancora più numerosa: composto compositore compositivo componibile composizione
com-
de-
deposizione PORRE
dis-
dispositivo disponibile disposizione
imsuptras-
... .... ....
@ Potete arricchire voi lo schema con altri membri della famiglia. 243
ESERCIZI 1. Ricostruite la catena di derivazioni che porta alla formazione delle seguenti parole: a) abbreviazione b) disattivazione c) disintossicare d) favorevolmente e) impersonale f) sentimentalmente 2. Dalle seguenti parole-base formate tutti i derivati possibili, disponendoli in schemi a raggiera e in catena. a) contento b) correggere c) forma d) ridere e) scrivere
Per saperne di più 1. Infinito e participio come nomi derivati a) Abbiamo fatto un gran parlare di te. @ In questa frase parlare è un verbo o un nome?
Abbiamo visto (► Parte II, § 4.6) che l’infinito è la forma nominale del verbo; così possiamo ricorrere a un infinito ogni volta che non abbiamo un nome derivato da un verbo adatto a ciò che vogliamo dire. Ci sono anche casi in cui l’infinito è diventato un nome del tutto separato dal verbo, tanto che lo si può usare anche in posizioni in cui un verbo non potrebbe stare, e se ne forma anche il plurale. Esempi: b) il potere / i poteri c) il piacere / i piaceri d) il parere / i pareri * Il participio è la forma del verbo che ha valore di aggettivo (► Parte II, § 4.7). Ma siccome quasi ogni aggettivo può essere usato anche come nome (essere “sostantivato”), anche per questa via si possono ottenere dei nomi derivati. Osservate: e1) Il negozio viene chiuso dalla cassiera. (participio passato) e2) Adesso il negozio è chiuso. (aggettivo) e3) Non mi piace stare al chiuso. (nome)
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Anche alcuni participi passati sono diventati dei veri e propri nomi separati dai rispettivi verbi: f) il permesso g) il concordato Il participio presente è poi usato più spesso come aggettivo e nome che come verbo: abbondante, affascinante, nutriente... (aggettivi) commerciante, disinfettante, insegnante... (nomi) 2. Nomi derivati da verbi: tipi di significato verbo-base
lavare pensare allevare insegnare chiudere
atto o attività
lavaggio lavatura pensiero allevamento insegnamento chiusura
persona o strumento
luogo dell’attività
lavandaio, -a lavatrice
lavanderia lavatoio
pensatore allevatore insegnante non c’è
pensatoio allevamento non c’è non c’è
Questa tabella mostra come da molti verbi si può derivare una serie di nomi, ciascuno con un suo tipo di significato. La tabella mostra però anche che non sempre c’è una corrispondenza rigida tra suffisso usato e tipo di significato; per esempio: a1) Mio zio si è dedicato all’allevamento dei cavalli. (allevamento = “attività di allevare”) a2) Andiamo a visitare il suo allevamento. (allevamento = “luogo in cui si alleva”) Inoltre, da certi verbi derivano nomi che rappresentano solo uno o due dei tipi di significato (vedete le ultime due righe della tabella). 3. Specializzazione dei significati a1) Mi sono fatto la convinzione che... a2) Ho maturato il convincimento che... Entrambi i nomi messi in evidenza sono derivati da convincere; i suffissi sono diversi, ma il significato è sostanzialmente lo stesso, a parte che convinzione è più usato dell’altro nome. @ Trovate i due nomi derivati, con gli stessi suffissi, da ammonire. *
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b1) Lo sport del sollevamento pesi. b2) La sollevazione delle Cinque giornate di Milano. Qui abbiamo due derivati di sollevare che si sono specializzati in usi ben distinti: non sarebbe possibile scambiare sollevamento e sollevazione nelle due frasi: - sollevamento = “atto di sollevare”, si riferisce al significato fondamentale di questo verbo; - sollevazione = “atto di sollevarsi”, si riferisce solo a sollevarsi nel senso di “insorgere”. * Osservate come diversi significati del verbo importare si connettono a diverse parole che ne derivano: A) importare = “introdurre nel proprio territorio merci provenienti dall’estero” (l’Italia importa materie prime) → importazione, importatore B) importare = “ammontare, ascendere, detto di una somma di denaro” (raro: l’acquisto importa la spesa di un milione) -→ importo (l’importo della fattura) C) importare = “premere, interessare” (non mi importa molto) → importante, importanza
* Osservate come diversi significati del verbo importare si connettono a diverse parole che ne derivano: A) importare = “introdurre nel proprio territorio merci provenienti dall’estero” (l’Italia importa materie prime) → importazione, importatore B) importare = “ammontare, ascendere, detto di una somma di denaro” (raro: l’acquisto importa la spesa di un milione) -→ importo (l’importo della fattura) C) importare = “premere, interessare” (non mi importa molto) → importante, importanza 4. Abitrarietà dei suffissi Osservate questo errore di un ragazzo di 2a media: a) Un problema molto grave al giorno d’oggi è la *trascurazione dei vecchi. @ In che cosa consiste l’errore?
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Notate che l’errore non riguarda l’applicazione di una regola: in italiano esiste una regola che permette di derivare un nome da un verbo mediante il suffisso -zione. Ma questa regola si applica in modo capriccioso, ad alcuni verbi sì, ad altri no; è un puro caso che un nome derivato entri o non entri nell’uso: educare → educazione trascurare → *trascurazione Comunque, un derivato che non è in uso oggi potrebbe entrare nell’uso domani: ne nascono continuamente di nuovi. * Osservate queste famiglie di derivati: cambiamento cambiare scambiare → scambio rottura rompere
irrompere → irruzione
Il nome derivato da scambiare usa un suffisso diverso da quello derivato da cambiare, quello derivato da irrompere un suffisso diverso da quello derivato da rompere. Anche questo conferma che nell’applicazione dei suffissi non esistono regole fisse. In altri termini, l’applicazione dei suffissi è arbitraria. Ne derivano due conseguenze pratiche: - che chi commette errori nell’applicazione dei suffissi non è che non conosca le regole della derivazione; soltanto, non conosce bene i capricci dell’uso; - che nell’usare parole derivate bisogna stare attenti, perché non basta applicare un tipo di derivazione ben noto per essere sicuri di adoperare una parola usata in italiano.
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ESERCIZI Infinito e participio come nomi derivati 1. In alcune delle frasi seguenti ci sono delle forme di infinito usate come nomi derivati. Individuatele. a) Mi sono stancato a correre tanto. b) Ho il dovere di ringraziarvi. c) Vietato fumare. d) Mia zia sa preparare dei mangiarini deliziosi. e) Ho preso un calcio nel sedere. f) Ḕ riposante sedere tranquillamente all’ombra.
Esercitazione di ricerca a) Bere troppo danneggia il fegato. b) Il troppo bere gli ha danneggiato il fegato. In queste due frasi la parola troppo ha funzioni diverse; @ quali sono? @ a che cosa è dovuto il cambiamento di funzione da una frase all’altra? 2. Dite se i participi passati evidenziati sono usati come forme verbali, come aggettivi o come nomi. a) Alla gara si sono iscritti cento corridori. b) I corridori iscritti sono cento. c) Gli iscritti sono cento. d) La bambina vide su una parete di roccia degli animali dipinti. e) Tra il 1902 e il 1903 furono scoperti in Francia dei dipinti simili. f) I feriti sono sette, di cui tre gravissimi. 3. Dite se le forme evidenziate sono participi passati o nomi derivati da un verbo. a) Come può essere accaduto? b) Ho raccontato l’accaduto a mia madre. c) Sono ormai in mano al magistrato i risultati delle indagini. d) I quattro erano gli obiettivi dei killer. Ciò sarebbe risultato da alcune indagini svolte dai carabinieri. e) Scoperte da Prince, queste ragazze incisero un lp che le impose all’attenzione della stampa. f) Nel novembre del 1879, una bambina di cinque anni fece una delle scoperte più straordinarie del nostro tempo. 248
Nomi derivati da verbi: tipi di significato. 4. Per ciascuno dei seguenti nomi derivati - trovate il verbo da cui deriva - dite se il nome significa “atto o attività”, “persona o strumento”, o “luogo”. aggressione classificatore colorante consultorio frullino galoppatoio imbianchino inoltro piegatura 5. Riempite la seguente tabella con nomi derivati. Attenzione: alcune caselle devono restare vuote. verbo-base
atto o attività
persona o strumento
luogo in cui si svolge l’attività
a) distillare b) fondere c) guidare d) lavorare e) macinare f) stirare Specializzazione dei significati 6. Il verbo aderire ha i seguenti significati: A) “stare unito a qualcosa” (la tappezzeria aderisce alla parete) B) “dare il proprio favore a qualcosa” (aderire a una sottoscrizione, a un invito) Nelle frasi seguenti sono messe in evidenza tre parole che derivano da questo verbo. Dite a quale dei significati di aderire si connette ciascuna parola derivata. a) Deputati di diversi partiti hanno dato la propria adesione alla proposta di legge. b) La pioggia rende pericolosa la corsa per la cattiva aderenza dei pneumatici. c) La busta era sigillata con nastro adesivo. 7. Il verbo attaccare ha (tra gli altri) i seguenti significati: A) “unire fra loro due o più cose” (attaccare un manifesto a un muro”) B) “assalire” (attaccare le posizioni nemiche) C) (pronominale attaccarsi) “affezionarsi” (attaccarsi a un amico) Nelle frasi seguenti sono messe in evidenza tre parole che derivano da questo verbo. Dite a quale dei significati si connette ciascuna.
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a) Il bambino manifestò un profondo attaccamento ai nonni. b) In questo vestito è venuta male l’attaccatura delle maniche. c) Forse i russi pensavano che, sapendoci accerchiati, avremmo abbandonato i caposaldi al primo accenno di attacco. 8. Prima di ciascun gruppo di frasi sono elencati due o tre nomi derivati da uno stesso verbo. Dovete collocare uno di questi nomi nei posti lasciati vuoti nelle frasi. a) perdita, perdizione La passione per il gioco lo condusse alla ____________. Rimase sconvolto per la ____________ della sorella. b) servitù, servizio Gli Iloti erano una popolazione ridotta in ____________ dagli Spartani. Molte donne vengono in Italia a prestare ____________ come cameriere. c) realizzazione, realizzo Grande vendita a prezzi di ______________. C’era una speranza di _______________ dei suoi desideri. Arbitrarietà dei suffissi 9. Nelle espressioni seguenti sono messi in evidenza dei nomi derivati. Alcuni sono realmente in uso, altri no, sono errori. Identificate questi e proponete delle correzioni. a) Il biancheggio della neve, b) Il candeggio della biancheria. c) Il seguito della scena. d) Il continuo della scena. e) La lubrifica del motore. f) La delibera del Consiglio d’Istituto.
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1.5. La nominalizzazione a) Giorgio è partito e questo mi addolora. b) Mi addolora che Giorgio sia partito. c) Mi addolora la partenza di Giorgio. a) è partito - e - addolora Giorgio
questo
me
b)
c) addolora che
me
addolora la partenza
sia partito
di
Giorgio
Giorgio
me
Le tre frasi esprimono lo stesso concetto, ma con strutture sintattiche diverse. In tutte e tre resta uguale il predicato mi addolora, mentre cambia il modo di esprimere l’altro predicato “Giorgio è partito”: - in a) i due predicati sono coordinati: “Giorgio è partito” è una frase indipendente, ripresa dal pronome questo; è il modo più elementare di esprimere il concetto; - in b) “Giorgio è partito” diventa una frase subordinata soggettiva; l’espressione diventa più articolata, precisa meglio i rapporti tra i concetti; - in c) abbiamo una sola frase semplice, perché non c’è più il verbo partire; al suo posto troviamo il nome derivato partenza; Giorgio, da soggetto, diventa un complemento di questo nome introdotto dalla preposizione di. Attraverso l’uso di un nome derivato da un verbo (partenza), una intera frase semplice è stata ridotta a un gruppo nominale. Chiamiamo nominalizzazione questo tipo di trasformazione. La frase da cui deriva la nominalizzazione si può chiamare frase sottostante. * Abbiamo visto che il soggetto della frase sottostante diventa un complemento del nome introdotto da di; vediamo che cosa succede di altri argomenti del verbo: d1) Si dà notizia che il presidente è partito per Dublino. d2) Si dà notizia della partenza del presidente per Dublino.
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partire per Dublino → partenza per Dublino: un complemento con preposizione diventa complemento del nome mantenendo la stessa preposizione. e1) Era molto contento che gli avessero regalato una bicicletta. e2) Era molto contento del regalo di una bicicletta. @ Che complemento è una bicicletta in e1? Che cosa diventa in e2? * Osservate ora: Frase sottostante 1: “qualcuno mi ha regalato una bicicletta e questo mi ha fatto molto piacere” nominalizzazione → f1) Mi ha fatto molto piacere il regalo di una bicicletta. (compl. oggetto → compl. del nome con di) Frase sottostante 2: “i genitori mi hanno regalato qualcosa e questo mi ha fatto molto piacere” nominalizzazione → f2) Mi ha fatto molto piacere il regalo dei genitori. (soggetto → compl. del nome con di) Frase sottostante 3: “i genitori mi hanno regalato una bicicletta e questo mi ha fatto molto piacere” nominalizzazione → f3) *Mi ha fatto molto piacere il regalo di una bicicletta dei genitori. Se nella frase sottostante sono specificati sia il soggetto che il complemento oggetto, nella nominalizzazione si crea confusione, perché tutti e due diventano complementi con di; in f3, per esempio, si potrebbe capire non che “i genitori mi hanno regalato la bicicletta”, ma che “la bicicletta è dei genitori”. Per risolvere questo problema, una delle due preposizioni di viene sostituita con un giro di parole: f4) Mi ha fatto molto piacere il regalo di una bicicletta da parte dei miei genitori. @ Quale elemento della frase sottostante viene introdotto con da parte di?
*
g) “Giuseppe è stupido” → la stupidità di Giuseppe... h) “La mia casa è vicina alla scuola” → la vicinanza della mia casa alla scuola... i) “Giuseppe è amico di Giorgio” → l’amicizia di Giuseppe per Giorgio... 252
k) “Giuseppe è giustamente arrabbiato” → la giusta arrabbiatura di Giuseppe... In questi esempi la frase sottostante che viene nominalizzata ha un predicato nominale (verbo essere + aggettivo): la nominalizzazione si fa allora con un nome derivato da quell’aggettivo. Osserviamo altri aspetti degli stessi esempi: - esempio h: un complemento dell’aggettivo (alla scuola) diventa complemento del nome, restando invariato; - esempio i: un complemento dell’aggettivo cambia preposizione (di → per) per evitare confusione con l’altro di preso dal soggetto; @ Quale altra trasformazione osservate nell’esempio k?
* A che cosa serve la nominalizzazione? Gli esempi ci hanno mostrato che le frasi che contengono nominalizzazioni diventano più brevi e più compatte. Un altro modo di ottenere un effetto simile è quello di trasformare un complemento di un nome in aggettivo derivato: l) il viaggio del presidente → il viaggio presidenziale m) le lezioni della scuola → le lezioni scolastiche Combinando i due procedimenti, si ottiene una ulteriore abbreviazione: [7 parole] o) Sono contento che la Juventus abbia vinto. nominalizzazione → o1) Sono contento della vittoria della Juventus. [6 parole] trasformazione del compl. del nome → o2) Sono contento della vittoria juventina. [5 parole] Per questo le nominalizzazioni sono molto usate nella lingua di oggi. Non bisognerebbe però esagerare. Capita spesso di leggere frasi come p1) Si attende l’annuncio da parte del governo del prossimo aumento delle pensioni. che è derivata per nominalizzazione da p2) Si attende che il governo annunci che le pensioni saranno presto aumentate. La nominalizzazione ha eliminato due frasi subordinate (che... che...); in compenso però ha creato un groviglio di complementi del nome (l’annuncio da parte di... di... di...); in un caso come questo, la forma non nominalizzata (p2) appare più sciolta e preferibile.
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Conclusione: la nominalizzazione è un procedimento che trasforma un’intera frase in un gruppo nominale, servendosi di nomi derivati da verbi o da aggettivi; gli argomenti della frase sottostante diventano
complementi del nome.
ESERCIZI 1. Per ciascuna nominalizzazione messa in evidenza dovete scegliere la frase sottostante che le corrisponde, tra quelle proposte. a) I divieti di circolazione non impediscono che i camion siano i protagonisti negativi dell’esodo estivo. A) “la circolazione vieta (i camion)” B) “(i camion) vietano di circolare” C) “si vieta (ai camion) di circolare” b) La fertilità dei suoli vulcanici, oggi anche un largo uso di concimi chimici e di macchine, permettono rendimenti per ettaro tra i più alti del mondo. A) “i suoli vulcanici sono fertili” B) “i vulcani sono suoli fertili” A) “vengono usati concimi chimici e macchine larghi” B) “concimi chimici e macchine vengono usati largamente” c) Omicidi, prigioni, condanne provocarono poco per volta l’abbandono della politica da parte della classe operaia americana. A) “la politica abbandonò la classe operaia americana” B) “la politica di parte della classe operaia americana fu abbandonata” C) “la classe operaia americana abbandonò la politica” d) La distruzione delle coste italiane è il risultato del rifiuto di pianificare da parte di comuni, stato e regioni. A) “comuni, stato e regioni si rifiutano di pianificare” B) “ci si rifiuta di pianificare comuni, stato e regioni” C) “si pianifica il rifiuto da parte di comuni, stato e regioni” 2. Per ciascuna delle nominalizzazioni evidenziate, scrivete la frase sottostante. a) Esempio: Lo studio dell’Italia non si è limitato ad essere la scoperta di un territorio caratteristico. → “qualcuno ha studiato l’Italia” o “l’Italia è stata studiata” → ….. 254
b) Ogni giorno assistevamo a quasi tutti gli arrivi del piroscafo da Napoli. c) Lui e sua moglie si ritrovarono ai margini dell’astroporto per assistere alla partenza del figlio. d) Non c’è mai stata una dichiarazione del genere da parte della band. 3. Nelle frasi seguenti alcune nominalizzazioni sono state sostituite con una frase sottostante tra parentesi quadre. Provate a ricostruire le frasi originarie. a) Esempio: [che gli animali fossero sorvegliati] era affidato ad una donna che abita nella casa di campagna. → La sorveglianza degli animali era affidata... b) I socialisti non riconoscono [che queste regole siano valide]. c) [Che l’udienza fosse stata rinviata] aveva fatto pensare che il Vaticano volesse esprimere in questo modo [che era irritato nei confronti del presule nicaraguense]. 4. L’inverso dell’esercizio precedente: sostituite le nominalizzazioni evidenziate con delle frasi subordinate. a) Esempio: Gli automobilisti potranno aggiornarsi sull’andamento del traffico consultando il televideo. → ...potranno aggiornarsi su come va il traffico... b) L’Italia potrebbe avere un ruolo di punta nella realizzazione di questa sorgente di energia. c) Il leone può anche coprire enormi distanze per andare in cerca di cibo, ma lo fa evidentemente solo sotto la spinta della fame. d) Contemporaneamente allo sviluppo della meccanizzazione si sono anche sviluppati i trasporti. 5. Diamo esempi di periodi resi un po’ intricati dalle nominalizzazioni (che sono evidenziate). Provate a riscrivere i periodi in forma più sciolta, sostituendo le nominalizzazioni con frasi dotate del verbo. Vi suggeriamo come impostare la riscrittura. a) La concentrazione del traffico nel prossimo fine settimana sarà particolarmente elevata a causa di fattori quali la coincidenza di fine mese con il fine settimana e la chiusura contemporanea dei principali stabilimenti. → Il traffico nel prossimo fine settimana.... perché....
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b) L’ostinato rifiuto del presidente sudafricano di fare ulteriori concessioni sull’apartheid deriva in parte dalla sua convinzione di essersi già impegnato in riforme di ampio respiro. → Il presidente sudafricano.... in parte perché.... c) È probabile che i territori desertici e semidesertici siano la conseguenza di una cattiva utilizzazione del suolo in epoca remota. → È probabile che ci siano territori desertici e semidesertici perché... d) L’assottigliamento delle spiagge deriva dall’indiscriminato prelievo di sabbia e ghiaia, per milioni di metri cubi ogni anno, dal Tevere. → Le spiagge... perché...
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TIRIAMO LE SOMME La lingua ha la possibilità di produrre parole sempre nuove attraverso la combinazione di elementi che possono essere: - parole già esistenti nella lingua; - elementi tratti dal latino e dal greco; - prefissi (elementi che si aggiungono prima di una parola); - suffissi (elementi che si aggiungono dopo una parola). I procedimenti di formazione di parole sono: - la composizione: unione di parole già esistenti o di elementi tratti dal latino e dal greco. Esempi: accendi/sigari (parole esistenti in italiano) frigori/fero (elementi di origine latina) biblio/teca (elementi di origine greca) - L’alterazione: il significato di una parola viene modificato con l’aggiunta di un suffisso che indica dimensioni grandi o piccole o atteggiamento favorevole o contrario di chi parla. Esempi: tavolo → tavolino pallido → palliduccio tossire → tossicchiare - La derivazione con prefissi: una parola derivata viene creata aggiungendo un prefisso a una parola esistente (parola-base). Esempi: disinganno prevedere scontento - La derivazione con suffissi: una parola derivata viene creata aggiungendo un suffisso a una parola esistente. Il suffisso può cambiare la classe delle parole, trasformando un nome in aggettivo, un aggettivo in verbo, ecc. Esempi: padronale (N->A) disperazione (V->N) minimizzare (A->V) fortemente (A->Avv) portiere (N->N) Nominalizzazione: procedimento che trasforma un’intera frase in un gruppo nominale, utilizzando nomi derivati da verbi o da aggettivi. Esempi: Colombo scoprì l’America -→ la scoperta dell’America da parte di Colombo Colombo era povero → la povertà di Colombo 257
ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Distinguete i procedimenti con cui sono formate le parole seguenti: A) composizione di parole italiane; B) composizione con elementi latini o greci; C) alterazione; D) derivazione con prefisso; E) derivazione con suffisso; G) derivazione con prefisso e suffisso insieme. annerire belvedere bestione camminatore casalinga dormicchiare imbottigliare negoziante ripulire seminuovo telefonista telegraficamente sonnifero tossicomane 2. Nei brani seguenti sono messe in evidenza delle parole formate su altre parole italiane. Dovete indicare la parola-base e il tipo di formazione: composizione, alterazione, derivazione con prefisso o con suffisso. a) Esempio: Questo cancello è guardato da due statue di terracotta dipinta, ma assai scolorata, raffiguranti due personaggi in cappuccio. → terracotta < terra, cotta: composto N+A (part.pass.) scolorata < colore, derivato N→A con prefisso e suffisso raffigurare < figura, derivato N→V con pref. e suff. personaggio < persona, derivato N→N con suffisso cappuccio < cappa, alterato fossile (§ 1.3 Storia di parole) b) Non era altro che una femminella analfabeta. c) Da principio, mio padre non mi dette altra risposta se non un’occhiata così scostante, che io ne ebbi un senso di freddezza. d) Io ridacchiavo, scettico, a sentirlo raccontare queste storie, perché sapevo bene che erano tutte fanfaronate. e) La mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. f) L’unico ornamento della facciata sono due balconcini di ferro, sospesi ai lati del portone.
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3. Come l’esercizio precedente. In più, dovrete ricostruire anche alcune derivazioni “in catena”. a) Il babbo sopraggiunse, trafelato e commosso, ma ansioso soprattutto di dissimulare sia l’emozione sia l’affanno. b) Il babbo riacquistava le forze, ma lentamente. Il gonfiore era sparito. Attorno alla ferita la pelle si veniva rinsaldando. Ma la minima fatica gli dava il capogiro e il batticuore. c) Joe, a quella distanza, era solo una figura come le altre, una tuta da lavoro bianca affaccendata intorno alla gru che caricava a bordo gli ultimi contenitori. d) Sentiva il rimpianto della stupenda, irripetibile sicurezza, di quella fiducia in se stessi che soltanto i giovani possono provare. e) I suoi genitori, immobili sul letto, stavano cercando di ingannarsi l’un l’altro, fingendo di dormire. Ma era una finzione intollerabile.
Esercitazione di ricerca Nelle parole formate per composizione o derivazione possiamo distinguere: - la desinenza - i prefissi e i suffissi - una o più radici: chiamiamo radice un elemento che porta il significato-base, ricavandolo da un’altra parola italiana (parolabase), o dal latino o dal greco. Esempio: col / lega | | prefisso
radice di legare
/
ment | suffisso V->N
/
o | desinenza
@ Analizzate nello stesso modo le seguenti parole: automobilista impastatrice nominalizzazione telefonista
giocherellone incontentabile portalettere telegraficamente
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2. Una parola, tanti significati a) Batteva il pugno sul tavolo per intimare silenzio. b) Quel tesoro non ci porterà fortuna. Tutta la nostra felicità finirà in cenere per colpa di un pugno di perle. c) In tribuna il radiocronista Ameri si beccava un pugno in faccia. In queste tre frasi compare una stessa parola, che abbiamo messo in evidenza: pugno. Il significato di questa parola non resta identico nelle tre frasi: - in a: pugno = “mano chiusa, con le dita strette insieme”; - in b: pugno = “quantità che può essere tenuta in un pugno”; - in c: pugno = “colpo dato con la mano chiusa a pugno”. I tre significati non sono completamente separati: fra loro esistono delle relazioni che ci permettono di passare dall’uno all’altro: in particolare il significato a (“mano chiusa”) serve per spiegare gli altri due (“quantità che può stare nella mano chiusa” e “colpo dato con la mano chiusa”). Dunque il significato a è più fondamentale degli altri due, è il significato-base della parola. Nonostante questo, i tre significati restano ben distinti, si riferiscono ad ambiti diversi: - il significato a indica una parte del corpo atteggiata in un certo modo; - il significato b una quantità; - il significato c un’azione. * Il caso di pugno non è eccezionale. La maggior parte delle parole di ogni lingua, specialmente quelle più usate, hanno un certo numero di significati distinti, anche se collegati fra loro. Questo fatto può creare delle difficoltà, quando dobbiamo capire il significato esatto che ha una parola in un dato testo che leggiamo, o quando nello scrivere o nel parlare dobbiamo scegliere la parola che esprime meglio ciò che vogliamo dire. In questo capitolo esamineremo questo fenomeno: vedremo come si articolano i diversi significati di una stessa parola, come si passa dall’uno all’altro, come si può riconoscere quello che è usato di volta in volta. Vedremo anche come è fatto e come si può consultare un dizionario, cioè un libro che raccoglie e classifica i significati del maggior numero possibile di parole.
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2.1. L’estensione dei significati a) A gambe larghe in mezzo alla corrente, il padre seguiva con occhio attento il fluttuare del suo galleggiante. b) I radiatori dei termosifoni di casa, le vasche da bagno, le gambe metalliche dei tavoli, subendo l’influenza del campo magnetico terrestre, finiscono per magnetizzarsi. Nelle due frasi, il nome gamba ha due significati diversi: - a: “arto inferiore dell’uomo” - b: “parte di un oggetto che funge da sostegno” Il significato a è quello fondamentale della parola, e il più antico: lo chiameremo il significato-base, o significato proprio. Il significato b è nato in seguito come estensione del primo: si è cioè allargato l’ambito delle cose a cui la parola si può riferire. L’estensione va dall’ambito degli esseri animati (“parte del corpo umano”) a quello delle cose inanimate (“elemento di sostegno”). Per poter passare dall’uno all’altro ambito, bisogna che tra i due significati ci sia qualcosa di comune: si tratta della forma delle cose designate (forma allungata) e della loro funzione (funzione di sostegno). L’estensione avviene dunque così:
esseri animati
forma allungata funzione di sostegno
cose inanimate
L’estensione è avvenuta in questo caso sulla base di un rapporto di somiglianza fra i due significati. Il rapporto di somiglianza può servire a collegare molti ambiti di significato, oltre a quelli animato → inanimato che abbiamo visto. Un caso tipico è il passaggio concreto → astratto. Diciamo che un significato è concreto quando si riferisce a cose del mondo materiale, cose che si vedono e toccano; un significato astratto si riferisce a sentimenti, concetti ecc.: cioè a cose che sono presenti alla nostra mente, ma non sono oggetti materiali. c1) Fu colpito da una fucilata. colpire = “raggiungere con un colpo” (significato concreto) c2) Questo brano mi ha colpito perché le cose di cui parla erano del tutto nuove per me. colpire = “produrre una profonda impressione” (significato astratto)
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d1) Questa valigia è troppo pesante per me. pesante = “dotato di notevole peso fisico” (significato concreto) d2) Questo lavoro è troppo pesante per me. pesante = “faticoso” (significato astratto) * e) Quell’uomo è un verme. verme = “persona che ha un comportamento disgustoso” f) La Francia non intende rinunciare al proprio ombrello atomico. ombrello = “insieme di apparati di difesa” In casi come questi, diciamo che le parole verme e ombrello sono usate in senso figurato. Il passaggio dal significato proprio al senso figurato è pure basato sulla somiglianza, cioè su un elemento comune ai due significati: - per verme, il fatto che sia un animale disgustoso; - per ombrello, la funzione di protezione di questo oggetto. L’aspetto caratteristico del senso figurato è che in esso si sente qualcosa come una similitudine: e1) “Quell’uomo è come un verme”; f1) “L’apparato difensivo atomico è come un ombrello”. Non si può comunque tracciare una distinzione netta tra il senso figurato e le altre forme di estensione del significato. * g1) La magnetite è un minerale di ferro piuttosto puro. ferro = “un metallo” g2) Aspettami un istante! Prendo i ferri del mestiere! ferri = “strumenti di lavoro” In questo caso il rapporto fra i due significati non è di somiglianza: il passaggio avviene da un materiale (ferro nel suo significato-base) a degli oggetti che possono essere fatti di quel materiale. h1) E’ stato colpito da una grave malattia al cervello. cervello = “massa di tessuto nervoso contenuta nel cranio” h2) Hai agito senza cervello. cervello = “senno, intelligenza” Qui il passaggio avviene da un organo del corpo umano a una facoltà (l’intelligenza) che ha sede in quell’organo. Il primo significato è concreto, il secondo astratto. i1) Ḕ una giornata piena di luce. i2) La luce è accesa... c’è qualcuno in soggiorno.
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Anche luce ha qui due significati diversi: - in i1 si parla di un fenomeno fisico (radiazioni che sono percepite dall’occhio); questo è il significato-base della parola; - in i2, si parla della luce che si può accendere e spegnere: si tratta di lampadine, o di altri apparecchi di illuminazione. Il passaggio di significato avviene dunque questa volta da un effetto (luce = “radiazione”) alla sua causa (luce = “apparecchio di illuminazione”). k1) Per quanto riguarda Lettere, devo migliorare un po’ in grammatica. grammatica = “studio delle regole di una lingua” k2) Mi presti la tua grammatica? Ho dimenticato a casa la mia. grammatica = “libro che contiene la grammatica di una lingua” In questo caso il passaggio di significato è dal contenuto (la grammatica in senso proprio) al contenitore (il libro che la contiene). Riassumendo, gli ultimi quattro casi sono esempi di questi passaggi di significato: - dal materiale all’oggetto fatto di quel materiale (ferro); - da un organo a una facoltà che vi ha sede (cervello); - da un effetto alla sua causa (luce); - dal contenuto al contenitore (grammatica). Si tratta, in tutti i casi, di cose che sono associate nella nostra esperienza, che siamo abituati a considerare insieme; si può dire, in generale, che l’estensione del significato è basata sulla contiguità tra le cose designate. * Dopo l’estensione per somiglianza e l’estensione per contiguità, vediamo ora un terzo tipo. l1) Abbiamo visto a grandi linee come è fatto fisicamente un homecomputer, ci siamo occupati cioè della parte elettronica della macchina. macchina = “congegno costruito per svolgere un certo lavoro” l2) Muore tredicenne in bici travolto a una macchina. macchina = “automobile” Nel suo significato-base, macchina è un termine generico, che comprende una varietà di oggetti: macchina fotografica, macchine utensili, computer... Un’automobile è solo un tipo particolare di macchina in questo primo senso. Ma nell’uso comune si è presa l’abitudine di chiamare macchina, senza specificare, l’automobile: si crea così un secondo significato che è una parte del primo. 264
macchina macchina Il nuovo significato (“automobile”) è una restrizione del significatobase (“congegno”). Conclusione: molte parole hanno diversi significati, che nascono da un significato-base attraverso un processo di estensione del significato. Fra i tipi più importanti di estensione sono: - l’estensione per somiglianza, che comprende tra gli altri i passaggi animato → inanimato, concreto → astratto, i sensi figurati; - l’estensione per contiguità (materiale → oggetto, organo → facoltà, effetto → causa, contenuto → contenitore, ecc.) - l’estensione per restrizione.
ESERCIZI 1. Vi diamo diversi significati di una parola. Dovete dire in quale di questi significati è usata la parola in ciascuna delle frasi che seguono. caro A) “che suscita affetto” B) “costoso” a) Il mio amico più caro lo ho conosciuto in montagna. b) Secondo me il biglietto che si paga allo stadio non è troppo caro. c) A volte invitava tutti attorno al suo tavolo, forzando la tremante e impaurita compagnia a far coro al suo canto. Tutti lo accompagnavano perché avevano cara la vita. 2. (Come l’esercizio precedente). cuore A) “organo muscolare, centro della circolazione del sangue” B) “la sede degli affetti e delle emozioni” C) “la parte centrale e più interna di qualcosa” a) Erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! b) Quella scoperta che subito gli aveva riempito il cuore d’amore universale, ora gli metteva la smania del possesso. c) Il cuore della marmotta faticava a pompare il. d) Ma che bel ragazzo, con quel sorriso che ti fa allargare il cuore. 265
3. (Come l’esercizio precedente). colpo A) “urto violento, percossa” B) “movimento energico e improvviso” C) “impressione, emozione forte e improvvisa” D) “impresa audace, rapida, decisa (spesso disonesta)” a) Fu allora che udì, vicinissimo, un colpo di fucile. b) Lo stese al tappeto con un colpo al mento. c) - Questo è un colpo di Alfonso Kirk! Sa quanto amo Daniela e ne ha approfittato per rovinarmi. d) Per fare colpo, mi ero messa l’abitino nero che la mamma dice che è troppo provocante. 4. (Come l’esercizio precedente). sciogliere A) “liberare qualcosa che si trova legato o intrecciato” B) “portare allo stato liquido” C) “disperdere persone raggruppate insieme” a) La neve veniva giù dal cielo bianco, si fermava sugli alberi, sui tetti, si scioglieva nei canali. b) Se scioglievo le trecce, sembravo addirittura più vecchia della mia età. c) La manifestazione è stata sciolta dall’intervento della polizia. d) Riuscì a sciogliersi dalla stretta dell’avversario. 5. Nelle seguenti coppie di frasi una stessa parola è usata una volta in un significato più concreto, una volta in uno più astratto. Dite quale dei due significati si trova in ciascuna frase. a1) Ci siamo riposati sedendoci sulla base del monumento. a2) Scopo principale del laboratorio è quello di creare scarpe che, in base a un attento studio, riescano a risolvere gravi disagi e sofferenze. b1) Una buona colazione ti aiuterà ad affrontare una dura giornata! b2) Il ghiaccio aveva formato una dura crosta sul fiume. c1) Le acque di questo mare sono in genere poco profonde. c2) Lo spirito di rinnovamento che si afferma con la rivoluzione industriale segna profondi mutamenti nel modo di vivere, di agire, di pensare. d1) Il gruppo De Stijl sosteneva una nuova concezione estetica. d2) La chioma del pino a ombrella è sostenuta da un tronco piuttosto snello.
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Esercitazione di ricerca In libreria. - Vorrei un libro molto profondo! - Ecco “Ventimila leghe sotto i mari”! @ Questa freddura si basa sullo scambio dei significati concreto e astratto di profondo; quale dei due interlocutori intende la parola in un senso, e quale nell’altro? 6. Per ciascuna delle parole seguenti diamo una definizione di due o tre suoi significati. Per ciascun significato inventate almeno una frase che contenga la parola. a) traffico A) = “attività commerciale” B) = “movimento di veicoli” b) nobile A) = “appartenente per nascita a una classe superiore” B) = “che denota finezza, elevatezza, generosità di sentimenti” c) abbattere A) = “gettar giù, mandare a terra” B) = “indebolire moralmente, deprimere” d) verso A) = “unità ritmica, riga di una poesia” B) = “grido caratteristico di animali” C) = “direzione di un movimento” 7. Le parole messe in evidenza sono usate in senso figurato. provate a sostituirle con un’espressione usata nel suo significato proprio. a) Esempio: Moriva dalla voglia di rivedere la sua ragazza. → si sentiva mancare, tanta era la voglia c) All’alba del nuovo secolo si manifestarono i primi segni di crisi della lunga pace europea. d) Il desiderio di fare carriera è la sola molla di ogni sua attività. e) Il gioco del Verona ha avuto qualche ombra, soprattutto nel primo tempo. f) Il gioco scorreva con poche emozioni.
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8. Le parole in corsivo sono nomi di parti del corpo usati in un significato che è un’estensione del significato-base. Dovete dire se questa estensione avviene: A) per somiglianza (con passaggio animato → inanimato); B) per contiguità (con passaggio organo → facoltà). a) Uno stretto braccio di mare separa l’Eubea dalla Grecia continentale. b) Non posso cantare nel coro! Non ho orecchio. c) Lo sviluppo economico e industriale avanzava a pieno ritmo, e i risultati si possono riassumere nelle cifre della tabella in testa alla pagina. d) Con gli occhi sbarrati contemplava le bocche delle armi da fuoco puntate su di lui. e) Quell’acrobata ha un bel fegato. 9. In queste coppie di frasi una stessa parola è usata in due significati, che sono definiti sotto ciascuna frase; il primo è il significato-base, l’altro è un’estensione. Dovete dire di che tipo è l’estensione: se è per somiglianza, per contiguità o per restrizione. a1) Io ho deciso di fare una scuola di riparatore di apparecchi radio. apparecchio = A) “congegno, dispositivo” a2) L’apparecchio cominciò a bruciare poco prima di toccar terra. apparecchio = B) “aeroplano” b1) Sono rare in Africa le montagne elevate, dalle forme aguzze e variate. elevato = A) “di notevole altezza” b2) Tutto assorto nei suoi elevati pensieri, l’eremita non si accorse di lui. elevato = B) “di grandi qualità morali o intellettuali” c1) Mi piace collegare fili, saldare, riparare spinotti e altro. filo = A) “oggetto di forma allungata e sottile” c2) Stavo perdendo il filo del discorso. filo = B) “continuità, andamento” d1) Tutto il giorno si aggirava lungo la baia o sugli scogli, con un cannocchiale d’ottone. ottone = A) “lega metallica di rame e zinco” d2) La banda attaccò una marcia, con fragore di tamburi e di ottoni. ottoni = B) “strumenti a fiato di metallo”
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2.2. Significati in contesto a) Comunicato ai signori viaggiatori: - Chi ha preso il treno per Milano è pregato di restituirlo immediatamente. Questa freddura si basa sulla confusione tra due significati del verbo prendere: A) = “afferrare, impadronirsi” (prendere un martello, una bicicletta...) B) = “salire su un mezzo di trasporto pubblico” (prendere un autobus, un aereo...) Solo per scherzo, i due significati possono essere confusi. In situazioni normali, noi sappiamo benissimo quale scegliere: prendere un treno significa una cosa, prendere una matita ne significa un’altra. Sono le parole che accompagnano il verbo prendere e costituiscono il suo complemento oggetto, a indicarci quale significato gli dobbiamo attribuire. Diciamo allora che i diversi significati di prendere dipendono dal contesto in cui questa parola viene usata. Chiamiamo contesto di una parola l’insieme delle parole che la accompagnano nello stesso testo. * I significati che abbiamo definito come A) e B) sono solo due fra i tanti che prendere può avere a seconda dei contesti. Vediamone qualche altro: b) Siamo andati a prendere un gelato. c) Abbiamo preso in affitto una stanza. prendere = C) “acquistare, entrare in possesso” d) Il freddo mi ha fatto prendere l’influenza. e) Ho preso una sgridata. prendere = D) “ricevere, subire” f) Ogni volta che veniva interrogato, lo prendeva un tremito nervoso. prendere = E) “impadronirsi, pervadere” (contesto: il soggetto è una sensazione, il complemento oggetto è una persona) @ Provate a inventare un’altra frase per ciascuno dei significati definiti. * g) Non riusciva a prender sonno. prender sonno = “addormentarsi” h) Si fermò a prender fiato. prender fiato = “calmare il batticuore”
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In questi casi, non è possibile dare una definizione del significato di prendere da solo; il suo significato è completamente fuso con quello del suo complemento (sonno, fiato): diciamo che le due parole insieme formano una locuzione, cioè un’espressione che, dal punto di vista del significato, funziona come un’unica parola. * Con questo non abbiamo certo esaurito tutti i possibili significati di prendere: sono tanti, che distinguerli ed elencarli tutti sarebbe quasi impossibile. Abbiamo però individuato i tre modi principali in cui il contesto in cui si trova una parola può determinare la scelta tra i suoi diversi significati. Riassumiamoli con altri esempi. 1. Il significato di una parola dipende dal costrutto grammaticale in cui essa è inserita. k) Avvertiva uno strano senso di malessere. l) Non ci ha avvertito del suo arrivo. … che sarebbe venuta. compl.ogg. (sensazione) = “percepire, sentire” AVVERTIRE
compl.ogg. (persona) + di... = “avvisare” + che... m) Tendemmo una fune tra i due alberi. n) I prezzi tendono al rialzo. … a salire. compl.ogg. = “tirare per le estremità” TENDERE
a + gruppo nom. o infinito = “avere propensione” 2. Il significato di una parola dipende da quello di altre parole vicine. o) Non possiamo perdere questa partita. p) Ero disperato perché avevo perso il portafogli. (una competizione, una guerra) = “essere sconfitto” PERDERE
(altri compl.ogg.) = “restare privo di, smarrire” q) Ha sposato un ricco possidente. r) Il governo francese ricompensò il pittore con una ricca pensione.
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(persona) = “che dispone di molti beni” RICCO
(cosa) = “abbondante, di valore” s) La fotografia era straordinariamente più ricca di dettagli d’una qualsiasi incisione realizzata a mano. RICCO - di = “che ha abbondanza di qualcosa” Questo terzo significato di ricco dipende da un costrutto grammaticale (il complemento introdotto da di); la varietà dei costrutti grammaticali è tipica dei verbi, ma si può avere anche per alcuni aggettivi. 3. Una parola forma con altre una locuzione, cioè un’espressione che ha un significato unico, che non si può scomporre in quello delle singole parole che la costituiscono. t) Quel dolce mi fa gola. u) La fertile pianura campana faceva gola ai Romani. fare gola = “suscitare desiderio” v) La flotta fece vela verso l’alto mare. far vela = “dirigersi” alto mare = “mare lontano dalle coste” w) Ha dato fondo ai suoi risparmi per costruirsi una casa al mare. dar fondo a = “consumare interamente” Conclusione: una stessa parola può assumere diversi significati a seconda dei contesti in cui si viene a trovare. In particolare, la scelta di un significato tra gli altri può dipendere: - dai diversi costrutti grammaticali in cui la parola può essere inserita; - dai significati delle parole che la accompagnano; - dalla possibilità di formare locuzioni.
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ESERCIZI 1. Diamo una definizione di alcuni significati che può avere un verbo. Dovete dire in quale di questi significati è usato il verbo nelle frasi che seguono. Esempio: INVESTIRE = A) “travolgere” B) “impiegare una somma di denaro” a) Gli esperti dicono che il momento è opportuno per investire i risparmi in azioni. → significato B b) La valanga ha investito in pieno i tre sciatori. → significato A c) Investirò la liquidazione nell’acquisto di una barca. → significato B Definite, per ciascun significato, il costrutto in cui esso appare. → significato A): compl.ogg. → significato B): compl.ogg. - in 3° arg, 2. Come nell’esempio 1. = A) “dimostrare la verità di qualcosa” B) “sentire, fare esperienza” C) “sottoporre a prova, a verifica” D) “tentare” a) Voglio provare a salire su quell’albero. b) Non avevo mai provato un’emozione simile. c) Provi questo vestito, signora, forse è della sua misura. d) Provammo a convincerlo in tutti i modi, ma inutilmente. e) Galileo era sicuro di aver provato che la terra gira intorno al sole. f) Era difficile provare la sua innocenza. Definite, per ciascun significato, il costrutto in cui esso appare. significato A): significato B): significato C): significato D):
PROVARE
3. Come nell’esempio 1. = A) “giudicare” B) “prendere in esame” a) Consideriamo due assi cartesiani ortogonali e, sull’asse delle ascisse, segniamo dei punti equidistanti... b) La gente ride di noi e protesta! Ci considera degli incapaci! c) Considerò attentamente la situazione in cui si era venuto a trovare. Definite, per ciascun significato, il costrutto in cui esso appare. CONSIDERARE
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4. Come nell’esempio 1. TOCCARE = A) “entrare in contatto, raggiungere (anche figurato)” B) “capitare, spettare” a) I proiettili passavano sopra le nostre teste e pareva che alzando una mano si potessero toccare. b) Pochi giorni dopo la rivolta cominciò a toccare altre regioni dell’impero. c) Tocca al magistrato trarre le conclusioni. d) L’analfabetismo raggiungeva una media nazionale del 78% e nelle regioni meridionali e insulari toccava delle punte ancora più alte. e) E mi tocca anche sentire parlare di divertimenti! Definite, per ciascun significato, il costrutto in cui esso appare. 5. Diamo diversi costrutti di uno stesso verbo, e il significato che corrisponde a ciascuno. Dovete inventare una frase per ciascun costrutto. a) Esempio: APPOGGIARE
- compl.ogg. - compl. di luogo = “porre una cosa sopra o contro un’altra” → Ho appoggiato il bicchiere sul tavolo. - compl.ogg. = “sostenere, favorire” → Abbiamo deciso di appoggiare la vostra proposta. b) MONTARE - compl.ogg. = “mettere insieme i vari pezzi di un meccanismo” - compl. di luogo = “salire su” c) ATTACCARE - compl.ogg. = “assalire” - compl.ogg. - compl. di luogo = “far aderire una cosa a un’altra” d) PORTARE - compl.ogg. = “recare su di sé, indossare” - compl.ogg. - compl. di luogo = “muovere da un luogo a un altro” - compl.ogg. - a 3.o arg. (persona) = “consegnare” e) CREDERE - che + frase oggettiva = “ritenere, essere convinto” - in 2.o arg. = “aver fede” - a 2.o arg. = “prestar fede”
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6. Date una spiegazione delle locuzioni messe in evidenza. a) Ti rendi conto di come sono costretto a vivere? b) Ripensò alle parole del sacerdote e rese grazia agli dèi del loro favore. c) La conquista del territorio dà luogo alla selezione naturale perché gli animali più adattati hanno maggiori possibilità di sopravvivenza. d) La Casa tedesca sta mettendo a punto un cambio sportivo superrapido. e) Facciamo presente che il latte da noi attualmente ritirato da varie regioni d’Italia rivela una presenza di radioattività superiore alla norma. f) Informiamo che, per motivi di tempo, non potremo dar corso a tutte le telefonate. Ce ne scusiamo in anticipo con gli ascoltatori.
Per saperne di più Modi di dire a) La povera donna si levava il pane di bocca per sfamare i suoi bambini. Se prendessimo alla lettera l’espressione, dovremmo pensare a qualcosa di disgustoso: la donna dava ai bambini pane già masticato? Sappiamo però che l’espressione va interpretata “per modo di dire”: essa è un’espressione volutamente esagerata (un’iperbole), che va intesa come una similitudine nascosta: “faceva ogni sacrificio, rinunciava al necessario per sé, come se si fosse levata il pane di bocca” Possiamo dire allora che l’espressione è una locuzione figurata, perché il suo significato non si ricava dal significato delle parole che la compongono: bisogna sapere che essa va presa in blocco in un certo senso; e questo è un senso figurato, perché rimanda a una similitudine. b) L’interrogazione andava male, ma mi sono salvato in corner rispondendo all’ultima domanda. @ Sapete dire quel è la similitudine nascosta in questo modo di dire? Altri modi di dire rinviano a una piccola storia che è implicita nel loro significato. Per esempio: c) Hai trovato l’uovo di Colombo! l’uovo di Colombo = “una soluzione di un problema semplicissima, ma a cui nessuno aveva pensato”.
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Questo modo di dire rimanda all’aneddoto secondo il quale Cristoforo Colombo avrebbe scommesso che era capace di far star dritto un uovo sul fondo, e avrebbe poi mostrato che bastava ammaccare leggermente il fondo. d) Mi toccherà passare la notte in bianco. passare la notte in bianco = “restare sveglio tutta notte”. Questo modo di dire pare abbia origini storiche: nel Medio Evo chi attendeva di ricevere l’investitura a cavaliere doveva passare la notte precedente vegliando in preghiera, con un abito bianco, simbolo di purezza.
ESERCIZI 1. Date una spiegazione dei modi di dire evidenziati. a) Dopo il carcere nessuno ci dà una mano. b) Gli pareva di toccare il cielo con un dito. c) La direttiva europea per la limitazione dell’inquinamento atmosferico ha avuto una nuova battuta d’arresto. 2. Ecco due esempi di modi di dire formati sulla parola testa. Spiegateli e trovatene altri che comprendano la stessa parola. a) Mantieniti calmo, non perdere la testa. b) Il discorso dei politici spesso passa sopra la testa del pubblico per raggiungere solo chi conosce il codice per decifrare quel linguaggio. 3. Dei seguenti modi di dire provate a spiegare non solo il significato, ma anche l’origine. a) Lo zio dà i numeri!
b) Anche se penso che sia colpevole, non mi sento di tirare la prima pietra.
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3.3. Significati specializzati a) Quando entrerai al servizio del faraone avrai tante responsabilità che ti sarà arduo riuscire a prendere sonno la sera. servizio = A) “attività prestata alle dipendenze di qualcuno” Questo è uno tra i significati più comuni della parola servizio. Ma quando nel sommario di una rivista leggiamo: b) I SERVIZI A tavola con i minerali 132 non pensiamo minimamente a quel significato; capiamo subito che dobbiamo riferirci al significato speciale che la parola servizio ha nell’ambito del giornalismo: servizio = B) (giornalismo) “articolo, corrispondenza su un determinato argomento” Se invece leggessimo servizio nella cronaca di una partita di tennis, penseremmo subito al significato servizio = C) (tennis) “il lancio iniziale che mette la palla in gioco” Ciò che ci fa scegliere uno di questi significati è la conoscenza del tipo di argomento di cui si sta parlando. Possiamo dire che si tratta ancora di significati dipendenti dal contesto (§ precedente), se diamo alla parola contesto un senso più generale: qui non si tratta semplicemente delle parole che accompagnano una certa parola; si tratta di tutto il “contorno” in cui una parola appare: l’argomento di cui si parla, e anche la collocazione della parola in un certo spazio, in una certa situazione; nel caso b, per esempio, il contesto che ci fa capire in quale senso dobbiamo prendere servizio è una pagina di rivista impaginata in un certo modo. * Ogni settore di attività umana (le professioni, le scienze, gli sport, lo spettacolo, ecc.) ha bisogno di creare un proprio linguaggio settoriale: usa cioè determinate parole in significati speciali che valgono solo al suo interno. d) L’ala destra stava passando la palla al centrattacco. In questo passo, che parla di una partita di calcio, abbiamo esempi dei due procedimenti con cui si costituisce un linguaggio settoriale: - centrattacco è una parola creata appositamente per il calcio e che esiste solo nel suo linguaggio settoriale;
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- ala si incontra nel linguaggio comune con diversi significati (ala di un uccello, ala di un aeroplano, ecc.); nel linguaggio settoriale del calcio acquista un significato diverso da tutti gli altri. Quanto al verbo passare, a prima vista potremmo pensare che nella frase d sia usato in un significato che si trova anche nella lingua comune; per esempio in: e) Il garzone stava passando il cacciavite al falegname. Ma a ben guardare, se in d prendessimo passare nel senso comune, potremmo pensare che il centrattacco abbia raccolto la palla con le mani e l’abbia portata all’ala destra; nel linguaggio settoriale del calcio, invece, passare ha un significato più particolare, determinato dalle regole di quel gioco. passare (qualcosa a qualcuno) = (lingua comune): “trasferire un oggetto in possesso di una persona”. (calcio): “calciare la palla in direzione di un compagno di squadra”. Da questa osservazione possiamo ricavare una conclusione di valore generale: in un linguaggio settoriale le parole acquistano un significato più delimitato e preciso che nella lingua comune. * @ In quale di queste frasi la parola punto è usata in un significato proprio di un linguaggio settoriale? Di quale linguaggio si tratta? f) Nessuno era mai riuscito ad attraversare il fiume in quel punto. g) A un certo punto cominciò a fantasticare. h) Le coordinate di un punto costituiscono una coppia ordinata di numeri reali. i) Questo veleno fa irritare gli occhi, anche fino al punto di diventare ciechi. Questi esempi mostrano quanto i significati usati nella lingua comune possano essere più vaghi di quelli che si usano nei linguaggi settoriali: - in f punto indica un luogo, una posizione: potrebbe trattarsi di un tratto di fiume di venti metri come di un chilometro; - in g la parola si riferisce a un momento nel tempo, imprecisato; - in i, il significato di punto è qualcosa come “grado, limite”; - nessuno di questi problemi per il significato di punto in h: nel linguaggio settoriale della geometria punto può voler dire una sola cosa: si riferisce allo spazio e non al tempo, non ha dimensioni, ecc.
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* k) Il pericolo gli aveva ridato nuova energia. l) Quando una macchina può compiere un lavoro, ma non l’ha ancora compiuto, si dice che essa ha un’energia pari alla quantità di lavoro che può fare. Ancora una volta, mettiamo a confronto l’uso di una parola nella lingua comune (esempio k) e in un linguaggio settoriale (esempio l: si tratta di fisica); l’aspetto interessante di questo ultimo esempio è che costituisce una definizione del termine energia. L’introduzione di definizioni è tipica dei testi scientifici e dei loro linguaggi settoriali: l’autore di uno di tali testi a un certo punto deve presentare al lettore un ragionamento di questo tipo: attenzione, la parola energia può voler dire tante cose (come l’”energia morale” di cui si parla nell’esempio k); ma da ora in poi, in questo testo, parlando di energia intenderò soltanto questo significato che ora ti definisco. Conclusione: una parola può acquistare un particolare significato nell’ambito del linguaggio settoriale proprio di un determinato ambito di attività (una scienza, una professione, uno sport, ecc.). I significati usati nei linguaggi settoriali sono più determinati e precisi di quelli usati nella lingua comune.
ESERCIZI 1. Dite in quali frasi la parola in corsivo è usata in un significato appartenente a un linguaggio settoriale e di quale linguaggio settoriale si tratta. a1) Già il Cavour aveva avvertito la gravità del problema delle regioni meridionali. a2) Giovanni Richter notò che l’accelerazione della gravità diminuisce man mano che si discende verso l’equatore. b1) Due rette sono parallele quando giacciono sullo stesso piano e non hanno punti in comune. b2) Andiamo! Il nostro piano funzionerà. c1) Entro il cilindretto di zinco è stata introdotta una soluzione di sale ammoniacale. c2) Il problema della contraccezione tormenta molte coppie che cercano una soluzione cristiana e moralmente accettabile. d1) Riccardo balzò a terra, ancor prima che l’auto si fosse arrestata. d2) M.R., 46 anni, è stato arrestato per oltraggio.
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2. Diamo delle parole che possono avere significati diversi in diversi linguaggi settoriali. Scrivete una frase per ciascun significato. a) PORTA - lingua comune - gioco del calcio - musica b) BATTUTA - teatro - tennis, pallavolo - lingua comune c) DIVISIONE - forze armate - aritmetica - lingua comune d) OPERAZIONE - chirurgia - aritmetica - guerra e) respingere - burocrazia, assemblee politiche - scuola
Per saperne di più Significati “datati”. a) La prima regione ad essere costituita in provincia fu la Sicilia nel 241 a.C. Se interpretiamo questa frase secondo l’ordinamento dell’Italia attuale, essa ci appare assurda: nell’Italia di oggi una regione comprende una o più province, come può una regione diventare una provincia? Ma se guardiamo alla data 241 a.C. capiamo che siamo nell’ambito della storia romana, dove provincia ha un significato diverso da quello attuale. Due significati di questa parola si capiscono dunque solo facendo riferimento a un’epoca storica: provincia = A) (Italia unita, dal 1865 ad oggi): “circoscrizione amministrativa dello stato italiano” B) (storia romana): “amministrazione di un territorio conquistato fuori d’Italia” (ricordiamo che per i Romani la Sicilia non faceva parte dell’Italia). @ Cercate una definizione del termine colonia adatta a ciascuna delle frasi seguenti, e osservate le differenze: b) Taranto fu la più antica colonia greca in Italia. colonia = (storia antica): _____________ c) Il Brasile fu colonia portoghese fino al 1822. colonia = (storia moderna): __________________ 279
2.4. Come è fatto un dizionario Un dizionario (o vocabolario) è un libro che elenca le parole di una lingua e di ciascuna definisce il significato (o i diversi significati che può avere una stessa parola). Non ci occuperemo qui dei dizionari bilingui (del tipo Dizionario italiano-francese e francese-italiano), che danno le traduzioni da una lingua a un’altra. Ci riferiamo sempre a come è fatto un dizionario monolingue dell’italiano: un dizionario che spiega in italiano le parole italiane. * Per usare un dizionario, per prima cosa è necessario saper trovare rapidamente le parole che interessano. A questo scopo, bisogna tener conto di due criteri: 1. Le parole sono date in ordine alfabetico: per non perdersi tra le migliaia di pagine del dizionario, è necessario dunque maneggiare l’ordine alfabetico con sufficiente disinvoltura. Orientarsi nell’ordine alfabetico è facile, finché si considera solo la lettera iniziale delle parole: in un dizionario tutte le parole che cominciano per A precedono tutte quelle che cominciano per B, che a loro volta precedono tutte quelle che cominciano per C, e così via. Il difficile è che migliaia di parole cominciano per A, migliaia per B, ecc. Bisogna allora considerare la seconda lettera della parola: le parole che cominciano per AB precedono quelle che cominciano per AC; le parole che cominciano per BA precedono quelle che cominciano per BE, ecc. Per le parole che hanno le prime due lettere uguali, si passa a considerare la terza lettera (ABA precede ABB), poi la quarta, e così via.
2. Le parole sono date nella loro forma canonica (o forma di vocabolario). Gran parte della parole sono variabili, possono cioè assumere diverse forme. Per esempio trovavo, troveresti, trovato sono forme di trovare; cane, cani, cagnolino sono forme di cane; stupidi, stupida, stupidello sono forme di stupido. Tra le forme di una stessa parola una è usata per designare la parola nel suo insieme: è questa la forma che si trova sul dizionario; - per i verbi, la forma canonica è l’infinito; - per le altre parole variabili (nomi, aggettivi, articoli, pronomi) la forma canonica è il maschile singolare.
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Per gli alterati (come cagnolino, stupidello) bisogna risalire alla rispettiva parola-base (cane, stupido); quest’ultima regola non è però seguita rigidamente da tutti i dizionari: per alcuni tavolino è una forma di tavolo, altri la danno come una parola a sé.
* Una volta trovata la parola che interessa, bisogna saper leggere le spiegazioni che la accompagnano; ogni dizionario ha un suo sistema di segni convenzionali e abbreviazioni, necessari per stipare nelle sue pagine una grande quantità di informazioni; di solito la spiegazione di questi segni e abbreviazioni si trova nelle prime pagine del volume. L’insieme formato da una parola e dalle spiegazioni che la seguono costituisce una voce del dizionario. Prendiamo ad esempio da uno dei dizionari più usati (che chiameremo “Dizionario A”) la voce disco: /disko/ 1 [vc. dotta, lat. discu(m), dal gr. dískos, deriv. di dikêin 2 ‘ gettare’ ; av. 1333] s. m. (pl. -schi) 3 1 corpo piatto di forma circolare: un disco metallico; un disco di cartone | (inform.) disco magnetico, disco con la superficie 4 magnetizzabile, che fa da supporto per il trattamento e l’archiviazione dei dati | (inform.) disco rigido, fisso, dispositivo costituito da una pila di dischi magnetici, gener. metallici e sigillati all’interno di un contenitore, dotato di un dispositivo di lettura e scrittura SIN. hard disk | disco flessibile, dischetto | disco ottico, disco a lettura ottica, compact disc | disco volante, veicolo aereo o spaziale di forma appiattita di cui sarebbero stati avvistati parecchi esemplari e al quale si attribuisce provenienza extraterrestre 5 | disco orario, V. orario nel sign. A 1 | zona disco, V. zona (1) nel sign. 5 2 (anat.) anello fibroso interposto fra due capi articolari 6 |ernia del, al disco, lussazione di un disco compreso fra due corpi vertebrali. 3 piastra circolare, sottile, in materiale termoplastico, in cui 7 sono registrate informazioni sonore sotto forma di un solco: disco fonografico, disco ottico | disco microsolco, V. microsolco | cambiare disco, (fig.) cambiare argomento di discorso | (est.) ciò che è inciso sul disco: ascoltare un disco di rock. 281
Vediamo il significato di abbreviazioni e simboli seguendo la numerazione a margine. 1 /disko/ è la trascrizione fonetica della parola: indica come va pronunciata (cosa facile da capire in questo caso, ma non in tutti). 2 Etimologia, da leggere: “voce dotta, dal latino discum, che a sua volta deriva dal greco antico dískos, dal verbo dikȇin; (“voce dotta” significa che la parola non è entrata in italiano per la tradizione dei parlanti comuni, ma è stata ricostruita dai dotti); in uso da prima del 1333”. 3 Categoria lessicale, categoria grammaticale; da leggere: “sostantivo maschile (il plurale è dischi)”. 4 Primo significato, marcato 1 ; è il significato più generale. In corsivo (un disco metallico) esempi di uso in quel significato. Abbreviazioni tra parentesi (inform.): ambito di uso di un significato specializzato (qui “informatica”). In corsivo neretto (disco magnetico): espressioni fisse di uso frequente in quell’ambito. SIN. hard disk: un sinonimo di disco rigido o fisso è hard disk. 5 V. orario nel sign. A 1: “per disco orario vai a vedere la voce orario nel significato dato sotto A 1”. 6 Secondo significato, ambito specialistico: anatomia. 7 Terzo significato: l’ambito di uso è la musica, ma non viene considerato specialistico. (fig.): espressione figurata, modo di dire; (est.): significato per estensione (in questo caso, per metonimia).
* Per quali scopi si consulta un dizionario? 1°: per trovare il significato di una parola che ci è sconosciuta. Ḕ il caso più semplice: se incontro la parola discoidale e non so che cosa vuol dire, una rapida consultazione risolverà il mio problema. 2°: per trovare un significato nuovo, finora sconosciuto, di una parola che conosciamo. Per esempio, potrei sapere che disciplina vuol dire solo “obbedienza a regole di comportamento”, e trovarmi in imbarazzo di fronte alle frasi c) Il ragazzo non riesce bene nelle discipline scientifiche. d) Fu spedito in una compagnia di disciplina.
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Dovrò allora leggere attentamente tutta la voce disciplina di un dizionario e cercare quel significato che si adatta alla frase che non capisco: mi aiuteranno gli esempi. disciplina s. f. 1. Obbedienza piena ai superiori e alle norme che regolano la vita di una collettività spec. religiosa, scolastica, militare : mantenere, far rispettare la d. ; osservare, violare la d. | Compagnia di d., nell’esercito, reparto presso il quale vengono temporaneamente assegnati per punizione i militari colpevoli di gravi mancanze | Commissione, consiglio di d., organo incaricato di proporre o irrogare sanzioni disciplinari. 2. Materia d’insegnamento e di studio (spec. ad un livello scientifico): discipline filosofiche, matematiche || Discipline nordiche, nel linguaggio sportivo, le prove di fondo, gran fondo e salto con gli sci. 3. Educazione, direzione, guida; ammaestramento scuola: la d. della povertà. 4. Il flagello usato dagli asceti per percuotersi | estens. penitenza, castigo, [dal lat. disciplina]
Ecco la locuzione (es. d)
Ecco il significato che mi interessa (es. c)
3°: a riflettere su come si organizzano i diversi significati di una stessa parola. Spesso i dizionari aiutano in questo con indicazioni come estens.(= “estensione”), anal. (= “analogia”, che equivale a quella che noi abbiamo chiamato estensione per somiglianza). Altri scopi per cui si può consultare un dizionario sono: - controllare la corretta ortografia di una parola; - chiarire un dubbio su una forma di flessione (formazione del femminile, del plurale, coniugazione di un verbo irregolare); - chiarire un dubbio sulla pronuncia più corretta di una parola. Conclusione: un dizionario contiene in ordine alfabetico le parole di una lingua seguite da definizioni dei loro significati e da altre informazioni. Per poter consultare un dizionario bisogna: - padroneggiare l’ordine alfabetico e saper trovare la forma canonica di ogni parola; - capire come è strutturata ciascuna voce del dizionario e decifrare le abbreviazioni e i segni convenzionali che contiene.
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ESERCIZI L’ordine alfabetico – Esercitazione di gruppo Compilate una lista alfabetica di tutte le coppie di lettere diverse che si possono formare. Procedete così: prendete la prima lettera (A) e combinatela con tutte le altre venti in ordine alfabetico (AB, AC, AD...); poi passate a B e ripetete l’operazione. Scartate quelle coppie di lettere che non si possono trovare all’inizio di parole italiane (come BC, BD...). Per ciascuna delle altre coppie, scrivete una parola che comincia con quelle due lettere. Avrete così messo in ordine alfabetico più di duecento parole. Esempio: ABile BAcio ACcidente (BC: scartata) ADattare (BD: scartata) AEreo BEstia ... ...
Le forme 1. Dite sotto quale voce di un dizionario vanno cercate le seguenti forme. a) accattone b) cappuccino c) accendino bucherellato cartellino camice buche pazzerelli pallidette lascerebbero pennarelli pentendosi sciolsero scriteriata tossicchiava 2. Cercate sul dizionario la voce a cui va riferita ciascuna delle forme in corsivo. a1) L’avevano visto e uno del gruppo corse verso di lui. a2) Tu entri a scuola con cinque o sei anni di ritardo e quindi dovrai seguire corsi speciali e più severi. b1) È un pesante fardello, quello che carico sulle tue spalle. b2) Questa è una multa per divieto di sosta segnalata a carico dell’auto targata TOP 131324! b3) Nelson Piquet, campione in carica, è tornato ai vertici delle prestazioni. b4) Comparivano e sparivano come ombre, ma ombre col fucile carico, col mitra che sparava. c) Comparve il vescovo vestito dei sacri paramenti, con la mitra in capo. 284
3. Cercate sul dizionario le risposte ai seguenti problemi di flessione. Se pensate di sapere già la risposta, prima scrivetela nella frase esempio e poi confrontatela con quella del dizionario. a) Qual è il plurale di stomaco? Si dice che gli struzzi abbiano degli _________ di ferro. b) Qual è il plurale di denuncia? Alla Procura della Repubblica sono pervenute molte _________. c) Qual è il femminile di pastore? All’ombra della quercia sedeva una __________. d) Qual è il passato remoto di nuocere? La cattiva reputazione gli ___________ molto. e) Qual è il participio passato di valere? A nulla sono _________ le raccomandazioni.
I significati 4. Ricopiate dal dizionario le definizioni di pianta che corrispondono ai significati in cui la parola è usata in ciascuna delle seguenti frasi. a) Sono una maestra della potatura, ho studiato ogni pianta del mio giardino. b) Il modo di camminare del lupo - poggia sulle dita forti e callose invece che sulla pianta carnosa - gli permette agili spostamenti su rocce. c) Dalla pianta rotonda dell’antica capanna si passa a quella quadrata che si ritrova nel palazzo di Cnosso a Creta. 5. Stesso esercizio sulla parola quadro. a) Quel quadro era di un autore poco conosciuto. b) La situazione è drammatica, le prime notizie non possono dare un quadro completo. c) La CGIL ha annunciato la costituzione di una commissione che affronti la delicata questione dei “quadri”, come vengono definiti gli impiegati ai massimi livelli, funzionari, tecnici specializzati. 6. Stesso esercizio sulla parola battere. a) L’omino nel fuggire battè la testa nel muro e perse la memoria. b) Battere le uova energicamente, con una spruzzata di pepe. c) Mi misi a battere tutto il quartiere negro, facendomi una serie di clienti che mi compravano il giornale. d) Battuta la svedese C.L. per 6-2 6-3, G.S. ha conquistato un posto in semifinale nel più selettivo torneo del tennis mondiale.
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7. Stesso esercizio sulla parola passare. a) Nessuno passava di lì. b) Il soldato si preparava a passare la prima serata con i suoi. c) Le due donne stavano già per passare dalle parolacce ai graffi. d) Ieri sera in Consiglio comunale è passata la delibera della Giunta. e) Passata la bufera in Consiglio comunale, lo zoo rimarrà aperto fino alla prossima primavera. 8. Stesso esercizio sulla parola tempo. a) Passava il tempo e i russi non riprendevano l’azione. b) Il tempo restava umido e incerto. c) Prendo la penna nell’anno di grazia 17.. e mi riporto al tempo in cui mio padre gestiva la locanda Admiral Benbow. d) Tutti cantarono a gran voce la canzone dei tre chitarristi, battendo il tempo con i piedi. e) Il congiuntivo di questo tipo di frasi può essere soltanto di due tempi: o presente o imperfetto. 9. In queste frasi sono evidenziate delle parole rare e difficili. Cercate sul dizionario il loro significato adatto al contesto e ricopiate la relativa definizione, con l’indicazione del linguaggio settoriale a cui si riferisce, se c’è. Se pensate di conoscere già il significato, scrivete la vostra definizione e poi confrontatela con quella del dizionario. a) Che il palinsesto Rai debba al più presto subire un coordinamento non c’è alcun dubbio. b) La delibera della Giunta comunale proroga fino al 31 marzo 1987 la concessione alla ditta M. che gestisce gli impianti del parco. c) La trentina di testimoni escussi non hanno prodotto nulla di nuovo. d) Gli stabilimenti umbri di questo gruppo hanno un fatturato di 43 milioni di euro: un dato meritevole di una positiva menzione. e) La caduta di una goccia sulle superficie calma di uno stagno produce una perturbazione che increspa lo specchio d’acqua con tanti cerchi concentrici che si allontanano allargandosi dal punto di caduta. 10. Cercate sul dizionario le locuzioni evidenziate. a) - Il sindaco sì che ci sa fare! b - Inutile! Quando lo zio si mette in testa una cosa... c) - Una ricchezza simile potrebbe darmi alla testa! d) Compariranno in aula altri 119 imputati che hanno dato vita a lotte all’interno dell’impero del gioco e del crimine. e) Non sarà fuori luogo notare che l’industria dolciaria perugina impiega mano d’opera in gran parte femminile. 286
TIRIAMO LE SOMME La maggior parte delle parole hanno diversi significati. - significato-base di una parola è quello fondamentale, dal quale derivano gli altri per estensione; non sempre è possibile distinguere il significato-base da quelli derivati. Esempio: pugno = “mano chiusa” (significato-base) = “colpo dato con la mano chiusa” (estensione) = “quantità che può stare in una mano chiusa” (estensione) Ci sono tre tipi principali di estensione: - estensione per somiglianza: il significato-base e quello derivato hanno qualche aspetto in comune. Esempio: gamba di una persona (Aspetto comune: forma allungata, gamba di un tavolo funzione di sostegno) -. senso figurato: è di solito un’estensione per somiglianza, in cui si sente un paragone implicito). Esempio: All’alba del secolo... (“l’inizio è come un’alba”) - estensione per contiguità: il significato-base e quello derivato si riferiscono a concetti che siamo abituati a considerare insieme (rapporti di causa→ effetto, contenitore→ contenuto, ecc.). Esempio: ottone = “lega metallica” = “strumento a fiato” (materiale→ oggetto) - estensione per restrizione: il significato derivato riguarda una sottoclasse di oggetti inclusi nel significato-base. Esempio: macchina = “congegno meccanico” (le automobili sono una = “automobile” sottoclasse di macchine) Contesto di una parola: l’insieme delle parole che la accompagnano in un dato testo. La scelta del significato di una parola dipende dal contesto in vari modi: - molti verbi hanno significati diversi a seconda del costrutto grammaticale che li segue. Esempio: avvertire qualcosa (- compl.ogg.) = “percepire” qualcuno di qualcosa (- compl.ogg.- a+3° arg.) = “avvisare” 287
- molte parole assumono significati diversi a seconda del significato delle parole che li accompagnano. Esempio: una giornata chiara (chiaro = “luminoso”) un discorso chiaro (chiaro = “comprensibile”) - diverse parole si uniscono in un locuzione, cioè un’espressione che ha un significato che non si ricava da quello delle singole parole. Esempi: prendere in giro = “deridere” essere al verde = “non avere soldi” Linguaggi settoriali: sono costituiti dalle parole e dai significati propri di determinati campi di attività. Molte parole assumono un significato particolare quando sono usate nell’ambito di un linguaggio settoriale. Esempio: portiere (lingua comune) = “custode di uno stabile” (calcio) = “il giocatore che sta in porta” Lessico: l’insieme delle parole di una lingua. Dizionario: un libro che raccoglie il maggior numero possibile di parole di una lingua e ne spiega i significati.
ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Cercate sul dizionario e ricopiate la definizione adatta al significato della parola capo in queste frasi: a) L’uomo fece un cenno affermativo con il capo. b) Nella mia veste di capo della lega cristiana, ho il diritto di conoscere i negoziati dei miei confederati. c) Se la nostra scelta non sarà azzeccata, ci troveremo a ricominciare da capo, a cambiare i progetti per il nostro futuro. d) Telefono subito a Warthel. Sarà una bella sorpresina che gli arriverà tra capo e collo mentre sta dormendo. 2. Stesso esercizio per la parola punto. a) A questo punto scappai senza dire una parola. b) Era uscita da sola a fare pesca subacquea e si era tuffata in un punto poco frequentato. c) Ricorderete certamente che il punto in geometria non ha dimensioni. 288
3. Stesso esercizio per la parola versare. a) Nel portare il secchio ho versato un po’ d’acqua sul pavimento. b) Ho già versato l’anticipo e la prima rata per l’acquisto della casa. c) È inutile stare a piangere sul latte versato. 4. Nella prima frase di ogni gruppo la parola in corsivo è usata nel suo significato-base, nella seguente e nelle seguenti è usata in uno o più significati derivati per estensione. Dite se l’estensione è: A) per somiglianza B) per contiguità C) per restrizione. a1) Mi sono macchiato d’olio la camicia. a2) Sono vissuto per trent’anni nelle caverne di Engaddi per lavare il mio animo dai rimorsi di un peccato, e ora vuoi che lo macchi nuovamente? b1) Munitevi degli strumenti necessari: matite a mina sfilabile, gomma da lapis, riga.... b1) Munitevi degli strumenti necessari: matite a mina sfilabile, gomma da lapis, riga.... b2) Il più noto di tutti gli strumenti a corde percosse è il pianoforte. c1) Le materie prime per la fabbricazione della carta sono fondamentalmente quattro. c2) Per frenare lo strapotere dei partiti, occorre ritornare ai principi della nostra carta costituzionale. c3) Io per Natale gioco a carte con i miei parenti. d1) La notte era chiara, alla luce della luna. d2) Cercherò di essere molto chiara, soprattutto nell’esporti gli obiettivi. 5. Le parole in corsivo sono usate in senso figurato. Provate a definire il significato-base e il senso figurato di ciascuna parola. (Se non ci riuscite, aiutatevi con un dizionario). a) Le azzurre inciampano sull’URSS. inciampare: - significato-base = “… - senso figurato in questa frase = “… b) E’ stata varata una commissione per tutelare funzionari e tecnici. c) Reagan ha invitato i maggiori paesi occidentali a un incontro al vertice prima dei colloqui con Gorbaciov. d) Ai caselli autostradali si sono formate lunghe code di automezzi. e) La fame di carbone, di petrolio, aumenta allo stesso vertiginoso ritmo con cui aumentano gli impieghi di queste fonti energetiche.
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In ciascuna frase sono evidenziate una o più parole usate nel significato speciale che hanno in un linguaggio settoriale. - Dite di quale linguaggio settoriale si tratta e provate a definire il significato. - Per ciascuna parola inventate una frase in cui essa sia usata in un significato non settoriale.
a) Maggiori dettagli si ottengono consultando anche le carte in scala 1:1.000.000. b) I caratteri tipografici servono per la composizione del testo. c) Prima di scattare la fotografia, bisogna regolare il tempo di esposizione. d) Qualsiasi generatore di energia elettrica deve portare l’indicazione della tensione per la quale è stato costruito. e) La viola ha un timbro malinconico, ma anche tanto espressivo. f) Credo che sia stata la prima volta che si è girato un film senza una riga, una battuta scritta.
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3. Relazioni di significato a1) Fa freddo: i caloriferi non funzionano bene. a2) Fa freddo: i termosifoni non funzionano bene. Nel capitolo precedente abbiamo esaminato in quanti modi una stessa parola può avere diversi significati; questo esempio porta alla nostra attenzione il caso inverso: due parole possono avere uno stesso significato: - calorifero - termosifone
= “termosifone” = “calorifero”
* b1) Ho finito di asciugare le forchette. b2) Ho finito di asciugare le posate. Questo caso è diverso dal precedente; ci sono situazioni in cui si può dire posate al posto di forchette, usare la frase b2 nel senso di b1; eppure il significato di posate è diverso da quello di forchette: posate
forchette coltelli cucchiai
* c1) Ho avuto paura di avvicinarmi. c2) Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi. Qui abbiamo due frasi che significano pressappoco la stessa cosa, a patto di inserire un non nella seconda: paura e coraggio sono due parole di significato contrario. * Questi esempi ci dicono che i significati delle parole non sono isolati l’uno dall’altro; tra essi esistono delle relazioni: relazioni di uguaglianza (calorifero / termosifone), relazioni di inclusione (forchetta / posata), relazioni di contrarietà (coraggio / paura), e altre più complesse che esamineremo. Per capire l’importanza di queste relazioni, riflettiamo sul fatto che ciascuno di noi conosce alcune migliaia di parole e di significati diversi; come fa la nostra mente a conservarli tutti, senza dimenticarli, senza confonderli? Un modo in cui la nostra mente si aiuta è appunto quello di stabilire dei collegamenti tra i significati, in modo di poter passare dall’uno all’altro, invece che ricordarli uno per volta.
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Le relazioni di uguaglianza, contrarietà, inclusione tra i significati sono come una fitta rete che organizza le parole nella nostra mente, dà loro un ordine, ci aiuta a capirle e a ricordarle; per questo meritano uno studio attento, che cercheremo di fare in questo capitolo. * In esso ci occuperemo anche della combinazione tra i significati di due parole che si trovano nella stessa frase; per esempio: d) A Ferragosto la città è morta. Questa frase non è scorretta, ma ha qualcosa di insolito: di solito vivo o morto si dice solo di un essere vivente; dire città morta è un po’ come considerare la città come un essere vivente. Dunque il significato di morta influisce su quello di città, gli dà una sfumatura diversa dal normale. * In sintesi, studieremo due tipi di rapporti fra i significati delle parole: - le relazioni tra parole che si possono o non si possono sostituire tra loro nello stesso contesto (esempi a-c); - le combinazioni tra parole che stanno più o meno bene insieme nello stesso contesto (esempio d).
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3.1. Sinonimi a1) I banditi si sono presentati a viso scoperto. a2) I banditi si sono presentati col volto scoperto. Queste due frasi sono equivalenti: la sostituzione di volto a viso non cambia in nulla il significato. Viso e volto sono due parole che hanno lo stesso significato, e perciò sono intercambiabili in quasi tutti i contesti in cui appaiono: sono due sinonimi, o (come pure si dice) sono due parole in rapporto di sinonimia. Diciamo che sono intercambiabili in quasi tutti i contesti, perché esistono pur sempre contesti particolari, locuzioni, in cui una delle due parole è preferita. Per esempio, si dice b1) Un volto nuovo dello schermo. e non b2) ?Un viso nuovo dello schermo. * L’esempio che abbiamo presentato è un caso di sinonimia totale (o quasi totale): i significati delle due parole si sovrappongono quasi perfettamente. Questo caso è molto raro nella lingua. Sono invece frequenti le coppie di parole che hanno significati molto simili, ma distinti da qualche differenza più o meno sottile; parliamo in questi casi di sinonimia parziale. Per esempio, sono sinonimi bosco e foresta? Proviamo a confrontare le definizioni di un dizionario: c) bosco: “estensione di terreno coperto di alberi, generalmente d’alto fusto” d) foresta: “estensione di terreno coperta di alberi d’alto fusto” Da queste definizioni potremmo dedurre che le due parole abbiano significato identico; ma se consideriamo questi esempi: c1) bosco di querce, bosco di abeti d1) le foreste equatoriali vediamo che i contesti in cui si usano le due parole non sono gli stessi. Se proviamo a scambiarle, otteniamo: - foresta di querce, che potrebbe andare, - ?foresta di abeti, che è quanto meno strano, - *i boschi equatoriali, che sarebbe un errore. @ Quali caratteristiche distinguono una foresta da un bosco? 293
Le due parole sono intercambiabili in alcuni contesti, ma non nella maggior parte: i loro significati si sovrappongono parzialmente: BOSCO
FORESTA
* e1) Mi sono levato la giacca. f1) Mi sono tolto la giacca. e2) Levò gli occhi al cielo. f2) *Tolse gli occhi al cielo. g) Alzò gli occhi al cielo. Ecco un caso complesso di sinonimia parziale: levare si può sostituire con togliere in alcuni contesti, con alzare in altri: per una parte dei suoi significati è sinonimo di un verbo, per un’altra parte di un altro: TOGLIERE
LEVARE
ALZARE
* C’è un’altra ragione per cui la sinonimia non è quasi mai totale. Torniamo all’esempio iniziale: a1) I banditi si sono presentati a viso scoperto. a2) I banditi si sono presentati col volto scoperto. h) I banditi avevano la faccia scoperta. Fin qui, potremmo pensare che faccia sia perfettamente sinonimo di viso e volto: in realtà le tre parole designano esattamente la stessa cosa. Ma ci sono contesti in cui non si possono scambiare senza produrre un effetto per lo meno strano: i1) La mamma mi ha mandato a lavarmi la faccia. i2) ?La mamma mi ha mandato a lavarmi il volto. k1) Attraverso il velo traspariva l’ovale delicato del suo viso. k2) ?Attraverso il velo traspariva l’ovale delicato della sua faccia. La frase i1 appartiene alla lingua che si usa comunemente nella vita quotidiana; in quel contesto, nessuno direbbe volto piuttosto che faccia. La frase k1 ha un tono più elevato, ha delle pretese letterarie: in quel contesto, faccia appare come una stonatura. Definiamo questo fatto dicendo che faccia appartiene a un registro più informale della lingua, viso, e più ancora volto, appartengono a un registro più formale.
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Un registro è un modo di usare la lingua: - si dice registro formale un uso della lingua accurato, un modo di parlare o di scrivere che non dà molta confidenza all’interlocutore o al lettore: è quello che si trova nella maggior parte dei testi stampati; - si dice registro informale un uso della lingua meno curato e più “alla buona”: la lingua che si usa conversando in famiglia o con gli amici. Un registro formale può anche essere definito, secondo i casi, “sostenuto, aulico, letterario…”. Un registro informale può essere “familiare, popolare, colloquiale, scherzoso, volgare...”. Alcuni di questi termini si trovano tra le abbreviazioni con cui i dizionari qualificano le parole o certi loro significati. I diversi registri non sono distinti in modo netto: non è che una data espressione debba appartenere a un registro o formale o informale, senza sfumature; è più sensato dire che un’espressione è più o meno formale di un’altra. E possono esistere casi intermedi: l1) Sono triste per la voglia che ho di rivederti. (registro informale - familiare) l2) Sono triste per la brama che ho di rivederti. (registro formale - letterario) l3) Sono triste per il desiderio che ho di rivederti. (registro medio) * m1) Hanno buttato giù il palazzo di fronte a casa mia. m2) Hanno demolito il palazzo di fronte a casa mia. La locuzione buttare giù è un sinonimo di registro informale (familiare) per demolire; nel registro familiare usiamo spesso locuzioni al posto di singole parole. Altri esempi: - piantare in asso = “abbandonare” - mandare giù = “inghiottire” - star male = “soffrire” * n) Jody prese il catenaccio ad avancarica e uscì con Buck. Nel testo da cui è presa questa frase, la parola catenaccio si riferisce a un vecchio fucile. Se cerchiamo su un dizionario il significato adatto a questo contesto, troviamo: “senso figurato, scherzoso”. Possiamo dire allora che catenaccio è un sinonimo di fucile che appartiene a un registro scherzoso. I sinonimi di registro scherzoso sono piuttosto frequenti nella lingua quotidiana; per esempio: 295
bagnarola = “automobile o imbarcazione vecchia e malconcia” pittima = “persona noiosa” zucca = “testa” * o1) Ho avuto un grosso mal di testa. o2) Ho avuto una forte emicrania. Le due espressioni sono evidentemente sinonimi: mal di testa appartiene al registro familiare, emicrania è il termine proprio del linguaggio settoriale della medicina, e appartiene a un registro più formale. I termini specialistici delle scienze e delle tecniche sono quasi sempre di registro formale. * Conclusione: due parole che hanno lo stesso significato si dicono sinonimi. Sono molto rari i sinonimi totali, cioè coppie di parole che siano intercambiabili in qualsiasi contesto. La sinonimia è quasi sempre parziale, in quanto ciascuna delle due parole ha una sua sfumatura di significato, e quindi ci sono contesti in cui non può essere sostituita dall’altra. Spesso ciascun sinonimo è proprio di un particolare registro, cioè di un uso della lingua più o meno formale.
ESERCIZI Sinonimi parziali 1. Diamo delle coppie di sinonimi parziali. Per ciascuna coppia, inventate una frase in cui le due parole sono sostituibili, e almeno una frase in cui una delle due parole non può essere sostituita dall’altra. a) Esempio: debole / fragile → Riuscirono ad abbattere la debole barriera. Riuscirono ad abbattere la fragile barriera. Un bicchiere di vetro fragile. Un bicchiere di vetro *debole. b) agitato / tempestoso c) rubare / sottrarre d) vincere / battere e) stato / nazione 296
2. Completate le frasi inserendo una di queste parole: domanda / petizione / richiesta a) I nostri aerei erano pochi e le industrie non riuscivano a far fronte alle continue _________________. b) - Lo sanno i tuoi che vendi questi giornali? - Sì, signore. Ma che c’è di male? - Come hai fatto a sapere dove dovevi scrivere per farteli mandare? - continuò lui, ignorando le mie ______________. c) Nell’anno che sta per chiudersi la Audi, per soddisfare le _______________, avrebbe dovuto sfornare oltre 22 mila esemplari. d) I cittadini del quartiere hanno inviato al Comune una _____________ per ottenere che il parco venga riaperto al più presto. E ora rispondete: - che differenza c’è tra una richiesta e una domanda? - che cosa caratterizza una petizione? Registri. 3. Delle seguenti coppie di sinonimi, dite quale appartiene a un registro più formale e quale a un registro più informale. a) errore / sbaglio c) furbo / scaltro e) madre / mamma g) denari / soldi
b) pigliare / prendere d) rimproverare / sgridare f) percuotere / picchiare h) buttare / gettare
4. Attribuite ciascuna delle parole evidenziate a uno dei seguenti registri: - A) formale; - B) formale (linguaggio settoriale) - C) informale (familiare) - D) informale (scherzoso). Sostituite ciascuna di queste parole con un’altra di registro medio. a) Narra il “Barone rosso”, celebre asso dell’aviazione tedesca nella prima guerra mondiale: “Per chissà quale motivo mi è venuto un giorno in mente di dipingere il mio trabiccolo di rosso.” b) Il presidente non parteciperà alla cerimonia perché è ancora infermo. c) È venuto un fontaniere a riparare il rubinetto che perdeva. d) Caro signore, la sua domanda è stata inoltrata all’autorità competente. e) Le notizie sulla radioattività mi hanno messo addosso una gran fifa. f) Ogni estate nelle regioni costiere ardono centinaia di ettari di bosco.
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5. Per ogni frase sono dati in alternativa tre sinonimi. Dite quale dei tre scegliereste per dare alla frase: A) un registro informale - scherzoso; B) un registro medio; C) un registro formale. a) Quella persona mi è odiosa. Non posso sopportare tutte le balle / menzogne / bugie che racconta. b) È stato raggirato / bidonato / imbrogliato da un venditore di auto usate. c) Con tutti i debiti che ho, dovrei dissanguarmi per queste sciocchezze / fesserie / quisquilie? d) All’ospedale, dopo l’ennesimo rifiuto di Alida, Pacho la fa fuori / ammazza / uccide e poi muore a sua volta. 6. Per ogni frase sono dati in alternativa, tra parentesi quadre, dei sinonimi di registro diverso. Scegliete quello più adatto al contesto. a) L’anziano cancelliere Metternich fu costretto a dimettersi e a scappare / fuggire in Inghilterra. b) Ora scusatemi, ma devo scappare / fuggire. Ci vediamo. c) - Holmes e Watson! Ancora loro, per mille diavoli! - Capo, cosa facciamo? scappiamo / fuggiamo / tagliamo la corda? d) Quanti giorni erano trascorsi dal momento in cui, grazie all’intervento imprevisto di Amebais, era riuscito a scappare / fuggire / tagliare la corda dal villaggio, Isa non lo sapeva. 7. Come l’esercizio precedente. a) Disse il Cavour a proposito dei Napoletani: “Vi è molta corruzione nel loro paese, ma non è colpa loro: sono stati così malgovernati! Io li governerò con la libertà e mostrerò / farò vedere ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà”. b) Voglio mostrarti / farti vedere che cosa sono capace di fare con questa moto! c) Mi ricordo che mentre mia madre mi stava facendo il bagno, mi ha mostrato / fatto vedere uno scarafaggio di plastica. d) Osservando la tabella, possiamo dedurre la variazione della temperatura in funzione del tempo. Mostreremo / Faremo vedere che di questa variazione è possibile fare una rappresentazione grafica.
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Per saperne di più 1. Sinonimi parziali: la gradazione a1) Portava una camicia sporca. a2) Portava una camicia lurida. lurido = “estremamente sporco” Tra gli aggettivi sporco e lurido esiste un rapporto di gradazione: il secondo esprime la stessa proprietà del primo, ma in un grado più forte. b1) Lo ho pregato di lasciarmi entrare. b2) Lo ho supplicato di lasciarmi entrare. supplicare: “pregare umilmente e con grande insistenza”: abbiamo qui una gradazione di intensità nell’azione. I sinonimi parziali in rapporto di gradazione possono formare anche serie di più di due membri; esempio: c1) Provare un dispiacere. c2) Provare un dolore. (grado più forte) c3) Provare disperazione. (grado massimo). 2. Sinonimi parziali: la valutazione d1) Il conte Talleyrand era un politico molto intelligente. d2) Il conte Talleyrand era un politico molto astuto. @ In quale delle due frasi il Talleyrand è giudicato più positivamente? astuto è certo in parte sinonimo di intelligente: per essere astuto bisogna essere anche intelligente. Ma astuto dice qualcosa in più: astuto = “intelligente” + “nel proprio interesse, per scopi anche non buoni” Dunque astuto aggiunge al significato di intelligente un elemento di valutazione negativa. e1) Nel 1968 le truppe sovietiche occuparono la Cecoslovacchia. e2) Nel 1968 le truppe sovietiche invasero la Cecoslovacchia. occupare ha un significato più generico di invadere: si può occupare un paese anche senza violenza, col consenso dei suoi abitanti: invadere = “occupare” + “con la violenza” (valutazione negativa) Ci serviamo spesso di questi sinonimi per rendere i nostri giudizi più netti o più sfumati; così la frase e2 esprime sull’avvenimento un giudizio severo, la frase e1 esprime un atteggiamento neutrale. 299
ESERCIZI 1. Sostituite la parola evidenziata con un sinonimo di gradazione maggiore. a) Hai avuto un’idea intelligente! b) Si tratta di un grande archivio elettronico programmato per la raccolta e il confronto di tutti i dati disponibili. c) Non riusciva ad aprir bocca per la paura. d) Nello scontro la moto si è completamente rotta. 2. a) b) c)
Sostituite la parola in evidenza con una di gradazione minore. Tip, Tap, Pluto! sono felice di rivedervi! Il suo comportamento è stato disgustoso. Finalmente sapremo chi è il maniaco che si diverte a terrorizzare la gente. d) Non riesco a dormire per il frastuono del traffico. 3. Sostituite la parola evidenziata in modo da esprimere lo stesso concetto senza una valutazione negativa. a) È molto pignolo nello svolgimento del suo lavoro. b) Gettarsi addosso al bandito per disarmarlo è stata una mossa avventata. c) Gli altri, per paura, preferirono obbedire alle intimazioni dei banditi. d) Ma come vuoi che i pesci abbocchino, se non smetti di blaterare! 4. Sostituite la parola evidenziata in modo da esprimere lo stesso concetto sottolineando un giudizio negativo. a) Le amministrazioni sono spesso responsabili dell’inquinamento dell’ambiente. b) Gli hanno venduto a caro prezzo un orologio di poco valore. c) Qualcuno stava suonando al pianoforte una vecchia canzonetta. d) La prese per le braccia e l’attirò a sé con forza. .
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Imparare dagli errori Improprietà lessicali: la scelta tra sinonimi Una improprietà lessicale consiste nella scelta di una parola che non è la più adatta ad esprimere quel che si vuole dire. Spesso le improprietà lessicali nascono dal fatto che al posto del termine più appropriato si sceglie un suo sinonimo parziale, che però in quel particolare contesto non funziona, oppure aggiunge una sfumatura di significato non adatta. Vediamo qualche esempio. a) Mi auguro che tutto ti *proceda bene. procedere è in molti contesti un sinonimo di andare di registro più formale; per esempio: a1) Le cose vanno bene. a2) Le cose procedono bene. Ma in un contesto di registro familiare, e soprattutto in presenza del pronome riflessivo “di affetto” (► Parte I, § 6.2., Saperne di più), la forma mi va bene non è intercambiabile con *mi procede bene. b) Fra le nostre *attenzioni c’è anche la lettura. La parola appropriata in questo caso è b1) Fra i nostri interessi... Sia attenzione che interesse indicano un rivolgersi della mente verso qualcosa: ma l’attenzione è un fatto momentaneo, l’interesse è qualcosa di abituale e duraturo. c) Il telegiornale trasmette notizie sempre più *precarie. precario significa “instabile, minacciato da pericoli” (situazione precaria, condizioni precarie). Una notizia può parlare di una situazione precaria, ma non è lei stessa “precaria”. Una possibile correzione è d1) ...notizie allarmanti. d) Nel mondo antico gli schiavi *erano reclutati come manodopera nei latifondi. Gli schiavi erano tali fin dalla nascita, quindi non venivano reclutati, ma impiegati in un particolare lavoro.
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3.2. Significati inclusi a) L’Emilia ha una forte produzione di ortaggi, fra i quali abbondano i pomodori. In questa frase è implicita l’idea che a1) I pomodori sono ortaggi. Quest’ultima affermazione non si può rovesciare: a2) ?Gli ortaggi sono pomodori. è un’affermazione sbagliata: alcuni ortaggi sono pomodori, ma altri sono sedani, carote, patate... In conclusione: il significato “ortaggi” include il significato pomodori, il significato pomodori è incluso nel significato “ortaggi”. Parlando di rapporto di inclusione, usiamo un termine della matematica insiemistica; infatti questa relazione di significato si può benissimo rappresentare nei termini della teoria degli insiemi: ORTAGGI POMODORI
Sappiamo che un insieme che ne include altri minori (sottoinsiemi) può a sua volta essere incluso in un insieme maggiore; questo può accadere anche nei rapporti tra i significati: b) I pomodori sono ortaggi, gli ortaggi sono vegetali. VEGETALI ORTAGGI
POMODORI
Possiamo dunque avere una serie di inclusioni a più livelli; e ad ogni livello uno stesso insieme può comprendere diversi sottoinsiemi:
VEGETALI
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ALBERI CEREALI FORAGGI ORTAGGI ....
PATATE CAROTE ....
Diremo che il termine vegetale è sovraordinato ai termini albero, ortaggio, ecc.; a sua volta ortaggio è sovraordinato a pomodoro, patata, ecc. I termini sovraordinati hanno un significato più generale di quelli che sono inclusi in essi; ogni significato incluso aggiunge a quello che gli è sovraordinato qualche specificazione in più: ortaggio patata albero pino
= “vegetale” + “commestibile” + “coltivato nell’orto” = “ortaggio” + “tubero” + .... = “vegetale” + “col fusto legnoso” = “albero” + “sempreverde” + “con foglie aghiformi” + ....
Conclusione: il significato di una parola può essere incluso in quello di un’altra (termine sovraordinato), come un sottoinsieme è incluso in un insieme maggiore. Il termine sovraordinato ha un significato più generale, il termine incluso aggiunge a questo dei caratteri specifici.
ESERCIZI 1. Trovate il termine sovraordinato che include tutti quelli di ciascun gruppo. a) ferro, oro, platino, rame, stagno b) balletto, commedia, film, rivista c) atletica, calcio, canottaggio, nuoto, pallavolo d) berretto, camicia, cappotto, giacca, gonna e) basco, berretto, cappello, papalina f) carne, formaggio, latte, pane, verdura g) burro, formaggio, iogurt, ricotta 2. In queste serie di parole, una è sovraordinata a tutte le altre. Trovatela e rappresentate il rapporto di inclusione con uno schema a graffa. a) calzatura, sandalo, scarpa, scarpone b) bontà, generosità, sensibilità, sincerità, virtù c) camminare, correre, muoversi, saltare, volare d) azzurro, colore, giallo, rosso, verde e) armadio, divano, mobile, sedia, tavolo f) furto, omicidio, rapina, reato g) attrezzo, cacciavite, lima, martello, tenaglia
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Per saperne di più 1. Classificazioni Quando includiamo dei termini più specifici in uno più generale, e poi questo in un altro ancor più generale, compiamo un’opera di classificazione. Classificare significa raggruppare degli elementi in un insieme, o dei sottoinsiemi in un insieme maggiore. La classificazione è un’operazione propria di quasi tutte le scienze, e le classificazioni scientifiche, quando non sono troppo specialistiche, valgono anche per la lingua comune. Pensate per esempio alla zoologia: invertebrati animali vertebrati
pesci anfibi rettili uccelli mammiferi
Non bisogna però pensare che per ogni oggetto (o per ogni significato nel lessico) valga una sola classificazione; possiamo classificare diversamente le stesse cose, a seconda del punto di vista che scegliamo. Ad esempio, il significato “latte” può entrare altrettanto bene in questi due schemi: liquidi
acqua petrolio latte ....
alimenti
carne pesce uova latte
Altre volte le classificazioni possono essere “incrociate”: capanna abitazione casa palazzo edificio torre capannone 2. “Buchi” nel lessico a) matita, penna, biro, pennarello costituiscono una categoria di oggetti ben individuata, con una stessa funzione. @ Cercate un termine sovraordinato che li includa tutti. In mancanza di una parola singola, sarete costretti a ricorrere a un’espressione di più parole, a una circonlocuzione.
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Questo accade perché il lessico della lingua comune non è fatto di schemi di classificazione esatti e completi come quelli delle scienze; non dispone di una parola per qualunque concetto si voglia esprimere. Ancora un esempio: padre fratello genitori _________? madre sorella Se ho due fratelli e una sorella, in tutto ho tre ________?
Imparare dagli errori Improprietà lessicali: termini troppo generici. Una improprietà molto comune consiste nell’usare una parola che ha un significato più generico di quello che è richiesto. a) Spesso, quando la caccia andava bene gli uomini primitivi si abbuffavano per mangiarla, dato che non possedevano ?oggetti per conservarla. oggetti è un termine generico, che non dice quello che è l’essenziale in questo contesto: si tratta di strumenti per conservare la carne. b) Un uomo si avvicinò e ?disse se qualcuno voleva andare a lavorare in un cantiere vicino. dire è un verbo sovraordinato a tanti altri, che specificano diverse modalità del “dire”: esclamare, gridare, sussurrare... @ Quale sarebbe un verbo più adatto in questo contesto?
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3.3. Contrari @ Qual è il contrario di caldo? a1) La giornata era calda. a2) La giornata era ___________ @ Qual è il contrario di ricco? b1) Si trovò ricco alla fine della vita. b2) Si trovò _________ alla fine della vita. @ Qual è il contrario di allungare? c1) Ho dovuto allungare la gonna. c2) Ho dovuto _____________ la gonna. @ Qual è il contrario di piacere? d1) Il suo modo di fare mi piace. d2) Il suo modo di fare mi ___________ @ Qual è il contrario di presente? e1) Sono stata presente a quella lezione. e2) Sono stata ____________ a quella lezione. @ Qual è il contrario di continuare? f1) Nonostante il divieto, tutti continuarono a fumare. f2) Rispettando il divieto, tutti ____________ di fumare. * Questo gioco dei contrari potrebbe continuare per un pezzo; il rapporto di contrarietà (o di opposizione) interessa un grandissimo numero di parole, ed è uno dei modi fondamentali con cui la nostra mente organizza i significati della lingua. Non bisogna però pensare che tutte le parole abbiano il loro contrario; sarebbero assurde domande come @ Qual è il contrario di libro? @ Qual è il contrario di verde? Il significato “libro” si distingue da quello di altre parole (ad esempio “quaderno”) ma non si oppone; così un colore si distingue dagli altri, non vi si oppone. Ancora, non bisogna pensare che una parola debba per forza avere un solo contrario: ad esempio, giovane può essere il contrario di vecchio, anziano, adulto, a seconda dei contesti in cui la parola viene usata. Il rapporto di contrarietà riguarda propriamente i significati, non le parole; così, una parola che ha diversi significati può avere diversi contrari. Per esempio: 306
g1) Un vestito vecchio. g2) Un vestito nuovo.
h1) Un insegnante vecchio. h2) Un insegnante giovane.
* Dicendo che due significati sono contrari tra loro, in realtà possiamo intendere cose piuttosto diverse. Per esempio, dicendo che caldo è il contrario di freddo, indichiamo una relazione diversa da quella che c’è tra presente e assente. Osserviamo: a1) La giornata era calda. a3) La giornata era più calda di quella precedente. a4) La giornata era caldissima. a5) La giornata non era né fredda né calda. Caldo e freddo sono opposti graduabili: indicano i diversi gradi che può avere una stessa proprietà (la temperatura) e ammettono un numero indefinito di sfumature intermedie: TEMPERATURA più freddo
più caldo
Lo stesso vale per una coppia di verbi come piacere/dispiacere: d3) Questo film mi è piaciuto più (meno) di quello. d4) Il film non mi è piaciuto né dispiaciuto: mi ha lasciato indifferente. Ma se proviamo ad usare nello stesso modo la coppia presente/assente che cosa otteniamo? e1) Sono stata presente a quella lezione. e3) ? Sono stata più presente di te a quella lezione. e4) ?A quella lezione non sono stata né presente né assente. presente e assente sono opposti non graduabili: non ammettono un più e un meno, non ammettono casi intermedi: data una certa situazione, si è o presenti o assenti. Possiamo rappresentare questo caso come un insieme diviso in due sottoinsiemi complementari: CLASSE PRESENTI
ASSENTI
Lo stesso vale per la coppia continuare/smettere: data una certa situazione, o si continua o si smette, non c’è via di mezzo. *
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La distinzione tra opposti graduabili e non graduabili si può formulare anche così: opposti graduabili: - “non caldo” non vuol dire per forza “freddo”; - “non piacere” non vuol dire per forza “dispiacere”. opposti non graduabili: - “non presente” significa “assente”; - “non continuare” significa “smettere”. @ Quale tipo di opposizione c’è tra gli opposti degli esempi b1/b2 e c1/c2? * Tutto questo riguarda solo i significati delle parole; possono esistere usi in cui una parola acquista una sfumatura di significato diversa, e allora cambia anche il tipo di opposizione. Per esempio la frase e3) Sono stata più presente di te a quella lezione. potrebbe essere intesa nel senso di “sono stata più attenta, ho partecipato di più”; in questo senso la proprietà essere presente diventerebbe graduabile. Consideriamo ora la coppia di opposti positivo/negativo. Questi due aggettivi hanno un significato speciale nel linguaggio settoriale dell’elettricità e del magnetismo; in questo significato sarebbe assurdo dire k1) ?La mia calamita ha un polo più negativo della tua. Gli stessi due aggettivi si usano però anche per esprimere valutazioni: k2) Il mio giudizio sul film è più negativo del tuo. (elettricità, magnetismo): non graduabili positivo/negativo (valutazione) graduabili * Conclusione: tra i significati di molte parole si può stabilire un rapporto di contrarietà. Questo rapporto può essere diverso per ogni diversa sfumatura di significato di una stessa parola. Tra le coppie di significati contrari si possono distinguere gli opposti graduabili e quelli non graduabili.
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ESERCIZI 1. Trovate un contrario alle parole evidenziate che sia adatto al contesto in cui sono presentate. a) Il tracciato fasullo dello slalom ha favorito Zurbriggen. b) La maestra elogiò molto il mio comportamento. c) Il reattore disegnava in cielo una linea curva. d) Stava guardando attentamente i manifesti. e) Il risultato nel tuo compito dipende dall’attenzione con cui lo svolgi. 2. Come l’esercizio precedente. In più, dite se si tratta di opposti graduabili o non graduabili. a) La nuova testimonianza rafforza le tesi dell’accusa. b) L’assenza di Boniek ha influito in modo decisivo sul risultato. c) Il cibo era abbondante e saporito. d) Il gattino che è nato è femmina. e) Si è formato un sottile strato di ghiaccio. 3. Dite se le seguenti coppie di opposti sono graduabili o non graduabili. a) amare / odiare b) vivo / morto c) allegro / triste d) sano / malato e) nazionale / straniero f) parziale / imparziale g) parziale / totale 4. Gli aggettivi messi in evidenza hanno contrari diversi per diversi significati. Trovate i contrari adatti a ciascun contesto, e poi costruite uno schema come quello dell’esempio. a) Esempio: Un colore chiaro → scuro Un ragionamento chiaro → oscuro b) Un angolo acuto Un suono acuto c) Una ferita leggera Una valigia leggera d) Una bevanda fredda Un saluto freddo e) Un nodo troppo lento Un veicolo troppo lento 309
Per saperne di più 1. Significati inversi a1) Nella processione, il parroco e i fedeli seguivano la statua del santo. a2) Nella processione, la statua del santo precedeva il parroco e i fedeli. Quale relazione c’è tra precedere e seguire? Si tratta di due predicati a due argomenti; nelle frasi a1 e a2, che rappresentano la stessa situazione, l’ordine degli argomenti è scambiato: seguivano il parroco e i fedeli
precedeva la statua del santo
la statua del santo
il parroco e i fedeli
Possiamo esprimere la relazione in questo modo: - se “A” segue “B”, allora “B” precede “A”. Si dice in questo caso che i due significati sono l’uno l’inverso dell’altro. Notate che ogni verbo transitivo può avere un inverso nella propria forma passiva: la situazione descritta dalle frasi a1 e a2 potrebbe essere rappresentata anche così: a3) La statua del santo era seguita dal parroco e dai fedeli. a4) Il parroco e i fedeli erano preceduti dalla statua del santo. * b1) Abbiamo ricevuto l’assegno dal nostro cliente. b2) Il nostro cliente ci ha consegnato l’assegno. abbiamo ricevuto (noi)
l’assegno
dal cliente
ha consegnato il cliente
l’assegno
a noi
In questo caso abbiamo due predicati (ricevere e consegnare) a tre argomenti: due dei tre argomenti si possono scambiare, creando un rapporto di inversione: - se “A” riceve “X” da “B”, allora “B” consegna “X” ad “A”. * Un rapporto di inversione si può avere anche tra coppie di aggettivi: c1) Secondo me Lucio Dalla è superiore a De Gregori. c2) Secondo me ___________ è inferiore a ___________. 310
Tra coppie di nomi: d1) Giotto fu allievo di Cimabue. d2) ________ fu maestro di __________. Tra coppie di preposizioni: e1) Il libro è sopra il quaderno. e2) ________ è sotto __________. 2. Relazioni reciproche - Se Ugo è figlio di Leo, allora Leo è padre di Ugo. - Se Ugo è fratello di Leo, allora Leo è __________ di Ugo. padre e figlio sono termini inversi; invece fratello non può avere un inverso: se scambiamo i due nomi che mette in relazione, la relazione resta la stessa. padre figlio fratello fratello Leo
di Ugo
Ugo di Leo
Ugo
di Leo
Leo
di Ugo
Diciamo che fratello stabilisce una relazione reciproca fra due termini. 3. “Buchi” nel lessico @ Qual è il contrario di costoso? a1) Questo libro è molto costoso. a2) Questo libro è molto __________? Per esprimere il contrario di costoso dobbiamo ricorrere a una locuzione come a buon mercato (oppure possiamo sempre dire poco costoso, dato che si tratta di una proprietà graduabile). Per ogni aggettivo che esprime una proprietà graduabile, ci si aspetterebbe di trovare il suo contrario: invece il lessico dell’italiano ha in questo punto un “buco”: b1) La ferita era profonda. b2) La ferita era superficiale. c1) In quel punto l’acqua era profonda. c2) In quel punto l’acqua era ___________? Con profondo, la situazione è la seguente: superficiale profondo .... *
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d1) Gustavo mi ha venduto la sua bicicletta. frase inversa: d2) Ho comprato da Gustavo la sua bicicletta. e1) Gustavo mi ha prestato la sua bicicletta. frase inversa: e2) Ho _____________? da Gustavo la sua bicicletta. vendere ha il suo inverso in comprare; invece prestare non ha in italiano un inverso che si possa esprimere con una sola parola: dobbiamo ricorrere a una circonlocuzione come prendere in prestito. f1) Abbiamo affittato una villa al mare. f2) Abbiamo preso in affitto una villa al mare. f3) Abbiamo dato in affitto una villa al mare. La frase f1 può significare sia f2 che f3; affittare è in italiano uno strano verbo, che indica sia una certa relazione, sia il suo inverso. Lo stesso accade col nome ospite. @ Inventate degli esempi in cui ospite significa una relazione e il suo inverso. * Questi esempi ci dicono che il lessico di una lingua non è qualcosa di armonioso e perfetto, come se fosse stato inventato a tavolino seguendo un piano rigorosamente logico. Il lessico di una lingua si è formato nel tempo, attraverso l’uso di generazioni e generazioni di persone che hanno parlato quella lingua. E come tutti gli usi umani può avere aspetti discordanti, irregolari, dovuti al caso.
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ESERCIZI 1. Riscrivete le frasi mantenendo lo stesso significato e usando un termine inverso di quello evidenziato. a) Ho imparato tante cose da mia madre. → Mia madre mi ha... b) Un’automobile ha investito il ciclista. --> Il ciclista... c) L’incidente è avvenuto poco dopo la tua partenza. → La tua partenza è stata... d) Il padrone di Perpetua era Don Abbondio. → Perpetua era... e) John era uscito per pescare con suo nipote Jim. → Jim era uscito per pescare con... f) La lavagna è situata a destra della cattedra. → La cattedra è situata... 2. Completate la seconda frase di ogni coppia in modo da mantenere lo stesso significato. Dite se la parola evidenziata ha un inverso o se invece stabilisce una relazione reciproca. a1) Il segmento AB è maggiore del segmento CD. a2) Il segmento CD è ______________ segmento AB. b1) Il triangolo ABC è uguale al triangolo DEF. b2) Il triangolo DEF è _____________ triangolo ABC. c1) Gino è il marito di Luisa. c2) Luisa è ______________ di Gino. d1) Gino è cognato di Luisa. d2) Luisa è _____________ Gino. e1) Io ho una bicicletta molto diversa dalla tua. e2) Tu hai una bicicletta molto _____________la mia. f1) Cesare era nemico di Pompeo. f2) Pompeo era ____________ Cesare.
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3.4. Combinazioni di significato. Presupposizioni Che cosa non funziona nella seconda di queste frasi? a1) Ho ritrovato quel foglietto: lo avevo messo in una cartellina. a2) Ho ritrovato quel foglietto: il vento lo *aveva messo sotto il tavolo. Del vento si può dire che porta, trasporta, spinge... qualcosa, ma non che mette: mettere è un atto proprio dell’uomo, o di un animale. Diciamo che mettere richiede un soggetto animato. Ci sono dunque verbi che richiedono che uno dei loro argomenti appartenga a una determinata categoria. Ecco altri esempi: b1) Il ladro ha cercato di spaccare la vetrina. b2) Il sasso *ha cercato di spaccare la vetrina. cercare: soggetto animato c1) Puoi convincere il tuo fratellino a restare in casa? c2) Puoi *convincere il ruscello a restare dentro gli argini? convincere: oggetto animato Le frasi b2 e c2 sono strane perché suggeriscono l’idea che il sasso e il ruscello siano esseri animati. In altri termini: chi usa il verbo cercare presuppone che il soggetto sia animato, chi usa convincere presuppone che il complemento oggetto sia animato. Chiamiamo presupposizione questa parte del significato di una parola che non è affermata esplicitamente, ma suggerita in modo indiretto. Possiamo rappresentare il significato dei due verbi in questo modo: VERBO E ARGOMENTO
cercare (+ di - infinito) convincere (+ ogg. + a - infinito)
SIGNIFICATO ESPLICITO
PRESUPPOSIZIONE
“tentare, sforzarsi”
il soggetto è animato
“spingere a fare qualcosa”
il complemento oggetto è animato
Le frasi b2 e c2 però cessano di essere strane se pensiamo che si riferiscano a un mondo immaginario; per esempio, se fanno parte di una fiaba in cui le cose pensano e agiscono per conto proprio e si può immaginare che sasso e ruscello siano esseri animati. *
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Una presupposizione può servire anche a creare un senso figurato (► § 2.1.). Osserviamo: d1) Il tornado ha ucciso decine di persone. d2) Il tornado *ha ucciso decine di case. La seconda di queste frasi è strana, perché uccidere presuppone un oggetto animato. Però, una frase come d3) Voi volete uccidere la democrazia! è sensata, anche se “democrazia” non è un essere animato, ma un concetto astratto; qui democrazia è trattato come se si riferisse a una persona, cioè in senso figurato, proprio perché è usato come oggetto di uccidere. * Una presupposizione si riconosce da questo: essa è una parte di significato che resta valida, non viene negata, anche quando la frase viene messa in forma negativa. Osservate: d4) Il tornado non ha ucciso nessuna persona. d5) Il tornado *non ha ucciso nessuna casa. La seconda frase resta assurda, perché non uccidere presuppone un oggetto animato allo stesso modo di uccidere. E nella frase d6) Noi non vogliamo uccidere la democrazia. democrazia ha un senso figurato allo stesso modo che nell’esempio dato sopra di forma affermativa. * Ciò che abbiamo detto non riguarda solo un gran numero di verbi, ma anche un gran numero di aggettivi. Per esempio: e1) Una notizia dolorosa. e2) *Una persona dolorosa. → doloroso: presuppone un nome di essere inanimato f1) La tua gatta è intelligente. f2) *La tua penna è intelligente. → intelligente: presuppone un nome di essere animato f3) La tua penna è stata intelligente: ha smesso di scrivere proprio quando stavi per fare un errore! Senso figurato: a penna viene attribuita scherzosamente la caratteristica di oggetto animato.
*
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Esistono diversi tipi di presupposizioni, oltre a quelle del tipo “animato/inanimato”. Considereremo alcuni casi tra i più interessanti. Verbi di cambiamento g1) Giorgio è guarito. g2) Giorgio non è guarito.
[presupposizione: prima era malato] [presupposizione: identica]
h1) Giorgio è ritornato da Livorno. [presupposizione: prima era a Livorno] h2) Giorgio non è ritornato da Livorno. [presupposizione: identica] Molti verbi che indicano un cambiamento presuppongono che prima di esso ci fosse un certo stato di cose. Osserviamo come questo tipo di presupposizione viene sfruttato per creare un effetto comico: Se ha smesso di fumare significasse semplicemente “adesso non fuma”, questa barzelletta non avrebbe senso. Ma ha smesso. significa qualcosa di più: “prima fumava e adesso non fuma”: da qui l’effetto comico, quando si viene a sapere che “Gian Luca ha due anni”. L’effetto comico non ci sarebbe neppure se la seconda battuta fosse: - Oggi ho scoperto che Gian Luca una volta fumava. Se si dicesse subito, esplicitamente, che un bambino si è messo a fumare prima dei due anni, la cosa sarebbe insolita, inquietante, ma non buffa. Tutto dipende dall’uso del verbo di cambiamento smettere: esso lascia capire il significato “prima fumava”, senza esprimerlo in modo esplicito. smettere = “non fare una cosa” (significato esplicito) + “che prima si faceva” (presupposizione) *
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Presupposizioni valutative. i1) Fu Masaniello a indurre i napoletani alla ribellione contro il governo spagnolo. i2) Fu Masaniello a istigare i napoletani alla ribellione contro il governo spagnolo. @ Quale di queste due frasi contiene un giudizio negativo sull’operato di Masaniello? Notate che se dicessimo: i3) Non fu Masaniello a istigare i napoletani alla ribellione contro il governo spagnolo. la frase conterrebbe ugualmente l’idea che indurre i napoletani alla ribellione non fosse giusto. Dunque il giudizio negativo è una presupposizione del verbo istigare: istigare = “indurre” + “a una cattiva azione” (presupposizione) k1) Mio padre mi ha promesso di non farmi più andare alle lezioni di nuoto. k2) Mio padre mi ha minacciato di non farmi più andare alle lezioni di nuoto. Queste due frasi hanno una parte di significato in comune: in tutte e due si afferma: mio padre ha detto che farà qualcosa nei miei confronti. @ In che cosa consiste la differenza? promettere =
“che è desiderato” “impegnarsi a fare qualcosa” +
minacciare =
“che non è desiderato”
@ Provate a mettere un non davanti a mi ha... nelle due frasi: quale parte del significato rimane invariata? Quella parte è la presupposizione dei due verbi. Ci sono dunque alcuni verbi che presuppongono una valutazione, un giudizio positivo o negativo sul fatto a cui si riferiscono. * Presupposizioni di verità. l1) Sapevano che li stavo ascoltando. l2) Non sapevano che li stavo ascoltando. Queste due frasi dicono l’una il contrario dell’altra; eppure in tutte e due resta vero che “li stavo ascoltando”; questa è la presupposizione del verbo sapere: 318
sapere =
“essere a conoscenza” (significato esplicito) + “di qualcosa che è vero” (presupposizione di verità)
Questo tipo di presupposizione si può avere anche con degli aggettivi che reggono una frase subordinata: d1) Erano sicuri che li stessi ascoltando. d2) Non erano sicuri che li stessi ascoltando. d3) Erano contenti che li stessi ascoltando. d4) Non erano contenti che li stessi ascoltando. @ Quali di queste frasi presuppongono che è vero che “li stavo ascoltando”? @ Quale aggettivo contiene una presupposizione di verità?
Imparare dagli errori Osservate questa improprietà lessicale: Dopo la discussione, ?abbiamo ottenuto dalla professoressa un tema sull’argomento. Lo strano di questa frase è che presuppone che il tema sia stato richiesto (cosa che di solito non succede). La frase che ci aspetteremmo è ...abbiamo avuto dalla professoressa... ottenere = “ricevere” (significato esplicito) + “qualcosa che si è richiesto” (presupposizione) Conclusione: una presupposizione è una parte di significato non espressa esplicitamente, che rimane valida anche se la frase viene messa in forma negativa. Le presupposizioni sono create da molti verbi e da alcuni aggettivi. Alcuni tipi di presupposizione riguardano: - il carattere animato o inanimato di ciò che è designato da un nome; - lo stato di cose precedente un mutamento; - il giudizio positivo o negativo su un certo fatto; - la verità del fatto espresso da una frase dipendente.
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ESERCIZI 1. In ciascuna serie di frasi, una è scorretta (o quanto meno strana), perché non rispetta una presupposizione di uno dei verbi evidenziati. Dite di quale presupposizione si tratta. Esempio: a1) Il fabbro bastonava crudelmente il suo cane. a2) Il fabbro batteva crudelmente il suo cane. a3) Il fabbro bastonava il ferro sull’incudine. a4) Il fabbro batteva il ferro sull’incudine. → la frase a3 è impropria: bastonare presuppone un oggetto animato. b1) In Spagna gli Arabi resistettero ai cristiani fino alla caduta di Granada. b2) In Spagna gli Arabi si opposero all’avanzata cristiana fino alla caduta di Granada. b3) Il muro resistette ai tentativi di abbatterlo. b4) Il muro si oppose ai tentativi di abbatterlo. c1) La condotta dell’arbitro ha aiutato la vittoria della squadra. c2) La condotta dell’arbitro ha favorito la vittoria della squadra. c3) La condotta dell’arbitro ha aiutato la squadra a vincere. c4) La condotta dell’arbitro ha favorito la squadra. d1) I prezzi tendono a salire. d2) I prezzi tentano di salire. d3) I commercianti tendono ad aumentare i prezzi. d4) I commercianti tentano di aumentare i prezzi. e1) La poltrona era ricoperta di velluto. e2) La poltrona era vestita di velluto. e3) La vecchia era vestita di velluto. e4) La vecchia era ricoperta di fango. 2. Nelle frasi seguenti il verbo acquista un senso figurato, grazie a una presupposizione che è parte del suo significato. Spiegate il senso figurato e la presupposizione. Esempio: a) Con una suola di gomma il piede non respira bene. → respirare attribuisce a piede un carattere di essere animato invece che di parte del corpo b) Abbiate fiducia, il tempo lavora per voi. c) Il suo atteggiamento non mi diceva nulla di buono. 320
d) Oggi il motore non vuole proprio partire. e) Il vento mormorava tra le fronde. f) L’osservazione dell’amico ferì il suo orgoglio. 3. Dite quale presupposizione è implicita nel verbo evidenziato in ogni frase. Esempio: a) L’eremita aprì una porticina nascosta nel fondo della grotta. → “la porticina era chiusa” b) Dalle finestre di un’isba delle donne battono sui vetri e ci fanno cenno di entrare. c) Stavo andando alla sorgente per riempire la borraccia. d) La concorrenza ha dato più di un segno di essersi svegliata. e) Sei poi riuscito ad aggiustare la sveglia? f) Abbiamo continuato la nostra passeggiata fino su alla chiesa. 4. Vi diamo delle coppie di frasi che si distinguono solo per l’uso di un verbo che aggiunge una presupposizione al significato della frase. Dite in che cosa il significato della seconda frase è diverso da quello della prima. Esempio: a1) Ti offro di associarti all’impresa. a2) Ti propongo di associarti all’impresa. → la frase a1 presuppone che associarti all’impresa sia vantaggioso per te. b1) Il francese Alain Prost è al primo posto nella classifica del campionato del mondo di Formula 1. b2) Il francese Alain Prost mantiene il primo posto nella classifica del campionato del mondo di Formula 1. c1) Mi hanno concesso di partecipare alla gara. c2) Mi hanno invitato a partecipare alla gara. d1) La quotazione del dollaro è alta. d2) La quotazione del dollaro resta alta. e1) Per la nuova produzione la Fiat impiegherà 1000 operai. e2) Per la nuova produzione la Fiat assumerà 1000 operai. 5. Vi diamo delle coppie di frasi che si distinguono per l’uso di un verbo che aggiunge una presupposizione. Dite in che cosa il significato della seconda frase è diverso da quello della prima. a1) La professoressa ci ha assegnato dieci esercizi da fare a casa. a2) La professoressa ci ha inflitto dieci esercizi da fare a casa. 321
b1) Il mio giardino è popolato da molti gatti. b2) Il mio giardino è infestato da molti gatti. 6. Per ogni gruppo di frasi poniamo delle domande riguardanti le presupposizioni di verità. a1) Non mi pento di aver usato un linguaggio offensivo. a2) Non riconosco di aver usato un linguaggio offensivo. “ho usato un linguaggio offensivo” □ È FALSO - per chi usa la frase a1 □ È VERO - per chi usa la frase a2 □ È VERO □ È FALSO b1) Mi dispiace che tu debba aiutarlo in questa faccenda. b2) Non mi dispiace che tu debba aiutarlo in questa faccenda. b3) Non mi sembra che tu debba aiutarlo in questa faccenda. “tu devi aiutarlo in questa faccenda” □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO - per chi usa la frase b1 □ È VERO - per chi usa la frase b2 □ È VERO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO - per chi usa la frase b3 □ È VERO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO c1) Non riuscì a capire che volevano parlare con lui. c2) Non riuscì a capire se volevano parlare con lui. “volevano parlare con lui” - per chi usa la frase c1 □ È VERO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO - per chi usa la frase c1 □ È VERO d1) È stupito che tutti lo stiano guardando. d2) È convinto che tutti lo stiano guardando. “tutti lo stanno guardando” - per chi usa la frase d1 □ È VERO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO - per chi usa la frase d1 □ È VERO □ PUÒ ESSERE VERO O FALSO
Per saperne di più Restrizioni arbitrarie. a) Abbiamo corso il rischio di perdere il treno! Il verbo correre in questa frase ha un significato particolare, che si potrebbe definire come “avere”, “subire”, “passare”. Ma stranamente nessuno di tali verbi si può sostituire a correre in questo contesto: *avuto a2) Abbiamo *passato il rischio di perdere il treno! *subito 322
Viceversa, in questo significato correre può avere come complemento oggetto solo rischio o pericolo, e nessun altro nome: a3) Abbiamo *corso un brutto momento. a4) Abbiamo passato un brutto momento. Possiamo formulare la regola così: correre: un rischio, un pericolo, *un brutto momento... passare: un brutto momento, *un rischio, *un pericolo... * Questo genere di regole riguardano particolari combinazioni di parole: sono restrizioni sulle combinazioni ammesse dalla lingua. E sono restrizioni arbitrarie, perché non sono motivate dai significati, ma solo dall’uso che impone certe combinazioni di parole e ne esclude altre. Ecco altri esempi: b1) Il Ministero della Pubblica Istruzione ha dato disposizione che gli scrutini finali si svolgano durante l’ultima settimana di lezione. b2) Il Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato disposizioni sugli scrutini finali. b3) Il Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato un’ordinanza sullo svolgimento degli scrutini finali. b4) Il Ministero della Pubblica Istruzione ha *dato un’ordinanza sullo svolgimento degli scrutini finali. dare: ordini, disposizioni, *un decreto, *un’ordinanza... emanare: disposizioni, un decreto, un’ordinanza, una legge... c1) c2) c3) c4)
Avete fatto un buon lavoro. Avete svolto un buon lavoro. Abbiamo fatto un gioco interessante. Abbiamo *svolto un gioco interessante.
fare: un lavoro, un compito, un gioco... svolgere: un lavoro, un compito, *un gioco...
Imparare dagli errori Improprietà lessicali: combinazioni di significati. a) V.M. *abita in una famiglia poverissima. abitare richiede di essere seguito da un nome di luogo (casa, città...); una famiglia non è un luogo. Correzione: a1) ...vive in una famiglia...
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b) La mia *casa è molto numerosa. numeroso richiede un nome che indichi una pluralità di oggetti, un nome collettivo (► parte I, $ 1.3., Saperne di più); @ Quale nome si può sostituire a casa? @ Oppure, lasciando casa, che cosa si può sostituire a numerosa? c) Ci furono chiusure di opifici *costrette da un mancato assorbimento di prodotti. costringere richiede un oggetto animato: si costringe qualcuno, non qualcosa. Correzione: c1) ...chiusure dovute a, provocate da... d) Ho deciso che mi iscriverò a un liceo scientifico e la mia scelta è stata *accettata da tutti i professori. accettare presuppone che qualcosa venga offerto; la scelta della scuola da frequentare non si offre ai professori; bisogna sostituire a accettare un verbo che indichi un giudizio positivo, senza presupporre un’offerta; e) Nel romanzo i luoghi sono descritti in modo da fare *soggezione. Può fare soggezione una persona, non una cosa; trattandosi di luoghi, i termini adatti potrebbero essere impressione, paura...
ESERCIZIO Correggete le improprietà lessicali, che sono dovute al mancato rispetto di restrizioni arbitrarie. a) Il malvagio mister Hyde si diverte a *imprimere terrore alla gente. b) Nell’antica Roma si entrava a far parte del Senato dopo aver *praticato una magistratura. c) Abbiamo analizzato le ragioni per cui furono *formulate le persecuzioni contro i Cristiani. d) L’imperatore Costantino *diede l’Editto di tolleranza che mise fine alle persecuzioni contro i Cristiani. e) Questa passeggiata l’ho *svolta insieme ad amici. f) Il Senato della Repubblica ha *rifiutato il disegno di legge presentato dal Governo.
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TIRIAMO LE SOMME Sinonimi: due parole che hanno significato uguale e possono quindi essere sostituite l’una all’altra. Esempio: scoppio / esplosione - la maggior parte dei sinonimi sono parziali, cioè hanno in comune solo una parte dei significati e possono essere sostituiti solo in alcuni contesti. Esempio: Un atteggiamento ottuso → Un atteggiamento stupido Un angolo ottuso → *Un angolo stupido - molti sinonimi si distinguono perché appartengono a diversi registri; un registro è un modo di usare la lingua più o meno formale. Esempio: Un lavoro svelto (registro informale) Un lavoro veloce (registro medio) Un lavoro rapido (registro formale) Inclusione: un significato più specifico può essere incluso in una significato più generico, come un sottoinsieme può essere incluso in un insieme. Esempio: pino / albero [ogni pino è un albero - NON ogni albero è un pino] Contrari: si possono distinguere in opposti graduabili e non graduabili. - opposti graduabili: ammettono un più e un meno, e gradazioni intermedie. Esempio: largo / stretto [più largo, meno stretto, né largo né stretto] - opposti non graduabili: non ammettono vie di mezzo Esempio: vivo / morto [*più morto, *meno morto, *né morto né vivo] Presupposizione: un significato contenuto in una frase, ma non espresso esplicitamente. Si riconosce dal fatto che, mettendo la frase in forma negativa, la presupposizione resta valida.
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- alcuni verbi e alcuni aggettivi presuppongono che un nome a cui si riferiscono appartenga a una certa categoria; Esempi: - il sasso è riuscito a colpirmi - il sasso non è riuscito a colpirmi o le frasi non hanno senso, oppure il sasso è trattato come se fosse una persona: riuscire presuppone un soggetto umano - una persona *dolorosa doloroso presuppone un nome di essere inanimato - alcuni verbi presuppongono un certo stato di cose precedente all’evento che descrivono. Esempi: - ho aperto la porta - non ho aperto la porta presupposizione: la porta era chiusa - ho accettato di partire - non ho accettato di partire presupposizione: mi è stato offerto di partire - alcuni verbi contengono una valutazione, un giudizio positivo o negativo sul loro oggetto. Esempio: - prometto di tornare - non prometto di tornare presupposizione: il mio ritorno è desiderato - alcuni verbi e aggettivi presuppongono la verità del fatto a cui si riferiscono Esempio: - mi sorprende trovarti qui - non mi sorprende trovarti qui presupposizione di verità: ti trovo qui - sono stufa di stare in casa. - non sono stufa di stare in casa presupposizione di verità: sto in casa
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ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE 1. Per ciascuna coppia di parole, dite se si tratta di A) sinonimi; B) contrari; C) termini in rapporto di inclusione. a) libro / volume b) passero / uccello c) rigido / flessibile d) fermo / immobile e) piatto / stoviglia f) impulsivo / riflessivo 2. a) c) e)
Come l’esercizio precedente. pace / guerra crescere / calare aggiustare / riparare
b) calma / quiete d) avvicinare / spostare f) porre / collocare
3. In ciascuna delle seguenti serie di parole ce n’è una fuori posto. Può trattarsi: A) di un contrario delle altre (che sono sinonimi tra loro); B) di un termine sovraordinato agli altri. Dite di quale caso si tratta, e rappresentate la relazione di significato come negli esempi. a) Esempio: agitato, calmo, quieto, tranquillo → caso A); agitato ↔ calmo, quieto, tranquillo b) Esempio: maggioranza, minoranza, relazione, uguaglianza maggioranza → caso B); relazione minoranza uguaglianza c) d) e) f) g) h)
anziano, attempato, giovane, vecchio cavallo, destriero, ronzino, puledro allargare, ampliare, restringere assolvere, condannare, giudicare bottiglia, fiasco, recipiente, vaso buio, luce, oscurità, tenebra
4. a) b) c) d)
Come l’esercizio precedente. lento, rapido, svelto, veloce poligono, quadrato, rettangolo, triangolo compassione, dolore, sentimento, tristezza allegria, contentezza, gaiezza, tristezza
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Appendice 1: Fonti degli esempi ed esercizi PARTE II 1.1. Ingresso: a) M. Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Einaudi 1965, b) “Soldino”, n. 132, 1985, c) inventato, d) R.L Stevenson L’isola del tesoro, trad. n.i., B. Mondadori 1984, e) Pavese, Prima che il gallo canti, Mondadori Oscar 1975, f) lavoro scolastico, g) “Topolino” 6.11.1977, h) D. Ponchiroli, Le avventure di Barzamino, Einaudi 1979. Testo: a) Rodari, La freccia azzurra, Editori Riuniti 1971, b) Stevenson cit., c) “Topolino” 18.11.1984, d)-e) A. Skoglund, Vita di Marie L., trad. G. Boldrini, Editori Riuniti 1975, f) lavoro scolastico, g) Stevenson cit., h) Ponchiroli cit., i) C. De Coster, Thyl Ulenspiegel, trad. G. Pennino, Sansoni 1973, l) AA.VV. Storia 3, B. Mondadori 1983, m) Stevenson cit., n) “Soldino” cit., o)-p) temi scolastici. Esercizi 1. a) tema, b) “Il Monello”, 2.11.84, c)-d) temi; 2. a) “Topolino” 6.11.1977, b) J.M. Barrie, Peter Pan, trad. F.Ageno, Bemporad 1933, c)-d) Novantanove novelle, I.T.C. di Castel Maggiore, 1985, e) M.K. Rawlings Il cucciolo trad. C. Coardi, Bompiani 1971; 3. a)-c) “Soldino”, n. 132, 1985, d),f) temi scolastici, e) I classici di Wald Dsiney, 96, g) G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi 1971; 4. a) tema, b) Classici W,D, 96, c) Stevenson cit. Saperne di più: a) Rodari cit., d) Rigoni Stern cit. 1.2. Ingresso: a)-b), d)-e) Ponchiroli cit., c), f): Rawlings cit. Testo: a)-b), c), e) Stevenson cit., c) L. Goldoni, L’altra faccia del mondo, Cappelli 1972. Esercizi: 1. a) Alice, I giorni della droga, Feltrinelli 1980, b) L. Conti, Una lepre con la faccia di bambina, Editori Riuniti 1978, c) A. Moravia, Racconti romani II, Bompiani 1973, d) M. Leinster, Il viaggio (L’avventura del volo, B. Mondadori 1985, e) C. Monaco, G. Mazzoni, Giorni anni secoli 1, Zanichelli 1984; 2. a)-b) Rodari La freccia cit., c) “Il giornalino”, 30.12.84, d) “Topolino” 18.11.84, e) Ponchiroli cit.; 3. a) tema, b) G. Righini Ricci, Le scapole dell’angelo, B. Mondadoti 1979, c)-e) inventati; 4. a) tema, b) Rodari La freccia cit., c) M. Twain, Altre avventure di Tom Sawyer, trad. M. Caronni, Fabbri 1956, d) Stevenson cit. 1.3. Ingresso: a)”Il giornalino” cit., b) F. Cimmino, Pahor l’egiziano, Salani 1978, c) Stevenson cit., d) Parini-Calvesi, Il linguaggio visivo, La Nuova Italia 1980, e) A. Russo, La dolce armonia dei suoni, Ponte Nuovo 1972, f) C.M. Schulz, Caro collaboratori, trad. F. Cavallone, Rizzoli BUR 1979. Testo: a) “Soldino”, n. 132, 1985, b) Stevenson cit., c) P. Carpi, Mauro e il leone, Mondadori 1985, e) G. Rodari, Cipollino, Editori Riuniti 1971, f) “Soldino” cit., g) Rodari, La freccia cit., h) G. Bellezza, Geografia per l’uomo, 3, Mondadori 1982, i) “La Gazzetta dello Sport”, 17.12.1984. Esercizi: 1. a) Stevenson cit., b) Carpi cit., c) Ponchiroli cit., d) R. Chandler Troppo tardi, trad I. Omboni, Mondadori 1981, e) Stevenson cit.; 2. a) tema, b)Stevenson cit., c) “Tex” n. 227, d) A. Manzi, Orzowei, Bompiani 1979, e) M. von Richtofen, “Io sono il barone rosso”, in L’avventura del volo, B. Mondadori 1985; 3. a) L. Hardy, La scelta del finale, trad. D Marciano, Collana Bluemoon 1985, b) R. Heinlein, “Una simpatica gita”, in L’avventura del volo cit., c) E. Morante, L’isola di Arturo, Einaudi 1975, d) Moravia cit., e) tema; 5. a) 328
Richtofen cit., b) Rodari La freccia cit., c) Barrie cit. Saperne di più: a) Rosa rosa rosa pazzo, I.T. Aldini-Valeriani, Bologna 1985. 1.4. Ingresso: a)-b) fonte perduta, c)-g) Rodari, La freccia cit. Testo: a) Stevenson cit., b) “I classici di W.D.”, n. 96, c) R. Wright, Ragazzo negro, trad. B. Fonzi, Einaudi 1969, d)-f) fonte perduta, g)-h) temi scolastici. Esercizi: 1. a)-b) “Ragazza In”, 9.4.85. c(-d) ): “Kolossal”, 8.1.85; 2. a) R. Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi 1974, b) Righini Ricci cit., c) Manzi cit., d) G. Mezzetti, La natura e la scienza 3, La Nuova Italia 1975; 3. a)-b) ): Ph. Sauvain, L’uomo viaggiatore, trad. R. Coen Pirani, Zanichelli 1975; c)-d) Heinlein cit., e) Alice cit. 4. a) “Il giornalino” cit., b)-c) temi scolastici. Saperne di più: a) Schulz cit., b) G. Pittano, Lingua, espressione, comunicazione, B. Mondadori 1983, c) “Il Resto del Carlino”, 2.12.1984, d) “Il Monello” cit., e)-f): “Intrepido”, 24.7.84. 1.5. Ingresso: a) fonte perduta, b) “Candy Candy” 6.11.83, c) “Dolly”, 10.9.84, d) Skoglund cit., e) “Ragazza in” cit., f) Schulz cit., g) Wright cit., h) AA.VV. Storia 3 cit. Testo: a), d) temi, b) Skoglund cit., c) “Ragazza in” cit., e) Parini-Calvesi cit., f) “Il Resto del Carlino” 2.12.84, g) Bargellini, Fratello, Monfroni, Scienze, 1, Signorelli 1979, h) Rodari cit., i) fonte perduta. Esercizi: 1. a)-b) A. Caocci, Conoscere per capire la storia, 3, Mursia 1983, c) “Corriere della sera” 24.12.1986, d) “Intrepido” cit., e) Stevenson cit., f) Rodari cit.; 2. a), e), f) Stevenson cit., b) Skoglund cit., c) Russo cit., d) tema, g) “La stampa”, 31.7.86; 3. a) tema, b) “Il monello” cit., c) “Famiglia cristiana” 16.12.84, d) Rodari cit.; 4. a) Morante cit., b) W. Scott, Riccardo Cuor di leone, trad. L. Theodoli, Fabbri 1957, c)-d) Stevenson cit.; 5. a)-b) Skoglund cit., c)-d) “Topolino” 18.11.84, 2.12.84, e)-f) temi. 6. a) Skoglund cit., b) tema, c) Barrie cit. 1.6. Ingresso: 1. a)-b) Skiglund cit., c) Manzi cit., d) Caocci cit., e) fonte perduta; 2. a)-b) Jacovitti Show 3, Mondadori 1977, c) I. Calvino, Marcovaldo, Einaudi 1973, d) Ponchiroli cit., e) Valentini Bergna, Il testo di aritmetica, La Scuola 1982. Testo: a)-b), l) G. Boldrini, Maia delle streghe, B. Mondadori 1979, c), m) G. Bufalari, Pezzo da novanta, Salani 1975, d), q) Carpi cit., e) Boldrini cit., f) Goldoni cit., g) fonte perduta, h)-k) Rodari cit. , n) “Kolossal” cit., o) “Classici di W.D.” n. 96, p) “Diabolik”, n. 3/1980, r) “Dolly” cit., s) Jacovitti Show cit., t) De Coster cit. Esercizi: 1. a) Stevenson cit., b) Carpi cit., c) De Coster cit., d) Parini-Calvesi cit., e) Caocci cit., f) tema, g) “Intrepido” cit. 2. a) Rodari cit., b) Wright cit., Jakovitti cit., d) De coster cit.; 3. a) De Csoter cit., b) Carpi cit., c) G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi 1971; 4. a) Hardy cit., b) Heinlein cit., c) Morante cit.. Saperne di più: a) Bargellini cit., b)-c) Fonti perdute, d) Jacovitti cit. Esercizi: 1. a) AA.VV. Storia 3 cit., b) Russo cit. c)-d) temi; 2. a)-c) Jacovitti cit., d) Rodari La freccia cit., e) Rawlings cit. 1.7. Ingresso: a) G. Boldrini cit., b)-c) Stevenson cit., d)-e) Jacovitti cit., e) Carpi cit. Testo: a), e) Stevenzon cit., b)-d) Ponchiroli cit., f) Jacovitti cit., g) G. Rodari, Gelsomino, Editori Riuniti 1971, h) Goldoni cit., i), n) Rigoni Stern cit., k) Carpi cit., l) Rodari La freccia cit., m) Jakovitti cit.,, o) tema, p) 329
Boldrini cit., q) “Topolino” 18.11.84. Esercizi: 1. a) Righini Ricci cit., b)-c) Rodari La freccia cit., d)-e) Ponchirioli cit.; 2. a) Boldrini cit., b) G. Pederiali, Il tesoro del Bigatto, B. Mondadori 1982, c) “Il monello” cit.; 3. a) Mezzetti cit., b) “Topolino” cit., c) “Ragazza in “ cit.; 4. a) Ponchiroli, b) Rodari La freccia cit., c) Leinster cit. Saperne di più: a)-c) fonti perdute, d) “Diabolik” cit., e) “Corriere” cit., f) Carpi cit., g) “Classici di W.D.” cit. 1.8. Ingresso: vignetta: Jacovitti Show 1, Mondadori 1977. Testo: a), d) Carpi cit., b) Jacovitti Show 1, c) Jacovitti Show 3 cit., e)-f), o), q-r) Novantanove novelle cit., g) Russo cit., h), k) Rigoni Stern cit., i) G. Mezzetti, Geografia 1, La Nuova Italia 1979, l) tema, m) fonte perduta, n), p), s) Carpi cit., t) Jacovitti 3 cit., u)-v) inventati, w)-x) Rodari La freccia cit., y)-z) tema scolastico. Esercizi: 1. Rigoni Stern cit.; 2. Stevenson cit. Saperne di più: h) “Diabolik” cit., i) “I classici di W.D.” n. 96. 1.9. Ingresso: a)-b) Calvino cit., c), n) Rodari La freccia cit., d) Scott cit., e), m) Jacovitti 3 cit., f) Stevenson cit. Testo: a), g) Boldrini cit., b) “Kolossal” cit. c) canzone, d) Calvino cit., e) Bufalari cit., f), h), l), p) Novantanove novelle cit., g) Stevenson cit. k) Bargellini cit., o) Ponchiroli cit. Esercizi: 1. a)-b) “Il giornalino” cit., c) fonte perduta, d) “La Gazzetta dello Sport” cit., e)-f) F. Cimmino Pahor l’egiziano, Salani 1978 g) AA.VV. Storia cit., h) Bellezza cit.; 2. a) Stevenson cit., b) inventato, c) Carpi cit., d) “Topolino” cit., e) Rodari La freccia cit., f) fonte perduta; 3. a) Stevenson cit., b) Novantanove novelle cit., c) tema, d)-e) Rodari La freccia cit. 4. a) Stevenson cit., b) De Coster cit. c) Rodari La freccia cit. Saperne di più: a)-b) Russo cit., c) Rinaldi Carini, Matematica 1, Zanichelli 1979, d), l)-m) Cimmino cit., e), g) Jacoviti cit., f), h), k) Ponchiroli cit., i), n) Manzi cit. 1.10. Ingresso: a) inventato, b) Rawlings cit., c) tema, d) Barrie cit., e) Moravia cit., f) De Coster cit. Testo: a)-b), l) Bargellini cit., c) “La Domenica del Corriere” 30.3.1985, d), i) inventati, e) Bufalari cit., f) “Il Resto del Carlino” 2.12.84, g) AA.VV. Storia 3, h) Manzi cit., k) “Topolino” 18.11.84, m) “Corriere della sera” cit., , n) lavoro scolastico, o) inventato, p)-q) Stevenson cit., r) “Ragazza in” cit., s) “Intrepido” cit., t) Russo cit., u) Bellezza cit., v) fonte perduta, w) Caocci cit., x) Skoglund cit. Esercizi: 1. a) Calvino cit., b) Parini-Calvesi cit., c) “Kolossal” cit., d) Stevenson cit., e) AA.VV. Storia 3 cit.; 2. a)-b) Wrtight cit., c) “Ragazza in “cit., d)-e) temi, f) AA.VV. Storia 3 cit.; 3. a) Manzi cit., b) Mezzetti Geografia cit., c) Valentini Bergna cit., d) “Intrepido” cit., e)-d) “Dolly” cit.; 4. a) Manzi cit., b) fonte perduta, c) “Il monello” cit.,, d)-e) “Kolossal” cit. Saperne di più: a) inventato, b) Bellezza cit., c) ) “La Domenica del Corriere” cit., e) Calvino cit., g) Ponchiroli cit., h) B. Pitzorno, La bambina col falcone, B. Mondadori 1982. Esercizio: a), f) Stevenson cit., b) Bufalari cit., c)-d) Cappè, Natali, Tecnica espressione creativa, S.E.I. 1979, e) fonte perduta, g) “ Il Monello” cit., h) “Sorrisi e canzoni TV”, 16.12.84, i) “Kolossal” cit. Esercizi di ricapitolazione. 1. a) M. Twain, Le avventure di Tom Sawyer, trad. T. Diambra, Mursia 1971, b) Morante cit., c)-d) Calvino Marcovaldo cit.,
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e) S. D’Arzo, Penny Wirton e sua madre, Einaudi 1978, f) Barrie cit.; 2. a) Jacovitti 3 cit., b) “Albi di Topolino” n. 1083, c) Scott cit., d) Moravia cit., e) Stevenson cit., f) Morante cit.; 3. a) Calvino Marcovaldo cit., b)-c) Twain Altre avventure cit., d) Boldrini cit., e) De Coster cit., f) Stevenson cit., g) Scott cit., h) tema; 4. a) Stevendon cit., b)-c) Morante cit., d)-e) Moravia cit., f) Jacovitti 2 cit.; 5. a) “Tex” n. 225, b) De Coster cit., c) Collodi, d) Twain Le avventure cit., e) Morante cit., f) Perucci La Rocca Pittella Quale Italia? 1, Le Monnier 1976 6. a) Novantanove cit., b)-d) Twain Altre avventure cit., e) Chandler cit.; 7. a) Mezzetti La natura cit., b)-c) Gianni, Micarelli La riscoperta, Bulgarini 1977, d) Sofri Corso di geografia 3, Zanichelli 1976, e) Enciclopedia dei ragazzi II, De Agostini 1979, f) Perucci cit. 8. a) Twain Altre avventure cit., b) Sauvain cit., c) Morante cit., d) Jacovitti 3 cit., e) Moravia cit., f) Stevenson cit. 9. a) Novantanove cit., b)-c) Barrie cit., e) Morante cit., f) tema. 10. a)-e) Morante cit., f) E. Lussu, su Roma e dintorni, Mondadori 1974 PARTE III 1.3. Esercizi: 1. Esempio, a) Collodi, Pinocchio. b) Rodari, Favole cit., c) Carpi cit.; Saperne di più Esercizio: a) b) Rigoni Stern cit., c) Viganò cit., d) e) temi scolastici. 1.4. Esercizi: 8. lavoro scolastico; Saperne di più Esercizi: 7. c) Rigoni Stern cit.; 1.5. Esercizi: 1. a) “La stampa”, 31.7.1986, b)-c) Sofri cit., d) “Repubblica” 10.5.1986. 2. a) Perucci La Rocca Pittella cit. b) Morante cit. c) Leinster cit., d) “Il mattino” 2.7.1986 3. a) “La provincia pavese”, 9.9.1977, b) “Il resto del Carlino” 28.5.1985, c) “La stampa” 31.7.1986; 4. a) “La stampa” cit., b) “Repubblica” 13.5.1986, d) Cappé, Natali cit.; 5. a)-b) “La stampa” cit., c) Sofri cit., d) “Repubblica” cit. Esercizi di ricapitolazione. 2. Morante cit.; 3. a)-b) Rawlings cit., c)-d) Leister cit. 4. a) Mezzetti La natura cit., b)-c) Sofri cit. 2. a) Stevenson cit., b) “Ragazza in” cit., c) “Repubblica” 3-10.1985 2.1. a) Righini Ricci cit., b) I. Neviani, Corso di scienze, 3, S.E.I. 1983, g1) Neviani cit., g2) “Albi di Topolino” n. 1083, i1) “Kolossal” cit., i2) “Diabolik” cit., k1), l1) temi scolastici. Esercizi: 1. a)-b) temi, c) Stevenson cit. 2. a)-b) Calvino cit., c) Pederiali cit., d) Kolossal cit. 3. a) Manzi cit., b) Devoto-OPli, Dizionario della lingua italiana, Le Monnier 1971, c) “Diabolik” cit., d) “Ragazza in” cit. 4. a) Viganò cit., b) Dolly cit., d) Devoto-Oli cit. 5. a2) “Famiglia cristiana” cit., c1) “Topolino” 18.11.1984, c1) Bellezza cit., c2)-d1) Parini-Calvesi cit., d2) Cappé-Natali cit. Esercitazione di ricerca: “Topolino” cit.; 7. d) “Repubblica” 3.10.1985; 8. c) Caocci cit.; 9. a1) tema, a2) Richtofen cit. b1) Sofri cit., c1) tema, d1) Stevenson cit. 2.2. r)-s) AA.VV. Storia 3 cit. Esercizi: 2. b) Topolino 2.12.84, 4. a) Rigoni Stern cit. b) AA.VV. Storia 3 cit, c) “L’Unità” 9.12.1894, d) Caocci cit., e)
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“Topolino” 18.11.1984 6. a) “Kolossal” cit., b) Cimmino cit., c) Mezzetti, La natura cit., d) Famiglia cristiana cit., e) “Il messaggero” 28.5.1986, f) Rubrica “Terza pagina” anni 80. Saperne di più Esercizi: 1. c) Agenzia “Amici della Terra” n.65, 1986; 2. b) G. Pittano Lingua espressione comunicazione, B. Mondadori 1983; 3. a) “Classici di Wlat Disney” n. 97. 2.3. a) Cimmino cit., c) Rodari, Gelsomino cit. e), i) Manzi cit., f) Bufalari cit., g) Valentini Bergna cit. h) tema, k) Cappé-Natali cit. Esercizi: a1) Caocci cit., a2) U. Forti, Storia della scienza 4, Dall’Oglio 1969, b2) “Diabolik” cit., c1) Cappé-Natali cit., d1) Righini Ricci cit., d2) “La stampa” 31.7.1986. Saperne di più: a) A. Saitta, Le civiltà del Mediterraneo classico, Sansoni 1962. 2.4. “Dizionario A”, Dizionario Garzanti, “Dizionario B” Devoto-Oli cit.; Esercizi: 5. a1) Bufalari cit., a2)-b1) Cimmino cit., b2) “Topolino” 2.12.1984, b3) “Intrepido” cit., b4) Viganò cit. 4. a) “Sorrisi e canzoni” cit., b) Bargellini, Fratello, Monfroni, Scienze, 1, Signorelli 1979, c) Cappé-Natali cit., 5. a) Novantanove novelle cit. b) “Corriere della sera” 24.12.1984, c) “Il resto delo Carlino” 28.5.1986; 6.: a) tema, b) “Il messaggero” cit., c) R. Wright, Ragazzo negro, trad. B. Fonzi, Einaudi 1969, d) “Il mattino” cit.; 7. a)-b)-c) Rodari, Venti storie più una, Editori Riuniti 1971 d)-e) “La stampa” 31.7.1986; 8. a) Rigoni Stern cit., b) Calvino, Marcovaldo, c) Stevenson cit., d) Skoglund, Vita di Marie L., trad. G. Boldrini, Editori Riuniti 1975, e) R. Simone, Trovare le parole, Zanichelli 1982; 9. b)-c) “La stampa” cit., d) Perucci La Rocca Pittella cit., e) Mezzetti, La natura cit.; 10. a) “Il giornalino”, 30.12.84, b) “I classici di Walt Disney”, n. 97, c) “Intrepido” cit., e) Perucci cit. Esercizi di ricapitolazione: 1. a) Righini Ricci cit., b) W. Scott, Riccardo Cuor di leone, trad. L. Theodoli, Fabbri 1957, c) tema, d) “Diabolik” cit.; 2. a) “Dolly” cit., b) “Ragazza in” cit., c) Cappé-Natali cit.; 3. a)-b) Devoto-Oli cit.; 4. a2) Scott. cit. b1) c1) Cappé-Natali cit. b2) A. Russo, La dolce armonia dei suoni, Ponte Nuovo 1972, c3) tema, d2) “Intrepido” cit. 5. a) “La stampa” 31.7.1986, b) “Il resto del Carlino” 28.5.1986, c) “Repubblica” 3.10.1985, e) Cappé-Natali cit. 6. a) Mezzetti Geografia cit., b)-d) Cappé-Natali cit. e) Russo cit., f) “La stampa” cit. 3.1. c)-d) Dizionario Garzanti, n) M.K. Rawlings Il cucciolo trad. C. Coardi, Bompiani 1971. Esercizi: 2. a) Caocci cit., b) R. Wright, Ragazzo negro, trad. B. Fonzi, Einaudi 1969, c) “Famiglia cristiana” cit.; 4. Richtofen cit.; 5. c) “Topolino” 28.11.1984, d) “il monello” cit.; 6. a) AA.VV. Storia 3 cit., b) “Ragazza in “ cit., c) “Il giornalino” cit., d) Manzi cit.; 7. a) Caocci cit., b) “Kolossal” cit., c) tema, d) Valentini Bergna, Il testo di aritmetica, La Scuola 1982. Saperne di più Esercizi: 1. d) “Topolino” 2.12.1984; 2. a), c) “I classici di Walt Disney” n. 96; 3. d) Righini Ricci cit. 3.2. a) Perucci La Rocca Pittella cit. 3.3. Esercizi: 1. a) “Il giorno” cit. 3.4. vignetta: B. D’Alfonso, in “Linus”, aprile 1983. Eserciai: 3. a) W.Scott cit., b) Rigoni Stern cit., c), f) temi, d) “Intrepido” cit. 4. a1) “Ragazza in” cit.
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Appendice 2 Piano dell’opera PARTE I – LE FORME
(Volume 1)
1. Categorie grammaticali 1.1. La concordanza 1.2. Parole variabili e invariabili 1.3. Numero 1.4. Genere 1.5. Tempo. Il verbo 1.6. Tempi composti 1.7. Persona 2. La frase semplice 2.1. Predicato e argomenti 2.2. Nucleo e circostanti 2.3. Soggetto e complementi 2.4. Predicato nominale 2.5. Preposizioni 2.6. Complemento oggetto 2.7. Numero variabile di argomenti Virgole e punti 3. Classi di parole 3.1. Il nome 3.2. Complementi del nome 3.3. Apposizione 3.4. L’aggettivo. Complementi dell’aggettivo 3.5. L’avverbio 3.6. L’analisi della frase semplice Virgole e punti 4. La frase complessa, o periodo 4.1. Subordinate del verbo: oggettive e soggettive 4.2. Subordinate esplicite ed implicite 4.3. Altre subordinate del verbo Subordinate del nome e dell’aggettivo 4.4. Subordinate circostanti 4.5. Frasi coordinate 4.6. Coordinazione tra elementi di una frase 4.7. Gradi di subordinazione. L’analisi del periodo Virgole e punti 5. Determinanti e pronomi 5.1. L’articolo 5.2. Altri determinanti 5.3. Pronomi 5.4. Altri pronomi 5.5. Pronomi personali
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5.6. Pronomi-avverbi: ci (vi), ne 5.7. Pronomi e frasi relative 5.8. Altri pronomi e avverbi relativi 5.9. Pronomi, determinanti e avverbi interrogativi 5.10. Frasi interrogative indirette Virgole e punti 6. Il verbo 6.1. La coniugazione 6.2. Coniugazioni particolari e irregolari 6.3. Attivo e passivo 6.4. Forma riflessiva e pronominale 6.5. Si impersonale e passivante 6.6. L’uso dei verbi ausiliari 7. Frasi irregolari 7.1. Frasi nominali 7.2. Frasi scisse e messa in rilievo
PARTE II – LE FUNZIONI PARTE III: PAROLE E SIGNIFICATI Vedi Indice di questo volume
PARTE IV: VARIETÀ DI LINGUA (Volume 3 di prossima uscita) 1. Tanti modi per dire una cosa 1.1. Scritto e parlato 1.2. Formale e informale: i registri 1.3. I linguaggi settoriali 2. La lingua nel tempo e nello spazio 2.1. Una famiglia di lingue 2.2. La storia dell'italiano 2.3. I dialetti e le varietà regionali dell'italiano 2.4. Come è cambiato l'italiano 2.5. Le altre lingue nell'italiano PARTE V: IL TESTO 1. L'interpretazione del testo 1.1. Il non detto 1.2. "Per modo di dire": l'espressione indiretta 2. L’ organizzazione del testo 2.1. Raccontare e descrivere 2.2. Esporre e commentare 2.3. Argomentare 2.4. Dare istruzioni
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