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Italian Pages 324 [332] Year 1974
BIBLIOTECA DI8TUDI SUPERIOR! VOL. XLIII.
FILOSOFIA ANTICA
POETIGA PREPLATONICA TESTIMONIANZE E FRAMMENTI
A CURA DI
GIULIAMLANATA
LA NUOVA ITALIA E DITRICE EIRENZE
NUNC COGNOSCO EX PARTE
TRENT UNIVERSITY LIBRARY
BIBLIOTECA DI STUDI SUPERIORI XLIII
FILOSOFIA
ANTICA
La Sezione “ Filosofta Antica” della Biblioteca di Studi Superiori i diretta dal prof. Rodolfo Mondolfo emerito dell’Universitd di Bologna, con la collaborazione del prof. Mario Untersteiner dell’Universitd di Milano.
POETICA PRE-PLATONICA TESTIMONIANZE
E
FRAMMENTI
TESTO, TRADUZIONE E COMMENTO A CUBA DI
GIULIANA LAN AT A
«L A
NUOVA
ITALIA» FIRENZE
EDITRICE
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EDIZIONE:
?(«» DICEMBRE
19 6 3
Copyright 1963 by «La Nuova Italia» Editrice Firenze Printed in Italy
propeietA
letteraria
riservata
PREMESSA
La presente raccolta si propone di offrire riunite in un unico corpo le testimonianze delle prime riflessioni critiche dei Greci sulla poesia : sia quelle dei poeti die, in modo piu o meno allusivo, a seconda delle leggi dei rispettivi «generi», rivelano in maniera pur sempre abbastanza trasparente la loro concezione della poesia; sia quelle dei primi critici die, con maggiore o minore ingenuitd o scaltrezza, vanno alia ricerca di un metodo per interpretare la poesia e di un criterio per giudicarla; sia quelle dei fdosofi che cercano di inserire un'interpretazione del fenomeno artistico nel sistema della loro inter pretazione del mondo. Intendevo in un prime tempo includere nella raccolta anche le importantissime testimonianze sulla poetica offerte dalla commedia antica, e soprattutto da Aristofane ; costretta a modificare il piano primitivo e a sacrificare btiona parte del materiale raccolto, non dispero di potere, in un futuro che mi auguro prossimo, offrire quello che ritengo V indispensabile completamento di questa ricerca. I due saggi di H. Roller, Die Mimesis in der Antike, Bern 1954, e di F. Lasserre, Plutarque. De la musique. Texte traduction commentaire prece¬ des d’une etude sur l’education musicale dans la Grece antique, Olten-Lausanne 1954, pubblicati mentre attendevo alia preparazione di questo commento, mi lianno dissuasa dal ristudiare ex professo le teorie di critica mu¬ sicale della Grecia antica, che vi sono ampiamente analizzate, e dalVaccogliere in questa raccolta i frammenti, poniamo, di un Damone, gid pubblicati e commentati da Lasserre. L'apparente eterogeneitd dei testi qui accolti — la poetica di Omero accanto ai tentativi di storia letteraria di Glauco di Reggio, il credo poetico di Eschilo accanto alle
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PREMESSA
pedanterie dell’interpretazione grammaticale di Protagora — trova una sua prima ed ovvia giustificazione storica nel testo della Poetica aristotelica, in cui convivono in-separabilmente geniali intuizioni estetiche e minute pedan¬ terie interpretative. Ma un'altra e piu, sostanziale giusti¬ ficazione pud essere offerta dal moderno concetto di «poe¬ tica »: le migliori ricerche storicistiche hanno ormai chiarito come anche la piu originale « poetica» di un singolo poeta non si spiega senza tener conto delle «poetiche» dell’etd sua, al di fuori del gusto e della cultura del tempo suo, ma ne e condizionata e al tempo stesso licondiziona in un sottile processo di reciproci influssi ; e la poetica di una scuola o di un’etd e ricostruibile non solo attraverso le testimonianze offerte dalle opere di poesia edi critica letteraria, ma anche attraverso quelle che possono essere offerte dalla storia della cultura. In una ricostruzione delle teorie poetiche della Grecia antica trovano quindi posto anche, poniamo, le discussiotii «extraestetiche» degli allegoristi; ed e d’altronde lecito supporre che quando Erodoto negava l’autenticitd omerica di una parte dei poemi del Ciclo egli fosse guidato, oltre che da ragioni di carattere storico e antiquario, anche da un suo gusto e intuito di lettore. Pud darsi che talvolta to abbia esagerato, accogliendo povere e secche notizie biografiche, tramandate da tardi compilatori, e cercando di intravedere di Id da esse piu corposi tentativi di storia letteraria ; o facendo gran conto di isolate e minute interpretazioni, e tentando di ricostruire attraverso di esse un intero sistema esegetico ; pub darsi che un eccessivo zelo e un malinteso desiderio di completezza abbiano fatto velo all’oculatezza metodologica della scelta; ma su questo punto ovviamente il giudizio definitive non spetta a me. II commento non pretende, naturalmente, ad un’assoluta originalitd. Specialmente nel caso di alcuni autori che presentavano una problematica particolarmente complessa mi sono largamente valsa dei risultati acquisiti da alcuni critici, le cui conclusioni mi sembrano particolarmente persuasive ; e del resto il lettore vedra da se quanto io
PREMESSA
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debba agli studi di Pohlenz, Rostagni, Untersteiner, Wehrli (per non citare die i piu importanti) e quanto possa essere riconosciuto come mia personate interpreta¬ tions. Verso it Professor Mario Untersteiner ho un debito di particolare gratitudine per la sollecitudine con cui ha seguito questo mio lavoro. At Professor Rodolfo Mondolfo esprimo qui la mia gratitudine per un’illuminante conver¬ sazione ; al Comune di Genova per la sua liberalitd, che mi ha permesso di portare a termine piu rapidamente questa ricerca in un fruttuoso soggiorno fiorentino. Giuliana Lanata
Genova - Firenze, marzo 1958
P. S. Ragioni editoriali hanno ritardato di vari anni la stampa del volume. Non ho potuto tener conto se non occasionalmente degli studi e degli articoli pubblicati dopo la data della 'Premessa ; e cosi rinuncio anche a modificare quello a cui oggi, come accade, darei una diversa formulazione. G. L. Firenze, dicembre 1963
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https://archive.org/details/poeticapreplatonOOOOunse
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POETICA PRE-PLATONICA
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1. HOMERUS 1. A 1 Mrjviv iSceiSs, Fedc, IL/jX^idcSeM ’A/tX^og 2. a 1, 10 ’'AvSpa [xoi ewera, Mouaa, TroXuTpo7rov ... tcov apLoOev ye, Oea, 0-uyaTsp Aioc,, sine xal rjpLtv.
1. Cfr. Theb., fr. 1 K. e la parodia di Ipponatte, fr. 77 D. — &ed: secondo la concezione omerica, il poeta non e l’inventore della materia che narra, ma solo lo strumento, il ricevitore di cio che gli detta una divinita, la Musa (vedi Kranz, Verhaltnis, p. 67 ss.; Falter, p. 3 ss. ; Kerenyi, Apollon, pp. 105-120 ; Sperduti, Poe¬ try, pp. 209-240 ; F. Robert, Homere, Paris 1950, pp. 12-14; Dodds, Greeks, p. 80 ss. ; Svoboda, Conception, passim ; Solmsen, Gift, pp. 1-15 ecc.). La poesia e il canto della Musa: e una rivelazione dell’essere delle cose, che possono svelarsi solo nel canto, che anzi vivono per la prima volta proprio soltanto nel canto (Otto, Musen, p. 69 ss.). Nella Musa il poeta oggettiva quello che gli appare il miracolo della creazione poetica : e questo il « motivo germinale della poetica classica» in cui la nostra consapevolezza di moderni potrebbe essere tentata di scorgere l’anticipazione del «“non so che” delle estetiche preromantiche, (del)la “intuizione” delle estetiche attuali, (del)le esperienze del poeta “veggente” che in uno stato di acrisia e di ingenuity penetra il senso profondo dell’essere». Ma bisognera andar cauti, e attribuire agli antichi solo quelle conseguenze che essi hanno effettivamente tratto dai loro principi (Stefanini, Poet, isp., p. 34). Del resto per Omero la Musa non e un’astratta personificazione, ma l’oggetto di una reale esperienza poetica : il fatto che tanto neWIliade quanto neWOdissea l’invocazione alia Musa sia gia formula (vedi Falter, p. 4 ; G. Pasquali, Il proemio dell'Odissea, « Miscellanea Galbiati», Milano 1951, vol. I, p. 1), non significa affatto che essa non corrisponda ad una fede genuina e che non sia frutto di una esperienza autentica.
1. 1.
OMERO
L’ira canta, o dea, di Achilla figlio di Peleo.
2. L’uomo narrami, o Musa, dall’ingegno molteplice ... Questi fatti iniziando da un qualsiasi punto, o dea, figlia di Zeus, narra anche a noi.
2. v. x. jxoi: questo accenno alia persona del poeta d& al proemio deWOdissea un tono molto piu personale di quello deWIliade : cfr. v. 10 : v)[Av, e Falter, p. 5 ; Marg, Dicht., p. 8. — Mouera: per le etimologie proposte vedi ad es. Decharme, Muses, p. 9 e n. 1; p. 10 e n. 0; Mayer, Musai, coll. 727-28 ; Otto, Musen, p. 26 ; e soprattutto Setti, Memoria, p. 129 ss. e nn. ivi. Nel nome della Musa, come in quello della madre delle Muse, Mnemosine, e da riconoscere la radice del «pensare» e del « ricordare», men (cfr. fi.ip.v/)oxw, memini ecc.). Compito della Musa e infatti quello di conservare con una fedelta maggiore di quella concessa a una mente umana il « ricordo » delle gesta eroiche : cfr. piu innanzi il commento a 3 (B 492). — io. apo&ev: che il racconto inizi «da un punto qualsiasi» significa che all’ordine cronologico, o meglio cronachistico, ne e sostituito imo diverso e piu alto, poetico (cfr. in proposito anche Marg, Dicht., p. 8). La felice e originale intuizione omerica della necessity di trasportare subito i lettori in medias res trovo la piena approvazione di Aristotele {Poet., 1451 a 22 ss., 1459 a 29 ss.), e fu divulgata poi in forma precettistica da Orazio {A. P., 136 ss. : nec sic incipies ...): cfr. F. Cupaiuolo, Intorno a un precetto della poetica antica, «Parola del Passato» 39 (1954) pp. 406-424. Cfr. anche -9- 500 : evJev eXwv, e J. A. Notopoulos, Continuity and Interconnexion in Homeric Oral Composition, «Trans, and Proceed, of the Am. Philol. Ass. » 82 (1951) p. 83 ss. ; Jaeger, Paid., I, pp. 101, n. 20 ; 102-103 ; Marg, Dicht., p. 8. — Ouyarep Aios: cfr. Esiodo, Theog., vv. 36, 52 ss. Le Muse appartengono quindi alia schietta religiosity olimpica, anzi, secondo Pindaro, sono state create proprio per
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3. B 484-492 ’'Ecttcts vuv yoi, Moonat, ’OXupma 8a>pai:’ E/ouaai— upieii; yap 0-ea.L saxs, Traps are xe, lore xe raxvxa, T)fX£t?
Se xXsop oloV
aXOUOgSV
OuSs
XI
iSjjLEV —
celebrare l’ordine instaurato da Zeus : cfr. Pindaro, 1 {Paean. YI), n. introduttiva. — f|jhv: si cfr. il got del v. 1. Non si tratta di un plurale majestatis, ma il poeta addita qui probabilmente anche la cerchia dei suoi ascoltatori (vedi H. Zilliacus, Selbstgefuhl und Servilitdt, « Soc. Scient. Fennica, Comm. Hum. Lift. » XVIII, 3 [1953] p. 13), per i quali interpreta il messaggio divino. 3. v. 484. = A 218 = H 508 = n 112; cfr. Antimaco, Theb., fr. 1 K. L’autenticita del Catalogo delle navi in genere, e di questo passo in particolare, e estremamente discussa (si vedano per tutti G. Jachmann, Der homerische Schiffslcatalog und die Ilias, Koln und Opladen 1958, e la lunga recensione di F. Codino, Sui rapporti fra Vlliade e la storia, « Belfagor » 14 [1959] pp. 1-13) ; ma, piuttosto che accumulare testimonianze in favore dell’autenticita « omerica» del passo (richiamo in proposito soltanto Schad., Welt, p. 77 e n. 2, con cui sostanzialmente concordo), preferisco far notare, con Setti, Memoria, p. 145, che tanto quello che egli chiama «il mediocre e coscienzioso compositore del catalogo delle navi ... quanto il vero poeta del canto di Demodoco » sono concordi nel definire il compito della poesia, cosi da testimoniare «una convinzione saldamente radicata nella comune origine di un pensiero tradizionale». La presente testimonianza pub quindi essere tranquillamente usata per la ricostruzione della poetica omerica. — MoGcrai: qui sono gia ricordate come una plurality di dee, come in A 604, co 60 (dove il loro numero e fissato in nove ; ma il verso era considerato spurio gi4 dagli antichi : cfr. Esiodo, Theog., v. 60 e n. Per le varie tradizioni sul numero delle Muse cfr. Mayer, Musai, 687 ss. ; Otto, Musen, p. 25). La invocazione alle dee, oltreche all’inizio del poema, poteva ricorrere anche quando il poeta si trovava in particolare difficolta, e spesso sottolineava un momento cruciale e intensamente drammatico dell’azione : vedi G. M.
OMERO, 3
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3. Narratemi ora, o Muse che dimorate sull’Olimpo — voi infatti siete dee, e siete presenti, e ogni cosa sapete, mentre noi udiamo solo la fama, e nulla sappiamo — quali erano i condottieri e i signori dei Danai. Calhoun, The Poet and the Muses in Homer, «Class. Philol. » 33 (1938) pp. 157-166. — ’OXupmaScipaT’ exouaai: cfr. Esiodo, Theog., v. 25 e n. ivi. — 485. II poeta che ha scritto questo verso «conosceva la fallibility della tradizione, e ne era turbato. Ma in un’eta che non produceva documenti scritti, dove si poteva trovare una testimonianza di prima mano ? Come la verity sul futuro si poteva conseguire solo se si era in comunicazione con una conoscenza piu ampia della propria, cosi la verita sul passato poteva essere conservata solo in analoghe condizioni» (Dodds, Greeks, p. 81). Per Omero quindi un elemento di estrema importanza nella creazione poetica e la massima precisione nei particolari che possono rendere una scena viva e altamente credibile, e la Kraft der Vergegenwartigung (Latte, Dichterweihe, p. 159) : cfr. anche piu avanti, 5 (b 491). Anche se nei poemi omerici non c’e ancora traccia dell’opposizione esiodea tra dsuSsa e d/.r(bea, Omero non considerava la sua poesia come un semplice « ornamento dell’esistenza ... che non intendeva comunicare ne un’utile conoscenza ne un’interpretazione del mondo » (Latte, Dichterweihe, p. 159). Troviamo piuttosto in Omero la tendenza a soddisfare l’umano desiderio di sapere (Kraus, Dichterb., 71), o meglio ancora la « convinzione saldamente radicata ... che il compito e il pregio dell’opera poetica sta essenzialmente nella verity del racconto », nella comunicazione di un sapere « storico » (Setti, Memoria, p. 144), e quindi, in definitiva, nella comunicazione di una esperienza umana che pero non ha in se nulla di intenzionalmente o scopertamente pedagogico, in quanto non trasmette all’ascoltatore nessun esplicito insegnamento, ma solo ne rasserena l’animo, « dilettandolo », col permettergli la cono¬ scenza dei fatti divini ed umani: cosi chi ha udito il canto delle Sirene Tep^apevo? vstTai, xai TrXslova eiSax; (p 188 ; cfr. anche Kraus, Dichterb., p. 72 e n. 14). — TrapecrT€ te Tctte te iravra: ihr wisst als Augenzeugen :
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ot tivec, Y)ye(i.6ve(; Aavacov xal xoipavoi Ijaav ttXtjS-uv 8’ oux av eya) ptulH]cro[i.ai ouS’ 6vo[r/]vo, 008’ si! pioi Sexa giv yXcocraai, Sexa 8e uTopiax’ elsv, 7TOicrt.v imx&ovioioiv aoiSol Tt[jt.^£v dcTTOpvujievaL, xexaXujjigevou yep'. uoW-iji, evvti/tai errsiyov 7rept.xaXXea occrav leiaai al' vtS 7TO-&’ 'HatoSov xaXyjv eSiSa^av doiSrjv, &p\iy.r 7TOL|i.atvov-9'’ 'EXixwvop utto i^aDsoio' tovSe 8e (i.e Trpomcrra Feat rrpop [xuFov eetirav, Moucrca ’OXopt/rudSet;, xoupat Ato? alyi6yoio‘ " tox.(xevep dypauXot, xax’ eXeyyea, yaoTeps? olov,
9. K€KaXu|xp£vai rjepi TroXXfji: Esiodo non ha quindi visto le Muse, ma ha semplicemente udito le loro voci (Latte, Dichterweihe, p. 155 ss. ; Dodds, Greeks, p. 117, n. 86; Waszink, art. cit., p. 235, n. 62 ; von Fritz, art. cit., p. 32) ; la realty della sua esperienza consiste tutta in questa «vocazione». -—• 10. Iwu/mi: le Muse sarebbero dunque apparse ad Esiodo in sogno (vedi W. R. Hardie, The Dream, of Ennius, « Class. Quarterly » 7 [1913] p. 188), e come un sogno la visione di Esiodo fu interpretata gi& da Callimaco, e sulle sue orme dai poeti latini (vedi E. Reitzenstein, Zur Stiliheorie des Kallimachos, in « Festschrift R. Reitzenstein», Leipzig 1931, p. 53 ; Cousin, Etudes, p. 236 ; Falter, pp. 79-81) ; ma Esiodo afferma di aver realmente incontrato le Muse, se pur non le ha vedute distintamente (cfr. sopra, n. al v. 9 e vedi anche Reitzenstein, l. cit.). — 22. * Hcho8ov: P. Waltz, «Rev. des fit. Grecques» 27 (1914) p. 229 ss. e H. G. Evelyn-White, nella sua edizione di Esiodo (London, «Loeb Classical Library», 1936, p. xv) sostengono che Esiodo non e la stessa persona che dice «io » al v. 24, perche il passaggio dalla terza alia prima persona appare loro troppo brusco. Ma vedine la confutazione in Jaeger, Paid., I, p. 123, n. 3; T. A. Sinclair, Hesiod. Works and Days, edited by T. A. S., London 1932, p. xxxvn ; Solmsen, Hes. and Aesch., p. 5, n. 0, e cfr. Archiloco, 1 (1 D.), e n. ivi; Teognide, 1 (1, vv. 22-23) e n. ivi. — I8i8a|av: : cfr. Omero, 6 (y_ 347) e n. ivi. La medesima espressione ricorre in Opp., v. 662 : Mouaat ... pi’ eSiSa^av aFeapaTOV (S[xvov ae(8etv. II rapporto Musa-poeta e altrove indicato da Esiodo per mezzo del verbo -uFypii (vedi
ESIODO
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navano nella notte, facendo risuonare un canto stupendo ... Ed esse un giorno insegnarono a Esiodo un bel canto, mentre pasceva gli agnelli sulle pendici del divino Elicona : ed a me per la prima volta le dee, le Muse Olimpie, figlie dell’egioco Zeus indirizzarono que¬ st© parole : « Pastori selvaggi, creature miserabili, ventri soltanto, noi sappiamo dire molte menzogne simili
fr. 197 Rz.3 : Mouaacnv, at x’ dcvSpa 7roXuir)s: cfr. Alcmane, fr. 12 D., v. 2 ; Teognide, 2 (v. 770 D.) ; Senofane, 4 (21 B 2 DK, v. 12) e n. ; Snell, Ausdriicke, p. 5 ss. ; Kraus, Dichterb., p. 78. Il termine e usato qui nel significato di « poesia » che diventera poi corrente in Pindaro (Gimdert, Pindar, p. 128, n. 225), anche se non e il caso di vedere qui un’anticipazione della concezione pindarica della poesia (Martinazzoli, Ethos, pp. 162-63) : aoTrouc, ovopaaTop.” acfToioiv S’ ou7tco Tcaaiv aSsiv Suvapat.' ooSsv FaopaaTov, IIoXotoxISt) * ooSs yap 6 Zeup ooF’ ficov TtavTsaa’ avSavsi out’ avs/cov.
2. vv. 769-772 D. ypT) Mouacov FspcbrovTa xal ayysXov, si tl Tsptaaov elSsl7]i aocpLTjp, p.7) cpFovspov tsXeFslv, Mouaacov Swpa loaTscpavcov. || 7taai S’, oaoiai psp^Xs, xal saaop.svoi.aLv (xoiSt) || scarp 6pv cpplvst; || o]cm aOavaTOi Tifpcoai, toutoh xal Ppoxcov cpyjpav eTcfea-O-ai.
2* Clem. Strom. V, 68, 5 (fr. 5 Snell) exepo0ovov: cfr. Pindaro, 8 (Ol. I, v. 53), n. a xaxayopouvie, del filosofo (cfr. in proposito Zeller-Mond., II, pp. 316-17 ; 397 e n. 1 ; Schuhl, Essai, p. 280 ; A. Rivier, L'homme et Vexperience humaine dans les fragments d'Heraclite, «Museum Helveticum» 13 [1956] p. 151, ecc.). E signilicativo il fatto che Esiodo sia assimilato a filosofi come Pitagora e Senofane, o ad uno storico
ERACLITO,
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7. L’apprendere molte cose non insegna ad avere senno ; l’avrebbe infatti insegnato ad Esiodo e a Pitagora, e ancora a Senofane e ad Ecateo.
8. Qual’e infatti la loro intelligenza o la loro ca¬ pacity di giudizio ? Si lasciano incantare dagli aedi popolari e prendono a maestra la folia, senza sapere che « i molti sono dappoco, solo i pochi valgono ». come Ecateo (vedi Zeller-Mond., II, p. 648) : anche qui Eraclito non ha di mira dei valori propriamente poetici, ma pensa tutt’al piu a un problema di formazione culturale, che per lui si configura soprattutto come un problema di scelta (vedi H. Fuchs, s. v. Bildung, RAC II, 346, e cfr. anche F. Jacoby, Griechische Geschichtsschreibung, in Abhandlungen zur griechischen Geschichtsschreibung, Leiden 1956, p. 80).
8. Si cfr. la testimonianza di Polibio IV, 40 = 22 A 23 DK : oux av sti npenov el'v) noiy]Todc, km p.uO'OYpacpou; XP^aOai, qapTucri rcspl twm ayvooop-evcov, bmp oi Tipo y)|j.cov TCspl twv TtXeioTtoV, cxTricyTcov dpupiap^TOUgsvcov 7i:apex6|J.£VOi PspaioiTac Kara tov 'HpaxXeiTov. Gudeman, Poetica, p. 90, osserva che in questo passo si avrebbe uno dei primi esempi del termine : sempreche, naturalrnente, esso sia veramente quello usato da Eraclito, e non introdotto da Polibio, com’e piu probabile (cfr. nel nostro frammento, aoiSoTct). — rreiOovrai: il carattere irrazionale della persuasiva seduzione della poesia omerica doveva urtare la serieta filosofica di Eraclito assai piu di quanto non urtasse la serieta contadina di Esio¬ do (cfr. Theog., v. 27 e n.). — SiSacrKaXau ... 6|xiXui: cfr. il fr. 5 (22 B 57 DK).
17. CERTAMEN HOMERI ET HESIODI Vit. Horn, et Hes. 13, p. 41, 16 Wil. ha'jpaaxvTs? Ss xod sv toutwi tov "Opvjpov oi "EXXyjvei; eTTTjivouv, ox; mxpa to 7Tpoc7)xov yeyovoTCOv tmv etccov, xal exeXeoov SiSovai tt)v vixy]v. 6 Se PacrAsoi; tov 'HctioSov ecm^avcoasv slttcov Slxaiov elvea tov sttI yewpyiav xod elpf)V7)v Ti-poxaXoupevov vixav, oo tov TtoXepoui; xal acpayap Sie^tovTa. tt):; giv o5v vlxt)? ofiTco? cpaai to^siv tov 'HaloSov. Riporto qui la parte finale dell’Agone, in cui viene esposto il criterio in base al quale Esiodo e proclamato vincitore. Gli agoni poetici, di cui si trovano testimo¬ nialize nella stessa poesia omerica ed esiodea (vedi Omero, B 595 ss. : gara fra Tamiri e le Muse, e cfr. Esiodo, Opp., 654 ss. ; fr. 265 Rz.3) e che erano diffusissimi in Grecia (Meier, s. v. Agones, RE I, 839-40 [poocaxol aywvsp]) oltre a favorire nei competitori l’affinamento e il perfezionamento della tecnica poetica e musicale (col pericolo, al limite, del virtuosismo esibizionistico : cfr. Schmid, GGL, I, pp. 23-24) favorirono anche, indubbiamente, la formazione del gusto critico e di criteri di giudizio letterario dapprima grossolani, e via via piu sicuri (vedi Sikes, Poetry, p. 17 ; Atkins, Criticism, p. 12, il quale ricorda giustamente l’importanza che assunse piu tardi l’agone nella commedia), contenendo sempre «qualche germe suscettibile di sviluppi nel campo della sistemazione razionale e della concezione filosofica» (Stefanini, Poet, isp., p. 32). Per le varie questioni riguardanti la cronologia dell’Agone, il probabile redattore ecc. si veda la bibliografia in G. S. Kirk, The Michigan - Alcidamas Papyrus etc., «Class. Quarterly» 44 (1950) pp. 149-150, e l’articolo di E. Vogt, Die Schrijt vom Wettkampf Homers und Hesiods, « Rhein. Mus. » 102 (1959) p. 219 ss. Io sono d’accordo con C. Gallavotti, Genesi e tradizione letteraria delVAgone tra Omero ed Esiodo, « Riv. di Filol. » N. S. 7 (1929) pp. 31-59, nel far risalire l’invenzione del certame a «un rapsodo che si
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DI
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E
DI
ESIODO
I Greci ammirarono Omero anche in questa parte della sua recitazione, e lo lodavano, giudicando i suoi versi superiori ad ogni aspettativa, e volevano che gli fosse attribuita la vittoria. Ma il re incorono Esiodo, affermando che era giusto che vincesse il poeta che esortava all’agricoltura e alia pace, non quello che esponeva guerre e stragi. E dicono dunque che Esiodo ottenne la vittoria per questo motivo. trovava in diretto contatto con l’arte esiodea, ma gia sotto l’influsso dei primi tentativi della critica letteraria» (p. 50). Per l’eta, il Gallavotti pensa al VI secolo a. C. (pp. 51-52 ; cosi anche Schmid, GGL, I, p. 254 ; Geffcken, GLG, I, Anm., p. 102, n. 0 ; contra Cessi, p. 547. Buzio, pp. 14-15, vorrebbe risalire addirittura al VII secolo). Veil'dgone e da vedere « quasi gia la mano di un critico dell’arte, un precursore di quel primo risveglio neU’interessamento pel passato, che aveva in se i germi della critica letteraria e filosofica». L’Agone ci presenta una « concezione utilitaria e moralistica dell’arte ... Il giudizio sui poeti avviene, al di fuori di ogni valutazione estetica, in base ai contenuto ... E questo ... il primo passo della critica bambina : ... prima di tutto in Omero si studia quello che il poeta nazionale sa dire alia stirpe dei Greci» (Gal¬ lavotti, art. cit., pp. 47-48). Del resto, lo stesso criterio di valutazione « agonale » e non-estetico : ma esso non fu mai superato dai Greci, che sempre giudicarono un poeta solo in quanto credettero di poterlo dichiarare superiore o inferiore ad un altro (Sikes, Poetry, p. 10), giungendo, nel periodo alessandrino, ad una rigida « canonizzazione » dei valori relativi. Il criterio utilitariomoralistico e non piu edonistico di valutazione della poesia ben s’inquadra fra le altre testimonianze della poetica del VI secolo : cfr. Solone, 5 (21 D.) e 6 ; Senofane, 2 (21 B 11 DK), 3 (21 B 1 DK), 4 (21 B 2 DK).
18. EPICHARMUS Diog. Ill 14 (23 B 3 DK, 153 Olivieri) — &p’ ecmv auXrjtnc ti 7rpayp.a; — toxvu piv ouv.
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— av-8-pco7i:oi; o5v auXy](7l^ ecruv; — ouD-apnx;. — cpsp(e) I'Sto, t! S’ auXyjrdc?; ti? elpiv toi Soxei; avllpcoTTOi;, y) ou yap; — toxvu (xev o5v. — oux o5v Soxet? outcoc s^eiv xa'1 Trspl Taya&ou; to piv aya-frov to 7tpayp slpsv xafP au-fP • otmc 8s xa stSyjt. patlwv Tyjv(o), aya-9-6? y)8y) ylyvsTat. >zsp yap sot’ auXyjaiv auXy^Ta? pa-Otbv La prima question© da affrontare riguardo al frammento e quella dell’autenticitA Ritengo valide le argomentazioni di A. Pickard-Cambridge, Dithyramb, Tra¬ gedy and Comedy, New York 1927, pp. 377-78 ; ZellerMond., II, pp. 319-20, 631 ss. ; Nestle, v. M. z. L., p. 123 ; M. Gigante, Epicarmo, Pseudo-Epicarmo e Platone, «Parola del Passato» 8 (1953) pp. 161-175, che variamente ne difendono l’autenticita contro lo scetticismo o le posizioni recisamente negative di Diels; Covotti, I Presocratici, Napoli 1934, pp. 146-149; A. Olivieri, Frammenti della commedia greca e del mimo ecc., vol. I, Napoli 19462, pp. 88-89 ; Pasquinelli, p. 348, n. 2. A. Maddalena, I Pitagorici, Bari 1954, p. 121, n. 9 rimane dubbioso. Secondo Borner, Kiinstlerpsych., pp. 89-90, in questo frammento di Epicar¬ mo sarebbe da vedere uno dei pochi tentativi compiuti dal pensiero greco per superare il comune empirismo psicologico con cui veniva considerate il fatto artistico mediante un principio di spiegazione trascendente : Par¬ te esiste « in se», e l’artista diventa tale apprendendola ; queste espressioni non debbono pero intendersi nel senso platonico « che riguarda soprattutto la distinzione fra generale e individual©, ma piuttosto nel senso della distinzione fra astratto e concreto». Lo stesso principio trascendente veniva affermato nella Politeia di Crisogono (cfr. il fr. 23 B 57 DK, v. 7 : ou yap avO-pw-
18. EPICARMO « L’auletica e una cosa ? ». « Certamente >>. « L’uomo allora e l’auletica ? ». « In nessun modo ». « Vediamo dunque, che cos’e un auleta ? Chi ti sembra che sia ? Un uomo, oppure no ? ». « Certamente un uomo ». « Ma non ti sembra che sia cosi anche riguardo al bene, che cioe il bene sia la cosa in se, e che chi lo ha appreso e lo conosce, diventi percio stesso buono ? Infatti come chi ha appreso l’auletica e auleta, o chi ha appreso la danza danzatore, o chi ha appreso l’arte di not; xeyvav uv’ eupev, 6 Se beop to tuocv, per cui vedi anche Webster, Theories, p. 174, n. 6). — v. 8. pa&uv: il con¬ cetto, diversamente espresso, ritorna in [Epicarmo ], 23 B 33 DK : a Se peXexa cpuaioc, ayaHa? TtXeova ScopetTai, 15 [1904] pp. 134-35, e Howald, Anfange, pp. 17-18). E possibile quindi che gia nel¬ la commedia epicarmea, come piu tardi e in larghissima misura nella commedia attica, fossero affrontati argomenti di critica letteraria (vedi anche Della Valle,
EPICARMO
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intrecciare ghirlande ghirlandaio, e cosi per qualsivoglia attivith del genere, certo chi l’ha appresa non puo essere arte, ma artista ». Poetica, p. 89 ; Possibilita, p. 370). Non si puo pero avere la certezza che gia Epicarmo, come gli Attici, abbia dedicato intere commedie a polemiche letterarie : Howald, Anfange, p. 18, n. 2, suggerisce che forse poteva trattare argomenti di questo genere la Megaride’ e cita il fr. 91 K. = 115 01., che pero puo essere anche diversamente interpretato (vedi ad es. Olivieri ad l.). La commedia Mouaat, come chiariscono i frr. 41-74 K. = 11-39 01., aveva questo titolo semplicemente perche le Muse cantavano un inno per le nozze di Ebe, come gia per quelle di Cadmo e Armonia (vedi Kaibel, s. v. Epicharmos [2], RE VI, 36).
19. EMPEDOCLES VII 125 (31 B 3 DK, w. 3-8) xod as, TioXufxvYjav/] XsuxcoXsvs TrapS-eve Mooaa, dcvTOfxat, wv saxiv sqjyjgsplotaw dxousiv, ni[Lits Trap’ Euas(3b)s: non e semplicemente l’elocuzione (come vorrebbe Bowra, op. cit., p. 121), ma indica spesso lo stile in senso piu ampio (cfr. Lloyd-Jones, l. cit.). — jiCTapaXXciv: non e necessaria la correzione [AETaXapteiv di Bernhardy, accettata da Wilamowitz : anzi l’^Sr) indica che quando Sofocle formulava questo giudizio sulla linea evolutiva della sua arte, il terzo stadio era ancora in atto (Perrotta, Sofocle cit., pp. 8, 41 ; Bowra, op. cit., pp. 120 e 125). — oTrep €cttiv kt\ : grammaticalmente, puo spiegare tutta la proposizione precedente, oppure soltanto eTSo? : questa seconda interpretazione da un senso decisamente migliore (vedi Bowra, op. cit., p. 121). — ^OiKtorarov: uno stile «che fosse adeguato alia rappresentazione dei caratteri nella loro naturalezza e vivacith. Sofocle dunque realizzo consapevolmente, dopo una lunga esperienza poetica, 1’unita di forma e di contenuto (che fu ritenuta indispensabile dall’epicureismo per primo, nella storia dell’estetica antica) » (Untersteiner, Sofocle cit., I, p. 521 e n. 74; vedi anche Wilamowitz, art. cit., p. 151. Per interpretazioni piu o meno vicine a questa si vedano Bowra, op. cit.,
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5. Arist. Poet. 25, 1460 b 33 EocpoxX^? Ecp-q augiv o?ou? Sei Ttoieiv, EupiTrtSv)? Ss oloi siatv. 6. Athen. XIII 603 F (392 F 6 FGH) en toXu piaXXov epoOpidcfavTop too xatSop, sins [scl. Sophocles] npbc, tov auyxaTaxEi pievov • ok xaXoip Opovt/op stoItjctsv si Tap Xa^TCSt. 8’ ini Trop SocpoxXetp, ev ToiYjcret ■ op.a>p pisvToi. ye oox so ei'pT]xe p6vixop xopcpopeap eItojv Tap yvaFoop too xaXoo. ei yap 6 ^wypacpop XpApaTi Topq)opscoi svaXsl^eie touSI too iratSop Tap yvdOoop, oox av eti xaXop 9aivoiTO. oo xapTa Si] to xaXov twi p.7) xaXwi cpaivogivon ELxd^stv ”. dyysXacrap enl tcoi. ’EpsTptsi SotpoxXYjp ' “ o68e to8e aoi apecxei apa, w p. 122 ; Sophoclean Tragedy, Oxford 1944, pp. 369-70 ; Post, Horn, to Men., p. 90). Per l’importanza che Aristotele annetteva alia rappresentazione dei caratteri vedi Poet. 1449 b 36 ss. ; 1450 a 21 ecc. 5. DeH’autenticith del detto dubitano G. Perrotta, I tragici greci. Eschilo Sofocle Euripide, Bari 1931, p. 190 ; Id., Sofocle cit., p. 41 (vedine la confutazione in Untersteiner, Sofocle cit., I, p. 526 e n. 106) e Rostagni, Poetica, ad l., che suppone che Aristotele attinga dal dialogo di una commedia ; ma sembra che Aristo¬ tele riporti delle parole effettivamente pronunciate da Sofocle (SotpoxXrjp &p7]). — otous Sei: non personaggi «ideali», eroi paradigmatici di un mondo eroico ormai avviato al declino, secondo un’interpretazione classicistica (vedi R. Cantarella, «Riv. IndoGreco-Italica » 10 [1926] pp. 94-95 ; Schmid, GGL, II, p. 313 ; Webster, Theories, p. 172; D. W. Lucas, The Greek Tragic Poets, London 1950, p. 118 ecc.), ma personaggi « quali devono essere in una tragedia», « creati con propriety drammatica », come porta a interpretare il contesto aristotelico in cui l’affermazione di Sofocle e citata (vedi Bowra, op. cit., pp. 123-124 ; Sophoclean Tragedy cit., pp. 368-70). Un po’ diversamente Unter¬ steiner, Sofocle cit., p. 526 : « Sofocle dunque riconosceva a se un’arte rivolta alia rappresentazione di figure umane che fossero capaci di realizzare da sole, per via
SOFOCLE, 5-6
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5. Sofocle affermava che egli rappresentava i suoi personaggi quali dovevano essere, Euripide invece quali erano. 6. E poiche il ragazzo arrossi ancor di piu, voltosi al suo vicino Sofocle disse : «Come ha detto bene Frinico, quando scrisse "splende sulle pur puree guance il fuoco d’amore”». E gli rispose l’Eretriese, che era maestro di scuola: «Certo, o Sofocle, tu sai come comporre le tue opere di poesia ; ma tuttavia Frinico non ha detto bene, quando ha chiamato purpuree le guance del bel fanciullo. Se infatti il pittore colorasse di rosso le guance di questo fanciullo, non sembrerebbe piu bello. E certamente non e bello far imitare a cio che e bello cio che non appare bello ». Rise Sofocle per le parole dell’Eretriese, e di rimando : « Allora non ti piace neanche, della complessity interiore, una propria personality ... Gli nomini e le donne euripidee, invece, si abbandonano all’impulso, alia passione, all’ardimento e lo lasciano parlare ... Ascoltano la vita come e : sono davvero rappresentati dal poeta oloi etaiv ». 6. Per tutte le questioni relative ai rapporti tra Sofo¬ cle e lone, alia data dell’incontro fra i due, alia storicita dell’aneddoto qui riportato, alia fedolta della citazione di Ateneo, si vedano I. Bruns, Das literarische Portrdt der Griechen usw., Berlin 1896, pp. 51-52 ; T. B. L. Webster, Sophocles and Ion of Chios, « Hermes » 71 (1936) pp. 263-274, e soprattutto Jacoby, FGH, III b 1, p. 197 e III b 2, pp. 128-129 ; e, dello stesso, le Abhandlungen zur griechischen Geschichtsschreibung, Leiden 1956, p. 147 ss. L’aneddoto dimostra che nella society colta del tempo di Sofocle discussioni di critica letteraria erano abbastanza frequenti (Diels, Anfange, p. 21) : secondo la maniera instaurata dai sofisti si trattavano questioni anche minute di analisi testuale come, in questo caso, l’aggettivazione. Il maestro di scuola, con pedantesca esigenza di realismo, critica l’espressione « guance purpuree », perche una figura dalle guance tinte di porpora gli appare grottesca. Sofocle sorride di questa interpretazione che si basa su un preteso significato
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?sv£, to SigooviSEiov xapto Soxeov Toip "EXXtjctiv so slpTjaOairropcpopeou aTO dTogaTop isiaa cpcovckv TrapOsvop ouS’o 7roi7)T7)p, ecpv), Xsycov “ypuaoxogav ’ATtoXXwva”; /puasap yap si ettoi^ctev 6 ^coypaqjop Tap too Oeou xogap xai pi?) gsXaivap, ysipov av Tjv to ^wypasie Toup SaxTuXoup, 7rop9opoPacpoo ysipap xal oit yuvaixop xaXrjp ttoiy)asisv . 7. Stob. Flor. 113, 12 (fr. 259 Pearson, 238 1ST.2) eveuti yap Tip xai Xoyoiaiv 7)8ovt), Xy)-9t]V OTaV TCOIWCTI TCOV ovtcov xaxcov. 8. Ichneut. vv. 317-19 ; 322-23 Pearson xai tooto X6tt][p] saT’axEffTpov xai 7rapai])ux[T]Y)p[io]v xsivcoi povov, ya[i]psi S’aXucov xai ti 7Tpoacpa)v[cov piXop « letterale » dell’aggettivo ; probabilmente, se mai avesse dovuto giustificare con un preciso termine critico l’uso di aggettivi come TTopqsupoup o ypuaoxopap, egli lo avrebbe forse definito « metaforico », come Aristotele, Rhet. Ill, 1405 b 17-21 : Tap 8s p.STap’ ETraV'&sp.^et
praticita, a costituire l’arte » (G. Conflenti, II Ciclope, gli Ichneutae e il dramma satiresco, Roma 1932, p. 27). Nei versi qui riportati, Cillene descrive la gioia di Ermes che, inventata la lira, «vaso pieno di piacere» (r)Sov7)p || spigscrTov a[yyop : w. 281-282 P.), gode nei maneggiare il nuovo strumento. — v. 317. Xu-rrris ... aKECTTpov Kal irapai|/uK[T]r|p[io]v: vedi la n. al passo pre¬ cedence. _— 318. xa[‘]P€l! cfr. Gorgia, 1 (Hel., 8), n. a yap dev. E significativo il fatto che l’accostamento Xu7i7]v a®sAElv, yapav EVEpyacacrUai. si ritrovi tal quale anche in Gorgia. — aXuiov: indica un trasporto, un’eccitazione violenta e irrazionale, come dimostra il confronto con i passi omerici in cui questo termine ricorre, e specialmente con a 393. — 319- e|a[i]p€i: lo stato di esaltazione e di rapimento vicino alia follia, che la musica produce tanto nell’esecutore che nell’ascoltatore (cfr. Gorgia, 1 [Hel., 10], evO-eoc e n. ivi; Perrotta, Sofocle cit., p. 286), era rappresentato da Sofocle anche in un passo della tragedia perduta ©agopac (che metteva in scena la gara fra Tamiri e le Muse, e il con-
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tare anche qualche melodia che s’accordi a quel suono: infatti le varie modulazioni della lira lo fanno uscir di se ... Evocate dalle corde, immagini straordinarie fioriscono qui attorno.
seguente accecamento di quello : efr. B 594 ss., citato in n. a Omero, 3 [B 492]; Schmid, GGL, II, p. 426. Con il ©agupac, che poteva contenere elementi interessanti per la poetica di Sofocle, e forse da identificare la tragedia Moucat, di cui ci e noto soltanto il titolo restituitoci da un catalogo : cfr. fr. 408 P. = 380 N.2 e le note del Pearson ivi), fr. 245 P. = 224 1ST.2 : gouaogavsi S’ eXocgcplb^v S’ av xod to mm Ssipav, || slogan S’ ex te Xupap ex re vogwv || oup ©agupap || TteptaXXa gouaoTroiEi. E difficile dire fino a che punto il goocrogavsi (verbo o aggettivo ?) ed il goocoTrotst riflettano una effettiva fede di Sofocle nelle Muse e nell’ispirazione divina (per la connessione fra le Muse e il culto dionisiaco vedi anche Antig., vv. 964-65). Un accenno all’ispirazione apollinea e, forse, nel fr. 14 N.2 = 15 P. (vedi Th. Gomperz, Hellenika, Leipzig 1912, I, p. 47). — ?jXu?; aXX’agYjyavov. TiroXXoip S’ av eupoip (Boaxpoyooi; opLOTrxepou? xal pa] yeyaxnv atpiaxop xaoxou, yepov.
chiuso del xapD-evuv, desideri vedere l’esercito nemico e saiga sulle mura a farsene indicare i capi dal pedagogo, altamente inverosimile appare ad Euripide che quando il pericolo e incombente il difensore indugi in descrizioni apparentemente inutili e dilatorie (vedi per tutta questa interpretazione Fraenkel, Agamemnon, p. 824). Non contento, quindi, di formulare una critica, Euri¬ pide vi ha unito una lezione di tecnica drammatica : piu ancora che di aver violato certe leggi di naturale verosimiglianza, egli accusa qui Eschilo di non saper cogliere il giusto momento, il xaipoc, per introdurre determinate descrizioni, e piu ancora gli rimprovera la staticith dei suoi drammi — e questo, si noti, e uno dei capi di accusa di Euripide contro Eschilo anche in Aristofane, Ran., v. 911 ss. — opponendo a quella eschilea una diversa concezione della tragedia, intesa soprattutto come «azione» drammatica rapida e incalzante. 2. Una pedanteria critica piu grettamente scolastica (Schmid, GGL, III, p. 458) e da vedere se mai in questo passo. Anche qui Euripide ha di mira Eschilo (in un passo degli Eleusinii o degli Argivi : Wilamowitz presso
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2. Una sola cosa non ti chiedero, per non attirare il riso : con chi si scontro ciascuno di costoro in battaglia, e da qual nemico ferite di lancia ricevette. Vani sono infatti questi racconti e per chi li ascolta e per chi li fa, ed avendo partecipato a una battaglia, in cui le lance gli volavano fitte dinanzi agli occhi, sa riferire con esattezza chi e stato valoroso. Io non potrei chiedere simili particolari, e neppure prestar fede a chi osa riferirli ; perche chi sta ritto di fronte al nemico riesce appena a vedere quel che gli e necessario. 3. Elettra. Poi, come potrebbero somigliare due ciocche di capelli, l’una d’un uomo nobile, avvezza alle palestre, l’altra femminea, awezza al pettine ? Ma e impossibile. Molti uomini potresti trovare, ovecchio,
Geffcken, GLG, vol. I, Anm., p. 181, n. 166 e Parmentier nella Notice alia sua edizione delle Supplici, Paris 1923, p. 83, e ad l.). Si tratta qui di critica razionalistica di tipo sofistico ; dubbi sulla credibilita dei rac¬ conti di battaglie sollevo anche Tucidide, VII, 44, 1 (cfr. Schmid, GGL, III, p. 458, n. 7). Vedi anche De Propris, Eschilo, p. 73. 3. Riporto, della scena famosa dell’avayvcoplan; delFElettra, la parte in cui e piu scoperta la critica alia sce¬ na corrispondente delle Coefore eschilee. II vecchio pedagogo racconta che, recatosi alia tomba di Agamennone, vi ha trovato tracce di un sacrificio recente, e riccioli recisi da una bionda chioma che gli fanno pensare a un’improwisa venuta di Oreste : e dice ad Elettra : axsi^oa 8s yafrrjv TxpoGTi&siacc crv^t. xogvji || ei ypcopa Tauxov xcupigT]? eazoa rpc/oq • || cptXst ydcp, alga xaoTov oI°P°v ktX: il Xoyo? ha quindi lo stesso potere eude-
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divine : pud infatti far cessare il timore, togliere il dolore, produrre la gioia e accrescere la compassione. E dimostrerd che questa affermazione corrisponde alia vemonistico e psicagogico che l’antica dottrina pitagorica attribuiva alia musica (cfr. Rostagni, Aesthetica, pp. 154-155; Koller, Mimesis, p. 158 e passim) ; ma Gorgia compie una radicale trasformazione della teoria pitagorica in quanto, infrangendo l’antica unita espressiva di Xoyo?, puS-gog e appovta, isola il Xoyoi; attribuendo ad esso soltanto questo straordinario potere (Koller, Mimesis, p. 158 ss., e cfr. anche K. Glaser, Platons Stellung zum Kampfe von Philosophie und tragischer Dichtung, « Wiener Studien » 58 [1940] pp. 54-57). — xaP®lV! il piacere prodotto dalla poesia e di solito chiamato f)8ovf): yapa e «il piacere estetico » che « postula ..., come sua origine ultima, un motivo magico » (Unter., Origini, p. 309). Se irrazionale e la natura della poesia, di natura irrazionale e magica sara anche il piacere ch’essa produce. — eXeov: cfr. il § 9, n. a sXeop TtoXuSaxpu?. — (9) rf]v iTobio-iv airacrav: Rostagni, Aesthetica, p. 158, pensa che qui Gorgia abbia presente un genere d’arte particolare, la tragedia attica, giacche Aristotele, Poet., 1449 b 27 indica e/.eop e (poPoc come sentimenti suscitati appunto dalla trage¬ dia : cosi gia Pohlenz, Anfange, p. 168, e poi Cataudella, Apate, pp. 382 ; 384, n. 2 ; Duncan, Gorgias, p. 408 ; Nestle, v. M. z. L., p. 321 ; Ziegler, Tragoedia, 2015 ; Unter., Sof. Fr., II, p. 99. Ma mi pare che tyjv Tzoiqow a~aaav non possa significare che «la poesia tutta », « la poesia nelle sue varie forme » (cosi M. Timpanaro Cardini, I Sofisti, Bari 19542, p. 73) : vedi oltre, n. a cpptxrj 7Tsptq3oPoc;. — «al 6vona£ws l’energia dell’espressione puo sottolineare il legittimo orgoglio di Gorgia che si riteneva inventore di questa definizione (Pohlenz, Anfange, p. 167 ; Unter., Sof. Fr., II, ad l. ; contra Duncan, Gorgias, p. 407), ma pud anche sottintendere una polemica (vedi Gudeman, Poetica, p. 86). Aristotele polemizzerh a sua volta con questa defini¬ zione {Poet., 1447 b 13 SS.). — Xoyov cxovra pirpovs poesia e retorica, che fanno parte entrambe del genere Xoycx;, si distinguono solo per il metro : anzi, poiche anche la prosa nella concezione gorgiana sottostava a
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Xoyov eyovra jilxpov • too? axouovTap EiffyjX'&s xcu tppbo) TOpitpoPop xal eXeo? iroXuSaxpup xai ttoO-o? tpiXoTCEV&Tjp, In' aXXoTpicov te TcpaypLcxTcov xal acopaTcov EOTo/la? xal Suc7rpa-
determinate leggi ritmiche, « non il metro, ma un certo metro, poteva distinguere per lui la prosa dalla poesia » (Traglia, Emp., p. 61 e cfr. Unter., Sofisti, p. 233 ; diversa e l’interpretazione di Plebe, Origini, p. 46 s.). Ma, se due sono le xzyyox della persuasione (§ 10: Smaal xsyvat), in entrambe opera ugualmente il potere sovrano del Xoyoc : e Gorgia giudica la poesia e la prosa non secondo la ts/vt), ma secondo il loro contenuto emotivo (cfr. Plebe, Origini, p. 17) : l’essenza della poe¬ sia sta nell’appello ai sentimenti con l’aiuto della fanta¬ sia (Wehrli, Stil, pp. 18 e 21 ; H. Flashar, Die medizinischen Grundlagen der Lehre von der Wirkung der Dichtung in der griechischen Poetik, «Hermes» 84 [1956] p. 18). In cio egli si differenzia e direi supera gli interessi del suo tempo, che convergevano piuttosto verso la izyyy) (vedi Rosenmeyer, Gorgias, p. 236). Se dunque la definizione della poesia come Xoyo? sx«v glxpov puo sembrare esteriore (e tale probabilmente sembro ad Aristotele, Poet., 1447 b 13 ss.) tuttavia rivela un’int.uizione tutt’altro che banale dell'anita delle arti sotto l’angolo visuale dell’emozione esercitata (vedi il § 18 per le arti figurative). Per i rapporti fra Siavoia e uetoov cfr. ad es. Isocrate, Euag., 11. — piKr) ir£pioPos: non sono indicati semplicemente i sentimenti di timore e di pieta che il qsopoi; puo suscitare, ma i loro sintomi esterni, che Gorgia trovo gifi studiati e descritti in una ricca letteratura medica (vedi Flashar, art. cit., passim, spe¬ cie p. 18. Anche presso i tragici del resto la commotio animi e assai spesso coniuncta cum corporis molestiis come ricorda Eggerking, Affect, trag., p. 29, che cita in proposito Eschilo, Sept., v. 834 ; Agam., vv. 1121 e 1164, e richiama Orazio, A. P., vv. 429-30 : pallescet super his, etiam stillabit amicis || ex oculis rorem). Non direi per altro, con Suess, Ethos, p. 85, che questo accenno alia «forma motoria della liberazione dalle passioni» permetta di attribuire a Gorgia la dottrina della xaFapai? 7TaO-7]gdTa)v (vedi oltre, n. a i'Stov n ni&r, go.) ; come non credo che eXeoi; e epopop siano qui da intendere come
GOHGIA, 1
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rita : (9) giacche bisogna anche ch’io la dimostri all’opinione di quanti mi ascoltano. La poesia tutta io considero e definisco parola con metro, che in chi l’ascoleffetti soltanto della tragedia (vedi sopra, n. a ttjv tcoiy)ctiv a-aaav). Roller ha dimostrato che eXeoi; e democritee) 533 D - 536 I), rende verosimile col famoso paragone della calamita (Wehrli, Slil, p. 13 ss.). Un’altra testimonianza della teoria dell’ evUouaiaagop e in Hel., § 2 : 7) ... xwv 7tol7)xcov axouaavxwv tooxiTou [scl. Aeschyli] piecTTov ’'Apscop slvat, -roup 'Etitoc lirl @r)(3ap.
lato l’interesse speculative per la natura della poesia, per i suoi mezzi e per il fine a cui questi tendono ; dall’altro la tendenza tutta sofistica a subordinare la poesia all’educazione, a impiegarla a scopi specificamente pedagogici. Ma, aggiungo, questa tendenza a strumentalizzare la poesia a fini etico-pratici non imped! a Protagora (cfr. 1 [80 A 25 DK] e nn. ivi) come non imped! a Gorgia d’investigare la natura del fatto artistico di per se inteso, e di raggiungere in questa ricerca risultati apprezzabili (vedi Plebe, Origini, p. 16 ss., piu volte citato). ~Ne\Y Elena Gorgia non indica mai come fine della poesia l’educare, ma il dilettare (cfr. Sikes, Poe¬ try, p. 33 ; Nestle,( v. M.z.L., p.322; Wehrli, Stil, p. 20) : e 1’emxyEiv tjSovyjv, arrayeiv Airnyv non puo identificarsi con un processo educativo. Nel presente passo, poi, StxaioTepo; e aocpcoTepo? trovano ima spiegazione soddisfacente e coerente con il sistema della filosofia gorgiana, senza che sia necessario ricorrere a una interpretazione etica. Quella che si vorrebbe fosse la parola d’ordine della poetica sofistica, ossia la tendenza a giudicare la poesia secondo la sua capacity di PsXt(oov, Tag auxoc; ’AXe^avSpo? S-eoeiS^p yyaye StSovlipO-ev, stutcXco^ eupea ttovtqv, tt]v o8ov rjv 'EXsvtjv 7rep dvrjyayev eu7raxepetav [Z 289-292], ev xooxotai xotat exeat SrfAoi oxt yxtaxaTO ttjv I; AtyuTCxov ’AXs'dvSpo'j 7rXav7)v • opoupeet yap trj Eupb] AlyuTmoi, oi 8£ otvtxev eaxt 7) St8a>v, ev Tvjt I)opl7)i olxeouot. (117) xaxa xaoxa 8s xa exea xal xoSe to ya>ptov oux i^xtcrra aXXd paXtaxa SvjXot oxt oux 'Opfjpou xa Ku7rpta exea ecm aXX’ aXXoo xtvo>, conservava, quando lo riteneva necessario, i termini specifici dei vari « generi ».
31. HELLANICUS LESBIUS 1. a. Pkocl. Schol. ad Hesiod. Opp. 631, p. 361, 6 Gaisf. (4 F 5a FGH) 'EXXavixoc; S’ev (DopomSi a~6 ’Optpscop (pvjalv elvai xov 'HatoSov. b. Pbocl. Vit. Horn, p. 26, 14 Wil. (4 F 5 b FGH) 'EXXavixo? §e xod Aagaxoci ep£X’jSY)p sic, ’Opcpea to ysvoq avayouatv auxou [scl. 'Ogfjpou]. 2. a. Athen. XIV 635 E (4 F 85 a FGH) on 8k xai TepTcavSpop apyaioTepop ’Avaxpeovxoxa>v av auxou? xl Xsyoisv, iv’apa ti xal pav-9avoi.pt, 7t:ap’auxa>v. ala/uvopat. o5v up.iv sItciv, w avSpsp, tocXy)^- opcx; 8£ PTJTSOV. ax; S7TTOP yap etTisiv oXlyou auxaiv arravxsc; ol Trapovxsc av (BsXxiov iXeyov 7xspl mv auxoi stts7toiY)xscav. syvcov o5v ai5 xal Ttepl xa>v xoitjxwv ev oXlyan xouxo, oxt ou cocplai toxoiev a TtotoiEV, aXXa cpuaei xivl xal ev-9'ouata^ovxep dxntsp ol •B-eoaavxetp xal ol ypYjapanSol- xal yap oOxoi Xeyoua1. psv TtoXXa xal xaXa, I'cracrt. 8e ouSsv wv sofisti (per interpretazioni socratiche di singoli passi di poesia vedi ad es. Senofonte, Mem., I, 2, 56-58 ; III, 1, 4 ; IV, 6, 15), ma non volta ad ottenere una migliore intelligenza del testo, bensi ad appurare se in base al contenuto delle loro opere i poeti potessero o no essere considerati aocpol (per aotpla vedi pin avanti). Di fronte alia poesia in quanto tale Socrate rimaneva indifferente : ne forse egli sperimento quella seduzione dell’arte, ehe opero in maniera cosi sottile e complessa sull’anirno del suo grande discepolo. — ou ootjuai: ai poeti va negata ogni forma di reale conoscenza (cfr. E. Wolff, Platos Apologie, « Neue Phil. "Enters. » 6, Berlin 1929, p. 24). Anche il Socrate di Platone, Ion 532 D, rifiutando la qualifica di aocpop a se, la riconosce ai poeti in una maniera cosi ironica, che la polemica risulta piu pungente ancora che neWApologia : aocpol psv rcou egxe upeip ol pacJ;coi8ol ... xal civ upsTp dciSsxs xa 7TOif)paxa, eycu 8e ouSev T€pa: cfr. sopra, § 3, n. a TuO-avcoxaTov. — (8) ira9rp come il movimento e la vita del corpo, cosi il sentimento e la vita dell’anima. Raggiunger4 quindi la massima illusione di vita quell’artista che ritragga non solo gl’immobili rftr,, ma i mutevoli TiaDr;. La rapprcsentazione del TiiQoq bandisce quel pericolo di astrattezza tipologica che pub nascondersi ancora nella rappresentazione dell’^Fo?: cosi i consigli dati ai due artisti si completano vicendevolmente (non credo quindi che vi sia una ragione particolare per cui il pittore dovrebbe rappresentare pinttosto r^'r\, lo scultore nd&7], come vorrebbe Miiller, Thear. d. K., pp. 227-228, n. 10). -— xepv)/ivs vedi sopra, n. a r^Stov opocv. Il nostro passo
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xoic, &eco[xevot?; elxo? yoov, £rj. Set apa, Icprj, xov avSpiavxoTroiov xa xrjC epya xon ei'Set 7TpOCT£LXa^ei.V.
non offre alcuna giustificazione per attribuire a Socrate la teoria aristotelica della mozione degli affetti e della catarsi, che A. Doring, Die Lehre des Sokrates als socialen Reformisten, Munchen 1895, pp. 193-194, vorrebbe vedervi implicita. Attribuire alia «gioia» in se e per se un valore catartico e certamente eccessivo (cosi anche Delatte, Trois. lime, pp. 142-143). — rd ofijiara: come nella pittura (vedi sopra, n. a xoic, oggaaw) cosi anche nella scultura il tox&oc; deve concentrarsi soprattutto nello sguardo. Socrate precorre con le sue indicazioni la via che la scultura avrebbe seguito nel secolo successivo, con Scopa e Prassitele (vedi Fougeres, p. 91 s.) ; e certi effetti che si ritrovano
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rispose Clitone. « E nei combattenti non bisogna forse rappresentare lo sguardo minaccioso, e nei vincitori l’aspetto trionfante ? ». « Si, certo ». « Bisogna dunque, concluse Socrate, che lo scultore rappresenti nell’aspetto esteriore i sentimenti dell’animo ». nelle opere della maturity di Policleto, e che preludono al —dOoc scopadeo, sembrano piii che mai autorizzarci all’identificazione di Kleiton con Policleto (vedi C. Anti, Monumenti policletei, in «Monumenti antichi pubbl. a cura della Acc. dei Lincei», XXVI [1920] 772). L. Stefanini, Ispirazione pitagorica nei Ganone di Policleto, « Giorn. Crit. della Filos. Ital.» 28 (1949) pp. 93-94, pensa invece che gli che si ravvisano nelle statue di Policleto siano di natura diversa da quelli di Socrate e di Parrasio, di Scopa e di Lisippo, perche si costituiscono non nella sfera propria dell’arte, ma in quella pitagorica del numero e della musica, e, senza alcuna esterna significazione, in essa si adempiono.
INDICE
DI TERMINI GRECI
dyaO-6p (7TOU]T/)p), 233.