Pensare la parola. Per una filosofia dell'incontro 9788892951297

Pensare la parola, in questa edizione ampliata e aggiornata, è esempio emblematico del cantiere aperto che è oggi il lin

297 33 52MB

Italian Pages 390 Year 2021

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD PDF FILE

Recommend Papers

Pensare la parola. Per una filosofia dell'incontro
 9788892951297

  • 0 0 0
  • Like this paper and download? You can publish your own PDF file online for free in a few minutes! Sign Up
File loading please wait...
Citation preview

GASPARE MURA

Pensare la parola Per una filosofia dell'incontro can tu s fi rmu s Idee

Ind ice

p.

Prefazione 31 Introduzionc 11

39 C:ipitolo 1 frmc11cucica e ontologia della parola 1.1. L'omologia della parola in Platone, 39 1.2. Sophia, filosofia, phrontsi.s, 45 1.3. Principi tomisti di un'omologia della parola, 55

75 C:ipitolo 2 Poesia e filosofia Un primato discusso, 75 2.2. Fenomenologia ed ermeneutica, 81 2.3. Il "circolo ermeneutico", 86 2.4 . La "parola" poct:mte e pens:mtc, 8c,1 2.5. Le condizioni della filosofia, 90 2.6. L'esperienza del pensare, 93 2.7. La parola della poesia, 97 2.8. Esempi di un pensare poct:mte, 98 2.1.

117 C:ipitolo 3 La parola ritrovata 3-1. I filosofi della parola, 117 3-2. Il mistero della parola: Fr:mz Rosenzweig, 119 3-3- La filosofia dell'incontro: Ferdinand Ebner, 130

Indice

8

3-4. La parola, l'altro e il Verbo, 132 3.5. Parola di Dio e filosofia: Emmanuel Lévinas, 142

p.

155 Capitolo 4 Simboli, immagini, icone 4.1. Il simbolo e il "segno", 155 4.2. La crisi moderna del "segno", 158 4.3. Il "detto" di Anassimandro: logos omychos?, 163 4-4- I tre tipi di rapporto tra logos e mychos, 164 4.5. Il simbolo tra Freud e Ricoeur, 170 4.6. Simbolo e psicoanalisi, 172 4.7. Il simbolo nell'antropologia culturale, 175 4.8. Il simbolo e l'ermeneutica: Paul Ricoeur, 177 4.9. Il simbolo "dice" l'essere dell'uomo, 183 4.10. Il simbolo e l'identità narrativa, 187 4.11. I:Erlcbnis, 190 4.12. Simbolo e allegoria, 193

4.13. Il simbolo e l'immagine, 195 4.14. Il simbolo e il "dominio planetario della tecnica", 196 4.15. Homo sapirns e homo vidrns, 198 4.16. La drammatizzazione greca dell"'immagine", 200 4.17. L'immagine televisiva, 202 4.18. L'immagine filmica, 207 4.19. Il simbolo e l'icona, 211 4.20. Icona ed estetica metafisica, 218 4.21. La maschera e il volto, 220

225 Capitolo 5 "Pensiero debole" e recorica ddla parola 5.1. Metafora e paradosso, 225 5.2. La crisi del pensiero dialettico, 227 5.3. La "differenza", 230 5.4. La p~ras, 231 5.5. La "verità" debole, 234 5.6. L"'oncologia" debole, 237

Indie~

5.7. La retorica della parola, 239 5.8. La separazione tra le parole e le cose, 245 5.9. La "decostruzione" del testo e la hybris interpretativa, 247

p. 249 Capitolo 6 La parola e il messaggio 6.1. Il medium è il mess2ggio, 249 6.2. Onlid. e scritrura, 252 6.3- La phrontsis come "saggezza della parola", 257 6+ Il pensare "rivelativo" e l'evento, 264 6.5. L'umanesimo della parola, 272

279 Capitolo 7 Le parole della cura. li concriburo ddl'crmenwrica esistenziale alla psicoanalisi e alla psicoterapia 7.1. I Seminari di Zollikon, 279 7.2. La "Logica ermeneutica" cd"Etica ermeneutica", 292 7.3. Le parole della consolazione, 301

311 Capitolo 8 La parola e il dialogo. La "benedizione di Babele" 8.1. Bcrman: la prova dello straniero, 311 8.2. Bcnjamin: il compito del traduttore, 34 8.3- Stcincr: dopo Babele, 316 8.4. Ricoeur: sfida e felicid della traduzione, 319 8.5. Olender: la lingua del Paradiso, 321 8.6. Ricoeur: l'ospitalità linguistica, 324 8.7. Derrida: una differenza irriducibile, 327 8.8. Ricoeur: l'etica del riconoscimento, 328

335 Capitolo 9 /)io nella prospcrriva ermc:ncurica 9.1. Una tematica apcna, 335 9.2. L'eredità teologica di Heidegger, 336 9.3. Il Nulla religioso, 342

Indice

10

9-4- Il Dio"assente" come "mistero del mondo", 345 9.5. Dal "segno" alla "parola", 350 9.6. Narrare Dio, 356 9.7. Dio come "Essere" e come "amore", 360

p. 373 Ribliogr:1fì:1 delle fonri e dei testi citati

Prefazione Il linguaggio è srato lavorato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ing:mnarsi a \iccnda. Alessandro Manzoni

L'essere umano appare multidimensionale, costituito d:i numerose :iree ontologiche. L:i sapienza :intic:i non :i caso lo descriveva come Uniras Multiplex, unità molteplice, appunto, c:ip:icc di :iccord:irc e r:iccord:irc le sue variegate peculiarità intorno all'asse unifìcantc delb persona, che è l'io. Tra le diverse dimensioni che costituiscono l'impalcatura mct:ifìsica dell'uomo, c'è anche b su:i radicale capacità di parlare, di esprimersi. Il linguaggio rappresenta infatti un:i cifra emblematica delb persona, ne suggella uno dei livelli più :ilei. Il parlare h:i d:i sempre costituito un:i pista di ricerca estremamente battuta nelb storia della fìlosofìa e non soltanto. La parola come eap:icid di manifcst:tre :ittr:ivcrso epifenomeni sonori, gr:ifìci, gestuali, il mondo dell'invisibile altrimenti inaccessibile, ha da millenni affascinato pensatori e scienziati. Perché l'uomo parb, da dove proviene il dinamismo del eomunicare, che rapporto esiste tr:i p:irob interiore e parola detta, che primato c'è, se c'è, tr:i parola orale e p:irob scritta, che risorsa rappresenta il linguaggio, e :ilio stesso tempo che esperienza di limite presuppone, condensano in brcvis questioni aperte, dipanate nel corso dei secoli, mai risolte del rutto dcfìnitivamentc e compiutamente. Oggi più che m:ii il sentiero del logos si trova al crocevia di interessi plurimi, che vanno dalle sfìde delle neuroscienze, :ill'crmcncutic:i, :ilb fìlosofì:i della conoscenza, all'universo della morale, alle tecniche di comunicazione, all'estetica e alle :irti in generale.

Prefazio~

O!:!csto bel testo di Gaspare Mura che oggi riappare per cab edizioni dopo anni di fortunate riedizioni, in una veste aggiornata e ulteriormente arricchita rispetto alla prima versione, è esempio emblematico del c:mtierc aperto che è il linguaggio e ne ripropone una r11111i11acio antica e nuova, debitrice della tradizione classica innanzi tutto, ma sostenuta anche da quel confronto aggiornato con le complesse sfìdc attuali, di cui l'Autore è da anni sensibile interprete e acuto esploratore di senso. Il testo che qui si ripropone si confìgura signifìcativamente ampliato rispetto alla versione originaria, datata 2001, perché nel corso di questo ventennio le sfìdc e le problem:itichc si sono delinc:itc in modo ancor più complesso e si sono aperti interrogativi inediti intorno, ad esempio, alle sfìdc della relazione interculturale, al di:ilogo intcrreligioso e al dibattito morale, che h:inno :incor più signifìc:itivamcntc percorso le stagioni dei nostri ultimi anni, fìno :id oggi. Il testo ricdit:ito, che qui si prcscnt:i, tiene conto dunque di questo scenario composito, tr:isvcrs:ile, che :iccomp:ign:i le giornate di ci:iscuno con il dubbio e spesso con la sospensione di giudizio, perché agli alfabetismi primari sempre più soddisfatti, si sostituiscono oggi analfabetismi secondari, quelli cioè di diftìcolrà e inadeguatezza criric:i circa la dccodifìc:izionc dei messaggi e di disoricnt:imcnto vcrirativo nella giungla delle fake news, come ncll'infocongcsrionc mcdiaric:i globalizzat:i. Il volume di Mur:i :iffronr:i queste emergenze e le ricompone, rileggendole storic:imcntc e tcorcricamcntc, con quella premura di metodo debitrice all'ermeneutica vcritarivamentc imposr:ira, di cui questo emerito studioso è noto csponcnrc e testimone nella sua pluridecennale e attenta ricerc:i. Un resto dunque assai attuale, in cui si rirracci:ino e rintr:icci:ino, ad un tempo, le storie e i fondamenti millcn:iri del Logos, all:i luce della tr:idizionc :intica, per entrare pertanto ancor più cons:ipcvolmentc e profondamente nelle pieghe complesse della stagione presente. La nuova edizione si struttura artr:ivcrso un percorso che potrebbe dirsi ipcrrcsru:ilc, dal momento che af-

Prefazione

front:1, in modo progressivo con un fìlo conduttore funzion:ile :11 lettore, l'itincr:1rio storico e teoretico :id un tempo che l'Autore tesse, :1ccr:1verso un vi:1ggio di nove c:1pitoli, che pur essendo già in se stessi dei s:1ggi ben delinc:1ri e conclusi, ad una lettura più ruminata, si evidenziano anche connotati di profonde interconnessioni e richiami. Non app:1iono dunque frurro di ridond:1nzc e di ripetizioni, m:1 illuminazioni progressive che si rincorrono in modo più :1mplio, così d:1 offrire un p:1nor:1m:1 d:1vvcro olistico, oltre che punru:ile e :1n:1lirico, delle problcm:1riche v:1ricgarc che si propongono e :1ffronr:1no. Il primo capitolo che governa l'indpir del rcsro, intirobro Ermeneutica e oncologia ddla parola, è fìn:ilizz:1to appunto alla presentazione di quest:1 scienza :1ntichissim:1 di cui, come noto, Mura è m:1estro riconosciuto e ass:1i stim:1to a livello intern:1zion:1le. I due gr:1ndi fìli che si inrcrsec:1no nei millenni dcll'Occidcnrc e rrov:1no sin d:1ll':1nrichid corrispondenza e leg:1me, quello cioè dcll'inrd/igae e quello dell'exprimere il mess:1ggio, segn:1bno b prcoccup:1zionc muriana del fondamento vcritativo dell'ermeneutica, scongiurando così b deriva dcbolista che frequenremenre stigmatizza b ermcneuciké tckné come scienz:1 antimet:1fìsic:1, m:1 che invece l'Autore dimostr:1 essere insep:1r:1bile d:1lb prcmur:1 di verid che si incroci:1 con il Logos,gi/i :1 p:1rrirc d:1ll':1ntichid cbssic:1. Ne dcriv:1 dunque un:1 intercss:1ntc c:1rrelbt:1 che d:1 Pbronc - primo gr:1ndc rappresentante della tradizione ermeneutica occidcnrale - p:1ss:1 per Aristotele, con quel piccolo ma interessante testo, oggi più che mai riscoperto, che è il Peri Hermeneias. Mura evidenzia in modo :1ss:1i chfaro le :1n:1logie e le distinzioni di questi due gr:1ndi m:1cstri dell':1ntichid, rib:1dendo l':1ttu:1lid :1ss:1i bmp:1nte di cnrr:1mbi nei dib:1ttiti conrempor:1nei sulle scienze fìlosofìchc del lingu:1ggio. Con Pbrone :1lb luce della gr:1ndc lezione e rilettur:1 g:1d:1meri:1na, si rccuper:1 b visione di un logos costitutiv:1mcntc dialogico - e perciò vivo, relazionale, intcrsoggettuale. La verità così a cuore al fìlosofo :1tenicse non si conquista infutti a colpi di hybris :1rgomenrativa, ma facendosi capaci di phronesis, di saggezza inc:1rn:1t:1 e oper:1tiv:1 ncll'csisrcnz:1, di cui Socr:1tc è srr:1ordin:1rio

Pr,fazion,

rapprcscnt:mtc. È così dunque che acquisisce ancora più chiarezza il bscito aristotelico, che Mura salvaguarda da una facile e banale idcntifìc:izionc di gr:imm:itic:ilismo conccttu:ilistico, proponendo invece un recupero delb lettura dell'ermeneutica dello St:igirir:i :iss:ii più rispcrros:i del contesto origin:irio c p:1r:1digm:1tic:1 per il mondo :ittu:ilc. Il profondo rapporto che rcgob il p:irbrc verbale con il pcns:irc cidctico è ribadito dall'Autore con quelb premura di fond:imcnto ontologico del dire, che anima il rapporto tr:i p:irob interiore e p:irob esprcss:i. La gr:1mm:1tic:1, di cui il Peri Hcrmcncias è signifìc:itivo cmblem:i del r:ipporco di continuid tr:i pensiero e p:irob, si fa dunque strumento prezioso per supcr:ire il dis:iv:inzo che si consuma tra b perfezione del giudizio di essenza colto dall'attivid del No1is aristotelico, con quello delb parob detta, espressa in una lingua storic:i fìnita, c:iric:it:i dunque dei limiti dell'epifenomeno espressivo. App:ire pertanto :iss:ii intercss:inte b continuit3, pur nelb divcrsit3, che lega questi due grandi nomi delb fìlosofì:i :intic:i, perché in cntr:imbi, :ippunto, è chi:ir:imcntc :ipprezz:ibile un:i premur:i vcrit:itiv:i e fond:itiv:i del p:irbre, che non si risolve nel puro fenomeno meramente fonetico. Così l'ercdit3 p:iss:i :i Tomm:iso, che pur debitore di Aristotele, ne perfczion:i ulteriormente il bscito con b grande integrazione dell'Accus csscndi, completamento del giudizio interiore di Aristotele, risolto sul pi:ino csscnzi:ilistico per lo più, con quello reale cd csistcntivo del pensiero, perfettamente capace di cogliere b rc:ild e b vcrid delle cose. La premura di verid, che per Mura non si può disgiungere d:ill':iurcntic:i scienza ermeneutica, viene dunque rib:idit:i :inchc per il bscito dell'Aquin:ite come esempio di verid illumin:itiv:i, tr:isccndcntc e intellegibile, non solo debitrice :id Aristotele, m:i anche :ill'credid di Agostino, che ne è :intcsign:ino, come cultore del Verbwn /)ci e del Verbwn Tri11irari11111. Si rr:itt:i :incor:i di rivcrifìc:irc se queste premesse tanto signifìc:itive poss:ino essere rinvenibili all'interno delb prospettiva ermeneutica contcmpor:inc:i. Il bscito allora che si apre con b fenomenologia e con le posizioni emblematiche di Hcideggcr e di G:id:imcr, ricomp:itt:i in modo olistico b tradizione antica, nelb

Prefazione

complessità del XX secolo, riuscendo così a evidenziare quanco l'ermcneurica sia percnnemenrc un cancierc aperto della ricerca sapienziale e di quanto emerga con chiarezza che la comprensione e il riconoscimento della verità non si possano risolvere con una nozione statica e apodittica, legata cselusivamcntc all'attivid del pensiero; e di quanto l'eredità del passato vichianamcntc illumini la comprensione dell'iter gcnccico dei fotti um:mi nel presente. Se questo capitolo iniziale dunque introduce il lettore a uno dei solchi muriani per eccellenza, emblematicamente fondativo per superare la dicotomia, spesso inconciliabile ancora oggi, delle sponde degli analitici con quelle dei continentali, il secondo af.. franta invece una tematica anch'essa millenaria, ma tuttora, nel solco contemporaneo della ricerca filosofica specie italiana, non suffìcicntcmentc approcciata e coltivata. li titolo paradigmatico - Poesia e filosofia, rimanda infatti a due mondi apparentemente inconciliabili del Logos, di cui una frase di Hcideggcr posta ad introduzione riecheggia suggestivamente la vicinanza, ma anche l'impossibilità a congiungersi. La questione del rapporto tra il linguaggio della filosofia e quello della poesia nasce in verità con le origini stesse del pensare e del parlare filosofico. li mito, come ben ricontcstualizza l'Autore, fu sin dall'inizio un esempio di pensare poct:lntc, nel quale si congiungevano elcmcnri razionali con simboli e rimandi di senso metalogico. I filosofi di ogni latitudine culturale, alle loro origini, furono coincidcnccmcntc poeti. La poesia e la filosofia saranno costrette, nello scorrere dei secoli, ad invertire la loro armonia dialettica ancora evidente al tempo di Platone, per separarsi in modo sempre pit1 diviso nel corso delle fasi successive, nelle quali la dimensione di un linguaggio, che si incanalerà spesso sulla scia di una rnrio scparara dell'approccio sapienziale, finirà per produrre anche i noti mostri della ragione. È a partire da questa pista di riAcssione antichissima dunque, che il prof. Mura rievoca l'aspetto alquanto archiviato del pensare poetante, che ritornerà in auge particolarmente con il movimento fenomenologico del XX secolo. La posizione di Hcidcggcr in merito

16

Prefazione

rccupcrcd infatti b nozione e il valore euristico dei simboli del linguaggio poetico, inncst:mdosi poi in un solco assai pitt composito e fondativo che è quello notoriamente riferito al linguaggio dell'essere. ~aie linguaggio b filosofia può legittimare per definire l'indefinibile, per dire l'essere? Con Hcidcggcr b filosofia del linguaggio cvidcnzicr:i come noto b centrai id della questione circa l'idcntid del vero linguaggio della filosofia. ~aie deve essere il linguaggio della metafisica, e come si struttura? Domande che si intersecano all'interno della nota problematica della stagione che annuncia la crisi dell'essere, gi:i pienamente emersa nella tradizione della seconda mcd dell'Ottocento, nella quale si inserisce il dibattito hcidcggcriano. Flcn lontano dunque dall'avallo di un pensiero debole e antimctafìsico e perciò di un dire incapace della vcrid delle parole, Mura dimostra, invece, guanto il poetare, appunto, sia ancorato alla dimensione del pensare l'essere, non in forme assolutamente logiche e grammaticalistichc, ma nelle premesse che lasciano aperte al mondo la via ricocuriana lunga e faticosa dei simboli, del lo sforzo crmcncurico del comprendere csistcnzialmcntc e non solo logicamente l'essere. Non si tratta certo di dcbolismo delb parola o di abbandono della nozione di vcrid, ma di una prospettiva decisamente assai pitt integrale, che non si risolve nell'abbattere il linguaggio a un mero strumento del pensiero, ma piuttosto ad ancorarlo a quell'esperienza globale di apertura all'intellegibilid del reale da parte dell'essere umano, b cui comprensione non si può conseguire con un solo strumento, ma con tutto il complesso universo conoscitivo tipico dello Homo sapkns. Si comprende allora in modo più chiaro la spesso fraintesa immagine dell'uomo come Pastore dell'essere, della Liclttung come rivelazione luminosa della vcrid; della vcrid stessa come svelamento, appunto, un'alcchcia non solt:mto frutto di un processo meramente logicistico e intellettualistico della vcrid, ma itinerario assai più complesso, perché la comprensione della verità del reale non può prescindere dalla nozione del mistero del reale. Il mistero sfugge alla catcgorializzazionc definitiva, per aprirsi ad

Prefazione

17

un'esplorazione sempre perfettibile della sua comprensione e perciò della sua comunicazione e rappresentazione. Da queste interessanti riletture circa il rapporto assai profondo che lega la poesia con il sapere fìlosofìco, segue poi il terzo capitolo, altro punto nevralgico dell'intero testo. 11 titolo ne è gi:i emblematico presagio, La parola ricrovara. ~i si affronta una tematica anch'essa epocale per la storia fìlosofìca del XX secolo, le cui applicazioni e ripercussioni sono ancora oggi dirimenti. Il ritrovare la parola passa infatti dal riscoprire la persona. È appunto in questa direzione che si ripercorrono qui le tappe salienti di quel movimento che fu il personalismo dialogico e che ebbe negli anni Venti del XX secolo prodromi quasi acasuali, secondo la nota immagine di von Balthasar, che si estesero a diversi pensatori di tutta Europa, in modalid capillari e diverse. Ne fu antesignano certamente Martin Bubcr e altri grandi pensatori ebrei per lo più, che anticiparono, partendo dal ritorno al dialogo, alcune delle maggiori lince guida di quello che diventerà poi nel decennio successivo il personalismo vero e proprio. Con i pensatori del dialogo si ritorna, come evidenzia Mura, ad una rinnovata attenzione all'intcrsoggcttualic:i della relazione. La relazione non di certo concepita come fatto accidentale, ma costitutivo della natura umana, la cui rappresentazione comunicativa si dinamizza con il dialogo. Il dialogo dunque, che si ripresenta in tutta la sua cogenza come principio di umanit:i e di umanizzazione potenziale, passa attraverso la grande diflìcold di compiere l'esodo dall'aucorcfcrcnzialid dell'io per muoversi verso l'universo della divcrsic:i che il tu terreno rappresenta. Il dialogo recuperato a partire dal grande modello platonico si fa non strumento di una competenza tecnica tra le altre, come può declinarsi la sofìstica, ma una vera e propria palestra di ricerca della verid e della complcmencarict:i delle diversit!i che ciascuno comporta con la sua struttura individuale. Il dialogo dunque sarà ben lontano da un'esperienza di crescita e di umanic:i se non sarà corredato, da parre dei parlanti, di quell'atteggiamento di autentica accettazione dell'altro, senza il quale il dialogo resta un monologo, un esercizio vuoto di parola

18

Prefaziont

v:in:i e :iutorcfcrcnzi:ilc. Il dialogo compie il miracolo del riconoscimento del tu, partendo d:il polo dell'io. E questo riconoscere l':iltro, riconoscendosi esseri um:ini nell':ilcro, :ipp:irc oggi qu:into m:ii faticoso, in un elim:i come quello :itcu:ilc di diversità poste spesso le une :icc:into :illc :ilrrc, scnz:i osmosi intcrcultur:ilc, in cui b sfìd:i dclb glob:ilizz:izione conduce spesso :id un:i hybris n:ircisistic:i delb comunicazione. Mur:i ci invita qui :i pensare un:i p:irob diversa e più um:in:i, non come un po11r parlcr, m:i come un po11r cm: e un po11r fairc cere gli :ilcri. Nel dim:i storico in cui si :ipp:ilcsò il personalismo dialogico, incombeva già :ibbond:intcmcntc il mostro del rot:ilit:irismo, dell'Olocausto, delle guerre m:ii prim:i chi:im:irc mondiali. E fu proprio gr:izic :ilb libertà inrcllcrcu:1lc di certi pensatori che d:ill:i stori:i di quel tempo se ne può uscire ancora oggi scnz:i vedere incenerito del cucco l'umano. Filosofi come Bubcr, m:i :inchc quelli tuttora in lt:ili:i non molto v:ilorizz:iti se non d:igli:iddctti :ii bvori, come Roscnzwcig cd Ebncr, giust:imcntc rievocati d:ill'Autorc in questo c:ipitolo come pietre miliari del person:ilismo di:ilogico di quegli :inni angusti e tenebrosi, ci indicano strade in cui b p:irol::i può assumere un compito s:ilvifìco e un:i ricostruzione dell'um:ino sempre neccss:iri:i. Le t:ippc delb Stella ddla redenzione di Rosenzwcig vengono rirumin:irc dopo cento :inni, come b nostr:i sress:i possibilità di essere nominati d:ill:i tr:iscendenz:i, di essere introdotti nelb rel:izione non per meriti personali, m:i per :imore del Dio che è il Nome nominante il nome dell'uomo. Con Rosenzweig l'Antico Testamento assurge :inche :i testo colmo di suggestioni fìlosofìchc, e il Dio dell::i Bibbi:i si dimostr:i non il Dio lontano, m:i il Dio pcrson:ilc, il Dio che convoca Ad:im :il culmine del processo delb cre:izionc, per nominare il mondo e le crc:icurc :ibic:inti il mondo :ippcn:i posto in essere. ~esco p:irtccip:ire l'essere um:ino del dono dell:i p:irol::i, questo con-creare dell'essere um:ino gr:izie :ill:i p:irol::i, è il sigillo delb su:i str:iordin:iried cre:irur:ilc. Ad:im nomina l::i creazione :incor:i c:ild:i, perché Dio gli h:i offerto il dono str:iordin:irio del logos, inncst:indolo in un:i rel:izionc con Lui, non rcifìc:indolo in un:i subordinazione p:idron:ilc.

Prefazi.on,

La parola divina crea, dunque, la p:irola um:ina con-crea, ma assume anche in Roscnzwcig il compito di indicare una redenzione cscatologic:1 e mistcrios:1 dei nomi della sofferenza e del non senso della storia uman:1, dinn:inzi :ii qu:ili c'è ancora bisogno di attesa, di comprensione del significato. La redenzione dei nomi che coinciderà, come Roscnzwcig accenna, con la rivelazione dell'ultimo nome di Dio, ci pone in un clima di attesa escatologica di potentissimo afflato, di cui Roscnzweig fu profeta e custode. Si comprende allora bene da questi passaggi per qu:ilc motivo Bubcr notoriamente identificò La sedia della redenzione come "un libro troppo cristi:ino per dirsi ebreo, e troppo ebreo per dirsi cristiano", segno evidente che il pcrson:ilismo dialogico non fu prcrog:itiva csclusiv:1 dell'ebraismo, ma anche di pensatori cristiani, come Ebncr, l'umile maestro austriaco di scuola elementare. Con Ebncr ci troviamo di fronte ad un pensatore cristi:ino, non sistcm:itico, ma :1ss:1i signific:itivo per la su:1 mcdit:izionc sulla p:irola di relazione e di riconoscimento del tu. Il testo di riferimento per ccccllcnz:1 rcst:1 per Ebncr il Prologo dd Vangdo di Giovanni, nel qu:ilc egli ritrov:1 la confcrm:1 della parola che s:ilva nella stori:1, che entra autenticamente nella vit:1 degli uomini disposti ad accoglicrb. Il fotto che il Verbo sia divenuto carne scongiura da ogni solitudine ontologica, e assicur:1 la frattura e l'uscit:1 dal muro del solipsismo e dell'abbandono. Ebner rapprcscnt:1, allora, la cifra di un pensatore profetico per molti aspetti, che nelle attuali bndc della comunicazione ipertrofica per approcci qu:intitativi, ma privata di qualità autenticamente relazionale, indica una via diversa, che è quella dell'incontro con l'altro, garantito dal rapporto con l'Alto. Con il quarto capitolo l'Autore ci introduce ad una delle tematiche più antiche e nuove delb storia delb filosofia. È infatti questo il momento in cui nel testo viene proposta una c:1rrelbt:1 che affront:1 come fondamento dcll'intcr:1 tr:1tt:1zionc la questione filosofica del simbolo. Esso rcc:1 con sé come noto una tradizione millenaria e che nclb stori:1 della contcmporancit:i, a p:irtirc gi:i dall'inizio del Novecento, riappare dopo qu:ilehc secolo di oscurità e di oblio, specialmente nel c:inticrc della fenomenologia e

20

Prefazion